TOMO I - TESTO-PARTE 1
STATO MAGGIORE ESERCITO UFFICIO STORICO
Luigi Emilio Longo
L'ESERCITO ITALIANO E LA QUESTIONE FIUMANA (1918 -1921) TOMO I - TESTO PARTE 1
ROMA 1996
INDICJ
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Indice dei/i a/legwi
INDICE DEGLI ALLEGATI Pag . I - Relazione sulla situazione di Fiume n Relazione sulla situazione politica 2 ,., - Circolare s ul contegno dell'Esercito nelle pubbliche .) dimostrazioni e nelle competizioni di parte Provvedimenti mi litari per la tutela dell'ordine pub4 bl ico in Fiume 5 - Messaggio ciel gen. Pittaluga segnalante i primi rnovimenti dei volontari fiumani Messaggio del gen. Pittal uga segnalante l'inizio della 6 marcia della colonna D ' Annunzio 7 - Messaggio del gen. Pittaluga annunciante l'entrata a Fiume della colon na D' Annunzio 8 - Messaggio del gen. Pittaluga sulla situazione immecliatamente successiva all'ingresso in Fiume cli D ' Annunzio 9 - Messaggio del gcn . Di Robi lant confermante il col po di mano su Fiume e l ' adozio ne delle prime mi-
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sure Messaggio del gen. Pittaluga annunc iante la rirnozione delle bandiere delle nazioni alleate dal Palazzo del Governatorato cli Fiume Primo discorso di D 'Annunzio a Fiume con la prodamazione dell'annessione all'Italia Editoriale de "La Vedetta d ' Italia" del 14.9.1919 A1ticolo de "La Vedetta d'Italia" del 14.9.1919 l\tlessaggio ciel Comando 8" Armata con valutazione numerica delle truppe dannunziane presenti in Fiume il 12.9.1919 M essaggio del Comando 8" Annata con direttive per iniziative nei confronti dei dannunziani Messaggio cli Nitti al gen . Di Robil.ant
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L'esercito ila/iano e fa qu('sfione fìu111a11a ( IY/ 8-1921)
17 - Relazione de] Comandante del Corpo di Occupazione lnteralieato sugli avvenimenti svoltisi a Fiume tra l' l I
ed il 12.9.1919 Pag. 51 18 - Relazione ciel Capo cli S .M. del Comando del Corpo di Occupazione lnteralleato sugli avvenimenti svoltisi a Fiume tra 1'1 1 ed il 12.9. 19 19 57 19 - Comunicazione ciel gen . Gandolfo notificante le modifiche apportate dal gen. Badoglio alle direttive ini ziali del gen. Di Robi lant 60 20 Bando ciel gen. Gandolfo diretto ai mi litari defezionati 62 21 Lettera di D 'Annunzio al ten. col. Roncaglia 63 22 - Direttiva cleJ Comando XXVI C.A. relativa ai posti cli sbarramento 65 23 - Lettera del magg. Rigoli al cap. Capitò relativa alla bandiera del 202° Fanteria 67 24 - Relazione valutativa del gen. Badoglio sul la situazione della questione fiumana 69 25 - Messaggio del gen. Badoglio relativo al sollevamento ciel gen. Di Robilant dal comando dell ' 8" Armata 73 26 - Telegramma del Ministro del la Guerra re lativo all'assunzione del comando di tutte le truppe da parte ciel gen . Baclogl io 74 27 - Lettera a D 'Annunzio degli uffici ali ciel 3° Battaglione del 9° Reggimento Fanteria 75 28 - Lettera ciel Ministro della Guerra al Presidente del Cons iglio sulla situazione al la frontiera orientale e conseguenti predisposizio ni 77 29 - Relazione su "Costituzione di bande armate in J ugoslavia" cieli 'Ufficio Informazioni ciel Comando 8" Armata 79 " 30 - Direttive de] Comando XXVI C.A. per un'eventuale azione con troffensiva in caso di colpi di mano cli volontari j ugoslavi e di attacco cli truppe serbe 84 3 l - Disposizioni del Comando 77" Divisione relative al blocco di Fiume 88 32 - Telegramma del gen. Badoglio con direttive per misure preventivo-repressive 92 33 - Ordine del giorno ciel gen . Badogl io ai militari presenti a Fiume 93
Indice degli allegati
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34 - Ordine del giorno del gen. Badoglio agli ufficiali cliPag. 94 pendenti 35 - Telegramma ciel Ministro della Guerra con clisposizioni per il concentramento dei m il itari defezio nati in 95 stato cli arresto 36 - Direttiva "Provvedimenti vari inerenti ai fatti d i Fi u96 me" del Comando 8" Armata Circolare ciel Min istro della Guerra stabilente la posi37 zione disciplinare e giuridica dei militari implicati negli 99 avvenimenti di Fiume Telegramma del Ministro della Guerra relativo al trat38 tamento dei congedandi della classe 1895 rientranti da 102 F iume Circolare ciel gen. Badoglio ai comandi dipendenti in 39 103 merito al problema disciplinare nell ' Esercito 40 - Dirett ive del Comando Zona di T rieste sul contegno eia assumere nel caso di evacuazione da Fiume 105 delle truppe dannunziane 41 - Disposizioni del gen. Badoglio per la soluzione della 107 questione di Fi ume Disposizioni restrittive ciel gen. Badoglio per l' acces42 108 so a Fiume di personale mil itare e civile 43 - Circolare "lnclirizzo deJJ'azione morale da esercitare su ufficiali e truppe nel momento attuale" ciel Co 109 mandante della Zona cli Trieste ,, 113 44 - Proclama cli D'A nnu nzio del 19.9.1 919 Promemoria del Comandante ciel XXVI C.A. concer45 li 5 ne11te la situazione interna della cittĂ di Fiume 46 - Messaggio del Comando Supremo-Uffic io Operazioni relativo ad un colpo cli m ano di volontari clan118 nunziani s ulla costa adriatica 47 - Bando ciel Comandante in Capo dell'Alto Adri atico diretto al personale della Marina arbitrariamente al119 lontanatosi dalle sedi di servizio 48 - Dislocazione descrittiva dei comandi , truppe e servizi dipendenti dal Comando Truppe della Dalmazia e del 120 la 24" Divisione alla data ciel 16 ..12 .1 9 19 49 - Relazione dell'amrn . Millo sullo spirito delle truppe .137 in Dalmazia
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L'esercito italiano e fa questione jh1ma11a ( 1918-J 921 )
SO - Rapporto sulJ ' incursione ital iana a Traù ciel 24.9.1919 Pag . 14 l 51 Proclamazione della Reggenza Italiana de l Carnaro 149 52 - "Notiziario di informazioni" del Comando Zona di Trieste 150 53 - Volantino satirico contro Nitt i diffuso a Fiume nel 1920 153 54 - Proclama ciel Comando fiumano relativo alla cattura ciel gen. Nigra 154 55 - Formazione e dislocazione delle truppe della Venezia Giulia al 4 .8.1920 156 56 - Re.lazione sullo sbarco e permanenza dei legionari fiumani in Arbe " 178 57 - Relazione sull'occupazione dell'iso la d i Veglia da parte dei legionari fiumani " 183 58 - Piano di difesa della città di Fiume ciel Comando Militare del la Reggenza Italiana del Carnaro 189 59 - Proclama "Agli italiani" di Gabriele D'Annunzio alla vig ilia cli Natale del I 920 I93 60 - Proclama del gen. Caviglia ai cittadini cli Fiume (27.12.1920) 194 61 - Accordi preliminari fra il gen. Ferrario ed i delegati fiumani per la cessazione delle ostil ità 195 62 - Lettera di D'Annunzio al podestà ed al popolo di Fiume notificante la cessione dei poteri 196 63 - I 9 bollettini di guerra della Reggenza Italiana del Carnaro 197 64 · - Orazione "Riconciliazione" pronunciata da D' Annunzio il 2.1.1921 nel cimitero cli Fiume dinnanzi ai fere tri dei caduti dell'una e dell'altra parte 206 65 - Messaggio del gen. Ferrario ad ufficiali e soldati deUa 45" Divisione 209
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L 'esercilo italiano e la quesrione jìuma,w ( 19 18-192 1)
INDICE DEGLI SCHIZZI - GRAFICO DELLE VARlAZIOl\TJ: Dl CONFINE CONNESSE ALLE TRATTATIVE DIPLOMATICHE Pag . 2 - IL SISTEMA DELLE COMUNICAZIONI STRADALI ATTRAVERSO LE LINEE Dl DEMARCAZIONE E LE PROBABILT DIRETTRICI DI UN ' OFFENSIVA SLAVA 3 - LO "STATO-CUSCINETTO" RIPROPOSTO ALL'ITALJA DAGLI ALLEATI CON lL MEMORANDUM DEL 9. 12.1919
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Indice generale
INDICE GENERALE PRESENTAZIONE
Pag.
INTRODUZIONE
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PARTE PRIMA DA VILLA GIUSTI A RONCHI l - Fiume e le sue matrici storiche 2 - Il contenzioso poi itico-diplomatico • Dalla Triplice all' Intesa • Tra ungheresi e croati • L'approccio italiano a Fiume 3 - L'occupazione interalleata • L'arrivo delle truppe ed i primi problemi • I contrasti italo-francesi • Il quadro politico • Gl i incidenti di luglio e le loro conseguenze 4 - I prodromi del pronunciamiento • La s ituazione militare nella zona interessata • Lo sgombero delle truppe italiane da Fiume • I preliminari del piano ed il ruolo di D'Annunzio
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PARTE SECONDA L'ESERCITO E FIUl\tlE DANNUNZIANA: I PRIMI 100 GIORNI 1 - Le vicende politiche generali
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2 - L'inchiesta Pecori Giraldi 3 - Il colpo cli mano
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L'esercito italiano e la questionefiw11a11a (1918 -1921)
4 - Le prime defezioni nei reparti (12- 15 settembre) • Brigata Granatieri ,, • l" Divisione cl' Assalto • Artiglieria • 4" Squadriglia autobl indo ed 8° Btg . bersaglieri ciclisti " • Brigata Regi na • Genio • 5° Squadrone Regg.to "Piemonte Reale Cavalleria" • Squadriglie Aviatori • 2° Btg. del 73° Regg.to Fanteria (Brigata Lombardia) • Carabin ieri • Guardia cli Finanza 5 - Le defezioni successive (16-30 settembre) " • Brigata Regina • Brigata Firenze • Brigata Bologna • 39° Gruppo Cannoni da I 05 • 5" Brigata Bersaglieri • Squadriglie Aviatori " • Altre defezioni individuali 6 - G li avvenimenti nel mese di ottobre " • Occupazione dannu nziana cli Tersatto • Brigata Bologna • Brigata Regina • Dirottamento del piroscafo Presjeclnik Beker • Dirottamento ciel piroscafo Persia • Reparti cl ' Assalto • Asportazione della bandiera del 9° regg.to fanteria " • Artiglieria " • Altri episodi • Le misure preventive e repressive 7 - Gli avvenimenti nel mese di novembre 8 - Gli avveni menti nel mese cli dicembre 9 - Gli eventi a Fiume • Aspetti militari • Aspetti economici e socio-politici 10 - Gli episodi sul territorio nazionale • Corpo d ' Armata di Torino • Corpo cl' Armata cli Alessandria
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Indice generale
• Corpo cl' Armata cli Milano • Corpo d'Armata di Genova • Corpo d'Armata cli Verona • Corpo cl' Armata di Bologna • Corpo d'Armata di Ancona • Corpo cl ' Armata di Firenze • Corpo d'Armata di Roma • Corpo cl' Armata di Napoli • Corpo cl' Armata di Bari • Corpo d'Armata di Palermo 11 - La Regia Marina
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llldice dei/i a/legmi
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INDICE DEGLI ALLEGATI - Relazione sulla situazione di Fiume Pag . 2 - Rela:lione sul la situazione politica 3 - Circo lare sul contegno del l'Esercito nelle pubbliche dimostrazioni e nelle competizioni di parte 4 - Provvedi menti militari per la tutel a dell'ordine pubbl ico in F iume 5 - Messaggio ciel gen. Pittaluga segnalante ¡i primi movin menti dei volontari fiuma ni 6 - Messagg io ciel gen. Pittaluga segnalante J' inizio della marcia della colonna D 'An nunzio 7 - Messaggio del gen. Pittaluga annunciante l'entrata a Fiume della colonna D'Annunzio 8 - Messagg io del geo . Pittaluga sulla s ituazione immecliatamente successiva all ' ingresso in Fiume di D'Annunzio 9 - Messagg io ciel gen. Di Rob il ant con ferma nte il colpo di mano su Fiume e l'adozione delle prime mi sure " 10 - Messaggio del gen . Pittaluga annunciante la rimozione delle bandiere delle nazioni alleate dal Palazzo del Governatorato cli Fiume 11 - Primo discorso di D'Annunzio a Fiume con la proclamazione dell'annessione ali ' ltalia 12 - Editoriale de '"La Vedetta d'Italia" ciel 14 .9.1919 13 - Articolo de "La Vedetta d'Italia" del 14.9.1919 14 - Messaggio del Comando 8' Armata con valutazione numerica delle truppe dannunziane presenti in Fiume il 12 .9. 19 I 9 15 - Messaggio ciel Comando 8° Armata con direttive per iniziative nei confronti dei dannunziani 16 Messaggio cli Nitti al gen. Di Robilant
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!, 'esercito iwlianu e la q11estio11(' jìu111w1a ( 1918-1921)
17 - Relazione del Comandante del Corpo di Occupazione
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1nterallcato sugli avvenime nti svoltisi a Fiu me tra r 11 ed il 12.9.1919 Pag. Relazione ciel Capo ùi S.M. ciel Comando del Corpo di Occupazione Interalleato sugli avvenimenti svoltisi aFiumctral' IJ cdii 12.9.1919 Comunicazione del gen . Gandolfo notifica nte le modifichc apportate dal gen. Badoglio alle diretti ve iniliali del gen. Di Rob ilant Bando del gen . Gandolfo di retto ai mi litari defezionati Lettera cli D' Annunzio al ten. col. Roncaglia " Diretti va del Comando XXVI C.A. relativa ai posti di sba,nmcnto Lettera del magg. Ri goli al cap. Cap itò relativa alla bandiera del 202° Fanteria Relazione val utativa ciel gen. Badoglio sulla s ituazione della questione fiumana Messaggio del gcn. Badoglio relativo al so llevamento del gen. Di Robilanr dal comando dell '8• Armata Telegramma del Ministro della Guerra relati vo all 'asunzione del comando di tutte le truppe da pane del gcn. Badoglio Lettera a D' Annunzio degli ufficial i ciel 3° Ba llaglione ciel 9° Reggimento Fanteria " Lettera del Ministro della Guerra al Presidente del Consigli o sulla situazione alla fron tiera ori entale e ,. co nsegue nti predispos izion i Relazione su ·'Costituzione cli bande armate in Jugoslavia'" dell' Uffic io Tnformazioni ciel Comando 8" Armata Direttive del Comando XXVT C.A. per un·cventualc azione controffe nsiva in caso cl i colpi cl i mano di volontari jugoslavi e cl i attacco cli truppe serbe " Disposizion i del Comando 77· D ivi sione relative al blocco di Fiume Telegramma del gen. Badoglio con direttive per misure preventivo-re pressive Ordine de l giorno del gen. Badoglio ai militari prcsenti a Fiume "
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Indice degli allegmi
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34 - Ordine del giorno del gen. Badoglio agli ufficial i cliPag. 94 pendenti Telegramma ciel Ministro della Guerra con dispos izio35 ni per il concentramento de i militari defezionati in 95 stato cli arresto Direttiva "Provvedimenti vari inere nti ai fatti di Fiu36 96 me" del Comando 8" Armata 37 - Circolare del Ministro della G uerra s tabilente la posizione disciplinare e gi uridica dei militari implicati negli ,, 99 avvenimenti di Fiume 38 - Telegramma del Ministro della Guerra relativo al trattamento dei congedandi della classe 1895 rientranti da 102 Fiume 39 - Circolare del gen. Badoglio ai comandi dipendenti in 103 merito al problema disciplinare nell ' Esercito Dire ttive del Co mando Zona di Tries te s ul conte40 gno da assu mere nel caso di evacuazione da Fiume 105 delle truppe dann unz iane Disposizioni del gen. Badoglio per la soluzione della 41 107 questione cli Fiume 42 - Disposizioni restrittive ciel gen. Badoglio per l' acces108 so a F iume cli personale militare e civile 43 - C ircolare "Indirizzo cleil'azione morale da esercitare s u ufficiali e truppe nel momento attuale'' del Co109 mandante della Zona cli Trieste 113 Proclama di D ' Annunzio del 19.9.1919 44 45 - Promemoria del Comandante ciel XXVI C.A . concer115 nente la situazione interna della c ittĂ di Fi ume Messaggio del Comando Supremo-Ufficio Opera46 zioni relati vo ad un colpo di mano di volontari clan,, il 8 nunz iani sulla costa adriatica Bando del Comandante in Capo dell'Alto Adriatico 47 diretto al personale della Marina arbitrariamente al lontanatos.i dalle sedi cli servizio " I 19 48 - Dis locazione descrittiva dei comandi, truppe e servizi dipendenti dal Comando Truppe della Dalmazia e ciel120 la 24" Divis ione alla data del 16.12.1919 49 - Relazione clell'arnm. Milio sullo spirito delle truppe 137 in Dalmazia
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L'esercì/o italiano e la questione jìuman,1 (J<J 18-1921 )
50 - Rapporto su ll ' incursione italiana a Traù del 24.9.19 19 Pag. 141 51 - Proclamazione della Reggenza Italiana del Carnaro 149 52 - "Notiziario di informazioni" del Comando Zona di Trieste 150 53 - Volantino satirico contro N itti d iffuso a Fiume nel 1920 153 54 - Proclama de l Comando fiu mano relativo alla cattura del gen. Nigra 154 55 - Formazione e dislocazione delle truppe della Venezia Giulia al 4.8.1920 156 56 - Relazione sullo sbarco e permanenza dei legio nari fiumani in Arbe 178 57 - Re laz ione sull'occupazio ne dell'isola cli Veglia da parte dei legionari fiumani J83 58 - Piano cli difesa della c ittà d i Fiume ciel Comando Militare della Reggenza Italiana ciel Carnaro 189 59 - Proclama "Agli italiani" di Gabriele D ' Annunzio alla vigilia di Natale del 1920 193 60 - Proclama del gen. Caviglia ai cittadini d i Fiume (27 .1 2.1920) 194 61 - Accordi preliminari fra il gen . Ferrario ed i delegati fi umani per la cessazione delle ostilità " 195 62 - Lettera di D 'Annunzio al podes tà ed al popolo di Fiume notificante la cessione dei poteri 196 63 - I 9 bollettin i di guerra della Reggenza Italiana del Carnaro 197 64 - Orazione "Riconciliazione" pronunciata da D 'Annunzio il 2.J .1921 nel c imitero cli Fiume dinnanzi ai feretri dei caduti cicli' una e del l' altra parte 206 65 - Messaggio del gen. Ferrario ad ufficiali e soldati della 45" Divisione 209
PROPRIETÀ LETTERARLA Tutti i di ritti riservati . Vietata la riprodu zione anche parziale senza autorizzazione. © 13Y UFPICIO STORICO SME - ROM A 1996
STILGRAFICA S.r.l. · Via della Monella. 36 · Tel. 06/43588200 · ROMA 1996
PRESENTAZIONE Il parlare di Fiume e delle vicende militari legate alla città, richiama quasi automaticamente alla memoria gli avvenilnenti che hanno visto protagonista Gabriele cl' Annunzio. Ma la questione fiumana non è solo una vicenda del vate pescarese. È di per se stessa complessa , costituita da un insieme di accadimenti svoltisi in ambito internazionale e nel contesto interno italiano, che si dipanano contemporaneamente risultando così di d{/jicile interpretazione. L'autore ha giustcunen.te tenuto conto di tale realtà e, non perdendo di vista il tema difondo del·coinvolgimento dell'Esercito, fornisce un quadro d'insieme del multiforme scenario esaminandolo in tre momenti distinti: dall'armistizio del 3 no vembre 1918 alla vigilia della spedizione dannunziana su Fiume, durante i primi 100 giorni di occupazione e, infine, nel periodo compreso tra il 7920 e La chiusura dej,nitiva del!' aspetto niilitare della questione fiumana. L'accurata ricerca storiografica effettuata sia tra il vasto ,nateriale archivistico dell'Ufficio sia tra le carte conservate presso altri archivi , la precisa introduzione, la sin.tetica ed essenziale esposizione, fanno si che il lettore possa seguire con facilità l'evolversi degli avvenimenti, comprendendo appieno il travaglio umano di chi fu combattuto tra l 'intima adesione alla causa della italianità di Fiume e l'imprescindibile dovere in quanto appartenente alle Forze Armate. Un particolare ringraziamento all'autore, dott. Luigi Emilio Longo, valido e prezioso collaboratore delf"Ufficio, che ha saputo portare a termine un'opera così. complessa con encomiabile efficacia. IL CAPO UFFICIO (Col. c.s . SM Riccardo TREPPICCJONE)
INTRODUZIONE
Jn1roduzione
VII
La questione .fiumana costituisce un argomento molto complesso, e tale caratterizzazione deriva dalla molteplice contemporaneità di vicende svoltesi tanto nello spec(fico territorio quanto in sede internazionale e nell'ambito interno italiano. Gli aspetri diplomatici si intrecciano quindi con quelli politici ed entram.bi con quelli militari, al punto tale che risulta arduo trattare di questi ultimi senza una conoscenza anche dei primi, sia nelle loro premesse che nella successiva evoluzione. Allo scopo pertanto di consentire al lettore di inquadrare al meglio il coinvolgimento dell'Esercito italiano nella problematica fiumana , si è cercalo di fornire un quadro, sia pure a grandi linee, delle trattative antecedenti alla prima guerra mondiale ed immediatam.ente successive ad essa che determinarono quel contenzioso politico-diplomatico dal quale trasse origine la "complicazione Fiume " . Analogo criterio è stato seguilo per i negoziati della Co11ferenza della Pace, iniziati a Versailles nel gennaio 1919 e, una volta venuta progressivamente meno La loro fimzione, anche per quelle trattative più ristrette fra i Paesi direttamente interessati che si sostituirono ad essi. In particolare, gli eventi politici internazionali e quelli interni italiani, per quanto riguarda la seconda metà del 1919 e l'intero arco del 1920, sono stati riportati all'inizio della trattazione relativa a tali segmenti temporali così da perrnettere al lettore, prima di soffermarsi sugli aspetri più specificamente militari dell'intera vicenda trattati con maggiore rilevanza, di disporre anticipatamente di un quadro riassuntivo generale. Contemporanei agli avvenimenti riguardanti Fiume fitrono quelli relativi alla Dalmazia, anche per i quali è pertanto risultata indispensabile una ricostruzione, se pur sintetica, date le molteplici e strette connessioni con la questione f iumana. Il problema era quello di una congrua collocazione nel contesto espositivo, evitando "stacchi" o sovrapposizioni derivanti dal fatto che gli eventi in questione ebbero anch'essi una decorrenza fra il novembre i 9 I 8 ed il dic:ernhre 1920. La soluzione adottata è srata quella di una sistemazione all'inizio della terza parte, autonoma rispetto agli altri capitoli e tale quindi da non inte,ferire nel contenuto di questi.
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L'eserciro italia110 e la questione Fiumana (1918-1921)
La Regia Marina fu anch'essa coinvolta nelle vicende fiumane. e non poche furono le circos1anze nelle quali il coinvolgimento risultò associato a quello dell'Esercito. Anche se il presente lavo,v riguarda primamente queSL 'ultimo, ed in attesa di una specifico studio sul ruolo svolto nei fatti di Fiume dall'alh·aforza armala, si è rite11u10 opportuno procedere ad una si111esi rievocativa anche per essa, che prescindesse da aspetti merameme c1vnachistici, demandabili all'auspicata analisi di seflore, e che fosse invece più aflenta alle implicazioni etiche e disciplinari, elemento ques10 di fondamentale importanza afattor comune con l'Esercito e pun10 nodale nella par1ecipazione dell'intero apparato militare italiano alla questione di Fiume. Alcune pagine sono state riservate aLle phì significanti connotazioni socio-politiche ed ambien1ali della realtà fiumana; a pane il loro inLrinseco i111eresse sul piano della storia poli1ica, sociale, culturale e del costume, di buona parte di esse furono protagonisti più o meno diretti molte individualità o gruppi provenienti dai ranghi dell'Esercito e defezionati nelle file dannunziane. Pur nell'osservanza dei limìti programmatici impliciti nella tematica del volume e nel titolo che la definisce, è questo un assunto che va sempre tenuto presente allorché si parla del/ 'Esercito italiano e della questione fiumana, e cioè che la con1roparte militare era rappresentata,fatti salvi i volonwri di estrazione locale, da coloro che avevano segui10 D'Annunzio a Fiume sin dall 'inizio dell ' ùnpresa od anche in seguito e che, se pure nel ruolo di ribelli, avevano continuato a ves1ire il grigioverde ed a portare le sie/lette.
"Li abbiamo tutti ricoperti con lo stesso lauro e con la stessa bandiera. L'armonia del lauro vince l'odore tetro e la bandiera abbraccia la discordia". Così recitava un brano della commossa orazione fun ebre pronunciata dal poeta il 2 gennaio 1921 per i caduti di ambo le parri. Quella di Fiume fu pertanto vicenda di tutto l'Esercito italiano, una storia esaltan.Je ed amara insieme. per alcuni aspetti aulica e per altri dozzinale, conrrassegnata da generosità ed opportunismi, da ebbrezza spirìtuale e materialità, da slanci ideali e meschinità, da decisionismi ed ignavie, da protagonismi e de.filamenti. Fu, comunque, storia di uomini, con tutti i suoi pregi ed i suoi limiti, ma alla quale guardare ad ogni modo con rispettosa allenzione perché, dalla parie migliore di essi - quella che, tanta o poca che sia, lascia di ogni evento /'impron1a tramandatrice - fu vissuta con una partecipazione gaudiosa ed insieme sofferta, intimameme conflittuale, con una ineludibile contrapposizione tra i moti dell'animo ed in vincoli del dovere. È con questo spirito che ci siamo accinti a rievocarla.
PARTE PRIMA
DA VILLA GIUSTI A RONCHI
Da \lilla Giusti a Ronchi
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I - FIUME E LE SUE MATRICI STORICHE Le origi ni d i Fiume risultano molto lontane nel tempo. Tolomeo , nell'enumerazione dei luoghi abitati che l'antica strada romana anelava attraversando lungo il Quarnaro , aveva menzionato Tarsatica, c ittà romana il cu i nome, per la comunanza della sillaba radicale, era stato per lungo tempo avvicinato a quello di Tersatto, villaggio che sorgeva al di là della Fi umara, il solco torrentizio vallivo ~he ha costituito per secoli il limite orientale di Fiume e deJ suo territorio. Tersatto era situato nella parte alta dello zoccolo roccioso di chiara impronta carsica che discende sino al mare, proprio sull' orlo della profonda gola tagliata dal fiume. S i era data per scontata, quind i, l'analogia dei due toponimi, ammettendo solo che in basso, là 'dove poi si sarebbe sviluppata Fiume, esistesse tutt' al pi ù un sobborgo senza importanza. L'a.c costamento risultava alquanto forzato , e prob,abilmente era stato formulato ed ali mentato per negare la latinità origl'oaria di Fiume, e ciò nonostante l'esistenza cli alcuni elementi che semb}-avano poter deporre per una identificazione con l' antica Tarsatica. Nell ' elencazione di Tolomeo questa , dopo Albona e Fiamona, era menzionatà· immediatamente innanzi alla foce de.I fiume Eneo (altra denominazione assunta dalla Fiumara, insieme a quella di Rècina usata dagli slavi), unico corso d 'acqua esistente lungo questo tratto della costa. Inoltre , una netta asserzione circa il fatto che Tarsatica avesse assunto nel tempo il no1ùe di F iume era stata fatta dal Palladio, con la ulteriore precisazione che la vecchia dizione era stata attribuita ad un castello situato nei pressi. Ancora, ad oriente della città e nelle sue immediate vicinanze, furono reperite tracce di quel grande vallo , risalente poi le pietraie cars iche verso la g iogaia delle Alpi Giulie, che i Romani costru irono nel Il secolo a .C. per difendersi dalle offese dei barbari minaccianti la terra istriana di confine; ed è logico pensare che una città sorgesse, al riparo ciel vallo, là dove questo metteva capo al mare e non al di fuori di esso. Infine , al tri reperti sembravano non lasciare dubbi circa la romanità originaria di Fiu me: un robusto arco di grossi blocchi a secco, unente due casette
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L'esercito italiano e la queslione Fiumana ( 1918-1921)
passando al cli sopra di una via della Città Vecchia, alcune lastre marmoree funerarie, e soprattutto importanti rinvenimenti archeologici venuti alla luce nel 1914 (potenti e massicci muri cli epoca romana, te1Tacotte, monete risalenti fino ai primi Cesari, piccoli bronzi , vetri, fibule, cucchiai, spilli ed ornamenti femminili) che deponevano anche per il ruolo di primo piano della località, certamente una città e non un sobborgo od addirittura un semplice caposaldo post.o a difesa del vallo . L' interesse cli questi ultimi ritrovamenti consisteva, sotto il profilo storico, anche nel fatto che muri abbattuti, pietre calcinate e metalli fusi avevano dato l' impressione che l 'antica città avesse subito una violenta distruzione, o ad opera di nemici o ciel fuoco. Ciò sembrava confermare la tradizione tramandata eia Eginardo, segretario cli Carlo Magno e precettore ciel figlio Lotario, e raccolta più tardi dal Palladio, che l'imperatore avesse fatto distruggere completamente Tarsatica nell'800 per vendicare l'uccisione ciel duca Enrico del Friuli, trucidato a tradimento nelle vicinanze immediate della città. Carlo Magno aveva esteso il suo dominio all'Istria, alla Liburnia (la striscia di costiera cieli 'antica Illiria estendentesi da Fiume verso Albona, ad occidente, e verso Segna ad oriente) ed in parte alla Dalmazia; non è accertato se Tarsatica rientrasse in questo ,dominio dell 'imperatore ovvero riconoscesse ancora quello della lontana Bisanzio alla quale , almeno nominalmente , fino allora spettava. Da quel momento, per aJcuni secoli, si ignora quale sia stata la storia di Fiume, ciò che potrebbe confermare essere stata la sua distruzione veramente radicale. Certo, qualche fuggiasco doveva essere ritornato presto sul luogo delle rovine, ed un piccolo centro doveva essersi formato abbastanza rapidamente , un po' per l'antica tradizione ed un po ' per la situazione naturalmente favorevole, sulla costa ciel mare e presso la foce cieli' unico corso d ' acqua meritevole ciel nome di fiume . Ma, come conseguenza della distruzione, o l' antico nome Tarsatica si perse completamente o, come affermò il Palladio, si trasmise ad u n prossimo villaggio tramutandosi poi in Tersatto. Certo è che per almeno due secol i non si seppe più nulla ciel centro risorto sulle rovine, e che, quando infine al principio clell'XI secolo se ne ebbe notizia in quanto sottoposto al vescovo istriano cli Pola, esso non portava più l'antico nome. I più antichi documenti relativi alla storia della città di nuova formazione la chiamavano, ancora latinamente, "terra fluminis sancii Viti" o "terra quae dicitur Flumen"; erano del XIII secolo , e confermavano come il nuovo nome fosse dato appunto dalla particolare situazione
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presso quello che, in una regione carsica per eccellenza (dove le acque, come è noto, per la grande permeabilità delle rocce sono rapidamente sottratte alla circolazione superficiale) rappresentava, come corso d'acqua fluviale, più che una rarità un esempio veramente unico. E mostravano anche che Fiume era ancora non più che una semplice "terra" e non era finora assurta all'importanza di una "civitas", il che avrebbe potuto spiegare il lungo silenzio precedente dei documenti e delle cronache. Ma i progress i cli Fiume dovettero essere abbastanza rapidi se nel 1291 il Senato Veneziano dichiarava i fiumani nem ic i dei Veneziani, certo per la concorrenza commerciale che già veniva delineandos i eia parte del centro marinaro risorto sulle rive del Quarnaro. Questo fu dato in feudo dai Vescovi cli Pola ai signori di Duino, ma il vincolo feudale venne così attenuandosi che da un lato i Duinati poterono cedere la terra ai Frangipani, che la tennero per un trentennio (fino al 1365) , e dall'altro la città venne ridestandosi a nuova vita ed i cittadini riacquistarono la coscienza dei propri diritti municipali. Estintasi nel 1399 la famiglia dei Du ino, Fiume, così come ogni altro loro bene , passò ai conti cli Walsee e poi, nel 1466, alla casa cl' Asburgo erede, nella persona cieli 'imperatore Federico lll , di que.lla famiglia com itale. La città diveniva così libera dal vassallaggio e proprietà privata del monarca. Essa intanto , anche sotto i Duino ed i Walsee e più ancora sotto gli Asburgo, era venuta organizzandosi come un comune quasi indipendente , tanti erano i privilegi e le franchigie accordate dai suoi signori , e la prosperità dei commerci, quale era consentita dalla sua situazione, le conferiva una crescente importanza. In gran parte proprio per questa ragione Fiume si trovò direttamente coinvolta nelle lotte fra l'imperatore e Venezia , e nel primo decennio del Cinq uecento venne più volte occupata dalla controparte lagunare. Nel 1522 Fiume fu aggregata al Ducato di Carniola ed inviò suoi rappresentanti alle Diete cli Lubiana . Si trattava, peraltro, cli ~n legame politico piuttosto tenue, dal momento che la signoria non si ingeriva più di tanto nella vita interna della città , lasciando che questa si sviluppasse e si organizzasse secondo i suoi antichi e recenti privilegi ed in base alla volontà dei cittadini. Ma i benefici e le franch igie di cui Fiume godeva erano essenzialmente tradizionali, non raccolti , ordinati né sanciti; a ciò pose riparo l'imperatore Ferdinando I attraverso la concessione , nel 1530, degli Statuti cittadini che costituirono il fondamento legislativo nella secolare autonomia fiumana. In base ad essi, Fiume fu chiamata
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"repubblica" e no n più soggetta alle dipendenze della Carniola né di altra autorità esterna . Anzi, venne sancito che il capi tano preposto dagli Asburgo a rappresentarli ne lla città doveva, appena entratovi , giurare davanti ai giudici pieno rispetto agli Statuti: inoltre Fiume godeva delJa prerogativa d i prestare il proprio impegno cli fedeltà al principe purché questi conservasse le immunità cittadine. Era l'espressione di un 'autonom ia ormai affermata e radicata, tale da risultare tetragona ad ogn i mutamento che potesse in qualche modo d imi nu irla od intaccarl a. Se ne ebbe conferm a q uando Maria Teresa, che nel l 748 aveva creato la Provincia Commerciale avente come capolu ogo Trieste , volle q uattro anni dopo annetterv i Fi ume che, vedendo d iminu ita la propri a indipendenza po litica e prosperità economica, esercitò un'opposizione pertinace che portò nel 1776 alla revoca del provvedimento. Maria Teresa però, andando contro la tradi?:ione storica e la realtà geografica , vo ile unire Fiume alla Croazia; anche in questo caso la città fece resistenza ottenendo, nel 1779, l'abolizione del decreto. Venne posta a far parte de lla corona d 'Unghe ria, ma ancora come "corpo separato" e con un ' autonomia comprovata dal fatto che l'Ungheria non poteva introdurTe in Fiume nessuna legge senza il consenso della c ittà, e che senza l'adesione di questa non poteva neppure essere accresciuto il suo stesso territorio. Ma la conquista napoleonica del 1809 e l'incorporazione di Fiume nelle province illiriche de ll' impero (e q uind i il suo assorbimento in quella parte della Croazia che cadeva sotto il domi nio fra ncese) segnarono il rapido tracollo della prosperità dell'emporio fiumano, sia in rapporto alla politica del blocco continentale , sia in rapporto allo spietato fisc alismo ciel nuovo reg ime. li ri torno delle truppe austriache ciel generale N ugent nel 1813 , preceduto da un bombardamento della flotta inglese , fu pertanto salutato come una liberazio ne. Tale entusiasmo diminuì notevolmente quando i fiu mani si accorsero che g li one ri per il mantenimento di truppe nel territorio e per il proseguimento della guerra non e rano d iminuiti affatto sotto il restaurato governo austriaco e, quel che era pegg io, che p ur ristab ile ndosi il regime d i porto franco , l' ammi nistrazione diventava quella austro-ungarica e non si parlava più di regime ungherese né del ripristino delle autonomie comunali soppresse dalla conquista francese . Il regime austro-germanico durò in Fiume s ino al l 822 quando, in risposta alle richieste ungheresi , Francesco T si decise a restituire alla corona d.i S . Stefano i te rritori ad essa appartenenti prima dell a conqui -
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sta francese, e tale ripristino della situazione anteriore al 1809 riportò condizioni propizie ai traffici del porto e allo sviluppo dell'industria delle costruzioni marittime. Anche l'aumento demografico della popolazione cittadina, nettamente arrestato nel periodo francese ed austriaco, ebbe una ripresa in evidente relazione con le migliorate condizioni economiche. È in questo periodo che evidentemente riprende la corrente immigratoria di elementi cli varie nazionalità (ungheresi, austrotedeschi, sloveni, ecc .) già iniziata nel seco lo precedente, accanto a quella italiana e croata; tuttavia anche con questo notevole aumento della popolazione l'elemento italiano resta sempre prevalente e la città continua a compiere la sua funzione cli italianizzare, nella generalità dei casi in capo ad una o due generazioni, gli immigrati di altre nazionalità. A Piume , forse perché situata sul mare ~ difesa, oltre che dalle sue mLtra, dalla Fiumara e dal vallo antico , il carattere latino era venuto conservandosi più che altrove affermandosi, oltre che con i suoi ordinamenti simili a quelli dei liberi Comuni italici, in particolare con l'uso del volgare italiano. La stessa floridezza economica della città aveva sempre attratto italiani dalla penisola, con l'effetto di rafforzare sempre pii:1 la sua latinità che divenne, ad un certo punto, vera e propria italianità . Che non era assimilabile neanche a quella della Dalmazia, dove Venezia, nel corso del suo dominio più volte secolare, aveva diffuso accanto alla locale parlata neolatina la lingua italiana, perché a Fiume Venezia non ebbe modo cli esercitare che un effimero dominio valutabile in pochi mesi, per cui l'italianità fiumana poteva essere considerata come veramente autoctona, derivata dalla sua latinità. E proprio la lingua, pertanto, costituiva uno dei più vaLidi e solidi fondamenti del\' indipendenza politica. ll più antico documento che si sia conservato nell'archivio cittadino è in italiano e data dal principio ciel Quattrocento. Anche se il latino continuava ad usarsi negli atti pubblici , il volgare era preferito quando le ordinanze dovevano essere comprese dal popolino: è del 1449 un elenco pubblicato dal Consiglio ciel Comune, contenente i prezzi del pesce, ed è in italiano. Del 1475, sempre nella parlata volgare, è un inventario dei beni mobili della cattedrale , e nello stesso periodo di tempo es.i stevano già scuole nelle quali si insegnava in italiano. Nel secolo successivo, la necessità di usare l'italiano per essere più cliffusamentc compresi è dichiarata in un proclama latino: ad omnium claram intelligentiam, adstante magna populi mullitudine. Tutte le istanze dirette al principe sono redatte in italiano, nei
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L 'eserci10 italiano e la questione Fiumana (1918-1 921)
processi le testimon ianze sono date o riportate in italiano , si difende e si predica in italiano, e questa italianità culturale e linguistica va rafforzando.si nei secoli seguenti sempre di più, anche se dal contado c'è una penetrazione di elementi slavi nella città. Questa indiscussa prevalenza della lingua, del costume e della cultura italiani in Fiume, tutta volta al mare ed alle opposte coste dell ' Adriatico (su 38 navi immatricolate nel porto nel 1803, 37 hanno norni italiani) incomincia però ad incontrare neUe popolazioni rurali dell'immediato retroterra ed in quelle ciel contiguo litorale croato una resistenza sconosciuta nei secoli precedenti; nasce cioè una coscienza nazionale croata, ancora incerta e primitiva, ma forse proprio per questo vivace ed aggressiva in certe sue espressioni, che rende più facile la difesa del carattere nazionale e della lingua degli slavi inurbati. E, ciò che più conta, la mera questione giurisdizionale cieli 'appartenenza di Fiume al vicino regno croato si trasforma sempre più in una lotta di nazionalità fra la popolazione italiana prevalente dentro le mura comunali e quella slava sparsa intorno a queste, dal borgo cli Sussak., sorto ai piedi ciel colle cli Tersatto sulle rive o rientali dell ' Eneo al principio ciel secolo XIX , al vecchio villaggio feudale cli Castua ed ai gruppi slavi della riviera liburnica. In questo nuovo clima, aspetto a sua volta cli quel profondo travaglio della coscienza europea che porta alle affermazioni delle nazionalità nell'800, la rivendicazione dell'appartenenza di Fiume alla Croazia uscì dalla schermaglia delle discussioni in seno alle D.iete ed alle deputazioni per sfociare nel tentativo di conquista violenta; e, per contraccolpo, la difesa delle autonomie cittadine di fronte a tale tentativo contribuì a rinsaldare, dal punto cli vista nazionale, la compattezza cieli 'elemento italiano. Nell'agosto 1848, approfittando dei disordini antimonarchici scoppiati in Ungheria, la Croazia occupò Fiume e la tenne per un ventennio alle sue dipendenze. In questo periodo la città protestò e resistette, rifiutando di riconoscere il fatto compiuto che ledeva ogni suo diritto. Ri fiutò anche cli eleggere deputati alla Dieta di Zagabria, votando con schede sulle quali era scritto " nessu no", e quando infine si decise ad eleggerli, lo fece con il mandato specifico di protestare contro l'unione alla Croazia, cosa che fu fatta usando la lingua ital.iana. A questo proposito, nel 1861 il Consiglio municipale protestò contro certe avvisaglie dei croati ostili ali' insegnamento italiano, ed inviò un appello ali' imperatore in questi termini:
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"Si scorge a piena luce la jln ora palliata tendenza di volere, in Fiume, introdurre a viva forza nelle pubbliche scuole la lingua croata, onde così (seminando nei cuori infantili zizzania contro la lingua italiana che è pur quella che si parla sino da che Fiume esiste) formar giovanetti nemici alla propria città nativa per secondare poi incauti le altrui arcane velleità. Maestà Sacratissùna , non è questo il ,nomento, e d'altronde ne sarebbe supeijZuo il dimostrare ciò che è universalmente noto, esser cioè l'idioma italiano da secoli in Fiume la lingua della scuola, del foro, del commercio, di ogni pubblico e privato convegno, insomma esser la lingua del Paese, ed uno dei principali veicoli cui attribuire devesi ed il grado di sua cultura e del suo progresso commerciale ed industriale. Quindi gratuita riesce la dimostrazione di quanto pregiudizio sarebbe ogni indisposizione cui si tentasse di dare il ba_ndo od assegnare un' angusta cerchia alla lingua dell'attuale istruzione (l'italiana) in queste pubbliche scuole sostituendovi la croata " 1• Infine nel 1869, la commiss ione ungaro-croata istituita per riso!vere le questioni pendenti fra le due corone, se non pervenne a strappare ai croati una rinuncia ai diritti su Fiume , riuscì però a far loro accettare nuovamente l'unione diretta della città all'Ungheria ma solo quale ''corpus separatum" . l fiu mani non avevano cittadinanza ungherese bensì "fiumana". Era il ritorno alla situazione anteriore al 1809 e successiva al I 822, anche se la Croazia aveva insistito perché tale sol uzione fosse considerata come "provvisoria" . Fu in realtà un'aggettivazione meramente formale, che si sarebbe protratta sino alla vittoria italiana del 1918 contro l'Austria-Ungheria. E fu in base a questo aggettivo che sarebbe stata regolata sino a quel momento la vita e l'amministrazione della città . Per quanto riguarda questo aspetto, l'Ungheria lasciò un 'orma profonda. L'efficienza della pubblica amministrazione era esemplare , basata sulla chiarezza delle normative, sulla semplicità degli atti burocratici , sulla snella funzionalità dei pubblici poteri, sulla rigorosa eticità comportamentale dei fu nzionari cli qualsiasi livello. Gli ungheresi avevano un alto senso dello Stato , supremo ordinatore della vita della na-
' Lupo Della Montagna, "Il TrenLino, la Vene,:ìa Giulia e la Dalmazia nel Risorgimento irnlhino" . Milano, Risorgimento. 1914.
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L'esercito iraliano e la quesrione F iumana ( 1918-1921)
zione. Questa concezione, non molto diversa da quella vigente nel resto dell'impero asburgico, fu portata quasi al limite de.l culto da quando simboleggiarono nella Corona di S . Stefano lo Stato stesso. E, poiché essa era sacra, anche lo Stato doveva partecipare, in qualche misura , a codesta sacralità. Dal momento , poi, che lo Stato si reggeva sulle leggi , esse erano inviolabili ed il cittadino era obbligato ad osservarle sotto giuramento. Ogni qualvolta una legge ven iva estesa a F iume il podestà, in una solenne seduta della Rappresentanza alla presenza del governatore, doveva gi urare fedeltà alla nuova legge . l i governatore costituiva il nesso fra il muni.cipio cittadino ed il governo ungherese . Egli aveva il diritto di interveni re alle adunanze della Rappresentanza municipale e di sospenderne i deliberati, e fungeva da gi udice di seconda istanza in alcuni affari amm inistrativi. Fiume era distinta nella città ed in tre sottocomun i, quelli cli Plasse, di Còsala e di Drenova. La Rappresentanza municipale era costituita eia 56 membri , dei qual i soltanto 6 eletti dai sottocomuni, riuniti in un un ico corpo elettorale. Il suo mandato era di sei ann.i , ma ad ogni triennio si rinnovava per metà. Essa eleggeva il podestà e due vicepresidenti. Il podestà presiedeva le sed ute, ed aveva facoltà di sospendere quei deliberati che ritenesse contrari alla costituzione, allo statuto municipale ed agli interessi dell a città; in tali casi la decisione era rimessa al governatore , contro il quale si poteva però ulteriormente ricorrere al governo ungherese . La Rappresentanza eleggeva poi nel proprio seno numerose commissioni, alcune delle qual i avevano soltanto il compito di studiare le singole questioni portate dinnanzi ali ' ufficio deliberativo della Rappresentanza stessa , ed altre invece avevano potere amministrativo. La più impo1tante cli esse era la delegazione municipale, composta di 10 membri e presieduta dal podestà, la quale decideva affari amministrativi cli minor conto, fu ngeva da seconda istanza di fronte al Magistrato civico, deliberava sussidi, esercitava il controllo su tutti gli istituti comunali e, in caso di scioglimento della Rappresentanza, deliberava in s ua vece su tutti gli affari urgenti. Vi era poi, fra le altre commissioni, un Comitato per i dazi civici che dirigeva la gestione di questa fonte prioritaria delle risorse economiche del Comune . Carattere esecutivo aveva il Magistrato Civico , presieduto pure dal podestà, diviso in numerose sezioni: magistrato interno, polizia , ufficio edile, contabilità e cassa, sezione sanitaria, esattoria delle imposte. A facilitare la sua azione vi erano i cosiddetti giudici, eletti dai sottoco'muni , ed i cosiddetti deputati del le singole frazio ni.
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Tutti i c ittadini fiumani, della città e dei sottocomuni , costituivano un corpo elettorale unico per l'elezione di un deputato al parlamento ungherese. Secondo la legge croata spettava a Fiume il diritto di mandare due deputati alla Dieta di Zagabria, ma Fi ume non esercitava mai questo diritto non volendo ammettere, con esso, un qualsiasi legarne politico con la Croazia. li "provvisorio" riconosceva una larga autonomia amministrativa al comune cittadino, mentre si riaprivano scuole statali italiane, lo sviluppo tecnico e commerciale del porto assumeva grandi proporzioni e la generale prosperità, nonostante la crisi delle costruzioni navali, già delineatasi nel periodo croato in conseguenza della decadenza della marina velica, segnava un continuo sviluppo. li governo ungherese, facendo per Fiume ciò che quello austriaco faceva per Trieste, non risparmiò generosi aiuti al proprio porto adriatico attre7:zanclolo modernamente e migliorando le vie di comunicazione con il retroterra danubiano. In questa situazione è comprensibile che nella città tlltta impegnata , nel ventennio anteriore al 1870, nella rivendicazione della propria autonomia municipale e nella lotta per la riannessione ali' Ungheria quale unica difesa contro l'assorbimento da parte della Croazia, non sia sorta, o almeno non si sia diffusa, come invece a Trieste e nell' Istria, una coscienza irredentistica italiana, che anelasse oltre l'ideale della prosperità ed autonomia cittadina e della difesa dell' italianità culturale contro la minaccia dei nazionalisti croati. La stessa simpatia sorta nel Risorgimento fra l'ltalia e l'Ungheria faceva sì che italian i ed ungheresi potessero, a Fiume , parlare di fratellanza italo-magiara e costituire un fronte unico anticroato. Il notevole svil uppo del borgo di Sussak ai confini del "corpus separatum" in territorio croato oltre l'Eneo aiutava, pur rimanendo legato strettamente alla vita economica di fjume, a determinare una specie di separazione, anche materiale, fra l' elemento slavo domiciliato prevalentemente sulla riva sinistra dell'Eneo e la popolazione cittadina i.taliana e l' elemento burocratico e mercantile magiaro , residenti nella parte vecchia ed in quella nuova della città propriamente detta . Dopo un certo periodo nel quale l'accorcio fu effettivo e sentito, mentre la soddisfazione per lo sviluppo veramente grandioso del. porto e della città metteva da parte qualsiasi altra considerazione (18701890), questa fraternità mag iaro-fiumana non poté non soffrire grandemente dell'allontanarsi nel tempo e nel ricordo del dominio croato, del rafforzarsi del senso autonomistico dei fiumani, della politica ungherese che con gli anni (ed in relazione alla situazione dell'Ungheria nel qua-
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dro dell'impero dualistico) diventò sempre più accentratrice e nazionalistica. I fiumani avevano considerato costantemente l'annessione della loro città all'Ungheria quale "corpus separatum" come la migliore assicurazione delle autonomie comunali e della loro fisionomia e cultura nazionali; quando l'atteggiamento de l governo ungherese fece comprendere che la loro idea cli Fiume come cli un elemento a sé (una specie cli terzo elemento, a parità o quasi di diritti con gl i altri due elementi costitutivi della corona di S. Stefano, l'llngheria e la Croazia-SlavoniaDalmazia) non era affatto condivisa a Budapest, la delusione fu grave. L' introduzione a Fiume della polizia cli confine, di matrice statale e composta tutta cli agenti ungheresi, che venne a sostituire nel 1913 quella municipale nelle sue principali funzion i, ed una serie di aspri atteggiamenti da parte ciel governatore conte Wickenburg inviso ai più, aumentarono ancora l'ostilità dei fiumani contro gli ungheresi ormai considerati come stranieri intrusi e prepotenti, mentre questi a loro volta accusavano i fiumani di ingratitudine verso il Paese che tanti benefici aveva apportato alla città. In tale atmosfera , l'aspirazione inedentistica cominciò a prendere sempre maggiore consistenza. Se il ceto mercantile nei suoi vari strati, di fronte alla realtà concreta del porto, pieno cli navi provenienti da oltre Atlantico e dal medio ed estremo Oriente , e del.le industrie in pieno svi luppo , assorbiva agevolmente gli inconvenienti ciel matrimonio cli interesse con l'Ungheria , la generazione più giovane di questo stesso ceto iniz iava a fare causa comune, per una buona parte, con il movimento irredentistico delle altre regioni italiane dell'impero asburgico , a trasferirsi dalle università austro-ungariche a quelle italiane ed a portare l'attenzione sulla questione di Fiume, ancora quasi universalmente sconosciuta , mentre in vece largamente diffuse erano le rivendicazioni cli Trento, cli Trieste, dell'Istria ed anche della Dalmazia. Lo scoppio del conflitto e la successiva entrata dell'Italia nelle ostilità determinò, ovviamente, un atteggiamento ancora più severo delle autorità ungheresi nei riguardi dell'elemento italiano di Fiume, una buona metà ciel quale era composto da italiani cosiddetti "austriaci" (coloro che per ragioni di lavoro venivano dall'Istria, dal Friuli o dal Trentino ed avevano pertanto la cittadinanza austriaca) e "regnicoli", come erano denominati quanti s'erano stabiliti in città venendo dall'Italia. Molti di questi ultimi forono deporta ti nel lager cli Tapioslily, dove subirono angherie di ogni genere, od in località di confine nelle province cieli ' interno, molti altri ancora furono richiamati alle armi con la de-
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signazione cli "p.u." (politicamente inficio), mentre numerosi fiumani raggiunsero l'Italia e più di un centinaio si arruolarono nel suo esercito. L'atteggiamento cleJl'e)emento croato, che aveva destato nelle autorità austro-ungariche qualche apprensione nelle prime setti mane della guerra contro la Serbia - ma che poi invece si era rivelato nel complesso realmente fedele alla causa degli Asburgo , pieno di slancio guerriero anche, e forse prevalentemente, contro i serbi - fu di violenta ostilità verso gli italiani. Tuttavia, in non pochi casi, l'animosità contro l'oppressione austro-ungherese e l'aspettativa della vittoria "antimilitarista" dell'Intesa portò ad una specie di fronte unico fra gruppi delle due nazionalità. Certo è che in Fiume, tra il r.itiro degli occupanti croati e la fine della prima guena mondiale, tutto era italiano: scuole ed associazioni, istituzioni e teatri, tribunali e giornali, amministrazione ed uffici, costumi ed usanze. D'altra parte, il censimento effettuato nel cticembre 1918 confermò anche sul piano statistico questa ampia prevalenza. Su un totale di 46.264 abitanti, infatti, 28.911 (62,5%) erano gli italiani, 9.092 (19 ,6%) i croati, 1.674 (3,6%) gli sloveni , 161 (0,4%) i serbi, 4.431 (9,6%) gli ungheresi, 1.616 (3,5%) i tedeschi e 379 (0,8%) i rappresentanti di altre nazionalità 2 •
2 - IL CONTENZIOSO POLITICO-DIPLOMATICO
Dalla Triplice all'Intesa Nel tardo pomeriggio del 3 novembre 1918, a Villa Giusti nei pressi di Padova , erano state imposte categoricamente ai plenipotenziaii austro-ungarici le clausole dell' armistizio che prevedevano l'abbandono, da parte del loro esercito, di tutti i territori occupati durante la guerra. Per ciò che concerneva, inoltre, il fronte .italiano, era previsto il ritiro da tutte le zone a Sud e ad Ovest di una cosiddetta linea blu che si svjluppava dalla displuviale alpina da Piz Umbrail, a Nord-Ovest del Passo dello Stelvio, fino ai pressi ciel confine svizzero, sino alle Alpi Carniche e da lì al Monte Nevoso, includendo Yolosca sulle rive del Quarnaro, lasciando fuori di pochi chilomet1i ad Est, a livello di quest'ultima località, la città di Fiume. Al di là del displuvio alpino , erano incluse nella linea blu le montagne dell'alta Val Pusteria circostanti le conche di Dobbiaco e di Sesto e,
' Dainclli G., "Fi ume e Dalmaz ia", Torino, Utct, 1924, pag. 22.
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L'eserci10 italiano e fu questione Fiumana ( 1918-1921)
ancora più a levante, quella cli Tarvisio. Lungo la costa orientale dalmata, il profilo di demarcazione si estendeva in direzione Nord-Sud , da Lisarica, sul canale della Morlacea, sino a Punta Planka , dando luogo ad una testa cli ponte abbastanza lontana dalle altre aree della Venezia Giulia demandate all'occupazione italiana. Anche le supetfici insu lari fronteggianti la costa dalmata , sino a Mélecla e Làgosta quale Limite Sud , erano comprese entro la predetta linea armistiziale . Il tutto, con modeste, ininfluenti var.iaz.ioni , coincideva con le delimitazioni confinarie previste per l'Italia dal Patto cl i Londra del. 26 aprile 1915, conferendo il possesso della parte centrale della costa dalmata, con un retroterra abbastanza profondo, e pressoché tutte le isole a Nord cli Curzola e Méleda no n escluse queste ultime. L'articolo 4 del Patto, con i.I quale si stabilivano le condizioni per l'intervento dell ' Italia nel confl itto mondiale a fianco delle potenze dell ' Intesa anglo-franco-russa , così fissava il futuro confine del Regno verso oriente: " Nel Trattato cli pace l 'Ttal ia otterrà il Trentino, il Tirolo cisalpi no con il suo confine geografico e naturale (la frontiera ciel Brennero), nonché Trieste, le contee di Gorizia e di Gradisca, tutta l' Istria sino al Quarnaro , ivi compresa Volosca e le isole istriane cli Cherso , Lussino nonché le piccole isole di Plavnilc Unie , Canidole , Palazzuoli, S. P ietro di Nembi , Asinello, Gruica e gli isolotti vicini". All 'articolo era annessa una nota che specificava la linea di fro ntiera: " .. .a partire da Idria , il confine seguirà la direzione d i Sud-Est verso lo Schneeberg lasciando fuori dal territorio italiano tutto il baci no della Sava e dei suoi affluenti; dallo Schneeberg la frontiera discenderà la costa in modo eia includere Castua , Mattuglie e Volosca nel territorio italianò" . L'articolo 5 stabiliva la parte della provincia della Dalmazia assegnata all 'TtaJia ed era anch'esso integrato da una nota: "I tenitori del1' Adriatico quì appresso elencati saranno attribuiti dalle quattro Potenze alleate alla Croazia, alla Serbia ed al Montenegro: nell 'alto Adriatico , tutta la costa dalla baia dì Volosca sui confini dell'Istria fino alla fron tiera settentrionale del la Dalmaz ia comprendente il litorale attualmente ungherese e tutta la costa della Croazia, col porto di Fiume ed i piccoli porti cli Novi e Carlopago , nonché le isole di Veglia, Pervichio , Gregorio, Goli ed Arbe ..." ' .
' Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Eserci to (d'ora in poi AUSSME), 12 RR- JJA .
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Il patto di Londra, come è noto, era stato la risultante delle trattati ve seguite alla dichiarazione della neutralità italiana del 2 agosto 1914, all'atto dello scoppio del primo conflitto mondiale. Il nostro disimpegno aveva avuto, sull 'andamento delle operazioni generali, una notevole influenza, dal momento che la Francia aveva potuto sguarn ire la frontiera alpina e concentrare tutte le sue forze sulla Marna, dove i tedeschi avevano operato un tentativo cli sfondamento a sorpresa peraltro fallito. La guena di movimento si avviava a diventare guerra cli posizione, e pertanto Vienna e Berlino avevano attutito le espressioni di risentimento relative al chiamarsi fuori, da parte dell'Italia, dagli impegni assunti con il trattato della Triplice Alleanza sottoscritto nel 1882 con l'Austria e la Germania . Su ll.a carta, il trattato era ancora in vigore e, se non un ostacolo , rappresentava almeno una remora al confluire dell'Italia nel campo avversario. Alla fine d'agosto, 1'Austria riconosceva come legittima l'interpretazione italiana del trattato, cioè la neutralità (le tre Poterize si erano impegnate al reciproco ai uto ne] caso in cui una fosse aggredita, ed alla benevola neutralità nel caso che aggred isse), ed accettava di discutere la questione dei "compensi" (nel rinnovo del patto sottoscritto nel J887, era contemplato che se l'Austria s i fosse ingrandita nei Balcani , l'Italia avrebbe avuto diritto a qualche compenso in Trentino od in Venezia Giulia). Il marchese di San Giuliano , ministro degli Esteri nel governo Salanclra, non mostrò premura cli intavolare negoziati . Le Potenze dell 'Intesa, e soprattutto la Russia , facevano offerte molto più sostanziose (Trentino, Trieste, l'Albania) per trasci nare 1'Italia nel proprio campo, e San Giuliano lesinava le risposte con il contagocce; per il momento, più che a guadagnare terre, mirava a guadagnare tempo . Sul fronte francese, infatti, sia pure faticosamente i tedeschi stavano avanzando, e la situazione appariva ancora incerta. Ma, soprattutto , bisognava rimediare alle gravi lacune della nostra preparazione militare, chiaramente messa in evidenza da] Capo di Stato Maggiore Cadorna. Ed infatti questi protestò,non volendo distrarre truppe su altri scacchieri, allorché il governo, in ottobre, aveva fatto eseguire uno sbarco in Albania, rimasta in halìa dei suoi vicini e delle proprie tribù ribelli. Non protestarono invece le Grandi Potenze: il cancelliere tedesco von BUlow non si stancava di avvertire il suo governo e quello austriaco che, per garantirne la neutralità, bisognava cedere all'Italia il Trentino sino al Brennero e la riva destra dell'Isonzo, esclusa Trieste. Il ministro degli Esteri austriaco Berchtolcl finì per convincersene e presentò la proposta all'imperatore
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che per tutta risposta, lo sollevò dall' incarico. L'attaccamento di Francesco Giuseppe al Sud-Tirolo non era soltanto sentimentale: egli pensava, giustamente , che cedendo a quelle italiane avrebbe incoraggiato le rivendicazioni romene , serbe, polacche e cecoslovacche , fino allo smembramento dell'impero. Quando Burian, successore di Berchtold, riprese le trattative, apprese da Sonnino che nemmeno il Trentino bastava e che l'Italia voleva anche Trieste. Burian era convinto che gli italiani non sarebbero mai scesi in guerra, ma non voleva assumersi la responsabilità di arrivare ad una rottura anche perché la Germania non glielo avrebbe consentito. Fece pertanto delle controproposte evasive che altro non erano se non un palese intendimento di guadagnare tempo, in attesa della grande offensiva di primavera nei Carpazi che , secondo il suo punto di vista, avrebbe messo fuori causa la Russia e consentito all'Austria di opporsi alla coercizione italiana . Fu allora che Sonnino , subentrato a San Giuliano nel dicastero degli Affari Esteri, ordinò all'ambasciatore a Londra Imperiali di intavolare un negoziato con gli alleati dell'Intesa da condursi nella massima segretezza e senza fretta. È verosimile che sia Salandra che Sonnino mirassero anch'essi a guadagnare tempo, in attesa che gli avvenimenti militari palesassero con maggior chiarezza il probabile vincitore. In effetti, nel disporre le trattative con i rappresentanti dell'Intesa, i due esponenti governativi italiani non erano affatto decisi a concluderle. In cambio dell' intervento nel conflitto, avanzarono richieste piuttosto pesanti: il Trentino fino al Brennero, Trieste con le Alpi Giulie, tutta l'Istria e quasi tutta la Dalmazia (il che voleva dire quasi un milione cli slavi), Valona con il suo entroterra albanese, il Dodecanneso ed un trattamento privilegiato, da grande potenza coloniale, nel caso di successive spartizioni in Africa ed in Medio Oriente a danno dei possedimenti tedeschi. Convinto che l'intervento italiano avrebbe determinato anche quello della Romania e della Grecia , il ministro degli Esteri inglese Grey appoggiò le richieste, alle quali anche i francesi si associarono. Non i russi , però, imbaldanziti da alcuni recenti successi e smaniosi cli assurgere a protettori di tutte le popolazioni slave d'Europa. La loro opposizione comportò un rallentamento delle trattative, inducendo Sonnino a riprendere guelle con l'Austria. Ma allorché questa si mostrò disponibile a discutere la cess ione del Trentino, Sonnino presentò ulteriori richieste: Gorizia, l'autonomia cli Trieste, alcune isole della Dalmazia e libertà d'azione in Albania. Ma, da Londra, giunse notizia che l'Intesa
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accettava le proposte, dopo che i russi, sconfitti in Galizia , non erano più in grado di protrarre la loro opposizione. Ed il 26 aprile 1915 fu firmato nella capitale britannica quel Patto che impegnava l'Italia ad entrare in guerra entro un mese e del quale , con Sonnino, erano a conoscenza solo il Re e Salandra . I nuovi alleati, da parte loro, suggerirono di renderne edotti almeno i Serbi i quali, avendo iniziato la guerra per dare forma , con Croazia e Slovenia, al momento province austriache , ad una nazione slava quale s i sarebbe configurata nella futura Jugoslavia, erano i più interessati alla sorte dell'Istria e della Dalmazia, anch'esse province territorialmente ed etnicamente slave . Sonnino preferì mantenere la segretezza, non tenendo conto che prima o poi il contenuto del Patto sarebbe stato reso noto, come in realtà avvenne a fine guerra, da parte dei russi. La limitazione del confine alla baia cli Yolosca e, soprattutto, l'esplicita assegnazione dì Fiume alla Croazia suscitarono in Italia viva sorpresa, accese discussioni e vivaci critiche in merito alle modalità di gestione del problema della città liburnica sia prima dell'inizio delle ostilità che durante lo svolgimento delle stesse. In effetti, il problema Fiume traeva origine dalle apodittiche ed opinabili valutazioni operate da Sonnino all' epoca delle trattative che avevano portato alla firma del Patto di Londra, dalle frettolose e per certi versi scoordinate definizioni della linea d 'armistizio, dalla incapacità di saper cogliere in seguito il momento opportuno per chiedere un aggiustamento delle clausole ciel Patto. Sonnino , dal momento che il Patto cli Londra (da lui considerato il suo "capolavoro") garantiva all' Italia l'assoluto controllo del!' Adriatico , non aveva insistito per Fiume di cui, come s'è visto , era stata prevista l'assegnazione alla Croazia per far sì che in questa regione , della quale non si prevedeva allora l' unione con la Serbia, rimanesse aperto uno sbocco sull'Adriatico, e ciò tanto nel quadro di un ridimensionamento ma non estinto impero asburgico quanto in quello di una· possibile unione con un ' Ungheria separata dall'Austria. Le valutazioni di Sonnjno partivano da a.lcuni presupposti che non erano affatto scontati: la guerra sarebbe stata rapida e limitata; l' intervento italiano avrebbe costretto il nemico a chiedere una pace di compromesso che l'Intesa avrebbe sicuramente accettato in quanto la Germania era da considerarsi imbattibile sul piano militare; l'impero austro-ungarico andava preservato per fungere da cuscinetto fra l'Italia e la nazione slava, la futura Jugoslavia, per dare vita alla quale, in unione
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alla Croazia ed alla S lovenia, i serbi avevano iniziato la guerra . La sopravvivenza clell' Austria-Ungheria, penalizzata peraltro dalla perdita cli Trieste e Pola , avrebbe comportato come ormai unico sbocco sul mare la continuità del possesso di Fiume, che pertanto non era stata inclusa nel pacchetto delle rivendicazioni, omissione tanto più inopportuna in quanto le circostanze erano , ad un certo punto, le più favorevo li per la presentazione anche di questa richiesta tutt' altro che secondaria . Inoltre, la questione dello sbocco marino serbo od austro-ungarico , di per sé fondata, non avrebbe però trovato poi logica corrispondenza all'atto della definizione della linea armistiziale, in virtù della quale la città, infatti, si sarebbe venuta a situare solo per pochi chilometri oltre tale linea, e proprio nell'area del territorio adriatico ciel quale era prevista la cessione all 'ltalia . Ed infine nel corso della guerra, al momento della pace cli Brest-Litowsk seguente al crollo russo, non si era saputo far valere, da parte italiana, il fatto che avremmo dovuto ormai sopportare quasi tutto il peso dell'esercito austriaco e che gli alleati stavano attraversando un momento cli grave difficoltà (il beneficio dell ' intervento americano, nella primavera ciel 1917 , si sarebbe realmente manifes tato alquanto più tardi), situazioni che ci avrebbero potuto far disporre cli una non indifferente forza contrattuale per chiedere ed ottenere lungimiranti correttivi migliorativi del Patto di Londra, tra i quali quello di Fiume non sarebbe certo stato tra i minori.
Tra ungheresi e croati
Mr il problema Fiume traeva o rigine anche dalle recenti vicende politiche ungheresi relative all'ultimo mese di guerra per le quali, così come per i successivi avvenimenti svoltisi a Fiume , abbiam.o fatto riferimento in modo particolare ali 'analisi rievocativa del Depoli , una fra le più dettagLiate s ull 'argomento 4 • La morte cli Francesco Giuseppe, avvenuta a SchoenbrUnn il 21 novembre 1916, aveva inferto un fiero colpo alla coesione delle popolazioni della monarchia austroungarica, il cui morale era stato altresì intaccato dalla fallita offensiva sul Piave nel giugno 1918 e dalle crescenti privazioni al imentari. Tra i cechi, i polacchi , gli sloveni ed i croati erano sorte organizzazioni poliiche dalle quali si anelavano costituendo i
' Dcpoli A ....Fiume XXX onobre 1918". P~dova. Li Causi, 1982.
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cosiddetti Consigli Nazionali, strutture che se pur prive di ogni veste giuridica erano divenute organismi politici cli tutto riguardo dai quali l'autorità governativa non poteva comunque prescindere. Apertosi il I ottobre 1918 il parlamento austriaco, i rappresentanti di tutte le nazionalità facevano affermazioni di indipendenza nazionale, s icché l' imperatore Carlo finiva con l'aderire ali' idea della trasformazione cieli' impero in una Federazione di Stati nazionali, ma non riusciva a vincere l'irriducibile pregiudiziale dei magiari, irremovibi li nella loro pretesa di conservare l'integrità dei Paesi della corona e la sovranità sui popoli che ne facevano parte. Per pacificare e rendersi amici i croati, si pensava quindi di unire alla Croazia storica la Dalmazia e di assicurare a questa corona il possesso della Bosnia, s ia pure nella forma di un "corpus separatum''. · I croati aspiravano sì ali ' aggregazione di quei Paesi , nonché della Slovenia appartenente al!' Austria, ma auspicavano ormai uno Stato indipendente dalla monarchia austroungarica, od almeno una posizione pari a quella goduta già dai magiari e dai tedeschi, nella quale il trialismo avrebbe sostituito il dualismo instaurato nel 1868 . Non pochi però, ed il loro numero andava crescendo man mano che le condizioni del! 'Austria si aggravavano, pensavano all'unione, possibilmente federativa, con il regno di Serbia, il cui tenitorio si .stava sgomberando in seguito al crollo della Bulgaria che il 29 settembre aveva firmato l'armistizio di Salonicco. Nella violenta propaganda croata, non frenata dalla censura che a Zagabria praticamente non esisteva più, non si accennava mai alla Croazia-S lavonia senza aggiungervi la dizione "con Fiume", mentre si proclamava apertamente la decadenza ciel compromesso con l'Ungheria, faticosamente raggiunto nel J.869, sulla base ciel quale la città di Fiume era stata affrancata dalla dominazione croata instaurata nel 1848. Come s'è già detto , l'atteggiamento tenuto a Fiume durante la guerra dagli ungheresi, sostenuto dal loro nazionalismo accentuato daHo spirito bellico, aveva fatto perdere le ultime illusioni a quei fiumani, pochi o molti che fossero, i quali per decenni avevano creduto di trovare in essi il pieno rispetto della loro secolare autonomia ed una valida difesa del carattere italiano della città di fronte alle pretese croate . Era naturale che, in questa situazione, la schiera cli quei cittadini che nell'auspicato crollo della monarchia austroungarica vagheggiavano il distacco dal!'Ungheria andasse rapidamente aumentando, anche se non tutti arrivavano a pensare ad un'unione con l'Italia.
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Nella prima quindicina di ottobre il fermento dei fiumani era anelato aumentando, non tanto per le sempre più scarse notizie delle vicende belliche quanto per i sintomi cli marasma interno e , soprattutto, per i ri flessi della sfrenata propaganda croata. Per contro, gruppi di prigionieri italiani che avevano sostato per qualche tempo ne.i magazzini del porto , avevano provocato tali manifestazion i di solidarietà umana da non lasciare alcun dubbio su.I significato anche politico di queste espressioni. Intanto, gli avvenimenti precipitavano. TI 17 Carlo, imperatore e re, pubblicava con la data del 16 un manifesto diretto ai suoi "fedeli popoli" nel quale dichiarava di accettare il "pri ncipio nazionale", dicendosi pronto a trasformare l'Austria in uno Stato federale, ma in pari tempo, cedendo all'ostinazione degli uomini politici magiari, proclamava l'integrità dei Paesi della Sacra Corona di Santo Stefano. L'Ungheria acquistava cli conseguenza la piena indipendenza statale, liberata dai vincoli con l'impero austriaco, ma il principio così riconfermato della sua integrità rendeva impossibile ogni accordo fra i magiari ed i croati, ai quali si negava l'unione con gli sloveni dell'Austria . Pertanto nella seduta del 18 ottobre, quando il ministro presidente Wekerle annunziò alla Camera dei Deputati di Budapest la decisione sovrana, i rappresentanti della Croazia non intervennero, significando con la loro assenza che loro, e con loro la Croazia, non avevano o ritenevano di non avere ormai nulla in comune con il regno d'Ungheria. Parlò invece in quella seduta , a nome dei romeni d'Ungheria, il deputato Vajcla rivendicando, sulla scorta dei principi proclamati da Wilson, i diritti delle nazionalità che intendevano essere rappresentate alle trattative cli pace per ottenere la garanzia internazionale del trattamento che in quell'occasione sarebbe stato loro assicurato. Rispose subito il presidente dei ministri Wekerle affermando che, purché fosse rispettata e garantita l'integrità dello Stato, i magiari sarebbero stati larghi ne.Ile concessioni alle nazionalità ma non avrebbero mai tollerato ingerenze straniere nei loro rapporti con queste, e tanto meno avrebbero ammesso che alle trattative per la pace partecipassero altri che non fossero i rappresentanti del governo. Si levò quindi a parlare il deputato di Fiume on. Andrea Ossoinack, che fece la seguente dichiarazione: "La guerra mondiale ha sconvolto il mondo e la pace mondiale sembra voler rendere anche più completo questo sconvolgimento, perché rnen.tre nell'interno i croati reclamano per sé la città di Fiu-
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me, anche secondo dispacci giunti dall 'estero si vuol sacrificare Fiume alla 'Jugoslavia'. Di ji-onte a queste tendenze ritengo mio dovere protestare solennemente quì alla Camera di.fronte al mondo intero conrro chiunque volesse assegnare Fium.e ai croati, perché Fiume non soltanto non fu mai croata ma anzi fu italiana nel passato e tale rimarrà anche nell'avvenire . Per questo motivo, ma anche per la posizione di diritto pubblico di Fiurne per cui anche oggi costituisce un. Corpus separatum, una simile arbitraria soluzione deLla sorte di Fiume sarebbe nel più aperto contrasto col diritto dei popoli all'autodeterminazione. Pertanto, mi permetto di presentare la seguente dichiarazione, quale deputato di Fiume eletto all'unanimità e con richiamo alle concezioni e.,7Joste: poiché l 'Austria-Ungheria nella sua offerta di pace ha accettato come base il diritto dei popoli ali' aut1Jdecisione proclamato da Wilson, anche Fiume quale corpus separatum rivendica per sé questo diritto. ln conformità, desidera esercitare liberamente e senza limitazioni il diritto di poter decidere della propria sorte. Ho voluto esprimere innanzi a codesta Camera questo punto di vista semplice ma preciso. Fium.e dunque sta sulla base del diritto di autodeterminazione dei popoli" I_ La conclusione delle parole dell 'on. Ossoinack lasciò perplessa la Camera dei Deputati che aveva applaudito con entusiasmo la parte iniziale della dichiarazione per il suo tono anticroato: l'affermazione del diritto cli autodeterminazione significava invece chiaramente che Fiume guardava a questo punto al di là dei confini. Ma la situazione era ormai tale che anche la reazione dei nazionalisti più accesi fu relativamente modesta. L'on. Ossoinack aveva scelto bene il momento, e l'affermazione del diritto italiano della città e la pretesa di un plebiscito formale dei suoi cittadini perché ne fosse stabilita la sorte all'atto delJa conclusione della pace, rimane un suo merito incontestabile. La tempestività della dichiarazione, fatta in una fase nella quale , come s'è visto , le sfere dirigenti ungheresi erano ben lungi dal pensare ad un dissolvimento del millenario regno di Santo Stefano , permise ai fiumani durante la lunga lotta sostenuta per il riconoscimento dei loro diritti di richiamarvisi efficacemente, e dette occasione ai rappresentanti italiani alla Conferenza
' Depoli A., op. cit., pag. 161 .
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per la Pace cli addurla a prova del vero sentimento e della volontà della cittadinanza quando a questa si riferivano per chiedere che la città venisse assegnata all'Italia in aggiunta ai territori attribuitile dal Patto di Londra. In seguito, fu rilevato che la dichiarazione non chiedeva esplicitamente l'annessione all'Italia, rna in quell' epoca ancora nessuno dei rappresentanti dei popoli dell'Austria-Ungheria situati entro i confini dello Stato aveva presentato apertamente la richiesta di essere aggregati ad uno degli Stati con i quali 1a monarchia era in gue1rn. L'aver detto che la città, mentre desiderava di essere italiana anche nel futuro si ri servava di decidere della propria sorte a guerra finita, non poteva essere, come scrisse efficacemente un giornale ungherese , che "un doppio senso che aveva un senso solo" . La situazione della città appariva co munque piena di incognite: Wekerle aveva sì dichiarato, in relazione al discorso cli Ossoinack, che l'Ungheria non era disposta a cedere Fiume alla Croazia, ma si dubitava delle forze a sua disposizione nel caso di uno sconvolgimento generale. A Zagabria non si faceva mistero delle mire annessionistiche: il 19 il Consiglio Nazionale ivi costituitosi aveva dichiarato di assumere la rappresentanza di tutti i croati, serbi e sloveni della monarchia, e nel manifesto pubblicato aveva ancora parlato della Croazia e Slavonia "con Fiume". Inoltre, il giornale "Vilàg" di Budapest aveva pubblicato notizie di fonte estera che parlavano dell'assegnazione della città alla Croazia. D'altro canto, era noto cbe i soldati di guarnigione a Fiume erano in gran parte di tale nazionalità. Questi, il 23 ottobre, dettero luogo a gravi incidenti penetrando nel centro cittadino, sparacchiando e devastando uffici pubblici. 11 podestà Vio si rivolse allora al generale Istvanovic, comandante della piazza, per avere assicurazioni contro il possibile ripetersi cli simili manifestazioni. Le ottenne, ma erano volutamente equivoche: infatti egli, che aveva aderito (come si sarebbe saputo più tardi) al Consiglio Nazionale di Zagabria, garantiva ai cittadini uti singoli la vita e gli averi, ma non garantiva affatto il rispetto dell'autorità governativa o la difesa dell'integrità dello Stato in questo punto nevralgico . Il che coincideva con quanto emerso eia una riunione convocata il 28 dal governatore Jekelfalussy durante la quale i comandanti militari della città dichiararono esplicitamente che le truppe della guarnigione i1on si sarebbero opposte , in quanto costituite quasi esclusivamente eia croati, ad un'occupazione della città fatta in nome di quel Consiglio Nazionale , e che avrebbero attaccato i reparti ungheresi (ciel resto esigui) se questi avessero fatto resistenza.
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Vio dichiarò che Fiume non si sarebbe adattata al fatto compiuto , ed insistette perché il governatore interpellasse il governo centrale, ma Wekerle, già dimissionario, non seppe far altro che consigliargli di evitare qualsiasi conflitto e di subire la violenza senza tentare cli opporvisi. l comandanti militari promettevano il rispetto dei cittadin i e delle proprietà private, assumendo la garanzia per il mantenimento dell'ordine, purché fossero ritirate le g uardie della polizia cli Stato contro le quali si sarebbero scagliati i soldati, risentiti del loro intervento durante i recenti disordini . Contemporaneamente, i rappresentanti ciel Consiglio Nazionale di Zagabria invitavano il generale lstvanovic a mettersi a disposizione di quel Consiglio . Al governatore quindi , nell'impossibilità di far valere in alcun modo la propria autorità, non restava altro da fare che prepararsi ad andarsene. Per evitare di dover cedere i poteri ai rappresentanti dei croati, li trasmise al podestà Vio invitandolo però , allo scopo di evitare inutili atti di violenza, a non oppors i all'occupazione c roata ed a riconoscere l'au torità del Consiglio Nazionale di Zagabria. Contemporaneamente , sollecitò la polizia cli Stato a considerarsi sc iolta; nell'attesa che fosse possibile riorganizzare la polizia municipale, la cui "statizzazione" imposta durante la guerra si considerava cessata, il podestà provvide a costitui re una guardia civica per il mantenimento dell'ordine pubblico. Il giorno successivo, 29 ottobre, in una assemblea nella sala del Consiglio com.unalc, Vio espose la situazione: la città era stata abbandonata a sé stessa dall'autorità ungherese incapace di difenderla, i corpi armati della polizia di Stato stavano dissolvendosi, la guarnigione si considerava a disposizione ciel Consiglio Nazio nale di Zagabria, egli era il temporaneo depositario dei poteri statali per cessione da parte del governatore che si preparava a partire. La situazione era così gravida di incognite che egli si era sentito in dovere di consultare i cittadini convocati, perché si rendeva conto che la Rappresentanza municipale eletta in piena guerra secondo le direttive del governo non poteva rappresentare ormai la popolazione. Incombeva comunque sulla città la minaccia cieli' occupazione a mano armata e la pretesa dei croati di subentrare ai magiari nel governo di Fiume. Fu subito deciso che il podestà non avrebbe dovuto in nessun caso trasmettere ai delegati del Consiglio Nazionale di Zagabria, o di quello locale costituitosi a Sussak, i poteri dei quali era depositario , ma lo si autorizzò ad iniziare trattative per addivenire ad una soluzione compromissoria che permettesse di superare senza conflitti violenti l'inevitabile periodo cli transizione e rendesse possi-
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bile una con vivenza non ostile con i croati. Prima di sciogl iersi, i presenti si costituirono in un Comitato cittadino e decisero di nominare un Comitato ristretto, la cui presidenza fu affidata ad Antonio Grossich , che assistesse iI podestà nell'esercizio dei poteri statali. Proprio in quello stesso giorno, intanto , da un balcone della Società Filarmonico-Drammatica comparve la prima bandiera italiana, alla quale fecero seguito numerose altre alle finestre di case private. Ad una fi nestra della sede della citata Filarmonica, fu anche esposto il ritratto dell'ex deputato Riccardo Zanella , capo riconosciuto di quel Partito " autonomo" che negli ultimi vent'anni era stato tenace difensore ciel carattere italiano della città nel contesto della Corona ungherese. Sempre il 29 ottobre, a Zagabria si era riunita la Dieta che, dichiarato formalmente decaduto ogni accordo con l'Ungheria e con l'Austria, aveva proclamato la costituzione cli uno Stato indipendente costituito dalla Dalmazia e dalla Croazia-Slavonia "con Fiume", e nello stesso tempo aveva riconosciuto i poteri sovrani del Consiglio Nazionale croato-serbo-sloveno . Questo, già il giorno precedente, aveva fatto sapere ai croati di Sussak che a suo rappresentante per Fiume-Sussak sarebbe stato nominato il capitano distrettuale Costantino Roicevic, e nel pomeriggio ciel 29 dette al Comitato locale l'ordine di assumere i poteri anche a Fiume. Qui , in serata, il Comitato cittadino stabilì, per dare maggiore evidenza alle funzioni di governo assunte ed in sintonia con l' uso invalso presso le varie nazionalità della monarchia, di prendere il nome di Consiglio Nazionale, così che fosse accentuato il proprio carattere di detentore dei poteri nella Città-stato, divenuta indipendente di fatto. La mattina del 30, nella sala del podestà e con il suo intervento , si riunì nuovamente il Comitato per riprendere l'esame del documento , ed alla discussione parteciparono anche altri cittadini, od invitati o giunti spontaneamente al Palazzo del Comune. Era ormai noto che il governatore era partito, che il palazzo governativo era stato occupato da militari armati e che in mattinata si sarebbe presentato in Comune, per ottenere o pretendere la sottomissione alla sua autorità, un "commissario" nom inato dal Consiglio Nazionale sloveno-croato-serbo di Zagabria. Si trattava pertanto di trovare una formula che riaffermasse il diritto di Fiume ali 'autodeterminazione, negasse ogni valore ad un'occupazione che avvenisse manu militari, senza il consenso della cittadinanza, ma, nello stesso tempo evitasse il pericolo di provocare la reazione violenta dei croati. Era evidente che nella riaffermazione del diritto di decidere della propria sorte al momento della conclusione della pace, il pensiero della
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pressoché unanime maggioranza era rivolto aJia auspicata unione all'Italia, in conformità al programma accettato ormai tanto dagli aderenti al Partito autonomista quanto dagli altri, ma non si era pensato a proclamarlo apertamente. Fu l'ing. Giovann i Rubinich, uno dei cittadini intervenuti, ad intenompere le discussioni con queste parole: "Ma se tutti vogliamo l'annessione all'Italia, perché non Io dichiariamo chiaramente? Sarà quel che sarà!". L'idea fu subito accolta , ed in pochi minuti il dott. Lionello Lenaz compilò il testo di un proclama che fu approvato immediatamente da tutti e firmato dai membri ciel Comitato. Questo fu il famoso "Proclama del 30 ottobre" (che nei manifesti stampati febbrilmente in q uel giorno porta erroneamente la data ciel 30 settembre), il cui testo era il seguente: "Il Consiglio Nazionale italiano di Fiurm!, radunatosi quest'oggi in seduta plenaria, dichiara che in forza di quel dirilto per cui tutti i popoli sono sorti a indipendenza nazionale e libertà , la città di Fiume, la quale finora era un corpo separato costituente un comune nazionale italiano, pretende anche per sé il diritto di aurodecisione delle ienti . Basandosi su tale diritto, il Consiglio Nazionale proclama Fiume unita alla sua madrepatria /'Italia . il Consiglio Nazionale italiano considera come provvisorio lo stato di cose subentrato addì 29 ottobre 1918. mette il suo deciso sotto la protezione dell'America, madre di libertà e della democrazia universale . e ne attende la sanzione dal congresso de Lia pace" .
La dichiarazione cli provvisorietà riguardava pertanto non solo la presa cli possesso dell'autorità statale eia parte ciel podestà e dello stesso Consiglio Nazionale, ma anche la sopraffazione croata iniziata in quello stesso giorno. Infatti nella prima mattinata si erano riuniti al Palazzo del Governo, sotto la presidenza de.I "commissario" del Cons iglio Nazionale sloveno-· croato-serbo, i membri del Comitato di Fiume-Sussak del Consiglio stesso i quali si erano dichiarati investiti dei poteri governativi, riservandosi cli prendere possesso degli uffici. Secondo il relativo verbale, "il consigliere governativo di sezione Costantino Roicevié comunica ai presenti che la Dieta del regno di Croazia, Slavon.ia e Dalmazia ha dichiarato, con sua un.anime deliberazione del 29 ottobre
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1918, decaduto l 'articolo di legge XXX, rispettivamente J dell'anno 1868, nei confronti sia del regno d'Ungheria che dell'impero d 'Austria, ed in conseguenza di ciò ha proclamalo l'indipendenza di detto regno compresa la città di Fiume, e si è messo a disposizione del Consiglio Nazionale degli sloveni, croati e serbi di Zagabria al quale sono trasferiti i poteri sovrani. in questa occasione presenta il decreto del detto Consiglio Nazionale, quale autorità sovrana del regno, in base al quale è nominato cornmissario politico per la città di Fiume-Sussak col suo distretto e dichiara che da questo momento, in nome di esso Consiglio Nazionale, assume l'esercizio dell'autorità swtale della citlà di Fiurne e, in segno di ciò, innalza sull' edificio la bandiera croata ". Nel corso della mattinata ebbe luogo la presa di possesso degli uffici del Governatorato situati nella palazzina annessa al Palazzo, nonché cli que lli del Governo marittimo (Capitaneria d i porto), della stazione ferroviaria e degl i uffici postali. Roicevié si affrettò a dare notizia alla cittadinanza dei poteri affidatigli con un proclama bi lingue rivolto , con una certa disinvoltura tenendo conto della sua posizione di fun zionario statale croato, ai "concittadini" fiumani. Il proclama era datato da Fi ume-Sussak, prima manifestazione esteriore d i quell 'equivoco che i croati avrebbero poi tentato d i accreditare durante tutte le trattative per la pace, allo scopo di stemperare la incontestabile italianità di Fiume confondendo la città con la zona attigua appartenente da secoli alla Croazia. Nel primo pomeriggio il commissario Roi.cevié fece visita al podestà Vio per comunicargli ufficialmente le funzioni assunte e per ottenere il riconosci mento forma le ; l ' avvocato Vio , dal suo canto , gli lesse il "Proclama", che non era ancora stato pubblicato. Al tentativo di imporre il riconosci mento dell'autorità di un Consiglio Nazionale costitu itosi in territorio estero e privo cli qualsiasi legal ità fuori di questo territorio , la cittadinanza, attraverso il suo podestà, opponeva la costituzione di un proprio Consiglio Nazionale che s i considerava, alla pari di quello , investito dei poteri statali senza peraltro arrogarsi il d iritto di esercitarli nel territorio altrui . Di fronte alla pretesa cli. aggregare all'erigendo Stato sloveno-croato-serbo , contro la propria volontà , la città di Fiume, questa proclamava la sua ferma decisione di essere unita all'Italia, potenza vincitrice . Le due tesi contrastanti avrebbero potuto portare facil mente a conflitti violenti , ma i due interlocutori convennero che per la
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precarietà della situazione fosse opportuno evitarli al massimo, perché la politica del fatto compiuto non avrebbe potuto influire che in misura mini ma sulle decisioni deUa Conferenza della Pace, la cui convocazione si riteneva ormai prossima. Il podestà assicurò il commissario che la cittadinanza, pur facendo le più ampie riserve, non avrebbe creato ostacoli al funzionamento degli uffici statali presi in consegna dalle autorità croate, salvo il rispetto delle prerogative municipali. Si presero anche accordi sullo svolgimento, in ore diverse, delle manifestazioni pubbliche organizzate dai cittadini fiumani e, rispettivamente, cli quelle che si sapevano in preparazione nella vicina Sussak, in modo da impedire inutili e pericolosi scontri . D'altro canto, per i fiumani, l'importante era ottenere al più presto un intervento delle potenze alleate vittoriose che avrebbe immediatamente posto fine ad una occupazione abusiva piena cli pericoli alla quale nessuno , a Fiume, avrebbe potuto imporre il rispetto dei limiti che in un primo tempo i croati avevano accettato; si sperava e si desiderava l'arrivo di navi italiane, ma sarebbero state accolte con entus iasmo anche le navi di qualsiasi !lotta alleata . La stampa dava intanto notizie dello sfacelo della monarchia e dello sgretolamento del fronte, e si iniziava a parlare di trattative per la conclusione di un armistizio. La calma dei primi giorni non sembrava destinata a durare, la truppa (ammontante a circa 8 battaglioni) si mostrava sempre più indisciplinata, pattuglie militari apparivano sempre più frequentemente per le strade e, durante la notte, sparavano ad intermittenza a scopo intimidatorio, mentre bandiere italiane venivano strappate dalle finestre e talvolta sostituite da quelle slave.
L'approccio italiano a Fiume Fra la sera del 30 e del 31 cominciavano a scendere in città, dai monti circostanti , bande di armati allontanatisi dai rispettivi reparti che si abbandonavano a soprusi cli ogni genere nella ricerca cli cibo e denaro, né contribuiva a diminuire la tensione la contemporanea presenza cli prigionieri cli guerra italiani provenienti dai vari campi cli prigionia ormai non più controllati. I cinque coraggiosi cittadini (Attilio Proclam, Mario Petris, Giuseppe Meichsner, Giovanni Matcovich, Giovanni Stiglich, ovvero "gli argonauti del Carnaro", come sarebbero stati poi clannunzianamente denominati) che già nei giorni precedenti avevano cercato cli prendere contatto con le autorità italiane di Venezia, tentando
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L ·esercito i1afia110 e la question e Fi11111a11a ( 1918-1921)
persi no di an-ivarvi da Trieste ancora pienamente occupata dagli austriac i, erano infine riusciti nel loro intento, e la mattina del 2 novembre erano stati riuniti presso l 'A mmiragl iato dove si trovava per caso, essendovi arrivato il giorno prima, il C apo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Paolo Thaon di Revel. Convinto dalle loro argomentazioni , questi inviò al Pres idente ciel Cons ig lio Orlando ( in quel momento a Parig i) il seguente telegramma:
"Cittadini di Fiume, ora i11 balia disordini, domandano occupazione città da parte Italia. Nave pronta recarsi Fiume. Prego sign{ficarmi se politicamente occupazione prima armistizio sarebbe opportuna. Prestigio italiano ne trarrebbe mntaggio. Economicamente entreremo ù1 possesso immediato di buon numero di piroscafi mercantili di cui gravemente d(fè ttiamo. Pregherei risposta telegrctfica" 6 • Orlando, al quale era nel contempo pervenuto un lungo appello redatto dal drammaturgo Sem Bcne lli a nome della c ittad inanza fium ana e che s i era riusciti a far partire eia Venezia, acconsentì ad un intervento navale, per cui nelle prime ore del mattino del 3 una Divisione Speciale posta agli ordini del Direttore Generale cicli' Arsenale contrammiraglio Rainer, costituita dalla corazzata "Emanuele Filiben o", dai cacciatorpediniere ''Stocco" e " Orsini" e dall a torpedin iera "Sirtori'', mosse verso Fiume nel cui porto gettò le ancore nella mattinata ciel 4 novembre . L'accoglienza popolare fu festosa ed entus iasta . specie a ll orché Rainer affermò che gli interess i della cittadinanza italiana e dell 'Ital ia sarebbero s tati difes i a qualunque costo. A Lali parole, cerrnrnente impegnative e, date le circostanze, anche alquanto azzardate. non corrispose però nei g iorni successivi un comportamento altrettanto deciso, manifestato soprattutto attraverso il ripetuto rifiuto cli far sbarcare, al cli fuori di qualche ele mento isolato , gl i equipaggi delle navi. Va cons iderato, d'altra parte, come la sua posizione, non avendo egli ordinato lo sbarco in forze appena arrivato nonostante la disponibilità di un migliaio di uomini (d'altronde non aveva neanche ricevuto ordini precisi , ai quali è da ritenere c he avrebbe certamente obbedito) ed il fatto che la situazione in Fiume g ius tificasse l'occupazione, fosse indiscutibi lmente diffici le. La s ua preoccupazione maggiore fu quella cli evitare disordi ni; gli fu fatto
• Sa lz.i S .. " La Marina ital iana ne lla Grande Gucrrn". voi. 111. f'irenze, Valkcchi. J 942, pag. 270.
Da Villa Giiwi a Ronrhi
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però carico dì non essersi saputo servire con sufficiente energia degli ampi poteri accorciatigl i e di non aver saputo dare agli italiani di Fiume, a parte la si mpatia personale , que l senso cli sicurezza della qu ale necessitavano date le circostanze. Mantenne infatti il più de lle volte un contegno di eccessivo disLacco che incoraggiava speranze croate alimentate dalle notizie provenienti eia fo nte fra ncese, e per non dare l'impressione cl i voler imporre la propri a autorità, finì con l'assumere un atteggiamento defilato e rinunciatario. D 'altro canto, l'affermazione spesso ripetuta da più parti che un ·occupazione m ilitare, che fosse avvenu ta an teriormente all ' ora cli entrata in vigore de ll'armistizio (le 15,00 ciel 4 novembre) firmato il 3 novembre a Villa Giusti, avrebbe avuto !"effetto cli dare all'Italia il diritto di governare Fiume eia sola sino alla firma dei trattati di pace o, addirittura, di mantenerne il possesso , non sembra avere fondamento.
"Basta conoscere i rapporti che correvano fra gli alleati e l'Jralia, la quale aveva dovuto olfenerne il consenso per poter occupare perfino quei territori di cui le avevano riconosciuto il futuro possesso in patti solennemente sot10scritti, per rendersi conto che questa occupa-;.ione al di là della linea concessa si sarebbe trasformata immediatamente in inleralleara o , peggio, la città avrebbe dovulo essere abbandonata, secondo la prassi imernazionale . perché fuori dei limiti territoriali fissati dall'armisti-:,io e già da vari giorni comunicati al Comando austrou111:arico. Né si può dimenricare che, anch e per i territori compresi in quei limiti, l'arm is tizio, le cui clausole erano siate preceden/emenre concordate a Versailles , stabiliva l'occupazione da parre 'delle truppe degli alleari e degli Stati Uniti d 'America ' e che l'Jralia aveva a stento ottenuto di essere de legata all'occupazione soltanto entro quei limiti che coincidevano con quelli del Patio di Londra, patto che non solwnto non le attribuiva il possesso di Fiume ma assegnava esplicitamente la cirrà alla Croazia" ' . Nel frattempo le autorità militari croate, confortale dall'inazione dell'ammiraglio, accentuarono la sensazione del loro potere dando disposizioni da stato d'assedio ; poiché la nolle erano freq uentissimi g li
' Depoli A .. op.cit.,pag. 199.
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l'esercito i1alia110 e la questione Fiuman" (1918-1921)
spari (cli loro provenienza, però), venne fissato il coprifuoco alle 20, aboliti i porti d'armi e numerosi c ittadini perquisiti e, se trovati in possesso anche solamente di un coltello, arrestati, mentre gli ordini non valevano per i croati ai quali bastava cantare nella loro ling ua e salutare in croato le pattuglie per c ircolare liberamente, armati o no che fos sero . Nel pomeriggio del I O arri varo no in porto due torpediniere fran cesi provenienti da Corfù: i croati, preavvisati, inscenarono una manifestazione con bandiere ed acclamazioni per impressionare gli ospiti. Gli ufficiali scesero a terra, fecero visi ta all'ammiraglio, ma ignorarono ostentatamente le autorità fiumane e si recarono al palazzo governativo recando un p lico del governo serbo, che durante la guerra s i e ra insediato a Corfù. T fiumani ebbero sin da allora la sensazione di quella che in seguito, se pur sconcertante, sarebbe apparsa come la verità, che cioè i francesi avrebbero anteposto i croati, che sino a poco prima erano stati nemic i accaniti dell'Intesa, agli a lleati italiani con i quali avevano v into la guerra . li Consig lio Nazionale si era ormai reso conto della difficoltà della situazione e che, a guerra finita, l'occupazione della città non poteva dipendere ormai dalle sole autorità militari; decise pertanto di inviare presso il governo itali ano un proprio delegato p le nipotenzi ario, prescelto nella persona del funzionario comunale Gino Antoni, affiancato all ' inizi o dallo stesso podestà Vio e, quale delegato alla propaganda, da Edoardo Susmel . Il IO novembre , in occasione della vis ita del Re a Trieste , rappresentanti del Consiglio gli offrirono una pergamena contenente la dichiarazione cl i indipendenza di Fiume e la sua decisa vo lontà cli essere unita ali ' Italia, gesto contraccambiato con l'invio di un telegramma ch iaramente ratificatore:
"Consiglio Nazionale - Fiume Fiume, mirabile per la fermezza con la quale a11raverso Le vicende più dolorose serbò ardente e perenne la sua fiamma di italianità , ril~fferma oggi, nel giorno della vittoria e della glo ria, i sentimenti del suo canore e della sua fede. Essi allietano di fraterna gioia ogni italiano, suscitano nel ,nio cuore un 'eco profonda" 8 •
• Depoli A., op. ci l., pag. 206.
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TI giorno dopo, genetl iaco del sovrano . si celebrò a Fiume un solenne Te Dewn in suo onore ma , al di là delle manifestazioni patriottiche, alla deputazione cittadi na preme va soprattutto di arrivare a Rom a per conferire con il capo del governo, dal quale si sperava d i veder avviata l'ulteriore azione per l'accoglimento del plebiscito ciel 30 ottobre, ed infa lli il giorno I 3 fu in viato ad Orlando il seguente messaggio:
"Si prega /'E.V. di voler farsi tramite e naturale interprete presso i xoverni dell'Intesa delle seguenti comunicazioni: Non appena libera dal governo austroungarico la città di Fiume col suo territorio costiwente da secoli e su basi statutarie 1111 corpus separatum della Corona di Santo Stefano, o mez.z,o della sua legittima rappresentanza - municipio e Consiglio Nazionale - ha proclamato la propria autonomia e indipendenza. . E sotto l 'egida dei principi che debbono informare il f uturo assestamento dei popoli, giusto il testo del programma del Presidenre degli Stati Uniti d'America, p er cui ogni singolo popolo è libero di disporre dei propri destini, ha deliberato la sua unione a/La Madre Patria, l 'Italia . In pari tempo domanda al governo italiano la protezione necessaria in qHesto periodo di transizione, per la più efficace salvaguardia della sua costituzione e del suo dirillo nazionale" 9 • Il P residente ciel Consiglio decise di trasmettere la nota agl i ambasciatori itali ani a Londra, Washington e Parig i, incaricando quest' ultimo cli farne pervenire copia anche al colonnello llouse che vi rappresentava il presidente Wilson . premettendo che riteneva di dover dar luogo a lla comun icazione "poiché è f uor di dubbio la pe1fetta italianità di Fiume, sebbene non compresa nel Patto di Londra" . Era una dichiaraz ione piuttosto impegnati va, ribadente quanto g ià affermato in sede interalleata il 3 1 ottobre, e che attestava come Orlando fosse ormai convinto del1'errore commesso dal governo che lo aveva preceduto con la rinuncia, senza esplic ite riserve, alla rivendi cazione de lla città. Egli cercava ora di valorizzare il plebiscito fiumano, ma non teneva conto a sufficienza del punto d i vista del suo m inistrò degli Esteri, che rappresentava la continuità fra i due governi. Sonnino, delle cui valutazioni anteguerra si
• Depoli A .. op. ci i. , pag. 208.
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L'esercito italiano e la questione Fiu111{111l/ ( 19.18-1921)
è già eletto, persisteva infatti in un atteggiamento oltremodo rigido , che
ben si compendiava nella risposta data al l'ambasciatore a Parig i BoninLongare, che lo aveva interpellato circa l'opportunità o meno della propria presenza ad una manifestazione celebrativa del la vittoria nella quale avrebbe preso la parola anche l'ex deputato fiumano Zanella per rivendicare l'annessione all'Italia della sua città:
"Regio Governo non può compromeflersi in nessun modo incoraggiando aspirazioni irredentistiche oltre i limiti segnati nel Patto di Londra" rn. Dello spirito e della lettera cli quel patto era sempre stato, e continuava ad essere, dogmatico custode, rifiutando di cedere alle pressioni che ripetutamente gl i erano state fatte perché si prendessero maggiori impegni con la Serbia e, temendo un "vuoto" centro-europeo e non volendo con-ere il rischio di perdere ciò che aveva già ottenuto sulla carta, aveva seguito con grave preoccupazione tutte le trattative con le quali si era giunti, nell'aprile del 19J8. al Patto di Londra. Questo accordo, avallato anche da Orlando, aveva sancito la volontà ciel mondo politico deJl ' lntesa cli dare al futuro assetto europeo un fondame nto nuovo basato sui principi cli nazionalità e di autodec isione per tutti i popoli, specie quelli che sarebbero emersi dalle macerie dell'impero austroungarico. Era quanto espresso eia Wilson nel discorso al Congresso clcll'8 gennaio 1918 sugli scopi della guerra. nel quale aveva esposto il suo programma per la futura Conferenza della Pace articolato sui famosi " 14 punti", dei qual i il n° 9 riguardava specificamente la rrontiera italiana (" la s istemazione delle frontiere dell'Italia dovrà essere effettuata secondo le linee di nazionalità chiaramente riconoscibili"). Si comprende quindi come l'appoggio dato da Orlando all 'iniziativa fiumana lo mettesse in allarme, ed infatti eia Parigi, dove al momento si trovava, si affrettò a telegrafare al Presidente del Consiglio in questi tennini:
"Ritengo pericoloso noi ci facciamo oggi tramite aspirazioni non comprese nel Parto di Londra. Riterrei sufficiente consigliare interessati esporre direttamente ai govemi loro ragioni e desideri. Data
"' " I u<JCurnemi d iplomacici ital iani", Sesta Serie: 1918- 1922, voi. I (4.11.1918-17.1 .1919), Roma, Libreria dell o Staco, 1956, documento 11° 70 del 9. 11 .1918, pag. 37.
Da Villa Gi11sri a Ro11clti
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l'urgenza telegrafo a Londra e Washington e dà istruzioni a Bonin sospendere co111unica::.io11e che ci ha fatto Amoni circa Fiume" 11 • Non è dato conoscere se i1 Consiglio Nazionale avesse dato seguito alla cosa in forma diretta: è certo invece che anche Orlando si defilò con disinvoltu ra , limitandos i ad in viare ai d irigenti fiumani un messaggio saturo cli quella retorica inconsistenza de lla quale era maestro. D ' al tra parte, l' esplos ione patrio ttica deila cittadin anza fi umana aveva colto d i sorpresa tutto il governo italiano , che g uardava con preoccupazione alle ripercussioni derivatene in seno all'opinione pubblica. In Italia le prime corrispondenze da Fiume g iunsero pochi g io rni dopo la firma del l'armistiz io , e le notizie s ulla "città irredenta" e s ulla s ua .. passione" cli italianità svilupparono una viva agitazione. I giornali salutavano con viva simpatia le manifestaz ioHi elci fi umani , e prospettavano i pericoli della situazione paradossale che si era creata nella città. dove scorazzavano eia padroni i so ldati dell 'ex eserc ito aus troungarico vinto mentre nel porto stavano nav i italiane, dell'Ita lia vittoriosa. ferme con a bordo un migliaio di uomini armati. È singolare come nel volgere di poco meno cli un mese il nome cl i Fiume, sino allora sconosciu to alla grandissima maggioranza cd i cui s punti cli i1Teclentismo antecedenti alla guerra , di per sé stessi scarsi, avevano avuto modestissima eco, facesse ora ,osì vasta presa in tutto il Paese . Ad eccezione dei soc iali sti che, fedeli al verbo predicato neg li ultimi mesi eia " Il Lavoratore·' di Trieste che auspicava una repubblica ind ipendente per que lla città, sostenevano una tesi analoga anche per Fiume sotto la protezione dell"Internazionale Socia! ista. È interessante, a proposito di questa corrente politica , un documento prodotto c inque mesi dopo a Zurigo dalla Lega dei democratici iugoslavi, trasmesso da Vien na al Comando Su premo dal Capo della M issio ne M ilitare italiana per l 'arm isti zio, generale Segrc , al quale era pervenuto attraverso la Delegazione italiana di L ubiana. Si trattava cli un appello diretto al Governo Provinc iale di questa città, datato 10 aprile 1919 , contrasseg nato da un protocollo n° 36/1919 e firmato dal capo dell a Lega Govornik, che nella traduzione italiana piuttosto approssimata appariva come segue:
" .. I documcmi d iplomatici italiani''. Scslil Serie: I 9 18- 1922. voi. I (4. l l.l 9 l 8- 17. l.l 9 I9). Roma. Libreria dello Stato. 1956. documento n° 152 del 14 .11.191 R. pag. 78.
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L'esercito i,a/iano e la q11es1io11e Fiumana ( 1918-1921 )
" Dato l'atteggiamento del tutto ingiusto de/l'Italia contro la nostra giovane na::.ione iugoslava, alla quale strappò il preziosissimo territorio lungo l'Adriatico in modo da distruggere la nostra vita, siamo costretti ad intavolare un 'azione in base ad accordi socialisti. Abbiamo trovaco degli uomini, del partito socialista italiano parlamentare, i sentimenti e principi dei quali nei riguardi delle nostre giuste pretese vitali si incontrano con i nostri . Percià abbiamo provocato una seduta segreta /'8, 9 e IO aprile a Zurigo alla quale presero parte i capi del partito socialista e deputati: Modigliani, Turati, Morgari, Treves, Todeschini, Carotti e Ma::.zoni. In tuite le discussioni circa le questioni del conflilfo fra llalia e Ju goslavia, i sopra11110111inati hanno riconosciuto solidariamente l'ingiustizia commessa a noi, e si decise quanto segue: gli scopi del lavorio rivoluzionario pel travolgimento in Ita lia non è soltanto il ca111bia111e1110 di go11erno i11 Italia ma anche di dare aiuto alle giuste pretese iugoslave; e ciò tamo meglio perché in via pac(fica . Abbiamo co11c/uso u11a lega .fraterna interalleata per il raggiungimento dei diritti dei popoli e ci siamo legati per lavoro cooperativo, per la base di una pace durevole . In ltcilia inco111inceremo i lavori di agitazione con tutta la forza. e a questo scopo sono necessari mezzi finanziari ... " 12 • Tuttavia, se intorno alla causa dell'Italianità di F iume si raggiunse in breve nel Paese una quasi unanimità di senti menti , s ulle ragioni in base alle quali si rivendicavano i diritti italiani s ulla città e sulla forma stessa di attuazione di tali diritti s i rinnovò profonda la frattura tra democratic i e naz ionalisti. Per i primi il riconoscimento dell'italianità di Fiume avveniva proprio nel nome di quei principi di nazionalità in base ai quali l' Italia doveva rinunciare al Patto cli Londra e acl ogni richies ta s ulla costa dalmata (salvo l'auto nomia cli Zara) in esso conten uta; la causa di Fi ume si inquadrava quindi per i democratici nei termini cli una pace wilsoniana e di quella politica di am icizia fra ital iani e slav i che faceva preferire una costituzione autonoma de lla città a lla pura e semplice annessione. Per i nazionalisti, invece, Fiume era l'esempio palese dell'insufficienza del Patto di Londra. il quale doveva essere non solo
" AUSSME. E3. rJCC. 6. prol. 10078 del 27.9.1919. da Capo Missione Mili1·are J\rmislizio a Comando Supremo. f.10 Scgre.
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rispettato in tutta la sua lettera. ma ancora integrato con nuovi acquisti territori al i che elessero ali' Italia l' incontestalo possesso di tutto 1'Ad riatico; sulla linea di tali premesse, non solo si chiedeva l'annessione della città, ma si voleva che ciò avvenisse mediante l'allargamento della nostra linea di confine sino al termine delle Alpi Giulie. La questione cli Fiu me sarebbe rimasta così , sin dal suo primo sorgere, soffocata fra un moto cli generica affermazione sentimentale ed un programma espansionistico che non teneva adeguato conto dei termini reali della situazione internazionale e dei rapporti cli forza fra l'Italia ed i suoi alleati. Ad una espos izione ragionata, ad una valutazione obiettiva cli questo nuovo capitolo ciel problema adriatico non si sarebbe in effetti mai arrivati , lasciando così che maturasse nel Paese un senso di vaga ed indiscri minata aspettativa, priva cli discernimento critico e di lineamenti prospettici. Ciò rifletteva, d'altra parte , l'atteggiamento confuso e contraddittorio del governo. In un discorso alla Carnera del 27 novembre Orlando, riferendosi al Patto di Londra , definì quegli accordi una "transazione", dal momento che per effetto di essi l'Italia rinunciava ad una città la cui italianità non poteva essere contestata da nessuno . Secondo il commento ciel Vivarclli ,
"se Orlando si proponeva con queste parole il sin troppo fac ile compilo di suscitare l'entusiasmo della Camera per la causa di Fiume , I' effet10 fu certamente raggiunto. Ma un tale richiamo sentimentale non era cerro sufficiente a chiarire la posizione del governo, a jè1r capire, cioè, se esso intendeva rimanere rigidamente legaro ai termini di tale "transazione", in una pe,fetta fedeltà al Patto di Londra che implicava la rinuncia a Fiume, o se invece la rivendicazione di questa città veniva assunta nel nostro programma di politica estera. E, in questo secondo caso (L'unico che poteva giustijìcare il richiamo sentimentale di Orlando), restava ancora da capire se tale revisione del Pa110 di Londra significava una volontà estensiva del governo, nel senso se non nella misura dei nazionalisri, oppure sottintendeva il proposito di raggiungere un compromesso rinunciando al rerritorio della Dalmazia, secondo il programma dei democratici" •~.
"Vivarclli R ....TI dopoguerra in Italia e l'avvento del fascismo", voi. I (Da([a fine della guerra al!"impresa di Fiume), Napoli, Isri ruro Italiano per gli Studi Storici, 1967 , pag. 198.
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l'eserciro iwlitmo e la q11eslÌ011e Fi11111a11a (1918-1921)
Alla fine di gennaio del 1919 Ferdinando Martini avrebbe compendiato così lo stato d'animo colle ttivo venutosi a creare:
"Ormai Fiume ha preso . per così dire, un carattere simbolico, rappresenta ne/l'immaginazione popolare il diritto delle nostre rivendicazioni; e il popolo italiano, impressionabile com'è, se 11011 andrà a Fiume crederà d'aver vinto inutilmente la guerra, d'essere stato sopraffatto da chissà quali intrighi. L<1 costrefla rinuncia a Fiume può a vere conseguenze tristissime: non credo inganncmni'' 14 • Co munque, come fa osservare Valiani, a prescindere dall"eccitazione generale. dalla mancanza di chiarezza e dalle diatribe poli tiche di casa ma guardando al problema con serenità, la questione di Fiume metteva a fuoco l'anacronismo del Patto di Londra a causa del quale, infatti , mentre moltissi mi slavi. oltre un milione. sarebbero stati annessi all'Ttalia contro la loro volontà, così non sarebbe stato per i fiumani che in vece, a larga maggioranza, lo volevano ,s. Nella città , intanto, nessuno pensava all' ipotesi di una aggregazione alla Croazia né alla possibi lità cli riconoscere il governo insediatosi arbitrariamente . Ma , nel frattempo, matu rava il fatto nuovo . L'ammiragl io Rainer, il mattino del 14 novembre, ebbe notiz ia dell ' avvic inars i e del probabile ingresso in città di due battaglioni serbi e ne dette notizia a Roma; più tardi , aggiunse che se le truppe serbe fossero entrate in città riteneva necessario pretendere che vi entrasse un reggimento italiano, nonché essere oppo rtuno tenerne pronto un secondo con un battaglione d'assalto ed autocani per occupare la c ittà contro un 'eventuale opposizione. In serata Orl ando , avendo avuto dal generale Diaz comunicazione de lle continue sopraffazioni dei croati e del probabile arri vo de i serbi, autorizzò, informandone il giorno dopo Sonnino a Parigi, lo sbarco delle forze italiane, pur raccomandando che in qualsiasi comunicaz ione ufficiale che si emanasse per annunziare l'occupazione da parte ita liana della città si facessero rilevare questi tre eleme nti cli fatto: primo , che la presa era avvenuta per grav i ragioni cli ordine pubblico; secondo. che l'occupazione stessa era stata determinata non soltanto per vive e g iu-
" Vivarelli R .. op. cii.. pag. 248. "Valiani L .. ··La poli1ica italiana nel 1918··. Ani del XLIV Congresso di S1oria del Risorgimen10 lwliano (Tricsrc, 3 1. I0-4.11 1968).
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stificate richieste dell 'elemento italiano di quella città, ma anche in segui to alla presenza di autorevoli personaggi stranieri i quali avevano avuto occas ione di constatare personalme nte la necessità di un simile provvedimento; terzo, che all'occupazione concorrevano insieme alle nostre truppe contingenti di tutti gli eserciti alleati . Ma nel mentre le necessarie disposizioni erano in corso di esecuzione, il 15 novembre arri varo no da Zagabria due battaglioni dell'esercito regolare serbo con a capo un tenente colonnello che assunse immediatamente i I comando anche delle truppe croate. I soldati serbi furo no ostentatamente disseminati a passeggio per le vie della città, perché dimostrassero che ad ess i era permesso ciò che gli italiani non osavano fare. Nel pomeriggio Thaon di Revel ordinò all'ammirag.lio Cagni , Comandante in Capo della Piazza cli Pola e dei servizi marittimi cieli' Istria, di disporre lo sbarco che lo stesso Cagni pr?grammò per il giorno successivo, inviando nel frattempo a Fiume l'incroc iatore "San Marco" con un battaglione del 226° reggimento fa nteria della Brigata "Arezzo" e 45 carabinieri, il cacciatorpedin iere "Audace" ed un piroscafo con due battagl ioni di marinai ed altri 50 carabinieri; mise inoltre un altro cacciatorpediniere a disposizione della compagnia americana ad organico ridotto, proveniente dal fronte italiano, che avrebbe conferito carattere interalleato all'occupazione. Lo sbarco immediato dei marinai italiani non era avvenuto per la prudenza dell'ammiraglio Rainer che, preoccupato degli eventuali conflitti che sarebbero potuti sorgere ed anche per la relativa modestia dei mezzi a sua disposizione, sollecitò l'inv io di truppe anche da parte cli terra ed iniziò trattative con il comandante serbo per indurlo ad allontanare i suoi reparti data l'imminenza dell 'occupazione italiana. A richiesta di questi, rinviò al giorno 17 Io sbarco disposto per il 16. L'ufficiale serbo, consapevole probabilmente ciel fatto che i suoi superiori avessero compiuto un colpo cli testa e non sentendos i sufficientemente coperto dal Comando cieli ' Armata d ' Oriente, si impegnò a trasportare le sue truppe a Portoré (Kraljev ica), facendole partire via mare poco dopo mezzogiorno. L'atteggiamento tollerante e tergiversatore di Rainer susci tò l'irritazione di Cagni che Io deplorò esplic itamente, adoperandosi per la sua sostitu zione con l'ammiraglio Giuseppe Ruggero che sarebbe avvenuta iI 23 , anche in relazione a quella che era stata la sua globale condotta sin dall 'arrivo a Fiume. Sembra inoltre che, cedendo alle insistenze dei comandanti slav i che intendevano togliere alla loro partenza il carattere
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L'eserci10 i1aliann e lei questione Fiumana ( 1918-192 I)
di una ritirata di fronte al nemico, avesse promesso di intervenire perché l'e ntrata delle truppe dj terra non avesse prima cli tre g iorni, cioè il 20 novembre. Ed infatti l"ammirag lio aveva inviato incontro al generale Asinari di San Marzano, attestatosi a Castua, un uflìciale di Marina con un messaggio ne l quale ins isteva per il rinvio cieli' entrata delle truppe . Quali conseguenze avrebbe portato il ritardo dell 'occupazione lo dimostra il fatto che il comandante del!' Armata Alleata d'Oriente , generale Franchet cl' Esperey, aveva ottenuto eia Parigi , proprio iI giorno 17, l'ordine di occupare Fiume con un battaglione francese ed uno serbo.
3 - L'OCCUPAZIONE INTERALLEATA
L'arrivo delle truppe ed i primi problemi Fra le 14 e le 15 del 17 novembre avvenne l'entrata in città delle truppe provenienti via tena e lo sbarco cli quelle imbarcate sulle navi. Fra le prime, la Brigata Granatieri seguita da autoblindo e reparti di fanteria cd artiglieria. L'entrata in Fiume , in previ sione clc!Ja minacciata resistenza, era stata predisposta su cinque colonne per le cinque strade di accesso al la città sotto la guida di volontari fiumani dcll 'esercito nazionale, riuniti in un battaglione con a capo il capitano degli arditi Giovanni Host Venturi ed articolato su 4 compagnie comandate dai capitani Giovanni Maracchi , Giorgio Conighi, Giuseppe Scarpa e Stanislao Stiglich. Le colonne erano così costituite: Colonna A: 2° squadrone "Pie monte Reale Cavalleria'', una sezione della 5' squadriglia autoblinclomitragliatrici; era agli ordini del comandante dello squadrone. Colonna B : un battaglione ciel 2° reggimento granatieri, una sezione della 5" squadriglia autoblindomitragliatrici, un g ruppo cli compagnie mirragliatrici di brigata. Era agli ordini del colonne llo ViUavesi . Colonna C: un battaglione ciel 2° ed uno ciel l O reggimento granatieri, una sezione della s• squadriglia autoblindomitragliatrici, due batterie del 6° reggimento artiglieria da campagna. Era agli ordini del ten . col. Pitton i. Colonna D: d ue battaglioni ciel I O regg imento granatieri , una sezione della 4• squadriglia autoblindomitragliatrici, due batterie del 6° reggimento artiglieria da campagna, la 713° sezione cannoni da montagna da 70. Era agli ordini del col. Dina.
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Colonna E: 4" sq uadriglia autoblindomitragliatrici . Di riserva, l'intera Brigata "Sesia", due gruppi ciel 6° reggimento artiglieria eia montagna e due gruppi mitragliatrici 16 • Le colonne convergenti da Volosca-Abbazia, da Castua e da San Giovanni d i Pehl in si riunirono nel viale della stazione, quella proveniente da Drenova arrivò da Nord al palazzo governativo e, superatolo, si avviò lungo la via del Castello verso Sussak, da dove provenne l'eco di qualche fucilata isolata che indusse il reparto ad assumere la posizione cli combattimento; l' ultima colonna aggirò la c ittà da Est, e dopo aver occupato il campo di Grobnico e Tersatto scese a Sussak, ponendovisi a presidio. Quest' ultima occupazione, estesa sino a Kukuljanovo, Draga, Costrena e S . Lucia era dovuta a misure prudenziali per tenere lontano eia Fi ume ogni pericolo di colp i di mano croati , ma non trovava in effetti giustificazione nel la volontà della popolazio11e, croata per la quasi totalità. Questa estensione dei limiti territorial i dell'occupazione , detenninata da motivi di ordine pubbl ico a quel punto nemmeno troppo pressanti, sortì il poco felice ris ul tato di dare adito a proteste per la sopraffazione subita da zone prettamente slave, e fornì anche esca a quell a propaganda iugoslava che si affannava a presentare il borgo croato ed il suo territorio come parte integrante della città di Fiume, alterando così a sfavore del1' elemento ital iano le proporzioni deUe varie nazionalità. Sotto questo aspetto, più accorto fu l'atteggiamento del Consigl io Nazionale che si guardò bene dal l'estendere i suoi poteri al cli là della Fiumara . Le colonne militari ed il folto corteo c ittadino che , esu ltante, le accompagnava, si portarono al palazzo governativo sul quale, dal g iorno dell'occupazione croata, sventolava la relativa bandiera. Il volontario fiumano e capitano degli ard iti Host Venturi entrò nel palazzo con alcuni marinai, salì sul tetto, abbassò il vessillo ed alzò sul pennone la band iera italiana in un clangore d i acclamazioni e cli canti; sub ito dopo venne esposta su l frontone ciel palazzo la bandiera statunitense, an ch'essa accolta da applausi, mentre tutti i reparti milirari, schierati davanti all ' ed ificio, presentavano le armi. Il g iorno seguente fu diffusa in città la seguente comunicazione: " ! continienti di truppe alleate ai miei ordini sono entrati in Fiume per la tutela dell'ordine pubblico.
1 •
AUSSME , E3 - B. 143/2.
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L'esercito iraliano e la questione Fiumana (1918-1921)
Confido che i cittadini lutti animali da senso di disciplina, di concordia e di civiltà renderanno jàci/e tale compito . Ne l caso si verificassero disordini, essi saranno inesorabilmente repressi ed i colpevoli deferiti al tribunale di guerra . Il 1naggior generale comandante delle truppe interalleate Enrico di San J'vlarzano 11 • Il bando chiariva in modo preciso i limiti della missione affidata al Corpo d'Occupazione in conform ità alle clausole della Convenzione d'armistidio: come s'è visto , infatti, questa consentiva l'occupazione di territori non compresi nei limiti ten-itoriali fissati soltanto se si trattava di "punti strategici" oppure, ai sensi dell'articolo 4, per "ragioni d i ordine pubbl ico". La preoccupazione per evennial i disordini spiega va anche lo sbarco cl i un numero relativamente consistente di carabinieri, i quali sostiniirono immediatamente la polizia militare croata nei recinti portuale e femwiario ed assunsero la sovri ntendenza sulla polizia comunale. I fi umani, che avevano considerato come grave sopruso l'istituzione della "polizia di Stato" ai tempi dell' Ungheria, non opposero naturalmente alcuna rimostranza: i diritti secolari del Comune andavano salvaguardati di f ronte ad un governo del quale si temevano le sopraffazioni, ma nella fattispec ie nessuno pensava di creare difficoltà al governo italiano, od a chi lo rappresentava, che trattava Fiume alla stregua delle altre città del regno . L'occupazione assunse subito , pertanto, carattere internazionale, ed il bando del generale di San Marzano mise in evidenza la sua qual ità cli "comandante delle truppe interalleate": ma il modesto numero cli soldati americani presenti non elette ombra neanche agli ital ianofili più accessi, soddisfatti per la netta prevale nza ciel contingente italiano, tanto più che già nel bando successivo, con cui si imponeva la consegna delle armi, figurava la firma del generale quale " comandante militare di Fiume". Pieni cli entusiasmo per l'allontanamento dei rappresentanti ciel Consiglio Nazionale di Zagabria, i fiuma ni erano convinti cli poter ormai attendere con cal ma il compiers i dell'auspicato ed immancab ile destino. In realtà il governo italiano , in aderenza alle clausole dell' armistizio, aveva sempre pensato ad un 'occupazione interalleata, con prevalenza dei propri soldati (ed il generale Diaz sin dal 15 novembre aveva ch iesto ai rappresentanti alleati a Roma la destinazione a Fiume di contingenti
" Depoli A. , op. cit., pag. 2 19.
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delle loro truppe) , ma aveva disposto per conto proprio la presa di possesso, dandone comunicazione ai governi alleati senza chiedere però, e tanto meno attendere, che l'occupazione fosse decisa in sede interal leata . Non era stato quindi impostato , e tanto meno risolto , il problema dell'implicito conflitto cli competenza fra il Comando Supremo Al leato ed il Comando dell'Armata d ' Oriente, che in questo caso era stato prevenuto di pochi giorni; e questa doveva essere la prima fonte di tutte le difficoltà e di tutti i dissensi che avrebbero tra vagiiato la vita cli Fiume . L'ambasciatore francese a Roma Barrère si presentò ad Orlando già il 19 per lamentarsi , a nome cli Clemenceau, dell' occupazione di Fiume, e chiedere che ogni insediamento al di là della linea d'armistizio fosse riservato alle truppe franco-serbe dell'Armata d ' Oriente. Orlando, dopo aver ribadito le ragioni dell'iniziativa italiana, aggiunse che , se le clausole armistiziali ammettevano occupazioni per motivi di ord ine pubblico al di là dei limiti stabiliti , non era sostenibile che tale facoltà fosse negata all 'Italia per essere riservata ad una Grande Unità franco-serba. li giorno successivo Barrère si recò nuovamente da Orlando e Sonnino, e convenne con loro che nei territori austroungarici non assegnati all'Italia dal Patto di Londra l' occupazione avvenisse in via cli massima per mezzo di truppe miste, sotto il comando ciel generale Franchet cl 'Esperey, salvo ragioni speciali che giust(fù:assero il comando italiano: si trattava evidentemente di una riserva fatta specificamente per il caso di Fiume ma , sfortunatamente, formulata in forma implicita. Due giorni prima, intanto, nel corso di un colloquio fra San Marzano e Grossich, era stata esaminata la questione dell'amministrazione pubblica della città. Riportiamo integralme nte dal Depoli il resoconto di quanto emerso dall'incontro:
"L'articolo 6 della Convenzione d'armistizio stabiliva che 'i territori austroungarici sgombrati saranno provvisoriamente arnministrati dalle autorità locali sotto il controllo delle truppe· alleate e associate dì occupazione' . Era quindi escluso che il Comando si assumesse anche la vera e propria amministrazione della città: il generale di San Marzano dichiarò quindi che egli si riservava soltanto la direzione effettiva di quegli uffici che assicuravano i servizi, la Capitaneria di porto e l'ujjfrio che col nome di Governo Marittimo sovrintendeva al trciffico ed al movimento delle navi; per il resto dell'amministrazione si tratlava di chiarire quali fossero le 'autorità locali' a cui doveva essere affidata. Se si.fosse trovato sul posto
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L'esercito italiano e la ques1ùme Fiumana ( 1918-1921)
il Governatore in rappresentanza del governo ungherese la sua competenza sarebbe stata certamente rispettata, sia pure con i debiti controlli, ma avendo questi abbandonato la città a sé stessa era un 'eventualità da escludersi; né il rappresentante del Consiglio Na zionale di Zagab ria poteva essere preso in considerazione per il suo carattere fittizio e per la sua origine costituente un'usurpazione. Restava da vedere se, trattandosi di un territorio relativo ad una sola città, si dovessero affidare i poteri sratali ali' autorità municipale oppure se fosse da riconoscere la legittimità dei poteri del Consiglio Nazionale italiano, sostituitosi il 29 ottobre al governo ungherese e jìmzionante da allora, sia pure soltanto in partibus, con l 'adesione dei cittadini e della stessa autorità comunale . Il comandante militare, non sappiamo se istruito dal governo italiano, che aveva già sostanzialmente riconosciuto il Consiglio Nazionale italiano di Fiume trattando con il suo plenipotenziario, ma certamente senza consultare i rappresentanti degli alleati. decise senz'altro di aJjìdare alla sua autorità l'esercizio dei poteri di governo sul territorio fiwnano, del quale veniva così riconosciuta l'effettiva, sia pure temporanea, indipendenza, rimanendo ùnpregiudicata la questione della sua appartenenza definitiva che doveva essere decisa dalla Conferenza della Pace. Nessuna difficoltà trovò il generale nel fare questo riconoscimento nell'origine tumultuaria e non elettiva cli questo organo; non diversa ùi'alli era la natura e l'origine dei vari Consigli Nazionali sorti nelle altre parti della monarchia austroungarica, ed i governi da questi emanati non avevan,o un crisma di legalità maggiore di quello sorto a Fiume. In applicazione del principio.fissato nella Convenzione d 'annistizio, il comandante si riserva va soltanto il controllo della sua attività governativa, ed allo scopo di poterlo esercitare con La necessaria competenza egli si limitò a chiedere al suo governo la nomina di un commissario civile. La fortuna di Fiume volle che queste fanzioni fossero accentrate nella persona del comm. Michele Castelli, che si dimostrò poi in ogni evenienza il miglior amico dei fiumani , strenuo difensore dei loro diritti e propugnatore della soluzione annessionistica. li Governo Marillimo e l'i(!Jicio del porto vennero presi in consegna del capitano di vascello Paolo Dondero, com.andante della Emanuele Filiberto " 18 •
" Depoli A .. op. c ir., pagg. 222-223.
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Intanto però , a rendere difficile la posizione del Consiglio Nazionale non meno di quella del Comando d'Occupazione e ad agitare la vita cittadina che si avviava ad una certa normalità, vi fu il comportamento delle forze francesi e la questjone dell'impianto della base navale per il rifornimento del! ' Armata d'Oriente . La Francia, non appena resasi conto dell'entità ciel crollo, eia essa mai effettivamente desiderato , cieli' Austria-Ungheria e comprendendo che l'Italia , forte della sua vittoria e liberata dal pericolo che aveva sempre rappresentata per essa la potenza cl i quell'impero , avrebbe assunto un'importanza preoccupante per i propri interessi, si era orientata verso l' idea della creazione cli un grande Stato costitu.ito dall' unione cli tutti i Paesi sudslavi dell 'ex monarchia con la Serbia, al quale affidare il compito di ostacolare ogni attività della "sorella" latina, imbrigliandone le iniziative eventuali(*). A questa politica ~i ispirarono, in pa11icolare, i comandi francesi operanti in Adriatico e nei Balcani. Per quanto riguardava Fi ume, tra la fine dj novembre e la prima decade di dicembre attivarono una serie cli controversie notevoli, già cli per sé stesse significati ve di un tale preordinato disegno. Ma fu soprattutto la questione della base ad arroventare i ferri. Allo scopo di ostacolare l'azione svolta a Fiume dal Comando italiano, o cli sostituirvi addirittura quella franco -serba, il generale Franchet, anche per rivalersi deUo scacco subìto con l'occupazione italiana che aveva prevenuto, di pochi giorni o di poche ore, quella da lui programmata, aveva escogitato un piano abbastanza semplice e logico per rovesciare la situazione. Trattandosi di un'occupazione interalleata, la prevalenza doveva competere a quella nazione che vi avesse maggior interesse, truppe più numerose ed il comandante più elevato in grado: sarebbe bastato quindi dare all'occupazione, anziché la motivazione ciel mantenimento dell'ordine pubblico accampata clall ' ltalia, quella dei "puntj strategici necessari per rendere possibili operazioni militari" , in questo caso cioè per approvvigionare la sua Armata che era avanzata in Serbia ed in Bulgaria ed aveva spinto la propria penetrazione in Croazia ed in Ungheria, per cui
(*) TI nuovo Stato "jugoslavo" avrebbe in effetti preso corpo il 1.12.1918 come Unione degli S lav i del Sud per l'annessione alla Serb ia della Sloven ia , della Croazia e dell a Bosn ia-Erzegov ina, tolte ali ' Impero Austro-Ungarico, e per !'inglobamento del Regno cie l Montenegro. L' Unione degli Slavi del Sud . d ivenuta nel 1919 il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (sigla inemazionale: S.H.S.) e de nominata uffic ialmente Jugoslavia da l 6..1.1929, assunse subito un 'impronta centra listica, d i oppress ione verso Je e tnie non serbe e d i contrapposizione con gli Stati confinanti rite nuti colpevoli di ostacolare il proprio progetto.
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L'esercito italiano e la quesrione Fiwnarw (I Y 18- 1921)
non poteva più essere rifornita dal solo porto cli Salonicco. Inoltre, sarebbe stato sufficiente aumentare, con il pretesto della base navale a ciò necessaria, i contingenti francesi di terra e di mare, facendo affluire a Fiume anche i reparti serbi tenuti a breve distanza, ed inviare in città il generale di divisione Tranié superiore in grado al San Marzano. Ottenuta in tal modo la prevalenza, prima cura ciel Comando Superiore così conseguito sarebbe stata lo scioglimento de.I Consiglio Nazionale e la sua sostituzione con una rappresentanza del Consiglio cli Zagabria. L'ammiraglio Del Bono, ministro della Marina, informato dell ' intento il 19 novembre e resos i subito conto della sua pericolosità, si affrettò a suggerire quale sede alternativa per .la base la vicina rada cli Buccari, proposta peraltro inaccettabile in partenza, anche ammessa e non concessa una buona fede della controparte, dal momento che la località non disponeva delle attrezzature indispensabili e non era collegata ferroviariamente con la Croazia. Ma, ad ogni modo, la decisione francese era già stata presa: il 26 novembre si presentò a Fiume il generale Tranié con un battaglione di fanteria coloniale ed una compagnia del genio (la presenza dei francesi era stata già prevista all'atto della costituzione ciel Corpo d'Occupazione , così come del resto quella inglese, mediante il trasferimento dal Veneto cli un battaglione di ciascuna delle due nazioni; quello francese sarebbe poi stato all'ultimo momento dirottato su Cattaro), comun icò di aver avuto l'ordine da parte del generale Franchet di impiantare la base logistica per la sua Armata e di servirsi per questa anche cli truppe serbe, e fece comprendere che non riteneva di dover chiedere autorizzazioni ad un comandante italiano che si trovava a Fiume al suo stesso titolo . Di fronte a tale atteggiamento , e tenendo conto delle difficoltà che poteva creare a Fiume la presenza ciel Tranié, il 28 novembre il Comando Supremo nominò il tenente generale Francesco Saverio Grazioli , superiore .in grado al francese, "Comandante delle truppe italiane ed alleate occupanti Fiume". Il. messaggio conteneva una serie dj specificazioni , tra le quali la sua dipendenza dal comandante della 3" Armata, l'esclusivo scopo ciel mantenimento del.l'ordine pubblico che avrebbe dovuto avere l'occupazione, la libera funzionalità degli organi amministrativi locali sintantoché non fossero stati causa di turbative, nel qual caso sarebbe subentrata ad essi l'autorità militare. Nella stessa data, una comunicazione immediatamente successiva conteneva ulteriori direttive complementari per il nuovo comandante, che dovevano essergli trasmesse in via cif.fatto personale . L'azione delle truppe, vi si diceva, doveva essere improntata a tatto non disgiunto da energia e risolutezza, ed ogni disordine ed abuso doveva
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essere prontamente e severamente represso. Le truppe inglesi, francesi ed americane potevano entrare liberamente a Fiume da qualsiasi provenienza - la base navale doveva essere riservata esclusivamente alle truppe italiane - mentre severamente vietato doveva essere l' ingresso di truppe serbe , subordinato, se ciel caso, solo ad una specifica richiesta in tal senso del loro governo a quello italiano che se ne sarebbe riservata la decisione. Il testo proseguiva ordinando cli evitare accuratamente qualsiasi riconoscimento cli ufficialità nei confronti del locale Consiglio Nazionale, la cui attività doveva anzi essere ben controllata per evitare qualsiasi atto non conforme agli interessi dello Stato italiano. D'altra parte, si raccomandava nel contempo di tener presente che
"l'esistenza anche jòrmale di u.n 'auwrità politica elettiva e di sicura fede italiana potrà essere di grand~ utilità qualora diventasse necessario dimos1rare alle potenze estere che Fiume aspira a dive nire italiana per libera elezione" 19 • Il Comando della 3' Armata , a sua volta, riteneva opportuno suggerire che
"agendo per mezzo degli organi della propaganda su.gli elementi locali, non si trascuri occasione di provornre da parte di queste ultime manifestazioni di fervida italianità, e ciò specialmente ogni qualvolta siano presenti rappresentanti dei governi e della stampa alleati" 20 •
I contrasti it,zlo-francesi Questa era, nei termini che sono stati riepilogati, la situaz.ione a Fi ume nel momento in cui Grazioli assumeva il comando del Corpo d'occupazione interalleato , e questi erano i presupposti ai quali avrebbe dovuto attenersi per iniziare a svolgere il proprio incarico. L'uso ciel condizionale è quanto mai d ' obbligo, dal momento che la questione fiumana, già originariamente difficile all'atto ciel suo divenire, era destinata ad un 'evoluzione
" A USSME. D.S. 3' Armata, proc. 15530 e 1553 I del 28.11. 19 I 8. da CS a Comando 3' Armata . f.ti BmJoglio. '' A USSME, D.S. J• Annata, prot. 1003 1 del 30.1l.191 8. da Comando 3· Armata a Grazioli.
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L 'esercito i1aliano e la ques1ione Fiumana (1918-1921)
ancora più complessa e spinosa, con ridondanze politiche interne ed internazionali estendentisi a macchia d'ol.io. Due erano fondamentalmente i punti vulnerabili della problematica di Fiume. Il p1imo era dato dal fatto che nessuna linea di delimitazione era stata stabilita dal Consiglio Supremo cli Guerra Interalleato nel retroterra fiumano per separare zone di operazioni e responsabilità dei diversi eserciti, differenziando così i territori che avrebbero potuto essere occupati da parte dell'esercito italiano da quel.li che avrebbero potuto esserlo da parte dell'Armée d'Orient. Il secondo trneva origine dal fatto che l'invio cli truppe franco-serbe per l'installazione di una base logistica non implicava che la responsabilità ciel generale che aveva emesso l'ordine e non quella ciel Consiglio Supremo di Guerra che, in merito, non era stato neanche interpellato. Tutto ciò non avrebbe potuto non determinare uno stato di inevitabile conflittualità, dal momento che mentre il titolare del Comando del Corpo d 'occupazione interalleato avrebbe esercitato diritti che gli derivavano da una convenzione internazionale, il comandante ciel contingente francese in città non avrebbe potuto riferirsi se non agli ordin i del proprio diretto superiore . Giunto Graziali a Fiume nel primo pomeriggio ciel 28 novembre, già nei giorni immediatamente successiv i aveva iniziò il braccio cli ferro con il generale Tranié. Il primo oggetto del contendere era rappresentato dalla richiesta francese, avvenuta sin dal 17 novembre e concretizzata il 24 e 25 con l'an-ivo di unità militari, di allestire immediatamente a Fiume una base logistica per l'Armata d'Oriente, costituita da truppe francesi e serbe di cu lo stesso Tranié sarebbe stato il comandante. L'installazione avrebbe comportato necessariamente l'occupazione della banchina del porto e la gestione operativa, quanto meno parziale, della stazione fe1rnviaria, il che avrebbe reso impossibi le vietare l'ingresso dei serbi in città, aumentando così le probabilità di turbamenti all'ordine pubblico in una città che, in tal senso, sembrava essere già ben avviata (sin dal 27 novembre, infatti, avevano incominciato a svilupparsi incidenti fra la popolazione ed i militari francesi) . Graziali, dopo aver avuto il 29 un primo colloquio con Tranié ed essersi reso conto dell'atteggiamento globalmente ostile e provocatorio eia parte francese, sostenuto eia motivi spesso capziosi ed infondati, con un evidente atteggiamento filo-iugoslavo , rappresentava al comando della 3" Armata l'opportunità di scegliere, per la base logistica francese, un'altra sede, proprio perché la sua installazione a Fiume avrebbe dato luogo a sempre nuovi incidenti e sarebbe servita di pretesto per un continuo afflusso in città di truppe ed uffici franco-serbi, vanificando il significato della nostra occu-
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pazione. Qualora fosse risultata indispensabile la soluzione Fiume, proponeva che almeno la base fosse impiantata, diretta e gestita da autorità e truppe italiane, al massimo con il concorso di qualche ufficiale francese cli grado non elevato 21 • Diaz faceva sue queste considerazioni e le trasmetteva ad Orlando 22 , assicurando cli aver prescritto a Graziali di mantenere lo statu quo cli Fiume evitando nel contempo qualsiasi conflitto con gli alleati. Graziali era stato piuttosto deciso nell'affrontare il problema dei rapporti con essi, al punto eia pon-e alle superiori autorità un fo rmale quesito anche circa l' eventuale uso delle anni conlrn gli stessi, qualora ne fosse occorsa la necessità. La risposta era stata che in nessun caso ciò sarebbe dovuto avvenire, anche se si riconosceva che, cli fronte agli ordini ricevuti dal generale Tranié, il nostro contegno per evitare incidenti avrebbe potuto esprimersi come una manifestazione di debolezza dannosa al nostro prestigio. E certo si era nel vero asserendo questo; dal momento che il comandante dell'Annata d'Oriente non si peritava di continuare a far sapere, utilizzando Tranié come pottavoce , cli non riconoscere la nostra occupazione di Fiume e di considerare la città, sita fuori dalla li nea d'armistizio, ncl1'ambito della sua giurisdizione di comando e ritenendosi quindi autorizzato a disporre per la requisizione cli tutto quanto era a Fiume 23. Inoltre, non perdeva occasione che servisse a screditare in tutti i modi possibili l'azione cli comando e l'immagine cli Grazioli. Questi era invece certamente iJ più brillante fra i comandanti operativi cli alto rango usciti dalla impietosa selezione della guerra, nel corso della quale, dopo aver comandato la Brigata "Lambro", la 48" Divisione, l'Ylll Corpo d 'Armata ed essere stato capo cli stato maggiore della 4" e 5" Armata (poi diventata 9"), era pervenuto al comando ciel Corpo cl' Armata cl ' Assalto che riuniva in sé la maggior parte di quei reparti di arditi alla cui nascita, con il generale Capello ed il colonnello Bassi, tanto aveva contribuito. Il 30 ottobre I 918 era entrato a Vittorio Veneto, suggellando così la terza fase della omonima battaglia, quella del completamento ciel successo attraverso la rottura completa ciel fronte nemi-
" AUSSME. D.S. 3" A nrn,ra, prot. 276 del 29.l I .l 9 I 8. da Grazia li a Coniando 3' Annata. " Archivio Centra le de llo Stato (d'ora in poi A.C .S.), Prcs.za Cons . Mi nistri . gue rra e uropea (d 'ora in poi PCM g .e.). b. 19.1 5 .7. 1, f. 161 , da Diaz ad Orlando. " La rerritoire de Fiumefc,ir parrie des 1erri10ires qui 0111 opporrenu à l'erar ho11gmis. A ce rirre. jusq'a la piax, il es, consideré par !es a/lies co11une terriwire en11e111i occupé e, le droi1de réquisilion a été ouvert par la co11 ve111io11 d 'armistfr:e passé a l'ec la l-/ongrie: da una lettera intestata A.F.O., Cornmandement des 1.roupes f'ranco-serbes, a firma Tran ié , inv iarn il 1.0 .1 2.191 8 a Graziali -A.C.S.,PMCg.e . b. 19.15 .7. 1, f. 16 1.
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L 'esercilo italiano e la questione Fiumana ( 1918- 1921 )
co. Inoltre, prima della guerra, aveva rivestito per due anni l'incarico di Capo dell'Ufficio Po litico Mil itare del Governatorato della Tripolitania. Il contrammiraglio Ruggero, dal comando della Divisione Navale Speciale a bordo del la "Emanuele Filiberto", in una relazione inviata il 9 dicembre all'ammiraglio Cagni denunciava come il minoritario elemento croato della città che, ad occupazione avvenuta, aveva cessato le agitazioni, avesse ripreso negli ultimi giorni baldanza spintovi soprattutto dal pern icioso influsso esercitato dall'inqualificabile contegno dei .francesi. E così prosegu iva:
"L'ostilità aspra di cosroro non si appalesa soltanto nell'atteggiamento spavaldo od inurbano dei comandanti, che creano agli organi milirari italiani ostacoli ed inciampi di ogni genere nel disbrigo delle loro d(fficili e delicate niansioni, e nel provocare incidenli con una serie premeditata di resislenze passive, di atti di iLlegittimo irnpero e d'invadenze cercando di sostiruire, a quella legalmente riconosciuta delle autorità italiane, la loro propria; ma si esplica eziandio in ,nodo generale in tutti i con.ratti che marinai e soldati hanno con le nostre truppe ed i nostri equipaggi e con la citradinanza. In altre parole, men.tre i capi rnilitari fi"ancesi han.no ostentatamente assunto il patrocinio morale de/l'elemento croato, i gregari ne han.. . f.a d;f' . l e " 24 . no assunto a di c. 1rlltura 0esa materia
In effetti, era divenuto quotidiano lo spettacolo cli marinai e soldati frances i indossanti coccarde croate che percorrevano le vie cittadine inneggiando agli slavi ed intervenendo d irettamente a favore di essi nei tafferugli che si creavano con elementi italiani, innescando in tal modo l' intervento in aiuto cli questi dei nostri militari, a loro volta indotti ad esibire coccarde tricolori sull'uniforme. Del pari, gli inglesi e gli americani non perdevano occasione per manifestare le proprie simpatie nei confronti della popolazione croata. Era una situazione pericolosa, incline ad esasperare la cittadinanza italiana inducedola ad atti non sempre equilibrati e prudenti. Di ciò Grazioli era ben consapevole, così come del fatto che tale stato di cose costituiva altresì un ottimo brodo dj co.ltura per i suoi esponenti più estremisti: "Certamente anche nella popolazione italiana vi sono elementi che
" A.C.S., PCM g.e., b. 19.15 .7. I, f . !6l, prot. 354 del 9 .12.1918 , da Ruggero a Cagn i.
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mostrano di desiderare che accadano torbidi , sia perché sperano che questi torbidi inducano me ad assumere senz'altro il governo della regione, sia perché co11f1dano che tali disordini persuadano gli alleati dell 'impossibilità di convivenza pacifica.fra italiani e slavi, e favoriscano per tale via la causa italiana" 2' .
Nell'intento di prevenire al massimo l'insorgenza di disordini , emanava ordini tassativi che vietavano a tutte le truppe interalleate qualsiasi manifestazione di carattere politico e qualsiasi esibizione di coccarde od altri analoghi segni esteriori , e , in accordo con una proposta ciel generale inglese Gordon, istituiva una polizia militare interalleata e stabiliva che anche con carattere interalleato si svolgesse il servizio di censura. Esercitava inoltre la propria influenza perché, da parte ciel Consiglio Nazionale Italiano e delle autorità croa!e cli Sussak, si emanassero proclami cli distensione e pacificazione. La controversia fiumana era giunta ai più alti livelli governativi, e fu prontamente posta nel programma di una Conferenza interalleata ri unitasi a Londra il 2 d icembre. Essa sfociò subito in un astioso dibattito italo-francese su lla situazione creatasi dopo la conclusione clell' armistiz.io ; non riuscendo a conciliare i diversi punti di vista, fu deciso di in viare una commissione composta di 4 ammiragli. La commissione venne composta clagl i ammisagli Kidclle e Boullard , rispettivamente inglese ed americano, con l'ammiragl io Molà per l' Ital ia e l ' ammiraglio francese Ratyé che doveva presiederla. Poiché questi era impegnato , si perse del tempo per trovargli un successore, individuato infine nell ' ammiraglio Fatou, per cui la presidenza passò a Molà, superiore in grado; dato il tempo perduto e nonostante le sollecitazioni , la commiss ione si sarebbe riunita a Fiume soltanto il 23 dicembre. Nel frattempo fra Grazioli e Tranié, durante un incontro avvenuto il 6 dicembre, erano stati presi accordi verbali che prevedevano: l'eventuale impianto cli una base logistica per .I' Armata d ' Oriente non avrebbe in alcun modo comportato prese cli possesso arbitrarie di infrastrutture e materiali che, quale erede del cessato impero austroungarico , erano eia considerarsi cli proprietà ciel governo locale; l'esc lusione di ogni ingresso in città e nelle zone di occupazione limitrofe, attraverso la presenza
,; A.C.S.,PCM , g .c. , b. 19 .15.7. 1, f. 161.prot. 69 1 del 10.12. 19 18, d,1Grazio li aComandante
3' Armaw.
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l 'esercirn iraliano e la questione Fiumana (1918-192 I )
nella base, cli reparti serbi o iugoslavi; la direzione ed il controllo degli sbarchi da parte cli ufficiali italiani ; il controllo, eia parte ciel comandante del Corpo d'Occupazione, delle comunicazioni ferroviarie e telegrafiche di Fiume con l'interno, che l' apertura della base avrebbe obbligato a ripristinare integral mente, fermo restando il diritto di Grazioli di eventualmente sospendere le une e le altre se e quando esigenze di ordi ne pubblico lo avessero richiesto . Nel dare comunicazione di c iò al comandante della 3• Armata, Grazioli così concludeva: "A me pare che, su queste basi, si potrebbe in. effetti venire ad un modus vivendi, pur confermando però che nel nostro interesse e per il vivissimo desiderio del governo locale, sarehhe assai preferibile che la base a Fiume per l'Armata d'Oriente fosse affidata e fatta funzionare esclusivarnente da noi, in pieno accordo, per quanto riguarda il traffico .ferroviario, con la Commissione .francese stabilita a Zagabria. Il che a me pare non pregiudicherebbe affatto il soddisfacimento dei bisogni di quell'armata . Quanto ho sopra esposw, costituisce un progetto formulato di mia iniziativa . in ottemperanza alle direttive di VA.R .; ma bene inteso, lascio integro il diritto di obiezioni al governo locale . Il quale mi dà l'impressione che veda malvolentieri l 'impianto di questa base che riallaccia la città con il. territorio interno, mentre tutte le tendenze ciuadine sono per un allacciamento soltanto con l'Italia . La mia azione a questo riguardo è vol.ta ad attenuare tale avversione in.transigente, in quanto che penso che la separazione di Fiume dal suo natural.e hinterland, se pu.ò parere per il momento politicamente ragionevole, rcippresen.ta un. assurdo econoniico non giustificato neppure dalla situazione speciale del momento che attraversiamo . Tanto più che ogni separazione dall'interno riuscirebbe molto d(fficile, in quanto che, a due passi da quì, cessa la giurisdizione del governo locale, e tutti sono liberi di corrispondere e di trasferirsi come meglio credono fuori del territorio di giurisdizione del suddetto governo" 26 • Ma il giorno success ivo. Graziol i sentiva la necess itfa di spiegare ancor megl io il proprio punto di vista . Confermando le conclusioni della lettera precedente, ribadiva come , se una base doveva esserci, questa
''' AUSSME . D.S . 3' Armata , prot. 525 de l 6.12. 19 18, da Grnzioli a Com.do 3" Armata.
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doveva essere italiana, precisando che l'accondiscendere ad una base francese a Fiume, sia pure resa controllabile dalle condizioni da lui previste, avrebbe intaccato profondamente il principio del]' itali anità ciel porto e del territorio, diffondendo in tutti la sensazione della possibilità che lo sbocco di Fiume avrebbe potuto di fatto (sia pure per ragioni militari) essere in altre mani, tanto più pericolosa in quanto si trattava di mani francesi 2ì . In risposta ad una lettera di alcuni giorni dopo, nella quale il francese, disconoscendo gli accordi intercorsi , si arrogava la prerogativa d i far entrare a discrezione nella città anche truppe serbe e dichiarava cli non riconoscere al comandante del Corpo d'Occupazione Interalleato il diritto cli decisione in merito alle modalità di traffico con l'interno, Graziali, dopo aver negato alcun valore a tali affermazioni, dichiarava la propria disponibilità a facilitare in ogni modo lo sbaryo ed il trasporto verso l'interno dei rifornimenti che fossero giunti nel porto cli Fiume diretti al1' Armata d'Oriente. Nel contempo, però, affermava senza mezzi termini di non poter consentire che, per questi rifornimenti, si addivenisse all' impianto effettivo della base e dei relativi uffici nonché a qualsiasi forma di requisizione locale che esso potesse comportare. Nell'informare il comandante della 3" Armata di quanto sopra, Grazioli così concl udeva: "Nel!' attesa che istruzioni nuove mi pervengano, manifesto il personale avviso che la soluzione ideale della questione potrebbe consistere nell'impianto a Trieste della base militare. Su questa convenienza anche S.E. il gen. Petilfi mi dichiarava ieri a Trieste il suo pieno consentimento . È da ritenersi infatti molto probabile che, per iL tramite delle esigenze militari urgenti dell'Armata francese e della costituzione della base militare di Fiwne che ne sarebbe la conseguenza, i.francesi cerchino di avviare subito il trafj1co fra il retroterra iugoslavo e Fiume, allacciando interessi molteplici che in definitiva favorirebbero per l'avvenire il dominio economico-politico di Fiume come sbocco della Jugosla via. Quando la base francese a Fiume fosse stabilita, ben più difficile riuscirebbe certamente a noi di contendere l'azione di questa base negli stretti limiti delle esigenze militari, tanto più che già fin cl' ora i francesi dimostrano particolare premura nel sollecitare gli elementi locali con l'allella-
" AUSSME. D.S. 3' Armata, prot. 527 del 7 .12.1918, da Grazioli a Com.do 3' Armata.
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L'eserciro ilaliano e la questione Fiumana ( 1918 -1921)
mento di guadagni, projìttando abilmente della presente disoccupazione e della stasi negli affari" 28 • Dal suo canto, il Comando Supremo era peraltro del l' avv iso che non convenisse insistere oltre un certo limite nel non volere a Fiume la base, g iacché questa posizione avrebbe urtato contro la necess ità di servirsi cli questo porto in mancanza d i altri cli sufficiente potenzialità , eribadiva invece che si dovesse essere fermi circa la sua costituzione e la sua gestione da parte italiana, come da Grazioli stesso s'è visto essere stato suggerito sia pure a titolo di ultimo ripiego . Ma a metà mese Tranié si affrettava, con la solerzia di chi ha raggiunto il suo scopo, ad in viare a Grazioli , sotto forma di preavviso , copia cli una comunicazione ufficiale inviatagl i dal proprio governo nella quale si informava che la Conferenza Interalleata cli Parigi era stata pienamente favorevo le al pu nto cli vista francese. E, del resto, non avrebbe potuto essere altrimenti, stante l'acquiescenza del governo ital iano. Q uesto notificava , rife re ndosi agli accordi intercorsi fra Grazioli e Tranié, che
"se tale soluzione non è approvata dal governo francese, il governo italiano dichiara di non avere difficoltà ad accedere al desiderio del governo francese per quanto riguarda l'azione da svolgere dal comandante fi·ancese di Fiume ... " e, nel trasmettere le direttive al comando italiano, stabiliva che
"il coniando della base avrà all'uopo a disposizione i tratti di banchina del porto , gli appezzamenti dì terreno ed i fabbricati che gli saranno necessari" 2? . Grazioli non la pre ndeva bene, ed era logico. Redigeva una nota al comando della 3" Armata, e per conoscenza al Comando Supremo, piuttosto esplicita e che riteniamo utile riportare pressoché integral mente:
"Reputo mio dovere far presente quanto ho già ripetutamente affermato, che cioè una simile soluzione della questione, per le con-
" A.C.S., PMC g.c .. b. 19.15.7 .1. f. 16 1, prot. 840 del 12. 12.1 9 18. cla Grazia li a Comando 3' Am1ata. " A.C.S .. PCM g .e ., b. l9.15.7. l ,f. J6 l , prot. 3967/1784 del 18.12. 19 18. da Sonni no ad Orl ando.
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seguenze disastmse di già evidenti che avrà in Fiume per rispetto al significato ed al valore politico e materiale della nostra occupazione, pregiudica, a mio giudizio. irreparabilmente la questione di Fiume e la allontana da quella soluzione che è nel cuore di tulli noi. Difatti, il Gen . Tranié non ha arreso un rninuto a dichiarare ad un i1;fficiale del mio Stato Maggiore che naturalmente esso pretende ora di occupare con la base il punto jr-anco che è il punto essenziale del porto; che il funzionamento della base richiederà l'arrivo di altre truppe francesi; che perciò, siccome vi son.o diffi coltà di alloggiamenti, chiederà una congrua dirninuzione di truppe italiane; che la ragione dell'ordine pubblico non richiede che pochissime forze e perciò non giustifica la nostra forte occupazione . Pre vedo che insisterà sull'entrata delle truppe serbe, necessarie, secondo lui, al fun.zionarnenro dellq. base . Turto ciò dimostra quanto ben mi apponevo segnalando la richiesta , apparenteniente militare, della base fì'ancese come un pericolo evidente per le conseguenze politiche ed economiche che essa avrà e come esponente chiaro delle mene Ji-ancesi de cisamente a noi contrarie ne/La Jugoslavia e quindi in special modo a Fiume. La decisione della base in. senso favorevole ai Ji-ancesi e nel modo pieno ed assoluto carne il Gen. Tranié nii comunica , rende vani tutti i miei sforzi intesi fin.ora ad allacciare buone relazioni con gli slavi di quì e dei dintorni , da cui io mi riprom.ettevo risultati a noi assai favorevoli, .fermo tenendo incrollabilmente il possesso ejfellivo del porto,fondato sulla stragrande e pn~fonda italianità della cittadinanza di Fiume . Ormai col pretesto della base anche lo sbocco principale della Ju goslavia cadrà inevitabilmente a poco a poco solfo il possesso materiale e sotto il predominio francese, la cui propaganda an.ti italiana va assumendo, anche per la tolleranza inglese impersonata dal Gen. Gordon, forme così .,facciate da offendere in modo ùisopportabile pe,jino il nostro amor patrio nazionale. Ho creduto di dire tutto così chiaramente perché l'ho ritenuto mio dovere di soldato e di italiano. fn tali condizioni chiedo che mi si definisca esattamente la nuova posizione che mi si va creando quì, la quale se non risultasse di fronte ai ji·ancesi compatibile con la dignità del grado di un comandante di Co,po d'Armata italiano, dovrebbe evidentemente suggerire un cambio di persona, non essendo possibile di }i-onte a questa
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L'eserci10 italiano e la quesrione Fi11111.ana ( 1918- 192 {)
città che io stesso dopo aver tanto lottato per sostenere quì il nostro punto di vista, debba ora piegarmi alle incredibili prerese che il generale francese, mio inferiore di grado, in fenderà ora certamenre di impormi" ' 0 . 11 giorno successivo perveni va la risposta cli Emanuele Filiberto cli Savoia Aosta, comandante della 3" Armata, serena ed equilibrata nella sostanza, come era nella personali tà cieli 'estensore, e signorilmente amabile nella forma come era ne l suo stile:
"Me111re comprendo quanto le decisioni del Governo wnareggino l'animo di VE. che finora avel'a lortato con abilità e non senza successo a mantenere impregiudicara e .favorevole a noi una situazione delicaris::;ima, debbo avvenire V.E. che non è possibile rinunciare ora alla sua conoscenza della situazione ed ai suoi buoni rapporti personali con i comandami alleati. Tanto più che la sostituzione di V.E. darebbe un .forte risal!o e carattere di vero insuccesso all'episodio diploma1ico, che è invece intendimento del Governo ed interesse del Paese di fare apparire come spontanea adesione ai desideri francesi. Sono perciò convinto che V.E. troverà nel suo patriottismo e nel suo spirito di abnegazione la .forza per continuare, con immufata fede, l 'opera. sua intelligente ed efficace in prò di una causa che è ben lungi dall'essere perduta, e che, mercé sua, ha ancora molti fattori di successo" ' 1• Graziol i, molto probabilmente, si era già reso conto di quale patata bollente gli fosse stata messa sul palmo della mano, resa tale non tanto e non solo dalle difficoltà insite nel la situazione cli per sé stessa, quanto soprattutto dalla ambigua irresolutezza con la quale la medesima veniva gestita a li vello politico nazionale, espressione della carente statura della classe dirigente, delle divergenti valutazioni circa i reali interessi ciel Paese, dei contrastanti presupposti ideologici che le sostenevano nonché, in qualche caso , anche di incompatibilità , contese e rivalse sul piano personale.
" AUSSME. D.S. 3· Anna1a. pro1. 969 del 15.12.1918. da Grazioli a Comando 3• Armaia. 1 ' AUSSME. "Relazione Pecori Giraldi sui fa1ti di Fiume" (d"ora in poi: rei. PG), 151/E ... Annessi", vo i. 7-69 g. prm. 106 I I del 16.12. 19 1R. eia Com.te 3· Armala a Graziali.
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Stava infatti scoppiando il dopoguerra, con tutte le sue tensioni e contraddizioni che portavano la s ituazione interna ad evolvere verso una fase di instabilità prolungata che, eia parte del Governo, era scarsamente controllabile anche e soprattutto a causa degli impegni internazionali legati alle trattative cli pace. I fatti sono ampiamente noti, e non necessita richiamarli più di tanto. Proprio nello stesso mese di d.icembre 19 J 8 i comun isti russi, per screditare il regime dello Zar e la guerra capitalista da cui si erano ritirati, rivelarono gli accordi segreti stipulati fra loro dag li alleati, tra cui il Patto d i Londra. I nostri interventisti democratici vennero così a conoscenza delle ipoteche poste sulle terre slave, che contrastavano totalmente con i propri presupposti ideologici e delle q uali lo stesso Bissolati, già eia due anni ministro per le pensioni di guerra , non era al corrente. Scoppiò fra lui e Sonnino un dissenso molto aspro, conclusosi il 28 dicembre con_ le dimissioni di Bissolati che compendiava la frattura determinatasi al termine del conflitto fra nazionalisti , che dal crollo asburgico, russo e turco erano indotti a pensare ad un 'Italia già proiettata nei Balcani ed in Asia Minore, e democratici tuttora animati dall'ideale mazziniano d i fare dell'Italia lo stato gu ida dei popoli democratici. Per Fiume, Bissolati propugnava Ja rinuncia alla Dalmazia slava - alcun i sostengono che fosse disposto a cedere anche la frontiera ciel Brennero ed il Doclecaneso pur di giungere ad una pace giusta che non isolasse l'Italia dal contesto delle democrazie mentre Sonni no era incrollabile nel non recedere minimamente da quanto era stato sancito col Patto di Londra che , certo alquanto azzardatamente, continuava a cons iderare il suo capolavoro. Su posizioni molto diverse si trovava Nitti che, insofferente della negligenza da parte del governo nei confronti dei gravi problemi socia!i ed economici che egli invece, riteneva fossero le questioni prioritarie del momento anziché le annessioni territoriali , si dimetteva a sua volta dal!' incarico cli ministro del Tesoro; né Orlando faceva nulla per trattenerlo. Il Presidente del Consiglio era sostanzialmente d'accordo con Bissolati per quanto concerneva la questione di Fiume, anche se ev itava di esplicitare questo suo orientamento con Sonnino nei riguardi del quale, forse anche a causa del carattere severo e di difficile approccio di q uesti, aveva sempre nutrito una certa qual forma cli soggezione. E d ' altronde , anche sul piano esteriore , la differenza fra i due era notevole: tanto Orlando era ciarliero e ridondante nel suo eloquio caratterizzato dalla marcata infless ione palermitana, tanto Sonnino , d i madre inglese e con un'educazione cosmopolita, aveva un aplomb tutto britannico cd era schivo e tacitur-
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no. Veniva meno , q uindi , quell'azione .di coordinamento che sarebbe stata indispensabi le per concertare la linea politica più accorta da seguire, tanto al momento quanto ancor più alla Conferenza della Pace di imminente inizio a Versailles . In realtà, il contrasto rimase irrisolto . La causa di Fiume aveva ormai g uadagnato troppo terreno nell'opinione pubblica di casa perché il governo potesse adesso lavarsene le mani. La difesa cl i Sonnino dell'intangibilità ciel Patto di Londra, dopo che lo stesso governo aveva in varie forme incoraggiato la causa di Fiume, poteva in effetti valere solo in senso negativo, nel senso cioè che per ottenere Fiume l'Italia non si dimostrava disposta a pagare alcun prezzo, rifi utando in tal modo ogni ragionevole compromesso . Si iniziava così un insolito gioco delle parti: Orlando , in nome del principio "wilsoniano" di autodeterminazione dei popo li , assumeva personalmente il patrocinio della causa cli Fiume; Sonnino, in nome della santità dei trattati , si arroccava al Patto cli Londra. 11 programma italiano di rivend icazioni adriatiche alla Conferenza della Pace rimaneva dunque necessariamente concluso nella formula " Patto cli Londra più Fiume" , non insostenibile di per sé stesso ma troppo impegnativo per la statura di coloro che avrebbero dovuto sostenerlo. La possibilità di una sua rimozione dall'incarico poteva essere stata adombrata eia Grazioli sia come affermazione cli dignità nazionale e del proprio rango e funzione - e lo diceva esplicitamente nella nota -; sia perché l' uomo era attento curatore della propria inm1agine al punto tale eia non essere d isposto, gi ustamente, a vederla offuscare così platealmente - e diceva anche questo con molta chiarezza -; sia, ancora, nel1' intento forse cli dare una scossa tanto a livello m ilitare che politico (soprattutto) affinché si adottasse un atteggiamento meno incline alla titubanza, al patteggiamento ed alla condiscendenza; sia, infine, perché probabi lmente già le sole due settimane trascorse nel nuovo incarico erano state sufficienti a fargliene intravedere i futuri svil uppi , e la visione non doveva essere stata certamente rosea. Una cli queste ipotesi, o più probabilmente il concorso di tutte e quattro insieme, poteva aver sostenuto la richiesta. Si tenga conto , allorché si è parlato di scossa anche a livello militare , che da parte ciel Comando Supremo italiano c'era un netto orientamento teso ad evitare un aumento dei contrasti con i nostri vicini o maggiori impegni di carattere militare. In tal senso, infatti, per quanto riguardava specificamente Fiume, di fronte alle proposte del Comando
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della 3" Armata tendenti a conferire maggior respiro alla nostra occupazione ampliando i limiti delle zone eia presidiare, aveva ribadito come l ' occupazione dovesse essere considerata una misura cli carattere eccezionale imposta da gravi ragioni cli ordine pubblico, accettando solo una modesta estensione agli immediati dintorni della città. Sotto un profilo ancora più vasto , il Comando Supremo, in effetti, era orientato a g arantire, nel corso delle trattative cli pace, essenzialmente il possesso dei territori fino alla dorsale alpina, con il che si offrivano buone possibilità difensive e nel contempo si lim itava al massimo l'immissione di allog lotti tanto alto-atesini che sloveni 32 • Bisognava anche cons iderare , d 'altra parte , che i nostri comandi militari non erano tenuti sufficientemen te al corrente delle dispute politico-diplomatiche né delle forti correnti a noi contrarie alimentate e da strutture politiche e da organi cli stampa frm:ico -inglesi , per cui mancò loro, probabilmente, quanto meno nei primi tempi successivi alla fine ciel conflitto , la tempestiva e reale consapevolezza d i come tali correnti rispondessero ad un prec iso intento di contenimento, eia parte cli Francia cd lnghilterra , cli uno scomodo e quindi non grad ito espansi.on ismo italiano . Solo le v icende della Conferenza di Versai lles avrebbero, cli lì a qualche mese, messo in luce ch iaramente ciò, e quindi è pur lecito ammettere che, a lmeno ali ' inizio, i contrasti fra gli esponenti mil itari a F iume potessero anche essere interpretati come espressioni di strumental i ma limitate , se pur opinabili, interrelazioni da parte alleata con i nostri antagonisti locai i (ex- nern ici, rappresentanti di stati tuttora sulla carta , alleati cli dubbia qualità), in parte anche enfatizzate da spunti di osti lità a livello personale. È altrettanto vero, però. che q uesta consapevolezza qualcuno cominciava a possederla; ne fa fede la frase contenuta in una lettera inviata a metà dicembre dal Capo cli Stato Maggiore della Marina Thaon cli Revel al ministero clegl i Esteri e per conseguenza al Presidente del Consiglio:
" ...la condotta di tutti i militari francesi, e delle autorità in specie, è indicata come inquali/Zcabile . Nasce il dubbio che da tutta questa campagna non sia esrraneo il coejjfrierue dei capi che la conduco-
'' Rov ighi A ., '·[."Eserc ito italiano ne ll,1 Grande Guerra". voi. V (Le operazioni ciel 19 18). tomo 2•, pag. 1055. Roma, USSME, 1988.
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no; l'Ammiraglio Gauche1, qualsiasi possano essere i suoi se111ùnen-
ti co111ro di noi. 11011 potrebbe prm·ocare degli incidenli così gra1•i senza sapere di essere .wlda111ente appoggiato dal suo governo" n . Il città . la situazione continuava ad essere difficile. Il presidio di Fiume si era rafforiato , essendos i aggiunti alla Brigata Granatieri , peral tro ad organici ridotti che non raggiungevano i 4000 uomini. un reggimento cli fanteria. uno cli artiglieria. un battaglione bersaglieri, un reparto d' assa lto e reparti minori italiani nonché un battaglione americano ccl uno inglese ( in realtà il contingente italiano sarebbe anelato progressivamente rinforzandosi nei mesi success iv i sino a contare, alla data del l 5 luglio 1919. la presenza cli oltre 14.000 uomini). Il contingente francese continuava a cli pendere dal!' Armata d'Oriente ed il generale Tranié persisteva neJ recitare, nei confronti cli Graziali , un ruolo non cl i subordinato bensì cli interlocutore 011 pair con orientamento i l più spesso oppositorio. Il controverso prob lema della base logistica venne ratificato il 17 dicembre attraverso la stesura di un verbale eia parte cli un 'apposita comm issione composta da rappresentanti militari italiani e francesi e eia rappresentant i del Consiglio Nazionale italiano e del Com une della città. In esso si sanciva come la base dovesse essere costituita al Porto Baross esclusa qualsiasi al tra località del porto stesso, e ciò per lasciare da un lato all 'autorità militare francese la massi ma l ibertà d'ai ione ecl autonomia e. dall'altro, per non ostacolare il mov imento usuale del porto. Si stab iliva inoltre come il traffico ferro viario dovesse effettuarsi dalla banchina cli Baross alla stazione di Piu me ma, di preferenza. direttamente eia Baross alla stazione di Sussak verso la linea Buccari-Zagabria, attraverso la galleria che collegava la predetta stazione con la linea stessa. Le caserme . gli ospedal i e gli altri local i che si rendevano necessari per l'alloggio ed il ricovero delle truppe francesi destinate ai servizi della base e per quelle di passaggio, erano fissati neJ territorio del comune cli Sussak " . Raggiunto il proprio scopo , il comando francese non es itava a spingere su ll 'acceleratore , avanzando r ichieste sempre maggiori di local i ,
" A.C .S.. PCì\t g .o.: .. b. 19.15.7. 1. f. 161. pro1. 1222 :,cnza da1a. da Th aon di Rcvcl ad Orlando e Sonni no. ·" A.C.$ .. 1-'C M g..c .. b. 19.15.7. 1. f. I 62 bis . prol. 1340 dd 2-1.1 2 .1918. dn Capo S.M. Marina a Presidcn1c del Consiglio (alleg~1:1 copia del verbale del la Commissione per l:1 costitu 1.ione del la hm,c logis1ica francese :1 Fiume)
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magazzini, installazioni portuali e ferroviarie. Era chiaro come sotto una mistificatoria copertllra di ordine logistico si celasse J' intendimento di declassare quanto più possibile l'occupazione italiana, ostacolandone al massimo la gestione e sostituendo gradual mente ad essa qualla francese, resa ancora più autorevole e massiccia nell'eventual ità, tutt'altro che improbabile, che la confluenza in Fiume del traffico proveniente da Taranto e Saloni cco potesse comportare 1a costituzione in città di altri comandi, non escluso quello stesso dell'Armata d ' Oriente . Proprio in questo progress ivo aumento delle forze francesi Grazioli intravedeva un pericolo ancora più grave . Se avesse accondisceso alle sole ultime, preliminari richieste di Tranié - locai i per oltre 3000 uom ini , per tre depositi divisionali, per numerosa artiglieria, servizi e quadrupedi - si sarebbe creato un rapporto cli forze italo-francese solo di poco a noi favorevole quand'anche non pressoché alla pari, i( che avrebbe costituito un grosso coefficiente cli rischio in caso di un 'esige nza d ifensiva cli fronte ad attacchi provenienti dall 'esterno, e specificamente dal nascente esercito iugoslavo. Giustamente , il comandante ciel Corpo d ' Occupazione interalJeato non escl udeva l ' ipotesi cli qualche colpo cli testa da parte d i ufficiali cli quell'eserc ito , in gran parte provenienti dall'esercito austriaco; per fronteggiare tale minaccia, aveva già predisposto studi e progetti per una difesa eia attuarsi s ulle alture circostanti il porto. Essa però sarebbe stata inficiata dalla presenza all'interno della c ittà di altrettante forze francesi, certamente non amiche e con l'aggravante cli avere alle dipendenze quelle truppe serbe con le quali, appunto, avremmo potuto trovarci in aperto conflitto -'5 • Il comando delle truppe franco-serbe a Fiume era stato attribuito al generale Savy, mentre a quello delle truppe inglesi ed americane erano preposti rispettivamente il generale Gorclon ed il. colonnello Everson. Il problema di un 'efficace azione cli contrappos iz ione agli intenti progressivamente invasivi dei fra nces i veniva così rappresentato da Graziol.i al proprio diretto s uperiore: "lo ritengo mio stretto dovere prospettare come oigi sia ancora possibile quì a Fiume contrapporre ali 'azione francese un'azione italiana di intensità ed ejjìcacia pari se non superiore ... Ma svolge-
'' A C.S .. PCM g.e .• b. 19.15.7 .I. f. 16 1, p rc.it. 12 12 del 20. 12. 191 8, da Graziol i a Com.te 3'
Annata.
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L'esercii o italicmo e lei q11e:i1io11e Fi11111a11a ( /918-/92 ! )
re una simile azione non è possibile restando q11ì con m.a nsioni apolitiche. di dirirto e di fatto, nella semplice ,·este cioè di tutore dell'ordine pubblico in nome dell'Intesa. ed in un.a condizione di cose per cui me111re il ge!lerale Tranié trovasi in corrispo11de11::.a diretta 11011 solo con il comando de ll'Armala d' Oriente ma anche con il governo .fi'ancese, che quì ha suoi diretti rappresenta,ui nelle persone im·iate per swbilire la base (e che dicono dip endere dal Sig. Clemenceau), io 111i tro vo in vece costretto , appunto per la mia posizione di semplice custode del 'ordine pubblico. ad 1111 atteggia111en10 puramente e passivamente difensivo . Aggiungasi a dà che me!ltre i francesi !)TOigono la loro a::.ione politica, inglesi ed americani rappresenta/i da loro commissioni speciali - vengono quì a studiare il porto e la pote11(,ialità delle .fe1-ro1·ie, recandosi poi nella Jugoslavia a prendere quei confatti cl1e a noi sono vie1ati; e ciò mentre che noi restiamo quì con le braccia incrociate a tuie/are l'ordine pubblico e cirtadino minacciato solo dalle internperanze fran cesi. È 111io convincimento invece che sia necessario. ai fini sopra accen1w1i, che il comando italiano s ia quì investilo di adeguati poteri anche nel campo polilico - il tcmdo è sottolineato nel testo (n.d.r.) con me:::,;,i commisurati alla entità deg li obiettivi da raggiungere . in modo da operare ejficacem.ente e posi1ivcmiente sia cli fronte agli alleali, sia di fronte alle popola-;.ioni italiane e croate. secondo lo linea di condotta omogenea che sarà ispirnta dal governo centrale . Solo con tale prm·1·edi111en10 sarà possibile 111e11ere in l'olore a nosrm vanrag~io questo superbo punto d'appoggio politico militare ed economico cli Fiume, oggi contesoci da una potenz.a straniera, tanto più aspram.ente in quanto essa si è resa pieno conto della sua eccezionale illlponanza ·• -'6 • Emerge chiaramente, dall ' analisi del testo, l'insofferenza di Grazioli per le cond izion i di imporcnza c ui la carenza a livello governativo nazionale lo costringeva, per sopperire alle quali non esitava a chiedere, con una determinazione così esp iic ita q uale non è riscontrabile ne i documenti fin o allora prodotti , poteri politici in aggiunta a quelli militari . La richiesta, che probabilmente lo stesso formulatore non poteva non
'" A.C.S .. PCM g.c .. b. 19 .15.7. 1. f. 16 1. prol. 1270 del 2 1. 12.19 18. da Grazioli a Com.le 3' A rmata.
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considerare destinata già in partenza a rimanere sulla carta, sottendeva in effetti la denuncia di una situazione progressivamente insostenibile, ovvero la cui sostenibilità, protraendosi lo stato di cose denunciato , sembrava destinata ad essere pagata ad un prezzo troppo oneroso in termini cli convenienza nazionale, sicurezza ed in1magine. I l g iorno dopo, l'analisi previsionale ciel comandante del Corpo d'Occupazione interalleato si concludeva con un appello nel quale Je componenti emotive avevano iJ sopravvento su quelle razionali:
"lo vedo chiaramente delinearsi una situazione per La quale la riduzione del nostro presidio in Fiume c:i verrà fcaalmente ùnposra e fremo al pensiero c:he ciò avvenga, in quanto che allora, col presidio francese preponderanle, inevitabilmente riprenderanno il sopravvento su quesla cara città , che la nostra occupazione ha fallo vibrare del più puro patriouismo italico; quei croati che altro non bramano se non di sfogare la loro vendetta. Ad ogni costo, in nome dell'umanità, ciò de ve essere evitato, perché sarebbe una crudeltà senza nome . Dica, V.A..R ., questo al nostro governo che forse, lontano c:om 'è, ignora la situazione. Per mio conto, pur assicurando che obbedirò agli ordini superiori, dichiaro che nel regolare la inia condotta di .fronte ad una situazione così irta di ostacoli, non dimenticherò mai che, dopo la nostra vifloria, ad un generale i!Clliano non è leciro di Lasciarsi calpestare da un prepotente alleato, sia pure il c:omandame suprenw dell'Esercito d'Oriente" ~; . Nel trasmettere a Diaz la relazione di Graziol.i, il Duca cl ' Aosta ne appoggiava incondizionatamente le valutazion i sottolineandone ne l contempo la statura umana e professionale:
"Trasmetto questa vibrante lettera di S.E. il Gen. Grazio/i che sottoscrivo di gran cuore. Potrà darsi che a chi è lontano dal. luogo in cui si combatte pur fra alleati una così aspra lotta, l'intensità e la passione che pervadono questa lettera (ed anche turte le precedenti) appaiano alquanto eccedenti le cause, quali possono leggersi attraverso la lellera sressa ... Occorre che in merito ali' apprezzamento
·" A .C.S., PMC g.c., b. 19.1 5.7.1. f. 16 1. prm. 1336 del 22 .12. 1918. d,i Graziu li a Com.te 3-' A rmùla.
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de/l'anirno ostile delle autorità de/l'esercito francese, si conceda che il Gen . Gra zio /i è il miglior giudice , anzi l'unico giudice. Quando ad un generale della capacità e della fiducia di Grazio/i è affidato 1111 incarico del genere, in cui sono in gioco il buon 110111e ed il destino della Patria. è giusto che si dia il massimo valore al suo appre::.zamento della situazione, 1anto pitì grande, come è il caso, egli avendo di1J1ostrato di non errare nelle sue previsioni. È opportuno perciò che alle vivaci esposizioni di S.E. Gra zio/i si annetta nata l'importanza e tutto il credito che esse meritano, e che al govemo sia presentata la questione della sua vera essenza. ,wn quale potrebbe essere desunta dagli avvenim.enti, ma quale è secondo gli apprezzamenti di 1111 generale di alro intelletto e di provata fede" •x .
lJ comandante del la 3" Arm ata intendeva verosimilmente anche anticipare le probabili, se non certe, obiezioni minimizzatorie dell'enrourage politico romano, ovvero rintuzzare quelle già avanzate da tutti coloro , e non erano poch i, cui il dec isionismo e la ricerca cli chiarezza ciel comandante del Corpo d'Occupazione suonavano sgraditi tanto più in quanto contribuivano a mettere in maggiore evidenza la loro timorosa titubanza e la tendenza alla negoziazione sine die ed al compromesso rinunciatario , ne lla sterile attesa e speranza che le prossime trattati ve di pace avrebbero consentito il riconoscimento del possesso italiano de ll a città . Proprio l'u ltimo g iorno de ll'anno , Grazioli red igeva un'altra relazione. diretta al Capo di Stato Maggiore dcli 'Esercito nella quale. aderendo ad un in vito verbale fattog li dallo stesso Diaz nel corso di un colloq'uio avvenuto fra loro il g iorno prima , riassumeva le proprie personali ved ute in merito al la situazione fiumana, non facendo mistero che delle stesse avrebbe desiderato conferire lui stesso con Orlando e Sonnino (Allegato I) . li documento era impostato su tematiche di ordine politico-econom ico più che mil itare. A differenza dei pu nti di vista con-enti. l'impo1tanza del porto di Fiu me, secondo l'estensore della nota, risiedeva soprattutto nell 'essere profondamente legato allo sviluppo econonùco del retroterra iugoslavo cd ungherese, tanto eia costituire la principale base di penetra-
'' A .C .S., PCM g.e .. b. 19. 15.7 .1 .
Capo S.M. Eserci to.
r.
16 1. prol. 10885 del 23.12. 19 18. da Con i.le 3' Armuta a
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zione nei territori suddetti. La considerazione era fatta ponendo soprattutto attenzione a ll 'Ungheria, quale si sarebbe configurata ne l prossimo futu ro, nel contesto di nuovi stati gerrnina6 dalla dissoluzione dcll 'AustriaUngheria; ma anche la ricostituzione delle strutture economiche della Jugoslavia era vista dipendere per buona parte del porto di Fiume. Il suo possesso doveva, pertanto , essere considerato non dal punto di vista grettcunente municipale da cui lo riguardano gli italiani di Fiume ma in un'ottica internaz ionale, come un elemento determinante per il futuro italiano io Adriatico e nell'Oriente europeo . A tal fine risultava fac ile, oltre che oppo11uno, utilizzare sin eia o ra il sentimento cli italianità dei maggiorenti e degli operatori economici fiumani e le loro relazioni con gli a mbienti politici e commerciali di U ngheria, Romania e Jugoslavia. Si trattava, sotto questo aspetto, di bruciare s ul tempo inglesi e frances i i cui appetiti economici, ovviamente, mal si concilia~ano con i nostri, e che stavano, specialmente i secondi, attivamente operando in questo senso. "li nostro assenteismo in questo momento non può che risul1arci di grave danno anche nel caso che Fiume venga in. definitiva assegnata all'Italia, perché in tale ip01esi correremrno il rischio di trovare sensibilmente svalutato il possesso di questa città in seguito ai fatti compiuti creati oggi dall'alfività politica ed economica dei nostri alleati. Ci troveremo cioè allora davanti alla prospettiva di ricominciare a favore deg li interessi italiani un lavoro di demolizione del già compiuto e di successiva ricostruzione, in circostanze certamente più dzfficili che quelle offerteci oggi dalla situazione politica ed economica dei territori già appartenenti a/La m.onarchia austroungarica, per i quali tutto è da rzfare ed il successo si offre spontaneo al più pronto ed audace dei concorrenti'". La rela zione concludeva rappresentando l'oppo rtuni t~t che gli venissero fornite direttive e strumenti d 'azione politica ed economica tali da consentirgli cli non continuare a dover limitare la propria presenza a Fiume q uale solo tutore dell'ordine pubblico. A. riprova della fermezza dei propri convincimenti, la parte finale ciel docume nto conteneva una esplicita proposta d i azione ciel tutto a utonoma atta a salvaguardare co involgimenti governativi uffic ia li:
" ...non esiterei ad assumerne la responsahilità anche nel caso che, per alte ragioni di Stato, il governo dovesse in qualche cosa far ap-
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l'est•rcilo i,a/ia110 e la ques1io11e Fiumano ( 1918-/921)
parire l'opera mia come cmi di ini:i01fra personale ed esorbitami dalle ri~ide mie istruzioni t(fficiali" .w_
s·è accennato, in precedenza. alla costituzione della commissione interalleata composta da 4 amm iragli . Questo Comitato Internazionale, come venne successivamente denominato, iniziò i lavori il 23 dic;embre. sotto la presidenza provvisoria dell 'itali ano Molà in attesa del l'arrivo, avvenuto una settimana dopo. del francese Ratyé . presidente designato per la maggiore anzianità r ispetto agli altr i . Sin dal la pri ma seduta, emerse i l rifiuto di pronunciarsi in merito alla questione della base logi stica francese prima di aver di scusso su l la legittimità dell ' occupazione italiana e sulle ragioni della presenza a Fiume di un così grosso presidio italiano. Nei giorni successivi, il Comi tato prese a trasformarsi in un vero e proprio organo d' inchiesta, inquirente in modo particolare sull ' operato del governo ital iano, finendo comunque per trovarsi ben presto i ngolfato in una materia estremamente del icata e che esorbitava di gran lunga non solo dalle specifiche competenze ma, anche. dalle potenzia1ità conoscitive storiche e socio-politiche dei suoi membri . G ià a metà gennaio 19 19, comunque , cessarono le riun ioni di questo Com itato. senza che di esso restasse traccia cons istente. A F iume la situazione tendeva a peggiorare giorno dopo giorno , e certo vi c;ontri buiva i l solito attendismo a livel lo governativo, a stimolare il qua le il Comando Supremo provava in più occas ioni, i n particolare perché si rendesse protagoni sta cli un pronro, energico passo .:o nei confronti del governo francese al fine di risolvere la questione , tuttora insoluta, della del imi ta7,ione del la zona di competenza del nostro eser<.:ito e di quello c1·oriente . Ciò avrebbe visto anche diminuire. da parte del Comando Supremo , la preoccupazione cli un a compromissione politica fuori misura dei nostri comandi militari tanto a Fiu me come in Venezi a G iulia, ta nto viva da deter minare l'ord ine affinché lo stesso Ufficio l.T.O . (Informazioni Truppe Operanti) della 3• A rmata si astenesse dall ' in teressarsi cl i problemi che non fossero strettamente militari 4 1 •
"' A.C.S .. r c M g .c .. h. 19. 15.ì .I. f. 16 1. rise1..-a1a 1u•rso1wle senni protocollo de l 3 1.12.19 18, eia Grazioli ,1 Diaz. '" Ca vig lia E .. '"l i onflitto d i Fiume'', Milano, Ga rznnti. 1948, pag. 103 (telegramma prot. 16342 del 1.1.1919.da CS ad Orlando. f.to Bndoglio). " AUSS~IE. D.S . J • Armata. prot. 35803 del 29.12.1918. da CS a Comando 3· Armata. f.to Badoglio.
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Ma dal punto di vista politico. l'attegg iamento cont inuava ad essere il mec.Jes irno. Né Orlando né Sonnino ritenevano cli contrapporsi in maniera decisa all'azione alleata, in particolar modo francese, demandando ai comandi mi l itari italiani il compito di contrastare quanto promosso in loco ai nostri danni, co mpito ancor più ingrato e diffici le dal momento che tale comodo e deresponsabilizzante trasferimento di funzioni era accompagn ato dalla pressante raccomandazione cl i evitare sempre incidenti. Ne co nsegu i va come le autorità locali fossero costrette ad una condona compromissoria, nettamente in antitesi con quelle che erano le direttive di fondo intese a garantire la nostra presenza . Altra contraddizione era che mentre l 'impegno ad ev itare incidenti comportava necessariamente, da parte clell"autorità militare , interventi anche di ordine politico. da parte sua il Comando Supremo, come si è visto, intendeva invece escl uderl i al massimo. Anche al Comando Supremo , quindi , potrebbe giustamente essere estesa la critica cli timoroso e dilatorio atlendismo già formulata nei con fronti de lle autorit~L politiche; e d'altra parte le figure al ver tice, D iaz e Badogli o. presentavano. nella struttura delle loro personalità. connotazioni psicologiche piuttosto in linea con un certo tipo cli comportamento . Ma, altrettanto giustamente, riteniamo che dalla stessa critica potrebbe essere in parte sollevato considerando che. tutto sommato. oltre a farsi doverosamente interprete dell'orientamento governativo, il Comando Supremo, con questo suo atteggiamento , veniva anche a tutelare i propri esponenti sul campo. Questi. infatti . coinvolgendosi in problematiche politiche si trovavano ad assumere compiti e funzioni che, in ul tima analisi, esulavano dagli specifici ruol i cd attribuzioni , esponendos i al rischio di vedersene accollare le conseguenze negative da parte del potere politico fungendo così, dopo aver tolto le castagne dal fuoco per conto di questo, anche da comodo capro espiatorio. Nel corso del mese cli dicembre. tra il 16 ed iJ 26 . si svolse a Fiume un censimento della popolazione reso necessario dagli spostamenti avvenuti a causa della guerra, e quindi allo scopo di regolare megl io la distri bu7.ione clei viveri razionati e la concess ione dei sussidi di disoccupa7.ione e, soprallutto, di essere preparati per il momento nel quale si fosse ritenuto opportuno sanzionare con un regolare suffragio il voto tumu ltuariamente espresso il 30 ottobre . Prevedendo che gli slavi . aclusi a sistematiche "cancellazioni'. di italiani nei censimenti in Dalmazia , avrebbero gridato allo scandalo , il Comitato direttivo dispose che ciascuna persona censita firmasse cli proprio pugno la sua scheda. renden-
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do con ciò impossibile ogni man ipolazione. L a credibi lità del cens ime nto apparve indubbia per il fatto che ol tre 1'8% clegl i analfabeti . per i quali i coscrittori avevano mano libera , ris ultò slavo . La popolazione presente risu ltò d i 46 .264 unità . così suddivise: italiani 28 .9 11 (62 .5%) croati 9 .092 ( 19 ,6%) ungheresi 4 .431 (9 ,6%) sloveni 1.674 (3.6%) tedeschi 1.6 16 (3,5%) serbi 16 1 (0 ,4%) diversi 379 (0,8%) . A F iume però, secondo la legislazione vigente dal 1848 . avevano d iritto di voto soltanto i cittadini ·' pertinenti al Comune", che rappresentavano indubbiamente la popolazione autoctona: fra q uesti , ammontanti a 17 .047, la preponderanza degli ita liani di ven tava sch iacc iante, come appare dalla seguente ripartizione: italiani 14 .194 (83,3%) croati 2 .094 ( 12,3%) ungheres i 338 (2%) sloveni 173 ( I%) serbi 6 diversi 33 (0,2%) . Si poteva però supporre che fosse ritenuto superato il privilegio del voto riservato ai perti nenti. ed in questo caso si sarebbe dovuta prendere in considerazione tutta la popo lazione, e liminandone soltanto la parte flutt uante. Tenuto conto solamente delle persone dimoranti a Fiu me sin dalla nascita e di età superiore ai 20 anni che risu ltarono essere 11 .241, s i ebbe la seguente suddi vis ione per nazio nalità. con un risultato proporzionalmente non d iverso: ital ian i 9.612 (85,5%) croati 1.294 (1 1.5%) sloveni 123 ( 1,1%) ungheresi 103 (0,9 %) tedeschi 92 (0 .8%) serbi 9 (0. 1%) diversi 8 (0 ,1%) 42 .
'' Depoli A .. op. c it .. pag. 258.
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La maggioranza degli italiani a Fiume era tale dunque che si sarebbe potuto affrontare qualunque prova elettorale, però le incertezze ed i dubbi del Comitato direttivo e le difficol tà tecniche fecero sì che soltanto il 6 settembre 1919 si sarebbero avuti i pri mi provvedimenti in materia, preludio alle successive elezioni rinv iate per l'ingresso dei legionari dannunziani. I partiti locali nei quali si divideva la popolazione italiana erano quello nazionale italiano annessionista, che faceva capo al dott. Grossich , quello naz ionale italiano autonom ista, che faceva capo all'ex deputato Zanella , e quello socialista, che faceva capo a certo Gottarcli, nel quale militavano molti elementi cli tendenze bolsceviche. Da parte dei cittadini benpensanti s i stava lavorando per trovare una piattaforma elettorale per la q uale i due primi potessero riunirsi, mentre il terzo, meno consistente , non si riteneva potesse rappresentare , qualora non unito al partito cli Zanella, un serio pericolo. Un consuntivo sulla situazione politica della città aggiornata alla fine dicembre 1918 è estrapolabile eia una relazione del l'Ufficio Informazion i della 3" Armata. Stante 1' interesse del documento, riguardante i rapporti con le altre nazionalità presenti nella giurisdizione della Grande Unità, la situazione a Trieste e quella ne i tenitori o ltre la linea d'armistizio, si ritiene opportuno riportarlo integralmente in Appendice (Allegato 2).
Il quadro politico Il 18 genna io 1919 ebbe inizio a Versailles la Conferenza della Pace, in un ' atmosfera che non tardò a diventare fortemente polemica. Anche per essa operiamo un sintetico accenno delle fasi più salienti, utile al lettore per un quadro d ' insieme e rimandandolo, per gli approfond imenti, ai riferimenti bibl iografici . La formu la richiesta dalla Delegazione italiana, "Patto di Londra più Fiume", era espressione di un massimalismo di impossibile realizzazione ecl anche miope, perché l'Italia mostrava di essere interessata esclusivamente al problema dell 'eredità territoriale dell'impero au stroungarico perdendo cli vista le altre questioni che avrebbero dovuto essere considerate in un legame organico (quelle delle riparazioni, delle colonie, dei Balcani , dell'Asia Minore, ecc.). Essa mise in imbarazzo frances i ed inglesi che , se intendevano rispettare il Patto di Londra, non volevano d'altra parte entrare trnppo in contrasto con l ' America che rappresentava l' unica possibilità di risanamento delle rispettive econo-
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mie , non meno disastrate di quella italiana. Gli Stati Uniti escl udevano la cessione all'Italia della costa dalmata, di F iume e d i buona parte clel l"lstria, nella quale fissavano Ja frontiera con la Jugoslavia lungo quella che sarebbe di ventata nota come " linea ameri cana·• o " linea W ilson" . TI presidente degli Stati U niti, infatti , negava all'Italia Fiume, opponendosi a qualsiasi violazione ciel principio di nazionalità (al quale peraltro non si richiamava, piuttosto singo larmente, nei confronti del l'estensione al Bren nero ciel nostro confine, sebbene la popolazio ne de l Sud Tirolo fosse quasi totalmente austriaca. né nei confronti della Saar. della Boemia o del corridoio polacco), cd il mass imo che era disposto a concedere era una fro ntiera lungo Ja linea di displuvio della peniso la istriana che. a suo parere . aveva appunto il merito di tenere separata Fiume dall 'Italia. Ma nel contempo non annetteva la minima importanza neanche al Patto d i Londra. dal momento che g li Stati Uniti non lo avevano sottoscritto e che quindi non solo disconosceva ma decisamente avversava. TI che era d ' altra parte in sintonia con l'impostazione quacchera e m issionaria de lla sua mentalità , risoluta ad anteporre sempre e comun que l'esigenza morale alla ragion di Stato. in una visione politica dalla q ua le erano assolutamente escl usi i trattati segreti. Lloyd George per I'Tngh i Iterra e C len1enceau per la Francia, da parte loro , erano pertanto disposti a riconoscere all'Italia quanto previsto dal Patto di Londra ma non Fiume . Un altro problema era rappresentato dalla proclamazione, avvenu ta il I dicembre, di un regno iugoslavo di circa 12 milioni di abitanti, che veniva a c reare una situazione completamente imprevedibile nel 1915. a!Jorché era s tato negoz iato il Patto d i Londra. TI nuovo Stato pretendeva per sé Fiume, la Dalmazia ed il Friuli-Venezia Giul ia fino a Trieste e Gorizi a comprese. trovando un valido patrono per gran parte di queste richieste in Wi lson e, se pur in termini forma lmente meno pales i, nelle stesse Francia ed Inghilterra. Sonnino, no n essendo riuscito ad impedire la fondazione clelrunità iugoslava, cercò ora di impedire che al nuovo Stato fosse concesso il riconoscimento del le altre nazioni , manten ne il blocco economico destinato a spezzare l'economia iugoslava e seguitò ad aiutare attivamente il deposto re Nicola del Montenegro per favorire il separatismo in seno allo Stato iugoslavo . Il trattalo di Londra si sarebbe trovato in pericolo se l'autorità centrale di Belgrado non fosse stata sottoposta ad una tensione e ad una pressione continue e se gli iugoslavi non fo ssero stati fatti passare per incapac i a tutelare l'ordine interno . TI punto fino al quale Sonnino era deciso a giungere per attuare il proprio
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programma politico è espresso dall' esistenza di un "piano Badoglio", redatto dietro suo incarico dal generale nello stesso mese di dicembre 191 8, diretto a mettere in crisi l'unità iugoslava med iante azione politica e di propaganda. 11 piano sembra fosse alquanto superficiale, frutto della conoscenza appena approssimativa dei problem i balcanici da parte di Badoglio , che non brillava certo per competenza storica e geopolitica in genere. Non risu lta che il progetto sia andato al di là di un inizio di attuazione , anche perché era già troppo tardi; infatti, una volta incominciata la Conferenza della Pace, il centro di gravità s i spostò a Parigi , dove il dibattito si svolse su altre linee. Allo scopo di risolvere la controvers ia fra le nostre e le loro ric hieste, gli iugoslavi proposero di ricorrere all'arbitrato cli Wilson. Fu un'abile mossa, c he faceva del pres idente degli Stati Uniti il "protettore" della Jugoslavia, alla quale non corrispose _una contromossa eia parte italiana. A nzi. i nostri rappresentanti la favorirono assumendo un attegg iamento cli rigido ri fiuto che trasformò quello italo- iugoslavo in uno scontro italo-americano . Wilson propose una sua linea cli compromesso che avrebbe lasciato dentro la nostra frontiera 350.000 slavi ma ne teneva fuori F iume, che Wilson considerava molto più necessaria alla Jugoslav ia che all'Italia. Le discussion i si protrassero in termini sempre più aspri, senza pervenire peraltro a risultato alcuno. Furono proposte varie altre soluz ioni, tra le quali quella di attribuire a Fiume , Zara e Seben ico, i centri piL1 etnicamente e significativamente italiani incuneati in territorio slavo , uno statuto di "città libere" sotto il controllo della Società delle Nazioni. Venuti meno anche q uesti tentativi, Wi lson assunse un ' ini ziativa inusuale nella prassi diplomatica e che costituiva una gqffe piuttosto grossolana nei confronti del governo Orlando. TI 23 aprile 191 9 rivolse infatti direttamente un appello al popolo italiano nel quale lo invitava alla moderazione ed al ris petto dei diritti delle altre nazionalità. li giorno successivo i rappresentanti italiani abbandonarono la Conferenza della Pace , infilandosi così in un cui de sac dal quale sarebbero usciti venti giorni dopo nella forma meno brillante e, soprattutto, meno suscettibile di spazi di manovra. Il rientro di Orlando e Sonnino in Italia avvenne sull 'onda della reazione emotiva che il gesto dei due aveva determinato , fatta di indignazione per il contegno degli alleati e d i entusiasmo per il "bel gesto" del capo ciel governo e del suo ministro degli Esteri. Tanto gli esponenti politici (compresi i cos iddetti " rinunciatari" , come ven ivano definiti coloro che propugnavano un equo accorcio con la Jugoslavia) quanto l'opi-
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L 'esercito iwliano e la ques1ione Fiunwna (1918-1921 )
nione pubblica, attraverso la loro adesione espressa con vigorosa risonanza, contribuirono a far commettere soprattutto ad Orlando un altro errore di valutazione, che cioè queste manifestazioni di unità e concordia nazionale espressesi intorno al suo nome avrebbero indotto gli alleati a richiamarlo a Parigi. Si sbagliava, perché se è vero che Lloycl George e Clemenceau avevano in effetti cercato di indurre Wilson ad un gesto conciliante , questo atteggiamento cli cauto riavvicinamento era destinato a ven ire bruscamente meno allorché si ven ne a sapere cli una intempestiva ed inopportuna iniziativa di Sonnino che aveva clivisato lo sbarco di un piccolo coq)o di sped izione ad Adalia, in Asia Minore , per ass icurare all'Italia uno dei compensi " minori" previsti dall'articolo 9 del Patto cli Londra. Irritati da ciò , i due decisero cli riprendere separatamente i negoziati con l'Austria e la Germania , il che comportò che tutte le colonie tedesche in Africa fossero spartite tra Francia ed Inghilterra, ed inoltre dichiararono che se l' Italia avesse seguitato a rifiutarsi di partecipare alla Conferenza, q uesto avrebbe significato da parte sua l' intendimento di addivenire ad una pace separata ed il conseguente annullamento del Patto cli Londra. Non contenti di ciò , invitarono il capo del governo greco Ven izelos ad inviare anch'egli un corpo di spedizione in Asia .M inore per fare da contrappeso a quello italiano. Nel territorio nazionale, sulla scorta di queste notizie , l'atmosfera cli gioiosa rivalsa venne subitamente meno per lasciare il posto alle recri minazioni. In tutti , politici e masse popolari, la sensazione che non ci fosse più tempo da perdere. Il 7 maggio Orlando e Sonnino, con grande umiltà, rientrarono a Parigi, dove furono accolti alla stregua di fastidiosi posmlanti. La condizione di isolamento e di disagio morale che si erano precostituiti lasciava loro scarso margine cli manovra. L'avvers ione di Wilson e l' intransigenza iugoslava determinarono il fallimento cli due interessanti progetti di Miller e Tarclieu-Crespi , presentati rispettivamente il 16 ed il 28 maggio; il secondo, in particolare, prevedeva Fiume come Stato interposto fra Italia e Jugoslavia ed attribuiva parte della Dalmazia e delle isole all' Italia. L'irremovibilità cli Wilson divenne ancora più accentuata e , a fronte della più contenuta richiesta di Orlando cli uno statuto di città libera per Fiume con almeno una striscia cli territorio che la legasse all' Italia , oppose la creazione cli uno Stato Libero sotto il controllo della Lega delle Nazioni, con funzione di "cuscinetto" (nel cui contesto Fiume avrebbe costituito un corpus separatum) ad Est della frontiera italiana , senza alcun cordone ombelicale e che , data la preponderanza slava, sarebbe stata inevitabilmente una di-
Linea d i armistizio ( Patio d/ Lo/Jdra) Li nea rinunc iarar ia \vi L SON )) }) )) Compromesso
Schizzo n. 1: Grafico delle variazioni di confine connesse alle traflative diplomatiche - La "linea Wilson '' si identifÏca, per approssimazione. con il co11ji11e occidentale dello ''Stato -cuscinetto¡¡ previsto nel menwrandun alleato del 7.6.1919. la .. Linea di compromesso", riferentesi al cosiddetto "compromesso Nitti" del .I 3 .I ./920, corrisponde grosso modo al conj111e occidentale dello "S1ato-cuscine110" di cui al progetto Tardieu del 28.5.1919 (da Caviglio E., "Il conflitto di Fiume'', Milono, Garzanti, 1948) .
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L'eserciro italiano e la que.1·1ione Fiumana (1918-1921 )
pendenza di Belgrado. Da ciò sarebbe conseguito per noi, sotto l'aspetto più strettamente militare, che se il confine fosse passato troppo vicino a Trieste e Gorizia , sarebbe stato difficilmente difendibile, impedendo nel conten1po di esercitare una pressione riequilibratrice verso la conca di Lubiana. Di questo si sarebbe fatto autorevolmente interprete il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio T baon di Revel, che in giugno avrebbe scritto ad Orlando:
·' ...non prevedendo il Patto di Londra il possesso di Fiume a nostm favore, dissi tempo fa a S.E. Sonnino eh.e si sarebbe potuto rinun ziare a quelle isole e più precisamente Meleda, Lesina ed infine cmche Curzola qualora da questa cessione fosse derivato all'Italia il possesso di Fiunie . Fiume in possesso di altri che non sia l'Italia può , in rnso di guerra, presrarsi alla costituzione di base mariltima, e quindi acquistare un valore strateiico di grande importanza nel!' Alto Adriatico per il nemico. Il sopprimere la possibilità di questa base in ,nano al nemico e l 'averne invece noi il possesso nell'eventualità di guerra, sarebbe vantaggio così grande da giustificare la rinuncia di parte od anche di tutte le suddelle isole" ~3 • All'interno del Paese, intanto, la tensione aun1entava. A Roma, Mi lano cd altre città s i verificavano scioperi, incidenti ed assemblee intese a progettare colpi di mano su Fi ume , velleitarie certo ma spesso coinvolgenti anche ufficiali deJl'Esercito, sul quale p ure si sviluppavano pressioni per indurlo ad azioni cli forza verso Fiume o verso l'interno . A propo's ito clell 'istituzione rnil itare, come fa osservare Galli nari ·1", era come se s i fossero stabi liti tre centri cli potere: Diaz, che eia Parigi dove permaneva in stretto contatto con il Presidente del Consigl io, fungeva da mediatore e fors'anche moderatore delle esigenze politico-militari; Badoglio, che dalla sede del Comando Supremo ad Abano gestiva il controllo dell 'esercito mobilitato e ne recepiva le difficoltà, pur mantenendosi ligio osservante delle disposizioni provenienti da Parigi; infine
'' A rch ivio Storico-Diplomatico M inistero Affari Esteri (d'ora in poi: AS-0 MAE), Fiume, racc. I 046/ 19 I 9 , ca nella 3, fascicolo 7, fog lio senza protocol lo del 4.6. I 9 19, da Thaon di Revel atl Orlando. " Galli nari V .. '·L ' e sercito ita liano nel primo dopoguemt 1918- 1920". Roma , USSME, 1980 .
p,tg. 80.
Da Vii/a Giusri a Ronchi
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Caviglia, ministro della G uerra dal I 8 gennaio - proprio in merito alla partecipaz io ne a manifestazioni politiche eia parte dei mili tari aveva emanato, pochi giorni dopo. preciso divieto (Allegato 3) - che eia via XX Settembre continuava a portare avanti comu nque il suo program ma cli smobilitazione anche a scapito della po litica governativa cli interventi all'estero. Tn quel primo semestre dell' anno, infatti , ed in partico lare nel periodo fra marzo e giugno, si era manifestato un notevole attivismo in tal senso, sotto forma di inizio o sviluppo cl i una serie di iniziative c he aggravavano l'impegno del le un ità de Il 'Esercito già penalizzate dai provvedimenti cli smobilitazione condotti, al meno s ino al la f ine ciel 1918, con non poche sfasatu re . La dispersione delle nostre forze militari toccava proprio in quella primavera ciel 19 I 9 il suo punto massimo: come si accennerà nelle pagine successive, venivano inviati reparti in Libia, in Albania, in Anatolia , in Russia, in Estremo O riente, in Cecoslovacchia, in Carinzia, e si allestiva un grosso c01vo cli spedizione per la Transcaucasia. Si rimanda comunque, a questo proposito, come pure per la smobi litazione, alla citata opera cli Gallinari che ne rievoca o rigine e sviluppi con dettagliata chiarezza. A Fi ume i rapporti tra .il comando del Corpo d'Occupazione ed i rappresentanti alleati contin uavano intanto a mantenersi difficili. A parte l'atteggiamento dei francesi , anche q uello degli altri due partners. l'inglese e l'americano, non era certamente favorevole all' ltalia . Gli americani , oltre a non preoccuparsi affatto di pervenire ad una reale conoscenza della questione fiuma na , valutavano pregiudizialmente la stessa nel]' ottica ristretta ed esci usi va degli interessi iugoslavi, rifuggendo dall 'essere edotti degli altri aspetti essenziali e non attribuendo quindi alcun peso e significato alle ragioni linguistiche, etniche, militari ed ideali della controparte italiana. Gli inglesi mantenevano un atteggiamento di superiore distacco , più appare nte che reale, in quanto eia tutto il loro comportamento finiva per riverberarsi, in quella for ma peraltro molto sottile ed indiretta nella quale sono sempre stati maestri, una disposizione d'animo filoslava. Era una pragmatica posizione di ostruzionismo e di disturbo nei confronti dell'Ttalia, con carattere più cli proiezione a medio-lungo termine e che probabilmente andava ben oltre la sola questione fiumana. Tn una relazione a l Sottocapo cli Stato Maggiore dell 'Esercito, così Graziol i riassumeva lo stato delle cose:
"Costante è l 'avversione, tanto de i francesi quanto degli inglesi, a/l'invio di nostri 1,~fficia!i nell'interno, cosicché mentre ormai nume-
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L'esercito iraliano e la questione Fiumana ( J<J 18-/921)
rosissime sono le commissioni francesi, inglesi e . specie in questi ultimi tempi, americane che circolano liberamente sotto i più speciosi pretesti nella Penisola Balcanica e nel retroterra di Fiume particolarmente a scopi politici ed economici, noi soli siamo gli assenti. Proprio noi che, per le aspirazioni giustificatissime che accampianio sul possesso di Fiume, saremmo i più interessati a svolgere sin d 'ora nel suo retroterra quell'attività preparatoria politica ed econornica senza La quale il possesso di Fiume risulterà in gran parte illusorio. E no1isi che niente autorizza a ritenere che la presenza di ufficiali italiani non sarebbe tollerata. È dimostrato che con un po' di tat10 si può andare e stare dovunque" 45 . TI Consigl io Nazionale, esasperato da lla s ituazione creatasi con l'allontanamento da Parigi della Delegazione itali ana , era entrato in una fase di passività , minato dall'intensa propaganda iugoslava e dal l'azione de i partiti autonomista ed operaio, a loro volta incoraggiati dai rappresentanti alleati . Preoccupante era la questione de lla circolazione monetaria, che impediva il co mmercio e penalizzava specialmente le classi povere sfru ttate dalla speculazione: gli approvv ig ionamenti erano res i d ifficili dalla ri gida c hi usura da parte della Croazia e d alla mancanza cli lire italiane che ostacolava la possibili tà di acquisti s ul terri torio nazionale , mentre per la stessa ragione il Municipio non poteva pagare il carbone necessario al funzionamento de i servi zi pubblici (tram, luce elettrica , acquedotto, gas) . Il comando ciel Corpo cl 'Occu pazione si era assunto l'onere della fo rni tura de i generi d i primaria necessità, e si teneva pronto a fronteggiare anche le altre es igenze nel caso il Consiglio Nazionale s i fosse rifiutato di rimanere in carica, sempre che il governo avesse fatto conoscere con chiarezza il proprio intendimento a l riguardo . Con il Consigl io Nazio nale il generale Grazioli ebbe assidui contatti d urante tutta la durata del suo comando . Sin dai primi di dicembre del 1918 eia parte del Consiglio era stata elaborata una dettagliata rei.azione in merito alla situazione etnica, politica e socio-economica del la città nella quale venivano messe in evidenza la prevalenza sotto ogni aspetto della componente italiana nonché le proiezioni, in termini di penetra-
·" .AUSSi'v!E. ET- 199, prot. 7307 del 2 1.3 .1 9 I 9. da Com.te Corpo d'Occupazione Interalleato a Sottocapo Stato Maggiore Esercito, f.to Grazio li.
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zione econonùca e politica, verso l'Europa danubiana che sarebbero cleri vate da una Fiume annessa ali' Italia 4" . Non è accertato se iI docu mento, nel quale non sono rilevabili eventuali destinatari, sia stato inviato all'autorità militare italiana (comandante del Corpo d'Occupazione o comandante della 3" Armata , od entrambi) o se questa ne sia venuta in possesso ovvero se ne sia stata resa edotta verbalmente da qualche membro del Consiglio stesso; è certo, comunque, che in esso appaiono punti cli vista e considerazioni che sarebbero poi riecheggiati nelle disamine prodotte dai due suddetti esponenti. Grazioli sostenne sempre, nei limiti nei quali gli era consentito farlo, il Cons iglio Nazionale di fronte alle iniziative del l' avvocato Zanella, capo del partito autonornjsta, che osteggiava il Consiglio ritenendolo un organo senza autorità rappresentativa e mirante non agli interessi della città ma a quelli delle classi imprenditoriali che lo componevano. Il pres.idepte Grossich, peraltro, creò non poco imbarazzo al generale allorché il 26 aprile 19 19, su mandato degli altri membri e nell'intento di dare una scossa alla situazione, gli affidò il governo cli Fiume invitandolo a cons iderarla ufficialmente annessa al reg no d'Italia e ad esercitarvi i pieni poteri in nome ciel Re , con relative dimostrazioni cli entusiasmo popolare. Per guanto attinente alla tutela dell'ord ine pubblico, il Comando continuava ad aggiornare le relative disposizioni, un esempio delle quali è riportato nell 'Allegato 4. È da tener presente che il Consiglio Nazionale, per mancanza di uomini e di mezzi finanziari, non riuscì mai a costituire un servizio cli polizia urbana; lo stesso dicasi per le ferrovie, che avevano vasti impianti nella stazione e nel porto e le cui due linee attraversavano la città. Da c iò derivava la necessità di numerose guardie a stab ilimenti e magazzini cli approvvigionamento, depositi materiali, magazzini ferrov iari , scambi , gru, ecc.; in tutto, comprese anche la v igilanza di carattere militare a depositi munizioni e materiali, erano impegnati g iornalmente per servizi di guardia e di ronda e.irca 600 uomini. Interpellati i comandanti alleati per un concorso dei propri contingenti, il francese aveva risposto che a mala pena poteva coprire i servizi della propria base, mentre l'inglese aveva dichiarato di non voler fornire guardie al l' infuori cli quella d ' onore al cancello del Comando.
·•• AUSSME , E3 , B. 144/1, senza indicazione di protocollo, datato dicembre 1918 . f.to Grossich , Ossoinak, Vio .
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L 'eserci10 iwliano e la q11es1ùme Fiumana ( 1918-/921)
Nel periodo al quale ci'si rifer isce, il Comando stesso disponeva cli 14.083 uomini così ripartiti: 2447 1. 0 Reggimento Granatieri I 60 l 2° Reggimento Granatieri 4938 Brigata "Sesia" 820 Genio 688 I O Reggimento Artiglieria da Montagna 547 8° Reggimento Bersaglieri Ciel isti 527 Reggimento "San Marco " 398 Reggimento "Piernonre Reale Cavalleria" 344 28° Gruppo Obici Campali 323 6° Reggimento Artigl ieria da Campagna 287 39° Gruppo Artiglieria Campale 238 Compagnia Autonoma 97 3° Autoparco+ 64° Autodrappel lo Sanità 95 81 4 ° Squadriglia Autobl indomitragl iatrici 58 3° Reggimento Alpini 42 Sezione l.T.0. 98 Magazzini 30 Uffici Comando Pres idio 231 Carabi nieri 193 Guardia di F inanza "7 . È pure cli q uesto periodo un altro episodio. Non è mai stato suffragato se non da voci a loro volta riecheggiate da un periodico "8, ma il Maresciallo Caviglia lo rievoca nel suo libro su Fiu me ·19 in termini cli certezza, e l'autorevolezza ciel personaggio ed il grado cli equil ibrio e cli comprovata serietà che lo contraddistinguevano sembrano poterne accreditare l'attend ib ilità, o quanto meno inducono a riferirne. S i trattava cli una vasta iniziativa golp ista sotto l'egida cli nazionalisti, fasc i d i combattimento mussoliniani ed Associazione Arditi e con il consenso cli alti ufficiali del l'Esercito e della Mari na 5°, articolata su pro-
' ' i\USSME. E3. J3 135. " " L "Informatore dell a stampa", Roma, I0.6. 1919. " Caviglia E., op. cit.. pagg. 69-71. " Tni coloro che , i sa rebbero compromess i con il Pari ito Nazionali sta, appoggio11dolo nei suoi piani rivoluzionari (Cav iglia. op. cit.. pag. 69), il Duca d' Aosrn, Cagn i . Jvlillo. Giard ino, Grazioli e Badogl io. nome, quest'ul limo, che lascia alquamo perplessi ccm1rnstando con qu anto 110 10 ci rca la sua g loha le personal icà. improntata al più ca uro opportu nismo.
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grammi minimi e massimi. Tra i primi, quello cli un colpo cli mano su Spalato da attuars i ai primi d i g iugno mediante la l '' Div isione d' Assalto che stava rientrando dalla Libia , diretta a Venezia , ed un altro, a più ampio ragg io, e laborato dallo stato maggiore della 3" Armata , che avrebbe dovuto portare alla costituzione, auspice D ' Ann unzio, cli una repubblica delle Tre Venezie, co n la Dalmazia e Fiume, sotto la presidenza di Eman uele F iliberto cli Savoia Aosta c he av rebbe rimmciato alle prerogative real i. Tra i secondi , un vero e proprio colpo di stato m ilitare desti nato a sostitu irsi a i poteri costi tu iti ed a ripre ndere l'attività bellica sulla nostra frontiera orientale . Anche Dc Fe.lice riporta queste vicende ma in term ini min imizzanti, riducendone l ' importanza così come sembrerebbero aver fatto all'epoca gli stessi massimi esponenti politic i 5 1 • In effetti, qualche misura a livello militare era però s tata presa. Sulla scorta della prev isione espressa da Orlando circa una ribell ione slava lungo la linea d'armistizio all'atto della decisione ciel Congresso della Pace qualunque ne fossero stati gli esiti , Badoglio, che già un mese pri ma aveva firmato un ordine ciel Comando S upremo diretto alla J• ed 8" Armata ed al Governatorato deJJ a Dalmazia affinché si tenessero le truppe in stato di prontezza reattiva 52 , lo ribadiva con un altro messaggio ~, e nel corso cli una riunione con i capi cli stato maggiore delle due Armate interessate 54 • C inq ue divisioni , un raggruppan1ento alpino ed altri reparti anche cli artiglieria venivano assegnati in rinforzo a queste. Circa l' atteggiamento ed i propositi iugosJavi nei confro nti dell 'Ttal ia, è in teressante una com unicazione classificata "riservatissima personale" trasmessa clall 'Ufficio Informazioni c.J cl lo Stato Maggiore Marina alle massime autorità politiche e mi li tari cd agli addetti navali a Washington, Londra, Parigi cd Atene:
"Il 6 marzo è giunto a Zurigo , proveniente da Parigi, un delegato iugoslavo, del quale non è stato possibile precisare il nome ma che sembra chiamarsi Ondo/in o qualcosa di simile .
" De Fel ice R., "Mussolini. il rivoluzionario", Torino. Einaudi . 1965 , pagg. 527-532 .
., AUSSME. D.S. 3' Armata , prot. 5175 del 26.3 .1 919. eia CS a 3' e 8' Armata e Governatorato D almazia, f .to Badoglio.
-'·' AUSSME, D.S . 3' Armata, prot. 18904 del 2 1.4 .1 9 I9, da CS a 3" e 8' Armata e Governatorn i.o Dal111a1.ia, Lto Badoglio. " AUSS.ME. D.S. 3' Armata, sintesi dell a riunione datata 22.4.1919.
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l 'eserciro iraliano e la questione Fiumano ( 1918-1921)
Cos!Ui, in una conversazione svoltasi in presenza del rnio ù1fonna10re, ebbe a dire che qualora la posizione politica dell'Italia rispetto alla Jugoslavia non cambi colore, i delegari iugoslm·i alla Conferenza della Pace hanno inten:Jone di abbandonare Parigi. poiché essi attualmente si considerano come in guerra con l'Italia e, dopo i preliminari di pace, non ratij7chera11110 il traffato se le condizioni di questo avranno per base il Patto di Londra. Secondo il delegato iugoslavo i suoi connazionali si proporrebbero di intraprendere subito una campagna terroristica nei terrirori occupari dagli italiani nella Venezia Giulia . in proposito citò il disas tro .ferroviario di Nabresina com e frutto di questa campagna (co nfermando un 'asserzione già fattami da alrrafon te) e cominuò indicando la condu1111ra dell'acqua e le stazioni elettriche per illuminazione di Triest e come probabili obbietti vi di ulteriori atti di sabotaggio da parte iugosla va. Così dicendo comunicò anche che nelle ca1•erne del Carso l'i sarebbero nascoste moltissime 1111,111izioni ed armi e che tutti gli slo veni sono ani111ati dal!' intento di assum ere un atteggiamento minaccioso ed obbligare l'Italia a mantenere sotto le armi buona parte delle sue truppe. Quest'ultima informazione si presenta per noi della massima im p ortanza . Inoltre il delegato iugoslavo prospeuò quale progetto dei suoi connazionali di intraprendere con un contingente di 100 .000 uomini una improvvisa azione contro Trieste per poi portarsi fino all'Isonzo . Per l 'anuazione di 11n tal piano si attenderebbe che la propaganda bolscevica in Italia produca i suoi ejfet1i sul morale delle Truppe e sulla popola-::.ione in genere. A questo riguardo I' imerlorntore, basandosi su il1forrnazio11i pervenute agli iugoslavi dai loro agenti in Italia a proposito della nostra situazione interna, ebbe a dire che 'il bolscevismo si trova ante portas'. Fra le previsioni iugoslave è da notarsi anche quella di un prossimo conflitto armato a Fiume; ne addurrebbero come sintomo presuntore l'a vvenuto ritiro dalla città delle tmppe amerirn11e le quali. secondo il delegato iugoslavo, considerando come inevitabile il ripetersi dei disordini avrebbero creduto opportuno di ritirarsi per schivare l'intervento in un probabile conj7i1to armato fra italiani e iugoslavi. Questi ultimi non considerano la guerra finita e dicono che qualora riuscisse agli italiani di man.tenere il possesso de lle co-
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ste, l'inrerno del Paese rimarrà sempre in mani iugoslave e vi si verificherebbe una continua guerriglia come in Tripolitania" 55 . Le forze con le quali gli iugoslavi avrebbero potuto esercitare qualche atto di ostilità improvvisa erano valutate in circa 2 divisioni nel raggio cli 100 km. dalla nostra fronte ed in 8 divisioni all'infuori cli tale raggio. L'ipotesi più realistica, ad ogni modo, prevedeva come la minaccia anelasse individuata nel primo di tale complesso di forze od in un 'aliquota cli esso, "frutto forse cli iniziativa individuale dei capi più in voga", ed in moti e tentativi cli ribellione da parte della popolazione slava all'interno della linea cli armistizio 56 • Oltre alle direttive di carattere difensivo, furono emanate anche quelle in chiave offensiva; per quanto riguardava specificamente Fiume, il Comando del Corpo d'Occupazione Interalleato elaborò un progetto somma~io per un 'eventuale azione lungo il litorale, che prevedeva l ' impiego della Brigata Granatieri, un reggimento della "Sesia", un battaglione ciclisti e d ue battaglioni di marinai per le operazioni di sbarco, oltre al concorso di un gruppo cli artiglieria da montagna e dell 'appoggio di fuoco dei mezzi navali 57 • Può darsi, come ipotizza Gallinari ' 8 , che potesse trattarsi di un'azione psicologica attuata mediante una dimostrazione di forza diretta tanto agli alleati ed agli iugoslavi per attenuarne l'opposizione, quanto a quella parte di opinione pubblica fautrice della linea dura; ma non era neppure da escludere che fosse un accorgimento, da parte ciel Comando Supremo, per mantenere il controllo dell'apparato militare in maniera discreta, come sembrerebbe avallare la presenza in zona per circa 40 giorni, senza una specifica motivazione ed attribuzione, del generale Caneva che, quale più anziano fra i generali in servizio attivo, avrebbe potuto all'occorrenza assumere il comando di tutte le truppe dislocate in Venezia Giulia e Dalmazia. Ma la presenza cli Caneva poteva anche essere dov uta a tutt ' altre ragioni. Come risulta infati da una nota cli Orlando al ministro della Guerra Caviglia 59, il governo francese aveva preannunciato l'arrivo
" AUSS;vtE. E3- I 6, prot. 221 del 16.3 .19 19. da Ufficio del Capo cli Stato Maggiore Marina (Ufficio Informazioni) a massime autorità civi li e mi litari , se1m1 i ndicazione di firma . '" AUSSME. E3- l 6. prot. 2525 del 30.3.19 19, da Comando 3' Armala a comand i dipendenti, f.ro Emanuele Filiberto di Savoia. " AUSSMP. . E'.l -7. pro!. 4033 del 24.5.1919. da Comando 3' Annata a Comando Corpo Occu pazione Interalleato Fiume. LLO Vaccari. '' Gall inari V .. op. cii., pagg. 82-83. " AS -D MAL Fi ume, racc . l045il9 19, fase. 3274, prnl. 6393 del l'.l.5.1 919, dn Orlando a C aviglia.
--••._Strade che attraversano la lin ea di armistizio_ =::::;>- » >) n le line e rinunciatarie_ ~ Eventuali direzioni d'attacco nemico _
LUBIANA o
Schizzo 11. 2: Il sistema delle co1111111iccdo11i s1rndali m1raFerso le linee di de111arca~io11e e le prohahili diret1rici dì un ·ojfensfra slam (da Cm·iglia E .. "Il co11}7irto di F i11111e ··. M ifr1110. Co r~a11ti, 1948).
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del generale H u mbert per una v1s1ta ispettiva a lle truppe ed ai comandi francesi delle zone o rientali , incl usa quindi anche la base di F iume. Si temeva che la presenza cli HumberL rivestente il grado cli generale d'armata, potesse ass umere a Fiume un carattere permanente , s ubord inando a ll a sua autorità il generale Graz ioli che era cli grado inferiore . li francese era anche d i anzianità s uperiore a q ue lla di tutti i generali italiani dello stesso rango, escluso il solo Duca d'Aosta. li 31 maggio Grazio li in viò a i suoi ufficiali un messaggio piuttosto signi fi cativo , sia per il conten uto sia per il momento prescelto per la dira mazione: "Da var; indizi è lecito indurre che lo decisione sulla sorte politica di Fiu1ne sta per essere presa. se pure non è già stata presa . Io ignoro quale essa sia; ma , qualunque [)ossa essere. è da pre vede re fra le c:ose possibili che ue derivino situazioni alquanto delicate per frontegg iare le quali occorre , eia parte delle truppe che ho l'onore di comandare . la più assoluta compattezza e la p iù ferrea di sciplina. Se in passato non mi sono mai stancato di esigere la picì rigida astensione da ogni, sia pure indirefla, manifestazione politica, oggi più che mai intendo che questo m io desiderio sia osservato . Il Corpo italiano c/'oc:cupazione deve essere un blocco obbediente e saldo nelle mie mani. A me solo compete il grave compilo della condolfa eia tenere a seconda delle circostanze ed in stretta conformità con le dec isioni del Governo. Ho piena coscienza di questa mia grave responsabilità; ma per poterla assumere in.tera, sempre e dovunque . mi occorre la tranquiL!a certezza della più assoluta disciplina di tutti . Avverto che se fosse necessario saprò imporla con le più in.f7essibili sanzioni " 60 • A giugno, le difficoltà create al governo dall'andamento delle trattative con Parigi avevano intanto provocato un voto cli sfi ducia alla Camera con conseguente caclura ciel gabinetto Orlando. Nitti, che il 22 formava il nuovo governo, - con Tittoni agJ.i Esteri al quale successero, alcuni n1es i dopo, Scialoia e poi Sforza - lasciava a Parigi per la fim1a Sonnino, sul quale riteneva dovessero sciaguratamente cadere tante responsabilità del-
" ' AUSSME . El-199. senza prOLocollo del :'\ I .5. 19 19. eia Grnzioli ad ufficial i dipendenti.
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L'eserciro italiano e la queslione Fiumana ( 1918- 1921)
la Muerra e tanti terribili errori della politica estera 61. E d'altra parte non aveva mai fatto mistero cli considerarlo un visionario. Intanto, la Conferenza della Pace era giunta alla stretta finale. Il 28 veniva firmato a Versailles il trattato cli pace con 1a Germania mentre quello con l'Austria lo sarebbe stato solo il 10 settembre. Alla frontiera slava, il bilancio per l'Italia già mortificato in Asia Minore e nel continente africano, era ancora peggiore: non si sarebbe ottenuta la Dalmazia settentrionale , per l'Albania si era perduta ogni speranza mentre incerto appariva il destino cl i Fiume. L'appello di Graz.ioli agli ufficiali , che era poi un monito, giungeva quanto mai tempestivo ed opportuno. In città, infatti, la tensione fra le truppe francesi e la popolazione, già, come s'è visto, ben viva, trovò ulteriore ali.mento il giorno 29 a!lorché si ebbero i prim i incidenti causati da soldati francesi che percorrevano le vie della città inneggiando alla Jugoslavia . Nei giorni successivi i tafferugli ed i disordini, tra cui l'assalto al Circolo Croato il 2 luglio, divennero sempre più frequenti, coinvolgendo anche militari italiani oltre agli elementi più oltranzisti e spregiudicati della maggioranza italiana della città , una parte dei quali era entrata a far parte di una Legione Volontari Fiumani, dotata di armi, costituitasi di recente al comando cli Giovanni Host Venturi, già capitano ciel XlII0 Reparto d'Assalto, estensione ciel precedente omonimo battagtione. A proposito cli formazioni parami litari, il comandante della miss ione militare britan nica tenente colonnello Peck aveva chiesto a Grazioli chiari menti in merito ad esercitazioni con mitragliatrici e fuc ili svo1te da giovani fi umani sotto la guida di ufficiali italiani 6 2 , alle quali l ' interpellato aveva risposto non risultargli " ufficialmente'· si trattasse di vere e proprie esercitazioni militari ma solo fis iche a scopo cl.i allenamento atletico preliminare. La risposta, però , si concludeva con una considerazione ·polemica che era di per sé stessa un'ammissione: "Del resto, mentre è notorio che in Jugoslavia e sollo il controllo di eserciti dell'Intesa hanno vita organizzazioni consimili ed anzi si costituiscono veri e propri reparti armati, non vedo la ragione di proibire nel territorio di Fiume qualche cosa di analogo, per quan to certamente in proporzioni assai minori" (,, _
,,, Nitti F.S .. "Rivelazioni" . Napol i, Edi,:ion i Scientifiche Italiane, 1948. pag. 537. 2 • AUSSME, E l. racc. 200. 19/3. prm. 1. 16 del 12 .6.1 9 19 , da Missione ìvli li tare Britann ica di Fi ume a gen . GraziolL f.to Peck. '·' AUSSME, E l , mcc . 200, 19/3 . prot. 12752 del 16.6. 19 19, da Comando Corpo 0 cc. lnt.to a com.te Miss ione Mii. Brit. ca Fiume., f.to Grazioli.
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In effetti sin dal 22 maggio Graziali si era d ichiarato favorevole alla formazione di un "battaglione fiumano", aderendo al des iderio del Consiglio Nazionale di dotars i d i una propria mj[jzia cittadina d i stampo prettame nte ita.liano, cd aveva addirittura richiesto la fornitura di 1000 divise grigioverdi e rel ativi fez neri eia adattare ad uniformi , mentre per le anni - custodite nelle due caserme di Via Parini e di Piazza Oberclan, nella Villa Prodam e nella sede dei "Canottieri Eneo" - s i sarebbe avvalso di quelle austriache resid uate cli guerra <,•. Ne erano derivati un avallo del comandante della 3" Armata 65 ed una risposta tergiversatoria del Comando Supremo 6\ che a sua volta rifletteva quella della Presi denza ciel Consiglio alla quale era stato posto il problema 67 • Altri due documenti dello stesso periodo depongono invece per una presa di distanza del generale Grazioli da iniziative relative a tali forme cli volontarismo attivo . Il pri mo è una com unicazione inviata al comando della 3" Armata ed al Governatorato della Vénezia Giu lia nella quale si notificava il recente arrivo a Fiume cli alcuni mutilati e volontari cli g uerra accorsi per aver sentito dire che era in allestimento un reparto di volontari fiumani. Dopo aver informato cli aver dis posto per il loro immediato rimpatrio, Graziali chiedeva cli interessare il Comando Supremo perché inoltrasse una circolare a i prefetti allo scopo d i impedire ulteriori arriv i "che in questa citlà e nella situazione attuate danno luogo a gravi inconvenienti d'ordine disciplinare e politico. Per mio conto ho avvertito posli controllo di non lasciarli passare attraverso linea armistizio e di non permettere sbarco da piroscaJì" 68 •
Il secondo è una disposizione diramata ai comandi dipendenti , che si riporta integralmente: "Mi risulta che è in corso l'organizzazione di reparti volontari in Fiume . Desidero eh.e sia subito portato a conoscenza di tutri indi-
,., A lJSSlvfE. E-3. B. 144/2. proc. 112 17 del 22.5. 19 19, eia Graziol i a Comando 3' A rmata. ''' AUSSME, E-1, B . 144/2 , senza i nd icazione protocollo del 24.5. 1919, eia Comando 3' A rmata a C.S .. f.to Vaccari. 6 " AUSSME. E-3. B. 144/ 2, prm. 19797 del 29.5. 19 19, da C.S. a Graziolì, f.to 13adoglio. ''' A USS ìVfE , E-3 . li. 144i2, pro!. 19743 del 26.5. I 9 I 9 , da C.S . a Pres idenza del Consiglio. f .to Badogl io . ''' AUSSME. E l. racc . 200. 19/3. prot. 12484 del 12.6 .1919. da Comando Corpo Occ.ne ln U<> F iume a Comando 3' Armata, f.Lo Grai.iol i .
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L'eserci10 italiano e la questione Fiumana (1918-1921 / stintamente gli ufficiali che fanno parte direlta od indiretta del contingente italiano del Corpo d'Occupazione di Fiume, il mio preciso intendimento che nessuno di essi, in qualsivogliafonna, debba interessarsi di tale organizzazione, alla quale il sottoscrirto, il proprio comando ed i comandi dipendenti si manrengono perfetta menre estranei per ovvie ragioni. Qualora t{fficiali fiumani intendessero prendere parte comunque alt' organizzazione dei reparti volontari suddetti, do vranno in anticipo chiedere ed avere ottenuto il proprio ricollocamento in congedo. Prego darmi sollecita e .formale assicurazione che questo mio intendimento sia stato portato a conoscenza di Lulli gli 1.fffi.ciali dipendenti" 6" .
È certo, comunque, che Grazioli autorizzò e favorì la formazione del reparto cli volontari fiumani. Ne fa fede una lettera , poi pubblicata dall o stesso Host Venturi, indiri zzata il 10 giugno al Comando della Brigata Granatieri ed al Comando di Presidio ne.Ua quale, dopo aver detto che alcune assoc iazion i sportive della città avevano chiesto cli poter eseguire esercitazioni ginnico-mi litari collettive, usufruendo anche di cortili delle caserme, disponeva perché in queste ven issero destinati locai i per allogarvi circa 1000 moschetti ed un congruo q uantitativo di cartucce per esercitazioni di tiro 70 • Vi fu anche un generico avallo di Sonnino all'iniziativa: ''Nulla osta a che generale Graziali appoggi cosrituzione battaglione volontari fiumani purché tutto sia fatto con tatto ed in modo da non suscitare recriminazioni degli alleati" 1 1 • Gli incidenti di luglio e le loro conseguenze
Il 6 luglio - dopo che il giorno precedente era avvenuto il ricorso alle armj eia fuoco: d ue ~o Idati francesi , facenti parte di un gruppo cli sei che avevano attaccato briga con alc uni borg hesi, avevano sparato co lpi cli pistola c ui aveva risposto un ufficiale italiano accorso sul po-
"'' AUSSME. El . raee. 200, 19/ 3, prot. 12644 del 14.6.1 919, da Comando Corpo Occ.nc I nt.to Fiume a comandi dipendenti , f.co Grnzioli . .,.. HosL Ven turi G., .. L.imprcsa d i Fiume", Roma, Vo lpe, 1976, pag. 64. " AS-D MAE, Fi ume, mcc. 1045/ I 9 19, fase. 3274, telegramma del 28.5. 19 19 da Sonnino a Badoglio.
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sto - la situazione precipitò.Si verificarono incidenti nei pressi dei maganini della base logistica di Porto Baross, difesi da un piccolo presidio di 27 soldati francesi ed annarni.ti. Onde evitare l' aggra varsi degli incidenti stessi, venero inviati su l posto marinai italiani sbarcati dall'Em.anuele Filiberto , dalla Dante 1-llighieri e dalla San. Marco. Il reparto da sbarco di quest'ultima unità fu fatto oggetto di colpi di fucile provenienti dai magazzini; la reazione fu decisa, venne risposto efficacemente al fuoco con successiva neutralizzazione ciel presidio fra ncese ed occupazione de i locali. Sul terreno rimasero 9 morti ed 11 feriti fra i difensori, mentre tre marinai italiani riportarono a loro volta ferite . Questo secondo una versione italiana 72 piuttosto sbrigativa ed indubbiamente orientata ad attribu ire l'origine provocatoria dei fatti alla parte francese, ma certamente più vicina al lo svolgimento dei fatti stessi rispetto alle ricostruzion_i molto fantasiose di a ltri resoconti che padano cli linciaggio dei soldati francesi eia parte dei civili. Ad essa si contrappongono le conclusioni della commissione d'inchiesta all'uopo istituita, che attribuisce alla folla tumultuante ed alle finestre di alcune case prospicienti la base la partenza dei primi colpi di rivoltella contro le sentinelle, che avrebbero così cominciato a rispondere con le armi. TI Comando Supremo italiano prendeva immediata e decisa posizione in favore de l resoconto che, sugli incidenti, era stato dato da Grazioli e che riecheggiava la prima delle due versioni citate:
"S.E. Grazioli ritiene che a risolvere la gravissima situazione che si è venuta delineando non vi sia altra via d'uscita se non quella della
soppressione del la ba se francese. Questo Comando pertanto si associa alle tesi di S.E. Grazio/i ed evoca da VE. - il destinatario era il niinisrro degli Esteri (n .d.r.) un pronto, energico intervento inteso ad ottenere la soppressione della base, la quale non può più essere giustij1cata da reali necessità data la/orte diminuzione delLe rruppe.francesi in Ungheria e la facilità di avviare per altra via i rifornim.enri ad esse destinwi e quelli per le popolazioni civili iugoslave ...
" Gcrra F .. "L'impre,a di Fiume", M ilano. Longanes i . 1966 e 1974- 197.'i (2 vo lumi); De fo. I ice g iudi ca la seconda edizione come la 111igliorc ricostrui.ione delle vicende fi u111ane (J)'f\11111111zio po/irico. Bari , Laccrza. 1978, pag . J).
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L'esercito iwliano e la questione Fiumana (1918-1921)
Questo Comando inoltre ritiene in ogni caso indispensabile - anche qualora non fosse assolutarn.ente possibile ottenere la soppressione della base fi·ancese - che a S.E. Grazio/i vengano ufjìcialmente riconosciuti dagli alleati pierù poteri quale Comandante del Corpo Interalleato d 'Occupazione, e che vengano definite le zone di competenza dell'Annata jì·ancese d'Orierue , escludendone il territorio difiume" 11 • Di questa commissione interalleata d ' inchiesta di cui era stata decisa la costituzione a Parigi in sede d i Conferenza della Pace, facevano parte quattro generali: Naulin (francese), Watts (ing lese) , Summeral (americano) e Di Robilant (italiano). Le risultanze dei lavori, sv iluppatisi attraverso venti sedute, sono compendiate in un rapporto datato 9 agosto , giorno cl i chi usura delle attività, il cui stralcio è riportato eia Caviglia in all egato al suo volume 74 al quale pertanto si rimanda per un più dettagliato resoconto oltre che, naturalmente , alla p iù vasta documentazione esistente presso il ministero degli Affari Esteri 75 • È opportuno peraltro ricordare come , quattro giorni prima , Grazioli avesse inv iato un promemoria a Di Robilant nel quale , ad integrazione della sua relazione sugl i incidenti ed a scioglimento cli una riserva .in essa contenuta. affermava che erano emersi nume.rosi e vari indizi deponenti per una parte attiva svolta nella loro genesi eia parte di agenti provocatori (alcuni dei quali travestiti da militari inglesi ed italiani) iugosl avi e bolscevich i. A proposito cli q uest' ul tima matrice , il documento così s i esprimeva:
" Come è noto. da alcuni mesi e per rijìesso del programma bolscevico in Ungheria, tutto l'ambiente ungherese di Fiume è andato a mano a mano inquinandosi di bolscevismo . L'attività iniziale del Casino ungherese, tenuta viva da numerose conferenze di professori ungheresi, si tra\form.ò a poco a poco da propaganda socialista, qual'era in principio, in vera e propria propaganda bolscevica, tanto che dovetti alla.fine disporre per l 'espulsione dei più nori propagandisri, ji·a cui il prof. Cavalloni e MoLnar. La massa del perso-
'·' AS-D ivlAE. Fiume , racc. 1046/1919, canel l~ 3. fase. l. protocollo illcgg ihile de l 7 .7. 19 19. da Diaz a m inistro Esteri. " Cavigl ia E., op. c it.. p<1gg. 108- J 17.
" AS-D MAE. Fi ume, racc. 1046il 9 l9. ca rtella 3. fase. 2 .
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nale un~herese addetto alla ferrovia si man(feslò subito molto sensibile a ques1a propaganda, e da ciò la stretta relazione che corse be presto jì-a i ferrovieri ungheresi e gli operai internazionalisti fa centi capo alla noia organizzazJone delle Sedi Riunite di Fiume. Com'è naturale, queste tendenze bolsceviche dovevano intrnvedere nella possibililà di disordin i fra italiani e fi·ancesi in Fiume un gronde aiuto alla realizzazione dei loro ideali di sovvertimento sociale locale e di proclamazione della Repubblica i111ernazionalista bolscevica fiumana . A ques/0 riguardo , il rapporto del sig . .fohn Stiglich, presidente del tribunale di Fiume. e più ancora quello del prof. Agliceru . rumeno, sono molto interessanti. li contegno renuto da i diri~enti del movimento bolscevico ungherese durante i conflitti è una pro va palese perlomeno del compiacimento col quale da essi tali co11flitti erano visti " 76 • Dopo la ricostruz ione degl i incidenti sopra ricordata, il rapporto della commissione si sostanziava in d ue paragrafi n1olto importanti, uno dedicato alle "responsabi lità" ed un altro alle "proposte'' . Nel primo, le conclusioni erano piuttosto severe e come tali prioritarie nei confronti del Comando del Corpo d ' Occupazione Interalleato che
·•invece di limilarsi alle proprie ,nansioni militari, derivanti dalle ragioni prettamente strategiche per le quali /"occupazione di Fiume gli venne a:!fidata, appoggia apertamenre il Consiglio Nazionale italiano nei suoi atti e, malgrado le.forze di cui dispo11e, evita di in.fierire contro gli elementi italiani della città, anche i più turbolenfi: e, mentre censura rigorosamente i iiornali croati, permerte ai giorncili italiani di pubblicare articoli pericolosi ". Nel secondo paragrafo , le proposte erano diverse . Quelle di carattere politico prevedevano la costituzione di una Co1pmissione Mi-litare Interalleata incaricata cli gestire il corpus separatum di Fiume e Sussak, sovrintendendo anche alle elezioni per la formaz ione di un governo che avrebbe sostituito il Cons ig lio Nazionale. Quelle relative all ' ordine pubblico suggerivano la soppressione immediata della Legione Volonta ri Fiurnani e la creazione di un corpo di polizia inglese od americano
'" AUSSME . EJ-8. prm. 155 11 del 5.8 .19 19,dB G razio li a Di l{obilant.
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L'esercito italiano e la questione Fiumana ( 1918- 1921)
alle d irette dipendenze dell a Comm issione in teralJeata. Più nutrite le proposte cli ordine militare: per la Francia, sostituzione del battaglione cl i fanteria coloni ale e del personale della base logistica, di cui si consigliava la dismissione data l' ostilità nei suoi confronti della popolaz ione fiumana; per l 'Ttal ia, sostituzione del personale ciel comando - e quindi , implicitamente, soprattutto ciel generale Graziali - e delle truppe che avevano partecipato ai disordini , riduzione delle forze ad est della linea cli armistizio ad una brigata di fanteria (cli cui un solo battaglione av rebbe potuto risiedere a Fi ume) e ad uno sq uadrone cli cavalleria. Il comandante della Brigata, identificandosi con il comandante delle fo rze interalleate , avrebbe potuto ri siedere a F iume, neJ la quale comunque anche le altre nazioni non avrebbero potuto mantenere più d i un battaglio ne c iascuna . Non più di due navi eia guerra per ciascuna cli esse potevano essere presenti in porto contemporaneamente, con l'escl usione cli quelle ital iane e francesi che già avevano stazion ato a Fiume dopo l'armistizio. Le proposte prevedevano anche la messa sotto inchiesta ciel comandante dei Carabinieri , dell' uffic iale superiore della Marina preposto al comando delle compagn ie da sbarco e de l comandante di quella che aveva attaccato il presidio cli Porto Baross. Si poneva ora quindi il problema, da parte italiana, cl i adempiere alle deliberazioni che dalle proposte stesse sarebbero scaturite; la loro fo rmale ratifica sarebbe avvenuta il 25 agosto [nello stesso giorno sarebbero pervenute a Grazioli, con carattere riservato e cli preavviso e la form ula cli assetto transitorio·I 11 e ne sarebbe stata data comunicazione ufficiale solo il 9 settembre, senza correttivi particolari se non quello , che più direttamente riguardava la persona cli Graziali, che il comando ciel Corpo d'Occupazione doveva essere retto da un generale italiano avente rango cli divisionario. Non era un problema eia poco . Le voci circa una risoluzione della questione fi umana sfavorevole all'Italia perveni vano sempre più insistenti eia Parigi, aumentava il fermento già in atto dai giorni dei lavori della commiss ione per l'atteggiamento anti- ital iano dei s uoi membri (Naulin faceva la parte ciel leone, favorito dalla remissività del Di Robilante dalla indifferente acq uiescenza dell ' inglese e dell'americano) , la città continuava ad affollarsi cli estremisti provenienti eia varie località nonostante i tentativi - che solo tal i infatti potevano essere , funzionando a fiume una commissione interalleata per i passaporti - del Comando
" AUSSME. rei. PG. "An nessi". vol. 7-69g . allegato I.
Da \lilla Cius1i a Ronchi
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Supremo cli contenerne il flusso . Ma, soprattutto, i timori del Comando Supremo erano focal izzati sui legami intercorrenti fra la parte più oltranzista della popolazione fiumana ed alcuni mi li tari della Brigata Granatieri e del TU° Gruppo Artiglieria da Montagna. Anche cli ciò si faceva cenno in una nota trasmessa da Badoglio alla Presidenza del Consiglio , ne lla quale veniva fatto il punto della situazione a Fi ume in vista delle future deliberazioni della Conferenza della Pace. Il documento , dopo aver messo in evidenza come tra la popolazione l'entusiasmo per l'annessione ali 'Ttal ia andasse affievolendosi di giorno in giorno e si facesse strada la tendenza a s ubire qualsiasi soluzione fosse stata imposta da Parigi, così continuava: "Tiene vivo il sentimento di ribellione ad imposizioni contrarie alle aspirazioni italiane una poco numerosa fazione (jiretta dal noro Host Venru.ri che si propone di ricorrere anche a suscitare moti ùu:onsulti e violenti. in questa fazione si distingue, perché più turbolenro e senza scrupoli, un piccolo nucleo di ex-ardili arruolatisi nel battaglione.fiumano. I rivoluzionari contano sutl'aiuto delle truppe, specialmente granarie,·i ed artiglieria da montagna: ed infatti non è da nascondersi che fra quelle truppe si manifesta una notevole Tendenza ad appoggiare eventualmente un movimento direlfo ad oflenere l'annessione di Fiume, sia per ragioni di fierezza militare. sia per i vincoli di forte simpalia che si sono stretti fra la popolazione italiana della città ed i nostri soldati ed Lf/jìcia/i. Tuttavia. si esclude che sia stata preparata una specie di congiura e che sussista una vera organizzazione od accordi concreti per la partecipazione delle nostre truppe ad eventuali movimenti. come si può escludere che sussista fra la popolazione e fra gli stessi dirigenti dèll' ordine pubblico il progello di un 'azione rivoluzionaria. Questo Comando ha impartito disposizioni per un'oculata vigilanza sui partili locali, per il sollecito allontanamento da Fiume degli individui più turbolenti, impedendo /'accesso colà ai sospetri agitatori, perché si compiano allive indagini per il rintraccio degli esplosivi di cui si vuole disponga la fazione rivoluzionaria. Ha pure dato istruzioni perché sia svolta opera di persuasione .fra Le truppe e si allontanino, occorrendo, gli elem.enti che fossero ritenuti pericolosi" 78 •
" A .C.S., fondo N itti , b. 37. f. /0 1. prot. 197 del 14.8.19 19, eia Comando Supremo a Prcsiden7.a del Consiglio, f.to Badoglio.
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L'eserciw italiano e la quesrione Fiumana ( 1918-192 JJ
Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito si era rivolto in tal senso al generale Di Robi lant, divenuto intanto comandante dell'8" Armata, questa era stata ricostituita a metà febbraio , rispettivamente 6 e 5 mesi prima dello scioglimento della 3" e della 4", e eia essa dipendeva ora il Comando ciel Corpo d'Occupazione di Fiume - invitandolo a preparare gradualmente comandanti e reparti all'eventualità cli un ritiro eia Fiume qualora le conclusioni della Conferenza della Pace per la q uest ione adriatica non avessero dovuto corrispondere a tutte le nostre aspirazioni . Nella lettera "riservatissima" ciel 12 agosto, Diaz c hiedeva inoltre che, se ritenuto opportuno, si provvedesse per la sostituzione cli quei reparti
"sui quali si avesse ragione di fare minore affidamento di sicura obbedienza e pe1fetta disciplina in caso di un imposto abbandono di Fiume da parte nostra, e di atluare o proporre anche sosrituzioni di singoli militari che, sia pure per sentimento parriottico, possono essere reputati pericolosi in questo momento" 7~ . Ciò veniva a ribadire quanto già es presso verbalmente dallo stesso Diaz nel corso di una riunio ne ten utasi ad Abbazia circa due settimane prima , cui avevano partecipato il comandante della 3° Armata, non ancora sciolta , gli ufficiali general i del XXVl Corpo d'Annata (che presid iava le zone d 'armistizio contigue a Fiume) , Di Robi lant (alJora a ncora a Fiume quale delegato ital iano nella commissione cl' inchiesta) e Grazi oli xo. Alla data ciel 15 agosto , poco prima qu indi del l' inizio ciel previsto r itiro cli parte delle truppe, la composizione e dis locazione cli comandi , reparti e servizi cie l Corpo d ' Occupazione era la seguente: Comandante - S.E. Ten. Gen. Grazioli Capo Stato Maggiore - Brig. Gen. Marielli Quanier Generale - Cap. Franceschi Comando CC.RR. - Magg. Abba Sezione I.T .O. - Magg. PeraLa Ufficio Civile - Cav . Castelli
= = = =
= =
Fiume, Palazzo Governatore Fiume. Palazzo Governatore Fiume, Via Buonarroti 11 . I Fiume, Via Buonarroti n. I Fiume, Via Buonarroti n. I Fiume, Via Buonarroti n. I
~ .AUSSME. D.S. :Ì' Armata. prot. 539 del 12.8.1 919. d11 Comando Supremo a Coma ndo 8' Armata, LLo Dia2..
"' AUSSME , rei. PO, "'Annessi". voi. 7-69g.
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Da Villa Oius1i a Ronchi
Comando Genio - Ten. Col. Baglioni Direzione di Sanità - Col. Di Giaco mo Uffic iu Commissariato - Cap. Nobili Uffic io Postale n. 83 - Cap. Rosa 735' Au tosezione 54° Autod rappello Comando Presidio - Magg. Gen. Rossi Comando J'v1ilitare Stazione - Magg. Caprete
= Fiume, Via V. De Domini n. l Fiume, Scuole comun. rnaschili = Fiume, Palazzo Governatore Fiume, Posta Civile = Piume, Acquedollo n . 8 Piume, Via Valscurigne n. 5 Piume, Piazza R. Elena = Piume, Stazione ferrov iaria
D I V ISJONE NO BI LITAT A DI f-IUME
Comando Divisione - Magg. Gen. Rossi Capo di S.M. - Ten . Col. Vernè Quartier Generale - Ten. Corigliano 354° Plowne CC.RR. 378° Plotone CC.RR. 439° Plotone CC.RR . Comando Brig. Granatieri - Bri. Gen. Anfoss i Gru ppo milragl. di Brigala ( 104 cp.) (124 cp.) 1° Reggimento - Col. Dina (265 sez. lanciafiamme) 1° btg. ( 584 cp. mitr.) - tvlagg. Campolieti 2° btg. (l 333 cp. mitr.) - Magg, Ruggero 3° btg . (1334 cp. mitr.) - rvtagg. Zuccaro 2° Reggimento - Col. Giacchi
= = = =
=
Fiume, Villa Arciducale Fiumé. Villa Arciducale Fiume, Piazza Carnbieri Fiume Punto Franco Sussak Fiume, Palazzo vecchio polizia Fiume, Via Buonarroti n. I 7 Grn Podvezica Tersatto Kostrena S. Lucia
= Tersauo
Fiume, 3 cp. capann . n. 12 I cp. caserma S . Vito = Draga =
(85 sez. lanciafiamme)
I btg. ( 874 cp. mitr.) - Magg. Rei na
= Kukuljanovo
2° btg. ( 1335 cp. milr.) - T .C. Callegari 3° btg. ( 760 cp. mitr.) - T.C. Pericoli
= Grn
O
Comando Brigata Sesia - Bri. Gen. Coppola Gru ppo mi tragl. di Brigata (606 cp.) (607 cp.) 20 1° Reggimento - Col. Berti 1° btg. (149 1 cp. nùtr.) - Magg,. De Stefani 2" btg. ( 1394 cp. mitr.) - Magg. Pizzi 3° btg. ( 1231 cp. mitr.) - Magg. Costa
Fiume, cx caserma Honved
= = = =
Fiume, Via Ciotta n. I Fiume, cantiere Danubius Fiume, Silurificio Cantri<la (Vil la Fedi) Fiume, Torrella Fiume, Punto Franco Fiume, Caserma Manzoni
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l'esercii o italiano e la ques1io11e Fiumana ( 1918-1921)
202° Reggimento - Ten. Col. Pollaci
= Cavie
1° btg. (1232 cp. mitr.) • Ten. Col. Spanu
= Cernik
2° htg. (1588 cp. mitr.) - Magg. Rigoli
= Jelenie
3° btg. ( 1726 cp. mitr.) - Magg. Betti
= Grobni k
Piemonte Reale Cavalleria - Col. Angelini
= Fiume, Via Gari baldi n. 2 1
2° Gruppo -Ten . Col. Stalicno 2° squadrone
= Sussak
3° squadrone
=
6° Rcgg. Artigl. Campagna - Col. Mancini
=
I O Gruppo - Tcn. Col. Rossi
=
2° Gru ppo - Ten. Col. De Bottini
=
3° Gruppo - Magg. Curio
=
3° Gruppo Art. Montagna - ivlagg. Buoni
=
28° Gruppo 0.P.C. da 149 - Cap. Foà
=
39° Gruppo O .P.C. eia 105 - Cap. fol iano
=
8° Btg. Bers. Cicl isti - Tcn. Col. Ghibaudi
=
9" e 30" Comp. R. GG.FF. - Cap. Sepe 4a Squadrigl ia Autoblindomitragliatrici 3° Btg. Genio Zappatori - Cap. Colosimo J 7" compagnia - Cap. De Matteis 28" compagnia - Cap. Casati 150' Compagnia Telegrafisti - Ten. Guerrini Plotone Motoristi - Ten. Alessi 49" Sezione di Sussistenza
= = = = = =
Fiume. Via dell'Istria Fiume, caserma GG.r.F. Fiume. caserma GG.FF. con la 2" brr. in pos i7.ione a Kras tcviza e la 3' a Kukuljanovo Fiume, caserma GG.FF. con la 6" btr. in posizione a Grobnik Fiume, caserma GG.FF. con la 7" btr. a Fiume , 1'8' a Krasteviza e la 9" a Grobnik Draga Cantrida Volosca Fiume, Torretta Fiume. Punto Franco Fiume, Torretta Fiume , Via Pomerio n. 28 Orohevica Cantrida Fiume, Via Munici pio n. I Molino Zakalj (Tersatto) Fiume. Macello Civico "
Dì Robilant, nuovo diretto superiore cli Grazìol ì, proponeva, per la sostituzio ne della Brigata Granatieri , la Brigata Regina ciel XXVI Corpo 82 . Graziali concordava, avendo cura pe rò cli precisare:
" ...non perché io sospetti che nell'interno della valorosa Brigata vi
" AUSSME, E3-U 146/2. " AUSSMR, D.S. 3' Armata , pror. 3333 del 14.8.1919. da Comando 8·' Armata a Grazioli.
Da Villa Giusti a Ro11chi
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siano soggetti così poco disciplinati da creare difficolrà in caso di partenza del.la Brigata stessa da Fiunie, ma piuttosto per evitare che rale partenza, ove coincidesse con un effettivo ritiro delle nostre forze da Fiume, possa dar luogo a man?festazioni p er parte della cittadinanza che alla Brigata Granatieri è sinceramente e pmfondarnente affezionata" sJ_ Suggeriva inoltre che
"per togliere o tale cambio qualsiasi sospetto di ritiro per ragioni di sicurezza disciplinare, molto utile sarebbe poterlo qualU1care con la ragione di una breve permanenza della Brigata in località p iù adatta ai bagni di mare che non sia Fiurne, ciò che renderebbe ben naturale un cambio che avesse aspeJto temporaneo con la Brigata Regina" . Veniva disposto che questo cambio dovesse aver luogo dal 25 agosto in po i, con una dislocazione dei granatieri nel le zone lasciate libere dalle brigate Abruzzi e Basilicata del XXVI Corpo che rientravano in Patria 8\ M a Grazioli aveva un ripensamento , e con un telegramma urgente chiedeva che la partenza della Brigata Granatieri veni sse anticipata al 22 e fosse invece fatta rientrare a Roma , sua sede stanziale, con una pri1na sosta tanto indietro da non consentire il ritorno d i elementi isolati a Fiume 85 • Il suggerimento era lungimirante e fondato , come gli avvenimenti successivi av rebbero dimostrato, ma veniva respinto dal comandante deU'8• Armata 86 • In effetti, il Comando Supremo proprio il giorno 25, contrariamente alle d ispos izioni emanate ei a Di Robi lant , aveva o rdinato che anziché al XXVIII Corpo d'Armata i granatieri fos sero messi in forza alla 45a D ivisione del XXVI , cioè nelle immediate vicinanze di Fiume, cosa alla quale egli aveva cercato cli porre relativo rimedio , nel contempo non disottemperando all' ordine , dislocandoli a Monfalcone nelle retrovie di questo Corpo. D i Robilant, nel respingere
"' AUSSME. D.S. 8" Annata , prot. 15954 del 17 .8 .1 9 19, da Grazioli a Comando 8' A nnata. "' AUSStv1E, rei. PG, '·Annessi" . voi. 7-69g , prot. 3462 ciel 19.8. 1919. da Comando 8' .Armata
a Graziol i. " A USS1v1E. rei. PG , "Annessi .. , voi. 7-69g. prot. 16531 del 19.8.19 19 , da Grnziol i a Comando 8' Armata. "' AUSS tv!E, re). PG, " Annessi", vo i. 7-69g. senza indicazione cli protocollo del 20.8. 19 19. da D i Robi lant a Gr~ziol i .
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L 'eser cito i/(/ficuw e la questioll<' fiummw ( 19 18- / 92 1)
la richiesta cli Grazioli. aveva addotto la ragione che iI Comando Supremo aveva raccomandato c he le sostituz ioni si facessero dietro motiv i plausibi li e con il maggior tatto possibile (si riferiva al paragrafo di chiusura della lettera "riservatiss ima" di D iaz de l 12 agos to), né ravv isava a ltre rag ioni urgenti che consigliassero di antic ipare la data del 25 già stabi lita. Pccori Giraldi, nella sua relaz ione, critica ques to atteggiamento ed addebita al comandante dcl1 '8· Armata d i non aver rappresentato al Comando S upremo la proposta Gra:t.ioli , dopo averne approfondito le ragioni, e definisce tale condotta come frutto di una concezione
di comando rutra singolare e personale di S.E. Di Robilanr nei rapporri con superiori ed inferiori . A ltro fatto da ricordare è che il 22 agosto Graziali, informalo il s uo Comando d'Armata che in città si rilevavano segni premonitori cli un ' oppos izione, da parte cli gruppi g iovanili organizzati , contro la partenza elci granatieri , chiedeva che s i sospendessero i movimenti di altri reparti, compresi quell i già pian ificati, come nel caso del regg imento cli caval leria Piemonte Reale N,_TI dato può avere la s ua importanza se lo si ri collega a l te legramma d i Diaz g iun to ne lla tarda sera precedente al Comando dell'8• Armata nel q uale, preavvisando come immine nte la decisione della Conferenza di Pari g i c irca l'assetto di Fiu me. s i esprimeva l' idea che. pre ndendo occasione dell 'avvicendamento dei reparti, "si addit·enisse ad una riduzione del contingente di ocrnpazione in modo da avvicinarsi, con gli accorgimenti necessari, alfa forza rhe per qualche tempo dovrà poi rimanere a Fiume" "" . Era fo rse. secondo il parere cli Graziali. una modal ità sin troppo sollecita e zelante di comi nciare a farsi eia parte . La mi sura s uggerita eia Grazio li risultava opportuna. quind i, non solo sotto l'aspetto dell'ordine pubblico che minacciava di arroventarsi quanto anche da un punto di vista d i opportunità politica, po iché ridurre in anticipo le nostre truppe poteva sembrare un mettersi fu ori g ioco ancor pri ma che ne Cosse s tato sanzionato l 'obbligo .
" AUSSME. D.S. 8 Amrnla. pro1. 17 155 del 22.8.1919. da Grnzioli a Com;mdo 8' Armma. " AUSSME. F.~-5,scnza indi c;1zione d i pro1ocollo dd 2 1.8. 19 19.da Comando Supremo a l)i Robila111.
i'.10
Di az.
Da \lilla Gi11s1i a Ronchi
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È interessante, a questo punto, riportare un confidenziale punto cli vista inglese in merito al proble ma fiumano, databile presumibilmente al mese cli luglio essendo pervenuto nei primi giorni di agosto . Se ne ha traccia in una comunicazione inviata dal generale brigadiere Ugo Cava.llero, della Sezione Militare della Delegazione Ttal iana per la Pace a Parigi, al ministro degli Esteri: in essa era riferita la distaccata valutazione cli alcuni influenti ambienti londinesi così come era stata raccolta dal nostro locale addetto militare:
"Circa la vostra situazione a Fiume, dovreste essere più razionali. Come? Non certo l'America o l 'Inghilterra vi.faranno la guerra per questo . La pace con l'A.us1ria, con la Bulgaria, potranno essere.firmate senza che in esse sia necessario dare disposizioni relative alla questione adriatica . ln.tanlo il tempo stenyJera i bisogni; le situazioni, gli orienlamenti polirici, i raggruppamenti politici cambiano; gli uomini, i capi di governo, i governi cambiano, chi può dire cosa avverrà o sernplicemente quali saranno Le disposizioni di spirito fra 6 1nesi,fra un anno ... intanto voi restale a Fiwne, che è sulla soglia di casa vostra, dando prova a tutti di r~ffrire buon.e disposizioni e studiare possibili soluzioni ... Così molto si 1ace sull'argomento, si evitano incidenti, le passioni si attenuano ... intanto parlate e discutete di altro: i mandati in Oriente, la Società delle Nazioni, le Colonie, la sistemazione economica, il carbone, le materie prime, i risarcimenti ... otterrete di far quadrare il tutto. L'llalia contemporaneamenre si riprende, si svincola dalle strettoie e dalle coercizioni economiche, gli spiriti si risollevano, la vita normale e l'ascesa economica. riprendono ... E se voi siete a Fiume ed in Dahnazia, chi verrà a cacciarvene? È un metodo del resto che /'Inghilterra. ha avuto modo di applicare . " ·89 . con huon .1+,rutto, nell.a sua stona Sul piano politico internazionale , alla metà cli agosto, da parte italiana, erano state riprese alla Conferenza della Pace le trattative per ri solvere la questione adriatica con la presentazione di un nuovo piano prevedente , per Fiume con il suo hinterland e Veglia, la creazione di
,. AS-D MAE, Fi ume , racc. 1043/19 19, fa,c . 3263, prol I 1547 de l 3.8. 19 19,da Sezione l'v!ilitare della Delegazione ltal imia per la Pace a min istero degli Affari Esteri, f.co Cava l.lero.
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L ·eserci10 i,a/iano e la ques1io1u! Fiumana ( 19 18-192 1)
uno "Stato libero" che, pur corrispondendo in linea cli mass ima alle proposte alleate, garantisse l'italian ità della città consentendole uno speci ale statuto e tenesse anche conto , attraverso alcune rettifiche confinarie, delle necessità mil itari dife nsive, intese ad ass icurare una relativa protezione all a città ed al porto cli Trieste, alla penisola istriana cd al porto cli Pola contro possibili offese militari eia Oriente . La spinosa questione era infatti rimasta ad un punto morto dopo che Orlando e Sonnino avevano respinto il memorandum che Wi lson aveva presentato il 7 giugno, nel quale s i modificavano a danno de ll ' Italia le proposte contenute nel '·progetto Tardieu·· elaborato (con Tittoni e Miller) alla fine di maggio , che contemplava uno Sta Lo-cuscinetto il c ui confine con l'Italia tagliava la costa a Vo losca, in pross imi tà qu ind i cli Fiume. Secondo il memorandum Wilson, invece, si sarebbe creato fra Italia e Jugoslav ia uno Stato autonomo ma sotto il control lo della Soc ietft del le Nazioni , uno Stato-cusc inetto anch'esso ma nel quale Fiume ed il s uo terrilOrio avrebbero dovuto costitui re un corpus separarum soltanto nel senso limitato nel quale era stato ta le sotto la sovranità ungherese , con minori privileg i cli autonomia rispetto a que lli concessi a suo tempo eia Maria Teresa d"Asburgo e con libero uso del suo porto da parte delle nazi on i retrostanti. La partenza dei granatie ri si svolse fra iI 25 ed il 27 in un cl ima cl i notevole eccitazione: alcuni ufficiali subalterni avevano tentato cli dar vita ad un movimento insurreziona le, le campane avevano suonato a stormo fin dalle 3 ciel mattino per chiamare a raccolta la gente, la foll a commossa cercava di ostacolare la partenza dei reparti (erano state stese a te rra alcune bandiere tricolori per mettere in condizione i soldati cli doverle calpestare se avessero proseguito la marc ia) e solo l'intervento ciel comandante della brigata, generale Anfossi, riusciva a ristabilire la calma e ad ev itare disord ini. Tra le lacrime e le invocazioni de i fiumani , echegg iavano le strofe cli una ca nzone composta dal sottotenente Cianchetti - sarebbe stato poi uno dei 7 "giurati cli Ronchi'. alcune delle quali indicatrici, nel loro sbrigativo rimare , di propositi ben precisi che avrebbero trovato realizzazione cli lì ad un pai o cli setti mane: "Diretta alla stazione - marciava la Brigata l 'a!fende tulla Fiu me - piangente e desolata Don,don,don al suon del campanon
Da Villa Giusti a Ronchi
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Si ferma allora subito - il granatiere forte e grida a tutto il popolo - vogliamo Fiwne o morte
Nel buio e nel silenzio - di questa triste aurora fiumani non piangete - ritorneremo ancora
Ma, ancor prima della loro partenza, in alto loco era stata decisa la rimozione di Grazioli. la cui testa era stata richiesta anche da Clcmenceau, che insisteva per un immediato allontanamento avallato dal mite e malleabile Tittoni. Nitti aveva pertanto preso accordi con Diaz e con il ministro della Guerra Albricci per adottare Ùì. forma più garbata 91 • A sostituirlo, il generale di divisione Vittorio Emanuele Pittaluga. ricevuto già il 24 da Nitti che gli aveva raccomandato cli evitare qualsiasi manifestazione che potesse esaltare i fiumani, dal momento che l'Italia era costretta a rinunciare a Fiume per la grave situazione economica ed interna del Paese. Il 28 , dopo una sosta ad Udine per ricevere istruzioni eia Di Robilant, Pittaluga giungeva a Fiume ed il 30 assumeva il comando della Divisione Mobilitata. Questa, creata ai primi di luglio, era costituita da quasi tutti i comandi , reparti e servizi prima dipendenti dal Comando del Corpo d'Occupazione Interalleato , dal quale manteneva la dipendenza organica e tattica svolgendo anche le funzioni di comando cli presidio n . Era stata sino allora comandata dal maggior generale Gastone Rossi , che aveva come suo capo cli stato maggiore il tenente colonnello Vittorio Vené. Pittaluga rimaneva pertanto agli ordini di GrazioJi , al quale sarebbe subentrato conservando il suo grado cd il rango di comandante divisionario 9>. Degli incidenti di luglio Graziali aveva redatto il 19 dello stesso mese un 'ampia relazione con 33 allegati 94 - era poi la stessa che aveva
'" Gerra F., op. c iL (ed izione 1974- 1975), voi. I. pag. 7 l. •• A.C.S. , Fondo Nitti , se. 37. fas. !06. da Nitti a T itron i del 3 I .8. 1919. ., AUSS!v!E. E3 -5. prot. l 3780 del 30.6.l 9 I 9, da Com.do Corpo Occ.nc lnt.to a comandi di pendenti . f.to Grazioli; senza pror.llo del 2.7.19 19, da Com.do Corpo Occ.ne Int.to a gen. Savy e te n. col. Peck, J'.to Grazioli; prot. 13974 del 4.7.1919. da Com.do Corpo Occ.ne Tnt.to ad au torità superiori e comand i dipendenti , f.to Grnzioli. '" AUSSME , D.S . Divisione Mobi li tata Fiume, E3- J7. '' AUSSME. rei. PG , "Annessi", voi. 7-69g, prot. 14856 del 19 .7.19 19 . da Grazioli ad Albricci.
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L ·esercito italiano e la quesrione Fi111nww ( 1918- 192 /J
letto e commentato dinnanzi alla commissione d'inchiesta nelle tre sedute nelle quali si era svolta la sua deposizione - che era stata trasmessa dal ministro della Guerra Albricci al P residente ciel Consiglio. Non era piaciuto, a Nitti. un larvato accenno comparso tanto nello scritto cli Graz iol i quanto, probabilmente, anche nella lettera cli accompagnamento cie l Comando Supremo e ciel Comando della 3" Armata, relati vo alla pass ività ciel delegato italiano nella commissione, Di Robi lant, ma che chiamava in causa anche l'operato ciel governo. Punto sul vivo, egl i così. si esprimeva in un lungo telegramma di risposta a D iaz:
"Jnnanzituno devo neftamente dichiarare che il generale RobilanL, da noi design.aro quale rappresentante dell'Italia d'accordo con V.E .. non ha avuto dal regio governo alcuna istruzione poiché noi avrenuno giudicato scorreli o di dargliene . Il generale Ro bilant fa parte d i una commissione incaricata dal Consiglio dei Cinque di una in.chiesta tesa ad appurare come si siano realmen te svolti i dolorosi fatti di Fiurne; egli non è parte in causa ma ha piuttosto funzioni di giudice ed è evidente suo dovere di ispirarsi alla più rigida ed imparziale obiettività. Il governo, dunque, se avesse dato al generale Robilant istruzioni in un senso o nell'altm, avrebbe mancato a quei doveri di lealtà internazionale che devono essere sua norma immutabile. Né occorre dimenticare eh.e ove S.E. Robilant apparisse sostenitore di una tesi politica, altrettanto farebbero i suoi colleghi, e noi verremmo a trovarci in minoranza" 95 • TI brano era l'espressione di un candore che, a nostro avviso , mal si conciliava con il. pragmatismo cli un uomo politico e cli uno statista alle prese con una partita nella quale gli altri giocatori no n s i facevano certo scrupoli di antepone alle regole cli lealtà imernazionale (!) gli interessi e le convenienze della propria parte, giuste o sbagliate che fossero . I l testo proseguiva in termini critici nei confronti degli scritt i tanto ciel Duca d ' Aosta, il q uale appoggiava incond izionatamente il suo dipen dente, che di Grazioli, nel quale il comp ilatore rilevava, insieme ad un commendevole amor patrio , "una sensibilità forse eccessiva e certo esacerbata" . E poiché Grazioli , in chiusura della relazione, pregava che gli
·n A .C .S.. Fondo Nitli, se. 37 , f. 106. prol. 420 1 del 27.7.1919. da N in i a Diaz.
Da Vi/fa Giusti a Ronchi
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fosse risparmiato, nel caso gli eventi avessero dovuto prendere la piega per no i infausta, il dolore di essere lui stesso incaricato di anunainare la bandiera italiana, - con ciò, in verità, adombrando egli stesso la possibilità dì una sua sostituzione - Nitti chiudeva il problema piuttosto asciuttamente dicendo cli "comprendere pienamente tutte le dijjfroltà dell'opera svolta dal generale Graziali, ma occorre che la sua abnegazione ed il suo sangue freddo si addimostrino in quest'ora difjtcile . ll nohile suo desiderio di non trovarsi a Fiume in dolorosa eventualità è da me pienamente apprezzato,· m.a occorrerà esaminare quale misura sia più conforme in tal caso a/l'interesse nazionale, e tutto subordinare a questa suprerna considerazione". L'irritazione di Nitti nei riguardi del Duca d'Aosta e d i Grazioli trovava conferma in un altro messaggio inviato al Capo cli Stato Maggiore dell 'Esercito ed al ministro del la Guerra , nel quale formulava delle considerazioni seguite alla lettura cli un rapporto compilato eia Di Robilant. I termini erano esplicitarnente accusatori: " ...il Comando della 3" Armata ed il Com.ando di Fiume, anziché dare ai propri dipendenti esempio di misura e sangue freddo ... han.no creduto di svolgere un 'avventata azione di propaganda politica ed hanno omesso d i prendere le necessarie misure atte a garantire il mantenimento dell'ordine . Così i due comandanti sopra indicati hanno contribuito a costituire quello stato di esasperata esaltazione che doveva fatalmente produrre dolorosi e tragici incidenti ... " Il testo proseguiva con un singolare rilievo cli mancata osservanza del galateo , anch 'esso scarsamente realistico: "la pubbicazione nel notiziario d ella 3" Armata di articoli ostili agli alleati va giudicata come atto avventato e scorretto; l 'invio di tali notiziari ai reparti è poi imperdonabile prova di cattiva educazione, pienamente in contrasto con le tradizioni di gentilezza che son.o vanto del!' in vitto esercito e del nostro popolo"; per terminare con una frase dj perentoria deduzione:
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L'esercito iwliano e la questione Fiumana ( 1918-192 I)
"Ora si intende per quali ragioni il Comando della 3" Armala ed il Comando di Fiume si dimostrano così aspramenre ostili, sin daLl 'inizio, aLl'opera del generale Di Robilanl" % . Altrettanto irritata e secca la risposta di Diaz: l' indirizzo politico del governo era mutato ma solo in questi ultimi tempi, in q uanto il Presidente del Consiglio aveva in passato ripetutamente affermato, in sede parlamentare, l'italianità d i F iume e la nostra ferma volontà di acquisirne il possesso . A quest0 concetto si era ispirata l'attività dei due comandanti militari chiamati in causa, che avevano ritenuto quindi doveroso appoggiare l'elemento ital iano conlrn le angherie degli slavi e dei loro sostenitori, e che pertanto non potevano distruggere d'un tratto l'opera da essi svolta 97 • Alla fine cli agosto, il Presidente del Consiglio formulava a Grazio.li una richiesta di garanzia personale che non si sarebbe verificato più alcun disordine %. Alla richiesta, piuttosto peregrina e capziosa perché non era possibile, secondo logica , pretendere un'ipoteca del genere in una s ituazione quale quella venutasi a creare a Fiume e che gli eventi in corso non lasciavano certo presagire come destinata a migliorare, Graz io li rispose che la garanzia si sarebbe anche potuta dare , ma soltanto se la situazione fosse rimasta immutata fino alla risoluz ione defi niti va del problema Fiume, me ntre invece ulteriori riduzioni delle nostre forze o, peggio ancora, l'eventuale applicazione delle deliberazion i previste in quell'asse/lo provvisorio ratificato dalla Conferenza di Parigi , rendevano molto probabile l' insorgenza di nuovi disordini in città. Di questa sua risposta a Nitti, Grazioli clava immediatamente comunicazione al suo comandante d'Armata il 28 agosto 99 , integrandola ne.Ilo stesso g iorno con una particolareggiata, più esplicita relazione in cu i erano esaminati i probabili effetti che sareb bero derivati dall'assetto provvisorio previsto per Fiume, ed i cui punti fondamental i potevano così riassumersi: a . assolutamente insufficienti, ai fi ni della protezione della linea di
"' /\.C.S. , Fondo Nitti, se. 37 . r. 106, da Nin i a Diaz ed Albricci del 16 .8.19 I 9. '" I)' Annunzio G .. "La penu llima ventura", Mi lano, Mondadori, I 974 (introduzione cli Renzo De Fe lice, nota n° l I in ca lce all a pag. XVII , lettera cli Diaz a Nitti del 21 agosto 19 19). '" A.C.S., Fondo Nilli, se. 37, f. 106, prot. 23376 del 28.8.1919 , da Nitti a Grazioli . .,., AUSSME, re i. PG, "/\nnessi''. voi. 7-69g. allegato 6, prol. I634 I del 28.8.1919 da Graziol i a Di Robil ant.
Da Villa Gi11s1i a Ro11chi
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difesa lunga 22 km, della vigilanza e controllo ad una certa distanza dalla città e per le esigenze dell 'ordine all' inLerno cli questa , erano da considerars i i 5 battaglioni della Brigata italiana, mancanti del tutto di artiglieria e con dotazione molto limitata di mitrag liatrici; b . l' isti tuzione cli una pol izia inglese od americana significava esporre la popolazione ita liana al rancore vendicativo ed alla repressione deg li alleati. attuata con metodi bruta li ed inadatti a genti latine, col rischio cli vederle trattate come una popolazione africana o la più incivile delle citlà balcaniche: c. la riduzione ciel contingente ita liano costituiva un grosso potenziale di incidenti fra la popolazione e le truppe straniere, che rappresentavano per la città l'espressione viva della irriducibile opposizione politica de lle rispetti ve naz ioni , nonch6 di conflitto fra i militari stranieri ed i nostri che non avrebbero potuto non proteggere i connazionali 100 • Tanto il conten uto della risposta a Nitti. q uanto la relazione che la integrava suscitarono il risentimento del destinatario. poiché entrambi contenevano un ' impJic;ita critica per l' atteggiamento da lui tenuto in seno ai lavori della comm issione d ' inchiesta. periodo durante il quale fra lui e Grazioli erano intercorsi screzi e polemiche w, _ Ad entram bi non dava riscontro , né trasmetteva il documento al governo, come Grazioli stesso avrebbe constatato allorché. ai primi di settembre, ebbe modo di conferire a Roma con Nitti e con Sforza. È pur vero che Grazio!i gli aveva manifestato di persona il proprio dissenso circa l'assetto provvisorio , arri vando a chiedere lui medes imo cli volerg li ottenere dal Comando Supremo l'esonero dall'incarico . non ritenendo di poter conti nuare a reggerlo d i fronte ad un tale cambiamento di rotta rispetto alle is truzioni e direttive superiori finora seguite 1112; e Di Robilant aveva risposto che l'esonero sarebbe avvenuto automaticamente, per ragioni di incompatibilità con il suo grado, con la riduzione delle forze italiane nel presidio di fiume. agg iungendo che comunque non riteneva cli dar corso - in altri termi ni , di informare governo e Comando Supremo - alle considerazioni da lui esposte '°'. Ma è altrettanto vero che quest' ult ima espressione critica da parte d i G razioli era enfatizzata dal fatto di essere
,.,, Al.;SSME. rei. PG. "Annessi··. voi. 7-69g. allegato 8. prot. ili.le del 28.8.1 919. da Gr.izioli a Di Rnb ilant. 01 ' Longo L.E .. '·Francesco Saverio Grazioli··. Roma, USSME. 1989. pagg. 294-296. ,.,, AUSSME. rei. PG, '·Annessi ... voi. 7-69g. allegato 4. "" AUSSM E. rei. PG. ·'Anness i", voi. 7-69g. allegato 5.
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L 'esercito i/Oliano e la ques1io1U! Fiumana ( J9 18- 192 J)
stata esplicitata per iscritto di fronte alla massima autorità polit ica, e di rimbalzo anche a quella militare. Per spiegare s ul p iano psicologico la reaz ione del generale Di Rob il ant va anche tenuto conto che non solo egli aveva avuto una parte non ind ifferente nell'essere pervenu ta la commissione d' inchiesta interalleata a que lle risoluzioni, ma soprattutto che di q uesto suo ruolo ne faceva un fiore all'occhiello, in particolare per ciò che atteneva alla costituzi one di una po li zia ang lo-americana , da lui propos ta e favorita per evitare , a suo dire, ogni responsabilità italiana nei torbidi che sarebbero inevitabilme nte avvenuti aJJ a partenza delle nostre truppe . D i Robilant , dunque, non rispondeva a Grazioli , ma il giorno successivo scriveva a Diaz una lettera dalla q uale traspariva ancora il risenti mento nei con fronti ciel primo. Piu ttosto ac idamente, affermava che se le dimostrazion i popolari che nei giorni precedenti avevano accompagnalO la parte nza de i granatieri non erano sfociate in incidenti, ciò non era certo avvenuto in virtù delle misure adottate (celebrazioni pubbliche, d istribuz ione d i medaglie, discorsi p ie ni di fervore, ecc.), e co ncludeva suggerendo anch'egli l'allontanamento di Grazioli con la formula di una diplomatica licenza 104 • Il Co mando Su premo toglieva comunque a D i Robilant, se così si può d ire, la soddisfazione di patrocinare in prima persona l'allontanamento cli G raziali. L'ultimo giorno di agosto lo in fo rmava di aver telegrafato diretta mente a quest' ultimo a utorizzandolo a recarsi a Roma per conferire con il governo 105; in effetti, il giorno prima Grazioli era stato convocato nella capi ale, in form a strettamente confidenziale , con l'invito a prevedere un'alrra eventuale destinazione senza ritorno a Fiume. L' azione d i Graziali era stata, in no n poche circostanze, improntata più a pass ionalità che non a freddo raziocinio. È certo, comunque, che a l di là delle attribu 1.ioni d i un comando cui l ' aggettivazione di interalleato tendeva a confinarlo in un ruolo cli cane pastore per la p revenzione-repressioni cli disordini, egli si era posto come protagonista attivo nel recitare una parte che credeva g li competesse, come dovere prima ancora che come diritto, nei riguardi di q uegli inte ressi nazionali de i q uali si riteneva giustamente tutore e patroc inato re.
'"' AUSS Jl,,fE, D.S. 8' Am1aca. prot. 3740 del 29.8.1919, da Di Robi lant a Din . 11 » AUSS ME. O.S. 8• Annata. prol. 1678 de l 31.8.1919. da Comando Supremo a Comando 8' Armata.
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Da \lilla Cìi11s1i a Runchi
L' J settem bre 19 I9 il generale Grazioli lasci<', Piume quasi clandestinamente . senza prendere commiato da alcu no e, in ottemperanza alle direttive ricevute , senza accennare neanche a Di Robilant che la sua parLenza sarebbe stata senza ritorno. Gli successe Pittal uga , assolutamente digiuno sulla s ituazione interna e sul polso emotirn della città, ma già orientato eia Nilli , come s·è detto in precedenza . Aveva infatti ricevuto ord ine, peraltro solo verbale. di cercare di reagire contro i legami morali ed affetti vi troppo stretli venutisi a stabilire fra le truppe italiane e la popolazione, e cli mantenere un contesto quanto mai riservato e passivo nei riguardi delle autorità civi li. Comunque. in tutte le direttive istruzioni. raccomandazioni e consigli che avrebbe ricevuto il generale Pittaluga, il carattere politico avrebbe sovrastato di gran lunga quello militare, ed il loro complesso avrebbe configurato un punto cli vista quasi opposto a quello seguito sino allora. Ad ulteriore conferma , dopo una settimana dall'assunzione del comando, il Presidente del Consiglio gli inviava un telegramma che costituiva un'ennesima prova ciel proprio orientamento: "Prenda tuffi i pro1·l'edi111e111i, al/on/Cmi chi l'llole, punisca chi mole, a/'/'esti chi l'lt0le . 1110 nulla del'e av1 enire . l/ parrio1tis1110 nostro è nel salrnre il nostro Paese dall'incal('()/abile danno di una rottura con gli a/leari. Le disposizioni pitÌ rigorose se è necessario si prendano contro chiunque et fa ccia capire il loro dovere agli l!/Jtciali . Ella può far comprendere ai cittadini più intelligenti di Fiume che il loro do11ere di iraliani et l'italianirà stessa di Fiume è di 11011 compromettere l'avvenire et di evif(lre ora qualsiasi incidellfe" u,~. 1
Erano direttive ben di verse da quelle che erano state date a Grazioli al la fine cl i novembre ciel I9 18.
4 - TPRODROMI DEL PRONUNCJAlvllENTO
La situazione militare nella zona interessata La dirigenza dell'Esercito accettò la rapida smobilitazione dell'estate 1919, che creava ai comandi notevoli problemi ordinati vi, logistici ccl
·~ AUSSME. rei. PG. "Annessi". voi. 7 69g. prm . .i764 del 6.9.1919. da Nini a Piualuga.
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l 'esercito i1alia110 e la questione Fiumana (1918- 1921)
anche morali, senza rilevanti opposizioni o remore. Principale cura del Comando Supremo fu la ricerca di soluzioni equilibrate che salvaguardassero la compag ine dell'Eserc ito mobi litato, sottoposto ad una rapida caduta della forza effettiva cd in particolare ad una elevatissima riduzione del numero degli ufficiali. Furono necessari continui aggiustamenti e sposramenti che riguardarono essenzialmente, dopo lo scioglimento della 4", della 31' e della l ", la struttura dcll'8" Armata. Con raccclerarsi dei ritmi dei congedamcnti, fu necessario ricorrere ad un nuovo massiccio scioglimento di Grandi Unità oltre a quello già attuato fra il dicembre 19 I 8 ed il febbraio 19 19. Fra agosto e sctlembre furono sciolti 7 Corp i d'Armata e 16 Divisioni, tenendo però presente che tre dei primi si tra formarono nei Comandi delle Zone di Trento, Gorizia e Trieste mentre, delle seconde, cinque dettero vita ai Comandi d i Settore di Trento, Bolzano, Tarvis io , Gorizia e Trieste. Secondo un accordo fra Comando Supremo e Ministero della Guerra. i comandi di Zona e di Settore dovevano prefigurare altrettanti comandi te1Titoriali, rispettivamente di Corpo d'Armata e di Divisione. Ai vertici dell'E ercilo prevaleva infatti fi n dall ' inizio del 1919 l' idea che, a seguito de ll'acquisizione di nuove province. il numero dei Corpi d"Armata previsti dall'organico di pace dovesse passare dai 12 prebellici a 15. Agli inizi di settembre si stabilì che 1'8-' Annata - sciolta il 31 genna io 19 1. 9 e ricostituita il 15 febb raio per trasformazione ciel Comando 9· Armata - assumesse la fom1azione riportata quì sotto, seguendo la dislocazione dei Corpi d"Armata da Nord a Sud lungo la li nea d'armistizio: XXII C.A. 60• Di visione (Brigate Piemonte e Treviso) 52" Divisione (1° e li° Raggruppamento Alpini) XXVIll C.A. 56" Divisione (Brigate Ravenna e Como) 53· Divisione (Brigate Lombardia e Padova) XXVIC.A. 45" D iv isione (Brigata Granatieri e v• Brigata Bersaglieri) ]• Di visione d'Assalto (1° Raggruppamento d'Assalto) Zona T rieste Settore Trieste (Brigate Catanzaro e Casale) Zona Gorizia Settore Gorizia (Brigate Bologna e Ferrara) Settore Tarvisio (B rigate Firenze e Piacenza)
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Da Villa Giusri a Ro11chi
Occupazione cli Fiume (B rigate Sesia e Regina) Piazza Marittima di Pola (Brigata Pinerolo) 1111 • Per quanto at.teneva al Corpo d'Occupazione Tnteralleato di Fiume, alla data del 1 settembre la sua composizione e dislocazione era la seguente: COMANDO DEL CORPO D'OCCUPAZIONE
Comandante - S.E. Ten. Gen. Grazioli Capo S.M. - Brig. Gen. Marietti Quanicr Generale - Cap. Franceschi Comando CC.RR. - Magg. Abba Sezione I.T.0. - Magg. Perata Ufficio Civil i - Cav. Castelli Comando Genio -Ten . Col. Baglioni Direzione Sanità - Col. Di Giacomo Ufficio Commissariato - Cap. 1obili Ufficio Postale n. 83 - Cap. Rosa 735· Atuosezionc 54° Autodrappel lo Comando Presidio - l'viagg. Gen. Piualuga Comando Mi iil. Staz. - Cap. Del Chicca
= Fiume. Palazzo Governatorato
= Fiume, Palazzo Governatorato = Fiume, Via Buonanoti n. I
= Fiume, Via Buonarroti n. I = Fiume, Via Buonarroti n. I = Fiume, Via Buonarroti n. I = Fiume, Via V. De Domini n. I = Fiume , Via Scuole Comun . maschili = Fiume, Palazzo Governatore = Fiume, Posta Civile = Fiume, Acquedouo n. 8 = Fiume . Via Valscurigne n. 5 = Fiume, Piazza R. Elena = Fiume , Stazione Fe1Toviaria
DTVISIONE MOBlLlTATA DI FIUME Comando Divisione - Magg. Gen. Piualuga = Fiume, Villa Arciducale Capo di S.M. - Ten. Col. Vernè = Fiume. Villa Arciducale 354° Plotone CC.RR. = Fiume, Punto Franco 378° Plotone CC.RR . = Sussak 43 I O Plotone CC.RR. = Fiume. Pal. Vecchio Polizia 439• Sezi.one = Fiume, Via Municipio n. I 161 ' Sezione = Sussak = Cantrida 162" Sezione BRIGATA REGINA Comando Brigata - Brig. Gen . Castelli
"" Gallinari V .. op. cii.. p.igg. 122-123.
= Fiume. Via M. Buonarroti
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L 'eserciw i1alicmo e la questione Fiumana ( 1918- J 921)
(ìrup po mil. Brig. ( 298" corn p. rnit.) ( I 754" comp. rnit.) 9 Fanteria - Col. De Franchi I Batt. ( I 54 1 cornp. rnitr.) - Cap. Mannu 2 Batt. ( 1542 cornp. rnitr.) - Cap. Barrocci 3 Batc. ( I 543 cornp. mitr.) - ìv1agg. Grcgori 10 Fanteria - Tcn. Col. Bartolucci I Bau. ( 654 cornp. rn itr.) Comlnt.Cap. Dc Vita 2 Bntt. ( 1066 comp. mitr.) Magg. Frulla 3 BaLL. ( 1067 comp. mitr.) Magg. Taibel BRIGATA SESIA Comando Brigata - Brig. Gcn . Coppola
= Sottovesizza = = = = = = = = =
=
Gruppo Mit. Brig. (606 comp. rni t.) = (607 comp. 111it.) = 20 1 Rcgg. Fanteria - Col. Berti = I Batt. (149 1 cornp. rnitr.) Magg. De Stefani = 2 Batt. ( 1492 comp. rnitr.) Magg. Pizzi = 3 BatL. ( 123 1 comp. mitr.) Jviagg. Costa = 202 Regg. Fanteria - Con,Jnt.Ten.Col. Spano = I ball. ( 1232 cornp. mitr.) Com.Int.Cap. Nacllira = 2 batt. (1586 comp. mitr.) Com.lnt.Cap. Fm,conà = 3 batt. ( 1726 comp. mitr.) Magg. Betti = Compagnie Bafile - Cap. Mastrodicasa Piemonte Reale Cavalleria - Col. Angelini = 2° gruppo - Ten . Col. Stagl ieno 2° squadrone = = 4" squadrone 6° Rcgg. Artiglieria Campagna = Com. inter. Ten. Col. Rossi 1° gruppo - Com. int. Cap. Carrera = 2° gruppo - Ten. Col. De Bottini = = 3° gruppo - Com. intcr. Cap. Monticonc
28° gruppo O.P.C. 149 - l'vlagg. Pisapia
=
39° gruppo O.P.C. l05 - Magg. Gueri ni 8·' Batt. Bers. Ciclisti - Ten. Col. Ghi baudi 9' e 3" Cornp. R.G, Finanza - Cap. Sepe
= = =
IVI. Foci) Fiume . Piazza Cambieri Fiume, Caserma ex Honved Fiume . Capannone n. 12 Tersatto Draga Kukulianove Costrena S. Lucin Draga
Fiume, Via Cimta n. Caniere Danubios Fiume, Silurific io Cavie Cavie Grobnico Jclcnie Fiume Fiume, Accademia Nav . ri urne, Caserma Manzoni Torretta Fiume, Accaclernia Nav. Fiume, Via Gnribaldi n. 21 Sussak Fiume, Via dell'Istria Fiume, cx Cas . Finan7,a Fiume. Via Trieste Pilatura del riso Fiume, ex Caserma Finanza coJl'8• bntt. in posizione a Cosaln. La 9' in posizione a Grobnick Cantricla Abbazia Fiume. Torretta Fiume, Punto Franco
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Da Villa Giusi i a Ronchi
4• squadriglia autoblindo mitr. - Ten. Moscati
Torretta
Comando Genio - Ten. Col. Baglioni
=
3" Batt. Genio - Cap. Colosimo
= F iume, Via del Pornerio
l 7" Comp. Zappatori - Cap. De Matteis
= Orocovica
28" Cornp. Zappatori - Cap. Casati
= Cancrida
Fiume
l50' Comp. telegrafisti - Tcn. Guerini
=
Fiume, Via Mun icipio n. J
Plotone motoristi -Ten. Alessi
=
Fiume , Molina Zacali
49" Sez. Sussistenza - Tcn. Massabò
= F iume, lvlaeello Civico ""'.
Tra la fine di agosto ed i primi giorni di settembre furono programmati, ed in parte avvennero, importanti movimenti di truppe nell'ambito dei territori già pertinenti alla 3" Armata ed ora assorbiti clall'8", che dettero luogo ad una situazione di disorganizzazione certamente la meno adatta alle difficoltà del momento . I comandi delle Divisioni 23" e 54" del XXVI° Corpo vennero sciolte e le brigate· che le componevano inviate nell'interno del Paese. La 45" rimase come Comando, ma il comandante (generale De Antonio) fu sostituito daJ generale Giuseppe Carmine Ferrari, giunto dall 'interno dove era rimasto sin dal 1915 e nuovo ciel tutto alla zona; delle brigate che la componevano , una fu mandata a Palermo (l'Aosta) e l'altra (la Regina) passata alle dipendenze del presidio di Fiume . Queste truppe furono sostituite da due Gruppi d ' Assalto della I" Divisione che vennero disposti a cordone su cli un fronte prima tenuto eia quattro brigate. Aci ogni modo il passaggio del Raggruppamento d'Assalto al XXVI° Corpo d'Armata era provvisorio, perché si attendeva cli giorno in giorno la sua sostituzione con la Brigata Lombardia. A movimenti compiuti, tutto il settore di Fiume sarebbe poi dovuto passare al Comando della Zona di Trieste. Per effetto cli questi movimenti e di quelli avvenuti in precedenza, molti reparti ritirati dalla Iinea non avevano quindi con il Corpo cl' Armata che una dipendenza nominale . È opportuno soffermarsi, sia pure brevemente, su un aspetto che, se della massima importanza in ogni circostanza, assumeva nei frangenti dei quali ci stiamo occupando un rilievo ancora maggiore. Riguarda lo stato d'animo e lo spirito delle truppe nell'arco degli ultimi 3-4 mesi, a proposito del quale riteniamo utile e significante riportare in stralcio il
'"' AUSS ME E3-5, prnt. 16444 del 1.9. 1919, eia Comando Corpo Occupazione lntewlleato Fiume a comandi su periori e collegati, f.to Marietti.
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L'esercito iwfiano e fa q11es1ione Fiumana (1918-1921)
contenuto di tre documenti prodotti dal Comando 3" Armata che, pur nella loro esiguità numerica, possono costituire un elemento di indubbio orientamento . Il primo , datato 7 maggio, è stilato dall' Ufficio Informazion i del1' Armata:
"Un fiduciario di questo ufficio che .figura per sloveno, viaggiando per varie località della Venezia Giulia. ha potuto avvicinare nei ritrovi pubblici mililari di vari reparti e raccogliere elementi diretri ed indiretti che valgono ad apprezzare lo spirito dal quale è animata la truppa. Egli riferisce: a Sesanct, conversando con soldati delle diverse Armi nelle osterie, tanti hanno manifestato di essere preparati a qualunque sacrij1Cio. I discorsi si aggirano di preferenza sul/' attuale situazione politica e sono improntati ad un elevaro spirito patriottico. La popolazione slava se ne rnostra preoccupata, e diverse persone parlando con l'iT1formatore hanno notato con dolore questo sintomo di saldezza morale del!' Esercito. che fa svanire le speranze accarezzare di fraternizzazione" 109 • Il secondo è redatto a cura della Sottosezione Propaganda dello Stato Maggiore della Grande Unità, e porta la data del 1° giugno:
"Orientamento degli spiriti nell'attuale situazione politica : continua uno stato di attesa. Ma ad un primo periodo di impazienza e di risentimento verso gli alleati per gli ostacoli ji'apposti al raggiungimento dei nostri jìni di guerra è succeduto uno stadio di maggiore calma e moderazione. A ciò ha contribuilo la campagna meno acre condotta dalla s1ampa quotidiana e da quella di. propaganda, che opportunamente ha seguito un indirizzo più adaflo ad evitare l' eccitazione degli animi. Tuttavia, per concorde affermazione degli 1~fficiali "P" dei reparti e per personale osservazione del solloscritto. la maggioranza dei mili1ari desidera che il governo esca vittorioso dalla lunga schermaglia e si rassegnerebbe malvolentieri ad accomodamenti men che onorevoli" 110 .
1 1 •·
AUSS1v1E, El -racc. 200, ~enza pro1ocollo del 7.5. 1919, eia Comando 3-' Armata-Uffic io
I.T.O. a Com,1ndo Su p,emo e comandi dipendenti, senza firma. "" AUSSME. El-mcc. 200, prot. 1958 dcll ' l.6.19 19. da Staio Maggiore 3' Armaia-Sonosezione ·'P'. a Uffic io I.T.0.-Sezionc "'Jr. f.to f imì;m i
Da Villa Giusti a Ronchi
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Il terzo, del 30 gi ugno, è prodotto dalla Sezione Propaganda dell'Ufficio l.T.0. d'Armata: "Quasi tutti i milirari sono pe1fettamente consci del grave momento che si ca traversa ed arrendono fiducios i l'esito della Conferenza di Parigi. Si rileva in alcuni casi un certo senso di disgusto per l'agire degli alleati circa le nostre ri vendicazioni nazionali, e nelle loro conversazioni si norano accenni di sdegno e di cruccio per le voci riportate dai giornali sulla soluzione che si vorrebbe dare al problema di Fiume e dell'Adriatico, così inadeguata alle nostre aspirazioni ed alla magn.{fica virtoria delle nostre armi. Presso alcuni reparti si rile va invece un quasi disinteresse per le questioni politiche internazionali e per la soluzione dei nostri problemi adriatici e coloniali. Le notizie in.cene e contraddittorie quotidianamente pubblicate dai giornali hanno finito con lo smorzare od attenuare molti entusiasmi, orientando gli animi verso un. 'aflesa calma e dominata più dal 1'indzfferenza che dalla fiduc ia di veder realizzare i comuni voti . Tutlavia la maggioranza dei militari desidera che il governo esca vittorioso dalla lunga schermaglia e si rassegnerebbe malvolentieri ad accomodamenti poco .favorevoli. Prove se ne hanno in alcune lettere spedite a parenti ed amici. li soldato Onezzi Gino, del Conwndo 20° Gruppo 0.P.C. scrive in data 23 .5.1919 all'amica in Francia: 'Trovandomi ad una distanza breve da Fiume sentomi come soldato e come uomo più italiano che mai . Sono lieto di essergli vicino perché così potrò essere al rnio posto prima di un altro, e nel contrasto grande che &li alleati fan.no per l'assegnazione di Fiume all 'ltalia ho attinto forze per dimenticare le sofferenze passate in questi lunghi anni di guerra, non esclusa la prigionia durissima che anche a te è nota . Sono quì al mio posto per compiere il mio dovere sino al sacrifzcio più gran.de che possa fare , basta che veda la cara ltalia reintegrata nei suoi dirilli. Sono ancora lieto di avere i miei due .fratelli anch'essi soldati e sono certo che anch 'essi sono consci del1'ora penosa che attraversa la nostra nazione ed animati dallo stesso spirito di disciplina ed abnegazione' . Il caporale Raspanti Salvatore, 117" Fanteria . 2" Compagnia, scrive in data 21.5.1919 al fratello in America: 'Anche in ltalia siamo indignati contro Wilson e i s ignori alleati si vergognino . L'ltalia e il suo Esercito
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L ·esercito iwlia110 e la questione Fi11111c111a (19/8-1921 )
dovranno adorarla come Cristo, perché il mondo è sraro salvato mediante l ' f!Cilia ' . Il soldato Andrei Pietro, 33° Gruppo, 97" Batteria O.P.C., scrive in da ta 27.5.1919 al fratello in Francia: 'Come sai il presidente Wilson con gli altri suoi colleghi vorrebbero negare il nostro sacrosanto diritto su Fiume . Ma questo è un grosso sbaglio, perché /'Esercito italiano è ancora forte, e molto forte, noi tuffi soldati della grande Italia sapremo sopportare, se occorrerà, ancora altri sacrifici. E le terre liberate, ora Ì/1 nostro possesso (sottolineato nel testo . 11.d.r.) , di sicuro sapremo difenderle ftno all'ulti1110 momento, perciò sta certo che Fiume lo è e sarà sempre italiana ' . Il caporale Lopresi Pietro, 153" Fanteria, 7" Compagnia , al fi'atello: 'Vuoi sapere novità della citrà di Fiume? Cosa ti posso dire? Per ora ci siamo noi dentro: d'altronde ci tocca, ci spelta e ce la devono cedere . Se al contrario chi la vuole e ci ha buoni polmoni e buon fegato che l'enga pure che il fante italiano sa ben picchiare sebbene stanco, ma non si arrende altro che con la morte' . Tali manifestazioni di risentimento e di amara delusione per il con1egno dei nostri alleati, si scorgono anche nelle corrispondenze delle fa miglie dei militari" 111 •
Lo sgombero delle truppe italiane da Fiume Il giorno 9 pervenne ad Albricci una comun icazione cli Nitti:
"La Commissione Interalleata d'inchiesta per Fiume prese le decisioni che risultano dal foglio allegato. Poiché, a seguito delle dichiarazioni fatte dai rappresentanti del/' Italia e della Francia. la Conferenza ha rat~ficato tali decisioni nella seduta del 25 agosto, prego L' E. V. di voler dare disposizioni perché esse siano infa/lantemente eseguite, per quanto a noi spetta, enrro dom.ani . Avverto che eguale comunicazione faccio al Ministro della Marina, e resto in attesa di un sollecito cenno di rassicurazione".
111 AUSSME, El -racc . 200, pro1. 6152 del 30.6.1919. da Co111ando 3• Armala-Ufficio I.T.O. a Comando Supremo e Capo S.M . d'Armata, senza indi cazione di firma.
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Da Vif1o Cius1i o Ronchi
L'allegato era così formu lato: PROPOSTE DELLA COMMISSIONE INTERALLEAT4 D 'INCHIESTA PER FIUME OMISSIS Concesso quanto precede, il migiior mezzo per ristabilire l 'ordine ed impedire che si rinnovino i tumulti, sarebbe da decidere il più presto possibile della sorte di Fiume, onde porre fine ad un periodo di attesa che incoraggia gli elementi sovversivi ad af?itarsi per il raggiungimento della soluzione da essi desiderata . Porrebbero prendersi fin da ora le seguenti misure: I 0 ) - Sostituire il Consiglio Nazionale· di Fiume con un Governo eletto regolcmnente sorto il controllo di una Conunissione militare interalleata che garantisca l'imparzialità delle elezion i. 2°) - Costituire una Commissione 1rÙlitare interalleata incaricata della sorveglian za e della amministrazione del "corpus separaturn" di Fium.e e di Sussak. Tale Commissione cornprenderebbe un rappresemante del!' Arnerica, uno della Francia , uno della Gran Bretagna , e uno dell'Italia. Essa controllerebbe pure Le elezioni di cui al paragrctfo precedente . Presidente ne sarebbe il rappresentante americano o quello inglese. 3°) - a) Cambiare il personale del Com.ando Italicmo e Le truppe che hanno partecipato ai recenti disordini. Avvertire il nuovo Comando che la propria azione deve essere esclusivamente militare e che egli non deve intervenire nel!'amministrazione civile. b) Le forze di occupazione italiane ad est della linea di armistizio saranno ridolte ad una brigata di fanteria ed uno squadrone di cavalleria, un solo battaglione di questa brigata rimanendo accantonato in Fiume-Sussak. ll generale comandante della brigata potrà risiedere a Fiume, dove avrà il comando delle forze interalleate. Nessuna potenza potrà avere più di un bartailione accantonato nella città, compresa la polizia militare. 4°) - a) Sostituire per intero il bartaglione di fanteria coloniale ji·ancese. b) Cambiare il personale detta base francese . c) Dcaa l'ostilità della popolazione jhunana verso questa base, è desiderabile che essa venga soppressa al più presto possibile.
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L'esercito iTaliano e la q11es1io11e Fi11111a11a ( 19/8-192 /)
5°) - Due navi da guerra al massimo p er ciascuna nazione potranno essere presenti in porro contemporaneC1111ente, rimanendo escluse le navi da guerra italiane e .francesi, e il loro personale, che si sono già trovati a Fiu111e, in qualsiasi epoca dopo l'armistizio. 6°) - Ne/l 'atresa che venga formata una polizia locCtle, costituire, per 111c111renere l'ordine pubblico, 1111 corpo di polizia inglese od am ericano della forza di un bauaglione, alle dipendenze della Commissione militare interalleata di cui al paraf.:rafo 2) . li Presidente di detta Commissione potrebbe rivolgersi al Comandame del Corpo d'Occupazione Interalleato ed ai comandanti delle navi p er rmen.ere rinforzi in caso di bisogno. 7°) - Immediata soppressione del battaglione fiumano. 8°) - In chiesta giudiziaria: o) sulla morte del soldato Penuizio; b) sui fatti a carico: - del comandante i CC.RR. italiani; - dell 'ufficiale superiore comandante le compagnie di sbarco; - del comandante della compagnia di sbarco che artaccò il posro di Porto Baross; - del 'ufficiale introdot1osi nell'appartamento di LIII u.fficiale francese per procedere al suo arresro, senza averne ricevuto l 'ordine. 9°) - l e riparazioni, sia d'ordine morale che d 'ordine materiale dovute alla Francia per la marre dei suoi soldati ed i danni ai magazzini della base saranno regolati, secondo gli usi diplomatici, mediante un'intesa diretta fra i Governi interessati. I0°) - Nulla va tralasciato affinché il pe,fetto accordo e l'affratellamento che sempre sono esistiti.fuori di Fiume rra l'esercito francese e quello italiano, così degni l'uno dell 'altro , vengano ris1abiliti nell'interesse comune allo scopo di portare a compimenlo la grande opera della pace. 1I Immediata ed efficace azione, da parte degli alleati, intesa a forn ire aLL' lwlia tutto ciò che le abbisogna per fa r rivivere le sue industrie e assicurare il suo benessere . - Ciò contribuirebbe molro a far rinascere i sentimenti amiche voli e dim ostrerebbe quanto gli Alleati apprezzino i sacrifici fatti dall 'Italia per la causa comune 112 • 0
)
-
" ' A USSME. E3- 17. prot. 10919 del 9.9. 19 19 , da Nitti ad A lbricc:i.
Da Villa Giusli a Ronchi
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Il ministro della Guen-a, nell'ord inare a sua volta al Comando Supremo di ottemperare specificamente a quanto previsto al paragrafo 3 delle decisioni della commissione interalleata d ' inchiesta, notificava che:
"Il Governo stabilisce che il maggior generale Piltaluga continui nell'attuale suo incarico.fintantoché non sarà costituira la Commissione interalleata di cui ai nurneri i e 2 del citato rapporto .finale, alla quale cederà i poteri riguardanti la sorveglianza ed il controllo del governo locale. Proporrò che il maggior generale Pittaluga, che ha finora dato buona prova nel sostituire il tenente generale Graziali, sia nominaro alla carica di Commissario niilitare i1aliano mernbro della suddetta Commissione interalleata. indipendentememe dalla sua sede di cmzianità . Per quanto riguarda la soppressipne del battaglione fiwna no, non essendo forse opportuno addivernirvi subito, ho proposto a S.E. il Presidente del Consiglio di lasciare che essa costituisca uno dei primi atti di governo della Com.missione interalleata, anche perché il provvedimento non emani da un'autorità italiana" 11 3. Due giorni dopo il Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito precisava al comandante dell'8" Armata come
"per ora, in base agli ordini avu.ri dal governo non si tratta di a1tuare altre disposizioni all'infuori di quelle di cui al citato telegramma 2074. Resta bene inteso che ftntantoché non sarà stata costituita la Commissione militare interalleata incaricata della sorveglianza e della amministrazione del 'Corpus Separatum ', il generale Pittaluga continuerà ad esercitare le attuali numsioni . Allorché la Commissione Militare Tnteralleata sarà costituiTa, il co mando delle forze interalleate sarà assunto dal comandante della Brigata Regina, con mansioni esclusivamenre militari. Il generale Pittaluga sarà proposto come rappresentante italiano nella Commissione Militare Interalleata indipendentemente dalla sua sede di anzianità" 114 •
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AU SS)v1E, E3- 17. prot. 14118 del 9 .9 .1 919. da A lbricc i a Comando Supremo. A USS!v!E. E3- l 7. prot. 2098 dcli ' I 1.9.1 919, da Comando Supremo a Comando 8' Armata, f.to Badoglio. 11
'
·'
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L 'eserciro ituliu110 e la ques/ione Fiumana ( 1918-192 ! )
Il 10 settembre , nel diramare gli ord.ini ciel Comando Supremo, il comandante dell '8° Armata clava disposizioni affinché le truppe che lasciavano Fiume si stanziassero ad Ovest della linea d ' armistizio in zona pross ima alla ferrovia, ma ad una sola tappa dalla città, ordine che era forse in relazione con la minaccia d i un attacco iugoslavo 11 \ Non potevano quindi che recarsi a Mattuglie, Volosca, Castelnuovo e Bisterza. Alla stessa data, la composizione della Divisione Mobilitata di F iume era la seguente: COMANDO DIVISIONE MOBILITATA DI FTUtvlE Co111a11dunte: Maggior generale PITTALUGA Capo di S.M. : Colonnello CC.RR.
- 39, 161 e 162 sezione - 354 - 378 - 43 plotone
AUTO DRAPPELLO
- 54
UFFICIO POSTALE
- 83
FANTERIA
- Brir:ara Regina (co rn p . mi tr. 298 - 1754) Brig. Ge n. Castelli 9 Regg. (comp. rnitr. 1541 - 1542 - 1543) Colonnello Dc Franchi 10 Regg. (comp. mitr. 654 - 1066 - 1067) Colonn ello Bartolucc i
- Brigara ~esia (comp. mi tr. 606 - 607) Brigad iere generale Coppola 201 regg.(comp. mitr. 149 1 - 1394 - !231 ) Colonnello Berti 202 regg. (co111p. mitr. 1232 - 1586 - 1726) Tene nte colonnello La urie l Pollacci Compagni a Bafile BERSAGL . CICLISTI ARTIGLI ER IA
8 battaglione
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B
6 regg. art. ca mp . (Colonnello Mancini) - 28 gru ppo obici 149 p.c. (ber. I 55 - 156 - I 57) 39 gruppo ca nnoni I05 (bLr. l J 5 - 116 - I 17) - Batteria da 70
GENIO
111 0 11t. pezzi n. 6 - 3 btg. zapp. (co mp. 7 e 28)
"' AUSS ME, re i. PG. "Annessi". vo i. 7-69g, prot. 4080 de l 10.9.19 19. da Comand<J 8' Armata a Divisione Mobi li tala d i Fiume. f.to D i Robi lanl.
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Da Villa Giusti a Ronchi
- 150 cornp. telegrafisti - Plotone motoristi AUT0BLIND0M!TR.
- 4 squadriglia
CAVALLERIA
- Squadrone Piemonte Reale Cavalleria
SERV SANITARIO
- I07 ospeclaletto
SERV . COJ'v1MISS .
- 49 sezione sussistenza
Alla dipendenza della Piazza Marittima di Pola FANTERIA
- Brigata Pinerolo (co mp . mitr. 46 - 1573) Colonnello brigadiere Perris 13 regg . (comp. mitr. 544 - 953 - 976) Colonnell o Della Chiesa 14 regg. (comp. mitr. 954- 575 - 955) Rep. cannoncini da 37 Colonnello Finesc hi
GENIO
- 19btg.zapp.(eomp. 26 - 73)
- 18 comp. minatori - 4 7 comp. telegrafisti TAPPE
- 391 autosez ione '"'.
L'ordine di sgombero delle truppe pervenne a Fiume nella tarda serata del 9, e fra le 15 e le 18 del IO esse erano tutte uscite dalla città . IJ 201 ° reggimento , che era a Cavle con i battaglioni a Carnico, Grobnico, Iebenic e con posti avanzati sulla linea d'occupazione, ricevette l'ordine cli tenersi pronto alla partenza per le ore 11 de] giorno I O al le 3 del mattino stesso. I battag lioni , dopo aver ritirato i loro posti avanzati che ebbero il cambio dal 10° Fanteria, si mossero dalle loro sedi alle 17 del medesimo g iorno diretti a Castua senza passare per Fiume. Alle 2 ciel giorno 11 giunsero senza incidenti a destinazione, col comando di reggimento ed i reparti speciali accantonati a Castua ed i battaglioni attendati fra Castua, Rubesi ed il quadrivio di Castua (Spinici) . Le condizioni del can-eggio deteriorato dal lungo uso e le deficienze del le salmerie non perm isero al reggimento cli farsi seguire eia tutti i materiali ed i vi veri, per cui rimasero nelle località sopra indicate le sezioni viveri carreggiate ed a Fi ume tutto il magazzino reggimentale. Anche il 6° reggi-
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•
AUSSi'vlE, F3-284/2, " D islocazione e composizione 8· Armata alla data del J 0.9. 1919" .
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L'esercito i,a/iano e la q1.1es1ione Fiumana (1918-192/j
mento artiglieria da campagna , a corto di quadrupedi, fu costretto a lasciare il proprio carreggio . Partirono così da Fiume la Brigata Sesia, 1'8° battaglione bersaglieri ciclisti, il 6° reggimento artiglieri a da campagna , la 4 " squ adriglia autoblindom itragliatrici ed il battaglione zappatori del Genio . D i misure precauzionali per evitare dimostrazioni non era stato il caso cli parlare, dal momento che le truppe erano dislocate in tutti i q uartieri della città e gli ufficiali alloggiati in case private, per cui era inevitabi le che la popolazione si mettesse in agitaz ione. F u comunque adottato un provvedimento di consegna "per ragioni cli ordine pubblico" per il 9° Fanteria , acquartierato in zone central i, e per gli equipaggi delle navi. D'altro canto, un rimedio naturale contro manifestaz ioni d i massa qual i erano state quelle riservate ai granatieri era rappresentato dalla molteplicità delle truppe partenti e dai divers i orari d i movimento. Ogni colonna ve nne pertanto fatta oggetto di saluti ed attestazion i cli simpatia, peraltro composte e scevre di inciden ti; anche per questo la reazione del la popolazione fu in realtà minore cl i q uanto sarebbe stato lecito attendersi, ma va ten uto conto cie l sen so cli generale disorientamento prodottosi dall ' accavallarsi cli notizie una peggiore dell'altra per i fi umani. È indubbio, ad ogni modo , che per tutti i s uddetti motivi l'uscita eia Fiume ebbe quasi l'aspetto cli una fuga. Alla sera ciel!' 11 settembre, alla vigilia del colpo cli mano dannunziano, lo schieramento delle truppe della Venezia Giulia cli fronte a Fiume era il seguente: 2° Gruppo cl' Assalto sulla linea d'armistizio settore Nord eia m. Celagora a m. Cipri; 3° Gruppo (giunto in linea fra il 10 e 1'11) nel settore Sud da m . Cipri al mare presso Cantrida 117 • Il rimanente delle truppe appartenenti alla 4Y Divisione erano scagl ionate in profond it~t su una vasta distesa che andava da Abbazia a Gorizia , e cioè: Brigata Granatieri , Monfalcone-Nabresina; 5" Brigata Bersaglieri, zona di Goriz ia; 34° Reggimento Artig lieria eia Campagna, S. Canziano; 42° Gruppo 0 .P.C ., Verbovo; 80° Battaglione Genio, Ciana. S i trovavano poi alla dipendenza temporanea della 45" Div isione , per la sorvegl ianza della linea d'armistizio, il citato Raggruppamento d'Assalto (2° e 3° Gruppo) con il coinando a Bisterza ed i comandi di
" ' La linea d'armistiz.i o , i estendeva Lonuosmnenle, con direzione generale da Sud a Nord , ei a Cancrida sul mare sino alle pendici seuentrinnali del 111. Celagora, con uno sv iluppo d i circa 80 k m.
Da Villa Giusti a Ronchi
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g ruppo a Batsch ed a Castua. Inoltre, nel po meriggio del giorno IO . erano stati messi alla provv isoria dipendenza della stessa Di visione, ma come truppe di passaggio , i re parti usc iti da Fiume e cioè: la Brigata Sesia (20 1° e 202° Fanteria), con il comando di brigata a Volosca, il 20 I O fra Castua e Sarzon i ed il 202° da Volosca fino a Nord cli Mattuglie: il 6° Reggimento artiglieria da campagna a Bisterza; 1'8° Battaglione bersagl ieri c iclisti e la 4·' Squadri glia auroblindomitragliaLrici a Castelnuovo; il comando del 3° Battaglione Genio e la J 7• compagnia a Volosca . li comando della l" Divisione d'Assalto , che era a Sesam1. aveva a lle sue dirette dipendenze il so lo I 0 Gru ppo . L e truppe cli Co rpo d . Armata si componevano del 3° Gruppo artiglieri a da montag na . uscito eia Fiu me il 10 e riunito tutto a Prcm, e del 18° Ragg ruppamento O.P.C. fra St. Pe ter. Cosciana e Susic a. È eia notare che s ulla linea d'armistizio la 45a Di visione aveva preso il posto dal le tre divis ioni che v i e rano in precedenza (23°. 45° . 54°). cd il Raggruppamento d'Assalto su due G rup pi (pari ad una brigata di fanteri a) vi aveva sostitu ito sc i brigate (Udine, No vara, Reg ino , Aosta. 5" e 7" Bersaglieri). Il generale Giuseppe Carmine Ferrari aveva assunto il co mando della 4Y Divisione solo dal g iorno 7, ed il brigadiere generale De Gas pari appena a lle 18 ciel giorno l l quel lo ciel Raggruppamento cl' Assalto. Le truppe ciel XXVI Corpo d'Armata erano dunque disposte su tre linee: in prima linea (linea d'armistizio): un comando d i divisione, invece di tre come erano in precedenza. e un raggruppamento d'assalto su due gruppi; in seconda linea: Brigata Sesia. Era vicina, ma essendo a di s pos izione de l Comando Supremo , e ra tenuta pronta a partire per altra destinazione. Inoltre, in quanto proveniente eia Fiume. era eia cons iderarsi poco affidabile perché verosimilme nte legata alla causa dell ' italianità della città. lnoltre, 8° battaglione bersag lieri ciclis ti e 4" sq uadrigli a au toblin do mitragli atric i. Tutte le altre truppe erano costituite da artig lieri a, la maggior parte lontane e non cli immediato impiego ; in terrn linea: le truppe del la 45" Divisione e le restanti della I·' d ' assalto , piuttosto lontane , nella zona cioè di Monfalcone. Ccrvignano, Nabresina e Sesana, che era que!la assegnata al XXVI Corpo per il proprio aLTetramento in corso cli esecuzione e quasi ultimato.
I 18
L •esercito i1alia110 e la questione Fi11111t111a ( 1918-192 J)
Lo schieramento è riprodotto, nei s uo i lineamenti essenziali , dalla carta annessa fuori testo 118 • I preliminari del piano ed il ruolo di D'Annunz io
Si è g ià detto come il generale Pittaluga avesse ricevuto direttive intese a raffreddare gli stretti legami stabiliti fra le truppe italiane e la popolazione l'iumana nonché a mantenersi estraneo, ed a mantenere tali i propri dipendenti , all 'andamento politico ccl amministrativo della città. Vi s i attenne, non esitando a manifestare in forma espl icita e palese questo atteggiamento , il che non g li avvalse certamente la simpatia generale né quella dell"ambiente militare stesso . L'atmosfera c ittadina era soprattutto osti le nei confronti degli alleati , in particolare g li ing lesi ne i confronti dei quali si proiettava la non accettazione dei fiuma ni c irca il previsto insediamento della loro polizia. Regnava uno stato di calma apparente, gravida però di una tensione progressivamente crescente che a tratti sfociò in manifestazioni chiassose. La partenza dei reparti italiani il giorno 10, avvenuta come s'è visto in forma rapida e circospetta, non dette luogo ad incidenti cli sorta , ma il giorno s uccessivo cominciarono a circolare voci, anche se piuttosto vaghe, s ul possibile arrivo cli volontari capeggiati da D'Annunzio . Per le strade apparvero uffic iali de i granatieri e g ruppetti cli ard iti (si trattava, probabilmente , de i pochi clementi rimasti in quanto addetti a vari comandi, uffici ccl infrastrutture e destinati anche loro ad allontanarsi ne i g iorni seguenti), cd in tutti , militari e civili, si fece rapidamente strada la convinzione che Jc autorità fossero consenzienti a quanto sembrava prossi mo ad accadere. Verso le J.8. riferiva il rapporto del maggiore Rampon i, titolare del Comando Carabinieri del Corpo d' Occupazione, "venni informaro da un confidente che un centillaio di marinai con alcuni sottufficiali della Dame Alighieri erano intenzionati di non rornare a bordo essendo venulO l'ordine di partenza deL/a nave per
'" La carta è estraltn da una più grande mappa rccanlc l'in1e~1azione "Co1111111do Supremo. Reparto Opera:ioni- Ufficio O" e la dicitura "Siwa:ione trhemati<·a delle 11·11ppe al ma11itw di'/ 13.9. /9/9''. Questa si ri ferisce, con simbologia grnfica111c111e diversificata. tanto alle GG.UU. mobilitate clcstin atc a rien trare in Pae~c quanto a quelle destinace o già passale ai Scuori Terri torial i: è ahrcsì riprodoua la delimitazione di Zone e Scuori e quella dell'area cli O(Xrazioni. È riportato anche l'elenco delle GG.UU. a disposi1.ione del Ministero della Guerra (AUSSM E. F3-305).
Da \lilla Giusli a Ronchi
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il mattino successivo. Informai immediatamente della cosa il Cornmulo del Corpo di Occ:upazione, quello Navale ed anche personalmente il comandante della Dante Alighieri" 11 9 • Dal capitano cli vascello Acton, Comandante della Emanuele Filiberlo ed anche delle fo rze navali interalleate nel le acque di Fiume, pervenne direttamente al generale P ittal uga, verso le ore 22, eguale avvertimento, nell'intento, non accertato ma probabile, cli far sospendere la partenza delle navi, cosa alla quale né il generale Pittaluga né l'amm iraglio Cusani , Comandante Superiore Navale dell ' Alto Adriatico. si credettero autorizzati . Ed effettivamente 35 sottufficial i e 131 marinai non rientrarono . Il comandante Acton così avrebbe poi riferito :
"Per quanto riguarda le navi feci prese17te all'ammiraglio Cusani quanto la popolazione teneva alla loro presenza a Fiume, e 11.e parlai anche al generale Pittaluga, interessandolo a telegrafare diretramen.te a S.E. Nitti. Egli mi rispose che se il governo italiano si era impegnato a togliere le grandi navi e sostituirle con unità rninori, non. era la sua sollecitazione nel senso contrario che avrebbe.fatto mod(ficare il.fatto, e che del resto non vedeva la necessità di tale sollecitazione. Ebbi l'impressione che il generale Pittalugafosse al correme di come doveva svolgersi l'applicazione de i deliberati della Cmnmissione d' inchiesta, e quindi avesse istruzioni al riguardo per qualsiasi occasione, e che era inutile qualsiasi mia informazione e sollecitazione" 'l() . P ittaluga, che aveva g ià dimostrato una difettosa valutazione in merito allo stato d ' animo dei fi umani , impron tata ad un ottimismo che non trovava riscontro nel la realtà, non tenne nel debito conto questi "indicatori" che rappresentavano invece alcuni mic ro-antefatti signifi cativi per la be n pi ù grossa vicenda che stava per svolgersi di lì a poche ore. li suo predecessore Grazioli, dopo aver lasc iato Fiume il 1° settembre ed essersi recato Roma a conferire con il Re, con Nitti e con Albrìcci, nel rientrare ad Abbazia per riprendere la famigl ia sì fermò il 6 a Venezia dove incontrò D'Annunzio. Del colloquio fra i due si conosce solo quanto riferi to dal tenente colonnello Franchini Stappo quattro mesi dopo in rispo-
"'' AUSSME , rei. PG. vo i. 62g , parte T(''Precedent i"), pag. 39. "" AUSSME , rei. PG, vo i. 62g. pane I ("'Precedemi""). pag. 39.
Il 120
L'esercir o italiano e fa queslione Fiw11c111a ( 19 I8- 1921)
sta ai quesiti formulatigli da Pecori Giraldi ai fini dcll'inchicste che questi stava conducendo . Franchini Stappo era stato, in guerra, agli ordi1ù di Graziol i presso l'VIIT Corpo d'Armata ed aveva svolto funzioni di aiutante del generale Caneva durante la permanenza di questi in Venezia Giulia nella decorsa pri mavera per i motivi dei quali s'è fatto cenno. Dal documento inviato a Pecori Giraldi stralciamo gli elementi più significativi:
" Il colloquio avvenuto a Venezia ai primi dello scorso settembre, ed i11 mia presenza . tra S.E. il generale Francesco Grazio/i e Gabriele D 'Annun-:,io,ji, del rutto casuale (sottolineato nel testo - n.d.r.). Mi trovavo da una quindicina di giorni in licenza con la mia .famiglia a Venezia per la cura balneare ed in questo periodo aFel'o avuto occasione di incollfrarmi con Gabriele D'Annunzio, al quale mi legava oltre ad una antica ammirazione una più recente amicizia, ce/1/entatasi ne/l'ultimo anno della guerra pei rapporti continui con lui avwi nella mia qualità di capo di srmo maggiore del Comando Generale di Aeronautica i11 zona di guerra. Verso i primi di settembre (mi pare, se ben ricordo. il giorno 6) tornam con mia moglie dal Lido un po' più pres10 del so/i10, appunto con /"intenzione di recarmi a visitare D'Annunzio. Nell'attroversare la piazza San Marco, mi incontrai casual/lle11/e con il generale Grazio/i che. accompagnato dalla sunfa111iglia, era in giro a ,·isitare i 111011wne11ti della città ... ...Melllre le nostre .famiglie conversavano, ebbi a dire a S.E. che stavo per recarmi dal Poeta e gli proposi di accompagnarmi . proposta che SE. accertò. Nulla quindi, nel modo più assoluto, di predisposto, tanto più che né nei colloqui da me precedenremente avuti in Ven ezia con D'i\nnunzio, né in altri con ufficiali al'iatori suoi al/lici (capiremo Masprone e tenente Ferrarin) mai alcunché era trapelato circa le intenzioni del Poeta riguardo a Fiume. Gli 1,dj-iciali aviatori trattavano con lui esclusivamente del famoso raid di Tokio, nel quale il Ferrarin gli m •rebbe dm•uro fare da pilota, intimamente persuasi che il Poeta fra pochi giorni vi avrebbe preso parte. Il colloquio .fra S.E. Grazio/i, D'Annunzio e me ebbe luogo nella casa Hohenloe, sul Canal Grande, abi1azione del Poeta (la famosa Casa Rossa - n.d.r.). Nessun altro testimone. Si parlò 11cauralmente di Fiume, della critica situazione politica ed economica della città, della sua fede ardente, degli spiriti accesi dei volontari fiumani, dei .fermi proposiri, a nessuno ignoti del resto di quanti avevano vissuto a Fiume, di non tollerare imposizioni straniere.
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...Si parlò anche, come ne parlavano Uttri i giornali di quei giorni, delle decisioni probabili, ma non ancora iif.ficiali ed esecutive, della Commissione interalleata di inchiesta, così. lontane dalle aspirazioni dei fiumani e degli italiani ... Si parlò anche di persone fiumane: della veneranda figura del presidente Grossich, del podestà Vio, del deputato Ossoinak, delle mene sospette dell'ex deputato Zanella. Ma non si fece mai nemmeno il più velato accenno atla necessità ed eventualità di un'impresa di iniziativa extra-governativa per mantenere il possesso della città, e ciò, con sicura coscienza, affermo nel modo più assol.uto (sottolineato nel testo - n.d.r.). Gabriele D'Annunzio è persona del resto troppo intell.igente ed accorta per lasciarsi .~fuggire, quando ancora non lo voglia, una parola di più del necessario, né io ritengO', giudicando a posteriori, che in quel giorno egli stesso pensasse così prossima l 'attuazione del suo piano, se pur un piano in cuor suo già avesse divisato ... .. .Non posso dire se il Poeta pensasse di compiere l'impresa con elementi volontari o regolari. Per il mio lungo soggiorno a Fiume, per aver assistito al sorgere dei volontari.fiumani del capitano Rost Venturi (inquadrati e sorvegliati dal Comando del Corpo d 'Occupazione appunto per impedire dive nissero, abbandonati a loro stessi, elemento di disordine e di provocazione verso i croati e gli alleati), per l 'idea c:he mi sono formata dei sentimenti militari e dei criteri disciplinari di D'Annunzio, potrei escludere che la scelta cadesse di proposito su elem.enti regolari ... .. .Ricordo pe1fettamente che avendo Gabriele D ·Annunzio chiesto chi avrebbe sostituito S.E. Grazi oli a Fiurne fu fatto il nome del generale Pittaluga ... .. .Nessun apprezzam.ento che potesse c:ornunque far ritenere a Gabriele D'Annunzio di trovare in lui terreno più o meno adatto per un'impresa che egli in cuor suo vagheggiasse" 12 1• Nella vita è possibile tutto ed il contra1io di tutto, ma quanto riferito da Franchini Stappo non può non lasciare perplessi. L'atmosfera turistico-salottiera descritta non appare infatti cred ibile nella sua globalità, così come i vari particolari che la caratterizzano. È difficile pensare che '" t\USSME. rei. PG. "Annessi'·, vol.· 7-69g, deposi1.ione Franchini Stappo. senza protocollo del 2 J. J .1920.
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un generale di corpo d ' armata , sia pure amabi le nel tratto come Graziali ma pur sempre in linea con il proprio rango, aderisse all'invito "ammazzatem po" di un tenente colonne llo , formula to così su due piedi a.Ila stessa stregua di andare a prendere un caffé (ammesso e non concesso c he, all'epoca . un inferiore in grado s i potesse consentire certe dimestichezze tutt'altro che cons uete) e che, soprattutto , riguardava la visita ad un personaggio quale D ' Annunzio, con tutte le implicazioni che per i due principali interlocutori ne sarebbero potute derivare. Circa i contenuti del colloquio, così come sono stari riferiti dal testi mo ne, essi potrebbe ro rientrare in una logica versione quale altrimenti non avrebbe potuto essere eia parte s ua , tenendo conto de1la data di compilazione e del fatto c he s.i riferiva ad una vicenda tuttora in corso e dagli sviluppi imprevedibili . Un dato c he sembrerebbe invece avvalorare l' ipotesi che Grazio I i fosse al corrente ciel progetto dannunziano è stato fornito da Pittaluga. In un suo libro , infatti, ha scritto cli essers i incontrato anch' egli nella mattinata del 6 con Grazioli nell'abitazione cli questi in A bbazia , dove poco dopo arrivò anche il dott. Grossich , in preda a vivo sgomento per la situazione in atto a Fiume . Grazioli, presolo in disparte, gli mom1orè) nell ' orecchio parole che valsero come d'incanto a rasserenarlo 122 . Da parte cli alcuni ciò sarebbe stato quindi inte rpretato come la riprova che Graziali , edotto dell'imminenza dell ' impresa dan nunziana , ne avesse informato Grossich; eia parte di altri, s i sarebbe invece sostenuto c he, poiché Grossich sarebbe stato già al corrente del la cosa quanto e più cli Grazio I i avendo partecipato agli incontri estjvi al Grancl Hotel di Roma (si veda più avanti), quest ' ultimo gli avrebbe confidato qualcosa cli ben plù serio , ad esempio la conn ivenza del Comando Supremo o quanto me no la tol le ranza , se non il favore, del governo. D ' An nunzio era staro fra i prim i assertori della necessit~t di un ire Fiume all'Italia. Già nel marzo 1918 aveva dedicato il volumetto " La Beffa di B uccari" agli "italian i di Fiume perché si mantengano in fede ferma". La sua abitazione veneziana sul Canal G rande di venne centro attivo di propaganda fiumana, ed il 13 novembre dello stesso anno , ad Edoardo S usrnel c he gli aveva portato il primo appassionato appello della città ciel Quarnaro , aveva assicurato cli essere pron to a recarvisi in volo "per dire q uello c he penso e c he converr~t fare al momento oppor-
'" Pittaluga V .E., ''In Italia. in Frnnc i.a, a Fit1me ( I9 I5- 19 l9)"". Milano. Unitas. 1926. pag. 24 1: cfr. anche. dello stesso aucorc, '·A Fiume ne l settembre 191 9'' in: Rivisw d 'l1alio . Mil ano. XXVI , fase . V TIT, pag. 475 , 15 .8.1923.
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tuno" m. Vanificato l'intento dalla vigilanza che era stata messa in atto sugli aerei della s ua squadriglia, si era dovuto accontentare di consegnare il l O dicembre al tenente Umberto G nata del 2° reggimeno granatieri, giunto da Fiume per recargli il saluto del Consiglio Nazionale, una lettera la cui conclusione era: "Dica ai fede li che la Fede sarà coronata". Nell'occasione, aveva offerto all' ufficiale anche il motto per i granatieri: "Di noi tremò la nostra vecchia gloria - Tre secoli di fede e una Vittoria!" 124 • Nel 1919, il 14 gennaio I.a Gazzetta di Venezia aveva pubblicato la Leuera ai Dalmati, pagine vibranti di passione adriatica nel le guaii D'Annunzio riaffermava J' italianità delle terre negate ali ' Italia dal presidente Wilson. Il 7 aprile riceveva alla Casa Rossa Arturo Marpicati, che gli consegnava un messaggio del Consiglio Nazionale di Fiume invocante dal poeta, definito "eroe del cielo e del mare", la consacrazione del legame che doveva unire in eterno la città all'Italia; e il 25 aprile, dopo aver telegraficamente espresso a Vittorio Ema nuele Orlando il suo compiaci mento per il ritiro dell a Conferenza della Pace di Parigi, D ' Annunzio parlava in piazza San Marco a Venezia esortando gli ital iani a prendere le armi affinché il grido dalmatico giungesse a Roma ma anche a F iume, a Zara, a Sebenico, a Traù , a Spalato , a Ragusa, a Cattaro . Il 4 maggio, ufficialmente invitato dal sindaco di Roma Prospero Colonna, il poeta fu il protagonista di una manifestazione organizzata dal leader nazionalista Federzoni ali' Augusteo, pronunciandovi un violento d iscorso contro Wilson, ed il 6, in divisa eia ufficiale di cavalleria, parlò ai combattenti dal balcone centrale del Campidoglio, ancora per rivendicare Fiume e "tutto l'Adriatico". Un altro discorso avrebbe dovuto essere pronunciato in Campidoglio il 24 maggio, anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia, ma fu vietato da Orlando per evitare nuove proteste da parte dell'ambasciatore americano , che già dopo quello del l' Augusteo aveva minacciato la rottura delle relazioni di.plomatiche fra gli Stati Uniti e l'Italia. Per allontanare dalla capitale un così scomodo personaggio il governo, tramite il ministero della Guerra, impartì al tenente colonnello D'Annunzio l ' ordine di rientrare a Venezia presso il comando d ' Aeronautica dal quale dipendeva come uffic.iale. L'interessato rispose con la richiesta cli collocamento in congedo, prontamente accolta ed accompagnata da parole cli alto riconoscimento ed elogio da
" ' Susmcl E .. " La marcia d i Ronch i". Milano. 1-locp li, 194 1. pag . 85.
"' Gena r .. op. c ir. (ed izione 1974- 1975). voi. l , pagg. 32 e 3 1I (nL 24).
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parte del Sottocapo d i Stato Magg iore Badoglio. Il 28 maggio, dalla piazza delle Terme nei pressi della stazione , il poeta si accomiatò dal popolo di Roma con un d iscorso pieno di propositi cli lotta. Tuttavia, come ha messo in rilievo Vivarelli m , se sin dalla fine della guetrn D' Annunzio era stato in contatto con clementi fi umani , non perdendo occas ione per incoraggiare ogni loro proposito di resistenza, non sembra però che la s ua fantasia si fosse particolarmente accesa specificamente per la causa di Fiume prima che gli ven isse offerta l'occasione di assumere per essa il co mando di un 'azione armata . È sign ificativo che nella Lertera ai Dalmati Fiume non fosse stata neppure nominata e che il primo scritto dannu nziano che superasse il riferimento generico e si dimostrasse interamente dedicato a celebrare la città del Quarnaro fosse quello intitolato La Pentecoste d 'Italia , pubblicato il 9 giugno 1919, quando quasi certamente gli emissari fi umani gli avevano già partecipato il loro progetto . È infatt i fra maggio e giugno che D 'Annunzio si decide definitivamente per indirizzare verso F iume la sua azione, anche se fino quasi alla vigilia della marcia d i Ronchi eviterà di assumere impegni precisi. Proprio nella terza decade di maggio da Hosl Venturi era stata costituita a Fiume una Legione Volontaria, dopo che già a metà aprile erano cominciati a gi ungere in città i primi aderenti, quasi tutti ufficiali reduci cli guerra. Fra 1'8 ed il 15 luglio Host Venturi si incontrò a Trieste con Giovanni Giuriati , irredentista volontario di gue rra e presidente della "Trento e Trieste", associazione sorta nel 1911 in difesa cieli 'i tal ian ità delle terre irredente , per gettare le basi cli un vero e proprio esercito fiu mano , iniziativa per la quale a M ilano si era stabilito Susmel con 1' incarico di arruolare volontari e prendere contatto con uomini politici e finanz iatori. Host Venturi e Giuriati cercarono , attraverso la med iazione ciel nazionalista triestino ing. Oscar Sinigaglia preposto al reclutamento di volontari nella sua città ed ai collegamenti con Roma, di avere l' appoggio dello Stato Maggiore dell ' Esercito . Badog lio , in un colloquio del 27 lug lio , dichiarò che non solo non lo avrebbe fornito ma vi si sarebbe opposto con ogni mezzo, salvo ordini precisi in contrario eia parte del Presidente ciel Consiglio al quale, però , non sembra abbia mai parlato della cosa. È certo tuttavia che il 31 il Comando Supremo inviò alle autorità militari della Venezia G iulia un fonogramma riservato nel quale ordinava di intensificare la vigilanza ai val ic hi della linea d 'armistizio "' Vivurell i R .. "li dopoguerra in lrn li a e l' avvento del fascismo··. vo i. I ( Dalla fine dell a guerra alJ" irnpresa di Pi ume) , Napoli . Istituto Italiano per gli Studi S torici, 1967.
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in corrispondenza della zona di Fiume, per impedire rigorosamente l'entrata in città di persone in grado di suscitare un mov imento armato o di prenderv i parte . Nell' ultima decade d i luglio, Giuriati e Host Venturi si incontrarono a più riprese a Venezia con D ' Annunzio, e fu allora che questi s i sarebbe spinto più avanti nell'impegno di capeggiare una sped izione a Fiume. Essa, inizialmente programmata per l'autunno, sarebbe stata poi frettolosamente anticipata in quanto l 'applicazione del le mis ure decise dalla commissione d ' inchiesta, e la presenza quindi di battaglioni inglesi ed americani, l'avrebbe resa certamente più ardua. G ià un mese prima , d'altronde, la sua esposizione era andata accentuandosi. Il 28 giugno si era svolto un comizio all 'Augusteo, a Roma, in sostegno delle rivendicazioni su Fiume nel quale doveva parlare D' Annunzio , che però non intervenne per protesta contro le misure cli polizia che erano state prese . Ma il testo del d iscorso.da lui preparato uscì su L'Idea Nazionale ciel l O luglio con il titolo "Non obbedisco"; in esso, fra le allTe, vi si leggeva l'affermazione "non ho lasciato un comando se non per prenderne un altro". Nei g iorni successivi e sin verso la metà di agosto, nell 'appartamento d i D'Annunzio al Grand'Hotel, continuarono i contatti con g li altri promotori della spedizione, tra i quali naturalmente Host Venturi. Con quest' ultimo il tema principale era quello dell' insurrezione dei volontari fiumani per favorire dall'interno della città l'afflusso degli esterni. È pertanto dalla metà di agosto che D' Annunzio passò da una generica dichiarazione di disponibilità alla concreta preparazione dell'impresa. Proprio il 28 di quel mese gli era intanto pervenuto l'appello degli ufficiali ciel l O battaglione ciel 2° reggimento della Brigata Granatieri, provvisoriamente acquartierato a Ronchi in attesa del rientro a Roma. Firmato eia 7 subalterni, - tenenti Riccardo Frassetto e Vittorio Rusconi, sottotenenti Claudio Grancljacquet, Emico Bricbetti , Attil io Adarni, Rodolfo Cianchetti e Lamberto Ciatti - dopo una serie cli espressioni nostalgiche nei confronti di Fiume si rivolgeva direttamente al poeta in termini di lirica, imperativa passione:
"Noi abbicano giurato sulla memoria di Tutti i m.orti per l'Unilà d 'ltcllia : Fiume o morte!, e manterremo, perché i granatieri hanno un.a .fede sola ed una parola sola. E voi non fate nulla per Fiume? Voi che avete nelle vostre mani l'Italia in1era, la grande, nobile, generosa Italia, non la scuoterete da quel letargo nel quale è da tempo caduta? Fatelo, è vostro dovere il farlo; è vostro dovere ricordare agli italiani che hanno combattuto per un ideale grandemente bello: per la libertà.
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È vostro dovere.frustrare le men.e subdole e vigliacche di pochi uomini che vogliono addormentare l'Italia. Lasciate per un momento le conquiste di pace. L'Italia non è compiuta. In un ultimo sforzo la compiremo. Non interpretate l'appello che noi pochi vi rivolgiamo come una manifestazione di menti esaltate e turbolente. Con noi è una falange di uomini pronti a tutto. Con noi sono tuui coloro che han.no un cuore, una volontà, un 'anima nobile e generosa. Voi sarete con noi, sarete con i nostri fratelli di Fiurne . Facciamo app ello alla vostra pura fede di grande italiano e contiamo sul vostro sollecito e possente aiuto" . Tre giorni dopo i sette fecero seguire altrettanti fog li s ui quali avevano scritto e firmato di loro pugno il seguente giuramento:
"in nome di tutti i morti per l 'unità d'Italia, giuro di essere fedele alla causa santa di Fiume e di non permettere mai, con tutti i mezzi, che si neghi a Fiume l 'annessione completa ed incondizionata all'Jtcdia . Giuro di essere fedele al motto: Fiume o morte!" 126 Uno di loro, il GrandjacqueL simulando di recarsi in licenza a Roma, fu poi inviato a Venezia il I O settembre per informare dettagliatamente D'Annunzio s ui preparativi della spedizione. li poeta accettò con e ntusiasmo di assumerne il comando, affidando al sottotenente una lettera per il suo comandante di battaglione, maggiore Reina , che aveva qualche titubanza in merito alla partecipazione ad un ' impresa il cui esito prevedeva negativo. Oltre ad .incitare il Reina all ' azione, D'Annunzio assicurava anche che sarebbe stato a Ronehi entro un paio di giorni. Nella sede de.I battaglione granatieri, intanto, ferveva l'eccitazione, e non solo per i preparativi ma anche per le voci di un i.mminente trasferimento delJa Brigata nella giurisdizione di un Corpo d'Armata piuttosto lontano da Fiume. T due giorni trascorsero, ma di D'Annunzio nessuna traccia, né da Venezia g iunsero notizie atte a spiegare il ritardo. Il g iorno s uccessivo il poeta inviò un telegramma nel quale giustificava il mancato arrivo con la visita inattesa del generale Graziali ed assicurava la propria presenza per l'indomani. Ma il maggiore Reina, che aveva intanto rimosso le proprie perplessità, e soprattutto i suoi subalterni, valutando che l' inconveniente avrebbe potuto ripetersi dato il continuo fl usso di visite alla Casa
12 •
Frassetto R .. '·Fiume o morte" , Roma, M ercu ri . 1940, pagg. 30-3 I.
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Rossa - e forse per forzare ancora più la mano a D ' Annunzio - decisero di inviare a Venez ia un secondo delegato che fu prescelto nella persona del tenente Frassetto. Contemporaneamente un altro fidu ciario, il sottotenente Grandjacquet, sarebbe andato a Fiume per definire gli accord.i con gli elementi locali. TI giorno 8 settembre D'Annunzio ricevette Frassetto: parlarono della data della spedizione che il primo , da buon superstizioso qual'era, volle fosse fissata per l' 11 , giorno per lui fortu nato perché gli ricordava l'impresa di Buccari. Consegnò poi al Frassetto un 'altra lettera per Reina con la conferma dell ' impegno preso , e gli mise a disposizione la propria autovettura perché il tenente potesse recarsi anche a Fiume onde attivare Host Venturi e la sua legione. Fra i fautori della tesi che Graziol i fosse pienamente al corrente ciel colpo di mano, i più oltranzisti hanno sempre sostenuto che proprio quel colloquio del 6 settembre fosse stato dec)sivo per incltme il poeta a stringere i tempi, in quanto nel corso di esso l'informazione detenninante non sarebbe stata fornita da lui al generale ma viceversa. A riprova , portano la lettera che nel pomeriggio dello stesso giorno D' Annunzio scrisse al giornale fiumano La Vedetta d'Italia e da questo pubblicata il giorno dopo , nella quale così si espresse: "lo credo necessaria l'azione . E sono pronto con i miei fidi. Sarò domani a Ronchi per accomodarmi con i più arditi ed i più ardenti dei reduci di Fiume'' 127 •
D' Annunzio trascorse il 9 ed il 10 settembre a lelto, febbrici tante . Poco prima cli lasciare la Casa Rossa, avrebbe scritto la famosa lettera diretta a Mussolini: "Mio caro compagno, il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. li Dio d'Italia ci assis1a . Mi levo dal /elfo febbricitante. J\!la non è possibile differire . Ancora una volta lo spirito domerà La carne miserabile" ''~.
Il primo incontro fra i due era avvenuto il 23 giugno del lo stesso 1919. Mussolini aveva pubblicato su l suo il Popolo d'Italia alcuni dei " ' A l~1ri P., " D'Annunzio". Torino , U1et. 1983, pag. 423. '" Gerra F., op. cit.. vo i. I, pag. 8 1.
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più importanti appelli e messaggi dannunziani. Niente però fa s upporre che durante quel colloq uio si s ia parlato cli un ' impresa fiumana: in realtà, Mussolini sarebbe rimasto sino all'ultimo ignaro dell'iniziativa del poeta, così come tre an ni dopo sarebbe stato questi a non conoscere sino alla fi ne la decisione della marcia su Roma 129 • Alle ore 13.30 di giovedì 11 settembre 1919 Gabriele D'Annunzio, in divisa di te nente colonnello dei Lanceri di Novara, salì s ul motoscafo c he lo sbarcò a Punta San Giu liano , alle porte di Mestre, dove lo attendeva un automobi le con cui s i recò a Ronchi. Qualcuno, non ricordiamo chi, ha affermato che non esistono g li uomini azzardosi, esistono le s ituazioni azzardate. Quando c'è una situazione azzardata, l'uomo che la interpreta si trova sempre. Può valere dieci , può valere uno, può valere cento, può valere zero: ma lo si trova. E, se non lo si trova, lo si inventa.
,,. 1\ lairi P .. op. c ii., pagg. 4 17-418.
PARTE SECONDA
L'ESERCITO E FIUME DANNUNZIANA: I PRIMI 100 GIORNI
L'eserciw e Fiwne dannunziana: i primi 100 giorni
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1 - LE VICENDE POLITICHE GENERALI Allo scopo d i fornire al lettore la possibilità di collegare gli avvenimenti specificamente mil itari, e quindi più dettagliatamente presi in esame, con quelli di carattere politico-diplomatico che si verificavano in contemporanea, riteniamo opportuno anteporre alla ricostruzione dei primi un quadro riassuntivo dei secondi relativamente al periodo che va dalla metà di settembre, epoca alla quale si è pervenuti nella parte precedente, sino alla f ine del dicembre 1919. Anche in ess i, peraltro, per quanto attiene alle vicende nazionali, la componente militare assume un ruolo di primo piano essendo legata ali 'attiv ità mediatrice del generale Badoglio, referente primo del potere politico nella gestione della nuova situazione venutasi a creare a Fiume. La prima notizia cli una marcia su Fiume era stata comunicata a N itti nel porneriggio del 12 settembre poco prima delle 18 , durante la seduta al la Camera, dal sottosegretario all 'lnterno Grassi, che a sua vo lta l'aveva appresa leggendo Tl Giornale d'Italia . U na prassi grottesca, tenuto anche conto che, della spedizione, la Gazzetta di Venezia aveva add irittura pubbl icato i particolari sin eia mezzogiorno. Il giorno successivo Nitti pronunciò un discorso nel quale , dopo aver respinto l'accusa di un segreto accordo ciel governo con gli autori del tentativo sedizioso, si scagliò contro cli essi sottolineandone la colpa, fra l'altro, ci.i arroventare gli ani mi contro quelle nazioni alleate senza gli ai uti materiali delle quali l'Italia sarebbe caduta nella miseria. Questa, come altre fra le considerazioni addotte, apparve pressocché unanimamente sconcertante . Uno su tutti, il commento d i Gaetano Salvern in i pubblicato cinque giorni dopo su l settimanale politico L'Unità eia lui diretto . Pur dicendosi preoccupato perché anche in Italia si cominciavano a manifestare "fenomeni di militarismo", criticava decisamente il tono del d iscorso giud icandolo troppo timoroso delle possibili reaz.ioni degli alleati, ed in particolare contestava l'insistenza con la quale l'oratore, dimenticando di parlare come Presidente del Consiglio, aveva riproposto il tema della fame che minacciava l'Italia.
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Nella stessa mattinata del 13 , intanto, Nitti aveva nominato Commissario Straordinario Militare per la Venezia Giulia il Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito generale Badoglio. Le prime direttive impartitcgl i prevedevano la repressione con la forza. od almeno con misure che tagliassero i dannunziani da ogni contatto e riferimento esterno, ma già dopo pochi giorn i i propositi erano divenuti meno aspri, orientando il capo ciel governo ad una soluzione politica intesa. da un lato. a guadagnare tempo con D'Annunzio e dall'altro ad utilizzare l'iniziativa fiumana per i negoziati in corso con g li alleati (e cercare anche, ove possibile. un accordo diretto con la Jugoslavia). Oltre a ciò, bisognava tener conto dello stato d 'ani mo dell'Esercito, largamente favo revole a D ' /\nnu nzio così come lo stesso Badoglio g li aveva rappresentato. Già il 16 Nitti pronunciò un discorso di tono più cauto nei riguardi del poeta, ed il giorno successivo autorizzò la Croce Rossa ad inviare a Fiume viveri e soccors i per la popolazione a s pese dello Stato. Approvò inoltre la linea proposta e subito messa in atto eia Badoglio: evitare ogni azione armata contro i militari ribelli , reagire energicamente se avessero attaccato le forze regolari, svolgere azione di propaganda su queste per il mantenimento della disciplina onde contenere le crescenti defezioni io allo. L'orientamento compromissorio trovò espressione il 2 l nella rimozione dalle funzioni di comandante dell '8' Armata del ge nerale Di Robilant , fautore invece della linea dura, e nell 'assunzione anche di queste da parte di Badoglio: egli stesso aveva rappresentato l'opportunità del richiamo del primo, ormai inviso nell 'Esercito proprio in ragione del suo atteggiamento repressivo, facendo i nomi e.le i generali Cavig li a o Morrooe quali sostituti. La scelta di Nitti cadde invece su Badoglio. probabilmente tenendo conto dei buoni rapporti che erano sempre intercorsi fra questi e D'Annunzio e che rendevano più possibi le e proficuo un negoziato. Badoglio inviò infatti il proprio capo di stato maggiore co lonnello Domenico S ici liani a parlare con D'Annunzio per sondarne le intenzioni, mentre lui stesso ebbe colloqui ad Abbazia con il podestà Vio, con il presidente Grossich e con Ossoinak , dai quali emerse come la cittadinanza si considerava definitivamente annessa all'Italia ed era fermamente decisa a no n lasciare entrare in Fiume nessuno che non appartenesse all'Esercito ita liano. Fu prec isato però che, separando la questione nazionale da quella commerciale, i fiu mani erano indifferenti a qualsiasi soluzione che il governo italiano avesse inteso dare al porto ed alle strutture ad iacenti e che avrebbe consentito fosse regolata dalla Conferenza cli Parigi .
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Ebbe inizio un lungo periodo di trattative su un duplice piano, da una parte con D'Annunzio e dall ' altra con gli alleati. La prima e più grande preoccupazione di Nitti era stata infatti quella che non avvenissero a Fi ume incidenti o scontri con le loro truppe, condivisa peraltro dagli stessi esponenti dannunziani. Aci onor ciel vero , le pri me reazioni anglo-francesi furono migl iori cli quanto si potesse temere, improntate a molta prudenza; Clemenceau e Lloyd George espressero a Tittoni l' augurio che il governo riuscisse eia solo a superare il pronunciamiento per Fiume, che affermarono cli considerare soprattutto come una questione interna italiana. Si astennero pertanto da quals iasi osservazione o rimostranza, facendo presente però che la cosa avrebbe certamente irritato Wilson. Il 15 settembre Tittoni, facendo propria una proposta cli Clemenceau, consegnò agli alleati un memorandum. nel quale proponeva che la città di Fiume fosse posta sotto la sovranità italiana, il porto e la ferrovia fossero messi sotto il controllo della Società delle Nazioni e tutto il resto del progettato Stato libero fosse assegnato alla Jugoslavia. Tittoni partì quindi per Roma, dove arriveranno il 25 ed il 26 due esplic ite risposte negative cli Wilson, una relativa ad un passo in favore delle richieste italiane effettuato all'inizio di settembre eia Clemenceau e Lloyd George, l' altra relativa al memorandum Tittoni del 15.
" ... non potrei, correntemente con i principi sui quali sono basati gli accordi degli aliri rrcatar.i, dare acquiescenza all'estensione della sovran.ilà italiana su Fiume. La questione essendo di principio, la forma ed il grado della sovranità divengono un problema relativamente indifferente, ed io sono costretto a mantenere tale posizione che i miei colleghi francamente dichiararono al sig. Tittoni al suo arrivo a Parigi. Prendere qualunque altra s1rada vorrebbe dire, a mio avviso, precipitare la guerra nei Balcani e creare una situazione della quale sarebbe impossibile per gli Sta/i Uniti svolgere alcuna sincera fimzione nel garantire la pace o la stabilità degli accordi" no_ Anche con D 'Annunzio le trattative, contrariamente alle aspettative di N itti, trovarono un ostacolo nella posizione del poeta contraria ad
" " A lalri P., '"Ni11i. D' Annunzio e la queslione aclrialica", M ilano, Feltri nel l i , 19.59, pag. 238.
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ogni soluzione di compromesso che contemplasse l'annessione d i Fiume alrltalia ma il conferimento de l suo porto al controllo della Lega delle Nazioni. Non intendeva affatto disg iungere le sorti della c ittà eia quella de i suoi impianti portuali , deciso irriducibilmente a non oltre che ad un ' annessione integrale all ' Ital.ia.11 Consiglio Nazionale era allineato sulle posizioni del "comandante", ma sussistevano elementi che facevano sperare d i poter recuperare quell 'assemblea ad una visione più moderata delle cose. Sondagg i confidenziali e riservati con alcuni maggiorenti del Consiglio avevano infatti lasciato trapelare che la soluzione di uno Stato-cuscinetto avrebbe finito forse col soddisfare la massa dei cittadini di Fiume qualora la sovranità italiana fosse stata assicurata di fatto se non di nome, e fosse stata esclusa qualsiasi ingerenza alleata o jugoslava. Poiché ai fiumani premeva soprattutto la continuità territoria le con l' Italia, sarebbe stato opportuno presentare loro la predetta soluz ione come l'unica in grado di garantire tale continuit~1. I membri de l Consiglio Nazionale con i quali erano intercorsi i contattti riservati si erano dimostrati cautamente disponibili in tal senso, dal che era derivata la possibilità di determinare una spaccatura tra il Consiglio e gl i elementi irriducibili capeggiati eia D ' Annunz io , proposito che avrebbe costituito la linea direttiva della politica governativa nei mesi successivi. Una de lle prime iniziative in tal senso da parte cli Nitri fu quella di in viare a Fiume tra il 20 ccl il 22 settembre l'amm iragl io Umbe1to Cagni , comandante della piazza marittima di La S pezia , per esercitare un ' azione a carattere personale su elementi fiumani di s picco , del Con sigl io Nazionale e non, e su esponenti del movimento dannunziano con i quali aveva rapporti cli conoscenza. La missione fiduciaria di Cag ni , che dette luogo fra l'altro al risentimento di Badoglio per non essers i l'ammiraglio incontrato con lui prima cli portarsi a Fiume, non sortì effetto alcuno in quanto, di fronte all a sua richiesta se fosse dis posto a trattare con il governo. D 'An nunzio rispose di non riconoscere il "governo anti-italiano" cli Nitti e di rifiutare qualsivoglia trattativa. Il 25 settembre si tenne a Roma un Consigl io della Corona al quale parteciparono, o ltre a Nitti e T ittoni , i presidenti cli Camera e Senato, g li cx presidenti ciel Consiglio Giolitti , Luzzaui, Salandra, Boselli ed Orlando, i capi dei gruppi parlamentari (ad eccezione del socialista Turati che non accettò l'in vito) e , per le gerarchie militari , i Capi di Staio M aggiore dell 'Esercito Diaz e della Marina Thaon di Revel. Solo i due pres identi di Camera e Senato, Marcora e Bonasi, e forse anche Bissolati, proposero l'annessione di Fiume, alla quale non aderì nemmeno il
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nazionalista Fedcrzoni , cd il Cons ig lio approvò sostanzialmente la linea adottata da Nitti che ne uscì pertanto politicamente rafforzato. Tre giorni dopo, infatti, dopo vivaci dibattiti, la Camera approvò le dichiarazioni del governo con 208 voti favorevoJi e 148 contrari: N itti scio lse la Carnera ccl indisse per il 16 novembre le nuove elezioni. Durante il mese di ottobre continuarono le trattat ive cli Badoglio con D 'Ann unzio e con il Cons ig lio Nazionale fiumano e di Titton i con gli alleati. Un nuovo piano preparato dal ministro degJi Esteri prevedeva. per quanto riguardava Fiume. l' anness ione a ll ' Italia d i una s triscia costiera per assicurare alla città la continuità territoriale con il nostro Paese, il distacco della città dallo Stato libero e la s ua costituz ione in corpus co mpletamente indipende nte. l'attribm'.io ne de l contro llo sul porto e sulle ferrovie allo Stato libero sotto la supervisione della Lega de lle Naz ioni . II tu tto a fro nte de ll ' indipendenza d i Zara e la neutralizzazione di tutte le coste dalmate. quesful ti111a già prevista nel progetto cli agosto. Ma alla fine ciel mese g iunse la risposta negativa cli Wilson anc he a queste proposte, che sare bbe s tata ribadita poi in un a lettera personale a Nini cd ancora in due messaggi pervenuti. a seguito di nuove insistenze ita liane, dal Segretario cli Stato Lansing il 12 novembre. Sul fronte interno , la s ituazio ne fu caratteriaata da tre fatl'or i: la crescente divisione. a Fiume, fra elementi oltran7.isti e moderati, questi ultimi preoccupanti anche per le tendenze " bolsceviche" che sembravano fa rsi strade fra taluni dannunziani ; la minaccia di un' azione iugoslava: il pericolo di spediz ioni eversive dannunziane sul territorio nalionale . Il colonnello S iciliani s volgeva a F iume opera attivis~ ima per determi nare il distacco di vari ufficiali eia D'Annunzio. facendo leva sulla presenza in città del capitano cli corvetta Luigi Rizzo. che manifestava propositi rivoluzionari, e s ull 'azione antimonarchica svolta dal futurista Marinetti. Da Nitti furono inviati a F iume anche il generale G raziali ed il prefe tto Salata , capo de ll 'Ufficio Centrale pe r le Nuove Province (istituito nel luglio dello stesso anno in seno alla Presidenza de l Consig lio dei Ministri in sostituzione del Segretariato Generale per gli Affari C ivili presso il Comando Supremo, nel qu adro del passaggio dall 'assetto di guerra a quel lo cli pace) e membro della Delegazione italiana alla Conferenza della Pace , allo scopo cli prendere contatti con D'Annunzio , con il Consiglio Nazionale e con personaggi di s picco dell' ambiente cittadino; scopo della missione era quello cli prospettare la gravità del perdurare di una s ituazione che avre bbe potuto diventare ancora più pericolosa in caso di un 'aggressione isolata , e di rassicurare ufficiali e sol-
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dati che avevano defezionato che non sarebbero stati presi provvedi menti cli rigore a loro carico, ma anch'essa non sortì effetto alcuno, così come pure un incontro del generale G andolfo con il podes tà Vi o per studiare la possibilità cli levare il blocco alla c ittà. li 7 ottobre g iunse a Fiume Mussolini. D 'Annunzio, il 16 settembre, gli ave va aspramente rimproverato il dis impegno dalla s ua iniziati va, cosa alla quale il direttore dc Il Popolo d'lralia aveva risposto aprendo a fa vore de lla causa fiumana una grande sottoscrizione nazionale che raccolse in breve tempo una cifra co ns iderevole (oltre i due milioni a lla fine di ottobre) . Nel co lloquio intercorso a P iume tra i due , Mussolini in v itò D 'Annunzio a ll a moderazione, confermando ta le personale orientamento nel s uccessivo incontro con Badoglio a Udine; in effetti, era un atteggiamento che , fra appogg i verbali e g iornalistic i, cauti defi Jamenti e sottil i ostruzionismi , s i sare bbe in pratica protratto s ino al termine della vice nda fiumana. Ne l colloquio con Badoglio . Mussolini gli aveva anche riferi to come D ' A nnunzio non fosse irremovibile dalla soluzione dell 'anness ione incondizionata. E d'altra parte, la posizione del poeta stava d iventando se mpre più difficile. Infatti , sebbene eg li continuasse a godere molte s impatie e numerosi vo lontari continuassero ad affluire a Fiume, la sua speranza cli provocare una crisi ministeriale o add irittura un pronunciamento mili tare contro i1 governo era andata delusa . Il voto della Camera de l 28 sette mbre , al quale egli reagì con un violento discorso contro N itti, Lasciò sconcertati i suoi seguaci più moderati , tra cui i I ca po di G abinetto Giovanni Gi uriati, alcuni dei quali cominciarono ad essere propens i a trattare con Badoglio . lnoltrc, se bbene il blocco non fosse completo ed i rifornim enti essenziali fossero assicurati dal governo italiano medi ante la C roce Rossa, la situazione eco nomica di Fiume si faceva ogni g iorno più difficile, ed anche i dirigenti annessionisti fiumani cominc iavano a giudicare opportuna l' apertura cli trattative per trovare u na via d ' uscita ad una s ituazione che, a lungo andare, sarebbe divenuta insostenibile. Ma soprattutto mancò a D'Annunz io un serio appoggio in Italia da parte di partiti o gruppi politici in vista di un ' azi one ins Lmezionale. Q ualche invito in questo senso, venuto al principio di ottobre da elementi nazionalisti , come Con-adini che si recò a F iume, e da alcuni re pubblicani, fu lasciato cadere per ope ra soprattutto di Giuriati , che giudicò la s ituazione non favorevole ad una " marcia su Roma". Il 20 ottobre Badoglio e D'Annunzio si incontrarono a C antrida per un colloquio che vene descritto come "lungo e co rdialissimo". A fronte
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della persistente soluzione dannunziana dell'annessione incondizionata, Badoglio fece presente come il governo avesse chiaramente dimostrato di ritenerla impossibile; gli chiese pertanto di rinunciare a qualsias i azione fuori di Fiume finché fossero durate le trattative diplomatiche con gli alleati, ottenendo l'adesione del suo interlocutore. I due s i lasciarono con l' in tesa cli un secondo incontro, che avvenne infatti sempre a Cantricla otto giorni dopo e conclusosi con l'assicurazione da parte di D'Annunzio che sarebbe stata messa fine ad ogni azione ostile verso la linea di blocco e ad ogni idea di spedizioni sul ten-itorio nazionale . L' esito favorevole del colloquio fece sperare Badoglio di ottenere da D ' Annunzio un impegno scritto in base al quale, qualora gli alleati avessero accettato le ultime proposte di Tittoni, egli si sarebbe ritirato da Fiume con le sue truppe; a questo scopo , fu fissato un incontro fra i I poeta cd il colonnel lo Siciliani per la sera doIJ.o . Ma già il 27 era pervenuta a Roma la risposta negativa cli Wilson, della quale Badoglio era stato così reso edotto proprio il 28 . L'abboccamento del 29 ebbe luogo , ma si tradusse in una completa inversione di rotta da parte di D ' Annunzio . L'esito negativo del progetto Tittoni fu aggravato infatti da una realistica espos iz ione delle trattative parigine fatta dal giornalista Orazio Pedrazzi, capo ufficio stampa del comando fiumano e corrispondente de La Gazzetta del Popolo di Torino , presente all ' incontro, che si disse incaricato da Tittoni di portare a D'Annunzio le sue proposte. Queste prevedevano che il ministro degli Esteri , ove non avesse creduto di dimettersi , avrebbe fatto una dichiarazione respingendo la decisione ciel governo americano, proclamando il problema adriatico non risolto e quindi ancora vigenti le condizioni di armistizio, per cu i le nostre truppe avrebbero continuato ad occupare la linea fissata dal Patto di Londra s ia in Italia che in Dalmazia. Per Fiume, in particolare , la dichiarazione avrebbe stabilito che non era possibile al governo italiano imporre lo sgombero delle truppe dannunziane, e pertanto s i lasciava la soluzione di questo problema agli alleati. L' incarico ricevuto da Tittoni esisteva solo nella fantasia del giornalista, frutto di mitomania o di smania cli protagonismo ovvero anche di preordinata regia a var.io titolo allestita . Certo è che il fatto determinò la subitanea ed irosa decisione di D'Annunzio cli tornare alla sua primitiva idea dell 'annessione pura e semplice, espressa in una lettera a Badoglio del 31 ottobre nella quale dichiarava che in nessun modo avrebbe consentito a riprendere le trattative e che, qualora il suo proposito non fosse stato accolto e si fossero tentati altri accomodamenti, egli avrebbe riac-
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qu istato per intero la propria libertà d'azione, "senza indugio e senza ritegno" 13 1 • Sempre in ottobre, si svolsero a fiume le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comu nale; fu scelta la data del 26, in modo che per il 30, anniversario della proclamazione dell ' annessione all' Italia, una rappresentativa regolarmente eletta potesse rinnovare solennemente il voto. Fu un plebiscito di italianità: su 10.444 iscritti si presentarono alle urne 7154 votanti, e 6688 dettero la preferenza alla lista dell'Unione Nazionale , che riaffermava la volontà cli annessione al] 'Italia e dalla quale era capolista Riccardo Gigante. Il risultato fu ancora più signifi cativo tenendo conto dell ' attiva propaganda svolta dagli autonomisti cli Zanella a favore dell ' astensione dal voto 132 • TI IO novembre si svolse a Cantrida un terzo colloquio fra D' Annunzio e Badoglio. TI primo si disse stanco ed amareggiato per il comportamento dei suoi seguaci sempre in disaccordo fra loro, si mostrò remissivo se pur sempre deciso a salvaguardare il proprio prestigio e la propria immagine, ed accettò di prendere in considerazione una proposta risolutiva prospettatagli eia Badoglio. Q uesta prevedeva che il poeta acconsentisse a considerare ultimato il proprio mandato a Fiume rimettendolo a lui se il governo avesse fatto una sole nne dichiarazione d' impegno a no n accettare per la città alcun compromesso che non portasse, come minimo , al riconoscimento del progetto Tittoni. Badoglio riuscì, se pur con qualche difficoltà , ad ottenere l'assenso di Nitti a questa che era stata una sua personale ini ziativa; parve così che raccorcio fosse sicuro, ed imminente l' entrata delle truppe regolari italiana a Fiume. Ma, all ' improvviso, la situazione cambiò nuovamente. li 12 D'A nnunzio ricevette il colonnello Siciliani, che lo trovò in stato di notevole agitazione per 1a decisione da prendere. Nella riunione con i suoi pi ù diretti collaboratori. ed in assenza cli rappresentanti del Consiglio Nazionale, la corrente estremista finì per prevalere, dichiarò cli ritenere l'i mpegno cli Nitti non altro che una manovra e pose così fine alla possibilità di q ualsiasi accorcio. Nel corso delle animate discussioni, prevalse la tesi che, dal momento che l'Italia si poneva in aperto contrasto con gli Stati Uniti, valeva la pena d i farlo per un obiettivo più consistente, vale a dire l' annessione integrale cli F iume, piuttosto che per uno cli portata limitata quale era da considerarsi quello di T ittoni . Nello stesso giorno, come
"' Badoglio P .. '·Rivelazion i s u Fiume··. Roma, De Lu igi. 1946. pag. 96. '" Gerra .F .. op. ci!.. voi. I, pagg. 17 1- 172.
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s'è detto in precedenza, pervennero a Nitti e Titton i, a Roma ed a Parigi, i messaggi ciel Segretario cli Stato americano che ribadivano la risposta negativa cli Wilson al progetto del ministro degli Esteri italiano. Nella notte fra il 13 ed il 14 novembre D'Annunzio, accompagnato dagli esponenti di maggior rilievo del proprio stato maggiore e da 600 legionari fiumani, s'imbarcò sul cacciatorpediniere Nullo che, seguito dalla nave da trasporto Corte/lazzo , da una torpediniera e eia un rnas, lo portò a Zara la mattina successiva.D 'Annunzio si incontrò subito con l'ammiraglio Enrico Millo, governatore della Dalmazia, il quale s i dichiarò apertamente a suo favore e si impegnò a non sgom berare la regione. La mattina del 15 novembre il Nullo riportò D'Annunzio ed i suoi accompagnatori a Fiume. Tra N itti e Millo sarebbe intercorso in proposito uno scambio di messaggi, che riportiamo pressocché integralmente nelle pagine successive attinenti specificamente alle vicende dalni°ate utilizzando gli importanti contributi di Alatri e Paoli 13 ' . 11 giorno dopo il ritorno cli D ' Annunz io da Zara si svolsero in Italia le elezioni politiche generali, per la prima volta con il sistema proporzionale in base al quale , a fronte dei 500 e piì:t collegi, si costituivano 54 grandi circoscrizioni ciascuna delle quali avrebbe fornito fra i 15 ed i 20 deputati in relazione ai suffragi riscossi dai partiti che li presentavano candidati. T risultati vi clero il prevalere dei partiti di massa (156 rappresentanti del Partito Socialista e 56 ciel Partito Popolare), che già erano stati più o meno attivamente contrari alla guena ed erano ingenitamente ostili ad avventure nazionalistiche. L'esito elettorale si proiettava quindi sfavorevolmente nei confronti della posizione di D'Annunzio, il che peraltro, invece cli affievolire i propositi eversivi suoi e ciel suo entourage, avrebbe potuto inclune ad accelerare i tempi per uno di quelle spedizioni sulla costa adriatica italiana delle quali si sentiva parlare sin dai primi cli ottobre. Per questo, venne affidato al generale Enrico Caviglia il comando dei Corpi cl' Armata di Roma, Ancona e Bari, le zone più pericolose e con-ispondenti ai centri di raccolta dei presunti golpisti. Nitti era preoccupato per le conseguenze che sull'ordine pubblico , sotto forma cli reazioni popolari e scioperi, si sarebbero determinate a seguito cli un'esacerbazione da parte del movimento fiumano, anche se nel
'" Alatri P., op. c it. , pagg; 314-315: Paol i G .. " Lo sbarco di D'Annunzio a Zara", in: Rivista
D(l/matica, Llll (] ) , Roma, 1982 .
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contempo la nuova situazione politica lo stimolava ad un atteggiamento cli maggior fermezza nei confronti cli questo. A fronteggiare la pericolosa spirale che minacciava di profilarsi, Badoglio propose al Presidente del Consiglio cli sottoporre a D'Ann unzio un modus vivendi nel quale il governo, preso atto ciel diritto di Fiume a decidere dei propri destini e ciel voto solenne nuovamente espresso dalla città a mezzo dei suoi legittimi rappresentanti il decorso 26 ottobre, assumeva l'impegno: I) a non consentire o tollerare mai che i diritti sovrani del la città di Fiume (Corpu separaturn) e la sua indipendenza venissero comunque diminuiti o violati; 2) cli non aderire ad accogliere in nessun caso soluzioni della questione che separassero comunque Fiume ed il suo territorio dal territorio della madre Patria: 3) di occupare e garantire frattanto l'integ rità di Fiume e del suo territorio con truppe regolari italiane e di rispettare quelle proprie miliz ie locali che la città cli Fiume credesse cli costituirsi ; 4) di riconoscere l'autorità sovrana c.ittaclina di Fiume designando presso cli essa un proprio delegato nell'intesa di faci litarne i rapporti con le autorità ciel regno; 5) di far aiutare immediatamente eia un istituto cli credito italiano il Comune di Fiume allo scopo cli regolare la sua s ituazione finanziaria e risolvere la questione della valuta: 6) di agevolare l'immediata ripresa cli attività del porto di Fiume in regime di "porto franco". Ottenuta l'approvazione di Nitti, mentre nel frattempo s i svolgevano a Roma colloqui tra esponenti fi umani e governativi, Badogl io ebbe un altro incontro, il quarto, con D'Annunzio, svoltosi sempre a Cantrida il 23 novembre. Il poeta sembrò aderire a quanto prospettatogl i, riservandosi di dare una risposta definitiva . Passarono alcuni giorni, durante i q uali si venne a sapere che D'Annunzio aveva in animo di porre due condizioni: conservare la presidenza del governo fiumano (dietro esplicita richiesta che in tal senso avrebbe dovuto essere avanzata dal Consiglio Nazionale) fino a quando non fosse stato possibi le proclamare l'annessione, ed includere anche l'ammiraglio Millo nell ' amnistia eia concedersi ai partecipanti all'impresa cli Fiume. Nitti espresse subito il proprio rifiuto a tali richieste, al quale Badoglio contrappose due obiezioni: non si poteva impedire al Consiglio Nazionale cli una città riconosciuta libera ed indipendente di poter eleggere a suo capo chi meglio credeva; avendo raggiunto l'accordo sulla con-
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cessione delr amnistia agi i ufficiai i, non sussisteva motivo per negarla a Milio, che al massimo si sarebbe potuto in vitare a presentare domanda per il collocamento a riposo . In un successivo messaggio al Presidente del Consiglio , gli prospettò Io scenario che si sarebbe configurato in caso di risposta negativa da parte di D' Annu n.liO. Secondo Badoglio, non si sarebbe potuto che considerare c hiuse le trattative, troncare ogni rapporto con F iume, rendere il blocco il più possibile effettivo, incidere al massimo con la propaganda in seno alle truppe presenti in città. L'interruzione definitiva delle trattative, aggi ungeva. avrebbe reso molto probabile "qualsiasi atto cli follia" del poeta; l'espressione sottintendeva l' ineluttabile conflitto a fuoco con le truppe dannunziane, evento nel quale Badoglio cercava in tutti i modi di non essere coinvolto. da cui la chiusura ciel messaggio nei seguenti term in i: " ... dato che si tratterà di azione ove non est impegnato che 1111 solo Corpo d'Armata et considermo che esr già stata pubblicata mia nomina a Capo di Staro Maggiore anche per le considerazioni svolte a V.E. µer lertere prego essere sostitui!O con generale Caviglia " '-'".
La lettera alla quale lo scrivente si riferiva era quella inviata al medesi mo dest inatario s in clal 19 novembre, allorché eia una dec ina di giorni il capo del governo gli aveva comunicato di esse re in predicato per la nomina a generale d'Esercito ed a Capo di Stato Maggiore della Forza Armata: "Ora se Lei è sempre dell'idea che io sia il. Capo di Stato Maggiore del/' Eserci10 bisogna che mi sostiruisca in questa seconda fase (deL/e trattative con D'Annunzio - 11.d.r.) . lo non devo essere dismesso per assumere con aworità quella carica. E non potrei essere più al mio posto qualora fossi io incaricato della repressione. lo credo che a questo scopo andrebbe bene il Caviglia. /Ja ascendente sulle truppe ed ha preso posizione netta per il governo e contro D 'Annunz io . li Caviglia, nominato generale d'Esercito e quindi soddisfatto, non potrebbe r(fiutare la carica di comandan1e de/1'8" Armara " 1.•s.
'" Badoglio P .. op. cit.. pag. 256. '" Alatri P.. op. c ic. , pagg. 328-329 (n e. 323).
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Il 26 novembre Badogl io incontrò Giuriati , rientrato da Roma dopo i colloqui con g li esponenti governativi. I rapporti fra i due erano agevolati dall'essere stato G iuriati, durante la guerra, comandante di battagl ione nel TI Corpo d 'Armata di cui era capo Badoglio. Informato da questi delle clausole de l modus vivendi , assunse un atteggiamento favo revole . irrigidendosi solo per la questione Milio. Messo al corrente di ciò, Nitti, se pur a malincuore ma al lo scopo di non mandare a monte i negoziati, acconsentì al dover comprendere anche l'ammirag lio fra gli amnistiati . suggerendo di adoperare una formula generica che, riferendosi a tutti, lo includesse senza tuttavia nominarlo. li g iorno successivo D ' Annunzio riunì il Cons iglio Nazionale, che si rimise però alle sue decisioni. ma continuò a non trasmettere a Badoglio nessuna risposta definiti va, cosicché questi gl i inviò un ufficiale con J' ultimatum che, se per le 16 di quello stesso giorno non avesse ricevuto guanto atteso, avrebbe ritenuto defini tivamente rotte le trattative.D'Annunzio prese tempo, chiese ancora un giorno adducendo a motivo il protrarsi del le riunion i in seno al Consig lio Nazionale e la necessità cli trasmettere il documento a Milio. Quel 29 novembre fu contrassegnato eia un intenso scambio di telegrammi fra Nitti a Badoglio '.li,, nei quali una parte importante riguardava l'eventuale uso della forza in caso di una risposta negativa cli D' Ann unzio . Badoglio ravvisava due soluzioni, che entrambi avevano alla base la diffusione cli un proclama ai militari dannunziani per aumentare la scissione g ià in atto fra gli ufficiali e produrre quella de lle truppe eia questi. Da ciò, utilizzare il capo del partito autonomista Zanella per attivare in Fi ume moti favorevoli alle tesi governative, e quindi attaccare la città disposti ad accettare uno spargimento di sangue che sarebbe stato in rel azione al livello cli resistenza opposta; la seconda opzione prevedeva invece di rendere ancora più stretto il blocco dei ri fornimenti alimentari , continuando a sgretolare progressivamente il morale di civili e militari con l'azione pro pagandistica, pronti nel contempo a controbattere colpi di testa attuabili specialmente via mare. Nitti rispose che il problema di fondo era evitare per quanto poss ibile Io s pargimento cli sangue, anche perché il ricorso alla forza si sarebbe potuto mettere in atto in un secondo momento , laddove tanto il blocco quanto la propaganda divisiva e la sollevazione interna non avessero sortito effetto; comunque, lasciava li-
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13adoglio l'., op. cit., pagg. 258-260.
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bero Badog lio dell 'optare per que ll a delle due soluzioni che, in base alla sua diretta valutazione della situazione generale, avesse ritenuto più confacente e garantendogliene naturalme nte l'avallo. F inalme nte , nel primo pomeri ggio del 29 pervenne la risposta di D 'Annunzio . completamente negat iva . Riassunta nei suoi clementi essenziali, la controproposta contemplava: irnpegno da parte ciel governo cli occupare militarmente la città e di fare sua la form ula di a nnessione pura e semplice all'Italia: notifica agli alleati della decadenza elci progetto T ittoni per il regolamento dell ' intera questione adriatica; mantenimento dell' am miraglio Mili o a governatore della Dalmazia . con forze suffic ienti a fronteggiare una eventuale opposizione iugoslava; riconosc ime nto solenne della bene merenza acquistata da D 'Annunzio e dai suoi legionari con l' impresa cli Fiume. da considerarsi come condona per il supremo interesse della Patria. Erano ino ltri? ava nzate ric hieste di carattere economico e militare. La inevitabile ricusazione da parte di Nitti comportò l'applicazione cli m isure più restrittive pe r il blocco della città , che coincise ro con alcuni episodi di attivis mo sul piano militare da parte elc i comando fiumano che saranno descrilli più dettagliatamente nelle pag ine che seguono. A Fiume, intanto . s ia nell'ambito dello staff dannunziano che in seno al Consiglio Nazionale cd alla stessa popolazione. s'era creato un certo fe rmento . Badoglio aveva inviato a Riccardo Zanclla , nuovo podestà c ittadino , copia del modus vivendi perché lo comunicasse al Consiglio Nazionale, dove g ià si verificarono alcune divergenze. Ma fu sopratutto tra i diretti collaboratori d i D 'Annunzio che s i accentuarono le divisioni ormai in atto: mentre il generale Ceccheri ni ed il colonnello Tamajo si pronunciarono per la resistenza. il lenente colonnello Repetto ccl il maggiore Reina si opposero a tale linea d i condotta, e quest' ultimo de tte le dimissioni dall'incarico di capo di staro maggiore. Sui muri della città comparvero, applicati nottetempo a cura cli Zanella, manifesti riproducenti sia il proclama d i Badoglio alle truppe (la cui diffus ione era stata dec isa dallo stesso generale) e sia il testo del 111od11s vivendi (su iniziativa sempre dello Zanella che, attraverso canali che sarebbero rimasti sempre poco precisabili , ne era venuto in possesso), accompagnato eia un appello a lla popolazione per indurla ad accogl iere le proposte ciel governo . Su.I piano internazionale , inta nto , i negoziati non segnavano alcun progresso, alla Conferenza della Pace regnava aria di smobilitazione e nessuna soluzione e ra in vista per il globale problema adriatico , il che determ inò il 25 novembre le dimiss ioni de llo stanco e sfiduciato Tittoni al quale subentrò Vittorio Scialoja.
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Un accenno al risveglio si verificò il 9 dicembre, allorché fu consegnato al nuovo ministro deg li esteri un memorandum nel quale il punto di v ista dei rappresentanti anglo-francesi per c iò che concerneva le rivendicazioni territoriali era in aderenza con quello di Wilson , g ià reso noto alla delegazione italiana il 27 ottobre con la risposta negativa al progetto Tittoni. li memorandum s i compendiava nei seguenti punti fondamentali: a) creazione cli uno Stato-cuscinetto denominato "Stato libero di Fiume" posto sotto l'egida della Società de lle Nazioni. che si sarebbe fatto garante cli mante nere alla città tutta l'autonomia della quale godeva sotto il governo austroungarico; b) Zara alla Iugoslavia, con inserimento nel l ' unione doganale di questo Paese ma con godimento del completo diritto di sovranità, sotto la tutela della Lega delle Nazioni , e della libertà di controllo dei propri affari: c) alcune isole dalmate (Lissa, Lussino , Unie, Pelagosa) assegnate ali ' Italia ma demilitarizzate: d) Valona attribuita all'Italia, con mandato sull'Alban ia. Le risultanze dell ' orientamento italiano sarebbero state espresse durante i successivi negoziati del gennaio 1920. dei quali si riferirà nella parte che attiene appunto a tale periodo. Tn ambito nazionale, il mese di dicembre ebbe inizio con una serie di cambi ai vertici militari. li 2 Badoglio fu nominato gene rale d ' Esercito e Capo cli S tato Maggiore. Il grado al quale assurgeva era il più alto della gerarchia militare, riservato a coloro che avessero comandato un'Armata in guerra - sarebbe stato in seguito tramutato in quello di Maresciallo d'Italia-; il fatto che Badoglio non ne avesse pertanto titolo fu ovviato tout court da Nitti con un decreto in base al quale poteva rientrare ne i promovendi anche chi aveva rivestito la carica di Sottocapo cli Stato Maggiore durante la guerra. Badoglio conservò per il momento l ' incarico di Commissario Straordinario Militare per la Venezia Giulia, cedendo il comando interinale dell '8• Armata al generale Giacinto Ferrero, comandante del Corpo d ' Armata di Trieste ed il più anziano dei general i alle sue dipendenze; ma questi non aveva il grado di generale d ' armata, ed in particolare il comando dell'8, in quel periodo richiedeva un nome per il quale, oltre al rango , corrispondesse adeguata risonanza e prestigio , per cui Badoglio ripropose la no mina di Caviglia. Questo avvenne in data 7 , e due g iorni dopo Caviglia partì per Udine e Tries te. Tuttavia, per non intralciare lo sviluppo delle trattative con D'Annunzio, che rimasero affidate a Badoglio, Caviglia non assunse subito il comando dell '8• Armata; alla data del 13 la Grande Unità era ancora retta dal generale Ferrero. Caviglia rimase comunque sul posto,
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perché era intenzione d i Nitti che, se Badoglio avesse concluso positivamente le trattative in corso con D'Annunzio, egli avrebbe dovuto sostituirlo anche q uale Commissario Straordinario Militare per la Venezia Giulia. Il nuovo comandante dell'8" Armata avrebbe in effetti ricoperto la duplice carica soltanto il 2 1 dicembre. Abbiamo tratto quanto sopra clall 'esatta ricostruzione di Alatri 117, che fa ammenda delle tante inesattezze che in proposito sarebbe ro poi apparse nella memorialistica. Si è accennato a trattative in corso con D ' Annunzio. Questi , infatti , probabilmente a seguito delle misure adottate da parte cli Badoglio, accettò di riallacciare nuovi contatti. Svoltisi tra il 5 ed il 9 , fu rono stabiliti da parte governativa attraverso Sinigaglia cd il giornalista ed esponente nazionalista Giovanni Preziosi, che confe rirono con D'Annunzio e rientrarono poi a R o ma accompagnati da G iuriati e Rizzo, delegati del comando f iumano a trattare con il sottosegre~ario degli Esteri Sforza. Le parti trovarono un accordo s u una nuova formulazione del modus vivendi che riproduceva, con q ualche ininfluente mod ifica, quella già presentata da Badoglio, il q uale ebbe anche un quinto incontro a Cantrida con D'Annunzio il giorno J2 nel corso del quale questi avanzò la richiesta di poter rimanere a Fiume, anche dopo l'ingresso delle truppe regolari, quale comandante di reparti volontari ad esse affiancati, richiesta che fu dec isamente respinta . Finalmente, i risultati delle trattative furono sottoposti iJ 15 dicembre al la decisione ciel Consiglio Nazionale, che fra il 13 ed il 14 aveva avuto modo di esan1inarli e discuterli , e dopo una seduta cli 6 ore il modus vivendi venne approvato con 46 voti favorevoli contro 8. Il responso, appena reso noto in città , sollevò grande fe rmento: se infatti l' atmosfera generale apparve improntata a grande sollievo, vi fu per contro una accesa manifestazione degli elementi oltranzisti (mi litari, civili e fra questi un gran numero di donne) che , raccoltisi sotto il palazzo del comando, chiamarono a gran voce D ' A nnunzio e, dopo aver ascoltato la lettura da lui fatta del modus vivendi senza alcuna premessa, spiegazione o commento, esternarono clamorosamente il loro d issenso av verso la decis ione del Consigl io Nazionale . Sulla scia della predetta manifestazione, D'Annunzio decise di far sanzionare tale decisione da un plebiscito cittadino la cui formula era Ja seguente: "È da accogliers i la proposta del governo italiano dichiarata accettabile dal Cons iglio Nazionale nella seduta del 15 dicembre 1919,
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Schizza n. 3: Lo "S1aro-cuscinetto" riproposto all'Italia dagli allea1i con il memorwulum del 9.12.1919 (da De Ambris A., "La questione di Fiume '', Roma, La Fionda , 1920).
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sciogliendo Gabriele D'Annunzio ed i suoi legionari dal giuramento di tenere Fiume fino a che l' annessione non sia decretata e attuata?". NelI'ordinanza del podestà che chiamava i cittadini al voto erano anche trascritte le condizioni proposte dal governo. Tn attesa del plebiscito, fissato per il 18 dicembre, D'Annunzio assunse un atteggiamento contraddittorio che da un lato lo portava, anche sotto la pressione dell'ala irri ducibile del proprio entourage , ad influenzare l'opinione pubblica avotare contro , e dall'altro ad adoperarsi presso il colonnello Siciliani per la risoluzione rapida e completa della questione fiumana. Al suo lavorio corrispose, naturalmente , quello cli Badoglio diretto a persuadere i maggiorenti della città ad attivarsi per spi ngere gli elettori ad un voto a fa vore. Aci una valutazione realistica della situaz ione , l' esito della consultazione sembrava scontato; nell'ipotesi meno ottimistica si prevedeva che almeno 2/3 della popolazione si sarebbero. pronunciati per il sì , altri pronostici indicavano addirittura un 85% di voti favo revoli. Ma gl i intransigenti misero in atto pressioni e turbative (la stessa sede de la Vedetta d ' Italia , che pur essendo portavoce della più fervida ades ione al movimento dannunziano si era espressa per l' accettazione del modus vivendi, [u occupata rendendo impossibile l' uscita del giornale) tali da determinare una notevole astensione dalle urne calcolate vicino al 60% , ma comunque sempre sufficiente a stabilire un rapporto di 4 ad 1 dei voti favorevo li rispetto a quelli contrari. Già la comunicazione dei primi risultati parziali dette luogo a manifestazioni di intransigenza da parte degli estremisti, con episodi di manomissione e sottrazione cli urne , il che indusse D'Annunzio (o gliene offrì l'opportunità) a dare ordine di sospendere lo scrutinio delle schede, cosa che provocò le dimissioni di Giuriati da capo di gabinetto del comando fiumano . Tenne poi un acceso discorso nel quale dichiarò rotti gli accordi raggiunti con Badoglio poiché un 'altra proposta accettata, a suo dire, dal governo gli avrebbe consentito di restare a Fiume con i suoi reparti cli vo lontari . Nei confronti cli Badoglio , non potendo ovviamente addurre lo stesso motivo in quanto la richiesta in tal senso era stata, come si ricorderà, respinta dal generale nel corso del loro ultimo colloquio, D'Annunzio eccepì la sospensione della consultazione quale effetto degli incidenti. Con il Commissario Straordinario Militare per la Venezia Giulia, che lo sollecitava a dare comunque una risposta conclusiva in merito al modus vivendi. D 'Ann unzio assunse nei g iorni immediatamente successivi un atteggiamento dilatorio che, tra richieste di ulteriori modifiche più o meno cavillose tendenti chiaramente a non altro che a guadagnare
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tempo , indusse il primo ad inviarg li il 20 un ul timatum che fissa va per le ore 11 del giorno successivo il termine ultimo per la firma del documento e dei relati vi protocolli annessi. A ll ' intimazione il poeta ris pose in termini evasivi e cautamente temporeggiatori. per cui Badoglio , considerati conclusi negativamente i negoziati, passò i poteri al generale Cav iglia e rientrò a Roma per il nuovo , alto incarico che lo attendeva nel palazzo di via XX Settembre.
2 - L'INCHIESTA PECORI GIRALDI La ricostruzione del periodo che va dal 12 settembre, data del I' ingresso cli o· Annunzio a Fiume, al 3 I dicembre J 9 19 trova la pi ù accurata descri zione , per quanto riguarda gli aspetti relativi alla partecipazione dell'Esercito italiano, nell'inchiesta e laborala in proposito dal generale Gugl ielmo Pecori Giraldi; ad essa, già più volte c itata ne lla prima parte, abbiamo fatto pertanto ancor p iù completo ri f'e ri menlo per esporre al meglio vicende ed episod i riguardanti reparti e singoli protagonisti. Il carteggio componente l' inchiesta , custodito presso l'archi vio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito con posizione 151/E, consta cli 9 volumi. Il primo è costituito dalle 395 pagine cle l testo vero e proprio della relazione, che è suddivisa in cinque parti: T- I precedenti ; Il - La spedizione dannunziana; TII - Le defezioni ( l 2- 15 sette mbre); TV - Avvenimenti militari successivi (16 settembrc-31 d icembre), articolati a loro volta su quattro sottoparti riguardanti rispettivamente: A periodo 16-30 settembre ; B - mese di ottobre; C - mese di nove mbre; D - mese di d icembre; V - Entro Fiume; VI - Conside razioni e conclusioni. Gli altri 8 volumi fanno parte dei '·Docu menti annessi", e seguono una ripartiz ione chiaramente collegata con gli avvenime nti di cui alle cinque parti del testo. L'ul timo volume comprende una raccolta di numeri, incompleta di cinque, del g iornale fiumano La Vedefla d 'Italia relativa aJ periodo 12 .settembre-1 8 dicembre 191 9. Della documentazione delr inchiesta fa anche parte un fascicolo, registrato alla posizione d ' archivio LI 3- 13 1, contenente la " Re lazione sommaria sui fatti aventi diretta od indiretta attinenza con quelli d i Fiume del settembre 19 19 e seguenti avvenuti nei Corpi del! ' Esercito non mobi litato" , alla quale sarà fatto riferi mento ne lla parte finale della presente esposizio ne riguardan te appunto i suddetti avvenimenti.
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L'inchiesta era stata affidata a Pecori G iraldi nell'ottobre dello stesso 1919 dai generali AJbricci, ministro della Guetn, e Diaz, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, su proposta di Badoglio , e l' incaricato aveva consegnato il prodotto elci suo lavoro iJ 22 giugno 1920. Si trattava cli un elaborato molto dettagliato , tanto più considerevole in rapporto alla cospicua serie cli indagini, interrogatori , confronti ed esami documentali che s'erano resi necessari e tenendo conto che si trattava cli accertamenti fatti forzatamente "a caldo", con tutti i pregi ma soprattutto i limiti di tale procedura, e nel mentre la stessa vicenda fiumana era tuttora in corso, una pregiudiziale che poteva incidere non di poco sul la completezza e sulla validità dei giudizi. Di ciò, lo stesso Pecori Giralcli era peraltro ben consapevole , e lo aveva esplicitamente rappresentato nella "Premessa'' alla esposizione dei fatti con argomentazioni fondate e sotti li:
" ... mi apparvero subito le dfffìcoltà di varia indole che rendevano singolarmente arduo e delicato il mio compilo, e non. mancai di rappresentarlo aS.E. il Capo di Stato Maggiore con 1n.io.foglio del 24 ottobre 1919. Fin d'allora dicevo: 'Nell'artuale momento, in cui l'avventura dan nunziana - che trascinò ufficiali e soldati, esaltati od illusi, alla violazione del dovere militare - non. è f{iunta ancora al suo epilogo, reputo prematura ogni decisione definitiva. Vano sarebbe, infatti, il nasconderlo . Negli avvenimenti di Fiume, non ancora compleramente noti nelle loro cause prime, ilfatrore politico sovrasta a quello militare e un giudizio.fondato soltanto sulle strette ragion.i del dirilto e del!' etica militare riuscirebbe forse oxgi provvisorio, incompleto ed in contrasto con i provvedùnenti che potrebbero essere consigliali domani da considerazioni di indole politica' . Rimane vano in.oltre essenzialmente due dijjzcoltà: l 'un.a formale, sostanziale l'altra. La prima era quella dei limiti da imporre alle m.ie ricerche, a seconda della lettera e dello spirito de i documenti che me ne affidavano il mandato. Non è inutile rilevare, infatti, come le LL.EE. i Generali Diaz ed Albricci, nel co11ferirmi gli incarichi, adoperino la parola "in.chiesta" solo in ,nodo incidentale; nia non ne precisino i liniiri, non si richiamino a prescrizioni vigenti in. materia, né indichino le facollà speciali ed i poteri annessi agli incarichi stessi, onde ho reputato che questi dovessero svolgersi prevalenLem.en.te sorto la forma di indagini e di investigazioni documentate, anziché assumere il carattere di una vera inchiesta formale che - in una ma-
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Leria così vasta e complessa e per la mancanza del contraddittorio sarebbe stata, del resto, poco men che impossibile. Ma anche ristretto in questi termini , dal mio mandato non era esclusa la difficoltà sostanziale: quella dell'elemento politico. 'Per quanto io stùni i fatti militari in oggetto - dicevo nella mia citata lettera - inscindibili da cause essenzialmente politiche, dalla natura dell 'incarico qfjì.datomi da V.E. giudico esulare la facoltà di ogni indagine di caratlere politico ' ; ed esprimevo il 'mio intendimento di mantenermi, ne/1'esposizione dei fatti e dei giudizi, nel campo puramente militare; toccando, della parte attinente alla politica . quelle sole circostanze di f atto indispensabili a chiarire lo svolgimento degli avvenimenti' . Ed a tale proposito sono rùnasto fedele, per quanto era consentito dalle esigenze della verità; le quali, di .fronte ad avvenimenti che - per la loro origine. la loro durata e le loro conseguenze - assumono una portata storica, rendono indispensabile far cenno di alcune manifestazioni politiche che cos1ituiscono il substrato e la causa primigenia degli eventi in esame. Non ho perciò potuto sottrarmi ali' obbligo - non cercato né gradito - di far menzione do cunientata di taluni alfi di governo immediatamente antecedenti e conseguenti ai.fatti del settembre 1919" .
Pecori Giralcli entrava poi nel merito delle caratteristiche della sua relazione: " ... Essa ha una forma prevalentemente espositiva, e si propone non tanto la ricerca e l' individuazione di responsabilità, quanto unaricostruzione documentata dei fatti, per quanto oggi è possibile, lasciando ad altri e più tardi i giudizi deftnitivi. in. una parola, è una narrazione ragionata e non un'istruttoria . Tuttavia, anche così circoscritta, le indagini hanno richiesto ricerche laboriose, numerosi interrogatori e ripetuti e rinnovati questionari, resi tutti più lunghi dallo scioglimento di reparti e di unirà e dai cambianien.ti di destinazione di molti ufficiali. Cià che - unitamente alla mancanza di un personale specializzato in un tal genere di lavori, cornpendiato in un solo ufficiale superiore mio collaboratore . il colonnello Schiarini - spiega il ritardofrapposro alla presenrazione della presente. La quale, anche nella sola parte più approfondita, non ha la pretesa di essere completa, esauriente ed immune da pecche ed inesattezze . Considerazioni di opportunità politica e di convenienza mili-
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rare m •endo sconsigliato dal/'inte11dere /'altera pars , tuttora fuori della le1.:alità, è stato giocofor-;,a comentarsi di prol'e indirette: onde l'esposizione non è scevra eia una certa unilateralità che può dar luogo ad obiezioni e rettifiche, non soltallfo sull 'andamento dei fatti 1110 più ancora sulle loro cause e sui loro 111m·e11ri ··.
Un 'espressione di serenità ed eq uilibrio che del resto era in linea con il personagg io. Il conte Guglielmo Pecari Gi raldi era nato a Borgo San Lorenzo, nel Mugello fiorentino , il 18 maggio 1856 da una f'amiglia che annoverava insigni personalità politiche e militari. Tenente d'artiglieria nel 1879 e capitano nel 1884. era stato destinato a più tiprese in Africa, e nell'ultima aveva comandato il Regio Corpo Truppe Colonia Ii dell'Eritrea rimpatriando nel 1904 con il grado di maggior generale. Capq di stato maggiore al Corpo d'Armata di Firenze con Baldissera, generale di divisione in Libia al comando della I· Divisione mobilitata. dopo il fatto d'armi di Bir Tobras . c;ertamente non lusinghiero per le nostre anni. era stato messo a riposo ed iscritto nella riserva. Dopo che il Consiglio cli Stato aveva riconosciuto infondati gli addebiti mossigli, nel I9 I5 era stato richiamato in servizio e destinato al comando della 27· Divisione mobilitata . che aveva condotto nei combattimenti di Monte Sei Busi sul Carso, e nel maggio del 1916 a quello della I·' Armata in sostituzione del generale Brusati. Alla testa di questa Grande Unità era entrato a Trento nel pomeriggio del 3 novembre 1918. Nominato governatore del Trenti no-Alto Ad ige. aveva tenuto tale incarico fin o al Iuglio del 1919. e quello cli comandante della I" Armata sino al 19 settembre dello stesso anno. Prima che avven isse la smobilila7.ione e lo scioglimento delle Grandi Unità dell'Armata . aveva fatto bloccare tutti gli utili degli spacci cooperativi riunendoli in un solo capitale per l'ammontare cli 2 milioni. con i quali aveva costituito in Ente Morale la ·'Fondazione 3 novembre 1918". creala per onorare i caduti e per tener vivo negli ex combattenti lo spi1ilo cli attaccamento alla I" Armata ed all'Esercito. Con i mezzi finanziari della Pondazione, aveva crealo sul colle cli Bellavista, cl i fro nte al massiccio del Pasubio che nel 19 J6 era stato iI fu Iero della resistenza dell'Annata. un sacello-ossario raccogliente i resti di un migliaio di salme italiane e cli alcune centinaia austriache. Promosso Maresciallo cl 'Italia l' 11 novembre 1926, morì i I 15 febbra io 194 1. Sapeva essere fermo e risolu to. Fra i vari ep isodi. significativo quello di Bir Tobras, quando ad un deputato che era entralo nella tenda per muovere critiche al suo operato tattico, aveva detto: "Se lei è 1•e11uro
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per darmi notizie che io non conosco, dica pure; ma se scopo della sua visita è di interloquire sul mio operato di guerra, sappia che di questo io rispondo ai m.iei superiori, alla mia coscienza ed a nessun altro", e gli aveva impartito di uscire. Ma fra le sue caratteristiche spiccavano soprattutto, una grande pacatezza ed un notevole equi librio. Ne aveva dato prova in guerra come in pace, specie quando era governatore del Trentino-Alto Adige, investito cli un comp ito molto delicato perché si trattava di avviare su binari opportuni ed ottimal i i rapporti politici , amministrativi e psicologici con genti che da secoli erano state incluse nel quadro pol itico-istituzionale dell ' impero romano-germanico e poi dell' impero asburgico, parte delle quali, quelle cli nazionalità italiana, erano nella loro grande maggioranza favorevo li ali 'annessione al regno d'Italia , mentre l' altra componente di nazionalità austro-tedesca era comprens ibilmente e decisamente avversa . Le predette connotazioni di serena ponderatezza promanavano anche eia tutta la relazione cieli 'inchiesta sui fatti di Fiume, ed in modo specifico attraverso le considerazioni e le conclusioni , cli particolare interesse e su lle quali ci soffermeremo nella parte terminale di questo volume.
3 - IL COLPO DI MANO Alle 05 .20 ciel 12 settembre l 9 l 9 il generale Pittaluga telegrafava al comando del XXVI Coq)o cl' Annata avvertendolo dell'uscita eia Fiume cli circa 150 volontari del battaglione fiumano, diretti ad Ovest della città per oltrepassare la linea d'armistizio, ed invitandolo ad impedire il loro congi ungimento con le truppe partite il giorno precedente dalla città mediante l'invio di colonne lungo le vie cli comunicazione confl uenti su Fiume da Volosca , Castua e Ciana. A questo messaggio ne faceva seguire circa venti minuti dopo un altro, nel q uale si raccomandava perché fosse impedito il passaggio della linea d'armistizio agli ufficiali e soldati dei reparti d'assalto che si riteneva avessero stab ilito forti relazioni con elementi ciel battaglione fiumano. Erano le prime di una serie di comunicazioni che si sarebbero affannosamente susseguite di ora in ora, attraverso le quali è poss ibile ricostruire dettagliatamente il sorgere e l'evoluzione di quella "disobbedienza militare" che continua a costituire un evento ciel tutto unico nella tradizione dell'Esercito italiano . Ai due messaggi me nz ionati, il comando del XXVI Corpo d'Armata aveva opposto qualche re mora - ed è significativo che alla base
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di esse fosse addotto il fatto di poter disporre di poche forze '·fidate"' finendo poi per aderire alle richies te di Pittal uga assicurando l'invio cl i una compagnia su ciascu na clelle di rettrici indicate, ed in ta l senso aveva ordinato al generale Ferrari. comandante della 45,, Divisione. di impiegare le tre compagnie dell"VTTT Reparto d'assalto (3° Gruppo). unico battaglione del quale il XXVI Corpo disponeva nel settore meridio nale del la linea d'a rmistizio. Il genera le Gandolfo, comandante del XXVI. ribadiva al proprio dipendente come il problema consistesse nell"impedi re che bande di volontari fiumani si unissero alle truppe che avevano lasciato Fiu me il giorno precedente . e come si rendesse necessario procedere al disarmo delle stesse formazioni irregolari. Risulta indubbio . da questo primo scambio di messaggi. che fin verso le 07.30 del giorno 12 le preoccupazioni tanto di Pittalunga quanto di Gando lfo erano concentrate esclus i va mente. sui volontari fiu man i e sulla possibilità che essi potessero prendere contatto con le truppe usc ite il giorno prima dalla città: il problema. in altri termini, era rappresentato dal controllo delle vie di comunicazione efferenti eia Fiume verso l 'esterno e non viceversa. anche se già in un l'onogrammn immediatamente successivo . indirizzato da Pirtaluga al Comando Supremo cd al Comando clell'8• Armata. si adombrava la possibilità che i vo lontari usc iti da F iume si incontrassero con altri vo lontari provenienti dall ' Italia insieme ai quali sarebbero rientrati in città per occuparla (Allegato 5). Lo stesso generale Gandolfo, verso le 05.30, si era portato sulla linea ct·armistizio per rendersi conto del la situ azione. Ma, come ebbe po i a confermare direttamente a Pecori Giralcli. la stessa sembrava essere presocché normale. dal momento che nessun nucleo di volontari aveva raggiunto i posti cli sbarramento; solo qualche elemento isolato e disarmato, valendos i della copertu ra boschi va, era riusc ito a varcare la linea d'ann istizio negli intervalli fra i posti d'osservazione. rivalicandola però subito dopo nella tema di essere catturato. Nella sua dichiarat.ione, il comandante ciel XXVI Corpo cl' Armata aveva altresì ribadito come la sua ispe:t.ione anche dietro la l inea gli avesse offerto motivi di tranquil lità, peruadendolo che i volontari fiumani fossero stati protagonisti cli un colpo di testa con la sperant.a di trascinare in città qualche reparto della Brigata Sesia e di associarl o ad essi in una dimostrazione contro le truppe alleate. D'altra parte, a contri bui re alla sua tranquill ità erano valse anche le tempestive disposizioni emanate dal comando della 45·' Div isione: il generale r errari. infatti , oltre ad inviare sulla linea d'armistizio le tre
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compagnie del reparto d ' assalto stanziate nella zona cli Mattuglie, a pochi chilometri di distanza, aveva mandato la 5" squadriglia autob lindata al posto di controllo n. 10 di Cantrida, sulla rotabile litoranea AbbaziaVolosca-Fiume, ed inoltre aveva riunito i battagl ion i della Sesia e le compagnie mitragliatrici divisionali in riserva alle cave cli Préluca. Gli accessi a Fiume della parte Nord-Ovest erano rappresentati da numerose vie s u ciascuna delle quali, in corrispondenza ed a poche centinaia di metri dalla linea d 'arm istizio , era col locato un posto di sbarramento per le provenienze eia Est. Oltre alla citata rotabi le litoranea ed al relativo posto cli sbarramento di Cantricla. si avevano: a) ferrovia; b) grande rotabile Fiume-Castelnuovo-Matteria fino all'antico confine (posto di sbarramento n. 9); c) carrareccia da Castua, presso l'arteria precedente, per Gerbci e Lanc i (posto d i sbarramento n. 8); cl) rotabile eia Castua per Stefani e Skuranja (posto cli sbarramento n. 6); e) rotabile pi ù settentrionale che raccoglieva le co municazioni da Bisterza e da Clana e, dirigendosi a Sud , si congiungeva con un ramo a Castua e con un altro a Stefani; t) carrarecce che si dipartivano dalla precedente ed attraversavano la linea cl 'arm istizio ad oriente di Blazici (posto di sbarramento n. 5); da Sarzoni a Skvarzici (posto cli sbarramento n. 4); a Trnovica (posto di sbarramento n. 3 bis). Tutta questa rete stradale era raccordata da numerose trasversa Ii carreggiabili che formavano una specie di li nea d'arroccamento a poca distanza di quella d ' armistizio. Verso le 07 .00 anche iI generale Ferrar i si era mosso dalla sua sede di comando di Volosca per dirigersi verso la linea d'armistizio e, poco dopo aver oltrepassato le cave d i Préluca in d irezione cli Cantricla. aveva incontrato sulla stessa strada dapprima un gruppo cli 25 volontari borghesi di Volosca - erano clisannati, dicevano di essere avviati a Fiume per le solite istruzioni ma che, non avendo potuto proseguire oltre lo sbarramento di Cantrida , stavano rientrando a Volosca - e s uccessivamente un nucleo di 36 arditi del XIII Reparto d 'Assalto (2° Gruppo) agli ordini elci tenenti Frignani , Donati, Concetti e Borghi, provenienti da Case Javorn ik e di retti a Fiume a bordo di autocarri che gli stessi riferirono essere stati forniti dal capitano 1-Iost Venturi del battaglione volontari fiumani. Il generale Ferrari proseguiva la sua ispezione lungo la
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litoranea Cantrida-F iume per prendere la trasversale fra questa e la grande arteria Fiume-Castelnuovo, dove a Lenci era collocato il posto d i s barramento n. 9 , e per la quale presumibi lmente avrebbe potuto aver luogo l ' avanzata dall'esterno su F iume. Durante il tragitto e nelle vicinanze della città, verso le 08 .30 , incontrò tre caporal i ciel XXII Reparto cl 'assalto, di stanza a Castua, che affermarono cli essere stati inviati a Fiume dal loro tenente, aiutante maggiore Bonanni , e che a fiume sarebbero stati raggiu nti dall' intero reparto. Mezz'ora dopo giunse al posto di sbarramento , quasi in coincidenza con l' arrivo d i un ' autovettura con a bordo iJ capitano Sovera (già in congedo) ed il tenente R usconi (in licenza) del 2° reggimento granatieri ed il tenente degli arditi Beltrami, anch 'egli in congedo, che non esitarono a dichiarare di precedere una colon na cl i granatieri montata s u autocarri e gu idata eia Gabrie le D'An nunzio, diretta a Fi ume dove era attesa dalla cittadinanza . Ferrari no n poteva mettersi in comunicazione telefonica con il comandante del XXVI Corpo cl' Armata dal momento che la linea era interrotta , - altro elemento indicatore - e pertanto decideva d i raggiungerlo personalmente . Ma già verso le 09 .30 la notizia della spedizione capeggiata da D'An nunzio era pervenuta al comando della 45" Divisione attraverso il sottotenente Visentini della 1376" compagnia mitragliatrici divisionale , c he si trovava a Sapiane per ritirare dei complementi ed aveva ass istito al passaggio de lla colonna, ed era stata ritrasmessa dal capo cl i stato maggiore al comando del XXVI Corpo. Il comandante di questo, generale Gandolfo, era intanto rientrato sin dalle 8 dalla s ua visita alla linea d'armistizio, piuttosto tranquillo in quanto, a parte l 'episodio dei 36 arditi ciel XUJ Reparto d ' assalto , non aveva riscontrato, a suo di re, sintomi palesi che rivelassero la dubbia fede sia de i rimanenti reparti della l " D ivisione d ' assalto sia dei reparti della Brigata Sesia , e pertanto riteneva fallito il tentativo dei volontari fi umani. Si era quindi li mitato a dare ord ine alla 45" Divisione cl i mantenere le misure cli sicurezza, attestando le tre compagnie in corrispondenza dei principali passaggi della linea d'armistizio , e di far concorrere allo sbarramento della strada all a loro altezza la 5'' squadriglia autoblindata. Ma verso le 09 .30 riceveva la notizia della marcia di D'An nunzio , con una serie di particolari che deponevano per una colonna costituita da elementi cli un battaglione granatieri, comandati dal maggiore Reina , caricata s u autocarri e proveniente da Monfalcone , nonché dalla 4• squadriglia au toblinde d islocata a Castelnuovo e ritirata il giorno l O dal presidio di Fi ume . Secondo quanto ebbe poi a dichiarare a Pec01i Giraldi lo stesso Gandolfo,
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il comandante ciel XXVI Corpo ordinava a quello della 45" D ivisione d i portarsi di persona ai posti cli sbarramento e di assicurarsi che q uesti facessero rispettare la consegna avu ta, in particolar modo quello di Stefani che era da ritenersi sarebbe stato il prescelto per il passaggio de i "disobbedie nti" perché ad esso adduceva una strada meno frequentata. L ui stesso, precisava nel messaggio, si sarebbe recato incontro al la colonna avanzante nella speranza cli poter eserc itare un'azione cli persuasione su D' Annunzio. TI generale Ferrari chiedeva al s uo diretto s uperiore se avesse dovuto o meno fare uso delle armi , ricevendone in risposta d i " regolarsi a seconda del le c ircostanze" . Gandolfo avrebbe poi dato a Pecori Giralcli la seguente spiegazione in merito a tale alquanto sibillina replica:
"Egli mi domandò se si doveva sparare . lo risposi: i posti di sbarramento hanno le loro consegne che essi devono far rispettare a qualunque costo : ma . in un caso come questo. io non posso.fin d'ora stabilire in modo tassativo che si spari; ordino a Lei di recarsi sul posw perché appunto affido alla sua esperienza il compito di decidere se sia o no conveniente di sparare a seconda delle circostanze" i,~ . Ferrari faceva sol lecito ritorno al pos to di controllo sull a grande strada Fi ume-Castelnuovo, dove verso le I O g iungeva anche la 2" compagnia clell 'VIII Reparto d'assalto che si collocava nei press i del posto cli sbamunento. Ma anche le ''fiamme nere" d i questo reparto, così come i commilitoni del XXTT , si fregiavano elci nas trino con i colori cli F iume e la scritta "Italia o morte", ed i loro uffic ial i d issero esplicitamente al comandante della 45" Divisione che non solo non si poteva fare assegnamento s ug li arditi per fermare la co lonna segnalata ma che, molto probabilmente, anch'essi l'avrebbero seguita . Il generale G andolfo, prima cli lasciare verso le I O il suo comando per muove re incontro a D'A nnunzio, d is poneva perché dei fatti fosse data comunicaz ione al comando clell'8" Armata, cosa c he avven ne poco prima delle 10.30; a quell'ora , infatt i, il brigadiere generalmente Bonomi , sottocapo di stato maggiore clell' Armata , chiamava telefonicamente il capo dì stato maggiore del XXVI Corpo colonnello Yercellino e gli impartiva l'ordine verbale di agire col fuoco contro la colonna avanzan-
,.,. AUSSME. reJ. PG, voi. 62 g. parte li, pag. 63.
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te s u Fiume . Giustamente. Verccllino chiedeva conferma scritta mediante fonogramma, - che non sarebbe mai perven uta - ed agg iungeva che il generale Gando lfo era partito per recarsi incontro alla colonna e che avrebbe fatto tutto il possib ile per arrestarla ma che, personalmente, non riteneva che fosse nel le intenzioni del suo comandante cli provocare spargi n1ento cli sangue, tanto più che difficilmente le truppe cbe si avevano disponibil i avrebbero obbedito all'ord ine di far fuoco contro i loro compagni. A Fiume la prima notizia sicura cli quel lo che stava accadendo era giunta intorno alle 9, a seguito di una telefom1 ta effettuata al comando ciel Corpo d ' Occupazione eia parte ciel tenente co lonnello d i Stato Maggiore Carlo Ferrcro. Q uesti, che era alle dipendenze dell'Ufficio Operazioni del Comando Supremo quale capo ciel gruppo degli ufficiali di collegamento presso i I comando dcJJ'8" Annata, si era recato a F iume il giorno pri ma, I J settembre, per visitare il presid io e riferire al Comando Supremo ci rca le co nd iz ioni generali dei comandi, delle truppe e della popolazione . Al mattino del 12, mentre stava per ripartire per Udine, era stato convocato dal generale Pittaluga che gli aveva consegnato un plico per l '8• Armata contenente le notizie più recenti; messosi in automobile poco dopo le 8 su lla strada Fiurne-Castua-Casteln uovo, allorché era g iunto all'altezza del bivio per Bisterza e per Castelnuovo aveva incontrato la colonna D'Annunzio, evento del q uale avrebbe po i fornito il segue nte resoconto:
"Giunto al bivio per Risterza e per Casielnuovo ho Lrovato ferme due ( salvo errore) au.tobl indom itrag liatrici con ujfìciali del{ li arditi e mi pare anche dei r:ranatieri; le autoblindo avevano la bandiera fiumana. Sernbrandomi stremo l 'incontro, richiesi ad un u[liciale dove andassero e perché portassero la bandiera fiumana. Mi ri.\pOse che aFevano ricevuto l'ordine nella notte di ritornare a Fiume donde erano partiti pochi r:iorni prima, e che le bandiere erano srate offerte dalla popolazione fiumana quando le autoblindo erano di sede a Fium.e . Aggiunse che altre ù~formazioni avrei potuto avere dagli ujjìc:iali, che seguivano a poca distanza col resto della colonna . Proseguii la strada, e .fatti circa 200 metri (salvo errori di memoria) incontrai, iI1fatti,fenna, una colonna di autocarri e di autoblindomitraf{liatrici. Mi pare fossero tre autoblindo ed una decina di autocarri. Verso la testa della colonna stava un 'autornobile. Gli au-
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tocarri e le autoblindo erano cariche (molto cariche) di. ufficiali e soldati, in massima parte granatieri. Un gruppo di ufficiali era riunito ad un lazo della strada, come a rapporto. Giungendo vicino al gruppo, mi si fece cenno di .fermarmi; feci fermare l'automobile, scesi, entrai nel gruppo e mi presentai ad un tenente colonnello di cavalleria che parlava agli altri ufficiali riuniti inzorno a lui. Così seppi che era D'Annunzio . Fatte le presentazioni, il gruppo si sciolse e gli ufjfriali corsero alle loro macchine e si accesero i ,notori. Mi avvicinai alt' automobile ove era salito D'Annunzio e sulla quale trovavasi con lui una persona, senza cappello, con. barba e capelli neri, vestiro di un impermeabile nero, armato di moschetto con baionetta (non so chi fosse). Richiesi a D'Annunzio do ve andasse, mi rispose pressapoco: 'Dove corn.anda la volontà del popolo .fiumano, dove si deve andare'. Le auroblindo che rrovavansi avanti (nella formazione di coLomw) all'automobile, si erano già messe in marcia; pensai inutile insis1ere con D'Annunzio ed avesse più probabile risulrato il tentativo di fermare gli autocarri che seguivano l 'automobile. Mi avvicinai ad essi, parlando a qualche ufficiale dei granatieri, cercando di persuaderli che essi non dovevano obbedire agli ordini ricevuti da D'Annunzio, rna soltanto a queL/i dei diretti superiori. L'autornobile dove trovavasi D'Annunzio si fermò, ne scese la persona sopra descrirta che l 'accompagnava, corse a m.e col moschetto alla mano dicendomi che essi erano risolu1i ad andare avanti ad ogni costo, anche adoperando la forza e che era inutile che io rentassi oppormi perché erano disposti a cominciare, se occorreva, ad impiegare la forza con me . Dagli autocarri si gridava 'Andiamo a Fiume, evviva Fiurn.e!' . Ho giudicato che fosse inutile la mia personale, individuale opposizione: che invece la mia opera potesse essere di qualche utilità se riuscissi a dare norizie a chi poteva aver mezzi a disposizione per opporsi forse alla spedizione. Specialmente ho giudicaro fosse necessario dare informazione al generale Pitraluga, che avevo lasciato da poco, in possesso di notizie piuttosto olfimis1e e comunque senza nessuna co1i'erma sulle voci di azioni da parte di truppe regolari. Ho giudicato che anche fosse necessario far presto nel dare tali notizie, profcttando del fatto che nessuno aveva pensato a privarmi
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dell'automobile e che forse nessuno aveva pensato ancora ad interrompere le comunicazioni telefoniche . Sono risalito suLla macchina, mentre la colonna proseguiva su Fiume e mi sono avviato a Castelnuovo , ove sapevo trovavasi un posto tele.fonico . Sono riuscito a persuadere di venire con me un i{fficiale, che trovavasi su di uno tm gli ultimi autocarri della colonna, ma di cui non ricordo l'anna , né il nome e che lasciai poi a Castelnuovo. Giunsi a Castelnuovo, credo verso le 9.30 (salvo errori di rnemoria). Riuscii poco dopo ad avere la comunicazione con Fium.e, parlai al generale Pittaluga, eh.e informai circa quanto avevo veduto . Mi pare che la comunicazione sia stata da me fatta poco prima delle 10. ma 11011 posso ora precisare. Cercai quindi di avere la comunicazione.col Com.anelo XXVI Corpo d'Annata: non essendo riuscito a parlare né con S.E. il Comandante, né col Capo di S .M., parlai con un Colonnello , eh.e non so quale uff1cio avesse nella località sede di quel Comando e che mi pare fosse il col . Vercellino, ma non posso assicurare . A quel colonnello diedi uguali informazioni, con preghiera di comunicarle al Comando del Corpo d'Armata. Poi proseguii per Udine , ove giunsi, mi pare, verso le 12.30. Rzferii personalmente, su quanto avevo visto, al generale Breganze, Capo di Stato 1\rlaggiore del Comando del!' 8" Armata" 139 . Informato intorno alle 10 cli quanto stava avvenendo , Pittaluga cle cicleva cli portars i immediatamente su l posto cli sbarramento n. 9 per intercettare la colonna D'Annunz io. Prima cli muoversi , emanava alcu ne disposizioni che l' imminenza ciel caso e la scarsit~1 delle forze consigl iavano : avvalendosi della piccola riserva costituita eia d ue compagnie ciel 9° reggi me nto fanteria e cli una cli zappatori del Genio, ordinava che una del le compagnie del 9° fosse trasportata in camion anch 'essa verso il posto cli sbarramento, mentre nel contempo disponeva che il 5° squadrone di Piemonte Reale Cavalleria partisse immediatame nte in ricognizione sulle due strade d i Castu a e di S. Mattia, sino ad oltrepassare le s uddette località. I compiti affidati allo squadrone non erano in veritù né pochi né fac ili: doveva esplorare il terreno a cavaliere delle
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due strade , e qualora avesse incontrato volontari del battaglione fiuma no doveva riunirli e tenerli in stato d i arresto; imbattendos i inoltre in contingenti di granatieri, in autocarro od a p iedi, doveva fermarli eco municare loro l ' ordine di portarsi ad Abbaz ia a dis posizione del comando ciel XXVI Corpo d ' Armala . Terminato cli dare tutte le s uddetle disposizioni, affidava il comando al brigad iere generale Castel Ii, comandante della Brigata Regina , e si metteva in macchina con il suo capo di stato maggiore t.en. col. Roncagl ia . preceduto da un'altra autovettura con a bordo un capitano dei carabinieri ed un tenente del comando del Corpo d ' Occupazione . Arrivarono al posto di sbarramento n. 9 verso le 11, trovandovi presente il gen. Ferrari che avrebbe poi dato la seguente descrizione:
"lo non conoscevo né / 'uno né l 'altro. Mi presentai subito per ricevere ordini avendo sapulo che era il comandante delle.forze interalleate, e perché egli era comandante effettivo di divisione. per cui rivestito di grado superiore al mio. Gli dissi del prossimo arriJJO della colonlla D'Annullzio, ed egli, rivolgendosi al capitano comandanre la 2" compagnia deL/'Vlll Reparto d'assalto . ordinò che assoluta mente non si lasciasse passare né D'Annunzio né i suoi uomini . A qualche eccezione fattagli dal predetto capitano circa La solidità delle truppe, rispose ad alta voce che era disposto a .far.fucilare chi non avesse obbedito e che avrebbe fatto arrestare D'Annunzio; poi si avviò a p iedi per l'unica strada per la quale la colonna D'An nunzio avrebbe dovu10 passare e dove ù4atti passò" 1•111 • Gli eventi s uccess ivi sono ricostruibili attraverso i rapporti compi lati nel pomeriggio dello stesso giorno da Pittaluga medesimo e dal suo capo di stato maggio re. Il primo affermava di essersi imbattuto, circa 200 metri prima della testa della colonna, nel ten. col. Re petto , comandante del 3° Gruppo d'assalto , che era a cavallo ed accompagnato dal suo aiutante maggiore . Interrogato circa la sua provenienza e di quali notizie disponesse, l'ufficiale avrebbe manifestato perpless ità ed incertezza fo rnendo risposte inconcludenti, atteggiamento per il q uale veniva aspramente rimproverato da Pittal uga che, ricordandogli i propri doveri d i soldato, lo invitava a dirgli tutto ciò che sapeva, al che il Reperto avrebbe allora ri-
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ferito di aver visto poco prima D'Annunzio in marcia. Pinaluga gli ordinava cli mantenere il suo posto e di compiere per intero il suo dovere . dopo di ché proseguiva lungo la strada. La versione fornita dal ten. col. Roncagl ia risulta in proposito alquanto di versa, in quanto vi si afferma che il generale Pittaluga, incontrato il Repello alla testa di un gruppo di arditi, gli intimava d i retrocedere con i suoi soldati ottene ndo lo scopo, solo momentaneamente però, poiché il comandante de l 3° Gruppo d'assalto riprendeva la marcia verso Fiume pur avendo dato la parola d 'onore di non avanzare più. Pittaluga, dal canto suo, non avrebbe mai confermato sia ne l rapporto che nel le dich iarazioni verbali s uccessivamente rilasciate a Pecori Girateli , la presenza degli arditi e la richiesta della parola d'onore da parre di Repelto con relati va adesione cli questi . ma la descrizione del Roncaglia risulta in tal senso piuttosto dettagliata:
"Deffo ufficiale , inrerrogato dal generale Pittal11ga sul 11101i110 del suo allo111a11a111e1110 dalla linea d'annistizio che il suo reggimento presidiava , esitò a rispondere, poi si difese dicendo che si recm·a a .fare una passegf.i ia1a a ca,·allo verso Fiume. Alle 1)(/role piene di rimJJrO\'ero e di richiamo al dovere del generale Pitraluga ed alla minaccia di fucila~ione immediata, il Repello parl'e riO\·ersi e confessò lo scopo della sua marcia verso Fiu111e. Ali 'ordi11.e di ri1omare immediatamente indietro il tenente colonnello parve ubbidire e diede al generale Pi1taluga, che dm·e va co111i1111are in automobile la strada l'erso lo sbarrame1110 di Cantrida. la parola d'onore che sarebbe ritornato. Diede infalli l 'ordine di ritomare agli arditi che lo circondavano e 1·oltò il cavallo per dare atruazione a tale intendimento. Appena però l'auromobile del generale Pittaluga fu ripartita, egli ril·oltò il ca,·allo verso Fiume e si mise al galoppo" 1•11 • Pitta luga. peraltro, dichiarava nel suo rapporto d i aver poco dopo incontrato una compagnia di arditi in marcia (era la 3· dell'Vlll Reparto d' assalto) all a quale intimava l'alt , ottenendolo nonostante i tentativi contrari del giovane subalterno che ne era a capo . Pittalu ga cercava di sfruttare la c ircostanza intimando a i soldati di deporre le armi ma . dopo un accenno all'obbedienza da parte di alcuni di loro , probabil mente intimidit i da ll 'autorit~l del grado dell ' inte rlocutore, avev a il
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sopravvento l 'invito perentorio del giovane uffic iale (sembra fosse il s ottotenente Barbona) . Secondo il comandante ciel C orpo d 'Occupaz ione d i F iume, questo sare bbe stato il s uo solo atto cli vera ribellione, smentendo così quanto apparso in seguito s ul giornale fiumano La Ve detta d' ltctlia del I O Ottobre circa un atteggiamento molto più minaccioso; all'ordine dato da Pittaluga ad un ufficiale dei carabinieri di d isarmare la compagnia , il sottotenente avrebbe risposto ordinando alla stessa il "crociat-tet" (*). GI i arditi che stavano di fronte a Pittaluga erano la testa della colonna che avanzava su F iume ; realizzato ciò, P ittal uga, dopo aver aspramente ri m proverato iJ subalterno per il suo atteggiamento, gli o rdinava cli anelare a c hia mare D ' Annunzio in nome del generale itaJ iano comandante cli Fi ume , cosa che l'ufficiale effettuava sollecitamente me ntre Pittaluga, approfittando della sua mome ntanea a ssenz a , cercava ancora una volta di richiamare i so ldati al sentimento ciel dovere e d al gi uramento cli fede alle istitu zioni. TI sottote ne nte to rnava poco dopo dicendo che "i J colonnello D'Annunzio non riconosceva nessun generale comandante cli Fi ume" . No n res tava altro eia fare al generale che anelare direttamente a lla ricerca cli D'Annunzio, mentre eia tutta la colonna g iungevano grida di "Viva l 'Ital ia, viva Fium.e". L'incontro fra Pillaluga e D'Annunzio ebbe luogo verso le l l .15 , ed anch'esso è ricostruibile attraverso quanto dichiarato da llo stesso Pittaluga e dal tcn. col. Roncaglia ne i rispettivi rappo rti. Il primo così riferisce :
"Domandai subiro del colmmello D'Annunzio, ma non mi.fii possibile rintracciarlo. Frattanto la testa della colonna voleva ad ogni costo proseguire . Alla fine. con /'aiuto del capo di stato maggiore, pO!ei vedere D'Annunzio , cui rivolsi l'invito di evitare guai alla Patria. Rispose con poco riguardo - 'in modo indisciplinato', avrebbe precisato Roncaglia - vcmtando i suoi meriti di guerra , le sue medaglie e il disrintivo di mutilato . Disse che doveva andare a Fiume ad ogni costo. Feci appello alle sue virtù di soldato . nulla 1rascurai per persuaderlo a parlamenlare, ma egli troncò dicendo 'Avanti, vi-
('-') Movimento dell'arma l unga contemplato nella regolamentaz ione milit are precedente la J0 guerra mond iale. Consisteva nell'imbracciare il fuc ile - eia parte del soldato a gambe cli varica1e e Le~e. in posizione obl iqua con il piede destro arretrato rispelfo al sinistro · con la mano sinistra lungo i l f usto e la destra sull 'impugnaturn . appoggiata alla regione peli ora le 0111olatcralc. con il calcio stretto fra l'avambraccio cd i l corpo. Il movimento era nato co11 lo scopo di far formare alle truppe appiedate le "selve di ba ionette" contro le cariche cl i cava lleria.
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va l'Italia ' , e le autoblindo mossero velocemente in avanti insieme aUa testa della colonna" . La concisa nanazione di Pittaluga può essere opportunamente integrata da quella del suo capo di stato maggiore. Il rapporto Roncaglia , infatti, così si esprime:
"Ebbi il primo inconiro con. il tenenle colonnello in congedo D'Annunzio circa 600 metri ad Ovest dello sbarramento di Cantrida, quando, precedendo di corsa di pochi passi il ienerale Pittaluga, mi gettai davanti a/l'automobile montata da D'Annunzio riuscendo a fennarla (ero stato all'uopo facilitato da un arresto quasi improvviso fatto, ai miei segnali di fermata, dalle waohlindomitragliatrici che precedevano detta automobile). Intimai con il revolver in puww al te1iente colonnello in congedo D'Annunzio di scendere per conferire col generale Pittaluga; egli non aderì a tale mia intimazione, rispondendo che 'non riconosceva generali italiani'. Il generale Pittaluga, avvicinatosi nel frattempo all'automobile, scambiò con lui qualche fi'ase , invitandolo a desistere dal suo proposito; ma tutta la colonna, eccitala dalle grida dei molti arditi che 142 circondavano l'automobile e gli autocarri, si rimise in moto" • Il generale Ferrari, intanto, era rimasto presso la barriera del posto di sbarramento n. 9, disponendo che la 2• compagnia dell' VIII Reparto d'assalto al comando del capitano Sbacchi sbarrasse la strada, facendovi mettere a traverso anche la propria automobile in aggi unta alle due autoblindomitragliatrici che già vi si trovavano . Alle 11.30 circa la colonna, con in testa due automitragliatrici e la vettura di D ' Annunzio, si era presentata all'altezza dello sbarramento.
"Mi avanzai di qualche passo - dice il rapporto di Ferrarl - e con le mani alzate feci cenno di fermarsi, mentre ad altissima voce gridai alt! a.lt!, ma la vettura proseguì, e quando mi voltai per vedere se la compagnia di guardia alla barriera era al suo posto, mi vidi attorniato dagli arditi di quella stessa compagnia che circondarono su-
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bito la barriera e al grido di 'viva Fiume italiana.'' si unirono al poeta e si diressero a Fiume, passando fra le autoblindo che sbarravano incompletamenre la strada e che sarebbero state utili se la compaviia avesse resistito . La sbarra, alzata dagli arditi al presentarsi della vettura di D' Annunzio,fu riabbassata dai carabinieri per ordine del generale Ferrari prima. che, a quanto pare . giungesse il grosso della colonna . Corsi allora incontro ai granatieri. che procedevano sopra i camion per persuaderli a fermarsi. Riuscii infatti ad arrestare il primo carico di granatieri, il quale al mio ordine si fermò ed i soldati saltarono giù dal veicolo . Io ero in mezzo ai granatieri che , avendomi riconosciuto quale loro anLico colonnello , mi gridarono di metrermi alla loro testa; cercai tratrenerli, ma a nwlgrado di ogni m io sforzo non vi riuscii ed i granarie1-i e gli altri, a piedi, rnrcarono la linea d'armistizio e raggiunsero la vettura di D'Annunzio" i-u _ Alcu ni minuti dopo giungeva il generale P ittaluga che, visti riuscire vani i suoi sforzi , retrocedeva a piedi verso il posto di sbainmento. Sembra che, nella concitazione del momento e nel precipitare degli eventi, egli avesse conservato la speranza che lo sbarramento avesse realmente frapposto un ostacolo a D'Annunzio ed ai suoi seguaci; infatt i, incontratosi con Ferrari, gli ch iese dove si trovasse D 'Annunzio, domanda che suscitò non poca meraviglia nel comandante della 45" Divisione dal n1omento che la strada era una sola e senza bivi, per cui non poteva non averlo incontrato. Gli rispose comunque cbe D ' Annunzio era passato, seguito dalla co111pagni,i cli guard ia a lui acclamante. Poco dopo , anche il comando dell'Vlll Reparto d'assalto, con alla testa iJ comandante maggiore Nunz iante, si metteva nella scia della colonna dichiarando che andava a raggiungere il proprio battaglione diretto a Fiume . .Al passaggio del posto di sbarramento, si erano potuti contare circa 30 autocatTi e 5 autoblindate della 4" Squadriglia , che erano state incorporate da D'Annunzio al suo passaggio da Castelnuovo; oltre ai granatieri , vi erano volontari di Fiume e d i Volosca e numerosi arditi dell'Vlll e XXII Reparto d'assalto. Pittaluga, ri montato in macchina con il suo capo di stato maggiore, raggiungeva D'Annunzio pregandolo cli volergli almeno consentire cli
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precederlo al fine di ev itare possibili conflitti e conseguente spargimento di sang ue ital iano . D 'Annunzio s i dimostrava in tal senso più arrendevole, cosicché Pittaluga si portava in testa alla colonna dando ordine ai successivi contingenti di truppe (cavalleria e fa nteria trasportata su camion) di non aprire il fuoco e cli lasciarla passare. Chi risultò completamente assente dalla scena degli avvenin1enli fu il generale Gandolfo, comandante del XXVI Corpo cl ' Annata . Lo abbiamo visto in procinto d i lasciare verso le JO la sede del suo comando ad Abbazia per muovere incontro a D'Annunzio ; lungo la strada ebbe ancora un altro colloquio di alcuni minuti con il gen. Ferrari , in merito all 'eventuale uso delle armi del quale già s'è eletto , iniziando poi a percorrere la strada per Volosca-Mattuglie alla velocità necessariamente moderata alla quale costringevano la numerose curve ciel percorso . Arrivò pertanto al qlladrivio cl i Mattuglie fra le 10.15 e le 10.20, e forse qualche minuto dopo. allorché Ja colo nna cli D'A nnunzio era già tutta sfilata e, al fondo della strada, era visibile solo il polverone che aveva sollevato . Gandolfo non accen nò nemmeno ad insegu ire la colonna, non ancora tanto lontana da non far ritenere possibi le un ricongiungimento, rinunciando così ad esercitare quell 'azione di persuasione con D'Annunzio per la quale circa un 'ora prima si era dimostrato decisamente disponibile. Tornato a M attug lie, cercò di avvalersi della Brigata Sesia per costitui re una seconda linea atta ad impedire altri sconfinamenti, ed in parte vi r.i uscì con qualche reparto del 20 l O reggimento, il meno "fiu manizzato" dei due, che in effetti mandò a vuoto alcuni tentativ i da parte cli nuclei e cli isolati. Ma ben presto venne nella persuasione cli non poter fare alcun affidamento s ulle truppe della Brigata Sesia perché, in base a quanto ebbero , a dich iarargli il comandante ed alcuni uffic iali superiori della brigata stessa, la lunga permanenza di questa in Fi ume la rendeva poco idonea allo speciale impiego; anzi , si aveva ragione cli credere che buona parte elci componenti intendessero solidarizzare con il movimento fium ano . E più tardi, essendogli ris ultato che due compagnie del 1° battaglione del 202° ed il plotone ard iti reggimentale si erano avv iati a piccoli grnppi con i loro ufficiali verso F iume, ordinò che la Sesia si trasferisse in g iornata a Bisterza dove , a s uo modo d i vedere, avrebbe potuto essere impiegata nel settore settentrionale nel caso si fossero verificat i i movimenti sloveni segnalati dal comando dell '8' Armata . F u appunto nel corso di questa marcia di trasferimento che il 2° battaglione del 202° reggimento, con il rnagg . Rigoli in testa , giu nto al crocicchio di Mattuglie, invece cli procedere a No rd per Bisterza, volse a Sud-Est dirigendos i verso Fi ume .
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Per quanto riguardava il comando clell'8" Armata, - al quale, come si è visto, la notizia del movimento della colonna D ' Annunzio era stata resa nota verso le 10.30 - esso disponeva , aderendo alle richieste ciel XXVI Corpo , per l'urgente trasferimento in ferrov ia a Mattuglie della s• Brigata Bersaglieri e sospendeva la sostituzione delle truppe lungo la linea d 'armistizio nella zona di Trieste, ordinando che anche la Brigata Lombardia si trasferisse a Mattuglie alle dipendenze ciel XXVI Corpo d'Armata. Priva ormai cli ogni ostacolo ed impedimento, la colonna D'Annunzio proseguiva così trionfalmente la propria marcia su Fiume . Prutita da Ronchi con 250 granatieri, si era ingrossata con alcuni altri a Monfalcone, con le 5 autoblindate a Castelnuovo e con gl i arditi ciel XXII ed VIII Reparto cl 'assalto ciel 3° Gruppo, ai quali poco dopo si erano aggiunti circa 250 soldati e 7-8 ufficiali del I0 battaglione del 202° Fanteria della Brigata Sesia. Sì può calcolare per approssimazione che a Fiume, poco prima di mezzogiorno di quel 12 settembre 1919, siano entrati circa un migliaio di uomini ed una sessantina cli ufficiali, raggiunti nel pomeriggio eia altri 500 fanti ciel 2° battaglione del 202° reggimento che, in marcia per Bisterza, g iunti al biv io di Mattuglie avevano deviato verso Fi ume . Con i nuovi ruTivati aveva fraternizzato senza indugio il 28° Gruppo Obici Pesanti Campali , al comando del magg. Pisap ia. Sempre nel pomeriggio ciel 12, si portavano a Fiume circa 150 uomini clell' 8° Battaglione bersaglieri ciclisti al comando del cap. Bianchi. Il colpo di mano dannunziano era anelato a segno , ed in forma ciel rutto incruenta . Di esso e dei suoi sviluppi era stata data comunicazione alla Presidenza del Consiglio, al Ministero della Guerra ed al Comando Supremo, attraverso una serie di messaggi da parte del comandante del l' 8" Armata - informato , a fatti compiuti, con fonogramma n. 3215 delle ore 13 ciel comando XX VI Corpo d'Armata - e di quello del Corpo d'Occupazione Interalleato , alcuni dei quali sono riportati in Appendice (Allegati 6-7-8-9) . Dopo il rientro in Fiume, la prima preoccupazione del gen. Pittaluga fu quella cli attenuare lo stato di eccitazione della fo lla, alla quale pertanto parlò - almeno a quella parte che si era assiepata all ' ingresso della città e lungo il percorso - invitandola alla calma ed all ' obbedienza. A questo adempimento fece seguito quello cli assicurare la protezione dei comand i francese ed inglese, presso le cui sedi inviò un ufficiale cli collegamento del suo stato maggiore impartendo altresì al maggiore dei carabinieri Ramponi l'ordine di intensificare la vigilanza delle sedi stesse. Il provvedimento era opportuno, perché la tensione non accennava a scendere e raggiungeva il culmine poco dopo mezzogiorno allor-
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ché una autoblindomitragliatrice si portava dinnanzi al palazzo del Govcrnatoralo. sede del coniando cli Pittaluga. in chiaro atteggiamento cli blocco. Ne l frattempo, la piazza antistante veniva invasa da una moltitudine di citladini e di militari armati con alla testa il presidente ciel Consiglio Nazionale Grossich . che chiedevano a gran voce che fossero ammainate le bandiere delle nazioni alleate che sventolavano . accanto a quella italiana, su l fronto ne elci palazzo. ln quest' ul timo entrarono i membri del Cons iglio Nazionale ed alcuni degl i ufficiali fra quelli che erano al comando delle truppe entrate a Fiume. La situazione era abbastanza cri tica. e min acciava di poterlo diventare ancora di più cli fronte ad un irrigidimento cli Pittaluga: questi , di conseguenza, onde ev itare un 'in vas ione ciel palazzo dagli esiti impreved ibili nonché una manifestazione cli vi lipendio alle bandiere alleate . anch ' essa potenzialmente foriera cli dannose implicazioni in ternazionc:i! i, aderi va al la richiesta attraverso un frettoloso. sobrio ma significativo ceri moniale. Tre squilli di attenti e e gli onori resi eia un picchetto armato precedevano la rimozione dei vessilli che veni vano poi collocati nell' ufficio del generale comandante. guardati a v ista da una sentinell a (Allegato I 0). Subito dopo. si susseguivano al balcone del palazzo alcuni oratori. quali il presidente del Cons igl io !\azionale cd il podestà. Entrambi ribadivano la decisione di Pi ume, ormai Libera da ogni ingerenza straniera , cl i essere annessa all ' Ita lia, ed invitavano la popo lazione ad obbed ire agli ordini di chi veniva ad assumere il comando della città. Ad essi seguiva il ten. col. Reperto, facendo anch·egli appello alla calma ma signi ficando senza men.i termini che, qualora si fossero rnan ifesratc opposizioni da parre degli alleati, non si sarebbe esitato ad affrontarle con la massima energia. Frattanto si verificavano quà e là alcuni incidenti. comunque di lieve entit~t e sufficientemente con trollati. TI più scrio cli essi fu quello atti vato da 50 marinai che, portatisi nell ' ufficio della base francese. intimarono la rimozione della bandiera: i francesi si rifiutarono. minacc iando i I ricorso ali 'uso delle armi, al che i marinai contrapposero che. trascorsa mezz' ora , avrebbero deposto il vessillo con la forza. Tutto f inì poi nel nulla per il tempestivo intervento di ufficiali italiani. Ma la situazione tendeva a rimanere instabile. dando a Pitta luga la crescente consapevolezza del suo aggravarsi e dell' impossibilità di riu scire a dom inarla. Di questo stato d'animo. faceva fede un fonogramma inviato a metà pomeriggio al Comando Supremo ed al comando dcl l'8" Armata nel quale si affermava come la città fosse in mano cli truppe, ci rca 2600 uomini. afnuite dai limitrofi Corpi d'A rmata e che i batta-
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glioni della Brigata Regina, pur mantenendosi disciplinati, non erano in grado, sia per il servizio sulla linea che per le condizioni morali. di ricondurre alla ragione gl i occupanti della città . Lo sconforto subentrato in Pittaluga era tale da portarlo a dire , in proposito , di non credere che fosse il caso di fare neanche un tentativo, dato lo stato di esaltazione della popolazione e delle truppe; ma, ancor più, lo scoraggiamento lo induceva a prospettare l'impossibilità cli conservare il comando: "ln tali condizioni se Governo non ritiene inviare carabinieri e forze rilevanti bene inquadrate dichiaro che non posso rimanere attuale posro. Rinunzio pure a quello di rappresentante italiano qualora venga creata co1nmissione qualtro generali. D'Annunzio è deciso a non cedere },no a quando non verrà dichiarata annessione al/' Italia" ,.i,. Ed infatti, poco dopo le 18, l'uomo-guid a delle spedi zione su Fiume avrebbe preso la parola dal balcone del palazzo ciel Governatorato, dinnanz i ad una folla di circa 10.000 persone ammassate in piazza Roma e sulla via 30 ottobre . Le prime ombre della sera ed uno stato febbrile in atto, postumo dell'indisposizione con la quale era partito da Venezia ed accentuato probabilmente dello srress cli quella g iornata, accentuavano la ieraticità del viso di D'Annunzio e la tonalità declamatoria della sua voce, solo a tratti rotta eia qualche stridore:
''Italiani di Fiume! nel mondo folle e vile Fiume è oggi il segno della libertà; nel rn.ondo folle e vile vi è una sola cosa pura: Fiume; vi è una sola verità, e questa è Fiume; vi è un solo amore, e questa è Fiume! Fiume è come un/aro luminoso che splende in mezzo ad un mare di abiezione". Dopo aver esaltato l' ardimento delle truppe accorse a salvare la città dalla ignominia e dalla viltà nella quale voleva trascinarla il governo di Nitti, il poeta così proseguiva: "In questo pellegrinaggio d'amore io sono venuto a sciogliere il voto promesso nel maggio scorso al popolo dì Roma.
'" AUSSME. re i. PG , "Annessi", vo i. 1-63 g. prot. 16797 del 12.9. 19 19,da Comando Corpo Occupazione Fi ume a Comando Supremo e Comando 8' Armata, f.to Pittaluga.
f. ·esercito e Fi11111e dw1111111ziana: i primi I 00 giorni
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Allora la vasta bandiera del Timavo, la bandiera che aveva coperto il corpo del fante dei fanti. jì1 spiegata dalla ringhiera del Campidoglio e poiché il lembo rosso giunse a bagnarsi nella tazza della fontana sotrostante, essa fu battezzata dall'acqua Capitolina. E tutto il popolo gridò al presagio. Poi vi gettai una lunga banda di crespo nero perché la bandiera restasse abbrunata .finché Fiume non fosse nostra; ma il vento la investì e la sollevò com.e se volesse distogliere il lutto . E tutto il popolo gridò nuovamente al presagio. Oggi io vi mostro quesra bandiera che, per volonrà del fante , io do vevo consegnare a Trieste. Prima di portarla a Trieste essa do veva venire a Fiume per essere riconsacrata dalla voslra fede" '~5 . Una volta spiegato la bandiera, D'Annunzio continuava la sua orazione e, invocando a testimoni l' Inghilterra di Mi lton, la Francia di Vietor Hugo, l'America di Lincoln e di Whitman, chiedeva al popo lo cli Fiume la conferma del plebiscito del Consigl io Nazionale del 30 ottobre. Ottenutala naturalmente a gran voce, mentre una convu lsione di tricolori grandi e piccoli s i ag itava verso la bandiera del fante , con voce fattasi più peren toria e squillante affermava:
"lo soldato , io volontario, io mutilato di guerra, credo di interpretare fa volontà di tutto il sano popolo d'Italia proclamando I ' annessione di Fiwne" (Allegato 11). L'eco di questo primo discorso dannunz iano a F iume fu notevole, e non avrebbe potuto essere altrimenti , tenendo conto della grande capacità cli aggancio verbale con l'anima della folla cbe era connaturata nel personaggio e del ruolo che in quel momento egli veniva a svolgere. Le risonanze delle parole cli D ' Annunzio erano fatte proprie e trasparivano da un editori ale comparso sulla Vedetta d 'Italia due giorni dopo (Allegato 12) nonché dal commento , sul medesimo numero, relati vo al resoconto della seduta dello stesso giorno 12 settembre alla Camera elci Deputati e chiusosi con il preannuncio che la discussione su Caporetto sarebbe continuata il g iorno s uccessivo (Allegato 13) , entrambi esempi
'·" La Vede11a d'Italia, Fiume, 11. 17, 14.9. 19 19 ..
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L ·esercii o italiano e fu q11es1ionefiunw11a ( /918-1921 J
abbastanza significativi d i assorbimento anche lessicale della stil istica espressiva ciel poeta. Appena terminato cli parlare, D'Annunzio aveva chiesto di conferire con P ittaluga al quale . dopo aver esposto le ragioni che l'avevano indotto a prendere l' iniziativa di marciare sulla città, dichiarava espl icitamente di voler assumere il comando e la direzione della stessa. Il comandante del Corpo d'Occupazione rispondeva che non avrebbe mai acconsentito a cedere il comando senza un ordine preciso dei s uperiori e ciel governo , d ichiarandosi peraltro disponibile. dietro le pressanti insistenze del suo interlocutore, a mettersi in contatto con i massimi organi politici per prospettare loro la situazione e ricevere un chiaro orie ntamento e precise direttive. Non aderiva invece alle pression i di D'Annunzio affinché so llecitasse il riconoscimento del fatto compiuto. Come s i rileva dall'A llegato 9, anche il comandante dell'8" Armala generale cli Robilant aveva dato comunicazione de ll'avvenuto arrivo a Fiu me di D'An nunzio e dei suoi seguac i, aggiungendo cli aver ord inato a P ittal uga cli procedere all'arresto ed al disarmo dei ribell i, compreso D'Annunzio, e di rimandare i granatieri sulla linea d 'armistizio , ordine che peraltro Pittaluga avrebbe poi dichiarato cli non aver mai ricevuto e ciel quale, in effetti, non pare sia stata trovata traccia . Un'ora dopo , alle 15.30, Di Robilant forn iva al Comando Supremo ed al ministero della Guerni ulteriori particolari, valutando fra i 6000 e gli 8000 gli occupanti della città, stima che risultava per eccesso rispetto a quella fatta eia P ittaluga (Allegato 14) . Alle I 7 in viava le prime disposizioni al comando del XXVI Corpo cl' Annata, che contemplavano l'inizio di trattative con D'Annunzio ed il ricorso al la fo rza nell'eventual ità di un irrigidimento eia parte cli questi; ad ogni modo , com unque fossero anelate le cose, si dovevano disarmare e catturare sia i capi della s pedizione che le truppe che ne avevano fatto parte (Allegato 15). Informava cli tali di spos izioni il Comando S upremo ed il ministero della Guerra, precisando che giudicava gravi le conseguenze dell a situazione venutasi a creare e che, se fosse risultato necessario, ali' indomani si sarehhe recato egli stesso a F iume . ln precedenza, alle 15.30, Di Robilant aveva teJegrafato pure e Nitti; era un messaggio impo11ante perché, oltre a rappresentare anche al Presidente ciel Consiglio la gravità della situazione, gli chiedeva se il governo fosse edotto della spedizione e se segretamente l' appoggiasse . Laddove ciò non fosse stato, aggiungeva, avrebbe chiesto i mezzi necessari ed avrebbe agito con la massima energia. Non si conosce, ed è un peccato, il tenore della risposta cli Nitri, né se effettiva-
L'esercito e Fiwne dannunziana: i prim.i /00 &iorni
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mente vi sia stata, nel senso d i uno specifico riscontro al quesito. Certo è che, sulla base di un fonogramma inviato a Di Robilant dal Presidente del Consiglio - spedito alle 18.50, e quindi da ritenersi presumibilmente come il primo che abbia fatto seguito a quelJo ciel comandante dell '8" Armata - è possibile evincere una forma indiretta d i risposta:
''Giunge notizia che Gabriele D 'flnn.unzio è partito da Ronchi a capo di mille granatieri et di volontari fiumani stop Ella sa quale è il nostro preciso dovere in questo momento. i'vfa io non so persuadermi gravissimo fatto come si è potuto avverare stop Le raccomando di provvedere con il più estremo rigore stop L' ftalici non deve essere tradita da chi ha il dovere di difenderla stop Nitti" 1•11' . Di Robilant faceva a sua volta seguito, poco dopo, con questo messaggio :
''Accuso ricevuta telegramma 25376 U.C. stop Ho già ernanato severe disposizioni ed è incorso concentramento forze per energica repressione stop È pure in corso inchiesta per assodare come abbia potuto avverarsi grave fatto che con VE oltremodo deploro stop Sarò dom.ani Fiume" ''11 • Ma ancora più importante, a nostro parere, è il rapporto che nella tarda serata di quel 12 settembre così denso di avvenimenti il comandante dell'8'' Armata aveva redatto per il Presidente del Cons iglio. In esso, dopo una succinta analisi delle cause pi ù vicine cli quanto accaduto nella giornata, Di Robilant sentiva il bisogno di chiarire l'origine della sua imbarazzante - e forse anche un poco ingenua, dal momento che comunque non avrebbe potuto sperare in una risposta affermativa, tanto più quanto questa fosse stata quella vera - domanda delle 15.30:
"L'insieme di questi fatti contrari al mio modo di vedere e sui quali non fui mai consultato, fecero nascere in me il gran dubbio che qualcosa a mia insaputa, e per motivi da ,ne ignorati, fosse stato
"" AUSSME, re i. PG, " Annessi", voi. 1-63 g , prm. 25376 del 12.9. 19 19 , cJa Presidente Cons iglio a gen. Di Robilant, f.to Nitti. '" AUSSl'vfE, rei. PG , " An ness i", voi. 1-63 g , senza protocollo del 12 .9. 1919, da Com.te 8' Armata a Presidente Consiglio, f.to Di Rob ilam.
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dal go,·emo combinalo per scopi che io non pore,•o da solo immaginare e che non a ,rei polulo ostacolare. Da ciò la dommzdafarta col telegramma delle 1530 n. 4 1640 Op. in daw odierna. La rispos1a chiara e precisa di VE mi rassicura , e farò quanto starà in me per rispondere a quanto richiede nel modo migliore" 1' ' . La risposta, a nos tro avviso, era tutt 'a ltro che chiara e precis a ma solo espressa in form a indiretta , intelligenri pauca, e non avrebbe potuto essere altrimenti: certamente più chiare e precise erano le direttive ('"Le raccomando cli procedere con il più estremo rigore' ·) , che venivano ribadite in un successivo telegramma emesso il giorno dopo , 13 settembre: '" Voglia ad ogni costo arrestare delittuoso movimento" (A llegato 16) . Un rapporto sug li avvenimenti accaduti il 12 settembre veniva redatto al la fine della g iornata tan to da Pittaluga che dal s uo capo cli stato maggiore Roncaglia ed inviato al Comando Supremo ed al comando clell'8' Armata (Allegati 17-1 8): i due documenti risultano sostanzialmente analoghi nell a vers ione dei fatti . presentando solo qualche divers ità in alcun i particolari ed indicazion i orarie, peraltro ininfluenti. La notte fra il J 2 ed il 13 non era destinata a lasciar riposare a lungo i principali protagonisti della vicenda fium ana . o· Annunzio, già alle 4 ciel mattino, era dovuto accorrere al porto dove era in corso una accesa clirnostrazione cli ard iti e popolazione tende nte ad impedire la partenza della Regia Nave Dante Alighieri, e solo un ·ora dopo inv iava al generale Pittaluga il ten. col. Re petto latore di una lettera nella quale, con molta deterrnina7.ione, chiedeva l' assunzione del comando cli Fiume:
"Non ho a1·uto jìnora nessuna risposta nel senso già concordato . La sirua-:;ione è pericolosamellfe ambigua . E molli fatti indicano che il Governo temporeggia senza lealtà e non occella in nessun modo il fatto co111piuro. È necessario che io assuma subilo il Comando Militare di Fiume lraliana. È una misura d'ordine. Voglia dirmi se Ella è disposta a cederlo. In ogni caso, io con i miei sono risoluto a prenderlo, per evitare i disordini che si disegnano. M'auguro che sangue Ji'aterno 11011 sia 1·ersa10. Vil'Cl I' lralia!" , J Q.
"' AUSS!\IIE. rei. PG , "'Annessi''. voi. I 63 g. prot. 41 90 del 12.9.1919. da Conue 8' Armata a Presiden1c Consiglio. f.10 Oi Rohilam. "' AUS$1VIF.. rei. PG . voi. 62 g, parte Il. pag. 92.
L'eserci10 e Fiume dan11w1ziano: i pri111i 100 giorni
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La risposta di Pittaluga , anche se 11011 scevra di una dignitosa fermezza, risultava certamente meno determinata, incline ad un che di paternalistico e cli accomodante:
"Signor Gabriele D 'Annunzio , ieri ci siamo parlati da soldato a soldato . Ella mi promise che avrebbe atresa risposta del Governo, cui ho subito telegrafato ieri sera come di promessa. Finora nuJLa è giunto, La prego perciò di l'Oler attelldere ancora, non essendo io disposto a cedere iL comando a nessuno senza regolare ordine dei miei superiori o del Governo . E siccome sangue fraterno non si de ve versare, così La prego di voler auendere, talltO più che 110n vi è nessun indizio di probabilità di disordini. La risposta non può rardare . D'allra parte s'Ella potrà procedere a/L'ordine della cillà . d'accordo con Consiglio Nazionale, io non credo possa arrogarsi il dirit10 di togliere il comando a un generale che risponde anche della sicurezza dei confini della Pmria verso i croati. Mi permetto quindi di pregarla ancora una volta di artendere e di ben riflettere per il bene di que//'lra/ia che a tutti noi sta tanto a cuore" ,,.._ Di q uanto stava avvenendo, il comandante del C orpo d 'Occupazione provvedeva ad informare telefonicamente il comando clell'8" Armata, già peraltro s ufficientemente edotto attraverso il c itato rapporto inviato la sera precedente dal P ittal uga nonché mediante le informazioni forni te d irettarnente dal Sottocapo cli Stato Magg iore dell 'Annata brigadiere generale Bonomi , inviato a F iume il giorno precedente e rientrato a Udine alle prime luci dell'alba cli q uello stesso 13 settembre. Al punto in cui era g iunta la situazione. Pittaluga non vedeva l'ora che gli giungesse l'ordine cli allontanars i da F iume, ed io previsione cli ciò si era prem urato di convocare il generale Castell i, comandante della Brigata Regina , per predisporre un 'eventuale cessione del comando a questi che, con tu tte le tru ppe regolari, avrebbe dovu to con tinuare nel compito cli vigilanza su lla linea d ' armistiz io lasciando in città solo un battaglione . Castel ]i ebbe non poche difficoltà ad entrare nel palazzo, in questo durante la notte numerosi arditi avevano preso posizione agli ingress i, e solo su ordine di D'Annunzio, al q uale P ittal uga aveva inviato
''" AUSS!v!E. re i. PG , voi. 62 g, pane IT . pag . 92.
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il ten. col. Roncaglia, la cosa gli fu possibile. Con D'Annunzio, Roncaglia non si era limitato a protestare per gli sbarramenti agli ingressi della sede del Comando d'Occupazione, ma nel corso di un colloqtdo svoltosi verso le 9 , a breve distanza dal primo , i due avevano convenuto sulla necessità di lasciare la Sesia a guardia della linea d'armistizio per fro nteggiare eventuali attacchi iugoslavi; D'Annunzio, a sua volta, aveva richiesto la permanenza a Fiume del personale del Comando interalleato e di tutti i serv izi già esistenti in città con i relativi ufficiali. Roncaglia si era impegnato a portargli una esplicita risposta entro mezzogiorno, cosa che D'Annunzio aveva accettato, esigendo però la parola d'onore ciel suo interlocutore che eia parte ciel Corpo d'Occupazione nulla sarebbe stato ordito contro di lui e che lo stesso Roncaglia lo avrebbe avvertito dell'eventuale invio, da parte ciel comando dell ' 8"Armata, cli reparti diretti contro la sua spedizione . Nel contempo, gli ammiragli inglese ed americano avevano chiesto a Pittaluga di poter conferire urgentemente con lui. Recatosi a bordo della Pittsburg insieme ad un ufficiale dei carabinieri e ad un interprete, aggiornava gli ufficiali alleati circa le ultime notizie, garantendo loro come il governo fosse assol utamente estraneo all'iniziativa dannunziana e che, comunque, da essa non sarebbe derivato alcun pericolo per le loro truppe. Ed infatti in una relazione di Gandolfo in data 16 si leggeva:
"A) Per quanto riguarda i reparti britannici, è assodato che D'Annunzio, saputo che la partenza era jìssata per la notte, inviò il maggiore Giuriati al comando inglese per chiedere che essa avesse luogo alle 9 del maltino, per consentire alle truppe ed alla stessa popolazione di dare il saluto ai partenti. Il cornandante inglese ringraziò, ma asserì che non era più in tempo a modificare le disposizioni prese. B) Le truppe francesi sono ancora quasi tutte a Fiume: hanno messo posti di guardia alla Capitaneria ed alla stazione ferroviaria ed hanno iniziato Lo sgombero della loro base. Lo stesso Capo di S.M. del generale Savy ebbe a confermarmi il rispetw dal quale sono tu.I· wra circondati i m.ilitari jì·ancesi rimasti a Fiume. C) L'ammainamento delle bandiere alleate avvenne senza dar luogo al minimo incidente e con. gli onori militari dovuti" 151 •
'" AUSSME, rei. PG, " Annessi'', voi. 7-69 g, foglio senza protocollo del 16.9.1919, da Gandolfo a Badogli o.
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Il compilatore aggiungeva po i che il deputato f iumano Ossoinak gli aveva esposto quel g iorno stesso una cons iderazione sui recenti avvenimenti. Essi avrebbero impedito due certiss ime sciag ure, e cioè: 1 - le esplosioni popolari cli sdegno che s i sarebbero sicuramente verificate non appena la polizia inglese avesse iniziato la sua opera, esplosioni delle quali era ora diffici le val utare la portata e le conseguenze; 2 - il fatto (che egli si riservava cli documentare) che sarebbe già stato tutto disposto perché la nuova pol izia locale, destinata a sostituire quella britannica, fosse attribuita a notissime personalità dell'ambiente croato . il che avrebbe indubbiamente provocato una reazione nella cittadinanza . A questo punto, in q uella tarda maltinata del 13 settembre , le cose sembravano avviate verso una soluzione certan1ente non legalitaria ma sicuramente pac if ica a far venire meno la quale . invece , si propagava la notizia dell'i mminente arrivo in città del gen~rale Di Robilant, comandante dcli '8• Annata, che determinava vivo fermento tanto nei seguaci d i D'A nnunzio q uanto fra la popolazione . Erano le l I .45 quando la sede ciel comando del Corpo d'Occupazione veniva invasa da circa un centinaio di a rditi che ne prendevano possesso. precedendo d i poco l'entrala cli D'Annunzio accompagnato da alcuni dei suoi ufficiali e da membri del Cons iglio Nazionale. Vi fu un momento d i tensione allorché Roncaglia cercò di oppors i al s uo ingresso e, in risposta alla frase di D'Annunzio "Anche Lei è un mentitore!", fece per scagl iarglisi contro . La reazione del poeta era altrettanto dura, e si estrinsecava nell'ordine dato aJ ten. col. Repetto cli passare immediatamente per le armi chi unq ue degli uffic iali del comando avesse d'ora in poi assunto atteggiamenti di opposizione . Proprio in quel momento, Pittaluga usciva dal suo uffic io e, dopo un appello al la cal ma, v i faceva entrare D' Annunzio per un colloquio. Q uesto, ali 'in izio, assunse su bito un tono concitato, soprattutto da parte dell ' ospite c he accusava il comandante del Corpo d'Occupazione di averlo trad ito dal momento che, senza che egl i ne fosse stato avvertito, il generale Di Rob ilant s i trovava già nel palazzo o stava per giungervi , e c he com unque la stessa notizia del suo arri vo costituiva un atte ntato all'azione patriottica da lui messa in atto, una minaccia ed una provocazio ne tali da rendere ind ispensabile che egl i assumesse immediatamente il comando dell a c ittà. L'atteggiamento cli Pittaluga fu improntato ancora una volta alla temperanza ed alla conc i I iazione: faceva osservare al s uo interlocutore che lui era un soldato e cometale legato al senso del dovere e che, nonostante il suo comportamento
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fosse stato "poco riguardoso", per il bene della Patria non riteneva di doversi opporre con la forza alla prepotenza, in aderenza al la linea di condotta che si era imposto s in dal giorno prima. Portato il discorso su temi meno acces i, Pittaluga ne approfittava pe r intavo lare con D'A nnunzio trattative sommarie per la continuazione della vigilanza su lla linea d ' armistizio , che doveva essere affidata esclusivamente alle truppe del gen. Castelli, per la sicurezza dei contingenti alleati e per fissare le consegne atte ad assicurare l'ordine in città . L'intesa fra i due stab il iva altresì che Pittaluga sarebbe partito ne l termine cli un ' ora, con tlltti gli onori dovuti al suo rango , che la maggior parte del personale del Co mando del Corpo d ' Occupazione lo avrebbe seguito p iù tardi mentre sarebbero rimasti a Fiume gli ufficiali, il personale ed i mezzi indispensab ili per garantire nei primi giorni l'ordine ed il fun zionamento dei servizi. Erano le 13 quando il generale Pittaluga lasciava F iume per Abbazia, dove lo attendeva il comandante de.11 '8• Armata portatosi sin dal le 11 .30 con quattro ufficiali presso la sede del XXVI Corpo d'Armata . A Roma, intanto , nella seduta alla Camera della stessa giornata Nitti aveva annunciato l'applicazione dell'articolo I 38 ciel Codice Penale Mi litare (reato di diserzione) nei confronti cli tutti coloro che, recatisi a Fiume, non fossero rientrati ai Corp.i e ntro 5 giorni , e cli aver disposto l'invio d' urgenza a Trieste, quale Commissario Straordinario Militare per la Venezia Giulia, con i pieni poteri, il generale Badoglio che infatti era partito da Roma intorno al le 11. Le direttive impartitegl i erano di isolare la città con truppe fedeli , tagliare i viveri ai rivoltosi ed alla città stessa e mettere in pari tempo in azione tutti i mezzi per persuadere gli sconsigliati a desistere dai loro propositi 152 • Di Robi lant, nel frattempo , aveva dovuto rinunciare al suo primo proposito cli recarsi a Fiume , dopo che il gen. Gandolfo gli aveva mostrato il testo d i un telegramma cli Pittaluga nel quale si informava come la popolazione fiumana, saputo del suo imminente anivo, stesse organizzando una dimostrazione ostile contro di lu i. Costretto a rimanere quindi ad Abbazia , il comandante dell '8" Armata emanava una serie cli dispos izioni che precorrevano gli intendime nti del governo - dei quali non avrebbe avuto comunicazione, attraverso il ministero derla G ue1Ta ,
''' AUSSME. re i. PG. vo i. 62 g, parte li. pag. 98 , prol. 40899 del 13.9.1 9 I 9. da 111in is1 ro Guemt a gcn . Badogli o.
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se non in serata e, per quanto riguardava il testo del discorso ciel Presidente del Consiglio, nel pomeriggio del giorno 14 - e, per certi aspetti, andavano anche oltre . B isognava cingere Fiume da terra in modo da bloccarla ed isolarl a completamente (i n tal senso veniva mod ificato l'ordine dato con il telegramma n. 4161 in data 12 cli cui all ' Allegato 15) , rinunciando all' uso della forza da parte della Brigata Lombardia e della 5" Brigata Bersagl ieri ma impiegando invece tali reparti per circondare la c ittà . In attesa del loro arrivo, si doveva emanare, a firma ciel comandante ciel XXVT Corpo, un bando ai militari ribelli - definiti "traditori della Patria - invitandoli a rientrare e ntro 24 ore alle rispettive sedi , ed un manifesto-proclama ai fiumani. Di Rob ilant ord inava inoltre di interrompere le strade e la ferrovia di accesso a Fiume con profonde interruzioni del piano stradale e con la distruzione delle opere d ' arte , d i procedere anche all ' interruzione delr acquedoJto che portava l'acqua alla città e di distruggere con l'artigl ie ria i depositi di benz ina , di armi e di viveri presenti entro il perimetro urbano. I generali Gandolfo e G iardino , quest' ultimo comandante dell ' artiglieria ciel XXVTCorpo, esprimevano non poche perplessità facendo presente, per quanto riguardava l'acq uedotto, che la città traeva acq ua da una polla carsica nel fondo cli una profonda spaccatura della Recina e che pertanto no n era possibi le o perare alcuna distruzione. il che costringeva Di Robilant, seppure a malincuore, a revocare l'ordine; per ciò che concerneva poi il fuoco s ui depos iti , per quanto il tiro avesse potuto essere preciso vi sarebbero sempre state variazioni tal i da comportare il dover colpire anche le abitaz.ioni civili lim itrofe. Ma questa argomenta7..ione non sembrava incidere sul comandante clell '8" Annata , che confermava l'ordine prescrivendo anche che si dovesse Care uso delle armi tutte le volte che si fosse reso necessari o fa r rispettare le consegne de i posti cli sbarramento , o si dovessero far arretrare gruppi che si fossero opposti ali 'accerchiamento della città. Gl i ordini emanati da Di Rob ilant, fortunatamente per Fiume , dovevano essere oggetto cli una rettifica attenuatrice eia parte d i Badoglio (Allegato 19).11 mov imento ferroviario dei viaggiatori era arrestato alla stazione cli Mattuglie, i permessi a mi litari e c ivili erano annullati, l'accesso a F iume vietato per via cli terra e cli mare , una sezione mitragliatrici, al comando di un ufficiale, era co llocata ad ogni posto di sbarramento con la consegna cl.i impedire ad ogni costo il passaggio; ma le interru zioni stradali sarebbero stare attuate con barriere murarie anziché con tagliate e distruzioni cli opere d'arte, sarebbero state diramate istru-
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L'esPr6to i1afic1110 e la ques1io11r .Jiw11ana / /91 8- 1921)
7.ioni per impedire spargimenti di sangue e per dare al blocco un carattere più apparente che reale. Da parte del ministro dell a Gucna Albricci era stato ino ltre ordinato al Comando Supremo di provvedere d ' urgenza al cambio delle truppe più indiziate di connivenza con g li elementi che avevano seguito o· An nunzio con altre tratte dalla Venezia Tridentina '". La stessa formulaz ione del bando era stata rev isionata, elinùnanclovi la d izione " traditori de ll a Patria". Gandol fo, in parti co la re , non aveva mandato giù il fatto di dover apporre la propria firma su documenti elaborati da altri. a i qual i avrebbe vol uto, quanto meno , dare una forma più personale; ed in fatt i, di propria iniziativa, aveva cance llato la predetta dizione, e liminando così il concetto di tradime nto come del resto aveva fatto lo stesso Presidente del Consiglio ne l suo discorso alla Camera del g iorno 13 attenuando, sotto questo aspetto, quanto espresso nel suo telegramma a Di Robi lant del 12. 11 bando , ne lla sua vers ione definitiva approvata da Badoglio. sarebbe s tato emesso in data 14 settembre (Allegato 20) e lanciato su Fiume, con il man ifesto alla cittadinanza, il g iorno 15. A proposito cli termini inopportuni , lo s tesso 14 settembre D'An nun zio era stato informato che, cl 'ordine delle autorità superiori , g li ufficiali che fossero rimasti a Piume sarebbero stati considerati "passati al nemico··. Ne era scaturita una sdegnata ed infiammata replica attraverso una leltera indirizzata al ten. col. Roncaglia , indicato come il responsabile della locuzione incriminata , pubblicata anche su La Vede1ra d'Italia del giorno 16 (Allegato 21) . Sempre nel pomerigg io de l 13, Di Robilant aveva ricevuto nel suo ufficio g li ufficiali della Regia Marina e quelli degli eserciti e elci le miss io ni alleate cd assoc iate . Nel corso di questo incontro veniva stabilito che gli a lleati concentrassero le loro truppe presso i magazzini a tutela dei viveri e le tenessero pronte ad imbarcare qualora s i fosse reso necessario. Infatti, verso le 8 del 14 le truppe inglesi ad americane prendevano imbarco sulle navi Pilfsburg. Cardiff e Korea. che verso mezzog iorno lasc iavano le acque cli Fiume per dirigers i verso Abbazia . li battaglione francese si accantonava nei magazzini della propria base in vic inanza de lla nave Condorcet, con le calda ie sotto pressione. Al termine della riunione . acl ogni modo. i rappresentanti inglese, francese ed americano avevano richjc to una dich iarazione scritta dalla quale ris ultasse
'" AUSSMF.. EJ4. prot. 14399 del 13.9.1919. da mini,tro della Guerra a Comando Supremo. f.10 Al bri cci.
L'esercito e Fiume da1111unz.iana: i primi / 00 giorni
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che l'imbarco non avrebbe infirmato il loro diritto cli presenza a Fiume né significato il definitivo abbandono della città 150 • Il J 4 settembre Gandolfo aveva diramato le disposizioni per interdi re il passaggio della linea d ' armistizio verso e eia Fiume per i reparti defezionat i che avessero inteso effettuare colpi d i mano contro i posti di sbarramento (A llegato 22). Lo stesso giorno Badog lio, convocat i a Trieste Di Robilant, Gandolfo e Pittaluga, assumeva i pieni poteri conferit igli dal governo, e subito dopo esprimeva il proprio punto cli v ista sulla situazione che deponeva per una oggettiva valutazione della stessa , in termini tali da costitu ire , d i per sé, una realistica prefigurazione degli eventi che sarebbero seguiti:
" ... a Trieste ed a Fiume l'atto di D'Annunzio è giudicato l'unica azione che a noi rimanesse per non essae soffocati dagli allecai. D'Annunzio è per tutti l'idolo. Trieste è tutta imbandierata . Anche l'Esercito va.tuia l'avvenimento in modo non dissimile della popolazione. L'ascendente di D'Annunzio è immenso, e le truppe si lasciano trasportare . Le parole del Presidente del Consiglio alla Camera. non hanno trovato consenzienti le truppe, infatuate dalle precedenti di chiarazioni di S.E. Orlando. È dubbio, quindi, che le truppe obbediscano a marciare in caso di bisogno contro Fiume . Sarà diramato un bando che dichiara disertori coloro che entro cinque giorni non rientrano, ma è rn.olto problematico che esso dia effettifa vorevoli " 155 •
4 - LE PRIME DEFEZIONI NEI REPARTI (12-1 5 settembre)
Brigata Granatieri S i è già visto come da q uesta unità fosse partita la prima scintilla dell 'azione dannunzi ana . Tra i granatieri e Fiume, durante la loro permanenza nella città, si era stabi lito un solido legarne cli simpatia e di genuina affettuosità, alimentato eia numerose relazioni di carattere interpersonale , e si è già detto del c lima di notevole eccitazione nel quale si era
'" AUSSME. E3- l 7, prot. 4403 del 16.9 . 191 9. da com.I.e 8' Annata a Preside nte Consiglio e Capo Stato Maggiore Esercito. f.to Di Robi lant. ,., AUSSME. re i. PG . voi. 62 g. parte Il, pag . 102.
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L 'esercito iralicmo e la quesrione Jì11111a11a ( I 9 I8-192 I)
svolta la loro partenza fra il 25 ed il 27 agosto. La popolaz ione fi umana aveva cercato , con manifestazioni di accorata passionalità, di vanificarla o quanto meno di ritardarla aggiungendo , al ruolo cli li beratori già attribu ito ai granatieri nove mes i prima. anche quello cli estremi difensori . Assegnata alla 45" Divis ione ciel XXVI Corpo d 'Annata e sm inuzzata in numerosi distaccéimenti nelle retrovie cli questa Grande Unità nella zona cli Monfalcone, la brigata continuava ad essere pervasa , pur nella formale ortodoss ia disciplinare, da un clima di generale insoddisfazione ed insofferenza aleggiante soprattutto tra gli ufficia li. La prima era fondata s ulla sensazione che l ' allontanamento da F iume avesse il significato cli una punizione. la seconda traeva origine dal fatto che gli s tess i non erano contenti della nuova res idenza e de lle mansioni alle quali veni vano adibiti (recupero materiali e riordinamento cimiteri) . Sostanz ialmente p iù calm i e tranqu il li gl i uomini d i truppa , alcuni dei quali in attesa del congedo e comunque gratificati dagli abbondanti premi di lavoro percepiti . È sign ificat ivo però che il comandante ciel 2° reggimento , col. G iacchi, prima cl i partire per una licenza avesse sentito il bisogno cli riunire il 31 agosto. presso il ci rn itero de l.la Marce! lina, il grosso dei distaccamenti del I 0 e 3° battaglione e, nel quadro cli una cerimonia celebrativa dei commilitoni caduti e dell a distribuzione cli alcune croci di guerra , avesse fatto rinnovare solennemente il g iuramento di fedeltà . La Brigata Granatieri , all' uscita da F iume , era stata così d islocata: Comando di Brigata (magg. gen . Anfossi): Monfalcone 1° Reggimento: Comando (col. Dina) : Nabresina J O Battaglione (magg . Giunio): Salez 2° Battagl io ne (magg. Campol ieti): Prosecco 3° Battaglione (magg . Zuccaro): Nabresina 2° Regg ime nto: Comando (col. Giacchi): Monfalcone 1° Battagl ione ( magg. Reina): comando + una com pagn ia a Ronchi, le altre tre compagnie e Yermegliano 2° Battag lione (ten. col. Callegari): comando + due compagnie a Cervignano , le altre due a Palmanova 3° Battaglione (ten. co l. Pericol i): Monfalcone . Nei g iorni precedenti il colpo cli mano dannunziano, avevano avuto luogo altri spostamenti in v irtù dei quali I' 11 settembre i reggimenti dell a Brigata avevano assunto la seguente dislocazione:
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Monfalcone: comando di Brigata, del 2° regg imento e del 3°battaglione con d ue compagn ie (9° e 760° mitr.); Cervignano: comando del 2° battaglione (2° reggimento) con due compagnie (5° e 1335° mitr.); Pal manova: 4' e 6" compagnia del 2° battaglione (2° reggimento); Ronchi: comando e I" compagnia del I O battaglione (2° reggimento); Vennegliano: le altre tre compagnie del l 0 battaglionc (2° reggimento); Nebresina: comando del I O reggimento e 3° battagl ione; Prosecco: 2° battaglione (1 ° reggimento); Salez: l O battaglione ( 1° reggimento); Brestovica: due compagnie del 3° battaglione (2° rcggi rnento): Duino : due compagnie del 1° battagl ione (1° reggimento) . Nella stessa g iornata clell' 11 dovevano effettuarsi altri spostamenti, e cioè il comando ciel 1° reggimento da Nabresi.na a Prosecco ed il 3° battaglione dello stesso reggimento eia Nabresina a S . Greco . La località di Nabresina , sgomberata da questi reparti e comandi, doveva essere occupata dal cornando della 45" Divisione che vi si trasferiva eia Abbaz ia. Ai mov ime nti dei reparti si erano aggiunti i cambiamenti di comando , perché ai primi del mese era partito in licenza ordinaria il col. Giacchi , comandante del 2° reggimento , sostituito interinalmente dal ten. col. Pericoli che aveva ceduto il comando del 3° battagl ione al cap. Nicolj; e il. giorno 9 il rnagg . Ruggero del l O reggimento ccl il ten. co l. Cal legari del 2° erano partiti cornandati ad Tllasi a frequentare un corso cli istruzione, per cui altri d ue battaglion i erano passali al comando di capitani. Protagonista principale dell' impresa capeggiata da D'Annunzio fu certamente i I magg. Carlo Reina, comandante del l O battaglione del 2° reggimento, coadiuvato dal capitano fiumano Host Venturi, g i~t comandante della 2" compagnia del XIII Reparto d'assalto, dal cap. Sovera, già comandante della l" compagnia ciel battaglione di Reina (entrambi erano cli complemento, e s i erano congedati a Fiume poco tempo prima), e dal triestino cap . Miani, anch ' egli in congedo. Alcun i particolari sarebbero stati ricostruiti dal Reina medesimo in occasione dell'inaugurazione della sala convegno della Scuola Commerciale d i F iume , il 29 ottobre 1919 156 • Fra gli altri , il fatto di aver fatto g iu rare ai suoi ufficia li , il 25 agosto a Mattuglie, che essi sarebbero ritornati a Fiume non appe na l'i talianità della città fosse stata in pericolo . Il col. Giacchi , co-
"'· La Vedell/1 c/'/1cilia, Fiume, 30.10.19 19.
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mandante del 2° reggimento, che si trovava in licenza al momento della spedizione dannu nziana e che era rientrato immediatamente non appena avutane notizia dai giornal i, in un rapporto in data 17 settembre riferì che il 29 agosto il Re ina gli aveva chiesto un breve permesso per recarsi a Caporetto a riesumare la salma di un fratello caduto in combattimento , viaggio dal quale era rientrato il 31. La pietosa miss ione risultò poi essere stata effettivamente svolta, il che peraltro non escludeva che il protagonista avesse approfittato dell'occasione per conferire con D' Annunzio, come il col. Giacchi adombrava nel suo scritto . È certo, comunque , che il proposito dichi arato ciel Reina di attivare il proprio battagl ione per l' azione su Fiume è da fars i risalire alla prima settimana di settembre, dal momento c he già dal 7 alcuni ufficiali ne vennero a conoscenza , tra i quali in primo luogo i 7 subalterni menzionati nelle pagine precedenti. Nei giorni seguenti il complotto fu portato a conoscenza di tutti g li ufficial i ciel battaglione, i q uali impegnarono la loro parola d ' onore per il mantenimento del segreto . Eguale intesa sembrerebbe essere intercorsa con il co mando del 3° battaglione dopo che questo fu assunto dal cap. Nicolj, mentre invece non sarebbero stati messi a parte del piano gli ufficiali del le due compagnie dello stesso battaglione dislocate a Brestovica. Del 1° reggimento fu informato il solo cap . Guido Taraschi , comandante cli una compagnia del 2° battaglione . Fra le truppe, furono fatte circolare voci circa un imminente spostamento, lasciando incerta la destinazione a proposito della quale un nome ricorrente, più o meno ad arte, era quello cli Lubiana. La sera clell ' 11 fu diramato improvvisamente - a seguito, certame nte, della notizia gi un ta il giorno precedente dell'uscita inopinata delle truppe e delle navi italiane da Fiume e dell ' imminente insedian1ento della poliz ia ang lomaltese - dal magg. Reina l'ord ine di movimento, fatto firma re, per conoscenza, impeg no ed adesione, a tutti i suoi ufficiali . Movimento che avvenne mediante 22 autocarri del 40° Autodrappello di Palmanova, resi disponibil i in circostanze e con modalità piuttosto singolari . Verso le 22.30 il caporale Corrad ini , grad uato di serv izio addetto al movimento, ricevette un fonogramma proveniente dal 3° Autoparco di Trieste nel quale il comandante , magg. Sersale, richiedeva che 35 autoleggere fossero messe a disposizione del Comando ciel Presidio di Ronchi per le ore 24 . Il ricevente, dopo aver constatato la non disponibilità dei mezzi nel numero richiesto, chiamò il 3° Autoparco per notificare l'impossibilità di sodd isfare la richiesta , ed apprese così come questa
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non fosse stata affatto inoltrata dal predetto ente e che lo stesso nominativo del telefonista figurante come trasmettitore, tale Calvi, ris ultasse apocrifo . Intorno alla mezzanotte , pervenne una chiamata dal comando pres ìdìarìo dì Ronchì che chiedeva conferma del! 'avvenuta partenza degli au tomezzi; il graduato contrappose come l' ordine fosse s tato dichiarato annull ato dallo stesso A utoparco cli Trieste al quale , pertanto, invitava a ri volgersi direttame nte . Al maggiore Reina ed agli uffic iali che lo fiancheggiavano , promotori ciel tentativo dì veni re in possesso degli automezzi, non restava a questo punto che la soluzione cli procurarsel i d ' iniziativa personale. Tentarono quind i d i prelevarli a Ronchi stessa, presso il locale distaccamento ciel 3° Autoparco; al diniego del comandante. s . ten . Caselli , i granatieri forzarono il passaggio nonos tante alcuni colpi d'arma da fuoco sparati dalle sentinelle. a q uanto pare pi uttosto isolati ccl a casaccio . Ma ciascuno degli automezzi era privo di aie.une componenti del d ispositi vo cli accensione, sottratte per ordine del Caselli . Nell'inchiesta preliminare condorta immediatamente dopo i fatti dal gen. Pao lìn.i , comandante della zona di Gorizia, non sarebbe stato approfondito - né lo si sarebbe fatto in seguito - un elemento di notevole importanza, e cioè come fosse stato possibi le sabotare s ul momento, nonostante la presenza degli uomini cli Reina , l'effic ienza dei mezzi. A lume di logica , ne sarebbe dovuta conseguire, eia parte J.oro, una contrapposizione che invece non ris ulta esservi stata, il che potrebbe legittimamente indurre ad avanzare l ' ipotesi che tale misura precauzionale rosse stata presa dal g iovane ufficiale antecedentemen te, in prev isione cli eventi noti o sospettati ovvero per effetto cli a.ltre richieste respinte . Giunte le cose a questo punto, non restava ai granatieri che l' alternativa dì procurarsi gli automezzi direttamente presso il 40° Autodrappe llo cli Palmanova. 11 comandante, capitano in SAP (Servizio Attivo Permanente) Vincenzo Salomone, risiedeva a Strassoldo , una località limitrofa a circa 4 km ., inquilino presso una famigl ia patrizia del la zona; da due giorni era costretto a letto , vittima cli un 'intossicazione intestinale con elevato stato febbrile. Verso l' 1.30 ciel giorno 12, tre uffic iali degli arditi (un capitano e due tenenti) sì recarono al predetto alloggio ed in vitarono il Salomone ad alzarsi ccl a seguirli all'Autodrappello per far consegnare loro i 35 autocarri occorrenti per il trasporto truppe, assicurando lo che avevano già avuto un'autorizzazione verbale da parte ciel 3° Autoparco cli Trieste alla quale sarebbe a breve termine seguita una conferma telefonica. Salomone oppose la sua impossibilità di aderi re
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alla richiesta in mancanza cli precisi ordini del predetto ente ma f u costretto, sotto la minaccia di una pistola estratta dal capitano degli arditi, a vestirsi ed a recarsi con gli altri tre ufficiali alla sede dell 'Autodrappello dove ordinò al caporale Corradini di consegnare i 22 autocarri 15 Ter che risu ltavano a l momento disponibil.i. Una volta partiti q uesti, verso le 3 del mattino fu riaccompagnalo al suo allogg io di Strassoldo dove si rimise a letto. Dopo guanto accaduto, è del tutto plaus ib ile come risultasse estremamente fac ile per coloro che si erano impadroniti dei mezzi, riscontrato uno stato di avanzata usura delle gomme, in viare nuovamente a Palmanova uno di loro che , prelevati senza soverchie difficoltà una ventina d i copertoni nuov i fiammanti, li trasportava verso l'autocolonna rimasta ad attendere indisturbata 157 • Solo verso le 15 dello stesso g iorno 12 fu inviato, a mezzo motociclista, un rapporto dei fatti ali' Autoparco cl i Trieste , firmato dal cap. Salomone ma redatto per suo incarico dal ten. Giacomell i che, con l'altro s ubalterno deJ reparto ten. Pol le ri , s i era recato a trovarlo . I due uffic iali avevano appreso solo al mattino della partenza degli autocarri: Salomone , infatti, era rimasto passivo s ino a giorno fatto , né si era preoccupato di dare l'allarme telefonicamente da Strassoldo , magari anche attraverso il proprio attendente o qualche componente della famiglia della q uale era ospite , ammesso che le condizioni psicofisiologiche fossero tali da non consentirgli di farlo d irettamente. Da parte loro, nemmeno Giacomelli e PoUeri dimostrarono particolare zelo nel rendere noto guanto accaduto ad una q ualsivoglia autorità superiore, tenendo conto dell 'indispon ibilità del loro comandante diretto , che li autorizzava o aclclirittura li obbligava ad iniziati ve personali, e del fatto che tutta la dinam ica degli eventi appariva chiarame nte anomala . Fin dal primo mattino , infatti, il caporale Corradini espresse al ten. Polleri il dubbio che il cap. Salo mone fosse stato costretto con la forza a consegnare gli automezzi, ed inoltre anche fra i militari cli truppa clell 'Autoc!rappello correva voce che i mezzi fossero diretti a Fi ume. Avevano avallato tale convincimento , anche alle orecchie ed agli occhi ciel più distratto fra i militari , i discors i concitati degli ufficiali rivoltos i, il loro tentativo (peraltro non riuscilo) cli mettersi in contatto telefonico con Ronchi e la presenza, ne lla loro autovettura, di pugnali e bombe a mano.
"' La Vederwd'fraliu ,Fiume,5 .11.19 18.
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D ' altra parte, l'atteggiamento del comandante dell ' Autodrappello cli Palmanova era in linea con la sua condotta precedente. Lui stesso di chiarò in seguito che fra il 9 ed il 10 settembre fu avvicinato a Strassoldo dal magg . Reina, il quale gli parlò cli un colpo cli mano su Fiume che si stava preparando con granatieri e truppe d'assalto per il q uale lui avrebbe dovuto fornire gli automezzi necessari , a seguito di un ordine del comandante ciel 3° Autoparco di Trieste "comunque g li fosse pervenuto". E Reina, nell'occasione citata (cfr. nota 156), avrebbe confermato come Salomone si fosse impegnato a mettere a disposizione dei legionari di Ronchi gl i autocarri: success ivamente, spaventato dalla responsabilità che si assumeva, si sarebbe finto ammalato e solo sotto minaccia armata sarebbe stato obbligato a tener fede alla parola data . L' inchiesta del gen. Paolini e quella disciplinare promossa subito dopo dal comando dell'8" Armata nei confronti del cal?itano si conclusero invece in senso a lui favorevole , escludendo l'una l'esistenza cli un'intesa qualsiasi tra Salomone ed i suoi sottoposti con i ri voltosi ed astenendosi l'altra da qualsivoglia provvedimento punitivo. Pecari GiraJdi , nella sua relazione, taccia l' inchiesta Paolini cli "ottimismo veramente ingenuo e cl.i lamentevole superficialità", ma a sua volta formula nei confronti del Salomone delle considerazioni conclus ive piuttosto paternalistiche e chiaramente ispirate alla ricerca cli attenuanti:
"li capiiano Salomone è perciò responsabile di una complicità diretta e necessaria, che non soltanto .facilitò la defezione ma diede ad essa il mezzo idoneo e la rese possibile. Costituiscono lultavia attenuanti alla sua colpa per la subornazione subila da parte di un superiore, la resipiscenza e lo srato di debolezza fisica in cui si trovava al momento della 1ninaccia. D'altro canto, occorre tener presente che - dopo l'inchiesta le cui favorevoli conclusioni (a lui certamente già note) .furono accolte anche dal Comando de/1 '8" Armala nel senso di non prendere a suo carico alcun provvedimento, neppure disciplinare - il valersi oggi di una postuma confessione, volon1aria ma non spontanea, per infliggergli una grave punizione o, peggio ancora, per denunciarlo all'autorità giudiziaria, parrebbe un alto vessatorio e poco men che sleale . È ben vero che dall 'interrogatorio al quale io lo feci sottoporre è da escludere nel modo più assoluto una forma qualsiasi di coartazione, e che le sue dichiarazioni jì,1.rono il risultato logico delle nuove circostanze contestategli; ma non può tacersi che vi
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concorse il visibile stato di debolezza in cui si trovava per essere uscito appositamente dall'ospedale in cui era ricoverato per grave nevrastenia, e più ancora l 'assicurazione che il nuovo interrogatorio non aveva carattere .fiscale ed era unicamente inteso a stabilire la verajisionornia dei fatti" 1-'x. Una volta in possesso dei mezzi di trasporto, ebbe inizio il caricamento della truppa, la quale era stata avvertita dopo il s ilenzio e svegliata all ' improvviso. L'ordine era di vestirsi, "fare i rotoli" con tascapane e razioni cli riserva e, completamente armati, attendere dispos izioni in vista di un movimento. Cominc iarono a fiorire tra i soldati le previsioni ed i commenti: sembra appurato che la grande maggioranza non conoscesse la destinazione , e ritenesse trattarsi di uno spostamen to ordinario, tanto più che sin dai primi giorni di arrivo a Monfalcone erano corse voci che la brigata si dovesse trasferire , chi diceva per la linea d'armistizio e chi per rientrare a Roma. Proprio in quelle notti , inoltre , era stato programmato l'invio a Trieste di contingenti cli scorta a treni di derrate alimentari diretti in Austria. Pare che so lo tre comandanti di compagnia avessero provveduto a comunicare ai propri uomini la reale destinazione e le finalità dell'impresa. La partenza ebbe luogo verso le 5 ciel giorno 12, in ritardo rispetto all ' orario inizialmente stabi lito , probabilmente a seguito delle vicende legate alla presa cli possesso degli autocarri. Mossero da Roncb i l O uffi ciali e 135 uomini di truppa del l O battaglione del 2° reggimento e da Monfalcone IO ufficiali ed 87 uomini di truppa del 3° battaglione e reparto arditi reggimentale. In totale 20 ufficiali 159 e 222 granatieri; tra questi , non partì la maggioranza dei congedandi della classe 1894. Sugl i autocarri vennero caricate 4 mitragliatrici e 4 pisto le-mitragliatrici
'" AUSSME. re i. PG , voi. 62 g. pane IJJ , pag. 12 J. " '' Magg. Carlo Rcina. com .te 1° hcg.: capitani in SAP Paolo Drngone. com.te 2° com p .. A lberto Vinai . com.te 3° comp., Leonida L upi ni, com.te 874° comp. mitr.: cap. compi. Ferdinando N icolj, com.te int.le 3° btg: tenenti com pi. Giuseppe Frassctto, Er111anno Brunei li, Sabatino Co la, Ugo Pigazzi. Ernesto Tonini , iVfa nente. R,i pi , Lorenzi ni : sottotcncnci compi. Rodo l fo CiancheHi, Aui li o A e.lami. Amedeo Ta locchi, Enrico Bricchetti , Narciso Loschi, N icola Romand ini , Giovanni Rad ice . I tenen ti Maneme e Lorenzini . fermati lungo la via dal coma ndante ciel reggimen to. rientrarono agli alloggiamenti nell a stessa giornata del 12. (A USSME, rei. PG. vo i . 62 g. parte Tll. pag. 123). Un eI.e neo nominati vo dei componenti del I O battagl ione che presero parte alla "marcia di Ronch i", comprensivo di ufficiali, sott ufficial i ed uomini di truppa. si trova i n: Frassetto R .. "Fiume o morte 1", Roma. Edizioni M ercuri o. 1940, pagg. 365-370.
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Fiat, 16.000 cartucce per fuci le mocl . 91 e 6790 per pistole-mitragliatrici , g li utensi li da cucina. Furono abbandonati i giornali di contabilità, le carte de i comando, il bagaglio clegl i ufficial i ed alcune parti cl i mi tragliatrici. Dopo la partenza furono trovati nell 'accampamento alcuni petardi italiani ed austriaci non in dotazione ai reparti, distribuiti alla truppa senza che si sia mai appurato quando. dove e eia chi prelevati. TI primo ad essere informato dell 'arbitrario allontanamento dei granatieri fu , verso le 7 , il ten. col. Pericoli, comandante ciel 3° battaglione del 2° reggimento e che dai primi del mese aveva assunto, come s'è eletto in precedenza , il comando interinale del reggimento in sostituzione del col. Giacchi in licenza, sostituito a sua volta nel comando del battaglione dal cap . Nicolj . Prima cli qu ell 'ora ness uno, dalla stessa Monfalcone come eia Ronchi , si era preso cura di avvertirlo. Senza indug iare olh·e, l' ufficiale prese quelle clisposiz.ioni che l'urgenza della situazione richiedeva: ordinò all' aiutante maggiore in prima cli mettersi in contatto, a mezzo telefono o c icl isti, con tutti i distaccamenti per avere notizie, inviò a Ronchi (sede del comando e cli una compagnia ciel I 0 battaglione) un uffic iale e corse subito ad avvertire il comandante de.Ila brigata generale Anfossi. Questi , dopo aver fatto un tentativo cli collegars i te lefonicamente con il comando di Fiume e con quello della 45" Divisione ad Abbazia reso vano dall'interruzione delle linee, verso le 07 .30 si d iresse in automob ile , con il ten. col. Pericoli e con l'aiutante cli campo cap . Cionini , verso Prosecco, località dove era d islocato il 2° battaglione del l O reggi mento e da dove, alle 08 .45 , riuscì a riferire via telefono q uanto accaduto a i due capi cli stato maggiore dei predetti comandi. Dispose poi che gli altri due ufficiali proseguissero con l'autovettura per raggiungere la colonna e cercare di indurla al rientro. In effetti , Pericoli e Cionini riuscirono lungo il percorso a ricongiungersi con 5 o 6 autocarri carichi di granatieri , costretti a procedere più lentamente ed a fermarsi a seguito di avarie . Fra questi, circa un paio di chi lometri oltre Casteln uovo, uno d i ess.i aveva a bordo 18 granatieri proprio del 3° battaglione ed i tenenti Manente e Lorenzini; al primo di loro , in qualità d i uffic iale più anziano ed impegnandone la parola d 'ordine, ordinò di riunire tutto il personale ri masto attardato, cli condurlo a lla p iù v icina stazione ferroviaria (che risultava essere que lla cli Sapiane) e cli farlo rientrare a Monfalcone. Nella tarda serata del 12, fecero pertanto ritorno agli accantonamenti, con i due ufficiali, 95 uomini cl i truppa appartenenti al 1° battaglione e 36 al 3°. Ma l'insegu imento capeggiato da Pericoli era a quel punto già penalizzato cli circa
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45' rispetto alla colonna D ' Annunzio, un tempo troppo ampio a fronte di una distanza da Fiume ormai troppo breve. Ad aggravare la situazione ed a far venire meno ogni probabilità cli ricongiungimento , sopravvenne l' impatto, nei pressi di Castua , con un reparto della Brigata Sesia incaricato di sbarrare il passo a militari diretti a Fiume. Solo le spiegazioni fornite ad un colonnello comandante di reggimento riuscirono a dargli v ia libera, ma il suo ing resso nella città avvenne quando la colonna dei rivollosi vi era già entrata trionfalmente. Non gl i rimase altro, a questo punto, che mettersi alla ricerca dei granatieri entrati in città, e li trovò infatti concentrati presso la caserma "Parini" . I soldati si presentarono inquadrati, disc ipl inati e corretti e gli resero, al comando dei loro ufficiali , gli onori prescritti. Pericoli li fece dividere e contare , in modo da rendersi esattamente conto del numero dei partiti e dei reparti cli appartenenza, ed infine pronunciò un breve discorso nel quale si richiamava alle tradizioni di fedeltà della brigata e li esortava all 'ord ine ed alla disciplina. È da rilevare come, a rendere maggiore il numero dei granatieri defezionati, concorse la circostanza che un certo numero di ess i - 6 ufficiali e 43 uomini di truppa del 2° reggimento ed altri imprecisati del .1 ° - era rimasto a Fiume al momento della partenza della brigata , aggregati o trasferiti ad altre unità o comandati a vari servizi. Il comandante interinale del 2° reggimento si recò poi a rapporto dal generale Pittaluga, che fu certamente lieto della sopravvenuta presenza, tra i granatieri, cli un ufficiale superiore dotato cli deter.m inazione e nello stesso tempo cli equi librio, caratte ristiche q uanto mai preziose per poter controllare il comportamento dei suoi uomini in una situazione estremamente tesa nella quale ogni gesto inconsulto e fu ori misura avrebbe potuto innescare gravi ripercussioni. Ma ancora più importante, per Pericoli, era poter contattare il magg. Reina ed ind urlo a recedere dal gesto compiuto. L'incontro ebbe luogo all'hotel Europa , alla presenza del cap. Cionini . Perico li contestò al Reina la grav ità dell'atteggiamento tenuto , gli prospettò la grande responsabilità che attraverso di esso si assumeva nei confronti propri e degli uomini che lo avevano seguito, e gli ordinò in fine perentoriamente cli rientrare in sede . Reina, con tono disciplinato e deferente rna con pari fermezza , gli rispose che aveva ben ponderato l'atto commesso, ispirato solo dall'interesse su premo della Patria e delle sorti della città di Fiurne, e che pertanto era spiacente di non poter dare seguito per il momento all'ordine impartitogli. Tornato alla caserma Parini, il ten. col. Pericoli si prefisse di cercare cli ottenere il rientro di tutti i granatieri ivi riuniti. Impartì ad alcuni
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degli ufficiali presenti, con la massima energia, l'ord ine in proposito, e fu inizialmente incoraggiato da qualche lieve cenno di consenso alla sua iniziativa. Ma ben presto si rese conto che l 'ottemperanza da parte di alcuni avrebbe dato luogo alla reazione cli molti altri, con il pericolo cli attivare una confl ittualità tra i singoli elementi e tra i reparti nonché incidenti nei confronti delle truppe interalleate che stavano vivendo , in città, un momento quanto mai precario e delicato . T locai i della caserma, il cortile, le adiacenze rigurgitavano di soldati di tutte le armi , compresi marinai defez ionati dalle navi della R. Marina e volontari fiumani con fu nzion i di vigilanza (la caserma era nel fabbr icato adiacente all'accantonamento del battagl ione di Host Venturi). Le strade della città e le vie d'uscita erano rispettivamente percorse e sbarrate eia formazioni di arditi e cli volontari fiumani, spe!:>SO accompagnati eia dimostranti in preda a notevole stato cl 'eccitazione. Ogni t_entativo di uscita da Fiume, ammesso che eia parte di alcuni granatie ri fosse stata data esecuzione al1'orcline di Pericoli, sarebbe stato pesantemente van ificato. L'ufficiale, pertanto , sulla scorta di una lucida analis i della s ituazione in atto, rinunciò ad ulteriori tentativi, lim itandosi ad ottenere la promessa che sarebbero stati rinviati al Corpo alcuni militari della classe 1894 prossimi al congedo, il che effettivamente avvenne nel corso della notte successiva. Non restò, al ten . col. Pericoli, che prendere congedo dal gen. Pittaluga dopo aver avuto da questi l'autorizzazione a rientrare al reggime nto a .Monfalcone. Analogo tentativo di ricondurre in sede gli uomini che avevano defezionato fu compiuto dallo stesso comandante della Brigata Granatieri gen. Anfossi. Rimasto a Prosecco dopo aver inviato avanti con la propria autovettura, come s 'è visto, i due ufficiali (Pericoli e Cionini) che erano partiti con lui da Monfalcone, restò immobilizzato ed inoperoso per lunghe ore, senza ricevere alcuna direttiva dal comando della 45" Divis ione che solo verso le 16 gli fece pervenire l'ordine cli recarsi a Fiume . Lascia alquanto perplessi l'immagine di questo generale, comandante di una brigata alcuni reparti della q uale erano fra i protagonisti di un evento quale quello in corso , che rimane per oltre sette ore ignorato dagli organi superiori e che a sua volta non si attiva più di tanto per cercare di venire fuori da solo da tale inerte solitudine. Né è convincente la motivazione addotta dal medesimo allorché, rifacendosi alla ricezione del fonogramma che finalmente gli ordinava di recarsi a Fiume, così affermava: " ... ciò che io avevo stabilito di.fare appena avessi potuto ottenere un mezzo di trasporto che la Divisione non mi poté.far-
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nire " 160 • Anche perché è piuttosto difficile accettare l'ipotesi che un comando di divisione non fosse in grado di mettere un veicolo , q ualsias i esso fosse, a disposizione di uno dei suoi brigadieri la cui unità si trovava coinvolta in una situazione estremamente delicata. Ed anche arrnnesso che così fosse , resta la dubbiosità circa il fatto che il protagonista, avvalendosi dell ' autorità e del prestigio del suo grado, non sia stato in condizioni cli procurarsi un mezzo di trasporto in una zona fitta di reparti ed enti mi litari . Il generale Anfossi riuscì comunque a giungere a Fiume intorno alla mezzanotte del giorno 12. Dopo aver tentato invano di incontrare il magg. Reina - che eluse l' iniziativa adducendo di essere a letto con la fe bbre - e dopo aver conferito con il gen . Pittaluga, si recò anch'egli alla caserma Parini dove abbozzò un tentativo cli richiamo all'ordine nei confronti dei granatieri, ben presto rientrato a seguito del1'atteggiamento ostile dei volontari fiumani e dei marinai . Non restò al generale che rientrare nottetempo a Monfalcone, in compagnia di quei congedandi della classe 1894, una decina in tutto, il ritorno dei quali era stato patteggiato nel pomeriggio con il ten. col. Pericoli . Per quanto attiene agli ufficiali, a quelli già menzionati sono da aggi ungere 7 effettivi al Deposito del 2° reggimento e 3 a quello del l O , più altri 4 del 2° reggimento che si trovavano in licenza 101 , tutti accorsi a Fi ume nei giorni immediatamente successivi. Più tardi abbandonò il Corpo per recarsi nella città anche il cap . in SAP Persichell i. Non è facile trovare plausibiU spiegazioni per la completa sconoscenza degli eventi della quale f urono protagonisti il comando della brigata e quello del 2° reggimento proprio là, a Monfalcone, che fu con Ronchi uno dei centri cli raccolta e propulsivi della spedizione. È pur vero che il frazionamento dei reparti in numerosi djstaccamenti , l'espletamento cli servizi che facilitavano una certa indipendenza e libertà cl i mov imenti ed ostacolavano di conseguenza la sorveglianza, ed infine le varie sostituzioni nei comandi di reggimento e cli battagl ione a causa dei turni di licenza possono costituire circostanze parzialmente attenuanti. Ma non si può non rimanere meravigliati del fatto che i due predetti comandi si siano dimostrati
"" AUSSME . rei. PG. voi. 62 g. parte 111 ,pag. 128.
,., Deposi to 2° rgc.: cap. Tullio Battisti e tcn. Al fredo Morca, che erano in lict!nza di conv.1/.a; tenenti Pietro Reichlin . Alfredo ,\l(ont-i. Arna ldo Mancinelli es. ten. Luciano lori , allontanati si dal Depo~iLO di Roma: ten. Arrigo Polacco. comandalo presso la Co mmissione Requ isizione Cercali Deposito I O rgt.: tenenti Grac.co Lercia, Alberto Zambon e Clemente Lius Cassini - Appartenenti al 2° rgt. in licenza ordinaria: cap. SAP i\uilio Ruggero , ten . Dic D' A mora, s. Lenenti Perrari e Grnndjaquct. (A USSME, rei. PG , voi. 62 g, pane LU, pag. 129).
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assolutamente ignari nei riguardi di una serie cli "indicatori" di indubbia rilevanza. Infatti, dalle 23 del giorno 11 e sin verso le 5 del giorno 12, tutti gli ufficiali del 3° battaglione rimasero nella piazza cli Monfalcone in ansiosa attesa degli autocarri, conversando animatamente sotto gli occhi elci carabinieri di pattuglia; fin dalle prime ore della notte vi fu un intenso movimento al carreggio, e si udirono rumori di spari provenienti dalla vicina Ronchi (quelli emessi dalle sentinelle ciel locale distaccamento del 3° Autoparco) ; in caserma ebbe luogo un prolungato e certamente non silenzioso affaccendamento; infine, l'i ntero movimento dei mezzi fra Ronchi e Monfalcone e la radunata dell'autocolonna nella stessa Monfalcone avvennero verso l' alba e la partenza a g iorno ormai chiaro.
Brigata Sesia Dei due reggimenti di fanteria che la costitu ivano, il 202° era uscito dalla città d i Fiume il 10 settembre , mentre il 201° era stato ritirato dalla linea cli occupazione , dove aveva i battag lioni d islocati a Cernico, Grobnico e Jeleaje. La differente provenienza può spiegare il diverso contributo fornito dai due reggimenti al moto sedizioso . Il 201 ° era gi unto nella notte fra il lO e l' 11 nella zona assegnatagli , ad Est della ferrov ia intorno a Castua. In questa località aveva preso sede anche il co mando della Brigata, interinalmente assunto dal col. Giorgio Berti, comandante del 201 °. in assenza ciel titolare gen. Luigi Coppola in licenza ordinaria. Il reggimento, comandato interinalmente dal magg. Luigi De Stefan ìs, era dislocato come segue: comando, 1 btg. e reparti spec ial i: Castua; 2° btg .: attendato a Rubesi; 3° btg.: attendato nei pressi del quadrivio dì Castua (Spincici). Nelle locaJità della linea di occupazione erano stati lasciati quattro ufficial i ed alcuni soldati per il passaggio deJle consegne, la liquidazione dei danni e l'orientamento delle truppe subentrate in sostituz ione, mentre un altro ufficiale e pochi uomini erano rimasti a Fiume presso il magazzino reggimentale e l' ufficio amm inistrati vo . Allorché, nella mattinata ciel giorno 12, giunsero le prime notizie alludenti a tentativi cli volontari fiuman i per indurre le truppe a fraternizzare, il comandante della brigata diede ordine di mantenere ufficiali e soldati riuniti presso i rispettivi alloggiamenti e cli procedere a ripetuti appelli per la constatazione cli eventuali assenze. Dopo il passaggio dell' autocolonna con alla testa D'Annunzio, furono presi provved imenti
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per sbarrare tutti gli accessi a Fiume da Nord-Ovest ne l tratto ad oriente della ferrovia. Nelle prime ore ciel pomeriggio, a segu ito delle defezioni verificatesi nel 202° reggimento ed in base ad accordi presi con il comando del XXVI Corpo d'Armata, fu deciso l'ulteriore allontanamento della brigata eia Fiume con direzione su Bisterza. La marcia di trasferimento subì vari rallentamenti per l'incrociarsi con truppe dirette a Fiume e che incitavano i fanti del 20 I O ad unirsi a loro. Durante una sosta serale presso il quadrivio di Rupa, una certa animazione cominciò a serpeggiare tra gruppetti di ufficiali e soldati, sfociata poi, nel mattino successivo ciel giorno 13, nell' allontanamento del reparto cl i due subalterni , i tenenti Gaudenzio e Rizzi. Q uesti fecero improvvisamente ritorno nelle prime ore ciel pomeriggio, allorché tutto J'accampamento era immerso nel sonno dopo la lunga marcia notturna, a bordo di un camion che, fermatosi presso gli attendamenti del reparto arditi reggimentale e del reparto cannoncini di accompagnamento , prese a bordo alcuni militari e con essi i componenti della guardia alla bandiera con il vessillo stesso ed il gagliardetto ciel comando di reggimento. Il magg iore De Stefanis, non appena informato del fatto, si dette ad inseguire il gruppo in direzione di Fiume; entrato in città, riuscì a recuperare la bandiera ( ma non iI gag! iardetto) presso la caserma Manzoni, senza incontrare resistenza, ma fallì nel tentativo cli far rientrare gl i uom ini, circa una quarantina. Trascorsa relativamente tranqu ill a la giornata del 14, il giorno seguente si verificò l' allontanamento cl.i gran parte del J0 battaglione verso Fi ume. Fomentatori dell'ini ziati va furono il cap. Fossataro. comandate interinale del reparto, ed il cap . Govoni. Ma già all'alba del g iorno 16, in parte perché recettivi all'azione cl i influenzamento svolta dall'aiutante maggiore del reggimento portatosi sulle loro tracce ed in parte per le difficoltà incontrate lungo il percorso , fecero rientro un ufficiale ed un centinaio d i uomini, e nelle successive ore della mat6nata tutto il battaglione si ricostituì nel proprio organico ad eccezione di 3 ufficiali e 15 soldati; in serata tornarono nei ranghi anche i due capitani menzionati. Nel complesso, fra l O e 2° battaglione , reparti specia.li e personale lasciato in precedenza a F iume e sulla linea d'occupazione, mancarono ali ' appello 9 ufficiali e 57 uomini di truppa, elci quali 4 dei primi ed 11 dei secondi si restituirono al Corpo fra il 16 ed il 19 settembre . TI 202° reggimento, comandato interinalmente dal ten. col. Spanu essendo il titolare col. Pollaci anch ' egl i in licenza ordinari a, dopo l' uscita eia Fiume il 10 settembre aveva assunto la seguente dislocazione: comando e 1° btg .: Mattuglie;
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2° btg.: immediate vicinanze cli Volosca; 3° btg.: Rukavac. Sin dagli ultimi giorni cli permanenza a Fi ume pare fossero state attivate iniziative ed intese finalizzate al colpo cli mano . Il comandante ciel 2° battaglione, magg. Rigoli , aveva fornito ai volontari fiumani una cinquantina di fucili con relative munizioni; il ten. Moroni Descovich , comandante del reparto arditi reggimentale, nativo di Fiume e preposto al collegamento con Host Venturi, aveva elaborato con altri colleghi ciel reparto il piano d ' azione per il rientro nel la città e ne aveva informato alcuni ufficiali ciel 1° battaglione ed il magg. Rigoli. Anche il comandante del I O battaglione, cap. Nachira, aveva aderito a l.l'impresa e tra il I O e l' 1l aveva dato incarico al cap . Calosci, comandante della 3° compagnia e preposto anche alla propaganda nell'ambito del battaglione, di mettere a conoscenza tutti gli altri ufficiali lmpegnandoli al segreto s ulla parola d'onore. Nella notte fra 1' 11 ed il 12, Host Venturi g iunse da Fiume probabilmente per assicurarsi della cooperazione ciel reggimento , assicurata da Rigoli e da Nachira mentre mancò quella del magg. Betti, comandante del 3° battaglione, che non fo rintracciato perché gli ufficiali inviati a contattarlo , pi uttosto stranamente, "ignoravano la sua abitazione". Questa è la dizione usata dal comandante cli reggimento, ten. col. Spanu, in un suo rapporto del 29 settembre , suscitatrice anch'essa di perplessità non potendosi verosimilmente accettare l'ipotesi clell 'impossibile reperibilità cli un comandante di battaglione nel! 'ambito stesso del reggimento di appartenenza . È più probabile che i messaggeri fossero preventivamente a conoscenza di una sua non adesione all'impresa, ovvero che l'interessato avesse predisposto di no n fars i trovare, fo rmula accortamente utile per qualsiasi esito avessero potuto avere gli eventi. Anche al 202° reggimento furono emanate dal comandante della brigata disposizioni preventive e raccomandazioni partico1ari sin dalle prime ore del mattino del 12, al pervenire delle prime notizie su un movimento cli volontari fiumani . Rimasero peraltro in buona parte inosservate , sicuramente da parte degli ufficiali del l O battaglione che, a Mattuglie, si recarono in massa sulla strada ad attendervi il previsto arrivo della colonna. Il successivo transito dei mezzi cli questa e la presenza di D'Annunzio crearono una notevole eccitazione, e tutti manifestarono apertamente al ten. col. Spanu il proposito cli seguire il poeta a Fiume. Un primo chiaro tentativo di defezione ebbe luogo verso le 11 da parte della 3" compagnia del 1° battaglione, che da Mattuglie si diresse verso
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Fiume, sventato al momento dall ' intervento del comandante di reggimento. Questi si portò poi rapidamente in direzione di Volosca per accertarsi dell'atteggiamento del 2° battaglione, il cui comandante magg . Rigoli gli fornì una risposta piuttosto ambigua e certamente tutt' altro che rassicurante, nel senso che il reparto avrebbe operato contro il suo intendi mento che, com unque , era fo rtemente orientato all'adesione alla marcia su Fiume. Rientrato a Mattuglie preoccupato per le sorti del 2° battaglione, I.a sua inq u ietudine aumentò venendo a sapere che la 3" compagnia, superato un breve momento di sconcerto seguito al suo intervento , aveva ripreso a muoversi verso Fiume seguita dalla I ", anch'essa ciel 1° battagl ione , e dal reparto arditi reggimentale . Pure la 2" compagnia aveva tentato l'allontanamento , ma ne era stata impedita dagli sbarramenti p red isposti a cura ciel comando ciel 201° reggimento . F u dopo queste prime defezioni che , come s ' è visto riferendo di quest'ultimo reggimento, il comandate della brigata ordinò, verso le 14 del 12 settembre . il trasferimento in direzione cli Bisterza. Ciò determinò l'esodo di altri uffic iali e soldati del I O battaglione e del comandante stesso, cap . Nachira . Circa un 'ora dopo, nel l O battaglione non erano rimasti che la 1.232• compagnia mitragliatrici , al completo dei propri ufficiali, un nucleo della 2" e ciel reparto zappatori , ed altri pochi ufficiali con il carreggio e le salmerie , un comp lesso di 8 uffic iali e J50 uo mini cli truppa che vene messo agli ordini dell ' ai utante maggiore in prima cap. Bozzani. Con loro , era la bandiera del reggimento. Dopo le I 6 ebbe iniz io l'adunata dei reparti . Il ten. col. Spanu si po rtò verso il trivio cli q. 334. fra Jusici e Bosinikj , per presenziare e dirigere l'incolonnamento . Primo ad arri vare, verso le 17, fu il 3° battaglione proveniente da Rukavac , che sfilò al completo dirigendosi per la strada RupaB isterza, segu ito poco dopo da quanto era rimasto del I O • Nel mentre sfi lava dal trivio il 3° battaglione, il 2°, proveniente dai dintorni di Volosca, era pervenuto a poca distanza dal trivio stesso, e precisamente al passaggio a li vello ferroviario cli J usici. Quivi le sbarre erano abbassate per il transito del treno proven iente da Fiume , ai fine strini ciel quale erano affacciati numerosi v iaggiatori inneggianti all' italianità della città. Un guasto alla locomotiva, che stante la particolare coincidenza parrebbe quanto meno improbabi le defi nire casuale, determinò la sosta del treno e dette modo ai passeggeri di informare minutamente i militari d i quanto era accaduto a Fiume poche ore prima. Il magg . Rigoli, ciel cui orientamento favorevole al colpo cli mano s'è già accennato, raggiunse il suo comandante di regg imento ribadendogli il
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proprio intendimento di portarsi a Fiume con il reparto. Il ten. col. Spanu, dopo aver controbattuto le argomentazioni del suo sottoposto, gli ordinò espressamente cli ritornare al battaglione e di farlo proseguire verso Bisterza. Mentre aveva luogo il colloquio fra i due, al passaggio a livello i capitani Castell i e Frasconà svolsero un'efficace azione cli pressione sui colleghi a favore del rientro a Fiume, ed allorché Rigol i fu di ritorno gli si fecero incontro insieme a tutti i comandanti di compagnia esternando la decisione, anche a nome delle truppe, di rientrare nella città. Intanto il ten. col. Spanu, trascorsa circa una decina di minuti e non vedendo giungere il battaglione, gl i mosse incontro ma non lo trovò più nel punto dove aveva fatto l'alt. Esso era infatti già ritornato sui propri passi, dirigendosi di nuovo verso la stazione di Mattuglie . Raggiuntolo, in coda al la colonna trovò la 4" compagnia che alla sua imposizione si fermò subitamente; arrivò infine alla testa· della formazione cli marcia dove ristabilì il contatto con il magg . Rigoli al quale ripeté, in termini ancora più perentori , l'ordine di far retrocedere il battaglione. Rigoli sembrò volervi ottemperare e si adoperò in effetti in tal senso, anche se è d ifficile stabilire guanto il suo tentativo fosse realmente genuino o convenzionale , una sorta di "atto dovuto" nei confronti del proprio superiore e, forse, cli sé stesso. Comunque, date le circostanze e l 'atmosfera che si era ormai venuta creando , fu certamente tardivo. Il resoconto del ten. col. Spanu è efficacemente descrittivo:
"In un primo impulso di resipiscenza e di ritorno al sentimento del dovere la testa del battaglione,formata dalla 7586" cp . mitr., retrocede e sembra che tutta la colonna ne segue l'esempio, tanto che io seguo la colonna per sorvegliarla; ma i reparti che nella primitiva direzione formavano coda alta colonna e non sott.o la diretta vigilanza mia e del magg. Rigoli sospingono, e la resipiscenza della 1586" cp . mitr. è .fiaccma dall 'ondata che proviene da tali reparti. Ordini, persuasioni, parole accorate, prospettanti oltre l 'offesa grave che si arrecava alla disciplina il grave danno che si sarebbe arrecato all'Italia che loro, pur nell'atto inconsulto, dimostravano tanto di amare, a nulla valsero. Il magg. Rigoli riesce per un istante a riunire intorno a sé i soldati e dopo averli ringraziati della sponwneità del loro sentimento li esorta a recedere dai loro propositi e ad avviarsi a Bisterza con il loro colonnello . Tutto inutile, perché i soldati più vicini sono sospinti dai
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più lontani e la colonna, per evitare il sottoscritro che non inr.endeva Lasciarla passare devia dalla strada ordinaria e si incanala Lungo la strada ferrata che dal passaggio a livello di Mattuglie conduce a Fiume . Il m.a ggiore rnarcia alla testa della colonna" 162 • Poco dopo arrivò sul posto il col. Berti, comandante interinale della brigata. I due ufficiali superiori furono concordi nel propos ito di precedere la colonna , per tentare di fe rmarla prima dell'arrivo a Fiume . Saliti nell'automobile cl i un ufficiale del comando del XXVI Corpo d 'Annata che si era trovato presente a lla scena, si diressero per la rotabile Mattt1glie-Fi ume. Dopo essersi fermato un po ' di tempo a Cantrida, assumendo informazioni sulJa forza c he, dopo l'arrivo ciel 2° battaglio ne, sarebbe venuta a trovarsi a Fiume, vis to che il battaglione stesso s i faceva lungamente attendere e nel dubbio c he s i stesse muovendo attraverso i cam pi per sfuggire anche alla sorveglianza de lla linea ferroviaria, Berti decise di recarsi a Fiume per anticipare l 'arrivo del reparto e da re momentaneamente il comando cli tutti i nuclei ciel 202° reggimento a l ten . col. Spanu . Ris ulta interessante quest' ultimo proposito , perché nella s ua indubbia anomalia aveva in sé una sua logica fatta di acume ideativo e di lungimiranza insieme. Sotto il rapido incalzare degli avven imenti , è plausibile che ne l comandante della Sesia il primitivo propos ito di sbarrare il passo al 2° battaglione s u Fi ume fosse venuto meno , pro babil mente a seguito di un 'oggettiva valutazione delle difficoltà della sua attuazione . Al concetto, quindi , di impedire l'e ntrata in ci ttà si sarebbe contrapposto q uel lo di non oppo rsi a ll 'ingrossamento delle file dei ribelli ma cli conceùtradi tutti in una dimensione di affidabi lità quale poteva s icuramente essere garantita da una figura q uale q ue lla cli Spanu , anche in termini cli carisma personale in contrapposizione a quello di Rigoli . Un contrassegno d i legalità ad un com plesso cl i eleme nti usciti dalla legalità. Giunti a Fiume verso le 19 .30 del g io rno 12, Be rti e S pa nu s i recarono s ubito presso l'Accademia Navale, dove si sapeva esservi gli alloggiamenti dei contingenti ciel 202° reggi mento che avevano com inciato a g iungere in citt~t, frazio natamente, sin dalle prime ore ciel pomeriggio . D opo aver raccomandato ai presenti il contegno e la disci-
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plina più esemplari, ad evitare disordin i ed anche un aggravamento della loro posizione personale i due ufficiali si portarono presso il Comando Tnteralleato dove il gen. Castelli , comandante del la Brigata Regina, approvò le disposizioni emanate dal col. Berti concernenti l' ass unzione ciel comando, da parte del ten. col. Spanu, dei gruppi del reggimento presenti a Fiume, e che furono poi avallate anche dal gen. Pittaluga. Durante la sosta all'Accademia Navale, Spanu aveva inviato un ufficiale al passaggio a l. ivel lo de lla ferrov ia prima del.la stazione con il compito di guidare il sopraggiungente 2° battaglione all' Accademia stessa ed agli altri accantonamenti nel frattempo predisposti. Non era solo una misura d i carattere logistico quanto anche, e forse soprattutto, un 'esigenza connessa all'intento cli ev itare , secondo quanto caldamente raccomandato da Pittaluga, rumorose dimostrazion i pubbliche. Ma anche q uesto proposito f u vanificato : i nuovi arrivati sembravano non volersi privare del piacere dell a festosa accoglienza riservata ai loro predecessori. D'altra parte l'eccitaz io ne, tanto fra i civil i quanto tra i mi litari, aveva già raggiunto l'acme . Il col. Berti , il ten. col. Span u ed il cap. Capitò, aiutante cli campo, una volta intercettato il battaglione cercarono invano di fermarlo e di condurlo a ll 'accantonamento , ma i soldati a gran voce insistettero per recarsi in piazza Dante e travolsero coloro che li fronteggi avano. Giunti ne lla p iazza, acclamati dalla popo lazione che ne scompigliava ulteriormente le file , i soldati vi sostarono per ascoltare le parole infiammate di patriottismo che il magg . Rigoli rivolse loro da un ' improvvisata tribuna. F inalmente, i tre uffic iali coadiuvati anche eia Rigo li al termine del la sua esibizione oratoria, riusc irono a ricomporre la colonna e ad accompagnarla senza ulteriori inconvenienti sino agli alloggiamenti. Il col. Berti, valutata per il momento inutile a Fiu me la propria presenza - che poteva , per contro , essere ragionevolmente reclamata sulla tinea cli difesa, rimasta su di un tratto per più cli un ' ora senza comandante a O seguito cieli' allontanamento del gen. De Gas pari, ciel I Raggruppamento d ' assalto. recatosi ancb ·eg li a F iu me - uscì dalla città.d iretto al comando della 45° Divisione, dopo aver raccomandato al ten . col. Spanu d i tentare ogni mezzo per rico ndurre al reggimento i g ruppi portatisi a Fiume. Questi, invece , erano destinati ad ingrossarsi d i nuovi arrivi nel corso della notte. Come s'è visto in precedenza, infatti, fra i reparti del reggimento che neJJe prime ore del pomeriggio s i erano messi in movimento verso Bisterza c 'era anche quel gruppo misto che era stato
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messo al comando dell'aiutante maggiore in prima, cap . Bozzani , ed al quale era stata affidata la bandiera reggimentale . Secondo l'ordine di marcia, avrebbe dovuto trnnsitare prima del 2° e del 3° battaglione, ma fu preceduto cli poco al trivio di Bosiniki dal 3° e seguito a breve distanza del 2°. Poiché stava per sopragg iungere eia Castua per immettersi sulla strada Rupa-Bisterza anche il 201° reggimento, la formazione gu idata dal cap. Bozzani ricevette l'ordine cli accelerare il passo . Durante il percorso fu frequente l'incontro con automezzi sia civili che militari a bordo dei quali si trovavano ufficiali di ogni Arma che inneggiavano a Fiume italiana ed incitavano le truppe a seguir) i verso la città. Molti degli uomini aderirono all'invito, così che in breve tempo il reparto si r.idusse a poco più cli 50 uomini. Anche questi , durante una sosta compiuta per la consumazione del secondo rancio , cominciarono ad insistere con il cap. Bozzani per recarsi a Fiume. Ad orientare in questo senso la decisione nell'animo già titubante del capitano sopravvenne l'arrivo di una automobile con due ufficiali uno dei quali, presentatosi come tenente dei granatieri, riferì a Bozzani di essere latore da Fiume di un ordine per lui del ten. col. Spanu in base al quale avrebbe dovuto portarsi con i suoi uomini e con la bandiera nella città. Fu in seguito appurato essersi trattato cli uno stratagemma, tentato anche nei confronti di altri contingenti incontrati dai due ufficiali lungo il tragitto per Bisterza, dove erano diretti con il compito cli indurre a partecipare al moto il 6° reggimento artiglieria. La subitanea accettazione cli un ordine verbale riportato eia ignoti e , dopo quanto accaduto, francamente sospetto, più che deporre per un'ingenuità poco plausibile in un capitano con !'esperienze di aiutante maggiore in prima cli un comando di reggimento, sembrerebbe attribuibile allo stato d'animo del medesimo, anch'egli forse propenso all'adesione al moto e comunque sotto l'influsso delle defezioni già verificatesi in seno al 1° battaglione. Determinante, poi, sarebbe stato l'atteggiamento assunto dei soldati che, udito quanto riferito a voce alta clall 'ufficiale dei granatieri latore della fantomatica comunicazione , fecero uno spontaneo e deciso dietro-front scavalcando di fatto il loro superiore al quale, a questo punto, non rimase altro che cercare di mantener] i quanto meno assestati. Frattanto a Fiume il ten. col. Spanu, ormai privo anche del supporto del suo comandante di brigata, cercò in tutti i modi cli fronteggiare al meglio una posizione personale sempre meno sostenibile, quella cli "comandato legittimamente a comandare truppe fuori della legittimità". Si
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mise a disposizione dei generali Ferrari e Castelli, cercando di interpretarne le intenzioni, emanò ordin i intensi a mantenere la disciplina e ad evitare incide nti, moltip licò raccomandazioni e discorsi. Ad un certo momento, addirittura , sembrò che le sue argomentazioni stessero quasi per fare brecc ia nell' animo degli ufficiali:
"Ore 11 circa . lntrallengo gli ufficiali riuniti a rapporto sulla situazione creata dal loro gesto, situazione dalla quale necessitava uscire e per il prestigio della disciplina e per non creare complicazioni internazionali che avrebbero poluto comprumellere irrimediabilmente le aspirazioni del ' Italia. lo ritengo di essere stato nella rnia esposizione efficacissimo e di essere riuscito a giungere al cuore di lutti gli Lffficiali, sulla ciglia di molti dei quali brillava la commozione, poiché alla mia interrogazione 'Volete , dunque, essere comandati da me, si o no?' a gran voce tutti rispondono 'Si ', ed in tale momenlo io avrei ria vuto in mano i due battaglioni se la intempestiva e inopportuna j1·ase 'A condizione che tu non ci porti via di qui' detta dal magg. Rigoli non avesse di colpo menomalo quel/ 'ascendente che io avevo riacquistato e mediante il quale avevo otte1w10 quel ' istante di resipiscenza necessaria e sujficiente per ricondurre gli ufficiali sulla via del dovere. La in.opportunità e la indisciplinatezza della frase viene da me fatta rilevare, ma rotto ormai il dorninio moro le che io ero riuscito ad ottenere, la mia opera persuasiva diventa van.a" 16·' . Frustrato ne i suoi intenti e nelle sue speranze, con il comando assunto di fatto da D'Annunzio dopo la partenza di Pittaluga e con il gen. Castelli che rimaneva anco ra in città ma in una posizione indefinita ed ambigua, Spanu fu posto proprio da questi nella condizione di recedere immediatarnente eia quell ' incarico cli comando così anomalo . Recatosi infatti nel pomeriggio ciel giorno 13 da Castelli per dichiararg li di non riconoscere altra autorità che non fosse la s ua, il generale gli rispose ponendogli il seguente quesito : "Se io le ordino di portare i suoi battaglioni jì-a due ore sulla linea di difesa e poscia di farli rientrare nella linea d 'armistizio , come si comporta lei?" 11''. Spanu obiettò come non
"'' AUSStvlE. re i. PG. voi. 62 g. parte fll . pagg. 153- 154 '"' AUSS!vtE. re i. PG, voi. 62 g. pan e Ili . pag . 154 .
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fosse possibi le, in base alle circostanze ed ai vari episodi succedutisi, pensare c he i reparti avrebbero seguito le sue direttive, e pertanto da quel momento non intendeva più tenerne il comando o com unque la responsabi lità. Mentre ancora si intratteneva con Castelli, Span u venne avvisato che D 'Annunzio desiderava parlargli: il poeta era stato informato della strana situazione di 2/3 cli un reggimento passato a lui comandato da un tenente colonnello che di lui .invece non voleva saperne . Del colloquio esistono due resoconti, quello del ten. col. Spanu quello del ten . col. Bertolini , ufficiale di Stato Maggiore che presenziò all'incontro. Il primo, stringato ed essenziale come d'abitudine ed anche perché troppo coinvolgente la propria persona, così si esprime: "Il poeta, che ignorava le decisioni da me prese qualche momenro prima, mi riceve con la maggiore cordialità. Egli mi chiede, come cosa fuori di qualsiasi discussione, che i miei battaglioni siano posti ai suoi ordini . ed avendogli io fatto osservare non avere tale richiesta alcun fondamento in diritto, non riccmoscendo io altra autorità che quella del gen. Castelli, poiché quella che egli si era arrogata era fuori della legalità, egli senz 'alr.ro chiama un uffìciale degli arditi per farmi, come egli esprime, 'impacchettare e spedire', soggiungendo: 'È la guerra, caro rn.io'. lo mi ribello all'itnpacchettamemo e lo rassicuro che sarei partito senza che egli si desse la pena di disturbarè i suoi dipendenti . 'Io desidero che tu, sirena gallonata, ti astenga, da questo momento, di esercitare il tuo ascendente per sotlrarmi un ufficiale od un soldato dei quali ho bisogno; tu mi devi dare la tua parola'. lo aderisco alla richiesta dopo aver dichiarato a lui avere già comunicato al gen. Castelli il divisamento di lasciare il comando . Lascio il suo ufficio e riferisco ai gen. Castelli l'esito del mio colloquio" 165 .
Il secondo risulta più descrittivo e prodigo di particolari che metto no a fuoco l'atteggiamento eticamente commendevole dello Span u quale questi, per un comprensibile senso cli riserbo, ha omesso di lumeggiare, nonché il moto cli simpatia provato da D'An nunzio nei suoi
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confronti e che ben rientrava nelle sue connotazioni emotive e comportamentali:
"Lo stato d'animo di Spanct era semplicemente magn(fico: comandante di un reggùnento , eili veniva da D'Annunzio a pretendere che gli desse la sua parola che avrebbe fatto di tutto per tenere il reggimento all'altezza delle sue brillanti tradizioni, che lo avrebbe curato in modo particolare, che avrebbe fatto per esso quanto egli non poteva più fare con suo grande dolore . E D'Annunzio rimase ammirato dalla ftere parole del bel soldato, e quando poi seppe che questi era sardo ebbe per lui un vero trasporto d'entusiasmo: l'abbracciò, gli promise di occuparsi in modo particolare del 201 ° e di restituirlo a suo tempo in modo perfelto, qual'era, anzi, migliore . Dopo ciò il col. Spanu chiese di ~mdarsene senza l'imposizione dei quattro arditi (secondo l'iniziale intendi mento di D'Annunzio lo avrebbero dovuto accompagnare sino ai posti cli blocco posti alla periferia della c ittà ed estrometterlo da questa - n.d.r.); D 'Annunzio glielo concesse, però chiedendo a lui la parola che non avrebbe.fatto ritorno al reggimento . E Spanu allora 'Non solo non do la parola, ma voglio tornare a salutare i miei ufjfriali, perché io intendo congedarmi e non di scappare dal reggimento. Al massimo, prometto di non fare pressioni su di essi perché mi seguano '. Queste parole fecero su D'Annunzio, come su me, magnzfica impressione, ed io dichiaro di conservare del ten. col . Span.u ricordo d'ammirazione" 166 • Spanu si recò successivamente alla mensa ufficiali per comunicare loro la decisione di lasciare il comando dei contingenti de.l reggimento presenti in città, e fu gratificato dalle unanim i insistenze affinché recedesse dal proposito. Vi si associò anche il magg . Rigoli, che nel frattempo ricevette un messaggio ciel magg . Reina nel quale gl i veniva ordinato di assumere il comando dei reparti del 202° in sostituzione di Spanu . Questi si allontanò eia Fiume il giorno success ivo, 14 settembre, verso le ore 13. Nel pomeriggio , dopo essersi recato ad Abbazia a rapporto presso il comando cli Divisione ed essersi soffermato brevemente alla stazione di Mattuglie dove fu raggiunto dall 'aiutante mag-
,,. AUSSME, rei. PG . voi. 62 g, parte lll, pagg. 156- 157.
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L 'eseròro italiano e la questione fi1.1111a11a ( 1918-1921)
giore in prima cap. Bozzani e da tre s ubalterni riusciti ad uscire eia Fiume , rientrò a Bistcrza dove, del suo reggimento , non era ormai presente che il 3° battagl ione. Del 202° Fanteria rimasero pertanto a fiume, oltre al magg. Rigoli, 4J ufficiali infer iori e 961 uomini cli truppe. A questo numero vanno aggiunti altri ufficiali e pochi militari cli truppa: fra i primi , i sottotenenti L uigi Guardin, Giovanni Castellaro , Carlo Moroni , Giulio Castagnola, Renzo San felice , Mario Pellegato e Raffaelli ciel 201 ° reggimento rimasti a Fiume temporaneamente per serv iz i vari ed il s . ten . Riccio, anch'egli ciel 201 ° . restato a .Telenic perché ammalato. Verso Ja metà cli ottobre si sarebbero presentati a Fiume il ten. Chieschia ed il s. ten. Nave, già del 202° ed ormai in congedo, e quando il reggimento fu ritirato indietro a Longanatico defezionò il ten. Vecchietti con 6 soldati. Si può pertanto valutare che la Brigata Sesia abbia contribuito al colpo di mano su Fiume con 63 ufficiali e 1010 uomini di truppa . Con il 202° reggimento, rimase a Fiume anche la bandiera, che il cap. Bozzani, una volta giunto in città con i resti del nucleo misto ciel quale gli era stato affidato il comando, fece portare nella sede dell' ufficio amministrativo che era rimasto a Fiume dopo la partenza del reggi mento, autorizzato a permanervi fino al completamento di alcune prati che. In seguito , verso la metà cli ottobre, da parte del nuovo comandante della brigata gen . Spiller, vennero avviate trattative con D ' Annunzio per riaverla e farla così partecipare alle celebrazioni per il primo anniversario della Vittoria che si sarebbero dovute svolgere a Roma il 4 novembre. Ma D'Ann unz io fu innessibile, e rispose che le bandiere avevano in Fiume il loro miglior luogo e la loro migliore custodia. Né ebbe piC1 felice sorte un tentativo attuato alcuni giorni dopo dall'aiutante magg iore del reggimento , cap. Capitò , presso il rnagg. Rigoli. che a s ua volta replicò come segue : "La bandiera è con noi ed io son.o certo di consegnarla bella e pura al reggimento, come bella e pura qui atnwlmente splende e rispecchia i suoi bei colori sul Quarnaro" 167 (Allegato 23). E proprio alla presenza della bandiera Rigo I i fece prestare agl i ufficiali dipendenti il giuramento di fede ltà "alla causa cli Fiume italiana e d ' Italia" voluto da D'Annunzio 166 . Sembra ad ogni modo che lo stato d'animo del magg . Rigoli avesse
1 " ' i\ USSME. rei. PO. voi. 62 g, parte m. pag. 157. "'' lo Vedetiad'ho/ia. Fi ume, 18.9.1919.
L'esercito e Fiume da1111unzia11a: i primi 100 iiorni
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continuato ad oscillare fra un certo narcisistico compiacimento del comportamento assunto ed il desiderio di continuare a mantenere rapporti, quanto meno formali, con le superiori autorità extra-F iu me . Quattro giorni dopo l' accaduto , infatti , inviò al comando della Brigata Sesia uno specchio nominativo degli ufficiali 169 ed uno numerico delle truppe, passati ai suoi ordin.i, entrambi agg iornati al 16 settembre. Un mese dopo comunicò allo stesso comando che due ufficiali di complemento in congedo già appartenenti al 202° reggimento si erano presentati a lui (presumibi lrne nte i già rnenzionati ten. Chieschia es. ten. Nave), ed alcuni giorni dopo , essendosi allontanato da F iume per rientrare al reggimento il s . ten. Mario Brancaleoni, uno degli ufficiali rimasti in città per l'espletamento delle funzioni contab.il.i, lo add itò "al disprezzo di tutti gli ufficia.l i dell'esercito di Fi ume italiana" mediante un ordine del giorno inviato non solo ai comandi della Brigata Sesia, del 201 ° e 202° reggimento e del Depos ito del 25° Fa11teria a Novara (probabilmente quello o riginario dell ' ufficiale) ma anche al l'Associazione Combattenti cli Milano .
/" Divisione d'Assalto La Divisione, rimasta sola a rappresentare .le truppe d'assalto (dopo lo scioglimento della 2• avvenuta il 26 febbraio 1919) ed inviata in Libia, era rientrata in Patria nel mese di luglio. Come già riferito, tra la fi ne di agosto e la prima decade di settembre due dei suoi Gruppi , il 2° ed il 3° , riuniti in un Raggruppamento del quale proprio il giorno 10 settembre aveva assunto il comando il gen. De Gaspari, avevano sostituito sulla linea d'armistizio le truppe ciel XXVI Corpo d 'Armata schierandosi come segue: 2° Gruppo (comando a Batsch) nel settore Nord , da rnonte Celagora a monte Cipri - 3° Gruppo (comando a Castua) nel settore S ud, da monte Cipri al mare nei pressi di Cantricla. Il Raggruppa-
"" Capitani: l.talo Nach ira, Urnherto Calosci, Domen ico Semandi, Antonio Fra,conà, G iuseppe Castelli: Tenenti: G iuseppe Scarafia, Carlo Mornn i, Giovanni Lantari. Luigi Ferrari, Domenico Conte, G iuseppe Sorò , G iuseppe Damiani, Mario Merlo, Antonio Furcel la. Gaetano Gracci. G iuseppe R ippa, Gu ido Dc Paolis, Serafino Darafin i. Can, illo Bargaui. Bartolomeo Trovato, G iuseppe Zarnbellini, Luigi Gaudenzio , Ferd inando Rizzi, G. Ballista Masun i (cappellano), Natale Pesco! (medico); Sottotenenti: Giulio Ga lleoui. Renato Jubini. G iuseppe D'Angelo. Miro Gargan tini, Carlo Paolo Fazio. Lino Di Re, Michele Zanfagna, Francesco Buonasorte, Emi lio Gervasoni, Eugenio Bargioni, Eligio Nicolosi , Enrico Balzarotti, Riccardo Occhesti, Gerolamo D'Accardi, Ottorino Arrigoni, Guglielmo Campesi, Alberto Vettori , Efisio Gha Reum, Viviano i\forchionne . (AUSSME, rei. PO. voi. 62 g, parie (Il . pag . 158.
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L'esercito italiano e la q11es1ion.efiu111anc1 ( l':JIH- /921)
mento , con sede di comando a Bisterza, era stato posto alla dipendenza temporanea della 45" Divisione, pur mantenendo quella organica del comando della l" D ivisione d'assalto; q uesto era dislocato a Sesana con a d isposizione il solo l O Gruppo, ma per il 13 settembre era stato pro· grammato il ripristino della sua giurisdizione operativa anche sugli altri due Gruppi, che sarebbero stati sostitu iti nell ' ambito del XXVI Corpo cl' Armata dalla Brigata Lombardia. T rapporti circa le condizioni moral i e disciplinari del IO Raggru ppamento d ' assalto al la vigil ia degli eventi non sembravano mettere in evidenza elementi di particolare ri lievo. Ma al di là dei contenuti delle relazioni scritte elci comandi che molto spesso, come è noto, tendono ad una certa scontata sovrapponibilità frutto di una prassi divenuta routinaria, non anelavano sottoval utati due aspetti piuttosto importanti. Uno era data dal fatto che, ormai da tempo. era accertato come le truppe d ' assalto rappresentassero i.l pri mo requisito desiderato da D'A nnunzio per qualsiasi impresa, e come il trasporto del poeta nei loro confronti fosse stato eia queste sempre corrisposto sul piano ideativo ed emotivo. L'altro , era rappresentato cla!J 'esscre stati i reparti, nel periodo cli oltre un mese trascorso dal rientro dalla Libia e prima del colpo di mano, frazionati anche per compagnie ai fini dello speci ale lavoro di recupero cli materiale bel lico al quale erano stati preposti su un vasto territorio, con conseguenti difficoltà di un attento controllo che non poterono che fa vorire le relazioni e le intese fra promotori ed esecutori della spedizione su Fiume. Risultarono infatti pienamente provati i contatti che il cap. Host Venturi, capo dei volontari fiumani e che in precedenza aveva comandato anche la 2" compagnia del XIII Reparto d 'assalto, ebbe nella prima settimana di settembre con aJcuni ex commilitoni. In particolare, con i tenenti F rignani , Concetti, Borghi e Donati (gli stessi incontrati dal gen. Ferrari nelle prime ore del mattino del 12 nei pressi cli Cantrida, diretti a Fiume con 36 arditi e rinviati in sede); eia quest' ultimo , che era l'ufficiale al vettovagliamento, Host Venturi si era fatto consegnare un grosso numero di camicie, scarpe , gi ubbe e pantaloni per i suoi volontari . Nell' ambito dell'VI1I Reparto d'assalto, il cap. Vianello già alla fine di agosto si recò a Venezia per preordinare i f uturi collegamenti con Fiume, unanimamente coperto dai propri colleghi. L'8 settembre il reparto si dislocò a Mattuglie, distaccando a .Tussici la 2° e la 3" compagnia, e g ià il giorno successivo i tenenti Cornaglia e Tuttoi I mondo, su incarico ciel cap . Sessa che in tal senso era stato sollec itato eia Host Venturi, si recarono a Fiume dove, ne i locali della scuola Parini , venne-
L 'eserciro e Fiume da11n1111zia11a: i primi /00 giorni
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roda quest'ultimo resi edotti che alle 05.30 del giorno 12D'Annunzio sarebbe transitato da Mattugl ie per proseguire poi per F iu me con gli ard iti. Non sembra vi fossero stati contatti d iretti fra gli ufficial i delle truppe d 'assalto e quel .l i dei granatieri, probabilmente per plausibili criteri di compartimentazione ai quali si isp irarono Host Venturi ed i s uo i del battagl ione volontari fi umani . Lasciano alquanto peqJlessi le considerazioni fatte dai generali Gandolfo , Paolini e Zoppi 110 circa il ruolo svolto antecedentemente alla sped izione dal tcn . col. Repetto, comandante del l'VIII Reparto d ' assalto, secondo le qual i i medesimi "avrebbero ignorato tutto sino al momento dello svolgersi dei jèitti" (Paolini) e furono compartecipi degli stessi per un "moto improvviso". In altri termi ni , '' credo sia lecito a).fermare che il grave atto da essi compiuto sia da addebitarsi ad un 'improvvisa esa/wzione prodotw dall 'arrivo di D 'Annunzio ed avente la sua base sui forti sentimenti suscitati dalla questione fiwnana" (Zoppi); "Durante gli incidenti verijìcatisi nella mattina, dopo che la colonna D 'Annunzio era giunta agli sbarramenti, mi è risullata in nwdo palese la dubbia fede dei reparti d'assa/10 del Gruppo del ten . col. Reperto, non tanto forse per precedenti intese intercorse con altri reparti quanto per le sollecitazioni jàtte dal comandante D 'Annunzio agli arditi stessi, il cui effetto fu tale che un comandante di battaglione d'assalto, magg . Nunziante, e lo stesso ten . col. Repetto, comandante iL 3° Gruppo, lo seguissero insieme a due intere compagnie" (Gandolfo) . A s menti re la indulgente interpretazione di cui sopra si contrappose, almeno per il Nunziante, un resoconto giornalistico ev identemente ispirato dagli stessi protagonisti degl i eventi e la cui narrazione prendeva le mosse dal pomeriggio del giorno 11:
" ... il magg . NunzianLe, cornandante detl ' Vlll Reparto d 'assalto, che aveva intuito qualcosa e che forse mostrava di avere meno conoscenza del fatto di quanto non aveva in realtà, veniva messo perfe!tarnente al corrente della cosa ed egli allora ordinava di buon grado eh.e la mattina del 12 alle ore 2 .30 tutto il ba!Laglione si trovasse nel bosco di Mattug lie con i muli, le mitragliatrici, furerie e maggiorità ed attendesse il passaggio della colonna comandata da Gabriele D'Annunzio" 11 1 •
'"' .i\USSME. rei. PG. \'O i. 62 g. parte lll. pagg . 162- 163. "' La Vedetta d "lwlia. Fiume, I ottobre 19 19.
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L'esercito italiano e la questione .fi111nana ( 7918- 192 I)
Altro elemento probativo, se pur indirettamente , di un atteggiamento preordinato da parte del magg. Nunziante fu la scoperta postuma, fatta in una casa isolata cli Nabresina pochi giorni dopo la spedizione, di un ricco ed abbondante magazzino di oggetti di vestiario e di equipaggiamento militare cli ogni specie (giubbe e pantaloni da cavalleria e fan teria, cli fustagno , di panno, fodere da pagliericci, pastrani , cappotti, mantelline, fez, mostrine da ardito, armi) sufficienti ad un migliaio cli uomini. Il fatto fu così commentato dal gen. De Gaspari, comandante del 1° Raggruppamento d'assalto:
"Questo magazzino clandestino tenuto Lontano dal reparto e perciò da ogni controllo, in località non di giurisdizione della divisione né del raggruppamento, sulla linea ferroviaria tra Ronchi e Trieste , impiantato - come risultò dall 'inchiesta. da me eseguita - con preleva.menti fatti da tempo in località varie e lontane, come Reggio Emilia , Brescia, Milano, Verona, non. era certo destinato al battaglione ma m.olto probabilmente agli immediati bisogni di eventuali volontari od a successivi rifornimenti del piccolo corpo di spedizione. Se così non fosse siaio, il maggiore Nunziante quando seppe da qualcuno del sequestro di questo m.agazzino non avrebbe scritto, come scrisse all'iif.ficiale informar.ore tenente Spalluto. una lettera piena di acrimonia e di personali offese per la perdita subita" 112 • Lo stesso generale, al termine della sua dichiarazione, ribadì come il Nunziante fosse pienamente consapevole della spedizione ed avesse contribuito alla riuscita di essa con intese e preparativi precedenti. Per quanto riguardava il ten. col. Repetto , una serie di elementi concorsero ad ipotizzare ragionevolmente , più o meno direttamente, una sua preordinata adesione all'iniziativa dannunziana. Innanzitutto, il suo aiutante maggiore in prima cap. Bin i ebbe ripetuti ed occulti contatti a Trieste che difficilmente avrebbe potuto stabilire all' insaputa ciel superiore diretto; inoltre , il cap. Sbacchi, comandante della 2• compagnia delJ 'VUJ Reparto d'assalto, al quale il gen. Pittaluga ordinò cli opporsi, al posto cli sbarramento n. 9, al passaggio dell'autocolonna ribelle, oppose obiezioni circa l'esecuzione dell'ordine sino a disattenderlo poi interamente; ed il s. ten. Barbona, comandante della 3" compagnia nello
"' AUSSME, rei. PG, voi. 62 g . parte III, pag . 165.
L'esercito e Fiume dannun ziana: i primi 100 giorni
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stèsso reparto , si oppose ancor pi ù energicamente all' intimazione di a lt e di deporre le anni data da Pittaluga a i suoi uomini; a Castua, poi , Repetto fu il solo con il proprio co mando ad allo ntanarsi, mentre le compagnie del XXII Reparto d'assalto no n si mossero , e non poté essere stata perciò la loro entusiastica eccitazione a spingerlo verso Fiume, a cavallo, accompagnato dal suo aiutante maggiore , dopo aver mantenuto nei confronti ciel gen. Pittaluga un atteggiamento studiatamente temporeggiante e fuorv iante; ancora, è diffici le pensare che atteggiamenti così rischiosamente determinati siano stati assunti dai giovani uffic ial i senza l'avallo morale e materiale del proprio comandante, specie tenendo conto del particolare spirito di corpo esistente fra gli arditi : infine. la colon na D 'Annunzio proseguì velocemente il proprio cammino, senza fa re a Castua la sosta che si sarebbe resa necessaria per consentire allo stesso D ' Annunzio cli acquisi re alla sua cau~a "l'inconsapevole" comandante del 3° Gruppo d'assalto. Nella sola giornata del 12 settembre. su lla scorta dei dati ufficialmente comunicati dal comando della l" Divisione d'Assalto, sarebbero defezionati 450 uomini clelJ ' VIIT Reparto e 180 del XXlL guidati eia 38 uffic ial i. Per quanto possa sembrare strano, tenendo conto che l' ingresso a Fiume della colonna capeggiata da D'Annu nzio avvenne poco prima d i mezzogiorno e pur valutando nei giusti termini la relativa sped itezza dei collegamenti radiofonici e telefonici cie li 'epoca, tanto il coO mandante della I" D ivisione d'Assalto quanto quello ciel I Raggruppamento non e bbero notizia del colpo di mano se non nel pomerigg io . In uno stralcio della relazione redatta dal gen . Zoppi in data 25 ottobre 19 19, gli avvenimenti furo no così ricostru iti:
"Alle ore 16 il Capo di S.M. de/1'8" Armata mi chiedeva per telefono se era possibile che due ba/ferie di artiglieria avessero oltrepassato la linea d'armistizio e fossero mie; lo esclusi perché i due gruppi di artiglieria si trovavano nella zona di Sesana. Dopo aver richiamato l'atrenzione del gen. De Gaspari su tali voci che egli ignorava . io venivo con mia sorpresa chiamato al telefono da Fiume, d'onde il capitano Bini, aiutante maggiore del 3° gruppo d'assalto, mi annunciava che il comando del 3° gruppo, l'Vlll reparto ed una compagnia del XXJI si trovavano a Fiume. Chiestogli chi ve li avesse mandati, risponde va che vi si erano recati di loro iniziativa , e alla m ia domanda 'Che cosa fate:; ' osava rispondere 'Attendiamo V.S .'.
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L'esercito iwliww e la questione fiumana ( 1918- 192 1)
Ribattei severamente invitandoli a rioccupare la linea d'armistizio abbandonata aggiungendo che li consideravo ribelli allo Staro . Ne informai 1os10 il Comando dell'8" Armata (capitano Campi) e ch iesi che S.E. mi permettesse di recarrni a Fiume, per invitare le m.ie truppe ad una pronta resipiscenza. Avevo intanto fatto chiamare al telefono il generale De Gaspari per informarlo e chiedergli precise notizie, ed eRli confemzarulo quanto aveva allora appreso, mi anmmciava che aveva ricevitto ordine di recarsi a Fiume per compiervi opera persuasiva. lo lo raggiunsi alle ore 18.30 senza avere alfeso l'autorizzazione superiore, ma mi è doloroso dichiarare che a causa del!' opera nella quale D'Annunzio mi aveva preceduto avvincendo a sé la mia gente, con quell'arte di cui egli è m.aestro, ogni mio tenrarivo fu vano. li Colonnello Reperto ed il maggiore Nunziante mi dichiarano di essere stati trascinati dalle truppe a cui non erano in grado di imporre il ritorno. Il contegno di questi due ujjiciali superiori profondamente confuso e indeciso e le umili giustificazioni non mi piacquero . Nessuna fie rezza era in loro. Piccole anime" n :,. La penna del gen. De Gaspari offrì una notazione psicologicamente interessante in merito al colloquio avuto eia Zoppi con i due ufficiali superiori e con D'Annunzio:
"Le parole più calde e più appassionale, che possano sgorgare dal cuore di soldato ferito nei suoi intendimenti più sacri e di com.andante colpito nel/' orgoglio e nel!' onore delle sue truppe, jìtrono pronunziate dal generale Zopp; con accenti vibranti di commozione, di sdegno, di C?[fetto, in un.a parola di tutti i sentimenti che in quel momento tumultuariamente si alternavano nei nostri animi di vecchi soldati, che per opera di uno sconsigliato idealista, vedevano portato il piùftero colpo che si potesse portare all'esercito violandone il principio della disciplina e dell'onore. Durante il colloquio unafalsa entrata di D'Annunzio, seguita dall'atto immediato di ritirarsi (a mio giudizio compiuta ad arte per essere invitato dal generale Zoppi, a cui lo Legavano cordiali rela-
'" AUSSME,rel. PG. voi. 62 g. parte
m, pagg.
166-167.
L'eserci10 e Fiume dannunziana: i primi 700 giorni
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zioni, a prender parte al colloquio ed essere così in grado di sventarne o attenuarne le conseguenze con la sua presenza) gli consentì di unirsi alla nostra conversazione. Nessun appello del generale Zoppi ebbe presa su/L'animo suo, finché egli con 101w reciso e, alzandosi come per melfer termine al colloquio, dichiarò: 'lo ho il giuramento de' miei arditi, se essi intendono tradirmi sono liberi di farlo'. Ed avendogli io soggiunto che il vero tradimento essi lo avevano commesso violando un giuramento ben più serio ed abbandonando la vigilanza della linea d'armistizio ajjtdata al loro onore, egli in 10110 ancor più reciso rispose: 'Lor signori son.o dei generali, dei soldati, io sono un uomo fu.ori della legge, non potremo mai incontrarci sullo stesso terreno . Buongiorno'. E si allontanò . Non altrettanto reciso, né franco, né risohttamente affermativo fu il contegno dei due i,fficiali superiori, i quali non pronunziarono mai verbo e col loro atteggiamento soggettoso e dimesso dettero c:o.sì miserevole spettacolo di sé; e non ho potuto a meno di consacrarlo nel diario storico" 17• .
Nel completare la sua esposizione, peraltro, Zoppi corresse in parte quanto riferito da De Gaspari: "Questi (D'Annunzio - n.d.r.) fu meco mollo rispettoso. Avendogli io detto che ero lieto di riceverlo per potergli esporre il rnio giudizio sulla situazione (che, cioè, compiuto ormai il gesto, fossero da lasciarsi ritornare le truppe alla linea d'armistizio, rùnanendo pur egli a Fiume in attesa delle decisioni che, come cl' accordo col gen. Pittaluga, si attendevano da Rom.a) mi rispose 'Ella ha ragione, ma io ho bisogno degli arditi'. Ed io 'Mi assumo la responsabilità di lasciargliene una cinquantina con qualche tifjiciale, e per servizio di polizia in questi momenti di crisi e per dimostrarle la mia buona volontà, ma il resro deve tutto ritornare stasera stessa sulla linea d'armistizio, che è importante quanto Fiume ed è rimasta per un tratto sgombra' . Al che egli mi rispose: 'lei sa quanto io la stimi ma lei pure stima me, e sa quale sia la forza della mia volontà; d'altronde noi parliamo ciascuno un proprio linguaggio'. Fu allora
'" /\USS!VlE, rei. PG, voi. 62 g, parte lii. pagg . 167-168.
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L ·eserciro italiano e la questione fiumana ( 1918- 1921 )
che io mi alzai per troncare La conversazione. che si svolse rapida ma elevata e calma, e durante la qual il colonnello Repetto ed il maggiore Nunzian.te tennero contegno passivo" . Ancora più interessante, sul piano generale, il commento con il quale il comandante della l" Divisione d 'Assalto sintetizzò l'impress ione di prima meno derivatagl i da tutto quanto stava avvenendo:
"Sull'insieme della siluazione, io quella sera sospettavo che il Governo non fosse estraneo, ed a ciò mi induceva soprattutto la calma generale dell'ambiente. Sembrava un po' un.a scena da operetta : il salone sfarzosamente i!Luminato, popolato da uomini, signore, i(fficiali e qualche generale, molto chiasso saturo di gioia, di curiosità e di attesa. Solo, nel suo ufficio, il generale Pittaluga, che trovai sereno ma cosciente della situazione" '75. D imostratisi infruttuosi i tentativi comp iuti nei confronti d i D ' Annunzio e dei d ue comandanti cl i reparto , Zoppi decise cli attuare un ' azione diretta sulla truppa, e diede ordine che per le ore 22 tutti g li arditi liberi dal servizio fossero ri uniti presso l' accantonamento . Ne intervenne una metà appena , il che, secondo l' opinione di De Gaspari, stava a dimostrare come con il pretesto degli impegni di serv izio fosse stata operata una cern ita fra gli uomini da sottrarre alla parola ciel comandante della l" Divisione d ' assalto , e c he quel li in viati ad ascoltarla fossero acces i più per vino bevuto che per entusiasmo patriottico . Repetto e Nunziante si fecero attendere e , sempre secondo la testimonianza del comandan te ciel 1° Raggruppamento , i g iovani subalterni ostentarono un contegno ai li miti de lla correttezza , quasi che si sentissero liberi da qualsiasi vincolo non solo di disc iplina ma anche di c ivile educazione . Il severo giudizio cl i De Gaspari sarebbe stato attenuato da quello più pacato (e probabilmente più realistico) di Zoppi, secondo il q uale l' atteggi amento fra lo spavaldo e l'anticonformista di alcuni dei giovani ufficia li derivava dall 'influenza esercitata dal discorso pronunciato poche ore pri ma da D'Annunzio dal balcone ciel palazzo ciel Governatorato e dal sentirsi investiti di una grande missione storica. L' entusiasmo un po ' rumoroso e scapigliato dei soldati , secondo lui, non sarebbe mai tra-
'" AUSSME. re i. PG. voi. 62 g. parte 111. pag. 169.
L'esercito e Fiume danm"1ziano : i primi 100 giorni
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sceso in manifestazioni irriguardose od indisciplinate nei riguardi dei loro due generali. Zoppi parlò in termini incisivi , toccando i tasti del sentimento. del senso del dovere ed ancor più quello ciel principio di disc iplina e di autorità. Molto espJicitamente. disse agli arditi che se al loro ritorno sulla via dell'obbedienza si fosse frapposto il ten. col. Repetto , essi erano tenuti a ritenersi escl usi eia qualsiasi vincolo di subordinazione nei suoi confronti . Ed a tale dichiarazione fece seguire, rivolgendosi espressamente all'interessato , l'ordine cli riunire le truppe e riportarle in sede; a tale scopo, precisò, una colonna di autocarri le avrebbe attese a mezzanotte presso la stazione ferroviaria. Ma poco dopo tale termine, nel luogo indicato si presentò solo l'aiutante maggiore ciel 3° Gruppo d 'assalto, cap . Bini, per annunciare al gen. Zoppi, in nome del ten. col. Repetto ,che gli arditi avevano deciso di rimanere a_Fiume. Non restò al comandante della l " Divis ione d'assalto, così come a quello ciel l O Raggruppamento. che rientrare ai propri posti di comando rispettivamente a Sesana ed a Bisterza. Il ten. col. Rcpetto fu ancora protagonista di un episodio. Il 14 mattina si presentò dinnanzi allo sbarramento n. 6 di Stefani un plotone di volontari fiumani capeggiati eia un tenente che , al pari grado Domi nici, comandante della 3" compagnia del XXII Reparto d'assalto posta apresidiare lo sbarramento, trasmise l'ordine cli non far passare nessuno che provenisse eia Fiume e dare invece libero passaggio a coloro che desiderassero recarvisi, aggiungendo che nel caso si fosse opposto avrebbe fatto ricorso alle anni. Dominici rispose con altrettanta determinazione che avrebbe fatto rispettare le proprie consegne, deciso anch' egli a ricorrere all'uso della forza ove necessario. Avvisato ciel fatto, dopo una mezz'ora giunse da Fiume il ten. col. Repetto che chiese conto, a quello cbe ormai doveva essere considerato un suo ex-clipenclente, del suo atteggiamento oppositorio, ordinandogli infine di portarsi immediatamente con tutta la compagnia a Fiume. Par.lò anche agli arditi, dicendo loro che in quel momento l' Italia era a Fiume, che navi italiane restavano in porto per difendere la città la quale fra pochi giorni, dopo la partenza degli alleati , sarebbe stata definitivamente italiana; "Figli miei, seguite vostro padre", fu la passionale chiusa ciel suo appello, che non sortì peraltro l'esito desiderato. Anche nella l" Divis ione d'assalto vi fu l'episodio della sottrazione di un vessillo. Un ufficiale ciel XXII Reparto, il ten . Italo Perrell.a, il pomeriggio ciel I3 giunse all'improvviso a Castua con due autocarri cari-
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L' eserciro iwlia110 e la questione fiu111ana ( i 9 i 8-1921)
chi di arditi e con una mitragliatrice, penetrò nel locale ciel comando dove era custod ito il gagliardetto del reparto e . neutraJizzata l'opposizione del personale presente, la trasportò a Fiume .
Artiglieria I reparti coinvolti furono sostanzialmente cinque, anche se le defezio ni ri s ultarono re lativamente co nte nu te in rapporto a quelle che avrebbero potuto essere senza l'energico intervento di alcuni uffic ial i superiori . L'avvio si ebbe nella prirna serata ciel giorno 11, ben prima della partenza dei granatieri eia Ronchi, cosa che deponeva per una precedente, precisa intesa. Alcuni ufficiali subalterni appartenenti alla 70°, 7 1" e 72" batteria ciel 24° Gruppo Obic i Pesanti Campal i, incorporato ne l J 7° Raggruppamento Pesante Campale, distaccate a Nova S ussak (S . Pietro del Carso), approfittarono della momentanea assenza ciel comandante cli Gruppo, recatosi con altri ufficiali presso il viciniore 39° Gruppo accanto nato a Rosano, per fa r suo nare l'adunata e disporre per il caricamento su camion cli 2 obici eia 149 e 6 mitragliatrici Fiat con relativo muni zionamento. A ll a truppa fu detto che una sezione doveva raggiungere il 40° Gruppo cannoni eia 105 a Bisterza . Partiro no . circa verso le 22,6 ufficial i (tenenti G iuseppe Vergorio, Pietro 'Ugazzi , Rodolfo Cedolini, Enrico Verdi e sottotenenti Stanislao Barra e Francesco Galvini , tutti di complemento) e 30 militari cli truppa . Straname nte, così come s'è visto essere già accaduto in altre circostanze, il comandante di Gruppo, ten . col. San Marzano, e gli altri ufficiali rientrati con lui da Rosano, no n ebbero sentore di quanto era accaduto se non al mattino successivo al momento della svegl ia, e solo verso le 10, a causa di tutta una serie cli indugi ed impedimenti ai quali pure si addice l'aggettivo "strani", ne fu informato il comandante del Raggruppamento, col. La Francesca. Questi, poco dopo, venne reso edotto anche cli una seconda defezione avvenuta nel corso della notte da parte di 3 ufficial i (tenenti Giovanni Stuardi , Leone Grillenzoni es . ten. Burali cl ' Arezzo) e 10 militari cli truppa ciel 39° Gruppo Pesante Campale che avevano portato con loro un automezzo 15 Ter, 2 mitragliatric i, 5 moschetti e 5 pistole pi ù mun izionamento e v iveri di riserva. Essi però rientrarono spontaneamente dopo poche ore; tre g iorni dopo, 7 mi litari dello stesso Gruppo tentarono di recarsi a Fiume , ma furono fermati dai carabinieri. Gli altri defezionati del 24° Gruppo , frattanto, e rano g iunti a F iume dove stazionarono nell a piazza d ' anni in attesa cli disposizioni
L'esercito e Fiume da1111u11ziana: i primi 100 giorni
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da parte ciel comando provvisorio della città. Nel tardo pomeriggio del 12 furono raggi unti dal col. La Francesca e conv inti, tranne 10 dei 30 sol.dati, a rientrare agi i accantonamenti.L'esito so lo parziale dei due tentativi di allontanamento non escluse una realistica e significativa valutazione eia parte del comandante cli Raggroppamento, che concluse come segue il proprio rapporto sui fatti: "Ritengo fermamente che se vi fossero stati altri rnezzi di 1rasporto e se gli organiz.zcaori non avessero temuto la propalazione del segreto, così ben rispetrato, altri 14/-iciali e moltissima truppa avrebbero seguito coloro che si al!ontanava110" 11~ . Una defezione al 50% fu quella riguardante la 7" batteria del 3° Gruppo del 1° Reggimento artiglieria da montagna. Questo Gruppo, comandato interinalme nte dal cap . Antonio D 'Ange lo , dipendeva direttamente dal comando d ' artiglieria del XXVI Corpo d'Armata; rimasto per quattro mesi a Fi ume, vi era uscito il 10 s.cttem bre dislocandosi con il comando a B irigne . Nella tarda serata del I' 11 i soldati della 7• batteria, distaccata a Prcrn e comandata dal cap . in SAP Carl o Argan , furono svegliati ed avvertiti cli tenersi pronti a partire per recarsi a Ciana dove sarebbero stati rilevati movime nti serbi . Giu nti alcuni camion , vi presero posto il comandante di batteria, un subalterno (ten . B ilò) e 22 soldati che portavano al seguito 4 can no ni e 2 mitragliatrici con il relativo munizionamento. D iretta a Fiume, la piccola colonna v i gi unse all' alba del 12, precedendo così di circa sei ore il grosso della spedizione dannunz iana. Con usuale , singolare ritardo, il cap . D'Angelo venne a conoscenza del fatto solo alle 7 di quello stesso giorno e , causa l'interruzione della linea telefonica, raggiunse soltanto nella tarda mattinata il. comando eh reggimento ad Abbazia dove sembra non abbia ricevuto nessun ord ine e eia dove fece rientro a Bitigne. Solamente nel pomeriggio, su invito cleI comandante del 18° Raggruppamento Pesante Campale si notino le curiose omissioni od interferenze nell a catena delle dipen denze organiche e funzionali - eg li si portò a Fiume dove nella piazza d ' anni incontrò la batteria. Questa, essendo momentaneamente assente il cap . Argan , era affidata al tcn . Bilò, che all'ingiunzione del comandante di Gruppo cli rientrare in sede, oppose l'obiezione di dover attendere gli ordini del proprio capitano; interessan te anche questa singolare concez ione delle priorità gerarch ica, eludente il principio clcll"'ubi rnaior minor cessat" sempre fermamente radicato nel tradizional ismo
'"' /\USSME, re i. PG, voi. 62 g, pane 111, pag. Iì6 .
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disciplinare militare . Allorché sopravvenne i I comandante cli batteria, gli uomini furono interpellati circa i personali proponimenti: rientrarono al distaccamento 11 soldati, mentre altrettanti rimasero a Fiume con i due ufficiali e tutto il materiale. Si unì ad essi anche l'aiutante maggiore del Gruppo, ten. in SAP Augusto Rossi. TI 29° Gruppo Obici Pesanti Campali, nella giornata dell' 11 settembre, era dislocato con il comando ed una batteria (la 155') a Cantrida e con le altre due (156" e 157") a Plase. Nel pomeriggio del 12 raggiunsero Fiume 10 ufficiali , tra i quali il comandante cli Gruppo G ioacchino Pisapia ed il cap . Aldo Foà, entrambi in SAP, e la rn.assima parte degli uomini di truppa in numero di circa 300. Con loro, 3 cannoni da 149, mentre altri 9 pezzi furono ins piegabilmente abbandonati in parte alla stazione di Mattuglie ed in parte lungo le strade adiacenti colleganti con Fiume. Tale fatto, più che la defezione stessa, fu aspramente censurato dal gen. Giardino, comandante clell' artiglieria del XXVI Corpo cl ' Armata, il cui spirito artiglieresco no n ammetteva l'abbandono dei pezzi da parte di chi, invece , aveva avuto ben cura di portare al seguito bagagli, cucine e suppellettili varie. S i mostrò sul momento quasi incline a preferire la soluzione che gl i uomin i fossero andati a Fiume portando seco tutti i loro cannoni , e la rabbia e l'amarezza insieme per questo comportamento così contrario al codice d'onore della propria Arma prima ancora che a quello militare in senso lato, lo portò a confrontarlo sfavorevolmente con quello degli arditi nei confronti dei quali, addirittura, si espresse in tcrn1ini cli comprensiva simpatia: " ... i quali, in. un.
impeto di passione, si sono uniti alla colonna che diceva di procedere alla liberazione di Fiume, obbedendo ad un impulso che, per quanto possa essere stato contrario alla disciplina, è stato sicuramente generoso e che, nella furia di partire, hanno lasciato i loro accampamenti portando come unico bagaglio la loro fede, il Loro pugnale ed il loro ardin,enlo ... " 177 • Di rilievo , anche se rimasto allo stato cli tentativo, l'episod io riguardante l'intero 6° reggimento artiglieria da campagna. Questo uscì da Fiume il g iorno 10, lasciandovi 3 ufficiali e 30 militari di truppa per il completamento delle consegne, la cessione di quanto custodito presso tre polveriere ed il trasporto dei materiali accumulatisi durante dieci mesi cli permanenza in città . Giunto a Bi sterza nella giornata cieli' 11, iI
,n AUSSME. rei. PG. vo i. 62 g, pane lii. pagg . 182- I 83 .
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regg imento vi si accantonò. A segu ito delle notizie che cominc iarono a pervenire nelle prime ore del pomeriggio de.I 12 relative alla nuova situazione venutasi a determ inare a Fiume e dell'eccitazione creatasi in tutto l'ambiente , il comandante di reggimento col. Mancini chiamò a rapporto i comandanti di Gruppo raccomandando loro cli sorvegliare i reparti perché nessuno si allontanasse arbitrariamente e, nel caso ciò fosse avvenuto, cli avvertirlo tempestivamente. Dopo il pranzo serale al la mensa ufficiali, la totalità cli q uesti, verso le 22, decise di partire per Fiume con tutte le batterie, e furono in parte frenati nel loro dinamismo del comandante de l 2° Gruppo, ten. col. De Bottini , e da que llo del 3° , magg . C uri o (il IO Gruppo era comandato interinalmente eia un capitano) , i quali, pur manifestando la propria adesione all'intendimento, rappresentarono l'opportunità di attendere conferma delle notizie sino al.I ora pervenute e dell'assenza, s ulla strada ver~o Fiume, d i truppe eventualmente incaricate di sbarrare il passaggio. Tra loro, inoltre, i due ufficiali s uperiori si accordarono perché ogni decisione sul da farsi fosse presa cli comune intesa . ln realtà, già eia un·ora prima, il ten . col. De Bottini aveva autorizzato il cap. Morrone a recarsi con un autocarro ed altri ufficiali a Fiume, latore cli un biglietto eia consegnars i alla prima autorità cittadina che avesse incontrato nel quale si informava il Cons iglio Nazionale del proposito del reggimento, chiedendo altresì se il trasferimento fosse opportuno e desiderato. Poco prima della mezzanotte il cap. Morrone telefonò da Fiume al ten. col. De Bottini dando notizie rassicurative su tutto l'ambito. Verso l' 1 ,30 ciel J 3 De Bottini si mise alla testa delle batterie già incolonnate sul la strada, che erano quelle del suo Gruppo e parte cli quelle del l O , ed iniziò la marcia verso Fiume. TI rnagg. Curio, più distante dal ! ' accantonamento e costretto ad un giro vizioso per evitare di transitare nei pressi dell'alloggio ciel comandante di reggimento, raggiunse con il suo Gruppo ed una batteria del 1° il resto della colonna quando questa era già stata fer mata dal comandante della 45" D ivisione. Il gen. Ferrari, infatti, av uta notizia del movimento del reggimento, si era portato da Abbazia incontro alla colonna. Inizialmente , De Bottini oppose al Ferrari che non avrebbe dato l ' ord ine di retrocedere, sia perché non riteneva opportuno revocare egli stesso quanto in precedenza impartito e s ia perché non era certo che gli uomin i avrebbero obbedito; e che , infine, avrebbe preferito che a dare l'ordine fosse il comandante cli reggimento. Questi stava nel frattempo accorrendo in cerca ciel proprio reparto; raggi untolo, rimproverò energicamente i due comandanti di Gruppo ed or-
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dinò loro di rientrare immediatamente con le batterie a Bisterza, cosa che avvenne nel massimo ordine.
4" Squadriglia autoblindo etl 8° Btg. bersaglieri ciclisti La colonna partita da Ronchi con il magg . Reina e con D'Annunzio fu rafforzata , all ' ingresso cli Castelnuovo, della 4" Squadriglia autoblindo pressocché al completo . li reparto, che era alle dipendenze operative e disciplinari clell '8° Battaglione bersaglieri cicl isti, al suo arrivo a Castelnuovo proveniente da Fiume, da dove era giunto nella notte fra il 1O e l' 11, si era dislocato in vicinanza clel l 'ab itato. Il comandante interinale era il ten . Moscati, facente le veci del titolare cap. Torelli in licenza; con lui, altri 4 ufficiali subalterni e 45 uom ini di truppa con 7 autoblindo e 3 autocarri. Degli altri 4 ufficiali in organico alla squadriglia, due (tra cui il menzionato comandante) erano in licenza, uno a Trieste per prelevamento cli materiali ed un altro , il s . ten . Tonna, a Fiume per la custod ia cli altro materiale ivi rimasto al momento della partenza . Verso le 07 .30 del 12 settembre, giunta a Castelnuovo la colonna D'Ann unzio , questi stesso prese ad arringare gli eq uipaggi della sq uadriglia ; contemporaneamente, un uffic iale ciel seguito contattò il ten . .Moscati per indurlo a concedere al reparto J'autorizzazione a seguirl i verso Fiume. Al rifiuto del comandante, D ' Annunzio fece un cenno cd altri ufficiali montarono a bordo dei mezzi e 1i portarono alla testa della colonna; rimasero sul posto d ue autobl indo perché sprovviste cli camere d'aria e non in grado quindi di muoversi. Il ten. Moscati, poco dopo, approfittando cli un autocarro di passagg io cercò di raggiungere i sediziosi ma ne fu dissuaso dal ten. col. Ferrero che, come s ' è eletto ne.Ila cronaca della progressione della colonna D'Ann unz io verso Fiume. stava provenendo dalla città diretto ad Udine latore cli un plico ciel gen . Pittal uga per il comando clell ' 8" Armata; resosi direttamente conto della situazione all 'atto del suo incontro con la colon na, convinse il giovane ufficiale dell ' inu tilità del suo tentativo e lo ricondusse egli. stesso con la sua autovettura a Castelnuovo. Nel pomeriggio , uno degli ufficiali della squadriglia, il s. ten. Bini , si recò a Fiume per indurre i suoi al ritorno , ma senza esito. Al mattino ciel 13 anche le due autoblindo rimaste a Castelnuovo , rimesse in efficienza, si diressero verso Fiume con una parte dell'8° battaglione bersaglieri ciclisti. IJ ten. Moscati , il ten. Fasolano ed il s . ten . Bini, recatisi in c ittà, constatarono che il comando della squadriglia era stata assunto dal ten. Benaglia, dei bersaglieri , che ri-
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fiutò cli restituirlo al legittimo titolare. Dopo che il magg. Reina, sollecitato dai tre ufficia li, aveva d isposto per il ritorno del comando al tcn. Moscati , il giorno successivo un ordine di D'Annunzio rimetteva alla testa della squadriglia il ten. Benagl ia. Dopo un colloquio D'AnnunzioMoscati che non modificò la decisione presa dal primo, il secondo rimase defi nitivamente in città aderendo alla causa degli insorti, mentre il ten. Fasolano ed il s . ten . Bini rientrarono a Casteln uovo. Qualche giorno dopo un altro ufficiale della squadriglia, il ten. Mari , rientrato dalla licenza, andò anch 'egli a Fiume senza fa rvi pi ù ritorno. Rimasero pertanto nella città 3 uffici ali - tenenti Moscati e Mari, s. ten . Tonna - e 38 militari cli truppa con 7 autoblindo e 2 autocarri. L'8° battaglione bersaglieri ciclisti, uscito eia Fiume il 10 settembre con le altre truppe, si era dislocato a Castelnuovo al comando del cap. Bianchi e forte cli 150 uomini. Nel pomeriggJo ciel 12, a segu ito delle voci rapidamente diffusesi ed enfatizzate circa il trionfale ingresso di D 'A nnunzio a Fiume e sulla sc ia dell'esempio dato dal la dipendente 4" sq uadriglia autobl indo, si trasferì quasi al completo nella città. Due giorni dopo , però, i capitani Bianchi e Reggianini ed i tenenti Faragalli e Garrone, rientrarono al Corpo cercando di fa rsi seguire dai propri di pendenti . Ed in effetti , entro la giornata del 16 fecero ritorno 120 uomini cl i tru ppa e qualche a ltro ufficiale.
Brigata Regina La brigata era giunta a Fiume in sostituzione de lla Brigata Granatieri. Il 10° reggi me nto aveva sostituito il 1° sulla linea cli difesa posta innanzi a Fiume a contrastare tentativi iugoslavi, cd il 9° aveva preso il posto ciel 2° in c ittà con due battaglioni. Nella notte fra l' 11 cd il 12, allorché le prime notizie facevano temere atti ostili da parte dei volontari fiumani nei confro nti dei comandi alleati , alcune compagnie del reggimento erano state poste a difesa cli questi e mantenute allertate per ogni eventualità . Si è g ià visto, poi , come all'atto cli allontanarsi da Fiume per m uovere incontro a D'Ann unzio nella mattina del 12 settembre, il gen. Pittaluga aveva affidato la città al gen. Castell i, comandante della Regina . Poco dopo , una compagnia era stata trasportata in autocarro sul percorso di provenienza della colonna D'Annunzio per contrastarne I' ing resso, proposito non messo in atto per volere dello stesso gen. Pittaluga ormai deciso ad evitare un confl itto fraterno, ed i soldati avevano
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mostrato la massima discipli na senza nessun segno che facesse pensare ad una non esecuzione dell'ordine. Anche gl i altri commilitoni rimasti in città avevano assistito all' ingresso dei dannunziani ccl alla trionfale accoglienza r.iservata loro dalla popolazione senza peraltro farsi coinvolgere dal clima cli eccitaz ione e di entusiasmo, ed il comando si era fermamente opposto alla richiesta dei volontari fi umani di essere messi in possesso delle anni in consegna al 9° reggimento e che venivano distribuite solo per le esercitazioni. Con pari discipl ina , il g iorno seguente u na compagnia ridotta del 9° s i era concentrata presso il palazzo deJ Governatorato alJorché vi era stata l'inuzione degli ard iti facente seguito alla notizia di un imminente arrivo del comandante dell' 8" Armata gen . Di Robilant. Questo comportamento cli ortodosso lealismo, che da parte dei dannunziani più oltranzisti era valso alla brigata l'appellativo di "tedesca", era sembrato subire peraltro qualche incrinatura nella sera di quello stesso giorno 13, quando alcuni ufficiali dei granatieri avevano arringato reparti ciel 9° reggi mento per indurli a passare al la causa di Fiume itaUana; il 14, inoltre, una dozzina d i uomi ni di truppa erano fuggiti dalla caserma per unirsi ai legio nari dannunziani e la stessa :in iz iativa era stata assunta da molti altri, poi sventata dall 'intervento del gen . Castelli che aveva parlato ai tre battaglioni riuniti . L' imminenza dell'allontanamento della brigata dalla città (che secondo gli ordini impartiti da Pittaluga il 13, al momento della sua partenza, doveva posizionarsi ad Est del Recina) diede luogo ad una forma di intesa fra Castelli e D' Annunzio . Questi , il giorno 14, fece chiedere verbalmente al generale se avesse potuto parlare alle truppe del 9° Fanteria prima della partenza, così da portare loro il salu to di Fiume. Castel! i aderì, e nel pomeriggio D 'Annunzio parlò agli uomini nel cortile della caserma Manzoni , chiarendo come anche sull a linea d 'armistizio si difendesse l'ital ianità di F iume . Dell' intervento dann unziano f u data dal quotidiano locale 178 una versione diversa, in base alla quale questo si sarebbe reso necessario dall 'essersi inizialmente la truppa o pposta alle disposizioni per la partenza emanate da] comandante della brigata, mentre presso alcun i esponenti del comando dell' 8" Armata corse voce che esso fosse stato in qualche modo sollecitato da Castelli. Appare tutto sommato pii:t cred ibi le il resoconto del fatto inizialmente forn ito, che a nostro avviso accrc-
11•
t_a Vedetta d'ludia , Fiume, 16 .9.19 19.
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dita ai due protagonisti, D ' Annunzio e Castelli, il plausibile intento, nel rispetto dei reciproci ruoli, di far decantare una tensione in atto che , al punto :11 cui si erano messe le cose, non avrebbe giovato a nessuno. Ad ogni modo, la separazione del potere legittimo da quello insurrezionale, attuatosi con il trasferimento dell' intera brigata Regina fuori della città sulla linea di difesa, non poté per forza di cose essere conservata nettamente, ed il compromesso .intercorso fra D'Annunzio e Castelli ebbe breve vita . Il poeta, informato delle disposizioni per bloccare la città , in una lettera ciel 16 settembre comunicò al generale quanto segue :
"Mio caro generale, il Comando Supremo ha la caritatevole intenzione di affamarci: anzi, è una volontà dichiarata. Tutto parte del ventre e ritorna al ventre, nell'[talia Ufjfriale. Debbo dichiararle con tristezza che domani non potremo più vettovagliare la brigata e che a questo vettovagliamento dovrà provvedere il comando . È per noi una questione vitale di resistenza. I miei fi"atelli animosi sarebbero molto afjliui se sapessero che la I.oro causa potrebbe essere compromessa irrimediabilmente. La ringrazio per l'ora di ieri, e le stringo la mano" lì9 _ La risposta cli Castelli il giorno dopo fu di protesta contro una misura che era contraria ai patti precedentemente stabiliti . E aggi unse:
"Pur seguendo vie nettamente dijjerenti ma tendenti all'unico scopo del bene della Patria, mi ero prefissato con amore di fratello di non rendere più d(ffìcile l'opera sua. L'attuale atto innalza fra noi una fatale barriera" 180 • Invitò po i D'A nnunzio a considerare il corso del Recina fino a Crobovo ed il parallelo di Crobovo fino alla linea di armistizio quale separazione netta fra i d ue contingenti di truppe . Dopo questa risposta, D ' Annunzio inviò a Castell i una nuova lettera a mezzo del rnagg. Reina, nella quale confermò che avrebbe continuato a vettovagliare la brigata per alcuni giorni , ma che essa cercasse intanto di avere i viveri da altra parte.
"' AUSSME . rei. PG, voi. 62 g, parte IIT , pag . 195. '"' AUSSME . rei. PG, voi. 62 g, parte lll , pag. L95.
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Il tenore della risposta di Castelli fu comunque disapprovato dal gen . Di Robi lant, che commentò come
"la barriera fra chi ha l'onore di comandare truppe servendo.fedelmente ed osservando le leggi nazionali. e Gabriele D'Annunzio ed i ribelli al giuramento di fedeltà ed alla disciplina, è innalzata dalla notte jì·a l" 11 e il 12 corrente e non da un meschino atto amrn.inis1rati110 su.Ile cui conseguenze i Comandi superiori possono provvedere" 1N1• Ed infatti seguì subito l'invio di 10.000 razioni d i viveri di riserva ed il pri mo viagg io di un rimorchiatore con altri viveri a secco che assicurarono in tal modo il riforn imento v ia mare all ' infuori della città. Il tono delle parole adoperate da Castelli poté apparire certamente troppo ecumenico e conciliativo , ma è indubbio che la perentoria affermazione del comandante dell'8• Armata risentisse ancora dell' irata suppos izione, mai venuta meno in lui anche perché sottilmente ali mentata nell 'ambiente del suo comando, che lo stesso gen . Castelli avesse promosso l'intervento di D'Annunzio presso quel le truppe ciel 9° reggi mento che solo in virtù di c iò, pertanto, avrebbero receduto dall'atteggiamento defezionario. Arrivò anche a proporne l'immediata sostituzione, provvedimento che però non ebbe effetto. A danno dell ' immagine di Castell i giocava anche la versione del suo primo incontro con il poeta, svoltosi il 13 settembre al la presenza del gen . P ittaluga, così come era stata fornita da La Vedetta d'Italia del 16 settembre. Il quotidiano fiumano , infatti, ad un titolo in prima pagina "Ma anche la brigata Regina è agli ordini di D'Annunzio", faceva seguire all'interno un resoconto dell'incontro stesso in base al q uale il generale avrebbe infatti detto a D'A nnunzio, con spontanea su bordinazione, di essere ai suoi ordini. A tale versione Castelli oppose, due g iorni dopo, un proprio resoconto indirizzato al comando del XXVI Coq)o cl' Armata nel quale i fatti erano così precisati:
"Il generale PittaLuga mi presentò al poeta che disse: 'Sono onorato di conoscerla, generale, conosco la brigata Regina perché abbiamo combattuto insieme nel vallone e spero mi permetterà di aiu-
" ' AUSSME.. rei. PO. voi. 62 g. parte III, pag . 196.
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rare i bianchi.fanti. Ella è soldato ed io so che come tale obbedirebbe agli ordini per reprimere l'atro che io con i miei ho compiuto. Può Ella darmi la sua parola d'onore che se ricevesse l'ordine di usare le armi contro gli uomini che mi hanno seguito non lo farebbe? ' Ed io: 'Sono un vecchio soldato, ma prima di ogni cosa sono ilaliano e sento italianamen1e, non ho bisogno di dare alcuna parola d'onore'. E D'Annunzio: 'Le sono grato per quanto ha detto , era ciò che desideravo"' 182 •
Genio Alla data del 10 settembre s.i trovavano a Fi ume i segue nti enti e reparti: - Ufficio Genio del Comando del Corpo.di Occupazione Tnteralleato, composto dal comandante ten. col. Bagl ioni e da due subalterni, tenenti Angelo Ragagnini e Modesto Fascio; - 3° Battaglione, al comando del cap. Colosimo, con due compagnie zappatori delle quali la 28" a Cantricla e la 17" ad Orehovica, nei press i cli Tersatto; - l 05° compagnia telegrafisti (cap. De Martino); - un plotone motoristi (ten. Cavig.lia); - un magazzino materiali (ten. Ragagnini) . Lo stesso giorno 10, per il noto ordine di sgom bero , il comando del 3° battaglione con la 17° compagnia zappatori si trasferiva a Volo~ca; quest'ultima lasciò a Fiume un ufficiale subalterno e 9 uomini per recupero materiali ed il completamento di un lavoro stradale . La 28° compagnia rimase a Cantricla con autorizzazione del gen. Pittaluga, passando il 13 alle dipendenze della Brigata Regina. Come da precedenti intese il gen. Castelli , nel lasciare il 14 la città con la brigata , ordinò che vi rimanessero la 105° compagnia telegraf isti, il plotone motoristi per il ritiro e l'eventuale impiego delle macchine (frantoi, rulli e gruppi perforatori), l'ufficiale del magazzino con una quarantina di uomini della 28" compagnia zappatori ed i pochi della 17" per la gestione cd il funzionamento ciel magazzino stesso . Il grosso della 28a compagnia doveva trasferirsi, nella giornata del
"' AUSSJvlE, rei. l:'G , Anness i, voi. 2-64 g, p;irte. Hl, prot. 262 del 18.9 .1 9 19, da Com.do Brig.rn Regina J Com.do XXV[ C.A .. f.to Ca,telli.
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15, da Cantrida a Tersatto , ma mentre all'inizio non si era avuta nessuna manifestazione in contrario da parte della truppa, all'atto di muoversi questa si oppose al la partenza decidendo di rimanere a Cantrida e di mettersi a disposizione di D'Annunzio. Concorse all'assunzione di tale atteggiamento l'azione stimolatrice dei tenenti Rabotti e Carabelli e del s . ten. Morsiani che avevano fatto pressione sul comandante di compagnia, cap. Casati, per non lasciare Fiume. Solo dopo un ordine cli D' Annunzio, sollecitato dallo stesso Casati, i tre s ubalterni accompagnarono la truppa a 1èrsatto, ma fra la sera stessa ed il giorno s uccessivo rientrarono in città. Con essi, rimasero a Fiume una quarantina cli soldati, compresi quelli addetti al magazzino Genio e quelli dislocati a Drenova. Nella stessa giornata del 15 un ' altra dozzina cli uomini , non si sa se di quelli trasferiti a Tersatto o cli quelli ancora a Cantrida, incoraggiati dagli ufficiali e dai compagni rimasti a Fiume, vi fecero ritorno. In merito alla defezione di quest' ultimo nucleo, attraverso i successivi rapporti del comandante di compagnia e del ten. col. Baglioni emerse un particolare degno cli rilievo, nel senso che il comando della Brigata Regina avrebbe lasciato agli uomini della 28" "p iena libertà di scelta". Un dato quanto meno significativo del clima di confusione ed incertezza conseguente agli avvenimenti in corso. Alla sera del 15 settembre, si può valutare fossero passati alle truppe dannunziane, o ne fossero rimasti assorbiti per forza di cose, una sessantina di uomini di truppa della 28" compagnia ed una decina della 17•, e con loro fossero deliberatamente rimasti 4 ufficiali , i tenenti Carabelli, Rabotti e Mazzei ed il s . ten. Morsiani. Per quanto riguardava gl i altri due ufficiali , i tenenti Ragagnini e Caviglia, in un primo momento, il 14 settembre, il gen. Castelli aveva ordinato che entrambi rimanessero a Fiume. il primo con 30 uomini di guardia al magazzino Genio posto in città ed a quello esplosivi cli Cantrida , ed il secondo con altri 36 a guardia dell'officina motoristi. Senonché, dopo l'emanazione nella stessa data del bando Gandolfo sui disertori , Castelli s i affrettò ad informare i due ufficiali come il bando avesse piena validità per essi e per i loro dipendenti, ed ordinò di cedere i magazzini e di rientrare per il 18 entro la linea d'armistizio. 5" Squadrone Regg.to "Piemonte Reale Cavalleria" Il reggimento faceva parte del Corpo d'Occupazione Interalleato a Fiume, e qui era posto il comando con il 2° Gruppo (2° e 4° squadrone) ,
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mentre il 1° Gruppo (3° e 5° squadrone) era stato trasferito a Postumia sin dal 22 aprile alle dipendenze de1 XXVlll Corpo d 'Armata. A seguito della trasformazione dei reggimenti cli cavalleria ed in relazione al1'esodo delle truppe da Fiume, il 10 settembre fu disposto che il 5° squadrone si recasse a Fiume in sostituzione del 2° che il g iorno successivo , dopo l'arrivo del reparto subentrante, lasciò la città seguito all' indomani dal resto ciel reggimento; Il 5° squadrone era al comando ciel cap . in SAP Francesco Flores , e comprendeva altri tre ufficiali (tenente in SAP Ugo Turilli, ten . Mario Allocatelli es. ten. Gi lberto Bolzini) e 73 uomini cli truppa con la dotazione di 75 cavalli . Giunto in città nella giornata dell' 11, al mattino ciel 12 fu mandato dal gen. Pittaluga in ricognizione tra le strade di Castua e San Mattia . Nei giorni successivi esso si mantenne in contatto con il comando legittimo del gen. Castell i e con ess_o uscì dalla città recandosi a Tersatto. Ma il 15 rientrò deliberatamente a Fiume. Nessuno degli ufficiali fece ritorno al reggimento , con il quale non furono mantenuti rapporti di serv izio tranne qualche comunicazione sulle condizion i dei cavalli e degli uomini cli truppa. Di questi ultimi, ne sarebbero rientrati a più riprese 45 tra il 27 dicembre 1919 ed il 19 maggio 1920, tutti delle classi che dovevano essere poste in congedo.
Squadriglie aviatori Sembrerebbe accertato che la marcia della colonna D'An nunzio fosse stata sorvolata da qualche velivolo con chiaro significato cli adesione. Questa si manifestò apertamente il giorno successivo, il 13 settembre, allorché il comandante tenente Travagl iante e tutti i subalterni della 38° Squadriglia aeroplani volarono su Fiume lanciandov i volantini con la scritta " A Gabriele D'An nunz io. La vostra ala vi segue ovunque" e con il contrassegno ciel reparto. Un altro attestato di solidarietà fu offerto dal ten. Cesare Carrnignani della 58'' Squadriglia e dal ten. Bruno Granzarolo della l " "Serenissùna", il primo dei quali già con D'Annunzio nel raid su Vienna ed il secondo suo dipendente al tempo della Sguadrigli a San Marco, che si recarono senza autorizzaz ione a Fiume e vi sostarono per oltre due giorni . Ma il primo segno di defezione a bordo cli un velivolo fu compiuto dal ten. Ludovico Censi della l " Squadriglia, anch' egli uno dei piloti del raid di Vienna, che il 15 settembre decollò con uno SVA diretto a Fi ume e non rientrò più al reparto , anche se da altre fonti tale priorità sarebbe stata poi attribuita al s.
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L'esercilo i,a/iano e la questione jiunuma ( 1918-192 1)
ten. Ernesto Cabruna, medaglia d'oro al VM , che avrebbe raggiunto Fiume sin dal giorno 13.
2° Btg. del 73° Regg.to Fanteria (Brigata Lombardia) La Brigata Lombardia venne trasferita nella giornata stessa del J 2 settembre della zona Planina-Postumia a quella Castua-Mattuglie, e messa a disposizione ciel comandante de I XX VI Corpo cl ' Armata per costituire , insieme con la 5" Brigata Bersaglieri , il cordone di blocco intorno a Fiume. Trasportata per gran parte in autocarri, g ià durante il viaggio gl i uomini cominciarono ad essere recettivi allo stato di eccitazione e cli euforia che si respirava ovunque. T1 2° battaglione del 73° reggimento, diretto a Ciana per d islocarsi sulla linea d ' annistizio, g iunto nella zona di blocco poco dopo gli altri, al quadriv io cli Abbazia cambiò rotta e si diresse a Fiume dove giunse al completo nel matti no del 13. L'iniziativa fu presa dal comandante, cap. G iuseppe Zannoni. Ai tentativi fatti dal gen . Castelli per indurlo a recedere, l' ufficiale rispose che non riconosceva altro comandante che il ten. col. D'An nunzio al quale solo, pertanto, avrebbe obbedito. E fu messo subito in grado di mettere in pratica il proposito, perché poco dopo lo stesso D'Annunzio gli impartì l'ordine di lasciare la città e di portarsi su Ile posizioni prestabi lite del comando cli reggi mento .
Carabinieri A Fiume esisteva un Comando Carabinieri ciel Corpo d'Occupazione Interalleato (in pratica, Co mando della Polizia Interalleata) comandato dal magg. Ramponi, articolato su due compagnie, una interna (cap . Emanu eli) ed una esterna (cap. Rocco Vadalà); un a ltro capitano, M iegé, era preposto in città al servizio dei salvacondotti. AJ momento della partenza da Fi ume del gen. Pittaluga ed in esecuzione ai suoi ordin i, il magg. Ramponi aveva disposto che dovessero rimanere in città, con l'incarico del la tutela degli alleati, il cap. E manueli con due uffic iali subalterni e 100 carabinieri cieli.a Legione Territoriale della Venezia Giulia arrivati lo stesso g iorno 13 da Trieste. Questi ultimi , con altri 100, rappresentavano il rinforzo affannosamente richiesto dal gen. Pittaluga, arri vato troppo tardi per sostenere l'ordine e la legaJità ma certamente abbastanza in tempo per essere in parte assorb ito dal movimento defezionista. Pare che fossero partiti da Trieste prima che vi
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giungesse la notizia della marcia di D'Annunzio, e che l'ordine di fermarli e di non farli entrare a Fiume fosse pervenuto quando già avevano sorpassato la linea d'armistizio. Tutti gli altri dovevano la sera stessa partire per Abbazia, cessando cli funzionare i due comandi di compagnia. Al cap. Emanue li sarebbe spettato anche cli provvedere al servizio al cli là del Recina, tenendosi a tal fine agl i ordini della Brigata Regina. Ma la sera stessa del 13 alle ore 22 , in aderenza ai propositi manifestati dal gen. Di Robilant di no n lasci are entro Fiume rappresentanza alcune di truppe regolari lealiste, l'ordine di cui sopra venne revocato e f u sostituito da quello che tutti gli ufficiali e militari cieli' Arma dovessero rientrare subito ad Abbazia, lasciando solo un nucleo di sette uomini a disposizione della Brigata Regina . L'ordine f u comun icato verso la mezzanotte, ma la partenza venne rimandata al mattino per l'impedime nto trovato s ull a linea d ' armistizio g uardata da arditi. Per ev itare possibili inc identi , il ten. Tortorella si recò al comando dannunziano ed ottenne , se pur con difficoltà, un lasciapassare; avvalendosi di esso, l'ufficiale ed una cinquantina di carabinieri della compagnia esterna iniziarono la marcia .in direzione cli Abbazia. Poco dopo, furono raggiunti dal cap . Vadal~1 che comunicò agli uomini il proprio div isamento cli restare a Fiume, chiedendo quanti fossero disposti a seguire il suo esempio. Aderirono all'invito dell'ufficiale, pluridecorato al VM, 3 sottufficiali (maresciallo Cincim ino, brigadiere Lorio Ciavattini e vicebrigad iere Giusto Benfatto) e 14 carabinieri. A nche nella compagnia interna del cap. Emanuel i si ebbero defezioni. Secondo i dati comunicati dal XXVI Corpo d ' Armata, ne i giorni immediatamente successivi il numero dei carabinieri rimasti con il cap. Vaclalà sarebbe stato intorno al centinaio.
Guardia di Finanza Questo Corpo era presente a Fiume, nel settembre 19 J 9., con cl ue compagnie, la 9" e la 30'', che avevano struttura e quadri cli compagnie costiere ed erano comandate rispettivamente dai capitani Gioacchino Di Pasquale e Filippo Sepe. Ciascuna comprendeva altri 4 ufficiali subalterni e circa 200 uomini. Erano state dislocate a Fi ume per ordine ciel Comando S upremo sollecitato in tal senso dal comando del Corpo d'Occupazione Interalleato, e ricevevano direttive per quanto riguardava il servizio d'istituto dal comandante della Legione di Trieste in base alle richieste ed alle disposizioni del Governatorato locale. Tn seguito
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L ·esercii o ilClfiano e fa questione fiumana ( I918-1921)
alla situazione delle truppe italiane in Fiume, dal Corpo d'Occupazione era stata affidata integralmente alla G uardia di Finanza la vigilanza dei magazzini generali , ciel porto e del Punto Franco, adempimenti sino allora esercitati con il concorso di un battaglione di fanteria . All'atto dell' occupazione della città da parte delle truppe dannunziane, le due compagnie rimasero al loro posto , continuando ad espletare il proprio servizio senza essere coinvolte dalle vicende di carattere politico, e vennero considerate come "truppe dell'Ufficio Stralcio della D ivisione Mobilitata di F iume" . Nessun atto cli defezione individuale o collettivo s i verificò tra loro; s i adattarono al fatto compiuto e prestarono gi uramento secondo la formula richiesta dal nuovo Comando. Continuarono ad avere costanti rapporti am mi nistrativi con i1 comando ciel l O Btg. G.d.F. di Volosca e di dipendenza disciplinare con quello della Legione di Trieste . L'ordine d i rimanere s ul posto fu impartito il 14 settem bre dal gen . Castelli. Ma il giorno s uccessivo il comandante della 30° compagnia chiese alla Capitaneria di Porto ed al Comando M ilitare Marittimo cli Fiume di confermare se ritenessero tuttora indispensabile l'opera della Guard ia di Finanza ed il suo svolgimento con le predette attribuzioni. La risposta fu c he, non essendov i state variazioni nei ser vizi portuar i e d i vigilanza sull'importazione e l'esportazione delle merci a livello locale ed internazionale , l'opera in questione era tuttora s icuramente necessaria. All'indomani, dopo la diffusione del bando Gandolfo sui d isertori, il gen. Castelli dispose che entro la giornata del 18 (data cli scadenza fissato dal bando per il rientro e ntro la linea d'armistizio) le due compagnie s i trasferissero a Sussak. Ma, presa visione deHa predetta 1isposta, Castelli revocò l 'ordi ne s pec if icando come il bando Gandolfo non dovesse essere applicato nei confronti dei fi nanzieri.
A parte le suddette defezion i di gruppo svoltesi in fo rma p iù o meno ampia, nell'ambito dei reparti , non poche furono quelle indi vid ual i, isolate, eia parte d i personale in servizio ovvero distaccato a vario titolo presso comandi od e nti divers i da quelli d i a ppartenenza . Una stima a pprossimativa calcolò c he aJla sera del 15 settembre avessero aderito alla causa dannunziana e si trovassero in Fi ume circa 220 uffic ial i e 2700 uomin i d i truppa dell'Esercito 183 •
"-' AUSSME. re.I. PG, voi. 62 g, pane lii. pag. 207.
L'esercito e Fiume dannunziana: i primi 100 giorni
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A prescindere comunque dai dati relativi alle adesioni all'iniz iativa dannunziana, è interessante la valutazione della situazione rappresentata nella stessa data eia Badoglio al Presidente del Consiglio e, per conoscenza, al Ministro della Guerra, al Capo di Stato Maggiore ed al Primo Aiutante di Campo ciel Re. Nel documento, dopo una sintesi dei provvedimenti adottati , il compilatore esprimeva alcune consiclerazion i piuttosto critiche nei confronti del destinatario e dei suoi predecessori: "I soldati ed i giovani uffzciali erano abituati a considerare D 'Annunzio come l'araldo dell'Italia . Non se ne era forse servito in tal senso il governo, dal discorso allo scoglio di Quarto in poi ? La fun zione fatta a Fiume è giudicata la continuazione di quella fatta , consenziente il governo, a Roma aLL'Altare della Patria. L'ascendente suo è tale che basta una sua parola per decidere una situazione ... Mi è giocoforza dire che le parole pronunciate da VE . alla Camera, nel senso di classijlcare follia o sport l'atto di D'Annunzio, non hanno trovato consenzienti i soldati e gli ufJkia/i che sono invece ancora infatuati delle molteplici e solenni dichiarazioni fatte dall 'on. Orlando che 'Fiume è italianissima ' , che 'l'Italia conosce la fame , non il disonore', e che perciò stimano l'atto come una naturale conseguenza di quetle dichiarazioni ... Il.fatto più grave è che io non posso per ora garantire che le truppe marcino contro i compagni e fa cciano uso delle arrni ... Ho fatto preparare, e fra questa sera e domattina lanceremo il bando che dà 5 giorni di tempo per non essere dichiarati disertori. Ma devo francamente dire che non ho molta fiducia negli effetti di esso : troppo recente è l'amnistia fatta per i disertori in faccia al nemico perché il soldato non deduca che sarà poi anch'esso amnistiato" (Allegato 24).
La relazione si chiudeva con un esplicito e presente inteffogativo: " Quali sono i precisi intendimenti del governo? Agire con molto tatto, non portare la cosa agli estremi, cercare di ritardare la risoluzione? Oppure azione decisa, con tutte le gravissime conseguenze che essa può portare sia in Paese, sia più specialmente qui? " .
Data la personalità di Francesco Saverio N.itti, poco incline a cogliere con il necessario tempismo il senso e la portata di certi eventi e
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tendenzialmente portato all'attendismo compromissorio, poteva darsi per scontato il tenore genericamente interlocutorio della risposta che sarebbe pervenuta due giorni dopo: "Ricevo suo rapporto del 15 e la ringrazio vivcunente delle sue informazioni e di quanto Ella ha fatto. Come ho dichiararo ieri alla Camera , il governo ripropone in lei la più grande .fiducia. Credo che si debba agire con ogni tatro per evitare ad ogni costo spargimento di sangue. Le arm i della ragione debbono essere le più efficaci. Forse la situazione, tra qualche giorno, si chiarirà di più, ma è bene ora non acuirla. In ogni ,nodo approvo quanto Ella ha.fauo e quanto si propone di fare" 1"".
5 - LE DEFEZIONI SUCCESSIVE (16-30 SETTEMBRE) La situazione ali' inizio della seconda metà di settembre era delineata, nei suoi aspetti generali, da questo fonogramma inviato da Fiume al Presidente del Consiglioda parte ciel gen. Castelli: "Situazione stazionaria . Provvedimenti emanati dal Comando del XXVI Corpo non hanno prodotto alcun effetto morale. Soldati sono decisi a rimanere, manifestando sicuro convincimento che nessun provvedimenro di rigore sarà possibile contro di loro; ufficiali sono dal loro canto risoluti a non cedere . D'Annunzio ha loro par/mo esaltando gli anirni al più a/.to grado. Ieri giunto ammiraglio Casanova per otrenere che navi stazionanti nel porto obbediscano ali'ordine di lasciare Fiume. Dopo aver avuto colloquio con D'Annunzio egli ha tentato stanotte far pari ire la Dante. Avvertito Comando, ammiraglio è s1aw arrestato a bordo della Dante in mezzo ai suoi ufficiali da un reparto di arditi. Adesioni et marinai iiungono da Pola con ogni mezzo e per ogni strada. Consiglio Nazionale, col quale mantengo stretto contatto, pare persuaso che salute città verrà da quest'atto che essi giudicano eroico e non si preoccupano di evenruali conseguenze né nei riguardi delle truppe ncf in quelle dell'Italia. Sulla guida della stampa italiana maggiorenti ritengono
.,., Badoglio. P., "Rivelaz.ioni su Fiume·'. Rorna, De Luig i, 1946, pagg. 4 1-42.
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esagerate preoccupazioni Go1 1erno Cen1rale circa approvvigionamenti ed affermano che si I ratta di espedie111i per for acce/lare la ri11u11cia a Fiume al popolo italiano. I pochi dubbiosi sull"esito dell 'avventura sono soffocati dall'onda cli entusiasmo generale e dalla rema di essere qualificati per tiepidi pa1rioti. lo 11011 vedo almeno per ora alcuna via di uscire oltre quella di una sollecita decisione di Parigi fm•orevole alle aspirazioni italiane., 1~5 • La generale adesione alla causa dell'italianità di Fi ume trovava riscontro anche fra la massa delle truppe rimaste, per il momento. dalla parte legalitaria, come fanno fede alcuni stralci delle relazioni circa lo sp irito e la clisc ipl ina de i militari del XXVI Corpo d'Armata 1~6 • Stilate dai comandanti di reparto fra il 19 ed il 22 settembre. appaiono improntate a mettere in evidenza, in forma piuttosto stereotipata, il mantenimento de llo spirito militare e della disciplina, attribuendone più o meno direttamente il merito alla propria azione di comando. in una palese ricerca di assolvimento da pregressi o futuri addebiti in tal senso. A parte, comunque, questi aspetti utilitaristici e di maniera. il motivo cli interesse è dato dal rilievo a fattor comu ne della scarsa affidabilità delle truppe nel caso di un eventuale imp iego armato contro F iume:
Comando 45" Divisione di Fanteria - '"Ri1e11go d01·eroso segnalare (il che risulta dalle 1111ite relazioni) come, sia per e.ffello della propaganda srnlta nei mesi passati per Fiume, sia per la ripercussione che i 11wvùnenti dei giorni scorsi hanno avuto fra le truppe, non si possa fare affidamen10 su rutti i reparti nel caso di un 'eventuale azione contro lo cilfadincmw fiumana (li comandante magg. gen . Pittahtga)" . Comando Brigata Lombardia - "Non 1•i è dubbio quindi che le truppe simpatizzino per il movimento di Fiwne , e lo scrivente che sa di poter condurre con piena jìd11cia la sua Brigata contro il nemico. del'e senza reticenz.e affermare che essa risponderebbe nello s1esso modo se chiamata ad agire contro la çittà di Fiume ( Il c:omcuulanle magg. gen. Giacei)''.
'" A.C.S .. Fondo Nini. b.3 7, f.l03, sen7a prm. del 16.9.1919. eia Com.do Brigata Regina a
Presidente Cons. Mi n.rri, f.to Castelli. '" AUSSME, E3- 17.
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L'esercito italiano e la questione fiumana (1918-1921)
Comando Brigata Bologna - "Se la condotta di molti lffficiali è garanzia di disciplina da parte delle truppe dipendenti, non posso tuttavia tacere che queste simpatizzino per l'attuale movimento pro Fiume e danno scarso affidamento in caso di azione contro detta cittadinanza ( il comandante brigadiere generale Russo)" . Comando 5° Brigata Bersaglieri - "La riserva espressa da tutti gli ufficiali superiori circa il contegno dei reparti neLl'ipotesi che venisse loro ordinato di adoperare le anni contro i volontari e la popolazione fiumana, è anch'essa con.forme a quanto avevo personalmente constatato nei miei colloqui con i dipen denti: se provocati, risponderanno, ma ben difficilmente potrebbero essere in.doui ad adoperare per i primi le armi contro italiani che lottano per una causa che ha tutte le nostre simpatie ed alla quale convergono in questo momento tutte le nostre più sante aspirazioni (il comandante brigadiere generale Testafo chi)" . Comando 73° Regg .to Fanteria - "Dubito si possa fare assegnamento sulla stessa compagine disciplinare in caso di azione bellica contro la città di Fiume; il doloroso impegno di obbedire potrebbe trascinare il fante a qualche atto inconsulto (il comandante col. Lettel)". Comando 40° Regg .to Fanteria - "Ritengo che la truppa, messa nel caso di agire contro la popolazione di Fiume, si troverebbe in aperto contrasto ai propri sentimenti, e perciò converrà non ricorrere a queste circostanze (il comandante interinale ten. col. Bolis)". Comando 127° Regg .to Fan.teria - "ln risposta al quesito se sarebbero verosimilmente in grado cli agire con le armi contro la città di Fiume rispondo: data l'italianità del movimento e l'entusiasmo per la rivendicazione dei diritti d 'Italia , per i quali con tanto valore l'Esercito ha combattuto e vinto, i soldati non sparerebbero contro i fratelli e gli ufficiali non comanderebbero il fuoco, a meno che non si trattasse di difendersi da eventuali illeciti attacchi (il comandante col. Da Sacco)" . Comando 128° Regg.to Fanteria - "Si ritiene infine che se chiamate eventualmente le truppe ad agire contro La cittadinanza di Fiume, l'uso delle armi sarebbe reso difficile per la convinzione in ognuno di trovarsi dinnanzi fratelli d' arme e cittadini italiani (il comandante col. Paoletti)". Comando 48° Regg .to Fanteria - "Circa l'impiego delle truppe
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contro quella cittadinanza, costituendo tale atto un fallo del tutto nuovo per le non poche prove di sacrijt.cio date dal reggimento, non si può dare alcuna assicurazione su/l'opportunità di compierlo con pieno ajjzdamento (il comandante col. Casaretti)". Comando 51 ° Gruppo Artiglieria da Montagna - "Circa un' eventuale azione agiressiva contro le nostre rruppe ora in Fiume, lo scrivente ritiene che ufficiali e truppa diano al riguardo scarso affidamento (il comandante magg. Mazzini)". Comando 102° Gruppo Artiglieria Pesante Campale - "Ritengo che le truppe, e tanto meno gli ufficiali, non prenderebbero parte ad un'azione repressiva contro i soldati o la città di Fiume, a meno di esservi provocati (il comandante ten. col. Magnaghi )". Comando 42° Gruppo Obici Pesanti Campali - '' Tl sotroscritro non ritiene di poter dare che un parziale C?[fidamenro per l'azione delle baflerie dipendenti nel caso di un lrm/ impiego contro la citrà di Fiume (il comandante cap. Far/ozza)" . Comando 80° Balfaglione Genio - "Si tetne pertanto che non turti i gregari siano disposti ad agire con le armi contro i predetti volontari (il comandante magg. Inferbon i)".
Nel frattempo aveva luogo il sollevamento del generale Di Robilant dal comando cle11' 8• Armata, a seguito delle troppo drastiche ed inopportune disposizioni emanate il giorno dopo l'ingresso di D' Annunzio in Fiume (Allegati 25-26) . A dirigere la Grande Unità subentrava il gen. Badoglio, mantenendo però sempre le funzioni di Commissario Militare Straordinario per la Venezia Giulia. Questi, il 21 settembre , aveva inviato un fonogram ma al Presidente del Consigl io (e per conoscenza al Min istero della Gue1Ta ed al Comando Supremo) nel quale, dopo aver sottolineato come D ' Annunzio , condizionato dagli elementi più esaltati si d imostrasse sempre meno in grado di dominare la situazione all'interno della città , a proposito dello stato d'animo dell a truppa così s i esprimeva: "Ogni giorno vi sono defezioni . È un.a specie di febbre che ha invaso tutti, specie &li elementi giovani che sono ora la grandissima maggioranza dell'Esercito. Questa situazione che si è creata e che ebbe il grandissimo vantaggio di non compromettere nulla sta di ventando comica se prolungata et nuoce alla nostra serietà, alla nostra dignità . Occorre anche che io conosca parere S .E. Diaz e
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L'esercito iraliallo e fa quesrionefiunwna ( 19 18- 192 /j
S.E. Albricci circa rrattamenro che dovrò fare in primo tempo ad ufficiali e truppa ora in Fiume. Mio avviso è che convenga riman dare reparli ed ufficiali loro C01pi salvo poi prendere misure ritenute necessarie" 187 •
Sei giorni dopo il tema dell'affidabilità dell'Esercito era ribadito ai medesimi destinatari con ancora maggior vigore e con l'ennesima richiesta circa un chiaro orientamento ciel governo: " Riesco a stento tenere Le truppe delL'andare a Fiume facendo apparire irnminente a1tacco iugoslavo, cosa del resto non da escludere specie verso Fiume. Come ho telegrafato, ho mandato a D'Annunzio direflive per caso a/lacco nemico rna sono preoccupato eventuale contegno truppe in Fiume occupate a fesre, a donne , a vino anziché a prepararsi azione. E in queste condizioni il panico è facile e sue conseguenze su rirnanenti truppe non fa cilmente calcolabili. Prolungando soluzione è evidente che situa zione si aggrava. Ambiente di D'Annunzio è in tale esaltazione che ogni opera di nwderazione non fa che maggiormente aizzare gli animi. Tutta La stampa, e specialmente 'Popolo d 'Italia\ eccita so/dari e ufficiali. È in preparazione presa possesso, per parte D'Annunzio, del territorio Volosca non appena si accenni la possibilità che esso non sia sotto la sovranità d'Italia.in tal caso sono certo che truppe colà esistenti faranno causa com.une con quelli di Fiume . Da profondo conoscitore dell 'Esercito ritengo che il prolungarsi cli questa situazione sia esiziale sua compattezza. Creda V.E. che questa deve essere la preoccupazione più grave e superiore anche alle complicazioni internazionali. Rimango perciò in attesa che V.E. mi indichi quella linea di condotra che in.tende seguire Governo" 188 •
Le defezion i, intanto , continuavano, e la loro dinamica viene presentata, così come è stato fatto in precedenza, reparto per reparto.
'" AUSSME, E3 -17. prOL. 45667 del 2 1.9 .1 9 19. da Commissario Mi iila re S1raordina rio Venezia Giulia a Presidente Consig lio Mi nistri, f.to Badoglio. '"' AUSSME. E3 - 17, prot. 45819 del 27.9. 19 19, da Commissario tvlilitare Straordinario Venezia Giu lia a Presidente Consiglio Mi nistri. f.to Badoglio.
L 'eserciro e Fiume da1111unziww : i primi 100 giorni
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Brigata Regina Il rivolgimento avvenuto nello stato di fatto entro Fiume non mancò di produrre una viva agitazione fra gli alleati , fra la popolazione di Sussak e di quei dintorni compresi tra Fiume e l'anteposta linea di difesa nonché fra le truppe serbe c he fronteggiavano quelle ital iane in atteggiamento diffidente ed ostile. A non far decrescere la tensione contri bu irono alcune intemperanze comp iute soprattutto dagli arditi dannunziani e dai volontari fiumani ne i confronti cli sentinelle serbe e di c ivili slavi. Il tutto non poteva non ripercuoters i anche nei reparti della brigata, in seno ai quali s'è già visto come allignassero fermenti ed inquietudini solo apparentemente sopiti. Già fin dal giorno 15 il gen . Castelli, in ottemperanza agli ordini superiori, aveva diramato le disposizioni per circoscrivere la zona fiumana e stabilire una netta linea di demarcazione· fra i due comandi . Questa era rappresentata dalla riva destra ciel torrente Recina , dal parallelo cli Crobovo e dalla linea d'arm istizio . La linea cli separazione doveva essere continuamente e severamente sorvegliata per impedire ad ufficiali e soldati il passaggio nei due sens i, ad eccezione di coloro che fossero muniti di un salvacondotto a firma dello stesso CasteJJi. Un un ico posto di riconoscimento e controllo era stabilito al ponte di Sussak. La linea di fronte era così attribui ta: 9° regg.to fanteria = linea di res istenza da monte Piana a Sebastiani - linea di armisti.zio da Sebastiani al parallelo di Grabovo fino al Recina - destra del Recina fino a Molino a vapore linea congiungente Molino a vapore e osteria q. 129 - Crastemiza - Cernigo - monte Piana; I 0° regg.to fanteria = destra ciel Recina dal mare a Molino a vapore - linea (esclusa) Molino a vapore - osteria q . 129 Crastemizza - Cernigo - m. Piana - linea d'armistizio eia m. Piana al mare - linea di costa marittima. Ma, per necessità cli cose, i rapporti fra i due comandi non potevano essere completamente troncati, ed anzi il ripetersi di incidenti su lla linea cli difesa ed il conseguente stato di tensione sarebbe culminato in veri e propri accordi allorché gli incidenti stessi sembrarono poter degenerare in una reale minaccia dei serbi contro le nostre linee, come si vedrà in appresso . Il giorno 17 settembre il gen. Castelli fu informato da un suo ufficiale che il magg. Reina , addetto al comando di D'Annunzio, gli aveva riferito come il s. ten. Cassano ciel 2° battaglione ciel 9° reggimento si fosse recato dalla linea cli difesa a Fiume e si fosse presentato al comando dannunziano latore di un biglietto, che si appurò poi scritto dal ten.
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L'eserciro italiano e la ques1ionefiwnana ( 1918-1921 J
Ottavio Pinna , nel q uale si notificava come tutto il 2° battaglione volesse passare alle truppe dannunziane abbandonando la linea, dove il gen. Castelli aveva isolato gli uomini lasciandoli senza giorna.li, senza posta e senza a.lcuna possibilità cli comunicare con Fiume . Proprio nello stesso giorno il comando clell'8" Annata, resosi conto della necessit~t di delimitare le rispettive sfere di influenza e cli sottrarre la brigata ad una situazi·one poco confacente al prestigio del comandante ed al le esigenze disciplinari, aveva fatto sua, dandone comunicazione al comando del XXVI Corpo d 'Armata, l'opportunità rappresentata in pari data eia Badoglio di stabilire un solido cordone cli carabinieri sul Recina così da imped ire ogni contatto dei ribelli di Fiume con Sussak , alla quale sarebbe dovuta seguire quella cli sostituire l' intera Brigata Regina. Il gen. Castelli si recò subito a Draga, sede ciel comando del 10° reggimento, ed a Clava, sede cli quello del 9°; parlò con entrambi i comandanti dai quali ricevette assicurazioni e garanzie circa la saldezza discipl inare dei reparti. L'asserzione del col. Francesco De Franchi , comandante del 9° reggimento , era certamente ammantata di ottimismo , perché nei successivi incontri che Castelli ebbe con gli uffic ial i dei tre battaglioni che lo costituivano il riscontro fu quello d i una non lieve incrinatura nell'ortodossia gerarchica. Ess i dichiararono unanimamente che rimanevano a guarnire la linea perché quello era iJ mandato d'onore affidato loro per difendere Fiume, ma che riconoscevano in D' Annunz io il proprio vero capo . Un po ' meno categorici, in tal senso , gl i ufficiali clel 1° battagl ione, che peraltro non esitarono a dichiarare cli condividere le idealità dann unziane . Castelli, nel suo rapporto agi i ufficiali ciel 9° reggimento, affennò soprattutto due punti fermi: l'Esercito non aveva che un solo dovere ed una sola rego.la, l'obbedienza, ed ogni altra norma od orie ntamento erano da considerarsi immorali; l'iniziativa di D'Annunzio era deplorevole, perché il m.i.l itare che infrange la disciplina, sia pure animato eia alte finalità, si mette contro la Patria . Concluse cli non poter accettare che rimanessero alle sue d ipendenze ufficiali che sol idarizzavano con D ' Annunzio , ed inv itò gli stessi a mettere per iscritto i propri intendimenti . È certo che alle pr.irne due affermazioni di principio, inequivocabilmente chiare ed energiche, mal si contrapponevano quest' ultima asserzione e l'invito che seguiva, probabilmente dettati da una forma cli comprensibile risentimento nei confronti cieli 'atteggiamento riottoso e frondista dei suoi dipendenti ma che, piu ttosto incautamente , poteva assumere il significato di un ' abdicazione di poteri e cli uno stimolo , per quanto indi-
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retto ed involontario, alla defezione. Interessante ed illuminante, a questo proposito, ci sembra il commento di Pecori Giraldi : "Con un atto che può definirsi una vera ed arbitraria cessione di comando, e mediante un appello ad una forma di obbedienza non più dovuta per virtù di legge ed imposta in forza del grado, ma volontaria e perciò condizionar.a, venne per tal modo compiendosi virtualmente sotto gli occhi del gen. Castelli - lui assenziente - il pronunciamento del 2° e 3° battaglione del 9° Fanteria ... Anche fatta la debita parte all'eccezionalità delle circostanze, una concezione di comando quale è quella applicata dal gen. Castelli non può essere ammessa senza sovvertire dalle basi l'essenza stessa delta gerarchia e della disciplina. La .facoltà del comando inerente al grado è conferita non ad uso di prerogative o di soddisfazioni personali, ma per ottenere dagli inferiori quetla obbedienza 'pronta, rispettosa ed assoluta' la quale - checché ne dicano i novatori fantastici - è oggi come sempre la con.dizione sine qua non di ogni aggregato in armi che non sia una masnada. Jlfar appello al beneplaetlo dei propri ù1feriori costituisce legalmente quello abbandono di comando che, per quanto non rivesta il carattere del reato di cui all'art. 88 del C.P.M. - per la mancanza del dolo, se non del danno potenziale - deve considerarsi per lo meno un grave errore: e fa meraviglia che Lo stesso generale possa concludere quel suo rapporto affermando che 'ragioni disciplinari impediscono ... di tollerare simili manifesrazion.i ed accettare compromessi' mentre che egli aveva subito le une e poco men che prmnosso l'altro" '~9 • Il rapporto del gen. Castelli al quale si riferisce Pecori Giraldi conteneva inoltre alcune proposte che risultavano in aderenza alla presa cli posizione di cui s'è eletto. Esse infatti prevedevano: di lasciar liberi tutti coloro che dichiarassero di voler passare alle dipendenze di D~ Annunzio, di abbandonare il ten-itorio occupato dalle truppe fedeli, di passare il Recina e di cadere sotto la sanzione prevista dal bando Gandolfo: di riunire tutti i rimanenti in località opportune della zona del 10° reggimento affidando loro il compito della difesa della linea . Quanto rappresentato da Castelli fu accettato dal comando del XXVI
"• AUSSME, rei. PG, voi. 62 g, parte IV/A, pagg. 210-2 11.
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Corpo, che propose infatti di sospendere il cambio già ord inato fra i battagl ioni del 9° reggimento e quelli della Brigata Lombardia, suggerendo cli rinviare tale delicata operazione al momento in cui poteva essere affrontata con .la sicu rezza cli non provocare altri più gravi e deplorevoli incidenti disciplinari. M a una parte del movimento era ormai già compiuto: nella notte del 19, il comando ed un battaglione del 74° Fanteria si recarono a Grob1ùco per dare il cambio al 2° battaglione del 9° reggimento , che all'indomani si trasferì a Maurici. Non egualmente obbediente fu invece: il 3° battaglione, a proposito del q uale va ricordato come durante il rapporto agli ufficiali, Castell i era stato fatto oggetto di manifestaz ioni di indisciplina ed anche cli ostilità; ed esse si era sottratto il comandante, magg. G iovanni Gregori, dichiaratosi peraltro d 'accorcio con l'anelito dannunziano dei suoi dipendenti . Si era dissociato, cli fronte alle responsabi lità contestategli da Castelli in merito a tale atteggiamento, add uce ndo che da 15 giorni era assente dal reparto per malattia, ed il giorno successivo s'era ulteriorme nte chiamato fu ori dichiarando di non essere pi ù dalla parte dei suoi uffic iai i e facendosi ricoverare presso l'ospedale militare di Abbazia. Comunque già il giorno 18 iI gen. CastelIi, in applicazione del concetto di espellere d'autorità i ribell i prima che si com pisse la loro defezione formale, intimò loro dì tenersi pronti a partire ed a ripassare il Recina; ed al mattino ciel 19 ordinò al comando dì regg imento cli dis porre perché il servizio della zona assegnata al 9° Fanteria fosse disimpegnato solamente dalle truppe ed ufficiali che intendevano rimanere agli ordini gerarchici suoi. Tutti coloro che intendevano invece passare agli ordini cli D'Annunzio dovevano essere invitati a portarsi nel territorio sulla destra del Rec ìna entro la giornata stessa . L'inv ito non fu però accettato . I secessionisti del 3° battaglione, della 6" compagnia e della 1542'' compagnia nùtragl iatrici fecero sapere al comandante della brigata, per mezzo del colonnello , che non volevano avere il cam bio dai reparti della Brigata Lombardia se non in seguito ad ordine del comando cli D'Annunzio. Tale comunicazione fu data dal col. De Franchi alle 09.45 del 19, ma tre quarti d'ora dopo, in una conversazione telefonica con l'aiutante di campo della brigata, lo stesso colon nello avvertì di non tener troppo conto del fonogramma precedente perché già nella notte molti soldati si preparavano a raggiungere il comando del reggimento non volendo seguire g li intenti dei propri uffi ciali. Questa comunicazione appare ntemente rass icurante non era ad ogni modo tale da mutare lo stato di fatto e da tranqoillizzare il coman-
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dante de lla brigata. A turbarne lo spirito e provocarne lo sdegno intervenne subito dopo la conoscenza di una nuova manifestaz ione degli ufficial i ribelli. Essi, infatti, vollero nella giornata stessa ciel l7 sottolineare la propria posizione con un atto volontariame nte pubblico sotto fo rma di una lettera a D'Annunzio. con la quale mettevano il 3" battaglione non solo nel le mani ma anche "nel cuore e nel cerve Ilo" di lui, che proclamavano loro unico comandante ed al q uale gi uravano asso luta fedeltà e subordinazione 190 • D'Annunzio accettò naturalmente 1'offerta, creando per i nuovi legionari il motto "A lbis Ardua" (A llegato 27) . Eg li ordinò che le truppe rimanessero per ora su lla linea occupata con il compito cli proteggere ad ogni costo il campo d'aviazione da l ui stabilito in Grobnico. La pubbli caz ione della lettera indusse il gen . Castelli , nel lo stesso giorno, a chiedere al gen. Gandolfo di essere esonerato da un comando che non riteneva più dig nitoso, per il grado rivestito e ·per la s ua stessa persona, continuare ad esercitare. Ed aggiungeva: "Soldato detl 'Esercito italiano , unito a tutti nell' ideale d i Fiume italiana ma interamente discorde nell'azione bolscevica che va distruggendo turti i vinwti disciplinari, non accetto alcuna dipendenza dannunziana né di comandare !ruppe che vogliono seguirlo nell 'azione che reputo delittuosa verso la Parria " 19 1 • Il comando ciel XXVI Corpo cl ' Armata , nel ricevere tale comunicazione e nel trasmetterla all '8" Armata , esprimeva il parere c he da e.ssa apparlva ev idente come l' ufficiale avesse perd uto la propria serenità e come anche il suo ascendente sulle truppe e s ugli ufficiai.i dipendenti fosse ormai irrimediabi lme nte scosso , per cui ch iedeva d ' urgenza la s ua
''" La lettera, dirctrn a La \fede/la d '/ /(//ia e ei a essa pubblicata nel numero ciel l9 sellernbre, portava i nom i elc i sottoscri ttori. Pri mo fn1 tu tti. quale probabile estensore, il c.10 1.1 . Poleu i, utlicialc medico del battaglione, poi quelli dei seguen ti ufficial i della 7'. 8' . 9• co mpagnia e della 1542' co111pagnia mi tragliatrici , 3° reparto zappatori e 5° sal merie: cap. Filippo Salvi . co111.te del btg., cap.ni Rosario Grass i e V incenzo i\gozzino. tenen ti Romano Grasso. Giul iano A ltea. Giovanni Del Giudice, Ezio Gilarcli. s. tenen ti Michele hschctti, !gin io Fedi . G iuseppe Borsari , Carlo i\n tincll i, Leonardo Giustino, Ernes10 Lissoni. Gino Pi roca ll o, V inorio Cobianchi , Biagio Uuonfonti, N icol a Neri lli. E senza i nc.lica,.ione di reparto segu i vano i norni dei te nenti Ottavio Pi nda. 01111ill o Bonino, Alfredo Mercan ti , N ico la De Bcnedict is, lmpclluno e dei sotto tenen ti Francesco Cassano. Rizzo, T inelli. f'ranccsco Vagncr. Santo Picrno , Marcel lo M irenghi . Passare ll a. Tama. Piccio ne. '"' AUSSME . rei. PG , voi. 62 g. parte TV/A, pagg. 214-2 15.
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sostituzione con un ufficiale provetto e capace.L' iniziativa ebbe solo un principio di attuazione. In seguito ad un ordine del XXVI Corpo, il giorno 23 il gen . Castelli cedeva il comando della brigata al col. Battolucci e si presentava ad Abbazia; ma, dopo aver conferito con i comandanti di Divisione e di Corpo d'Armata, il 25 rientrò a Sussak e riassunse il comando. Ciò autorizza a ritenere che le spiegazioni fornite a quella autorità e la sua opera in genere fossero state considerate soddisfacenti, anche se non può non lasciare perplessi un voltafaccia così repentino per un provvedimento di tale importanza. Non è improbabile, piuttosto, che il cambiamento di comando fosse stato scons igliato dalle noti.zie allora giunte di una minacciosa radunata dei serbi cli fronte alla nostra linea cli difesa. In effetti , già il 19 il ministro della Guerra Albricci aveva richiamato l'attenzione del capo del governo sulle probabilità di un' even tuale aggressione iugoslava in relazione ai fatti di Fiume e nella presunzione che la disciplina de]J 'Esercito potesse essere stata scossa dagli avvenimenti stessi, prospettando la necessità di potenziare gli organici de11'8• Armata e di integrarli con l'approntamento di altre divisioni (Allegato 28) . E tre giorni prima l'Ufficio Informazioni della stessa Armata aveva prodotto un rapporto circa la costituzione di bande armate in Jugoslavia destinate ad agire senza impegnare la responsabilità del governo di Belgrado, come emanazione di una società segreta preposta alla "liberazione delle terre occupate dagli italiani" (Allegato 29). Un mese dopo anche la consistenza dell 'esercito regolare S .H .S. sarebbe stata delineata dal Reparto Operazioni del Comando Supremo: "La situazione delle forze risulta oggi la seguente: l O divisioni rn.obilitate 19 divisioni territoriali . L'esercito mobilitato ascenderebbe ad una forza complessiva, compresi i servizi, di circa. 200 .000 uomini. Per quanto riguarda la futura organizzazione militare del tempo di pace sembra che il governo S.H.S. intenda costituire 27 divisioni, e cioè: 24 divisioni di fanteria 1 divisione di fanteria scelta (detta della "Guardia Reale") 2 divisioni di cavalleria. Tali ultime non. sono ancora confermate, ma danno ad ogni ,nodo
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un 'idea della forte organizzazione militare cui tende il nuovo stato S.H.S. il quale pone ogni cura nel riordinamento del proprio esercito" ,n. Tornando alla mattinata del 25 settembre, si venne a sapere come i serbi avessero effettuato una imponente radunata di forze dinnanzi a Fiume, circa 40.000 uomini, e nel corso della giornata altre notizie cd altri elementi indicatori sembrarono dare la conferma di atteggiamenti e propositi aggressivi da parte cli serbi e francesi . Nonostante le assicurazioni fornite dal gen. Savy circa l' infondatezza di ogni preoccupaz ione , Castelli non escluse che il rafforzamento, reale o presunto che fosse, dei serbi fosse stato causato più dal timore di nostri attacchi che non da intenti aggressivi da parte loro , e pertanto aumentò le misure cli vigilanza ed allertamento. Anzi, previa sanzione super_iore, stabilì accordi con il comando dannunziano in base ai quali le truppe di Fiume avrebbero dovuto fornire tre batta~lioni, con relative compagnie mitragliatrici , qual i riserve di settore e sottosettore. Questo stato di tensione e cli allarme si protrasse s ino alla fine del mese cli settembre, con momenti di aggravamento causati ai comandi nella linea di difesa da atteggiamenti provocatori attivati tanto eia serbi e francesi quanto eia aderenti alla causa dannunziana. Il culmine fu raggiunto il 28, allorché alla Brigata Regina g iunse l'ordine di attuare l'occupazione cli un tratto della linea cli resistenza Soboglie-Gradisce. Anche in tale occasione , con il consenso dei comandi s uperiori, vennero presi accordi con il comando di Fiume che mise a disposizione del gen. Castelli il 3° Gruppo del 34° Reggimento artiglieria da campagna. Pili tardi, nuove notizie allarmanti tra cui q uelle di eventuali sbarchi cli sorpresa iugoslavi a Sussak, indussero il comando della Regina a chiedere a quello di D ' Annunzio il concorso cli autoblindo e motoscafi e l'intervento de i proiettori navali della Dante Alighieri per illuminare lo specchio d 'acqua durante la notte. La posizione disciplinare del 3° battag lione ciel 9° reggimento, nel frattempo , venne al momento risolta attraverso un compromesso che avrebbe dovuto sal vaguardare, da un lato, gli aspetti forma li e di immagine dei vati comandi interessati e, dall' altro, appagare le aspirazioni dannunziane del reparto. Dopo pochi g iorni di vigilanza al campo di
'" ;\.C.S., Fondo Nitti , b.37, f.10 1, prot. 3600 del 16. 10 . 19 19, da Comando Supremo-Reparco Operazioni a ivlinistero Guerra , f.to gen. Scipioni.
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aviazione di Grobnico, il cui uso era stato lasciato dalle stesse autorità superiori a D'Annunzio, esso , sempre d'intesa fra i due comandi, f u inviato a Fiume a presid io dei magazzini della base francese che in quei giorni stava sgombrando.
Brigata Firenze Trasferita da Cividale il 14 settembre nel la zona attorno a Fiume e rilevata il 18 la Brigata Lombardia nel tratto più meridionale della linea d'armistizio da Cantricla a monte Luban, fu protagonista il 21 di un primo episodio di defezione. Il cap. Francesco Vinci, alla testa di 70 uomini della 7• compagnia ciel 127° reggimento e seguito dal ten. Giacomo Rizzi, si portò a Fiume; lo stesso fecero i tenenti Niccolò Rubino, L uigi Antonucci, Tc)sco Canuti, Giuseppe Fromentini e Luigi Pinelli con 84 soldati della 9" compagnia. Altri episodi si sarebbero ripetuti nei giorni successivi , portando alla fine cli settembre il totale dei defezionati a 24 uffic iali (11 del 127° e 13 del 128° reggi mento) e 374 uomini di truppa (J 20 del 127° e 254 del 128° reggimento) .
Brigata Bologna Questa unità, dopo un periodo cli circa nove mesi trascorso nella zona carsica e sulla linea d'armistizio , era stata trasferita il 14 settembre prima a Bisterza , poi ad Tka sul litorale istriano ed infine nel settore di destra della linea cli blocco , sulla destra del Recina. I due reggimenti , 39° e 40°, erano disposti con d ue battaglioni ciascuno in prima schiera ed uùo in riserva. La questione fiumana, così come per la maggioranza dei reparti affluiti nella zona, non si presentava molto chiara, e certamente se ne cogl ieva prevalentemente l' aspetto romantico ed avventuroso. La propaganda svolta dai civil i durante ]'attraversamento eia Abbazia e Volosca aveva fatto la sua parte, e ad essa si associava quella messa in opera dei volontari fiumani dirimpettai dei posti cli guardia sulla Li nea cli blocco. Inoltre, va considerato come gli uomini risentissero negativamente del passaggio dalle confortevoli condizioni ambientali di Vippacco e di Tka a quelle più disagiate degli attendamenti nella nuova zona. Né va trascurato i.I fatto che nell'organico del 39° reggimen to mancavano 10 capitani e 12 subalterni, ed 8 capitani in quello del 40°. Presso il 39° reggimento, i primi allontanament i avvennero nelle notti fra il 19 ed il 2 1 settembre , interessando 85 militari. Si trattò cli de-
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fez ion i isolate, avvenute in successione, limitate a pochi reparti ed a pochi uomini per c iascuno di essi. Vi mancò qualsiasi figura o rganizzatrice, come f u d imostrato dal fatto c he se, fra gli ufficiali , poté esserv i qualcuno che cercò di ind urre i dipendenti a seguirlo, !'influenzamento non produsse effetti. Più rilevante fu l'ep isodio dell'asportazione della band iera del 40° regg imento, compiuto da un uffic iale dello stesso comando cli brigata , il ten . Virgilio Brighenti. Il vessillo era custodito in un piccolo locale adib ito ad ufficio comune del comandante del reggimento , col. Napoletano, e dell'aiutante maggiore in prima. La sera del 20 settembre il colonnello aveva convocato per com unicazio ni all'ufficio del comando, per le ore 21.50 , due comandanti cli battaglione; erano g ià tutti riuniti al lorc hé gli si presentò il ten. Brighenti, già addetto al comando del reggimento e da poche ore passato a qu~llo di brigata, invitandolo a recars i sub ito con l'aiutante maggiore al comando della brigata stessa dove era giunto un maggiore del comando di divis io ne con ordini. Il colonnell o uscì subito invitando i due ufficiali superiori a rimanere in attesa cli un suo avviso telefonico nel caso la riunione si fosse prolungata. Presentatosi dopo pochi minuti al comandante della brigata , seppe da questi di no n essere stato affatto chiamato; ma mentre , convinto di un eq ui voco, si apprestava a far ritorno al suo comando , fu info rmato eia un ciclista che la band iera era stata asportata dal ten. Brighenti il qua le, insieme con il reparto musi.canti del reggimento , si riteneva fosse incamminato verso la l inea cli blocco con l' intento di varcarla e cli recarsi a F iu me . Seguito da alcuni uffic iali e da due ciclisti , il co lo nnello si lanciò lungo la linea all 'insegu imento dei fugg itiv i. Dalle indicazioni avute dalle guardie poté venire a sapere che il drappello, g irato al largo eia un posto d i controllo, aveva forzato la li nea in un punto custodito da una sentinella, travolgendo la; ma, fermato più oltre da altre due sentinelle, era ritornato sui propri passi internandos i nel bosco adiacente alla strada allo scopo cli tentare altrove il passaggio. Pur nell a fitta oscurità della notte e del bosco, messo su lle tracce da un vocio non lontano , il gru ppo g u iclato dal colonnello riuscì ad approssimarsi a i fugg itivi e ad intimare al sergente Rossi , che si era saputo essere il portatore della bandiera, la consegna della stessa. La ricostruzione degli avvenimenti appurò che, ri masto momentaneamente so lo - non si seppe dove fossero a nelati a finire i d ue comandanti cl i battaglio ne - il ten . Brighenti, con la compl ic ità cli un altro ufficiale de l comando reggimentale, iI s. ten . Amedeo Toran , spense i
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lumi dell'ufficio , afferrò la band iera calandola dalla finestra in strada, dove fu raccolta da alcuni dei musicanti . Il complotto dové avere le sue ramificazioni anche fra g li ufficiali ciel 1° battaglione che era d i servizio sulla linea perché alla stessa ora, con evidente contemporaneità, si allontanarono 9 ufficiali (fra cu i 3 comandanti di compagnia) ed un numero imprecisato di uomini di truppa. È da sottolineare come , in conformità ad una specie cli parola d'o rd ine comune a tutti questi tentativi, il ten. Brighenti aveva fatto correre la voce che gli ufficiali del comando, non escluso l' aiutante maggiore in prima, fosse ro informat i e disposti a varcare la linea ed a seguire a Fiume l'intero reggimento . Proprio la sua qual ità di uffici ale addetto al comando dette cred ito alla voce ed ebbe un ruolo rilevante. 11 ten . Brighenti ed il s. ten . Toran , in attesa cli essere deferiti al tribunale militare , vennero trattenuti agli arresti e rinchiusi in un'au la della scuola di S; C roce, sotto la vigi lanza cli una guard ia co mandata da un ufficiale . Non si trattò di una custodia molto solerte, perché i due ufficiali riuscirono nella notte ad evadere eia una finestra. L' ufficiale cli guardia . si era amichevolmente intrattenuto con essi, facendo uscire dall ' interno dell'au la le d ue se ntinelle, senza curarsi cli farvele poi rientrare, ed il capoposto, nel dare successivamente il cambio - am messo che vi abbia proceduto - le aveva lasciate dove erano, così che q ueste continuarono fino alla mattina a fare la g uard ia alla stanza vuota. Particolari , anche questi, piuttosto significativi dello stato cl' animo e degli orientame nti dell' ambiente . Dopo l'episodio descritto , nella terza decade ciel mese g li allontanamenti ebbero carattere indi vid uale e di p iccoli gruppi. Tra gli ufficiali , ai nomi ciel Brighenti e del Toran si aggiunsero quelli dei tenenti Pietro Rossa (che si trovava sottoposto a procedimento penale) ed Arturo Avollo e dei sottotenenti Gaetano Montalto ed Enrico De Camil lis. Al 30 settembre ri sultaro no defezionati in tutta la brigata 17 ufficiali (12 ciel 39° e 5 ciel 40° reggimento) e 274 uomini di tru ppa (163 del 39° e 111 del 40° reggimento) . ·
39° Gruppo Cannoni da 105
Tn questo reparto, inquadrato nel 3° Raggruppamento Artiglieria Pesante Campale, la defezione riguardò due delle tre batterie che lo componevano. Durante la notte ciel 20 , .il ten. Umberto Palomba, comandante della 116" batte ri a , con i sottotene nti Pacifico Perrone e G uerrino
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Gaiolini, adunò i soldati chiedendo la loro adesione per recarsi a Fiume . Risposero all' appello in 20, e furono condotti presso il parco cannoni del Gruppo dove avrebbero dovuto confluire altri commilitoni della 115" batteria. Anche in questa, infatti , il comandante cap. Vincenzo Juliani ed il subalterno Giuseppe Re, avevano preso analoga iniziativa: ma una volta al parco, il capoposto ivi di servizio oppose fermo rifiuto ali' ordine di conseg nare il materiale datogli dal s. ten. Perrone a nome del comandante di Gruppo, al quale avrebbe aderito solo dietro ordine scritto del medesimo. Il ten . A ldo Antonietti, ufficiale automobilista del Gruppo , si recò al comando e provvide a falsificare un ordine di servizio apponendovi la firma del superiore, il che valse a rimuovere la riluttanza degli uomini preposti alla guardia del parco. Si dette inizio alle operazioni di carico dei pezzi e dell'altro materiale su 6 camion I8BL ed un I 5Ter, ma solo tre di essi risultarono c!.isponibili essendo stati gli altri resi inefficienti eia alcuni conducenti. Il cap . Jul iani, che oltre ad essere il più elevato in grado pare fosse anche l'organizzatore della sedizione , rinunz iò allora al trasporto dei cannoni e decise di partire su i mezzi rimasti con i soli artiglieri armati cli fucili e con 6 mitragliatrici Fiat. Fra Mattuglie e Castua si verificarono avarie meccaniche per cui il drappello fu costretto a proseguire a piedi, giungendo a Fiume nel pomeriggio successivo, privo cli una parte del carico che era stato costretto a rimandare indietro. Defezionarono così i 6 ufficiali menzionati più 36 uomini di truppa . Sembrò accertato che sin dalla stessa sera ciel 12 le due batterie fossero state messe a disposizione ciel comando dannunziano, e da questo attivate il giorno 18. Determinanti, per l' adesione dei soldati, le sollecitazioni degli ufficiali , il che fu dimostrato indirettamente dal fatto che nell'altra batteria del Gruppo , la 117", dove queste non vi furono nessuno si mosse. È interessante altresì rilevare, anche a titolo comparativo con altre situazioni, come eia parte del comandante di Gruppo non fossero state omesse le precauzioni consigliate dalla eccezionalità del momento . Oltre alla rigorosa consegna alla guardia ciel parco , che era pure vigilata da un ufficiale d ' ispezione, era stata posta una guardia annata a ciascuno degli accantonamenti, con ordi ne d i impedire l' allontanamento dei militari nelle ore non di libera uscita senza autorizzazione del comandante cli batteria. Ed era stato inoltre comandato un ufficiale dì servizio per ogni batteria con l'incarico cli mantenersi a contatto con la truppa e fare nella notte frequenti ispezion i. Ma tutte queste misure ebbero verosimilme nte una non rigi da applicazione e si dimostrarono
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inefficaci , a testimonianza dello spirito cli ribellione presente nei 2/3 degli ufficiali .
5" Brigata Bersaglieri La brigata, dopo una permanenza dj cinque mesi sulla linea d'arrn istizio fra monte Pomario e monte Nevoso, verso la fine cli agosto del 1919 era stata inviata a presidiare una vasta zona che da Casarza ed Udine si estendeva fin oltre l'altopiano della Bainzizza, dove i reparti attendevano a lavori cli recupero di materiali bellici e cli riassestamento . Il 13 settembre, all'indomani del colpo di mano su Fiume, la brigata (ad eccezione ciel 14° battaglione rimasto a Casarza) venne improvvisamente trasfer.ita a Lovrana a disposizione del XXVI Corpo d'Armata, ed i battaglioni si accamparono scagl ionandosi nei boschi adiacenti alla strada Abbazia-Lovrana . Sulla scorta cli quanto era accaduto il g iorno precedente. fu iniziata un'attiva propaganda nei confronti degli ufficiali e della truppa allo scopo di evitare che l'adesione alla causa fiumana desse luogo a defezioni. Q ueste cominciaro no tuttavia a manifestarsi, a livello individuale, dopo una settimana: il 20 si verificò l' allontanamento d i un graduato e 4 soldati del 29° battaglione del 4° reggimento, che ne avevano già anticipata l' intenzione, il 21 il ten. Carlo Alberto Memmi dello stesso reggimento espresse analogo proposito e, dopo essere stato punito, f u inviato a Casarza alla sede ciel 14° battaglione: ed infine il 23 altri due ufficiali anch'essi ciel 4° reggimento, i sottotenenti Leonardo Vannata e Lamberto Sorrentino, abbandonarono il reparto per recarsi a Fiume. Ad ogni modo, i comandanti di reggimento e di battaglione , in terpellati in propos ito dal gen. Gandolfo, comandante ciel XXVI Corpo , e dal gcn. Testafochi, comandante del la brigata, forni rono verbal n1e nte e per iscritto ampie assicurazioni che non si sarebbero verificati episodi cli sedizione collettiva nei reparti alle loro dipendenze. Il 24 settembre fu ordinato il trasferimento della brigata a S . Peter, dove avrebbe dovuto trovarsi entro la giornata deJ 26. Il gen . Gandolfo e bbe cura di spiegare che il trasferimento aveva carattere d ' urgenza, necessitando rinforzare con truppe quella l. ocal.ità minacciata da incursioni di bande iugoslave: e che questo movimento non significava per nulla l'abbandono della costa liburnica, ma che anzi esso era collegato alla difesa di Fiume, la quale rimaneva direttamente assicurata, oltre che dalle truppe che avevano seguito D ' Annunzio, anche eia quelle dislocate nella zona Fiume-Volosca, fra le quali erano ancora numerose le arti-
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gl ierie . ll comandante del XXVI Corpo aggiunse che eventualmente la brigata avrebbe avuto 1' incarico cli dare la caccia alle bande iugoslave che fossero riuscite ad infiltrarsi entro la linea d 'annistizio, in modo da assicurare il mantenimento delle comunicazioni fra Trieste, S . Peter e Fi ume. Egli ebbe dal generale e dai colon nelli ampie assicurazioni sulla affidabilità dei reparti. Il gen . Testafochi impartì gli ordini d i marcia, che avrebbe dovuto effettuars i in due tappe. Per ev itare cli far marciare le truppe d i notte. ciò che avrebbe reso più difficile la sorveglianza ed in considerazione degli inevitabili allungame nti che si sarebbero verificati per il forte dislivello che si doveva superare per raggi ungere la Jocal itù di pernottamento , egli stabilì che ogni battaglione, seguito dalle proprie al iquote di carreggio e salmerie, partisse dagli accampamenti alle ore 4 del 25, mantenendosi all'incirca ad un quarto d ' ora çli d istanza dal precedente. Ma poco prima dell'ora stabilita per la partenza, si verificò al 5° reggimento l' allontanamento di tutti gli ufficia li subaltern i del 46° battaglione, della 7" e 9" compag nia al completo e d i alcuni militari dell'8" e della 1530" compagnia mitragliatric i. L' ufficiale di servizio ten. Spano trascrisse la comunicazione con la quale il col. Melchiorri notificava l'accaduto al gen . Testafochi con lo stesso , anomalo ritardo che s' è visto essersi verificato , nelle stesse circostanze . in altri reparti ; ed, a q uanto sembra, l'altro reggimento non fu neanche informato. Una serie di negligenze troppo singolari per essere solamente tal i. Ideatore cd organizzatore dell'i niziativa fu il ten. Renato Ricci , nome che sarebbe poi divenuto famoso durante il fascismo per essere stato presidente dell' Opera Nazionale Bal illa, ministro delle Corporazioni ed infine. durante la Repubblica Sociale Italiana, comandante generale della Guardia Nazionale Repubblicana. J subalterni del 46° battaglione, comandato dal ten. col. Arturo Tortora, verso la mezzanotte elci 24 s i recarono ne i dormitori della truppa e la invitaro no ad alzars i ed a partire celermente spiegando che, a segu ito di ordini sopraggiunti, il movimento era stato anticipato. Si avviarono in direzione Abbazia-Mattuglie, muovendosi attraverso i boschi con alcuni borghesi che facevano eia guida. Alcu ni soldati , però , resisi man rn.ano conto della vera realtà dei fatt i, preferirono rientrare in sede. Tn totale, ciel 5° reggimento defezionarono 13 uffic iali subaltern i, tutti di complemento, e 139 militari di truppa. L'altro reggimento , il 4° , dava inizio alla marcia con il 43° battaglione in testa seguito dal 29° , dal 37° e dai reparti spec iali (sez ione lanciabombe Stokes, reparto cannoncini da 37 111111 . , plotone d'assalto
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reggimentale) . Il 43° battaglione, e poi il 37° ed i reparti speciali, gi unti al punto nel quale la strada s i biforcava per Fiume e per S. Peter, deviarono verso la prima direzione, mentre il 29°, comandato dal magg. Giacomo Florio, non ne seguì l'esempio nonostante che il ten. Ongaro, ufficiale di collegamento ciel reggimento e più volte decorato al valore, portatosi al bivio incitasse a farlo sostenendo che Io stesso colonnello comandante si era diretto a Fiume. In realtà il col. Pietrasanta non fu presente nemmeno all'incolonnamento dei reparti , ed anch'egli ebbe notizia dell'accaduto solo alle 6 ciel mattino , quando si alzò dal letto . Il numero degli ufficiali defezionati ammontò a 46 193 • La ricostruzione degli eventi che precedettero il fatto mette in luce particolari degni di interesse. All'arrivo ciel reggimento nella zona cli Abbazia , fu attivata un'incisiva propaganda nei confronti degli ufficiali da parte di personale insegnante della Venezia Giulia (maestri e maestre), che si trovava sul posto per frequentare un corso di perfezionamento e che partecipava quotidianamente a numerose manifestazioni patriottiche, ed anche ad opera di legionari dannunzian .i di origine istriana che, sotto mentite spoglie, si erano frammischiati con esso. Alcuni ufficiali ebbero modo di mettersi in comunicazione con i due colleghi, sottotenenti Sorrentino e Van nata, che avevano già raggiunto Fiume il 23 settembre, mediante i quali erano al corrente cli quanto stava accadendo in città . Un gruppo di ufficiali del 43° battagl ione, con alla testa-il cap. Luigi Corrado, indirizzò una lettera a D'Annunzio mettendogli a disposizione, in caso di bisogno, l'intero reparto . II poeta rispose ringraziando ma esortandoli a rimanere ai loro posti, non avendo egli al momento bisogno di truppe, assicurandoli però nel contempo che al giungere di un fatto nuovo egli stesso li avrebbe chiamati a Fiume . Ma
.., Ten. col. Edoardo Dezzani ; capitan i: Armando Moroni. Paufino Di Rocco, Luigi Salvatore , Luigi Corrado, Umberto Schettini, Eugenio Mattes ini. Mario Righ ini; tenenti: Nicola Lippolis, Renato La Ili, Luig i Ballaglia, G iuseppe Alessand rini , Aldo Pclà. Gino Brighi, Giu,eppe Ballcstra , Ettore Eustacchi, Almen ico Ongaro, Vincenzo Vergmn ini, Giuseppe Viral i, Francesco Carmel i, Giovanni Corbellotto, Aurelio Scrgi, Giovanni D'Amore, Renato Di Jorio, Rosario Cordon i. Euore Naclali , Salvatore Defendi. Pasquale Catapano, Paolo Salvatore, Gero lamo Lenzi, Francesco Serrati. Vincenzo Zucchini; so1L0Lenenti: Giuseppe ivlari tali , Leonardo \!annata, Giuseppe Bongiorno, Luigi Bosia, Pietro Perri , Ugo Mal iz.ia , Antonio Grasso, Gianmaria Gi udici. Piet ro De Vecchis, Salvatore Corsaro, Pietro Balsarini , Elio Falconer, Lamberto Sorrentino, G iovan ni Crispo. Success ivan1en1e, nella pri ma metà di ottobre, s i allonrnnarono da l Depos ito reggimentale a ltri 5 ufficial i: ten. Pietro Frondini . ,. ten.ti Ernesto Agliano , G iuseppe C roce, Domen ico Rapandrea e Fernando Tibolclo. Sarebbero rientrali al Corpo il s. ten . Sorrentino , ne l dicembre 19 19 , ed il ten. Sa lvatore ed i s. tcn.ti Bongiorno, Perri, Agl iano e Tibo ldo nel maggio 1920. (AUSSME, re i. PG, voi. 62 g, parie IV/ A, pag. 243).
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la sera del 24, alla diramazione dell'ordine di movimento, gli ufficiali scrissero nuovamente a D'Annunzio per informarlo della cosa e per eh ied erg li se l'allontanamento della Brigata Bersaglieri dalla costa Iiburnica avrebbe potuto essere pregiudizievole per la causa di Fiume italiana . Entro la mezzanotte, pervenne la risposta del comando dannunziano , a firma del magg. G iu riati : in essa si esortava il 43° battaglione ad eseguire senz'altro l'ordine superiore dal momento che S. Peter r isultava essere effettivamente oggetto d i minacce iugoslave, e che pertanto in q uella zona c'era maggior bisogno cli truppe che non a Fiume, dove erano già in numero soverchio. Circa d ue ore dopo, però, gi unse una seconda lettera, scritta cli pugno eia Gabriele D'Annunzio nella quale, a totale disconferma di queJla precedente , s.i invitava il 43° battaglione a portarsi a Fi ume . Questo messaggio fu determinante per la defezione ciel reparto, alla quale come s'è visto fe~ero seguito , sotto l'azione stimolatrice del ten. Ongaro, quella del 37° battaglione e dei reparti spec iali, il che andava oltre le aspettative del comando fiumano che si sarebbe accontentato, per quanto detto sopra, del solo 47° battaglione in rappresentanza simbolica e morale cli tutto il 4° reggimento bersaglieri. Circa l' atteggiamento del comandante d i battaglione ten. col. Dezzani, passato anch'egli a Fiume, fu in seguito adombrata l'ipotesi cbe egli si fosse deciso a seguire le so1ti del suo reparto quando comprese di non poterne evitare la defezione. Ma, in realtà, egli fece anticipare di una buona mezz'ora la radunata del battaglione per agevolare così l'esito del piano; non tentò in alcun modo cli distogliere gli ufficiali dal recarsi a Fiume né di persuadere le truppe a non seguirne l'esempio; infine, attraversò vari posti di sbarramento sulla strada Volosca-Fi ume alla testa del reparto, a vallanclo così 1' impressione che egli lo guidasse effettivamente verso Ja città anziché tenergli forzosamente dietro . TI 37° battaglione, che la bivio per Fiume si pose sulla scia ciel 43° e fu a sua volta seguito dai reparti speciali, era comandato interinalmente eia poche ore dal cap. Di Rocco in sostituzione del titolare ten. col. Achille Brusasco. Anche in questo caso, .la vicenda presenta una serie di elementi che non possono non apparire quanto meno strani . Secondo la versione fornita dal gen. Testafochi, il Brusasco sarebbe stato da diverso tempo ammalato in conseguenza del trattamento subito durante la piigionia dì guerra, il che configura già, a nostro avvi.so, una situazione decisamente pregiudizievole per l'attribuzione ed il mantenimento del comando di un battaglione operativo. Il giorno antecedente il trasferimento a S. Peter, l'ufficiale avrebbe chiesto al comando d i brigata, attraverso il comandante di
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reggimento col. Pietrasanta, l'autorizzazione al ricovero in ospedale non ritenendo d i essere in grado cli affrontare la marcia, una coincidenza temporale anch'essa troppo tempestiva per essere considerata solo fortuita . Di questo episod io il col. Pietrasanta fonù circa due mesi dopo una versione differente, affermando che il ten. col. Brusasco si era dato ammalato al momento di muovere con il battaglione senza darne a lui comunicazione né verbale né scritta, procedura scarsamente credibile, addirittura inconcepibile, da parte d i un ufficiale supe1iore, così come non è credibile che un comandante cli reggimento avesse omesso di accertarsi, all'inizio del movimento, delle cond izioni di uno dei suoi comandanti cli battagl ione, lo stesso che poche ore prima, sempre secondo la sua testimonianza, gli aveva notificato d i non sentirsi bene e cli aver bisogno di cure. Molto labile , sotto questo aspetto, la sua d ich iarazione cli aver continuato a ritenere che il 37° battaglione, durante la marcia, fosse al comando ciel Brusasco , così come, se invece era vera la vers ione Testafoschi, appariva strano come il Pietrasanta non si fosse assicurato se il suo dipendente era stato ricoverato o meno in ospedale nella serata del 24 settembre . Può.aver significato, e dare della vicenda una chiave di lett ura, il fatto che la predetta versione .del colonnello fu da questi forni ta nel contesto di un esposto da lui presentato contro il provvedimento cli esonero dal comando del 4° Bersaglieri adottato il 18 ottobre 1919. 11 gen. Pittaluga aveva inizialmente proposto una punizione di IO giorni di a1Testi di rigore, ma il gen . Gandolfo obiettò che egli aveva dimostrato in modo palese ed indiscutibile la più completa inattitudine al comando di un reggimento , e ne propose perciò l'esonero. n col. Pietrasanta chiese la sospensione ciel provved imento, invocando la circolare del Ministro della Guerra n° 16677 del 9 ottobre 1919 in base al la quale dovevano essere sospese per il momento le sanzioni disciplinari a carico degli ufficiali che avevano defezionato col passaggio a F iume e dei comandanti comunque implicati negli avvenimenti stessi. La domanda, annotata favorevolmente da l comando dì brigata, era inoltrata con riserva da quello ciel Corpo cl' Armata, che riteneva inapplicabile il disposto invocato rilevando che "un colonnello che in un momento delicato e difficile non sente il dovere di trovarsi alla testa del proprio reggimento è un comandante che non solo manca di attività ma di giusto criterio, è cioè dc~ficiente nelle auitudini che si richiedono per l'esercizio di un conwndo di tanta importanza come è quello del reigimento" 1'M . Ed il comando clell'8"
,.,., AUSSfvlE, rei. PG, vo i. 62 g, parte IV/A , pagg. 246-247.
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Armata, associandosi a queste considerazioni 1itenne che non avendo per ora il provvedimento a carico del col. Pietrasanta un carattere di punizione disciplinare, esso non rientrasse nel predetto disposto ministeriale. Nella gamma di stranezze registrate va infine compresa anche quella relativa al ten. col. Brusasco. Nell' inchiesta condotta dal gen. Pittaluga questi affermò che l' interessato , più che malato fisicamente, fosse psichicamente depresso perché eia tempo vanamente in attesa della promozione a colonnello, ritardata per smarrimento di documentazione . Olt.re alle considerazioni già fatte circa l' opportunità di affidargli e mantenergli un comando di battaglione una volta a conoscenza cli tale situazione, dal suo comportamento, quali che fossero le cause che potevano esserne al la base , traspariva comunque un lucido e calcolato intento di sottrarsi ad eventuali responsabilità. Sotto q uesto aspetto, la sua promozione a colonnello, avvenuta poco dopo, e l'assunzione del comando di un Gruppo della Divisione d'assalto, potevano risultare alquanto sbilanciate per eccesso.
Squadriglie aviatori Un'ora prima della sveglia del giorno 16 al campo cli aviazione di Ajello, da dove nel pomeriggio del giorno precedente era decollato per Fiume il ten. Censi, si presentarono i tenenti Granzarolo e Carrnignani che se ne erano allontanati il 13 . Tutti gli ufficiali della squadriglia, subito dopo la partenza ciel Censi, erano stati personalmente avvertiti del divieto di eseguire voli senza autorizzazione del comando di Gruppo, ed identico ordine era stato impartito al capo motorista che aveva in consegna gli aeroplani. I piantoni erano al loro posto , l'ufficiale cli guardia era naturalmente edotto dei nuovi doveri imposti dalle circostanze, ma con tutto ciò i d ue ufficiali , con la collaborazione ciel predetto specialista che si allontanò subito con la borsa degli attrezz i e non fe ce più ritorno, riuscirono a trarre fuori dall 'hangar due aerei SVA e , dopo essersi provvisti in magazzino degli indumenti di volo, a salire su di essi ed a partire senza neppure provare i motori, senza essere in qualche modo ostacolati eia chicchessia . In seguito all'allontanamento, tra il 15 ed il 16, dei tre aerei dal campo cli Ajello , già cla quest'ultimo giorno fu ro no diramati ordin i perché tutti gli hangar contenenti vel ivoli fossero sorvegliati con servizio di guardia raddoppiato; inoltre, a tutti i motori degli aerei dovevano essere asportati i magneti e custoditi con particolari cautele ed in luogo opportuno. Nes-
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sun velivolo poteva muoversi senza preventiva autorizzazione del comando d'Armata e tale ordine, in data 19, sarebbe stato reso ancora più restrittivo nel senso che tale autorizzazione avrebbe dovuto provenire direttamente dal Commissario M ilitare Straordinario per la Venezia Giulia. Il 17 settembre il comandante del campo di Ajello ricevette l'ordine di mettere in efficienza il numero cli aerei necessario per il lancio cli alcuni pacchi cli giornali su Fiume. Le due squadriglie presenti sul campo approntarono due velivoli per ciascuna; impossibilitato a decollare uno di essi per irregolare funzionamento del motore. la pattuglia degli altri tre si alzò in volo alle 09 .30 ciel 18 diretta a Fiume. Ma uno solo fece ritorno, in quanto gli altri due, con i tenenti Angelo Tessore, Tommaso Debbia, Zoboli ed il s. ten. Sales, tutti cli complemento, non furono più visti. Uno dei piloti rientrati riferì di aver notato uno dei due aerei si no a pochi minuti prima cli anivare nel cielo di Fiume e poi d i non averlo più rilevato, e di aver perso il contatto visivo con l'altro all' inizio de!Ja rotta di rientro. Ma l'episodio più saliente si verificò il 23 settembre , quando da Campoformido si allontanarono 4 aeroplani. All'alba alcuni ufficiali su balterni della 32" squadriglia svegliarono 5 uomini cli truppa (motoristi, meccanici e montatori) e si recarono con loro nell' hangar della squadriglia, dove misero in atto per 3 velivoli tutte le operazioni pre-volo; fra l'altro, furono ricollocati sui magneti gli interruttori ed i carboncin i tolti in precedenza ai motori. L'ordine di asportare i magneti aveva avuto un'esecuz ione soltanto parziale , essendone stati tolti appena gli interruttori con i carboncini, rendendoli sì inservibili ma facilmente ripristinabili. Più o meno alla stessa ora, un ufficiale subalterno della 118" squ adriglia faceva approntare nel medesimo modo un altro aeroplano . Ultimate le operazioni cli allestimento , il vel ivolo cle!Ja 118'' squadriglia ed i 3 della 32" vennero spinti fuori dagli hangar e su di essi vennero collocati involti contenenti oggetti personali dei partenti e materiali cli ricambio. Verso le 7 il cap. Arrigoni elette l'ordine dì decollo ed i 4 velivoli SVA, senza aver fatto la consueta prova dei motori a terra, partirono a breve intervallo l'uno dall'altro con 4 ufficiali (cap. in SAP Vincenzo Arrigoni, tenenti Ugo Valori, Ezio De Carl i ed Ernesto Luzzatto) e 3 sottufficial i (sergenti Giuseppe Caiero, Giovanni Capurro ed Emil io Zini) . La guardia ciel campo, composta da reparti estranei all 'aviazione , non aveva prestato attenzione alcuna agli aerei che si apprestavano al decollo, non avendo av uto alcun ordine in propos ito. L' ufficiale cli guardia ten. Mario Pozzi si disinteressò cli quanto accadeva, e si giustificò poi dicendo che lo aveva rassicurato la presenza tra gli ufficiali an-
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che ciel comandante di squadriglia; il comandante ciel campo cap. Giorelli fu informato a cose fatte . In circostanze pressocché identiche, se no n ancora più singolari, ebbe luogo nella medes ima giornata ciel 23 l'allontanamento di altri 3 aeroplani dal campo di Ajello , dal quale nei giorni precedenti si erano già involati in totale 5 velivoli. Nonostante tali precedenti, il comaDdante del campo cap . Rino Fougier ( che fra il 194 J. ed iI 1943 sarebbe divenuto sottocapo e capo di Stato Maggiore cieli ' Aeronautica) aveva conti nuato a mantenere il proprio alloggio in paese ed in esso si trovava al momento dei fatti. 11 cap. Raffaele Martinetti, responsabile principale della defezione, aveva volato fin dal 15 settembre su Fi ume per lanciarvi dei manifestini secondo gl i ordini ricevuti; proprio facendo leva su queste missioni, egli riuscì a non destare sospetti nel capo motorista e nei piantoni, consegnando al primo gl i interruttori dei magneti ed il galleggiante del carburatore cli due aerei con l ' ordine di rimetterli s ubito a posto, ed ordinando ai secondi d i aprire i teloni di chiusura dell'hangar. Le faci li operazioni di montaggio furono presto compiute , ed al term ine il capitano prese posto su un ve] ivolo monoposto ed i due subalterni che erano con lui, ten. Emilio Liberati es . ten. Stefano Achenza, s u un biposto e senza che fossero tratti fuori dagl i hangar decollarono a brevissimo intervallo. Q uasi contemporaneamente dalla parte opposta del campo e dall'interno dell' hangar del la 39'' squadriglia partiva un altro aereo con a bordo i sergenti piloti Augusto Guerri ed Enzo Ferri . Come lasciarono scritto i due sottufficiali in una lettera ai compagni , la preparazione cli questo vel ivolo era stata preceduta eia alcuni giorni di lavoro continuo, compiuto probabilmente durante la notte mentre il piantone in fondo ali 'hangar dormiva; erano riusciti a procurarsi almeno un magnete e lo avevano applicato essi stessi. Dopo queste defezioni del 23 settembre, fu ordinato il ritiro anche dei magneti di riserva, ed il trasporto di tutti tali dispositivi presso il comando aeronautica cl' Armata a Udine. Per il campo di Bolzano , fu prescritto che i magneti fossero custoditi presso la sede del. comando del campo sotto la personale responsabilità del comandante. Ma proprio a Bolzano si verificò il 26 un altro episodio di defezione, con l'allontaname nto di 3 aerei della 313 squadriglia e cl.i 2 della 121 ', mentre un altro velivolo cli quest' ultima f u costretto per avaria a rinunciare al tentativo. Anche qui il colpo fu facilitato dalla incompleta osservanza degli ordini perché, nonostante la assol uta prescrizione cli togliere i magneti dei motori e custodirli con una conveniente guardia, il comandante della 31"
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squadriglia cap . Capuzzo aveva fatto togliere soltanto gli interruttori dei magneti stessi, chiudendoli a chiave in un cassetto dell' ufficio del comando di sq uadriglia in una baracca del campo, e quello della 121" cap. Oddo, che era anche comandante del campo, aveva fatto rimuovere i magneti trasportandoli nella s ua camera in un albergo cli Bolzano. Anche qui era stato dato ordine alla guardia di non lasciare uscire dagli hangar nessun aereo senza l'ordine e la presenza dei due capitani comandanti di squadriglia, ma la guardia, sino allora fissa, era stata sostituita la sera prima, "per esigenze generali", con uomini cli altro reparto che non avevano alcuna conoscenza personale degli ufficiali. L'intento , da pa1te di questi , fu raggiunto come segue: nel corso del giorno 25 vennero asportati 6 magneti della 121" squadriglia dalla camera d'albergo del cap. Oddo , e nella notte del 26 elementi dell'altra squadriglia, poi allontanatisi in volo, penetrarono nella baracca del comando e forzarono il cassetto dove erano custoditi gli interruttori dei magneti impadronendosene. Poco dopo il ten. Bini della 121" squadriglia, ed ufficiale d i guardia al campo (in questa veste, la sua presenza fu determinante per acquisire il credito del capoposto), svegliò due motoristi ordinando loro, a nome del comandante , di rimettere subito in efficienza tre aeroplani. Uno dei motoristi, sospettando qualche cosa di irregolare, trovò modo di allontanarsi dal lavoro, che fu tuttavia facilmente ed in breve tempo compiuto dall'altro. Q uasi contemporaneamente, in modo analogo , il s. ten. Donatelli della 31" squadriglia faceva rimettere in efficienza altri tre aerei. Partirono così, indisturbati, 5 velivoli; il sesto, non avendo i motori in fase fu costretto dopo tre tentativ i a rinunziare al decollo, e l'equipaggio, composto di un ufficiale osservatore e cli un sergente pilota, si allontanò immediatamente dal campo senza farvi più ritorno 195 • Presso il comando fiumano si costituì un ufficio cli aviazione con i tenent.i Kcller, Granzarolo, Cens ì, Cattoi, Bonmartini e S imoni; alla data del 25 settembre, il locale campo d'aviazione contava già 9 aerei, oltre alle squadriglie di idrovolanti della Marina venute da Pola al comando del ten. vascello Casagrande.
"" Si allontanarono 7 ufficiali (lenenti Aldo Rini, Ribel le Laghini , Basili o Scaffidi, Stefano Boni no. Tommaso Canosio, Giuseppe Bertoz2.i , s. ten. Renaco Donate.lii ), 2 sotcurficiali (serg. nwgg. Amedeo Migl iella e serg. Fausto Moroni) e 2 uom i ni cl i truppa (carab inieri Giovanni Zcppcgno e caporale Domenico Fracasso). (AUSSME, rei. PG, voi. G2 g, parte IV/13, pag. 261) Fl i ni e Zeppegno ,arebbero deceduti i l 6 ottobre durante un volo d i ricogni1.ione nei dintorni cli Fiume.
l'esercito e Fiume dannunziana : i pri111i 100 g iorni
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Altre defezioni individuali Nella Brigata Lombardia, dopo il tentativo mal riuscito del cap. Zannon.i di far entrare in Fiume il 2° battaglione del 73° reggimento del quale aveva il comando, non si verificarono altTi moti collettivi. Vi furono però, in numero piuttosto tilevante, defezion i individuali dovute in parte alla suggestione dell'ambiente, data 1a immediata vici nanza alla città, ed in parte alle condizioni sempre più disagiate nelle quali vennero a trovarsi i reparti per i continui spostamenti , confrontate con le comodità, reali o presunte, cli cui godevano le truppe fiumane. Il 74° reggimento, che proveniente dalla zona d i Planina si trovava il 15 settembre tutto riun ito nei pressi di lka, il 17 ebbe ordine di trasferirsi n~lla zona di Sarsoni-Clana: in quel giorno si verificarono le prime defezioni di isolati (2 ufficiali e l O uomi11i di truppa) alle quali, poco dopo, seguirono saltuariamente quelle cli un'altra ventina di soldati. Nei giorni successivi si ebbe l'allontanamento di altri 2 ufficiali e cli un 'ottantina cli uomini d i truppa. Della Brigata Ferrara defezionarono in settembre un ufficiale (ten. Guido Lupetti), un sottufficiale e due soldati . Nella seconda q uindicina di settembre si verificarono le seguenti defezioni isolate: 16 settembre - Dal 35° Gruppo eia montagna ( 166° batteria in Castua) ove era comandato a prestare servizio in linea, si assentava il s. ten . d i complemento Piccardi per recarsi a F iume; 20 settembre - Dal l O Gruppo del reggimento artiglieria campale misto autopo rtato, di stanza a Clana, si allontanava per anelare a Fiume il ten . Mario Neri; 21 settembre - Dal 33° Gruppo artiglieria da montagna si assentava il ten. Novello Pappafava della 167° batteria; il ten. Gustava Poli del 17° reggimento artiglieria eia campagna, partito da P lanina perché destinato al comando ciel I6° Raggruppamento P.C., giunto a Trieste, anz ic hé raggiungere la sua destinazione, si recò a F iume e vi rimase. Lo stesso giorno, il s . ten. d'artiglieria P ietro Canali, comandato presso l'Istituto Geografico Militare quale addetto alla missione topografica che operava nella zona d i Breki, passò a Fiume dove aveva risieduto in precedenza. 25 settembre - 11 sottotenente Gesualdo Ciaffi del 32° Gruppo P.C . ( 17° Raggruppamento P.C.) , chiesto un permesso di 24 ore per recarsi ad Abbazia, non fece più ritorno recandosi a Fiume dove fece sapere cli essers i arruolato nel battaglione volontari. Quattro soldati del 34 ° regg imento artigl ieria eia campagna, nei giorni immediatamente successivi alla spedizione dan nunzi ana, si as-
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L'esercito italiano e fa ques1ione .fìumana ( 1918-192 1)
sentarono dai loro reparti; tre furono rintracciati e fatti rientrare. Alcuni militari della 167" batteria da montagna tentarono di defezionare asportando i cannoni ; gli ufficiali della batteria e la scorta del 40° Fanteria impedirono l'effettuazione del colpo ed i cannoni rimasero al loro posto, ma una ventina di artiglieri si allontanarono e riuscirono a riparare a F iume. Verso la fine di settembre , dalla 3'' batteria autocampale addetta alla difesa aerea di Trieste, si assentò un maresciallo che era stato avviato all 'ospedale e che invece si recò a Fiume. Anche fra i carabinieri si verificarono in settembre altre defezioni dopo quelle del cap. Vadalà e dei suoi uomini. TI loro esempio fu segui to da una cinquantina cli militari dell'Arma, IO dei quali allontanatisi non appena gi unti da Trieste al comando del XXVI Corpo d ' Annata, e gli altri a più riprese dai comand i dislocati attorno a Fiume. Il comando dei carabinieri clell' 8" Armata calcolò che alla fine dello stesso mese avessero defezionato 75 uomini di truppa ed un ufficiale. Tra gli ufficiali passati subito e poco clòpo da Trieste a Fiume sono noti i seguenti: capitani L uigi Bilmaglio ed Orseolo Pieri e tenenti Giuseppe Viezzoli, Nino Gregori e Giuseppe Pagano, addetti al Commissariato Generale Civile della Venezia Giulia, cap. Miani, comandante del battaglione volontari triestini, tenenti Beltrami e Sain, gli ultimi tre tutti ex-irredenti. A queste manifestazioni individua.li delle truppe sulla linea di difesa o cli armistizio si devono aggiungere quelle verificatesi fra le truppe del settore di Trieste, dal quale fra il 12 ed il 30 settembre si assentarono per recarsi a Fiume isolatamente 13 ufficiali ed 8 soldati così distinti: Brigata Catanzaro 3 ufficiali (cap. Leonida Negrelli, ten. Guglielmo T honon es. ten. Filippo Cirillo) e 2 uomini cli truppa; Brigata Casale 1 ufficiale (ten. Francesco Mam.iano) ed un soldato; 6° reggimento artiglieria da campagna 3 ufficiali (ten. Giuseppe Ronchini es. ten.ti Giuseppe Imperiali e Aldo Cavazzani) e 4 soldati; Centro Raccolta Congedandi 2 ufficiali (cap. Achille Fornara e ten. Edoardo Meazzi) ed un soldato; Ufficio Licenze cli Trieste 2 ufficiali (ten. Leone Dad e s. ten. Mario Scapini); Reparto Autonomo Settore cli Trieste 2 ufficiali (tenenti Mario tv'lartini ed E ugenio Clemente). Fra gli ufficiali recatisi a F iume da Trieste con la spedizione dannunziana o subito dopo, la Vedetta d'ltalia del 18 settembre menzionava i tenenti Pagano , Foschiati, Caligaris, Beltrame e Pieri, e fra gli organizzatori e gli incitatori alla defezione delle truppe i capitani Gaglione, Conighi e Mrach ed il ten. Baccich; citava poi il magg . Santini ed il cappellano degli arditi padre Reginaldo Giuliani (figura leggendaria nella campagna d'Etiopia del 1936, caduto in combattimento a Passo Uarieu quale
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L'esercito e Fiume da1111unzic111a: i primi 100 giorni
cappellano del I 0 Gruppo CC.NN . e medaglia d'oro al V.M.) . Ad essi vanno aggiu nti il ten. Ludovico Pagliano ciel 5° A lpini ed il s. ten. Bruno Biso:ffi dell'80° Fanteria, in servizio presso la Divisione Territoriale ciel Genio. È però da notare che alcuni degli ufficiali assentatisi da Trieste rientrarono prima dello scadere del bando Gandolfo. La Vedetta d'Italia ciel 24 settembre clava l'elenco degli ufficiali trentini portatisi a Fiume: s . ten. Luigino Battistini , cap. Pier F ilippo Castelbarco, cap. Gi useppe Piffer, cap. Ruggero Lenzi. cap. Giovan Battista Aclam.i (mutilato), ten. Bruno Cattoi, ten. Enzo Schettini (mutilato), ten. Remo Zucchelli (muti lato) , s. ten.ti Conci, Giacomo A nton io e Sigismondo Manci, Paolo Lorenzoni, Massimiliano Marchetti , Vittorio Suster e Giongo . Da uno specchio ciel comando dell'8" Armata circa i mi litari defezionati a F iume alla data del 28 settembre 1919 risultava questa sintesi statistica:
Uff.li Su.p .ri Ujf.li h~f'.ri V III Reparto cl ' Assalto XXII Reparto cl ' Assalto B rigata Sesia Brigata Granatieri Brigata Lombardia Brigata F irenze Brigata Bologna 5" Brigata Bersaglieri 4" Squadrigl ia A utoblindo Altri reparti cli fanteria Caval le ria 28° Gruppo 0.P.C. A ltri reparti d'artigl ieria 150° Compagnia Telegrafisti Altri reparti del Genio Aeronautica (8" Annata) Aeronautica (l • Armata) Carabinieri Intendenza Guard ia di Finanza
Va1i
l l
21 10 35 17 4 22 13 45 5
14 6
I 9
'"' AUSSME, rei. PG. An nessi. voi. 4 -66 g, parte IV/;\.
253 163 943 125 99 305 179 1250 60 138
6
150 340 76 75 42
15
8
9 l 9
73 177
1
11
9
1
Truppe
20 4
10 276
4467 J%
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L'esercito italiano e la questione.fiumana ( 1918-1921)
Queste cifre, peraltro, erano suscettibili cli ulteriori integrazioni ed aggiornamenti. A comp letamento dei dati riguardanti la stessa 8" Armata, uno specchio della situazione delle truppe della Grande Un ità aggiornato al 26 settembre, a movimenti ultimati dei reparti, era contenuto nel seguente fonogramma inviato al Comando Supremo: '' ... XX.il Corpo d'Armata: comando del Cmpo d 'Annata ed 17° btg. bersaglieri ciclisti a Cividale del Friuli - 60' Divisione: dislocazione invariata, solarnente comando divisione a Villacco - 52" Divisione: dislocazione invariata, eccetto 9° Gruppo alpino a Gregariblanizza a disposizione XXIV Corpo d'Armata . XXV!lf Corpo d 'Armata: situazione invariata, eccetto Brigata Lmnbardia assegnata XXV! Corpo d'Armata e sostituita con Brigata Se.sia, eccello due battaglioni defezionati. Inoltre è assegnata a XXV!!/ Corpo d'Armata]" Divisione Assalto, meno un Gruppo defezionato, concentrala zona Aidussina. XXV! Corpo d'Armata: comando del Corpo d ' Armata dislocazione invariata - 45" Divisione: comando a Bisterza nia con Brigate Napoli , Ferrara e Regina dislocate lunio linea armistizio da monte Tertenico a rnonte Luban ed atlorno a Fiume e Martinscica . Divisione De Angelis: comando a Volosca con Brigate F irenze e Bologna tra monte Luban e Canrrida . e 5" Brigata Bersaglieri zona Lovrana . A disposizione comando XXV! Corpo d'Armata Brigata Pavia a Bi.v erza e Raggruppamento alpino della}" Armata in movimento verso Mauuglie; 9° Gruppo alpino a Jablanizza. Zona Gorizia: comando Settore Gorizia con Brigala Granatieri di Sardegna a Gorizia. Comando Settore Tarvisio con com.anelo Brigata Perugia e 3°•reggimento a Tarvisio e 112° reggimen10 a Gorizia. Resti Brigata Ancona con 69° reggimento a Gorizia e 70° reggimento a Cormons in altesa rientrare Paese. Zona Trieste: situazione invariaLa - 745° reggimento cavaLleria a Pola - Brigata Pinerolo a disposizione comando d 'Armata a Sesana" 197 .
,., A USSl'v!E, E3-4 .
f.to gen. Breganze.
prol. 45649 del 2 1.9 .1 919, da Comando 8' Armata a Comand<J Su premo.
L'esercito e Fiume dannu11z iana: i primi 100 giorni
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6 - GLI AVVENIMENT I NEL MESE DI OTTOBRE Le preoccupazioni nate in settembre nei riguardi di propos1t1 aggressivi da parte iugoslava continuarono ad essere alimentate nel mese di ouobre , cornportanclo la necessità di sistematiche dis posizioni difensive per le quali era prev isto anche il concorso delle truppe dann unziane. L' eventualità era stata anche enfat izzata, così come confermato da Badoglio al Presidente del Consiglio:
"Furono concordali tu.Ili i particolari ed io ho spostato oltre Recina un comando di divisione agli ordini del quale passerebbero subito tulle le truppe in Fiume. Ho anche esagerato probabilità di questo attacco per ottenere questa eventuale cessione di comando che deve essere costata non poco alla vanità di D 'Annunzio che vuole apparire come un condottiero" 198· • La minaccia aveva comportato , da parte ciel comando ciel XXVI Corpo d'Armata, anche la pianificazione cli direttive a carattere controffens ivo impartite ai comandi dipendenti in data l ottobre (Allegato 30). Sempre nel primo g iorno del mese pervennero ai nostri comandi voci di continui arrivi di armi e munizioni sulle linee serbe in corrispondenza di Buccari , e la notizia che nella notte del 3 gli iugoslavi avrebbero attaccato la nostra linea di difesa con bande irregolari alle quali avrebbero fatto segu ito , in caso cli successo, le truppe regolari. N e l corso cli quel la notte, pertanto, anche il 2° battaglione del 202° fanteria con 210 uomini agli ordini del magg. Rigoli ed il 43° battaglione bersaglieri, forte di 364 elementi, al comando del ten. col. Dez zani, varcarono il ponte di S ussak e s i sistemarono nelle posizioni loro assegnate . Non vi fu ness un attacco , ma lo stato d'allarme fu mantenu to per più notti s uccessive . Il I.O ottobre le truppe poste di fronte a Fiume cambiarono d ipendenza. Il comando del XXVI Corpo d'Armata, che fino allora era stato preposto alla vigilanza de lla linea cl ' armistiz io dal monte Javornik al mare e, dopo il col po di mano dannunziano, anche aJ blocco cli Fiume, venne trasferito nella zo na tra Cervignano e Monfalcone per costituire,
,.,. A USSME . F.3 -1 7. prot. 45892 del I .10.19 19, da Comm issario ·M ilitare Straord inario Venezia Giul ia a Pres idente Consigl io M inistri. Llo Badoglio.
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L'esercito iwliano e la ques1io11ejìu111a11a ( / 9 / 8- 192! )
con altri due Corpi d ' Armata, l'Armata dj manovra agli ordini del gen. Badoglio. Nella stessa data, il comando della Zona di Trieste subentrò a quello del XXVI Corpo d ' Armata , rilevandone tmtj i comp iti compresa la vigilanza ed il blocco di Fiume; a tale scopo, gli vennero assegnate la 77'' Divisione e la Brigata Ferrara. I proble mj non mancavano, ed erano di varia natura. Particolannente serio quello logistico, dovuto all'eccessivo concentramento di reparti nel territorio circostante Fiume, alla carenza di alloggiamenti , alla precoce inclemenza della stagione, alla penuria cli molti materiali d ' equipagg iame nto ed al ritardo nella distribuzione degli indumenti di vestiario invernale, il tutto in contrapposizione con la larghezza cli mezzi regnante a Fiume. Ma ancor più gravi apparivano il. nervosismo ed il disorientamento che regnavano nei vari comandi in sottordine , causati dal non sapere con chiarezza quali fossero le misure da adottare di fronte ai numerosi colpi cli mano mess i in atto dai volontari di D'Annunzio. L' attegg iamento nei loro riguardi eia parte deJlc massime autorità militari , infatti, era estremamente fluttuante in fu nz ione delle variazioni de lla situazione politica e delle trattative in corso . Il nuovo comandante della Zona di Trieste, gen. Sailer, così s intetizzava il proprio pensiero circa l'orientamento da assumere che doveva essere improntato a chiarezza ed energ ia:
"Occorre circuire Fiume con truppe salde e disciplinate che si opponessero, in caso di bisogno, a spedizioni di volontari nel rim.anente territorio della zona, in grado di impedire l'uscita e l'entrata a Fiume di emissari e di rendere vana l 'opera dei propagandisti pì·esso le nostre truppe per indurle a defezionare e renderlo complici di atti di rapina e sopraffazione. Questo il mio compito . Per larisoluzione della questione di Fiume erano in corso tralfative fra il governo e D 'Annunzio a mezzo di S.E. Badoglio, commissario straordinario militare, e di persone politiche. Cominciai perciò col chiarire che i colpi di mano non avevano niente a che vedere con la questione dell 'italianità di Fiume, perché rispondevano al concetto di atti di brigantaggio ed a quello di imprese di carattere politico sovversivo, per cui occorreva istillare nelle truppe la persuasione di usare le anni in simili casi" 199 •
'"'' 1\USSME. re i. PG. voi. 62 g. parte TV/B, pag. 267
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Fu pertanto costituito presso il comando di Zona un Uffic io I.P. (Informazioni e Propaganda) incaricato di raccogliere e diffondere fra comand i, ufficiali e truppa tutte quelle noti7.ie che era uti le portare a loro conoscenza per renderli edotti del la reale situazione che s i anelava creando a fiume e della sua evol uzione. Nel contempo, vi fu una riduzione della tens ione connessa all'atten uarsi delle minacce iugosl ave cd un miglioramento nelle condizioni cli vita delle truppe. Ma al comando fiumano. dal proprio canto, necessitava di continuare a tener vivo l 'entusiasmo per la causa propugnata contrastando gli inevitabili segni di affievolimento che , prima o poi , sarebbero cominciati a manifes tarsi . Inoltre, dove va anche provvedere ad alime ntare le dotazion i di materiali e mezzi cli trasporto elci propri reparti e tentare cli promuovere l'afflu sso di altre unità con relative dotazioni. Di conseguenza, ne derivò un'intensificazione sia della propaganda fra le truppe rimaste J'eclcli al governo legittimo e sia elc i colpi di mano. A qucsro proposito , per le dis pos izioni in atto relati ve al blocco di Fiume da parte dell 'Esercito regolare, s i rimanda all ' Allegato 31. A s ua volta, lo stato magg iore del comando fium ano aveva emanato in data 7 norme particolareggiate per i posti cli controllo e transi to:
'' Un icfficiale di servizio deve essere in permanenza nei pos1i di C. e T Incarichi - Incombenze - Consegne - J\ codesto U.f/Zcio vengono inviati nati coloro che volessero entrare in Fiume italiana od uscire. L 'Ufficiale di servizio al posro di C. e T. procederà ali'esame documenti personali ed agli inrerrogatori di coloro che gli saranno avviati. Militari · Se coloro che gli saranno presentati siano Militari isolari che cerchino di entrare o penetrare in Fiume: a) ne stabilisca l 'identità personale (generalità) con domande . e visione cli carte personali; b) prenda nota del reparto di provenienza; c) prenda ,wra dello staro d'anilrw del reparto dal quale è giunro e di quello dei reparri con cui l'inLerrogaro ha avuto contatto , nel riguardo della nostra impresa; d) prenda nota dell 'indirizzo dell 'interrogato . Qualora i militari isolati siano Ufficiali superiori o generali, provveda a farne noto immediatamente il norne ed il cognome al/' Ufficio di stato maggiore del Comando (Telefono 19 .17 e 19 .54). Nell'attesa della risposta li faccia attendere nel posto di controllo e transito .
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L'esercito italiano e la ques1ionefiumana ( 1918-1921)
Saranno indistintwnen.te rimandati tutti i militari isolati che si presentassero per entrare in Fiume . Si spieghi loro con giusto criterio e con adeguate parole l'inutile concorso di altri mJ!itari che possono rendersi a noi utili , otr.imam.ente , esercitando l'opera loro di esaltazione dei destini d 'Italia nell'interno del paese. Reparti organici - Se aL!e linee di blocco si presenteranno per entrare reparti organici, presa nella forza in Ufficiali e soldati, sia immediatamente, per telefono, comunicata ali' Ufficio di stato maf{giore ed al Comando di Presidio, sian.o date eguali infonnazioni, sian.o avviati alla località che verrà volta per volta indicata. Militari isolati - Che cerchino di uscire sian.o farri uscire semplicemente se hanno un lasciapassare ftrmato dal sig . Maggiore Rejna o dal sig. Capitano Va/marana. Reparti organici - In uscila da Fiume, saranno muniti di lasciapassare loro rilasciato daLl'Uffìcio del Capo di S .M. Civili - Se coloro che saranno avviati dichiareranno di essere ,nilitari valiano le disposizioni sopra date; se in~ece si dichiareranno commercianti, ne sia attraverso L'interrogatorio e la visione delle carte personali, precisata la nazionalità e si cerchi di stabilirne in. modo esatto l'identità personale. Devono essere inviati: quelli eh.e cerchino entrare ali' Ufficio Passaporti. Contad ini di origine slava - Parecchi con.ladini esercitano specialmente donne e ragazze il piccolo commercio di verdure frutta e latte; tale traffico non deve essere intralciato per l'impellente economia della città, deve essere tullavia sorvegliato . Civil i in uscita da Fiume - Devono avere un lasciapassare od il passaporto finnaro e bollato dall'ufficio passaporti o dal Capitano Va dalà dei CC.RR .. Autoveicoli - Ne sia proibito in modo assoluto il transito, tranne a quelli che sian.o forniti di regolare permesso rilasciato personalmente dal Capo di Stato Magr;iore. Posti di controllo e transito di Sussak Ferme restando le disposizioni già date per i posti precedenti, per quello di Sussak .\]Jeciali consegne occorrono e sono: a) sorveglianza disciplinare dei militari di servizio al ponte ( carabinieri - soldati - ronde) . b) controllo del servizio di detti militari, sul loro contegno verso i borghesi;
L'esercitu e Fiume don11u11zian": i primi /00 giomi
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e) impedire il transito per Sussak di miliwri non muniti di permesso e d i lasciapassare specie se in gruppo; d) riunire in apposita cartella tutti gli ordini che perverranno al posto di controllo e rra11sito face1Zdo curare poi l'esecuzione da parte degli agenti della questura. Alle dipendenze dell'ufficiale di guardia al pome di :iussak sono due ronde di cavalleria (due caporali e 4 lancieri) che fa11110 seJTizio di perlustrazione dal macello lungo il Recina fi,w al mare . Nell'espletamento del suo incarico l 'lJ.fficiale si varrà anche dei militari comandati dal 'Ufficio informazioni di collfrollo politicomilitare. Si richiama l 'atten::Jone dei sigg . Ufficiali del µosto di S11ssak sulle disposizioni dare (circolare 83 prot. 30 C.A.) o che darà il Consiglio Nazionale di Fiume nel riguardo al commercio ed alla esporrazione" 200 • Occupazione dannunziana di Tersatto Già qualche giorno prima della variazione ordinativa negli alti comandi , si verificò il primo incidente di questa nuova fase . La mattina del 3 ottobre, da una casa di Tersallo, furono sparati alcuni colpi di fuc ile uno dei quali colpì ad una mano il cap. Argan, comandante della 7· batteria del 3° Gruppo artiglieria eia montagna c he, come s i ricorderà, era passala a F iume con tutto il materiale ed una parte degli uomini. L'i ndomani giunse notizia al comando della Brigata Regina che un battaglione della Sesia, al comando del magg. Rigoli , avrebbe passato il Recina cd occupato Te rsatto quale rafforzati va misura cli protezione della città cli Fiume. intento che poteva essere interpretato tanto come un 'espressione cli al larme da parte del comando fiumano quanto come una manifestazione di ritorsione . Ad evitare comunque lo sconfinamento e l'infiltrazione nelle proprie linee . il gen . Castelli inviò a Tersatto una compagni a del 10° reggi mento e, nello stesso tempo, prese accordi con il comando cli F iume e con lo stesso magg. Rigoli ottene ndo che il battagl ione della Sesia, che aveva già varcalo il ponte cli Sussak, tornasse indietro.
' " AUSSME, l:3- 16. senza protocoll o del 7 .IO. l91 9. da Com,indo clclln Città cli l'iume d'Ital ia - Ufficio Scaco Maggiore agli Urri ci di Control lo e T ransito. f.to Rci na.
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L'esercito italiano e la queslione fiumana ( !9 /8- 1921 )
Ma al mattino del 5 proprio il gen. Castelli incontrò a Cavie Rigoli ed il suo reparto diretti ad occupare Tersatto e Sottovesizza. L'intimazione data al maggiore fiumano di astenersi dall'entrare in Tersatto, limitandosi caso mai alla sola seconda località, non fu tenuta in conto alcuno , e nel pomeriggio entrambi i paesi furono occupati da due battaglioni della Sesia agli ordini cli Rigoli. Nei giorni successivi furono avviate trattative per regolare il transito fra le due rive del Recina attraverso il ponte di Sussak, mediante permessi scritti rilasciati dal gen. Castelli, che non ebbero peraltro attuazione per gli atteggiamenti intemperanti e provocatori cli ufficiali e soldati della Sesia. li 9 si pervenne comunque ad un accordo verbale fra un rappresentante del comando della 77• Divisione ed il magg. Reina in base al quale : a) due battaglioni della Brigata Sesia, pur dipendendo per impiego da Fiume, potevano essere dislocati sulla sinistra del Recina, sia per coprire la città di Fiume da un attacco proveniente da Est, sia per sorvegliare le centrali elettri'che, idriche e del gas della città stessa e sia, infine, per dominare dall ' altura cli Tersatto l'abitato di Fiume; b) nell'eventualità di un attacco iugoslavo, i due suddetti battaglioni avrebbero costituito riserva alle dipendenze della Brigata Regina alla quale ad ogni modo si appoggiavano sin cl' ora per l'approvvigionamento; Ma le difficoltà cli rapporti continuarono , vanificando qualsivoglia intesa . La convivenza tra le due parti tendeva a peggiorare , non agevolata dall'atteggiamento spregiudicato ed oltranzista dei militari della Sesia; gli arditi, h1 particolare, si abbandonavano ad eccessi e molestie anche nei confronti della popolazione civile. Fra Castelli e Reina erano intercorsi colloqui durante i quali, a precisa richiesta del generale, quest' ultimo aveva convenuto sull'opportunità di ritirare gli uomini dei reparti d'assalto e, su bito dopo, anche i due battaglioni cli fanteria della Sesia , sostituendoli con truppe più disciplinate. Ma ancora alla data dell' 11 anche questi accordi non avevano avuto nemmeno un principio di attuazione, ed è ipotizzabi le che ciò derivasse non da una preordinata azione d ilatoria da parte del comando fiumano ma dal non avere più questo una sufficiente autorità sulla brigata e specialmente sugli arditi .
Brigata Bologna
In essa, dopo le defezioni della seconda q uindicina di settembre, non si verificarono che sporadici allontanamenti individuai i, nono-
L 'esercir o e Fiwne dan111111zic11w: i primi I 00 giorni
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s tan te la brigata si trovasse nella zona circostante Fiume, esposta a tutti g li allettame nti ed alle iniziative propagandis tiche che nel mese d i ottobre furo no, negli altri reparti, causa di non pochi allontanamenti . In fatti i d ue regg imenti, dopo essere stati dal 18 al 27 settembre s ulla linea cli blocco ed aver poi cos tituito una seco nda linea a guardi a delle comunicazion i stradali comprese fra la Recina ed il mare, il 3 ottobre si erano trasferiti per via o rdinaria ne lla zona di Jclenie . Ma all'indo mani il 40° ven ne dislocato a C a ' di C acc ia- Brlog per cos tituire una massa d i manovra su lla sinistra dello schieramento de ll a 77" Di visione. in relazione ai sospettati movimenti aggressivi iugoslavi. costituendo posti cli vig ilan7,a wlla linea d 'armi stizio . TI 12 ebbero luogo nuov i spostamenti, in seguito a i quali il comando d i brigata con due compagnie mitragliatrici ritornava a Ciana; il 39° reggimento si divideva con un battaglione agli alloggiamenti di Sarsoni- S. M attia , uno a Do paka (sull a linea cl i difesa arretrata) cd uno a Dolcic-Mattug lieVolosca per servizi vari: il 40° da Ca' di Caccia si dislocava a Ciana con due battag lioni, tenendone uno s ulla linea d 'armis tizi o . Ed infi ne, tra il 26 ed il 28, il 40° si trasferi va eia C iana a Volosca ed il 39° tornava ad assolvere il servizio di blocco, costituendo una seconda linea di pl otoni s ul le s trade che attraversavano la zona compresa dalla destra de l Rccina al mare . Per effetto dì queste vicende, determinate dalle mutevoli esigenze della s ituazione e per i continui colpi di mano da parre dei nuc le i fium ani, le truppe de lla brigata, al pari di quelle che si trovavano in identiche condizioni sulla linea di blocco e su quella di difesa, fu rono tenute in uno stato di continuo a llarme e soggette a gravosi servizi e ad un protratto logorio psicofisico. Nonostante ciò , le defezioni furon o cli una decina di uom ini ne l 39° e d i 19 ne l 40°, e limitate alla prima metà del mese, epoca dopo la quale non ve ne sarebbero s tate altre .
Brigata Regina Si è g ià vi sto come, mediante una so luz ione cli compromesso, il 3° battaglione del 9° reggimento fosse stato in viato a Fiume a presid io dei magazzini dell a base fra ncese in corso d i sgombero . Il battagl ione, privo cli q uanti non avevano ade rito alla causa dannunzian a ed erano stati assegnati ad altri reparti , contava su un o rganico di 200 uomini e 17 ufficiali , e sempre in virtù de lla singolare transazione in tercorsa fra le parti , era ri masto forma lmente alle dipendenze de l regg imento dal
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quale continuava a ricevere ordini di servizio. ispezioni ed approvvigionamento. Ma la com unanza di v ita con le truppe fium ane, l' influenzamento c he ne derivava e le s uggestioni provenie nti dalla disin voltura comportamentale che la gestione dannunziana consentiva tanto nell"am bito mili ta re che in quello cittadino, non potevano no n dar luogo alla recisione anche di quegli ultimi legam i cli dipendenza, del resto puramente nominali , che ancora suss istevano con il comando de l reggimento e della brigata . Il 7 ottobre il comandante interinale del reparto, cap. Agozzino , non ottemperò alla convocazione fattag li dal comandante d i reggime nto per trattare questioni di serv iz io , ed alla sera gli inv iò una lettera nella quale, ricusando l'ambiguità della posizio ne del battaglione e g li o rdini che ad esso conti nuavano a pervenire dagli organism i "governativi" , dichiarava di separarsi definitivamente da essi e d i porsi co n il reparto al la dipendenza tattiche, disciplina ri ed amministrative del comando di D ' AnnunLio. Non è da escludere che, a prescindere dal la componente idea le c he aveva costituito la rag ione prima del pronunciamiento del 3° battagl ione avvenuto tra il 17 ccl il 19 settembre, a lla base di quest'ultimo gesto vi fos se la consapevolezza che i magazzini della base francese stavano per essere passati in consegna a ll a Società Anonima Magazzini Generali: a consegne ultimate , il battaglione sare bbe stato co n ogni probabilità ric hiamato s ulla linea e liminando la poss ibilità cli ri manere nell a dimensione piacevole o fferta , a vario titolo , dalla città . Il comandante del 9° reggimento co l. De Franchi , che g ià nei fatti di settembre aveva messo in evidenza un attegg iamento min imizzante e conciliativo indubbiamente oltre misura , avallò con disinvoltura certo eccessiva questo en nes imo atto di esplic ita sediz ione: scrisse al comandante della bri gata che "riterrei opportuno di considerare 'staccato · dal reggimenro il battaglione, perché credo che non vi siano a nostra di sposizione mezzi arti a reprimere il fatto compiwo" m _ Più congruo ed adere nte alla log ica disciplinare dalla quale , anc he e forse soprattutto in que i fran gent i, non era poss ibile abd icare pur ne lla giusta ri cerca di so luzioni rag ionevolmente flessib ili , l'orientamento de l gcn . Castelli che l'intero reparto fosse da quel momento da considerarsi come "assente irregolarmente" .
.,., /\USSME.rcl. PG. vol.62 g.partc IV/B.pag. 272.
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Dirottamento del piroscafo Presjednik Beker Un primo episodio di dirottamento navale si era avuto il 19 settembre , allorché iI piroscafo Venezia , partito da Trieste per Pola-ChersoLovrana, giunto all'altezza di Rovigno fu abbordato eia ufficiali delle varie Armi e da arditi fiumani che se ne impossessarono dirigendolo verso Fiume. Alla mezzanotte del r ottobre salpò dal porto di Ancona, diretto a Sebenico con un carico in massima parte di viveri, il pirnscafo Presjednik Beker al comando del capitano croato Alberto Randic e con la scorta dei carabinieri Giovanni Borocchi ed Aldobrandino De Luca, entrambi della Tenenza di Ancona. Poco prima della partenza si presentarono a bordo i tenenti Giovanni Simeoni cd Arturo Norcia, appartenenti all'Intendenza Militare delta stessa citt~t , che esibirono al comandante una falsa lettera del predetto ente che_li accred itava di scorta al piroscafo insieme a tre soldati. Questi, in realtà, erano anch'essi ufficiali, e precisamente il cap. Papadia, anch' egli dell'Intendenza Militare cli Ancona , ed i sottotenenti Carlotti e Levanti in servizio presso il ministero dell'assistenza e pensioni di guerra . Giunto il piroscafo in alto mare, gli ufficiali intimarono a mano annata al comandante di dirigere la nave su Fiume. Lo stesso atteggiamento minaccioso fu assunto nei confronti dei due carabinieri, che opposero la consegna ricevuta e l'intendimento di esserle fedele; fu comunque giocoforza assoggettarsi alle circostanze, ed accontentarsi della dichiarazione firmata dai 5 ribelli che scagionava i due militi da quals iasi responsabilità. Nelle prime ore del mattino ciel 3 il piroscafo entrò nel porto cli Fiume. Poco dopo, ebbe luogo l'uccis ione del carabiniere Borocchi, a proposito della quale la dinamica dell'evento fu presentata diversamente nei rapporti redatti dagli esponenti dell'Arma delle due parti contrapposte. Quello del cap . Vaclalà, comandante dei carabinieri fiumani, così riferiva: 0
"Uno degli ujftciali, il s. ren. Carlotti, smontato dalla nave sul m.otoscafo che La precedeva, prese terra prima di ogni altro. Questi era latore di una lettera scritta dal ten. Norcia diretta al rnagg. Giuriati, capo di gabinetto del comandante di questa città, con la quale chiedeva dei soldati per porre a guardia dei viveri da sbarcarsi dal piroscafo nei nostri magazzini . Il magg. Giuriati promise l'invio dei militari richiesti ed il s. ten. Carlofli ritornò sulla banchina. Quivi attese in.vano l 'arrivo dei soldati e, premendogli di
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ritornare a bordo, andò in cerca di altri so/dari che lo aiutassero nel servizio voluto. Incontrati gli arditi Basilio Castelli e Francesco Greco, entrambi del XXII reparto d'assalto, li mise ai suoi ordini. informandoli della loro avventura ed aggiungendo che il contegno dei carabinieri di scorta durante il viaggio era stato aigressivo ed antitaliano . Gli arditi, montati con l'ufficiale sulla nave, imposero, secondo le istruzioni da lui avute, il disarmo dei carabinieri uno dei quali, il Barocchi, non si lasciò disarmare affermando che solo ad un suo superiore avrebbe ceduto e reso conto del suo operato. Ne nacque un violento diverbio, tanto che il carabiniere in.vestito violentemente dagli arditi portò istintivamente La mano alla fondina della rivoltella. Narra L'ardiro Castelli nella sua dichiarazione che in questo rn.omento egli si rivolse agli ufficiali già radunati in coperta - la scena si svolgeva sulla plancia del comando - chiedendo il da farsi di ji-onte al carabiniere armato e risoluto . E continua ancora affermando di avere avuto in risposta da uno degli 14jiciali, del quale non si precisava il nome, le seguenti parole : 'Fa il tuo dovere'. Tale circostanza di fatto è smentita da tutti g li ufficiali. Sta di fatto che il Castelli, nel ripetere l 'invito al carabiniere di scendere dalla nave, gli esplodeva un coLpo di moschetto colpendolo a morte" 202 .
Nella relazione del gen. Roberto Cesaro, comandante del Gruppo Provv isorio Carabinieri di Trieste, i fatti erano così descritti: '' I cinque i!tficiaLi sbarcarono, ma uno di essi, un tenente non ancora identificato, ritornò poco dopo a bordo accompagnato da due arditi del XXII reparto d 'assalto dai quali f ece intiniare ai carabinieri che si trova vano in coperta di sbarcare . dicendo che essi erano due antitaliani perché durante la traversata si erano opposti al cambio della rotta e perché si opponevano allo scarico della merce . Alle intimazioni di uno degli arditi, certo BasiLio Castelli, il carabiniere Borocchi, capo servizio, rispose che non sarebbero scesi a terra se non. in seguito ad ordine di un t(/ficiale dell'Arma, perché avevano la tassativa consegna di non abbandonare il piroscafo. ed
0 ' ' AUSSME, re i. PU , Annessi , voi. 4/66 g, parie JV/B. prot. 32/2 senza data, eia Comando CC.RR. c ittà d i Fiume a Comando 8·· Annata f.to cap . Vaclalà .
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alle successive minacciose imposizioni dell'ardito stesso il Borocchi insistentemente rispose che non avrebbe, a costo della vita, infranta la consegna e che soltanto cadavere poteva essere sbarcato. Sembrò atlora che l'incidente avesse avuto termine, ma invece l' ardito Castelli, passato alle spalle del carabiniere, gli sparò contro a bruciapelo un colpo di moschetto colpendolo alla testa e facendolo stramazzare in coperta cadavere" 20\ Dove i due resoconti concordavano, era nella spoliazione del cadavere praticata a carico di tutti i suoi effetti personali da parte dell'uccisore, il tutto senza che nessuno dei presenti interven isse . Solo il ten. vasc . Giorgio La Scala, presente in coperta con gli altri ufficiali, ebbe la lucidità di annotare le generalità dell'ard ito ed , allo scopo di prevenire ulteriori violenze alle quali l'agitazione del n~o mento avrebbe potuto indurlo, evitò cli dichiararlo in arresto rinv iandolo con il commilitone e con il carabiniere De Luca alla caserma del XXII reparto d'assalto . Va rilevato come, da parte del cap. Vadalà, il suo rapporto si concl udesse con una valutazione estremamente obiettiva nei riguardi dei protagonisti dell 'inciclente:
"Dai fatti suesposti si deduce che i carabinieri Borocchi e De Luca con lodevole conteMnO hanno fatto di tutto, nei limiti de l loro compito e del loro dovere , perché la consegna e gli ordini avuti non fossero trasgrediti e violati; e che la condotta deRli ujj,ciali, se giustificabile durante il viaggio per il suo fine patriottico, non trova scuse essendo giunto il piroscafo a Fiume, allorché si era raggiunto l'intento. La grave imprudenza poi del s . ten . CarLotti nel mettere a parte gli arditi dell 'avventura, montandoli contro i carabinieri, deve aver influito sull'animo dell 'ardito Castelli la cui azione è stata indubbiamente incoraggiata anche dal contegno acquiescente di tutti gli ufficiali i quali avrebbero potuto, con il loro intervento, evitare il delitto" 204 •
,., AUSSME, rei. PG, An ness i. voi 4/66 g, parte fV/B , prnt. 375/ l de l 6.10.1 9 19, eia Comando Gru ppo Provv isorio CC.RR. Zona Trieste a Comando Arma CC.RR., Comando 8' Annata e R. Governatorato Dalmazia , f.to ge n. Cesaro. "" AUSSME, re i. PG, Annessi , voi. 4/66 g, parte JV/B, prot. 32/2 senza data, da Comando CC.RR. città cli Fiume a Comando 8' Armata, f.to cap. Vada là .
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L'esercito ilaliano e la questione fiunwna (1918-1921)
E proprio in seguito alle insistenze di Vadalà il Castelli, che era stato inspiegabjlmente lasciato in libertà, venne tratto in arresto ed associato al carcere locale, provvedimento che determ inò il tentativo, da parte cli un centinaio di arditi, di assaltare l'edificio per liberare il compagno, sventato dal tempestivo ed energico intervento degli ufficiali del XXIT reparto d'assalto . Il CasteJli fu sottoposto a perizia psichiatrica, ed il comando carabinieri di Trieste propose a quel comando di Zona di rich iederne l'estradizione; ma, a conferma della particolare atmosfera vigente, eia parte di questo si reputò inutile il suggerimento
"poiché la richiesta sressa non verrebbe esaudita, non tanto per il volere dei capi quanto per la tema di proteste e di imposizioni da parte dei gregari . AlLorché la questione di Fiume sarà risolta, sarà facile aLle nostre autorità di sottoporre a nuovo giudizio l 'uccisore e gli ufficiali coinvolti nel 'assassinio del carabiniere Borocchi" 205. ln effetti, l'uccisione ciel carabiniere Boroccbi costituì per il comando f iumano un imbarazzante incidente, oltre tutto gratuito ed evitabile, che a tre settimane dal colpo di mano era l'espress ione d i una perd urante lassità disciplinare dal controllo sempre più problematico . Il conseguente stato cli disagio si tradusse nella forma piu ttosto ridotta delle onoranze funebri alla vittima ; ad esse presenziarono un picchetto d'onore cli carabinieri ed alcu ne rappresentanze di reparti ma nessuna autorità c ivi le o militare, anche se sul feretro spiccava una corona senza iscrizioni inviata eia D'A nnunzio .
Dirottamento del piroscafo Persia Verso mezzogiorno del 4 ottobre il piroscafo Persia del Lloyd Triestino, noleggiato dal governo italiano per il trasporto cli un carico cli armi e munizioni in Cina, si trovava a circa 130 miglia da Capo Spartivento in rotta per Porto Said allorché vi fu un amm uti namento da parte dell'eq uipaggio (nel quale fervevano malcontento e timore per una destinazione così remota e con un carico ciel genere) che , armi alla mano,
0 ' ' AUSSME . rei. PG, Annessi, voi. 4-66 g. parte IV/B. prot. I 865 del 22.10. 19 19, da Comando Zona Trieste a Co mando 8' Armata, f.1.0 gen. Saile r.
L'esercì/o e Fiume dannunziana: i primi /00 g iorni
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dirottò la nave verso Fiume . Il p iano era stato preparato dalla Federazione Lavoratori del Mare, i cui rappresentanti a bordo, ten. vasc. S ulfaro , avvocato Poggi e radiotelegrafista Totozzi , chiesero ai passeggeri l'adesione all'impresa notificando che chiunque vi si fosse mostrato contrario sarebbe stato considerato prigioniero di guerra. E come tali, in base aJ comune tenore della risposta. furono trattati (compresi l'ambasc iatore in Cina marchese Durazzo ed il magg. Silvio Tosatto, incaricato con due tenenti di addestrare i destinatari dei materiali al loro maneggio), anche se la libertà personale venne limitata solo per il 1° ufficiale della nave, inviso a tutto l'equipaggio , ed ai due commissari regi che accompagnavano il carico . La giornata successiva fu trascorsa incrociando fra S. Maria di Leuca e le coste al banesi con la speranza d i intercettare il piroscafo Rosario , diretto a Trieste con 8000 tonnellate cli farina. Ma nel tardo pomeriggio, venuta meno tale speranza, il Persia mise decisamente prua verso Fiume dove giunse, dopo aver eluso la sorveglianza delle navi nlil itari italiane ed alleate, nel primo pomeriggio del 7. Salì a bordo il comandante Rizzo che dichiarò di sequestrare il piroscafo con tutto il carico, rilasciando ricevuta cli consegna all 'ufficiale commissario cli bordo . In questo modo , il comando fiumano venne in possesso dei seguenti materiali: - 9 batterie da 65 da montagna (36 pezzi), con i vari elementi di armamento, accessori, buffetterie e bardature al completo e con 26 .800 cartucce a shrapnel e 7200 a granata ; - 38 mitragliatrici Fiat, con accessori e parti di ricambio e 520.000 cartucce; - 30.000 fucili mod. 9 1 completi con relative serie cli buffetterie; - I 000 moschetti da cavalleria con relative serie di buffetterie; - 20 milioni e mezzo di cartucce per armi mod . 91; - 150 .000 cartucce per pistole Mauser.
Reparti d'assalto Intorno alla prima decade cli ottobre vi fu un incremento, eia parte degli elementi recatisi a Fiume, dei colpi cli mano e dei tentativi cli influenzamento nei confronti dei reparti rimasti nella legalità, da mettersi probabilmente in relazione con i nuovi progetti d i D'Annunzio sulla Dalmazi a. In queste az ioni vennero particolarmente impiegati gli ard iti dei reparti d'assalto, le cui caratteristiche psicofisiche ed operative 1i-
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sultavano certamente le più idonee agli scopi. E talvolta le iniziative delle jlamme nere furono rivolte proprio alle loro stesse unità. Il 13 ottobre due ufficiali già appartenenti al XXII reparto d'assalto e poi passati a Fiume, i tenenti di complemento Italo Perrella e Raffaele Tonacci - il primo , come si ricorderà, un mese prima a Castua aveva asportato dalla sede del comando il gagliardetto - si recarono a Gorizia travestiti eia ferrovieri con l'incarico di g uadagnare alla causa fiumana il maggior numero possibile cli arditi, soprattutto specialisti mitraglieri dei quali, un itamente alle mitragliatrici, v'era in Fiume urgente necessità . Come compito accessorio, il reperimento cli strumenti musicali per la formazio ne di una fanfara. Nei pressi della stazione incontrarono un caporale ed un soldato ciel XX1I 0 e li indussero a recars i alla sede del reparto a Sompasso per cercare di trascinare a Gorizia la fanfara, le mitragliatrici e guanti più soldati era possibile, prendendo accordi con il s . ten. Carillo deJla 3· compagnia , che probabilmente era d ' intesa con loro ovvero era eia ritenersi guanto meno favorevole ai loro progetti. Al graduato promisero una promozione , ed alle obiezioni del soldato sulle difficoltà cli potersi valere della ferrovia per recarsi a Fiume, risposero cli essere d'accordo con i ferrovieri. Il soldato, tale Ferrante, si offrì per la missione, e fu stabilito che alle nove di sera lo avrebbero atteso con gli altri uomini e materiali raccolti e che tutti insieme avrebbero preso il treno per Trieste. Senonché il Ferrante, recatosi subito a Sompasso, riferì tutto al proprio ufficiale che informò a sua volta il comandante deJ battaglione magg. Ajello. Questi dispose perché l'ufficiale stesso, con il Ferrante e con un sergente , ritornassero a Gorizia per arrestare i sediziosi ; ma nel frattempo , essendo sopraggiunto da Gradisca il magg . Freguglia, del comando della Divisione d 'Assalto , il suddetto personale fu messo a sua dis posizione per tale scopo . I due ufficiali vennero arrestati separatamente, senza che opponessero resistenza, e deferiti immediatamente al tribunale speciale dj guena dell' 8" Armata: ma, mentre erano agli arresti nel forte Tanaglia cli Genova, riuscirono ad evadere eludendo la vigilanza delle sentinelle . Quello della fanfara doveva essere certamente un obiettivo appeti bile perché anche in un altro reparto d ' assalto, !'VIII, essa fu oggetto di un incitamento alla defezione. La sera del 19 ottobre l ' aiutante maggiore in seconda del reparto ten. Spalluto, mentre s i trovava in mensa, fu avvertito che i musicanti stavano passandosi parola di prendere gli strumenti e recarsi subito alla spicciolata verso un autocarro che li attendeva fuori paese sulla strada di Gorizia per portarli a F iume. Senza
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dir nulla, neppure al comandante del reparto per non s uscitare allarmi, uscì di corsa e, incontrati per via altri due ufficiali , i tenenti Po lini e Lippera, ed informatili di guanto accadeva, si recò ne ll a camerata dei mus icanti riuscendo a trattenere i 7 od 8 rimastivi mentre i due ufficiali raggiunsero rautocarro già carico di una ventina di arditi che furono fatt i scendere . Con l' autocarro, guidato eia un conducente civile, si trovavano il ten. Cornaglia cd il serg. Pao letti , vestiti in abito borg hese. L'ufficiale era stato fra i primi aderenti alla causa dannunz iana. mentre il secondo aveva defezionato solo il giorno precedente. Tutti e tre vennero arrestati ed interrogati dal cap. Gendu so, comandante del reparto . TI ten. Cornaglia non si limitò a confessare di aver avuto incarico cli portar via per il momento la fanfara ma, trailo in disparte il capitano, lo invitò a defezionare con tutto il reparto , ass icurando lo che era pronto un treno , sembra a Ncbresina , capace di 500 uomini cd affermando che D'Annunzio desiderava disfarsi delle truppe di fanteria ora in Fiu me e sostituirle con reparti di arditi. Il capitano lasciò i tre in stato d ' arresto. desti nando a lla loro custodia due sentinelle e tre ufficia li. ed egli stesso si recò s ull a strada per togliere qualche pezzo di motore dell'automezzo ed impedirne il fun zio namento. Ma poco dopo - per eq uivoco, per negligenza o per tacita conni venza - i tre ufficiali si allontanarono . Dietro di loro uscirono anche Cornaglia e gl i altri due (e le sentinelle? Probabi lme nte vale quanto detto per gli ufficiali), si recarono in s trada e risalirono sull'autocarro il conducente del quale cercò s ubito di avviarne il motore. TI capitano Genduso, accortosi della presenza dei tre sul camion, ordinò loro di scendere e di ricostituirsi in s tato d'arresto; l 'autista obbedì senz'altro , mentre il Cornag lia ed il Paoletti si diressero verso il paese. seguiti dal capitano che insisteva per il loro ritorno al comando e da altri uffic iali ed arditi . Questi mantennero, ne ll a quasi tolal.ità, un atteggiamento distaccato e passivo, che certamenrc faci litò il veloce a llontanamento dei due " prigionieri" e la loro definitiva scomparsa . Ma l 'cpisod io cl i defezione più sai iente e con esito parzialmente positivo si verificò cinque giorni dopo nel XII reparto d ' assa lto di stanza ad Aidussina. Di esso si e ra avuto qualche vago sentore g ià eia una settimana, ma fu nel pomeriggio del 24 che il comandante ciel 1° Raggruppamento d'assalto gcn. De Gaspari venne informato dal col. Anselmi, comandante del 2° Gruppo, che tutto o quasi il Xll reparto s'era a llo ntanato diretto a Fiume servendosi di autocarri predisposti, fuori paese. in prossimità della locale casa di tolleranza, sulla s trada per Vippacco.
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Organizzatore dell'impresa fu il cap. Pietro Tongiorgi, avendo come collaboratori i tenenti Giovanni Lenzo , Carlo Rivellini ed Antonio Mereu; Tongiorgi e Rivellini avevano ricevuto il giorno precedente il documento di viaggio, dovendo rientrare ai rispettivi centri cli mobil itazione per congedamento. Come è comprovato dal numero rilevante cli autocarri e dalla loro radunata, dalle disposizioni per iI trasporto del gag Iiarei etto del reparto, dalla ripartizione delle mitragliatrici a difesa della testa e della coda delta colonna , il movimento fu programmato per tempo . Del progetto furono messi a parte gli ufficiali e g li aiutanti di battagl ia , ed il preavviso fu dato solo la sera precedente; la truppa, salvo qualche caso isolato, non risultò informata, e l'imbarco sugli au tocarri fu motivato con una esercitazione. Il comandante ciel reparto , rnagg . Carissimo, era da alcuni giorni in licenza; rientrato il 23 sera, era stato subito convocato a Gradisca dal comandante di divisio ne, e q ui ndi non fu presente al momento dei fatti. Un altro ufficiale, il cap . Porceli i, accreditato del la massima affidabilità nei riguardi ciel lealismo istituzionale e che era amma l.ato eia alcuni giorni. f u tenuto all'oscuro di tutto. Gli automezzi furono messi a disposizione dal 53° Autoparco di Opicina in numero di 23 , sufficienti al trasporto dell 'intero reparto. Essi furono inviati al punto cli racco lta nei pressi cli Aiclussina per vie diverse, probabilmente ali' insaputa cli tutti o di una parte dei conducenti che erano stati muniti cli fogli di via contraffatti. I posti di sbarramento non opposero difficoltà di. sorta, ed in alcuni punti addirittura risultarono assenti, circostanze troppo ev identi per non pensare che la programmazione del movimento non avesse coinvolto anche questo aspetto. Defezionaroi1o in tal modo 17 ufficiali e 169 uomini cli truppa; l'intervento lungo il percorso del gen. De Gaspari e del comandante della 45° Divisione gen . Ferrari ri.uscì a fermarne 5 degli uni e 17 degli altri . Da parte di alcun i soldati, alle intimazioni del gen. Ferrari si rispose con qualche colpo cli moschetto sparato contro i carabin ieri cli scorta. La defezione del XII reparto d'assalto indusse il gen. De Gaspari alle seguenti considerazioni.:
"Noi capi non. abbiamo più Le nostre truppe d 'assalto in mano. Un. anno di inazione e tutte le cause esterne che si sono andate man mano accumulando hanno fatto sì che, malgrado tutti i nostri sforzi, esse seguono con la loro anima collettiva. avventurosa coloro che di nuove avventure fanno ad esse larga promessa.
L'esercito e Fiume dc111m111ziww: i primi 100 giorni
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Se il nem ico ci premesse e do ,·essimo ricondurle al j iwco mi senrirei di rispondere come una anno è oggi. Credo perciò di dover concludere come concludevo tre giorni or sono . La Divisione non può rimanere pitì oltre nella zona attuale. se non vogliamo che essa ci scompaia in breve volgere di tempo dalle mani. Questo io sento di dover affermare sel1'::.a falsi pudori e senza tema di diminuire con ciò le qualità guerresche dei nostri arditi che io, ancor ogg i, credo r{fulgano di luce vivissima nello stesso atto inco11sulto che essi compiono pel solo miraggio di nuove glorie abilmente sfruttato da capi disonesti" 206 . A~11ortazione della bandiera del 9° regg.to fa nteria La Brigata Rex ina fu nuovamente alla ribalta a seguito di un episodio desti nato ad avere vasta risonanza. Alle 3 del mattino del 21 ottobre, 22 uomini del reparlo d'assalto reggimentale del 9° Fanteria ag li ordini del loro comandante ten. Anfossi , si impadronirono de lla bandiera del reggimenlo e Ja portarono a Fiume. 11 trasporto avvenne con due autocarri provenienti dal campo di av iazione di Grobnico che erano in attesa presso Cavie . a bordo dei quali si trovavano il cap . Salvi, anch 'egli ciel 9°, ed il capitano dei granatieri Ful vio Balisti. già da tempo passati tra le file delle truppe dannunziane e che furono gli organizzatori ciel colpo di mano. La bandiera era custodita nella casa dove a lloggiava il col. De Franchi , comandante del reggimento, al piano soltostante a quello da lui abitato : la guardia era fornita quella notte proprio del reparto ard iti reggimenta le, prepostov i come eia turno d i servizio. Gli esecuto ri del colpo di mano . sui due autocarri lanciat i alla mass ima velocità. varcarono il ponte di Sussak forzando il posto cli blocco. fatti segno a qualche colpo cli fu cile sparato in ari a dalle sentinelle . L'accaduto determinò una profonda reazione ne ll' ambito dcJ reggimento . lanto fra gli ufficiali quanto tra gli uomini di truppa. TI comandante della brigata gcn. Castelli non ritenne cli doversi recare personalmente presso il comando fiumano ritenendo la cosa les iva per la dig ni tà del proprio grado e livello di comando . né vi inviò il col. Dc Franchi nel timore che potesse essere trattenuto a fo rza dai legionari clannunz ia-
''"' AUSS ME, rei. PG, Ann..:s~i . voi. 4-66 g. pane I V/13. prot. 895 del 26. 10. 1919. da Coma ndo l ' Di visione Ass.il10 a Comando X XVlll C.A .. Lto gcn. 7.oppi.
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ni. Si adoperò tuttavia perché una protesta prendesse avvio dagli ufficiali più giovan i. q uale espressione della voce più genui na ciel reggimento. Venne pertanto nominata una commissione composta dal cap. L uig i Bergamasco, dal capitano Antonio Mannu e dal tenente Aldo C oncia lini , che s i recò lo s tesso g iorno a Fiume per conferire con D"Annunzio. Furono invece ricevuti dal cap. Balisti, che li invitò ad esternare a lui quanto avrebbero voluto dire al poeta; per parte sua , comunque, quale compartecipe dell'episodio , lo ribadì come nobi le e santo; recatosi poi da o· Annunzio, ritornò poco dopo con la risposta cli questi: "Chi 11011 è con me è contro di me. lo ho portato via la bandiera, e chi vuole se la venga a prendere " 201 • Aggiunse. inoltre, che nessun luogo era migliore d i Fiume per la gloriosa bandiera decorata di medaglia d"oro al V.M., perché a Fiume c'era l'Italia vera, e che sarebbe stata cus tod ita dal 3° battaglione , - quello al w mando del cap. Agozzino, che aveva defezionato il 7 dello stesso mese - reparto ben degno di tale onore. Sembra certo, comunque. che per il recupero del vessillo fossero intercorse pratiche ufficiose fra il comando clell '8" Armata e lo s tesso D 'Annunz io in contemporanea con le trattative cli carattere generale iniziate per conto ciel governo, e che il fallimento di queste avesse comportato anche quello delle prime . Si appurò poi che qualche timore circa la possibilità di un colpo di mano s ulla bandiera era stato adombrato sin dall'inizio dell'impresa fiumana, tanto che da essa erano stati rimossi il dado e la freccia e sosti tuiti con altri senza iscrizioni: gli originali però, in vista dell'imminente celebrazione reale. erano stati ricollocati proprio il giorno precedente al trafugamento . Q uesto , d ' altra parte, aveva avuto luogo nel quadro d i una d imensione ambie ntale abbas tanza anomala, nell a quale facevano spicco: le condi zioni psicologiche e disciplinari ciel reggimento, non più soltanto idealmente ma materi almente diviso in due campi; l"ambigui tà della reciproca posizione , che non permetteva agi i uni ed agli altri cli professarsi amici ma non consentiva di considerarsi nemici; la facilità dei reciproci contatti, non divisi ormai neppure dall a linea convenzionale del Rec ina ma frammischiati e sov rapposti per l 'occupazione. da parte dannunziana. di Tersatto e del campo c1 ·aviazione di Grobnico.
"' AUSSME. rei. PG. Annessi. voi. --1-66 g. parte lV/13. senza prot. dd 21. I0. 19 19, da Comando 9° Rgt. Fanteria al Com.te Brigata Regi11a. f.ro cap. Luigi Berg:1111asco. cap. Antonio Man nu. tc n. ,\Ido Concialini.
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Di questo insieme cl i fattori non sembrò tener conto il comandante della 77" Div isione gen. De Angelis che, sotto l'impatto emotivo del.l a prima comunicazione gi untagli. emanò una circolare diretta a tutti i comandi dipendenti nella quale era espressa una dura condanna nei riguardi dc] reggimento: "U11 'inchiesta è in corso per assodare le responsabilità: fin da ora però può qff'ennarsi che il doloroso avvenimento debba ascriversi a grm,issima negligen::,a, che nessun motirn può attenuare, e che la bandiera, il sacro simbolo affidato al reggimento, non è stata difesa }7110 aL!'estremo , come il dovere militare impone" wx_
Certamente più saggio e moderato fu il comportamento ciel gen. Castelli che, alla ricezione del docurnento , sì affrettò a telefonare la sera stessa al comandante della div isio ne chiedendo che. s ulla base del rapporto già trasmesso, fossero ripresi in esame e meglio giudicati i fatt i. segnalando la dolorosa impress ione che avrebbe potuto destare un siffatto rimprovero solenne, che egli reputava immeri tato. In pari tempo, e confidando che la conoscenza dei risultati detrinchicsta potesse modificare il giudizio del suo superiore , il gen . Castelli in vitò i comandi collaterali (Brigata Firenze, Brigata Bologna , 16° Raggruppamento Artiglieria e 34° Regg.to ai1ig lieria da campagna) a soprassedere alla di vulgazione della ci rcolare. Ed in effetti 13 giorni dopo il gen. De Angelis, anche perché venuto a conoscenza dello stato d'animo vigente nel 9° Fante1ia e delle varie iniziati ve assunte dagli ufficiali, in una successiva com unicazione (diretta però solo al comando della Brigata Regina) alleggerì il tenore di quella precedente, sollevando il reggimento della pesante accusa che veniva tramutata in un rilievo di scarsa ed inadeguata vigilanza. Il gen. Castelli, intanto. continuò nella propria azione ri vendicatrice ed equi libratrice insieme. Gli uffic iali del reggimento, in forma privata, avevano inviato a D ' Annunz.io due proteste rimaste peraltro senza ri s posta; nell'intento di contenerne il vivo rise ntimento ed imped ire una pubblica protesta collettiva già in progetto . egli ino ltrò, avallandola. una domanda de l comandante cl i regg ime nto intesa ad ottenere una
''' i\ USSivlE. rei. PG , Anness i. voi. 2-64 g. parte fV/B, µrot. 1114 del 2 1.10.19 19 . da Comando 77" Divisione a rcparli dipendenti. f.to gcn. Dc Angdis.
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l'esercito italiano e la q11estioneji11111a11a ( /918-1921)
aperta condanna dell'episodio mediante un ordine del g iorno d "Armata. In questo senso, lo stesso colonne llo De Franch i scrisse a titolo personale al gen . Sailer. in nome di una pregressa militanza ai suoi ordini durante la guerra, pregandolo di concedere questa sodd isfazione agli uomini del 9° Fanteria c he . tra l'altro, sembravano dec isi a raccogliere quella che ritenevano una sfida eia parte di o· Annunzio e ad agire per riprendersi la bandiera. La risposta del comandante de lla Zona di. Trieste fu alquanto interlocutoria, un misto di espressioni di stima e di incoraggiamento e di inv iti alla calma che cu lmi navano però in una previs ione negativa circa la richiesta ufficializzazione dell'accaduto. E così in effetti sarebbe stato, in re lazione alla concomitanza di quei tentativi cli conc iliazione a più ampio raggio tra il governo e D'Annunzio elci quali s ·è già fatto cenno . L' incidente della bandiera era comunque destinato ad avere un ulteriore strascico. Solo il 21 novembre, dopo il fallimento delle trattative fra Badoglio e D'Annunzio, La Vedetta d'Italia rese pubblica la notizia dell'episodio che nessun altro giornale. sia nella stessa Fiume che in Italia, aveva mai riportato. L'occas ione fu offerta al quotidiano c ittadino dalla cronaca ciel!' inaugurazione della Casa ciel Soldato, ccl un cronis ta riportò un brano del discorso pronunciato dall'oratore ufficiale (quel Potetti, ufficiale medico de l 3° battaglione, gi;1 estensore de lla lettera inviata collegialmente a D'Annunzio dagli ufficiali de! reparto e pubblicata sul numero ciel 19 settembre dello stesso g iornale) nel quale, riferendo la notizia dell'asportazione del vessillo. si diceva testualmente come "esso abbandonò gli inetti, rinnegò gli ignavi e volò qui a Fiume dove è l'ardore più puro del reggi/1/ento" w9 _ La rivelazione del fatto e le suddette parole provocarono fra gli ufficiali del 9° reggimento un vivo risentimento (al quale si associarono anche q uelli cie l 10°), ciel quale si rese interprete il gcn . Castelli con una lettera al comando della 77' Divisione che merita riportare nella sua interezza:
"Trasmetto qui accluso, a codesto Comando, il numero odierno del giornale 'La Vedetra d'Italia'. In seconda pagina i11 un articolo relatil'o all'inaugurazione della Casa del Soldato si svela che la bandiera del 9° Fanteria è a Fiume . Non so ancora come la pubblicazione ,•errà presa dai Fanti del 9°,
'°" La \lede,rad'/Jalia. Fi ume, 21. 11. 191 9.
L'esncito e Fiume da1m1111zia11a: i primi 100 giorni
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se e quali ripercussioni potrà avere. Cercherò di insistere per la calma e chiederò /"ausilio del comando di reggimento. Sembra però al sotloscritto, e credo che il mio parere sia condiviso da tutti nella Brigata, che siccome ne/l'articolo è dello che la gloriosa bandiera ' ... /'al!ra notte per l'ardimemo folle di un nostro generoso compagno abbandonò g li inelfi, rinnegò g li igna vi e volò a Fiume .. .. ' sarebbe giumo il momento di rompere il silen::,io che ragioni l'arie consigliavano finora e soppor1am1110. Riuscirebbe ceno di molto conforto a t111ti noi che le autorità superiori svelassero a l Paese come la bandiera fu rubata con premedita-;.ione da un giuda e 11011 da un generoso , e che noi tutti 11 0 11 siamo né inetti né ir:navi. La 1ws1ra coscienza ci grida forte che abbiamo meriti ben superiori a quelli di chi bagorda a Fiume; ma lo coscienza detrumile fame agogna al conforto dell 'autorevole paro/et degli alti Capi. Ed io per llltti /"invoco" 1'°. Fra essi, rispose all' appello il solo gen . Sai ler, in tono aulicamente sprezzante: "La taccia di inetto e cli igna vo 10ccherebbe anche me. che pur comandavo la Regina quando nel 1916 sulle pendici del S. Michele le bandiere del 9° e del /0° furono decorate della medaglia d 'oro. Dore saranno srati in quei tempi l'autore del furro della bandiera a tradimento ed il folle che ne esalta la MesLa? Noi teniamo fede al nostro g iuramento oggi come allora. Gli insulti del fedifrago a 111ez-;,o di un paz.zo ne sono la prol'(I. Perché adontarcene "! Neppure il nostro disprezza può abbassarsi sino a loro, o bianca Regina di fede immacolata" 211 • Dal gcn. Castelli fu vietata og ni azione personale , ma prima delr arri vo del suo ordine il cap. Bergamasco ebbe con il Poletti uno scambio cli lettere cu lminato con una sfid a a duello, che non ebbe segu ito per la ritrattazio ne cli quest'ultimo, concordata fra i rispettivi rappresentanti , apparsa su La Vede/la d'Italia del 7 dicembre.
"' AUSSME. rei. PG. An nessi. voi. 2-64 g. parte IV/B. prot. 366 del 21.11.1919. da Comanf'.10 gen. Ca, tcll i. "' AUSS.v!E. rei. PG. Annessi. vo i. 2-64 g. ()arte I V/13. prot. 644 del 27. 11. 1919. dn Comando 7.ona Tric~le a Comando 9° Fanteria. f.10 gcn. Sailcr. ùn l3rigata Rei;i110 a Comando 77-' Divis ione.
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L ·eserri10 i1a/iano e la fJ"estione ji11111a1w ( 1918- 192 1)
Artiglieria
Il 3° Gruppo del 5° reggi mento artiglieria da campagna aveva 1'8" e la [Oa batteria rispettivamente dislocate a Slivno ed a Stefar1i. Era comandato interinalmente dal cap. Mario Graziani, titolare anche dell'8· batteria, che fin dal 12 settembre si era impegnato a passare a Pi ume con il proprio reparto. L'occasione per tradurre in pratica il proposito si presentò allorché corse voce cli un imminente movimento della batteria verso Senosecchia , in direzione cioè opposta a quella di Fiume. TI mallino del 24 entrambe le batterie si misero in marcia verso la città. Alla 10·', gli ufficiali simularono all'improvviso di aver ricevuto l'ordine di raggiungere il comando di reggimento ed incolonnarono il reparto, esplicitando infine la reale direzione. A questo punto, i cannonieri della classe 1895 notificarono al cap. Grazian i cli non condividere l' intento, per cui fu rilasciato loro un ruolino di marc ia per recar.s i al comando di reggimento a Divoccia. Il resto della batte1ia si immise lungo un viottolo che passava a Nord del posto di blocco n. 6 i cui responsabili, che pure erano in grado di notare il transito dei pezzi, non misero in atto nessun tentativo cli opposizione. li comando della 77" Divisione venne informato del fatto solo dopo qualche tempo. cd inviò d'urgenza il col. Baseggio, comandante dell'artiglieria di settore, ed un altro ufficiale dello stato maggiore divisionale per cercare di fermare la batteria; ad ess i si unì, al passaggio per Castua, anche il comandante della Brigata Bologna. l primi due si inoltrarono per un certo tratto della pista entro il territorio fiumano, riuscendo a raggiungere gli ultimi carri-bagaglio del reparto; alle prime parole con le quali cercarono di persuadere i rivclli al rientro , sopraggiunsero numerosi legionari fiumani che li circondarono con atteggiamento e grida ostili costringendoli infine a ritornare sui loro passi . Agli uomini cli truppa clell'8" batteria fu detto invece che, dovendosi raggiungere il reggimento , era stato ottenuto un lasciapassare per Fiume per accorciare considerevolmente la strada. La batteria al completo giunse infatti a Sussak, dove il comandante ten. Virginio Corrente avvertì improvvisamente i conducenti di prepararsi ad entrare in Fiume al galoppo. Giunti infatti in prossimità del ponte che divideva Sussak eia Fiume, il comandante lanciò il cavallo seguito alla stessa andatura da tutta la batteria , forzando così la resistenza opposta con le baionclle innestate dagli uomini elci posto cli sbarramento. Nell a colluttazione, i pezzi (che erano in testa alla colonna) pur sbandandosi ed avendo alcuni cavalli feriti, riuscirono però ad oltrepassare il ponte; la batteria vcn-
L'esercito e Fiume danmmziana: i primi IUO giorni
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ne così a trovars i separata in due parti, i cannoni sull a si nistra del Recina ed i cavalli scossi ed il carriaggio s ull a destra. Proprio da questa direzione, un grosso nucleo di truppe fiumane al comando del ten. Mantiglia, probabilmente gii1 s ul posto per dare s upporto ai defezionati. accorse in aiuto di questi e tutti insieme ridussero all'impotenza gli c lementi della guardia. Una volta sistemata la batteria a Fiume, il comandante mu nì gli artiglieri della classe 1895 cie l documento cli viaggio e li rinv iò al comando di reggimento. Anche altri fra gli uomini cli truppa rientrarono nei giorni successivi a piccoli gru ppi. Esprime adeguatamente lo s tato d"animo d "incertezza e lo sconcerto dei soldati questo brano cli una letrera scrilta da un sergente maniscalco clell '8" batteria ad un com militone due giorni dopo il fatto:
" ... Qui ci obbligano a rimanere, data lq mancanza di maniscalchi ed operai per tra/tare il materio/e dello Stato, perciò bisogna obbedire e conser11arlo. Qual'è il nostro dovere? A chi obbedire? il pensiero più grnve per noi è che il sig. Colonnello c:i dica traditori; e noi non vo~liamo esserlo perché a lui siamo e resi eremo fedeli" 212 • Gli ufficiai i, in vece, avevano ben chiara la matrice ideale e la motivazione ciel gesto compiuto. come è attestalo dalla lettera inviata al comandante di reggimento, il giorno dopo la defezione. eia coloro che ne erano stati protagonisti (cap . Mario Graziani , tenenti Virgilio Corrente, Arturo F usco. Spartaco Flamini , Armando Scal ise, Gi useppe Pessano):
"Signor colonnello , non per improvviso entusiasmo, né per approjìflare de/l 'assenza del comandante di Gruppo. le nos1re batterie sono entrate a Fiume. Il nostro atto è frutro di lunga riflessione, è l'esecuzione di u11 giurmnentofatto la sera del 12 setlembre. Le batlerie sono ri111as1e per circa 1111 mese in posizione finch é, manrenendosi regolari. sentfrano di cooperare alla causa di Fiume. La certezza dell'imminente spos1amenro verso Senosecc:hia ha deciso l'esecuzione del nostro proposito. Siamo fermamenre convimi di non avere con questo tradito la Patria, ma di nver dim ostrato ancora una volta che di f ronte alla fede ed al senfi111ento scompare ogni interesse personale.
" " AUSS ME. rei. PG. voi. 62 g, parte lV/B , pag. 304.
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L'eserò10 italiano e lo q11es1ionefi11111a11a (/ 9 /8- 1921)
Alla tranquillità del Deposito abbiamo preferito Fiume con tutte le sue responsabilità ed incertezze . Qualunque giudizio che non rispwule ai nostri sentimenti ci lascia pe1'/ettamente indifferenti. Prei·ediwno con serena fiducia la fortuna della nostra Italia rispecchiandoci nella.fiducia e nella calma del nostro comandante. A noi soltanto spetta la responsabilità di questo" i n. Un tentativo di defezione ebbe luogo nel 39° Gruppo Obici Pesanti Campali . non portato a termine per un casuale intervento del comandante ciel 14° Raggruppamento Pesante Campa le . Il Gruppo, dislocato a Teor al comando del magg . Monney, era lo stesso nel quale la notle del 12 settembre si era verificato un tentativo, poi subito rientrato, cli congiungersi alla colonna O' Annunzio; nel periodo successivo, l'intento di passare a Pi ume con il maggior numero di pezzi aveva trovato tra g li ufficiali sempre maggiori consensi, ed il cap. Franco Rotigliano si era assunto l'incarico di organizzare l'operazione. Nel mese di ottobre, presi gli accordi con il personale delle Ferrovie dello Stato , il Gruppo avrebbe dovuto caricare il materiale in una stazione nelle immediate vicinanze. Per due volte consecutive. alla distanza di qualche giorno. la spedizione fallì perché le feJTovie non poterono approntare il treno. A metà mese fu deciso d i effettuare il movimento per via ordinaria, e furono pres i g li accordi con un ufficiale che era già a Fiume perché nella notte dal 24 al 25 una scorta di arditi proveniente da Fiume sbarcasse per incontrare il Gruppo e proteggerlo durante la marcia. TI reparto avrebbe dov uto partire verso le ore 19 usufruendo dei 5 camion che aveva in carico e cli altri che avrebbe dovuto avere in prestito . Il cap. Rotigliano, rientrato verso le 18 dopo aver contattato il comandante del nucleo degli arditi, seppe che g li attesi cam ion non avrebbero potuto veni re, ed allora decise cli sospendere la spedizione . Ma poco dopo la sospensiva venne rimossa e fu deciso di compiere l' impresa in una misura proporzionata ai mezzi disponibili. Durante Ja mensa il magg . Monney, con i tenenti Raffaeli e M e lloni ed il s. ten . Cavallina, stabilì di partire con 4 camion , 4 pezzi e 7 grad uati (sergenti Pepato, Piovanelli, Baldassari. cap. magg.ri Orvieto e Colombo, caporali Roncoroni e Zappa) che avevano aderito all'iniziativa. La piccola colonna
"' AUSSME. rei. PG. Annessi. voi. 4-66 g. pane IV/8. pro1. 1616 del 29. 10.1919. da Comando 5° Rgt. Ari. C,1111p. a Comando Are. XXV I C .A., f.to ten. col. Giovannozzi.
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autocarreggiata si era già messa in marcia allorché inaspettatamente e per puro caso sopravvenne ad arrestarla il col. Gittardi, comandante del Raggruppamento. Egli si recava a Teor per il ritiro dal parco automobilistico di alcune parti essenziali che, come misura generale di precauzione contro il ripetersi dell'impiego abusivo di automezzi, era stato ordinato dai comandi superiori. Giunto a Teor, il col. Gittarcli si rese subito conto , per l'oscurità e l'assoluto silenzio nel parco automezzi e per l'assenza degli ufficia li dalla mensa, che stava accadendo qualcosa cli anormale. Di lì a pochi minuti, mentre era alla ricerca del comandante cli Gruppo, udì sulla strada rumori di motori e di carreggio; accorso sulla via, vide prima un autocarro rimorchiante un pezzo e poi altri due cannoni, rimorchiati anch'essi, che marciavano in direzione dello sbocco del paese verso Palazzolo della Stella. Saltato sul predellino del primo intimò l'alt e fu prontamente ubbidito; domandato ai conducenti dove andassero, non seppero rispondergli e così pure l'esiguo personale che accompagnava il materiale. Poco distante trovò un ufficiale ciel Gruppo che gli disse trattarsi di un' esercitazione notturna predisposta dal magg. Monney. Intimato all'ufficiale stesso di cercare il maggiore, comunicandogli il preciso ordine di presentarsi a lui senza indugio , e lasciati ai tre autocarri i due ufficiali che lo avevano accompagnato, tra cui il suo aiutante maggiore ten. Ghezzi , con l'incarico cli immobilizzare i camion togliendo loro il distributore , corse al parco dove tolse personalmente agli automezzi che vi s i trovavano tale dispositivo. Ultimate queste operazioni, gl i si presentò il magg . M.onney con gli altri tre ufficiali del Gruppo che avevano aderito all'iniziativa (il cap. Rotigliano s i era recato innanzi alla colonna con una motocicletta) , i quali gli confermarono senza reticenza la motivazione ideale ciel loro tentativo. Dopo la denuncia al tribunale militare, il magg. Monney fu tradotto nel forte Tanaglia di Ge-· nova eia dove , alla metà di novembre, riuscì ad evadere. Un altro tentativo non portato a termine fu quello cli un colpo di mano contro una batteria autoportata che si trovava a Belvedere, nei pressi cli Grado. Nella giornata del 23 prendevano imbarco su un rimorchiatore fiumano una quarantina di arditi agli ordini dei tenenti Keller, Beltrami e Vergorio, diretti a Grado col propos ito di prendere terra all' imbrunire per impadronirsi della batteria . Il comando dell'8" Armata, avvertito alle 13 dello stesso giorno, dette disposizioni per sventare il colpo e catturarne gli autori. Un nucleo di 90 carabinieri e 20 alpini con due mitragliatrici fu pertanto rapidamente inviato sul posto con l'ordine tassa-
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tivo di fermare ad ogni costo gli arditi e cli procedere al loro arresto . Il nucleo giunse a Belvedere cli sera, quando già gli arditi erano sbarcati; tuttavia , raggiunse e bloccò sulla strada Belvedere-Aquileia un autocarro con una ventina di questi, comandati dai tenenti Vergorio e Beltrami. Alle intimazioni cli resa i due uffic iali risposero negativamente, dichiarandosi disposti ad aprirsi il passo con qualunque mezzo e decisi addirittura a farsi saltare in aria provocando lo scoppio di 50 chilogrammi di esplosivo che avevano a bordo dell'autocarro. Uguale risposta dettero ad un maggiore dei carabinieri del XXVI Corpo cl ' Armata recatosi s ul posto . Soltanto dopo l' intervento di un ufficiale s uperiore dello stato maggiore del Corpo cl' Armata , accorso poco dopo , il ten. Vergorio si dec ise a recarsi presso questo comando ove sperava di poter ottenere l'autori zzazione a ritornare a Fiume con i suoi arditi. Ma, in seguito ad accordi presi telefonicamente fra il comando del XXVI Corpo e quello de1J'8• A rmata, il Vergorio venne condotto a Udine e nella notte stessa tradotto in stato di anesto alle carceri di Pradamano. Il drappello cli arditi , al quale si era unito il ten . Lama g ià appartenente all'VJIT reparto d'assalto, rimase tutta la notte sulla strada bloccato dai carabinie1i e dagli alpini, senza che si decidesse ad arrendersi. Il ten . Lama continuò, anzi, a ribadire il proposito di far saltare in aria, all'alba, l'intero drappello , e bruciò il gagliardetto degli arditi dopo aver fatto loro rinnovare il gi uramento cli fedeltà alla causa fiumana. Stante l'oscurità , comunque , non furono compiuti atti cli forza , ed al mattino il drappello si arrese. Da rilevare infine come nel periodo dal 13 al 16 ottobre si verificanmo 33 casi cli arbitrario allontanamento per Fiume da parte cli graduati e militari di truppa del 34° reggimento artiglieria eia campagna , la maggior parte dei quali complementi provenienti dall'interno ciel territorio nazionale.
Altri episodi 11 giorno 11 un gruppo cli legionari dannunziani caricò su un piccolo ri1norchiatore dinnanzi alla spiaggia cli Laurana gli elementi smontati cli un hangar che, a più riprese, era stato sin lì trasportato eia Pola con camion militari. Dalla dinamica dei fatti emersero piuttosto chiaramente un'inerzia ed un'indolenza eia parte del comandante del locale pres.iclio e dei suoi diretti superiori sino a livello cli comandante di reggimento che, abbastanza verosimilmente, avrebbero potuto configurare una palese forma di collaborazione o quanto meno di preordinato assenteismo.
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Durante la notte sul 23 fu effettuato un colpo di mano· contro il magazzino vestiario del 127° reggimento fanteria della Brigata Firenze a Cavle. L'azione fu condotta dal cap. Francesco Vinci, che il l settembre era passato a Fiume con una settantina di uomini della 7" compagnia del predetto reggimento, alla testa cli una decina cli arditi e volontari fi umani; fece da guida al drappello il sergente d'amministrazione Gaetano Cal iendo, pratico del magazzino e del suo contenuto ed allontanatosi il giorno precedente dopo che gl i era stata inflitta una punizione. Fu facile aver ragione del sergente e dei 4 piantoni preposti alla sorveglianza del locale, asportarne una r.ilevante quantità di vestiario e cli oggetti cli caserrnaggio, caricarla su alcune carrette e prendere la via del ritorno. L'episodio non rivestirebbe di per sé specifica importanza se non fosse stato corredato da alcuni particolari estremamente significativi circa l'atmosfera psicologica in atto e le singolarità comportamentali che ne derivavano. Nel suo rapporto sull'accaduto, infatti, il comandante de l 127° reggimento col. Da Sacco così si esprimeva:
"Questo Comando, pur riconoscendo che ili oggetti furono asportati per esclusivo vantaggio dei militari di questo reggùnen.to, che ora sono a Fiume per un alto e nobile ideale, per cui l'atto commesso dal cap. Vinci viene ad essere in pane giustij1cato, non può disconoscere che il predetto capitano agì con poco tatto e man.cando di riguardo, poiché questo Comando, che verso i volontari fiumani usò sempre gentilezze e cortesie, avrebbe fatto benevoli concessioni se gli oggetti di corredo fossero stati richiesti" m . La inusitata longanimità del colonnello poteva trovare tutto sommato una spiegazione nel fatto che, tra lui ed il cap. Vinci, sarebbe intercorsa un'amichevole intesa attraverso la quale il secondo si sarebbe impegnato, in cambio della libertà d'azione sul magazzino, a non impadronirsi anche della bandiera reggimentale custodita in una casa vicina; tutto ciò si evinceva abbastanza chiaramente eia una lettera che un ufficiale ormai eia un mese a Fiume ( quel ten. col. Dezzan i già menzionato nel paragrafo relativo alla 5" Brigata Bersaglieri) aveva inviato al comando ciel 127° Fanteria e nella quale, con atteggiamento quanto meno strano, esprimeva disapprovazione e rammarico per l'azione.
' "' AlJSStv!E, rei. PO , voi. 62 g, parte lV/B, pag . 297.
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Nel corso della stessa notte ebbe luogo la defezione quasi al completo (tranne un ufficiale e 21 militari cli truppa che si erano dichiarati contrari) della 7• Squadriglia autoblindomitragliatrici. Il reparto, dislocato a Volosca, si mosse su 5 autoblindo precedute da un'autovettura e seguite eia 3 camion , oltrepassò il posto di controllo di Preluca adducendo motivi di servizio , raggiunse a lumi spenti il posto cli blocco n. 10 di Cantricla e passò oltre a tutta velocità abbattendo i muricciuoli cli sbarramento. Contemporaneamente, un nucleo cli arditi fiumani immob ilizzarono i carabinieri di guardia, liberandoli solo quando la colonna fu interamente dall'altra parte. Sempre nella stessa notte una quarantina di truppe fiumane, guidate da un maggiore degli arditi e da un capitano degli alpini attuarono un'incursione sul 13° Autoparco di Preluca previa infiltrazione dal mare. Montati su 8 camion, gli assaii.tori iniziarono la marcia cli ritorno, ma fatti segno a colpi di moschetto eia parte cli alcuni soldati dell ' Autoparco , abbandonarono 4 camion e proseguirono con i restanti verso il posto di sbarramento. Qui i carabinieri di servizio, pur avendo fatto uso delle armi contro i motori per danneggiarli , non riuscirono nell'intento di fermare i 4 autocarri che gi unsero al posto di blocco successivo a velocità elevata. Il brigadiere e due carabinieri di servizio tentarono cli opporsi ma I O arditi, armati di bomba e di pugnali , scesi dal primo camion, li circondarono consentendo ai veicoli di riprendere la corsa e cli passare oltre. Altri episodi di forzamento di posti di blocco si verificarono durante il mese. Nella notte del 4 due ufficiali ed una ventina di soldati del 5° Reggjmento Genio forzarono quello cli Podbregi, sostenendo una violenta coll uttazione con i carabinieri di servizio durante la quale furono aiutati eia elementi fiumani. Il mattino del 26 si presentarono al posto cli blocco n. 9 di Zamet due autoblindomitragl iatrici che, lanciate a gran velocità, infransero muricciuoli e cavalli di Frisia e passarono nel territorio di Fiume, non curandosi delle intimazioni dei carabinieri addetti a.I posto né dei colpi di moschetto da essi sparati. I due mezzi, al comando dei tenenti Nicola Benaglia e Costante Ranci, erano usciti da Fiume il giorno precedente ed erano penetrati spingendosi sino a Longatico per una lunga ricognizione. Il ripetersi dei colpi di mano delle truppe dannunziane nella seconda decade del mese provocò un momento di attrito fra Nitti e Badoglio. Il 26 il Presidente del Consiglio espresse il proprio disappunto e mosse delle critiche all'efficienza ciel servizio informazion i; il messaggio face-
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va immediato seguito ad un altro nel quale aveva riassunto i tem1ini della situazione politica internazionale, ribadendo come fosse urgentissimo ristabilire a Fiume una situazione normale, occupando la città ed il suo territorio con truppe italiane e regolari. Badoglio rispose in modo seccamente risentito con un telegramma indirizzato per conoscenza anche al Ministro della Guerra, al Comando S upremo ed aJ Primo Aiutante cli Campo del Re: "lo sono veramente dolente di non essere riuscito, malgrado miei numerosi telegrammi e rapporti, a prospettare a V.E. situazione di Fiume in. modo che a V.E. apparisse ben chiaro e preciso stato questione. Tenterò farlo con questo telegramma. Se anche questo non sarà esauriente verrò Roma a riferire. Se invece la causa di ciò dipende non da mancanza di chiarezza nella mia esposizione ma da diversità vedute, io sarò ben lieto se VE. afjìderà ad altri questo compito così in.grato. 1°) Influenza deleteria che intercede su disciplina dell'Esercito il prolungarsi della situazione di Fiume: a questo riguardo non ho che da riferirmi a quanto ho ripetutamente detto . Sono io che per primo il 26 scorso mese ho lanciato alto il grido per questo pericolo domandando che la soluzione fosse pronta ed in. caso diverso di essere sostituito offrendo anche le dimissioni dal grado. È quindi pe,jettamente inutile che ora si prospetti a me, a un mese di distanza, tale pericolo. Tutto Esercito è per la causa fiumana che ritiene giusta. 2°) E se gran parte di truppe qui in zona di armistizio non sono passate in Fiume, se stato animo di esse comincia ora essere più calmo, se infine esse cominciano ad avere qualche fiducia in azione governo ciò è esclusivamente frutto del prestigio e dell'opera del niio Comando . Stop. Riguardo a colpi mano ho spiegato loro motivo dovuto necessità di far rumore per non Lasciar cadere nell'indifferenza la questione di Fiume e desiderio D'Annunz io raccogliere mezzi SLffficienti d(fesa nel caso estremo di un attacco in,teralleato contro di lui Stop Inoltre molti piccoli colpi di mano sono frutto di esaltazione che nemm.eno D 'Annunzio riesce dominare completamente Stop Circa mio servizio d'informazione credo poter asserire che è ottim.o stop Così ho potuto sventare colpo meno accuratamente preparato che consistendo nel portar via batteria da Codroipo avrebbe fatto impressione in Ttalia Stop Ho dimostrato
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durante guerra di saper organizzare un buon servizio di informazioni Stop Se però V.E . ne ha uno migliore la pregherei metterlo ai 1niei ordini per unità di indirizzo Stop Ma tutto ciò non è che questione di particolari Stop Veniamo alla cosa essenziale Stop V.E. ritiene che D'Annunzio possa essere convinto con parole e possa recedere dai suoi propositi Stop Ciò è completamente fuori di realtà Stop D'Annunzio e compagni non si muoveranno da Fiume se non a fatto compiuto Stop Ogni ragionamento, ogni discussione è pe,fettamente inutile Stop D'Annunzio è fenna.menJe convinto che il governo a Parigi non otterrà nltlla rn.entre da tutto il mondo gli viene ripetuto che se il governo italiano osasse proclamare annessione nessltna conseguenza seria verrebbe a Italia Stop Se quindi V.E. ritiene che si entri in Fiwne prima che sia palesamente noto quanto si è riusciti ad ottenere da alleati ciò non si può fare che impiegando le armi Stop" • 15 •
Numerosi furono anche i casi di defezioni isolate. Alcuni riguardarono la Brigata Ferrara, e precisamente il cap. in SAP Buono Bonvicini ed il ten. Filippo Curia, comandanti rispettivamente della 651° e della 63 I O compagnie mitragliatrici, i tenenti Giovanni Reda ed Antonio Brivio, i sottotenenti Borra e Meola, ai quali vanno aggiunti 28 uomini cli truppa. Si allontanarono anche il s. ten. Pietro Sturan con gli altri ufficiali della 1771 ° compagnia mitragliatrici del 9° Gruppi Alpini (ad eccezione ciel comandante interinale s. ten. Cattina) ed 8 uomini cli truppa: il ten. Sirio Simoncini, aiutante maggiore del 3° Gruppo del 17° reggimento artiglieria da campagna; il ten. Ettore Trignoni dell'VIII reparto d'assalto; 1 ufficiale e 5 uomini cli truppa della 33" compagnia telegrafisti , che asportarono un centralino, 3 telefoni e 12 chi lometri cli filo telefonico . Raggiunsero Fiume anche un maresciallo, un vicebrigadiere ed 8 carabinieri della 17° Sezione mobilitata dipendente dal Comando CC.RR. della Zona cli Trieste . TI giorno 14 dal capitano degli alpini in congedo, ma indossante la divisa, Ruggero Lenzi di Borgo Val Sugana vennero scaricate da un autocarro militare e lasciate, in momentanea, occulta custodia presso il magazzino del Comitato Profughi della stessa località 10 cassette di
"' AUSSME. E:2- 17, prot. 66618 del 27.10.1919, da Comando 8' Armata a Pres idente del Consiglio , f.to Badoglio.
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cartucce per fuci le mod . 91, una cassetta di bombe a mano ed una latta cli balistite.Dall'interrogatorio fatto al Lenzi dalle autorità militari venute a conoscenza dell'esistenza del prefetto materiale, questi narrò di averlo avuto in consegna dal s. ten. degli arditi llalo Conci, il quale lo avrebbe asportato da un deposito d i munizioni incustodito s ituato tra S. Martino cli Castrozza e Passo Rolle, la cui effetti va esistenza venne poi accertata. Tanto il Lenzi che il Conci , a Fiume s in dagli ini zi della spedizione dannunziana, fecero ritorno a Trento per impadronirs.i delle munizioni della cu i esistenza avevano avuto notizia a F iume ciel s . ten. Sustcr, anch ' egli trentino, per portarle poi nella città del Quarnaro. In quest'ultima si formò un battaglione cli ufficiali ciel quale faceva no parte tutti quell i priv i di comando. Era agl i ordini del magg. Santini dell' 11 ° reggimento bersaglieri, e vi appartenevano fra gli altri i capitani Vauclano, Pasetti , Tumeclei e Praga, i tenenti On ida, Giovanni ed Umberto Montiglia, Bella, Romelli, Scacco e Grossi, i sottotenenti Grcsignani , Albigiani , Viola, Tosi. In effetti , il continuo afflusso di ufficiali cominciava a costituire un problema, tanto che nei primi giorni di novembre il comando fiumano avrebbe diramato il seguente appello a firma del capo di stato maggiore Reina;
"A tutti i giovani 1,~fjkiali d'lwlia: Il magnifico slancio con cui i giovani i{/ficiaLi italiani accorrono ogni giorno dalle più lontane città del continente a portare la loro fede e la loro gioventù a Fiume riempie di commozione ed amniirazione. Sono L([ficiali effettivi che col loro atto compromettono l'avvenire della carriera . sono l(tficiali di cornplemenro fuggiti senza preoccuparsi delle conseguenze, sono ,4/ìciali in congedo che hanno abbandonato per l'ideale purissimo la ripresa attività di pace; tutti superando ostacoli di ogni genere, ~/i.tggendo agli inseguimenti, accorrono e giungono di qua della nostra linea con gli occhi .sfolgoranti di gioia, pronti a dare tutto alla causa che hanno abbracciato. Giovani irfficialì dì tutle le Armi, voi che non avete avuro la ventura di giungere a Fiume, voi dovete compiere un sacrificio più grande: reswre al vostro posto . Fiume non può più accogliere i giovani ufficiali che vi accorrono . Varie d{fficoltà, che tutti ben comprendono, lo vietano, il numero è già stragrande. Restate nelle vostre cirtà; restate presso i vostri
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concittadini e trasfondete in. loro la vostra fede, che è la nostra, fate comprendere ai paurosi, ai tiepidi, ai .falsi benpensanti la nostra volontà: l'irremovibile proposito che è nel grido 'Fiume o morte'. Si può ormai considerare come Esercito Fiumano l'intero Esercito italiano, dovunque si trovino i reparti . Necessaria è l'opera che vi preghiamo di svolgere oggi con tutta la vostra forza giovanile . Domani forse vi chiameremo, e siamo certi che, al primo appello, accorrerete gridando con massimo ardore 'Fiume o morte'" 2 11' . Le misure preventive e repressive Le direttive impartite dal gen. Badoglio subito dopo l ' assunzione all'incarico di Comm issario Militare Straordinario per la Venezia Giulia furono ispirate più da criteri preventivi che non repressivi. In un telegramma ciel 16 settembre diretto al comando dell'8' Armata (Allegato 32) ordinò di stabilire intorno alla città un cordone che ne impedisse l'entrata ad clementi che potessero unirsi ai ribelli; di non permettere l'ingresso di vettovaglie e di qualsiasi altro materiale; di evitare qualsiasi azione contro i ribelli di Fiume che potesse portare spargimento di sangue , a meno che essi non avessero attaccato le nostre truppe, nel q ual caso occorreva agire con la massima energia . Ordinò inoltre di svolgere un'attività ed efficace propaganda fra gli uffic iali e le truppe per richiamare tutti ai sentimenti della disciplina e dell' obbedienza, indicando come traccia i concetti contenuti in un suo ordine del giorno che avrebbe diramato all ' indomani , esteso fino ai comandanti di plotone (Allegato 33) e che sarebbero stati in parte ribaditi anche in quello successivo del 21 settembre (Allegato 34). La circolare n. 5630 del 27 settembre precisò come gli ufficiali e militari di truppa che isolatamente fossero rientrati eia Fiume avrebbero dovuto essere avviati a Trento per assegnazione a reparti dislocati nella zona, mentre per quanto riguardava il rientro di interi reparti organici sarebbero state date disposizioni caso per caso. Queste direttive furono peraltro suscettibili di attenuazioni pressocché immediate. Lo stesso giornale La Vedetta d'Italia, organo del co-
"" A.C.S ., Fondo Nini, h. 37, r. 101 , prot. 12624 senza data, f.to Re ina.
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mando di Fiume, nel suo numero del 19 settem bre annunciava levato il blocco dalla parte di mare, ricominciate regolarmente le corse dei piroscafi verso i porti dell'Istria e viceversa, escJuso iI proposito dell 'affamarnento e ristabi lite le comunicazioni telegrafiche. Anche la prescrizione data dapprima circa il doppio fronte era il 2 1 settembre abolita: "il fronte è uno ed è solamente quello verso la Jugoslavia", e nello stesso giorno dal comando della Brigata Regina (evidentemente per istruzioni avute eia autorità superiori) veniva ordinato al comando dei carabinieri che i posti cli controllo di S ussak e Tersatto dovessero, nei rapporti con le truppe di Fi ume, informarsi al principio cli non fare assolutamente uso delle armi salvo nel caso cli difesa personale. Ma ai primi cli ottobre, di fronte alla aggressività di taluni elementi delle truppe fiu mane, Badoglio chiese al ministro della Guerra di poter inviare nell' interno del territorio i m ilitari provenienti da_Fi ume da lui fatt i arrestare perché esplicanti azioni armate contro le truppe regolari, ed il ministro , con dispaccio del 2 ottobre, autorizzò i comandi dei Corpi d'Armata cli Torino, Alessandria e Genova a ricevere questi militari organizzando apposite local ità ove concentrarl i e tenerli sotto rigorosa custodia (Allegato 35). Una setti mana dopo lo stesso Albricci prescrisse di soprassedere per il momento a sanz ioni disciplinari a carico degli ufficiali che si erano recati a Fiume e dei comandanti comunque implicati negli avvenimenti 2 17 . Il 6 la persistente irrequietudine dei dannunziani indusse il comandante del XXVI Corpo d 'Armata a chiarire come
"la prescrizione di evitare spargimento di sangue non deve essere intesa nel senso che chi è preposto ad una consegna debba subire violenza senza reagire con i mezzi che sono a sua disposizione . Le imprese teppistiche degli arditi nel nostro territorio devono essere impedite con qualunque mezzo facendo anche uso delle armi ove sia necessario" m . Venti giorni dopo, allorché i colpi di mano ebbero una recrudescenza, il comandante della Zona cli Trieste gen . Sailer, a chiarire i
,u AUSSJ'vlE, E3- I. prm. 16077 del 9.10.19 19, da Mi nistro Guerra a Capo Stato Maggiore Eserc ito, f.to A lbdcc i. ' " ,\USSlvfE. re i. PO. Annessi, voi. 5-67 g. parie JV/B, prol. I 85 1 del 6 .10.1 9 19, da Comando XXVI C.A. a Comando 77·' D ivisione, f.to gcn. G,111dolfo.
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dubbi di un comando dipendente, riconfermò l'ordine esplicito di opporsi con tutti i mezzi a qualsiasi tentativo di irruzione o cli occupazione del territorio nazionale da parte di truppe fiumane, non escludendo l'impiego di artiglieria. Tali esplicite direttive di Sailer in vista cli nuove ed imprevedibili eventualità furono portate a conoscenza del comando clell'8" Armata il giorno 27, corredate da una serie cli cons iderazioni fra le quali quella che, data la forza cli ci rca 9000 uomini del la quale disponevano le truppe fiumane ed il supporto abbastanza rilevante di artiglieria, il potenziale sul quale avrebbe potuto contare la 77" Divisione nel caso di un tentativo offensivo nel settore Mattuglie-Monte Maggiore si sarebbe potuto rivelare insufficiente (erano corse voci, infatti, in tal senso, anche se poi dimostratesi del tutto infondate). E d'altra parte, aggiungeva il gen. Sai ler, un eventuale spargimento cli sangue in tali circostanze sarebbe stato certamente maggiore di quello che avrebbe potuto verificarsi nel corso della repressione cli piccoli colpi di mano ecl, inoltre , avrebbe avuto nel Paese ripercussioni a grande raggio. Le direttive, del resto , corrispondevano alI'orientamento delJo stesso Badoglio. L'audacia, per una certa parte fortunata e per molta altra "agevolata", con la quale era stata messa in atto l'asportazione dell'hangar da Laurana, otfrì a questi l'opportunità di deplorare l'accaduto e di invitare i comandi dipendenti ad adottare misure rigorose atte ad evitare il ripetersi cli simili fatti , non escluse anche quelle relative all'eventuale uso delle armi. Pochi giorni dopo, richiamò l'attenzione dei comandanti dei Corpi d'Armata e della Zona cli Trieste sulla necessità di reagire con ogni n~ezzo possibile
"sia intensificando la vigilanza che esplicando la più attiva propaganda contro un'azione che idealmente è rivolta alla causa di Fiume ma che effettivamente si a!lua ai danni dell'Esercito e della Patria, compiuta da numerosi esaltati nel territorio della Venezia Giulia e che circolano impunemente .fra le truppe. Il passaggio avvenuto o renraro di reparti in Fiurne produce nella disciplina una profonda azione deleteria ben più grave di quella dei primi giorni, quando /'entusiasmo per la causa di Fiume copriva, se non in sostanza almeno in apparenza, il riprovevole gesro ... . .. In quest'opera di prevenzione e repressione occorre esercitare oculata .fennezza, poiché non è il caso di illudersi sul venir meno delle riprovevoli ripercussioni che la prolungata, anomala situazio-
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ne di Fiume potrebbe sicuramente produrre nell'Esercito qualora non fossero anticiparamente ed energicamente controbattute" 219 . A tali criteri generali orientativi , però, non era ancora seguita una regolamentazione dell'intera materia, un insieme di nonne precise dirette ai comandi rnilitari per le molteplici situazioni disciplinari e giuridiche create dal protrarsi della vicenda fiumana . La crescente audacia delle truppe dannunziane nei colpi di mano e nei tentativi di reclutamento fra i militari clell 'Esercito regolare obbligarono infatti il comando de1l'8'' Armata ad adottare misure piL1 severe s.ia sul piano preventivo che su quello repressivo (Allegato 36). Esse furono fatte proprie dal. ministro della Guerra e tradotte nella circolare n. 28168 ciel 6 novembre 19.19, che mirava a determinare la posizione disciplinare e giuridica dei militari defezionati, non ancora definita (Allegato 37). È da notare, infatti, che s ino a quel momento le prescrizioni ministeriali avevano preso in esame soltanto il trattamento dei militari congedandi. Il 29 ottobre il ministro della Guerra aveva proposto al gen. Badoglio che ai militari della prossima classe da congedare (1895), che allora si trovassero in Fiume e che facessero ritorno alle loro case , venissero applicate le norme regolamentari sancite dal paragrafo 935 del Regolamento suJ reclutamento , nel senso cioè cli avviare in congedo con la propria classe i mil itari giudicabili ma non detenuti. I1 ministro lasciava poi allo stesso Badoglio la facoltà di portare a conoscenza degli interessati le condizioni loro fatte, e di disporre per il congeclamento di quelli fra essi che si fossero presentati alle autorità militari (Allegato 38). Ed in applicazione di tale norma veniva diramata dal ministro, il 3 novembre , un'ordinanza alle autorità territoriali che ne precisava l'applicabilità ai mili tari della predetta classe 1895 "che seguirono D'Annunzio a Fiume e che cli là ne ritornarono o ritornassero , o che tentarono senza riuscirvi di raggiungervelo" . La circolare 28168 stabiliva che gli ufficiali ed i militari cli truppa che fossero colti "sia in divisa che travestiti in flagrante reato di propaganda" o sorpresi in atto cli evadere od a tentare colpi cli mano od asportazione di viveri e materiali dello Stato in favore delle truppe fiumane, dovessero essere arrestati ed immediatamente deferiti al tribunale militare, gli uffi-
,.. .A.USS!v!E, rei. PG , Annessi, vol. 5-67 g , parte JV /B, prot. 762 del 29 .1 0. 1919, da Comrn.rio Mii.re Straor. io Venezfa G iulia a com.ti CC.AA. e com.te Zona Trieste, f.to Badoglio.
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ciali tradotti nelle fortezze ed i soldati al carcere militare . Qualsiasi ufficiale o militare di truppa che in relazione ai fatti di Fiume commettesse reati ben specificati d ì disobbedienza, 1ivolta, ammutinamento ed insubordinazione doveva essere parimenti an-estato, tradotto al carcere militare di Trieste e deferito al tribunale militare. Uguale trattamento era previsto nei cas.ì sopraindicati per gli ufficiali o soldati in congedo che abus ivamente indossassero la divisa. Quelli non in divisa dovevano , invece, essere consegnati all 'autorità d ì pubblica sicurezza del luogo più vicino, avvertendo il comando dei carabinieri d'Armata, incaricato di procedere caso per caso con l'autorità d ì P.S. per 1' internamento in Paese. Per gli ufficiali e militari di truppa che fossero rientrati isolatamente da Fiume era manten uta la nonna, già adottata verso la fine di settembre, cli inviarli a Trento. Per essi era stabilito cli soprassedere a sanzioni disciplinari , pur continuando a rimettere all'avvocatura militare le dichiarazioni di diserzione. Secondo quanto è rilevabi le da una comunicazione n. 2700 del Comm issario Generale C ivile per la Venezia Giulia in data 6 genna io J 920 , questa norma fu più tardi integrata da disposizioni riguardanti i volontari reduci da Fiume che si presentavano sulla linea d'armistizio: quelli di Trieste dovevano essere lasciati in libertà o, se minorenni, consegnati ai genitori, quelli appartenenti alla città di Fiume avviati a Volosca con foglio cli via obbligatorio, e q uelli del Regno pure rimpatriati con lo stesso tipo di documento.
7 - GLI AVVENIMENTI NEL MESE DI NOVEMBRE Le minacce iugoslave ebbero in questo mese un ridimensionamento . In data 8 il Comando in Capo del Dipartimento e della Piazza Marittima cli Pola aveva com unicato al Capo cli Stato Maggiore della Marina che, attraverso una propria rete informativa , era venuto a sapere che la 6" Armata iugoslava già dal 25 ottobre si sarebbe rischierata nelle vicinanze cli Fiume pronta ed entrare in azione mentre un ' altra Armata, rimasta di riserva nella zona di Lubiana, avrebbe dovuto operare subito dopo, frapponendosi tra le truppe regolari italiane e quelle dannunziane in modo eia togliere a queste ultime ogni possibilità cli ritirata 220 • Ma il
n., AUSSME, E3-J7, prot. 193 R.P . del1 '8 ..l 1. 19J9, da Com.do in Capo Dipartimento e P.u.a Mari tt.ma Pola a Capo S.M. l\farina, f.to col. Omati.
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17 l'Ufficio I.T.O. del1'8·· Armata negava l' attend ibilità di tale notizia, attribuendola a fonti nazionale con intenti d i disinformazione 221 . Novembre fu anch'esso caratterizzato , se pur in misura relativamente minore, da qualche incidente ed alcune defezioni. Per quanto riguarda i pri mi, la sera del 2, presso S. Croce, avvenne uno scontro fra una grossa pattuglia della 4" compagnia del 39° Fanteria, comandata dal ten . Dell'Uva, in perlustrazione, ed una pattuglia cli 7 arditi fiumani i quali , senza apparente motivo e forse nel timore cli un'insidia, spararono per primi alcuni colp i di fucile e lanciarono bombe a mano e petardi. Ne seguì un conflitto a fuoco nel corso del quale rimase gravemente ferito l'ardito Siviero. Da informazioni raccolte sul luogo, si accertò che lo stesso gruppo di arditi era solito recarsi nella zona, penetrando nelle abitazioni e prelevando anche con la forza viveri ed oggetti vari . Più che il fatto di per sé, può essere interessante il colloquio avvenuto poco dopo tra il col. Napoletano, comandante il 3'9° Fanteria, recatosi sul posto per un accertamento dei fatti, ed il s. ten. Pini, già del 151° reggimento fanteria e poi passato con le truppe fiumane, intervenuto anch ' egli sul .l uogo qual.e rappresentante della controparte. Richiesto di alcune informazioni riguardanti il come ed il perché gli ard iti fiumani commettessero atti di rapina e cli violenza, a serio scapito del buon nome dell'Esercito e della stessa q uestione fiumana, espresse il rammarico non solo suo ma cli tutti gli ufficiali del comando d i F iume per queste gesta compiute eia elementi turbolenti ed irriducibili. Confermò altresì che eia parte ciel comando di Fiume vigevano ordini severissimi perché nessuno oltrepassasse la linea di blocco da esso stabilita, ma che malgrado ciò qualche gruppo fazioso riusciva a passare , o strappando un tacito consenso ai comandanti dei posti cli vigilanza fiumana od approfittando del terreno in alcuni punti molto coperto e boschivo . Non escluse peraltro la possibilità che, per alcuni casi, potesse anche trattarsi cli comuni tepp isti indossanti abusivamente l'uniforme cli ardito fi umano m . Per ciò che attiene alle defezioni a livello collettivo, va segnalata quel.la di due compagnie , la 45" e 47" , del battaglione alpino Morbegno, avvenuta l'ultimo giorno ciel mese ed a proposito della quale nacquero non poche perplessità circa la volontarietà o meno dell'atto.
"' AUSSME, E:3-17, prot. 10280 R.P. del 17. 11.1 919, da 8'· Armata - Uff. l.T.0. a Comando Supremo, f.to tcn. col. San Martino. m AUSSME, rei. PG, Annessi, voi. 5-67 g. pane T\1/C , prot. 2044 del 2. 11. 19 J9. da Comando 39° Fanteria a Comando Brigata Bologna, f .10 col. Napoletano.
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Nella tarda serata del 30 giunse a Jurclani in ferrovia questo secondo scaglione ciel battaglione, con le predette compagnie al comando rispettivamente dei capitani Landi e Mai, che aveva seguito di poco l'arrivo del primo scaglione con il quale aveva viaggiato anche il comandante di battagl ione magg . Battisti. Le due compagnie avrebbero dovuto smontare dal treno , ma dato l' ingombro della stazione , l'impossibi lità o la difficoltà cli scaricare i quadrupedi ed il carreggio, l' ora tarda , la pioggia a dirotto e la lontananza degli accantonamenti, il magg . Battisti, anche in base alJe assicurazioni del personale ferrovi arie locale che la truppa avrebbe potuto trovare agevole riparo sotto le ampie tettoie della stazione di Mattuglie, decise di far proseguire il treno fino a questa località, ritornando la mattina segue nte per via ordinaria a .Jurdani. Mentre il maggiore parlava con i comandanti di compagnia, quattro fenovieri entrarono nell'ufficio del capostazione ove uno cl i essi, attraverso l'apparecchio telefonico , chiese a Mattuglie la via libera per Fiume. li treno ripartì da .Jurdani alle 20.20 senza l'ordine dell'applicato di servi z io e, dopo essere rimasto fermo al elisco d i Mattuglie per circa un' ora e mezza a causa dell ' ingombro delle linee , arrivò alla stazione di questa località alle 22 circa ad andatura moderata, così da far ritenere che stesse per fermarsi per lasciar discendere la truppa . Senonché , dopo due successivi strappi, riprese inopinatamente la cosa trasportando gli alpini, per la maggior parte assopiti, verso Fiume. In città la notizia dell'arrivo si sparse e la stazione, dove non c'erano che poche persone, venne subito invasa eia una folla acclamante con musiche e bandiere . Poco dopo si presentò D'Annunzio, che pronunciò uno dei suo i vibranti discorsi suscitando l'entusiasmo generale. Sulla scorta delle successive indagini, il comando della Zona di Trieste ritenne cli poter concludere che a questo trasferimento a Fiume fosse estranea la volontà tanto degli ufficiali quanto delle truppe. Queste ultime , una volta giunte in città, sarebbero rimaste sorprese e non troppo soddisfatte della piega presa dagli eventi, anche se da elementi locali frammischiati tra di esse fu fatta ad arte circolare la voce che quanto accaduto era stato voluto dal governo in pieno accordo con il comando fiumano , e che era stata scelta quella modalità per salvare le apparenze di fro nte agli alleati. Un documento ciel comando Zona cli Trieste del 18 dicembre sembrerebbe confermare la carenza d i una motivata adesione ideale da parte degli alpini, costituendo altresì una significativa testimonianza dell'atteggiamento compromissorio al q uale le autorità militari , dopo la presa cli posizione del primo momento , im-
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prontavano la gestione degli aspetti disc iplinari , q uanto meno per ciò che atteneva alla truppa:
" Ris11lterebbe che molti solda1i del battaglione Morbegno ultimamenle passato a Fiume desidererebbero rie111rare al Cmpo per 11su.fi'uire della licenza premio. promessa dal comandante di Gruppo Alpino al quale appartiene il battaglione ai militari dipendenti che. passati a Fiume, rientrassero spontaneamente ai loro reparti. Potendo ciò essere un grande stimolo per farli rienlrare . desidero che sia so1Tegliato, 1•igilato e controllato al fine che t11fli quelli che rientrano spontaneamente siano inviati in licenza. Con tale disposizione non si intende venire in c:on1rasto con leprecedenti che µrescrfrernno l'i11tema111ento in un campo di concentramento per quei mJ!irari che rientrassero. Nel caso auuale si de1 1e 1ener prese111e che gli alpini non sono defezionati volontariamente, ma sono stati portati a de.fe-;.ionare con ingc111110 e colltro la loro volontà " m _ L' inchiesta dei comandi superiori concluse che l'evento fosse stata opera del personale ferroviario. In effetti. la penetrazione e l ' azione di proselitismo fra le truppe regolari da parte di emissari fiumani fu spesso favo rita dalle loro intese con i ferrovieri, in massima parte guadagnati alla causa dannunziana, mediante le quali fu loro fac ile salire travestiti sui treni e portarsi entro le lince dei regolari. sfuggendo ai controlli. Q ueste infiltraz ioni metteva no capo principalmente alle s tazioni cli Mattuglie e di S. Pi etro . Furono presi provvedimenti di garanzia locale. quali la sostituzione dei comandanti mili tari delle due stazioni e l'adozione di una tessera di riconoscimento per i ferrovieri , cd avviate pratiche fra la Delegazione dei Trasporti e la Direzione delle Fcn-ovie per il cambiamento cie l personale, ma l'inconveniente, per ragioni cli carattere genera le, non fu mai e li minato del tutto. D'altra parte, nel caso s pecifico non si può fare a meno di considerare come la circostanza della partenza improvv isa ciel treno da Jurdani senza l'ordine cieli · applicato cli servizio avrebbe dovuto mettere in sospetto il personale di stazione. e forse lo stesso comandante di battaglione, ai quali non sarebbe mancato
m A U SSME, rei. PG. i\nncssi. voi. 5-67 g. parte LV/C. prot. 1257 del I 8. 12 .1 9 19 , dn Comando 7.ona Trieste a Comandi 77' e 78• Divisione. f'.to gen. Pezz.ana.
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il tempo di mandare avvisi, dato che il treno rimase fermo al disco precedente la stazione di Mattuglie per circa un 'ora e mezza . Invece, nulla di tutto ciò da parte cli nessuno, ed il treno, dopo una lunga sosta durante la quale vi furono colloqui fra il personale viaggiante e quello di stazione e qualche cosa di "strano" avrebbe pur dovuto essere intravvedu to da parte dei trasportati (specie se ufficiali), poté rimettersi in moto ed oltrepassare senza fermarsi la stazione di Mattuglie. Nel corso della stessa notte si allontanarono dal reparto 2 ufficiali e 25 soldati della 4" compagnia del 12° reggimento fanteria di stanza a Fianona; promotore ed organizzatore della defezione fu il cap. Salgarella , ufficiale in congedo che già aveva fatto parte del reggimento e dotato di particolare carisma presso la predetta compagnia. Ali 'appello del mattino del1'8 novembre risultarono mancanti 18 militari di truppa, tutti appartenenti alla fanfara della Brigata Firenze , i quali da Cavie si recarono a Fiume portando gli strumenti cli proprietà e 4 cli quelli in dotazione. Già da tempo alcuni militari delle truppe cli Fiume svolgevano propaganda clandestina, lusingando i musicanti della brigata con promesse di denaro, ed un primo tentativo era stato effettuato il 29 ottobre da parte di 7 musicanti che non erano però riusciti a raggiungere Fiume. Sempre nella Brigata Firenze , defezionarono durante il mese altri 15 militari. Questa brigata continuò ad essere l' obiettivo dell'azione cli uno dei suoi ufficiali, quel cap. Vinci che s'è visto essere stato già attivo protagonista di altri episodi . 11 25 novembre egli effettuò un tentativo di influenzamento nei confronti cli un comandante di battaglione del 127° Fanteria. Si presentò infatti, accompagnato dal cap. Tundo, addetto al comando cli brigata, al magg. Galasso e gli parlò dell'assol uto bisogno eia parte del comando cli Fiume di altre truppe per effettuare alcune spedizioni lungo le coste dalmatiche. Affermò inoltre che il comando della brigata non solo era a conoscenza cli tali intendimenti ma aveva aderito a mettere a disposizione ciel comando fiumano i reggimenti dipendenti , senza i comandanti i quali si dimostravano contrari. Se pur in modo più generico, il cap. Coselschi dello stato maggiore dannunziano, venuto col Vinci eia Fiume, fece al comandante della brigata gen. Rovelli analoghe dichiarazioni circa la necessità di rinforzare i reparti di Fiume per una nuova spedizione in Dalmazia. Da indagini fatte eseguire dal comando della Zona cli Trieste risultò che le visite ciel cap. Vinci a comandi e reparti della Brigata Firenze fossero cosa abituale e, con la stessa tolleranza, gli veniva concesso dal generale comandante di prendere contatto con i suoi antichi camerati e cli esercitare impunemente
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opera di proselitismo, nonostante le esplicite disposizioni per l'arresto dei persuasori più o meno occulti. C inque furono gli allontanamenti registrati nel 10° reggimento della Brigata Regina; raggiunsero il comando dannunziano anche la 1" batteria del 3° reggimento artiglieria da campagna di stanza a Budro. In totale, risultarono passati a Fiume (com prese le due compagnie del battaglione Morbegno) 22 ufficiali e 594 uomini di truppa. Un caso di defezione isolata che ebbe un particolare rilievo in funzione del grado e della carica rivestita fu quello relativo al col. Sani, comandante del 40° Fanteria della B1igata Bologna. Il profilo di carriera dell'interessato era piuttosto atipico, essendo stato promosso in soli quattro anni da capitano a colonnello (e sarebbe i11teressante, ancor oggi, conoscere in base a quali strani meccanismi valutativi fosse stato possibile alle commissioni d'avanzamento dell'epoca dar luogo a siffatta progressione) in Tripolitania senza aver mai comandato un reparto opérativo in azioni di guerra. Già alla fine di ottobre erano pervenute al comando della Zona di Trieste informazioni che deponevano per una carenza di energia nell'azione dicomando del Sani; chiamato ad un colloquio alla presenza dello stesso gen. Sailer, ciel nuovo comandante della 77" Divisione gen . Bertolini e del proprio comandante d i brigata gen . Russo, lasciò una sfavorevole impressione aggravata dall 'aver chiesto, proprio in frangenti così particolari, un periodo cli licenza nonché di essere assegnato ad un istituto di formazione quale insegnante d i arte militare. Fu proposto il suo esonero dal comando "per il suo stato morale, per la sua minor pratica nel comando delle truppe e per le sue con.dizioni fisiche le quali, pur non essendo Lati da suggerirne l'allontanamento dal servizio, lo obbligano a riguardi che le esigenze del momento non consentono senza danno del servizio stesso" 214. La proposta era in data 20, in attesa che facesse il suo corso fu collocato in licenza di convalescenza il 22, ed il 24 l' ufficiale si po1tò a Fiume. La rilevanza della fu nzione rivestita suscitò scalpore, e sul momento circolarono voci sulla defezione dell' intero reggimento, anche perché in esso, forse proprio come reazione all 'atteggìamento ine1te e passivo del comandante, fennentavano da tempo propositi individuali di sedizione fra gli ufficiali. In realtà, solo tre di essi, il ten . Servi ed i sottotenenti Lanzi ed Imbriani (due dei quali addetti al comando reggimentale), seguirono l'esempio del col. Sani.
"" AUSSME, rei. PG , Annessi, voi. 5-67 g, parte 1V/C. senza prol. del 20.11. 1919, da Comando 77' Divisione a Comando Brigata Bologna , f.to gen. Bertoli ni .
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L'esigenza di circoscrivere il problema fiumano quanto più possi bile e quella d i mantenere l'Esercito fede le ai propri doveri e compiti istituzionali, indusse il gen. Badoglio in data 20 a ribadire il tema ai comandi d ipendenti allegando una circolare (Allegato 39) al la q uale gli stessi avrebbero dovuto is pirars i per l'azione di propaganda nei confront i delle truppe .
"La questione di Fiume è stazionaria. il Go verno, consapevole che una dichiarazione di annessione sarebbe oggi rovinosa per noi, cerca di stabilire un compromesso che, lasciando intalfo l'avvenire, garantisca intanto a Fiume piena indipendenza e contiguità territoriale con la Patria. Esso conta sugli elementi d'ordine di Fiume e sulla popolazione civile, desiderosa di veder uscire fa città dalla profonda m iseria nella quale è piombata. D'altra parte D'Annunzio ed i suoi più accesi seguaci insistono sull'annessione e, con inarcata tendenza di for zare la mano al governo, minacciano di uscire da Fium.e per svolgere azioni violente nel Paese . D 'Annunzio ·basa tali minacce sulla simpatia e sulla acquiescenza che la sua persona e fa causa di Fiume incontrano nell'Esercito e nel Paese. Se la questione di Fiume josse portata lontana dalla città i più tristi e minacciosi giorni si preparerebbero per la Patria , eh.e diventerebbe teatro di guerra civile. Occorre perciò assolutamente reagire contro tafi sentimenti, qualora effettivamente esistessero nelle truppe dipendenti. L'Eserciro de ve resrar saldo e sicuro sosregno defl ' ordinam.ento statale e fedele esecutore degli ordini delle leRittime A utorità. À questo scopo tende l'annessa circolare ed a ciò deve tendere instancabile l'ifluminafCI opera di propaianda che le LL.EE. vorranno compiacersi intens(ficare. lo spero pres10 poter cornun.icare i provvedimenti adotlClti dal Governo per Fiume che, f atti noti ai soldati, toglieranno ogni passionalità agli evemi che potrebbero succedere. N.B . = Del contenuto della circolare 1050 i comandanti di corpo dovranno trarre argomento ed indirizzo per opera moralizzatrice dei propri dipendenti" ' 25 •
i, ; AUSSME_E]- 12. pro!. 1049 ciel 20.11. 1919 . da Comm.to Mii.re Str.io Venezia Giuli a a Comandi dipenden ti ed a Com.te in Capo Allo Adri atico, f .1 0 Baclog lio.
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Ed infatti il mese di novembre fu caratterizzato soprattutto dalle trattative intercorse fra il governo e D'Annunzio per la definizione della questione fiuma na. Sempre il 20, Badoglio portò riservatamente a conoscenza delle autorità dipendenti la imminente presentazione del Modus vivendi da proporre a D'An nunzio in nome e per delega del governo italiano; nel documento venivano ribaditi i concetti cli fondo espressi ne.lla circolare 226 . Nel contempo il comando della Zona di Trieste, in vista cli un'imminente sol uzione della questione fiumana per effetto delle trattative in corso, diramò una serie cli disposizioni atte a fronteggiare le situazioni che avrebbero potuto delinearsi in conseguenza dello sc ioglimento delle truppe dannunziane. La direttiva inviata ai comandi dipendenti in data 24 (Allegato 40) prendeva in considerazione tre ipotesi e le relative misure da adottarsi: a) Nel caso che le proposte ciel governo fossero state accettate da D'Annunzio e le truppe fiumane avessero sgòmbrato Fi ume rinunciando a qualsiasi altra impresa, la città avrebbe dovuto essere occupata eia truppe della 77" Div isione. b) Nel caso invece che D'Annunzio, pur accettando le proposte ciel governo per quanto riguardava Fiume, si fosse riservato libertà d 'azione per altre imprese verso l'interno del Paese , non si doveva fare opposizione all'uscita delle truppe dalla città ma, con la Brigata Ferrara , la 78• Divisione e le truppe del settore di Trieste, si doveva impedire con tutti i mezzi la loro avanzata sbanando l'intero fascio stradale da S. Pietro al litorale. Le truppe fiumane dovevano essere disarmate ed avviate a piccoli gruppi a Trieste . c) Nel caso, infine, cli un reciso rifiuto di ogni proposta, bisognava tenersi pronti a respingere parziali colpi di mano ed a fronteggiare qualsiasi altra eventualit~1. Quest'ultima fu l'ipotesi che si verificò . 11 fallimento delle trattative, seguito alla non accettazione da parte cli D'Annunzio del modus vivendi, determ inò il 2 dicembre l'emanazione da parte del gen . .Badoglio di alcune disposizioni di carattere generale che prevedevano l' intensificazione dell'azione cli propaganda filogovernativa in Fiume, Ja limitazione allo stretto necessario cli ai uti alimentari e finanziari alle autorità locali , l'anesto di tutti gli agitatori fiuman i agenti soprattutto nelle zone
"• AUSSME, rei. PG, Ann essi . voi. 5-67 g. pane IV/C . prol. 1049 del 20.l L.1919, da Cornm.io tvl il.rc Str.io Venezia Giu lia a Comandi dipendenti. r.10 Badogli o.
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limitrofe alla città ed a Trieste (Allegato 41). Nello stesso giorno, il Commissario Militare Straord inario per la Venezia Gi uli a diramò altre norme cli carattere più specifico che disciplinavano restrittivamente l'accesso a Fiume di personale militare o civ ile (Allegato 42).
8 - GLI AVVENIMENTI NEL MESE DI DICEMBRE L'argomento della propaganda da esercitare nei confronti degli ufficiali e de.Ile truppe regolari fu al centro dell ' attenzione del comandante della Zona militare di Trieste, che con una circolare in data 5 indicò le tematiche da affrontare e la metodologia con la quale trattarie (Allegato 43). Intanto l'addensamento delle truppe intorno a Fiume, imposto dalla necessità di fronteggiare eventuali uscite dalla città e di occuparla qualora la stessa fosse stata .sgomberata dai legionari dannunziani, produsse una notevole eccitazione nel comando fiumano cbe ordinò di rinforzare con intere compagnie tutti gli sbarramenti . Lo sgombero precipitoso di Tersatto, avvenuto la sera del 30 novembre da parte dei due reparti d'assalto (VIIl e XXII) che erano rimasti ad occuparlo, pare fosse stato determinato da un allarme per il ritorno in zona di blocco delle brigate Regina e Lombardia ed a propositi ostili ad esse attribuiti. Lo sgombero fu accompagnato anche eia misure difensive sul ponte cli Sussak, che fu sbarrato dapprima con carri rovesciati e poi con reticolati e rafforzato con due autoblindomitragliatrici. Tuttavia non vi fu interruzione cli rapporti fra i due comandanti, anzi, nella notte, quello fiumano chiese ed ottenne cli anelare a ritirare il materiale che era stato lasciato a Tersatto. La tensione raggiunse comunque il culmine il giorno 2 , quando nelle prime ore del pomeriggio un grosso reparto cli arditi, munito di mitragliatrici e con alla testa D'Annunzio , irruppe sul piazzale di Sussak per opporsi ad un supposto attacco delle forze regolari . Fortunatamente, erano presenti nelle vicinanze sia il comandante della Brigata Regina che quello della Zona di Trieste, giunto poco prima per conferire con il primo: il gen . Sailer ebbe un colloquio chiarificatore e rassicurante con D'Annunzio , che determinò il rientro al di là della linea di demarcazione del poeta e dei suoi seguaci. Le misure cli sicurezza da parte governativa furono ad ogni modo mantenute ferme , sia pure con attenuazioni cli volta in volta adattate in base agli ordini del col. Siciliani , segretario di Badoglio. Fra gli atteggiamenti di carattere conciliatorio, vi fu la restituzione del ten . Topliz della segreteria cli D'Annunzio e cli tre arditi
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facenti parte della sua guardia ciel corpo. Nel frattempo, la persistente ripulsa eia parte deHo stesso D 'Annunzio alle ulteriori concessioni governative, benché fossero già state favorevolmente accolte dal Consiglio Nazionale e dal plebiscito della città , provocò una momentanea scissione fra il comando di Fiume e gli esponenti civili nonché delusione ed irritazione fra i comandi ed i reparti regolari che ritenevano ormai certa ed imminente la sol uzione della questione fiumana. Era infatt.i già corsa voce di un imminente viaggio del Presidente del Consigl io a Parigi per definire la delimitazione dei nostri confini oriental i . . Il battaglione alpini Morbegno fu protagonista, pochi giorn i dopo gli eventi che lo avevano coinvolto alla fine di novembre, di un nuovo episodio di defezione rimasto peraltro allo stato di tentativo. L'obiettivo fu rappresentato dallo scaglione rimasto a Jurdani, costituito dalla 44" compagnia e dalla 66Y compagnia mitragliatrici. Nella notte del 2 quattro ufficiali di questi reparti, i tenenti di compleinento Enrico Silvestri e Gianfranco Clerici ed i sottotenenti Bruno Catalucci e Giovanni Ferlini, si recarono arbitrariamente a Fiume e ne ritornarono all'alba ciel mattino dopo con lettere e raccomandazioni di D ' Annunzio e deJ cap. Landi, comandante la 47" compagnia già portata a Fiume insieme alla 45" nelle circostanze esposte. Andarono direttamente agli alloggiamenti della truppa , fecero passare in riga le due compagnie e si presentarono poi al comandante di battaglione magg. Battisti invitandolo a mettersi alla loro testa per riunire così in Fiume l'intero Morbegno. Questi assunse un contegno fermo e deciso : si presentò alle compagnie ed ordinò che ognuno tornasse al proprio posto, il che fu fatto prontamente da tutti. Gli ufficiali, d.i fronte ali 'atteggiamento del maggiore, dichiararono di desistere dai loro propositi. Ciò nonostante, un altro tentativo , egualmente infruttuoso, per cond urre a Fiume la 663° compagnia mitragliatrici fu compiuto due notti dopo da uno degli ufficiali di questa, il ten. Di Pirro, defezionato isolatamente il giorno 2. Penetrato con un nucleo di uomini nell'accantonamento della compagnia a Jurici, tentò di far alzare i mitraglieri e di condurli a Fiume, ma sorpreso dal comandante cli battaglione si dette alla fuga riuscendo a dileguarsi con il favore del buio. Una defezione invece realizzatas i fu quella della 542" e 1481" compagnie mitragliatrici e della batteria cannoncini del battaglione alpino Stelvio. Secondo un piano probabÙmente prestabilito, la sera del 4 sei ufficiali subalterni cli questi reparti , approfittando della circostanza di trovarsi a Rukavak e di aver avuto l'ordine di tenersi pronti a partire per la nuova sede di .Jurclani, radunarono la truppa dando a credere ad uno
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L'eserci10 iralian.o e la ques1io11e.fiumanc, (1918-1921)
spostamento verso la linea d 'armistizio a complemento ciel battaglione Morbef!,nO, e si misero in marcia verso Fiume seguiti dal carreggio. TI gruppo, percorrendo una via secondaria (per evitare quella principale Castua-Fiume guardata da due posti di blocco success ivi), si presentò ad un posto di controllo secondario . In testa marciavano tre ufficiali uno dei quali, al fermo datogli dalla sentinella e dal sottufficiale, rispose domandando conto di un'altrn compagnia che avrebbe dovuto raggiungere; senza aspettare la risposta, il gruppo oltrepassò velocemente lo sbarramento e, proseguendo quasi cli corsa, entrò nella linea fiumana. A quell' ora, le 19.30, nessun ufficiale si trovava presente al posto d i blocco essendo tutti a mensa (prassi quanto meno strana e foriera anch ' essa cli perplessità) , ed accorsi troppo tardi non riuscirono a raggiungere la colonna. Da notare che a breve distanza dal posto cli controllo furono rilevate 15 interruzioni telefoniche. Prima di arrivare in pross imità cli questo , il tenente Virgi lio Fersetti, comandante la 542" compagnia mitragliatrici, aveva autorizzato ad allontanarsi gli uomini della classe 1896 che lo avessero desiderato; una ventina cli essi tornò ind ietro, e l'esempio fu segu ito eia quelli del carreggio, che fu fermato o si fermò volontariamente quando si accorse di essere condotto a Fi ume. Defezionarono pertanto , oltre al Fersetti, altri 5 ufficiali (tenenti Luigi Parso , Enrico Bianchi, Giannetto Ruscitti, Gino Venegoni e s. ten. Salvatore Licheri, tutti di complemento e giovanissimi delle classi 1897, 1898 e 1899) e 139 uomini cli truppa. Un 'altra defezione s i verificò nell'ambito del 12° reggimento fanteria . Al rifugio Duchessa Elena d'Aosta a Monte Maggiore era stato collocato un posto fisso d i 4 carabin ieri, co mandato dal vicebrigadiere Pasquale Valentino e rinforzato da 11 arditi cli questo reggimento, per esercitare la sorveglianza sui movimenti dei volontari fiumani. Qui , nella prima mattinata ciel 3 dicembre , scesero dall'autocorriera militare Abbazia-Pisino tre ufficiali identificati per il cap. Roberto Rossi dell' VIII reparto d 'assalto, s . ten. Bruno Menetto ciel 1° Fanteria e s .Ten. Amerigo Traini del plotone arditi dello stesso 12° reggimento e passato a Fiume due giorni innanzi. Essi cercarono di persuadere carabinieri ed arditi ad abbandonare il posto ed a seguirli a Fiume; i primi due si allontanarono dicendo di recarsi a Bogliano ed a Pisino , sicuri cli portare quanti soldati volevano , e dando appuntamento al vicebrigadiere per Je 3 del la notte seguente a Punta Fianona dove tutti avrebbero dovuto imbarcarsi. Partiti i due ufficiali, il vicebrigadiere Valentino telefonò subito al comando della compagnia carabinieri di Pisino che poté così pro-
L'esercito e Fiume danmmziana: i primi 100 giorni
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cedere al fermo del Rossi e del Menetto. Ma intanto il Traini, messo in sospetto dal momentaneo allontanamento del vicebrigadiere , riuscì a conv incere gli 11 arditi ed a condurli con sé completamente armati, nonostante le esortazioni e l' opposizione del grad uato. La mattina ciel 6 dicembre il rimorchiatore Noli , con un carico di 20 quintali cli carne e 23 1 quintali di avena per le truppe ad Est ciel Rec ina sotto il controllo ciel cap. com missario Collotti, partì da Volosca diretto alla base di Martinscizza . Giunto all'altezza dei cantieri di Fiume, fu avvistato dal Mas 88 i.I cui comandante, ten. vasc . La Scala, intimò al rimorchiatore cli cambiare rotta e cli seguirlo nel porto. Alle resistenze del suo comandante, il Noli fu occupato eia 10 arditi e 5 marinai guidati da un ufficiale dei bersaglieri, tutti agli ordini del tenente di vascello . Le region i addotte dal cap. commissario Collotti per far desistere i fiu mani dall'azione non furono accolte dall' uffici_ale di Marina il quale affermò che , dal momento che si erano tagliate le comunicazioni a Fiume , il comando cli quella c ittà aveva ord inato la cattura dei viveri destinati alle truppe ad Est del Recina. Egli acconsentì soltanto che prima di scaricare le derrate il capitano commissario potesse recars i in città per parlare con il comandante Rizzo . Recatosi a l comando, dopo un breve colloquio con uffic iale della Dante Alighieri Collotti ottenne l'autorizzazione di proseguire per Martinscizza con il carico al completo. Ma nel momento in cui il rimorchiatore stava per rimettersi in moto, un ufficia le di Marina giunse a bordo con l' ordine del comandante Rizzo di scari care l'avena. Da ciò proteste e resistenze ciel Collotti , ritardo nella partenza ed intervento di un altro ufficiale della Marina inviato dal comandante della Dante Alighieri per avere spiegazioni sul ritardo. Come indice della singolarità dei rapporti stabilitisi per forza di cose anche nella Regia Marina fra le autorità legittime e quelle sediziose, è interessante riportare la parte conclusiva del rapporto ciel cap. Collotti: "Mi recai quindi sulla R. Nave Dante Alighieri ad esporre le mie rag ioni al comandante di quella nave ed al sig. ammiraglio Nunes, il quale mi ordinò di non scaricare alcunché, senza prima aver saputo il motivo per cui era stato dato da llo stesso Rizz,o un ordine contrario a quanto era stato stabilito d 'accordo con l 'ufficiale della Danre appositamente inviato . Con l'ufficiale della Dante mi recai un'altra volta al comando della città per conferire con il comandante Rizzo . Non avendolo trovato, do vetti parlare con il comandante Castracane il quale mi conjàmò
304
L'esercito italiuno e la questione fiumana (1918-1921)
l'ordine dato da Rizzo a nome di D'Annunzio. Eguale co11ferma ebbi dal cap. Bctlisti, il quale mi riferì che da 8 giorni i cavalli erano senza biada. Risposi che nulla avrei scaricato senza ordine dell 'ammiraglio Nunes. Recatomi quindi sulla Dante Alighieri e riferita la conferma avuta dal comandante Castracane all'ammiraglio Nunes, questi mi autorizzò a scaricare l'avena" 22; . Un altro episodio avente come obiettivo un'unità navale fu quello relativo al cacciatorpediniere Bertani. Nella tarda serata del 7 dicembre alcuni ufficiali della Marina e dell'Esercito con gruppi di arditi, saliti a bordo del caccia che era ormeggiato al molo della Sanità dì Trieste, rinchiusero il comandante, il capitano macchinista ed un aspirante macchinista nei rispettivi camerini ed una parte dell'equipaggio in un locale a prora. Il Bertani, che era pronto a muovere in mezz'ora, attivati i fuochi lasciò l'ormeggio alle 23 .30 dirigendo su Fiume. Furono subito inviati da Trieste l'esploratore Riboty e da Pola l'esploratore Stocco per tentare cli raggiungerlo, ma senza esito. Da indagini attivate successivamente sì venne a sapere che gli autori del colpo di mano erano stati tre ufficiali cli Marina, due borghesi e tre ufficiali dell'Esercito. Le c ircostanze della cattura del comandante e cli parte cieli 'equipaggio sollevarono non pochi dubbi. Fu lecito supporre che una parte almeno dell'equipaggio steso avesse dato man forte agli assalitori, ipotesi avvalorata dal fatto che il cacciatorpediniere aveva a ten-a una propria sentinella la quale non si oppose alla penetrazione a bordo cli estranei ed a quell 'ora, né elette l'allarme allorché vide togliere glj ormeggi e partire la nave. Fu inoltre confortata da altri indizi dai quali risultò la connivenza cli un 'aliquota cieli'equipaggio, specialmente del personale cli macchina ed in particolare ciel ten. macchinista Ugo Sambon.11 colpo dì mano fu facilitato da due circostanze, l'una che il caccia era normalmente impiegato in servizio di esplorazione notturna e l'altra che l'irruzione fu compiuta eia ufficiali della Marina - o almeno indossanti la relativa uniforme - che ebbero agevolmente ragione delle ob.iezioni dei finanzieri presenti. L'ideatore ed esecutore dell'azione fu identificato nel ten. vasc. in congedo Romano Manzutto, residente nella stessa T1ieste. Tra gli ufficiali cieli 'Esercito partiti con il Bertani vi furono i tenenti Mario Magri ciel 1° reggimento artiglieria pesante campale ed
"' AUSSME, re i. PG, Annessi. voi. 6-68 g, parte IV/D, prot. 63 del 6 .12.1919, da Ufficio Commissari ato 77' Div isione a Comando Divisionale, f.Lo cap. comm issario Coll.otti.
L'esercito e Fiume da11n.u11ziana: i primi /00 giorni
305
Augusto Bassi del 7° Gruppo artiglieria eia montagna, nonché il capitano in congedo e mutilato di guerra Umberto Pasetti. Nove giorni dopo l'ammiraglio Cusani Visconti, Comandante in Capo clell ' Alto Adriatico , inviò al Ministro della Marin a una lettera che, eia un'angolazione piuttosto unilaterale e pur nella sua irosa e passionale concisione, enunciava un singolare principio differenziato in tema di sociologia militare comparata:
"Quanto agli ufficiali de/l'Esercito, osservo con disprezza come questa gente si sia peritala di portarsi sopra una nave da guerra. Gli itfìciali di Marina non si sono mai lordati di simili imprese nelle caserme. È doloroso m.olto di scrivere questo, ma è necessario si sappia come la nostra gente è anima della nave ed il soldato è anima del battaglione e del reggimento. Ma la caserma è nulla, è un'abitazione. La nave è immensamente più di questo, è elemento di offesa contro il nemico a d~fesa della Patria sul mare, e quei giovinastri fuoriusciti e sconsigliati non hanno compreso e non comprenderanno, credo mai, queste alte e più semplici affermazioni di sentimento marinaro" 128 • Gli incidenti sulla linea di blocco continuarono a ripetersi con molta frequenza. Contrariamente ai patti stabiliti, il 12 alcun i arditi fiuman i riusc.irono a traversare il ponte di Sussak ed Zf portarsi sulla sinistra del Recina, e tre cli essi vennero arrestati nel corso della notte nel territorio della Brigata Lombardia e condotti al comando della 78° Divisione cli Grobnico. All'indomani si presentò al gen . Castelli un ufficiale fiumano per sollecitarne la restituzione, che fu autorizzata ma che per ragioni materiali non poté effettuarsi immediatamente. Allora nel pomeriggio un forte nucleo di arditi , muniti anche di mitragliatrici, si presentò sul ponte di Sussak in attitudine minacciosa, ed un loro ufficiale intimò la restituzione dei conm1ilitoni entro un'ora. Da una conversazione telefonica fra il generale ed il segretario di D'Annunzio risultò che al comando di Fiume si ignorava l'iniziativa dell'ufficiale per cui, chiarite le cose e confermato l' impegno, l'incidente non ebbe seguito . Contro il posto cli sbarramento ciel ponte di Sussak e quello più a
'" Ufficio Storico S tato Maggiore Marina (d'ora in poi: USSMM) , Fiume , c . 14451/1-4, senza prot. del 16.12.1919. da Comando in Capo Alto Adri a1ico a Ministro Marina. f.to am m. Cusani V isconti .
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L'esercito iwliano e la questione .fiumana ( 1918-192 I)
Nord di Soboli sulla Luisen Strassen , identificabili come i capisaldi della linea di blocco, si sferrò a tarda sera sempre ciel 12 dicembre un attacco da parte cli due autoblindomitragliatrici fi umane decise a spingers i sino al campo d ' aviazione d i Grobnico. I due mezzi sfondarono le sbarre trasversa1i dello sbarramento del ponte, determinando il ferimento clell'ufficiaJe cli servizio s . ten. Italo Giannetti e cli un carab iniere che cercarono cli fare opposizione. L'aiutante cli campo della Brigata Lombardia, presente al momento sul luogo, avvertì subito il comando di un battaglione della brigata perché fosse rafforzato ed ostruito i l posto di sbarramento di Orokovica ma, data la breve distanza e la velocità delle autoblindo, queste vi giunsero e lo attraversarono prima che potesse essere sufficientemente bloccato. Proseguirono la corsa ed arrivarono al più lontano sbarramento di Soboli dove scesero tre ufficiali che, a mano armata, immobilizzarono la sentinella; sorpassato così l'u ltimo ostacolo, giunsero aJ campo cli aviazione cli Grobnico e vi sostarono. Alle 3 del mattino successivo altre tre autobl indomitragliatrici , scortate da un nucleo di arditi , si presentarono al ponte cli Sussak, e poiché i posti cli osservazione delle truppe regolari fecero i prescritti segnali d'allarme con i razzi, comparvero sub ito davanti al ponte della ferrovia ed a quelIo rotabile reparti fiumani in mezzo ai quali fu visto il gen . Tamajo 229 . Dalle due parti si venne a spiegazioni. Il gen. Castell i si mise in relazione con il comando di Fiume ed attraverso il cap. Balisti seppe che questo aveva realmente inviato i mezzi blindati al campo di Grobnico per rafforzarlo contro un attacco dei regolari che a quel comando risultava essere stato ordinato da "un ' alta autorità" , allo scopo di impadronirsene e anche per rappresaglia al lancio dei manifestini dannunziani contrari al 11'iodus vivendi proposto dal governo . Il transito era stato compiuto con la forza per la certezza di non ottenere il lasciapassare. L'ordine cli attacco contro l'aeroporto cli Grobnico pare fosse stato dato realmente, ma poi sospeso , e come ne fosse stato subito edotto il comando fiumano non fu mai poss ibile chiarire , per cui si pensò ad una intercettazione telefonica. Certo è che all'interno di Fiume vi fu un momento di vivo allarme. Un informatore comunicò infatti il giorno dopo che nella tarda serata del 16 si era sparsa in città la voce che Je truppe regolari , rinfor-
'~' Il Tanrnj o era i n realtà colonnello. come è possibi le evi ncere in appresso nella parte riguardante gli ep isod i sul territorio naziona le, e prec isa111en1c quelli svoltìsi nell 'ambito del Corpo d 'Armata di Ancona .
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L 'eserci10 e Fiume da11111111i.iana: i primi 100 giorni
zate da 7000 carabinieri, avrebbero attaccato durante la notte . Fu dato così l'allarme alle truppe che furono dislocate nei diversi settori, mentre veni vano adottate altre mis ure precauzionali, ma ad una certa ora, essendo emersa l'infondatezza della voce , gl i uomini furono fatt i rientrare agli accantonamenti. Fra gli episodi isolati e secondari. il 6 dicembre si allontanarono 17 militari di truppa del 73° Fanteria (Brigata Lombardia); il 12 si ebbe la defezione cli 3 sottuffic iali ed 8 so ldati del 48° Fanteria (Brigata Ferra ra); il 23 passavano a Fiume 1 maresciallo e 6 militi dell a Stazione Carabinieri di Cantricla. che era stata lasciata al di là della linea di blocco per mantenere una modalità di contatto; il 27, altri lO militi ciel posto di controllo n . lO ne seguirono l'esempio. Secondo i dati forn iti dalla 77· Divisione, nel corso del mese fra i reparti eia essa dipendenti si verificarono in totale le defezioni di 13 ufficiali e di 288 uomini di truppa. Ancora più completi i dati ciel comando della stessa Divisione riassuntivi delle defezioni avvenute nelie unità d ipendenti dal! ' inizio della vicenda dannunziana sino alla fine del 1919, ammontati a circa 120 uffi ciali e 2220 uom ini di truppa. Lo specchio riepilogativo i•,> ripartisce gli al lontanamenti per reparto e per mese:
l
9° Regg. Fant.
Brigata Regina
I0° Regg. r:a nt
39' Rogg . F,"t. Brigata Bolog11a
J S.:ttembrc Ottobre
= Uffic ial i = » Novembri! = »
J Settembre Ottobre
= = Novembre =
l
Seuembre =
O ttobre = Novembri! = Dicembre =
Setlembrc = Otto bre = Novembre = Dicembre =
»
Truppa
23 6 3
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>)
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6 306 45
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2
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5
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22
l 11 21
))
»
2
))
314
'"' AUSSMF.. rei. PG. Annessi. voi. 6-68 g., pu rle IV/D. specchio statistico del Comando 77· Divi~ionc. senrn protocollo cd indica,.ioni di data .
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L'esercito italiano e la questione fiumana ( 1918-1921 )
73° Regg. Fant.
lldgata L,m,b~dw ] 74° Regg. Fant.
l
l l
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
= = = =
»
Sene mbre Ottobre Novembre Dicembre
= = = =
»
»
>>
» »
» » »
4
»
»
23
>>
» » »
120 11 32 17
Novembre Dicembre
= = = =
Settembre Ottobre Novembre Dicembre
= = = =
Settembre
127° Rcgg F'"' ] Ottob re
Brigata Firenze
128° Rcgg. Fao<
l
»
» » »
»
Novembre = ufficia li Dicembre ufficiali »
1° Raggruppamento Alpino (S° Gruppo)
»
li I
Novembre = uffic iali Dicembre = ufficiali »
19
»
254
» » »
32 26
25
»
492
li 11
truppa truppa
455 151
22
»
586
2
truppa truppa
164 67
7
»
231
13
» » » »
1° Raggruppamento Alpino (!°Gruppo)
» » »
» » »
5
5° Artiglieria da campagna= 8' e 10' batteria , senza indicazione di forza 34° Artiglieria da campagna= 36 uomini di truppa fra ottobre e novembre 6° Gruppo O.P.C. = ufficiali I e tru ppa 4 in ottobre 22° Gruppo O .P.C. = ufficiali Oe truppa I in ottobre 39° Gruppo O .P.C. = ufficia li 6, truppa 33 in settembre e 4 in ottobre 102° Gruppo O .P.C. = ufficiali O, truppa 7 in settembre 33° Gruppo da montagna = ufficiali2, truppa 7 in settembre e 40 in ottobre 58° Btg. Genio= ufficiaii 1, tru ppa 4 in ottobre e 2 in novembre e dicembre 7" S<1uadr. Autoblindo = ufficiali l , truppa 2 1 in ottobre 33' Comp. Telegrafisti = ufficiali 1, tru ppa 1.4 in settembre, ouobre e novembre 8' Comp. Fotoelettrica = ufficiali O, truppa 6 in settembre, otlobre e novembre 90• Sez. Sanità= ufficia li O, truppa I in novembre 101" Sez. Sussistenza = u ffic ial i O, truppa I in novembre CC.R.R. zona cli Volosca = ufficiali O, truppa IO in no vembre e dicemb re Quartier Generale = ufficiali O. truppa 2 in settembre ed ottobre.
L'esercito e Fiume da11n u11ziana: i primi 100 giorni
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9 - GLI EVENTI A FIUME La cronaca degli avvenimenti occorsi all'interno di Fiume fra il settembre ed il dicembre 1919 è stata ricostruita, nella parte V ciel volume 62 g della relazioni Pecori Giraldi, in base alle notizie fatte pervenire al comando dell '8" Armata da alcuni informatori che è presumibile ritenere fossero coordinati dal comando carabinieri della Zona di Trieste e eia quello della Legione Venezia Giu lia, integrate da altre assunte direttamente dall' Ufficio I.T.0. dell' Armata attraverso il Centro Distaccato Informatori cli Fiume-Sussak. Una loro disseminazione in forma sintetica era stata realizzata mediante un "notiziario" del comando d'Armata, elaborato dal dipendente Ufficio I.T.0. per il periodo 23 settembre-26 dicembre , diffuso molto probabilmente con criteri di riservatezza sino a livello comandi di brigata. Altre fra le notizie riportate provenivano da fonti palesi della R. Marina. · Trascorso il primo periodo di esaltazione ed euforia connesse al colpo cli mano , espresso dal suo realizzatore nel famoso Hic manebimus optime (Allegato 44), l'iniziativa dannunziana cominciò a trovarsi cli fronte alle varie difficoltà di ordine militare, socio-politico ed economico che non potevano non derivare da quella particolare situazione. Per comodità del lettore e maggior chiarezza espositiva , riportiamo alcuni fra i più significativi resoconti informativi ripartendoli in base agli aspetti militari ed a quelli più specificamente socio-economico-politici , anche se tra le due componenti esisteva una inevitabile nesso di. complementarità.
Aspetti militari Il comando fiumano , subito dopo l'occupazione della città, aveva costituito al proprio interno un gabinetto politico a capo ciel quale era stato posto il magg . Giuriati , avvocato e che sarebbe divenuto, fra il 1922 ed il 1934, ministro delle Te1Te liberate, dei Lavori Pubblici, pres idente della Camera e segretario del PNF, ed un gabinetto militare retto dal col. Mario Sani. Facevano parte di. queste due strutture il ten. gen. Sante Ceccherini, vice comandante militare , la M.0. ten. Ulisse Jgliori, ufficiale d'ordinanza di D'Annunzio , il cap. Eugenio Coselschi, suo segretario particolare ed il ten. Guido Keller quale "segretario d'azione". Comandante della Divisione Militare era il col. Con-ado Tarnaio , avente come capo di stato maggiore il magg. Carlo Reina, e di essa facevano
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L ·esercito italiano e la ques1ione.{i11111ana ( 1918-1921)
parte i seguenti altri ufficiali: col. Oreste Rossi, comandante clall 'artiglieria, ten. col. Raffaele Repetto , comandante del gruppo arditi , col. Gaspare Pasini, ispettore reparto ufficiali f.q., rnagg. Carlo Lombardi , comandante del l'aviazione , magg . Gualtiero Santini, ispettore dei bersaglieri , magg . Paolo Yagliasindi, ispettore della fanteria. La componente Servizi era così costituita: magg . Pietro Lanari, g iustizia militare , ten. col. Francesco Di Napoli, amministrazione, ten. col. Vittorio Margonari, commissariato , cap. rned. Francesco Usai, sanità, dott. Orazio Pedrazzi, stampa e propaganda, magg. Manl io Verde Aldrighetti , servizio informazion i mi litari (alle dipendenze clell ' avv. Giuriati). Il Comando Marina , agli ordini della M.0. (d uplice) cap . vasc. Luigi Rizzo, comprendeva il cap . corv. Castruccio Castracane, il ten. vasc. Romano Manzutto e, per la squadriglia Mas, il ten. vasc. Boby Ceccherini (figlio del generale). Tn "L'esercito liberatore" di Elena Ledcla ("Fiume", l 9/J 980) è riportato anche l'organigramma delle milizie fiumane al 31 dicembre 1919. In data 26 settembre venne data notizia che, stante il gran numero cli ufficiali accorsi a Fiume , D'Annunzio aveva stabilito che i subalterni che non era stato possibile inquadrare fossero trattenuti a condizione che svolgessero il servizio come isolati ed in uniforme eia volontari fiumani. Il 29 dello stesso mese fu segnalato il diffuso malcontento fra i congedandi delle classi 1895 e 1896 nel timore che il loro congedamento fosse protratto; né , a mutarne lo stato d'animo, sarebbero servite le parole di D' Annunzio che li esortava a rimanere facendo loro rilevare le responsabilità alle quali adesso sarebbero andati incontro e cbe invece, se fossero rimasti fino alla soluzione ciel problema cli Fiume, sarebbero state ciel tutto eliminate. Di fro nte all'osti nato desiderio dei congedandi cli rientrare ai Corpi , lo stesso D'Annunzio sarebbe venuto nella determinazione di non opporsi più oltre. Il 18 ottobre fu comunicato come in tutte le truppe fiumane serpeggiasse vivo risentimento contro il governo nazionale, essendosi sparsa la voce che esso avrebbe dato ordine cli fermare le cartoline-vagi ia provenienti dalle famiglie. Per quanto riguardava gli ufficiali , un ' informativa del 18 ottobre riferiva come tra essi
" vada radicandosi il convincimento che, risolta la situazione di Fiume, il governo dovrà adottare misure disciplinari contro di essi. Ed a tali misure essi intendono sottostare con animo sereno, per modo che il loro atto di indisciplina volro per un atto ideale non possa comunque essere malamente interpretato dai compagni rima-
L'eserci10 e Fiume dumwnziana: i primi 100 giorni
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sti nelleJtla dell 'esercito regolare, e di esso non si servano i politicanti o tutti coloro che intendono pescare nel torpido per svalutare e mettere in cattiva luce l'Esercito. Intendono cioè che, per scopi meno ideali e meno alti, non si abbia ad accen.,wre al loro atto come ad un triste esempio per niinare la disciplina. Avrebbero inoltre dichiarato che essi non accetteranno subdole .fo rme di amnisrie o condoni: atti questi che non potranno se non f erirli nel loro amor proprio di soldati; solo per un elevalo sentimento di amor di Patria essi hanno h1franto temporaneamente la disciplina, passando dalla parte dove ritenevano che l'amore di Patria fos se più fortemente sentito ed attuato, e servisse più decorosamente e fieramenre alla maggiore grandezza d'Italia. Va da sé, che non tulfi gli ufficiali ed in. specie i più giovani e di sentimenri e cultura meno elevata la pensano alla stessa stregua, ma il numero dei ben.pensami, che farebi:iero capo al magi . Reina, è abbaswnza rilevante" . Ed infatti , il successivo 22 novembre l' informativa ribadì come nell' ufficial ità fiumana anelassero man mano accentuandosi i contrasti fra estremisti (fra i quali venivano segnalati i capitani Balisti e Coselschi ed i tenenti lgliori e Beltrami, quest'u ltimo comandante di una "centuria s peciale" preposta fra l' altro alla sicurezza cli D'Annunzio) e moderati (comprendente anche tutti i componenti del battaglione volontari del la Venezia G iu lia con a capo il cap. Miani), con recrudescenza cli screzi e litigi a carattere interpersonale . Aci una prima valutazione ottimistica circa il probabile prevalere della prima delle due correnti , seguì due giorni dopo una più realistica analisi secondo la quale fra gli ufficiali più giovani, che costituivano la maggioranza cd erano anche i meno disponib ili ad abbandonare una vita cli avventure e di piaceri , sembrava destinata a prendere il sopravvento la seconda:
"troppe illusioni verrebbero a sfimwre, troppe comodità e godirnenti a mancare; troppe libertà e indipendenze .finirebbero; troppe ambizioni verrebbero men.o, e troppi appetiti non avrebbero più sfogo nei probabili torpidi. Per altri poi rimarrebbe insoluto il problema della vita". Tale atmosfera non poteva non proiettarsi sulla disciplina e sul contegno tanto degli ufficial i quanto della truppa, contrassegnato da reati e
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L'esercito italiano e la questionefiwnana (19/8-1921)
prepotenze che avevano indotto il comando fi umano ad istituire un servizio di pol izia militare espletato da subalterni del "battaglione ufficial i" alle d ipendenze del la questura . Fra gl i ufficiali, alcuni dopo aver alloggiato e cons umato pasti presso abitazioni civili, si sarebbero rifiutati d i pagare minacciando severe rappresaglie se i dan neggiati avessero parlato (notizia pervenuta il 30 ottobre). Sempre il 22 novembre venne segnalata la partenza da Fi ume del capitano dei bersagl ieri Poggi, allontanatosi clandestinamente asportando la somma di 120.000 lire inviata da un comitato pro-Fiume sorto sul territorio nazionale; 11 10 dicembre si riportò come molti ufficiali del comando fiumano effettuassero s u vasta scala il contrabbando di cocaina ed altri il leciti commerci , realizzando ingenti guadagni ; lo stesso giorno si apprese che il comandante dell ' autoparco cli Fiume era stato messo sotto inch iesta per vendita di autoveicoli e materiali dalla quale avrebbe incassato 200 .000 lire . F u riferito come due subalterni ciel "battaglione ufficiali" avessero d isarmato in pubblico il loro maggiore in seguito ad una vivace discussione relativa al problema di Fiume , e che il capo di stato maggiore della D ivisione F iumana, colonnello dei bersaglieri Rossotti , era cli venuto lo zimbello dei propri dipendenti che, sempre in pubblico, lo mettevano alla berlina con frizzi, epiteti burleschi e scherzi di cattivo gusto. La relazione così continuava: " L'informatore riferiva che La disciplina fra le truppe fiumane è di parecchio rallentata. Gli ordini vengono eseguiti quando con.viene e piace. La subordinazione è soltanto pro-forma. Le truppe sono tenute sempre in ozio . I ritrovi pubblici rigurgitano di esse . Nonostante tassativi ordini al riguardo, si gioca dappertutto e si perdono forti somme: molti ottengono credito sulla parola con pagamento a quando sarà ultimata La questione di Fiume. È di moda l 'annusam.ento della cocaina che, come per altri il vizio del bere, scombussola le facoltà di molta gente .. . Viene riferito che quasi tutte le sere avvengono risse, tra gli arditi da una parte e soldati di altre armi in genere dall'altra. in tutte le truppe serpeggia vivo rancore contro gli arditi per i loro continui atti di prepotenza e spavalderia .. . spesso si presemano alla spicciolata con qualche scusa nelle case private e si fanno consegnare qualcosa che loro occorra, e poi ùnpongono di tacere pena gravi rappresaglie ... " .
Il comportamento turbolento degli arditi fu oggetto anche delle successive comunicazioni del 17 e 20 dicembre. Nella prima si riferì di una
L'esercirn e Fi11111e da11111111zic111a: i primi 100 giorni
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lettera estorsiva diretta all'on. Ossoinak con l'ingiunzione di pagare la somma cli 150.000 corone; nella seconda, fu reso noto come lo stesso D'Annunzio, nell'intento di moderarne la condotta, avesse fatto propalare la voce che ne avrebbe espulso un buon numero. Effettivamente, molti arditi furono caricati su autocani e diretti verso gli sbarramenti , ma ad un certo punto però vennero sbarcati e rinviati al la spicciolata ai loro posti. Il trucco, risaputo, fu commentato molto sfavorevolmente tra la popolazione. Gli ard iti sarebbero stati anche la causa di un clamoroso incidente fra D'Annunzio ed il geo. Ceccherini, avvenuto in novembre e riportato in un ' informativa de l 24 dello stesso mese. TI Ceccherini si sarebbe lamentato vivacemente con D'Annun:t.io del fallo che questi sino allora non avesse avuto che parole, elogi. preferenze e simpatie soltanto per g li arditi, trascurando così gli altri soldati che pure, come gli arditi , avevano dato va lido contributo alla cau_s a di Fiume (il riferimen to del gen. Ceccherini riguardava in modo particolare i suoi bersaglieri). D'Annunzio, sorpreso ed un po' irritato. avrebbe ris posto v ivaceme nte , il generale avrebbe fatto a ltrettanto e acl un certo punto si sarebbe strappato dal petto le decorazioni buttandole contro il poeta. Da un rapporto del giorno di Natale si apprese che gli ufficiali della cotTente moderata avevano fatto pervenire a D'Annunz io i loro amari commenti c irca la di sciplina delle truppe che si andava affievole ndo di giorno in giorno, assumendo aspetti di vera e propria "anarchia" . Un resoconto del giorno dopo mise in evidenza come i fiumani si lamentassero vivamente dei carabinieri del cap . Vadalà per il fatto che, anziché interessarsi de ll' ordine pubblico e porre energico riparo al dilagare della delinquenza, facessero della politica prendendo parte , insieme agli arditi ed agli altri militari dipendenti dalla Segreteria Speciale, agli atti di sopruso e di violenza contro tutti coloro che, con o senza le ste llette, durante i primi giorni ciel plebiscito s i fossero pronunc iati a favore del modus vii·endi. La Segreteria Speciale di D 'Annunzio aveva istituito nel proprio interno un " ufficio dei colpi dj mano", dotandolo di ogni sorta di timbri , salvacondotti, passaporti e permessi special i cl i ogni genere con le firme contraffatte delle autorità civi li e militari, ovvero di documenti regolarmente vidimati ma con alterazione del le date. Oltre che provvedere, mediante tali mezzi, all'invio cli ufficiali fiumani su tutto il te1Titorio na:lionale per compiti di propaganda e collegamento, l'ufficio aveva appunto il compito di organizzare colpi di mano per procurare materiali di vario genere, soprattutto viveri , dai magazzini militari, dalla deviazione dei cani
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L'esercito i1aliano e la ques1ione fiumana ( !9!8- 192Jj
ferroviari che giungevano allo scalo di Mattuglie e eia! dirottamento dei piroscafi transitanti in Adriatico. Per la parte navale , era responsabile il ten. vasc. Romano Manzutto , ed il gruppo prese il nome cli Uscocchi, denominazione riferentesi ad alcuni profughi cli origine serba che fra il XV ed il XVI secolo, per sottrarsi alle invasioni turche , si erano rifugiati (etimologicamente uscocco conisponcle infatti a " fuggitivo") nel Quarnaro ed erano divenuti protagonisti di audaci azioni di pirateria. Comunque, in previsione dell'aggravarsi del blocco il col. Margonari, direttore dei servizi di commissariato e contabilità del comando fiumano, aveva già predisposto dalla fine di novembre il fermo su tutti i materiali dei magazzini generali della base francese , che alla partenza degli alleati, dopo il successivo allontanamento del gen. Savy e l' affidamento ad un colonneJJo , era stata posta sotto la vigilanza del consolato spagnolo . L'8 dicembre, dato il peggiorare della situazione, D ' Annunzio firmò l'ordine di requisizione delle ingenti quantità di indumenti (1000 cappotti, 5000 camice , 5000 paia di mutande, 10.000 paia cli calze, 5000 maglioni, 2000 coperte) e cli viveri (100.000 razioni cli gallette, 500 cli rnarme!Iata, 200 sacchi di fagioli, 2000 dadi per minestra) , che consentirono così all' inizio dell'inverno cli equipaggiare i legionari e di istituire mense popolari economiche per i cittadini, delle quali una a titolo gratuito per i poveri m . La tensione in atto nel comando fiumano fra gli esponenti più moderati, favorevoli all ' accettazione del modus vivendi ed al ripristino clel1' orcline interno , e quelli intransigenti , decisi all 'annessione incondi zionata della città, raggiunse il culmine nel mese cli dicembre, allorché si verificò la rottura fra D'Annunzio e Reina. Questi, che si era sempre dichiarato contrario a qualsiasi soluzione della questione fiumana che fosse contraria o dannosa alle istituzioni, fu pun ito con due mesi dì arresti d i fortezza, g uardato a vista e sottoposto ad inchiesta, accusato cli tradimento "per aver tenuto segrete intelligenze con rappresentanti 4ficiali del governo, per aver brigato con essi ai danni di Fiume e per aver consentito cui un vistoso compenso - un milione - promessogli dal governo Nitt;''. L'informatore aggiunse anche come vi fosse l'intenzione di processarlo e fucilarlo a monito ed esempio per tutti coloro che avessero avuto velleità cli tradire la causa fiumana . Gli fu invece ingiunto di trasferirsi a Zara, provvedimento al quale l'interessato non ottemperò sino a che il comando fiumano non ne decise l'espulsione, che sarebbe
' " Gcrra F .. op. cii.. (edizione 1974- 1975) . voi. T, pagg. I 94- J95.
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stata messa in atto il 21 gennaio 1920 con accompagnamento sino alla frontiera da patte elci col. Sani. Con ogni probabilitĂ , le notizie sul preteso ~rndimento del Reina furono propalate ad arte , sostenute ed avvalorate da pettegolezzi di carattere fe mminile opportunamente sfruttati. Rcina intratteneva in effetti una relazione con una signora fiumana di elevata posizione sociale; questa , gelosa cli una presunta rivale, prese a spargere voci sul suo conto fra le quali quella cli essere un 'emissaria del governo ufficiale coinvolta in un piano per far scoppiare a Fiu me un pronuncia111iento militare. Fu agevo le collegare tali pettegolezzi, distorcendone e travisandone significato e scopo, direttamente alla figura del Rc ina . Essi comunque furono sufficienti a suscitare il risentimento dei granatieri che, sempre a quanto ri ferito dall 'informatore, avrebbero trattato iI loro maggiore da rinnegato e traditore e si sarebber portati al palazzo ciel comando per giustiziarlo, proposito. che sarebbe stato van ificato dal pronto intervento di D 'Annunzio e di altri ufficiali.
Aspetti economici e socio-politici Un resoconto riflettente la situazione generale del la prima settimana di Fi ume dannunziana, e contenente anche un interessante e significativo particolare in merito ai precedenti dell'impresa, era quello datato 24 settembre dovuto alla penna cleJl'ammiraglio Casanova che, invi ato il 14 settembre a Fiume dal Comando in Capo dell ' Alto Adriatico per fronteggiare la difficile situazione creatas i sulle navi ivi dislocate . era stato dichiarato "prigioniero" da D 'Annunzio essendosi opposto alla richiesta di questi di poterle avere ai suoi ordini: "! freq11enti comatri arnti col Comandante D 'Annunzio, coll'Avvocato Giurimi e con alcuni Ufficiali dell'attua/e Comando di Fiume mi hanno fermamente con.vinto detl'incrotlabile proposi/o dal quale sono tutti animati di non farsi arrestare da qualsiasi difficoltĂ o pericolo. Essi, a mio parere, sono pronti a soccombere piutrosto che venire a transazioni ed accettare una soluzione incompleta per le sorti della CittĂ la cui causa hanno sposato non soltanto con entusiasmo ma con vera esaltazione. li carattere ed i precedenti dei dirigenti e della maggioranza fra i subordinati, danno la sicurezza che non mancherĂ ad essi l'animo per tradurre in atro, e sino agli estremi limiti, i propositi ai quali intendono informare la loro azione.
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L'esercito i1a/ian.o e fa questiunefiwnww ( /918-1921 )
Ho potuto anche osservare che la disciplina fra le truppe di Fiu1ne ha subito dei quotidiani visibili miglioramenti, concedendo ai Capi di poter fare maggiore affidamento sulle truppe stesse. che nei prirni giorni apparivano poco do,ninabili anche dai Loro stessi ufficiali. Ciò che ha concorso in principal rnisura ad elevare gli spiriri delle truppe di Fiume, ed a rinsaldare in esse la fede nel successo, è stata la constatazione del consenso morale che l'opera loro trovava nella quasi totalità delle truppe inviate a fronteggiarle, e nella fondata persuasione che in caso di bisogno ne avrebbero ottenuto anche La cooperazione materiale. Di conseguenza non serbo assolutamente alcun dubbio sulla completa inutilità di qualsiasi misura di intimidazione, intesa ad impressionare le truppe ftumane ed a limitarne l'azione. Ritengo che altrettanto possa asserirsi per buona parte della popolazione di Fiume, ma non potrei corroborare questa asserzione con precisi elenienti di fatto. Penso conseguentemente che risulterebbe anche inopportuno qualsiasi provvedimento coercitivo. Nulla ho da rnodificare su quanto ho già esposto nel precedente mio rapporto circa l'assegnamento che possa farsi sull'obbedienza degli equipaggi delle navi dislocate a Fiume: debbo però precisare come io ritengo sia ormai da escludersi che da parte delle for ze fiumane venga ulteriormente tentato di impadronirsi de/Le navi stesse per averle a propria disposizione . La presenza a bordo di tutti gli Ujjzciali (se si esclude il Coniandante del Nullo) dà garanzia che la disciplina sarà rispettata, qualora non si ordinino a zioni repressive od os1ili contro i patrocinatori delta causa di Fiwne, e qualora non si intenda fare al.lontanare le navi stesse da Fium.e . Ho avuto occasione di conferire (il matrino del 21 corr.) col Comandante Rizzo, che da poco tempo era giunto a Fiume . EgLi mi ha dichiarato apertamente che da oltre due mesi aveva aderito, e promesso di partecipare, ad una progettata azione per occupare Fiume in nome dell 'Italia , rna che l'azione stessa avrebbe do vuto essere compiuta esclusivam.ente da elementi volontari non in servizio attivo dell'Esercito e della Marina. Egli ha aggiunto che il precipitare degli avvenimenti, ed in particolar modo l'imminente provvedimento di affidare la polizia della città ad agenti maltesi ( che, secondo documenti in potere del Consiglio Nazionale , sareb-
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bero stati guidati da Ufficiali Jugo-Slavi) ha deciso i dirigenti a valersi anche di elementi dell'esercito regolare. poiché 11011 era ancora predisposta la completa organizzazione de i volontari. Tale circostan::,c1 avrebbe fallo esitare per tre giorni il Comandante Rizzo prima di nwntenere la promessa jaffa: egli si sarebbe poi deciso a raggiungere Fiume soltanto perché ripetutamente sollecitato, facendogli rilevare c/Je la popolarità del suo nome avrebbe concorso grande111ente a rendere popolare la impresa presso la massa del popolo italiano. li Comandante Rizzo mi ha assicurato che egli avrebbefatro quanto era in suo potere per mantenere la disciplina fra i marinai e per .far ritornare tutti quegli elemenLi dei quali gli fosse parso più urgente il bisogno a bordo. Non mi è possibile di forn ire alcun e/alo circa l'entità delle forze che costituiscono il presidio attuale di Fùime : ritengo però di poter asserire (in base ad un sommario apprezzaniento fatto sul numero degli Ufficiali che si recavano al Palazzo del Go,·erno) come il totale degli Uflìciali sia non i11feriore ai 600-700. Non ho notizie precise circa il quantiwtivo dei viveri dei quali disporrebbe attualmente la città di Fiume: da /l'Avvocato Giuriati è stato però asserito che la città nelle condizioni affuali avrebbe oltre due mesi di viveri (sa lvo il lcltle che viene in citlà normalmente da lla montagna) senza tener conro di un treno di carne congela/Cl, recentemente giunto , e del quale si è però rifiutato di precisare la provenienza . È unanime com·inzione di tutti i militari partecipanti all'impresa che nessuna azione penale sarà effettiva111en1e ordinata contro di loro dalle stesse aworità che hanno decretata l'amnistia dei disertori d i Caporetto; d 'altra parte essi attribuiscono modestissimo valore a tale argomento, poiché sono disposti a sacrificare la vita pur di conseguire il successo. che ritengono certo, ed a11.che soltanto per non desistere dall 'azione ini~iata. Tali affermazioni appaiono veritiere quando si tenga conto dell'esaltazione che anima la quasi totalità di tali militèiri, i quali dicono apertamente che la loro azione apporrebbe fanciullesca qualora non.fosse condo Ifa fùw a fondo con decisione . Concluderò queste mie brevi osservazioni mensionando come io ritenga fermamente che nessun risultato pratico sia conseguibile se alle truppe Fiumane non verrà data l'assoluta certezza che l'italia-
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L'eserci10 itafia110 e fa questione fiwna11a ( /9/8-/92 ! )
nità della città, e del suo territorio, e del suo porto, sia un fatto ormai deciso" 232 • 11 senso della realtà politica non tardò a Fiume a farsi strada, destando preoccupazione negli animi della cittadinanza. Un' informativa del 6 ottobre così si esprimeva:
"A Fiume gli animi cominciano ad essere preoccupati. I fiumani, di .fronte alla situazione politica delineatasi in Italia ed alle difficoltà che ad essa nell 'interno ed all'estero sono addentellate, sarebbero propensi ad accettare il programma minimo per risolvere la questione di Fiume: Stato libero con porto e ferrovia, nessuna soluzione di continuità con i confini italiani e protezione esclusiva da parte del!' Italia. Senonché, di ji'onte all'intransigenza di D 'Annunzio che ora, man mano che sbolliscono gli entusiasmi, appare un po' troppo spinta e volgente verso finalità che anziché chiarirsi si annebbiano, un 'onda di preoccupazione comincia a gravare sul!'animo di tutti. E ciò sarebbe ben conosciuto dal D'Annunzio il quale intens(fica La propaganda suggestionante e tenta di far sen.1ire il meno possibile il senso di peso che i.fiwnani cominciano a provare per la saturazione di tanta truppa nei ristretti confini della città, per le reszrizioni imposte che intralciano e ritardano lo svolgersi normale della vita e per l'arenamento del commercio. E lo stato d 'animo della popolazione, che va lentamente e fazalmente mutando nei confronti di D'Annunzio, trova pur riscontro in quello di una parte dell'entourage del poeta . Questa parte, dirò così meno spinta, è preoccupata anch'essa dal volgere delle cose eh.e, almeno per ora, non lasciano intravedere una via d'uscita e che a lungo andare, data la mentalità delle truppe Folontarie portate ad un grado notevole di sovraeccitaz.ione, potrebbe indurre a complicazioni ed eccessi tali da jiwrviare la vera identità che mosse il gesto di Fiume " . Il problema delle restrizioni che penalizzavano la vita cittadina era stato posto direttamente dal podestà di Fiume Vio nel corso di un ineon-
"' AUSSME. E3 -1 7. senza prot. cie l 24.9.19 19. da Vice Ammiragl io Casan ova a Mi nistro e Capo S.IVl. l\farina e Comando in Capo Alto Adri utico.
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tro con il gen. Gandolfo il 2 ottobre ad Abbazia presso il comando del XXV! Corpo d'Armata. TI Vio aveva rappresentato corne il protrarsi a lunga scadenza della situazione in atto paralizzava ogni attività della città e del porto, con grav i implicaz ioni anche di ordine psicologico collettivo, e pertanto aveva raccomandato saldamente l'abolizione del blocco. Gandolfo , in un promen1ori a d iretto a Badoglio, aveva patrocinato tale richiesta . ed aveva aggiunto altre considerazioni e proposte. Fra esse, que lle che l' esistenza d i un governo fiumano non riconosciuto dal governo centrale poneva le autorità civiche in una situazione molto delicata, ostacolandone le relazioni con quest'ultimo; e poiché le divergenze di metodo e di indirizzo con i criteri politico-amministrativ i della gestione dannunz iana, presumibil mente destinali a crescere, inducevano talvolta la rappresentanza civica di Fiume a rivolgersi, nell'interesse dei propri amministrali, al governo centrale, Gandolfo proponeva che venisse nominato nella città un rappresentante governativo ufficialmente riconosciuto che potesse porsi. sia pure riservatamente, come tramite con le autorità di Fiume (Allegato 45). li 13 ottobre le informazioni da Fiume confermavano come
·'c111dava sempre più radicandosi fa convinzione che il programma intransigente dell 'annessione non sarà atnwbile malgrado il gesto di D "Annunzio, e che µerranto urgendo di uscire da questo increscioso stato di cose c:he paraliz~a la vita economica de ffa citlà. sarebbero disposti ad un progra111ma pitì modesto che però, se 11011 neffa forma. almeno nella sostanza garantisse i confini con l'Italia. Si Fuofe che se i .fìu111ani avessero garanzie sicure per un programma minimo, si adop ererebbero a convincere V'Annunzio a rientrare nella legalità. Ma per garanzie intenderebbero che pubbficamente il governo, d'accordo con gli alleati, dichiarasse i termini della sohdmze". In realtà, fin dall'ingresso di D 'Annunzio a Fiume, erano state ventilate ipotesi di soluzioni compromissorie. La citata re lazione cli Gandolfo a Badoglio del 16 settembre, infatti , così riferiva a proposito del punto di vista dell'esponente del partito nazionale on. Ossoinak:
"L'on . Ossoinok ritiene che do vrebbesi prrdìttare della condizione anormale presente per o//enere al più presto la definizione della spinosa e controversa questione.
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L'esercito italiano e la quesrionefiumana (J918-J92 l )
Egli opina che l'unica via di soluzione soddisfacente si troverà separando nettamente la questione economica da quella nazionale, e perciò caldeggiò molto, fra gli innumerevoli progetti presentati e discussi, il cosiddetto 'progetto americano di Nelson Gay' ii quale contempla il passaggio del porto ( con tutti i suoi fabbricati e le sue dipendenze dirette ed indirette , marittime e ferroviarie) per 99 anni, a titolo di affìtto, alla lega delle Nazioni, mentre la città propriameme detta diverrebbe italiana. Il rappresentante di Fiume ritiene che questa soluzione potrebbe accontentare tutti: salvare gli scrupoli di carattere economico dei nostri alleati e soddisfare l'indiscutibile italianità di Fiunie. Anche se non si potesse ottenere la continuità di territorio tra Fiume e l 'Italia, I 'on . Ossoinak ritiene che non vi sarebbero inconvenienti di rilievo per l'esistenza di quest'isola italiana nel versan1e orientale dell'Adriatico. Ad ogni ,nodo si dovrebbe insistere sin.o all'ultimo per ottenere la continuità territoriale con l'Italia. Aggiunge che, a suo parere, la soluzione sarebbe di sicuro gradimento del Consiglio Nazionale e della parte più seria ed equilibrata della città. L 'ottenere questa decisione al più presto rappresenta, secondo quanto concludeva il mio interlocutore, La forma migliore, più rapida e più sicura per risolvere l'incresciosa, attuale situazione" 2.13 • Ad ogni modo, i concetti di cui all'informativa del 13 vennero anche più esplicitamente espressi in un successivo rapporto del 15 nel quale si diceva che "negli arn.bienti fi.umani, per il prolungarsi della situazione, la preoccupazione ed il senso di disagio aumentano sempre. Fra furti va radicandosi il convincimento che l'intransigenza di D'Annunzio, non più con.divisa della maggior parte della popolazione, pregiudicherà le cose volgendole chissà a quali gravi complicazioni. Questo stato d'animo , che ora si teme di .far comprendere apertamente, è acuito dal disordine amministrarivo che regna nella città, dato che di giorno in giorno ordini e con1rordini turbano lo svoliersi regolare della vita privata; dallo spadroneggiare un po' troppo spinto del -
"' AUSSME , rcl. PG. An ness i. voi. 7-69 g. senza prot. del 16.9.1919. da gen. Ga ndolfo a gcn. Badoglio.
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l'elemento militare nei confronti dei civili; della gelosia che ma11 mano va insinHandosi nell'animo dei j iu,nani , dato che le loro donne hanno perduto ogni senso di pudore e che ine1·itabilme11te condurrà a cose incresciose; dalla paura che incwono gli elementi eterogenei e soverchiamenre esallati; dalfalto che nessuno lavora. ché la produzione è nulla e che i traffici sono arenati. Concludendo: il D 'Annunzio e tutti i suoi esal!ati cominciano a grarnre come un incubo sulla massa dei.fìumani ". Le preoccupazioni dei cittadini erano alimentate dal disagio economico sempre crescente. G ià dal 2 ottobre un ' informativa aveva segnalato come le materie occorrenti alle varie industrie cominciavano a scarseggiare, così che si prevedeva pross ima la chiusura degli stabilimenti , con pericolo di disoccupazione e quindi d i più grav i complicazioni e disordini. Pochi gio rni dopo, si apprendeva che ~arebbe stato deciso di far affluire man mano a Fiume. dirottando i piroscafi . tutto quello che era necessario per vivere, resistere e mantenere in efficie nza le truppe, così come s'era messo in pratica proprio in quei primi giorni dello stesso mese con il Presjednik Beker e con il Persia. A questo riguardo . l'informativa ri velava (attrihuenclo sicura attend ibilità alla fonte) come il comandante Rizzo avesse attivato un ' intensa propaganda in tutta la Marina militare cd in quella mercantile, tale che nell'una e nell'altra si sarebbe obbedito senza es itare ad un suo cenno : e gli eventual i ordini d i scorta sarebbero slati eseguiti dalle navi de lla flotta solo in apparenza. Inoltre . il Rizzo avrebbe ricevuto ogni giorno nel suo ufficio comunicazioni dalle piazze marittime e dai porti, preludio ad un piano per far affluire a Fiume in caso di bisogno tutte le unità navali della R. Marina. li 19 ottobre giunse notizia che si stava determinando pan ico fra i commercianti e gli uomini d'affari. i quali nel timore di avven imenti che potessero pregiudicare le loro fin anze , si sarebbero affrettati a chiudere le partite ed a riscuotere i crediti con ribassi notevol i. Su ogni tipo d i affare e commercio sarebbero state imposte tasse considerevoli, con percentuali aggravate per gli stran ieri , ed un termine di pagamento limitato a due giorni, il che avrebbe dato luogo a non pochi dissesti economici . Con commercianti. imprenditori e direttori di banca D 'Annunzio avrebbe avuto un incontro qualche g iorno prima, durante il quale avrebbe ribadito la devozione sua e dei suoi seguaci alla causa di Fiume, una devozione incondizionata e s pinta sino all'estremo sacrificio alla quale però av rebbe dovuto corrispondere, da parte loro , una riaffermazione
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della volontà cli annessione della città all'Italia. I convenuti avrebbero mosso qualche obiezio ne, subito fugata dall' impetuosa co ntrorepl ica ciel poeta, nei cui confronti sarebbero affiorati privatamente conm1enti pi uttosto irriguardosi. Contro D'A nnunzio , un'informativa del giorno precedente riferì come si stesse organizzando un movimento che avrebbe dovuto attivarsi q ualora la critica situazione descritta avesse accennato a prolungarsi nel tempo . Il compilatore della nota , che esprimeva una valutazione personale p iuttosto scett ica sull 'esito dell'ini ziativa, motivata dalle numerose truppe elettrizzate e fanatizzate delle quali poteva disporre D 'Annunzio , così continuava:
"Sembra che il Comando della Città di Fiume abbia avuto sentore del movimento predetto e, in una riunione che sarebbe stata tenura avantieri, avrebbe stabilito di allargare l'occupazione portandola sino a Monte Maggiore. Questo colpo servirebbe a: - disorganizzare il blocco governativo ed approfittarne ai .fini della propaganda; - far rimanere nella nuova zona altre truppe allo scopo di accrescere i contingenti su cui potere contare decisamente; - tenere desto l'entusiasmo dei volontari e dar loro La sensazione che la questione di Fiume cominci ad avere pratica e definitiva soluzione, entusiasrno che , data l'attuale stasi, com.in.eia a dare cenni di depressione; - dare maggiore respiro alla città che in atto è soverchiamente satura di truppe, e nel contempo dare maggiori comodità agli iiffkiali ed. alle truppe stesse . Si vuole che siano stati già impartiti gli ordini e prese tutte le necessarie disposizioni ma si attenderebbero, per iniziare il nwvimento, le notizie da Parigi circa l 'attitudine del Supremo Consiglio a seguito degli ulrimi passi fatti dal ministro Titroni". Di notevole in teresse le notizie trasmesse in merito ai proponimenti rivoluzionari che, a vario titolo , fermentavano nell ' ambiente. Sin dal 27 settembre venne segnalata la presenza di Fi lippo Tommaso Marinetti, fondatore ciel movimento futurista ed esponente dei fasci cli combattimento, e di Ferruccio Vecchi, g ià capitano dei reparti d ' assalto e personaggio cli rilievo della neocostituita Associazione Arditi, che avrebbero iniz.i.ato una .intensa propaganda antimonarchica esulante dalla causa dell ' italianità cl i Fiume.D'Annunzio, non intendendo che fosse travisa-
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to I.o scopo della sua impresa e che di essa ci si avvalesse per scopi politici, avrebbe ordinato l'arresto e l'espulsione dei due. Se ne ha conferma in un 'fonogramma di Badoglio al Presidente del Consiglio del 2 ottobre, il cui testo contiene altre valutazioni circa i propositi eversivi: "D 'Annunzio travede che soluzione alla quale giungerà il governo non essendo quella dell'annession e sarà però tale da soddisfare gran massa fiumana. Prevedendo perciò una situazione diflicile per sé stesso e per i suoi, alla originaria questione dell 'annessione di Fiume accompagna ora w1 'alfi1·issima campagna contro la persona di V.E. ed in genere contro tutti i minis1ri dichiarando che bisogna rovesciare il governo per rifare l'Italia. E poiché si ritiene responsabile Corona di aver dato facoltà a V.E. d i sciogliere la Camera dei Deputari ed approvare tra/lati si profferiscono pure minacce contro il regime monarchico . Sebbene D 'Annunzio chiude spessissimo suoi discorsi inneggiando e facendo inneggiare a S.M. il Re, risulta che nonostante che Marinetti e Vecchi, che fecero propaganda repubblicana, siano stati espulsi da Fiume non tarderà a prendere consistenza anche la lotta contro la monarchia. Ci troviamo in presenza di un fatto che fu dichiarato provocato da se111imento patriottico e che ora si associa ad un vero concetto ri1·0luzionario contro il governo . Col progredire della soluzione Fiume , quale spera V.E. di conseguire in breve tempo , il concello rivoluzionario si sostituirà complelamenre al primitivo patriorrico della redenzione di Fiume . La rivoluzione è favorita specie da Rizzo, individuo eccessivamenle esaltato e che fors e ritiene poter divenire uno degli arbitri della nuova situazione . Tale cambiamento è già da diversi 1,([ficiali avvertito in Fiume che cominciano a semirsi a disag io. Tale disagio ho sp eranza porterà ad una scissione di cui approfitterò. Se ciò si avvererà bisognerà poi cambiare tattica con D 'Annun zio, ma su questo ,'!fe rirò a parte" 2-'•.
Rispondeva d 'altronde al vero che già il 16 settembre, in una riunione alla quale parteciparono Giuriati, Susmel, Mari netti, Host VenlU-
L" AUSSME. E3-l 7. prot. 515 del 2. 10.19 19 . da Com missario Mili1are S1raordinario Venezia Giulia a Presidente Consiglio Ministri. f.10 Badoglio.
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ri, Rizzo ed altri, il poeta aveva proposto di studiare la possibilità di estendere a tutta Italia, con una marcia iniziale su Trieste, l'azione fiumana. Due dei partecipanti a quella riunione , Miani e Mazzuccato, partirono per Trieste dove ebbero contatti con esponenti locali, ma si convinsero che il tentativo sarebbe stato destinato al fa lli mento. In una successiva informativa ciel 4 ottobre si accennò ad agitatori bolscevichi la cui attività proselitistica avrebbe raccolto adesioni tra un centinaio di operai ed un piccolo numero di militari. Sotto la stessa data, si riferì di un progetto dannunziano circa la propaganda in vista della prossima campagna elettorale da svolgersi mediante aeroplani. Questi sarebbero stati adoperati sia per lanciare manifestini su tutte le più grandi città ciel Regno e s ia per trasportare in esse gruppi di arditi propagandisti . Con il supporto dei fasci di. combattimento , sarebbe stato organizzato un servizio speciale di allestimento di campi cli decollo ed atterraggio nei pressi di Roma, Napoli, Bergamo e Firenze. I velivoli sarebbero stati prelevati da vari piloti in clivers.i campi dell'aviazione militare, nel cui ambito la causa fiumana contava numerosissimi simpatizzanti. Una ditta cli Milano avrebbe provveduto a fornire i magneti necessari da applicare agli aerei . li coordinatore cli q uesto piano sarebbe stato un tenente d'artiglieria, tale Simoni, coadiuvato eia un ufficiale di cavalleria. Le informative in data 23 e 30 ottobre aggiunsero altre notizie sui progetti ed attività sovvertitrici. Nella prima, si riferiva che il comandante Rizzo stava svolgendo una sottile ed occulta opera di propaganda per sostituirsi a D 'Annunzio e servirsi delle truppe fiumane per attuare un pronunciamiento mil itare, unirsi poi ad elementi borghesi rivoluzionari (che si sarebbero anelati organ izzando in Romagna e nel!' anconetano) e çon essi rovesciare l'attuale governo e successivamente anche la Corona. Nella seconda, si segnalava che gli estremisti fiumani, in unione con i simpatizzanti esterni, avrebbero predisposto all'insaputa di D'Annunzio una spedizione con sbarco ad Ortona a Mare, da dove sarebbe stato dato avvio a moti eversivi (Allegato 46). Non era eia escl udere che la spedizione, composta da alcune navi , potesse frazionarsi e prendere terra anche in un altro porto adriatico. Ma g ià lo stesso 30 pervenne la notizia che il comando fiumano , ven uto a conoscenza deJ progetto , aveva preso le necessarie precauzioni per sventarlo . Il rapporto redatto in quella stessa data proseguiva come segue:
"La Sezione Repubblicana di Fiume svolge attivamente un'intensa propaganda ji-a le truppe per attrarle daLla sua parte e provocare
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un movimenro rivoluzionario che avrebbe per scopo immediato il rovesciamento del/'atruale gm•erno di cui è capo SE. Nilli . Alle idee della Sezione hanno intanto aderito numerosi ufficiali di f ede repubblicana, rivoluzionari accesi; e fra essi si rrovano quasi t1111i gli u.ffìciali della Segreteria Speciale del Comanda111e D 'An nunzio. Questi ufficiali. che formano in gran parre l'entourage immediaro del Comandante, svolgono solli/e opera per attrarlo dalla loro parre. Nel conrempo lo rengono all 'oscuro di tutto ciò che possa far trapelare le loro mire . Certo è che il D 'Annun::.io ha per essi speciali simpatie e preferenze . così che sono sorti seri sospetti sul suo conto nella parte benpensante della spedizione fiumana che farebbe capo al magg. Reina. Al! ·uopo è stato tenuto un segreto consiglio fra i comandanti dei reparti fedeli bensì alla causa di Fiume , ma volti a fini veramente onesti e patriortici, per uno scambio di idee e concretare un 'azione im esa ad identifica)·e e svenrare gli armeggi rivoluzionari, ed eventualmente opporsi anche con mezzi estremi a qualsiasi manifestazione che, soffo l'usbergo della causa cli Fiume. 1·olgesse Ìl1\'ece in una rirnhr:.ione amimonarchica. I reparti fedeli sarebbero: carabinieri, granatieri, arditi, battaglioni della Sesio.11 battaglione Randaccio, costituito da elementi raccogliticci, è sospetto, così pure i bersaglieri ed il Battaglione Ufficiali. J generali non sono stati tenuti al corrente ciel predetto Consiglio seireto, perché la loro opera, intonata a scopi del tutlo personali ed ambiziosi, non sembra chiara e com11nque tale da ispirare fiducia. Si vuole che essi operano per sostituirsi al D'Annunzio e poi organizzare un pronunciamenro militare contando sulla partecipazione delle truppe nosrre: pronunciamenro dal quale si riprome/10110 di trarre i massimi vantaggi personali". Questo accenno ai generaii si riferiva a Sante Ceccherini e Con-ado Tamajo - anc he se quest'u ltimo impropri amente considerato tale: cfr. nota 229 - ai quali una notizia apparsa su la Vedetta d'Italia dell'8 ottobre attribuiva la nomina rispettivamente a comandante della "Divi s ione de lla truppa italiana in Fiume d'Italia" e di capo di stato maggiore dell a stessa, attribuzioni probabilmente più nominali , legate al prestigio del grado , che non espressione di effetti va autonomia e potere decisionale. Quanto sopra riportato trovava s ufficiente conferma presso un'altra fonte , non occulta ma che per l'elevato incarico rivestito è presumibile
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potesse dispone di canali informativi di buon livello ed estensione. Si trattava del Comandante Superiore Navale di Fiume contrammiraglio Francesco Nunes , che il 25 ottobre aveva inviato al Comandante in Capo dell'Alto Adriatico una relazione avente per l'appunto come oggetto "movimenti politici". Il documento , trasmesso dal destinatario al Ministro della Marina, per 1'importanza del suo contenuto sarebbe stato da questo inoltrato al Presidente del Consiglio, al Ministro della G uerra ed al Primo Aiutante di Campo del Re:
"Credo anzitutzo necessario ed utile premettere che, mentre all'appello di Gabriele D'Annunzio hanno risposto elementi, il patriottismo e la fede monarchica dei quali non sono da mettersi in dubbio, fra essi, approfittando dell'anormalità del momento, se ne sono infiltrati fino dai primi tempi altri che, della f111alità di D'Annunzio, avrebbe voluto servirsi come leva per azioni e scopi del tutto diversi da quelli affermati da D'Annunzio stesso. Essi in una parola speravano fermamente di trovare nel nome di Fiume un sicuro ed ottimo schermo per l 'attuazione delle loro idee sovversive, arrivando fino ad accarezzare il pensiero di un cambiamento radicale delL' attuale regime Monarchico. Per i loro fini ritenevano anche potere con facilità attirnre nella propria orbita altri elementi (e ritengo non pochi), che pure eransi inftltrati a Fiume per nascondere, sotto il manto del pcariottismo, il loro desiderio di mettersi in evidenza e soprattutto di pescare nel torbido. l sovversivi ritenevano il loro compito faci litato anche dal fallo che in tutta La Dalmazia, e maggiormente ancora a Fiume, i nomi del Ministro Nitti e dell'Onorevole Giolitti raccolgono le più gravi ostilità, perché nell'opinione è entrata La convinzione che essi, per conservare il potere, facciano una politica di accomodam enti e rinunzie . compromettendo ed anzi danneggiando completamente la causa Nazionale e svalur.ando la vittoria conseguita dall 'Esercito . Dall'ostilità contro i due uomini politici si è passato dall'opinione pubblica di Fiume ad un odio profondo contro di essi, che,fomentato forse dagli elementi sovversivi con costante e minuziosa opera denigratrice, è g iunto .fino al punto di instillare negli animi dei piiì scalmanati la necessità di sopprimere i due uom.ini politici, quale unico mezzo per garantire la libertà del popolo, secondo essi, oppresso.
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Come primo passo per raggiungere il loro criminoso obiettil·o finale di 1111 cambiamento delle at1uali istituzioni, essi cominciarono a lavorare per conl"i11cere flltfi della necessilcì di rendere impossibili i comizi elettorali politici .fissati dal 16 novembre p.v., con un .forte colpo di mano che avrebbe dol'lffo iniziarsi nelle Romagne e in Lunigiana per poi passare subito alla Toscana e raggiungere fino alla Capitale . Fu così i11izic11a una propaganda veramenle incendiaria da parte dei .fìituristi, intesa ad ortenere il maggior numero di proseliti alle loro idee, tanto fra le Truppe che Fa la popolazione. Sembrò in principio che tali idee facessero strada e trovassero an:,i una larga eco nella massa tamo da far entrare nei pro11101ori la quasi certezza di essere riusciti nei loro inrenti. Fortunatamente gli Uffiriali Superiori che contornano D'Annunzio. fra i quali specialmente i Generali Ceccherini, Tamaio, il Tenente Colonnello Repello, il Comandante Rizzv ed il Maggiore Giuria1i. sembrn che abbiano capite le loro intenzioni ed ùifatti il giorno 23 in una riunione da essi tem11a Jit deciso di com battere ad oltrnnza qualsiasi 1enta1i1·0 di sol'vertimento de/l'mtuale regime ed espellere dal territorio di Fiume tutti coloro, militari compresi, che facessero la propaganda repubblicona. li primo co111pito che si sono assunti è stato di epurare l 'ambiente del Comando. eliminando 111011 mano gli spiriti più spinti dalle immediate vicinanze di D 'Annunzio non solo, ma allche di espellere dalla città gli ospiti non desiderabili. Hanno inoltre proceduto ad una opportuna selezione nei reparti di tmppa , allontanandone g li elemellli torbidi e di dubbia .fede. Questi 11011 più accettati nei reparli regolarmente cos1ituiti ed inquadrati, hanno .fìniro per .forma re un corpo a parie le cui iniziarfre e propagande sono apertamente sconfessate e sorvegliate dai .rnddeui UjfìciaLi Superiori che vengono designali a FiL1111e col nome di moderati. Del pre valere di queste tenden ze moderate sarebbe anche indice il discorso recenremenre pronunciaro da D 'Annunzio nel quale questi accenna all ' ipotesi di una entrata di Vittorio Emanuele Ili. Pare infatti che esso sia stato una nL101•a, roluta affer111a-:,ioi1e che l'azione cmnpiuta non può e non deve essere considerata al di .fuori delle lstitw:,ioni che reggono il Regno d' Italia, ed w1 monito per coloro che a vessero immaginato altrimenti. Sembra anche sia prevalso ed adottato il concetto che non debbasi in alcun modo ostacolare il libero svolgersi in Italia delle operazio-
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ni elettorali e che al Parla,nento che uscirà dai comizi debba lasciarsi il compito di rovesciare l'attuale Ministero, rimettendo qualsiasi decisione sulla possibilità di una azione diretta nel caso che la nuova Camera non si dimostrasse all'altezza del compito che essi desiderano. Stando così le cose, mi pare si possano escludere gli annunziati tentativi di sbarco in for za di volontari Fiumani sulla costa del 1nedio Adriatico per poi proseguire verso la Capitale. Potranno forse avvenire partenze di persone isolate per via di terra traversando il confine, che si oltrepassa con tutta facilità , data la blanda vigilanza di coloro che dovrebbero opporsi, oppure valendosi dell'imbarco clandestino sopra qualcuno dei piroscqfi che fanno servizio sulla costa, ma debbo ritenere che tali partenze non possono costituire un serio pericolo al regolare svolgùnento dei coniizi elettorali. In ogni modo però essi dovrebbero poi trovare, per proprio conto, Largo appoggio nel luogo ove intendessero di agire, poiché a Fiu me, lo ripeto, sono sconfessati dall 'enorm.e maggioranza. Riassumendo e concludendo: i dirigenti dell'agitazionejìumana , appoggiati dall'enorme maggioranza della popolazione e dei loro seguaci, pur mantenendo fermi il programma integrale di annessione, non vogliono ricorrere a violenze e sconfessano qualunque azione intesa a sovvertire l'attuale regime . Attendono che le elezioni municipali, indette per domani 26, cui in.tendono dare di fronte alla Nazione e all'estero carattere plebiscitario. influiscano favorevolmente ai loro scopi nelle prossime elezioni politiche neL Regno, co11fennando nuovam.ente la volontà unitaria di Fiume. È sull'esito delle elezioni politiche che basano le Loro speranze, ritenendo che l'attuale Ministero sia il principale ostacolo all'attuazione del loro programma annessionistico. Su di esse poi cercano di influire in vario modo, con i proclami di D'Annunzio, con la propaganda nazionalistica, ecc. A quali estrem.i però potrebbero eventualmente essere :,,pinti, qualora le Loro speranze dovessero essere fi·ustate, sembrami ora impossibile prevedere. Credo in ogni modo da escludersi qualunque tentativo in forza di sbarco con scopi sovversivi con partenza da Fiume, questo prima di tutto perché, lo ripeto, i dirigenti non lo vogliono; poi perché man-
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ch.erebbero i mezzi per effettuare di sorpresa un simile tentativo che non potrebbe del resto 4uggire alla vigilanza. È possibile invece che individui isolati o piccoli gruppetti cerchino di rientrare nel Regno per unirsi colà ad elementi turbolenti; questo, sia passando al traverso Le Linee dove, debbo dirlo, la vigilanza è talmente blanda da far ritenere conniventi con i violatori gli in.caricati di essa, sia nascondendosi sui piroscafetti eh.e vanno ad Arsa per il carbone" m . 11 tema eversivo venne ripreso il 17 novembre, in una nota secondo la quale iJ comando fiumano avrebbe progettato una spedizione su Roma allo scopo di provocare una sol levazione per abbattere il governo in carica che si prevedeva sarebbe rimasto al potere anche dopo le elezioni in funzione ciel sostegno dei social isti e dei clericali , per i quali s i dava per scontata una maggioranza alla Camera. Là spedizione sarebbe stata appoggiata e protetta dalla Marina per quanto riguardava il movimento da Fiume ad Ancona. e da lì a Roma vi sarebbe stato l'aiuto del personale ferrov iario , che già aveva dato la propria adesione all'iniziativa. Nel corso delle ricerche c he abbiamo effettuato presso l'Archivio di Stato di Trieste, è stata rinvenuta una comunicazione del 19 delJo stesso mese, inviata a Nitti dal Comm issariato Generale Civile per la Venezia Giulia, nella quale si riferivano particolari organizzativi di dettaglio ci rca il movimento rivoluzionario ricavati eia una fonte fiduciaria definita di alta affidab ilità. Ad essa erano allegati due promemoria, redatti a cura dell'organismo eversivo, nei quali venivano riassunti gli elementi essenziali del piano e che riproduciamo integralmente: "Promemoria riguardante l'organizzazione nel Rer:n.o L'attuale Regno è diviso in zone per la preparazione di un vasto movim.ento . A capo di ciascuna zona e posta una personalità politica il cui nome dia assoluta garanzia per serieà ed influenza. A questo Capo sono COl~feriti pieni poteri per l'organizzazione e la propaganda: rutte le iniziative della Zona da lui dipendente devono a lui far ca-
"' AUSSMM. Fiume, c. 1443/1, proL 22 ciel 25.10. 19 19. da Comando Superiore Navale di Fiume a Comandance in Capo Alto Adriatico, f.to Nunes.
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po. Ciascun Capo Zona si scieglierà un eventuale sostituto sotto la sua piena ed assoluta responsabilità. Co/legamenti: f collegamenti saranno da Fiume eseguiti per niezzo dell'Ufjfrio qfra cui dovranno far capo anche i collegamenti politici all'interno . f Capi Zona penseranno ad avere sotto ,nano uno o due e/ementijìdatissimi per il collegamento. Comunicazione : Sarà compito dei Capi Zona far pervenire più spesso che sia possibile un rapporto del lavoro eseguito nel quale con tutte le ù1formazioni di indole politiche militari sia anche un calcolo approssimativo delle for ze disponibili sia per quanto riguarda squadre armate pronte all'azione sia per quanto riguarda le aderenze passive. Cijhi: Per tutte le comunicazioni d'indole riservata dovrà essere usato il ciji·ario convenuto . Centri di Irradiazione Milano ( Piemonte - Emilia - Bologna - Romagna) Venezia (Vento - Venezia Giulia) Trento (Trento - Alto Adige) Genova (Genova - Liguria) Roma (Lazio - Toscana - Marche - U,nbria - Sardegna - Abbruzzi) Napoli ( Puglie e in genere l'Italia meridionale ed insulare meno la Sardegna) Promemoria per i c:api zona Organizzazione degli elementi fidati ad inquadramen10 di essi con i1;fficiali e sottufficiali smobilitati - Penetrazione nel 'Esercito quanto più è possibile intensa - Contatti con le organizzazioni più o meno favorevoli alla causa - Trallcllive con le organizzazioni ferroviarie e postelegrajtehe locali - Organizzazione di depositi di armi: computo esatto delle armi disponibili e dell'eventuale fab bisogno. In caso di allarme dovrà disporsi perché: vengano possibilmente occupate le stazioni .ferroviarie almeno le strategicamente più im portanti - Poste, telegrnjì., telefoni - Stazioni Radio - Colombaie Campi di Aviazione - Autoparchi e depositi varii di cornbustibili e armi - Presidiare ponti, acquedotti centrali elettriche ed in ispecial modo, le banche e i deposi1i di viveri. Effettuare la regolare distribuzione dei viveri, sospendere la circo-
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!azione dei veicoli a trazione meccanica ed, al caso, effettuarne con discernimento La requisizione. Costituire colonne armale su autocarri per il mantenimento dell'ordine nelle campagne. Tutelare con ferrea severità l'ordine pubblico" z:;1,. L'allarme circa gli intendimenti eversivi continuò a protrarsi, come testimoniato da un fonogramma inviato alcun i giorni dopo dal min istro della Gueffa Albricci al gen. Caviglia ed al comando del Corpo d ' Armata di Bari ed esteso per conoscenza al Comando Supremo, ai ministri dell'Interno e della Marina ed ai comandi dei Corpi d'Armata di Roma e di Ancona:
"Riservato alla persona del Comandan1e stop Poiché notizie da fonte attendibile segnalano possibilità sbarco volontari fiumani con obietlivo marcia verso la capitale questo "Ministero ha disposto che per parte comandi Corpo Armata Roma et Ancona siano urgentemente adottati provvedimenti intesi pronta opposizione sbarco et cattura partili eventualmente sbarcati, massima inten.s(ficazione servizio vigilanza costiera già precedentemente disposlo et misure preventive occupazione principali passaggi Appennino con adeguati nuclei di truppa stop Per coordinamento azione comando Governo ha affidato incarico S.E. generale Caviglia con attribuzioni et prerogative comandante Armata stop Ritenendosi ora necessario analoghe urgentissime predisposizioni anche da parte codesto Comando nolificasi che giurisdizione S.E. Caviglia per quanto r(flette disposizioni suaccennate est estesa codesto Comando medesimo che pertanto vorrà senz'altro attuare prime misure precauzionali consigliate da situazione suesposta et disporre per immediato invio a questo Ministero Divisione Stato Maggiore di un ufficiale con dislocazione et situazione forze Corpo Armata et necessari elementi informativi pre{foposiz.ioni già attuate et da attuarsi per eventualilà sbarco stop Novità et varianti dislocazione dovranno pervenire mattina et sera ciascun giorno" 237 •
,.,. Arch ivio di Stato cli Trieste (d'ora in poi: A.S.Ts.), Commissariai() Genern le Civile Vene· zia Giulia - Atti d i Gabinetto, b.91, telegramma n. 144 ciel 19.I I .1 919, eia Comm.to Gen.le Civ.le Vene7.ia Giulia a Pres.te Cons.io Min.tri. f.to (''per titolare" ) Bario. ,e, AUSSME, E3· 17 , prol. 51 I O del 22.1 1.1919, eia Minjstro Guerra a gen. Caviglia e Comando Corpo d ' Armata Bari, f.to Albricci.
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Un ' informazione importante per le ripercussioni economiche e propagandistiche che ne sarehbero potute derivare era anche quella relativa ad un progetto cli minamento del porto di F iume, a proposito ciel quale il locale Comando Superiore Navale così riferiva il 3 1 ottobre al Comando in Capo dell 'Alto Adriatico: "Sono ora in grado di fornire un quadro abbastanza completo degli intendimenti del D'Annunzio in proposito . ll progetto integrate, itficialmente aclo1tato è il seguente: minare tutta la scogliera esterna del molo Cagni praticando di cinque in cinque metri dei pozzi di niina nei blocchi di protezione della scogliera stessa. Contemporaneamente altre mine, contenute in cassoni. verrebbero affondate al di jiwri. Sistema di accensione, l'elettrico, esplosivo da impiegare, la solita gelatina in uso nel R. Esercito (velo cità di accensione, 500 metri al secondo). Non esiste per ora nessun altro progetto per 1ninare il molo Baross. e nemmeno le banchine interne, o i palazzi della riva; ma si ritiene che, qualora il progerro esposto venisse portato a compimento, l'esplosione sarebbe tale che anche all'interno i danni sarebbero notevoli. i lavori di approntamento sono già iniziati; ma si tratta per ora di assaggi più che altro; il personale adibito è poco ed il lavoro procede fiaccamente. Il progetto, secondo loro, richiederebbe due mesi circa per essere compiuto; ma in caso di urgenza si ritiene che in quindi giorni lo si potrebbe condurre a termine, cosa che, personalmente, non credo possibile . Però quanto sopra, costituirebbe un programma massimo. Sembra infatti che il Comando intenda più che altro servirsi di questo mezw come di una intimidazione . Qualora esso vedesse che la soluzione da esso desiderata si procrastinasse froppo, o che in qualunque modo le cose volgessero a male per la causa di Fiume, avrebbe deciso di fare saltare il tratto più esterno, quello di ponente del molo Cagni. Una serie di fotografie, abilmente prese, in modo da dare dei danni subiti dal porto un.a idea esagerara, verrebbe poi sparsa per l 'llalia e il resto d'Europa, ed il Comando crede che servirebbero come un ortimo mezzo di propaganda a dimostrare la serietà e la disperatezza delle intenzioni dei Fiumani. È facilmente concepibile infatti, l 'effetto sentimentale che potrebbe avere sul!' immaginazione popolare la visione di un.a citrà che, piut-
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tosto che cedere allo straniero, distrugge quanto di essa piiì la rende oggeuo di cupidigia non indietreggiando, di fronte agli enorrni danni materiali che ai suoi cirtadini proverebbero, dall'esecuzione di un simile disperato divisamento. Ed è mia opinione che, per ora, il Governo Fiumano, intenda limitarsi ad esercitare così una pressione sull'opinione pubblica, senza danneggiare irrimediabilmente il porto, che, se il molo Cagni fosse completamente distrutto, non avrebbe più alcun valore. Resta sempre però da vedere a quali estremi oserebbe spingersi qualora la situazione fiumana apparisse assolutamente insostenibile, ed una occupazione straniera fosse imminente. In tal caso l'eccitazione degli animi potrebbe avere effetti disastrosi e risulta infatti che l'elemento politico della città è a conoscenza di tutto il progelto e lo approva, mentre corr(} voce che i capi militari e civili siano nettamente decisi a mettere in atto anche il programma rnassùno se vedessero senza speranze compromesso l 'avvenire italiano di Fiume" 238 • 11 6 novembre fu segnalata la presenza a Fiume, due giorn i prima, della Duchessa d 'Aosta, recatavisi per presenziare ai fu nerali di un ardito caduto il 2 durante uno scontro a fuoco con una pattuglia lungo la linea cli blocco, che aveva avuto un breve colloquio con D'An nunzio nel Palazzo del Governo e si era poi recata a visitare l'os pedale militare. Riconosciuta eia alcuni ufficiali, una gran folla di civili e militari aveva improvvisato una manifestazione di si mpatia, coprendo l'automobile cli fiori, inneggiando a Casa Savoia ed esortando Ja Duchessa a farsi interprete dei sentimenti d i italianità cli Fiume. La cosa suscitò l'irritazione del Re e cli Nitti, perché veniva ad aggi ungersi ai frequenti viaggi che il marito Emanuele Filiberto compiva nelle zone d i confi ne senza motivi formalmente plausib.iH, da cui sarebbe derivato l'ordine del Presidente del Consiglio affinché ogni spostamento al Nord fosse subordinato alla sua autorizzazione. Il IO novembre pervenne la segue nte informazione:
"Negli ambienti deL Comando fiumano si denota in questi giorni una seria preoccupazione per ciò che potrà avvenire dopo il giorno
'" Al/SSIV!M, Fiume. c. 1443/ 1. senza prot. del 3 1. 10. I 919, da Comando Superiore N avale di Fiume a Comando in Capo Alto Adriatico, f.to Nunes.
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12, se il Governo non provvederà a togliere iffficialmente il blocco
come ha chiesto D'Annunzio nel suo telegramma ultimatum direao a S.E. il generale Badoglio . in detti ambienti tale provvedimento è ritenuto necessario pei seguenti motivi: 1 ° le notizie che giugno a n1.ezzo dei jzduciari dal Comandante D'Annunzio dall'interno del Regno, nei riguardi delle elezioni, sarebbero cattive e preoccupanti. l socialisti ufficiali assecondati dal Governo, sarebbero riusciti a svalutare la spedizione di D 'Annunzio e, se ne servirebbero anzi come arma elettorale contro i nazionalisti ed i.fasci dei combattenti che sentono di perdere terreno . La soppressione del blocco assumerebbe speciale importanza e sarebbe un primo passo uffkiale verso l'annessione, dùnodoché la spedizione fiumana incom.incerebbe ad essere considerata sotto un diverso punto di vista. 1 nazionalisti ed i combattenti ne trarrebbero for za ed argomenti per attrarre dalla loro parte molti elettori i quali, ora, ritengono che la spedizione fiumana sia stata dannosa all'Italia ed inspirata esclusivamente da sentimenti egoistici e da sentimenti di mili tarismo . Se per il 12 corrente non venisse soppresso il blocco, negli amhienri del Comando fiumano si assicura che le elezioni non verranno fatte perché i.fiduciari di D'Annunzio, le impediranno a qualunque costo con atti terroristici o rivoluzionari. 2° Altra necessità che impone la soppressione del blocco è quella dei viveri e della vita economica della ciuà . Sono di già trascorsi due mesi dal giorno dell 'occupazione di D 'Annunzio e la cittadinanza quantunque ancora animata da sentito patriottismo, incomincia ad essere grandemente sfi.duciata . Essa ha sacrificato in questi due mesi milioni per la mancanza assoluta di commerci e traffici; le industrie sono del Lutto arenate per la mancanza di materie prinie, e la disoccupazione oltre a preoccupare per il pericolo nei riguardi dell'ordine pubblico, è un grave onere per i sussidi che è necessario fornire . Occorre anche tenere presente il grave disagio che deriva dalla moneta non ancora cambiata ed enormemente svalutata. Perciò l'attuale stato di cose non è più oltre toLlerabile" .
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Ad essa fece seguito il 20 quest'altro rapporto:
"Alle prime notizie giunte da Fiume circa il risultato delle elezioni, è seguito un senso di amare::,za e di depressione , ranto che alcuni ufficiali sono stati tratti a pensare di ritornare nel Regno. la massa benpensante di Fium e è 1•i1•a111ente preoccupata per la piega degli av1·enùnen1i, i quali lasciano intravedere complicazioni gral'i e minacciose . Essa pertanto subisce una stasi di azione di decision e; stasi che l'iene energicamente scossa dogli elementi torpidi ed accesi i quali, dopo il primo momento di scoramento, vanno.fantasticando su di un 111oto riFolu zionario da far scoppiare a Roma mercé una adeguata spedizione. Questa era già stata venti/ma e discussa sen-::.a esito concrero circa la data della sua effettua::,ione. Ora sembrerebbe che il Coman.dante D'Annunzio, che prima avrebbe condiviso il desiderio degli estremisti, ora abbia già mutato parere ed an::,i /'an erserebbe. Ad ogni modo ogg i in Fiume si agitano e cozzano le du e tendenze e 11011 si possono .fare previsioni circa la prevalenza . Certo è che il comandante D'A1111unzio è contornmo da un gruppo compatto ed acceso cli estremisti le cui tendenze rivoluzionarie sono assai temute dai benpensanti. Egli a giomi invierà 1111 messa1-:1-:io agli italiani nel quale farà appello al patriottismo nazionale affinché l'Italia non si lasci trascinare da lotte interne che potrebbero portare fatalmente il Paese alla rovi11a". 1
Nel mese cli dicembre, una nota datata 15 pose l' accento sul clima dì stanchezza regnante nell ' atmosfera generale della città:
'' Le feste, i discorsi, le riviste e gli alalà cominciano a produrre un senso di disgusto. Manca la serenità e la calma dello spirito, mancano tante cose necessarie alla l'ifa: fanno difello assolwo i commerci ed intanro va man mano insinuandosi n el 'animo di tutti un senso di scorag1-:iame11to e di acredine . [)i scoraggiamento perché pilÌ ,·o/te è sembrato che la questione fì11111a11a rolgesse al termine. e sempre invano. Di acredine verso il D'Annunzio perché si va constatando che egli 11011 ha pitì l'energia necessaria per imporsi a coloro che lo circo11dano, i quali volgono le cose di Fium e ai loro interessi personali che so110 appunto quelli che intralciano la soluzione de lla questione".
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Le informative successive , sino all'ultima del 26 dello stesso mese, riguardano prevalentemente .il referendum popolare circa .le proposte avanzate dal governo centrale; stante il loro interesse, ed anche perché anch'esse attestanti il cl ima di usura e saturazione subentrato nella globale dimensione ambientale fiumana , vengono riportate testualmente per la parte pertinente:
"1 7 dicernhre ln seguito a richiesta del Comandante D'Annunzio, il Comitato Direttivo del Consiglio Nazionale ha indetto per domani J8 dicembre un plebiscito-referendum : la popolazione dovrà direttamente decidere se si dovranno o ,neno accettare le proposte del Governo. Le modalità per la votazione scritta sono state stabilite identiche a quelle usate per le elezioni politiche . Si prevede che il popolo voterà, nella sua gran maggioranza, per l'accettazione delle proposte. Si va diffondendo la voce che se il responso popolare sarcì favorevole all'accettazione delle proposte governative, un forte nucleo di estremisti passerà a Zara . Non è improbabile che numerosi umnini di truppa Li seguiranno . Si vuole che tale spedizione avrà consenzienti le autorità civilì e militari attualmente in Dalmazia, e che un altro Corpo di volontari partirà con.temporaneamente da Ancona. Viene riferito che la sera del 15 correnze il Comandante D 'Annunzio jì.t in.vitato a prendere parte ad un banchetto organizzato in suo onore dalle dame de/La Croce Rossa fiumana. Senonché, all'ultimo mornen.to egli declinò l'invito e, uscito del tutto solo dal Palazzo del Governo, andò a pranzare in un ristorante di second'ordine, il 'Cervo d 'Oro'. Si vuole che questa improvvisa e strana decisione sia derivata dal fatto che il D'Annunzio si riteneva tradiro da tutti coloro che Lo circondarono, determinando nel suo animo un senso di depressione tale da indurlo a palesi man(festazioni di scoraggiamento: pare sia stato sorpreso a piangere, imprecando contro tutti". "20 dicembre Il 18 mattina, un gruppo di ufficiali fiumani e di me,nbri del Consiglio Nazionale , capeggiati dal Sindaco, indignati contro il D 'Annunzio per avere questi indetto il Referendum popolare, sc011fessando così il voto del Consiglio Nazionale con. grave discapito del suo decoro e prestigio, decise di impedire il Referendum stesso . Essi in-
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falli riuscirono a farlo sospendere ma, m •utone senrore il Comandante. questi ordinò che avesse luogo senz'altro . Le operazioni di votazione, che avrebbero do vuto avere inizio alle ore 8, cominciaro,w solo verso le ore 10,30. Il parriro conrrario all'accet,a-:,ione - gli estremisri cioè - s,·iluppò in tulla la g iornata una attivissima propaganda. Si ricorse a tulli i trucchi, a piccoli inganni ed in alcune Sezioni pe1jt110 alla violenza: nella Se-:,ione stabilita in prossimità della Caserma degli Ardiri, su 350 vorwlfi, risulrarono 330 110. perché le schede venivano fomite da un nucleo di arditi . La m aggior parre delle schede ·no' furono votate da donne esaltate. Queste ebbero don i, regali promesse ed anche minaccie. L'Ufficio di propaganda civile. capeggiaro dalla signorina Porro, fece miracoli di aflivirà per.far v01are 'no·_. · Verso sera la votazione fu chiusa e le urne suggellate, con intendimento di fame lo scrutinio il malfino seguente. Da LIII calcolo approssimativo, si sapeva che la proporzione era di 3 'si ' conrro 1 'no', che a vevano votato il 40% degli elettori (circa 5 m ila) . li Comandante D'Annunzio, tenuro al correme della sirua-:,ione, si recò al Municipio e, dal balcone arringò la folla che. ansiosa, attendeva nella Piazza e nelle vie adiacenli. Per la circostanza lulfi i negozi erano stari chiusi, og11i lavoro sospeso . Ad 1111 cerio punto del suo discorso, il D'Amumzio an111m-:,iò che il figlio del generale Ceccherini, pr01 ·enie111e da Roma, a,·el'(I portato buone noti-:,ie e eh.e penanto egli ed i suoi legionari rimanevano coi .fiumani. Il suo discorso fu accolto con un delirio di applausi, poiché da tutti si ritenne che le cose l'Olgessero ancora al meglio. il Referendum, la ch iusura delle urne senza fare lo scrntinio ed il discorso del D 'Annun zio, provocarono però una grave effervescenza neg li ambienti ben pensanti, in tutti coloro cioè che jìdando sulla parola del Governo e ritenendo eque e giuste le sue conces_sioni ed impegni, avrebbero voluto che si risolvesse senz'altro la quesrione di Fiume . Una ventata quindi d i malintesi si scatenò .fra ambiemi ed ambienti. de1er111inando malumori e reazioni cul111i11anti in 11110 stato d'animo di ansia e di orgasmo . Dai conrrasri sarebbero indubbiamente sorte sinwzioni incresciose che avrebbero potuto condurre a conseguenze .forse fatali, e perciò il Comandante D'Annunzio si decise a pubblicare una dichiarazione così concepita : 'Mi sono state rfferite le irregolarità come se da una parre e dall'altra du -
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rante La votazione plebiscitaria; le giudico di rate natura da togliere alla votazione ogni efficacia di decisione, eppertanro come unica e valida man(festazione dei sentirnenti di Fiume, non resta se non la deliberazione emessa il 15 ottobre dal Consiglio Nazionale, tegitti1no rappresentante della città . Ed in base a quella ed ai poteri conferitimi, mi riservo di prendere la inia determinazione. F.ro D'Annunzio. Fiume d'Italia. 19 Dicembre 1919 '. Stà di fatto che ora La popolazione non sa spiegarsi perché, tenuro conto della predetta dichiarazione, non siano srati accettati i patti del Governo . Gli ambienti civili cominciano a ritenere che il D 'Annunzio ed il suo entourage immediato siano in malafede. Perviene notizia che il grande pubblico di Fiume, non è stato jtnora tenuLO al corrente delle vere trattative corse fra D 'Annunzio ed il Governo. Mentre esse si svolgevano, non potendo impedire che ufficiali ben pensanti, o personalità civili propalassero la verità delle cose, un'attiva propaganda veniva svolta per svalutare tutto quanto non corrispondesse ai programmi dannunziani. È opinione di molti che il D'Annunzio non voglia assolutamente lasciare Fiume: c'è chi pretende di sapere che neanche se la Cirtà venisse annessa senz'altro, egli lascerebbe il Governo di essa ed i suoi legionari. Oggi è stara vier.ata in Fiume la pubblicazione dei giornali 'La Vedetta d'Italia ' ed 'Il Popolo· perché stigmatizzavano l'operato del Comandante D'Annunzio. 23 dicembre Fiume ha ripreso il suo aspetto tranquillo. 1 contrasti si sono parecchio acquetati; non è però che un. momentaneo assopim.ento, direi una sosta durante la quale le forze s i riuniscono e si riorganizzano per le nuove lotte . Negli ambienti militari le due correnti sono ancora distin1e e divise , ma purtroppo è sempre prevalente la minoranza estremista audace e decisa . Non si deve però trascurare il fatto che mentre le 1endenze ed i pareri, per un ritorno alla legalità, sono di versi nelle due correnti, queste poi di fronte al fatto di dovere abbandonare la città si trovano concordi nelle idee di resistenza e di permanervi. Negli ambienti civili, in apparenza tranquilli, si va accentuando il senso di sconforto e di amarezza; essi si vanno accorgendo che i loro salvatori . D'Annunzio ed i suoi legionari, sono andati aldilà dei
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loro desideri, sono stati più intransigenti di essi e della causa di Fiume hanno tratto occasione per procurarsi e per pretendere vantaggi personali: eccesso . intransigenza e vantaggi che hanno pregiudicato grandemente la soluzione della questione .fiumana, rendendola più complicata e difficile, ed awnentando le sofferenze ed il disag io della popolazione esausta e strernata in ru.tre le sue manifestazioni di vita economica. Le donne, per motivi passionali. a qualunque ceto appartengano, simpatizzano ancora con gli elementi militari, e non vorrebbero che questi andassero via: esse . non abitu01e a lavorare né a produrre e quindi non sempre consce delle impellenti e crude realtà della vita, guardano le cose e le g iudicano attraverso il prisma de l sentimento; i ricchi e le classi abbienti, non risentono troppo dei disagi e delle ristrettezze della vita del tutto arenq,ta, e quindi ancora non prendono deciso partito per imporre un qualche atto deciso contro il D 'A nnunzio; le sole classi del medio ceto, dei piccoli proprie/ari e commercianti , e sopra/tutto dei lavoratori delle braccia, sentono tlltto il peso della situa-;:,ione ar111ale. Questi lavoratori cominciano ad agùarsi,· per ora sono riunioni in privato, scambio di idee, progeni di azione; poi sarà lo sciopero generale di protesta. Ques!O è il programma. che per ora è tenuto segreto nella tema che il Comando di Fium e venga a saperlo troppo presto e eh.e quindi ne sventa la trama. 24 dicembre Perviene noti-::.ia che la correnre ben pensante si va organiz-::.ando per disciplinare le proprie.forze e concretare u.n progranuna d 'azione che dovrebbe poi essere svolro d'accordo e di conserva con quello che pare stia anche svolgendo il Consiglio Nazionale . Come primo numero del programma militare si sarebbe stabilito di fare sop primere la segreraria speciale del Co111anda111e (ora ha cambiato nome e si chiarna Segreteria d'azione) ed eliminare tutte le figure estrernis1e che la compongono e che a/tua/m ente jiwrviano con ogni mezzo il Comandante D 'Annun-;.io . Poi si cercherebbe di fare opera di persuasion e verso il Com andante per ricondurlo ad idee di realtà vera e concreta. Il Consiglio Na zionale intanto sembra che non rimanga inoperoso . Si vuole che sria svolgendo so11ile opera di propaganda per avere consensienle la popolazione onde concretare 1111 atto pubblico che, pur non disapprovando il D 'Annun-;:,io, lo met-
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ta in condizioni di prendere una decisione netta è così poi regolarsi in conseguenza". "26 dicembre li consigliere Blasich (del Consiglio Nazionale di Fiume), attivissimo propagandista per l'acceflazione del modus vivendi del Governo, è strettamente sorvegliato d 'ordine della Segreteria Speciale. Un tenente.fiumano, ceno Borghi, è stato arrestato dai carabinieri del cap. Vadalà perché in strette relazioni con il suddetto Blasich. Anche altri membri del Consiglio Nazionale vengono attivamente sorvegliari. Il magg. Giuriati, prima di partire per Zara, ha inviato al Comandante D 'Annunzio unafiera lettera nella quale stigmatizza vivacemente l'operato degli ambienti rnilitari per i soprusi e le violenze commesse per.far votare il Consiglio Nazionale sfavorevolmente alla accettazione del modus vivendi e far risultare anche contrario il referendum popolare. Finisce dichiarandosi contrario alle idee del Comando,jàcendo risaltare le vere ragioni e le più alte idealità che Lo indussero ad abbracciare e sostenere la causa di Piume: causa che ora agli vorrebbe non venisse conjì1sa o subordinata agli altri postulati della nostra politica adriatica" m _ Con Giuriati, si allontanò anche Rizzo , e con loro anche alcuni degli elementi più fattivi del comando fiumano. Si chi udevano così, in un clima di malcontento, discordia e delusa rassegnazione i primi 100 giorni di quel moto che era in iziato con ben altra unanimi tà ed entusiasmo.
10 - GLI EPISODI SUL TERRITORIO NAZIONALE Il ministro della G uerra Abricci, con telegramma del 6 novembre 1919 , aveva chiesto al generale Pecari Giraldi di estendere l'inchiesta anche a tutti gli atti inerenti alla questione cli Fi ume commessi da militari all' interno del territorio nazionale sempre nel periodo 12 settembre31 dicembre dello stesso anno ~-'0 • 11 29 agosto 1920 la relativa relazione era stata rimessa al richiedente. Nel preambolo, il compilatore ribadiva
'·'' A USSME. rei . PG, Annessi, voi. 6-68 g, parte V. '"' .A.USSME. rei. PG . voi. 62 g. Premessa, pag. 2 .
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quanto già esposto nella premessa all'inchiesta sui fatti d i Fiume presentata due mesi prima, e cioè che per la natura e la vastità della materia e per la mancanza - motivata eia ragioni cli opportunità - ciel contraddittorio non era stato poss ibile dare alle indagini il carattere di una vera ricerca su lle responsabilità ind ividuali . Nel rapporto , pertanto, erano riassunti i risu ltati delle indagini sommarie compiute su lla base dei documenti forniti dai comandi di Corpo d ' Armata tenitoriali. Tale scrupolosa precisazione non infirmava peraltro, come non infirma tuttora, la validità cli un ' esposizione cronachisticamente minuziosa i 4 1; ad essa anche facciamo quindi riferimento per continuare la rievocazione ciel coinvolgimento dell 'Esercito italiano nella questione fiumana .
Co17Jo d'Armata di Torino La mattina del 12 ottobre, verso le 04.45, il capitano d i complemento ciel I° Reparto d'assalto Antonio Astolfi, eia quattro giorni ufficialmente ammalato presso il proprio domici lio, si presentò in caserma e, senza informare l'ufficiale cli picchetto, entrò nelle camerate e riunì circa 70 arditi dicendo loro che avrebbero dovuto recarsi a spegnere un incendio sviluppatosi in piazza Statuto. L'ufficiale di picchetto ten. Paoletti, accorso all'adunata , non si oppose all'uscita ciel drappello, costituito eia uom ini in parte disarmati ed in parte armati di pugnale e moschetto e, sembra, provvisti anche cli munizioni nonostante che il comando ciel reparto avesse assicurato come le stesse fossero state ritirate. Ma, giunti su corso F rancia, il cap. Astolfi, anziché dirigere il drappello verso Piazza Statuto, jnformò i suoi uomini ciel vero scopo della rad unata: si trattava cli recarsi al vicino campo d'aviazione della d itta Pomilio al fine cli agevolare la partenza cli alcuni aeroplani per Fiume. Sembra che , per meglio convincere i propri dipendenti , il cap. Astolfi avesse non solo annunziato la partecipazione del comandante ciel reparto al colpo cli mano ma anche l'adesione del comando della Divisi0.ne Militare di Torino che, se il colpo avesse avuto buon esito , avrebbe elargito un cospicuo premio in denaro. Sembrò che le parole ciel cap . Astolfi avessero destato vivo entusiasmo tra i soldati alcuni dei quali , essendo senz'armi, tornarono in caserma per mu nirsene.
m A USSME, rei. PG, fascicolo acd us<>, posiz.ne L1 3- 131, ··Relazione sommari a sui ratti aven ti diretca cd indirecta attinenza con quelli d i Fi ume del se1tembre 19 I 9 e seguenti avvenuti nei Corpi dell'Esercito non mobili1ato·· (d "ora in poi: "rei. sornm. Eserci10 n .rn.").
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Al campo d'aviazione già si trovava il magg . degli alpini in SAP Vincenzo Lombard il q uale, negli ultimi giorni, aveva assiduamente frequentato il campo stesso nella sua qualità di capo della missione destinata a compiere un raid aviatorio in Cina. Qui il drappello venne ripartito in gruppi, per sorvegliare gli accessi ed imped ire l'ingresso e l'uscita a chiunque non fosse a conoscenza della parola d'ordine "Alalà". li magg. Lombard, che era in effetti la mente direttiva ciel colpo di mano, ed il cap . Astolfi, suo principale coadiutore, con l'aiuto dei restanti arditi sopraffecero facilmente i due carabinieri di guardia; i due ufficial i, valendosi poi dell' autorità del grado, imposero ad un caporal maggiore ciel Genio di coad iuvare il motorista Gemelli della ditta Pomilio, volontario nell'operazione , nel mettere in funzione i motori dei velivoli. Tratti fuori dagli hangar 7 aerei SVA (tutti mancanti delle eliche, che erano state tolte su ordine superiore per misura precauzionale) , vi fecero applicare quelle trovate nei locali dello stabilimento. Solo 4 velivol i, due monoposti e due biposti, decollarono dopo aver atteso invano per qualche tempo che anche gli altri tre potessero alzars i in volo. Dei 4 vel ivoli partiti quello pilotato dallo stesso magg. Lombard, in seguito ad un 'avaria, cadde presso Roncade , nei pressi cli Treviso, alle 09 .45 dello stesso 12 ottobre . Subito dopo atterrò nelle vicinanze un altro aereo ed il magg. Lombard, gravemente fer ito, venne accompagnato all'ospedale di Mestre ed ivi ricoverato sotto false generalità. Il maggiore si trovava in stato cli incoscienza, avendo riportato una ferita lacero-contusa al capo con ampi scollamenti del c uoio capeJluto e con manifestazioni cl i commozione cerebrale . 11 giorno successivo, verso le 18, due tenenti aviatori rimasti sconosciuti s i recarono a far visita al ferito, e nelle o re della notte, dopo aver forzato un cancello ciel muro di cinta dell 'ospedale , penetrarono nella camera dove egli era ricoverato . Dissero al piantone d i servizio di essere stati autorizzati dall'ufficiale medico ad assistere l'infermo durante la notte , ind ucendolo ad aJJontanarsi ed a recarsi a dormire in un corridoio attiguo . Poco dopo mezzanotte, adagiato il Lombard su un materasso ed attraversato furtivamente il cortile, lo caricarono su un'automobile già pronta e si allontanarono. Dei due aeroplani lasciati momentaneamente abbandonati fra le paludi di Roncade, nel pomeriggio del giorno 14 uno cli essL quello inutilizzabile cli Lombarcl, fu incendiato sul posto dell'incidente da alcuni ufficiai i assistiti eia un c ivile, i quali ri misero poi in moto il vel ivolo efficiente che , pilotato da quest' ulti mo, decollò verso Est. Successivi accertamenti provarono che l'ideatore del prelevamento del magg. Lom-
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bard dall 'ospedale era stato il ten. Bacola, g ià pilota della squadriglia Baracca. Egli , nella mattinata del 14, si incontrò a Venez ia con il sergente pilota Giuseppe Narclini e ne lle prime ore ciel pomeriggio si portò in auto mobile s ul terreno paludoso dove si trovavano i due SVA .11 c ivile che decollò con l'unico di essi in grado di farlo sarebbe stato lo stesso Nard in i che attetTÒ po i a Staresberg in Jugos lav ia dove venne fermato e consegnalo ai carab inic1i cli T rieste . Quasi contemporaneamente alla partenza degli aerei 27 arditi , impadronitisi di un camion della ditta Pomilio , si allontanarono dal campo . Il gru ppo , s ull 'autocarro lanciato alla massi ma velocità poss ibi le, riuscì a superare due ostacol i successivi pred is posti ne lla zona di Novara per bloccarlo ed a giungere sino a Trecate dove fu costretto ad abbandonare l'autome7.7.0, reso inefficiente da un ' avaria meccanica. La maggior pan e degli arditi, sembra 17 , trovò comunque modo cli ragg iungere Fiume . Altri 40 arditi invece, rimasti .senza direttive, rientrarono in caserma cd informarono delraccaduto l'ufficiale di picchetto. Questi, che era un nipote del gen. Ceccherin i, avrebbe in seguito dichiarato che, se fosse s tato a conoscenza del colpo di mano, vi si sarebbe decisamente associato. Il cap. Astolfi si presentò ai primi di febbraio I 920 al Deposito del 3° Alpin i. Trattenuto dapprima agli an-esti in caserma perché colp ito eia mandato d i cattura, venne messo in libertr1 provvisoria con autori:aazionc della Procura cli Torino alla quale era stato deferito per rispondere dei reati contemplati dal codice penale comune. Tutti i militari coin volti vennero in seguito denunciati al tribunale com petente; per le responsabilità pena li re lative a i civili f u informata l'au torità g iudiziaria ordinaria. Dei 40 arditi rientrati in caserma, 30 furono avviati per ordine del ministero della GuetTa ad un altro reparto cli arditi a Napoli. mentre altri 6 f urono trattenuti a Torino perché sotto g iudizio. Un tentativo cli diserzione fu compiuto da 17 bersaglieri ciel 4 ° reggi mento. Essi. la sera del 27 novembre, vennero fermati alla sta7.ione ferrov iari cl i Porta Nuova mentre, agli ordini del ten . Francesco Cavag li ato dello stesso regg imento , stavano per prendere imbarco diretti alla s tazione di Mattuglie da dove contavano cli recarsi a fiume . Il drappello era provvisto di documenti cl i viaggio apparentemente regolari. che il ten. Cavagliato dichiarò poi cli aver ricevuto in bianco, ma con bollo e fi rme (queste. illeggibili), da l 43° battaglione bersaglieri g i~t passato a Fiume. Risu ltò in seguito che il ten. Cavagliato sarebbe s tato in vitato pochi giorn i prima a de fezionare da un certo tenente in congedo Buona-
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pace proveniente da Fiume e colà già ritornato. Alla propaganda fatta dal Cavagliato fra i giovani bersaglieri della classe 1900 parecchi cli essi aderirono, con la motivazione cli essere troppo gravati dai servizi di guardia e cli ordine pubblico. I 17 mi litari di truppa furono deferiti al tribunale militare per disobbedienza e tentativo di diserzi.one ma, non avendo l'avvocato militare ritenuto di poter elevare contro cli essi mandato di cattura, furono inviati a Trento secondo gli ordini impartiti dal ministero della Guerra. Il ten. Cavagliato, deferito per subornazione e per uso di documenti falsi, fu invece inviato al carcere militare preventivo . L' imputazione sarebbe stata success ivamente ridotta al solo reato di falso, e l' imputato messo in libertà provvisoria ed aggregato al predetto istituto cli pena sotto la sorveglianza del comandante dello stesso. In diverse circostanze furono accertati tentativi cli incitamento alla defezione e cli altre forme sediziose esercitati da emissari fi umani nell'ambito del Corpo d'Annata. Il 21 novembre un dispaccio del ministero della Guerra informò il comando della Grande Unità del reperimento di un documento , trovato in possesso a persona arrestata in Ancona, dal quale risultava come ad ufficiali provenienti dalla Dal mazia fossero state affidate «missioni speciali» nella zona di Torino intese ad organizzare propaganda circa la questione adriatica ed azioni perturbatrici dell'ordine pubblico . Tra i progetti specific i, quello di promuovere la defezione ciel battaglione arditi ed il danneggiamento e l'asportaz ione di autoblindo. Per gli esecutori, si facevano i nomi di ufficiali dei reparti d ' assalto quali i tenenti Frignani, Allegri, Cornaglia , Bruno, Macchi né, Tuttoilmonclo, Spandro ed iI s . ten. Narbona . Il 27 dello stesso mese fu anestato a Torino tale Costantino Benedetti , già caporale del Genio ed ora emissario dannunziano, preposto all'organizzazione cli una spedizione di volontari mirante ad asportare indumenti e materiali militari per la quale avrebbe dovuto essere coadiuvato da Pietro Bussi, tenente ciel 7° Artiglieria da campagna al momento in aspettativa, con il quale sarebbe stato preordinato un contatto in città. Fra gli altri personaggi militari coinvolti nell' iniziativa , il tenente aviatore Cabruna (allora a F iume) , il ten. aviatore Cattoi, i tenenti Buttafava e Costantini; tra i civili, il capitano marittimo Ettore Gasperone , il prof. Giuseppe Stefanini , il giornalista ed ex capitano Ugo Spiombi, il conte Cesare Calciati, il conte Ludovico di Caporiano, il conte Figini. Il 2 dicembre fu arrestato anche tale Primo Overy, in possesso di documenti falsi nei quali fig urava come tenente; in realtà , era un bersagliere dell' 8° battaglione ciclisti passato a F iume il 12 set-
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tembre. Tra le carte sequestrate, una 1.ettera di certo Del Ponte ne lla quale si parlava della partenza di un velivolo della Malpensa per Fiume, e numerosi moduli per viaggi e licenze che gli erano stati consegnati dal ten. El igio Straulino del 1° Fanteria di stanza a Sacile. L'Overy, che era accompagnato dall ' ardito Paolo Aspesi, dichiarò di essere anch 'egli un fiduciario dannunziano alla ricerca di materiali per Fiume e che, con lui , erano stati inviati sul tenitorio nazionale altri quali il ten. S imoni per Milano, il ten. Mariani per il resto della Lombardia, il ten . Virgini per la Liguria, il s . ten . Pucci per l 'Emilia-Romagna. Complessivamente, gli ufficiai i di Corpi o reparti alle dipendenze del Corpo d ' Armata cli Torino che s i ritennero passati a Fiume e che furono perciò denunciati al tribunale mili tare del capoluogo piemontese furono in numero cli 21, dei quali 2 capitani (Nastasi e Niccolini) , 8 tenenti (Cantoni, Pacotti, Giuggioli , B usacca, F:ro ndini, Bacola , Petracone, Gaudenzio) ed 11 sottotenenti (Croce, Bacumin, Papandrea, Sartoris, Bresciani, Monozzi , Chiosa , Sudano, Paoletti , Agliano, Consiglio) , tutti di complemento acl eccezione ciel cap. Nastasi. I mil itari d i truppa allontanatisi dai Corpi assommarono a 1800 circa, secondo lo specchio fornito dal comando ciel Corpo cl' Armata. Questa cifra era però fittizia, essendovi compresi i bersaglieri del 4° reggimento, gli artiglieri del 5° reggimento da campagna e ciel 1° eia montagna ed altri nuclei facenti parte delle truppe mobilitate, per cui il numero dei defezionati claì Depositi o dalle sedi territoriali può ritenersi non superiore a 150. È da notare che alla fine ciel l 9 19 rientrarono ai rispettivi Corpi o si presentarono ai Depositi per congedamento od altro ben 442 militari , dei qual i 134 bersaglieri, 54 del 5° Artiglieria da campagna, 29 ciel 1° Reparto d'assalto e 172 del De posito del 23° Fanteria.
Corpo d'Armata di Alessandria
1 Corpi ed i reparti inquadrati in questa Grande Unità dettero alle defezioni per Fiume, s ino alla data ciel 15 maggio J 920 , un contributo di 13 ufficiali , tutti s ubalterni di comple mento e giovanissimi (tenenti Magri, Rastelli, Pasquini, Lietti, Lombardi, Rivellini , sottotenenti Galligiani, M enapace , Diana, Cadlo, Canepa , Mereu, Rossini), la maggior parte dei quali s i trovava in licenza ordinaria in attesa di congedo od in licenza cli convalescenza. Degli uomi ni di truppa appartenenti a Deposi ti reggi menta! i, alla stessa data se ne erano presentati per congeclamento 49,37 dei quali appartenenti al 6° reggimento artiglieria da campagna e
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12 al 1° reggimento zappatori del Genio; solo 5 si erano allontanati per recarsi a Fiume. L' episod io più saliente riguardo il ten. Carlo Lom bardi, pilota in servizio presso il campo d' aviazione di Novi. A ll'alba del 7 ottobre egl i penetrò, dopo aver forzato una finestra , nell ' ufficio del comandante del campo asportando la chiave de ll 'hangar. Il graduato di servizio , che risultò non essere a conoscenza ciel divieto di svolgere attivit~t di volo sino a nuovo ordine, non si oppose a c he l'ufficiale, che era accompagnato da altra persona indossante uno spolverino da autista, penetrasse nella riservetta della benzina ed infine deco llasse a bordo di un velivolo . Le indagini successive misero in evidenza una macroscopica e molto strana sconoscenza, da parte del comandante del campo ten. Stefano Casella, della prescrizione min isteriale di togliere i magneti ai motori degli aerei, alla quale peraltro doveva aggiungersi quella ancora più plateale eia parte del comando ciel Corpo cl' Armata che affermò candidamente di ignorare l' esistenza d i velivoli sul campo di Novi, gi ustificandola con il fatto che da qualche tempo il campo era considerato come inattivo ed adibito solo alla sistemazione cli materiali d'aviazione provenienti da Genova. Una formulazione troppo peregrina per risultare veros imile, un' ammissione cli grossolano scollamento nella catena cli dipendenza gerarchica che, a nostro avviso, era troppo disinvolta per non apparire come una g iustificazione posticcia. Tanto iJ Lombardi come gli altri 12 colleghi furono denunciati per diserzione al tribunale militare di Alessandria. Per il ten. Cacllo il provvedimento venne poi revocato essendosi questi, allo scadere della licenza, presentato regolarmente presso il proprio reggimento, 1'89° Fanteria a Pavia. Venne deferito anche il eap. in SAP Castelli ciel l O reggimento alpini , figlio ciel comandante dalla Brigata Regina , poi assolto per inesistenza cli reato essendo risultato come si trovasse presso l' ospedale militare di Roma . Fu un'altra dimostrazione della strana atmosfera vigente presso il comando del Corpo d'Armata di A lessanclria , perché in uno specchio no minativo dello stesso ente figurava la seguente annotazione: "lo si credette partito per Fiume perché il padre era colà a comandare la Brigata Regina" 2• 2 • Dalla " cittadella" di Alessandria evasero, I.a notte ciel 10 dicembre, . il ten . Rivell ini ed il s. ten . Mereu, entrambi implicati nella defezione di ufficiali e soldati del Xll reparto d'assalto avvenuta in zona d'arm istizio
" ' AUSSME. rel. PG , LJ 3- J3 1, ''Rei. sornm. Eserc ito n.rn .". pag. JO .
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il 24 ottobre I 9 I 9. Essi si trovavano agli arresti in attesa di giud izio, r inchiusi in camere separate. Quella sera l'ufficiale di picchetto s. ten. Alberto Ross ini del 7° Artiglieria da fortezza , contrariamente ai tassativ i o rdini ricevuti, lasciò che i due ufficiali prendessero aria da soli nel cortile dell'infrastruttura, fidandosi della promessa che dopo tre ore sarebbero tornati nelle loro camere. Verso mezzanotte, pur non essendo il Rossini riuscito a rintracciare i "prigionieri", non si curò cli far avvertire né il capitano d 'ispezione e né il comando di reggimento. Venne pertanto anch' egli deferito per favoreggiamento della fuga dei due.
Corpo d'Armata di Milano Nonostante le specifiche caratteristiche della città quale centro propulsivo di attività politiche, gli eventi di Fiu_me non ebbero particolari ripercussioni fra i mil itari inquadrati nell 'ambito del Corpo d'Armata di Milano. Soltanto 3 ufficiali (tenente Agostin i ciel Deposito del 75° Fanteria, mutilato di guerra, ten. aviatore Garrone e s. ten. Marzioli della Brigata Basilicata) abbandonarono il proprio reparto per raggiungere F iume . La defezione del ten . Garrone avrebbe dov uto probabilmente comp iersi con l'ausilio de.I mezzo aereo . Egli era giunto da pochi giorni eia Torino pilotando un velivolo SVA che era stato sistemato in un hangar del campo cli aviazione di Talieclo . Ufficiosamente era noto che il Garrone era incaricato dei preparativi per il raid di Tokio . ln seguito alle disposizioni pervenute in quei giorn i, anche a Taliedo erano state adottate misure per impedire i voli e rendere inefficie nti gli aerei mediante un servizio di vigilanza interna ed in coordinamento con il commissariato di P.S. di Porta Vittoria, incaricato della sorveglianza esterna del campo. li 25 settembre verso .le 16.30, il predetto commissariato comunicò al comando del campo di aviazione, al capo di gabinetto della questura ed al comando della Divisione di M ilano che una fusoliera di velivolo SVA , nonostante la duplice v igilanza, era stata fatta uscire su un camion dalle officine Caproni accompagnata da un tenente. Da un 'ispezione ali 'hangar risultò , infatti, mancante proprio ii velivolo del Garrone , ed in un sopralluogo allo stabilimento si rinvennero le ali dell'aereo , accertando che la fusoliera , verso le 13 .30 dello steso g iorno, era stata trasportata al campo cli volo della ditta Bestetti di Arcore , dove venne poi rinvenuta e ricondotta a Tal iedo. È verosimile che fosse stato previsto un successivo trasporto anche delle ali , con assemblaggio finale delJ'ae-
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roplano e suo involo dal campo di Arcore, il tutto apparentemente moti vato dalla necessità di trasformazioni e modifiche in vista del raid di Tokio. L'ufficiale, resosi irreperibile, raggiunse comunque Fi ume con alt1i mezzi. Un altro episodio va riportato, anche se estendentesi al cli là de l limite temporale fissato dalla relazione Pecori Giraldi , in quanto anch'esso significativo di una ingenuità e di un lassismo da parte cli talune autorità militari che , co me è g ià stato detto per altri casi , erano troppo smaccati per essere realmente genuini. TI 12 marzo 1920 si presentarono al comando del Corpo d 'Annata cli Milano due sottotenenti (Emilio Novella ciel 50° regg imento fanteri a e Cesare Fiandini del l O reggimento artiglieria da montagna) insieme a due carabinieri io abito borghese, che riferirono di una strana e per certi aspetti farsesca vicenda. Il giorno precedente avevano ricevuto l ' orcline dal ten . col. Rodriguez del comando della Divisione di Torino cli accompagnare a Trieste, unitamente al cap . Rossi de ll'Ufficio Tnformazioni del Comando Zona di questa città, tre ufficiali io stato di detenzione preventiva che avrebbero dovuto essere sottoposti ad un interrogatorio e confronto ad alto Iivello . Il gruppo, composto dai 6 ufficiali più i due carabinie ri in abito borghese, fu raggiunto alla stazione di Porta Nuova da un tenente del 5° Artigl ieria eia campagna munito di due fogli con timbri del comando della Divisione di Torino, dai quali risultava che egli doveva far parte della scorta e che i tre detenuti avrebbero dovuto sostare a Mi lano per un interroga torio presso q uel comando cli Corpo d ' Armata . li gruppo, pertanto, invece di proseguire per Trieste si fermò nel capoluogo lombardo dove giunse a tarda sera e dove ebbero iniz io le peregrinazioni. Detenuti e scorta si recarono alle carceri di via Parini per cercarvi un alloggio e rinch iudervi i tre ufficia li scortati. Non avendo trovato posto, si recarono al la caserma dei carabinieri di via Moscova. Nel corpo di guardia il cap. Ross i, nella considerazione che i detenuti sarebbero stati ormai al s icuro , mise in libertà i due sottotenenti, autorizzandoli a cercarsi un alloggio per passarvi la notte e dando loro appuntamento per le ore 12 del g iorno successivo davanti ad un locale del centro con l' intesa che, se non lo avessero visto a quell'ora, l'appuntamento si intecleva protratto alle o re 22 dello stesso giorno presso il comando ciel Corpo d'Armata. Ma , allontanatis i i due sottotenenti, non fu poss ibile ottenere (in una casenna cieli' Arma! ) un locale per rinchudervi i detenuti. Stante la situazione, il cap . Rossi richiese ad essi una dichiaraz ione scritta nella quale si impegnavano sulla parnla d'onore a non tentare la fuga qualora fosse
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stato loro concesso di dormire in un albergo. Ottenuto l'impegno, i 5 ufficiali uscirono dalla caserma lasciandovi solo i due carabinieri ai quali il Rossi fissò un appuntamento per le 9 ciel mattino dopo al comando del Corpo cl' Armata. Naturalmente, ai vari appuntamenti stabiliti si presentò solo una parte dei convocati , vale a dire i due carabinieri ed i due sottotenenti, che in un estremo, ottimistico quanto ingenuo tentativo, si recarono verso la mezzanotte alla stazione centrale alla partenza del treno per Trieste sperando di rintracciare gli scomparsi .
Corpo d'Armata di Genova Di maggior rilievo risultarono le defezioni cli ufficiali dei Corpi o reparti stanziati in questo Corpo d 'Armata che, dal 12 settembre ai pri mi di ottobre, epoca dopo la quale cessarono del tutto , riguardarono 22 elementi dei quali 3 capitani (Mario Carli - del IV Reparto d'assalto , esponente di rilievo del l'Associazione e poi della Federazione Arditi, allontanatosi con un aereo da Cremona dove s i trovava agli arresti nella caserma del 65° Fanteria - Chierici , Ballisti), 15 tenenti (Granata, Bella, Grimolazzi, Sertorio, Cappa , Mannelli, Blanco, Prato, Ferrero , Stevi, Morea, Reichlin, Monti , Mancinelli, Polacco) e 4 sottotenenti (Pasquini, Asti , Di Lama e Jori). I subalterni erano quasi tutti giovanissimi , e la maggior parte di essi si trovava in licenza in attesa cli congedo od in licenza cli convalescenza in luoghi di cura o presso il proprio domicilio. T più ebbero cura cli informare i loro superiori ciel proprio allontanamento, in termini entusiastici e nello stesso tempo corretti e deferenti . Tutti furono denunciati al tribunale militare per diserzione . Il 5 novembre la questura di Piacenza segnalò al comando della locale Divisione la presenza per alcuni giorni presso la casa paterna cli Carpi del tenente degli arditi Giulio Nobis , proveniente da Fiume ed indicato come emissario dannunziano incaricato di svolgere propaganda sediziosa. L'8 dello stesso mese il comando ciel Corpo d'Armata trasmise a quello della locale Legione dei carabinieri la copia di un messaggio dei volontari genovesi da Fiume, sottoscritto da 37 persone alcune delle quali qualificantisi come militari (cap . Pasetti, muti lato cli g uerra, tenenti Cartosio , Freccia, Martini, Canzini, Rossi, Neri, Caffarena, Francia, sottotenenti Grilli, Canepa, Ammirato e Viola, anch'egli mutilato cli guerra , fante Pappalardo , ardito e mutilato cli g uerra Sanguinetti, bersaglieri Carbone e Geronzio, aviatori Capurro e Lombardi, quest' ultimo probabilmente da identificarsi con il tenente che si era allontanato a
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bordo cli un aereo il 7 ottobre dal campo di Novi) . Si trattava d i un saluto " a Genova madre eia Fiume sacra alla Patria", con un acce nno alla " inerzia cle i pavidi cd ai pattegg iamenti elci trad itori " . Dagli acce rtamenti dei carabinieri si appurò che uno solo era presente in G enova ( il g iornalis ta Martini , tenente cli compleme nto congedato, che durante la guerra era s tato capo ufficio propaganda presso il V Corpo cl ' Armata mobilitato) e che tutti g li altri risu ltavano effettivame nte a Fiume: a sei di loro veniva riconosciuta la qualità militare in atto. mentre per gli altri s i trattava verosimilmente cli un riferimento al servizio cli prima nomina o di leva .
Corpo d'Armata di Verona Il lO nove mbre fu rilevata l'assenza arb itraria ciel magg. Bruno Giacone eia! Deposito ciel I' 8° reggi mento bersaglieri , al quale era stato assegnato in attesa d i provvedime nti disciplinari da pa rte del comando clell ' 8" Armata relati vi ad una s ua pregressa pe nnane nza a Fiume. Nel1'allontana rs i, aveva cercato cli portare con sé a ltri ufficiali e milita ri di truppa ciel reggimento. che s i ridussero perè> per i primi ai soli tenenti Sergi e B ardi; la defezione ciel te n. Mario Rizzi non poté aver seguito per le mi sure adottate dalle autorità mii itari , mentre da parte de l cap. Juzzolino e del ten. B attagliori vi fu solo un 'adesione verbale. Sare bbe stato anc he riscontrato il trafugamento di materiali var i dai magazzini. Pe r i soldati, l 'allontaname nto rig uardò solo 3 di essi; in totale , com unque , nel periodo preso in esame dalla relazione Pecori G iralcli, le defezioni tra i militari di truppa furono 22 , ed alla data ciel 3 1 dicembre 1919 risultarono rientrati da Fiume ai ris pettivi Corpi e reparti 29 eleme nti. D a una caserma di Verona, dove erano momenta neamete c ustoditi in attesa di essere trasferiti a Bolzano , e vasero verso la fin e di ottobre 14 arditi c he avevano partecipato il 23 dello stesso mese al tentato colpo di mano contro la batteria di Belvede re .
Corpo d'Armata di Bologna Il 13 settembre, quando ne ll a città era g ià di domin io pubblico la notizia che i I g iorno precedente O ' A nnunzio e ra entrato a Fiume, fu organizzata una spedizione che. s u due automob ili prese a nolo, avrebbe dovuto condun-e a F iume I 2 ufficia li ed un militare di truppa. Essi rispondevano ai segue nti nominativi: cap. Giuseppe Cotromano , te nenti
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Giuseppe Spanò, Ortenzio Renzola , Giuseppe Zanotti, Alfredo Palazzi, Lavinio Baldassa , sottotenenti Cesare Cocchetti, Ernesto Salmonaghi, Giuseppe Viola, Francesco Cotromano, G ino Palotti, Vincenzo Onida (mutilato), Pini, artigliere Elio Bernini. Sei di essi erano ricoverati presso l'ospedale Malpighi, gli altri tutti in Jicenza in attesa di congedo. L'ufficiale di picchetto ai baraccamenti della Montagnola , s. ten. Egidio Milandi , che aveva avuto sentore della spedizione , informò il comando de ll a Divisione che a sua volta trasmise la notizia al comando della compagnia interna carabinieri cli Fenara che provvide al fermo clelJe due auto allorché, poco prima di mezzanotte, queste pervennero alla barriera cli Porta Reno. I protagonisti furono acco mpagnati il giorno successivo a Bologna e mess.i a d isposizione del comando della Divisione; alcuni sarebbero riusciti in seguito a real.iZ7.are il progetto di raggiungere Fiume. Fra il 14 settembre ed il 17 ottobre si allontanarono individualmente per unirs i ai dannunziani 29 ufficiai i, la maggior parte dei qual i anche'essi ricoverati in luoghi cli cura od in licenza: tenenti Gioia, Giuliotti, Scano, Sommor, Fcrrari, Orlandini , Graziani , Spano, Baldassarri , Grossi, Becletti, Al legri, Giangrancle, Sodi, Foresi, Lebedda, Fusco, sottotenenti Lanzarini, Conci , Mancini , Piccolo, Muschietti, Pallotti, Conti, Anfossi , Sinigallia, Pittaluga, De Luca, Palumbo. Un altro ufficiale , il s. tcn. Giorgio Vicino Pallavicino , recatosi una prima volta a Fiume mentre stava fruendo cli un periodo cli licenza cli convalescenza , vi assunse un ruolo di primo piano quale emissario per incarichi di propaganda, recapito plichi , t'itiro valori, entrando ed uscendo a più riprese dalla città. Per quanto riguardava la truppa, le defezioni individual i furono pressocché nulle. Le 52 registrate nel 13° , 14° e 28° reggimento fanteria si riferivano nella quasi totalità ad episodi verificatisi allorché questi reparti si trovavano in zona d'armistizio . Fecero viceversa ritorno da Fiume, per lo più per congeclamento e sino al 10 febbraio 1920, 31 mil itari .
Corpo d'Armata di Ancona La facilità dei contatti fra le due sponde dell' Adriatico fece cli Ancona uno dei centri più attivi della propaganda fiumana , e ciel litorale marchigiano una base per imprese realmente effettuate ovvero soltanto concepite o temute. Relativamente numerose risultarono pertanto le defezioni da parte cli ufficiali nel territorio di giurisdizione del Corpo
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d'Armata, alcune delle quali, sebbene effettuate individualmente, ebbero il carattere cli intesa, così come frequenti furono anche gli episodi determinati dall'attivismo degli emissari fiumani . Le prime manifestazioni di solidarietà con la causa dannunziana si ebbero nella seconda metà di settembre: la mattina del 26 il col. Lanciano, comandante del 18° Fanteria, informò il capo di stato maggiore della Divisione Militare cli Chieti che a Pescara, per opera di civili, si stava preparando una spedizione che avrebbe dovuto salpare in motoscafo quella notte stessa ed alla quale avrebbe partecipato qualche ufficiale. Aggiunse che del fatto doveva essere a conoscenza il ten. col. Raffaele Colonna, ispettore del 3° settore prigionieri di guerra . Il comando della Divisione, mentre informava le superiori autorità militari e civili, provvide a mandare immediatamente a Pescara il gen. Cottone ed un maggiore della locale Divisione Carabinieri , ed a Castellamare un altro ufficiale superiore dell'Arma eia Teramo. Le misure adottate pare facessero fallire l'impresa che, come s i seppe dopo , sarebbe stata organizzata a Pescara dal\'avv. Nicola D 'Annunzio, ten. col. clelJa milizia territoriale in congedo, che ne aveva offerto il comando al ten . col. Colonna ricevendone però un 1ifiuto. Quest' ultimo giustificò la mancata comunicazione alle autorità superiori dicendo che non aveva ritenuto di farlo perché trattavasi cli soli civili . ln effetti due ufficiali di complemento, il cap. Leonardo Quintonelli ed il ten. Pancaro , avevano dato l'adesione alla spedizione ma non in qualità di militari, in quanto facevano assegnamento cli essere congedati lo stesso giorno 28. In complesso il progetto, che non ebbe neppure un principio di esecuzione, apparve meno grave di quanto non si fosse creduto in principio. Tutto si sarebbe ridotto al proposito di una affermazione cli solidarietà al poeta eia parte dei suoi concittadini sotto forma cli almeno un tentativo cli spedizione; ed a farlo fallire pare che, oltre alle misure adottate, avesse concorso l'elevato noleggio ciel motoscafo richiesto dal proprietario , ammontante a .18.000 lire. Nondimeno , per misura precauzionale, furono tolti i magneti ed i carburatori a tutti i motoscafi esistenti lungo la costa da S . Benedetto a S. Vito. Al ten. col. Colonna, in considerazione dei suoi brillanti precedenti cli guerra (5 medaglie al VM) fu inflitto solo un rimprovero scritto dal comando del Corpo cl' Armata. Fu punito con 10 giorni di arresti cli rigore il magg. Stanislao Ciccarelli, comandante ciel presidio cli Pescara, il quale, informato confidenzialmente dal proprio aiutante maggiore , non aveva segnalato il progetto alle autorità superiori. né aveva preso alcuna misura.
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La prima defezione con evidente carattere collettivo fu accertata il lf settembre fra gli ufficiali del Deposito dell' 11 ° Bersaglieri. D urante la giornata si allontanarono verso Fiume 13 ufficiali: magg . in SAP Santini, tenenti M inasi, Mirabello , Grandi, Chianosi, Zacchia, Reporti, Carrozza, Mancuso , sottotenenti Zito, D'Angelo , Fatti e Fabbri. Ad essi se ne aggiunsero nei tre giorni successivi 4 di altri Corpi: ten. A lfredo Zalocchi, ten. Mario Prato la e s. ten . Geoffroy appartenenti rispettivamente al 122°, 93° e 53° Fanteria e ten. Attilio Fonte, comandante del distaccamento prigionieri di g uerra ciel Fucino. Altre defezioni, realizzate o rimaste a livello cli tentativo, si ebbero nel mese di ottobre, fra le quali quelle dell'aspirante medico Benigno Di T ullio dell'infermeria presidi aria di Aquila e dei tre ufficiali (cap. Papadia e tenenti Simeon i e Norcia) che sì sarebbero resi protagonisti ciel dirottamento su Fiume ciel piroscafo Pre.~jednik Beker partito dal porto di Ancona la sera del I 0 . Da segnalare, fra i tentativi non riusciti di raggiungere i dannunziani , quello cl.i 3 allievi ciel Collegio M ilitare di Roma fermati il .18 nel capoluogo marchigiano. Ma l'allontanamento più rilevante verso Fiume. per ragioni cli grado e di condizioni, fu quello ciel colonnello di cavalleria in SAP Corrado Tamajo, avvenuto il 6 ottobre da Fano a mezzo ferrovia. Il Tamajo aveva prestato servizio sino a tre giorn i prima nell'ambito del Corpo D'Armata cli A ncona presso la commissione interrogatrice dei prigionieri di guerra rimpatriati, ed era stato lasciato in libertà in attesa che venisse espletata la sua pratica di avanzamento al grado superiore. Della cessazione delle predette mansioni aveva avuto comunicazione informale altraverso il presidio di Fano, sua residenza abituale, lo stesso giorno 6, e probabi lmente alla base della decis ione immediata di allontanarsi vi fu un'errata .interpretazione della dizione " in I ibertà" ( certamente strana da parte di un ufficiale superiore con indubbia esperienza ordinativo-amministrativa) , che evidentemente sottintendeva un'interruzione dell ' incarico sino allora ricoperto ma al quale sarebbe seguita una nuova destinazione. Giocò probabilmente un ruolo determinante in tale i1~puls.ivo e risentito atteggiamento il particolare carattere dell' ufficiale, che già si era ripercosso negativamente sulla sua carriera. Colonnello all ' inizio della guerra, era stato uno dei primi allontanati dalla zona cli operazioni e dichiarato non idoneo all'avanzamento, giudizio a seguito del quale fu collocato in posizione ausiliaria a decorrere dal 1 aprile 1916; in tale posizione, ebbe poi la promozione a maggiore generale in data 29 luglio 1917. A seguito ciel favorevole accoglimento eia parte del Consiglio di
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Stato di un suo ricorso avverso al giudizio cli esclusione dall'avanzamento , però, il 27 febbraio 1919 il ministero della Guerra annullava entrambi i provvedimenti (collocamento in P.A. e promozione) e lo reinseriva nei ruoli del S.A.P. col precedente grado cli colonnello in attesa cli un nuovo giudizio cli idoneità al grado superiore, che astraeva peraltro da un nuovo esperimento dal momento che la pregressa esclusione era stata motivata non eia carenze morali o professionali ma da limiti caratteriali. Nell'attesa, era stato quindi impiegato nelle citate mansioni presso il comando ciel Corpo cl' Armata cli Ancona , e pertanto il suo allontanamento per F iume lo fece legittimamente rientrare nel reato di diserzione per il quale, trascorso il termine legale, fu deferito al tr.i bunale mi litare. Per quanto attiene ·all'attività deg li emissari fiumani , l' episodio principale fu quello del dirottamento su Fiume del piroscafo Trapani , partito dal porto cli Ancona nel pomeriggio del 16 dicembre per Sebenico con a bordo un carico cli derrate e cli materiali destinati alle truppe in Dalmazia. Sulla nave, che era partita senza la silurante cli scorta fornita normalmente del Governatorato dalla Dalmazia a seguito di esplic.ito ordine dello stesso, si trovavano due carabinieri che rientrarono in città tre giorni dopo e riferirono quanto avvenuto. All'alba ciel 17, mentre il piroscafo era in alto mare, si erano presentati loro un tenente di vascello , un tenente dei bersaglieri e due c ivili qualificatisi per ufficiali diffidandoli dall 'opporre resistenza. I due militi espressero l'op inione che il dirottamento fosse avvenuto con l'acquiescenza dell'equ ipaggio , non essendo loro ris ul tato che il comandante ciel piroscafo avesse subito alcuna imposizione né che avesse chiesto in qualche modo aiuto. Tale preslÌnta complicità fu contraddetta eia una dichiarazione scritta rilasc iata dal protagonista principale del colpo di mano, il ten. vasc. Augusto Tesi, nella quale si clava atto al comandante ciel Trapani N iccolò R inaldo cli aver dovuto soggiacere alle forze; molto verosimilmente, si trattava però di una delle tante attestazioni cli comodo , divenute ormai una prassi presso gli autori dei colpi di mano , tendenti a rimuovere le responsabi Iità di fiancheggiatori e simpatizzanti. 11 Tesi fu arrestato iI 2 febbraio 1920 in un albergo di Bari dove al loggiava sotto fa lso nome, insieme all'ex capitano della milizia territoriale Gino Biasini ed al capo meccanico Giovanni Trentin . Indosso ai tre furono trovate carte molto compromettenti , tra le q uali una lettera cli presentazione scritta da D'Annunzio, la copia manoscritta di un proclama del medesimo ai marinai di Brindisi rappresentante la necessità per la flotta fiumana cli al-
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meno u n sommergibile, un elenco di sottufficiaJi in servizio presso la stessa base navale, appunti su carta intestata della Federazione Lavoratori del Mare relativi al dirottamento su Fiume di un piroscafo carico di grano diretto a Bari, ordini di servizio in codice inviati al Tesi dall'ammiraglio De Pong ed inoltre 6000 lire italiane e 3000 corone. Tl 30 ottobre furono arrestati il ten. Umberto Pucci delle Stelle ed il s . ten. Claudio Mariani, entrambi dell'l 1° Bersagl ieri e già passati sin dal primo momento alle truppe dannunziane e dichiarati disertori . Essi e rano già alla seconda missione in Ancona per svolgervi azione di proselitismo, così come avevano fatto anche a Milano . Il 25 novembre fu fermato in città un gruppo cli 6 giovan i provenienti eia Roma guidati da un m ilitare ciel IJT Reparto d ' assalto , il cap. magg. Ugo Giovannini, che g ià eia tempo a Fiume si era recato nella capitale per svolgervi attività di propaganda . Il 13 dicembre ven nero altresì arrestati due arditi volontari cli guerra (Attilio Di Lorenzo ed Alessandro· Papa) diretti a Pescara ed a Roma per gli stess i motivi. In Ancona si procedette anche al fermo, alla f ine di novembre, del ten . Mario Allegri dell'VIIT Reparto d 'assalto , il cui nome è già stato menzionato fra quelli segnalati dal ministero della Guerra al Corpo d'Armata di Torino quali incaricati di svolgere in quella zona missioni speciali. L' Allegri proveniva da Zara, dove aveva fatto parte delle truppe dann unziane ivi sbarcate in qualit~t di aiutante maggiore del magg. Nunz iante, ed era in possesso di manifestini e di altro materiale di propaganda nonché di un appunto con i nomi di altri ufficiali degli arditi preposti a comp iti cli regu.isizione e di distruzione cli autoblindo ; probabilmente era lo stesso Allegri " La persona arrestata in Ancona" alla quale abbiamo fatto cenno esponendo gli episodi occorsi nell'ambito del Corpo d'Armata di Torino . Di un certo interesse, per le induzioni che se ne potrebbero trarre in relazione al periodo nel quale il fatto ebbe luogo, il fe rmo avvenuto in Ancona iJ 6 settembre - una settimana prima, quindi, dell' impresa dannunziana - ciel cap. Leonida M iani del 5° reggimento artiglieria da campagna e del tenente mutilato del 6° reggimento bersaglieri Aldo Zanetti, che entrambi in abito borghese avevano preso alloggio in un albergo dove vennero subito notati e sorvegliati, essendo stato lo Zanetti segnalato come facente parte di un gruppo cli volontari che tentava di imbarcarsi per la Dalmazia. Furono fermati il giorno successivo, dopo essersi recati alla stazione in attesa di persone poi non sopraggiunte. Il 13 febbraio 1920 fu fermato il s . ten. Franco Mazzoni g ià del 71 ° Fanteria , proven iente eia Fiume , la cui presenza in Ancona sembrò poter essere
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collegata con un presunto tentativo dannunziano contro la base navale segnalato dalla questura. Nell'arco di tempo tra la fine di febbraio e quella di aprile, rientrarono da Fiume 24 uomini di truppa e 12 volontari nonché il ten. Marcello Zampetti, già in forza al Deposito del 93° Fanteria ed allontanatosi mentre era in licenza di convalescenza.
Corpo d'Armata di Firenze Si registrarono solo 5 defezioni individuali di giovanissimi ufficiali subalterni di complemento (tenenti Rossi , Marelli, Foppa, sottotenenti Todde e Lucidi) ed una da parte cli un militare di truppa ciel 70° reggimento fanteria , mentre entro la fine di febbraio 1920 rientrarono eia Fiume 33 soldati . Di rilievo invece , per il grado rivestito dal protagonista , per i suoi brillanti trascorsi cli combattente e per la popolarità de.lla quale godeva nell'ambito cittadino, l'allontanamento del generale dei bersaglieri Sante Ceccherini, che si trovava in servizio a disposizione del comando ciel Corpo cl' Armata. li 4 ottobre fu diffuso in città un manifesto nel quale il generale spiegava le motivazioni ideali del suo gesto rivolgendosi al Re, ai superiori ed al Corpo dei bersaglieri , facendo riferimento ad una suggestiva lettera inviatagli da D'Annunzio, riprodotta integralmente, nella quale il poeta, richiamandosi ai comuni r.icordi di guerra, lo invitava liricamente a raggiungerlo a Fiume seguendo così l'esempio del figlio, tenente di vascello della R. Marina, che vi si era portato fin dal primo momento. Con un atto che ritenne cli doverosa coerenza, il gen. Ceccherini presentò subito dopo le dimissioni.
Corpo d'Armata di Roma Gli ufficiali partiti per Fiume dal settembre al dicembre 1919 furo no 24, tutti subalterni della categoria cli complemento: tenenti Carlo Orlando del 2° rgt. Piemonte Reale Cavalleria e Niccolò Maraini (in li cenza per ferita cli guerra), sottotenenti Vittorio Graziani del 3° rgt. artiglieria da fortezza, Renato Zaberoni del 2° rgt. Piemonte Reale Cavalleria, Ugo Camilla , Gianni Castone e Renato Trotta del 2° rgt. bersaglieri. Giovanni Bianchi ciel 6° .rgt. Genio , Giovanni Alletto e Mario Cardone del IX reparto d ' assalto, Giacomo Lercia, Clemente Lius Passinis e Luigi Zamboni ciel Deposito l O rgt. granatieri, Elia Rossi Fioravanti del 42° Fanteria, Osvaldo Levanti ciel 24° Artiglieria da campagna, Umberto D ' Ancona del 13° Artiglieria da campagna, Luigi Come-
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sati del comando Scuola Aviatori, Claudio Ammirato , Luigi Colacicchi e Gregorio Nunziante del Raggruppamento Aerostieri, Cesare Graziani ed Angelo Tessere del Servizio Com unicazioni, Guglielmo Barbieri e Giovan ni Bomba del Deposito Scuola Motoaratori. Tra i militari di truppa solo 5 si allontanaro no . Alla data ciel 27 febbraio 1920 si erano ripresentati ai Corpi per congeclamento od altro 9 ufficiali e 75 uomini di truppa. Numerose furono le manifestazioni cli simpatia e solidarietà con i. dannunziani promosse da giovani ufficial i delle guarnigioni di Roma e Perugia. La sera del 15 settembre, in quest'ultima città, una trentina cli subalterni del Deposito del 5 1° Fanteria si riunirono in un locale privato per votare un ordine del giorno di plauso ed adesione nei confronti di D'Annunzio. Il 20 dello stesso mese, alcuni uffic iali della Brigata Sassari (tenenti Gualtiero Covi , Alfonso Alboreto, Antioco Napoli, Antonio Piana, Franco Peri li i, Pio Polverelli, Giovanni Costa, sottotenenti Francesco Sanna, Bernardo Palmas, Giuseppe Bue, tutti del 151° reggimento fanteria) deposero una corona di fiori con la scritta "I sardi - Fiume o morte" sulla lapide della breccia di Porta Pia. Organ izzatore del gesto fu il ten. Covi, triesti no, già i1Tedento ed animato da intensi sentimenti nazionalistici, che venne punito con 60 giorni cli an-esti in fortezza mentre 30 giorni di analogo provvedi.mento furono comminati agli altri ufficiali. Tutti vennero inoltre trasferiti ad altri reparti. Il Covi però non raggi unse la nuova destinazione né si recò a Fiume. come in un primo momento si riten ne avesse fatto con altri colleghi; secondo quanto comunicato dal comando della brigata, il ten. Covi , che durante la g uerra aveva prestato servizio presso il Centro Informativo di Berna, sarebbe rimasto a Roma dove, travestito da ferroviere, avrebbe coordinato, con l'aiuto del ten. Michele Vacca anch 'egli del 15 l ° Fanteria , la partenza degli ufficia] i per Fiume ed avrebbe anche studiato la poss ibilità cli un colpo cli mano sulla brigata. Nel successivo periodo fra ottobre e dicembre furono attivate sottoscrizioni per l'offerta di gagliardetti e cli aiuti in denaro alle truppe dannunziane nell'ambito clell'82° reggimento fanteria, su iniziativa ciel ten. in SAP Raul Rivalta del 33° reggimento artiglieria da campagna e del ten. Arcuri e del s . ten. Borghini ciel Deposito ciel 2° Bersaglieri.
Corpo d'Armata di Napoli Solo due ufficiali, il capitano dl cavalleria Mario N iccolini ed il sottotenente cli complemento Enrico Rosselli , si recarono a Fi ume. Dei mi-
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litari d i truppa si allontanarono 11 arditi ciel X0 reparto d ' assalto, 4 dei quali facevano parte cli quel gruppo cli 30 appartenenti al 1° reparto che avevano condotto il 12 ottobre a Torino il colpo di mano sugli hangar della ditta Pomilio e che erano stati appunto trasferiti a Napoli. Alla data del 1O maggio 1920 figurarono rientrati ai Depositi 32 militari.
Corpo d'armata di Bari Dal 12 settembre alla fi ne del 1919 si allontanarono dalle loro sedi per recarsi a Fi urne 7 ufficiali , tre dei qual i (tenenti Giuseppe Mastrosanti , Angelo lurlaro e Michele Tasca) partirono ciel tutto in regola alla vigilia della spedizione dannunziana, inviati come complementi al comando della Brigata Regina dietro sollecitazione dello stesso ed esaudita dal Dep9sito del 10° Fanteria prima che un ordine immediatamente successivo vietasse l'adesione a richieste cli tal genere . Altri tentativi cli allontanamento solo parzialmente riusciti s i ebbero nella seconda metà di settembre eia parte del cap. Girolamo Scozzoni e d i un gruppo cli 7 tra ufficial i (tenenti Giuseppe Liguori e Francesco Barcellona, s. ten. G ustavo De Mari) ed uomini cli truppa (Ettore Rizzi, Stanislao Tecchiarnlo, Vincenzo Buttiglione e Carlo Sbisà, questi ultimi due mutilati) alcuni elci quali in serv izio ed altri già in congedo . I 7 , portatisi ad Ancona con il proposito cli imbarcarsi sul piroscafo William in partenza per Fiume, non riusci rono ad accostare la nave causa il mare grosso , e solo i 3 uffic iali persistettero nell'intento proseguendo in ferrov ia. Nessuna defezione si verificò tra i militari cli truppa . Alla data del 29 gennaio 1920 se ne erano ripresentati ai Depos iti 24 , mentre eia altri dati dell ' aprile e maggio dello stesso anno risultò il rientro d i altri 26 . Una documentazione sempre cli q uest'ul ti mo peri odo comprovò la presentazione al Deposito del 9° Fanteria a Taranto ciel cap. Filippo Salvi e ciel s . ten . Fi lippo Tinelli, il primo dei qual i era stato , come si ricorderà, fra i principali promotori delle defezioni avven ute nella seconda metà cl i settembre 1919 tra le truppe del reggimento e della sottrazione della bandiera il 21 ottobre. Per il Tinelli fu disposto il trasferimento in Sardegna, per il Salvi il collocamento in congedo. Posteriormente al 19 J 9 defezionò il cap. in S.A .P. Valentino Formisano, che il 14 febbraio 1920 , dopo aver ceduto a Taranto il comando ciel l O battaglione del 77° reggimento fan teria al suo successore, anziché presentarsi come eia o rdine al comando cli reggi mento a Lecce , si trasferì a Fiume dopo aver scritto due lettere motivanti le ragioni ideali del suo gesto al comandante del Corpo cl' Ar-
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mata cd all'aiutante cli campo della brigata. Fu denunciato al tribunale militare di Bari. Corpo d'Armata di Palermo Per ragioni di lontananza. l'impresa dannunziana, se pur accolta con simpatia cd entusiasmo sopratrutto dai giovani ufficiali. non ebbe particolari ripercuss ioni . Due soli ufficiali, appartenenti a Corpi stanziati nel Corpo d'Armata ma al momento fuori dell'orbita dei medesimi. si allontanarono per Fiume, il s. ten. Umbe1to Craighero del 75° reggimento fanteria, uscito per una breve licenza verso la met~, di ottobre dal! 'ospedale militare cli Venezia ove era stato ricoverato per postumi di ferita, ed il s. ten. Luigi De Monaco del 65° reggimento fanteria, allontanatosi mentre il 25 novembre si trasferi va da Cremona al Deposito ciel 75° in Siracusa. Vennero entrambi denunziati ,ùl'avvocato militare ciel tribunale cli Palermo per diserzione. Non si verificarono defezioni tra i militari di 11uppa; ne figuravano rientrati ai loro Depositi. per congeclamento od altro, 32 sino a Ila fine ciel febbraio 1920.
11 - LA REGIA MARINA Anche la Regia Marina. ovviamente. fu coinvolta nella questione fiumana , e non avrebbe potuto essere altrimenti dato lo scenario geografico entro il quale gli eventi ebbero luogo . Il nostro lavoro . pur se rife1ito alla sola pa1tecipazione del!· Esercito alla questione in esame. non può pe1tanto non procedere anche ad una sommaria ricostruzione delle vicende occorse all'altra forza annata (per alcune delle quali s'è già f'alto cenno nelle pagine precedenti), necessariamente contenuta entro i limiti programmatici del lavoro stesso ed anche in relazione al più ridotto grado cli coinvolgimento. È soprattutto agli aspetti relativi alle implicazioni morali e disc iplinari del personale che è riservata quindi la nostra aLLenzione. rappresentando essi l 'elcrnento cli maggior interesse in una sintesi rievocativa che prescinda eia uno specifico e dettagliato resoconto cronachistico ' 4 ' .
''' Questo. nel quadro d i un·,,nalisi ,1ppro l'oncl ita tk l ruolo svolio dal la Keg ia Mari n(l. sarebbe in cor~o di elaborazione da parte del contran11niraglio (aus.) Tiberio Moro. come apprend iamo dal· l'autore mede~imo mentre:, attendiamo alla stesura di qucs1c pagine. Per una sintesi degli aspcni navali della vice nda fiumana tra il 19 19 cd il 192 1. cfr. Ronca Ilo F.. .. La Marina a Fiume" . in S1oria Miliwrc•, n• 28. gcnnuio 1996. p<1gg. 4- 1O.
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L'esercito ira!iano e la questione fiumana (1918-1921)
All'atto dell'entrata a Fiume cli D'Annunzio il 12 settembre, erano ancorate in porto la corazzata Dante Alighieri, i cacciatorpedinieri Abba e Nullo e l'esploratore Mirabella; quest'ultimo aveva preso il posto della corazzata Emanuele Filiberto, salpata nel corso della notte precedente dietro specifico ordine del ministro della Marina. Analoga disposizione, da attuarsi il giorno 13 , era stata impartita anche per Ja Dante Alighieri che però non poté ottemperarvi, precipitati gli eventi, per il sequestro di quasi tutta la "guardia franca" di sottufficiali e marinai (non rientrata a bordo la sera dell' 11 perché impeditav i da gruppi cli arditi e soldati guidati eia un maggiore) , per l'atteggiamento contrario di un'altra parte clell 'equ.ipaggio e per la viva opposizione della popolazione e dei mi litari dannunziani. Lo stesso giorno 12, il comandante del Nullo ten. vasc . Castracane si recò a bordo della corazzata e comunicò al comandante d.i q uesta, cap. vasc. Tanca, il proprio proposito di non voler allontanarsi da Fiume in un frangente così particolare, ed agli arresti inflitt igli dal superiore rispose presentando le dimission i dal servizio ed abbandonando la nave per raggiungere D'Annunzio . Nel tardo pomeriggio del 14 g iunse a bordo del cacc iatorpediniere Stocco il vice ammiraglio Casanova, comandante del Dipartimento Marittimo di Venezia, che poche ore prima a Pola aveva avuto ordini dal Comandante Superiore Navale dell'Alto Adriatico, ammiragl io Cusani Visconti , di attuare il blocco de lla costa prossima a Fiume e cli far allontanare verso un'a.1tra base le unità di "dubbia fede", direttive confermategli anche telefonicamente eia Trieste dal gen . Badoglio. Casanova sarebbe stato protagonista di un episodio abbastanza sig nificativo nei rig uardi dell ' atmosfera vigente in quel momento a Fiume, così come è desumibile dalla sua relazione:
"Dall 'esame delle posizioni di ormeggio delle navi dipendenti (tutte affiancate alla banchina) e dopo aver conferito separatamente con l'Ammiraglio NUNES (che da solo 36 ore era sullo Dante) e con i singoli Comandanti Tanca , Barbaro e Vannutelli mi sono subilo convinto della assoluta impossibilità di poter riuscire ad allomanare dal porto una qualsiasi delle 4 unità: Dante, Mirabella, Abba e Nullo, qualora dalle banchine forze armate si.fossero opposte alla manovra. Per parere unanime degli interpellati, gli equipaggi non soltanto si sarebbero rifiutati di eseguire ordini relativi ad un'azione repressiva contro le truppe che occupavano Fiume, o ad una azione di resi-
L'esercim e Fiume da11n1111:.ia11a: i µrimi 100 giorni
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sten-;.a contro alfacchi fatti alle navi dalle truppe stesse, ma avrebbero riepidameme eseguito gli ordini per una manol'ra di disormeggio preludente la partenza. Le navi erano strettamente vigilate da sentinelle e pattuglie di arditi, ed ogni minimo sintomo che avesse potuto ril'elare attiva111ento di fi1ochi, od altro qualsiasi preparatil'o di partenza, prorocava suono di sirene e campane a sLormo per dare l'allarme e deter111inare il pronto accorrere di 111aggiori forze pronte ad opporsi alla parten-;,a con la ,•iolem:,a. La popolazione fiumana e le trnppe erano convinte che se le nostre navi fossero uscite dal porro. la città sarebbe stata immediata111ente bombardata per costringerla ad arrendersi.· Praticamente le navi erano già in potere delle truppe fiumane, pur non. essendo in realtà occupare dalle truppe stesse . l'unico mezzo effettivo che io m·rei avuto a mia dispo.iizione per sottrarre le navi al do111inio delle forze fiumane, sarebbe stato quello di affondar/e, facendo aprire i Kingston mercè l'opera di U.fficiali, 111a a far ciò si ribellava sia il mio sentimenLo che lo 111.ia ragione, ed ho quindi escluso l'opportunità di tale soluzione checché polesse avvenire . Non mi ri111a11e1•a perciò che adoperarmi per salvare almeno le apparenze ed evitare che le navi fossero realmenle occupale dalle truppe. Sebbene convinto che fosse 111io obbligo di evitare conflitli sa11gui1wsi con soldati italiani. che, pur mancando al dorere de/l'obbedienza oiivano sorto l'impulso di un nobilissimo ideale, io ritenevo che il mio dovere di Comandante mi imponesse di tenta.re di impedire con la forza (pur senza speranza alcuna di successo) che l'avvenimelllo deprecato si compisse. Ho quindi deciso di usare la massima longam.in.Ì!à . ed ho ricevuto vari U,/]tc iali de!{li arditi che venivano a comunicarmi l'ordine, ad essi impartito dal loro Comandante. di mettere delle guardie a bordo delle navi per assicurarsi che non partissero. Ilo assicurato che non potevo in nessun caso permettere l'occupazione delle Navi, e che qualsiasi tentativo di far ciò avrebbe con certezza provocato un combarrimento altrettanto dannoso per l'Italia quanto per la causa fiumana. Gli 1(//ìciati si sono ritirati apparenteme111e convimi, ed io mi sono accinto a redigere un telegramma diretto alle LL.EE. precisando la situazione ed esponendo le mie vedute, e cioè che convenisse so-
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L ·esercito italiano e la questione jlw1u11w ( / 9 18- 1921)
prassedere alla partenza delle navi jìno a quando la situazione non fosse cambiata. Mi proponevo anche di agg iungere che ritenevo non soltanto assolutamente sconsigliabile qualsiasi azione violenta. ma inopportuno, almeno pel momento, ogni provvedimento che potesse eccitare maggiormente l'cmirno della popolazione e delle truppe. che appariFano di già talmente esaltate , da renderle poco ubbidienti mzch.e ai loro Capi. Non avevo ancor redatto l'ultima parte del telegramrna, quando (ad ore 24 circa) ho udito il suono di sirene e di campane a stormo; poco dopo si sono presentati a me il Tenente Colonnello Reperto Comandante degli Arditi ed il Maggiore Reina Comandante dei Granatieri i quali mi han.no eletto eh.e fa popolazione reclamava l'immediata occupazione delle navi ritenendo che il mio arrivo sulla Dante preludesse alla partenza delle navi, che l'esaltazione della popolazione si era trasfusa negli arditi, e che essi Comandanti erano costretti ad accontentare gli uni e gli altri per evitare di essere disobbediti qualora avessero ordinato alla folla ed alle truppe di ritirnrsi. Dinanzi alla gravità della situazione. sempre nell'intenLO di evitare un confli!to, ho pensato che il vedere l'Anuniraglio recarsi da solo a c011ferire col Comandante D'Annunzio avrebbe potuto con.11incere la folla e la truppa . D(fatti appena io sono sceso sulla banchina, e gli Ufficiali jìwnani hanno ingiunto alle truppe di ritirnrsi, confermando che le navi non sarebbero partite né nella notte né nel mattino successivo, l'ordine è stato eseguilo. lo 11011 mi illudevo evidentemente di riuscire a convincere il Comandame D'Annunzio, e sapevo che avevo grande probabilità di essere traflen.uto prigioniero, ma non ho esitaro a correre tale alea pur di tentare di evitare spargimento di sangue italiano per parte di altri italiani. Al Comandante D'Annunzio ho ripetuto quanto avevo già detto ai suoi Ufficiali , ma m.i sono rifiutato di assumere qualsiasi impegno dal mezzogiorno del 75 in poi, asserendo nuovamente che avrei eseguito a qualunque costo gli ordini che mi sarebbero stati in seguito impartiti. Avendomi il Comandante D'Annunzio detto che egli non si accontentava che le navi 11011 partissero, ma che egli intendeva averle ai suoi ordini, io gli ho dichiarato recisamente eh.e le navi obbedivano soltanto ai loro superiori, e che avrei impiegato la forza per oppormi a qualsiasi suo tentativo di prendere possesso delle navi stesse .
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Egli ha allora replicato che ciò lo costringeva ad impadronirsi della mia persona, ed alla mia affermazione che, se libero , avrei certamente tradotto in atto i propositi espostigli, mi ha dichiarato suo prigioniero . Dopo di ciò mi ha usato trattamento assai cortese, o.fji·endomi anche di rinvianni subilo sino atla linea di armistizio, purché mi im pegnassi a non riprendere il Comando delle Forze Navali di Fiume sino a soluzione della vertenza. lo ho rijhaato ancora una volla di assumere impegni di sorta, replicando che avrei sempre ubbidito agli ordini dei miei superiori, e sono stato conseguen1emente trattenuto. L'occupazione delle navi non è stata però tentata" 2'"' . L'ammiraglio Casanova, lasciato libero sulla parola di uscire dal palazzo governatoriale ma impegnato a non abbandonare la città, fu trattenuto sino al 22 , giorno nel quale il contram miraglio Nunes, che giù nel pomeriggio del 12 era giunto da Pola inviato da Cusani Visconti, fu designato al Comando Superiore Navale di F iume . Per la controparte, già eia cinque giorni era anivato il cap. corv. Luigi Rizzo , al quale D' Annunzio affidò su bito il comando della "Flotta del Quarnaro" . Rizzo era una figura di ampio rilievo in Marina , decorato dj due medagl ie d ' oro al VM per il siluramento della corazzata Wien nel porto di Trieste e per un'altra epica azione nel.le acque di P remucla, ed era già stato compagno cli D'A nnunzio nella "beffa d i Buccari"; la sua presenza rivestì grande importanza per il movimento fiumano, anche perché la sua influenza sulla cooperativa cli navigazione mercantile Garibaldi - strettamente legata aJia Federazione della Gente del Mare, guidata da Giuseppe Giulictfr, una delle figure più rappresentative delle organizzazioni sindacali marittime italiane - fu determinante per i vari dirottamenti delle navi da carico agevolati, come s'è visto, in forma più o meno attiva dagli equipaggi. Il carisma e l'ascendente di figure qual i un Rizzo ed un Millo determinarono il passaggio dalla parte dannunziana , c<)n casi di vero e proprio ammutinamento , dei cacciatorpeclinieri Nullo , Benani, Bronzetti, Espero, delle torpediniere 66 PN e 68 PN, elci Mas 2, 22 , 88, 112 e della nave trasporto Cortellazzo.
"·' A.C .S. Fondo Nini, b. :n. r. I03, prot. 458 RR del 16.9.1919, da a111111. Casanova a Presidente elci Cons iglio, Mi1lis1 ro e Capo S.M. Marina , gcn. Badoglio e amm . Cusani Viscont i.
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Circa la situazione morale e comportamentale del personale della Marina nei giorni immediatamente successivi al colpo di mano dannunziano , alcuni elementi chiarificanti sono contenuti in un rapporto inviato a Cusani Visconti da Nunes e 1iportato dal primo in una sua success iva relazione al nùnistro della Marina: " l O - È mia opinione condivisa da tutti i Comandan1i che non si possa in alcun modo assicurare oltre un brevissimo periodo, la permanenza degli equipaggi a bordo. Ciò tanto p'Crché essi sono srati imbevuti prima dalla precedente propaganda italiana, quanto perché ora sono commossi e trascinati dal formidabile patriottico entusiasmo dei Fiumani aL quale si aggiunge continua persuasione coerciriva che si esercita dalle truppe di terra in ogni campo ed in ogni luogo di quì . 2 ° - Per quanto sopra non solo non è più possibile impiegare le navi quì presenti per repressioni, m.a non è ormai più possibile sperare anche lontananiente che venga eseguito u.n ordine di partenza. 3° - .Se per ora la parte degli equipaggi rimasta a bordo mostra calma, disciplina ed obbedienza per l'esecuzione del normale servizio di porto, è certo eh.e prolungandosi l'attuale situazione sollo la continua ed assillante opera specialmente degli arditi, il più piccolo incide111e da questi provocato farebbe addivenire al completo sfasciamento di ogni compagine e quindi all'occupazione delle navi da parte delle truppe più scalmanate e dei marinai eh.e ora sono a terra. 4° - Se una situazione navale di questo genere giungerà al suo estremo, e purtroppo le previsioni tutte lo fan.no supporre, avrà come epilogo immediato ed in.evitavi/e la abolizione di fatto del Comando Navale Italiano con le prevedibili disastrose conseguenze nel campo intemazion.aLe, qualora, come probabile, le navi fossero considerate come ribelli e gli Alleati intervenissero ''. L'ammiragl io Cusani Visconti, da parte sua, dichiarava di essere d'accordo solo in parte con le predette considerazion i c he giudicava esagerate, probabilmente per una forma di rifiuto più o meno inconscio verso una situazione, in atto e previsionale, così gravemente lesiva per la struttura disciplinare della Marina. A sua volta così affermava:
"Vi è un'atmosfera, come ho già detto, di esaltazione che è sublime in alcuni e diventa volgare in altri. Dalle inspirate parole
L ·eserciro e Fiume da11111111zic11w: i primi 100 giorni
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di D'Annunzio è generale com·incimento che la presenza delle navi sia salvaguardia contro qualsiasi azione del mare perché non si dubita che in tal caso esse difenderebbero la cimì. Per avere garanzia e certezza che le navi non lascino Fiume, gruppi di arditi montano la guardia g iorno e notte, lungo il 1110/0, presso le navi, armati di bombe a mano , 111icragliatrici e cannoni. Pro va della loro e.rnltazione è il tentativo.fatto di danneggiare le eliche della DANTE con il lancio di 1111a bomba a mano. Perdurnno le dimostrazioni e gli appelli di gruppi di arditi che eccitano gli equipaggi invitandoli a intervenire al movi111ento ed a buttare in mare gli Ufficiali, rimproverandoli di essere i soli che non riconoscono il dovere di concorrere alla causa di Fiume Italiana. Alla coercita defezione del nucleo della DANTE (franch i scesi a terra) trattenuti a forza la sera precedenté alla stabilita partenza e che segnò l'inizio dei movimenti, si aggiunsero dalla DANTE, una quarantina di persone che a varie riprese, nonostante che lllfli gli Ufficiali fossero sui barcarizzi per curare l'ordine. riuscirono a .fuggire da bordo ed unirsi ai dimosrranti. Mancò da bordo anche un gruppo di 16 persone del MIRABELLO e per questo mi ,'(ferisco a quanw ho scritto poc'anzi. Buona parte del personale mancante dalle varie navi ha già fatto ritorno a bordo: attualmente il nucleo degli assenti è il seguente: RN. DANTE ALIGHIERI Sottuff. 42 S Capi 10 Com. 136 R.C.T. NULLO Man ca il solo Comandante R.C.T. ABBA Com. 10 R.E. MIRABELLO Com. 12 . .. .Dalle istruzioni che V.E. ha impartito all'Ammiraglio CASANOVA rilevai come egli dovesse lanciare un pro,:lama d'indulto ai diserrori fino alla data del 18 corrente, e poiché questo proclama non ven ne da lui emanato l'ho io assunto come Comandante in Capo dell'Alto Adriatico e ne accludo copia. In esso ho spostato la data al giorno 19 (Allegato 47) ... ... Per quanto riguarda i Comandanti delle Navi posso intanto accennare sommariamente quanto appresso circa la loro condotta: li Comandante ACTON, Comandanre Superiore e della R. Nave EMANUELE FILIBERTO, aveva, debbo dire, naturalmente assunto tutto lo spirito nobilmente fiumano . Egli che è uomo calmo e direi freddo e non troppo suscettibile di emozioni nella conversazione 0
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L ·esercii o italiano e la q11es1io11e fiumlma ( 19 l 8-1921)
che ebbe con me nella notte dal!' 11 al 12, m.entre mi poneva in guardia per le manifestazioni eccitate della popolazione alla partenza della sua nave, mi sembrò ardentemente influenzato da uno spirito di alta rivendicazione dei diritti italiani. È evidente che se la FILIBERTO, prima nave giwua nel porto di Fiume, vi fosse rimasta all'epoca dell'arrivo di D 'Annunzio colle sue truppe, quasi tutto il suo equipaggio completamente fiumanizzato, si sarebbe riversato a terra . Volle la previdente decisione di V.E. che ciò non sia avvenuto . Il Comandante ACTON, dunque, non ha alcuna colpa diretla sul procedere degli avvenimenti recenti, ma g li doveva esser noto questo atteggiamento degli equipaggi, sebbene egli non potesse prevedere né lo stranissimo arrivo delle schiere d i truppe rientranti, né le clamorose evocazioni e le coercizioni della folla e delle truppe che hanno tanro inquinato lo spirito di disciplina della nostra gente . //, Comandante TANCA si è condotto nobilmente e con lui i suoi Uf .ficia/i che hanno di persona serenamente ed arditamente opposta resistenza, e a quelli che volevano invadere dal di fuori ed a quelli che volevano straripare dal di dentro della nave, ma per quanto riguarda l ' indisciplina della sua nave occorrerà inquirire detragliataniente in merito . Immensamente doloroso è quanto accadde sul NULLO . Il Comandante, che conosco, carne ho già detto prima, quale valoroso Ufficiale e di valente sentire, non ha menomamente considerato che la sua condolta errata, anzi colpevole, dovesse necessariamente pro·du rre un effetto disastroso sulla disciplina non solo del su.o cacciatmpediniere, ma anche degli equipaggi delle navi. Scrivo con grande amarezza queste righe perché conosco da lunghi anni l'U.f]friale e ne so i suoi meriti di guerra " 20'.
La critica situazione psicologica e disciplinare degli equ ipaggi doveva essere oggetto , un paio cli settimane dopo, di un altro rapporto cielI' ammiraglio Cusani Visconti al ministro della Marina, perché a questo si faceva riferimento eia parte dello stesso ministro in un suo messaggio
1 °" A.C.S. Fondo Nini , b. 39, f. 109, prot. 450 RR ciel 16.9. 191 9, da Comando in Capo A lto A driatico a M inislJO Mari na. f .to Cusani V isc()nli.
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di risposta attraverso il q uale era configurata la linea d i condotta della forza annata:
"! criteri esposti circa lo stmo d'animo degli equipair,i e degli Ufficiali - specie dei giovani - il quale non conse,airebbe di tenere unità in crociera nelle vicinanze di Fiume, sono oltremodo gravi; e bisor,na dedurne che il sentimento della disciplina e dell'obbedienza è fortemente scosso nel naviglio dipendente da cotesto Comando in Capo . Di cir) il Ministro non può as1enersi dal manifestare il più profondo rammarico ... Si concordo nei criteri espressi circa eventuale impiego delle unità presenti a Fiume: nulla osra che l'ammiraglio Nunes eserciti opportuna azione in tal senso presso chi di_rar,ione: egli può dare in mio nome assicurazione che il naviglio da guerra presenre a Fiume non ne sarà distolto jtno a quando la sorte della città non sarà dejznitiva (giova spemre nel senso che sta ugualrnente a cuore a tutti i buoni italiani) o che occorrendo per ragioni di servizio di dislocare altrrwe unità di esse, saranno sostiruite con unità equivalenti ... Ma è di prinwrio interesse per tutti che gli equipaggi siano al completo e disciplinari, ed occorre che i più entusiasti recatisi a terra facciano ritorno sulla propria nave . Converrà eh.e il contrwnmirafiliO Nunes procuri di esercitare opera persuasiva in tal senso, ed anche per far tornare al proprio bordo i marinai di unità altrove dislocate che nel giovanile entusiasmo sono anch'essi accorsi nella cirrà dolorante. Si autorizza a far intendere che non si ha ciffatto intenzione di infierire contro questi giovani i quali hanno mancato ai loro doveri disciplinari per una causa di cui tutti riconoscono la grandezza e la nobiltà e che doveva necessariamente entusiasmare; comunque si può dare formale assicurazione che nessun provvedimento i1111nediato neppure disciplinare sarà preso a carico di chi ritorna al suo posto, in attesa delle definitive deliberazioni che per ovvie ragioni il Governo non pu.ò prendere finché tutto non sia rientrato nelL'ordine ... 2~<,
' " AUSSM\\ I. Arch ivio Genera le Cronologico - 1161. prot. 30944 RRP del 4. 10. 19 19, da M inimo Mari na a Comando in Capo A lto Adriacico. f.to Sechi.
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L'esercito i1alia110 <' la questione jiH11w11a (1918-192 1)
n problema dei giovani ufficia li sarebbe stato ulteriormente ripreso dal Comandant.c in Capo dell 'A lto Adriatico in una re lazione al ministro della M arina nella quale, inoltre, lo scri vente difendeva la gestione disciplinare de i propri dipendenti da qualche rilievo che in proposito gli doveva essere stato mosso e riaffermava la affidabi lità dei gradi più elevati : "I.fatti di Fium e, come è do loroso constatarlo e come VE . lo ha rile1•a10, costituiscono un pessimo esempio, sen::.a precede111i nella Regia Marina ed hanno e/aro una non lieve scossa alla compattezza delle istituzioni militari. Gli ufficiali più anziani sono rimasti splendidamenTe rigidi sui principii nei quali Jiu-0110 educati: turbali ne sono rimasti invece gli ufficiali giovani, i quali, per la guerra, ebbero un'educazione meno completa e perciò si lasciano essi maggiormente trasportare dalla causa che ha atrratto gli animi per il miraggio altissimo di azione palriottica . Alcuni, non gio1·ani, come purtroppo il Comandante Castracane, hanno trascurato gli obblighi sacri della loro posizione. Il Castracane ha infafli abbandonato il Comando della nave . È legge marinara e non solo militare che il Comandcmte non lascia la nave che a/l'ultimo o se 1(fficialme111e esonerato. Questo episodio mi ha molto addolorato. Vi è poi l'azione denigra11te sistematica di cena srampa; la tendenza a demolire, a discurere ig11obi/111e11te le azioni di Governo; tutro ciò forma un effetro delererio sullo spiriro di Ufficiali giovani, di Sòtt1ilficiali; ma ciò accade nella Marina, come nel 'Esercito, come in altre i stituzioni Governmive e 11011 occorre eh 'io mi dilunghi su questo rormentoso argomenro . Un' a Ira parola che parta dal Governo . appunro, e che, considerando le grandi benemerenze e if sacr(ficio degli uomini e gli animi che, per la m.a ggior parte, sono se111pre ne/l'entusiasrno Ferso la Patria; una parola clze serva a rinvigorire le forze e, nelle determinazioni, tenga conto di questi senrimenti e, sia pure, in volontariamente non dilaz ionata da reticenze che suppongo necessarie, non li ojjiischi o li spenga; questa, sarà la sorgente limpidissima che darà vigore a quella disciplina che V.E . ritiene disgregata, nei miei dipendenti, e che io debbo di chiarare non lo sia se non .forse nella impressione dedotta dalle mie espressioni le quali possono essere state interpretate secondo non opinato mio volere, cioè quando ho parlato delle piccole navi con giovani ufficiali avvicinantisi a Fiume ed ho detto, con frase
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volgare, (la volgarità non mi è general111e11te consueta) che il11111aginavo i tonni enlranti nella tonnara. Vi è infatti nel porto di Fiume un fascino d'attrazione, anche incosciente, che non saprei meglio di così definire. Ebbene questa disciplina esiste tuttora, ne è esempio la compagine delle immobilizzate navi di Fiume ... Questi Guardiamarina, Aspiranti di complem ento e Sottufficiali, che erano già stati per vari mesi a Fiume, si ammantarono nell'aureo/a del patriottismo ma invece fu la donna fiumana che li attrasse come piacevole ca/amiw. Per i Sottujjiciali, o/Ire la donna, entrò in campo la indisciplina, serpeggiante da vario tempo. Molti nulla hanno da perdere essendo prossimo il congedamenw. Essi approfittano dell'ideale di Fiume italiana per procla1J1are un sovvertimento della gerarchia . Vi sono poi, e sono i più pericolosi, gli uffìciali inferiori del! ' Esercito, gli Arditi specialmente, i quali, nella completa ignoranza di ogni cosa di Marina, considerano la 11a1·e come una caserma e 111irano alla disgregazion e degli equipaggi; continuano così un lavoro incessante di sobillazione nei Marinai perché abbandonino le navi e sarebbe loro gloria di divento re padroni cli queste. Sarebbe dunque molto necessario che la questio11e .fiumana fosse risolta nel più breve tempo possibile . La compagine degli equipaggi rimasti a bordo è come una guardia fedele che si oppone alle minacce d'incendio che la circondano ... .. .Per quanto riguarda la disciplina che è cardine così imporronte di tutto il nostro fermo monumento di istituzioni marinare, può V.E ., senza rammarico. affidarsi a me, agli ammiragli , ai comandanti che sono ai rniei ordini. Se episodi di fuoriusciti, se strane evasioni avvengono, se avviene ancora che giova11issimi uj]friali si impo11gano a ,narinai per seguire 11na via indisciplinata verso un ideale che essi stessi non bilanciano con le conseguenze fawli del disordine nella compagine disciplinare, tuuo questo non può essere ascritto sempre a negligenza dei Comandi e /'E.V, lo spero, mi vorrà essere consenziente in quesw constatazione . Non le navi di Pola soltanto hanno dato un contribuw di fuggiaschi, malgrado le severe disposizioni a bordo e le severissime restrizioni ai pas.rng gi del con.fine terrestre della Pia zza: ma navi quì giunte dal di fuori hanno gra,·emente peccato. E non parlo d'altri, perché piLÌ lo11tani dal centro attrattil•o. È la breve dista11'::,a PolaFiume elle rende 111aggiore, che dovunque in Penisolo italiana, la
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L 'eserci10 i1alia110 e la questione jìwncma ( / 9 / 8- 1921)
intensità d 'attrazione verso fa voragine d isordi11a1a e p11r Tanto patriorrica". TI documento proseguiva, con intona.lione soffusamente polemica, citando il caso del Duilio, fe rmatosi a Po la proveniente dall ' O riente ed a bordo del quale sarebbe risultato un complotto cli ufficiali per condurre la nave a Fiu me, del Pisa e del Sardegna, abbandonati da alcuni sottuffic iali e marin ai ai quali risultava sgradita la destinaz ione delle uni tà che li avrebbe llllontanati dall'Italia 247 • È probabile che l 'atteggiamento autoassolutorio del Cusani costituisse anche una risposta ad un messaggio ricevuto nello stesso periodo dal minis tro:
"hiformatori del Ministero deff"lnrerno riferiscono che nel perso11a fe della R . Marina a Pola, e specialmente fra i destinati al Raggruppmnento Artiglierie. esistono parecchi elemenri, cosrituemi w1a 1·era organiz::.azione, che manriene rapporti continuati con Fiume e sew ndo le direttive di quel Comando,facilitandog li di rh;evere materiali (motoscajt-magneti-indumenti di lana, ecc.) secondo venwJ110 richiesri dal Comandame Riz::.o . /110!1re, per q1tel conto che l'E.V riterrà .farne . com.unico che , allo scopo di rifornirsi di ben-::,ina, i Mas di Fium e . in codesw Pono o nelfe adiacen-::,e della Pia;::;.a, avvicinerebbero i Mas di Pola al completo di benzina, e con quesri scambierebbero i numeri disrinti vi, andando a Fiume quelli con carico completo e rientrando in Pola quelli scarichi" !J~ . Più tranqui lla appari va la s ituazione in Dalmazia, c he il Governatore ammiraglio Milio così compendiava:
''Circa gli umori del personale della Regia Marina dipendente dirò che fra i giovani ufficiali, quasi flltti di co111pleme11to, vi è molta simpatia per i fafli di Fillme. ma per ora nulla lascia supporre si prepari alcunché: fra gli Ufficia li Superiori la discip lina è salda e le andClle a Fiume delle uni1à sono severamente giudicate. Però se
"' AUSSYlM. 1443. prot. 518 RRP del 14.I0.1919. eia Comando in Capo Allo Adria1ico a Ministro Marina. f.10 Cusani Vi,con1i. '" AUSSMM. 1443 , senza prot. datolo ouobre 19 19. eia lvl in istro marina a Com.te in Capo A lto Adri atico. f.to Scchi.
L'esercito e Fiume da11n11nziana: i primi 100 g iorni
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dovesse venire l'ordine di sgomberare Sebenico etc . faccio riserve, come ho fallo per gLi Ufficiali del R. Esercito , su quanto potrebbe accadere perché tutti si sono molto affezionati alla Dalmazia, e l'intenso la voro che vi hanno svolto (anche per scarsezza di personate) li ha legati ancora di più a questa terra il cui avvenire è così discusso nella stampa, anche da incompetenti . Ho a suo tempo detto come nel disgraziato caso ora citato, riterrei indispensabile intervenisse una alta parola, la quale, forse, non. ne sono certo però, sortirebbe buon effetto; in. ogni modo non credo s ia il caso di prendere alcun provvedimento preventivo perché avrebbe effetto ccmtrario . Fra i militari del C.R.E. il miraggio di FIUME attira molto specie gli indisciplinati e quelli di cattivi precedenti, perché spererebbero trovarvi rilasciatezza e modo di godersi la vita nei vizii. Ho già fatto qualche spostamento di personale ed altri ne farò; ed ho voluto che tutti i ,nilitari fossero maggiormente seguili dai rispellivi superiori immediati per essere al corrente di tutto" 149 • L'orientamento disciplinare della Marina fu ribadito dal mu11stro Sechi il 10 ottobre med iante una comunicazione diretta ai comand i superiori delle forze navali e degli enti in terraferma:
"A V.E. non può essere sfuggita la gravità che nei riflessi della disciplina e della compagine del nostro Cmpo va assumendo l'aueggiamenw di alcuni Ufficiali a riguardo della delicata questione di Fiume. Mani;festazioni singole o addirittura collettive continuano a verificarsi con colore decisamente politico ... Si può coni.prendere e ammettere una certa indulgenza nel giudicare gli atteggiamenti di cui sopra è cenno: la questione di Fiume tocca profondamente il cuore di or;ni italiano ed è questione di sentimento e di patriottisrno, ma occorre pur tener presente ché nel giudizio degli AlLeati e degli stranieri in genere, ogni atto contrario alla disciplina anche se determinato da nobili moventi, non può non dar luogo a gravi apprezzamenti sullo spirito attuale della R. Marina, con conseguenza di incalcolabile danno .
"'' AUSSME , 53-17, pro!. 175 RRP del 3. 10.1919. da Governo Dalmazia e lsole Dalmate e Curzola ne a }.,1 iniscro Marina. f'.co M ilio.
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L'eserciro i1alia110 e la questio11e Ji11111a11a (1918-1921)
È quindi oppor/uno che gli Ufficiali siano richiamati ad una più precisa comprensione dei loro doveri nel difficile momento che attraversiamo. Primo dovere è quello dell 'esempio ai propri subordinati: esempio di riservate~za, di austerità. di prudenza, specie nei riguardi di questioni politiche. A questi criteri non corrispondono le manifestazioni colleflive firmate con l'indicazione di navi e di gradi che figurano nelle 'sottoscri-;.ioni · pro Fiume pubblicate dalla stampa quotidiana. Non si esclude tassativamente che si concorra a tali sortoscrizioni, qualora il sentimento le consigli, ma so/.fo la veste dell 'a nonimo o semplicemente col proprio nome e cognome. VE. è pregala voler spiegare e far spiegare opportuna opera persuasiva nel senso qui indicaro affinché abbiano a cessare le rrasgressioni ... " 250 • Da quanto esposto appare chiaramente come la Marina intendesse, pur nell 'atteggiamento lealista nei confronti del governo, mantenere un atteggiamento comprensivo e morbido verso la causa dell ' italianità di Fiume. Fu emblematica, in tal senso, la vicenda del sommergibile F16 che 1'11 ottobre 1919 salpò da Venezia con il proposito di raggiungere Fi ume ed unirsi ai dannunziani. TI battello fu interce ttato da una torped iniera e costretto al rientro in Arsenale. Tutti i membri dell'equipaggio fu rono tratti in arresto e rinviati all' Avvocatura Generale Militare che si adoperò per arrivare al più presto al processo, fissato infatti per il 28 novembre. Il ministro Sechi incaricò riservatamente il vice ammiraglio Simonetti, comandante del Dipartimento Marittimo di Venezia, di sondare l'orientamento dei giudici, individuando nel procedimento il grosso pericolo che questo avrebbe potuto trasformarsi in un atto d'accusa contro l'intera Marina per i sentimenti e gli atteggiamenti assunti nei riguardi del la questione fiumana. Simonclli, interpretando al meglio il pensiero cli Sechi, si impegnò al massimo per rinviarlo richiamandosi alle disposizioni in corso per i protagonisti dei fatti cli Fi ume cd attribuendo la ce lebrazione del processo al le '' incompre nsibili prem ure" dell'avvocato generale militare appartenente all'Esercito: avrebbe poi fornito al ministro la seguente valutazione:
'" AUSSMM. Archivio Generale Cronologico · I 161. prot, 312.t G RRP del 10.10,1919, da Minislro Marina a Comandi Forze Navali e Dipa rtiment i Mttrinimi. f.to Scchi.
L'esercìto e Fiume dannun ziana: ì primi /00 giorni
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"Pressocché tulfi i giudici del Tribunale , considerano in tutta la sua gravità il reato, la fuga del sommergibile , rna la grande maggioranza sarebbe propensa ad accordare le più ampie attenuanti di indole morale, limitandosi ad ù1/liggere una pena condizionale, anziché quella (che potrebbe anche essere la.fucilazione) che il codice prescrive per la vera figura di tale reato . A quanto mi è sembrato capire, le ragioni di ciò, dipendono dal fatto che essendo questo il p rimo processo relativo a /l 'episodio di Fiume che avrebbe il suo pieno svolgimento, ed il non essere ancora stati de.feriti al Tribunale e nemmeno (almeno pubblicamente) radiati dai quadri, gli Ufficiali che dal servizio della Patria cui erano obbligati per il Loro giurmnento. passarono al servizio di un partito sia pure generoso, asportando del materiale guerresco (navi, artiglierie, autoblindate, velivoli, ecc .), rende i g iudici dubbiosi sulla.figura attuale e specialmente su quella che assumerà questo reato il giorno in cui, rientrato tutto nella calma e nell'ordine, l'episodio di Fiume verrà giudicato alla stregua dei danni o dei vantaggi che esso avrà arrecato a/1'/lalia. piuttosto che alla srregua di ww aperta rivolta ai poteri costituiri. La disposizione ricevuta ieri, che prescrive di non dichiarare disertore il personale che risulta ji1.ggito a Fiume , accrescerebbe certamente il numero dei giudici indulgenti, anche contro il Loro vero sentire , specialmente per i gregari trascinati dall'esempio dei Capi, perciò io reputerei conveniente che il processo della fitga del Somrnergibile F.l 6, venisse rimandato ad epoca in cui potranno essere meglio valutati i fattori morali, e salvo ordini contrari dell'E.V., manterrò la sospensiva comunicata col mio telegrarnma prima cita10. l colpevoli della ji1ga, dovrebbero però a mio parere restare assicurati alle carceri, per impedire che la necessità, nella quale si trova il Governo di non poter prendere ancora provvedimenti decisivi per ragioni di giusta opport1,tnità, possa venire interpretata come tacito suo consenrimento" 251 •
Con questo documento si chi use .in pratica la vicenda del sommergibile, dal momento che gli avvenimenti cl1e seguirono avrebbero favori to la soluzione auspicata dalla Marina e si sarebbero identificati con la valorizzaz ione delle idealità nazionali e patriottiche che avrebbe caratterizzato la storia politica italiana a partire dal 28 ottobre 1922. ' 1' A USSMM. 1444. prot. 679 REP de l 27. 11.1919, eia Coma ndo in Capo Dipartimento e Piazza Ma(itlima Venezia a ìvfi nist ro Marina, f.to vice ammirag lio S imonetti,