STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
FERRUCCIO BOTTI
LA LOGISTICA DELL'ESERCITO ITALIANO (1831-1981) VOLUME IV DALLA GUERRA INTEGRALE ALLA GUERRA NUCLEARE (1940-1981)
TOMOl LA LOGISTICA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE (1 940-1943)
Roma 1995
PROPRlETÀ LETTERARIA Tutli i tliritti riservali. Vietala la r;pro duz it>nc anc he parz iale
sen'l.a auto rizzazione. © By SME - Ufficio Storico - Roma 1995
Finito di stampare nel luglio 1995 dalla Fusa Editrice s.r.l. - Roma
PRESENTAZIONE
Il quarto volume di questa consistente opera sulla logistica dell'Esercito italiano viene presentato in due tomi che abbracciano circa quaranta anni di storia; il primo si riferisce ad un periodo cruciale della storia nazionale, quella del secondo conflitto mondiale, compreso tra il 1940 ed il 1943, mentre il secondo è dedicato alla ricostruzione della Forza Armata nell'immediato dopoguerra ed allo sviluppo del settore logisticoamministrativo nell'ambito evolutivo del comparto militare all'epoca del cosidetto "miracolo economico" italiano, fino al 198 l. Il Colonnello Ferruccio Botti nel primo tomo esamina la situazione logistica alla vigilia dell'entrata in guerra dell'Italia, ne illustra gli sviluppi avuti durante il conflitto sia a livello generale sia in riferimento alle campagne condotte sui diversi fronti . L'autore affronta ed analizza le lacune e gli errori compiuti durante il secondo conflitto mondiale, accenna al divario tecnologico tra il nostro Esercito e quelli dell'alleato e degli avversari e pone in risalto le manchevolezze croniche che hanno afflitto In Forzn Armata in quegli anni di guerra. Questa parte dell'opera riveste un'importanza di notevole spessore in quanto costituisce un valido inserimento della problematica logistica nel più ampio contesto strategico generale, fornendo il tal modo una più completa chiave di lettura degli eventi che hanno causato la sconfitta italiana sui vari fronti nella seconda guerra mondiale. Nel secondo tomo il Colonnello Botti passa all'esame della logistica del dopoguerra, connessa con la ricostruzione della Forza Armata, analizza la sua evoluzione al passo con le esigenze che derivano dall'adesione dell'Italia ali' Alleanza Atlantica, con il passaggio della logistica per materia a quella per funzioni, fino a raggiungere all'analisi delle conseguenze che la ristrutturazione del 1975 ba portato in questo settore. La lettura di questa opera, oltre a soddisfare il naturale interesse storico-militare, costituisce utile insegnamento per meditare su errori del passato, anche recente, causati dallo squilibrio tra ricerca di una posizione di prestigio per il paese e concretezza del potenziale economico, al fine di evitare il ripetersi di tali errori nel futuro. Un caloroso ringraziamento al Colonnello Botti per il competente impegno profuso nella realizzazione di questo interessante volume. IL CAPO UFFICIO (Col. a. s. SM Stefano Romano)
DETII MEMORABlLI
"Negli eserciti odierni sono i servizi che devono spingere avanti le truppe; non possono piìl essere le truppe a lirare in avanti i servizi [ ... ] Se in una guerra di posizione il limite del peso sopportato dai servizi è dato dalla disponibilità dei materiali da rifornire, in guerra di movimento il Limite è dato dalle possibilità dei trasporti in necessaria relazione coi trasferimenti delle truppe. Confermiamo: le troppe macchine impongono la guerra di posi7.ione. Gcn. G . LIUZZI (1934) " Oggi la guerra, e più precisamente la strategia della guerra, è per eccellenza a fondamento logistico. E sembra a noi che questo concetto concordi pienamente con quello che oggi regola la vita economica, e cioè la lotta economica sociale e mondiale. J:'iù avanti vorremo pure considerare come og,:i l'esigenza logistica possa concordarsi con 4uella tattica per mirare ad una risoluzione della guerra che sta dt sclùanLo e non di esaurimento... ". Geo. G . LIUZZl (1934)
"Meglin perdere una guerra di tre mesi e/re vincerne una di tre anni". È questo un concetto mussoliniano di moderna e profonda considerazione logistica, che perfellamentc s i adegua alle condizioni speciali dcli' Italia, materiali e morali". Gcn. G. LIUZZI (1934) '"Quals iasi Grande Unità di guerra acquista dai servizi di cui dispone la propria materiale capacità e la propria autonomia operativa". Gen. G. LIUZZI ( 1934)
..Le operazioni vengono progettate sulla carta ed i servizi devono poi ,ervire sul terreno". Gen. G. LIUZZl ( 1922) "Dei servizi rivolti ai bisogni informativi , morale e disciplinari non faremo parola, interessando essi più direttamente la costituzione e l'impiego delle truppe. Ciò però non esclude che questi servizi abbiano interferenze reciproche coi servizi logistici. Truppe di elevato morale hanno minori bisogni materiali; servizi logistici pronti e in misura abbondante rafforzano le truppe materialmente e moralmente: l'abbondanza (entro certi limiti s'intende) in guerra non è spreco perché il più necessario si risolve sempre in forza morale. Nella zona del pericolo piìl che il nemico si teme la penuria dei me1.7:i, il difeuo di collegamento con le retrovie e cioè coi servizi". Gen. G. LIUZZI ( 1934) "La guerra sottomarina del 1917, operando contro i rifornimenti degli alleati, era giunta a procurare serissime preoccupazioni. Non è fuori luogo pensare che se coi sottomarini avversari avessero allora potuto cooperare gli aerei in modo
La logistica dell'esercito - Voi. TV
efficace, concentrando cioè tulle le offese sui centri principali dei Servizi, la siruazione degli alleati sarebbe diventala pericolante". Gen. G. LIUZZI (1934) ··11 segreto della vittoria non è di portare una massa di armati al combattimento, ma di portare al combauimento una massa di armati nelle migliori condizfoni materiali e morali. E non si polrnnno assolutamente avere queste buone condi:r.ioni materiali e morali se i servizi non funzionano bene". R. CORSELLI { 191 O) "Leggendo la storia si arriva a questa conclusione. al quanto scoraggiante, che se molli hanno fatto la guerra. po chissimi l'hanno capita. Le medesime mancan,.c. g li Messi errori si riproducono con una regolarità quasi matcmallc:a ... Amm 1)/\ Vl'l IN "In passato le ombre colossali delli, npern,iono " ,uno calate sulla possente macchina dei servizi e s i di:v<· prohahil mente a questo velo se non si comprese sempre ci.I a1,p1c11u c:o me la soluzione di tutte le operazioni di g uc rrn dove,,c r, cercarsi nel prodouo dei due fattori, tauicu e lo~oslo<·a. "' 11011 si avvertì che non bastava adeguare e adauart· l'n,1.rnu·nu.·11 Le i servizi ai conceni operativi, ma bisog nava t1111111c llc:1c che la condotta delle operazioni dovesse talvolta le 1110\ se dalle possibilità organizzative della log 1, 11l ,I. "·· m111 ,1 m tul che la forza del binomio " lottare cd alonw111:11,· 111 h111., , 1., va lulla nella volontà e nella capacità ti, c:rn I os1111111h-1,· fino 111 fondo ed in egual misura all'uno e all'al!JJ1 11111w 1.111 vo" Cap. (i 1./\ ltUS/\ I 1111111
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""Mobilitare un popolo pC'r creatl" t111 t''it' t t 1111 unn ...1rn1 fica ricavare dal primo, m edianle e,1111111111,· ,·11 1111m·a dalla massa generale dei validi, il numero lil')'h 11111111111 I Il ho<·,10 d,11 la guerra. Né d 'altro lalo prt:para111111<· l' 111nl"hlllt1<111l· non " gnificano fucili. cannoni, esplosivi l' do'"'"""'· hcns, l'organizzazione costante d c llu vi111 1111111111111,• al allo h vello, produttivo dei mezzi . <· lm 11" V I l<AN< 'III N I (ll/'2)
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"Lo studio delle condi1u1111 ,·<·11111111111 h1· ,. <ldlc pussibo lità logistiche entra nel cam1w 11<-llu 111<· p111a11011<· pc, oi;111 cventualilà futura più di qua11111 111111 lo"·' •.1.11.1 111 p.0,.,••110 Cn sì la preparazione s tessa porr~ d lo<.llTl111·111,· n1ms1)1111dc1c uglo obieuivi cbi, una na,ionc d,·111111!1111" 11 ,·,11h,·111111c come la nostra deve pors i davanli per ,·,w><· dq•1111 1kl "'" avvenire e della sua posizione d, ~r:1mk 1'1111·11111 ,. '"'"°urnrc a, suo, figli nel mondo il poMo d1<· 1111•111,11111 F /ll<l/\1<0 H R/\11C:LI/\ (1929)
p,·,
"Vi è un settore nel 4u,1k ,1111rn11111tu" deve lcnderc a realizzare l'autonomia. ,I ":lloH ddlu <1,k, a 111111unule. Quando questa autonomia man,h,, 111•111 l'"" ""l11il li, do fesa è com promessa. La polit,ca s11r11 111111 1111·1<!' , kllc prc1m1cn,:c s traniere, anche sollan111 cco,u111111 11<•; 111 u economica. la guerra invisibile in:mgur.,u, d11 ( i1m·v111, ,1111ro l'ltulia finirebbe per avere ragione d, 1111 1wpn ln .1111 h,· w <'J1111po,w d, eroi... MUSSOLINI (1936)
l'"''"
'"Primo: l't!!fril· 1cu1n l1t•llu.11 1lc•ll,1 N111u;nc t.: 11 dato complesso risultante non ,1.-1111 "·111pl 1t ,. \IHl1110:0. nrn dalla coordinazione d ella cff1c1e11111 1111h1111,·, ,., 1111111111ca, morale ed industriale. Secondo: 1: cffll 11·11111 lwll11·11 1111111111,· ~ un dalo com-
Introduzione
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plesso risultante noo dalla semplice somma, ma dalla coordinazione armonica dell'efficienza dell'Esercito, dell'efficienza della Marina, dell'efficien7.a dell'Aviazione. Terzo: L' efficienza bellica di ognuna di queste tre a rmi è un dato ris ultante non dalla semplice somma, ma dalla coordinazione armonica di questi fondamentali elementi: quadri, truppe, ma<.:chine". MUSSOLINI
" Premesso c he le nosLre disavventure militari sono in buona parte imputabili non tanto a errori eoncetluali quanto a pecche esecutive, è facile osservare come, più che di buoni regolamenti, vi sia bisogno di nuovo spirito per applicarli". Col. D. FORNARA ( 1946) "Quando il paese è percorso dalla cruda realtà della guerra, qualsiasi privata organi.a.azione diventa insufficiente, non solo, ma estremamente antieconomica e pericolosa per lo Stato, che ad essa non deve .rnstituirsi con organismi impreparati per inesperienza di personale ed a.uenza di mezzi ". Cap. comm. C. GREGORIO (1931) "Vi è un vecchio detto c he suona pressapoco così: "Di strategia si oc<.:upano i diletlanti, ma i professionisti si preo<.:<.:upano della logistica". Eppure è triste constatare <.:he, nella graduatoria d'importan:Llt e.Idi<" varie discipline connesse all'attività bellica, specialmente in tempo di pace la logistica e i rifornimenti sono all'ultimo posto". J.L. GEORGE (Professore all'Hudson lnstitute di Alexandria, Virginia), 1990
ABBREVIAZIONI E SIGLE AVVERTENZA. L ' indicazione di abbreviazioni e sigle ha lo scopo di rendere piìl comprensibile il testo. Di conseguenza sono indicate anche le abbreviazioni usate in vari periodi nei testi coevi e nelle pubblicazioni dottrinali del tempo e relativi allegali. che quasi mai coincidono con quelle in vigore all'atto della compila1ione dell'opera (Pub. SME n. 5867 - Ed. 1983). a.
A. ABC AC!T ACL ACP ALE, A.L.E. Afc.
alp. Ali.
armata o artiglieria armamento atomico - biologico - chimico armata corazzata italo-tedesca autocarro leggero autocarro pcsanle aviazione leggera cserciLo artiftcierc/i alpina/o/i/e allegato/i
AMAT
armi, munizioni e anna1nenci tcrresLri
Amb.
ambulanza ambulanza tluviale ambulanza lacustre ambulanza ouuutuiatriea ambulan78 radiologica autovettura da ricognizione appendice/i autoraggruppamento articolo (di legge, decreto ecc.) articoli allievo sottufficiale Africa Settentrionale allievo specializzato autosezione autobus automotrice ferroviaria sanitaria allievo/i ufficiale/i di complemento archivio Ufficio Storico SME autovellura/t' Brigata bonifica gassati battaglione batteria casermaggio; centro; chimico cavalleria controaerei controaerei leggera/e/o/i Corpo d'Annata cassa militare cassa militare sussidiaria controcarri Carabinieri Centro Applicazioni Militari Energia Nucleare Centro avviamento munizioni cartella (d'archivio) Centro Alti Studi della Difesa chimico-batteriologico-tossicologico centro/i contumaciale/i centro/i direzione della cin:olaL.iunc centro raccolta d' lntenden7.a (per munizioni o materiali)
Amb.A.
Amb. La. Amb.Ud. Amb. Rd. AR i\pd. Arg. Art. Arti. AS A.S. Aspz. Asz. Atb. At. sa. AUC, A.U.C. AUSSMP. AVT
B. B.G. btg. btr.
c.
c. e/a c/a I. C.A. Ca.m. Ca.m.,. c/c
e.e.
CAMEN C .a.mu. Cart. CASO C.B.T. C.Cnt.
e.o.e.
C.Ra.l.
10
e.sa. C.Ta. (P. o S.)
CDC Cdo CdoRM cel. clg. CIR C.l.R. Cii. Circ. cm eme C.M.B. CMP Clll(j
C.M.S., CMS C.M.T.,CMT C.M.T.R. cn. cn.sr. CNAD COGEFAG col. COMMIDIFE Conv. l. q. CNR Cnt., c nt. cor. C.P. cp. cpl. cr. CR I
CTSD Cv. I.
D. 0 .A.T .
o.e.
D. cel. D.C.P.S. DELEASF. DG DGA DGAM DGSCA DGSLA D.I. DrPESAN D IFESERVIZJ Dirz. D.L. D.L.L. D.M . Doc. Dp. Dp.1. D.P.C. DNA D.P.R.
La logistica dell'esercito - Voi. IV
centro/i smjstamento feriti centro/i lappa (principale/i o secondario/i) Centro Dire7ionale Circolazione Comando Comando Regione Militare carburanti e lubrificanti collegamenti/o Comitato lnterministeriale per la Ricostru7.ione Comitato lnlenninisteriale Rifornimenti citato/a circolare/i centimetro/i centimetro/i cubo/i Commissario/i militare/i di bordo Comando/i Militare/i Provinciale/i centimetro/i quadrato/i Comando/i Militare/i dt Stazione Comando/i Militare/i Territoriale/i Comando/i Militare/i Territoriale/i di Regione cannone cannone senza rinculo Conferen7a NATO dei Direttori Nazionali degli Armamenti Cu1uua.i!)!!,aJjalu Oc::m:raJe Fabbrit.:a.Lioni lii Guerra
colonnello direzione generale di commissariato convalescenziario temporaneo quadrupedi Consiglio NaL.ionale de lle Ricerche contumaciale corazzato/i/a/e centro/i materiali da ponte compagnia/e complemento carri (riferito a unità) Croce Rossa Italiana Centro Tecnico Scientifico della Difesa Convalescenziario/ri d'Intendenza Divisione/i difesa aerea territoriale depos ito/i centrale/i depos ito/i campale/i carburanti Decreto del Capo Provvisorio dello Stato Delegazione Comando Supremo Africa Sellentrionale ilirezione generale direzione generale aniglieria direzione generale artiglieria e moloriz=ione direzione generale servizi commissariato e amministrativi direzione generale dei servizi logistici e amministrativi delegazione/i d' Intendenza direzione generale di sanità militare direzione generale dei servi7.i generali direzione (Ente) Occrelo Lungotenenziale Decreto Legislativo Lungotenenziale Decreto Ministeriale documento (d'archivio) deposito deposito territoriale Decreto del Presidente del Consiglio Direttore Nazionale degli Armamenti Decreto del Pres idente della Repubblica
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Abbreviazioni e sigle
D.S.T. D.T.M. Ed. f., flr.• F.C.U. fe. F.L.A.P. f.m. f.ma. f.m.M. f.m.Pa.Ma. fmtr. F.P.L. f.Pa.V. FTASE fv. fv. arm. g. g.elf. G.M. GENIODIFE gio.fu . gio.rif. gio.vi. gr. gr. tat. gr G.U. GU h
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HM HP HP/t I.
I.A.C. ID. rEPG I.G.M. I.M.A.
Istr. !SPEA NBC ISPEG ISPEL ISPET l.t.
l.t.q. Kg Km Km/h Kmq Kw 1 L.
Jet. L.A.l. L.C.B.T. In.
LL.PP. L.P.S., LPS
Direzione Superiore dei Trasporti (SME) Delegazione/i Trasporti Militari edizione fanteria unità di consumo carburanti e lubrificanti ferito/i fieno legna avena paglia frazione/i mista/e (di magazzino) frazione/i di magazzino frazione/i mista/e e magazzino materiali della motorizzazione frazione/i mista/e magazzino e parco motorizuizione fucile mitragliatore fieno paglia legna frazione/i parco veicoli Forze Terrestri Alleate del Sud Europa ferrovieri (del genio) ferrovieri d'armamento (del genio) genio genio ferrovieri esercizio linee ferroviarie genio militare; Giornale Militare Ufficiale direzione generale demanio, lavori e materiali del genio giornata di fuoco giornata rifominu:nti
giornata viveri gruppo gruppo tallico grammo Grande/i Unità Gazzella Ufficiale ora/e alta frequenza ospedale militare cavallo/i vapore cavallo/i vapore per tonnellata Intendenza Istruzioni amministrative e contabili lo stesso (autore) lndipendc nt European Program Group Ispettorato generale della motorizza7.ione Ispettorato per la manutenzione autoveicoli Istruzione (complesso di norme particolari) Ispettorato dcli' Arma di artiglieria e per la difesa NBC Ispettorato dcli' Arma del genio Ispettorato logistico (dell'esercito) Ispetto rato delle trasmissioni infermeria temporanea (uomini) inferme ria temporanea quadrupedi chilogrammo/i c hilometro/i chi lometri/ora c hilometro/i quadrato/i chilowatt litro/i logistica/o tenera lavoratori ausilfari d'Intendenza laboratorio c himico- baucriologico tossicologico lancinruzzi lavori pubblici lavori, ponti e strade
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L.P.S.l. Lzt. m ma. MA
MACRA MACRICO magg. ma.O. mag. Au. ma.mi. mat. ma. Tr. mani., m., ml. mc mec.
MD MDE me. MF
MG mm MMlA mo.
mob. mot. MOTORDIFE MPR mq msg. mir. mu. mv. N .. n. NBC N.ch. N.d.a. N.I.C.A. N.l.R. nu.
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O.A.I.
o.e.
OCG,O.C.G. OEZED, O .E.Z.E.D. OLA, O.L.A. o.I. o.m. O. mov. O.Op. O.R.A. O.R.G. O .R.M.E. O .R.Me.C. O.R.M.L O.R.T.E. O .R.Tr. O.vct. p
La logistica dell'esercito - Voi. N
lavori, ponti e strade d' Intendenza lazzaretto/i metro/i magazzino modulazione di ampiezza magazzino cenirale ricambi auto magazzino ccnirale ricambi per mezzi da combattimento maggiore magazzino genio magazzino materiali auto magazzino misto materiale/i magaaino materiali trasmissioni manutenzione metro c ubo meccanizzato/i/a/e Ministero c.Jella Difes a Minis tero della Difesa- Esercito medicazione modulazione di frequenza Ministero della guerra millimetro/i Missione M.ilitare Alleato in Italia monaio/i mobile/i motorizzato/a/e, motorizzazione dire.tione generale della motori zzazione e dei combusti bili manuten.lione e piccole ripara.lioni metro/i quadra to/i messaggio/i mitragliatrice/i munizioni movieri nucleo/i, nume ro nucleare, biologico, chimico nucleo chirurgico nota dcli' autore nucleo/i ispeuivo/i di Corpo d' Armata nucleo/i ispettivo/i di Regione Militare nucleo ospec.Jale ospedale ausiliario d'Intendenza ospedale da campo onoranze caduti in guerra organizzazione d ' emergenza di zone eccezionalmente danneggiate ordine logistico-amm.inistrativo officina leggera officina media ordine di movimento ordine d 'opera1ioni officina/e riparazioni esercito officina ripara.lioni del genio officina riparazioni motorizzazione esercito officina/e ripnrazioni mez.Gi coraz?.ati
officina/e riparazioni motorizzazione d'lntenden1..a officina/e riparazioni trattori esercito officina/e ripara1ioni tr~smissioni ospedale/i veterinario/i portata utile di un autoveicolo
Abbreviazioni e sigle
p. p.r. P .A. pa. Pa. pag. pa.mo (Pa.Mo.) Pa.Q.Vet.M. Pa. V.E.• pa. vc.efc. Pa.V.I., pa.ve.inefc. para. pc. P.D. p.d. (o po.d.) p.d.a. (o po.d.a.) p/f P.M. p.m. (p.mt., po.mani.) PMS po. pp. P .R. p.r.f. (o po.ra.f.) p.s.f. (o po.ra.q .) p.s.f. (o po.so.fe.) prot. pl. p.Ta. pt.A.I. PVC q R.A. R.A.U. 76 Racc. raz. R.D. Rcg. Rep. rep., rp. rcp.m .Ta. (o rcp.mis.Tap.)
RF rif. rgpl. rgt. rim. R.M., RM RR
R.R.R.. RRR RT
s.
S.A. sa., Sa. SCAM segg. SEGREDIFESA SM SME SMOM SMJCA smv.
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posto/i; pionieri (genio); pagina posto riparazioni Palio Atlantico parco panettieri pagina parco mobile parco quadrupedi, veterinaria e mascalcia parco veicoli efficienti parco veicoli inefficienti paragrafo piccola capacità posizione difensiva posto distribuzione (materiali, viveri. munizioni ecc.) posto distribuzione e avviamento (munizioni e materiali del genio) porta feriti posta militare posto/i manutenzione ponti metallici scomponibili posto (sostituisce, in tempi più recenti. p.) pagine posizione di resistenza posto/t raccolta feriti posto/i raccolta quadrupedi posto/i sosta feriti protocollo pontieri (del genio) posto/i tappa pontieri ausiliari d' lntcrn<lenza parco veicoli corazzati quintale/i regolamento di amministrazione regolamento di amministra.i;ione unificato 1976 raccoglitore (archivio) ra1.ione/i Regio Decreto regolamento repertorio (d'archivio) re parto reparto misto tappa radiofonia rifornimento/i raggruppamento reggimento rimorchio/i Regione Militare riparazioni e recuperi rifornimenti, riparazioni e recuperi radiotelegrafia Servizio/i logistico/i Senza Autore sanità scuola di commissariato e amministrazione seguenti Segretariato Generale della Difesa Staio Maggiore Stato Maggiore Esercito Sovrano Ordine Militare di Malia scuola militare di commissariato e amministrazione semovente/i
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spc, SPE SPERINTER sr. sqd. Su.
su.
SUPERASI Suppi. sz. Sz. sz. Dis. Sz. I. Tic. Sz.Vet. sz. VLB l
T.A. ten. col. TLC T.M. Tr.
tra. Tr. O. T . U.
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UAMEC rif. Uf. U.M.J.S., UMIS UNCEL UNFOC UNRIC U.P.M. U.P.T.M. U.Q. V.A. V.a.
V.A.S. vds. VE ve. vct. vi.
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Zo.Pri.S. Zo.S. Zo.T.
La logistica dell'esercito - Vol. IV
servizio permanente effellivo poligono sperimentale di Salto di Quirra senza rinculo squadrone/i sussistenza sottufficiale/i Comando Superiore Africa Settentrionale supplemento sezione (unità) sezione (Comando) sezione disinfezione sezione impianti telecomunicazioni sezione veterinaria mobile da campo sezione vestiario, lavanderia e hagni da campo tonnellata/e traino animale lenente colonnello telecomunicuioni traino meccanico truppa trasporti treno ospedalc, Testo Unico ufficiale/i ufficiale addetto agli automezzi e mezzi corazzati rifornimenti ufficio ufficio militare imharchl e sbarchi unità di consumo carburanti e lubrificanti unità di fuoco unità di misura convenzionale di ricambi ufficio di posta militare ufficio postale e telegrafico militare unità quadro di Lappa viveri e avena via aerea volontari allievi specializzati vedasi vestiario equipaggiamento veicolo veterinario viveri vestiario, lavanderia e hagni via ordinaria Volume/i veicolo da trasporto e combattimento veicolo trasporto truppe vettovagliamento zona avanzala dei Servizi di Intendenza zona arretrata dei Servizi di Intendenza zona delle operazioni zona dei Servizi di I" schiera zona dei Servizi zona territoriale
INTRODUZIONE
11 passaggio dalla logistica della guerra integrale alla logislica dell'ambiente operativo nucleare; la graduale transizione - tuttora in corso - dalla logistica per maleria alla logislica per funzioni. Sono questi i due motivi salienti di un periodo, che può senz'altro essere definilo come il più tormentato della sloria del noslro esercito. Le sconfitte nel triennio 1940- 1943 non sono una sorpresa se si guarda senza preconcetti agli anni che precedono un conflitto, del quale con espressione scontala ma significaliva si può dire che tutti i nodi vengono al pettine. E nonostante gli insuccessi rivelatori dei primi mesi di guerra, sono poche fino al 1943 le innovazioni - e le innovazioni hcnefiche - nel campo concettuale, organizzativo e dei materiali; più che di innovazioni, si tralla di espedienti mal riuscili. Nel campo logistico, quindi, la ricerca di mutamenti significativi va spostata aJ difficile dopoguerra. Ma anche dopo il 1945 si deve fare i conti con la scarsità di risorse a fronte delle esigenze che comporterebbe la ricostruzione di uno strumento militare efficiente, e con il persistere di vecchie remore derivanti da antichi, imperfetti assetti organizzativi che proprio per questo sono estremamente difficili da cambiare e da cambiare in meglio. Ne nascono squilibri, soluzioni di continuità e vincoli che influenzano anche la dottrina, e consentono di stabilire fin d'ora analogie e differenze tra le due guerre mondiali e tra i due ugualmente difficili periodi del dopoguerra: a) passato il primo periodo di sorpresa e di crisi. la logistica di produzione nella prima guerra mondiale riesce a far fronte alla ingente e inaspettata domanda di rifornimenti delle forze operanti. Non così avviene nella seconda, nonostante l'esperienza precedente e la presenza di un sistema politico che - in teoria almeno - dovrebbe favorire fin dall'inizio una mobilitazione veramente totalitaria delle risorse della nazione; b) la logistica di campagna nel corso della prima guerra mondiale adegua con sufficiente tempestivi là, flessibilità ed efficacia le formazioni dei Servizi e il meccanismo dei rifornimenti al tipo di guerra da condurre. Non così avviene nella seconda, dove la sottoalimentazione logistica è una costante, per quanto dal 1935 in poi siano abbastanza chiare le esigenze logistiche che comporta il nuovo tipo di guerra " mediterranea" e di rapido corso, pur teori zzato nelle linee essenziali; c) nel periodo dal 1919 al 1939 sia la dotlrina logistica che i provvedimenti di carattere ordinativo e organizzativo non reggono il passo con i tempi e con le soluzioni di altri eserciti. Dopo il 1945 la dottrina
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logistica, senza mancare di equilibrio e realismo, regge bene il confronto con le nuove esigenze e fors'anche le anticipa, ma spesso non è accompagnata dai provvedimenti ordinativi e organizzativi necessari e dalle riforme di struttura che essa presuppone. In questo quadro generale, la logistica della guerra 1940-1943 assume necessariamente il valore di exemplum in negativo, di termine di raffronto per soppesare i reali progressi del dopoguerra. In quale misura l'esperienza della guerra - e della nostra guerra - è importante? manca tuttora un esame logistico-amministrativo organico, approfondito e unitario delle operazioni dal 1940 al 1943 e delle predisposizioni del vertice politico-militare: il nostro primo obiettivo è quindi quello di rimediare almeno in parte a questa lacuna. Ci avviciniamo con un certo disagio a un tormentato periodo, nel quale sono state proprio le mende nel campo logistico e dei materiali a lasciare le ferite più dolorose e brucianti nel corpo e nello spirito di tanti pur valorosi cornbatlenti, che in numero sempre più raro sono ancora lì, in occasione di cerimonie e incontri, a cercare con le generazioni più giovani il significato c l'importanza del loro sacrificio. Guerra, per loro, è stata troppo spesso privazione dell'indispcnsahilc, l'acqua, il pane, le scorte, g li indumenti protettivi contro il freddo, la benzina. Ma se la cultura, quindi anche la' storia, è anzitutto scelta e capacità di distinguere, allora gettare un po' di luce su un settore come quello dei Servizi - cosi importante ma tuttora piuttosto privo di reali fondamenta storiche e scientifiche, sign ifica rendere concretamente onore a quanti sui vari fronti spesso per carcm;e elementari nel campo logistico, hanno visto dissipare in poco tempo una parte non trascurabile di quel ragguardevole patrimonio che p nostro esercito era riuscito ad accumulare prima del 1940, a prezzo di tanti sacrifici e tanto sangue. Lo studio della dotlrina logistica e della sua evoluzione non è certamente sufficiente per rispondere a tutte le domande che è legittimo porsi sulle cause vicine e lontane di eventi che ancora influenzano il presente. Ma un'analisi accurata della regolamentazione logistica può dire mollo (anche di più di quanto comunemente si creda), e rappresenta comunque una tappa non e ludibile per togliere ai problemi ogni incrostazione passionale e ogni ricerca di responsabilità che, oggi, avrebbe ben poco significato. La storia è fenomeno complesso e multiforme, quasi mai consente di sceverare con taglio netto ragioni e torti, rende soggettive condanne e assoluzioni e fa apparire più maramaldo che giustiziere chiunque - con il senno di poi - intenda ergersi a giudice e saccente interprete di situazion i c he nessun documento consentirà mai di ricostruire nella loro complessità, derivanti tra l'altro dalle insondabili sfumature dell'animo umano ... Per questo motivo anche rievocazioni e memorie dei protagonisti - peraltro mollo raramente di interesse logistico - vanno viste con la dovuta cautela, sia per l'ottica necessariamente soggettiva e parziale, sia perché - magari in misura diversa - autogiustificative e partigiane. 1 Ci auguriamo, perciò, che il nostro lavoro porti anch'esso qm1lche utile contributo in direzione di quella storiografia critica , attenta alle co-
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se, la cui necessità indicava, molti anni fa, il generale Moscardelli: Esistono lavori, in perenne rielaborazione e rinnovamento, sullo sviluppo degli ordinamenti giudiziari, degli ordinamenti scolasùci. sulle attività commerciali, industriali, artistiche, sportive, e via dicendo. Ma sul manifestarsi in Italia dell"attività militare terrestre non troverete nulla, o quasi. di conseguente, di organico, di critico. Non altro che storiografia limitata a manifestazioni meramente operative e condotta - salvo eccezioni - con procedimenti formali, fra il cronachistico ed il precetùstico. Sicché - per mancanza di robusto filo conduuore che leghi passato e presente sul nesso degli sviluppi organici, tecnici, disciplinari via via a.~sunti dal nostro Esercito nel 1860 ad oggi - tulio produce, di generazione in generazione, sorpresa e smarrimento: non è difficile, a distanza di decenni, sentire gli stessi pensieri, le stesse parole, le stesse vane querimonie come pensieri, parole, querimonie nuovi ed originali. 2
Dello questo, proprio in relazione alla particolare complessità e delicatezza dei fattori in gioco in un periodo nel quale anche dopo il 1945 il vocabolo "crisi" è all'ordine del giorno, riteniamo indispensabile far procedere la trattazione della specifica problematica dei Servizi da qualche considerazione e raffronto a carattere generale, utili per mettere in evidenza le connessioni (o non connessioni) della dottrina logistica non solo con la dottrina strategica, ma con la real Là della nazione io un dato momento. Solo se inseriti in questo quadro generale di riferimento, infatti, i problemi logistici - che sono assai meno aridamente tecnici di quanto si creda - acquistano le loro vere dimensioni e mettono in luce tutti i loro interfaccia e il loro grado effettivo di dipendenza a interdipendenza. Ciò consente di evitare drastiche condanne e facili assoluzioni, di riportare al loro vero significato luci ed ombre di ogni concetto e di ogni soluzione, perché, come diceva Spino.Ga, "riguardo alle azioni umane, non piangere, non ridere, non indignarsi, ma capire". Decisioni e concctli oggi decisamente assurdi, soluzioni tecniche che paiono scopertamente inidonee lo diventano assai meno e possono addirittura cambiare segno se inseriti in una più ampia realtà della quale occorre studiare i principali elementi caratterizzanti, ricercando senza prevenzioni gli elementi di continuità e di rottura. Ciò non significa che non sia possibile semplificare e riassumere: al contrario, noi riteniamo - con riferimento anche al titolo di questa quarta e ultima parte dell' opera - che la breve frase "Dalla guerra integrale alla guerra nucleare" fornisca una sintesi abbastanza fedele di quaranLa anni di logistica, dal 1940 al 1981. Uo periodo quanL'allri mai differenziato e multiforme, nel quale - progresso tecnico a parte - il continuo ribaltamento degli scenari strategici da uo punto di vista logistico inaspellatamente conferma il vecchio detto latino historia nonfacit saltus:
1 Cfr., ,n merito, il giudizio critico del generale Gruioli sui "racconti dalla viva voce dei reduci"', '"l'oratoria commemorativa ufficiale" e "le relazioni militari ufficiali" in F.S . Grazioli , Della guerra e della pac e . meditaz.io11i di un combattente, "Nuova Antologia" I u lug lio 1931. 2 Cii . io O . Bovio, L ' Ufficio Storic o dell'Esercito, Roma, SMF. 1987, pp. 16-17.
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in effetti, il saltus dalla guerra al dopoguerra è meno ampio di quanto ci si possa legittimamente attendere. Esiste un certo grado di continuità, non sempre benefico, dall'intervento alla rovinosa sconfitta su vari fronti e dall'avvento della bomba atomica nel 1945 alla faticosa ricostruzione dei primi anni del secondo dopoguerra, culminata con l'adesione al Patto Atlantico nel 1949: i successivi cospicui mutamenti dottrinali (pubblicazioni della serie 600, 700, 800 e 900) hanno un impatto reale tutto sommato modesto sulla strullura logistico-amministrativa. Una siffatta, inusitata variabilità degli scenari strategici farebbe anche supporre - ancor di più se abbinata alle continue conquiste della tecnologia - una pari variabilità della dottrina logistica, o comunque una variabilità tale da dare ogni volta una ben definita risposta logistica al mutare degli scenari strategici. In realtà ciò non avviene o avviene solo in parte, con notevoli sfa,;;ature di tempi che ricordano quanto era avvenuto nel periodo tra le due guerre. Durante la guerra la dottrina logistica del 1940 (Vol. ID, capitolo Vl) non subisce mutamenti significativi, anche se ben presto si rivela - come del resto quella del 1915 - ampiamente superata dagli avvenimenti. Nell'immediato dopoguerra un primo abbozzo dei nuovi orientamenti viene fornito dalla Circ. SME n. 6000/S ( 1949), seguita nel 1955 dalla prima regolamentazione organica del dopoguerra (Pub. SME n. 5044-6300 s.d.) Norme generali per l'organizzazione logistica e il funzionamento dei servizi in guerra (provvisorie), in bozza di stampa eriferita agli ammaestramenti logistici della guerra. Questa nuova normati va non tiene ancora conto dei riflessi logistici dell'impiego dell' arma nucleare, che formano oggetto di una specifica pubblicazione, la Memoria orientativa sui riflessi logistici dell'arma atomica (n. 630 della serie dottrinale) uscita nel 1957, due anni più tardi. Per ultima - e non per prima - viene la dottrina strategica, che riceve un assetto organico e completo solo nel 1958 con la Memoria sull'azione difen.1·iva in terreni di pianura e collinosi con impiego di armi atomiche (n. 600 della serie dottrinale). I titoli delle pubblicazioni citate lasciano trasparire, di per sè, quanto tarda ancora e sempre a farsi strada nella nostra regolamentazione il concetto unitario di logistica, quale oggi noi lo intendiamo (vds Introduzione al volume I), concetto che nella sua pienezza vari ferito solo al secondo dopoguerra. Fino al 1940 si parla di organizzazione dei Servizi; solo nel titolo della pubblicazione n. 6300 del 1955 compare il termine organizzazione logistica. La relativa definizione deve però aspettare ancora parecchio tempo, visto che è il Nomenclatore Militare (Esercito) del 1969 a indicarne per la prima volta il significato: complesso delle predisposizioni di pertinenza degli organi di comaudo, dircuivi cd esecutivi dei servizi - armonicamente legati da rapporti di dipendenza nei campi dell'impiego, dello schieramento e del funzionamento - diretto a garantire il completo sostegno di una Grande Unità, di una unità o d1 un complesso tauico.
Introduzione
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Cosa rimarchevole, la Pub. SME n. 6176 Memoria sull'impiego delle Grandi Unità (n. 900 s. d.) - Voi. JII La logistica del 198 I, che dà inizio alla tematica logistica dei nostri giorni, come precisato in premessa "sostituisce ed abroga - per gli argomenti trattali - le precedenti pubblicazioni". Poiché essa nell'edizione 1981 configura solo nelle grandi linee l'organizzazione logistica per funzioni, se ne deduce che nel J 981 sono ancora valide, in talune non secondarie parti, le vecchie Pub. n. 6300
630. Accanto alla ricerca dei pregi, difetti e vincoli di questa accentuata continuità, un altro filone di ricerca nasce dalla constatazione che lo strume nto terrestre del I O giugno 1940 mutatis mutandis è assai meno competitivo di quello del 24 maggio 1915, e ancor di meno di quello del 4 novembre 1918: ciò avviene principalmente per ragioni di qualità, quindi di materiali e in definitiva logistiche. Si impone di conseguenza una riflessione sul come e perché, diversamente da quanto avviene nella guerra precedente, dopo il 1940 il gap tecnologico e logistico tra il nostro esercito e quelli alleati e contrapposti anziché tendere a diminuire aumenta in misura addirittura abnorme ovunque e in ogni caso. Arretratezza tecnologica, pura e semplice scarsità di risorse, difetto della loro utilizzazione, difetto della regolamentazione, tradizionale nonchalance per la logistica e l'amministrazione, scarsa cura per i reali bisogni del soldato? Sulla seconda guerra mondiale si è g ià scritto mo.lto, in maniera autorevole e pregevole, anche se toccando solo di sfuggita i problemi di produzione e rifornimento. Forse una approccio logistico-amministrativo unitario al di là di interessi e interpretazioni settoriali potrebbe consentire di meglio collocare al suo posto ciascun tassello (politico, strategico, tecnico-logistico), facilitando l ' individuazione delle reali discriminanti e soprattutto del peso effettivo di ciascuna. D'altro canto, una rovinosa sconfitta in un grande scontro di popoli che giunge tutt'altro che improvviso non può non avere un profondo retToterra, e un nesso anche con il conflitto precedente che qui bisogna mettere bene in luce. In caso contrario, il ragionare logistico si svilupperebbe in canali separati e si ridurrebbe a fatto aridamente tecnico, perdendo di vista il significato autentico di provvedimenti e decisioni e la reale natura del legame, delle reciproche influenze che esistono tra dottrina, prassi strategica e tutto ciò che, nel Paese, le prepara, le rende possibili e a volte anche inevitabili. Per questa ragione la parte centrale della nostra indagine sarà incentrata ancora una volta sui modi e sui tempi con i quali concretamente si realizzano - nella guerra e nel dopoguerra - gli imperativi del concetto di guerra integrale che già erano sorti nel periodo dal 1919 al 1939, con particolare riguardo al coordinamento logistico tra le forze armate, alla logistica di produzione e ai suoi legami con quella di distribuzione, alla conseguente razionalizzazione degli organi centrali e delle strutture logistico-amministrative territoriali. lo questo contesto, nessun apprezzabile riflesso ha l'ambiente nucleare sulla logistica di produzione, e
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mentre per i Servizi di campagna l'arma nucleare non fa che accentuare - senza rotture traumatiche - le esigenze relative ad una guerra con elevalo lasso di meccanizzazione, grande volume di fuoco e minaccia aerea sempre immanente. Esigenze non nuove, che si riassumono in: elevati consumi e perdite e quindi necessità di idonee riserve; estrema flessibilità e intercambiabilità degli organi, per far fronte alle fluttuazioni e agli imprevisti del combattimento; per contro, maggiori difficoltà di funzionamento, derivanti dalla necessità di sottrarre gli organi ad un esteso ventaglio di minacce, accentuandone il mascheramento, la protezione, il diradamento e il frazionamento senza che ciò vada a discapito della loro funzionalità. Per la logistica del secondo dopoguerra e fino ai nostri giorni, è dunque più che mai vero ciò che il Jean osserva per la strategia: è schematico e riduttivo parlare di un pensiero stra1e1,,>ico classico e di uno nucleare. Più propriamente si dovrebbe parlare dell'influsso che la comparsa delle armi nucleari ha avuto nel pensiero strategico in generale o piìl concretamente sulle dottrine strategiche delle due Superpotenze o degli Statj non nucleari. Di fatto, le armi nucleari hanno influito più sulle relazioni internazionali. cioè sul ruolo, l'utilità e l'accettabilità della forza militare come mezzo di regolazione delle relazioni internazionali, che sui criteri d ' impiego della forza, cioè sulla strategia vera e propria.3
1 provvedimenti in questo campo - a cominciare dalla logistica interforze e/o interalleata - non mancano ma sono costantemente insufficienti, nè le straordinarie esigenze del periodo di guerra fanno da catalizzatori per il superamento di antichi steccati e fattori di rigidità. I verbali delle riunioni tenute dal Capo di Stato Maggiore Generale nel corso della guerra, recentemente pubblicati dallo Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, dimostrano ad esempio che il nostro più aJto consesso militare si riunisce - più che per trattare i grandi problemi strategici e logistici di sua competenza - per organizzare in qualche modo e nel dettaglio l'afflusso di personale, armi, materiali e rifornimenti in Africa Settentrionale, per tappare dei buchi, esercitando quindi una funzione di supplenza di specifici organi direttivi logistici e operativi (interforze o interalleati) che mancano o funzionano male. · Durante la guerra le tre Amministrazioni militari rimangono, oltre che nettamente separate, come sempre poco comunicanti. E nell' immediato dopoguerra il maggiore Vito Giustiniani descrive sulla Rivista Militare le difficoltà incontrate da una "bozza di progetto di organizzazione dell'Amministrazione centrale" (presentata nel 1948 da apposita commissione costituita nel 1947 subito dopo l'unificazione dei Ministeri militari). Difficoltà non di poco conto, fino a fargli ammettere che dell'unificazione (parziale o totale) e della parificazione di Servizi e funzioni previste dalla bozza: a) "è stato studiato e discusso abbastanza, ma
'.3 C. Jean, Il pensiero strategico: continuità ed evoluzione (in AA.VV., li pensiero strategico, MjJano, Franco Angeli 1985, p. 76).
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si è concluso poco; b) "nulla è stato realizzato".4 La storia sarà certamente magistra vitae, ma non logislicae! L'altro riflesso principale della guerra integrale, il passaggio della logistica "per materia" alla logistica "per funzioni", trova sbocco definitivo solo nel 1981 con la citata Pub. SME n. 6176 Memoria sull'impiego d elle grandi unità (m. 900 s.d.) - Voi. Ili La logis.tica, che completa sotto l'aspetto logistico la serie dottrinale e chiude anche la nostra opera. In una siffatta prospettiva per la logistica il passato si esaurisce con la ripartizione "per materia" secondo linee organizzative nate nella seconda metà del XIX secolo proprio per corrispondere meglio alle esigenze del progresso tecnologico, che richiedeva personale e attività logistiche separati e specializzati per ciascun Servizio. Per chiarire, nell'organizzazione per materia per ciascun tipo di materiale - o per gruppi di materiali affini - le attività Logistiche (approvvigionamenti, rifornimenti, riparazioni, recuperi ... ) 5 sono svolte nell'ambito di distinti e separati Servizi (sanità, commissariato ... ), ciascuno con proprio personale specializzato. L'organizzazione per fun zioni, invece, prevede organismi distinti ma in comune per ciascuna attività logistica - o per attività logistiche connesse - quale che sia il Servizio cui appartengono. Ne nascono non facili problemi di aggruppamento, di direzione e di funzionamento di organismi pluriservizi, prezzo peraltro inevitabile da pagare per il superamento effettivo di antichi, antieconomici e dispersivi steccati tra i Servizi logistici, non compatibili con la fisionomia unitaria oggi richiesta prima di tutto alla stessa logistica. In effetti l'esigenza di un 'organizzazione per funzioni non va vista solo come riflesso dell'arma nucleare, ma si pone subito dopo il 1945 e almeno in parte deriva dall'esperienza italiana della guerra. Nel 1955 la Pub. SME 6300 - che, come già visto, non tiene conto dell 'ambiente nucleare - afferma in premessa che l'esigenza di colmare al più pres to, sia pure io via provvisoria, una grave lacuna ne l campo della regolamentazione, ha altresì imposto di procrastinare l'emanazione di direttive aggiornate sotto il profilo di un'organizzazione logistica per funzione aozicbt per materia, mancando tuttora le necessarie premesse.
Evidentemente è per la mancanza delle "necessarie premesse" che l'organizzazione per funzioni ha tanto tardato a progredire, benchè che
4 V. Giustiniani, Il problema dell'unificazione dei Servizi nelle forze armate, "Rivista Militare" n. 7-8/1956. 5 Per allivittl logistiche si intende "Complesso delle operazioni svolte dal 1• organizzazione logistica per assolvere una specifica funzione. Consistono negli approvvigionamenti, nei rifornimenti, nei recuperi e sgomberi , ne l manlenimeoto, nelle attività sanitarie e nei trasporti. Sono disciplinate da una politica di base e suddivise in quattro gradi di attività logistica, ciascuno corrispondente ad un distinto anello logistico ( 1° , 2°, 3°, 4°)". - (Cfr. Pub. SME n. 5895 Nomenclatore Militare (Esercito), R oma 1984, p. 12).
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l'ambiente nucleare ne rafforzi senza dubbio la necessità. A monte dell'organizzazione di campagna essa richiede, in effetti, un molto diverso assetto dei Servizi e dei relativi Quadri, nonché degli istituti scolastici, degli organi di studio e degli organi tecnici: tutto ciò significa il superamento di steccati e assetti di potere storici, superamento non certo agevole. Nel 1967 il generale Rufino, insegnante alla scuola di guerra, ne mette in rilievo e la flessibilità e l'economicità,6 mentre nel 1969 un gruppo di ufficiali del Servizio automobilistico propone di costituire - in analogia alle soluzioni realizzate nel principali eserciti della NATO - un vero e proprio corpo dei trasporti. 7 Corsi e ricorsi della storia: nella prima metà del secolo XTX l'organizzazione logistica piemontese era più per funzioni che per materia, il corpo del treno (come l'attuale train francese) trasportava tutto, e pochi organi svolgevano attività tuttora di pertinenza di diversi Servizi logistici... Corsi e ricorsi anche nel problema dello sfruttamento delle risorse locali, perno della logistica lino al I 915, elemento accessorio nella regolamentazione del 1940 e quantité négligeable in Africa Settentrionale, dove tutto deve arrivare dalJ'ltalia. Per questo l'organizzazione logistica realizzata dall'esercito italiano nell'immediato secondo dopoguerra conta quasi esclusivamente su rifornimenti da tergo e su organi militari, anche se le forze - schierate molto in profondità - devono operare interamente su un territorio nazionale abbastanza ricco di infrastrutture sanitarie e industriali e di risorse alimentari, dalle quali non è possibile nè opportuno prescindere. La realtà strategica contemporanea rende a sua volta superato (almeno in parte) questo concetto di logistica militare totalitaria, nel quale gli eserciti operano in vacuo. Non è casuale che, in premessa, la Pub. n. 900 - Vol. ID oltre a fare riferimento (per la prima volta) a una precisa ipotesi operativa - quella della difensiva nell'ambito dell'Alleanza Atlantica - accenni alla necessità di "accentuare il ricorso alle risorse locali, civili e militari" [quest'ultimo è un aggettivo nuovo - n.d.a.] e intenda basarsi sull'"organizzazione disponibile lìn dal tempo di pace, riducendo sensibilmente il numero degli enti da costituire ali' emergenza". Se si configura il presumibile tipo di operazioni (sia esso la difesa al confine di nord-est che l'azione di forze terrestri in qualsiasi parte del territorio nazionale), si deve concludere che l'utilizzazione delle risorse locali (con particolare riguardo a sanità, panificazione, riparazioni di automezzi e complessivi e relativi pezzi di ricambio, carburanti) diventa non solo una possibilità, ma una necessità per alleggerire un dispositivo logistico che, nel tentativo di supplire con organi totalmente
6 R. Rufino, Una organizzazione logisti<:a per fun zioni? "Alere Flammam" n. 12/1967. 7 AA.VV .• IL corpo dei trasporti: possibilità di addivenire alla costituzione nell 'esercito italiano in analogia a quanto già in atto presso altri eserciti NATO, "Rivista Mili tare" n. 4/1969.
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militari alle singole esigenze, risulterebbe al tempo stesso scarsamente aderente e tale da appesantire l'intero dispositivo, senza consentirgli di soddisfare i requisiti di flessibilità e autonomia richiesti ai moderni complessi di forze, fino al liveJlo di compagnia. Al tempo stesso, per la gran parte insostituibile appare il ruolo delle strutture territoriali militari già in posto, che vanno potenziate (e non sostituite da strutture campali o lasciate sopravvivere - come nel 15-18 - con diverse dipendenze, senza integrarle nell'organizzazione di campagna). 'Ci troviamo di fronte alla più completa e compiuta espressione della guerra integrale; unità operative, Servizi e territorio formano ormai un tutto unico, la vecchia distinzione - mantenuta anche dalla Pub. 6300 - tra Servizi operativi e territoriali, e tra logistica di produzione distribuzione, tende a sfumare assai i suoi connotati, mentre il territorio anche in zona di combattimento svolge funzioni logistiche difficilmente sostituibili. Anche la correlata distinzione - che spesso diventa dicotomia - tra zona di guerra e interno del Paese (retrovia) quanto meno ha perso notevolmente di significato: in definitiva la logistica militare deve essere in grado di subentrare con rifornimenti da tergo e organi propri a strutture civili e militari locali della stessa zona delle operazioni, che - fino a quando possibile e almeno nelle fasi iniziali - devono essere utilizzate e anzi pote nziate con tendenza a impedfrne l'anernizzazione, se non altro per ovviare all'aleatorietà delle comunicazioni. Con una rinnovata simbiosi esercito-territorio, paradussalmente guerra integrale e logistica integrale oggi completano la loro saldatura e tendono a r itornare alle origini, a fine secolo XVTil. Ciò costringe la strategia a nuove sfide: in breve, essa non può ignorare il territorio dove si combatte e deve tutelarlo contro ogni tipo di minaccia, perché più che nel passato dallo stesso territorio che il combattente calpesta, e non solo dalle retrovie, dipende la vita dell'esercito: anche il problema della logistica di distribuzione non riguarda più solo l'esercito e/o le forze armate, ma l'intero Paese e la zona delle operazioni. Al tempo stesso, nel secondo dopoguerra risulta confermata, e anzi decisamente accresciuta, la vulnerabilità delle retrovie dei sofisticali eserciti di oggi agli attacchi di poche e male armate formazioni guerrigliere, ricche solo di audacia. Molto opportunamente la Pub. n. 6300 raccomanda (p. 3) che "ogni soldato dei Servizi deve essere addestrato, oltre c he nel campo delle specifiche attribuzioni tecniche, anche quale combattente". Si tratta di una prescrizione non nuova e ispirata dal quadro del combattimento moderno, che mette in crisi il concetto di retrovia protetta da una sicura e continua cintura di trincee avanzate, tipico concetto della prima guerra mondiale che già aveva mostralo la corda a Caporetto nel 1917, quando protagonisti primari (in negativo) della repentina ritirata furono proprio i soldati disarmati e poco disciplinati che affollavano le retrovie. Si tratta però di una misura sempre più diffic ile da tradurre in pratica, e comunque ins ufficiente e non compensata dall'aumento di pot.enza
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di fuoco e di rendimento operativo delle unità moderne, che non riescono
a eliminare gli svantaggi dell'estrema vulnerabilità del sofisticato, pesante e pressoché indifeso apparato logistico di cui necessitano. L'inidoneità degli eserciti delle nazioni più progredite a combattere la guerriglia va ricercata non solo nella difficoltà di individuare obiettivi paganti ma - almeno in pari misura - nella vulnerabilità delle comunicazioni e degli organi logistici alle loro spalle: più aumentano le prestazioni e le possibilità intrinseche, più aumentano le esigenze logistiche "specializzate", esclusive, e in questo caso il saldo è negativo. Un quadro estremamente complesso e contradditorio insomma, che alla fin fine induce a constatare che il progresso tecnologico più che agevolare, penalizza la logistica contemporanea. Tanto più che essa - se è veramente tale - non può rimanere ancorata a una sola opzione strategica, ma deve tenersi in misura di fare fronte con tempestività a "variazioni sul tema" sul tipo di quella - che sta affiorando ora - del supporto logistico di unità di pronto intervento a carattere interfone operanti in un contesto multinazionale e in territori oltremare, come dal 1935 al 1939. Ciò richiede alla logistica il superamento contemporaneo di due finora invalicabili (e invalicati) steccati: quello interforze e quello sovranazionale, ai quali potrebbe di nuovo aggiungersi quello di ambienti naturali difficili come quello del deserto del Golfo Persico e dell'Africa. La logistica contemporanea, insomma, pur rimanendo ancorata a dati di previsione e a precisi calcoli e valori quantitativi e qualitativi tipici di un 'attività manageriale è tutt' altro che quella scienza esatta alla quale veniva ridotta da taluni pensatori del secolo XIX, o meglio è qualcosa di più: richiede elevatissima flessibilità e capacità di rapido adattamento, senza tabù, a mutevoli situazioni, prescindendo quindi da schemi fissi e verità acquisite una volta per tutte. Ciò vale anche per i trasporti, e per la motorizzazione/meccanizzazione in particolar modo. Nell'immediato dopoguerra, il problema della motorizzazione non cambia di molto rispetto all'anteguerra__ Una volta completata la motorizzazione integrale dei Servizi peraltro già prevista (anche se non attuata) nell'anteguerra, il numero di automezzi rimane un parametro importante di ammodernamento delle unità, ma non il solo, nè l'unico. Conta molto anche la qualità della motorizzazione. Più in generale conta come sempre, senza preclusioni, la rispondenza complessiva del sistema di trasporti e riparazioni alle esigenze delle unità e del terreno nel quale devono operare. Nel 1947 l'allora maggiore di fanteria Forlenza - né, se ci riferiamo a quei tempi, si sa come dargli torto - dopo la esperienza della seconda guerra mondiale ritiene che I 0 ) non è necessario che il nostro Esercito sia motorizzato al I 00% perchè possa adempiere efficacemente ai compiti prevalentemenh: difensivi d.1t: la situaziuut: gli impune[...] 2°) la motorizzazione di /ullo l'eserci to italiano no n è possibile con i mezzi e le forze di cui il Paese dispone: 3°) se fosse possibile, non sarebbe conveniente per la natura dei nostri lt:1Tt:1ti s ui 4uali <luvrcmmu c;umbattere per la difesa <lella Palria; 4 °) anche un esercito non inlt:!,'Talmenle motorizzalo può in Italia bene a~solvere i compiti di difesa del ter-
I ntroduzio11e
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ritorio, purchè sia fortemente armato, ottimamente equipaggiato, altamente fomjto di mordente combattivo.8
E' di questi giorni (1990) la notizia della radiazione del glorioso mulo, dovuta più che alla sua inutilità, alla sua scomparsa dalle nostre campagne e alla recente, notevole diffusione in montagna della rete stradale, che oggi consente l'impiego di perfezionati mezzi di trasporto anche in terreni difficili. Ma dagli anni Venti a tutt'oggi, il tasso di motorizzazione - come del resto quello di meccanizzazione - non è mai stato una variabile indipendente. Esso è sempre stato in relazione al terreno, alla strategia, all'ambiente operativo. Evidenti le carenze del nostro strumento terrestre in Africa Settentrionale e in Russia, in un tipo di guerra e su terreni che richiedevano una motorizzazione di qualità e integrale, a cominciare dai Servizi. Per contro, nel 1943-1945 sempre sui nostri terreni si assiste al fenomeno contrario della super-motorizzazione, e come nota il Forlenza, nell'invasione in ItaJja. le armate angloamericane si presentarono per superare le successive dorsali appenniniche, con unità motorizzate al 100%, tanto che, fra l' altro, dovettero ri correre per andare avanti, sia pure con lentezza, alle salmerie fornite dalla cobclligcrnntc Italia Lmcntre l'efficacia e l' elasticità della difesa dell' avversario non fu sminuila dal suo largo ricorso, per carenza di carburanti e inagibilità delle ferrovie, anc he al traino animale dei rifornime nti - n.d .a. ).
Se si considerano nella loro giusta valenza questi elementi emerge chiaramente, fin d'ora, il vero limite dello strumento militare terrestre italiano dal 1940 al 1943: aver condotto campagne in terreni, in ambienti operativi, contro avversari che richiedevano anzitutto una quantità e qualità di moto/meccanizzazione molto diversa da quella - parziale e anche qualitativamente insufficiente, e adatta al più ad un' azione difensiva sulle Alpi - che nel 1940 ancora caratterizzava il nostro esercito, al di là della sua dottrina e delle esigenze strategiche preminenti (guerra offensiva in Africa Settentrionale) che subito si presentano nel 1940. Per il nostro esercito, la "guerra di rapido corso" del 1935 indica perciò il punto di massima del divario tra esigenze operative e possibilità logistiche, divario che peraltro - sia pure in forma ancora controllabile - era sempre esistito e ancora esiste. Da allora in poi quale che sia la forma di guerra e l'ambiente operativo, lo strumento si rivela non in grado di reggere la prova; anche il modello strategico del secondo dopoguerra, basato su una azione strettamente difensiva al confine di nordest e in terreni in buona parte a basso indice di scorrimento per unità corazzate e meccanizzate, rivela i più seri limiti e vincoli di preparazione proprio sotto l' aspetto logistico e delle scorte, a cominciare dalle munizioni.9
8 L. F o rlc nza, E.vercito moto rizzato? "Rivistn Militnre" n. 12/1947. Cfr. MD, Ubro bianco del 1977 e Indirizzi di politica militare del 1970.
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Nonostante l'esperienza di un conflitto dove la logistica aveva letteralmente paralizzato in parecchie occasioni le unità operanti sui vari fronti, anche dopo il 1945 non trovano perciò sufficiente corrispondenza nella preparazione e nella disponibilità di mezzi, organi e materiali gli importanti riconoscimenti di principio della Pub. 6300, che esordisce con queste parole: A) IL PROBLEMA LOGISTICO J . La logistica, in stretto rapporto con il progredire delJe scienze, con l'evolversi dei concetti operativi e col moltiplicarsi dei bisogni, costituisce sempre più fauore determinante dell' arte in guerra. li potenziale logisti co oggidl realizzabile nel campo strategico - sia sotto il profilo dell'organizzazione dei Servizi, sia sotto quello dell'effe ttuazione di grandi movimenti di truppe e di rifornimenti - consente di preparare e di svi luppare operazioni in passato inconcepibili. La condotta delle grandi operazioni è strettamente legata alle possibilità logistiche. Costituiscono base indispensabile di ogni operazione strategica: - la predisposizione di ingenti ed appropriati rifornimenti; - l'auuuione - nei voluti limiti di tempo e di spazio - di rilevanti spostamenti di personale e di mezzi. 2. La logistica si salda altresì strettamente alla tattica, da una parte condizionando spesso rigidamente - le possibilità di :uione, dall'altra essendo protesa a consentire e ad agevolare le capacità operative.
LA BATIAGLlA DEVE ESSERE VINTA ANZITUTTO NEL CAMPO LOGISTICO. L•omissione di questa norma fondamentale può rendere sterile qualunque geniale concezione e viene sempre pagata a caro prezzo.
Infine, anche nei provvedimenti relativi alla logistica di produzione e ali' organizzazione della nazione per la guerra si registra, dal 1940 al 1980, un notevole divario tra quanto sarebbe necessario - e spesso anche possibile - e gli effettivi provvedimenti adottati, che vanno spesso in tutt' altra direzione e ubbidiscono a logiche e parametri estranei alla pura ragione tecnico-militare, che pure dovrebbe avere la prevalenza. In tutte la nazioni, e non solo fo Italia, l' organizzazione fin dal tempo di pace della nazione e della sua economia per la guerra, anche in vista del pericolo prima aereo e chimico, e poi anche nucleare, dagli anni Venti fino ai nostri giorni è sempre stato un tema ineludibile e con primari risvolti logistici, specie in un Paese povero di risorse come l' Italia. Ebbene, proprio in questo campo e specie per l'Italia durante la guerra si sono fatti sentire in forma acuta - e si fanno sentire ancora oggi - gli stessi fattori ritardanti che hanno causato un approccio antiquato alla logistica di campagna. Dal 1940 al 1943 viene emanata in merito una ponderosa legislazione che però non raggiunge lo scopo e all'atto pratico rimane in buona parte inapplicata, riscnlcndo negativamente sia della filosofia della "guerra parallela" che impedisce di trarre il massimo da due economie pur complementari e di sfruttare la superiore tecnologia tedesca, sia della demagogica dire ttiva politica iniziale che " il popolo italiano doveva ac-
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corgersi il meno possibile della guerra". IO La regolamentazione del 1932, pur distinguendo i Servizi (per la prima volta) in territoriali e di campagna, tratta solamente di questi ultimi, e lo stesso avviene con la sua ristampa del 1938 e con le Norme per l 'organizzazione dei Servizi ecc. del 1940. In quanto alla mobilitazione della nazione per la guerra, quella attuata dal 1940 al 1943 per giudizio unanime risulta meno estesa, e meno efficace, di quella improvvisata nel '15-' 18. 11 Nel dopoguerra le esigenze al livello NATO, l'ancora più stretto legame della logistica di campagna con le fonti di alimentazione e produzione, le minacce nucleari avrebbero di per sé richiesto un deciso cambiamento di rotta. Invece sia la Pub. 630 che le pubblicazioni successive continuano a trattare solo i Servizi di campagna e - probabilmente per difficoltà di ordine politico interno - la difesa civile e l'organizzazione del Paese per la guerra (i cui sottofondi logistici sono accresciuti) rimangono anche dopo il 1945 un capitolo ignorato, anche perchè investono consolidati assetti di potere e di competenze. Nel 1951 il Governo appronta, ad esempio, un progetto di legge per la difesa civile che si ispira a quanto già in atto in altri Paesi, ma è successivamente costretto aritirarlo perchè incontra in Parlamento una forte opposizione. 12 Risulta, pertanto, a lull'oggi valido quanto scrive nel 1973 il generale Zavattaro Ardizzi in meri lo alla difesa civile e alla sua possibile organizzazione: allo stato dei fatti esiste solo una legislatura parziale e frammentaria, tranne che per quanto concerne la protezione civile. La Difesa civile, per il complesso e la molteplicità delle attività che la contraddjstinguono, non può essere accentrata in un unico Ministero, come previsto per la Difesa Militare, data la omogeneità dj quest' ultima. Devolven do, infatti, tulle le attività ad un unico Ministero, questo dovrebbe avere ingerenza, per necessità di cose, in lutti o quasi lulli gli altri Ministeri, trasformandosi quindi in un supcnninistcro e sostituendosi così alla Presidenza del Consiglio e al Consiglio dei Ministri stesso. Cia~cun Ministero dovrebbe, quindi, venir responsabilizzalo per la parte cli competenza e il coordinamento dovrebbe essere affidato ad un Comitato Interministeriale Permanente per la Difesa Civile, a livello Presidenza del Consiglio dei Mioistri ... 13
In definitiva, per il concorso di vincoli di vario genere tutti tali da ostacolare, ritardare o rendere inoperanti le rifonne, molti complessi problemi logistico-amministrativi individuati da tempo anche nella sedi ufficiali non hanno ancora trovalo a lull'oggi una concrela e soddisfacente soluzione. Ne citeremo solo alcuni, non senza ricordare che tutti trovano un aggancio all'esperienza della prima guerra mondiale, ma alcuni di es-
10 E. Canevari, Italia 1861 - 1943: Retroscena della disfatta, Roma, Rivista Romana 1965, Voi. I, pp. 357-359. 11 Secondo il Luttwak ciò avviene anche neU'economfa tedesca, che solo nel 1943 e sollo la spinta dei terrificanti bombardamenti aerei sulle città viene completamente militarizzata (E.N. Lullwak, Strategia, Milano, Rizzoli 1989, pp. 93-94). 12 T. Bianchi, Difesa civile, "A lere Flammam" settembre-ollubre 1961. 13 P. Zavattaro Ardizzi, li vertice della difesa nazionale e gli Alti Comandi, "Alcre Flammam" gennaio-febbraio 1973.
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si hanno un spessore secolare e sono connessi con la struttura amministraliva dello Stato. A) Assetto del vertice logistico-amministrativo.
Non si tratta di un problema angustamente tecnico-logistico o limitato alla logistica di campagna. La prima guerra mondiale non ha aiutato molto a trovare una soluzione di vertice soddisfacente. Dal 1915 al 1918 le Intendenze (sia quella generale che quelle di armata) in nome del motto "necessità fa legge" hanno visto il loro alto ruolo direttivo iniziale saccheggiato sia - in alto - dallo Stato Maggiore, sia - in basso - da una pluralità di organi ed Enti nati per corrispondere a straordinarie esigenze, che venivano fronteggiate creando ll per Il una gran quantità di nuovi soggetti. Contemporaneamente anche il Ministero della guerra per lo stesso moli vo ha ritlollu e suddiviso i suoi poleri, con assunzione di ruoli notevoli anche da parte di altri Ministeri. La nuova regolamentazione del 1924 elimina le Intendenze (generale e d'armata) inserendo i Servizi a pieno titolo negli alti Comandi, ma è una soluzione di breve durata. Dal 1932 in poi ricompaiono (solo in guerra) le Intendenze ai livelli centrale e di alti Comandi periferici (armate). Ciò non necessariamente va visto come un difetto o una per~iciosa involuzione: la lacuna sta piuttosto nel fatto che, contestualmente, non vengono ben definite compelenze e responsabilitù logisticoamministrative al livello centrale, specie per quanto attiene alle complesse procedure di studio, sperimentazione, approvviggionamento e collaudo dei materiali. Ne risultano sovraccaricati, durante la guerra, sia le direzioni generali del Ministero della guerra che l'Ufficio Servizi dello SME: non solo non vennero unificate tulle le commesse del materiale nel COGEFAG (Comitato generale per la fabbricazioni di guerra - n.d.a.), ma non venne neanche costituita una Intendenza generale dell'Esercito. Ebbero funzione di Intendenza le varie Direzio ni generali del Ministero della guerra, che vennero cosl a dipende re da una parte, dal sottosegretario per la produzione del materiale e la sua distribuzione agli enti territoriali, e dall'altra, dal Comando Supremo (SM Esercito) per la distribuzione alle truppe operan ti. Invece che l'Intendenza, grande organo specializzato che ha tutti i mezzi per funzionare e che è a contatto con le truppe operanti, era lo S.M. Esercito col suo limi lato Ufficio Servizi che doveva provvedere alle necessità di tutti gli scacchieri, segnalandole al Ministero con evidenti ritardi e sofferenze dei reparti. C ' era l'esperienza dell'altra guerra: ma essa venne posta in non cale per gli interessi obliqui della burocrazia romana, mentre sarebbe stato il caso di fare un passo avanti e costituire una Intendenza generale per tutte e tre le forze armale, parallela ad un Ministero della Produzione beJLica unico per tutte le forze medesime e regolatore di ogni specie di commesse belliche. 14
Questi inconvenienti, che durante la guerra ritardano notevolmente la produzione dei materiali più sofisticati e importanti come i nuovi carri medi e pesanti, sono lungi dall'essere del tutto eliminati nel secondo
14
E. Canevari, Op. cit., Voi. I, pp. 359-360.
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dopoguerra: il libro bianco per la difesa del 1977 accenna alla necessità di prevedere una unica Autorità tecnicamente responsabile delle attività relative alla ricerca, sviluppo e produzione degli armamenti, attività al momento ripartita tra Capo di Stato Maggiore della Difesa, Capi di Stato Maggiore di forza armata e Direttori generali del Ministero, e indica tra gli obiettivi a medio termine, la revisione dell'organizzazione territoriale e logistica in senso interforze. 15 Evidentemente queste discrasie logistico-amministrative - che poi hanno le loro ricadute anche sulla logistica di distribuzione - derivano dalla mancanza di una struttura centrale autenticamente interforze, e sono ulteriore dimostrazione dei primari riflessi logistici di aspetti imperfetti della linea di comando e controllo e dei rapporti tra organi politici e militari. B) Semplificazione e decentramento della procedure contabili ed amministrative.
Altro obiettivo secolare mai raggiunto del tutto, e strettamente legato al precede nte. Dopo tante esperienze e riprove, negli anni Trenta il proble ma è sempre lo stesso delle guerre d ' indipendenza, e non è ancora stato risolto. Secondo il tenente generale commissario Yincenzotti (1936) che cita (in negativo) gli esempi della guerra di Crimea, della campagna d' Eritrea del 1896 e della guerra mondiale, c'è ancora molto da riformare, e sembra quasi che non vi siano veri rimedi: la gue rra e la contabilità sono due manifestazioni dello stesso fallo e perciò stretta mente collegali. La prima dinamica nel suo grande ordine, la seconda statica e metodica. Pe r il c he farle vivere e procedere insieme presenta difficoltà poco me no che insuperabili: si può anzi affermare - senza menomazione di alcuno, perchè la incongruenza risiede nella natura del le cose - che la contabilità non abbia potuto funzionare completamente a dovere in nessuna guerra, italiana o straniera. 16
Ne l 1937 il tenente di sussistenza Scalia lamenta, more solito, che il sistema delle scritture contabili io vigore è "assai poco pratico e tutt'altro che semplice e chiaro"; mancano inoltre personale e attrezzature meccanico-contabili (macchine calcolatrici, schedari ecc.). 17 Nel 1938 il colonnello Trionfi critica l'aumento delle pratiche burocratiche, 18 mentre nell 'immediato secondo dopoguerra il problema si ripropone, e il nuovo Capo di Stato Maggiore (generale Raffaele Cadorna) ritiene necessario voltare pagina con una nuova organizzazione capace di eliminare i difetti del passato: La necessità di conferire aU ' Amminis trazione Centrale una s Lrullura più aderente ai tempi e più idonea a liquidare celerme nte il pesante fardello del passato, è stata sempre sentita dallo S.M.E.
1s
MD, Libro bianco 1977, pp. 143- 144. L. Vincenzotti, La contabilità in guerra, "Rivista di Commissariato·· n. 4/1936. 17 B. Scalia, La contabilità in guerra, " Rivista di Commissariato" n. 4/1937. 18 L. Trionfi. La burocrazia militare, "Rivista di Commissariato·· n. 3/1938. 16
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Sono note le deficienze insite nella nostra organizzazione: - diluizione dj responsabilità, che rende inerte e inefficace la volontà dei singoli; - carenza di unità d'indirizzo che paralizza l'azione al centro e disorienta gli organi alla periferia; - sovrapposizione di compiti, grande lentezza nelle decisioru, incertezze nelle competenze e dannose jnterferenze. Il tulio è reso ancora più appariscente oggi, e quinili più grave, dalla spropor.,ione esistente fra il centro, rimasto presso a poco alle propor.,ioni pre-armislizio, ed una periferia di estensione molto ridotta nei confronti del passato. Lo S.M.E. ha perciò sempre posto a base di ogni suo studio e sua proposta 1a necessità che: a) fossero ben fissate le responsabilità cli ciascuno, specialmente al centro, dove anzitullo occorre armonizzare la direzione poli Lica e quella tecnica; h) fosse snellita e semplificata tutta l'organizzazione centrale; c) fosse effettuato un largo decentramento di funrioru dal centro verso la periferia. 19
La situazione non è molto diversa nei primi anni Ottanta. Il Libro bianco della Difesa l 985 accenna all'istituzione nell'agosto 1984 di un'apposita commissione al più alto livello presieduta dallo stesso Ministro della difesa, che oltre ad elaborare una proposta di adeguamento della struttura centrale e periferica della difesa ha il compito di ricercare una migliorala fllnzionalità della strullura centrale e periferica di supporto volta a sostenere cd alimentare in forma economica cd efficiente il settore operativo. Inoltre, si dovrà esaminare l'opporturutà di un adeguato decentramento dell'attjvjtà tecrucoamnùnjstrativa agli altri comandi periferici, in modo da ridurre le fasi del processo decisionale, i tempi di definizione degli alti e lo snellimento delle strutture centrali. [n particolare, si dovrà esaminare [processo inverso rispello ai primi anni del secolo? n.d.a.] anche l'opportunità di differenziare le norme amministrative rispetto a quelle degli altri Ministeri, tenendo conto della atipicità funzionale del Ministero della difesa. 20
C) Razionalizzazione degli organi territoriale con particolare riguardo agli stabilimenti militari. L'organizzazione territoriale dell'esercito subisce continue modifiche fino al 1943, nel tentativo - non sempre riuscilo - di adeguarla alle crescenti esigenze di rifornimento di uomini e materiali per tutti i fronti. Prevale comunque, l'ottica - tuttora in auge - di "alleggerire" da incombenze logistiche territoriali i reparti operativi inviati a combattere sui vari fronti, ottica assai meno pressante nella diversa realtà del secondo dopoguerra, con reparti che non solo vivono nel territorio, ma - per molteplici esigenze logistiche a cominciare dalla panificazione, dal vettovagliamento e dalle riparazioni e rifornimenti in genere - anche sul territorio e con il supporto diretto, quotidiano del territorio. Dal 1945 in poi sono poche le riforme di rilievo, anche per il prevalere di esigenze extramilitari o non strettamente ordinative e tecniche. In particolare il dopoguerra ha visto un drastico ridimensionamento dell'importanza
19 G.N. Amoretti, La relazione Cadorna sull'opera dello SME, Salerno, Ed. Ipotesi 1983, p. 78. 20 MD, La difesa - Libro bianco 1985, Roma 1985 p. 37.
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degli stabilimenti militari, ormai diventati - capovolgendo la situazione del 1914-1915 - del tutto "sussidiari" e marginali rispetto agli stabilimenti privati, ai quali sono affidate in toto la progettazione e la produzione del materiale militare (e per la grande parte anche le riparazioni di livello superiore). Ciononostante, come già la commissione d'inchiesta all'inizio del secolo, il Libro bianco 1977 fa una diagnosi non esaltante della situazione: l'efficienza degli stabilimenti risente, in linea generale, di uno stadio organizzativo che non si è ancora potuto pienamente adeguare alle attuali esigenze. Nonostante recenti interventi di ammodernamento, questo settore appare infalli non completamente armonico nelle strutture e negli ordinamenti, e, per molti aspetti, tecnologicamente superato.21
Una economica e razionale soluzione dell'annoso problema nel primo dopoguerra avrebbe richiesto e richiederebbe, oltre che disponibilità di fondi per l'ammodernamento di quanto si intende conservare, anche la possibilità di ridurre il personale civile degli Enti esuberanti, come era avvenuto senza troppe remore negli anni Venti e come invece non è mai stato possibile nel secondo dopoguerra, per ovvie esigenze di carattere politico-sociale e locale (del resto presenti - come testi-
monia la commissione d'inchiesta - anche nei primi anni del secolo). D) Implicazioni della logistica integrale.
Problema estremamente dipendente dai precedenti ed esigenza già comparsa nella prima guerra mondiale. In questo fondamentale settore, se si considera non solo l' impostazione dei rapporti tra forze armate, ma anche l'andamento dei rapporti interalleati (con la Germania, dal 1936 al 1943; al livello NATO, dal 1949 in poi), le realizzazioni non possono oggettivamente essere molte, e i vincoli e i limiti non possono che essere costanti. Fino al 1943 non solo l'Italia, ma anche ciascuna forza armata tendeva a fare la sua guerra e quindi non vi era concreto spazio per una logistica interforze e interalleata. Nel secondo dopoguerra, per gli stessi motivi, è ancora prevalsa una logistica di forza armata, e anche al livello NATO, per il prevalere di vincoli e interessi industriali di carattere nazionale, le esigenze di standardizzazione e interoperatività22 unanimamente condivise hanno avuto una risposta concreta molto al di
21 MD, Libro bianco /977, pp. 106-107. 22 StandardiZZPzione: Processo mediante il quale Nazioni alleate realizzano la più stretta cooperazione possibile tra le forze, la piO efficiente utiHzzazione della ricerca, dello sviluppo e delle fonti di produzione e accettano di adouare nella maggior misura possibile: - procedure operative, amministrative e logistiche comuni o compatibili; - procedure e criteri tecnici compatibili; - dotazioni, complessivi, armi o materiali comuni, compatibili o interoperabili; - dottrine d'impiego comuni o compatibili. Interoperabilità: capacità di un sistema, unità o organismo di fornire ed ottenere servizi e prestazioni congiuntamente ad altri sistemi, unità o organismi in modo tale che questo vicendevole scambio ai prestazioni o servizi li renda comunque idonei a lavorare insieme (Libro bianco 1977, p. 300).
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sotto di quanto sarebbe stato possibile, sia al livello interalleato sia nell'ambito della struttura logistico-amministrativa della Difesa. Si tratta di tendenze e resistenze radicate e non tutte di per sé ingiustificate, così forti da sopravvivere ai tempi, ai Governi, alle forme di reggimento politico. Dimostrandosi - in questa occasione - cattivo profeta, nel 1934 il Luizzi prevede ottimisticamente che lo Stato corporativo fascista, sotto il punto di vista organico, agevolerà enormemente la mobilitazione civile e militare dell'Italia, assicurando, in quanto è possibile, ai servizi mobilitati la base per il loro regolare funzionamento. La funzione dei dicasteri della forze armate, oltre ai molti vantaggi d'ordine morale, non può, a nostro credere, non preludere anche a molti vantaggi d'ordine materiale, riguardanti principalmente i Servizi, nel senso di sopprimere luni i dannosi doppioni per rendere più robusti, sviluppati e fecondi i tronchi di essenziale e comune intercsse.23
Per tutte queste ragioni, è sempre stato vero quanto osserva il Libro bianco 1977 a proposito degli impieghi di risorse: non va sottaciuto peraltro che nel passato anche recente, si siano incontrati degli ostacoli alla definizione della programmazione derivanti, oltre che dalla carenza di attendibili ipotesi finanziarie, anche dalla e•trema difficoltà a determinare le priorità intcrfor.te dei programmi formulati secondo una logica settoriale di forza annata, quando la sommatoria degli oneri ad essi connessi superava le disponibilità finanziarie globaJi.24
Sempre e in ogni caso si tratta dunque di un problema di coordinamento e di gestione, per il quale risulta estremamente arduo far fronte con concreti, validi, duraturi provvedimenti a esigenze generali da tutti e da gran tempo riconosciute, sia pure solamente in linea di principio. Eppure il rapporto tra economia e strategia e tra esigenze logistiche civili e militari, oltre a non far parte solamente dell'armamentario militare del passato non è, oggi, cosa che riguarda il tempo di guerra o la gestione della crisi, ma piuttosto il quotidiano e normale lavoro di previsione e programmazione dei Governi. Le frequenti crisi energetiche del secondo dopoguerra e l'insicurezza delle fonti di materie prime e delle relative vie di comunicazione marittime ripropongono continuamente la necessità e il valore strategico, prima ancora che logistico, di una lungimirante politica delle scorte e di un coordinamento di esigenze e di mezzi civili e militari. Come ha affermato il Prof. Armani nel 1982, occorre non dimenticare, nel coordinamento tra economia e industria nazionali e for7.e armate, le due esperienze della prima e della seconda guerra mondiale. Dal punto di vista della pianificazione economica di guerra, indubbiamente la prima è stata meglio gestita della seconda. di gran lunga. E' una acquisizione storica ormai dimostrata. Oggi siamo in una condizione divi;rsa: dobbiamo essere efficienti già in tempo di pace. Dobbiamo quindi non solo disporre di armamenti e di scelte s trategiche validi nel quadro del noslrO ruo-
23 24
r.. l.i111.1:i, I .<ervizi lngistici nella guerra. Milano. Corbaccio 1934, p. 414. MD, Libro bianco 1977. p . 69.
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lo NATO. Dobbiamo avere alle spalle una struttura capace di rispondere a tutte le sollecitazioni dei reparti operativi. Questa struttura, per essere elastica e flessibile, deve operare secondo le regole imprenditoriali più avanzate. Ultimo problema, ma non in ordine d'importanza è quello del coordinamento e della standardizzazione. La visione strettamente economicistica che portò per esempio in occidente, prima della crisi energetica, verso navi cisterna da 500.000 e più tonnellate, si è ormai rivelata un assurdo ecologico in pace e un assurdo logico in guerra. Sotto questo punto di vista un coordinamento tra le esigenze militari e quelle civili potrebbe portare a costruzioni standardizzate di navi oceaniche (ad es. da 50.000 t) nelle versioni cisterna, porta-contenitori, carico secco, porta-chiatte e navi mediterranee (ad es. da 5.000 t) nelle versioni cisterna, carico secco, porta-contenitori e traghetto già predisposte, in potenza per ricevere elicotteri ed altre armi di autodifesa e per il trasporto e la proiezione a terra di fora. Non so come stiano le cose. ma temo che oggj gli unici mezzi capaci di utilizzazione congiunta civile e militare siano gli autocarri. Occorre non dimenticare mai che l'Italia ba mezzi scarsi. Questi mezzi vanno, quindi. distribuiti con un criterio di scelte prioritarie precise. Sino ad oggi questo non è stato fatto e si banno così interi settori in sofferenza o in cui la nostra dipendenza dall'estero è assoluta, mentre non mancano in ltalia capacità industriali e gestionali ideative e realizzatrici eminenti e, magari, anche all'avanguardia.2S
La logistica integrale va perciò vista come anello di saldatura tra strategia e realtà non solo economica, ma politico-sociale. Al tempo stesso , i suoi assetti sono delle cartine di tornasole che rivelano l'effettivo livello di efficienza di un dato ordinamento. Se si tengono presenti queste proprietà della logistica, non può meravigliare più di tanto il permanere di vecchi nodi irrisolti. E' in questa direzione che vanno ricercate anche le matrici primarie di vecchie mende della regolamentazione vera e propria (che non è teoria ma ricerca dell'adattamento più opportuno della teoria alla realtà). Nella nostra regolamentazione ricorrono infatti con una certa frequenza alcuni tratti caratteristici, tradizionali e costanti, corrispondenti a soluzioni più o meno obbligate e originate dalla scarsità di risorse e dalla mancanza di coordinamento. E) Tendenza all'accentramento.
Tra i due contrastanti princìpi di base dei quali deve tener conto qualsiasi problema ordinativo, quello dell'economia che si traduce nella tendenza all'accentramento e quello della aderenza che si traduce in un decentramento di funzioni e di organi, prevale l'accentramento, la "risorsa dei poveri". Posto che il problema pratico è sempre quello di far convivere nella maniera e nella misura migliore due princlpi che hanno ambedue vantaggi e svantaggi, se l'accentramento è eccessivo gli effetti sono meno negativi in operazioni stabilizzate e poco dinamiche, sul tipo della prima guerra mondiale. Gli effetti negativi, al contrario, si moltiplicano in operazioni caratterizzate da elevato dinamismo, nelle quali l'afflusso diretto dei rifornimenti da tergo (dall'indietro in avanti...)
25 P. A1111ani, L'esigenza di uriu prugrummazium, iriterfurze nel muclellu di difesu (in Alli del Convegno ISTRJD sugli indirizzi della Difesa, Roma, ISTRID, 15 aprile 1982).
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imposto dalle soluzioni accentratrici è gravemente ostacolato e ben raramente riesce aderente. Al tempo stesso, l'accentramento eccessivo ostacola anche il buon andamento e la tempestività delJe attività di mantenimento, particolarmente importante per i sofisticati mezzi moderni. Tutto ciò si traduce in inadeguatezza dell'organitzazione non solo di fronte all'odierno quadro delle operazioni e nell'immanenza della minaccia nucleare, ma anche di fronte alle esigenze della battaglia di corazzati, quali si manifesta già in Africa Settentrionale nel 1940-1941. Un ultimo, e non trascurabile, risvolto negativo di questa tendenza è la penuria ai livelli inferiori (reggimento e/o battaglione) di organi specializzati direttivi ed esecutivi dei Servizi. Ciò costringe - di fronte ad esigenze che sono urgenti e non dilazionabili - la catena di comando operativo ad addossarsi essa stessa oneri logistici, sottraendo energie al suo vero ruolo, e a distogliere personale esecutivo dagli incarichi di specializzazione operativi (da qui l'eterno problema della "cariche speciali"). In estrema sintesi, l'odierno quadro operativo richiede in misura precipua proprio quello che l'accentramento non può dare: elevata autonomia dei livelli inferiori e flessibilità dei rifornimenti. F) La tendenza a economie solo apparenti.
Vi accenna - sempre sulla ba!ie dell'esperienza dcli' Africa Settentrionale - il generale Mancinelli, citando il caso di una bussola tascabile, strumento indispensabile che però "per economia" si trascura di perfezionare e di installare sulle nostre pur valide autoblindo (come avevano fatto gli inglesi). Secondo il generale Mancinelli, il particolare della bussola tascabile è caratteristico di una mentalità abbastanza diffusa negli ambienti di scarsa disponibilità finanziaria, facilmente soggetti alla suggestione delle "false economie", cui sono da attribuire parecchie deficienze della nostra attrezzatura militare d'ogni tempo. Realizzato con molto sforzo e con molta spesa uno strumento spesso tecnicamente ottimo ed up lo date, si manca poi di ottenerne tutto il rendimento <.:he se ne dovrebbe attendere per difetto di adeguate apparecchiature sussidiarie, per correre dietro ad un risparmio illusorio, assolutamente insignificante rispetto all'entità della spesa fondamentale. 26 Se intesa in modo sano, "industriale", economia significa taglio degli impieghi non essenziali a favore della miglior conservazione, o dello sviluppo della parte più valida dell'esistente. Ma cessa, evidentemente, di essere tale se non raggiunge questo scopo e anzi mina l'efficienza. Un'economia al momento può arrecare sollievo, ma a medio e lungo termine può risultare, oltre che dannosa, pericolosa. Ciò avviene quando
26 G. Mancinclli, Dalfronle dell'Africa Settentrionale ( 1942 - 1943), Milano Rizzo
li 1970, pp. 79-80. Cfr. anche G. Liuai, Ricordi e pensieri di u,i ex-/111enden1e d'arma ta, Roma, 1st. Poi. dello Stato 1922, pp. 111-82 ( Il Liuzzi lamenta la mancata autorizzazione. per "economia.. - alrimpianto di modeste attre7.zature meccaniche, la cui mancunzn
causa una spesa molto maggiore).
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induce a sancire procedure logistiche, che non sono poi in grado cli assicurare un suflìcienle supporlo all'esistente e quindi aggravano il problema logislico. G) La tendenza a "alleggerire" le dotazioni e il supporto logistico.
E' figlia sia della tendenza all'accentramenlo, sia della tendenza alle "false economie". Già all'inizio della prima guerra mondiale ha causato perdite severe, senza consenlirc il raggiungimento degli obiettivi. Trascurando gli inscgnamcnli della prima guerra mondiale e delle stesse guerre di Etiopia e Spagna, anche durante la guerra 1940-1943 ha avuto immeritato e pernicioso successo un orientamento dottrinale che vedeva in dotazioni, scorte cospicue e organi logislici più che altro un appesantimento, e non la base indispensabile per affermarsi sul campo di battaglia con autonoma capacità di manovra: l'autonomia tattica non può essere disgiunta dall'autonomia logistica. La guerra 1940-1945 non insegna, né può insegnare nulla: come già si è accennato, anche dopo il 1945 i costi continuamente crescenti a fronte delJ'esiguità delle risorse hanno impedito di dare una soluzione soddisfacente a un settore dal quale pur dipende l'effettiva capacità operativa delle numerose Grandi Unità costituite. In conclusione, la povertà delle risorse ha sempre aggiunto ai suoi ineliminabili svantaggi, quelli che sono derivati - anche sullo spirito dei Quadri e delle truppe - da numerosi e mal riusciti espedienti ingegnosamente ricercati per attenuarne (almeno ali' apparenza) i riflessi negati vi. E' giusto e utile parlarne, perchè - a maggior ragione oggi - riesce quanto mai calzante quanto scrive lo stesso generale Mancinelli (già Capo di Stato Maggiore della Difesa dal 1954 al 1959) nella presentazione delle sue memorie sulla guerra in Africa Settentrionale: E' proprio per il soldato italiano, per gli italiani, che ritengo giusto mettere in evidenza onestamente le manchevolezze e gli errori che furono all'origine della nostra situazione d" infcriori1ll. Si tratta di un "errore sistematico" della nostra politica militare, insito nello squilibrio tra la posizione di prestigio perseguitala da un paese di cinquanta milioni di abitanti e la concreteua dd nostro potenziale, specie per il modesto apporto del coefficiente economico, che si trascina nella nostra vita na7.ionalc dall'unità d"ltalia in poi e si annida ancora oggi, subdolamente, nell'anemica alimentazione del nostro bilancio della difesa sul quale sono facilmente riconoscibili, ad occhio nudo, gli stessi germi che determinarono i mali del passato. Non è possibile, con mezzi inadeguati approntare e mantenere uno strumento bellico idoneo alla prova suprema di un conflitto armato, quale ci si pros peua concretamente in via d'ipotesi, nel quadro della nostra situazione strategica e degli impegni volontariamente assunti in seno ali' Alleanza Atlantica. Altri errori furono determinati, come ho già accennato, da scarsa conoscenza, specie nelle alte gerarchie poUtiche e militari, delle nuove caratteristiche della guerra moderna. che indusse ad affrontare imprese immani senza il possesso dei mezzi indispensabili. Anche su questi errori si deve fare luce perché non si ripeta la tendenza a rinchiudersi in una propria ris trella visione "provinciale", senza rendersi conto della realtà effettiva del mondo esterno, tanto più avanzata. 2 7
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G . Mancinelli, Op. cit., pp. 8-9.
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Se è così, il ricordo del passato oltre a non rivelarsi cosa per pochi adepti può contribuire a rendere la logistica come la voleva il generale Liuzzi già negli anni Trenta, cioè tale da "mettere le ali alle truppe": questo è almeno il nostro auspicio.
Ferruccio Botti Parma, settembre 1994
CAPITOLO I
LA PREPARAZIONE LOGISTICA DELL'ESERCITO NEL GIUGNO 1940: LACUNE E PROBLEMI
1. Premessa Trattando della logistica dell'esercito italiano dal I 940 al I 943, non può non colpire la distanza incommensurabile che intercorre tra i concetti e criteri prevalenti in questo periodo e quelli non solo del 1915-18, ma anche della recentissima guerra d'Etiopia, nella quale, come si è visto, la logistica dell'Intendente generale Dall'Ora viene definita "americana", il che glj dà modo di replicare giustamente che quello era il prezzo non tanto facilmente evitabile della guerra breve e decisiva. Per tutta la seconda guerra mondiale l'esperienza del 1915-1918 e le dimensioni imponenti dello sforzo logistico allora richiesto sono estremamente lontane, anche quando dovrebbero essere ben presenti e ammonire a non adottare tanto facilmente provvedimenti avventati. Per giunta, se dal 1915 al 1918 l'esercito e la sua logistica sono concentrati al confine di nord-est e vicino al triangolo industriale (con conseguente notevole semplificazione della problematica da affrontare), nel 1940 sono mutati io maniera radicale i parametri primari di riferimento ai quali si richiama la logistica. L'unica costante è la vetustà di molto materiale, io molti casi più o meno lo stesso del I 918: ma, per il resto, quali e quante differenze <:he tulle ri<:hiedono un incremento delle esigenze! Forze e mezzi dispersi su vari fronti e non concentrati, come nella prima guerra mondiale aveva voluto - anzi sempre decisamente preteso - Cadorna. Guerra logistica nella prima guerra mondiale, guerra nella quale si tenta - naturalmente senza riuscirvi - di superare le strettoie della logistica, nella seconda. Importanza determinante dei rifornimenti dal mare e della flotta mercantile nella prima guerra mondiale, immediata rinuncia per esigenze politiche a 1/3 del naviglio mercantile nella seconda, fin dal primo giorno di guerra. Ruolo ancor ridotto del potere aereo nella prima guerra mondiale, importanza spesso determinante proprio per i rifornimenti di tale potere aereo neJJa seconda: e si potrebbe continuare, fino a ricostruire un quadro di estrema complessità che aumenta i fattori di "dipendenza" della logistica puramente terrestre. Ne consegue che una storia logistica organica della seconda guerra mondiale richiederebbe parecchi volumi, per la molteplicità dei fattori interni e internazionali in gioco e anche per l'estrema difformità del-
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le situazioni che si creano nei diversi teatri d'operazione. Ma, oltre a non essere forse possibile, una storia logistica unitaria sarebbe anche poco significativa. Anziché derivare dalla ricerca di nuove e durature soluzioni tali da lasciare una traccia anche nel dopoguerra, in questa fase cruciale la logistica dell'esercito italiano è statica, abborracciata e povera di reali contenuti concettuali e organizzativi, perché si riassume più che altro nell'individuazione non sempre fortunata e redditizia di espedienti momentanei, di misure eccezionali, di soluzioni organiche di ripiego (che tali restano) per far fronte in qualche modo alJe carenze spesso drammatiche di benzina, automezzi, munizioni che si manifestano su vari fronti, e spesso costringono a lasciare in seconda linea le esigenze relative al personale (viveri, acqua, vestiario, sanità). Ciò avviene anche perché il personale è quasi costantemente sovrabbondante rispetto alla possibilità di assicurare un sostegno logistico di buon livello a tanta gente, che pur essendo male armata aggrava il problema dei trasporti e degli organi logistici specializzati, sempre scarsi. La costante logistica della seconda guerra mondiale è proprio questa: l'Italia vorrebbe fare una guerra di uomini, del numero, ed è invece costretta a fare una guerra di mezzi, materiali e specialisti alla quale non si è mai preparati. A tal proposito sono molto indicativi - come già si è detto - i verbali delle riunioni dei Capi di Stato Maggiore recentemente pubblicati dall'ufficio storico dello SME, riunioni nelle quali più che decidere strategie e comunque problemi ad elevato livello, le più alte autorità militari si occupano a lungo e direttamente dell'invio dei rifornimenti in Africa Settentrionale e della protezione di quelle navi mercantili e di quei convogli, alla cui scorta nel 1939 il Capo di Stato Maggiore della marina intendeva assegnare solo il naviglio leggero più antiquato, per non distogliere dall'improbabile battaglia decisiva il naviglio maggiore con il relativo, ricco contorno di navi di squadra.• Di conseguenza, più che descrivere nel particolare espedienti spesso obbligati e dunque non ispirati da una scelta concettuale, e più che dare conto di sconfitte rese inevitabili dalla scarsità dei mezzi o dalla crisi dei rifornimenti, la nostra indagine tenderà a enucleare ciò che è a fattor comune degli eventi nei diversi teatri di operazione, soffermandosi su taluni aspetti logistici della guerra in Africa Settentrionale - la più vicina e più affine al contesto logistico del dopoguerra - nella quale la competizione e il confronto con gli eserciti meglio equipaggiati del mondo, il largo impiego di forze meccanizzate, il dinamismo e i rapporti di forze e di tempo forniscono spunti di meditazione ancora attuali. Per il resto, non richiedono molti commenti e attento studio soluzioni organizzative e decisioni che denotano spesso un ritorno o un ancoraggio a concetti strategici e logistici superati, ai quali conduce anche la disponibilità di armi, mezzi e materiali antiquati e la scarsità qualitativa di Quadri e personale, che non compensa la loro abbondanza.
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D. Cavagnari La dottrina - lo spirito, '"Rassegna Italiana" giugno 1939.
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2. Cenni bibliografici Come avviene per la guerra di Spagna e diversamente dalla prima guerra mondiale, la bibliografia sulla seconda guerra mondiale - pur ricchissima - è molto povera di lavori a carattere logistico, specie per quanto riguarda la logistica di campagna. Più numerosi, anche se non esaustivi, sono invece i contributi che trattano quel particolare aspetto della organizzazione della nazione per la guerra che è la produzione di armamenti. Accanto al già citato libro di Van Creveld Suppliyng War, che risente fin troppo di un'ottica anglosassone, va anzitutto ricordata l'opera del generale Ambrogio Bollati Problemi logistici della guerra moderna, raccolta di articoli in massima parte usciti dal 1935 in poi sulla Rivista di Commissariato e dei Servizi Amministrativi Militari.2 Pur risentendo ovviamente della scarsità di fonti e dei condizionamenti del tempo, l'opera ha il pregio di inserire la problematica logistica della seconda guerra mondiale in quella del 1914-1918 e della guerra italo-etiopica, senza limitarsi all' aspetto angustamente terrestre ma fornendo un panorama globale, dal quale traspaiono l"importanza e gli influssi del potere aereo e del potere marittimo. Questa raccolta va integrata dagli articoli dello stesso Bollati e di altri comparsi dal 1940 al 1943 sulla Rivista di Commissariato e dei Serviz i Amministrativi Militari. Mollo ricca di dati sulla produzione di armamenti e sullo sforzo logistico che ha comportato l ' intervento sui vari teatri d ' operazione è l'opera di "Historicus" (il colonneJlo Tosti) Da Versailles a Cassibile - lo sforza militare italiano nel venticinquennio 1918-1943. 3 Anche se non vi vengono precisate le fonti, si ha motivo di ritenere che i dati forniti siano attendibili, dato che l'autore ha a lungo fatto parte dell'ufficio storico dell' esercito. Di elevato interesse specie sul ruolo di Cavallero e sulla ripartizione dei mezzi e materiali logistici tra l'Africa Settentrionale e la Russia è anche il Libro di Lucio Ceva su La condotta italiana della guerra - Cavallero e il Comando Supremo 1941/19424, che per quanto riguarda la produzione di mezzi corazzati va integrato con il recentissimo Lucio Ceva - Andrea Curami, La meccanizzaz ione dell 'esercito fino al 1943. 5 Per stabilire i criteri per la condotta logistica della guerra, le priorità adottate nella produzione dei materiali, i tentativi di raccordo tra condotta strategica e provvedimenti di carattere logistico (con particolare riguardo ai mezzi corazzati e al problema e i trasporti via mare), fondamentale (anche se finora piuttosto trascurato sotto questo aspetto) è
2 Ed. Riv ista di Conunissariato, Roma 1943 (sostituisce il fascicolo o. 1/1943 della Rivista).
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Bologna, Cappelli, 1954.
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Milano. Feluinelli, 197.'.5.
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Roma. SME - Uf. Storico 1989 (2 volumi).
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il diario del Capo di Stato Maggiore maresciallo Cavallero6 , che va integrato con i verbali delle riunioni dei Capi di Stato Maggiore già pubblicati o in corso di pubblicazione da parte dell'ufficio storico dell'esercito. Di qualche interesse sull'argomento anche il recente libro del Bocciante I generali della dittatura. 1 Il diario di Cavallero è utile anche per taluni risvolti logistici della guerra in Africa Settentrionale. Sull'organizzazione logistica in quest'ultimo teatro di operazioni, sui riflessi logistici del sistema di comando e controllo adottato e sulla rispondenza dei criteri dottrinali di base per l'organizzazione dei trasporti e rifornimenti, sono di elevato interesse le già citate memorie del generale Giuseppe Mancinelli, ufficiale di collegamento italiano presso il Comando di Rommel e poi Capo di Stato Maggiore della Difesa nel secondo dopoguerra. Significativi accenni alla logistica dopo El Alamein contiene anche il libro del generale Messe Come finì la guerra in Africa. 8 Sul rapporto tra strategia e economia (e tra strategia, politica e economia) nel periodo tra le due guerre mondiali e durante la seconda guerra (chiave indispensabile per inquadrare gli avvenimenti anche da un punto di vista non strettamente logistico) vanno sottolineati gli studi del generale commissario Gaetano La Rosa (Ispettore e Capo del corpo di commissariato nel secondo dopoguerra), raccolti soprattutto nel volume IL fattore economico e logistico nella guerra9, al quale si aggiunge l'altra raccolta (riguardante più strettamente il corpo di commissariato e i problemi del Servizio di commissariato) J Servizi di commissariato militare in pace e in guerra. 10 L'unica opera logistica specifica pubblicata sulla seconda guerra mondiale è il volume dell'ufficio storico dell'esercito I Servizi logistici delle unità italiane alfronte russo (1941-1943), uscito nel 1975 e assai utile per verificare la rispondenza dei criteri adottati per i rifornimenti in una guerra continentale e con ambiente naturale che presenta il massimo delle difficoltà (freddo, fango, distanze, avversario meccanizzato), anche se naturalmente, è ristretto a un solo teatro d ' operazioni e a un solo periodo. Quest'opera - va notato - rimane anche l'unica in senso assoluto finora pubblicata in materia da parte dell' Ufficio Storico dell'esercito. Notevoli spunti di interesse logistico contengono i libri del generale Francesco Rossi Mussolini e lo Stato Maggiore 11 , e del generale Mario Roatta Otto milioni baionette 12, e infine - non solo per la parte trasporti aerei - le opere dei generali dell'Aeronautica
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U. Cavallero, Diario 1940-1943 {a cura di G. Bucciante), Roma, Ciarrapico, 1984. Mondadori, Milano, 1987. 8 Milano, Rizzoli, 1976. 9 Roma, 1962 IO Roma, 1961. 11 Roma, Tip. Regionale, 195 I . 12 Milano, Mondadori, 1946.
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Pricolo 13 e Santoro.14 Il settore dell'organizzazione della nazione per la guerra, con particolare riguardo alla produzione metallurgica (artiglierie, carri ecc.) è il meno scoperto: oltre alle opere del Minniti, del Padoan, dei generali Spigo e Favagrossa c di Ceva-Curami sulla produzione dei mezzi corazzati, ricordiamo gli studi pubblicati nel volume L'Italia nella seconda guerra mondiale e nella Resistenza ( 1988) 15, con particolare riguardo ai contributi di Giorgio Rochat su Lo sforzo bellico 1940-1943. Analisi di una sconfitta (pubblicato anche su Storia Contemporanea 1985/160), di Valerio Castronuovo su L'industria di guerra 1940-1943, di Andrea Curami e Fulvio Miglia su L'Ansaldo e la produzione bellica e di Massimo Legnani sui Finanziamenti della guerra fascista. Riguardo ai criteri da adottare per la produzione dei carri e ai requisiti che essi devono possedere secondo i più alti esponenti dell'esercito, è daritenersi fondamentale un documento esistente negli archivi dell'Ufficio Storico dello SME e finora non pubblicato e non citato (nemmeno da Ceva-Curami ), riportante il resoconto stenografico di una riunione indetta il giorno dopo la celebre riunione sulla divisione binaria (23-24 novembre 1937), sul tema divisione corazzata.16 Sull'organizzazione della na7.ione per la guerra intesa in senso lato - cioè come complesso di provvedimenti straordinari in tutti i settori della vita nazionale per assicurare il massimo e più economico sforzo di alimentazione delle forze armate in uomini, generi e materiali mancano contributi organici: andrebbero tuttavia esaminate opere coeve come quelle del generale Attilio Cabiati Il finanziamento di una grande guerra 17, di Bruno Minoletti La marina e la seconda guerra mondiale 18, di F. S. Orlando L'economia bellica e i problemi della nuova Europa 19, e del colonnello cecoslovacco Emanuel Moravec su La strategia attuale.20 Di notevole interesse i numerosi articoli pubblicati anche su questo argomento dalla Rivista di Commissariato e dei Servizi Amministrativi Militari dal 1940 al 1943, che consentono di stabilire, almeno io parte, un confronto con le soluzioni e lo sforzo finanziario e industriale di altri Stati alleati e nemici.
13 F. Pricolo, La Regia Aeronautica nella seconda guerra mondiale, Milano, Longanesi 1971 e Ignavia contro eroismo, Roma, Ruffolo 1946 (ques t' uhima opera risente particolarmente di polemiche e contrasti tra forze annate). 14 G. Santoro. L 'Aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Roma, Danesi, 1950. 15 Milano, Franco Angeli, 1988, pp. 215-306. 16 AUSSME, Rcp. M -7 , Racc. 404. 17 Torino, Einaudi 1942. 18 Torino, Einaudi 1942. l'l Milano, Bocca 1941. 20 Firenze, Cya 1942.
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3. Riflessi loRistici della carente organiz;:,azione del vertice politico-militare
Dopo l'entrata in guerra gli inconvenienti provocati dall'assenza di un reale controllo unitario dell 'organizzazione della nazione per la guerra e della produzione militare. ai quali si è accennato nel precedente capitolo VIII , sono aggravati dalla carente organizzazione del vertice militare. Non esiste un' Intendenza generale o comunque un distinto organo dicomando e controllo unilario di tutti i Servizi dell'esercito in guerra. non sono ripartiti con chiarezza ed equilibrio, al centro, organi e responsabilità tecnico-logistiche, e di fatto permane - in palese contraddizione con i principi della guerra integrale - l'assenza di un serio coordinamento logistico tra le forze armate, con negativi rincssi soprattutto sull'efficace alimentazione delle forze oltremare e sul coordinamento generale degli sforzi, tanto più necessario vista la generale scarsità di risorse. Significativa e non priva di ammaestramenti anche attuali, in merito, la mancanza di un'unità di misura comuni alle tre forze armate per determinare almeno i rispellivi livelli delle dotazioni e scorte. Risulta quindi pienamente condivisibile il c;;ommenlo <lei generale Franccs<.:u Russi, Sollocapo di Stato Maggiore lntendcnlc alla vigilia della guerra: Secondo le disposiLioni <.li mobilita710nc, all'auo dell'entrala in campagna. era prevista la costituL10ne <.11 un· I ntendcn7a Generale. che <.love va richiedere al Paese tu lii i materiali occorrenti alle truppe operanti. e dislocarli opportunamente, in rcla,ione alle ne cessità <.!elle opcrn7ioni. Tale Inte ndenza non fu mai costituita. ed chhcro fun7ione di lnten<.le rua le varie Direzioni generali <.Id Ministero della guerra, che vennero ~>erlanlo a<.I avere una duplice dipen<.lenLa: <.lai Ministro (o Souosegrelario) <.lellu Guerra per la parte produzione, e per la distrihu,ionc alle truppe territoriali: dal Capo di Stato Mnggiore <.lell'Escrcrto per la distribuzione alle truppe mobilitate. Ll' Stato Maggiore dell'Esercito. col suo Ufficio Servi,:i. di cui facevano parte sol tanto una sessantina di ufficiali. doveva provvedere le necessità di tuui gli scacchieri. e ,egnalarlc al Mini.lero per il loro soddi,fac1mcn10. Se si pone men le che gli scacchieri operativi andavano dal Don ali' Egeo. <.!ali' Egitto alla Tunisia. da Crela alla Proven,:a, si porrà facilmente immaginare 4uan10 difficile fosse il lavoro <.li tale uffic io. Nonostante la competenLa e la huona volontà di 1u11i. e specialmente del colonnello, poi genernle Rodolfo Torresan. valentissimo capo Ufficio Servi,.i dal 1939 al 1943. morto poi in prigionia in (ìcrmania. si ebbero in 4uesto campo in terferenze dovute a non precisa dchmita7ionc di compiti e responsabilità. Esprimo il parere che in caso di guerra l'ente incaricalo della produ,ionc sia ncua menle distinto dall'ente operativo (lntenderua). Ma vado piìr in là, e rilengo che debba costitu irsi una lntcndcn,:a non per le sole necessità dell'Eserc-ito. ma pt,r lolle le for,c armate operanti . essendo semplicemente a~surdo che l'ente che provvede, ad esempio. le scarpe per due milioni di uomini dell'Esercito. non possa provvederle anche per duccc11tu111ila ùc:lla Marina. Tale lntcndc n7a veramente «generale». croè per le tre for7c armate, dovrebbe essere a strc uo contallo con un ente «unico» della produzione. c he coor<.linassc in lullo il Paese la produLionc stessa per civili e milrtari. ~1
~1
F. Rossi.
o,,.cit., p. 59.
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Come se ciò non bastasse, nel periodo dal 1938 al giugno 1940 sono già costituiti e funzionanti i Comandi di annata o di scacchiere, ma non le Intendenze di armata e di scacchiere, cioè i corrispondenti organi di comando e/o direttivi dei Servizi preposli all'indispensabile coordinamento e controllo periferici della branca logistica. In tal modo si mostra di non tenere in alcun conto l'esperienza· di tutte le guerre, fino a quelle recenti di Etiopia e Spagna, e gli auspici di autorevoli studiosi fin dall'inizio del secolo. Continua a prevalere, quindi, il concetto antiquato della costituzione dei principali organi direttivi ed esecutivi dei Servizi solo all'atto della mobilitazione, e ciò vale anche per gli scacchieri d 'oltremare, a cominciare dall'Africa Settentrionale.22 In questo scacchiere, che è il più "caldo" e ove è necessario potenziare l'orga nizzazione logistica per le numerose truppe già affluite e in corso di arflusso, il 20 febbraio 1939 viene inviato il geo. D ' Aponte con l'incarico di assumere lefum:.ioni di Intendente alle dipendenze del Comando Superiore Libia, a partire dal 5 marzo. Vi sono però divergenze di vedute tra Ministero, Comando de l Corpo di Stato Maggiore e Comando Superiore Libia sul suo ruolo e sulle sue dipendenze. Il Ministero patrocina la soluzione classica, regolamentare:!: in analogia a quanto avviene per gli Intendenti di armata, il generale dovrebbe assumere solamente in guerra le piene funzioni di Intendente, e in pace rimanere "generale a disposizione" con la duplice dipendenza dal Sottocapo di SM Intendente dello Stato Maggiore Esercito t: dal Comandante Superiore (B a lbo). Secondo lo Stato Maggiore, egli deve avere alle dipendenze l'Ufficio Servizi del Comando Superiore Libia ed essere a sua volta alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore del predetto Comando. Secondo Balbo invece non deve avere alle dipendenze l 'U fficio Servizi, ma disporre di un nucleo di personale qualificato a parte, e dipendere ugualmente dal Capo di Stato Maggiore del Comando Superiore Libia. La decisione del Minis tero è di mantenere la dipendenza diretta dell'Intendente dal Comandante Superiore Balbo, lasciandolo però libero quest' ultimo di adottare la soluzione da lui propos ta, con la costituzione di un ufficio d'Intendenza alle dipendenze del Capo di Stato Maggiore del Comando Superiore Libia (e non del comandante). Sta di fatto che ruolo, dipendenze e compiti dell'Intendente nel cruciale periodo della preparazione rimangono confusi (organo di comando o direttivo?) e sostanzialmente di basso profilo. Per di più le due Intendenze d'armata in A .S. non vengono costituite nemmeno in guerra, e a fine ottobre 1939 il Comando del Corpo di Stato Maggiore dispone che )'a.Lione direttiva e di coordinamento su lutti i servizi è devoluta in Libia - in caso di mobilitazione - ad un'1111ica Intendenza (lnlendenza Africa Settentrionale), facente parte del
22 M . Mont3nari. L ·esercito italiano alla viRilia della seconda guerra mondiale, Roma, SME-Uff. Storico. l982, pp. 71 -72.
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Comando Superiore delle forze armate del!' A.S .. I ComWldi d'annata destinati in Libia non banno pertanto una vera e propria intendenza. Detti Comandi per le particolari necessità logistiche dell'armata e delle G.U. dipendenti (determinazione di tali necessità in relazione alle specifiche esigenze di tempo. di luogo, di compiti - proposte e segnalazioni all'organo superiore - azione regolatrice e di controllo sul funzionamento complessivo dei servizi nell'armata) si varranno di un ufficio servizi d'armata (in luogo dell'Intendenza d'armata).23
A variante di precedenti disposizioni si decide anche di non far entrare subito in funzione l'Intendenza A.S. con organici di guerra, ma si dispone che essa sia gradualmente costituita e entri pienamente in funzione, non prima della mobilitazione e dell'afflusso delle truppe metropolitane in rinforzo (come sarebbe necessario), ma dopo, cioè "fino a quando il XX e XXI corpo d'armata (in corso di afflusso dall'Italia - n.d.a.) non saranno completamente mobilitati e non avranno assunto la dislocazione di guerra". Fino a Lalt: data, la responsabilità del funzionamento dei Servizi in A.S. rimane ai locali organi territoriali e si basa sull'organizzazione territoriale alle dipendenze del R. Corpo Truppe Coloniali (che non fa capo al Ministero della guerra ma a quello delle colonie), mentre il rinforzo delle unità dei Servizi esis tenti in pace e la costilu7.ione di unità dei servizi previste in guerra, di magazzini ecc. deve intendersi in rinfono alla organizzazione territoriale ;
rinforzo. unità e magazzini predetti devono peraltro porsi in grado di poter assolvere prontamente alle proprie funzioni allorché si dovesse passare all'organizzazione di campagna.
Di conseguenza rimane di basso profilo anche la predisposizione delle infrastrutture, porti, vie di comunicazione ccc. necessarie all'organizzazione di campagna. Si costituisce ex-novo una direzione del genio militare d'Intendenza, ma solo allo scopo di "non distogliere gli uffici lavori del genio militare di Tripoli e Bengasi dalla loro normale, complessa e specifica attività inerente alla sistemazione difensiva, all'accasermamento ecc.". Data la scarsità di Quadri, si ritiene però necessario soprassedere alla costituzione di una direzione dei servizi idrici e tecnici, e nel frattempo anche i compiti di questa nuova direzione sono devoluti aJla direzione del genio militare, "in attesa che, al momento opportuno, la costituzione della direzione strade e genio civile consenta di devolvere prevalentemente a questa i compiti inerenti alle vie di comunicazione e ai porti". In questa situazione, le funzioni dell'Intendenza fino all'entrata in guerra sono: coordinamento del funzionamento dei Servizi delle G.U.; studio di quanto potrà occorrere in futuro; controllo dei Servizi e intervento quando necessario "per migliorare alcune attività o per superare crisi" [ma come, se non ha veri poteri d'intervento su un'organizzazione non da lui diretta? n.d.a.]. Rispetto al 1914, il funzionamento dei Servizi è ben più complesso: eppure nel 1940 continuano a prevalere - come dimostra il caso dell'Africa Settentrionale - criteri già ritenuti non
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Let. n. 48200/341 in data 31 ott. 39 (AUSSME, Rep. M-7, Racc. 518, Cart. I).
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rispondenti a quell 'epoca. Probabilmente, queste soluzioni transitorie e abborracciate che penalizzano il già arduo approdamento dei Servizi cli campagna e ne ritardano l'entrata in funzione sono dovuti anche a conflitti cli potere (non nuovi) e a ballottaggio cli competenze tra Ministero della guerra (che nella fattispecie dovrebbe avere la decisa prevalenza, perché la guerra in A.S. non è più un mero fatto coloniale) e Ministero delle colonie, che ha alle dipendenze il Regio Corpo Truppe Coloniali e i relativi Servizi territoriali, cioè una organizzazione che dovrebbe essere senz'altro fusa con quella delle Grandi Unità metropolitane in arrivo. Ancora una volta, ciò che prevale è il rispetto di regole formali e cli attribuzioni e competenze nate e valide per un contesto ben diverso, mentre ]'efficienza è un valore che rimane in subordine. Proprio perché le risorse erano poche e l'afflusso di mezzi e materiali procedeva ariknto, sarebbe stato invece necei,sario mettere subito mano all'organizzazione dei Servizi cli campagna con criteri unitari, senza soluzioni di continuità e passaggi di dipendenze tra stato di guerra e stato di pace.
4. Materie prime, scorte e capacità produttiva Al momento attuale, diverse opere già forniscono un quadro eloquente e ben documentato dell'effettiva situazione delle materie prime, scorte ecc. nel giugno 1940: pertanto ci limitiamo a riepilogarne alcuni degli aspetti più significativi. Secondo dati forniti dallo Spigo, fra il 1935 e 1937 la produzione di energia elettrica aumenta da 12 a 18 miliardi di Kwh/anno, e dal 1938 (anno in c ui incominciano ad avere effetto i piani autarchici) fino al 1942, l'incremento è del 33% (600% nel periodo tra le due guerre). Per gli altri combustibili e materie prime di produzione nazionale, l'incremento dal 1931 al 1938 risulta dalla seguente tabella:24
minerali di ferro bauxite alluminio
zinco piombo terre refrattarie grafite
Anno 1931
Anno 1938
500.000 80.000
1.000.000 380.000 33.000 36.000 42.000 300.000 4.000
10.000 17.000
22.000 80.000 1.500
combustibili fossili (carboni, ligniti)
glicerina azoto cloro liquido fiocco di raion canapa cellulosa tessile e per carta 24
U. Spigo, Op. cii., pp. 78-94.
500.000 2.000 56.000 1.100 2.000 58.000 2.000
2.000.000 6.500 160.000 (nel 1939) 2.800 82.000 (nel 1939) 110.000 60.000 (nel 1939)
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
Ciononostante, sempre secondo lo Spigo in tempo di guerra ne sono globalmente da importare da 21 a 22 milioni di tonnellate annue (40% di combustibili solidi e 30% di combustibili liquidi), delle quali metà via terra (174 treni/giorno) e metà via mare (16 piroscafi/giorno). Le carenze più gravi, non sostituibili e non comprimibili riguardano il carbone (solo 1/6 del fabbisogno è di produzione nazionale) e gli oli minerali (1/25 del fabbisogno è di produzione nazionale). Più della metà delle altre materie prime da import.are è costituita da rottami di ferro; anche per il rame, stagno, nichelio e gomma si deve interamente ricorrere ad importazioni. Solo un livello molto alto delle scorte (non consigliabile dal punto divista strettamente economico e per il quale occorre molta valuta estera che i Ministeri finanziari e lo stesso Mussolini sono estremamente restii a concedere) potrebbe supplire almeno in parte a questa carenza di materie prime. La ridotta autonomia che ne deriva è in palese contrasto con le ambizioni internazionali dell'Italia, che da una parte non tengono alcun conto della dipendenza dai territori oltremare per carburanti e materie prime, e dall'altra, con l'antistorico, antistrategico e non realistico principio della "guerra parallela" vorrebbero conservare una piena autonomia anche nei riguardi di un alleato economicamente molto più forte, più dotato di materie prime e con industrie tecnologicamente più avanzate, con il quale nè prima della guerra, nè durante si riesce a stabilire una collaborazione veramente efficace nel campo logistico e produttivo. Nel setlembre 1939, allo scoppio della guerra europea che provoca già difficoltà nei rifornimenti dall'estero, rarefazioni di materie prime strategiche e aumenti di prezzo, il livello delle scorte è estremamente esiguo e a fronte della situazione internazionale e finanziaria che si profila, e dell'intensificazione della produzione, non può che peggiorare: Minerali di ferro e ceneri di pirite Carbone Acciaio (semilavorati) Rottami di ferro Ghisa Rame Stagno Nichel
1.300.000 tona. pari a 180 giorni *) 1.700.000 tonn. pari a 50 giorni **) 85.000 tonn. pari a 14 giorni
187.000 tonn. 92.000 tonn. 6.500 tonn. 500 tonn. 250 tonn.
pari a pari a pari a pari a pari a
80 giorni 25 giorni 40 giorni 50 giorni 20 giorni
*) Giorni di consumo; **) Giorni di consumo normale comprese le ferrovie.
Ad eccezione dei minerali di ferro queste esigue quantità di materie prime non possono essere definite scorte, ma "semplici giacenze e volani di lavorazione necessari, anzi indispensabili per fornire alle lavorazioni a carallere continuativo un sufficiente, logico margine di sicurezza". 25
25
C. Favagrossa, Op. cii., p. 77.
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A questo quadro che interessa soprattutto le industrie metallurgiche e manifatture vanno aggiunte le carenze di generi alimentari (grano di produzione nazionale da ritenere sufficiente, sia pure se integrato con succedanei e sussidiato da un severo razionamento che poi non avviene; zucchero sufficiente; carnj insufficienti, con fabbisogno disponibile solo per 6 mesi; avena scarsa e in gran parte da importare o da sostituire con energon e altri mangimi; caffè, cacao, spezie, droghe, pesce conservato quasi interamente da importare). Vi è enorme deficienza anche di lana, cotone e cuoio per uniformi, vestiario, scarpe ecc .. Vi è infine un'insufficiente diffusione della motorizzazione civile rispetto ad altri paesi, e mancano carri ferroviari per merci e carri speciali (vagoni- frigorifero, vagoni-cisterna ccc.). A parte la carenza di materie prime, anche la capacità produttiva dell 'industria specie per artiglierie e relative munizioni, mezzi corazzati, mitragliatrici, armi anticarro e antiaeree (cioè per tutti i settori più qualificanti) è del tutto inadeguata. Il generale Favagrossa riporta il seguente specchio, che è riferito alla capacità produttiva di fine 1939 per tutte e tre le forze armate e per un anno di guerra e considera il fabbisogno di materiale bellico per le 126 divisioni che allora erano l'illusorio obiettivo per l'approntamento.26 Artiglierie, globalmellle - solo nel 1941 si sarebbe giunti al Munizioni. piccolo calibro Munizioni. medio calibro Munizioni, grosso calibro Fucili mod. 1891 aumentabili nel 1942 Mitragliatrici - solo nel 1942 si sarebbe avuto il Mitragliatrici da 20 antiaeree aumentabili nel 1942 Cannoni da 37 e 47 anticarro aumentabili ne l 1942 Mortai da 45 aumentabili nel 1942 Mortai da 81 Cartucce fino a calibro 8
6% 24% 25% 7% 10% 35% 10% 30% 25% 25% 40% 70% 25%
Cartucce da cal. 8 a cal. 13.2 Cartucce da 20-37-47 Bombe da 81 Bombe da 45 Esplosivi di lancio Esplosivi di scoppio solo nel '40 si sarebbe avuto Mezzi corau.ali Autocarri e trallori Velivoli Motori Bombe aeroplani p.c. Rombe aeroplani m.c. Bombe aeroplani g.c. Bombe aeroplani da 1000 kg realizzabili solo nel 1941 Mezzi ottici Aggressivi c himici-iprite Aggressivi chimici-fosgene
10% LO%
10% 26% 46% 23% 50% irrisorio 50% 42% 40% 28% 40% 35%
o 50% 29% 5%
A dicembre 1939 lo Stato Maggiore indica improvvisamente l'obiettivo di 73 divisioni e non dj 126 (obiettivo anch'esso poco realistico, che ilimostra quanto poco, in ambedue i casi, vengano considerate le effettive possibilità finanziare, logistiche e produttive, e quindi quanto poco attendibili siano calcoli e programmi) e anche le altre forze armate riducono le loro esigenze. Le percentuali nel febbraio 1940 possono per-
26
ivi, p. 69-70.
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La logistica dell'esercito - Voi. N
ciò essere aumentate, almeno in leoria, del 50% per i mezzi comuni alle tre forze armate, del 15% per la marina e del 30% per i mezzi aeronautici, ma le carenze dei materiali di più diretto interesse dell'esercito rimangono di grande rilievo:27 CAPACITÀ PRODUTTIVA ANNUA ASSOLUTA ED IN % DEL FABBISOGNO PER UN ANNO DI GUERRA CON GLI IMPIANTI SEITORI DI PRODUZIONE Alluali
Quali JlBllllO presumibilmente al lugho 1941
Quali debbono essere al pi~ presto
533parial20% 85 pari al 13% 5.678.000 pari all'8% 290.856 pari al 5% 4.920 pari al 4% I0.400 pari IM. 1.200.000.000 pari al 25% 12.000.000 pari al 9% 3.500.000 par, al 12% 7.200.000 pari al 26% 1.840.000 pari al J0%
2.052 pari al 79% 528 pari a l ~ 15.687.000 pari al 23% 946.284 par, al 15% 10.500 pari aU'8% 18.600 pari al 19% 2.025.000.000 pari al 42% 20.I00.000 pari al I6% 8.856.000 pari al 29% 11.160.000 pari al 40% 1.408.000 pari Ml IQ9',
•) 2.600 pari al 100% 661 pari al f()()<I, ) 34.026.936 pari al 56'*' 3.046.967 pari al 50'*' 64.3 11 pari al 5091, 48.974 pari al SO... 2.404.644.600 pari al 50% 64.683.600 pari al 5M> 15.075250 pari al 50'*' 13.905.000 pari al 50% 8 982.400 pari al 50%
R. ESERCITO Art. p.c. 6Hl05 Art. m.c. 120+190
Proieui p.c. 65+I05 Proietti m.c. 120,;--210
Proietti g.c. 254+381 Mitragliatr. fino a c. 8 Cartucce fino cal. 8 Cartuce da 20 Proietti 37+57 Bombcda45 Bombe da 81
0
Si ritiene necessario di raggiungere fio dal 1cmpo di pace l'equilibrio fra bisogno e poten,i:ihtà di produzione nel campo «artiglierie» sia per la complessità degli imp1an11 sia pen:hé il nuovo fabbisogno segnalalo dal R. Esercito è molto limit.aln. •) Sono compr<se 204 b.d.f. per la R. Marina. 0 ) Sono comprese 73 b.d.f. per la R. Marina.
La produzione di guerra, e lo slesso apportamento dell'esercito e dei suoi organi logistici (molti dei quali dovrebbero essere atlivati solo all'atto dell'emergenza) sono danneggiati da due altri oslacoli per una preparazione mililare e logistica totalitaria: a) un ordine di mobilitazione generale sul tipo di quello del 1915 non viene mai diramato, quindi daJ 1938 al 1940 la preparazione dell'esercilo attraversa una fase ibrida, con un passaggio dal piede di pace a1 piede di guerra progressivo, parziale e limitato di volta in volta a quegli organi e settori che si ritiene necessario attivare, lenendo presente la direltiva politica di arrecare il minor disturbo possibile alla vita nazionale (come se fosse questo, e non l'efficienza militare, l'obiettivo principale); b) ne nascono ingiustizie, scompensi, abusi, impieghi irrazionali di personale nel delicato e fondamentale settore della correlta ripartizione delle risorse umane tra esigenze militari e civili, con una larga politica di esoneri non immune da favoritismi , che finisce col penalizzare le esigenze militari. 11 personale effettivamente richiamato è il meno quali-
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ivi, p. 259.
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ficato e spesso appartiene a classi anziane; in sostanza, anche dopo il 1939 e per tutta la guerra fallisce la politica degli esoneri, indicata dal Dallolio come settore prioritario da organizzare fin dagli anni Venti. Essa, anzi, desta malcontento ancor maggiore che nel '15-' 18. 28 A proposito della capacità produttiva che sarebbe stata comunque necessaria nel 1939, il generale Favagrossa osserva: Se dovessimo immaginare di avere dovuto produrre e trasportare attraverso l'llalia le materie prime ed i semilavorali necessari per far lavorare industrie capaci di fornire alle forze annate quanto sarebbe stato loro necessario per vivere e combattere, si entrerebbe in un campo che potrebbe, per la vastità dei problemi da affrontare fo un paese quale l'Italia, darci l ' impressione di trasferirci nel regno dei sogni. Disgraziatamente non erano sogni bensì realtà, d ella quale nessuna colpa si può imputare alle induslrie, la maggior parte delle quali rimase estranea alla produzione dei mezzi bellici nel ventennio che segul la fine dell'altra gue rra, ventennfo durnntc il quale si m.i nacc iò la gu erra con troppa facilità senza provvedere a spiccare commesse per preparare le forze armate alla guerra e per poter fare fronte poi ai bisogni di essa. Se si fosse cercato di dare ai militari i mezzi che la politica estera allora seguita imponeva. si sarebbe visto quali difficollà si opponevano all'approntamento delle forze armate sia ne l campo finanziario, sia in quello industriale e commerciale, connesso quest'ultimo alle onerose quanto vistose importazioni cui avrenuno dovuto ricorrere. I mezzi ct·acquisto, e cioè la valuta, si sarebbero esauriti in un batter d'occhi e la scomparsa di essi avrebbe fatto fun zionare il campanello d'allarme per ricbiamare alla realtà le classi dirigenti, aprendo loro gli occhi su ciò che erroneamente - in buona od in malafede - si strombazzava sulle possibilità militari e su quelle a utarchiche irraggiungibili in quasi tutti i sellori. Ciò perché s i trattava di realizzazioni, in generale, gonfiate ad arte, che illudevano il po polo sulle possihilità dell'autosuffic ienza in caso di gue rra. L'industria italiana, vincolata all'estero per la quasi totalità delle materie prime e dei semilavorati di maggiore consumo o più pregiati, come poteva raggiungere una strullura c he potesse favorire le industrie belliche alla base della quale è l' induslria pesante con tulle le sue esigenze? Come si poteva alimentare un' industria pesante senza carbone e con pochissimi minerali di ferro? L'industria meccanica - come de l resto altre industrie per certi seuori g ià trovava difficili condizioni di vita, me ntre invece fioriva in que lli ove la mano d'opera soverc hiava, in percento -nel costo de lla produzione, l'impiego di materie prime.29
A poco valgono i tentativi di attenuare queste gravi difficoltà di base, esportando fino al maggio 1940 la massima quantità possibile di manufatti militari (automezzi, vestiario, armamenti, ecc.) per procurarsi in cambio valuta o materie prime pregiate, alla cui mancanza non si può certo rimediare con le requisizioni di rame e ferro all'interno del Paese. Le difficoltà negli acquisti all'estero di materie prime pregiate aumentano proprio nei mesi immediatamente precedenti la guerra, a causa delle riduzioni delle assegnazioni di valuta a Cogefag a l/3 delle assegnazioni di marzo 1940 e a 1/7 di quanto aveva richiesto nel fe bbraio. 30 Solo nel campo delle scorte alimentari si ottengono miglioramenti no-
M . Roatta, Op. cit., pp. 41-49. C. Favagrossa, Op. cit., p. 7 I. 30 Historicus, Op. cii., p. 8 1. 28 29
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La logistica dell'esercito - Voi. TV
tevoli, acquistando finché possibile all'estero carne congelata, portando la capacità dei frigoriferi militari a 6500 t/mese e immagazzinando a fine 1939 il massimo consentito dalla capacità di conservazione e di ricovero delle varie derrate. Tn taJ modo, anche con acquisti all'estero sono accantonati 632000 q di farina, 468000 q di carne cqngclata, 395000 q di riso, 9350 q di caffè crudo, 23500 q di zucchero, 17700 q di formaggio ... 31 Ciononostante, anche con la riduzione del numero di Grandi Unità da approntare la preparazione globale dell'esercito nell'aprile 1940 è calcolata dal Favagrossa al 40%. Le deficienze maggiori riguardano le artiglierie e relative munizioni, gli automezzi e il vestiario ed equipaggiamento e sono dovute allo scarso incremento della produzione che si è potuto ottenere dal settembre 1939 in poi a causa della deficienza di materie prime, della mancanza di impianti e della predetta vendila all'estero di materiali militari vari, avvenuta senza tener conto del parere contrario espresso dalle autorità militari. In definitiva nel 1939-1940, malgrado la minore competitività degli armamenti e delle dotazioni organiche di base dell'esercito del 1940 rispetto a quelli dell'esercito del 1915, non si riesce a colmare che in minima parte le lacune per raggiungere almeno gli esigui livelli previsti, che pur collocano l'esercito italiano a un gradino più basso non solo rispetto agli eserciti europei maggiori, ma anche rispetto agli eserciti greco e jugoslavo. In particolare, nei primi mesi del 1940 e alla vigilia dell'entrata in guerra la situazione delle scorte è la seguente: 32 a) scorte carburanti (comprese quelle civili): Italia 6 mesi, Albania 1 mese, Egeo 2 mesi, Libia 2 mesi, AOT 2 mesi gasolio e 9 benzina; b) scorte munizioni in Italia: rispetto ai livelli previsti per l'entrata in guerra il fahhisogno è al completo solo per fucili, pistole e pezzi contraerei da 75, raggiunge i 4/5 per i pezzi da 65/17, da 149 e di grosso calibro, i 2/3 per fucili mitragliatori, 1/2 circa per mitragliatrici, pezzi da 20, mortai da 45, pezzi da 100 e 105, 1/3 circa del fabbisogno per bombe a mano, 1/10 per i nuovi pezzi da 47 e i nuovi mortai da 81; c) scorte munizioni per la Libia: rispetto al fabbisogno occorrente per raggiungere l'autosufficienza la disponibilità varia da 2/3 a 1/4 a seconda delle armi, con livelli minimi di 1/8 per i pezzi da 4 7, 1/5 per i pezzi da 20, 1/4 per i mortai da 45 e i pezzi da 77/28; d) scorte munizioni per gli altri scacchieri oltremare: situazione analoga a quella della Libia, specie per le punte di carenza massime. Lo s.t ato di efficienza dell'esercito al l O maggio 1940 per le sole unità a costituzione immediata (71 divisioni, più truppe e Servizi di corpo d'armata e di armata) è calcolato dallo Stato Maggiore considerando le dotazioni individuali e di reparto di guerra, ma con numerose eccezioni concernenti voci fondamentali, come le dotazioni di automezzi e di ve-
3 1•
32
ivi, pp 74 -75.
F. Rossi, op. cit., Ali. 2,3 e 4 .
I - La preparazione logistica dell'esercito nel 1940
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stiario, che portano a valutazioni molto ottimistiche. Infatti si considerano come dati di riferimento per determinare i livelli di efficienza: a) per i quadrupedi solo le formazioni di pace, il rimanente essendo dato dalla requisizione (che è in corso o deve ancora essere iniziala, e comunque può anche dare - come sempre - risultati non soddisfacenti); b) per gli automezzi, le formazioni ridotte di recente adottate per le divisioni e le artiglierie dei livelli superiori, e le previste percentuali di automezzi da accantonare fin dal tempo di pace, il rimanente essendo dato dalla requisizione. Tali percentuali da accantonare sono: il 100% per gli autospeciali (autofrigoriferi, autobotti ecc.) e per gli automezzi dell'armata del Po, della guardia alla frontiera, delle divisioni alpine e delle G.U. in Libia; il 50% delle divisioni di fanteria e delle unità non imlivisiunatc; lo 0 % per le unità trasporti di armata e del! ' Alto Comando (per le quali dunque si deve fare completo affidamento sulla requis izione); c) per le artiglierie, anziché i pezzi d'accompagnamento da 47/32 previsti dall'organico della divisione " binaria" per i reggimenti fanteria, si considerano i vecchi pezzi d'accompagnamento da 65/17 a traino animale che già avevano dimostrato tutti i loro limiti nella guerra di Spagna, specie nell'impiego controcarri; d) per il vestiario - equipaggiamento e l'armamento individuale, "è a fa ttor comune la deficienza rispettivamente di circa 2/5 e di 1/6 delle serie occorrenti per la forza di guerra" (que:;to, a presdmlt:r~ dalla povertà delle serie organiche previste, che richiederebbe un esame a parte). Nonostante il ricorso a questo metro di giudizio ottimistico, favorevole fino all'eccesso e quindi improprio, possono essere ritenute "complete" solo 19 divisioni (3 celeri, 2 motorizzate, 5 alpine, 9 di fanteria), che oltre alla predetta deficienza comune per il vestiario e l'armamento individuale hanno per il momento solo i quadrupedi previsti per il tempo di pace e gli automezzi di previsto accantonamento in pace. E oltre ad avere i pezzi da 65/17 al posto dei 47/32, le divisioni di fanteria conservano il traino animale per i reggimenti di artiglieria e il carreggio per la fanteria (mentre l'organico 1938 prevedeva, come si è visto, il traino meccanico per tutti i gruppi meno uno e l'abolizione del carreggio). Altre 32 divisioni sono ritenute "efficienti", ma hanno grosse deficienze di materiali moderni (specie negli automezzi, mezzi corazzati, pezzi da 47 e mortai e nel relativo munizionamento) che non dovrebbero farle ritenere tali. In particolare 3 divisioni di fanteria autotrasportabili hanno solo il 40% di autocarri, 3 divisioni corazzate mancano quasi per intero dei carri medi, 4 divisioni autotrasportabili tipo Libia mancano in parte di anni per la fanteria e hanno solo 1/4 degli automezzi previsti, p er di più non adatti al trasporto di munizioni fuori strada. 21 divisioni di fanteria mancano di mortai da 81 e da 45 e di pezzi da 47 c del relativo munizionamento, e hanno una deficien za di automezzi da 4/6 a 5/6. Molto generosa quindi la valutazione di "efficienza", anche senza considerare la qualità del materiale mancante (che spesso non è competitivo).
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La logistica dell'esercito - Voi. !V
Infine, delle 20 divisioni "incomplete" 12 divisioni di fanteria mancano in misura assai maggiore di mortai e pezzi da 47, hanno deficienza anche di fucili mitragliatori e hanno 1/6 degli automezzi previsti; 4 divisioni autotrasportabili tipo Libia e 4 divisioni CCNN Libia mancano delle compagnie motociclisti, del battaglione carri L, delle armi per assumere le formazioni del reggimento di fanteria/tipo e di 4/5 degli automezzi, tra i quali anche quelli adatti alla marcia su strada per il traino delle artiglierie e il trasporto delle munizioni. Dai predetti dati emerge una pronunciata inefficienza proprio delle Grandi Unità in Libia o per la Libia, cioè cli quelle che avrebbero dovuto affrontare l'esercito inglese. I loro automezzi (pochi) non sono adatti al deserto: come osserva il generale Roatta, era ovxio che una guerra conlru la Francia e l'Ingllillerra divenuta sempre più possibile dal 1935 in poi, avrebbe sicuramente comportalo operazioni nell'Africa Settentrionale. Orbene, ciò malgrado, nel 1935 e negli anni s uccessivi, non fu posto allo studio e realizzato alcun automezzo capace di marciare nel deserto. 33
Eppure nel 1911 in Libia, come si è visto, la Fiat si era subito data da fare! Su un piano più generale, sono gravemente trascurate le predisposizioni per garantire agli scacchieri oltremare l'autosufficienza logistica (cioè le scorte di munizioni, viveri e materiali vari da accantonare sul posto prima dell'inizio della guerra per consentire alle truppe operanti di vivere e combattere con una certa indipendenza dai trasporti via mare, in modo da premunirsi da possibili, anzi certe, interruzioni dei rifornimenti dalla madre patria).34 Solo nel gennaio 1938 la commissione suprema di difesa prende in esame le prime misure da adottare in campo logistico per rafforzare il dispositivo in Libia. L'organizzazione logistica deve essere creata praticamente dal nulla e desta la preoccupazione di Balbo, il quale ritiene giustamente l'invio di Grandi Unità legato all'impianto logistico. Nel corso del 1938 e 1939 in Libia poco si realizza in campo logistico, per due ragioni essenziali: a) pianificazione basata sull'invio di gran numero di uomini inquadrati in divisioni di fanteria con pochi mezzi moderni, che aggravano il problema logistico del vettovagliamento, idrico, dei trasporti e infrastrutture ecc. senza produrre efficienza; b) mancata assegnazione degli ingenti foncli necessari ( 425 milioni) per realizzare areee coperte per magazzini ( 160 milioni) e alloggi e per completare le dotazioni dei vari Servizi . Solo nell'agosto 1939 il maresciallo Badoglio indica come obiettivo da raggiungere un'autosufficienza logistica di 12 mesi, raccomandando particolare attenzione per gli impianti idrici, le comunicazioni, i porli e i
33 M. Roatta, Op.cii., p.65. 34 M . Montanari, Op. cit., pp. 60-79; F. Rossi, Op. cit., pp. 15- 19; E. Faldella, L ' Jta-
/ia nella seconda guerra mondiale, Bologna, Cappelli, 1967, pp. 74-94.
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I - La preparazione logistica dell'esercito nel 1940
collegamenti. L'autosufficienza da raggiungere negli scacchieri oltremare viene ulteriormente precisata dallo Stato Maggiore dell'Esercito ai primi del 1940:35 Autosufficienza viveri, carburanti e materiali vari
MUNIZIONJ UNFOC(l)
FORZA
SCACCHIERE Mesi
per fanl. (2)
per artigl.
Uomini
Quadrupedi
Automezzi
(3)
LIBIA
12
30
20
210.000
8.500
16.500
EGEO
12
20
10
25.000
1.500
750
ALBANIA
2
7
7
100.000
14.000
5.800
(l) L'unità di fuoco (unfoc) è un dato pratico per il computo della entità delle dotazioni: essa varia secondo i calibri (3.000 colpi per le mitragliatrici, 250 per l'artiglieria di piccolo calibro ecc.). (2) Si calcola che il consumo mensile medio sia di 2 unfoc. (3) Si calcola che il consumo mensile medio sia di 1,5 unfoc.
Dopo un'ispezione in Libia nel febbraio 1940, il maresciallo Dc Bono compila un rapporto36 dal quale emergono carenze logistiche estremamente gravi: a) difettosa organizzazione degli organi direttivi dei Servizi. La delegazione d'Intendenza affiancata al Comando 10° armata, in mancanza di organi propri, ba assorbito gli organi direttivi dei Servizi del XXI corpo d'armata, che ne è privo. Tutto ciò causa solo intralci e ritarda il disbrigo delle pratiche, perchè "la delegazione di Intendenza, cosi come ora funziona, non è che un gradino passa - carte in più, perchè essa non ha in sè mezzi per provvedere e deve ricorrere per ogni necessità all'Intendenza del Comando Superiore di Tripoli"; b) quasi tutti i reparti di fanteria non hanno in distribuzione le munizioni individuali: "alla mia osservazione in proposito si è risposto che tale disposizione fu dovuta con una circolare ministeriale che risale al 1926. Il perchè di questo provvedimento, così antimilitare, nessuno lo ha saputo dire"; c) molti richiamati, con ovvi inconvenienti e negativi riflessi morali, hanno la sola tenuta di panno, una sola camicia, un solo paio di mutande, un solo paio di scarpe~ "non si può fare a meno di rilevare il contrasto fra l'equipaggiamento dell'esercito e quello dei marinai e degli avieri, i quali dispongono di tre o quattro tenute. Ma pazienza il confronto
35 F. 36
G.
Rossi, Op. cii ., p. 17. Bucciante, Op. cir., pp. 354-358.
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
coi militari nazionali: il confronto che umilia è quello con i reparti libici, i quali sono netti, eleganti, irreprensibili nella tenuta"; d) due battaglioni di camicie nere deUa 4" divisione mancano di teli di tenda. Altri non hanno le borracce, perchè i centri di mobilitazione ritenevano che in Libia sarebbero state distribuite le borracce da due litri. La quasi totalità dei reparti della stessa 4" divisione manca inoltre di mezzi idrici (barili adiatermici, bidoni, thermos, ecc.). "Le buffetterie sono tenute insieme a furia di ripieghi"; e) è in corso la costituzione delle scorte di un anno per i vari Servizi: "problema gravissimo è però quello del ricovero dei materiali e derrate". Da un calcolo della delegazione Intendenza di Bengasi, è risultato che anche sgomberando tutte le caserme e tutti i locali disponibili si riuscirebbe a ricoverare meno di 1/5 delle derrate e dei materiali che dovranno affluire in Cirenaica. TI 22 aprile 1940 il Capo di Stato Maggiore della marina indirizza allo Stato Maggiore dell'esercito una lettera nella quale, premesso che i trasporti marittimi dopo l'inizio delle ostilità saranno molto onerosi e di difficile attuazione, preavvisa che la marina non sarà in grado digarantire per tutti i convogli scorta adeguata. e richiama l'attenzione sulla necessità di effettuare prima dell'inizio delle ostilità almeno il trasporto oltremare dei materiali, in modo da effettuare guerra durante il trasporto delle sole truppe con convogli veloci -37 Negli ultimi mesi prima dell ' entrata in guerra si fa il possibile per inviare in Libia materiali e munizioni, ma la situazione rimane gravemente deficitaria e induce Balbo a chiedere un rinvio dell'entrata in guerra. Condivisibile, pertanto, l'interrogativo del generale Rossi: una osservazione particolare deve essere fatta per la Libia: poiché da 4 a 5 anni vi si prevedeva nientemeno che "la decisione" della guerra, perché non si è messo gradatamente tale scacchiere in condizioni logistiche idonee a ricercare tale "decisione"? 38
In conclusione, il quadro di riferimento prima descritto dimostra che l'Italia nel giugno 1940 non è in grado di sostenere una guerra lunga, ma - quel che più importa - non è nemmeno in grado di condurre una guerra breve, cioè la guerra che le Direttive per L'impiego delle Grandi Unità teorizzavano fin dal 1935. Per la guerra breve mancano una leadership adatta, materiali competitivi, una pianificazione realistica d'impiego dei pochi mezzi che sono meno antiquati degli altri e almeno un'aliquota di reparti efficienti con sufficienti dotazioni, cioè con tutto quanto occorre. Per una guerra lunga manca ugualmente tutto quanto occorre: le materie prime, la possibilità materiale di importarle, la valuta per acquistarle, i mezzi di trasporto per distribuirle, gli impianti moderni per utilizzarle, e - la-
37 F. Ros.s i , np. t'it., p . 18. 38
ivi, p. 19.
I - La preparazione Logistica dell'esercito nel 1940
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st not Least - anche organi direttivi efficienti e ben coordinati per disciplinare la produzione indirizzandola agli scopi di guerra e per ripartire al meglio le materie prime, i semilavorati e i prodotti finiti.
5 . Aspetti e implicazioni logistic he della fisionomia organica della divisione "binaria" e del corpo d'armata. Se dal 1932 al 1940 l 'organizzazione della nazione per la guerra è dominata - in senso opposto rispetto alle indicazioni del concetto di guerra integrale - dal principio irrealistico e illusorio del "far da sè" (autarchia) e dalla irrazionale suddivisione e sovrapposizione di poteri e responsabilità, non minore è la discrasia che si realizza tra obiettivi (la guerra di rapido corso) e premesse ordinative per raggiungerli (nelle quali le formazioni di guerra dei Servizi, che ora esaminiamo, giocano la parte essenziale). Dal 1932 in poi, come già si è accennato, la filosofia organica che influenza anche le formazioni dei Servizi è quella deU'"alleggerimenlo", che trova la sua più compiuta espressione nella divisione binaria (cioè su 2 e non su 3 reggimenti di fanteria) del 1937-1938. Il Capo di Stato Maggiore e Sottosegretario alla guerra generale Pariani dichiara al Senato il 30 giugno 1938: la tendenza a dotare le grandi unità di mezzi per spianare, rompere, appoggiare, inseguire, fa sl che esse, mentre dovrebbero soprattutto rispondere a criteri di snellezza per il movimemo. si sono invece sempre più appesanlite. Il loro alleggerimento, già consigliato dalla pratica esperienza della guerra Etiopica, si impone anche per il fatto che ne consentirà il celere movimento qualora, per necessità di pronto impiego. derivanli da terreno e distanze, sia conveniente ricorrere a trasporti motorizzati. L'alleggerimento però deve rispettare due princ ipi : - non diminuire la potenza di fuoco , - conservare il necessario potere di penetrazione. Snellezza, potenza di fuoco, potere di penetrazione, non sono termini fra loro contrastanti : occorre solo siano giusramente proporzionati in modo da dare una risultante tecnkamente rispondente alle varie necessità. Questo alleggerimento si sia ottenendo quasi automaticamente: le divisioni celeri, le motorizzate, sono state sempre più affinate per ridurre tutto ciò che è ingombro, sviluppare tutto ciò c he conferisce slancio. li sempre maggiore sviluppo delle armi di rapido fuoco consentirà un più sensi bi le progresso in questo campo.
Purtroppo, si tende a includere tra "tutto ciò che è ingombro" anche gli organi dei Servizi divisionali, che invece - come già insegnava il Liuzzi - " mettono le ali alle truppe", cioè - conferiscono slancio. L'esame dal punto di vista logistico della fisionomia organica della divisione binaria, finora mai affrontato, è pe rcò indispensabile per stabilire fino a che punto vengono costantemente raggiunte queste premesse. Concepita e studiata nel 1937, la divisione binaria traduce in pratica (in anticipo sulle nuove Norme generali per l'organizzazione e funzionamento d ei Servizi in guerra del 1940) quella filosofia dell'"alleggeri-
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mento" o dell"'accentramento" che ha peraltro robuste radici in tutta la regolamentazione tattica e logistica deglj anni Trenta. Trattandosi di una unità-base, la fisionomia logistica dei suoi ordinamenti è quella di tutto l'esercito, e si ispira ai concetti in un articolo (non firmato, quindi ufficioso) sulla Rassegna di Cultura Militare di fine 1938, che commenta .i risultati delle esercitazioni sperimentali dell'anno.39 Più che un possibile mezzo - uno dei tanti - per ottenere la rottura del dispositivo nemico e la rapida penetrazione in profondità, l'alleggerimento sembra diventare l'obiettivo finale, un postulato che non si discute e che non ha alternative, il principio e la fine di ogni cosa. Esso viene fatto arbitrariamente coincidere con la capacità, possibilità e facilità di autotrasporto, come se l'offensiva fosse solo movimento autoportato delle fanterie e dei Servizi. L'articolista si chiede fino a che punto si può "alleggerire" conservando capacità offensiva alla divisione. A suo giudizio, l'obiettivo può essere raggiunto con una riduzione di organici e di reparti nella G.U. (cioè: semplicemente e anzi semplicisticamente, diminuendo il peso da trasportare) oppure indirettamente, con la motorizzazione spinta al massimo grado (cioè: semplicemente e semplicisticamente, aumentando i mezzi di trasporto). Dopo questa premessa nella quale è assente qualsiasi riferimento alla potenza di fuoco, si afferma che le deduzioni tratte dalle esercitazioni consentono di ritenere, con fondatezza, che una divisione di fanteria su 2 reggimenti fanteria, I battaglione mortai, I reggimento artiglieria riunisce tulli i requisiti imposti dal tipo di guerra che noi vogliamo condurre e dalle carallerisliche del combattimento odierno. Con la motorizzazione di 2 gruppi di artiglieria divisionale e di tutti i Servizi, questa divisione accentua la sua leggerezza complessiva e si rende facilmente autotrasportabile, con quali vantaggi nel campo logistico e io quello strategico ognuno può facilmente prospettarsi.
La motorizzazione dei Servizi è una delle caratteristiche fondamentali della divisione, ed è sottolineata anche dal Sottosegretario e Capo di Stato Maggiore generale Pari ani nella riunione dei generali del 22 novembre '37, nella quale la formula tattico-logistica della divisione "binaria" viene discussa (anche se ormai è decisa):40 oltre a questo vantaggio, diremo così, tattico Lquello di poter utiLizzare, nell'attacco, anche le artiglierie della divisione scavalcata - n.d.a.] ne avremo anche un altro: quello dovuto alla motorizzazione dei servizi reggimentali e divisionali che consentirà d; portare indietro una gran parte dei servizi, perchè la motorizzazione non deve rappresentare soltanto una semolificazione, ma una diminuzione di peso e il conseguimento d_i una maggiore autonomia della G.U.. Possiamo infatli diminuire il carreggio e quindi diminuire la profondità dei reparli. Avremo quindi un aumento di fuoco verso l ' avanti ed un aumento di addensamento dei Servizi verso l'indietro[ ... ]
39 Le grandi esercitazioni sperimentali dell'anno /938, "Rassegna di Cultura Milin. 1/1938.
tare"
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SME, L'esercito italiano tra la l" e la 2"... (Cil.), pp. 240-259.
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Infatti, nel concetto del generale Pariani - cosa rimarchevole e nuova - la divisione binaria non è più concepita per la guerra su terreno alpino, ma per la guerra mediterranea: difficilmente le future guerre si svolgeranno sulle Alpi; o per lo meno le azioni che si svolgeranno io montagna non saranno decisive. La conquista dell'Impero fa si che, coo tutta probabilità, le future guerre saranno svolte su campi essenzialmente coloniali ove occorrerà trasportare immense masse. Richiamo quindi l'attenzione su questo punto per segnalare la necessità di avere unità piccole facilmente trasportabili a distanza.
L'errore non è quello di motorizzare i Servizi , ma di toglierli - per queslo solo falto - alla divisione. Persino il generale Dall'Ora, uomo concrelo e apprezzato Intendente in Etiopia, mostra di credere stranamente nell 'opportunità di "alleggerire" i Servizi della divisione, diminuendone i mezzi 'di trasporto: Generale Dall'Ora: la binaria dà luogo alla costituzione di uoa grossa colonna. Tale colonna, per essere manovriera, richiede molti collegamenti. Occorre aumentare la manovrabilità, riducendo al minimo i mezzi di tTasporto dei Servizi (sic). Occorre inoltre ridurre i servizi divisionali passandoli al corpo d'armata. In questo senso, sarei favorevole alla binaria. Gener.i.le Pariani: la riduzione dei servizi è già un ordine dato al generale Rosi [il Sottocapo di S.M . Intendente - o.d.r.] . Ma deve essere considerata indipendentemente dalla questione binaria (sic), quantunque la binaria si presti di più a questa riduzione [ ...J per l' alleggerime nto dei servizi ci sono già ordini, ma questo alleggerimento, dipendendo dalla motorizzazione, dipende anche dal bilancio.
Anche per il generale Vercellino "i reparti munizioni e viveri [dei gruppi artiglieria - n.d.a.J sono troppo pesanti. Una volta ridotto il fronte d'attacco, una gran parte dei Servizi può essere eliminata". Non mancano voci in contrasto con questa "linea" ufficiale: il generale Roluti locca il vero nodo del problema anche per i Servizi, facendo notare che "l'inlcrvento del Corpo d'armata può essere lento e può dare un arreslo alla continuità dell'attacco" [e ciò vale anche e soprattutto per l'alimentazione logistica - n.d.a.J, mentre il generale Rovere indica una corretta via alternativa: sono convinto anch'io che la ternaria, cosl com'è, è troppo pesante, non tanto dal punto di vista della manovrabililiì quanto da quello logistico. Ma l'alleggerimento della divisione dovrebbe essere ricercato sen7.a mutare la sua fisionomia e la sua efficienza, mediante ritocchi interni del battaglione e del gruppo. Soprattutto, eoo la sostituzione dei mezzi di rifornimento c he male si prestano all ' autotrasporto. Ammettiamo inoltre che i nuovi mezzi dali alla ternaria abbiano provocato un aumento (per mortai, pezzi anlicarro ecc.) di 1200 uomini, 320 quadrupedi ed una settantina di autocarri. Ebbene questo aumento può essere oeutraliz7.ato sostituendo il carreggio della fanteria e delle artiglierie con automezzi.
In sintesi: insistenza sulla leggerezza della divisione, più che sulla potenza; frequente tendenza (contraria a ogni logica) a considerare il problema degli organi dei Servizi avulso da quello ordinativo della divisione; motorizzazione dei Servizi intesa - come nella prima guerra mondiale - come mezzo per semplificare e alleggerire l'organizzazione logistica
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facendo gravitare verso l'indietro i Servizi (visti solo come una specie di palla al piede, che appesantisce). Nel contempo, si pretende di aumentare il fuoco verso l'avanti e anche di aumentare l'autonomia delle G.U.; infine, la motorizzazione è vista anche come un mezzo per rendere le G.U. più idonee alla guerra in terreni non alpini . Insomma: un insieme di verità, mezze verità, concetti non conciliabili e malintesi tutti da verificare in una concreta formula, nella quale dalla motorizzazione e dal riscbieramento dei Servizi che essa rende possibile si vuole ottenere tutto e il contrario di tullo: leggerezza, ma anche autonomia e potenza, senza mai ricorrere a concreti e precisi termini di riferimento (il terreno del teatro d ' operazioni mediterraneo; le soluzioni organiche e logistiche adottate nelle G.U. dei più probabili avversari, in quel momento ben noti). Non vi è dubbio che, specie dopo l'uscita delle Direttive per l'impiego delle Grandi Unità del 1935, la divisione doveva aumentare la sua mobilità e quindi il suo tasso di motorizzazione: tuttavia è superfluo ricordare che "mobilità" in campo tattico non significa solo capacità di movimento, ma fuoco (quindi potenza, trasporti , trasmissioni) più movimento, e non può essere identificala con la semplice idoneità all'autotrasporto. E ancora: la riduzione dei Servizi è senza dubbio un alleggerimento materiale (meno peso di dotazioni e organi logistici al seguito delle fanterie) ma non può essere identificata ipso facto con l'aume nto della mobilità e della capacità di manovra, che dipendono anzi da un adeguato e autonomo supporto logistico e dalla quantità di fuoco (a sua volta legata al rifornimento munizioni). Un altro nodo è il giusto modo di intendere il concetto di autonomia logistica: si deve evidentemente tener conto che, per molteplici ragioni, i rifornimenti possono anche non giungere da tergo o giungere in ritardo. Senza contare che anche il concetto di accentramento al livello di corpo d ' arrnata - di per sè giusto perché consente di assegnare a ciascuna divisione solo ciò di cui ha bisogno e al momento in cui ne ha bisogno - va visto con equilibrio: "alleggerire la divisione" assegnando al livello superiore dei mezzi e delle dotazioni dei quali ha normalmente bisogno è un mediocre espediente che aggrava il problema logistico, perché ciascuna unità dovrebbe trovare nel livello superiore solo dei volani per esigenze impreviste, e, quando e se necessario, dei normali anelli di rifornimento. Altrimenti si squilibra l'organizzazione logistica trasfonnando !'"alleggerimento" delle unità avanzate in "impoverimento", con inconcludente e dannoso va e vieni di organi tra corpo d'armata e divisione. Infine, la speranza che la maggiore rapidità dei trasporti ottenuta con l ' aumento della motorizzazione consentisse di arretrare anche le fonti di alimentazione logistica delle G.U . elementari e dei reparti di prima linea derivava da un grosso equivoco legato a una logica, una filosofia corretta solo all'apparenza, perché sorpassata e tipica della guerra di posizione. Al contrnrio le operazioni dinamiche e l ' imprevedibilità della guerra offensiva e dei corazzati richiedevano per le unità avanzate la mas-
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sima autonomia logistica, presupposto di quella tattica; oltre tutto, le manovre offensive su ampi spazi rendevano fin dai tempi di Napoleone le linee di comunicazione precarie, interrompibili e soggette a mutamenti, anche a prescindere dall'immanenza dell'offesa aerea che pure andava anch'essa considerata. Tutto quindi portava a prevedere al livello di divisione la disponibilità di riserve logistiche dei materiali essenziali nella fattispecie assenti, perché si assegna un ridotto (e insufficiente) volano solo al livello di corpo d'armata. Una volta chiariti i termini reali - e non teorici - del problema sul tappeto, viene ora da chiedersi fino a che punto l'ordinamento della divisione binaria con la quale l'esercito entra in guerra realizza - da un punto di vista logistico, ma non solo angustamente logistico - gli obiettivi che si intenderebbe raggiungere, e, in secondo luogo, fino a che punto e quando gli ordinamenti decisi possono essere applicati, cioè se e in quale misura sono disponibili i mezzi, i materiali e le dotazioni per fare sì'che il combattente abbia almeno il supporto logistico teoricamente previsto. A tal proposito, va tenuto conto che dal 1938 al 1940 l'ordinamento della divisione - ovvi i riflessi sull'efficienza dei Servizi - non è fisso e deciso una volta per tutte, ma viene più volte adattato - con costante peggioramento delle qualità - all'effettiva disponibilità di mezzi di trasporto a motore e di artiglierie modeme. 41 Le artiglierie moderne non sono disponibili, e, in quanto agli automezzi , a seguilo della mobililazione del 1939, lo Stato Maggiore ndusse sensibilmente gli organici automezzi delle unità automobilisliche e dei corpi: prima riduzione. Successivamente, essendo risullato da un computo preventivo che la disponibilità di autocarri efficienti non avrebbe consentito di raggiungere neppure i suddetti organici ridotti. si decise di approntare le unità automobilistiche al 70%, e gli autocarri dei corpi solo al 50% di detti organici: seconda riduzione. All'ini.t.io della guerra non tutti gli autocarri rcquisibili erano stati prelevati (verso fine giugno fu sospesa la requisizione) per cui neppure le percentuali sopra indicate furono ovunque raggiunte: terza riduzione. Conseguenza delle tre riduzioni suddelle: tutli i corpi, meno quelli speciali, furono impossibilitati a Lr.u.-portare al seguito le intere dotazioni di reparto; impossibilità per le unità automobilistiche di divisione, corpo d ' armata ed armata di fare afOuire integralmente i vari rifornimenli e di inoltrare contemporaneamente ai corpi le dota7.ioni di reparto lasciate indietro; impossibilità, tranne per l'annata del Po, di trasporti automobilistici di truppe. Questo stato di cose fu causa di inconvenienti già nelle opera.t.ioni, pur di profondità logistica limitata, alla frontiera occidentale, molto più che gli organici delle grandi unità italiane, anche se completi, erano del tutto irrisori. 4 2
41 Sui limiti delle soluzioni ordinative effettivamente adottale Cfr. F. Bolli - V. Ilari, Il pen.çiem militare italiano tra il primo e il secondo dopoguerra, Roma, SME-Uff. Storico 1985, pp. 220-230; M. Montanari, Op. cit., pp. 9-30 e soprattutto dal punto di vista logistico, SME-Uff. Storico, /., 'esercito italiano tra la l" e la ... (Cit.), pp. 135-137 e 238230 e MG, Esercito Anno XVII, Koma, 1939, pp. 93-357. 42p_ Rossi, Op. cit., pp. 12-13.
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Ciò significa che, da un punto di vista logistico, le premesse teoriche dell'ordinamento della "binaria" sono errate, ma vengono di molto peggiorate dall'indisponibilità almeno dei trasporti e delle dotazioni previste dall'organico. Non ci si può quindi meravigliare del modo distorto e incoerente con il quale si intende realizzare le finalità - già discutibili - di ordine logistico poste inizialmente a base dello studio del nuovo ordinamento: "realizzare un organismo la cui leggerezza non escluda il minimo indispensabile di autonomia nel campo dei Servizi, conferendo d'altra parte al corpo d'armata la possibilità di rinforzo alle divisioni, con manovra dei mezzi".43 Rimangono costanti due concetti: a) poiché i reggimenti di fanteria non sono più 3 ma 2, si tende aridurre in proporzione l'artiglieria, il genio e i Servizi divisionali (sezioni di sanità, e sussistenza, volano di automezzi divisionale) rafforzando le funzioni di volano del corpo d'armata; b) il someggio viene ancora ritenuto l'unico mezzo di trasporto idoneo - non solo in montagna, ma anche in colonia - a seguire le truppe fuori strada e fin sulla linea di combattimento. Se ne trae l'orientamento ad eliminare integralmente il numeroso carreggio dei reparti e a sostituirlo con automezzi, estendendo la motorizzazione fino alle minori unità e conservando le salmerie. Le solu7.ioni organiche che ne derivano, a parte la prevista eliminazione (poi non avvenuta per carenza di automezzi) del carreggio, sono meno innovative di quanto possa sembrare, specie per il livello di divisione: nella migliore delle ipotesi, e anche ammessa la disponibilità (illusoria) di tutti i mezzi di trasporto in organico, la motorizzazione dei Servizi rimane parziale e i Servizi divisionali risultano diminuiti. Nel concreto si prevede inizialmente (con un programma che poi subisce modifiche): I 0 ) - Nelle unità di fanteria: uno scaglione di combattimento tutto someggiato, per il traspono delle armi, di un·aliquota delle munizioni di repano, dei mezzi di collegamento e sanitari ; uno scaglione autocarreggialo (di autocarri L. 39) per il trasporto della rimanente aliquota di muniz.ioni di repano e di materiali sanitari, viveri, cucine e materiali vari; nelle unità di artiglieria: i reparti M. e V. [muni zioni e viveri - n.d.a.J anch'essi completamente autocarreggiati, ad eccezione di quelli per l'artiglieria alpina e someggiata; la sostituzione con autocarreggio del carreggio di tutte le rimanenti minori unità ed organi di servizio, occorrente per le esigenze di vita dei reparti e per il trasporto delle dotazioni, eccezion fatta per le unità delle divis ioni alpine. 2°) - L 'arretramento della sezione sussistenza dalla divisione al C.d' A. in quanto i repani, per le maggiori tappe che può fare l'aulocarreggio, possono prelevare giornalmente i viveri mollo più all'indietro. 3°) - La trasformazione della sezione sanità di divisione su un solo reparlo autocarrato perché, data la possibilità di effettuare celeri spostamenti, si è ritenuto sufficiente assegnare una sezione sanità (su 3 reparti someggiabili) al C. d' A. per poter rinforzare all'occorrenza le dipendenti sezioni di sanità divisionali.
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AUSSME, Rep. M-7, Racc. 427, Cart. 4.
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4°)- L'alleggerimento e la trasformazione del gruppo carreggio e salmerie di C. d'A. in gruppo salmerie, il quale è destinato essenzialmente a rinforzare, se necessario, le salmerie delle dipendenti unità divisionali o ad effettuare, in collaborazione con queste, i riforni.menti e gli sgomberi in zone montane là dove non può arrivare l'automezzo. 5°) - L'arretramento delle infermerie quadrupedi dal C. d'A. all'armata e la riduzione del loro numero.44
In definitiva, nonostante l'enfasi anche eccessiva posta sul movimento e sull'autotrasporto ben poco cambia rispetto al passato, se non la minore disponibilità di organi logistici al livello di divisione. Sono previste forme di motorizzazione diverse - e più estese anche per i Servizi - solo per le Grandi Unità speciali (motorizzate, corazzate, celeri, autotrasportabili), dove peraltro perdura la carenza di automezzi. I volani di mezzi di trasporto, compresi quelli normalmente decentrati alla divisione (autofrigoriferi, autoambulanze, autobotti ecc.) sono al livello di corpo d'armata. Di qui il laborioso e costante meccanismo delle richieste di assegnazione dagli organi logistici al Comando divisione e da questi al corpo d'armata, per mezzi motorizzati che ormai non sono più un incremento o un'integrazione speciale, ma un'esigenza costante e giornaliera, per consentire alla divisione di muovere e combattere. Le varie versioni dell'ordinamento della divisione "binaria" partono da una prima soluzione (DOCUMENTO 1/a) con 2 rgt. f., btg. mitraglieri, btg. mortai, rgt. artiglieria, genio e Servizi che vede ancora una robusta presenza di quadrupedi e carreggio, con personale ridotto di circa il 22% (da 550 a 425 ufficiali e da 17000 a 13000 sottufficiali e truppa) e i quadrupedi e carreggio diminuiti in misura praticamente proporzionale (quadrupedi ridotti da 4600 a 3600, cioè del 22% e carreggio da 500 a 300 carri, cioè del 40%). Solo gli automezzi aumentano, sia pur lievemente: da 130 a 150 (15% in più). Le artiglierie sono ancora someggiate e/o a traino animale. 1 progetti dello Stato Maggiore cercano di mettere in evidenza un loro aumento (da 2,66 pezzi per battaglione nella divisione ternaria a 4,66 pezzi per battaglione nella binaria), ma la proporzione migliora solo mettendo insieme diverse componenti di fuoco non omogenee tra di loro, cioè le artiglierie divisionali, quelle d'accompagnamento facenti parte dei reggimenti di fanteria (65/ I 7 e/o 47/32), e quelle controaerei e controcarri (le armi e/e e e/a sono le uniche ad aumentare, mentre l 'artiglieria divisionale diminuisce di un gruppo). La seconda versione - adottata a fine 1938 e impiegata anche in Spagna - può essere ritenuta la più ambiziosa e avanzata (vds: DOCUMENTO 1/b): scompare il carreggio ippotrainato e si realizza la saldatura automezzo-mulo, mentre l'artiglieria è autotrainata meno un gruppo da 75/13 che è someggiato (però con reparto munizioni e viveri motorizzato). Anche il genio, prima parzialmente someggiato, è autotrai-
44 G. Giannuzzi, Come il mezzo automobilistico abbia rivoluzlonaw l'organizzazione logistica, "Rivista di Commissariato" N. 6/1939.
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nato. Allo scopo di potersi meglio articolare su 2 nuclei, la sezione di sanità aumenta da I a 2 i reparti di sanità e i plotoni portaferiti, ma per il trasporlo al completo del personale e delle dotazioni essa deve ricevere, come sempre, automezzi e salmerie in rinforzo. Le sezioni di sanità per G.U. speciale (celere, motorizzata e corazzata, autotrasportabile) banno una motorizzazione più estesa e dispongono in proprio di automezzi per il trasporto del personale e del materiale da cucina e di uso generale.45 Sono articolale su Comando, 2 reparti autocarreggiati, 1 reparto portaferiti su 2 plotoni, drappello automobilistico, con un totale di 8 ufficiali, 5 sottufficiali, 157 militari di truppa, l autovettura, 15 ACL (dei quali l per il Comando, 8 per il trasporto personale e materiali dei 2 reparti autocarreggiati, 6 per il trasporto personale e materiali del reparto portaferiti). Anche in questo caso, comunque, le sezioni devono ricevere in rinforzo, oltre le autoambulanze, gli automezzi per il trasporto delle dotazioni sanitarie. La sezione sussistenza della divisione normale (articolabile in due nuclei) ha 4 ACL per 'il trasporto del solo materiale di uso generale e a cucina, e infine a ogni divisione normale viene assegnata un'autosczione pesante di 16 ACP (2 squadre). Tn questo caso (vds DOCUMENTO 1/c) gli obiettivi alla base della formula della divisione "binaria" sono in parte raggiunti . La nuova divisione ha l/3 del personale in meno, ma conserva immutato il numero complessivo di armi automatiche (400) e mantiene sostanzialmente invariato il rapporto fanteria/artiglieria (l'artiglieria divisionale diminuisce di 1/4 con la perdita di 12 pezzi - equivalenti a 1 gr. da 75/27 su 48, in parte compensata dall'aumento dei pezzi d'accompagnamento e controcarri). Migliora di molto la disponibilità di mortai (da 100 a 200 circa di cui 24 da 81 e il resto da 45 mm) e i quadrupedi diminuiscono dell'84% (da 4500 a I I 00), mentre risulta triplicato il numero di automezzi e trattori (da 150 a 450). Questo quadro, nel quale non mancano serie lacune (la ancor parziale motorizzazione dei Servizi, con perdurante impossibilità di portare al seguito tutte le dotazioni di 1A linea della divisione; le artiglierie insufficienti per numero e calibro, antiquate e poco atte al traino) rimane, in gran parte, un obiettivo ideale e non raggiunto sia per la deficienza dei nuovi pezzi controcarri e d'accompagnamento da 47/32, sia per deficienza di automezzi. Senza contare che l'aggiunta, nel marzo 1940, di una Legione della Milizia oltre a peggiorare il rapporto fanteria/artiglieria complica anche il problema dei Servizi divisionali, costringendo le sezioni di sanità e sussistenza ad articolarsi di nuovo su 3 nuclei e non più su 2. Dal I939 ali' inizio della guerra si susseguono così numerose disposizioni a volte contraddittorie e poco chiare, per le quali bisogna distinguere tra ordinamenti di pace, ordinamenti tecnici di mobilitazione, ordinamenti di mobilitazione provvisori, ordinamenti di transizione,
45
Lei. n. 45360 in data 23 ottobre 1939 (AUSSME, Rep. M-7,Racc. 529, Cari. l).
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progetti iniziali e improvvisi adeguamenti imposti da eventi contingenti (come il cattivo andamento o la sospensione delle requisizioni di automezzi e quadrupedi e l'effettiva produzione di automezzi).46 Vi sono anche diversi orientamenti e molteplici eccezioni per i vari tipi di divisione (tipo l'Africa Settentrionale, motorizzale, normali, da montagna, autotrasportabili ecc.). T veri lennomctri sono sempre e in ogni caso - per tutte le G.U. - gli organi dei Servizi ed i mezzi di trasporto. Ne consegue che non è possibile studiare gli organici dal 1937 al 1943 senza un attento esame dei loro interfaccia logistici, sia per la divisione che per il corpo d'armata. Questi due livelli vanno esaminati contestualmente, perché spesso - a parità di disponibilità complessiva di organi logistici - non si fa che togliere (o aggiungere) ad un livello per dare (o togliere) all'altro. All'inizio del 1939, ci si orienta a lasciare alla divisione binaria normale solo la sezione sanità motorizzata ma ridotta. La Circ. SME n. 16129 in data 4 gennaio 1939 prescrive infatti che le divisioni binarie appena costituite adottino - come fonnazioni di transizione - una sezione sanità su 2 reparti carreggiati e 2 plotoni portaferiti, e una sezione sussistenza articolabile in 2 nuclei. Man mano che si trasformeranno in divisioni binarie-tipo, saranno loro assegnate le sezioni di sanità con formazione definitiva (su 1 reparto autocarreggiato e 1 plotone portaferiti) e saranno loro tolte le sezioni sussistenza. Nel contempo - sempre secondo la circolare - saranno incrementali gli organi logistici del corpo d·armata, prevedendo per tale livello: a) una sezione di sanità su 3 reparti (autocarreggiati o someggiati) e 3 plotoni portaferiti, allo scopo di poter rinforzare, quando necessario, le sezioni sanità delle dipendenti divisioni; b) 2 - 3 sezioni di sussistenza (a seconda che i corpi d'armala siano rispettivamente su 2 - 3 divisioni oppure su 4 o più divisioni). Alla fine di queste disposizioni, che rappresentano la massima espressione dell"'alleggerimento" della divisione, il Sottocapo di SM Intendente precisa che "Tale assegnazione di detle unità di servizio con formazioni definitive risponde ai criteri fissali da S .E. il Sottosegretario di Stato in merito alla motorizzazione, alleggerimento e arretramento dei servi zi divisionali". Nello stesso mese di gennaio, a seguito della prima riduzione di automezzi alla quale già si è accennato, con let. n. 171 12 in data 24 gennaio 1939 lo Stato Maggiore dispone la soppressione delle "autosezioni pesanti per divisione fanteria" per le divisioni di fanteria normali, autotrasportabili e da montagna: tuttavia tali autosczioni continuano ad essere previste dai tomi di mobilitazione. Il mutamento di maggior rilievo rispetto agli obiettivi iniziali di motorizzazione avviene con la Circ. n. 55000 in data 31 dicembre 1939,
46
Sull'evoluzione degli organi dei Servizi delle G.U. Cfr. (quando non altrimenti in-
dicalo) AUSSME, Rep. M-7, Racc. l25/l E 426/3.
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che dispone con effetto immediato una consistente riduzione (sia per il tempo di pace che in caso di mobilitazione) dei mezzi di trasporto in genere, in quanto "la requisizione quadrupedi e automezzi dello scorso settembre ha messo in rilievo, specie per gli automezzi, la necessità di adeguare le formazioni delle varie unità alle reali possibilità del Paese, cosi da non incidere troppo sulle attività civili che tali mezzi di trasporto pure largamente si valgono". Per il livello di corpo d'armata la circolare stabilisce che i battaglioni rnitraglieri, in precedenza autocarrati oppure a traino animale, siano tutti a traino animale (con 168 quadrupedi e 18 carrette ciascuno). Sempre a tale livello le salmerie sono ridotte a un reparto (anziché un gruppo) per ciascuna delle divisioni dipendenti e viene soppressa un'autosezione pesante, in modo da avere un' autosezione (anziché due) per le esigenze delle unità alle dirette dipendenze, più un'autosezione pesante per ciascuna divisione. Nel gruppo carreggiato e salmerie di armata, anziché tanti reparti quanti sono i corpi d'armata si prevede un reparto su una sezione carreggio per ogni corpo d'armata dipendente. La modifica di maggior rilievo prevista dalla predetta circolare è quella relativa a tute le divisioni di fanteria, ad eccezione di quelle di stanza in Libia ed Egeo o appartenenti al corpo d'armata autotrasportabile (vds DOCUMENTO 1/d). Si rinuncia alla motorizzazione delle sezioni di sanità, che sono di due tipi: N (normale) con quadrupedi e carreggio, e M (da montagna) solo con salmerie. Viene mantenuta la sezione di sussistenza (senza quadrupedi e con organico di mobilitazione di 4 autocarri leggeri). Sono previste anche un' autosezione pesante per divisione di fanteria di 10 ACP e non più di 16 (solo in caso di mobilitazione) e una sezione autocarrette divisionale per batteria d ' accompagnamento da 65/17 (con 8 autocarrette). Il reggimento di fanteria assume un assetto organico che manterrà più o meno fino al 1943, con soli 11 automezzi; anche il reggimento di artiglieria, ad eccezione della batteria da 20, è interamente carreggiato. Da notare la distinzione (che verrà mantenuta per tutta la guerra) tra "autocarri leggeri" e "autocarri leggeri tipo L/39 per fanteria". I primi sono mezzi derivati dall'impiego civile (tipo Fiat 618, SPA 25 ClO, SPA 38, Ceirano 47C), impiegati anche in Etiopia e Spagna, con risultati poco lusinghieri. I secondi sono autocarri leggeri per fanteria progettati e costruiti per specifiche esigenze militari, introdotti in servizio a fine 1939, con ridotta carreggiata (m 1 ,50) e portala di I O oppure 12 uomini . La successiva circolare n. 00 1920 del 23 marzo 1940 conferma questi provvedimenti per la fanteria47, prevedendo che essi sostituiscano definitivamente, anche per l'avvenire, il Tomo I - appendice A dell'Istruzione per la mobilitazione. 1n ta1 modo, alla stessa data la formazione di guerra del reggimento fanteria subisce la seguente involuzione:
47
Cfr. anche Let. n. 10620 in data 22 apr.. 40 (Racc. 125/1).
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FORMAZIONI DI GUERRA (TOMO I lSTRUZ. MOBILITAZIONE)
FORMAZIONI PROVVISORIE DI GUERRA (MARZO 1940)
a) compagnia comando con autocarreggio di 55 automezzi
a) compagnia comando con una squadra salmerie e carreggio (68 quadrupedi e 24 carrette) e una squadra autocarreggio (8 ACL U39 per il trasporto delle munizioni della compagnia mortai)
b) 3 battaglioni fucilieri con sole salmerie per il trasporto delle sole armi di reparto e di aliquota delle munizioni c) compagnia mortai da 81 d) compagnia cannoni da 47/32 someggiata.
b) 3 battaglioni fucilieri con salmerie per il trasporto delle armi di reparto, munizioni, viveri e materiali vari c) compagnia mortai da 81 someggiata d) batteria da 65/17, someggiata e carreggiata.
Nel maggio L940 la formazione organica delle autosezioni pesanti e leggere è ridotta da 24 a 18 automezzi, ad eccezione di quelle destinate in Libia e dell'armata del Po;48 anche le 5 autosezioni leggere degli autoreparti misti per divisione celere sono ridotte da 5 a 3.49 Infine, a causa della mancanza di autoambulanze all'inizio della guerra si prescrive che le sezioni autoambulanze degli autoreparti di corpo d'armata siano completate nel numero prescritto di 20 con autobus di requisizione di capacità non superiore a 12-18 posti. 50 Queste lacune fanno sì che, nella primavera 1940, la divisione di fanteria normale effettivamente costituita non sia che una delle vecchie divisioni ternarie priva di un reggimento di fanteria sostituito da una legione della milizia più leggera. 51 Le artiglierie sono ancora ippotrainate, vi è gran numero di quadrupedi (3424), e di carri (154 carrette), con 71 moto e solo 131 automezzi, di cui 63 autocarri (25 accentrati al Comando divisione), 6 autocarrette (3 per reggimento fanteria), 45 ACU39, 13 autovetture, 4 autospeciali . Sezione Sanità e sussistenza se si eccettua un'autoambulanza non hanno automezzi in organico: in compenso, sono più numerose rispetto agli organici 1937 e 1939 (l U., 16 SU., 521 Tr. in totale) e sono ambedue articolabili (come prima) su 3 nuclei, in relazione all'aggiunta alla divisione binaria di una legione della milizia (circa 1300 uomini): aumenti che dimostrano anche per i Servizi la tendenza a sostituire i mezzi con gli uomini. Va un pò meglio per la divisione motorizzata, che ba l'artiglieria e tutti i Servizi motorizzati con up autoreparto misto divisionale, composto da 531 automezzi, 1170 motomezzi e 48 trattori.52 Anche la divisione autotrasportabile tipo
Let. n. 14088 in data 13 mag. 40 (ivi). Let. o. 12700 in data 2 mag. 40 (ivi). so Let. n . 2792 in data 14 giu. 40 (ivi). SI SME-Uff. Storico, L 'esercitn italiann tra la l" e la 2"...• (Cit.), p. 307·. 52 ivi, p. 311. 48 49
66
La logistica dell 'esercito - Voi. IV
Africa Settentrionale ha artiglieria e Servizi motorizzati, con autosezione mista e in totale 398 automezzi, 249 motomezzi e 36 trattori. 53 1n sostanza, le riduzioni e i compromessi dovuti a cause di forza maggiore alterano nelle linee fondamentali la struttura organica del C.A. e della divisione mobilitati, che secondo gli specchi cli formazione del P.R. 12 - edizione maggio 194054 hanno la seguente fisionomia logistica:
corpo d'armata normale (su 2-3 divisioni) Stato Maggiore, con comandanti dell'artiglieria e del genio e ufficio Servizi retto dal Sottocapo di Stato Maggiore (direzione di sanità, di ippica e veterinaria, di commissariato, trasporti, di amministrazione; ufficio automobilistico e ufficio chimico); ufficio postale con nucleo carabinieri; drappello automobilistico per Comando di C.A.; colombaia mobile; compagnia chimica " A "; I sezione di sanità; 8 ospedali da campo (cioè: massimo 4 per divisione); 2 nuclei chirurgici (cioè: massimo I per divisione); 2 ambulanze radiologiche (cioè: massimo I per divisione); I ambulanza odontoiatrica; I sezione di disinfestazione; I sezione di sussistenza; sezioni panettieri con forni Weiss (su tante squadre di IO forni quanto sono le divisioni del C.A.); I officina autocarrata per materiali di collegamento; 3 reparti salmerie; 2 infermerie quadrupedi; autoreparto pesante di C.A. (comando, autosezione pesante, autosezione mista, 2 sezioni autoambulanze, quindi - al massimo - una sezione di 20 autoambulanze per divisione).
Divisione fanteria normale ( 1940) Stato Maggiore con Comandi di artiglieria e del genio, ufficio del Capo di SM con sezione operazioni e servizi, uffici sanità, di commissariato, di ippica e veterinaria, chimico; ufficio postale con nucleo carabinieri;
53
ivi, p. 313. Lct. n. 30280 in data 3 dic. 40 (AUSSME, Rep. M-7, Racc. 414, Cart. I). Cfr. anche SME-Uff. Storico, L'esercito italiane tra la l" e la 2"... (Cit.), p. 319 e pp. 325-326. 54
I - La preparazione Logistica dell'esercito nel /940
67
sezione sanità; 2 ospedali da campo; sezione sussistenza; squadra panettieri con forni Weiss (10 forni); autosezione pesante; sezione autocarrette divisionale per l'auto trasporto (e non il traino) delle batterie accompagnamento da 65/17 dei reggimenti di fanteria. Dal punto di vista logistico, gli organici della divisione e del corpo d'armata nè al livello di organi direttivi nè al livelli di organi esecutivi presentano sostanziali elementi di novità e di miglioramento rispetto alla prima guerra mondiale, se si eccettua la tendenza a proiettare più in avanti - orientandoli a favore del livello di divisione - gli ospedali da campo e i forni Weiss, migliorandone l'aderenza. Da notare la scarsità di organi sanitari: nessun nucleo chirurgico e nessuna ambulanza radiologica di riserva o per i numerosi reparti non indivisionati; carenza di autoambulanze (40 in tutto il corpo d'armata) e di automezzi da utilizzare quale volano (40-50, compresi autobotti e autofrigoriferi). Al livello di visione non esiste uno specifico organo direttivo per i trasporti e per il servizio automobilistico, mentre esiste un organo direttivo tecnico solo per i trasporti a traino animale: altra dimostrazione, questa, dello scarso ruolo attribuito ai trasporli a motore. Al di là dei numerosi aggiustamenti, quindi, l'ordinamento della binaria specie per la quantità e qualità dei mezzi di fuoco e di trasporto rimane costantemente tale da andare in senso opposto agli obiettivi, non solo perché rimane sulla carta. Al raffronto, ben diversa la fisionomia ordinativa della divisione di fanteria normale tedesca, stranamente esaltata dagli stessi autori italiani che giudicano favorevolmente la binaria e sembrano cosl non coglierne la radicale differenza di impostazione.55 La Grande Unità di fanteria tedesca è sempre ternaria, e affida - com' è giusto - la capacità offensiva alla superiorità di fuoco di fanteria, di artiglieria e controaerei e controcarri e alla larga motorizzazione, senza preoccuparsi di "appesantire" la fanteria o i Servizi. Artiglieria divisionale composta di 4-5 gruppi con calibro 105 e gittata molto superiore ai nostri 75, larga disponibilità di cannoni anticarro da 37 e antiaerei (da 20, 37 e 88 mm.), grande potenza di fuoco della fanteria ( 11 O armi pesanti nel reggimento, con 14 mitragliatrici pesanti e 27 leggere, 9 lanciabombe da 50, 6 mortai da 81 per battaglione e, a livello reggimento, 6 mortai da 75, 2 da 150, e 12 pezzi anticarro da 37). I Servizi divisionali sono largamente motorizzati, e la divisione ha in organico ben 942 mezzi motorizzati, pur avendo una parte delle dotazioni trasportate su carriaggi. Anche se, come osserva il Van Creveld, mancano sia nelle divisioni tedesche che ai livelli superiori parecchi automezzi in organico
55
G. Carboni (gen.), Il peso della divisione tedesca, "La Stampa" del IO novembre
1938 e Marieui (gen.), Francia e Germania sul campo di battaglia, "Echi e commenti" 1939, pp. 47 1-473.
68
La logistica dell'esercito - Voi. N
56,
non v'è dubbio che in campo germanico le premesse erano giuste, i mezzi ottimi e l'organizzazione efficiente, con carenze non determinanti. La citata riunione di generali sui carri e la divisione corazzata del 23 e 24 novembre 1937, che segue quella sulla binaria, ha un interesse logistico assai limitato e, per così dire, "in negativo", anche se per altro verso il resoconto storiografico sarebbe meritevole di pubblicazione integrale. Questa volta il tema fissato dal Capo di Stato Maggiore generale Pariani non riguarda la trasformazione di una G.U. di fanteria già esistente Servizi compresi, ma la convenienza di trasformare la brigata corazzata in divisione assegnandole artiglieria in proprio, e la rispondenza dei tre modelli di carro previsti (veloce, che è quello da 3 t; d'assalto o per fanteria, che è il carro veloce con poche modifiche e per il quale è previsto un nuovo modello da 7 t sempre armato però di sole mitragliatrici; di rottura da lJ t per il quale - sulla falsariga di un modello ungherese - si sta studiando un modello con 2 mitragliatrici in torretta e un cannone in casamatta). La prima constatazione è che i modelli tedesco e inglese di divisione corazzata, con carri mcdi già armati di cannone e blindatura di tutti gli elementi componenti la divisione stessa, sono tenuti ben presenti non solo dal generale Pariani, e che si affaccia spesso - sia pur marginalmente - anche la prospettiva della guerra corazzata in ambienti coloniali. TI generale Guillet, oltre a sostenere che è l'artiglieria non specializzata, cioè non controcarri, il vero nemico del carro, è l'unico a prospettare la necessità di seguire questo modello blindato per tutti gli elementi della divisione. Pariani non è d'accordo sulla blindatura totale della divisione, pur riconoscendo che per la brigata italiana la denominazione "corazzata" è impropria: il nome non interessa. E' stato adottato perché quello " molto meccanizzata" non piaceva a nessuno. 1n quanto alla blindatura degli autocarri, questo è praticalo solamente in Germania e presso gli inglesi per le truppe coloniali. Gli altri non l'hanno adottata perché si fa sempre più strada il concetto che i mezzi di trasporto dchbano fermarsi lontano dal terreno di lolla, per non fare confusione (sic). Questo anche per il tiro contraereo, perché è molto difficile proteggere delle colonne in marcia. Inoltre gli autocarri per essere protetti dal tiro delle mitragliatrici devono essere appesantiti di molto. Del resto. la blindatura adottata dai tedeschi ba più che altro un effetto morale, perché è così leggera che un proietto di carabina Flobert può passarla. 5 7
La maggioranza (non senza qualche notevole eccezione, come il generale Ambrosio) è d'accordo sulla necessità di dotare la brigala corazzata di artiglierie in proprio (semoventi o motorizzate) e di semoventi controcarri. La brigata corazzata dovrebbe avere dai 100 ai 250 carri; due brigate corazzate riunite dovrebbero formare la divisione. Nessuno accenno, però, al carico logistico e alle conseguenti particolari soluzioni
56 M. Van Creveld, Op. cit., pp. 144- 147. ,., AUSSME, Resoconto stenografico... (Cit.), p . 90.
I - La preparazione logistica dell'esercito nel 1940
69
nel campo dei vari Servizi che comporlerebbe una nuova fisionomia organica per le unità carri, il cui impiego a massa viene comunque visto con diffidenza date le caratteristiche dei nostri terreni, che fanno preferire a molti i carri leggeri e armati di sole mitragliatrici, destinati a "risolvere episodi" nel combattimento tra fanterie. Solo il generale Bacchi locca il tasto logistico osservando che le G.U. corazzate oltre alle artiglierie "devono avere i mezzi per un notevole rifornimento di munizioni" .58 Le opinioni dei generali sul carro veloce sono frequentemente critiche. Il suo nemico più accerrimo è il generale Bastico, fatto estremamente significativo perché è l'unico dei presenti ad avere avuto l'occasione di fare una buona esperienza dell'impiego di questi mezzi nella guerra di Spagna, dove ha comandato il CTV fino a pochi giorni prima. Sul piano generale, Bastico non è entusiasta del carro armato, ed esprime sulle sue prospettive d'impiego una fiducia "limitata alle reali possibilità del mezzo, che forse sono molto inferiori a quelle praticamente ammissibili". A proposito del carro veloce, la sua condanna è senza appello: il nostro carro veloce in Spagna non ha fatto buona prova. Non vedeva, non camminava perché basta un pò d' acqua per fermarlo. dava un torme nto enorme aj piloti. Si è dimostrato vulnerabilissimo, anche se impiegato a massa perché non ha corazzatura. Non ha grande velocità e la sua autonomia è piccolissima. Desta quindi grnnili preoccupazioni. Se è stato impiegato ciò devesi alla virtù dei piloti [ ...] Ciononostante lo dichiaro sorpassato. Il carro veloce è piccolo; ma questo più c he una virtù è una deficienza. Questi carri piccoli piccoli non fanno impressionare nessuno, mentre ne fanno i carri più pesanti. Ho visto i carri russi guidati molto male e pieni di difetti; ciononostante ho constatato che impressionavano [ ...] Il carro è un mezzo potente che non dobbiamo disconoscere; ma non gridiamogli osanna. L'osanna riserviamolo per il fante o il mulo. Si, anche per il mulo, perché durante l'avanzata su Santandcr è stato quello che ha permesso di superare le interruzioni che i cari minatori asturiani avevano eseguito lungo le strade quasi ad ogni metro. In quella circostanza i carri passarono alla retroguardfa ... 59
TI fattore che esercita maggiore influenza sugli orientamenti dei partecipanti è comunque quello dei vincoli che il nostro terreno può porre all"impiego a massa dei corazzali, anche se molti, a cominciare dallo stesso Bastico, rilengono che sui terreni coloniali tale impiego a massa sia possibile e conveniente; queslo fa giudicare ad alcuni decisamente troppo pesanti le G.U. carri sul modello tedesco e inglese. Il generale Nicolosi, ad esempio, teme che Grandi Unità con circa 400 carri siano troppo pesanti non solo sui terreni europei (dove non sempre si troveranno ponti sufficientementi robusti e numerosi per consentire il passaggio delle colonne corazzate) ma anche sui terreni coloniali, dove le difficoltà di movimento sono "non indifferenti". Tutto ciò aiuta coloro che credono ancora nella fanteria (o nell'ar-
58 59
ivi, p. 28. ivi. pp. 80-81.
70
La logistica dell'esercito - Vol. N
tiglieria) più che nel carro, e anche coloro che ritengono ancora rispondente, almeno per i celeri, la formula del carro veloce. Numerosi generali, comunque, concordano con Bastico sull'insufficienza del carro veloce (gen. Gamerra, che propone di sospenderne la produzione; gen. Ambrosio; gen. Grassi, gen. Giuliano; gen. Maravigna; gen. Guillet; gen. Terziani ecc.). I difetti che gli sono attributi sono molteplici: frequenti scingolamenti, scarsa visibilità, torretta non girevole, motore a benzina che si incendia facilmente, ridotta capacità di movimento fuori strada e in terreni sabbiosi, scarsa corazzatura e armamento, mancanza di mezzi di collegamento, vulnerabilità data anche dal radiatore (che si perfora con un colpo di baionetta) e dalle canne delle mitragliatrici sporgenti dalla torretta (che possono essere deformate con un sasso), eccessivo tormento per l'equipaggio e calore eccessivo all'interno del carro in climi caldi. Il generale Pariani mostra di essere ben informato del fatto che gli inglesi in Africa hanno compiuto esercitazioni con brigate di carri già armati di cannone, e che inglesi e tedeschi hanno già realizzato ciò che al momento in Italia è ancora oggetto di studio e discussione. Ma pur riconoscendo la necessità di fare meglio degli altri, si sforza di difendere il carro leggero, espone i miglioramenti allo studio e raccomanda ili non diffondere tra gli equipaggi sfiducia nel mezzo. Riguardo alla vulnerabilità, al deficiente armamento, alla torretta non girevole ecc., egli afferma che "il carro è di per sè stesso un'arma" che agisce soprattutto con l'urto e la velocità. La mitragliatrice, a suo giudizio, serve soprattutto a difendere il carro fermo, e la miglior protezione gli è assicurata dall'impiego a massa, che rende possibile agli altri carri di tenerne sotto tiro i fianchi e il tergo (l'episodio sfortunato di Dembeguinà in Etiopia, che tale rimane, è a suo giudizio dovuto appunto all'impiego ili carri isolati).
CAPITOLO li
FORMAZIONI DI GUERRA E DOTAZIONI DEI PRINClPALl SERVIZI LOGISTICI NEL GIUGNO 1940
I. Servizi di sanità e veterinario
1
L'organo esecutivo principale è la sezione sanità. Gli ufficiali delle sezioni sanità mobilitate sono assegnati nominativamente; i sottufficiali e la truppa sono forniti dalla compagnia di sanità del corpo d'armata; il materiale è fornito dagli ospedali, che funzionano da centri di mobilitazione. Le sezioni di sanità di divisione e corpo d'armata mobilitati dipendono sulla linea di comando dal Comando di Grande unità, sulla linea tecnica dal capo ufficio sanità della stessa Grandt:-Unità, t: sulla linea amministrativa dagli organi logistici sanitari di 2" linea al livello di armala (e non più dagli ospedali militari che le hanno costituite, con i quali conservano solo il legame matricolare). Con il nuovo ordinamento della divisione "binaria" (1938) è prevista, con caratteristiche particolari, una sezione di sanità di corpo d'armata (su 3 reparti di sanità e un reparto portaferiti su 3 plotoni, con 2 stufe di disinfezione Giannolli e 2 potabilizzatori), che può fungere da volano di personale e materiale nei riguardi delle sezioni sanità delle G.U. dipendenti. Queste ultime, come si è visto, dovrebbero cedere alla sezione di sanità di corpo d'armata, di nuova istituzione, anche la stufa Giannolli e il potabilizzatore prima in dotazione alla sezione sanità della divisione "ternaria". Le sezioni di sanità di corpo d'armata hanno automezzi in proprio solo per il trasporto degli ufficiali del comando e del materiale di equipaggiamento generale e di cucina, e possono essere autotrasportate o someggiate con automezzi e/o salmerie fomite dal Comando di corpo d ' armata; lo stesso avviene per le sezioni di sanità della divisione di fanteria normale. Anche se la sezione di sanità è un organo di smistamento e di sgombero più che di cura, ciascun reparto (carreggiato o autocarreggiato) della sezione sanità ha in dotazione i ferri chirurgici necessari per qualsiasi tipo di intervento, con I tenda di medicazione mod. 1931, l tenda da ricovero (9xll) mod. 1909, 2 tende da ricovero
1 C. Manganaro, /I servizio sanitario mi/iwre in guerra, Milano. Soc. Ed. Libraria, 1938, pp. 127-210 e MG, Prontuario di dati organici, tecnici e logistici, Fase. I, Roma 1938. p. 43.
72
La logistica dell'esercito - Voi. IV
(7x7) mod. 1909, 21 barelle, 10 lettini da campo, medicinali e materiale da medicazione, una coppia di cofani di sanità per la cura dei gassati, un apparecchio di iiluminazione ad acetilene, 2 pompe da disinfezione Gatteschi con materiale da disinfezione. Normalmente il reparto autocarreggiato dispone di 1 carro a 2 ruote, 1 potabilizzatore ippomobile su carro a 4 ruote o autotrasportato, I inceneritore da campo mod. 1932 smontabile, 1 cofanetto di medicinali per uso veterinario e 1 cofanetto per la cura dei quadrupedi gassati. La dotazione di materiale per il reparto sanità someggiato è analoga a quella del reparto carreggiato, con quantità più ridotte: inoltre mancano il materiale da disinfezione, la stufa Giannolli, il potabilizzatore, l'inceneritore, e i due cofanetti per quadrupedi. Ciascun plotone del reparto portaferiti dispone di 30 barelle e di materiale di equipaggiamento generale, vivt:ri, cucina ecc. per vivere in modo autonomo. L ' ospedale da campo, organo di ricovero e cura2 , non dispone in proprio dei mezzi necessari per il trasporto (ad eccezione dell'ospedale per divisione motorizzata o corazzata, che ha in organico anche un'aliquota di automezzi per il trasporto dei materiali). Quando deve spostarsi, l'ospedale riceve pertanto gli automezzi dal Comando della Grande Unità alla quale è assegnato. Dipende in linea di comando dal Comando di Grande Unità, in linea tecnica dal capo ufficio sanità della stessa G.U., e in linea amministrativa dagli organi logistici di 2" Linea dell'armata. li materiale di un ospedale da campo (mod. 1929) è formato da 213 colli del peso di circa 80 q, con un volume di mc 25. In sintesi l'ospedale dispone di: a) personale: 4 ufficiali e 55 militari di truppa; b) strumenti chirurgici per qualsiasi tipo di operazione e accessori per l'arredamento di una sala operatoria; c) 3 tende da ricovero di m 9x I I, una tenda da ricovero di m. 1Ox 12, una tenda-baracca per operazioni e medicazioni mod. 31; d) 50 lettini da campo con relativi effetti letterecci, 24 comodini di ferro e 6 barelle, con possibilità di ricovero massimo di 70-100 feriti, utilizzando materiale lettereccio di circostanza (l'orientamento di massima per gli ospedali di 1" linea è però quello di limitare il numero dei ricoverati, per non diminuire la loro mobilità); e) oggetti di uso generale, da cucina, viveri di conforto ecc. e medicinali e materiale di medicazione (150 fasce di cambric, 800 fasce di mussola idrofila di varie dimensioni, 68 fasce di velo amidate e gessate, 30 fasce di cambrica T); f) materiali sanitari vari (una autoclave di modello speciale per unità sanitarie di mobilitazione; una coppia cofani per la cura dei gassati; un filtro da campo a 5 cilindri filtranti; una pompa da disinfezione tipo Gatteschi; una stufa di disinfezione Giannolli a traino animale, predisposta per il traino meccanico nelle G.U. motorizzate e corazzata).
2 MG. Caricamentn dell 'n.<pednle dn rnmpn mnd. 1929, Roma 1930 e Appmdice all'Istruzione sul servizio dei portaferiti, infermieri e aiuta11ti di sanitil , Roma 1934.
li - Formazioni di guerra dei Servizi ( 1940)
73
ll nucleo chirurgico (3 ufficiali e 23 militari di truppa) dispone di 2 autocarri, di cui uno trasporta la baracchetta operatoria e l'altro trasporta l'armamentario chirurgico, il gruppo elettrogeno, l'apparecchio radiografico, gli oggetti d'arredamento ecc .. La baracchetta operatoria è divisa con un tramezzo in due stanze comunicanti, cioè saletta operatoria propriamente detta e camera di accettazione, nella quale è ricavata un'altra piccola camera capace di contenere un apparecchio radiografico con un piccolo ambiente destinato a camera oscura. La sezione disinfezione di corpo d'arrnata3 (l ufficiale e 80 sottufficiali e truppa di cui 60 disinfettori, con 3 autocarri e 3 autospeciali) dispone di 3 apparecchi Breslavia, 6 autoprotettori, materiali e strumenti vari per disinfezione, 100 scatole di steridrolo per disinfezione dell'acqua, 1 pompa di disinfezione Gatteschi, l autobagno, I autopotabilizzatore, I autostufa, 2 stufe Giannolli su rimorchio per traino meccanico. La sezione bonifica gassati al livello di armata, infine, ha 2 ufficiali e 75 sottufficiali e truppa, con 4 autocarri e 12 autocarri speciali (10 autobagni e 2 autobotti). Il personale e i mezzi del Servizio di sanit.à e veterinario per le minori uoità sonu ripurlati in dettaglio nel DOCUMENTO 2/A.
2 . Servizi di commissariato (vettovagliamento)
All'inizio del conflitto è in vigore una razione viveri- base fissata nell'allegato I alla circolare 11. 9403 del 30 giugno 1940 (DOCUMENTO 2/b), che fornisce 3728 calorie con 153,74 gr di proteine totali (il 35% delle quali animali), gr 46,85 di lipidi e gr 615,67 di glucidi. 11 Ferrajoli giudica tale razione insufficiente, perché contiene almeno 250-350 calorie in meno delle 4000-4100 calorie ritenute fin dalla grande guerra indispensabili per l'alimentazione di un uomo giovane in guerra, e aggiunge: la scarsez.i:a delle calorie non ci fa qufodi apprezzare i 153,74 gr delle calorie totali, altrimenti soddisfacenli, e diminuisce ancor più il significato di quel 35 del totale proteico, rappresentato dalle proteine animali, 4ueslo di per sè stesso già troppo scarso per il soldato in guerra. Fortemente deficitari, infine, ci sembrano i grassi . 4
E' previsto un supplemento di gr 175 di pane per truppe in particolari con.dizioni , che aumenta a 4216 le calorie disponibili: ma tale aumento è concesso, appunto, solo per truppe che agiscono in condizioni fuori del normale, per le quali sarebbe necessario un apporto energetico ancor superiore al livello di 4216 calorie. Naturalmente questa razione-base subisce varianti in relazione sia alle particolari condizioni climatiche
3 4
MG, Specchio di caricame11to della sezione disinfezione, Roma 1940. F . Ferrajoli , Op. cit., pp. 87-88 e 139.
74
La logistica dell'esercito - Voi. N
dei vari teatri d'operazioni, sia soprattutto alle effettive possibilità di rifornimento e vettovagliamento in una determinata zona, che dato il contesto generale inOuiscono raramente in senso positivo e più frequentemente in senso negativo, provocando spesso riduzioni obbligate delle quantità e qualità dei generi teoricamente previste. Le formazioni di guerra e il numero degli automezzi in dotazione organica alla sezione sussistenza divisionale dal 1939 al giugno 1940 sono soggetti a continue variazioni , con dati non sempre concordanti. Gli organici 1940 prevedono: a) per la sezione sussistenza per· divisione di fanteria: 4 ufficiali, I sottufficiale, 45 militari di truppa, 12 quadrupedi con 13 salmeristi, 4 ACL (e non 3, come afferma il Giannuzzi) con I SU. e 7 conduttori (salmeristi e conduttori sono considerati in aggiunta al restante personale); b) per la sezione sussistenza per divisione motorizzata: 4 ufficiali, 1 sottufficiale, 42 militari di truppa, 5 ACL con 1 SU. e 8 conduttori; c) per la sezione sussistenza per divisione celere: 3 ufficiali, 2 sottufficiali, 22 militari di truppa, 3 ACL, 2 aulofrigoriferi, 1 motocarrello, con l SU. e 9 conduttori. Lo scaglionamento delle dotazioni di riserva e le modalità di assegnazione degli automezzi (Circ. n. 1553 in dala 21 maggio 1940) all'inizio della guerra sono:
RAZ IONE VIVERI COMPLEM.
RAZ. AVENA
RAZION E RISERVA (I GALLETIA gr 400 e I scatolella)
sz. s ussistenza per divisione alpina
I
l
I
sz. s ussistenza per divisionale autolrasportabile
I
I
I
sz. s ussistenza per armata Po, C.A. celere, C.A. corazzato
l
1
I
a cura auto gr. pesante armata Po
sz. sussisten1,a, per divisioue celere, motorizzaLa e corazzata
I
I
I
a cura auto-
Tl PO SEZIONE
MEZZI TRASPORTO
a cura autoreparto misto divisionale
rep. misto divisionale
Da questo specchio si deduce che gli automezzi per le sezioni sussistenza sono in forza ali' autoreparto divisionale. Non figurano nello specchio le sezioni sussistenza per divisione di fanteria, per corpo d'armata normale, per annata normale, per reggimento alpini, perché non
li - Formazioni di guerra dei Servizi (1940)
75
hanno dotazioni di rifornimento di riserva e sono solo organi di distribuzione di quanto loro giornalmente perviene da tergo dei magazzini d'armata e loro frazioni. Anche le dotazioni di riserva previste nello specchio per le sezioni delle altre G. U., sono estremamente esigue (una sola giornata). Solo la sezione sussistenza per divisone celere ha in organico gli autofrigoriferi: le altre sezioni li ricevono di volta in volta dal corpo d'armata. ll Giannuzzi riferisce che nel 1940 per la confezione del pane "si sta provvedendo alla trasformazione dei forni Weiss per renderli atti all'autotraino", ma non si studiano forni a nafta più leggeri (esigenza già emersa nella guerra d'Etiopia). Per la confezione del rancio caldo si ricorre come sempre a marmitte e casse di cottura, mentre nel 1940 sono sempre allo studio, dal l 938, le cucine rotabili da campo "con le quali si risolve definitivamente il problema della confezione e distribuzione del rancio ai reparti durante le fasi del movimento e del combattimento". In definitiva le sezioni di sussistenza, organo esecutivo fondamentale, all'inizio della guerra sono dei seguenti tipi: Sezione sussistenza per nrmutu: è costituito dn solo pcrsonnle di sussistenzn in qunni mezzi di trasporlo sono forniti, quando necessario, dalJa direzione trasporti di armata; può funzionare frazionala fino a 3 posti di distribuzione. Se,:ione sussisten7.a per corpo d'annata e per divisione di fanteria: è costituita da personale di sussistenza e tre autocarri leggeri (uno per nucleo) che trasportano le sole dotazioni di reparto; può funzionare frazionata fino a 3 posti di distribuzione. Sezione sussistenza per G.U. speciale: è organicamente assegnala all'armala dt:I Po, ai corpi d ' armata celere e coraz:i;ato, alle divisioni celere, cora:i;zala e motorizzala. E' costituita da personale di sussistenza e da un certo numero di autocarri per il trasporto delle dotazioni di reparto e del personale. Può funzionare frazionata fino a 2 posti di distribuzione. Le è assegnata una dotazione di rifornimento viveri ed avena che viene trasportata con automezzi delle unità del servizio trasporti assegnate alla G .U. cui appartiene. Sezione sussistenza per divisione alpina: è costituita da solo personale di sussistenza, in quanto i mezzi di trasporto sono fomiti quando necessario dal comando della divisione. Può funzionare frazionata tino a 2 posti di distribuzione. Le è assegnata una dotazione di rifornimento viveri ed avena che viene trasportata coi mezzi forniti dal comando della divisione. Sezione sussistenza per reggimento alpino: come la precedente, con la differenza che p uò funzionare sino a 3 posti di distribuzione e che la propria dotazione di rifornimento viveri ed avena è accentrata presso la sezione sussistenza per divisione alpina.5 10
Evidentemente si è rinunciato al progetto iniziale di "alleggerire" le divisioni di fanteria binaria persino delle sezioni di sussistenza. 11 personale e i mezzi per il servizio di vettovagliamento e idrico nei reparti, i dati tecnici per la confezione del pane, lo scaglionamento dei viveri e foraggi nelle unità (1938) risultano dal DOCUMENTO 2/b.
5 G. Giannuzzi. / Servizi di commissariato nelle nuove norme generali sui Servizi in guerra, "Rivista di Commissariato" n. 5/1940. Per i dati organici cfr. anche AUSSME, Rep. M/7. Racc. 520/ 1.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
In sintesi, la fisionomia del Servizio nel 1940 può essere così riepilogata: a) razione viveri di guerra insufficiente e tuttavia difficile da assicurare data la difficoltà dei rifornimenti; b) nessun rinnovamento dei mezzi e materiali, che rimangono quelli della prima guerra mondiale compresi i mezzi per la confezione del rancio caldo e del pane (per quest'ultima esigenza, oltre alle sezioni con forni Weiss a legna si conservano in servizio i forni carreggiabili e someggiabili mod. 1897, assegnati al livello di armata); c) mezzi di trasporto assegnati in organico agli organi esecutivi (sezioni sussistenza, sezioni e squadre panettieri) in misura minima, con necessità di richiederli di volta in volta un rinforzo di automezzi in caso di spostamento. Fa eccezione solo la sezione sussistenza per Grandi Unità speciali, che dispone di mezzi di trasporto in proprio; d) nessun volano di viveri previsto al livello di divisione di fanteria normale, la cui sezione di sussistenza ha solo funzioni di distribuzione.
3. Servizi di commissariato (vestiario-equipaggiamento) La disponibilità del vestiario nel periodo precedente la guerra risente, come già si è accennato, della forte deficienza di materie prime (fabbisogno di lana lavata 43000 t annue contro 8000 di produzione nazionale; fabbisogno di pelli 53000 t annue contro 30000 di produzione nazionale; enorme deficienza di cotone). Ne consegue una carenza quantitativa e qualitativa così descritta dal generale Favagrossa: Per il vestiario ed equipaggiamento, benché l' Italia avesse la possibilità di produrre molto hcnc, la dcficicn:rn delle materie prime - soltanto in parte temperata dai prodotti autarchici non sempre idonei all'usura dj guerra cui i manufatti veruvano assoggettati fece sentire sinistramente i suoi effetti. Ripercussioni morali con conseguenze disciplinari si ebbero per la mancanza di vestiario, deficienza di scarpe, cli coperte e cli altri materiali indispensabili al soldato per potere - sia pure modestissimamente ed a costo di grandi sacrifici - vivere e combattere. Non è poi il caso di parlare dell'impraticità del vestiario e dell'equipaggiamento che avrebbe trasformato il migliore atleta io un vero salame e della qualità delle materie prime che - sempre poco buone dopo la guerra del 1915-18 - peggiorarono enormemente dopo le sanzioni, tanto che i materiali c he s i distribuivano erano dopo poco tempo inservibili con grave pregiudizio per i rifornimenti, dato che le difficoltà di approvvigionamento si acuivano.
Basta ricordare c he, dopo aver vestito i primi richiamati riducendo a zero le scorte, mancavano, nell'autunno del 1939, il vestiario e l'equipaggiamento per 15 divisioni, per tutta la MN.V.S.N. e per la Dicat. .6
Nel Promemoria per il Capo di Stato Maggiore Generale sull'efficienza dell'esercito compilato dal suo stesso ufficio in data 2 novembre 39 si calcola che alla data del I O maggio 1940 si verificherà uaa defi-
6
C. Favagrossa, Op. cii., p. 19.
li - Formazioni di guerra dei Servizi (1940)
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cienza di circa 450.000 serie per vestire gli uomini alle armi, e nessuna scorta nei magazzini; tenendo conto anche della scorta necessaria, la deficienza salirebbe a 900.000. 7 Questo dato è sostanzialmente confermato anche nel documento dell'ufficio del Capo di Stato Maggiore Generale sulla situazione delle scorte alla data del 1° febbraio 1940: a) Vestiario-equipaggiamento Le serie complete vestiario-equipaggiamento esistenti sono all'incirca I milione e 600.000 mila, di cui: 950.000 in distribuzione alla forza alle anni (esclusi i richiami in corso); 650.000 nei magazzini, di cui però 300.000 senza teli da tenda. La deficienza di teli da tenda aumenterà con gli invii disposti oltremare. Con i richiami in corso e proposti verrà alle armi una fona di circa 400.000 uomini, per vestire i quali verranno impiegate le serie complete esistenti, sia pure in pane senza telo da tenda. Rimarranno 250.000 serie, non tutte, all'atto pratico, immediatamente utilizzabili per non adeguata dislocazione. Ciò porta a concludere che converrebbe fare il <<punto>> delle serie disponibili, prima di procedere ad ulteriori richiami di qualche entità. Si aggiunge che per una mobilitazione generale mancano ora un milione di serie circa. Nel prossimo futuro , e cioè entro settembre, sono previste altre 620.000 serie, di cui 400.000 circa saranno prevedibilmente assorbite per i consum.i, cosl la situazione non avrà un sensibile miglioramento. le deficienze di cui sopra cd altre varie non consentono di costituire che in misura di circa 1/4 i battaglioni territoriali mobili addetti alla difesa delle coste ed i ballaglioni territoriali addetti alla protezione delle comunicazioni e degli impianti. R
Dal canto suo, il generale Favagrossa definisce "tragica" la situazione del vestiario e dell'equipaggiamento nella primavera del 1940, perché i richiami allora in corso avrebbero assorbito tutte le serie allora esistenti e le nuove forniture previste nel periodo non avrebbero potuto coprire nemmeno i consumi normali . Per la mobilitazione generale [fortunatamente non effettuata n.d.a.] mancava un milione di serie di vestiario.9 Viene qui spontanea un'osservazione: in Spagna non si sono forse consumate in gran quantità serie di vestiario e scarpe che sarebbero state preziose nel 1940? 4. Servizio materiali di artiglieria Non ci soffermiamo sul vitale problema della produzione e del rinnovamento delle artiglierie negli anni Trenta, rimandando, in merito, ai già citati studi del Minniti. Il problema è descritto nei suoi termini essenziali dal Favagrossa: pochissimi campioni di moderne artiglierie accentuavano la sfiducia a danno delle vecchie, la cui efficacia ed efficienza era notevolmente ridotta. Nè molto c'era da sperare in
7
SME, L 'esercito italiano tra la l" e la 2"... (Cit.), p. 297. F . Rossi, Op. cit., pp. 163-164. 9 C. Favagrossa, Op. cit. , pp. 27-28. 8
La logistica dell'esercito - Voi. N
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un rapido mutamento dato che l'Italia, nel 1939, era in grado di produrre soltanto 70 pezzi d 'artiglieria al mese e degli stessi tipi antiquati che essa produceva, nella misura però di circa 800 al mese, alla fine del 1917 e nel 1918. Gli impianti dell'altra guerra erano stati quasi totalmente demoliti senza sostituirli con altri moderni, che soltanto alla fine del 1938 vennero decisi, iniziati nel 1939 ed ultimati nel 1941 ma per capacità produttiva da 250 a 300 pezzi al mese, capacità che purtroppo poi non si poté sfrullare per deficienza di materie prime.IO
Se le artiglierie sono in massima parte antiquate e se i materiali relativamente moderni sono insufficienti per numero e spesso anche per qualità (cannone da 47/32, mitragliera contraerei da 20), ancor più preoccupante è la situazione delle munizioni, sia dal punto di vista dei quantitativi disponibili che della capacità produttiva. Per una visione più precisa del problema del munizionamento e del suo peso, è necessario considerare i dati di base del DOCUMENTO 2/c, nel quale sono riportate le dotazioni individuali e di reparto dei vari tipi di munizioni, il loro scaglionamento e il valore per le varie unità dell'unità di fuoco (UNFOC), cioè dell'unità di misura convenzionale adottata nel calcolo preventivo dei consumi e delle scorte. Nell'esame della situazione munizioni allegato al citato ~romemoria del 2 novembre 1939 per il Capo di Stato Maggiore Generale le carenze maggiori risultano dal seguente specchio: 11
UNITÀ DI FUOCO Comprese dotazioni di reparto
ARMI SCHIERATE
Mitragliatrici Fucili mitragliatori Mortai da 45 Mortai da 81 Pezzi da 47 Pezzi da 20 Pezzi <la I 00/ I 7 Pezzi da 75 Pezzi da 105 Pezzi da 149
PREVISTE
ESISTENTI AL 1/11/39
15 19 14 14 12 12 12 12 12 12
9,9 11,8 5 1,8 1 4,5 3,8 8 5.5 9,5
DI PREVISTA ESISTENZA AL J/5/40 12 15 10,8 3,3 5,1 6,8 7 9,5 8,5 10,5
Se ne deduce che le principali carenze sono proprio per le armi più moderne e preziose: mortai da 81, pezzi c/c da 47/32, mitragliere da 20 mm. Tuttavia a causa della carenza di materie prime le previsioni del citato Promemoria del 2 novembre 1939 risultano ottimistiche, e al l O giu-
IU
11
ivi, p. 14. SME-Uf. Storico, L'esercito italiano tra la l " e la 2"... (Cil.), p. 290.
li - Formazioni di guerra dei Servizi (1940)
79
gno 1940 l'esercito dispone di munizioni "sufficienti ad alimentare la battaglia per poco più di un mese" 12, con una prevedibile situazione a fine mese che il generale Favagrossa riassume in un Promemoria nella stessa data: Limitandomi all'esame dei calibri più comuni, risulta che alla fine di giugno si avranno: per il 20 - 8.400.000 colpi che per 1.262 mitragliere rappresentano 6 unfoc circa; per il 47 - 1.500.000 colpi che per 1.155 pezzi da 47 rappresentano 4 unfoc circa. Del totale però si trovano in territorio nazionale solo 2/3 essendo circa un terzo dei colpi nelle colonie, Albania, Egeo. per il 75 - 7.000.000 colpi che per 4.466 pezzi rappresentano 6 unfoc circa; per il I 05 - 1.000.000 colpi che per 1.3 1O pezzi rappresentano 5 unfoc circa. Del totale solo i 3/4 in territorio nazionale. per il 1()() - 2 .500.000 colpi che per 1.705 pezzi rappresentano 6 unfoc circa; per l'ob. 149 - 1.100.000 colpi che per 1.186 obici rappresentano 6 unfoc circa, diminuite di circa 110.000 colpi dislocati nelle colonie, Egeo, Albania. E poiché una giornata di fuoco (unfoc) è considerata dallo Stato Maggiore del R . E. come media indispensabile per I O giorni di guerra, le quantità di cui ora dispone il R.E. a mio parere sono eccessivamente piccole - troppo piccole ritenendo altrcsl tale media ottimistica. Bas ta al riguru·do che mi riferisca a quanto è staio consumalo nelle offensive di Spagna, che evidentemente non sono da paragonare a ciò che è e sarà una guerra sulle Alpi od in altri settori degli attuali teatri di operazione. Durante la battaglia dell'Ebro le unfoc distribuite, per calibro. sono state le seguenti: 5 unfoc circa per le mitragliere da 20, di cui sparate 3 unfoc; 14 unfoc circa per il cannone da 75, di cui sparate 11 unfoc; 11 unfoc circa per l'obice da 100, di cui sparate 8 unfoc; 6 unfoc circa per il cannone da I 05, tutte sparate; 3 unfoc circa per l'obice da 149, tutte sparate. Tenuto conto che nelle 38 giornate, durante le quali le truppe furono impegnate, soltanto per pochi giorni le ar1iglierie svolsero azioni di qualche importanza senza però mai avvicinarsi a quelle del Carso della passata guerra e meno ancora a ciò che potdl essere nell'attuale, il consumo prevedibile del prossimo conflitto dovrà essere evidentemente di gran lunga maggiore. Se si aggiunge che, per quanto l'aviazione avversaria si s ia sempre dimostrata inferiore alla nostra, il consumo dei colpi da 20 è stato cosl e levato, ben ci si può immaginare quale potrebbe essere il consumo di tale arma attualmente. Se infine si considera ora che la nostra produzione attuale mensile spinta al massi mo (qualora le materie prime lo consentissero) può dare un gettito mensile di sole: I unfoc circa per il 20; 0 ,7 di unfoc per i piccoli calibri (47-65-75-106); 0,15 di unfoc per i medi calibri (105-149); e che la produzione reale per dcficicn1;a di materie prime è circa 1/4 di quanto sopra, si può constatare quale potrà essere la nostra situazione dopo il primo mese di guerra. Concentrando tutte le materie prime sulla produzione delle muni1;ioni si potrii riuscire a raggiungere il doppio di quanto ora si produce; eventualmente, collo sforzo massimo e senza riguardi per le conseguenze di vario carattere che possono avere profonde ripercussioni sulla vita della Nazione, si potrà raggiungere forse il triplo ma non di più percbé, ove non mancassero il ferro e il rame, mancherebbero l'alluminio od altri elementi.J3
12
11
C. Favagrossa, Op. cit., p. 16. ivi, pp. 267-268.
80
La logistica dell'esercito - Voi. IV
Ancora una volta, si deve constatare che una parte considerevole del munizionamento che manca nel 1940 è stata largamente consumata in Etiopia e Spagna, dove già si sono impiegati (e logorati) anche i pochi mortai e le poche artiglierie dei tipi più moderni.
5. Servizio materiali del genio La situazione dei materiali del genio nel 1939-1940 e i criteri pratici che prevalgono nel loro rinnovamento sono efficace dimostrazione della politica dei materiali che viene costantemente seguita dal 1919 in poi per tutti i Servizi, dove gli iniziali intenti di modernizzazione sono frustrati e stravolti dalla scarsità di risorse e materie prime abbinata alla tendenza a disperdere gli sforzi privilegiando sempre - per un malinteso senso di "economia" - la quantità rispetto alla qualità, anche quando ciò significa rendere inutilizzabile in una guerra moderna - quindi antieconomico - il poco o molto che si riesce a mettere a disposizione delle truppe: Nè Ooride erano le condizioni per i materiali del genio. Se, ad onor del vero, i magazzini del genio erano ben fomiti quantitativamente, salvo qualche eccezione, si trailava di materiali pure vecchi , superati da moderni tipi meglio adatti alle esigenze di guerra ed in uso, in larga misura, presso l'esercito tedesco. Nel settore dei collegamenti - radio ed a filo - pur non mancando all'Italia la tecni ca costruttiva nè la capacità produttiva - almeno in un primo tempo - mancava la specializzazione dei tipi. I me.ui di Lrasporto pure non erano adeguati. Per gli zappatori e minatori si era rimasti quasi alle realizzazioni dell'altra guerra, poiché i mezzi meccanici erano limitatissimi e, quei pochi, scarsamente conosciuti dalla massa del personale. Per le comunicazioni, le dotazioni erano qualitativamente deficienti inquantochè i ponti erano stati studiati per carichi mollo inferiori ai me7.7:i moderni di lotta, rappresentali da pesanti artiglierie e ancor più pesanti carri arrnati. In tale settore soltanto i ponti in dotazione al reggimento ferrovieri ancora potevano rispondere allo scopo: si Lrattava però di LLn materiale avuto dall'Au.stria in conto riparazioni o qualche bottino bellico alla fine dell'altra guerra. Inte ndo parlare di due tipi Kohn e Rot-Wagner. Per la fortifica7.ione delle frontiere lo studio, ini7ialmente logico e ispirato a sani criteri moderni, in seguito, purtroppo, per deficicn7a di fondi, nel can1po dell'attu.u10ne andò soggetto a molte varianti e deformazioni. Anziché concentrare i mez.i:i su un tratto limitato, per realizzarne una parte perfettamente rispondente alle esigenze della difesa, si disperse il poco su tulle le frontiere. Conseguentemente si portò ovunque l'impressione di miseria: tulio era stremenzito, tutto sopraffatto dalle preoccupazfoni economiche che si opponevano ai più razionali sviluppi. E ciò pur non mancando nel campo della tecnica costruttiva esempi di genialità e di ben studiati adattamenti specialmente all'imperativo economico della povertà. 14
6. Servizi trasporti e automobilistico
Le formazioni organiche di base sono: l'autogruppo composlo di più autoreparti (per esempio: 4 autoreparti di circa 100 automezzi ognuno),
14
ivi, pp. 18- 19.
II - Formazioni di guerra dei Servizi (1940)
81
l'autoreparto composto di più autosezioni (in genere 3-4), l'autosezione composta di 20-24 automezzi, la mezza autosezione composta di 2 squadre ( l 0-12 automezzi), la squadra (6 automezzi al comando di un graduato), l'autodrappello (numero vario di automezzi per le esigenze di un Comando o di un organo esecutivo dei Servizi). I principali dati tecnici sull'organizzazione dei trasporti, sui mezzi a traino animale, sulle loro prestazioni sono riepilogati nei DOCUMENTI 2/d e 2/e. Ancor più della scarsità delle dotazioni e dell'insufficienza quantitativa e qualitativa dei materiali, gli automezzi rappresentano il punctum dolens decisivo che dequalifica l'intero esercito. Su di essi connuisce una sommatoria di fattori negativi già in parte esaminati: inadeguatezza della dottrina logistica e dei conseguenti ordinamenti rispetto alle esigenze della guerra di movimento; conseguente eccessivo accentramento per rimediare in qualche modo aJla scarsità dei mezzi; povertà di materie prime (gomma e carburanti in particolar modo); scarso sviluppo della motorizzazione in Italia, che da una parte costringe a limitare - per non soffocare l'economia - quelle requisizioni sulle quali si fa gran conto (specie per i trasporti d'intendenza) e dall'altra non fornisce conduttori e meccanici in misura sufficiente e automezzi civili requisiti veramente adatti alle esigenze militari, specie per la guerra nel deserto; capacità produttiva di automezzi limitata sia per quantità che per qualità (deficiente rusticità e capacità di marcia fuori strada); logoramento di gran numero di automezzi e consumo di ingenti quantità di carburanti in Etiopia e Spagna; scarsa disponibilità di officine, organi di riparazione, pezzi di ricambio, operai specializzati per le officine, conduttori, Quadri esperti nella branca. Il risultato è l'opposto di quello che dovrebbe essere specie per un esercito impegnato in Africa Settentrionale: il trasporto a traino animale è la norma, l'autocarro è l'eccezione e la capacità di movimento fuori strada è ottenuta (o meglio, sperata) con il mulo e non con l'automezzo speciale. Non è così possibile sfruttare i reali ammaestramenti delle guerre d' Etiopia e specialmente di Spagna, che vanno tutti in direzione di un aumento della motorizzazione in proprio anche per i minori livelli e di una maggiore attenzione per capacità fuori strada, pezzi di ricambio e manutenzione. E proprio in una guerra di movimento contro un esercito, come quello inglese, da sempre all'avanguardia in questo campo, l'esercito italiano rimane sotto-motorizzato e di gran lunga al di sotto dei traguardi e livelli raggiunti in Spagna, dove pure il terreno sconsigliava l'eliminazione delle salmerie e la motorizzazione completa, che sarebbero state necessarie in Africa Settentrionale. In questo teatro d'operazioni decisivo non possono essere impiegate (come si sperava fi no a poco prima) le salmerie, ma mancano anche gli autocarri per sostituirle. E, sul piano generale L ' Esercito metropolitano, nel luglio 1940. disponeva complessivamente di circa 42.000 autome.1:zi. fra quelli di dotazione di pace e quelli di requisizione, mentre il corpo truppe vuluulaiic ul"'1antc in Spagna, corrispondente organjcamcntc ad un solo corpo d ' armata. disponeva di circa 5.600 automezzi.
82
La logistica dell'esercito - Vol. N
La divisione di fanteria italiana aveva un organico di 135 automezzi mentre la divi sione di fanteria (ternaria) disponeva di 1.000 automezzi e 500 motomczzi.15
Secondo il documento sulla mobilitazione industriale concepito nel 1938, presentato dal generale Dallolio nel febbraio 1939 alla XVI sessione della commissione suprema di difesa e ritenuto dal Favagrossa ancora valido a fine anno 1939, rispetto al fabbisogno richiesto per il 1939 la capacità produttiva dell'industria è esuberante per moto, biciclette, autovetture e autocarrette (fabbisogno 560, produzione annua 900) ma è deficitaria per tutti gli altri mezzi più importanti: 16 ACP richiesti 16100 produzione annua 10700 (66%) ACL richiesti 27300 produzione annua 13800 (50%) Trattori richiesti 5900 produzione annua 3300 (56%). Almeno in rapporto alle carenze in altri settori, le deficienze pur essendo serie non sono proibitive, ma assumono ben diverso aspetto se si considera che da una parte l'effettiva capacità produttiva dell'industria nel prosieguo della guerra sarebbe stata sempre più ostacolata dalla carenza di materie prime, gomme ecc. e che dall'altra il fabbisogno stesso è ancora basato sulla motorizzazione minima delle divisione di fanteria, quale essa è prevista nell'iniziale ordinamento della "binaria" del 1937 che conserva ancora il carreggio. Le esigenze per una reale motorizzazione dell'esercito sarebbero perciò state ben maggiori, anche mantenendo l'organico della tlivisiunc binaria 1938-1939, con i suoi obiettivi di motorizzazione pur sempre parziale. Nell'autunno 1939 l'esercito dispone di circa 23000 autoveicoli da trasporto, 8700 autospeciali e trattori, 1500 carri armati, 4400 autovetture, per un totale di circa 38000 e 12500 moto. 17 Tra gli automezzi da accantonare fin dal tempo di pace per le unità di costituzione immediata, vi sono forti carenze sia in Patria che in Libia e nei territori oltremare: 18 TIPO
Fabb. da accantonare Autocarri Trattori Autoambulanze Autobotti per acqua Autofrigorifcri Autofficine Autospeciali vari
15
IN LIBIA
IN PATRIA
33820
6000 1410 710 300 720 1220
Esistenza
IN ALBANIA
Fabb. da accantonare
Esistenza al 1/J 1/39
Fabb. da accantonare
Esistenza al 1/11/39
14130 4700 630 420 200 200
5630 650 140 340 40
2900 450 50 360
1930 133
75
30
890
80
IO
4530 185 100 50 28 45 50
al 1/11/39
44
F. Rossi, Op. cir., p. 13 (nota I). Op. cir., p. 59.
16 C. Favagrossa, 17 ivi. p. 17.
18 SME, L 'esercito italiano tra la l" e la 2"... ,(Cit.), p. 294.
57 74
14 20 Il
li - Formazioni di guerra dei Serviz.i ( /940)
83
Nella primavera 1940 il parco veicoli a motore è aumentato e raggiunge un numero di circa 55000 unità (compresi 17000 automezzi requisiti, circa 1660 carri armati, i trasporti, le autovetture e tutti gli altri automezzi speciali - autofrigoriferi, autoambulanze ccc.). Anche requisendo gli autocarri disponibili nel Paese, la deficienza rimarrebbe del 50%: purtroppo, per ragioni tecniche (necessità di avere autocolonne omogenee), politiche (pressioni a favore degli enti statali e parastatal i, provinciali e comunali) e industriali, le requisizioni dovcucro essere ridotte aumentando quindi la deficienza nell'Esercito. Le unità sarebbero state in condizioni di vivere, forse anche di combattere, ma non certo di operare in una guerra di movimcnto.19
La carta della requisizione, sulla quale per le solite ragioni di "economia" si era contato fin troppo, si rivela quindi perdente, cosl come era stata sia pure su scala minore nel 1915. Le scorte di gomma erano di JO mesi, le scorte di carburante dai 4 mesi e mezzo circa dell'autunno 1939 erano salite a circa 8 mesi, e la loro consistenza dipendeva anche dalla scarsa capacità di immagazzinamento. Il quantitativo di 8 mesi era daritenersi limitato, se si tiene conto che il fabbisogno annuale di carburanti per le tre forze armate era calcolato in 3 milioni di tonnellate in periodi normali c in 8 milioni di tonnellate in guerra, mentre l'Italia produceva solo 15000 tonnellate di grezzo all'anno e l'Albania ne forniva 100.000, sempre che il trasporto dei carhuranli via mare avvenisse con regolarità.20 TI generale Favagrossa registra anche il fallimento del mito degli anni Venti, il ricorso ai carburanti autarchici (che consente di risparmiare solo 33000 tonnellate) e della politica di ricerche petrolifere dell' AGIP: tutto si ì, fatto per non trovarlo [il petrolio na:i:iouaJe - n.d.a.]. Non so se scientemente o inconscientemente: certo cbe per sfortuna o per poca capacità o forse anche per mancanza di espcricn7.a, tanto denaro fu speso con risultati affatto negativi. Gli stomachi dell' AGIP e dell'Ente Metano dovevano avere dimensioni eccezionali per organismi che nulla o ben poco rendevano.21
In questi termini, soprattutto la motorizzazione si riassume in una ricerca di (cattivi) espedienti per tappare i buchi senza seguire delle priorità o un programma organico, e con possibilità di reggere il confronto con a11eati e avversari sempre minori man mano che si avvicina la guerra. Come già si è visto, tutti gli eserciti - non escluso quello tedesco e con la sola eccezione di quello inglese - conservavano nel 1939-1940 il traino animale: ma nell'esercito italiano anziché concentrare in alcune unità d'élite i pochi mezzi disponibili (come aveva fatto, in fondo, anche Ja ben più ricca e attrezzata Wehrmacht) essi vengono diluiti in un gran numero di unità e teatri d' operazioni, con proporzionale perdita del-
20
C. Favagrossa, Op. cit., p. 27. ivi, p. 18.
21
ivi, pp. 100-101.
19
84
La logistica dell'esercito - Voi. IV
la loro effettiva incidenza. In tal modo la "sotto-motorizzazione" diventa "non-motorizzazione", quel che è peggio quasi uniformemente distribuita.
7. Conclusione e raffronti con Le soluzioni di altri eserciti
L'approccio logistico alla preparazione dell'esercito negli anni Trenta - considerata in tulle le sue varie componenti - dimostra che la carenza di risorse e l'evidente inferiorità economica e industriale dell'Italia non sono le sole cause della non competitività dell'esercito, e fors'anche non sono nemmeno la·più importante. Le risorse sono poche, marisultano anche malamente disperse e paradossalmente impiegate -per un malinteso senso di "economia" - in maniera antieconomica e antiquata. Si crea cosl un circuito perverso con fattori che interagiscono tra di loro in senso costantemente negativo. Ciò rende difficile isolare una sola soluzione organizzativa e organica veramente rispondente ad esigenze generali e generiche ben individuate, a cominciare dalla filosofia della guerra integrale e da quella ùdla guerra di rapido corso, fino alla " motorizzazione" che poi non è tale ... Lungi dall'essere risolto, il problema logistico viene accantonato o esasperato: l'autarchia diventa di fatto, nonostante i numerosi provvedimenti, un pannicello caldo dal contenuto in gran parte propagandistico; l'organizzazione della nazione per la guerra diventa disorganizzazione, con troppi interlocutori e troppi Enti che impartiscono direttive; i Servizi in guerra non rispondono a criteri di sana economia ma di povertà, quindi di insufficienza logistica e inoltre risultano poco coordinati tra di loro e tra le forze armate; la motorizzazione si risolve nella distribuzione di qualche mezzo di trasporto, con troppo poco riguardo alle priorità e alle caratteristiche dei vari teatri d'operàzione. Quali che ne siano le cause e le responsabilità, la carente leadership politico-militare e la separatezza tra le forze armate, i conflitti tra poteri dello Stato, la subordinazione della ragione tecnica - e quindi della ragione logistica - a quella politica producono una situazione nella quale non sono possibili reali riforme dell'esistente, scelte precise e programmazioni di un certo respiro. Ciò di cui più risente la logistica è l'assenza dei due concetti di massa e di élite, che dovrebbero essere favoriti dalla scarsità di risorse. Massa significa concentrare le risorse e i mezzi esistenti su pochi settori o teatri d'operazioni individuati come prioritari. Élite significa trovare un rimedio alle scarsit~ di mezzi e materiali non sostituendoli con gran numero di uomini male armati e male alimentati, ma con pochi uomini molto ben armati e alimentati ai quali sia veramente possibile affidare la sperata decisione in tempi brevi. Nelle offensive della prima guerra mondiale '11 generale Cadoma non aveva realizzato il concetto di élite (da sempre poco familiare e poco apprezzato nel nostro esercito) mu aveva almeno realizzato la massa, intesa - specie dal 1916 in poi - come massa non solo di uomini, ma di ar-
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tiglierie, di munizioni, di rifornimenti, di trasporti anche a traino meccanico. Nella seconda guerra mondiale non si realizza nessuno dei due concetti di base, che pure rimangono presupposto indispensabile anche per la guerra di rapido corso e potente, insostituibile coadiuvante morale. Guerre limitate ma dispendiose in Etiopia e Spagna che prosciugano risorse impediscono di fare massa sulla guerra "europea" cioè sull'esigenza veramente vitale per l'Italia; i pochi automezzi, le poche armi moderne sono diluiti qua e là facendo loro perdere ogni residua incidenza positiva e abbinando i danni della dispersione strategica a quelli dell'eccessivo accentramento tattico; un gran numero di fanterie male armate, con poche armi contraerei e controcarri e molte esigenze di rifornimento idrico e di viveri sparse nel deserto dcli' Africa Settentrionale, con la superiorità numerica così ottenuta ridotta a un peso e a un ulteriore svantaggio, non certo a un fattore di prevalenza sulle poche forze inglesi che si ispirano al contrapposto principio della qualità. In queste condizioni, la maggior parte dei numerosi Enti, Comandi e unità (solo teoricamente) operative dell'esercito a-;sottigliano notevolmente le scarse risorse già per il loro mantenimento in vita alla meno peggio, senza raggiu11gere il livello minjmo di efficienza necessario, quindi senza possedere vera reattività e senza essere elementi attivi del tessuto necessario a produrre la "guerra di rapido corso". Antichi difetti non vengono eliminati, ma esasperati. Come osserva il generale Roatta, sta di fatto che tutto quanto ha tratto alla vita e all'attività dell'Esercito in tempo di pace, all'alloggiamento, al vitto, dal vestiario ed equipaggiamento all' addestarmento, era da tempo immemorabile - concepito con una grettezza che confinava colla pitoccheria e che non aveva riscontro nè in piccoli eserciti europei, nè - in Italia stessa - presso le altre Forze Armate e presso le amministrazioni statali civili. 22
Le stesse scelte dottrinali perdono la loro autonomia concettuale e la capacità d'influenzare la realtà, con vistose contraddizioni. Se le Direttive per l'impiego delle Grandi Unità del 1935 non escludono ma neppure teorizzano come ipotesi prioritaria quella guerra sulle Alpi dove non si vede come si possa ricercare la rapida decisione, gli ordinamenti, i materiali e la manutenzione rimangono di fatto orientati proprio alla guerra in terreno montano. Orientali, più che per scelta deliberata, per inerzia e perchè la guerra in montagna consente, se non altro, di meglio utilizzare il materiale anti4uato e non richiede estesa motorizzazione, consentendo di manternere gli (scarsi) mezzi di trasporto accentrati. Non è tanto la dottrina strategica e tattica del 1935 a rivelarsi inadeguata: è la filosofia logistica e ordinativa che si vorrebbe farne derivare a dimostrare la persistenza di criteri antiquati e tipici della guerra di massa e di montagna, una sostanziale estraneità alle esigenze della guerra motorizzata moderna, e al tempo stesso un 'eccessiva fede nelle
22
M . Roatta, Op. cii., p. 24.
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La logistica dell'esercito - Voi. N
possibilità dell'automezzo, che consentirebbe, come già si pensava nella prima guerra mondiale, di abolire organi e volani intermedi alleggerendo, grazie alla sua velocità, le unità di prima linea. Pare evidente che, al di là di ogni altra considerazione, l'assenza di volani logistici nella divisione e la scarsità dei mezzi di trasporto che le sono assegnati richiede un afflusso ininterrotto e regolare di rifornimenti da tergo, a cura del corpo d'armata che è l'unico sia pur ridotto volano logistico e tattico per le forze a contatto. Ma, a parte gli imprevisti del combattimento, come possono affluire con regolarità questi rifornimenti, in una situazione di ben nota e generale carenza di automezzi che non può riguardare anche gli organi dello stesso corpo d'armata? E che dire della minaccia aerea, che, come già si è visto, nonostante gli anmmaestramenti della Guerra di Spagna le Norme Generali per L'organizzazione e funzionamento dei Servizi di guerra del 1940 non ritengono degna di specifico esame? La minaccia aerea andava ormai vista come una possibile turbativa dei rifornimenti, che avrebbe dovuto consigliare una certa autonomia logistica anche per la divisione. In sostanza, le difficoltà logistiche e le forti carenze di mezzi di trasporto nel 1940 concorrono ad esasperare gli effetti negativi delle scelte - non certo felici per una guerra di movimento - dell'"accentramento" e dell"'alleggerimento". L 'accentramento in tal modo non diventa un tributo all'economia e la risorsa dei poveri, ma un ulteriore handicap dei poveri che spesso, per carenza di trasporti, non riesce a far loro giungere nemmeno il poco che è disponibile. L'alleggerimento diventa azzeramento dei rifornimenti, che non ci sono davanti e al tempo stesso non possono giungere da dietro. In un siffatto sconsolante quadro, viene da pensare con una certa nostalgia alle soluzioni del 1915, con molte dotazioni e razioni di riserva presenti anche al livello di divisione, e con il vecchio e saggio principio di avere sul posto tutto quanto possa occorrere anche nel caso che i rifornimenti non possano giungere da tergo, abbinato alla norma prudenziale di inviare da tergo i rifornimenti come se sul posto non fosse disponibile nulla. Tra la tendenza delle unità di prima linea a crearsi magazzini, volani e laboratori (per così dire clandestini) in proprio condannata dal Liuzzi nel '15-' 18, e quella a non avere al seguito nulla aspettando sempre e tutto da tergo, la scelta - ammesso che si tratti di mali - non può essere dubbia. Fa anche sentire i suoi negativi riflessi specie in campo logistico la scarsità di ufficiali di Stato Maggiore e di Quadri tecnici, presente anche nel ' 15-' 18 ma nel 1940 acuita sia dall'aumento delle esigenze connesse con la maggiore complessità dei mezzi e materiali, sia dal continuo aumento delle divisioni e degli scacchieri oltremare. Maggiore lungimiranza dimostrò Cadoma nel 15-18, che lasciò cadere il progetto di trasformare le divisioni da "quaternarie" (4 reggimenti di fanteria) in "ternarie" (3 reggimenti di fanteria) aumentandone il numero, perché ciò avrebbe richiesto la costituzione di nuovi Comandi e organi direttivi dei Servizi, quindi numerosi Quadri di Stato Maggiore dei quali v 'era molla scarsità anche qualitativa.
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Quando come nel 1940 i mezzi e materiali mancano anche nella modesta misura prescritta, o sono gravemente carenti, nessuna dottrina logistica, per quanto geniale, può funzionare o risolvere ugualmente la situazione. Ma non vi è dubbio che i criteri logistici e ordinativi alla base della normativa del 1940 fanno la loro parte nell'aggravare il problema, anziché apportare almeno qualche modesto conlributo in senso positivo. Aggiungiamo anche due considerazioni di carattere pratico e psicologico. Primo: in una situazione dinamica dove le unità sono in rapido movimento (e nella guerra dei corazzati in particolar modo) i rifornimenti normalmente avviati da tergo e a cura del Comando superiore alle divisioni e ai reggimenti, oltre a percorrere inconsapevolmente itinerari soggetti alle rapide e imprevedibili puntate offensive avversarie, difficilmenle riescono a raggiungere i reparti che devono rifornire, a loro volta soggetti a continui spostamenti che non sempre hanno modo e tempo di comunicare tempestivamente. Secondo: rino al Livello di divisione compreso, il rifornimento dall 'avanti all'indietro è consigliabile sia per questo motivo, sia per ragioni psicologiche, perché è umano che l 'interesse e l'impegno posto nel rifornirsi da chi poi utilizza i rifornimenti stessi siano di fatto assai maggiori di quelli di chi deve solo trasportarli in avanti per poi ritornare in posti tranquilli, e non ha nessun incentivo a rischiare, a ricercare e a portarsi nelle zone più esposte all'offensiva aerea e dell 'artiglieria. Ciò non toglie che specie nella guerra dinamica dei corazzati anche i rifornimenti dcli ' avanti all'indietro non sono il toccasana, sono anch'essi soggetli all'offesa aerea, alle puntate offensive dell'avversario e al fuoco d ' artiglieria, senza contare che si creano dei casi e delle situazioni nei quali i rifornimenti, il rancio caldo ecc. per forza di cose passano (almeno temporaneamente) in sotl'ordine. Di qui la frequente necessità di rifornimenti straordinari da tergo, su richiesta e a domicilio, del resto ammessi dalla nostra regolamentazione del 1932 e del 1940, e sopratlutlo di misure c he assicurino la dovuta autonomia logistica alle unità meccanizzate, con un approccio al problema dei rifornimenti che risulta diametralmente opposto a quello - s uperato - della nostra regolamentazione e dei nostri ordinamenti del 1940. Tale approccio corrisponde più o meno ai principi esposti dal ten. col. inglese G. B. Shaw nel libro Supply in modem war (Faber & Fabcr, Londra), recensito sulla Rivista di Commissariato n. 1/1940: L'A. stigmatizza gli eserciti di grande masse di uomini con l 'appellativo di «eserciti di orde», ed insiste sulla necessità di una organizzazione che comporti nella maggiore possibile misura la limitazione del numero degli uomini e l'impiego di carri di combattimento, capaci di assicurare la protezione e la mobilità. Caldeggia quindi la meccanizzazione integrale. Sostiene, poi, che si debba rendere la divisione meccanizzata indipendente dalla li nea de, nfornimentì (autosostenLamento e sfrunamento delle risorse lucali), perché egli crede che per la maggior mobilità di tali unità e per l'immancabile attacco degli aerei sulle lince di comunicat.ione non sarà più possibile assicurare la continuità della corrente dei rifomimenl1 da tergo, e, comunque, i rifornimenti non potranno tem,n:, il passo coi fabbisogni.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
Nell'affermare ciò, egli prende come suggestivi modelli la legione romana e la divisione napoleonica, che ottenevano la loro autonomia: la prima sfruttando la forLa fisica del soldato romano come portatore e la sua frugalità, la seconda ricorrendo allo sfruttamento delle risorse locali La divisione meccanizzata dovrebbe, a suo parere, portare seco i rifornimenti strettamente necessari per una settimana (cosa che sarà possihile in quanto il carro di combattimento è anche un ottimo mezzo di trasporto), ed essere rifornita a mezzo di convogli al seguito cli truppe, convenientemente frazionati, in modo da risultare protetti più efficacemente dagli anacchi aerei e terrestri dell'avversario. In connessione con questi convogli potrebbero essere formate delle basi mobili di rifornimertto. Circa la motorizzazione afferma che essa è solamente un ausilio del comballente. realizzandosi con la sostituzione del trafoo meccanico al traino animale. Raccomanda, poscia, nel comballente il ritorno alla frugalità ed al cullo della forza, domandandosi: «Non può il conforto del soldato inglese essere ridouo?». Nei riguardi della priorità da dare ai vari generi e materiali di rifornimento, insiste sulla necessità che quesla spetti sempre a quelli che assicurano il movimento. Afferma, infine, che non è esatto quanto sostengono alcuni critici militari , che cioè la motorizzazione e la meccanizzazione impongano ai servizi che attendono ai rifornimenti uno sforLO talmente eccessivo da renderli inefficienti, e ne dà la dimostrazione raffrontando i dati logistici di una brigata di cavalleria meccaniuala con quelli di una brigata di cavalleria del tipo tradizionale. lnfani, nella prima vi sarebbero 2346 uomini ed occorrerebbe, per il suo trasporto oltremare, un tonnellaggio di 25.04 1 tonnellate, mentre nella seconda vi sarebbero 9275 uomini cd uccu1ren:bbe un tonnellaggio di 137.170 tonnellate. Ciò trova piena conferma nelle parole del Gen. Fuller, il quale nella sua prefazione al libro dice che: «Anc he quando fece la sua comparsa la prima nave a vapore, si affermò che non sarebbe stato possibile costruire nessun vascello capace di portare sufficiente scorta di carbone, per poter attravtorsare l'Atlantico. Questi critici, di rado, se non mai, esaminano i fatti. Ad esempio essi non considerano che i trasporti marittimi di avena e fieno, c he dovemmo effeuuare in Francia durante la grande guerra, per provvedere alle esigenze del notevole numero di quadrupedi colà inviati, raggiunsero la cifra più alla tra i vari rifornimenti, e cioè 5.525.946 tonnellate, mentre di rifornimenti per autocarri non ne furono trasportati che 770.797 tonnellate, e di tanks e relativi rifornimenti soltanto per 66.253 tonnellate». Quindi - eoncludto il Col. Shaw - i rifornimenti non strangoleranno la mobilità dell'esercito come i c ritici affermano, anzi l 'elimioaL.ione del pesante elemento uomo si gnificherà l'abolizione del colossale tonnellaggio di rifornimento del passato. Così, per mezzo del carro di combattimento e del ridotto fattore uomo, sarà ancora una volla ritrovata la mobilità di manovra. La verità di ciò è stata pienamente provata dalla recente vinoriosa campagna dell'esercito italiano in Etiopia.
In sostanza il problema della leggerezza esiste, e non è pensabile che le unità meccanizzate portino con sè le pesanti attrezzature per le guerre di trincea, o al seguito le tante "impcdimenta" di incerta utililà in combattimento e spesso antiquate, accumulale nei magazzini militari di pace. Occorre tuttavia che esse abbiano una buona autonomia nei rifornimenti essenziali (viveri, munizioni, carburanti), semplicemente perché "la potenza dei Servizi è potenza degli eserciti, i Servizi nella guerra moderna non sono le impedimenta di classica memoria, ma la fonle che sprigiona vigore negli eserciti e dà comballività alle truppe".23
23 Afft:rmaz.ione contenuta nella prefa,;ione al volume Serv1z1 d 'Intendenza dei principali eserciti esteri, Roma, Ed. "Rivista di Commissariato", I 943.
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L'organizzazione logistica italiana nel 1940 non recepisce certo questi principi. Viene perciò da chiedersi se e come essa differisce - nei criteri generali e nella loro realizzazione - da quella di altri Paesi, tenendo conto che da una parte gli anni Trenta sono - per tutti gli eserciti - anni di rifonne e di preparazione, dall' altra tutti gli eserciti, nel 1940, hanno lacune anche serie, sono fin troppo condizionati dall'esperienza del 14-18 e devono ancora fare completamente i conti con gli imperativi logistici della nuova guerra dei corazzali. Data la sua importanza, l'argomento richiederebbe un accurato e approfondito esame a parte. ln questa sede, ci limitiamo a riassumere brevemente solo gli aspetti ordinativi e i criteri funzionali più importanti che emergono dalla consultazione della ricca messe di dati, e dai numeros i studi particolari, che sono pubblicati dalla Rivista di Commissariato e dai Servizi Amministrativi Militari nel periodo dal 1937 al 1940:24 a) solo l'esercito inglese e degli Stati Uniti hanno come quello italiano i Quadri dei Servizi con il grado di ufficiale e sottufficiale a pieno titolo rispetto a quelli delle varie Armi. L ' esercito francese mantiene il " servizio d'Intendenza", composto da personale assimilato al grado militare, con a base dell'organizzazione amministrativa e logistica la legge 16 marzo 1882. L ' Intendenza ha il compito di assicurare, in pace e in guerra, i Servizi di commissariato, amministrazione e trasporti; b) l 'esercito tedesco adotta una soluzione abbastanza analoga a quella francese, con i Servizi di amministrazione dell 'esercito che, con impiegati assimilati al grado militare e con la stessa uniforme degli ufficiali dell ' esercito provvedono (senza distinguere tra commissariato e amministrazione) alle seguenti branche, ciascuna con propri organi: mezzi finanziari e assegni; viveri e foraggi ; vestiario ed equipaggiamento; alloggiamenti e immobili; costruzioni militari in genere. Pertanto la parola amministrazione (Heeresverwatung) equivale ancora, nell'esercito tedesco, a logistica; c) l'esercito inglese non prevede a nessun livello la costituzione di Intendenze generali o di armata o di una gerarchia dei Servizi separata da quella di comando, ma affida il coordinamento dei Servizi nei Comandi a una figura grosso modo corrispondente al nostro Capo di Stato Maggiore. Più nel dettaglio, l' organizzazione francese si ispira a una netta separazione di funzioni amministrative, alle quali corrispondono distinti ruoli del personale. 11 controllo, unico per tutti i Servizi, è esercitato da un corpo speciale dì funzionari, denominati controllori dell'amministrazione dell'esercito. L'amministrazione dell'esercito comprende 6 grandi Servizi, ciascuno autonomo rispetto agli altri e alle dirette dipendenze del Comando: artiglieria; genio; Intendenza (vettovaglia-
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ivi Cfr. anche G . Cardona, Il ve tlo vagliame nto in g ue r ra ne gli e.!·erc itifrancese e
tedesco, "Rivista di Commissariato" n. 4/1987.
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La logistica dell'esercito - Voi. N
mento, foraggi e combustibili; vesliario - equipaggiamento, soldo, e spese, trasporti); polveri ed esplosivi; fabbricazione armi; sanitario. L'Intendenza comprende: personale di direzione (da Intendente generale di 1A classe, assimilato al grado di generale di divisione, a Intendente aggiunto, assimilato al grado di capilano); personale di gestione, nel quale sono riuniti: a) gli ufficiali di amministrazione ripartiti in 3 ruoli (di ufficio, sussistenza, vestiario), con gerarchia da sottotenente a colonnello; b) gli ufficiali dei trasporti; e) gli ufficiali ai rifornimenti dei corpi. Il personale di direzione è impiegato nei Comandi con gli incarichi più importanti, è reclutato per concorso dagli ufficiali delle varie armi e frequenta un corso di due anni presso la Scuola Superiore d'Tnlendenza. Il personale di gestione, che coadiuva il personale di direzione negli uffici e svolge mansioni inferiori di consegnalario dei materiali e di comandante delle unità Servizi, vit:ne rt:clutato dai sottufficiali e frequenta la scuola di amministrazione di Yinccnncs. L'lnlendenza francese ha, in pace e in guerra, una propria gerarchia presente con propri organi direttivi ed esecutivi a lulli i livelli, dal Ministero della guerra (direzione d ' Intendenza e 2 lspellori generali) al Comando Regione (Intendente generale, con diverse Intendenze per i viveri, vestiario, trasporli, amministrazione dei corpi), fino al livello di corpo d'armala e di divisione operativi. Anche i Servizi di amministrazione dell'esercito tedesco sono presenti a tutti i livelli, ed eslendono anzi la loro presenza con elementi specializzati fino al livello di corpo e/o battaglione. TI personale è diviso in diverse categorie: a) impiegati del servizio superiore d ' amministrazione (o d'Intendenza), tratti da laureati che frequentano l'Accademia di amministrazione, con grado da capitano a tenente generale. Disimpegnano Je più elevate funzioni direttive e di controllo presso gli organi centrali e i Comandi di Grande Unità e di zona militare, quindi corrispondono ai commissari dell'esercito italiano; b) impiegati del Servizio medio superiore non tecnico di amministrazione, con grado da sottotenente a maggiore, tratti dai diplomati delle scuole medie superiori che frequentano la Scuola dei contabili dell'esercito. Hanno l'incarico di capo ufficio amministrazione presso i presìdi, capo ufficio vettovagliamento o vestiario, capo ufficio contabilità presso i reparti, o coadiuvano nei Comandi gli impiegati del servizio superiore. Pertanto, le loro mansioni possono essere considerate equivalenti a quelle degli ufficiali di amministrazione e di sussistenza nell'esercito italiano; c) impiegati del servizio medio inferiore non tecnico d'amministrazione, con grado da sottotenente a maresciallo maggiore, che prestano servizio d'ordine nei vari Enti e uffici; d) impiegati inferiori del servizio di amministrazione, con grado di maresciallo, che prestano servizio in qualità di addctli a stabilimenti, depositi, magazzini ecc.; e) impiegati del servizio tecnico (farmacisti, chimici, servizio fo-
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restale, delle costruzioni edilizie, fortificazioni, servizi armi, fabbriche di munizioni ecc.). Nell'organizzazione tedesca vanno notate tre peculiarità inteeressanti. La prima è che al livello centrale, esiste un ufficio approvvigionamenti per il vestiario e l 'equipaggiamento comune all'esercito e alla marina, che acquista e ripartisce materie prime, oggetti di corredo già confezionati, materiali da casermaggio, attrezzi da ginnastica e da scherma, cuoio per sellerie, materiale per pulizia anni ecc. e inoltre provvede al collaudo e controllo dei materiali stessi. La seconda è che è considerato "reparto amministrativo", oltre che la Grande Unità e il reggimento, anche il battaglione, che ha un proprio ufficio contabilità (Zahlmeisterein), il cui capo ufficio, impiegato dal serviz io medio superiore non tecnico di amministrazione, ha alle dipendenze i sottufficiali dei Servizi d 'amministrazione che operano nelle varie branche ("esecutori dei conti", cioè sottufficiali di contabilità delle compagnie; sottufficiali al vestiario; gestore della cucina truppa; sottufficiale di cucina; sottufficiali ai materiali) e funge, in pratica, da vero e proprio capo ufficio Servizi del battaglione, con le attribuzioni seguenti: servizio degli assegni; c ontrollo della contabilità delle compagnie; vettovagliamento degli uomini e quadrupedi, c ompres a la gestione de lla cucina truppa; vestiario ed equipaggiamento; collaborazione nell' amministrazione degli immobili occupati dal reparto e dei mezzi di consumo. La terza particolarità, infine, è che in guarnigione l'esercito tedes co già impiega nel 1940 nelle cucine personale civile, anche femminile. L ' organizzazione dell'esercito inglese è la meno confrontabile con quella italiana. In essa le funzioni svolte nel nostro esercito dai corpi di commissariato e di amministrazione competono - riunite con altre - a tre diversi corpi specializzati dei Servizi: il Roy al Army ordinance Corps, il Royal Army Pay Corps e il Royal Army Service Corps. Le funzioni di controllo sulla gestione del contante sono affidate a un corpo di funzionari civili del Ministero delle Finanze (Auditors) che le esercitano per tutti i Ministeri. n Royal Army ordinance corps (R.A.O.C.) deve assicurare prevalentemente a livello direttivo il rifornimento, la conservazione e il controllo dei materiali di vestiario ed equipaggiamento, del casermaggio, di artiglieria, del genio, dei trasporti e delle trasmissioni, tenendone anche la relativa contabilità. Il suo personale è distinto in tre categorie: a) ufficiali del ruolo direttivo, reclutati dagli ufficiali d'Arma dell' esercito e della marina dopo un corso al Military College of Science ed alla Scuola di Istruzione per il R.A.O.C.; b) ufficiali ingegneri meccanici, reclutati per concorso e subito nominati tenenti; c) ufficiali del ruolo esecutivo, che provengono dai sottufficiali ed esercitano le funzioni di consegnatari dei magazzini e direttori delle officine. Il Royal Army Se rvice Corps (R.A .S.C) provvede - al livello prevalentemente esecutivo - al vettovagliamento, ai trasporti di qualsiasi genere di materiali (sia per ferrovia, che per mare e per via ordinaria), al rifornimento della legna, dei combustibili e lubrificanti e dei materiali
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
di casermaggio. E' costituito da compagnie di trasporto e compagnie di personale, e comprende: a) compagnie di trasporto divisionali; b) compagnie servizi e trasporti dipendenti dai Comandi locali; c) organi per la custodia e riparazione dei veicoli a trazione meccanica; d) magazzini viveri, legna e carburanti e lubrificanti; e) magazzini di casermaggio e arredamento; f) stabilimenti di produzione (panifici ecc.). Agli ufficiali del R.A.S.C. è richiesto di essere dei tecnici sia del servizio viveri che di quello automobilistico e dei trasporti, con tendenza però a privilegiare la branca trasporti. Sono reclutati da ufficiali delle varie Armi o da laureati in ingegneria, previa frequenza di appositi e severi corsi. Il Royal Army Pay Corps (R.A.P.C.) ha funzioni analoghe a quelle del nostro corpo di amministrazione, con tendenza però ad alleggerire il livello di corpo, dove l'unica contabilità affidata ai 1,;omandanti dir~parto è quella del soldo della truppa dimostrato nel foglio paga, mentre il tesoriere reggimentale (regimental paymaster) compie tutte le funzioni che in Italia sono devolute al relatore e al direttore dei conti, senza però avere la responsabilità della cassa che è affidata a un cassiere anch'esso del R.A .P.C., incaricato di effettuare i pagamenti su ordine vistato dal tesoriere. In conclusione con questo assello il R.A.P.C., oltre ad essere autonomo e a non essere soggetto - come il nostro corpo di amministrazione - ad altri corpi dei Servizi, ha funzioni strettamente limitate alla gestione del contante e notevolmente semplificate, specie ai livelli più bassi (non è un piccolo pregio). Il R.A.0.C. ha delle analogie con il nostro corpo di commissariato, e assicura la direzione dei vari Servizi del R.A.S.C., che raggruppa gli organi esecutivi specializzati con i relativi Quadri, ed è quindi una specie di braccio esecutivo diviso in varie branche e organi del R.A.0.C., con prevalenza degli organi di trasporto. Nell'esercito degli Stati Uniti il Servizio di commissariato prende il nome di Servizio del quartiermastro e oltre a svolgere i compiti propri del nostro commissariato, este nde la sua competenza ai trasporti di qualsiasi genere, alla costruzione degli immobili, al servizio rimonta, all' acquisto di tutti gli articoli di fabbricazione standardizzata o comuni a due o più branche dei rifornimenti dell ' esercito, nonché a tutti gli altri compiti non assegnati dalla legge ed altri Servizi e che il Segretario della guerra intende affidargli. li Servizio si occupa anche della costruzione, approvvigionamento e manutenzione dei mezzi di trasporto compresi quelli navali; non ne fa invece parte il Servizio di amministrazione, che viene assolto da un altro organismo ( Finance departement). Anche il Servizio del quartiermastro è presente, con propri organi, fino al livello di divisione compreso. Provvede alle varie branche il corpo del quartier mastro, composto da ufficiali in SPE con il grado da maggior generale a sottotenente, dei quali (nel 1939) 3/4 sono effettivi al corpo e 1/4 assegnati temporaneamente da altre branche dell' esercito, più personale di truppa e impiegati civili. Tutti gli ufficiali sono reclutati con
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il grado di sottotenente dai cadetti che hanno ultimato il corso quadriennale all'Accademia di West Point, che pertanto forma gli ufficiali di tutte le Armi e corpi dei Servizi dell'esercito. La preparazione degli ufficiali è completata con la frequenza dei corsi presso numerose scuole, che riguardano la branca dei Servizi di campagna o la branca tecnica e sono prescelti dagli interessati a seconda delle loro attitudini. Questa breve panoramica delle soluzioni adottate dai vari eserciti dimostra che l'organizzazione dei Servizi cli campagna presenta numerose differenze tra un esercito e l'altro. Nessun esercito, però, applica il principio tipico dell'assetto ordinativo e logistico italiano del 1940, che come si è visto alleggerisce al massimo la divisione e fa del corpo d ' armata l'unità- cardine, unità che, mentre non viene appesantita con l'assegnazione di materiali di rifornimento al seguito, i quali sono tutti accentrati nei magazzini dell'armata, dovrebbe avere la possibilità "di manovrare, entro certi limiti, anche nel campo logistico". 2 5 Diversamente dalla soluzione italiana, la divisione rimane in tutti gli altri eserciti un anello logistico fondamentale, con dotazioni cli riserva e volani di mezzi cli trasporto. Gli organi logistici previsti ai vari livelli risultano, in genere, più numerosi e meglio equilibrati di quanto avviene nella nostra regolamentazione, con allribuzione piena delle funzioni di anello logistico (comprese le relative riserve) sia all'armata che alla divisione e al corpo d'armata. Tutti i principali eserciti diversamente da quello italiano dispongono di cucine rotabili da campo a traino meccanico o animale, capaci di assicurare la confezione del rancio anche in movimento, e di forni motorizzati. Inoltre, specialmente 1' esercito francese e tedesco curano molto le misure passive per fronteggiare la minaccia aerea. Anche se le fonti disponibili forniscono una panoramica sufficiente solo per i Servizi di commissariato, trasporti e amministrazione (ma non per la sanità, artiglieria e genio), si può ricordare che nell' esercito tedesco (1940) sono disponibili nella divisione 4 razioni di viveri freschi e 2 razioni cli viveri cli riserva, più 4 razioni cli fieno e avena e 1 razione di riserva per quadrupedi. Tutte le dotazioni della divisione sono su ruote, con colonne di rifornimento ai vari livelli, compagnie divisionali, forni e plotoni divisionali di macellazione motorizzati, compagnie Servizi divisionali, raccordi diretti divisione - armata. TI corpo d'armata tedesco ha limitate funzioni di coordinamento e controllo, provvedendo con propri organi al solo sostegno logistico delle unità direttamente dipendenti. Anche nelle divisioni normali, i Servizi sono motorizzati tranne un'aliquota di Servizi cli reggimento e battaglione. Piccole riserve cli vestiario ed equipaggiamento si trovano nei posti di distribuzione divisionali e sugli autocarri del battaglione, che trasportano anche il bagaglio degli ufficiali e i 3/4 dell'equipaggiamento del soldato.
25 G. Giannuzzi, La nuova organizzazione e le caratteristiche dei Servizi nelle Grandi Unità, "Rivista di Commissariato", n. 3/1941.
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Nell'esercilo francese, che essendo organizzato prevalentemente per la difensiva ha un'organizzazione logistica più pesante e complessa di quello italiano, sono previste riserve sia presso i corpi (trasportati sul carreggio di combattimento) sia presso i Comandi di Grande Unità, la cui consistenza è indicata di volta in volta dal comandante all'Intendenza in relazione alla situazione e alla vie di comunicazione, adottando il criterio di massima di non appesantire le truppe con riserve eccessive, ma di assegnare le dotazioni strettamenle necessarie per fronteggiare eventuali interruzioni dei rifornimenti e improvvise variazioni di forza. I corpi hanno normalmente a loro disposizione: a) i viveri della giornata, trasportati dagli uomini, dalle cucine rotabili e dal carreggio; b) i viveri di riserva, in parte trasportati da uomini e quadrupedi, e in parte dal carreggio di combattimento; e) i viveri del carreggio reggimentale, organizzato in modo da poter assicurare contemporaneamente la distribuzione dei viveri giornalieri e il rifornimento d'una razione viveri di riserva. Il sistema francese di trasporti militari nel 1940 risente molto delle soluzioni adottate nella prima guerra mondiale e quindi dà grande rilievo ai rifornimenti a mezzo ferrovia, spinti il più avanti possibile. I rifornimenti di viveri, foraggio e vestiario affluiscono, per ferrovia, dall'interno del Paese alle stazioni regolatrici, dotate di grandi magazzini di riserva. Da queste, sempre per ferrovia sono smistati lino alle stazioni di vettovagliamento, dotate anch'esse di depositi derrate di riserva. I corpi prelevano i viveri loro occorrenti (meno la carne) direttamente presso queste stazioni (che possono distare dai reparti di l" linea fino a 80 km) per mezzo dei treni reggimentali, spesso riuniti in un raggruppamento divisionale alle dipendenze di un ufficiale superiore e composti per i corpi motorizzati da due sezioni di autocarri che trasportano ciascuna una giornata di viveri e foraggi, e per i corpi non motorizzali da una sezione autocarri e una sezione carreggiata. Nel primo caso le due sezioni funzionano a giorni alterni (una fa da sezione di rifornimento e si reca a prelevare i viveri, e l'altra fa da sezione di distribuzione, e viceversa). Nel secondo caso, la sezione autocarri fa sempre da sezione di rifornimento e quella carreggiata fa sempre da sezione di distribuzione. Un'altra particolarità del sistema francese è il sistema di rifornimento della carne fresca e congelata, che avviene su un canale a parte a cura del corpo d'armata (compagnia rifornimento carne, su 4 sezioni e 2-3 giornate di carne di scorta). La compagnia rifornimento carne preleva la carne presso i centri rifornimento carne dove giunge per ferrovia dalle stazioni regolatrici e la dislribuisce alle G.U. dipendenli. Il sistema inglese ha la particolarità - assai moderna - di riunire insieme sotto un unico Comando nel R.A.S.C. la branca rifornimenti e la branca trasporti con i relalivi organi di manutenzione. La branca rifornimenti comprende magaz7.ini, depositi e relativo personale necessario, sezioni panettieri e sussistenza e organi di rifornimento. Gli organi esecutivi del Servizio trasporti sono costituiti da compagnie lrasporti di 3" linea (maintenance companies) al livello di corpo d'armata e da com-
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pagnie trasporli di 2" linea (supply baggage e ammunition companies, cioè compagnje trasporto, rifornimenti, bagagli e materiali vari e munjzionj) al livello di divisione, pjù organi vari di raccolta, custodia eriparazione autoveicoli. Presso la wvisione il Servizio fa capo a un comandante del R.A.S.C. coawuvato da un ufficiale aggiunto, da un ufficiale agli approvvigionamenti e da due ufficiali incaricati dello sfruttamento delle riserve locali. Dipendono dal comandante del R.A.S.C. della divisione la compagnia rifornimenti di 2" linea (che ha una sezione per ogni reggimento di fanteria), la compagnia trasporto bagagli e materiali vari e la compagnia trasporto munizioni. I trasporti sono in linea di massima motorizzati: quelli a traino animale hanno solo funzioni di riserva e sono impiegatj in terreni che non consentono l'impiego dj trasportj motorizzati e se questi ultimi vengono a mancare o sono insufficienti (esattamente l'inverso, quinw, del caso italiano). I rifornimenti giungono per ferrovia fino alle stazioni di testa (raidhead); dato ché i trasporti sono motorizzati quest'ultime sono tenute piuttosto arretrate. Le compagnie trasporti di 311 linea (corpo d'armata) trasportano i rifornimenti dalle stazioni di testa fino ai centri rifornimenti viveri e munizioni (refilling points) di corpo d'armata, dove vengono prelevati dalle compagnie trasporti di 2" linea (ili visione), che li trasportano fino ai carreggi delle unità di L" linea (detti anche treni di combattimento). L'organizzazione americana, infine, è caratterizzata dalla tendenza alla standardizzazione e da un grado di specializ;,,azione degli organi logistici molto superiore al nostro, con numerose unità Q.M. (quartier mastro) anche non indivisionate (reggimenti autocarri, battaglioni rifornimento benzina, battaglioni leggeri di manutenzione e reggimenti pesanti di manutenzione, battaglioni panettieri, battaglioni lavanderia, battaglioni di porto, compagnie di stazioni di testa, compagnie frigoristi, reggimenti Servizi, compagnie mobili riparazione calzature, battaglioni treno, battaglioni sterilizzazione e bagni, compagnie magazzino rifornimento, depositi recuperi). Un'altra particolarità da notare nell'organizzazione americana è la comparsa della formula attuale del battaglione logistico (o, se vogliamo, la ricomparsa del vecchio battaglione di amministrazione del secolo XIX), con battaglioni e compagnie Servizi assegnati alle Grandi Unità, che poi danno vita ad organi esecutivi di campagna appartenenti a diversi Servizi. La sezione Q.M. del comando d'armata è retta da un maggior generale del Q.M. e comprende le divisioni amministrativa, rifornimenti e trasporti, con alle dipendenze numerosi organi esecutivi. Quella del Comando di corpo d'armata, retta da un colonnello, ha la stessa composizione e ha alle dipendenze 1 battaglione autocarri, 1 battaglione leggero manutenzione, l compagnia rifornimento benzina, 1 compagnia Servizi, 1 plotone automezzi. La divisione da fanteria ternaria ha un battaglione Q.M. (Comando, compagnia comando, compagnia autocarri, compagnia Servizi); quella quaternaria ha un reggimento Q.M. (comando, compagnia comando, 2 battaglioni autocarri, 1 battaglione leggero manutenzione e automezzi, 1 compagnia Servizi).
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Nena zona delle comunicazioni a tergo della zona di combattimento i depositi sono distinti in di base, intermedi e avanzati. Nella zona di combattimento sia l'armata che il corpo d'armata e la divisione possono costituire depositi temporanei per la custodia dei generi e materiali temporaneamente scaricati dal carreggio e autocarreggio per poterlo diversamente impiegare. Anche l'esercito americano prevede stazioni ferroviarie regolatrici e stazioni di testa, dove si mantengono riserve da 1 a 3 giornate dei generi e materiali più importanti. Presso le stazioni di testa i materiali vengono ritirati dai mezzi di trasporto del Q.M. divisionale, che li trasportano fino ai posti di distribuzione divisionali dove sono ritirati dal carreggio dei corpi. Un cenno, infine, meritano le razioni di guerra previste per gli altri eserciti. La razione italiana (3738 calorie) manca, come già visto ecome riconosce la stessa Rivista di Commissariato, di 300 calorie rispetto a quanto sarebbe necessario26 , è competitiva rispetto a quella inglese (3800 calorie), ma inferiore a quella Jugoslava (1000 gr di pane, 300 gr di carne, 20 di caffè, 92 di zucchero, 200 di formaggio, legumi in abbondanza) e a quella francese e belga ( gr 750 di pane, gr 450 di carne, litri 0.50 di vino, gr 36 di caffè ecc.). In sostanza: la razione italiana in rapporto alle altre è scarsa specie di carne, caffè e zucchero. Ci si può ora chiedere qual'è il settore che segna la reale differenza tra l'organizzazione logistica italiana e quella dei principali eserciti. Non la razione viveri, per la quale il problema è se mai di fare effettivamente giungere al soldato quanto stabilito dalla norma, che anche nel nostro esercito non è molto ma è tutto sommato sufficiente. Non le soluzioni riguardanti i corpi di ufficiali dei Servizi e il loro impiego, e nemmeno il modo di intendere, almeno in linea teorica e generale, la motorizzazione, dove peraltro ciò che negli eserciti inglese e tedesco è l'eccezione (il traino animale) nell'esercito italiano è la regola prima ancor di essere un espediente. 11 punto decisivo è invece l'indebolimento in fatto di dotazioni e trasporti del livello di divisione, che non trova riscontro in nessun altro esercito e non tiene per nulla presente una possibilità altrove giustamente molto considerata, che cioè i rifornimenti da tergo possano interrompersi. Che il corpo d'armata possa fungere davolano è necessario: ma non basta. E' questa soluzione (non a caso anomala, perché basata sull'ipotesi che tutto alle spalle della divisione e dei reggimenti funzioni alla perfezione) a marcare la vera differenza in negativo tra la soluzione italiana e quella degli altri eserciti. Per il resto anche gli altri eserciti, non escluso quello americano del 1940, risentono ancora largamente di concezioni logistiche non adatte alla guerra corazzata e motorizzata, e in particolare l'organizzazione francese è senz'altro meno elastica, più antiquata, più macchinosa e dispersiva della nostra. Specie in un esercito, come quello italiano, che ha
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Servizi d'Intendenza ... (Cit.), p . 139.
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sempre avuto molto bisogno di omogeneità e compattezza, la completa militarizzazione dei Quadri dei Servizi operata da Ricotti - non senza dissensi e contrasti - fin dal 1873 si rivela necessaria e preveggente: negli altri eserciti va comunque notato un maggiore sviluppo delle scuole per ufficiali dei Servizi, e insieme una maggiore omogeneità, chiarezza e continuità nella catena di dipendenze e funzioni dei Quadri dei Servizi dal livello più elevato (G.U.) a quello più basso (battaglione). L'Intendenza d'armata italiana arresta la sua competenza al rifornimento dall'indietro all'avanti dei corpi d'armata e delle divisioni, mentre le Intendenze (o il loro equivalente) degli altri eserciti non hanno questi artificiosi limiti di competenza e hanno veri e propri "capi ufficio Servizi" almeno fino al livello di divisione, con chiara dipendenza tecnica dall'organo direttivo d'Intendenza superiore. L'esercito tedesco ha qualcosa di abbastanza simile a un capo ufficio Servizi, può contare su un buon numero di sottufficiali dei Servizi specializzati, fino al livelli di battaglione compreso. Nell'esercito italiano, dal livello di corpo d'armata in giù gli organi direttivi dei singoli Servizi sono pochi e spesso non specializzati e il coordinamento dei singoli Servizi nell'ambito dell'organizzazione logistica, quimli la r~sponsabilità complessiva, compete non a ufficiali d'Intendenza specializzati ma agli stessi ufficiali d'Arma e di Stato Maggiore dei Comandi. Nel reggimento o corpo, poi, se si eccettua un ufficiale di sanità e uno di amministrazione tutte le cariche amministrative e logistiche sono ricoperte da ufficiali d' Arma non specializzati e spesso non a incarico esclusivo, con economia solo apparente perché, nel 1940, i Servizi hanno ormai un peso tale darichiedere Quadri specializzati e a tempo pieno anche nel reggimento e nel battaglione, a cominciare dal vettovagliamento, dalle armi e munizioni e dagli automezzi. Dopo questo sommario raffronto, a parte la scarsità di risorse e la normativa emerge dunque chiaramente, ancora una volta, che le concrete soluzioni logistiche non consentono di definire moderno l'esercito italiano del 1940, nè denotano un reale progresso rispetto alle soluzioni degli anni Venti.
CAPITOLO ID
LA LOGISTICA VERSO LA "DEBACLE": CARATTERI SALIENTI DEL PERIODO DAL GIUGNO 1940 AL SETTEMBRE 1943
1. Premessa
Le carenze e le lacune del giugno 1940 che, come si è visto riguardano solo in parte la disponibilità di risorse e materiali ma investono anche i criteri per il loro impiego e la loro ripartizione, dopo l'entrata in guerra non sono sanate ma ulteriormente si aggravano, provocando anzi una caduta a picco della competitività e del peso dello strumento ·militare italiano. f1 contrario avviene in campo nemico e per la stessa Germania, che incrementa notevolmente il suo sforzo bellico e nonostante le strettoie logistic he riesce, fino all'ultimo, a mettere in campo truppe con mezzi e materiali almeno qualitativamente competitivi e spesso superiori a quelli avversari. Sollo l'aspetto logistico e del materiale il caso italiano è anomalo. Anomalo perché la scarsità di risorse, i difettosi apprestamenti, l' inadeguato assetto organizzativo del giugno 1940, dopo lo scoppio della guerra non costituiscono affatto un incentivo alla pronta adozione di energici provvedimenti d'emergenza e di una strategia e una logistica veramente "economiche", ma al contrario provocano ulteriori e continue cadute nei criteri per l' utilizzazione delle risorse stesse e nel rapporto tra obiettivi strategici e mezzi logistici: paradossalmente l'Italia, ultima delle grandi potenze, conserva un triste primato in strategie antieconomiche, perché violano i più elementari principi della logistica. In quanto al tormentato periodo dal 1943 al 1945, pare evidente che la logistica dell'esercito italiano, anzi di quello che ne rimane, vive più che mai di espedienti e di emergenze esclusivamente dettati dalla particolarissima situazione: da un punto di vista strettamente tecnico-militare e dottrinale quindi, questo periodo fornisce ben pochi spunti nuovi ed interessanti, se non quello dell'importan:t.a delle salmerie sui terreni dell'Italia peninsulare e degli inconvenienti che provocano l'eccesso di motorizzazione e gli ordinamenti degli eserciti alleati, adatti più alla guerra nel deserto e/o nelle pianure del nord-Europa che alla cattiva viabilità e al terreno montano che caratterizzano il nostro ambiente geografico.
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2. Caratteri Logistici generali della guerra
Se l'Italia nel 1940 volesse combattere ignorando le strettoie della logistica, anche la strategia tedesca potrebbe dirsi "non logistica", perché fondata sull'impiego offensivo dello strumento militare (e dello strumento militare terrestre in particolar modo) contro nazioni che nel 1940 specie in campo terrestre sono meno preparate, ma controllano la maggior parte delle risorse finanziarie e di materie prime del mondo e dunque puntano a una strategia di matrice industriale, periferica, ritardatrice e di logoramento che ha diverse analogie con quella antinapoleonica e, soprattutto, con quella già applicata con successo contro gli Imperi Centrali dal 1914 al 1918. In queste strategie, lo strumento militare terrestre ha un ruolo tutto sommato subordinato: è la guerra logistica, cioè dei rifornimenti, quella che prevale, e si riassume nel garantire i propri rifornimenti mantenendo in linea prioritaria il controf:lo delle vie di comunicazione marittime e nell'interdirli all'avversario, anche con un massiccio impiego dell'Arma aerea. Questa constatazione ancora una volta mette in luce che, se la strategia italiana nel 1940 non era e non poteva essere logistica in senso lato, avrebbe dovuto però prevedere un' organizzazione logistica e produttiva, mezzi e materiali adatti per uno strumento militare in grado di condurre la guerra "breve, rapida, decisiva" imposta dalla geografia e dallo scarso potenziale economico della penisola, come del resto riconoscono fin dalle prime pagine le Direttive per l' impiego delle Grandi Unità del 1935. II fattore tempo era decisivo: più la guerra si protraeva, più diventavano importanti dotazioni, scorte e risorse economiche e industriali, e più si rivelava vincente la strategia di logoramento. Sotto questo aspetto, gli eventi dal 1940 al 1943 non possono dirsi una sorpresa, ma una conferma di ciò che da gran tempo si riconosceva come necessario fare, e invece in Italia dal 1919 al 1940 era stato fatto solo alla superficie o in maniera del tutto distorta e insufficiente. Giova richiamare, a questo proposito, quanto avviene nella prima gue rra mondiale, che era stata invece una sorpresa totale, dal punto di vista logistico. Nel 1918 ordinamenti e strutture assunti di fatto dai Servizi, al di là della stessa regolamentazione, assomigliano ben poco a quelli del 1914-1915. Il traino animale perde definitivamente buona parte della sua importanza e vi assumono un ruolo impensato l'automezzo, le macchine e i mezzi di fuoco in genere, con i connessi problemi del rifornimento munizioni. Per la sanità ed il commissariato, scompare definitivamente quel ricorso alle risorse locali che fin dalla guerra franco-prussiana era uno dei capisaldi della logistica di tutti gli eserciti. La domanda di rifornimenti da tergo e dei nuovi organi direttivi ed esecutivi che ne consegue è, nel 1918, infinitamente superiore a quella prevista e prevedibile nel 1914, ed è tale da capovolgere in pochi mesi il rapporto tra mobilità e potenza, privilegiando quest'ultima. Le nuove esigenze logistiche non solo condizionano e limitano come non mai la mobilità e la manovra, ma impongono per la prima volta alle spalle degli eserciti la
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mobilitazione totalitaria anche dei popoli e l'organizzazione fortemente accentrata e sotto controllo militare della produzione. In questo contesto, dal 1914 al 1918 lo sforzo bellico e logistico dell'Italia, accentuando taluni segni premonitori che già si erano avuti nella campagna del 1866 (voi. Il, capitoli IV, V e VI) diventa estremamente dipendente dai rifornimenti via mare. Anche le nazioni più ricche di ri!.orse dell'Europa Continentale non hanno più sufficiente autonomia logistica ed economica, ed è principalmente perché sono soffocati dal mare che gli Imperi Centrali devono cedere a fine 1918. Rispetto al 1915, l'Italia nel 1940 è anche per questo in una situazione ben diversa, e infinitamente peggiore: a fronte dell'accresciuta mole dei rifornimenti necessari e dell'esiguità delle scorte e del potenziale economico e industriale, ha vie di comunicazione marittime facilmente interrompibili, e per di più deve affrontare in territori oltremare la maggior potenza marittima del mondo. Dal I 914 al l 918, quando questa potenza era amica, i rifornimenti, a parte la crisi del 1917, giungono sempre in misu.ra sufficiente. Dal 1940 al 1943 essi invece giungono sempre di meno via mare, nè si può fare soverchio assegnamento sulle risorse di un alleato continentale, che ha a sua volta i mari chiusi a fronte di enormi esigenze. Grazie all'esperienza della prima guerra mondiale, nemmeno le ricadute logistiche di questa sfavorevole situazione strategica nel periodo dal 1940 al 1943 sono una sorpresa: si cerca solo, con scarsi risultali, di aggirarle. E nel campo della strategia e della logistica più propriamente terrestre, il blitz Krieg condotto da forze corazzate e meccanizzate è all'ordine del giorno, negli anni Trenta, in tutti i principali eserciti (non escluso quello italiano), anche se solo i tedeschi riescono a tradurlo in pratica cogliendone tutte le implicazioni ordinative e logistiche. Eppu.re le guerre d'Etiopia e di Spagna, pur essendo "limitate" almeno dal punto di vista logistico, forniscono all'esercito italiano una massa di dati d'esperien~a, dai quali emerge ben chiara tutta la problematica di base della seconda guerra mondiale: il ruolo insostituibile del mezzo a motore non solo per l 'Intendenza ma anche la logistica dei minori livelli, la necessità di organizzare meglio il rifornimento carburanti e le riparazioni, l'insufficiente capacità di movimento fuori strada dei mezzi in dotazione e l'eccessivo numero di tipi e modelli, le difficoltà di conciliare potenza e leggerezza per ollenerc una vera mobilità, l' importanza degli automezzi speciali (autobotti, autofrigoriferi e autoambulanze... ), la necessità di organizzare meglio e con materiali e mezzi migliori il rifornimento idrico, gli inconvenienti dei materiali di sanità e di commissariato e del vestiario ... Nonostante l'incerta efficienza della contrapposta aviazione repubblicana, in Spagna emerge chiaramente anche la vulnerabilità da11'alto del nostro dispositivo logistico e la necessità di addestrare meglio i reparti alle conseguenti misure attive e passive, mentre le azioni della R. Aeronautica dimostrano il forte potere d'interdizjone che l'Arma aerea ha acquistato anche nei riguardi dei rifornimenti via mare:
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nella recente guerra di Spagna le azioni dell'aviazione legionaria sono state in gran parte auuate tagliare i vi veri ai rossi mediante bombardamenti contro i porti mediterranei, ai quali affluivano piroscafi carichi di derrate, benzina. etc., e contro i piroscafi stessi: e durante l'ultima offensiva rossa attraverso l'Ebro, l'aviazione ha largamente contribuito a meuere i rossi nel saliente occupato, in condizioni analoghe a quelle degli austro-nngarici nel giugno 1918. 1
Nel campo della logistica di produzione, dopo il 1918 non è un mistero per nessuno la forte ed insostituibile dipendenza dell'Italia dai rifornimenti via mare specie per i combustibili liquidi e solidi, la carne e le materie prime pregiate, e la conseguente necessità di una preveggente politica delle scorte e di idonee alleanze militari. L'esperienza della prima guerra mondiale indica inoltre la necessità di pervenire ad un reale controllo unitario della produzione militare e di ben coordinare sia la logistica di produzione e di distribuzione che la logistica delle tre forze armate, a cominciare da un ' efficiente organizzazione unitaria dei porti e degli imbarchi e sbarchi per le spedizioni oltremare, che specie dal 1935 in poi non sono più un evento eccezionale ed imprevedibile ma cosa che rientra nella normalità. Per la guerra d'Etiopia, l'Intendente generale Dall'Ora lamenta che nei porti delJa colonia eritrea e della Somalia "non si era pensato a lavori di carattere civile, con i quali normalme nte si prelude ai preparativi di spedizione militare".2 Che dire, allora, dei porti dell'Albania e della Libia nel periodo dal 1935 al 1940? Se ve ne fosse bisogno, l'attacco all' Albania nell'aprile 1939 oltre a consumare risorse ragguagliabili alle dotazioni di cinque-sei divisioni3 , mette ancora una volta in luce forti e antiche carenze prima di tutto logistiche nell' organizzazione dei trasporti via mare, nel caricamento dei piroscafi, etc., carenze tanto più gravi e difficilmente giustificabili, visto che si tratLa di un'operazione incruenta, condotta in assenza di una reazione terrestre, marittima ed aerea avversaria di qualche importanza, quindi in circostanze estremamente favorevoli che non si sarebbero più presentate nel Mediterraneo . La brevissima e incruenta campagna d'Albania perciò dimostra che nel 1939 l'esercito, oltre ed essere logisticamente impreparato, manca di una sia pur ridotta aliquota dei Quadri e truppe ben addestrati e prima di tutto psicologicamente preparati al blitz Krieg e a rapidi interventi oltremare.4 In sostanza, benché manchi totalmente la sorpresa, neppure nel corso della guerra si riesce a realizzare un salto di qualità. Prima di esaminare nel dettaglio come, perché e quando ciò avviene, occorre chiedersi, nel concreto, qual'è la fisionomia logistica generale che assume la guerra dal 1940 in poi e se, almeno a livello teorico e dagli scrittori
1 G . La Rosa, Tagliare i viveri al ne mic;u fu s empre buur1.u r,urmu di guerra , '"Rivi· sta di Commissariato", n. 1/1940. 2 F . Dall'Ora, Op. cit., p. JQ_ :i Historicus, Op. cit. , p. 57.
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F. Fatutta-L Covelli, La conquista dell'Albania, "RID" n . 4/4989.
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coevi, son ben colti gli aspetti specifici che questa assume e la peculiarità della situazione italiana. Fondamentali, in merito, sono gli studi del generale Bollati5 , nei quali l'autore (con qualche concessione inevitabile ma tuttavia sobria ad un ottimismo di maniera che presenta come un successo le misure autarchiche italiane e vede prevalere l'Asse anche nella guerra delle comunicazioni nel Mediterraneo) ben coglie le caratteristiche logistiche essenziali della guerra in atto, non senza lamentare la mancanza di dati e prevedere giustamente che anche coloro che, nel futuro dopoguerra. valendosi di Relazioni e simili , vorranno occuparsi dell'aspetto logistico, non si troveranno ad avere un compito facile e tanto meno potranno fare un lavoro completo, abbracciante entrambi i capi belligeranti, tutti i belligernoti; è infatti prevedibile che oiuoo disporrà mai di una documcntuzionc polacca o jugosJava e probabiJmente neppure greca, ed è presumibile (ce lo auguriamo di tutto c uore) che manchi anche la sovietica; gli organismi militari sconquassati, distrutti, non possono fornire, allo stesso modo che riuscirà sempre impossibile ad una logistica italiana formarsi un quadro attendibile della logistica etiopica del 1935-1936. 6
In linea generale, secondo il Bollati la nuova guerra "per la sua complessità e multiformità supera di gran lunga, dal punto di vista delle necessità d'indole logistica e dei conseguenti apprestamenti" quella del 1914-1918. Inoltre la guerra meccanizzata condotta dalla Germania ha dato luogo a problemi logistici "completamenti nuovi", oppure a problemi che nella passata guerra erano stati appena sfiorati (il Bollati si riferisce evidentemente all'alimentazione logistica delle colonne corazzate in movimento). I due fattori di base che per il Bollati assumono maggiore importanza rispetto al passato sono la produzione e i trasporti, che sono fra di loro connessi e perciò non vanno considerati isolatamente. Il problema della produzione del materiale bellico deve essere affrontato e risolto almeno in parte in tempo di pace. I trasporti devono consentire sia di distribuire la produzione - con criteri diversi rispetto al tempo di pace - alla popolazione civile in tulto il territorio nazionale, sia di convogliare una parte dei prodotti e dei generi in determinate direzioni e di concentrarla in determinate zone, per sostenere masse di armati in regioni dalle quali poco o nulla si può trarre. Rispetto alla prima guerra mondiale, la strategia di annientamento delle forze militari nemiche ha conservato la sua importanza, ma è diventato assai più importante dal punto di vista strategico interdirne i trasporti, distruggere i mezzi, conquistare regioni economiche importanti per sfruttarle o impedire al nemico di utilizzarle.
~ Oltre alla parte m della già citata opera del 1943 Problemi logistici della guerra moderna e allo studio su Produzione bellica e trasporti di guerra (pp. 157-212 della stessa opera), vanno consultati nell'edizione originale anche i tre articoli del Bollati su La logistica nella guerra attuale ("Rivista di Commissariato, n. 1, 2 e 3/1942), che nel voJume del 1943 risultano rielaborati e ridotti. 6 A. Bollati, La logistica della guerra a11uale, " Rivista di Commissarialo", n. 1/1942.
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In sostanza la guerra - grazie anche all'impiego dell'Arma aerea a massa e non più episodica come nel 1914-1918 - tende a diventare sempre più guerra alla produzione e guerra contro i trasporti. Ciò significa lottare per le nostre comunicazioni e contro le comunicazioni avversarie e produrre nella maggior quantità possibile, per potenziare le proprie energie militari in modo da avere la preponderanza su quelle avversarie, o quanto meno portarle o mantenerle al livello di queste, sl da poter resistere, in attesa che il potenziale bellico si esaurisca o che intervengano altri fatti (entrata in guerra di alleati, cedimento del fronte interno, etc.), i quali costringano l'avversario a desistere dalla lotta, e, per converso, ad impedire e ostacolare la produzione di materiale bellico, distruggere quanto è stato e quanto viene prodotto. 7
Riguardo ai mezzi di trasporto e alla guerra delle comunicazioni, per il Bollati ha accresciuto la propria importanza non solo il problema della produzione ma anche quello della manutenzione, riparazione e rimessa in efficienza dei mezzi. Il trasporto ferroviario - ne è dimostrazione la campagna di Russia - rimane fondamentale. Il problema dei trasporti, unito a quello della produzione dei relativi mezzi è indubbiamente importante nei riguardi dei mezzi terrestri (materiale ferroviario e au-
tomobilistico) e anche di quelli aerei, che già hanno avuto importanza nella guerra italoetiopica in fatto di contributo ai serviz.i di rifornimento, e grandissima ne hanno assunta nella campagna italiana di Grecia e d'Albania, in quella dclJ 'Africa Settentrionale e , su scala molto più vasta. nelle campagne germaniche di Norvegia e di Russia. Ma è soprattutto importante ed è divenuto vitalissimo, per i mezzi marittimi : è il "problema del tonnellaggio", che già tanto aveva assalito l'Inghilterra nella guerra 1914-1918, divenendo critico nel 1917, e che nella guerra ora in corso è giunto a un punto tale di gravità, per le Potenze anglosassoni, da poter d.ivenire determinante per l'esito della lotta, data l'insufficienza del tonnellaggio - in conseguenza degli affondamenti - e l'impossibilità di costruire piroscafi con un ritmo almeno uguale a quello de lle perdite in confronto alle molteplici esigenze, di gran lunga superiori a quelle dell'altra guerra mondiale: necessità della madrepatria, necessità inerenti agli alleati russo e cinese. necessità di potenziamento di numerose truppe frazionate in Africa, in Asia, nel continente australiano e nelle isole del Pacifico. 8
I rifornimenti per via terrestre o marittima possono essere interrotti. Gli aerei hanno però spesso sostituito le ferrovie o le strade non esi-
stenti o ne hanno integrato la potenzialità, con il vantaggio di far giungere in poche ore ciò che con i mezzi di superficie avrebbe impiegato giorni, settimane o mesi, attraverso i cieli sovrastanti, regioni desertiche, regioni non ancora occupate dalle truppe terrestri, bracci di mare ed estesissimi mari. E mentre nel 1914- 1918 i centri di produzione ed i trasporti a tergo delle prime linee potevano svolgere i loro compiti praticamente indisturbati, nella seconda guerra mondiale l'azione distruttrice dell'aviazione viene esercitata con grandissima potenza ed efficaci
ivi. 8 A. Bollati, Problemi logistici nella guerra moderna (Cii.), p. 198.
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contro le comunicazioni ed i trasporti avversari, contro depositi, officine, industrie, impianti di zone minerarie: "sicché la logistica, nell'adempimento dei propri compiti, si trova di fronte ad un nuovo e potentissimo avversario, che può renderla addirittura impotente"9. L'aviazione richiede carburante in quantità notevolissime, e per giunta carburante speciale. Ne consegue un enorme aumento delle esigenze di carburante, non solo per i mezzi aerei ma anche per i mezzi terrestri e navali: il siluro, l'aeroplano, la bomba aerea ed il cannone, quando hanno libertà di scelta, scelgono dj preferenza le petroliere, data l'importanza che il carburante liquido ha assunto nelJ'attuale guerra basantesi precisamente suj carri armati, sugli automezzi, sugli aerei e sulJa navigazione a nafta. E il possesso delle regioni petrolifere, che già durante l'altra guerra mondiale inAuì talvolta sui concetti strategici della condotta della guerra mondiale (Romania, Mesopotamia, regione adiacente al Caspio) è divenuto oelJ'attuale guerra uno dei principalissimi obiettivi. L•.•J In conseguenza, se le risorse petrolifere in paese proprio, o la "politica estera del petrolio" in tempo di pace, non hanno garantito risorse sufficienti, e non hanno consentilo di accumulare in pace le ingentissime scorte necessarie, la strategia deve, diciamo "deve", mirare per forza alla occupazione o conquista di regioni petrolifere: questa occupazione in tal senso costituisce una vittoria sull 'avversario, ogni perdita equivale a una battaglia perduta; quanto è avvenuto in via eccezionale nel 1916 nei riguardj della Romania, oggi si generalizza.IO
Nel più ristretto campo della logistica terrestre di campagna, secondo il Bollati fin dall'attacco tedesco alla Polonia, oltre al ruolo dell'aviazione si sono manifestati allri elementi che hanno avuto una notevolissima influenza sui provvedimenti a carattere logistico. a) Il conferimento dell'autonomia logistica necessaria, specie in fatto di munizioni, viveri c carburanti, alla avanguardie motorizzate, alle divisioni corazzate destinate a manovre ad ampio raggio, e alle divisioni motorizzate destinate a raffittire gli anelli accerchianti. Il Bollati individua i relativi provvedimenti logistici nell'"indipendenza delle colonne dei rifornimenti da tergo; assegnazione di carri-officina e simili, per la manuleuzione in effo;ienza, il più a lungo possibile, del materiale". Va notato che questi provvedimenti procedono tutti in senso contrario alla filosofia dell"'alleggerimento" come mezzo per ottenere la mobilità tipica della organizzazione logistica italiana. Il Bollati non accenna al rifornimento aereo delle colonne motorizzate ecorazzate, che invece, secondo il generale Zoppi, dopo l'esperienza del-
9
S ui tra.sporti aerei Cfr. anche S . Pagano (Gen.), / trasporti aerei in questa guerra
("Le Forze Armate", 13 maggio 1943). Nella campagna di Grecia avviene il primo aviosporto dj un reggimento g ranatieri al completo di anni, materiali e munizioni da GrottagUe alla zona di impiego; ma è nella campagna di Russia che i tedeschi creano una vera
e propria aviazione da trasporto, con propri mezzi aerei, propri concetti di impiego e personale specializzato a terra e a bordo (Cfr. G. La Rosa, Battaglie logistiche alla fronte germanica, ..Comando.. n. 3 e 4/1942) . 10 A. Bollali, La logistica della 11uerra (Cit.), "Rivista di Commissariato" n. I e 3/1942.
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la campagna di Polonia, sarà una procedura normale di rifornimento, perché gli attacchi avversari anche da tergo e la necessità di manovra costringeranno le unità motocorazzate a cambiare improvvisamente le loro linee di operazione, a creare distaccamenti, etc. e le esporranno arimanere isolate. Per il generale Zoppi si creeranno perciò le circostanze più sfavorevoli per i rifornimenti terrestri, e "tali circostanze saranno ancor meno favorevoli in zone desertiche". J I b) Due problemi particolari principalmente riguardanti i trasporti sono costituiti dai milioni di prigionieri catturati dai tedeschi in Polonia, Francia e Russia, "grandioso problema logistico d'inquadramento, di vettovagliamento, di movimento" e dallo sgombero dei feriti specie in Russia, ove sono milioni e a causa delle distruzioni operate dal nemico non possono trovare posto negli abitati e sul posto: un problema di ricovero, vettovagliamento, cure sanitarie e movimento tanto più grave quanto peggiori sono le condizioni meteorologiche. c) Specie in Russia dove il nemico ritirandosi ha distrutto tutto il possibile, si è reso necessario organizzare alle spalle dell'esercito combattente un vero esercito di lavoratori (organizzazione Todt) 12, per il riattamento prima di tutto delle vie di comunicazione e delle ferrovie (in Russia, secondo cifre fomite dallo stesso Hitler, sono stati riattati 2.000 ponti - di cui 400 ferroviari - e riattivati 25.000 km di ferrovie, con 15.000 km trasformati dallo scartamento russo a quello europeo). Altro problema connesso con l'organizzazione delle vie di comunicazione è quello della costruzione di alloggiamenti e accantonamenti per la stagione invernale, con la conseguente quantità di stufe, legnami, materiali vari necessari anche per riparare le case danneggiate; a questo va aggiunto l'invio di una grande quantità di indumenti invernali per ferrovia e/o automezzo. d) Infine, anche la raccolta ed il recupero dell'ingente quantità di materiale bellico catturato richiede personale in buona parte tecnico, mezzi di trasporto e infrastrutture per il ricovero temporaneo. Non è possibile una raccolta completa e ordinata del materiale in breve tempo: "ma d'altra parte occorre pur sgomberare le strade, non lasciare armi e munizioni alla mercé di partigiani, e conviene pure ricuperare ciò che può essere ricuperato prioritariamente per impiegarlo di nuovo, o le parti che, mediante opportuna lavorazione e trasformazione nelle officine, sono utilizzabili per nuove produzioni". Osserviamo, in merito, che questo è un altro problema logistico tipico del blitz Krieg: la guerra di trincea, con rarissime e modeste oscillazioni deUo spazio conquistato o perduto, comportava minori quantità di materiale abbandonato e mag-
11 C. Zoppi, Le operazio11i militari in Polo11ia e i11 Occide11te (il primo mese di guerra}. Milano, ISPI, 1940, pagg. 48-50. 12 Cfr. in merito C . Poggiali , L 'o rga11iz.zazio11e Todt, ""Rivista di Commjssariato" n. 2/1942.
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giore facilità del suo recupero. Inoltre i mezzi di trasporto, particolarmente soggetti ai guasti e vulnerabili, erano assai rari in prima linea. Il Bollati ammette però che forse ha ragione il Possony quando afferma che "i più importanti effetti sul nemico si possono ottenere solo col blocco e il perturbamento della produzione", anche se non concorda con l'altra sua affermazione - del tutto conseguente aJla prima- che "il prossimo avvenire del progresso tecnico farà ancora diminuire in modo considerevole le prospettive di schieramento delle forze avversarie". A riprova di ciò il Bollali cita le rapide vittorie iniziali tedesche e giapponesi e le difficoltà dei trasporti marittimi inglesi, trascurando il fatto che le vittorie non sono affatto definitive 13, e ammette anche, contraddilloriamente, che ha avuto successo la strategia inglese di soffocare i rifornimenti marittimi della Germania e dell'Italia, mentre in Russia la popolazione civile è ridotta alla fame e la stessa Europa soffre di una crisi alimentare generale per la mancanza assoluta di rifornimenti via mare, "il che costituisce un problema internazionale europeo di importanza vitale giacché il non risolverlo significherebbe perdere la guerra". La logistica, per il Bollati, ha risolto il problema di far vivere grandi masse di combattenti in una situazione di guerra di movimento prolungata. La tecnica non ha consentito di alleggerire l'armamentario degli eserciti, ma con la motorizzazione, la meccanizzazione e l'aviazione ha messo a disposizione mezzi di trasporto più rapidi che consentano un maggior rendimento, semplificando notevolmente i rifornimenti da tergo. Per altro verso, la meccanizzazione diventa alleata della logistica solo a patto di disporre del carburante necessario, mentre I' apporto dell'aviazione in campo logistico richiede il dominio del cielo ed è bilanciato dalle accresciute capacità offensive dell'aviazione contrapposta. In conclusione, per il Bollati, i rifornimenti sono diventati il baricentro della guerra 14 : oltre alla distruzione delle fort:c armate avversarie, la battaglia generale mira alla distruzione del potenziale logistico del nemico, ed anzi le bauaglie terrestri, gli scontri aeronavali a ltro non sono, spesso, che iJ mezzo per
I l Sui riflessi logistici e le modalità del blocco inglese e del controblocco aeronavale germanico Cfr. E. Manzini, / tre errori della Gran Bretagna, " Rivista di Commissarialo" n, 6/1942 e R. Sandiford, / tre h/ncchi dell'Inghilterra, " Rivista di Commissariato" n. I , 2, 3/1942. 14 Due singolari forme estreme di guerra dei rifornimenti sono il ricorso da parte inglese, all'inizio della guerra, ad "acquisti emulatori" sul mercato internazionale dei prodotti e delle materie prime pregiale più richiesti dall' Asse per privare l'avversario della possibilità di acquistarli (espediente che cvi<lcnlcmenle ricl:tiedevn grosse disponibilità fi nan.tiarie) e il ricorso da parte della Gennania, verso la fine della guerra, ai "Capitalisti controvoglia". c ioè a vecchi battelli anche fluviali e a rimorchiatori superflui nei grandi porti, utilizzati come magazzini mobili per diradare e sottrarre rifomjmcnti, derrate e muteriali ali' offesa aerea.
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
giungere allo scopo della rottura logistica. [ ... ) Il complesso della lotta sui mari altro non è in sostanza che una grande battaglia mirante alla distruzione del tonnellaggio avversa-
rio, e, in contrapposto, ad impedire tale distruzione, sl che ai paesi e alle truppe operanti non giungano, o per contro possano giungere, i rifornimenti inviati. 15
Il Bollati, contraddicendo altre affermazioni che danno le forze dell'Asse prevalenti nel Mediterraneo e l'Inghilterra costretta a clirottare i rifornimenti facendo loro compiere il periplo dell'Africa, ammette anche chiaramente le difficoltà della situazione logistica delle nostre truppe in Africa Settentrionale e le forti perdite di materiali e dotazioni in seguito alla sconfitta del dicembre 1940 - gennaio 1941. Ne consegue la necessità di reintegrare le dotazioni con trasporti marittimi spe!iso soggetti all'offesa avversaria, mentre l'avversario (è diventato un vantaggio) può utilizzare la più sicura via del Capo di Buona Speranza e far giungere rifornimenti da un retroterra africano-asiatico molto esteso. In conclusione, secondo il Bollati il problema logistico è assai più difficile da risolvere per noi che per l'avversario. lnoltre, mentre per l'Inghilterra, il Giappone e gli stessi Stati Uniti il possesso di territori consente la disponibilità di basi, fonti di rifornimento, fonti di reclutamento di truppe etc., per l'Italia le colonie sono un netto passivo: il possesso di territori coloniali può anche divenire un fattore negativo del potenziale bellico, quando si tratti di possedimenti che non dispongono di forze armate sufficienti alla propria difesa o di risorse alimentari c he consentano ad esse autonomia; in particolare però, se si traila di possedimenti de~tinati a rimanere i~ulali iu ca~u di gut:rra u aventi tale importanza da ric hiedere di essere difesi e riforniti a qualun4ue costo e quindi anche mediante continuo afflusso di forze e di mezzi dalla madrepatria: esempio tipico, l'impero italiano dell' A.O. e la Libia. E' chiaro che in questi casi l'esistenza di tali possedimenti e la necessità di conservarli fino all'estremo impongono un notevole aggravio alle forze armate e all'economia metropolitana e, in definitiva, se poi vengono perduti, ne consegue un indebolimento del potenz iale bellico patrio, a scapito delle disponibilità delle fonti metropolitane. 16
Bisogna riconoscere che queste affermazioni del Bollati corrispondono al massimo che al momento si possa dire: non si può certamente scrivere su un periodico militare, nel 1942-1943, che la guerra, nella misura in cui tende a diventare cli rifornimenti e non più dinamica e decisiva, è perduta per l'Asse. La riflessione del Bollati, pur essendo conLemporanea agli eventi, ne coglie perciò l'esatto significato generale ed è a tutt'oggi valida, anche se egli non considera a sufficienza la clipendenza logistica e la vulnerabilità dall'alto delle masse corazzate e meccanizzate, che abbisognano cli un ingente volume di rifornimenti per poter sviluppare tutta la loro capacità propulsiva, e quindi richiedono - oltre che la disponibilità di rifornimenti nella quantità dovuta - vie di
15
A. Bollati, La logistica nella g uerra, (Cit.), '"Rivista di Commissariato" n. 3/1942. A . Bollati, li potenziale bellico e i suoi fatturi principali, "Rivista di Commbsariato" n. 4/ 1942. 16
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comunicazione sicure e ben protette contro qualsiasi tipo di offesa aerea e terrestre, e inoltre risentono particolarmente della distanza dalle basi di rifornimento, dando ragione a Clausewitz quando sosteneva che oltre un certo limite di spazio la spinta offensiva tende ad esaurirsi, anche perché ciò avviene a dispetto dei nuovi mezzi. Data la quantità di rifornimenti necessaria, il ricorso al trasporto aereo - lo dimostra la débacle della armata a Stalingrado - non può essere, come ritiene il generale Zoppi, un sistema normale di rifornimento, ma rimane un espediente da usare in casi eccezionali, per quantitativi e periodi limitati e quando la situazione e le condizioni geografiche non consentono altri canali di rifornimento (Stalingrado docet). Il Bollati, comunque, non tocca alcuni problemi non certo secondari della logistica di campagna, che l'esperienza della guerra mette in evidenza sin dall'inizio. A nzitulto l'esatto ruolo del materiale, beo indicato nel 1941 dal generale Corselli, il quale scrive che tenere nel giusto conto i fattori materiali non significa svalutare quelli morali, anzi è vero il contrario. Un combattente superiore all'avversario per morale e disciplina può supplire all'inferiorità di mezzi, mafino a u11 certo punto, fino a quando cioè la deficienza di mezzi non sia tale da compromettere la loro reale efficacia. Inoltre, armi e materiali più sono perfezionati e più richiedono specialisti, maggiore competenza tecnica dei Quadri e maggior addestramento della truppa. I portentosi s uccessi tedeschi, ottenuti con perdite limitate, secondo il Corselli sono frutto soprattutto dell'ottimo materiale e de!J'ottimo addestramento. "Materiale e morale non sono elementi antagonistici, ma sono anzi elementi che si completano. Il buon materiale eleva il morale, il cattivo lo deprime. E non è il caso di parlare di guerra materiale, come se questa fosse una forma di guerra inferiore; è invece il caso di dotare le proprie truppe di materiale moderno, non inferiore a quem degli eventuali nemici; con esso si potrà far meglio guerra intelligente, artistica, anche napoleonica, la quale invece non si potrà mai fare con materiale scadente". 17 Superfluo sottolineare che, con queste parole, il generale Corselli con sottile ma palese riferimento alle nostre sconfitte decreta il fallimento della logistica povera e di uno degli orientamenti ufficiali più seguiti e coltivati dalla retorica del tempo. Un altro diffuso principio o mito che si dimostra fallace è quello della "leggerezza" richiesta dalla guerra di movimento, che a conti fatti avrebbe bisogno di meno logistica, e dell'opportunità che determinati organi dei Servizi ad elevato contenuto tecnico possano svolgere la loro opera solo se lontani dalle prime linee e fermi il più possibile nello stesso posto. In un articolo dell'ottobre 1941 sull'Intendenza germanica 18 , si cita l'affermazione di Hitler che "i grandi successi deJle forze armate tedesche non sarebbero stati possibili
17
R. Corselli, la guerra dei materiali, "Echi e commenti" 1941, pp. 167-169. C. Poggiali, Spigola11do tra le bcnt:mt:rentt! dell'Intendenza germanica, "Rivista di Commissariato", n. 1/1942. 18
llO
La logistica dell'esercito - Voi. IV
se i rifornimenti delle truppe non fossero stati congegnati e assiduamente realizzati con le precisione di un cronometro". Il Blitz Krieg - si aggiunge - ha enormemente dilatato i compiti dell'Intendenza, che tra l'altro sul fronte russo ha dovuto rifornire completamente da tergo, milioni di soldati che procedevano a un ritmo di trenta chilometri al giorno. Sul fronte del Dnieper, una sola divisione aveva bisogno di ricevere un treno di rifornimenti al giorno, oppure il carico di una autocolonna lunga sei chilometri. Ciononostante l'Intendenza tedesca riesce a far entrare in funzione le nuove basi di rifornimento non appena le divisioni raggiungono il fiume, e l'agilità di manovra degli organi e dei Servizi è stata tale che si poteva mutare quasi ogni ora - a seconda delle vicende della battaglia - l'entità dei rifornimenti richiesti, per ciascuna branca, dai singoli reparti. I Servizi hanno dimostrato la massima aderenza e mobilità: si ritiene generalmente che i servizi di panificazione, di manazione, di riparazione urgenti ai materiali, come ùel resto quelli veterinari e sanitari. possano riuscire seriamente solo quando sia loro consentita una sosta prolungata sullo stesso posto; nella campagna di Russia si ì, dimostralo invece che essi potevano ugualmente assolvere ai loro compili, anche imponendosi una mobilità di truppe di punta. 13 questo anche per merito dei reggimenti di trasporto...
Dovuto al giornalista Ciro Poggiali, l'articolo risente certamente di un'impostazione agiografica e ottimistica: ma anche così è indicativo di un certo clima e di una linea di tendenza che ancora una volta fa ritenerne antiquato e non corrispondente alle esigenze della guerra di movimento il criterio dottrinale italiano di far gravitare - grazie all'automezzo mantenuto tendenzialmente accentrato - i Servizi verso l'indietro, alleggerendo al massimo i Servizi di prima linea. Per ultimo il Bollati, la cui opera - non bisogna dimenticarlo - ha il limite cronologico del 1942, ha ragione quando mette in evidenza che le ferrovie (e anche, in determinale circostanze almeno, il traino animale) conservano elevata importanza, dimostrata dalle vicende del fronte russo e ùallo stesso volume dei trasporti interni per ferrovia nel periodo dal 1940 al 1943. Ciò non toglie, però, che specie nell'ultima fase della guerra (dal 1943 al 1945) l'automezzo, già mezzo di trasporto esclusivo in Etiopia e Africa Settentrionale per le stesse truppe alleate che invadono l'Italia nel 1943, acquista una prevalenza sempre più netta, capovolgendo il suo ruolo rispetto al 1918: da mezzo di integrazione e sostituzione in casi eccezionali della ferrovia, specie dopo il 1943 tende a diventare il mezzo di trasporto fondamentale, relegando la ferrovia in un ruolo sempre più secondario e sussidiario rispetto ai grandi trasporti logistici. Influisce, su questa evoluzione, non solo la crescente efficacia del potere aereo, ma anche la penuria di materiali e personale per riparare e mantenere in esercizio le linee ferroviarie e i manufatti distrutti, la maggiore flessibilità dell 'automezzo e - 1;usa non certo tras1;urabile - la sua abbondanza nelle unità aUeate che conquistano l'Italia e la Germania a fronte di una minore distanza dei fronti terrestri dell'Europa Occidentale dai porti.
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Nel complesso, grazie anche ai contributi minori prima citati, i caratteri logistici del periodo dal 1940 al 1943 sono ben individuati già nella letteratura italiana coeva, dove sono individuati con lucidità i reali fattori in gioco, lasciando trasparire - in maniera non tanto indiretta l'inadeguatezza e la conseguente crisi della nostra organizzazione logistica, che sotto un'apparenza di modernità ed economia, si rivela antiquata e antieconomica. Potere marittimo e potere aereo condizionano come mai era avvenuto in passato la logistica puramente terrestre, facendone un'appendice che ancora una volta postula una logistica integrale e interforze della quale si continua a non intravedere traccia. "Dalla logistica terrestre e continentale alla logistica marittima e mediterranea": è questo il senso profondo e nuovo degli avvenimenti dal 1940 al 1945. Si deve però ammettere che, se la mobilità è questione di logistica più che di spirito (e non viceversa), l'aumento dei mezzi di fuoco abbinato alla meccanizzazione e motorizzazione estese alla massa delle forze, proporzionalmente aumenta anche - come si temeva negli anni Trenta, specie in Francia - il peso e la difficoltà dei rifornimenti 19, riportando sotto taluni aspetti il problema del rapporto tra la strategia dinamica e la logistica al 1918 e a Vittorio Veneto. Se la mobilità strategica che si credeva ormai acquisita viene così rimessa in discussione, l'unica cosa certa è che !'"alleggerimento" nel quale si riassume larga parte della filosofia logistica italiana del 1940 è una ricetta sempre più inadeguata: gli eventi lo dimostrano persino con monotonia.
3. Evoluzione della dottrina logistica dal 1940 al 1943 Benché il quadro complessivo degli avvenimenti del 1940 e dopo qualche mese di guerra sia già tale da smentire molti dei presupposti e criteri con i quali l'esercito entra in guerra nel 1940, la dottrina logistica del l 940 non muta. Un articolo dell'estate 1943 di uno dei più assidui e profondi scrittori di cose logistiche, l'allora tenente colonnello commjssario La Rosa, non fa che ribadire vecchi concetti ormai superati dagli avvenimenti sul cruciale problema della motorizzazione dei Servizi, accennando come sempre ai vantaggi dcli' accentramento e alla possibilità di alleggerire i Servizi divisionali e di eliminare organi intermedi che consentirebbe l'automezzo, tulio ciò scn7,a dare luogo ad una generale meccani7..zazione e ad una pronunciata motorizza.àone: gli è che il motore ha accorciato tempi e distanze, ha reso semplice e regola-
19 Ciò riguarda anzitutto i rifornimenti di carburanti. Ma i maggiori consumi di munizioni e le maggiori esigenze di vita del personale (vettovagliamento, benessere, elc.) richiedevano ormai 30 kg/uomo/giorno (C:fr. C:. De Martino, La /ogi.ftica e lu sua evoluzione, .. Rivista Militare" n. 4/1986).
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re ciò che prima era complesso e aleatorio ed ha eliminato varie maglie della catena dei rifornimenti, conferendo al servizio regole, misure e sistematicità, dapprima affidate all'ininterrotta rete di collegamenti tra la produzione ed il consumo.20
Il problema creato dalle accresciute esigenze della guerra meccanizzata, che ormai è cosa normale ed è condotta da anni, alla meno peggio, dal nostro esercito in Africa Settentrionale, è dunque ben lontano da queste considerazioni, che sembrano guardare con sospetto e come uno svantaggio da evitare la "generale meccanizzazione" e la "pronunciata motorizzazione" (di motorizzazione totale, magari ristretta a scacchieri con caratteristiche particolari , non si parla nemmeno). Più interessante e profondo l'approccio - a volte tale da sembrare ambiguo e autogiustificativo - del tenente generale commissario Arturo Quarto, il quale nell'aprile 1943 afferma che, data l'estrema diversità della condizioni, delJe situazioni di forza e degli ambienti naturali nei quali si svolge la lotta, le norme per l'organizzazione e il funzionamento dei Servizi devono essere "quanto mai late e comprensive", non potendo prevedere minutamente quali saranno le esigenze, che mutano a seconda delle caratteristiche locali. inoltre, le norme che si studiano e diramano in tempo di pace non possono che dare l'idea di un funzionamento schematico, assai lontano dalla realtà della guerra: come per le operazioni non si po,sono seguire regole fisse, buone per tutti i casi. cosl avviene per i servizi. Dovendo operare in teatri di guerra diversissimi per nat1ua, per clima, per ambiente, a distanze notevolissime dalla madrepatria, soveule separala dai mari infestati dalJc insidie avversarie, tutto il funzionamento schematico basalo su depositi. magaz.z.jni di armala, etc., resta completamente deformato e rivela l'inapplicabilità della norme studiate in tempo di pace, riferentesi a un teatro di opera1.ioni tipo, non molto distante, non molto dissimile per le sue caratteristiche al territorio naz.jonale. [ ...] Nell'epoca attuale, coi progressi della tecnica in continua evoluzione, la determinazione di norme si rende sempre più difficile e pertanto la regolamentazione deve assumere intonazione sempre più generale. Ogi,>i poi l'esplicazione dei servizi dipende dalle possibilità e dalle risorse che offre la Nazione; quindi, anche le varie disposizioni devono inquadrarsi nell 'organizzazione generale del Paese. Oggi più che mai l'Esercito è Nazione e viceversa. 2 1
Senza dubbio il Quarto ba ragione quando osserva che le norme dottrinali devono essere molto elastiche e a larghe maglie: ma perché le norme impartite fin dal tempo di pace, dovrebbero essere, solo per questo, senza rimedio e automaticamente non valide per la guerra? Nella fattispecie, la prospettiva di una guerra in territori oltremare e contro eserciti europei fortemente meccanizzati era una realtà dal 1935 in poi, e quindi avrebbe dovuto trovare spazio anche nella regolamentazione logistica. E se poi, la regolamentazione in tempo di pace era in tutto o in parte inadeguata, perché dal 1940 al 1943 non era stata modificata, magari con
20 G. La Rosa, La motoriu azione dei Servizi di Commissariato. "Rivista di Commissariato n . 4/1943. 21 A. Quarto, Nuove esperie11,e i11 materia di Servi,i di guerra. "Rivista di Commissariato" n. 2/1942.
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nonne integrative e sostitutive riferite ai singoli teatri d'operazioni o con disposizioni dottrinali e ordinative transitorie, così come era avvenuto nella prima guerra mondiale? Il Quarto ha ragione anche quando osserva che le disposizioni sulla logistica di campagna vanno armonizzate ed integrate con quelle sulla logistica di produzione, il che evidentemente non avviene con le Norme del 1940, che si limitano alla logistica di campagna. E ha il merito anche di non concordare con il La Rosa in quella sorta di mitizzazione dell'automezzo che porta ad attribuirgli unilateralmente virtù che non possiede (come quella di eliminare, semplificare, etc.), virtù in ultima analisi derivanti da visioni antiquate: se l'adozione del mezzo "automobile" ha reso pos~ibili certe realizzazioni nel campo di azione dei Servizi, non per questo si può dire che li abbia agevolati, Se al correggio ordinario venivano chiesti sfo17.i limitati alle sue possibilità, all'automezzo non vengono richiesti gli stessi sforzi ma altri molto superiori, sicché in definitiva le difficoltà dell'attuazione vi sarebbe ancora se uno dei belligeranti adouasse i nuovi mezzi e l'altro si astenesse o non fosse in grado di adottarli. ma questo non avviene perché ormai materiali ed armi sono per così dire internazionalizzati e pur ammettendo logicamente che un Paese possa raggiungere, specie negli armamenti, un grado di perfezione maggiore, lo squilibrio in sostanza non riesce decisivo, sicché, salvo una forte sperequazione quantitativa, l 'esito dipende dal modo come si maneggia lo strumento di guerra.
Se la regolamentazione I 940 non muta, riceve tuttavia un' aggiunta significativa, che poco incide sul meccanismo dei Servizi di campagna: l'organizzazione del nuovo Servizio recuperi (agosto 1941), probabilmente sulla scorta dell'esperienza tedesca in Francia, Polonia e Russia. I suoi compiti principali e i relativi organi sono: - ricerca, piantonamento, raccolta, trasporto, classifica7ione e selezione, smistamento di tutto il materiale di preda bellica o comunque abbandonato in zona di operazioni; - riutilizzazione del materiale raccolto nell'ambito delle armate; - invio agli stabilimenti territoriali del materiale e dei rollami non utilizzabili presso le armate; - eventuale requisizione, incella od acquisto di materie prime, materiali e risorse in genere, la cui raccolta può essere considerata necessaria o conveniente ai fini operativi o della produzione bellica od anche. in casi eccezionali, della economia nazionale; - eventuale ricupero iniziale immediato di materiali bellici o comunque di interesse o di competcnza delle altre Fo17.e Annate, la cui organizzazione ricuperi non possa essere ~ufliciente in primo tempo, per estensione od immediatezza d ' intervento, al fine di una raccolta redditi7ia; - eventuale immediata ricerca, individuazione e requbizione o ferrno di tutte le principali risorse naturali, minerarie e commerciali (compreso il naviglio ed i mezzi di trasporto ferroviari e fluviali) nel territorio oceupato.22
Per l'attuazione dei suoi compiti, il Servizio recuperi dispone degli organi indicati nello specchio seguente:
22
Circ. SME N. 95815 in data 11 aprile 1941.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
DI COMANDO
COORDINATORI
DIREITIVl
ESECUTIVI
S.M.E. Annata
S.M.E. Indendenza di Armata
S.M.E.(I) Direzione ricuperi
Comando zona ricuperi (event.) Squadre specializzati (event.) Centri di raccolta ricuperi Magazzini spec. ricuperi (ev .) Comandi di tappa Organi esecutivi degli altri Servizi d'Armata Unità CC.RR. - Unità territoriali e presidiaric Unità del scrv. trasporti organizzaz. mezzi trasporto civili (di assegnazione event.)
C. d'A.
Comandi di corpo d'armata
Ufficio recuperi (evenl.) Direzioni dei vari servizi
Squadre specializzati (event.) Centri raccolta ricuperi (ev.) Organi esecutivi degli altri servizi Unità CC.RR. - Unità territ. e presìd. (di assegnazione ev.)
Divisione
Comandi di Divisione
Comandi di arma ed uffici dei
Unità dipendenti Centri di raccolta (event.)
vari serv.
Corpi e reparti
Comandante corpo o reparto
Ufficiale ai rifornìmenti
Unità dipendenti
(I) Per ora, fino a quando non sarà ordinato diversamente, continuerà a fum:ionare la Direzione Superiore Ricuperi nella forma attuale, alle dipendenze di questo Stato Maggiore.
L · azione di questo Servizio - precisa la circolare istitutiva - differisce dagli altri perché non si esplica di massima a favore diretto delle truppe, ma grava invece su di esse, chiamandole a concorrere alla attività del Servizio stesso. I suoi organi gravitano inizialmente, durante l'avanzata, verso le truppe operanti in prima linea, per poi costituire a tergo dei corpi d'armata di prima schiera e nelle località dove è più necessario il loro intervento, delle zone di raccolta di armata. Qualunque Ente militare ha l'obbligo di segnalare al più vicino organo dei Servizi o del Servizio recuperi, i materiali e rottami di qualunque specie che sono abbandonati; sono previsti anche appositi premi. I Comandi di zona recupero sono costituiti dalla direzione recupero di armata solo quando si rende necessario un intervento urgente per dirigere la rkerca, la ra1xolla, la sdezione t:d il trasporlo del materiale in determinate zone non presidiate da Grandi Unità o eccentriche rispetto ai Servizi delle predette Grandi Unità. U materiale viene fatto affluire ai centri di raccolta recuperi di armata. L'impiego di squadre spe-
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cializzate è prescritto solo per munizioni ed esplosivi; negli altri casi è eventuale. I centri di raccolta provvedono ad una prima ripartizione per Servizio dei materiali e dei rottami in metallici, tessili e di cuoio, e successivamente sgomberano i materiali là ove indicato dalla direzione recuperi dell'armata. Di massima, lo sgombero avviene nei magazzini e parchi dei vari Servizi a livello armata. Gli organi tecnici dei predetti magazzini e parchi provvedono a una seconda visita e ripartizione, suddividendo i materiali in: a) efficienti o prontamente riparabili presso gli stabilimenti dell'armala, con successiva riutilizzazione presso le unità del\' armata stessa; b) non efficienti o comunque inutilizzabili presso le unità dell'armata. Questi ultimi materiali sono sgomberati sugli stabilimenti territoriali indicati dalle competenti direzioni generali. Presso tali stabilimenti i tecnici incaricati dalle direzioni generali accertano definitivamente se il materiale deve essere conservato, riparato o comunque conservato come fonte di parti di ricambio oppure se deve essere considerato rottame. Le direzioni generali segnalano mensilmente al Gabinetto e aUo Stato Maggiore l'esito degli accertamenti definitivi, oltre che i rottami ferrosi segnalali dalla direzione generale d'artiglieria a Fabbriguerra per il successivo invio all"'Endirot" (cioè all'Ente civile che dirige la raccolta dei rottami).
4. Aspetti logistici dell'organizzazione degli organi centrali
Caratteristiche generali Sull'organizzazione del vertice e degli organi centrali non si può che concordare con il generale Faldella: "non si potrebbe immaginare peggiore organizzazione del Comando, nè Mussolini avrebbe potuto assumere più gravi responsabilità personali".23 Dal punto di vista logisticoamministrativo l'organizzazione della prima guerra mondiale (con il Comando Supremo che rappresentava l'Ente consumatore e distributore alla truppe e i Ministeri della guerra e della produzione bemca che ne erano gli Enti rifornitori, i magazzinieri e gli amministratori), pur essendo tutt' altro che ideale, rimane tuttora un modello insuperato, per la chiarezza dei ruoli e la ripartizione del lavoro. La confusione di ruoli e di poteri al vertice raggiunge il colmo nel primo anno di guerra: successivamente si deve registrare un miglioramento, in massima parte dovuto alle meritorie iniziative del generale (poi maresciallo) Cavallero, che, come meglio si vedrà in seguito, vorrebbe impostare su nuove basi l'indispensabile coordinamento tra strategia e logistica delle tre forze armate. La correttezza e l ' efficacia dell'attività logistico-amministrativa degli organi centrali, che richiede un impegno duraturo e continuativo
23
E. FaJdella, Op. cii., p. 65.
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deg)j uomini, è ostacolata da due elementi paralizzanti: tendenza all'accumulo di cariche e all'usurpazione di poteri e responsabilità in senso verticale, con correlate rivalità personali: per contro, eccessiva ripartizione tra vari organi di poteri e responsabilità in senso orizzontale. La persistente separazione tra forze armate per tutta la guerra impedisce una strategia integrale e ancora di più una logistica integrale, o almeno una logistica di forza armata con un minimo di coordinamento con le altre. I comandanti sui vari fronti non hanno perciò alle loro spalle, come Cadorna, nè un vero Ministro, nè un Intendente generale. A ciò si aggiungano i vistosi inconvenienti logistici di un assetto delle più alte cariche militari del tutto anomalo, dove prevalgono esigenze estranee alle più elementari ragioni di carattere tecnico-militare. Il punto di massima crisi (e di minima efficienza logistico-amministrativa) viene raggiunto nel dicembre 1940: Alla fine del 1940 noi avevamo qufodi: il Comandante Supremo. Mussolini , a Roma; il Capo di Stato Maggiore Generale, Cavallero, a Tirana, comandante le truppe in Albania; il Capu <li StaLU Maggiore dell"Esercito, Graziani, in Cirenaica, comandante le truppe in Libia: il Sonosegretario alla Guerra e Sottocapo di Stato Maggiore Generale, Guzzoni, a Roma; il Sottocapo di Stalu Maggiore dell"Esercito, Roatta, a Roma. Comi, si vede. non erano in sede nè il Capo di Stato Maggiore Generale. nè il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito; operazioni cd amministrazione erano praticamente accentrate nel Gabincno, che era agli ordini del Sottosegretario di Stato e Sottocapo di Stalo Maggiore Generale. Ognuno comprende l'anormalità di tale ordinamento, che non era certo idoneo a facilitare l'azione di comando e delimitare le responsabilità. Si rifletta, ad esempio, al caso di Cavallero in Albania. Lo scacchiere dipendeva dallo Stato Maggiore dell' Esercito, cioè da Roatta, ma essendo comandato dal Capo di Stato Maggiore Generale, è chiaro che Roana non poteva dare ordini , e quindi di fatto le truppe in Albania dipendevano direttamente da Mussolini. Cavallero, come Capo di Statu Maggiore Generale, aveva facoltà di richiedere l' invio di uomini e materiali nello scacchiere Albanese e per circostanze comprensibili era portato a dare la preferenza a quello scacchiere su tutti gli altri. Qualche volta Guzzoni, che era Sottocapo di Stato Maggiore Generale, cioè in sottordine a Cavallero, si opponeva a certe richieste. e faceva rispondere negativamente da Mussolini, ma Cavallero capiva benissimo da <love veniva l'opposizione... Qualche cosa di simile accadeva in Libia. Graziani richiedeva l'invio di mezzi che l'Esercito non aveva integralmente disponibili, o non poteva inviare per l' impossibilità dei trasporti, o perché erano più necessari in altri scacchieri. Roalla si opponeva, pur essendo in sollordine a Graziani, ma ognuno comprende come l'azione di comando ne restasse imbarazzata, o comunque non rettilinea. Tutto ciò non poteva non provocare interferenze cd inconvenicnti.24
24
F. Rossi, Op. cit., pp. 58-59.
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Evoluzione·del Ministero della guerra Nelle funzioni e nella composizione del Ministero non vi sono varianti di rilevo. Rispetto alla ripartizione interna del Ministero prevista dalla già citata legge 6 luglio 1940, n. 1039 (vd. capitolo VII), le uniche varianti nel corso della guerra sono quelle del R.D. 9 marzo 1942, n. 3352s, che non prevede più l'Ispettorato superiore dei servizi tecnici (sciolto il I O settembre 1941 e fino a quel momento retto dal generale De Pignier, che aveva sostituito il generale Caracciolo), e sostituisce la direzione generale dei servizi logistici con la direzione generale dei servizi di commissariato militare, forse per sancire anche formalmente la mancata attribuzione al commissariato militare di quelle funzioni di indirizzo generale dei Servizi logistici che la legge gli attribuiva fin dal 1873 e che di fatto non aveva mai svolto. Nel marzo 1942, pertanto, il Ministero è composto dai seguenti organi direttivi di interesse logistico: direzioni di artiglieria, del genio, dei servizi di commissariato militare, di sanità militare, dei servizi amministrativi, della motorizzazione, del servizio chimico e Ispettorato del servizio ippico e veterinario. Da notare che, per tutta la guerra, il numero di funzionari si mantiene relativamente esiguo, con prevalenza di personale direttivo civile.26
Le nuove attribuzioni logistiche dello Stato Maggiore Generale Sotto l'aspetto logistico, la nuova struttura e le nuove attribuzioni del Capo di Stato Maggiore Generale (primavera 1941) rappresentano l'evento di gran lunga più significativo e nuovo, perché l'introducono un'inversione di tendenza e una diversa ripartizione delle competenze logistiche al livello centrale rimaste poi senza seguito anche nel secondo dopoguerra. Va ricordato che il R.D.-legge 6 febbraio 1927, n. 68 sull'istituzione della carica di Capo di Stato Maggiore Generale (Voi. rn, capitolo VI) non aveva alcun contenuto di specifico interesse logistico e assegnav·a al più elevato dirigente militare solo generiche funzioni consultive del Capo del Governo e di coordinamento (nel campo addestrativo-operativo specialmente) tra le tre forze armate, con possibilità di proporre al Capo di Governo le linee generali del piano complessivo di guerra contenente la specificazione dei compiti di massima spettanti a ciascuna forza armata, "uditi collegialmente i Capi di Stato Maggiore delle forze armate". Inoltre il Capo di Stato Maggiore Generale poteva corrispondere con i Capi di Stato Maggiore di forza armata solo tramite i rispettivi Ministeri. Anche l'Art. 10 del decreto del 6 febbraio 1927, che pre-
25
26
G. M. 1942, PI'· 961-962. G. M. 1943, pp. 1635-1637.
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vedeva che "in tempo di guerra il Capo di Stato Maggiore Generale eserciterà le attribuzioni che saranno stabilite per la sua carica dal Governo", non trova alcun seguito legislativo all'inizio della guerra, ed è sostituito solo in parte da una semplice lettera di Badoglio in data 4 giugno 1940, che, pur prevedendo suoi contatti direui con i Capi di Stato Maggiore di forza armata, conferma la sua funzione consultiva e di coordinamento, prevedendo che egli possa impartire ordini e direttive solo previa esplicita approvazione e d'ordine di Mussolini, senza ingerenze nel campo logistico-amminsitrativo e senza una propria organizzazione di comando. li R.D.-legge 27 giugno 1941, n. 661 (convertito in legge con legge 5 dicembre 1941, n. 1507)27 modifica in misura notevole questo stato di cose ed estende le attribuzioni ed i poteri del Capo di Stato Maggiore Generale anche al campo logistico. Esso è dovuto principalmente all'impegno e aJJa personale iniziativa del generale (poi Maresciallo) Ugo Cavallero, che, nominato Capo di Stato Maggiore Generale il 6 dicembre 1940 e subito inviato in Albania come comandante superiore per salvare una situazione strategica locale compromessa, può sperimentare di persona le incongruenze dell'organizzazione del vertice e l'insufficiente coordinamento tra operazioni e logistica di produzione e di distribuzione. I suoi intendimenti sono molto chiari, e sono documentati nel suo diario: nel quadro di un'indispensabile condotta unitaria e interforze delle operazioni sui vari fronti, egli intende sottrarre poteri sia agli Stati Maggiori che ai Ministeri di forza armata e in particolare al Capo di Gabinetto del Ministro della guerra, che in assenza di un vero Ministro (quaJe non può essere Mussolini) di fatto, pur essendo inferiore di grado, ha un incarico di maggior rilievo di quello di Capo Stato Maggiore Generale, capovolgendo la situazione del 1915-1918. Al tempo stesso, non sfugge a Cavallero - dati anche i suoi precedenti di dirigente industriale - la necessità primordiale di coordinare la strategia oltre che con la logistica di campagna, con l' economia e la produzione di guerra, per mezzo di appositi organi da lui direttamente dipendenti che assicurino la manovra della materie prime, del personale e delle commesse in relazione alle esigenze strategiche, in base alle quali vanno definite le priorità da conferire ai sistemi d'arma e ai più importanti materiali. Per ultimo, Cavallero è anche sostenitore di uno stretto coordinamento strategico con l'alleato tedesco. Questo programma - antitetico a quello di Badoglio - che egli manifesta fin dall' inizio, gli attira ostilità e sospetti. Alberto Pirelli il 9-1 O febbraio 1943, quando ormai Cavallero è stato sostituito da Ambrosio, riassume bene le critiche e gli obiettivi sempre perseguili dall'uomo, dal 1941 al 1943: di Cavallero sento fare molle critiche: truppo succube ai tedeschi [ ... ] e co s ticuz ionc at-
27
G . M . 1941 , pp. 1738-1742.
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tomo al Comando Supremo cli un'organi7,zazione quasi cli secondo governo[...] Circa quest'ultima egli non concepisce un C.S. che non segua i problemi dei trasporti ed i problemi economici connessi con la produzione bellica e la resistenza civile. 28
Come non dargli ragione? A parer nostro, nulla può essere rimproverato a Cavallero: egli ha un'idea chiara e giusta di ciò che si può e deve fare per raddrizzare in qualche modo un'organizzazione cosl male impostata, tale da richiedere misure ben più radicali di quelle che ha in mente nella primavera del 1941. Pare evidente che non poteva che competere allo Stato Maggiore Generale la definizione del ruolo strategico e operativo di ciascuna forza armata, e di conseguenza l'indicazione delle priorità per i vari materiali e la funzione di impulso, vigilanza e controllo sull'approntamento. Quando Cavallero propone a Mussolini il decreto del giugno 1941, i suoi intendimenti non possono essere semplicemente ricondotti a personale sete di potere o a rivalità personali, ma sostanzialmente corrispondono a quello che la situazione richiedeva. Il Ceva compie un'accurata disamina del decreto originario e di quello definitivo, accennando a una più stretta saldatura del capo di SMG ai serviL.i di informazione e al commissariato generale per le fabbricazioni di guerra (punto assai importante perché Caval.lero aspirava probabilmente a intervenire nelle delicate questioni delle "commesse" e in genere a valorizzare - anche nella nuova veste - i numerosi contatti personali di cui disponeva nel campo dell'industria).W
Il Ceva accenna anche al fatto che " Cavallero, per le cariche ricoperte alla Pirelli e ali' Ansaldo, fu sempre considerato un portavoce dell'industria nelle forze armate" e ai suoi contatti con la Fiat, lasciando così trasparire l' ipotesi di un suo interesse "peloso" per il settore delle commesse. 3 Cavallero era uomo troppo - e giustamente - ambizioso - e troppo capace - per ridursi a esponente delle lobbies industriali, e il suo diario documenta molto bene la natura e le finalità dell' interessamento per la logistica di produzione, che non possono essere ricondotte ad un mero utile personale nelle commesse e nella modalità di assegnazione. La parte più qualificante del decreto da lui proposto non è quella tendente a rafforzare l'autorità operativa del Capo di Stato Maggiore Generale nei riguardi dei Capi di Stato Maggiore di forza armata e ad eliminare penosi conflitti di competenze e confusioni o inversioni di ruoli con i sottosegretari (esigenze, queste, assolutamente ovvie), ma quella che legittima l'intervento diretto del Capo di Stato Maggiore Generale nel campo della logistica di produzione in genere e dell'economia di guerra, delle quali le commesse sono solo un aspetto.
°
A. Pirelli, Op. cit., p. 403. L. Ceva, Op. cit.• p. 29. 30 l vi, pp. 30 e 40. 28 29
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Nel promemoria del 15 maggio 1941 che presenta al duce il decreLo, egli scrive, tra l'altro: 3) mi è parso necessario che, per poter rispondere al duce della preparazione militare delle forze armate, il Capo di Stato Maggiore Generale possa esercitare vigilanza su tale preparazione [della quale l'aspetto logistico è determinante - N.d.a.] , e ciò non soltanto in sede di puro coordinamento. il che equivarrebbe praticamente a nulla[...] mi sembra anche necessario che al Capo di Stato Maggiore Generale facciano capo le attività dei singoli Stati Maggiori che confluiscono alla Commissione Suprema di difesa o ne discendono [cioè: le principali attività connesse con l'organizzazione della nazione per la guerra, tra le quali gli esoneri, gli approvvigionamenti. etc. - N.d.a.]. Per raggiungere questo scopo mi sembrerebbe pratico che, per quanto concerne tali attività, il seb'Tetario della Commissione facesse capo al Capo di Stato Maggiore Generale, senza di c he l'azione di coordinamento a questo spettante sarebbe in parte frustrala; 6) analogamente, ravviserei la necessità c he il Capo di Stato Maggiore Generale sia ~emprc tenuto al corrente dal Sottosegretario per la fabbricazione di guerra su tutte le questioni che interessano la preparazione c la cfficenza bellica delle forze arrnatc (materie prime, produzione bellica, etc.).
In relazione a quesli obiettivi Cavallero, indipendenlcmente dal decreto e prima della sua emanaL.iuoe, promuove fio dal maggio 1941 il ridimensionamento del Gabinetto del Ministro della guerra (che nella particolare siluazione di fine 1940 era in pratica diventato una sorta di Stato Maggiore), il quale dovrebbe occuparsi solo di questioni disciplinari, amministrative e logis tiche: ricevo il Generale Scucro [cioè il sotlosegretario alla guerra di suo gradimento - N.d.a.) [ ... ] in questo momento non si può rifare nè ministero nè esercito. ma modificare quello c he si può. Gabinello: non deve più esistere uno Stato Maggiore clandestino. Il Duce ha accettato la mia proposta di demolirlo: "Se ti riesce - dico - devi combinarti un gabinetto senza ufficiali di Stato Maggiore. L'esercito non vuole eminenze g rigie, quindi Sori ce va via [ ...] Bisogna restituire la responsabilità ai direuori generali; il Gabinetto è un organo accessorio composto di civili e di qualche ufficiale.( ... ] Ho proposto come capo di Gabinetto un civile, ma il Duce, trattandosi di tempo di guerra, vuole un militare L.•• J Ora il tuo compito è di disciplina e di amministrazione [ ... I U nuovo Gabinello Jcvc essere molto piccolo, ridotlo alla minima espressione, con funzioni di collegamento con di rczioni generali e compiti civili e militari-politici [rapporti con senato e con altre personalità]. li rimaneggiamento deve essere fatto subito: più si aspetta e più è difficile. 31
L'aspetto più carallerizzante degli obiellivi di Cavallero, che tra l ' altro smentisce i sospetti di poco leciti suoi interessi personali e di essere uomo degli industriali, è però la sua insistenza - sempre fin dal maggio 1941 - sulla necessità di un'Alta autorità (progetto naluralmente mal visto dagli industriali) in grado di fare realmente di quella italiana un'economia di guerra: 25 maggio 1941 ... Abbiamo bisogno di un uomo che abbia facollà di proporre al duce e sonoporre
31
U. Cavallero, Op. cit. pp. 180- 182.
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alla sua firma i provvedimenti e le disposizioni per i vari ministeri, coordinando le funzioni di Giannini e Favagrossa. In sostanza occorre un diuatore economico che prepari un programma per un ciclo di tre mesi e anche per rutto ciò che concerne carbone, nafta, gomma, metalli, ecc. Tenere presente il nostro fabbisogno di carburante (250.000 t al mese).32
Naturalmente questo organo sarebbe "esterno" rispetto al Comando Supremo, quindi non può essere recepito nel decreto legge che riguarda quest'ultimo, anche se è una parte importante del bagaglio di idee di Cavallero quando si insedia nella nuova carica. Cavallero è probabilmente influenzato da quanto si sta realizzando in altri Paesi, a cominciare dall' Inghilterra e dalla Germania (Goering dittatore dell' economia) In Italia le competenze sono suddivise tra i vari Ministeri e organismi; naturalmente i tedeschi preferirebbero un unico interlocutore in materia di economia, industria, combustibile e materie prime e fin dal 19 dicembre 1940 egli annota: Ricevo il generale von Rintelen [rappresentante dell'Alto Comando tedesco - N.d.a.]. Esordisce dicendo che per quanto riguarda le richieste di materie prime converrebbe fare per il suo Alto Comando un programma complessivo in modo da proceder organicamente.
Non è casuale che, nello stesso periodo, l'esigenza di passare a un'economia veramente di guerra trovi riscontro anche sulla pubblicistica: il primo numero del 1942 della Rivista di Commissariato pubblica un articolo dal titolo "Verso gli Stati Maggiori economici"33, nel quale, dopo aver osservato che negli anni Trenta l' Inghilterra e gli Stati Uniti hanno inaugurato contro l'Italia e la Germania l'arma economica, propone sulla scorta dell'esempio tedesco l'istituzione di una Scuola superiore di economia bellica, frequentata sia da laureati che da ufficiali di Stato Maggiore e di commissariato. Si dovrebbe inoltre costituire un vero e proprio Stato Maggiore economico, composto da civili e militari e posto alle dirette dipendenze del Capo del Governo, con compiti al tempo stesso consultivi ed esecutivi su tutti i problemi economici e finanziari interessanti la vita nazionale, in pace ed in guerra. Infatti le soluzioni finora adottate - si ammette nell'articolo - non hanno un carattere stabile, organico e permanente, ma sono piuttosto dei provvedimenti temporanei ed eccezionali del tempo di guerra: non basta coordinare le attività dei singoli ministeri nel corso di un conflitto armato, ma occorre che il coordinamento tra economia e finanza, fra produzione agraria cd indu.~triale, fra commercio ed estero, sia continuo e permanente, ed avvenga attraverso un organismo
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lvi, p . 183. 33 F. S. Orlando, Verso gli Stati Maggiori economici, " Rivista di Commissariato" n. 1/1942. Cfr. anche la già citata opera dello stesso autore L'economia bellica e i problemi della nuova Europa, dove l'autore formula le stesse proposte, (che, a,n:J,J,e,o 1iscosso, a suo dire, "notevoli consensi").
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superiore, che studi prima di proporre e controlli esso stesso gli ordini [...] Non si può negare come esista sin d'ora un problema di demarcazione fra attività economica pubblica e attività economica privata e come esista un problema di unificazione e coordinamento dei servizi pubblici collettivi. Al concentramento, alla semplificazione ed al perfezionamento di codesti servizi non potrà provvedere che un unico organismo, lo Stato Maggiore economico...
Non si può prescindere da questo contesto generale nell'esame del decreto del 27 giugno 1941, i cui contenuti logistici sono i seguenti: a) l'organizzazione logistico-amministrativa delle tre forze armate rimane separata e non direttamente intercomunicante, ma il Capo di Stato Maggiore generale dal quale (Art. 2) dipendono direttamente nell'ambito delle sue attribuzioni i Capi di Stato Maggiore di forza armata, ha (Art. l) l'alta direzione, La vigilanza e il controllo "su tutte le attività spiegate dalle tre forze armate nella preparazione alla guerra, assicurandone il coordinamento": dell'organizzazione delle singole forze armate e del loro coordinamento il Capo di Stato Maggiore Generale risponde al duce. Ciò significa che, anche nel campo logistico, egli può impartire direttive e ordini ai Capi di Stato Maggiore di forza armata e controllarne l'esecuzione, e che la sua responsabilità verso il duce si estende anche al campo logistico (logistica di produzione e di distribuzione); b) Il Capo di Stato Maggiore (Art. 2) è consulente del duce per laripartizione dei fondi fra le tre forze armate; c) propone (Art. 3) al duce il piano di guerra con i compiti di ciascuna forza annata, e dopo la sua approvazione impartisce le direttive necessarie, "perché concretino su di esse le conseguenti direttive, e ne segue l'esecuzione". La frase "ne segue l ' esecuzione", aggiunta all'atto della conversione in legge del decreto, pur essendo in un certo senso superflua in relazione ali ' Art. 2, significa che il Capo di Stato Maggiore segue anche gli apprestamenti logistici di campagna; d) l'Art. 6 riguarda in special modo la logistica di produzione: il fatto nuovo è che il segretario della commissione suprema di diresa non fa più capo - come dovrebbe avvenire - al suo presidente (Mussolini) ma a Cavallero, "per quanto concerne le auività che interessano gli Stati Maggiori delle singole forze armate". Inoltre "spetta al Capo di Stato Maggiore generale assicurare il coordinamento di queste attività". Cavallero non può avere alle sue dipendenze la commissione suprema di difesa, i cui componenti sono al livello di Ministri. Sta di fatto però che con questo escamotage di dubbia certezza giuridica, che potrebbe essere visto come un'intromissione e un' indebita posizione di preminenza verso gli altri componenti a lui superiori, il Capo di Stato Maggiore Generale si assicura - è questo che importa - il controllo di fatto, e il coordinamento in base ai suoi intendimenti, delle attività di commissione suprema <li <li fesa; e) Analogamente, in base ali' Art. 7 il sottosegretario di Stato per la fabbricazione di guerra deve tenerlo al corrente su tutte le questioni che interessano la preparazione e l'efficienza bellica delle forze armate
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(frase generica nella quale può essere fatto rientrare tutto: commesse, materie prime, manodopera, scelte produttive, etc.). Fabbriguerra continua quindi a dipendere dal Capo del Governo e Cavallero non potrebbe dare ordini diretti a Favagrossa, ma solamente esserne informato. Tuttavia, per tutto quanto attiene alla logistica di produzione egli può pur sempre dare direttive e anche ordini ai Capi di Stato Maggiore di forza armata e coordinare tutto il settore. I poteri - anche ma non solo logistici-amministrativi - di Cavallero sono estesi. L'unica menda è che egli non ha alle dipendenze dirette Fabbriguerra: d'altro canto se Fabbriguerra non è competente per le commesse, queste sono di competenza di organi (Stati Maggiori di forza armata) a loro volta alle dipendenze di Cavallero - e di nessun altro - per la logistica di produzione. Il progresso ci sembra notevole: Badoglio era solo un portavoce di Mussolini e non aveva autonoma responsabilità come Cavallero, nè aveva pieni (ed espressamente indicati) poteri di intervento anche nel campo logistico-amministrativo. 34 Certo, la responsabilità e facoltà decisionale ultima rimangono di Mussolini, ma questo non si può evitare, visto che, da gran tempo e anche secondo la più recente giurisprudenza, è l'autorità politica (Capo del Governo o Preside nte del Consiglio) ad avere alle dipendenze effettive le forze armate. Questa dipendenza, però, non è più diretta come era avvenuto fino al decreto del 27 giugno, ma mediata tramite l'autorità tecnica rappresentata dal Capo di Stato Maggiore Generale. E' vero che i sottosegretari continuano a far capo direttamente a Mussolini, ma questo non era nè poteva essere escluso, nemmeno nella bozza iniziale del decreto che prevedeva la collocazione del Capo di Stato Maggiore Generale nell'ordine delle precedenze subito dopo i Ministri. Anche se questa parte non compare nel decreto definitivo, è un fatto che la possibilità di ricorso diretto dei sottosegretari a Mussolini (che è sempre il Ministro) rimane un semplice potere di appello, perchè se Mussolini rispetta le competenze da lui stesso approvate, i poteri dei sottosegretari rimangono limitati ai settori che voleva Cavallero per il sottosegretario alla guerra Scuero, e per il resto, cioè per la parte più importante, Mussolini non può non coinvolgere Cavallero, cioè il primo responsabile. Se si tiene conto di questa impostazione, si può affrontare meglio anche la questione delle commesse che compare nella primavera 1941, mentre Cavallero sta elaborando la bozza del decreto per Mussolini, ed è ricordata sia dal diario di Cavallero sia dal generale Pricolo, allora Capo di Stato Maggiore dell' Aeronautica, nel suo libro sull'aeronautica nella seconda guerra mondiale. Pricolo ricorda cbe Cavallero lo aveva convocato nel suo ufficio per fargli leggere le bozze del nuvo decreto, cbe tra l'altro prevedevano per il Capo di Stato Maggiore Generale la facoltà di passare ordinativi di commesse di materiale militare di ogni
34
CfT. anche L. Ceva, Op. rit.. pp. 26-30 {l' interpretazione del Ccvaè più riduttiva).
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genere direttamente alle ditte. Naturalmente Pricolo si era opposto recisamente, perchè (e non aveva torto) tale facoltà avrebbe sconvolto completamente tutta la nostra organizzazione amministrativa perchè il Comando Supremo non aveva organi costituzionali e qualificati per gestire le enormi somme stanziate nei bilanci dei tre Ministeri mrntari. Non solo, ma lo stesso comando non aveva in alcun modo la possibilità di decidere, con la necessaria competenza, quali e quanti materiali ordinare, e avrebbe creato una terribile confusione, sovrapponendosi agli organi responsabili dei tre ministeri. Cavallero obiettò che, in tempo di guerra, è necessario seguire una procedura d'urgenza, anche in contrasto con le norme regolamentari_3S
Non vi è traccia, nella bozza del decreto poi presentata da Cavallero a Mussolini, di questa facoltà e Cavallero - come risulta dal suo diario in data 26 maggio - presenta il decreto a Mussolini assicurando che i Capi di Stato Maggiore sono d'accordo, e che lo stesso Pricolo aveva suggerito il capoverso dell'Art. 2 che prevede il parere del Capo di Stato Maggiore nella ripartizione dei fondi e un'altra modifica non di sostanza. Ceva si chiede a chi dei due si deve credere: posto che in materia si possono formulare solo ragionate ipotesi, si potrebbe rispondere "a tutti e due, almeno in linea generale". Nel senso che Cavallero non vi accenna, ma nemmeno nega esplicitamente questa divergenza iniziale, ed è anzi normale ed inevitabile che, nell'elaborazione di un decreto di tale importanza, vi siano stati dei contrasti e delle discussionj preliminari, in nome dell"'indipendenza" della quale aviazione e marina specialmente erano gelosissimi. Probabilmente questi contatti iniziali - anche questo è normale - sono stati poi composti secondo una linea di compromesso, che nella sostanza - come si è visto - non esclude affatto per Cavallero il potere di dire che cosa, quando, e con quale priorità deve essere ordinato all'industria, lasciando ai singoli Mirustri le relative modalità: naturalmente, è spiegabile che Cavallero non abbia ritenuto necessario raccontare a Mussolini o riportare nel suo diario, queste discussioni poi ricomposte. In quali termini, e pcrchè Cavallero era interessato alle commesse? Non ha gran che importanza, per rispondere a questa domanda non oziosa, l'annotazione di Cavallero nel suo diario (23 agosto 1941 ): ''Telefona Farinacci parlandomi di un desiderio di Gambara di avere di preferenza mitragliatrici Breda. Rispondo che, trattandosi di questioni di commesse, intendo rimanere estraneo". 3 6 Questa frase va interpretata inserendola nel contesto generale del diario e della situazione della primavera 1941, caratterizzata da poteri di Fabbriguerra sempre limitati alle materie prime (non a tutte però) e da assoluta e incontrollata autonomia dei tre Ministeri in materia di logistica di produzione, senza alcun coor-
35 F. Pricolo, La Regia A'eronautica nella seconda gue"a mondiale, Milano, Longanesi 1971 , pp. 393-394. 36 U. Cavallero, Op. cii., p. 224.
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dinamento. Ebbene, cosl stando le cose, non ci sembra poi tanto illogico che Cavallero pensi in un primo momento ad interventi d'urgenza e di emergenza anche nel campo delle commesse (ma non ad interventi costanti: egli parla solo di facoltà), lasciando magari le relative modalità che seguono le commesse ai relativi Ministri, o avvalendosi di loro organi (come faceva anche Badoglio): tanto più che esisteva anche allora, come oggi, un'"area interforze" per diversi materiali. In sostanza, l'orientamento di Cavallero sembra quello di avere la possibilità di interventi d'urgenza nell'assegnazione delle commesse, per supplire in qualche modo alle vistose carenze e lungaggini e al ben noto, cattivo funzionamento degli organi tecnici di forza armata. J1 suo interesse non sembra tanto riferito all'assegnazione a questa o quella ditta, ma piuttosto alla definizione di una politica delle commesse corrispondente agli indirizzi strategici. In questo senso di fronte alle resistenze egli si rende probabilmente conto che l'obiettivo può essere ugualmente raggiunto per altre vie, visto che le obiezioni di Pricolo sono fondate: e nemmeno si potrebbe escludere che Cavallero, uomo astuto e di fine intelligenza, abbia lanciato un hallon d'essai, e lasciato trasparire il massimo per ottenere il minimo, che era pur sempre un risultato senza precedenti nella storia delle forze armate italiane, rispetlo alla prima guerra mondiale e alle strutture organizzative attuali. Una siffatta impostazione delle attribuzioni del Comando Supremo rende necessaria la costituzione di un vero e proprio Stato Maggiore non ritenuta necessaria da Badoglio, alla quale invece Cavallero dà grande impulso-37 Lo Stato Maggiore Generale si articola su tre reparti alle dipendenze di un Generale addetto (Cavallero non vuole un sottocapo): 1° reparto operazioni, 2° reparto ordinamento e mobilitazione e 3° reparto che riunisce varie branche (personale, statistica, cifra, affari generali). La parte logistica è concentrata nel 2° reparto, che è diviso in cinque uffici (ordinamento e mobilitazione, servizi, carburanti, economia di guerra e potenziale bellico): anche dalla ripartizione in uffici, dunque, risultano i settori logistici di prevalente interesse di Cavallero. Nel febbraio .1 943, dopo la sua sostituzione con Ambrosio che, come meglio si vedrà in seguito, non intende occuparsi di logistica di produzione, non figurano più nell'organigramma gli uffici economia di guerra e potenziale bellico, e lo stretto raccordo tra strategia, logistica di produzione ed economia di guerra tentato da CavaJlero tramonta con le sue fortune, anche se rimane in proposito l'unico ed ultimo tentativo.
Evoluzione dello Stato Maggiore Esercito Nei primi mesi di guerra lo Stato Maggiore dell'Esercito, con organi
37
Cfr. gli organigrammi in AUSSME, Rep. U3, Racc. 300/6.
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e uffici invariati rispetto al giugno 1940 (vds. Vol. III, capitolo Vll) deve fronteggiare su vari fronti le esigenze che nella prima guerra mondiale erano affidate - solo ai confini nord-est - al Comando Supremo e ali' Intendenza generale. All'inizio del 1941 i suoi organi di carattere logistico ricevono un primo e consistente incremento38 : rimangono i due Sottocapi di SM (per le operazioni e per la difesa del terriorio), ma i reparti alle dipendenze del primo passano da due a quattro. Il 2° reparto (ordinamento e mobilitazione) non comprende più l'Ufficio Servizi e scinde la branca ordinamento da quella mobilitazione: di conseguenza la sua nuova articolazione prevede ufficio ordinamento, ufficio mobilitazione, direzione superiore dei trasporti e direzione di amministrazione. Al 2° reparto si aggiungono altri due reparti logistici: il 3° reparto Servizi (uffico Servizi I, ufficio Servizi II, ufficio recuperi) e il 4° reparto tecnico (ufficio artiglieria, uffico motorizzazione, ufficio genio). Il nuovo 4° reparto tecnico viene costituito con Circ. n. 153250 in data 31 agosto 1941 del Ministero, che sopprime - come si è visto l'Ispettorato superiore tecnico quale Ente autonomo alle dipendenze dirette del Ministero e dello Stato Maggiore, e lo trasforma appunto in reparto tecnico inquadrato nello Stato Maggiore con compiti ili semplice consulenza, privandolo di ogni ruolo operativo e di ogni potere di intervento diretto sull'operato delle direzioni dei servizi tecnici, che non sono più alle sue dipendenze. La carica di Sottocapo di Stato Maggiore Intendente (che assume alle sue dipendenze il 3° e 4 ° reparto) è reintrodotta dall'Art. 47 del R.D. - legge 17 febbraio 1942, n. 151, che stabilisce, tra l'altro, che il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, comandante del corpo di Stato Maggiore, è coadiuvato da 3 Sottocapi (per le operazioni, Intendente e per la difesa del territorio). Scompare la figura del Sottocapo a incarico esclusivo, comandante in 2" del corpo: tale carica è retta dal più anziano dei primi due Sottocapi (per le operazioni e Intendente). Nulla di variato per quanto riguarda i generali capi - reparto ed i generali addetti; pertanto nel corso dell' anno lo SME assume un'articolazione più complessa, e arriva a comprendere 6 reparti, alcuni dei quali svolgono funzioni di caratlerc o interesse logistico. La direzione superiore trasporti fa sempre parte del 2° reparto e dipende direttamente dal Sottocapo di SME, anche se spesso riceve ordini diretti dal Capo di SM generale. Dal Sottocapo di SME per la difesa del territorio dipendono due reparti (il 5° ed il 6°), dei quali il 5° si articola in un ufficio protezione impianti, ufficio prigionieri di guerra, ufficio esoneri e il 6° in ufficio difesa c/a e ufficio collegamenti e materiali, più l 'ufficio storico. Lo SME viene di nuovo ristrutturato nell'ottobre 1942, assumendo una fisionomia che dura fino ali' 8 settembre 1943 e vede il Sottocapo Intendente aumentare notevolmente i suoi poteri, assumendo alle sue dipendenze
38 /vi.
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ben tre reparti logistici (2°, 3° e 4°). Il 2° reparto conserva immutata la sua composizione (ufficio ordinamento, ufficio mobilitazione, direzione superiore trasporti, direzione di amministrazione); pertanto la direzione superiore trasporti non è più alle d~rette dipendenze del Sottocapo di SME per le operazioni. Il 3° reparto aggiunge ai suoi tre uffici (uffici Servizi I e II e ufficio recuperi) un ufficio legnami, un ufficio stampa, un ufficio strade ed un ufficio superiore postale. U 4° reparto comprende ufficio artiglieria, ufficio genio e ufficio materiali (non è più motorizzazione). Il 5° ed il 6° reparto, a composizione praticamente invariata, sono sempre alle dipendenze del Sottocapo per la difesa del territorio. Nel corso della guerra, dunque, lo SME passa da due a sei reparti ed incrementa quasi esclusivamente gli organi di carattere logistico e quelli addetti aJla difesa attiva e passiva delle installazioni. Nell'organizzazione dell'ottobre 1942, il Sottocapo Intendente - con proprio ufficio e tre reparti logistici alle dipendenze - dà praticamente vita all'interno dello SME all'equivalente di un' Intendenza generale, realizzando un sistema centrale unitario di comando e controllo per i Servizi analogo a quello sostenuto dal generale Liuzzi nei primi anni Venti (vds. capitolo I e 11). Se si tiene conto che anche lo St.ato Maggiore Generale, come si è visto, nella primavera del 1941 assume ex-novo un ruolo logistico interforze di grande rilievo con i corrispondenti organi, si deve concludere c he nel corso della guerra il vertice militare adotta gradualmente una struttura che recepisce le nuove esigenze relative alla logistica di produzione e distribuzione; i forti rilievi critici di Roatta e di altri valgono perciò solo per i primi mesi di guerra. Non vi è dubbio, comunque, che l'organizzazione si adegua in ritardo, e con ritardi e inefficienze che vanno ricercate anche nel cattivo funzionamento di organismi tecnici collaterali agli Stati Maggiori o periferici.
5 . Risvolti logistici degli organici delle Grandi Unità elementari
Caratteri generali Le maggiori esigenze qualitative dello scacchiere Africa Settentrionale lasciano trasparire la fallace importanza del numero, a torto considerato come variabile indipendente. Il problema si pone cosl: una volta deciso che si deve mandare in un dato scacchiere un certo numero di uomini e di Grandi Unità, vedere che cosa si può fare per dotarle di un congruo armamento, di automezzi, e di una conveniente attrezzatura logistica, non viceversa. ln altre parole non ci si chiede mai quali devono essere i limiti numerici dello strumento da realizzare assumendo, al contrario, come dato di partenza (vincolante) le possibilità di sostegno logistico, a loro volta con limiti assai severi e ineludibili: trascurato e ignoto è anche il concetto di riserva logistica per far fronte a esigenze impreviste. In linea generale dal 1940 al 1943, e nonostante elementi di valutazione che dovrebbero scaturire dal confronto con l'alleato e con eser-
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La logistica dell'esercito - Voi. N
citi nemici come quello inglese e russo, l'esercito italiano si basa sull'abusata, demagogica e ormai logora affermazione che "il numero è potenza" e non rinuncia alle soluzioni bonnes à tout fai re imposte da un malinteso senso di economia, dimenticando che la strategia - e quindi anche la logistica - a un certo punto diventa inevitabilmente scelta. Tradotto in termini concreti, ciò significa che equipaggiamenti, armi e materiali studiati e realizzati per una guerra sul territorio nazionale con qualche lieve modifica dovrebbero essere utilizzati sia nel deserto che nella steppa gelata, il che non può avvenire o non può sempre avvenire. Al tempo stesso, le possibilità di alimentazione logistica - con particolare riguardo ai mezzi di trasporto e anche alle salmerie - non sono mai un vincolo o un dato di partenza. Per la verità l'opzione qualitativa compare fugacemente solo nell'estate 1940, quando l'unico fronte terrestre è quello dell'Africa Settentrionale e per il momento almeno non si prevede l'apertura di altri fronti. Con lettera in data 19 luglio allo Stato Maggiore Esercito, il sottosegretario alla guerra e sottocapo di Stato Maggiore generale Soddu prescrive di contrarre la massa dell'esercito e sciogliere un certo numero di unità, il tutto per creare disponibilità di personale e mezzi a profitto delle unità di pronto impiego ed ottenere cosi una massa di unità [20 divisioni e circa 500.000 uomini in Patria N.d.a.] di minori proporzioni rispetto all ' attuale, ma perfeltamente efficiente [ ... 1. Quanto sopra, oltreché consentire un rafforzamento della massa di previsto impiego. darebbe forse possibilità di restituire al Paese i mezzi requisiti e meno atti all'impiego militare, venendo incontro a fondamentali necessità economiche e di vita della Nazione... 39
Provvedimento di per sè condivisibile, ma deciso nel momento peggiore e tale da comportare per la durata di parecchi mesi una situazione di crisi morale e materiale e di riassestamento dell'esercito, e quindi da far escludere l'opportunità di aprire nuovi fronti fino alla primavera 1941. Invece fin dal 3 luglio - data nella quale Mussolini decide la smobilitazione - si delinea la possibilità di un'azione in Jugoslavia, e quando nell' ottobre 1940 fra ordini e contrordini viene decisa la guerra alla Grecia, con i riflessi che è facile immaginare la smobilitazione è ancora in pieno svolgimento, in seguito a ordini particolari emanati dallo stesso Soddu a nome di Mussolini proprio il 2 ottobre 1940. Questa errata impostazione logistica deriva anche dal caotico funzionamento del vertice. Il generale Armellini (generale addetto al Capo di Stato Maggiore Generale) annota nel suo diario in data 15 agosto 1940: "Si continua in mezzo al più grande disordine e disorientamento: tutti comandano all'infuori del Comando Supremo. L'ultimo che parla ha sempre ragione. Si cambiano concezioni strategiche ad ogni piè sospinto con una
39 Cit. in F. Rossi , Op. cit., pp. 72-73 .
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disinvoltura che stordisce. Si dice: fra J5 giorni bisogna essere pronti contro la Jugoslavia, o fra otto giorni attaccheremo la Grecia dall' Albania, con la stessa disinvoltura con la quale si direbbe: andiamo a prendere un caffè. Che cosa sia preparare la guerra contro una nazione o contro l'altra, in pianura o in montagna, d'estate o d'inverno, il duce non ba idea. Del fatto che manchino armi, munizioni, materiali, quadrupedi, materie prime, non ci si preoccupa affatto ... ".40 Ne derivano anche inconvenienti amministrativi. Come previsto dal R.D. 10 maggio 1937 (vds. Vol. UI, capitolo VII), i corpi d'armata mobilitati partendo per le zone d'impiego operativo avevano lasciato le loro funzioni di carattere territoriale e di organi periferici dell' Amministrazione centrale ai Comandi di difesa territoriale. Con il rientro in sede, essi riassumono pienamente queste funzioni. Poiché (vds. anche il successivo capitolo VI) sono previsti due diversi canali amministrativi per i reparti mobilitati (quali sono i reggimenti fuori sede) e per i reparti territoriali (quali sono i rispettivi depositi e le truppe rimaste in sede), ne derivano ovvi inconvenienti che il Ministero con Circ. n. 147490 in data 9 ottobre J 940 prescrive di eliminare in questi termini: il funzionamento contabile amministrativo degli enti che rientrano nelle sedi di guarnigione ed in particolare di quelli che pur essendo in sede continuano a dipendere dai Comandi di annata assume particolari aspetti che conviene esaminare e risolvere. Infatti attualmente i reparti mobilitati per la parte amministrativa fanno c apo alle direzioni di amministrazione di armata, mentre le truppe ai depositi fanno capo agli uffici revisione e contabilità dei Comandi di difesa territoriale, ma che dovrebbero e ssere nuovam,mte assegnati ai corpi d ' armata, a ll 'atto del loro rientro in sede. Sembra quindi indispensabile unificare, dal momento del rientro in sede dei reparti, tulio quanto interessa il funz.i onamento contabile-amministrativo dei reggimenti e dei dipendenti depositi.
A ciò si aggiunga che questo tentativo rimasto isolato e non coordinato con i contemporanei impegni strategici Oegati a improvvise esigenze politiche che prescindono da ogni altro fattore) non fa che peggiorare una struttura organica che rimane invariata ed è caratterizzata da gran numero di uomini e quadrupedi come nella prima guerra mondiale; diversamente dalla prima guerra mondiale, però, vi è una gravitazione della forza alle armi non sui vari fronti, oltremare od oltreconfine ma negli Enti territoriali e nelle Grandi Unità in Patria.4 ' Ad esempio il 1° dicembre 1941 l'esercito conta una forza effettiva di I 13.000 ufficiali e 2.373.000 sottufficiali e truppa con 188.000 quadrupedi, dei quali ben 77.000 ufficiali, 1.531.000 sottufficiali e truppa e 92.000 quadrupedi dislocati sul territorio nazionale (cioè il 68% degli ufficiali, il 64% dei sottufficiali e truppa e il 48% dei quadrupedi). I quadrupedi raggiungono un massimo di 200.000 nel maggio 1942,
40
Q. Annellini, Op. cit., p. 53.
41
l dati riportati sono tratti da G . Rochat, Gli uomini alle armi 1940 1943, Conve
gno su ..L'Italia in guerra", Brescia 27-30 settembre 1989.
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La logis tica dell'esercito - Vol. N
con una forza di 125.000 ufficiali e 2. 700.000 sottufficiali e truppa. Ciò significa che nonostante l'aumento della motorizzazione, rispetto alla prima guerra mondiale (vds. Vol. II, capitoli XVI, XVII e XIX) i quadrupedi conservano il loro ruolo e mantengono l'elevata proporzione di I quadrupede ogni I 3 uomini circa, con tendenza alla diminuzione (da 1 quadrupede ogni 12,6 uomini nel dicembre 1941 a I quadrupede ogni 13,5 del maggio 1942 e a 1 quadrupede ogni 16, 7 uomini nel febbraio 1943) a fronte di un aumento sia pur contenuto del personale, il che sta però a significare non un parallelo aumento del tasso di motorizzazione ma una diminuzione di efficienza e l'accentuazione della tenden za a sostituire con il personale ogni altra componente. Que sti dati, pur essendo orientativi perché manca tuttora in materia uno studio organico; basato s ull'analisi e sul confronto di tutte le fonti d ' archivio disponibili, sono sufficienti a confermare i riflessi negativi della costante opzione numerica. Non richiedono commenti, in merito, le osservazioni (pienamente attuali) del generale Spigo42 , che qui riassumiamo ancora una volta: a un e sercito fondato su un alto numero di effettivi corrispondono costi elevati anche quando le dotazioni di materiali sono mantenute in limiti modesti; i costi de l materiale - al c ontrario dei costi del personale - sono caratterizzati da elevata spesa di acquisto, alla quale corrisponde una minima spesa di mantenimento. Conclusione : la spesa relativa al personale supera di gran lunga e sempre quella relativa al personale. Nella fattispecie, la tendenza a mantenere sotto le armi e in Patria gran numero di uomini e quadrupedi sottrae braccia, quadrupedi e risorse (vestiario, viveri, e anche benzina e automezzi) a11e attività civili e in primis all'agricoltura, e finisce con l'ostacolare l'economia di guerra senza arrecare alcun tangibile beneficio alle operazioni sui vari fronti, ai quali anzi sottrae armi, rifornimenti, vestiario e munizioni. Si deve riconoscere che, in questa situazione di fallo, gioca un ruolo importante non solo la retorica di regime e la tendenza di Mussolini a prendere decisioni strategiche di grande rilievo all' improvviso e ignorando il parere dei tecnici: sono anche riconoscibili vecchi difetti dell' organismo e un' insufficiente capacità di rinnovamento di fronte agli imperativi della guerra moderna.
Le Grandi Unità modello 1941 Le divisioni di fanteria ad organici rinforzati previste dallo SME a fine 1940 sulla base delle predette c ontrazioni organiche (Circ. n . 006200 in data 15 ottobre 1940) sono su 2 reggimenti di fanteria e un battaglione camicie nere, con sezione sanità, sezione sussistenza, sezione
42
U. Spigo, Op. cit., pp. 57-58.
III - La logistica verso la «débacle»
l31
autocarrette. Al livello di corpo di annata: 2 ospedali da campo, 1 sezione salmerie e l autosezione pesante decentrabili per ogni divisione. Al livello di armata: 1 squadra panettieri con 8 forni Weiss per divisione. Le divisioni sono all'80% di truppa, quadrupedi e automezzi comuni e al 100% di automezzi speciali. In linea generale, e anche da un punto di vista logistico, queste caratteristiche organiche della divisione non mutano nel corso della guerra. L'ordinamento "binario", specie in Africa Settentrionale e in Russia, rimane invariato. L'aggiunta di un reparto della milizia senza corrispondente aumento dell'artiglieria, dei Servizi e dei mezzi di trasporto divisionali peggiora evidentemente la situazione, ma nei ricordi dei protagonisti (Armellini, Cavallero, Rossi, Carboni, Roatta ecc.) si enfatizzano piuttosto gli inconvenienti derivanti dalla scarsa disponibilità di fanterie e dalla mancanza ùi un ter.w reggimento, con cenni anche alle maggiori esigenze di artiglieria, ma senza mai toccare il cruciale problema del corrispondente incremento del supporto logistico e dei trasporti divisionali. In mancanza di modifiche alla struttura logistica della divisione "binaria", il vero problema logis tico rimane quello di disporre almeno ai livelli superiori alla divisione dei volani necessari (con particolare riguardo ai mezzi di trasporto), e di non impoverire ulteriormente - per creare questi volani, privilegiando le esigenze al livello di Intendenza - i pur scarsi materiali, mezzi logis tici e mezzi di trasporto previsti ùall' organico per le divisioni. Ne consegue che, a seconda degli orientamenti che via via prevalgono, determinati organi logistici (reparti automobilistici e autoambulanze, ospedali da campo, nuclei chirurgici, unità panettieri ecc.) possono essere previsti al livello di divisione oppure ai livelli superiori: la tendenza prevalente è comunque sempre quella dell' "alleggerimento", che tradotta in termini concreti significa prevedere come facenti parte organica della divisione il minor numero possibile di organi logistici (e magari solo le sezioni di sanità e s ussistenza) , con autofrigorifcri e autoambulanze accentrate o al livello superiore alla divisione o nei reparti divisionali . La tendenza a dotare la divisione di un maggior numero di organi logistici in proprio si manifesta solo nel 1941 e nell'organico delle G.U. speciaJi - motorizzate e corazzate - impiegate in Africa Settentrionale (vds. DOCUMENTO 3), che conferisce a tali G.U . il maggior grado di autonomia logistica previsto nella guerra per unità. al livello di divisione, con un notevole salto di qualità rispetto al 1940. L' organico del marzo 1941 per la divisione motorizzata (DOCUMENTO 3/a) prevede organi di 2 ° grado per lutti i Servizi. La sezione di sanità - su 2 reparti autocarreggiati e l reparto portaferiti con 2 plotoni portaferiti - è articolabile in 2 nuclei e ha in organico 15 ACL, ai quali si aggiungono 20 ambulanze in organico all'autogruppo misto. Essa ha quindi bisogno di ricevere automezzi in rinforzo (solo per il materiale). Diverso è il discorso per gli ospedali da campo, che dispongono
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La logistica dell'esercito - Voi. N
solo di 1 automezzo leggero con al traino una stufa Giannolli ciascuna, e quindi abbisognano di mezzi di trasporto in rinforzo sia per il personale che per il materiale. Anche il nucleo chirurgico abbisogna di mezzi di trasporto per il personale, perché dispone solo di 1 auto speciale (autoambulanza chirurgica). La sezione sussistenza, con 3 ufficiali, 14 macellai e 6 ACL più 4 autofrigoriferi, è articolabile in 3 nuclei e impiega 3 ACL per il personale e 3 per il materiale. Abbisogna quindi di rinforzi di automezzi per il trasporto dei generi da distribuire, tenendo presente che - come sempre - non sono previste riserve di viveri al livello di divisone e che i reparti conservano un'autonomia di 3 giorni (galletta e scatoletta di carne in distribuzione individuale, 1 razione di viveri ordinari - pane, viveri complementari, carne fresca - in distribuzione per la giornata, 1 razione viveri sui mezzi di trasporto del reparto, con scatoletta di carne al posto della carne fresca). Infine, la squadra panettieri (con 8 forni Weiss e 96 militari di truppa specializzati panettieri) non ha mezzi di trasporto in organico, e pertanto necessita di automezzi per il personale, i materiali dotazione di reparto, i forni e i generi da lavorare (farina, legna, acqua). Per le unità trasporti, da notare la disponihilità di ben 13 autofficine, delle quali 1 per ciascun reggimento di fanteria e 4 per il reggimento di artiglieria. Le 44 autobotti possono essere sostituite da autocarri attrezzati con serbatoi da 2500 litri. Non sono previste, al livello di divisione, autocisterne per carburanti. Del 2° autoreparto misto dell'autogruppo divisionale, nel quale sono accentrati gli automezzi speciali, fa parte una sezione carburanti con 24 ACP per il trasporto di fusti di carburanti e lubrificanti ( I 0% della dotazione carburanti) e di attrezzature per la distribuzione. Gli organi dei Servizi della divisione corazzata (organico agosto 1941 - DOCUMENTO 3/b) sono analoghi a quelli della divisione motorizzata, con aumento della forza e degli automezzi della sezione di sanità (da 15 a 22) nonostante i livelli di forza totale più o meno equivalenti, allo scopo di poterla articolare su 3 nuclei. Aumenta - allo stesso scopo - anche la forza della sezione sussistenza, e anziché di un nucleo movimento stradale la divisione corazzata dispone di una compagnia. Nell'autogruppo diminuiscono gli autocarri per fanteria L 39 e gli autocarri leggeri, ma aumentano quelli pesanti (da 258 a 340), le autoambulanze (da 20 a 26) e gli autofrigoriferi (da 4 a 5); in più sono previsti 255 trattori pesanti per il traino dei carri. Tutto compreso gli organi dei Servizi della divisione motorizzata comprendono 1235 uomini (59 ufficiali, 46 sottufficiali, 1130 mihtari di truppa), 294 automezzi (14 autovetture, 48 autocarri sahariani, 52 ACL, 99 ACP, 15 autospeciali, 3 autofurgoncini, 44 autobotti, 6 autofficine, 20 autoambulanze, 4 autofrigoriferi, 4 trattori per soccorso stradale), 2 stufe Giannolli, I rimorchio, 105 motocicli. Ciò equivale al 14,1 % del personale e al 30% degli automezzi della divisione. Il peso logistico della divisione corazzata (DOCUMENTO 3/b) è maggiore: a una forza totale più o meno uguale corrispondono - per i Ser-
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vizi divisionali - 1605 uomini (66 ufficiali, 65 sottufficiali, 1474 militari di truppa) e 397 automezzi (16 autovetture, 34 ACL, 224 ACP, 6 autofrigoriferi, 59 autobotti, 3 autofficine, 4 autoveicoli per officina mobile pesante, 26 autoambulanze, 5 autofrigoriferi, 8 autosoccorso, 8 autospeciali, 4 trattori). Questi dati equivalgono al 18,15% del totale del personale e al 33,7% del totale degli automezzi (esclusi i trattori pesanti per il trasporto dei carri e i mezzi blindati e corazzati e i motocicli). Sempre escludendo i predetti mezzi, si può anche notare che la divisione corazzata ha un rapporto tra personale e automezzi minore di quello della divisione motorizzata (I automezzo ogni 7,5 uomini contro 1 automezzo ogni 8,92 uomini).
L'evoluzione organica delle G.U. elementari nel 1942 -1943 Le dure sconfitte del 1940- 1941 in Africa Settentrionale impongono un incremento della competitività della divisione di fanteria, al quale si fa fronte con un nuovo ordinamento (divisione A .S. 42)43 e con l'introduzione in servizio, peraltro in nume ro insufficiente, di nuovi mezzi più moderni (autoblindo prima con mitragliatrici e poi con cannone da 20, semoventi da 47/32 e 75/18, pezzi da 75/18), senza peraltro modificare dal punto di vista qualitativo l'armamento della fanteria (è disponibile solo un limitato numero di moschetti automatici, distribuiti a unità speciali, e il 91/38 sostituisce gradualmente il 91 lungo). La divisione di fanteria tipo A.S. 42 - sempre binaria - ha personale ridotto al minimo per ridurne il peso logistico ma realizza un migliore rapporto tra personale e armamento di reparto, con incremento della capacità controcarri e controaerea e reggimenti di artiglieria su 4 gruppi di artiglieria divisionale (invece che su 3 come nella "binaria" 19391940). Per contro, da un punto di vista logistico essa segna la massima espressione dell'"alleggerimento" : solo sezioni di sanità e sussistenza senza automezzi in proprio, così come è senza automezzi in proprio anche il battaglfone genio divisionale. In totale la divisione ha 352 ufficiali e 6590 sottufficiali e militari di truppa, con 359 automezzi e 157 motocicli (cioè I automezzo ogni 19,3 uomini) e comprende: Comando divisione (con 16 automezzi e 50 moto); 2 reggimenti di fanteria (ciascuno con 36 fucili anticarro, 36 mitragliatrici, 36 pezzi da 47/32, 9 mortai da 81, 57 automezzi e 28 moto); 1 reggimento di artiglieria motorizzato, su 2 gruppi da 75 (24 pezzi), 2 gruppi da 100 (24 pezzi) , 1 gruppo anticarro (12 pezzi da 75 oppure 88), 1 gruppo contraereo (16 pezzi da 20), 190 automezzi escluse autovetture e moto;
43
AUSSME, Rep. M/7, Racc. 404/8.
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I battaglione genio, senza automezzi in organico; sezioni sanità e sussistenza, con un totale di 191 uomini e 2 automezzi corrispondenti quindi al 2,7% del personale della divisione e allo 0,6% degli automezzi. La divisione non ha un volano di automezzi in proprio: gli automezzi e rimanenti organi logistici (ospedali da campo, nuclei chirurgici, ambulanze, autobotti, autofrigoriferi, panettieri, ecc) sono accentrati ai livelli superiori (corpo d'armata, e soprattutto Intendenza). Ne deriva che la sua autonomia logistica - e quindi la sua corrispondente autonomia operativa - è minima e che il supporto logistico è esclusivamente basato sul tempestivo e quotidiano afflusso da tergo di tutto quanto occorre. Questo concetto dei rifornimenti contrasta con le esigenze della guerra nel deserto (nella quale, come afferma lo stesso maresciallo Graziani nel suo libro Africa Settentrionale 1940-1941, ogni reparto deve essere come una nave in mezzo al mare e quindi deve essere autosufficiente per lungo tempo) e si basa sulla disponibilità di congrui volani di mezzi di trasporto e logistici al livello di corpo d'armata e/o Intendenza. Ancora una volta, c i si trova di fronte a un esasperato criterio di accentramento imposto - più che da precise scelte dottrinali e organiche - dalla penuria di automezzi e organi logistici in rapporto alla forza da alimentare. La divisione, quindi, non risulta competitiva e non dà buona prova, sia per carenza anche qualitativa di trasporti, sia perché non risulta possibile dotarla delle armi controcarri e controaeree previste dall' organico. Scrive in proposito il generale Roatta: caratteris tica di tale tipo di divisione era quella di avere battaglioni relativamente scarsi di armi automatiche, ma munite di una maggiore quantità di mortai da 81 e di armi leggere controcarri e contraerei. Detti mezzi sarebbero stati trainati o trasportati su automezzi adatti al deserto, mentre i rifornimenti sarebbero affluiti dalle rotabili e camionabili (ossia dalle ordinarie autocolonne) ai reparti mediante piccoli trattori e rimorchietti, capaci - essi pure - di muovere fuori strada[... ]. Era previsto, infine, non di fornirle in proprio di automezzi necessari al loro trasporto completo, ma di mettere a disposizione del Comando Superiore locale autocolonne sufficienti al trasporto completo e contemporaneo di alcune divisioni. Purtroppo la maggior parte di tale programma risultò - per le solite ragioni - inattuabile, e le divisioni di fanteria della Libia (a parte alcune man mano disciolte, a seguito di sfortunate operazioni) sono rimaste complessivamente press'a poco ciò che erano ali' origine [ ...]. Così, stando le cose, il deserto conservava per le nostre truppe tutto il suo tradizionale, paralizzante valore. Non così per le truppe britanniche, le quali , pur essendo - allora - relativamç nte poco numerose e non molto ricche di carri armati, erano tulle motorizzate e con veicoli adatti ai percorsi fuori strada. 44
L 'equipaggiamento e le dotazioni della divisione A.S. 42, comunque, migliorano.45 Alla truppa sono distribuiti nuovi oggetti di corredo più adatti al clima, in sostituzione di quelli che per la gran parte sono
44
45
M. Roatta, Op. cii., pp. 111- 112. Circ. SME n. 218300 in data 3 1 luglio 1942 (AUSSME, Rep M/7, Racc. 426/1 ).
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ancora gli stessi in normale dotazione alle truppe di stanza nella madrepatria: casco coloniale con occhiali in sostituzione dell'elmetto mod. 33, berretto di tela in sostituzione di quelli di panno, 3 paia di calze di cotone in sostituzione di 3 paia di pezzuole da piedi, 2 paia di mutande di tela corte in sostituzione di 2 paia di mutande di tela lunghe, 2 camiciotti sahariani di tela e 2 camicie di tela a collo rovesciato in sostituzione della giubba di panno, della giubba di tela e di 2 camicie di tela, una seconda coperta, una seconda fascia ventriera, una borraccia di nuovo tipo, un paio di scarpe da riposo e ginnastica in più, un "sacco per armi a piedi con borsa tattica" in sostituzione della borsa a zaino. E' prevista la distribuzione dei seguenti recipienti per acqua (ogni 25 uomini o frazione): 1 bidone a spalla da lt. 10, 1 bidone a spalla da lt. 15, l ghirba da lt. 25, l barilotto adiatermico da lt. 25. I materiali per il Servizio chimico sono: 1 confezione di permanganato di potassio, l di formalina e 4 paia di guanti protettivi al livello di comando di reggimento fanteria e artiglieria, 4 paia di guanti protettivi e 15 confezioni di soda Solvay al livello di Comando di battaglione/gruppo, 2 vestiti antipritici per batteria. Le dotazioni munizioni per le armi della fanteria rimangono invariate rispetto al 1940 (vds. capitolo II). Quelle per i pezzi di artiglieria aumentano lievemente e risultano dal seguente specchio: 75/27 TOT.
100/17 TOT.
88/55 TOT.
con la balleria PEZZO BTR (x4) PEZZO con i trattori
BTR
PEZZO
BTR
48
192
22 o (1) 23
90
-
-
con i retrotreni
32
12 8
18
72
-
-
con gli automezzi porta-munizioni
123
492
502
210
840
con il reparto munizioni e viveri (R.M.V.) (autocarri porta-munizioni)
47
188
84
336
80
300
TOTALI
250
1000
250
1000
290
1140
126 o 125 (2)
(1) 2 pezzi con 22 e 2 pezzi con 23 colpi. (2) 2 pezzi con 126 e 2 pezzi con 125 colpi.
Con questa fisionomia organica la divisione di fanteria tipo A.S. 42 non ha le caratteristiche di uno strumento offensivo, ma nella migliore delle ipotesi è in grado di svolgere solo un ruolo di arresto contro unità corazzate e meccanizzate. Infatti le osservazioni fatte dallo stesso Comando italiano in A.S. portano a concludere che, nel deserto:
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
- la manovra, anche nella sua fase conclusiva, poteva essere compiuta solo sull'au tomezzo; solamente in casi eccezionali poteva darsi che la fanteria fosse autotrasportata fino sul campo tattico per poi manovrare a piedi; - la fanteria appiedata non aveva modo di pote r svolgere l' attacco, il quale, invece, era condotto sempre ed esclusivamente da m ezzi blindati e corazzati [ ...). Perciò pure partecipando all'attacco, come elemento autoportato, alla fanteria rimaneva sempre ed esclusivamente il compito di occupazione e di difesa; - d'altra parte, la fanteria autoportata che non fosse provvista di mezzi idonei a muovere celermente fuori strada ed a manovrare sul campo di battaglia, sarebbe stata s icura preda dei mezzi corazzati avversari, senza possibilità di sottrarsi alla distruzione se non interrandosi. 46
Alla stessa filosofia logistica corrisponde la divisione di fanteria normale tipo 42,47 con un maggior numero di personale, minore armamento di reparto. quadrupedi e carreggio a traino animale in abbondanza, scarsi automezzi e organi logistici in gran parte carreggiati e ridotti a sezione sanità e sussistenza. La divisione comprende: Comando; 2 reggimenti di fanteria (ciascuno con 25 mitragliatrici, 54 mortai da 45,6 mortai da 81, 4 pezzi da 65/17, 572 quadrupedi, 32 carrette, 1 auluvcllura, 10 mulo, 8 ACL Lipu L 39, 3 aulrn.:arrclle); 1 legione camicie nere (206 quadrupedi, 14 carrette, 5 autocarri); 1 battaglione · mortai da 81 (98 quadrupedi, nessuna carretta, 19 ACL L/39 per trasporto munizioni); 1 compagnia cannoni da 47 (76 quadrupedi, nessuna carretta, 10 ACL L/39 per trasporto cannoni e munizioni); 1 reggimento di artiglieria a traino animale (2 gruppi da 75, 1 gruppo da 100 e 1 gruppo contraereo da 20, con 24 pezzi da 75, 12 da 100, 8 da 20, 1708 quadrupedi, 41 carrette, 2 autovetture e 20 autocarri); 1 battaglione genio (50 quadrupedi, 15 carrette, 13 autocarri, 3 auto speciali); sezioni sanità e sussistenza (complessivamente 15 ufficiali, 16 sottufficiali e 521 miliari di truppa, con 139 quadrupedi, 20 carrette e l autospeciale - ambulanza). Tutto compreso la divisione ha 379 ufficiali, 538 sottufficiali, I 0.786 militari di truppa, 3.218 quadrupedi, 140 carrette, 12 autovetture, 69 moto, 58 autocarri, 45 ACL tipo L/39, 6 autocarrette, 4 autospcciali. II peso dei Servizi divisionali è del 4,7% del personale e del 16,2% dei quadrupedi, con nessun automezzo. Rispetto aJla divisione di fanteria normale del 194048 diminuiscono lievemente gli uomini, i quadrupedi e il carreggio, mentre rimangono invariate le armi di reparto della fanteria e le artiglierie (con l'aggiunta di 8 mitragliere da 20). Diminuiscono lievemente anche gli automezzi (da 131 a 125; 1 autovettura e 5 autocarri in meno). La forza dei Servizi divisionali (sezione sanità e sussi-
46 47
Cit. in MD - UF. ST., La seconda offensiva britannica in A.S., Roma, 1949, p. 169. AUSSME, Rep. M/7, Racc. 404/8.
III - La logistica verso la «débacle»
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stenza) rimane invariata: quindi rispetto al 1940 i Servizi incidono maggiormente sul totale e passano dal 4,2 al 4,7% del totale del personale e dal 4% al 4,3% del totale per i quadrupedi. Se si considera anche ·j( rapporto tra mezzi di trasporto (automezzi e quadrupedi) e personale, nonostante un lieve miglioramento della divisione 1942 si può concludere che anche nel 1942, come nella prima guerra mondiale, il mezzo di trasporto tipico fino al livello di divisione compreso rimane il quadrupede da soma, con minore incidenza del carreggio a traino animale. Irrisoria la incidenza del mezzo a motore (1 automezzo ogni 98,8 uomini e I quadrupede ogni 3,78 uomini nella divisione normale 1940; 1 automezzo ogni 93,6 uomini e 1 quadrupede ogni 3,6 uomini nella divisione 1942). La fisionomia logistica e organica della divisione corazzata 1942 rimane sostanzialmente invariata rispetto al 1941, con lieve aumento del personale e degli automezzi. L'ultima espressione organica significativa del conflitto è la divisione di fanteria normale tipo 1943 (maggio 1943), che si differenzia da quella tipo 42 prima esaminata per parecchi aspetti e supera - almeno per i trasporti - il costante principio dell'accentramento ai livelli superiori alla divisione. La divisione di fanteria 1943 (DOCUMENTO 3/c) è ancor più "binaria" di quella 1942: non vi compare più la legione camicie nere, la compagnia cannoni da 47/32 è soppressa e il reggimento di artiglieria ha composizione quantitativa e qualitativa variabile e non è quindi compreso nell'organico fisso. In più vi sono il nucleo esplorante celere, il battaglione semoventi contro-carri e l'autoreparto pesante, che si aggiunge alle sezioni di sanità e sussistenza. I reggimenti di fanteria sono interamente someggiati e non hanno più carreggio: rispetto al I 942 essi aumentano notevolmente il personale, i quadrupedi passano da 572 a 569 e quindi rimangono invariati, gli automezzi aumentano considerevolmente (da 12 a 79, con comparsa di automezzi speciali come "dovunque", autosoccorso, autofficine e cingolette con rimorchio); notevole anche l'aumento dei motoveicoli (da 10 a 22, dei vari tipi). Sempre rispetto alla divisione normale 1942, le sezioni sanità e sussistenza prese insieme diminuiscono la loro forza (da 552 a 407 uomini e da 139 quadrupedi e 20 carrette a 86 quadrupedi e 17 carrette), rimanendo però praticamente senza automezzi in organico (l autobus alla sezione sanità e 3 ACL alla sezione sussistenza). Il totale degli organi dei Servizi divisionali, con la presenza dell'autoreparto pesante, è però notevolmente superiore rispetto al 1942 (con la sola eccezione dei quadrupedi): 673 uomini invece di 552 e 157 automezzi in più (dei quali 153 dell'autoreparto). Ne consegue, per la divisione, un notevole miglioramento del rapporto tra automezzi e personale, non quantificabile per mancanza dei dati sul reggimento artiglieria. Nei reggimenti fanteria, comunque, da I automezzo ogni 287 uomini e I quadrupede ogni 6 uomini (più 32 carrette) del reggimento della divisione normale 1940 si passa a 1 automezzo ogni 47 uomini e 1 quadrupede ogni 6,9 uomini del reg-
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La logistica dell'esercito - Voi. TV
gimento della divisione normale 1943, con eliminazione del carreggio: il miglioramento c'è, anche se non è certo l'ideale. Non è possibile nemmeno stabilire come nei casi precedenti delle percentuali degli organi dei Servizi dìvisionali rispetto al totale: tuttavia personale e mezzi di trasporto dell'artiglieria nella migliore delle ipotesi non dovrebbero discostarsi di molto - nel caso migliore - dall'organico 1940 e 1942, e si può concludere che il personale e i quadrupedi della divisione dovrebbero rimanere invariati, con notevole incremento degli automezzi. Ne consegue che dovrebbe lievemente aumentare, sempre rispetto al 1942, la proporzione del personale dei Servizi divisionali rispetto al totale, rimanere più o meno uguale quella dei quadrupedi e aumentare di molto quella degli automezzi (157 automezzi su un totale di 500 circa cingolette comprese, corrispondente al 31, 7%, a fronte di nessun automezzo previsto per i Servizi negli organici 1940 e 1942). L'organico della divisione fanteria normale 1943 sembra rappresentare una prima inversione di tendenza rispetto al principio imperante ecostante di limitare al massimo l'autonomia logistica delle G.U. elementari, mantenendo accentrati ai livelli superiori gli organi logistici di 2° grado e in particolare i mezzi di trasporto. Questa autonomia raggiunge la massima espressione nel caso delle divisioni motorizzata e corazzata, G.U. speciali a fisionomia logistica di 2° grado completa, che dunque abbisognano di limitati rinforzi e concorsi da parte dell'Intendenza e rappresentano la soluzione più avanzata lasciata io eredità per il dopoguerra. Non ci soffermiamo su altre G.U. - tipo del periodo (autotrasportabile; celere; da occupazione tipo 41 ; costiera) perché esse non sono, in sostanza, che delle variazioni sul tema. In particolare, la divisione autotras portabile come la divisione A.S. 42 ha l ' artiglieria interamente motorizzata (con 1 gruppo da 100 in meno) e Servizi divisionali sempre limitati alle sezioni di sanità e sussistenza (con 3 automezzi in tutto). Ha forza inferiore alle divisioni A.S. 42 e normale 1942 e meno quadrupedi di quest'ultima, senza carreggio. I suoi due reggimenti di fanteria hanno ciascuno 1 autovettura, 66 autocarri, 1 autofficina, 345 quadrupedi, quindi più automezzi dei reggimenti di ambedue le predette divisioni e meno quadrupedi dei reggimenti della divisione normale 1942. Totali della divisione autotrasportabile: 394 ufficiali, 547 sottufficiali, 9463 militari di truppa, 913 quadrupedi, 30 autovetture, 426 autocarri e 5 autospeciali, con 1 automezzo ogni 22,6 uomini e 1 quadrupede ogni 11 ,4 uomini. Per la gestione dell'ormai notevole numero di automezzi de11a G . U. con Circ. SME n. 0015420 in data 17 luglio 1941 viene assegnato anche aJia divisione autotrasportabile un· maggiore o capitano del corpo automobilistico (che in precedenza era previsto solo per le divisioni corazzate e meccanizzate).4 9 Da questo particolare aspetto, e dalle pro-
4"
49
MG. L 'Esercito italiano tra la l" e la 2 11••• (Cit.), ALI. 52, p. 307. AUSSME, Rep. M/7, Racc. 427n.
l/l - La logistica verso la «débacle»
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porzioni tra personale di trasporto prima indicate, si deduce che la divisione autotrasporlabile, nonoslante il nome infelice, non merita le facili critiche del dopoguerra e realizza pur sempre un notevole progresso alla formula della "binaria" 1940,1942 e 1943. Da ricordare anche altre variazioni sul tema, come la costituzione dei lerzi reggimenti di fanteria per 8 divisioni (Circ. SME n. 75090 in data 14 ottobre 1941) con automezzi, quadrupedi e carreggio ridotti del 5025% rispelto all'organico.50 Altri provvedimenti riguardano soluzioni intermedie rispetto a quelle prima esaminate, come l'aumento del numero di automezzi per alcune G.U. anche allo scopo di consentire loro di trasportare al seguito per intero le dotazioni di mobilitazione, oppure la sostituzione totale o parziale del carreggio a traino animale con autocarreggio, sempre per alcune G.U. e a seconda delle esigenze. Se ne può dedurre l'impiego dei mezzi di trasporlo nell'ambito del reggimento e del battaglione di fanteria, tenendo presente che in tutti i casi i plotoni fucilieri rimangono appiedati e che le armi di accompagnamento sono generalmente trasportate a spalla o someggiate. Ad esempio, con le Circ. SME n. 95121 dell'8 agosto e n. 0016850 del 20 agosto 19415 1 si assegnano ai reggimenti di fanteria delle divisioni "Granatieri" e "Livorno" 7 ACL L/39 e 15 muli in più. In tal modo, ciascun reggimento dispone di un "autocarreggio" con I autovettura, 3 autocarrette e 45 L/39 accentrati alla compagnia di comando di reggimento e di 523 quadrupedi di cui 515 da soma e 8 da sella (dei quali 23 per la compagnia comando, 135 per ciascuno dei 3 battaglioni, 32 per la compagnia mortai da 81 e 55 per la batteria d'accompagnamento da 65/17). Oltre ai materiali, gli automezzi trasportano le munizioni dotazioni di reparto per mortai e per la batteria dì accompagnamento; i quadrupedi trasportano viveri, materiali da cucina e materiali vari di equipaggiamento. La compagnia comando di reggimento si articola su plotone comando, plotone collegamenti, plotone servizi (su squadra servizi e squadra salmerie con i 23 quadrupedi) e autocarreggio (diviso in 6 squadre: l ", 2" e 3" squadra, di 9 ACL ciascuna, per i 3 battaglioni; 4" squadra di 5 ACL per la compagnia comando di reggimento, 5" squadra di 8 ACL per la compagnia mortai da 81 e 6" squadra di 5 ACL per la batteria d'accompagnamento). La s uccessiva Circ. SME 0026960/3 del 22 febbraio 194252 sostituisce con autocarreggio il carreggio dei reggimenti di fanteria, delle compagnie autieri e delle sezioni di sanità nelle divisioni "Ravenna", "Sforzesca" e "Cosseria" (impiegate in Russia). Ogni reggimento di fanteria con batteria da 65/17 da accompagnamento someggiata riceve
so lvi, Rep., M/7, Racc. 428/1. Rep., M/4, Racc. 426/J.
5 1 lvi,
52 ivi.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
37 ACL L/39, dei quali 5 alla compagnia comando di reggimento, 9 per ciascun battaglione e 5 alla batteria d'accompagnamento da 65/17. In tal modo sono sostituite 32 carrette e 64 quadrupedi, con i relativi conducenti (1 sottufficiale e 68 conducenti). Il reggimento di fanteria con batteria da 47/32 già autotrasportata riceve 32 L/39; la compagnia autieri 15 L/39, che sostituiscono 15 carrette da parco con 30 quadrupedi da tiro; le sezioni di sanità "Ravenna" e "Cosseria" (da montagna) ricevono 1 autovettura e 8 L/39, che sostituiscono 17 carrette e 86 quadrupedi (di cui 48 da salma). Il metro usato per queste sostituzioni, comunque, non è costante e dipende da vari fattori contingenti e in primis dalla disponibilità di automezzi: con la Circ. SME in data 4 agosto 194253 ad esempio, si sostituisce con autocarreggio il carreggio delle divisioni "Assietta" e "Livorno", assegnando - rispetto ai casi precedenti - automezzi in meno ai reggimenti di fanteria e alla compagnia autieri e automezzi in più alla sezione di sanità: 18 L/39 per reggimento di fanteria (dei quali 3 alla compagnia Comando e 5 per ogni battaglione), 10 alla legione camicie nere, l I alla compagnia autieri, 12 alla sezione sanità, 1 ciascuno ai 4 ospedali da campo che in questo caso sono assegnati alla divisione. Un cenno infine, merita un mediocre espediente tipico del tempo: la sostituzione degli automezzi che mancano ... con le gambe dei soldati o al massimo con le biciclette, come se l' automezzo non fosse, ormai, an·che un insostituibile mezzo di combattimento: Nel 1941 lo Stato Maggiore dell'esercito prescrisse che le divisioni di fanteria venissero allenate a compiere - al completo - marce di 40 chilometri al giorno, ed a coprire in 5 giorni un percorso complessivo di 160 chilometri. Tale prescrizione, intesa io mancanza di mezzi di trasporto automobilistico - a fare acquistare alle di visioni una buona capacità di spostamento per via ordinaria, venne coscienziosamente applicata, ed il risultato raggiunto. Fu allora che il "Comando Supremo" ideò un sistema misto di movimento che chiamò la "piccola motorizzazione". Si trallava di distribuire permanentemente alle divisioni un certo 10110 di biciclette, ed una certa quantità di automezzi in più di quei pochi che già avevano. Gli automezzi avrebbero servito per il carico degli zaini e dei materiali normalmente trasporti dagli uomini ed a dorso di mulo; e successivamente per lr'dsportare, a turno, alcuni reparti. Le biciclette avrebbero servito. pure a turno, per quest'ultimo scopo (il che supponeva che tutti sapessero andare in bicicletta). 1 reparti appiedati avrebbero cosl proceduto alternativamente in autocarro (o su bicicletta) ed a piedi, ma in questo ultimo caso senza zaino e senza altri carichi. Esclusivamente per "via ordinaria" avrebbero marciato solo le salmerie (alleggerite) e le colonne a traino animale . Nel complesso si contava di raggiungere cosl on notevole guadagno dì tempo, o di percorso giornaliero. Ma neppure questa "piccola motorizzazione" - che evidentemente avrebbe potuto essere applicata solo lontano dal nemico, e che dimostrava, da per sè sola, l'infinita miseria dei mezzi dt:ll'esercito italiano - poté essere raggiunta. Mancavano infatti gli autocarri; la produzione di biciclette regolamentari bastava appena a far fronte ai consumi delle unità ciclistiche vere e proprie; le biciclette di tipo civile disponibili nel paese - a parte quelle in uso ai privati, che non sì vollero requisire - non erano in quantità notevole. Ad ogni modo sì acquistarono 8000 biciclelle di tipo comune, e si fecero vari esprimen-
53
ivi.
lii - La logistica verso la «débacle»
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ti, specie presso una divisione di fanteria. U risultato non fu soddisfacente, e pertanto la "piccola motorizzazione", pure rimanendo teoricamente in programma, venne praticamente abbandonata. E le anzidette bieicleue rimasero in parte in dotazione ai reparti che avevano attuato gli esperimenti ed in parte furono distribuite a legioni di mi li zia divisionali, ed a reparti cosLieri. 54
Questo episodio ben riassume la tendenza, tipica del tempo, alla ricerca di cattivi compromessi ordinativi senza una linea costante, in una situazione critica nella quale la soluzione meno penalizzante sarebbe stata quella di commisurare il numero di Grandi Unità alle effettive possibilità di inquadramento, di trasporto e di sostegno logistico.
54
M. Roaua, Op. cit., pp. 54-55.
CAPITOLO IV
L'ORGANIZZAZIONE DELLA NAZIONE PER LA GUERRA (1940-1943)
l. Cenni bibliografici
L ' organizzazione della nazione per la guerra attuata dal 1940 al 1943 è la risultante di una serie assai nutrita di opere, studi, interventi e provvedimenti che si susseguono dal 1919 in poi e si intensificano negli anni Trenta e dopo il 1935 (vds. Voi. Ili, capitoli IV e VTII). Per una visione panorami~ dell'intera materia e per eventuali approfondimenti, riportiamo: nel DOCUMENTO 4 una bibliografica essenziale delle opere e articoli pubblicati nel periodo dal 1919 al 1943; nel DOCUMENTO 5 un elenco delle principali nonne concernenti la produzione bellica emanate dagli anni Venti al 1941. Sul rapporto tra reclutamento, mobilitazione, manodopera per le industrie, ecc. è inoltre utile consultare V. Ilari, Storia del servizio militare in Italia. La quantità dei provvedimenti adottati e le finalità alle quali essi si ispirano bastano a dimostrare che, diversamente da quanto sostengono taluni autori, l'autorità politica non ha affatto trascurato il settore: semplicemente, fin dagli anni Venti ha adottato provvedimenti che, nel concreto, per ragioni di diverso ordine non hanno mai raggiunto - o hanno raggiunto solo in parte - gli obiettivi generali, pur condivisibili, ai quali si ispiravano, e che chiaramente indicavano.
2. Aspetti generali Sottolineare l' importanza dell'organizzazione della nazione per la guerra nel conflitto dal 1939 al 1945 appare pleonastico e lapalissiano, specie per una nazione come 1' Italia che avrebbe dovuto almeno utilizzare al meglio le scarse risorse. Due cose vanno dette: a) nella seconda guerra mondiale il progresso industriale e tecnologico e le stesse trasformazioni in atto delle masse da contadine a operaie rendono l'Europa ed in particolare modo l'Italia ancor più dipendente dai rifornimenti via mare di materie prime, con tutte le conseguenze che ciò comporta in termini strategici e logistici; h) rispetto alla guerra angustamente intesa come scontro trn forze armate, acquista crescente importanza la guerra economica, che consiste
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La logistica dell'esercito - Voi. N
nel soffocare con ogni mezzo (e non solo con l'uso delle armi) l'economia avversaria e nel mettere in opera ogni mezzo per garantire la sopravvivenza della nostra. Merita di essere ricordato a tal proposito, per i suoi riflessi di attualità, quanto scrive il generale Spigo nel 1940, dopo l'esperienza della guerra: nessun paese, neppure fra i più ricchi d'oro e meglio fomiti di risorse, può ritenersi al sicuro dagli effetti della guerra economica. Essa è un mezzo di azione che in determinate situazioni può riuscire di straordinaria efficacia, sia per spianare la strada a ll' azione delle armi e della diplomazia, sia per moltiplicare, e in altri casi neutralizzare, i risultati delle vittorie militari. La lotta economica s'inserisce così nel quadro della guerra totale, di cui non è che un aspetto; e, al pari della guerra guerreggiata, anch'essa comporla incognite, crisi, perdite di materiali e di uomini, speciolmente nel personale delle industrie ed in quello dei trasporti marittimi e terrestri; essa pure, non meno dell'altra. richiede unità di comando. tempestività, decisione. A seconda delle circostanze, la guerra economica può assumere carattere prevalentemente offensivo o difensivo. Nel primo caso essa mira a diminuire le possibilità dell'avversario, distruggendone i mezzi di produzione, disorganizzandone l'economia, attaccando la sua divisa, isolandolo dal commercio estero s·ia mediante azione diretta sia attraverso prt:ssioui sui nt:ulri. l:l' pn,valenlt:mt:nle dift:nsiva allorché, dovt:ndo soltostart: alla soverchianza degli avversari. una nazione si limita a preservare ed a sviluppare le sue possibilità; a coordinare l' impiego delle risorse proprie con quell.e dei paesi alleati; a predisporre l'eventuale arretramento delJe sue industrie e la pronta utilizzazione di quelle esistenti. La preparazione e la condotta delJa guerra economica assumono oggi vasta estensione nel tempo e nello spazio, con riferimento a complessi problemi, alcuni dei quali da impostare e risolvere con lungimirante preveggenza: - materie prime insufficienti , in pace e in guerra; - accantonamento di scorte, in relazione al presumibile consumo di guerra; - ricerca di succedanei e surrogati: - piano per i rifornimenti dall ' estero; - diverso orientamento e sviluppo della produzione nazionale per il tempo della guerra; - inserimento della lotta economica nel quadro della guerra politica e militare. Un apposito organo deve essere preposto a cosl delicata funzione qual'è il governo dei rifornimenti per la na1:ionc in guerra, e di esso fin dal tempo di pace convie ne siano de li neati funzionamento e costituzione. Composto di persone esperte tratte dai settori dell'industria, dell'agricollurd, della finanza. del commercio, e diretto da una eminente personalità dell' ambiente economico, esso completerà - a disposizione del governo - gli organi corrispondenti ai tre principali aspetti della guerra integrale: si avranno così la diplomazia e l'amministrazione per la politica estera e per il fronte interno; gli stati maggiori militari per le operazioni di guerra; lo stato maggiore dell'economia per la lotta economica. Spetta a quest'organo di segnalare al supremo comando militare i punti più sensibili dell'organismo economico avversario, e di orientare l' a1:ione distruttiva delle forze terrestri, navali ed aeree verso taluni obietti vi di eccezionale rendimento, quali, ad esempio, gli impianti di olii minerali (raffinerie, depositi, oleodotti), le fabbriche di armi e di esplosivi, di cuscinelti a sfere, di gomma sintetica ed altri. ( I) ( 1) In Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale, il Ministero della Guerra Economica, ha avuto il compito di vigilare sul blocco contro i paesi nemici, d'impedire ad essi l'acqufato all'estero delle materie prime e delle merci essenziali. d'indicare alJ'aviazione obbiettivi di particolare importanza economica, per promuoverne la distruzione. 1
1
U. Spigo, Op. cit., pp. 67-68.
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Non manca una puntuale presa di coscienza del peso di questi fattori da parte del vertice politico-militare, non escluso lo stesso Mussolini. Ma per ragioni contrapposte che in questa sede non mette conto di esaminare, la coscienza della nostra debolezza produce effetti distorti e non ne deriva alcun apprezzabile miglioramento nei criteri organizzativi di base. La mobilitazione e utilizzazione delle risorse prosegue così, sotto tutti gli aspetti, il trend negativo iniziato negli anni Trenta (vds. Vol. III, capitolo Vlli). La qualità della produzione italiana dal 1915 al 1918 si mantiene competitiva, con notevoli miglioramenti rispetto all'inizio della guerra: non cosl avviene dal 1940 al 1943. l materiali d'annamento disponibili nel 1940 sono, come si è visto, in buona parte superati, risalenti a concetti di impiego antitetici rispetto alla guerra di movimento e in pratica ferrni al 1918. Nel corso della guerra la situazione del materiale italiano peggiora ancora e non migliora, rendendo incolmabile - con devastanti effetti sul morale delle truppe - il divario qualitativo rispetlo agli eserciti nemici e all' esercito tedesco che, al contrario, grazie a una superiore tecnologia aumentano continuamente le prestazioni dei loro materiali, con particolare riguardo a mezzi corazzati, artiglierie, aerei e mezzi di collegamento, mezzi logistici in genere. Nel 1940 sopravvivevano anche in altri eserciti più ricchi, e specialmente in quello francese e inglese, materiali ed equipaggiamenti antiquati (a cominciare da fucili a ripetizione ordinaria, mitragliatrici e artiglierie). Dal 1940 al 1943 questi materiali sono ovunque ammodernati e sostituiti da altri molto più moderni, rimanendo nella migliore delle ipotesi in dotazione alle forze territoriali. Per l'esercito italiano essi rimangono invece gli unici disponibili, con la sola eccezione di qualche artigHeria moderna prodotta in ridottissimo numero di esemplari, e di alcune armi portatili abbastanza competitive (mitragliatrice Breda 37, mortaio da 81 mod 35). Nonostante l'importanza ovunque assunta dalla guerra dei corazzati, non si riesce a produrre, ad esempio, almeno delle valide artiglierie controcarri, e in questo fondamentale settore si rimane fermi al pezzo da 47/32 dell'anteguerra, tra l'altro non autotrainabile e privo di scudo protettivo per i serventi. E benché la guerra in Africa Settentrionale fin dal giugno 1940 sia costantemente al centro dell'attenzione, nonostante le nostre ragguardevoli tradizioni motoristiche non si riesce a mettere in campo mezzi e corazzati adatti al movimento nel deserto, diversamente dagli stessi tedeschi che pure, nel 1940, avevano orientato Ja preparazione militare alla guerra nel centro Europa. Si tratta di performances indubbiamente inferiori alle possibilità tecnologiche e produttive del nostro sistema industriale di allora, che era su livelli modesti ma non trascurabili. Tuttavia il "caso italiano", ciò che viene concretamente realizzato nel campo delle materie prime e della produzione bellica da organismi il cui funzionamento è peraltro sotto diversi aspetti carente, acquista un significato reale, una giusta collocazione, solo se inserito in una panorama più vasto, dove i giochi sono ormai fatti e i provvedimenti anche più arditi e indovinati non possono che fornire risultati modesti e sempre più insufficienti.
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Gli eventi determinanti sono: il crescente successo del blocco marittimo inglese, specie nel Mediterraneo e specie nei riguardi dell'Italia; l'intervento a fine 194 I degli Stati Uniti, che gettano sulla bilancia il loro soverchfanle potenziale bellico e produttivo; l'insuccesso del controblocco e della guerra sottomarina dell'Asse, che non riesce ad interdire i trasporti marittimi alleati. Prevale cosl - realizzando certe previsioni del Possony - una logica di guerra di logoramento basata sul potere aeromarittimo, che va sempre e in ogni caso a sfavore dell'Asse. Le leggi dell'economia e della logistica di produzione condizionano sempre di più la strategia. Di qui il passaggio dalla strategia del bliz-Krieg alla strategia tipica della fortezza assediata (l'Europa Continentale), nella quale nemmeno la disponibilità delle ingenti risorse dei Paesi conquistati spietatamente sfruttate e disciplinate, consente alla Gennania di volgere a suo favore le sorti del conflitto. In sostanza: prevalenza sempre più accentuata - sul piano generale - degli approvvigionamenti, dei trasporti e dei fattori produttivi, tale da restringere gradualmente il margine di manovra e di iniziativa della logistica di produzione - e quindi della strategia - italiana che acquistano un ruolo sempre più marginale, di quuntité negligeable. A ciò si aggiunge la forte dispersione di risorse e di materiale moderno provocata dalla campagna "continentale" di Russia a tutto danno della vera guerra dell'Italia, che è e non può che essere mediterranea. Come già si è messo in evidenza, i reali termini del problema sono ben noti agli scrittori coevi e non hanno perduto di attualità in una situazione, come quella odierna, nella quale i trasporti marittimi, il Medio Oriente e il suo petrolio conservano somma importanza e ancora una volta sottolineano la particolare vulnerabilità strategica dell'llalia. In un articolo dell'inizio del 1942 nella Rivista di Commissariato, a parte un inevitabile ottimismo di maniera, Le enormi esigenze della produzione militare, il suo legame con i trasporti e gli approvvigionamenti richiesti impiego di ingenti forze terrestri oltremare e l'importanza delle risorse petrolifere sono ben descritti, sia pure giudicando erroneamente critica la situazione del naviglio mercantile degli Stati Unili: una conferma indiretta di limitato numero di navi disponibili per il traffico transoceanico [degli Stati Uniti- N.d.a.] è dala dal fallo che nell'ottobre 1941 soltanto 1.200 navi risultavano armate, per un totale presumibile di circa 2.000.000 di T. Ne' occorre indugiarsi a dimostrare l'assoluta insufficienza del naviglio americano di fronle alla vastità dei compiti che il Governo di Washington s'è pmposto, compiti che abbracciano il Pacifico, l'Australia, la Cina, il Mar Rosso, il Golfo Persico, l'Africa Meridionale, l'Inghilterra e l'Islanda. Basterà pensare agli enormi consumi di viveri, armi, munizioni e carburanti richie.~ti dalla guerra moderna; basterà considerare che un solo incrociatore da I0.000 t. consuma in navigazione circa 260 t. di carburante al giorno; hasterà considerare che una sola armata di 200.000 uomini abbisogna, fra l'altro, di 140 l. di pane, di 48 t. di carne, di I O t . di formnggio, di 30 t. di patate, di 4 t . di zucchero. Basterà considerare cbe il consumo di proiettili nel corso di una battaglia offensiva si mantiene sulla media di 900 colpi per ogni cannone da campagna, che una divisione motorizzata con circa 1.000 automezzi consuma in solo giorno di avanzata ci,ca 50 l. di benLina e che in un'offensiva aerea veramente efficace, quale fu quella condotta dai Tedeschi sull'Inghilterra daU-8 agosto
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1940 aJ 2 gennaio 1941, occorrono in media 500 t. di bombe per ogni incursione. Lo stesso Ministro americano Knox non ba fatto mistero della gravità della situazione, gravità che è confermata dalle affannose misure adottate per ridurre il numero delle navi adibite aJ cabotaggio e per introdurre nei cantieri la giornata lavorativa di 24 ore. Ora, si tenga conto che per trasportare dall'America in Europa IO divisioni e per rifornirle occorrono, secondo il calcolo di un competente americano, circa 1.500.000 t. di navi; si tenga conto che in nessuna delle zone di operazioni che interessano l'Egitto, il Medio Oriente e la stessa Inghilterra si trovano risorse locali per un esercito combattente e che in conseguenza tutti i materiali vi dovrebbero essere trasportati daJI' America, e si arriverà alla conclusione che né per ora, né per molti mesi ancora, l'America sarà in grado di svolgere un ruolo decisivo. Questo ruolo potrebbe essere spiegato soltanto se gli Stati Uniti fossero in grado di inviare nelle varie zone operative del mondo un corpo di spedizione di almeno 300 divisioni, in buona parLe corazzate; ma per far ciò occorrerebbero oltre 45.000.000 di t. di naviglio, senza contare gli affondamenti. 2
Il riflesso logistico primario di questa situazione è chiaro: lo sviluppo industriale e la meccanizzazione deUa guerra terrestre fin dal 1940 penalizzano fortemente non solo l'Italia ma l'intera Europa Occidentale, perché ne aumentano la dipendenza dai rifornimenti via mare e dalle risorse petrolifere disponibili solo oltremare. Non va dimenticato che ali' infimo grado di autosufficienza dell'economia di guerra italiana corrisponde, nel campo opposto la forte dipendenza dai rifornimenti oltremare della stessa Inghilterra e dell'Unione Sovietica.
3. L 'evoluzione della normativa primaria La legge 21 maggio 1940, n. 415 sull'organizzazione della nazione per la guerra (vds. Voi. III, capitolo VIII) rimane in vigore, immutata, per tutta la guerra. La legge 24 maggio 1940, n. 461 sulla disciplina dei cittadini in tempo di guerra e quella precedente del 14 dicembre 1931 , n. 1699 (che, come si è visto, era stata abrogata solo in parte, perché rimanevano valide anche nel 1940 le norme e sanzioni di carattere disciplinare) subiscono invece diverse modifiche e sono definitivamente abrogate con il R.D. 31 ottobre 1942, n. 1611 - Testo unico sulla disciplina dei cittadini in tempo di guerra e relativo regolamento di esecuzione (R.D. 31 ottobre 1942, n. 1612).3 Nel campo disciplinare, la legge 1 novembre 1940, n. 17824 introduce modifiche che, rispetto alle norme del 193 I, circoscrivono maggiormente la competenza dei tribunali militari nei riguardi del personale degli stabilimenti militari ed ausiliari, tendono più ad attenuare che ad aggravare le pene per i reati minori e si preoccupano in particolar modo di specificare meglio e di colpire più severamente i casi di ostruzionismo e sabotaggio, oltre che la violazione di disposizioni del sol-
2 3 4
F. S. Orlando, Potenziale bellico americano, " Rivista di Commissariato" n. 2/1942. G. M. 1942, pp. 389-432. G. M. 1941, pp. 326-332.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
tosegretario di Stato per le fabbricazioni di guerra o di altre Amministrazioni della Stato, da parte di dirigenti di Enti o stabilimenti mobilitati. Infatti l'Art. 30 della legge del 1931 stabiliva (vds. anche Voi. III, capitolo IV) un'indistinta e totale giurisdizione dei tribunali militari sul personale degli stabilimenti militari o mobilitati e per coloro che sono soggetti ad obblighi militari prevedeva la sostituzione delle pene comuni con le più severe pene stabilite dal codice militare. Il nuovo Art. 30 della legge del 1940, invece, non prevede più questa sostituzione e recita: tutte le persone, di qualunque sesso e di qualunque età, appartenenti o dipendenti dagli stabilimenti privati mobilitati, sono soggetti alla giurisdizione militare per i reati previsti dalla presente legge, salvo le eccezioni espressamente indicate.
I reati previsti sono gli stessi della legge del 1931. E' aggravata la pena prevista per rifiuto di obbedienza a superiori nella gerarchia tecnica od amministrativa (da quattro a otto mesi), mentre se l'ostruzionismo o sabotaggio nei lavori è diretto a menomare l'efficienza bellica dello Stato ed esistono le aggravanti di cui all'Art. 253 del codice penale. si applica la pena di morte (non prevista dalla legge del 1931). Per i dirigenti di stabilimenti, Enti e aziende mobilitati o che abbiano ricevuto preavviso di ausiliarità, si applica la pena da tre mesi a cinque anni per: a) ritardata, omessa o inesatta comunicazione di dati richiesti dal sottosegretario o da altre Amministrazioni; b) richiesta di materie prime e prodotti industriali in quantità superiore a quella necessaria e sufficiente; c) alienazione o impiego per scopi diversi da quelli prescritti, di materie prime o prodqtti industriali ricevuti; d) mancata o trascurata manutenzione degli impianti; e) trasformazioni, alienazioni, trasferimenti senza autorizzazione di stabilimenti, reparti o macchinari. Per violazioni di minor esito delle disposizioni da esso emanate, il Fabbriguerra o le varie Amministrazioni dello Stato possono inoltre infliggere sanzioni disciplinari (censura, sospensione a tempo determinato, sostituzione nell'ufficio o servizio previa smobilitazione e allontanamento dall'Ente, azienda o stabilimento). Poiché la predetta legge 1 novembre 1940 si applica solo al personale degli stabilimenti militari ed ausiliari e non agli altri mobilitati civili, per questi ultimi le sanzioni penali e disciplinari sono fissate dalla legge 16 dicembre 194 I, n. 161 P, che prevede i reati di abbandono o mancata riassunzione del servizio, impedimento o ostacolo del funzionamento di Enti civilmente mobilitati, mancata presentazione in servizio, omessa comunicazione ai dipendenti della dichiarazione di mobilitazione civile, abbandono del posto di lavoro in caso di pericolo. Per determinate categorie di personale, sono previsti degli aggravamenti del-
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G. M . 1942, pp. 370-375.
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le pene. Questi reati ricadono anch'essi nella giurisdizione dei tribunali militari, salvo che si tratti di minori di diciotto anni. Con il R.D. - legge 26 febbraio 1942, n. 826 è invece modificata la legge sulla disciplina di guerra del 24 maggio I 940, "fascistizzando" il servizio civile previsto dall'Art. 2 della predetta legge, che consisteva nella prestazione della propria attività presso gli Enti comunque interessati alla difesa e all'efficienza della Nazione in guerra (non veniva però specificato, allora, chi doveva organizzare il servizio e come). L ' Art. 1 del predetto decreto specifica che al PNF compete di provvedere al predetto servizio ciyjle. L'Art. 2 assegna al Ministero delle corporazioni il compito di procedere alle operazioni di precettazione e assegnazione per i cittadini che svolgono attività autonome oppure un lavoro dipendente e per i disoccupati (in pratica, quindi: tutti). Il Ministero delle corporazioni delega queste funzioni ai Prefetti, che in quanto Presidenti dei consigli provinciali delle corporazioni vi provvedono sentite le associazioni sindacali, e per i disoccupati si avvalgono degli uffici provinciali di collocamento. li trattamento economico dei precettati viene disciplinato mediante contratti colle ttivi di lavoro. Per quanto attiene alla produzione bellica, l' Art. 4 prevede che i provvedimenti interessanti il personale addetto o da adibire a stabilimenti ausiliari siano adottati o dal Ministero delle corporazioni di concerto con Fabbriguerra, oppure dai Prefetti, sentite le competenti delegazioni di Fabbriguerra (ciò significa che, in materia, Fabbriguerra non ha alcun potere decisionale). Questi provvedimenti hanno un significato ben preciso, perché segnano (vds. Vol. m, capitolo IV) il definitivo affossamento del programma di Dallolio negli anni Venti, e anche di talune indicazioni dell'Art. 5 della legge del 1925 (che stabiliva la preminenza della commissione suprema di difesa e dell'autorità militare in materia di impiego della manodopera in guerra). Sulla base dell' esperienza del '15-'18, Dallolio avrebbe voluto impostare la preparazione della nazione per la guerra su due capisaldi: controllo militare sulla produzione bellica e sulla manodopera ed equiparazione del trattamento economico tra personale combattente e personale addetto alle varie attività civili. J1 decreto ora esaminato stabilisce invece la preminenza dell'autorità civile (Prefetti) e La forte influenza delle organizzazioni sindacali ncll ' asscgnazioni della manodopera, praticamente sottratta alla competenza delle autorità militari e tale da privilegiare le esigenze civili e non quelle puramente militari, concernenti le esigenze di personale dell'esercito mobilitato. Il trattamento economico e normativo della manodopera è del pari affidato alle organizzazioni sindacali e di categoria, senza ammettere alcun criterio comparativo e alcun rapporto con quello del personale militare dell'esercito mobilitato.
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lvi, pp. 574-576.
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La logistica dell'esercito - Voi. TV
Un'altro segno dello scarso peso attribuito alle esigenze puramente militari è la ritardata estensione ali ' Africa e all'Egeo delle leggi sull'organizzazione della nazione per la guerra e sulla disciplina di guerra, che per l'Africa Settentrionale ed Orientale avviene solo con il R.D. 19 giugno 1940, n. 10857 e per l'Egeo addirittura nel 1941, con Bando del Duce del 3 aprile 1941 8• Solo con la legge 1 luglio 1940, n. 804, lo stato di guerra è esteso all'intero territorio dello Stato e alle "basi di forze navali e aeree e sedi di Comandi, Enti e stabilimenti al servizio della Regia Marina e Regia Aeronautica" (segno di una mentalità non da "guerra mediterranea"). Anche per la sostituzione del personale richiamato con pensionati o personale civile, si provvede con un certo ritardo (legge 29 giugno 1940, n. 739).9 Nel campo della militarizzazione del personale civile e della mobilitazione civile si procede con molta cautela e gradualità, che riguardano in particolar modo la nrilitarizzazione, alla quale si era fatto largamente ricorso nella prima guerra mondiale. La ragione - per la militarizzazione - è semplice: essa significa dipendenza di organismi, industrie e maestranze dai Ministeri militari (e in particolar modo dal Ministero della guerra) e da ufficiali. Con l'impostazione data all'organizzazione della nazione per la guerra, ciò significa quella preminenza e quel potere dei militari che la legge non consente e che nessuno vuole. Quindi: ferrovie, porti, equipaggi delle navi, gli stessi stabilimenti ausiliari non sono militarizzati o sono militarizzati in ritardo. Meno spiegabile, invece, è la cautela nella mobilitazione civile, forse dovuta a motivi demagogici (la nazione si deve accorgere della guerra il meno possibile) e fors'anche alla necessità di non sottrarre troppo personale alle forze armate, visto che ogni Ente mobilitato civile esenta dagli obblighi militari buona parte del personale. Il risultato ultimo è paradossale: un Paese che da gran tempo era ufficialmente ispirato a valori guerrieri, di fatto non ricorre né a una mobilitazione militare totale, né a una mobilitazione civile totale, con i relativi riflessi giuridici che ostacolano l'adozione di provvedimenti straordinari. Le norme definitive per la disciplina della militarizzazione sono fissate solo nel 1943 (R.D. - legge 22 aprile 1943, n. 445). 10 Il R.D. - legge 22 aprile 1941, n. 445 I I precisa che "la militarizzazione preveduta dalle disposizioni legislative in vigore, oltre a comportare l'assoggettamento dei militarizzati alla legge penale militare, alla giurisdizione militare e ai regolamenti di disciplina militare, comporta l'assoggettamento stesso sia nei rapporti dei militarizzati con gli appartenenti alle forze armate dello Stato sia nei rapporti dei militarizzati tra di loro". Il R.D. - legge 18 giugno 1940, n . 6311 2 , relativo alla mi-
G. M. 1940, pp. 2122-2124. lvi, pp. 1780-1781. 9 lvi, pp. 1667-1668. 10 G. M . 1943, pp. 670-677. 11 G. M. 1941 , pp. 1412- 1413. 12 G. M. 1940, pp. 1550- 1551.
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litarizzazione di tutti gli stabilimenti privati ausiliari durante lo stato di guerra, viene poi abrogato con la legge 24 agosto 1941, n. I 076 13 • Solo con la legge 25 agosto 1940, n . 1304 14, si dà facoltà ai tre Ministeri militari dì militarizzare il personale civile dipendente a seconda delle funzioni che esercita presso i Comandi, Enti, reparti o stabilimenti: tale facoltà viene però applicata dai Ministeri stessi in maniera restrittiva. In pratica, la militarizzazione rimane limitata a imprese e Enti civili e militari nei territori oltremare e al personale civile e ai salariati delle direzioni, sezioni, uffici, centri, stabilimenti militari ccc. appartenenti ai Servizi ippico e veterinario, di commissariato, di artiglieria, chimico, del genio e della motorizzazione. Tra l'altro i relativi decreti ministeriali per la militarizzazione sono adottati con un certo ritardo, e per la maggior parte nell'aprile-maggio 1941. Ritarda anche la mobilitazione civile: per ragioni oggi difficili d.a individuare, la mobilitazione civile del personale civile di Fabbriguerra viene decisa solo con decreto del Capo del Governo del 2 gennaio 1942 15, seguita dalla mobilitazione civile di tutte le Amministrazioni dello Stato, disposta con decreto del Capo del Governo 14 giugno 1942 16 . A fine 1942 si decide la mobilitazione civile del PNF e delle sue organizzazioni (decreto del Capo del Governo 23 novembre 1942) 17• Nello stesso anno 1942 (settembre) non ha alcun esito il progetto di militarizzare g li equipaggi delle navi mercantili requisite, proposta da Kesserling dopo l'abbandono troppo affrettato di una nave in mare da parte dell'equipaggio, e appoggiata da Cavallero: il Capo di Stato Maggiore della marina ammiraglio Riccardì si oppone, perché il personale è già soggetto alla legge penale militare in quanto mobilitato civile 18 . Nella riunione sul potenziamento delle forze armate del 29 gennaio 1943 il Capo di Stato Maggiore dell'aeronautica generale Fougier chiede la militarizzazione delle maestranze degli stabilimenti aeronautici, ma la richiesta non ha seguito 19. Mussolini si dichiara contrario anche al progetto di aumentare le ore di lavoro settimanali a 72, perché diminuirebbe il rendimento degli addetti all'industria bellica. Nello stesso periodo viene ripreso il progetto di militarizzare gli equipaggi delle navi mercantili, che viene lascialo ancora cadere perché (scrive Cavallero nel suo diario) "la questione della militarizzazione della marina mercantile è, secondo comunicazione dell'Eccellenza Host Venturi, molto complicata".20 Difficile oggi capire le ragioni dell'opposizione alla militarizza-
G. M . 1941 , pp. 2460-2461. 1940, pp. 2455-2457. 1942, pp. 265-266. 1265. 1943, p . 41. 18 U. Cavallero, Op. cit., pp. 481-483. 19 C. Favagrossa, Op. cii., pp. 291 -292. 20 U. Cavallero, Op. cit., p.715 . 13
G. M. s G. M. 16 / vi, p . 11 G . M . 14 1
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zione lotale degli equipaggi delle navi mercantili, visto che le stesse erano l'obiettivo principale dell'offesa aeromarittima nemica nel Mediterraneo. Non è comunque esalto presentarla come non necessaria, perché il personale sarebbe stato ugualmente soggetto alla giurisdizione penale militare. Come già si è vislo, la legge 1 novembre 1940 e la legge 16 dicembre 1941 prevedevano l'applicazione del codice penale militare solo per ben definiti reati attinenti alla produzione negli stabilimenti o al lavoro in Enti pubblici, e quindi solo in parte potevano essere applicate alle concrete esigenze delJa disciplina di un equipaggio di una nave mercantile in navigazione, che operava in un contesto del tutto simile a quello dell'equipaggio di una nave da guerra. E' vero che la legge 24 luglio 1941, n. 843 assoggettava alle stesse pene previste dal codice penale militare di guerra gli appartenenti all'equipaggio di una nave cnercanlile (anche se non iscritta al ruolo del naviglio ausiliario e non noleggiala in tutto o in parte dello Stalo) che non osservava le disposizioni dell'autorità militare circa l' uso della nave, o impartite in caso di pericolo: ma, anche in questo caso, si tratta di un'applicazione parziale e circoscritta del codice penale militare di guerra, che non copre la globalità <lei rapporto disciplinare. Anche per gli stabilimenti ausiliari la militarizzazione servirebbe a migliorare la disciplina e non è evidentemente la stessa cosa delJa mobilitazione civile. Poiché a Genova e Napoli nelle ore notturne vi è un forte esodo di lavoratori e di dirigenti per timore di bombardamenti ed il lavoro straordinario non rende, Cavallero il 29 gennaio 1943 ordina di preparare un decreto sulla militarizzazione degli stabilimenti ausiliari ma Favagrossa, dopo averlo preparato, "si dichiara riluttante a presentarlo ufficialmente". Cavallero ne parla con Mussolini e si impegna a sostenerlo nella riunione del 29 gennaio 1943 21 . Comunque per ignote ragioni il decreto non risulta diramato, anche se il Ministero della produzione bellica (personale civile) è militarizzato con D.M. 28 giugno 194322 (evidenlemente la precedente mobilitazione civile non è più ritenuta sufficiente). Con una serie di provvedimenti (17 maggio - 16 giugno 1943)23, là militarizzazione viene limitata al personale di imprese addette a lavori di inleresse militare, al personale ferroviario ed al personale addetto al servizio telegrafico e telefonico della Sicilia e della Sardegna, oltre che a chiunque eserciti lavori di pubblica utilità o inerenti alla produzione agricola in Sicilia. Solo a fine luglio 1943 (D.M. 30 luglio24 ) essa viene estesa al personale addetto ai servizi ferroviari, postali, telegrafonici e radiofonici su tutto il territorio nazionale, seguita dalla militarizzazione del personale del Poligrafico della Stato (D.M. 31 luglio).25
pp.716,718. G. M. 1943, pp. 1463-1467. 23 /vi, pp. 117 1- 1172; 1304- 132 1; 1384-1392. 24 lvi, pp. 1646- I 648. 25 /vi. pp. 1648- 1649. 2 1 /vt
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In sintesi, la militarizzazione viene costantemente considerata come ultima ratio e non come un provvedimento di larga applicazione in tempo di guerra, come era avvenuto nel ' 15-' 18. E la condizione di mobilitato civile, proprio perché generalizzata, sembra a volte diventare una sorta di schermo giuridico, di pretesto per evitare quella militarizzazione, che per ragioni persino ovvie - ed estranee all'efficienza - viene paventata sia dai dirigenti che dalle maestranze. Su di essa non c'è comunque accordo tra Cavallero e gli stessi Ministeri militari e tra questi e quelli civili. Molti organi direttivi centrali della mobilitazione civile non sono loro stessi mobilitati, mentre il personale di Amministrazioni statali di vitale importanza militare come quella ferroviaria e postelegrafonica, è militarizzato solo alla fine della guerra. Ciò significa che manca completamente, all' inizio della guerra, una pianificazione che affronti l' intero problema con criteri armonici e unitari.
4. Evo luzione del vertice della produzione bellica Nessun sostanziale miglioramento nelle strutture organizzative cen trali della produzione militare, che negli anni Trenta non assicurano un'azione propulsiva cdi controllo unitaria degli approvvigionamenti e della produzione (vds. Voi. Hl, capitolo Ylll). All' inizio del 1942 (R.D. 12 gennaio 1942, n. 213 e n. 464) 26 sono definiti ordinamenti ed attribuzioni del sottosegretariato di Stato per le fabbricazioni di guerra, che rispetto al 1935 amplia i suoi organi ed aumenta il relativo personale, ma mantiene sostanzialmente invariato - non senza qualche elemento peggiorativo - il ruolo di mero coordinamento che gli assegnava il decreto del Capo del Governo del 25 settembre 1935, con esclusione delle commesse che rimangono di esclusiva competenza dei tre Ministeri. L' Art. 2 del R.D. del 12 gennaio 1942, n. 464, conferma come compito fondamentale del sottosegretariato l'armonizzazione e il controllo dei programmi delle lavorazioni delle industrie private per conto sia delle forze armate che delle altre Amministrazioni dello Stato (esplicitamente indicando anche la marina mercantile), il controllo disciplinare e tecnico in genere sulle industrie private, la ripartizione delle fonti di produzione tra le Amministrazioni interessate, la disciplina cd il controllo sulla consistenza e formazione delle scorte. La capacità di autonomo intervento e il potere decisionale del commissario in taluni settori sono però ancora ridotti, a tutto vantaggio dei Ministeri competenti per le varie branche (e in particolar modo del Ministero per le corporazioni). Infatti il sottosegretario - precisazione che manca nel 1935 - deve concordare con il Ministero delle corporazioni e con gli altri Ministeri ed Enti interessati "le disposizioni per gli eventuali spostamenti di stabilimenti ausiliari e di singoli reparti di essi o delle rispettive mae-
26
G . M. 1942, pp. 872-882 e 1351 - 1357.
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stranze", e inoltre "la realizzazione di nuovi impianti industriali e l'ampliamento di impianti già esistenti, quando siano necessari per la preparazione bellica del Paese". L'azione calmieratrice e di controllo sui prezzi della produzione - che prima era esercitata direttamente da un apposito ufficio di Cogefag - viene affidata al Ministero delle corporazioni, con il quale il sottosegretario si limita a collaborare. E mentre secondo il decreto del 1935 Cogefag "provvedeva" all'approvvigionamento di prodotti finiti di fabbricazione estera e "concordava" con il Ministero delle finanze i provvedimenti con effetti finanziari o richiedenti disponibilità di divise (presupponendo così un rapporto di parità tra i due Enti interessati), ora il sottosegretariato si limita a proporre al Ministero degli scambi e valute i provvedimenti necessari e a segnalare le esigenze di importazione ed esportazione, con ciò lasciando tale Ministero arbitro di decidere senza obbligo di concordare i provvedimenti con il sottosegretariato. L'Art. 4 del decreto del 1942 conferma sia il divieto per le varie Amministrazioni militari di assegnare commesse a stabilimenti industriali privati non designati dal sottosegretariato, sia l'intera responsabilità tecnica e amministrativa di ciascuna Am.ministruzionc per le commesse di rispettiva competenza. L'unico vincolo aggiuntivo è la prescrizione che alle Amministrazioni dello Stato ce ntrali. ed a quelle periferic he a mezzo delle Ammi nistrazioni centrali, è fatto obbligo di dare al Sottosegretariato di Stato per le fabbricazioni di guerra preventiva notizia dei programmi di fabbrica7ioni di guerra e delle consegue nti ordinazioni e commesse da affidare alle industrie nazionali . e di attenersi per la fabbri cazione di esse, alle specifiche di spos izioni del Sottosegretariato di Staio pe r le fabbri cazioni di guerra.
L ' accenno alle "specifiche disposizioni" potrebbe configurare un maggior potere di intervento del sottosegretariato sulle modalità e sull'esecuzione delle commesse, con particolare riguardo alla definizione della loro priorità, che non risulta di competenza del sottosegretariato ma d'altra parte è legata ai tempi e ai quantitativi di assegnazione delle materie prime. Tuttavia tali "specifiche disposizioni" rimangono nel vago. Ciascuna Amministrazione conserva intera la sua responsabilità tecnica e amministrativa, temperala st>lo dal fatto che Fabbriguerra con la concessione o meno della materie prime può condizionarne l'operato in base a propri criteri di priori là, pur essendo non competente per prodotti e materie prime fondamentali (come il carbone, i carburanti e lubrificanti, la legna e il carbone vegetale, la lana, il coJone e la canapa, le fibre tessili artificiali e la gomrna). 27 Notevole è invece l'evoluzione degli organi centrali e periferici del nuovo sollosegretariato rispetto all'organizzazione iniziale del 1935 (vds. Voi. IIT, capitolo VIII): direzione superiore per la fabbricazione di
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C. Favagrossa, Op. cit. , p. 43.
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guerra; segretariato generale; servizio ispettivo; servizio della mobilitazione industriale; giunta centrale consultiva. Dopo l'inizio della guerra la struttura del sottosegretariato si appesantisce notevolmente anche al di là delle disposizioni di legge, perché, come afferma il Padoan, ogni organo delr Amministrazione statale ba un suo proprio ordinamento, sancito da apposito provvedimento legislativo, che ne determina a grandi linee la strullurn, mentre attribuisce al Ministero competente i poteri di determinare la particolareggiata ripartizione di funzioni e di affini e quindi anche di apportarvi successive modifiche [ ... I Analogamente, compete al Ministero emanare le norme di funzionamento degli organi alle sue dipendenze. 28
Nell'estate del 1941 Fabbriguerra si articola su: a) organi centrali: tre direzioni (mobilitazione industriale e della produzione bellica; materie prime metalliche per l' industria bellica; disciplinare delle industrie belliche e del personale e dei Servizi amministrati vi); segreteria del sottosegretariato; ispettorati centrali, alle dipendenze sia del sottosegretario sia di ciascuna delle direzioni; b) organi periferici: delegazioni interprovinciali per le fabbricazioni di guerra; servizio ispettivo tecnico; servizio ispettivo disciplinare. Sono organi direttivi le tre direzioni centrali, la segreteria del sottosegretariato e le delegazioni interprovinciali; sono organi deliberativi - sia pure limitatamente alle modalità esecutive - le direzioni centrali e le delegazioni interprovinciali, che dipendono direttamente dal sottosegretario. L ' organizzazione (luglio 1941) che ne risulta, assai complessa specie alla periferia e suddivisa in gran numero di sezioni e uffici29 , è schematizzata nel DOCUMENTO 6. GJi stabilimenti ausiliari controllati nel dicembre 1939 sono 932, con 774.667 addetti, e salgono a 1.173 (con 971 .564 addetti) nel giugno 1940. Dopo l'armistizio con la Francia il numero scende a 991 con 832.838 addetli, poi risaliti a 1.000 (con 996.016 addetti) nel giugno 1941 e a 1.790 (con l.200.000 addetti) nel luglio 1943.30 Il decreto del 12 gennaio 1942 sembra comunque voler alleggerire questa struttura. L ' Art. 7, oltre a non prevedere una segreteria, riduce le direzioni generali da tre a due (per i servizi tecnici e le industrie belliche e per i servizi amministrativi e il personale) e istituisce un ispettorato generale delJa materie prime per le industrie belliche, con rango di direzione generale "limitatamente all'attuale stato di emergenza". Inoltre non si accenna più ai servizi ispettivi periferici, anche se sono conservate le dodici delegazioni interprovinciali. Al 1 ° gennaio 1943 il personale di Fabbriguerra - compresi i civili e le delegazioni interpro-
28 A. Padoan, Op. cit., p. 51. 29
Su compiti e struttura dei singoli clementi c relazioni tra di loro Cfr. F. Minniti,
A ,pelli o rganiu.ativi ... (Op. cit.), pp. 326-328 e A. Padoan, Op. cit., pp. 51-67. 30
F . Minniti, Aspetti organiz.z.ativi ... (Op. cit), p . 330.
156
La logistica dell'esercito - Voi. IV
vinciali - assomma a 1.829 unità, di cui la metà destinato ad organi periferici: numero definito dopo la guerra da Favagrossa, a ragione, "ben poca cosa se si fa un confronto con i dicasteri di allora, e di oggi". 31 Nello stesso anno 1943, però, la sua opinione è beo diversa, visto che la definisce "un organismo mastodontico, tanto complesso e pesante nel suo funzionamento da escludere, in conclusione, quei vantaggi che si potrebbero desiderare mediante l'auspicala unità di comando". 32 Stando a quello che afferma lo stesso generale Favagrossa, il citato decreto del 12 gennaio 1942 è una specie di secondo aborto, perché testimonia la rinuncia da parte di Mussolini (e di Cavallero) al progetto di assegnare a Fabbriguerra, almeno in parte, le commesse al momento di competenza dei Ministeri. lnaspellatamente questa prospettiva in quel momento decisivo non trova concorde proprio Favagrossa, il quale così giustifica la sua non convincente opposizione: ad onor del vero Mussolini, in seguito a pressioni su dj lui esercitate da industriali od altri [probabilmente Cavallero - N.d.a.), verso la fine del 1941 mi aveva ordinato di studiare la possibilità di assumere l'onere delle commesse dei Ministeri delle forze armate e su tale argomento aveva insistito al principio del 1942. Per ragioni varie ho allora rappresentato, con mio promemoria I 1470 S.l'. del 22 Marzo 1942 (allegato I), il pericolo che il trapasso poteva provocare. Nel promemoria mellevo in evidenza ebe, con tale trasferimento, si sarebbe provocala una crisi grnve in un periodo particolarmente delicato rappresentato dalla guerra in atto. Aggiungevo che, poiché tale riorganizzazione avrebbe provocato uno scombussolamento negli orgaru tecnici e ammin.istralivi dt:i Ministeri delle forze armate, i danni che ne potevano derivare sarebbero for,;e stati superiori ai vantaggi. Consigliavo di attendere la fine della guerra (anz.i, per il dopoguerra lo raccomandavo) convinto che solo cosl si sarebbero potuti evitare i guai di cui ho fatto cenno sopra. 33
Con dubbia logica, nel suo promemoria del marzo 1942 Favagrossa rimanda cosl al dopoguerra, cioè a quando non servono più, proprio i provvedimenti che lui stesso in passato aveva tanto caldeggiato ed indicato come essenziali nella produzione bellica e che quindi era urgente adottare (meglio tardi che mai): "la perfetta armonia tra commesse e materie prime"; " l'unicità di direzione tecnica e soprauutto amministrativa nei rapporti con le ditte fornitrici, evitando concorrenza di prezzi"; " la totalitarietà e unicità di decisione nel campo del potenziamento dell'industria bellica". Come unico rimedio al momento possibile, nel citato promemoria Favagrossa si limita a indicare il classico pannicello caldo: semplificare da parte del Fabbriguerra le modalità burocratiche, cosa già auuato in alcuni settori e in corso di sviluppo in altri, riducendo altresl al minimo le gravi interferenze determinate dal mancato concentramento della assegnazione delle commesse e stipulazione dei contratti nelle mani del Fabbriguerra. 34
C Favagrossa, Op. cit, p. 167. F . Minniti, Aspetti organizzativi ... (Op. cit.), p . 331. 3 3 C Favagrossa, Op. cit., p. 39. 34 lvi, pp. 245-246.
31 32
IV - Organizz.a-;;ione della nazione per la guerra
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Erano, invece, proprio l'eccessiva autonomia dei Ministeri militari e la proliferazione di organismi senza una "testa" e senza attribuzioni ben definite la causa insopprimibile dell'eccesso di burocrazia. Le ragioni che spingono Favagrossa - i cui rapporti con Cavallero, fautore dell'accentramento interforze anche per la produzione bellica non sono idilliaci - ad un simile, contraddittorio atteggiamento rimangono perciò sconosciute. Sono possibili tutte le ipotesi, a cominciare da quella del rifiuto dell'interessato - che conosceva meglio di tutti la situazione, aveva sempre osteggiato l'entrata io guerra e sapeva perciò valutare bene i riflessi logistici dell ' intervento americano proprio a fine 1941 - di assumersi ulteriori responsabilità in un settore dove tutto stava inesorabilmente volgendo al peggio e, per giunta, si doveva lottare su un doppio fronte: gli industriali insofferenti di ogni vincolo e controllo ed i Ministeri di forza annata, estremamente gelosi delle loro prerogative e impegnati a mantenerle, anche aggirando gli ordini. Sta di fatto che la logica apparente di Favagrossa (non si cambiano i cavalli io mezzo al guado) non trova riscontro in quello che si era fatto - in tutti i Paesi e non solo in Italia - nel 1914-1918, quando proprio durante la guerra e sotto la spinta di urgenti necessità oggettive - e non prima - si erano andati consolidando ed estendendo con provvedimenti "sul tamburo" i poteri degli organi preposti al controllo e all'organi1.zazione unitaria della produzione bellica. li generale Dallolio, con il suo Ministero delle armi e delle munizioni, era diventato deus ex macchina dell 'intera produzione durante la guerra e non prima, e anche allora le resistenze non erano mancate. Certo, cambiare i cavalli in mezzo al guado è operazione rischiosa e con diversi inconvenienti: ma che fare, se non v'è altra soluzione per muovere il carro? Continua così, praticamente per tutta la guerra, la tendenza dei Ministeri militari (contrastata solo da Cavallero) a pianificare la produzione militare di loro competenza in maniera totalmente autonoma, e ad assegnare le relative commesse con il solito, inevitabile scollamento tra commesse e materie prime disponibili, e conseguente, frequente spreco di preziose risorse in manufatti che non possono essere ultimati per mancanza di materie prime, o che comunque non rientrano nelle priorità che scaturiscono da una visione strategica interforze (esempio classico, la corazzata Impero e la portaerei Aquila, mai ultimate). Quando ormai la guerra è perduta, nel febbraio 1943 viene decisa la costituzione del Ministero della produzione bellica (Miproguerra-R.D. 6 febbraio J 943, n. 24 e 12 febbraio 1943, n. 25).3 5 li nuovo Ministero, secondo il Minniti, risponderebbe a due esigenze: alleggerire il Comando Supremo di alcune attribuzioni in materia di produzione bellica che si era assunte personalmente Cavallero, e realizzare finalmente il controllo da parte di un unico Ente della produzione bellica e delle relati-
35
G. M. 1943, pp. 346-349.
158
La logistica dell'esercito - Vol. N
ve commesse. Oltre alle attribuzioni già spettanti al sottosegretariato a norma del già citato R.D. 12 gennaio 1942, n. 464, l'Art. 1 del R.D. 12 febbraio 1943 prevede che rientrino neUe competenze del nuovo Ministero anche quelle relative alla produzione e all'approvvigionamento di materiali bellici fino a quel momento affidate alle Amministrazioni militari di forza armala. Inoltre al nuovo Ministero compete il "coordinamento generale della produzione bellica per quanto concerne i prezzi e la unificazione dei tipi". Di notevole rilievo l'Art. 2 del decreto del 1943, perché introduce il potere di indirizzo e controllo generale sulla produzione bellica da parte del Comando Supremo, del resto già implicito nella legge del 1941 sulle sue attribuzioni: g li Stati Maggiori determinano i fabbisogni delle Forze armate; il Comando Supremo, avvalendos i del comitato superiore tecnico armi e munizioni, coordina e vaglia le richieste di mezzi e materiali bellici e inoltra al Ministero della produzione bellica quelle di sua competenza.
Con i successivi R .D. 8 marzo 1943, n. 21936, 22 marzo 1943, n. 26137 e 22 aprile 1943, n. 32938 sono trasferite al Ministero della produzione bellica le attribuzioni relative alla produzione e agli approvvi gionamenti di taluni materiali, rispellivamente da parte dei Ministeri della guerra, della marina e dell' aeronautica (da notare che nei decreti non si indica - come sarebbe opportuno - alcun termine di tempo, ma si accenna solo a un "graduale trasferimento"). Il Ministero della guerra cede le attribuzioni riguardanti allestimenti e approvvigionamenti di: 1) artiglierie ed armi della fanteria, caricamenti e accessori - strumenti di precisione - buffetterie - carreggio, bardature - finimenti e materiale di mascalcia - proietti - bombe - cartucce bossoli - spoleLLe - cannelli ed artifizi vari - esplosivi di lancio e scoppio caricamento proietti; 2) mezzi e materiali per telecomunicazioni - materiali ed attrezzature per artieri, minatori, mascheratori , pontieri, ferrovieri, teleferisti, fotoelettricisti, fotografi, c inematografisti, idrici, meccanici-elettricisti ed antincendi; - materiali contingentati per costruzioni varie, metalli e legnami ; 3) autoveicoli per trasporto di cose e di persone e da combattimento - bicicle tte - accessori e parti di ricambio.
Limitatamente ai compiti istituzionali relativi ai predetti materiali, le direzioni generali di artiglieria, genio e motorizzazione rispondono al Ministero della produzione bellica e non più al Ministero della guerra. Restano immutate le attribuzioni e competenze delle direzioni superiori del servizio tecnico di artiglieria, del genio e della motorizzazione.
36
/vi, pp. 923-925.
37 l vi, pp. I 009- 101 l. 38
G. U. n. 110 del 12 maggio 1943.
IV - Organizzazione della nazione per la guerra
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Degli studi e delle esperienze sulla adozione di nuovi materiali deve essere data notizia al Ministero della produzione bellica tramite il comitato superiore tecnico delle armi e munizioni, che esprime il suo parere in merito. A sua volta il Ministero della marina cede le competenze relative a: I) artiglierie di qualsiasi calibro, antinave e contraerei, per servizio costiero, basi passeggere, installazioni fisse - armi automatiche per impiego a terra - armi portatili - buffellerie - elmetti - materiale cinefotografico - strumenti per la direzione del tiro antinave e contraereo di impiego a terra, compresi apparecchi ottici di misura, visione e puntamento - munizionamento completo per tutte le anni di terra e di bordo - esplosivi per il munizionamento e per le armi subacquee - impianti antigas a terra, maschere antigas, vestiti protettivi e materiali di bonifica antigas - apparecchi nebbiogeni di impiego a terra; 2) stazioni fotoelettriche, complete di elettrogeneratori, aerofoni e colonnine di puntamento fisse, semifissc, ed autoln1sportatc - mezzi e materiai i del le telecomunicazioni per impiego a terra; 3) siluri, torpedini e mine - compressori per impiego a terra; 4) mezzi e materiali per zappatori, minatori, e servizi antincendi esclusi i natanti materiali di consumo - bandiere - salvagenti - autoveicoli per trasporto di cose e di persone, e da combattimento - biciclette - materiali per ostruzioni aeree e subacquee; 5) accessori e parli di ricambio per i materiali sopra elencati. Sono trasferite altresì al Ministero della produ7.ionc bellica le attribuzioni del Ministero della marina relative al servizio del Genio militare per gli approvvigionamenti di mezzi e materiali contingentati per costruzioni varie, metalli e legnami.
Come nel caso del Ministero della guerra, le direzioni generali competenti, limitatamente ai materiali indicati, rispondono al Ministero della produzione bellica e non più a quello della marina. Restano immutate le competenze degli organi consultivi della R. marina dei quali il Ministero della produzione bellica può avvalersi. Dell'impostazione e dell'andamento di studi ed esperienze per l'adozione di nuovi materiali deve essere data notizia al Ministero della prnduzione bellica tramite il comitato superiore tecnico armi e munizioni, che esprime un parere in merito. Infine, il Ministero dell'aeronautica trasferisce al Ministero della produzione bellica le competenze relative a: a) artiglierie, armi automatiche, strumenti per la direzione del tiro a terra, si luri, molobombe, bombe di aereo, munizionamento per armi di terra e di bordo, esplosivi; b) mezzi e materiali delle comunicazioni per impiego a terra; c) armi portatili, buffellerie, bombe a mano, maschere e mezzi di bonifica antigas, salvagenti; d) automotoveicoli, bicicleue, locomotori, carri ferroviari, cisterne, mezzi e materiali per zappatori; e) accessori e parti di ricambio per le armi e materiali prima indicati; f) demanio aeronautico (mezzi e materiali contingentati pe.r costruzioni varie, metalli e legnami).
Limitatamente ai compiti concernenti i predetti materiali, le direzioni generali del Ministero dell'aeronautica ricevono disposizioni per l'impostazione e lo svolgimento dei programmi e per l'andamento della
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
produzione dal Ministero della produzione bellica, che per i provvedimenti di sua competenza si avvale del parere tecnico del comitato superiore di aeronautica. Dell'impostazione e dell'andamento di studi ed esperienze per l'adozione di nuovj materiali deve essere data notizia al Ministero della produzione bellica, tramite il comitato superiore tecnico delle armi e munizioni che esprime il suo parere in merito. Queste nuove attribuzioni di Miproguerra, unite a quelle già assunte dal Comando Supremo in materia logistica, danno particolare risalto al comitato superiore tecnico delle anni e munizioni istituito con R.D. 7 marzo I 926, n. 408 (vds. Voi. m, capitolo V), che con il R.D. 14 novembre 1941, n. 40839, pur mantenendo le sue funzioni consultive (anche per i Ministeri di forza armata) in merito al coordinamento degli studi e delle esperienze e alla preparazione dei materiali di interesse comune, viene messo alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore Generale, con un presidente nominato dal duce (che quindi non è di diritto, come prima, il più anziano dei membri) e undici membri di cui quattro designati dal Ministero della guerra, quattro da quello della marina, due dal Ministero dell'aeronautica e uno da Fabbriguerra (in precedenza era composto da dodici membri - quattro per ciascun Ministero di forza armata - tutti nominati dai Ministeri stessi). L'Art. 3 del decreto del novembre 1941 modifica, dando maggiori poteri al presidente, il pari articolo del 1926, che prevedeva deliberazioni a maggioranza assoluta. Queste - si precisava nel 1926 - avevano carattere di norma generale e non modificavano le responsabilità tecniche delle singole Amministrazioni. Invece nel nuovo decreto il presidente, sentiti i pareri dei membri, "formula le proposte per la più rapida attuazione dei provvedimenti ritenuti necessari e le sottopone alle decisioni del Capo di Stato Maggiore Generale", limitandosi solo a fare menzione delle proposte diverse dalle sue. Con il successivo decreto del duce 15 gennaio 194240 viene nominato presidente del comitato il generale Ago che - si precisa - è alle dirette dipendenze di Cavallero. In tal modo il Comando Supremo dispone anche di un proprio organo tecnico consultivo interforze, presieduto da un generale dell'esercito ben conosciuto da Cavallero e con ogni probabilità da lui gradito e proposto a Mussolini. Anche per questa via, dunque, risulta confermata l'estensione dei poteri del Comando Supremo nel campo della logistica di produzione. Secondo documenti interni ai quali accenna il Minniti41 , anche se ciò non è previsto dai citati decreti del 6 e 12 febbraio 1943, rimarrebbero di competenza dei tre Ministeri di forza armata l'importazione di materiali e mezzi "per inderogabili esigenze operative" (ciò sembra in contrasto con le attribuzioni di Fabbriguerra e del Ministero degli scambi e valute), mentre il Comando Supremo continuerebbe a coordinare "la
39
G . M. 1942, pp. 189-191. pp. 293-294. F. MinniLi, Aspe/li organizzativi ... (Op. cit), p. 329.
40 lvi.
41
IV - Organizzazione della nazione per la guerra
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produzione di automezzi, munizioni ed equipaggiamento". In tutti i casi, i decreti del 6 e 12 febbraio 1943 riflettono (fatta una rilevante eccezione per i materiali di sanità e commissariato) le proposte del generale Favagrossa nel citato promemoria del 22 marzo 1942, che prevedeva l'accentramento delle competenze nel Fabbriguerra (compreso il trasferimento del personale tecnico-amminsitrativo dei Ministeri rispettivamente addetto) in lutti i sellori nei quali le Ire FF.AA. possano servirsi degli stessi impianti per gli stessi scopi e cioè: armj, munizioni, mezzi motorizzati, mezzi ottici, collegamenti e trasmissioni, logistici (di commissariato, attrezzature sanitarie, calzature, tessili), lasciando ancora alla R. Marina ciò che riflette la costruzione delle navi e il loro allestimento (ad eccezione delle voci succitate); alla Regia aeronautica ciò che riflette gli aeroplani e i loro motori.
Questo provvedimento, che pure nel '15-' 18 e in piena guerra aveva dato buoni risultati, viene giudicato da Favagrossa una jattura: Purtroppo, nonostante l'azione da me svolta per evitare la crisi, aj primi di febbraio 1943, per intervento - secondo quanto mi riferì il capo del Governo - di un consulente tecnico del Comando Supremo, che non nomino, ma che era molto ascoltato, mi fu perentoriamente ordinata la assunzione delle commesse dei Ire Ministeri militari e la conseguente trasformazione del Sottosegretariato in Ministero che fu denominato della "Produzione Bellica". Coerente a quanto avevo proposLO dieci mesi prima, reagii proponendo fosse messo al mio posto il consulente tecnico di cui sopra che aveva sollecitato la trasformazione dell"Ente. Ma Mussolini non volle saperne. Per evita.re, od almeno attenuare, gli incovenienti da me segnalati con promemoria del 22 marzo 1942, ricorsi all'espediente della doppia dipendenza degli organi committenti, rappresentali quasi totalmente dalle direzioni generali dei Ministeri militari. Ciò a dispello delle critiche mosse da c hi non aveva la più pallida idea dei compiti del Fabbriguerra né di quelli che ne sarebbero derivati al Ministero della Produzione BeLHca. Con tale ripiego che, se poteva dar luogo ad inconvenienti di carattere disciplinare, offriva però numerosi vantaggi, fra i qua]j certo quello ili evitare la crisi dj trapasso, lasciavo le direzjoni generali dei Ministeri della Guerra, Marina, Aeronautica ove si trovavano - nei loro locali. coi loro mobili e telefoni e personale- facendoli dipendere, per ciò che rifletteva le commesse, dal nuovo Ministero della Produzione Bellica (Miproguerra). Si noti che per me lutto si basava sui direttori generali e questi, salvo pochi dell'Aeronautica, li conoscevo molto bene, perchè con essi trattavo l'assegnazione delle materie prime. Mi è d'uopo chiarire che le direzioni generali di tali Ministeri non si occupavano soltanto deUe commesse belliche, bensl erano loro affidati altri importanti incarichi interessanti la conservazione, amministrazione e distribuzione dei materiali ai reparti e servizi. Se avessi preteso di creare per le sole commesse nuovi organi, gravi problemi avrei dovuto affrontare fra i quali, più importante, quello del personale, in modo particolare del direttore generale. Inoltre, i nuovi enti, quando sarebbero stati pronti a funziona.re? Aggiungo che al Ministero della Guerra le direzioni generali funzionavano come organi di guerra e cioè da direzioni dell'Intendenza generale. D'altra parte, siccome la fine della guerra - fin da allora decisamente perduta - mi sembrava vicina, ritenni la soluzione favorevole se non ideale.42
I "temperamenù" adottati dal Favagru:ssa sono tali <la svuotare il <le-
42 C .
Favagrossa, Op. cit., pp. 39-40.
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La logistica dell'esercito - Voi. N
creto del febbraio 1943 di molti dei suoi contenuti, e possono essere spi~ gati - ma non giustificati - solo con il fatto che la guerra era ormai perduta e perciò qualsiasi innovazione migliorativa era destinata a rimanere senza effetto. Si osserva solo che, poichè le direzioni generali si articolano in sezioni, esse avrebbero poluto sdoppiarsi, passando alle dipendenze del nuovo Ministero e trasferendo di sede solo le sezioni o uffici addetti alla produzione bellica di competenza di quest'ultimo. I trasferimenti comportano dei problemi: ma era più facile trasferire alcuni uffici da un luogo all'altro di Roma e nominare alcuni direttori generali, oppure trasferire - come si faceva allora giornalmente - personale e materiali attraverso il Mediterraneo? Va comunque riconosciuto che le obiezioni di Favagrossa a questo decrelo come al progeno di fine 1941 di unificare le commesse, fanno trasparire indirettamente due esigenze collaterali che il decreto di costituzione del Ministero della produzione bellica non tiene ben presenti: a) ristrutturare contestualmente alla costituzione del Ministero della produzione bellica le direzioni generali dei singoli Ministeri di forza armata, per la parte che riguarda l'approvvigionamento e la produzione di materiale hcllico; b) organizzare e omogeneizzare su nuove basi, con ottica interforze, i vari organismi di forza armata addetti allo studio, progettazione, speri mcntazi one e collaudo dei nuovi materiali, per i quali era necessaria anche un'azione propulsiva e di controllo del Ministero della produzione bellica. Questo, per evitare che su un piano più ampio si ripetessero gli inconvenienti lamentati per i materiali dell'esercito dal generale Caracciolo di Feroleto (vds. Voi. lll, capitolo VIII). Va infine sottolineato che le competenze attribuite dal decreto del 22 marzo 1942 al Ministero deUa produzione bellica non prevedono l'unificazione a livello interforze delle branche materiali di sanità e commissariato pur proposta da Favagrossa, e per l'aeronautica e la marina riguardano solo armamento ed equipaggiamento individuale, impianti a terra, armi e munizioni. Ma ciò che più importa, la scelta delle caratteristiche dei sistemi d'arma principali, le priorità ad essi relative, la programmazione della produzione di ognuno, rimangono ancora estranei alle prerogative del nuovo Ministero. Di conseguenza il decreto del 22 marzo, pur rappresentando un notevole miglioramento in direzione dell'auspicato e mai raggiunto controllo unitario della produzione bellica, ha tre severi limiti. Il primo è di essere assai tardivo e di essere emanato quando la guerra è perduta e gli inconvenienti che esso doveva eliminare hanno ormai causato tutto il danno possibile. Il secondo di consentire un controllo solo parziale della produzione bellica propriamente detta, prevedendo la rinuncia da parte dei Ministeri dell'aeronautica e della marina a settori tutto sommato secondari e suscettibili di unificazione con quelli dell'esercito, e il manlenimento da parte di ciascun Ministero dell'autonomia in merito ai sistemi d ' arma principali e a settori dove l' unificazione e le sinergie erano non solo possibili ma indispensabili (come la sanità, il commissariato, i mezzi di collegamento di bordo). In que-
IV - Organizzazione della nazione per la guerra
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sti settori l'unico organo che poteva intervenire direttamente nei riguardi dei Ministeri stessi - o meglio, degli Stati Maggiori di forza armata - per imporre scelte in armonia con la strategia interforze era il Comando Supremo. In terzo luogo, infine, l'esecuzione del decreto rimane affidata a un alto dirigente che non ci crede, ed è detto tutto. A fronte di questi poteri ancora limitati e di questi organismi direttivi che continuano a privilegiare largamente la piena dipendenza originaria dai rispettivi Ministeri, lasciano perplessi le motivazioni che nel dicembre 1943, dopo l'armistizio, accompagnano la soppressione di Miproguerra. Una commissione nominata dal Governo Badoglio esprime un parere tutto sommato assai poco originale, che sfiora la banalità e non tiene alcun conto delle contingenze ed esigenze eccezionali del periodo di guerra, né delle funzioni di coordinamento e controllo della produzione, che bene o male Fabbriguerra e Miproguerra avevano svolto o tentato di svolgere: i compiti assegnati al Ministero erano, nella generalità dei casi, compitj sottrattj alle competenze di altri minjsteri e prevalentemente a quello dell'Industria, salvo il coordinamento che era stato assunto da un ministero la cuj responsabilità politica era evidentemente di un gradu inft:rion: a 4ut:llo di ogui s iugolo ministero della PPAA e di quello dell'Industria. Inoltre l'esperienza della guerra ha dimostrato che Miproguerra, avendo una funzione costituita prevalentemente dall'assorbimento di attribuzioni di altri ministreri, aveva finito con l' assumere la figura di un organo intermedio che ritardava invece dj accellt:rn.n:, la produzione.43
Questo epitaffio, che tra l'altro mette ingloriosa fine alle speranze di Favagrossa di un ruolo importante di Miproguerra (e quindi suo personale) nella ricostruzione post-bellica, rende le motivazioni della soppressione del tutto anologhe a quelle che, nell'estate del 1918, portano alla soppressione del Ministero di Dallolio: a quasi trent'anni di distanza quindi, si ritorna al punto di partenza e sembrano prevalere questioni di mero potere. Nel fondamentale settore dei combustibili, ai sensi del R.D. 18 agosto 1940, n. 140844 per la legna e il carbone vegetale è competente il Ministero dell'agricoltura, che avvalendosi di una commissione consultiva e della milizia forestale, esercita tutte le attività necessarie in questo settore: definizione delle esigenze di approvvigionamenti civili e militari e ripartizione dei relativi oneri tra le zone teritoriali della Milizia Forestale, organizzazione delle lavorazioni ed esenzione dal servizio militare degli operai specializzati, requisizioni, consegna agli scali ferroviari e/o ai posti d.i carico sulle più vicine rotabili del legname (da opera o da ardere), la cui distribuzione alle popolazioni civili e/o alle industrie è di competenza del Ministero delle corporazioni. Il carbone (in massima parte di produzione estera) viene ripartito tra
41 44
Cit. in F. Minnili, Aspclli nrganiz::.ativi ... (cit.), p. 331. G . M . 1940, pp. 2725-2730.
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
le esigenze della produzione militare e civile a cura del Ministero delle corporazioni, che assegna i quantitativi necessari per !'industrie di interesse militare a Fabbriguerra, riservandosi le assegnazioni alle industrie civili. Fabbriguerra poi pensa a ripartire il carbone ricevuto (per le industrie ausiliarie e gli stabilimenti militari) e i derivati, cioè il coke metallurgico (per le industrie, ausiliarie e non, e gli stabilimenti militari) e il minuto di coke (solo per le industrie ausiliarie). Competono invece al Ministero delle corporazioni le assegnazioni di: carbone estero (solo per le industrie ausiliarie); carbone nazionale e coke da gas (per tutte le industrie, ausiliarie e non, e gli stabilimenti militari); minuto di coke (per le industrie non ausiliarie).45 Fabbriguerra non ha invece alcuna ingerenza, all'inizio della guerra, nel rifornimento dei combustibili liquidi, per i quali è competente il Ministero delle corporazioni, il cui ufficio speciale dei combustibili liquidi, istituito nel 1936 (vds. Vol. lll, capitolo VTT) con R.D. 30 gennaio 1941, n. 271, diventa ufficio combustibili liquidi, senza mutare la sua dipendenza. Ancora e sempre in maniera diversa da quanto avviene nella prima guerra mondiale, questo assetto di fatto sancisce nel settore dei combustibili una pronunciata dipendenza di Fahhriguerra da altri Ministeri, che inevitabilmente sono portati a privilegiare le esigenze proprie e non quelle della produzione militare. Anche per questo, come si è già visto, sia Scuero che Cavallero erano favorevoli alla costituzione di un Ente o alla nomina di un dittatore militare alle direlle dipendenze del Comando Supremo, in grado di assicurare anche la distribuzione dei combustibili solidi e liquidi, ovviamente con precedenza alle esigenze militari.46 Ma, insieme a quello del "dittatore economico", fallisce anche questo progetto, e Favagrossa già il 30 novembre 1940 aveva protestato senza risultato con Mussolini per i criteri di ripartizione del carbone adottati dai Ministeri delle corporazioni e delle comunicazioni. Un anno dopo, nell'ottobre 1941, la situazione è sempre la stessa, e anzi si aggrava perchè il Ministero delle corporazioni, in accordo con quello dell' agricoltura, riserva interamente alla popolazione civile la legna da ardere fin oltre l'inverno 1941- 1942, senza interpellare Favagrossa e senza tener conto che una parte delle industrie, data la scarsità di carbone, aveva riconvertito gli impianti per il funzionamento a legna e carbone vegetale. Favagrossa indirizza a Mussolini un nuovo programma di protesta, dove propone di riesaminare d'urgenza anche il promemoria della distribuzione del carbone estero, "amministrato i11ogicamente" dal Ministero delle corporazioni47 . CavaJlero annota nel suo diario in data 12 dicembre 1941: "duce approva proposta circa disciplina distribuzione carboni"48, ma non risulta che la situazione muti, almeno
A. Padoan, Op. cit, pp. 226-228. U. Cavallero, Op. cit. , pp. 183; 315-316. 47 C . Favagrossa, Op. cit., pp. 160-161. 48 U. Cavallero, Op. cit., p. 277.
4S
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TV - Organiz.za1.ione della na1.ione per la guerra
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per il carbone estero: miglioramenti invece si ottengono per i carburanti liquidi e per la legna e il carbone vegetale. ln relazione all'importanza militare del settore dei carburanti liquidi, con R.D. 7 settembre 1942, n. 975 49 è istituito un commissariato generale per i combustibili Liquidi, carburanti e lubrificanti (Cogercarburanti), alle dirette dipedenze del Comando Supremo e retto da un ufficiale generale o ammiraglio di una delle tre forze armate. 11 nuovo Ente assorbe le funzioni dell'ufficio combustibili liquidi del Ministero delle corporazioni, che però non viene sciolto ma passa alle sue dipendenze come organo esecutivo; inoltre accentra tulle le attribuzioni in materia di combustibili liquidi, carburanti e lubrificanti che erano prima assegnati ad altri organi dello Stato. Gli stessi Prefetti nell ' esercizio delle competenze in materia loro attribuite dal R. D. - legge 22 maggio 1942, n. 772 osservano le disposizioni e le diretti ve del commissario generale, che esercita inoltre il controllo su tutte le aziende la cui attività abbia oggetto il commercio dei combustibili liquidi, dei carburanti e lubrificanti. Per l'esecuzione dei provvedimenti e delle esenzioni, il commissario generale si avvale dell' AGIP (Azienda Generale Jtaliana Petroli) e all'occasione anche di alu-e Aziende sottoposte al suo controllo50. L'incarico di commissario è assegnato ad personam al generale Favagrossa, cioè allo stesso Ministro per la produzione bellica, anche se il nuovo Ente mantiene sede e organi distinti. Il Minniti ricostruisce i retroscena che portano alla costituzione di Cogecarburanti e alla nomina del generale Favagrossa a dirigerlo, derivanti essenzialmente dalla necessità di creare un centro unico di controllo e gestione in grado di ripartire i prodotti petroliferi tra le esigenze militari e civili e di rappresentare un interlocutore unico per la Germania (che, data l'esiguità della produzione nazionale, fornisce la maggior parte del carburante). Cavallero avrebbe preferito che la competenza rimanesse al Comando Supremo, in accordo con il Ministero delle corporazioni. Sembra che i tedeschi - principali fornitori - preferissero Favagrossa, e comunque Mussolini risolve a favore di Favagrossa l ' alternativa alla fine proposta dai tedeschi: "o Favagrossa o Comando Supremo" 51. Il problema è sul tappeto fin dal gennaio 1942: Cavallero annota nel suo diario (14 gennaio 1942) che il sottosegretario Scuero "ravvisa la necessità di un ente militare dipendente dal Comando Supremo che curi la distribuzione del carbone, gomma e altre materie prime fondamentaJi"52, il che fa ritenere che Cavallero e Scuero pensino a un organo non limitato ai soli combustibili e ai soli combustibili liquidi.
49
G. M. 1942, pp. 2400-2403.
so L' AGIP si aggiudica anche la fornitura di carburanti per l'esercito per il periodo I luglio 1940 · 30 giugno 1941 (Cfr. Circ. n. 243 in data 26 marzo 1941 - G: M: 1941,
pp.741-758). s, I'. Minniti, Aspetti organizzativi ... (Cit.), pp. 331-333. 52 U. Cavallero, Op. cit., pp. 315-315.
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La logis tica dell'esercito - Voi. IV
Le competenze relative alla di stribuzione e ripartizione della legna e del carbone vegetale trovano una nuova soluz ione con il R .D. - legge 18 agosto 1941, n. 88253, che attribuisce direllamente alla milizia forestale (e non più al Ministero delle corporazioni, come prevedeva il citalo decreto del 18 agosto 1940) anche i compiti di assegnare la legna e il carbone vegetale agli ute nti, sentito il parere di una commissione consultiva interministeriale che - div ersamente da quanto previsto dal decreto del 18 agosto 1940 - ha come compito primario quello di esprimere un parere sui piani di distribuzione generale e di assegnazione alle forze armate, alla popolazione civile e alle industrie. Per gli impieghi civili, le assegnazioni sono ripartite tra le province dal Comando Centrale della milizia forestale, e successivamente distribuite dai consorzi agrari su direttive del prefetto. Pe r le forze armate, le assegnazioni sono disposte dal Comando Centrale di intesa con i Comandi militari. Infine, per gli usi industriali (non si fanno distinzioni di sorta per gli stabilimenti militari o ausiliari), le assegnazioni sono disposte dal Comando, sempre sentita la commissione consultiva, " in favore di un' unica organizzazione da costituirsi, non oltre il 30 settembre 1942, di concerto tra le Amministrazioni dello Stato interessate" . In sostanza questo nuovo decreto non conferisce la dovuta priorità alle esigenze militari e cerca solo di coordinare meglio la distribuzione, affidandone la responsabilità alla milizia forestale (che costituisce presso il proprio Comando centrale un Ispettorato Servizio legnami) ed eliminando le competenze in merito del Ministero delle corporazioni, mentre anche quelle del Ministero dell'agricoltura sono attenuate a favore dell'autonomo potere decisionale del Comando Centrale della milizia forestale, unico responsabile per lullo quanto concerne la branca. U quadro delle attribuzioni e dei limiti operativi del nuovo Ministero della produzione bellica e di Favagrossa va completato con quelle assegnate al Ministero per gli scambi e valute (costituito a fine 1937), per il quale il R.D. 3 maggio 1943, n. 33854 conferma ed e stende le attribuzioni relative a tutti i rapporti economici, conune rciali e finanziari con l ' estero[ ... ] la trattazione di ordine tecnico delle convenzioni e degli accordi internazionali, che abbiano per oggetto scambi o servizi, ovvero pagamenti e movimenti di capitale tra l'Italia e gli altri Stati [ ...] la disciplina delle importazioni cd esportazioni, anche se interessanti le Amministrazioni del lo Stato.
Non sono previste deroghe per esigenze di carattere eccezionale: qualsiasi acquisto o movimento di materiale militare con l' estero è soggetto ad autorizzazione del Ministero degli scambi e valute. Le esigenze di difesa passiva contro i massicci bombardamenti ter-
5J
.54
G . M. 1942, pp. 20:58- 206:5 . G. M . 1943. pp. 1090- 1093.
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roristici di stile douhetiano dell'aviazione anglo-americana, particolarmente frequenti a partire dal 1942, impongono di adottare particolari provvedimenti che fanno, in pratica, del Ministero dell'interno un quarto Ministero militare. Con R.D. 25 gennaio 1943, n. 4 55 , è istituita presso il Ministero dell' interno, per la durata della guerra e fino a sei mesi dopo la sua cessazione, un'Intendenza generale per i servizi di guerra, retta da un prefetto scelto tra quelli a disposizione, che deve (Art. 2) provvedere all'organizzazione e coordinare tutti i servizi destinati a prevenire e ad affrontare le conseguenze delle offese sulla vita della Nazione in guerra. L 'Intendenza provvede altresì alla fornitura ed all'apprestamento di ogni mezzo occorrente per assicurare il regolare funzionamento di tolti i servizi civili di guerra dipendenti dal Ministero delJ' interno.
I servizi dell'Intendenza sono equiparati a tutti gli effetti ai Servizi mobilitati delle unità operanti, e pertanto godono del diritto di precedenza assoluta nelle assegnazioni. L'Intendente può richiedere al Comando Supremo la mobilitazione o il comando di militari e alle Amministrazioni dello Stato e il distacco di funzionari , oltre che i servizi tecnici per far fronte a contingenze eccezionali u per il normale :svolgimento delel attività dell'Intendenza. Ha anche facoltà di procedere con le stesse modalità in uso per le requisizioni militari e per la mobilitazione degli stabilimenti ausiliari - alla requisizione di beni e alla mobilitazione di imprese, servizi e personale tecnico civile. Forse perchè con queste attribuzioni il Ministero degli interni assorbe in misura eccessiva competenze e poteri di altre Amministrazioni, il decreto del 25 gennaio è abrogato e sostituito con il R.D. - legge 9 giugno 1943, n. 58856, che non prevede più un' Intendenza generale. Per le forniture e gli apprestamenti necessari ad assicurare il funzionamento dei servizi di guerra e allo scopo di fronteggiare le conseguenze dell'offesa nemica sulla vita civile della Nazione in guerra, il nuovo decreto introduce l'equiparazione del Ministero dell'interno alle Amministrazioni militari anche per quanto riguarda i trasporti. I "servizi di guerra" affidati al predetto Ministero sono quelli attribuiti: a) alla direzione generale della protezione antiaerea, all'UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) e alla CRI (limitatamente all'attività nel campo della protezione antiaerea); b) alla direzione generale per i servizi di guerra; c) alla direzione generale per i servizi antincendi e ai Vigili del Fuoco (limitatamente all'attività da essi svolta attinente allo stato di guerra); d) alla direzione generale di P.S. (limitatamente all' attività che abbia attinenza con lo stato di guerra).
55
lvi, pp. 307-309. pp. 1544- 1548.
56 lvi,
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
I poteri che il decreto attribuisce al Ministero dell'interno in materia di requisizioni e mobilitazione sono più circoscritti: le requisizioni devono essere effettuate d'intesa con il Ministero delle corporazioni solo in casi urgenti e quando occorre a<;sicurare la protezione e l'assistenza delle popolazioni civili nelle località soggette all'offesa nemica. Il Ministero dell'interno ha facoltà di procedere alla mobilitazione solo di singole persone (non più di imprese o servizi), e inoltre può chiedere l'unpiego per i suoi organi centrali di militari in servizio e in congedo, il comando di funzionari di altre Amministrazioni o Enti pubblici, l'assegnazione di uffici e servizi tecnici civili, esclusi quelli statali. Un altro provvedimento di rilievo per l'approvvigionamento delle materie prime e combustibili è la costituzione dell'Ente Nazionale Metano (E.N .Met.), Ente autonomo posto sotto la sorveglianza dei Ministeri delle corporazioni e delle finanze (legge 2 ottobre 1940, n. 1501 57 . L'Ente svolge direttamente, o promuove e coordina, tutte le attività volte a incrementare un economico impiego del metano: pianificazione e coordinamento delle merci, sviluppo e coordinamento della produzione, disciplina e controllo della vendita e distribuzione, interventi per la più redditizia utilizzazione del metano naturale, industriale e biologico, formazione e utilizzazione delle maestranze specializzate, studi ed esperienze per migliorare e perfezionare i mezzi e metodi di ricerca. di coltivazione, produzione, distribuzione e utilizzazione. Per assicurare il coordinamento tra le Amministrazioni statali interessate e l'Ente Nazionale Metano, con decreto del Capo del Governo del 21 novembre 1940 è istituito presso il Ministero delle comunicazioni un comitato consultivo, del quale fa parte anche un rappresentante di Fabbriguerra. 58 Con R.D. - legge 4 mar.lo 1943, n. 6259 viene infine riordinato il consiglio nazionale delle ricerche, che stranamente attenua - e non incrementa - le attribuzioni che interessano in maniera più diretta l'ambito militare. Anche se è amministrato da un direttorio del quale fanno parte anche i rappresentanti dei tre Ministeri militari e del Ministero della produzione bellica, non si accenna più, tra i suoi compiti, a quello di indirizzare la ricerca scientifica con particolare riguardo ai problemi che interessano l'autonomia economica e la difesa della nazione. Il suo parere non è più obbligatorio per gli atti e i regolamenti concernenti l'attività produttiva, e non sono più di sua competenza i-rilevamenti tecnici sulla produzione industriale. In sintesi: il consiglio si occupa di problemi militari solo su specifica richiesta delle Amministrazioni interessate.
G. M. 1940, pp. 3104- 3110. ~KG. M .• p. 3298. 59 G. M. 1943, pp. 459-481. 57
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5. Cenni sulla normativa secondaria: gli interventi sui prodotti agricoli e sui consumi 60 Parecchi provvedimenti adottati dal 1940 al 1943 per le spese straordinarie, il controllo e la revisione prezzi delle forniture militari, l 'inasprimento di taluni cespiti d'entrata, l'utilizzazione a fini militari dei brevetti, l'assistenza alle famiglie bisognose del personale alle armi, le imposte straordinarie per gli utili di guerra, le sospensioni o proroghe nei procedimenti penali e civili ecc., hanno molte analogie con quelli già adottati nella prima guerra mondiale, e su di essi non ci soffermiamo. I settori che presentano maggiori caratteri di novità sono tre: la disciplina degli approvvigionamenti e della produzione agricola, la disciplina dei consumi dei prodotti industriali e le misure per la difesa delle infrastrutture industriali contro l 'offesa aerea. li settore agricolo è quello più facilmente controllabile e più rigido nelle sue strutture produttive, e al tempo stesso assume grande rilievo sociale e poHtico per i suoi diretti riflessi sull'alimentazione della popolazione civile e delle forze armate. Esso è perciò sottoposto fin dall'inizio della guerra a severe e rigide misure dirigistiche che non trovano riscontro in campo industriale e hanno lo scopo di sottrarre, in pratica, l ' intera produzione al libero mercato, imponendo al produttore il conferimento totalitario dei prodotti agli ammassi e un regime di prezzi controllati e politici 61 . Questa politica trova la sua legittimazione nel blocco generalizzato dei prezzi delle merci e dei servizi, delle costruzioni edilizie, degli impianti industriali delle pigioni e dei salari, disposto con il citato R.D. - legge 19 giugno 1940, n. 953 62 . Fino a tutto il 1940 rimane in vigore il R.D. 18 dicembre 1939, n. 2222 (vds. Vol. III, capitolo Vlll), basato sulla suddivisione delle competenze in materia di alimentazione tra il Ministero dell'agricoltura e foreste (che sovraintende alla produzione e agli approvvigionamenti) e il Mini stero delle corporazioni (che sovraintende alla distribuzione e all'attività degli stabilimenti alimentari per mezzo di una direzione generale dei consumi istituita con legge 1 settembre 1940, n. 1367). Nel corso delle stesso anno 1940 il razionamento, prima limitato ad alcuni generi essenziali come il caffè e lo zucchero, si estende ai generi principali, cioè agli olii e grassi (J ottobre), alla pasta alimentare e al riso
60 Cfr. anche (fino al 15 sett. 41) G. Padoan, Op. cit, pp. 245-385. 6 1 Sulle misure dirigistiche adottate in materia di produzione agricola e prodotti aUmcntari Cfr., in particolare: R . Selvatico. Problemi alimentari e politica annonaria, "Rivista di Commissariato" n. 3, 4 e 5/1941 e n. 4/1942; G. La Rosa, Il comitato interministeriale di coordinamento per gli approvvigionamenti, le distribuzioni e i prezzi. " Rivista di Commissariato·· n. 2/1942; G. La Rosa, L'alimentazione del Paese e delle forze ar· mate in guerra, " Rivista di Commissariato" n. 3/194 1; C. Raimondo, Art. cii., "Rivista di Commissariato" n. I/ 1941 ; V. Crea, Economia zootecnica di guerra, "Rivista di Commissariato·· n. 6/1940. 62 G. M. 1940, pp. 2028-2032.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
e farina. Altre misure di razionamento riguardano la limitazione dei giorni di vendita di alcuni prodotti (carni, salumi) e il vincolo delle disponibilità di altri (caffè, lana) per i bisogni delle forze armate, sotto il controllo del Ministero delle corporaz ioni. Con D.M . 12 settembre 1940 è disciplinato iJ rilascio deJle tessere annonarie individuali, rilasciate dall' ufficio annonario del Comune di residenza del cittadino e valide per tre mesi. Le tessere possono essere riferite ciascuna a generi diversi, quindi possono essere più di una per ciascun individuo. Speciali limitazioni entrano in vigore anche per i ristoranti (non più di gr 75 di pane e gr 100 di carne cotta, somministrazione di taluni generi solo in giorni determinati, ecc.). Con il fondamentale R.D. - legge 27 dicembre 1940, n. 17166 3 si pone rimedio ai già lamentati incovenie nti derivanti (vds. Voi. ili, capitolo VIII) dalla ripartizione delle attibuzioni relative all ' alimentazione tra due diversi Ministeri. La relazione introduttiva infatti afferma: la necessità di procedere celermente·e con rigorosa unità d ' indiri7.7.o alla disciplina degli appro vvig io namenLi, della dislribuz io ne e deJ razionamento dei consumi ha consig liato una fondamentale modifica7ione de i crite ri che informarono il R. decreto-legge I li dicembre 1939, n. 2222, raccogliendo in unica Amministrazione, quella dell 'Agricoltura e delle Fo reste, tanto l'accerta mento e la raccolta quanto la distribu.tione e il razio name nto delle risorse alime nta ri. Lo schema di decreto-legge, che s i propone, risponde appunto a questa esigenza di concentra mento de i serviz i statali nel campo de ll' a limentazione, ed è informato aJ duplice concello: di attribuire aJ Ministero dell'agricoltura tutti i poteri ncces.sari e di assicurarne l'esercizio, mediante un'adeguata organizzazione , al centro e in periferia.
Il nuovo decreto abroga e sostituisce quello del 18 dicembre 1939 e in sostanza attribuisce al Ministero de ll ' agricoltura tutti i compiti in materia di alimentazione: dispone ce ns ime nti e denunce obbligatorie, provvede agli acquisti, incette e requisi zioni dei generi alimentari e sistenti sul teritorio nazionale e li acquista all'estero previa autorizzazione de l Ministero degli scambi e valute (che per l' e spo rtazione procede d ' intesa con il Ministero de ll ' agricoltura), a ssegna in via prioritaria alle forze armate i quantitativi nece ssari, de termina il fabbisogno di c iascuna provincia e assegna e distribuisce i generi, vig ila e controlla le aziende e stabilimenti, ripartisce tra questi ultimi i generi da conservare, trasformare e distribuire , stabilisce i prezzi de i generi alimentari e determina le norme per disciplinare e razio nare i consumi e reprimere le speculazioni, procede alla costituzione di associaz ioni di produttori, commercianti e industriali. Per la trasformazione e conservazione delle derrate, il Ministero dell ' agricoltura può utilizzare anche coattivame nte gli impianti e stabilimenti necessari. Può inoltre requisire, a mezzo dei Prefetti, qualsiasi mnezz o di trasporto di proprietà privata. Nelle assegnazioni dei combustibili, una volta soddisfatte le esigenze delle forze armate è data di
63
G . M . 1941. pp. 246-254.
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regola la precedenza alle richieste dagli uffici centrali e periferici dell'alimentazione. Al centro le varie funzioni sono disimpegante dalla direzione generale dell'alimentazione del Ministero; nei capoluoghi di provincia, dalle già esistenti sezioni dell'alimentazione presso il consiglio provinciale delle corporazioni, riorganizzate e messe alle dipendenze di un direttore nominato dal Ministero dell'agricollura, che prende gli ordini dal Prefetto a cui lo stesso Ministero impartisce le opportune disposizioni. Il Prefetto è coadiuvato da un comitato speciale composto da cinque membri (del quale il direttore della sezione funge da segretario). Il comitato sostituisce il consiglio direttivo previsto dal decreto del 1939, che era composto da diciasselle membri. li Ministero dell'agricoltura può anche avvalersi di altri organismi sindacali e corporativi, e del consiglio nazionale delle ricerche. A livello locale il Podestà, e con esso l'ufficio annonario comunale, conservano le importanti attribuzioni che erano loro assegnate in materia di alimentazione dal decreto del dicembre 1939. La distribuzione dei prodotti avviene tramite l'UDOGA e l'UCEFAP (vds. Voi. lii, capitolo V lll), alle quali si aggiungono le varie associazioni di produttori, industriali e commercianti e in primi:. le Federazioni provinciali dei consorzi agrari e il connesso sistema degli ammassi, che assume forme sempre più totalitarie e dopo l'entrata in g uerra è esteso anche all'avena (legge 12 luglio 1940, n. 1171). Anche per il bestiame si adottano forme d'intervento gradualmente più severe, che in pratica eliminano completamente il libero mercato e sottopongono l'intera produzione al controllo dello Stato (tramite le sezioni zootecnia delle federazioni provinciali dei consorzi agrari). Per il bestiame, il decreto 22 giugno 1940 del Ministero dell'agricoltura obbliga ciscun detentore di bestiame bovino a tenere vincolata fino al 30 giugno 1941 una quota del 30% del peso vivo del bestiame posseduto, contenendo il bestiame entro i limiti di tale quota ai raduni organizzati dalla sezione zootecnia della Federconsorzi, che applica prezzi prefissati (cioè, in pratica, d'imperio) e ripartisce la carne viva tra le esigenze delle forze armate, dell'industria e della popolazione civile. Con successive disposizioni del 19 settembre 1940, emanate dal Ministero dell'agricoltura in attesa di apposita legge, i mercati pubblici sono "temporaneamente" chiusi e si fa obbligo ai produttori di conferire la totalità del bestiame da macello (e non solamente il 30%) ai raduni, sempre organizzati del settore zootecnia che poi provvede all'assegnazione alle forze armate e/o alla vendita alle S.A.M.A. (Società Anonima Macellai Affini) per il consumo civile, e ai C.I.C.A. (Consorzi Industriali Carni Affini) per le necessità dell'industria. Naturalmente, come già nella prima guerra mondiale le misure di controllo e disciplina ai fini militari si estendono anche alla raccolta e al commercio della lana usala e degli stracci di lana (D.M. 8 marzo 1941) e all'utilizzazione delle pelli (legge 13 giugno 1940, n. 826; D.M. 31 maggio 1941 ; D.M. 27 agosto 1941). Analoghi provvedimenti di controllo e vendita forzosa sono adottati per i mangimi, i foraggi e la paglia (D.M. 12 luglio 1940 e 30 maggio
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La logistica dell'esercito - Voi. N
1941; circolare n. 11320 in data 28 luglio e altre seguenti del Ministero della guerrà). I produttori sono tenuti a fare denuncia delle disponibilità di prodotto per la vendita e a tenere i quantitativi a disposizione dei competenti organi del Ministero dell'agricoltura, che ne dispone in tutto o in parte la precettazione per le esigenze delle forze armate a prezzo d'imperio. Le direzioni di commissariato comunicano entro il 5 di ogni mese al Ministero della guerra il fabbisogno di foraggi per il mese successivo. Il Ministero della guerra riepiloga le richieste e le invia alla direzione del Ministero dell'agricoltura, che dà subito le necessarie istruzioni al settorre della zootecnia; quest'ultima indica alle direzioni di commissariato le località dove sono disponibili i foraggi. In casi di urgenza, le direzioni di commissariato inviano le richieste direttamente alla direzione generale dell'alimentazione e per conoscenza al Ministero. I collaudi sono effettuati dalle commissioni militari di massima presso le stazioni di carico, con la collaborazione dei rappresentanti delle sezioni provinciali della zootecnia. Nella disciplina della distribuzione e dei consumi dei prodotti industriali, definita (contestualmente a quella già esaminata dei prodotti agricoli) con il R.D. - legge 27 dicembre 1940 n. 172864 , il Ministero delle corporazioni ha attribuzioni analoghe a quell e del Ministero dell'agricoltura: in tal modo ciascuno dei due Ministeri svolge la sua attività in un settore ben delimitato. A mente dcll' Art. I del predetto decreto, il Ministero delle corporazioni per regolare ed assicurare i rifornimenti delle forze annate e della popolazione civile in periodo di guerra provvede a disciplinare la distribuzione e i consumi dei prodotti industriali non alimentari, sia di produzione nazionale che importati. A tale scopo può adottare tutti i provvedjmenti necessari dj censimento, di acquisto e di requisizione dei prodotti industriali su menzionati esistenti nel territorio nazionale; il M;nistero stesso provvede a regolare la ripartizione o assegnazione delle materie prime agli stabilimenti industriali e a disciplinare la distribuzione dei prodotti finiti secondo le esigenze delle Forze Armate e della popolazione civi le. adottando i provvcrumenti opportuni pe r controllare l'attività delle aziende industriali e commerciali. li Ministero delle corporazioni emana altrcsl nonne per disciplinare mediante razionamento i consumi da parte della popolazione civile di quei prodotti industriali non alimentari per i quali si ravvisi necessario provvedere alla distribuzione razionala.
Per i provvedimenti da adottare in settori che incidono sulle competenze di Fabbriguerra, o - come avviene per gli ammassi - su quelle del Ministero dell' agricoltura e di quello delle finanze, il Ministero delle corporazioni agisce in accordo o su proposta dei Ministeri interessati. In virtù dei poteri che il decreto gli conferisce, anche il Ministero delle corporazioni ricorre a forme di controllo e di tesseramento per il settore dei tessuti e dei generi di abbigliamento (D.M. 29 settembre
64 G. M. 1940, pp. 255-258.
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1941 e supplemento alla G.U. n. 257 del 30 ottobre 1941). Ai commercianti è fatto obbligo di impiantare un regislro di carico e scarico, e per i singoli cittadini sono previsti anche in queslo caso tipi di "carta" individuale che tengono conto dell'età e del sesso. I compiti prima indicati sono svolti dalla direzione generale dei consumi istituita presso il !vjinistero nel settembre 1940, che modifica la sua denominazione in direzione generale dei consumi industriali e si avvale di altri uffici centrali e periferici, dei consigli provinciali delle corporazioni, delle organizzazioni sindacali e cooperalivc e di altri organismi costituiti o da costituire a cura di quest'ultime. Contestualmente ai due decreti del 27 dicembre 1940 per l'agricoltura e l'industria, sono emanate le Norme penali riguardanti la produzione e la distribuzione di merci di comune o largo consumo (R.D. legge 27 dicembre 1940, n. 1715)65. Benchè la relazione inlrodultiva, citando talune statistiche, affermi che "l'estensione del fenomeno della criminalità in questa materia non ha assunto alcun carattere allarmante", il decreto triplica le pene previste in precedenza per i reati di accaparramento e di sottrazione di merci e derrate e per tutti i reati conccrncnli la pru<luziunc, il commercio, il censimento, la precettazione, la requisizione, l'ammasso e la distribuzione di merci di comune e di largo consumo. inoltre arriva a prevedere la pena di morte inflitta dal Tribunale Speciale per la difesa dello Slato, per "chiunque, distruggendo materie prime o prodolli agricoli o industriali, ovvero mezzi di produzione, cagiona grave nocumento alla economia nazionale o fa venir meno rilevante merci di comune o largo consumo". Il necessario coordinamento tra l'operato del Minislero dell'agricoltura (prodotti industriali non alimentari) e del Minislero degli scambi e valute (importazioni ed esportazioni) viene assicuralo con la costituzione (R.D.-legge 24 gennaio 1942, n. 2) di un comitato interindustriale di coordinamento per l'approvvigionamento, la distribuzione e i prezzi dei prodotti industriali, agricoli e dei servizi, presieduto dallo stesso Capo del Governo e composto dai Ministri della giustizia, finanze, comunicazioni, corporazioni, agricoltura, scambi e valute, dai sottosegretari agli interni e alle fabbricazioni di guerra e dai presidenti delle sei confederazioni interessate (agricoltura, commercio, industria, ecc.). Il com.italo sostituisce quello annonario che si riuniva presso il direttorio nazionale del PNF per la determinazione dei prezzi di prima necessità e ha attribuzioni che comprendono non soltanto i prezzi dei prodotti alimentari, ma tutto il complesso degli approvvigionamenti e della distribuzione, in quanto essi investono i vari aspelli dell'economia di guerra e in particolare la produzione, gli scambi e i consumi. Pertanto, il nuovo organismo intende assicurare un'effettiva unità di indirizzo
6l
G. M . 1941 , pp. 241 -245.
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I.A logistica dell'esercito - Voi. JV
all'economia del Pease in guerra, rispetto alla quale si pone come organo regolatore e coordinatore dei vari fattori che interferiscono tra di loro (organizzazione della produzione, disciplina degli scambi, andamento dei prezzi, entità del risparmio, tutela della moneta, finanziamento della guerra, regolarità della distribuzione, razionamento). Nelle sue prime riunioni (gennaio-febbraio 1942) il comitato si occupa della revisione dei criteri di distribuzione dei prodotti alimentari, sottoponendo l'operato delle organizzazioni di commercianti (che, pur essendo organismi a struttura privata, hanno anche mansioni di interesse pubblico come il razionamento) alla sorveglianza e alle direttive del Prefetto, quale presidente dell'Associazione provinciale dell' alimentazione. Sono anche riorganizzati e alleggeriti i consorzi agrari, incaricandoli solo delle operazioni esecutive concernenti la gestione collettiva dei prodotti agricoli, mentre le loro sezioni provinciali sono abolite e trasformate in uffici sottoposti al controUo e al coordinamento delle unioni degli agricoltori, che provvedono esse stesse alla distribuzione agli associati dei prodotti più importanti e più rarefatti, come gli anticrittogamici e i fertilizzanti. 1n conclusione, lo Stato adotta nei riguardi degli industriali una politica tutto sommato timida e incerta, che risente del loro notevole potere condizionante, mira a non deprimere troppo l'iniziativa privata ma finisce con il penalizzare pesantemente, più che favorire, la stessa produzione bellica. Unicamente per il settore dell'agricoltura - dove i produttori non sono altrettanto influenti - l ' intervento è totalitario e da economia socialista di guerra. La rigida disciplina introdotta, oltre a penalizzare pesantemente gli adelli all'agricoltura (che già forniscono, come nella prima guerra mondiale, la maggior parte dei richiamati alle armi) non riesce ad evitare - ma anzi facilita - la corruzione e la diffusione del mercato nero, senza assicurare un regime alimentare accettabile alle maestranze delle industrie. Favagrossa accenna alle conseguenze morali e materiali del tesseramento per quasi tutti i generi alimentari introdotto nel settembre 1941 (che dà luogo, particolarmente per gli operai delle industrie pesanti, a incovenienti seguiti, a breve distanza, da un rendimento notevolmente ridotto rispetto al normale) e dcscri ve i suoi interventi sia nei riguardi degli industriali che con promemoria allo stesso Mussolini, per la costituzione negli stabilimenti ausiliari di spacci, mense, ecc., e per un trattamento alimentare preferenziale degli operai delle industrie belliche. Naturalmente questa sua azione in un campo non di sua diretta competenza non è ben vista dal Ministero dell'agricoltura, e nel 1943 lo stesso partilo fascista assume il controllo di queste attività assistenziali tramite l 'Opera Nazionale Dopolavoro. 66 Nell'ultimo settore di rilievo, quello della protezione antiaerea passiva, l'evento saliente è il passaggio delle relative competenze da un Mi-
66
C . f'avagrossa, Op. cit., pp. 159- 160.
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nistero all'altro. Con R.D. - legge 18 giugno 1940, n. 632, l'UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) viene militarizzata e quindi posta alle dipendenze del Ministero della guerra67 • Successivamente con il R.D. - legge 5 maggio 1941, n . 41 O, i I decreto del I 8 giugno è abrogato e l'UNPA passa alle dirette dipendenze del Ministero dell'interno 68, che istituisce una direzione generale dei servizi di protezione antiaerea e un Ispettorato per i servizi di guerra con molteplici attribuzioni: servizi di mobilitazione civile di competenza del Ministero dell ' interno, eventuale sfollamento e sgombero delle popolazioni , assistenza straordinaria ai danneggiati da azioni belliche e ai profughi, sfollati e rimpatriati, raccolta delle notizie per i richiamati, disciplina della circolazione degli autoveicoli per quanto rientra nelle competenze del Ministero dell'interno. Con il R.D. - legge 16 dicembre 1942, n. 1566, l'Ispettorato è sostituito da una direzione generale per i servizi di guerra che ne assorbe le attribuzioni e provvede inoltre a tutti i servizi assegnati al Ministero dell'interno in dipendenza della stato di guerra, che non sono svolti da altri uffici 69. L'UNPA, non più militarizzata, è mobilitata civilmente con decreto del Capo del Governo 12 giugno 19417°. Altri provvedimenti di rilievo in materia protezione antiaerea riguardano: a) la nomina e le attribuzioni dei capi-fabbricato alle dipendenze dell'UNPA (legge 1 novembre 1940, n. 1607).7 1 Designatidall'UNPA previo nulla osta del PNF, i capi fabbricato sono responsabili dell 'applicazione, della vigilanza e del controllo delle misure di protezione antiaerea, hanno qualifica di pubblici ufficiali e in caso di allarrne assumono la direzione delle misure da adottare; h) le norme per la protezione antiaerea degli stabilimenti (legge 28 novembre 1940, n. 186 I ), 72 che prevedono apprestamenti di circostanza a cura e a spese dei rispettivi proprietari, effettuati su ordine dei comitati provinciali per la protezione antiaerea presieduti dai Prefetti; e) il richiamo da parte del Ministero dell' interno di personale volontario, incaricato o in congedo per integrare il corpo vigili del fuoco (legge 2 ottobre 1940, n. 141673). Il numero dei richiamati è fissato in 150 ufficiali, 2.350 sottufficiali e 7.500 vigili, poi elevatosi (nel 1942) a 2.000 ufficiali e 12.800 tra sottufficiali e vigili. La legge dispone che i vigili, dietro corresponsione di una indennità, possono essere chiamati a prestare ininterrotto servizio, senza rispettare i turni di lavoro;
67 G. M. 1940, pp. 1552- 1553. 68G.M. 1941,pp. 1413- 1415. 69 G. M. 1942, pp. 130-1 32. 70 G. M. 1941, pp. 1751 - 1752. 71 G. M . 1940, pp. 3247-3249. n lvi, pp. 336-338. 73 l vi, pp. 2793-2798.
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d) l'autorizzazione al Ministero dell'educazione nazionale ad adottare i provvedimenti più opportuni per la protezione dei beni artistici, storici, bibliografici e culturali, appartenenti allo Stato o a Enti legalmente riconosciuti, requisendo anche gli immobili ritenuti necessari (legge 6 luglio 1940, n. 1041)74 • Per i beni archivistici dello Stato e degli Enti o Istituti pubblici, è competente il Ministero dell'interno. Per i beni di proprietà ecclesiastica, il Ministero dell'interno e dell'educazione nazionale procedono in accordo con l'autorità ecclesiastica, per quanto riguarda le esigenze di culto. Riepilogando, la normativa secondaria assegna le funzioni-chiave sull'organi zzazione della nazione per la guerra ai Ministeri dell'agricoltura, delle corporazioni e dell' interno e al livello periferico ai Prefetti, che presiedono i più importanti organismi di disciplina e controllo nella provincia. Con questa impostazione, la militarizzazione di Enti e organismi non è necessaria e i militari sono solo i primi utenti, con un campo d'azione circoscritto alla produzione bellica intesa in senso ristretto. Pertanto i Comandi di corpi d'armata territoriali hanno competenze in materia di organizzazione della nazione per la guerra assai più ristrette di quanto avviene nel '15-' 18, e in particolare non competono più loro il controUo disciplinare degli stabilimenti ausiliari o le misure sanitarie in accordo con le autorità civili.
6. Fa/lori condizionanti e ostacoli: l'opera di Cavallero La legislazione fin qui esaminata non è il solo elemento da considerare per giudicare la qualità dell'impegno della nazione per il sostegno delle forze armate: influiscono sul rendimento dei vari organismi e sui Ti nessi delle decisioni adottate anche circostanze e fattori di vario genere ma tutti di segno in massima parte negativo, che rendono difficile immaginare, per l'Italia, uno scenario peggiore. Oltre agli interfaccia di carattere strategico ed economico che giocano interamente e in misura sempre più massiccia a nostro sfavore, va assunto come dato di base pratjcamente immutabile il fatto che le strutture, i margini di manovra e le potenzialità intrinseche dell'industria italiana e, in particolare, di quella manifatturiera, rimangono in tutti i casi estremamente carenti specie per una guerra di logoramento prolungata, e, come già nella prima guerra mondiale, condizionano pesantemente la stessa autonomia politica dell'Italia nei confronti del potente - e sempre più prepotente - alleato.75 Non si può però non rilevare che, specie nel I 943, a parte il discutibile rifiuto di assumersi l' onere delle commesse, l'atteggiamento del-
74 l vi, pp. 2083-2084. 75 r.fr., in mr,rito ~11'inf.-riorit11 dell'industria italiana. C. Favab'!"ossa, Op. c ii., pp. I 99-
200.
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lo stesso Favagrossa (cioè del principale dirigente della produzione militare) lascia perplessi. Egli sembra preoccupato più di assicurarsi una parte di rilievo nella smobilitazione dell'apparato industriale dopo la (sperata) rapida cessazione del connitto, che di spingere al massimo e fino all'ultimo la produzione bellica, come era suo dovere di militare e di tecnico, visto che le truppe continuavano a combattere sui vari fronti. Alberto Pirelli annota nel suo diario, in data 30 luglio 1943, che alla prima riunione del Gabinetto Badoglio "Favagrossa prende su di sè la responsabilità di iniziare il trasporto da produzione di guerra a produzioni di pace" [problema militare non certo prioritario in quel momento - N.d.a.] e in data 31 agosto J 943 "Favagrossa sta già cautamente smobilitando le produzioni belliche". 76 Effettivamente Favagrossa accenna a un promemoria compilato per il maresciallo Badoglio in data 28 luglio 1943, nel quale, oltre ad esporre la critica situazione dei carburanti e lubrificanti, lo mette al corrente "della situazione delle maestranze degli stabilimenti iodustn"lali, del personale ebraico, dell'andamento della produzione bellica e del passaggio di questa ali-a produzione civile".77 Inoltre, il 1° agosto egli convoca una riunione dei Ministri delle tre forze armate, del Ministro delle comunicazioni generale Amoroso e del gener.ile Rossi souocapo di SM Generale, per concretare alcuni provvedimenti urgenti intesi a sospendere le commesse militari per poi facilitare la ricostruzione del Paese. Favagrossa aggiunge di essere stato convinto, allora, che per l' Italia la gut:rra sarebbe uurata ancora pochi mesi e che le Nazioni Unite ci avrebbero aiutato e non si sarebbero impadronite delle materie prime di proprietà dei privati. Queste ottimistiche - per non dire ingenue - speranze sono destinate a naufragare, perché, come egli stesso afferma, "le clausole dell'armistizio sono state feroci quanto prudenti sono stati gli sbarchi". Non era un pò troppo, nel luglio 1943, confidare nell'amicizia e nell'aiuto del nemico, ritenere non più necessario un minimo di efficienza militare, dare ormai per finita la guerra per l'Italia? Sempre Favagrossa scrive che, allo scopo di frenare le ambizioni di Mussolini , egli era solito "esaltare le difficoltà e minimizzare eventuali successi nel campo industriale e io quello degli approvvigionamenti" 78• A suo giudizio, questo è un alto merito, cosa alquanto dubbia perchè un siffatto atteggiamento da una parte non ottiene mai risultati apprezzabili e aumenta anzi la tendenza di Mussolini a diffidare e a decidere ignorando costantemente e totalmente le obiezioni dei militari, e dall'altra non risponde certo ai canoni dell'etica più ortodossa, secondo la quale il militare deve dire la verità e basta, senza alterarla a scopi politici. Se poi si tratta di un alto dirigente, quando non condivide deter-
A Pirelli, Op. r ii. , pp. 459-473. C . Favagrossa, Op. cit., pp. 199-200. 78 /vi, pp 111 e 11'i- 116 (intera Parte Seconda del volume di Favagrossa ha per ti tolo "Per frenare Mussolini"). 76 77
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minati indirizzi politico-strategici di fondo, deve rinunciare al suo incarico. Va citato anche l'ottimo lavoro dello spionaggio inglese, che tra l' altro riesce a decifrare i messaggi tedeschi. Lo stesso Pirelli (8 gennaio 1943) scrive in proposito: "Frè mi dice che Ricci ba proposto un decreto che parla di sequestro di aziende in cui si ha il "sospetto" di interessenze nemiche. il sospetto viene così elevato a criterio giuridico".79 Pirelli ha evidentemente ragione, perchè il sospetto non può normalmente essere elevato a criterio giuridico; ma l'annotazione dimostra l'esistenza di un certo clima di disimpegno o scarso impegno delle industrie che alimenta i sospetti stessi, e l'esistenza di legami lìnanziari palesi o occulti che era difficile troncare del tutto. Cavallero, nel suo diario, cita a sua volta dati più concreti: 13 agosto 1941 Telefono a Riccardi. Il gasolio giunto in Libia era misto con ac4ua. Si cerca di lubrificarlo.
16 aprile 1942 Ricevo il generale Weirùger. Mi comunica le seguenti idee del maresciallo Kesserling. Necessità di assoluto segreto s ulla partenza <lei convogli: a suo parere è troppo rapido l"intervento dei ricognitori nemici sui nostri convogli pe r ammellere che sia casuale. Necessità di variare di frequentare le rotte per sconcertare il nemico. 9 ottobre 1942 Nella riunione sui trasporti rammiraglio Sansonetti afferma che le navi che partono d'ituprovviso non vengono attaccate, il che fa pensare allo spionaggio. Esclude che le notizie vengano dai porti cd afferma che partono invece da Roma. Ordino che non si te lefoni più in materia di traffico, pena la denuncia al tribunale. Sono convinto che c'è troppa gente che si interessa dell'argomento. Abbiamo perso nove navi solo in settemhre. Ricevo il generale Am~. Argomenti: organizzazione del controspionaggio nei porti e nella capitale. 80
Un fattore primario di debolezza costante, che si accresce durante il conflitto, è il mancato coordinamento economico e produttivo con l'alleato tedesco, abbinato alla pressochè totale dipendenza dallo stesso dipendenza che pesa - per i vitali rifornimenti di carbone e di carburanti liquidi . Prevale un clima di reciproca, profonda diffidenza e la tendenza da parte della Germania - ampiamente documentata dal Favagrossa - a considerare l'Italia dal punto di vista finanziario, economico ed industriale più come un paese occupato da sfruttare senza scrupoli che come un paese alleato; tendenza rafforzata dallo sfavorevole andamento della guerra e delle stesse difficoltà tedesche. Questa situazione impedisce una leale collaborazione paritaria e non consente all'industria italiana di venire a conoscenza di preziosi know-kow. Durante la guerra aumenla continuamente, senza contropartite, il debito finanziario da parte tedesca nei confronti dell ' Italia, de-
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RO
A PirelLi, Op. cit., p. 396. U. Cavallero, Op. cit., pp. 221, 274 e 501.
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rivante da commesse all'industria italiana ed acquisti sul nostro mercato. Questo debito, secondo il Favagrossa, non sarebbe stato onorato nemmeno in caso di vittoria dell'Asse: nell 'estate del 1942 il segretario di stato tedesco Landfried affermava, in forma che si doveva ritenere ufficiale, che i saldi di clearing passivi per la Germania costituivano il ri sparmio ferreo dcli' Europa e rappresentavano il contributo che gli altri paesi europei dovevano dare alla Germania ne lla lolla per la liberazione del continente.[...] Aggiungo che è mia convinzione che ben poco affidamento si possa fare sui credjti io Lire che a guerra finita potremo avere verso la Germania: infatti il valore reale del credito dipenderà dalla stabilità della lira, che la Germania non avrà interes"c alcuno a sostenere, anzi potrà essere la prima ad attaccarla per pagare. con pochi marchi, o con poca merce, le ricchezze a noi precedentemente sfruttate.81
I Ministeri finanziari italiani, eosl severi e intransigenti nel mettere un freno alle esigenze e richieste di Cogefag e Fabbriguerra, in questo caso forse per ragioni politiche non intervengono in alcun modo per limitare il fenomeno. Scrive Alberto Pirelli nel suo diario: vedo Bonomi, nuovo ministro Scambi e valute. Spaventalo dalla situazione finanziaria che ha trovato. E ' già in urto anche lui con Giannini. Critica il ministero delle finanze che lm sempre accettato senza alcun controllo richieste tedesche di fondi per le loro spese militari in Italia (per es. Kesserling riceve 112.000 lire al mese come stipendio. Naturalmente compera roba in Italia e la l'Italia salirà con la fine dell'anno a 17-18 milirdi di lire! (i l dchito di clearing più di 3 miliardi e mezzo, maggiori spese dei rrulitari tedeschi in Italia rispetto alle spese dei militari in Russia 5 miliardi. c sbi lancio per forniture di guerra 6 miliardi e mezzo. Non so come sia costituito il saldo del conto).82
Rimane senza esito la proposta di Favagrossa (agosto 1940) di prendere atto della nuova e più favorevole situazione creala dalla conquista da parte tedesca di lerritori ricchi di risorse, per esaminare in tutta la sua completezza, di comune accordo con la Germania il problema dei rifornimenti cx novo in considerazione della situazione attuale e degli intendimenti futuri, ispirandoci al concetto adottato dalla Francia e dall'Inghilterra per i rifornimenti, conceuo la cui auuazione ha consentito a detti Stati di formarsi enormi scorte e dominare il mercato mondiale in modo tale da evitare aumenti dei pre.zzi [ ...] in modo da evitare c he l' Italia che auualmenle ha perduto quasj totalmente la possibilità di rifornimenti via mare venga a trovarsi in condizioni costanti di inferiorità rispetto alla Germania e direi quasi di soggc1.ionc, perchè coslreua inevitabilmente ad inoltrare successivamente. e purtroppo a breve scadenza, continue richies te dj materiale. 83
Nel gennaio 1941 la Germania subordina ulteriori cessioni di combustibili liquidi e lubrificanti al loro pagamento, il cui importo per tutto il 1941 dovrebbe aggirarsi sui quattro miliardi, e a settembre 1942 (anche per difficollà di approvvigionamento della stessa economia tedesca)
81 C. l'avagrossa, Op. cit., pp. 225-229 e allegati 12, 19, 20, 2 1, 22, 23, 24. 25, 26, 27. A. P1relh, Vp. cii.. p. 413. 83 C Favagrossa, Op. cit, pp. 276-278. 82
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gli arretrati nelle forniture di materie prime pattuite in precedenza sono ingenti: 2.377.000 t di carbone (pari a due mesi e mezzo del contingente annuo stabilito), 243.000 t di materiale siderurgico (pari a circa tre mesi del contingente), tre mesi del contingente per manganese e glicerina, sei mesi per l'alluminio, dieci mesi per la naftalina, dodici mesi per il cromo.s4 Questo contenzioso, abbinato a una insopportabile situazione di dipendenza pressochè totale da un alleato egoista, arrogante e inadempiente, introduce ulteriori fattori di rigidità in una struttura già afflitta da molti mali, e condiziona l'effettiva possibilità di scelte produttive e strategiche. Il quadro va completato con il sostanziale fallimento dei tentativi di Fabbriguerra ( 1942) di razionalizzare la produzione bellica85 diminuendo il numero delle ditte fornitrici: per la limitata disponibilità delle materie prime, e in modo particolare di alcune di preminente importanza quali il carbone, gas, energia elettrica ccc. e per le conseguenti crescenti difficoltà di distribuzione di esse si rende necessario raggruppare le commesse in un minor numero di stabifonenti meglio attrezzati che diano pieno affidamento per la loro regolare esecuzione, che consentano un miglior controllo e che con la concentrazjone del consumo risultino più redditizi. A quc5ti stabilimenti, du: dovrebbero essere quasi totalmente ed esclusivamente adibiti alla produzione bellica, dovrebbero essere assegnate e fatte affluire tulle le materie prime necessarie per l'espletamento delle commesse loro affidate, materie prime che essi dovrebbero a loro volta fornire anche agli stabilimenti minori, della cui collaborazione, eventualmente, ~i valgano per l'espletamento di esse (subcommesse). Si verrebbero così a formare ··complessi aziendali" in grado di eseguire le lavorvioni belliche, con minore dispersione di materie prime, con economia di trasporti e notevole più alto rendimento.86
Il Ministero della produzione bellica nel febbraio-marzo 1943 istituisce anche tre comitati misti, formati da militari e rappresentanti dell'industria, per la motorizzazione, le armi e munizioni e le telecomunicazioni. Per i vari settori della produzione - a cominciare dalle armi e munizioni e dalla motorizzazione - nomina delle giunte, composte dagli stessi industriali, incaricate di esaminare e risolvere i problemi tecnici relativi alla definizione, riduzione, unificazione e semplificazione dei tipi, alla disciplina nell'esecuzione dei programmi di fornitura, modalità per impianti , materie prime e manodopera, all'eventuale concentrazione della produzione in gruppi il più possibile completi, alla collaborazione tra le industrie, ecc. Non corcodiamo con il Minniti, che vede nell'istituzione delle giunte "il trasferimento della direzione della produzione bellica, sino allora propria di un organismo governativo, agli stessi industriali". In un sistema economico di mercato basato sulla libera iniziativa, nemmeno in
lvi, p. 180. ss F. Minniti, Aspetti organiu ativi ... (Cit.), pp. 333-340. 86 Lettera di Fabbriguerra m data 23 luglio 1942 ai tre Ministri delle fone armate (Cit. in F. Minniti, Aspelli organizzativi ... (Cit.), pp. 333-334. 114
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contingenze del genere si può prescindere dal concorso e dal consenso dei produttori, almeno fin quando esso è possibile e almeno quando si tratta - come nel caso specifico - solo di concentrazioni industriali e di questioni tecniche riguardanti la razionalizzazione della produzione e della distribuzione delle materie prime e della manodopera. La funzione centrale propulsiva, di indirizzo e di controlli e la possibilità di pressioni, che potevano essere anche indirettamente esercitale con le commesse e la manovra della materie prime e della manodopera, rimanevano ben salde nelle mani del Ministero della produzione bellica. In questo senso Favagrossa concepisce i nuovi organismi come indispensabili ausiliari - e non sostituti - di Fabbriguerra. Infatti nella riunione del 29 gennaio 1943 sul potenziamento della fon:e armale egli chiarisce bene quello che si attende dai capi gruppo: per quanto riguarda i gruppi industriali cui pure ha fatto cenno il generale Fougier, devo chiamar.i: l'attenzione del Ministro dell'Aeronautica sulla necessità di imporre ai capi-gruppo quello che io ho già imposto, io quanlochè spesso gli industriali hanno la pretesa che si faccia lutto noi. Posso documt:nlare il caso di dille alle quali ho raccomandalo la necessità di farsi organi dirigenti rispetto ai loro subfomitori e mi hanno scritto, molto impudemcnte, che non possono farlo perch~ non hanno elementi tecnici sufficienti, pretendendo però che io faccia questo con minori mezzi, per tutta l'Italia. Quando ci sarà la riunione dei capigruppo chiedo sia quindi ben definita la loro responsabilità. Occorre cbe ciascun capo-gruppo assicuri il rifornimento delle materie prime a tutte le ditte cbe farrno 'parte e lavorano per il gruppo. Come san:bbe altri.menti possibile al centro, al Ministero, di sapere a chi manca il carbone e l'energia elettrica, quando il lavoro è frazionalo rra numnerose dille? Analogamente i capi-gruppo devono essere responsabili della produzione dal punlo di vista qualitativo e puntualità della consegna [nostra sottolineatura - N.d.a.J.87
E' comunque certo che questi tardivi provvedimenti non migliorano una situazione peraltro già gravemente compromessa e male impostata, nella quale la funzione di indirizzo e controllo di Cogefag, Fabbriguerra e Miproguerra e, in genere, i tentativi dello Stato di organizzare anche in Italia, come in altri Paesi, un'economia di guerra sottoposta a rigide misure dirigistiche severamente applicate da rutti non hanno successo, per due ragioni principali: a) in seguito alla mancata proclamazione ufficiale della mobilitazione generale, mancano in Italia (diversamente dalla prima guerra mondiale) parecchi strumenti giuridici d.i base necessari per interventi straordinari e radicali nel campo dell'economia e dell'industria; b) prevalgono di conseguenza, grazie anche al frazionamento dei poteri e degli organismi e alla burocrazia, gli interessi privati e i conflitti di potere tra Enti burocratici, senza che si renda possibile vincere la tradizionale e naturale ostilità degli industriali verso lutto ciò che ostacola la libertà delle scelte imprediloriali (migliori risultati erano stati oltenuti·nel '15-' 18).
87
C . Favagrossa, Op. cii., p. 294.
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Tn proposito in data 3 gennaio 1943 Alberto Pirelli annota nel suo diario: "Volpi mi dice che Revel ha proposto un decreto che darebbe al Duce poteri discrezionali per legiferare in materia economica e finanziaria fino a sei mesi dopo la pace (!). Grandi ha preso posizione affermando che il provvedimento sarebbe anticostituzionale".88 Dal canto suo Favagrossa critica ripetutamente la mancanza di capacità e volontà decisionale di Mussolini (se non altro per risolvere i frequenti conflitti di competenza tra Ministeri, dando almeno la dovuta priorità alle esigenze belliche e quindi all'organo direttivo centrale della produzione bellica) e ricorda che il sistema introdotto da Cogefag fin dal 1° settembre 1939 per regolare le assegnazioni di acciaio all'industria in relazione alle effettive disponibilità (vincolando così anche le commesse e la produzione alle disponibilità stesse) "fu criticato e avversato tanto dai siderurgici produttori di acciaio, quanto dai meccanici trasformatori: i primi, perchè non potevano produrre a braccio sciolto; i secondi, perchè non potevano dar corso a tutte le commesse che i Ministeri avrebbero loro assegnato".89 Ennesima riprova, questa, dell'incongruenza del sistema e delle perdite di tempo che comportu: a monte le industrie ricevono da un Ente militare (Ministero di forza armata) delle commesse, alle quali poi non possono dare esito magari perchè un altro Ente militare interforze, a valle, non concede loro le materie prime necessarie. Si tratta anche della causa primaria dell'eccessiva burocrazia, alla quale nessuno riesce a porre rimedio. In data 21 novembre 1942 Cavallero annota nel suo diario: "Ricevo Scuero. Mi mostra i grafici dei labirinti attraverso i quali passano le ordinazioni dei materiali per le forze armate".90 Dal 1919 in poi, l'abbondanza degli uomini e della forza-lavoro era stato un dato di partenza costante e indiscusso e aveva sempre influenzato in maniera non positiva gli ordinamenti dell 'esercito, che di fatto - anche dopo l 'ordinamento Diaz del 1923 - costituendo numerose divisioni, miravano sempre a sfruttare quella che era considerata l 'unica ricchezza della nazione in rapporto ad altre potenze, più ricche di mezzi e risorse finanziarie e industriali. Ebbene, nel 1940- 1943 la distribuzione delle risorse umane tra esigenze militari e civili e la conseguente politica degli esoneri per le esigenze produttive industriali, mentre non riesce ad assicurare all'industria la disponibilità della manodopera s pecializzata necessaria, non assicura nemmeno alle forze armate - e specie all'esercito - personale giovane e con requisiti adeguati aJle esigenze di una guerra moderna, dando luogo ad abusi, favoritismi e lamcnlele in misura molto maggiore e rispetto aJla g uerra mondiale. Ciò avviene perchè il sistema di mobilitazione delle forze armate è impostato esclusivamente sul caso della mobilitazione generale, che
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A Pirclli , Op. cii., p. 396. C . Favagrossa, Op. cit., p. 42. 90 U. Cavallero, Op. cii., p. 582.
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oltre a non tenere sufficientemente conto delle esigenze della produzione, prevede una ripartizione uniforme delle classi da richjamare tra le varie unità previste dagli squadroni di mobilitazione. Ma la mobilitazione generale non viene mai dicharata ufficialmente, e le unità sono mobilitale solo a seconda del bisogno e di volta in volta per decisione del Ministero, sulla base di squadrari di mobilitazione aggiornati di anno in anno immettendo le classi più giovani, sempre in modo uniforme per tutte le unità previste e senza considerare le unità da mobilitare o meno. Ne consegue una triplice incongruenza: personale giovane che non ba alcun motivo per sottrarsi alla chiamata alle armi non viene chiamato, personale anziano o per il quale ricorrono i motivi dell'esonero viene chlamato e successivamente esonerato, personale esonerato in soprannumero viene successivamente richiamalo.91 In sostanza manca una politica organica del personale predisposta fin dal tempo di pace, con particolare riguardo alla formazione degli specializzati per l' industria e all'impiego del personale femminile e del personale non avente obblighl militari o con occupazioni non prioritarie. Il risultato finale è il peggiore possibile: gran numero di esonerali (960.000), ma deficienza di manodopera (specializzata in particolar modo) nelle industrie belliche; forze militari sui vari fronti composte da elevate percentuali di soldati anziani, in genere contadini poco qualificati e con famiglia a carico; abbondanti esenzioni per atleti, studenti universitari, ecc., che aumentano i malumori. Naturalmente. anche in questo caso la soluzione in maniera unitaria ed equa dei problemi è ostacolata sia dalla presenza di gran numero di organismi autorizzati a compilare autonomamente liste del personale da esonerare tra i propri dipendenti perchè mobilitalo civile, sia dall'esistenza di tre Ministeri militari con diverse esigenze (spesso concorrenziali) relative al personale militare, e soprattutto al personale civile specializzato da esonerare perchè addetto agli stabilimenti militari e ausiliari. Come spesso avviene nel periodo, particolarmente in questo caso i problemi sono affrontati a posteriori, quando ormai hanno assunto forme endemiche e richiederebbero provvedimenti radicali che non si vuole o non s i può adottare. Gli interventi sulla politica degli esoneri hanno inizio nell'autunno 1941 e hanno ovviamente carattere riduttivo. In data 6 settembre Cavallero annota nel suo diario: "Ricevo Scuero. Su 33.000 esonerati del Fabbriguerra, dalle verifiche fatte ne sono stati recuperati 11.000. Statali e parastatali esonerati e recuperabili sono 17.000". E in data 9 settembre 1941: "Ricevo il generale Spigo. Decreto legge per gli esoneri: generale Spigo presenta il suo elaborato per l'esame. Mie direttive: rivedere tutta la questione con riferimento non solo al secondo scaglione del tempo determinato, ma anche per tutti quelli
91
74-76.
Su incongruenze e abusi del silema di mobilitazione Cfr. F. Rossi. Op. cit., pp.
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del tempo indeterminato, limitando per ora lo studio agli statali e parastatali. Fare esame individuale" .92 Da questo tardivo riesame di un settore ove aumentano scompensi e abusi scaturisce il decreto del Capo del Governo 15 dicembre 194193, che abroga il precedente decreto interministeriale 10 maggio 1.935 (vds. Voi. IJT, capitolo Vlll) ed estende il campo d'azione della commissione interministeriale per L'esame delle proposte di modifiche agli specchi che danno luogo alle dispense allora previste, ritenuta la necessità di meglio definire e normalizzare i compiti attribuiH a detta commissione, al fine di mellcre in grado di poter esaminare le questioni sollevate dalle pubbliche amministrazioni, enti ed aziende in materia di e senz ioni dai richiami alle armi del personale dipendente, e fornire quei pareri che si appalesano indispensabili per le decisioni della commissione suprema di difes a .
La nuova commissione, nominata dal Ministero della guerra, è presieduta da un generale dell'esercito direttore generale del Ministero stesso, e ne fanno parte rappresentanti della commissione suprema di difesa, del Comando Supremo, dei tre Stati Maggiori di forza armata, di Fabbriguerra e inoltre il capo del servizio mobilitazione civile del centro nazionale del PNF e il capo dell' ufficio centrale manodopera del Ministero delle corporazioni. Oltre a svolgere una funzione consultiva nei riguardi delle questioni riguardanti le richieste di esenzione e le modifiche degli specchi che danno titolo ad esenzioni e dispense, la commissione ha un compito pur sempre circoscritto e limitato perchè deve esaminare e decidere - quando non possono essere applicale le norme generali comuni sui particolari casi individuali di esenzione dai richiami alle armi relaHvi a militari di truppa. souufficiali o ufficiali delle tre Forze Armate, limitatamente a: - concessioni e proroghe di indisponibilità a tempo determinato o indeterminato; - licenze temporanee .
La commissione dovrebbe assicurare l'elasticità e l'uniformità di applicazione in ambito interforze delle nonne per gli esoneri con particolare riguardo a quelli a tempo determinato, ma ci vuole ben altro. Sono numerosi e continui i successivi interventi e tentativi di Cavallero sul problema della manodopera94 e nulla di più degli argomenti trattati nella riunione tra i principali esponenti militari del 29 gennaio 1943 (cioè . quando ormai i giochi sono fatti) sul potenziamento delle forze armate95 dimostra che in questo settore è completamente mancata durante tutta la guerra una politica lungimirante. Sia Cavallero che Mussolini, in quell'occasione, accennano a provvedimenti e misure che avrebbero dovuto da tempo essere attuate e hanno quasi il carattere dell'ovvietà,
U. Cavallero, Op. cii., pp. 231 -232. G . M. 1942, pp. 1075- 1078. 94 U. Cavallero, Op. cii., pp. 329,482. 710, 711,715. 95 C . Favagrossa, Op. cii., pp. 278-297. 92
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risalendo in gran parte all ' esperienza del ' 15-' 18. Cavallero: al fabbisogno di maestranze specializzate bisogna provvedere anche attingendo aUe classi di leva, perchè il recupero di specializzati dal personale già alle armi ha dato scarsi risultati; è necessario che le tre forze armate si mettano d'accordo e stabiliscano qual'è il numero complessivo di specializzati occorrenti; non sottrarre da cantieri e stabilimenti gli operai della classe 1924 che già vi si trovano. Mussolini: "il problema della manodopera si sta affrontando ora [solo ora? - N .d.a.] Jn termini molto radicali, con l' impiego più abbondante di manodopera femminile" ; è molto più facile lasciare a casa le reclute necessarie, che non recuperarle in seguito; gli elementi "assolutamente indispensabili" non devono andare alle armi, ma quando vi sono già, devono rimanere, per ragioni connesse con il morale delle truppe e difficoltà pratiche di recuperarli su vari fronti; bisogna essere restrittivi al massimo nelle esenzioni per le classi giovani; "stiamo facendo l ' esperimento della mobilitazione civile e dell'impiego della manodopera femminile, per rendere disponibili degli uomini" [e siamo già nel 1943 - N.d .a.]. Molti altri fattori condizionanti di importanza non marginale andrebbero aggiunti, come ad esempio l'insufficiente difesa antiaerea dei centri demografici e industriali, che è una delle principali e costanti preoccupazioni di Favagrossa. Tn questo panorama sconsolante dove una serie di condizionamenti tulli pesanteme nte negativi non può aver come risultato che una rotta sempre più rapida verso la débacle, l'unica forza positiva, e come tale in controtendenza, è rappresentata dall'opera instancabile di Cavallero, documentata nel suo diario. L ' attività di Cavallero si rivela fin dall'inizio pienamente coerente con i criteri che ispirano il decreto del 27 giugno 1941 sulle sue attribuzioni, e non di rado egli, fin che gli è possibile, tende ad andare anche più in là specie nei rapporti con Favagrossa, che da lui è continuamente convocato e non gli fornisce solo informazioni ma riceve anche ordini e diventa, in pratica, una ruota del suo carro, anche se non cessa di rivolgersi spesso a Mussolini. Sembra manifesto, in questa attività persino frenetica e caotica, l'intento di Cavallero di esercitare (con interventi-tampone e d'urgenza) soprattutto una funzione di supplenza di organi, poteri, uomini che non ci sono, che funzionano male o che per varie circostanze possono fare poco: insomma egli cerca di essere una specie di Diaz (se non di Cadoma) c di Dallolio insieme e - non senza delle buone ragioni - invade spesso il campo di Favagrossa e degli organi tecnici. I successi e i risultati che egli ottiene sono limitati e non possono essere decisivi. Prevedibili e scontate le resistenze più o meno sotterranee che incontra, specie da parte dell' aeronautica e della marina. Tuttavia, non v'è alcun dubbio che con Cavallero la situazione migliora e le risorse sono impiegate meglio. Le resistenze si estendono anche al mondo industriale: non ha alcun successo, come già visto, la sua idea del "dittatore economico", s ulla quale pur ritorna ripetutamente. Il 14 gennaio 1942 parla con Scuero della possibilità che Favagrossa assuma la dittatura
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economica "come il generale Dallolio", ma Scuero gli obbietta che Favagrossa sarebbe troppo sovracaricato di lavoro e pensa al generale Ago, con a fianco un alto esponente dell'industria (Alberto Pirelli, che, a sua volta - obbietta Cavallero - ha già molto da fare). Naturalmente, non se ne fa niente: tra l'altro, Favagrossa il 5 febbraio 1942 lo informa che non ci tiene ad estendere le sue competenze alle commesse96. Altro tentativo, senza miglior esito, il 30 dicembre 1942: informo di aver proposto al Duce, in occasione del decentramento delle industrie, la nomina di dittatore (Cini) [ ... J Ho poi riferito al Duce delle innumerevoli formalità che ostacolano il rapido realizzarsi dei programmi di produzione e la molteplicità degli organismi con i quali bisogna fare i conti. Ho citato il caso della centrale Jachino per la cui produzione la ditta Piaggio ha chiesto fin dall'agosto un miglioramento di impianti e non ha avuto a tutt'oggi il benestare. Ho detto al Duce che chi deve fare la guerra non può trovare ruuto in questo ritmo, anzi incontra ostacoli che sono estremamente dannosi. n Duce ha sottolineato egli stesso questa situazione asicurando che intende provvedere.9 7
Nel suo diario, Alberto Pirelli non accenna alla sua candidatura. Accenna però ( 17-18 dicembre 1942) a Mussolini che chiede a Cini (su suggerimento di Cavallero) di diventare non ditlatore economico, ma presidente di un "comitato italo-tedesco per l'organizzazione della produzione aeronautica in Italia": il fatto certo è comunque che Cini rifiuta, con speciosi pretesti di incompelenza.98 Secondo Minniti, il citato decreto del 6 febbraio 1943 sul la costituzione del Ministero della produzione bellica è dovuto al desiderio del nuovo Capo di Stato Maggiore generale Ambrosio di non occuparsi personalmente (come faceva Cavallero) delle questioni riguardanti la programmazione della produzione bellica, che non poteva trattare Favagrossa99. Con questi antefatti e retroscena, il provvedimento ci pare invece più che altro dovuto alla paralisi, ai difetti di coordinamento e alle persistenti inefficienze del settore, che emergono nella citata riunione della più alte autorità militari del 29 gennaio 1943, e che sono esposte da Cavallero a Mussolini il 30 dicembre 1942. Del resto, nemmeno quale Ministro e con i nuovi poteri Favagrossa - a parte la sua riluttanza - era autorizzato a svolgere quell'attività di progranunazionc generale e di indirizzo, controllo e coordinamento. che per legge rientrava semmai nelle prerogative del Comando Supremo. Miproguerra va dunque visto principalmente come il tardivo, modesto e ancora inadeguato sbocco di mollo più vasti progetti che Cavallero, Scuero e altri (ma certamente non gli industriali) coltivavano da lungo tempo per sottoporre l'intera economia (e in particolar modo l'apparato produttivo, le materie prime e i combustibili liquidi e solidi) a misure di controllo totalitario che consentissero
96 U. Cavallero, Op. cii., pp. 315-315 e 335. 9 1 lvi, p. 639. 9 8 A. Pirelli, Op. cii., VV· 381 e 414. 99 F. Minniti, Aspe/li organizzativi ... (Cit.), pp. 328-329.
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di privilegiare una buona volta e sul serio le sigenze militari, e che trovano ovunque una costante non-collaborazione e non-disponibili là. Con i continui e sempre ben centrati interventi in presa dirella nel settore della produzione bellica e delle materie prime, comunque, Cavallero dimostra di interpretare in modo ampio i suoi poteri. n 2 luglio 1941 riceve Favagrossa e dispone che tutte le richieste di assegnazione degli automezzi prodotti devono passare per il Comando Supremo che le coordina. Il 7 febbraio 1942 proibisce a Favagrossa di concedere anticipi agli industriali e "circa la questione del carbone dico che è necessario che l'amministriamo noi e che vorrei chiedere un aumenlo". 11 7 settembre 1942 telefona a Favagrossa, precisando che la manovra delle materie prime " deve essere devoluta al Comando Supremo o al concorso del Comando Supremo. La ripartizione deve essere fatta su base operativa". Come si è visto, nel settore della manodopera i suoi inlervenLi sono continui. Il 1° settembre 1943, oltre a trattare con il generale Spigo (segretario della commissione suprema difesa) qucslo problema, riafferma il principio che la segreteria della commissione "deve essere un organo del comando Supremo", mentre l'alto commissariato per la mobilitazione civile è a suo giudizio " un organo divergente" (evidentemente perchè, in questo campo, sottrae potere d'intervento al Comando Supremo). 100 Gli sforL-i di Cavallero per "spingere" la produzione dei materiali più importanti, con particolare rig uardo alla guerra nel Mediterraneo contro l ' lnghillerra, sono quotidiani, e riguardano in prevalenza carri armati (P/40), artiglierie e automezzi per l'esercito, naviglio da guerra e da trasporto adatto alla guerra dei convogli (e portaerei) per la marina, aerosiluranti e aerei anticarro e da trasporto per l'aeronautica. 101 In questi setori egli contratta di persona con i tedeschi, scende in particolari tec nici e comunque pretende che i modelli di materiali da produrre siano in armonia con le esigenze strategiche. Già il 24 maggio 1941 riceve il generale Pricolo per parlare anche di carburanti e gomme, e accenna alla necessità di istituire un nucleo di ufficiali della marina e dell'aeronautica per gli studi e l' approntamento dei mezzi. Per la parte navale, I ' 8 settembre 1942 dispone il richiamo in servizio del generale del genio navale De Vito quale suo consulente per le costruzioni navali. 102 A parte la già accennata rivitalizzazione del comitato armi e munizioni che può essere ritenuta da lui ispirata e con presidenti da lui scelti, non gli sfugge certo che il settore della progettazione e costruz ione delle artiglierie non funziona e si adopera per trovare dei rimedi. U 7 giugno 1941 tratta con Scuero e Roatta il problema dei rapporti tra Stato Maggiore Esercito, Ispettorati dei servizi tecnici e servizio tecnico armi e muni -
100
U. Cavallero, Op. c it., pp. 205, 223, 229, 335, 480.
101
o; particolare interesse l' esame c he compie il 2 seltembre 1942 con il generale
Fougier della situazione dell'industria aeroanutiea e dei suo i problemi, a cominciare dal livello anigianale delle industrie (ivi, pp. 478-479). 102 lvi, p. 482.
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zioni, il 29 giugno 1941 tratta con Favagrossa la questione delle artiglierie (acciaio del 90/53; munizioni per i 149/19; munizioni per il 149/40; spolette meccaniche; lavorazioni degli acciai; perogettazione delle bocche da fuoco da parte del servizio tecnico armi e munizioni e inconvenienti che ne derivano).103 Emblematici gli interventi dell' 11 e 16 luglio 1941, che dimostrano la confusione e la crisi dell'importante settore dopo oltre un anno di guerra: telefono all'eccellenza Favagrossa circa le attribuzioni dell'eccellenza Ago e lo informo che è incaricato di rivedere tutta la posizione dei vari problemi Lo informo anche che Ago è nominalo presidente del Comitato armj e munizioni che era dipendente da De Pignier e, in pratica, da Saracino. Occorre rivedere gli armamenti e uniformare i calibri. Ne abbiamo ben 521 Altro argomento: spoletta meccanica: costa 250 lire; alla Marina l'hanno offerta a 150 [...] Telefono a Scuero 1... 1 Recuperi: De Pigruer [Ispellore Superiore tecnico - N .d.R.] è incaricato di vedere i 1900 pezzi di artiglieria in parte incompleti [quale maggior segno di disordine nella produzione? - N.d.a.J e definire la parte che può essere utilizzala. Serviranno per le nuove divisioni che abbiamo in programma. 104
Questi scorci della sua azione in campo logistico sono più che sufficienti per dimostrare che Cavallero, al di là dei risultati e della scarsa fortuna che lo accompagna, merita il più vivo apprezzamento per la sua azione in campo logistico, sempre improntata a rara lungimiranza e chiarezza d'idee e sempre basata su diagnosi esatte dei problemi. Alcuni aspetti della sua figura sono stati discussi: ma dal punto di vista logistico egli è certamente l'unico a raccogliere l'eredità di Dallolio, e a mostrare la necessità primordiale di un coordinamento tra strategia e logistica, senza riguardo a ristrette visioni di forza armata. L'unica cosa che gli può essere rimproverata è il mancato ricorso a metodi più drastici ed energici, che peraltro non si sa fino a che punto era in grado di adottare, visto che lo stesso Mussolini si dimostra, di fatto, non propenso a interventi disciplinari e penali di stampo cadorniano.
7. La produzione militare: cifre veramente negative?
Tutto considerato, se si tiene conto deUe molteplici difficoltà e della persistente mancanza di un'efficiente organizzazinc totalitaria dell'economia e della nazione per la guerra, le cifre sulla produzione militare non sono poi tanto disprezzabili. Incominciamo dalla più importante delle materie prime, l'acciaio. Secondo Favagrossa la disponibilità complessiva di materiali siderurgici (aeciafo e ghisa tanto di produz.ione nazionale quanto di importazione) dal 1939 al 1942 compresi, è stata del 75% superiore a 4uanto fu distribuito nel corrispondente periodo 1914-191 7. Contrazioni verificatesi nel
pp. 197 e 204. lvi, pp. 208 e 209.
103 lvi,
104
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consumo del rame e dello stagno sono state largamente compensate dai maggiori consumi di alluminio, di zinco e di resine sintetiche. 105
li dato più significativo è che le scorte delle materie prime al 1° luglio 1943, quando ormai si pensa di mettere fine alla guerra, sono notevolmente maggiori di quelle del l O settembre J939 106, con particolare riguardo all'acciaio che è il quadruplo del 1.939:
-
acciaio-semilavorati acciaio-finito rottami ghisa da acciaierie ghisa da fonderie rame stagno nichel metallo nichel contenuto in minerale ferro manganese cromite
449.000 t 393.000 t 256.000 t 122.000 t 43.000 t 4.760 t 2.220 t 1.300 t 626 t 8.182 t 25.880 t
Si tratta però di un risultato artificioso, perchè non deriva da una lungimirante politica delle scorte, ma è dovuto piuttosto al callivo funzionamento dell'apparato produttivo a causa dei bombardamenti, alla crisi dei trasporti e alla parallela indisponibiUtà di altre materie vitali (come i combustibili solidi e liquidi). Senza contare che questi livelli delle scorte sono ritenuti da Favagrossa ormai ininfluenti per la guerra ma preziosi per la futura pace, quindi le commesse nell'estate 1943 sono da I ui volutamente rallentate. Siccome la pace era vicina, egli scrive, em ormai assurdo spiccare commesse per l'espletamento delle quali sarebbero occorsi molti mesi (per alcune anche più di un anno), ossia commesse che avrebbero dato armi e munizionj per una futura guerra.107
Buoni anche i risultati raggiunti nella produzione di esplosivi, per i quali il tritolo (che deriva dalla nitrazione del toluolo in massima parte di importazione) viene sostituito da esplosivi autarchici a base di nitrato di ammonio, potenziati con pentrite e T/4. Grazie anche a nuovi impianti la cui costruzione è programmata fin dal 1939 e al miglioramento di quelli esistenti, si riesce a raggiungere l 'au tosufficienza tanto per gli esplosivi di lancio c he per quelli di scoppio. Altri settori nei quali si ottengono apprezzabili risultati sono quelli delle leghe leggere e loro componenti (alluminio e magnesio in particolar modo). L'alluminio è importante, oltre che per la produzione di
C . Favagrossa, Op. cit., p. 201. /vi. pp. 200-201 e 255-2'i6. 107 C. Favagrossa, Op. cit., p. 201.
105
106
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aerei, per sostituire in parecchi impieghi bellici il bronzo e ottone dei quali vi è forte e irrimediabile carenza. Gli aumenti programmati sono realizzati, e si passa dalle 38.000 t del 1940 alle 48.000 t del 1941. Nel 1942 vi è una lieve diminuzione (45.000 t), ma il traguardo previsto delle 60.000 t sarebbe stato raggiunto, se le avverse condizioni stagionali non avessere fatto mancare l'energia elettrica. ln sostanza, nel settore dell'alluminio si sfiora l'autosufficienza, e la produzione di magnesio è esuberante al fabbisogno. Infine, hanno esito positivo gli studi e i tentativi per sostituire l'ottone dei bossoli con l'acciaio, e il rame delle corone di forzamento dei proietti d'artiglieria con metallo meno pregiato di concezione tedesca, ricavato dalla lavorazione del filo di ferro (Sintereisen).108
I risultati ottenuti in settori anche importanti sono in gran parte vanificati dalla progressiva, crescente carenza di combustibili solidi e liquidi e di gomma e dalla mancanza di energia elettrica, nonostante gli sforzi per aumentare la produzione. In questi settori come in quello dell'acciaio, i progetti autarchici falliscono. Le scorte di combustibili del 1940 si assottigliano sempre di più, e la crisi si aggrava nel secondo e ler:to anno di guerra109, parallelamente alla diminuzione della produzione dell'acciaio e all'irrimediabile carenza di piombo, zinco, antimonio erame che non possono più affluire dalla Sardegna a causa della crisi dei trasporti. La situazione è definita dal Favagrossa e in un promemoria per Mussolini del 25 aprile 1943 "disperata [ ...] con grave pregiudizio alla produzione bellica che, in brevissimo tempo, verrebbe paralizzata"110. E non appena Badoglio ha assunto il potere, con il citato promemoria del 28 luglio Favagrossa richiama la sua attenzione sul fatto che disponibilità di carbone e carburanti e lubrificanti è ormai ridotta a un solo mese, per di più con scorte molto disperse a fronte di una crescente difficoltà dei trasporti. 111 Un altro settore non certo secondario, dove le importazioni sono estremamente ridotte a fronte dell'insufficienza delle misure autarchiche, è quello delle fibre tessili (lana, cotone, juta) e delle pelli. La produzione autarchica delle fibre artificiali che dovrebbero sostituirle non dà risultati quantitativi e qualitativi sperati, anche perchè legata all'unportazione della cellulosa, sempre più difficile, e alla produzione della soda, a sua volta legata alla disponibilità del carbone: il fabbisogno di lana lavata era di tonn. 43.000 contro 6.000 di produzione nazionale. Deficienza 37.000 tonn. Durante la guerra 1915- 1918 furono importate 100.000 t di lana mentre durante quest'ultima guerra se ne importarono 4.000 t; per di più durante l'altra guerra si ebbero 24.000 tonnellate di produzione interna contro 17.000 dell'auuale. Morale, nel 1915-18 si dispose di ben 124.000 tono. di lana e nel 1940-43 di sole 21.000 tonn. con
108
lvi, pp. 137- 138 e 164.
p. 167. lvi. p. 193. lvi, p. 199.
109 lvi, I IO
• 11
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un rapporto da 6 a I . Peggiore è stata la situazione del cotone, sostituito in buona parte con le fibre artificiali. Nel 1914-1918 si importano 854.000 t di colone, più alcune decine di migliaia di tonnellate di cascami: totale circa 900.000 tonn, più 8.000 tonn. di produzione interna. Nel perido 1940-1943 furono importate 5.000 tonn. di cotone che aggiunte alle 27 .000 di interna danno in tutto 32.000 tonn, con un rapporto da 29 a I , vale a dire il 3,5% rispetto alla guerra precedente. t t2
Queste carenze hanno riflessi primari sul morale e sul benessere delle truppe, che dispongono di oggetti di vestiario e scarpe scarsi e soprattutto qualitativamente di molto inferiori rispetto a quelli della prima guerra mondiale. 113 Dal 1940 al 1943 la produzione di calzature - superfluo l' abusato accenno alle suole di cartone, etc. - è stata di poco superiore alla metà di quella della prima guerra mondiale, durante la quale si distribuirono 42.000.000 di paia di scarpe. A parte la cattiva confezione delle divise e l' ineleganza e scarsa razionalità dei modelli prescelti114, il ricorso in misura massiccia a fibre artificiali di caratteristiche inferiori a quelle minime richieste dall'uso riduce la durata dei capi -cli corredo e, di conseguenza, rende necessario il loro continuo rinnovo, complicando il problema dei rifornimenti. Il panno per divise del ' 15, 18 era confezionato con il 75% di lana vergine e il 25% di lana meccanica o da materasso e solo nel 1918, per ragioni di economia, si era ridotta la lana all'85%, con il rimanente 15% di cotone. Dal 1940 al 1943 invece la qualità del panno, all'inizio già inferiore, subisce un continuo peggioramento, passando dal 70% di lana e 30% di fiocco rayon del 1940-1941 al 40% di lana (di cui il 61 % tessile) e 60% di fiocco e rigenerati non di lana per le giubbe del 1943, con stoffa dei pantaloni ancora più scadente (solo 16% di lana). TI Favagrossa accenna anche alla forte carenza di materiali sanitari, a suo giudizio dovuta non alla mancanza di capacità produttiva ma, anch'essa, alla mancata disponibilità di fibre tessili naturali. In questo caso si lralla di una giustificazione poco convincente, sia perchè i materiali sanitari non richiedono solo fibre tessili, sia perchè le pur ridottissime disponibilità avrebbero dovuto essere destinate con priorità assoluta a un settore che aveva sul morale riflessi ancor maggiori. Il settore che, nel secondo dopoguerra, è stato maggiormeate studiato e dibattuto è quello, prettamente di competenza di Fabbriguerra, della produzione di armi, artiglierie e mezzi corazzati. In merito le cifre fornite dalle varie fonti non sono concordanti, ma le deduzioni che se ne possono trarre sono comunque abbastanza univoche. Anzitutto, la produzione delle industrie metallurgiche è quella che maggiormente risente - in misura peraltro difficilmente quantificabile - di turbative alla produzione di varia origine, che erano molto meno sentite nella prima guerra mondiale: danni, assenteismo e inconvenienti vari provoca-
lvi, pp. 94-95. /vi. pp. 68. 163, 166, 185-186. 114 U. Spigo, Op. cit., pp. 60-61. 112 113
l92
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ti dai bombardamenti aerei, crescente penuria di energia elettrica, combustibili e materie prime,; crisi dei trasporti (già a fine 1941, 729 su 1.000 stabilimenti ausiliari controllati da Fabbriguerra avevano dovuto sospendere in tutto o in parte la produzione). 115 Ciononostante, Favagrossa accenna a notevoli incrementi della capacità produttiva e della produzione. Rispetto al 1939 la situazione del 1943 è la seguente: 116 artiglierie (da 65 a 381) cannoncini da 20 a 57 munizioni d'artiglieria munizioni per cannoncini armi automatiche bombe da 45 e 81 siluri mezzi corazzati aeroplani e motori esplosivi
capacità produttiva quadruplicata capacità produttiva quintuplicata capacità produttiva quasi triplicata capacità produttiva triplicata capacità produttiva triplicata capacità produttiva raddoppiata capacità produttiva quintuplicata capacità produttiva triplicata capacità produttiva quasi raddoppiata capacità produttiva quasi triplicata
Sempre secondo il Favagrossa, nel periOllo 1940-43 sonu compk:ssivamente prodotti 120.000 automezzi, 35.000 moto, 3.300 mezzi corazzati, 125.000 mitragliatrici, 12.500 cannoni (a fronte dei 19.000 della prima guerra mondiale), 9.800 cannoni da 20, 16.800 mortai da 45 e da 81. 117 Per le artiglierie va però notato che, in un precedente opuscolo di Miproguerra, il totale indicato era di 11.00011 8. Per giustificare la minore produzione complessiva di artiglierie rispetto alla prima guerra mondiale, Favagrossa accenna al maggior numero di ore di lavoro che nonostante il perfezionamento dei macchinari richiede la produzione dei nuovi materiali, più complicati e con caratteristiche molto più sofisticate rispetto a quelli del '15-' 18: più aumenta il calibro, più crescono le ore di lavoro. In particolare, una mitragliera da 20 richiede 748 ore di lavoro e un cannone da 47 ne richiede 1.200, contro le sole 660 richieste dall'artiglieria-base del '15-' 18 (pezzo da campagna da 75/27 mod. 1911). Per le masse oscillanti Favagrossa cita i seguenti dati: nel 1915-1918 cannone da 76/45 cannone da 105/28 cannone da 149/14 cannone da 149/35 cannone da 2 I0/8
115
nel 1940-1943 ore 1.592 ore 2.766 ore 2.384 ore 1.286 ore 5.270
cannone da 75/46 cannone da 125/23 o 25 cannone da 149/19 cannone da 149/90 cannone da 210/22
C. Favagrossa, Op. cit., p. 167. p. 137. p. 74-75.
116 /vi, 11·1 Ivi, 118
F. Minniti, Due a11ni ... (Cit.), p. 852.
ore ore ore ore ore
4.500 7.600 8.750 12.475 17.350
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1 dati sulla produzione sono tuttora incerti e "ballerini". Il Minniti accenna a quantitativi assai diversi: 83.000 automezzi e 33.000 motomezzi prodotti dal giugno 1940 al giugno 1943 (a fronte, rispettivamente di 25.000 e 5.900 prodotti dal giugno 1935 all'ottobre 1939), 3.400 mezzi corazzati (1'80% dei quali armati con pezzi da 47), meno di 8.000 pezzi di artiglieria (dei quali più della metà da 47 e tenendo conto anche di quelli costruiti prima dell'entrala in guerra). 11 9 Curami e Miglia contestano, con non sempre fondate ragioni, le cifre addotte dal Favagrossa (analoghe a un documento dell'Ansaldo) per giustificare l'abnorme aumento dei tempi di lavorazione delle artiglierie. 120 Effettivamente la maggiore complessità dei nuovi affusti a traino meccanico e le migliorate caratteristiche delle bocche da ruoco e degli organi elastici non basterebbero di per sè a giustificare un aumento addirittura del doppio circa dei tempi di lavorazione di un pezzo completo. li dato, però, andrebbe verificato anche in rapporto alle prestazioni dei nuovi macchinari, per vedere in che misura l'aumento delle prestazioni delle macchine operatrici poteva compensare la maggiore complessità dei pezzi prodotti. ln tutti i casi, anche alla luce degli elementi di giudizio generali che si possono trarre <la altre parti del libro del Favagrossa, e ancora di più dal diario di Cavallero, un'impostazione meramente produttiva e tecnico-industriale del problema della produzione delle artiglierie con la correlata ricerca delle ragioni delle deficienze, potrebbe portare fuori strada. Sono molti e di vario ordine i fattori in gioco, non csauamcntc quantificabili perchè spesso esterni alla fabbrica e ai diagrammi di produzione, ma non per questo meno importanti. Posto che le artiglierie, come i carri, sono i materiali a più alto contenuto tecnologico che assorbono la maggiore quantità e la migliore qualità di combustibili e materie prime, si può dire che i mediocri risultati - come si deduce dai brani del diario di Cavallero prima citati - sono anche dovuti a responsabilità degli uomini e degli organismi (sia militari che industriali), ma su di essi pesa in misura certamente notevole un complesso di fattori negativi derivanti dalla situazione generale pnma ricordata: impianti e organizzazione industriale, quantità e qualità delle maestranze, turbative varie della produzione dovute a bombardamenti aerei, crisi dei trasporti, carenza di combustibili, di energia elettrica, e di materie prime 121 , burocratizzazione e ritardi dovuti ai troppi Enti interessati alle commesse, conflitti di competenza fra Fabbrigucrra e Ministeri militari (e, a volte, contrasti tra Cavallero e i Capi di Stato Maggiore, i cui organi tecnici non sono molto docili), incertezze e ritardi dei troppi organi tecnici militari competenti nel definire le caratteristiche dei
119
lvi, pp. 851-853 e P. Minniti, Il 11roblema degli armamenli ... (Cit.), pp. 24-28.
A . Curami - F. Miglia, Art. cit., pp. 264-270. Anche la caren7.a di materie prime fa sentire in determinati periodi il suo peso. 1125 settembre 1941 Cavallero annota nel suo dia,io. "Di,uit,u,,ium: walt:rie primt:: Ansaldo può contare su non più di 5000/t mese" (U. Cavallero, Op. cii., p. 237). 120 121
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nuovi materiali e nel seguire le commesse, inesistenza di un tecnico con ampi poteri e forte personalità capace di imporre (anche "con le cattive") a tutti gli interessati alla produzione - a cominciare dagli industriali - un minimo di disciplina e il necessario coordinamento (come era riuscito ad essere Dallolio nella guerra precedente, e come non furono certo - per diverse ragioni - né Favagrossa, né Dc Pignier, Caracciolo, Ago, etc. né lo stesso Cavallero). Un altro aspetto che richiederebbe un accurato e approfondito esame finora mancato è quello della produzione di automezzi e autospeciali (autoambulanze, autocisterne, autofficine, autobotti, etc.), da ritenere troppo modesta sia per quantità che per qualità (circa 35.000 automezzi all'anno dal 1940 al 1943, dato inferiore alle normali capacità produttive delle industrie nel 1940). Siamo però dell'avviso che, più della quantità, hanno riflessi negativi la qualità e i criteri d'impiego, perchè anche la modesta quantità di automezzi, artiglierie e carri medi prodotta avrebbe consentito di mettere in campo, almeno su un solo teatro di operazioni, alcune divisioni corazzate e motorizzate più competitive. Per le artiglierie, come già si è visto il giudi7.io rlello stesso Cavallero è assai severo, e non si salva nemmeno il 90/53 comunemente ritenuto, anche oggi, un buon pezzo: 2 luglio I 943 Il Duce è molto preoccupato del 90/53. Gli hanno fallo credere di avere il miglior mate riale del mondo e ora si accorge di aver quasi niente [ ... l 22 luglio 1941 ... Eccellenza De Pignier [Ispettore tecnico superiore che ha sostituito il generale Caraeciolo - N .d.a.] dice che il grado di cultura degli ufficiali [del servizio tecnico - N.d.a.] che escono dai corsi è buono e che i progressi si vedono a distanza. Reagisco: il paese è in guerra; il progresso dobbiamo vederlo subito. Siamo indietro e vi sono responsabilità. Dopo anni e anni di lavoro e di spese, ci presentiamo alla guerra con materiali che non vanno, come ad esempio il 90/53 che si usum. La marina ha già trovato un ripiego. Le spolette piriche non vanno, quelle meccaniche sono poche poichè l'industria non fu poten7iata, la commessa dei tubi-anima non è stata data: degli insegnamenti del 76/45 non si è tenuto conto. L'obice da 149/19 non si può adoperare. Il paese deve avere i mezzi. Se a Napoli vi fossero i proiettori la caccia notturna sarebbe possibile e si avrebbero meno danni [ ...] 23 luglio 1941 Ricevo Roatta. Argomento: cannone da 90/53: suoi congegni di puntamento (cominciano tra un mese ad affluire) Centrale di tiro: non è pronta 122 ... [anche Favagrossa accenna al mancato coordinamento della produzione di artiglierie che non era coordinata con quella dei congegni di puntamento. in particolar modo per il 90/53 - N.d.a.].1 23
li Minniti accenna ai 1.222 carri medi prodotti, cifra che l'Ogorkièwitz giudica ragguardevole, ma inficiata dalla calli va qualità dei mczzi.124 Diversamente dallo stesso Minniti , noi riteniamo che /vi. pp. 206 e 212. C. Fovogrosso, Op. Cit., p . 50. 124 F. Minnili. Due anni di allivilà ... (Cii.), p. 853. 122 17'
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Ogorkiewitz abbia ragione: in Africa Settentrionale dire carri medi non competitivi significava dire divisioni corazzate non competitive, e divisioni corazzate non competitive, volevano dire esercito italiano non competitivo: tanto più che l'insufficiente qualità dei carri medi non era compensata, ma peggiorata, dall'insufficiente apporto dell'aviazione e dalla pari carenza di automezzi, mezzi di trasmissione, valide armi contrncarri, sostegno logistico, benzina ecc. Concludendo, i mediocri risultati della produzione militare durante la guerra non possono essere attribuiti unicamente a questa o a quella deficienza di base (materie prime e combustibili), all'operato degli organi militari ai vari livelli interessati alla produzione, o alla cattiva volontà degli industriali e alla loro tendenza a fare i loro interessi e a influenzare il potere politico, cosa del resto che rientra nella logica del sistema di mercato e tipica non solo di quel periodo. Il fenomeno è assai più complesso e deriva da una serie di fattori di vario ordine, tutti concorrenti in senso negativo. Una cosa, comunque, è certa: che continuamente affiora I' assenza di un Leadership tecnica capace di imprimere al sistema impulsi positivi e diretti verso obiettivi chiari e concordi, e che in parecchi casi e siluaàuni, duuk cuuslalare che sarebbe slalu diffil:ik fare peggiu.
Per queste ragioni non si può essere severi con gli uomini: nel vasto e complesso campo della organizzazione della nazione per la guerra, nonostante l'immagine ufficiale di volitivo dittatore dagli interventi drastici Mussolini si dimostra più che altro un timido mediatore di incerta competenza e, in pratica, di ridotta influenza, a disagio tra i vari poteri e le opposte sollecitazioni, con interventi non di rado velleitari e limitati a enunciazioni verbali che lasciano il tempo che trovano, e con generiche direttive poi facilmente eluse con artifizi amministrativi e normativi. Se la massima autorità dello Stato nonostante i suoi poteri senza limiti era così poco incisiva, come si può oggi pretendere da Cavallero, Favagrossa e da quant'altri avevano alte funzioni di responsabilità l! coordinamento, un'azione più energica e risultati migliori?
CAPITOLO V
LINEAMENTI GENERALI DELL'ORGANIZZAZIONE LOGISTICA REALIZZATA: EVOLUZIONE DEI SERVIZI DI SANITÀ, COMMISSARIATO, POSTALE E TELEGRAFICO, DI ARTIGLIERIA E DEL GENIO (1940-1943)
I. Fisionomia generale dell'organizzazione logistica realizzata
Bisogna distinguere tra dottrina logistica e prassi logistica, quest' ultima intesa come inevitabile adattamento dei principi dottrinali alle concrete e contingenti esigenze della situazione. Esamineremo perciò in quali termini e fino a che punto i principi teorici per la logistica di distribuzione indicati in precedenza sono tradotti in pratica, e qual'è l'organizzazione logistica territoriale che, come ricordava il Liuzzi, funge da base ai Servizi di campagna e da serbatoio di alimentazione per le truppe operanti nei vari scacchieri oltremare. Non è possibile, nè opportuno trattare questi argomenti con rigide dicotomie tra organizzazione territoriale e di campagna. Prenderemo pertanto in esame dapprima i caratteri generali dell'organizzazione, e successivamente i particolari sul funzionamento effettivo dei singoli Serviz.i. La situazione del giugno 1940 descritta nel capitolo I non subisce varianti di rilievo. Persistono fino al 1943, anzi si aggravano, i difetti d ' impostazione ai quali già si è accennato. I fattori, tutti negativi, che influenzano maggiormente l 'organizzazione logistica effettivamente realizzata sono: a) la mancata indicazione di priorità tra i vari scacchieri e la mancata collaborazione tra alleati nella produzione bellica; b) la mancata risoluzione del vecchio problema dell'afflusso dei rifornimenti oltremare, in tutte le sue dimensioni: efficace scorta aeronavale; porti di imbarco e sbarco ben protetti e ben organizzati, con sufficiente capacità di movimentazione materiali; naviglio mercantile adatto al trasporto di truppe e materiali; coordinamento tra le forze armate per la formazione e protezione dei convogli; c) la mancata prevalenza di un criterio qualitativo nella costituzione organica delle unità e nell'assegnazione dei materiali, dei mezzi e delle dotazioni, che rende l'inadeguatezza dei mezzi e dell'organizzazione logistica una costante indipendente da qualsiasi altro fattore, anziché un fatto accidentale ed episodico soggetto a varianti e adattamenti; d) la modestia qualitativa e quantitativa dei nuovi mezzi e materia-
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La logislica dell'esercito - Vol. IV
li introdotti durante la guerra, e la lorn inadeguatezza a fronte dei vincoli posti dall'ambiente naturale, specie in Russia e in Africa Settentrionale.
L'unificazione dell'organizzazione logistica (1943) L'organizzazione logistica territoriale, separata da quella di campagna, fa sempre capo fino all'estate 1943 ai Comandi di corpo d'annata territoriale, che in caso di mobilitazione e spostamento sono sostituti dai Comandi di difesa territoriale. Nel luglio 1943, di fronte al pericolo di invasione dell'Italia peninsulare da parte aJleata, il Ministero dispone l' inserimento degli organi direttivi dei Servizi territoriali nelle formazioni di guerra dei Comandi di armata e di corpo d'armata operativi, dando origine - nelle Intendenze d'armata e nei Comandi di corpo d'annata - a organi direttivi unificati dei Servizi che esplicano i loro compiti sia nei confronti delle unità operative sia nei confronti degli Enti militari (mobilitati e non) de lla circoscrizione territoriale di competenza, continuando nelle attribuzioni svolte quali organi periferici territoriali dcli' Amministrazione centrale (direzioni generali del Ministero della guerra). 1 L'organizzazione che ne deriva è riassunta nel seguente specchio: 2 GRANDI UNITÀ
SANITÀ
COMMISSARIATO
ARTIGLLER!A
AMMINISTRAZ.
COMANDO Fl'.AA Direzione compren- Direzione compren- Direzione comprcn- Direzione comprenSICILIA dente quella terrilo- dente quella territo- dente quella territo- dente quella tcrrit«; rialc (I) riale (I) riale (J) riale (I ) COMAND05'
ARMATA
Ufficiale medico Sezione di commiss. Sezione di artiglie- Direzione comprennella sez. mista del- nell'ufficio servizi ria nell'uflicio Ser- dente quella territoriale (2) l'ufficio Servizi vizi.
COMAND07' ARMATA
Direzione comprcn~ Direzione comprcn- Direzione compren- Direzione comprcndente quella territo- dente quella territo- deote quella territo- dente quella territoriale (3) riale (3) riale (3) riale (4)
COMAND08" ARMATA
Ufficiale medico Uffic. commiss. nelnell'ufficio Servizi l'ufficio Servizi
-
-
COMANDO FF.AA Direzione compren- Direzione compren- Direzione compren- Direzione comprendente quella tcrrito- dente quella territo- dente quella territo- dente quella territoSARDEGNA riale (5) riale (5) riale (5) riale (5) COMANDO C.A. IX, XV, XXIII, XXJV. XXXV
Direzione compre.o- Dire-t.ione compren- Direzione comprcn- Direzione comprendente quella territo- dente quella territo- dente quella territo- dente quella territoriale(5) rialc (5) riale (5) riale (5) (segue)
1
2
AUSSME, Rep. M/7, Racc. 518, Cart. 3. Circ. SME n. 0075010/1 in data 25 luglio 1943 (ivi).
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V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
GRANDI UNITÀ
SANITÀ
COMMISSARIATO
ARTIGLIERIA
AMMIN!STRAZ.
COMANDO C.A. DI ROMA
Direzione comprcn- Direzione compren- Direzione compren- Direzione comprendente quella territo- dente quella territo- dente quella territo- dente quella territoriale (6) riale (5) riale (5) riale (5)
COMANDO C.A. Xli, XVI, XIX e XXXI
Direzione prevista nelle "Formazioni provvisorie di guerra dei comandi di G.U."(7)
COMANDO U C.A.
Direzione compren- Direzione eompren- Direzione compren- Direzione prevista dente quella territo- dente quella territo- dente quella territo· nelle "Forma1.ioni riale (5) provvisorie di guer· riale (5) riale (5) ra dei comandi di G.U." (7)
COMANDO XVII C.A.
Ufficiale medico Ufficiale commis. nell'ufficio Servizi nell'ufficio Servizi
-
Direzione prevista nelle "Formazioni provvisorie di guerra dei comandi di G.U."(7)
COMANDO C.A. XI!IeXX:X
Ufficiale medico Ufficfale commis. nell'ufficio Servizi nell'ufficio Servizi
-
-
Direzione prevista nelle '"Formazioni provvisorie di guerra dei comandi di G.U." (7)
-
Direzione prevista nelle "Formazioni provvisorie di guerra dei comandi di G.U."(7)
(I) Esplica il proprio compito di organo direttivo di A. nei riguardi di tutte le unità inquadrate nell'A. (XTI e XVl C.A.) e continua nel proprio compito per tutti gli enti territoriali e mobilitati nell'isola non inquadrati nell'A., nonché nelle attribuzioni di elemento periferico dell'amministrazione centrale. (2) Esplica compiti di direzione di A. nei riguardi delle unità di C.A. Il e XVII e continua negli attuali compiti (circoscrizione di Firenze). (3) Esplica i compiti di direzione di A. nei riguardi di tutte le unità inquadrate nell'A. (C.A. IX, XXX e XXXI) e continua negli auuali compiti della direzione territ., ma limitatamente alla circoscr. Campano-Calabra. (4) Esplica i compiti di direzione di A. nei riguardi delle unità direttamente dipendenti dal comando di A. e di quelle dei C.A. XIX e XXXI; continua negli attuali compili nella circoscrizione della Campania-Calabria. (5) Esplica il proprio compito· continuando in quelli dell'organo territoriale · nei riguardi di tutti gli enti della circoscrizione. (6) Esplica il proprio compito· continuando in quelli dell'organo territoriale - neì riguardi di tutti gli enti della circoscrizione, eccezione fatta per le unità del XVll C.A., che fanno capo una propria direzione di amministrazione. (7) Esplica i compiti di direzione di C.A. nei riguardi delle unità inquadrate, organicamente o per l'impiego nel C.A ..
Nonostante l'aumento delle attribuzioni. gli organici delle direzioni di armata e corpo d'armata rispecchiano quelli delle direzioni territoriali già esistenti , senza aumenti di personale. Le direzioni dei Servizi di annata e corpo d'armata sono rette da colonnelli, e per il personale militare e civile si basano esclusivamente sugli appartenenti alle direzioni territoriali. Nel caso che il Comando di armala si allontani dal territorio sul quale ha giurisdizione, le direzioni di sanità, commissariato e artiglie-
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La logistica dell'esercito - Voi. N
ria rimangono sul posto, ad eccezione di 2 tenenti colonnelli o maggiori che seguono il Comando e formano il nucleo di una nuova direzione da mobilitare: la direzione di amministrazione invece si scinde lasciando in sede parte del personale (quello addetto alle contabilità speciali e alla revisione della contabilità). Analogamente, nel Comando di Corpo d'armata le direzioni di sanità, commissariato e amministrazione rimangono in sede, inviando solo 2 ufficiali al seguito del Comando: solo la direzione di artiglieria di corpo d'annata rimane completamente in sede. Si tratta di una soluzione contingente e imposta dagli avvenimenti, perché in un territorio ormai direttamente interessato dalle operazioni non possono coesistere due diverse organizzazioni logistiche, una di campagna e l'altra territoriale. Tuttavia la prescrizione che le direzioni rimangano in posto tranne 2 ufficiali nel caso che il Comando o l'Intendenza debba spostarsi, priva praticamente di organi direttivi logistici proprio nel momento più critico - i Comandi operativi, anche se si tratta di una soluzione che tiene conto della scarsa mobilità delle direzioni territoriali e dei loro compili quali organi periferici del Ministero. L'inconveniente è rappresentato allo Stato Maggiore dell ' Inlendcnlc della 7" armata, il quale in sostanza propone che fermo restando il passaggio delle direzioni dei Servizi territoriali alle dipendenze dell' Intendenza d'armata, queste rimangano interamente al loro posto anche se l'Intendenza si sposta: sia l'Intendenza che le direzioni devono pertanto avere un organico che consenta loro un funzionamento separato. In tal modo, secondo lo stesso Intendente le direzioni dei Servizi unificate sarebbero costituite da tre nuclei: uno presso l'Intendenza, gli altri due presso i preesistenti Comandi Territoriali di corpo d'armata IX (Napoli) e XTX (Bari), destinati a rimanere in posto nel caso che la Grande Unità si allontani.3 Non conosciamo la risposta dello Stato Maggiore e l'esito delle mfaure predisposte: v'è solo da osservare che l'allontanamento dei Comandi di corpo d'armata o d ' armata dalle sedi territoriali avrebbe potuto essere evitato scegliendo in tempo utile - per tutti - un' idonea sede di campagna, e che avrebbe potuto anche significare semplicemente la conquista del territorio da parte del nemico, rendendo inutile la permanenza in sede delle direzioni territoriali. Il problema ha risvolti di interesse anche attuale, perché mostra l'inutilità di due diverse organizzazioni logistiche - territoriale e operativa - quando si impone un concetto di difesa areale, non legato cioè a un ben delimitato fronte e confine terrestre, rispetto al quale si possano ben distinguere zone di territorio non interessate dalle operazioni e più arretrate.
3 Let. n. 192/ord. in data 18 agosto 1943 dell'Intendenza 7" armata (ivi).
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
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Il funzionamento delle Intendenze
L'organizzazione e il funzionamento dei Servizi in campagna continua a fare capo, secondo le norme in vigore, alle Intendenze di armala. Come già si è accennato, specie nel 1940-1941 queste vengono spesso costituite solo all'atto dell'impiego operativo della rispettiva armata, senza quindi quel periodo di rodaggio e di affiatamento con i Comandi, le G.U. e le unità dei Servizi dipendenti sempre auspicato in passato. Le Norme del 1940 non prevedono la costituzione di Intendenze di corpo d'armata, nè di un'unica Intendenza di scacchiere, quando le Grandi Unità inviate oltremare o oltre confine o di stanza nelle isole sono inreriori al livello di armata (come avviene nel periodo iniziale delle campagne di Russia e di Grecia), o quando sono presenti due armale (come avviene nel periodo iniziale della guerra in Africa Settentrionale). E nemmeno esse accennano alla cosliluzione di delegazioni d'Inlcndenza, inevitabile e frequente in guerre di movimento su larghi spazi (Africa Settentrionale, Russia) e alla quale si era già fatto largo ricorso in Etiopia e Spagna. Naturalmente, data la separatezza anche in campo logistico tra forze armate non è nemmeno prevista - nè concordata - la costituzione di Intendenze interforze negli scacchieri oltremare. Ne conseguono rilardi, crisi di adattamento e carenze di organi direttivi , perché gli organici sono cnlcolati per l'unico caso di un'Intendenza di armata che rimane in una data sede, e appare evidente che forze dislocate oltremare e oltre confine necessitano comunque degli organi necessari per garantire loro un minimo di autonomia logistica. Solo nel prosieguo della guerra si costituiscono un'Intendenza unica di scacchiere in Africa Settentrionale e Intendenze per le truppe dislocate nelle isole, che assumono la denominazione di "Intendenza delle forze armate, della Sicilia, Sardegna, ecc.", con ciò significando l'assunzione di una almeno parziale dimensione interforze. Questi adeguamenti sovente avvengono in ritardo. Ad esempio solo con Circ. n. 0078770/2 in data 19 luglio 1943 lo Stato Maggiore dispone la costituzione e mobilitazione di un"'lntendenza delle forze armate della Sardegna", con Intendente, Capo di Stato Maggiore, ufficio di Stato Maggiore, 11 direzioni (sanità, commissariato, postale, artiglieria, genio, trasporti, automobilistica, chimica, delle tappe, delle strade, amministrazione) e ufficio acque (la direzione trasporti si articola su 1" sezione movimento, 2" sezione trasporti via ordinaria, 3" sezione trasporti via mare e via aerea). 4 Altri inconvenienti - non certo nuovi - nascono dalle difficoltà di coordinamento tra Comandi e Intendenze. Benché il para. 16 delle Norme del 1940 prescriva che le Intendenze siano di norma dislocate nel-
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A USSME, Rep. M/7, Racc. 518, Cart. 3 e Racc. 31 O, Cari. I.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
le stesse località dei rispellivi Comandi, dei quali devono essere considerate parte integrante, questa prescrizione di rado viene seguita. Ne conseguono prevedibili complicazioni burocratiche: ad esempio con promemoria non datato di fine 1940, l'Intendente dell'8" armata generale D'Havet prega il Capo del II reparto dello SME di inviare le lettere concernenti i Servizi non solamente al Comando dell'8" armata ma aJ Comando dell'annata e per conoscenza anche all'Intendenza (o viceversa), in modo da evitare gli inevitabili ritardi e la compilazione di attergati, e aggiunge: "se si considera poi il tempo necessario perché gli ordini di questa Intendenza (a Bologna) pervengano ai magazzini e alle unità in zona d'impiego, si comprende più facilmente la ragione del mio promemoria". Un'altra serie di inconvenienti è provocala dall'eccessivo accentramento al livello di armata di organi esecutivi di difficile controllo disciplinare, che affiora fin dall'inizio. Con lettera n. 2133 in data 1° luglio 19405. l'Intendenza della 1" armata schierata al confine francese con 12 direzioni dei vari Servizi, 2 uffici (acque e legnami) e 12 Comandi di tappa alla dipendenze. comunica una nuova organizzazione del Servizio delle tappe che accresce molto aJ di là di quanto prevedono le Norme del 1940 il ruolo dei Comandi di tappa, cosl motivata: l'espcrienw di questo primo periodo di funzionamento dei servizi ba messo in rilievo quanto già questa lntenden7..a aveva presunto circa la pesantezza del sistema organizzativo previsto dalle "Norme generali per il funzionamento dei servizi in guerra". Sono ora presenti in zona circa trecento organi esecutivi dei servizi, dipendenti da nove diverse direzioni ; ciascuna di esse deve collegarsi con i propri organi attraverso numerosissimi interventi scritti, o telefonici, o telegrafici, o radio che richiedono dispendio di energie, consumo di mezzi e saturazione dei collegamenti a filo. li sistema è tardo, laborioso; dal solo carteggio che passa per lo S.M. dell'Intendenza appare evidente che :ùcune direzioni stanno assumendo una veste burocratica che sommerge le attività tecniche preminentemente ad esse devolute; allo SM, che deve coadiuvare il generale Intendente nella funzione coordinatrice dei vari servizi, molte attività sfuggono; scarso controllo viene esercitato sulle unità dei ~crvi7i distribuite nelln zona, quasi tutte con amministrazione autonoma. quasi tulle comandate da ufficiali inferiori di complemento. Per snellire il sistema, è necessario che alcune funzioni, ora devolute alle varie direzioni, siano assorbite da organi di comando dislocati nelle più importanti località della zona, che comprendono ciascuno un numero limitato di unità di servizio. Questi organi non possono essere che i Comandi di tappa i quali. retti ora quasi tutti da colonnelli in S.P.E. o prevenienti dal S.P.E. [è il miglior impiego, vista la carenza di ufficiali in S.P.E.'! - N.d.a.), sono in grado di a~sumere attribuzioni più estese di quelle per essi previste dalla circolare 17000.
Pertanto l'Intendenza della I" armata dispone che i comandanti di tappa, assumano funzioni analoghe a quelle di comandanti di corpo (e anche a quelle assegnate nel dopoguerra ai comandanti di centro logistico) nei riguardi di Comandi, reparti e Servizi d'Intendenza dislocati nella loro circoscrizione, in materia di questioni disciplinari e penali, concessioni di licenze e permessi di gestione del personale in gene-
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AUSSME, Rep. M/7, Racc. 518, Cart. 3.
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
203
re, alloggiamento, vettovagliamento, vestiario ed equipaggiamento, impiego dei mezzi di trasporto limitatamente ai trasporti che hanno inizio e termine nella circoscrizione (carico e scarico ai magazzini e alle stazioni ferroviarie, servizi vari a favore degli organi esecutivi sprovvisti di mezzi). Rimangono di esclusiva competenza delle singole direzioni dei Servizi di armata le questioni relative a impiego delle unità e stabilimenti del rispettivo Servizio, a movimento e situazione delle çiotazioni e controllo sulla loro gestione amministrativa, a movimenti interessanti più circoscrizioni dei Comandi di tappa. Non riteniamo che questa lettera rappresenti solo un caso isolato e rispecchi solo il personale punto di vista di un Intendente d'armata. Il problema è reale: si tratta di assicurare il coordinamento e il controllo disciplinare e delle attività quotidiane di numerosi organi esecutivi di forza ridotta, sparsi su un vasto territorio e spesso al comando di giovani e poco auterevoli ufficiali inferiori di complemento e di ridotta esperienza. Il ricorso ai Comandi di tappa è un palliativo. Posto che le direzioni d'armata e corpo d'armata possono esercitare un efficace controllo solo su pochi organi esecutivi di grosse dimensioni al comando di ufficiali superiori. il problema poteva (e può) essere risolto solo con la costituzione possibilmente fin dal tempo di pace di unità pluriservizi con adeguata organizzazione del comando e delle trasmissioni, in grado di dar vita in campagna a centri logistici pluriservizi. Ciò impone, peraltro, anche ai livelli di comando più elevati di ragionare non "per singoli Servizi" o per " direzioni", ma per complessi logistici.
Le direttive logistiche dello Stato Maggiore Esercito nella primavera 1941
Nell'aprile 1941, cioè al termine della campagna di Grecia e dopo la sconfitta in Africa Settentrionale, lo SME emana direttive generali di carattere logistico valide per i vari scacchieri, con chiara indicazione di obiettivi e priorità.6 Le direttive confermano l'organizzazione logistica per Intendenze, ciascuna con la responsabilità e la direzione dei Servizi nella zona di competenza: Intendenza 2" armata (Jugoslavia), intendenza Superiore Albania, Intendenza Africa Settentrionale, intendenza 4" armata (Francia). La gravitazione in campo strategico è indicata ne11' Africa Settentrionale, al momento l'unico fronte aperto all'Asse in Europa: "a cominciare dai primi di maggio verrà iniziato il trasporto intensivo di altre truppe ed altri automezzi per complessivi circa 30000 uomini e 5000 automezzi. Le nuove G.U. saranno avviate in Cirenaica". Riassumiamo i criteri fondamentali indicati dallo SME per la organizzazione e il funzionamento dei Servizi, che tendono a supplire
6 Circ. SME n. 75000 in data 27 aprile 1941 (AUSSME, Rep. M/4, Racc. 518, Cart. I).
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
alle carenze di autotrasporti, di quadrupedi e di materiale, dando particolare rilievo ai recuperi e alle risorse locali. a) Utilizzazione al massimo dei rifornimenti via mare e per ferrovia, in modo da "ridurre inesorabilmente gli autotrasporti". I rifornimenti per Cirenaica appena possibile devono essere avviati sul porto di Bengasi. Per l'occupazione completa della Grecia in corso, i trasporti via mare devono essere diretti a porti prescelti in relazione alla dislocazione delle truppe e opportunamente associati ai trasporti ferroviari (Zara, Spalato, Sebenico e Ragusa). I rifornimenti avviati per ferrovia fanno capo a loro volta a centri logistici prescelti in relazione alla dislocazione delle Grandi Unità. b) Utilizzazione al massimo delle risorse locali in tutti i campi, in modo da ridurre il più possibile l'afflusso dei rifornimenti dalla madrepatria (viveri, materiali vari , riparazioni automobilistiche, mezzi di trasporto, ecc.). In un primo tempo questo sfruttamento sarà affidato alle Intendenze, che potranno anche procedere a requisizioni, tenendo presente che "particolari cautele, nel modo e nella misura - quali possono suggerire ovvie considerazioni d'ordine politico - saranno specialmente osservate nei provvedimenti di requisizione da adottarsi nei territori della Dalmazia e della Croazia". e) In quei settori "che sono particolarmente in sofferenza" deve essere fatta la più rigorosa economia, allo scopo di aumentare le scorte disponibili nella madrepatria per i ruturi bisogni dello scacchiere libico, "verso il quale dovranno ormai essere rivolte le principali provvidenze di carattere logistico (carne congelata, scatolette di carne, automezzi, carburante e lubrificanti, fusti per carburante, mezzi di collegamento, pile ecc.)" . d) I centri e le basi logistiche (escluse le basi d~ll' Africa Settentrionale, alle quali dovrà essere conferito un adeguato grado di autosufficienza) non devono costituire ingenti scorte per autosufficienza, ma disporre di quanto basta per assicurare aJle truppe i principali rifornimenti ordinari entro il ciclo dei trasporti via mare, con adeguato margine per imprevisti. L'lntendenza Superiore di Albania deve tenere presente l'opportunità di costituire magazzini avanzati per materiali di consumo a ridosso della linea raggiunta daJle truppe, in modo da avere a portata di mano senza lunghissimi autotrasporti i generi e i materiali stessi nel periodo compreso tra l'avanzata in Grecia delle nostre truppe e l'inizio - che non potrà essere immediato - dei trasporti via mare. La stessa Intendenza deve tenere presente anche la possibilità d'impiego di motopescherecci per i trasporti dalle basi logistiche già esistenti in Albania, ai porti del Montenegro e della costiera greca occidentale. e) Appena sarà possibile, in Cirenaica dovrà essere ricostituita l'organizzazione logistica in atto prima del ripiegamento. Le esigenze dello scacchiere libico sono preminenti su ogni altra esigenza: "conseguentemente tutte, o quasi, le risorse dovranno essere destinate al potenziamento di detto scacchiere". Rimangono tuttavia di attualità (in ordine di precedenza) le esigenze relative alla Corsica, al-
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
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la difesa delle grandi isole e dell'Italia meridionale, e l'occupazione di parte della Francia Metropolitana. La produzione di nuovi materiali a cura delle direzioni generali del Ministero dovrà essere particolarmente rivolta ai materiali, anni e munizioni per le esigenze dell'Africa Settentrionale (equipaggiamento coloniale; munizioni per artiglierie di piccolo calibro, da I05, anticarro e antiaeree; carri armati e autoblindo; automezzi dei tipi idonei per la Libia; serbatoi per carburante, fusti per benzina ecc.): la precedenza spetta agli autoveicoli e mezzi corazzati. Per l'Africa Settentrionale è necessario approntare anche altri mezzi e materiali logistici cht: sono indispensabili per la vita e l'azione di un numeroso contingente di truppa (impianto di frigoriferi a terra, approntamento di navi ospedale, di navi frigorifere preferibilmente di non grande tonnellaggio, allestimento intensivo di autofrigoriferi, autobotti, autocisterne, approntamento di numerosi mezzi per il trasporto di acqua, ecc.), tenendo presente, come dato orientativo, che "le predisposizioni dovranno essere prese come se in A.S. dovessero ancora essere inviati 150-200.000 u. e altri 15 - 20.000 automezzi (oltre a quelli già esistenti). Un cosl ingente numero di automezzi impone di organizzare con assoluta larghezza le riparazioni (specie in Cirenaica) ed i rifornimenti dei carburanti in A.S.". I quantitativi di munizioni già indicati per lo scacchiere libico devono essere approntati al più presto possibile. Il munizionamento accantonato per l'esigenza "C" (dotazioni di sbarco per Malta) dovrà essere considerato scorta intangibile e dovrà essere tenuta pronta una unità di fuoco nei depositi della Sardegna, e una in quella del corpo d' armata di Firenze per tutto il corpo di occupazione della Corsica. Da notare l'accenno ai particolari provvedimenti logistici che deve adottare la 2" armata in Jugoslavia, dai quali già traspare l'innusso della guerriglia: costituzione di piccoli depositi munizioni per far fronte ovunque alle esigenze "di ordine puhhlico"; organi7.zazione dell'afflusso e deflusso della corrispondenza esclusivamente per ferrovia; massimo sviluppo del Servizio tappe specialmente nei riguardi della disciplina e dell'ordine delle truppe, dei recuperi e della protezione delle comunicazioni e delle opere d'arte, adottando tutte le misure necessarie per impedire atti di sabotaggio, con l'impiego dei battaglioni territoriali già assegnati e da richiedere allo Stato Maggiore. Anche per il Servizio delle acque si prescrive che le Intendenze accertino al più presto gli invasi e le altre opere idrauliche che, per attacchi aerei o sabotaggi, potrebbero causare danni alle nostre truppe e alle popolazioni. Molto spazio viene dedicato all'organizzazione e all' incremento dei recuperi, richiamando le numerose disposizioni impartite in precedenza e, per la Jugoslavia, gli articoli della Convenzione di armistizio: Si rammenta che, in attesa che entri in funzione l' organizzazione di cui alla citata circularo; 1810 ùd1'Ispt:tlu1atu Supciiun: Ùt,i Sc.-vizi Tt;cnici, suuu ùj cumpt:tt:n.oa ùt:llt: ln-
tendt:nze dei vari scacchit:ri lullt: lt: operazioni di alacre accertamento, raccolta, classifi-
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
caziooe, vigilanza, segnalazione di tutti i materiali di preda bellica o comunque ricuperabili nelle zone di rispettiva giurisdizione. L'attività dovrà essere rivolta non soltanto ai materiali dei servizi di artiglieria, genio e della motorizzazione. ma anche ai materiali degli altri servizi. Comandi, truppe, organi dei vari servizi, specie del servizio tappe, siano chiaramente resi edotti dell'importanza della questione cosl da dedicarvi la massima attività. A titolo di incitamento, si dia immediato seguito alla concessione dei premi di cui alla circolare 21430 citata. Per i quadrupedi. siano costituiti centri di raccolta con personale di governo da trarsi dalle unità, oppure, se più consigliabile, i quadrupedi stessi siano senz'altro assegnati alle unità, cd impiegali. Deve, io sostanza, essere bene chiaro anche ai minori organi esecutivi che il recupero di armi. materiali di ogni genere e quadrupedi è di preminente importanza. sia per la riulili:aazione dei mezzi che per il passaggio a rottame, o per un diverso impiego. Le Intendenze debbono minutamente organizzare e controllare.
Lo SME, infine, indica le modalità per le richieste di rifornimento e sgombero, che non coinvolgono lo SME come organo-pilota della distribuzione alle truppe di campagna e dei conseguenti recuperi (come stabiliscono le Norme del 1940), ma prevedono un canale diretto Intendenze di armata-direzioni generali del Ministero, coinvolgendo lo SME solo per conoscenza. Infaui: a) le richieste di rifornimento devono essere rivolte dalle Intendenze di armata alle competenti direzioni generali, e per conoscenza allo Stato Maggiore (Ufficio Servizi I o II e direzione superiore trasporti), distinte per centri logistici e basi logistiche, con indicazione, per ogni centro o base, della forza (uomini, quadrupedi, automezzi) da rifornire e delle unità che vi fanno capo; b) le richieste relative agli sgomberi normali seguono lo stesso canale; quelle relative al bottino di guerra vanno indirizzate ali' Ispettorato Superiore dei Servizi Tecnici e per conoscenza allo Stato Maggiore e alle direzioni generali interessate. Due sono le deduzioni che possono essere tratte dall'indicazione di questi canali di rifornimento e sgombero: a) probabilmente in relazione al gran numero delle richieste dei vari scacchieri, lo SME si riserva di intervenire nel meccanismo della distribuzione solo per impartire direttive e nei casi più urgenti e di una certa importanza (come già avveniva nella prima guerra mondiale, quando però esisteva un'Intendenza generale); b) al livello di lnlendenza e scacchiere, già diventa normale elaborare i dati e organizzare i rifornimenti per basi e per centri logistici, anche se le Nom1e del 1940 non indicano questi organi esecutivi misticome parti componenti dell'organizzazione logistica, con ciò rivelandosi dimensionale soprattutto per operazioni a difesa dei confini nazionali e non per quelle oltremare.
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
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La caduta della priorità logistica a favore del/'Africa Settentrionale
Queste direttive dello SME, che peraltro non danno alcuna indicazione per il supporto logistico delle numerose G.U. rimaste io Patria, hanno breve durata. A nemmeno due mesi di distanza, l'approntamento di un corpo d'armata autotrasportabile per la Russia vanifica di fatto la priorità per l'Africa Settentrionale indicata in precedenza e assorbe - oltre che ingenti quantità di generi e materiali - gran numero di automezzi e il meglio delle artiglierie moderne, cioè il materiale che più sarebbe servito per l'Africa Settentrionale. 7 Non sono chiaramenle indicate nuove priorità. Rimane il fatto certo che l'invio di un corpo di spedizione in Russia non rende possibile destinare io Africa Settentrionale i 7000 automezzi necessari per colmare le gravi deficienze che a metà 194 I condizionano su quel lo scacchiere l'efficienza operativa delle forze italiane.8 Inoltre il CSJR assorbe 36 su 51 dei moderni pezzi da 149/40 disponibili, 1/4 delle disponibilità di pezzi da 75/46 antiaerei (con conseguente indebolimento delle già scarse difese aeree delle città) e la quasi totalità delle artiglierie da campagna moderne (36 pezzi da 76/32 e 72 da 75/18). Ne consegue una scelta strategica di fatto che si traduce necessariamente in una generale inadeguatezza del sostegno logistico, ovunque e su Lulli gli scacchieri. Forse per questo si insiste con dubbio esito sullo sfruttamento delle risorse locali da parte delle unità di stanza oltre confine, come espediente obbligalo più che come vera e propria scelta anche dottrinale. Sono così istituiti uffici economia di guerra presso l' Intendenza 8A armata in Russia (estate 1942) e presso l'Intendenza 4A armata io Francia (gennaio 1943). I nuovi uffici sono alle dipendenze degli Intendenti ma ricevono direttive generali dall'ufficio economia di guerra del Comando Supremo. Sono diretti da un ufficiale superiore capo-ufficio, si articolano su 3 sezioni (agricola, industriale, economica-finanziaria) e hanno i seguenti compiti: I 0 ) - indagine, ricerca, ricostruzione, studio delle risorse agricole, alimentari, industriali, minerarie del territorio in cui opera l'Annata. 2°) - Organiuazione dei mezzi intesi ad evitare la dispersione e ad assicurare I' acquisizione massima e immediata di dette risorse, per le necessità della G.U., delle popolazioni del territorio in cui opera la G.U. medesima, nonehè per contribuire all ' afflusso in Patria di materie prime e pro<lolli interessanti l'economia bellica nazionale. 3°) - Rimessa in efficienza, potenziamemo e sfruttamento di tutte le attività e risorse agricole, industriali, minerarie, artigiane esistenti in ano nel territorio di cui al precedente n. 2, comunque danneggiate o sospese per effetto dello s tato di guerra. 4°) - Studio, messa in efficienza, poten7iamento e sfruttamento di tulle le attività esistenti in potenza nel territorio delle Grande Unità.
7 Cfr. L. Ceva, Op. cit., pp. 84-118; G. Bucciante, / generali della dittatura, Milano, Mondadori , 1987, pp. 254-531; G. Mancinelli, Op. cir., pp. 36, 42 e 60. 8 U. Cavallero, Op. cit. , p. 222.
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La logistica dell'esercito - Voi. TV
5°) - Utilizzazione e requisizione, ai fini dell'azione di cui ai n. 3 e 4, della mano d'opera locale e conseguente fissazione delle relative retribuzioni e salari. 6°) - Emanazione delle disposizioni di carattere finanziario e doganale, di irrunediata attuazione non appena occupato il territorio, in auesa dei provvedimenti definitivi di competenza delle varie amministrazioni. Adozione di misure intese a reprimere il contrabbando delle merci e delle valute, ai danni dell'economia locale e nazionale. 7°) - Fissazione, qualora se ne ravvisi l'opportunità, dei prezzi dei generi di prima necessità sui territori occupati cd emanazione di eventuali misure per il razionamento dei generi stessi, per disciplinare il consumo, specie nei confronti della popolazione locale. 8°) - Ricognizione dei beni di pertinenza dello Stato nemico nel territorio occupato e vigilanza della amministrazione dei beni medesimi per conto dello Stato Italiano. 9°) - Collegamento e accordi con i comandi alleati per la collaborazione economica nel quadro e nello spirito dei trattati stipulati tra i governi. I 0°) - Studio preventivo delle possibilità economiche dei territori di presumibile successiva occupazione, ai fini dell'azione da svolgere in rapporto ai paragrafi precedenti. I I 0 ) - Segnalazione all'Ufficio Economia di guerra del Comando dei provvedimenti adottati e di tutte le notizie comunque interessanti l'economia italiana, in rapporto non solo ali' attuale stato di guerra, ma anche al futuro stato di pace. 9
I doveri del combattente lontano dalla linea di contatto del nemico
Un'ultima, ritardata acquisizione delle nuove esigenze che si pongono per la protezione del personale e dei mezzi logistici è una circolare emanata dallo SME nel I 943, 10 nella quale si afferma, o meglio si riafferma, la necessità - già chiaramente emersa in Spagna, e se vogliamo anche in Etiopia e nella stessa prima guerra mondiale, dopo Caporetto - che anche il soldato dei Servizi sia un combattente. Infatti non esiste più alcun fronte, sia pure continuo e presidiato, che possa dare sicurezza alle retrovie contro l'offesa nemica: le infiltrazioni nemiche rese più frequenti dall'estensione e discontinuità delle fronti, l'offesa aerea sempre incombente, l'impiego di paracadutisti e l'azione della guerriglia hanno trasformato i rigidi, sottili e continui sistemi trincerati tipici della prima guerra mondiale in estese zone, dove l'offesa nemica è sempre e dovunque immanente. Il concetto di sicurezza garantito dal contatto frontale con il nemico è quindi superalo, così come la vecchia distinzione tra combattcnli di prima linea e addetti ai Servizi di retrovia.
2. Servizio di sanità
I Servizi logistici, ciascuno nel suo ambito, inevitabilmente risentono dell'impostazione e delle gravi lacune prima descritte. La loro evoluzione ha più che altro carattere quantitativo, riferito cioè al numero
9 Let. n. 0056390 in data 3 gennaio 1943 dello SME (AUSSME, Rep. M/7, Racc. 518, Cart. 3). Cfr. anche, in merito, R. Sandiford, L'occupazione bellica e i Servizi di comnussariato, ..Rivista di Commissariato" n. 1/1941. IO La circolare è riprodotta sulla "Rivista di Commissariato" n. 4/1943.
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
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degli organi direttivi ed esecutivi più che alla modernizzazione dei materiali, alla razionalizzazione delle strutture e all'incremento delle disponibilità di organi e dotazioni nelle unità combattenti. Questa linea di tendenza si riflette in particolar modo nel Servizio di sanità, per il quale invano si ricercano soluzioni nuove di un certo peso. La legge 22 gennaio 1942, n. 104, che aggiorna l'ordinamento del 9 maggio 1940, 11 prevede sempre, come nel 1940, 1 tenente generale medico Capo del Servizio e 7 maggiori generali medici. Il successivo R.D. - legge 17 febbraio 1942, n. 151 12 aumenta i maggior generali medici da 7 a 9 e aumenta il numero degli ufficiali in servizio permanente. Gli ufficiali medit:i passano dai 1471 (con 46 colonnelli) del 1940 a 2095 (con 62 colonnelli) e gli ufficiali chimico-farmacisti dai 143 (con 3 colonnelli) del 1940 a 219 (con 4 colonnelli). All'inizio del 1941 il numero degli organi esecutivi territoriali è fissato in 36 ospedali militari, I I infermerie presidiarie, 2 stabilimenti balneo-termali, 8 magazzini di materiale sanitario (nel 1939 - vds. Voi. lll, capitolo VII - gli ospedali militari erano 28 e le infermerie presidiarie 7). 13 Non vi sono altre variazioni nella struttura territoriale del Servizio, che fa sempre capo agli Ispettori di sanità di zona e alle direzioni territoriali di corpo d'annata. Per i Quadri, come già era avvenuto nella prima guerra mondiale si ricorre a provvedimenti per il reclutamento straordinario di subalterni in servizio permanente tra quelli di complemento, con concorsi anche per soli titoli ed esami. Di particolare rilievo il concorso straordinario per titoli per la nomina di 1500 subalterni in servizio permanente effettivo indello con D.M. 16 luglio 1940, che prevede - tra l'altro - 48 posti per ufficiali medici, I O per ufficiali medici farmacisti e 8 per ufficiali veterinari. ' 4 Non viene costituita, come nella I" guerra mondiale, un'Università castrense per studenti in medicina. Con la legge n. 1633 in data 9 ottobre 194015 si tende però ad utilizzare integralmente i laureati in medicina e chirurgia, in medicina veterinaria, in chimico-farrnat:ia, in farmacia e i diplomati in farmacia, facendo loro obbligo di frequentare i corsi uf-
Il 12 13 14
G.M. 1942, pp. 492-497. ivi, pp. 530-552.
R.D. 24 febbraio 194 I, n. 257 (G.M. 1941, pp. 1143-l 144). G.M. I 940, pp. I 8 I 4-1827. Sui provvedimenti per il reclutamento straordinario degl.i ufficiali medici in servizio permanente Cfr. anche: legge l novembre 1940, n. 1637 (G.M. 1940, pp. 3324-3325); Circ. n. 65 del 31 gennaio 1940 (G.M. 1940, pp. 155-160); Circ. n. 767 del 16 ouobre 1940 (G.M. 1940, pp. 2557-2564); Circ. n. 63 del 22 gennaio 1941 (G.M. 1941 , pp. 306-311 ); D.M. 16 giugno 1941 (G.M. 1941 , pp. 1694- 1699); legge 22 gennaio 1942, n. 93 (G.M. 1942, p. 491) che autorizza - per tutte le Armi e Servizi - il reclutamento degli ufficiali in SPE per soli titoli; D.M. 16 maggio 1942 (G.M. 1942, pp. 1648- 1656), che indice tra gli ufficiali di complemento un concorso per soli Liloli a 2!0 posti di tenente medico, 19 posli di Lenente chimico-farmacista e 22 posti di tenente veterinario in SPE; D.M. 16 giugno 1943 (G.M. 1943, pp. 1579-1585), con 305 posti pcrtcneote medico, 30 posti per tenente churuco-larmac1sla e J2 posti per tenente veterinario. 15 G.M. 1940, pp. 3316-3323.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
ficiali anche se ascritti alle soppresse ferme minori e ammessi all'eventuale anticipato oppure dichiarati limitatamente idonei al servizio militare. Il Ministero della guerra può anche conferire un determinato grado, o nominare direttamente sottotenenti di complemento, coloro che sono in possesso di un titolo di studio e non hanno superato 55 anni di età, anche se fisicamente poco idonei. Con provvedimento analogo a quello già adottato nella prima guerra mondiale, la predetta legge 1633 istituisce il grado di maggior generale medico consulente, da assegnare - previo loro consenso - a non più di 30 eminenti personalità che eccellono per benemerenze acquisite nel campo della medicina e della chirurgia. I predetti ufficiali esplicano esclusivamente funzioni di consulenza (consulti, visite o pareri) e sono tenuti a prestare la loro opera ogni volta che il Ministero della guerra e i Comandi di corpo d'armata territoriali lo richiedano. I materiali sanitari e le dotazioni relative per i reparti non variano rispetto al 1940: sono sempre io distribuzione gli zaini di sanità mod. 1929, la coppia di borse di sanità per Armi a cavallo mod. 1929 e la coppia di cofani di sanità mod. 1929. 16 Un battaglione di fanteria ha in dotazione il seguente materiale sanitario: pau.:h~llu di medicazione individuale, l banderuola di neutralità di cotone con asta articolata, l banderuola nazionale di cotone con asta articolata, 14 barelle arrotolabili e scomponibili, IO borracce di alluminio per portaferiti, bracciali internazionali di neutralità per il personale sanitario, 1 cassetta mezzi illuminazione ad acetilene, I cassetta viveri conforto, 2 coppie di cavalletti reggi-barelle, I coppia cofani di sanità, 14 coperte per barelle, 12 sacchi di medicazione per truppe a piedi con 16 medicature ciascuno, 2 sacchi a tela o barilotti per acqua da 25 litri, 28 cinghie reggibarclle, 2 tasche ili sanità, 1 zaino di sanità, 2 apparecchi per fratturati arti superiori, 6 apparecchi per fratturati arti inferiori. Al livello di reggimento, è disponibile anche una cassetta per operazioni dentarie mod. 1935. 17 In pratica il battaglione dispone del materiale per un posto medicazione e di 14 barelle (numero da considerarsi assai esiguo), e il livello di reggimento non ha a disposizione alcuna riserva di materiali. Le modalità per il funzionamento non subiscono varianti. Da ricordare i progressi compiuti nel campo delle trasfusioni, con la possibilità di trasportare e conservare a distanza il sangue umano integro nelle sue proprietà biologiche in grandi fiale di vetro a temperatura costante, che consentono trasfusioni fino agli ospedali di prima linea. Nel campo delle infezioni e nella traumatologia di guerra, il ricorso alla terapia sul-
16 Cfr. Puh. n. 3925 Specchio di caricamenlo dello zaino di sanitil (mod. /929)- Ed 1940 (l " ristampa 1943 ); Pub. n. 4090 Specchio di caricamento della coppia di borse di Sanilà per Armi« cavallo (mod. 1929) - Ed. 1941; Pub. n. 4089 Specchio di caricamenln della coppia di Cofani di sanità (mod. 19 29) - Ed. 1941. 17 Circ. SME n. 2940 in data 15 g iug no 1940 (AUSSME, Rep. Mn. Racc . 414/1 1940).
V - Lineamenti generali dell'organi:a.m:ione logistica
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famidica consente di vincere la maggior parte dei microrganismi patogeni e si dimostra di grande utilità nei casi di congelamento, consentendo in numerosi casi di evitare la cancrena e quindi l'amputazione. Notevoli progressi compie anche la chirurgia di guerra, specie per gli interventi nelle ferite agli occhi, al viso, agli arti superiori e inferiori. 18 l materiali sanitari in servizio durante la guerra negli organi esecutivi di Grande Unità sono , per la gran parte, quelli degli anni Venti e Trenta. Citiamo i principali: letti in ferro da campo per operazioni chirurgiche mod. 1924; apparecchi Breslavia; armamentari chirurgici (per nuclei chirurgici - mod. J 935; per reparti autocarreggiati, someggiati e carreggiati - vecchio modello; per treno ospedale); autoclavi per ospedali da campo, per sezioni di sanità e nuclei chirurgici; bagni campali mod. 41 con 12 docce, su 4 o 8 colli; barelle arrotolabili e scomponibili mod. 1931 con relativi accessori; cofani conserva ghiaccio per sezioni di sanità e ospedali da campo; cofani n. 1 e o. 2 mod. 1942 per la cura dei gassati; inceneritori da campo mod. 32; lanterne ad acetilene per la ricerca dei feriti sul campo di battaglia e lanterne scialitiche per unità sanitarie campali; lettini da campo in ferro, mod. 1928; lettini in ferro per treni ospedale mod. 1935; attrezzatura per nuclei chirurgici mod . 1935; attrezzature per ospedali da campo mod. 1929; potabilizzatori Hartmann autotrainabili su rimorchio; attrezzature per reparti carreggiati, autocarreggiati o someggiati di sezione sanità, mod. 1932; sacchi di medicazione; sacchi per acqua da litri 15 e 25; stufe per disinfezione Giannulli autotrn.inabili; tende per bagni ; tende baracche per operazioni e medicazioni mod. 1931, con antitcnda per ospedali da campo e per nuclei chirurgici mod. 1935; tende da medicazione per sezioni di sanità; tende da ricovero 7 x 7; tende da ricovero 9 x 11; apparecchi radiologici someggiabili da campo (su 4, 6 oppure 8 colli); autostufe Vittoria; laboratori chimici da campo; laboratori chimici, batteriologici, tossicologici da campo; tasche di sanità mod. 1928; zainetti di sanità per ciclisti e truppe da montagna mod. 1931. Le pubblicazioni sull' organizzazione e funzionamento del Servizio in vigore durante la guerra sono quelle degli anni Trenta. Da notare peraltro l'emanazione della Pub. n. 3959 Ma11uale per La guerra chimica per uso degli ufficiali medici (1941). Particolare rilievo assumono i problemi medico-legali e il meccanismo dei giudizi di idoneità o meno al servizio militare. Nell'aprile 1941, "considerata la necessità che sia stabilito uno speciale controllo sui giudizi di idoneità al servizio espressi dalle autorità sanitarie militari territoriali", sono istituite - per la durata della guerra - due commissioni mediche militari di controllo con sede in Roma, alle dirette dipendenze della direzione generale di sanità militare del Ministero, presiedute da un generale medico in servizio o in congedo. Le commissioni
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Cfr. articolo del dotL E. Garassini ("Nazione Militare" n. 6/1942).
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La logistica dell'esercito - Vol. N
sono portate a 4 nell'ottobre 1941.19 Le predette commissioni hanno mansioni di controllo sui vari gradi di giudizio di idoneità o meno al servizio emessi dalle autorità sanitarie militari territoriali, ad eccezione dei casi in cui gli accertamenti siano stati effettuati ai soli fini pensionistici, Il loro giudizio è deliberativo e inappellabile, tranne nei casi in cui possa infirmare o modificare lo stato degli ufficiali e dei sottufficiali. Per questi ultimi casi, le commissioni demandano il giudizio definitivo al collegio medico-legale. Questo tipo di problema è evidentemente ritenuto di grande importanza, per i suoi risvolti morali. Cavallero annota nel suo diario, in data 31 maggio 1941: Ricevo il generale Bucciante (presidente del coJJegio medico-legale - N.d.a.). Mi parla del riordinamento del servizio sanitario e del progeno di istituzione del casellario centrale dei documenti relativi ai militari feriti, ammalati o deceduti. Tale realizzazione appare indispensabile nello svolgimento delle pratiche quotidianamente all'arrivo al collegio medico legale in cui si ha frequentemente occasione di rilevano la mancanza di documenti. talvolta importanti ai fini del giudizio da emettere, che nel lungo giro che fanno tra i vari Enti. sono andati dispersi. Approvo. Oltre che per l'esercito sarà opportuno raccogliere le pratiche sanitarie in un unico centro, anche per la mMina e l'aeronautica 20.
Con il successivo R.D. - legge 2 febbraio 1943, n. 12821 sono inseriti nel meccanismo di revisione anche gli Ispettorati di sanità di zona militare, che possono - d'ufficio o su richiesta del Ministero della guerra o del competente Comando di corpo d'armata o di difesa territoriale - rivedere i giudizi emessi dalle commissioni mediche ospedaliere, anche se accettati dagli interessati, con esclusione dei giudizi riferiti alla dipendenza o meno da causa di servizio delle infermità o alla eventuale assegnazione di pensione. Le commissioni di controllo istituite nel 1941 mantengono i loro compiti con facoltà anche di sottoporre a visita diretta gli interessati, escludendo però dalla revisione i giudizi emessi dagli Ispettorati di zona militare.
3. Assuc:iaziuni di soccorso (CRI e SMOM)
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All'entrata in guerra sono ancora in vigore, per la CRI, il R.D. - legge 12 febbraio 1930, n. 84, il R.D. 21 gennaio 1929, n. 111 e il R.D. IO febbraio 1936, n. 484 (vds. Voi. m, capitoli V, VI e VII). L'Associazione si articola su un comitato centrale, 10 Ispettorati amministrativi
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20
D.M. 24 aprile 1941 e IO ottobre 1941 (G.M. 1941 , pp. 1271 - 1272 e 2711 -2712). U. Cavallero, Op. cii., p. 189 e 532-533. Il 2 novembre 1942 Cavallero elo1;ia il
generale Ducciante "per la sua opera quale pre.sidcnlc del supremo organo medico-le ga-
le dello Stato e per gli studi sulla legislazione pensionistica e per la vasta riforma che egli propone di apportare a tutta l'assistenza per i militari invalidi o minorati" . 21 G.M. 1943, pp. 702-707. 2 2 Cfr. anche A. Frcz7,3, Op. cit. , pp. 265-276.
V - lineamenti generali dell'organizzazione logistica
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e 16 centri di mobilitazione. Per le esigenze logistico-amministrati ve, presso il Comitato Centrale viene istituita un 'Intendenza alle dirette dipendenze della presidenza generale. Gli aspetti militari più importanti, la mobilitazione e i rapporti con le forze armate fanno capo all'ufficio militare e alla direzione dei servizi sanitari di guerra. Ai prigionieri di guerra provvede un apposito ufficio. Sono nominati un allo consulente sanitario della CRI (prof. Aldo Castellani, specialista di malattie tropicali) e un delegato presso le forze armate operanti (col. mcd. prof. Giunio Salvi). Le infermiere sono organizzate con Ispettorato nazionale e 16 ispettrici regionali presso i 16 centri di mobilitazione. L ' ordine di approntamento delle varie unità c Servizi perviene alla CRI il 7 giugno 1940, quello di mobilitazione il IO giugno. Sono mobilitati i seguenti organi esecutivi: 5 magazzini di rifornimento, 16 autoparchi, 6 nuclei automobilistici, 56 posti di soccorso ferroviari e portuali. Sono inoltre allestjti e pronti a entrare in funzione 22 treni ospedali, 24 posti ili soccorso ferroviari, 12 ospedali territoriali, 11 ospedali attendati da 100 letti, 35 da 50 letti, 75 ambulanze attendate. Per la protezione sanitaria, antiaerea e antigas nella zona territoriale sono mobilitate 6 direzioni centrali per la protezione antiat:rea, 26 squadre di riserva, 300 squadre di pronto soccorso, 133 stabilimenti dj prima cura e smistamento, 84 stabilimenti di cura specializzata, 132 stabilimenti di bonifica umana, 155 squadre di bonifica delle zone infette. Per le particolari esigenze della Sicilia viene mobilitato un nucleo chirurgico mobile e in Montenegro sono inviati 3 ospedali attendati da I00 letti. Nel 1942 per l'assistenza ai residenti civili italiani in Africa Orientale, rimpatriati con un lungo viaggio per mare, sono approntate 4 formazioni sanitarie imbarcate sulle 4 navi impiegate. A fine 1940 con R.D. 30 dicembre I 940, n. 2024 viene approvato il Regolamento dell'Associazione della Croce Rossa Italiana per il tempo di guerra,23 che non apporta innovazioni sostanziali alla materia ma le dà forma organica completa, quindi va visto come il regolamento di esecuzione dei decreti e leggi precedenti (con particolare riguardo al R .D. - legge 12 febbraio 1930). La parte prima del regolamento 1940 tratta delle norme generali e dei compiti; la parte seconda del personale; la parte terza del funzionamento delle formazioni; la parte quarta dell'amministrazione e contabilità. I compiti indicati dal decreto del 1930 (vds. Voi. m , capitolo V) rimangono immutati. Unica variante - solo formale - è la sostituzione della frase "organizzare ed eseguire la difesa sanitaria contraerea ed antigas" con "organizzare ed eseguire la protezione sanitaria di guerra, organizzare ed eseguire la protezione sanitaria antiaerea". Nella zona dell'esercito operante la CRI concorre allo sgombero dei malati e feriti con treni e navi ospedale, ed eventualmente con ambulanze
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G.M . 1941, pp. 699-735.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
attendate, ospedali attendati e ambulanze lagunari e con posti soccorso presso le stazioni ferroviarie e i porti. Nella zona territoriale, la CRI concorre alla organizzazione del servizio sanitario con posti soccorso, ospedali per militari e organi per la protezione sanitaria antiaerea (direzioni centrali, squadre di pronto soccorso, stabilimenti di prima cura e smistamento, stabilimenti di cura specializzata, squadre di bonifica umana, squadre di bonifica di zone infette). Come si vede, tutti questi organi previsti sono mobilitati ali' inizio della guerra. Gli organi esecutivi si dividono in unità mobili e unità territoriali. Sono unità mobili Je unità funzionanti nella zona dell'esercito operante (posti soccorso, treni e navi ospedale, ambulanze ed ospedali e i relativi depositi di personale e materiale). Sono unità territoriali gli ospedali territoriali, Je formazioni di protezione sanitaria antiaerea, i posti di soccorso impiantati nel territorio, gli autoparchi, officine e depositi di personale e materiale. Le unità sanitarie della Croce Rossa hanno in linea generale la stessa costituzione organica delle formazioni sanitarie corrispondenti dell'esercito e quindi funzionano "per quanto è possibile" secondo i regolamenti in vigore per l'esercito, rimanendo alle dipendenze del presidente generale per quanto riguarda il personale, l'uso del materiale, l'amministrazione e l'andamento interno dei servizi. Il presidente esplica le sue funzioni tramite i propri rappresentanti (presidenti dei centri di mobilitazione e delegato generale, per gli stabilimenti che funzionano anche temporaneamente nella zona dell' esercito operante). li personale della CRI si divide in direttivo e di assistenza. Quello direttivo, a sua volta suddiviso in sanitario ed amministrativo, comprende: a) il delegato presso le forze armate (che esercita per delega i poteri del presidente nella zona dell' esercito operante e dispone di un proprio ufficio del quale fanno parte un capitano commissario, un subalterno contabile e personale d'ordine); b) gli ufficiali medici ispettori (che svolgono anche il ruolo di consulenti e in casi eccezionali possono dirigere un"unità sanitaria, specie quando questa per numero di ricoverati acquista notevole importanza); c) gli ufficiali commissari ispettori (che riferiscono sulla gestione economica, sul materiale e sul personale delle unità e possono assumere particolari incarichi in materia di rifornimento dei materiali sanitari); d) gli ufficiali d'inquadramento delle unità 1,anitaric e stabilimenti (direttore, al quale fa capo la parte tecnica, disciplinare e amministrativa; ufficiale medico capo reparto; medici assistenti; medico di guardia; farmacista; ufficiale commissario o contabile). li personale di assistenza comprende i sottufficiali, i caporal maggiori e caporali, gli infermieri e gli inservienti (trombettiere che ha anche funzioni di portiere e di lampista; aiutanti meccanici automobilistici; aiutanti di cucina e attendenti - piantoni negli uffici). Una categoria a parte, intermedia tra il personale direttivo e il personale di assistenza è rappresentata dalle infermiere volontarie, addette all'assistenza diretta degli ammalati e/o alla sale di medicazione e sa-
V - Lineamenti generali dell'organiuaz.ione logistica
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le operatorie. Possono anche svolgere funzioni pari a quelle dell'aiutante sanità, oppure essere addette ai servizi vari. Dipendono, oltre che dal direttore, dall'ufficiale di gua.rdia e dall'ufficiale preposto alla branca del servizio cui sono addette (quindi, non dai sottufficiali o graduati). Non ricevono emolumenti, ma solo vitto, alloggio e spese di viaggio. Non possono assumere la direzione di alcun servizio. Con R.D. 12 maggio 1942, n. 91824 viene abrogato il regolamento sul servizio delle infermiere volontarie di cui al R. D. 21 ottobre 1921 e si fissano nuove norme per il loro reclutamento, impiego e disciplina. Esse possono prestare servizio. con assimilazioni al grado militare, in tutte le unità della Croce Rossa, con la seguente gerarchia di gradi: Ispettrice nazionale (non ha equiparazione di grado); vice-ispettrice (di grado equiparato a colonnello); Ispettrice di centro di mobilitazione (maggiore); Ispettrice di comitato (capitano); vice-Ispettrice di comitato (tenente); infermiera volontaria, capo gruppo, capo sala ecc. (sottotenente); allieva infermiera (non ha assimilazione di grado, ma sia ai fini delle mensa, alloggio ecc, è equiparata ad allievo dcli' Accademia militare). Le infermiere volontarie dipendono esclusivamente dalle capo-gruppo e capo-sala. Sia per la CRI che il SMOM, nel 1940 son anche definiti nel dettaglio: a) i rapporti amministrativi e contabili con il Ministero della guerra (D.M. I O agosto 1940 e 30 novembre I 940);2S b) il personale mobilitabile del ruolo normale del personale direttivo e di quello di assistenza (D.M. 15 febbraio 1940 e 18 giugno 1940); 26 c) il numero dei cittadini aventi obblighi militari da lasciare a disposizione delle Associazioni di soccorso (D.M. 7 marzo 1940 e 12 luglio 1940).27 Il personale mobilitabile per la CRI (per il biennio I 940-1941) è stabilito in 6703 ufficiali (di cui l maggior generale medico o commissario, 4389 medici con 8 colonnelli, 376 chimico-farmacisti. 1021 commissari di cui 5 colonnelli, 523 ufficiali inferiori contabili, 393 cappellani con I cappellano capo) e 39243 sottufficiali e truppa di assistenza (di cui 5420 sottufficiali). Per il SMOM (triennio 1940-1942) il personale direttivo è stabilito in 91 ufficiali (20 cavalieri di cui un colonnello direttore capo del personale, 38 medici, 8 cappellani, 20 segretari, 5 farmacisti) e 359 sottufficiali e truppa di assistenza ( di cui 36 sottufficiali). Questi livelli organici, che non subiscono varianti di rilievo fino al 1943, sono riferiti - ripetiamo - al personale mobilitabile. Per il personale effettivamente mobili lato della CRI il Frezza cita cifre di molto in-
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G.M . 1942, pp. 2008-2056. G.M. 1940, pp. 2422-2423 e G .M . 1941 , pp. 1091- 1097. G.M . 1940, pp. 433-435 e 1784- 1786. ivi , pp. 477-480 e 1787-1791.
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La logistica de/l'esercito - Voi. IV
feriori: 556 ufficiali medici, 58 farmacisti. 301 commissari, 128 contabili, 16 cappellani, 6495 sottufficiali, graduati e militi (non si riconosce la ragione di questo grande divario, che potrebbe derivare o dalla scarsità di materiale o personale specializzato, o dalla tendenza a preferire formazioni sanitarie militari per gli impieghi oltremare). L'opera della CRI durante la guerra I 940-1943 si riassume nei seguenti dati statistici : 189370 prestazioni sanitarie e 2158 ricoveri delle popolazioni colpite dalle incursioni aeree; 6 treni ospedale mobilitati (su 22 approntati), che percorrono 200.000 Km. trasportando 18144 feriti e ammalati; 25 posti di pronto soccorso ferroviari e portuali mobilitati (su 80 approntati), che eseguono 4.608.112 prestazioni; 743 autoambulanze disponibili (dalle quali 157 introdotte in servizio durante la guerra) che percorrono 3.000.000 di Km. e trasportano 190.000 feriti e ammalati; 4 navi-ospedale; cosliluili e fatti funzionare 22 ospedali di prima cura e smistamento, 18 ospedali di cura specializzata, 5 ospedali da campo, 2 gruppi poliambulatori attendati, 3 stabilimenti bonifica umana, 2 squadre bonifica zone infette, I nucleo chirurgico, 1 nucleo aulomobi Ii stico, l autoreparto. 1 darmi subili dalla CRI durante la guerra sono valutabili intorno ai 25 miliardi: o ltre a buona parte delle attrezzature per treni e navi-ospedali e ospedali da campo, vanno perdute 459 autoambulanze su 743, 79 autovetture su 125, 37 autocarri su 62, tutti i carri attrezzi c 11 O automezzi vari.
4. Servizio di ippica e veterinaria Fino a11'8 settembre 1943 l'esen:ilu italiano è in gran parte dotato di salmerie e carreggio. Sul fronte francese, in Grecia e in Russia le salmerie - come già, del resto, in Etiopia c Spagna - ricoprono un ruolo insostituibile, a causa delle limitazioni poste dal terreno al movimento dei mezzi motorizzati. Di qui l'importanza del Servizio, non inferiore a quella assunta nelle precedenti campagne. L'organizzazione e il funzionamento non subiscono varianti, durante la guerra, rispetto a quella in allo nel 1940. Per i Quadri de l Servizio si ricorre in massima parte al reclutamento di ufficiali di complemento; quelli effettivi beneficiano delle leggi speciali già citate per il Servizio sanitario. Inoltre con il citato R.D. - legge 17 febbraio 1942, n. 151 gli ufficiali in servizio permanente passano dai 263 (con IO colonnelli) del 1940 a 315 (con 17 colonnelli). Vale anche per gli ufficiali veterinari la citata legge 14 ottobre 1940, n. 1633, che tende all'utilizzazione totalitaria dei laureati anche a prescindere dalla loro idoneità fisica al servizio militare, e prevede la concessione automatica di determinali gradi iniziali (tenente, capitano, maggiore) ai laureati in veterinaria che ricoprono incarichi di rilievo presso Amministrazioni o istituti universitari.
Citiamo, a titolo esemplificativo, la distribuzione all'inizio della
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guerra (15 giugno - 8 luglio 1940) dei principali materiali del Servizio in alcuni reparti.28 Il Comando di reggimento di fanteria ha in dotazione 1 coppia di borse da medicazione per uso veterinario, l cofanetto per medicinali, 1 cofanetto per medicinali per quadrupedi gassati, 19 carrette da battaglione leggere e 5 carrette di requisizione, 19 finimenti a stanghe per traino e someggio, 19 :finimenti di rinforzo con basto per traino e someggio, 5 finimenti a stanghe (di requisizione) e 5 finimenti di rinforzo (di requisizione), 2 bardature a sella per ufficiali, 20 bardature a basto mod. 1898, 10 bardature a basto di requisizione, più gli accessori di bardature e gli oggetti per governo quadrupedi. Questi ultimi comprendono: 80 brusche di setola, 80 catene di cavezza, 80 cavezze da scuderia, 80 secchielli di tela per governo quadrupedi, 80 spugne, 80 striglie, 80 tasche per governo quadrupedi, 140 taschette da biada, 30 cuscinetti per ferite assortiti, 20 copette impermeabili del n. 5, 20 reticelle per foraggio, 10 sacchi da biada, 5 forbici, 5 cuscinette, 3 collari da scuderia, 3 corde da foraggio, 1 cinghia da basto, 3 armature centrali da basto, 6 armature laterali da basto, materiale vario e di mascalcia (comprendente 2 abbeveratoi pieghevoli, 1 borsa da maniscalco, 4 funicelle metalliche per attaccare quadrupedi, 1 fucina someggiabile e relativo cofano attrezzi). Le carrette per i ballaglioni sono accentrate al livello di reggimento; il battaglione fanteria ha perciò solamente una bardatura a sella per ufficiali e bardature a basto mod. 1898 per salmerie (12 nel comando battaglione, 21 per ciascuna compagnia fucilieri, 56 per la compagnia armi d'accompagnamento, più 24 brusche, striglie ecc. per la compagnia fucilieri e 60 per la compagnia armi d'accompagnamento). Il battaglione ha anche 1 borsa da sellaio, 1 borsa da maniscalco, 1 cofano da sellaio. La batteria dà 65/17 reggimentale ha 4 carrette da battaglione leggere e 4 carrette per munizioni, con 45 borse per governo quadrupedi. I reparti di artiglieria divisionale ippotrainata o someggiata hanno in dotazione I cofanetto per medicinali d'uso veterinario e l cofanetto per medicinali per quadrupedi gassati fino al livello di batteria compreso; il reparto munizioni e viveri ha anche una coppia di borse di medicazione per uso veterinario. Invece delle carrelle da battaglione, i gruppi di artiglieria ippotrainata da 75/27 o da 100/17 mod. 14 hanno in dotazione i carri-bagaglio (7 per batteria e IO nel reparto munizioni e viveri). Diversamente dalle unità di fanteria, le unità di artiglieria oltre alle bardature da sella per ufficiali hanno in dotazione anche bardature da sella per truppa, e le unità someggiate (gruppi da 100/17 mod 16, da 75/13 e da 65/17) anzicbè le bardature a basto mod. 98 hanno in dotazione bardature a basto per artiglieria alpina (44 nella batteria da 100/17 mod. 16; 107 e 106 nelle batterie da 75/12 e 65/17; 99 nel reparto munizioni e viveri da 100/17 mod. 16 e 43 nel reparto munizioni e viveri da 75/13 e 65/17). Infine, i gruppi ippotrainati e someggiati hanno in dotazione an-
28
Circ. SME n. 2940 in data 15 giugno 1940 (Cit.).
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
che fruste per conducenti (ad esempio, 40 nelle batterie da 75/27 e da 100/ L7 mod. 14) e fruste per carreggio (ad esempio, 64 nella batteria da l 00/ 17 mod. 16). Molto più consistenti, in relazione al maggior numero di quadrupedi, le attrezzature per il governo quadrupedi e accessori (ad esempio, nella batteria da 100/17 mod. 16 vi sono 114 borse di vacchetta nera per governo quadrupedi e 134 brusche di setola, catene per cavezze, cavezze da scuderia, secchielli e spugne ecc.; più o meno lo stesso numero negli altri tipi di batteria). Queste cifre riferite a materiali ormai scomparsi danno una idea efficace del peso logistico della gestione e del mantenimento in efficienza del quadrupede e del carreggio, e di ciò che ha significato la loro abolizione.
5. Servizio di commissariato
Organizzazione e funzionamento del servizio in guerra Un articolo sulla Rivista di Commissariato del 1940 descrive la nuova Istruzione per il Servizio di commissariato in J?Uerra, che al momento - si afferma - è ancora in corso di stampa. 2 9 Ne riassumiamo brevemente i contenuti, dai quali si possono dedurre i principali orientamenti sul Servizio. La nuova pubblicazione costituisce allegato n. 2 alla Norme generali per l 'organizzazione e il fun zionamento dei Servizi in guerra del 1940, ed è suddivisa in 4 parti. La prima parte - divisa in 4 capitoli - tratta l'organizzazione del Servizio. Di particolare rilievo il capo III, che tratta della costituzione e delle attribuzioni dei vari organi esecutivi della branca vettovagliamento (magazzini temporanei di vettovagliamento; sezioni sussistenza per armata, corpo d'armata, divisione di fanteria, G.U. speciali, divisione alpina, reggimento alpino; sezioni panettieri - con forni Weiss, con forni carreggiabili mod. 1897 e senza forni mobili; magazzini viveri e avena e fieno, paglia e legna di armata). Il capo IV tratta della costituzione e attribuzione degli organi esecutivi della branca vestiario ed equipaggiamento (centri raccolta; magazzini vestiario ed equipaggiamento d'armata; depositi centrali di vestiario ed equipaggiamento). Si dà particolare rilievo al funzionamento del reparto recupero e lavanderia dei magazzini V.E. di armata, data l'importanza assunta - per effetto dell'autarchia - dal problema della massima utilizzazione di ogni materiale. La parte seconda è ripartita in due capitoli, che trattano rispettivamente del funzionamento della branca vettovagliamento e della branca vestiario ed equipaggiamento. Nel capo I si indica la composizione
29
G. Giannuzzi~ L'istruzione per i Servh.i di commi.,sariaro in guerra, "Rivista di
Commissariato" n. 6/1940.
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
219
della razione viveri e foraggi ordinari e da viaggio, con le relative modalità per il vettovagliamento (con afflusso da tergo o mediante utilizzazione delle risorse locali). E' prescritta la via gerarchica nell'inoltro delle richieste, Per il pane, si mette in particolare evidenza la convenienza di utilizzare, sempre che possibile, gli stabilimenti e i forni locali. Anche per il vino si deve tendere a utilizzare le risorse locali: in caso di ricorso all'afflusso da tergo, si indicano le modalità per facilitare il travaso dai carri serbatoio o dal fustame nei barilotti, evitando gli inconvenienti de11a prima guerra mondiale. Nel capo Il si accenna al funzionamento del servizio vestiario ed equipaggiamento, e in particolare al rinnovamento degli oggetti, alla sostituzione della biancheria, alla esecuzione dei rifornimenti per rinnovi e cambi e al recupero degli oggetti e materiali. 1 criteri organizzativi di base indicati sono: a) mantenere nella massima efficienza il vestiario e l'equipaggiamento delle truppe; b) sostituire tempestivamente quegli oggetti e materiali che, iniziando a deteriorarsi, se non prontamente riparati diventerebbero inservibili; c) favorire il recupero degli oggetti e materiali non utilizzabili; d) evitare nel modo più assoluto la formazione di depositi o scorte non utilizzate (come era avvenuto nella prima guerra mondiale - n.d.a.). La parte terza riguarda la materia relativa ai contributi di guerra, alle prede belliche e agli oggetti rinvenuti. Ne11a parte quarta sono indicati i criteri e le norme per l'immagazzinamento e conservazione delle ferrate, comprese le norme relative a11a protezione e bonifica dei ricoveri e magazzini nei riguardi degli aggressivi chimici.
Ordinamento. La legge 22 gennaio 1942. n. 104, anzichè un tenente generale capo e Ispettore del Servizio prevede un "tenente generale capo del servizio di commissariato e direttore superiore dei servizi tecnici di commissariato". Per il resto, nessuna variante rispetto all'ordinamento 9 maggio 1940. Il R .D. - legge 17 febbraio 1942, n. 151 aumenta invece da 2 a 3 i maggior generali commissari e da 20 a 33 i colonnelli commissari, istituisce il grado di colonnello della sussistenza e aumenta gli ufficiali commissari da 435 a 534 e gli ufficiali di sussistenza da 227 a 316 (di cui 1 colonnello e 19 tenenti colonnelli) di 60 anni. Le Tabelle graduali e numeriche di formazione di pace del Servizio di commissariato militare, pubblicate nel 1941 in sostituzione di quelle del 1933,30 confermano sostanzialmente la rete di stabilimenti territoriali prevista nel 1940 (vds. capitolo VH), con varianti non di rilievo che riguardano: a) l' indicazione di 22 sezioni staccate e di 4 uffici (Civitavecchia,
30 AUSSME, Rep. M/7, Racc. 520/1.
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la logistica dell'esercito - Voi. IV
Durazzo, Valona, Lodi); b) un panificio in più (da 28 a 29); c) la trasformazione dei 36 magazzini foraggi in "magazzini foraggi e combustibili"; d) la trasformazione dei 6 magazzini viveri e foraggi (in Albania), in "magazzini viveri, foraggi e combustibili" (dislocati, oltre che in Albania, anche in Grecia); e) la diminuzione dei magazzini casermaggio e dei magazzini vestiario-equipaggiamento cli corpo d'armata da 19 a 18; I) l'estensione progressiva - iniziata nel 1936 - della fabbricazione cli gallette a tutti i panifici.31 Queste lievi modifiche derivano sia dal fatto che le Grandi Unità dislocate oltremare e oltre confine hanno una organizzazione logistica anche di campagna e non più solamente territoriale, sia dalle esigenze dell'occupazione della Grecia. Le direzioni di commissariato territoriale sono composte da 12 ufficiali commissari (di cui l colonnello direttore e I tenente colonnello vice-direttore) e 2 ufficiali di amministrazione, suddivisi in: ufficio del direttore, 4 sezioni (sussistenza, mobilitazione, casermaggio e contratti) e un ufficio amministrazione. Ciascuna direzione ha alle dipendenze 1-2 sezioni staccate, 1-2 panifici, da 1 a 3 magazzini viveri, 1-2 magazzini foraggi e combustibili, 1-2 magazzini casermaggio, 1 compagnia di sussistenza, 1 magazzino vestiario ed equipaggiamento, più alcuni organi esecutivi distaccati che esamineremo trattando delle singole branche del Servizio. I rimanenti organi esecutivi (magazzini centrali, opificio militare di Torino, gallettifici, stabilimenti militari per la produzione di conserva e mangimi, frigoriferi) dipendono dal Ministero. Reclutamento. Come già nella prima guerra mondiale le maglie del reclutamento sono allargate, prevedendo la nomina di ufficiali di complemento solo per titoli e non per esami in base alla citata legge 22 gennaio 1942 (i commissari, tra i laureati; gli ufficiali di sussistenza, tra i diplomati). li reclutamento degli ufficiali effettivi continua, fino al 1943, ad essere effettuato tramite l'Accademia di Modena. Per il reclutamento degli ufficiali in servizio permanente sono indetti - sempre mantenendo fermi il requisito del titolo di studio tra i due ruoli - numerosi concorsi straordinari, per soli titoli, tra gli ufficiali di complemento e/o i sottufficiali: a) D.M. 16 luglio .1 940 (già citato), con 12 posti per ufficiali commissari e 20 per ufficiali di sussistenza con nomina a sottotenente; b) legge 25 luglio 1941 per il reclutamento di 26 ufficiali commissari, che frequentano il corso presso la scuola di perfezionamento cli commissariato di Roma;32 c) Circ. n. 455 in data 16 giugno 194233 per il reclutamento di 5 uf3 1 G. La Rosa. La produzione industriale della 1101/etta, "Rivista di Commissariato" o. 2/1943. 3 2 G.M. 1941, pp. 2210-2211.
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
221
ficiali di sussistenza dai sottufficiali che hanno frequentato con esito favorevole il corso di accertamento e completamento di cultura; d) D.M. 26 marzo 1943, che prevede il reclutamento per soli titoli di 12 sottotenenti e 12 tenenti in servizio permanente di sussistenza, dagli ufficiali di complemento pari grado.34 Vettovagliamento. 35 Nonostante i numerosi riconoscimenti di principio della sua importanza e della necessità di assicurare un rancio caldo, il funzionamento della branca nel corso della guerra lascia assai a desiderare per diverse ragioni: a) inadeguatezza della razione teoricamente prevista; b) irregolare afflusso dei rifornimenti causato dalla penuria quantitativa e qualitativa di mezzi di tra5porto; e) deficienza di attrezzature adatte per la conservazione dei generi e per la confezione del pane e del rancio caldo anche nella guerra motorizzata e corazzata. Da due articoli del La Rosa pubblicati ormai al termine della guerra si possono dedurre i limiti dei materiali in dotazione, la loro scarsa idoneità alla esigenze della guerra di movimento e le ragioni della mancala risoluzione del problema. 36 Gli adattamenti dei vecchi materiali studiati per "economia" si traducono in palliativi, perchè consistono o in miglioramenti di materiali che sono invece da sostituire, o nell'adozione di nuovi materiali a loro volta con severi limiti . Per la confezione del pane, come si è visto, era sempre impiegato all'inizio della guerra il forno a legna Weiss ideato per il traino animale, che già nella guerra d'Etiopia si era rivelato troppo pesante, fino a far proporre al generale Dall'Ora di sostituirlo con un forno più leggero a nafta. A ciascuna armata, inoltre, erano assegnate 1-2 sezioni panettieri con forni carreggiabili mod. 1897, ciascuna composta da un Comando e 2 squadre panettieri. La sezione era composta da 5 ufficiali, 5 sottufficiali, 334 militari di truppa di cui 288 panettieri, 24 forni. La squadra era composta da 2 ufficiali, 2 sottufficiali, 163 militari di truppa (di cui 44 panettieri), 12 forni.37 Il materiale più mobile rimane il forno Weiss, che nella guerra d'Etiopia era stato normalmente trasportato su autocarro. Nel 1943 La Rosa lo definisce "di funzionamento un pò complesso" e adatto a panificare in 2" linea,38 e aggiunge: studiato per esigenze belliche di altro tempo, pur svolgendo ancor oggi onorevolmente il ~:, G.M. 1942, pp. 1466-1472 e 1849- 1850. 34 G.M. 1943, pp. 803-817. 35 Cfr. G. Giannuzzi, li vettnvagliamento in guerra "Rivista di Commissariato" n. 4/1942 e C. Poggiali, La quinta arma: la cucina (il rancio tedesco), "Rivista di Com-
missariato" n. 6/1941. 36 G . La Rosa, La motorizzazione dei Servizi di cnmmissariato, "Rivista di Commissariato" n. 4/1943; Le cucine rotabili da campo, "Rivista di Commissariato" N. 5/ 1942; La panificazione in campagna, "Rivista di Commissariato" n. 4/1940. 37 Let. n. 316278 in data 5 aprile 1943 dello SME (AUSSM.E, Kep. M/7, Racc. 520/1). 38 La panificazione in 2" linea (cioè al livello di armata) viene ritenuta dal La Rosa la soluzione migliore anche nella guerra di movimento, perché sarebbe conseguente al concetto-guida dell'"alleggerimento" della divisione binaria.
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La logistica dell'esercito - Voi. TV
suo ruolo, è però venuto a trovarsi sfa~ato col riLmo assunto dalle operazioni nella guerra moderna [nostra sottolineatura - n.d.a.] talcbè si è reso necessario motorizzarlo e le nuove applicazioni vanno ora gradatamente entrando in funzione. Per il che sono stati privati del treno originario in legno, che costitul sempre il punto di loro maggiore debolezza, e sistemati su intelaiatura metallica...... .
Scartata la possibilità d'installarlo su un telaio a quattro ruote con speciale sistema di sterzatura per il traino di più rimorchi a una sola motrice, perchè il veicolo risulta troppo pesante, costoso e con le ruote posteriori troppo vicine al focolare, il forno Weiss viene installato su un rimorchio biga a due ruote, di peso sempre ragguardevole (19 quintali). Secondo il La Rosa con questa soluzione si ottiene il consolidamento del ruolo del forno mobile nella guerra moderna e si adegua la sua mobilità e quella della G.U.. Va però osservato che il forno rimane a legna, combustibile difficile da trovare in Libia e anche in Russia, senza contare che la sua mobilità effettiva dipende dall'integrale mobilità delle altre attrezzature e accessori, dalle modalità per il rapido afflusso e la conservazione delle materie prime (farine, ma anche acqua) e infine dalle modalità di distribuzione del pane. Anche l'altra attrezzatura fondamentale per la confezione ùcl rancio, la cassa di cottura adottata all'inizio della prima guerra mondiale e modificata nel 1935-1936, dimostra ben presto i suoi limiti, limiti che peraltro avrebbero dovuto essere riconosciuti molto prima e non nel 1943, quando il La Rosa finalmente ammette che le casse di cottura (o "cucine mobili da campo"), nate piìl particolarmente per truppe alpine e per someggio, potevano però essere impiegate anche per altre truppe in zone pianeggianti, sfruttando la loro ampia caratteristica di semplici cucine mobili da campo, col ricorso a prolungato piede a terra e con l'ausiJio dei fornelli mobili in dotazione o di altri di circostanza, piìl pratici. Esse, pur rispondendo convenientemente anche a questo ampio impiego, si sono però venute rivelando, specie nelle esperieru:e delle ultime campagne, sempre più inadeguate a seguire le truppe nella loro mobiHtà e a rispondere con pienezza alle esigenze della guerra moderna. Legate infatti al terreno, di bassa potenzialità unitaria, di lento sfruttamento, di primordiale alimentazione e di alto costo di manutenzione, le vecchie casse di cottura, quantunque si denominassero cucine mobili da campo, hanno dovuto cedere il posto ad attrezzature più complesse che si mostrassero piìl aderenti ai concetti d ' impiego delle truppe.
Queste nuove attrezzature sono le cucine rotabili autotrainate tipo "Etiopia" (che hanno la possibilità di essere anche ippotrainate), con funzionamento a legna, dotate di 4 marmitte grandi e 3 piccole per la preparazione del rancio, dei condimenti, del caffè ecc. per 300 uomini, idonee a funzionare anche in marcia e a confezionare il rancio in 2-3 ore, con corredo di utensili vari. li relativo brevetto viene requisito all'inventore (lng. Ottorino Dcgl'lnnocenti) con D.M. 18 dicembre 1941 - Requisizione del brevetto n. 381427 dal titolo "Cucina autocarreggiabile, a chiusuru ermetica, adatta !lpecialmente per scopi militari".39 Di conseguenza la distribuzione del39
G.M. 1942, p. 251.
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la nuova cucina ai reparti può iniziare solo nel 1942: lo stesso La Rosa scrive (luglio-agosto 1943) che "è stata di recente distribuita ad alcune G.U. e ha già dato ottimi risultati in Russia". Egli afferma anche il funzionamento a legna le consente di "sfruttare le risorse che trova ovunque diffuse" e che la sua adozione è il mezzo più sicuro per conferire la maggiore efficienza a un ramo del servizio che esercita tanta influenza sul benessere anche morale delle truppe, fornendo il mezzo per contenere la tendenza - dannosa per la salute e l'efficienza del combattente - a risolvere con la distribuzione anche prolungata di viveri a secco il problema dell'alimentazione delle truppe nelle condizioni d'impiego più difficili. A parte la sua ritardata adozione, il funzionamento a legna rende la nuova cucina tipo "Etiopia" poco idonea all'impiego nei terreni desertici dell'Africa Settentrionale. Lo dimostra il rapporto del colonnello Fornara (poi Capo di Stato Maggiore dell ' Esercito) dopo una missione in Africa quale Capo Ufficio operazioni del Comando Supremo: soldati della "Bologna" al passaggio de l generale comandante del corpo d'armata germanico, hanno chiesto acqua. Ufficiali ita]janj hanno riferito che la truppa mangia male e ha scarsa acqua [ ...]. Il soldato peraltro va curato. Non si può da lui pretendere se non lu si cura. :specit:: nel villo e nell\1c.:4ua. E' nect:ss,triu a LaJt: pruposilu d1c gli Stali Mag-
giori curino i particolari [ ...]. Questioni gravi sono quella dell'acqua e quella del rancio caldo. La razione di acqua da bere dei nostri soldati, in certi settori. è ridotta a un litro al giorno; troppo poco ove si pensi all"ambicntc. Un aumento delle razioni di acqua deve essere ottenuto a qualunque costo. Al rancio caldo i tedeschi provvedono con cucine a nafta. I carristi sono anche dotati di fornello a spirito. Noi non abbiamo nulla di simile. L ' impiego della legna è impossibile (occorrerebbe portarla da Gebel). Occorrerebbe attivare, nell'impossibilità di una soluzione organica e integrale [nostra sottolineatura n.d.a.J, tutti quei sistemi di ripiego (scaldaranci, combustibili solidi ecc.) che valgono a dare - ogni tanto - [nostra sottolineatura - n.d.a.J rancio caldo alla truppa. Un manuale inglese asserisce che una latta piena dj sabbia, in cui si versi benzina, funziona ottimamente da fornello. Sarà applicato anche questo sistema. TI generale Barbasctti, cui ho parlato della questione. rnj ha assicurato che tutto il possibile sarà fatto. 40
Anche se il La Rosa afferma, a fine 1942, che "per i contingenti in A.S. si va realizzando un tipo più semplice di cucina mobile, che tiene conto del particolare ambiente geografico in cui le truppe operano" non risulta che questa nuova cucina rotabile faccia in tempo ad arrivare in Libia almeno in quantità significative.41 Il La Rosa non accenna nemmeno all'altro problema logistico fondamentale in Africa Settentrionale: quello dell'acqua. E' vero che secondo l ' Istruzione sul servizio idrico del 1935 (ristampata nel 1941 senza varianti) l'organizzazione e direzione del Servizio idrico compete ai Comandi di grandi Unità: tuttavia il commissariato (p. 158) ha il compito di "provvedere al rifornimento dei recipienti assegnati ai corpi, reparti e servizi per la costituzione di depositi di raccolta e distribuzione dell'acqua".
40 U. Cavallero, Op. cit. , I O agosto 19/42 (pp. /4/46-44 8). 41
G. La Rosa, Le cucine... (Cit).
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
Questo compito ha importanza primaria e va naturalmente raccordato con quello del Servizio trasporti, che deve fornire vagoni e autobotti, Il La Rosa si occupa invece dei mezzi (ancora allo studio) per il rifornimento campale del vino, bevanda importante ovunque ma non in Africa Settentrionale. E' stato studiato - ma non ancora adottato - un tipo di stazione mobile su rimorchio a biga per il travaso del vino, molto affine a quelle in uso per il travaso della benzina: va subito notato che i fusti minori non sono rappresentati dai bidoni in dotazione individuale, da damigiane, fiaschi o da altri mezzi di fortuna, ma da barili someggiabili della capacità di 35 e 45 litri; fusti che sono scaglionati presso i tre enti preposti al rifornimento del vino e cioè presso i magazzini viveri e avena d ' armata, presso le sezioni sussistenza e presso i corpi [ ...]. La dotazione permanente di barili risolve in modo organico la spinosa questione del fu stame minore, che in pa;;i.ato fu fonte di non piccole perdite e di non poche preoccupazioni.
Per il rifornimento della carne, il La Rosa conferma l' orientamento - già emerso nella prima guerra mondiale - a considerare normale il ricorso alle carne congelata. Per il trasporto della carne congelata dagli stabilimenti di armala (dove giunge con treni frigoriferi) fino alle sezioni di sussistenza delle truppe sono utilizzati autofrigoriferi. Gli studi - afferma il La Rosa - si stanno orientando al loro perfezionamento, con cassoni tenuti a bassa temperatura non solo perchè termicamente isolati, ma pcrchè raffreddati con macchinario frigorifero installato a bordo. Di fronte alle carenze fondamentali nei mezzi di rifornimento, di conservazione e di distribuzione, passano in seconda linea le altre componenti del vettovagliamento, cioè le modalità per la confezione, la congruità della razione prevista e l'effettiva disponibilità dei generi. Per la confezione nel 1941 viene emanata dall'lspellorato dei servizi di commissariato la Pubb. n. 4072 Istruzione sul servizio del vitto militare, che abroga quella del 1917 conservandone la suddivisione in tre parti (nozioni generali scientifiche, nozioni speciali pratiche, organizzazione del servizio). La nuova pubblicazione fornisce, come quella precedente, dati sulle proprietà e il valore degli alimenti, utili consigli per confezionare un rancio gradito e vario e numerose prescrizioni di carattere igienico per i locali e la conservazione degli alimenti, ma non introduce innovazioni di rilievo rispclto al 1917. Le cucine previste nelle caserme sono sempre quelle in muratura (antecedenti alla prima guerra mondiale) tipo Balsamella e Choumara, con un accenno a cucine più moderne "attrezzate con materiali metallici a focolai aventi condotti a più giri di fumo in serie tra il fornello e il camino". Si afferma, come nel 1917, che la consumazione del rancio "è fatta nei refettori, e, in mancanza, nel cortile o nei giardini; solo quando non sia diversamente possibile, nei dormitori". Nessun accenno alle nuove cucine rotabili: in campagna si usano sempre le casse di cottura e le marmitte da campo mod. 1855 in sussidio alle prime, precisando che "l'uso della marmitta [interna alla cassa cii cottura - n.d.a.J come recipiente comune, diretto cioè a confezionare il rancio di carne ed a cuo-
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V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
cere legumi, ecc. mediante riscaldamento a fuoco Libero e senza l'impiego della cassa termica, deve essere pertanto rigorosamente vietato. Ciò perchè oltre al maggior consumo di legna, la inutile e prolungata azione del fuoco suUe pareti della marmitta e sul fornello ne diminuisce la durata e, trattandosi di materiale costoso, è cagione di non lieve danno all'erario (quindi si deve accendere il fornello, portare a bollitura il cibo e inserire subito fornello e marmitta nella cassa termica)". Poche le varianti nell'organizzazione del Servizio, che è quella indicata nelle Norme per la vita e il sevizio di casenna ed. 1935 (vds. Voi. III, capitolo VII). li comandante di reggimento, come nel 1917, nomina una commissione rancio, un ufficiale ai viveri, un ufficiale di vettovagliamento, un sottufficiale dei vettovagliamento. Variante positiva rispetto al 1917 sono una più netta distinzione tra ufficiale ai viveri e ufficiali di vettovagliamento, e l'organizzazione - al livello di corpo di armata - di corsi per allievi specializzati cuochi indetti dal Ministero (i cuochi vanno poi a dirigere i graduati e soldati rancieri delle caserme). Varianti negative sono la durata in carica trimestrale della commissione rancio (nel 1917 si prescriveva almeno che i membri durassero a lungo nell'incarico, ritenendo che la pratica acquisita potesse contribuire a buon andamento del rancio) e soprattutto la diminuzione del previsto corso per cucinieri da 2 mesi (I 9 I 7) a 20 giorni, sia pure con possibilità di utili zzare eccezionalmente come istruttore un cuoco civile. Nel 1917 si prescriveva che i militari di truppa rancieri durassero a lungo nell'incarico: invece con le norme del 1935 (vds. Voi. TTI, capitolo VII) anch'essi ruotano a turno trimestrale. Le razioni di guerra adottate sui principali teatri d'operazione (Russia e Africa Settentrionale) sono le seguenti: 42 ESERCITO ITALIANO: RAZIONI:: ORDINARIA DI GUERRA PER LE TRUPPE IN Al'RICA St::TfENTRIONALE - 1942
Calcoli dedotti dalle «Tabelle di composizione in principi nutritivi e valore calorico dei più comuni alimenti» dell'Istituto Nazionale della Nutrizione
Generi
Parie fondamenta/e: Pane Carne Pasta oppure Riso Legunù Palale Vino (alcool di vino) Caffè tostato
42
Quanlilà giornaliera
Proteine
Lipidi
Glicidi
gr.
gr.
gr.
gr.
700 250 220
63.14 39,90
4,20
394,31
10,45
-
1.914 259
17,S4
2.01
147.30
695
11.78 1,11
1,23 0,16
-
24,12 7,29 3,75
158 36 15 161
-
170 50 50 250 23 5
F . Fcrrajoli, Op. cii., pp. 87-88 e 140-1 41.
Calorie
-
-
-
226
la logistica dell'esercito - Voi. IV
Quantità giornaliera gr.
Generi
Proteine
Lipidi
Glicidi
gr.
gr.
gr.
-
-
-
-
-
15,00
61
20
-
19,97
-
20 IO
0,96 2,85
2,80
-
182 13 37
30 20 30
1,38
9.75
17.61
o.2
5 15
Surrogato Zucchero
Calorie
Generi di condimenti:
Lardo o olio Conserva di pomodoro Fonnaggio raspa
-
2.27
Generi di conforto:
Cioccolato Anice, cl. I -3 (media) Confetture dissetanti Limoni
TOTALJ
0,98
-
27,00 1,58
166 126 110 Il
139,94
50,57
640,23
3,944
-
-
-
Valori medi giornalieri delle proieine: animali gr 44.13 (32%); vegetali gr 95,81 (68%)
ESERCITO ITALIANO; RAZ IONE OROlNARIA DI GUERRA PER LE TRUPPE 1N
RusslA - 1942
Calcoli dedotti dalle «Tabelle di composizione in principi nulritivi e valore calorico dei più comuni alimenti» dell'Istituto Nazionale della Nutrizione
Generi
Farina per panificazione (pane gr. 600) Farina di frumento Farina di segala Pasta oppure Riso Grassi Conserva doppio concetrato Sale Droghe Legumi secchi Fonnaggio ra~pa Fonnaggio da tavola Caffè Surrogato Zucchero Carne Marmclla1a Vino (alcool di vino)
TOTAll
Quantità giornaliera gr.
Proteine
Lipidi
Glicidi
gr.
gr.
gr.
350 150 220
40.84 17,10
5,01 2,55
239,33 110,70
1,194 547
17,R4
2,01
147.30
695
-
19,97
-
170 20 18 24 0,05 50 8 40 5 25
20 250 40 250 23
Calorie
1,70
182 .IO
-
-
-
-
-
11 ,78 2,28 10,52
1,23 2,24 11,54
24,12
158 30 148
-
-
0,72
-
-
-
21,22 3,75
-
-
82 259 88 15
-
161
141,28
55,00
568,12
3,569
39,90 0,30
-
20.00
-
10,45
Valori medi giornalieri delle pro1eine: animali gr 57,70 (37%); vegetali gr 88,58 (63%)
V - Lineamenli generali del/'urganiz.zaziune logistica
227
La razione per quadrupedi in Russia è di Kg 4,50 di fieno e di Kg 4 di mangime concentrato o avena. Da notare anche - sempre per la Russia - che la razione indicata nel citato volume T Servizi loE?istici delle unità al fronte russo (p. 229) differisce per alcuni generi dalla precedente, ripresa dal Ferrajoli (gr 100 di patate e f,TT I 00 di verdura fresca anzichè gr 50 di patate e gr 50 di legumi; gr I 5 di oli e grassi anzichè gr 20; gr 10 di sale anzichè gr 8; gr 10 di caffè anzichè gr 5; gr I O di surrogato anzichè gr 25; gr 30 di zucchero anzichè gr 20). Rispetto alla razione 1940 (3738 calorie e 4216 con il supplemento di pane) le oscillazioni sono modeste. La razione 1942 in Africa . Settentrionale prevede 200 calorie in più, quella in Russia 200 calorie in meno. II Ferrajoli ritiene insufficienti ambedue le razioni, specie per la mancanza di grassi, e fa notare che nel clima freddo della Russia l'apporto calorico della razione del soldato risulta inferiore a quello dell' Africa Settentrionale. Queste differenze altrimenti prive di logica vanno riferite alle difficoltà dei trasporti e rifornimenti, perchè in nessun tempo e in nessun esercito la razione è mai stata una variabile teorica indipendente. Tutto considerato, noi riteniamo queste razioni sufficienti: il problema maggiore è stato nell'assicurare ul combattente la disponibilità effettiva della razione prevista ben confezionata, piuttosto c he la sua scarsità. Decisamente insufficiente, invece, la razione giornaliera per il soldato degli Enti territoriali (2503 calorie, con 500 grammi di pane, 107 di carne con osso, 150 di carne o riso, 70 centilitri di vino, l O gr di formaggio, 30 di legumi, 15 di olio, di conserva di pomodoro e di zucchero, 7 gr di surrogato di caffè, 20 di sale). 43 E', questa, la punta minima raggiunta dalla razione militare italiana in ogni tempo, che va tuttavia anch'essa riferita alla generale scarsità degli approvvigionamenti e confrontata con quella della popolazione civile. Evidentemente, sulla quantità e qualità degli approvvigionamenti alimentari per l'esercito non hanno apprezzabile esito i tentativi di coordinare gli approvvigionamenti per tutte e tre le forze armate, con la costituzione peraltro tardiva (D.M. 5 marzo 1942, che fa seguito agli analoghi decreti J5 settembre e 15 novembre 1940)44 di una commissione approvvigionamenti delle forze armate, presieduta del segretario generale dell ' alimentazione con rappresentanti di tre Ministeri militari e dei Ministeri civili interessati. La commissione (Art. 3) deve "esprimere parere sulle modalità per l' esecuzione delle assegnazioni disposte dal Ministero dcli' agricoltura e foreste per l' approvviggionamento alimentare delle forze armate" e determinare, nei limiti dei prezzi stabiliti in base alla qualità e caratteristiche dei generi, gli importi effettivamente dovuti ai fornitori.
43
A. Terrone, Ari. c it. (SME, Memorie storiche 1981 , ROMA 1982).
44
G. M. 1942, pp. 77 1-773.
228
La logistica dell'esercito - Voi. JV
Fisionomia e dotazioni delle sezioni sussistenza e degli organi esecutivi delle unità. Nel corso della guerra la sezione sussistenza conserva il suo ruolo fondamentale e la sua fisionomia organica. E' articolabile su 2 o 3 nuclei; la sua dislocazione nelle divisioni di fanteria normali (che non ha i Servizi motorizzati) è legata alle rotabili ma anche alla dislocazione delle cucine dei reparti, da cui deve distare non più di mezza tappa di mulo o di carretta (3-4 ore). Quando i Servizi delle minori unità sono motorizzati, quest'ultima limitazione viene a cessare. Se, in montagna, la sezione riunita o scissa deve dislocarsi lontano dalle rotabili, occorre procedere al trasbordo dei generi dalle località di scarico fino alla sezione, con salmerie fornite dal Comando della Grande Unità. In particolari circostanze è previsto il rifornimento a domicilio, che nel 1942 viene considerato dal Giannuzzi di carattere eccezionale perchè richiede un complesso di predisposizioni difficili da adottare, specie combattimento durante: confezione dei colli a numero anzichè a peso in modo da rendere facile la consegna ai reparti; costituzione di tanti scaglioni di rifornimento quanti sono i centri di consegna; esatta conoscenza della dislocazione dei reparti, che può anche improvvisamente cambiare; maggiore disponibilità di mezzi di trasporto. Nonostante l'esperienza della guerra, non si rinuncia, comunque, al concetto - base (corretto solo in teoria) di ricercare al livello di divisione soprattutto la leggerezza a scapito dell'autonomia logistica, senza considerare la possibilità di interruzione dei rifornimenti per offesa nemica o per carenza di mezzi di trasporto. Il Giannuzzi scrive a fine 1942 che Nel disporre l'impianto della sezione sussistenza è bene ricordare che non occorre tenerne un'aliquota in riserva - come per es. è necessario fare per la sezione sanità - in quanto il servizio vettovagliamento, a differenza di altri servizi che hanno carattere d ' immediatezza (servizio sanità, rifornimento munizioni, ecc.), ha carattere periodico che consente alla sezione, nell'ambito delle 24 ore, margini sufficienti per assumere riunita o scomposta altra dislocazione.
Le dotazioni viveri e foraggi per le sezioni di sussistenza non variano rispetto a quelle del 1940. Nell 'ambito del reggimento/corpo, ogni soldato ha sempre in dotazione una razione viveri di riserva (una scatoletta di carne in conserva e una razione di galletta). Le dotazioni di reparto comprendono:45 a) in distribuzione per la giornata, una razione di pane, viveri complementari, carne fresca, refrigerata o congelata e - per i reparti che hanno quadrupedi - una razione di avena, fieno e paglia; b) sui mezzi di trasporto, I razione di pane e viveri complementari, più una scatoletta di carne in conserva e, per i reparti che hanno quadrupedi, una razione di avena.
45
Circ. SME n. 2940 in data 15 giugno 1940 (Cit).
V - Lineamenti generali dell 'organizzazione logistica
229
Poiché le sezioni sussistenza, come si è visto, non dispongono di riserve, la disponibilità complessiva di viveri nell'ambito della divisione non supera i tre giorni, compresi quelli della giornata. Riguardo ai materiali, a parte la cucina rotabile e le relative attrezzature dal 1940 al 1943 non ris ultano introdotti in servizio materiali importanti. li Giornale Militare riporta solo l'adozione del bidone thermos mod. 40 da lt. lO in alluminio (22 dicembre 1941) e dei bidoni termici dal 2,5 e 4 per sciatori e cordate, con fodera di tela canapa e tela bianca (6 maggio 1942). Riesce persino difficile mantenere le non certo ricche dotazioni di materiali di prevista distribuzione al soldato: in data 11 settembre 1942 Cavallero annota nel suo diario di avere discusso con Siviero, tra l'altro, "problema del cuoio: utilizzazione del legno per le suole delle scarpe (tomaie autarchiche di canapa); sostituzione delle gavette alla truppe dei depositi con ciotole; limitazione della borraccia alle truppe combattenti".46
Vestiario-equipaggiamento. L'organizzazione di base del servizio non subisce varianti. Un articolo del lenente generale Quarto (1942) riassume i problemi della branca nel corso della guerra.47 Il Quarto ammette chiaramente il declassamento del materiale che deriva dall'adozione di fibre sintetiche autarchiche di cattiva qualità (]anital, rajon, canapa colonizzata, canapa tiglio). La lana non può essere integralmente eliminata; il miglior surrogato della lana vergine è la lana meccanica, proveniente cioè dagli stracci: di qui l'importanza dei recuperi. La lana da materasso nuova o usata ha un potere protettivo inferiore rispetto alla lana meccanica. A parte la loro disponibilità, una percentuale eccessiva di fibre sintetiche compromette sia il valore protettivo del tessuto che la sua durata. Di qui un difficile lavoro di equilibrio per studiare i nuovi tessuti, cercando di conciliare esigenze contrastanti. li problema delle materie prime per le calzature è ancora più arduo: mentre per i tessuti si può trovare entro certi limiti un surrogato della lana e del cotone, per il cuoio non esiste un vero surrogato e " in termini di emergenza bisogna transigere su alcuni requisiti ed accontentarsi di quello che si può ottenere in relazione al numero delle calzature da confezionare". Gli approvvigionamenti assumono aspetti diversi per il vestiario e le calzature. Per il vestiario, in lempi d'emergenza è giocoforza ricorrere a stabilimenti privati, ma si tende a produrre il maggior numero possibile di capi di corredo presso gli stabilimenti militari (reparti taglio e confezione dei magazzini centrali e opificio di Torino), ottenendo in tal modo una qualità migliore. Le calzature sono invece prodotte solo dall'opificio militare di Torino, e per il resto si ricorre all'industria privata.
46 47
U Cavallero, Op. cii., p. 529. A. Quarto, A.t petti del Servizio vesliario e d'equipaggiamento per l'eserci/o, "Ri-
vista di Commissariato", n. 1/1942.
230
La logistica dell'esercito - Voi. !V
li meccanismo degli approvvigionamenti e della distribuzione fa capo al Ministero, che effettua gli acquisti centralizzati di materie prime e di oggetti di vestiario- equipaggiamento da inviare ai magazzini centrali per il collaudo e la ripartizione tra i corpi; quest'ultimi confezionano gli oggetti di panno o tela oppure impiegano gli oggetti già confezionati, come avviene per le calzature. Le procedure per il collaudo richiederebbero tempo, anche perché il ricorso in periodi d 'emergenza a tipi similari in aggiunta a quelli regolamentari obbliga i tecnici a esami diversi da quelli consueti. Poiché l'esigenza prevalente è invece quella di far presto, si consente alle commissioni di collaudo dei magazzini centrali - in via eccezionale - di derogare dalle nonne in vigore, applicando direttamente le penalità per difetti leggeri, in modo dariùurre ai casi più gravi la più lunga procedura del ri corso alla commissione centrale dei collaudi in appello. Il lavoro che si accumula a causa della guerra presso i magazzini centrali è di gran lunga superiore a quello orùinario, e l'organizzazione di tali s tabilimenti viene a s ubire una dilatazione che trova dei limiti nel grado di e lasticità consentito dagli ordinamenti vigenti. Secondo il Quarto è necessario prevedere e organizzare fin dal tempo di pace la costituzione di altri magazzini ccnlrali, anche perché la gestione di organismi mastodontici non può essere efficacemente sorvegliata e dà luogo a sperperi e irregolarità delle quali nessuno può essere chiamato a rispondere, mentre a guerra finita la liquidazione delle gestioni è tanto più facile quanto più sono numerosi gli organi che vi sono preposti. Poiché il numero dei magazzini centrali nel corso della guerra non viene aumentalo, il Quarto muove con queste affermazioni una critica non troppo implicita al sistema vigente, accennando anche gli mconvenienti che si verificano nei collaudi: con l'improvvisazione, di fronte a numerosi collaudi, gli ufficiali addetti cercano di superare i ritardi, ma gli accertamenti ne soffrono e molte robe passano per insufficienza di accertamenti. Fa bene il perito a transigere coi propri doveri, pur di non creare incagli, o sarebbe meglio che egli continuasse nel sistema dei rigorosi controlli. per evitare che materiali impropri vadano in uso alle truppe?
Secondo il Quarto la necessità di una rigorosa azione di recupero deriva - ollre che dalla scarsità di materie prime - dalla tendenza del soldato in zona di operazioni a disfarsi degli oggetti non appena essi abbisognano di qualche riparazione. In molli casi le riparazioni sono di dubbia opportunità, perché tali da richiedere mollo tempo e stoffe dello stesso stato d'uso e dello stesso colore del capo da riattare, che sono difficili da trovare. Specialmente se si tratta di oggetti di lana, vista l'importanza della lana meccanica occorre perciò considerare i capi di vestiario recuperati come materiale per stracci da sfilacciare. Per gli oggclli di cotone la riparazione e la riutilizzazione si presentano più facili. Invece le scarpe non possono fornire nuove materie prime, e conviene perciò ripararle il più possibile sostituendole per tempo, prima che diventino inservibili.
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
231
ll Quarto accenna anche alla possibile futura organizzazione della branca VE. In linea generale dovrà essere più accentrata, per poterla far funzionare con maggiore speditezza, con maggiori carichi per le direzioni di commissariato e minori carichi per i corpi, i quali dovrebbero essere alleggeriti anche della confezione e distribuzione: "i corpi, checché se ne dica, non possono dare eccessiva importanza alle pratiche amministrative, le quali viceversa per l'organo centrale sono importantissime". L'abolizione dei magazzini vestiario dei corpi eliminerebbe anche l'impossibilità di calcolare con esattezza le consistenze di magazzino per serie complete, perché i corpi usano distribuire - in maggiore o minor numero - oggetti separati, dando luogo a una contabilità per oggetti che non può corrispondere a quella per serie degli organi centrali. Il Quarto non si occupa del problema particolare della lavatura della biancheria personale, che - come prescrive il para. 114 delle Norme del 1940 - dovrebbe nonnalmente avvenire negli stabilimenti territoriali, ai quali compete la lavatura insieme con la riparazione. Di fallo, con questo sistema accentrato la lavatura del corredo in campagna avviene - dove e quando possibile - a cura dello stesso soldato, per due ragioni essenziali: a) in guerra, anche sul territorio nazionale, non si può sicuramente contare sul regolare afflusso da tergo (armata) del corredo per sostituirlo con la periodicità fissata (almeno una volta alla settimana) contestualmente al bagno; b) per le fone oltremare e oltre confine si impone un'organizzazione di armata, con ricorso a manodopera e risorse locali non facile, anzi generalmente arduo da organizzare: anche in questo settore, quindi, le Norme del 1940 non si rivelano adeguate alle effettive esigenze. Rimane possibile ricorrere a un servizio accentrato solo per quelle unità dislocate sul territorio nazionale che possono avvalersi di assuntori presidiari ; tuttavia l'organizzazione di tipo industriale che si auspicava negli anni Trenta non viene raggiunta, anche se risulta riattivata - utilizzando i vecchi macchinari della prima guerra mondiale - la lavanderia militare di Mestre.48 Se mancano iniziative o interventi dello Stato per sviluppare la produzione su scala industriale di oggetti di corredo o la lavatura e la ripa.razione della biancheria, sono invece numerosi gli interventi nel campo dei recuperi, con i quali si tenta di rimediare in qualche modo alla mancanza di materie prime tessili. Il D.M. 8 marzo 1941 49 affida all'Ente nazionale distribuzione rottami (Endirot) la raccolta e il commercio degli stracci di lana, che possono essere acquistati esclusivamente da ditte che già esercitavano la Io-
48 G . La Rosa, li ripristino della lavanderia militare di Mestre, " Rivista di Commissariato" o. 2/1942. 49G .M. 1941 , pp. 785-788.
232
La logistica dell'esercito - Voi. IV
ro raccolta e classificazione, in possesso di apposita autorizzazione rilasciata dall'Endirot. Queste ditte denominate "classificatori autorizzati", dopo averli classificati li cedono - a prezzi stabiliti da apposita commissione - ad appositi centri di raccolta militari, che dopo le operazioni di trasformazione ritenute necessarie ai fini del loro migliore impiego (ulteriore classifica, carbonizzo, sfilacciatura, tintura o altro) li assegnano alle ditte assuntrici di forniture militari. Analoghi provvedimenti di legge sono adottati per l'utilizzazione degli stracci di qualsiasi tipo (D.M. 12 marzo 1942)50 e degli oggetti di cuoio e delle calzature militari e civili ruori uso (D.M. 31 gennaio 1942).51 In relazione ai predetti decreti ministeriali, sono costituiti i seguenti nuovi Enti militari territoriaJi :52 a) nel maggio 1941: i centri militari raccolta stracci di lana di Biella, Prato e Padova, costituenti distaccamento dei magazzini centrali rispettivamente di Torino, Firenze, Verona; b) nel luglio 1941: il magazzino militare vestiario di Milano, distaccamento del locale magazzino centrale vestiario ed equipaggiamento; c) nel luglio 1942: il centro militare raccolta stracci non di Lana di Vigliano Biellese, distaccamento del magazzino centrale militare VE di Torino; d) nel dicembre 1942: l'ufficio centrale militare laniero di Biella, che dipende disciplinariamente daJla direzione di commissariato di Torino e per l'impiego dal Ministero della guerra - direzione generale dei servizi di commissariato. In campagna nessuna riserva di vestiario è prevista al livello di divisione. Le dotazioni di materiali di servizio generale e VE al livello di reggimento risultano dal seguente specchio:
Denominazione dei materiali
.
- Astucci per carta (quelli del tipo attuale distribuiti solo sino a consumazione) Borse per corrispondenza Borse per denaro (M) Candele steariche (pacchi da gr. 500) Cassette per denaro - Catenelle di sicurezza e per punizioni in campagna, con lucchetto
Com. rgt. tir. e Com. rgt. compi. ftr.
Com. btg.: fuc., mortai milr. di C.A., complem. Cp.: fuc., anni d'ace., mortai da 81, mitragl., cannoni 47/32 complem. Btr. d'ace. da 65/17
2 2 I (1)
1 I I (1)
I
-
2
2 (segue)
G.M. 1942, pp. 799-806. ivi, pp. 474-476. 52 Cfr. (per tutti i predetti organi esecutivi) G.M. 1941, p. 1304 e p. 1729 e G.M. 1942, p. 1561 e p. 2756. 50 51
233
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
- Colli per riparazioni da calzolaio col completo caricamento (2) - Lanterne da campo (quelle del tipo anua le distribuite solo sino a consumazione) (M) Macchinette per taglio dei capelli - Sacchi per calzature di riserva - Tasche per letlere - Tende con armatura e sacco custodia per comandante di corpo (4) - Tende per armatura e sacco-custodia per ufficiali - Trombe (da segnali) con relativo correggiolo - Sacchi da riparazione vestiario col completo caricamento
6
6
I
I
(3)
(3)
2
3 (5)
(5)
(6)
(6)
Un pacco per ogni lanterna assegnata. (2) Per il caric amento del collo vedasi specchio n. 12 del tomo li - fascicolo I. (3) Ogni reparto deve avere al seguito una riserva di calzature pari al 10% della fona urganica (esclusi g li ufficiali) tenendo presente che per la truppa alle anni tale riserva sarà costituita, al momento del bisogno, con prelevamenti dalle dotazioni per il servizio ordinario. Per il trasporto di tali calzature verranno utiliz7.ati sacchi vari nel numero necessario (in media un sacco ogni 25 paia). (4) Servono: t per il comandante 2 pe r gli utttc,ali. (5) Una per o gni ufficiale o assimilato con le esclusiuni di cui all 'avvenenza dello specchio precede nte. (6) Una per ogni lrombcuicre assegnato dalle formazio ni di guerra. ( L)
Il corredo d~lla lruppa non subisce varianti di rilievo nel corso della guerra. Il Giornale Militare riporla l'adozione di numerosi nuovi oggclli, tutti però di scarsa importanza per il soldato medio e in prevalenza dati in dotazione a reparti alpini e a reparti speciali. Nel luglio 1940 l'uniforme da guerra già in uso subisce lievi modifiche al havero, mostreggiature, bottoni ecc., e nell'ottobre viene lievemente modificata anche la giubba, che diventa "giubba di panno grigio-verde mod. 40". I nuovi capi di corredo introdotti non riguardano, in genere, il problema essenziale (maggiore e migliore prolezione dal freddo o dal caldo eccessivi del soldato di Arma combattente nei territori oltremare e oltreconfine). Tra di essi, ricordiamo: il gabbano con cappuccio di tela impermeabile per conducenti di salmerie ( 15 aprile 1940); la giubba a vento in tela impermeabilizzata (2 ottobre 1940) e il cappuccio di tela impermeabile e sottocappuccio di lana (4 giugno 194)) per truppe alpine; il cappotto da scolta mod. 41 e relativi cappuccio e mantellina (3 dicembre 1941); i calzari con suole pedule, foderati di agnello, per truppe da montagna ( 17 dicembre 1941 ); la fodera mimetica per elmetlo mod. 33 (28 dicembre 1942); la combinazione di tela rasata turchina per carristi mod. 41 (18 giugno 1941); gli occhiali per bersaglieri ciclisti e truppe motorizzate (1 aprile 1942); la camicia di tela coloniale mod. 39 per militari coloniali in A O I - alto e bassopiano (2 luglio 1941 ) ; il berretto di tela con visiera ( l aprile 1942) e le scarpe da riposo chiodate, con gambaletto (29 luglio 1942) per truppe in Africa Settentrionale; gli oggetti di corredo vari per paracadutisti (29 otlobre 1941 e 9 settembre 1942); i guantoni bianchi (23 aprile 1941) e l'im-
234
La logistica dell'esercito - Vol. N
permeabile nero di tela gommata (15 luglio 1942) per il personale da segnalazione del battaglione movimento stradale; il sacco da riparazione vcsliario costituto da un sacco propriamente detto con materie prime e da un sacchetto con accessori per cucire (12 marzo 1941); l'astuccio in alluminio per carte con fodera di tela (9 aprile 1941).
6. Servizio postale e telegrafico
53
L'organizzazione e il funzionamento del Servizio non presenta elementi di novità rispetlo a1 passato o varianti rispetto alle Norme del 1940. Si ripetono parecchi inconvenienti delle campagne precedenti (in parLe almeno dovuti a difficuhà oggettive o inosservanza delle norme). Ad esempio, un promemoria per Graziani del Soltocapo di SM generale Roatta in data 6 luglio 1940 informa che all'ufficio di concentramento di Bologna (come sempre uno dei punti nodali del traffico) "esistono tuttora giacenti 50-60 tonnellate di posta arretrata".54 L'andamento del Servizio differisce dall'organizzazione attuata nelJa prima guerra mondiale per due caratteristiche sostanziali, l'una con effetti molto positivi e l'altra con effetti molto negativi: a) la costituzione graduale dei vari organi di posta militare molto prima dell'inizio della guerra e in special modo a partire dal 1939, derivante dalla mobilitazione progressiva e non improvvisa. Ciò consente il rodaggio del personale e l'entrata in funzione progressiva degli Uffici di posta militare; b) l'importanza assunta dai vari scacchieri oltremare e oltreconfine e dalla guerra di movimento e le difficoltà dei trasporti, lultc circostanze che influiscono negativamente sulla regolarità e speditezza del servizio. Buona parte degli uffici di posta militare (contraddistinti da "P.M." e un numero) per le Grandi Unità oltremare è in funzione fin dal 1935, con aperture e chiusura a seconda delle esigenze. Come già accennato al Vol. III - capitolo Vl, la direzione superiore posta militare è costituita con decreto interministeriale del I O luglio 1940, ma con effetto dal 5 giugno 1940,55 quindi con qualche giorno di anticipo rispetto all'inizio della guerra. Con la legge 29 gennaio 1940, n. 281 viene istituito un comitato per le telecomunicazioni con l'incarico di predisporre e coordinare i provvedimenti per il passaggio dal piede di pace al piede di guerra e dirigere e controllare le attività degli Enti interessati in caso di emergenza, è presieduto dal Ministro delle comunicazioni e ne fanno parte anche rappresentanti dei Ministeri militari e del Comando Supremo. Gli uffici di concentramento sul territorio metropolitano previsti dalle norme incominciano a funzionare alle date sottoindicate: 56 53 Cfr., in generale, AUSSME, Rep. 54 C. Bucciantc, Op. cit., p. 428. 55
56
Mn, Racc. 310, Cari. I e 2.
G .M. 1940, pp. 1475-1477. Circ. SME n . 69020 in data 5 settembre J 941.
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V - Lineamenti generali dell'organi zzazione logistica
UFFICIO E LOCALITÀ Ufficio concentramento posta militare di Ufficio concentramento posta militare di Ufficio concentramento posta militare di Ufficio concentramento posta militare di Ufficio concentramento posta militare di Ufficio concentramento posta militare di Ufficio telegrafico concentramento di Ufficio telegrafico concentramento di Ufficio telegrafico concentramento di Ufficio telegrafico concentramento di Ufficio 1elegrafico concentramento di Ufficio telegrafico eoncentramenlo di Ufficio le legrafico concentramento di
ROMA NAPOLI BOLOGNA BARI ALESSANDRIA SIRACUSA TORINO BOLOGNA ROMA! BARI SIRACUSA VENEZIA CAGLIARI
DATA COSTITUZIONE 15 agosto I939 15 agosto 1939 20 ouobre I 939 20 ottobre 1939 20 ollobre 1939 6 gennaio 1940 5 novembre I 939 I febbraio 1940 1 febbraio 1940 I febbraio 1940 1 febbraio 1940 20 giugno 1940 20 giugno 1940
Io data 5 gennaio 1940 sono costituiti a cura del SlM anche uffici censura, denominati "uffici statistica militare", da affiancare agli uffici concentramento posta militare per il controllo della posta dei reparti dislocati oltremare e alla frontiera. Le unità della l" e 4" armala, della Libia e dell'Albania si appoggiano al servizio posta militare fin dal 20 ottobre 1939 e il Comando gruppo armata est dal 2 febbraio 1940. Dopo l'inizio della guerra, il servizio telegrafico militare a partire dal 20 giugno viene esteso all' armata del Po, alla Sicilia e alla Sardegna (vds. anche DOCUMENTO 7) e si dispone la distribuzione alla truppa di 2 cartoline postali militari esenti da lasse (solo per le unità che si servono della P.M.). 57 Si avvertono anche gli appartenenti a tali unità che è nel loro interesse servirsi subito della posta militare per evitare lunghi ritardi della corrispondenza all'atto del passaggio dal servizio civile a quello militare, e si ricorda che tutti gli uffici di posta militare dovranno essere cosùtuiti, anche se per il momento sarà limitato il numero dei reparti che ad essi si appoggiano.58 Ciononostante non si riesce a evi lare il periodo di crisi iniziale, visto che in data 13 giugno 1940 si è costrelli a sospendere il servizio dei pacchi. Con Circ. SME n. 5450 in dala 22 giugno 1940 sono definitivamente costituiù gli organi di censura postale e telegrafica previsti dalla tabella di mobilitazione, facenti capo ad un Ispettorato degli uffici censura P.M. e imperniati sugli uffici provinciali di censura, la cui opera è integrala da uffici censura posta estera, uffici censura posta prigionieri di guerra, sezioni telegrammi estero. Gli uffici provinciali di censura possono avere un organico massimo di 42 ufficiali, 5 sottufficiali e 56 militari di truppa e 4 civili militarizzati e un organico minimo di 19 ufficiali, 5 sollufficiali, 32 militari di truppa e 2 civili militarizzati. Con l'organico massimo si articolano su direzione, l" sezione smistamento, 2" corrispondenza ordinaria, 3" corrispondenza ordinaria, raccomandate ed assicurale, 4" pacchi (eventuale), 5" telegrammi.
57 58
R.D. 19 giugno 1940, n. 885 (G.M. 1940, pp. 1890-1891). Circ. SME n. 3333 del 17 giugno 1940.
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la logistica dell'esercito - Voi. IV
Nel luglio 1940 funzionano gli uffici postali di concentramento di Alessandria, Bologna, Napoli, Bari, Roma, Siracusa e sono stati costituiti ben 19 uffici di posta militare (per la Sardegna, funge da ufficio postale di concentramento l'ufficio postale del XIII corpo d'armata). Nello stesso mese (Circ. SME n. 11300 in data 23 luglio) sono riepilogate le nonne e prescrizioni emanate fino a quel momento, che qui riassumiamo perché rimangono sostanzialmente valide per tutta la guerra. Debbono appoggiarsi al servizio di posta militare lutti i Comandi, reparti ed Enti mobilitati in Italia e all'estero, compresi quelli Camicie Nere inquadrati nelle G.U. dell'esercito: fanno eccezione i numerosi reparti territoriali. Gli Enti che non si appoggiano alla posta militare usano l'indirizzo con la località in chiaro e ricorrono ai normali organi della posta civile. Nessun reparto può svincolarsi dalla posta militare senza esplicito ordine dello SME, che a seconda delle esigenze può sganciare dalla posta militare (o agganciare) le G.U .. Gli uffici P.M. divisionali servono tulle le unità assegnate alla divis ione. Gli uffici di P.M. di corpo d ' armata e di armata servono il quartier generale della rispettiva Grande Uni là e tutte le truppe e Servizi ad essa organicamente assegnati. La corrispondenza diretta dal Paese alle truppe affluisce dall'ufficio postale civile di impostazione all' ufficio postale militare di concentramento più vicino. Ciascun ufficio postale di concentramento ripartisce la corrispondenza per reggimento ed unità autonoma in appositi casellari, impacchetta la corrispondenza per unità e con il complesso di pacchetti destinate alle unità servite da un unico ufficio postale forma il così detto dispaccio postale e lo inoltra a destinazione con i normali mezzi ferroviari, marittimi ed aerei. L'inoltro può essere fatto a mezzo del servizio civile (quando si intende far affluire i dispacci direttamente a ogni singolo ufficio di posta militare) oppure a mezzo di appositi messaggeri militarizzati (quando il Comando di armata intende ricevere in un'unica stazione di scarico, tutti i dispacci indirizzati agli uffici postali dell'armala e distribuirli poi con propri mezzi). Ciascun ufficio di P.M., ricevuto il proprio dispaccio postale, smista a sua volta con il mezzo più celere la corrispondenza alle proprie unità. Se sono dislocati a breve distanza i corpi, reparti e Servizi provvedono essi stessi al ritiro con il loro portalettere; in caso diverso ricevono la pos ta a domicilio, con servizi di messaggeri organizzati sotto la responsabilità personale dei Capi di Stato Maggiore delle G.U. e tenendo presente che la corrispondenza deve giungere alle truppe nella stessa giornata. La corrispondenza diretta dalle truppe al Paese viene istradata in senso inverso a quello prima indicato. Gli uffici di posta militare ricevono nella propria sede o ritirano con i corrieri a domicilio la corrispondenza, formano i dispacci postali per gli uffici postali militari di concentramento competenti per regione di destinazione e li inviano a destinazione, direttamente a mezzo del servizio postale civile, attraverso gli uffici di posta militare della G.U. di livello superiore, in base agli ordini che ricevono <lai Comanùo <li arruala. Gli uffici postali di coucenlrnmento, ricevuti i dispacci, smistano la corrispondenza e provvedono al
V - Lineamenli generali dell'organizzazione logistica
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suo inoltro con i normali mezzi civili. Lo scambio della corrispondenza ufficiale nell'interno della stessa armata o G.U. autonoma si effetlua secondo le disposizioni che ogni armata o G.U. autonoma deve autonomamente emanare. La corrispondenza non deve portare - esternamente o internamente - indicazioni di località. La corrispondenza diretta dal Paese alle truppe deve portare solo grado, cognome e nome, Comando, corpo reparto o Servizio di appartenenza e l'indicazione del numero dell'ufficio posta militare al quale il reparto si appoggia. La corrispondenza diretta ai reparti oltremare deve portare, oltre al numero di posta militare, una lettera convenzionale che segue il numero (T per la Tripolitania, C per la Cirenaica, A per l'Albania ... ). In luogo delle località di partenza, i Comandi e reparti devono indicare nella corrispondenza il numero dell'ufficio di posta militare. La circolare dello SME termina con queste parole: "deve essere ben chiaro che il normale funzionamento del servizio postale dipende anche dalla precisa osservanza, da parte di tutti, degli ordini dati da questo S.M .. Si tratta, in definitiva, di organizzazione, iniziativa, comprensione dell'altissimo valore morale del regolare funzionamento del servizio, compatibilmente, non bisogna dimenticarlo, con lo stato di guerra". I numerosi provvedimenti che seguono tendono tutti a rendere più spedito il servizio e sono diretti a: a) svincolare se e quando possibile dalla posta militare le unità non impegnate in operazioni belliche e/o di stanza sul territorio nazionale; b) restringere il campo di applicazione della censura, che provoca inevitabili ritardi; e) ridurre il peso della corrispondenza (uso di carta leggera, ecc.) inoltrata spesso per via aerea; d) dare precedenza alla corrispondenza rispetto ai pacchi - il cui inoltro viene spesso sospeso - e ridurre il più possibile la quantità della corrispondenza stessa, con norme che vietano l'invio di stampe, libri ccc. non indispensabili e prescrivono di impiegare preferibilmente cartoline anziché lettere; e) costituire là ove necessario, anche oltremare, uffici di concentramento o di smistamento sussidiari. · In particolare, la predetta circolare base n. 113000 successivamente viene modificata solo per le truppe dislocate in Italia, abolendo la relativa censura militare presso gli uffici di concentramento. Gli uffici postali militari devono suddividere la corrispondenza diretta al Paese in due dispacci: uno con la corrispondenza diretta a unità mobilitate con l'indirizzo di posta militare, da inviare al'ufficio di concentramento per l'inoltro con le norme di posta militare e uno con la corrispondenza di retta a civili o a Enti militari con indirizzi in chiaro, che viene diretta all'ufficio postale provinciale civile più vicino per l'inoltro con posta civile; presso i predetti uffici provinciali viene anche effettuata la censura. Con la Circ. n. 18589 in data 28 agosto 1940 le cartoline militari in franchigia sono aumentate a tre (alle quali sono successivamente aggiunte 2 di propaganda) e poiché molti militari - ufficiali compresi - continuano a impostare per proprio conto nelle varie cassette civili delle cartoline
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
in franchigia, si ribadisce che le predette cartoline avranno regolare corso solo se consegnate da appositi incaricati - munite di bollo del reparto o Ente - agli uffici postali militari e civili: tutte le altre saranno tolte di corso o distrutte. Con l'occasione si prescrive di fare opera di convinzione per l'uso delle cartoline e non delle lettere: queste ultime sono sottoposte a censura presso gli uffici postali provinciali e quindi il loro recapito avviene meno sollecitamente, e questo vale tanto più per le lettere provenienti da territori oltremare. Nonostante le minute disposizioni e le esortazioni, le norme molto spesso non sono osservate. Lo SME a fine anno (Circ. 20515 in data 7 novembre 1940) è costretto a richiamare ancora una volta i Comandi e reparti, perché da accertamenti effettuati risulta che solo il 50% della corrispondenza privata reca nell'indirizzo il numero di P.M., mentre solo il 30% delle pratiche d'ufficio riporta il numero definitivo di posta militare in luogo della località di partenza. Nel 1941 il servizio postale assume per la prima volta una dimensione interforze (cosa, più che suggerita, imposta dalle esigenze della guerra oltremare). Con Circ. SME n. 90966 in data 21 luglio si dispone che a partire dal 1 ° agosto il servizio postale e telegrafico per l'aeronautica sia assicurato dall'organizzazione dell'esercito, con le seguenti modalità: a) corrispondenza diretta dalle truppe al Paese: è fatto obbligo ai militari dell'aeronautica di servirsi esclusivamente della posta militare, impostando la corrispondenza presso gli aeroporti o Comandi dai quali dipendono. I predetti aeroporti o Comandi consegnano la corrispondenza - dopo avere apposto su di essa il proprio bollo - all'ufficio P.M. dell'esercito o civile più vicino, che provvedono all'inoltro con le stesse modalità seguite per la corrispondenza dell'esercito; b) corrispondenza diretta dal Paese alle truppe: dagli uffici postali civili d'impostazione la corrispondenza viene dirella all'ufficio di concentramento P.M. più vicino, che la inoltra conJe stesse modalità di quella delr esercito. I Comandi, reparti e aeroporti provvedono con propri incaricati muniti di delega al ritiro della corrispondenza presso l'ufficio postale militare o civile al quale si appoggiano. Anche le basi marittime, con successivi provvedimenti che hanno inizio con la Circ. SME n. 111961 in data 11 ottobre 1941, sono gradualmente incluse nell'organizzazione di posta militare dell'esercito. Nel 1941 si precisa anche (Circ. SME n. 103429 in data 10 settembre 1941) che la censura è di competenza degli uffici censura posta estera di Roma, Bologna e Milano e delle apposite commissioni provinciali e non dei Comandi di Grande Unità e di reparto (come prescritto da apposite norme del 1935, che pertanto devono intendersi abrogate). E' tuttavia consentita da parte dei reparti la "revisione occulta" senza costituire appositi organi, e senza lasdan: trace<.:. Nel 1942 - quindi con notevole ritardo - sono adottati importanti provvedimenti di base per la tutela del segreto e dell'efficienza delle comunicazioni militari e civili. Per ragioni che sfuggono, solo con il de-
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creto del Capo del Governo 22 gennaio 194259 si dispone la mobilitazione civile del personale dell'Italcable e solo con il R.D. legge 13 luglio 1943, n. 615 si dispone che "qualora un pericolo esterno, grave e imnùnente minacci un tratto delle frontiere marittime del Regno" i Comandi dell'esercito e della marina sono autorizzati a sospendere il traffico telegrafonico civile.60 Con il R.D. 4 giugno 1942, n. 854 viene istituito presso il Comando Supremo un apposito organo con il compito di tutelare il segreto delle comunicazioni non sottoposte alla censura (che è di competenza del Ministero dell'interno).6 1 Oltre a verifi'c are e approvare i cifrari usati dai vari Enti, il nuovo organo deve controllare saltuariamente le trasmissioni in chiaro e ci frate dirette in Italia e ali' estero, per ottenere che vengano cifrate tutte le comunicazioni aventi carattere di segretezza, che le cifrature siano eseguite con le modalità prescritte ecc. Gli altri provvedimenti non riguardano solo l'organizzazione militare ma tutti gli utenti e i relativi organi di censura. Il decreto del Capo del Governo 28 agosto 194262 contiene norme intese a disciplinare il servizio postale e di telecomunicazione in guerra, proibendo il ricorso a me:t..l:Ì o artifici che possano ostacolare la censurn o evitare il suo intervento. Il successivo R.D. 5 settembre 1942, n. 137963 autorizza, invece, gli organi incaricati della censura e del controllo dei mezzi di comunicazione a prendere conoscenza del contenuto delle comunicazioni epistolari o di qualsiasi altro tipo, sopprimendo in tutto o in parte la corrispondenza che può recare pregiudizio alla difesa dello Stato. I Comandi, reparti e i singoli scrivono molto: nella seconda metà del 1942, cioè nel periodo di massima attività bellica e massima dispersione di forze sui vari scacchieri, il movimento si compendia nelle seguenti cifre: 64 a) servizio corrispondenza: movimento giornaliero di 4.000.000 di lettere ordinarie, 500.000 lettere aeree, 19.000 lettere raccomandate e assicurate, con un totale nel semestre di 720.000.000 di lettere ordinarie, 90.000.000 di lettere aeree e 3.400.000 lectere raccomandate e assicurate, per un peso di oltre 4000 t: b) servizio pacchi: 1.800.000, per 5250 t; c) servizio denaro: movimento di 4.500.000.000 di lire, dei quali 3.290.000.000 per vaglia emessi dal fronte al Paese (il servizio vaglia supera il movimento complessivo civile); d) servizio telegrammi: dal Paese al fronte 1.600.000, dal fronte al Paese 750.000;
59 60
G.M. 1942, p. 395. G.M. 1943, pp. 1567-1568.
G . M . 1942,pp. 1854- 1856. pp. 2437-2439. 63 ivi, pp. 3029-3032. 64 S . Alfieri (Col. SM), Sei mesi di attività del Scrvhio postale militare, "Le forze armale" 19 marzo 1943. 61
62 ivi,
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
e) effetti in franchigia: 32.950.000 biglietti postali, 280.000.000 di cartoline ordinarie, 156.000.000 cli cartoline di propaganda. Gli uffici concentramento posta militare formano 450.000 dispacci di corrispondenza, 190.000 sacchi pacchi e 100.000 colli di materiale voluminoso. Con l'impiego di vari mezzi di trasporlo, si è cercato di assicurare la distribuzione bisettimanale della posta alle truppe. Il trasporto della corrispondenza in Africa Settentrionale, effettuato per via aerea, ha richiesto l'impiego di oltre 200 aerei. Per le truppe in Russia sono previsti 6 vagoni postali settimanali, che impiegano n. 15 giorni per un viaggio di andata e ritorno su un percorso di 4000 km attraverso tre Stati.
7. Servizio di artiglieria
Ordinamento e personale. La legge 22 gennaio l 942, n. 368 diminuisce i tenenti generali del servizio tecnico di artiglieria da 4 dell'ordinamento 1940 a 1 (direttore superiore del servizio). Con la stessa legge il numero dei maggior generali ùd servizio tecnico rimane invariato (6) e alle denominazioni "servizio tecnico delle armi e munizioni" e "istituto superiore tecnico armi e munizioni" dell' ordinamento 1940 sono sostituite le nuove denominazioni "servizio tecnico di artiglieria, e istituto superiore tecnico di artiglieria" . TI successivo R.D. - legge 17 febbraio 1942, n. 151 prevede, rispetto all'ordinamento 9 maggio 1940, un aumento degli ufficiali del servizio tecnico nei gradi da colonnello a capitano (da 115 - di cui 14 colonnelli - a 140, con 17 colonnelli). Con l'entrata in guerra l' Ispettore di artiglieria diventa - come gli altri Ispettori - comandante superiore dell'Arma e consulente dello Stato Maggiore sull'impiego operativo dell'artiglieria. Le competenze logistiche dell'Ispettorato si intrecciano e sovrappongono - oltre che con 4uelle lattiche e quelle di competenza degli altri Ispettorati - con quelle dell'ispettorato superiore dei servizi tecnici, della direzioni superiore del servizio tecnico d'artiglieria e della direzione generale di artiglieria del Ministero. Ne risulta un quadro generale delle rispettive attribuzioni e responsabilità tutt'altro che chiaro, che richiede puntualizzazioni da parte del Ministero e lascia trasparire gli inconvenienti già messi in luce.65 Con circolare n. 142.000 del 25 giugno 1941 il Ministero cerca di trovare rimedio agli inconvenienti emersi e di definire meglio le dipendenze e attribuzioni degli Enti tecnici e rispettive direzioni generali, precisando che:
6S Cfr. anche Comiluto per In storin dell ' artiglieria, Storia dell'artiglie,iu iiuliwut, Parte V , voi. XV , Roma, Bibl. Artiglieria e Genio 1953, pp. 679-687 e 822-829.
V - Lineamenti generali dell'orga11iuaz.ione logistica
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a) l'Ispettorato superiore dei servizi tecnici deve studiare ed esprimere un parere sui problemi tecnici generali, dirigere con la collaborazione degli Ispettori d'Arma lo studio e la sperimentazione dei materiali interessanti più Ispettorati e infine seguire lo sviluppo della produzione nazionale; b) l' Ispettorato di artiglieria dirige lo studio, la sperimentazione e la definizione dei nuovi materiali. Ha alle dipendenze la direzione superiore dei servizi tecnici, con il compito specifico di eseguire gli studi e la sperimentazione dei nuovi materiali presso i tre dipendenti centri di esperienze. Quindi la predetta direzione superiore, che nel 1936 per la parte tecnica, gli studi e i lavori era passata alle dipendenze dirette dello Stato Maggiore e nel 1940 del neo-costituito Ispettorato superiore, ritorna alle dipendenze del! ' Ispettorato; c) la direzione generale di artiglieria ha il compito di provvedere agli approvvigionamenti dei materiali e alle riparazioni, definendo in via tecnica e amministrativa le commesse comprese quelle sperimentali. Si avvale, a tal fine, di un ufficio centrale stabilimenti di arti1:Lieria con alle dipendenze gli stabilimenti, che sovraintende alle lavorazioni e ai collaudi fissando i termini tecnici dei contralti. In questi termini, la circolare del Ministero sembra voler salvaguardare le competenze degli Ispettorati limitando i poteri di intervento diretto dell'Ispettorato superiore e facendo degli Ispettorati stessi un anello intermedio. Questa ripartizione di responsabilità non era prevista nelle attribuzioni inizialmente assegnate all'Ispettorato superiore, che ponevano tra l' altro le direzioni superiori tecniche alle sue dipenden ze . Contestualmente ali' abolizione dell'Ispettorato superiore dei servizi tecnici (3 I agosto 1941 ), con Circ. n. 154800 in data 9 settembre e n. 00181000 in data 19 settembre 1941 il Ministero ribadisce che compito fondamentale degli Ispettorati e degli Enti che ne hanno la funzione è lo studio e la sperimentazione dei materiali di rispettiva competenza su direttive dello Stato Maggiore; per tutte le altre branche, essi di pendono dal Ministero. ln particolare, competono ai predetti Enti: a) la segnalazione allo Stato Maggiore della necessità di un dato materiale o della sua modifica, la definizione delle caratteristiche tecniche e il contributo alla definizione di quelle d'impiego, lo studio e la realizzazione dei prototipi e la loro sperimentazione e collaudo, le proposte sulle relative modalità; b) i contatti con le competenti direzioni generali per seguire sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo la produzione, segnalando tempestivamente allo Stato Maggiore ritardi, insufficienze e sfasamenti e proponendogli il più opportuno ordine di priorità nella distribuzione; c) le proposte, ricerche e studi per utilizzare la produzione nazionale a fini militari, unificare i materiali, utilizzare le invenzioni, realizzare l' autarchia. Secondo le predette circolari gli Ispettorati hanno potere di indirizzo sull'attività delle rispettive direzioni tecniche; tuttavia la responsabilità del rendimento tecnico rimane al direttore, mentre agli Ispettorati cor-
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
rispondenti competono l'alta direzione e le eventuali proposte per una migliore utilizzazione dei Quadri. Il rapporto di dipendenza tra Ispettorati e direzioni superiori non deve tuttavia costituire intralcio alle dirette relazioni sia dello Stato Maggiore con le varie direzioni superiori tecniche, sia di altri Ispettorati (o Enti affini) con le direzioni superiori di altro servizio. Da queste non chiare e non univoche dipendenze dei servizi tecnici e dall'eccessiva varietà delle altre attribuzioni degli Ispettorati risultano con sufficiente evidenza i difetti di una struttura che crea parecchi colli di bottiglia e quindi rallenta il processo decisionale. L'Ispettorato superiore diventa inutile nel momento stesso che non sono aboliti o ridimensionati gli Ispettorati, e si sanziona la sua dipendenza diretta (per studi, esperienze ccc.) dallo Stato Maggiore, del quale dipendono direttamente per la stessa branca anche gli Ispettorati. Sulla base dell'esperienza della prima guerra mondiale, riteniamo che: a) lo Stato Maggiore avrebbe dovuto incaricarsi, con proprio organo, solo delle esigenze e richieste anche tecniche e della distribuzione di quanto gli forniva il Ministero: b) gli lspt:tluri quali comandanti superiori in guerra avrebbero dovuto limitare il loro ruolo a semplice consulenza per la parte operativa, ordinativa e tecnica dello Stato Maggiore, come era avvenuto nella prima guerra mondiale; e) le direzioni generali del Ministero avrebbero dovuto limitarsi alla produzione, agli approvvigionamenti e all'amministrazione per la parte strettamente di forza armata, lasciando al Ministero della produzione bellica l'impostazione interforze delle commesse, della produzione e delle materie prime; d) l'Ispettorato superiore dei servizi tecnici, alle dipendenze totali e dirette del Gabinetto del Ministro, avvalendosi delle direzioni superiori dei servizi tecnici da lui esclusivamente dipendenti avrebbe dovuto occuparsi in toto dello studio, sperimenta:tione e collaudo dei nuovi materiali e del controllo della produzione, con supporto amministrativo fornito dalle direzioni generali; e) queste ultime, pur essendo sottoposte al controllo dell' Ispettorato superiore, avrebbero dovuto conservare la loro esclusiva dipendenza dal Ministero (che, altrettanto naturalmente, avrebbe dovuto essere il più alto organo direttivo militare, distinto sia dal Capo del Governo che dal Capo di Stato Maggiore). Stabilimenti. Rispetto al 1939 (vds. Voi. m, capitolo Vll), il numero degli stabilimenti di artiglieria rimane sostanzialmente invariato. Le poche variazioni riguardano le sezioni staccate o reparti autonorni: 66 a) istituzione di una sezione staccata del polverificio di Fontana Liri in Pallerone - provincia di Massa Carrara (R.D. 7 marzo 1940);
66G.M. 1940, pp. 2475 e2371; G.M. 1941,pp. 893 e 1584; G.M. 1942, pp. 289-290.
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
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b) trasferimento a partire dal 1 ° settembre 1940 della direzione del laboratorio caricamento proiettili di Piacenza a Noceto (Parma), in seguito ai gravissimi danni provocati dallo scoppio nello stabilimento di Piacenza avvenuto il 18 agosto (Circ. MG n. 706 del 18 settembre 1940); e) istituzione di una sezione staccata del laboratorio caricamento proiettili di Piacenza in Baiano di Spoleto (R.D. 24 gennaio 1941). La sezione diventa successivamente autonoma; d) soppressione della sezione del polverificio di Fontana Liri di Pallerone (R.D. 26 maggio 1941 ); e) concessione dell'autonomia amministrativa alla sezione fabbricazione vetro d'ottica e aJl'istituto superiore tecnico di artiglieria (legge 14 dicembre 1942, n. 1716). Non sono disponibili dati completi ed esaurienti sull'attività degli stabilimenti di artiglieria nel periodo di guerra, per la quale si rimanda - anche per la seconda metà degli anni Trenta - alla Storia dell'artiglieria italiana.61 Anche se il ruolo principale nella produzione di artiglieria e munizioni è ormai passato ali' industria privata, gli s tabilimenti militari aumentano progressivamente le lavorazioni, le maestranze, gli impianti e le infrastrutture dal 1934-1935 in poi. La loro attività non è affatto secondaria e non è limitata solo agli studi, esperienze, riparazioni e costruzione di accessori, ma riguarda anche la produzione di consistenti aliquote di artiglierie complete e loro parti e di mortai da 8 I, armi portatili, esplosivi, spolette e munizionamento. Ad esempio l'arsenale di Piacenza produce - dal 1926 al 1943 - 1394 complessi di artiglieria e 400 bocche da fuoco isolate e nel 1941 la sezione fabbrica d'armi di Gardone Val Trompia con una forza media presente di 2860 operai produce 278.870 fucili mod. 91/38 e ripara 30.000 armi varie. Regolamentazione e attribuzione degli organi direttivi periferici. 68 Rimangano nella sostanza quelle del 1940, con tendenza al decentramento. Il D.M. 14 novembre 194069 aggiorna e riunisce in unico testo le norme relative alle dichiarazioni fuori uso dei materiali del gruppo C (appartenenti, come si è visto, ai Servizi di artiglieria, del genio e della motorizzazione). La facoltà di approvare le proposte di dichiarazione fuori uso dei materiali più importanti (artiglierie complete, armi portatili, munizioni ed esplosivi, strumenti di precisione, autoveicoli e motoveicoli) e dei materiali degli stabilimenti militari di artiglieria, del genio e della motorizzaz ione rimane alle competenti direzioni generali del Ministero; per i rimanenti materiali di artiglieria e della motorizzazione tale facoltà viene decentrata: ai Comandi di corpo d ' armata corazzato, motorizzato o celere (per i reggimenti di artiglieria delle di -
67 Cfr., in merito, Storia dell'arliglieria ilaliana, Voi. XV (Cit), pp. 857-972. 68 Per la manutenzione Cfr. Pub. n. 3845 Norme per il buonfunzionumenlo delle artiglierie e munizioni - Ed. 1940. 69 G .M . 1941, pp. 664-668.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
visioni dipendenti); ai Comandi divisione meccanizzata, motorizzata e celere (per tutti i materiali della divisione, esclusi i reggimenti artiglieria) e ai Comandi corpo d'armata territoriale, istituti e scuole. Per i rimanenti materiali del genio, la competenza è delle direzioni territoriali del genio. Il R.D. 3 aprile 1942, n. 55670 modifica il regolamento sul servizio del materiale di artiglieria e automobilistico del 1926, estendendo la facoltà per gli Enti periferici di ricorrere alle procedure in economia - in deroga alle norme per l'amministrazione del patrimonio e per la contabilità generale dello Stato - per lavori o per commesse di importo non superiore a f. 30.000, sempre che per ragioni di urgenza non sia possibile seguire le norme per l'amministrazione e contabilità dello Stato e siano stati sperimentati senza frutto, come previsto dalla legge, i pubblici incanti e le successive trattative private. Dotazioni. 71 La compagnia fucilieri ha in dotazione 13 fucili mitragliatori con 13 cuffie, 3 serbatoi con guaina di riserva, 72 casseLLç a zaino da 300 colpi, 12 cassette a zaino per accessori e ricambi. La compagnia armi d'accompagnamento di battaglione ha in dotazione 9 mitragliatrici mod. 35 o 9 mitragliatrici Breda 37. l principali accessori comprendono (totale di compagnia): a) per la mitragliatrice mod. 35: 18 canne di ricambio, 8 cassette a zaino per accessori e ricambi , 2 cassette a zaino per lubrificanti e attrezzi da armaiolo, 2 macchine carica nastro, 80 cassette a zaino per munizioni da 300 colpi delle quali 24 trasportati sul carreggio e il resto a spalla, 2 serie di materiali per adattamento al tiro antiaereo, armature per il someggio (8 armature cuffie da basto reggi mitragliatore e 8 armature reggi treppiede; 1O armature centrali da basto; 16 armature mùversali da basto); b) per la mitragliatrice Breda 37: 9 canne di ricambio, 8 cassette a zaino per accessori e ricambi, 2 cassette a zaino per lubrificanti e attrezzi da armaiuolo, 2 cassette per macchine carica caricatori, 80 cassette a zaino per caricatori di cui 24 caricate sul carreggio, I 200 piastrine da 20 cartucce, 10 borse porta attrezzi (2 grandi e 8 piccole), 2 serie di materiali per l'adattamento al tiro antiaereo, armature per il someggio (8 armature cuffia porta mitragliatrice, 8 armature porta treppiede, 24 armature laterali tipo universale mod. 37, 8 armature centrali). La compagnia mortai da 8 I di reggimento ha in dotazione 6 mortai con relativi accessori (6 borse per attrezzi del puntatore, 12 tasche per attrezzi, 6 astucci con quadrante a livello, 6 scatole per materiali minuti, 384 cassette porta bombe ghisa acciaiosa e 60 cassette porta bombe grande capacità) più le armature per someggio (composte da 30 armature centrali porta piastra o porta munizioni, 6 armature laterali porta mortaio, 6 porta affusto e 48 armature la.t erali porta munizioni).
G.M. 1942, pp. 1449- 1456. Circ. SME n. 2940 del 15 giugno 1940 (Cit.) e Circ. SME n. 7800 delrl! luglio 1940 (AUSSME, Rep. M/7, Racè. 414). 70 11
245
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
Le dotazioni di munizioni sono eslremamente diversificate, con inutili e dannose distinzioni per la stessa arma - che sembrano fatte apposta per complicare i calcoli - anche tra i vari Comandi e reparti del reggimento di fanteria, tra ufficiali e marescialli e tra ufficiali e marescialli e truppa, tra tipi di una stessa arma (pistola mod. 34 o pistola a rotazione) e a seconda del mezzo di trasporto (a motore o carreggiato). Va inoltre notato che i due tipi di mitragliatrice in dotazione (Fiat 35 e Breda 37) oltre ad avere ricambi e accessori diversi non hanno munizionamento intercambiabile.
ARMI DI FANTERIA CARTUCCE O COLPI TIPODI ARMA
DOTAZIONE INDIVID. O ARMA
DOTAZIONE REPARTO
TOTALE
pistola
18
12
30
armi 91
72
36
108
1800
1200
3000
900 (su carreggio)
3000
fucile mitragliatore
mitragliatrice
2100 3000 (su autocarro)
6000
4
4
8
mortai da 45 (cp. armi ace. btg.)
I 20 (4 cassette)
30 ( I cassetta)
150
moi;taio da 81 (cp. di rgt.)
72 (24 cassette)
50 (di cui 30 grande capacità)
122 (30 grande capacità)
80
100
180
24 (6 cassette) ordinari
96 (24 cassette) ordinari
120 ordinari
1 12 (2 8 casselle) perforanti
128 ( 132 cassette) perforanti
240 perforanti
bombe a mano
cannone 65/17 (4 cannoni per btr.)
cannone 47/32 (8 cannoni per cp.)
246
La logistica dell'esercito - Voi. JV
SCAGLIONAMENTO DELLE MUNIZIONI NEI GRUPPI DI ARTIGLIERIA
Gruppi di brt. di D.F.
Gr. di C.A.
Gruppi di A.
-
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Con la btr. ippotrainata - con gli avautr. dei peui - con gli avantr. - cassoni (con i cassoni) • con i carrcuini
Con la btr. someggiata - con i peui - con lo scag. muniz.
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15 21
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-
36 60
100
-
-
-
-
-
-
60
24
-
-
-
-
-
-
-
-
50
25
-
-
-
128
72
72
96
160
110
49
-
-
-
96
126
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
120
99
150
-
-
-
-
-
-
-
60
60
100
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
50
75
35
35
-
Totale sez. munizioni
96
126
180
159
250
50
15
35
35
-
TOTALE GENERALE
224
198
252
255
410
160
124
35
35
-
Con la btr meccanizz. - con i cani rimorchio per munizioni - con gli autocarri porta munizioni
Tata/e con la btr.
Con il R.M. V. - ippotrainate con i cassoni delle scz. munizioni - con le carrette porta munizioni delle sq. muni1.. - someggiale coi muli porta muni1ioni delle sq. munu.ioni - autoportate con gli autocarri porta munizioni
60
V - Lineamenti generali dell'organizz.az.inne logistica
247
Il valore di una unità di fuoco (UNFOC) è lo stesso della guerra di Spagna: pistola 10, fucile o moschetto 91 60, moschetto semiautomatico 200, bombe a mano 4, fucile mitragliatore 1300, mitragliatrice 2000, mortaio da 45 e da 81 e pezzo da 65/17 200, mitragliatrice da 20 1000 (250 anticarro) artiglierie fino al calibro di 100 mm 250, artiglierie da 105/28, 149/12, 149/13, 150, grossi calibri (oltre 210 mm) 50.
8. Servizio del genio Nel corso della guerra, e per quanto di interesse logistico, l'evoluzione - anche logislica - dell'Arma del genio può essere cosl riassunta: 72 a) incremento numerico dei reparti dell'Arma con costituzione di una sola nuova specialità "tattica" (i guastatori o pionieri d'assalto) e tendenza a mantenere separata l'organizzazione dei collegamenti da quella delle rimanenti specialità, e a ridurre allo stretto indispensabile la costituzione di corpi e reparti comprendenti più specialità, anche affini; b) "tatticizzazionc" dcli' Arma e incremento della mobilità dei reparti mediante l' autotrasporto integrale del personale e la motorizzazione dei parchi, che tendono ad aumentare i loro materiali e ad essere organicamente incorporati nei reparti per i quali servono; e) maggiore specializzazione del personale e del materiale e meccanizzazione del lavoro; d) rispetto alla prima guerra mondiale, maggiore importanza assunta degli idrici (specie in Africa Settentrionale, con incremento di sottospecialità incaricate della potabilizzazione di acque superficiali salmastre o inquinate), dei pontieri (suddivisi in sottospecialità: pontieri d ' assalto, pontieri traghettatori adibiti alle prime operazioni di forzamento dei corsi d'acqua, pontieri per ponti pesanti) e dei ferrovieri (sezioni esercizio linea e battaglioni di lavoro, specie per la costruzione e il riattamento di ponti ferroviari scomponibili). Nelle retrovie si rendono inoltre utili i meccanici - elettricisti e i battaglioni di lavoratori; e) per contro, minore importanza assunta dai teleferisti , dai reparti per impianto di ferrovie da campo tipo Decauville, dai fototelegrafisti; f) i marconisti banno assunto maggiore importanza, ma l' impiego dei loro apparati continua a dar luogo ad inconvenienti e problemi (necessità di personale specializzato di difficile addestramento, intercettazione, disturbo, materiali delicati e non adatti alla guerra di movimento). La regolamentazione a carattere logistico non subisce varianti di rilievo. Il regolamento per i lavori del genio militare approvato con R.D. 17 marzo 1932, n. 365 rtmane valido, con le modifiche di cui al D.M.
72 B. Cappuccini (col. SM), Il genio nella guerra mondiale, "Na,.ionc Militare" n. 10/ 1942.
248
La logistica dell'esercito - Voi. N
23 settembre 194073 (che autorizza l'esecuzione di spese in economia anche per i lavori non previsti dall'Art. 50 del predetto regolamento) e al R.D. 16 dicembre 141, n. 156774 (che sostituisce l'Art. 81 del regolamento 1932 e prevede che sia attribuito allo stesso comandante del genio del corpo d'armata territoriale il collaudo dei lavori eseguiti nel territorio di competenza, salvo diverso avviso del Ministero). L ' evoluzione del vertice dcli' Anna (Ispettorato e servizio tecnico con relativa direzione superiore) e delle relative competenze è analoga a quella del vertice dell' artiglieria. La legge 22 gennaio I 942 e il R.D. - legge 17 febbraio 1942 sostituiscono la denominazione "servizio studi ed esperienze del genio" con "servizio tecnico del genio" e prevedono come ncll ' ordinamento 1940 I tenente generale direttore del servizio tecnico e 2 maggior generali; il rimanente personale del servizio tecnico genio è però aumentato (da 6 colonnelli a 9 e da 43 a 55 per i gradi da capitano a tenente colonnello). Con legge 27 gennaio 1941 , n. J 391s agli stabilimenti territoriali previsti dal l'ordinamento 1940 viene aggiunto un deposito centrale materiali del genio, con 2 sezioni staccate. I principali materiali del genio e delle trasmissioni in dotazione ( 15 giugno 1940) alle unità di fanteria sono i seguenti: 11> Al livello di Comando di reggimento: attrezzamenti da zappatore di fanteria del n. 2, 3, 5, 6, 12, 13, 14 e 15 (uno per tipo; due per il n. 14); I O vanghette; 10 piccozzini - zappetta; I O piccozzini per fanteria; I cassetta con fanali ad acetilene; 6 stazioni ottic he per fanteria mod. 33; 8 apparati telefonici leggeri da campo mod. 33 ; 8 borse per telefonisti e guardafili; 8 borse per zane e tamburelli; I centralino telefonico a chiave a 10 linee; 8 Km di cordoncino telefonico per fanteria; 2 bandiere a campo di colore; l bussola luminosa; 2 pistole da segnalazione con 300 cartucce; 5 zaini di tela pe r colombi; 6 stazioni R.F. l e un posto R.A. I; 48 teli per le segnalazioni da terra per aerei (per teloni cifra). Al livello di Comando di battaglione: attrez7amenti da 7appatore di fanteria del n. I, 8, I O. 11, 12, 13, 14, 15 (uno per tipo; due per il n. 14); 11 vanghette; I I piccozzini - zappette; I 1 piccozzini per fanteria; 8 badili mod. 76 corti ; 16 gravine; 2 picconi ; 2 mannaresi; 2 mazze d'acciaio da pietroni , 12 matassine di filo di ferro dolce; 2 pali d' acciaio ad unghia; 1 cofanetto da falegname e carradore; 1 cofanetto da fabbro; l cofanetto da muratore; 1 dotazione alleggerita di strumenti da mina e materie esplosive (in attesa della distribuzione di nuove dotazioni da mina unificate); 1 cassetta con fanali ad acetilene; 3 stazioni ottiche per fanteria mod. 33; 6 apparecchi telefonici leggeri mod. 33; 3 borse per telefonisti e guardafili; 6 borse per zane e tamburelli; 6 Km di cordonci-
G .M . 1941 , pp. 17 4-175. G .M . 1942, pp. 263-265. 7S G .M . 1941 , p. 825. 76 Circ. SME n. 2940 del 15 giugno 1940 (Cit.).
73
74
V - Lineamenti generali dell'organizzazione logistica
249
no telefonico per fanteria; 4 bandiere a campo di colore, 1 bussola tascabile luminosa; I pistola da segnalazione con 150 cartucce. La compagnia fucilieri ha in dotazione: attrezzamenti da zappatore di fanteria del n. 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15 (tre del n. 13 e cinque del n. 14; uno per sorta per gli altri); 20 vanghette; 20 piccozzini-zappetta; 20 piccozzini per fanteria; 11 pinze tascabili taglia.fili; 4 bandiere a campo cli colore; 1 bussola tascabile luminosa; l pistola da segnalazione con 150 cartucce; 80 teli per le segnalazioni da terra per aerei (per la segnalazione delle linee). La compagnia armi d'accompagnamento di battaglione non dispone di telefoni e radio, quindi in un battaglione vi sono solo 6 telefoni. La compagnia mortai da 81 di reggimento dispone solo di 2 telefoni e 2 Km di linea: la compagnia cannoni da 47/32 di reggimento solo di 4 telefoni e 4 Km di linea. Da rilevare, inoltre, che il fante non dispone (per un malinteso spirito offensivo) di un attrezzo leggero individuale. Particolare tutt'alto che trascurabile: in data 17 gennaio 1941 Cavallero annota nel suo diario che, in Grecia, " i soldati non hanno vanghette e scavano con le baionette: chi le ha abolite? I tedeschi le hanno".77
77
U. Cavallero, Op. cit. , p. 68.
CAPITOLO VI EVOLUZIONE DEI SERVIZI TRASPORTI, AUTOMOBILISTICO E DI AMMINISTRAZIONE () 940-1943)
1. Servizio trasporti La necessità di alimentare ingenti forze openrnti contemporaneamente in vari scacchieri oltremare e in Lontani scacchieri continentali (Russia) accresce ancora di più sia l'importanza che la difficoltà dei trasporti. La scarsità di mezzi di trasporto terrestri, alla quale si è già accennato, è solo uno dei parametri del problema, che oltre ad una rigida disciplina è a una gestione unitaria di ogni genere - non esclusi gli anelli interni e civili - impone la valutazione delle esigenze e possibilità in una prospettiva interforze. Salta subito all'occhio, infatti, l'antieconomicità di correnti di alimentazione separate e non coordinate per le unità delle tre forze armate operanti sui vari scacchieri oltreconfine e oltremare, mentre - in misura molto maggiore di quanto avviene nella prima guerra mondiale - il grado di efficienza del sostegno logistico delle forze terrestri e degli stessi trasporti terrestri dipende dal buon funzionamento dei porti e dei trnsporti marittimi e aerei e dall'efficacia della proiezione che le forze aeronavali sono in grado di assicurare alle comunicazioni. Benché le Nonne del 1940 assegnino all'esercito l'organizzazione dei trasporti per tutte e tre le forze armate, di fatto la dimensione. interforze - indispensabile specie per i trasporti oltremare - risulta gravemente carente, e l'organizzazione dei porti e dei trasporti marittimi durante tutta la guerra, risente come si è visto, di vecchi mali. 1 Due altri parametri vanno considerati: l'insufficiente gettito quantitativo e soprattutto qualitativo della requisizione quadrupedi e automezzi (che aumenta i problemi di manutenzione parallelamente alla varietà dei tipi e fornisce automezzi non adatti ai terreni del!' Africa e della Russia) e l'influsso dei bombardamenti aerei che specie a partire dai primi mesi del 1943 sconvolgono il sistema portuale e ferroviario e i collegamenti con le isole ad un punto tale da rendere ormai la situazione militare di per sè insostenibile, almeno secondo taluni esponenti politici e militari. Abbiamo già accennato, trattando dell'organizzazione della nazio-
1 U.
Cavallero, Op. cii.. pag. 211 e 609-613. Cfr. anche L. Ceva, Op. cii., pp. 103- 104
252
La logistica dell'esercito - Voi. IV
ne per la guerra, ai danni e disservizi provocati dai bombardamenti, ai quali accenna anche Favagrossa nel suo libro. Alberto Pirelli annota nel suo diario: IO mat70 1943: (. ..) Cini [il Conte Vittorio Cini nuovo Ministro delle comunicazioni - n.d.a.J è spaventato della situazione naviglio, degli effetti dei bombardamenti su linee ferroviarie, stazioni ferry per la Sicilia, ecc., della mancanza di vagoni ecc. Ha chiesto in iscritto a Mussolini che si convocassero i Capi militari. La riunione ha avuto luogo sot to la presiden7.a di Mussolini e Cini ha dichiarato: "il problema deve passare dal campo tecnico a quello militare e da 4ues"to al campo politico". Mussolini ha voluto mostrarsi più ottimista: "Se potremo disporre di maggior naviglio di scorta per i convogli, se..." e Cini gli ha detto che "non si vive di speranze". Dopo ciò Mussolini ha rimandato il seguito della seduta ad altro giorno. 25-26 mar7.o 1943 - CINI. Hanno avuto luogo le riunioni da lui (da Cini • n.d.a.) chieste da Mussolini. "Sedute drammatiche" ba commentato Mussolini con Bastianini. E grave è veramente la situazione: naviglio mercantile ridotto dai siluranti e dalle mine, naviglio leggero di scorta decimato; il ferry di Messina ridotto nella sua potenzialità c tutto il rifornimento della Sicilia reso difficile; anche piil difficile quello della Sardegna ed il trasporto dalla Sardegna al continente di piombo, zinco e carbone; mancanza di vagoni e ingorgo su alcune linee causa bombardamenti; danni degli attacchi aerei su stazioni, linee e sulle locomotive, hcrsaglio specifico del nemico; qualche disastro ferroviario (per es. a Cotunzuro) che si teme dovuto a sabotaggio. S'aggiunga la ~alliva utili:uazionc del materiale ferroviario specialmente da parte militare... (ma su questo punto importante Pirelli non documenta, non approfondisce - n.d.a.J. LOJACONO. Lo trovo più ottimista circa le effettive costruzioni americane di navi, che si limiterebbero auualmente a 2 al giorno ùi 10.000 tonn. di portata(= circa 6.000 stazza lorda). Più solamente circa 80.000 al mese di navi inglesi. Noi all'inizio della guerra avevamo 2.400.000 tonnellate di navi più 600.000 in cantiere. Ora siamo a 600.000 e in cantiere sono quasi fermi! "Si è data troppa prevalenza alle costruzioni di navi da guerra mentre il problema trasponi è e.ssen7iale e decisivo". Cavagnari gli ha detto un giorno: '"E come volete pensare a navigare con le vostre navi mentre c'è la tlotta inglese nel Mediterraneo!" (! ! !). Gli inglesi hanno adollato allacchi contemporanei alle navi con bombardieri e con aerosiluranti. Sono venuti a silurnre di notte una nave da 10.000 a 18 miglia da Capri!. Purtroppo nel Canale di Sicilia è stata una strage![... ] Cini, bene: Gli ammiragli sono finiti. .. sotto il tavolo dopo la requisitoria di Cini". 2
Sui trasporti marillimi giocano un ruolo decisivo fattori non reversibili come la crescente superiorità aeronavale anglo-americana e la mancata neutralizzazione di Malta. Nei trasporti terrestri i fattori non reversibili sono due: la scarsità di materiale rotabile ferroviario (specie per quanlo riguarda i vagoni-merci e i vagoni "specializzati": frigoriferi, cisterna ccc.), la scarsità di automezzi (prima ancor che di mezzi corazzati) in rapporto alle esigenze della Russia e dell'Africa, alle quali nell'ultimo periodo della guerra si aggiungono anche quelle delle unità operanti nell'Italia peninsulare e nelle isole, che non hanno più la possibilità di utilizzare le ferrovie sconvolte dai bombardamenti.3
2
A Pirelh. Up. cit., pp. 414-417. Cfr. CASM (2" Sessione), Relazione sul tema: studio de/l'organizzazione dei trasporti in guerra. - Parte Prima, Elementi .<toriC(!·Statistici e situazione dei trasporti, Roma, 1951. Capitoli Il, 111, VI, VII, Xlii, XIV, XVII e V. Taboccbini, Trasporti militari, Roma, Editoriale Aeronautico, 1942. 3
253
VI - Servizi trasporti, automobilistico e di amministrazione
li problema dei trasporti ferroviari cambia radicalmente aspetto rispetto alla prima guerra mondiale, quando si trattava in sostanza di alimentare l'esercito totalmente schierato a nord-est partendo dei vicini centri industriali o dai porti del Tirreno. Nella seconda guerra mondiale, salvo pochi giorni nel giugno 1940 (campagna contro la Francia), e nel periodo luglio-settembre 1943 le operazioni militari riguardano teatri d'operàzioni oltremare e oltreconfine, queste ultime a notevolissime distanze (Russia) che fanno del mezzo di trasporto ferroviario l'unico possibile. Tutto il territorio nazionale diventa cosl un'enorme base logistica militare nella quale le comunicazioni interne (con particolare riguardo ai porti e al porto di Napoli) sono affidate alle ferrovie. In tal modo, il traffico di diretto interesse militare è distribuito in tutta la penisola. Inoltre l'alleanza con la Germania (cioè con una potenza continentale e non con potenze marittime come nella prima guerra mondiale) impone di fare ricorso alle comunicazioni terrestri, cioè alle ferrovie, anche per rifornimenti (petrolio, carbone, cercali e materie prime in genere) che nella prima guerra mondiale affluivano via mare. In sintesi, la guerra nei riguardi dei trasporti terrestri è caratterizzata da: a) incremento della lunghezza dei percorsi, derivante dalla necessità di far fronte alle esigenze di scacchieri operativi molteplici e lontani; b) necessità di incrementare i trasporti ferroviari per importare via terra quanto non può più provenire dal mare ; c) forte e crescente limitazione di pneumatici, carburanti e mezzi di trasporto in genere per trasporti automobilistici civili, che impedisce a questi mezzi di dare un efficace concorso alla ferrovia e aggrava il problema dei trasporti ferroviari, soggetti anche ali' offesa aerea, All'entrata in guerra la rete ferroviaria italiana misura complessivamente 22.955 Km, di cui 16.981 Km eserciti dello Stato. 11.500 Km sono a semplice binario; 5.000 Km sono elettrificati. Nonostante alcune migliorie (ad esempio, la costruzione della direttissima BolognaFirenze) e l'impulso <lato dall'elettrificazione, il nostro sistema ferroviario - a fronte delle accresciute esigenze - risente ancora delle deficienze che si erano manifestate nella prima guerra mondiale. Tuttavia la potenzialità delle linee e il volume del traffico aumentano considerevolmente:
TIPO TRAFFICO
ESERCIZIO 1920-1921 (milioni)
ESERCIZIO 1938-1939 (milioni)
50,3 98,0
131,2 167,0
- percorrenze treni vìaggiatori (km.)
- totale viaggiatori (n.) - toti,le percorrenze treni merci (km.)
- totale traffico merci (9) - totale traffico bestiame (capi)
52,2 338,7 2,050
58,4 471,1 1,934
254
la logistica dell'esercito - Voi. IV
I mezzi di esercizio all'entrata io guerra sono: 4039 locomotive a vapore, 1389 locomotori, 769 automolrici a combustione interna, 214 automotrici elettriche, 7879 carrozze viaggiatori, 129.758 carri merci, 4469 vagoni-bagaglio; la percentuale dei carri effettivamente disponibili per il carico si aggira sul 90%. TI totale degli addetti è di 150.000 unità. In sintesi, rispetto alle prima guerra mondiale si rileva un maggiore sviluppo della rete esercita dallo Stato, uno sviluppo invariato delle rete a semplice binario, una diminuzione numerica delle carrozze viaggiatori (che però hanno maggiore capienza), un aumento di 1/4 dei carri merci, un'accresciuta potenzialità complessiva della rete, ottenuta con l'impulso dato all'elettrificazione e con il migliore sfruttamento dei treni. Nei primi mesi della guerra il traffico ferroviario può beneficiare della mancata dichiarazione improvvisa della mobilitazione, che - come era avvenuto anche nel 1915-1918 - durante i 9 mesi di "non-belligeranza" consente di scaglionare opportunamente nel tempo i trasporti di mobilitazione e di radunata e per il rinforzo delle unità oltremare. Inoltre, fino al 1943 il traffico non è mai seriamente ostacolato dall'offesa aerea, e la stessa limitata pultm:LialiLà dei poni dcli' Italia meridionale (Napoli, Bari, Siracusa, Brindisi ecc.) automaticamente contribuisce anche a limitare il traffico ferroviario che li alimenta. Per contro, queste circostanze che tutto sommato possono essere definite favorevoli sono annullate dalla scarsa disponibilità di materiale rotabile. Nonostante l'aumento peraltro contenuto del numero dei carri (nell'esercizio 1942-1943 ne sono disponibili 146.000), due sono i fattori che influiscono negativamente sulla effettiva possibilità di utilizzazione di trasporti ferroviari per esigenze militari intese in senso stretto:
a) l'incremento dei trasporti per esigenze che possono essere definite non strettamente militari, connesso con la necessità di ricorrere per le importazioni ed esportazioni quasi esclusivamente alle ferrovie. Nell'esercizio 1942-1943, dei 146.000 carri disponibili solo 41.000 - cioè il 28% - sono impiegati per trasporti militari (nel 1918, la percentuale era stata del 67%) e i rimanenti 105.000 sono impiegati per la metà per l'importazione di cereali, combustibili e generi vari o per sfollamenti (100 carri) e per la metà per trasporti interni e di servizio; b) l'aumento del 62% del percorso medio per tonnellata (da 250 Km dell'anteguerra a 404 dell'esercizio l 942-1943) e l'aumento del 66% del ciclo-viaggio per carri (da 5 giorni e 7 ore dell'esercizio 1939-1940 a 8 giorni dell'esercizio 1942-1943). In totale, le importazioni per ferrovia dall'estero passano dalle 12.500.000 t di merci nell'anno finanziario 1940-1941 alle 14.283.400 t nel 1941-1942, delle quali 1'80% è di carbone e il 10% di carburanti e lubrificanti. Fino all'armisti:Lio la potenzialità ferroviaria del valico del Brennero (40 coppie di treni/giorno) è impiegata al completo per l'importazione di carbone. Dal valico di Postunùa transitano~ entrata i rifornimenti di carburante provenienti dalla Romania e in uscita i rifornimenti
Vl - Servizi trasporti, automobilistico e di amministrazione
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per le truppe nei Balcani e in Russia. Dal valico Tarvisio entrano i rifornimenti di carbone dalla Polonia, Slesia e Cecoslovacchia ed escono i rifornimenti per le truppe in Russia. Da Modane-Ventimiglia transitano in entrata il carbone proveniente dalla Francia e i materiali provenienti dalla Ruhr e in uscita i rifornimenti per le truppe di occupazione in Francia. L'endemica scarsità di trasporti automobilistici è ben documentata dai riferimenti che continuamente vi ricorrono nel diario di Cavallero. Va distinto un fattore produttivo (relativa insufficienza anche qualitativa della produzione industriale; scarsità di gomme, pezzi di ricambio ed accessori e carburanti) da un fattore organico e organizzativo, derivante dalla costante tendenza - già più volte messa in luce - a privilegiare la quantità - e la quantità di fanterie in particolar modo - rispetto alla qualità, alla quale si aggiunge la ancor più deleteria tendenza a spargere forze e mezzi su tutti i fronti. Ciò significa, in ultima analisi, marcato concentramento in poche Grandi Unità degli automezzi disponibili e costante sottomotorizzazione delle truppe e dei Servizi, quasi sempre largamente al di sotto di tabelle organiche a loro volta non certo larghe in fatto Ji autome-Lzi, e carenza di organi di riparazione che richiedono costose attrezzature e personale specializzato difficile da reperire. Come sempre, l'insufficienza del parco autoveicoli militare ha due riflessi principali: a) l'accentuato ricorso a vecchi rimedi che già in passalo avevano dimostrato la loro insufficienza e i loro limiti, come la requisizione di autoveicoli civili, il ricorso - per i trasporti d'Intendenza - a ditte civili convenzionate, la limitazione dell' impiego di automezzi da parte civile; b) il mantenimento e anzi l'incremento del traino animale e del vecchio carreggio nelle Grandi Unità non impegnate in operazioni in Russia e in Africa, e il largo ricorso al traino animale e alle salmerie - non solo da parte italiana - nelle campagne di Francia, Grecia e Russia e nelle operazioni di controguerriglia in Jugoslavia. Va considerato che il largo ricorso al cavallo e al mulo anche in sostituzione dei mezzi motorizzati organicamente previsti (che mancavano) non può essere ritenuto - di per sè - motivo di inefficienza e di non competitività e non caratterizza solo l'esercito italiano. ln Polonia, Francia e Russia anche la Wehrmacht ricorre largamente, e lutto sommato con buoni risultati, al cavallo e ai trasporti ippotrainati. Nel 1939 la mobilità della fanteria tedesca era ancora assicurata per il 90% dal cavallo. Accanto a 17.000 uomini e 1009 automezzi (escluse le motociclette) una divisione di fanteria della Wehrmacht comprendeva pur sempre 919 veicoli ippotrainati e 4842 cavalli (dei quali 1923 per i tre reggimenti di fanteria, cioè 641 ciascuno, e 2208 per il reggimento di artiglieria, che dunque era in prevalenza ippotrainato, ancorché con pezzi più potenti, più numerosi e più moderni). Il patrimonio equino della Wehrmacht nel 1939 ammontava a .'i90.000 cavali i, e il Servizio veterinario dell'Esercito comprendeva 130.000 uomini di cui 8.150 vete-
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rinari. Le forze destinate alla invasione della Russia nel giugno 1941 (3.300.000 uomini) disponevano cli ben 600.000 automezzi e 3.582 carri armati , ma anche di 750.000 cavalli (secondo lalune fonti) e di 625.000 (secondo altre; Cfr., in merito, G. Di Finzio, "Rivista Italiana Di fesa" n. 1/1992). Nel proseguo della guerra, il logoramento e le enormi perdite cli mezzi motorizzati e la carenza di carburanti aumentarono - e non diminuirono - la domanda di trasporti ippotrainati, ai quali la Wehrmacht fece fronte con requisizioni in massa nei Paesi occupati. Alla data del I O febbraio 1945 la Wehrmacht clisponeva ancora di 1.098.734 cavalli e nello stesso anno 1945 persino le divisioni corazzate per la prima volta avevano in organico lrasporti ippotrainati e un plotone veterinario. Si calcola che ne lla 1" guerra mondiale il rapporto uomini/cava!Ji nell'esercito ledesco era di 7 a 1, mentre nella 2" ha raggiunto la proporzione di 4 a I. E v'è da constatare, anche se mancano dati certi, che la Wehrmacht ha saputo fare buon uso del gran numero di quadrupedi, carreggio e automezzi catturati all'esercito italiano nel 1943. In soslanza la Wehrmcht 1939- 1945 era un classico esercito lancia e scudo, nel quale la lancia erano ottime unità corazzate e motorizzate e lo scudo delle divisioni di fanteria che tutto sommato disponevano di trasporti - a motore e non - che loro consentivano di svolgere effettivamente tale funzione e che riuscivano a sfruttare bene l'apporto del cavallo. Non cosl avveniva nell 'eserc ito italiano, dove non di rado si chiedeva aUo scudo - peraltro molto debole - di sostituire la lancia che a sua volta era solo sulla carta: tutto questo, non solamente e non tanto perché il cavallo e il mulo erano ancora cliffusi. Diversamente dai Comandi italiani, inoltre, i Comandi tedeschi capirono subito - fin dall'ottobre 1940 - che in Africa Settentrionale potevano essere impiegate solo unità completamente motorizzate, e si regolarono di conseguenza. Dal 1940 al 1943 per l'esercito italiano si era posto un problema non tanto di sovrabbondanza e almeno parziale inutilità de l relativamente ingente patrimonio equino, ma cli una sua corretta e razionale gestione, conservazione e utilizzazione là dove era possibile. E non solamente per I' ARMIR e lo CSIR, vale il giudizio che lo storico militare tedesco Burkharl Muller - Hillebrandt ha dato dell'impiego dei cavalli durante la guerra in URSS: il cavallo rispose pienamente a tutte le aspeuative in lui riposte quando le truppe erano state anc he bene addestrate a montarlo e ad assisterlo dal punto di vista veterinario, se era disponibile sufficiente foraggio, e se, ino ltre, taJj truppe avevano Comandi esperti nell 'impiego del cavallo ...
Come nell' esercito italiano, anche nell'esercito tedesco queste indispensabili premesse spesso non si verificano, per carenza di foraggi, difficoltà di acclimatazione nel rigido clima russo e scarsa pratica e dimestichezza dei Comandi e dei Quadri con i problemi di vario ordine che comporta l' impiego razionale di quadrupedi e di trasporti ippo-
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trainati. Va infine osservato, in proposito, che normalmente la fanteria italiana - nella formula 1937 - 1943 - più che su trasporti ippotrainati e sui cavalli fa affidamento sui trasporti a soma; il contrario avviene per le altri Anni. I trasporti a soma si sono rivelati di grande utilità nella breve campagna di Francia e nella campagna di Grecia si sono dimostrati addirittura insostituibili: anche in questo caso, ciò che nell'esercito italiano ha fatto difetto non è stata l'impostazione generale del rapporto tra mezzi a motore e mezzi a traino animale o salmerie, ma la sua concreta applicazione. Cosl ad ambedue i mezzi di trasporto - quelli a motore e quelli ippotrainati e someggiati - molte volte si è chiesto ciò che non potevano dare, e molte volte si sono trascurate le predisposizioni per una loro corretta gestione. Nel corso della guerra si ricorre più volte a nuove requisizioni, che però da una parte sono in contrasto con le esigenze della guerra integrale e di logoramento che impongono di non incidere troppo sul tessuto civile, e dall' altra incontrano ostacoli e resistenze solo in parte giustificati e resi possibili, in ultima analisi, dallo scarso potere dei Minis teri militari a fronte di quelli riservati ai Ministeri civili con forti protezioni politiche. La requisizione, già nel 1941 c durante la campagna di Grecia, è l' ultima ratio. Cavallero annota nel suo diario in data 1 aprile che il sottosegretario alla guerra Scuero risponde alla sua richiesta di rifornimenti e mezzi di trasporto per la Grecia: "Per autocarri stiamo male. L'Italia non può darne che di privati: non ha più disponibili autocarri militari" . La replica di Cavallero dimostra che, con una strategia dispersiva come quella del momento, gli automezzi erano una coperta sempre troppo corta: "L'Italia sta mandando automezzi in Libia. Li mandino qui invece! Qui si gioca la partita definitiva". 4 Cavallero lamenta anche ripetutamente il cattivo andamento della requisizionc.5 La disciplina dei trasporti civili dà, anche in questo campo, larghissimi poteri ai prefetti, competenti ad effettuare requisizioni e ad imporre serviL.i. Jn tal modo si crea - al di là dell' intento del legislatore - un potere paraJlelo (se non un contropotere) a quello militare anche in questo campo, il che giustifica le lamentele dei generali prima citate sugli ostacoli frapposti dalle autorità civili locali - in nome di esigenze civili - alle requisizioni per esigenze militari. Con il R.D. - legge 22 maggio 1942, n. 7726 sono infatti emanate norme che assegnano ai prefetti il compito di provvedere al coordinamento e alla migliore utilizzazione di tutti i mezzi di trasporto a trazione meccanica e animale esistenti nella provincia, compresi quelli adibiti temporaneamente o a carattere continuativo a trasporti militari connessi con esigenze operative. Fermi restando i poteri delle autorità militari in materia di precettazione e requisizione, il prefetto: a) accerta la disponibilità dei mezzi
4
U. Cavallero, Op. cii., p. 138. pp. 307-308. 6 G .M . 1942, pp. 2287-2399.
5 ivi,
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rv
di trasporto esistenti nella provincia; b) procede ove occorra alla requisizione dei mezzi o ordina quei Lrasporti che in via continuativa, saltuaria o occasionale sono da lui rilenuli necessari; e) può disporre la costituzione di consorzi obbligalori Lra i proprietari di automezzi; d) deLermina l'importanza e l'urgenza dei Lrasporti, dando la precedenza ai trasporti militari di carattere operativo, ai trasporti interessanti la produzione bellica e ai prodotti alimentari (i trasporti per esigenze militari territoriali hanno priorità 2); e) dispone, sempre che sia possibile, viaggi a pieno carico; f) proibisce i trasporti a Lrazione meccanica su strada quando è possibile effettuarli per ferrovia o a trazione animale. I poteri del Prefetto non riguardano, pcrallro, i mezzi di trasporto di proprietà dello Stato, del P.N.F., dell'amministrazione delle ferrovie e di quella delle poste.1 Un ultimo aspetto riguarda il trasporto aereo, che per la Grecia - specie da dicembre 1940 ad aprile 1941 - e in Africa Settentrionale (specie nel 1942-1943) tende a soppiantare il trasporto marittimo soprattutto per il personale e - a volte - persino la scarsità di automezzi di 2" linea. Al trasporto aereo si ricorre anche quando si rende necessario concentrare rapidamente forze terrestri per ristabilire una situazione critica in scacchieri oltrèmare: esso diventa quindi un importante fattore di flessibilità. Viene ora da chiedersi qual'è - più nel dettaglio - l'organizzazione che viene effcuivamente adottata, se essa è aderente allo spirito e alla lettera della regolamentazione logistica del J940 (vds. Voi. m, capitolo VI) e se i provvedimenti adottati e la normativa secondaria consentono di ottenere il meglio possibile onde rimediare - almeno in parte ai pesanti condizionamenti negativi prima esaminati. il 10 giugno 1940 viene costituita nell'ambito dello SME - come previsto dalle norme - una direzione superiore trasporti, sulla base organica dell'ufficio trasporti dello SME. A tale direzione trasporti, che comprende ufficiali delle tre forze annate e funzionari delle ferrovie, viene assegnato il compito di provvedere ai trasporti ferroviari, marittimi, aerei e per via ordinaria (per questi ultimi, limitatamente a trasporti di interesse particolare) interessanti tutte le forze armate. La direzione è articolata in 5 sezioni (ferroviaria, marittima, aeronautica, trasporti per via ordinaria e lavori) e un ufficio tecnico ferroviario. Dal canto suo, il Comando Supremo con D.M. 24 marzo 1942R istituisce - piullosto tardi - un comitato permanente per il coordinamento dei trasporti militari e civili, marittimi e terrestri i cui componenti civili sono successivamente militarizzali con Bando del duce in data 9 aprile 1942.9 Questo comitato impartisce direttive e ordini alla direzione superiore trasporti anche direuamenle (il 26 ottobre 1942 Cavallero tratta con Favagrossa il
7
ìvì, pp. 2087-2106.
8
ivi, p. 910.
9 ivi, pp. 1459- 1460.
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trasferimento della direzione trasporti al Comando Supremo 10 e convoca spesso il direttore col. Di Raimondo per impartirgli ordini diretti). L'intervento tedesco in Libia e nel Mediterraneo e le sempre più pressanti esigenze di coordinamento tra forze marittime e aeree connesse con la protezione dei convogli spinge il Comando Supremo a costituire in data 15 settembre 1942, sia pur tardivamente, un altro organismo: il comitato misto navale e aeronautico, italiano e germanico, per l'organizzazione e la protezione dei trasporti per l'Africa, presieduto dal Sottocapo di S M della marina e con sede presso Supermarina 11 Ne fanno parte l' ammiraglio comandante della marina germanica in Italia, un generale dell'aeronautica germanica designato dall'OBS, i capi reparto operazioni di Supermarina e Superaereo, il contrammiraglio coadiutore di Supermarina per il traffico. Compito essenziale del comitato è di "esaminare i problemi inerenti alla organizzazione e protezione dei trasporti, per giungere a un'intesa sulle linee fondamentali e sull'esecuzione dei trasporti". Le decisioni del comitato per quanto concerne il movimento ordinario dei convogli hanno valore esecutivo, sempre che siano prese di comune accordo; in casi dubbi, decide il Comando Supremo. Alla preparazione degli elementi da suLLupurre al comitato provvede un ujjìcio speciale per l'organizzazione e la protezione dei trasporti per l'Africa, anch'esso a composizione mista, presieduto dal contrammiraglio coadiutore di Supermarina per il traffico. li comitato e l'ufficio speciale devono assicurare un costante e rapido scambio di informazioni sulla situazione marittima, sui movimenti di navi da guerra e mercantili con particolare riguardo ali' Africa Settentrionale, sui programmi, loro attuazione e relative varianti. Per tutta la guerra rimane in vigore la regolamentazione sui trasporti ferroviari del 1939-1940, con particolare riguardo al R.D. 6 novembre 1939, n. 2167 Regolamento per l'esecuzione dei grandi trasporti militari (vds. Vol. III - capitoli VI e VII). L'organizzazione periferica facente capo alla direzione superiore trasporti è costituita da: delegazioni trasporti militari, Comandi Militari di stazione, posti di vigilanza ferroviari, uffici imbarchi e sbarchi, uffici autotrasporti, reparti del genio ferrovieri, battaglioni pontieri pesanti per ponti ferroviari, reparti di movimento stradale. Nel complesso, durante la guerra sono costituiti: a) in territorio nazionale: 12 delegazioni trasporti militati; 140 Comandi militari di stazione e posti di vigilanza; 7 uffici imbarchi e sbarchi; 2 uffici avio-trasporti; b) nelle zone occupate e in territorio estero; l delegazione trasporti militari (Susak); l delegazione mobile (Lubiana); 24 Comandi militari di stazione e posti di vigilanza (in Slovenia, Croazia, Dalmazia, Serbia, Grecia); 2 uffici trasporti di collegamento (a Budapest e Belgrado); U . Cavallero, Op. cii. , p. 518. Sull' organizzazione della marina per il lraffico mercantile Cfr. G. Califano, L 'ufficio traffico di Supe rmarina e l 'organizzazione dei trasporti oltremare, "Bollettino d ' lnformazioni della Marina Militare", Anno lii - marzo-giugno 1989. 10
Il
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La logistica dell'eserci10 - Vol. IV
55 Comandi militari di stazione in Germania, Ungheria, Romania e territori russi occupati. Le modalità per i trasporti marittimi e le competenze in merito dei vari organi sono (tardivamente) ridefinite con la Pub. SME n. 4283 Regolamento sul servizio dei trasporti marittimi e ferroviari - Parte Terza trasporti marittimi, emanata il 18 novembre 1942, che abroga il Regolamento sul servizio dei trasporti (per ferrovia e per mare) - Parte li - Trasporti per mare in tempo di pace- Ed. 1908. La pubblicazione, emanata dall'ufficio trasporti dello SME, è strettamente di forza armata ed è diretta principalmente ai reparti dell'esercito. Oltre a limitare la trattazione alla parte logistico-amministrativa di competenza dell'esercito essa non fornisce, quindi, un quadro completo dell'organizzazione e funzionamento dei porti e dei convogli, dei rapporti tra i vari organi interessati, lra gli organismi direttivi di forza armata ecc.; in merito continua a mancare una regolamentazione di base interforze. E' tuttavia utile riepilogare, qui di seguito, l'organizzazione generale dei trasporti e competenze degli organi direttivi e periferici prima indicati. La direzione superiore trasporti non è altro che l'urfìcio trasporti dellu SME con l'aggiunta di rappresentanti della marina e dell' aeronautica. Di conseguenza, ai fini interni dell'esercito rimane in vigore il termine più limitativo ufficio trasporti, che ha il compito di organizzare, con mezzi terrestri, navali e aerei: a) i trasporti ordinari collettivi, riguardanti cioè i reparti o drappelli di forza superiore ai I O uomini, o quadrupedi, materiali e derrate la cui spedizione richiede uno o più carri ferroviari. In campo terrestre, questi trasporti riguardano il territorio di più delegazioni contigue o i trasporti diretti ai porli d'imbarco; in campo marittimo, possono utilizzare le navi di linea. Ne sono comunque esclusi i trasporti marittimi a breve raggio con o tra le isole, di competenza delle delegazioni trasporti periferiche; b) i trasporti straordinari, che si effettuano - quasi sempre con carattere di urgenza - per far fronte a esigenze speciali e improvvise, riguardanti truppe e materiali; c) i trasporti speciali, riguardanti il trasporto di munizioni, esplosivi e, in genere, delle merci classificate come "pericolose e nocive"; d) i grandi trasporti, riguardanti i trasporti di numerose truppe e di ingenti quantità di materiali. La competenza della direzione superiore dei trasporti sui trasporti marittimi non è esclusiva. Almeno fino al 1941 il Ministero dell'Africa italiana provvede in proprio ai trasporti marittimi riguardanti le proprie esigenze (fino al luglio 1940, anche a quelle militari, tramite il deposito R. corpo truppe coloniali di Napoli), e i Ministeri della marina e dell'Aeronautica conservano la facoltà di organizzare autonomamente trasporti con navi intere per le proprie esigenze. 12
12
V . Tabocchini, Op. cit., p . 140.
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Nel campo marittimo, l'organizzazione dei trasporti fa capo ali' Ufficio rifornimento traffico e spedizioni oltremare (RTSO), che ha il compito di preparare le operazioni relative al traffico oltremare in Mediterraneo e di mantenere le relazioni con le altre forze armate, oltre che con le altre autorità centrali della marina interessate ai traffici e con le autorità periferiche preposte ai traffici. L'ufficio traffico costituisce, nell'agosto 1942, la seconda sezione dell'ufficio operazioni della Stato Maggiore Marina, e successivamente diventa autonomo. Le sue competenze si estendono anche all'armamento delle navi mercantili e ai relativi ordini alle competenti direzioni generali del Ministero della marina. Ricevute le richieste dalla direzione superiore trasporti, l'ufficio provvede a designare e se necessario a concentrare nei porti le navi mercantili necessarie, che possono essere: in normale servizio di linea; in corsa apposita (cioè messa a disposizione esclusiva delle forze armate dall'armatore, su una data linea e solo per dato viaggio); noleggiate (a tempo, a viaggio, oppure a peso, misura o numero del personale e materiale trasportato); requisite (vi provvedono, su ordine dell'Ufficio RTSO, gli appositi organi del Ministero della marina o eventualmente il Ministero delle comunicazioni - direzione generale della marina mercantile). Sulle navi noleggiate o requisite è prevista la presenza di un comandante militare (ufficiale di vascello o del corpo equipaggi abilitato) e di un commissario di bordo, ufficiale (di norma capitano) che ha il compito di controllare l'esecuzione delle condizioni di noleggio o requisizione da parte dell'armatore e di assicurare il sostegno logistico ai reparti imbarcati. I trasporti aerei fanno capo a un Comando Servizi aerei Speciali con rango di Grande Unità, alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore Aeronautica, che comprende: a) reparti trasporto, comprendente veicoli da trasporto civile requisiti con relativi personale e infrastrutture, ai quali si aggiungono nel prosieguo della guerra velivoli da trasporto special inali (trimotori S. 82), con capacità di carico di 32 uomini e 4 tonnellate di materiali, autonomia massima 4000 Km (con serbatoio supplementare), autonomia normale 1000 Km e velocità di crociera 240 Km/h; b) nuclei comunicazioni, che hanno il compito di assicurare la continuità d'esercizio di alcune linee aeree mantenute per esigenze civili e militari. Durante la guerra sono ridotti e perdono d'importanza per carenza di materiali di volo; sono tuttavia mantenuti i collegamenti con le isole, con la Grecia e con l'Egeo_ Le delegazioni trasporti militari sono essenzialmente organi direttivi periferici per i trasporti ferroviari, esplicano la loro attività entro i limiti di uno o più compartimenti delle ferrovie e provvedono ai trasporti ordinari e straordinari che hanno inizio nel territorio della propria giurisdizione e terminano in quello della delegazione confinante, oppure che si svolgono interamente nel territorio della propria giurisdizione; hanno anche competenza su determinate linee di navigazione secondarie nella zona di giurisdizione.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
Gli uffici militari imbarchi e sbarchi sono istituiti - a seconda delle necessità - solo nei porti nei quali si svolge un importante traffico marittimo e limitatamente alla durata di tale traffico. Nei porti di minore importanza, sono sostituiti dai locali Comandi militari di stazione. Dei predetti uffici l'ufficio trasporti del Comando corpo di SM si avvale "per il tramite delle delegazioni trasporti militari, per facilitare l'esecuzione dei trasporti militari marittimi vigilandone la regolare effettuazione ed intervenendo per eliminare gli inconvenienti che eventualmente si manifestassero" (Para. 74 Pubb. n. 2627 - Ed. 1934). Hanno composizione variabile, e sono diretti da un ufficiale superiore dell'esercito. Su richiesta dell'ufficio trasporti dello SME, sono chiamati a farne parte anche ufficiali inferiori e sottufficiali della marina, dell'aeronautica e della guardia di finanza. Più nel dettaglio, provvedono ai trasporti marittimi riguardanti tutte le forze armate dello Stato, curando il loro raccordo con quelli ferroviari e dirigendo e controllando il carico e scarico delle navi. A tal fine, si mantengono in continua e stretta relazione con i Comandi militari di stazione o, in mancanza di questi, con le autorità ferroviarie del luogo. Prenotano i posti per i viaggi di persone e l'imbarco di materiali presso le società di navigazione, eseguono l'imbarco e lo sbarco delle persone e dei materiali, predispongono, controllano e disciplinano l'opera delle imprese private che hanno la concessione delle operazioni di carico e scarico nei porti, definiscono. sorvegliano tecnicamente ed economicamente i lavori di adattamento delle navi noleggiate alla necessità dei trasporti da eseguire, rappresentano e tutelano gli interessi dcli' Amministrazione militare nei riguardi degli armatori e comandanti delle navi noleggiate svolgendo le relative pratiche. Per i trasporti più importanti, assegnano a ciascuna nave un commissario di bordo tra quelli inviati dalla direzione trasporti, e d'intesa con il comandante della nave compilano il piano di carico, cioè il progetto di massima per la sistemazione a bordo delle truppe e materiali secondo la più ra7.ionalc utilizzazione dello spazio. Nei porti maggiori e in caso di grosse spedizioni oltremare, all'allestimento delle unità mercantili, all'imbarco delle truppe e dei materiali e alle operazioni di rifornimento sovraintende la commissione di allestimento e imbarco, composta da rappresentanti delle tre forze armate e presieduta da un ufficiale della marina militare che dipende dal dipartimento o dal Comando militare marittimo di giurisdizione. Non risulta che la predetta commissione sostituisca in tutte le sue attribuzioni il locale ufficio imbarchi e sbarchi (che dipende, come già visto, dall'ufficio trasporti - o direzione superiore trasporti - dello SME): manca comunque una precisa regolamentazione che definisca le sfere di competenza (che almeno in parte possono sovrapporsi) e i rapporti di due organismi, che possono operare nello stesso porto ma dipendono da forze armate diverse. A fine 1942 le competenze per i vari porti oltremare sono così ripartite:
VI - Servizi trasporti, automcbilistico e di amministraz ione
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UFFICIO O COMANDO
SCACCHIERE O PORTO DI DESTINAZIONE
- Ufficio militare imbarchi e sbarchi NAPOLI
Libia e Cagliari
- Ufficio militare imbarchi e sbarchi CIVITAVECCHIA
Olbia
- Ufficio militare imbarchi e sbarchi BARI
Durazzo (personale) Albania (materiale)
- Ufficio militare imbarchi e sbarchi ANCONA
Egeo, Zara
- Comando presidio BRINDISI
Valona, Porto Edda, San Giovanni Medua (personale)
- Comando Militare Stazione PALERMO
Pantelleria e Lampedusa
- Sezione commissariato militare LIVORNO
Elba
Per i piccoli trasporti marittimi ordinari (reparti di forza inferiore a 10 uomini e materiali la cui spedizione richiede meno di un carro, escluse munizioni, esplosivi e merci pericolose e nocive) i reparti interessati rivolgono le richieste direttamente ai predetti Enti. Per gli altri tipi di trasporto ferroviario e marittimo di competenza della direzione superiore trasporti, i Comandi ed Enti interessati inoltrano alla stessa direzione una richiesta di trasporto su apposito modulo, con anticipo di almeno 8 giorni per i trasporti collettivi e speciali e almeno 15 giorni per i grandi trasporti, che predispone i trasporti marittimi e ferroviari. Per la parte marittima, secondo il para. 15 del citato regolamento sui trasporti marittimi del 1942 la direzione trasporti a seconda dei casi procede a semplice prenotazione di posti o di spazio presso la società di navigazione interessata, oppure prende accordi: a) con la società stessa, per l'effettuazione di una o più corse apposite; b) con il Ministero delle comunicazioni - direzione generale della marina mercantile - se è necessario il noleggio di una o più navi; c) con il Ministero della marina, se il trasporto - per il suo grado di urgenza, o per la situazione di emergenza nel quale si svolge - richiede il ricorso alla requisizione di naviglio. Compete alla direzione superiore trasporti fissare l' ordine di prio-
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
rità delle partenze, che per la Libia vengono stabilite sulla base delle esigenze prospettate dal Comando Superiore Africa Settentrionale. 13 Le predette predisposizioni si traducono nell'emanazione da parte della direzione superiore trasporti di ordini di movimento per ferrovia (completati da: nome della nave su cui il personale o i materiali devono essere imbarcati, porto d'imbarco, ora della partenza, organo del servizio trasporti al quale deve presentarsi il comandante o essere appoggiato il materiale) e di quadri d'imbarco, quando l'entità del trasporto lo richiede. Questi documenti sono inviati a tutti i Comandi e Enti interessati. In casi di urgenza, possono essere sostituiti da un ordine telegrafico o telefonico contenente i principali dati sul trasporto. Dopo la partenza di ciascuna nave, l'ufficio imbarchi e sbarchi segnala con elenco nominativo alla direzione trasporti e a tutti gli Enti interessati il personale imbarcato diviso per ufficiali, sottufficiali e truppa. Per i materiali segue una procedura differenziata, segnalando con elenco conforme ad apposito modello: a) alla direzione superiore trasporti (o ufficio trasporti dello SME) tutti i materiali imbarcati, distinti per Amministrazione interessata; b) all'ufficio Servizi dt:llo SME solo i materiali imbarcati appartenenti all'Amministrazione della guerra; c) alla direzione generale dei Servizi logistici/di commissariato del Ministero della guerra i materiali dell'Amministrazione della guerra imbarcati su navi di linea, o tutti i materiali, a qualunque Amministrazione appartengano, imbarcati sulle navi noleggiate; d) a ciascuna delle direzioni generali e servizi del Ministero della guerra: stralcio del suddetto elenco, solo per la parte di competenza; e) a ciascuna delle altre amministrazioni (marina, aeronautica, Comandi generali dei carabinieri, della guardia di finanza, della milizia): analogo stralcio per la parte di competenza. Superfluo segnalare la pesantezza del lavoro burocratico richiesto a un organo periferico, che dovrebbe avere funzioni soprattutto operative. Nè si comprende perché le segnalazioni a Ministeri e Comandi o a ripartizioni interne del Ministero della guerra o dello Stato Maggiore non siano fatte dalla stessa direzione trasporti, visto che una volta partita la nave non si pongono pii) problemi di urgenza. Per le modalità relative al carico, trasporto e scarico delle merci pericolose si seguono le norme relative aU' Istruzione per il trasporto degli esplosivi - Ed. 1932, che riporta in stralcio I' ancor vigente Regolamento che determina le norme per l' imbarco, trasporto in mare e sbarco delle merci pericolose, approvato con R.D. 13 luglio 1903, n. 361.
Il Queste norme riportate dal citato Ri:golamento sui trasporti marittimi del 1943 (Pub. n. 4283) sono in contrasto con quanto asserisce nel citato articolo il Califano, secondo il quale l' ufficio RTSO di Supermarina (che la Pub. 4283 non nomina nemmeno) è l'unico terminale per richieste e esigenze di trasporto mariuùno, quindi la direzione superiore trasporti e l'ufficio militare imbarchi e sbarchi dovrebbero fare capo solo a detto ufficio.
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I colli contenenti merci non pericolose devono essere condizionati in modo da non prestarsi a manomissioni e da resistere alle varie operazioni necessarie per il trasporto marittimo. Qualunque sia l' Amministrazione di appartenenza, essi debbono inoltre riportare una serie di indicazioni che ne facilitano il carico, lo scarico e lo smistamento, e precisamente devono: a) essere muniti di etichette, o meglio cli iscrizioni in nero dalle quali oltre che l'Ente destinatario e mittente risultino il contenuto, il peso lordo e netto e il volume (se si tratta cli materiali al seguito di reparti, deve essere anche indicato il Comando o reparto di appartenenza). All'interno cia'lcun collo deve contenere elenco dettagliato del materiale, Ente mittente e numero progressivo (se il predetto Ente invia più colli);
b) portare - quando necessario - le indicazioni "fragile", "alto" e "basso"; c) essere contrassegnati da una fascia a colore che consenta di distinguere a prima vista il tipo di materiale e il Servizio o Amministrazione di appartenenza (rosso per le munizioni ed esplosivi; rosso e nero per materiali infiammabili; giallo per materiali di artiglieria non esplodenti; nero per i materiali del genio non esplodenti; bianco per i materiali di sanità; verde per i materiali di sussistenza e casermaggio; violetto per i materiali di vestiario ed equipaggiamento; nero-azzurro per i materiali della motorizzazione; azzurro per i materiali dell'aeronautica che non rientrino nelle categorie precedenti, contrassegnati anche da un distintivo costituito da due ali dipinte di bianco). I materiali e le derrate sono caricati e stivati tenendo conto, nello stabilire l'ordine di precedenza, esclusivamente di elementi di carattere logistico. Infatti la citata Pub. n. 4283 (para. 73) non fa cenno a particolari esigenze di carattere tattico, e stabilisce che: materiali e derrate. d'accordo con il Comando della nave [che ha completa responsahililà dello stivaggio - n.d.a.] vengono distribuiti e sistemati nelle varie stive, nei corridoi, raggruppandoli possibilmente per servizio (sanità, commissariato, ecc) e dando la precedenza di carico e stivaggio, anzitutto, ai materiali e alle derrate destinati agli scali più lontani. Nello stabilire l'ordine <li preceden7.a di carico e di stivaggio, devono essere considerati, altresl, la specie dei materiali, la loro natura e il tipo d'imballaggio (precedenza al materiale più pesante e con l'imballaggio più solido). In ciascuna stiva i colli (casse, gabbie, sacchi ccc.) vengono sistemati a strati, procedendo dal centro delle stive le murnte. Il numero degli strati è naturalmente, in relazione alla resistenza degli imballaggi [ ...]. Le derrate e in modo particolare la pasta, la galletta, la farina. il caffè, lo zucchero, l' avena ecc. debbono sempre essere allogate in stive perfettamente asciuuc e pulite. Tutto ciò che è custodito in sacchi non va tenuto II diretto contatto di pavimenti o paratie <li ferro. Il caffè deve essere stivato lontano dalle derrate.
Fin dal tempo di pace, l'ufficio di Stato Maggiore della marina di ~ spone un censimento delle navi mercantili nazionali, allo scopo di raccogliere i principali elementi riguardanti la loro capacità c adattabilità per i differenti casi di trasporti militari. Tn relazione al servizio al quale sono normalmente adibite e alle loro caratteristiche le navi mercan-
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tili sono utilizzate, agli effetti dei trasporti militari: a) essenzialmente per trasporto di truppe; b) essenzialmente per il trasporto di quadrupedi e del personale di governo; c) contemporaneamente per il trasporto di truppe e quadrupedi; d) per il trasporto di materiali (particolarmente: automezzi o aerei con pochi uomini di scorta); e) per il trasporto dei feriti e ammalali (navi ospedale); f) per il trasporto di combustibili liquidi. La Pub. n. 4283 - Capo X prevede anche l'utilizzazione di navi speciali della R. marina, definite "mezzi che per le loro caratteristiche costrutlive e la particolare attrezzatura, consentono il trasporto contemporaneo di uomini, quadrupedi e materiali, e favoriscono, particolarmente, le operazioni di imbarco e di sbarco in spiaggia aperta". Su queste navi , le operazioni di imbarco e sbarco richiedono opportuni accorgimenti. 1 comandanti dei reparti di forza non inferiore a un battaglione, squadrone, balleria, squadriglia d'aviazione nominano un ufficiale di caricamento, coadiuvato da uno o più sottufficiali (quando il carico della nave avviene lontano dalla banchina, ne possono essere nominati due). L ' ufficiale di caricamento si presenta con almeno 48 ore di anticipo all'ufficio imbarchi e sbarchi per ricevere istruzioni dettagliate relative alle modalità d'imbarco del proprio reparto, munito di ruolini d ' imbarco distinti per il personale e i quadrupedi e di nota dei materiali al seguito (con indicazione dei colli, pesi , volumi ecc.). Riconosce preventivamente e prende in consegna i locaJi, gli effetti letterecci e i materiali per la distribuzione del vitto e di servizio generale assegnati al reparto per le esigenze del viaggio, e durante le operazioni d'imbarco coadiuva il commissario militare di bordo controllando che tutto il materiale venga caricato, e notificandogli - per l'immediata constatazione - gli eventuali ammanchi e degradazioni verificatesi durante il canco. Le norme che le truppe devono osservare durante la permanenza a bordo variano a seconda che le truppe stesse siano imbarcate su navi della marina o su navi mercantili. Sulle navi della marina esse sono soggette al Regolamento per il servizio a bordo delle R. navi (parte VI, capitolo III), che stabilisce l'intera autorità e responsabilità del comandante qualunque sia il grado di chi si trova a bordo. Il comandante può anche impiegare per le esigenze del servizio gli ufficiali inferiori e sottufficiali delle tre forze armate presenti a bordo. Sulle navi mercantili civili addette a servizi di linea, il comando della nave per ciò che riguarda la manovra e la direzione marittima appartiene esclusivamente al capitano della nave, al quale compete inoltre l 'ordine e la pulizia della nave; i passeggeri militari imbarcati sono perlanto soggetti come quelli civili ai poteri disciplinari del comandanle. Il comandanlc della nave conserva le stesse prerogative anche sulle navi noleggiate o requisile, salvo che il comandante militare (ufficiale di vas1,;dlo o ùel 1,;urpu equipaggi marittimi della marina) decida, in caso di gravi contingenze belliche, di assumere egli stesso il comando.
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a norma dell'Art. 23 della legge n . 1154 Norme sulla requisizione del naviglio mercantile. In tal caso il comandante militare subentra a tutti gli effetti al comandante della nave, che passa - come ogni altra persona a bordo - alle dipendenze del comandante militare e deve prestargli, se richiesto, la propria collaborazione. In definitiva l'organizzazione dei trasporti, io massima parte assicurata con personale e mezzi dell'esercito, dà all'esercito il mandato di assicurare i trasporti terrestri anche per le altre forze armate e - collaudata da lungo tempo - non dà luogo ad inconvenienti di rilievo. Completamente diverso è invece il discorso per l'organizzazione dei porti e dei trasporti marittimi, nei quali si intrecciano varie e non sempre ben distinte competenze dei tre Ministeri e dei tre Stati Maggiori militari, e di diversi Ministeri civili (delle comunicazioni, delle corporazioni, dell'interno ecc) con relativi organi periferici come le capitanerie di porto, i Comandi Marina, la Milizia portuaria, le organizzazioni dei lavoratori di porto ecc. (ricordiamo che il generale Dall'Ora, Intendente in Etiopia, aveva già parlato della nociva confusione provocata dalla presenza, nei porti, di "troppi galli in un pollaio"). Rispetto alle guerre d'Etiopia e di Spagna il problema è assai più complesso: si tratta non solo di organizzare i convogli e i porti ma anche di assicurarne la protezione antiaerea e antinave. JI precedente della prima guerra mondiale, con le cnonni perdite di naviglio mercantile che le potenti corazzate non possono impedire, non è certo rassicurante, tanto più che nella prima guerra mondiale non c 'era ancora la minaccia aerea. Per l'organizzazione dei porti, si dovrebbero anzitutto diminuire i tempi di carico e scarico e quindi la vulnerabilità del naviglio e delle infrastrutture e i danni ai materiali. Invece tardano ad essere adottati, come già si è visto, provvedimenti che si rivelano necessari fin dai primi mesi di guerra, come per esempio la militarizzazione del personale addetto allo scarico e carico delle navi e degli equipaggi delle navi mercantili, oltre che dei ferrovieri. Per il porto di Napoli - che è il più importante polmone di alimentazione delle forze oltremare - con R.D. - legge 13 dicembre 1942, n. 1425 (cioè quando ormai la guerra è perduta) si istituisce alle dipendenze d el Comando Supremo e fino a 6 mesi dopo la cessazione dello stato di guerra un alto commissariato militare retto da un ufficiale ammiraglio, 14 al quale sono finalmente assegnati poteri dittatoriali: ArL 2. Ali ' Alto Commissario militare del porto di Napoli sono attrihuiti tutti i poteri attualmente spettanti alle autorità civili e militari ncll ' ambito del porto stesso. Egli esercita tali poteri direttamente o per mezzo delle predette autorità. An. 3. Nell' esercizio dei poteri ad esso attribuiti, l' Alto Commissario militare del porto di Napoli ha facoltà di emanare ordinanze di polizia militare.
14
G.M. 1943, pp. 18-20.
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Art. 4. L' Allo Commissario militare del pono di Napoli ha facoltà di disporre l'esecuzione delle opere che egli ritenga necessarie per il funzionamento dei servizi del porto e per le esigenze della difesa militare, designando l'Amministrazione che vi deve provvedere. All'esecuzione delle opere predelle si procede anche in deroga alle disposizioni urgenti. La spesa relativa è a carico dcli' Amministrazione della Regia Marina.
Nel giugno 1940 sono istituiti uffici di ricevimento e di spedizione dei materiali occorrenti per i servizi di guerra nei porti e nei principali centri ferroviari alle dipendenze del Ministero delle comunicazioni (e non dell'autorità militare, come sarebbe necessario).15 Il decreto crea ulteriore confusione, perché si preoccupa esclusivamente degli aspetti amministrativi e contabili dei movimenti di materiali e derrate (quindi, non del personale, in tal modo introducendo un'altra distinzione). L'ufficio di ricevimento è composto da rappresentanti dei tre Ministeri e degli organi delle fabbricazioni di guerra, della alimentazione e delle operazioni commerciali. Degli uffici dei porti fanno parte anche un ufficiale della capitaneria di porto, un funzionario delle ferrovie (se non sono già rappresentate) e i capi degli uffici imbarchi e sbarchi, che possono anche cumulare la carica di rappresentanti dei rispettivi Ministeri. L'ufficio ha il compito di dirigere il ricevimento e la spedizione delle derrate e dei materiali dei quali lo Stato si sia reso acquirente o si sia riservalo il controllo. Sentite le richieste e le proposte dei rappresentanti delle varie Amministrazioni, il capo ufficio. nominato dal Ministero delle comunicazioni, "provvede a graduare, secondo l'urgenza, l'assegnazione dei mezzi per lo scarico dei materiali e delle derrate in arrivo, per il loro eventuale immagazzinaggio e la loro ulteriore spedizione" (non si fa cenno alla ovvia priorità delle esigenze di trasporlo militari). L'ufficio fornisce anche il personale, il materiale e i mezzi per lo scarico e il carico, salvo le attribuzioni di competenza degli uffici del lavoro portuale e dell'autorità marittima di porto. Non risulta che queste norme durante la guerra vengano abrogate, nè si ha altrimenti notizia del funzionamento e della presenza di questi uffici. Tuttavia, a distanza di pochi giorni da queste disposizioni che sanciscono il controllo civile anche sul movimento terrestre e marittimo di mateJ-iali e mezzi militari, il Comando Supremo, con dispaccio del 4 luglio 1940, ribadisce il principio dell'esclusiva competenza degli Stati Maggiori delle lre forz.e armate neU'organizzazione di tutte le spedizioni destinate a sostenere anche indirettamente la preparazione bellica dei territori oltremare, restringendo le competenze del Ministero dell'Africa italiana ai soli trasporti di natura civile. Un anno dopo l'emanazione di queste direttive, con dispaccio del 30 settembre 1941 il Comando Supremo estende le competenze della direzione superiore trasporti deUo
•~ K.V. - legge 21 gennaio 1940, o. 856 Norme per la gestione patrimoniale e fi nanziaria dello Stato in caso di guerra, Arti. 30-36 (G.M. 1940, pp. 1892-1919).
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SME anche al traffico civile, accentrando così l'organizzazione di tutto il traffico per la Libia. Non essendo mai stata dichiarata la mobilitazione generale, i porli continuano a funzionare come in tempo di pace, con gli adattamenti di volta in volta imposti da esigenze contingenti. Il personale dei porti non viene militarizzato: il relativo provvedimento viene predisposto - ma non attivato - solo pochi giorni prima dell'armistizio. Di conseguenza, non viene ben sfruttata nemmeno la relativa abbondanza di manodopera per il carico e scarico dei piroscafi. Con i lavoratori portuali richiamati alle anni si costituiscono delle centurie da inviare nei principali porti oltremare (Africa Settentrionale e Albania). Pur essendo richiamati alle anni, i predetti lavoratori vestono in borghese e percepiscono le tariffe in vigore nei porti dove prestano la loro opera. Il sistema, però, non viene sviluppato come sarebbe stato necessario e possibile, per ragioni sempre riconducibili alla mancata militarizzazione di tutto il personale. Infatti a tali centurie di lavoratori, composte di richiamati alle armi si aggiungono altri lavoratori civili, sia locali che arruolati e inviati dall'Italia a cura del Ministero delle comunicazioni (direzione generale della marina mercantile e Ispellorato del lavoro marittimo e portuale), che per conto dell'esercito li preleva dalle varie compagnie portuali italiane, invogliandoli con ingaggi speciali. Ciò determina - con ovvi inconvenienti e lamentele - notevoli differenze di trattamento economico trn personale militare e civile che svolge le stesse faticose mansioni, a tutto danno del rendimento dell'insieme. Il quadro prima tracciato consente di stabilire che specialmente per i trasporti marittimi , e più in generale per tutti i tipi di trasporto, non si può parlare - nei provvedimenti normativi e nella filosofia costruttiva effettivamente adottati - di adattamento delle esigenze civili a quelle militari (come a maggior ragione dovrebbe avvenire in una nazione in guerra con scarse risorse e potenzialità) ma di adattamento delle esigenze militari a quelle civili. Anche in questo fondamentale settore, le esigenze puramente militari - e con esse gli organismi militari, peraltro non ben coordinati tra di loro .- devono ancora una volta fare i conti con "contropoteri" di vario genere, a tutto danno dell'indispensabile gestione unitaria delle esigenze e dei mezzi. Nonostante questi severi vincoli e limiti i trasporti raggiungono cifre complessive imponenti, con punte massime nel primo anno di guerra dove all'intensificazione dei movimenti di per sè provocata dall'entrata in guerra si aggiungono le esigenze derivanti dall'alimentazione contemporanea di più scacchieri (campagna di Francia; campagna di Albania e Jugoslavia; guerra in Africa Settentrionale e alimentazione dell'Egeo e delle truppe d'occupazione): Un particolare cenno, infine merita la vastità dei movimenti che dovettero esser organizzati ed eseguiti dalla Direzione dei trasporti nel solo periodo compreso fra il giugno 1940 t:d il dh:t:ml>rt: 1941, u,u uuu ~fu1t.u lauto più 1ilcva111c quanto maggiori diventavano sempre le difficoltà, per il crescente difello di materiale ferroviario, di navi, di combu -
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stibili. Nel periodo suindicato, infatti, dovette esser effettuato per ferrovia il trasporto di 6.570.137 uomini, 625.146 quadrupedi, 214.172 automezzi e carri. 8.025.974 tonnellate di materiali vari e munizioni, impiegando complessivamente: 27.330 treni completi, 975.938 carri. Ad un totale, poi di 4020 piroscafi-viaggio, ammontarono i trasporti marittimi, senza contare quelli di linea, trasportando complessivamente nei due sensi (sempre a tutto d.icembre 1941): a) in Albania e Grecia: 974.850 uomini; 102.322 quadrupedi; 872.055 Lonn. di materiali vari. b) in Africa Settentrionale: 168.634 uomini; 819.214 tonn. di materiali vari. e) in Egeo: 23.483 uomini; 58.610 Lonn. di materiali vari. d) in Sardegna: 296.226 uomini; 5.687 quadrupedi; 155.030 tono. di materiali vari. e) nel!' Isola d ' Elba: 80.369 uomini; 4. I 35 tonn. di materiali vari. f) in Dalmazia: 51.0% uomini; 2.740 quadrupedi; 62.284 lonn. di materiali vari. Nello stesso periodo di tempo, furono trasportati per via aerea: 49.215 uomini e 4.450 tonn. di materiali vari. e furono organizzati. sulle vie ordinarie. itinerari per 12. 143 chilometri. A tutto questo movimento, infine, è da aggiungere quello - sia ferrQviario che marittimo - che si dovette organizzare cd effettuare per conto del le forze armate germaniche (Corpo di spedizione per l'Africa Settentrionale e X Corpo aereo tedesco). 16
Questi dati dimostrano indirettamente che, tutto sommato, l'offesa aeronavale nemica sui Lrasporli nel primo anno di guerra ha effetti modesti. A maggior ragione quindi, viene da chiedersi quali sarebbero stati i risultali strategici del concentramento di forze, materiali e mezzi così imponenti su un solo scacchiere, concentramento che oltre ad essere necessario era anche possibile.
2. Servizio automobilistico
Ordinamento e vertice del corpo. Il D.M. 23 ottobre 1941 17 modifica il decreto del 25 giugno 1938 sullo scompartimento dell'Amministrazione centrale della guerra (Vol. ID, capitolo VTI) e prevede che la direzione generale della motorizzazione si articoli su: ufficio del dircllore generale; ufficio ispezioni amministrative; divisione I (su 2 sezioni militari); divisione II (su 2 sezioni mili lari); divisione amministrativa (su 3 sezioni civili); ufficio carburanti; ufficio revisione della contabilità. La sezione 1" della divisione 11 ha le attribuzioni relative a ricovero, manutenzione e riparazione del materiale automobilistico, organizzazione e costituzione delle officine, dei carri soccorso e delle stazioni di servizio, organizzazione delle riparazioni affidate agli stabilimenti civili, personale militare e civile degli stabilimenti e delle officine fisse e mobili. Alla sezione 2" della stessa divisione compete l'organizzazione e costituzione dei magazzini di parti di ricambio, di gruppi
16 Historicus, Op. cii:, pp. 172- 173. Per le competenze del Comando Supremo sui traspu1 li Cf1. G. Califano, Ari. cii. 17 G.M. 1941, pp. 2548-2550.
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meccanici e di materiali vari, lo studio, la costituzione e la distribuzione delle dotazioni di parti di ricambio ai vari livelli, il rifornimento della gomma grezza e delle materie prime per la confezione di pneumatici, anelli e articoli vari, il rifornimento e la distribuzione dei pneumatici, materiali vari d'officina e parti di ricambio e accessori. All'ufficio carburanti competono - oltre che l'organizzazione del rifornimento carburanti - le questioni connesse ai magazzini e depositi carburanti di piccola, media e grande capacità, alla situazione delle scorte io fusti e alla raccolta e rigenerazioni degli usati. A tal proposito, da ricordare l'emanazione nel 1940 della Pub. OARE Norme di :;·icurezza per i depositi di carburanti in fusti, che rimane in vigore anche nel dopoguerra e prevede, per la custodia e il trasporto dei fusti cerchiati da 200 litri e fusti leggeri per lubrificanti della capacità di 30-200 litri. Compili, ruolo e dipendenze del servizio tecnico della motorizzazione del corso della guerra subiscono le stesse varianti di quelli del servizio tecnico di artiglieria e devono tener conto, oltre che della costituzione dell'lspellorato superiore dei servizi tecnici, dell'istituzione dell'Ispettorato delle truppe motorizzate e corazzate a partire dal 1° settembre 1941, cioè contestualmente alla soppressione dell 'Jspettorato superi o re. Di conseguenza il nuovo Ispettorato, assume alle sue dipendenze nelle stesse forme di quello d'artiglieria - il servizio tecnico. La legge 22 gennaio 1942 sostituisce al termine "servizio tecnico automobilistico" il nuovo termine ''servizio tecnico della motorizzazione", comprendente una direzione superiore e un centro studi della motorizzazione. Numero e grado degli ufficiali del servizio tecnico rimangono invariati rispetto al 1940 (1 tenente generale direttore superiore del servizio, 2 maggior generali, 5 colonnelli direttori e capi divisione, 41 ufficiali da colonnello a capitano). li successivo R.D. - legge J7 febbraio 1942 aumenta rispetto al 1940 (vds. Vol. m, capitolo VTI), i gradi e il volume organico del corpo automobilistico e del servizio tecnico. Il corpo automobilistico comprende un generale di divisione (non più di brigata) capo del corpo, 3 generali di brigata (nessuno nel 1940), 28 colonnelli (14 - cioè la metà nel 1940) e istituisce il grado di colonnello del corpo automobilistico nel ruolo mobilitazione. In totale per il corpo automobilistico sono previsti 689 ufficiali effettivi da colonnello a subalterno, contro i 564 del 1940. Con il predetto decreto del febbraio 1942 anche gli ufficiali del servizio tecnico della motorizzazione aumentano: i maggior generali passano da 2 a 3 e gli ufficiali da colonnello a subalterno da 41 a 50, con 6 colonnelli. Reclutamento. Come avviene anche per gli ufficiali commissari, di sussistenza e di amministrazione, il reclutamento degli ufficiali effettivi del corpo automobilistico avviene fino al 1943 attraverso l'Accademia Militare, con largo ricorso, per colmare i vuoti organici, all'immissione diretta con concorsi per ufficiali di complemento e per sottufficiali. I reclutamenti straordinari degli ufficiali di complemento - tutti con concorso per titoli - iniziano con il citato D.M. 16 luglio 1940 per il re-
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clutamento straordinario di 1500 sottotenenti in servizio permanente, con 41 posti per ufficiali del corpo automobilistico. Tra i provvedimenti successivi, citiamo: il D.M. 6 giugno 1942 (per 19 posti di sottotenente in servizio permanente); la Circ. 457 in data 18 giugno 1942 (6 sottotenenti tratti dai sottufficiali previa frequenza del rx corso di accertamento e completamento cultura); il D.M. 26 marzo 1949 per il reclutamento di 2540 sottotenenti in servizio permanente (con 50 posti da tenente e 50 posti da sottotenenti del corpo automobilistico). Per colmare le vacanze nel servizio tecnico della motorizzazione con Circ. n. 663 in data 23 settembre 1942 viene indetto un concorso per titoli tra ufficiali in servizio permanente (capitani e tenenti di artiglieria e genio o del corpo automobilistico, provenienti dall'artiglieria e dal genio, che abbiano tutti superato i corsi di applicazione; capitani e tenenti della varie Armi e del corpo automobilistico laureati in materie scientifiche, oppure che abbiano superato tutti gli esami di profitto prescritti dalle rispettive facoltà). Regolamentazione, organizzazione del servizio funzionamento. Nel corso della guerra le norme per l'organizzazione e funzionamento del Servizio, territoriale e di campagna, non mutano rispello ul 1940 (cfr. Voi. lJl, capitoli VI e Yll). li clou dell'organizzazione territoriale rimane il centro automobilistico, il cui comandante (colonnello del corpo automobilistico per i centri più importanti; tenente colonnello per gli altri) è consulente tecnico del comandante di corpo d'armata territoriale dal quale dipende. l centri automobilistici hanno una quadruplice fisionomia: di reparti trasporti, di organi di distribuzione dei mezzi automobilistici - su disposizione del Ministero - a Comandi, corpi, direzioni ecc., di centro di mobilitazione delle unità per essi previste dall'indice di mobilitazione (per le quali custodiscono e mantengono in efficienza i materiali) e infine di organi per le piccole e medie riparazioni - effettuate dalla dipendente officina - dei materiali in distribuzione sia ai centri stessi, sia agli Enti militari del Presidio non provvisti di organi di riparazione. Sono costituiti da un Comando centro, un gruppo automobilistico su 2 o 3 compagnie, un ufficio materiali del gruppo Ce un deposito. I gruppi possono anche essere due (dei quali uno per divisione motorizzata). I depositi sono di due tipi: tipo A (con non più di 300 automezzi in dotazione) e tipo B (con più di 300 automezzi). Possono anche essere più di uno o avere alle dipendenze uno o più depositi succursali. La loro articolazione interna è la seguente: Comando e compagnia deposito (della quale fa parte un' autofficina), ufficio mobilitazione, ufficio amministrazione (direttore dei conti, pagatore, matricola, magazzino materiali gruppi A e B). Le compagnie automobilistiche sono normalmente composte da: Comando di compagnia, con I autovettura e 2 autovetturette, 2 autoambulanze, I autobus, 2 carri rimorchio; 3 o 4 autosezioni (1 leggera e 2 pesanti; la 4" autosezione, ove esiste, è su autocarrette mod. 32), ciascuna su 24 automezzi e 2 moto.
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Ogni autosezione può essere a sua volta ripartita, per l'impiego, in 4 squadre di 6 automezzi ciascuna. In data I O luglio 1942 la denominazione di "centri automobilistici" è sostituita da quella di "reggimenti autieri". Nell'ordine del giorno dello stesso 10 luglio, l'Ispettore del corpo automobilistico generale Nasi afferma, tra l'altro, che l'avvenimento, da lungo tempo auspicato, consacra l ' identità delle funzioni oggi ad essi devoluta con quella delle corrispondenti unità delle Anni; valorizza le tradizioni del Corpo; eleva la dignità dell'autiere nei confronti della macchina che egli non serve, ma domina.
Il ruolo e i compiti dei nuovi reggimenti rimangono immutati. Si ttatta, perciò di una doverosa e se vogliamo tardiva sanzione fonnale di uno stato di fallo che fin dagli anni Venti già dava ai centri una fisionomia logistico-amministrativa analoga - e se mai più complessa - rispetto a quella dei corpi/reggimenti d'Arma. Questa è anche la prima e l'ultima volta, nel XX secolo, che un'unità dei Servizi viene denominata reggimento, forse in omaggio al fondamentale ruolo che i trasporti automobilistici stavano svolgendo un campo tattico e strategico. In merito, l' unico precedente storico risale al XIX secolo, con i "reggimenti treno" che mutatis mutandis (e sostituendo cavalli e carri agli automezzi) avevano funzioni analoghe, anche se dipendevano direttamente dagli organi centrali e non dagli Alti Comandi periferici. L ' organizzazione di base del Servizio nel corso della guerra si rivela nel complesso rispondente. Come meglio si vedrà trattando delle singole campagne e in particolare della guerra in Africa Settentrionale, i maggiori problemi di gestione del parco automobilistico non sono creati dalla pur forte scarsità numerica degli automezzi in rapporto alla forza e al volume dei trasporti, ma da altri fattori in ultima analisi riconducibili all'impostazione strategica e ordinativa generale dello strumento e alla sua fisionomia di esercito di uomini, basato sulla quantità e non sulle macchine e disperso su vari fronti (con limitata possibilità, quindi, di fare massa con i mezzi di trasporto negli scacchieri di più vitale importanza). In questo contesto assumono particolare rilievo: - le prestazioni degli automezzi in servizio, in massima parte con caratteristiche meccaniche che li rendono poco rustici, pocÒ idonei all'impiego su strade dissestate, fuori strada e nel deserto e poco standardizzati, con eccessivo numero di tipi e modelli; inconveniente aggravato dalla carenza quantitativa e qualitativa di organi di manutenzione e di riparazione e di personale specializzato; - la scarsità di Quadri inferiori automobilistici esperti e capaci, con negativi riflessi sull'inquadramento delle unità automobilistiche e sulla manutenzione ordinaria e corretto impiego dei mezzi; - la scarsità di ricambi, accessori e materie prime, anche in relazione al numero eccessivo di tipi e modelli.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
Si tratta, per inciso, di inconvenienti non nuovi, ma già emersi con ogni evidenza in Etiopia e Spagna. Da notare la grande importanza assunta dalla gommatura per l'efficienza complessiva del parco autoveicoli; con pneumatici non adalli, di cattiva quali là e logori gli automezzi riducono portata e prestazioni (specie fuori strada), e la caltiva manutenzione dei pneumatici ne causa il prematuro logoramento, con conseguenti forti difficoltà per i rifornimenti che risentono della scarsilà di gomma. All'inizio della guerra (Circ. n. 15552 - Sin data 25 giugno l 940) 1R la direzione della motorizzazione lamenta che molte coperture e camere d'aria vengono ridoue fuori uso non per il lungo impiego, ma per il cattivo impiego; dall'esame delle coperture e delle camere d' aria versate perché fuo ri uso e non piìl riparabili è risultato che il 70% delle degradazioni •ono dovute all'impiego con una pressione insufficiente. I reparti, le autofficine sono dotate dei misuratori di pressione; ogni autocarro ha la pompa gonfiaggio e le autofficine hanno il gruppo motocompressore. Si richiama quindi sulla necessità che la gommatura sia impiegata a pressione giusta e che la condotta degli automezzi sia falla razionalmente anche nei riguardi delle gomme (evitare le pizzicate, i forti logorii per le frenature brusche non indispensabili. ecc).
Si cerca di riparnre al ma"simo le gomme e camere d'aria; quelle non riparate presso le autofficine o i laboratori di armata devono essere versate al parco d'armata (magazzino ricambi, gomme e materiale vario) che a sua volta provvede a ripararle o le invia per le riparazioni a ditte specializzate (una ditta per le riparazioni di I O grado e:: una per le riparazioni di 2° grado - cioè ricostruzioni - per ciascuna armata). Solo gli ufficiali incaricati di controllare le riparazioni presso le suddette ditte sono autorizzati a proporre la dichiarazione fuori uso delle coperture e delle camere d'aria. A parte le inefficienze derivanti da scarso addestramento o scarsa disciplina dei condultori e da insufficiente controllo della manutenzione elementare da parte dei Quadri, va anche tenuto conto del logoramento dei pneumatici causato dall'impiego degli automezzi in terreni difficili, da carichi eccessivi e da eccessiva velocità: tutte circostanze che la circolare non cita, ma che probabilmenle hanno avuto la loro importanza insieme con la cronica scarsità - alla quale già si è accennato - di pezzi di ricambio e di personale e attrezzature per la manutenzione. Provvedimenti in campo civile. Oltre al ricorso alla requisizione di autoveicoli, quadrupedi, natanti ecc. nel corso della guerra viene adottata una serie di provvedimenti speciali per estendere le possibilità di requisizione ai materiali automobilistici in genere e disciplinare la produzione e l'utilizzazione degli autoveicoli. Per quanto riguarda la produzione, con R.D. - legge 26 marzo 1941, n. 42619 si dà facoltà al Ministero delle comunicazioni di emanare - di
18 AUSSME, Rep, M/7, Rac.:c.: . .518/3. 19G.M.1941,pp. 1403- 1404.
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concerto con i Ministeri interessati, tra i quali quello della guerra norme per definire le caratteristiche di ingombro, peso, portata, le prestazioni e la facilità di circolazione di motocicli, motocarrozzette, motocicli e motocarri di nuova costruzione, onde adeguarli ai vari casi di utilizzazione e ridurre a pochi modelli gli organi essenziali. La relativa regolamentazione di dettaglio è definita con D .M. 8 agosto 1941. 20 La citata legge 30 maggio 1932, n. 759 concernente l'incremento dell'automobilismo pesante con le relative norme esecutive tra le quali il R.D. 2.1 settembre J933, n. 1449 (vds. Vol. III, capitoli V e VII) rimane in vigore fino a metà 1942, quando viene abrogata con legge 27 giugno 1942, n. 993. 21 Fino al 1941, continuano pertanto ad essere fissati i tipi di autocarri e trattori agricoli che possono ottenere il brevetto di conformità e l'ammontare dei premi di buona manutenzione (vds. Circ. n. 40 in data 15 giugno 1941). 22 Rimangono anche in vigore le norme del 1934 (R.D. legge n. 1445) e del 1937 (R.D. 14 luglio 1937, n. 1637) che incentivano l' impiego di autoveicoli a gassogeno e a gas. Nel 1942 funzionano a gassogeno 5677 autocarri, I 196 autobus, I I 075 autovetture. Nello stesso anno, il numero di tali autoveicoli è di 155.000 in Germania, 65.000 in Francia, 73.000 in Svezia, 15.000 in Finlandia. Infine, con legge 7 aprile 1941, n. 29623 si prescrive la coloritura in grigio piombo opaco e l'eliminazione di particolari luccicanti esterni per gli autocarri, autofurgoni, rimorcbi destinati al trasporto di mezzi e per gli autobus destinati al trasporto di persone, sia già in circolazione che di nuova produzione. La possibilità di requisizione viene estesa con il R.D. 23 dicembre 1940, n. 1839,24 che fa obbligo ai proprietari privati, ai commercianti e alle Amministrazioni statali e pubbliche (escluse le forze armate) di denunciare ai consigli provinciali delle corporazioni i pneumatici di dotazione e scorta di automotoveicoli. 11 decreto dà anche facoltà alle autorità militari di procedere alla requisizione dei pneumatici stessi, con esclusione di quelli appartenenti alle Amministrazioni dello Stato. Subordinatamente alle esigenze militari può procedere alle requisizioni, per esigenze civili, anche il Prefetto. La successiva legge 3 marzo 1941, n. 28725 autorizza il Ministero della guerra a disporre di concerto con il Ministero delle corporazioni la precettazione di parti di ricambio, gommature, materiali, macchine operative ed attrezzi per manutenzione eriparazione autoveicoli. Per limitare il consumo del carburante, con legge 4 luglio 1941, n. 80026 si fissano per tutti gli automezzi (esclusi quelli della pubblica as-
20 G.M. 1942, pp. 8-16. 2 1 ivi, pp. 2146-2147. 22 G.M. 1941 , pp. 177- 178. 23 i vi , pp. 1135- 1136. 24 ivi, pp. 372-374. 2 5 ivi, pp. 1131 - 1133. 26 ivi. pp. 2055-2057.
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sistenza, della milizia stradale e privati addetti al soccorso) dei limiti di velocità che variano a seconda del tipo: per autovetture e moto - limite più alto - il limite è di 60 Km/h di giorno, di 50 Km/h negli abitati; per autocarri di portata superiore ai 35 q (limite più basso), di 30 Km/h ovunque e di giorno e di notte. Nella prima guerra mondiale la motorizzazione civile poteva ancora essere ridotta al minimo senztl serie incidenze sulJ'apparato produttivo. Non così avviene nella seconda guerra mondiale, nella quale i provvedimenti prima descritti dimostrano una cosa sola, non certo nuova: la difficoltà di ottenere una seria disciplina dei trasporti civili e l'ancor minore efficacia - rispetto al 1915 - delJe requisizioni, nonostante l'aumento del parco autoveicoli. ln una logistica fatta di espedienti, i provvedimenti nel campo della motorizzazione non possono andare al di là dell'espediente adottato in mancanza di meglio.
3. Servizio di amministrazione Regolamentazione. Rimane in vigore il regolamento di ammrnt strazione 1927, con le modifiche di cui al D.M. 4 dicembre 1935 che sopprime la carica di capo ufficio amministrazione e affida allo stesso comandante di corpo, coadiuvato da un ufficiale superiore relatore, la diretta vigilanza sulla gestione amministrativa del corpo (vds. Vol. m, capitolo Vll). Per le truppe in campagna valgono le già citate Istruzioni amministrative per le truppe in campagna del 1940 e le Norme per la gestione dei materiali degli Enti mobilitati del 1941 .21 Per quanto attiene all'attività certificativa e giuridica da svolgere a favore del personale, con R.D. 19 febbraio 1940 viene emanata l' Istruzione relativa agli atti giuridici dei militari nella zona delle operazioni. La circolare mini steriale n. 1015 del 16 luglio 1940 consiglia le Intendenze d'armata di avvalersi con larghezza della facoltà loro concessa di rendere amministrativamente autonomi gli organi di l" linea, per non accentrare pesanti operazioni contabili sugli organi di 2" linea con pregiudizio del loro regolare funzionamento. L ' unica modifica che in senso stretto subisce il regolamento 1927 è quella di cui al R.D. 3 dicembre 1942, n. 1757, 2 8 che eleva a lire
27 Cfr. anche G. Ferrante, Comralli e senizi ad economia in periodo di guerra, " Rivista di Commissariato", n. 3/ 1943 e E. Checcacci. La gestione amministrativo-contabile degli Enti mobilituti, Roma, S .J\. Arte della Stampa, 1942. Per gli Enti territoriali Cfr. A. Menghini. Guidu praticu per gli uffici di umministrazione di corpo d'armata e per gli amministratori dei corpi, Roma, Off. Poligrafica Laziale, 1941 . Per la proble matica amministrativa al livello di corpo e il trattamento economico Cfr. F. Saccarotti, Funzionamento amministrativo di un reggimento del R egio Esercito con riferimento ai corrispondenti servizi cenerai/ e cerricorlali, " Rivista di Commissariato", n. I , 2 e 4/ 1942. 28 G.M. 1943, pp. 344-345.
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20.000 il limite di lire I0.000 dei fondi della cassa corrente previsto dall'Art. 88 del predetto regolamento. Con decreto interministeriale 11 dicembre 194129 sono anche modificate le norme di cui al D.M. 4 dicembre 1935 e successivi, relative all'istituzione della carica di relatore e aUa scelta dell'ufficiale destinata a ricoprirla (che doveva avvenire solo tra gli ufficiali d'Arma del ruolo mobilitazione). Il decreto intende ampliare le possibilità di scelta e consentire l'utilizzazione nell'incarico di personale che sia in possesso dell'attitudine, delle conoscenze e dell'esperienza pratica necessaria, evitando troppo frequenti avvicendamenti. A tal fine, stabilisce che il relatore può essere scelto dal comandante tra tutti gli ufficiali superiori del corpo, non escluso l'ufficiale superiore di amministrazione direttore dei conti. Questa norma vale per lutti gli Enti amministrativamente autonomi, fatta eccezione per le direzioni e sezioni di artiglieria, del genio e automobilistici in cui la carica di capo ufficio amministrazione è ricoperta da ragionieri di artiglieria e da ragionieri oppure geometri del genio. Durante il periodo in cui esercita la carica il relatore è esonerato da ogni altra attribuzione ordinaria o incarico speciale (prescrizione che manca nei decreti dell'anteguerra). Negli Enti dove è previsto l'ufficiale superiore del Servizio di amministrazione con la carica di vice-relatore, questi assume anche la carica di relatore. Le cariche di relatore e vice-relatore sono incompatibili con quelle di direttore dei conti, di ufficiale pagatore e di consegnatario del materiale. La carica di direttore dei conti è incomputabile anche con quella di ufficiale pagatore. Questi mutamenti non intaccano la sostanza del regolamento 1927 e delle modifiche degli anni Trenta; per il livello di corpo le pubblicazioni e i provvedimenti del periodo dal l 940 al 1943 non sono che degli approfondimenti e dei completamenti. Tra la nuova normativa, citiamo: Pub. n. 3765 Istruzione sulla contabilità degli Enti amministrativi del Regio Esercito ed. 1940 (ristampa aggiornata dell'edizione 1933); Pub. n. 3816 Istruzione relativa agli atti giuridici dei militari in zona delle operazioni - ed. 1940 (abrogano quelle del 1937);30 Pub. n. 4065 Regolamento per le matricole del Regio Esercito (ufficiali, impiegati delle amministrazioni dipendenti, sottufficiali e truppa) - Ed. I 941, che sostituisce e abroga l'edizione 1907 ed è tuttora ( 1990) in vigore (con modifiche apportate dalle circolari del dopoguerra); Pub. n. 2890 Istruzione per le matricole dei quadrupedi di truppa del Regio Esercito - ed. 1942. Con Ja regolamentazione prima citata le principali funzioni amministrative relative aJJe truppe mobilitate e agli Enti territoriali seguono
29
G .M . 1942, pp. 335-340.
30 Cf1. anche G. La Rosa, Gli atti giuridic i in i:.ona d e lle ope ruz.ioni, "Rivi~ta di
Commissariato". o. 3/1943.
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canali nettamente separati. Le prime fanno capo - tramite le neo-costituite direzioni di amministrazione d'Intendenza - all'ufficio centrale di amministrazione e contabilità per gli Enti mobilitati, che è alle dirette dipendenze del direttore generale dei servizi amministrativi del Ministero della guerra ed è retto da un ufficiale di amministrazione della riserva (Circ. n. 817 in data 25 novembre 1942). 31 Quelle relative ai corpi, istituiti e stabilimenti militari territoriali sono invece di competenza degli uffici amministrativi e degli uffici di contabilità e revisione di corpo d'annata territoriale, che sono alle dipendenze dell'ufficio centrale dei servizi contabili facente parte della ragioneria centrale del Ministero e retto dal colonnello capo del corpo di amministrazione. Gli uffici amministrativi e gli uffici di revisione e contabilità di corpo d'annata territoriale costituiscono gradino intermedio solo per una parte degli Enti territoriali. Fino all'inizio della guerra vi è anzi la tendenza (vds. Vol. Ili, capitolo VTT) a escludere taluni Enti dalla prima revisione della contabilità al livello di corpo d'annata oppure ad effettuare, a livello centrale, separate revisioni di contabilità presso appositi uffici costituiti nell'ambito delle direzioni generali dei rispettivi Servizi. Fino al giugno 1940, pertanto, sono esclusi dalla revisione della contabilità al livello di corpo d'armata territoriale gli stabilimenti ed Enti territoriali di artiglieria, della motorizzazione, del Servizio ippico e veterinario e del Servizio chimico, per i quali la revisione della contabilità viene effettuata dagli appositi uffici centrali di revisione delle rispettive direzioni generali e Ispettorati. La revisione della contabilità per gli stabilimenti ed Enti del genio viene invece effettuata al livello di corpo di armata, ma dall'apposito ufficio di revisione che fa parte del corrispondente Comando del genio di corpo d'armata. Non basta: nei Comandi di corpo d'armata territoriale viene costituita - come previsto dagli ordinamenti di guerra - una sezione Enti mobilitati, che svolge funzioni di dire~i.c>ne di amministrazione (analoghe a quelle esercitate dalle Intendenze d'armata) per le sole unittl"1nobilitate di stanza nella circoscrizione di competenza e non inquadrate nelle armate, oppure per gli Enti creati per le esigenze della guerra e non previsti in tempo di pace. A questa situazione che dà luogo - senza che ciò sia veramente necessario - a distinti e separati canali amministrativi si pone almeno in parte rimedio con il citato R.D. - legge 21 giugno 1940, n . 856 Norme per la gestione patrimoniale e finanziaria dello Stato in guerra (convertito in legge, con modifiche, dalla legge 21 ottobre 1940, n. 1518), importante anche perché introduce per la prima volta criteri amministrativi e contabili omogenei per tutte e tre le forze armate, precorrendo un'impostazione amministrativa interforze anche per il tempo di pace. Il decreto fornisce, anzitutto, la base giuridica per le norme di det-
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G.M. 1942, p. 2719.
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taglio contenute nelle già citate istruzioni relative ali' amministrazione e contabilità degli Enti mobilitati, e si riferisce alle Amministrazioni militari e non - "chiamate a disimpegnare, anche in parte, compiti e funzioni dipendenti e comunque connessi allo svolgimento della guerra". Le Amministrazioni militari considerate sono quindi quelle delle tre forze armate (carabinieri compresi), più la guardia di finanza e la milizia. Esso contiene disposizioni generali (contratti e servizi in economia, cessioni di materiali a ditte private, uffici di ricevimento e spedizione materiali, gestioni fuori bilancio ecc.) e disposizioni speciali per le Amministrazioni militari, con una parte dedicata solo alla gestione amministrativa del Ministero della guerra e un'altra comune a tutte le Amministrazioni militari. L'Art. 4 prevede che per i contratti e servizi in economia, su proposta del Capo del Governo e del Ministero delle finanze possono esser istituiti presso le predette Amministrazioni centrali, dei comitati speciali per il controllo della gestione amministrativa e della contabilità delle Amministrazioni stesse, composti da rappresentanti del consiglio di Stato, della corte dei conti e del Ministero delle finanze e autorizzati anche ad avvalersi di csperli da desiguan: caso per caso. Quando gli atti relati vi a contratti e servizi in economia sono sottoposti al visto dei predetti comitati, l'Amministrazione ha facoltà di prescindere dal prescritto parere del consiglio di Stato e di altri organi consultivi. Gli acquisti presso i corpi ed Enti mobilitati dell'esercito (Art. 5) possono essere effettuati con contratti a trattativa privata o in economia. Per i contratti a trattativa privata non è obbligatorio sentire i pareri dei comitati di cui ali' Art. 4. I limiti di spesa per contratti e gli acquisti ad economia sono quelli già indicati nelle Istruzioni amministrative per le truppe in campagna del 1940. Per i contratti e gli acquisti disposti dalle altre forze armate, le approvazioni e autorizzazioni sono date dalle autorità militari stabilite dai Ministeri competenti di concerto con quello delle finanze. Il collaudo definitivo (Art. 13) è disposto dall'Amministrazione cd è effettuato da funzionari e agenti all'uopo delegati (esclusi coloro che hanno diretto o sorvegliato l'esecuzione dei lavori), oppure dalle comnùssioni appositamente istituite. Contro i provvedimenti dcli' Amministrazione in materia di collaudo non è ammesso appello o qualsiasi altra forma di reclamo - nè in sede amministrativa nè in sede giurisdizionale - perciò che riguarda il giudizio sull'accettabilità o meno dei materiali o dei lavori che formano oggetto del contratto, salvo il ricorso a organi superiori di collaudo qualora tale ricorso sia previsto dalle clausole contrattuali e regolamentari (è sempre operante la commissione centrale per i collaudi in appello costituita negli anni Venti). La parte centrale del decreto è però rappresentata dalle disposizioni speciali valide per la sola Amministrazione della guerra, con particolare riguardo agli Artt. 65 e 66. Dopo aver dato fondamento giuridico - con l' Art. 64 - al ruolo delle direzioni di amministrazione e degli organi di revisione d'armata nei confronti degli Enti e Servizi mobili-
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tati dipendenti (compresi quelli per i quali normalmente in pace la revisione è falla dal Ministero o dai Comandi genio), il decreto (Art. 65) per quanto riguarda gli Enti territoriali non mobilitati recita: La contabilità degli enti territoriali, ivi compresi i vari centri di mobilitazione. è revisionata dai competenti uffici di contabilità e revisione dei corpi d'armata territoriali, o del Comando generale dell'Arma dei CC.RR..
L'Art. 65 non fa alcuna eccezione: ne risulta automaticamente abolita la revisione della contabilità da parte di Enti che non siano i predetti uffici di contabilità e revisione di corpo d'armata. Le funzioni amministrative nei confronti di tutti gli Enti (territoriali e mobilitati non inquadrati nelle armale) dislocati nelle circoscrizioni di corpo di armata sono perciò accentrate negli uffici di contabilità e revisione degli stessi corpi d 'armala (Art. 67). Nei riguardi degli Enti mobilitati, le direzioni di amministrazione di armata (vds. Vol. ID, capitolo VI) e gli uffici di contabilità e revisione di corpo d 'armata hanno le seguenti attribuzioni (Art. 66): a) raccogliere, ordinare e custodire tutta la documentazione relativa alla contabilità dei fondi somministrati dalle casse militari, agli Enti e reparti mobilitati e alla contabilità del materiale; b) rivedere, anche per conto della ragioneria centrale del Ministero della guerra, le contabilità ricevute, elevare i rilievi sulle irregolarità riscontrate, curare che le irregolarità non si ripetano e proporre i relativi provvedimenti; c) integrare, all'occorrenza, l'azione amministrativo-contabile degli enti mobilitati provvedendo d'ufficio e direttamente a taluni atti amministrativi (formazione di contabilità, regolarizzazione di documenti ecc.). Anche i controlli di secondo grado sulJa contabilità, che rimangono di competenza del Ministero, sono effclluati a livello periferico. L'Art. 68 recita infatti che le contabilità rivedute dai vari uffici di revisione debbono avere il visto del capo d'ufficio e del funzi onario della ragioneria centrale presso il Ministero della guerra assegnalo all'ufficio amministrativo della Staio Maggiore o alla direzione amministrativa d'armala. Quindi dette contabilità vengono inviate alla Corte dei Conti per il riscontro.
Le disposizioni comuni a tutte le Amministrazioni militari (aeronautica, marina) prevedono - peraltro senza indicare limiti di tempo l'estensione delle nuove modalità per la resa e la revisione dei conti introdolle per l'esercito anche alle altre forze armate, con decreto dei Ministeri competenti di concerto con quello delle finanze (Artt. 103 107). A fattor comune (Art. 98) sono regolate anche le norme per i passaggi di carico dei materiali. I magazzini, arsenali cd enti militari vari che debbono effettuare spedizioni di materiali a corpi e reparti mobilitati, a navi armate e ad altri Enti dai quali, in dipendenza dello slato di guerra, non sia possibile ottenere prontamente la dichiarazione di ricevimento, effettuano lo scarico dei materiali sulla base dei docu-
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menti di spedizione e di un elenco descrittivo dei materiali compilato in duplice copia e firmato dal consegnatario e da altro ufficiale o funzionario estraneo all'Ente che effettua la spedizioQe. Per le modalità di passaggio agli uffici di contabilità e revisione di corpo d'armata del riscontro delle contabilità normalmente di competenza delle direzioni generali del Ministero o di altri Enti, I' Arl. 67 del decreto del 21 giugno 1940 rimanda ad un decreto del Ministero della guerra di concerto con il Ministero delle finanze. Questo decreto si fa attendere (per resistenze interne o per contrasti tra i Ministeri?) fino alla primavera 1943 (D.M. 8 aprile 1943).32 Nel frattempo, in attesa della pubblicazione di tale decreto il Ministero della guerra con Circ. n. 491 in data 8 luglio 194233 dispone che il passaggio della predetta contabilità agli uffici di contabilità e revisione sia effettua a partire dal l O luglio 1942. A tal fine i predetti uffici sono rinforzati con ragionieri di artiglieria e del genio e presso di essi viene istituita una sezione contabilità materiali del gruppo C (artiglieria-genio-motorizzazione), mentre la già esistente sezione revisione contabilità in materia effettua la revisione dellll contabilità dei materiali del gruppo A e B. La nuova struttura prevede: capo ufficio, segreteria, sezione revisione contabilità in contanti, sezioni revisione contabilità materiali dei gruppi A e B, sezione revisione contabilità materiali del gruppo C. Questa organizzazione agisce esclusivamente a favore degli Enti territoriali della circoscrizione. ln merito la circolare precisa che "nell'organizzazione di cui sopra non è compresa la sezione speciale enti mobilitati (non inquadrati nelle armate e presenti nel territorio del corpo d'armala n.d.a.) avente funzione di direzione di amministrazione del territorio, in quanto trattasi di Ente creato per l'assistenza amministrativa e contabile degli enti di guerra o creati per la guerra e per la revisione delle relative contabilità del contante e del materiale". La revisione delle contabilità viene effettuala per conto della ragioneria centrale e per conto del Ministero; pertanto il loro esame va effettuato non solo dal lato formale e puramente contabile, ma anche dal lato sostanziale (amministrativo e tecnico). 1 Comandi di corpo d'armata territoriali (o, in caso di loro trasferimento, i Comandi di difesa territoriale) conservano nei riguardi della gestione dei materiali e delle spese, tutte le attribuzioni previste dal regolamento 1927 e successive modifiche e dai regolamenti sul servizio del materiale di artiglieria e automobilistico del I 926. I corpi compilano una sola contabilità in contanti trimestrale, comprendendo in essa tutti i rendiconti delle anticipazioni ricevute. Compilano inoltre una sola contabilità annuale del materiale per ognuno
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G .M . 1943. pp. 1094-1099. G .M . 1942, pp. 1553- 1559.
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dei gruppi A, 8, C e per ogni consegnatario tenuto alla resa del conto giudiziale. Avverso le determinazioni contabili dell'ufficio contabilità e revisione, essi hanno facoltà di rivolgersi al Ministero della guerra ragioneria centrale - per via gerarchica Avverso le determinazioni amministrativo-tecniche e amministrativo-contabili, si possono rivolgere (per via gerarchica) al com,andante di corpo d'armata territoriale, che prima di decidere se la risoluzione è di sua competenza deve sentire il parere degli organi tecnici competenti. Per questioni di massima o quando la risoluzione non rientra nelle competenze del comandante di corpo d'armata (o della difesa territoriale), la pratica deve essere rimessa alla direzione generale competente del Ministero. Gli uffici di contabilità e revisione fanno capo all'ufficio centrale dei servizi della ragioneria centrale del Ministero, che svolge azione di coordinamento e vigilanza nei loro confronti ed effettua direttamente la revisione della contabilità del contante e del materiale di determinati Enti (ufficio di amministrazione dei personali militari vari, ufficio amministrazione dello Stato Maggiore e legioni della milizia artiglieria contraerei). Le direzioni generali del Ministero possono richieder direttamente agli uffici di contabilità e revisione, o prescrivere, specchi contenenti i dati occorenti. 11 successivo D.M. 8 aprile 1943 non fa che ribadire le prescrizioni della circolare, precisando che esse sono Limitale al periodo di guerra e che le finalità del provvedimento sono quelle di semplificare l'ordinamento amministr.itivo-contabile dei corpi, nel senso che gli stessi debbano compiere una sola contabilità trimestrale per tutte le anticipazioni di fondi comunque avute sui capitoli di bilancio e una sola contabilità annuale dei materiali, per ognuno dei gruppi A, B, Ce per ogni consegnatario tenuto alla resa del conto giudiziale [ ...] e altresì di procedere con unità di indiriuo a una riorgani7.7..azione del servizio di riscontro delle contabilità del denaro e del materiale.
Il predetto decreto ministeriale dcll'8 aprile 1943, così come la legge 21 ottobre 1940 sulla gestione patrimoniale e finanziaria dello Stato in guerra e la circolare n. 491 deU'8 luglio 1942, oltre ad avere validità limitata al periodo di guerra nulla innovano per quanto riguarda gli uffici amministrativi di corpo d'armata territoriale, e prevedono direzioni di amministrazione solo per gli Enti mobilitati. Con la Circ. n. 139900/121/4 - I del 29 giugno 1943, cioè al termine della guerra, il Ministero compie un ulteriore e importante passo verso l'unità di indirizzo amministrativo ai livelli periferici, sciogliendo i predetti uffici amministrativi di corpo d'armata e attribuendo le loro funzioni agli uffici contabilità e revisione, che assumono anch'essi il nome di direzioni di amministrazione e ne assorbono il personale.34 Le nuove direzioni comprendono il direttore (colonnello di amministrazione), un ufficiale su-
3~ Cfr. "Rivista <.li Commissariato.. n. 4/1943, pp. 574-575 e V. Caporaso - L. Vorrasi, Art. cit., "Rivista Militare" n. 3/1985.
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periore aggiunto (anch'egli colonnello di amministrazione), segreteria, 7 sezioni (giuridico- amministrativa, contabilità speciali, revisione contabilità in contanti, revisione contabilità materiali dei gruppi A e B, revisione contabilità materiali del gruppo C, statistica ed Enti mobilitati). Totale: 2 colonnelli, 4 tenenti colonnelli, 6 tenenti colonnelli o maggiori, 7 ufficiali inferiori (tutti gli ufficiali sono di amministrazione), 4 civili militarizzati (di cui 1 ragioniere di artiglieria e I del genio), 14 sottufficiali, 4 militari di truppa. Il provvedimento va inquadrato in quelli adottati dal Ministero - a distanza di pochi giorni - per la fusione dell'organizzazione logistica di campagna con quella territoriale periferica, che in precedenza abbiamo esaminato. Oltre a rispondere ad esigenze contingenti ed eccezionali e ad essere limitato aJ tempo di guerra, esso è comunicato con semplice circolare ministeriale, quindi non può annullare o modificare quanto disposto della citata legge 21 ottobre 1940 sulla gestione patrimoniale e finanziaria dello Stato, che continua a prevedere, appunto, solo uffici di contabilità e revisione ed uffici amministrativi di corpo d'armata territoriale. Le direzioni di amministrazione unificate costituite ormai al termine della guerra non hanno, quindi, alcuna rik:vaiua giuridica, o meglio sono giuridicamente previste solo per la durata della guerra e nei riguardi degli Enti mobilitati e al livello di armata. Rientra nel solco della legge 21 ottobre 1940 sulla gestione patrimoniale e finanziaria dello Stato anche la tardiva costituzione (con legge 6 febbraio 1943, n. 144)35 di una commissione con rappresentanti di tutte e tre le forze armate e del sottosegretariato per le fabbricazioni di guerra, per pronunciarsi sui prezzi di aggiudicazione delle forniture militari e delle opere e costruzioni di importo non inferiore a L 3.000.000. La commissione è presieduta dal senatore prof. Belluzzo. Quando a suo insindacabile parere lo ritiene opportuno, può sottoporre a revisione anche i contratti previsti dal citato R.D. - legge 21 giugno 1940 (Artt. 3 e 5). Tutti questi provvedimenti che indubbiamente snelliscono il sistema e tendono a conferirgli unitarietà di indirizzo valgono soprattutto per i livelli più elevati; al livello di corpo permane un sistema amministrativo e contabile come sempre pesante e poco adatto alle esigenze di guerra. li dott. Francesco Saccarotti, consigliere della corte dei conti, nel 1942 accenna al problema del trattamento economico eventuale e della sua innumerevole casistica, sul quale lavora da anni una commissione per compilare un'istruzione che renda più facile l'applicazione della complessa materia. Il maggiore di amministrazione Trecco nel dicembre 1941 sostiene la necessità di modificare il giornale di contabilità, il cui schema è ancora quello del 1911 e richiede calcoli troppo lunghi e complicati. Di qui
35
G.M. 1943, pp. 698-701, 838-840, 905-906.
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le difficoltà che incontrano i sottufficiali di contabilità, specialmente quelli richiamati dal congedo, per l'insufficiente conoscenza del servizio (e quelli dei reparti mobilitati per la complessità degli assegni) nella tenuta dell'attuale giornale di contabilità dei reparti, la rilevante applicazione dei comandanti di reparto nel non facile, ma necessario controllo giornaliero; ed infine, il complesso lavoro di revisione che gli uffici di amministrazione devono compiere,. .36
Trattamento economico. Rimandiamo - oltre che al citato studio del Saccorotti - ai lavori del Bianchini (per le retribuzioni fino al 1940) e del ten. col. di amministrazione D 'Eramo (per le anticipazioni alle famiglie dei prigionieri e dispersi). 37 Il meccanismo per il calcolo degli assegni fissi è assai complicato, e il direttore capo della ragioneria centrale del Ministero scrive nel 1942 che oggi sono pochissimi coloro che sanno calcolarsi i propri assegni fissi e che sono quindi in grado di poter controllare se quel che riscuotono corrisponda esattamente a quello che è di loro dovuto. Soltanto a pochi iniziati, o specialisti che dir si voglia, è riservalo il poter districarsi nella complessa materia.38
Durante la guerra è sempre in vigore, con modifiche, il Testo Unico delle disposizioni concernenti gli stipendi, le paghe giornaliere e gli assegni fissi per il Regio esercito (R.D. 31 dicembre 1928, n. 3458) e il relativo regolamento di esecuzione (R.D. 23 giugno 1930, n. 983). Tra i principali provvedimenti riportati dal Giornale Militare ricordiamo: a) 1940: Circ. n. 236 del I O aprile (aumento del 10% sugli stipendi); legge 16 aprile, n. 237 (miglioramenti economici a favore dei dipendenti dello Stato); legge 14 giugno, n. 796 (aumento di paga alla truppa sul territorio nazionale: f. 1 per il soldato, 1, 15 per il caporale, 1,35 per il caporalmaggiore); Circ. n. 564 del 31 luglio (trattamento economico del personale mobilitato); b) 1941: Circ. n. 296 del 10 aprile (aumento del 40% dell' aggiunta di famiglia); R.D. - legge 19 maggio 1941, n. 583 convertito in legge con legge 10 marzo 1943, n. 507 (trallamento economico al personale in zona operazioni); Circ. n. 563 del 10 luglio (concessione di un assegno temporaneo di guerra e aumento dell'aggiunta di famiglia); Bando del 30 settembre (istituzione di un assegno speciale per il personale in zona operazioni); Bando del 24 ottobre (istituzione di un assegno speciale per il personale in Africa Settentrionale);
36 F. Trecco (magg. amm.). Un nuovo giornale di contabilità, "Rivista di Commissariato" n. 6/1941. Cfr. anche C. De Biase (magg. amm.), Come abolire il giornale di contabilità, "Rivista di Commissariato", n. 3/1942. 37 A. Bianchini, Le retribuzioni degli ufficiali dell'esercito in un secoln di storia, Roma, Memorie storiche militari 1980 (SME Uff. Storico), pp. 353-429 e E. D'Eramo, Anticipazioni a/le famiglie dei prigionieri e dispersi, "Rivista di Commissariato" n. 5/1942. 38 D. Robotti, Modeste riforme che s'impongono, "Rivista di Commissariato" n. 1/ 1942.
VI - Servizi trasporti, automobilistico e di amministrazione
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c) 1942: legge 24 marzo, n. 399 (istitu.Gione di un premio speciale per il personale militare delle FF.AA. che non beneficia di alcun trattamento economico di guerra); Circ. n. 468 del 1 ° luglio (trattamento del personale militare e militarizzalo appartenente alle forze armate operanti, ricoverato in luoghi di cura per ferite, lesioni o infermità dipendenti da causa di servizio); R.D. 26 settembre 1942, n. 1464 (concessione di uno speciale soprassoldo giornaliero ai comandanti di squadra combattente); d) 1943: legge 25 marzo, n. 259 (indennità di missione per sergenti maggiori, sergenti, graduati e militari di truppa). Servizio di cassa in guerra. Nessuna variante rispetto alle Norme del 1940.39 Ordinamento e reclutamento. La legge 22 gennaio 1942, che modifica l'ordinamento 1940, nulla innova per quanto riguarda il Servizio di amministrazione. TI successivo R .D. - legge 17 febbraio 1942 aumenta, rispetto al 1940, i colonnelli (da 22 a 29), i tenenti colonnelli (da 78 a 99) e il totale degli ufficiali in SPE (da 1470 a 1712). Nonostante il progressivo incremento dei Quadri , il grado massimo rimane quello di colonnello capo del Servizio come negli anni Trenta. Il reclutamento degli ufficiali in servizio permanente avviene sia attraverso l'Accademia di Modena sia - come per gli altri Servizi - con concorsi straordinari tra gli ufficiali di complemento: a) D.M. 6 luglio 1940 (concorso per titoli ed esami per 74 posti per sottotenenti di amministrazione); b) D .M. 17 luglio 1940 (concorso per titoli per il reclutamento straordinario di 1500 sottotenenti in servizio permanente, con 200 posti riservati al servizio di amministrazione); c) Circ. n. 457 in data 18 giugno 1942 ( 13 sottotenenti in servizio permanente di amministrazione tratti dai sottufficiali frequentatori del IX corso di accertamento e completamento cultura); d} D.M. 26 marzo 1943 (concorso per titoli per il reclutamento straordinario di 2540 sottotenenti in servizio permanente, dei quali 60 tenenti e 60 sottotenenti di amministrazione). Per tutti i particolari sulla gestione amministrativa degli Enti mobilitati , relativa sia al personale che ai materiali, sul trattamento economico, cassa, contratti, ccc. rimandiamo al volume del maggiore d'amministrazione Ettore Chcccacci, La gestione amministrativo-contabile degli Enti mobilitati - guida tecnico-pratica (1942), con prefazione del Capo del Servizio col. Medoni, che si apre con prescrizioni generali di piena attualità: La contabilità deve rappresentare con chiarezza e fedeltà fatti amministrativi. Ogni ente autonomo è una pubblica amministrazione, più o meno importante a seconda
JV Cfr. anche M. Paoletti, /I servizio di ca.ua in guura, "Le Forze Armate" 9 aprile 1943, n. 1894.
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La logistica dell'esercito - Vol. N
dell' entità della gestione, obbligata a documentare nel modo prescritto l'impiego della denaro e dei materiali. I comandanti di piccoli reparti, resi autonomi, sono spesso ossessionati dalla tema di errare e perciò rifuggono dall'effettuare le spese più necessarie o non liquidano competenze legittimamente dovute al personale dipendente. Devesi combattere tale sentimento che opprime ed annulla qualsiasi atlività e fa mancare ad un preciso dovere disciplinare. Si consideri che chi agisce - quando opera con onestà e criterio - difficilmente erra ed il suo eventuale errore è quasi sempre rimediabile. Invece citi non agisce trascura le necessità del suo reparto e lede gli interessi dei suoi dipendenti. L'applicazione delle disposizioni non va limitata al semplice rispetto formale di esse, ma deve essere sempre illuminata e guidata da un vigile e coscienzioso senso di raziocinio interpretativo. Oltre alla norma, all'indirizzo e , se occorre alla remora che vengono dal di fuori. c iascuno deve aggiungere la comprensione, la vigilanza e la costante disciplinata opera. L ' organizzazione interna ed il ritmo di lavoro di ciascun ente debbono essere ispi rati a semplicità, sveltezza e sicurezza. Qualsiasi inceppamento nell' attività amministrativa, oltre ad ostacolare e ritardare il conseguimento del fine, ha sempre riperc ussioni più o meno profonde e visibili sulla disciplina dei reparti e s ul loro rendimento. La contabilità del denaro va tenuta distinta da quella dei materiali. L ' uso razionale del materiale ed il recupero di quello ancora suscettibile - in tutto od io parte - di utilità, sono doveri imperiosi dell'ora presente. I doc,umenti contabili debbono. innanzitutto. servire all'ente per seguire l'andamento della gestione, per i necessari controlli del de naro e dei materiali dei quali deve rispondere e per documentare, in modo sicuro ed a tutti gli effetti, le operazioni eseguite. La diligenza e la precisione sono manifestazmni d1 ordine e disciplina, nonché coefficienti di tranquillità e sicurezza per i comandanti di corpo e gli agenti responsabili. La contabilità dei reparti mobilitati deve essere tenuta al corrente giorno per giorno. Le esigenze e le evenienze di guerra possono rendere impossihilc o difficoltosa la regolarizzazione di partite lasciate in sospeso. Improvvisamente. o con semplice preavviso, il comandante, gli ufficiali di amministrazione cd, in generale, tutti gli agenti ai qnali è affidata la gestione o la custodia del denaro e dei materiali. potrebbero lasciare l'ente e quindi deve essere sempre possibile. solvo casi eccezionali, dare ed assumere le consegne. Ciò potrà farsi solo se le contabilità saranno regolari ed al corrente. La contabilità di guerra è stata, per quanto possibile, semplificala, la resa del conto facilitata cd i termini abbreviati. La revisione esercitala a brevissima scadenza presso gli uffici revisione delle armate permette di conoscere suhito se si sia incorsi in errori e di avere utili ammaestramenti e consigli. La contabilità degli assei,'lli al personale, la gestione del villo e <lei foragi,>i sono basate sulla dimostrazione della forza. Occorre seguirne le variazioni al fine di soddisfare regolarmente il personale delle competenze in contanti ed in natura. Tali operazioni hanno notevoli ripercussioni morali. Il lavoro contabile deve svolgersi con ordine sistematico. Va curata l'organizzazione interna del lavoro negli uffici , ma soprattutto occorre buona volontà e spirito di sacrificio. Le difficoltà contingenti vanno risolte con una ponderata iniziativa. li lavoro contahile va vigilato assiduamente perché sia compiuto con diligenza e precisione. Animare, stimolare ed istruire il personale esecutivo. Chi firma un documento contabile deve rendersi ragione della sua corrispondenza con la realtà. Le finzioni contabili, la "calce mistica" sono il prodotto di mentalità largamente superata.
VI - Servizi trasporti, automobilistico e di amministrazione
287
Il rendersi ragione, di persona, della reallà dei falli ammjnistralivi, coslituisce l'esercizio di un dovere e ili una prerogaliva devolula al grado e non significa sfiducia o menomazione degli inferiori. La conoscenza dei particolari permette di eliminare inconvenienti e deficienze dell'azione amministrativa, di illuminare ed eliminare angoli oscuri. L 'azione di controllo va intensificata quando il personale dipendente non possieda la necessaria conoscenza del servizio o non dia sufficiente affidamenlo. 40
40
E Cbeccacci, Op. cii., pp. 3-6.
CAPITOLO VII
PRINCIPALI RISVOLTI LOGISTICI DELLE OPERAZIONI SULLE ALPI OCCIDENTALI E IN GRECIA (1940- 1941)
I. Le operazioni alla frontiera occidentale contro la Francia ( 10-24 giugnu 1940): primu "test" rivelatore 1 Il ciclo operativo del giugno 1940 sulle Alpi Occidentali contro la Francia, pur essendo estremamente breve e pur limitandosi di fatto a quella guerra sulle Alpi in spazi relativamente ristretti che era stata sempre la prospettiva prevalente nella nostra organizzazione militare e nella mentalità dei Quadri, mette in luce serie deficienze logistiche in cui effetti sono - per questa volta - attenuati dalla brevità e scarsa intensità dei combattimenti (solo 4 giorni) contro un nemico ormai prossimo alla resa perché sconfitto sul fronte occidentale. Vi partecipano inizialmente 22 divisioni inquadrate in 6 corpi d'armala e 2 armale, per un lolalc di 5613 fucili mitragliatori, 4271 mitragliatrici, 2487 mortai da 45, 664 mortai da 81, 2949 pezzi di artiglieria (1922 di piccolo calibro, 1008 di medio calibro, 19 di grosso calibro), 30 carri annali, 50.000 quadrupedi. E' previsto un rinforzo di altre 2 divisioni, più un battaglione carri e 2 autogruppi. La divisione - standard di fanteria è da montagna, con 2 gruppi d ' artiglieria da 75/13 someggiali e I da 100/17 mod. 16 carrellabile, sezioni di sanità e sussistenza, 4 ospedali da campo, nucleo chirurgico, autodrappello e ufficio postale. Vi sono forti deficienze in tutti i Servizi, anche perché le unità affluiscono in zona di radunata sul piede di pace e si vanno mobilitando sul posto. Nonostante il progressivo rafforzamento dell'esercito nel 1939, molte Grandi Unità all' inizio delle ostilità sono ancora incomplete e continuano a ricevere - con ovvi inconvenienti - uomini e materiali nel corso delle operazioni. Ad esempio il corpo d ' armata alpino pur essendo al completo di personale, carreggio e automezzi ha solo il 70% dei quadrupedi previsti dall'organico. Il I corpo d ' armata ha il 65-75% di personale, il 40-75% di quadrupedi e il 50% circa di carreggio e automezzi. TI TV corpo ha il 65-74% di personale e il 45-65% di quadrupedi, con il carreggio e gli automezzi delle unità dipendenti oscillanti dal
I Cfr. soprattutto Historicus, Op. ril., pp. 9.'i-101 e AIISSMF., RP.(l. M/7 , R~cc..
318/3.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
33 al 100%. Nella l" armata mancano le mumzioni per cannoni da 149/40 e per obici da 210/22 e le cariche di lancio per obici da 300/15 c per mortai da 420/12: per questi ultimi, i reparti non dispongono neppure delle tavole da tiro. Molto carenti, per quantità e qualità, sono anche i materiali del genio. Poiché i Servizi di campagna sono incompleti, le Grandi Unità si devono appoggiare più del previsto agli organi esecutivi dei Servizi territoriali preesistenti, con seri vincoli per la loro libertà d'azione e per la loro effettiva capacità di movimento. Ciò avviene soprattutto per il Servizio di sanità, con prevalente ricorso a ospedali civili convenzionati inlegrati da ospedali da campo impiantati dai corpi d'armata (non sono costituiti lazzaretti e campi contumaciali); per il Servizio di commissariato, con largo ricorso alle risorse locali con particolare riguardo alla panificazione; per il Servizio di artiglieria, con l'impianto dei magazzini d'armata presso le sezioni staccate e i depositi territoriali e l'utilizzazione quali organi direttivi di rifornimento e smistamento delle stesse direzioni di artiglieria territoriali (in particolare di quella di Alessandria); per il Servizio automobilistico, con l'utilizzazione di officine civili convenzionate e l'impianto di depositi carburanti quando possibile sui preesistenti depositi territoriali. Oltre tutto, l'afflusso di truppe e materiali alla frontiera nel quadro delle misure di rafforzamento è ostacolato, a fine 1939, dalla difficoltà di reperire locali a causa del rifiuto dei proprietari di cederli spontaneamente in affitto. Non è possibile procedere a requisizioni, perché non sono state dichiarate le misure di mobilitazione generale o parziale. L'Intendente della 1" armata rappresenta l'inconveniente al Ministero, e poiché l'Art. 2 (lettera C) delle vigenti norme sulle requisizioni prevede che le norme stesse siano applicabili - oltre che in caso di mobilitazione - in ogn_i caso in cui con decreto del Capo del Governo ciò sia ritenuto necessario, propone formalmente al Ministero stesso di provocare l'attuazione urgente di tali disposizioni 2 (che non risulta sia avvenuta). Per deficienza di idonee infrastrutture e per aderire maggiormente alle Grandi Unità con l'organizzazione logistica di Intendenza, si ricorre largamente all'impianto di frazioni di magazzino. Ad esempio nella I" armata il magazzino di artiglieria si articola in ben 13 frazioni; il magazzino viveri e avena in 3 frazioni, il magazzino grano, paglia e legna e il magazzino speciale VE in 2 frazioni, il magazzino speciale genio in 4 frazioni, il parco automobilistico di armata costituisce 9 depositi carburanti. Il funzionamento dei Servizi è comunque favorito dall'iniziale atteggiamento difensivo. Per contro il dispositivo logistico entra in crisi quando, nel pomeriggio del 20 giugno, Mussolini per esigenze meramente politiche legate all'ormai immfoente resa della Francia ordina di passare immediatamente all'offensiva, il che avrebbe richiesto, anche in
2 Lei. n . 138/SM in data 14 ouobre 1939 dell'intendenza l" armata (AUSSME, Rep. M/7, Racc. 3 18/3).
Vll - Operazioni sulle Alpi Occidentali e in Grecia
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relazione aJle carenze logistiche, un complesso di spostamenti di truppe, Servizi e artiglierie e di predisposizioni logistiche per il quale sarebbero stati necessari - secondo il Capo di Stato Maggiore Generale almeno 25 giorni. Il Servizio di sanità è approntato nella misura del 75% e manca del 50% delle autoambulanze, deficienza la cui gravità non richiede sottolineature; il funzionamento è tuttavia favorito dalla relativa esiguità delle perdite (631 morti, 2493 feriti, ben 2150 congelati). La politica di sgombero è così definita: a) ricovero negli ospedali da campo di corpo d'armata solo dei malati e feriti leggeri prontamente recuperabili o molto gravi, per i quali non è possibile e conveniente lo sgombero; b) ricovero dei feriti recuperabili entro 30 giorni negli ospedali di armata; e) ricovero dei malati e feriti recuperabili oltre 30 giorni negli ospedali con funzioni di centro di raccolta per gli sgomberi sulla zona territoriale, dove vengono avviati anche i malati e feriti ricoverati negli ospedali civili e - se necessario - anche quelli ricoverati negli ospedali di corpo d'armata. Il Servizio di commissariato è approntato anch'esso al 75%. Le risorse locali sono sfruttate specie per pane, carne, vino, fieno e legna. Sono accantonate nei vari magazzini I O giorni di scorte di viveri. Le dotazioni e scorte di viveri - senza contare i depositi di copertura e le dotazioni viveri di riserva e generi di conforto - raggiungono le 60.000 t. Notevoli difficoltà incontra la panificazione; per il rifornimento della carne si prescrive la costituzione di parchi buoi, dimostrazione indiretta della difficoltà di far affluire alle truppe la carne con autofrigoriferi, per deficienza di strade o di automezzi speciali. Da rilevare anche che i 2150 congelati - in numero uguale ai feriti - dimostrano forti carenze nel vestiario e nell'equipaggiamento invernale e da montagna, carenza i cui effetti sono fortunatamente temperati dall' inizio della stagione estiva. li Servizio di artiglieria, anch' esso deficitario, richiede ingenti movimenti di munizioni. La 111. armata dal maggio al 15 giugno 1940 fa affluire in zona operazioni per ferrovia 2260 q di materiali e 28950 q di munizioni con l'impiego di 225 carri ferroviari, e trasporla per via ordinaria 16324 quintali di munizioni. Le maggiori deficienze si verificano nel Servizio trasporti e nell 'organizzazione del Servizio delle tappe. Particolarmente gravi - in relazione al terreno e alle condizioni della rete stradale - sono le deficienze di salmerie e di carreggio. In linea generale, le maggiori esigenze di autotrasporto sono quelle relative ai materiali di commissariato e di artiglieria e ai movimenti di truppe. Dal 19 al 22 giugno le unità automobilistiche della I 11. armata trasportano 12.170 uomini, dei quali 7 .070 di fanteria e granatieri e 4.600 delle truppc alpine. Nella stessa 111. armata, dal I O al 15 giugno gli autotrasporti di generi e materiali di commissariato ( I 09.793 q) superano di gran lunga quelli di munizioni e materiali di artiglieria (19.620 q); questi ultimi a loro volta sono inferiori ai ma-
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
teriali automobilistici (22.91 O q). Scarsi i materiali del genio trasportati (8.738 q) e trascurabili i materiali di sanità (250 q). Queste cifre rendono bene le caratteristiche della campagna, che dal punto di vista logistico si riassumono in gran parte nell'assicurare il movimento delle truppe e il loro vellovagliamenlo, più che nell'alimentare il comballimento. Da un punto di vista strettamente strategico e operativo la campagna delle Alpi Occidentali dice ben poco di nuovo: non poteva essere una novità la difficoltà di rompere un efficiente sistema fortificato in terreno montano con mezzi di fuoco scarsi e antiquati. Da un punto di vista logistico, a parte i1 problema del controllo degli organi esecutivi al livello di armata al quale già si è fatto cenno non vi emergono carenze dottrinali, ma piuttosto difetti di applicazione non sempre giustificabili e solò in parte attribuibili a improvvida direzione politica. Le forti deficienze a fronte di un impiego operativo effettivo di soli 3 giorni lasciano trasparire il mollo, troppo lavoro organizzativo ancora da fare per costituire delle unità veramente in grado di combattere. Eppure già da anni, in Europa, spiravano venti di guerra, mentre la guerra in montagna e contro la Francia nel 1940 non era certo una sorpresa per il nostro esercito e da tempo era in atto un rafforzamento del dispositivo militare al confine occidentale.
2. La campagna di Grecia (28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941) 3 Caratteri ge11erali
A parte il raccordo meramente cronologico (4 mesi da fine giugno a fine ottobre 1940), la campagna di Grecia è quella più direttamente collegata - per la sua natura e impostazione e soprattutto per gli inconvenienti logistici che ancora una volta essa rivela - alla campagna contro la Francia. Nulla di nuovo: l'apparato logistico (e con esso l ' intero slrumcnto), messi mollo più severamente e mollo più a lungo alla prova, vi lasciano prevedibilmente trasparire - amplificati - gli stessi difetti che già erano emersi specialmente in Spagna e sulle Alpi Occidentali. Su un piano più ristretto le operazioni, condotte in terreno difficile e in condizioni climatiche avverse, risentono in misura spesso determinante di deficienze logistiche ampiamente prevedibili e anche previste, comunque non nuove. Nella relazione (in data 29 giugno 1939) su un'ispezione compiuta in Albania dal 19 al 26 giugno 1939, il Capo di Stato Maggiore Generale maresciallo Badoglio rileva molteplici deficienze di carattere logistico alle quali - egli afferma - bisogna porre rimedio con urgenza.
3 Cfr. soprattutto SME, Uf. Storico, La campag11a di Grecia, Roma, 1980, Tomo I (con particolare riguardo ai capitoli XTV e XV) e Tomo TT; Historicu s, Op. cit., pp. 133 138 e 153- 160; U. Cavallero, Op. cit. (periodo dicembre 1940 - aprile 1941).
VII - Operazioni sulle Alpi Occidentali e in Grecia
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Durante le recente occupazione quasi incruenta dell'Albania, secondo Badoglio, in un terreno difficile e privo di buone strade le truppe celeri hanno perduto la loro celerità, anche perché i loro automezzi erano ridotti al minimo per difficoltà di pronto scarico dei piroscafi. I collegamenti non hanno funzionato e l'unico mezzo di lrasmissione ha finito con L'essere la motocicletta, perché i radiotclegrafisli per difeuo di addestramento non erano in grado di far funzionare la radio. Più in generale, le truppe erano composle per la maggior parte da richiamati che non conoscevano le armi, i mezzi, i materiali e i mezzi di trasporto. Solile - e gravi - deficienze per i trasporti marittimi, dove evidentemente non funzionano bene gli organi di direzione e gestione: le operazioni di requisizione di piroscafi e, specie, quella di imbarco e sbarco hanno preseulalU uuu puc.;hi gravi difelli: reparti destinati a sbarcare per primi, imbarcati sul piroscafo più lento; invio di piroscafi di pescaggio superiore ai porti di destinazione; piroscafi non adalti al carico di automezzi e conseguente ritardo delle sbarco di un battaglione autotrasportato; frazionamento dei reparti nel carico; ritardo nello scarico dei carri armali perché occupala la banchina da unità. Notevole, altrcsl, il gravissimo errore dell' invio, dalla base di Durazzo, di fusti di gasolio anziché di benzina, cosicché la qua~i totalità dei mezzi motorizzati e meccanizzati rimase immobilizzata proprio nel momento in cui occorreva avanL.ate t-avic.JaJJ11.:11lc.. Data Ja Sl:arsa e ùi:surganizzala resistenza albanese. i lamentati inconvenienti non hanno avuto come conseguenza okote altro che disordine, ritardi, sperpero di materiali. disagio di truppe. Però, soprallullo gli ufficiali di Stato Maggiore hanno bisogno di meditare su tali inconvenienti, per evitare assolutamente il ripetersi di es si io eventuali cooLingenze avvenire. Le nperazioni di sbarco sono complesse: il tempo dedicato a preparar/e non è perduto e dà garanzia di un successo pronto ed economico [nosLra sullolinealura - n.d.a.J.
Badoglio prosegue con una lunga serie di deficienze logistiche e di possibili rimedi che evidentemente - come il problema del naviglio e degli sharchi - forse ritenendo lo scacchiere di scarsa importanza futura non sono poi presi in alcuna considerazione, con grave pregiudizio per il successo delle operazioni di fine 1940: a) l'organizzazione logistica deve essere creata al più presto, tendendo a ridurre al minimo i trasporti dalla madrepatria con lo sfruttamento delle risorse locali e impiantando una raffineria a Valona; b) la riduzione degli assegni per i militari di Albania, che vivono in condizioni disagiate, ha destato vivo malumore; c) la popolazione civile affolla gli ambulatori militari (circa 2000 visite al giorno), che somministrano gratuitamente i medicinali. La sanità militare non è più in grado di provvedere. Occorre, a cura del sotlosegretario competente, assegnare i medicinali o fornire i fondi alla sanità militare [questa meritoria azione umanitaria sottrae dunque medicinali alle truppe - n.d.a.]; d) strade: "problema urgentissimo è quello delle strade che sono, di massima, scarse numericamente e deficienti quaJitativamente. I rifornimenti si compiono a falica: i mezzi automobilistici si logorano rapidamente. Di più è compromessa la celere manovra delle truppe che vedono localizzate e diminuite le loro possibilità"; e) automezzi [eloquente accenno ai limiti della nostra motorizzazione
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La logistica dell'esercito - Vol. !V
militare - n.d.a.l: "nell'interesse dell'Erario sarebbe utile favorire l'acquisto, per uso militare, di automezzi che sono sul posto, perché, per la natura delle strade albanesi, più adatti del nostro materiale che va soggetto a logorio fortissimo e rapido"; t) organizzazione di Comando: costituire i Comandi, le direzioni e i Servizi necessari. Costituire i necessari Comandi intermedi (al momento fanno capo direttamente al Comandante Superiore 6 divisioni, più truppe suppletive corrispondenti a due divisioni); g) porli: Durazzo e Valona sono gli unici due porti di importanza militare. Durazzo deve svolgere il compito di base principale di alimentazione in Albania: occorre aumentare i fondali e dotarli delle attrezzature necessarie. Valona è una rada facilmente difendibile che può fungere da base sussidiaria di Taranto: indispensabile costruirvi con urgenza un pontile idoneo all'attracco dei piroscafi e del naviglio militare leggero. In ambedue i porli devono essere costruite le infrastrutture necessarie per la marina. Le successive vicende della guerra dimostrano che poco o nulla si è tenuto conto di queste lucide indicazioni del giugno 1939. In senso generale non si può parlare, per la campagna di Grecia, di sorpresa logistica, nè di semplice imprevidenza logistica che vanifica il raggiungimento degli obiettivi strategici. Ci si trova di fronte a un caso esemplare in negativo, perché mai era avvenuto in passato che l'organizzazione e condotta di una campagna prescindessero in tale misura dai più elementari concetti che erano e sono alla base di qualsiasi organizzazione logistica, anzi - in senso lato - di qualsiasi organizzazione. A parte l'ovvio principio che un'organizzazione logistica - specie oltremare - ha bisogno di sufficiente spazio di tempo e di chiara e tempestiva indicazione di obiettivi, forze e modalità d'azione, le campagne precedenti avevano messo in evidenza un complesso di esigenze e di lacune, che erano certamente note non solo ai militari, ma anche ai politici, non escluso lo stesso Mussolini : a) inconvenienti derivanti da inframmettenze politiche che fatalmente portano a trascurare le esigenze logistiche e a chiedere allo strumento più di quanto esso può dare. Conseguente necessità di una catena di comando chiara e che lasci agli organi direttivi tecnico-logistici - da prevedere nel numero necessario e proporzionato alle funzioni da assolvere - la dovuta autonomia, pur mantenendo fermo il principio della loro dipendenza dalla catena di comando; b) necessità di costituire gli organi direttivi dei Servizi d'Intendenza prima dell'inizio della campagna e fin dal tempo di pace; e) necessità - specie in operazioni oltremare - di disporre di un adeguato volano di organi, mezzi di trasporto, generi e materiali per fronteggiare gli inevitabili imprevisti mantenendo la libertà d'azione del comandante; d) inconvenienti - ricordiamo le campagne d'Eritrea - derivanti dall'invio oltremare di uomini non inquadrati in unità organiche e non provvisti di dotazioni, mezzi di trasporto, organi logistici, equipaggiamento idoneo:
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e) necessità di disporre di un'accurata organizzazione degli imbarchi e sbarchi e dei porti, oltre che di sufficiente quantità di naviglio adatto al trasporto di unità organiche e di quadrupedi, automezzi e munizioni (ricordiamo, in merito, gli inconvenienti delle guerre d'Etiopia e Spagna); f) necessità di organizzare accuratamente, prima dell'inizio delle operazioni, la base logistica principale oltremare, i trasporti e il sistema stradale di raccordo con le unità operanti; g) importanza, in terreno montano con strade scarse e cattive, delle salmerie anche per il someggio delle artiglierie leggere; salmerie peraltro soggette a rapido logoramento e richiedenti adeguato inquadramento e adeguata alimentazione anche di foraggi freschi e fieno; h) necessità di un'attenta valutazione preventiva dell'ambiente naturale (clima e terreno) sia per decidere la data più propizia dell'inizio delle operazioni, sia per individuare in tempo utile le esigenze relative al vettovagliamento e all'equipaggiamento delle truppe. Nessuna di queste premesse - che, va sottolineato, sono in massima parte condizione necessaria anche se non sufficiente per il successo, non semplici indicazioni ottimali - si realizza nel caso della campagna di Grecia, la cui fisionomia logistica è, in fondo, abbastanza semplice: a) supporto logistico dimensionato e sufficiente solo per le forze iniziali e il tipo di azione - breve e praticamente incruenta - che si assicura dovrebbero condurre; b) successive, gravissime difficoltà derivanti nei primi giorni dal maltempo e dallo stato delle strade, e subito dopo dalla improvvisa necessità di alimentare - in terreno montano e con i rigori dell'inverno forze enormemente superiori a quelle inizialmente previste, impegnate in duri combattimenti, in una situazione caotica nella quale l'intera organizzazione militare italiana e non solo quella logistica, mostra lirniti peraltro non nuovi e acquista risalto il problema dei trasporti, delle strade, dei porti, del naviglio.
Organizzazione di comando Vanno richiamati , in prima istanza, i primari rinessi logistici dell'anomala situazione del vertice già messa in luce (il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, maresciallo Graziani, comanda le truppe in Africa Settentrionale; il Capo di Stato Maggiore generale, Cavallero, da dicembre 1940 è comandante in Grecia; il Sotto Capo di Stato Maggiore generale è anche sottosegretario alla guerra, cioè, in pratica, Ministro e può quindi sia sostituirsi al suo superiore in Albania, sia scavalcarlo avendo accesso diretto a Mussolini). A parte la caotica situazione degli organi che dovrebbero fornire direttive strategiche chiare e tempestive predisponendo con visione unitaria i necessari rifornimenti, si succedono, nell'estate 1940, ordini e contrordini, con continue interferenze di Mussolini e di altre autorità politiche. Non migliore è la strnttura di comando e controllo a livello locale. Erano disponibili 8 divisioni e il "raggruppamento del litorale" a livello
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divisione, quindi considerato anche il terreno l'esigenza - del resto individuata dallo Stato Maggiore - era chiara: un Comando di annata con relativa Intendenza, e almeno due Comandi di corpo d'armata (possibilmente, tre). Naturalmente, questi due fondamentali e insostituibili livelli logistici avrebbero dovuto avere quanto meno i non certo abbondanli organi direttivi ed esecutivi - con relative dotazioni - previsti dalle Norme del 1940. Dopo un tira e molla dove prevalgono ragioni sicuramente estranee alle pure esigenze tecnico-militari, solo il 20 ottobre - cioè 8 giorni prima dell'azione - lo Stato Maggiore dispone la costiluzion~ di due Comandi di corpo d'armata e invia solo i generali con un ridolto nudeo di collaboratori, senza gli indispensabili organi direui vi ed esecutivi logistici, senza mezzi di collegamento, ecc .. Al Comando superiore Albania fanno così direttamente capo, all'inizio, ben 7 redini tattico-logistiche: 3 nel settore principale del'Epiro (I C.A. e 2 pedine aulonome al livello di divisione); 2 nel settore macedone (1 C.A. con una divisione, più una divisione di riserva), 2 nel settore Jugoslavo (2 divisioni). A fronte di questi molteplici e distinti canali di rifornimento non esiste un'Intendenza, ma solo una direzione superiore dei Servizi lurgllIIlentc incompleta, che dovrebbe "essere graduai mente convertita in Intendenza" (ma perché, se si prevedeva un'azione così breve?). Si tratta di una soluzione non prevista dalla regolamentazione e contraria alle più elementari norme di buon senso, che non può essere giustificata nemmeno dalla prospettiva di un'azione facile e rapida. La situazione non migliora affatto quando, fallita l'offensiva iniziale, affluiscono disordinatamente dall' Italia ingenti forze. Viene decisa la costituzione di due armate e, con esse, di un' Intendenza superiore e di due Intendenze d'armata che entrano in funzione il 10 dicembre 1940 (le Norme del I 940 non prevedevano tale Intendenza superiore, ma solo lnlcndenze di armata). Le attribuzioni dovrebbero essere le seguenti: a) Intendenza superiore: organizzazione delle basi logistiche in corrispondenza dei porti e dei relativi magazzini, rifornimento delle frazioni di magazzino avanzate, sgombero dei feriti e ammalati dagli stabilimenti sanitari di 2 ° sgombero (al livello di armata) a quelli di 3° sgombero o "territoriali" (in Albania) e alle navi-ospedale; b) Intendenze di armala: rifornimenti dalle frazioni avanzate di magazzino ai corpi d'armata e sgombero dei feriti e ammalati dagli ospedali da campo di 1 ° sgombero (corpo d'armata/divisione) a quelli di 2° sgombero; e) Comandi di corpo d'armata: rifornimento degli organi esecutivi delle divisioni e sgombero dei feriti e ammalati dai posti di medicazione sugli ospedali di l O sgombero (quando non effeltuato da autoambulanze decentrate alle divisioni); d) Comandi di divisone: alimentazione dei reparti e sgombero feriti dai posti medicazione sugli ospedali di l O sgombero, con modalità da stabilire a cura dei corpi d'armata. Soluzione, questa, solo apparentemente razionale e in linea con lo spirito - se non col la lettera - della regolamentazione, ma in realtà ta-
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le da trascurare fattori come l'effettiva disponibilità di organi, mezzi e materiali, le caratteristiche dei canali di rifornimento, l'estensione relativamente ristretta e la fisonomia unitaria del teatro di operazioni, gli ammaestramenti delle guerre d'Etiopia e Spagna. Mancano semplicemente gli organi direttivi ed esecutivi necessari per costituire - sia pure in misura ridotta rispetto agli organici - tre Intendenze. Così stando le cose, non ci si può meravigliare se la loro costituzione ritarda. L'ordine di costituire l'Intendenza superiore è emanato dal Comandante Superiore in data 13 novembre 1940, con data di costituzione retroattiva (5 novembre).4 Ciononostante, lo Stato Maggiore con messaggio n. 012590/407 in data 2 dicembre 1940 solleC:ita la costituzione e mobilitazione della stessa Intendenza (e si noti che ciò avviene nel periodo di massima crisi logistica).5 Dal canto loro le Intendenze di armata non dispongono dei volani logistici previsti dalle norme, e bisogna anche tenere conto delle misure straordinarie e ad hoc che richiedono continuamente le improvvise, forti oscillazioni (verso l'indietro, purtroppo) del fronte e il conseguente afflusso non programmato di rinforzi nei vari settori, tra 1' altro sovente privi di organi logistici. Sarebbe stato necessario un sistema con fisionomia il più possibile unitaria e flessibile, con gradini ridotti al minimo e largo ricorso a rifornimenti a domicilio anche aerei . Gli anelli di rifornimento al di sopra della divisione avrebbero dovuto essere quelli previsti dalla regolamentazione, cioè solo due (Intendenza e corpo d'armata) e non tre. Il 2° anello avrebbe dovuto essere costituito non dalle armate, ma da delegazioni d ' Intendenza (naturalmente fornite dai rispettivi organi direttivi) da costituire, dove, come e quando possibile e conveniente - così come era avvenuto in Etiopia e Spagna - e da affiancare a uno o più corpi d ' armata, con il compito di coordinare gli schieramenti avanzati degli organi di Intendenza. In tutti i casi - e al di là dei possibili rimedi - una cosa è certa: la struttura di comando e controllo logistico non risponde alle esigenze di flessibilità richieste da11a situazione operativa e oltre a risultare al tempo stesso macchinosa e povera di organi direttivi dei vari Servizi là dove essi occorrono, lascia troppo spesso le divisioni - a suo tempo alleggerite al massimo - prive di quel supporto logistico ravvicinato retrostante che i nuovi criteri dottrinali presupponevano e rendevano - più che necessario - indispensabile per le più immediate esigenze quotidiane anche di divisioni al completo, quali non furono mai quelle di Grecia.
Evoluzione dell'organizzazione logistica Il generale Visconti Prasca definisce "nulla" l' organizzazione logistica di campagna all'atto della sua assunzione del comando (giugno 4 5
AUSSME, Rep. M/7, Racc. 518/2. ivi.
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1940). In realtà, almeno fino al settembre 1940 essa è semplicemente quella di un corpo d'armata territoriale, senza gli organi e mezzi al livello di corpo d'armata e armata mobilitali che sono necessari per condurre una campagna oltremare, che non sia la facile occupazione pronosticata da Ciano, Jacomoni e Mussolini: questa fisionomia iniziale grava su tutta la campagna. Le lacune logistiche sono tulle ben note sia agli organi centrali che al Comando Superiore Albania, ma le dotazioni - il cui livello è assimilabile a quello della campagna sulle Alpi Occidentali - sono ritenute sufficienti. Ali' allo della dichiarazione di guerra, per una forza da alimentare praticamenle coincidente con quella effettiva al 18 ottobre (113.000 uomini, 22.000 quadrupedi, 3.400 automezzi, 1.500 moto) sono disponibili 40 giornate di viveri e foraggi, 5 UNFOC per lulle le munizioni meno le bombe a mano, 2 UNFOC per le bombe a mano, 70 UNCEL. Le unità dispongono del 70% dei mezzi di trasporlo in organico, ad eccezione della divisione corazzata Centauro che ha gli automezzi al 90%; anche i reggimenti di cavalleria hanno i quadrupedi al 90%. Questi dati vanno interpretati e integrati, considerando anche che: a) su 30 gruppi di artiglieria divisionale e di corpo d'armata solo 12 sono da 75/13 someggiali; i restanti sono ippolrainati o motorizzati, quindi per aderire al movimento delle fanterie in lerreno montuoso abbisognano di buone strade che mancano; b) per i mezzi di trasporto in genere, a cominciare da quelli logistici e d'Intendenza, va considerata - oltre la sensibile deficienza del 30% rispetto a livelli organici non certo abbondanli - una serie di fattori che ne richiederebbero l'aumento: elevata distanza dei porti dalle truppe, assenza di ferrovie, elevatissimo logorio prodotto dalle cattive condizioni delle strade, forte carenza di organi di riparazione per gli automezzi, gravi carenze di automezzi specializzati e di autoambulanze; e) mancato potenziamento dei porti. Ne consegue che le operazioni di sbarco richiedono un tempo eccessivo e la limitata capacità dei porli non rende possibile aumentare in tempi ristretti l'afflusso contemporaneo delle truppe e dei rifornimenti, costringendo a scelte in ogni caso infelici; d) mancanza di equipaggiamento invernale e di materiali per baraccamenti, da valutare tenendo conto che le operazioni iniziano - specie per quella regione - ad autunno ormai inoltrato; e) necessità di orientare in tempi ristretti verso il confine con la Grecia, procedendo a onerosi spostamenti, l'organizzazione logistica d ' Intendenza che ai primi di ottobre gravita ancora verso il confine jugoslavo; f) organizzazione del movimento - manutenzione strade, Servizio tappe, disciplina del movimento e soccorso stradale, protezione e difesa antiaerea delle opere d'arte - embrionale, a causa della mancanza di organi specifici (non previsti al livello di corpo d'armata). Ciò aggrava notevol mente le difficoltà causate - lin dall'inizio - dalla scarsità e dalla cattiva manutenzione delle strade, sulle quali influisce anche la stagione invernale;
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g) aumento in tempi ristretti - a fronte della persistenza delle varie remore logistiche - della forza da alimentare, che il 1° novembre 1940 è di 185.000 uomini, 25.000 operai civili, 2.500 quadrupedi, 4.500 automezzi, a dicembre aumenta a circa 310.000 uomini, 45.000 quadrupedi e 7 .000 automezzi, il 20 febbraio 1941 è di 390.000 uomini, 48.000 quadrupedi, 9.100 automezzi, 4 .200 moto e il 12 aprile 1941, cioè nella fase conclusiva della campagna, raggiunge la massa imponente di 21.000 ufficiali, 471.000 sottufficiali e truppa, 65. l 00 quadrupedi, 13.200 automezzi, 4 .730 motomezzi, più 651 ufficiali e 12.560 sottufficiali e truppa ricoverati in stabilimenti sanitari di Intendcnza. 6 Il primo Comandante Superiore in Albania rin da agosto 1940, quando si profila la possibilità di un "colpo di mano" contro la Grecia, chiede il potenziamento delle truppe in Albania anche con artiglierie più idonee. La sua ottica è però distorta, e non sembra tener conto che aumentando i battaglioni devono proporzionalmente aumentare - oltre che le artiglierie - non solo i Servizi divisionali, ma anche quelli di corpo d'annata e d'armata (che non sono certo "rallentatori del movimento" ma suoi propulsori): poiché il tra~porto di nuove unità organiche in Albania a vrebbe chiesto un la~so di tempo probabilmente superiore a quello impiegabile dai Greci per accorrere a rinforzare l'Epiro, anziché inviare, in primo tempo, qualche divisione a rinfonare l' Albania sarebbe stato opportuno inviare un numero di battaglioni a rinforzare l'organico di 4uelle già esistenti portandole a quella forza numerica e a quella efficienL.a tattica (di 9 o meglio di 12 battaglioni) che non aveva la disgraziata divisione binaria. la cosl detta divisione del povero. In tal modo i trasporti si sarebbero limitali al personale e al materiale leggero. Si evitava l'immediato trasporlo degli ingombranti materiali tecnici e dei servizi delle di visioni, rallentatori gli uni e gli altri del movimento [nostra sottolineatura - n.d.a.]. Inoltre conveniva dotare le truppe d' Alhania, si eseguisse o no l ' azione contro la Grecia, di gruppi supplementari di artiglieria someggiata e da montagna poiché quella trainala da cavalli che costituiva in parte l'artiglieria di cui disponevano era inservibile in quelle zone montane prive di strade. 7
Il generale Visconti Prasca si preoccupa di chiedere ripetutamente rinforzi di automezzi, ma - anche se ciò non assolve i livelli superiori - non risulta avere mai richiesto rinforzi di altri organi direttivi ed esecutivi dei Servizi e di dotazioni, che in quella situazione e in quel terreno servivano come e più degli uomini. Sta di fatto che, anche per difficoltà - invero non tutte superabili - connesse con i trasporti marittimi, i rinforzi previsti non giungono in tempo utile per alimentare l'of-
6 Dali tratti da SME - Uf. Storico, LA campagna ai Grecia (Cit .), Tomo I, pp. 614 e 940. I dati ci1ati in Historicus, Op. rit., pp. 154 e 156 sono diversi (550.000 uomini, 75.000 quadrupedi, 52.000 automezzi ai primi di aprile). Anche la relazione Cavallero sui Servizi (Tomo I, pp. 893 e 899) parla d1 52 .000 automezzi, ma s1 riferisce con ogni prohabilità (vds. dati statistici, Tomo I. p. 899) a automezzi/viag gin impiegati per i principali Servizi d ' Intendenza. Cavallero infatti non parla di automezzi in carico o disponibili ma di ""numero di automezzi imp1egall" . espress10ne peraltro non chiara. 7 S . Visconti Prasca, lo ho aggredito la Grecia, Milano, Rizzoli, 1946, p. 33.
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fensiva iniziale. La situazione è aggravata dal rifiuto di Mussolini di prendere in considerazione la sensata proposta del Capo del II reparto dello SME generale Rossi, inviato sul posto, di ritardare l'inizio dell'offensiva a causa delle avverse condizioni atmosferiche che rendono le strade - già poche e cattive - impraticabili. Per il resto, Visconti Prasca conta sull'aviazione (il cui concorso, anche se non solo a causa del maltempo, viene meno) per rimediare alla scarsità di batterie someggiate e alla conseguente difficoltà di far procedere le unità di fuoco ippotrainate al seguito delle fanterie, sempre a causa della mancanza o dell 'intransitabilità delle strade.s Fallita l'offensiva iniziale dove vengono rapidamente alla luce le manchevolezze prima descritte, l'organizzazione logistica risente fino a tutto febbraio di circostanze tali da renderla, di per sè, oggettivamente inadeguata alle nuove esigenze e soprattutto all'aumento della forza: a) smobilitazione di consistente parte dell'esercito nell'ottobre 1940, che rende di fficilc costituire e avviare con celerità in Grecia unità organiche, ben affiatale, al completo di Servizi; b) difficoltà dei trasporti marittimi; e) contemporanea, inderogabile esigenza di tamponare in qualche modo le falle prodotte dall'offensiva greca, che si traduce in richiesta di truppe da avviare immediatamente al fronte anche senza i più elementari organi di sostegno logistico e senza rispettare i vincoli organici. 1n questa situazione, molti uomini male annali e peggio equipaggiati, senza armi pesanti e mezzi di trasporto, e senza una organizzazione di comando e logistica alle spalle pesano relativamente poco dal punto di vista operativo, e per contro aggravano le difficoltà logistiche, anche per il mancato accantonamento di scorte nell'ottobre 1940. L'organizzazione logistica si riassume così in uno sforzo sempre impari per fronteggiare con espedienti vari esigenze in rapido mutamento e progressivamente maggiori. Per questa ragione le scorte d'Intendenza - indispensabili specie in campagne d'oltremare - rimangono fino alla fine un sogno. Quando il maresciallo Cavallero assume il comando (4 dicembre 1940) il quadro che gli traccia l'Intendente non richiede commenti: alla data di oggi la consistenza dei magazzini. delle basi e dei depositi in Albania, è: viveri di riserva: nulla; equipaggiamento: minimo; indumenti di lana: zero; munizioni di fanteria: zero; muni.lioni di artiglieria: esaurite tutte le disponibilità; materiali del genio: praticamente nulli; materiale sanitario: insufficiente-9
A febbraio la situazione complessiva è migliorata ma dalle annotazioni di Cavallero sul suo diario si deducono, tra l'altro, le precarie condizioni di efficienza logistica - e quindi anche morali e operative dei reggimenti di fanteria:
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ivi, p. 98.
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G. Bucciante, Op. cii., p. 473.
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8 febbraio [...] Uno di problemi più importantj è quello dei muli. Bisogna am:ora farne affluire dall'llalia. La Julia" sta per ricevere due colonne salmerie con le quali avrà tutto il suo fabbisogno. Per le altre unità è in corso la raccolta nella Madre Patria. Forse non si arriverà per tutte. Pertanto penso ili dare alle unità un grado maggiore o minore di efficienza, per quanto riguarda le salmerie, a seconda del presunto impiego... 0
9 febbraio [ ...l Parto per Fieri. Arrivo al bivio di Lushnjc e visito la divisione " Lupi" in riordinamento (località Carbonara). Ogni reggimento ba 100 ufficiali e 2.500 truppa di fronte ad organici ili I 16 ufficiali e 3.300 truppa. Perdite in prigionieri: 78. Cause dei rovesci subiti (secondo il colonnello Gentilini): a) mancanza di mezzi ili trasporlo: due soli autocarri per viveri e dotazioni; b) scarsa istruzione dei reparti: erano stati completati con due richiami, uno il 25 novembre e uno il 5 dicembre; e) mancan1.a di viveri (quattro giorni seru:a rifornimenti); d) deficienza di mortai da 81 e mancanm di pezzi di accompagnamento (... l; e) deficienze quantitative e qualitative di nostre artiglierie; deficienze munizionamento di fronte a grande efficienza artiglieria nemica. Forte percentuale nostri colpi inesplosi [ ...]; t) le truppe banno iniziato l' offensiva con sola dotazione individuale di munizioni e per di più hanno sparato troppo (deficiente addestramento); g) troppe varietà di munizioni per fanteria; h) nelle carrelte munizioni le bombe da 81 sono separate dalle cariche aggiuntive. Vestiario: il pastrano non è idoneo. Si sporca e si lacera. Gli alpini appaiono più ordinati perché hanno la mantellina. Condizioni sanitarie; molte gashU<!ntc1iti, Jiss.:nlt:ria. probabilmente causa dhuso scatolame. Manca carne fresca o congelata. Postumi di congelamento: ogni giorno 7-8 uomini per reggimento vengono ricoverati all'ospedale. Chiedenti visita: 40 per reggimento al giorno (in media)[ ... ]. Telefono a Scuero dicendogli che quanto riferisce Marfugi c he è in contrasto con la noti.z ia che arrivano 950 quintali al giorno. Gli ordino di riprendere il direllore di commissariato perché quanto ba riferito non risponde a verità. Ordino che alla "Lupi'' sia dato vitto regolare altrimenti non si potrà meuerla a posto. Non bisogna fare tutto stando a tavolino. Bisogna parlare con i capi di sanità e di commissariato e questi devono andare a vedere le truppe [... J. Ordino a Bartirumo di dare disposi:rioni perché le truppe a riposo abbiano lo stesso trattamento viveri di quelle in linea. 10
Il periodo di marzo-aprile 1941 è caratterizzato da poco riusciti tentativi per costituire i volani logistici necessari in vista delle progettate offensive e per riordinare i reparti dando a ciascun livello gli organi e mezzi logistici previsti dall'organico. I livelli di armata e di corpo d'armata rimangono sempre deficitari di organi, mezzi e dotazioni: inevitabile quindi come il ricorso all'accentramento, specie per i mezzi di trasporto (salmerie comprese). La natura del terreno e la situazione impongono - quasi automaticamente - soluzioni al di fuori della norma che sono antiche, perché analoghe in alcuni casi a quelle della prima guerra mondiale, e al tempo stesso nuove e precorritrici.
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U Cavallero, Op. cit. , pp. 87-89.
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Ad esempio il Comando Vlll corpo d'armata nel dicembre 1940 dispone la trasformazione dei posti avviamento e distribuzione munizioni divisionali (previsti dalle Norme 1940 solo per l'artiglieria e il genio e normalmente senza materiali di riserva) in basi avanzate miste, con una consistenza di materiali a terra di 1 giornata viveri e foraggi, 2 giornate di viveri di conforto, I /2 UNFOC di artiglieria, I di fanteria, aliquote di vestiario ed equipaggiamento, 12 UCEL. Quindi, questi fondamentali organi logistici da semplici organi di distribuzione si trasformano in veri e propri organi pluriservizi di riserva. Nel febbraio 1940 il Comando 11" armata ordina di costituire basi logistiche divisionali comprendenti anche gli organi logistici reggimentali, e di creare zane di raccolta per le divisioni in riordinamento, con infrastrutture permanenti , un comandante responsabile e personale fisso per la custodia. Si impiantano anche veri e propri centri sanitari secondo un concetto poi prevalso nel tardo dopoguerra, riunendo insieme 5 ospedali da campo, 1 nucleo chirurgico, I sezione sanità e I sezione autoambulanze. Poiché non sempre vi sono idee chiare sulle competenze in materia di rifornimenti, in una lettera in data 4 gennaio 1941 il cumanùaute della divisione alpina Julia delinea una catena dei rifornimenti notevolmente diversa da quella prevista dalle norme: a) responsabili dei rifornimenti e sgomberi dalle linee alle basi divisionali e viceversa sono esclusivamente i comandanti di reggimento; b) responsabile dei rifornimenti e sgomberi dalla base divisionale agli stabilimenti retrostanti è il Comando di divisione (quindi, diversamente dalle norme, rifornimento dall'avanti all'indietro anche per gli organi divisionali). Date le difficoltà nei trasporti e le pessime condizioni delle vie di comunicazione, il comandante della "Julia" prescrive di non appesantire troppo le prime linee e di scaglionare in profondità materiali e mezzi, onde assicurare la possibilità di agevole alimentazione in caso di consumi eccezionali e al tempo stesso evitare l'abbandono in mano del nemico di ingenti quantitativi di materiali, in caso di oscillazioni della linea. Ma queste prescrizioni non hanno molto successo: per ragioni varie si giunge a costituire basi logistiche ad ogni livello ordinativo, con conseguente dispersione di mezzi e materiali. Concorrono a questo fenomeno - già tipico della prima guerra mondiale - la stabilizzazione del fronte da febbraio 1941 in poi, la riduzione per perdite o per altre ragioni degli scarsi mezzi di trasporto in organico ai reparti a fronte dell'appesantimento provocato dalla distribuzione di nuovi materiali, il frequente spostamento improvviso dei reparti da un settore all'altro che costringe i reparti partenti, per deficienza di mezzi di trasporto, a lasciare in posto i materiali meno indispensabili con relativo personale di custodia. Ne consegue un fenomeno tipico già della prima guerra mondiale e della guerra di Spagna: l 'affollamento e il disordine delle retrovie. Nel dicembre 1940, il lll corpo d'armata su una forza convivente al rancio di ben 63.000 uomini ne
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ha solo 18.000 inquadrati in battaglioni e gruppi di prima linea, ciò che richiede severi provvedimenti. Per altro verso, questa deprecabile gravi Lazione verso l'indietro è dimostrazione di un peso logistico delle unità combattenti che non poteva essere cancellato da un tratto di penna o sostituito da qualche ottimistico paragrafo della regolamentazione, ma richiedeva strumenti e mezzi adeguati. Si affermano anche i concetti - allora non previsti dalla norma - di centro Logistico (arretrato e avanzato) e di corpo d'armata quale gradino intermedio - per i principali Servizi - tra Intendenza e divisione. Ad esempio in previsione di un'offensiva il Comando dell'VIII corpo d'armata in data 22 febbraio 1941 chiede al Comando 11" armata (e non all 'Intendenza, come sarebbe più corretto), per le 4 divisioni dipendenti: a) 5 UNFOC per tutte le armi, delle quali 1/3 da accantonare a disposizione del corpo d'armata presso il centro logistico di Berati; b) 3 giornate di viveri a secco, di generi di conforto e di foraggi per tutte le truppe del corpo d'armata, e inoltre I 50.000 razioni di viveri a secco e generi di conforto e 40.000 razioni di foraggio a disposizione del corpo d'armata presso il centro logistico di Bcrati [in tal modo, possono essere costituite riserve anche al livello di divi sone]; e) rinforzo di organi sanitari (6 ospedali da campo in aggiunta ai I O disponibili; I sezione ambulanze in aggiunta all'unica disponibile; 3 plotoni porta feriti per le 3 divisfoni di l " schiera che debbono precorrere lunghi itinerari su mulattiere); d) rinforzo di mezzi di trasporto e di organi per il movimento (120 -150 autocarri leggeri in zona Berati; 3 sezioni autocarrette; 1 reparto salmerie con 3 sezioni di 200 muli ciascuna; 1-2 plotoni artieri per riparazione strade; 1 nucleo soccorso; 150-200 movieri; pattuglie milizia stradale; mezzi di collegamento telefonico), e) un battaglione carabinieri per il servizio di polizia nelle retrovie e 2-3 compagnie presidi arie per manovalanza e risanamento campo di battaglia. L'entità dei rinforzi richiesti - dettata dalla situazione - dimostra, senza bisogno di ulteriori commenti, sia il nuovo ruolo del livello di corpo d'armata sia l'esiguità dei suoi organi logistici, con particolare riguardo ai mezzi di trasporto e agli organi per la disciplina e il movimento stradale e il controllo delle retrovie.
Servizio di sanità Sull'andamento del Servizio e sulle esigenze che esso pone influiscono - come sempre accade - il cattivo funzionamento di altri Servizi, con particolare riguardo al vettovagliamento, all'equipaggiamento invernale, all'insufficienze di baraccamenti, alle difficoltà di sgombero dei feriti in terreno montano. Nella prima guerra mondiale e in tutte le campagne precedenti, per tacito accordo Ira i contendenti durante i mesi invernali le operazioni venivano sospese o ridotte al minimo; in Gre-
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eia il ciclo operativo più intenso - e a noi più sfavorevole - coincide proprio con i mesi invernali, con gravi conseguenze sullo stato sanitario delle truppe e sulle perdite. Tenuto anche conto della brevità del ciclo operativo, le perdite in Grecia sono le più forti di tutti gli scacchieri della guerra e mettono a dura prova il Servizio: 13.755 morti, 50.874 feriti, 25.067 dispersi (per la maggior parte caduti sul campo), 52.108 malati, 12.368 congelali. Malati e congelati sono in numero quasi pari a quello dei caduti e dei feriti e già di per sè - oltre che il notevole aggravio degli organi sanitari - dimostrano la precarietà delle condizioni sanitarie generali delle truppe. All'inizio della guerra i 5 complessi al livello di divisone agenti nel settore principale dell'Epiro hanno a disposizione 22 ospedali da campo, numero da ritenersi sufficiente. Difettano però gravemente le autoambulanze ( I sola sezione di autoambulanze per il settore dell'Epiro e I sola sezione autoambulanze per il settore macedone), i materiali sanitari, il personale medico. Scrive il generale Visconti Prasca: dovetti insistere molto per l'invio di sessanta autoambulanze che da tempo rimanevano inspiegabilmente giacenti nel porto di Bari come per gli altri afflussi di materiale. [I Ministero della guerra tergiversò a lungo prima di provvedere all'invio del personale e del materiale sanitario, rispondendo agli organi tecnici dell'Albania che avrebbe inviato il necessario soltanto in caso di guerra e facendo forse assegnamento su un preavviso di mesi. Il materiale che mancò per i nostri ferili nella seconda fase della guerra andò a beneficio dei tedeschi che dopo il settembre 1943 se lo portarono in Germania.
11 numero di 2 sezioni autoambulanze corrisponde, più o meno, a quello al tempo mediamente ritenuto necessario per un corpo d'armata su 2 o 3 divisioni: ma in Albania all'inizio della campagna vi erano 9 divisioni circa. Quindi - tenuto anche conto della lunghezza e delle condizioni dei percorsi - vi era stato inviato meno di 1/3 delle ambulanze che sarebbero state necessarie, o almeno che erano organicamente previste. Nella prima settimana di novembre giungono altre 3 sezioni autoambulanze e altre 2 sono in arrivo, ma la situazione non migliora; di 60 medici e farmacisti richiesti ne giungono solo 14. Lo sgombero dei feriti è il problema più impellente del primo periodo della guerra. r portaferiti non sono in numero sufficiente e mancano posti-letto presso le sezioni sanità, che non sempre possono essere raggiunte dalle ambulanze. Mancano anche le barelle, perché talvolta vengono trattenute e fatte proseguire con i feriti verso gli ospedali retrostanti, ove sostituiscono a loro volta i letti mancanti. ll 21 dicembre il diario del XXV corpo d'armala definisce le condizioni dei reparti "enormemente disagiate. Molti casi di assideramento e di congelamento. Le statistiche danno passati dalla sezione di sanità della sola divisione Modena, dal 9 al 15 dicembre, oltre 900 uomini fra feriti e ammalati". 11 Si ripete cosl quanto era avvenuto nella prima
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Cit. in SME - Uf. Storico, La campagna... (Cit.), Tomo 1, p. 415.
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guerra mondiale all'atto del passaggio - con gravi perdite - alla guerra di trincea: organi sanitari dimensionati per la guerra di movimento (e con il requisito della leggerezza che fa premio sulla capacità di ricovero, cura e sgombero) devono fronteggiare in qualche modo punte improvvise e molto elevate di perdite, in questo caso provocate da un elevato numero di malati, assiderati e congelati per i quali ben poco si può fare, se non sgomberarli al più presto con mezzi di trasporto che però difettano sempre. Ancor più drammatico il quadro tracciato dall'Intendenza 9" armata il 20 dicembre 1940, dopo i ripiegamenti le cui conseguenze sono aggravate da condizioni atmosferiche proibitive: alcune sezioni <li sanità delle divisioni dipendenti hanno, nei vari ripiegamenti, perduti gran parte dei loro materiali e non tutte hanno le proprie salmerie, di guisa che auualmente dispongono più che di veri e propri reparti someggiati o carreggiali, solo di semplici plotoni portaferiti. L1 deficienza più sentita è quella di autoambulanze, non avendo ancora i due corpi d'armata le proprie sezioni di autoambulanze; ai corpi d'armata sono attualmente assegnale secondo le disponibilità di questa intendenza poche autoambulanze. E' da porre però in cvidcn?a c he in questo periodo le maggiori necessità del servizio si fan no sentire essenzialmente per il notevole numero di ammalati, specie congelati. Per esempio nei giorni l 3- 14-15 e 16 sono entrati negli ospedali 1240 uomini [ ... ). Dei 1240 suddetti ben 455 sono congelati, cifra c he in questi giorni è andata ancora aumentando [ ...J. Per fronteggiare la situazione occorre intervenire soprattutto neg li altri settori dell'organizzazione logistica: veltovagliamento e mezzi di trasporto 1... 1. Oltre ad addivenire al già citato completamento organico delle sezioni autoambulanze di corpo d'armala e d'armala occorre ricostruire le dota1.io11i delle ~czioni di sanità di reggi,ueulu alpiuo.12
Il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica generale Pricolo (che durante il primo periodo della guerra, più che svolgere i suoi fondamentali compiti, funge volentieri da informatore di Mussolini) descrive crudamente una sua visita ai feriti aviotrasportati il 20 novembre: Il cortile e il portico erano ingomhri' di raga7.7.oni tranquilJi, con le ferite medic ate alla meglio o forse soltanto fasciate. Potevano essere una cinquantina: tutti in allesa di essere medicati a regola d'arte pe r essere successivamente smistali in camere e in aule appos itamente attrezzate. Un odore nauseabondo costringeva spesso a mettere il fazzoletto al naso. La Signora Jacomoni. io funzione di solerte infermiera, mi spiegava che per mancanza e deficienza di medic inali adatti, le ferite erano mal disinfettate e quando non si interveniva in tempo utile spesso andavano in cancre na. Molti soldati avevano strappi alle c uciture: spesso gamhe cd omeri erano completamente scoperti; io pensai che ciò fosse dovuto alla necessità di medicazioni. Ma fu grande la mia meraviglia quando appresi c he s i trattava invece di un inconveniente generale. D opo alcuni giorni di pioggia, il filo autarchico delle cuciture s i rilassava e i vestiti si aprivano! ( ...] La stessa stoffa delle divise era come incartapecorita ed aderiva malamente ai corpi . Piccoli effetti della grande autarchia: ma che ebbero enormi ripe rcussioni sul morale delle truppe r...1 ma quelli c he maggiormente preoccupava tutti era la mancanza o la grande deficienza di assistenza medica e di medicinali! Una semplice ferita, anche la più iusignificanle, avrebbe potuto provocare la morte, o per e morragia o per infezione o, nella migliore ipotesi, la per.dita di un arto. Molti casi del genere si erano verificali e i soldati ne erano g iustamente
12
ivi. Tomo II, D oc. 328.
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preoccupali e allarmati[ ... ] Se ogni ferita può produrre la perdita della vita nessun soldato può lottare con serenità e slancio. 13
Dati i pessimi rapporti di Pricolo con i comandanti terrestri locali, questi giudizi - che investono, oltre che il morale, anche il cattivo funzionamento della branca vestiario cd equipaggiamento - potrebbero essere ritenuti non sereni. Purtroppo, risultano sostanzialmente confermati da diverse fonti. Il generale Annellini annota che il generale Visconti Prasca, appena tornato dall'Albania, lamenta con lui "ordini da parte di tutti, Ciano compreso. E' suo l'ordine di abbandonare i feriti, che Soddu poi ha recriminato ordinando, quando già erano lontani cinquanta chilometri, d'andare a riprenderli". 14 Il generale Rossi accenna alle perdite della divisione Sforzesca, che nella battaglia di Tepeleni ( 13 febbraio - 31 marzo 1941) "ebbe 629 morti, 1.535 feriti, 664 congelati e 793 dispersi, io gran parte morti e feriti non potuti sgomberare durante i comhallimenti", 15 il che fa legittimamente ritenere che i feriti non sgomberati nella migliore delle ipotesi erano caduti prigionieri, ma che in altri casi erano deceduti perché non curati in tempo dall'organizzazione sanitaria amica o nemica. Anche Albt:rlo Pirelli, nel suo diario, accenna a "feriti arrivati agli ospcdaletti da campo non visitali fino al mattino". 16 La storia ufficiale dello SME accenna alla carenza di personale medico, materiale e autoambulanze e al congestionamcnto del porto di Valona con ben 7.000 feriti della 11" armata da sgomberare d'urgenza con navi ospedale che mancano, perché i piroscafi vuoti di ritorno possono essere utilizzati solo per degenti non gravi io grado di sopportare il viaggio via mare. E nel gennaio 1941 il Ministero lamenta che (come già era avvenuto in Spagna - vds. Voi. Ili, capitolo Xl): le condizioni in cui giungono i Italia i feriti (specie quelli giungenti via aerea a Foggia) per quanto un poco migliorate rispetto al passato, sono sempre scadenti e denotano la persistenza di gravi lacune nel funzionamento dei servizi in Albania e specialmente in quello di commissariato. Molti feriti sono privi di farsetto a maglia, moltissimi sono privi di cal:>:e ed hanno i piedi avvolti in strisce di coperte da campo; molti mancano di ventriere. Anche lo stato igienico dei feriti lascia molto a desiderare per le medicazioni ormai sommarie e per i parassiti. Numerosi inoltre i disturhi intestinali dovuti essenzialmente alle mancanze di ventriere e al villo. Tutto ciò provoca dannosi riflessi morali sia sulle truppe. sia sulla popola:>:ione che attentamente osserva e commenta. Occorre che con ogni energia sia evitato il perdurare di così grave stato di fatto ...
Le carenze organizzative sono tali, da non poter essere cancellate con semplici raccomandazioni: come tutti i Servizi, anche il Servizio sanitario risente del di fcttoso impianto iniziale e del caotico afflusso di
F. Pricolo, Ignavia contro erofamo. Roma, Ruffolo 1946, pp. 39-40. Q . /\rmellini - Op. cit., p. 228. r. Rossi, Op. cit., p. 112. 16 A. Pirelli, Op. cit., p. 296. Cfr. ancbe SME-Uf. Storico, I.a campa,:,,a ... (Cit.). Tomo r, pp.861-864. l3
14 1~
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truppe, dei rimaneggiamenti di forze e dell'instabilità dei settori. Data la mancanza di effetti di vestiario abbinata a quella di trasporti, non si può nemmeno attendere che i feriti prima dì essere dimessi ricevano le serie di vestiario necessarie, perché i posti letto sono pochi: dimostrazione eloquente dei reciproci influssi dei Servizi tra di loro. L'organizzazione sanitaria, comunque, con il tempo migliora. Il 12 dicembre la direzione di sanità dell'll" annata dispone di 12 ospedali (con 950 posti letto) al livello di armata, e di altri 30 circa distribuiti tra i corpi d'armata. La disponibilità di ospedali aumenta gradualmente fino a raggiungere - a fine campagna - il numero di 53 (con 9.000 posti letto) distribuiti in 6 centri ospedalieri al livello di armata, più quelli cli corpo d'armata. In totale (sempre per la sola 11" armata): 118 ospedali da campo, 14 nuclei chirurgici, 5 autoambulanze radiologiche, 4 autoambulanze odontoiatriche, 4 sezioni disinfezione, 7 sezioni autoambulanze. Se riferiti alle esigenze organiche, questi dati che pur rappresentano il punto di massima espansione del Servizio denotano ancora gravi lacune. l' 11" armata a fine campagna ha 4 corpi d'armata e 17 divisio1ù; organizzazione d' Intendenza a parte, ogni divisione necessiterebbe come minimo di 4 ospedali da campo, 1 nucleo chirurgico, 1 ambulanza radiologica. Quindi è da ritenere più che adeguato alle esigenze il numero degli ospedali, sul quale però incidono le suaccennate scarse possibilità di tempestivo sgombero dagli stabilimenti sanitari d'Intendenza in Albania su quelli territoriali in Italia. Ancora insufficiente il numero di nuclei chirurgici e delle autoambulanze radiologiche, tenuto anche conto·che alcuni di questi organi specializzati devono essere impiegati al livello di Intendenza. Insufficienti le sezioni autoambulanze: il numero necessario sarebbe di una per divisione, ma non ve ne sono nemmeno 2 per corpo d'armata, senza contare che un corpo d'armata ha 4 divisioni e un altro ne ha 8 (quindi necessiterebbe, da solo, di almeno 4-5 sezioni ambulanze). Non a caso - come nella prima guerra mondiale - si ricorre frequentemente allo sgombero dei feriti con automezzi vuoti di ritorno, anche nell'ultima fase della campagna. Le autoambulanze odontoiatriche e le sezioni disinfezione sono, a loro volta, sufficienti solo in apparenza: calcolando la composizione anomala di due corpi d'armata, ne servirebbero (come minimo) 1 per ogni 3 divisioni, quindi 6. Comprendendo anche la 9" armata (su 4 corpi d ' armata con 13 divisioni) il totale degli organi esecutivi impiantati a fine campagna è di 203 ospedali da campo, 19 nuclei chirurgici, 11 autoambulanze radiologiche, 7 autoambulanze odontoiatriche, 7 sezioni disinfezione, con 25.000 posti letto disponibili nella primavera 1941 e 550 t cli medicinali distribuiti: 17 anche per la 9" armata, quindi, si ripetono e fors' anche si aggravano le carenze indicate per l' UA. E ' tuttavia doveroso riconoscere che, da dicembre in poi, se il problema sanitario non viene risolto in manie ra soddisfacente esso riceve
17
Historicus, Op. cii., p. 155.
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la dovuta attenzione. Nella memoria sui Servizi compilata a fine campagna il maresciallo Cavallero così descrive le provvidenze adottate: Un cenno a parte richjede il servizio sanitario. Ogni guerra, è noto. ha ferite e malattie che ne rappresentano una triste ma inconfondibile caratteristica: nella guerra sul fron te greco i feriti da proietti di mortai rappresentarono il 75 per cento del totale; i congelamenti, specialmente nella stagione più rigida, assunsero proporzioni gravi; il trasporto dei feriti e degli ammalati fu sempre - sulle sconvolte vie adducenti alle prime linee. reso più difficile dal vischioso fango albanese - motivo di preoccupazione. Speciali attrezzature furono studiate ed attuale; si dispose uno schieramento molto avanzato delle sezioni di sanità, si realizzò ogni provvidenza atta ad assicurare una unmediata assisten7.a medica e chirurgica, in tutto degna dei sacrifici sopportati dai nostri soldati. Per ciò che attiene ai congelamenti , va ricordato anche quanto fu fallo dai singoli reparti con risultati soddisfacenti. ln una divisione fra quelle impiegate in montagna. le perilite dovute a tale causa discesero ad esempio, dal dicembre al gennaio, da 1.091 a 761 unità. per contrarsi ancora in febbraio a 488; e ciò se0a1 che fossero migliorate le condizioni meteorologiche ambientali, frullo, quindi, di migliori cautele assunte nell' ambito dei reparti e di maggior uso delle sostan?.e anticongelanti. La distribuzione dei medicinali, imperniata sui due grandi centri di Valona e di Durazzo, si aggirò sulle 550 tonnellate; contro i poco o più che quattro mila posti letto iniziali. si giunse ai 25 mila disponibili allu fine dello guerra. Dei feriti o malati ricoverati, una metà circa fu. dopo i trattamenti necessari, restituita ai reparti; e ques ta percentuale dice dell'efficien?.a dei servizi. In particolare l' accentuata dislocazione degli stabilimenti di primo sgombero a ridosso delle linee valse a ridurre sensibilmente le distanze cd assicurò quella prontezza di cura cui spesso si deve la salvezza di una vita e sempre più una più celere guarigione. L 'avviamento dei degenti verso il territorio metropolitano si effettuò, in massima parLe, per mare, ma gli apparecchi italiani e germanici. nei loro viaggi di ritorno dall'Albania all ' ltalia, vi concorsero in propon:ione elevata: dei 70 mila sgomberati, oltre 15 mila utilizzarono il mezzo aereo. 18
Servizio ippico e veterinario Fortissime perdite di cavalli dell'artiglieria ippotrainata; forti perdite di salmerie per il superlavoro al quale sono soggette in relazione alla loro scarsità, per l'alimentazione irrazionale (solo mangime, senza che sia possibile distribuire il fieno), per il clima rigido e le condizioni delle piste e mulattiere. Questi dati sono contenuti nella relazione dell'Intendenza 9" armata sulla situazione logistica del 20 dicembre 1940, e mettono in evidenza i tre aspetti del Servizio: sostituzione (nella misura di circa il 25-30%)dei quadrupedi perduti; afflusso di nuove salmerie per raggiungere i livelli organici previsti, in modo da far fronte alle esigenze di trasporto nell'ambito delle divisioni e, al tempo stesso, assicurare ai quadrupedi già sul posto adeguati turni di riposo, diminuendo le perdite; sgombero, ricovero e cura dei quadrupedi feriti e ammalati. attività che - dato il quadro generale - risulta problematica come e più lo sgombero del personale.
18
SME - Uf. Sorico, La campagna ... (Cit.), Tomo 1, p. 895.
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Servizio di commissariato E' un altro punctum dolens il cui cattivo funzionamento incide direttamente - come quello del Servizio sanitario - sul morale e sull'efficienza fisica delle truppe. Influenza, come si è visto, il Servizio sanitario, ed a sua volta viene influenzato dal Servizio trasporti, per molteplici ragioni. In particolare: a) per la branca vettovagliamento: assenza o carenza di dotazioni di riserva nell' ambito delle G.U. anche per deficienza di mezzi di trasporto; Frequente difficoltà di confezionare il rancio caldo, sia per mancato afflusso dei generi necessari, sia per deficienza di attrezzature o solamente di legna. Ne consegue la troppo frequente necessità di ricorrere a viveri a secco e mangimi, che causano la diffusione di disturbi intestinali e malattie in uomini e quadrupedi debilitati da un'alimentazione non bilanciata, oppure denutriti; b) per la branca vestiario-equipaggiamento: cattiva qualità, scarsa durata e insufficienza degli oggetti di corredo previsti; mancanza di dotazioni e di oggetti e scarpe di ricambio; mancanza di equipaggiamento invernale e scarpe da montagna per la fanteria . In questo caso le cucine rotabili a nafta non fanno sentire la loro mancanza, perché in terreno montano non sarebbero comunque in grado di seguire i reparti. Tuttavia anche le vecchie marmitte e casse di cottura, oltre a richiedere cospicue qu:mtità cii legna non sempre disponibili, abbisognano di mezzi di trasporto e in particolare di salmerie delle quali v'è sempre estrema carenza. In quanto al pane, occorrono sempre mezzi di trasporto per trasportarlo dai forni Weiss alle prime linee (o per spostare i forni, le farine ecc.); inoltre i forni civili danno un apporto trascurabile (circa 30.000 razioni). Prima dell'inizio della guerra i consumi effettivi operazioni durante e i livelli di forza raggiunti dopo pochi giorni erano stati calcolati in misura ottimistica. Come si è visto l'autonomia avrebbe dovuto essere di 40 giorni, ma il 10 novembre l'Intendenza già segnala come mancanti nelle scorte i seguenti generi e materiali: viveri e foraggi
vestiario ed equipaggiamento
farina q 3.000 scatolette carne n. 1.550.000 gallette q 1.300 vino ettolitri 6.500 mangime q 10.000 fieno q 7 .500 paglia q 10.000
camicie flanella n. 25.000 cappotti e pastrani n. 4.500 giubbe n. 3 .500 pantaloni n. 8.000 scarpe paia 45.000 teli tenda n. 50.000
Come si vede mancano generi fondamentali (come farina e quindi pam:, i;cawlt:uc di carne, foraggi) e non solo indumenti invernali (che non sono nemmeno citati, forse perché in senso stretto le norme non ne pre-
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vedrebbero la distribuzione alla fanteria) ma anche gli oggetti di corredo di uso più comune e addirittura indispensabili, come i teli tenda. A metà novembre, anche in previsione dell'aumento della forza l'Intendenza Albania richiede l'invio con carattere di estrema urgenza di 1.000.000 di scatolette di carne, 10.000 q di farina, 4.000 q di gallette, 400 q di formaggio grana, 800 q di conserva, "forti quantitativi" di generi di conforto e di tabacchi. Per inciso questa procedura (in vigore anche per gli altri Servizi) con la quale gli organi centrali inviano rifornimenti solo su richiesta, oltre a ritardare - come già si è osservato - i tempi è un'altra dimostrazione di un'errata impostazione generale del problema logistico, che non poteva dirsi risolto solo inviando i previsti organi con le previste dotazioni per G.U. e per il resto attendendo le richieste: tanto più che spesso non venivano nemmeno inviati questi ultimi. Le truppe che partivano dall'Italia erano note agli organi centrali: senza bisogno di richieste sarebbe stato possibile e necessario calcolare subito e inviare le corrispondenti scorte, almeno in linea di larga massima e fatte salve ulteriori esigenze di completamento rappresentate dai Comandi locali, sulla base della situazione contingente. Fin dai primi giorni il problema del vettovagliamento non consiste tanto nella disponibilità di viveri e materiali, quanto nella possibilità di farli arrivare fino alle prime linee. Bene o male, gli automezzi dell'Intendenza riescono a trasportare i viveri fin dove giungono le rotabili, cioè alle basi logistiche delle divisioni. Dopo, il rifornimento dovrebbe andare dall'avanti ali' indietro ed essere organizzato a cura dei Comandi di reggimento/corpo. Spesso quest'ultimo anello viene a mancare, per un complesso di ragioni: scarsa iniziativa dei comandanti; deficienza di salmerie (intere divisioni, come la Lupi di Toscana, sono avviate in linea senza salmerie, e anche per questo cedono); schieramento molto ampio e articolato che richiede ore di faticosa marcia per raggiungere i reparti nell'ambito di uno stesso battaglione; frequente scioglimento dei vincoli organici e frammischiamento dei reparti, con inevitabile confusione nell'avvio dei rifornimenti e nelle competenze degli organi di distribuzione. Le attrezzature per la confezione del rancio mancano, o perché abbandonate durante il ripiegamento nel periodo novembre-gennaio o perché Lasciate indietro per deficienza di mezzi di trasporto e salmerie, o perché le truppe, affrettatamente imbarcate e sbarcate, sono subito avviate in linea - per turare le falle - anche senza le (scarse) dotazioni prescritte e previste. Risultato: diverse divisioni inviate in linea nel dicembre 1940 senza salmerie sono rifornite per via aerea e/o con rifornimenti straordinari a domicilio trasportati da colonne di muli a loro volta tolti ad altri reparti, ma rifiutano i viveri ordinari perché non hanno nè legna nè materiali per cucinarli. Di qui la forte carenza di viveri di riserva, con punte di consumo anomale che si riesce sempre a fatica a reintegrare. Quando ai primi di dicembre 1940 Cavallero assume il comando il commissariato è la sua maggiore preoccupazione. Le munizioni e gli automezzi vengono dopo, anche se si tratta di un trio inscindibile:
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5 dicembre[... ] QuelJo che desta maggiori preoccupazioni è il servizio di commissarialo per la grave deficienza di viveri dj riserva, di cui viene richieslo il pressante invio per via aerea, di legna che deve essere ricavata sul posto in misura ingente (500.000 quintali in tre mesi) superiore ai mezzi di lavora.,ione in atto, e di vestiario equipaggiamento. Grave è anche la situazione per tutte le munizioru, specie per armi portatili e mortru da 81, le cui consistenze nei depositi sono ridotte a zero. Forte è sempre la defi cienza nei materiali di collegamemo e fortissima è quella degli automezzi[... ] tenuto conLo delle più urgenti necessità prospettate, s i conviene che giornalmente parte degli aerei da tra.sporto in partenza da Foggia portino viveri di riserva e muni7.ioni , anzic hé truppa.19
Ulteriori disservizi nascono, nel dicembre-gennaio, dal ricorso alla spedizione successiva e con piroscafi diversi dei singoli generi da parte <lei magazzini speciali, viveri, paglia e legna di Bari e Brindisi, che rende poi difficile all'Intendenza Albania avere il quadro esalto delle raz ioni e causa disparità di scorte per i vari generi. L 'Jntemlcnti; Scuero chiede l'invio di razioni complete, ma l' adozione di questo sistema è ostacolata da diverse di fficol là: ritmo lento e inadeguato dall' affluenza di taluni generi ai predetti magazzini speciali, impossibilità di utilizzare per intero - come sarebbe necessario - la capacità di carico dello scarso naviglio, e a volte anche necessità di caricare lo stesso piroscafo in due porti diversi e complicazione delle operazioni di carico. Una catena <li inconvenienti esemplare, perché dimostra: a) quanto poco erano aderenti alla realtà le tesi di coloro che, negli anni Trenta, presentavano le minestre " Chiarizia", o i mangimi concentrati come efficaci sostituti anche per tempi prolungati del rancio caldo; b) le gravi ripercussioni logistiche dei frammischiamenti organici, dell'invio di unità incomplete e senza dotazioni e mezzi di trasporto, dell 'eliminazione - sia pure per causa di forza maggiore - degli anelli previsti; c) la validi Là del concetto di riserva logistica, perché la predisposizione e la pronta disponibilità di scorte per far fronte a esigenze impreviste non è in contrasto con la guerra cli movimento, ma anzi tiene conto dei suoi caratteri e delle esigenze di flessibilità che essa impone (flessibilità, riserve e capacità logistica e operativa sono concetti connessi). lo questa situa7.ione, non c'è molto spazio e molto tempo per veri ficare qualità e quantità di generi distribuiti ed eventualmente modifi carle: sarebbe già molto se si riuscisse a far arrivare effettivamente in linea quanto è teoricamente previsto fin da prima della guerra. Nella relazione dell' Tnten<lenza 9" armata sulla situazione logistica al 20 di cembre 1940, vi è comunque un accenno a non trascurabili difficoltà pratiche e alla necessità di numerosi adeguamenti alla razione giornaliera: in relazione alla necessità di combauere l'"inverno" occorre procedere ad una abbondante distribuzione di alimenti grassi: lardo (anziché olio che giunge congelato), pancetta e di generi di conforto: cioccolato, 7.ucc hero in zolle, marmellata, cognac e vino. in mjsura assolutamente superiore all' attuale, che per alcuni generi è addirittura nulla, quali ciocco-
19 U. Cavallero, Op. cit., p. 11.
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lata e marmellata. Si tenga conto che la quota di miglioramento rancio [cioè la somma in denaro pro capite che i regi,>imenti sono autorizzati a spendere sul posto per verdure, frutta ecc. e per i generi ritenuti più graditi o necessari - n.d.a.] per la massa dei repani è praticamente inoperante [ovvie le ragioni : che cosa c'era da comprare tra le montagne? n.d.a.]. Sarebbe opportuno una volta riauivato il rifornimento dei generi di conforto [che dunque manca - n.d.a.] autorizzare la trasformazione della quota di miglioramento in un prelevamento di un qualsiasi genere disponibile presso i magazzini e gradito al reparto. La razione pane, genere che sostituisce, specie in queste circostanze, il fondamento dell'alimentazione, sarebbe opportuno fosse elevata ad un chilo, specie per i reparti alpini. Occorre inoltre nel campo dei viveri ordinari addivenire ad una razione uniforme, abbandonando le distribuzioni complicate con cambiamento della lista dei generi ogni giorno della settimana.[... ] Comunque occorre porre in evidenza come l'essenziale è giuato ai capi linea rotabili e ai centri logistici [ ... ] E' da tali ultime basi ai rcpani che la catena dei rifornimenti è stata spesso sconvolta [ ...]. In tale situazione è ovvio che tutti abbiano richiesto sempre scatolame e, purtroppo invano, altri generi di facile trasporto e distribuzione quali cioccolato e marmellata.
Per il vestiario ed equipaggiamento non mancano solo gli indumenti di normale distribuzione e gli indumenti invernali, ma anche le scarpe (che si logorano rapidamente nel terreno fangoso, e che in pratica non è possibile riparare) e i chiodi. Il 13 dicembre da un controllo risulta l'esistenza nei magazzini ddell ' Albania di 65.000 paia di scarpe inutilizzale perché senza chiodi. Il 21 dicembre Cavallero sollecita l'invio di chiodi per scarpe, ferri per quadrupedi e ferri da ghiaccio e annota "vestiario deficiente (specie scarpe)".20 Perle scarpe, vi è anche un problema di taglie: abbondano le taglie piccole, mentre le taglie grandi sono la miglior difesa contro i congelamenti. Per i rimanenti capi di corredo, la più volte citala relazione dell'Intendenza 9A rappresenta che occorre anche inviare zaini perché perduti da molti, nei vari ripiegamenti, e pantaloni. Questi ultimi che sono tenuti addosso si logorano rapidamente, perciò nel distribuire il vestiario occorre inviare un numero di pantaloni superiore al numero di giubbe. E' sentita anche la necessità, per sistemare i comandi e i materiali, di tende Moretti. Sono state inoltre richieste c ucine per ufficiali e, cosa molto importante, chiodi per scarpe dei vari tipi.
Data la forza da vettovagliare e mantenere equipaggiata, il quantitativo di viveri e vestiario inviato in Grecia è imponente: 122.933 l di viveri importate o acquistate sul posto (di cui 38.000 t di farina), 768.000 giubbe, 800.000 paia di pantaloni, 500.000 coperte da campo, 600.000 camice di flanella, 1.500.000 paia di calze (di lana e cotone), 100.000 cappotti e pastrani distribuiti. Elevato il logorio delle scarpe, dato anche il terreno fangoso: 1.200.000 paia di slivaJclli e 133.000 paia di scarpe da montagna, il che significa che queste ultime erano riservate solo alle truppe alpine. Mancano dati sugli indumenti invernali, anch'essi di prescritta normale distribuzione solo alle truppe alpine: ad ogni modo, anche le altre truppe da dicembre in poi ne vengono dotate.
20
ivi, p. 27.
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Se si tiene conto della forza affluita e del forte logorio del vestiario in condizioni climatiche proibitive, la quantità di vestiario distribuita non risulta poi tanto elevata: pochi, in particolare, i cappotti e le camicie e ma anche con gli altri capi di corredo non si sciala. Il Servizio risente, come tutti gli altri, del cattivo funzionamento dei trasporti, ma gli inconvenienti principali nascono dalJa cattiva qualità del vestiario ed equipaggiamento e dal fatto che solo le truppe alpine hanno in dotazione, all'inizio, scarpe da montagna e un minimo di equipaggiamento invernale. Questi oggetti di corredo in senso stretto non sono di prevista distribuzione alle altre truppe, anche se esse agiscono nel medesimo ambiente naturale.
Servizio postale e telegrafico Come accade anche nelle campagne precedenti, per diversi mesi il servizio lascia a desiderare e anche la successiva istituzione della posta aerea non dà risultati sperati. In merito, Cavallero scrive nella sua relazione: avrei voluto fare di più per il servizio postale: sapevo benissimo come e quanto incidesse sulla psicologia del comhattcntc ogni ritardo nel recapito della conispondcnza e dei pacchi. Intervenni più volte per snellire e accelerare il complesso meccanismo che dovelle fronteggiare esigcn7e cresc-enti; dalle 3 tonnellate circa di posta del dicembre si saJl quasi alle 12 dell'aprile. Fu organizzato il servizio postale aereo, si accellerò l'inoltro della corrispondenza dai porti albanesi verso l'interno; purtroppo non sempre le direttive del Comando raggiunsero lo scopo, per le difficoltà insite nei trasporti, specie dall'Italia ma anche in questo sellore si registrarono progressi.2 1
Opposta è la versione del Ministero, che di fronte alle frequenti lamentele dei comandanti locali affenna che il Servizio funziona regolarmente fino ai centri di concentramento di Durazzo e Tirana, per poi subire ritardi nel percorso da queste località ai reparti. Effollivameole i tempi rilevati da un controllo del direttore superiore della posta militare in Albania non sono poi tanto disprezzabili, almeno se si confrontano con i tempi della corrispondenza civile di oggi (1991), in pieno periodo di pace e dopo i tanti progressi della meccanizzazione. La corrispondenza inoltrata. per via aerea giunge normalmente dopo 5 giorni circa daJla spedizione: non sono però infrequenti i casi di ritardi fino a 78 giorni. Dagli uffici di concentramento di Durazzo e Tirana la corrispondenza viene inoltrata nello stesso giorno dell'arrivo all'ufficio postale della 9" armata, e nel giorno successivo a quello della l I" armata; i ritardi nel successivo inoltro sono poi dovuti alle stesse ragioni che rallentano l'afflusso dei rifornimenti fino alle prime lince, e dipendono soprattut-
21 Cil. in SME- Uf. Storico, La campagna ... (Cil.), Tomo I, pp. 896-897.
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lo dai frequenti cambi di settore, dalle oscillazioni del fronte e dalJa lentezza dei trasporti. 11 generale Visconti Prisca, dal canto suo, attribuisce i ritardi e disservizi iniziali a un'altra causa non certo nuova: altro elemento di carattere morale definito fu quello della censura postale, la cui lenta azione ritardava l' arrivo delle lellere provocando irritazione fra le truppe, tanto più che la corrispondenza, depositaria di questioni intime dei mittenti e dei riceventi, veniva controllata in Italia da elementi locali. A questi reclami il Ministero rimase a lungo sordo, poiché le questioni morali non vi ebbero mai soverchia importanza [evidente allusione all'azione delle commissioni provinciali di censura - n.d.a.J.22
Anche in questo caso ci si trova di fronte a un complesso di concause derivanti da un'organizzazione - e un'organizzazione dei trasporti che a parte la buona volontà dei singoli non lascia molto margine alle esigenze di rapido inoltro della corrispondenza, in una situazione nella quale il combattente manca spesso di rifornimenti ancor più essenziali e l ' instabilità organica dei reparti si aggiunge ai frequenti cambi di settore. In tutti i casi, trattare il combattente comune come una potenziale spia e come nn.a pericolosa fonte di notizie incontrollate e pericolose per la nazione in guerra provoca più inconvenienti e lamentele tra le truppe, che vantaggi; d'altra parte le cattive notizie, le notizie da non divulgare, in Italia ben presto le sanno tutti.
Servizio di artiglieria Con il vettovagliamento, è il servizio che più incide sui trasporti (il 23%, a fronte del 22% del vettovagliamento). Sul suo regolare funzionamento incide, perciò, in misura determinante la scarsità di mezzi di trasporto e di strade. Diversamente da altri Servizi richiede anche speciali provvidenze per il trasporto marillimo e naviglio con idonee carntteristiche, ciò che nel quadro generale prima descritto accresce ancora, e di molto, le difficoltà. Le difficoltà di regolare funzionamento del Servizio anche in questo caso hanno inizio dall'incompleto equipaggiamento delle unità alla partenza dal l'Italia e dalla cattiva organizzazione dei trasporti marittimi, dove si ripetono vecchi inconvenienti. In data 15 dicemhre Cavallero annota sul suo diario: E' necessario che a Bari e Brindisi si facciano i carichi con maggiore giudizio e oculatezza. L'V III battaglione mitraglieri ha sbarcato personale con ancora armi che sono in casse in fondo alJe stive! E questo è successo anche per gli altri battaglioni. Dovrebbero ricordare che 0011 si tratta di caricare persone, quadrupedi, merci, come ora fanno, reparti completi che devono essere impiegati cclermcntc.23
??
23
S. Visconti Prasca, Op. cit., p . 79. U. Cavallero, Op. cit., pp. 24, 52, 61, 67.
Vll - Operazioni sulle Alpi Occidentali e in Grecia
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Cavallero lamenta numerosi altri disservizi: "9 gennaio f... ] sono arrivate in volo munizioni incomplete. Diie a Roma che mandino con treno speciale le anni per la "Siena" altrimenti non riesco a completare il 32°". 12 gennaio: "i reggimenti arrivano dalla madrepalria senza munizioni e quindi depauperano i nostri depositi". 17 gennaio, al duce dopo il ripiegamento della divisione Lupi di Toscana: "devo dirvi che la ''Lupi" non era in ordine. Appena arrivata ha dovuto prelevare qui 700 moschetti, 1000 teli tenda, tutti i mortai. Gli uomini non avevano mai lanciato una bomba". Si cerca, comunque, di razionalizzare i carichi delle navi: ai primi di dicembre, all'arrivo di Cavallero, si dispone che le munizioni vengano spedite in unico carico, per piccoli piroscafi, ripartite per specie e calibro, in modo da diminuire i danni in caso di affondamento e da facilitare lo scarico su appositi pontili. In una riunione presso lo Stato Maggiore ai primi di gennaio, si prescrive che il carico dei piioscafi venga fatto ad unità di fuoco complete per tutti i tipi di munizioni: si tratta evidentemente di particolari, di provvidenze elementari che avrebbero dovuto essere affrontati a bocce ferme, fin da prima della guerra e dopo le probanti esperienze dell'Etiopia e della Spagna. Una volta che i carichi lii muui:t.iuoi suou giunti in Albania, subentrano difficoltà di altro genere tutte riconducibili al solito problema dei trasporli terrestri, aggravate dalla tendenza a continuare come se nulla fosse l'invio, anche dopo l'inizio della campagna, di gruppi ippotrainati non adatti all ' impiego in terreno montano, con clima rigido, senza foraggi e senza strade: inutile aggiungere che gli automezzi rimangono sempre pochi. Molli cavalli dell'artiglieria deperiscono per la mancanza di foraggi freschi (il mangime non basta) o vanno perduti, a causa delle difficoltà di nutrirli a sufficienza e di ricoverarli, come sarebbe necessario dato il clima. Si cerca di diminuire le forti perdite lasciando i cavalli dei gruppi ippotrainati in piano e trasportando i pezzi e le munizioni in avanti con autocarri. Ciò complica i rifornimenti, fino a rendere necessario organizzare per le batterie schierate alle quote più alte squadre di portatori che compiono percorsi di 8-1 O ore al giorno con un carico di munizionamento sulle spalle. Sempre a causa della scarsità dei mezzi di trasporto, da febbraio 1941 in poi in previsione delle offensive - come già si era fatto in Spagna - sono ammassati sulle linee pezzi forti quantitativi di munizioni, molto superiori a quelli che sarebbero stati necessari se i gruppi fossero stati al completo di mezzi di trasporto. Ne derivano due gravi inconvenienti: a) le calaste di munizioni, non adeguatamente protette dalle intemperie per mancanza di materiali protettivi o ricoveri, rimangono per lungo tempo allo scoperto, con elevate percentuali di deterioramento delle cariche di lancio e degli incendivi. Ne conseguono in gran numero imprecisioni nel tiro e colpi inesplosi (ciò vale anche per i mortai); b) in occasione dei frequenti spostamenti le unità di artiglieria per carenza di mezzi di trasporto - sono costrette ad abbandonare in buona parte sul posto i colpi non sparati (altro inconveniente che si era già verificato in Spagna), per poi tornare a recuperarli quando e come pos-
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La Logistica dell'esercito - Vol. N
sibile; di qui altri disservizi e dispersione e sperpero di preziose munizioni. Altre turbative nei rifornimenti sono causate dall'eccessiva varietà del munizionamento e relative componenti previsto per ogni bocca di fuoco, e dal frequente ricorso alle cariche massime per compensare l'insufficiente mobilità e aderenza delle artiglierie, ancora e sempre a causa della mancanza di mezzi di trasporto o di mezzi di trasporto più adatti (autocarri e/o salmerie). Ciò causa prematuro logoramento delle bocche da fuoco e degli organi elastici (ancora una volta, come in Spagna). Va anche notata l'eccessiva varietà di calibri e tipi cli armi della fanteria e di bocche da fuoco: 7 calibri di pezzi di visionai i ( I 00/ 17 mod. 14 e mod. 16; 75/18; 75/13; 75/27 mod. 1911; 65/17; 47/32; 20 mm contraereo); 4 calibri di artiglieria di corpo d'annata ( I05/28; 149/ 13; 75/27 A. V.; 76/40 contraerei), senza contare il campionario di vecchie artiglierie da posizione (149/35; 149/12; 105/28; 75/27 mod 1906; 65/17). Analoghi inconvenienti si verificano per le mitragliatrici, con due tipi (Fiat mod. 35 e Breda 38) che hanno munizionamento non intercambiabile, per di più contenuto in cassette con indica'L.ioni uon chiare.24 Per le armi della fanteria, specie nel dicembre 1941 si fa sentire la deficienza di bombe a mano e di bombe per mortaio da 81, l'arma più micidiale e più adatta al terreno montano che, ben impiegata dai greci, provoca il maggior numero di perdite nelle fanterie italiane. Il generale Visconti Prasca osserva che nella fase iniziale il munizionamento da 81 oltre a mancare è anche di cattiva qualità, perché il Ministero della guerra a suo tempo aveva deciso di produrre le munizioni in stabilimenti italiani e non aveva accettato la proposta dell'ingegner Brandt di fabbricare le munizioni in Francia o in fabbriche da lui organizzate in Italia. In tal modo le munizioni fabbricate in Italia funzionavano male privando il nostro sforzo bellico di un e le mento importantissimo di efficienza. Queste circostan7,e provoc arono un contraccolpo dannoso per il morale delle truppe, le quali non tacquero i commenti che risparmio al lettore. 25
Vi sono anche problemi di forniture. Secondo il generale ArmeJlini, nel dicembre 1940 le munizioni da 20 e 47 mancano anche perché "un contratto ci lega aJla Breda, la quale, in tale regime monopolista, ci dà solo quello che può e vuole, mentre vi sono altre ditte in grado di produrlo. Guzzoni ha dato ordine a Frongia di non tener conto del contratto vincolista e di passar subito le commesse alle varie ditte". 26 Il consumo di munizioni cresce con progressione geometrica: dal-
24 SME - Uf. Storico, La campagna ... (CiL), Tomo li, p. 951 . " S. Visconti Prasca, Op. cit. , p. 80. 26 Q. Armcllini Op. cit., p. 194. 26 Q. Armellini, Op. cii. , p. 194
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le 2000 tonnellate al mese di novembre si passa alle 19 .360 di marzo, con corrispondente aumento della media giornaliera da 65 a 624 tonnellate. In totale, sono consumate oltre 55.000 tonnellate di munizioni. ln talune fasi tale consumo viene da taluni ritenuto eccessivo e indice di scarso addestramento e di mancata disciplina del fuoco. Le munizioni, comunque, mancano sempre, e fino dai primi di novembre l'intero meccanismo del Servizio - livello di dotazioni, procedure per le richieste, previsione dei consumi, calcoli di base per reintegro scorte, ccc. - si rivela inadeguato. Il 12 gennaio 1941 il comandante dell' 11" armata generale Geloso, che dovrebbe condurre una controffensiva nel settore del litorale, rappresenta le sue scorte sono troppo limitate, anche perché i rinforzi sono affluiti senza dotazioni di reparto; pertanto chiede 160.000 colpi di artiglieria che l'Intendenza superiore Albania, a sua volta priva di scorte, non può fornire. li 12 marzo 1941 nel corso della controffensiva italia in Val Deshnices, il Capo di Stato Maggiore dell'esercito gcn. Roatta dopo aver sollecitato l'invio in Albania delle 3 UNFOC previste per il mese di marzo e aver aderito a un 'ulteriore richiesta di spedizione urgente straordinaria di munizioni per artiglieria, informa il Comando Superiore Albania che "se il ritmo dei consumi dovesse mantenersi elevato e protTarsi nel tempo, sarebbe impossibile alimentare l'azione".27 Infine, a fine marzo, l'Intendenza superiore Albania ha solo una UNFOC di scorta.
Servizio del genio La sua opera è collegata a tre problemi di importanza vitale: a) la costruzione di baraccamenti per riparare personale - e se possibile quadrupedi - dal freddo e dalle intemperie; b) la costruzione e il miglioramento di strade, tenendo presente che presso le Intendenze d'armata non :.uno mai cusliluile le previste direzioni delle strade, quindi i Comandi genio si devono accollare in toto anche la manutenzione delle strade dalle retrovie fino alle prime lince; e) i materiali per le trasmissioni a filo e radio. In quanto al legname da costruzione e da ardere, le Intendenze di armata non hanno le previste direzioni legnami e anche a questa esigenza deve provvedere il genio. Poiché si prevede di condurre una guerra lampo della durata di pochi giorni, all'inizio della campagna non sono previsti baraccamenti. Quando la guerra si prolunga, Cavallero - e lo stesso Mussolini - si prendono molto a cuore il problema, ma relativamente poco si può fare soprattutto per mancanza sul posto di legname e di materiali da costruzione che dovrebbero essere importali e trasportati in quantità im-
r, SME - Uf. Storico, La campagna ... (Cit.), Tomo I, p. 665 .
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
ponenti, a fronte della carenza di mezzi di trasporto che impone di dare la precedenza ad altri materiali o al personale. I lavori stradali ricevono un notevole impulso: le strade sono poche, a semplice transito, con pendenze eccessive, dissestate, e con opere d'arte che non reggono l'intenso traffico, su itinerari che, nei periodi di punta, devono sopportare il movimento giornaliero di quasi 4.000 automezzi. Sono costruiti ex novo 130 Km di strade, se ne migliorano 436 Km e se ne sottopongono a manutenzione circa 2.000 Km. Sono realizzate in poco tempo anche opere d'arte notevoli, come il ponte in legno in traliccio sul Devoli lungo 550 m, costruito in poco più di un mese, e il ponte sulla Vojussa, lungo 1.150 me in grado di sopportare carichi di 12 t. Numerose sono anche le teleferiche impiantate (23). Gli operai civili impiegati alle dirette dipendenze della direzione superiore strade passano dai 3.765 del mese di novembre 1940 ai 21.680 del mese di aprile 1941. I materiali delle trasmissioni sono una delle maggiori deficienze, mai colmate. I reparti del genio collegamenti e gli specializzati di fanteria sono pochi e molto male addestrati; le dotazioni di materiali radio e a filo - già molto scarse - sono incomplete e carenti anche come qualità; mancano costantemente pile e batterie, fino a provocare la quasi totale inutilizzazione delle stazioni radio RF I in dotazione alla fanteria; scarseggia il cordoncino telefonico. In tal modo, mancano oltre tutto anche i mezzi di comunicazione per l'esercizio del comando e per il coordinamento tra fanteria e artiglieria e tra forze terrestri e aviazione: handicap gravissimo in un esercito moderno.
Servizio trasporti e motorizzazione Un esame separato dei Servizi e delle varie componenti che interessano l'attività di trasporto in senso lato non avrebbe alcun senso. Movimento e stazionamento delle truppe dipendono da una serie di fattori continuamente ricorrenti nel funzionamento degli altri Servizi , che a loro volta si influenzano tra di loro fino a formare una sorta di miscela perversa il cui risultato ultimo è di rendere estremamente arduo l'ordinato e celere spostamento di uomini e materiali, non solo in Albania ma fin dai porti d'imbarco in Italia. Riepilogando gli inconvenienti già citati, ci si trova di fronte a: cattiva organizzazione dei porti e dei trasporti marittimi; insufficiente capacità dei porti albanesi; carenza e cattiva manutenzione delle strade; carenza di salmerie, aggravata dal terreno montano, dal clima invernale, dalla mancata stabilizzazione del fronte a gennaio; costante insufficienza numerica, scarsa rusticità, scarsa capacità di movimento in terreni difficili degli automezzi; conseguente percentuale molto elevata di inefficienza a fronte della carenza di organi di riparazione e di pezzi di ricambio; cattiva o scarsa organizzazione delle strade e del Servizio tappe, nonostante le frequenti insistenze in sede teorica sulla loro importanza; afflusso di reparti privi dei trasporti previsti
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dall'organico, che provoca sovraccarichi e scompensi nei trasporti d'Intendenza e il continuo ricorso a provvedimenti-tampone o d'emergenza. Problemi non certo nuovi ma ricorrenti dalla guerra d'Etiopia in poi, fino a rappresentare una specie di malattia cronica. Tra di essi i trasporti marittimi - che non casualmente assumono connotazioni interforze - costituiscono il centro di gravità del sistema e SOM di gran lunga il fattore che condiziona maggiormente non solo il Servizio dei trasporti in tutte le sue componenti ma l'organizzazione logistica nel suo complesso e - al di là di essa - l'efficienza dell'intero strumento militare e l'effettiva capacità operativa del gran numero di uomini e mezzi che con ritmo febbrile, da novembre in poi, si riesce bene o male - spesso più male che bene - a far sbarcare in Albania. Della difettosa organizzazione degli imbarchi e sbarchi si è già trattato a lungo. Manca un'unica autorità nei porti: l'organizzazione della sosta in attesa d'imbarco nei porli di Bari e Brindisi è di competenza del Comando IX corpo d'armata (Bari), gli ordini relativi alla partenza sono diramati dalla direzione superiore trasporti dello SME, l'organizzazione del traffico marillimo è di competenza della marina. Questa situazione è aggravala dal susseguirsi di ordini e contrordini, dai contrasti, dallo spirito di scarsa collaborazione tra forze armale e dalle ingerenze di Mussolini. Il generale Armellini annota nel suo diario: 6 dicembre 1940 L---J La Marina è particolarmente ... disubbidiente; allo Stato Maggiore Generale non vuole sottostare. Sono stati tuni ahituati a fare capo al duce, e poiché egli dice di sl a tutti, trovano comodo il sistema... IO dicemhre 1940. Ieri riunione qui degli Stati Maggiori delle FF.AA. [...] Argomento principale i trasporti in Albania, sccodcodo a particolari non certo di competenza dello Stato Maggiore Generale... 18 dicembre 1940. Nel pomeriggio riunione plenaria [ ... ] per trattare ancora del problema dei trasponi in Albania e in Africa Settentrionale, sempre più urgenti e assillanti. Ho l'impressione che Riccardi Lii nuovo Capo di Stato Maggiore della marina - n.d.r.] sia molto di più accondiscendenle, ed entri maggiormente ne llo spirito di collaborazione fra le forze armate. 28
Ma nonostante questi interventi diretti delle più alte autorità e dei singoli e l' invio - a fine novembre - di un ammiraglio in Albania (l'ammiraglio Sportiello) per l'organizzazione dei porti, i trasporti marittimi "non decollano" e i rapporti con la marina non migliorano. Cavallero annota il 14 marzo 1941: Alle 20,00 telefono a Silla (in assenza di Sporticllo). Mi risulta che il Supermarina ha ordinato che a Valona devono affluire solo i piroscafi che possono scaricare in g iornata. La cosa è molto grave perché abbiamo azione in corso e in parlicolare abbiamo molte munizioni in arrivo. Aggiungo che il duce ha ordinato a Sportiello [si notino gli interventi diretti - n.d.a.] che quando c'è la luna piroscafi non devono panirc di notte, bensl all' alba.29
28 Q. Anm:llini, Op. cit., pp. 177, 196 e 221. 29 U. Cavallero, Op. cit. , p . 119.
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La logistica dell'esercito - Voi. N
Esistono oggettive difficoltà per ben coordinare e conciliare esigenze puramente terrestri e locali con esigenze di carattere puramente marittimo (possibilità di navigazione anche in relazione al tempo e alla possibile offesa nemica; vincoli connessi con la disponibilità e le caratteristiche del naviglio mercantile). Queste difficoltà emergono fin dall'inizio, quando lo Stato Maggiore a causa del maltempo non è in grado di far giungere a Visconti Prasca il previsto rinforzo di 3 divisioni in tempo utile per l'inizio dell'offensiva, suscitando le ire di Mussolini. Le condizioni con le quali si svolgono i trasporti marittimi e le circostanze che concorrono nel renderli caotici sono ben sintetizzate dal generale Francesco Rossi, capo del II reparto e Intendente dello Stato Maggiore: Vero porto di arrivo era solo quello <li Durazzo, l'unico che consentisse lo scarico <li automezzi, ed il migliore per lo sbarco di nomini e di quadrupedi. La rada di Valona permetteva unicamente lo sbarco a mezzo di natanti, facenti capo a pontili: non si pres tava allo scarico di automezzi. A. S. Giovanni di Medua ed a Porlo Edda era possibile unicamente lo scarico di materiali. La capacità giornaliera teorica di scarico dei porli predetti, calcolata per condizioni meteorologiche favorevoli, indipendentemente dall"offesa del nemico e lavorando dalle 6 alle 24, ent la seguente (novembre 1940): Materiali tono. Durazzo Valona Porlo Edda S. Giovanni di Medua
2 .300 300
Totale
3.100
Automezzi
Quadrupedi
50
300
250 250 50
300
Così stando le cose, il trasporto dei soli automezzi avrchhe richiesto circa 150 giorni , durante i quali si sarebbero largamente trasportati gli uomini ed i quadrupedi preventivati. Per i materiali , computando soltanto il fabbisogno g iornaliero per milil.ar:i e civili. saremmo stati al limite della capacità di scarico, senza nulla trasportare per l'autonomia dell'Albania e per le necessità straordinarie. Poco affidamento poteva farsi sul concorso degli avio-trasporti perché i 20 aerei da trasporto disponibili, con 3 viaggi al giorno, a vrebbero potuto trasportare soltanto 150 tonnellate-giorno. Quanto sopra, ripeto, era teorico, perché non teneva conto delle condizioni del mare e delle offese del nemico: la capacità pratica di scarico fu notevolmente inferiore. Un vantaggio rilevante si sarebbe avuto acquistando ed avviando il materiale attraverso le ferrovie e le strade della Jugoslavia, ma i tentativi fatti non approdarono a nul la. Le difficoltà dei trasporti marittimi e le esigenze operative originarono una particolare situazione che merita di essere ricordata. Il tumulto degli afflussi derivante dall' urgenza di inviare rinforzi aveva già provocato nella seconda quindicina di novembre I'agglomeramento in Puglia di ben 14.000 quadrupedi e molti automezzi io attesa dell'imbarco, mentre le divisioni in Albania difettavano gravemente di mezzi di trasporto. I Comandi in posto premevano per avere uomini da opporre all 'incalzante nemico, e l' afflusso di quadrupedi ed automezzi non poteva essere proporzionato all ' invio degli uomini. La sorte peggiore era toccata alla divisione '"Bari", che organizzata ed addirittura già imbarcala per l'occupazione di Corfù, non più cffcrn..ata per lo stato de l mare, era staia inviata il I O novembre in Albania, scn7_.a quadrupedi e quasi senza automezzi, così c he s i trovò subilo in condizioni criticissime. 0
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Sarebbe stato certamente desiderabile che su uno stesso piroscafo, o per lo meno sui piroscafi di uno stesso convoglio si fossero trasportati reparti organici al completo dei loro uomini, quadrupedi, automezzi e materiali, ma ciò non fu sempre consentilo, stante l'urgenza con la quale erano richiesti gli uomini, la limitata disponibilità di piroscafi atti al trnsporto di quadrupedi ed automezzi:, e data infine l'impossibilità di sbarcare gli automezzi a Valona. Non si dimentichi anche che le contempornnee esigenze della Libia assorbivano un notevole numero di navi idonee al trasporto di automezzi. Gli uomini mandati in aereo non avevano, né potevano avere, i materiali al seguito, ma che spesso, per le vicende del combattimento, non giungevano mai ai reparti di appartenenza. Gli automezzi dei reparti avviati a Valona sbarcavano a Durazzo e talvolta i comandi locali, per urgenti esigenze del combattimento, li avviavano ad altri reparti. Molti comandi di grandi unità giunsero sul posto senza il personale del loro comando, che non potè mai raggiungerli. Quando i reggimenti di fanteria <li una <livisiune erano in Albania, si sospendeva l ' invio delle artiglierie e dei servizi perché il Comando Superiore di Alhania voleva invece nuova fanteria: si inviavano allora i reggimenti di fanti:ria <li altra divisioni:, mt:utre la precedente restava sempre incompleta. Battaglioni di complementi tlestinati ad un reggimento, armali <li sole armi individuali, non venivano talvolta inviati ai reparti di marcia sulle retrovie, come sarebbe stato necessario, ma affluivano in linea per tappare una falla. Battaglioni organici destinati ad una data divisione venivano qualche volta inviati ad altra divisione per porre rimetlio a qualc he c ritica situazione. Le grandi unità in linea divennero un mosaico di reparti di ogni arma~ corpo. Alcuni inconvenienti erano anche inevitabili per ragioni tecniche: così il grosso dei conducenti doveva essere talvolta separato dai quadrupedi perché le navi trasportanti uomini dovevano avere mezzi di salvataggio che non potevano essere integralmente sistemati sulle navi con quadrupedi, e dovevano anche avere una scorta, non militare, ma di salvataggio sollo forma di motonavi, che erano poche. Lo Stato Maggiore non progettava mai un traspono di truppe che non contemplasse l'afnuenza conlt:mporant:a od irrunediatamente successiva dei quadrupedi, ecc., sia pure a porti diversi, ma in seguito ad impreviste esigenze operative, molto spesso ogni proge tto razionalmente elaborato non aveva il suo normale svolgimento. In definitiva ne risultarono le armate divise in due: uomini in Albania; quadrupedi, aut.ome7.7.i, scrvi7.i nelle Puglic. Le grandi unità in Alhania erano solo parzialmente efficienti: esistevano gravi deficienze nei servizi essenziali, con conseguente disagio delle truppe e diminuzione del loro rendimento, mentre in Puglia avevamo una massa di salmerie, automezzi e servizi lontani dalle loro unità cd inattivi. Sarebbe stato certamente opportuno formare un grosso convoglio di 20-25 piroscafi per il trasporto di una divisione di fanteria al completo, ma tale formazione non era poss ibile. oltre che per ragioni di sicurezza (la scorta di navi da guerra sarebbe stata del tutto inadeguata) anche perché il porto di DuTazzo e la rada tli Valona, non consentivano di ricevere e scaricare conte mporaneamente un cosl rilevante numero di navi, alle quali avrebbero dovuto necessariamente aggiungersi quelle di scorta. Dello s tato di fatto sopra delineato i critici superficiali ed i superuomini, se in Italia, attribuivano la responsabilità ai Comandi in Albania, mentre invece se in Albania, l'attribuivano allo Stato Maggiore. Avevano torto entrambi: errori vi furono certamente in Italia e in Albania, ma gli inconvenienti furono dovuti alle innegabili, gravissime difficoltà da affrontare, alle esigenze contrastanti da conciliare in dipendenza dello sviluppo delle operazioni, alla deficienza di mezzi idonei. Gli stessi c ritici superficiali e superuomini hanno detto e scritto c he in Albania si è visto "come non si deve combattere" perché le unità sono state impiegate a spizzico e spesso non organicamente: a costoro si può rispondere che qualunque sottotenente di complemento di sussistenza sa che le !,'Tandi unità dovrebbero essere impiegate nella loro composizione organica e quindi è da presumere che non vi fossero comandanti e stati maggiori che non sapessero tale verità lapalissiana. Se in Albania si è agito contrariamente al metodo ortodosso, s1 é perché la s1luaz1one contingente bellica e quella dei trasporti lo hanno imposto.
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La logistica dell'esercito - Vol. IV
E' infine doveroso additare alla riconoscenza della Nazione i marinai della Marina da guerra e della Marina mercantile, che con altissimo sentimento del dovere e con impareggiabile abnegazione superarono gravissime difficoltà provocate dal mare e dal nemico pur di far giungere in Albania il massimo possibile di uomini e materiali. Nel corso della guerra le attrezzature portuali cd i mezzi di scarico furono gradatamente potenziati, cosl che a tlne febbraio I 941 la capacità di scarico nei porti era di tonn . 4 . 100 al giorno cosl ripartite: S. Giovanni di Medua Durazzo Valona
600 2.700
Totale
4.100
800
Confrontando questa cifra con quella di 2.850 che si aveva a metà novembre (I), si deduce che il potenziamento ottenuto in poco più di tre mesi fu molto notevole. ciò che permise di alimentare le truppe operanti. di numero sempre crescente. Lo scarico automezzi raggiunse a Durazzo 80-90 unità-giomo. 30
Il risultato è semplice: "Lo Stato Maggiore non ha mai potuto far arrivare in Albania neppure un reggimento che fosse accompagnato da tutti i suoi mezzi di vita e d'azione".31 Difficilmente giustificabile lo stato di completa disorganizzazione dei porti dell'Albania ai primi di dicembre 1940, quando Cavallero assume il comando: 5 dicembre( ...] Fin da ieri la soluzione del problema militare mi è apparsa essenzialmente collegata e subordinala alla J)Ossibilità di far affluire truppe e mezzi in ristretti limiti di tempo. Mi reco ad ispezionare le basi di Durazzo e Valona: purtroppo rilevo che non è staio fatto nulla, a tutt'oggi, per mellere queste basi in grado di alimentare un cmpo di spedizione. Esamino analiticamente con l'ammiragUo Sportiello - che ha idee chiare ma è senza mezzi - i bisogni dei porti in modo da raddoppiare, entro il mese. la capacità di scarico attuale: solo a ques ta condizione sarà possibile far affluire nuove fone e dare alle forze in sito quanto è loro indispensabile per vivere e per combauere [ ... ]. Esamino analiticamente tutti gli altri molteplici bisogni dei porti; degli automezzi al personale di manovalanza per il più sollecito sgombro delle panchine; degli scaricatori ancora occorrenti (in numero di 900) per realizzare tre turni di lavoro che consentano di sfruttare tutte le 24 ore della giornata, agli indumenti per gU stessi; dall'aumento delle maone che debbono scaricare i piroscafi alla fonda, ai lavoratori del genio che debbono rnigUorare gli accessi ai pontili; dai militari speciaUzzati da dare in rinforzo all' impresa costruttrice di pontili, al rapido ritorno dei motovelieri [ ...] dalla ullimazione urgente degli accantonamenti predisposti per le truppe in arrivo, alle coperte da distribuire a queste durante la sosta [almeno questo, poteva essere fatto in Italia n.d.a.j.32
Per i trasporti terrestri, a parte la più volta richiamala scarsità di automezzi e salmerie occorre anche tenere conto che il porto principale (Durazzo) dista dal confine greco circa 300 Km di strade pessime e divoratrici di gomme, che non consentono alle autocolonne una percorrenza giornaliera superiore ai circa 100 Km. Ciò significa che un automezzo
F. Rossi, Op. cit., pp. 106-109. M. Roana, Op. cit.,.p. 134. 32 U. Cavallero, Op. cit., pp. 9-10. 30 31
VII - Operazioni sulle Alpi Occidentali e in Grecia
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inviato da Durazzo alla frontiera greca rimane impegnato - considerando un giorno per il necessario riposo del personale e la manutenzione del materiale - circa 7 giorni; per ogni automezzo/viaggio/giorno dalle truppe di l" linea alla base logistica principale occorrono perciò 7 automezzi. Se ne può trarre una deduzione di carattere generale: come tutte le dotazioni, a maggior ragione le dotazioni organiche di mezzi di trasporto non possono essere un riferimento fisso ma vanno adeguate per quantità e qualità al caso concreto, nel quale rientra la analisi delle condizioni di viabilità e dei rapporti di spazio e di tempo. Visconti Prasca lamenta, oltre che la scarsità di automezzi, anche la loro vetustà. In Albania giungono "venerandi autocarri, di piccola portata e già afflitti da mali inguaribili", che ingombrano le officine e forniscono scarso rendimento. Per questo come sempre accade (e sempre era accaduto), si è costretti anche in Albania a utilizzare imprese civili convenzionate (Cafulli e Trucchi), che nella fattispecie sempre secondo Visconti Prasca costituiscono addirittura "il nerbo dei trasporti motorizzati". Egli riferisce che il Ministero indice le gare per il rinnovo del contratto con le imprese di trasporto civili per il 25 ottobre, cioè ormai vigilia della guerra, e le proteste del comando Albania ottengono solo il risultato di far spostare la gara al 31 ottobre, data ancor meno opportuna. La ditta Trucchi vorrebbe, anche, a proprie spese, aumentare gli automezzi a sua disposizione di 20 Fiat 666 con rimorchio nuovi e 2 officine ordinati alla ditta costruttrice, ma in Albania giungono solo 4 automezzi senza rimorchio e le officine, perché per gli altri mezzi già inviati a Bari - il Ministero (per dare la precedenza a automezzi e carichi militari?) dà ordine di rispedirli a Torino. 33 Se gli automezzi sono la preoccupazione dei comandanti in Albania, la situazione degli organi di riparazione è ancora peggiore. Va ricordato - si ritorna sempre al vecchio vizio di origine - che al livello di corpo d'armata normale non sono previsti organi di riparazione (solo l'armata ha il parco automobilistico). Essi difettano dunque già all'inizio, e la deficienza aumenta con l'incremento del numero di automezzi. Il 4 dicembre. all'arrivo di Cavallero, la situazione che traccia l'Intendenza è estremamente critica: alcuni autoreparti hanno il 50% di automezzi inefficienti; l'Intendenza su 1500 ne ha 500 abbisognevoli di piccole, medie e grandi riparazioni. Oltre a intensificare l'invio di carburanti, occorre impiantare depositi interrati medi e piccoli (con una cinquantina di cisterne) e occorre inviare un autoreparto di 96 auto cisterne con rimorchio, per agevolare il travaso dalle navi cisterna e per rifornire i depositi periferici, evitando andirivieni di fusti vuoti. E' comunque preannunciato l'arrivo di un parco automobilistico. Ai primi di gennaio 1941 il parco automobilistico è ancora in Italia, e nella riunione presso il II0 reparto dello SME del 2-8 gennaio il di-
33 S.
Visconti Prasca, Op. cit., pp 74-76.
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
rettore generale della motorizzazione ne raccomanda l' invio con precedenza assoluta, perché non~ possibile continuare all'infinito a mandare autocarri nuovi dalla Madre Patria: occorre ricuperare quelli inefficienti sul posto, fermi forse anche per guasti di entità del tutto minima. Si pensi per ora alla necessità dj numerosi autofrigoriferi, che avremo nella prossima primavera.34
I trasporti aerei svolgono un ruolo di supplenza e di integrazione sia per i trasporti marittimi che per i trasporli terrestri, per esigenze eccezionali non altrimenti fronteggiabili. Ciò avviene specialmente quando, nel dicembre-gennaio, è urgente trasferire eruppe per turare le falle, o per l' invio dei materiali essenziali e per lo sgombero feriti in Italia. In campo terrestre con aviorifornimenti di viveri e munizioni si rimedia. come in Etiopia, alla scarsità di mezzi di trasporto o alla mancanza di strade (i lanci in terreno montano sono però assai difficoltosi). Di particolare rilievo il trasporto aereo di due reggimenti dall ' Italia a metà dicembre: sono anche trasferite truppe da Tirana agli aeroporti più avanzati. Per altro verso, il ricorso ai trasporli aert:i ~ uu :;1::guo - più cht: ili modernità - della inefficienza generale del sistema. Il generale Armellini annota i I 19 novembre: Malgrado tutti gli sforzj non si riesce ad atluare trasporti regolari , c'è la mania degli aviotrasporti che portano uomini tutt'al più col fucile e un paio di pacchetti di cartucce e di scatolette di carne.JS
L'apporto dei trasporti aerei è comunque importante. Gli aerei italiani - circa 200 aeroplani di 10 diversi tipi, per lo più antiquati - sono rinforzati da 50 Ju. 52 da trasporto tedeschi giunti a Foggia ai primi di dicembre. Il tonnellaggio giornaliero che gli aerei possano trasportare è calcolato ai primi di gennaio 1941 in 120 t. Ad esempio per il mese di gennaio si calcola che gli aerei possano trasportare 50 t di viveri e 50 t di munizioni e materiali di artiglieria, dei quali: - 550 t di carlucciame, bombe a mano, bombe da mortaio, incendivi ed elementi di colpo, materie prime (glicerina e olio anticongelante per organi elastici dei pezzi); - 600 t di colpi completi di artiglieria (47/32, 65/17, 75/13); - armi della fanteria e pezzi da 65/17 e 7 5/13; - scatolame e viveri di conforto. In totale, gli aerei italiani trasportano circa 30.000 uomini e 3.000 t di materiali, e quelli tedeschi un quantitativo di poco superiore.
•4
SME - Uf. Storico, La campagna .. . (Cii.), Tomo 11, p. 960. 35 Q. Armcllini, Op. cit., p. 161.
CAPITOLO Vili
RIFORNIMENTI, COMANDI E OPERAZIONI IN AFRICA SETIENTRIONALE: UN CASO ESEMPLARE
I. Generalità lo Grecia viene alla luce tutto quanto di meno efficiente vi è nell'urganizzazione logistica dell'esercito italiano: in Africa Settentrionale si raggiunge il meglio, che è pur sempre troppo poco in rapporto alle parallele organizzazioni dell'avversario e dell'alleato. In Grecia non si riesce a mettere in piedi che molto tardi e solo in parte un'organizzazione logistica consolidata e adatta alla guerra di montagna; in Africa Settentrionale non regge nè l'organizzazione logistica richiesta dalla guerra di movimento nè quella necessaria nella guerra del deserto, guerra con caratteristiche speciali che quindi richiede mezzi speciali e divora un'enorme quantità di rifornimenti di materiali pregiati, a tutto svantaggio di un esercito povero come quello italiano c soprattutto di una fanteria povera come quella italiana. Sull'afflusso dei rifornimenti in Africa Settentrionale influiscono da ambedue le parti, sempre in misura determinante, il potere aereo e il potere marittimo. I convogli sono il centro di gravità della guerra aeronavale nel Mediterraneo, e solo nelle fasi - sempre più brevi - nelle quali l' Asse riesce a mantenere un sufficiente grado di superiorità aeronavale è possibile assicurare alle forze in Africa Settentrionale un certo grado di alimentazione, anche se la sottoalimentazione logistica rimane - sul piano generale - il principale elemento caratterizzante dello scacchiere. Le difficoltà sono aggravate dalle grandi distanze tra i porti di sbarco e il fronte (fino a 2000 Km circa). Uno dei problemi costanti - mai completamente risolto - è perciò quello di contenere entro limiti accettabili tali distanze attivando i cattivi approdi a est di Tripoli (Bengasi, Tobruk, Bardia, Marsa Matruh) e risparmiando automezzi anche con il cabotaggio costiero. Le distanze tra i porti d'imbarco e sbarco e il fronte costituiscono, perciò, un riferimento costante e primario per la strategia, fino a costituire l'intelaiatura. Come dimostra lo specchio qui riportato,(*) esse sono qualcosa che va molto al di là di un dato tecnico-logistico:
(•) tratto da A. Kesserling, Memo rie di guerra, Milano, Garzanti 1954.
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L'area mediterranea come base d'operazione nella Il suerra mondiale.
VIII - Rifornimenti e operazioni in Africa Settentrionale
327
Per i trasporti marittimi si ripetono molti degli inconvenienti della guerra di Grecia, aggravati dalle carenze nel sistema di protezione diretta e indiretta dei convogli stessi, dovute a insufficiente grado di cooperazione tra marina e aeronautica e a mancanza di mezzi aerei e navali adatti a missioni di scorta. Rimandiamo, in merito, ai diari del Comando Supremo pubblicati dall'Ufficio Storico, al diario di Cavallero e ali' opera del Ceva: documenti più che sufficienti, ancorché non esausti vi, per dimostrare il peso, il ruolo e le difficoltà principali dei rifornimenti per l'Africa Settentrionale.
2. Organizzazione di comando e controllo Ancora una volta l'organizzazione di comando e controllo non risponde alle esigenze logistiche dello scacchiere e quindi penalizza la buona utilizzazione di quanto si riesce a sbarcare nei porti della Libia, dando luogo a contrasti con l 'alleato e a conflitti di competenza tra Comandi. Con il R.D. - legge 12 aprile 1937, n. 976 viene costituito in Libia un Comando Superiore delle forze armate (SUPERASI), che si avvale di uno Stato Maggiore interforze dal quale dipendono le unità delle tre Armi. Ai sensi dell'Art. 3, il Governatore generale della Libia quando abbia anche funzioni militari è di diritto comandante superiore delle forze armate in Africa settentrionale. Poiché - dai primi anni Trenta in poi - il Governatore è sempre un militare, gravosi poteri militari e civili molto divergenti fra di loro sono riuniti nella stessa persona. Ne nasce un inconveniente basilare che penalizza soprattutto la logistica, aJ quale si pone tardivamente rimedio solo nell ' agosto 1942 e sotto la pressione degli avvenimenti: è evidente che chi deve occuparsi di un vasto territorio come la Libia più l'Egitto, e de-
ve attendere a cure di Governo pure assorbenti non può proiettarsi , con la straordinaria energia che la situazione richiede, sui compili inerenti ben più che al comando operativo vero e proprio alla complessa organizzazione dei rifornimenti , dei porti, delJe comu nicazioni , della protezione, della difesa, attraverso quei vasti spazi con l'organizzazione serrata che si è constatato non esistere, in parte per deficienza di mezzi ma mollo anche per colpa di uomini. Questo è stato, più di tutto, un qualche motivo di diminuzione, in parte immeritata, del nostro prestigio. Non solo. ma dentro le crepe che cosi apparivano si è insinuata e si insinua. con le sue molle e salde ramificazioni , la parte germanica. I
Con la legge 26 luglio 1939, n. 1193 (e relative modalità di applicazione di cui alla lettera di Mussolini in data 8 giugno 1940) si stabilisce che il Capo di Stato Maggiore Generale, d'ordine dello stesso Mussolini, organizza la preparazione bellica delle terre d' oltremare e emana le conseguenti direttive d ' ordine organico, disciplinare, addc-
1 Promemoria Cavallero per Mussolini - 11 agosto 1942 (Cii. in E. Canevari, Op. cit., voi. Il p . 868).
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
strativo, operativo, logistico ai Capi di Stato Maggiore di forza armata. Egli impartisce inoltre le direttive di carattere strategico ai Comandanti Superiori delle terre d'oltremare, ordina l'inizio delle operazioni e ne segue lo sviluppo intervenendo quando necessario. Pertanto, i Comandanti Superiori in Libia ricevono ordini da ben tre diversi organi: a) per le operazioni di polizia e affari interni, dai Governi civili generali in loco ( quindi, nel caso della Libia, dal Ministero dell'Africa italiana); b) per la preparazione della guerra, dai Capi di Stato Maggiore delle tre forze armate; c) per le operazioni di guerra, direttamente dal Capo di Stato Maggiore Generale che ne tiene informato il Ministero dell'Africa italiana. Questa organizzazione sancisce una perniciosa separazione tra preparazione e condotta della guerra, che fanno capo a organi e livelli diversi anche perché il Capo di Stato Maggiore Generale non ha, al momento, alcun potere di intervento diretto e autonomo nel campo organico, logistico ecc .. La latitanza del Comando Supremo almeno fino ai primi mesi del 1941 favorisce i contrasti tra forze armate: la guerra viene in pratica preparata e condotta dallo Stato Maggiore Esercito, e le altre due forze armate non accettano volentieri la subordinazione della loro guerra nel Mediterraneo al rifornimento della Libia. La situazione migliora - e al tempo stesso peggiora - nella prima metà del 1941. Migliora, perché con il citato R.D. legge 27 giugno 1941, n. 661 Cavallero assume più estesi poteri d'intervento diretto sia nel campo operativo che logistico, dei quali si avvale largamente proprio nel caso dei rifornimenti per l'Africa Settentrionale. Peggiora, perché l'arrivo in Africa delle truppe tedesche agli ordirti del poco malleabile generale Rommel dà luogo a nuovi problemi. Data la loro superiore qualità e attitudine alla guerra nel deserto, le forze tedesche diventano per forza di cose la punta di lancia e l'elemento di manovra, al quale le forze italiane fanno più che altro da supporto tattico e logistico. Le Intendenze italiana e tedesca - e questo è già un inconveniente - sono nettamente separate, in concorrenza tra di loro e basate su criteri di funzionamento opposti. Rommel - solo formalmente alle dipendenze del Comandante Superiore italiano - tende a rendersi praticamente autonomo, e al tempo stesso a sfruttare il più possibile il supporto logistico italiano. Nel luglio I 941 le forze italiane contano circa 160.000 uomini e quelle tedesche 40.000: eppure a queste ultime è riservata una percentuale di tonnellaggio di trasporti marittimi del 58%, con una ripartizione ritenuta a ragione dal Mara vigna ingiusta e dannosa, pur tenendo conto del diverso e migliore armamento tedesco. In base agli accordi, ali' Africa Korps e alla Luftwaffe è fornito l'equivalente di un autogruppo italiano su tre autoreparti (250 automezzi circa) e per il resto le forze tedesche e italiane operano ciascuna per conto suo. La responsabilità dei trasporti dai porti italiani a quelli libici per tutte le forze dell'Asse compete al Comando Supremo, vincolato da accordi che come si è visto lasciano troppo spazio alle per-
VIII - Rifornimenti e operazioni in Africa Sellentrionale
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centuali di Lonnellaggio riservate all'alleato (e anche alle esigenze civiJi). Ma a un cerlo momento il maresciallo dell'aria tedesco Kesselring (comandante tedesco dello scacchiere mediterraneo - OBS) diventa una specie di supervisore sui trasporti marittimi, il cui regolare svolgimento dipende in larga parte dall'attività della forze aeree ai suoi ordini. A luglio 1941 si affida il nerbo delle forze italiane (corpo d'armata di manovra, con la divisione corazzata Ariete e la divisione motorizzata Trieste) al generale Gambara, con il compito di fare un'azione "concorrente" con quella tedesca. Gambara è anche Capo di Stato Maggiore di SUPERASI agli ordini del nuovo comandante (generale Bastico): non richiede commenti questa soluzione, dato che i due incarichi sono incompatibili fra di loro. Inoltre Rommel ha alle sue dirette dipendenze un corpo d'armata di fanteria italiano (il XXI), che per il supporto logistico fa capo all'Intendenza italiana. La successiva offensiva inglese del novembre 1941 in Marmarica mette in rilievo ancora una volta la necessità di un Comando unico, e con ordine di Mussolini del 23 novembre 1941 l'annata italo-tedesca (ACIT) viene messa agli ordini di Rommel che a sua volta conserva la dipendenza da SUPERASI. In tal modo la situazione migliora, ma solo in apparenza. La catena deUe dipendenze è - in teoria - chiara: Comando Supremo (Cavallero) - SUPERASI (Bastico) - ACJT (Rommel). Ma la dipendenza di Rommel da Baslico rimane sempre e solo formale, e dal punto di vista logistico ancora una volla si lralla di un assurdo: l'armata italo-tedesca non ha infatti, come sarebbe necessario, una propria e unica Intendenza con relativi organi esecutivi, alle dipendenze esclusive del comandante dell'armata stessa. Le truppe tedesche che ne fanno parte hanno un proprio e autonomo canale logistico, mentre le truppe Italiane sono rifornite dall'Intendenza Italiana facente interamente capo a SUPERASI, dal quale dipendono anche per la parte discipHnare.2 TI coordinamento tra operazioni e logistica e l'affiatamento con l'alleato non sono certo favoriti dalla tendenza dei Comandi italiani più elevati - e quindi dell'Intendenza superiore in A.S. - a mantenersi molto lontani dalle prime linee (tendenza che Mussolini già aveva rimproverato a Graziani all'inizio della guerra). Il generale Mancinelli riferisce che ai primi di marzo 1942, al suo arrivo in Libia quale Capo dello Stato Maggiore di collegamento di SUPERASI presso l' ACIT, SUPERASI (Bastico) si trovava a Misurata (a J .000 Km circa dal fronte) e il Comando dell 'ACIT (Rommel) a I 00 Km circa dal fronte: E' da escludere senz'altro che questa tendenza del nostro comando superiore a tenersi eccessivamente lontano dal fronte (tendenza che, come vedremo, rimarrà una caratlerisLica costante, anche in piena fase operatjva) fosse da anribuirsi a timore fisico dei comandanti e neppure a uno smodato desiderio cli comodità. La si può riferire invece, credo, a svariate ragioni concomitanti che però. nonostante la loro innegabile consistenza,
2 Let n. 31900 in data 12 agosto 1942 del Comando Supremo (Cit. in E. Canevari, Op. cit. , voi. Il, pp. 870-871.
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non valgono a giustificare un metodo di comando che dava luogo ai meno benevoli commenti dei combattenti delle prime lince e dei ..camerati" tedeschi. Innanzi tutto la riunione nella stessa persona (del generale Bastico) delle funzioni di governatore della Libia e di comandante supremo delle forze armate conferiva all'organo di comando eccessiva pesantezza. determinava maggiori esigenze esteriori di sistemazione e.rendeva sensibile l'attrazione verso la sede centrale dell'amministrazione della colonia, che era rimasta a Tripoli. SUPERASI era inoltre portato a sentirsi legato anche al fronte meridionale tripolino, alle sue dirette dipendenze, mentre la condotta delle operazioni al fronte orientale rimaneva delegata ali' ACIT. Io campo logistico, che rappresentava senza dubbio il settore più vasto e più gravoso della sua attività, analoga attrazione esercitava il porto cli Tripoli, che in quel momento costituiva praticamente l'unica base di rifornimento della colonia e delle truppe. Infine l'eccessiva pesantezza e la scarsissima mobilità della nostra organizzazione di comando, assolutamente inadeguata alle esigenze della guerra di movimento, induceva ad ancorarsi dove ci si trovava, cercando di ridurre al minimo le lunghe e faticose crisi di migrazione.3
Va chiarito che gli inconvenienti di questa dislocazione non sono tanto dovuti alla distanza dal fronte del Comando Superiore italiano (anche quello inglese era al Cairo), ma alla mancata concessione della necessaria - e prevista - autonomia tattica e logistica al comandante delle forze a livello armata a contatto con gli inglesi sul fronte orientale egiziano. I riflessi negativi della dislocazione troppo arretrata degli organi di comando e dell'eccessiva dispersione su vasti spazi degli organi logistici sono aggravati dal cattivo funzionamento dei collegamenti. Come osserva nella sua relazione il col. Nani (Capo di Stato Maggiore dell'Intendenza A.S. dal 1° febbraio all'8 settembre 1942),4 l'Intendenza italiana per collegarsi con numerosi e vari elementi sparsi su tutto il territorio della colonia non dispone come quella tedesca di una propria rete di trasmissioni e di collegamenti radio. Avviene così che l'Intendenza tedesca, dislocata in Cirenaica, riesce a collegarsi celermente anche con l'Italia a mezzo telescrivente, mentre l'Intendenza italiana quando era dislocala a Barce non poteva avere risposte anche a mezzo messaggio urgente in meno di 8-9 ore (la media normale era di 24 ore). Ne derivano gravi inconvenienti anche nella segnalazione degli arrivi dei convogli, che è necessario conoscere nel più breve tempo possibile. Il 12 agosto 1942, come già si è accennato, si adotta un'altra soluzione: per tagliare corto ai continui e inconciliabili contrasti tra Bastico e Rommel si decide di separare - a scapito del primo - le rispettive sfere di competenza, ponendo l' ACIT e quindi lo stesso Rommel, alle dirette dipendenze (sia operative che logistiche) del Comando Supremo, e lasciando a SUPERASI (e a Bastico, promosso per consolazione maresciallo) solo limitati compiti di organizzazione e difesa territoriale, di polizia interna e gli affari civili, con il nuovo nome di SUPERLIBIA. Nemmeno questo nuovo assetto è soddisfacente, perché non dà ali' armata italo-tedesca (ormai giunta ad El Alamein) un'autonoma e unitaria fisionomia logistica e non gli assicura la disponibilità immediata di
3 4
G. Mancinelli, Op. cii. , p. 15. AUSSME, Rep. N/6, Racc. 1160/1/2/9.
V/li - Rifornimenti e operazioni in Africa Settentrionale
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un volano di organi e mezzi alle dirette dipendenze in grado di far fronte alle mutevoli esigenze della guerra di movimento con criteri unitari e decisi sul posto. Con la nuova organizzazione Rommel fa capo per le questioni operative direttamente al Comando Supremo, e per le questioni non operative a una Delegazione del Comando Supremo inA.S. (DELEASE), che sulla base delle direttive dello stesso Comando, e con il concorso di SUPERLIBIA: - assolve tutti i compiti inerenti all'alimentazione deUe FF.AA. italiane operanti in Egitto, segnalando al Comando Supremo tulle le loro n=essità e curando il ricevimento e l'inoltro di tutti i rifornimenti dall 'arrivo ai porti (od aeroporti) sino alla zona dell'impiego; - coordina il funzionamento di tali rifornimenti con quelli delle FF.AA. germaniche operanti in Egitto. specie per quanto riguarda il funzionamento dei porti e dei trasporti di cabotaggio e ferroviari; a tal fine ha presso di sè un rappresentante dell ' Esercito gcmJanico e un rappresentante della aeronautica germanica; - ha giurisdizione territoriale sulla zona delle retrovie dell'annata corazzata italo-tedesca (il limite tra la zona delle retrovie cd il territorio dell'armata corazzata è precisalo dal Comando Supremo in rela:i:ione della situazione operativa); - ha fon7ioni di comando delle truppe italiane in transito per raggiungere l'armata corazzata italo-tedesca e su quelle ritirate per il riordinamento nella zona delle retrovie: - ha funzioni di comando per la parte disciplinare ed amministrativa (esclusa cioè la parte operativa) per le truppe italiane assegnate all ' armata corazzata italo-tedesca; - ba alle dirette dipendenze l'Intendenza A.S . e tutte le organizzazioni ed allività italiane inerenti al ricevimento di quanto affluisce dalla Madrepatria per le forze operanti in Egitto. ai trasporli di cabotaggio. automohilistici e ferroviari dalle hasi verso la zona di impiego e provvedere alla sicurezza dei trasporti medesimi; - ha alla dipendenza disciplinare il Comando della 5" Acreosquadra e le forze italiane operanti in Egitto, e dispone sentito il predella Comando. per la protezione aerea della zona delle retrovie e del traffico di cabotaggio; - ha alla propria dipendenza Mari libia e le organizzazioni da questa dipendenti, che agiscono nell' ambito dei compiti assegnati a Delease; - analogamente ed allo stesso fine ha alla propria dipendenza gli attuali comandi di artiglieria e del genio di Superasi. Tutte le altre organizzazioni ed i mezzi attualmente dipendenti da Superasi e c he svolgono la propria attività prevalentemente a favore dei compiti affidati a Dc lcasc, passanò alle dipendenze di quest'ultima anche se dislocate in territorio di giurisdizione di Superlibia. ln particolare passano alle dipendenze di Delease le flottiglie di cabotaggio di Bengasi. Derna, Tobruk, Bardia. ferma restando per tali organizzazioni la dipendenza da Superli bia per tulle le questioni amministrative <li competenza <lei Ministero <lell' Africa italiana.5
L'organizzazione dei Servizi d'Intendenza e di corpo d'annata risente di questa poco lineare ripartizione delle responsabilità logistiche tra i Comandi. All' inizio della guerra esiste una "Intendenza Africa Settentrionale" in Tripoli, alle dipendenze di SUPERASI, con "delegazione d'Intendenza" presso la 10" armata in Cirenaica (vds. Capitolo I). Soluzione, come si è già visto, non soddisfacente, perché la delegazione d'Intendenza non ha organi propri e pesa sui Comandi di corpo d'armata
5
Lei. n . 31900 in data 12 agosto 1942 del C.do Supremo (cit.)
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La logistica dell'esercito - Voi. lV
sottoposti e in particolare sul XXI, al quale sottrae pressoché per intero le direzioni dei Servizi previste per quel livello. Nella citata relazione sull'ispezione del febbraio 1940, De Bono ritiene tale delegazione un inutile passacarte e afferma: a mio parere - dettato dall'esperienza da me fatta come Capo di S.M. dell ' Intendenza della Libia nel I 9 I 2 - riterrei molto ulile sistemare a Napoli l'Intendenza del Comando Superiore della Libia facendola funzionare come un'Intendenza d'armata, provvista, cioè, di tulle le sue direzioni. Non si può obicllare il caso che l'Intendenza. in cause di eventi guerreschi, resti isolata, perché la Libia è quasi Lolalmenle rifornita dalla Madre Patria, e perciò può correre sempre il rischio di rimanere staccala. 6
De Bono ha torto. Questa soluzione avrebbe, forse, assicurato un più razionale avvio dei materiali dall'Italia (che peraltro non partivano solamente dal porto di Napoli, ma sempre di più dai porti siciliani) ma non tiene conto che la situazione rispetto al 1911-1912 è cambiata e che la guerra di movimento meccanizzata allargata su vasti spazi, prima al territorio egiziano e poi alla Tunisia, richiede un organo superiore di comando logistico sul posto, capace di assicurare - con la necessaria aderenza alle esigenze operative di forze al Livello di armala - uu'urgaiù:a,lll:ionc unitaria dei Servizi, e in particolare degli sbarchi e dei trasporti. Perciò quello che necessita veramente - e che manca - è un complesso di organi direttivi ben fomiti di mezzi di collegamento radio, in grado di dirigere e coordinare l'alimentazione logistica dei diversi blocchi di forze in movimento su ampi spazi, facendo fronte agli imprevisti senza ritardi. Al 1° novembre 1940 l'organizzazione dell'Intendenza A.S. è la seguente: Intendente (gen. Giordano); vice-Intendente (gen. Romano); Stato Maggiore; delegazione Intendenza A.S. Libia orientale (Tobruk); ufficio di Intendenza A.S. (Tobruk); sezione avanzata d'Intendenza (Bardia); 9 direzioni (di sanità, commissariato, artiglieria, genio, trasporti, automobilistica, tappe, postale, di amministrazione), ufficio legnami (serve soprattutto legname da ardere per il rancio e il pane!) e Servizio presidi (battaglioni T.M. presidiari). Rispetto a quanto previsto dalle Norme del 1940, mancano quindi le direzioni del Servizio chimico, delle strade, di ippica e veterinaria (il Servizio delle acque non serve; quello idrico è di competenza del Comando operativo). Un'organizzazione d'lntendenza pletorica, che deve tenere conto dei centri di gravità delle operazioni del momento (piazze di Tobruk e Bardia), ma presenta l'inutile anche se temporanea sovrapposizione di una
6 Cit. in G. Succiante, Op. cii., p. 354.
Vili - Rifornimenti e operazioni in Africa Settentrionale
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delegazione e di un ufficio d'intendenza ambedue a Tobruk. Viene inoltre da chiedersi se non sarebbe stato possibile - anziché costituire uffici e sezioni d'Intendenza - dare, con lo stesso personale direttivo, una più compiuta e autonoma fisionomia logistica ai corpi d'armata. Da notare anche che l'Intendenza A.S. è dislocata a Dema, circa 70 Km più avanti rispetto a SUPERASI (Cirene), e con distanze dell'ordine di alcune centinaia di Km da Tobruk e Bardia. Siamo, quindi, al di fuori delle Norme del 1940, che non prevedono nè il vice-Intendente nè delegazioni, uffici e sezioni di Intendenza e prescrivono (para. 16) che gli Intendenti, con propri uffici, non devono essere distaccati dalle località nelle quali sono dislocati i Comandi di armata. Si deve anche tenere conto che una dislocazione così arretrata da una parte richiederebbe un esteso sviluppo di collegamenti anche radio che mancano, e dall'altra non consente l'aderenza alle truppe, anche se è consigliata dalle frequenti oscillazioni del fronte abbinate alla scarsità di mezzi di trasporto. In merito, le Norme del 1940 prescrivono che i Servizi di 2" linea devono dislocarsi a una distanza dai Servizi di J" linea non superiore alla mezza tappa automobilistica (75 Km) e alla prescrizione (para. 42) di non appesantire le truppe combattenti aggiungono quella di "scaglionare a loro tergo i mezzi necessari per soddisfare prontamente, ma senza spreco, ogni loro esigenza". A seguito del ripiegamento della Cirenaica e della distruzione della 10" armata, il I O novembre 1940 lo SME scioglie l' Intendenza A.S. e la relativa delegazione d'Intendenza, e costituisce un'Intendenza della Cirenaica e un'Intendenza della Tripolitania.7 Il 19 marzo 1941 l'Intendenza della Cirenaica viene sciolta, e la superstite Intendenza della Tripolitania con il suo personale passa alle dirette dipendenze di SUPERASI.8 Da allora in poi l'Intendenza rimane sempre una sola, e - come già era avvenuto in Etiopia e Spagna - costituisce e scioglie, a seconda delle necessità, delegazioni d'Intendenza nei centri nevralgici peri ferie i. La costituzione prevista per ]'"Intendenza Superiore A.S." al 5 gennaio 19429 rimane l'espressione più completa di un'Intendenza in guerra. E' composta da: Intendente superiore e ufficiale addetto; quartier generale con ufficio postale e sezione carabinieri; direzione dcli' Intendenza superiore A.S.; delegazione d'Intendenza della Cirenaica. Sono costituite tutte le direzioni previste dalle Norme del 1940, meno l'ufficio acque. L'articolazione interna delle direzioni è la seguente: a) direzione di sanità: ufficio del direttore, 4 sezioni (ispettiva, igiene e profilassi statistica; sgomberi; personale e affari vari; materiale sanitario) e commissione medico-legale di guerra;
7 R
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Let. n . 016670/307 in data 10 novembre 1940 (AUSSME, Rep. M/7, Racc. 518). Let. n. 117561/108 io data IO mano 1941. (ivi). Let. n . 051500/307 in data 5 gennaio 1942 (ivi).
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b) direzione di commissariato: ufficio del direttore, 4 sezioni (personale e affari vari; vettovagliamento; vestiario-equipaggiamento; conti e liquidazione), uffici di commissariato periferici; c) direzione di artiglieria: ufficio del direttore e 3 sezioni (munizioni; armi e materiali; personale e affari vari); d) direzione superiore del genio: segreteria, ufficio contabilità e revisione, 3 sezioni (I - materiali delle specialità artieri, minatori, idrici, di rafforzamento, da ponte e telefonici; Il - materiali delle trasmissioni, fotoelettricisti ed elettricisti; III - statistica, situazione e richieste); e) direzione del genio: ufficio del dfrettore, ufficio amministrazione, l sezione (tulli i materiali meno quelli per collegamento, servizio fotoelettrico ed elettrico), II sezione (rimanenti materiali); I) direzione di amministrazione: ufficio del direttore, ufficio revisione su 3 sezioni (I - controllo contabilità in contanti; II - conti particolari, proventi, registrazioni conti, statistiche, spedizioni conti alla corte dei conti e affari vari; III - revisione contabilità in materia); ufficio determinazioni (determinazioni relative a perdite di materiali e denaro, perdite bagaglio, deleghe, registro prenotazioni, ordini di pagamento eriscossione emessi; pratiche pagamenti diretti; controllo contabilità, casse sussidiarie ecc.); cassa militare ( 19 U., 6 SU., 49 Tr. , 2 civili militarizzati; è dotata di autofurgoncìno per trasporto valori); g) direzione del servizio chimico militare (ufficio del direttore; sezione bonifica; sezione materiali); h) direzione ippica e veterinaria ( I ufficiale superiore direttore; 1 ufficiale inferiore di cavalleria ippologo; I ufficiale inferiore veterinario, batteriologo, igienista); i) direzione trasporti: ufficio del direttore (col. di SM) e 5 sezioni (movimento; trasporti a trazione meccanica; trasporti via acquea; trasporti a trazione animale; personale e affari vari); I) direzione automobilistica: ufficio del direttore e 4 sezioni (1" rifornimento materiali; 2" rifornimento carburanti, controllo tecnico impianti, funzionamento depositi carburanti; 3" organizzazione e controllo servizio riparazioni; 4" consulenza e disciplina tecnica, impiego di mezzi automobilistici, pratiche personale, disciplinari e varie); m) direzione postale; n) direzione delle tappe: ufficio del direttore, 3 sezioni (organizzazione truppe e raccolta materiali; concentramento prigionieri di guerra; personale e affari vari), I O Comandi di tappa; o) direzione delle strade: ufficio del direttore (ingegnere) e 4 sezioni (segreteria e affari vari; ragioneria; materiali e automezzi; strade); p) ufficio legnami (1 ufficiale superiore della milizia forestale). La delegazione d'Intendenza della Cirenaica si articola su: delegato Intendente (col. di SM); ufficio di Stato Maggiore; uffici dei vari Servizi (sanità, commissariato, artiglieria, genio, trasporti, automobilistico, postale e tappe); reparto autonomo della delegazione d'Intendenza; sezione mista carabinieri. La quantità di personale e dei mezzi che assorbe questa organizza-
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zione di comando è cospicua, se non pletorica: 237 U., 186 SU., 1165 Tr., 142 militarizzati ( cli cui 100 per la direzione e le sezioni strade e il resto principalmente per le direzioni di artiglieria, genio e motorizzazione), 72 autovcllure, 40 ACL, 40 ACP, 15 autofurgoncini, 169 moto. L'organizzazione di comando logistico al di sopra del corpo d'armata è pertanto una struttura parallela a quella di comando operativo, autosufficiente e autonoma anche per le proprie esigenze di supporto logistico. Nei primi mesi del 1942 per meglio far fronte alle esigenze organizzative derivanti dallo sbarco di ingenti quantità di materiali e dal riordinamento delle unità in relazione alla ripresa offensiva, sono costituite delegazioni d'intendenza nei porti di Tripoli e Bengasi e un ufficio avanzato d'Intendenza a stretto contatto con le unità in linea. Nel corso delle operazioni per la conquista e il mantenimento delle posizioni di El Alamcin l'intendenza stabilisce la sua sede avanzata a Tobruk (cioè 630 Km dietro le linee) e l'ufficio avanzato si trasforma in delegazione. In tal modo l'Intendenza ha giurisdizione su un territorio della profondità di circa 2250 Km e si articola su tre delegazioni (n. I, 2 e 3) dislocate nei tre principali porti (Tripoli, Bengasi e Marsu Mutruh). Dopo il ripiegamento da El Alamein, l'Intendenza Libia viene sciolta il 20 febbraio 1943: da questo momento in poi, come le rimanenti truppe in Tunisia l'Intendenza più che altro ~opravvive in una lotta sempre impari. Dalle vicende sommariamente esaminate si può dedurre che la organizzazione d'Intendenza dimostra un buon grado di flessibilità, anche se i continui mutamenti nell'incarico di Intendente superiore (specie dal 1940 ai primi mesi del 1942) ripetono con dimensioni più vaste un fenomeno negativo che già si era verificato nella prima guerra mondiale (ad esempio, il generale Giordano viene nominato Intendente il 5 agosto 1940 e lascia l'incarico al generale Romano il 25 ottobre 1940: nella fase "più calda" dei primi mesi di guerra non c'è quindi continuità di direzione dei Servizi). Si deve anche constatare che, come sempre, gli Intendenti non sono certo scelti tra i generali più prestigiosi, e che nelle relazioni degli Intendenti sono frequenti - come nella prima guerra mondiale - lamentele sulla qualità dei Quadri e della truppa disponibili, spesso scelti tra i meno atti alle attività operative, quando invece occorrono anche in questa branca ufficiali volonterosi, capaci e tecnicamente ben preparati dei quali v'è, come sempre, grande penuria. Io conclusione, i limiti dell'organizzazione di comando e controllo dei Servizi sono due: a) l'Intendenza A.S., che opera per il sostegno logistico di truppe a livello di armata, non dipende mai - nemmeno quando dipendeva da SUPERASI - dal comandante operativo delle predette truppe che combattono al confine egiziano, come sarebbe previsto dalle norme dottrinali; b) il livello di corpo d'armata, pur essendo in parecchie fasi largamente autonomo dal punto di vista operativo, in genere non dispone direttamente e pienamente degli organi logistici che la regolamentazione 1940 pur gli assegna, e non ha rilevanza logistica. In tal
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modo, alle grandi distanze e alle caratteristiche di accentuato movimento della guerra corrisponde - contradditoriamente - un infimo livello di autonomia logistica delle unità.
3. Le costanti logistiche nella guerra del deserto Le alterne vicende e le mutevoli situazioni della guerra nel deserto, che è superfluo qui riepilogare, per la parte logistica possono essere ricondotte a pochi aspetti fondamentali. Un ufficiale tedesco definisce, nel periodo, la guerra nel deserto come "il paradiso del tattico e l'inferno dell'Intendente": un doppio inferno per il nostro Intendente, visto che questo tipo di guerra si risolve in buona parte con un insufficiente disponibilità -anche qualitativa - di mezzi di trasporto, e che questi mezzi di trasporto difettano sempre, per quantità e qualità. Tre sono infatti le caratteristiche costanti dello scacchiere: a) sovralimentazione di personale (peraltro solo quantitativa e non qualitativa) e sottoalimentazione di organi logistici. materiali e mezzi di trasporto; b) conseguente tendenza ancor più esasperata all'accentramento, a fronte di una regolamentazione e di una fisionomia tattico-logistica c he a tale criterio sono già eccessivamente improntate, e di una situazione che suggerisce l'esatto contrario; e) punto di massima crisi, anche per quest'ultima ragione, del meccanismo di alimentazione logistica basato sull'afflusso dei rifornimenti dal 'indietro in avanti fino al livello di divisione, che si rivela totalmente inidoneo alla guerra di rapido movimento nel deserto; d) carenza di mezzi di trasporlo aggravata da un dispositivo logistico d'Intendenza sempre estremamente diradalo e sparso su enormi distanze. Nel suo libro Supplyng war, Martin Van Creveld dedica un breve capitolo, il 6°, alle operazioni in Africa Settentrionale. Egli ha una visione piuttosto circoscritta, perché rivolge la sua attenzione quasi esclusivamente ai problemi logistici delle forze dell'Africa Corps, alla guerra dei convogli, ai negativi riflessi della mancata disponibilità dei porti della Tunisia per le forze dell'Asse. Tuttavia non manca, nella sua opera, una chiara sintesi dei caratteri logistici principali della guerra nel deserto e dei limiti della strategia di Rommel. Tutto deve venire trasportato dall'Europa, anche il rifornimento dell'acqua diventa un problema, ma sono le distanze e il logorio dei mezzi i fattori che pesano di più: Added to this problem were lhe enormous distances thai were out of ali proportion to anything the Wehrmacht had been asked to deal with in curopc. From Brest-Litovsk, un the Germua-Suviel demurcaùun line in Poland, 10 Moscow it was only some 600 miles. This was apprnximately equal to thc distancc from Tripoli to Benghazi, but only half thai from Tripoli lo Alexandria. Apart from odd bits of 95cm. traci, these vast empty spa" ''" '1,u.J Lu l,e euledy ..:uven.J by ruaù, and even of these there was only one - thc Via Balbia stretching endlessly along lhe coasL, sometimes liablc to be intcrruptcd by flood s
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:rnd always a convenient target for aircraft roaming overhead. Apart from this were only desert tracks, whicb. Lhough they had perforce to be used, subjccted lhe vebicles Lraversing tbem to greally increased wear and tear. Wholly unaccustomed Lo desert warfare as lhey were, lhe Gemans faced some further prol>elms tbat reflected tbeir Jack of esperience. Their diet, for example, was unsuited to Lhe African beat its fat-conlent being too high. Partly as a resull of Lhis, it was considered impossiblc to have a soldier stationed in Libya for more tban Lwo years without bis being permanently affected. German engines, espccially those of molor cycles, tcnded to ovcrheat and stall. Tank engines also suffered, thcir life being reduced from 1400- 1600 mi Ics Lo only 300-900. Some of the effecLS of the hcat and poor roads mighl have bccn prevented by slrict maintcnance, bui this was nol a ficld to wbicb Rommel paid Lhe grcatcst attention. In any case, maintenance was especially difficult because Gennan and ltalian equipment was not standardized. Looking buck some years later, Rommel wrotc thai a genera! sbould take persona I care of bis suppli es in ordcr to force the supply staffs to develop tbeir iniliative. In practice, however tbis only mcant thai in tbe balancing of opcrational prospects against logistica! possibilities the latter wcrc frequeotly ignored (... ) A motorized force of one division such as the originally sent to Libya, required 350 tons of supplics a day, includiog water. To Lransport Ibis quantity over 300 mi Ics of desert, Lhe Army High Command calculated Lhat, apart from the troops organic vchicles and excluding any rcscrves, thiny-nine columns cach consisting of lhirty - Lwo ton trucks would be needed ( ... ) However brillanl Laclically, Rornmel' s ligbtuing advance was a strategie blunder it fai led to bring decisive cistory, whilc adding anotber 700 mi Ics to ll1is·alreaùy line of comunications . 11.s OKll had prechacatcd. 1he rn<nlling burden provcd too much for bis rear services to carry. In mid may Rommel slarted complaioing about bis supplies for Lhc first, bui 1101 lhe leasl, time. IO
Dal punto di vista italiano tutto nasce, e ha tcnnine, con la sottoalimentiwione logistica dello scacchiere a beneficio di altri (Grecia e subito dopo, Russia). Eppure con 1/3 - 1/4 degli automcz1.i logorati in queste esigenze - tutto sommato strategicamente secondarie per l'Italia - buona parte dei problemi logistici in Africa sarebbe stata risolta. 11 ln linea generale vettovagliamento e munizioni assorbono da soli circa la metà dei trasporti (cioé il 20-25% ciascuno); ciò significa che la situazione più penalizzante è di avere molti uomini con pochi mezzi di trasporto. l Comandi italiani si rendono ben conto di questo fatto abbastanza elementare, tant'è vero che l'ufficio opemzioni del Comando Supremo, commentando una relazione Lr•smessa dal Comando Superiore A.S. nel luglio 1941, nella quale si metteva io evidenza l't1miliante confronto delle divisioni italiane con quelle tedesche, accennava come fosse ormai noto che nello scacchiere 11..S. una divisione motorizzata aveva. anche per i soliti compiti di presidio e di occupaàune, il valore di quattro divisioni di fanteria, mentre mangiava per un quarto e gmvava per un quarto sui trasporti metropolitani, dei quali erano ben note le difficoltà.'2
Ciononostante nella primavera 1942 per ragioni non convincenti si rinuncia - come già nel 1940 - a contrarre il numero delle divisioni per IO M. Van Creveld, Supplying war, Cambridge, Ed. Cambridge University Prcss, 1977, pp. I 81-1 !15. 11 Si vedano, in merito, anche le considerazioni del maresciallo Messe in G . Messe, La mia annata in Tun1s1a, Mtlano, l{izzoli 1960, p. 49. 12 MD - UF. Storico, La seconda offensiva britannica... (ciL.), p. 162 Nota (l)
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equipaggiare meglio quelle rimaste, 13 e le divisioni del modello organico 1942 - che - come si è già visto - era già inadeguato rimangono solo un obiettivo finale meramente teorico che non viene mai raggiunto, particolarmente in fatto di mezzi di trasporto. Il corpo d'armata A.S. 42 ha solo I autosezione leggera, 1 autosezione mista autobotti, 1 autosezione di ACP con fusti per carburanti (le autocisterne le ha solo l'Intendenza), I sezione autoambulanze. L'organico stabilito per la divisione motorizzata Trieste (cioé la migliore) prevede un autogruppo divisionale su: 2 autoreparti con 5 autosezioni leggere, 1 autoreparto misto con 3 autosezioni leggere, 1 autosezione pesante, 1 autosezione ACP con carburanti in fusti. Totale: 69 ACP, 314 ACL, 3 autofficine pesanti.l 4 Con questi mezzi si prevede di rinforzare all'occorrenza le sezioni di sanità e sussistenza divisionali (rispettivamente con 5 e 10 ACL oltre a quelli che trasportano personale, bagaglio e materiale delle sezioni, che sono in dotazione organica) e soprattutto i reparti della divisione, che dispongono sempre di limitalo numero di automezzi in proprio: in tal modo, più che "motorizzala" la divisione è "autoportata" (o "autotrasportata"), con tulli i limiti che ciò comporta. li meccanismo dei rifornimenti che inevitabilmente consegue a questa fisionomia organica reale dei trasporti e degli organi dei Servizi (improntata come sempre alla consueta, fallace economia) dimostra in maniera chiara e definitiva il fallimento dei presupposti della regolamentazione logistica 1940. Il generale Mancinelli, che quale capo di Stato Maggiore di collegamento di SUPERASI con l' ACIT è nella posizione migliore per giudicare, scrive, con le parole che seguono, la più chiara condanna della filosofia organica e logistica del 1940: In tema di servizi conviene rendersi conto dei sistemi, Lutalmente diversi. in vigore presso i due alleati. I tedeschi si attenevano alla propria organizzazione originale. basata su una larghissima distribuzione di autocolonne alle grandi unità e ai singoli reparti, che pertanto erano in grado di attingeri, direttam~nte ai magazzini e depositi d' lntcndcn7a per i rifornimenti e di portare al seguito. in movimento. considerevoli scorte di viveri e munizioni. Sistema ottimo, evidentemente molto elastico. che consente una elevata autonomia alle grandi unità in fase operativa ma che richiede grande dovizia di mezzi in quanto 4uesli vengono altribuiti a priori in misura adeguata alle esigenze <li punta del sistema di rifornimento. La nostra organizzazione, invece. adeguata alle modeste djsponibilità, manteneva accentrati nelle mani dell" Intendente tulli i mezzi di traspono, per manovrarli oculatamente, di volta in volta, a seconda delle circostanze. Era cioé la stessa Intendenza che, dopo aver provveduto all' impianto dei magazzini, procedeva anche al rifornimento "a domicilio.. (viveri, munizioni e materiali d'ogni specie) dei singoli reparti. Per rendere più facilmente accessibile anche a chi avesse scarsa dimestichezza con questioni del genere la differenza sostanziale tra i due sistemj, possiamo pensare ad un grande emporio in cui affluisca per acquisti una ricca clientela provvista dj vetture pri -
n lvi, pp. 150-151. lvi, Allegati 31 e 33.
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vate (sistema tedesco), paragonandolo con un magazzino popolare che con qualche furgoncino provveda alla consegna della merce a domicilio (sistema italiano). E' chiaro che in condizioni normali si può pervenfre in ambedue i casi a soddisfare le esigenze della clientela, ma mentre il primo contiene in sé stesso gli clementi per adeguarsi elasticamente alle fluttuazioni della domanda, è facile riscontrare nel secondo una seria difficoltà a rispondere tempestivamente ad esigenze eccezionali di particolari situazioni di punta. La leva di questo pesante meccanismo dei rifornimenti , che stendeva i suoi rotismi dalla base di sbarco fino alle primissime linee, era saldamente tenuta in pugno da SU PERASI, che la manovrava con molto discernimento e con indiscutibile abilità, avendo sempre presenti le molteplici esigenze delle truppe. D risultato era c he, in tempi normali, le nostre truppe erano servite almeno altrettanto bene quanto le truppe tedesche. Ritengo che, in linea di principio, questo rigido accentramento dei servizi nelle mani del Comando superiore costituisse un grave inconveniente e che, senza pensare di giungere alla prodigalità della organizzazione tedesca, lo si sarebbe poruto attenuare almeno con l'asse~'llazione di una congrua aliquota di mezzi, sostanzialmente di mezzi automobilistici, alJc grandi un.ità italiane inserite ncll' ACIT. Senza un apprezzabile maggior dispendio di mezzi le nostre !ruppe avrebbero potuto beneficare di un più allo grado di adattabilità alle rapide mutazioni che caratterizzano la guerra moderna e assumevano valori particolarmente imponenti nello scacchiere africano. Le nostre divisioni, infatti, erdDo bensì servile "amoTevolmenten ma, in fondo, non sapevano esallamenle su che
cosa poter contare in caso di improvvisa necessità e questo introduceva un penoso fattore d'incertezza nell'azione dei comandanti. La lontana centrale di SUPERASI faceva il possibile e in generale perveniva egregiamente a soddisfare ad ogni esigenza tempesti vamente preannunziata, quale poteva derivare dai normali consumi della vita quotidiana o anche delle eccezionali richieste di un'operazione debitamente pianificata, ma diffi ci lmente poteva giungere in tempo a sopperire alle improvvise e improrogabili necessità determinate da un fulmineo e spesso imprevedibile evolversi della situazione operativa, quando, cioé. più si sarebbe seDlita l'assoluta esigenza di un' intima corrispondenza tra azione di comando e direzione dei servizi. Non vi è d'altronde nulla di nuovo nè di peregrino in questa riaffermazione di un principio fondamentale dell'organizzazione delle grandi unità in guerra, in l>ase al quale da una stessa mano debbono essere rette le redini delle operazioni e quelle dei servizi: tale principio era stato gravemenle offeso. appunto, quando si era affidato al comandante dell 'armata la condotta generale delle operazioni, riservando al comando italiano, per le nostre truppe, la direzione dei servizi. Una mia proposta a SUPERASI di modificare questo slalo cli cose, nel maT.lo '42, non ebbe esito felice. In base alle mie osservazionj personali e ai commenti raccolti durante i primi contatti con i nostri comandanti in linea, facevo rilevare l'incongruenza di un'organizzazione che, ohre tulio, loglie va al comandante d 'armala misura e peso logistico inerente alla realizzazione del proprio pensiero operativo. Rommel aveva infatti ragione di ignorare e di considerare risolti dalla diligenza di SUPERASI lutti i gravissimi problemi logistici che sorgevano per la parie italiana (che costituiva, ricordiamo, l' aliquota numericamente più ponderosa) dall 'applicazione dei suoi ordini, mentre SUPERASI, in questa funzione, veniva a passare da un livello almeno teoricamente superiore a quello s ubordinalo di Intendente dell' ACIT; uno strano pasticcio che non poteva certo giovare ai risultati. Mettevo inoltre in luce i pericolosi sfasamentj che si sarebbero potuti determinare in qualche situazione (non nuova all'esperienza della guerra nordafricana) tra operazioni e servizi, a tutto danno dei risultati e della stessa sicurezza delle nostre unità. Tenendo conto dell'effettjva consistenza dei mezzi disponibili. che consentiva di pensare all'assegnazione dirella di autocolonne alle divisioni o ai corpi d'armata, la mia proposta si concentrava nel patrocinare il passaggio alle dipendenze dell'ufficiale italiano di collegamento presso l' ACIT di quell'aliquota dei servizi d'lntendenza che era già raggruppata in una ..delegazione avanzata", elemento prezioso, costantemente proteso a interpretare e soddisfare ai bisogni delle truppe in linea, ma che aveva il grave difetto di trovarsi agli ordini direlli di SUPcKA~1. che di tendeva gelosamente le propne prerogall ve. Trovai una nella opposizione. Si temeva, evidentemente, c he Rommel, sempre in crisj con i propri servizi tedeschi (o,
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per dirla con altre parole: sempre orientato a impegnare le sue forze oltre i limiti consentiti dalla capacità dei servizi) potesse arrivare a mettere le man.i sulle nostre poche cose, specialmente sugli automezzi, già cosl scarsi, e sui depositi di carburante, lasciando in sofferenza le truppe italiane, ad esclusivo vantaggio delle proprie unità. Obieuai inutilmente che il pericolo non sussisteva, in quanto il provvedimento da me proposto non importava alcun allargamento delle facoltà del comandante alleato, limitandosi a spostare in avanti, senza alcun rivolgimento di organizzazione, il punto di applicazione della leva di manovra del sistema logistico avanzato, finora comandata dalla troppo lontana sede di SUPERASI. In definitiva riportai l'impressione che questo fermo atteggiamento negativo fosse influenzalo soprattutto dalla preoccupazione di privarsi di un mezzo efficace per agire sulle velleità operative, eventualmente esorbitanti di Rommel attraverso il flusso dei Servizi, in quei casi in cui si rivelasse inoperante il canale naturale della gerarchia di comando;l5
Sempre a causa della sottoalimentazione logistica, acquistano grande importanza (anche per l' Afrika Korps) il recupero e la pronta riutilizzazione dell'ingente quantità di materiali e carburanti che si riesce a catturare agli inglesi, specie nel 1942 e dopo la presa di Tobruk. Sulla spartizione del bottino nascono serie querelles tra i Comandi italiani e tedeschi. Questi ultimi tendono a fare la parte del leone, anche perché le loro unità sono ovviamente le prime a imbattersi nel materiale ancora utilizzabile e dispongono di un'erficienlc organizzazione (compagnie di recupero, reparti di guardia al materiale) che lascia agli italiani solo le briciole. I Comandi italiani sostengono che quanto viene catturato dovrebbe essere considerato patrimonio comune, a disposizione del comune comando, e che comunque - poiché in Russia tutto il materiale catturato affluiva ai magazzini tedeschi - in Africa, teatro di operazioni di preminente interesse italiano, per analogia il materiale catturato avrebbe dovuto ricadere sotto la competenza dei Comandi italiani. Il generale Mancinelli afferma di aver sollecitato SUPERASI a imitare gli sbrigativi ma efficienti metodi tedeschi (specialmente per il XX corpo d 'armata italiano che faceva parte con le truppe tedesche della massa di manovra), ma non se ne fece nulla: non si volle o non si seppe o non si poté far nulla. A Tobruk la nostra parte di bottino si ridusse pertanto a quello che le nostre truppe trovarono avanzan do sulla propria strada, a quel pochissimo cioé che era sfuggito alla vigile prelazione dell'alleato. Del bottino tedesco, certo molto cospicuo, potremmo aver un'idea approssimativa soltanto in base alle ammissioni della parte interessata, magg iorate quando si trattava, come vedremo, di sostenere il concetto dell'offensiva a fondo oltre la frontiera ovvero esageratamente minimizzate non appena si parlava di ripartizione proporzionale tra "camerati". Ricordo in particolare che due giorni dopo la presa di Tobruk venne da me a presentarsi un colonnello del corpo automobilistico inviato da SUPERASI per raccogliere gli automezzi britannici rimasti sul campo di battaglia (il nucleo per la materiale presa di possesso sarebbe giunto in seguito...). Gli dissi stizzito che ormai si poteva risparmiare la fatica perché tutto quanto esisteva di ntiliz1..abile era già stato raccolto dai tedeschi, che avevano ampliamente completato la motorizzazione delle proprie nnità e, io parte assai piìl modesta, anche dalle nostra divisioni che erano andate "spigolando" sulle loro tracce e cbe,
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G. Mancinelli, Op. cit., pp. 46-49.
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assetale com'eraoo di au1omez.zi, molto difficilmente si sarebbero lasciale spogliare delle proprie cooquisle. Sul campo non restavano più che rollami, complctameote scarnificali di ogni accessorio comunque utilizzabile. 16
Il generale Palma, Intendente in A.S. dal 5 marzo 1942 al 20 febbraio 1943, nella sua relazione conferma queste affermazioni, 17 precisando che il Comando Supremo aveva emanato tardive disposizioni che assegnavano tutto il bottino alle truppe italiane (fatta eccezione per il materiale prontamente utilizzabile sul campo di bauaglia, che doveva rimanere in possesso delle truppe che l'avevano catturalo). Ma i tedeschi di fatto non accettano mai queste regole, "con l'aggravante che alcuni materiali piantonati alla meglio da qualche nostro poco energico elemento furono poi [da loro - n.d.a.] presi in possesso, con atto di prepotenza". Secondo il generale Palma, nel marzo 1942 l'Intendenza tedesca, in contrasto con gli accordi interalleati, aveva effettuato abusivamente e direttamente sul mercato di Tripoli acquisti di pezzi di ricambio e materiale automobilistico per l'importo di 10 milioni, inviando poi le relative fatture per il pagamento all'Intendenza italiana (gli accordi prevedevano che il materiale da acquistare venisse richiesto all'Intendenza italiana, alla quale competeva la necessità e le possibilità di approvvigionamento del materiale, tenendo anche conto delle parallele esigenze delle nostre truppe). L'Intendenza italiana però aveva rifiutato, e la questione era arrivata fino al Comando Supremo. Durante il ripiegamento da El Alamcin, è nel campo dei trasporti che si manifesta in misura maggiore - prosegue il generale Palma - la tendenza dei Comandi germanici a soddisfare "con palese egoismo" le proprie esigenze, senza curarsi degli analoghi e maggiori bisogni delle divisioni italiane, che non sono motorizzate: "in sostanza si chiese la cassa unica nel campo dei trasporti, che, naturalmente, nelle intenzioni tedesche, voleva significare nulla o quasi concedere dei propri". Dopo l'ultima fase del ripiegamento in territorio tunisino, avviene l'episodio più grave: militari tedeschi, sostenendo che in territorio tunisino non sono più valide le disposizioni e le leggi italiane, convincono alcuni italiani proprietari di automezzi civili che lavorano con regolare contratto per la nostra Intendenza a vender loro gi automezzi, offrendo in cambio un pronto rimpatrio con la somma ricevuta in pagamento per mezzo di aerei tedeschi. Interviene anche in questo caso il Comando Supremo, e l'Intendenza tedesca sconfessa i fatti avvenuti attribuendoli a autonome iniziative di singoli reparti. Questi episodi indicano comunque - oltre che i pessimi rapporti tra Comandi, a tullo danno di una collaborazione ancor più necessaria date le difficoltà - la "fame" di automezzi e materiali e il grado di sofferenza dei rifornimenti, sia da parte tedesca che italiana. t6 ivi, p. 122. 17 Relazione .tu/l'attività svolltl in Libia nel periodo 5/3/42 · 2012143 (AUSSME, Rcp. N./6, Racc. 1449/1/9.
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Lasta not least, l'organizzazione logistica locale è fortemente condizionata da tre fattori sostanzialmente non nuovi ma scarsamente studiati e considerati, almeno nel primo anno di guerra. Una volta che i rifornimenti - e non è facile - sono arrivati nei porti della Libia, il loro celere afflusso alle truppe, a parte le enormi distanze, l'irrazionale organizzazione direttiva e la disponibilità di un'unica e vulnerabile via dicomunicazione (la Balbia) è ostacolato: a) dal solito problema dei porti e della loro organizzazione e protezione; b) dall'offensiva aerea inglese che la superiorità quasi costante della RAF rende efficace e continua; e) dalle frequenti ardite incursioni di mezzi mobili inglesi sulla Balbia e sulle retrovie, contro elementi dei nostri Servizi poco o nulla reattivi. Nel settembre 1940 manca ancora un'efficiente difesa aerea del porto di Bengasi. Una lettera del Comando Superiore 18 oltre a prescrivere il diradamento delle navi nelle rade vicine e l'avvio a Tripoli dei piroscafi scarichi dimostra che non c'è ancora, dopo tre mesi di guerra, l'indispensabile coordinamento tra ballerie antiaeree della marina, batterie dell'esercito e aviazione da caccia d'intercellazionc: poiché la pratica ci insegna che l ' impiego della caccia parallelo alla difesa attiva interferisce con questa nello spazio e l'una annulla l'altra al momento dell'entrala in azione della caccia, AEREOLIBIA, DICATe MARINA debbono concentrare la possibilità di svolgere un'aàone contemporanea che i tre Comandi studieranno ...
Un secondo problema è quello - non certo nuovo - dell'accentramento della direzione di tutte le attività dei porti in un'unica persona. A fine luglio 1940 il Comando della base di Bengasi viene affidato - per pochi giorni - al generale Giordano, 19 che oltre ad assolvere i compili devoluti in pace al comandante del XXI corpo d'armata assume la direzione del porto accentrando nelle sue mani ogni potere. A metà gennaio I 941, dopo il ripiegamento della Cirenaica e il conseguente abbandono di Bengasi, il generale Giordano è chiamato a ricoprire lo stesso incarico a Tripoli, e viene nominato "direttore di Servizi del Porto di Tripoli, con piena giurisdizione su tutte le autorità, enti e attività comunque preposti e interessati agli sbarchi stessi". Mantiene quest'incarico fino a novembre, dipende direttamente dal Comandante Superiore e ha facoltà di impartire a suo nome le disposizioni che ritiene necessarie. 20 Con lettera di fine giugno 1941 il nuovo comandante generale Gariboldi ritiene necessario ribadire queste disposizioni, il che dimostra che esse non sempre erano slate applicale da tutti: "ho più volte detto, che occorre coordinare tutte le attività degli enti direttamente o indirettamente interessati [ ... ]. In tale ordine di idee, ripeto" ecc.. Secondo queste rinnovate disposizioni, al generale Giordano devono far capo (si noli la molteplicità degli Enti) gli organi
18 Let. n . 20 in data 20 seltembre 1940 (AUSSME, Rep. 1499/A/6). 19 Let. n. 091/20427!! in data 27 luglio 1940 (AU~~ME, Kep. llt>U/At:l/13). 20 Let. n. 11812 in data 22 giugno 1941 (ivi).
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dell'Intendenza A.S., del Comando Marina Libia, del corpo tedesco in Africa, quelli portuali dipendenti dal Ministero delle comunicazioni, quelli del Ministero dell'Africa ltaliana: 21 siamo sempre ai "troppi galli in pollaio" del generale Dall'Ora! Ai problemi dei porti in Libia si aggiunge lo scarso affiatamento sia tra le autorità preposte all'imbarco a Napoli e quelle preposte allo sbarco in Libia, sia tra le prime e gli OTgani dello SME. Un promemoria non firmato in data 5 novembre 194022 rappresenta che: a) a Napoli non sempre i convogli possono essere formati secondo l'ordine di precedenza indicato da SUPERASI, perché si deve tenere conto della velocità dei piroscafi (piroscafi tutti con uguale velocità nello stesso convoglio); b) i materiali da caricare sono stabiliti esclusivamente dalla direzione superiore trasporti dello SME (col. Di Raimondo) e non dalla commissione allestimento imbarchi di Napoli. Pertanto le richieste di SUPERASI per le precedenze vanno indirizzate esclusivamente alla direzione superiore trasporti [evidentemente ciò non veniva fatto - n.d.a.]. A fine novembre 1940 giungono a Graziani segnalazioni che a Napoli sustanu parecchi piroscafi già carichi in attesa di chiamata, ma i rimedi non sono facili. Sembra che lo stesso Badoglio si interessi della questione e Graziani invia in Italia l'Intendente (lo stesso gcn. Giordano) per accellerare la partenza. Il meccanismo per gli imbarchi è il seguente: a) scella del naviglio da parte della direzione superiore trasporti, in accordo con lo Stato Maggiore Marina; b) ordine da parte della stessa direzione superiore trasporti alla commissione allestimento e imbarchi di Napoli di procedere alle operazioni di carico secondo le precedenze indicate da SUPERASI; e) pianificazione ed esecuzione delle operazioni di carico da parte della commissione allestimento e imbarchi, che individua tra il naviglio disponibile quello più adatto - per tonnellaggio e caratteristiche - ai singoli materiali da caricare e stabilisce le modalità d'imbarco più convenienti , tene ndo conto dell'ordine di precedenza indicato da SUPERASI e della più razionale distribuzione dei carichi; d) ad ultimato carico, comunicazione a SUPERASI che le unità navali sono pronte a partire e di un sommario elenco del carico di ognuna. Il Comando marina della Libia, però, con una lettera a SUPERASI dei primi di novembre 1940 lamenta che spesso durante le operazioni affluiscono a Napoli materiali da imbarcare con assoluta urgenza, costringendo la commissione ad imbarcarli sul piroscafo che parte per primo, senza tenere più conto del µiano d'imbarco. Queste "ingerenze" che provocano mutamenti nei piani d'imbarco sono ritenute dalla marina quanto mai dannose e da evitare. Infatti
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Let. n. 11812 in data 22 giugno 1941 (ivi). AUSSME, Rep. 1449/A/9.
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il guadagno di tempo cosl realizzato nell ' invio del materiale di carattere urgente non preannunciato è solo illusorio: poiché l'imbarco di detto materiale produce anzitutto un arresto nell'intero ingranaggio della caricazione, e, successivamente, ritardi, disguidi e anche danneggiamenti nel rimanente materiale, il cui stivaggio non risponde più alle caratteristiche di organicità previste dal piano originale. 2 3
Con questa organizzazione il direttore del porto di Tripoli dipende direttamente, come si è visto, da SUPERASI: l'Intendenza è solo uno dei tanti Enti con i quali egli intrattiene rapporti e non ha alcuna ingerenza, come sarebbe stato necessario, nel funzionamento deJ porto. Questa discutibile ripartizione delle competenze - diversa da quella adottata nelle guerre d'Etiopia e Spagna, dove era l'Intendenza locale a occuparsi direttamente e con propri organi degli sbarchi - viene corretta nel novembre 1941, quando in seguito alla destinazione ad altro incarico del generale Giordano c "in considerazione dell'aumentata organizzazione dell'Intendenza della Tripolitania e della constatata necessità di accentrare in un unico Ente responsabile tutto quanto si riferisce al porto di Tripoli", dal I 5 novembre tutti i poteri a lui affidati passano all'Intendenza della Tripolitania.24 Si può quindi affermare che solo a fine 1941 si raggiunge un assetto lineare e soddisfacente nelle competenze e responsabilità in materia. Anche nella protezione attiva e passiva delle autocolonne dall'offesa aerea si riscontrano notevoli ritardi. In una lettera del novembre 1940, il Comando della 10" armata dopo aver attrihuito illl'iiviazione e al fattore logistico un ruolo determinante invia ai Comandi dipendenti una serie di prescrizioni che lasciano trasparire i limiti della nostra organizzazione e la scarsa reattività dei reparti all'offesa aerea: l'aviazione nemica è favorita nella sua auività dall'assenza di copertura [e il mascheramento e l'interramento? - n.d.a.] che le permetle una visibilità totale e quindi di scrutare il nostro dispositivo; e dalla necessità, specie per noi, di instradare tutto il traffico su poche arterie e con tutte le conseguenze relative [ciò è dovuto principalmente alla scarsa idoneità dei nostri automcni al movimento fuori strada nel deserto - n.d.a.J. Pertanto qui, più che altrove, si impongono fomiaziooi oltremo<.lo <lirndate, movimenti notturni, grandi djstanziamenti delle macchine in autocolonna ed una organizza7ionc di difesa c/a che assicuri tempestività di segnalazione ed un intervento del fuoco contraereo immediato ed efficace. E' inoltre di grande importanza uno streuo collegamento con i nostri aerei, sia per una pronta trasmissione delle noti7.ie, sia per evitare dolorosi equivoci. La pronla esposizione di teli acquista particolare importanza.25
Sulla minaccia di mezzi celeri avversari (camionette) alle nostre retrovie, un promemoria di fine novembre 1942 del Capo di DELEASE per il maresciallo Bastico dimostra che dopo due anni di guerra non sono ancora stati ben assimilati alcuni semplici concetti che specie in quello scacchiere dovrebbero essere ormai di normale e automatica
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Let. n. 31394 in data 3 novembre 1940 (AUSSME, Rep. 1499/A/8). Lei. o. 20494 m data IO novembre 1941 (AUSSME, Rep. l 160/A/V13). Let. n. 0179500 in data 11 novembre 1940 (AUSSME, Rep. 1449/A/8).
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adozione, e che si erano già rivelati di indispensabile adozione in Spagna. Il Capo di DELEASE rappresenta infatti l'opportunità che: a) tutti gli uomini isolati siano sempre armati, "almeno nella zona fino a Misurala compresa"; b) tutti gli autisti viaggino armati; c) le autocolonne di una certa importanza siano protette da una scorta con qualche fucile mitragliatore; d) i campi d'aviazione, magazzini, depositi e parchi dispongano di picchetti armati di guardia e i vari presidi tengano alla mano in permanenza reparti pronti a far fronte alle incursioni, anche rafforzando le guardie dei magazzini e depositi locali; f) la via Balbia sia costantemente pattugliata per evitare sorprese di elementi appostati. 26
4. Cenni sull'organizzazinne logistica nelle due fasi salienti (seconda metà del 1940 e fine 1942)
Dal punto di vista logistico le fasi salienti della guerra nel deserto sono due: quella iniziale (giugno 1940 - gennaio 1941), dove il differenziale tra l'organizzazione logistica necessaria e quella realizzata raggiunge - con gravi conseguenze - i valori massimi ; quella decisiva (primavera 1942 - fine 1942), con la preparazione della primavera, l'avanzata su El Alamein e il successivo ripiegamento che segna la sconfitta definitiva dell' Asse. Nella prima fase il problema della quantità e qualità dei mezzi di trasporto a motore sovrasta tutti gli altri, che pure esistono e non sono di poco conto. Ad esempio, il problema sanitario: una relazione in data 5 novembre 1940 del prof. Castellani (alto consulente sanitario per I' A.S., come già lo era stato per l'Etiopia)27 delinea una situazione da lui ritenuta complessivamente soddisfacente, dove però non mancano ombre che discb.iudono retroterra preoccupanti, e denotano la solita "logistica povera": a) le forme di diarrea e dissenteria, "comunissime alcuni mesi fa", sono fortemente diminuite Ima non scomparse: è uno dei segni di irrazionale alimentazione - n.d.a.]; b) alcuni casi di scorbuto consigliano una più larga distribuzione di buoni limoni e/o di composti vitaminici in compresse già prodotti in Germania [segno dell'abuso di viveri a secco - n.d.a.], "ma i limoni sono adesso scarsissimi ed è raro che un soldato abbia più di un limone o due alla settimana e parecchi reparti non l'hanno da più di un mese. Inoltre i limoni mandati dall' Italia sono piccoli ed asciuui e contengono perciò pochissimo succo e conseguentemente scarsissima vitamina C"; c) molti ospedali militari sono attendati. Per la stagione invernale occorre avere il più possibile ospedali baraccati; d) non esistono i laboratori batteriologici di corpo d'armala prescritti dalle Norme del 1940 e più volte ricb.iesti ma non giunti. Non vi sono
26 Allegato 21
n. 11 al diario storico cli Dclcasc- 2 1 Novembre 1942 (AUSSME, Rep. 1012). AUSSME, Rep. 1499/A/8.
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laboratori batteriologici in nessuno degli ospedali militari, eccetto quello di Tripoli. "Il lavoro batteriologico per tutto l'esercito operante è quindi fatto molto sommariamente avvalendosi degli ospedali coloniali civili di Dema e Bengasi"; e) vi è scarsità di mezzi di trasporto, sia per ammalati e feriti che per materiali. L'aeronautica ha 3 grandi aeroambulanze, ciascuna con capienza di circa 15 ammalati e feriti, più un apparecchio tipo Ghibli per 2 soli barellati. Secondo Castellani bisognerebbe incrementare il numero, perché con le sue grandi distanze la Libia è il paese ideale per l'impiego di aeroambulanze, che dovrebbero sgomberare i feriti dal fronte ai porti di Tripoli e Bengasi (gli unici dove possono attraccare le navi-ospedale) rispanniando loro i disagi dei lunghi trasporti su strada. Anche questi settori così importanti per l'efficienza fisica e morale delle truppe si riassumono, alla fin fine, in un problema di trasporti: in effetti i trasporti non sono un'altra faccia del problema logistico, ma lo riassumono per tutta la campagna. Già Balbo, ancor prima della guerra, chiede insistentemente automezzi (e non truppe) a Roma. Graziani dopo il suo arrivo il Libia continua a battere su questo tasto. Ne nascono diatribe e im;urnprcnsioni cun gli Stati Maggiori, proprio in una fase cruciale della guerra. Non si può, a tal proposito, non rilevare la contraddizione tra l'imporre a Graziani - per esigenze politiche del momento - l'offensiva e non concedergli mezzi di trasporto sufficienti. Gli avvenimenti da agosto a dicembre 1940 sono la dimostrazione più lampante che nella prospettiva dei trasporti - come già era avvenuto ai tempi di Adua e in Grecia - le numerose fanterie nel deserto diventano solo un peso; !.'inconveniente è aggravato dall'impiego di ben equipaggiate forze corazzate da parte britannica. Convocato a Roma il 15 agosto 1940, Graziani si dichiara contrario alJ' offensiva: Allorché affermo che l'azione sull'Egiuo è sempre stata ritenuta inattuabile, il maresciallo Badoglio eccepisce che questo è esatto fino al giorno però in cui si è verificata la caduta della Francia. Rispondo a questa eccezione affermando che se questo può sembrare giusto per quanto riguarda la disponibilità della truppe della 5" armata [scb.ierate al confine con l'Africa francese - n.d.a.] che possono afnuire alla 10", non altrettanto lo è per la deficienza dei mezzi e per le condi7Joni fisiche del teatro di operazioni, acuite dal fatto che ci si trova al massimo del calore annuale, in zona desertica delle più aride pri va quasi di ogni risorsa idrica dopo Bardia - mentre si tratta di azionare imponenti masse di truppe e di mezzi motorizzati - che ci imporranno il trasporto di grandi quantità di acqua al seguito, mentre mancano i mezzi adatti e sono disponibili in tutto 216 autobotti capaci appena di 270mc. di acqua. Il Duce eccepisce che a questa difficoltà si può supplire col rifornimento aereo, ed io rispondo che trattandosi di tanti uomini la cosa non è semplice e richiederebbe l'impiego di numerosi mezzi aerei da trasporto o di innumerevoli aerorifomitori (chi Lii generale Pricolo - N.d.a.J evidentemente gli prospettava questa possibilità, aveva omesso di precisargli di quanto mezzi adatti si potesse disporre [...]). Mentre non insisto per l'invio di carri armati, sapendo che nella madrepatria non cc ne sono, e pertanto è inutile farlo, pongo però almeno come condizione assoluta e indispensabile quella della superiorità aerea e dell'invio degli automezzi, cd insisto perché non si muova prima della fine del gran caldo. 28
28
R. Graziani, Africa Setlentrionale I 940-/941 , Roma, Danesi, I 948, pp. 63-64.
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Gli esatti termini del problema logistico sono tulti qui: già nella modesta avanzata su Sidi El Barrani a metà settembre 1940 quelle che Graziani ritiene "condizioni assolute e indispensabili" non si verificano, e quando si tratta di rifornire dall'alto di acqua e di viveri il raggruppamento Maletti il comandante dell'aviazione generale Porro dispone solo di una decina di aerorifomitori (Graziani fa carico a Pricolo di avere ingannato su questo punto Mussolini).29 Le preoccupazioni logistiche fanno accantonare il problema primario, quello cioè di avere dei carri armati competitivi da opporre a quelli inglesi. I carri medi M/11 oltre a non reggere il confronto con quelli inglesi, sono in larga parte inefficienti (al 21 settembre 1940 il battaglione carri del 4° reggimento ha 23 carri inefficienti su 32 e il Il battaglione ne ba 8 su 36); tutti i carri efficienti presentano lacune tecniche che ne limitano il rendimento. Le successive vicende e contestazioni relative ai mezzi di trasporto delle truppe di Graziani consentono di stabilire che, in linea generale, la disponibilità puramente numerica di automezzi in rapporto alla forza è solo uno dei parametri del problema dei trasporti e può anche diventare un dato fuorviante, se non si tiene conto di un complesso di fattori di volta in volta variabili: qualità e composizione del parco autoveicoli e sua idoneità all'ambiente naturale; grado di logorio impresso agli automezzi dal tipo di strade e di terreno; disponibilità di organi di riparazione, parti di ricambio, gomme e carburanti; ruolo sostitutivo che possono esercitare il rifornimento aereo e il piccolo cabotaggio costiero; tipo di dottrina tattica e logistica e tipo di azione (offensiva o difensiva); tipo di forze e armamento nostro e dell'avversario; conseguente articolazione dei Comandi e delle truppe; efficienza del sistema di collegamenti e trasmissioni; inquadramento delle unità automobilistiche e addestramento dei conduttori. Sono questi fattori apparentemente di contorno a condizionare maggiormente il rendimento del numero di automezzi disponibile. Quando Graziani il 18 agosto 1940 riunisce i comandanti di grado più elevato in Libia,3° salta subito all'occhio il peso decisivo che essi assumono. La quantità di fanteria viene ritenuta "esuberante", quella di artiglieria "sufficiente", mentre i mezzi meccanici in genere sono ritenuti "inferiori per numero e qualità a quelli avversari salvo i carri M idonei ai propri compiti. ma tuttora deficienti di mezzi di trasporto, di mezzi di collegamento e di riparazione; nel complesso insufficiente organiz1.azione tecnica dei reparti". Per la sola vita normale delle unità, senza cioè impegnarle in operazioni offensive sul tipo di quelle richieste da Mussolini, si calcola che occorrano 3700 automezzi, dei quali 2700 per le unità operanti e I000 per l'Intendenza. Ogni divisione dovrebbe avere 220 automezzi e altrettanti ne dovrebbero avere alle dirette dipendenze i due corpi d'armata
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ivi, p. 91 ivi. pp. 268-272.
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XXI e XXITT. L'esistenza di automezzi è di 3787 autocarri efficienti; quindi il numero di automezzi disponibili è sufficiente solo per le necessità normali, ma non per un'offensiva. Va inoltre tenuto conto del logorìo giornaliero, "attualmente superiore al recupero delle officine, differenza che tende a mjgliorare senza però mai raggiungere il pareggio". Per questa ragione tutti i comandanti escludono la possibilità di un'offensiva, tanto più che vi sono mezzi insufficienti per il rifornimento idrico di tanta gente e scarseggiano le scorte logistiche di carburanti e munizioni. Nei successivi invii in Libia non si tiene sufficientemente conto dell'incidenza delle inefficienze. In data 5 ottobre il Comando della 10" armata segnala che 1/3 degli automezzi è inefficiente e ritiene necessario "dare la massima spinta aJle riparazioni e parti di ricambio, pena l'ulteriore riduzione degli automezzi disponibili a causa del continuo movimcnto".3 1 Analoghe segnalazioni giungono dal raggruppamento motorizzato Maletti, che vede di giorno in giorno ridotto il numero degli automezzi efficienti a causa "delle continue ricognizioni verso il nemico congiunte all'onere gravissimo dei rifornimenti a grande distanza, effettuati su strade difficilissime e micidiali per materiali già in parte logori", mentre le officine di riparazione non riescono a ripianare le perdite soprattutto per mancanza di parti di ricambio. Tra gli automezzi inefficienti il generale Maletti segnala ben 30 autocarri SPA fermi per rottura delle balestre, e ritiene anche "assolutamente necessaria" l'assegnazione di un uflìciale superiore del Servizio automobilistico che assuma il comando del gruppo automobilistico e sorvegli gli automezzi in proprio ai reparti (che dunque sono senza guida tecnica).32 Da notare il peso del rifornimento dell'acqua, che è superiore a quello delle munizioni: con 254 automezzi efficienti (di cui 24 per l'acqua e 18 per le munizioni) il raggruppamento Maletti trasporta IO giornate di viveri, 5 di acqua, carburanti per 500 Km, 2 UNFOC per fucileria, 4 UNFOC per pezzi anticarro. Per altre I O giornate di viveri e acqua e altri carburanti per 300 Km, Maletti calcola che occorrerebbero I I O automezzi, di cui 12 per i viveri, 80 per l'acqua, 18 per i carburanti. A fine ottobre 1940 Graziani ordina il concentramento degli automezzi in due autoraggruppamcnti: uno alle dirette dipendenze di SUPERASI per trasporti d'intendenza, autotrasporti di truppe e trasporti del genio, l'altro per i trasporti tattici e logistici della 10" armata.33 Alle G.U. devono essere lasciati solo gli automezzi strettamente necessari per la normale vita: 10 ai Comandi di corpo d'armata, 8 ai Comandi di divisione, 12 (poi 9) ai reggimenti di fanteria, l 1 (poi 3) ai reggimenti artiglieria divisionale (oltre ai trattori), 2 alle sezioni sanità, 2 alle sezioni di sussistenza, I agli ospedali da campo ... Il Comandante della 10" armata generale Berti comunica che è sta31 Lct. n. 03/3649 in data 5 ottobre 1940 (AUSSME, Rep. 1149/A/7). 32 Let. n. 2360 in data 17 ottobre 1940 (AUSSME, Rcp. 1160/A/2/13) e !et. n. 2460 in data 19 ullulm: 1940 (AUSSME, Rep. 1499/A/7). 33 Lei. n. 03/7884 in data 28 ottobre 1940 (AUSSME, Rep. 1499/A/7).
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to possibile riunire nell'autoraggruppamento di armata solo 533 dei 742 automezzi di previsto recupero, per diversi motivi: la situazione degli automezzi efficienti è ulteriormente peggiorata rispetto alla data di riferimento del 30 settembre; tra gli automezzi da concentrare vi sono autocarrelte mod. 1939 non idonee a lunghi percorsi su strada e quindi non utilizzabili per autotrasporti; per esigenze operative si è reso necessario lasciare gli automezzi alla divisione "XXXIll marzo". Nei trasporti effettuati dall'armata si è subito manifestato un grave logorio: una sezione di 24 ACP partita da Bardia per Bengasi per caricare munizioni ne è ripartita con 15, mentre in proporzione ancor maggiore sono state le avarie sul percorso Bardia - Sidi Barrani, "specie per gli autocarri medi, i quali hanno confermato la già riconosciuta, decisa inferiorità rispetto agli autocarri pesanti non solo per il carico, ma anche per le prestazioni in terreno vario". In tal modo, ai primi di novembre dei 533 automezzi riuniti ve ne sono già 180 temporaneamente inefficienti. Inoltre "una volta ultimali i trasporti previsti, occorre ridare alle G.U. una parte degli autocarri affinche i pochi ora lasciati non siano per eccesso di lavoro gravemente avariati". Solita coperta troppo corta! Gli automezzi sono protagonisti in negativo anche della grave sconfitta del dicembre-gennaio. La divcrgen1.a di vedute tra Roma e Graziani è inconciliabile: al direttore generale della motorizzazione del Ministero col. Arnione, inviato sul posto per accertare i dati reali della situazione e trattenuto a Bengasi da un incidente, Graziani in data 8 novembre scrive che "è inutile dire che qui ci sono 5000 e tanti autocarri quando una gran parte di essi sono ancora a Napoli, un'altra grande parte non costituiscono elementi di trasporlo bensì normali assegnazioni alle unità di artiglieria etc. per i traini regolamentari [ ... ] e tutto questo va detto anche per il Servizio riparazione". Con una procedura invero insolita che denota la totale crisi del settore ma anche dei rapporti Roma-Libia, il I O novembre 1940 egli riunisce perciò una speciale commissione per accertare la situa1.ione dei trasporti e le conseguenti esigenze: ne fanno tra gli altri parte, oltre al col. Arnione, il direttore del Servizio automobilistico dell'Intendenza A.S. col. Nicolardi.35 La commissione perviene alle seguenti conclusioni: a) in Cirenaica esistono al momento 5.140 autocarri, di cui circa 2.000 inefficienti. Con i previsti arrivi, la disponibilità totale di automezzi efficienti aumenterà a 3.844; b) tale numero è suscettibile di aumento solo con un forte incremento delle riparazioni, che al momento oltre a non essere in grado di eliminare o ridurre l'elevato numero di 2.000 autocarri inefficienti, non riescono nemmeno a far fronte alle nuove inefficienze giornaliere; e) l ' insoddisfacente andamento delle riparazioni è dovuto principalmente alla deficienza di pezzi di ricambio. L ' elevato numero di inef34 LeL n. 64/Ris. Pers. in data 8 novembre 1940 (AUSSME, Rcp. 1499/A/Diari stonc1) . 3~ ivi.
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ficienze è dovuto, oltre che al terreno e alle condizioni d'impiego, soprattutto all'insufficiente inquadramento delle unità automobilistiche, impiegate molto frazionate. Di conseguenza "la manutenzione è mancata in pieno, favorendo le inefficienze maggiori". A ciò si aggiunga che anche il gasolio è sempre stato scarso. Quale rimedio la commissione propone l'invio dall'Italia di un maggior numero di organi di ripara1.ione, di una quantità di carburanti sufficiente per portare l'autonomia a 6 mesi e di alcune autocisterne per agevolare il rifornimento dai posti di sbarco ai posti di rifornimento: "Al riguardo, il direttore generale della motorizzazione suggerisce di risparmiare quanto più possibile lo scambio di fusti pieni e vuoti adottando il criterio di costituire in opportune località depositi temporanei di fusti a terra da riempire volta a volta mediante travaso dalle autocisterne". Inoltre, allo scopo di ridurre l'usura degli automezzi, accrescerne il rendimento, migliorare la manutenzione e l'inquadramento, a fine novembre Graziani, poiché il precedente ordine di fine ottobre "non è stato efreuuato con la dovuta sollecitudine", ribadisce l'ordine di costituire un raggruppamento automobilistico di armata su tanti autogruppi quanti sono i corpi d ' armata c tanti uutoreparti quante sono le divisioni, adottando per gli automezzi da lasciare in uso ai reparti criteri ancor più restrittivi dei precedenti (solo automezzi leggeri e in numero inferiore al precedente; l'artiglieria deve cedere persino gli automezzi per l'autotrasporto delle artiglierie, che le saranno di volta in volta assegnati). 36 Nonostante questo travaglio la mancanza di mezzi di trasporto è causa determinate della perdita della I O" armata. Il Comando 10" armata riscontra la necessità di tenere sempre riserve di viveri e acqua al seguito delle truppe per far fronte ai ritardi e ai disguidi provocati dal sistema degli invii da tergo, ma ciò non risulta ovviamente possibile. TI comandante del XXI C.A. generale Spatocco scrive che, durante il ripiegamento la grave preoccupazione era sempre nel campo logistico; non esisteva riserva d'acqua, e per i viveri vi erano soltanto quelli normali con le truppe. La mancanza di mezzi di trasporlo inchiodava i reparti al terreno e paralizzava ogni possibilità dj manovra. Perciò i diversi elementi del e .A . mi si presentavano separati per le forti distan7.e, ciascuno a sè stante per l'incapacità di muovere, talché la situazione non consentiva l' imbastimcnto di un'azione coordinata.37
Non rientrare nelle finalità del nostro lavoro pervenire a giudizi globali e definitivi sull'operato di Graziani. Sta di fatto, però, che prima di definire eventuali responsabilità l'esame delle effettive possibilità logistiche delle truppe della I 0" armata e dei vincoli che esse ponevano alle operazioni non solo non può essere trascurato, ma ha un ruolo determinante. Ciò non sempre avviene: in una recente biografia del Grande Ammiraglio Thaon di Revel,38 nel 1941 chiamato da Mussoli16 Lei. n. 03/8500 0.M. in data 28 novembre 1940 (AUSSME, Racc. 1499/NS - Diario storico e .DO XXI e .A .). 3 7 Lei. n. 001/4705 in data 19 dicembre 1940 (AUSSME, Rep. 1499/Af') - Diario sturieo).
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ni a presiedere la commissione d'inchiesta su Graziani, si accenna solo al telegramma di compiacimento di Mussolini alJ' Ammiraglio dopo la conclusione dei lavori della commissione, per i quali si aJlega alla biografia uno stralcio che non rispecchia affatto valutazioni o apprezzamenLi di carattere logistico. Evidentemente un argomento di tale importanza avrebbe richiesto ben altro spazio anche nella biografia, perché, allo stato delle cose, è legittimo ritenere che in questa occasione la figura illustre del vecchio ammiraglio sia servita a Mussolini più che altro da chaperon per esigenze di bassa politica. Nel 1941 e I 942 si ripetono le solite carenze. Cavallero annota sul suo diario che la disponibilità di automezzi al 31 luglio 1941 è la seguente: "Africa Settentrionale, I0.500 veicoli dei quali 4.000 in riparazione; Albania, 8.000 dei quali 3.200 in riparazione; Italia, 29.000 dei quali 10.000 in riparazionc" .3 9 Nel luglio 1941 in prima Linea in A.S. vi sono solo 40.000 uomini su 160.000, c iò che dimostra non solo e non tanto il peso dei Servizi, ma la dispersione e difformità delle forze da alimentare, giustificate solo in parte dalle distanze. Solita c risi dei trasporti: nel dicembre 1941 Mussolini scrive a Hitler, dopo l'arrivo senza inconvenienti di 4 piroscafi in A.S.: " per proteggere il trasporto di 20.000 l. abbiamo impiegato 100.000 t di navi da g uerra. Ciò impone un Lalc consumo di nafta da rendere ormai proibitiva l'alimentazione della semplice resistenza in Tripolitania, se non ci apriremo la via di Tunisi...". Il porto di Tripoli a fine I 941 consente lo scarico di 3.500 tonnellate a l g iorno, quello di Bengasi di 1.200, per un totale mensile molto inferiore all'occorrente per alimentare le operazioni. Perduta Bengasi, la situazione peggiora ulteriormente. A fine 1941, la situazione automezzi di fine 1940 e del luglio 1941 non è migliorata: per 225.000 italiani si dispone solo di 7.000 automezzi e per 60.000 tedeschi di 12.000.40 Riassumeremo ora la situazione logistica del cruciale anno 1942 facendo riferimento alle re lazione di alcuni dei principali protagonisti, e soprattutto alla relazione sull'organizzazione e funzionamento dei Servizi delle divisioni corazzate Ariete e Livomo, cioè delle punte di diamante delle forze italiane.41 Per la divisione Ariete, va tenuto presente 38 E. Ferrante, Il Grande Ammiraglio Thaon di Ravel (allegato alla " Rivista Marittima" n. 8-9/1989), p. 129 e documento n. 15. 39 L . Ceva, u guerre m edite rranee 1 939- /945 -Extrait dcs actes du Colloque lnte rnatiooal te ou à Paris (3 - 11 avril 1969), Paris 1971 , p . 89. 40 P. Maravigna, Come abbiamo perduto la guerra in Africa, Roma, Tosi, l949, pp. 242 e 252-254. 41 Cfr. R elazio ne del gen. V. Palma (Jnlende nle in A.S. nel periodo 5 marzo 1942 20 febbraio I 943, data di scioglimento dcli' Intendenza Libia). AUSSME, Rep. 1160/A/218. Re lazione del ge11. C. Fassi (Capo di SM di Delease ne l periodo agosto-novembre 1942), AUSSME, Rep. 1160/A/2/5; R elazione del col. W. Nani (capo di SM dell' Intendenza A.S. ne l periodo I febbraio- 8 agosto 1942), AUSSME. REP, 1160/A/2/9; Relazione del col. A. Scala (Capo SM divisione Litto rio) sull'attivi1à svolta dalla divisione Litto· rio nel periodo 21 agosto 1942-28 febbraio 1943 (AUS SM E, Rcp. I I 60/N2/IO); Rela· i.ione S1411'organiu.azione e fun zioname nto dei Servizi della divisione Ariete durante il ciclo operativo /8 novembre 1941-28/ebbra,o /942 , (AUSSMn. Kep. l loO/C/A/3), Rela"l.ione del gen. F.A. Arena sulla divisione Ariete a El Alamein ( A USSM E. Rep. 1160/C/1 ).
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che la relazione si riferisce alla seconda offensiva inglc.se in A.S. e alla riconquista della Cirenaica (periodo novembre 1941 - febbraio 1942), e che i fatti riferiti dimostrano che buona parte delle Norme 1940 e degli ordinamenti 1941 della divisione corazzata non è applicata. A fine aprile 1942, in previsione dell'inizio di operazioni offensive previste per maggio, viene costituito un grande centro logistico avanzato a Sicli Huseim (a sud di Derna), e per cautelarsi da possibili controffensi vc britanniche viene costituita a tergo della linea di El Aghcila un'altra completa organizzazione logistica (detta di sicurezza), in grado di integrare l'organizzazione logistica avanzata. A metà maggio 1942 l'organizzazione logistica è a punto, e consente la disponibilità di 5 UNFOC, 3 mesi di viveri, 12.000 t di carburante, ingenti quantità di materiale sanitario e del genio. L'offensiva da fine maggio a metà luglio 1942 fino a El Alamein comporta un prolungamento di 650 Km della linea di rifornimento. Le scorte accantonate nel centro logistico di Sidi Huseim consentono di far fronte alle esigenze delle prime settimane di operazioni, fino a quando si rende possibile l'apertura dell'approdo di Marsa Matruh e l'entrata in fuILGiuue tielle ferrovia Tobruk - El Daba. Terminata l'avanzata su El Alamein, in quest' ultima località e a Marsa Matruh sono organizzate nuove basi logistiche. La ripresa offensiva dell'Asse di lìne agosto 1942 vine interrotta soprattutto per deficienza di carburanti, di alimentazione logistica e di alimentazione in genere. Lo schieramento dei Servizi rimane però prevalentemente offensivo fino alla controffensiva inglese di fine ottobre 1942: infatti "rimaneva ferma l'idea che l'offensiva dell'Asse non era c he rimandata nel tempo, mentre era proprio l'elemento tempo, il fattore preminente di valutazione nella revisione della nostre intenzioni, in quanto il tempo lavorava a favore del nemico, e riduceva giornalmente le nostre già aleatorie possibilità". 42 Considerazione, questa, più che fondata: mentre l'alimentazione delle forze dell'Asse attraverso il Mediterraneo da agosto in poi diventa sempre più difficile, nel campo opposto le truppe inglesi si rafforzano sempre di più, fino ad acquistare un grado di superiorità incolmabile. Scrive il maresciallo Alexander: al mio arrivo al Cairo avevo trovalo un'organizzazione ben sviluppata, con un personale già edotto sui problemi del deserto. Carri, autocarri e cannoni riparati e rimessi in condizione di funzionare partivano in massa dalle officine:: il nuovo materiale arrivava continuamente dall'Egitto[... ] fra il 1° agosro e il 23 ottobre più di 1.000 carri pesanti e 360 leggeri, e 8.700 autocarri furono inviati all '8" armata [ ...J. A quell'epoca 460.000 lonnellale di materiale militare sbarcavano ogni mese nei porti del Medio Oriente. 300.000 soldati e 500.000 civili erano impegnati nei servizi delle retrovie e la mano d 'opera impegnala nei lavori era di oltre 750.000 persone. 43
42 43
Relazione del gen. Palma (Cit.) Cii. io G. Messe, La mia armata... (Cit.), pp. 86-87.
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Lo schieramento offensivo dei Servizi abbinato alla carenza di mezzi di trasporto e alla necessità di impiegare i pochi automezzi soprattutto per il recupero e il trasporto del personale sulle nuove posizioni, causano l'abbandono di ingenti quantitativi di materiale e soprattutto di munizioni sulla linea di El Alamein. Il ripiegamento inizia il 3 novembre 1942 ma subisce un tempo di arresto per successivi ordini intervenuti. Nei giorni seguenti vi è incertezza sulla linea arretrata dove organizzare la resistenza, e solo il giorno 9 l'Intendenza riceve la comunicazione che il nuovo ripiegamento assume sviluppi più ampi e che la nuova linea di resistenza è quella di El Agheila-Marada. Ciò causa ovvi inconvenienti nella tempestiva ridislocazione dei Servizi d ' Intendenza. Ulteriori perdite di prezioso materiale sono dovute - secondo il generale Palma - alla mancata e tempestiva indicazione di una chiara e univoca direttiva strategica sulle modalità e sulle tappe del successivo ripiegamento, e da divergenze sulla funzione delle posizioni successive <la occupare dopo El Agheila (Buerat e Homs). Queste ultime sono indicate dal Comando Supremo (che ha in mano la leva logistica) come vere e proprie linee di resistenza ad oltranza sulle quali organizzare anche il relativo supporto logistico, ma dal Comando dell' ACIT sono invece concepite come semplici linee di riordinamento e di sosta in un ripiegamento che deve concludersi a El Mareth in Tunisia: lo scollamento tra strategia e logistica è, ancora una volta, di grande peso. Gli effetti di questi eventi sfavorevoli sono però attenuati dalla possibilità di utilizzare i porti tunisini, possibilità che dal J940 e fino a quel momento era stata invano richiesta dagli organi addetti ai trasporti. Fin dal 28 novembre 1942 viene costituita una delegazione trasporti a Gabès e ha inizio l'organizzazione della linea di rifornimento Tunisi-Tripoli. Il 21 dicembre in vista del ripiegamento della linea di Agheila a quella di Buerat, l'Tntendenza ottiene l'autorizzazione a scaglionare in profondità in Tunisia gli organi esecutivi e le dotazioni d'Intendenza, alleggerendo la corrispondente organizzazione esistente tra Tripoli e il confine tunisino. Merita un cenno l'intenso sforzo per rifornire per mare e per via aerea le truppe in Libia e Tunisia, nella fase estremamente critica che va da novembre 1942 a maggio 1943, lungo un fascio di comunicazioni marittime definito dall'ammiraglio Fioravanzo " rotta della morte": Dal 12 novembre ' 42 al 10 maggio '43 il m1mero delle unità - viaggio dei trasporti mercantili e militari, in andata e ritorno, fu di l.780 unità, c on un impiego di 521 unità navaH di scorta. Furono inviati in Tunisia 77 .741 uomini e 443.000 tonnellate di materiali. Per via aerea si ebbero, nello stesso periodo, 5.306 voU di velivoli da trasporto, in andata e ritorno, col trasporto di 71.653 uomini e di 5. 125 tonnellate di materiali. Ancor più cospicua l'attività tedesca di trasporto aereo, per la quale però manca qualsiasi dato. 44
Si può dire che nel 1942 e specie negli ultimi mesi della guerra il per44 G. Santoro, Situazione e impiego delle f o rze ae ree italo-tedesche ne l periodo compreso tra lo sbarco anglo-americano in Nord Africa e lo sbarco in Sicilia , Roma CASM-C4, 1951- 1952.
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sonaJe viene trasportato per la maggior parte per via aerea, che è anche la meno insicura, mentre il materiale viaggia per mare:45 va però notato che la capacità di trasporto degli aerei risulta spesso ridotta, perché sono costretti a trasportare il carburante anche per il ritorno, conseguenza non secondaria della costante penuria di carburante sul posto! Le relazioni del gen. Fassi (Capo di S.M. di DELEASE nel periodo agosto-novembre 1943) e delle divisioni Ariete e Littorio confennano le nefaste conseguenze della scarsità di mezzi di trasporto, causa principale, tra l'altro, della mancata alimentazione logistica del X corpo d'armata schierato all'ala meridionale del settore di El Alemein e della sua cattura da parte inglese, perché si trova praticamente isolato c privo di mezzi di trasporto in mezzo al deserto. Esse testimoniano inoltre una serie di inconvenienti e di esigenze: a) "opportuna e proficua si dimostrò per l'Intendenza, ai fini di una pronta conoscenza della situazione e delle necessità del momento, la coesistenza nella stessa località (o in località varie) dello Stato Maggiore d'Intendenza (o del suo nucleo avanzato) e del Comando Superiore operativi". Utili anche i contatti diretti e personali dell'Intendente dei suoi rappresentanti e capi delegazione e capi centro logistico con i Comandi di G.U.;46 b) l'organizzazione logistica d ' Intendenza non è in grado di aderire con tempestività al rapido movimento delle G .U. corazzate, e il meccanismo di rifornimento dall'indietro in avanti fino alle divisioni non funziona, anche perché le unità da rifornire cambiano continuamente posizione, in base a esigenze _o perative e ordini improvvisi non a conoscenza dell'Intendenza. Ad esempio nell'avanzata su El Alamein da Sidi Razegh fino all'arrivo la divisione Littorio non riceve rifornimenti regolari dalla hase logistica istituita in località Ain Gazala, "a causa della grande distanza dalla rotabile e del difficile convogliamento dei Servizi nelle direzioni improvvisamente prese dalla divisione sulla base di ordini verbali e radiotrasmessi senza itinerari, nè riferimenti topografici" ;47 c) non solo gli automezzi, ma anche il materiale da cucina, le artiglierie, i mezzi di coUegamento, i materiali per il rifornimento carburanti si sono rivelati inadatti alla guerra di movimento nel deserto. Mancano anche i materiali dei vari Servizi che si rivelano indispensabili; d) per le solite ragioni di "economia" l'Intendenza tende come sempre a mantenere accentrati anche gli organi di prevista assegnazione ai corpi d'armata e divisioni. Al contrario, l'esigenza che continuamente affiora è quella di concedere alle G.U. una larga autonomia logistica, anche perché esse solo inviando propri automezzi presso gli organi d'Intendenza possono autonomamente far fronte alle quotidiane esigenze lo-
45 46
L. Ccva, I.A c o11dotta... (cii.), p. 108 e Historicus, Op. cit., pp. 202-203. Relat ione del Col. Scala (Cit.).
4 1 ivi.
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gistiche, attivando d'iniziativa un rifornimento DALL'AVANTI ALL'INDIETRO che ignora - per forza di cose - uno dei cardini della dottrina del momento; e) per la stessa ragione, si rende necessaria la motorizzazione integrale dei Servizi e la disponibilità di idonei mezzi di trasporto per le armi pesanti e specie per le armi controcarri della fanteria (faciloni controcarri, pezzi da 47/32). Queste armi devono essere trascinate a braccia o caricate su automezzi non atti al combattimento, e non sono montate su cingolette o da esse trainate come le armi similari inglesi e tedesche. Esse vengono perciò perdute spesso, perché devono ogni volta essere scaricate e ricaricate sugli automezzi, con conseguente vulnerabilità dei serventi, perdita di tempo e impossibilità di spostarsi rapidamente; f) nelle fasi di rapido movimento, per supplire alla mancata disponibilità di organi in proprio e all'immediato seguito le divisioni Ariete e Centauro si appoggiano agli ospedali da campo e alle sezioni sussistenza delle G.U. vicine, ma questo espediente nelle relazioni viene ritenuto (a ragione) aleatorio e insufficiente; g) il quadro va completato dalla cresc~nte e sempre meno contrastata offesa aerea inglese (anche notturna), alla quale le divisioni possono opporre solo qualche mitragliera da 20, arma rivelatasi di prestazioni insufficienti fin dalla guerra di Spagna. I precedenti stati di fatto danno spesso luogo a un vero e proprio isolamento logistico delle divisioni italiane, aggravato dalla dipendenza operati va dal Comando tedesco che oltre a non fornire alcun concorso tende anzi a sfruttare esclusivamente a beneficio delle truppe tedesche gli scarsi mezzi di trasporto italiani. L'esame sommario del funzionamento dei vari Servizi delle divisioni Ariete e Centauro consente di completare un quadro d'insieme che, senza bisogno di sottolineature, rivela la concreta e precisa natura delle difficoltà da superare e i possibili futuri rimedi. Servizio di Sanità. Nonostante la scarsità di acqua. la frequente mancanza di tempo per l'adozione delle misure igieniche, gli ecto parassiti pur presenti in ogni fase, sorprendentemente non danno luogo a forme epidemiche preoccupanti. Il rifornimento di materiali sanitari viene, in pratica, interrotto a causa dell'eccessiva distanza dalle basi logistiche: si supplisce, a volte, con materiale catturato. Le divisioni non dispongono quasi mai di ospedali, nuclei chirurgici e ambulanze in proprio. Mancano anche ambulanze odontoiatriche. Le autoambulanze assegnate alle divisioni in talune fasi sono in numero insufficiente (l' Ariete ne riceve solo 6 a fine 1941). Inoltre "l'attuale tipo di ambulanza è troppo visibile, poco veloce e presenta scarsa resistenza nei percorsi su pista". in questa situazione, lo sgombero feriti - di per sè reso difficile dalle forti distanze - rappresenta la difficoltà maggiore. L'Ariete può procedere alla immediata raccolta dei feriti sul campo di battaglia solo perché dispone di alcuni veicoli blindati di preda bellica: "senza di essi, mollo spesso sarebbe stato necessario attendere la notte, con molta probabilità di perdere, oltre ai feriti, anche il personale addetto alla lo-
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ro raccolta, a causa delle note difficoltà di orientamento notturno nel deserto". Durante l'avanzata su El Alamein della Centauro per il trasporto dei feriti, in mancanza della sezione sanità e di autoambulanze, si dovet te provveder con autocarri, sottratti ai reparti. Soltanto il 6 luglio, cioè dopo sedici giorni di combattimento, la divisione fu raggiunta dal nucleo sanità assegnatole fin da Ain El Gazala. In quel giorno stesso si ebbe notizia che era giunto alla base il nucleo sussistenza pure assegnato fin da Ain Gazala. 48
L'esigenza che ne scaturisce è che i battaglioni dovrebbero disporre in proprio di almeno un autoveicolo blindato per lo sgombero feriti, anche di capienza limitata (2 barellati o 4 seduti). La sezione sanità può essere ridotta a 2 reparti autocarreggiati e un solo plotone portaferiti, ma deve disporre in proprio di almeno una sezione autoambulanze (cioè: 2025 autoambulanze). La divisione deve inoltre essere dotata di 2-3 ospedali da campo interamente motorizzati, I nucleo chirurgico con sala operatoria (non sotto tenda ma su automezzo attrezzato), l ambulanza odontoiatrica: "Bisogna anche tenere presente che la stufa Giannolli [degli ospedali da campo- n.d.a.] non è affatto trainabile, sotto pena di guastarla irreparabilmente; per il traino occorre trasformare le ruote, montandole su pneumatici, altrimenti bisogna autotrasportarla, e ciò richiede un rimorchio".49 Vettovagliamento. Per la mancanza di cucine rotabili autotrainabili in situazioni di rapido movimento, raramente è possibile la consumazione del rancio caldo. Durante l'avanzata su El Alamein solo qualche reparto della Centauro ha fatto in tempo a ricevere e montare prima dell'inizio del ciclo operativo delle cucine rotabili, che si rivelano "veramente preziose e assolutamente necessarie per una G.U. corazzata e meccanizzata". Più ottimistica, in merito, la relazione del Capo di SM di DELEASE gen. Fassi, secondo il quale, nel periodo agosto-novembre 1942 l'ingegnosità del nostro soldato, l'ausilio di fornelli di circostanza a sabbia e carburante, lo sfruttamento della sterpaglia del deserto in luogo della legna (che dalla lontana Cire naica poteva essere avviata soltanto per la cottura del pane) consentivano di massima la confezione del rancio caldo, salvo ovvie eccezioni. Ma le cucine mobili da campo - casse di cottura someggiabili - non si sono dimostrate gran che adatte a quel tipo di operaz ioni; indubbiamente migliori, le cucine mobjlj rimorchiabili, usate dai tedeschi e funzionanti anche in movimento.SO
Il frequente ricorso a viveri a secco pone anche il problema della loro varietà, almeno parzialmente risolto dai tedeschi. Notevoli anche le difficoltà della panificazione: ripetendo un inconveniente secolare, tal48
ivi.
49
Relazione della divisione Ariete (Cit.). Da notare che la versione autotrainabile della stufa con gomme pneumatiche era stata prevista, ma evidentemente la divisione pur essendo corazzata non l'aveva ricevuta in assegnazione. 50 Relazione del gen. Fassi (Cit.).
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volta il pane giunge alle prime linee avariato o - più spesso - non giunge affatto. Altro problema antico, quello dell'accentramento o decentramento dei forni Weiss e della loro scarsa mobilità. La squadra panettieri si rivela indispensabile per la divisione: quando l'Ariete nel gennaio 1942 riceve l' ordine di cederla all'Intendenza, da quel momento fino a fine febbraio non riesce più a ricevere il pane in quantità sufficiente e a intervalli regolari. Poiché la squadra non ha in proprio automezzi per il trasporto, durante il ripiegamento del dicembre-gennaio 1942 la divisione deve abbandonare i forni, anche se nei giorni seguenti può recuperare dei forni abbandonati da altre divisioni. Naturalmente il forno Weiss non può essere autotrainato, e "sino a quando non sarà montato su un carrello a pneumatici bisognerà autotrasportarlo, e ciò richiede l' assegnazione dei rimorchi necessari".51 TI previsto e prescritto rifornimento dei viveri a domicilio fino alle sezioni sussistenza da parte dell'Intendenz~ raramente avviene con sufficiente regolarità. Le sezioni sussistenza delle divisioni oltre a essere costrette a prelevare i viveri con propri mezzi presso le basi logistiche arretrate costituiscono anche un nucleo per il rifornimento a domicilio dei corpi e reparti che per ragioni operative non sono in grado di rifornirsi presso le sezioni stesse. Queste necessità oggettive richiedono che - diversamente da quanto previsto dalla norma - la sezione sussistenza sia dotata di forti scorte di generi. L'Ariete, per ripararli dalle intemperie, ritiene necessarie tende tipo " Pastore". Servizio idrico. È reso difficile dalla necessità di trasportare forti quantitativi cli acqua a lunghe distanze. In certi periodi la razione d'acqua non può superare il litro d'acqua al giorno; si deve tener conto anche degli elevati quantitativi richiesti dal raffreddamento dei motori. Gli eventi bellici riducono notevolmente la disponibilità di autobotti e serbatoi per acqua, mezzi di rifornimento vitali che quindi costituiscono obiettivi costantemente presi di mira dall'aviazione nemica anche perché non mascherali. "L'autogruppo dovrebbe perciò avere in proprio almeno mezza sezione di autobotti con rimorchio, mentre i reparti devono, dal canto loro, avere la possibilità di trasportare all'immecliato seguito (con automezzi attrezzati) il quantitativo d'acqua per tre giornate, e cioè per un ciclo di tempo corrispondente a11'andata e il ritorno degli automezzi dai centri idrici più lontani. Le autobotti costituirebbero la scorta per gli imprevisti".52 Vestiario - Equipaggiamento. TI gen. Fassi lo giudica buono, "per quanto la sua promiscuità di indumenti e oggetti cachi e grigioverde stesse a testimoniare la povertà di mezzi anche in questo campo" . La relazione della divisione Ariete lo giudica inadeguato: durante le fasi dinamiche dell'azione il rifornimento di oggetti cli corredo e il cambio del-
SI Relazione della divisione Ariete (Cit.). Anche in questo caso, una versione autotrainante dei forni Weiss era stata studiata. 52 ivi.
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la biancheria non funzionano. Il soldato provvede da sè alla lavatura del corredo, sempre che disponga del tempo, dell'acqua e del sapone necessari. Mancano indumenti di lana, la cui distribuzione è indispensabile nei mesi invernali quando la temperatura raggiunge talvolta valori inferiori allo zero. Il casco coloniale viene ritenuto assolutamente inutile e destinato regolarmente a essere smarrito o inutilizzato: "più necessaria e razionale sarebbe la bustina con visiera". Servizio di artiglieria. Difficoltà di portare al seguito le munizioni previste dalle dotazioni organiche, a causa della solita carenza di mezzi di trasporto. Poiché gli organi esecutivi avanzati dell'Intendenza non sono in grado cli aderire tempestivamente al movimento, la divisione Ariete provvede con proprie autocolonne al rifornimento, anche in questo caso daJl'avanti all'indietro. Il posto avviamento munizioni divisionale su ruote (previsto in certi casi anche dalle Norme del 1940) si rivela utilissimo. L 'assegnazione alle divisioni di gruppi con bocche da fuoco di calibro diverso complica il rifornimento munizioni. Mancano materie prime per la manutenzione delle armi. Sempre a causa della scarsità di automezzi, l'Ariete è costretta ad abbandonare ben 32 pezzi da 88/27 inglesi catturati il 15 dicembre 1941 ad Ain El Gazala, insieme con una quarantina di pezzi anticarro e altro materiale. 11 capitolo dei materiali e mezzi è estremamente negativo. Mancano binocoli e bussole, che nel deserto sarebbe necessario distribuire fino al livello di caposquadra, capopezzo o capocarro. Mancano bussole antimagnetiche, delle quali dovrebbero essere dotati tutti gli automezzi e mezzi corazzati . Vi è carenza sia quantitativa che qualitativa di artifizi da segnalazione, e in particolare di fumate colorate per agevolare all'aviazione amica il riconosci.mento diurno deJla posizione delle truppe più avanzate: ciò causa dolorosi equivoci. Oltre che scarse, le artiglierie sono in generale antiquate, a braccio troppo corto e poco idonee al celere movimento motorizzato. li materiale da 90/53, pur essendo ottimo, ha il ginocchieJlo troppo alto che lo rende visibilissimo e difficilmente occultabile nel deserto. li vecchio materiale da 75/27, con ruote in electron, risulta poco resistente al tormento di un traino prolungato sulle piste del deserto: migliori risultati fornisce il materiale da I00. I trattori dell'artiglieria si insabbiano facilmente, mentre anche i trattori pesanti tedeschi per le artiglierie da 170 riescono a superare senza sforzo i tratti più difficili nel deserto. Nel 1942 il pezzo controcarri da 47/32 anche con il nuovo proietto da 47 E.P. e quello perforante si è rivelato inefficiente contro i carri armati e impiegabile solo contro autoblindo e mezzi similari. E poiché ancor di meno sono efficaci le armi controcarri di calibro minore (37-25-20 mm), "praticamente i nostri reparti si sentivano inermi nella difesa contro i carri armati". Unica voce positiva il semovente da 75/ I 8, che però nel 1942 viene considerato più come vero e proprio carro armato che come artiglieria. Servizio del genio. Le forti distanze e la guerra di movimento richiederebbero un largo impiego dei mezzi radio, ma i materiali delle trasmissioni, studiati per altre esigenze, si rivelano non adatti alla guerra di
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movimento e soggetti a frequenti guasti, mentre le riparazioni sono gravemente ostacolate dalla mancanza delle apposite officine previste dalle Norme del 1940 al livello di corpo d'armata e dagli organici di marzoagosto 1941 anche al livello di divisione corazzata/motorizzata. Le caratteristiche poco avanzate dei materiali radio richiedono un forte consumo di pile che scarseggiano: ma la deficienza più sentita, e più volte lamentata anche dal generale Mancinetli,53 è La mancata disponibilità di stazioni idonee a essere montate su automezzi e a funzionare anche in marcia: occorrono stazioni capaci di tenere il collegamento in marc ia; e questo non è certo chieder l' impossibile, poiché i nostri alleati, come i nostri nemic i, sono largame nte fomi ti di tali mezzi. Naturalmente, essendo i collegamenti un elemento essenziale della fun zione di coma ndo, si è dovuto sovente mendicare presso le P.G . qualc he stazione che potesse mette re in g rado j nos tri comandi di eserc itare 1a loro azio ne.S4
Non si riesce a disporre nemmeno di telefoni validi: il telefono da campo tipo G.M. difetta di praticità. Dopo una conversazione telefonica anche breve, " la mano che ha tenuto il micro telefono è come anchilosata per lo sforzo che ha dovuto compiere per premere il bottone" . Mancano, in.fine, le reti mimetiche che dovrebbero essere in normale dotazione a ciascun mezzo e in particolare rendere simili a autocarri comuni le autobotti, non a caso costantemente prese di mira daU' aviazione e daU' artiglieria del nemico (che dal canto suo ricorre largamente al mascherame nto e attiva ingegnosi piani d'inganno). Servizio postale. L ' Ariete lamenta eccessivi ritardi - anche in situazioni stabilizzate - nel servizio pacchi e frequenti manomissioni dei pacchi stessi. Si riscontra la necessità che anche l'ufficio postale al livello di divisione sia motorizzato, possibilmente con furgone attrezzato. TI pe rsonale dell' ufficio è insufficiente, anche perché su di esso gravano frequentemente numerosi reparti non indivisionati. Non è inoltre consentita agli uffici postali di divisione (inizio 1941) l'accettazione di telegrammi privati , da inviare a mezzo corrie re all'ufficio di concentramento: un provvedimento diretto a togliere tale divieto viene auspicato, per i suoi benefici effetti morali. Servizio trasporti. Posto che la guerra nel deserto non si conduce con truppe a piedi e che per superare distanze spesso dell' ordine del migliaio di Km dai porti occorre - al di là degli organici - un gran numero di automezzi; a parte la loro costante scarsità, gli automezzi si rivelano qualitativamente non adatti alla guerra nel deserto: si salva solo il Lancia 3 RO con rimorchio, che viaggia giorno e notte con doppio pe rsonale di guida. Problema fondamentale è l'adozio ne del filtro ad olio per evitare penetrazioni di sabbia nel motore. Gli automezzi si immobilizzano facilmente nelle zone sabbiose o acquitrinose, ma mancano trattori cingolati per il soccorso stradale: ciò a volte costringe a abbando-
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G . Mancine lli, Op. cit., pp. 18 e 64-65. Rela zione del gen. Fassi (Cit.) .
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nare g1i automezzi stessi. La deficienza più grave è nei mezzi di trasporto della fanteria. I mezzi di trasporto tedeschi sono migliori dei nostri, ma nemmeno le fanterie tedesche dispongono di mezzi di trasporto con caratteristiche analoghe a quelle delle camionette e dei "Bren Carriers" inglesi, che consentono il trasporto della fanteria, con notevole velocità, in tutti i tipi di terreno e fin quasi a ridosso del nemico. L'unico mezzo italiano che si avvicina alle loro caratteristiche è lo SPA sahariano mod. 37, ma in generale: "da noi non esiste della fanteria motorizzata ma di fatto - nella più favorevole delle ipotesi - non esiste che della fanteria male autotrasportata come la divisione Trieste".55 Secondo il gen. Fassi gli automezzi pesanti, a parte il tipo 3 RO, si dimostrano di scarso rendimento in relazione al peso e al consumo e poco adatti al deserto; essi dovrehbero essere utilizzati soprattutto per i materiali. Per il resto gli automezzi vanno considerati come veri e propri mezzi di combattimento. Occorre giungere ali' automezzo-squadra, quindi automezzo piccolo, veloce, robusto, a quattro ruote motrici, con gommatura adatta al normale movimento in terreno vario e sabbioso.56
Oltre al concetto di automezzo-radio e di veicolo-base per fanteria adatto anche al deserto, manca anche completamente il concetto di automezzo attrezzato per Comando, alloggio, mensa, ufficio, ecc., largamente sviluppato dagli inglesi: nelle fasi di movimento, infatti, le tende non sono utilizzabili. il Comando della divisione Ariete impiega proficuamente per lungo tempo (come lo stesso Comando tedesco) un autocarro - comando di preda bellica. Per gli spostamenti degli ufficiali del comando si rivela "aleatorio" l'impiego di autovetture, e si riterrebbero necessarie autovetture tipo "Dingo" inglesi o veicoli blindati. 1 carri armati - non è una novità - si rivelano superati e non competitivi rispetto a quelli avversari. I carri medi - non costruiti per il deserto - si rivelano, oltre tutto, poco rustici. I carri leggeri L/6 non sono in pratica impiegabili a causa di molteplici difetti: cingolatura non adatta, motore insufficiente, frequente rottura del cambio, scarsa autonomia, elevata vulnerabilità. Il rendimento dei mezzi corazzati è ancora diminuito dalla mancata disponibilità di autotraini in proprio da parte dei reggimenti carri, che aumenta le inefficienze imponendo lunghi percorsi ai mezzi cingolati. Buona l'autoblindo mod. 41, che benché progettata anche per l'impiego nel deserto ha però il grave difetto della delicatezza degli organi di trasmissione, a causa del complicato congegno per l'inversione di marcia che in quegli ampi spazi non è indispensabile. Servizio automobilistico. Le carenze più significative sono: scarsità di carburanti e cattiva organizzazione del loro rifornimento; deficienza di organi di riparazioni e soprattutto di parti di ricambio; eccessiva distanza delle officine pesanti e dei posti rifornimento carburanti d'In-
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Relazione del gen. Arena (Cit.). Relazione del gen. Fassi (Cit..
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tendenza dalle G.U. Anche in questo caso, le G.U. corazzate sono costrette ad adottare un meccanismo di rifornimento non previsto dalle norme, portando al seguito la maggiore quantità di carburante di scorta e provvedendo esse stesse, non appena possibile, a rifornirsi di carburante presso gli organi di Intendenza. Le G.U. mancano sempre, però, anche di piccole scorte di parti di ricambio e di materiali di consumo, ciò che costringe ad abbandonare mezzi abbisognevoli di riparazioni di piccola entità. Mancano anche ( 1941) organi di recupero. Per il rifornimento carburanti, si adottano procedure di calcolo dei consumi non realistiche ( in Km e non - come sarebbe necessario specialmente nel deserto - in ore di lavoro). Nascono così contestazioni sui consumi reali, che nel deserto sono circa di l litro/Km. L'autonomia consentita dal solo serbatoio è modesta: sarebbero necessarie tanichette da 20 litri sul modello tedesco, anche perché i fusti da 200 litri impiegati nell'ambito della divisione (la divisione non ha autocisterne) sono di impiego poco pratico, pesanti e spesso soggetti a facile smarrimento del tappo, oppure sono abbandonati nel deserto anche per deficienza di trasporli. Cundmkmlu, accalllu a <leficienze note, prevedibili o scarsamente rimediabili la guerra nel deserto mette in luce anche un complesso di inconvenienti di non grande portata, che però tutti insieme penalizzano notevolmente lo strumento, e avrebbero potuto e dovuto essere in buona parte eliminati con un miglior funzionamento e coordinamento dei vari servizi tecnici tutti facenti capo al Ministero della guerra. Ancor più negativi, comunque, sono stai i riflessi del mancato coordinamento inter-forze e interalleato, che il maresciallo Kesserling ha messo in evidenza nelle sue memorie. I suoi giudizi - duri ma sostanzialmente fondati - dimostrano quali e quanti fattori entrano in gioco per assicurare un supporto logistico adeguato a forze oltremare: la sorte della Tripolitania dipendeva senza alcun dubbio dalla sicurezza dei rifornimenti. Data l'importanza capitale del problema, merita soffermarsi un momento per esaminare le ragioni per le quali esso non viene mai risolto. La conoscenza di tutti i particolari della situazione ci aiuterà a meglio comprenderla, ed a oùtigare il severo giudizio che si sarebbe tentali di esprimere al riguardo. Quali erano allora le condizioni esistenti nel bacino del mediterraneo'/ Logicamente si sarebbe dovuto ritenere che gli italiani dominassero il «Mare nostro» con la potenza della loro flotta e le posizioni avanzate favorevoli della Sicilia e dell' isola di Pantelleria, o che fossero almeno in grado di intercettare le comunicazioni attraverso lo stretto fra la Sicilia e la Tunisia. Anch'io giunsi in Italia con questa opinione puramente teorica, ma dovetti ben presto constatare che fra la teoria e la realtà esisteva un abisso. La scorta dei convogli, per esser svolta regolarmente e con successo, esigeva alcune condizioni preliminari, ed in prima linea un comando organizzato, con idee chfare e precise. All'inizio, esso non esisteva per quanto il maresciallo Cavallero ascoltasse volentieri i suggerimenti che gli venivano da varie parti. Dal I 942 in poi, vennero tenute quasi giornalmente, sollo la presidenza di Cavallero, riunioni fra i capi, alle quali partecipavano i sottosegretari dei dicasteri interessati od i loro rappresentanti ; io stesso intervenivo personalmente, o, in caso di impedimento, mi facevo sostituire dal generale von Rintelen. In la.li c.;oufen:IJ..l..t: :,i dis4,;ut-.:.vc.u1u Lulle le ui.isuri.:, relative all'invio dei materiali di riforni1nento ed alla formazione dei convogli. Ogni singolo ufficio prendeva quindi le proprie dispo-
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sizioni, che non venivano coordinate da un comando superiore, e questo lavoro a compartimenti stagni non dava risultali soddisfacenti. Fu perciò costituito presso Supermarina un comando permanente. composto di ufficiali de1 diversi servizi. e la situazione migliorò notevolmente. Tale soluzione era la migliore del momento, ma presentava pure i suoi difetti,. a causa della diversità di carattere fra i due popoli e delle divergenze fra i concetti militari rispetlivi. Venne bensl riconosciuta teoricamente da ambo le parti la necessità di costituire su entrambe le sponde del Mediterraneo importanti depositi di materiale bellico per il rapi do rifornimento delle truppe al fronte; in realtà, però, il materiale non era mai pronto in quantità sufficiente ed al momento voluto. La fabbricazione del materiale bellico in Italia era stata organizzata in base ad un piano opportunamente studiato, ma non riusciva a tenere il passo col continuo aumento delle richieste. Inoltre, non si tenne mai sufficientemente conto dei caratteri particolari di un tc.itro di operazioni d'oltremare; forse anche le necessità del fronte erano troppo elevate rispetto alla capacità di produzione. I depos iti di materiali avrebbero sempre dovuto avere una consistenza superiore ai bisogni effettivi. Data la poca sicurezza delle vie di lrosporto marittime, si sarebbero meglio dovute utilizzare le epoche più favorevoli per l'effettuazione dei convogli. Ma nessuna di queste condizioni ebbe mai a verificarsi. Si aggiunga che nel 1942-43 il nemico attaccò con sempre maggior frequenza dall'aria i porli ed i magazzini militari. I rifornimenti italiani erano in certo qual modo più facili. Le truppe operavano sul territorio dell ' Impero; le fonti di approvvigionamento erano più vicine, ed inoltre si trattava di provvedere ad un solo teatro di operazioni. La Tripolitania era occupata fin dal tempo di pace da un contmgente cli rorze armate, e quindi possedeva vasti depositi di materiale. In mancanza di una linea ferroviaria. la colonia possedeva un eccellente sistema di trasporti autocarrati, con un sufficiente numero di veicoli a motore Diesel. Un'altra difficoltà era costituita dal fatto che oltre alle forze armate era necessario rifornire per via marittima anche la popolazione civile, poiché la produzione locale, per quanto in aumento, era inferiore ai bisogni Un altro ostacolo era la diversità di equipaggiamento delle truppe italiane e di quelle tedesche, le quali solo raramente potevano prestarsi reciproco aiuto. La differenza dei gusti in fatto dj alimentazione rendeva difficile lo scambio di viveri fra i vari reparti. E' interessante notare a questo proposito che i soldati tedeschi avevano difficoltà ad abbandonare la loro alimentazione, composta di generi piuttosto pesanti, e dovevano addirittura essere costretti ad usare un vitto più leggero e più adatto al clima caldo dcli' Africa. I trasporti marittimi si valevano delle unità della flotta mercantile italiana, numerose, ma di tipi svariati, nonché di un numero limitato di navi tedesche che si trovavano nel Mediterraneo allo scoppio delle ostilità. Dato che i trasporti marittimi erano ormai limitati a poche zone, quali l'Adriatico, le acque della Grecia e delle isole, le navi esistenti avrebbero dovuto essere in grado di effettuare i rifornimenti bellici, ma in realtà ciò non avveniva_ Secondo la mia opinione, questo stato di cose era dovuto a.i seguenti motivi : i metodi di lavoro dei cantieri nava]j italiani, rimasti ancora quelli del tempo di pace; l' insufficienza delle assegnazioni di materie prime e di parti di ricambio ai cantieri; la cattiva volontà degli armatori italiani, restii ad affrontare i rischi della situazione, perché pensavano piuttosto a conservare le proprie navi per il dopoguerra, anziché rendersi conto che la sconfitta dell' italia avrebbe significato anche la perdita della flotta; l'errore di non aver militarizzato la flotta mercantile, ripartita in porli assai distanti fra di loro; le difficoltà inerenti al la formazione dei convogli in seguito alla differente velocità delle singole navi; infine, la penuria di carbone e di carburante. A tutti questi difetti si potè porre rimedio soltanto lentamente, e mai in modo completo. ll concetto di «mobilitazione totale» non si conferiva al carallere del popolo italiano. Le navi tedesche si andavano Logorando grndntrunente, e le perdite di tonnellaggio italiano causavano difficoltà crescenti. Non appena il fronte ebbe raggiunto le posizioni di El Alamein, fu chiaro che i rifornimenti non nvrcbbcro potuto alla lunga venire assicurati col materiale navale am;ura disponibile. Poiché le condizioni preliminari per la conquista di Malta erano ormai venute
Vili - Rifornimenti e operazioni in Africa Settentrionale
363
a mancare, l'uso dei porti di Tunisi e di Biserta era vietato dal comando supremo tedesco per riguardo alla Francia, ed infine l'utilizzazione del breve tratto di mare fra Creta e Tobruk non ebbe i risultati attesi, si dovette ricorrere a nuovi metodi. Vennero adibiti sommergibili, cannoniere e cacciatorpediniere al trasporto del materiale meno voluminoso; si costituirono reparti aerei di forza notevole per i trasporti di merci, affidati talvolta anche a velieri, che effettuavano la traversata isolati, ed infine si studiò un vasto programma di costruzione di piccole unità e di chiatte. L'esperienza aveva insegnato che le piccole navi di poco pescaggio e le imbarcazioni a motore di dimensioni ridotte, sul tipo delle motozattere in uso nella marina, sfuggivano con sicurezza ai siluri, avevano una sufficiente protezione dei pe7,.zi contraerei di piccolo calibro e tenevano bene il mare, anche se agitato. Si aggiunga che esse permettevano una grande rapidità nelle operazioni di carico e scarico, che all'occorrenza potevano venire effettuate lungo le coste evitando i porli, troppo minacciali. Sarebbe stato assai utile usare piccole navi rapide, capaci di effettuare la traversata durante la noue, ma il numero di tali imbarcazioni era minimo, e la brevità del tempo disponibile non permelleva di costruire altre. Sostenni con energia la necessjtà di disporre di ~Imeno mille piccole imharca7.ioni
del tipo in uso nella marina (chiatte a motore e motozattere tipo Diesel), di navi di legno di circa 400 tonn. di portala, e di un certo numero di altre navi speciali da 500 a 600 tonn .. Tale programma ebbe anche un principio di esecuzione, ma i continui attriti nella produzfone di materiale bellico, sia in Italia sia in Germania, impedirono che venisse portato a compimento. D problema delle navi cisterna si trovava fin da principio in una fase critica. Esse coslitujvauu uua p1cda assai I iccrcaLa dagli avversari; occorreva proteggere con misure di
mascheramento che però non ebbero sempre successo. Si cercò subito perciò di ·ricorrere a mezzi di ripiego. La benzina era diventata una merce rarissima, e l'affondamento di una nave cisterna di 4000 o 6000 tono. rappresentava una perdita irreparabile. Il riforni mento di nafta era più facile, perché si potevano scaricare ancho, i serbatoi delle navi in arrivo, lasciando loro soltanto la provvista necessaria per il ritorno. Vennero utilizzati per il traspono di carburante i sommergibiU, le cannoniere ed; cacciatorpediniere, le piccole imbarcazioni e le squadriglie di aeroplani con una capacità di 200 a 500 tonn. al giorno. Si prestavano in modo speciale a tale scopo gli apparecchi da trasporto quadrimotori e quelli da combattimento, perché si attingeva anche ai loro serbatoi. Era senza dubbio antieconomico consumare la benzina di qualità superiore per le automobili ed i carri armati, ma non si poteva fare altrimenti. Come le navi cisterna sul maro,, gli obbio,Uivi preferiti degli attacchi su terra erano i depositi di benzina e le colonne di autocarri per il trasporto di carburanti. Una pane della preziosa benzina andava in tal modo perduta. Fino all'autunno del 1942 la penuria di carburanti non ebbe effetti decisivi sull'andamento delle operazioni, il qualo, tuttavia dipendeva ormai in buona parte dall'ampiezza dei rifornimenti.57
La lezione della guerra in A.S. ba dunque due aspetti: quello interforze e interalleato e quello relativo alla guerra terrestre. Quest'ultima si riassume, in parte notevole, nella razionale organizzazione dei trasporti automobilistici a lungo percorso in un ambiente naturale difficile che logora precocemente i mezzi. Nell'immediato dopoguerra, il ricordo di quanto è avvenuto nel deserto è ancora ben vivo, e fa dire al colonnello Latilla: L'automezzo è un organismo molto delicato e, come tale, ha molte esigenze. Trascurarlo equivale a metterlo fuori uso in un brevissimo tempo o, nell'ipotesi migliore, tro-
57
A. Kesserling, Memorie di guerra, Milano, Garzanti 1954, pp. !04-107.
364
La logistica dell'esercito - Voi. TV
vario inefficiente proprio quando se ne ba bisogno ed è troppo tardi per provvedere altrimenti. Secondo dati ricavati in A.S. e quelli non ufficiali avuti da altri eserciti, in caso di impiego intenso e prolungato, la percentuale degli automezzi inefficienti può raggiungere perfino il 30% (sempre quando, bene inteso, non difettino le parti di ricambio e le officine di riparazione). I 4/5 della suddetta percentuale è però da attribuirsi senz'altro alla deficiente manutenzione dovuta alla trascuratezza dei conduttori e alla mancata sorveglianza del personale responsabile del controllo.58
Dati, questi, che dimostrano quanto la strategia dipende dal movimento, e perciò anche dai fattori tecnici che tale movimento rendono possibile.
5. Cenni sulla campagna di Russia (1941 -1943)
Gli aspetti logistici della campagna di Russia sono già stati esaurientemente trattati nel volume dello SME-UF. Storico I Servizi logistici delle unità italiane al fronte russo ( 1941-1943), che acquista - riteniamo - nuovo risalto da una valutazione comparativa e da un confronto con l'impostazione logistica generale italiana e tedesca e con i problemi logistici dei vari scacchieri. Rimandiamo, pertanto, a tale volume, non senza osservare che la campagna di Russia - come è in certa mjsura inevitabile - risente di carenze logistiche analoghe a quelle della Grecia e dell' Africa Settentrionale: sottomotorizzazione in relazione alle elevate distanze, insufficienza anche qualitativa del parco autoveicoli e dei materiali e mezzi in genere, difetto di organi direttivi ed esecutivi dei Servizi trasporti, tappe e automobilistico, cattiva alimentazione dei quadrupedi, problema dell'equipaggiamento invernale, eccessivo accentramento, scarsità di Quadri pratici del Servizio di amministrazione, cattivi rapporti con l'alleato ecc.. Particolare risalto assumono due branche nelle quali l'organizzazione italiana ancora una volta non regge il confronto con quella dell'alleato: i trasporti ferroviari e lo sfruttamento delle risorse locali, che diversamente da quanto avviene in tutti gli altri scacchieri, in Russia acquista rinnovata importanza per l'Intendenza italiana.
6. Conclusione: logistica della sconfitta o sconfitta logistica? Nel periodo dal 1940 al 1943 le vicende della campagna di Grecia e quelle della guerra nel deserto in Africa Settentrionale sovrastano tutto il resto e inducono a riflessioni non prive di attualità. L'impostazione della normativa logistica 1940 si rivela indubbiamente insufficiente e di non
58 D. LatiUa, Vademecum per I ·uffic,ale e 1/ so1tufficiale delle unità motorizzate, Torino, Pozzo 1958, p. 34.
Vili - Rifornimenti e operazioni in Africa Settentrionale
365
agevole applicazione sotto il duplice aspetto della guerra di movimento e della guerra in territori oltremare, anche se accenna alla necessità di adeguare di volta in volta l'organizzazione logistica alle effettive esigenze. Perdente ed economico solo in apparenza e a breve termine anche il criterio dell'accentramento pressoché totale dei volani di mezzi di trasporto, generi e materiali al livello superiore alla divisione, criterio al più adatto a una guerra difensiva e statica in ambiente montano. L'insegnamento più importante della guerra è che, quale che sia il livello di un'unità - anche la semplice campagnia o batteria - il comando può essere esercitato con successo solo se all'autonomia operativa e al grado di responsabilità assegnati al comandante corrisponde un proporzionale grado di autonomia e responsabilità logistica e nei trasporti: di qui l' importanza del concetto di riserva logistica e del rifornimento dall'avanti all'indietro fino al livello di divisione compreso. Pertanto, il rifornimento dall'indietro in avanti e a cura dell'Lntendenza fino al livello di divisione mostra tutti i suoi limiti, specie in una guerra di movimento tra truppe meccanizzate e corazzate. Il secondo insegnamento è che gli organi esecutivi dei Servizi essenziali al livello di G.U. - sanità, commissariato, armi e munizioni. trasporti - non possono ben funzionare separatamente e schierati ciascuno con propri criteri tecnici, ma vanno opportunamente aggruppati in complessi logistici pluriservizi dislocati in unica zona a conveniente distanza dalle truppe da rifornire e posti sotto unico comandante ai fini del controllo disciplinare, della protezione attiva e passiva, del coordinamento delle varie attività e dei trasporti; ciò vale, in certa misura, anche per le singole branche di ciascun Servizio. Il concetto di base o di centro logistico pluriservizi, non previsto dalla regolamentazione 1940, è stato adottato spesso sotto la spinta degli avvenimenti: più in generale, le norme regolamentari meno aderenti alle effettive esigenze della situazione sono state spesso accantonate con vari e ingegnosi espedienti. Il loro peso non va perciò sopravvalutato, e l'organizzazione logistica effettivamente messa in allo risente piuttosto di limiti ricorrenti, che sono anche quelli tipici dell'organizzazione militare italiana: a) separatezza tra forze armate, che si traduce in cattiva organizzazione e deficiente protezione dei trasporti marittimi e in difficoltà di affrontare con visione unitaria e razionale la vasta problematica logistica e amministrativa comune, con conseguenti diseconomie; b) organizzazione di comando e controllo quasi sempre improntata a criteri e esigenze non strettamente tecnico-militari e scarso coordinamento con l'alleato; c) mentalità burocratica spesso affiorante e insufficiente disponibilità anche qualitativa di Quadri specializzati e di organi e mezzi logistici, che molto raramente consente di dotare le G.U. e i reggimenti di quanto bene o male era previsto dalla regolamentazione e dagli organici, specie in fatto di collegamento, trasporti, organi logistici. Ne risulta praticamente escluso anche l'anello di corpo d'armata;
366
La logistica dell'esercito - Voi. IV
d) insufficiente rusticità e scarse capacità di movimento in terreni difficili del parco autoveicoli, aggravata dal cattivo funzionamento del servizio riparazioni e parti di ricambio e daJ cattivo inquadramento e addestramento delle unità automobilistiche, che porta a trascurare la manutenzione ordinaria e giornaliera dei mezzi. Tutti inconvenienti che già si rivelano in Etiopia e Spagna, ai quali si pone rimedio in misura costantemente insufficiente. Un altro aspetto che emerge dagli avvenimenti è il rapporto diretto e crescente che intercorre tra efficienza delle misure logistiche e morale, propaganda e spirito combattivo delle truppe, tenendo presente che, come afferma il maresciallo Messe: tra le nostre truppe la propaganda ha seguito principalmente le vie delJ' assistenza, la preferita dal soldato italiano, che ascolta con sospeuo i troppi discorsi int<::.,i "convincerlo di ciò che egli non può e non vuole acceuare: la giustizia e la necessità della guerra. 59
Diversi studiosi compiono, oggi, ricerche laboriose per accertare i sentimenti del soldato italiano nei riguardi della guerra di allora. Risultati probanti potrebbero essere ottenuti solo attraverso un serio confronto con il morale degli eserciti all~ati e contrapposti, ma una cosa è chiara: condizione necessaria, ancorché non sufficiente, perché un esercito si batta bene è la normale disponibilità di un armamento competitivo e di un supporto logistico che soddisfi con sufficiente regolarità le esigenze elementari di vita. Le fanterie italiane in Grecia, Africa e Russia non hanno certamente avuto questo. Ne sono derivate conseguenze molto negative sia nei riguardi della credibilità, del prestigio interni della leadership politica e militare, sia nei riguardi di coloro che, nel Paese, avrebbero dovuto (tangibilmente e non con discorsi) sostenere la guerra. Oltre a essere scarse, le poche risorse sono state anche male gestite. In tal modo il nostro problema logistico fino al 1945 rimane fermo - senza alcun progresso ma anzi con vistosi regressi - a quello che era nel 1918, quando secondo il generale Liuzzi si erano oramai risolti i problemi logistici della guerra statica e di trincea in montagna, ma rimaneva aperta la ricerca dei modi e dei tempi per alimentare forze in rapido movimento in pianura (e ancor di più in montagna, o nel deserto). E' da questa strettoia logistica ineludibile che passano la non competitività dello strumento dal 1940 al 1943 e le cadute di morale che si riscontrano sui vari scacchieri. La buona logistica dice al soldato in linea, con il convincente linguaggio dei fatti, che tutto ciò che sta dietro di lui funziona e non lo dimentica e che ognuno fa la sua parte: se non è tutto, è quasi tutto. Per queste ragioni gli ammaestramenti logistici deUa guerra vanno al di là di fattori di carattere strettamente tecnico-militare e si caricano anche di un significato morale, che investe il ruolo e l'operato degli uf-
59
G. Messe, La guerra alfronle russo, Milano, Rizzoli I 947. p. 168.
VIII - Rifornimenti e operazioni in Africa Settentrionale
367
ficiali dei Servizi. La direzione della Rivista di Commissariato, purtroppo ormai al tramonto della sua breve vita, scriveva il I O gennaio 1943 nella prefazione al citato libro del generale Bollati sui problemi logistici della guerra moderna, prefazione che a questo punto assumeva la veste di una specie di viatico per le generazioni future: Concludendo: è superfluo ripetere che la logistica a5surge nella guerra moderna al primissimo posto nell'arte mi litare, e che diviene sempre pii) complessa e sempre pii) intimamente connessa ai problemi inerenti agli altri rami delJ' arte militare. Di ciò oramai ogni condolliero. ogni combattente cd ogni cittadino, è convinto, si che, a differenza de lle passale guerre, in cui ai servizi si attribuiva scarsa importanza ed il lavoro degli ufficiali che vi erano preposti veniva spesso nùsconosciuto, esso è oggi consideralo alla sua giusta stregua. Ed a questo proposito mettiamo in evidenza quanto l'Autore ha scrillo in un capitolo di questo libro, rivolgendosi agli ufficiali dei servizi: "Sebbene il vostro lavoro si svolga silen.<iosamente, senza l'aura di gloria c he avvolge il combattente, la coscienza della sua vitale importanza, del contributo essenzialissimo che con esso voi recate alle operazioni, costituisce per voi la migliore ricompensa e può dare grandi soddi sfazioni, specie se alle doti della mente ed alle prestazioni fisiche avete a5socia10 I' interessamento amorevole, che solo le qualità del c uore possono produrre".
DOCUMENTI ALLEGATI (dal n. 1 al n. 7)
ELENCO DOCUMENTI ALLEGATI
Docume nto l : Doc umento 2: Documento 3: Docume nto 4 : Docume nto 5:
Documento 6 : Documento 7 :
Divisione binaria: raffronti con le soluzioni precedenti e fisionomia prevista nel 1938-1939 Dati tecnici sui principali Servizi (1938-1940) Organici delle G .U. al livello di divisione (19411943) Bibliografia essenziale (coeva) di economia di guerra (1919-1943) Elenco delle norme concernenti la disciplina della produzione bellica e d elle materie prime (19351941) Ordinamento interno del Sottosegretariato di Stato per le fabbricazioni di guerra (luglio 1941) Grafici organizzazione del Servizio telegrafico al 29 maggio 1940 e al 1 ° agosto 1941
DOCUMENTO
DIVISIONE BINARIA: RAFFRONTI CON LE SOLUZIONI PRECEDENTI E FISIONOMlA PREVISTA NEL I 938-1939
1
DOCUMENTO 1/a
CONFRONTO JNlZIALE (FINE 1937) TRA J SERVIZI DELLA DJVISIONE BINARIA E TERNARIA E TRA I CORRISPONDENTI SERVIZI DEL CORPO D'ARMATA
(AUSSME, Rep. M/7, Racc. 427, Carl. 4)
376
Segue Doc. 1/a
VECCHIA SOLUZIONE
UNA DIVISIONE TERNARIA
CORPO D'ARMATA SU 3 DIVISIONI TERNARIE
SERVIZIO DI SANITÀ I sezione sanità su:
15 ospedali da campo I sezione disinfezione 3 nuclei chirurgici 2 ambulanze radiologiche 1 amhulan7.a odontoiatrica I laboratorio chimico da campo Campi contumaciali (ev.)
- I comando - I reparto carreggiato
- 2 reparti someggiati - I reparto portaferiti (di 3 pi. portaferiti)
SERVIZIO DI COMMJSSARlATO I se:tium: sussistenza: fino a 3 posti di distribuzione
I sezione sussistenza:
fino a 3 posti di distribuzione
SERVIZIO DI ARTIGLIERIA
I
n. n.
n.11.
SERVIZIO DEL GENIO Officina autocarreggiata per materiali di collegamento
n. n.
I
SERVIZIO CBIM1CO
I
D. D.
n. n.
SERVIZIO DI VETERINARIA Infermeria quadrupedi
I
n. n.
SERVIZIO TRASPORTI TRAZIONE ANIMALE Gruppo carreggio e salmerie di C.A.
I
n.n .
SERVIZIO TRASPORTI TRAZIONE MECCANICA Autoreparto pesante di corpo d'armata
- autosezione leggera (3 autodrappelli di I O autocarri) - sezione autocarrette divisionale per btr. d'accompagnamento ( 16 autocarrette)
377
Segue Doc. 1/a
NUOVA SOLUZIONE Concetti informatori: alleggerire logisticamente le divisioni, dando nel contempo al corpo d'annata mezzi per manovrare i Servizi - adeguare il complesso dei servizi alla minor mole numerica.
CORPO D'ARMATA
UNA DIVISIONE BINARIA
SU 3 DIVISIONI BINARIE
SERVIZIO DI SANITÀ l sezione sanità su:
l sezione sanità su:
- I comando - 2 reparti someggiati - 2 reparti carreggiati - I rep. portaferiti (3-4 pi.)
- 1 comando - l reparto someggiato - I plotone portaferiti ln meno: I rep. carreggiato 1 rep. someggiato 2 pi. portaferiti
- 15 ospedali da campo - I sezione disinfezione - 3 nuclei chirurgici - 2 ambulanze radiologiche - l ambulanza odontoiatrica - l laboratorio chimico da campo - campi contumaciali (ev.)
}
accentrati alC.A.
SERVIZIO DI COMMISSARIATO I sezione s ussistenza:
I sezione s ussistenza: fino a 2 posti dì distribuzione (in meno: 1 posto distribuzione, al C.A.)
fino a 4 posti di distribuzione (elementi di manovra)
SERVIZIO DI ARTJGLIBRIA
I
n. n.
n. n.
SERVIZIO DEL GENIO officina autocarreggiata per materiali di collegamento
Il.
I
n.
SERVIZIO CHIMICO (organo di rifornimento da definire)
I
n. n.
SERVIZIO DI VETERINARIA infermeria quadrupedi
I
n. n.
SERVIZIO TRASPORTI TRAZIONE ANIMALE gruppo carreggio e salmerie di C.A.
I
n.n.
SERVIZIO TRASPORTI TRAZIONE MECCANICA autoreparto pesante di corpo d ' armata
- autosczionc leggera (ridotta di un autodrappello) - sezione autocarrette divisionale per btr. d'accompagnamento (ridotta)
DOCUMENTO
RIEPILOGO DELLA DIVIS10NE DI FANTERIA BINARIA (OTTOBRE 1938)
(AUSSME, Rep. F/6, Racc. 99)
l /b
380
Segue Doc. 1/b
Quadr.
Personale
Automezzi
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I C.do Di vis.
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270
5
13
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4
3
-
8
-
-
2 reggimenti fanteria
294 428 7616
-
14
-
784
2
-
132
-
-
-
I b1g. mortai
21
29
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I
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122
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-
24
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I cp. pezzi dii 47 anticarro
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76
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l rgl. artiglieria
82
92 2031
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18
57
283
10
3
29
81
43
48
I cp. artieri
5
6
204
-
-
-
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I
7
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I cp. mista telegrafisti e r.t.
6
9
260
-
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l
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4
4
-
448 604 11176
5
46
67 1265
16
7
195
94
54
48
32
570
TOTALE DBLLA DIVISIONE DI FANTERIA
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Cannoni o obici
Pezzi da 47
Mortai da 81
Mortai da45
mitragliatrici
fucili mitragliatori
Posti R.I. 2 motom .
Posti R.A.2 motom.
Staz. R.2 motomobil.
Staz. R.3 motomobil.
Staz. R4 A. autom.
Staz. R.4 automob.
Mototricicli
Vett. r.t. speciali
Autost. F.e. da 120
Autost. f.e. da 90
Biciclette
Motocicli
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DOCUMENTO
SCHEMA GRAFICO DI RAFFRONTO TRA VECCHIA E NUOVA DIVISIONE DI FANTERIA (1939)
(MG, Esercito Anno XVJI, Roma, 1939)
1/c
RAFFRONTO FRA VECCHIA F"ANTERIA
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: 1\IUOVA DIVISIONE DI FANTERIA ( 1939)
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I 5fI. SANITA
DOCUMENTO
MEZZJ DI TRASPORTO RIDOTTI DA ASSEGNARE ALLE DJYISIONI DI FANTERIA (DICEMBRE 1939)
(AUSSME, Rcp. M/7, Racc. 426/3)
1/d
388
Segue Doc. 1/d
Autoc. legg.
Quadrupedi
ELEMENTI
Quartlm generale rep. comando e autoreparto (xx} Setionc mista CC.RR.
sella
Comando di battaglione Cp. fuc. (12 fuc. mi1rag.) (xxxx) Cp. armi ace. (8 mitr. = 18 mort. 45) Cp. mortai da 81 (6 mortai) (xxxx)
Totale reggimento di fanteria (su 3 btg. • I cp. mon. da 81 • l btr. ace. 65117)
tiro
Carret- Auto- COD i) carri repano "o carri pesanti
con la divis.
(10)3
5(11)
(x)fr
Reggimento di fanteria Comando di reggimento
Batteria d'accompagnamento da 65/17
salma
2
T
20 12 21 56 32
48
55
16
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64
Au1oc. L. 39 con il
COD )a
reparto
divis.
389
Autocarrettc
con il reparto
con la Autovet. Mototri· Motodivis. o auto- cicli cicli
,·enurcm IO (2)+
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32
IO
Battaglione mortai divisionale (4)7
Comando
Cp. mortai da 81 (6 mortai)
32
Totale btg. monai divisionale (Cdo. e d1Jc mortai c.p. da 81) (ux) - (xxxx)
66
(5)½
Compagnia cannoni da 47/32 someggiata
anticarro (8 cannoni) (uu)
76
(6)8
Rtgimtoto artigUeri1
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Gr. d., 100117-14 con R.M.V.
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Gr. da 75127. 11 con R.M.V.
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G1. da 100/17-16 coo R.M.V.
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283
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412
82
41
Gr. da 75113 con R.M.V.
80
83
Btr. controaerei da 20 mod. 3S (su 4 sz)
Rtpartl del genio Cp. artieri con parco carreggiato
21 2
38
6
19
Cp. mista telegr. e radfo.-telcgr. Servizi Scz:. sanità tipo N (1 rep. carr... l rcp. someggiato· 2 pl.p.f.) Scz:. sanità tipo M (2 rcp. someggiati · 2 pi. portafcri1i)
12
48
34
17
78
Sez. sussistenza Auiosez. pes. per D.f. Sez. autoc. divisionale per batteria d·accompagnamento 6S/J 7
(8)+
(9)+
..Q_ IO
390
Segue Doc. /Id
NOTE
Criteri sui quali si basa il presente organico di mezzi di trasporto a) I reggimenti dj fanteria, ad ecce.:ione delle compagnie mortai da 81 ; - il reggimento di artiglieria; - la compagnia artieri; - le unità dei servizi, ad eccezione della autosezione pesante che viene soppressa , conserveranno i mezzi di trasporto che vengono indicati nel Tomo ma adeguati all'armamento della divisione tipo e con qualche lieve riduzione per alcune unità. b) Le compagnie mortai da 81 reggimentali; - la compagnia cannoni da 47/32 someggiata anticarro; - la cumpagnia mista telegrafisti e radio-telegrafisti, hanno i mezzi di trasporto di cui ali' Appendice al Tomo. Il battaglione mortai divisionale (xxx) non ha la compagnia mortai da 45 ed ba avuto ridotto di circa 1/4 le dotazioni di munizioni. e) TI carreggio delle unità di fanteria vie ne considernto tutto riunito al comando di reggimento di fanteria ad eccezione del carreggio della batteria da 65/17. d) L' autocarreggio che trasporta le munizioni dei reparti delle unità divisionale di nuova costituzione (mortai da 81 e pezzi da 47/32) e quello delle batterie d'accompagnamento da 65/17 e della squadra carburanti e lubrificanti è accentrato al comando di divisione in un autoreparto che fa parte organica del Q.G. (l) Porta bombe da 45 (2) Si sono ridotti i 5 motocicli della squadra ciclisti e motocic]jsti. (3) di cui: 2 trasportano viveri, oggetti di cucina e materiali vari; 6 trasportano munizioni. (4) Portano cucine, viveri e materiali vari. (5) 4 autocarri porta munizioni per ciascuna compagnia da 81 an7.ic hè 6 (fanno parte dell'autoreparto divisionale) (6) Ciascun autocarro trasporta 128 granate perforanti e 96 granate orcLinaric (fanno parte dell'autoreparto divisionale). (7) Le riduzioni sono state apportate nelle sezioni M. V. riducendo da 6 a 4 i cassoni della sezione M.V. per batteria da 75n7; da 12 a 8 i cassoni delle sezionj M.V. per batteria da I 00/17. (8) Sono stati soppressi: I motociclo al comando di batteria e I alla squadra muni zioni. (9) Si sono eliminati i 2 autoleggeri trasportanti 4000 razioni di riserva che vengono soppresse. ( IO) Costituiscono la squadra carburanti e lubrificanti della divisione. Trasportano in 40 fusti 7.400 litri di carburanti e 600 litri di lubrificante. (li) di cui l autofurgoncino (x) li numeratore delle frv,ioni indica i mezzi ridotti: il denominatore quelli previ sti dal Tomo o Appendice adeguati al numero delle armi previste per la divisione tipo. Dove non c'è frazione è uguale nelle due formazioni. (xx) L'autoreparto è costituito dall' autodrappcllo, dalla squadra carburanti e lubrificanti, di I autosczione autocarrette (8 autocarrette) e di I autose zione di autocarri L 39 ( 16 autocarri L. 39). (xxx) I battaglioni mortai divisionali delle divisioni A ssietta - Cosseria - Cagliari Forlì - Livorno - Modena - Ravenna - Supcrga - Sforzesca - hanno inoltre 56 muli da soma e 4 autocarri L 39 per la compagnia mortai da 45. Dei 4 autocarri L 39: 2 portano cucine, viveri e materiali vari; 2 portano munizioni. I due autocarri porta munizioni fanno parte dell'autoreparto divisionale. (xxxx) Le unità che, al momento della mobilitazione, non avessero ancora avuto in distribuzione i fucili mitragliatori , i mortm da 45 e da 81 e i pezzi da 47 anticarro nella quantità indicata nel presente specchio, s i mobiliteranno con un numero di quadrupedi e di automezzi ridotto proporzionato al numero di armi che posseggono.
DOCUMENTO
DATI TECNICI SUI PRINCIPALI SERVIZI (1938-1940)
2
DOCUMENTO
2/a
PERSONALE E MEZZI DEI SERVIZI DI SANITÀ E VETERINARIO (I 938)
(Pub. n. 3303 Prontuario di dati organici-tecnici-logistici, Ed. I 938, Fase. Il, Parte 4")
Personale e mezzi del servizio sanitario e di Fanteria e moto
PERSONALE
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veterinaria nell'interno delle minori unità. dlvlalonale
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! Servizio di tanità Ulll.clall medici .... . .. . Aiutanti di sanità .... . Portaferiti ........... .
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e di veterinaria nelPinterno delle minori unità.
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(1) I coma.udi di battaglione pontieri aventi equipaggi e reparti con materlalecarregglato hanno anche 1 subalterno veterinario.
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DOCUMENTO
2/b
SERVIZIO VEITOVAGLIAMENTO: RAZIONE VIVERI DI GUERRA E PERSONALE E MEZZI (1938-1940)
(F. Ferrajoli, La razione alimentare del soldato, Roma, Tip. Regionale, 1959 e Pub. o. 3303 - Prvntuariv di dati organici-tecnici-logistic i, Ed. 1938, Fase. li, Parte 4A)
ESERCITO ITALIANO: RAZIONE ORDINARIA DI GUERRA -
1940
(Allegato I alla Circ. 9403 del 10-6-1940) Calcoli dcdoui dalle • Tabelle di composizione in pnnc1p1 nulntl\'I e valore calorico dei più comuni alimenti • dell'Istituto Nazionale dcli• Nutrizione.
Quantità ~ornalic:ra gr.
Generi
Proteine
Lipidi
Glicidi
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gr.
gr.
Calorie
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63. H
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Carne bol'ina fresca o rnngdata (con oss:,)
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2.37
Olio, lardo e strutto
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Conscrn di pomodoro
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Surrogato d i caffè
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1.216
Legumi
Vino (alc,x,I di vino)
Pepe
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Totali Va/ori mcdi giornalieri per le proteine : animali : gr. 53.58 (35%) vcgrtali : gr. 100.16 (65%) Pane (supplemento per truppe in parricolari condizioni)
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Valori mcdi giornalien' delle proteine: animali gr. 52,58 (32%); vegetali gr. 115,91 (68%).
Personale e mezzi per !Fanteria divisionale
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(1) 6 pel comando reg11lmento artll!llerla. di A. - (2) 6 pel coma.odo reggimento di C. A. - (4) S5 per U gruppo batterle a ca.va.Ho. - (6) a per Il gruppo batterle a 15/ 4.6. - (8) 32 pel gr. 152/27 e 26 pei gruppo 162/lS. - (9) 22 pel gr. 158/13. - (10)
2
artiglieria. a.lplna.. - (8) Solo I comandi reggimento artlgllerla per D. O. - D. M. e cavallo, - (6) 16 pel gr. 100/17 mod. 14 T. M. e 76/27 per D. ]4. - (7) 82 pel 11r. 25 pel gr. 152/46 e 28 pel gruppo 260/9. - (11) 19 pel ar. 260/9.
Materiali per il servizio di vettovagliamento presso
reparti.
Soaglioname:nto dei viveri e foraggi nelle varie unità. Viveri
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Dotazione Individuale
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batterla, sQuadrone) e ad ogni altro ente avente personale di contabllltà, esclusi l t reni ospedale. Dotazione flsBa
Foraggi
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Di cucina: ad ogni unità elementu.re (compa11nla,
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Dotazione variabllP.
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Viveri di rlaerva
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A) DOTAZIONE INDIVIDUA.LE, 1 gavetta d' a.llumlnio
('!'rande per I militari di unità a.lplne)
I cuccblalo di ferro borraccia d' a.lhuni· nlo I
ta.ZZI\
d'a.llnmlnlo
1 sacchetto o Involu-
cro per rl\zlone galletta.
Sacohettl per i-azioni viveri di riserva, zuoohero. oe.ttè (scie.tori) Fornelli di e.lluminlo e.d a.Jcool solido per ira vette (per scie.tori)
Re.rllotti da I. 10 a 20 (UDO In consegna al mll!t&re. ogni 10 uffl.oie.Ji o frazione za an periore e.i 100 u.) o piccola iu!cl'iore) B) DOTAZIONI DI REPARTO . (forza inferiore e. T1'uppe alpine. 100 u.)peroe.rnc, Cucine. da 6 o da s ufflciall con tagllere (in ragiono del numero degli In distribuzione per ·la ufficiali) giornata .. . ... . ... . . ... 1 macinello per Sulle salmerie .. .... ..... cl\ffè Bidoni ùa I. O (uuo ogni 20 11. o fra.zio ne luferlore) TOT.I.LE . .. I manne.rese p e r Cll.sse di cotturo (nna ogni carne 25 n. o tre.zlone ln.feriorti) Ri,nanenti truppe e ,ervizi, In distribuzione per la giornata .............. Coltelli a leva (1100 og ni 60 Sul mfzzl ùl trasporto . .. u. o frazione Inferiore) 1 cesta. grande (tor·
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Ma.rmitte da caro· po con copercblo Pad,Jle e Schinmatol .
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una. O"ni '-100 u:· 0 DI RIPORNI· C) DOTAZIONI tre.zi o· ne lnfe· MENTO, l'iore r.olla sezione sussistenza 1 I (') l per r~gglmento ,.(pino. 1 Sacchetti per sale Colla sezione 8U881Sten.za zuocbero e caffè tre ogni 1 1 (') 1 per D. c .............. 1 60 u. o Saccbl per pa.ne, frazione Colla sezione sussistenza 7.000 7.000 1,750 per D. F ...... ... ..... viveri e generi interiore t'olia acr.lonn sussistenza cliversl S,500 S.500 1.750 per e• . d'A, ........... nel nu· Porto.marmitte mero oo· grandi (da 10) oortente (1) In luogo della carne fresca nelle razioni viveri trasportate sulle salmoper tra· rie. - (2) In luogo del pe.ne In une. delle razioni viveri trasportate sulle sai· aportnre merle. - (S) Solo per I reparti che hanno salmerie. - (4) In numero pari alla Portamarmltte lo mar· torta del reggimento alpino. - (6) Tn numero pari a metà della forza dalle. piccoli (da 6) mitta divisione celere.
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NO !l'B. (1) DoPo, ad eaemplo, un'Interruzione di lavoro di 6 o O ore per marcia o aU.ro, (B) In piccole qll&ntltà oanl 6-10 mlnuU di cottura, (8) Oon forno 10 terreno naturale à IJene rl1caldare per 6-0 ore, a) La poten•latltà media puO conslderarol quella di 1 quintale di pano per b) I forni 01latentl In un paese poaooo, all'lnclrc&, cuocere aello U ore un la forni pr-ochl! ellittici, la capacità In ra1loni eia ar, 700 J>\10 do111menl alla tabdla eeauent~ :
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d) la capacità, In rulonl da 700 aramml p110 ritener•! pari, par oaaJ mq. di platea circolare o reaolarmente ellittica, (6) Volendo produrie pane 1emlbl1eottato o biscottato Il a11mero di tornate ruulterl (O) lmpleplldo lein& nrde li numero delle !ornate ed In con1e111enu. le prod111lonl
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DOCUMENTO
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VALORI DELLA UNFOC E DOTAZIONI E SCAGLIONAMENTO MUNIZIONI (1938)
(Pub. n. 3303, Prontuario di dati organici-tecnici-logistici, Ed. 1938, Fase. II, Parte 3")
Unità di fuoco (nn-foc) per le armi portatili e per le artiglierie. La unità di fuoco è unità di misura convenzione.le complete.mento lndlpend.e nte dalla entità del COll!lumO munizioni che ~I può veri.tlcare In una giornat& di combattimento. Ad e"8& cl si rl!erisoe nel e&lcolo preventivo del consumi e per Il ripristino della consistenza delle dotazioni del reparti, depositi, mage.zzln I ecc., nonchè per la costituzione del depositi e magazzini stessi.
I Assegnazione unitari& /unità di misura) Quantità
MUNIZIONI
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per pistola ...... . bombe a mano ... .
per ogni armat.o di plst. per ogni militare i n or· ganlco
per armi lndl duali
per fucile o moschetto....... .• • per ogni armato di fu cile o moschetto per moschetto semi automatico. ..... per ogni &nna per fuclle mltr&· gliatore ........ . id . Id. per_ per mitragliatrice .. Id. Id. \ per mortaio d'as· salt.o mod. S5 .. . Id . id. repar- per mortaio da 81 id. id. to per pezzo da. 47 ... Id. ldper p e'70 da 37/40 id . id . per cannone da 20 mod. 35 . . . . . . . . per pezzo per cannoni 66/17 per fanteria •... Id. per bocche da fuoco calibro d i piccolo per (fino a.I 100 lnclu;o) Id. artl- per bocche da fuoco gllerla da 105/28 • 149/12
e&rtuccla bomba
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Specie del proietto
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Munizionamento individuale o di reparto per le armi portatili, per 1:ragliatrici, per i mortai, per i pezzi da 37 e da 47. Scaglionaméx elle munizioni.
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Unità di fuoco (un- foc) per le armi portatili e per le artiglierie. La unità di fuoco è unità di misura convenzionale completamento Indipendente d&II& entità del consumo munizioni che si può veri1lc&re In una giornata di combattimento. Ad essa cl si riferisce nel calcolo preventivo del consum I e per Il ripristino della consistenza delle dotazioni del reparti, depositi, magazzini ecc., nonchè per I& costituzione del depositi e magazzini stessi .
j Assegnazione
MUNIZIONI per pistola . ..... . mano ... .
I bombe a
unitari& junità di misura) Quantità
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per moschetto semi · automatico ..... . per !nelle mitragliatore ........ . per_ per mitragliatrice . .
per ogn I arma Id.
Id. Id.
id . Id.
id . id. id. id.
Id. Id. Id. Id.
lJomba id. colpi id.
id.
arcfl11 . per morta.io
d '&S.1 e&lto mori. 35 . .. rep&r- per mortaio da 81 to per pezzo da 47 ... ' per peuo <la. 37/4.0
/ per cannone da 20 mod. 35 . . . . . . . . per pezzo per cannoni 65/17 per fanteria .•.. Id. per bocche da fuoco di piccolo calibro per (flno al 100 lnclu.o) Id . &rtl· per bocche da fuoco glleria da 105.'28 - 149/12
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1
200 200
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200 200
id.
1.000
Id.
200
id.
250
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8
siva (1) Le aquaclro mortai d'11o$salto 110 0 llauoo dotazlou1 cli roparto. aporto di cul dlspouc Il reparto. - (:IJ Dotnzloue d i carro.
(2) La dotazlc
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2
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12
10
seconda delln specie ciel mezzi di tra-
Unità di fuoco (un-foo) per le armi portatili e per le artiglierie. La unità di fuoco è unità di misura convenzionale completamento Indipendente dalla entità del coll!lumo munizioni che s può veri.ftcare In una giornata di combattimento. Ad essa cl si rlterleoe nel calcolo preventivo del consumi e per Il ripristino della consistenza delle dotazioni del reparti, depositi, magazzini ecc., nonché per la costituzione del depositi e magazzini stessi. MUNIZIONI
\ Assegnazione unitaria
' per pistola ..... . . \ bombe a mano ... .
per ogni armato di plst. per ogni militare in organico
junità
di misura) Quantità
cartuccia bomba
10 4
a ~ ) per fucile o molndlvi·ì schetto. . ..... . . • per ogni armato di fu cartuccia 60 duali cile o moschetto per moschetto semi ' automatico. .. ... per ogni arma id. 200 per fucile mitragliatore ........ . id. id . Id. 1.300 per. per mitragliatrice . . Id. 2.000 Id. Id. arJÌ" \, per morta io d ',... id. bomba lei. 200 salto mod. 35 . . . re:r- per mortaio da 81 id. ( 1 ) 200 id. Id. per pezzo da 47 . . . colpi Id. Id. 200 id . Id. 200 l"" p e.1.10 da ~7/40 Id. per cannone da 20 id. 1.000 mod . 35 . . . . . . . . per pezzo per cannoni 61>/17 Id. per fanteria ... . Id . 200 per bocche da fuoco di piccolo callhro per (fino al 100 lnclwo) id. 250 Id. arti· per bocche da fuoco glteria da 105:28 • 149/12 1411/lS .•......•. 160 Id. id. (') per lJoccho da fuoco di medio calibro id. 100 (flno al 210 inclw;o) Id. per bocche da fuoco di gros.<o calibro 60 (oltre Il 210).... Id. Id. (1) Nella proporzione di 4/5 g.a. e 1/5 gr.c. - (2) Proporzione delle varie •pecle di proietti nelle dotazioni normall delle batterle mobll1:
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Munizionamento individuale o di reparto per le armi portatili, per .ragliatrici, per i mortai, per i pezzi da 37 e da 47. Scaglionamè1 'Bile munizioni.
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(1) Le 8,1ui.clro mortai d'aijaalt(> nnn hanno dot8zlonl di roparto. sporto ùi cui dlspouo Il reparto. - (:J) Dotl\Zlone di carro.
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(2) La dotazl1
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80
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e •omegglata, carreggiata, o antocarregglata a seconda delll\ spocle del mezzi di tra-
Munizionamento individuale o di reparto per le armi portati per le mitragliatrici, per ScaglionameD delle munizioni.
Segue
mortai per
pezzi da 37
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Bombe.
SCAGLIONA · MEN'fO
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110
r Dotazione coroplesalva
160
260
(I) Carro M. - (2) Cano L. - (S) Su rlmorchlettl; 1000 nel carro L del regglmen~ cavallerfo.. - (4) 4000 nel carro L del regglment.o cavalleria, - (6) SOOO nel cano L del reggimento cavalleria. - (6) La dotazione è someggiata, carreggiata o autocar rcgglata a seconda della specie del me•zf di trasporto del reparto,
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f'ompagnla mor tai da 81
compagnia fucili eri, e m itraglieri fanteria divisionale.
e' ""'_om_a-nd.,.,-1-di.,,_,....,,ba -,t~ta-g~U ~.o-n_e_,
C'ompagnia pezzi da 47
Sezione a u tocar rette divisionale per btr. ace.
Batteria da 65117 per fanter ia
rti btg. mtg., dl gr, carri J,, di btg carri armati, di r gt. e btg. compl.
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Comaod l r eggimento e reparti genio ( escluse coml':r~r· artieri o W Ì D&•
llatterle someggiate e al· plne da 65/17 e 75/13
e alpme
Batterle d i ogn.i batterle calibro ad eccezione 1s11s_e ss 11 someggiate
Comandi da 75/ 13 gruppo e 65/ 17 batterle somegg latc, a lpine e corrispondenti R. lll. V.
Comand I r gt. artigl., di V., gr. e corrispondenti R. M. osclusi iç. t>tr. da 1511s e 65/17 somcgg. e alpi uo
('omo.odi reggimento cavallcria, gr, squadroni, gr. autonomo squadroni
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-I !Com pagnia alpini
l(' omp~gnia bersaglieri fu-
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C'ompa.go ia
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OOLPI PER PEZZO
Gruppi batterle 1ome1111late o Ippotrainate
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28
28 61 72
eom~11lata: 36 60 60 120
86 60 120 200
ooì p,zzi .................... con lo 1caoliot1• munizioni
meecanlzr.ata:
eo,U autocannoni
96
··················
108
oo,1' autoca11oni ··· ··············· cogli aoantr,ni dei pezzi ... . .. •. ... cogU autocarri ·········· ···· ·······
l OS
S2 108
76
motorizzata: coi trattori ··········· ············ coi can"i rimorchio per munizioni .. •
cogli autocarri munizioni. ......... , . coli• lrattrici .................. .....
120
-
In totale con I• batterla ... (') 1801 128
-- -
- - - - -
72 117 15e 260
72
06 180
(]} so con le carrette le1111ere da battal!llone. - (2) 160 con le carrette leggere
-- -- - - - - -~
108
da bt.ttagllooe.
uo
-
76
120
48
-
48
27
60
50
18
H
16
16
- - - - -60 - se -1' - -16 27 50 16
Segue Scaglionamento delle munizioni per artiglieria nei
I...... ..
Gruppi batterle som eggiate o Ippotrainate
c::.
"' C0 ·.::
.,
:::
..,~
t: ~~ t::! .... 1e§8.,;ie. ·~-
COLPI l'ER PEZZO
-
-
_ o
-a " c."0 -; ;a
~
'8 ::l ;;;-
o
411
Riporto ... (') 180 128
100
i~ .,, .. lll ... '8 C? . .
-
"':il
411
4118
'd
5!
'd
72 117 156 260
- -
Gruppi l>aLterle m obili a trazione o trasporto meccanico
... ., e::.!!" ~!! ....."'
j& ~iJ.g a .:la ..,... ..E.., .g a ~i
Colle &utocarrette della sezione munl· :ioni per batterle 65/ 17 per fanterl~
gruppi di artiglieria e nelle batterie da 65/17 per fanteria.
72
91! 180
-
- - -
-
-
-
- -
-
204
108
140
-
75
120
48 -
-
27
207
207
-
]14
102 100
70
70 -
203
207
207
114
102 100
70
70 -
407
315
SH
189
222 148
70
70
60
50
26
14
15
15
16
15
Col gruppo lppotralnnto:
coi cauoni tùU• ,ezioni munizioni colle carrtUo portamun,:Zioni àtUt ,quadri tn.unizioni . ...............
-
10 189 1SS
- - - -
90 150 120
99 15o
- - - -
60 100
60 100
&0me11glnto:
coi muli portamunidoni dtlle 1guaàr, munizioni. .... .. ... . .. .. .........
60
meccanlzuto:
cogli autocarri cltllo 11uadr• m1uu:. zioni ..
············· ·············
-
- - - - - - - -
203
-
motorizzato:
•
oar,,
coi trattori o trattrici CM rimorchio tùlù 1quadr• munizi<>ni
o cogli autoca,..i p•r munùi<>ni ...
- - - - - - - - - - - - - - -
-
-
-
-
-
-In totale oolla sezione munlzlonl per batterle 86/17 per fanteria o col gruppo
100 144 189 1S8 159 250 180 169 25o
-- - - - T OTALB GEl!BIUI.11 .. ,
-
- -
(')280 272 201 250 Sl5 510 262 255 41o
(1) 180 con le carrette da battasllone le1111ere. -
(2) 2.0 con le carrette da batta
gllone leaaere.
-
27
50
60
26
14
DOCUMENTO
2/d
VEICOLI FERROVIARI E AUTOCARRI OCCORRENTI PER IL TRASPORTO DELLE PRINCIPALI UNITÀ E ORGANI DEI SERVIZI (1938)
(Pub. n. 3304, Prontuario di dati organici-tecnici-logistici, Ed. 1938, Fase. II, Parte 4")
Velooli ferroviari ocoorrentl per li trasporto di un battaglione o reparto oorrl1pondente di ogni arma e apeoialità e dei vari elementi dei aervlzi. :;;
3
•
..a
..a
P.BPARTO
:i
I::
'S,
.........
2
Bat&erla da G5(17 per fanteria
1
Battaallono mltragUerl .................
2
Battaglione mortai da 81 aomcgglato ... Battaallone mortai da 81 motorlszato ... llattagUone motoclcll•tl per D. M, ..... , .
10
2
'
11
l
26
25
2
1
o
10
2
11
2
10
2
88
2
12
20
21
-
-
llattagUono bersaglieri clcll.tltl .... , • , , . , •
2
20
Battaglione alplnl . ........... , ........
8
82
42
B•ttaallone oo. 1111•••• •••••••••••• •• •••
1
17
o
.............
1
6
llattaallone carri di rottura • . .... .. ....
8
10
Gruppo aqu&dronl ..................... Gruppo cani veloel
2
8
llattagUone carri d'aualto
····· ··············
s
25
-
-
87
-
• 7
P.BP.A.RTO
Seliono di 1anltà per D. A . ... ..........
1
Seslone di aanltt. per D. M . ..•.........
1
'
1
1
l
2
l
6
1
2
1
1
7
12
................... ss Seziono dlslnfez.lone ···· ··············· G2 Nucleo chlrurglco ················ ··· ·· 62
Sezione boDIJlca gasasti .. . . . . •. ...... . .
Soilone 1asalatema... , .••... .. . , ......•
l
2
2
'
1
8
l
6
'
Seziono panettieri con rornl carreggia bit (mod. 1807)
80
,1
Seliono panettieri oon fornl Welu , • , •••
1
16
2
115
l
s
2
-
Be&tono panettieri 1enaa fornl moblll .•.. Compagnla cblmlca per comando di A.
1
6
Compagnla chi.mica per comando di O. A.
8S 1
so
,o 7
11
1'
60
8
60
140
·············
' ' ' ' '
100
Gruppo b6tterlo leggero T, M. . , . , .... , , Gruppo batterle da 76/18 ..... , . .......
27
80
6
18
185
s,
05
6
11
16o
88
02
6
11
H6
's
17
70
8
50
16s
s
10
Gruppo batterle da 100/17 mod, 14 T. M.
2
10
Gruppo batterle da 76/27 O, K, ........
8
16
Gruppo batterle da 76/46 ....... ... ....
8
16
Gruppo batterle da 106/28 . , , , ..•...•..
s a s
1'
Gruppo batterle da t,D/18 ............. Gruppo batterle da 140/36 •••••••••••••
16
1'
-
-
-
-
-
56
87
1S
2
02
6
Gruppo batterle a cavallo
-
1
6
-
12
l
Gruppo batterle alpine da 65/17 ........
1
6
11
63
Gruppo batterlo da 75/18 .......... , , ..
Oapodalo da campo
64
2
Gruppo batterle alpine da 76/18 •... , , ..
-
-
i
21
10
Gruppo batterle da 75/27 ........... , ..
'S,
51
22 2
:i
t.)
o =
1
Gruppo batterlo da 100/17 mod. 1' , , , . ,
o ~ a
ht: .. ;:j .... -•.... j ~.: .. • ~ ~ ~
i
"
Batta&Uono di f'Anterla ........... . .....
;I og ;
I
..a :i• ~ :l ll j ...S ·· ;:.. .:o:; ;:o..• i s at ~ • j o
.:i
8
81
10o
s
75
o1
2
66
.,,
7o
2 2
1)5
ll 6
2
87
106
O!
2
00
11Il
2
87
106
l
-
-
-
-
18
2
s
10
10
18
'
23
19
87
-
-
-
11
11
o
4
13
2o
18
27
2S
B2
l
8
alpina .
l
6
2
Seziono l&lmerle .......................
1
8
1S
Su.Ione carreggio.......................
1
2
16
Reparto aalmorlo per rgt. alpino .... , ... Colo1111& aalmorle per D. A. · .... ........ Reparto e&rreSBIO o 1almorle di C. A. •.. Gruppo carreggio e 1al!uerlo di O. A . .... Reparto carrogglo e lllllmorlo di A.• , .. , . Gruppo oarregglo • u.lmerit di A •.... .. Drappello automobllJatlco per dlvialono Drappello aatomobWltloo por O. A. . .• .• Drappello automoblllltlco por A, ..... , .• .Autoaulon, leaaera por dl'rillone . .....• Autoaealone peaante ............... : . .. Autoeealone peaante con rimorchi biga ,,. Autoeeslone leggera
l 2 2
s
1S
11
u
5
6
2'
211 88
1 10
,s
s
11
Sl
o2
2&
" --
8
6
10 l !
oa 12 23
s
82
112o 1 27 38 8a 25
Compagnla ohlmlca
per dlvlalone
...................
-
-
1 2 l l 1 l 1
-
3
1 1
90
-
-
l
-
20
-
-
-
-
21
H H 1
,o
l
2,
l8
s8 17 64 68 175
'
's 27
Autocarri occorrenti per il trasporto di aloune unità. Autooarrl peuntl
UNITl
Treni ferroviari" oooorrenU per il trasporto di una divisione di fanteria, di una divialone celere, e di una divisione motorizzat~.
~] =ia ~] 118 =il oo "s oo Oo .,.,
"" ., "
Dlvlalone di fanteria ..................... treni N. 46
I
.. ~e !.,~ f~el! ...... .. .. ~e. .. .,a §~ .§.. s"
Autocarri leggeri
1i..
~
~ci .:: o A 11 o oo
Dlvtatone celere .. , .. . .. .... .............. ,
SS
Battaglione fanteria .. ................ . .
40
80
61
,o
Dhlslone motorizzata ...... . .. : . . . . . • . . . . .
48
Battaglione mltraglierl .................
34
26
~s
S4
,2 (') 09
Compagola del battaglione mltragllerl ...
8
6
10
8
10 (') 23
Battaglione beraagllerl clollstt ... . ......
"
86
67
'4
S6
26
,s
S6
Battaglione cc. nn. . ............. .... ..
27
114
S6
27
Dattaglione cc. un. autotraaportablle ....
80
Z3
87
so
Battaglione co.
ciclisti ............. .
80
28
S6
80
Compagnia cc. nn, mitragliatrici a piedi ,
g
7
11
g
Compagnia CO. nn. mitragliatrici autotrasportabile
10
8
13
10
Dati relativi ai tempi di carico e di scarico di un treno militare· Tem p I
UN I T l
di carloo
di 1oarloo
Battaglione alplul .....................
DD.
Squadrone cavalieri .......... , ..... . ... Squadrone mltragllerl................... l!.epartl a plodl con quadrupedi e carreggi . ....
1b
so·
Repartl a cavallo, artg. Ippotrainate o aomegalate, reparti ourhtl
2b
Reparti automeul e autooarreggl In genere •....
2b SO'
Unità di artg, d'Armata e parohl del genio ....
Oh 46'
Gruppo batterle 100/17 mod, 1, .... , •.. Gruppo batterle 100/17 mod. 16 ..•.. , . .
lh
Gruppo batterle 76/27 mod. 011 ...... . .
Sb 80'
1h
so·
lh 30'
-
-
2S
-
-
-
20
-
-
-
(') 102
66 (') 102
16 (') 60
-
(') 02
(') 65 g (') 23
80 20
-
S2
28 (') 97
2S
-
-
169 (")
-
148 (U) -
19
16
26
19
12'
Gruppo batterle 76/lS alpine . ..........
27
21
s,
27
1'6
Gruppo batterle 65/17 alpine ...........
Batterla 100/17 mod. 16 ..... . ......... Batterla 76/27 ........ . . ............. .. Batterla 75/13 somegglota •.........•...
-
7
6
- 6
-
5
140 82 g
10
8
-
22
102 (")
Gruppo batterle 76/lS someggiate .... , ..
Batterla 100/17 mod, 14 , ..............
( 11)
27 81
6
24
-
-
-
Segue: Autocarri oooorrenti per il tra1porto di alcune unità. Autocarri pesanti
UN I T
1
Autooarrl le111erl
il! es a oo
Segue: Autocarri occorrenti per il trasporto di alcune unità.
--.;; 1.. ~ .:o:a . .!!
~
NOTE
., o .. ~
.. "
§
..
~
Batteri& 75/13 alpina .. . , .. ... .. . , .. , ..
8
10
8
24
Batterla 65/17 alpina ........ .. .... , .. ,
8
10
8
24
Datteri& d& 66/17 per fanteria , , .. .. , , . ,
17
Reparto munblonl e -.Jvert 100/17-1' . . ,
82
J. - Su on oarro blsa Il poeaono caricare: l peuo e 2 avantreni oppure 1 pezzo 100/ 17 mod. 16 o l carro bagaglio o 2 vetture radio - 6 quadrupedi o 2 c.:rette da batt.asllone. J pe.1111 da 76/ lS e da 65/17 è plO. conveniente caricarli ,montati augU 1teasl auto, carri che rlmorcblano lo bighe traaportantl I quadrupedi che Il aomegglnoo.
e 1 e&11one o 1 oaeaone e 2 avantreni o 2 OUIODI o 1 pezzo da
JJ. -
m . - Coo le autocarrette Il personale porta coo aè U corredo, l'equlpagglameoto, le armi e muolJlonl apallegglabUI, Il materiale di ooll9iamento, aanltarlo e autlgaa pure apalleglllablle. Volendo trasportare oon le autocarrette anche li materiale normalmente caricato 1nlle carrette da battqllone e sugli autocarri e quello someggiato, mn non apallcg, glnbUe, ocoorre lo plO. li quantltotlvo di autoc1>.nelto Indicato nollo noto cho aoyuo110:
Reparto munlslonl e viveri 100/17-16 , .. no:rarto munlalonl • viveri 76/27 .. . , , ..
l
Reparto munla1onl e viveri 76/lS alpllle, .
e viveri
66/17 alpine .
Battqllone mortai d& 81 10m91111&to , , , .
6
'
e
6
Se&looo aanltà per D. F ... .. ...... ... ..
24
Sealooo &&nltà per D. A, .. , , , .. , , , ... ..
8
10
8
Oaped&le d& campo .. .... . ... . . ... .. , , .
e
8
8
28
,o
S2
8
11
20
Se&lone 1uulJtonaa, .. , . , , .... , ..... , ...
9
Seslone panettieri oon forni rot&bW mod Welu ·
8e:,.~~ ~~ottlerl
(1) pl!l 6 per materiai! cucina e 7 per materiai! carrette da battaglione; oncloa e 18 per materiali carrette d& battqUooe; s pl!l 1 per materiali ouclm. o , per materiali carretto d& battaglione; , plO. 6 per materiali cucina o 26 per materiali carrette d• battaglione; 6) plO. , per materiali oucloa , 18 per materiali carretto da batt&gliooe; (6) ph'l , per materiali cucina e li per materiali carrette da battaglione; (7) pl!l a per materlali cucina e U per materiali autocarri leaerl; (8) pili , per materiali cucina e 28 per materiali autocarri I01111erl e peaaotl; (11) plO. 1 per materiali cucina e 2 per materiai! carrette da b&ttagllooe; (10) pili 1 per materiali cucina o e per matertall autoo&rrl leaerl; (11) plfl 1 per materfa!l euollla e Il per materiaù -tari; (UJ pita 16 per mateì1all ouollla o 21 pèt materiali vari; (1~7 pl6 12 pet materfall cucina e 46 pe# materiali vari. (2~ plO. , per materlall
Reparto munlslonl e Viveri 76/13 10m, , ,
B.ep.rt.o munlJlonl
lii traaporto oon autocarri è previsto cd compldo di tutti I materiali, =rcgwl
e salmerie.
oon forni oarreatablll
18
18
20
18
Seslone paoettlerl 1111.1111 torni moblll . •. .
e
6
7
6
1
72
se 1
li!
Comp&glll& ohlmlca per oomando di A.
10
8
18
10
2S
OomJ>aaala chimica per comando di O, A,
1,
11
18
H
81
Comp&gllla chimica per dlvlllone alpl.Da
10
8
18
10
-
a
2S
JV, - Per l'autotruporto dello unità Il impleaano 11mpro reparti automobl· llltlcl II07I '"flrlori all'unità aquadra (6 autocarri) ohe 6 IDlolndlblle. A.sii elfettl della loro utllluaslooe per U traaporto le unità automobillatlche: IIZ!one, mezza aealooe e 1quadra, organloamente coetltolte di 24-12--6 automezzi, Il co111lderano rispettivamente di 20-10-6 automeall. La dlffereoza In meno lo parte (elrca J/10 dell'organloo) 6 auorblt& d& antomeul lndllpoolbUI (alla riparazione, revl· alone, eco.) e per li resto, unitamente aall altri autonlooll eventualmente eauberantl al carico, coetltuilce rlaerva per Il truporto di carburanti o Jubrllloantl di 1COrta e per rar !roote ad lmpreviltl durante Il movimento.
BNmJ>(o: volendo truportare oou autocarri peMDtl della oapaolU. di 20 u. un battaglione di t&nteria (autooarrl oocorrontl: + ll8 ooo rtmorohlo biga) dovranno eeaere lmp!esate 2 autolellonl (20 + 20 • .O) plfl 1 autolellono o meua di autocarri oon rlmorohlo bip (20 10 • 80),
,o
+
DOCUMENTO
2/e
DATI TECNICI SUI MEZZI A TRAINO ANIMALE E MECCANICO PER VIA ORDINARIA IN SERVIZIO E LORO PRESTAZIONI (1939)
(Pub. n. 3107, / trasporti per v.o. in guerra - Ed. 1939, e Pub. n. 3305 Prontuario di dati organici-tecnici-logistici, Fase. III dati tecnici - Ed. 1938)
CAPACITÀ DI TRASPORTO E· VELOCITÀ DEI MEZZI A TRAINO ANIMALE Vzr..OCJd ORARIA
Carico utlJe
,u rotabm
IU
( 1)
con peadenza
mulattiere t: sentieri
ME Z Z l
non 1ui:erlorc
al••% - kg. -
- km . -
(1) Il carico di derrate e materiali ingombranti va riferito al volume occupabile e al loro peso specifico.
Carn1sio Carretta. siciliana {. .. . . .. ....... , , .... .. .
450
C'iffetta alpina ...... . ...... . . ....... . . . .
500
Carretta da battailione . .. ..... . ... ..... .
700
Carro di requisizooe a due ruote .. . .. .. .
500-;- 6oo
Carro di requisizkne a quattro ruote (3). .
500 ..;. 600
Carro bagaglio (3)............ . ...........
1 100
(2) Per pendenze superiori Al 10 % o su strade a. fondo cattivo occorre o riduzione del carico o
trapelo.
4
(3) Si con siderano i carri bagaglio e i ca.rri di requisizione a quattro ruote immessi in colonne carreggio e trainati da muli. Gli stessi carri al seguito dei reparti a cavallo e trainati da.cavalli, muovono alla velocità oraria normale di tali reparti - 8 km. -
Salmerie AsineUo . . . . . . . ... . . . . . . . . . . . . . . . . . .
30
Asino ... .... ·.· ... ········· ···· · ·.·,··· · Muletto .............. . ........ . .... . . . .
50
6o
50
6o
Cavallo .... ........ .. .
65
75
Mulo .. : .. ......,................•.....
8o
C)O
Cammello (4) ......... . .. ..... ..... .. .
120
Slitta .... ................. .. ..... . .... .. .
Portatore . .. , .. . , .... , .. .... ...... ... ... ,.
NOTE
- disllvtl!o mttti-
(4) Non deve effettuare, di norma, percorri ;up eriori a 7 ..;. 8 ore di marcia per consentirgli t ~mp o sufficiente' di pascolo.
150
40
:l
5
(5) A seconda del tipo di slitta e del mezzo di trazione. (6) Se traina.te, eccezionalmente, da uomjni la velocità è ridotta di circa 2 13.
ioo
da 6o kg. a più ql. (5) 30
{6) 300 .,.. 350 200 ..;.
250
I
CAPACITA DI TRASPOJtTO E VELOCITA DECU AUTOMEZZI IN DOTAZIONE
TIP O
I J
CH1co Ma-teria1l
io cbilogTamml
(•)
VtLOCITJ.
Uomini
Autoveicoli Isolati
- numero -
- km./b. -
10-;"" l 'l
40
+ 15 12 + 15 16+ 20 20 + 25 20 +25 20 + 25 20+ 25 20+ 25 20+ 25
6o
ID litri
I
Autocol••••
- vr!ocità media- kJD,/b, -
I
Autocarri - a i.
I
Leggeri: autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro
I
UTJl.t
per fanteria , .. ... .. .. ... . OM 4 OMF ............ . Fiat 618 CM ......... •... Spa 25 C 10 ............. . Fiat 621 p ............... . Spa 38 R . ....... . ....... . Ceitano 47 CM . ......... . Bianchi Mediolanum 1936 .. OM 1 CRD ............ . Isotta Fraschini D 70 NM ..
J000 1200 1250 18oo 2500 2500 3000 3000 3000 3000
Ceirano 50 CM ...... . . . .• Lancia Ro N M .......... . Ro R M .................. . Fiat 633 N M ... ......... . Fiat 633 G M . . . . ....... . Isott"- Fraschioi D8o NM .. OM 3 BOD .... ........ .
5000 5000
I
l2
25 30 30 25 25 25 25 25 25 25
65 50 43 52 45 55
51 56
P,sanJi: autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro autocarro
5000
5000 3500 5000
5000
:zo+ 25 24 + 30 24 30 24+ 30 21 + 30 24 .;..30 24 -;-30
25 32 39 30 28
18 20
31
20
51
23
28-;- 32 28-;- 32
40 45
~o 22
(2) 6 barellati 17 -;- 19 6
50 40 50 25
9
33
6 20-;-25
33 47 45 65
18 22 25 18 25 20 30 25 35
39 25
22 18
~2
20 18
Giganti: autocarro Fiat 634 N ............... . autocarro 3 Ro Lancia ............. .
7000
6500
Autocarri • ~. autoambulanza Spa 25 e IO ...• - ..•• aut ofrigoriferi Spa 2 5 C 10 ......... . autobus Spa 25 e I O ...•...••.•..••• autocarretta 32 - 35 . ......... , · ·, , · , autocarretta 36 P . . . . . . . . ........ . autocarretta 37 .................... • autocarro Fiat •dovunque• 33 autocarro Fiat • dovunque• 35 ..... . furgoncino Fiat 5o8 M ............. . autocis terna per carburanti Ò per lubrificanti . ............... ......... . au toserbatoio per acqua ....... .. ...•
1400 8oo 8oo
2000 2500 300 6ooo
1500 -;- 3000
Motocicli.
Gu~zi 500 ... ... ..•••..... ...... ·· .. · Bianchi 500 ........................ . Gilera 500 ................ ·· .. ·· ·· ·· · Ben elli 500 ....... ............... , , , ,
I -;-"" 2
1 -:- 2 1 '"72
1
90 90 90 6o
Carri rimorchio.
carro rimorchio biga ............... .
2500 (o 6 quadr.) carro rimorchio a 4 ruote ......... . . 4000-;- 5000 carro rimorchio cisterna per carburanti o per lubrificanti ................. .
-,000
(3) -
(3) -
(3)-
(3) -
(3) --
(3)
-
(1) Il carico di dcrrat,, e materiali ingombranti va riferito al volume occupabile e al loro peso specifico. (2) Oppure to uomini seduti, oppure 3 barellati e 5 seduti. (3) A seconda della velocità dell'autocarro rimorchiatore. La media è di km./h. 28-30 non in autocolonna. È di km.fh. , 6- 18 in autocolonna.
Claulfloazlone degli autoveicoli mllltarl in reluione al oon1111Do
I
Unità
A.utoveloolo
di oarbU• Tipo
Specie
Unità di lnbrlJI·
Unità di
carbu·
cante (olio)
rante
rante (ben· zlna)
(gasolio'
(1)
(1)
---
(!)
-~
litri h, 11tr1llrg, litri kg. 1
Trattr1oe pesante
~
Curo armato
-
s Oarro annoto Tro.tt.oro
TraW>re pe&aDte
- .__ - I--- -s 50 45 li -·· ----- - - - - -···',L 708 u. M.. 11{)/A. '° 3( - - S 2,6 S2
e 88
80
I
8(
I
t--
camp. Autocarro peeaote Celrano60Cll. Autocarro i-a,nte Flat 18 BL e 18 BLR
' -
Sl e~ Trattore Jegg0r0 Dovunque Autocarro pe,ia11te ~ei:JB:11 Autocarro le(IK6ro Oetrano 47 CM. Spa 88 R Autocarro leggero
Autocarro peeante L F. D 80 .NK Autocarro pesante LanolaRO NM Autocarro peeante O. H. 3 Bod
6
Autooarretta Autooarro Je,igcro
7
Autocarro leggero
-
8
Autocarro leggero .Autovettura
il
Autocarro L S9 Autovettnre
-
10
Motomezzl
. 26
2(
- - -
-
I-
2
2
, - - ·-··· . -- - 26 21 : l -S2,-- - - - - -- --85, SG, S'7 20 16 - 1,1 1, 5 Spe. 25 C/10 - - - -- - - - -- -·BJanabl Med. 86e68A I , 5 l,f 20 I. F . D70 NM - O. M. l CRD - ' - - - - ,Flat 018 CM l l u 10 - Bianchi S. 6 ,__ ,_ - 6 - - 0,1 0,6 8 f.--
6
Autocarro Ienero Autocarro leggero
-
Jr.
tutti I tipi
•
S -
-
k>,21
'o.ii
(1) SI 6 tenato oonto, nel calcolo del oonaumo, dolio oondlzlonl pratloh" di ambiento, di motore o di percorso In cui vengono a trovarsi normalmente gli autoveicoli. (2) 1t: stata cwoolata In ragione del 7 % - 8 % delle unità di carburante. Sono autocarri let<gerl quelli aventi un11 wrtata utllo 11no II ijOOO kg. Sono . autocarri pesanti quelli aventi una portata utile • up. a 3000 kg. L 'unità di carburante o l'unità di lubrllloante oorrlepondono ad un con111.mu ruediu per 50 k:ru, di percorso.
Sezione di oar'buranti di motottlcioli per divl1ione eorauata e per dlvisione moto, laata (un& te1!one
a.d
ognl D. or. e D. mot.) PEnBON,lLE
i'E
18 ::, Comandante (wt. autom. tu b.) . . . .
Sere. matrll'· o
aet11. automob. (1) • •
Automoblllatl: caporali mllft'. o caporali ..•.•.•. conduttori ..... ....... . .... .. .. .. . meoo&lllol .... .. .. . . . ....... .. .. , .. motocloU.tt ... .. .... . . . . .. . ...... . .\tl.endent1 ... .... . . ...... ... . ...... . Autovelooll . .. ..... ... .............. . Totale . . .
I
.,
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~c:I
~
- -
ÀUTOVJIIOOIJ
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- -
-
-
2
2
2
1
SG
(due ,.,.. : ad oll'lll D. or. e D. mot.) (una oez. : al comando &rmata del Po, • Ol&IOUJI Oomand1> di C. A, 01.. cr.. at. ed alla D. cl.).
~i~- ~~È-~ 1
2 (2
l
PEB TRASPORTO CARBURANTE
Sezione oarburanti dì autope,anti.
- - - - - - - - 20 (3 - - - 1 - 2, - - I
JORIIAZIONI DELLE UNITA AUTOMOBILISTICHE
2
2'
-
-
2 ('
P&BSONALII
'; o e
::> Comand&nto (1111. aub. automob.). 8erll'. m&li'll'- o eefll'. aut.omob, (1) •• A utomo hll!stl :
oaporall magg. o caporall ... . . . oonduttorl . . .... ....... .... .. . . . meocanlcl . . . ... . ... . . . ... .. , .... . motoclcli,tt . .. . . . .. . .......... . attendenti. ................... . .. .lutovolcoll ... .. . .. .
~j
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- - - 1 - - - :1(2) - -- - 27 (S) -- -- -- - - - - 2, (') l
-
2 I
1
2 (~)
2
Tolal/ , . . (1) Pro-.vode o.nohe &Ila ireatlone del carburanti e lubrJJlcantl , otto la reaponaabllità del oomandante la ae1lone. (2) Del QUall 11110 coopera ool sottu!llclalo alla ll'e•tlone del c. e I. (S) DI out uno di riserva. (') DI out uno per comandante.
Dotazioni di : a) M<Slli di iUumtna.olom di 1icura:a per I rifornimenti oot· turnt. Ad Oll'lll eezlo11e e aQ. oarbun.11tl u.n gruppo elettroaeno da .ioo Watte con taro. In mancanza dl detto materiale po1 sono eBBere d!strlbulte II ola.souna 1quadra carburanti due lampade elettriche a torcia con alternatore. T,) di oati~ Incendi. Ad ogni eozlone e aq. carbarantt: Un estintore a eohluma a carrello d.& litri 200: CJ11 ootl11toro & mano per cl&aC11n autome.,.o.
M,.,,
.:.-
AUTO· VEICOLI
1
1
3,
2,
2
(1) Pr<,vvcdo anche a.Il• gestione del carburanti o lubridcantl •utto la roepousabilltà del Comandante la ..,.Ione. (2) DI oul duo oooper&llO ool aottu!llclale alla geetlone dei carbu • rantl o lubrUlcantl. (I) Del qu&ll t re di rleorva. (') Per trlll!l)Orto tuetl o dotazioni varie. (5) DI cui uno pel oomandante.
Dutazionl d1: (a) Me11.t à'illuminaftOm dI aicure••a per i rifornimenti notturni: Ad ogni sezione e squadra carburanti un ll'?U.PPO elettrogeno da'°° Wa.tta con faro. In lllllncanza. di detto materiale poasono eseere dletrlbulte • clasouna. 1quadr11 oarburantt due lampade olettricbe a torcia con alternatore. (b) M,.ri di ulinai<>ne faomdi. Ad oll']>I •ezlone o 1q carburant ,: Un est intore a oa.rrello a schiuma d.& litri 200 : 1: 11 c1tlntore a mano per clucuo automezzo.
Sqnadra oarbnrantl per divisione 1ntot1·11portabile
Squadra oarburantl per divisione di fanteria e per dlvldone alpina (5)
(una 1quadra ad ogni dlv!slono at.)
a!<=
Comandante (eottutlicla.Ju ..utomobllleta) (J) .... ... .. .... .. .. . Automoblllstl: caporali m"-11'11:lorl o oapor&ll. . oontluttorl . , .................. . weocanJol A.UtOTelcoll .""""" .. "" .... Totale•. .
I e jj I ""' 0,
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1
-
I
-
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2 (2)
-
-
18 (a)
-
1
-
-
AutomobW.tl: caporali maggiori o caporali ..
15
(1) Provvede nnohe nlln gestione del carbura.nti e luù11J1e&ntl.
(2) Del qu&IJ uno coopera ool eottufflcl&le alla gestione del carbura.ntl e lubrll!C11.0tL (8) DI out tze di riaena. (~) Por Il sottu1llclalo com.anrlanto. Dotazioni di :
a,
<lluminanOM di 1lcu·r ouc, per rltornlmentl not· turni. Ad ogni sezione e eqllAdra C&rbUr&ntl un 11ruppo elettro11eno da ,oo Watt• OOll !aro. In mancanza di detto materiale poaaono -ere cllat,rlb.ilte a claaollll& squadra carbu· ra.ntl due l&mp&de elettrlohe a toro!& con alterna.toro. b) M ..,t a, ulfflHOM faCffldl. Aa orni 1Hlone e 1qll&dra ca,•. burantl: · Un estintore a achluma a oa.rrollo da lltrl ~00; Uu o•tlntore a mano per olaeoun automez1.,•
2 (2)
oonduttorl . .
12(8)
_-_-=- __10_1 ~
Meocanlol .
-
AntoTelooll ..... , . , .. Tololi •. .
1
I = = =: =
e,) M,a(
Com&ndante (1ottulllcla.Je auto. mobllllta) (l) ................. .
1 (,) 1S --·-··- --- - - - --21
F.)
o
-
1
aqaad:& ad orni D. al. o d .
AUTOVXICOLI
PEBSOYJ.LIC
B'.! ., o
(1
1
1
15
-
-
10
1
~···i--1- -I-·
(1) .Pronede anche alla gestione del carburanti e lubrllloantt. (2) Del quall uno coopera col eottulllctllle alla reetlone tlel CAr•
bnrantl e Jubrlllcantl. (8) DI cui ! di riserva. (') Per Il aottufllcl&le comandante. (6) Fino a quando aarà mantenuta In vigore la clro. 56000 in ùata 31 dicembre 1939-XVIII nella divisione di ttr. al avranno aol· tanto 3 autocarri per c. e I. tacenti parte or"6Qlca dol quartiere generale della dlvfalone. Dotazione di :
,.,..,..,to,...
o.. a, lkuNaa per I rilornlmentl not, tUrnl: Ad orni sezione e squadra carbura.ntl un rrnP.PO elet• troreno da ,oo watt con taro. In mancanza di detto materiale pouono eeaere dlltrlbuJte a alaaouna aquadra carburanti due lampade elettriche a torcia oon alternatore, b) M,.., ultMi<>M inefflàt. Ad orni 1e.slone o aquadra oarburantl: Un eetlnto.ro a achlum.. a carrello da lltrl 200; l ' n estintore " mo.no por ciascun automMso,
a) M•..f di
a,
~
- Jatru.:io.,,~ servizi automob.. ecc.
ALLl:OA.TO N, i.
Specchio indicante le dotazioni di carburante, di lubrificante, di fusti e di bidoni, ohe le G. U. sottoi~dicate devono trasporta re al proprio posto seguito con le appo1ite unità mobili di rifornimento.
-'g GRA.NDK
UN1'1'1
:i!
i
;a & Carbu-1 Lubrift-
:I
i~- !
r&nte litri (2)
Armata del Pò.. cl ··· ··· ········ (4): cr.... ........... (I) 6 at........ . ...... (4):
Il. c l ..................
n. cr.
.................
D. lllut. ·· ··········· · 'O. &t. ·•···· " ........·, l), al . ...... " ,, ,, '"" D. f. .................. D. mont. ......... .. .. i
I soooo es>'II I eoooo I 80000 80000 80000
4
lGO()I)()
4
150000
4 6 3
iiOOOO 31000 31000
s
caute litri
I
:)
Com. 0, A. G. A. C. A.
I
Fabbisogno oorriepondente
21000
I
I I I
Fusti d& litri 200 ptt
Bidoni per
I
25
5000 5000
23
170
11000
6!)()
60
380 (5)
70 (S)
OIIO
60 16
380(6)
70(5),
I
244 150
160
100
25
25 25
10 IO
o
40 40 40
40
1
10 ]0 10
so
80
1
5
20
... ... .. . .. . .
l sez. e&rburontl dJ &Uto1)88&1ltl l l l
10 10 10 30
I
Unità dJ traei,orto aasegnate
. .. {i .
-
-
400 391 39-1 304 373
i 11000 3500 I 2000 I 2000 1200
--
Carb, Lubri!. d?f.\+~~~'i5 n. n. n. o.
5000 (3)1 5000 5000
-
{i
'
1}
BQ, I
l
•
1
moto tricicli autoPo6&1ltl mototrtclcli per D. at. D. al. D.t. D. mont.
. . . .. ..
(l) I quantitativi eono arrotondati e comprendono anche il oarburantc occorrente ad alcuni tipi di aut.omeni perch~ questi possono raggiungere almeno l'autonomia dJ lfJO km. che à conferita al rimanenti tipi di automezzi della . - , . oolo pieno dei serbatoi. -(2) Compleeaiv&mente fr& benzina o gasolio. - (3) La differenza perrlllnliung,:ro4 unito ,li c. o I. è portata con automezzi dell'&utogruppo. - (4) 81 è conaidcrat.o il fabbisogno di carburante per tutti gl, "utomczzl del corpo d'armata (ivi compreel quelli dEll raggruppamento dJ artiglieri&) eselu.sl quelli dell'autogruppr 1u,scgnato &I O. d'A. at. per l'&utotrasp0rto dJ una dJvlslone at.. L& maggiore autonomi& dJ due od una unità dJ c. e I rispetto a quella dell'armata e delle divisioni divendentl pub servire raualo risona per eventuale rinforzo a qualcuna delle dJvislonl maggiormente lmpegnote. - (>l 200 bidoni per carburanti e ,o per lubrlJlcantl sono trasportati dalla sezione dl mototrlolcli.
o. u. col
(Una 1qu&1lra C\<l ogol dlv, mont..).
PERSON.4.LE
Atm>· VEICOLI
..§
-e i::1
o
ol ,e,
...
= _g ·; ;a
.
....,
"'
Com11.odante (1ottuft10Jall I\Utomob.) (1), AutomoblU1L1:
caporali macv. n c:Arwu·~' I .•. conduttori ........ .
8(2)
s <•>
moccan.lol . . l (4)
Autove1ooll .... ..... . .. ..
Totali...
l
111 .
7
l
(I) Pfovvodn f\ncho nlln gl·~tfom• ilei <'Mh1l1'1\nt-l o lnhrlneantl. (2) Dol quali unfJ r,oopu1\ col HOt.tuJHclalo alla gc11Uono dol cat·· burantl o lubrlflcautt. (3) Dl cui uno dJ r l,icna. (4) Per U rwttufflolalo oomantl&oto. (6) Fino a quando st.rà mantenuta In 'VJi:;-oro JJ\ cJrool11ro !if,(Ìoo in dsta al dicembre 1030-XVlll della dlvlsfono do. mont;Rgn& ~i
avrl\llDO 10lt&nto tre autocarri per c. , I. taoontl parto orpnlco. dol Quartiere acncrale della. dlTiBJon.e.
Dol&ilonl di: (a) Mttff d'illumi11G1ion.t: di sicurea:60 per l rllomlmontl noLt.urnl: Ad o~I seziono a fiQU&dra ca.rburantt un ~ppo elottroreno da 400 Watt con taro. ID mancanca di detto ma.t6rialo pONono easere dlttribuite a cfa.scun& IIQU&dra ce.rbu.r&Dti due la=i>ade eletrrJcho a torcia con &lternatore. (b) Moui d( u"n.a'°M incenc::H. Ad osnl eeslooo o SQ., oe.rburaotl: Un e.tintore a 1chluma a carrello da litri 200; Un eetlntore a ma.no per elo.scun automouo.
DOCUMENTO
ORGANI DELLE G.U. AL LIVELLO DI DIVISIONE (1941-1943)
(AUSSME, Rep. M/7, Racc. 404)
3
RIEPILOGO DIVISIONE MOTORIZZATA TIPO A.S. (marzo 1941) Df
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5
Cdo della ftr,div.le
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accomp, div.le.,.,
17
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39 136
4
237
-
9 2 -
7
276 2488 346 25
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44
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1
9
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4
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11
3
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48 - 16
1 6 -
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2
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8
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--
- 156 56 60 16 32 - - 8 8 -
18 9
-
Rgt,art.(2 gr,da 100 - 2 gr.da 75- 1 rep. muniz.- 1 gr,c,a, su
(Jl
"d
2 btr.da 75/27 C.K. ed 1 btr. da 20- 1 btr.o.c, da 47) •••••
115
Btg, misto del genio
14 301
136 1353 359 22 - 46 23 (2) 21
286 53
2 -
-
17
76 4 10 (3
9 -
4
-
- 72 - 3 24 47 5 12
4
4'0 ~~34 149
(1)- Di oui 30 bipeato, (2)- O L 3~ ool.oldali,
(3)- lutooa••oni. (4)- 24 da 75/27- 24
da
100/17 - B autoc mnoni da 75/27 C,X,,
./.
-
14
-
8
8
- U,
~ o ~
o
!:I: o
segue RIEPILOGO DIVISIONE MOTORIZZATA TIPO A.S. (marzo 1941)
Sezione sar~tà •••••••
9
5 137
2 ospedali da cempo • •
14
4 100
Nucleo chirurgico ••••
3
-
Ambulanza odontoiatrica .....•...
-
15 2
4 -
3
2 36
Officina autocarregg. per meter.di colleg.
2
2
19
Officina mobile pea.
r
2
-
,reo stradale
5
5
-
21
s~ .panettieri con fo..._ ni Weiss ( 1) ••••••••
TOTALE ••••
1
-
2
Sezione sussistenza •••
Nucleb Nim.stradale Autogruppo misto•••• Reparto complemEJnti .,.
20
9-
-
-
--
- -
6
1
- -------------
_I - 6 - 4 8 -
1
60 5
1 6 54 - 18 17 - 440 7 72 9 868 116 2
2
-------------
3 67
-
-----~ .... ----- -
(2) 1 - - - 48 26 88 ]4 4 4 4 - ·-
I.I
- - -
4 -- - - -- 4 -
- - - - - 3 44 2 20 4 • - 1 - - -
-
2--------
-
-
-
10
-
-
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60 22 10
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2
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~--1---~-....------'--i---4--+-----l---+--+---l-~~---+-1---ll--i---+--+--1---1---l--+--i---+---1--' ~ 512 6ZT 6027 1570 60
Be. 102 2581258 !9 41 4 44 13 2(1 4
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1----1.__;8..:2.:..24::.,__-J._ _ _ _ _ _ _..,;;9...;;7:...9________
8736 (1)- Cr-n 8 forni. (2)~ Autocarri soccorso. (3)- Autobus.
387
:::l
~
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RIEPILOGO DELLA DIVISIONECORAZZATA (agosto 1941)
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE (COEVA) DI ECONOMIA DI GUERRA (1919-1943)
431
Segue Doc. 4
OPERE (In ordine cronologico)
G. PRATO, Riflessi storici dell'economia di guerra, BARI, LATERZA, 1919. U. RICCI, Il fallimento della politica annonaria, FIRENZE, I 921. A. LORlA, Errori finanziari della guerra, in AA.VV., Saggi di storia e teoria economica in onore di G. PRATO, TORINO 1931. G. CRA VERO, La guerra come scienza positiva ed economica, TORINO, CASANOVA 1933. D. BEVlLACQUA, La lotta segreta delle navi da cisterna, ROMA, PINCIANA 1936. G. DE FLORENTIIS, Le materie prime e l'Jtalia, MlLANO, BOMPlANl 1936. M. FANNO, Economia e finanza di pace e di guerra, in AA. VV, Problemi difi11unzufu:.ùstu, BOLOGNA, ZANlCHELLl 1937. E. MANZINI - M. MONTERISI, Economia pubblica e nazione armata, MILANO, BOCCA 1938 (vds. anche recensione su "RIVISTA DI COMMISSARIATO" n. 6/1939). C . DE MICHELIS, Alimentazione e ~iustizia sociale (1937), TORINO, EINAUDI 1939 (vds. anche recensioni su "ECHI E COMMENTI" 1939 e su "RIVISTA DI COMMISSARIATO" n. 5/L939). C. RUINI, Economia di guerra, BARI, LATERZA 1940 (vds. anche recensione di G. LA ROSA su "RIVISTA DI COMMISSARIATO N . 4/1940). G. BELLUZZO, L 'autarchia italiana vista da un ingegnere, MILANO, HOEPLI 1940. G. PALLADINO, Economia di guerra, ROMA, SAET 1940. A . PIRELLI, Economia e guerra (2 VOL.) MILANO, ISPl 1940. G. STAMMATI, Aspetti dell'economia di guerra, ROMA, SOC. ANONIMA ITALIANA 1941. A. CABIATI, Il finanziamento di una grande guerra, TORINO, EINAUDI 1941. C. ARENA, L'economia di guerra, ROMA, INCF 1941. F. BALLARINI, Le due economie antebelliche (1914 - 1939), BOLOGNA, ZANTCHELLI 1942. A. ZISCHKA, La guerra per il petrolio, MILANO, BOMPIANI 1942. L. FONTANA - RUSSO, Preparazione e condotta economica della guerra, ROMA, CREMONESE 1942.
432
Segue Doc. 4
ARTICOLI (in ordine cronologico)
G.N. SERVENTI, Corporativismo, "ESERCITO E NAZIONE" n. 12/1933. F. RICCI, Economia di guerra, " RJVISTA DI COMMISSARIATO" n. 2/1935. C. MOSCA, Sanzioni e libertà economica, "NAZIONE MILITARE" n. 1/1936. F. GAZZETTI, Corporativismo e nazione militare, "NAZIONE MILITARE" n. 4/1936. V. NEBBIA, Aspetti della preparazione industriale ed agricola, "RIVISTA DI COMMISSARIATO", o. 4/1936. A. CASPARY. I fattori economici nella r:ondntta della guerra, "NAZIONE MILITARE" o. 7/1936. C . ONGARO, Il problema delle mate rie prime, "NAZIONE MILITARE" n. l 2/ 1936. M. DORATO, L 'elettrificazione delle ferrovie italiane, " NAZIONE MILITARE" n. 3/1937. R. BIANCHI D' ESPINOSA, La preparazione integrale alla guerra di uno Stato moderno, "NAZIONE MILITARE, n. 5/1937. P. PIETRAV ALLE, Le materie prime italiane, "NAZIONE MILITARE" n. 7/1937. L. CASTAGNA, Problema demografico e potenz iale bellico, "NAZIONE MILITARE" n. 12/1937. P. PIETRA VALLE, L'àsse Roma - Berlino nei suoi riflessi economici, "NAZIONE MILITARE" n. 3/1938. C. GREGORIO, Materie prime e autosufficienza bellica, "RIVISTA DJ COMMISSARIATO" o. 3 e 4/1938. C. RUJNJ, L 'alimentazione dell'esercito nei problemi autarchici, "RIVISTA Dl,COMMISSARIATO" n. 4/1938. A. BALDINl, Per la pace e per la f.?uerra, "ESERCITO E NAZIONE" n. 10/1938. C. RUINI, Rendiconti sull'economia di guerra nel 1937, "RIVISTA DI COMMISSARIATO n. 6/1938. C. RUINI, Rendiconti sull'economia di guerra nel 1938, " RIVISTA DI COMMISSARIATO n . 3/1939. M. GROSSI, La politica delle scorte come fattore di sicurezza e potenza, "RIVISTA DI COMMISSARIATO" n. 4/1939. R. SANDIFORD, Blocco economico e contrabbando in guerra, "RIVISTA DI COMMISSARIATO" n. 6/1939. P. FORTINI, La marina mercantile e la guerra, "NUOVA ANTOLOGIA" 16 febbraio 1940. F.V. FARENGA, Presupposti e struttura dell'economia di guerra, " RIVISTA Dl COMMISSARIATO" n. 2/1940.
Segue Doc. 4
433
O. MONACO, Disciplina e limitazioni del consumo di generi alimentari, "RIVISTA DI COMMISSARIATO" n. 2/1940. E . MANZlNI, La politica economica in previsione, durante e dopo la guerra, " RIVISTA DI COMMISSARIATO" n. 5 e 6/1940. G . MENEGAZZI, Nuova base della finanza di guerra, "ECHI E COMMENTI'' 1940, pp. 171 - 173. A. QUARTO, Colonie e materie prime, "NAZIONE MLLITARE" n. 7 - 8/1942. B. BELLOMO, La guerra e il suO"finanziamento, " NAZIONE MILITARE" n. 7 - 8/1942.
DOCUMENTO
5
ELENCO DELLE NORME CONCERNENTI LA DISCIPLINA DELLA PlWDUZlONE BELLICA E DELLE MATERIE PRIME (1935 - I 941)
(Tratto da A. Padoan, Disciplina delle fabbricazioni di guerra, Roma, Arte Grafica Padoan 1941, pp. 245-262).
437
Segue Doc. 5
I. - INDICATORE ANALITICO DELLA LEGISLAZIONE DI GUERRA (*)
Avvertenza - La presente raccolta legislativa contiene Leggi e Decreti che riguardano direttamente o indirettamente la disciplina della produzione bellica, Ordinanze, Istruzioni e Disposizioni del Fabbriguerra, che regolano la produzione, la distribuzione e l'approvvigionamento delle principali materie prime. Per comodità di ricerca e di consultazione, i provvedimenti legislativi e del Fabbriguerra, elencati sono raggruppati sistematicamente per voci disposte in ordine alfabetico. Di ogni provvedimento sono indicati il titolo e gli estremi di promulgazione e pubblicazione. In considerazione della portata e delle finalità del presente volume, si è omessa la trascrizione del testo dei provvedimenti elencati essendoci limitati - nel corso della presente parte IV del volume - alla riproduzione integrale de11e Leggi e dei Decreti che più direttamente interessano la disciplina degli stabilimenti comunque controllati dal Fabbriguerra (1). Per tutte le altre materie consultare la "istruzione n. 2" del Fabbriguerra (Edizione I 94 I) e le circolari, che - con le ordinanze sopraindicate - trovansi a disposizione delle ditte interessate presso tutte le Delegazioni Interprovinciali del Sottosegretariato. E' consigliabile seguire il Bollettino Ufficiale del Sottosegretariato per le Fabbricazioni di Guerra, edito dalla Libreria dello Stato dal 1° luglio 1941 - XIX. Amianto Esclusione dell'obbligo dell'autorizzazione preventiva del Governo del Re per l'impianto di nuovi stabilimenti industriali esistenti quando essi abbiano per oggetto la produzione di amianto. - R.D. 12.4.37 n. 841 (G.U. n. 140) (1).
Automezzi Precettazione di attrezzi e parti di ricambio per automezzi - Legge 3 marzo 1941 (G.U. n. 105). Norme per la produzione di motocicli, motocarrozzette, motofurgoncini e motocarri - R.D.L. 26 marzo 1941 - XIX n. 426 (G.U. 129) Disciplina delJa demolizione automezzi - Decreto del Duce, 30.3.41 (G.U. n. 79). Norme per la circolazione delle autovetture azionate a metano e agasogeno- D. M. 14 aprile 1941 - XIX (G.U. n. 92). Divieto di alienazione di autoveicoli nonchè delle relative parti staccate e di ricambio a cittadini ed enti di nazionalità straniera R.D.L. 29 agosto 1941 - XIX, n. 913 (G.U. 214)
(*) (tratta integralmente dal testo del Padoan)
438
Segue Doc. 5
Brevetti ed invenzioni Autorizzazione ai pagamenti necessari per mantenere in vigore nel territorio nemico le patenti, i modelli, i marchi di fabbrica ed ogni altro diritto di privativa industriale o commerciale. Decreto del Duce 16 novembre 1940 (G.U. n. 6 del 1941) Licenze legali d'uso ed altre disposizioni d'eccezione in materia di brevetti per invenzioni, modelli e marchi - R.D.L. 3.4.1941 (G.U. 124) Cancellate di ferro o di altro metallo (V. materiali metallici da ricupero) Legge 8 maggio 1940 - XVIIl, n. 408: Denuncia e raccolta delle cancellate di ferro o di altro metallo (G.U. n. 119 del 1940). Norme di attuazione della legge 8 maggio 1940 - XVID, n. 408, circa la denuncia e la raccolta delle cancellate di ferro e di altro metallo (G.U. n. 119, del 1940). Prezzo di acquisto delle cancellate (G.lJ. n . 142, del 1940). Prezzi delle cancellate (G.U. n. 173, del 1940). Carta Disciplina della produz ione e del consumo della carta. - D .M . 16.7.1941 - XIX. (G.U. 170). Cemento Regio decreto 16 novembre 1939 - XVIII, n. 229: Norme per la esecuzione delle opere in conglomerato cementizio semplice od armato (G.U. n. 92 del 1940). Nuove disposizioni che vietano l'impiego del cemento armato e del ferro nelle costruzioni ed in alcuni altri usi. - R.D.L. 7 ."9.1939 XVII n . 1326 (G.U. n. 218). Combustibili solidi e liquidi Costituzione di scorte di carbone fossile presso le calcerie e le officine gas. L. 23 novembre 1939 - XVIII, n . 1951 (G.U. n. 5 del 1940). Modificazione dell'art. 2 del R.D.L. 16 giugno 1938 - XVII n. 996, che accorda agevolazioni per carbone coke impiegato per la produzione di ghise. - L 30 novembre 1939- XVIIl, n. 2125 (G.U . n. 16, 1940). Divieto di vendere e di impiegare combustibili solidi esteri o coke derivato dalla distillazione de gli stessi, per usi di riscaldamento. - L. 2 aprile 1940 - XVIII, n. 42.5 (G.U. n. 121 del 1940). Norme per l'attuazione della Legge 29 luglio 1939 - XVII, n. 1324, relativa ali' istituzione di premi per i prodotti ricavati dalla lavorazione degli oli i minerali greggi estratti dal sottosuolo nazionale e per quelli ricavati dal trattamento delle rocce asfaltiche o bituminose e dei combustibili fossili nazionali. - R .D. 15 giungo 1940- XVITl, n. 971 (G.U. n. 179 de l I 940). Obbligo della denunc ia, da parte delle ditte esercenti stabilimenti ed impianti industriali, dei combustibili solidi e liquidi da esse detenuti . -
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Legge 6 luglio 1940 - XVIII, n . 910 (G.U. n. 174 del 1940). Sospensione dell'applicazione della legge 4 aprile 1940 n. 405 (G.U. I 19) contenente norme per la limitazione del consumo del carbon fossile nelle officine di gas nazionali. - L. 26 ottobre 1940, n. 1733 (G.U. I del 1941). Disposizioni per la disciplina della produzione e della distribuzione del carbone vegetale in periodo di guerra. - R.D.L. 2 gennaio 1941 n. I (G.U. 6), convertito nella L. 18 aprile 1941 - XIX (G.U. 136). Divieto di esportazione del carbone vegetale da alcune provincie del Regno e norme per il rifornimento delle medesime. - D.M. 11 gennaio 1941 (G.U. 11). Approvvigionamento del carbone vegetale per uso industriale. D.M. 13 gennaio 1941 (G.U.11). Divieto di esportazione di carbone vegetale dalla provincia di Firenze. - D .M . 28 gennaio 1941 (G.U. 14). Divieto di esportazione del carbone vegetale dalle provincie di Apuania, Livorno, Pesaro, Taranto e Trapani. - D.M. 28 gennaio 1941 (G.U. 25). Istituzione presso il Ministero delle Corporazioni di uno speciale ufficio per i combustibili liquidi . - R.D. 30.1.41 n. 271 (G.U. n. 103). Divieto della esportazione di carbone vegetale dalla provincia di Forll. D.M. 25 febbraio 1941 (G.U. 51). Conversione in legge del R . decreto-legge 2 gennaio 1941 - XIX, o. L, recante disposizioni per la disciplina della produzione e della distribuzione del carbone vegetale in periodo di guerra. - Legge 18 aprile 1941 - XIX n. 469 (G.U. 136). Ripristino della legge 4 aprile 1940 - XVIII, n. 405, contenente norme per la limitazione del consumo del carbon fossile nelle officine da gas nazionali - Regio Decreto 22 maggio 1941 - XIX, n. 632 (G.U. 165).
Consumi (Vedasi: Disciplina di Guerra). Conversione in legge, con modificazioni, del R .D.L. 14 giugno 1940, n. 764 contenente norrne per il controllo della distribuzione di generi di consumo - L. 25 novt:mbre 1940, n. 1770 (G.U. 8 del 1941). R. decreto-legge 27 dicembre 1940 - XIX, n. 1728: Disciplina della distribuzione e dei consumi dei prodotti industriali in periodo di guerra. (G.U. n. 305 del l 940). Conversione in legge, con modificazioni, del R.D.L. 27 dicembre 1940 - XIX, n. 1728, contenente norme per la disciplina della distribuzione e dei consumi dei prodotti industriali in periodo di guerra. - Legge 20 marzo 1941 - XIX n. 384 (G.U. 122). Danni di guerra Risarcimento dei danni di guerra. - Legge 26 ottobre 1940 - XVlll n. 1543 (G.U. n. 275 del 1940).
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Autorizzazione alla spesa per interventi di pronto soccorso per lariparazione di danni causati da azioni belliche. L. 9 dicembre 1940, n. 1757 (G.U. 4 del 1941). Norme integrative e regolamenti per l 'attuazione della L. 26 ottobre 1940, n. 1543 (G.U. 270) sul risarcimento dei danni di guerra. - R.D. 16 dicembre 1940 n. 1957 (G.U. 35 del 1941).
Difesa dello Stato (Vedasi: Disciplina di Guerra - Mobilitazione Civile). Difesa economica dello Stato - Legge 21.3.1915, n. 273. Approvazione del T.U. delle disposizioni riflettenti l'ordinamento della Commissione Suprema di Difesa ed il Servizio degli Osservatori Industriali. - R.D.L. 8 gennaio 1928 - VI, n. 165 (G.U . n. 46 del 1928). Per la rettifica (G.U. n. 57 del 1928). Per modif. all'art. 3. - Legge 24.3.1930", n. 526 (G.U. n. J 13). Modi fiche ali' OTdinamento della Commissione Suprema di Difesa. - Legge 30.3.36, n. 806 (G.U. n. l12). Nonne per limitare la pubblicità di atti e documenti riflettenti la vita economica e finanziaria dello Stato. - R .D.L. 28.10.1936 n. 1844 (G.U. 31.10.1936, n. 255) . Notizie d'interesse militare, delle quali è vietata la divulgazione. R.D. 28.9.1934, n. 1728 (G.U. n. 258). Modificato con R.D. 5.12.1936, n. 2311 (G.U. 17.1.1936, n. 13). Ordinamento e compiti della Commissione Suprema di Difesa. Legge 21 maggio 1940 - XVIIl, n. 416 (G.U. n. 120 del 1940). Sottomissione a sindaéato, a sequestro ed a liquidazione di tutte le aziende industriali e commerciali esistenti nel Regno esercitate da suddi ti di Stati nemici o nelle quali essi abbiano interessi prevalenti . R.D.L. 28 giugno 1940 n . 756 (G.U. 159). Sottomissione a sindacato, a sequestro ed a liquidazione delle aziende industriali o commerciali nemiche esistenti nel territorio della Libia o dell'Africa Orientale Italiana esercitate da sudditi di Stati nemici o nelle quali essi abbiano interessi prevalenti. - R.D. 21 ottobre 1940 n . 1938 (G.U. 29 del 1941). Disciplina di Guerra (Vedasi: Difesa dello Stato - Mobilitazione Civile). Disciplina di guerra. - Legge 14.12.1931 - X n. 1699. Regolamento per l'applicazione della legge sulla disciplina di guerra, approvato con R.D. 15 giugno 1933 - XI, n. 1176. Disciplina dei cittadini in tempo di guerra. - Legge 24 maggio 1940 - XVIII n. 461 (G.U. n. 125 del 1940). Applicazione della legge di guerra nei territori dello Stato. - R.D. 10 giugno I 940, n. 566 (G.U. n. 140). Norme per l'aggravamento delle pene riguardo ai delitti commessi prufittamlu ùdk ;;;in;oslanze ilipenùenli dallo stato di guerra. - Legge 16 giugno 1940 - XVIII n. 582 (G.U. n. 142 del 1940).
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Modificazione al V capo della Legge 14 dicembre 1931 - X, n. 1699, sulla disciplina di guerra. - Legge l O novembre 1940 - XIX, n. 1782 (G.U. n. 9 del 1941). Conversione in legge del R.D.L. 17 settembre 1940, n. 1374 (G.U. 240) recante modificazioni ed aggiunte al testo unico delle leggi di pubblica sicurezza per il periodo dell'attuale stato di guerra. - L. 23 dicembre 1940 n. 1915 (G.U. del 194J). Conversione in legge del R.D.L. 27 dicembre 1940, n. 1715 (G.U. 303), contenente norme penali riguardanti la produzione e la distribuzione di merci di comune o largo consumo. - L. I I marzo 1941, n. 161 (G.U. 79). Legge 8.7.1941 n. 645: Disposizioni penali per la disciplina relativa alla produzione, approvvigionamento, commercio e consumo delle merci, ai servizi e ad altre disposizioni. (G. U. I 69). Legge 8 luglio 1941 - XIX, n. 645, contenente disposizioni penali in materia di produzione, commercio e consumo delle merci. - Circ. n. 101-26127 del 20 luglio 1941 - XIX del Fabbriguerra (Boll. Uff. n. 2 pag. 107).
Esplosivi Regolamento per l'esecuzione del Testo Unico 18 giugno 1931 - IX, n. 773 delle leggi di pubblica sicurezza approvato con R. Decreto 6 maggio 1940 - XVllJ, n. 635 (Suppi. G .U. 149 del 1940) Provvedimenti per la dichiarazione di pubblica utilità delle espropriazioni per la sicurezza e l'ampliamento di stabilimenti per prodotti esplosivi. - L. 16 dicembre 1940 n. 1903 (G.U. 24 del 1941). Ferro (Vedasi: Materiali ferrosi e non ferrosi). Decreto del Duce 29.6.39 (G.U. n. 152): Divieto dell'uso del ferro e di altri materiali metallici nelle recinzioni. Nuove disposizioni che vietano l'impiego del cemento armato e del ferro nelle costruzioni ed in alcuni altri usi. - R.D.L. 7.9.1939 XVII n. 1326 (G.U. n. 218). Legge 19 febbraio 1940 - XVlll, n. 202: Conversione in legge del R. decreto-legge 26 ottobre 1939 - XVll n. 1751, concernente la disciplina della raccolta dei rottami ferrosi (G.U. n. 87 del 1940). R. decreto-legge 25 agosto 1940 - XVIlI, n. 1315: Disciplina della raccolla dei materiali metallici di recupero (G.U. n. 226 del 1940). Prezzo del filo di ferro (G.U. n. 230 del 1940). Prezzo delle ferroleghe (G.U. n. 79 del 1940). Fibre tessili Norme integrative del R.D.L. 6 febbraio 1939 - XVII, n. 315, sulla disciplina delle miscele di fibre autarchiche nei prodotti tessili destinati al consumo interno del Regno - Legge 4 settembre 1940 - XVlll n. 1546 (G.U. n. 270 del 1940).
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Istituzione di un registro di carico e scarico dei manufatti di fibre lessili. - D.M. 12 marzo 1941 - XlX (G.U. n. 64). Istituzione di un registro di carico e scarico delle fibre artificiali e della seta. - D.M. 12 marzo 1941 - XIX (G.U. n. 64 del 1941). Nonne per la disciplina dell'impiego della fibra e del filato di ginestra. - Decreto Ministeriale 12 agosto 1941 - XIX (G.U. 165).
Forniture R.D.L. 10.2.1937 n . 215 (G.U. n. 60) convertito in legge 7.6.1937 n. 1167 (G.U. n. 170) - Norme dirette ad agevolare i finanziamenti occorrenti agli assuntori di forniture e di lavori che interessano la difesa nazionale, nonchè gli assuntori di opere pubbliche in A. O. I. Legge 21 maggio 1940 - XVlll, n. 479: Esecuzione anticipata dei contratti relativi a lavori e forniture militari (G.U. n. 129 del 1940). Legge 23 maggio 1940 - XVIII, n. 489: Norme relative all'esecuzione delle forniture per esigenze militari (G.U. n. 129 del J940). Estensione, con modificazioni, alla Libia e all'Africa Orientale Italiana del R.D.L. 13 giugno 1940, n. 901 (G.U. 173) sulla revisione dei prezzi nei contratti di pubbliche forniture. - R.D. 16 novembre 1940, n. 1952 (G.U. 34 del 1941). Glicerina e deglicerinazione Utilizzazione industriale dei grassi animali ai fini della dcglicerinazione. - R.D.L. 25 aprile 1936 - XJV, n. 800 e R.D.L. 21 dicembre 1937, n. 2131. Disciplina della distribuzione delle materie grasse per la deglicerinazione. - Decreto del Sottosegretario di Stato per le Fabbricazioni di guerra, 10 settembre 1940 - XVW. Disciplina della distribuzione di malerie grasse per la deglicerinazione. - Disposizione n. 3494 (G.U. 13.9.1940, n. 215). Gomma Disposizioni sulla fabbricazione di gomme piene e di gomme semipneumatiche per autoveicoli e rimorchi. - R.D.L. 20.12.32, n. 1976 convertito in Legge 8 maggio 1933, n. 642. Disciplina di alcune agevolezze accordate all'industria della gomma - D.M. 24 gennaio 1940 - xvm (G.U. n. 26 del 1940). Concessione del sale in esenzione da imposta ali' industria della gomma sintetica. - R.D. 25 gennaio 1940 - xvm, n. 86 (G.U. n. 55 del 1940). Approvazione del regolamenlo per la esecuzione dell'art. 4 del R.D.L. 30 dicembre 1937 - XVI, n. 2392, e dell'art. l del R.D.L. 15 maggio 1939 - XVII, n. 835, concernenti provvedimenti per la produzione della gomma da "guayule" . - R.D. 4 marzo 1940 - XVIII, n. 365 (G.U. n . 113 del 1940). Denuncia e requisizione pneumatici. - R.D.L. 23 dicembre 1940 xvm, n. 1833 (G.U. n. 15 del 26.1.41).
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Disciplina assegnazione gomma per commesse belliche. - Circ. del Fabbriguerra n. 194170/480 del 25 aprile 1941 - XIX. Conversione in legge, con modificazione del R. decreto legge 23 dicembre 1940 - XTX n. 1833, concernente la denuncia e la requisizione dei pneumatici. - Legge 10 maggio 1941 - XIX, n. 692 (G.U. 179). Denuncia e consegna della gomma greggia e lattice di gomma. - D.M. 26.4.41 (G.U. n. 101).
Grassi Utilizzazione dei grassi animali. - R.D.L. 21 dicembre 1937 - XV, n. 2131. Compenso agli stabilimenti di colatura di grassi animali (G.U. n. 76 del 1940). Norme riguardanti la raccolta, conservazione, controllo e colatura dei grassi, emanate dal Fabbriguerra con circ. n. 60295/233 in data 5 maggio 1941 per l'applicazione del R.D.L. 2131 del 2l dicembre 1937, convertito nella L. aprile 1938, n. 469. Impianti industriali Norme per l'impianto di stabilimenti industriali. - R.D.L. 3 novembre 1927, n. 2107 (G.U. 272) convertito nella L. 20 maggio 1929 n. 1130 (G.U. 134). Disciplina delle fabbricazioni di prodotti essenziali alla difesa della Nazione. - R.D.L. 18.11.1929 n. 2488 (G.U. 20.11.1930 n. 270). Delega al Governo dei poteri per sottoporre ad autorizzazione i nuovi impianti industriali. - L. 12 gennaio 1933, n. 141 (G.U. 63). Disposizioni intese ad agevolare la trasformazione o l'ampliamento di determinati stabilimenti industriali al fine di apportare ai relativi impianti quei perfezionamenti tecnici che siano richiesti nel prevalente interesse del paese. - L. 7 giugno 1937, n. 1020 (G.U. 272). Importazioni ed esportazioni Limitazione dell'impiego dei metalli di importazione. - Legge 16 giugno 1938 - XVI n . 1199 (G.U. 11 agosto, n. 182). Nuova disciplina delle importazioni e delle esportazioni. - R .D.L. 13 gennaio 1941 n. 33 (G.U. 38). Modificazione al R.D.L. 2 giugno 1927, n. 1046 (1322) (G.U. 150) convertito con modificazioni nella L. 14 giugno 1928, n. 1470 (1935) (G.U. 163) concernente autorizzazione all'Istituto nazionale delle assicurazioni ad assumere la garanzia dei crediti all'esportazione, soggetti a rischi speciali, nonchè al R.D. L. 17 gennaio 1935 n. 964 (G.U. 146) riguardante l'estensione della garanzia statale per i crediti all'esportazione. - L. 23 gennaio 1941 n. 165 (G .U. 80). Nuove concessioni in materia di importazioni ed esportazioni temporanee. - L. 21 febbraio 1941, n . 155 (G.U. 79).
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Industrie fondamentali per la difesa della Nazione. (Vedi anche alla voce: impianti industriali) R .D. 18.7.1930 n. 1455 (G.U. n. 270) Primo elenco di industrie fondamentali per la fabbricazione di prodotti essenziali per la difesa della nazione. Norme interpretative del R.D. n. 1455. R.D. 29.6.1932, n. 2067 (G.U. n. 85, del 1933). R.D. 15.6.1933 n. 1176 (G.U. n. 217) - Vedi artt. 24 e seguenti.
Lana Denuncie della lana destinata ad usi industriali o commerciali R.D.L. 18 maggio 1940 - XVllJ n. 431 (Lex 1940 n. 16 p. 807). Norme per la denuncia e l'utilizzazione della lana. D. del Ministro per le Corporazioni 20 dicembre 1940. Disciplina della raccolta e del commercio della lana da materasso. - D.M. 8 marzo 1941 (G.U. n. 62 a. 1941). Disciplina del commercio degli stracci di lana. - D.M. 8 marzo 1941 - XIX (G.U . n. 62 a. 1941). Prezzi della lana per la tosa del 1941. - D.M. 2.4.1941 (G.U. n. 85). Conferimento integrale all'ammasso della lana per la tosa del 1941. - D.M. 16.4.1941 (G.U. n . 95). Materiali metallici da recupero Disciplina della raccolta dei materiali metallici da recupero. - R.D.L. 25 agosto 1940 - XVill, n. 1315 (G.U. n. 226 a. 1940). Istruzioni del Fabbriguerra per l'esecuzione del R.D.L. 25.8.1940 XVlll, n. 1315 (G.U. n. 226 a. 1940). Campate di binario smontabile. - R.D.L. 25 agosto 1940 - XVTII, n. 1315. Materiali ferrosi e non ferrosi (vedasi: ferro). Infrazioni in materia di assegnazioni di materiali ferrosi. - Fabbriguerra, Circ. n. 39, prot. 380447 del 6.6.1940. Divieto dell'uso di metalli ferrosi e non ferrosi per la costruzione di infissi e di mobili di arredamento. - Decreto del Duce 18 aprile 1941 (G.U. 99). Registro di carico e scarico dei materiali non ferrosi (cascami e residui di lavorazione) - Allegato "E" alle istruzioni per l'Esecuzione del R. decreto-legge 25 agosto 1940 - XVill, n. 1315 (G.U. 226) - Fabbriguerra - Circolare n. 95-32970 del 13 luglio 1941 - XIX (Boli. Uff. n. 2 pag. 99). Disciplina della distribuzione e dell'impiego dei materiali non ferrosi assegnati a ditte, enti e stabilimenti da parte del Fabbriguerra Direzione disciplina industrie belliche. - Circ. n. 107-33974 del 16 agosto 1941 - XIX (Boll. Uff. n . 3, pag. 209).
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Metalli preziosi Divieto dell'alienazione e dell'esportazione del platino, oro, argento, perle e pietre preziose. - R.D.L. 3 settembre 1941 - XIX, n 882 (G.U. 208). Militarizzazione Militarizzazione. - R.D.L. 18.6.1940 n. 631 (G.U. n. 149). Militarizzazione degli stabi)jmenti ausiliari durante lo stato di guerra. - Conversione in legge del precedente. - Legge 14 ottobre 1940 n. 1541. Facoltà ai Ministri per la guerra, per la marina e per l'aeronautica di militarizzare cittadini che svolgono attività connesse con le operazioni militari o con la difesa della Nazione. - Legge 1 nov. 1940 - XVIII, n. 1610 (G.U. n. 282 del 1940). Moctificazione al R.D. 14 ottobre 1937, n. 2707 (G.U. 81 del 1938), riguardante la militarizzazione del personale civile al seguito dell'esercito operante - R.D. 27 gennaio 1941, n. 73 (G.U. 54). Mobilitazione civile Organizzazione della nazione per la guerra. - L. 8 giugno 1925, n. 969 (G.U. n. 144 del 1925). R.D. 1.4.1935 n. 142 (G.U. n. 95). - Disposizioni circa la istituzione di Uffici Speciali di Mobilitazione civile. Organizzazione della nazione per la guerra. - Legge 21 maggio 1940 - XVIII n. 415 (G.U. n. 120 del 1940). Disposizioni penali relative ai mobilitati civili in caso di pericolo Bando del Duce 22 marzo 1941 (G.U. 74). Norme per la orgaruzzazione dei servizi di protezione antiaerea e di taluni altri servizi, connessi con l'attuale stato di guerra, di pertinenza del Ministero dell'interno. - R.D. 5 maggio - XJX n. 410. Mobilitazione civile dell ' Unione Nazionale Protezione Antiaerea Decreto del Duce 13 giugno 1941 - XIX (G.U. 164).
Monopolio Metalli Istituzione del Monopolio di acquisto all'estero del carbone, del rame, del nichelio e dei relativi rollami. - R.D.L. 4 ottobre 1935 - Xlii n. 1908 (G.U. n. 266). Nichelio Divieto di impiego di nichelio per nichelatura. - R.D. 15.4.1941 n. 407. Blocco stagno e nichelio. - Decreto del Duce 18.4.1941 (G.U. n. 99). Conversione in legge del R.D.L. 15 aprile 1941 - XIX, n. 407, concernente il divieto dell'impiego del nichelio per nichelatura. - Legge 19 luglio 1941 - XIX, n. 921 (G.U. 215).
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Segue Doc. 5
Olii Legge 29 aprile 1940 - XVIII n . 1671. - Norme per l'obbligatorietà della raccolta e della rigenerazione degli lubrificanti usati (G.U. n. 152 del 1940). Regio Decreto 15 giugno 1940 - XVIII n. 971. - Norme per l'attuazione della legge 28 luglio 1939 - XVII n. 1324 relativa all'istituzione di premi per i prodotti ricavati dalla lavorazione degli oli minerali greggi estratti dal sottosuolo nazionale e per quelli ricavati dal trattamento delle rocce asfaltiche e bituminose e dei combustibili fossili nazionali (G.U. n. 179 del 1940). Disposizioni concernenti la produzione degli oli da semi e la distillazione degli oli e grassi industriali. - D.M. 10 marzo 1941 (G.U. 62). Pellami Disciplina della raccolta e della distribuzione delle pelli bovine ed equine. - R.D. L. 12.10.1939 n. 1662 (G.U. n. 265 del 15.11.1939). Disposizioni concernenti la vendita, la cessione od utilizzazione delle pelli comprese nell'elenco di cui all'art. 3 del R.D.L. predetto. D.M. 25 novembre 1939 (G.U. del 16.12.1939 n. 291). Estensione a tutte le pelli delle disposizioni del R.D.L. 12 ottobre 1939 - XVIII n. 1662 concernente la disciplina della raccolta e della distribuzione delle pelli bovine cd equine grezze e conciate. - R.D. 12 febbraio 1940- XVTIT n. 188 (G.U. n . 84 del 1940). Conversione in legge del R.D.L. 12 ottobre 1939 - XVII n. 1662, contenente norme per la disciplina della raccolta e della distribuzione delle pelli bovine ed equine gregge e conciate. Legge 4 aprile 1940- xvm n. 337 (G.U. n. 108 del 1940). Disciplina della raccolta, salatura e distribuzione delle pelli bovine cd equine. - Legge 13 giugno 1940 - XVIII (G.U. n. 166 del 1940). Disciplina e distribuzione delle pelli bovine ed equine di importazione. - D.M. 11 marzo 1941 - XIX (G.U. n. 64 del 1941). Disciplina della distribuzione delle "croste" provenienti dalla spaccatura delle pelli bovine ed equine. - D.M. 31.5.1941 (G.U. 4.6.1941 n. 130). Norme integrative riguardanti la produzione e la vendita di pellami e di calzature. - D.M. 3 luglio 1941 - XIX (G.U. 160) Disciplina della distribuzione delle pelli di coniglio. - Decreto Ministeriale li agosto 1941 -XIX(G.U.195). Obbligo di riservare per usi militari tutte le pelli ovine e caprine grezze, nazionali ed estere. - Decreto Ministeriale 27 agosto 1941 - XIX (G.U. 205). Prezzi ed accaparramenti R.D. 16.6.1938 n. 1387 e 3.9.1939 n. 1337 Blocco dei prezzi delle merci e dei servizi, delle costruzioni edilizie, degli impianti industriali e delle pigioni. - R.D.L. 19 giuguo 1940 - XVIII n. 953 (G.U. n . 177).
Segue Doc. 5
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Nonne integrative del R.D.L. 19 giugno 1940 n. 953. - R.D. 12 dicembre 1940 - XIX n. 1939 (G.U. n. 29). Proroga per tutta la durata dell'attuale stato di guerra del blocco dei prezzi, delle merci e dei servizi, delle costruzione edilizie, degli impianti industriali e degli affitti. - R.D.L. 12 marzo 1941 - XJX n. 142 (G.U. n. 76).
Rame Limitazione dell'impiego del rame e sue leghe nella fabbricazione di conduttori elettrici. - Decreto del Duce 29 novembre 1938 - XVII. Limitazioni all'impiego dei conduttori elettrici di rame e sue leghe e dei sostegni e altre parti del materiale ferroso per impianti elettrici. R.D.L. 12 ottobre 1939 n. 1697. Conversione in legge, con modificazioni, del R.D.L. 12.10.1939 n. 1697. - Legge 2.4.1940 n. 372. Norrne per il censimento dei rottami e dei manufatti di rame non in opera e per la raccolta di essi. - R.D.L. 13.12.1939 n. 1805. Conversione in legge, con modificazioni, del R.D.L. 13.12.1939 n. 1805. - Legge 16 maggio 1940 n. 586. Ordinanza concernente la raccolta di rottami e di manufatti di rame. - Sottosegretariato di Stato per la Fabbricazioni di guerra 3.6.1940. Modificazioni al R.D.L. 13.12.1939 n. 1805. - R.D.L. 6 giugno 1940 n. 776 (G.U. n. 162 del 1940). Conversione in legge del R.D.L. 6 giugno 1940 - XVIII n. 176, che modifica il R.D.L. 13 dicembre 1939 n. 1805 convertito nella legge 16 maggio 1940 - XVIII n. 586, recante nonne per il censimento dei rottami e dei manufatti dì rame e per la raccolta di essi. - Legge 21 agosto 1940 - xvm n. 1353 (G.U. n. 233 del 1940). Ordinanza del Fabbriguerra contenente la raccolta di rottami e di manufatti di rame (G.U. n. 142 del 1940). Disposizioni del Fabbriguerra relative alla raccolta di manufatti di rame (G.U. n. 199 del 1940). Divieto della compravendita di manufatti casalinghi di rame. - Legge 16 gennaio 1941 n. 177 (G.U. n. 82 del 1941).
Regime di lavoro Adeguamento delle norme legislative sulla tutela del lavoro alle esigenze della nazione in guerra. - Legge 16 luglio 1940 - XVIID n. 109. Temporanea sospensione del riposo domenicale e settimanale per il personale addetto ai lavori inerenti al carico ed allo scarico delle merci negli scali ferroviari. D.M. 21 gennaio 1941 (G.U. 21). Facoltà al Ministro delle Corporazioni di ordinare per la durata della guerra l'attuazione di particolari regimi di lavoro, fissando gli orari, le modalità, le condizioni ed il trattamento economico. - R.D.L. 20.3.1941 n. 125 (G.U. n. 70). Disciplina dell'orario di lavoro nelle aziende siderurgiche, metallurgiche, meccaniche. - D.M. 25.4.1941 (G.U. n . 101).
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Segue Doc. 5
Regimi di lavoro nell'industria ausiliaria. - D.M. 25.1941 (G.U. n. 136).
Requisizione Requisizione dei quadrupedi e dei veicoli per il R. Esercito e la R. Marina. - T.U. 31 gennaio 1921 n. 452 (in Lex pag. 817) Esecuzione del T. U. precedente. - Regolamento 11 dicembre 1927 n. 2598 (in Lex pag. 1928 pag. 95). Requisizione e noleggio di navi mercantili per esigenze delle forze armate. - R .D.L. 15 febbraio 1937 n. 748 (in Lex pag. 758). Requisizione di piante o legname d'abete rosso per le industrie nazionali. - R.D. 17 marzo 1938 n. 891 (in Lex pag. 1143). Requisizione, da parte dell' autorità civile, di mezzi di trasporto e di quadrupedi per esigenze di pubblico interesse. - R.D.L. 19 luglio 1940 - XVlII n. 1265 (G.U. n. 219 del 1940). Norme per la disciplina delle requisizioni. - R.D.L. 18 agosto 1940 - XVIll n. 1741 (G.U. n. 219 del 1940). Denuncia e requisizione dei pneumatici. - R.D.L. 23 dicembre 1940 - XlX n. 1833 (G.U. n. 15 del 1941). Disposizioni relative al censimento e alla requisizione dei recipienti per il gas metano compresso nonchè alla disciplina della vendita, del noleggio e della utilizzazione dei medesimi (D.M. 16 marzo 1941 (G.U . 68). Denuncia e consegna della gomma greggia e del lattice di gomma. - D.M. 26 aprile 1941 - XIX (G.U. n . 101 del 1941). Denuncia e raccolta dei banchi di stagno degli esercizi pubblici. R.D.L. 11 aprile 1941 - XIX n . 367 (G.U. n. 120 del 1941). Requisizione, derequisizione e circolazione automezzi. Derequisizione natanti. - Fabbriguerra - Circ. n. 673-938641 del 10 giugno 1941 - XIX (Boll. Uff. n. 3). Rottami Costituzione dell' ente distribuzione rottami. - R.D.L. 28 giugno 1938, n. 1116 (G.U. n. 173), convertito nella Legge 9 gennaio 1939, n. 207 (G.U. 42). Disciplina della raccolta dei rottami ferrosi. - R.D.L. 26.10.1939 n. 175 I (G.U. n. 283). Nonne per il censimento dei rottami e dei manufatti di rame non in opera e per la raccolta di essi. - R.D.L. 13.12.1939, n. 1805 (G.U. 290). Norme per l'applicazione del R.D.L. 26.10.1939 n. 1751. - Ordinanza del Cogefag 23 dicembre 1939 - XVTll. Norme per la disciplina della raccolta dei rottami. - Fabbriguerra, Ordinanza 27.6.1940. R.D.L. 25 agosto 1940, n. 1315 per la parte relativa ai rottami di metalli non ferrosi. Franchigia doganale pei rottami provenienti dalla Libia, dalle isole dell'Egeo, dall'A.0.1., da Zara e dalla zona franca dal Carnaro. Legge 20.1.1941 n. 162 (G.U. n. 80).
Segue Doc. 5
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Saponi Norme per la disciplina della produzione e del commercio di saponi da bucato. - R.D.L. 25 luglio 1937 - XV n. 1518. Disciplina della produzione dei saponi. - R.D.L. 12 ottobre 1939 XVIII n. 1696. Disciplina della produzione e della vendita dei saponi da toletta e dei detersivi. - D.M. 21 giugno 1940. Tipi e caratteristiche dei saponi da bucato. - D.M. 26 dicembre 1940 (G.U. 3 del 1941). Siderurgia Norme per l'attuazione del piano autarchico per la siderurgia. R.D.L. 28.6.1938 n. 1117 (G.U. n. 173 del 1938). Conversione in legge con modifiche del precedente. - Legge 19.1.1939 n. 190 (G.U. n. 40). Norme per l'approvvigionamento dei materiali siderurgici - Cogefag - Circ. 14-270200 del 20.2.1940 - XVIII. Disciplina della distribuzione della produzione siderurgica in attuazione del piano autarchico. - Legge 19 giugno 1940 - XVIII n. 1079 (G.U. n. 189 del 1940). Costituzione del Comùato Tecnico Corporativo per la Siderurgia. Decreto del Duce 28.8.1940 - XVill (G.U. n. 229 del 1940). Stabilimenti Legge 22 dicembre 1939 - XVJII, n. 2202: Estensione dell'obbligo della distribuzione delle maschere antigas a tutti gli operai delle industrie ed a tutto il personale delle Amministrazioni statali, parastatali ed ausiliarie (G.U. n. 46 del 1940). Protezione antiaerea degli stabilimenti industriali. - L. 28 novembre I 940 n. 1840 (G.U. 16 del 1941). Stagno Denunzia e raccolta banchi di stagno di esercizi pubblici. - R.D.L. 11.4.1941 n. 367 (G.U. n. 120). Blocco stagno e nichelio. - Decreto del Duce 18.4.1941 (G.U. n. 99). Conversione in legge del R. decreto-legge 11 aprile 1941 - XIX, n. 367 riguardante la denuncia e la raccolta dei banchi di stagno degli esercizi pubblici - Legge 19 luglio 1941 - XIX, n. 919 (G.U. 215).
DOCUMENTO
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ORDINAMENTO INTERNO IJEL SOTT0SEGRETAR1AT0 DI STATO PER LE FABBRICAZIONI DI GUERRA (LUGLIO 1941 )
(A. Padoan, Disciplina delle fabbricazioni di guerra, Roma, 1941, All. 5).
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DOCUMENTO 7
GRAFICI DELL' ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO TELEGRAFICO AL 29 MAGGIO 1940 E AL 1° AGOSTO 1941
(AUSSME, Rep. M/7, Racc. 310).
IOLTIO MARCONl&RAMMI · TELEBIW1MI • FDNOBIW1MI • CONVERSAZIONI TELEFONICHE DAL MINISTERO DELU &UERRA E DAU,O S. M. R. E. SCHEMA
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Segue Doc. 7
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INOLTRO MARCONIGRAMMI - TELEGRAMMI FONOGRAMMI - CONVERSAZIONI TELEFONICHE DAL MINISTERO DELLA GUERRA E DALLO S.M.R.E. DECLASSIFICATO A NON CLASSIFICATO NORME GENERALI Ove una località sia servita da più mezzi di collegamento, il compilatore del dispaccio deve indicare il mezzo di cui si vuole servire (radio - telegrafo - telescrivente - telefono), tenendo presente l'unito schema. La responsabilità della trasmissione in chiaro è sempre dell'Ufficiale compilatore il quale pertanto apporrà l'annotazione "da cifrare" quando ritenga che il testo, in qualunque modo avvenga la trasmissione, debba essere cifrato. Inoltre:
Marconigrammi Devono essere integralmente cifrati, compreso l'indirizzo. La cifratura dell'indirizzo è competenza della stazione radio trasmittente. Possono essere trasmessi in chiaro, in via eccezionale, quando il testo sia tale da non danneggiare la tutela del segreto militare. In questo caso deve essere apposta in calce al testo la dichiarazione: "Il sottoscritto sotto la sua responsabilità ordina che il marconigramma sia trasmesso in chiaro" (abbreviazione consentita: A.T.C.) firmata dai Direttori generali o Funzionari equiparati del Ministero: Per il Gabinetto: Capo e Vice Capo Gabinetto, Capi Ufficio, Capo della Segreteria; Per lo S.M.R.E.: Capo e Sottocapo di S.M. Generali addetti, Capi reparto, Capi Ufficio. Telegrammi La cifratura può essere applicata con criteri di maggiore larghezza essendo la trasmissione affidata al filo. Però talvolta occorre servirsi di ponti radio. Per tali eventualità è bene distinguere con l'annotazione "Nora" quei telegrammi che in nessun caso dovranno essere inoltrati in chiaro via radio. Essi saranno inoltrati per aereo. Telescritti Il sistema di trasmissione non consente intercettazioni t:on apparati portatili e di semplice messa in opera; evita uffici intermedi di ritrasmissione e quindi offre buone garanzie di segretezza. Tuttavia i dispacci di particolare delicatezza dovranno essere egualmente cifrati.
460
Segue Doc. 7
Fonogrammi e conversazioni telefoniche Nei riguardi della cifratura valgono gli stessi concetti che per i telegrammi. Per le conversazioni telefoniche, allo scopo di fornire agli interlocutori elementi di giudizio per controllare le proprie espressioni, i centralinisti nel dare una comunicazione interurbana, premetteranno: Linea militare (ossia linea di proprietà del R .E., o civili requisite e gestite da centralinisti militari); Linea civile (ossia linee civili, con centralini gestiti da personale civile).
INDICE DEI NOMI D1 PERSONA
Ago, P. (gen.) 160, 186, 188, 194 Alfieri, S. (col.) 239 (nt. 64) Ambrosio, V. (gen.) 68, 70, 118, 125, 186 Amè,(gen.) 178 Arnione (col.) 349 Amoretti, G. N. 30 (nt. 18) Amoroso (gen.) 177 Arena, C. 431 Arena, F. A. (gen) 351 (nt. 41), 360 (nt. 55) Armani, P. (prot) 32, 33 (nt. 25) Armellini, Q. (gen.) 128, 129 (nt. 40), 131, 306 e nt. 14, 316 e nt. 26, 319 e nt. 28, 324 e nt. 35 Bacchi, (geo.) 69 Badoglio, P. (mar.) 52, 118, 125, 163, 177, 190, 292, 294, 342, 346 Balbo, I . (mar.) 43, 52, 54, 345 Baldini, A. (gen.) 432 Ballarini, F. 431 Barbasetti di Prun (gcn.) 223 Bartiromo (col.) 301 Bastianini, 252 Bastico, E. (mar.) 69, 328, 329, 330, 344 Bellomo, B. 432 Belluzzo, G. (sen.) 283,431 Berti, M. (geo.) 348 Bevilacqua, D. 431 Bianchi, T. 27 (ot. 12) Bianchi D'Espinosa, R . 432 Bianchini, A. (col.) 284 e nt. 37 Bollati, A. (gen) 39, 103 e nt. 5 e 6, 104 e nt. 8, 105 e nt. 10, 107, 108 e nt. 15 e 16, I09, 110,367 Bonomi, (Ministro) 179 Botti, F. 59 (nt. 41) Bovio, O. (gen.) 17 (nt. 2) Brandt, (ing) 316 Bucciante, G . 40 e nt. 6, 53 (nt. 36), 207 (nt. 7), 212 e nt. 20, 234 (nt. 54), 300 (nt. 9), 331 (nt. 6) Cabiati, A. (gen.) 41, 431 Cadoma, Luigi (gen.) 37, 84, 86, 116, 185 Cadorna, Raffaele (gen.) 29, 30 e nt. 19 Cafulli, (Impresa trasporti) 323 Califano, G. 259 (nt. 11), 264 (nt. 13), 270 (nt. 16) Canevari, E. (col.) 27 (nt. 10), 28 (nt. 14), 329 (nt. 2) Caporaso, V. (gen.) 282 (nt. 34) Cappuccini, B. (col.) 247 (nt. 72)
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
Caracciolo Di Feroleto, M. (gen.) 117, 162, 194 Carboni, G. (gen.) 67 (nt. 55), 131 Cardona, G. 89 (nt. 24) Caspary, A. 432 Castagna, L. 432 Castellani, A. (prof.) 213,345 Castronuovo, V. 41 Cavagnari, D. (Amm.) 38, 252 Cavallero, U. (mar.) 39,40ent. 6,115, 116,118,119, 120ent. 31,121, 122, 123, 124 e nt. 36, 125, 131, 151 e nt. 18 e 20, 152, 153, 156, 157, 160, 164 e nt. 46 e 48,165 e nt. 52,176, 178 e nt. 80, 182 e nt. 90, 183, 184 e nt. 92 e 94, 185, 186 e nt. 96, 187 e nt. 100, 188, 193 e nt. 121, 194, 195, 207 (nt. 8), 212 e nt. 20, 223 (nt. 40), 229 e nt. 46, 249 e nt. 77,251 (nt. 1), 255,257 e nt. 4,258,259 (nt. 10), 292 (nt. 3), 295,299 (nt. 6), 300,301 (nt. 10), 308,310,311 (nt. 19), 312,313,314 e nt. 23, 315,317, 319 e nt. 29, 322 e nt. 32, 323, 326, 327 e nt. 1, 328, 351, 361 Ceva, L. 39, 41, 119 e nt. 29, 123 (nt. 34), 124,207 (nt. 7), 251 (nt. I), 326, 351 (nt. 39), 353 (nt. 45) Checcacci, E. 276 (nt. 27), 285, 287 (nt. 40) Ciano, G. 298, 306 Cini, V. (conte, Ministro) 186, 252 Clausewitz, K. (gen) 109 Corselli, R. (gen.) 6, 109 e nt. I 7 Covelli, L. 102 (nt. 4) Cravero, G. 431 Crea V. 169 (nt. 61) Curami, A. 39, 41, 193 e nt. 120 D ' Havet, (gen.) 202 Dall'Ora, F. (gen.) 37, 57, 102 e nt. 2,267 Dallolio, A. (gcn.) 49, 82, 149, 157, 185, 186, 188 D' Aponte (gen.) 43 Davelin, (amm.) 6 De Biase, C. (magg.) 284 (nt. 36) De Bono, E . (mar.) 53, 331 D'Eramo, E. (ten. col.) 284 (nt. 37) De Florentis, G. 431 Degl'Innocenti, O. (ing.) 222 De Martino, C. (gen.) 111 (nt. 19) De Michelis, C. 431 De Pignier, A. (gen.) 117, 188, 194 De Vito (gen. G. N .) 187 Diaz, A. (mar.) 182, 185 Di Finzio, G. 256 Di Raimondo, (col.) 259, 342 Faldella, E. (gen.) 115 e nt. 23 Fanno, M.431 Farenga, F. V. 432
Indice dei nomi di persona
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Farinacci, R. 124 Fatutta, F. 102 (nt. 4) Passi, C. (gen.) 351 (nt. 41 ), 354, 356 e nt. 50, 359 (nt. 54), 360 e nt. 56 Favagrossa, C. (gen.) 41 , 46 (nt. 25), 47, 49 e nt. 29, 50, 76 e nt. 6, 77 e nt. 9, 79 e nt. 12, 82 e nt. 16, 83 e nt. 19, 121, 151 (nt. 19), 152, 154 (nt. 27), 156 e nt. 31 e 33, 157, 161 e nt. 42, 162, 163, 164 e nt. 47, 165, 166, 174 e nt. 66,176 (nt. 75), 177 e nt. 77 e 78, 178,179 e nt. 81 e 83, 181 e nt. 87, 182 e nt. 89, 184 (nt. 95), 185, 186,187,188, 189 e nt. 105 e 107, 190, 191, 192 e nt. lJ5, 193, 194 e nt. 123,195,259. Ferrajoli, F. 73 e nt. 4 , 225 (nt. 42), 227, 397 Ferrante, E. 350 (nt. 38) Ferrante, G. 276 (nt. 27) Fioravanzo, G. (amm.) 353 Forlenza, L. 24, 25 e nt. 8 Fomara, D. (col.) 7, 223 Fortini, P. 432 Fougier, R.C. (gen.) 151,181, 187 (nt. 101) Franchini, V. 6 Prezza, A. 212 (nt. 22) Frongia, (gen.) 316 Fuller, (gen.) 88 Gambara, G. (gen.) 124, 328 Gamerra (gen.) 70 Garassini, E. (dott.) 21 I (nt. 18) Gariboldi, I. (gen.) 342 Gazzetti, F. 432 Geloso, C. (gen.) 317 Gentilini, (col.) 301 George, J. L. (prof.) 7 Giannini, (Ministro) 121 , 179 Giannuzzi. G. (col.) 61 (nt. 44), 74, 75 e nt. 5, 93 (nt. 25), 218 (nt. 29) 221 (nt. 35), 228 Giordano (gen.) 331, 335, 342, 343 Giuliano (geo.) 70 Giustiniani, V. (magg.) 20, 21 (nt. 4) Goering, H. (mar.) 121 Grandi, A. 182 Grassi, (geo.) 70 Graziani, R. (mar.) 116. 134,234,295,342,345,346 e nt. 28,347,348, 349,350 Grazioli, F. S. (gen.) 17 (nt. 1) Gregorio, C. 432 Grossi, M . 432 Guillet, (geo.) 68, 70 Guzzoni, A. (gen.) 116, 316 Hitler, A. 109, 351 Hostventuri, (Ministro) 151
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
Ilari, V. 59 (nt. 41) 143 Jean, C. (geo.) 20 e nt. 3 Jacomoni, 298 Kesserling, A. (mar.) 151, 178, 179, 325, 328, 361, 363 (nt. 57) Knox, (Ministro U.S.A.) 147 Landfield, (Sottosegretario tedesco) 179 La Rosa, G. (geo.) 6, 40, 102 (nt. I), 105 (nt. 9), 111, 112 (nt. 20), 113, 169, (nt. 6 I), 220 (nt. 3 I), 221 nt. 36 e 38, 222, 223 e nt. 41, 224, 231 (nt. 48), 277 (nt. 30), 431 Latilla, D. (col.) 363, 364 (nt. 58) Legnani, M. 41 Liuzzi, Guido (gen.) 5, 6, 32 e nt. 23, 34 (nt. 26), 36, 86, 127, 197, 366 Lo Jacono, 252 Loria, A. 431 Luttwak, E. N. 27 (nt. 11) Maletti , P. (geo.) 346, 348 Mancinelli, G. (gen.) 34 e nt. 26, 35 e nl. 27, 40, 207 (nt. 7), 329 c nl. 3, 338, 339 (nt. 15), 340, 347, 350, 351, 359 e nt. 53 Manganaro, P . (ten. col. medico) 71 (nt. J) Manzini, E. 107 (nt. 13), 431 , 482 Maravigna, P. (gen.) 70, 328, 351 (nt. 40) Marfugi, (col.) 30 I Marielti, (gen.) 67 (nt. 55) Medoni, (col.) 285 Menegazzi, G. 432 Menghini, A. 276 (nt. 27) Messe, G. (mar.) 40, 337 (nt. 11), 352 (nl. 43), 366 e nt. 59 Miglia, F. 41, 193 e nt. 120 Minniti, F. 41, 155 (nt. 29 e 30), 156 (nt. 32), 157, 160 e nt. 41, 163 (nt. 43), 165 e nl. 51, 180 e nt. 85 e 86, 186 (nl. 99), 192 (nl. 118), 193 e nl. 119, 194enl.124 Minoletti, B. 41 Monaco, O. 432 Montanari, M. (gen.) 43 (nt. 22), 52 (nt. 34), 59 (nl. 41) Monterisi, M. 431 Moravec, E. (col.) 41 Mosca, C. 432 Moscardelli, G. (gen.) 17 Mussolini, B. 6, 7, 46, 115, 116, I 18, 119, 120, 122, 123, 124, 128, 145, 151 , 152, 156, 160, 161, 164, 165, 174, 177 e nt. 78,182,184, 185, 186, 188, 190, 194, 195,252,258,290,294,295,298,300,305, 317,320, 327 e nt. 1, 328, 329, 346 Nani, W. (col.) 329,351 (nt. 41) Nasi, (gen.) 273 Nebbia, V. 432 Nicolardi (col.) 349 Nicolosi, (gen.) 69
Indice de i 11omi di persona
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Ogorkiewitz, R. M. 194, 195 Orlando, F . S. 41, 121, 147 (nt. 2) Ongaro, C. 432 Padoan, A. (prof.) 41, 155 (nt. 28 e 29), 164 (nt. 45), 169 (nt. 60), 435, 437,451 Pagano, S. (gen.) 105 (nt. 9) Palladino, G. 431 Palma, V. (gen.) 340, 341 , 351 (nl. 41 ), 352 (nt. 42), 353 Paoletti, M . 285 (nt. 39) Pariani, A. (gen.) 55, 56, 57, 68, 70 Pietravalle, P. 432 Pirelli, A. 118, 119 (nt. 28), 177 e nt. 76, 178 e nt. .79, 179 e nt. 82, 182 e nt. 88, 186 e nt. 98, 252 e nl. 2, 306 e nl. 16, 43 L Poggiali, C. 106 (nt. 12), 109 (nt. 18), I I O, 221 (nt. 35) Porro, (gen.) 346 Possony, S . H . 107, 146 Prato, G . 431 Pricolo, F.(gen.)4lent. 13, 123, 124enl.35, L25,187,305,306ent. 13,346 Quarto, A. (ten. geo.) 112 e nt. 21 , 113,229 e nt. 47,230,231 , 432 Raimondo, C. 169 (nt. 61) Ratiglia, R. (col.) 6 Revel, (Ministro) 182 Riccardi, A. (amm.) 151,178,319 Ricci, F. 432 Ricci, U. 431 Roatta, M. (gen.) 40, 49 (nt. 28), 52 e nt. 33, 85 e nt. 22, 115, 127, 131, 134 e nt. 44, 141 (nl. 54), 187,234,317,322 (nt. 31) Robotti, D. 284 (nt. 38) Rochat, G. (prof.) 41, 129 (nt. 41) Roluti, F. (gen.) 57 Romano, (gen.) 332, 335 Rommel, E . (gen.) 40, 327, 328, 329, 330,336,339 Rosi, E. (gen.) 57 Rossi, F. (gen.) 40, 42 e nt. 21, 50 (nt. 32), 53 (nt. 35), 54 e nt. 37, 59 (nt. 42), 77 (nt. 8), 82 (nt. 15), 116 (nt. 24), 128 (nt. 39), 131, 177, 183 (nt. 91), 194,300,306 e nt. 15, 320,322 (nt. 30) Rovere, (gen.) 57 Rufino, R . (geo.) 22 e nt. 6 Ruini, C. 431,432 Saccorotti, F. 276 (nt. 27), 283 Salvi, G. (prof.) 213 Sandiford, R. 107 (nt. 13) 208 (nt. 9), 432 Sanloro, G. (gen.) 41 e nt. 14, 353 (nt. 44) Sansonelti, (amm.) 178 Saracino, (gen.) 188 Scala, A. (col.) 351 (nt. 41) , 354 (nt. 47)
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La logistica dell'esercito - Voi. IV
Scalia, B. (ten.) 29 e nt. 17 Scuero, A. (gen.) 120,123,164,165, 182, 183, 185,186,187,188,257, 301,311 Selvatico, R. 169 (nt. 61) Serventi, G. N. 432 Sh~w. G. B. (ten. col.) 87, 88 Siviero, 229 Soddu, U . (gen.) 128, 306 Sorice, A. (gen.) 350 Spigo, U. (gen.) 41, 45 e nt. 24, 45 e nt. 24, 46, I 30 e nt. 42, I 44 e nt. 1, 183, 187, 191 (nt. 114) Sportiello, (amm.) 319, 322 Stammati, G. 431 Tabocchini, V. 252 (nl. 3), 260 (nt. 12) Terziani, (gen.) 70 Terrone, A. (col.) 227 (nt. 43) Thaon Di Revel, (grande ammiraglio) 350 Torresan, R. (gen.) 42 Tosti, A. - Historicus (gen.) 39, 49 (nt. 30), 102 (nt. 3), 270 (nt. 16), 289 (nt. 1), 292 (nt. 3), 299 (nt. 6), 307 (nt. 17), 353 (nt. 45) Trecco, F. (magg.) 283, 284 (nt. 36) Trionfi, L. (col.) 29 e nt. 18 Trucchi, (Impresa trasporti) 323 Van Creveld, M. (prof.) 39, 67, 68 (nt. 56), 336 e nt. 10 Vercellino, (gen.) 57 Vincenzotti, L. (ten. gen.) 29 e nt. 16 Visconti Prasca, S. (gen.) 297,299 e nt. 7,300,306,314 e nt. 22,316 e nt. 25, 320, 323 e nt. 33 Volpi, (conte) 182 Von Rintelen, (gen.) 121,361 Vorrasi, L. (col.) 282 (nl. 34) Weiniger, (gen.) 178 Zavatlaro Ardizzi, P. (gen.) 27 e nt. 13 Zischka, A . 431 Zoppi, O. (gen .) 105, 106 e nt. 11, 109 Zugaro, F. (gen.) 6
rNDICE GENERALE
Presentazione ................................................... ............. . Detti memorabili .................................... ....................... . Abbreviazioni e sigle .................................................... . Introduzione .................................................................. . CAPITOLO I - LA PREPARAZIONE LOGISTICA DELL'ESERCITO NEL GIUGNO 1940: LACUNE E PROBLEMI .................................................................. . l. Premessa - 2. Cenni bibliografici - 3. Riflessi logistici della carente organizzazione del vertice politico-militare - 4. Materie prime, scorte e capacità produttiva - 5. Aspetti e implicazioni logistiche della fisionomia organico-tattica della Divisione "binaria" e del Corpo d' Armata. CAPJTOLO Il- FORMAZJONI DI GUERRA E DOTAZIONI DEI PRINCJPALl SERVIZI LOGISTICI NEL GIUGNO 1940..................................................... .. ........ I. Servizi cli sanità e veterinario - 2. Servizi di commissariato (vettovagliamento) - 3. Servizi di commissariato (vestiario ed equipaggiamento) - 4. Servizio materiali di artiglieria - 5. Servizio materiali del genio - 6. Servizi trasporti e automobilistico - 7. Conclusione e raffronto con le soluzioni di altri eserciti. CAPITOLO ill - LA LOGISTICA VERSO LA "DEBACLE": CARATTERI SALIENTI DEL PERIODO DAL GIUGNO 1940 AL SETIEMBRE 1943......................... 1. Premessa - 2. Caratteri logistici generali della guerra 3. Evoluzione della dottrina logistica dal 1940 al 1943 4. Aspetti logistici dell'organizzazione degli organi centrali (caratteristiche generali; evoluzione del Ministero della guerra; le nuove attribuzioni logistiche dello Stato Maggiore Generale; evoluzione della Stato Maggiore Esercito) - 5. Risvolti logistici degli organici delle G.U. elementari CAPITOLO IV - L'ORGANIZZAZIONE DELLA NAZIONE PER LA GUERRA ( 1940-1943) ........................ l. Cenni bibliografici - 2. Aspetti generali - 3. Evoluzione della normativa primaria - 4. Evoluzione del vertice della produzione bellica - 5. Cenni sulla normativa secondaria: gli interventi sui prodotti agricoli e sui consumi -
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6. Fattori condizionanti e ostacoli: l'opera di Cavallero 7. La produzione militare: cifre veramente negative? CAPITOLO V - LINEAMENTI DELL'ORGANIZZAZIONE LOGISTICA REALIZZATA: EVOLUZIONE DEI SERVIZI DI SANJTA', IPPICA E VETERINARIA, COMMISSARIATO, POSTALE E TELEGRAFICO, DI ARTIGLIERIA E DEL GEN 10 ( 1940-1943) ... ........... ... 1. Fisionomia generale dell'organizzazione logistica realizzata - 2 Servizio di sanità - 3. Associazioni di Soccorso (CRI e SMOM) - 4. Servizio di ippica e veterinaria 5. Servizio di commissariato - 6. Servizio postale e telegrafico - 7. Servizio di artiglieria - 8. Servizio del genio. CAPITOLO VI - EVOLUZIONE DEI SERVIZI TRASPORTI, AUTOMOBILISTICO E DI AMMINISTRAZIONE (1940-1943).................... ........ .................. ......... 1. Servizio trasporti - 2 . Servizio automobilistico - 3. Servizio di amministrazione. CAPITOLO VII - PRINCIPALI RISVOLTI LOGISTICI DELLE OPERAZIONI SULLE ALPI OCCIDENTALI E IN GRECIA (1940-1941) .... ................................... 1. Le operazioni alla frontiera occidentale contro la Francia (10-24 giugno 1940): primo test rivelatore - 2. La campagna di Grecia (28 ottobre 1940 - 23 aprile 1941) caratteri generali; organizzazione di comando; evoluzione dell'organizzazione logistica; Servizio di sanità; Servizio ippico e veterinario; Servizio di commissariato; Servizio postale e telegrafico; Servizio di artiglieria; Servizio del genio; Servizi trasporti e motorizzazione. CAPITOLO VIII - RIFORNIMENTI, COMANDI E OPERAZIONI IN AFRICA SETTENTRIONALE (19401943): UN CASO ESEMPLARE..................... ......... .... . I . Generalità - 2. Organizzazioni di comando e controllo - 3. Le costanti logistiche nella guerra del deserto - 4. Cenni sulla organizzazione logistica nelle due fasi salienti (seconda metà del 1940 e fine 1942) - 5. Cenni sulla campagna di Russia ( 1941-1943) - 6. Conclusione: logistica della sconfitta o sconfitta logistica? Allegati ...... .......... ....... .................................................. . Indice dei nomi di persona ............................................ . Indice generale ............................ .................................. .
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