STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO
FLAVIO RUSSO
LA DIFESA COSTIERA DELLO STATO PONTIFICIO DAL XVI AL XIX SECOLO
ROMA, 1999
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PRESENTAZIONE
Con questo volume pmsegue /'interessante lavoro di ricerca ed analisi storica della struttura d(fensiva costiera italiana, 11ell 'ambito degli stati preunitari tra il XVI ed il XIX secolo, messa in atto dall'Ingegnere Flavio Russo il quale, in egual modo. già ha trattato dei Regni di Napoli, di Sicilia e di Sardegna. Ritengo che parlare di d(!esa "costiera" sia estremamente interessante in quanto, nel periodo in esame, le principali ·minacce alla sicurezza sociale, ai commerci ed allo sviluppo delle popolazioni italiane interessate, provenivano dalle spietate o}Iensive delle flofle ottomane prima e dalle razzie barbaresche poi, che costituirono una interminabile vessazione dalla quale, per ,no/ti studiosi, si ebbe come conseguenza la nascita della cosiddetta "questione meridionale". Nell'esaminare questa opera, sor7Jrende il contrastofra la natura "pac{/ì.ca" di Roma, sede del papato e culla della cristianità, con la necessità che ebbe lo Stato della Chiesa di cimentarsi be11 presto con la "guerra" , sia pure difensiva, acquisendo - così - una sua peculiare dimensione militare. La detestata esigenza, che presentava una improba conciliazione i:on il verbo evangelico, detenninò sia pure secondo fasi alterne di acutizzazione e quiescenza - il ricorso agli annarnenti, alle squadre navali, alle milizie ed alle fortificazioni, ta11ro che se riesce, dal punto di vista strettamente etico, facilmente percorribile il susseguirsi dei pontefici in base al magistero teologico, altrettanto.facilmente visibile è l'identico avvicendarsi in base ai rispettivi stemm.i sulle culaue dei cannoni, posti a d(fésa della capitale del cristianesùno dallo spietato mondo islamico. Da questa divaricante ed inusitata necessilà scaturirono situazioni di estremo interesse militare, avendo le coste pon1i;ficie il primo forte bas1ionato del mondo giungendo ad essere. le forze armate ponti,ficie, in. situazione numericamente predominante nell'ambito peninsulare: e., fenorn.eno ancora più. sorprendente, quelle opere schierate lungo le marine tirreniche ed adriatiche, ad onta di qualsiasi alleanza politica, cooperarono non di rado con le limi.trofe opere "straniere" dislocate su suolo italiano, tamo da far sì che si possa affermare che proprio lungo quella martoriata .frontiera marittima si è realizzato il prodromo dell'unificazione nazionale. Di quanto accennato l'opera fornisce una allenta esposizione, supportata, com.e ormai prassi per l 'autore, da una significativa sintesi documentaria, archivistica ed architettonica che riesce a ricavare, dall'interre/azione delle fonti, cm1fenn.e storiche non di rado inedite e, nel contempo. fornisce indicazioni e suggerimenti partico!t;;•miente interessanti ed utili in questo momento storico. che vede un nuovo riacutizzarsi delle tensioni mediterranee. Ringrazio, quindi, l'Ingegnere Flavio Russo che ha messo a disposizio ne la sua passione e competenza tecnica per la realizzazione di un 'opera di estremo interesse che, sono certo, o.ffi·irà agli appassionati materia di studio e piacere di conoscenza. IL CAPO UFFICIO (Col. a. s.SM Enrico PINO)
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PREMESSA
Singolarità e paradosso
li diffondersi del credo cristiano all'interno dell' Impero Romano comportò l'instaurarsi di una divergente scala di valori etici, sostanzialmente antitetica alla tradizionaleC 11. Fintanto però che le nuove istanze riuscirono in qualche maniera .a convivere con le tradizionali, sia pur ampiamente attenuate dal naturale evolversi dei costumi, non si registrarono vistose conseguenze sull ' assetto e la stabilità dell ' immenso edificio statale. Dove invece con inarrestabile potere scardinante la visione evangelica estrinsecò le sue rivoluzionarie implicanze fu certamente nell'ambito militare, peraltro ormai pericolosamente compromesso dal dilagante ripudio ciel serviziom. In particolare la precettistica fortemente pacifista ciel cristianesimo e la sua alienazione eia qualsiasi impiego della violenza e deJJa forza fisica, persino in contesti meramente difensivi, determinarono una costante ed irreversibile ulteriore emarginazione dell'esercito - in concom itanza con una se1ie cli variegate cause prima fra tutte i suoi insostenibili oneri - che ne accellerò il fatale declinoc 3l. È innegabile comunque che, sebbene nei periodi successivi la chiesa assunse posizioni meno intransigenti in materia, la carriera militare non rappresentò più una onorevole mansione. Aci aggravare il feno meno concorse anche la scarsa remu neratività economica e la carenza cli attraenti gratificazioni, per non parlare dei crescenti rischi nel servizio. Già verso la fine del III secolo l'arruolamento dovette impostarsi sulla coscrizione obbligatoria, ovviamente finendo per gravare sulle classi meno abbienti, con un rapido scadimento non solo delle capacità professionali ma soprattutto delle motivazioni14 i . Curiosamente in ciò il pacifismo cristiano ed il mercantilismo pagano trovavano un singolare punto di contatto, che induceva a ritenere l'attività militare non allettante quando non spregevole addirittura. La miope concezione supportata da una iniziale capacità ostativa delle frontie re imperiali, parve perciò confermarsi 1 Una acuta analisi di tale fenomeno è tracciata da E. GmsoN, Storia della decadenza e cadwa deLl'irnpem mmano, traduzione di G. Frizzi, tist. Torino 1967, voi. I, pp. 430-31: "I cristiani sentivano e riconoscevano che nel presente sistema del mondo tali istiwzioni erano necessarie, e si sottoponevano volentieri all'autorità dei loro governanti pagani; ma mentre inculcavano le massi me di un'ubbidienza passiva, ricusavano di prender parte attiva all'amministrazione civile, o alla difesa militare dell' impero. Si poteva forse concedere 4u,dche dispensa a quelle persone che prima di conve1tirsi erano già dedite a tali violente e cruente occupazioni; ma era impossibile che i cristiani, senza rinunciare ai più sacri doveri, potessero diventare soldati, magistrati o imperatori. Questa indolente, o anche colpevole noncuranza del bene pubblico li esponeva al disprezzo e al biasimo dei pagani, che spesso domandavano quale sarebbe stato il destino dell' impero, attaccato da ogni parte dai barbari, se tutti avessero adottato le pusillanimi massime della nuova setta". 2 Ricordano K. BlllLMEYER, H. TUECHLE. Storia della Chiesa, Brescia 1973, voi. I, pp. 164-65: "Gli spettacoli, i combauimenli tra gladiatori e con le belve, nonché altri tlivenimenti ciel genere venivano evitati per la loro immoralità e crudeltà. C'era pure chi non si sentiva d.i assistere all'esecuzione capitale di malrattori. Alcuni rigoristi. come Tertulliano, Ippolito e in parte anche Origene, condannavano l'accettazione di cariche sta/ali e il servizio m.ilitare; dalla fine del II secolo c'erano tu llavia non pochi cristiani che ricoprivano uffic i civi li e militari...". J In pratica però dalla metà del III secolo la presenza di cristiani nell'ambito dell 'esercito risulta numerosa e ben documentata, senza suscitare più alcuna sorta di riprovazione di natura dottrinaria. È emblematico al riguardo che tra il 284 ed il 305, una intera legione, la Tebea, fosse composta interamente da soldati cristiani. Il vescovo Eucherio cli Lione intorno al 450 tramandò della medesima il tragico destino: la Legione... essendosi rifiutata di partecipare alla persecuzione dei confratelli cristiani. fu da ll ' imperatore Massimiano per due volte decimata ad Aguanwn (oggi SL Maurice nel Canton Vallesc) e infine massacrata per intero. Stando a notizie più tardive i membri della Legione sarebbero stati uccisi anche in altre città, specialmente sul Reno ...", da K. BtHLMEYER, H. TUECHLE, Storia ... , cit., p. I I 9. Sull'intera vicenda, o almeno sulla sua effettiva consistenza esislOno però alquante perplessità. • Delinea il contesto storico relativo A.H-M. JONES, li tranwnto del mondo alllico, Bari 1972, p. 326: "Ai funzionari governativi rispondevano direttamente i proprietari terrieri, i quali erano tenuti a mettere insieme il numero di reclute dovuto fra i loro fittavoli. Ma quelli, naturalmente, come nota Vegenzio, affibbiavano al governo gli uomini peggiori che aveva no, e spesso pagavano vagabondi o altre persone indesiderabi li, e le convincevano a riempire la quota di uomini dovuta ... sembra che la coscrizione fosse molto impopolare tanto fra i proprietari che fra i contadini ... I secondi una volta reclutati. erano mandati a lle loro unità sou.o stretta sorveglianza e, nonostante 4uesle precauzioni, una gran 4uan1.ità di essi fuggiva durante il tragitto..." . In merito al medesimo scorcio storico precisa ulteriormente E. GrnBONS, Storia .. ., c it., p. 552: "Era tale l' orrore che aveva invaso l'animo dei degenerati romani per la professione delle armi. che molti giovani d'Italia e delle province si tagliavano le di ta della mano destra per sottrarsi al servizio militare; tale strano espediente era così diffuso, da meritare la repressione delle leggi e un nome particolare nella lingua latina". Venivano infatti definiti Murci, da cu i anche murcare quale sinonirno cli ' mutilare'. H ...
La difesa costiera dello Stato Pontifi;_cio dal XV! al X IX secolo
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nella coerenza propositiva ed applicativa. Disgraziatamente a troncare il suicida andazzo intervenne il crescere smisurato della pressione barbara, che in breve termine notificò dapprima ai più attenti osservatori e quindi a tutti indistintamente la precarietà della sicurezza imperiale. In una disperata corsa contro il tempo gli ultimi imperatori tentarono di arginare la marea montante e di aggregare per quanto possibile e spesso coatlamenle il maggior numero di uomini sotto le armi, non ricusando, dimostrazione dell'estrema speranza, cli affuolare persino in massa gruppi cli barbari per destinarli a contenere la pressione elci loro simi!i<51• L' inevitabile e· conseguenziale tracollo cli disciplina e cli professionalità attinta dall'apparato militare amplificò al parossismo la già rilevante repulsione nei confronti dell' esercito da parte dei romani. Sembrava infatti alla sensibilità cristiana dimostrata in m aniera incontrovertibile la intima natura bestiale della guerra, di qualsiasi forma e motivazione, ed al pari alla benestante classe pagana la sua insopportabile asprezza e marginalizzaz.ione. Sotto questo aspetto la concezione bizantina, orientale e quella latina occidentale appaiono notevolmente diverse poiché per la prima vi è la sentita partecipazione attiva alle sorti dello stato ciel cittadino anche e soprattutto con le armi, al contrario della seconda(<>>. Ciò potrebbe spiegare sia pure parzialmente il perché del sopravvivere dell 'impero d ' oriente cli oltre mille anni a que llo d'occidente. Ma le prime devastanti penetrazion.i di orde nenùche all' interno ciel te1Titorio imperiale con il funesto ed atroce corollario di saccheggi, di stragi e di dep01tazioni di inermi cittadin.i, indussero ad una più ponderata meditazione sul concetto stesso di guerra, i1ùziando a farsi strada una distinzione di merito sulla confli ttualità, ovvero se subita od infe1ta, non più aderente alla originaria ripart izione romanam. L'esigenza di provvedere in qualche modo attivamente alla protezione dei deboli prendeva ad assurgere a dilemma basilare della stessa chiesa. Non bastava infatti aborrire e detestare la guerra per esserne esentati, né bastava pròfessarsi assolutamente pacifisti per essere risparmiati dall 'ecatombe e dalla riduzione in schi avitù. E un siffatto destino non dovette riscuotere da parte della dirigenza ecclesiastica una scontata accettazione con il peggiorare della debolezza militare, magari non tanto a titolo personale ma sociale. L' assistere alle menzionate e sempre più frequenti devastazioni prodromi di infinite sofferenze esu lava dalla visione di qualsiasi credo ed una r.isposta adeguata si rendeva cli giorno in giorno più urgente, persino se contemplava inevitabilmente l'uso del le anni, sia pure esclusivamente per difesa 'legittima' . Il paradosso trovò una sorta di nebulosa soluzione nel concetto di guerra 'g iusta''~\ ovvero cli guerra sì ma imposta dagli eventi per una tìnaliUt su periore e per la sopravvivenza della stessa cristianità o dei deR. FOLZ, A. Gu1LLOU, L. MussET, D. SOURDEL. Origine e.fon nazione de/l'Europa medievale, Bari I 975, pp. 18- 19, affermano in merito: "Va anche 1icordata la germanizzazione sempre piL1rapida dell'esercito di manovra, nel quale alla fine del IV secolo, i Germani raggiunsero i più alti gradi della gerarchia militare ... Favorendo tale processo, gli imperatori pensavano di rimediare al.le <liflìcoltà di reclutamento locale, di allentare la pressione esercitata sul li111es e cli oppon-e ai Barbari altri Barbari avenLi lo stesso metodo di combattimento...". '· Precisano R. A. PRF.ST0:-.1, S.F. WtsE, Sroria sociale della guerra, Verona 1973, p. 66: "Fu la fusione delle sue qualità peculiari con altre circostanze, più fortuite, a consentire all'Impero romano d'Oriente di sopravvivere alla lìne della sua controparte d'Occidente. La cristianità ortodossa d' Oriente recise infine i suoi legami con la Chiesa cli Roma. L'ortodossia orientale era mollo meno universale nei suoi richiami e molto più legata allo Stato che non quella d'Occidente. Quest'unione di cultura, politica e religione spiega l'ardente nazionalismo dei roma ni d'Oriente, così contrastante con la passività dei romani in Occidente ... L'organizzazione militare dell'Impero bizantino aveva perciò grande imponanza. Per difendersi dai suoi molti nemici. l' impero fucostretto a dedicare gran parte delle sue energie alla creazione ed al mantenimemo di1m sistema militare superiore a quello dei suoi avversari, e molto superiore ai metodi usati nello stesso periodo nell'Europa occidentale. Nel qui nto secolo i governanti cli Costantinopoli adottarono lo stesso pericoloso espediente degli imperatori occidentali, prendendo a servizio bande di mercenari barbari e adibendole alla difesa dei loro confini ... la proporzione fra le truppe indigene e quelle barbariche non scese però mai così in basso come in Occidente...". ; li concetto di guerra 'giusta' o 'ingiusta' si coglie anche nella normativa bellica rornana, ma riguardava non la motivazione della stessa quanw invece la pura formalizzazione, ovvero che venisse dichiarata secondo precisi rituali isti tuzionalizzati. La mancata osservanza della precettistica rendeva 'ingiusta' la guerra, e quindi nefasta, votata perciò all'insuccesso. Concetto quindi puramente magico e superstizioso, che non implicava affatto il giudizio sul la natura· del conflitto. Cfr J. 1-L\RMAKD, L'arre della guerra nel 111011do anrico dalle cittù-stato sumeriche al/'ùnpero di Roma, Roma .1975, pp. 46-57. ~ 11 pensiero cristiano sulla guem1 formulato da sant'/\gostino, primo teologo ad operare una sorta <li distinzione tra ·giusta' ed in 'ingiusta' in termini di ortodossia trova una definitiva formulazione con san Tommaso cl' Aquino che: "...elaborò la sua celebre teoria della P,uerra giusla. ,Ecco le condizioni perché sia giusta: a) l'auto,ità del principe; b) una giusta causa, come ad esempio la riparazione di una ingiustizia: c) la retta iJ1tcnzione'", da G. Boun-totJL. Tremato di so'cioloP,ia le guerre eleme111i di polernologia, Milaiio 1961, p. 64. 5
Premessa
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boli ed i ndifesi . Il gregge dei credenti, in.ultima analisi, in iziava ad ammettere la necessità dei 'cani pastori', per scampare dai ' lupi '. In parole povere sulla falsariga dei concetti di S. Agostino la responsabilità morale della guerra giusta ricade sugli aggressori che costringono i potenz iali pacifisti a comportarsi apparentemente ingiustamente, per cui non ai secondi ma ai primi va imputata la colpa. Siamo ancora lontani dal concetto di guerra 'santa' che troverà formulazione all' epoca delle crociate, ma certamente altrettanto lontani dal comandamento del 'non uccidere' per qualsiasi motivo. E quanto fosse sentito tale vincolo ca nonico nell'ambito ecumenico lo testimonia l'ipocrito espediente, correntemente applicato ancora in pieno XV !Il secolo, cli affidare i condannati a morte dai tribunali ecclesiastici, al braccio secolare per l'irrogazione della pena, ottemperando in tal modo la lettera del la prescrizione di astenersi , in q uanto crcdentì, dall'ucciclere! Ad ogni buon conto, almeno nella fase finale dell'esistenza dell'impero d'occidente le au torità religiose si videro costrette a sancire, non solo la legittimità della guern,1, sia pure di tipo meramente difensivo, ma a reputarla, purtroppo loro malgrado, indispensabile e vitale per fro ntegg iàre in man iera significativa le preponderanti e terrifica nti forze invasive barbare. Il che implicò quale inevitabile coroll ario la necess it~t di organizzare scrupolosamente un apparato militare, e quindi di attivare la produzione di armi e di fortificazioni, nonché di riavviare senza ulteriori ind ugi arruolamenti ed addestramenti di truppe ormai di estrazione prevalentemente cristiana . Non di rado a doversi far carico della detestata incombenza fu ro no obbligati persino vescovi ed abbati , in apparente e netta antitesi con la loro professione di fede. È singolare c he proprio nel titolo usato per la definizione della massima autorità religiosa cristiana si coglie una sorta di involontaria predestinazione a tale basilare funzione. Pontefice, infatti, nella gerarchia romana designava originariamente 1'altissimo magistrato preposto al controllo ed alla realizzazione dei ponti, a loro volta elementi fo ndamentali della viabili tà militare e dalla cui perfetta manutenzione ed eftìcienza dipendeva in ultima analisi [a mobilità offensiva e difens iva delle legioni. Cronologicamente nel 381 Ja carica' 9l, peraltro rad icalmente trasformata per compiti e connotazioni dall'originale ricordata, fu abolita, ma di lì a breve ri comparve in veste assolutamente inusitata nella gerarchia ecclesiastica, quasi a voler sottol ineare in maniera simbolica la suprema autorità sul 'ponte' che collegava la realtà materiale con quella spirituale. Non era tuttavia quella la sola affinità tra la struttura istitu zionale ecclesiastica e q uella militare classica . Simile tanto per esemplificare la natura assoluta del potere esercitato gerarchicamente ed in maniera indiscutibile; simile la prassi selettiva per l'ascesa ai massimi gradi, e non di tipo ereditario o elettivo; simile l'apparente estraneità al potere politico, con un ruolo cli fortissimo cond izionamento sullo stesso; simile la rigida preclusione per elementi femmin il i a mansioni ed imp ieghi direttivi: sim ile la necessità cli distinguersi anche per abbigliamento dal resto della società; simile l'adozione cli un proprio d iri tto specifico e di appositi tribunali assolutamente autonom i; simile la presunzione ciel sacrificio - e la vocazione ad esso - come peculi arità professionale implicita; simile infine la matrice propositiva e mantenitiva imposta dalla paura: paura terrena per l'is tituzione militare, paura ultraterrena per quella rel igiosa. Società autocratiche a cui si delegava irreversibilmente la più ampia facoltà di ingerenza neJ mondo civ ile per proteggerlo . Non è un caso, allora, che la stragrande maggioranza di tutte le permanenze architettoniche del passato siano rappresentate da strutture a funzione rituale religiosa o a funzione difensiva: templi e fortezze in estrema sintesi, facce anti tetiche e imprescindibili della medesima medaglia, appunto quella della paura. Alla forza annata si richiese, e si richiede, la difesa da potenziali aggressori capaci altrimenti di annientare la speranza della continui tft esistenziale, mentre alla componente religiosa si richiese, e si richiede, la salvaguardi a della speranza della sopravvivenza estrema ccl eterna.
" In Cambridge Universily Press. S1oria del Mondo Medie1,ale, Mi lano I 978, voi. I., p. 139, si legge al riguardo: "Fosse pure cristiano, l' i mperatore restava nondimeno il pontifex maximus, capo ufficiale dell'antica religione pagana ... H primo vero colpo a questo stato di cose fu inferto dalrirnperatore Graziano, che ri fiutò, probabilmente nel 375, cli assumere l' incarico di pon1ifex 111a,\imus e che nel 382 deue e fece eseguire l'ordine di tagliare i linanziamenti imperia li per le grandi cerimonie e i sacrifici pagani ...".
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La difesa cosliera dello S1a10 PoniiJlcio dal XVI al XIX secolo
Ovvio a ques to punto s upporre che le due istituzioni paral lele potessero trovare la loro massima espress ione, se non estrinsecativa, almeno organi zzativa in un unico contesto statale, quand'anche supposto assolutamente scevro da velleità di conquista. Altrettanto ovvio che la messa in d iscussione o dell'una o dell ' al(ra co mponente in tale sincretica realtà politica sign ificasse necessariamente l'annientamento anche della res tante: in altri termini il collasso dell ' apparato mili tare avrebbe trascinato anche quello relig ioso, e viceversa . Per cui la di fesa della fede divenne la motivazione di hase per la di fesa militare, ed il nemico assunse la connotazione tipica cli 'infedele' . Logico pertanto osservare che uno stato così strutturato abbia più cli altri bisogno cli difese statiche perimctrali principali garanti della sua sovranità ed indipendenza, materiale e spiiituale. Il che dà origine ad un singolare ulteriore paradosso, quello appunto della necessità per una istin1zione, per intima convinzione avulsa dai beni materiali e dalla esigenze temporali, cli disporre della sovranità assoluta di un territorio e quindi di un potere temporale, caratteristica che si riscontra alquanto presto nella storia della formazione degli Stati Pontifici: "In fondo. la vera eccezionali tà del lo Stato Pontificio rimane il regime col qu<1lc esso è retto e che, nel momento della affermazione della struttura stat.ilc moderna, risa.lta, paradossalmente, assai cli piL1. Una defi nizione di questo regi me è praticarneme impossibile. Non si tratta di una vera e propria rnonarchia assoluta di tipo moderno. Benché i poteri del papa-re possano essere considerati di gran lunga superiori, quanto a discrezionalità, a quelli di un qualsiasi sovrano europeo. egli è pur sempre eletto dal Collegio dei Cardinali, col quale, al momento della scelta, può essere costretto astipulare una serie cli , ossia di patti. che poi potrà anche non rispettare, ma che danno un'idea d' iniziale dipendenza. L'assenza ciel principio ereditario toglie al rapporto l'On i sudditi quel sentirnento dinastico che è LIila delle for,.e e delle caratteristiche eminenti delle monarchie moderne. E, in fondo, il papa rimane re in guanto è, appunto, il papa, ossia il capo, investilo di profonde e altissime caratteristiche sacrali, cli una comunità religiosa incommensurabilmente piL1 ampia di quella dello stato di t ui è sovrano anche in lempomlibus. (I corteo cli questo singolare sovrano è una processione; liturgia cd eserci zio delle funzioni sovrane sono indistinte; simboli regi sono la tiara pontificia e le chiavi di Pietro. La coincidenza tra la direzione del governo civile dello stato e il centro dcli' amministrazione della Chiesa è completa. Le stesse Congregazioni cardinalizie che amministrano questa, governano anche quello; le alte cru·iche dello stato sono anche le alte cariche della Chiesa e sono anch'esse coperte da cardinali ... Né con ci6 si può dire che i cardinali costituiscano un corpo aristocratico-oligarchico del tipo dei patriziati, anche più ristretti, che si incontrano in tante pa11i d'J. talia e d'Europa. A pmte il fatto che neppure per loro vige al.cuna ereditarietà, il potere elettorale cli cui dispongono, decisivo al momento del conclave, è annullaro subilo dopo e si converte in dovere cli obbedienza e di adorazione nei confronti dell'eletto. che è, comunque colui che li nornina. Se un cardinale cade in .disgrazia presso il papa, la via del j)(~terc nello stato o nella Chiesa gli è sha1Tata irrimediabilmcnt( né senza la volontà pontificia si può giungere al cmdinalato. Essi sono, tuttavia, i principi della Chiesa e dello stato. hanno tutti potenzialmente, le cha11ce.1· cli un principe ereditario... Una particolari tà del pote re stata le nei dom ini pontifici è, infi ne, costituita dal fatto che tutte, senza ecc.e,.ioni, le cariche pubbliche sono riservate al clero e sono connesse alla clientela personale dei più alti prelati, dei cardinali e del papa . .. .Titolare della vera sovranitiì è la Chiesa, che, però, si impersona fisicamente e ad og.ni effetto nel pontelìce; ed essa esercita la propria sovranitìi attraverso il suo, se così si può dire. personale, presente nella capitale e nelle province dello stato..."<1o,.
A differenza infatti d i tutti i norma ii stati che necessitano in quanto tali di una dirigenza, vuoi in forma monarchica vuoi in forma re pubb licana o comunque democratica, quello pontificio - e come lui anche gli analoghi cli matrice teocratica - ostentano al riguardo una inversione logica. Lo stato ed il re lativo contesto sociale, in ogni s ua articolazione anche se non specificatamente militare, risultano indispensabili al loro capo, proprio per garantirsi !'altrimenti utopica indipendenza religiosa0 1>. In sintesi ad un capo spirituale le libertà di professione e cli dottrina riescono praticabili, indiscutibili, e certe soltanto nell'am bito di una 'I
10 G. GALA:-.so, Potere e is1 i1uz.ioni i11 llalia dalla cadwa 11 Pr~cisa E. .l ,\RRY, Il papa come Sovmn.o temfJr>rale, in
del/'fmpemroman.o ad oggi, Milano 1976, pp. J 2 1-122. Enciclopedia del papaia. Catania 1961 , p. 674:
" I) E necessario che l' indipenden,.a della Santa Sede sia piena e completa. Ecco come si esprimeva Leone XIII nella sua famosa lettera del l5 giugno 1887 al cardinal Rampolla: «L'autorità del Sommo Pontefice, stabilita da Gesù Cristo, conferita a san Pietro e per mezzo suo a tutti i suoi legittimi successori, i Romani Pontefici ; destinata a continuare nel mondo ti no alla consumazione dei secoli la missione riparatrice del Figlio di Dio, arricchita dalle più nobili prerogative, dotata di sublimi poteri, personali e giuridici, come quelli che sono richiesti dal governo di una società vera e perfettiss ima, non può, per la sua nmura stessa e per espressa volontà del suo divin fondatore essere sottoposta ad alcun potere umano; al contrario, essa deve godere della più completa libertà nell 'esercizio delle sue sublimi mansioni. E poiché da questo potere supre mo e dal suo libero esercizio dipende il bene ùi tutta la Chiesa, era somma.mente importante che la sua indipendenza e la sua libertà native fossero assicurate, garantite, difese attraverso' i secoli nella persona di colui che ne era investito ...». . ·
Premessa
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s ua assoluta autonomia politica, ovvero in un ambito di sovranità nazionale riconosci uta universalmente ed incondizionatamente. Pertanto è facile arguire che propri o per l'estrinsecazione del suo ruolo pastorale al pontefice romano era necessario uno stato, piccolo quanto si voglia, ma indipendente ed autonomo: la popolazione e le sue conseguenti esigenze costituivano semplicemente il fattore inevitabile per la realizzazione di siffatta condizione basi lare. Impensab ile, infatti, supporre una assoluta autonomia in materia di dottrina e di pastorato planetario se vincolata al rispetto, sia pure d iscrezionale, di norme proprie cli uno stato ospite, comunque infl uente sul le autonome scelte morali. Ecco allora materializzarsi alla base dello Stato della Chiesa l'esigenza inversa non cli un capo per uno stato libero e sovrano, ma di uno stato per un capo libero e sovrano! li che non evitò l'auivazione di tutte le tradizionali componenti sociali , economiche, di rigenziali e mi litari cli un quals iasi altro s tato tradizionale, spesso come accennato persino in antitesi con i precetti religiosi, ma assolutamente indispensabili proprio per la coerente fo rmulazione e propagazione dei medesimi. Emblematico c he finanche dopo la stipula del Concordato lo Stato Pontificio abbia conservato un estremo lembo del suo territorio, ritenuro appunto imprescindibile dal magistero pastorale. Nei secoli precedenti, invece, parve che l'au tonomia e sovranità fosse funzione direttamente proporzionale della superficie territoriale posseduta, la quale tra l'altro garantiva anche un gettito economico cospicuo, sebbene fortemente decurtato dalle spese, allreltanto direttamente proporzionali all 'ampiezza, necessarie per il manten imento ciel maggiore organico dirigenziale dello stato stesso . . La concomitanza della ostentata opulenza dell'apparato temporale ed il ruolo primario religioso contribuiroho ad incentivare le pressioni aggressive nei confronti di Roma, in particolare ad opera della controparte musulmana turco-barbaresca che ne costituì, per seco li , una pericolosa minaccia, anche quando mirante unicamente alla cattura dei s uoi vascelli e dei s uoi sudditi ipotizzandone un cospicuo riscatto. Dalla necessità della ·salvaguardia sia delrautonomia dottrinale che di quella nazionale ne scaturì il mantenimento di un cong ruo apparato militare, a volte di nazionalità stra niera, ma sempre s ufficientemente motivato in materia di credo religioso. Una eco cli siffatta impostazione la si cogl ie nella definizione delle stesse forze militari di 'clifenditrici della Chiesa e della Fede' e non dello Stato della Chiesa in quanto tale.
Genesi storica Il l O aprile del 568 una moltitudine di barbari, altrimenti noti già da secoli con il nome di Longobardi, iniziò la sua migrazione verso il sud attarversanclo le Alpi. È improbo stimare con esattezza il loro numero ma è presumibile, tenendo conto che l'orda comprendeva le donne, i bambini e gli anziani , nonché una massa servi le rilevante costituita dalle popolazioni fagocitate dopo la conquista, una entità globale di poco inferiore alle 30. 000( 121 unità. Stime attendibili si attestano, infatti, tra un massimo di 30 ed un minimo di 15. 000 persone, peraltro assolutamente incapaci di comportamenti bel lici coerenti e meno che mani di investimenti ossidionali coordinati.
2) Non basta .che questa ind ipendenza sia effelliva: è necessario anche che appaia tale agli occhi più prevenuti. Nessuno deve sospettare, con una parvenza d i ragione, che g li aui del papa si ano dettati da preoccupazi oni estranee all a sua d iv ina missione: nessuna pressione estern a deve essere capace di influire su di lui ... 3) Ma, affinché queste due co ndi zioni si verifi chino. è necessari a una garanziu stabile e permanente per delìni zione... 4 ) La giusti ficazione di queste ri vendicazio ni è data dalla natura stessa dell a socielil perfeua. Poiché essa è una società vis ibi_le, le sue condizioni devono essere quelle cli ogni soci età perfetta regola rm ente costituita, cioè la pi ena indipendenza materiale". 11 Circa la suppostil enlitil nurnerica dei longobardi, G. G Al.t\SSO, L'ol!ra Ewopa. Cuneo 1982, p. 23, così puntualizza: "Questi ... si insediarono... su non più del 50% dell'area merid ionale e, per di più. nella parie appenninica di essa, ossia nella pane a densità ce1w111ente assai minore della rimanente. sicché vi si doveva raccogliere probabilmente anche meno di un 30% della sua popolazione. I pur pochi Longobardi che vi arrivarono poterono costituirvi, perciò nell ' ipotesi più generosa che contasse 30. 000 di essi all'atto dell'invasione, Jìno ad un 15% della popolazione locale: e nell' i por.es i meno generosa che ne contasse soltunto I O-I 2. 000, non meno del .'i%".
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la d(/'esa cos1iera dello S1a1o Pon t(/Ìf;io dal XVI al XIX secolo
Nonostante ciò forse per la sorpresa del movimento, o forse soprattutto per l'ormai gravissima incapacità militare delle residue forze imperiaJi, centrali e periferiche, la marca umana non trovò significativi ostacol i, dilagando inarrestabile giù per la pianura padana. Soltanto le maggiori città dotate di fortificazioni perimetrali ancora cfficenti riuscirono a sopportarne l'urto, trasformandosi in altrettante isole circondate dai devastanti vortici della inondazione barbara. L'occupazione territoriale d1e ne conseguì perc iò non presentò affatto quei caratteri di omogeneità tipica delle conquiste dell'età classica, o dei secoli s uccessivi, ma si propose a ' pelle di leopardo' , lasciando fra i vari potentati longobard i alquante enclave inespugnate e sostanzialmente autonome sebbene, formalmen te almeno, sotto la sovranità dell'impero di Bisanzio. Il fenomeno trovò una dimos trazione inoppugnabi le lu ngo le coste, dove anche in assenza d i mura poderose i dromoni i mperiali consentirono una deterre nza temi bi le ed insormonta bile. Tra le grand i c ittà Roma e Napoli in virtù della concom itanza dell'essere ad un tempo circondate da ottime fortificazio ni e raggiungi bili da mare, preservarono la loro inviolabil it~t: i moltepl ici e reiterati assed i tentati contro di esse si risolsero in altrettanti sanguinosi fallimenti per i rozzi conquistatori che dopo poco cessarono definitivamente di cimentarvis i. l1 quadro geopolitico stabilizzatosi all' indomani degli accennati eventi si puè) sintetizzare in una so.r1a di bipolarizzazione longobarda della pen isola, con una vasta area a nord - di cui la chiara derivazione etimologica ancora contraddistingue una intera regione attuale -, ed una seconda, di superficie appena minore tra Benevento e Salerno. Elemento di separazione dei due grossi nuclei, un frastag liato territorio esteso tra il Tirreno e 1' Adriatico, e insistente appunto sulle due maggiori città di Roma e di Napoli, suddiviso in una miriade d i ducali, dei quali il principale ovviamente quello di Roma. Ad onta degli incessanti attacchi quest' ul timo riuscì a mantenere, sebbene con vistose soluzion i, la sua continuità con Ravenna: il che determ inò la cesura trasversale della Penisola, isolando e qui ndi disgregando e privando di radicamento i due stati longobardi. Evitando di addentrarci ulteriormente nella vicenda storica alquanto complessa ed articolata, ricorderemo sempliceme nte c he la me nz ionata s udditanza verso B isanzio per il ducato di Roma si affievolì gradatamente ed irrevers ibilmente. Ridottasi ad LI°na mera formalità, il governo, prima di natura eminentemente spirituale e q uind i anche temporale s i accentrò nelle mani del pontefice, unica autorità indiscussa di que ll'anomala com pagine statale. Il che implicò da parte sua la formazione di una pletora di fu nzionari e di amm inistratori per esp letare nella migliore delle maniere quel la imprevista incombenza temporale. U na riprova del continuo ampli ars i delle fu nzioni del pontefice anche in am biti di assoluta competenza imperiale, o com unque laica. lo si ricava dal constatare che proprio dal VTI secolo l'incarico della manutenzione e potenz iamento delle fortificazio ni di Roma rientrava sotto l'egida dei fu nzionari eccles iastici. TI contemporaneo vistoso e rapido assottigli arsi, e quindi drastico esaurirsi, degli aiuti economici e mil itari di B isanzio accentuò le ricordate competenze. Conseguenziale pertanto la necessità d i provvedere autonomamente alle ormai insopprim ibil i esigenze d ife ns ive: il governo della Chies a da all ora, senza più esitazioni di natura teologica o morale s i accinse con meticolosa efficienza a farsi carico della salvaguard ia attiva del suo territorio, organizzando e strutturando una appostita istituzione mi litare, impresa che fino a pochi decen ni innanzi sembrava ant itetica alla visione cristiana03i . Com parvero così i primi 'soldati della c hiesa' che in non I are occasioni presero parte anche a scontri esulanti dal la pura difensiva. Di certo intorno al 781 un nuovo stato con a capo il Pontefice fu ufficialmen-
' J Il processo è così sintetizzato dn E. JARRY, Il papa come.... ci t., p. 684: " Un paese che di fatto è stato abbandonato dal suo so· vrano, che è minacc iato dai barbari e che. per pit1 cl i un secolo. è difeso e sal vato dal suo vescovo, e che finisce coJl 'appartenerc a questo vescovo appena ha trovato un di fensore: ecco l'origine dello Stato pontificio. I possedimenti territoriali delln Chiesa ronrnna ne sono il nuc leo di attrazione, e questi territori sono ve nuti alla Santa Sede neJla maniera più rispcll.abile: per eredi tà o per clonazin· ne: il papa ha avuto cu ra cl i farvi regnare l'ordine e tutto i l benessere possibile in un 'epùca come quella delle invasioni barbariche. I Longobardi minacciano Roma; il papa si rivolge al suo sovrano, l' imperatore d i Cos tan tinopoli; questi che ha già affidato pra ticnrnente al papa l'amministrazione d i quello che sarà ch iamato il patrimonio cl i san Pietro, non può o non vuole intervenire. I negoziali tra i.J papa e i Longobardi fal liscono; il re dei Franchi è pressato dal pnpa e su sua ric hiesta viene a d i fenderlo. Quello che ha to lto ai lrnrbi1ri lo clona a San Pietro, comp iendo così il desiderio piLLcaro alle popolazioni ..." .
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Premessa
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REGNO DI NAPOLI /' , /
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I . Lo Stato Pontificio nc ll' Italia del 1454 all'indoman i de lla Pace di Lodi - da H.A.L. Fisher.
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La difesa cos1iera dello Stato Pontificio dal XVI al XJX secolo
te riconosciuto nella sua interezza e sovranità territor.iale: Carlomagno infatti rinunciò ad ogni rivendicazione in favore del papa. La procedura ampiamente dibattuta circa la sua leg ittimità, se non concretezza stessa, trova in quel contesto significative giustificazioni: appunto Carlomagno mantenne lo Stato Pontificio nel.la sua aggregazione del 756, magari sottraendovi alcune località quali ad esempio Spoleto, ma aggiungendovene al contempo altre quali Grosseto, Piombino e Viterbo. L'aggregarsi dei territori sotto l'egida della Chiesa p uò ascriversi ad una diversificata origine e natura, tanto da giustificare, almeno nella fase iniziale cli definizione, l'appellativo cli 'Stati della Chiesa', che ne evidenziava la dissimile matJice politica e la disomogenea integrazione. Intorno alla metà clell'VIII secolo il territorio della Chiesa può sinteticamente dividersi in tre distinti gruppi di possedimenti. Il primo è costituito dall' insieme dei 'patrimoni di S. Pietro', alquanto disarticolato e disperso tranne che per quelli a più immediato contatto con Roma. Si trattava in particolare di estese proprietà agricole o fattorie, fundi. a loro volta facenti capo ad altrettanti poderi, eletti massae, formanti in ogn i provincia un distinto 'patrimonio' designato dal nome del donatore. Traevano origine, infatti, abitualmente da lasciti eredi tari e stavano situati nella maggioranza dei casi non lontano da Roma. Se ne contavano tuttavia numerosi anche in tutta l'area dell'impero d'occidente: così se ne rinvengono in Sicilia, Gallia, Liguria, Alpi Cozie, Africa, Corsica, Sardegna, Dalmazia, Illiria. In definitiva si stima che la loro s uperficie globale ammontasse a ben 500.000 ettari coltivati e curati. Scendendo in dettaglio possono così rubricarsi: l) Patrimonium Siciliae 2) Apuliae et Calabriae (Puglia) 3) Brutii e Lucaniae (Calabria e Basilicata) 4) " Campaniae 5) Urbanum (Roma) 6) Tusciae (nord Lazio e g ran parte Toscana) 7) Sabinae (zona tra Tivoli e Narni) 8) Labicanum (Palestina:.Anagni) 9) " Appi.ae (lungo il corso ciel Tevere i 10) Sannii li) Picenum 12) Ravcnnae et Histriae J 3) Liguriae et Alpium Cottiarum 14) Corsicae et Sardiniae 15) Dalmatiae " 16) Praevalitanae (area abitata dagli Slavi) 17) Gall iarum (Provenza, tra Arles e Marsiglia) 18) Africae Vi erano inoltre, caratteristica particolarmente importante ai. fini del nostro saggio, in alcune cli queste immense tenute - non di rado equivalenti per superf~ie alle odierne omonime regioni, singolari aziende agricole destinate alla coltivazione intensiva ed all'allevamento ciel bestiame, frutto della riorganizzazione di papa Adriano nell'Vlll secolo. Denominate domuscultae possono riguardarsi alla stregua cli insediamenti agricoli-militari. Infatti ciascuna di tali unità oltre ad avere una debita fortificazione perimetrica disponeva anche cli una sua propria milizia<1~1• Una pallida reminiscenza si può cogliere nelle rovine, sebben di epoca leggermente posteriore, di Ninfa che ne costituiva appunto una.
"Circa le ' domuscultae' così E. ]ARRY, // papa com.e... , eit., pp. 690-691, 11. 19: '·Questo nome di Capracorum ci ricorda una grande opera çli bonifica terriera ed umana che i Pontefici intrapresero e posero in atto nell'alto medioevo nella Campagna romana. Si tratta della l'cfice ed utile iniziativa delle 'dornuscultae' ...
Premessa
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2 2. Ruderi cli Ninfa (Lt).
Dislocandosi progressivamente sulle direttrici per Roma, ovvero in corrispondenza delle antiche strade consolari, queste fortezze rurali riuscivano con la loro guarnigione a fornire una difesa avanzata per la Città della
Papa Adriano nella sua riorganizzazione dei beni della Chiesa Romana. fondò sei «clornuscultae»: due a Galeria, il Colvisianum, s. Eudist.ius, s. Leucius, e Capracorum. La Galeria prima era presso Silva Candida sull'Aurelia, mentre l'altra Galeria era dove è oggi Ponte Galeria e le era annesso il monastero di S. Lorenzo ... Il Colvisianum era sull ' ,6..rcleatina a 15 miglia dall'Urbe in una zona di rovine nei pressi di località come le antiche Lavinio e Areica. S. Eclistius era una chiesa rurale a 16 miglia sull'Ardeatina e auorno vi sorse la 'domuscultae' come altrettanto accade per S. Leucio, a 5 miglia sulla Flaminia. Nel territorio della diruta Veio, presso Nepi, Adriano fondò , sulla base del fundus Capracorum, di origine sua familiare, una colonia presso la chiesa di S. Pietro... Questa fondazione era la pit1 importante fra le sei elencate e aveva anche una propria ed era circondata da mura che formavano così una o castello fortificato ... Il precedente papa Zaccaria aveva, per parte sua. curato l'erezione di altre a Ninfa, Bomarm, Biecla, Sutri, irradiandosi così sia nella Campagna romana sia nella Tuscia romana. Le rovine di Ni nfa, oggi di carattere posteriore, cioè del periodo dei Caetani, restano l'ultima cd unica testimonianza di questa opera benemerita dei pontefici. Una riprova che i coloni delle erano, almeno in parte, uomini liberi o schiavi e mancipali, è il fatto della presenza in esse di <@ilites heredarii S. Petri» ... Sono questi che presidiano i «Cas tra S. Pctri» che difenderanno per alcuni secoli gli accessi a Roma dai vari lati sulle clirel.trici delle classiche vie consolari. Essi sono inol tre il primo nucleo dell 'esercito dei domini pontifici e dei vass.ill i armati dei feudatari, che presto sorgeran no a contrastare nel contado il potere della Santa Sede. Intanto nell'ambito delle «domuscultae>>, si creava un ' economia autonoma dal punto di vista finanzi ario in qu anto il Pontelìce autoriz:zava l'emissione cli una speciale moneta con valore circolatorio soltanto interno. Era questo un primQ ti mi do inizio di potere sovrano, poiché anche allora era chiaro che il batter moneta costiLU iva un attributo del tito lare di sovranità..." .
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L(( difesa costiera dello Stato Pontifìcio dal X\!! al XIX secolo
Chiesa: costjtuivano, pertanto, gli archetipi del suo futuro apparato militare<15J. Ovviamente appm·e improbo ravvisarvi le caraue1istiche di regolarità, omogeneità, addestramento e professionalità peculim·i cli qualsiasi forza armata regolare ma cooperando indubbiamente, sia pure nell'ambito delle precipue autonomie gestionali, ad un identico fine difensivo in armi è lecita la delineata identificazione con l'istaurarsi cli un' istituzione militare ecclesiastica. Il che ce1titica come il pontefice surrogando il potere temporale con una specifica delega iniziale ne assunse, con il passar del tempo e per latitanza dell'imperatore, la pienezza delle facoltà, accentrando in se, oltre al ruolo precipuo di guida spirituale, anche quello cli capo di stato e cli comandante generale delle forze armate. Di certo, come innanzi ricordato, già dalla metà del l'VIII si riscontra un 'esercito' della Chiesa0 6J, con arruolamenti territoriali, finalizzato alla difesa locale ed in particolare di Roma. La distinzione gerarchica nel s uo organigramma segue i criteri e le ripartizioni bizantine, nonché gli appeUativi, ma avviene esclusivamente su designazione papale. Un secondo gruppo di possedimenti facenti capo al pontefice erano i ducati cli Roma e di Perugia. Le due città, avevano conservato la loro autonomia grazie alla inviolabili tà del le fortificazioni: in maniera sempre pi ù formale continuavano tuttavia ad essere dipendenze dell'impero bizantino.
' 5 Precisa meglio le caratteristiche militari-forti lìcaLorie tielle 'domusculLae· G.M . DF. Rossr, Torri mediei>a/i nella Campagna romana, Renna 198 1, pp. I 0- 1I: «La domusculta era una circoscrizione pit1 o meno estesa composta di piccoli nuclei agricoli di-
stanziati fra di loro ed incentrati i n una Chiesa ed in una casa d i amministrazione per il controllo della produzione agricola. T utti questi piccol i centri dipendevano poi, per l'amministrazione generale, direttamente dalla Chiesa di Roma d1e vi esercitava il potere mediante propri funzionari. Ogni nucleo co mprendeva un agglomerato cli abitazioni con mu lini, magazz ini di raccolta, ospizi e Lutto quanto abbisognava al buon andamento tli un normale centro agricolo. Ma la vera natura della dom11sc/uta si r ivela nella possibilità cli avere un corpo militare autonomo e nella faco l tà d i coniare moneta propria: in tal modo i l Papa, tramite queste istituzioni cap illarrnenLe dislocate nei dintorni cli Roma, veniva ad avere un controllo nella Campagna ed un effettivo pmere poli tico che non poteva ancora vantare. nel secolo VIII, in Roma stessa. Anche se le domuscu//(/e avevano i l loro piccolo contingente armato, assolutamente nullo era il valore militare di ques te istitu zioni ta lché non possono essere considerate come luoghi fort.iticati: va però notato che il sorgere tielle dornuscu!lae rese necessaria per lo meno la creazione di un sistema cl i difesa caral\erizzat.o dalla presenza cli posti di vedetta. Ecco quindi sorgere leprime torri cli guardia. che situate per lo più su cli un'altura circostante la domusculfll, ne sal vaguardavano l ' integrità segnalando tem pestivamente l'eventua le perico lo i n modo da permettere l'armamento della mi/itia dei vari centri agrico li. I pericoli maggiori ven ivano, nei secoli VIII e IX, non dall'interno tiella Campagna. ove si svolgevano solo azioni di briganlaggio... ma dalle improvvise e sanguinose scorrerie elci pirati saraceni ... Se si eccettuano le vedette cos truite clirellamente sulla costa, la partico lare d isposizione delle torri semafor iche e delle domusrnllae già evidenzia quel fenomeno carauerisl ico della Campagna Romana c he si identi fica nell'esatta sovrapposizione di insediamenti medieval i ad un tessuto... lasciato in eredità dall'Impero romano ... Con la clecaden,.a delle domusculwe, all'incirca nel X secolo, e .la loro parziale trasformazione in cunes (piccolo agglomeralo agricolo munito cli recimo m a privo di carattere militare), nella Campagna Romana si presentano soslan,.ialmente due tipi cli torri: quelle semaforiche e quelle g iur isdizionali ..." . 16 Circa la genesi cli tal i forze armate, è interessante ricorclru·e la puntualizzazione cli E. JARRY, // papa come..., ciL., p. 69 I , n. 20: ·'Dopo il pe1iodo immediatamente seguente alla caduta dcll'lmpcro d'Occidente e alla conseguente calata delle successive onciale barbariche, mentre ancora il potere. che diveniva sempre più nominale, di Bisanzio era presente in Roma con un dux, nominato clall'Esru·ca ravennate, i romani pens,mmo verso il VII-Vill secolo a provvedere alla propria difesa specialmente conrro il pericolo dei Longobmcli <<inquissima gens». Quella iniziativa di difesa cittad ina, che andrà poi estendendosi, rappresenta anche un senso di sia pur lieve ma chiara r ipresa cli un moto indipendentista degli abitanti dell' Ur be cli fronte al potere greco straniero ... Nobili e c iuaclini liberi si associarono per formare quella milizia cittadina che viene ad essere l' unica org,m izzazione c ivile d inanzi a quella ecclesiastica ... Questo exercitus sorge agli stipendi dell'imperatore cli Bisanzio che trova più comodo assoldare questi indigeni contentandosi dei tributi, anzicché provvedere centralmente alle ncce~ità del Ducato Romano. Questa forza però, quasi assumendo sempre più coscienza di sè, giunge a mos trare tendenze autonomiste e, mentre in un pri mo tempo può anche trovars i schieraca co rnro il Pontefice, si volge poi verso un sempre più accentualo nazionalismo. anche perché di fettu nclo i sussidi in denaro da B isanzio o da Ravenna, i soldati passano a poco a poco agli stipendi dell'erario pontificio, che viene ùelcgato dall'Imperatore a provvedere a tu lle le necessi tà ciuadine a cominciare dalla difesa. Si arriva così alla metà cle ll'Vlll secolo a trovare a capo clcll'exerci1us ro11umus sol tanto dei ciuaclini romani e non più greci, che tendono a rendere il comando ereditario nelle proprie fam iglie, mentre la nomina dei dirigenti passa al Pontefice. Così questa truppa di viene la difesa ciel sorgere del potere temporale. G li utliciali super iori , tl i nomina pontificia, nominano i propri subal terni, il che non coglie anche un certo carallere democratico dell 'organizzazione che inJ'luisce poi anche sul foggiarsi graduale di un'al tra organizzazione a carattere civile. La truppa è divisa per r ioni in unità elette numeri che si raggruppano in scholae, organismi a carattere corporat ivo derivanti clal l ' antico impero. A capo della schola era un nobi le pntm1111.1· della medesima... I membri erano i milires. costitui ti dai cittadini abbienti che ven ivano ad avere i dirilli politici, sicché il titolo di miles. g ià nell'VIII secolo, è una d istinzione onorifica e reale sul piano sociale e politic<_!. L'exercitu.1· passa così ad essere una forza politica e si ingerisce anche nelle faccende ecclesiastiche. E i I mome'llto - siamo sempre sullo scorc io cieli' V lfI secolo - in cui questa organizzazione che v ien detta anche publicus 11u111en1s miliwm seu /Jandwn, assume lo stesso va lore delrantica espressione se,wtus populusque romanus" .
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Premessa
Seguiva infine l' ultimo gruppo, quello dell 'Esarcato, di cui la massima e ntità urbana era rappresentala eia Ravenna. Dopo la conquista longobarda e la successiva riconquista ad opera dei franchi di Pipino in due fasi nel 755 e nel 756, venne nel la s ua interezza, con inoltre il territorio di Comacchio, restituita alla sovranità ponti ficia, sancendo così ufficialmente la nascita di un vero e proprio stato del la Chiesa. 11 riconoscimento imperiale e la relativa ratifica diplomatica infall i, implicavano che le aree trasferite non potessero in alcun modo ass imilarsi alle tante preesistenti e facenti parti del citalo 'Patrimonio ' : non si configuravano possessi fo ndi ari consegue nze di lasciti ereditari , e comunque s ubordinati allo stato in cui si trovavano, ma rappresentavano cli per se stessi una entità nazionale indipendente in guanto liberata militarme nte da ogni precedente diritto e quindi possono ritenersi il primo nucleo riconosci uto internazionalmente della nuova compagine statuale sovrana. Naturale pertanto che, da quei giorni, il traguardo temporale costantemente ed invariabilmente perseguito eia ogni pontefice può ricondursi nella sua essenza al tentativo cli far rientrare quella pletora cli possedimenti, pili o meno disarticolati, in una unica entità continua ed omogenea, eliminando sia gl i interstizi che ne frammentavano l'unione territoriale, sia le d iversità feudali o comunque governative particolari. L'ambiziosa finalità al di là della semplice proposizio ne, si rivelò in pratica estremamente ardua e complessa, ostacolata ed avversata dalle diverse dinastie peninsulari ed europee. Motivo non ultimo della violenta opposizione è ind ividuabile nella rigida cesura che tale aggregazione avrebbe imposto alla Penisola, impedendone - come di fatto avvenne - una qualsiasi unificazione dinastica . Non stu pisce allora che occorse quasi un millennio, punteggiato eia infini ti scontri armati e diplomatici, intrighi, alleanze cangianti ed effimere, nonché eia ritorsioni persino sul piano religioso, per la indiscussa concretizzazione del progetto : soltanto nel I 63 L infatti, può considerarsi sostanzial mente concluso, e riconosciuto, siffatto assetto territoriale dello Stato della Chiesa! Tanto per esemplificare non mancarono già nei secoli seguenti vigorosi tentativi eia parte longobarda cli neutralizzare i palesi disegni pontifici: la conquista cli Roma avrebbe permesso la saldatura dei due tronconi dei loro possedimenti. La vigilanza dei franchi e ancora maggiormente la coriacea reistenza delle fortificazioni romane annientarono l' illusiorie, confermando semmai la penalizzante inadeguatezza militare dei barbari, connotazione, peraltro, che si protrarrà per intero medioevo per ogni singola dinasti a. Confermata pure la supposta non trascurabile capaciti} difensiva de l piccolo stato . I n conclusione sebbene, per quanto ricordato, l' indiscussa accettazione internazionale d i quelle aggregazioni si conseguirà nel XVII secolo, a partire dall'VIII però la tripartizione dell' Italia acquisisce un suo stabi lissimo assetto, infranto soltanto con l'un ificazio ne nazionale. Ben distinti da allora un nord continen tale ed un sud peninsulare con divergenti sfere d'infl uenza geopolitica e gestione d i risorse. È comunque importante ribadire che il mantenimento di quella anomala sovranità ed indipendenza dipese essenzialmente dalle alleanze di volta in volta stipulate dai diversi pontefici , alleanze che, disgraziatamente, ostentarono sempre un costo affatto trascurabile, non di rado anche in materia cli coere nza ecclesiastica. Basti pensare che a partire appunto dai franchi ed in particolare dallo stesso Carlomagno si registreranno, con ri levante frequenza , intromissioni, più o meno contrastate, ed interferenze nelle specifiche competenze della Chiesa, anche cli natura teologica, essendo d' altro canto quest'ultima, a sua volta, intimamente coinvolta in questioni temporali cli rilevanza straordinaria.
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Resta comunque altrettanto certo che la sorta di protellorato mil itare stabilito da Carlomagno in favore dello Stato della Chiesa non appariva né evitabile né meno che mai superfluo, ai fini della sua indipendenza e della sua stessa sopravvivenza. Per giunta, come accennato, o ltre ai nemici tradizionali che non scarseggiavano se ne stavano aggiungendo cli nuov i, enormente più temibili ed aggressivi, destinati a pesare in maniera assillante e maì trascurabile per i successivi dodici secoli : i musulmani. Prodromo della incombente tragedia è individuabile nella fulm inea espansione islamica, e quindi il moltiplicarsi delle incursioni eia mare di fanatici razziatori saraceni. Morto Maometto nel 632 iniziò il dilagare dell'islam: già nell'VIIJ secolo numerose bande di saracen i risultano stabilmente insediate in locali fa costiere italiane, trasformate in altrellante teste di ponte per ulteriori penetrazioni razziatorie verso l' interno. 1n breve, a seguito de lle incontrastabili scorrerie, la maggior
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La difesa costiera dello Sfato l-'0111(fìcio dal XVI al XIX secolo
parte delle fasce costiere, specie quelle meridionali , si desertificarono completamente, fuggendo le terrorizzate e martoriate popolazioni verso le propaggini appenniniche, senza peral tro trovarvi in molti casi la desiderata sicurezzal 171• Nei confronti cli Roma po i le motivazioni che incentivavano ed aizzavano al parossismo le fanatiche orde insistevano almeno su due ordini d i ragioni, ciascuna fortemente attrattiva nell'ambito della immaginazione islamica. Da un parte le supposte e costantemente ribadite immense ricchezze della Città; dall'altra la funzione di capitale dell ' universo cristiano, ovvero degli ' infedeli'. La sua conquista. od anche il suo saccheggio avrebbe pertanto consentito bottini esorbitanti, in preziosi e schiavi , ed avrebbe al contempo dimostrato la indiscutibile superiorità del credo coranico, premessa per l' immancabile successivo assoluto trionfo. Tali stimolazioni, purtroppo nel corso ciel successivo millennio non subirono alcuna decurtazione, obbligando perciò la dirigenza pontificia a porre la difesa militare dello stato al vertice delle incombenze temporali e, non di rado, religiose. È singolare ed al contempo emblematico che l'arco esistenzi ale dello Stato della Chiesa nella sua originaria estensione, coincida, sostanzialmente, con l' intera vicenda aggressiva islamica: dopo la definitiva eliminazione ciel Oagello, nel 1830, infatti, sopravvisse appena pochi decenni . Il che impose oltre alla riconoscente e imbarazzante, spesso addirittura umiliante, accettazione del proteuorato imperiale, o reale di turno, anche il potenziamento di un proprio apparato militare di terra, prima, e di mare subito dopo, con tutte le debite e necessarie pertinenze, apparentemente contradditorie in uno stato votato al pacifismo internazionale. Ma quello fu il prezzo richiesto per la protezione e la salvezza della vita dei suoi sudditi e della sua economia: come dire della sua stessa esistenza.
Cenni geografici Intorno al XVI secolo, allorquando il processo aggregativo delJo Stato Pontificio è da riguardarsi pressoché concluso - e non molto dissimile clall' assetto originario, come accennato - dal punto di vista morfolog ico siamo cl i fronte ad una enti tà nazionale che taglia trasversalmente la Penisola. In linea cli larga massima possono farsi rientrare in tale compagine statale buona parte del!' attuale Lazio, dell'Umbria e delle M arche, oltreché settori della Rornagna e della Toscana. La sua configurazione geografica ricorda, in prima approssimazione, una sorta di Z disposta con le due basi, inferiore e superiore rispettivamente lungo la costa tirrenica e lungo quella adriatica. Sostanzialmente entrambe risultano di equivalente sviluppo, con una leggera prevalenza per quella adriatica, comunque non eccedenti singolarmente i 250 km. A causa della menzionata particolare forma l'escursione cli latitudine di ciascuna costa risulta non solo sfalsata ris petto all' altra ma addirittura non sovrapponibile nemmeno parzialmente: per cui l'estremità nord ciel litorale tirrenico appare più meridionale dell'estremità sud dell 'adriatico! Dal punto di vista puramente militare la curiosa anomalia penalizzava fortemente ogni dis positivo difensivo, in quanto allontava notevolmente sia per i collegamenti terrestri che per quelli nautic i le due opposte frontiere marittime, rendendone improbo e lento il reciproco soccorso. Basti considerare che in termini operativi navali, una squadra di stanza nella principale piazza pontificia tirrenica, Civitavecchia, qualora pressata a rinforzare quella abitualmente ormeggiata nella principale piazza adriatica, Ancona, avrebbe clovuro compiere il periplo della penisola per quasi 3. 000 chilometri dei quali almeno 2. 500 costeggiando lidi stranieri , non necessariamente amici . 11 dettaglio, evidenziando la sfavorevole configurazione dello Star.o Pontificio co11tribuisce a spiegare il perché della abituale bipartizione delle sue forze navali, necessariamente non unificabili se non in casi eccezionali. A rendere il problema difensivo ulteriormente intricato e complesso contribuivano le non confrontabili e meno che mai assimilabili realtà geopoli tiche delle opposte coste. Sul versante tirrenico infatti si apriva la foce ciel Tevere, via d ' acqua perfettamente navigabile per 1,e unità a propulsione remica, quali i
11 Un qua~ro esaustivo, e partecipato, delle incursioni saracene a partire dell'VIII secolo è delineato nell'opera cli R. I saraceni in !1alia: i\Jlilano I973.
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Premessa
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battelli da guerra del tipo delle fuste e delle galere. Roma pertanto doveva equ ipararsi agl i effeui della vulnerabilità ad una città costiera propriamente detta, e in relazione alla sua ri nomanza costituiva il bersaglio elettivo e quindi l'obiettivo eia difendere con la massima ridondanza fo rtificatoria e mi litare. Per il resto l'intero litorale tirrenico pur non offrendo significativi obiettivi, per la sua inerme esposizione alle iniziative nemiche richiedeva una vigilanza accurata, potendovisi in qualsiasi momento intercettare imbarcazioni cabotanti a ridosso dei suoi sviluppi. Un ico elemento positivo dal punto di vista difensivo la notevole estensione delle paludi che non solo rendevano invalicabile il limite costiero ma lo privavano per lunghi periodi all'anno di qualsiasi popolazione e risorsa, carenza fortemente repulsiva per eventuali assalti corsari. Diversa invece la connotazione sia geomorfologica che mili tare ciel versante adriatico. Sebbene le foci dei torrenti appaiono numerose, e quindi lascino ipotizzare una rischiosa incentivazione per gli sbarchi corsari<18l, il regime stagionale dei corsi d' acqua li privava di interesse strategico, no n prestandosi a validi scali per il riforn imento idrico. Numerose anche Je cittad ine, le cui fortificazioni e l'abbondante armamento rendevano tuttavia improbabili vittime di attacchi d i tipo incursivo. Già a partire da Ferrara si incontravano massicce fortificazioni cli origine estense. A Rimini ad una analoga protezione statica avevano provveduto i Malatesta, mentre a Pesaro, a Fano ed a Sen igallia le opere difensive vantavano una origine Feltresca. Così ancora ad Ascoli , a Fermo, a Ravenna, e quindi ad Ancona. Ogni sito abitato disponeva di una sua credibile difesa: ma ciò che forse rendeva oltremodo sufficiente e dissuasivo l'apparato ostativo era la rilevante vicinanza con Venezia, nel cui golfo geograficamente gravitava. E quel golfo costituiva u n settore estremamente rischioso ed evitato, sempre in linea d i larga massima, non solo dai battelli corsari, ma finanche dalle navi del la flotta militare turca per timore delle già sperimentate ritorsioni della Serenissima, al riguardo suscettibi lissima. Le paludi quindi e la vicinanza di Venezia rappresentavano due potenzialità positive ai fini difensivi dello Stato Pontificio ma entrambe non garantivano affatto una totale immunità. Per meglio valutare la portata delle prime eccone una attenta descrizione del loro essere a ridosso della metà del secolo scorso, ancora notevolmente ampie ad onta degli sforzi reiterati ed infruttuosi di bonifica: "A partire da questo punto si distende sulle due rive la Cc11npaf.inc1 Rmnana, la quale comprende tutta la parte bassa della valle, e sulla sinistra si sprolunga sino al gruppo dei monti Albani ed alla spiaggia di Nettuno. Essa è una vasta pianura nuda, ondulata, interrntla da dolci colline e da cavità rotondeggiate, sparsa di rari gruppi d'alberi e di boscaglie spinose. Da qualche campo in fuori d rcondato da lunghe spalliere di alberi secchi, non veggonsi che vasti pascoli per numerosi armenti. Nel mezzo cli questa specie cli deserto, dove l'aria è malsana, sorge Roma, circondata eia una zona di qualche lega sparsa cli giardini e vigneti. Jn tutto if rimanellle della Campagna Romana non riscontrnnsi che rovine, poche capanne di pastori, e qualche casale dove conservansi le provigioni di fo raggi e gl'instrumenti campestri ; invano vi si cercherebbe un villaggio. Da Velletri in poi si vedono taluni luoghi boschivi o paludosi, sino alle Paludi Pomine. Queste incom)nciano ad oriente di Nettuno, e si distendono lunghesso la costa sopra la lunghezza di 29 a 30 chilometri e la larghezza da 6 a 13; ·esse sono spar.;e cli canneti e di giunchi, e separale dal mare eia una catena di colline imboschite. I miasmi pestilenziali che esalano da codeste paludi remJ.ono inabitabile il paese, dove però non vedonsi che casali disseminati a grande distanza e miserabili capanne, che daimo ricenno nell 'inverno ai pastori nornadi discesi dalle montagne co' loro armenti cli buoi, cavalli e bufale. Non sono stati 1isparmiati tentativi per prosciugare codesto paese, ma invano. Si è scavato un lungo fossalO longitudinale, detto Naviglio grande od anche Unea Pia, con altri trasversali, ed i 1eneni per tal forma ridonati all'agricoltura sono molto fertili. I fossati sono fiancheggiali d'alberi carichi delle frilllla pit1 pregiate ciel mezzodì, e congiunti eia ghirlande di vili: ma i miasmi pestilenziali che d'ogni dm~de s'innalzano nell'aria sono di tal natura eia rendere impossibile qualu nque stabilimento fisso"' "'·
' 8 Per megli6 val mare la pericolosità ai fi ni incursivi delle foci d.i ti umi e torrenti. così in F. Russo, I.a difésa costiera del Regno di Napoli dal XVI al XIX semlo, Roma 1989, p. 150: ''li vero limite operativo delle !'uste, come delle galere !corsare] era
quello imposto dalle scorte idriche, sempre limitate per contenere gli ingom bri ed i pesi. Dalle relazioni d'epoca e dai piat1i dicostruzione, si deve ritenere che le riserve consentissero al solo equipaggio una autonomia non eccedente i cinque/sette giorni al massimo, margine che si riduceva sensibilmente allorché vi fossero stati rinchiusi nelle stive i prigionieri. Derivava da questa primaria esigenza la necessità delle famose 'acquate' ovvero i ri fornimenti che sistematicamente dovevano compiersi in prossimi tà dei fium i o delle sorgenti per consentire il pwseguimento della crociera. Notissimo in tutti gli ambienti militari e marittimi il vincolante punto debole divenne, logicamente, uno dei caposalcli concettuali della difesa costiera. Sarebbe stato infatti sufficiente al limite irnpeclire le 'acquate' per affrancarsi dalla minaccia delle incu rsioni.. .''. 19 Da L.C. MEZZACAPO, Studi topof.irqfici e strategici su l'Italia. Milano 1960. pp. l 89- 190.
La difesa costiera dello S1ato Pon1ificio dal XVI al XIX secolo
3 3. Pesaro: il castello. /
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4. Senigallia: il castello.
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Premessa
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5. Porto <l'Ascoli: la torre.
Analogamente per il settore costiero a nord, così i medesim i autori: "Tutto il ten-eno fra r Arno ed il 'lèvere è coperto dalle dirarnazioni cieli' Anti-Appennino e del Sub-Appennino, che da Livorno a Piombino giungono co' loro fianchi fin sulla costa; più giù esse se ne allontanano, e lasciano .il luogo agl' irnpallldamenti prodotti dalle acque che discendono dai monti. Tutto questo vasto paese, un tempo de' più Ooridi e meglio popolati della penisola. oggidì è abbandonalo e quasi incolto. a cagione dell'aria peslilenziale che si respira sulle coste e sulle alture, e che ingenera febbri maligne. Nelle parti basse la mal'aria vien prodotta dalle maremme, ovvero da que' numerosi e vasti impaludamenti che si distendono lungo la costa, intomo alle imboccature dei numerosi torrenti che discendono dalle diramazioni dei monti, soprattutto verso Piombino e Grosseto, e lungo I' Albegna. Nelle parti elevate i miasmi esalano da un suolo solforoso ed eminentemente vulcanico. Da molti anni si lavora con infaticabile perseveranza a prosciugare le maremme, cd a rimettere a cultu ra quelle terre, un dì cotanto fertili e popolose; rna i progressi sono !emi. e rimane ancora molto da fare innanzi che quelle opere sieno condotte a compimcnlO... Non vi è da credere che le maremme sieno del tutto incolte, come le descrivono i viaggiatori; sibbene son coltivate su grande scala. Nel tempo della seminaggione si veggono le maremme popolarsi come per im:anto, e migliaia di aratri, quali da quattro, quali da otto buoi semi-selvaggi , solcare il terreno in tutte le direzioni. Alcune settimane dopo il paese è nuovamente deserto, ma il suolo si copre di una verde messe. Giunto il dì ciel raccolto, i lavoratori scendono nuovamente dai monti della Sabina, dcli' Abhruzzo e del Lucchese a mietere il grano, che tosto portano via per isfuggire all'inlluenza della mal'ar.ia, assai grande nel cuore dell' estate. Il paese diventa allora nuovamente un vasto pascolo, dove i pastori nomadi dell' Alto Appennino conducono numerosi armeni.i in cerca cli nu tri.mento, durante l' inverno. Un esercito non potrebbe lungamente soggiornare in questa contrada insalu bre, povera di cammini carreggiabili, e che il terreno argilloso e il difeuo di ponti su i numerosi to1Tenti che lo tagliano, rendo no disagevole alla circolazione; oltre che vi difetterebbe di viveri e di alloggio ..."'20>.
Quanto affermato per la maremma valeva maggiormente nei secoli precedenti anche per la fascia costiera immediatamente a nord ed a sud di Roma. Lo dimostra infatti che tra le disgraziate vittime deporta-
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Ib. , pp. I 93- I94.
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La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
6 6. Pratica di Mare: la fortezza.
te da Pratica, dopo l'incursione condotta da Agà Assan il 9 maggio del 1588 - circa centocinquanta persone - oltre una ventina erano lavoratori stagionali provenienti appunto da Lucca<2 1i . Al pari della palude anche la vicina~a cli Venezia, come accennato, non costituiva una garanzia assoluta di inviol abilità costiera. Basti ricordare che ancora nel 1815 le cronache ci tramando cli efferati abbordaggi attuati a ridosso della costa cli Senigallia: 'Tunisi 6 iuglio 1815 Eccel.lcnza, Per mezzo di un Rais Tunisino stato predato dagli algeiini, e redamata hl sua persona da un Vascello Inglese si è saputo, che i suddeui algeri ni hanno eseguito uno sbarco nella Pugl.ia, dove hanno predato circa 500 persone, tra le quali la mettà contava di picoli dall'età di sei anni al di sono. La qu~mtità della gente a bordo dei Corsari ha fatto :scaricare i viveri, per cui di tulli quest'infelici schiavi ne morivano cinque, in sei al giorno, cd i piccoli che domandavano pane. non potendo sentire le loro grida li ammazzavano sotto gli occhi dei proprj Genitori, e buttavano in Mare: lo stesso Rais assicura che ncppura la mcttà di essi saranno arrivati in Algeri. I stessi Corsari hanno anche predato moltissime barche con Bandiera Austiiaca tra Ancona e Senigallia con circa 100 persone... A sua Eccellenza TI Sig. r Marchese di Cireello Ministro degli Affari Esteri di S. M. il Re delle Due Sicile Napoli Cav. R. de Martino"<W
1 ~
.
La ricostruzione del tragico episodio è in F. Ri;sso, Guerra di corsa, Roma I 997, tomo I, pp. 140-68. 1 " Archivio di Stato di Napoli, d'ora innanzi A.S.N., Affari Esteri 4 176.
Pre1nessa
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Prodromi razziatori Abbiamo già incidentalmente osservato che pur ritrovandosi Roma a circa una quindicina di km dal mare, essendovi collegata tramite il corso del rlèvere, e costituendo un duplice importantissimo obiettivo per l' incursività musulmana, diviene necessario includerla nell'ambito delle città costiere propri amente elette. Del resto le premesse d i questa sua equiparazione vulnerativa non si fecero attendere tro ppo. Nei precedenti volumi della collana(~,J, è stata fornita la ricostruzione dell'espansione islamica s ucceduta alla 11101te di Maometto, nel 632: il che ci esime dal riproporla in dettaglio, limitandoci, se mai, alla sola esposizione deJla cronologia fondamentale, essendo il fenomeno per la sua inusitata violenza e rapidità ciel tutto inedito nella storia del Mediten-aneo. Le tappe significative, infatti, attestano gli arabi già nel 637-38 a Gerusalemme, nel 641 ad Alessandria d'Egitto e nel 660 a Cipro. Padroni in breve ciel nord Africa, neJ 675 raggiunsero la Spagna, dove neJ 712 Toledo divenne la loro nuova capitale in Europa. Fu la volta quindi del la Gallia, e solo nel 732 le forze di Carlo Martello riuscirono a sconfiggere le armate islamiche a Poitiersc241• Nonostante ciò Avignone è conquistata nel 737 e quindi cade la costa dell' intera Provenza. La Sicilia inizia il s uo calvario nel 720 per soggiacere interamente alla mezzaluna in meno di un secolo, vanamente speso in sterili contrattacchi. Ancora agli. inizi dell '800 la pressione espansiva non mostrava segni di rallentamento: Pantelle1ia è conquistata come pure la Corsica e la Sardegna. Il concreto possesso delle marine peninsulmi, devastate ormai eia centinaia di terribili incursioni, si rendeva di giorno in giorno più aleatorio ed insostenibile: lo stato di abbandono pressocché assoluto, foriero a sua volta di ulteriori atroci scorrerie. Il pontefice L eone IIJl 251 dovette ìn siffatto contesto iniziare a dispiegare un sia pur approssimativo dispositivo di difesa costiera, con l'ausilio delle forze che l' imperatore Carlomagno gli aveva concesso opportunamente: l' attacco a Roma era paventato imminente e dj estre.1na violenza. Prodromo inequivocabile dell' avvicinarsi della violenza saracena fu la conquista ed i l saccheggio di Civi tavecchia nell ' 813, dalla quale centinaia di miseri cittadini vennero deportati e venduti per schiav i sui mercati musulmani126l. 11 precipitare irrefrenabile della situazione suggerì anche di intraprendere contalli diplomatici con i fanatici aggressori per scandagliare eventuali compromessi: lo stesso O ufomagno si adoperò con numerose ambascerie ad intavolare accordi e pacificazioni, ma ogni missione si risolse, alla prova dei fatti, in una funesta speranza puntualmente smentita dall' incursione successiva. La scompm·sa ciel coriaceo guen-iero determinò un ulteriore vistosissimo scadimento difensivo: nell'841 l'intera costa dalmata fu atrocemente devastata, Ancona saccheggiata, seguendo in ciò Ja sorte s perimentata pochi anni prima da Bari e da molte altre cittadine pugliesi.
23 Olt.re al già citato su La difesa costiera del Regno di Napoli... , appartengono alla stessa collana, ad opera sempre del medesimo au tore: La difesa costiera del Regno di Sardegna dal X\!I ai XIX secolo. Roma 1992. La difesa costiera del Regno di Sicilia dal XVI al XIX secolo. Roma 1994. La difesa delegata, Roma 1995, cd infine Guerra di corsa, 1997. !<I Sull'espansione islamica una precisa sintesi storica-militare è delineata da J.f.C. FULLER, I.e hattaglie decisive del mondo occidenl(.ile, rist. Roma 1988. voi. 1, pp. 295-312. 25 La figura storica <li Leone m è così tratteggiata da J.N.D. .KEILY, Grande dizionario illustrato dei papi, Alessandria 1989. pp. 265267: "Romano di modesta famiglia, originario dell'Italia meridionale, era entrato a far parte della cl.llia sin dalla fanciullezza ... (eletto papa il 26 dicembre 795] il 25 aprile del 799 ... una b,inda lo auaccò... dopo una formale cerimonia di deposizione fu rinchiuso in un monastero. Con l' aiuto di amici... riuscì a fuggire ... JJresso il re Carlo, che lo accolse con solenne cortesia ... [e quindi] fece scortare Leone a Roma dove giunse il 29 novernbre.. . Carlo ... giunse a Ro ma nel tardo novembre dell'800... tel mentre iniziava la messa di Natale... il papa pose la corona imperiale sul suo capo; la folla radunata nella chiesa lo acclamò imperatore e Leone lii si prosternò in segno di deferenza davanti a lui - il primo e ultimo omaggio reso eia un papa ad un imperatore occidentale ... Leone si dimostrò al tamente efficiente nell"amministrare i patrimoni papali , lavori'> tenacemente e con successo per estendere il sistema di assistenza sociale della chiesa; continuò anche la linea di Adriano I <l.i far rivivere lo splendore della Roma cristiana costruendo, restaurando ed abbellendo con generosità le sue chiese... Pur essendo stato un pontefice rigido, che suscitò molte discordie, Leone fu incluso nel catalogo dei santi nel 1673 a causa di un presunto miracolo... La resta (ora soppressa) si celebrava il 12 giugno". 1<• Così G. SILYESTRELLI, Città castelli e terre della regione mman.a, Roma 1970, pp. 1519: '·Fu completamente saccheggiata dai saraceni nell'8I3 e nell'anno 828: gli abitanti si ri tirarono nelle selve circostanti, e Leone IV fondò per loro nell '855 una cittft a dieci miglia dal rnare, che si disse Leopoli e JJOi Ccntocelle... alcuni an ni dopo ... gli abitanti [vennero persuasi a] ritornare all 'antica città e rifabb ricarla... !per cui I risorse, come castello, e si disse Civitas vetula o l'er:cia. e poi Civitavecchia; ma non si distrusse la Centocelle di Leone IV...". Per più accurate notizie cfr. C. C.-'\USSE, S!oria di Civitavecchia. Firenze I898, pp. 17 e sgg..
La difesa cosi i.era dello Sta/O Pontificio dal XVI al XIX secolo
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E nell '846 il tanto temuto attacco all'Urbe si concretizzò: una flotta di una settantina cli imbarcazioni saracene, dopo aver attaccato Ostia e Porto, risalirono indisturbate il Tevere. Così il cronista: "Correva l'anno 846 ed i Saraceni, rimontando il Tevere, arrivali fin SOLLO le mu ra di Roma, non potendo entrare in città. guastarono, saccheggiarono incendiarono le basiliche di S. Pietro e di S. Paolo, siruate Cuori della cinta. ",n,_
Al di là dell'immaginabile terrore, al di là dei disastri senza dubbio rilevanti inferti agli edifici sacri menzionati , al di là delle vittime e dei deportati certamente non trascurabili , un chìaro ed inequivocabile avvertimento raggiunse la dirigenza politica e militare della città. I saraceni erano facilmente in grado cli risalire il Tevere e quindi Roma andava riguardata alla stregua di una città marittima virtuale. Si confermavano anche perfettamenLe capaci di scorrere la campagna romana, ma non sembravano affatto in grado di investire ossidionalmente le fortificazioni, soprattutto le urbane, come quelle non certo poderose che al momento proteggevano l'Urbe, essendo privi e della cultura tecnica necessaria allo scopo e della indispensabile padronanza discrezionale del territorio. Ovvio quindi che opere di moderna impostazione, di avanzata concezione e cli massiccia costruzione si sarebbero proposte come garanti di inviolabilità, tanto della città, quanto dei suoi abitanti, ovvero della civiltà cristiana. Per meglio valutare l'asserita incapacità ossidionale saracena sarà interessante fornire un breve ragguaglio sulle caratteristiche delle fortificazioni che riuscirono in quella circostanza a salvare la ci ttà, e che certamente non possono intendersi per le mura Aureliane. La ultrasecolare cerchia turrita, infatti , per nulla desueta e giubilata, a causa della sua stenninata ampiezza, quasi 19 km, però non si reputava più difendibile non disponendosi cli sufficienti uomini da schierare sui suoi spalti. La Roma medievale non ostentava una entità demografica congrua con la grandiosa fonificazione, ma sufficiente al massimo per una modestissima èinta ristretta. Allorquando Leone IV(2SJ salito al soglio di Pietro nell' 847 dovette occuparsi del problema difensivo della città, iniziò la sua opera proprio dalla riqualificazione della cerchia interna a quella imperiale, che in maniera rabberciata e approssimata, ma tipica dell 'architettura militare altomedievale, cingeva all'incirca i1 complesso vaticano: le mura appunto che provocarono la desistenza dei saraceni dal tentarne il superamento. Nella edificazione del nuovo perimetro fortificato conseguente il mancato assedio, infatti, sostanzialmente ricalcato su tale premessa, ed in quanto ridotto alla sola frazione vaticana, meglio nota da allora con il nome di Città Leonina, si utilizzarono ampi lacerti cli mura precedenti, adeguandone sia la resistenza passiva che la concezione difensiva. È probabile, per quanto lecito desumere dai documenti antichi e relativi all 'assedio dei Goti, che quella incerta premessa si snodasse facendo spigolo sulla mole Adriana - già approssimativamente trasformata in rocca - racchiudendo Je,residenze vaticane e le loro immediate adiacenze. Della arcaica fortifi cazione alcune eloquenti tracce se ne possono ancora scorgere nei resti delle 'mura leonine' in cui finirono inglobate. Curiosamente sembrano tradire più l'appartenenza all'estremo periodo imperiale che a quello medievale, come invece coerentemente ipotizzabile. È comunque abbastanza ovvio supporre quale criterio ispiratore degli arch itetti del pontefice il tentare di riprodurre con i dovuti e marginalissimi aggiornamenti e soprattutto sensibili contrazioni, le ancora valide mura aureliane<29>_ 27
La citazione è tratta da G. SOMMELLA BED,\, Roma: iefortifìcazioni del frastevere, Lucca 1973, p. I 9. :~Da .I.N.D. KELJ.Y, Gmnde dizionario..., cit. pp. 282-84: "Leone IV - eletto il 10 aprile 847, morto il 17 luglio 855 - Romano ... probabilmente di origine long.obru·da, educato in un monastem benedettino e divenuto poi monaco ... venne elevalo al grado di cardinale... da Sergio Il. Eletto all'unanimità il giorno stesso della morte di Sergio. fu consacrato sei settimane più tardi senza aspettare il consenso imperiale ... La scusa addona fu che la crisi provocat.J dalle recenti scorrerie saracene rendeva impossibi le ogni indugio... In eHetti il compito primario di Leone fu la difesa di Roma contro i Saraceni e la riparazione dei danni da loro provocati nell'846. Con straordinaria energia rafforzò le mura della città e, riprendendo i progetti di Leone III, costrnl nuovi tratti cli fo11iticazion i... sulla sponda destra ciel Tevere; così S. Pietro, tino a quel momento esposto agli allacchi nemici. si trovò all'interno di un completo sistema difensivo con la creazione della città Leonina. Le nuove fortificazioni furono solennemente benedette e inaugurate il 27 gi ugno 852. Nell'849 Leone ri uscì ad organizzare le Ooue di Napoli. Amalfi e Gaeta accorse in aiuto di Rorna: i musulmani vennero sconfiui in una decisa battagli.a navale proprio davanti Ostia. Ne11'854 egli ricostruì Centumcellae, distrutta dagli invasori, in luogo più sicuro e la battezzò Leopoli ... mentre a Porto stabilì una colonia di Corsi esuli come guarnigione difensiva ...". fu dopo la mo1te proclamalo santo. "'' Circa la posi1,ione evolutiva in cui si col locano le mura aureliane nell'ambito delle rorlificazioni perimetrali urbane cfr. F. Russo, Dallo s1azw alla cima basriona. in L"Universo, riv. I.G.M.l., Firenze, n" 4, 5. 6 1983, pp. 925-930.
Premessa
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7. Ostia: resti delle fortificazioni altomedievali.
8 8. Rorna: l'attuale basilica di S. Paolo.
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La d~feso costiera dello Staw Pomificio dal XVI al XIX secolo
9 9. Roma: dettag lio mura au re liane.
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IO. Rom a: la cerchia leo nina: Palazzo Aposw lico Vaticano, Cìalleria delle Carte Geografiche.
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Premessa
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1 l . Roma: dettaglio mura aureliane.
In dettagJio sembrebbe che essendosi concentrati intorno al vaticano molli nuclei sociali provenienti dal settentrione, in particolare franchi, sassoni e longobardi, aventi tutti in comune la fede nella chiesa e nel suo pontefice, costituissero con i loro insediamenti abitativi una sorta di piccolo abitato, eletto Burg. Intorno all 'VIII secolo, la pletora de.i modesti abituri divenne il Borgo per antonomasia: orbene proprio quel denso coacervo urbano rientrò nella logica delle fortificazioni perimetrali sia arcaiche, sia leonine. Si eresse pertanto con eccezionale rapidità e solerzia, imposta dal precipitare degli eventi e dalla netta percezione dell'incombente pericolo saraceno, una nuova murazione, con c(lltine munite di torrette quadrate di stretta affinità con le tipiche dell'opera aureliana, alte in media m. 14 ed intervalle da una trentina, interasse congruo alla gittata delle anni da lancio quali m-clù e balestTe. Verticalmente si ripartirono in tre ambienti sovrapposti, dotate alla base di una cisterna, chiara testimonianza della concezione cli difesa autonoma ad oltranza. ln pa1ticolare, stando agli studi relativi, risulta che le mura impostate da papa Leone TV avessero ci.rea 4 m. cli spessore e fossero strutturate con due gallerie sovrapposte: trattasi evidentemente di una se1ie di archi adottati per aumentare la resistenza della cortina, tant'è che in corrispondenza della maggiore pendenza del colle cessano, essendosi ridotta l'esposizione ossidionale, per dar luogo ad un semplice muro sia pure massiccio. A ciascun vertice ciel recintO si innestò un grosso torrione cilinchico dei quali alcuni sono sopravvissuti tino ai giorni nostri: il maggiore, in seguito ulteriormente potenziato, è adibito al presente a sede della Radio Vaticana: "Gli angoli più esposti furono muniti di wn-i circolari; ne esisto no ancora due che spiccano nel quadro panoramico del Vaticano. Una che si erge a cinquantasei metri al di sopra ciel livello del mare ... viene chiamata nelle prime raffigurazioni del Vaticano. Attualmente serve da osse rvatorio astronomico ..."'~".
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G.
SoMMELLA BEDA,
Roma: lefor1.ifìcazioni... . c it., p. 26.
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La difesa costiera dello Stato Pon1ifìcio dal XVI al XIX secolo
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12. Roma: torre della Radio Vi1ticana.
Sebbene il tracciato originario delle mura .sia stato fmtemente compromesso e frammentato dalle realizzazioni posteriori è ancora possibile, seguendo i segmenti pervenutici, ricostruirne il circuito, che così si snodava: " ... il muro di Leone IV segui va il seguente percorso: dalla porta di S. Pellegrino saliva lungo le pendici del Mons Saccorum, per un tratto distrutto dalle successive costru zioni medievali e rinascimental.i dei Palazzi Apostolici; i.I tratto seguente del muro in ripida salita, fu distrutto dalla costruzione della zecca pontificia... ; ne è conservato finalmente un cospicuo trmto in salita munito di torre quadrata, il quale raggiunge, la suddetta torre della Radio ... Tra questa torre e la seconda angolare, detta oggi di S. Giovanni ... il muro di Leone IV, che saliva in direzione sud-ovest, lungo il crinale del colle... si interrompe: ne manca un tratto di circa cinquanta metJi, demolito al principio del nostro secolo, per ricavare un piazzale. Il tratto di muro dopo il piazzale raggiunge, altissimo, fortemente restaurato. la torre S. Giùvanni. Di fianco alla torre si nota una piccola posterula dalla rozza ghiera. Dopo questo secondo «torrione di S. Leone» (così erano chiamate nelle carte vaticane te due torri circolari), le mura scendevano lungo il lato meridionale fino alla vallata delle fornaci; lungo questo tratto si scorgono tracce evidentissime della antica cinta leonina le quali dimostrano «come in questo punto la cinta differisse ben poco dalla attuale, nella località e nella estensione. Dalla vallata delle Fornaci il muro risaliva sulla pendice estrema nord del (ìianicolo...» . Di qui scendeva alla pos1erula Saxonum ... più tardi chiamata porta S. Spirito dal prossimo ospedale che ancora prima del 1300 aveva sostituito L'antica schola o confraternita dei Sassoni ... Sul percorso delle mura cli Leone IV dalla posterula Saxonum al Tevere e al castello molte controversie esistono tra gli studiosi e neppure le cane sono sempre chiare e concordi... forse ... «Dalla porta di S. Spirito, proseguendo, le mura si dirigevano, alla riva del Tevere, poi lungo la riva, verso il braccio occidentale delle mura Au reliane, raggiungendo la porta Cornelia...» 0 n.
~1
lb , p.41.
Premessa
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13 13. Roma: torre S. Giovanni.
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La difesa costiera dello Stato Poru/fìcio dal XVT al XIX secolo
Quanto all'epoca esatta di costruzione, la particolare trama muraria ne tradisce la datazione: "La struttura della costru zione. poggiata su barulle, nella cui parte bassa rurono impiegati blocchi di tufo. le caraueristichc della muratura a ricorsi di mattoni ondeggianti, o a ricorsi <li mattoni che confluiscono in altri. l' impiego abbondante nella muratura di pezzi di cornici o di lastroni <li marmo. toJtj ad altri monurnenLi e usati al solo scopo di fare volume non lascia dubbi sull'epoca della costruzione: il IX secolo"<J,,.
Non lascia dubbi nemmeno sulla estrema rapidità con cui venne eretta, tanto da ostentare sezioni indipendentemente avviate e saldate fra loro alla men peggio: "Il sito così fonilìcato e difeso si chi.amò «civitas Leonina». «Per ultimare la costru zione delle fort ificazioni nel tempo vol uto non bast.ivano né il tesoro pontificio né le risorse della città. Fu pertanto stabilito un sistema di prestazioni obbligatorie e g li abitanti degli agglomerati fonnmisi nella campagna erano tenuti ad adempire a questo obbligo .. .''<,'>.
Dalla sintetica ricostruzione cli quella prima murazione in funzione cli difesa ' costiera' arretrata, sullo stimolo delle sempre più tragiche incursioni saracene. emerge quale baricentro nevralgico della fortificazione urbana il ruolo assegnato al Castello, meglio noto nei secoli s uccessivi , come S. Angelo. Era all ' origi ne un gigantesco mausoleo funerario fatto innalzare dall'i111peratore Adriano per sua estrema dimora. In linea di massima constava di un tamburo circolare di circa una sessantina di metri di diametro, con una equivalente altezza. Poggiato su di un basamento quadrilatero, fu ornato da una imponente serie cli colonnati e fregi marmorei, essendo la massa attualmente visibile il semplice nucleo di supporto. Scomparsi per le vicende turbinose delle invasioni i preziosi decori architettonici, finiti probabilmente nelle calcare sfornanti a ritmo accelerato la calce per le fortificazioni, in breve della monumentale opera sopravvisse, appunto, lo spoglio cilindro di poderosa struttura, che giustamente per dirla con i I Guglielmotti: " restò duro e fermo testimonio cieli' altrui rovina e della propria saldezza ..."<H>. In un contesto di disperato bisogno di strutture difensive, che vide anche il Co.losseo, i l teatro cli Marcello e la tomba di Cecilia assumere la triste liyrea della fortificazione di recupero, la immensa e saldissima mole non passò ovviamente inosservata. Da custode delle ceneri del defunto imperatore divenne custode delle vite degli atterriti cittad ini della modestissima Roma altomedievale. È presumibile. che nel cambio di destinazione ricevesse, almeno inizialmente pochi accorgimenti architettonici, bastando la semplice mo.le muraria e la vertiginosa aJ.tezza a garantirne l'inviolabilità, che in effetti mai venne messa in discussione da conquiste. Col tempo però si aggiunsero progressivamente opere avanzate, apparati a sporgere settoriali, quali bertesche e caditoie, fossati e, via via, l'intera gamma di accorgimenti ostativi finalizzati a rendere persino il sempl ice avvicinamento al castello rischiosissimo. Precisa il citato e pignolo Guglielmotti: "Le opere aggiunte, prese e riprese, disfottc e rimesse, mutaronsi in molte maE1iere: ma il torrione centrale lì sempre saldo ad ogni prova, e dura infino al presente senza altra novità che del nome: dicendosi mole <li Adriano per ragione del fondatore. rocca di Crescenzio pel possesso dell'occupante, castello cli Roma per la posizione, e fina lmente S. Angelo per la statua da lontano tempo postavi sopra ad onore cli san Michele..."05 >.
Avremo comunque occasione di esaminarne gli sviluppi rinascimentali di quella lontana premessa difensiva, che peraltro riconfermarono sempre il ruolo di fortezza principale della città, da allora assegnato alla tomba di Adriano. Papa Leone IV non si limitò tuttavia alla semplice protezione passiva di Roma, ma riuscì sfruttando tutto il suo prestigio pastonùe e la sua indiscutibile capacità diplomatica a far confederare le sospettosissime flotte degli amalfitani, dei napoletani e dei gaetani, per operare cli concerto contro i battelli saraceni. E
n lh., p. 30. 33 lb., p. 44 . 31 A . GuGLIELMOTil. Storia delle.fortificazioni nella spiaggia rom.a11a, Roma I 880, p. 94. -'5 Ib.. p. 95.
Premessa
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14 14 . Roma: Castel S. Angelo.
nel volgere di pochi anni un insperato successo confermò la validità dell' iniziativa. Così lo rievoca l' illustre storico amalfitano Francesco Pansa nel suo celebre trattato del 1724: "Intorno ~l questi tempi, e p rop ri amente nelranno 848, essendo venut i i Saraceni con fortissimo esercito in Italia assed iarono Rorna, in cui stando prossimo ad e ntrare Leone. quarto Sommo Pontefice vedendo, che la C hiesa stava esposta ad esser distrutta; chiamò in ai uto di que lla gli Amalfi tani, Napoletani, e Gaetan i: i quali posti in ordine le Navi con le loro Galee, presso la bocca ciel Tevere fc rono il loro sbarco. non senza piacere del Santo Pastore: dal quale prima benedetti andorno virilmente contro quei infedeli, discacciandoli da t.utt.a la spiaggia Romana, non altrime nle, che nota Anastasio Bibliotecario, l' Abbate Ferdinando Uguelli , il fortino, e altri, che descrivono sì fatta guerra. Laonde a tal effetto ne riceverono gli Amalfitani il titolo cli difensore della fede, era Vescovo de lla C ittà cl' Amalfi in quei tempi Pietro Secondo .. :·,v,i.
La vittoria fu ovviamente enormemente decantata e glorificata: alcuni storici posteriori giunsero ad attribuirle la stessa importanza cli quella di Lepanto. In realtà però la portata e soprattutto le conseguenze pratiche risultarono di scarsa rilevanza, tanto che appena tre anni dopo i saraceni appaiopo, più funesti che mai , in Calabria, in Puglia e lungo le coste della Campania, per non parlare della Sicilia che inesorabilmente vedeva ampliare inarrestabilmente la loro sovrani tà. Ciò che sotto molti aspetti rappresenta la connotazione più aberrante di quel tormentato scorcio storico è la incomprensibile frequenza di alleanze tra le varie cittadine marinare, ed i diversi potentati costieri, con i clan dei predoni musulmani, al fine cli clan-
•1"
Da F. PANSA, Istoria del 'antica repu!Jblica d 'Ama(fi, Napo I i 1724, p. ~I .
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L(,I difesa costiera dello Staio Po111ifìcio dal XVI al XIX secolo
neggiare i rivali cristiani contigui , senza alcuna remora di ordine morale od etico, e senza alcuna perplessità circa le atrocità conseguenti. ln breve si giunse all'insediamento di un sultano a Bari ed alla creazione di vasti domini territoriali saraceni, assolu tamente inattaccabili, forieri a loro volta di infinite stragi e deportazioni. Nonostante ciò le città di Gaeta, di Amalfi, di Salerno e di Napoli, ad onta degli inviti e dei solleciti pontifici si strinsero in ulteriori alleanze con i saraceni, istigandoli addirittura ad intraprende re razzie contro i possedimenti costieri della Chiesa. Afferma pertanto il Manfroni: "Ciascuna città aveva ragioni particolari per tenersi stretta ai Saraceni: di Amalfi sappiamo che le sue navi frequentavano i porti del]' Africa, poiché l'anonimo sa.lcrnitano ricorda un mercante Fllll'o, amalfitano, che trafficava a Mchcclia circa l'anno 871; onde è probabile che anche molli altri facessero altrettanto e che gli Arnallì tani avessero stipulato, a voce o per iscritto, un trattaLO di commercio coll 'emiro di Kairewan; delle altre nuila sappiamo. ma forse l'interesse non doveva essere minore in loro, che in Amalfi. Certo è che spregiando le minacciate scomuniche papali, il duca Sergio II cli Napoli perseverò nella sua alleanza coi nemici della fede; poiché, quantunque in un solenne congresso. che si tenne a Traetto nel giugno dell'anno 877, il Duca promettesse di rompere i traltati e di far guerra ai suoi antichi alleati, pochi giorni dopo, insospettito della politica papale e temendo forse cli trovarsi solo ed esposto a perdere l'indipendenza rifiutò cli mantenere le promesse; e perciò non solo fu scomunicato, ma per opera di una fazione papale, capitanata dal fratello cli lui, Atanasio vescovo, fu balzato dal trono, accecato e bandito. Anche Pulcari, prefetto cli Amalfi, aveva promesso al Papa, non solo cli rompere ogni alleanza coi Saraceni, ma di fare colle navi amalfitane un servi,.io di crociera lungo il litorale del Patrimonio, da Trnetto a Civitavecchia, e aveva pattuito il prezzo cli questo servizio in dieci mila ma11cusi d'oro; ma, intascato che ebbe il denaro, preferì conservare l'alleanza coi saraceni. anzi pare che d'accordo con loro devastasse le coste che s'era impegnato a dife ndere. Gaeta invece e il principe Guaiferio cli Salerno pare restassero fede li ai patti di Tn1etto; ma ben presto anche il vescovo cli Napoli, Atanasio, succeduto sul trono ducale al fratello, accortosi che Giovann i Ylllmi, fottosi già signore di Capua, minacciava l'indipendenza del ducato napoletano, tornò all'alleanza coi Saraceni, e ne chiamò una grossa schiera a difesa della città ... [finché] nell'882, sentendo che gli ausilia,i minacciavano di diventare padroni, il duca-vescovo Atanasio fece improvvisamente pigliare a tradimento i capi Saraceni e li consegnò ai legati papali. I Saraceni scacciati da Napoli, ripararono a Gaeta ... e restarono poi a Traetto, sui confini dello stato romano, in un campo trincerato, che conservarono per quarant'anni e donde si spargevano a saccheggiare cd a rubare ora nel territorio della Chi~sa, ora sui contini delle cittt1 marinare, ora nei principati longobardi"(J&).
Traetto, e specialmente la foce del Garigliano assursero così al triste primato di basi saracene peninsulari per antonomasia, per quasi mezzo secolo, al pari di Civitavecchia che subì una identica lunghissima dominazione islamica. Per l'inversione di tendenza si dovette attendere l'istituzione, voluta del pontefice Giovanni X<19l, di una nutrita lega finalizzata alla liberazione del territorio italiano dalla presenza musul-
J, Da .I.N.D. KELLY, Grande dizionario.... ciL, p. 295 e sgg.: "Giovanni VIII, romano, eletto il 14 dice mbre 872, morto il 16 dicembre 882 - ... arcidiacono da vent'anni e stretto collaboratore di Niccolò I... prese il nome cli Giovanni VIII. Ormai anziano. ma ancora energico, pieno cli risorse e cli esperienza, ebbe un pontificato movimentato e lottò per sostenere la supremazia papale, ispirandosi a Gregorio Magno e a Niccolò I. In politica si presentava urgente l..i necessità di difendere l' Italia e lo stato pontificio dalle incursioni dei Saraceni insediati nell'Italia meridionale. Non sembrandogli sufficiente l'aiuto cli altri, Giovanni prese personalmente il cornando delle operazioni militari, facendo costruire un muro di difesa intorno alla basilica di S. Paolo e allestendo una piccola flotta papale. Lavorò instancabi lrnente per unire gli stati dell'Italia meridionale contro il pericolo musulmano, ma i suoi sforzi furono vani perché .i sovrani del sud si allearono con gli invasori e per liberarsene fu costretto a pagare un grosso tributo... Il disperato bisogno di aiuto contro i musul mani - eia qualunque pane provenisse - spinse Giovanni a cercare un riavvicinamento con Costantinopoli ... Di fatto aveva ottenuto la pace fra le chiese e l'aiuto militare biz.Jntino di cui aveva bisogno ... Giovanni fu spesso considerato un papa prevalentemente politico, ma in realtà non trascurò affatto i suoi doveri di uomo cli chiesa... Secondo gli annali cli Fulcla, Giovanni venne avvelenato e poi bastonato a rnorte da alcuni suoi più stretti collaboratori; fu il primo papa che morì di morte violenta". :,, Da C. M ANFRONJ, Storia della marina i!Clliana, Livorno 1899, voi. I, pp. 57 e sgg. ,•J Da J. N.D. KELLY, Grande... , cit., p. 327 e sgg.: "Giovanni X, nato a Tossignano in Romagna, eletto nel marzo o aprile ciel 914, deposto nel maggio del 928 - mono nel 929 - ... Eletto ma non consacrato vescovo di Bologna, era ormai arcivescovo di Rave,rna da nove anni (905-914) quando su richiesta della nobi ltà romana ... fu eletto successore cli Lanclone ... Giovanni si apprestò immediatamente a metter fine alle operazioni dei saraceni che con le loro continue incursio11i avevano terrorizzato e devastato l'Italia cenu·ale. Proprio perché sembrava aclano a tale impresa, l'aristocrazia romana, preoccupata per i propri possedimenti, aveva compiuto quel passo senza precedenti di chiamarlo da Ravenna. Insieme a Tcofilato e ,ù suo genero :'\.Iberico I, duca di Spoleto, egli organizzò abilmente una coalizione di signori italimli e con la mccliazione ciel conte Lm1clolfo di Capua ortenne con negoziati l'assistenza cli Bisanzio.
Premessa
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mana. Finalmente nel 915 pontifici, greci, longobardi meridionali e settentrionali, messe eia parte le loro sterili rivalità si gettarono s ui predoni, bonificando le terribili enclave, a cominciare eia quella tristemente rinomata ciel Garìglìano. La situazione tuttavia nel tempo ebbe reiterate dolorose ricadute, tornando per periodi certamente più brevi ed effimeri non poche località sotto il dominio saraceno. Nuove riedizioni di aborrite alleanze con gli arabi si strinsero, ed ulteriori efferate scorrerie ìnsaguinarono il meridione e le sue coste. La vera conclusione del demenziale andazzo sì avviò con l'arrivo dei normanni. Ma occorsero ancora molti decenni perché il flagello saraceno fosse neutralizzato definitivamente. Nel!' anno I 087, infalli, a seguito forse di una violentissima disputa commerciale tra mercanti arabi e cristiani si lanciò un poderosa spedizione navale contro la costa nord-africana. Probabilmente, proprio le unità navali normanne furono le grandi assenti nell'operazione dì rappresaglia: di certo dopo la conquista di Pantelleria, il 6 agosto di quello stesso anno, la flotta confederata, le cui navi appartenevano in gran parte a Genova cd a Pisa, diressero contro Mehedia che fu espugnata con immaginabile strage cli civili ed ingente bottino. Con la Sicilia riconquistala dai normanni, con la riappropriazione del Mediterraneo da parte delle flotte delle Repubbliche marinare, con la terribile lezione di Mehedìa, la pirateria saracena entrò ìn una fase cli quiescenza. Le coste peninsulari per contro godettero di una insperata tranquillità. Non sarebbe durata indefinitivamente, né molto a lungo: basti) tuttavia a far rifiorire un minimo cli vita lungo le ormai desolate e desertificate fasce rivierasche. La ripresa delle razzie riapparve amplificata e di ben maggiore virulenza e pericolosità ad opera dei turchi e dei barbareschi pochi anni dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453. Da quel momento per tutti i pontefici avvicendatisi alla guida dello Stato della Chiesa, stornarne gli insulti e fronteggiarne le incursioni costiere assurse ad imperativo difensivo per antonomasia per i successivi quattro secoli . Per meglio consentire l'immediata collocazione cronologica cli ciascun papa all'interno della ricostruzione storica che segue eccone l'elenco, a partire appunto dal 1453. Le date che precedono il nome indicano rispettivamente l'inizio e la fine del relativo pontificato: 1447-55 , Niccolò V 1455-58, Callisto ITl 1458-64, Pio II 1464-7 1, Paolo II 1471-84, Sisto TV 1.484-92, Innocenzo VIII 1492-1.503, Alessandro VI 1503-03, Pio TII 1503-13, Giulio Il 1513-2 1, Leone X 1522-23, Adriano VI 1523-34, Clemente VII 1534-49, Paolo III 1550-55, Giulio III 1555-55, Marcello II 1555- 1559, Paolo IV
Dopo aver assediato per tre mesi la roccaforte dei saraceni, alla foce del fiume Garigl iano, inllisse loro una sconfitta decisiva (agost0 915). Più tardi avrebbe rievocato con lìerezza la parte che egli stesso ebbe nella vittoria contro i terribili nemici che per sessant'anni avevano devastato il territorio romano ... Morto Berengario (aprile 924) per rafforzare la sua posi,.ione Giovanni stipulò nel 926 un patto con Ugo di Provenza. allora re d'Italia (926-947). Inoltre cercò di collaborare piL1 strettamente con suo fratello Pietro ... Questo modo di procedere allarmò la crudele senatrice Marozia - la lìglia di Tcofrlauo - divenuta potentissima dominatrice di Roma dopo la morte del padre - e il suo nuovo marito Guido, marchese di Toscana. Essi organi1.zarono una rivolta contro Giovanni e suo frate llo ... verso la fine del 927 Pietro venne ucciso in Laterano sollo gli occhi del fratello. Nel maggio delJ'anno seguente lo stesso Giovanni fu deposto... e gettato in carcere in castel Sant'Angelo. Virimase diversi mesi e a metà del 929, quasi ce11amente soffocato con un cuscino, ceSS(> di vivere".
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La difesa costiera dello Stato Ponti/ìcio dal XVI al XIX secolo
1559-65, Pio lV 1566-72, Pio V 1572-85, Gregorio Xlll 1585-90, Sisto V 1590-90. Urbano VII 1590-91, Gregorio XIV 1591-91, Innocenzo IX 1592- 1605, Clemente VITI 1605-05, Leone XI 1605-21 , Paolo V 1621-23, Gregorio XV 1623-44, Urbano VITI 1644-55 , Innocenzo X I 655-67, Alessandro VII 1667-69, Clemente lX 1670-76, Clemente X 1676-89, Innocenzo XI 1689-9 I , Alessandro VIII 1691-1700, Innocenzo XII 1700-21, Clemente Xl 1721 -24, Innocenzo XIII 1724-30, Benedetto X I II 1730-40, Clemente XII 1740-58, Benedetto XIV 1758-69, Clemente XIII 1769-74, Clemente XIV 1775-99, Pio VI 1800-23 , Pio VII 1823-29, Leone XII 1829-30, Pio VIII 1830-46, Gregorio XVJc 4<>>.
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L'elenco è tra tto da J.N.D. K ELLY, Vite dei Papi, le hiogrq(ie degli uomini che guidwmw 2000 anni di storia della Chiesa, Alessandria 1989.
CAPITOLO PRIMO Il risorgere della mezzalu na '--'
La .fine delle illusioni La lunga stasi della violenta espansio ne islamica verso occidente, imposta inizialmente dalla dinam icità mercantile e militare delle repubbliche marinare<11 e quindi dalle controconquisle crociare<~i, agli albori del XV iniziò a tradire eloquenti s intomi cli imminente esaurimento. J molteplici regn i e potentati originatisi in Terra Santa in conseguenza di tali vittorie, dopo una ertìmera e stentata sopravvivenza presero a cadere, uno dopo l'altro, nelle mani degli arabi e dei turch i. Paradossalmente, infalli, le: ·' ...croc iate, che erano state lanciate per sal vare la cristi anità oriental e dai. musulmani, terminavano lasci ando tulle le comunità cristiane del Levante sotto il dominio maomettano... quando papa Pio Il predicò l' ultima crociata i turchi stavano attraversando il Danubio. G li ultimi resti delle conquiste crociate caddero nelle loro mani: Rodi nel I 523 e Cipro... nel 1570...""'·
In realtà, però, sul continente la presenza crociata si era ineversibilmentc estinta già nel maggio del 1292 con la caduta di Acri. Il risorgere della capacità offensiva islam ica era ormai evidente per tutti. L' occidente, al di là cli una addolorata partecipazione cli facc iata per le sanguinose ed umil ianti riconquiste, non degnò il precipitare degli eventi cli eccessiva attenz ione. Vanamente altri papi tentarono cli rigenerare lo spirito crociato, evidenziando che la minaccia turca si confermava di g ran lunga più aggressiva e devastante d i quella araba. I decenni che seguirono, infatti , appaiono contraddistinti da un costante potenziarsi della macchina bellica ottomana e eia un incomprensibil e dis interesse cristiano, sempre intento ad interminabili quanto sterili guerriglie fratric ide. La comparsa delle orde di Tamerlano, che sembrò costituire il preludio del tramonto della civiltà occidentale, concesse, invece, all'indomani della sua morte nel 1405, un decennio cli dilazione, purtroppo dilapidato nelle solite inconcludenti battag lie dinastiche: "Se i Cri stiani fossero stati capaci di unirsi . co me i (ìreci avevano fatto ai tempi cl i Serse e di Dar io. essi avrebbero potuto coronare l a battagli a di Angora riprendendo Ad rianopoli : se l' avessero fatto l' impero ottomano sarebbe stato in ginocchio, perché proprio Adrianopoli era il suo ce ntro di gravità. Invece di afferrare questa occasione... Enrico V recl amava la co rona di Franc ia e si al leava co n i d uca di Borgogna per ottenerla. Di mal e in peggio. le (ìuerre U ssite bagnavano di sangue l 'Europa ce ntrale e, dal 1402 al 1454. in Italia. le guerre tra M ilanesi, Vene?.iani e Fioren ti ni paralizzava no ogni possibili tà di compiere sforzi congiunti contro i Turchi ..."<+>
' Precisa M.A. BKAGADtN. Le repubbliche marinare, Verona l 974, p. 47: " Comunque allo scoccare del Duecento, le ma1inerie i ta liane erano diventate letteral mente padrone del Medi terraneo. 1\lla scomparsa potenza rnariltima d'Amalfi si era sostitui ta quella siciliana, Pisa era ancora sul punto più alto della sua parabola, Genova e Venezia continuavano a salire verso rnaggioti destini. Non esisteva alcun'al tra marina, nel mondo dell'epoca, che potesse riva leggiare con le flotte italiane, nonostante le guerre che si accendevano spesso fra loro, con ingenti perdite di uomini, di beni e, in definitiva, di capacità potenziali. Ma la distanza che separava queste città - i loro costumi, i loro interessi e, diciamo pure, il loro inflessibile orgoglio e le loro sfrenate ambizioni - era enonnernente più grande di quella attuale. Nonostante tu tto, in quell'epoca il dominio delle mar inerie italiane sul M edi terraneo era indiscutibile: pontetìci e imperatori. re e pr incipi potevano agire sul mare so ltanto con il concorso delle floue italiane.. .''. i Così J. L EHMAKK, / cmciari. Milano 1978, pp. 24-26, ri costru isce la proclamazione della crociata eia pane di Urbano 11, il 27 novembre 1095: " ...coloro i quali sono stati lìn qui avvezzi a battersi privata mente e criminosarnente contro i credenti. si battano coi miscredenti e conducano a vittoriosa fine quella guerra che avrebbe dovuto essere i niziata già da tempo; che co loro i quali sono stati fi n qui masnadieri, diventino soldati ... ; che coloro che sin qui sono stati mercenari per vol gare guadagno, acquistino la mercede eterna; che coloro che hanno speso l;.1 propri a forza a detrimento così del corpo conte dell'anima. si sforzino di ottenere un premio doppio ... Arruolatevi senza esitare: i combattenti meuano ord ine nei loro affari e raccolgano quanto necessa,io all'adernpirnento della consegna. di maniera che, finito l'inverno. possano al giungere della primavera, mettersi lietamente in marcia sol.I.o la guida del Signore..." . 3 Da S. RUNC IMAN, Storia delle Crociate. Tori no 1976, vo i. IL p. I085. ·' J.F.C. Fuu .F.R, Le ba11aglie.... cit., voi. L p. 442.
La difesa costiera dello Staio Pontificio da l X\!! ol XI X secolo
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Fu solo dopo la conquista di Costantinopoli, nel 1453(5>, conclusione inevitabile di un epico assed io, e dopo la divulgazione della tragica sorte dei s uoi numeros i abitanti che un ondata improvvis a di terrore s i abbatté nell'universo cristiano europeo. In particolare precise relazioni perven nero al riguardo al papa Niccolo V'61 , che così prospettavano i probabili rischi per la stessa Roma. Scriveva ad esempio il cardinale Isidoro cli Kiev, testimone oculare e fortunosamente sopravvissuto ai massacri turchi, in data 6 luglio 1453 : ' ·Quamquam plurimo luctu do loreque impecliar. sanctissime pater et beati ssirne domine ... Santissimo padre e beatissimo sig nore, benché io rni senta in preda ad un profondissirno cordoglio e ad una grande tristezza... cerca cli renderti conto e di valutare a fondo l a potenza terrena e l'arroganza innata cli questo uomo perlìdo [Maomecto II], il quule, pur gloriandosi giù di aver distrutto la poten,.a e la nomea dei bizantini, con barbnra ferocia minaccia di sterminare fino in l'c:mdo Lutu1 la cristiani tà e cl i sottomettere in breve tempo con l a forza e con le armi l a tua ciltà cli Roma e la capitale dell' irnpero cr istiano ... Suscita dunque la tua potenza. o il più santo dei padri ... cerca d i assumert i con la forzu necessaria e cli affrontare questa che è l a ca usa di Cristo ... esorta, comanclLl, prese.rivi. ordina al cristianissimo i mperutore dei romani ... e a tutti gli al tri re e principi cristiani che si preparino ul più pres to alla guerra con tu tti gli apprestamenti necessari in terra e in mare..." '" .
Quanto lontano però dalla realtà 1iuscissero quelle sollecitazioni, e cli lì a breve le angosciale pressioni ciel papa, lo dimostrano i compon amenti nei confronti di Maometto TI delle due massime potenze navali dell 'epoca, Genova e Venezia. Così ne rievoca la missione diplomatica a Costantinopoli, inviata dalla prima, il Manfroni: ·" ... le istruzioni raccomandano ai legati cl i far omaggio ul sul tano Mehemet di scusare il r i tardo dell a loro ve nuta (o ttobre
1453) attribuendone la c.a usa alla guerra sostenuta cog li A ragonesi, di ricordare l'an tica ccl intima amicizia corsa sempre tra I.a Repuhblica e la Casa Osmana. cli accennare Lli servizi tant i vol te resi dai genovesi allo stesso Mehemet... Più notevole ancora è il hrano, nel quale si ordina ai due amhasciatori cli congratularsi con l\llaomeClo per la pres a cl i Costamonopo li . lii celebrare queffa grande e famosa vittoria l a quale pareva meri ta re da parte degli amici le più calde congratu-
laz.ioni e le più g randi mc111ifesrazioni di gioia ( !!) ... Qual r isultal o ne avesse, ce lo dice una lettera del 23 oltobre... : i due legati se ne tornarono indietro senza aver potuto ottenere nulla e a stento poterono ri dursi in salvo"'"'·
Non dissimile hella sostanza il comport,Ùn ento della Serenissima, a sua volta così sintetizzato dal medesimo accurato autore: ·'Anche le istruzioni di questo ambasciatore erano impronlal.e ad una cerla debolezza; egli doveva scusarsi col Sultano per l a pari.e pres;i dai sudditi veneti. capi tanati dal bui lo, alla di fesa di Costantinopoli e dichiarare che i veneziani v'erano stati costretti dai G reci quasi colla forza; doveva ra llegrarsi per la vittori a ottenuta, blandire con doni l'animo cl i Mehemet per renderselo am ico''('».
Parlare di crociata in un contesto storico pervaso un icamente eia interessi mercantili, si dimostrò non solo assurdo ma utopistico ed ormai tragicamente anacronistico. U nica incredibile conseguenza delle preoccupazioni ciel pontefice, fu la costruzione cli sua una piccola squadra navale, fatta ascendere dalle più ottimistiche stime a circa 16 galere, due galeazze e pochi altri battelli mino ri. L'entità della flottig lia, peraltro per niente insigni fi cante, non trova tuttavia indiscusse conferme, come pure la sua crociera offensiva antiturca ciel 1457. Ne stig matizza l'operato il sol ito Manfron i in questi termini:
5 Sull'assedio e caduta di Cos tan tinopoli, cfr., L. 1)1 C HIO, Epistola ... inviata (/I papa Nicolò V in A . PERTUSI, La caduta di Costantinopoli, le testi111011ia11::.e dei contemporanei, Verona l 976, voi. l, pp. 124 - 17 1. 6 Da .I.N.D. K ELLY, Cmn.de dizionario ... c it., pp. 596-598: " Niccolò V - Tommaso Parenluccelli, nato a Sar,.ana. eletto il 6 marzo 1447 - mono il 24 mar,,o 1455 - ...studiò a Bologna... conseguito il clmtorato in teologia prestò l a sua opera per venti anni al vescovo N iccol ò A lbergati cli Bologna, tras ferendosi poi a Roma insieme con lui nel 1426... Eugenio IV... nel I 447 lo nominò vescovo di Bologna, carica che tullavi a egli non poté assumere perché la città era in rivolta... Nel conclave che seguì ... fu scelto come candidato cli compromesso ... Era in buone relazione con le fa miglie rornane e riu scì a ri stabilire l'ordine nella ciuà, a liberare l o stato ponLilìcio cl al -
Je truppe mercenarie... In seguito ... talla] notizia del saccheggio di Costantinopoli ... N icco lò tentò di radunare la cri stiani tà per una crociata (30 settembre 1453) nrn senza esito. Convocò anche un congresso degli stati italiani a Rorna per elaborare un trattato cli pace per l' Italia, ma sempre invano ... La monc col se. N icco lèr... nel marzo ciel 1455, mentre era in preda alla delusione e alla slìducia..." . " La lettera del cardi nale Isidoro cl i Kiev, e la sua traduzione sono tratte da A. PER.TUS J. La caduta .... cit., voi. I, p. 63. • Da C. M ANFRON I, Storia della marina .... c it., voi. !Il, p. 23. 9
[b., p. 27.
Il risorgere delLa mezzaluna
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"Resta la conquista delle isole <li Lernno e di Samotracia ... rioccupate da llo Scarampi I l'ammiraglio pontificio]. Questa operazione, senza dubbio im portante, non dovette ceno costar molto sangue, perc hé forse i turchi non avevano neppur lasciato presidio in quelle isole, ma si erano accontentati cli obbligare a tribu to ...
In una parola, la spedizione dell'armata pontilìcia servì all'unico scopo cui poteva esser destinata un·armata di sedici legni in mare dove cento legni ne mici si trovavano abitualmente; cioè u corseggiare per quelle isole, a dar coraggio alle popola7,ioni greche, a dar la cuccia ai legni isolati. evitando studiosamente gli scontri coll' armata ne mica. ·•,Hi-o_
Il che però non era affatto trascurabile : proprio l'estremo ardimento di 'corseggiare' con poche galere quei mari brulicanti di unità nem iche agguerrite e fanatiche , dimostra quanto sarebbe stato conseguenziale una iniziativa occidentale concordata e massiccia. E certamente appare fortemen te meritoria anche la semplice presenza di unità della Chiesa di fronte ad isole cristiane esposte all'incombente conquista turca. Ma il cin ico pragmatismo politico vanificò que i risultati, senza dubbio cli improba conservazione, ma altrettanto sicuramente di. straordinaria valenza strategica: "Così av ven ne che nessuno volle accettare dallo Scarampi le isole da lui occupate, e che la stessa città di Genova. cui più tardi Pio 11 le offrì, rispose ringraziando, rna scusandosi perché le condizioni della Repubblica non le permettevano di fare spese inutili, anzi pericolose. Ed il Legato, non potendo presidiare quelle isole senza indebolire moli.o la squadra fu allìne costretto ad abbandonarle a loro stesse. sicché l'anno successivo ricaddero in mano dei Turchi ...''" "·
In definitiva sembrò quasi che l'episodio sancisse in maniera ormai scontata la suddivisione geopolitica del Mediterraneo in due distinti b.locchi contrapposti, non necessariamente e comunque non sempre ferocemente ostili, compatibili cioè con il mantenim ento se non lo sviluppo 9lteriore cli traffici mercantili occidentali. Tuttavia tra i più accorti osservatori del tempo, no n mancava chi pur appartenendo alla gerarchia ecclesiastica esaminava la situazione sotto il profilo strategico, ricavandone gravissime previsioni, di ben altra natura. Enea Silvio Piccolomini, che cli lì a cinque anni sarebbe asceso al soglio di Pietro con il nome di Pio II(J 2J, così si esprimeva al riguardo, rivollo al pontefice nel luglio del 1453: "Certo l' imperatore dei turchi <lopo aver conseguito la vittoria su Costantinopo li non si. è dato all'ozio. così co1ne leggiamo aver fatto la rnaggior parte degli antichi ... I turchi in effetti occupano parte dell 'Albania: che succederà se ora sfrutternn no la loro villoria, come potrà resistere Durazzo di fronte alla potenza dei turchi...? E poi chi difcnderiì Brindisi. che si trova vicina, dalla parte italiana? Chiuderanno l'Adriatico'/... La spada dei turchi pende ormai sulle nostre teste. e noi ci facciamo guerra l'un l"altro..."11' '.
Le operazioni militari turche che seguirono parvero non solo confermare in pieno i menzionali timori, ma ripercorrerne dettagliatamente persino le d irettrici . Tutto quindi induceva a credere che la paventata conquista clell'Ital ia, a partire dalla Puglia fosse ormai imminente. Ciò nonostante con una ottusità ed un'insipienza assol utamente inspiegabili il prezioso intervallo impiegato dai turchi per mettere a punto il dispositivo d'attacco anfibio, non venne sfruttato per approntare idonee difese costiere. La suicida inerzia dovette alla lunga ingenerare nell a dirigenza militare ottomana alquanti sospetti: la sommatoria delle for-
,o lb., p. 35. 11 Ib., p. 36. 12 Da J.N.D. K ELLY, Vite dei papi, Asti 1995. pp. 4 16-4 19: "Enea Silvio Piccolomini - nato a Corsignano nel 1405. eletto il 19 agosto 1458, morto il 5 agosto 1464 - Nato... presso Siena, da geni tori nobili caduti in povertà ... da ragazzo si dedicò al lavoro dei campi, poi per otto anni si appLicò allo studio della cultura uma nistica... Nel 1436 divenne un funzionario del concilio ... Nel 1445 .. una grave maluttia lo spinse ad abbandonare la sua vi ta disordinata - aveva anche avu to dei figli illegittimi - ed il 4 marz.o 1446 fu ordinato presbitero ... nel 1447 ... vescovo di Trieste ... nel 1456 Callisto Ili... lo elevò al cardinalato a cui aspirava da tempo ... solo cinquantatree nne, ma ormai fis icamente prostrato, fu eletto a succedere a Callisto III. .. Avendo esortato per anni alla resistenza contro l'avanzata turca in Europa, fece ora dell'organizzazione cli una crociata il suo obiettivo predominante ... [che) si risolse praticamente in un fa llimento... La crociata era sempre al centro della sua a\lenzione e negli anni I 460-146 I , abbandonato <lai principi europei, egli preparò la sua straonlinaria «Le\lera al sultano Maometto Il»... !che però] non fu mai inviata ... Nell'ottobre del 1463, incoraggiato dal fatto che sia Venezia, sia !"Ungheria avevano accettato di rnct.tere a disposizione le loro forze, Pio bandì una nuova crociata fissando in Ancona il luogo cli convegno per l'estate seguente... [e) ma nifestò l' intenzione di guidarla personalrneme ... [ma) quando infine comparvero all'orizzonte le galere veneziane egli era già in punto di morte; l' impresa... andò così in fumo". 11 Da A. P ERTUS I. I.a caduta ... cit. voi. II, p. 57.
la difesa costiera dello Stato Ponli/ìcio dal XVI al XIX secolo
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15. Otranto: scorcio delle fortificazioni aragonesi.
ze occidentali, infatti, qualora confederate risultava eccedente quella musulmana, e quindi da non sottovalutare, ragionamento che lasciava intravedere in quell'altrimenti assurda passività una potenziale trappola. Solo dopo 27 anni dalla caduta di Costantinopoli , nel 1480, il paventato attacco si abbatté sulla penisola salentina, a pocl1issimi chilometri eia dove lo aveva supposto l'allora cardinale Piccolomini: ad Otranto<1d>. La scelta ciel luogo tradiva la titubanza turca e la stessa scarsa consistenza numerica del contingente sbarcato ribadiva una indeterminazione di fondo, quasi che l' intera operazione altro non dovesse essere se non una prova generale intesa a saggiare le reazioni occidentali. La congiungente geografica tra Otranto e Valona - base cli partenza dei turchi - costituiva il limite geografico tacitamente riconosciuto del golfo di Venezia, all'interno del quale nemmeno la flotta da guerra ottomana osava operare. Sensato pertanto presumere che la conquista della cittadina a differenza di Brindisi, non avrebbe sollevato eia parte della Repubblica rischiose rappresaglie. Ma era altrettanto evidente che i circa 10. 000 uomini messi a terra, al cli là cli quella facile conquista, ben poco avrebbero potuto, senza un ulteriore apporto di forze e di mezzi, presupponenti a loro volta l'assoluto dominio del mare. Nonostante la debolissima reazione iniziale, ed il terrore volutamente propagato nell' area, la testa di ponte otrantina non si ampliò: nessun aiuto pervenne alla guarnigione turca che dopo un contrasseclio dovette capitolare. In definitiva l'intera operazione puè> configurarsi alla stregua cli uno dei tanti episodi, forse il maggiore, dell'efferata guerra cli corsa reinsediatasi nel Mediterraneo tra le compagini c1istfana e musulmana. Non secondario peraltro il ruolo giocato dalla perenne rivalità tra le potenze peninsulari, per le quali il martirio della
'" SuJJ' argomenlo cfr. F. Russo. Guerra ..., cit.. tomo I, pp. 43-1 03.
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cittadina costituì un positivo diversivo bellico per ridimensionare le mire aragonesi. Per i turchi costituì, comunque, la ve1ifica della impraticabil ità dell' invasione, peraltro già larvatamente ipotizzata dai pianificatori meno fanatici, e, per contro, della remuneratività strategica ed economica delle razzie corsare. Gli stati europei, ed italiani in particolare, passato il primo sgomento ne ricavarono una rassicurante conferma della insufficienza turca per una stabile conquista, specie in presenza di congrue opere difensive, da quel momento gratificate d' indiscussa prio rità esecutiva. Ma non ne ricavarono, almeno allora, proficui insegnamenti sulla eccess iva esposizione del le fasce costiere alle razzie corsare, modal ità bellica da quel momento precipua dell'offensiva islamica. Si spiega così lo sfalsamento cronologico tra la realizzazione di un nutrito apparato fo rtificatorio antinvasivo, e la erezione di un dispositivo antincursivo ininterrotto, sfalsamento protrattatosi per quasi un secolo, scandito purtroppo da innumerevoli disastri ed atrocitN15l. Il regno di Napoli avviò con disperata urgenza un grandioso programma cli fortificazione della sua sterminata frontiera marittima: ogni centro abitato cli una qualche rilevanza fu serrato eia nuove mura, erette in scrupolosa osservanza dei canoni dell'architeltura nùlitare di 'transizione'( 1M. Anche lo Stato Pontificio, geograficamente meno esposto ma strategicamente più coinvolto, dovette deliberare una similare iniziativa, a partire prop1io dalla protezione sempre più necessruia della sua stessa capitale. La paitico.lare configurazione mo1fologica delle sue coste e la dissimile esposizione dei litorali adriatici e tirrenico - cbe l'attacco ad Otranto in sostanza confermava implicò il concentrarsi su quello laziale delle p1ime opere, in special modo alla foce ciel Tevere. Roma, infatti, tradiva estre.mi di v ulnerabilità praticamente inalterati dal XI secolo: un ica nota positiva la potenziali tà ostativa derivante dall'avvento delle armi da fuoco che munivano le sue vetuste fortificazioni. Ma relativamente alle stru tture nessun aggiornamento uniforme, nessun significativo incremento, nessuna ulteriore articolazione ne accresceva l'affidabilità difensiva. Quale resistenza avrebbero potuto oppoITe quelle fragilissime mura plurisecolari agli impatti delle mostruose palle delle artiglierie ottomane nel malaugurato caso d' investimento oss id ionale'? Come se non bastasse l'assenza di qualsiasi opera d'interdizione alla foce ciel Tevere, trasformava questa virtualmente in una sorta cli porta spalancata per la facile conquista della città. Intuitivo, pertanto, che proprio da lì sarebbe dovuto iniziare l' ormai improcastinab.ile chiusura del perimetro marittimo ciel teITitorio della Chiesa: ed il tempo a disposizione appariva tragicamente limitato.
Lo Stato Pont~fìcio nel XV secolo Intorno alla metà ciel XV secolo lo Stato Pontificio appariva, per superficie, il secondo d'Italia. Nonostante ciò, in assoluto, risultava eccessivamente minuscolo in relazione alla supremazia religiosa che garantiva, con front iere terrestri e, soprattutto marittime, eccedenti le sue concrete potenzial ità d ifensive. Anche sotto il profilo dem ografico, con una popolazione oscillante tra l,5- 1,8 milioni cli abitanti, si confermava secondo soltanto al regno cli Napoli. Ma a tale collocazione geo-politica non corrispondeva una congrua forza militare, sia pur d 'infima cons istenza numerica e profess ionale. Uno dei motivi ricono-
" Circa i due sistemi difensivi costieri, antinvas ivo ed antincursivo cfr. F. Russo, La dìfè.w costiera del Regno di Napoli dal XVI al XIX secolo, Roma 1989. 16 Precisa al riguardo L. SANTORO, Caste lli angioini e aragonesi nel Regno di Napoli, Segrate 1982, pp. l 28- 130: ''L'epoca di trapasso tra l'architettura medievale - caratteriu;ala dalle alte torri. che sopravanzano le cortine, atte a fronteggi are l'attacco de lle elepoli ed il tiro delle catapulte - e q uella rinascimenta le - conforrnata nei bassi corpi di fabbrica, cortine e torrioni, casamattati, per rispondere col tiro delle artiglie rie e, ne l comempo, offrire il mi nor bersaglio possibile all ' offesa delle bombarde - possia mo individuarla, nell' llalia meridionale, in quelle costruz ioni che hanno ... un im pianto rego lare (quadrato o rettangolare) con torri cilindriche scarpate, provviste di cornice di separazio ne, che prosegue ininterrottamente sulle torri e sulle cortine. tra il corpo c ilindrico e la base tronco-conica. In queste costru zioni l'altezza è un ifo rme, sottolineata dall 'archeggiatura di coronamento... La rapida evoluzione del le artiglierie ... mise in crisi l' architettura mi litare che vide sconvolto il concetto della di fesa a causa delle potenzialità offensive delle bombarde; queste miravano alle alte torri medievali cd il crol lo delle parti a lte produceva sui dife nsori effetti dannosissimi ... L'adozione del baluardo, il nuovo organo difensivo della fortificazio ne bas tionata, non fu immediata; venne infatti, precedu ta da una serie di tentativi (le rocche) attuati in quell ' epoca che viene clefinitu di trans i,.ione".
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La di:fesa costiera dello Stato Pontificio dal X\/1 al XJX secolo
scibil i alle spalle cli quella gravissima carenza è insito nella natura ciel tutto anomala di tale stato: alla metà del '400, infatti, non può ancora definirs i una entità nazionale stabile e, meno che mai, omogenea. Al suo interno si differenziano, spesso si agitano e non di rado si combattono, signorie feudali, signorie urbane, comuni autonomi e potentati d i varia genesi ed estrazione, per nulla amalgamati tra loro ed unificati sotto una un ica bandiera. Una pletora rissosissi ma ed anarcoide di interessi centrifugh i ed ineli minabili. Più che una entità nazionale sembrerebbe lecito equ ipararl o ad una sorta di arcipelago di statarell i di disparatissima autonomia e grandezza, il cui ' mare' d'impianto è appunto il territorio dell ' intero Stato. 11 che in ultima analisi costituiva semplicemente l'estremo retaggio del MIO processo di aggregazione scaglionato, ovvero per via di progressivi lasciti, clonazioni o alienazioni , forme tutte scevre ciel fauore coesivo, etnico o ideologico, universalmente indispensabile. Intorno alla metà '400, con il progressivo aggravarsi ciel quadro politico internazionale, i pontefici tentando di ricondurre in un ambito di docilità e di cooperazione con n' interesse dello stato l'inficia classe feudale, adottarono nei s uoi confronti l'espediente già a suo tempo impiegato dagli imperatori: l'ereditarietà delle cariche. Ma nonostante l'accorto, sebbene tardivo, provvedimento non si registrò alcun sensibi le miglioramento in materia di legalità. Persino nel ri stretto ambito della stessa Roma non si colse alcun ripristino della tanto auspicata concordia sociale. All'esterno delle sue mura, poi, il contesto risultava di gran lunga peggiore. Del resto oltre ai potentati feudali anche le autonomie comunali contribuivano alla endemica instabilità e conflittualità esasperata e debilitante. A rendere lo stato ul teriormente più volubi le e meno governab ile contribui vano in maniera affatto trascurabile le attrazioni politiche che agivano s u ogni singola unità componente: in particolare verso Venezia, verso Firenze, verso Milano e verso il napoletano. La Romag na da sola emblemalizzava perfettamente gueUa inconcepibile realtà istituzionale, frazionata al massimo da antitetici interessi interni: il che aveva finito per incentivare iniziative cli conquista e rivendicazioni territoriali straniere. Ecco allora che la Seren issima, già prima della metà ciel XV secolo si era assicurata Ravenna; Firenze, a sua volta, si era allargata fino a Forlì, mentre Milano mirava a Pesaro cd Imola ! Situazione sostanzialmente simile anche nelle Marche, gravitanti nella sfera d'interesse veneziana. Intuibile pertanto la portata della sovranità pontificia. E non era ancora tutto, perché persino all'interno della nobiltà pontificia esplodevano contrnversie sanguinose e praticamente incessanti aizzate ed alimentate dal re cli Napoli, o eia Lorenzo il Magnifico. La spiegazione di tanta devastante indisciplina ed anarchia suppone, oltre alla menzionata anomala genesi formativa, anche e soprattutto una totale carenza cli potere eia parte ciel governo centrale, privo per giunta cli cred ibil ità coercitiva, derivante dall'i nesistenza di un valido supporto militare di accertata fedeltà e cli sperimentata capacità. Tutto quindi lasciava presagire un inevitabile framme ntarsi della compagine territoriale tenuta insieme dalla Chiesa, a vantaggio dei poli attrattivi ricordati. Precisa infatti il Pieri: ·' ...così che poteva sembrare che lo Stato Pontific io, entrato troppo tardi nella fase restauratrice e accentratrice, propria dello stato moderno, fosse destinato a finir diviso fra queste tre potenze. senza che una capitale come Roma e un governo cli carattere universale quale quello ciel papa avessero la capacità <li funzionare da centri ordinatori e clisciplinatori di un territorio non troppo vasto ...""')·
Concausa non ultima del rarefarsi del potere temporale dei pontefici va indiv iduata nella lunga vacanza avignonese118i, durante la quale, ovviamente, il particolarismo feudale, sempre forte, aveva attinto anacronistici livelli cli assol utismo. Il fenomeno, pertanto, ali' interno del lo Stato Pontificio si prospeHava in netta controtendenza con quanto riconoscibile negli altri stati , per lo più in irreversibile e netto affrancamento dalla piaga feudale, specie se cli concezione e cli estrinsecazione più arcaica e brutale quale appunto quella in questione. Così l'innanzi citato s torico:
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Da P. P tERt , / / Ri11ascirnen10 e la crisi mi/i,are italiana. rist. Tor ino 1970, p. 145 . La scelta di trasferire l a sede del papato ad Avignone fu comp iu ta nel rnarzo del 1309 eia Clemente V, e si protrasse fino al dicembre del J.377. co n l'allora papa G regorio IX. Sbarcato a Corneto nei pressi di T,1r4uinia il 6 dicembre r iuscì a fare il suo sol enne ingresso a Roma solo il 17 gennaio del 1377 18
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"Rispello alla disorganizzazione fe udale, poteva apparire aclcl.irittura il più arretrato d'Europa: il secolo XIV colla lontananza dei papi aveva significalo. soprnttuto nella l'vlarillima. nella Campagna. nella Sabina e nel Patrimonio, una vera involuzione politica. col decadere elci comuni rurali, e lo spadroneggiai·e dei baroni... In complesso un re udalesimo corrotto, 11011 appoggio e sostegno al potere centrale, ma suo perenne nemico.. .'"'"'·
Ad aggravarne ulteriormente Je gi~t devastanti conseguenze contribuiva una piaga istituzionale assolutamente peculiare della Chiesa, frutto del suo inedito regime istituzionale: il nepotismo. li connubio con tra i due devastanti interessi esentò il baro nato pontificio persino dal fornire, a fronte delle sue ingiustificabili pretese, q uel minimo cli servizio militare che costituiva storicamente dovunque 1a sua primaria ragion d' essere. U na eco de lla gravità della s ituaz ione, c he trovava una sia pur labile aflìnità nel napoletano, la si coglie nelle affermaz ioni ciel Macchiavelli, che individuava nella nobil tà dei due stati una irrecuperabile e distruttiva fonte di anarchia. In realtà, però, il re di Napoli, Ferrante T d'Aragona, sin dalla sua ascesa al trono. tentò più volte tra il 1459 ccl il 1464, di 1idurla all'obbedienza in s incronia con q uanto praticato dalle p1incipali dinastie straniere, tant'è che: " ... nello stesso secolo. anche in al tri paesi dell 'Europa occidentale, i baroni minacciati dall'ava nzante assol utismo monarchico nelle loro prerogative cd autonomie feudali, aveva no audacemente reagito. col complotto e con la guerra guerreggiata. contro una politica che mirava allo smantellamento della loro potenza, ostacolo al progresso delle popolazioni. Era rimasta famosa nello svolgersi di tali lotte, la liaso11 du bien publique, che aveva visto i grandi signori feuda li della Francia scringersi intorno a Carlo il Temerario. duca cli Borgogna. e riconoscerlo loro capo nella riscossa contro Luigi XI (1465); ma questo scaltro e spregiudicato sovrano, che del lìorente ceto medio del paese aveva facto il suo più valido alleato... a·nnientò l'avventuroso borgognone, ponendo. con la vittoria, le basi della Francia moderna, avviata ... all'unificazione nazionale... Identico miraggio perseguì nel regno di Napoli Ferrante !. .. Sottomessi i baroni insorti nella prima congiura ... cercò.. . d' incrinare la potenza feudale che era forte, quanto inficia e riottosa per istinto e per tradimento ... Ad un certo punto il baronaggio si riscosse. La sua potenza in realtlt era sta ta soltanto scallìta da Ferrante ... Nel 1485 il conflitto tra la corona e il baromiggio era aperto .. .''(""'.
Ma a differenza del sovrano aragonese che in maniera sia pure spietata riuscì a ricondurre, parzialmente, all' obbedienza i suoi infidi baroni, nulla d i s imile venne tentato né peraltro nemmeno ipotizzato ne llo Stato Pontificio. Anzi, allorquando i grandi fe udatari napoletan i ne l 1485. tramarono contro il loro sovrano, ri scossero l' approvazio ne cli lnnocenm VIII'2 ' ', lampante conferma de lla miopia della politica pontificia : "I baroni non ricorsero invano a papa Innocenzo Vlll. il quale. pieno di risentimenti verso ferra nte. s'impegnò, quale alto signore feudale ciel regno, a procurare l'intervento di Renato di Lorena. erede dei dirilli angioini sulla corona napoletana, e a far invadere l' Italia rnericlionale da un proprio esercito che si sarehbe unito a quello dei baroni Ma Ferrante ancora una volta seppe clominurc la pericolosa situazionc..."m •.
L'esercito pontificio, comandato cla Roberto Sanseverino, condottiero che Venezia aveva concesso al papa, ripiegò rapidamente nei suoi confini, sgretolandos i pietosamente, lasciando così lo stato della Cb.ie-
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Da P. P112R1, // Rirwscime11to .... cic., p. 146. Da E. PONTIERI, Camillo Por<-io, la congiura dei baami dd reg110 di Napoli contra Fm iinando Primo, Napoli I964. pp. XLIII-XLIV. 21 Da J.N.D. KELIX. Vite dei .... cit., pp. 424-25: "Giovan Battista Cybo, nato a Genova - eletto il 19 agosto 1484 - morto il 25 luglio 1492 ... Figlio cli un senatore romano, na to ... nel 1432, trascorse la sua giovinezza alla corte di Napol i, studiò poi a Padova e a Roma e prese infine gli ordini ... nominato vescovo di Savona nel 1467 e poi cli J\fol fetta nel 1472; nel 1473 fu creato cardinale... Aveva poca esperienza di politica e poiché prirna dell'orclioazionc aveva avu to di versi figli illegillimi. quando di ven ne papa offrì loro una buona sistemazione sposandoli con me.mhri cli case principesche... La sua corte fu ... sfarzosa e gaudente e i suoi cardinali ... vivevano immersi nella mondanitù ... I tentativi di Innocenzo per mobilitare le potenze europee contro il pericolo turco fallirono; forse anche perché egli fu il primo papa a stringere rapporti con l'impero ottoma no. Nel 1489 concluse un accordo con il sultano Bayazid 11 ( 148 I - 15 12) irnpegnandos i, in cambio cli quara ntamila ducati ali' anno e del dono della sacra lancia - quella che secondo la tradizione aveva t.rafilto il costato cli GesLLduran te la crocifiss ione -, a tenere rigorosamente confinato a Roma Jcm, fratello rivale del sovrano ... Quando il suo insignifica nte pontilìcaco fu vicino alla fine, Innocenzo si rallegrò insieme a tu tta la città cli Roma all 'arri vo della notizia che i Mori erano stati cacciati da Granada... in riconoscimento cli ciò Innocenzo conl'erì a Ferdinando e ui suoi successori il titolo cl.i «maes ti1 cattoliche,, . Fu incapace di esercitare uno stubile controllo su Roma e lasciò gli stati pontifici nell'anarc hia: la sua morte segnò l'ini,.io di una esplosione di violenza e cli disordini senza precedenti". ~~ E. PONTlcRJ. Camillo Porz.io... , cit.. pp. XLV-XLVI. 10
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La difesa costiera dello Stato Pontifìcio dal XVI al XIX secolo
sa in condizioni ancora più anarchiche ed ingovernabili del passato. TI deleterio andazzo perciò si pe1vetuò immutato, minando la compattezza nazionale e privandola della indispensabile difesa, ad onta dell' essere non rari nelle ribelli casate romane, eccellenti uomini d'arme cli prestigio e uropeo. Per valutare la gravità della situazione è sunìciente ricordare che per la conquista dello Stato Pontificio appariva sufficiente un semplice accordo con una delle tante sue fazioni fratricide! Se quanto delineato affliggeva il cuore dello Stato, in tulli i restanti possedimenti la situazione non appariva, in defin itiva notevolmente migliore, o diversa. Molti dei nobili locali, infatti, quasi per legittimare e radicare indiscutibilmente la loro supremazia, avevano ottenuta - spesso letteralmente acquistata, od anche estorta - una sorta cli investitura ufficiale costituita dalla nomina a 'vicari aposto lici' . Erano assurti pertanto a rappresentanti del papa in materia cli potere temporale, nella pienezza dei suoi attributi! Per l'esattezza nelle loro mani si concentrarono i poteri sovrani e comunali , in maniera assolutamente ined ita ed inusitata, senza peraltro che ciò significasse un espl icito riconoscimento popolare o istituzionale, ma soltanto la pu ra certificazione di uno stato di fatto arbitrario, privo perciò cli duraturi contenuti pratici. Il che disgraziatamente coniugandosi con il singolare avvicendamento elettivo dei pontefici determina.va una inevitabile e continua insubordinazione. Per cui, ad esempio, quella che, attraverso ampie e reiterate concessioni, si era trasformata in una casata fedele ad un determinato pontefice, al momento dell'avvento del suo successore non risultava più tale, godendo difficilmente degli identici privilegi, scalzati da nuovi pretendenti più o meno imparentati o affiliati al neo-eletto. Difficilmente perciò quel positivo rapporto eccedeva il tempo cli un pontificato, trasformandosi nel seguente in aperta ribellione ed astiosità attiva. Da cui incessanti beghe e scontri armati tra opposte fazioni. Non sfuggì, pertanto, ai pill accorti pontefici che la sola via d'uscita dalla paralizzante si tuazione si prospeuava la soppressione progressiva ed irreversibile cli tutte le diverse autonomie ed impuni tà. Il traguardo di uno stato costituito dalla rigida saldatura dei tanti possedimenti, depurati delle relative sovranità particolari, divenne in breve la meta politica del pontificato. Ma si rivelò un cammrnino lento e difficile, costellato di insuccessi e delusioni, e che soltanto, come accennato, dopo il primo quarto ciel XVll secolo si poté considerare, per grandi linee, concluso. Restando invece al XV secolo l'unica nota positiva nello schematizzato caos istituzionale era insita nella ormai acquisita dignità di stato sovrano, universalmente riconosciuto e rispettato nella sua integrità territoriale: "L'Impero dalla metà del secolo XIV non contestava più l' indi penden,.a LOtale dello Stato Pontificio. né alcun stato fuori d'Italia osava poITe mire sulle tell'e del papa. Era ormai ammesso dal diritto europeo che il papa avesse diritto a un potere territoriale, e che la sua indipendenza politica dovesse essere a base dell'indipendenza spirituale. Nessuno dura nte la grande crisi che seguì al 1494, pensò iriai seriamente d'abbattere il potere temporale del pontefìce; neppure Carlo V al tempo del sacco di Romu. Così che non solo lo Stato Pontificio arrivò a salvare la sua indipendenza. ma i papi poterono servirsi di armi e aiuti stranieri per consolidare in maniera definitiva il proprio stato: a questo giunsero però ciancio allo straniero il nulla osta allo schiacciamento di due dei maggiori stati .italiani, e unendosi a un'alleanza europea contro il più grande stato della penisola, Venezia, l' unica grande potenza italiana nel concerto europeo e in grado di fronteggiare energicamente le nuove calate dei harhari''<1 ' 1•
l primi provvedimenti di d(f'esa costiera
Come facilmente immaginabile all'anarchia feudale e governativa vigente nello Stato Pontificio, in tale scorcio storico, faceva riscontro una identica polverizzazione, ed inutilità, della pletora cli istituzioni militari . Tutte risultavano cli insignificante potenzialità, tutte di pessima professionalità, tutte di comprovata inefficienza, e tutte tragicamente indipendenti fra loro. Pur non mancando affatto la pressante esigenza di un apparato difensivo centralizzato ed affidabile, nulla del genere ~i individua nel turbolento periodo, causa ed, al contempo, effetto della insubordinazione feudale già stigmatizzata. Indubbiamente le locaUtà marittime avevano dovuto farsi carico autonomamente di un qualche apparato difensivo, e di tipo strutturale e di tipo istituzionale. Fortificazioni e guarnigioni popolari, infatti , fornivano
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Da P. PIF.RI. La crisi... , cit.,
p. 15 1.
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nei limiti delle loro modestissime opere e risicatissim i organici, la ormai basilare protezione contro le ricomparse incursioni e razzie musulmane. Ma anche per loro vale il discorso della insufficienza e della frammentarietà. Ogn i dispositivo, pertanto, persino di semplice vigilanza foranea o di allerlamento non esulava dal puro ambito zonale, con ris ultati notoriamente tragici. Non cli rado poi le fortificazioni cui si affidavano i centri rivieraschi mostravano la loro preoccupante arcaicità: vecchi castelli medievali, spesso in condizioni fatiscenti, cerchie urbiche ultrasecolari decrepite e rabberciate alla meglio, torri pericolanti cli notoria inutilità. Alle loro spalle scalcinate bande mi liziane, armate con cimeli corrosi e giubilati, prive cli qualsiasi preparazione militare e della benché minima disciplina. Logico supporre che una qualunque razzia, appena eccedente la dozzina di predoni, si trasformava, inevi tabilmente, in una allucinante sciagura! In pratica un credibi le sistema di difesa mi litare e di difesa costiera al riesplodere clelrincurs ività turco-barbaresca era interamente eia organizzare e eia costruire. senza alcuna ulleriore dilazione. Come in tutti gli altri analoghi casi coevi, il com.plesso programma si avv iò dai settori reputati a massimo rischio potenziale, quelli cioè che, nel malaugurato caso cli penetrazione o di scavalcamento nemico, avrebbero originato, se non la disfatta della nazione, devastazioni e stragi d i imme nsa ed irreparabile portata. Nel caso specifico dello Stato Pontificio, l'esperienza altornedievale aveva già perfettamente evidenziato la gravissima esposizione cli Roma alle incursioni eia mare. Poiché nulla eia allora era stato realizzato per stornare in qualche modo tale iattura, la foce ciel Tevere fu im mediatamente gratificata dell' assoluta priorità fortificatoria . Le galere, ed ancor megl io le fuste, ciel XV-XVT<2.i1 secolo non differivano sostanzialmente sia per prestazioni che per connotazioni costruttive, dalle loro antenate medievali: invarianza che, a s ua volta, riproponeva il corso del Tevere quale faci le via d 'accesso incursiva al cuore della città. Tn poche parole mentre appariva ancora perfettamente praticabile l' impresa dell '846, nessuno si illudeva invece su Ila resistenza delle fortific azioni cli Roma. Occorreva pertanto, specie dopo la tragedia di Otranto, 'chi udere' in maniera rassicurante quella pericolos iss ima 'porta' : ogni giorno d i ritardo poteva riusc ire fatale. Più in dettaglio, qualcosa in verità alla foce ciel Tevere era stato costruito, ma si trattava di un minuscolo borgo lievemente fo rtificato, innalzato all 'epoca, e forse per volontà, cli papa Gregorio TV1" 5 ' , eia cui attinse il pomposo nome cli ' Gregoriopoli ' . L'insediame nto ris pondeva. nonostante I.a sua modestia, ad una precisa esigenza mil itare, ovviamente ne i limiti e nella concezione pontificia e dell'epoca. Occupava un piccolo settore nord-orientale cieli' antica città cli Ostia, i cui ruderi circostanti fo rnirono i supporti cl ' im pianto ed il materiale da costruzione, che ancora oggi è poss ibile individ uare nei lacerti supestiti delle sue mura. L' irri levanza difensiva del cap osaldo si confermò proprio nell ' 846, allorquando non riuscì a bloccare la fa mosa scorre ria saracena contro Roma: "Questo avvenimento è un chiaro esempio della scarsa l"onuna che e bbe Gregoriopoli la quale, pur essendo ancora forci ficata negli anni ùel pontificato cli N.i cola I (858-~67). non viene piLI citata nei documenti come castello ma come semplice civitas, anche se centro di un importante Diocesi. E pro babi le che danni furo no subiti dal borgo nel l 167 quando la lloua Pisana, che parteggiava per l'imperatore J<ederico Barbarossa e l'antipapa P,isquale III. raggiunse Ostia saccheggiandone tu tto il territorio e trafugando marmi e rnateriale antico ... Il cronista che nel 11 90 descrisse lo sbarco di Riccardo «Cuor di Leone». in viaggio per la ter;,;a Crociata, ci fa sapere che all'ingresso del Tevere «huvvi una bellissima to rre 111a abbandonata»: non è escluso che si tratti della torre. poi detta «Bovacciana», che sorgeva sui resti cli un rudere romano che si vuole identificare con l'antico faro di Ostia.
1" Precisa al riguardo J. M ERR IF.N, Lo Fiw di bo,;do nel Medioevo, dai vichinghi alle ialee, ·forino 1973. p. 163: ''Le galee medievali non sono certo identiche ai bastimenti da remo dell'antichità, né alle galere dei tempi di Luigi XIV; ma sono molto simili agli uni e alle altre, poiché rispondono alle stesse necessità essenziali con soluzioni più o meno uguali, e la vita quotidiana, a bordo, non é affatto di versa. È quindi lecito ... mescolare i sci secoli circa. in cui esse svolsero una funzione eminente nelle marine europee ...''. Per molti studiosi le galere rappresentano un caso limite nella storia delle armi: sono, infatti, l'unico tipo che può va ntare una attività di servizio, sostanzialmente immu tata, cli oltre venti secoli. Per ulteriori deuagli cfr. lo stesso autore alle pagine I63-220. 1' Da J.N.D. KEUX Vite dei.... cit., pp. J 80-81 : ''Gregorio - eletto ulla fi ne dell 'anno 827 - morto il 25 gennaio 844. Romano di famig lia aristocratica, cardinale presbitero cli S. Marco, doveue la sua elezione ai voli della nobiltà laica... sappia mo ben poco ciel pontificato di Gregorio. I Saraceni. stabilitisi in Sicilia da11 '827. costituivano in quel momento una costante mi naccia per l' Italia continen tale; per contrastarla il papu costruì una potente fortezza, chiamata Gregoriopoli, presso Ostia ...".
La difesa costiera dello Swto Ponti/ìcio dal X\!/ al XIX secolo
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l6 16. Ostia: l e forti ficazioni del borgo di epoca medicva} c.
Nuove fortificazioni si ebbero nel secolo XIII quando il Vescovo Ugolino dei Conti di Segni ... civitatem Ostiam t11rribus muni-
vi, er muris... Nel 1.327 Osti a fu data alle fiamme per opera dei genovesi, alJcati dc] Re Roberto cl ' Angiò, che si erano addentrati nel Tevere con le loro galere. L e forti ficazion i, danneggiate dalle continue gue1Te. furono certamente restaurate e parzialmente ri fatte più solide che mai: infatti quando G regorio X l riportò la sede del Papato a Roma, sbarcando ad Ostia, fu impressionato dalla robusta cinta cli mura ... che contrastava violememente con lo stato di abbandono in cui versava tulla l a zona circostante .. .''' 11" .
Quanto ancora oggi visibile della cerchia urbica del borgo di Ostia, certamente a1tribuibile all' ultima 1icostruzione, di gran lunga la più poderosa, ci testimonia invece una cerchia murru-ia cli leggerissi ma consistenza e di arcaicissima concezione, pe1tettamente compatibile con le molteplici espugnazioni s ubite. Lo stato di abbandono in cui versava la campagna circostante è del resto emblematico della insign.itìcante sicurezza offerta eia quella fortificazione, tale comunque eia non incentivare la messa a coltura dei terreni limitrofi per sperimentala inutilità. Proseguendo, infatti, la ricostruzione cronologica degli eventi bellici che la videro protagonista troviamo nel 1408 una ennesima conquista ed occupazione ad opera, questa volta. di Ladislao re cli Napoli. Trascorsero così altri decenni fino a quando papa Martino y m, nel 1427, conscio perfettamente della palese vul nerabilità dell'insediamento, stabilì d i erigervi, a ridosso delle mura, una possente torre. Come di
MAR I,\ DF. Rossi, Torri medievali della Campugnu Romana. Roma J98 1, pp. 13 1-32. Da J.N.D. KELLY, Vire dei..., cit., pp. 403-05: ' 'Marcino V : Oclclone Colonna - nato a Gcnnazzano - eletto I' 11 novembre 1417 mono il 20 febbraio 1431 ... unico membro di quella polente l'am iglia divenuto papa... era nato ... nel 1368, aveva swdiato a Perugia ed era stato nominato protonotario sotto Ur bano VI... modesto ma autori tario, dotato di una volomù di ferro ... M.cdiante alcune concessioni alla regina Giovanna Il di Napoli ... aveva infatti ottenuto il ritiro delle truppe napoletane che occupavano l a capitale. L'ostacolo principale era ormai costituito dal formidabile condottiero mercenario Braccio cl i M omone. che dominava l'Italia centrale. ì'vfortino dapprima lo tenne a freno riconoscendolo signore d i Perugia e di altre c ittà: poi ri uscì a sconfiggerlo in bauagli a presso L'Aquila... Una r ivolta iniziai.a a Bologna e che coinvolse l' intera Italia settentrionale venne domata nel 1429 con la forza delle armi .. . Si mantenne in contatto con Costai11 i710poli e accettò in linea di massima che vi ven isse tenuto un c oncil io ... peri'>. .. non riuscì a convocarlo ...". :6
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Da G.
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17 17. Ostia: il mastio ùella rocca.
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f.a difesa costiera dello S1ato Pontificio dal X\!/ al X IX secolo
consuetudine per la costruzione si impiegò il materiale d i spoglio reperibi le in grande quantità nelle immediate adicanze. Il torrione, di pianta circolare e di rilevante altezza, svolgeva una funzione cli avvistamento e segnalazione, unica funzione quand'anche non strettamente difensiva, capace cli salvare con la fuga tempestiva i disgraziati abitanti, non altrimenti protetti . Secondo alcu'ni studiosi, proprio intorno a questa: " ...turris excelsae et routu ndac ad loci cus todiam, et quasi speculam ne hostis ascenderet improvvisus ... dopo i notevoli restauri effettuati, durame il pontificato di Sisto IV... dal Cardinale Guglielmo d'Estouteville, verrà costruita. nell' ultimo ventennio del secolo XV per volere di (ìiuliano della Rovere ... su disegno cli Baccio Pontelli, la rocca, ancora perfettamente conservata..." 28>_ 1
L'ipotesi d' inglobamento della preesistente torre nella st.rullura della rocca cli Ostia non appare priva di fondatezza, e forse proprio nel mastio svettante sulla stessa potrebbe ravvisarsi l'est.rema metamo1fosi di tale opera.
La rocca di Ostia La conquista di O tranto da parte turca e gli anni immediatamente successivi, densi d i eccezionali avvenimenti, scandiscono in maniera letterale la conclusione del medioevo e delle sue arretratezze tecnologiche e culturali. È un 1isveglio globale che, sotto lo stimolo della paura, coinvolse ogni attività, in particolare quelle connesse con il settore militare, tra cui l'architettura d ifens iva, peraltro ancora non nettamente distinta da quella civile-monumentalcc9J. Si spiega così il perdurare, altrimenti incomprensi bile, dell ' impiego di affermati maestri dell'edilizia e della scultura sacra e civile nella realizzazione di fortezze e. spesso, di bocche da fuoco. Incm·ichi talmente divergenti dalle loro abituali estrinsecazioni professionali, da lasciar motivatamente supporre opere soltanto esteticamente significative, ma fu nzionalmente inadeguate e inefficaciP0 ) . Pochi decenni dopo dell'approssimata consuetudine non si individuerà più alcuna traccia: la progettazione ricadrà nell'ambito esclusivo cli qualificati ingegneri ed architetti, particolarmente preparati e selezionati. Non mancm-ono, però in quegli estremi scorci del medioevo, figure insigni cli artisti superbamente dotati per la progettazione cli strutture fortificate, di cui intuivano, più che elaboravano, con la loro acuta intelligenza le articolazioni ottimali. 11 singolare fenome no fa ascrivere allo Stato Pontificio un ulteriore primato nel paradossale. Abbiamo, infalli, appena rimarcato la s ua evidente insufficienza ed impreparazione militare, estesa ad ogni aspetto collaterale dalle armi alle procedure belliche. Unica eccezione sembrerebbe cogliersi tielle fortificazioni , molto spesso non solo cli s uperba valenza difensiva ma cli ampia anticipazione evolutiva. La singolarità potrebbe ascriversi al convergere in Roma dei massimi e più rinomati artisti ed architetti del momento, attratti
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Da G.M. DE Rossi, Torri medievali .... cit., p. I 32.
Sulle rapide trasformazio ni nel campo de ll 'architettura dife nsiva e dell'artiglieria cfr. E Russo. La murazione aragonese di Napoli: il limite di un 'era, in Boli. Società napoletana di Storia Patria n° CIII, N.ipoli 1985, pp. 87- 120. 30 Precisa B. Gille, Lemumlo e gli ingegneri del Rinascimento, Varese I 972. p. 125: ''L'architetto mili tare, a quest'epoca I 14801, non era soltanto un costruttore di fortezze : egli aveva anche l'incarico di organizzare la presa delle fortezze nemjche, c spesso capitanava gli scm1i... Vediamo così formarsi il tecnico dell'epoca. Agli inizi è uno scultore. Allorché la statuaria di bronzo riacquista importanza, egli deve essere anche un fonditore, proprio nel momento in cui l'artiglieria di bronzo soppianta quella cli ferro forgiato. Costru ttore cli statue, egli è anche costruttore cli cannoni. Quest'ultima attività lo conduce nelle fi le degli eserciti; e partecipa ad assedi che richiedono l' impiego di numerose altre macchine. Anista e militare, egli divenne du nque in rnaniera ciel tutto naturale architetto ecostruttore di fortezze..:·. Il che però implicò esiti, come deli neato, discutibili, tant'è che il medesimo autore, parlando di uno dei massimi rappresen tati di tale situazione, Francesco di Giorgio Ma1tini, conclude, p. 130, sottolineando che: "Conosciamo i castelli cli Francesco di Oiorgio. Essi seguono una tradi:r.ione, che a questa data appare già antiquata... In queste vestigia ritroviamo l'aspetto stesso dei disegnj di Francesco di Giorgio: lo riconosceremo in seguito fino al castello di Ostia.. . Analogamente, e sarebbe stato strano se fosse altrimenti, l'artiglieria di Francesco cli Giorgio rimane sempre molto tradizionale... Lo stesso Leonardo non segnerà alcun progresso degno di nota. Pare che in ques to campo gli Italiani manitèstino un ceno grado di arretratezza: quest'arrctrat.eua spiega, in una certa misura, il rapido successo degli eserciti frances i che invasero l' Italia negli ultimi anni del Quattrocento". Ma appena una decina di anni dopo il ruolo dei tecnici italiani assume una improvvisa rilevanza mondiale. Così W.H. Jvlc NEtLL, Caccia al potere, tecnologia, armi, realtà sociale del 'anno Mille. Verona 1984, p. 77: "In parte accidemalmente, ma anche forse per neccssi1.à di irnprovvisare qualcosa con l'acqua alla gola, gli Italiani furono i primi a scoprire che la temi di scavo a rni nimo compattamento poteva neutrnliaare i colpi d'artiglieria grazie all'assorbimento ... Entro gli anni venti del 1500 le fortificazioni del nuovo modello italiano erano nuovamente in grado cli resi;tere anche agli assalitori meglio~equipaggiati. Comportavano però un costo enorme: soltanto gli Stati pit1opulemi potevano permettersi... lgliJ imrnani lavori d' ingegneria per quella che ormai veniva chiamata al di là delle Alpi la trace italienne... " .
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dalla continua costruzione d i edifici religiosi monumentali riccament.e ornati. Il che significava la concentrazione dei migliori cervelli presso la corte papale, cli certo gli unici in grado, con disinvolta fac il ità e comprovata padronanza, cli alternare la costruzione cli una basilica con quella di una rocca ed in entrambe profondervi intuizioni genial i ed avveniristiche. Data la frequente destinazione degli stessi alle pressanti esigenze difensive, non stupisce che in molti casi progettarono e realizzarono strutture fortemente innovative. Però sempre alla stessa incompetenza della committenza va ascritta, in non rari casi, la riproposizione di criteri difensivi giubilati in opere cli raffinatissima veste architettonica e di ill ustre paternità inventiva. In ogni caso è singolare che lo stato militarmente più insignificante, disorganizzato ed arretrato prod usse, sia pure i nconsciamente, le fortificazioni piì:t evolute, forne ndo alle generazioni s uccessive dei tecnici ciel settore gli archetipi da imitare, con i debiti aggiornamenti , tino a quasi la metà ciel XIX secoJo0 nt
È comunque da evidenziare che, lungo le coste, il ricorso alla fort ificazione permanente non presentò una identica massiccia proliferazione, pari ad esempio a quella del regno di Napoli, e non tanto per carenze di denaro quanto piuttosto per l'accen nata minore esposizione e vulnerabilità dello Stato. Gli interventi cli difesa costiera antinvasiva, pertanto, si concentrarono esclusivamente in alcuni punti nodali ed e minentemente in due sole piazzeforti marittime, ovviamente una tiLTenica, C ivitavecchia, ed una adriatica, Ancona. Per il resto si trattò di ditesa costiera di 'interdizione zonale', ovvero di 'chiusura' ad eventuali sbarchi o penetrazioni di limitati settori foranei 1ìtendosi sufficienti, come a suo tempo r icordato, le ampie paludi, e la vicinanza di Venezia<32>. Non si realizzò perciò un vero schieramento di piccole piazze marittime sulla falsariga ciel litorale pugliese, ma piuttosto si seguì la medesima logica applicata su quello calabrese e campano, dove solo in concom itanza con i rarissimi porti reputati ottimali si realizzò un congruo apparato difensivo, per cui da Reggio a Napoli, furono appena un paio, e da Napoli ai contini ciel Regno presso Gaeta un altro paio, tra cui la stessa Gaeta. A differenza però ciel napoletrn10, Je località costiere vennero semplicemente meglio difese riqualificando margit1almente le fo1tilìcazion i medievali che con modeste integrazioni restarono operative. Non estranea a siffatta scelta da un lato la minore pressione corsara bmbaresca, dall 'allrn la presenza di una squadra navale non insignificante, specie se cotTelata al breve sviluppo costiero dello Stato e, per giunta, non oberata da compiti eccessivi, e spesso estranei alla difesa costiera, come invece avvenne per quelle viceregnali. Uno sviluppo foraneo di appena un paio di centinaia cli chilometri, infatti, si dimostrava agevolmente perlustrabile dalle galere pontificie di base a Civitavecchia. A sua volta lo scrn·so traffico mrnìttirno mercantile non costituiva una preda particolarmente remunerativa per i bmbrn·eschi, stante la contemporanea abbondanza e vicinanza del cabotaggio napoletano, incessante1 mente intento ad una lunghissima e lenta navigazione, lungo gli oltre 2. 000 km, tra la Puglia e la Capita1en i . Condizioni geomorfologic he dissimili, condizioni commerciali inconfrontabili, condizioni nautiche divergenti: tutte concause che suggerirono una diversa risposta ad una esigenza appare ntemente identica, ma in conc reto cli ben p iù modesta proporzione e d rammaticità. È in q uesta ottica, assolu tamente non appaiabile con quella del regno cli Napol i, né peraltro con quella de l regno cli Sicilia e di Sardegna - per
•1' Approfondisce il concetto B. (ìn. LL'. S1orio delle rerniche, Roma 1985, p. 349: '·furono cenamente gli italiani che cominciarono a lavorare su forme nuove. Le trasformazioni iniziali sono Lirnicle... Appare allora in certe pani della Corlificazione. in particolare nei punti deboli, un andamento a tenaglia... TI bastione acl asso di picche è adottato dal Sangallo a Civita Castellana... e a Nettuno... Antonio da Sangallo... crea le piante poligonali a Civitavecchia, qui ndi ad /\ncona ...". Tutte tappe primarie. e tutte opere dello S1a10 della Chiesa' ~2 11 concetto del resto trovava ampia riproposizione ancora nel 185 1, propiio per l'essersi esaurita la necessità di una difesa costiera antincursiva dopo la conquista di Algeri nel 1830, per cui affermava il gen. G. U 1.1.0A. Del/'ur/e della iuerra, Torino 1851, voi. Il, pp. 60-61: "Per la difesa della frontiera marillima non v'ha bisogno cli grandi rnezzi guerreschi. poiché il nemico non pul> raccogliere e sbarcare molta gente che con colossali mezzi e grandi difficolti:i. Una llona numerosa, coITenclo gravi rischi può mettere a terra un piccolo esercito... Il sistema di difesa cli una costa non può quindi riflettere che taluni punti determinati di essa e che sono fac ili a conoscersi. Poiché il nemico rivolgerà specialmente gli attacchi a quei punti ne' quali è più agevole l'accesso ... Laonde le disposizioni generali di fortificazioni per la difesa di un paese bagnato dal mare non devono ave re altro scopo che quello di tutelare i punti essenziali che possono decidere della sone della campagna, cioè: i porti della marina militare e mercantile; le posizioni da cui il nemico potrebbe ricavar maggiori vantaggi e stabilirvisi per quindi prosegui re nelle sue militari operazioni. Bisogna però che quei punti sieno forti abbastanza da poter rcsisLere sino all 'arrivo dei soccorsi". 33 Sull'argomento cfr. f. Russo, Fus1e. .fari11a eJ<Jrz.c1, la via del grano, in Rasseg na ciel Centro di Cultu ra e Storia amallìtana. n. s. II, n° 4 dicembre 1992, pp. 43-76.
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La di/rtsa cosliero dello Stato Po11tificio dal XVI al XIX secolo
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I 8. Ciulio Il - Giuliano della Rovere. Raffoello (") - Firenze Uffizi.
giunta istituzionaln1ente inseriti nell 'impero spagnolo in costante guerra con quello ott.omano - che deve essere collocata la valutazione ciel sislema cli clifesa costiera antinvasiva dello Stato Pontificio. Probabilmente già nell'autunno ciel 1480 allorquando fervevano i contrattacchi miranti a scacciare i turchi da Otranto13~i, il vescovo cli Ostia, il cardinal.e Giuliano della Rovere - futuro papa Giulio 11' 35> - nipote <J A l riguardo cfr. A . Rov1G111, L'Occideml' crisliww di.fivme a//'rifténsiva del Turco ù1 Iwliu nel 1480-81 - a.1pefli miliwri, in Alli del Convegno Intern. di studio in occasione del V centenario della cadu ta di Otranto-Otranto 1480-Galatina 1986. voi. L pp. 65- 136. 35 Da J.N.D. K EI. IY, \li1e dei .... cit., pp. 429-432: ·'Giuliano della Rovere - nato a Al bissola presso Savona - eletto il I novembre 1503 - morto il 2 1 febbraio 15 13 - Nato i l 5 dicembre del 1443 ... da una povera f a111ig.lia... per interessamento dello zio... fu educai.O dai francescani cli Peru gia presso i quali prese gli ordini ... Lo zio, divenuto Sisto IV ( 147 1), nominò Giul iano vescovo di Carpentras e cardinale ... di S . Pietro in Vi ncoli ... divenne infine vescovo cli S. Sabina.. . Sotto Innocenzo Yfll... ebbe una posizione di rilievo: fu invece contrario ad Alessandro VI. Nel 1494... ineoraggièi Carlo VI II... a intraprendere la conquista di Napoli ... solo dopo la morte di Pio Ili. .. Giuliano poté fina lrnente coronare le sue ambizioni ... Sovrano energico. duro e violento. Giulio evitò di favrni re la sua fo 111ig lia e si impegnò con tulti i mezzi cliplornatici e militari di cui disponeva a restaurare ed estendere lo stato pontificio ... smembrato dai Borgia, e a stabilire un papato forte e indipendente in un'Italia libera dalla dominazione straniera... Nel 1506, in una rapida campagna guidata da lui stesso. armato di tutto punto, strappò Perugia e Bologna ai loro piccoli tiranni ... Nel 1509 si unì alla lega di Carnbrai ... il 27 apri le scomunicò Venezia e nel maggio r attaccò con tanta veemenza che essa fu costretta a cedere Rimini e Faenza... Riappacificatosi con Venezia e ottenuto anche l'appoggio della Spagna concedendo a Ferdi nando Il cl ' Aragona... il regno di Napoli (3 luglio 1510) si rifiucò assolutamente di accogliere le ri vendicazioni francesi. 1\ttacc.ita subito Ferrara alleata della rrnncia e unico stato ex vassallo della santa sede non ancora riconquistato. guidando egli stesso le sue truppe. occupò nel 151 O Modena e nel gennaio del 151 1 conquistò la roccafo11e della Mirandola... L uigi Xli di rrancia... intanto organizzava un contrattacco... Giulio... fomii (Ollohre 15 11 ) insieme a Venezia e alla Spagna la lega santa per la difesa del papato... Gli eserciti della lega furono gravemente sconlìlli a Ravenna (11 aprile 15 12), ma all'a1Tivo cli truppe svia.ere la situazione si rovesciò... Panna, Piacenza e Reggio Emilia furono aggregate allo Stato Pontificio: in tal rnodo Giulio Il poteva vantarsi di esserne il secondo fondatore... conunissionò la preparazione di progeni per la nuova basilica di S. Pietro: il 18 aprile 1506 assistette alla posa della prima pietra... Quando morì di febbri fu piamo come colui che aveva liberato l' Italia dalla dominazione stran iera. e in seguito è stato considerato tra i promotori della sua uniticazione" .
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dell'allora pontefice Sisto 1Vl36l, al secolo - Francesco della Rovere-, ciancio iniziale prova delle sue spiccate attitudinì e competenze militari, si assunse il duplice onere, propositivo e finanziario, della costruzione di una modernissima e possente fortezza in grado di chiudere l'accesso al corso del Tevere. Sarebbe sorta perciò in adiacenza del borgo cli Ostia, proprio. come accennato, nello stesso sito della grande torre. La fortezza - o forse meglio la rocca - per la estrema importanza che le si attribuiva ai fini ostativi la si volle di costruzione totalmente nuova dalle fondazioni, e rispondente ai più avanzati canoni dell'archi tettura militare. Per alcuni studios i l'iniziativa dell a costruzione deve collocarsi nel 1479, ovvero l'anno prima dell'attacco ad Otranto, su istanza ciel cardinale Estouteville e su progetto cli Baccio Pontelfr37i . La tesi non appare né incredibile né in stridente contraddi zione con la stimolazione dell 'attacco turco. Già dal 1479, infatti, era perfettamente nota, e costantemente spiata, la grandiosa formazione navale che si s tava allestendo a Valona in vista cli un massiccio attac~o alla cristianità138 l. Meno nota invece la sua precisa destinazione repuntandosi la Puglia soltanto il più fac ile ed ovvio obiettivo ma non certamente l'unico o il princìpale, imperando sempre lo spettro di un ' invasione diretta contro Roma. In tale contesto la notizia della conquista cli Otranto avrebbe trovato i lavori dell a fortezza iniziati e febbrilmente portati avanti. La scampata incursione nel Tevere probabilmente consentì un insperato rallentamento della fabbrica, resosi peraltro necessario per una più accurata ponderazione dell'o pera. Potrebbe spiegarsi così la strana incertezza circa la paternità inventiva della stessa, attribuita correntemente a Giuliano da Sangallo ed al cardinale Giuliano della Rovere . Più dettagliatamente sembrerebbe potersi scartare la tesi che vorrebbe conciliare tale duplicità sostenendo che: " .. .fu costruita da Baccio fJortelli su d isegni di G. da Sangallo. con pianta triangolare, due to rri circolari e un gran torrione trapezio posti ai vertici. Una delle nostre prime rcaliu.a,.ioni bastionace·•,J'I'•.
In realtà le toni circolari sono tre, tutte di identico diametro, ma non d i identica altezza: una di esse, infatti, sovrasta notevolmente le altre due e solo all a sua base si distingue il famoso baluardo trapezioclale . Ora u.n simile impianto appare nel 'Taccuino' cli studi di Gi uliano eia Sangallo, con l'unica differenza che il triangolo è equilatero, ed il torrione si trova in posizione baricentrica. La evidente anomalia porta ad escludere l' ipotesi cli un progetto teorico e di una realizzazione pratica cli due distinti architetti, in quanto in tal caso la rocca sarebbe stata una deformazione arbitraria e pasticciata della traccia del famoso maestro, in nessun modo giustificabile. È invece 1nolto più sensato ritenere che intorno al torrione esis tente(<l01• forse l' attuale mastio della
36 Da J.N.D. KELLY, Vite dei... , cit.. pp. 421 - 23: '·Francesco della Rovere - nato a Celle - eletto il l 9 agosto l47 1 - mrnto il 12 agosto 1484 - Nato il 2 1 luglio 14 14... presso Savona, eia genitori caduti in mise,ia... fu educato dai francescani. Entrò presto nel loro ordine e dopo aver studiato a Bologna e a Padova insegnò in varie università ... eletto generale deJl'Orclinc il l 9 maggio 1464... il 18 settembre 1467
fu promosso cardinulc... alla morte di Paolo II emerse... prescelto del conclave ... Austero nella vita privata. ma fo11emente deciso e senza troppi scrupoli nella sceUa dei mezzi... inaugurò una serie cli pontelìci che secolarizzarono sistematicamente il papato. In primo tempo si mostrò entusiasta ali' idea di una crociata conLri i Turchi e impegnò forti sornme per allestire una lloua... e... ottenne scarsi successi nell' Egeo, tra cui lo sbarco nel porlo di Smirne nel 1472. Dopo che Otranto ... fu caduta nelle mani dei Turchi... proclamò un'altra crociata... Furono continuati ( 1474-1 4 76) anche i negoziati ... con Ivan lIT di Russia... per giungere alla riunificazione della chiesa russa con Roma e anche per ottenere l'appoggio russo contro i Turchi: ma Luuo si rivelò inutile... L' l novembre 1478 ... istituì l' inquisizione spagnola ... Sisto inizi/) una infruttuosa e ingloriosa guerra contro Fire nze ( l 478-1 480). Poi incitò i Veneziani ad attaccare r:errara ... Chiami'> a Roma i più grandi pittori e scultori.-. istituì l'Archivio Vaticano e fu il secondo fondatore della Biblioteca Vaticana..: ·. J~ Sono cli questo avviso A.C. CF.NCJAKJK9. M. GJACC,\G J.JA, Rocche e cas1el/i del Lazio, Roma 1982. pp. 181. .1s Puntualizza sul la delicatissima questione P. EG JD1, La politica del /~egno di Napoli negli ultimi mesi dell'anno 1480 in Archivio Storico Napoletano n" XXXV. Napoli 19 1O: "Gi /1 clall' I I agosto 1479 Venezia ufficialmente era stata richiesta dai turchi di aiuto per una spedizione contro la Puglia e contro il papa, e i turchi a torto o a ragione. avevan creduto di poter contare su tale aiuto, tanto che nel marzo 1480 , come per incesa precedente. essi chiesero passo pci porti veneti e vettovaglie e la fo rnitura e l'armamento per sellanla galere... Forse non ebbero nulla: certo è però che le traltacive corsero ...". 3'> Da A. CASS l R 1,MFill.J , Dalle caverne ai rifi1gi !Jli11dati, tren1a secoli di cm:hite1tum mi/i,are, Milano 1964, p. 345. " 0 Di tale opinione anche B. Gn.1.F., Leonanloe gli ingq~neri.... ciL., p. 143, che così precisa: "La grande opem militare di Giuliano ùa Sm1gallo è la fonczza cli Ostia, che dominava la foce del 'fevere e la cui costnizione era stata ordinata dal cardinale della Rovere ... L1 pianta di 4ues!a fortev..a è oggi conservata alla Biblioteca municipale di Siena fra le cane dell'architeuo. fasa apprutienc a un'epoca di transizione tra le forme antiche e le nuove tecniche, che vedranno la luce alcuni decenni dopo. Essa mpprcsenta, in ogni caso, perfettamente il tipo di fo11en:e che Francesco di Giorgio ha descritto nel suo trnttato di architettura. Ha la forma ùi un uiang.olo prolungato. con bastioni circolmi alla esuemità. Vi è conservata l'mllica tone medievale. protetta da un bastione ad angolo leggermente sagomato a salienti e rientranti: essa serve cli rocca alla fo1tezza...".
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La difesa cosiiera dello S1wo Po111ificio dal XVI al XIX secolo
19 l 9. Ostia: panoramic..1 della rocca.
rocca, pressati dalla fretta si sia avviata la costruzione di una fortezza triangolare, adattandola, pe r q ua nto possibile , al terreno ed a lle fabbriche medievali - tra le quali il ricordato borgo - e che per lo scadere della tensione, si sollecitò, per i risultati non certo brillantissim i l' intervento dell'illustre senese. li G ug lielmotti trascrive, nella sua ope ra, la lapide posta s ul mastio e vol utamente ne enfatizza il contenuto: " .. .in un las trone d i 111arrno bianco ad alti e bei caratteri, da lla parte meno es.posta alle offese degli esterni nemici. La leggenda, c.:opiata sul posto. e correua ùagli errori di altre stampe. dic.:e così: «Giuliano da Savona, card inale os tiense. a protezione del marittimo c.:ommercio, a difesa delta campagna ro man..1, a guardia della c ittà cli Osti a, eù a sic.:urezza delle bocche del Tevere, questa rocca. cominciata dalle fonùamenla in tempo cli Sisto quart o pontciice massimo. e suo zio, cond usse a c.:ompimento, sempre a spese sue, sotto il successore Innocenzo ottavo pontefice rnassi mo; e la c irco nclù con le acque del fi ume, l'anno ùella umana salute 1486; dalla fondazione di Ostia 2 115. da Anco fondatore della città 2 129,,"c-1 11 •
Dal che s i coglie il primo g ru p po d i affermazioni, ovvero: che la rocca fu ultimata nel 14 86, c he fu in iziata sotto S isto IV, che fu real izza ta ex novo, e che fu pagata dal cardinale Giuliano della Rovere. A partire dagli inizi ciel XV secolo, per !.' esattezza sotto il pontificato di Martino V. fu introdotta nello Stato Pontificio l' usanza di co niare, in coincidenza con la festa di S. Pietro, una particolare me dag li a che celebrasse l'evento princ ipale avente per protagonista il vigente papa , durante il trascorso anno. Alcune di queste, conferma della vita le im porta nza assurta dalla fort ificaz io ne costiera, ebbero proprio tali opere per soggetto: '·La prima ve nne coniata eia Sisto IV (Della Rovere 147 1- 1484) e ricorda i lavori d i restauro di una preesistente torre costru ita ùa Marti no V e di comp letamento intorn o ad essa del cas tello di Ostia, eseguiti eia Baccio Pontelli neg li anni 1483- 1486 per
"' Da A.
G uOU EI.MOITI,
Sioria de/le.forl[(imz.ioni nella .1piaggia
I V 1J1a 11a
risarcite ed accresciute dal 1560 al I 570. Roma 1880. p. 56.
li risorgere della mezzaluna
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20 20. Ostia: de ttaglio del fianchetto del baluardo a cantoni della rocca.
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La d(lesa costiem dello Stato 1-'ontificio dal XV! al XIX secolo
21 2 1. Ostia: fossmo e rivel lino.
22 22. Planimetria della rocca d'Ostia.
il risorgere della mezzaluna
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incaiico del vescovo di Ostia, card. Giuli.ano della Rovere, nipote ùel polllelìce, il futuro papa Gi ulio ll. Nel rovescio è rappresentato il castello... lambito dalle acque del Tevere. Intorno entro il bordo perlinato, gira la leggenda IUI.. CARD. NEPOS IN OSTIO TIBERIN0"'' 2' .
Il Guglielmotti a sua volta individuò anche una seconda tnedaglia, dedicata esclusivamente allo stesso cardinale della Rovere, e precisa che: "Arn bedue le medaglie nella seconda faccia mostrano il prospetto della stessa rocca, dalla lìgura triangolare, dal baluardo a cantoni sul vertice. da' due torrioni alla base. e dag li altri particolari intorno al fosso, al fiume, e simili ... Dunque i c rizioni e prospetti, bronzi e marmi, confermano la data certa del disegno pel 1483 .. .'''" '·
Ecco allora una seconda data certa entrare nella questione, non più il 1479 ma il 1483, perfettamente corrispondente alla supposta migliore ritlessione ciel dopo Otranto. La novità del bal uardo a cantoni, il primo del genere nella storia cieli' architettura militare, immediata premessa del bastione, c i obbliga ad approfondire la questione ciel progettista. Il Vasari ci tramanda una precisa richiesta, giu nta ed accettata dal Sangallo, in questi termini: "Mentre adungue lo lavorava [un modello architetton ico di un palazzo signori le], il Castellano di Ostia, vescovo allora della Rovere... volendo acconciare e rnellere in buono ordine quella fortezza; udita la fama <li Giuliano, mandò per lui a Fiorenza, ed ordi natoli buona provvisione, ve lo tenne ùue anni a farv i lutti quegli utili e comodità che poteva con l'arte sua ..."' 44 '.
Le parole ciel Vasari sembrerebbero inequivocabilmente confermare che, come ipotizzato. il Sangallo non fu il primo costruttore della fortezza, ma il suo 'ottimizzatore' stante le non positive caratteristiche conseguite. Forse si volle con il suo intervento superare la semplicistica impostazione tradizionale e fornire, appunto, alla rocca il massimo cli modernità che solo il rinomato tecnico poteva apportare. Di certo dalle cro nache contemporanee apprendiamo, nella trascrizione del solito Giglielmotti, che: "Domenica addì nove di novembre s ull'ora di vespro, l'anno 1483, il pomefice S isto IV col cardinale Giuliano della Rovere vescovo d'Ostia, col cardinal Rodrigo Borgia vescovo di Porto. e col cardinal Girolo rno Basso di Savona, a bordo del bucintoro1"5l. e scortato dalle galée e dai brigantini della guardia consueta del Tevere ... scioglieva dalla ripa di san Paolo, cd a seconda <lei fi ume navigando, approdava in men di tre ore ad Ostia. Per quella riviera trauenevasi quattro giorni, insino alla sera del dodici. diligentemente rivedendo ogni cosa.. . Eravi quivi aù opera il celebre Giuliano da Sangallo per acconciare sul terreno nel proprio sito i disegni già fatti cd approvati in Roma ..."14 6>.
È q uesta una ennesima conferma alla nostra tesi : il Sangallo verso la fine ciel 1483 assume la direzione dei lavori della fo rtezza di Ostia, che in q ualche maniera g ià esiste, ma che ostenta alquante deficienze. Il suo progetto, redatto nei mesi precedenti e presentato in Roma, è stato accettato: quindi se ne conoscono, perfettamente, le caratteristiche, Ja portata e la validità, per cui anche ad opera incompi uta, od appena iniziata - quale poteva essere la rocca nel 1484, anno in cui morì Sisto IV e successivo alla con iazione della medaglia succitata, nessuna d ifficol tà presentava raffigurarla - suJla base dei grafici - nella s ua interezza. In particolare l' incisore avrebbe perciò evidenziato proprio i suoi ormai ben noli elementi caratterizzanti, quelli cioè integrativi e poteziantori, quali appunto iI famoso 'baluardo a cantoni' che compare infatti nel conio perfettamente definito. Che la questione sia da porre in siffatti termini si desume anche dal prosiè-
" 2 G. SACCHI LODISPOTO, Cas1el/i ed opere difortifìcazione del Lazio nelle medaglie pontificie, in Lunario 1977 - Casali e Ca~ stelli - Roma 1977, p. 465-466. 13 • Da A. GUGUEL.\·10TTJ, S1oria delle... , cit., p. 58. 44 Da G. VASARt, Le vile de' più eccellenti pi/fori scultori ed archite1tori scritle da Giorgio Vasari pi11ore are1i110. con nuove annotazioni e co111me111i di Gaetano 1'vlila11esi, Firenze 1906, tomo IV, p. 272. "·' Circa tale termine così scrisse A. GuGLJ EL.\K>TT l, Vocabolario marino e miliwre, Rorna 1889. alla voce: "Nome derivato dal precedente, come a dire. Bucio d'oro: perché egli era lo scafo senz'alberi, e tanto ricchissimo di dorature, che i Francesi a Venezia nel 1797 lo bruciarano per cavarne moneta. Potrebbe deli nirsi quel grandioso bastimento da remo che serviva ai principi d' Italia per piccole navigazioni di piace re o cli comparsa ... 1Juci111oro di Roma, quello che i Papi usavano. navigando sul Tevere, e per la marina propinque, cli che trattano sovente gli scrittori ...'·. 16 · Da A. G UGLJLiLMOJT J. Storia delle.... cit., p. 59.
Lt, difesa cos!ù?ra dello Stato Pontificio do/ XVI o/ XIX secolo
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guo della cronaca, in cui si descrive il Sangallo intento a tracciare sul terreno Je generatrici di progetto: per l'esattezza ad ' acconciare', ovvero ad adattare la situazione ciel terreno - e per estensione delle opere gravantivi sopra - alla sua diversa concezione fortificatoria. Comprensibile, pertanto, pure il sopralluogo del papa in tale delicatissima fase, specie se correlata ad una recentissima inadeguatezza della medesima struttura. Per il Guglielmotti, invece, la rocca è frutto di una unica genesi creativa, ribadendo esplicitamente che: "L' osservatore intelligente vede tuttavia l'unitfi detrectiflcio nell'armonia di un solo conceuo, secondo il disegno cli un solo ordinatore. e tu tto uniforme di stile, di materiali, cli costruzione: in somma edificio a spese del cardinale, murato dall'architetto infino alle fonclamenta .. .''<·111 •
Con buona pace dell'illustre storico, proprio la curiosa asimmetria della rocca di Ostia ed i suoi altrimenti inspiegabili adattamenti suggeriscono, invece, l'esposta ipotesi cli una duplicità di progettisti. Quanto alla omogeneità costruttiva non presenta alcuna difficoltà cli comprensione, non sospendendosi praticamente mai i lavori, per il breve lasso complessivo di circa 5-6 anni . Sempre in relazione alla eccezionale valenza storica-architettonica cfella rocca ne tracceremo un descrizione pitt accurata.
La rocca d'Ostia: analisi architettonica-militare In dettaglio la rocca di Ostia si struttura su una inconsueta configurazione cli triangolo scaleno. I lati , costituiti eia altrettanti segmenti di cortina, misurano rispettivamente - partendo eia quello parallelo alla costa - m. 20, e quindi m. 23 per quello parallelo al corso del fiume, ed ancora m. 18 per quello che contiene la porta d'ingresso protetta dall'antistante autonomo rivellino. Dal fondo del fossato le citate cortine si innalzano di circa m. 12, in parte scarpate ed in parte appiombate, separate dal caratteristico cordone torico, più esattamente definito ' redentone', ripartizione concorde anche nel corpo dei torrioni, innestati in corrispondenza di ciascun vertice, ed a pianta circolare cli m. 15 di diametro. La muratura, in corsi regolari cli mattoni cotti, appare di ottima fattura , con uno spessore, pieno, di m. 5. Al cli sopra della sezione verticale si impianta l' apparato a sporgere supportato eia beccatelli ed archetti, sormontali, a loro volta, da una regolare merlatura di tipo guelfo. Alla base degli 'intermerli' spiccano accurati conci cli pietra calcarea bianca, più propriamente 'scudi', nei quali si ricavarono delle feritoie a.rchibugere dalla standardizzata forma circolare con sovrastante fessura perpendicolare per la mira(~8l . Fin qui, in sostanza, una perfetta adesione ai canoni dell'architettura cli transizione vigente, tranne che alla base ciel torrione fungente da mastio, ben evidente per la sua raggrnu·clevole altezza, circa m. 24, dominante l'intera rocca. Lì infatti, come pure nell'innesto alle cortine degli altri due opposti torrioni si individuano i primi elementi embrionali della nuova impostazione difensiva. L' ammorsamento tra le cortine ed i torrioni non si praticò in c(mispondenza del loro diametro, ma alquanto più innanzi, consentendo perciò una scarsissima fuoriuscita ciel loro corpo tronco conico dal peri1n etro triangolare, giusto quanto indispensabile per alloggiare le casamatte dei pezzi per il fiancheggiamento. Per quella basilare prestazione balistica si distinguono, infatti, le rispettive troniere, appena al di sotto del coronamento torico, corrispondenti ad altrettante casematte per artiglieria di grosso calibro, perfettamente in grado dì battere quasi ogni punto esterno della rocca. La disposizione descritta riduceva al minimo - anche se ancora non eliminava del tutto - i settori defilati, ultimo retaggio dell'architettura di transizionel491 • Al di sotto delle troniere si scorge un altro ordine di feritoie , contraddistinte da altrettanti scucii d i bianco calcare, per archibugere o
7 " Da A. (ì UGL.JELMOTTI , Storia delle... , cii., p. 60. •s Sulla forma delle feri toie cfr. M. [VIAURO, Alltiche artiglierie Ilei/e Marche SC'CC. XIV-XVI[/. Ravenna 1990, pp. 48-56. ''9 Relativamente al problema dei settori defilati nell' architetl.ura di transizione e quindi alla loro eliminazione cfr. F. RllSSO, Ragguaglio sul settore defilato, in C. Rooorn, Capua cillà cl' ane, Lecce 1996. pp. I 3,7- 148.
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23 23. Ostia: dettaglio feritoie archibugere clellu rocca.
per artiglierie di piccolo calibro, disposte a scansione regolare lungo l'intero sviluppo del perimetro murario. La loro quota d'impianto va riguardata appena eccedente il livello di massimo invaso del fossato, con il risultato di consentire un micidiale fuoco a pelo d'acqua. Al riguardo Ia quota di scavo dei fossati de1la rocca fu fissata in maniera eia poterli allagare, tramite una derivazione dall' ad.iacente corso del Tevere regolata da apposte saracinesche(5oi. Dove però tutti gli studiosi concordano nel riscontrare l'apporto del Sangallo, ovvero, della principale innovazione della fortificazione è alla base ciel 'mastio' . Attorno al corpo cilindrico, venne fabbricato il celebre basso rinforzo poligonale, più precisamente definito ' baluardo a cantoni', antesignano dell'imminente bastione. Grazie al suo sviluppo uiangolare le traiettorie balistiche provenienti dalle casematte. degli opposti torrioni riuscivano a prenderne d' infilata le facce, eliminando qualsiasi punto defilato, tino ad allora limite insonnontabile della difesa attiva. Purtroppo per la sua eccessiva acutezza, il vertice esterno, qualora costruito, si sarebbe trovato a ben sessanta metri di distanza, lunghezza assolutamente abnorme per un bastione e causa di una gravissima fragilità strutturale. Ne conseguì lo smussamento dello stesso, tramite una cesura quasi perpendicolare alla sua faccia cli levante: la figura ottenuta divenne così un 'puntone', non del
su L'espediente di a lbga re j fossati, non sempre adottato - da cui la suddivisione di questi in umidi ed asciutti - non offri va infatti soltanto dei vantaggi per i difensori. Il primo elemento negati vo derivante dal la sua adozione era la scarsa salubrità dell'a ria, ammorbata dal ristagno dell' acqua e la ecccssivà umidità nei locali terranei, inadalli alla conservazione delle muni zioni e dei viveri. Al tro fattore cli limitazione era cos tituito dalla forte variabilità del livello d' invaso, non di rado troppo scarso per una efficace protezione, come pure, nei climi ri gidi, dal gelo che eliminava cli fatto tale ostacolo. A ciò si doveva aggiungere la difficoltà di contrattacchi risolutori ed infi ne il maggior costo delle opere necessarie, eiettagli tu tti che in pratica ne ridussero fortemente l'adozione, specie dopo l'avven to delle artiglierie rinasci mentali.
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!1 1 difesa
costiera dell.o Srato Pontificio dal XVI al XIX secolo
24 24. Ostia: dettaglio in nesto torrione della cortina.
/{ risorgere della rne::.::.oluna
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25 25. Ostia: dettaglio ciel rivellino della rocca.
La di(esa costiera dello Sta/O Pontifìcio dal XVI al XIX secolo
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tutto ignota nell' archi tettura militare precedente ma finalizzata alla semplice deviazione dei colpi. I ntuibile che con siffatta so luzione una parte del fiancheggiamento anelava persa, creandosi proprio innanzi allo smusso un settore in1battibile: al che si rimediò, in maniera certamente meno valida ed affidabile, con il fuoco proveniente dall'alto ciel mastio, capace, questo sì, di tenere sotto tiro - ficcante però - l'intera area in questione. La soluzione certamente intelligente, d imostra da un lato la perfetta valu tazione dell'inadeguatezza non più stornabile, e dall 'al tra la capacità del Sangallo ad eleborarne una soluzione estrema. Un'ultima innovazione precorritrice si indiv idua nella disposizione del rivellino, antistante la porta d'ingresso. La sua massa muraria eliminava Ja diretta battibil ità cli quella, altrimenti troppo fragile e pericolosa. Rappresenta anch'esso un elemento destinato ad assurgere a dispositivo canonico cli lì a breve.
li Guglielmotti riguardo alla permanenza della coppia di torrio ni circolari a lato mare ne tenta la giustificazione affermando che dipese dalla necessità di disporre di un settore cli brandeggio ad ampio raggio, essendo l' offesa navale priva di d irettrici obbligate d'attacco. I n realtù il 1°r,-gionamento non è accettabile in quanto anche una coppia di bastioni avrebbe assicurato una difesa efficace in qualsias i direzione, consentando peraltro l'istallazione sulla sua sommità cli un numero notevolmente maggiore di pezzi rispetto ad una piazza circolare cli una decina di metri cli diametro. Relativamente al balu ardo eccone la s ua ammirata descrizione : ''La maraviglia della straordinaria cosLruzione cresce all'ultimo tratto. Là non pmeva Giuliano misconoscere... il teorema del fiancheggiamento ... I maJ quelle due facce ... avrebbe dovuto prolungarle di altri sessanta metri... Oncleché volendo fuggire quesli inconvenienti ... troncò J' estrema pa11e: e nelle due facce consuete inncstù la Lerza, che è fronte di metri <liciouo ... Fronte morta alle <lifese ra<lenl.i, ma vivissima alle piombanti e <li ficco . E quantunq ue in pianta sembri derelitta all'estremi tà del poligono, non<lirneno in profilo si trova protetta dal mastio. che la domina tanto da vicino, 4uanto basta a togliere ogni baldanza agli assalitori .. .''<51 '.
Il che tuttavia, anche a prescindere dalla notevole differenza di efficacia tra il t.iro radente e quello fic cante, non elim inava complet.amente la permanenza cli un settore defila to antistante lo sm usso, estremo retagg io della vecchia concezione. Venendo alla distribuzione interna, premesso che le muraglie non sono terrapienate - altro dettaglio che le conferma a ncora tipicamente di 'transizione' - s uperato il fossato esterno, largo oltre rn . 15 e profondo più di 3, tramite un ponte levatoio, si perv iene al rivellino, e quindi attraverso un secondo ponte, a direzione ortogonale rispetto al primo. si guadagna il portone principale della rocca. Il vano d ' ingresso risulta interdetto eia tre o rdini s uccessivi di chiusure e saracinesche, sulle quali campeggia una lapide, che enuncia la fi nalità della fo rtificazione e l'epoca cli costruzione. Così ne descrive la visita il Guglielmotti : "Tra la seconda e la Lerza porta, a destra cd a sinistra dell'androne, si vedono murate due portelle, che certamente nei secoli passati mettevano ai corridoj delle basse casematte. Batterie di somma importanza per la storia dell 'arte: stanze buje e invisibili al di fuori, se non quando vengono indicate dalla sLromhalll ra delle cannoniere, coperta da lastroni di marmo, col perwgiuo mistilineo, cli figura circolare pel pezzo. e cuneiforme per la mira. Niuna meraviglia prenderà per la chiusura delle portelle chi consideri \.i successiva assegnazione de lla rocca a ricovero dei condannati, che in numero di più centinaja, e<l in certe stagioni, vi erano condotti all'opera delle saline: ciò posto, si è volu to toglier Jon) l'accesso a quel laherinto cli nascondigli, e impedirne la fuga. Pcrcii) le casematte di Ostia non sono conosciule se non a pochi ... al pari di noi ... Scalando adunque per cli fuori cinque metri di muraglia, infino al primo abbaino della base, presso al fianco ciel torrione occidentale: e calandoci giL1giù dentro per le tacche d' un piano inclinato, con le candele in mano. possiamo penetrare nell' interno delle batterie. Camminando sur un palmo cli guano (deposi to secolare di tulli i pipistrelli di maremma), troveremo un corridojo a volta reale, largo quasi due metri, alto cinq ue, che gira Lu no per di dentro parallelo alla muraglia del recinto prirnario. e ne segue l'andare: rettileneo dietro aJJe cortina, circolare intorno alle torri, e a<l angoli salienti e rientranti, secondo la forma del baluardo. Corridojo in somma, che eia una patte e dall'altra fa capo alle due portelle murate, come ho detto in principio..."'51>.
In effetti nelle piante della quota bassa ciel forte appare ben definito il descritto corridoio, e proprio la sua singolare ed assoluta concordanza con la muraglia sovrastante ci porta ad intravederne un suo doppio
5' 51
Da A. G UGLIELMOTrl, Storia delle... , cit .. p. 65. Da A. G UGLJELMOTrl. Storia delle.... cit., p. 71 .
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impiego. Al di fa della chiara fu nzione di disimpegno per le batterie basse, suggerisce anche quella di efficace contromina, caratteristica che nelle opere bastionate appena success ive diverrà di prammatica con identiche connotazioni, sebbene a quota cl' impianto infe riorel-'3>. P rosegue nella vis ita 1' illustre storico: ''La regolarità dell'andi to cresce a doppio per il legame delle ballerie, raccolte in un solo sistema intorno a l medesimo. Sono venti al pian terreno: tre alla cortina della base, tre a que lla di ponente. due sui fianchi del baluardo, otto sulle facce , e quattro negli angoli dc· <lue torrioni. Vedete venti camere, tutte eguali. di figura esagona. con un solo angolo appuntato all ' ul ti mo lembo della mu raglia esterna per non .inde bolirla: e ciascuna ricavata nel pieno istesso del muro, che è grosso di c inque metri... Vol toni solidi, accesso spedito. batterie capaci, troniere ingegnose, slìatatoj vivaci. ventilazione aperta: in somma sicurtà di stanza a difesa e a<l offesa, con tutto quel che meg lio ha saputo infino ai nostri giorni mettere insieme il genio militarc .. :·,5,,_
Sono estremamente interessanti le reiterate precisazioni c irca la funzional ità della ventilazione nelle casematte. Verso la conclusione del periodo dell'architettura d i transizione si comprese perfettamente da parte di molti architetti militari l'efficacia del tiro radente e basso, ma l' adozione di casematte poco elevate rispetto al piano di campagna urtava contro 1' itTisolvibile problema del loro ricambio rapido dell'aria. Dopo poch issime salve, infatti, i gas di sparo saturavano completamente i locali dei pezzi, impedendo qualsiasi ulteriore soggiorno ai serventi, tacidando così indirettamente ma inesorabilmente i cannon i meglio postati. La limitazione si dimostrò a lungo tanto frustrante da scoraggiare l'adozione cli siffatta d isposizione delle batterie difensive . In questo caso, pertanto, siamo di fronte alla certificazione cli un efficace sistema cli tiraggio per l' estrazione del fumo dalle casematte, altra nota distintiva, sebbene meno appariscente della modernità della rocca. È da rimarcare, inoltre che i pezzi casamattati risultavano cli gran lunga meno vulnerabili alle offese ciel tiro arcuato, contemporaneamente svi luppatosi con l' impiego dei mottai, mediante il quale, con micidiale insistenza, si battevano le cannoniere in barbetta, prive cli qualsiasi protezione di copertura. Aci ulteriore conferma della rispondenza degli sfi ati delle casematte ostiensi ricorda il nostro autore: ·'Io di propria esperienza posso dire che, dopo esservi penetrato per la tromba a punto cli uno sfiatalojo, quantunque al di fuori alitasse a pena una brezza leggiera, sentivo viva addosso la ventilazione: onde vedevo or qua or la spegnersi le candele nelle altrui mani e ne lle mie ..."' 5' ' .
Colpito dalla singolare disposizione della teoria cli casarnatte. collegate orizzontalmente dal corridoio contin uo e verticalmente, tramine i descritti camini, con la sommità della rocca, anche il Guglielmotti ne intuisce la duplice funzione: "Oltracciò, ripensando alla ingegnosa forma degli stìatatoj ostiensi. mi sernbra leggere nei pensamenti di Giufomo il dup lice proposito: tirme l'aria. e sventar le mine. lmperciocché quelle camere aperte nei muri maestri, e co111unicanti cogli alti corridoj e colle lunghe u-cnnbe esteriori, scusano i pezzi. gli androni. le gallerie. gli spiragli, ed ogni altro anilìcio delle contromine permanenti .. .'''''".
In altre parole, attraverso gli sfiati, oltre al ricambio cieli' aria, sarebbe stato possibile, in caso di penetrazione nemica mediante un cun icolo eia mina - o più verosimilmente, data l'acqua nel fossato, eia una breccia - saturare il dedalo di gallerie e casamatte con densi gas tossici. prodotti dalla combustione dello zolfo o della resina. La procedura, divenne in breve precipua della guerra sotterranea, essendo l'unica in grado d i arrestare ogni ulteriore avanzamento nemico, senza compromettere le strutture difensive'5i i . Proseguendo il sopralluogo, racconta l' autore:
5' Una dettagliata descrizione su un dispositivo continuo di galleria cli contromina lo si può leggere nelle prescrizioni tecnico esecutive relative alla ce rchia bastionala di Palermo redalle clall'ing. f-crramolino intorno al l 530: in meri to cfr. F. Russo, Lo difesa cos1iera del Regno di Sicilia, dal XVI al XIX secolo. Roma 1994, tomo I. pp. 94-108. 5·• Da A. GUGLIELMOTII, S1oria del/e.. ., cit., p. 71 . 5' Da A. GUGLIF.I.M OTII . Storia delle... , c it., p. 73. 56 Da A. GUGLIELMC.lnl, Storia delle..., c it., p. 73. 5 7 Va ricordato che l'adozione delle prima mi na esplosiva ne l corso di un invesLirne nto ossidionale fu realizzata soltanto il 27 novembre a lle ore 23 del 1495. a<l opera di Francesco cli Giorgio Marti ni sotto le mura del Castel Nuovo <li Napoli. Al riguardo cfr. R. F ll,ANGIER I. Cas1el Nuovo reggia ang iona ed aragonese di Napoli. Napoli l 964, pp. 190.
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I.li difeso costiera dello Stato Pontificio daL X\!! al XIX secolo
" Cominuandoci nel giro del piano terreno, lroviarno ciò che di meglio potrcbbesi volere oggidì: la piazzell.a austcn.1 attorn iata dagli alloggiamenti, il pozzo. la cisterna, i magazzini. i sotterranei, la chiocciola cli passaggio secreto. la cappella, e lo scalone dell'appartamento nobile. Prima di salire, venite alla postierla cli sortita e di socc.:or.,o, opposta all'ingresso principale dal lato di ponente. verso il fi ume, alla estremi ti'.! della conina. sollo la protezione del fianchetto. Al di fuori la troverete inzaffuw e chiusa con muratura moderna. al modo istesso che sono chiuse le due porte dei coITidoj clabasso ... Meglio vi apparirà dalla parte interna. dove restano ancora i canali della saracinesca, e il vano cli al tre 4uartro porle m inori per tenere sempre diviso il corpo della rocca alle spalle degli amici ed alla fronte dei nemici. Non si apriva una cli quelle porte. senza chiuderne u1ùtlrra ... A l primo ri piano della scala trovate il passo per le mediane batteri e, altresì casamar!ate, che non girano attorno. ma si stanno a due a due rincattucciate nei fornc hi del baluardo, e negli angoli mistilinei dei torrioni. Qui ndi potete vedere le camere e g li alloggiamenti; e eia ogni parte. specialmente nelle sale e nel le volle. stemmi, ornati. rabeschi. e pitture, disgraziatamente consunte dal tempo e clalrincuri a..."• )<,_
-
Infine, circa la compartimentazione sommitale della fortezza, eccone la relativa descrizione: " ... monteremo in alt.o sul piano scoperto, e distingueremo tu tta l'area in due parti: l'una dei rondclli, e l"altra delle piazze d"armi. I primi. per guardie e archibusieri seguono l' andare delle tre cortine sullo spono dei piombatoj, tra due muri: cli fronte il grosso parapello, a tergo la parete degli interni alloggiamenti. Le pia,.1.e sui tre baluard i portano le troniere per la grossa artiglieria con quest'ordine: ogni torrione ne ha quattro: met;ì sui fianchi per difesa della cinta, metà su lla fron te per offesa alla campagna: il baluardo a can toni n'ha otto. che stanno a due a due sui fianchi, sulle facce e sulla fronte. Il mastio torreggiante clornina l'entrata. I" uscita, e tulle le piazz.e sottoposte: ha scale scerete per le casematte, pei corr idoj, e specialmente la portella di soccorso ...""')>_
È senza dubbio questo l' elemento più arcaico dell'intero complesso. La s ua altezza appare ormai decisamente anacronistica per la tarda architettura d i transizione. Da quasi un secolo, infatti, erano state drasticamente mozzate tutte le strutture ve1ticali di maggiore elevazione, o comunque valutate eccessivamente eposte ai tiri delle artiglierie d'assedio e quindi pericolosissime per i d ifensori al momento del loro inevitabile croUo. Né peraltro trovava più scontata adozione il criterio cli estremo caposaldo difensivo, proprio dei 'maschi' medievali. L'aver munito la sua base del famoso baluardo c i testimonia la esatta percezione delle sua arca ica concezione, ma anche la insopprimibile necessità della sua pennanenza per eliminare l'eccessivo settore defilato antistante, e per fornire un appoggio balistico ad ogni punto della rocca. Tenendo conto infine che la potenziale offesa si supponeva conclolla eia corsm·i male arnrnti, e per nulla disponibili ad intraprende re veri investimenti ossidionali, assolutamente esulanti dalle loro finalità belliche e dalle loro modalitù operative, la conservazione dell'obsoleto torrione si sarà stimata oltre che valida ancora praticabile. Eccone la descrizione del Guglielmotti: "Dalla porta del mastio, di marmo bianco e di bello stile sangallcsco. passando in nanzi potete raccogliere, oltre alle con suete iscrizioni, anche la misura della colossale muraglia, grossa infino ai parapetti cli quattro metri , e il diametro cli quindici, e l'altezza cli ventiquauro; indi potete visitare le camere e le sale. e in ultimo dalla massiccia volta salire al suprerno ballatojo, donde il castellano spa;,,iava con lo sguardo ... Sommata ogni partita, e rnessa la rocca al compiuto, non le daremo meno di cinquanta pezzi: venti grossi per la offesa lon tana. e trenta minut.i per difesa vicina.. .'"'60 '.
li che per l'epoca non era affatto trascurabile, corrisponclenclo ali ' armamento cli una grande città. È interessante ricordare che suo tramite riuscì effettivamente possibile l ' interdizione della foce del Tevere, frustrando qualsiasi ini ziativa incursiva mirante a risalirne il corso. Purtrnppo la prestazione durò poco, molto meno addirittura della validità m ili tare dell'opera stessa. Nel 1557 una impetuosa e travolgente inondazione ciel Tevere ne mutò lo sbocco, a llontanandolo dalla rocca. Da quel momento la fortificazione decadde, trovando impiego solo in funzione penitenziaria: 111 sua sostituzione, ad alcuni chilometri di distanza se ne e resse una nuova: la torre di S. Michele . Quanto il ruolo delle rocca ciel Sangallo fosse in-ilevante agli inizi del XVII secolo lo dimostra il progressivo contrarsi del suo armamento, facilmente recepibile confrontando l' inventario del capitano Giovanni Maria Fa-
58 Da A. G uG L JELMOITI, Sroria delle... , cil., p. 75. '" Da A. G u c;uELM<.YJTI, Sroria delle..., cit.. p. 76. (<) Da A. ( Ì UGL16LM01TI, S1oria delle.... cit., p. 77.
li risorgere della mezzaluna
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brici del 1591, e quello del 1623, del capitano Pompeo Traccagni. Entrambi f urono redatti nell'ambito delle periodiche visite ispettive alle fortezze e torri costiere pontificie ciel Tirreno. Così il primo documento: "A di 28 di dic e 159 1 Inventario dc rohbe che al presente è nella Rocca d'Oslia consignata al S. Gio Antonio Radetto castellano della detta rocca... et per lui à Candido Benigno al presente vice castellano della eletta rocca consegnate dette robbe da me Gio. !Vlaria Fabrici Capo Bombaridero cli Mons. r Ili. mo Bar. o Cesi Thesor. re Generale di N. S ... Inventario della Rocca d'Ostia Una colombrina con r armc di Papa Paolo 3° di I. 35 cli Palla di ferro in terra senza nessun'altra cosa et cet!o li ferramenti della Cassa et rode oggi si trovano in Castello S. Angelo in mano di m. o f,ra nco l'e rraro di detto Castello. Un quarto Cannone con detta arma cli I. 18 cli Palla cl.i ferro a cavallo con sue rode et cassa fo tta Un falcone de I. 5 di Palla cli l'erro con !'arme cli Papa paolo 3" in terra senza nessu n·altra cosu Quatro archibusoni da Posta con sue Cavalelli rnelissimo in essere una mezza pica uno ... rastelli d'archibuso uno cavalletto non l'e rrato bono d'archibusone senza l'archibuso 6 sei Palle de ferro d'artiglieria da lib. 65 ... ... ... ........................ .. ....... ................... ....... .......... ...11" 3 tre Palle de Cerro da lib. 40 ..... ................................... ... ... .......................... ... .......................... n° Palle de ferro da lib. 30 ..... ... ....... ................................... .......... ........ ....................... ...... ...11° 42 quarantadue 6 sei Palle de ferro da lib. 25 .................................................................... ........... .. ...... ............ n° 5 cinque Palle dc ferro da lib. 22 ... ..... ......... .......... .................... ... ... ....................... ... ...... ... ........... n° Palle de ferro da lib. 16 et I 2 .... ...... .................... ......... ............. ............ ...... ..................... n° 11 4 centoquattordici 6 Palle de ferro da lib. 8 ............................................................... .......................... .... .......... n° 3 Palle de ferro da li b. 6 ......... ... .......................................... ................ .......................... .......11" 8 Palle de ferro da lib. 10 et 12 .. .......... ......... .... ...... .............. ... .......... ... ...................... ...... n"
Polvere grossa eia monitione barili ....... ... ............. ........ ... ......,... .......... .. .... ............... ...... lib. 300 Nota del.le cose necessarie da provedersi per la rocca Si ha da fare le rode et la cassa et asali per la Colornbrina... Si ha da fa re rode et cassa et asali con soi ferra menti del falcone A cli 3 cli luglio J 623 VisiLa fatta alla fortezza di Hostia arivaLO à hore 19 u·ovai alla Custodia di quel la Valerio Saturnio da garavina asieme con Pietro Simone Catone dalla Ripa Piansone dissero havere per loro salario giuli 25 il mese uno et il Castellano essere Bclardino Spogliace da ]\fonte Rotondo quale risiede in Roma Mezzo cannone longo bocche 29 porta di palla lib. 20 bono eL bene à cavallo Una Cuchiara di rame per detto pezzo 4 Moschetti a Cavallo inutili pieni cli ruginc e male tenuti 70 Palle di ferro per il cannone 43 Palle cli ferro di lib. 40 quale non servono a niente et erano della colombrina che già era in detto loco 70 lib. di polvere 2 mori.aletti di ferro boni. "16 ' '
ln sintes.i era rimasto un solo cannone, di medio calibro, e due piccoli petrieri per segnali . Ora considerando che il pezzo da 20 libbre per ogni tiro ne richiedeva mediamente almeno 10 di polvere, il massimo dei colpi pos-
61 Archivio cli Stato cli Ro ma, d'ora inna.nzi A.S.R .. busta 4, voi. 11 , e quindi , A S.R .. fondo commissariato soldatesche e galere-Inventari delle Cortezze e galere. busta 4, voi. 19.
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La di/<!Sa cos1iera dello Stato Po111ifìcio dal XVT al XJX secolo
sibili ascendeva soltanto a 7, senza tener conto ovviamente dei mo1t aretti e dei moschetti! Superfluo ogni ulteriore conm,ento anche alla luce della sempre scarsa consistenza cieli' armamento delle fortificazioni marittime. Per meglio evidenziare quanto affennato circa lo scadim.ento militare della rocca è interessante confrontare il citato verbale con quello redatto dallo stesso capitano. in pari data, alla torre di S. ìvUchele, più avanti riportato.
Le altre fortificazioni costiere La dinam ica formativa ed aggregativa dello Stato Pontificio su ll a cui anomalia ci siamo in precedenza più volte soffermati produsse esiti negativi anche nel settore delle fortificazioni. Mancando, infatti, una salda autorità centrale equivalente a q uella di tutti gli altri stati coev i, e vigenclo la ricordata endemica e fratricida anarch ia, ciascun feudo procedette, nei limiti delle sue potenziaHtà economiche e tecniche, alla formazione cli un proprio apparato difensivo . Sorsero così, oltre ad una m.iriacle cli fortificazion i interne, p iù o meno tutte di superata concezione e di modestissima valenza militare, una serie di opere costiere, assolutamente sconcatenate ed episodiche, le qual i tuttavia fo rnirono ai rispettivi nuclei abitati li mi trofi l' indispensabi le minima protezione, all'indomani del riesplodere della incursività musulmana. La frammentazio ne territoriale, del resto, era accentuata dalle caratteristiche geomorfologiche della costa che entro certi lim iti giustificavano l'opzione. Ogni si ngolo caposaldo in tal modo originatosi, divenne in seguito una sorta di 'ancoraggio' per il sistema cli difesa costiera antincursiva, ovvero del più noto 'torreggiamento' del litorale. l vetusti castelli e forti tarclomedievali alla men peggio aggiornati assunsero compiti di prem inenza settoriale, con ruoli difensivi intermedi, ed inediti, tra quelli strategici di u na piazza marittima e quelli tattici di una torre costiera armata. Fu anche questa una ennesima peculiaiità dello Stato Pontificio, per nulla confrontabile con quanto praticato nel confinante regno di Napoli, eia cui peraltro mutuò, con pochissimo ritardo, il concetto ed i criteri basilari del torrcggiamento. Ma, quanto istituzionalmente se ne discostò lo evidenzia già la di versa appartenenza della fascia costiera nei due stati. Per il napoletano era, e restò, gelosamente deman iale, mentre per la Chiesa non superò mai la pm-cellizzazione feudale. Dal che ne derivò che mentre nel primo le torri potettero in gran parte erigersi contemporaneamente su iniziativa ciel governo, e con fondi dallo stesso fiscal mente repe1i ti, nel secondo fu necessario cli volla in volta patteggiare con i singoli feudatari, sollecitarl i alla costruzione e costringerli a sostenerne gli oneri. Ne conseguì un lentissimo avanzamento del programma ed una scarsa omogenizzazione architettonica e fu nzionale, concause della scarsa valenza difensiva. Una delle migl iori realizzazioni cli fortificazione costiera è rappresentata dal forte di Nettuno, che sembra quasi smentire con la sua avveniristica impostazione le precedenti osservazioni.
Il.fo rte di Nettuno Una perfetta dimostrazione del rimarcato paradosso di opere militari d'avanguardia in uno stato scarsamente competente in materia, e per contro abbondamente forn ito di sommi artisti-architetti è il forte di Nettuno . Probabilmente intorno alla fi ne del XV secolo Antonio da S angallo il Vccchio<62J ricevette l' inca-
62 Il 'prospelto cronologico' sulla vita di Antonio da Sangallo redatto dal Vasari, così ne sintetizza le fasi esistenziali salienti: "1 455 - Nasce da Francesco di Bartolo Giamberti. 1488 - È mandato a Sarzana a mostrare il nuovo modello di quella fortezza fatto da lui e eia Giuliano suo fratello. 1492 - Rifonda le difese del castel Sant' Angelo in Roma. 1495 - Fa i torrioni, le fosse e le altre fo1tificazioni del detto castello... 1497 - ...è fatto capoma~tro delle mura cli Firenze"; di Poggio Imperiale... 1497, 14 novembre - È mandato a rivedere la foctezza di Brolio... 1504, 28 marzo - E mandalo a provvedere alla for1ezza disegnata per Castrocaro ... 1504, 2 giugno - Ingegnere ciel campo Jìorentino contro Pisa. I 504, I I giugno - Disegna il bastione di Stagno sulla strada di Livorno... Fa un disegno per fortificare Librafratta... Va a fortificare Marradi. 1505, 12 giugno - Torna a rivedere la fo1tezza cli Arezzo... Munisce i luoghi della Valdambra... 1506, 30 marzo - Parte da Livorno col disegno delle fortiJìcazioni di quel luogo... 1508 - Fonitica Fucecchio... Va a provvedere alla fortificazione <lei ~orgo San Sepolcro, cli Marra<li e della Vcrrncola. 1509, 8 luglio - Va a Pisa con i modelli della nuova cittadella... 15 I I, 13 giugno - E mandato a sopravvedere ai lavori disegnati per la fortezza di Poggio Imperiale... 1526 - Disegna i bastioni che si doveva no fare per la nuova fortificazione di Firenze... Papa Clemente VII lo mancia a Piacenza per cagione <li quella fonezza ... 1534, 27 dicembre - Muore in Firenze ed è sepolto in Santa Maria Novella". È emblernatico della incomprensione della eccezionale novili1 del focte di Nettuno che in tanto turbinio d' incarichi militari nessuna mensione venga fatta dal Vasari per l'eccezionale opera'
Il risorgere defili mezzaluna
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26 26. Rappresentazione grafica dei settori defilati di una fort ificazione.
rico professionale eia Alessandro VI163l , compito che adempì con inusitata solerzia, tanto che in pochi mesi ri.usd a fornire i grafici dell' opera. Nonostante la rapidità quanto elaborato dal celebre arch itetto non contemplava alcuna arfinità con le coeve fortificazioni tutte più o meno cli matrice scolastica martiniana, ancora reputata il vertice espressivo dell'architettura militare. Ovv io presumere che il Sangallo eia tempo rimuginasse la soluzione dello stallo concettuale rappresentato dalla 'transizione'. Probabilmente all'acuto ingegnere non era sfuggito, al pari ciel resto di tanti suoi colleghi, che immediatamente davanti ad ogni torrione le traiettorie dei tiri delle artiglierie preposte al fiancheggiamento non 63 Da J. N.D. KELLY, Vite dei papi.... cit., pp. 425-28: "Rodrigo de B01ja era nato I' I I gennaio 1431 a Jàtiva, presso Valenza. Lo zio materno, allora vescovo... divenuto poi papa (1455 col norne di Callisto Ili lo colmò di benefici, lo mandò a studiare a Bologna e nel febbraio ciel I456 lo nominò cardi nale... divenne infi ne ( 1457) cancelliere della sanca sede ... Conduceva una vita apertamente .licenziosa e ebbe anche diversi figli; i più amati furono quelli nati dall'aristocratica Vannozza Catanci, Juan, Cesare, Lucrezia e Goffredo ... Nel conclave... che seguì alla morte di Innocenzo VITT ... risultò vincitore... esperto ammi nistratore. Alessandro iniziò il suo pontificato in modo promettente... Ma presto divenne evidente che... era dominato dalla brama delle ricchezze e dalla deprnvuzione morale... [e dall'] arricchimento dei suoi parenti... Nominò Cesare, appena dieciottenne, vescovo, e un anno dopo lo creò cardinale... Nel giugno del 1497 fu temporaneameme scosso dall'assassinio - attribuito a Cesare - ciel suo fi glio prefe1ito Juan ... [ma] ben presto tornè1 a dedicarsi ai suoi piaceri... Alla mone cli Ferdinando (25 gennaio 1494) riconobbe come re e incoronèi il figlio Alfonso: allora Carlo. incitato dal mortale nemico di Alessandro, il cardinale della Rovere (più tardi Giulio Il) invase l' Italia minacciando... il papa. Questi in sinùle fra ngente, non vide altra via d'uscita che chiedere aiu to al sultano turco Bayazid... Non essendo in grado di difendere Roma dovette venire a patti con Carlo... nel 1501 giunse a ratificare la sparti:r.ione del regno di Napoli u·a Francia e Spagna ... Cesare intanto ... sottometteva la Romagna... ma le sue ambizioni, come quelle cli sue padre, comprendevano l'appropriazione dcli' intero stato pontificio e dcll'ltalia centrale da pane della famiglia Borgia... Le enornù somme richieste per la sua realizzazione vennero raccolte attraverso omicidi seguiti dalla confisca dei beni e con la cinica elezione dei cardinali che dovevano pag,u·e a caro prezzo questa carica ... Nel 1495 iniziò una lunga controversia con il predicatore e riformatore Girolamo Savanarola... infi ne... lo fece ... giustiziare (maggio 1498) ... celebrò l'anno santo del 1500 con adeguata solennità ... si ammalti improvvisamente insieme con Cesm-e nell'agosto ciel 1503 e... morì... La sua mo,te è di solito auribuita a malaria, ma vi sono validi motivi per ritenere che padre e figlio fossero rimasti vittime di un veleno...".
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Il risorgere della me:z.::.oluno
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riuscivano a battere com piu tamente il terreno. La deficienza originava perciò un settore irrimediabi lmente defilato, più o meno ampio, cli fo rma triangolare avente per base i I torrione stesso con i I vertice verso la cam pagna. La deficienza inficiava pesantemente tutte le fortificazioni, poiché consentiva l' indisturbato insediarsi delle batterie nemiche con esiti ossidionali devastanti. come pure l' avvio deg li assalti. Poco, infatti, potevano i tiri ficcanti provenienti dall'alto. I molteplici e reiterati espedienti tesi al la s ua eliminazione si erano fino ad allora risolti semplicemente nella parziale decurtazione, soprattutto perché nessu n progettista aveva mai osato mettere in discussio ne l'adozione stessa dei torrioni, origine del problema, alle cui spalle gravava l'esperienza di quasi nove mi llenni cli costante riproposizione<64 >. Ad Ostia in verità si coglie, come gifa delineato, un primo sforzo per neutralizzare, almeno in corrispondenza del vert.ice principale, il temuto settore defilato. Il Sangallo alla fine escogitò la soluzione tanto attesa: adottare per generatrici planimetriche delle strutture preposte al fiancheggiamenw balistico del forte cli Nettuno, proprio i tanto frustranti contorni dei settori defilati, ovvero le traiettorie stesse dei tiri dei pezzi bassi. Non presenta a questo punto particolari difficoltà ipotizzare il s uo itinerario creativo: partendo da un fo rte di impianto classico, ovvero un rettangolo con ai vertici quattro torrioni circolari, ed integrandolo graficamente in corrispondenza di quel li con i rispettivi settori defilati, ottenne una inedita figura, sempre ad impianto rettangolare ma carat.terizzata dalla presenza di quattro corpi cuneiformi, i famosi 'bastioni.', proiettati verso l'esterno, ed innestati con la base su ciascun vertice al posto dei tradiz ionali torrioni. L'adozione dei quattro volumi cuneiformi , dimensionati dalle traiettorie estreme dei tiri di fi ancheggiamento, che occupavano con la loro massa l'intero settore clelìlato eli minava definitivamente la carenza. Intorno alla fortificazio ne ogni punto del terreno, a partire dalle mura per finire al limite del la gittata balistica, risultava battibile. Lo spazio compreso tra due bastioni contigui poi consenti va l' incrocio dei ti ri scaturenti dalle opposte troniere, determinando il particolare s barramento attivo meglio noto da allora come 'fuoco incrociato·. Il conseguimento teorico della nuova traccia architettonica dovrebbe ascrivers i agli ultimi anni del ' 400 ma la sua indiscutibile adozion e pratica si materializzò soltanto con l'avvio dei lavori cli Nettuno del 1501, tanto che lo stesso Guglielmotti fervido esti matore del Martini non può astenersi dal precisare che il Sangallo: '·...intendeva riusc ire mollo meglio per arte e per ingegno, che non fossero le propos te fatte a quei I.empi dal celebre Francesco di Cì iorgio Martini, troppo tenace dei suoi torri oni .....,,..,,.
In realt~t la 'troppa tenacia' del .M artini , a quel punto, si era trasformata in sterile e dannosa riproposizione cli un canone fortificatorio radicalmente ed irreversibi lmente s uperato che, nell' arco di pochi anni, non avrebbe più trovato sostenitori e, peggio ancora, non avrebbe piì:1 forn ito, qualora appl icalo, alcun apporto clifensivor 66 ì. Il Sangallo, quind i, decretò la fine del protrarsi della 'transizione' ed introdusse la nuova architettura mili tare finalizzata, non soltanto ad opporsi alle offese delle artiglierie ma, principalmente, ad avvalersi in man iera ottimale del loro apporto ostativo. Le opere murarie, pertanto, cessavano di sostenere un ruolo esclusivamente passivo per farsi carico cli una funzione integrata con le bocche da fuoco, imponendo agli attaccanti una micidiale e vasta fascia di rispetto. Comunque in quel primo anno del "500 l' avanzare della costruzione tanto rivoluzionaria ed innovativa dovette sembrare per molti esperti romani una sorta di cervellotica elucubrazione di una fantasia esasperata destinata a s vanire al primo cimento: in poche parole denaro sprecato . Nonostante ciò venne accettata e completata. forse per la rinomanza del progettista, forse per l' insignifican za del luogo, o forse anche per la distratta sufficienza della dirigenza militare pontificia. Eppure non soltanto
Cfr. P. Russo. Ragf.iuaglio ... , cit.. pp. 137- 148. A. G CGLIELMOH I. Storia delle jiJrl//ìccdoni..., cit. p. 176. <,<, In mer iLo è emblematico il caso della munizione aragonese di Napoli. superata concetl ualrnente ancora prima della sua ultimazione. Al ri guardo d r. r. Russo, [.(I 111umz.ione.... ci t.. pp. I I O- I 6. (,J
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La difesa costiera dello S1wo Pnn1ifìcio dal XVI al XIX secolo
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28. Forte di Nettuno, scorcio aereo.
29 29. Forte d i Nettu no, scorc io aereo.
Il risorgere deLla rnezzaluna
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30 30. Capua, forte di Carlo V, I 542.
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3 I . Nettuno, panoramica de l fone.
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La difesa costiera dello Stato Pont{fìcio dal XVI al XIX secolo
32 32. NeLtuno, dettaglio fianchi rientranti bastioni.
il risorgere della mezzaluna
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33 33. Nettuno, dettaglio troniera "traditora' nel fìanco rientrato .
nel disegno d'impianto generale si coglieva l'assoluta novità della fortificazione ma persino nei suoi dettagli funzionali, quali, per esempio le troniere 'u·aditore'. Il Sangallo, infatri, delineando i bastioni, che fonnalmente ricordavano vagamente il baluardo a cantoni de.Ila rocca di Ostia, ne ruTetrò in corrispondenza dell'innesto con le cortine una piceola sezione verso l' interno. Ricavò, in tal modo, per ciascun bastione una coppia di postazioni casarnattate opposte per i pezzi bassi, destinati al fondamentale compito della difesa fiancheggiante radente il fossato. Le bocche esterne delle troniere risultavano in tal modo non solo celate alla vista degli attaccanti, ma soprattutto al loro controtiro, cope1te come erano dalla massa muraria del fianco del bastione. Assimilando, con tipico criterio rinascimentale, il bastione pentagonale alla testa umana - conferma indiretta della sua valutazione nel nuovo sistema cli elemento difensivo ' capitale' - se ne definirono le mura convergenti verso il vertice esterno - sallente - 'facce' , i due lati di innesto alle cortine 'fianchi' , e la comunicazione interna 'gola' : le menzionate rientranze divennero pertanto 'fianchetti rientrati ' e le sporgenze murarie che le proteggevano nascondendole 'orecchioni' se a contorno curvilenyo o 'musoni' se squadrato. Dal momento che le troniere celate dagli 'orecchioni' dei 'fianchetti rientrati', si palesavano agli incauti attaccanti soltanto quando pervenivano nel loro campo di tiro, vennero battezzate, con il tradizionale pragmatismo militare ' traditore' : "Queste invenzioni e qu esti progressi son llltti del quattroce nto. e tulli visibili nel l'autogra fo del Sangallo. e nel monumento di Nettuno .. .'' 16'>.
Ma proprio per essere innovazioni di tanta conseguenzialit~t e tanto inedite, tradiscono qualche incertezza dì progetto: i salienti elci bastìoni, ad esempio, non si concludono ancora nello spigolo che avranno
(,, A. G UGL1ELM01Tl,
Sroria delle for1(fi,cmJ011i... , cil. p. 180.
La difesa costiera dello Srato Pontificio dal XVI al XIX secolo
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34 34. Nettuno, dettaglio spigolo am) tondaw dei bastioni.
in seguito immancabilmente, temendosene, forse , l'eccessiva fragilità. Per cui l'estremità dei bastioni del Sangallo appare stranamente semicircolare, ultimo retaggio delle torri ultramillenarie: scelta che a rigore determinava la permanenza sia pure minima ed irrilevante di pochi metri quadrati defilati al fiancheggiamento! Assente, invece, la terrapienatura delle mura che costituirà il secondo criterio basilare della bastionatura<6~i. La esasperata tensione emotiva che dovette spingere il Sangallo trova conferma anche nei tempi di costruzione ciel forte: appena tre anni. Nel maggio del 1503, infatti, papa Alessandro VI, e suo figlio, Cesare potettero soggiornarvi senza alcuna approssimazione. Per entrambi, ciel resto fu l'ultima soddisfazione: appeJ)a tre mesi dopo il pontefice moriva, probabilmente avvelenato; il figlio, a sua volta, di lì a breve sarebbe scomparso tragicamente. Il Sangallo, invece, esaurita la parentesi tornò ai suoi numerosi incarichi toscani, concludendo la sua gloriosa carriera nel 1534, avendo avuto così la possibilità di vedere dovunque trionfare la sua concezione fortificatoria. Circa le caratteristiche principali ciel forte di Nettuno, ancora perfettamente conservato, va evidenziato che si tratta cli un edificio a pianta rettangolare con quattro bastioni angolari: la lunghezza misurata tra i salienti. dei bastioni raggiunge m. 55 mentre la larghezza non eccede i 50, minima pertanto la differenza tra le fronti. Le cortine interposte a loro volta si attestano intorno alla trentina cli metri. L' altezza dal fondo del fosso risulta cli circa m. 10 per la sezione scarpata e di circa 5 per quella verticale sovrastante: tra le due il tradizionale cordone a profilo torico cinge l'intero perimetro. Lo spessore in diverse tratte supera i
''" Cfr. W.H. Mc NF.ILI., Caccia al porere..., cit., p. 77.
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ll risorgere della mezzo/una
NETTUNO -PtAtm l>EL-FORft
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NElTUNO - SEZJONE DEL FORTE.
35. Net.lu no, planimetri a allua le ciel forte - eia A.C. Ccnciarini e _M . G iaccag lia.
36 36. Nettuno, dettaglio ' mastio· del fron te a mare del forte.
La difesa costiera delfo Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
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rn. 5. Il fronte a mare. uno elci lati minori, racchiude una sorta cli maschio quadrato, cli circa m. 12 di larghezza: fuoriesce cli pochissimo dal fi lo della cortina consentendo nell'interasse con il bastione l'alloggiamento della porta d ' accesso. Una seconda porta, la principale, s i apriva, preceduta da un lungo ponte su quattro campate cli cui I.' ultima levatoia, in asse con I.a prima ma sul fronte a terra. All'interno ciel forte una vasta piazza d'armi, alta su l fossato circa m . 5 con...u.na superficie complessiva cli quasi mq. 600. circondata lungo l'intero perimetro da una teoria di alloggiamenti strutturati su di un unico piano, ad eccezione del maschio che ne presenta due. Tn corrispondenza dei lati maggiori due rampe cli scale conducono al la piazza di copertura, protetta da un robusto parapetto continuo leggermente aggettante sulle cortine mediante una fiua fuga cli gattoni. Presumibilmente lungo lo stesso un tempo si dovevano aprire alquante cannoniere in seguito murate. All'interno cli ogni bastione una casamatta pentagonale comunicante con due troniere fra loro ortogonali. Così ne sintetizza il Gugliclmotti le caratteristiche distintive: ·'L' ingresso principale si apre dalla parte di lerra dove un ponte militare congiunge il greppo dai campi alla piazza del fo rtino sull'istesso livello. Sollo cade il fosso. di fianco la batteria nascosta, e innanzi la porta. che ancora conserva le tracce della saracinesca e dei bolzoni. Sull'architrave il piL1 antico stemma... cli casa Borgia ..."(•;,_
Allorquando l'incursività turco barbaresca intorno al 1560 attinse livelli terrifici, il fortino ritornato, dopo una lunga confisca del feudo di Nettuno, nella piena proprietà dei Colonna, a cui originariamente apparteneva, ricevette eia Marcantonio Colonrnl70J ulteriori cure ed altre opere difensive al suo esterno, che comunque non modificarono minimamente l'impianto sangalliano. Lo stesso condottiero nel 1564 volle che il piccolo abitato di Nettuno fosse protetto da una moderna cerchia bastionata, sembrandogli le antiche mura medievali non eccessivamente resistenti . Partendo dal bastione verso la campagna del front.e a terra del forte fece erigere la nuova fortificazione perimetrale: in corrispondenza con l'innesto si realizzò il primo bastione. Da lì una breve cortina, pressocché perpendicolare alla linea di costa, e quindi il secondo bastione in posizione angolare, seguito a sua volta eia on altro segmento di cortina, più esteso, ad andamento parallelo alla marina. L 'opera proseguiva con un terzo bastione, ancora angolare. e l' ullima tratta di cortina ortogonale alla precedente. Alla conclusione della cerchia sulla spiaggia un quarto bastione esauriva il tracciato. Due porte sui lati opposti, una verso Roma ed una verso Napoli. Il tutto circondato dal solito ampio fossato. Sebbene la fortificazione risultasse cli giusto dimensionamento e di poderosa consistenza il Colonna non volle la demolizione della vecchia cerchia medievale, notevolmente più interna - che in alcuni tratti è tuttora visibile - reputandola pur sempre utile per una estrema difesa. La scelta comportò che fra le due si sviluppasse un borgo di rilevante densità abitativa che rivitalizzò la decadente località. Gli incarichi militari e politici tanto gloriosamente sostenuti dal Colonna, prima come comandante in seconda a Lepanto e quindi come vicerè di Sicilia. ne compromisero però le sue risorse finanziarie: le immense spese di rappresentanza annientarono i pur cospicui introiti e originarono un colossale debito, che, con i relativi interessi fu possibile estinguere solo tramite l'alienazione irreversibile del feudo. Dal 1594 pertanto Nettuno, ed il s uo fo rte, entrarono nel possesso della Camera Apostolica che ne curò la riqualificazione d ifensiva ed il riarmo. Disponiamo dell'inventario dell'armamento ciel forte redatto pochi anni dopo, per l'esattezza nel 1603 che ci consente la prima stima sulla sua rilevanza militare. Eccone la sintesi: " ...a uno baluardo a mano ritla che guarda inverso la marina. una colubrina di rnetallo171 > a cavallo... ... in un balua rdo Lre quarti inverso terra un sagro di metallo carico. di portata cli libre 12 di palla di ferro ... In un baluardo che guarda inverso la te rra una mezza cnlobrina, cli portata cli libre 12 di palla di ferro .... un sagro di porlat.a cli libre 12 <.l i palla di J'emL. Nel baluardo che guarda inverso la ma ri na due pezzi di artiglieria cli metallo, uno di po.1tata di libre 25 e l'altro cli libre 6 ..."ml.
A. G UGLI ELMOTTI. S1oria delle fo rtif'icazioni... , cit.. p. 184. Sulla carriera di Marcantonio Colonna d r. F. Russo. La difesa costiera del Regno di Sicilia..., cit.. corno I, pp. 173 e sgg. 71 Per 'metallo· si intedeva il bronzo, lega con la quale si otte nevano le migliori artiglierie. eia cui di ;metallo' per antono masia. 71 A.S.R., Soldatesche e fiCilere. b. 4, rase. 16, f. 14 sgg - eia G.!V1. DE Rossi, Torri costiere del Lazio. Roma I971, p. 72.
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37 37. Nettuno, la cerchi a bastionata.
38 38. Nettuno, torre della cerchia med ievale.
La difesa costiera dello Stato Po111!ficio dal XVI al X IX secolo
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39 39. Neuu no. torre della cerch ia medievale.
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40. Nettu no. torre della cerchi a.
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Tn totale quindi sei pezzi, quando per il solo fiancheggiamento ne sarebbero occorsi almeno otto al livello inferiore ed altrellanti a quello della piazza di copertura.
Un secondo inventario redatto da Giulio Cesare Gril10(73> intorno al l 620 , epoca in cui svolgeva l'incarico cli provveditore generale delle fortezze di mare e cli terra, nonché di commissario e pagatore della camera apostolica, così elenca l'armamento ciel forte: " li Castel <le Nelluno sta posto descosto dalla terra un tiro dc an.:hibuso. ve si en tra per una scala cli legno dalla parte del rn are. Ve resiede il suo castellan o con patente clel l'lll. a Co. e Borghese. e obbligato tener doi soldati; al castellano si da de provisione ogni mese scucii dcciassene cioè nove per la persona sua et otto per li doi soldati ... Nell 'anno 16 17 dal li S. cà N . S. Papa Paolo V fu rono falli fare mol ti miglioramenti, cioè la cort ina che guarda verso il capo cl' Anzi cl l' altra che guarda verso san fra ncesco con havcr fatto spianare tutta la terra che stava in dette cortine. Ne Ili anni I 6 18 ru fatto fare tulla la si liciata'rn sollo li pezzi a rag. e de cluca. 23 la canna clanclolì la Camera la puzzolarn.1 condotta sotto la fortezza la quale fu fatta condure dalle bestie comandate di dctl.a terra dal casale di Conca. Fu similmente levato il tetto che copriva il maschio che era dc scandole(" >e fu fotto coprire L;... •·avole et canali ... Di detto anno s.i111ilrnente furono folle accomodare tulle l'arrne et tutte accomodare le stan tie del cas tellano che erano guaste e rovinate per havervi fatto moJte porte e fcnestre. Fu fatta anche la monìtionc della polvere< 7<» in loco meno pericol oso che fosse possibile per la conservationc di essa. Questo castellano con li doi soldati non sono sottoposti al peso del governo del loco et gode rcscntione de qualsivoglia impositìone. Ha faco ltà de tener rollati sei agiutanti de bombandiri"'' li quali sono esenti eL possono portar
r arrne.
Inventnrio <lell'Arme Monitioni fatto et consign. o da me Giulio Cesare Grillo l'anno 16 17 Arregl ieri a 1 - U n;i colombrìna dc metallo con l'arme de colonnesi con sua cassa et rote nove ratte l'anno 1.61 8 de ligno. Porta libre 20 de [palle] La sua cochiara dì rame lanata caricaturo fallo nuovo del I anno 16 17 Palle de ferro per dello pezzo .... .......................... ....................... ........ ................. n° 24 2 - Un falconetto dc metallo con l'arme de farnesiani porla de palla libre c inque posca appresso la colombr ìna con sue rote et casse ferrate fatte cieli anno 16 1I L a sua cocchìara lanata caricaturo et gancio clatto di nuovo cieli anno 16 17 Palle per del.lo pezzo de ferro ... ........ ........................... ............... ... ..................... n° 27 3 - Un sagro de metallo con certe I. re [ lettere] alla colata moresche cl una sovra fino in mc,.zo posto nel baluardo che guarda verso il capo cl' Anzi et. san paolo porta de palla libre 8. con le sue rote et casse faue del anno 16 .1 I . La sua cocchiara lanata carica turo et gancio fatte dc nuovo li anno I 6 .17 Palle de fe1TO per eletto pezzo...................................................... .... ..................... n° 24 4 - Un sagro dc metallo con 1.·arme de papa Gregorio Xlii porta dc palla libre X posto nel baluardo verso terra con la sua cassa et rote de novo l 'anno 16 1I La sua cochiara lanata caricaturo gancio fatte nove li anni I 6 I 7 20 Palle de ferro per detto pezzo .......~·................. ............. ....... . .... .................. ...... ... n"
7, Le notizie biografi che su Giulio Cesar e Grillo, possono così schematizzarsi : tra i l 1616 cd il I 624 fu Provveditore Generale delle Fortezze cli mare e cli terra, Commissar io e Pagatore della Carnera Apostolica. Nel 1624 divenne capitano della galera S. Bastiano, della flotta pontificia. Raggiunse nel 1629 il grado cli Provveditore nello Stato Maggiore della Flotta, e quindi nel I 636 quello cli Provveditore generale dell'armamento incarico che mantenne fino al 1643. Morì nel 1643 e riccvet.tc o norevole sepoltu ra nella chiesa dei Fil ippini alla Vallicclla . .,. Deve ìnterdersì la pavimentazione a b.asoli cli basalto sulla piazza d'armi sotto le batterie in barbetta. ;s Scandole, erano le lastre lignee che disposte ad embrice formavano la copertura: racil mente infiammabili costituivano un continuo pericolo nelle J'orcificazioni, per cui quasi mai vennero adottate, o se lo fu ro no. durarono pochissimo per essere sosti tuite da tegole a canali, o lastre di pietra elette ; lo se·. 76 La munizione della polvere. altro non era che i l magazzino per la conservazione degli esplosivi in seguito eletto universalmente 'S. Barbara'. n Tener rollati, stava a significare tener iscritti in ruo lo-eia cui poi ·arruolati' : in questo caso si tratta di alcuni ;bombardieri' .
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La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
5 - Un sagro de metallo con certe l. re [lettere] alla colata turchesche et con un serafi no in mezzo porta de palla li bre nove co n li sue rote et casse nove ferrate dall anno 16 I 8, posto ne lla cortina verso terra appresso la guardiola. con il suo ganc io carricaturo et coc hiara nova fatta li anni l 6 l 7 Palle de ferro per detto pezzo ...................... ................................................ ......... n° 20 6 - Una mezza colombrina de metallo con )'arme inquartata d ' un leone con certe l. re che dicono opus, po1ia dc palla libre venti con le sue rote et cassa ferrata falla dall i ann i 1611 La sua cochiara lanata caricaturo e ga nci o fati.e di novo li anno 1617 Palle de ferro per dello pezzo ..... ....... ................ ............ ................ ..................... .. n° 20 Archibusi boni fcniti di tutto punto ...................................... ............ ....................11°
6
Moschetti boni feniti de tu tto punto .............. ....... ......... ... ....................................n°
IO
Alabarde bone con soi picchi fcni te de tulio punlo ....................... ...... .... ...... ..... ..1i
lO
0
Moschettoni boni con soi cavalletti feniti de tutto punto .... ............................... .. n°
4
Palle de piom bo per moschetti ...................................... ....................... ... ........... .. n°
I00
Palle de piombo per archibusi ................ .................... ............... ....... .................. .. n"
I00
Palle de piom bo per moscheuoni ..................... ....... ............. ...... ......... .... ........... .. n°
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Fiasche e polverini buoni per archibusi .............................. ... ... ... ... ..................... n"
6
Forcine per moschelli l'errate ....................... ... ........................................ .......... ... n° Mortalctti di ferro boni .................................................... ... ... ... ........................... n°
6
Picche nove ferrate .............................................. ......... .................... ....... ............. n°
IO
Polvere da sparo in quattro barili dc libre docento per barile netto uno de quali e pieno della fina la quale polvere fu consignata da me per doverne rendere dillo castellano in ogni sep. re tseuembrel buon conto Miccio de respetto consignato da mc per re nderne conto da esso castellano in ogni sep. e rfazzi ......... .......................... ............................. ............................ .. n°
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Una racchetta nella qual e deve scriverne il consumo della polvere che fa giornalmente per vedere la q uantitì1 che sigmi Ogni anno ciel mese cli sep. e se li danno dalla R.C.A. barile tre de polvere di libre cento cinquanta Ìl barile netto con dieci mazzi di miccio dc quali ne dcvrà rendere conto"PS,.
Anche in questo inventario i pezzi assommano appena a sei! Ovvio reputarli l'armamento abituale. Quanto ai lavori accennati, va evidenziato che restituirono al forte la sua originaria validità, tanto che conservò anche per il XVIII secolo la sua fama di ottima piazza marittima. Pochi anni ancora ed un altro inventario ci dettaglia l'armamento ciel forte, verbalizzato durante l'ispezione ciel luglio I623 dal già citalo capitano Pompeo Traccagna nella seguente maniera: " Visita fatta alla fortezza di Nettuno - arrivato a hore 13 irovai alla Custodia cli qu ella il S. e Ancl. a Senghisi da Nettuno assieme con li sottoscritti soldati: Bartolomeo Mazzucho da Cisterna Nardo Carlino da Nettuno Bartolomeo Capuano
Soldati
Una colombrina lo nga boche 33 Porta di Palla li. 30 in 36 bona et bene a cavallo Un falcone longo bocche 26 Porta di palla lib. 4 in 6 bono et bene a cavallo 2 aspidi longhi bocche 24 portano di pall a li b. l O in l 2 bone
78 Manoscritto del XVII secolo sulle LOITi cos tiere ciel litorale romano, conservato nella Bib. dell'Istituto Storico e cli Cultura dell'Arma del Genio: collocazione 37 C, 3259. La parte citata è il f. 18 r.
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Mezza colombrina longa bocche 26 porla cli palla lib. 20 bona et bene a cavallo 6 cucchiari di Rame per li deLli pezzi 8 mortaletli cli ferro Palle cli ferro <.liverse numero I 00 16 moschetoni boni et ben tenuti 4 Archibusi boni a mic:cio et ben tenuti 4 Spingarcli da Muraglie con li suoi Cavalletti 9 Picche ferrate 5 Alambarde 12 Barili di polvere e miccio lib. I 00"17~' .
I pezzi principali sono cinque, conferma di guanto innanzi ipotizzato. La deficienza tuttavia, che in seguito troverà costante riproposizione sia a Nettuno che in ogni altra forti ficazione costiera, deve ritenersi non solo fisiologica - al pari dell'insignificante organico militare - ma sostanzialmente compatibile con i compiti della difesa anticorsara ed esentata, per quanto in precedenza ricordato, dal dover sostenere investimenti ossidional i propriamente eletti.
'" A.S.R., Fondo Soldatesche e Galere - Inventari delle fortezze e galere, busta 4 voi. I 9.
CAPITOLO SECONDO Le piazzeforti marittime
Le piazze marittime rinascimentali La doppia esposizione marittima dello Stato Pontificio, sul Tirreno e sul!' Adriatico, costituiva, come già evidenziato, una penalizzante connotazione difensiva. A ridimensionarne le conseguenze giocavano la breve estensione delle due riviere, la loro scarsa densità demogralìca e, non ultima, la modestia del cabotaggio. Possibile pertanto integrare il pattugliamento della guardia costiera con i dispositivi di difesa costiera terrestre, sia antinvasivi che antincursivi. A differenza, infaui, del regno cli Napoli , cli Sicilia e cli Sardegna, lo Stato Pontificio sarebbe stato in grado, avvalendosi di poche unità navali, di espletare con incessanti ronde foranee un efficace azione di interdizione anticorsara, a patto cli disporre d i almeno due piazzeforti marittime dislocate sulle opposte sponde. In linea di larga massima l'adozione di un sistema coordinalo, nav i-fortificazioni iri numero congruo, si proponeva dovunque ideale ai fin i della salvaguardia del territorio dalle razzie turco-barbaresche e dalla falcidia degli abbordaggi ai mercantili. Disgraziatamente però nei menzionati stati non era risultato mai applicabile in maniera significativa, e meno che mai risolutiva, proprio per l' abnorme lunghezza dei rispettivi perimetri litoranei('). Del resto i prodromi di siffatta impostazione si colgono già nell'ultimo quarto del XV secolo allorquando i pontefici si erano attivamente prodigati per la real izzazione cli una consistente squadra navale. Impostata, in aderenza alle concezioni dell'epoca, su di un significativo organico di 'galere', le unità d 'attacco per antonomasia, venne adibita prioritariamente alla 'guardia' delle frontiere marittime, eia cu i la definizione più sintetica di 'squadra della guardia'<2>. Ma veloci quanto fragili i sottili scafi brulicanti di disgraziate ciurme necessitavano di s icuri scali e cli attrezzati arsenali, componenti essenziali di qualsiasi velleità di politica marittima, anche in chiave eminentemente difensiva, e sempre ampiamente fortificati onde stornare ogni eventuale attacco nemico. La coincidenza di un capace porto, di vasti arsenali , di attrezzati cantieri, implicanti già cli per sé una nutritissima compagine di maestranze e di dirigenti, con una affidabile fortificazione da mare e soprattutto eia terra, implicante a sua volta una ancor più numerosa guarnigione militare trasformava il semplice ancoraggio in quella particolare struttura difensiva, svil uppatasi nella sua moderna accezione proprio agli alb01i ciel rinascimento, meglio nota come 'piazzaforte marittima'<31. La definizione non si limitava peraltro alle sole peculiarità elencate ma includeva, inevitabilmente, i grandi stabili per la detenzione degli schiavi ' Quanto fosse consistente tale differenza lo si deduce osservando che per il regno di Napoli lo sviluppo costiero am rnontava ad oltre 2. 000 chilometri, per yue llo cli Sicilia circa I. 800 e per quello di Sardegna quas i altreuanto, contro i soli 400 dell o Stato della Chiesa, divisi in due tratte eq ui va lenti sul Ti rreno sul!' Adriatico, per giunta e ntrambe carallerizzace eia coste basse, prive di insenature e promontori insidiosi, ad eccezione del solo Circeo, fac ilmente sorvegliabi li pertanto anche eia notevole distanza. 2 La costituzione della squadra navale della guardia rimon ta, stando al Gug lielmoui, al 1499. Già l'anno successivo, 1500, anno santo, in previsione cli un enorme afflusso di pellegrini via mare, e quindi cli un contemporaneo acutizzarsi della corsa ottomana, l'organico era stato vistosamente inc rementato. Precisa J\ . GuGuELMOTII, l..c1 guerra dei pirati e la marina pontificia, Firenze I 876, vo i. f, p. 8: " ...quanto al numero era sali ta dai tre ai dodici legni; cioè a di re tre galèe, tre brigantini. tre fuste, due galeoni, e una baleniera... e qua nto alle persone era venuto al comando, come uomo di maggior fiducia, il capitano Ludovico del Mosca, cavaliere romano, di antica e nobile fam iglia ... Il Mosca col suo collega Lorenzo Mutino si tenne tutto l'anno in crociera dal!' Argentario al Circeo, e per le isole vicine di Toscana e cli Napoli , ad ass ic~rare i passi dei naviganti verso Roma, quanto durò sulla spiaggia romana il movimento elci pellegrini. Ni un disastro nell'annata: anzi tute la dei viaggiatori, é ahbondanza delle cose necessarie alla vita ne i porti dello Stato e negli alberghi di Roma. Il nome del Mosca era tem uto dai barbari ..." . 3 Il termine ' piazzaforte ' indica a partire dal XVI secolo una fortezza di rilevanti d imensioni destinaia in tem po di guerre a servire da base d ' operazione per le truppe, ed al cui interno a tal fine si accumulavano, e custodivano, notevo li quanti tà di armi, mu nizioni e viveri. Per estensione concettuale qualora pos ta in riva al mare, e destinata a base della flotta inilitare, una fortificazione costiera si trasformava in 'piazza marittima' . Evidente quindi che la vera differanza con una semplièe opera difensiva a valenza urbana consisteva proprio nella proiezione offensiva peculiare della piazza marittima.
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La difesa cos1iera dello Sta/O Ponlifìcio e/al XVI al XIX secolo
rematori - tristemente celebri da una sponda all ' altra del Mediterraneo come 'bagni'(4l - i padiglioni appartati per la quarantena dei prigionieri catturati negli scontri e per le ciurme stesse dopo azioni in area nrnsulmana - meglio noti a loro volta come 'lazzaretti' - data la presenza endemica della peste nell ' universo otlomano<5l, nonché i depositi di viveri, a lunga conservazione<<>>, per l'approvvigionamento delle unità, ed, infine, di armi e munizioni. Indispensabile ancora, proprio per l'afflusso di tante e svariate necessità, un vasto porto mercantile con comode e capaci banchine. O vvio quindi che la dimensione archite ttonica per la contemporanea espletazione di così diversificate funzioni attingesse rilevanza urbana, concentrandosi , per giunta, con lo sviluppars i dell'attività marittimamilitare della piazza, nelle sue immediate adiacenze anche un florido mercato propulsore di una vivace economia innescata dalla frequenza e molteplicità degli scambi, concause di ulteriori afflussi residenziali. La piazzaforte marittima rinascimentale era perciò l' ins ieme di quanto s inteticamente esposto, racchiusa eia una poderosa cerchia difensiva s nodantesi in particolare lungo il fronte a terra, ma articolata anche sul mare per proteggere in primo luogo il naviglio militare e gli impianti. Le unità militari infatti, a di fferenza dei normali mercantili che si attraccavano alle banchine portuali, venivano ormeggiate abitualmente all'interno cli un bacino più piccolo - completamente serrato da mura e separato dal maggiore attraverso una inviolabile compartimentazione cli sicurezza. Rigidamente interdetto ai civili, lo scalo delle galere si chiamò da quei giorni ' clarsena'<7l. Lì si concentrava l'intera capacità offensiva della piazza, proiezione sul mare della sua rilevanza difensiva militare materializzata visivamente dalla fortezza c he immancabilmente s i ergeva lungo il perimetro bastionato. È forse .in questo esasperato dualismo apparentemente antitetico che si può cogliere la principale specificità di una piazza marittima rispetto ad una terrestre, e la sua assol uta modernità. A differenza della seconda, infatti, la sua temibilità bellica non si esauriva nella resistenza ad oltranza o nella interdizione limitrofa ma si protendeva, g razie alle sue navi, a centinaia cli chilornetri cli distanza, non di rado a migliaia, riuscendo così a condizionare ampi settori marittimi con la semplice esistenza<8i . Per mol ti aspetti potrebbe paragonarsi ad una attuale 'portaerei' la cui vastissima capacità offensiva domina interi schacchieri marittimi. Fondato, pertanto, reputare che una sola cli siffatte fortificazioni - qualora opportunamente dotata cli unifa da intercettazione e d ' attacco - riuscisse perfettamente a controllare una fro nt iera marittima cli appena un paio di centinaia di chilometri, imponendo un c redibile deterrente persino agli sfuggenti corsari bar-
1 •
Il termine 'bagno' trova probabilmente origine dal fotto che essendo un luogo detentivo des tinato esclusivarneme alle ciurme delle galere, era costrnito sempre nelle immediate vicinanze del mare. Tuuavia esistono altre versioni sull'origine <li tale definizione: sull'argomento cfr. G. AUDISIO, Recherches sur l'origine e/ la sign/fication du 11101 «bagne», in Revue Africainc, CI, 1957, pp. 363-380. s Precisa al riguardo D. DE MAIO, Fanòi, Calabria, Musulmani. Torri Costiere, Bergamo 1990, pp. 32-40: ''Un focolaio naturale di peste era verosimilmente localizzato nella zona di confine tra l' India, la Cina e la Birmania... Lo spostamento del contagio... si verificò... con molta probabilità, in seguito alla costruzione di questa nuova rete di comunicazioni apportata dai mongoli: contrade fino ad allora isolate ed incontaminate furono invase dal germe della peste che vi si riprodusse indistu rbato nelle tane dei roditori selvatici. Le carovane. con il loro carico di uomini e di cibo, costituirono dei centri di sopravvivenza e di riproduzione idonei per le popolazioni di ra tti e di pulci che con esse viaggiavano da un caravanserraglio all'altro... Dalla <<Terra delle lènebre», secondo la dizione di uno scrittore musulmano, la peste procedette verso l'India e le terre dell'Islam lungo le vie carovaniere ..." . 6 È interessante ricordare che il problema della conservazione dei viveri nelle piazze marti uime a causa del clima e dell' umidi tà risultava ancora pit1 arduo che in quelle terrestre. Un espediente molto praticato in materia di cercali , ad esempio, consisteva nell'ammassare miglio al posw del grano. Precisa F. BRAUDEL, Le strul/ure del quotidiano, Torino 1982, p. 85 : "Il miglio occupava un posto anche maggio re. Se Venezia, assediata dai genovesi, si salva nel 1378, è grazie al miglio conservato nei suoi magau.ini. Ancora nel Cinquecento la Signoria immagazzinava volentieri questo cereale di lunga conservazione (anche fino ad una ventina d' anni) nelle fortezze ... e miglio, più che frumento, spedisce verso i presidi dalmati o le isole del Levante, quando c'è penuria di viveri. Nel SeLtecento il miglio è ancora coltivato in Guascogna, in Italia, nell'Europa centrale..." . 7 Il termine è di origine araba e stava a significare la parte più sicura e più comoda di un grande pono, <love proprio per tali motivi le unità navali militari svernavano. Cfr. A. GuGLIEL.wrn1, Vocabolario... , cit., alla voce. s Per essere però le piazze marittime quelle più direttamente e vistosamente coinvolte nei preparativi cli operazioni navali. erano sottoposLe da entrambe le parti in guerra nel Mediterraneo ad una assidua sorveglianza con<loLta da una rete di spie. Sull' argornenLo cfr. F. Russo, La difesa cos1iera del regno di Sicilia... , ciL., tomo I, pp. 126-128.
Le piazzeforti maritlime
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bareschi, specie se integrata da una catena di torri costiere, anche di infime prestazioni interdittive ma con con funzioni di sensori periferici . La brevitit della tratta marittima da pattugliare, inframezzata eia porticcioli e scali abbastanza protetti, consentiva inoltre di derogare all'altrimenti insormontabile limite stagionale d' impiego delle galere<9 >_ AI pari cli tutti i battelli a propulsione remica anche quei sottili scafi non erano in grado cli tenere il mare appena perturbato, ed al minimo accenno cli mutazione dovevano immediatamente rientrare. TI vincolo, invece, si confermava tassativo per le unità corsare, nella stragrande maggioranza costituite da similari imbarcazioni, appena più modeste, 'fuste' o 'bdgantini' (10>, impossibilitate nel corso de.Ila crociera a qualsiasi ancoraggio cli emergenza.
li coesistere di tante ciurme, di tanti soldati, cli tanti marinai e di tanti operai , senza contare la massa della popolazione, obbligava ogni piazzaforte marittima a disporre in abbondanza di acqua sicuramente potabile, il che non sempre trovava una naturale soddisfazione. L' esigenza immutata sin dall'antichità classica - probante testimonianza l'immensa cisterna, conosciuta come ' piscina mirabilis', ancora integralmente conservata presso Pozzuoli, utilizzata dalla flotta romana di stanza a Miseno<11> - richiedeva la costruzione cli grandi acquedotti e di vasti depositi sotterranei, ulteriori infrastrutture precipue di una base navale, ed ulteriore vistoso incremen to degli già immensi oneri di costruzione. Poiché la guerra navale anticorsarn si estrinsecava in una continua sequela di intercettazioni, cli abbordaggi e di catture capitava abbastanza spesso che le unità della guardia rientrassero alla base trainando al rimorchio numerose prede. Tra queste oltre ai battelli nemici sconfitti ed ai mercantili cristiani fo1tunosamente liberati, interi equipaggi barbareschi, e non di rado folti gruppi di musulmani razziati in azioni cli rappreseglia o di controcorsa sulle loro coste. Per questi ultimi, al pari dei corsari non reputati idonei al remo, la prassi contemplava abitualmente la immediata vendita all' incanto, non diversamente dai restanti beni materiali catturati. La procedura spiega chiaramente perché nelle piazze marittime non solo si sviluppò un florido commercio di prodotti internazionali ma, anche e soprattutto, di schiavi, persino ali' interno cli uno stato ad ispirazione evangelica. Non a caso quando, intorno alla metà del XVI secolo, le catture divennero inusitatamente abbondanti, fu promulgato da parte del potefice Paolo Ili un bando(' 21 che autorizzava, chiunque lo desiderasse, a possedere schiavi e schiave di origine musulmana, senza alcuna riprovazione di ordine morale o giuridico. In pieno rinascimento l'abiezione della guerra cli corsa prodtlsse la reintroduzio-
9 Circa la limitazione stagionale precisa F. Russo, La difesa costiera del regno di Napoli .... cil., pp. 149- 150: "ResL a tuttavia accertato che un mare anche leggermente perturbato poteva creare seri problemi alla loro navigazione meuendone in forse la sicurezza. Sempre a causa dell'identica ragio ne l'impiego della vela era possibile esclusivamente con venti moderati spiranti dai set: tori poppieri: attorno ai 50 km/h, se al traverso, avrebbero rovesciato inesorabilmente l'imbarcazione. Si spiega così il rigido arco d'impiego di queste navi. compreso fra l'aprile inoltrato e gli inizi di novembre". Ovvio pertanto che quel periodo per la difesa costiera e per le popolazioni rivierasche divenne la stagione del 'sospetto' come si definiva nella dicitura de Il' epoca. 10 La 'fusta' era un battello a propulsione rcmica di basso bordo, particolarmente idoneo per la guen-a cli corsa. Derivava direttamente dalla galera, di cui può considerarsi una variante ricluuiva, più fina, più sottile e quindi più veloce. La forza motrice era fornita abitualmente da 18 a 22 remi per banda, manovrati da tre uomini ciascuno. Disponeva inoltre di un unico al bero per la grande vela latina. Presente ma di scarso impiego un minimo di artiglieria, costituita da due o tre piccoli pezzi . Il ;brigantino' a sua volta si può ritenere una ulteriore sempl.ificazione della fusta: forza motrice da 12 a I 4 remi per banda con identico armamento di voga. Ve.la .latina per le crociere di trasferimento. In epoca successiva al XVII secolo il B. subì alcune modifiche strutturali, rappresentate in larga massima dall' adozione di due alberi, ed.i un armamento comprendente oltre una decina di cannoni. Come tale venne adottato anche dalle marinerie non mediterranee, con il nome di Brig, Bric o Brick, di facile derivazione etimologica. 11 Circa la 'piscina rnirabilis' così S. DE CARO, A. OR.ECO, Campania, Bm·i 198 l, p. 68: "Posta sulla temizza superiore della collina più alta [cli Capo Miscno] che chiude ad oriente il Maremo,to, lungo l'odierna via S. Anna, la «Piscina Mirabilis», così denominata dall'antiquaria napoletana sei-settecentesca, disegnata già da Giuliano cli Sangallo... è il punto di arrivo del grande acquedotto del Serino, costrnito in età augustea per approvvigionm-e d'acqua la base militare e la città di Miseno. L'enorme cisterna, a pianta ret\angolarc, è scavata nel tufo per m. 70 cli lunghezz.a e 25, 5 cli larghezza, ed è profonda l 5 metri. Quattro file di dodici pilastti crucifonni - formanti una divisione interna di cinque navate lunghe e tredici c01tc - sorreggono la volta a botte... La capacità del bacino è di 12. 600 n{c d'acqua. 12 In data 12 gennaio 1549 papa Paolo Ill promulgò un apposito bando che autorizzava qualsiasi cittadino di Roma a comprare ed a possedere a sua discrezione, schiavi e schiave, sottintendendosi di origine turco-barbaresca, e cornunque cli fede musulmana. Il documento nella sua interezza, custodito presso la Biblioteca Casanatcse nella collezione di bolle, edilli, bandi, ccc., fu pubblicato eia A. GUGLIELMOTIJ, La guerra dei pirati ... , cit., voi. li, pp. 175-176.
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La difesa costiera dello Srato JJ0111ifìcio dal XVI al XIX secolo
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4 1. Ritratto di Paolo III.
ne della schi av itù anche nello Stato della Chiesa! Facile pertanto immaginare quante atrocità derivarono da quel!' ultrasecolare flage llo nel corso del quale ciascuna parte gratificava J' altra delr epiteto di ' infedele', ingiuria che di fatto sanciva la non appartenza al genere umano, con le ovvie conseguenze. Un estremo retaggio della evidenziata radicalizzazione è percepibile, ancora ai nostri giorni, nel corrente impiego eia parte degli strati sociali più umili del meridione, della parola 'cristiano' come sinon.irno di individuo. Deducibile, sebbene indirettamente, proprio da tale ind iscussa liceità lo stimolo alla corsa. Tu llavia si può ind ividuare, ne lla nettissima prevalenza dei razziatori turco- barbareschi rispetto ai loro colleghi cristiani, una d iretta proporzione con l' abbondanza di prede umane e con la concomitante la richiesta d i mercato, tipiche rispettivamente delle coste occidentali e delle regioni islamiche. Tornando alle scelte strategiche, lo Stato Pontificio si appoggiò a due sole piazze marittime, per quanto delineato, assolutamente sufficienti alla sua protezione navale. Per la costa tirrenica vi fu Civitavecchia e per quella adriatica Ancona: l<J validità militare delle ubicazioni trova persino al presente larnpanti confe1me1 n>_
13 È signi fi cativo che il gen. A . B ri rGNONE, Sulla diff!sa generale degli s1mi e de ll ' f,alia i11 pcmicolwe - esame del co111roprogeuo di difesa compi/aro dalla Ci11111a della Camera dei Depwati sorto la data del 2 aprile I 873, Roma 1873, pp. 41 e sgg., così sostenesse: ''A Civitavecchia sebbene trattasi cli un porco piccolissimo, è pur necessario che si provveda per la sua diJ'esa trovandosi ivi il più prossirno silO opportuno di sbarco per il ne mico che vo i.esse camm inare su Ro ma: sa ranno però più che sufficienti le opere che valga no ad assicurarla da 111are ... Per Ancona valgono le stesse condizioni sovra svolte per la piazza di Gaeta: Lun o al pi ù in questa fortezza amp iima di recente dal Governo italiano e dove la sistemazione delle batterie verso ma re fu in tralciai.a dai lavori esegui li auorno al porto, può essere il caso di meglio regolare 4uesla sistemazio ne allua le poco a poco sulle spese ordinarie di migliora mento delle fortificazioni ...".
f.e piazzeforti marillime
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Per entrambe le cittadine comunque non si trattò cli una scelta improvvisa, vantando c iascuna una lunga tradizione di base navale militare a partire dall'età imperiale. La particolarmente propizia conformazione morfologica della costa, la strateg ica ubicazione baricentrica e la faci le protezione dell'ancoraggio con r idotte opere difensive le avevano rese sin da allora perfettamente idonee al ruolo d i piazze marittime. Attraverso fasi cli sviluppo e di decadenza rnantennero tale destinazione, sebbene nei limiti cli una arcaica concezione ed impostazione, fino al le soglie del XVI secolo allorquando la rivoluzione della dinamica bell ica, e per conseguenza degli impianti e delle fortificazioni. impose la loro radicale ricostruzione e ri definizione. Civitavecchia ed Ancona. furono così riconfermate piazze mari ttime di primaria importanza. In alcune relazioni veneziane redatte intorno alla metà del '500 ne reperiamo sottolineata l'importanza nell' am bito dello Stato Pontificio: " ...due porti, Ancona nell' Ad riatico, Civitavecchia nel Tirre no, de· quali quando fosse privo, e particolarmente di Civitavecchia. potria disegnare chi se ne impaclrnnisse di rnener Roma in fre no e ridurla in quella necessità che li piacessc.. :'c1·".
Ed ancora del lo stesso tenore: "Ha due poni ... L'altro nel mar Tirreno. che è Civitavecchia; la quale quando, capitasse nelle man i di chi disegnasse essere inimico della sedia aposlOlica. rnetterebbe il freno a Roma, e la metterebbe in quella necessità che esso medesimo disegnasse...''" 5' .
È pertanto indispensabile, peraltro in conformi tà con la logica della collana, approfondire la descrizione delle due piazzeforti marittime pontificie all ' indomani della fine ciel medioevo.
La piazza di Civitavecchia: antefatti Già dalle lapidarie citazioni traspare evidente il ruolo prem inente ai fini della difesa globale dello Stato Pontificio cli Civitavecchia, pur nella assoluta identità cli ruoli con Ancona. Tra i molteplici criteri informatori che si colgono dietro tale opzione la vicinanza di Roma va r_iguardata, senza alcun d ubbio, per prioritaria. Ma anche la maggiore esposizione alle razzie turco-barbaresche della costa tirrenica rispetto all'adriatica costituì un fattore determinante. Volendo approfondire megl io l'accennata asimmetrica vulnerabilità, occorre distinguervi più concause quali la minore distanza dalle basi corsare nord-africane, la incomparabile frequenza del cabotaggio d i mercanti li in rptta da e per Rorna - specie in concomitanza con g li 'anni santi' - la presenza delle foci cli grandi fiumi ottimi per i rifornimenti idrici e per la penetrazione verso l'interno, e per contro la carenza cli centri abitati di notevole rilevanza dotati di guarnigioni militari e cli apparati difensivi autonomi - tipici appunto deJJa costa adriatica( 1<· 1 - come pure l'assenza cli potenze navali c5ccidentali cristiane qual i Venezia. A favore di Civitavacchia, inoltre, pesavano ancora significative esigenze strategiche: la sua squadra navale, infatti, in moltissime occasioni avrebbe dovuto operare di concerto con quel le d i Napol i, d i Sicilia, cli Spagna, cli Malta e cli S. Stefano, tutte con basi tirreniche. Pertanto Civitavecchia ne agevolava ed accelerava la radunata e la cooperazione con le altre flotte, assicurando per di più alle medesime un ollimo ancoraggio al centro ciel Mediterraneo occidentale, in posizione mediana tra Costantinopoli e Madrid. Da questa fi-
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Da C. CALISSE, Storia di Civitavecchia, Firenze 1898. p. 356. nota n" I. Ibide m. 16 Per ricarva rsi un quadro esaustivo dello stato difensivo della costa adriatica pontilìcia, auualmen te divisa lra Marche cd Emilia cfr. M. MAGRO, Ccwelli rocche cinte fort(ficate delle Marche, voi. I e II, Ancona 1988, e C. PF.ROG,\ LI.I, Cas1e//i e mcche di Emilia e Romagna, Novara 198 J. 15
Le piazzeforti rnarittime
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43 43. Civitavecchia, <leuagli fortificazioni medievali.
n.alità d'impiego ne derivava la necessità d i una considerevole maggiorazione della capacità ricettiva. come dire della sua grandezza, che avrebbe dovuto eccedere la pura esigenza nazionale, prefigurandosi non di rado l'ormeggio al suo interno, sia pur temporaneo, di alcune centinaia di unità. L'insieme delle caratteristiche fruitive apperia ricordate, oltre ad originare la preminenza cli Civitavecchia su Ancona. ne determinò il suo connotarsi come piazzaforte marillima a spiccata vocazione offensiva e non già eminentemente difensiva, quale fu in definitiva la seconda. Le secolari vicende della interminabile conflittual ità con la controparte ottomana e con le sue reggenze barbaresche confermano ampiamente l'asserto. Al pari della rocca di Ostia, il cui stimolo costruttivo può, per più versi, collegarsi al terrore diffuso dalla caduta cli Otranto, anche per la rifortificaz ione di Civitavecchia l'avvio sembra potersi ascrivere alla identica matrice. Nell'ottobre del 1481, infatti, quando la disgraziata cittad ina pugliese era stata riconqu istata dalle forze occidentali da poche settimanemi, il pontefice Sisto IV compiva un viaggio ispettivo a Civitavecchia, per sincerarsi cli persona sull'effettiva sicurezza dei luoghi, ovviamente in previsione cli ulteriori iniziative turche. ln particolare gli era stato evidenziato dai suoi consiglieri militari il pessimo stato di conservazione della rocca e la sua scarsissima affidabilità difensiva. Certamente con l' immagine ben impressa nella mente della modernissima fortezza cli Ostia, ed edotto circa la sua avanzata concezione, l'impressione che ricevette claUe cadenti fortificazioni medievali di Civitavecchia riuscì avvilente. Inutile, persino, ipotizzarne un ennesi mo intervento riqualificativo, non pro-
17 Sull'argomento cfr. A . ROVJGH I, L'occidente cristiano rlifimlfe alf 'ojlensiva del turco in Italia nel 1480-81: aspetti militari. in Atti del convegno internazionale di stud io promosso in occasione del V centenario della caduta d i Otranto ad opera de i turchi, Otranto 19-23 magg.io J 980, Galatina l 986, vo i I, pp. 67 e sgg.
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la difeso costiera dello Stato Ponli/ìcio dal XVI al XIX secolo
spettandosi sensato alcun potenziamento integrativo per strutture ormai inesorabilmente gi ubilate sollo il profilo architettonico e fatiscenti sotto quello statico(l 81. li peggio però si concentrava nella rocca, dalla quale dipendeva in definitiva il protrarsi c.lella resistenza dell'intera piazza: una patetica sopravvivenza castellana plurisecolare, terrificante soltanto per i suoi difensori! Nessuna illusione di recupero, indispensabile, invece, quale prima fase per l'ac.leguamento difensivo dell'intera Civitavecchia, procedere alla sua immediata sostituzione con una moderna e poderosa fortezza, inserendola poi in una simile ed articolata cerchia. La decisione di demolire preliminarmente la vecchia rocca scaturiva dalla volontà di erigervi nello stesso sito, e quindi secondo l'identica logica d'impianto, la nuova quasi che nella tecnologia militare nulla fosse mutato tra le due costruzioni. In dettaglio la cittadina, di cui la rocca occupava l'estremità settentrionale del fronte a mare, appariva serrata nelle antiche mura di remotissima costruzione e di inconsistente apporto difensivo. Il loro andamento in linea cli larga massima ricordava un trapezio isoscele, la cui base maggiore coincideva con la costa e la minore - di estensione equivalente ai lati obliqui - formava il delicatissimo fronte a terra. Cort.ine rettilinee inframezzate da torrette a pianta quadrata di infima consistenza e di insignificante aggetto formavano quell'estremo retaggio di fortificazione urbana medievale, semplificata, per giunta, lungo il mare dall'adozione cli un tracciato a 'dente cli sega' ' 19j, appena sufficiente ad un modestissimo fiancheggiamento continuo. Per qualsiasi esperto del settore, anche al declino c.lella 'transizione', l'intera opera si sarebbe confermata indifendibile: ma per le tradizionali ristre ttezze economiche l'unico intervento che si poté appena avviare fu la ricostruzione dalla fortezza. La procedura appariva, se no n altro, ortodossa in quanto foriera, alla sua ultimazione, cli un cospicuo apporto difensivo. T lavori, quindi, dopo il sopralluogo papale si intrapresero, con la tipica solerzia dei momenti d'emergenza, sotto la guida e.li Giovannino de' Dolcil20>. È credibile che in q uella breve tornata si scavasse una sezione delle fondazioni, per l'esattezza quelle esterne al perimetro della vecchia rocca, non osando ancora demolirla per non privarsi del suo sia pur debole apporto difensivo. La c.lecisione va ritenuta cli prammatica in tutti i casi ciel genere, rinviandosi l'eliminazione dell ' antiquata costruzione fino a quando la moderna non avesse raggiunto la sua minima valenza mili tare. Ma le vicende belliche fratricide che scolvosero l'Italia nel medesimo arco storico, videro nell'anno successivo le navi del re di Napoli<2 11 minacciare le coste pontificie. La pressante urgenza cli opporsi in armi ai presumibili attacchi, e la conseguente impellente necessità cli uomini e denaro, produssero l'abbandc)no del cantiere. Alcuni mesi dopo la pace del Natale del 1482 ristabilì la condizione cli normali tà, ed il ripristino del gettito finanziario. Quanto interrotto a Civitavecchia fu subito riavviato, ma sotto la direzione tecnica di Baccio Pontelli. La sostituzione dell'architetto tradisce un certo non gradimento per l'operato ciel predecessore e la crescente reputazione che la rocca cli Ostia, quand 'anche ancora lontana dalla effett iva sperimentazione ossidionale elargiva, invece, al subentrante. Purtroppo la morte cli Sisto IV, avvenuta nel 1484, provocò una ulteriore battuta d'arresto alla erigenda fortezza, il cui destino sembrò nei mesi successivi irrimediabilmente compromesso. TI neoeletto pontefice Innocenzo Ylll, infatti, non particolarmente competente in architettura militare, e per contro puntigliosamente ze-
18 Precisa C. CALISSE, S1oria ..., cit., p. 356: ''Anche nei tempi passati si era a ciò provveduto; non lasciando mai il porto, né la rocca, né le mura senza i restauri e senza quei rinnovamenti che di ternpo in tempo se ne rendevano necessari. Era però sempre un rirare l'antico. Sisto IV aveva già avuto l'idea di abbando nar questo, e fare, in luogo di parliali risarcimenti, opera nuova .. .''. 19 L'andamento delle mura di cinta costituito du segmenti di co1tina rettilinei che ogni trentina di metri si inlerrrompono per formare uno spigolo rientrante e quindi ripartire - simile in pianta al profilo di una lama di sega, da cui il nome - consentiva di poter cffctturc da ogni rientranza il fiancheggiamento della successiva tratta di cortina, in maniera analoga a quella delle toni Non ostentava però una equi valente robustezza a causa dei tanti spigoli e non consentiva il dominio verticale sui camminamenti e sugli spalti tipico delle toni che sovrastavano le conine. Sull'argomento cfr. A. C ASSI R,.\MELLJ, Dalle caverne... , cit., pp. 17-48. 20 In merito cfr. L. CrccoNElTI, La fortezza del Branwnte nel/' arte e nella storia, cenni sulle a lire fo rtificazioni e sugli ed/(ici militari di Civitavecchia, in Boli. Uff. Storico dello S.M.E., n° I, 2, 3, an no Xll, 1.934, pp. 76-77. 21 La causale bellica nacque dall'incitamento del pontefice ai veneziani ad attaccare Ferrara, a sua volta alleata con il re di Napoli Ferdinando cl ' Aragona: l'azione navale rientra pertanto in tale contesto esauritosi nel 1483 e quindi stabilizzatosi con la pace cli Bagnolo del 1484. Cfr. C. MANFRONI, Storia ... , cit., voi. lll, pp. 120- 122.
Le piazze.fòrli marittime
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!ante nel tentare di sanare le disastrate finanze dello stato, reputò troppo oneroso il progetto in corso. A suo avviso sarebbe stato più che sufficiente per la protezione ciel' ancoraggio il restauro della vetusta rocca. Trascorsero così diversi anni , e se mai la necessità della fortezza e della piazza cli Civitavecchia parve inderogabile fu allorquando Carlo VITI, nel gennaio del 1494, occupò la città, mantenclovi un presidio e servendosi del suo porto per l'intera durata della campagna in Italia. Conclusasi l'epopea del sovrano francese, conclusosi pure il secolo, Civitavecchia continuava a sopravvivere all'interno della sua rabberciata cerchia medievale appoggiata all'ancor più arcaica rocca: i lavori della nuova fortezza mai più riavviati sembravano ormai un lontano ricordo. Di tanto in tanto una sarcitura alle sezioni pelicolanti ed una integrazione dove il crollo già si era prodotto testimoniavano la non assoluta dimenticanza della città eia paite cli Roma: ma si trattava d.i paliiativi costosi quanto inutili. Finalmente con l'ascesa al pontificato Giulio II, savonese cli nascita, la questione della rifortiticazione della piazza cli Civitavecchia ricevette una inedita priorità, riproponendosi gli aggiornamenti proprio dalla ormai improcrastinabile fortezza. È certamente indiscutibi le supporre che la visione strategica di Giulio Il imponesse la realizzazione della piazza marittima di Civitavecchia, ma probabilmente non è errato individuare lo stimolo all'immediato avvio dei lavori nella efferata razzia che si abbatté sulla costa ligure. In particolare Diano Marina, non lontana eia Savona, in quell'estate ciel 1508 fu messa a ferro e fuoco e diversi suoi abitanti, nonostante l'energica reazione annata dei difensori, finirono catturati e condotti schiavi in nordafrica. La notizia della sciagura si diffuse fulmineamente, incrementando il terrore che, cli giorno in giorno, montava per lo stillicidio di simili episodi minori<w. La conoscenza diretta dei luoghi e forse cli molte delle vittime infransero gli ultimi indugi e l'edificazione della fortezza non trovò più ostacoli. Appena due anni prima, lo stesso pontefice avvalendosi ciel celebre Bramante aveva fondato sul colle del Vaticano la grandiosa basilica cli S . Pietro. L'incarico, uno tra i maggiori della storia, attesta la stima di Giulio II per l'architetto: nessuna meraviglia quindi che all'illustre artista venisse commissionata la fortezza di Civitavecchia, abbandonando quindi i giacenti progetti e gli abortiti lavori. Che si trattasse di una impostazione assolutamente divergente dal passato lo si deduce già dalla scelta del sito d ' impianto, diametralmente opposto a quello dei precedenti tentativi, sempre riconducibili all'antica rocca. Riferendoci al descritto 'trapezio' il grande progettista individuò all'esterno del suo vertice costiero meridionale, in prossimità dell ' innesto della penisoletta che originava il molo 'del Bicchiere', il punto ottimale per la sua fortezza. Da lì infatti, le artiglierie cli cui sarebbe stata abbondantemente dotata avrebbero potuto battere l'intera superficie ciel porto e della darsena, nonché il settore litoraneo opposto ed infine il fronte a terra. Quasi a voler testimoniare la sua sensibilità classica il Bramante fissò la precisa collocazione della fortezza sui ruderi ancora perfettamente interpretabili dell'antichissimo porto romano cellulare: " ...fotto al modo delle costruzioni primitive di tal genere, non cioè con moli o simili opere murarie, ma composto di una serie di piccoli bacini, scavati uno affianco all'altro sul lido, e capaci ciascuno di dar ricetto ad una nave. Celle si chia rn.ano 1 tali bacini o piccoli seni artificiali dai Ialini, e la spiaggia, poiché aveane grande numero, ne prese il nome di Centocelle.. :'< ' •.
Come per Ostia anche in questa occasione venne coniata una apposita medaglia commemorativa, che nella raffigurazione del rovescio faceva esplicito riferimento alla ricordata sovrapposizione, rappresentando l'incisione: " ... una marina, dove non vedete né moli, né antemurali, né case: ma solamente trovate sul lido una torre souile a mo' cli faro coi fuochi accesi ... Intorno al faro rinvenite in cerchio un gran numero di celle: ne ho contate una diecina distintamente, e le altre vi fuggono in scorcio di prospettiva: ma tutle con le sponde murate, tutte condotte a tìnimento di arte. Sul mare di scernete due navigli di grandezza diversa, chi a remo, chi. a vela, con le prore a terra, pieni di gente, e le ancore in mostra per approdare. Si legge scritto: <<Porto e rifugio delle nazioni»" 12•>,
22 11 saccheggio di Diano .M arina nel J 508 fu tramandato da P BrzZ,\RRI, Historia genuensis, Anversa 1579, p. 4. La notizia è tratta da R. PANETTA, Pira/i e corsari turchi e /)({r/){(reschi nel nutre 1u)S/rum nel sec. XVI. Milano 1981 , p. 16 nota n° I. 23 Da L. CJCCONETTI, La fortezza ..., cit., p. 78. 24 Da A. GuGL1ELM01TI, Storia delle .fort(fìcazioni... , ci t., p. 2 17.
La difes(I cos1ierc1delfo Sw10 Pontificio dal XVI al XIX secolo
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44 44. Civitavecchia. panoramica della fortezza del Bramante.
La scelta ubicativa rappresentava certamente una significativa novità, ma non altrettanto può affermarsi invece per la concezione architettonica della fortezza stessa, purtroppo precipua della conclusione della 'transizione', decisamente arretrata quindi rispetto aJ forte di Nettuno. Esaurita la fase progettuale, il 14 dicembre del 1508 il pontefice recatosi appositamente a Civitavecchia posizionò personalmente, nella cornice di massima solennità, la prima pietra della erigenda fortezza. Così la cronaca del la cerimonia " Procedette il Pontefice in bianca stola preziosa. col cappello d i velluto cremisi ... Finita la messa... giugnc mmo a processione sul sit.o, dove ogni arredo era in punto per la funzione: c iò è a dire la pietra fonda mentale, il collettari o, il tappeto, il cuscinetto, i candelieri. l'aspersorio, ed una ciòtola piena di medaglie. Quivi nostro Signore cantò l'orazione della solennià e prese a rivedere le predette medaglie: cencinquanta cli bronzo. ed al trettallte di certa mistura che dava nel bianco... Da un lato portavano !"immagine ciel Pontefice. e la leggenda - G iulio secondo pontefice massimo Conciatore della fortezza - Nel rovesc io il nome di Civitavecchia - in lingua volgare ... La pietra fondamen tale a grandi cnratteri diceva così: - Giulio secondo pontefice massimo a difesa del porto e della città fabbricò la fortezza in Civitavecchia l'anno del Signore 1508 ..."m>.
È emblematico che, dopo la costruzione del forte bastionato dì Nettuno, a Civitavecchia si tornasse ai canoni della 'transizione', palese dimostrazione dell'assoluta incomprensione dei criteri del Sangallo e della conclusione irreversibile di un'epoca. Il Bramante, infatti, in materia dì architettura militare affondava le sue radici nella scuola di Ciro Ciri eia Urbino(~<>>, celebre per il ruolo sosten uto nella riconquista di Da A. GtJ<ìl.lEl.:VIOrl l, Storia del/e.f{)rfijìcazioni.. ., cit., pp. 192-93. Di Ciro Ciri - o Scirro Scirri - si conosce il luogo cli nascita. Castel Durante, nei pressi d ' U rbino - rna non l'anno esatto. comunque eia collocarsi jntorn o alla rnctì1del XV sec.. Il suo ruolo nel corso della riconquista cli Otranto fu universalmente apprezzato e stimato: venne ritenuto indiscutibilmente allievo del Martin i. Nello stesso paese di Castel Durante, stando alle ' Vite' del Vasari, nacque inwrno al 1435. anche Brnrnante, che divenne allievo. secondo la più accetWta tradizione, ciel suo compaesano, noto anche come Scirro Scirri - verso il 1470. Il dato spiegherebbe così la ben evideme affinità tra le opere del Bramante e quelle del Martini. 2'
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Le piazzeforti marìrtime
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Otranto e per le successive realizzazioni aragonesi, a sua volta grande caposcuola dell'ultima fase della 'transizione' e divulgatore della concez.ione di Francesco cli Giorgio Martini.
Il complemento della base: la squadra permanente Giusto un anno dopo la posa della prima pietra del la fortezza di Civitavecchia, quasi a voler dare un ulteriore impulso nella direzione cli creare una potente squadra navale. Giulio Il inviò una missiva ad Ancona sol lecitando i suoi amministratori alla costruzione immediata cl.i tre galere. Eccone il testo nella traduzione letterale: " Dilcctis fìliis antianis et consiliari s. .. Ai diletti tìg li. Anziani e Consiglieri, della nostra città di Ancona - Giulio II... - Da quando ci è stmo concesso per intervento della divi na provvidenza il nostro costante desiderio e la nostra incessan te aspi razione, che i diversi Re e Principi cristiani, messa da parte ogni discord ia, e co nvinti ad una mutua pace, possiamo perciò sperare finalmente di poter dirigere un a poderosa spedizione navale contro i peitidi Turch i e gli altri nemici del nome cristiano; volendo noi so pingere innanzi tanta meritori a azio ne e fornire un esempio fallivo, trattandosi di impresa non solo necessaria ma anche pietosa, abbiamo stabili to di approntare una flotta. Be n sapendo c:he in codesta nos tra Ancona, particolarmen te a noi cara, s i è in grado di costruire ottime galere. ordiniamo che se ne avvi i immediatamente la costruzione di sei sotto la vostra direzione. Delle prime tre ne ahbiamo già delibe rato il comando ai vostri ambasciatori presso di noi ... uomini prodi e sicuramente all ' alte,.za dell'incarico. Vi esortiamo perciò a dedicarvi con og ni cura alla predetta realizza:?.ione, mentre eia parte nostra provvederemo ad ogni spesa ... Emesso in Roma addì 15 gennaio 1509, anno sesto <le i nostro pontificato - Sigismondo"'171 •
Nello stesso anno le sei galere erano ultiniate, e successive lettere ne autorizzarono un altrettanto rapido allestimento ed armamento. Per una disgraziata coincidenza mentre si terminavano gli scafi ad Ancona, presso la foce ciel Tevere, in agosto, due galere della guardia, non perfettamente attrezzate ed equipaggiate, agli ordini ciel da Biass,[!8l, forono attaccate da una flottigli a barbaresca. Una soltanto riuscì a fuggire mentre l'altra rimase catturata insieme al suo intero equipaggio. Secondo la prassi corsara, allora ancora inedita per i militari dello Stato Pontificio, i prigionieri finirono condotti ad Algeri e costretti a sfilare incatenati, scalzi e rasati per le vie della città prirna cl i vedersi rinchiudere in uno dei suoi fam igerati bagni, in attesa di un eventuale riscatloc 29 >, o più sicuramente della vendita sul mercato degli schiavi. L'umiliante episodio si proponeva estremamente grave e foriero cli immancabili ulteriori tragedie ritendosi sino a quel momento scontata la incapacità dei corsari di cimentarsi con le unità da guerra regolari. Nel 1511 Gi ulio 11 aggregando le galere costruite ad Ancona a quelle in servizio a Civitavecchia, formò una consistente squadra navale . Né si fermò lì, poiché all' organico operativo aggiunse ancora altre due galere ed altri due brigantini. Con le ultime quattro unitù però costituì, e forse serebbe più esatto dire ricostituì, una flottigl ia destinata esclusivamente al pattugliamento anticorsaro lungo il litorale tirrenico, la già celebre 'squadra della guardia' <:io;_ La sua attività avrebbe dovuto, ovviamente nei limiti rnetereologici e climatici, essere di tipo pennanente, fermo restando il ruolo di rincalzo affidato alle navi maggiori della flotta da guerra in caso di evi-
n Il documento citato da A. Guc;uELMOTTI, l.o guerra ... , c it., vo i. I, p. 66 nota 15, è custodito presso l' Archivio Municipale di Ancona, Cod. Vaticano n° 8046. Schede Borgiane in Propaganda. Circa il Sigismondo lìrmatario, trattasi <.li Sigismondo de i Conti da Foligno, all'epoca segreta rio di Giulio Il. 28 Bartolomeo da Biassa era originario della ri viera ligure presso La Spezia, lii nobile famiglia. Acquisì meriti agli occhi di G iuliano della Rovere allorqua ndo lo condusse da Savona ad Ostia evitandogli una probabile cattura da parte dei filo-borgiani. Nominato dopo la sua ascesa al pontificato 'capitano del mare'. grado equi valente all'odierno ammirag lio, diresse la squadra pontific ia con encomiabile valore. Suo tìglio Giovanni ebbe in conseguenza nell'anno 15 1I il comando della guardia navale del Tiffeno. w Per ulteriori dettagli sulla sorte riservata a quanti ven ivano catturati dai corsari turco-barbareschi cfr. F. Russo, C11.erm di corsa ..., cit., tomo Il, pp. 4 13-69. 30 Sull'argomento cfr. A. G UGLIELMOrI I , Lei g uerra ... , cit., voi. I, pp. 94-95.
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la difesa cos1iem dello Sta/O l'onti;fìcio dal XVI al XIX secolo
dente necessità. La gestione del vitale serivizio fu concepita in maniera analoga a quella di assoldamento di una forza armata mercenaria, ovvero con un contratto di 'condotta' . Fu pertanto stipulato un puntig lioso capitolato con il 'condottiero ' responsabile, nella fattispeci e lo stesso comandante della flo ttiglia, mediante il quale lo si obbligava a precise prestazioni militari, in cambio di al trettanto prec ise corresponsioni economiche e benefi ci vari. Così gli articoli fondamentali. nella traduzione del Guglielmotti: '·Capito li del Capi tano delle galèe. In nome di Dio, così si a. - Anno mi lle ci nquecento undici , indizione cl ecimoquar ta, giorno undici cl i setten1bre. e cie l pomi ficato ciel santissimo ... Giulio... secondo, anno ot.1:avo ... l - Il predetto reverendo Signore. vicecamerlengo e luogotenente ... ha condotto .i l prefato signor Giovanni da Biassa alla guardia di tutta la spiaggia romana, da Terracina a monte A rgenl,uu, con due galèe ciascuna di venticinque banchic·" ', e due brigrultini ciascuno di quindici banchi, con che in cadauna galèa abbiw10 a essere almeno cinquanta. e in ogni brigantino alrneno trenta uomini liberi, atti a naval combattimento, oltre ai rrnu·imui ecl oltre alla ciurma necessaria: e questa condotta avrà a durare due anni prossimi futuri, e poscia a beneplacito cli nostm Signore. da cominciare il giorno della mostrn'-'2' alla foce d'Ostia, o dove ordinerà la Santità sua; il qual beneplacito non si inLenderi.ì rinnovato altrimenti che per quattro mesi, ·e prima le pruti non avranno manifestato la volontà di recedere dal contratto. 2 - Similmente il predetto reverendo Signore ... ha promesso al l' istesso C iova nni per lo stipendio suo e della sua gente dare e consegnare tulli g li emo lumenti ciel Driuo. cioè la riscossione del due per cento imposto già per la medesima guardia nel modo che al presente sempre si riscuote ... oltre al 4ual stipendio non potrà mai chiedere altra mercede. 3 - Simi lmente ... ha conce so all'istesso G iovanni, qualora egli possa avere ne lle mani alcun frodatore che trae grano dai luoghi o porti soggetti '33 i .. . alla Chiesa senza la bolletta e senza la permissione del doganiero sopra le tralle ... sia lec ito all' istesso Prefetto toglier via il dello grano e l' una metà ritenerl a per sè, l'altra fedelmente consegnare alla Carnera : e questo valga per ogni al tra cosa, sostanza o merce che mai troverà trafugata cli co ntrabbando. 4 - Similmen te ha promesso e conceduto al nominato Prefeno in sua balia tulli i singo li pirati, ladroni e infestatori del mare, con tutti i loro navigli. beni e sos tanze dovunque li potrà trovare, assalire, sottomettere, e tenere. E se per avventura alcuno di loro insegui to dall'istesso Prefetto verrà a ri fugiarsi nei porti o luoghi dello Stnto, dovranno g li uffi ci ali ed uomini di quei luoghi pig liarli e rimett ergli al Prefetto. sì che gli abbia i n sua podes tà ed arbitri o.
5 - Similmente il predetto r. Sig .... ha offerto e promesso al Prefeuo ogni conveniente soccorso e favore per tulle le terre e i luoghi soggetti alla santa romana Chiesa contro ch iunque ardi sse molestare lui e l a sua gente ... 6 - Similmente il nornin ato reverendo Signore ... ha concesso allo stesso Prefetto che se egli darà la caccia ad alcun pirata, ladrone o infestatore, e se costoro fuggendo troveranno ri cetto in alcun porto o luogo fuori dallo Stato, così che egli non possa averli in mano, anzi gli sia fatta resistenza dalla gente cl i quel luogo. allora si a leci to a lui mettersi alle rappresaglie. che fin d 'ora g li sono concesse tanto che sia fatt a la restituzione com pensati va ai naviganti lesi dagli stessi pirati e infestatori ... 7 - Dal l'altra pane i l nominato signor G iova nni prefetto ha promesso custodire, difendere e guarentire la eletta spiaggia romana dalla dctt,1 città d i Terracina fino al mon te A rgentaro con due galere e due brigantini cl i sua proprietà, ben armati ... con tro tu tti e singoli pirati, ladro ni, invasori e mal vi venti; e difendere insieme alle persone tutte e singole coi loro navigli, legni , beni, roba e rnerci, nell'accesso e nel recesso, sia dell 'alma città di Roma sia cli ogni altro luogo... a lei soggetto. 8 - Similmente ha promesso lo stesso Prcfeu.o pagare del suo ogni danno e ru beria che potrà succedere mai in qualunque parte del predetto mare. eziandio che esso non fosse presente in quel luogo, posto che sia nei termini e conlìni prefissi da qualunque lato: qualora però i pirati e ladroni non abbiano maggior numero d i galere, cli brigantini e di gente, così che a punto per la inferiorità sua non possa il Prefetto prudentemente assaltarli ... In somma c irca la riparazione dei danni eg li non potrà presumere altra scusa, meno quella cl i forza maggiore; la quale tu ttavia dovr;1essere provata innanzi alla Camera ...
10 - Simi lmente ha promesso e si è obbligato a dare la mostra dei legni e delle genti in ogni luogo e 4uantunque volte sia richiesto eia sua Santi tà o dalla Camera.
3 ' La galera era propulsa normalmente da trenta remi per banda, maneggiato c iascuno eia tre forzati, i ncatenati ad un unico banco lungo rn. I. 70, dal cui numero la classe dell 'unità: in questo caso quindi non si tratta dei maggiori battelli. 1 ' Con il termine ' mostra' si defini va una sorta cl i rasseg na ispetti va nel corso della qùale si riscontrava la rispon denza per numero cd ann i dei repar ti o delle unità navali al le rispettive ordinanze. 33 L ' esportaz ione del grano. vista la sua valenza stra tegica restò sempre estremamen te complessa, limitata e soggetta a draconiane leggi. Puntualizza al riguardo F. B RAUDEL, Le s1rU1ture... , cil., pp. I 02- 103: 'Tuttavi a questo commerci o essen7.iale non si ronda mai su quantità importanti quanto si potrebbe credere a priori . Intorno al M editerraneo del C inquecento abitano circa 60 mi lioni di persone. A 3 etto litri a tesla, i l consumo globale sarebbe di 180 milioni di ettolitri, ossia 145 m ilioni di quintali. Ora, un calcolo approssimativo ind ica che il com merci o 1m1ritti1110 ven e su I o 2 mi lioni di quimali; dunque, all' inci rca l' l per cento ciel consumo totale: una percen tu ale che sarebbe inferiore se si valutasse in partenza un consumo di 4 euo litri per abitame ... a con ti falli il commercio resta marginale, episodico, piL1 «sorveg lialo ch e se fosse oggetto d 'Inquisizione»".
le piazzeforti morirtime
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11 - Similmente ha promesso di mettere in terra cinquanta uomi ni o più ad ogni richiesta di nostro Signore o della Carnera. 12 - Similmente egli ha promesso e s i è obbligato che se alcuno dei naviganti nel predetto mare resterà mai per mala sorte preso o depredato dai pirati corsali'-"; o malviventi , o dai medesimi in qual unque modo offeso, depredato o impedito, sia nella persona o nelle sostanze o nei bastirnenti, esso Prefeno piglierà con ogni diligenza il carico di persegui ta re i nemici, e sarà suo debito strappar loro dalle mani la preda, ricuperare le cose perdute, renderle ai padroni, e scortarli a luogo sicuro, senza pretensione <li prezzo o cli mercede. Altrimenti se cosÌ. non facesse, salvo il legiuimo irn pedimento, ha promesso e si è solennemente obbligato a favore di chiunque abbia patito danno dai predetti pirati o eia nitri invaso ri, di rilevarli senza dan no cli suo danaro, e cli soddisfarli fino ad intiera cc>mpensazione delle perdite sofferte. Perciò la Camera resterà immune e omniamente libera dal detto peso, ecettuato il caso di forza maggiore...
l 3 - Similmente il Prefetto si è obbligato sotto pena cli due mila ducati. durante la condotta, di non far traffico coHe galere né co' brigantini; e cli non trasportare derrate o mercanzie di qualunque specie... e di non pattuire mai dei predetti legni alcun nolo. 14 - Similmente ha promesso e si è obbligato, tanto d'estate che d'inverno, avere per sua stazione il porto di Civitavecchia, o le Coci ciel Tevere, o gli altri porti e luoghi dello Stato nel mare predello, cioè intra Terracina e l' Argcnt.iro, perché sempre più pronto abbia a trovarsi, dovendo resistere agli invasori dei detti luoghi, e difendere chiunque concorre all'alma città cli Roma, o eia quella e dagli al tri luog hi predetti si parte.
16 - Similmeme ha promesso e si è obbligato cli non togliere cosa alcuna ai navigami, né esso, né alcuno della sua gente e brigata, quantunque offerta in dono, altrimenti sia punito ad arbitrio della Camera. 17 - Similrnente ha promesso e si è obbligato cli tenere gli amici cli sua Sami tà e della santa romana Chiesa per amici suoi, ed i nemici per inimici di qualunq ue stato, grado e preminenza essi siano.
18 - Similmente sua Santità ha promesso al Prefetto di fargli consegnare gli uomini condannati a morte dai tribuDali dello Stato ecclesiastico; e la scelta nel modo che ordinerà nostro Signore. Cosi.Oro presi e consegnati saranno messi al remo per un anno soltanto nelle predette galèe, se pure non fosse altrimenti prescritto dalla volontà di nostro Signore. I9 - Similmente il predetto Capitano o sia Prefetto, nel caso che a lui fossero state prestate le galèe e i brigantini dalla samità cli nostro Signore o dalla Camera predetta, ha promesso e si è obbligato cli doverli restituire ogni volta che g.li verran no richiesti da sua Santità o dalla Camera, sì veramente che li renda integri ed illesi nello stato medesimo che esso li avrà ricevuti per la detta guardia in prestanza. Ciò non pertanto, se nel tempo della restituzione, come sopra, dure rà tuttavia la sua condotta, si è obbligato ed ha promesso sostituire subito due altre galèe e due altri brigantini cli sua proprietà, comprati o costruiti da lui, al.I.i sempre, armali, e corredati come sopra è eletto. 20 - Similmente il predetto Capitano ha promesso e si è obbligato di dare sufficiente rnalleveria sopra banchieri per la somma di mille cinquecento ducati d'oro; e quell i esauri ti. dovrà rinnovare e ripetere la malleveria a giudizio della Camera per la stessa somma, che resterà sempre in deposito per l' osservanza degli obblighi suoi, e pel rifacimen to dei dann i a chi ne ha patiti, secondo la senlem,a della Camera in forma spedita e stragiudiziale. 2 1 - Similmente se durame la condotta avverrà mai che il Prefetto sopraddetto sia spedito con ordini della santità di nostro Signore in altra parte fuori dei con lì ni della spiaggia romana, allora egli non sarà tenuto a risarcire dan ni di niuno ...
22 - Similmente i nominati signori, Vicecamerlengo e Chierici presidenti, per compiere l'unnamcnt.o cli una delle due galèe, fiacca cli palamento1J5>, hanno promesso al lodato Capitano centoquaranta ducati d'oro di Carnera per lo stipendio cli un sol mese a settanta ma rinari o rematori da essere uniti cogli altri ottanta, ch'egli ha già pronti; e ciò inlìno a che sia fatta la permutazione ciel sostituire ai medesimi i condannati a morte, o vero inlìno a che egli abbia preso pirati come sopra eia metterli al remo... Fatto in Roma .. :•,.s1,;.
Anche ad una superficiale analisi ciel clocurnenlo la prima caratteristica propositiva che balza evidente è una sorta di apparente presunzione, non sappiamo però quanto motivata, circa la superiori t~t combattiva
3• Per la prima volta compare in un documento relativo alla concessione di 'condotta' la definizione cli 'pirata corsaro' , al posto di quello più generico cli 'pirata·. La singolare, ccl effimera, complica,.ione dipende forse dalla esigenza di creare un valore dispregiativo alla professione di corsaro, sostanzialmente, fino ad allora, accet.lata. In seguito trasformatasi nel Mediterraneo in prassi ra7.ziatoria quasi esclusivume.nte musulmana, attingerà una universale riprovazione perdendo anche la estrema parvenza cli liceità, e non richiederà pii1 alcuna ulteriore specifica,.ione negati va. :<~ Con il termine 'palamento' si definiva l'insieme di tutti i re mi di un battello: pertanto una ·galera fiacca di palamento' signiJìcava decurtata nelle sue prestazioni per carenze numeriche della ciurma ai remi . o per no tevole inadeguatezza dei forzati al loro compito. Era quest'ultimo il caso tipico conseguente all'esplodere di violente epidemie a bordo. ' 6 li documento è citato eia A. GUGLJEUv!OTfl , La guerre, ... , cit. voi. I, pp. 95 e sgg .. È custodito nell'A.S.V.. t. LXII, p. 252 Schede Borgiane - Cotl. Vat. n° 8046.
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La difesa costiera dello Stato Pontijìcio dal X\/1 al XIX secolo
della guardia rispetto ad un numero equivalente di unità corsare. È credibile però che nessun condottiero avrebbe accettato clausole tanto vessatorie se non fosse stato ben certo della concretezza d i siffatta supposizione. Per cui torna logico desumere che le unità corsare, come spesso ipotizzato negli altri volumi della collana, non disponessero dell'armamento proprio della loro classe, ma incrociassero quasi sfornite completamente d'artiglieria, essendo la modalità operativa cli tipo esclusivar.nente insidiosa e contro mercantili inermi. E soprattutto che per tale ragione evitassero di cimentarsi con le galere ed i brigantini della guardia. Si deduce ancora, e sempre per la medes ima presunzione, che le flottiglie corsare all'inizio del '500 operavano con pochissime unità, tanto da ritenersi eccezionale un nt1rnero superiore a quello della guardia, ovvero cli quattro appena. Difficile credere, altrimenti, ad una cos'ì azzardata assunzione di rischi, non solo di perdita economica ma della stessa vita eia parte ciel condottiero. Poiché nella seconda metà del '500 si assiste alla cattura eia parte di agguerrite flottiglie barbaresche di intere squadre di galere eia guena, persino di numero superiore alle sei, è necessario concludere che in quel preciso scorcio storico la corsa non aveva raggiunto la pienezza della sua virulenza. Aci una analoga osservazione induce la clausola del rimborso cli tutti i danneggiati, chiara conferma della possibilità mediante pattugliamento continuo non tanto cli intercettare ogni battello incursore, o comunque di tenerlo lontano con la sola presenza in mare, quanto piuttosto che la sommatoria degli utili derivanti dalle catture compensasse in abbondanza gli immancabili danni inferti dagli abbordaggi e dalle razzie. Supposizione che indirettamente ribadisce la insignificante reattività militare corsara. È interessante osservare che l' azione ostativa delegata alJe galere della guardia non si configurava volta esclusivamente a stornare le penetrazioni corsare nelle acque costiere, ma anche le fuoriuscite illegali dalle stesse. In questo servizio le mansioni possono equipararsi a quelle tipiche cli una moderna guardia di finanza, miranti ad intercettare, e quindi a sequestrare sul mare, i mercantili contrabbandieri , per lo più all'epoca carichi di grano, la cui esportazione era rigidamente regolatamJ. Non eccezionale, del resto, il coalizzarsi della criminalità interna con i corsari, ed i pirati, cli qualsiasi provenienza, per conseguire maggiori lucri ed assolute impunitN 38>. Particolarmente significativa infine, quale testimonianza epocale dell'amministrazione giudiziaria, la concessione per un intero anno dei condannati a morte, tanto frequenti, stando al capitolato, da poter nel!' arco cli pochi mesi subentrare a settanta rematori. Sembrerebbe a prima vista una misura pietosa, assimilabile ad una commutazione delle pena capitale con una prestazione coatta certamente durissima ma temporanea. In realtà però non era così, trattandosi invece cli un incredibile aggravio della stessa condanna a morte, anticipata da un anno di sofferenze bestiali ai remi. Intuibili l'affidabil ità di simili vogatori e per contro le condizioni cli sorveglianza e trattamento loro riservate.
li lungo documento citato non fu il prirno in assoluto del genere, come si evince dal secondo comma ciel capitolato in cui si fa riferimento ali' esistenza di una apposita tassa per il finanziamento della 'guardia', né peraltro l'ultimo, redigendosene di similari ad ogni cessazione cli rapporto di 'condotta'. Nel 1523, ad esempio, ne venne stipulato un ennesimo con il comandante Paolo Vettori139l: le piccole differen-
"' li perché di tanto rigore è da ricercarsi nelle conseguenze che scatenava la cm·enza di grano, non di rado lì1.1tto di una e1Tata politica di espo1tazione. Così ne sintetizza gli esiti F. BRAUDEL, Le str11tt11re..., cil, p. l l 7: "La L1inità: grano, farina, pm1e, riempe la storia d'Europa. È la pit1 grande preoccupazione delle città, degli Stati, dei mcrcunti, degli uomini per i quali vivere è «mangi~u-e pane»... Non appena vi sia un aumento del suo prezzo, tutto prende ad agitarsi, e i disordini incombono: dappe1tutto, a Londra come a Parigi o a Napoli... migliaia cli sommosse del genere scoppiano di continuo frn il secolo XV e il XVITT. Così, d'altnt parte, ha inizio anche la Rivoluzione Francese". Per un ulteriore approfondimento cfr. F. Russo, Fuste, farine e forza, in Rrn,segna del CcnJrn di Culturn e Storia Amalfitana, n" 4 dic. 1992, n. s. Il, pp. 43-48. ,s Sul fenomeno delinquenziale del XVI secolo diffuso tra stato Pontificio e regno di Napoli, e Lra i suoi rapporti con i predoni del mare cfr. G. CONIGLIO, Aspetri della società meridionale nel secolo ! 6°, Napoli 1978, pp. I 05-134. Va inoltre osservato che i contrab bandieri costituivano un rischio potenziale in quamo faci lmente potevano trasformarsi in rinnegar.i. ed essendo perfeuamente pratici dei pi(1 nascosti recessi delle coste guidarvi bande di corsari barbareschi. ·"' Paolo Vett.ori, nato nel 1477 da nobile famiglia fiorentina ruotante nell'orbita della casa Medici e trasferitasi a Roma agli inizi del '500. ostentava due doti: la sua competenza nautica ed il suo rapporto d'arnicizia con il cardinale Giovanni dei Medici. Dopo la sua ascesa al pontificato ne venne rapidamente nominato capitano delle galere all'età di 36 anni, nel I513. Catturato dal corsaro barbaresco Gaddalì nel 15 I8 Cu condotto insieme con la sua nave ammiraglia a Tunisi, e solo l'anno seguente 1iscauato mediante !"intervento di mercanti veneziani. Pa,tecipò nel '22 alla difesa di Rodi, morì nel 1526 presso Firenze nel corso di una impo11ante rnissione politica.
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ze che si colgono tra i due documenti costituiscono, ai fini della nostra ricerca, una interessantissima indi cazione cli quanto il contesto incursivo, al pari del contrabbando e della criminalità, fosse peggiorato lungo Je coste romane in poco più di un decennio. Eccone pertanto i soli commi modificati: ''l.n nome di Dio.. . nell'anno del si gnore mille c inquecento venti trè addì dodici del mese d i dicembre.. . 3 - Similrnente ... hanno concesso allo stesso Capitano che quante volte egli possa avere nelle mani alcun frodatore che trasporta grano o al t.re biade o merci 1.ralle dai porti ... senza bolletta o senza licenza di sua Samità ... allora si a lecito e possa lo stesso Capi tano toglier via il grano e le altre biade dai navigli che ne port ano: ed una quarta parte tenersel a per sè, e le altre tre quarre fedelmente consegnarle all a Camera...
4 - Similmente... quando mai i eletti pirati saranno presi, l a quana pane cl i ogni cosa trovata nei nav igli medesimi sia pro pria del Capitano... posto pur che delli pirati siano cristiani''"'··· 7 - Similmente ha promesso il suddetto Capitano pagare del suo ogni danno e ladronecc io ... [tranne che 1 impedi to da notevol e inferm ità o da morbo epidemico delle c iur me e degli uomini imbarcati nelle dette g,1lèe e br igan tini ...
19 - Similmente se avvenisse, come spesso succede. che nav igando a l oro viaggio per l a spiaggi a romana alcuni brigantini di rnercaclanti cristiani . e ved uti dagli altri rn ar inari delle barche littorane, costoro en trassero in .,'1Spetto pensando i primi essere brigantini cli pirati; e per ciù si mettessero in fuga ecl anche l eggessero cl i investire in terra , o d i fare altrimenti naufragio: in questo caso il Capitano non sia tenuto a ri sarcire i danni di alcuno, purché presenti le sue prove che per la detta ragione co loro da sè stessi si ansi gittati a traverso ... 20 - Similmente quando il Capi tan(> saprà essere per l a spiaggi a lo stormo dei pirati. e avviserà i padroni delle barche ammonendoli cli non passare oltre: e di non doppiare i promontori se prima egli non ne dia loro avviso e sicurtà; e ciò non ostante i padroni medesirni delle barche traes.sero cli lungo e poi fossero presi, in colai caso il eletto signor Capitano non dovrà essere tenuto all ' ammenda né al ri sarcimento dei danni. sempre supposto che i pira ti abbiano forza maggiore, tanto che egli non sia sufficiente a co nvogliare il barchereccio. 2 1 - E similmente l ' istesso santissimo Signor nostro perché stiano megli o sicure e difese le galèe, i brigantini e l 'armata naval e di sua Santità e della santa romana C hiesa, concede al predetto capitan Paolo l a rocca nuova cli Civitavecchia per tutto il tempo che durerà il suo capitanato ... 22 - Similmente il predello Capi tano dovrà tener e un libro, nel quale siano scritti o faccia scri vere nome e cognome di tu tte e singole persone condannate alla galera, o che vi saranno mandate di t.empo in tempo: scrit.ta la qualità della condanna se perpetu a o a determ inato tempo... c ... dovrà almeno due volte all' anno mandarne cs.Jtta rel azione alla Camera .. . Così eccetera addì 12 dicembre 152 3·•,41 , _
Appena dodici anni separano i due documenti citali, che in prima approssimazione sembrano identici: ma già al comma 2 si coglie la prima divergenza. La percentuale riconosci uta al 'condottiero' in caso cli cattura di naviglio contrabbancliero scende dal 50% al 25%. La decurtazione lascia supporre un cospicuo introito finanziario, tanto che nonostante il dimezzamento trova comunque accellazione, sinonimo in definitiva di un vistoso incremento ciel contrabbando, ad onta della vigilanza. Ulteriormente rilevante la contrazione sulle prede corsare, descritta al comma 4 : quanto appartenente ai corsari catturati non diviene più automaticamente esclusiva proprietà ciel comandante, ma solo in ragione della quarta parte, con una trattenuta del 75% l fl che testimonia, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto la pletora dei grassatori si fosse accresciuta. Ad una simile conclusione induce elci resto anche il comma 19 che rimarca gli esiti nefasti dell'eccesso di paura, ormai istauratasi in moltissimi naviganti alla sola vista di una vela. li comma 20, invece, introduce il criterio di disciplina nella navigazione in concomitanza con presenze accertate cli unità corsare. Entrambe le prescrizioni certificano la ormai quotidiana attività dei barbareschi e la crescente i nsicurezza ciel litorale tirrenico. Il comma 7, inoltre, prevedendo come scusante per eventuali disservizi della guardia l'esplodere di forme pestilenziali a bordo alle unità, sottintende implicitamente la frequenza dei contatti tra queste e gli equipaggi barbareschi, notoriamente portatori del contagio essendo nel norclafrica endemica la malattia. Lo
•10 È un esplicito r iferimento alla pirateria eserci tata eia avventurieri cristiani che convisse, almeno inizia lmente. con l a corsa tu rco-barbaresca, operando non di rado di c oncerto con le loro uni tà navali. Sull'argomento in generale cfr. P. GossE, Storia della pirateria. F irenze 1962. pp. 21-11 2. "' Da A. G UGLIELMOITI, La guerra .... c it., pp. 242-257.
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stesso Paolo Vettori, per aver voluto attaccare alcune imbarcazioni corsare con le sue, decimate dalla peste, finì catturato e condotto a Tunisi, da dove soltanto un enorme riscatto riuscì a restituirlo alla libertà<42l . Quanto il quadro incursivo fosse divenuto insostenibi le lo si ricava ancora dal conuna 21, tramite il quale viene concessa la nuovissima fo rtezza di Civitavecchia al 'condottiero', configurandosi tra l'altro una più efficace custodia delle galere nella darsena. li che equivaleva ad affidare ad un privato la protezione della flotta da guerra! In realtà l'organico dei suoi combattenti prescritto al comma I, ammontava ad 86 uomini, entità militare fortemente eccedente quella abitualmente di guarnigione nella piazza, per cui la 1isoluzione tendeva a sfruttare quando possibile, ovvero negli intervalli stagionali, il propizio rincalzo. Un'u ltima precisazione impone il comma 22, relativo all'obbligo di un registro dei condannati. Non si trattava ovv iamente di una semplice esigenza burocratica, ma cli una ormai improcras tinabile necessità. Essendosi infatti moltiplicato il numero dei forzati e rappresentando la loro prestazione - cioè la loro pena e quindi la loro persona - un ragguardevole valore economico, peraltro facilmente convertibile in moneta presso qualsiasi scalo mercantile, occoffeva fornirne debito ragguaglio, al pari di ogni arma od attrezzo concesso dall'amministrazione. Senza contare che, in caso contrario, a discrezione del comandante, e previo lauto compenso, qualsiasi condannato avrebbe potuto essere liberato su spiagge estere, non mancando fra loro criminali ricchissimi e potenti. La seconda metà ciel XVI secolo vide la difesa costiera integrata dello Stato Pontificio, teffestre e navale, rapidamente dissolversi, nonostante le sue non negative prestazioni. Dapprima intervennero le reiterate distrazioni militari della squadra della guardia, e quindi la perdita cli quasi tutte le sue unità, aggregate ad una ennesima operazione di controcorsa interalleata, nei pressi cieli' isola cli Gerba nel 1560. Così in sintesi l'episodio: "La relazione del Machiavelli è molto cruda ... Egli dice che proprio la sua galea, capitana cli Toscana, scoprì l'avanzarsi dei Turchi e che... la paura occupò l'animo di 11.uti. e tutti, spiegate le vele, comi nciarono a fuggire ... L'armata s i divise in due parti: alcune galee si gettarono a lla costa, altre presero il largo spiegando le vele; ma poiché il vento soffiava gagliardo, molte ebbero scavezzate le antenne e ben presto sopraggiunte dai nemici, quasi senza combattere furono prese. Tale sorte toccò alle galee tutte di Napoli, a molte genovesi, a due toscane, a tut.te e tre le galee romane ... Aui di valore, checché ne scriva il Guglielmotti ... la scoria cli questa fuga non ne registrn ..."<":;1.
Distrutta la squadra e resi oltremodo pavidi i pochissimi legni scampati al disastro, solo perché trattenuti in patria, nessuno osò più uscire sistematicamente in crociera anticorsara. La tracotanza dei barbareschi , pertanto, si scatenò e le razzie si avvicendarono a ritmo insostenibile. L'onere della protezione del territorio e ciel cabotaggio cadde interamente sulJe fortificazioni a terra e sui loro cannoni. Il Regno di Napoli avviò il piano di torreggiamento generale dell' intero suo sviluppo costiero nel 1563 e lo S tato Pontificio deliberò ed intraprese la medesima risoluzione appena quattro anni dopo.
la piazza di CiFitavecchia: La fortezza II Bramante allorquando avviò la grande fortezza era già avanti negli anni ed in condizioni cli salute piuttosto provate. Il prodigarsi poi sul cantiere di S. Pietro non contribuì al ripristino della sua vigoria. Nonostante
2 ' Per la sua liberazione fu sborsato un riscatto di 6. 000 ducati d'oro, cifra all'epoca iperbolica, sufficiente alla liberazione di quasi una quarantina di schiavi di consistente valore' Sul.le procedure e tariffe di riscatto cfr. C. MANCA. Il modello di sviluppo economico delle città marittime barbaresche dopo Lepan10, Napoli I982, pp. 95- I83, ed anche M. MAFRICI. Mezzogiorno e pirateria neLl'e1à moderna (secoli XVI-X\!III), Napoli I 995, pp. I33- 140. ' ' Da C. MANFKONJ. Storia della .. ., cit.. voi. 111 , p. 4 I9.
., 9.1
Le piazzeforti ma rii time
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45. Schizm forteu.a cli Civitavecchia.
ciò, almeno inizialmente, secondo il suo costume tradizionale affrontò la costruzione di Civitavecchia con generosa dedizione. Ovviamente, per quanto possibile, ne affidò la quotidiana direzione dei lavori ai suoi aiutanti, e fra questi in pa,ticolare Antonio Picconi144>, nipote dell'omonimo Sangallo. Al momento della posa della prima pietra contava appena 23 anni, ma nonostante la giovanjssima et~t dimostrava una competenza straordinaria e precoce nel settore dell'architettura militare. Da una sua breve nota autobiografica il Guglielmotti ricava che: " ...sui vcnt.itrè anni quando non poteva essere auLore principale di opera siffatta per un papa come Giulio secondo, componeva il rettangolo di Civitavecchia sotto la direzione del Maestro, e ne lasciava l'originale primitivo, formato avanti di mettere la pietra angolare, simile alle medaglie dei fondamenti uguale all'edilìcio esistente, autenticato dallo scritto di suo pugno, e reso più degno dalle correzioni e varianti del suo principale.. .'' 1; l. 1 •
TI disegno menzionato ci è fortunatamente pervenuto, custodito a Firenze<46l, appunto tra le carte del Sangallo, ma Ja sua analisi ci suggerisce alcune osservazioni divergenti da quelle ciel celebre storico ponti-
"" Dalle 'Vite' del Vasari ne ricaviamo, con l'attendibilità che è precipua dell'opera. il seguente quadro biografico: naque nel 1485, da tal Bartolomeo Picconi, di professione bottaio, in Toscana. Sembra tuttavia che il vero cognome dell"architetto sia st..ito Coriolani: resta certo comunque che era il nipote di Giuliano ed Antonio da Sangallo. Ebbe così modo di farsi conoscere dal Bramante di cui in breve di ven ne l'aiuto. Ricevette in seguito l'incarico della fortificazione di Civitavecchia. Si occupò quindi della fr)l1ilìca2ione cli Parma e Piacenza. Lavorù ancora a fortificare Ancona e Firenze, Castro, Nepi, Perugia, ed Ascoli. Morì nel 1546. Per ulteriori dettagli cfr. G. VASARI, Le opere di Ciorf.iiO Vasari... , cit., tomo V, 1)1). 447-522. 4 s Da A. GuGLJELMOTTt, Storia delle for1(fica zio11i... , cit., p. 200. M, La posi7.ione archivistica del documento è così riportata dal GuglielmoLti: ANTONIO P1ccoN1 DA SANGALLO, Autografi alla R. Galleria di Firenze, voi. VII, carte 100, n° 246. Nello SLesso foglio si legge: "chome lo papa vole partire la rocha di Ci vita chosì", affermazione che contraddice non solo la supposta iniziativa autonoma del Bramant.e a forn ire. varianti di progetto, ma testimonia anche la volontà del pontefice stesso a ricercare una diversa soluzione. li che rende plausibile l'ipotesi esposta.
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ficio . La pianta c he sta alla base del)' intero g rafico, costituito da una serie cli sovrapposizioni cli pili varianti, è indiscutibilmente quella del la fortezza di Civitavecchia del Bramante, come progetlata dal suo ideatore, e quale ancora oggi visibi le in ogni dettaglio. Unica eccezione la presenza di un secondo maschio, simmetrico al primo sulla cortina opposta. Le varianti, invece, sembrano attribuibili proprio al Sangallo, in quanto mettono in c.fo;cuss ione la stessa concezione architettonica cicli' opera, quindi la sua validità militare. La fortezza, infatti , assume nella rielaborazione una configurazione plani metrica triangolare, che ricorda molto dettagliatamente quella della rocca di Ostia, con una base serrata tra due torrioni circolari - o baluard i secondo la d icitura coeva - ed il vertice o pposto sagomato a bastione pentagonale. I due baluardi e la cortina intermedia coincidono con uno dei lati minori della fortezza del B ramante. Particolare significativo agli stessi sono applicati due corpi triangolari, con la punta verso l'esterno, corrispondenti ai rispettivi settori defilati. In tal modo si sarebbe eliminata la maggiore deficienza insita nella permanenza dei torrioni circolari, trasformandoli perciò in altrettanti piccoli bastioni. L' intera impostazione è pertanto modernizzata ed allineata alla produzione pili avanzata di cui proprio i Sangallo costituivano i principali propugnatori. Incredibile quindi che quelle varianti possano ascri versi al Bramante, assolutamente tradizionalis ta in materia. Plausibile, invece, che il suo aiutante fo rmato alla scuola del celebre zio, ravvisando sulla pianta bramantesca palesi anacronismi, ne tracciasse come esercizio grafico del tutto privato, le possibil i soluzion i ed i più agevoli rin1edi . Non può escludersi che alle spalle di quelle elucubrazioni architettoniche giocasse una serpeggiante critica all' interno della stessa corte pontificia, presso la quale qualcuno competente in materia di fortificazione doveva senza dubbio esistere. Persino per i.l Guglielmotti, estimatore sviscerato dell 'opera ciel Bramante, il progetto della fortezza sollevò vivaci critiche nell'ambiente pontificio perché val utato eccessivamente grandioso ed oneroso. Ma per lo storico fu lo stesso celebre architello, volendo in qualche modo attenuare le obiezion i, ad elaborare alcune ipotesi alternative e migliorative, testimoniate appunto dai ricordati schizzi. La spiegazio ne, però, non convince affatto poiché le varianti in questio ne non rappresentano una semplice contrazione dimensionale deU' originale progetto, ma una realtà difensiva divergente: triangolare invece che rettangolare, bastionata invece che torreggiata, elaborata sul tiro fiancheggiante invece che ficcante. L' ind iretta conferma di una aperta opposizione alla fortezza bramantesca si desume, infine, dalla necessità che ravvisò G iulio Il di imporre il rispetto ciel progetto iniziale, troncando d'autorità ogni ulteriore discussione. Da parte sua il Bramante impresse ai lavori un ritmo frenetico, quasi per creare uno stato di fatto in breve irreversibi le. Appena cinque an ni dopo la fortifi cazione risultava sostanzialmente completata, ad eccezione delle s ue strutture som mitali, delle qual i se ne prenderà cura Michelangelo, tanto eia poter ospitare tutli i dipendenti cli Giulio de' Massi mi intenti al dragaggio del porto. Scendendo in dettaglio la costruzione consiste in un rettangolo con i lati maggiori di m. l 00 e quelli minori cli m. 82. L' intero prospetto è rivestito con grossi conci di travertino, supportati eia settori murari spessi circa m . 6, tranne quello prospiciente il mare che raggiunge i m. 7. 60, e quelli del maschio cli m. 7. L'altezza delle corti ne si attesta a m. 12, a 16 quel la dei baluardi, il cui diametro tocca m. 21, e ben 23 quella ciel maschio ottagonale di ci rca 12 m. per lato. Un ampio e profondo fossato circondava interamente l' opera, predisposto al pari di quello di Ostia per l'all argamento: in questo caso ovviamente con acqua di mare. Così nella puntuale descrizione del Guglielmotti: '·Co mi nc ia dabbasso il gran zoccolo quadrato, succede lo sguscio di mezzo condo. monta il toro tra due collarini, sorge la sca rpata infino al doppio cordone e l' altra metà del la murag lia a piombo. Un ricco cornicione ci nge in alto tutta l'opera con diversa maniera di sporgenze so rrette da un giro continuo di mensolette graziose, che richiamano al pensiero la sagoma caratteristica del Bramante. Le nobili forme tratte da l Paitenone di Atene e dal Pantheon di Roma. tornano così da lui ripetute ne lla fortezza di Civitavecchia .. .'''""'.
"' Da A. GUGLIELMorn.
S1oria delle jòni/icaz.ioni ..., cit.. p. 206.
Le piazz.eforti marittùne
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46 46. Planimetria sotterraneo fortezza C ivitavecchia.
47 47. Planimetria pianterreno fortezza di Civitavecchia.
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V1 difesa cosriera dello Srato Pontijìcio dal X\!/ al XIX secolo
48 48. Planimetria pi,mo superiore fortezza di Civitavecchia.
49 49. Planimetria piazze alte fortezza di Civitavecchia.
Le piazzeforti mari/lime
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50 50. Civitavecchia, dettaglio fortezza.
51 5 l. Civitavecchia, cortina dell a fortezza.
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1n corrispondenza dei quattro vertici si innestano i quattro baluardi circolari. Al centro del lato maggiore, prospiciente il porto, il maschìo capace per la sua inusitata altezza di dominare ogni punto della fortezza col suo tiro ficcante. Tipica fortificazione di transizione, quindi , soltanto esteticamente: "grandiosa opera, aspetto superbo, opera delle migliori di militare architettura italiana .. .''''s>.
1n reallà alla magnificenza architettonica fa eia contrasto l'arretratezza della concezione informatrice: opera superata e pericolosa specialmente per i suoi difensori. L'essere tuttavia posta a protezione di una base navale le garantiva, in virtù della mediocre capacità offensiva delle navi dell'epoca, una discreta e positiva sopravvivenza, che di fatto vanta. Assurde, e partigiane, invece le motivazione addotte dal Guglielmotti, e dai suoi innumerevoli copisti, tese ad elogiare l' adozione dei baluardi circolari - i medievali. torrioni - perché meglio rispondenti alla logica ciel tiro costiero, non subordinato a precisi settori d'estrinsecazione provenendo l'offesa dall'uniforme superficie del mare. Se realmente così fosse stato nessun forte successivo, eretto in prossimità della costa, avrebbe dovuto adottare i bastioni, come invece avvenne inevitabilmente in tutti i casi ed in rutti contesti del vecchio e nuovo moneto! Ciò precisato, proprio in relazione alla funzione costiera, va ricordato che i quattro baluardi non si articolano internamente, a livello del piano di campagna, in modo identico. Partendo da quello cli S. Colombano, adiacente al molo ciel ' Bicchiere' , si osserva che è completamente pieno, privo cioè di casamatte o di vani. La scelta dipese certamente dalla estrema vicinanza della spiaggia, potenziale via cli penetrazione insidiosa ed , in tono minore, dalla conseguente maggiore vulnerabi li tà al fuoco navale. La presenza di basse troniere avrebbe co nsentito, infatti, intrusioni nemiche, per cu i si preferì eliminarle al prezzo di rinunciare anche al tiro di fianchegg iamento radente, importantissimo per l' interdizione del fossato. Ruotando in senso orario, il secondo torrione detto di S. Giovanni ospita, sempre alla medesima quota, un vasto locale casamattato facente capo a due troniere. C iascuna cli queste, a sua volta, definita a 'doppio appostamento' impegnava una coppia di cannoni, separati da un cl iafranuna murario intermedio terminante a cuneo verso l' esterno. Di identica costruzione il successivo, detto di S. Sebastiano, me ntre l'ultimo di S. Fermo pur possedendo una equivalente casamatta mostra sull 'estradosso due troniere semplici, a singolo appostamento. I Il maschio, infine, dispone alla quota di campagna di due opposte casamatte, di cui una binata verso il molo, ridondanza probabilmente necessaria per sopperire alla carenza ciel torrione d i S . Colombano, ed una verso terra a doppio appostamento. Al di sotto delle batterie venne ricavata una enorme cisterna, perfettamente capace cli garantire l'autonomia idrica nelle peggiori circostanze ossidionali: non a caso uno dei nomi che designavano il mastodontico maschio era appunto 'torre della cisterna'. In pratica quella cisterna costituiva l'unico locale sotterraneo propriamente detto, essendo le menzionate casamatte tali solo relativamente alla piazza d ' armi, alquanto sopraelevata rispetto alla campagna. Per cui ne conseguiva che per accedere ai pezzi più bassi occorreva prima discendere alle quattro sale quadrate, di circa m. 7x7 ricavate ai vertici ciel rettangolo d ' impianto e, quindi, da esse guadagnarli attraverso un breve cunicolo. Per la rilevante altezza delle sale angolari il loro ingombro risul ta anche nella planimetria alla quota della piazza d' armi, circondata lungo l'intero perimetro eia una ininterrotta teoria di stanzette, in totale 40 ciascuna cli m. 3. 5x7 , con iI lato minore, ovviamente cieco, formato dallo stesso muro perimetrale. Alquanto diversificata la destinazione di quei tanti ambienti: sicuramente alcuni si adibirono a magazzini, altri ad alloggiamento per la guarnigioni, altri ancora per depositi.
•• lb.. p. 207 .
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52 52. Civitavecchia. dettaglio torrione de lla fortezza.
53 53. Civitavecch ia, altro torrione della fortezza.
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54 54. Civitavecchia, imbocco della darsena. /
55 55. Civitavecchia, panoramica de lla darsena.
Le piaz.z.(/orti marittime
IO!
Ancora alla stessa quota, addossata alla cortina maggiore opposta al maschio, fu edificato un ampio edificio residenz iale, articolato a sua volta intorno ad un proprio cortile interno, a pianta rettangolare. Lo chiamarono per la comprensibile funzione ' Castellania', e si strutturava s u due piani. L'accesso alla fortezza avveniva mediante un varco tra il torrione dì S. Colombiano ed il maschio, preceduto dall' immancabile ponte levatoio che scavalcava il fossato, largo in corrispondenza oltre m . 8. Alquanto segmentato e complesso il percorso di penetrazione alle spalle del portone, consistente in un corridoio dalla pianta a ' baionetta', cesurata in corrispondenza cli ogni deviazione da una robusta saracinesca. L'ingegnosa compartimentazione neutralizzava, tra l' altro, anche un eventuale fuoco d'infilata, per nulla ipotetico essendo la fortezza priva cli rivellino. Attraverso due rampe di scale simmetriche al maschio e montanti in aderen7.a agli intradossi delle rispettive semicortine ad esso contigue, a destra ed a sinistra, si raggiungeva il piano superi ore e la piazza sommitale. Come il sottostante anche questo livello è scandito da una identica teoria di stanzette cli uguali dimensioni e caratteristiche: unica d ifferenza il corridoio necessario per il loro disimpegno, corrente lungo l'intero perimetro della piazza d'armi. Data la crescente adozione nel corso degli assedi di 'bombe' o granate, nonché cli tiri arcuati tipici dei mortai, le volte cli cope1tura ciel primo piano che esauriscono la volumetria verticale della fortezza e soppoitano Je batterie in 'barbetta', si realizzarono in grado di sostenerne gl' impatti e le deflagrazioni in assoluta sicurezza. Il Idro spessore, infatti, eccede i m. 2. 5 e va 1i gum·clato come antesignano dei rifugi a 'prova di bomba'. Le casamatte dei torrioni non ostentano più a questo livello alcuna differenziazio ne: tutte minuziosamente uguali, dalla curiosa pianta triangolare ciascuna con una doppia troniera a d.irezio ne ortogonale. La compartimentazione interna del maschio, invece. riproduce esattamente quella sottostante. Al di sopra di questa seconda se1ie di alloggi corre la terrazza di copertura, ovvero la piazza d 'armi somrnitale, il cui parapetto di notevole spessore, quasi m. 3 ed alto poco più di due, è scandito dalle ampie strombature delle cannoniere e dalle sottili fessure delle archibugere. In corrispondenza con i venici il parapetto è interrotto dai quattro varchi necessari per l'accesso aHe piazze dei baluardi. Originariamente ognuna disponeva cli cinque cannoniere per altrettanti pezzi in barbetta: attualmente soltanto tre le conservano inalterate. Sempre sopra queste piazze sfogavano i ti raggi delle casamatte sottostanti, evacuandone i gas di spard49l. Il maschio, a questo livello, ingloba una ennesima batteria casamattata che si articola lungo l'i ntero peIimetro esterno a sei facce. con due troniere a doppio appostamento e quattro a singolo, di cui al presente due murate. Attraverso il s uo corpo si dipanava la comunicazione tra i simmetrici settori contigui della piazza, racchiudendo al centro due grandi ambienti casamattati di m. 5xl0 a disposizione del castellano. Da lì, con una stretta scala, unico accesso, si perveniva al piano superiore. La restante parte del maschio, equivalente al suo terzo piano, ripete la disposiz ione descritta: un'altra rampa cli scale per la sua piazza sommitale, dove fu disposta la batteria più alta della fortezza, realizzata secondo i criteri architettonici cli Michelangelo. Quando, infatti, nel 15 14 morì il Bramante la direzione dei lavori della fortezza, ormai pressocché ultimata ad eccezione della parte cli copertura e ciel maschio, ricadde sul Sangallo e sul suo collega Giovanni Giuliano Leno<50J. O tto anni dopo risultava, tranne ancora il maschio, completala, tanto eia poter ricevere l'armamento . Il precipitare degli eventi constrinse il nuovo pontefice Paolo 111 ad occuparsi affannosamente della fortificazione cli Roma, compito per il quale volle la ormai quotatissima figura professionale
49 La soluzione escogiatara per evacuare i gas ed i fumi di sparo dalle casamatte consisteva in una riproposizione ingigantita di quella già applicata <la secoli ai forni per il pane. In particolare la sala di manovra dei pezzi corrispondeva all'interno ùel Jòrno e la sua troniera alla bocca. Sfrnttando le differcn7,e di temperatura, e quindi di pressione, tra l'interno e l'esterno, dipendenti nel primo caso dalla combustione della legna e nel secondo da quella della polvere pirica, in entrambe le costruzioni venne praticata sul ciclo della bocca, e della troniera, una ampia apertura rettangolare larga quasi quanto la bocca stessa · o la troniera · collegala verticalmente ad un camino in cui finivano subito 'ti.rati' i fumi molesti. È pertanto uno dei rarissimi esempi di tecnologia civile adottata dalla militare' 50 In realtà Giovanni Leno più che ingegnere va considerato uomo d'armi, tant'è che in seguito compì una brillante carriera come capitano. Nel seuore dell'architettura invece la sua abilità restò circoscrilla alla semplice direzione dei lavori: un suo ritrntLO è possibile scorgerlo in Vaticano nella sala di Costantino 'coenaculum arnplior', dove appare raffigurato insierne al Bramante nell'alto di presentare al pontefice il nuovo progetto della Basilica.
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ciel Sangallo. obbligandolo perciò, suo malgrado ad allontanrs i da Civitavecchia. Nel frattempo lo stesso papa gratificò della s ua crescente stima Michelangelo, nominclolo in breve volgere primo architetto d i palazzo e, tra i molteplici incarichi ed incombenze conferitigl i vi fu anche quello relativo alla conc lusione del celebre maschio bramantesco. La reputazione del som mo maestro sem brerebbe confermare più una valenza architettonica cleUo stesso che una effettiva utilità mil itare. Precisa al riguardo il Gugliel motti: "lmperciocché non altro restandogl i se non la parte suprema ciel mastio ... non obbligato a sinunetria, lo condusse. dalla cintol a in su. a modo suo. imprimendogli tu tta la fierezza. bizzarria e grandiosità ciel proprio carattere ... In somrn a Michelan gelo non ebhe a fare mutazione cl.i pianta, né cli zoccolo. né d i scarpa, né di prima cornice. né di mensole: che tu tto era g ià facto, e dura, alla maniera del Bramame. Ma d ' incli in su poté tirare con sovrana maestri a le sue novit~1 per quella maggiore altezza cli undici metri che g li venivano di muraglia sopra al c iglio delle cortine ... Comincia con sci tro niere. una per ogni facc ia esterna; e le mette in arco basso di lunga gola e scura. e cli più fiera comparsa. che non le quadrate precec.lenti. Si avanza nel mezzo al saglieme. e vi assettn in memori a ciel suo benefattore lo stemma della fa miglia d i lui, scalpellato sui travertini acl alto rilievo ... Salendo quind i al sommo. egli distende in giro sull'edificio il supremo cornicione, quanto mai dir i possa nobilissirno ... Finalmente lassL1 intorno al ballatoj o non rilieva cli parapetto pili che un basso zoccoletto a pendio sotto al ginocchio ... [infatti] non amavn i parapetti e.li pietra, per la rov ina provata delle schegge; ma li voleva in maleria cedevole per ammorzare i colpi delle palle nemiche ... che nl bi ogno può esser condotta all'altezza conveniente cli cerra, di cretoni, cl i pianelle, cli lana e di simili ripari. da mettere e togliere secondo le convenienze dell'arte e ciel giorno ..."'~".
Nel 1537 papa Paolo III gi unto a Civitavecchia lo trovò ultimato. Nonostante però la celeberrima paternità anche il grandioso masch io, vertiginosamente sopraelevato, s i distingue per arretratezza. Opera eretta in assoluta controtendenza, ovvero privileg iando l'altezza quando or mai tutte le fort ificazioni si 'cimano' e s i abbassano, corazzandola con conci di pietra quando trionfa l'estradosso mo rbido serrante soffice terra, munendola, infine, di cannoni in copertura quando il tiro difens ivo tende a bruciare l'erba. Tanti sommi maestri tanto ins ignificante risultato.
La piazza di Civitavecchia: la cerchia bastionata Il rapido progredire dei lavori alla fortezza del B ramante e l'istituzione della squadra permane nte resero indispensabili una serie di migliorie al porto, ed in particolare alla sua darsena. intorno al primo decennio ciel '500, pur non essendo nelle conclizoni di fens ive e strullurali che d i lì a breve acquisì, la darsena cli Civitavecchia definita ancora 'porto picco lo', mostrava g ià in pieno le sue otti me peculiarità foranee, s uggerendo quasi i cri teri g uida del success ivo intervento fortificatorio . In linea cli larga massi ma consisteva in uno specchio di nrnre assol utamente riparato, di c irca due ettari e mezzo cli superficie, con eccellenti condizioni di ormeggio e di protezione. Unica deficienza, ma estremamente condizionante, la scarsità ciel fondale, progressivamente ridottosi per colmata naturale e per il continuo accumulo di detriti e rel itt.i che rendevano non solo rischiosa la navigazione ma notevolmente decurtata la s ua ricettività. Inderogabile, pertanto, nel contesto dell 'aggiornamento della piazza recuperarne le sue capacità portuali intraprendendone un accurato dragaggio. Un documento, citato dal solito G uglielmotti e risalente con ogni probabil ità al I 5 13, ci tramanda il contratto per gl' interventù marittimi, affidali a Giulio de Mass imii52J. A ppre nd iamo così che l'imprenditore si impegnava, dietro il compenso d i ducati 4. 000, ad effettuare iI dragaggio clell ' intero porticciolo a partire dalla sua bocca.
Da A. G L:GLIELMOTrl, Storia delle jr1rrijica-;.io11i... , cil., pp. 226-228. È interessante ricordare che all'epoca dei fact i descritti alla fa miglia l\1assimi apparteneva un casale nei pressi d i Lavinio, chiamato di Patrica. oggi Pratica cli Mare. Data la sua eccessiva esposizione ai rischi incursivi fu dato incarico proprio ad /\nton io Sangallo di studiarne una conveniente fortificazione. Disgra,.ialamerne però i lavori non vennero compiuti, o perlomeno non lo furono nella maniera prevista dall"architetto e lasciata nelle sue carte: la località nel maggio e.lei 1580 venne ut! accata dai barbareschi e deserti ficata completamente. Sull"episodio cfr. F. Russo, Guerra di Corsa .... ci l., tomo I. pp. 1:l9-68. 5'
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Quanto fosse ormai irrinunciabile la praticabilità dello scalo lo dimostra la clausola tesa a garantire, in ogni fase dei lavo1i - eia cui la ragione ciel loro avvio dalla bocca ciel porto - la ricezione ciel naviglio, in qualsiasi momento o circostanza. Più interessante, sul piano tecnico, appare la precisazione della quota di scavo che venne fissata, con nùnuziosa rilevazione rispetto alla quota media di marea15:•1, a nove palmi cli canna romana. Si sarebbe così conseguita dovunque una profondità minima cli circa due metri, fondale assolutamente compatibile con il pescaggio delle galere, mai eccedente il metro e mezzo. L' individuazione esatta del livello medio di marea, sarebbe dovuta avvenire posteriormente alla somministrazione di un congruo acconto - dettaglio che tradisce la complessità e l'onerosità della procedura - sulla base dei dati forni ti da una apposita commissione di navigatori veneziani e genovesi, diretta dal Bramante stesso con funz ioni di supervisore e garante. li tempo programmato per l' impresa non eccedeva un anno e mezzo, oltre ad un bimestre necessario per l'approntamento dei mezzi e degli uomini. In questa ultima puntualizzazione si coglie un significativo riscontro sulla cronologia di ultimazione della fortezza: l'imprenditore, infatti, rich iede per l'alloggio della sua squadra la disponibilità della rocca vecchia - quindi ancora perf'ettamente agibile - e soprattutto cli quella nuova, a sua volta pertanto pressoché completata. Così in dettaglio nel documento al 5° comma: "5 - Da poi che saranno disborsati li <lanari, el chiarito il giusto segno della acque, a com une juùicio <li rnar inari venctiani et genovesi, o vero a judicio <li frate Bramantc'5"' (al quale del tuClo me ne rimetto), vog lio aver tempo due mesi a mel term i in ordine per cominciare l'opera: et di poi a lli duo mesi voglio aver tempo rnesi diciotto ad havcrl o tìni tn di cavare ...''15<;.
Quanta poi dovesse essere la quantità dei fanghi dragati lo si deduce dall'accettazione della pretesa dell ' imprenditore di poterlo scaricare dovunque fosse riuscito a lui più comodo. La concessione, che lascia trasparire l'ingente risparmio consegu ito con il mancato allontanamento delle melme si attuò, ovviamente, a discapito della salubrità de ll'aria. Era notissimo a tutti, infatt i, che una volta rimossa ed ammucchiata all 'aria aperta, la montagna di detriti frammisti alle alghe ed alle sostanze organiche in decomposizioni cli cui erano impregnati, avrebbe emesso miasmi e fetori ammorbanti e repellenti per un lungo periodo, con probabili esiti epidemici per la popolazione. Nonostante ciò per evitare aggravi di spese non si negò l'assenso<56l . Nel medesimo contratto si accettò pure la onerosa rivendicazione di proprietà ribadita dal de Massimi sugli eventuali, immancabili, recuperi cli reperti artistici ed archeologici, come pure sugli scafi cli galere ivi affondate in epoche non lontane, esplicita conferma della gran quantità di relitti giacenti in quello specchio d'acqua dall 'età imperiale - e mai rimossi fino ad allora. In pratica l'operazione di dragaggio andò ben oltre il pattuito, sia per profondità minima sia, logicamente, per costo. Tramite, forse, successivi contratti integrativi, non diversi dal primo, si concordò un vistoso incremento della quota del fondale, rendendolo, alla lìne, idoneo non solo all'ormeggio delle galere ma persino dei vascelli tondi. Di certo allorquando, pochi anni dopo, il Sangallo effettuò un rilievo batimetrico cli precisione, tramite una numerosa serie di misurazioni con lo scandaglio, il fondale della darsena si attestava tra un minimo cli quindici palmi ccl un massimo di venti. Il dato può riguardarsi alla stregua di una ennesima testimonianza della crescente importanza della piazza persino prima del completamento delle sue fortificazioni. Così relazionava in merito a Venezia il suo ambasciatore a Roma in data 15 novembre 1517: " ...li papa è partito e quel zorno dì 15 andato a solazo [in vacanza] per 12 giorni fino a Civita Vcchia, <love el là cavm el porto et conzmlo, aziò non l'intervenghi qualche danno per quella via. È andato con S.S. il ncpote duca Lorenw e alcuni cardinali .. .''•S7,_
53 È una delle prime procedure ùi va lutazione della quota <li livello medio ciel mare, basala sull'osser vazione e misurazione dell'escursione <li marea. Il procedimento verrà in seguito perfezionato ma rimane sostanziulmente identico anche negli atluali r ilievi mareografici. 54 L'appellativo cl i "Frate' al Bramante sembra, stando al Guglielmotti. da co llegarsi all'incarico onorifico a lui concesso cli responsabile dell'Uflìcio ciel Piombo, ovvero una sona di fiduciario sulle bolle pontificie. si gillale appumo con piombi. 11 ruolo consentiva <li vestire in particol ari cerimonie il saio <lei frati cistercensi tradizionali detentori dell'incarico, ùa cui appunto l'appellati vo. ss Da A. G UGLJELM01TJ , La guerrn ... , c ir., p. 130. 56 Le conseguenze dell'inopinata scelta non si fecero attendere: nel 151 7 nel ca ldo <lell'eslate l' aria ammorbata dalla decomposizione <lei fangh i mari ni innescò una v io lentissima epidemia, che non solo decimò le ciu rme delle galere, ma condusse a morte anche l'unico figlio di Paolo Vettori, già promettente uflìciale. 57 li documento è citato da C. CAussE. Storia di..., ciL, p. 370, nota n° 3.
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l a dffesa costiem dello Stato Pontificio dal X\/! li i XIX secolo
Il positivo esito dei lavori permise in seguito anche l'accesso ai vascelli da guerra armati con 50 cannoni, ma il dragaggio si confermò una periodica esigenza mai più evitabile. Mentre gli uomini del de Massimi si prodigavano sui loro pontoni a rimovere i detriti, il giovane aiutante del Bramante, Antonio Piccone da Sangallo, iniziò ad osservare con curiosità professionale la morfologia del territorio che cingeva Civitavecchia. Alla s ua pers picace valutazione di architetto militare non dovette sfuggire la curiosa, e pericolosa, frammentazione di tutti gli interventi difensivi ed intergrativi che si andavano erigendo. La costruzione della fortezza nuova, il restauro della vecchia, la riqualificazione della darsena, il recupero parziale della cerchi a i nvece di connotarsi quali stati d ' avanzamento di un unico concertato programma, si proponevano per altrettanti episodi iso lati e scoordinati privi com'erano della reciproca interdipendenza. Mancava in definitiva una continua fort ificazione che raccordando le singole opere le proteggesse al contempo da terra. Facile immaginare che la s ua intelligenza s peculativa, nelle pause del lavoro, iniziasse a vagliarne concretamente la solm:ione, con la segreta speranza di potere, magari in un giorno non lontano, tradurre in pratica gli appunti grafici che progressivamente andava completando. Altrettanto faci le supporre che nella sua progettazione si guardò bene dall'adottare la concezione difensi va del maes tro, attenendosi invece ai recentissimi dettam i del fronte bastionato appresi direttamente dallo zio. E finalmente, intorno al 1515, accadde la prima delle circostanze propizie allo scalpitante progettista: la morte del suo illustre parente gli consente, per la ormai risaputa affinità professionale e per la riscontrata serietà personale, di subentrargl i nel ruolo di ingegnere. Nella nuova veste ufficiale il giovane Sangallo, appena pochi mesi dopo, no n si lascia sfuggire una occasione probabilmente irripetibile. Nel corso di una visita a Civitavecchia di Leone X<5~l finalizzata alla formulazione di decisioni in merito alla ri fortificaz ione del fronte a terra, con una perfetta scelta dei tempi, presenta al pontefice la raffigurazione grafica dettagliata del suo progetto di cerchia bastionata. Quella che balzò dai disegni era una piazza di concezione avveniristica, serrata da un s usseguirsi di bastioni angolati , minacciosamente appoggiantisi balisticarnente tra loro, abbraccianti in una unica logica difensiva la darsena, gl i arsenali, la cittit, la rocca vecch ia, e la nuova. Pur non essendo certamente Leone X un tecnico in materia, rientrando un minimo cli competenza militare nella cultura generale del momento, riuscì tuttavia, con quella fleb ile chiave cli 1-ettura, a cogl iere i principi informatori del progetto: non potette perciò esimers i dall ' apprezzarne l' impostazione generale. Dal canto loro i suoi cons iglieri ne convalidarono ed avallarono le scelte architettoniche e militari, approvandone in ogni dettaglio la ponderatissima elaborazione. Nessuna obiezione e nessuna resistenza alla accettazione del progetto ed al pronto incarico al Sangallo di trasformarlo in concreta realtà, nel minor tempo possibile. C he il tempo stringesse terribilmente lo si ricava dal paio di mesi intercorrenti dal giorno della visita a quello dell'avvio dei lavori, nonostante la g randiosità dell ' opera che si andava ad intraprendere, ed i suoi comprensibilissimi immensi costi. T ra il novembre ed il dicembre cli quello stesso anno, nonostante l' avversa stagione, si scavarono gli enormi fossati - precipui del fronte bastionato - e si accumularono su l loro
5" Da J.N.D. KELLY, Vite dei..., cit., pp. 432-434: "Leone X - Giovanni de' Medici ... era nato a Firenze l' l l dicembre 1475 ... nominato cardinale diacono a Lredici anni ... A diciassette enuù nel sacro collegio romano ... Fu nominato legato di Bologna nel I 5 11. Nell'aprile <lei 15 12 mentre era al coma ndo dell'esercito papale, venne fatto prig ioniero a Ravenna; riuscì però a fuggire... [elelto papa I' .1 1 marzo 151 3) Leone, vero principe rinascimentale, fu anche un politico falso e inaffidabile, oltre che un inveterato nepot.i sw ... Nel suo giuramento elettorale Leone aveva promesso cli portare avanli il V conc ilio Lateranense (1512-151 7) ... in effetti aprì debi tamen te la sesta sessione i l 27 aprile 15 13... [ed) il 16 marzo 151 7 chiuse il concilio dopo aver inclecto una crociata contro i T urchi e impostaw anche una tassa triennale sui benefici per fi nanziarla... Piuttosto indolente e amante dei pi aceri, prolellore deg li artisti e secondo fondatore (novembre I 5 I 3) clell"università cl i Roma... fu incredibilm ente prodigo e si trovò così a coito di denaro da essere costreno a impegnare il mobilio e il vasellame del suo palazzo ... Nella solennità cli S. Piecro rinnovò l'indulgenza autori zzata eia Giulio 11. .. l ma l il monaco agostiniano Manin Lutero (1483- 1546) reagì attig:gendo le sue novamacinque tesi cli protesta... L eone ordinò al generale dcli' ordine agostiniano di far tacere L utero ... Il 3 gennaio 1521, avendo L utero pubblicamente bruciato la bolla, venne seomunicato ... [pochi mesi dopo, il I dicembre] Leone irnprovvisarnente morì di malaria ...''.
Le piazzeforti ma riti ime
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ciglio interno le masse cli terra di risulta, iniziando a configurarle e compattarle secondo la pianta della cerchia. La terminologia militare dell 'epoca definitiva tale fase cli costruzione 'imbastitura' , termine attualmente trasferito alla pacifica att ività sartoriale. Faceva seguito, dopo il naturale compattamento ed assestamento dei rilevati di riporto, la costruzione in aderenza delle camicie murarie che ne avrebbero garantito la s tabilità futura e la perfetta conformità ai grafici. Quanto ricordato ci testimonia che nella cerchia cli Civitavecchia siamo in presenza, forse tra i primi esempi del XVI secolo, all' introduzione dell a seconda grande novità fortificatoria, insita appunto nell 'adozione delle opere ad assorbimento d ' urto mediante terrapienatura. Il concetto vanta estremi epigoni contemporanei nei sacchetti cli sabbia impiegati nella difesa campale. ln quelle masse di soffice terra di riporto si sarebbero andate a neutralizzare, assolutamente innocue, le palle delle batterie cl' assedio: la fortificazione superava così ]a crisi della 'transizione' , ed intraprendeva una ennesima fase d i validi tà interdittiva. Tornando alla crono log ia dell'opera, esaurito il tracciamento della cerchia cd avviata la s ua l' imbastitura intorno agli inizi del I516, il precipitare degli eventi sulla costa nordafricana cd un sign ificativo episodio su quella laziale produssero una ulteriore accelerazione dei lavori. Il 23 gennaio dello stesso anno era morto Ferdinando il Cattolico: l'erede da lui designato alla successione Carlo cli Gand - di lì a breve Carlo V cl' Asburgo - era lontano a Bruxelles e soltanto agli inizi del luglio del 1517 riuscì fortunosamente a sbarcare in Spagna159>: il potere sovrano sembrava nel frattempo essersi dissolto. Ad Algeri, infatti, controllata militarmente dal presidio spagnolo del 'Penon' i60 >, i barbareschi reputarono final mente giunto l'atteso momento di affrancarsi dal giogo cristiano. Allo scopo invitarono il maggiore dei fratelli Barbarossa, già discretamente celebri predoni del marei 6 1>, sollecitandone l'alleanza con la promessa cli lautissime ricompense. L' inficio personaggio accettò d i buon grado la richiesta, ma una volta pervenuto nella città con la sua flotta, invece di attaccare con decisione il caposaldo occidentale, detronizzò con una azione improvvisa il legittimo sovrano e si insediò al suo posto, dopo una sanguinosa e feroce epurazione. L'episodio di per sè non costituiva ancora un evento particolarmente temibile, od insolito. Ai più esperti uomini cli mare, però, l'ascesa al potere del maggiore dei due sanguinari predoni rinnegati apparve foriera cli imminenti immancabili tragedie, non appena che il nuovo 'rais' si fosse più saldamente istallato nella
~9 Così .I.H. E1.uorr. La Spagna imperiale 1496-1716. Bologna 1982. p. I60, ricostruisce l'avventuroso viaggio del futuro irnperatore: "Il 4 luglio del l5 I7 Carlo e il suo segui to giunsero a Micldleburg, dove li auendeva una flotta. ma i ve nti contrari impedirono per due mesi cli salpare e così Carlo <lovelle attendere la seconda sellirnana cli settembre per poter far vela verso la Spagna. Ma anche allora. invece di sbarcare come era stato previsto a Santander, Carlo fu coslreuo dal cattivo tempo ad approdare ad un tratto selvaggio della costa asturiana. I giorni seguenti, lo sbarco assunse l'aspetto cli un incubo: e in realtà dovette sembrare a Carlo un ben strano ingresso nei suoi dominj. Con il seguito cli <luecemo persone tra gemiluornini e dame, e con l' inadeguato equipaggiamento <li cavalli, muli e cruTi trascinati da buoi, raccolti in tutta frettu nei dirnorni per far fronte ad una situazione di emergenza, egli fu condotto per le tortuose strade cli montagna auraverso il nord della Spagna passando per un paese barbaro ciel tullo impreparato a riceverlo. A peggiorru·e le cose, durante il viaggio si anunalò e i suoi medici insistettero perché il corteo si portasse verso l'interno, lontano dalla nociva aria di mru·e. E così fu infatti: avvolto dalla nebbia e sotto una pioggia battente il coneo si avviò lenta mente verso sud. Finalmente il 4 novembre giunse a Tordesillas ... dove ebbe un breve incontro con la madre ... [per] ottenere la necessaria autorizzazione... ad assumere il potere sovrano ...". 60 La imposizione di 'presidi' per garantirsi il controllo della costa nord-africana fu una nota distintiva della politica imperiale spagnola persegui ta dal cardinale Ximenes <le Cisneros. Così R. R AINERO, Storia dell'Algeria, Bologna 1959, p. 64. ne sintetizza le fasi salienti: "Nell'ottobre 1505 Mers el-Kcbir fu conquistata, nel maggio 1509 fu la volta cli Orano, poi 13ugia (gennaio 1510) e quindi Tripoli (luglio 1510). Nell 'anno seguente Tenes, Dellys, Cherchel. Mostaganem e persino l'isolotto che comandava il porto di Algeri (Penon de Argel) si arrendono e diventano al trettanti presidios spagnoli in terra ti' Africa". 6 1 Kaìr-ed-Din - più noto come Barbarossa - e suo fratello Orudge, erano rispettivamente il quarto ed il terw figlio di un rinnegato greco nativo dell' isola <li Metellino chiamato Jacùb, padro ne cli nave. Abbastanza presto quindi la loro auività principale divenne la corsa ai danni dei mercantili cristiani e delle coste dell'Arcipelago greco. Dopo una lunga teoria cli razzie e di abbordaggi, i due fratell i ri uscirono ad acquistare e ad armare una loro fusta, av viando eia Tunisi, con il permesso del sovrano locale. una più sistematica guerra di corsa. I continui guadagni permisero la formazione di una intera flottiglia, ed intorno al 1510 ri uscirono ad impadro nirsi dell'isola delle Gerbe. Nel 1518 morto in uno scontro Oru<lge, Barbarossa diven ne il vero ed assol uto padrone cli Algeri, incrementando a dis misura le azioni corsare contro l' impero spagnolo. Postosi sollo la sovranità di Costantinopoli ne ricevette un regolare riconoscimento <li reggenza ed un forte contingenle giannizzero: le sue scorrerie eia quel mome nto acquisirono anche una condivisione ufficiale da pari.e ott(HTiana. Il 3 luglio del 1546 rnorì. Una sua singolare biografia è stata pubblicata da E. PléLAEZ , u, vi/a e la storia di Ariadeno Barl>aros.1·a, vol!C//(1 in ilaliano dalla inediw versione spagnola di 1111 orig inale !ureo, conservata nel/ti Biblio1eca del Comune di Palermo, in Arc h. Scorico Sicil. n. s. anno V-VI e VII.
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/ ,(,t d[f'esa
cosriera dello Stato Pontificio dal X\!/ al XIX secolo
città. A rendere così sinis tra l' attesa contribuivano le ferali notizie delle razzie di un altro corsaro, proditoriamente insediatosi a sua volta a Biserta. A partire clall 'aprile, infatti, apertura della stagione cli 'caccia', un altro predone di origine turca, chiamato con l'incerta pronuncia dell'epoca Kurtògo]i<62>, aveva catturato nelle acque della Sicilia una intera squadra cli 16 bastimenti carichi di grano in rotta verso Genova. 1n breve si diffuse la voce che la sua flottiglia incrociava lungo le coste pontificie con la palese intenzione cli attaccare il traffico diretto a Civitavecchia, e di sbarcare su lle coste romane. Nella Capitale il panico dilagò, materializzandosi in interminabili processioni e funzioni religiose. Leone X tuttavia dichiarò che: " ...sarebbe sta ta grande stoltezza pensare cli poter con4uiderc i T urchi e i pirati solamente con le orazioni: dohbiamo metterci alle armi e combattere eia senno se vogliamo libera rci dal le loro oppress ioni ..." C6-'' .
In conseguenza deliberò un vistoso incremento della squadra navale della guardia, e sollecitò tutti i governatori ed i feudatari dei vari centri rivieraschi affinché attivassero u na incessante e massiccia vigilanza lungo le spiagge. Dovunque pattuglie d i ronda avrebbero dovuto, senza sosta, battere ogni metro cli costa e segnalare ogni avvistamento sospetto ai reparti militari appositamente fatti affluire e dislocati a breve distanza dal mare. Così in una lettera-ordinanza del 26 aprile: "Abbiamo notizia certa cli un'armata non piccola di ladroni e pirati africani che han preso a scorrere pel nostro mare ed ora si volgono contro C ivitavecchia e contro le spiagge del vostro distretto. Dunque vi ordiniamo di uhbidire senza replica a Francesco Pitta, prolcgato della provincia, in tu tte le cose che vi comanderà non altrimenti se vi fossero state comandate ei a Noi stessi in persona. Sono provvedimenti urgenti che riguardano l'incolumità vostra nella vita e nelle sosrnnze. Omo in Roma il 26 apri le 15 16, del Nostro Pon ti ficato anno quarto""" '.
Intuibile, imperversando tale contesto, quale sollecitudine ricevessero i lavori a Civitavecchia1 Ma non era ancora tullo. Appena un mese dopo, per l'esattezza il 27 maggio(651, il pontelìce, dando sfogo alla sua passione per la caccia e per la pesca, si portò con il s uo seguito cli cardinali e mi li tari cli scorta - peraltro di insignificante consistenza numerica - nei pressi di Palo. L'ini ziativa, per quanto innanzi ricordato, oltre che inopportuna appare temeraria. Non può comunque escl udersi a priori nella plateale esibizione del papa una sua intenzione volta a tranquilizzare i terrorizzati abi tanti. La solitudine dei luoghi e la piacevolezza della stagione dovettero però far trascurare le più elementari norme di sicurezza. Di certo, appena Leone X raggi unse il licio, un portaordini notificò allarmatissimo alla scotta la presenza di una grossa banda turca, sbarcata nella notte e dispersa nei paraggi per razzia, capitanata dal Kmtògoli. Ben 18 fuste formavano la flottiglia corsara con cui i predoni erano giunti e le loro sagome minacciose potevano, ormai, scorgersi a largo della spiaggia. Per sua fortuna il pontefice montava un ottimo cavallo, come elci resto anche i suoi accompagnatori, circostanza che gli consentì una rapidissima fuga, a spron batt.uto, alla volta cli Roma, dopo aver bucato con estrema circospezione la rete dei corsari. Così !a ricostruzione dell'episodio nella coJTispondenza, sempre attentissima, cli un ambasciatore veneto in data 27 maggio: >;Il papa, hcssendo andato con li soi cardinali a la caza a piazer a Palo, rnia 20 lontano di Civita Vechia, vene aviso che 27 fuste di turchi erano lì vedute.. .
Il papa su levò con pressa ... Le dite fuste fo a Corncto et messe in tera, e Cè gran danno. La nova vene a Roma il papa era sta quasi preso, che molti questo clesiclerava..." 1M'J.
62 K unògoli. cli origine turca appartiene alla schiera iniziale dei corsari barbareschi. Trasferitosi con la sua squadra intorno al 1507 a Tunisi, dove il sovrano dovette accettarne la presenza, ovviamente condividendone i proven ti della corsa. La sua base la stabilì a Biscrta e le sue unità ragg iunsero presto il numero cli una trentina con una forza di circa 6. 000 uomini. L e sue azioni divennero in pochissimi anni il terrore dell ' intero bacino tirrenico interrompendo quasi la nav igaz,ione mercantile. Al ri guardo cfr. R. PANET IA . Pirari e r·orsari .... cit.. pp. 2 1-29. <>l P. G1 ov10, \lira Leonis, Firenze 1548. lib. IV. "' P 13 EMB0. Libri XVI epistolarum Leonis l' M. Nomine Scripla rum, Venezia 1535-36, voi. IV, p. 103. 65 L'episodio non è indicato da tutl i gli studiosi alla stessa data: per R. Panetta ad esempio avvenne intorno alla metà del mese cli setternhre. È tuttavia credibi le la data~ciel maggio suffragata da precisi riscontri arch ivistici. "" li documento citato è tratto da C. C,.,,ussl.ò, Storia di .... c il., p. 3 I 1, nota n" 3.
Le piaz.z.eforli l/l(/ri1ti111e
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Leone X si salvò forrunosarn ente, ma non così 1nolti abitanti della contrada c he finirono schiav i a Bi serta. Se mai occorreva un segnale ineq uivocabile sul peggiorare della situazione. ad onta della squadra permanente, lo si ebbe quel giorno e venne perfettamente recepito. A Civitavecchia i lavori assu nsero un avanzamento spasmodico. Non erano trascorsi nern rneno tre anni dal loro avvio, che già nel 1519, il rivestimento murario elci bastioni e delle cortine poteva ri tenersi praticamente ultirnato: riusciva infatti possi bile apporvi i mastodontic i stemmi d i travertino tipici del lo Stato Pontificio. Nei pri mi mesi del 1522 papa Adriano V[t 67 ', appena elello, trasferendosi dalla Spagna a Roma via rnare fece ovviamente scalo a Civitavecchia, dove poté ammirare la quasi ultirnata grande pi azzaforte marittima. Le me morie dell' epoca sono tutte sostanzialrnente concordi nel ricordare la sua soddisfazione alla vista delle opere, tanto rnaggiorc in qu anto ardente fautore del la lolla antiturca. Purtroppo, quasi conte mporaneamente, all'estremi tà orientale del Mediterraneo erano in corso febbrili preparativi nelle basi del la flolla turca per approntare un grandioso corpo cli spedizione destinato ad attaccare l'isola cli Rod i, sede mun itissima dell'orclinc dei Cavalieri di San Giovanni, a llora detti cli Rodi. L'investimento prese il via con l'avvento inollrato della buona stagione. Già dal 111aggio però, grazie agli attivissimi servizi di spionaggio che preannunc iavano ai due schieramenti ogni reciproca opposta pianificazione quand'anche segretissima. i Cavalieri sapevano clell'im mi nenle e peraltro non inedito attacco. Potettero perciò sch ierare, con relativa tranqui llità, le loro forze ammontanti a 600 regol ari, oltre a c irca 5.000 soldati ed uorni ni d'armi di svariata provenienza. Assolutamente eccezionali le fortificazioni, mai violate e costantemente potenziate clall 'Orclinc. I turchi sbarcarono il 26 giugno: in pochi giorni, cornpletato lo spiegamento ossidiona le, intrapresero i violentissimi preliminari. La loro forza era irnpressionante: dalle c irca 300 nav i erano sbarcati almeno 40.000 combattenti, con un nutrito parco d'artiglieria. Due giorni dopo le mastodontiche mure della piazza divennero il bersaglio delle batterie ottomane. Dall 'altra banda, sotto la supervisione cli Gabriele Tacl ini eia Marti nengoi 68> anche i cannoni dei cavalieri si prodigarono in un micidiale tiro cli controballeria. Il 'gap' tecnologico tra la cornpagi ne cristiana e musulmana aveva all 'epoca iniziato il suo incremento, per cui mentre le bocche da fuoco turche non differivano sensibil rnente eia quelle dell' asse.dio di Otranto del 1480, quelle dei Cavalieri ostentavano una terribile superiorità cli cadenza cli tiro, di gittata. cli precisione e di violenza«•<>•. • 1 Da J.N.D. K ELLY. \lite.... ci t.. pp. 435-36: "Adriano VI... Figlio cl i un carpemiere. nato a U trecht il 2 marzo 1459. Adriano Florens Dedal fu educato dalla madre vedova... Entrato a diciassette ;11mi nell' università di Lovanio. d ivenne un rinomato professore. fu per due volte rettore, e infine nel 1479 venne nominato cancellie re... Nel 1507 l' imperatore M assimiliano ... lo nominò tutore ciel nipme Carlo V... Alla morte ciel re Ferdinando cl' A ragona ( I 5 16) insieme al cardinale urnanista X iménes ( 1436- I 5 17) svolse la funzione cl i reggente ti no a che Carlo non fu in grado cli assumere persona lmente il comando nel 15 17 . .\lominato vescovo cli Tolosa e della N avarra nel 15 16, divenne nel 15 I 8 anche inquisitore della Castiglia e cl i Léon nel 15 I 8 ... cardinale di Utrecht... l,eleuo papa nel 1522]. .. Adri ano - aveva mantenuto il suo nome di batcesimo - ritenne che i suoi compil i princi pali fossero prima di tutto quello di combauere la riforma protestante e in secondo luogo quello cli convog liare le forze dell'Europa <.:ristiana contro i T urc hi ... t suoi tentativi di mobilitare un fronte europeo contro i Turchi furono inlirmati da grossolani error i politici e infine fa llirono ... Quando Rodi cadde ... Ad ri ano tent <'i di irnpoI'l'e alla cristianitl1 una tTegua triennale sotto minaccia delle più severe pene èC'clesiastichc. Questa decisione ... provocli la definitiva rottura tra Adriano e la Francia... Poco dopo ... sl'inito dal lavoro e dal caldo estivo. si arnrna lò gravemente e morì... [ nel 1523 I''. r.s Sulla biografia cl i Gabriele Taclini da \ 'lartinengo, cfr. C. TADll\'J. Viw di Gabriele Tadi11i da /\1/arlinengu ,,riore di Bu r/elfa. A teneo di Scienze Lellere ed Arti di Bergamo I 973, suppl emento al vol ume XXXV degli A tti. p. 18. 6" U na irrefutabile conlerrna ciel cresceme ·gap' tecnologico tra il fronte occidentale cristiano e quello mediorientale turco nell'ambito dell'artiglieria, lo si coglie perlè ctamente nd la perizia eseguita sui loro ca nnoni catturat i a I .epanto. Precisa G. PMKER. La rivoluzione militore. le imwvaz.ioni m i/i/(/ri e il sorge,~· dd/'Occidenle. Bologna 1989. p. 220-2 1: "Ma v'era anche un'altra fonte di inadeguatezza ottomana nella sfera m ili tare: l'inferiorità metallurgica. Esistono due tipi cli prove a spiegazione cl i questo fenomeno. Da una parte, secondo quanto affermano quasi invari abilmellle le fonti del periodo. le arm i e le armature catt urate alle forze islamiche non erano di nessuna uti lità agli occidentali. Così dopo la villoria di Lepanto del I 571, furono catturati sol tanto dai veneziani ci rca 225 cannoni cli bronzo, che furono quasi tulli fu si di nuovo (con rinfor1.i) perché. secondo il Consiglio dei Dieci, «il metallo è di qualità molto scadente>>. I n altre parole, l'artiglieria navale ottomana fu trovata troppo fragi le per essere usata in maniera sicura ed afficace. A quanto pare, tale giudizio non era frutto cl i puro e semplice sciovinismo. in quanto è stato recentemente corroborato dall ' analisi chimica sulla composizione cli alcune armi ed armature musulmane provenienti dal medio O riente, che d imostra come il ferro e l'acciaio occidentali fossero in effetti notevolmente più fon i dei loro equivalenti isl amici". Ancora più in dettaglio. lo stesso autore a pg. 247, nota ne 40 precisa: ''Naturalmente ai mrchi cli rego la non impanava molto una leggera int'eriori tìi tecn ica: la flotta ot tomana non clominuva il Mediterraneo né in virtù della superiorit/1 dei propri comandanti ... né grazie ad una organizzazione superiore. ma per le loro maggiori risorse. L' impero turco poteva disporre di pi Li uomini. più navi e pi.ù equipaggiamento e tutto era diretto da un comando supremo unilìcaco ...".
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La di/ésa cos1iera dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
56 56. Civitavecchia, torrione foraneo.
Come se non bastasse la concezione fatalista islamica moltiplicava il numero delle perdite e la presenza sul campo ciel sultano stesso, incen tivando fanatici atti cli disperato valore, amplificava ali 'inverosimile la mattanza. Decine di migliaia dì attaccanti finirono così maciullati dalle palle dei pezzi cristiani, o sbranati dalla mitraglia, arrossando 1e scarpate delle mura vanamente e reiteratamente tentate. Altre migliaia vennero dilaniati dalle incessanti esplosioni deJJe mine e, tra i sopravvissuti, iniziò a serpeggiare lo scoraggiamento. Alla fine di agosto dovette intervenire il su ltano in persona per rinsaldare lo spirito combattivo dei suoi e stornare una incombente ribellione. Ovviamente anche le fortificazioni, al pari dei loro difensori, tradivano i segni dell'insostenibile martellamento. Diversi bastioni apparivano sgretolati , molti cavalieri e soldati giacevano uccisi o feriti. Un ennesimo assalto de.i giannizzeri, nel settembre, fu respinto dallo stesso gran maestro e dai suoi confratelli di lingua tedesca provocando ulteriori ed considerevoli perdite nelle schiere ottomane. Così pure nell'ottobre e nei mesi successivi fino al 17 dicembre, allorquando ancora una volta la violenza turca si infranse sanguinosamente contro le mura della piazza. Ma ormai per entrambi i contendenti il tremendo sforzo non ammetteva proroghe, e si addivenne ad una resa onorevole. Ai difensori fu concesso di fuoriuscire ind isturbati, raggillngere le proprie navi, con armi e bagagli, e lasciare l'isola, insieme con quanti civili avessero voluti seguirli. Il 2 gennaio i cavalieri , con 5. 000 abitanti, salparono definitivamente da Rodi . Dopo una lunga e triste navigazione il convoglio dei valorosi esuli, scortato in segno di tangibile deferenza eia due galere della guardia, gettò l'ancora nella darsena cli Civitavecchia nel mese di agosto. La popolazione della città li accolse con grandi festeggiamenti, mentre ìl pontefice da parte sua gratificò de.Ile massime premure e cortesie i provati ospiti, consentendogli un confortevole soggiorno fino alla disponibi-
Le piazzeforti rnaritlime
109
57 57. Planimetria cerchia bastionata di Civitavecchia: I - città medievale: 2 - darsena: 3 - fortezza vecchia: 4 - fortezza Bramante; 5 - cerchia rinascimentale; 6 - opera a corno del Floriani ; 7 - campo irincerato I 857.
lità di una nuova e consona sede per l'Ordine. Da quel momento per i seguenti otto anni le galere dei Cavalieri operarono spesso di concerto con quelle pontificie nella caccia ai corsari. Per iniziativa e finanziamento dell'Ordine si eresse a Civitavecchia un primo nucleo ospedaliero, indispensabile, tra raltro, per curare i numerosi feriti che la guerra di corsa continuamente provocava. In particolare fu costruita una apposita infermeria che dal momento del loro trasferimento a Malta, isola concessagli da Carlo V, divenne un ospedale militare. Ancora oggi è tale! Se le fortificazioni perimetriche di Civitavecchia potevano dirsi ultimate intorno agli anni venti del
XVI secolo, non altrettanto avvenne invece per una loro pertinenza: il muro di controscarpa dei fossati. La curiosa deficienza deve essere ascritta al progressivo esaurirsi del gettito economico destinato alle opere ed, al contempo, la non eccessiva rilevanza con cui si riguardava tale struttura. Quando nel 1546 il Sangallo, oberato da una serie interminabile di incarichi prestigiosi morì, la controscarpa non era ancora ultimata. Altri direttori dei lavori gli successero, tra i quali intorno alla metà ciel '500 Flaminio Orsini e quindi Francesco Laparelli da Cortona ed ancora Giammaria Agamondi dal Bosco, ma soltanto agli inizi degli anni '70 la cerchia bastionata dì Civitavecchia poté considerarsi ultimata in ogni sua parte: «Rivestita in muratura, e co mpletata in ogni sua parte, la cinta risultò formata da un ampio e profondo fossato in cui scendeva il muro di contrascarpa, con strada coperta ed ampio spalto antistante; dal ramparo coi grossi parapetti e le larghe strade per cui i carri delle artiglierie di qualunque calibro potevano portare i pezzi fino alle batterie. Nei rampari le vaste piazzuole per i pezzi in barbetta, ben costruite, selciate e rivestile in legname, offrivano ampio spazio per il servizio dei peni e l'altezza dei temipieni era tale da permettere un sufficiente dominio sul terreno circostanie fino alla portata massima delle artiglierie di quei tempi. Né va dimenticato un ultimo dettaglio: che i rivestimenti cioè del terrapieno era-
JJO
Lo difesa costiera dello Stato Ponli/ìcio dal XVI al XIX secolo
no cos tru il i con volte di scarico che ne assicu ravano la res istenza all a pressione delle tem: e rendeva meno pericolosa l'apertura delJa breccia, per pane del ca nnone nc mico ..."' 7"'·
La cerchia progettata dal Sangallo si originava dall'estremo costiero opposto a quel lo dove era sorta la fortezza ciel Bramante, ovvero dal limite settentrionale ciel porto, in adiacenza alla darsena. li primo bastione fu pertanto eretto in stretta aderenza con il molo del Lazzaretto. e correntemente defin ito 'della Casaccia' per la presenza nelle vicinanze, ai giorni della costruzione, cli alcuni ruderi. In seguito fu ribattezzato con il nome di ' S. Teofania' . ed ancora della 'Macina'. Non si trattava tuttavia d i un bastione completo, ovvero simmetrico rispetto alla linea 'capitale' , nrn piL1esattamente di una so la metà essendo, l'altra prospiciente il porlo. formata da una lunga muraglia, alla cui difesa provvedeva una 'piazza bassa' posta ali' imbocco del la darsena. Dal fìanco rientrato della metà canonica, dotato di batteria traditora coperta dal relativo 'musone' si origi nava una cortina rettilinea, ci rca rn. 140, che terminava nel fianco sinistro del secondo bastione, eletto allora di 'Mare', e quindi cli ' S. Barbara'. Quest'ullirno sebbene di completa configurazione, quand'anche non perfettamente simmetrico, occupava una posizione angolare, iniziando proprio dal suo vertice il fron te a terra della piazza. Le direttrici delle facce, infatti, concordavano rispettivamente con l'andamento della costa e con la perpendicolare. Sempre dal suo vertice partiva il fossato , largo mediamente una trentina cli metri, che seguiva le spezzate dell'intero perimetro. Al fianco orientale de l secondo bastione si innestava il s uccessivo segmento di cortina, cli poco più breve ciel precedente. Si esauriva nel fianco occidentale del terzo bastione, detto cli 'Terra', e quindi cli ' S. Rosa' , al pari cle ll' altro di configurazione asimmetrica co mpleta. La ragione delle contigue anoma1ie va individuata nella posterla, la seconda dopo quella ancora pit1 modesta della 'Marina', che si apriva al centro di questa tratta cli cortina, eletta 'porta Cornetana'. serv i la da un ponte levatoio. Da lì uscen do dalla darsena si guadagnava un vasto campo, noto ali' epoca per 'prato deJ Turco ' , dal!' ovvio signi ficato toponomastico. Non rimase in funzione a lungo, fi nendo murata nei s uccessivi lavori d i aggiornamento. Il descritto gruppo cli tre bastioni formava la difesa della darsena, il cui imbocco marittimo eia! porto grande stava serrato tra il primo, e la rocca vecchia, a cui si innestava, risparmiata dalla demolizione, la cerch ia medievale. Alla rocca si in nestava anche un altro robusto muro che, correndo parallelo alla costa, raggiungeva il secondo bastione. isolando completamente lo specchio d'acqua riservato al l'ormeggio della flotta militare. Aci eccezione cli un minuscolo varco nessuna comunicazione era pertanto consentita tra l' abitato e la darsena, assimi labile ad una sorta di cittadella navale. Una estesissima tratta, oltre m. 300, di gran lunga eccedente le prestazioni ottimali dei pezzi del fiancheggiamento, forniva il collegamento obbl igato tra iJ fianco di sud-est del terzo bastione con quello di nord-ovest deJ quarto. Il Sangallo dando una ennesima dimostrazione della sua genialità in materia, risolse la grave deficienza. Considerando che il quarto bastione, detto dell "Ulivo' . e quindi cli 'S. Ferma', per la sua posizione elevata d'impianto e per la sua grandiosa e perfetta configurazione - oltre m. 70 di faccia, 40 di sernigo la e 24 cli fianco(71J - rappresentava il massimo caposaldo de!J' intera cerchia, ne spezzò l'interasse in due distinte tratte formanti un angolo rientrante. Evitò però di unirle, ccl in corrispondenza ciel loro vertice interno inserì un breve segmento di corti.na arretrato, equivalente a sua volta ad un inedito bastione inverso, dotato pertanto cli due opposti fianchi con le relative batterie. Al centro vi collocò la porta detta 'S utrina' preceduta dallo scontato ponte. L a soluzione rese in definitiva ogni singolo segmento cli cortina perfettamente fianch.eggiabile eia due opposte direttrici di fuoco , elirnanando la pericolosa carenza.
" ' Da L ClccoNETTI, La.fortez:a ... , ciL, pp. 32 1-322. .,, Cfr. L. CiCCONE" l' f l, La fo rtez;a.. ., c i t., pp. 3 17 e sgg.
Le piazzeforti 111arillime
I Il
58 58. Dettagli cerchia di Civitavecchia: torrione.
59 59. Dettagl i cerchia cli Civitavecchia: spigolo con base garitta.
112
.;:; . dal XVI al xrx secolo La df' t c.1a ' costiera dello S'taro Po n11.11cw
60 .. 60, Resti cl e 11 a cerchia . b·.istwnata.
61 6 1. Monumento ad A · Gu<• , "' liel . motlt· sulle vecch1e - . mura.
Le piazzeforti mariflime
113
Tra il quarto ed il quinto bastione detto della 'Porta', e quindi 'S. Antonio' ed anche 'Barberini' e 'Testaccio' , intercorrevano circa m. 150 di corti na rettilinea, forata in posizione non baricentrica, dalla ' porta Romana', dotata del solito ponte levatoio. Anche q uest'ultimo bastione mostrava una perfetta configurazione geometrica ed occupava una posizione angolare. Dal suo fianco, infatti , l'andamento della cerchia puntava nuovamente verso la marina, interrompendosi, dopo circa un centinaio cli metri, nel sesto bastione, detto dell"Alto', e quindi d i 'S . Francesco'. La spiegazione del suo nome originario era insita nell'in nalzamento della quota del tctTeno, che giustificò la sua particolarissi ma confo rmazione, priva del fianco a lato mare. Tra le moltepl ici spiegazioni della vistosa carenza va segnalata quella di una precisa op1,ione tendente a ridurre le sue potenzialità offensive contro la fortezza ciel Bramante, lasciandole così un consistente predominio tattico: " ... perciò il sesto bastione ... fu progettato dapprima col solo fianco verso il quinto. Così tog liendo 4uello verso la fortezza vo leva l'architetto renderlo inutile in mano di chi, valendos i della sua rn aggiore alt illldine, avesse voluto servirsene contro la cittadella ..."m;_
Di ce,10 la cortina interposta tra i due dissimili caposaldi correva rettilinea per una eccessiva estensione diffici lmente difendibile eia entrambi, deficienza c he al la fi ne lo stesso Sangallo volle eliminare. Successivamente, infatti, non solo realizzò il fianco mancante ma completò il tracciato, al suo punto di innesto con la fortezza, munendolo di un ultimo, il settimo, bastione, cli configurazione parziale tant'è che lo definì puntone. Ad ogn i buon conto il fiancheggiamento dell'intero perimetro della cerchia, circa 3 km, trovava in tal modo una omogenità totale potendosi in ogni punto incrociare i ti ri della difesa. Una indiscutibile riprova della magistrale p rogettazione e del peifetto adattamento al terreno è fornita dalla sua invarianza: nel corso dei secoli successivi ricevette soltanto l'aggiunta di opere avanzate ma mai ne ven ne alterata l'impostazione originaria.
La piazza di Civitavecchia: armamento del forte Allo stato attuale delle ricerche no n è emerso l'armamento originario della fo rtezza, mentre invece abbastanza numerosi sono gli inventati successivi, peraltro estremamente dettagl iati. Tuttavia dall'analisi architettonica della costruzione possia mo, se non altro, dedurne il limite massimo teorico supponendo un pezzo per ogni troniera e cannonierct°:'J. Certamente non tutti avrebbero avuto un identico calibro, né tutti si proponevano di eguale necessità. È agevole al riguardo considerare che le troniere a doppio appostamento difficilmente in pratica disponevano di due cannoni, ma più verosimilmente, cli uno solo suscettibile di rapido spostamento in funzio ne del particolare intervento del momento. Discorso analogo per le cannoniere della piazza sonunita.le. Ad ogni buon conto dalla stima ne deriva il seguente prospetto. valido quale li mite superiore cli raffronto: a - quota di campagna b - q uota 1° piano c - quota copertura d - quota 2° piano maschio e - quota copertura maschio
72
Da L. CiccONF.TTJ, Lafortezza ..., cit., p. 3 1. 8. In una minuziosa ricerca architeltonica militare pubblicata da M. MAU KO, Rocche e bombarde fra Marche e Romagna nel XV secolo, Ravenna 1995, viene approfo nd ita la definizione di ' Bornbardiera' e 'Cannoniera· sotto il profilo architettoni co mi litare, pp. 22 e sgg. Non viene tu ttavia rilevata alcuna differenza tra i termini di 'cannoniera' e 'troniera' che invece dovrebbero indicare due diverse postazioni per ani glierie. In particolare le 'troniere' - eia cui ancora in italiano abbiamo il verbo 'rintronare' - erano que lle attraverso cui tiravano i pezzi postati in casamattc, dotai.e perciò di copertura superiore o 'ciclo' . Dati.a chi usa ambientazione il particolare fragore e rimbombo stn.Hlurale. Le ' cannoniere' invece erano 4ue lle a ' cielo' aperto, ovvero le strombature praticate sui parapetLi per i pezzi in 'barbetta ', così delìni ti perché la loro fiammata se mbrava rar la barba al le mura stesse. 73
La d(fesa costiera dello Stato Pontificio dal X\/1 al XIX secolo
114
Posizione
a
Torrione di S . Colombano
e
Totale
b
c
2
5
7
e.I
Torrione cli S. Giovanni
4
2
5
11
Torrione di S. Sebastiano
4
2
5
11
Torrione di S. Ferma
2
2
5
9
Maschio
3
3
6
Piazze sulle cortine
6
6
24
24 24
Totale
86
Il primo inventario disponibile è un documento redatto dal notaio Giulio Cretoni. in data l maggio 1570, in occas ione della consegna della fortezza effettuata dal provveditore Antonio Martinelli al s uo successore Marcantonio Testa0 '1i. Così dal verbale : t - totale teorico
Baluardo S. Colombano - cannon i ordinari da 50, lunghi cal. 20 (di cui uno con lo s temma di Pio TV) ............ 2 - colubrina d i bronzo da 32, lunga cal. 30 ........ .... ..... ................................................... I - cannone petriero di bronzo da 24 , mollo corto ................................................ ...... .. .. I - sagro di bronzo da 12 ................................................................................................. I - moschetti di bronzo da 3 ....... ...... .............. ... ........ ... ...... ... ... ..... ..... .......... .... .... .. .. .. ... ..3 Totale ............................. ..8 (t. 7) Baluardo S. Giovanni - mezzi cannoni (con lo stemma cli Clemente VII) ....................... ... ......................... ... 3 - n1oschet.ti (da 3) .... ............... ........ .. ... .......... .............................. ...... ............ ..... .......... 3 Totale ........................... .... 6 (t.. 11) Baluardo S. Sebastiano - 111ezzi cannoni ... ........ .... ... .. .. .... ................. .... ....... .. .. ..... .. .. .... .. .. .......... ... .. .... .............. 2 - sagro (da 12) ............................................................................... .. ............................. 1 Totale .............................. .3 (t. I I ) Baluardo S. Ferm.a - cannone di bronzo ............ ........... ...... .. .. .. .. ... .......... .. ..... ... .... .... ......... .. ..... .. ... ... .......... 1 - 1nezzi cannoni eia 24 ......... .... ... ....................... ..... .. .. .. .. .......... .................. .. .. .. .. .......... 2 - sagri (eia 12) ................... ................................................. ............ .. ......... .................... 1 - fa lconetti da 6 .................. .. ..................................... .... .... ....... ........... .. ... ... ..... ...... ...... 1 - rnoschetti ....... .. ..... ..... ..... .. ....... .. .. ................... ........ .... .. .. .. .. .... ............ ....... ....... .... ... ... l Totale .. ......................... .... 6 (t. 9)
7' Il ve rbale è tratto da A. G CGLIELMOTII, Storia delle.fòr1ifìcaz.io11i.... cit. p. 231 e sgg .. La sua originaria collocazione arc hi vistica è Archi vio Notarile in Civitavecchia. Protocolli del notajo Gi ulio Cretoni , I O maggio 1570. p. I 55.
Le piazzeforti 111,irillime
/J5
Maschio - 1noschetti ..... .......... .. .... ........ ....... .. ........ .. ...... .... ... ..... ...... .... ....... .................................4 - 1nezze coluhrine .............. ....... ....... ... .... .. ...... ............... .................. ... .... ................... .. .2 Tota le ............................ ... 6 (t. 24) Piazze cortine - moschetti .... ... ................ .. ...... ..... ............ ....... .. .... ............ ........ ........... .......... ........ ...... I - bo1nbardelle ... ... .. ....... ... ....... ...... .......... .. ........... ......... ................. ... .... .......... .......... .... 1 Totale ............................... 2 ( t. 24) Pur essendo, come affermato, l' armamento teorico sicuramente ridondante, quello pratico, invece, appare estremamente carente, compos to di appena 32 pezzi per giunta nella maggior parte di modestissimo calibro. È interessante osservare che lo scarto risulta minore nei due baluardi pros picienti il mare, certamente i più importanti per la difesa costiera, mentre si incrementa e raggiunge l' acme, corrispondente quas i all ' assoluto disarmo, per i restanti del fronte interno e per il maschio. Per quest'ultimo, in particolare, la vistosa carenza conferma implicitamente l' anacronis mo della sua concezione. Una analoga conclusione prospetla un docume nto del 1589 che così precisava al riguardo: " Rocca nuov,1di Ci vi ta vecchi a Dett.a Rocca è ben fin i ta et 111unitio11ata, gli manca so lo 50 code cli ferro. et ve ne sono 30 di queste quale se potri.i far venire a Ro ma con altri fe rramenti vecchi c he vi son o, et mendarli alla ferriera, et farne far delle altre cli nuovo ..."" ~'.
Circa le 'code' in questione dovrebbe trattarsi degli otturatori dei petrieri che venivano forniti, mediamente, in numero cli tre per ogni singolo pezzo. Ind icativo il dato de lla completezza dell 'armamento, ma anche emblematica la s ua non elencazione. Nello stesso documento può leggersi ancora relativamen.te alla rocca vecchia che: "Ci sono undici pezzi di artig lieri a <li piL1sone. et tutti per terra. senza casse, ruOle el assale. li quali non possono haver, dico servire a cosa niuna per non haver li lor letti"'''''.
Pochi anni dopo. in una ispezione del 26 luglio 1598, così venne inventariato, in pessi mo e sgrammaticato italiano, l' armamento della fortezza: " Roca cli Civi tavecia acli 26 di luglio I 598 Relatione al lii. 1110 et Celi. mo {Ecc . mo] s. re gianfranciesco gieneralle clela s. chiesia avendo fata la dehita diligentia eia la sua Celi. ia ordinato trovando in deto loco il s. re giananclrea rondanini locotcnente di dew loco avendo alla inpresentia nostra soldatti rsoldati] in tul.i 11° 12 et avutane informatione cl i dui malatti soldalli in deto locho ane [ne ha] incura il Capii.ano tarquinio. E più ala lntrata [ alla entrata] cl i deta forteza con honissima quardia et averc i un raslello !rastrelliera) cl i piche 11° 6 co li soi fcrimoncli E più alelrata clela seco nda porta clela fo rteza avendo trovano dui rastelli co n 11° I I archibusi a focho colli so i serpentine di miciom• co le soi fiasche E più avendo trovato nel primo Corpo cli q uardia un rastello di li barde [alabarde] n° I O inesere I in essere I co li soi fer ì E più al cleto Corpo cli guar dia esenùoci cinqui corsalleli con sette 111orio11i17s, E più adanno a dilli't> jdentrol al primo baluardo che ri escono in verso il porto avendo trovato in una piaza dui canoni carchi avotto [ carichi a bollo: n salve] di portala di palla lib. 70 et una meza colabrina carcha avouo di porta di lib 16 et un mezo cano-
75
A .S.R., Soldatesche e galere. b. 646. Ispezione di (ìiovanni M aria Fabrici. A.S.R .. Soldatesch e e galere, b. 646. 71 Precisa W. REID, La scien~a delle armi da/l'('fà c/('/la pielra ai nostri g iomi. Milano 1979, p. 61 : " L' inven zione del serpentino a micc ia un pò prima ciel 14 11 fu il prim o grande progresso delle armi da fuoco . Rese possibile l'accensione dello schioppo tenuto fermo dalle due mani. In dettag lio il ·serpentino' era una specie di cane che portava fissata una hreve micc ia. Al momento dello sparo, accesa la miccia. una molla lo portava ad avvic inars i ad una picco la concavi tà ripiena di pol vere, della ·bacinetto · in precedenza libera ta dalla lastrina di protezione, ricavata presso la culatta dell ' arrna, riuscendo così a dar fuoco alla carica. La co mplessa procedura ed il peso dell'arma richiedevano che la stessa fosse sorretta da un'apposita force lla''. 78 Il ·morione' era il tipico elmo spagnolo. attualmen te ancora in dotazione alla Guardia Svizzera del Vaticano . 76
1/6
la d{/esa costiera dello Simo Pont(tìcio dal XVI al XIX secolo
ne pure carcho avono cli porttata di palla de fero cli lib. 30 bene a cavallo [atTustatoJ co case [affusto a cassa] et roue [ruote] avendo le soe cociare fcucchiarel et calcatori colle sue lanatte flanale}. E più alla Conina inverso levante esenclo nelle soi canoniere pe:r.i grossi da quaralta 11 ° 6 trovatoli wti carchi avolto E più indetta cortina avercie trovato drentro moschetti n° 13 ttuti acavallo co case et rotte cli porta di peso cli lib. l di palla cli l'ero0 '11 non esendo carchi nosciuno [nessuno] E più avedo aclato a unaltro balua rdo che qua rdia imare amezo giorno trovato quatro pezi grossi sequitti di mecaJJo [eseguiti in metallo: in bron:r.o] <li porlal.la da n° 30; 40; 50: 30 el u petriere incamerano tuti acavallo co case el rotte carchi avotto co sua cociare et lanatte inord ine et epiù in cleto balumclo cista [vi è] per bumbarcliero ma. ro lacomo et serve per safato come me eletto E più avcdo adato [essendo andato I a novo baluardo che risponde inverso la portta romana averci trovato acavalo co casse et rotte ciqui pezi clarteglieria un canone da n° 40 et dui rnezi canoni da p. a 25 et u sagro di portata lib LO et un canone pretrero mezi carchi di dcti pezi co sue cociare et lanate tuto questo pezo cli portatta cli palla cli ferro E più aveùo adato a unaltro baluardo che quarda inverso la porta dela ttera [porta di terrai averci trovalo li.re me:r.i canoni tu!i a cavallo co casse et rotte tu tti carchi cli porttata cli palla lib. 25 et u pretrero pure acavallo co sue cecare et lanatte. E piL1 aùanno ala conina sotto al maschio acato al pozo I vicino al pozzo] aveclo trovato tre pezi ùartiglieria a cavallo co case et rotte carchi avemo una colobrina cli lib. 30 u canone pretrero eia nà 60 et unaltro precrero ordinario cli metallo E più ariando ala cortina sopra la porta deletnua dela fortela esendo ala rnuralgia ncla canoniera doi pczi dartiglieria acavallo co casse et rotte cli metallo u sagro cli poratta lib. IO et uno falchone di ponata lib. 6 di l'ero rnti e cloi sonno carchi F. più avendo trovatto line acanto [lì accanto I diu pietreri intera senza casse et senza rotte elisero che avria a servire per le galere
E pit1 adando a una stantia de la monitione della polvere [polveriera [ avercie trovallo coùiue di l'ero n" 18 bonissime E più in eletta stanzia clela monitione averci trovatto polvere grossa de lib. 500 E pi ù avedo lrovalto polvere Vi na per archi busi lib. I00 E piìi averci trovato rniccio da lib. 500 incirca E più esenclo andato a cima ciel masc hio averci trovatto dui pezi a cavallo co case et rotte di metallo uno ciamata [chiamara) la giulia''''> una colubrina cli portala di lib. 33 et un sagn>di portai.a <li lib. I O miti e doi carchi E più aveclo aclato eia basso a la provisione delc balle cli fero averci trovano piramodi [piramidi] n° 46 tra grosse et picolle E più in detta monilione averci trovalo quarti di rotte d,1 lavorare n° 400 et barili i da rote da artignerie Jn tu tti n" 50 asalli [assali) per artegnieria n" 50 razi [raggi] di rote n" 50 tavoloni eia fare casse cli pezi picolli n° IOet casse usate n° 12 rotte de rispetto bone n° 6 da artegnieria ..."1"'>.
79 Il 'moschetto' aJJ'epoca non era un'arma indjvidualc ma la più piccola delle artiglierie, dotata pertanto cli affusto a cassa e relative ruote. "" È probabile che si traili di un peuo proveniente dalla medesima fusione della famosa bombarda fab bricata da Alfonso d' Este, la cui storia è interessante recuperare da l C. MONTÙ, S1oria delf'aniglieria italiana, Roma 1930, voi. I, p. 414: "Particolare curioso e squisitamente rivela tore dello spirito dell'epoca: negli inventari figura una famosa colubrina, che Alfonso gettò nel 1512 con i pezzi del la stmua di bron:r.o cli Cì iulio l'l, modeJJata da Michelangelo. Tale statua del Papa guerriero - che era rappresenrnto in alto di bened.ire - era stata collocata nella chiesa di S. Petronio in Bologna il 21 febbraio 1508. Per fonderla si erano adoperate_ insieme ai pani di bronzo. anche una bombarda del Comune cli Bologna e la campana ciel Palazzo Bentivoglio, distrutto allorché i Bentivoglio, nel 1507. erano stati cacciati dalla città, app un to per opera di Giulio Il. Ma nel I5 I I... i Bemivoglio ri uscirono aù entrare nuovamente in Bologna c. assetati di venùella, distrussero luttn ciò che era opera del Pontefice... e abbatterono la statua ... Il monumento, pesante quindicimila libre, fu poi fatto a pezzi daI\a plebe bolognese, e i pezzi furono acquistati eia Alfonso d'Este.. .". Prosegue la ricostruzione storica F. LOCATELU. La .fcibbrica ducale estense delle ar1ig lierie, Bologna 1985, p. 38: "!;occasione è propizia perché Alfonso richieda i rottami della statua bronzea cli Giulio II. A Lai fine manda a Bologna il 24 aprile 151 1 il bombardiere. Quiù no a prelevare il metallo. «come deside1iamo per volerlo ponere in opera subito gionto che sera». li metallo è concesso dai Bentivoglio in cambio cli artiglierie. e diventerà la colubrina «Giulia». A proposito di essa il cronista Fileno Dalle Tatuane ci testimonia: « ... Ne fece una grande bombarda che poi drizzò nel castello de 1iscontro la po1ta di esso, che io non ho mai vedutO la più lunga e grossa di quella...»". Ora alla luce di ul teriori dati si apprende che la famosa colubrina pesava kg. 3. I00 mentre il bronzo della statua ammontava a kg. 5. 870. Logico allora presumere che con la mede.sima colata vennero realizzati almeno due pezzi cli cui, uno · la Giulia' per antonomasia il pit1 grande con calibro di 50 libbre, e forse un secondo che potrebbe benissimo essere quello eia 33 in questione, non spiegandosi in alcun modo il suo nome irriverente all' imemo di una fortezza pontificia se non supportalo da una precisa storia. La ·Giulia' armò la fort.ificazionc di Reggio Emila. cd ancora nel 1625 vi 1isulta inventariata. "'A.S.R., Commissariato soldatesche e galere - inventari fortezze e galere, busta 4 voi. 14.
117
Le piazze/orli marittime
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62 62. La fortezza di Civitavecchia nel manoscritto del Gri llo.
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La d((esa cos1iera dello Sta/O Pontificio dal XVI al XIX sewlo
La notevole abbondanza di ricambi per affusti, quali ruote, assali, raggi, ecc. , dimostra che, a differenza dei pezzi in bronzo che sopportavano senza eccessivi deterioramenti esposizioni secolari , richiedevano una assidua manutenzione, ed una accurata custodia. Allo scopo sui cannoni in barbetta, i più faci lme nte deperibili , si ponevano dei ripari posticci in legno a forma cli coni - da cui il nome di coniferi - capaci cli offrire un min imo di protezione dalle intemperie, e rapidamente asportabili in caso di necessità. Un altro inventario, redatto nel 1658 da don l\tlruio Chigi, ali' epoca generale cli S. Chiesa, ci consente dì approfondire ulteriormente la questione della vrnùtzione clell'ru1mm1ento del forte cli Civitavecclùa. Eccone la trascrizione: " ...Sopra il maschio sono sei pezzi c1·arteg lieri a, cioè due colornbrine cli libre 23 di palla l' uno. Me,.zo canone cl i libre 27 di palla. Un altro mezzo canone d i libre 27 cli palla. una quarta colombrina cli libre 12 cli palla. ]\,lezzo sagro di libre 4 d i palla. Sotto il maschio sono due Petrierc. uno di libre 12 di palla, e uno di libre 7 di palla. Nella mezza conina tra il Baloardo cli S. ta Barbara e il maschio sono tre pezzi cl' Arteglieri a. c ioè un rnezzo cannone di libre 30 di palla - due fal conctli di libre due di palla. Dentro il B aloardo cli S. ta Barbara sono 4 peai di artcglieria cioè un canone d i libre 55 di palla. Un allro canone cli libre 50 di palla. Una colo rn brina di libre 25 di palla. Un petriero cli libre 12 cli palla. Nella cortina cli Mare sono tre pezzi d ' Aneg lieria cioè due mezzi cannoni di libre 25 d i palla l'uno. Un altro mezzo cannone d i libre 35 di palla. Dentro il Buloardo d i S. /\ntonio sono cinque peni d'Artiglieria, c ioè un cannone cli libre 60 cli palla. Un quarto cannone cli li bre 16 di palla. Una colornbrina cli lib. 27 cli pullu. un sagro cli libre 8 di palla. Un petrie.re di lib 12 di palla. Nella cortina verso Capolinaro sono due pezzi cioè un fa lconeno cli lib. 2 di palla. un petriero sopru la Chiesa c he guarda la porca ch'entra in Piazza d'anni, cli lib. L2 d i palla. Dentro il Baloardo di S. Bas ti ano sono cinque pezzi cl ' A rteglieria cioè due mezzi cannoni di li b. 30 di palla l'uno. Un altro mezzo cannone di .l ib. 22 di palla. Un falconello d i lib. 2 di palla. Un petriero ù i lib. 20 di palla. !\ella corti na cl i terra sono cinque pezzi cJ' Artcglicria cioè un sagro cli lib. 8 di palla. Un rnezzo sagro di lib. 5 di palla. Un petriero di lib. 10 di palla. Due falco nelli d'una lib. e rnezzo di palla l' uno. Dentro il Baloardo di S. Rocco sono quattro pezzi d ' A rteglieria cioè tre mezzi cannoni d i li b. 27 di palla l' uno. Un petriero di lib. 12 di palla. Nella mezza cortina tra il Baloardo d i S. Rocco ed il M aschio sono tre pezzi ù' Arteg lieria cioè un mezzo canone cl i lib. 27 cli palla. Due mezzi sagri di lih. 5 di palla l'uno. In Piazza d'armi un petricro di li b. 27 di palla che guarda la porta del ponte levatore... E più in d iversi posti sono 14 fa lconetti cioè IO cli una libra di palla l'uno. e tre di mezza lib. cli pal la l'uno et uno di u na lib. e mezza di palla ..." 1• ~·.
In totale 57 pezzi che, al netto dei 14 falconelli cli piccolissimo calibro e cli probabile destinazione navale per cui solo depositati nel cortile, divengono in realtà 43, ammontare sostanzialmente sempre concorde con i precedenti e successivi inventari. La supposta invarianza trova ul teriore conferma anche nel 1665, allorquando, stando ad un ennesimo inventario, l' armamento della fortezza così risultava composto: '·P. a sopra il Maschio cli Fortezza vi è p. a un Cannone cli portata cli palla d i lib. 25 con /\ rm e di Cì reg. XIII e dall'altro lìanco vi sono due Colobrine di portata di palla lib. 25 con Arme di Urbano 8, bene a Cavallo. Dalla pane verso terra vi sono due al tri pezzi, cioè un Cannone di portata cli palla lib. 25 con l'Armc di Sisto V accanto il d. o vi è un fa lconetto d i lib. 4 in modo di provisione, dall'altra J)arte verso la Dar-inu vi sono due altri Pezzi. cioè un Cannone cli portata cli lib. 30 con A rme cli Greg. XIII e l'altro è un Bastardello eia lib. 12 con Arme pure di Gregorio Xlll tutti bene a Cavallo. Nella mezza Cortina sopra la Porta vi è un falconetto eia lib. 2 con !'Arme cl i Giulio Monti, vi è un altro Pezzo di Cannone d i portata di pallu lib. 30 con A rme di Pio 4, accanto al d. o vi è un falconetl.o di portata simile vi sono cloi spingarcloni a cavallo uno eia lib. 2 e l'altro eia lib. I di metallo con li cavalletti boni .
•~ 13iblioteca Apostolica Vati cana, d'ora innanzi B.A.V., !V1ss Chigiani E III, 65, f. 30 - Il documento è stato trauo da G.M. 0 1.: Ross1. 1àrri Cosliere... , cit.. p. 33, nota n° 3.
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Le piazze./òrri rnari11i111e
Nel Baluardo <li S. la Barbara I_S. Colombano] vi è un can none da lib. 55 di portata con diverse Croci per Arme, con uno scucio sopra la Culatta senza Impresa. accanto il d. o vi è un'altro Cannone cli portata Jib. 50 con Arme cli Pio 4". accanto il cl. o vi è un Petriero eia li b. 12 ogni cosa bene à Cavallo A lla Cortina cli mare vi sono cinque pezzi, un Cannone di portata cl i lib. 25 con Arme cli Malta bene a Cavallo, e l'altro è un mezzo Cannone di portata lib. 33 co n Anne d'Urbano 8, e vi è un falconetto ci.i portala cl i li b. 2 quale guarda sopra la sud. a cort ina e vi è un'altro Cannone ei a lib. 25 d i palla con Arme di Greg. o Xlii vi è anco un smerig lio cl i portata lib. J d i palla. Al Baluardo cli S. A ntonio IS. Fermo] vi è un cannone cli portaw da lih. 60 con !'A rme cli Pio 4 bene à Cavallo: vi è un falcone di portata <li Jib. ( con scudo ignudo e con fiam ma alla Culatta bene à Cavallo. avanti al d. o vi è una Colohrina di portata di lib. 25 con San .Marco per arme, avanti il d. o vi è un Petricro di portala di lib. 12 con A rme di Greg. o Xlll tll tti bene à Cavallo. Nella Cortina di mare vi sono quauro smeri gli à Cavalletto, e vi è un fa lconctto da lih. 2 con !'Arme cli Giulio Monti. e pi t1 vi è un 1-'etriero di portata lib. I 2 senz· A rme bene a cavallo. Nel Baluardo S. Sebastiano vi sono c inque pezzi, cioè due Cannoni <la lib. 22 con Arme d i Pio 4°, e vi è un falconetto da li b. 2 di Gi ulio Monti. e un Petriero da li b. 20 con Arme d i Pio 4°. Nella co1tina di 1em1vi sono n" cinque pezzi. uno di portata di lib. 8 con scudo ignudo, vi è un mezzo sagro da lib. 5 con Arme di Paolo 3°, e vi è un Pctriero da lib. IOcon /\Jllle di Sisto V e cloi falconetti da li b. I 1/2 di ponata di palla con Arme cli Pier l .uigi h u:nese. Nel Baluardo S. Rocco IS. Giovanni] vi sono quattro pezzi. cioè tre mezzi Cannoni d i portala li b. 25 . L'uno con I' Arme cl i Clemente 5'' . e vi è un Petricro di lib. 12 di palla per /\rrne certi Schiavi. Nella mezza Cortina tra il Baluard o San Rocco e tra il maschio vi sono tre Pezz i, cioè un mezzo Cannone da Jib. 25 di portata con Arme di Clemente 7°. et un mezzo Sagro da lib. 5 con Arme de Med ici, et un'al tro mezzo Sugro da lib. 5 con A rme non co nosciuta, e vi sono n° 5 smerigli à Cavallelto , e piÌI vi sono doi pezzi in terra cresciuti in 1-"onezza per ordine del s. r Con te. uno in due pezzi e l'altro in tre con Arme d 'Urbano 8° fatti fare dal s. r D . Geovio, di portata d i palla Jib. 12. Sotto il maschio vi è un Pctriero di lib. 12 co n Arme di Jacomo Bonco mpagno. et un Petriero da li b. 5 co n Arme dc Medici et un falconctto da mezza li b. a cl i pal'la co n Arme d i Paolo 3" . Palle che si trovano in Fortezza Piram ide di palle di fe rro n° 3 cli d iversi calibri Piramide cl i palle di marmo n° 13 cli diversi calibri Palle che si trovano in Rocca da lib. 20 ...... .. .......... ... ......... .... n" da li b. I6 ....... ............................... n°
Palle di Palle di Palle cli Palle di
Cerro ferro ferro ferro
Num.
delle Palle che si ri trovano dentro il .M agan.ino de Molini, c ioè del Presidio
0
da I ib. 40 . ........ ....... .................. .. n° à rifu so ..................... .................. 11 °
Palle di l'erro da lib. 7 ........................... ... .... ...... 11" Palle di ferro da lib. 9 ...... ..... ............................. n° Palle cli ferro eia l ib. 12 .... ................ .................. n° Palle di Cerro eia Jib. I6 ..... ............... .......... ... ... ..11 ° Palle di ferro da lih. 6 ....... ............ ... ................. .n° Palle cli ferro da Jib. 8 ....... ......... ...... ....... ........... n° Palle di Cerro da lib. 3 .................................... ....11" Palle di ferro da lib. 60 ............................ ....... ... 11" Palle di ferro da lib. 30 ................................ ...... 11° Palle di Cerro da li b. I 2 .... ......... ................ ... ... ...11" Palle di ferro <la lib. 3 ........................................n° Mortai etti di M etallo................................. ......... n° IV!ortaletti di ferro .... ..... ................... ......... ........ n° Pezzi di metallo ....... ...... ...... ... ........................... n° Mor ane nume. o ...... ................................ ........ .. Un T ra bocco Due i'vlortale1ti"" '>.
603 3 109 2I 2 150
658 1232
1000 3 10 1356
1232 438 I 14 20 I 12
303 30
23 18
8
'' A rchivio Segreto Vatieano, d'orn innanzi A.S.V.. Commissariaco delle /\rmi, 32 fo l. J 76r-J 87r.
120
La difesa cosliera dello Staio Pontificio dal X\ll al XIX secolo
In sintesi possono così schematizzarsi: Baluardo S . Colombano [S. Barbara nell'inventariol: - cannoni da 55 ............................................................. ................................................ 1 - cannoni da 50 (con lo stemma di Pio I V, lo stesso del 1570) ..................... .. .. ........... 1 - petrieri da 12 ........................................... .. ..................................... ............................ 1 Totale ... ............................ 3 Baluardo S. Giovanni [S. Rocco] - mezzi cannoni da 25 (uno con lo stemma di Clemente Vll, lo stesso del 1570) ...... .3 - petrieri da 12 ....... .. .......................................... .. ................ .. .. .. .. ......... .. ............... ....... 1 Totale ................ .. .. .. .. .......4 Baluardo di S. Sebastiano - cannoni da 30, turchi (probabile preda di Lepanto 1570) ............. ....... ..... .. ............. .. 2 - cannone da 22 ..................................................................... .... ..... .. .............. .. ............ 1 - falco netti da 2 .............. .. .. ................. ......... .. .. ... ..................... .. .. .... ..... .. ....... ...... _.... ... 1 - petrieri da 20 ............ ..... .... .. .... .................. ...... .. .. .. .... .................. ......... ........... .... ........ l Totale .. .............. ................ 5 Baluardo S. Fermo [S . Antonio] - cannoni da 60 .. .. .. ...... .. .. ................... ... .. ........ ...... ... .. ..... .. ............. .. ..... ..... ........... ... .. .. I - falconi ... .. .. .. ...... .. ..... .. ... .. .. .. ..... .. ..... .. .......... ............. ......... .. .. .. ..... .. ......... .. .. .. ...... ... .. .. 1 - colubrine da 25 ........ .. .. .. ..... .................... .. ..... .. .............. ..................... .. .. .. ..... .. .. .. .. .. .. I - petrieri da 12 .............................................................................................................. I Totale .............................. .4 Maschio - cannoni da 30 ............................................................................. ....... ..................... .. .. l - cannon i da 25 ......... ... .. .. ............ ..... ... ... ..... .... .. .. .. .. ... ... .. ..... ..... .. ............... .... ..............2 - colubrine da 25 .. .................... .................... .... ...... .. .. .. .... ............ .............. ..................2 - cannoni da 12 ....................................................... .. ............... ..................................... I - falco netti da 4 ..... ...... ...... .................................. ... .. ............. .. ................. .... ....... .. ... .... 1 Totale ............................... 7 Piazze sulle cortine - cannoni eia 33 ..................... .. ..... .. .. ....... .. ........ ............................ .. ... ...... .. ..... .. .. .. .. .. .... 1 - cannoni eia 30 .......................................................................................................... ... 1 - cannoni da 25 ............................................................................................................. 2 - 111ezzi cannoni da 25 ............................................... .. .... ............................................. 1 - sagri da 8 .......... ......... .................................................. ..... .... .... ........ ......... ... .. ............ 1 - rnezzi sagri da 5 .............. ...... ........... ... ........ .. ...... .. ...... ........................ ........... ............ 3 - falconetti da 2 ......... ............ .... .. ..... ........... .. .. ................................ .... ........... ........ ...... 7 - spingardoni da 2 .............................. .......... ................................................................. I - spingardoni da I ................ ........................ ................................................................. I - sn1erigli da I ........................ ..... .. ....................... .. .. .. ... .. .. .. .. .. .. ................. ...... ..... .. .. .. . I O - petrieri da 12 .. .. .. .. .. .............................. ........................... .. .. ....................... ... .. .. ....... .. 2 - petrieri da l O.. .. .. .. .. .............. ... .. ..... .......... ......... ........ .. ............. .. .. .. ................. .. ..... .. .. I - petrieri eia 5 .................................................... .. ...... .. ..... .. ...... .. ................ .. .. .. .. .. .. ... .. .. 1 Totale ............................... 32
121
le piazzefòrti marirtime
I pezzi quindi, in deti nitva, ammontano a 55 cli cui molti con uno stato cli servizio secolare: certamente più numerosi cli quelli del 1570 ma sempre lontani dai teorici 91. Il dato ci lascia motivatamente concludere che mai la fortezza attinse tale consistenza balistica, attestandosi le sue bocche da fuoco mediamente intorno alla cinguantinta, parco comunque di assoluta 1ilevanza anche se costituito per la maggioranza da piccoli calibri. Nello stesso documento si rinviene pure l'inventario dei cannoni che munivano la cerchia bastionata della piazza: per l'accertata scarsa variabilità dell'armamento può considerarsi senz'altro equivalente all'originario al momento della s ua entrata i n servizio. Eccone i dati: "P. a al Lazzaretto quattro Falconi da lib. 8; due falco neui da lib. 2 di metallo di portata di palla con Arme di Farnese. Alla bocca della Darsina cinque sagri da lib. 12 di portata di palla cli ferro, con Arme d'Urbano 8", una PetJiera di lib. 12 con arme di Borghese Al Casone, una colobrina da lib. 30 di portata di palla di ferro con l'Arma di Farnese. due falco ni da li b. 8 con 1' 1-\ sme d'Innocenzo X [8], un falcone da lib. 7 cli portata di palla di ferro e due altri fa lconelli da li b. 3 cli portata di palla di ferro uno con Arme diverse et l'altro con tre Monl'i nel lìne de lla Culatta. Al Turco quattro sagri da lib. 12 e due falconeui da lib. 3 di portata di palla di ferro con l' A:·me d'Urbano 8°. A S. Barbara, due falconi uno di lib. 8 e l'altro da li b. 7 con I' Arme di Innocenzo X, e l'altro di Borghese e due fakonetti da lib. 2 in 3 con Arme di Borghese. Alla Bottiglieria clell'enughi !cantina degli e unuchi] due mezzi Cannoni colobrinati da li b. 25 cli portata di palla di ferro, che uno con l' Anne d'I nnocenzo X e l'altro con l'Arme di Farnese, un quarto Cannone da lih. I6 di portata cli palla di ferro con I' Arme d'Innocenzo X, due Calco netti con I' Arme di Farnese eia lib. 3. 0
A Borghese un Cannone da lib. 60 cli ponata di palla con l' Arme di F.1rnese, un Cannone colobrinat.o da li b. 25 di portata di palla di ferro con J' Arme cli S. Ma rco, un quarto Colobrina di portata di palla di ferro li b. 20 con l'Arme d'Innocenzo X0 , un falcone cli ferro da lib. 10 di portata di palla di ferro, e tre falconctt.i da Ji b. 3 cli portata di palla di fem) con Arme d'Urbano 8°. A Barberino due mezzi Cannoni colobrinati da li b. 25 cli portai.a di palla di ferro, un falco netto da lib. 8 cli portata di palla con l' Arme di Borghese, et un fa lcone da lib. , 3 con I' Arme di Urbano 8<>, et. un falcone eia lib. 8 cli port.ita di palla di ferro. Alla Cortina Campanella, un falcone eia lib. 4 di portata di palla di ferro con tre monti su Culatta. Tra Campanella e S. Sebastiano, un falcone cli ferro da lib. 8 due fa lconi eia lib. 8 di ponata di palla cli ferro con Arme cli Innocenzo due Falconct.t.i da lib. 3 cli portata di palla cli ferro con Arme di Farnese, una Petricra da li b. 12 di portata di palla di fem), con Arme cli Borghese, un Sagro da lib. 12 di portata di palla di ferro con Arrne d'Urbano Al Bicchieri, un fa lcone da lib. 4 di portata di palla di fem) con l'Arme di Borghese. In Rocca due falconi eia li b. 8 di portata cli palla di ferro""')_
È ancora interessante ricordare che in quello scorcio storico la vecchia rocca non trovava più impiego difensivo ma solo cli semplice deposito ed arsenale. Lo scadimento traspare già nell'approssimata ortografia dell'inventario ciel 1598: " Roca vecia di Civita veccia Acli 26 di luglio 1598 Rclatione al 111. mo et Celi. mo S. re gianfrancisc ho altro bandino [Alclobrandini] generalle de lla S. ta Chicsia avendo fatta la debita cliligientia esendo adatto alla rocha vec hia et parlando col castelano ciamado [chimat.o l 11. [Il i. mo] s. re antonio paraclissi eLdomandando se lui teneva in cleta forteza soldati lui mi disc di no et volendo rivedere se ciera I vi era] cossa neccsaria in suspet.o di guerra et vecledo E più avendo visto alla prima entrata del cortile crovatto dui canoni cli metallo in terra nudi di portatta de lib. 50 di palla cli fcro bonissimi E più avendo adato adentro a una stantia trovallo dui pezzi di metallo colli soi cadette ala culatta ciamari berci da me uere sulli cavaletti
$>
A.S.Y., Com issarialo delle Armi, 32 fo l. I 76r- l 87r.
\
122
La d(f'esa cos1iem dello Staio Po11tijicio dal XVI al XIX secolo
E più avendo trovato dabasso in lerra alcun i peli di artegieria ciamat i u canone da n°50 et clui petieri et dui falconi ei a n°6 et dual tri pretrieri i lerra tutti senza casse et rotte bonissirni F più avendo trovalo in una stantia da clelto una quantica cli rnic i [miccia I da lib. I. 200 elisero che ser viva per le galere di N. S. avendone pigiata nota E piì1avendo trovato pani cl i piornbo n° 6 c he poseno pesare da lib I . 700 E più avendo trovato in una stantia diverse Corsalelli a botta co molte libardc et piche et .1rchibussoni a posta [archibugi da posta i et arc hibusio a rn icio co coc iare [cucchiare l dart igicria elisero che era asegialle [assegnate] alle galere co rno lti canapi E pi(1 avendo trovalO da basso in una stallli a palle di Fcro di artig lieria ne 47 e cli petrera n° 30.. . elisero che avra a servire per le galere E più avendo adato dabasso in una stantia avendo trovato botte n" 2.'i di vino et dui di acietlo disero che avrà a servire per le galere E più in deto locho averci trovato una quanttitta di legnami disero che era in servitio de le galcre..."rn,,.
La necessità crescente di pezzi d'artiglieria, nonostante la loro inusitata longevità, cli cu i abbiamo collo qualche testimoni anza nei documenti citati, toccò l'apice intorno agli anni trenta ciel XV!! secolo. In quella circostanza pur cl i procurarsi il bronzo per l'approntamento non si ebbe riguardo nemmeno per il Pantheon: nel 1632 le tegole di bronzo dorato che ne coprivano l'immensa cupola vennero, infatti, asportate e fuse. Una parte servì per la realizzazione delle quattro colonne tortili che sorreggono il baldacchino sopra l'altare della Confess ione in S. Pietro a Roma, un 'altra parte invece si trasformò in 80 cannoni destinati alle piazze ed alle torri marittime. Sopraintendente della fonderia, era allora lo stesso Bernini'~6 ' . Per completare l'analisi dell' armamento del forte, della piazza di Civitavecchia e delle sue dipendenza militari, ci sembra utile ed interessante fornire un ragguaglio sull'anzianifa di servizio de i cannoni schierati nel 1665, desume ndola dagli stemmi pontifici immancabilmente sbalzati in culatta. Se ne ricaverà un ulteriore parametro di valutazione funzionale della di fesa costiera: a. s. anzianità di servizio in anni Smerigli
- ca!. I - cal. 1.5 Toto/e
n° 11 n" n° 12
Falconelli
- cal. 1.5 - cal. 2
n° n° n° n° n°
3 ............................................. , a.s. 125 2 ............................................. , a.s. 125 3 ............................................. , a.s . I IO 2 ............................................., a.s. 50 2
8 ' A.S.R., Fondo Comrnissariato soldatesche e galere-inventari delle fortezze e galere. busta 4, voi. 14. "' Così precisa C. M ONT Ù, Storia del/'arliglieria ... , cit.. voi. 1, p. 8 13: ·'La nomina del Bernini a sopraintendente della fonderi a, e la costruzione cli un 'officina nuova che veni va a fu nz ionare parallelamente alla fonderia di castel S. A ngelo, d imostrano e documentano l'attenzione e la cura dedicate dal Papa alle bocche da fuoco. Nel 162.'i l'ambasciatore veneto riferiva da Roma al suo governo cli aver appreso dal° Ponlelìce che «dalla Rotonda I PantheonJ, fabb rica an tichissima ... faceva cavare dal coperto quantità co nsiderabile di bror1ti fin issimi, che inutilmente servivano, né si vedevano, essendo li trav i et arch itravi del medesirno rnetallo corintio. ch ' era. per la sua finezza, necessario temperarlo con altro rame, del quale sperava far un buon numero dc artcllaric, et per quello io intendo dicono ne caverù per più cl i 80.000 scudi ». L'ord ine di rinn ovare quel materiale vi fu effettivamente corne risulta da un chirografo del 17 g iug no 1626, in cui è detto : «Monsignor V idone nostro Thesoriere Cenerale. Havendo noi ordinato che si levasse il metall o che serviva per tetto delle logge aventi la Chiesa della Rotonda per servirsene in far delle Artiglierie ...». Pare che si fossero fusi 80 can noni. ed a ricordo della rimozione del materiale fu murata nel portico del Pantheon, i n alto a sinistra della porta d'entra ta. un'epigrafe che ancora oggi si legge...' ' .
/ 23
Le piazzeforti mariltirne
- cal. 3
11°
n° n°
Falconi
- cal. 4 Totale
no
- ca\. 3 - ca\. 4
n°
n" 11°
- cal. 5 - caJ. 7
n° n° n° n°
- cal. 8
n°
n° n" n" n°
n°
Mezzi Sagri
Totale
11°
- cal. 5
no no no no
Totale Sagri
Colubrine
I /4 Cannone
l/2 Cannone
Cannoni
- cal. 8 - cal. IO - ca\. 12
1............................................., a.s. l ............................................., a.s. 1...................... ......................., a.s. 1... ....... .. ... ..... ... .............. ... ..... , a.s. 1....................................... .. ...., a.s. I ....................... ..... ................., a.s. I ............................................. , a.s. I 4 ........ .... .... .......... ..... .............. ,a.s.
45
45 115 105
90 45 125
45 125
a.s. 105 6 .......................... ................. .. , a.s. 15 1 . .. .. .. .... . . .. . .. .. .. . . . .. .......... . . ...... ,
5 1.................... ........................ ., a.s.
45
2 27 1 . .. ... ... . . .. ..... ..... . ...... . ... . . . .. . . .... ,
a.s.
I .............................. ............... , a.s. I ..,
125 60
,)
n" n" n°
Totale
2 ............................... ............. .,a.s. n" 12 ........................ .....................,a.s. 11 ° 16
- cal. 20 - cal. 25
11°
Totale
n° n° n°
- ca]. 16 - cal. 19 Totale
125 I IO
n" 25
n°
- cal. 1O
4 ...... ... ... ... ..... .... ... .. .... .......... .. , a.s. 3 .......................................... ... , a.s. 5 ................................ ... .......... , a.s.
n°
n°
n° n"
90 35
1.................................. ..... .. ...., a.s. I5 l .. .......... ... .... ...... ....... .... .. ..... .., a.s. 105 3 .... ..... ....... ...... .. .. ..... .. .. ...... .... , a.s. 35 I
6 1 .. .. .. . .... .. . . .. ... . . ... . .. . . ... ... .. . . . ... . , a.s. 15 1............................................. , a.s. 125 2
n°
1... .... ..... ........ .............. ........... , a.s.
125
11°
4 ................. .. ................... ....... , a.s.
60
11°
I ............................................., a.s.
15
11°
]
Totale
11°
7
- ca!. 15
no
- cal. 25
124
la d!{esa costiera deflo S1a10 Po111i/ìcio dal XVI al XIX secolo
- ca!. 25
n"
- cal. 30
n° n° n° n° n° n°
- ca!. 50 - cal. 55 - cal. 60
Totale Petricre
Moschetti
n° 11°
n° n°
105 90
I ............................................. , a .s.
80
6 1............................................. , a.s. 2 .................. ........................... , a.s. I ............................................. , a.s . I ............................................. , a.s. I I ............................................. , a.s. I .................................. ........... , a.s. 19
100
80
2 ................................... .......... , a.s. 2 ................... .. ........................ , a.s.
90 45
TO!ale
n°
3 9
n°
6
.I
125 I 05
I ............................................. , a.s.
n° n° n° n° n°
in bronzo in ferro
105 95 90 I 05
I ............................................. , a.s.
- cal. 5 - cal. IO - cal. 12
Spingarde Mortarelli
11°
1............................................. , a .s. 2 ............................................. , a.s.
n° 17 n°
2
n" 68 ........................................... 11° 30
Oltre a lla rilevante e tà media dei pezzi, dal tabu lato è agevole coglie re la incredibile varietà di calibri imperante tra le artiglierie pontificie. Il fenomeno da un certo momento in poi manifestò in pierio tutta la sua penalizzante conseguenzialità: impossibile clispo1Te cli preciso munizionamento, dirtìcile discernere rapidamente i calibri, lentissime le forniture. tanto per citare le principali deficienze. Non a caso proprio sotto Urbano VIII, già ricordato per l'impulso che impresse alla produzione di bocche da fuoco, si tentò cli razionalizzare e ridurre i calibri. Eccone un preciso riscontro in una nota redatta in appendice ad un inventario del maggio 1643 compilata da V. Spada che, lamentando la questione, proponeva al contempo una facile soluzione: " ... Maggior mancamento è che li 44 cannoni che sono nella fortezza ... hanno 20 calibri e quel ch' è peggio pochissimo ùiffercnti conseguentemente facili a sbagliarsi l' uno dall'altro con pregiudizio gr.ande. e ri schi o maggiore di chi ser ve al cannone. ha procuralo di ri mediare a ques t' inconveniente i l castellano con tenere le palle separate [le famose 46 piramidi n.d.a. I conforme al peso con assai buon ordine e molta cliligenl.ia, e veramente non si poteva poner altro rimedio, ma con i l tempo si potranno ri conoscer bene i peu.i e trovandosene dc ri cchi assai di metallo, come facilmente se trova fra i pili vecchi, tri vellare quelli di rn inor calibro et uguagliarli a maggiori più prossimi come quei di 20 a 22, cli 50 a 55 e simi li, rna questa non è cosa eia poner vi le mani hora. Ma è operatione che chi ha l'autorità deve a poco a poco andarl a eseguendo ...""' '.
Il suggerime nto era di notevole buon senso: assodar.o che molti cannoni, in particolare i più antichi presentavano un rilevante spessore della volata, detti perciò ne l gergo ' ricchi cli me tallo ', sarebbe stato possibile alesarne l'anima. Incrementandone in tal modo il d iametro dell'anima cli appena qualche millimetro si sarebbe ro resi del calibro appena superiore, senza alcuna decurtazione dì potenza. Quanto, in generale, fosse approssimato e su perato il munizionamento si evince anche da un'altra curiosa notizia che trapela da lle righe degli inventari: la presenza affatto accidentale od occasionale cli palle di marmo.
"B.A.V., Mss Chigiani , E III. f. 337, v. sg.
Le piazzefor1i mariuime
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L'adozione delle palle di ferro per tutt i i cal ibri viene correntemente fatta rimontare agl i anni immediatamente successivi alla calata di Carlo VIU, ovvero al l 494<88l. li dato porta motivamente a credere che nel corso ciel XVI secolo non si uti lizzarono pi ù tali proietti, intrinsecamente fragili e perc iò di scarsa efficacia contro bersagli fortificati. Nel caso delle piazze marittime però, ed in particolare di quelle pontificie limitate a due soltanto, è probabile che tornando sempre utili nel tiro contronave, forse addirittura meglio cli quelle di forro per la loro minore velocità iniziale e per la peculiarità d i frantumarsi all' impatto in una miriade di micidiali schegge, caratteristiche ottimali per sfondare irrimediabi lmente il fasciame degli scafi nemici e decimare le ciurme scoperte, godessero ancora di significativo impiego. È eia considerare, infine, la loro durata praticamente illimitata, a differenza di quelle di ferro corrose in breve tempo dalla salsedine e dall' um idità inevitabi li nelle opere costiere. Un'ultima osservazione è suggerita dall a lettura degl i inventari citati: sembrerebbe che i pezzi rubricati siano soltanto quelli postati in barbetta sulle piazze dei baluardi e delle cortine, od al massimo , del secondo ordine d i casarnatte, non però quelli bassi del fianc heggiamento radente il fossato . La sensazione potrebbe, qualora esatta, trovare una sua signi lìcativa spiegazione considerando che a differenza dei pezzi difensivi, quell i appunto ciel basso fiancheggiamento, tutti gl i altri assolvevano compiti offensivi, rappresentando pertanto il vero armamento della piazza cioè la sua potenzialità interditliva ed ostativa. In ultima analisi le bocche da fuoco delle casamatte traditore, prioritarie in caso di diretto investimento ossidionale, non suscitavano una identica attenzione sia perché utilizzate sporadicamente ed a volte, come nel caso di Civitavecchia, mai, sia soprattutto perché non finalizzate alla difesa costiera. In tal caso i dati numerici complessivi cli armamento andrebbero incrementati cli questi altri cannoni che, per la particolare destinazione, dovevano ostentare calibri notevoli indispensabili per efficaci tiri a mitraglia.
La seconda piazzaforte marilfùna: Ancona Una sorta di fatto r comune conno ta tutte le colon ie greche stabil itesi in Italia: un promontorio alto sul mare ed un sicuro porto alla sua base<~9l. Il colle ciel Guasco che domina Ancona, sporgendo nell 'Adriatico sembrava ideale allo scopo: la sua strana forma a gomito - in greco appunto ancon - lasciava fac ilmente intuire la s ua ottima potenzialità difensiva e foranea . Sulla sommità, pertanto, si abbarbicò l'acropoli della colon ia che, in breve, si sviluppò abbracciando le pendici verso sud-ovest, intorno al VI ed al V secolo a.C.. La prosperità presto raggiunta dalla nuova c ittà può desumersi dai reiterati amplimenti che ne contraddistinsero i primi secoli cli es istenza. F inirono così inglobate anche le alture coll inari limitrofe, fondendosi in unico abitato racchiuso e protetto, secondo la canonica difensiva greca, da una massiccia murazione a blocchi parallepipeclir9oi di cui al presente sparuti ed insignificanti lacerti ne tramandano l'originario circuito. I romani sopraggiu nsero nel JTI secolo a.C. e ridefinirono l'impianto urbano, adattandolo a quella che da allora sarebbe stata la sua ragion d'essere peculiare per i successivi due millenni: una potente base navale. Allo scadere ciel J secolo dell'era volgare Traiano completò la trasformazione impiantandovi un ampio porto fortificato. Quale tangibile attestato di gratitudine la popolazione gli eresse, nel 103, un monumentale arco di tiionfo. Lo sfaldarsi dell' impero ebbe, logicamente, pesanti conseguenze anche per Ancona che subì la sequela interminabile d i atrocità e devastazioni connesse con le calate dei barbari. Assediata dagli ostrogoti nel 539 e dai longobard i nel 568 riuscì a recuparare un propria dignità esistenziale nell'VIIJ secolo, ovviamente rifortificanclosi massicciamente, riq uali ficando nell'occasione la vetusta cinta romana. Come ogni località rivierasca dell'epoca non sfuggì alla prima violentissima spinta espansiva islamica, caratterizzata eia incessanti ed efferate razzie. L' acme si manifestò nell'846 con un tcffibile saccheggio operato dalle
Al riguardo cfr. F. Russo, La muraz.ione aragonese... , cit., pp. I07- I09. Sull'argomento cfr. P.G. GU7.7.0, Le cina scomparse della 1'vlagna Grecia, Ro ma 1982, pp. 36 e sgg. 90 Sulla tipologia cos truttiva della fo ni lìcazione perimetrale greca cfr. F. Russo, Dallo staz.::.o alla cinlo has1io11ata. in L' un iverso riv. clcll' l.G.M. I. , 11° 4-5-6, anno LX rn, 1983, pp. 706-714. 88
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La difesa cosriera dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
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Porte di accesso alla città Torre Bastione semicircolare Arco del Rastello Porta S. Pietro Porta S. Giovan ni Porta S. Giacomo Porta Farina Porta Calamo Porta dei Frati Minori Porta Capodimonte La Portaccia
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63 63. Le fas i evo luti ve della Co rlilìcazione de lla pian.a di A ncona - da 1\11 . Mauro.
Le pia::.z<'.fàrti marittime
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orde saracene. Il disastro confermò l'i nsufficienza delle fo1titicazioni e ne impose una ricostruzione radicale secondo crite1i più evoluti e poderosi, in particolare lungo il fro nte a mare ormai troppo esposto alle scon-erie. La soluzione escogitata fu nel suo genere assolutamente inedita e, peraltro, priva di s uccessive riproposizioni. Lungo l'arco del litorale si" innalzarono, a breviss ima scansione, ben 18 torri , in lutto simili , per struttura e per interasse, a quelle tipiche di una cerchia urbica coeva. mancanti però delle rispettive tratte di cortina di raccordo . T ra i colli ciel Guasco e quello deU' Astagno la teoria di torri proteggeva la spiaggia, consentendone comu nque la comoda fruizione. La singolare fort ificazione del fronte a mare si esauriva nelle mura del fronte a terra, irrigidite. a loro volta, eia freque nti torri, precedute dall'imrnmancabilc fossato cli notevole larghezza e profondità. Pur reggendosi con istituzion i di ispirazione repubblicana la città accellò e riconobbe, poco tempo dopo, la piena sovranità dello Stato della Chiesa. La sollomissione s pontanea tradisce l'esigenza di maggiore stabilità e s icurezza che soltanto l'aggregazione ad un entità nazionale più vasta poteva el argirle. nei limiti ovviamente di quei tormentatissimi secoli. Grazie alle aggiornate fortific azioni, e forse anche agli aiu ti inviativ i dalla dirigenza pontificia, A ncona poté resistere nel 1167 al i' assedio di Federico Barbarossa. e cinque anni dopo a quello dell'arcivescovo cli Magonza s uo cancelliere. Di sicuro: "Alla ti ne del secolo XII, la ciur1ha una cinta costitu ita sul mare da torri swcca1e che seguono il percorso di Via Saffi e, nel retroterra, mura che iniziando nei pressi della chiesa cli S. ]Viaria della Piazza salgono per v ia Rernahei alla cui estremi tà. ove apresi l'arco Fcrrctt.i, llettono a sinistra parallelamente a Via Scosciacavalli per termimire sulla rupe alla base del Colle Cappuccini"' 9 1' .
La strana sol uzione delle torri isolate non dovette dimostrarsi con il trascorrere dei decenni di felice impostazione. Senza alcun dubbio non intralciava le attività marinare e l'accesso alla spiaggia ma, per il medesimo motivo, non garantiva dagli agg ressori che. sbarcando in massa, con assoluta discrezionalità irrompendo tra le stesse penetravano nell'abitato con conseguenze irreparibili. Nel Xlll secolo. quindi, l'impianto lìnì normalizzato, erigendosi una cortina conti nua appoggiata alle predette torri secondo lo schema classico . Rimase, tipica cli ogni c ittà costiera, una porta di mare, unica comunicazione tra i I centro residenziale ed il suo porto. Anche il fronte a terra subì una mod ifica cli tracciato ampliandosi per l'ennesima volta. Ancona assunse così una configurazione falcata. caratterizzata eia un abnorme sviluppo long itudinale, adagiandosi s ulla costa. La connotazione urban istica che si rivelò propizia ed incentivante per la vocazione marittima aggravèl, invece, pesantemente la vulnerabilità bellica alle spalle per la sproporzionata estensio ne della cinta. Dal mare tuttavia non affluivano solo i predatori ma, in quantità continuamente crescenti ricchezza e benessere. Grazie alle rilevanti disponibi lit~1 in pochi decenni divenne attuabile una ulteriore riqualificazione delle fortificazioni. L'intervento ciel resto s i rendeva improcrastinabile per aggregare i recenti sv iluppi urbanistici generati proprio dal la vivacità mercantile. Eccone una precisa descrizione:
··n co lle Cappuccini cd una l'ascia pi ù ampia della va lle Pannocchiara vengo no ing lobati nel nucleo urbano che raggiunge la vetta dell' Astagno. T utto il fro nte delle mura si allarga, seguendo v ia Belvedere. Via Ooito. scende a Piazza Roma, ove è innalzata Porta Calamo, sale v ia Torrioni. abbracci a la ch iesa di S. Francesco ad A lto, si estende sull'Astagno fi no a Porta Capodimonte ( 1335) che rappresc ntc ri1 il principale accesso ad Ancona fino al 1787, quando sarà aperta la strada lungo il litorale. Dall' Astagno le mu ra discendono con un'ampia curva all'al tezza della batteri a Dorica e si congiungono all a precedente cinta presso la ch iesa di S. Agost ino. L'accesso dal lato mare avviene attr..iverso numerose portelle.. : ',''~'. La spropor7.ionata configurazione della città e, peggio ancora, i I ritrovarsi la sua cerch ia muraria sovrastata dalle co lline adiacenti decurtavano pericolosamente l' efficacia difensiva dell'intero fronte a terra. Il quadro si aggravò ulteriormente con l'avvento dell'art iglierie che palesarono esplicitamente la rischiosissima soggezione. Al pari di Messina, o di Napoli, si iniziò a paventare la conquista cli quelle alture, intrave-
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Da C . Lu:rn1: 111. A11co11a pio~~alorte del Regno <l"flolia, in Studi Storico l'vli lilari. 1990. Roma 1993. p. 544. Da G. Lv CCH Ern, A11rn11a.... cit.. p. 544 .
La difeso costiera dello Sta/O Pontificio dal XVI al XIX secolo
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64 64. Ancona, scorcio delle mura medievali - foto M. Mauro.
dendovi la fase prelim inare per il bombardamento della città. Per stornare il pericolo, non diversamente da Messina e Napoli , pure Ancona adottò l' unico rimedio possibile: impiantare altrettanti fortini sulle cime collinari, precludendole in tal modo ad eventuali colpi di mano nemici. TI colle dei Cappuccini ricevette pertanto una massiccia struttura difensiva, la Rocca di S. Cataldo, o Rocca Papale, mentre il colle dell' Astagno - Capodimonte - la Rocca di S. Caterina. in seguito sostituita d alla cittadella. Circa la prima, va: " ...subito detto che parte del colle ove si ergeva il complesso fortificato in questione non è più in esistenza, corroso dalle forze del mare e dagli agenti atmosferici. Infatti un settore di esso era stato edificato sul ciglio della costa che si eleva ad oltre 100 mt. s. J. m. Sarà la brama espansionistica dei Malatesti a gettare, non solo metaforicamente, le basi della grandiosa Rocca Papale. Tutto incorniciò con il tradimento di un «contestabi le» deputato alla difesa della porta di San Cataldo. Tale era (Gio)Yanni da Tolentino ,,che, traendo gli Anconitani che lo avevano assoldato, cederà il castello stesso ai Malat.esti, i quali, dopo ave re saccheggiato la cii.là, l'occuperanno». Come fosse strutturato il primitivo castello di San Cataldo è difficile dirlo, mancando elementi <li riscontro tali da permetterne una seppur ideale ricostruzio ne... E veniamo alla Rocca Papale o di San Cataldo. Saranno i Malatesti di Rimini a rafforzare quanto già esisteva procedendo «a riz.wr travi, a f ormar bar/esche, <1 tessere castello e largo e profondo.fosso». Circa due anni occorsero dall'inizio dei lavori ( 1348) per realizzare la «Rocha» ul teriormente raffor1.at.a dal Conte Ugoli no di Momenrnrte. A ciù egli venne depu talo dal legato pontificio Cardinale Egidio Albornoz. L'opera da questi commissionata verrà realizzata nell'arco di un quinquennio e avrà breve vita. Infatti nel I 383 essa verrà assediata, presa e rasa al suolo dagli Ancone1ani ...";9J'•_
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Da M. MAURO, Castelli..., cit.. p. 11.
Le pù1zze./i>rti marittime
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Più in dettaglio il cronista Oddo di Biagio. testimone oculare della costruzione e, pochi anni dopo, della distruzione della fortificazione così cc ne tramanda le caratteristiche: ·'Era la dieta rocha quasi qua<lrangulare, cioè con quattro canLoni, con uno corno da la parte dc fora steso per uno certo modo sopra el rnare. De li quali cantoni una l'acia era verso Vescovato con doi torre altissime sopra el muro. Et nel canlone sopra el mare era cl pala,.o de una mirabile bellezza, eLpili alto che le altre torri. cl quale se: chiamava el palazo palac. Dal dicto palazo inclusive se stendeva el mezo cle una ala dc muro allissirno merlato eia wtti doi li luti, et dividea la rocha lassate cloi parte de quella tutta verso la città. e la teraza verso el mare. Nel mezo de !'aie o cerca, era l'ondata una altissima torre piì:i alta et più grossa de tu tte Je altre. la quale se chiarnava la torre maestra. et era quesLa torre per omni faccia passi sei, et la al tezza era vintiquatLro. Et dentro da questa torre erano molte ~tantie et camere. Et in fondo era una pregionc terribile deputarn per li segnori, et altri gran maestri et rebelli ... In cima dc la torre era uno andarore ad torno larghissimo merlato per omni parte. In omni cantone era una cisterna larghissima murata et de continuo piena d'aqua. Et de sopra era corno una ancerna de metallo grande busiata per tutto orclenata per la nocte, per la quale per la clirittun.1 del guardare se posseva vede re caduna ciltà de la Provincia. et moslrarse segni de l'ocho. Ancora sopra questa anlerna ce andava più ali.o una torre picolina facta ad helleza de la corre con le merlature. In questa torre maestra non se posscva andare per altrove che dal dicto palazo mediante un ponte assai extrerno ... Et anchi se posscva andare per un ponte larghissimo levatore ne l'aere sopra del capo pili alto orclenato. Et per questo ponte se possea soccorrere la dieta to rre, et in caso necessario havcre refugio in essa. Ma la terza parte, che era sopra el mare, era divisa in doi parte. Et così tra l'ala del dicto rn uro erano tre distincte et aspere forteze constituite, per che se alcuno fosse stato nel corno angulare de la rocha che se dicea el cassaretto. non quello che guardava cl Vescovado. rna quello era deputato per la stantia de li soldati, non posseva andare nel palazo papale, né anco ne hL to1re maestra. salvo non li fosse permesso. per le porte de ferro et scale t01te et revolte in lumacha, overo ad bumbo tra li muri ordcnatc con meraviglioso aiteficio. Questa to1Te era l' ultimo refugio et speranza dc tutla la forte,,a et guardia de la rocha. Et. in tal modo era posta et fobricata, che se alcuno havesse occupate tutLe le altre pai-ce della rocha, solo un homo haveria caciato de la dieta torre tulli quelli ce volessero i.ntrare: per che la sua alteza quasi tutta la Provincia de la Marcha se vedea. La magior pane de la rocha, che era verso la città, havea molte stantie cl palazi, per che circa el mezo de la facia de la rocha, che guardava verso la città, era la intraLa de la rocha. Per quatro parte se possea intarrc et rcussivano ad una, computato el ponte levatore. Da po inlrato dentro se trovava un rechiostro deleccevole co1.1 un prato lìorito, ameno, intorno pieno de arbori; eL nel mezo de questo prato era una cisterna larghissima et profonda, denu·o da la quale stillavano acque per cannelle de piombo colato intorno... Et per wto erano palazi altissimi merlati con fcncstre colonnate, intagliate con opere delectose, che davano gran letitia a chi le vedea. Et ne la cima et alt.eza de li muri de dicti pala,.i se posseva andare acltorno, per che la rnerlatura era doppia. Et ne la dieta intrata del dicto locho, cioè la dcxtra parte, era la chiesa .. .''""'.
Esaurita la parentesi descrittiva della rocca di S . Cataldo, e tornando alla cillà, va ricordato che dopo le migliorie urbanistiche del XIV secolo l'impianto cli Ancona restò praticamente immutato fino al XIX, ad eccezione della tipologia della sua m11.1razione perimetrale che seguì l'evoluzione dell' architettura militare, fermo restando peraltro il tracciato complessivo. A partire dai primi decenni del '500. quasi contemporaneamente a Civitavecchia, pure ad Ancona si avv iò la costruzione delle cerchia bastionata, adottando parimenti la so\uzione di una fortezza in posizione estrema rispetto allo sviluppo ciel fronte costiero, in pratica sulL!.\stagno. La progettazione ed esecuzione, non a caso, fu affidata al Sangallo, nel 1532, conferrùa della su~t ormai indiscussa perizi a d'ingegnere militare e della accettazione totaJe della sua concezione difensiva. Più in dettaglio la cinta si dipana con un andamento pressoché rettilineo fino alla cittadella per poi piegare ortogonalmente verso il mare, formando così il suo lato minore. In corrispondenza della estremità opposta alla fortezza si costrui rono due moderni bastioni, il baluardo del Cassero e quello di S. Pietro. La realizzazione ebbe dal punto di vista politico una doppia valenza, tipica del resto dell 'impianto di moltissime fortezze urbane in posizione apicale. ·'L'appropriazione della città da parte del Papato parte proprio dalla nuova fortificazione sul colle dell' Astagno. che Clemente Vfl<9>J ri tiene oramai indispcnsahile alla difesa dello scacchiere orientale dello Stato.
''" Da D. 1'·1AURO, Ca.Helli ..., cit., p. 12. 95 Da J.N.D. KELLY , Vite .... cit. p. 386-388: ''Clemente VII - Figlio del conte Amedeo JJJ e di Maria di Boulogne, cugina de.I re di Francia, nacque a (ìinevra nel 1342 e fu chiamato Roberto... nel 1361 ve.scovo di Thérouanne e nel 1368 cli Carnbrai ... cardinale... nel 1371. Nella tumultuosa elezione che seguì alla morte di Gregorio diede i.I suo voto a Urbano VI... [ma] verso la fine di maggio ... cominciò ad organizzare un rivolta contro di lui... il 20 settembre i cardinali, riuniti nella cattedrale di Fondi ... lo elessero papa... il 3 1 ottobre, inaugun'l il grande scisma d'Occideme d.i cui egli fu il primo antipapa... Morì di apoplessia la mattina del 16 seHembre 1394".
La difesa cos1iera dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
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65. Pianta c inquecentesca di A ncona.
Sfruttando abilmente ti mori e paure di una possibile offensi va dei T urc hi nell'Adr iatico - Rodi era stata eia poco conqui stata dalle flo1.1:e musulmane - il punLefk e co nvince il Consigl io anconetano ad accogliere la propostft d i costrui re una nuova rocca a spese della Camera Apos tolica per la quale la ci ttà fornirà il terreno, e ad accettare un presidio di trecento so l. dati invi al i ei a Rrnna e comandati dall'abi le Gonzaga. I governanti della c iuà accettano entusi asti, paghi cli non dover sborsare al cunché per l' iniziativa, al punto che - nei primi mesi del 1532 - inviano a Roma presso il papa il nobile Galeazzo Fanelli come oratore della comu nità per il coordinamento del programma. Nella pr imaverà lo seguirà L udov ico Graziali, specliLO dal Consiglio con il dono di un rnoclello cli cera che rappresenta la ci ttà di /\ ncona. perché gli arch itetti. del Papa possano meglio studiare il progetto sulla base delle reali condizioni orografiche del sito. L'architetto incaricato dal Papa era A ntonio da Sangallo il Giovane, questi - quasi quarantottenne professionista affermatissimo, che aveva lavoralo già per altri tre Papi - fu spedito eia Clemente VI I nel gennaio del 1532 in A ncona per un primo sopralluogo ciel terreno, ciel quale ripottò numerosi schizzi e disegni suoi e ril ievi dei suoi collaboratori B anolomco dc' Rocchi e Anton.io Labacco"•%>.
Stando ai dati in possesso, il primo elaborato del Sangallo non mostrava la stessa ri levanza che in seguito ebbero poi effettivamente le opere. Fu solo nell'anno successivo. dopo la visita del pontefice, che in ottemperanza al1a s ua esplicità volontà si optò per una maggiore cons istenza della fortifica7.io ne. Intuibile il ruolo certamente difensivo del.la e rigenda fortezza, ma comprensibile anche la sua funzione coercitiva nei confronti della sottostante città, con una e nnesima riproposizione della logica spagnola di delegare ai caposaldi urbani la riaffermazione della sovran ità legittima. · La popolaz ione, comunque, non si preoccupò eccessivamente della questione, riuscendole grad ita l' accresciuta sicurezza contro non improbabi li iniz iative turche e l'esenzione dalle contribuzioni economiche e dalle odiose corvè sempre di prammatica per simili fina li tà.
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M. MAL:Ro. Castelli Rocche Torri Cinte fol'lifha1e delle /V/arche, voi I. rist. Ancona 1992. p. 144.
Le piaz:.e.forti 11wri11ime
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I lavori si intrapresero quasi certamente g ià nell'estate ciel 1532, sotto la direzione del Sangallo: per i cronisti coevi l' avanzamento si attuava con 'gran fi1rore't 97•, e con l' impiego di una imponente massa di operai, fo rse eccedente il migliaio di unità. Senza sosta, notte e giorno, domeniche e fest ività varie comprese, sq uadre cli sterratori, trasportatori , scalpel lini e muratori si avvice ndavano a scavare fossati, a conficcare palificazioni, a condurre materiali da costruzioni ed a sbozzare pietre. La connotazione morfologica ciel sito rapidamente mutava. Ogni presistenza edilizia finì sacrificata al nuovo progetto: si spia narono così le chiese cli S . Spi rito e di Santa Caterina, come pure il convento degli Agostiniani, per non parlare delle costruzioni civi li. Anche il manto forestale s ubì la falcidia del l' ingordo cantiere : alberi seco lari vennero abbaltuti, intere sei ve rasate: ·' ...non li rimase ru·boro di tomo a le pos::,essioni dc la ci11f1.. non si possava haver lcgn.J da focho si no si rnandava in Schiavonia...''•"'·.
I lavori tanto violentemente portati avanti trovarono ben presto una logica spiegazione politica, allorquando, nel settembre dello stesso anno, fece solenne ingresso nella città il Legato Apostolico, s uo nuovo padrone! Come accennato di lì ad alcuni mesi il progetto del Sangallo subì un ampliamento considerevo le : ''Al la mH.iva configurazione non fu estraneo il co lonnello e architello mi litare Pier r:ra ncesco Fl oren zo li da Vi cerbo che anzi dovette averne gran parte della patcrnit11, specialmen te a partire dal 1534 dopo l a morte ciel Papa fiorentino al 4uale subentrò il romano Paolo III Farncse, i l quale evidentc rncnte chiese parer i al Florenzoli che godeva di vasta fama e stima... per i suoi con tributi alle mura di Piacenza ed era stato i l Sovrintenden te delle fortilìcazio ni dello Staro Ponti fi cio gii1per Clemen te V I I. .. Dal 1534 il Vi terbese diede disegni per la Rocca sull'Astagno ma anche per i l B aluardo di S. Agostino nel porto, d isegni i prim i ai quali anche il Sangallo dovette attener ·i. anche se a denti stretti ... I l Sangallo mantenne con sicurezza l' inca rico di Superv isore dei lavori (con possibi li appendici di co-appal tato rc dell ' impresa) ed è verosim i lmente sua la so luzione del la cortina a 'forbice' a d i fesa della porta d ' ingresso nei pressi ciel bastione 'dell a G uardi a' - soluz ione poi r ipetuta, ma co n m inor si111111etri a fra i l suddetto bastione e quello successivo r ivo l to a non.I-est denorn inaro 'La Puma' o pili tardi ·Barberi no' . Risulta dillìcolroso allo stato odierno e dopo le ri petute rnanornissioni. aggiornamenti e modilicazion i. auribuire con attendihilitil almeno concettuale., all'opera del Sangallo il baluardo ·cJel Giardino· a sud-est e quello eletto ciel ·cavalier a Basso· oggi distrutto e sosti tuito nella metà elci secolo scorso dal nuovo bastione di Gregorio XVI che da quel Papa oggi pona il nome. rivolto a sud"''''''.
Quasi certamente il Sangallo rimase a diri gere i lavori almeno fino al 1538, sebbene con frequenti assenze. Dopo, invece, dovette rientrare defi nitivamente a Roma per occuparsi delle fortificazioni della città e della fabbrica di S. Pietro. 11 contesto storico peggiorava continuamente, e la caduta nel 1537 in mano turca cli Clissa, presso Spalalo, determinò il dilagare ciel pan ico per la temibile vicinanza del nemico. ln conseguenza si posero in allarme tutte le opere costiere adriatiche. e si munirono cli nuove artiglierie le fortificazioni della c ittit. I lavori continuaro no negli anni seguenti ed Ancona si trasformò progressivamente nel la seconda piazza marittima pontific ia, la prima cieli' Adriatico. Agli inizi del 1540 assunse l' incarico d i di rettore dei lavori l' architetto Giambattista Pclori, il quale oltre a completare la cilladella si prodigò per l'avanzamento della cinta bastionata nel corso del successivo quinquennio. Si avvicendarono quindi s ui cantieri della grande fabbrica, interminabile come tulle quelle relative alle piazze marittime, a ltre illustri figure di ingegneri militari, tra le quali, in particolare, spicca Francesco Paciolto, destinato ad Ancona con il prestigioso incarico d i 'Ingegnero Genera le d i Santa Chiesa' . Le mutate concezioni difensive, e soprattutto le moltiplicate potenziali tà distruttive dell'artiglieria, dovettero evidenziargli la carenza che la struttura della Tenaglia della Rocca ormai ostentava: in breve ne s uggerì la demolizione e la ricostruz ione secondo un diverso criterio. E nel 1555 accolto il parere se ne intrapresero i lavori. Al contempo si procedeva all'armamento delle strutture via via ultimate, fondendo numerosi cannoni e acq uistandone altri.
97 Da M. MAURO. Cas1elli .... vo i. I, cil.. p. 14 5: '" Da M. tv1AURO, Cas1el/i... , vo i. L cit., p. 146. "" Da M. MAURO. Castelli... , vo i. I , ci t .. p. 148.
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La difesa costiera dello Stato Pontijìcio dal XVI al XIX secolo
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66. Ancona, planimetria della cittadella.
67 67. Ancona, ingresso della cittadella - foto M. Mauro.
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Le piazzeforti marittime
68 68. Ancona: il lazzaretto pentagonale del Vanvitelli - foto M. Mauro.
Intorno al 1560 si lavorava alla nuova Tenaglia ed al Campo Trincerato, elemento distintivo peculiare deJla piaz-La di Ancona. Trascornero così i successivi aruJÌ, punteggiati, di tm1to in tru1to, eia minacciosi avvistamenti di squadre turche, che penùtro si guru-clru·ono bene dal saggi,:U'e la validità delle opere anconetane e dei loro pezzi. Fimùmente, tra: " ...il XVIL ed il XIX secolo, termimHa l'immensa opera di collegamento fra la Cittadella sangallesca ed il Campo Trincerato (la Tenaglia) del PaciotLo, si registrano essenzialmente solo lavori di manutenzione. Si eccettua l' intervento di ristruttu ra-
zione del Bastione Barberino operato nel 1625/1633 sotto il pontificato di Urbano VJII ed il completo rifacimento del Cavaliere a Basso nel 1841/1846 che venne dotato di gallerie, cunicoli e casematte e prenderà il nuovo nome dedicatorio di Bastione Gregoriano. Così l'enorme complesso forti lìcato giunge ai nostri giorni.. .''0 00>.
Da allora, la maggiore innovazione che ricevette la p.ìazza di Ancona fu la costruzione del lazzaretto pentagonale e l' ammodernamento del porto su progetto del Vanvitelli. Nei primi anni trenta del XVIII secolo il celebre architetto, che legò la sua fama alla immensa reggia di Caserta innalzata un paio di decenni dopo, avviò la costruzione della grande infraslnlttura. "In mattoni. .. è il grandioso pentagono bastionato nel quale la funzionalità corrisponde in pieno all'armonia perfino nello sperone difensivo che fuoriesce dall'iso la pentagonale ...
La cappella di S. Rocco al centro del cortile, anch'essa di pianta pentagonale, in maniera che ognuna delle sue facce sia parallela ad una del cortile stesso, risponde compiutamente... all 'esigenza di far seguire le funzioni religiose a numerosi fedeli non in condizioni cli assieparsi in una chiesa...''110 1).
100
Da M. M.AURO, Castelli... , voi. I, cil., p. 15 I.
,o, L. V ANVITELLI JR., Vila di Luigi Vanl'itelli, Napoli
I 975, pp. 81.
La difesa costiera de fio Stwo Po111{fìcio dal XVI al XIX secolo
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Durante l'avanzarnento elci lavori, nel settembre del 1733, si abbatté sul porto cli Ancona una rov inosa mareggiata. Le istal lazioni foranee , le attrezzature e molte imbarcazioni ormeggiate finirono completamente d istrutte od affondate. Per la cittadina già afflitta da una progressiva e rapida decadenza, testimoniata dagl i scars i 7.000 abitanti in essa ormai residen ti. e eia un lento insabbiamento ciel porto la catastrofe poteva precludere al totale abbandono. Il pontefice ritenne pertanto improcrastinabile un intervento riqualificatore sul l' in tero scalo, e ne commissionò il progetto allo stesso architetto ciel lazzaretto: ··11 Vanvitel li . dunque, dopo aver attentamente studiato la situazione ciel porto. costitui to dall 'insenatura natura le e dal 1110Jo d i etil traianea. che per la sua scarsa lunghezza, con il rivelli no cenninale cos truito durante il Medioevo, delirnitava un baci no 11011 molto ampio. e dopo essersi ac:curatameme docurnen tatn sulla sistemazione e l'attrezzatura dei più importanti porci d' Europa. 110n certo co11 sopralluoghi. ma piuttosto attrave rso lo studio di tra ttati e di mappe, tra la soluzione ad antemurale e quella che prevedeva un molo unico in partenza dalla riva . scelse quest' ultima e progettò la prosecuzione ciel molo antico per una Jung heu.a complessiva di c irca trece nto metri ... alla fine cli questo previde un faro che assol vesse la duplice funzione d i J;111tcrna e di fortificaz ione .. .''1102 •.
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VA i\"V IT ELl.l JR ..
\/i/{/ di ... . cil., pp. 82-82.
CAPITOLO TERZO Prodromi del torreggiamento
interludio Nel 1846, su pressante interessamento del console generale francese e del prefetto apostolico a Tunisi, venne demolito un macabro monumento innalzato, quasi tre seco li innanzi, dai turco-barbareschi al le Gerbe. Sì trattava di una tozza piramide eretta utilizzando, al post.o delle pietre, i teschi e le ossa degli oJtre 1.500 soldati caduti nell a infelice spedizione del J 56oc1i . li massacro avvenne in due distinte soluzioni ovvero il I O maggio, dopo la disfatta navale, ed il 30 luglio, dopo la resa incondizionata del forte dell'isola comandato da Alvaro dc Sandec2i, ormai totalmente privo cl i acqua e munizioni, costipato per giunta cli feriti•,>. Fra quelle ossa calcinate dal sole molte appartenevano agli equi paggi ed agli ufficiali della squadra pontificia, interame nte annientata nella circostanza•4 >. Prima ancora però che la decom posizione dei cadaveri, acce le rata dal torrido clima dell'estate nord africana. li avesse trasformati in inerti da costruzione, già lu ngo le spiagge tirreniche, private ormai della protezione navale, si tentava con fe bbri li disposizioni cli rimediare alla tragica vulnerabilità. Nessuno, infatti, nutriva il min imo dubbio sull'i mmenenza cli una massiccia offensiva turco-barbaresca, con scorrerie e razzie costiere di eccezionale vio lenza, incentivata propri o dalla eliminazione delle combattive unità della guardia. Né lasciava incertezze immaginare le efferate modalit~t operative attinte dalla guerra cli corsa in carenza di d ifesa, essendo trascorsi appena due anni dal l'orrendo saccheggio di Massalubrense e cli
1 La spedizione offensiva alle Gcrbe 1·u cr>mpi uta da una forza navale di 47 galere. 4 galeotte. 3 galeoni, oltre a 36 nav i da carico. L' equipaggio ammontava a circa 10- 12. 000 uomini. f\fol to imprndentcmcnte fu imrapresa agli inizi di dicembre, quando, cognizione arcinota da secoli, le condi zioni meteoreologic hc del Medi terraneo già da almeno due mesi non perrneuevano l'impiego delle galere. Dal che ne derivarono due distinte disgrazie: una lunga sosta presso Malta, essendosi subito compresa la eccessiva temenu·ietà della navigazione, con conseguemi gravissime cpidem ie per gli equipaggi. A lcune migliaia di uomini si persero così ancor prirna di combattere. Secondariamente la notizia rapidamente pervenuta a Costantinopoli consentì un comodo anticipo per i preparativi di contrattacco turco. Sui deuagli dell'impresa cfr. C. MoK<:H1COu1ff. L'expédirion espagnole de J560 co111re / 'ile de Djer/Ja, Paris. 19 13. pp. 88 e gg.. Circa il macabro trofeo. ri corda i\. RousSLAU. Ann(l/es Tu11isiennes, A lgeri 1864, p. 26: " ... i Turch i, per dirnostrare la loro vi ttoria e tramandarla alle genera,.ioni future. elevarono sul luogo stesso una piram ide interamente composta di cran i e d'ossa dei cri stiani ucc isi. Tale abominevole ossario disparve nel 1846. M. de Lagau. allorn console generale cli Francia a Tunisi , e monsignor de Rosa lia. prefetto aposto lico, ne chiesero e ottenero la dem o.l izione. Deuo prelato raccol se i resti gloriosi e delle ad essi degna sepoltu ra in una fossa comu ne''. Anc he F. Qu1uu , Il r(fles.1·0 dell 'islam. Tori no 1983, p. 19 ricorda , parlando d i D jerba: " ... il 15 lug lio 1560 Fil ippo II vide la sco mparsa di un ' intera armata nava le... Sulla costa dell ' isola dove i l mare portò a terra m igliaia di uomini uccisi, venne eretta dopo la battaglia un'al ta torre di cui ancora oggi una lapide ne ricorda l'esalta ubicazione la «torre dei cran i». Tulle le teste degli spagnoli ucci si erano state accatastate così da for111are un mucchio alto circa ve nti 111e1ri. ·'È curioso osserva re che qualcosa di 111ol to sim ile accadde circa 45 anni dopo: P. D AN . Histoire de Rar/Jarie. er de ses cursaires, Paris 1649. Lrauanclo del l'isola cli Gerba, afferma a p. 165: ' ' ... Fu là che per una sfortunatissima circostanza. sette galere di Sici lia, e tre cli Malta. vennero abbordate il I 5 di agosto ciel l 605. I. 400 soIda.li finirono così quasi lolalrnence massacrati dai mori che, ali' indomani. portarono a T unisi, in trionfo. 600 delle loro teste con le quali costru irono un trofeo nella loro ci ttà, mentre 120 fin irono venduti come schiavi. ··. ~ li comandante del forte A l varo de Sandc, soldato cli provato va lore. ave ndo costalo che i turch i pur non i nveste ndo d irettamente il forte lo avevano privato delle Conci circostanti e che le c isterne, nella calura di luglio. stavano per esaurirsi rapidamente. ternò una disperata sorti ta. Fu però cattu rato il 29 l uglio: appena due giorni dopo, il suo forte capi tol ava. Nel I 562 il de Sande. deportato a Costantinopoli, ru riscattato, e tornò alla sua carriera m ilitare. Nel 1665 comandò un corpo eia sbarco di alcune m igliaia di uomi ni inviati in soccorso di M.al ta assediata dai turchi . A lla lì ne dello stesso anno fu inca ri calo del comand o ciel pre··idio di Orano. A!cune notizie sul personaggio in E B RAUD EL. Civil!à e imperi del Medi1erm11eo nell'età di Filippo Il, Torino, 1976, pp. 1043- 1122. ' E interessante r icordare che i l problema dell'acqun fu se111pre cruc iale per la popolazione dell' isola di Gerba. Ricorda F. Q tHI.ICI, Il riflesso ... , c i t.. p. I 9: " Contro la m ancanza di acqua gli abi tanti d i Djerba hanno sempre com battuto cos icché tra amichi e moderni, si contano nell'isola 1800 pozzi e 2. 000 c is1erne conservate con cura incessan te ..." . ·' Commen ta repisodio P. GL;Gt.lELMOHI, La guerra dei pirati e lo 111(1ri110 pomi/ìcia. Firenze 1896, voi. Il. p. 41 6: "Della squadra romana nulla più tornò indietro. essendosi perd ute al primo scornro le sensi li, e posciu in battaglia la Capitana ... Ucciso dai nemici il Genera le. d ispersi gli uffic iali , imprigi onate le genti di capo. perdute le ciurme. rotto i l magistero e la tradizione ... lasciando le patrie sponde alla mercè dei pirati .. .''.
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La di/esa cos1iera dello Stmo Pont(fìcio dal XVI al XIX secolo
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69 69. Il forte de ll'isola di Gerba attualmente detto di Borj El Kebir.
70 70. La spiaggia di Marina d i Ca ntone, presso Massalubrcnse, dove sbarcarono i turchi.
Prodromi del torreggiomento
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Sorrento(5l, dalle cui devastate abitazion i erano state strappate quasi 4. 000 persone. delle quali soltanto un centinaio, dopo estenuanti mercanteggiamenti a Costantinopoli, riuscirono a rivedere la propria terra(6l. Per nulla immotivata pertanto la percezione dell'incombente aggress ione in una lettera cli Marcantonio Colonna, indirizzata ai suoi massari del litorale nettunese. redatta appena dieci giorni dopo il disastro delle GerbeCii, quando, perdurando l'eroica resistenza del forte, la valutazione strategica della sconfitta non ostentava ancora i connotati della catastrofe. Così il documento: "Alli mag nifici rvlassari di Nettuno. nostri carissimi.
Dovete sapere come l'armata ciel Turco ha rotto l'armma'"' del Re nostro in Barberia, et hanno già preso circa ventotto galere et molte navi. per il che fac ilmente potrebbe accapitarc eia codeste bande. Per tanto vi ordiniamo che dobbiate subito far sgombrare tutte le vostre robbe. donne, et putti da Nettuno; et li nrnndcrctc dove meglio vi parerà. Et farete fare le guardie a quelli che vi resteranno, c:on quella diligenza che si conviene. Acciò venendo (il che Dio non permetta) ve possiate salvare tutti. Et medesirnarnente farete stare vigi !ante la guardia di As tun.1. e della torre di Anzio. State sani. Di Roma il 20 maggio 1560. P.S. Di questo noi ne havemo parlatn con Sua Santità. la quale è di parere che Cacciate quanto vi scrive rno. Il C.M. /\ Colonna'w,_
L' incredibile tempismo della missiva, il perentorio ordine di evacuazione rivolto ad una grossa località costiera munita di un prestigioso forte e di solide mura bastionate, potrebbero interpretarsi come sintomo cli viltà. Ma la brillante carriera militare del redattore, distinta da inconfutabili prove di ardimento, attesta invece la coerente e nitida percezione del rischio. Come pure della non retorica disistima delle forze militari disponibili, assolutamente insufficienti alla difesa. Del resto a quasi mezzo secolo cli cl.istanza da quei frenici g iorni la cinta fortificata di Nettuno così risultava armata: "Nella terra di Net.luno dell'anno 1617 fu per ordine di N.S. fatto fare le doie guardiole una che guarda verso il mare e posta a mezzo giorno et l'altra che guarda verso terra e posta a levante, con le lor campanelle dc metallo. Fu anco in detlù lempo accomodato il ponte levatore della porta di delta terra, et accomodato il corpo dc Guardia nel entrare di detta porta. furo no consignate li qui infrascritte arme: fnventario dell' Arme che se retrovano nella terra di Nettuno consignate dal Grillo al capitano Batt. Signese cli eletto loco: Alabarde nove fatte alla tedesca con soì lìocchi n" 9"<!0>.
s Così rievoca il saccheggio G. M ; \I.DACJL\, Swria di Sorrenlo. Napoli 184 1. p. 21: "I turchi intanto essendosi resi padroni della città entrarono nelle Chiese e nelle case. cd uccisero tutte le persone di età avanzala, Cacenclo cattivi gran numero di uomini, di donne, di fanciulli e monache; bruciarono le abitazioni. dopo averle saccheggiate, e fecero tutte quelle crudeltr1, che in casi simili posson praticare uomini barbari e crudeli...". Per un ulteriore approfondimento cfr. F. Rcsso, Guerra di corsa .... cit.. tomo I. pp. 230 e sgg.. • G. MAJ.DACEA, Swria di Sorre/Ilo.... cit.. pp. 28-32, fornisce l'intero elenco dei riscauati che riuscirono pertanto a tornare eia Costantinopoli. Nonostante l'esiguità del loro numero l'amrnomare ciel riscatto resosi necessario fu tale che, afferma .tv1. FASULO, La penisola sorrentina, is1oria, usi e cos1umi, a11tichi1à. Napoli 1906, p. 99: "La nobiltà sorrentina e gli agiati massesi, sacrificarono ciecamente le loro sostanze... cli talché furono vendute molte proprietà a vilissimo prezzo, e questa fu una delle cause della decadenza delle fam iglie sorrentine, che eia quel tempo più non risorsero al pristino stato e non ebbero perciò agio di occupare molte cariche..: ·. 1 Per l'esattezza il 18 maggio, alle due ciel matt.ino atmicc,mmo alla banchina del pmto di Napoli cinque galere sfuggite alla disfatta. Di quelle tre appaitenevano ad Anton.io Dotia e le restanti ad altri armatori privati: nessuna perciò propriamente militare. Il dato non è affatto fortuito essendo questa 1isrna cli 'condotticti' del mare - meglio noti come asiemistas - solita inren-ornpere il contatto con il nemico, e fuggire, al minimo indizio di inforiotità, pur cli riuscire a salv,u·e le prop1ie unità. Soltanto nelle ore successive riuscirono a guadagmu-c 1'01meggio molte altre imb,m:azioni di fortuna mirncolosamente scampate alla floua turca. Tutti gli equipaggi ripeterono, sostanzialmente concordi, le fasi dello scontro. A Roma la ferale comunic:a:,ione giunse invece soltanto due giorni dopo, il 20 maggio. Pienamente conlem1ata quindi la ecceziona.le sollecitudine del Colonna. frutto della sua perlètaa valutazione strategica della situazione determinatasi. cli alle1tare i suoi coloni. x Con il termine 'armala' lìno al secolo scorso si designava esclusivamente una rormazione navale eia guerra, che poi si sarebbe chiamata 'flotta'. e mai un esercito terres tre. In merito cfr. A. GuGLJELMOTII. Vocabolario ... , cii., alla voce. 9 Il documento, è citato dal Guglielrnolli in S1oria de/lefòrtijìcazioni... , cit .. p. 5. Una copia, afferma l' autore, è custodita nel1' Archivìo Colonnese di Roma, mentre l'originale .si trova nell'Archivio di Nelluno. •0 Ms. G.C. GR1u.o f. 18, collocazione ISCAG 37 C, 3259.
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La d(lesa costiera dello Staro Ponti,ficio dal XVI al XIX secolo
Come sagaceme nte paventato, pochi giorni dopo, le galere del tristemente cele bre corsaro Lucc ialì' 11ì, lasciata B iserta. risalirono le coste tirreniche dirigendos i, per avv iare la crociera razziatoria, s u quelle liguri reputate in q ue i fra ngenti fra le meno al lertate e q uindi più fac il mente depredahi lim;. Non p uò escludersi che alla scelta dell ' obiettivo abbiano con tribuito proprio le disposi zioni del Colonna e q uelle ad esse s imilari, irnpartite per l' intero litorale pontific io, rendendo lo, almeno in tale frangente, poco allettante per i corsari. Disgraziatamente. però , le scorrerie ciel ' 60 non costitui rono un funesto even to occasionale del particolare anno, ma soltanto l' avvio cli un doloros issimo ciclo puntualrnenle re iterandos i nelle buone s tag ioni successive identiche atrocità, distruzioni e deportazioni. Osser vava infatti il Muratori: "'Pii1che mai continuarono i co rsari africani a insolencire con tro le rnar ine ù' Ital ia in quest · anno 156 1... Scesero poi questi barbari per le riviere ùel mar Tir reno. lasciando dappertullo memorie ùella loro crudel tà, e menandosi una grande quantit11d i schiavi cristi ani. A cagione di questi terrib il i insulti papa Pio IV. .. determ inò d i rifare in certa maniera la c ittà Leonina... Cioè determ inò cli menere Borgo in fo rtezza, chiudendo in esso si to castel Sant'Angelo, la basilica vati cana, e i l palazzo pon tilìcio ...;,.,,. Né ciò bastando all'indefesso suo genio pel pubblico bene. ordinò che si rid ucessero in miglior forma le foriificazioni dei porti di Civitavecch ia e di Ancona, sicc hé potessero resistere alle v iolenze inaspenace dei T urchi e dei corsari cl i Barberia, che ogni dì di ven tavano più orgogli osi, ed accresce vano il numero delle loro ve le.. .'''"'.
In particolare a Civitavecchia. lìn dal settembre ciel 1561, Pio IV (15) aveva fatto imprimere un avanzamento spasmodico al potenziamento delle opere della cerchia, peraltro in corso di defini tiva ultimazione, arnpliandone la consistenza. Infatti l'originale impostazione non gli sembrava più congrua alla minaccia, per cui: •· .. .avuto anche i l consiglio cl i uomini sperimentati, aveva intrapreso a rendere p iL1 l'orti le mura e più securo il porto ùi Civitavecchia, baluardo per tutti co ntro ogni nemien che venga dal mare; e dopo aver aggiunto che. essendo per tanto lavoro insuffic ienti le rendi te del pubblico erar io. egli era suo malgrado, costrelto a chiamare a parte della spesa co loro che ne risentivano il vantagg io; dava ordine al vice legato ciel Patri monio c he imponesse a tul:1:i i comu ni della sua provincia una tassa, propor1,ìonata per ciascuno ... e tale da formare nel suo insieme la somma di milJe scudi d'oro ogni mese.. .''""'.
" Così Cì. DF.1.1.A Moi\w:,\, D. RosF.1.1.1, G. Tosi, Forrez;e e 1orri costiere de/1'/\,gemario. Giglio e Gian11utri, Grosseto 1996, p. 235, ne rievocano la figura stor ica: ·'Ulugh A.lì f<a rtas, [Uccialì ] : r innegaio cal abrese. d i nome L uca Galeni, che fu catturato giovanissimo dai pirati e condotto in Barberia. Qui, mal sopportando la cl urissirna vi ta da schiavo, decise cl i farsi rnussulrnano. Arruo lato tra gli scherani ciel Dragut, si di stinse a tal punto da di venta re il suo luogote nente di fiduc ia. Dopo aver preso parte al massacro dei Cr istiani all' isola di Djcrba nel 1560, fu protagonista di alcune sanguinose incursioni sulla costa ligure che portaro no alla distruzione di Taggia. Roccabruna e V illafranca ... Dopo la morte cl i Dragut fu no minato pascià cl i Tripoli, quind i nel 1568, pasc ià d i A lgeri, ma la sua atti vi t/1 piratesca co ncinuò più intensa che mai ... a capo d i 65 galere, prese pane alla battaglia di Lepanto ove, nella generale sconfitta mussulmana. ouenne un personale successo nel settore sinistro dello schieramento ... Rientrato a Costantinopoli. ebbe elogi dal Sultano che gli afl:idò il co mando supremo cl i quel che r imaneva della flotta ottomana e in pochi mesi r iuscì sorprendentemente a r icostrui rla. Nell'estate del I 573, la flolla cl i L11ccialì uscì dai Dardanelli forte cl i 300 legni e ... mosse alla rico nquista d i Tunisi ... il 12 settembre ... la c illà si arrese e Gabri o Serbelloni ... allora luogotenente generale di Filippo I l in Tunisia fu fa tto prig ioniero insieme ai principali coma ndanti ciel presid io. La carriera di Luccialì terminò con la sua morte avvenuta nel 1587 ... Le cronache ciel tempo lo descrivono implacabile con i suoi nemic i, m i te con gli schiavi che g li appartenevano, rispelloso con i sacerdoti fatti schi avi, ai quali raccomandava di pregare per lui. " . I n pratica però J'u un ti pico rapp resentante della tr ista gen ia dei co rsari barbareschi, non r i fuggendo da nessuna delle toro abituali efferatezze. J\onoswntc ciò, ed è d i fticilc co nd iv iderne l'opportuni tà, un suo busto è stato posto nell'aprile del 1989 presso Le C astell a. ad iniziativa cl i G. Va lente suo biografo, con i l beneplacito dell' Istituto Italiano dei Castelli, all a presenza deJJ' arnbasciatore turco' ln proposi to cCr. D . DF. M Ato, Fà11ài.... cil., p. 43. ,i Sulle sco rrerie dcll'Ucc ialì nel 1560 cfr. R. PA>IF.TTA. Piro/i e corsari ... , cit., p. 211. ' ! Sulle fort i ficazioni poste a d i fesa dei Palazzi Apostolici Vat ican i cfr. L. VATtUONE, Le torri e le d(l'ese. in Il Pa/az..z.o Apostolicu \/afirnno. Firenze 1993, pp. 255-257. 'J Da LA. MUl~i\TORI. An nali d'Italia. anno 156 1. '~ Da J. N.D. KELLY. \/ifa dei..., ci t. pp. 447-449: " Pio IV - Giovanni Angelo Med ici ... Figlio cl i un notaio - non imparentato con i l\·1eclic i cli Firenze - nato a !Vl i lano il 3 I marzo 1499 .. . [ si laureò in giuri sprudenzaJ a Bologna nel I 525 ... governatore d i varie città dello stato pontilìcio, poi ... co mmissari o negli eserci ti papali in Ungheria e Transilvania ( 1.542- 1543)... Ebbe nel frauempo tre Jìgli natural i ... fNel I 1545 f u nominato arc ivescovo di Ragusa e 1'8 aprile 1549 ca rdinale.. . [eletto papa nel 1559 abbandonòl la politica anti-asburgica del suo predecessore, mantenne relazioni am ichevoli con Filippo II di Spagna ( 1556-1 598) e con I· imperato re Ferdinando I ( 1558- I 564 )... Il ponti ficato d i Pio ebbe una importanza storica fondamentale soprattutto per aver nuovamente convoca to il concil io di Trento sospeso nel 1552 e averlo porta to a una co nclus ione positiva ... Con Pio IV fu mol to accresciuto il pres tigio del papato sopra ttutto per il vigore con il quale il papa guidò la r i forma cattol ica: ma non poté essere frenato il d i ffondersi del protestantesimo in Germania, in Franc ia... e in I nghilterra... Ri pristinando la magni fica tradizione r inascimentale... si mostrò generoso verso molti artisti e stu diosi, r iparò e fondii va rie uni versi tà, impiantò a Roma una starn peri a per la Jeueratura cristiana, raffordi le forti flca,.ioni della c it.ti1e predi spose mol te costru zioni trn cui Porta Pia... fm orì il 9 dice mbre 1565 '1". 16 D a C. CALISSE, S1oria di Cit,i1a1,ecd1ia ... , ci t., pp. 372-373.
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Prodromi del torreggiw11e1110
La cifra e ra ri levantissimà, s pecie se rapportata alla sca rs ità della base socia le su cui gravava. L' impos iz ione fisca le final izzata alla difesa costiera insistendo solta nto sugli abitati rivieraschi - procedura comune in ogn i altro stato italiano nel medesimo scorcio storicom> - ha fin ito per accred itare la tesi della doppia vessazione dei contribuenti. soltanto pai7.ialmente vera. In altri termini s ulle mi sere popolazioni gilt martoriate dai corsari s i sarebbe abbattuta anche la rapacità di in numerevoli ga belle, g iustificate con l' attivazione ed il mantenimento di un apparato m il itare spesso inefficace. ln realt~t però va precisato che, senza le fortificazioni litoranee e le loro guarnigioni s ia pur scalcinate e striminz ite, l'intera fascia costiera, la più fenile, c re munerativa per il faci le accesso agli scal i mari ttimi, avrebbe dovuto essere abbandonata - come difatti g ià nei secoli precedenti si verificò - e come ciel resto le a pprensioni de l Colonna riproponevano. ln tal caso per le popo lazioni local i alla perd ita dei reciditi s i sare bbe congiu nta la perdita persino delle proprietà, danno enormemente eccedente le fam igerate contribuzioni . In s iffatto contesto perciò l'impos izione fiscale territoriale fungeva quasi da calmiere dei proventi agricoli. Sottraendo una aliquota ai poderi riguadagnati dalla di fesa costiera di gran lunga più lucrosi, s i rest.i tuiva a quel li interni, più avari , una d iscreta competitività, proteggendo al contempo l'integrità del lo stato. La necessità, poi, di provvedere urgentemente a lla forti fi cazione della stessa Roma, dimostra, se mai ve ne fosse alcun d ubbio, q uanto la minaccia corsa ra fosse divenuta concreta e assillante.
Paura e bastioni a Roma
n di ffondersi dell' incubo musulmano all'interno di Roma non costitui va una significativa novità, potendosi facilmente osservare come le s ue fortificazioni perimetral i fosse ro state sempre erette, o potenziate, in relazione all'acuirsi cli tale stimolo . Ogni vittoria ottoma na, ogni sconfitta cristiana quand' anche lontana geograficamente, trovavano nella città una immediata cassa di risonanza. Si sapeva perfettamente, infatti, che il secol are confronto ostentava una dom inante motiva7.ione religiosa per cui ogni arretramento delle armi occidentali s ig nificava un ulteriore avanzamento di quelle turche verso Roma. Già nelle pagine precedenti abb iamo avuto occas ione cli tratteggiare la genesi delle mura leonine, erette sotto l' impatto emotivo della scorreria ciel IX secolo. ln man iera del lutto analoga intorno al J 534, nel terrore prodotto dai raid ciel B arbarossa, si avv iò sotto il ponti ficato cli Paolo llF'~>, e sotto la direzione del solito A ntonio Sangallo una rad icale ricostruzione della cerch ia urbana, serrandola con possenti mura presidiate eia modernissimi bastioni. Il criterio informatore della grandiosa o pera può s intetizzars i nel voler, ad un tempo, "Una approfondi ta r icostru;r,ione della ripart izione Jìscale degli oneri derivanti dalla D ifesa Cos tiera è quella di O. PASA:si 1S1. La cuslru::.ione ge11erale delle 10rri 11wrilli111e onli1u11u do/la R. Corte di Napoli 11e/ secolo X\il. in S1udi di S10ria Napuletana in Onore di /vl. Schipa, Napoli 1926. pp. 427-428, che così precisava: .. Le universitù nw l tolleravano il cri terio della ri partizione cieli.i spesa. Prima di tu tto perché assuntosi lo Stato l'obbligo della costruzione generale. era ingiusto far gravare su cli alcune. che erano poi le più danneggiate, le più esposte ai continu i peri coli, le spese cli fabbrica non solo. ma anche quelle non meno gravose e per giunta conti nuative del servi:r.io di guardia... Nel I '1 67 infatti ve nne imposta per la fabbrica una tassa di grana 22 per tutti i fuochi del regno, escluse le terre lon tane 12 miglia dalla marina ed alcu ne categorie di abi tanti. schiavoni e albanesi che pagavano la metà ..: ·. " Da .I.N .D . K LL LY. Vile dei 11api.... cit.. pp. 4:W-44 1: "Paolo 111 - A lessandro Farnese... Nato a Canino il 29 fehhraio 1468, da una fa mosa fam iidia di condottieri di ventura ... ricevette una ra fii nata educazione umanistica a Roma e a Firenze: studiò anche a Pisa e venne nom inat; tesoriere della chiesa rn rnana ( 1492) e card inale diacono ( 1493} da A lessandro V I... ordinato prece solo nel 15 19 occupò un gran numero di vescovadi e d i lucrosi benefi ci ... Pri ma di divenire sacerdote fu padre cl i tre fig li e di una lìglia. >10111ina1.o vescovo di Parma da Giulio li nel 1509. prese sul seri o le sue nuove responsabilità. tenendo un sinodo diocesano ... Interru ppe egl.i stesso ogni rapporto con la madre dei suoi tig li e condusse vita privata irreprensibile ... A lla morrc d i Clemen te VII era il più anziano dei cardinali (sessantasei.le anni)... fu eletto al unanim itì1 [ 1534 1dopo un conclave dura to due giorni. ;\ utentico papa rinasci mentale, Paolo favorì artisti. scri tto ri e studiosi. Rcstaurèi l' università di Roma. arricchì la biblioleca Vaticana. e si va lse dei ta len ti cli pittori e architetti, in particolare cl i M ichelangelo. al quale co mm issionò il co mpletarnento del <<giudi;,;io uni versale,>della cappe lla Sistina e la direzione dei lavori per la nuova basilica cl i S. Pietro ... degne di nota furono sia la sua approvazione (con la bolla Regimi11i 111i/itantis ecdesiae. 27 settembre 1540) della compagnia di Gesù, sia la fondazione cli un organismo centrale per la lolla contro l'eresia, c ioè la congrega:r.ione dell'inquisi zione romana o sant'u nìzio ... Durante i l suo pon ti ticato cercò d i mantenersi neutrale tra Carlo V e Francesco I, pur considerando la Francia il naturale contrappeso al predom inio dell'imperatore in llalia: la persi stente rivalità fra queste due potenze fu il principale ostacolo a una eflìcace lotta con1ro i T urch i ono111ani ... lmorì il IO novembre 1549 1''.
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La d(fesa costiera ddlo Stato Po11ti/ìcio dal XVI al XIX secolo
dimezzare il perimetro difensivo della anacronistica cinta aurclianal' 9> includendo però all' interno del nuovo perimetro le vivaci realtà urbane aggregatesi tumultuosamente all'esterno del medievale borgo. I quasi 18 km, ed i quasi .l 2 secoli, della fortificazione antica non fornivano ormai alcuna sicurezza, vuoi per non disporre l'Urbe cli una popolazione tanto numerosa eia poterla presidiare, vuoi per la palese arretratezza e fatiscenza del.le s ue strutture e della loro originaria logica ostativa. La onnipresenza delle artiglierie, imponendo un debito conto della loro a7.ione difensiva e, soprattutto, offensiva obbligava alla radicale scelta: unica permanenza, progettuale peraltro, il ruolo cli castel Sant' Angelo, sebbene in una aggiornata veste architettonica. Al pari delle molte città che subirono intorno alla metà del '500 l' aggiornamento delle fo1tificazioni perimetrali, anche per Roma il principale problema da superare consistette nel neutralizzare la sua gravissima soggezione tattica alle colline circostanti. Una faci le occupazione nemica le avrebbe trasformate in micidiali postazioni per batterie in grado di cannoneggiare direttamente all'interno dell'abitato, vanificando così qualsiasi cerchia. Impossibile, come altrove avvenneC20l, munire ciascuna di un c01iaceo caposaldo capace di stornare la minaccia: troppe e troppo ravvicinate fra loro. Scelta obbligata p;tNò l'individuazione di un tracciato che, correndo sulle loro sommità, ne eliminasse ogni dominio fornendo per contro ai difensori ottime posizioni elevate eia cui battere le pendici e la piana esterna. Lungo quella diftìcile traccia, necessariamente incurante delle asprezze geomorfologiche si iniziò ad edificare una mastodontica muraglia, articolata in un susseguirsi cli rientranti(2 11 inframezzati da altrettanti enormi bastioni. L' interasse medio fra questi ultimi non eccedeva i 500 m. , limite imposto dall 'ottimizzazione del reciproco appoggio balistico. Per l'identico motivo il terreno antistante sarebbe stato spazzato in ogni minimo punto dal micidiale fuoco incrociato a mitraglia. Allo scopo di sfruttare al massimo le non ideali collocazioni d ' impianto(~2), si previde l'adozione di batterie alte e basse, ovvero di troniere<23> casamattate alla base dei fianchi dei bastioni, e cli cannoniere in barbetta<24> sugli spalti degli stessi e delle cortine. Ampio ricorso ai camminamenti defilati e sotterranei
19 La fortificazione perimetrale di Roma fatta erigere tra il 271 ed 275 <l. C. dall'imperatore Aureliano può senza dubbio considerarsi tra le maggiori in assoluto del genere. Si snodava infaui per oltre 19 km, ed e ra munita eia ben 380 torri, collegate da una cortina continua spessa tra i m. 3 e 4 ed alta mediamente m. 8. Per ulteriori dettagl i sulle Mura Aureliane cfr. F. Russo, Dallo stazzo ..., cit., pp. 925-930. 20 Una situazione analoga si riscontra a Napoli, a Messina, a Cagliari, tanto per citare le principali città che agli ini,.i del '500 vennero muni te di moderne cerchie bastionate. Tranne che per Napoli, nei restanti casi s i dovelte erigere una apposita fortificazio ne su c iascuna collina completarnente autonoma dalla cerchia urbana, in grado comunque <li evitare l'occupazione nemica del la stessa. Al riguardo è interessante r icordare per Napoli, le precisazioni di L. SANTORO, Le mura di Napoli, Napoli 1984, pp. I04118 secondo cui è evidente che nelle: " ... motivazio ni delle decisioni urbanistiche di don Pedro di Toledo ... abbia predominato la necessità di assicurarsi il dominio de lla città ... L'estrema altu ra ciel Vomero, la località detta appunto S. F.ramo o S. Elmo e poi anc he S. Martino. è... un vero e proprio baluardo ... che domina tutta la città ciel tempo e la cui eventuale conquista da pane del nemi co costringerebbe la cit.tà stessa alla resa ... Ecco quindi ... la ... funzione cui deve assolvere la fortezza di S. Elmo ..." . Per Cagliari cfr. F. Russo, Lo difesa costiera del RegHo di Sarde;:na ..., cit., pp. 27-29. per Messina, infine, cfr. F. Russo, La difesa co.1·tiera del Regno di Sicilia ... , cit., pp. 59-64, che così delinea al rigu ardo: " In concreto il principale problema che angustiava i progettisti scaturiva, paradossalmente, proprio da una delle peculiarità difens ive della città: le sue numerose alture limitrofe. La tormentata orografia che la cingeva da nord-ovest a sud-est, infatti, rendeva improbe, a qualunque attaccan te, le operazioni di assedio e di avvicinamento. Ma al contempo gli consentiva, per il dominio che tali col line possedevano sulle fortificazioni urbane immediatamente sottoposte, di spianarle con un intenso tiro di artiglieria, una volta insediatovisi in cima". 21 Si clelìniva 'rientran te' in architettura militare l'angolo fonnato tra due segmenti contigui cli cortina il cui apice è interno al poligono d' iscrizione, contrario perciò al 'saliente' che sporgeva verso l'esterno. La sua configurazione rendeva pertanto possibile dai due segmenti di cortina far convergere, ed incrociare, il tiro delle anni sull'antistante superficie triangolare, con csitj difensivi micidiali. 2 : La fortificazio ne bastionata trovava la sua ottimizzazione nell'impianto piuncggiante, l'unico che le garantiva un ef!ìcace fiancheggiamento e la possibilità d'incrociare i tiri delle arti glierie. Adattandosi invece al ciglio cli un altura perdeva gran parte di tale vantaggio, incrementandosi per contro le clif!ìcoltà di costruzione ed i relativi costi. Un significativo esempio coevo di tale limitazione è rintracciabile in Bergamo alt.a. Precisa in merito A. FuMAGALLl,fortificazioni vene1e a Bergamo, in Le mura di Bergamo, Bergamo I 979, p. I O: "L'aver diviso in due la città, per esempio, e l'aver costituito una piazzaforte d ' altura, se poteva esser ritenuto logico nel medioevo, non altrettanto può considerarsi tale nel cinquece!11to inoltrato. Si creava una situazione poco propizia alla difesa in caso d ' assedio: l'impossibilità di effettuare un qualsiasi tiro radente <li artiglieria in avanti ...". n L'efficacia, per quanto detto, nelle tratte innalzate a ridosso di colline, restò comunque minima, potendo tirare i pezzi con pochissima depressione. 2 • Con il termine ' barbetta' si definiva il luogo più eminente di un terrapieno di una Cortilìcazione, sul qua le si collocavano i pezzi <l'artiglieria allo scoperto, in grado con il loro tiro di dominare la campagna ci rcostante.
Prodromi del torreggiamento
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tra le diverse opere, alle gallerie di controminar25l, ai pozzi , ed a tutto il repertorio delle guerra sotterranea, adozione agevolata dalla natura tufacea dei rilievi collinari. Sull'abbrivio del panico i lavori ostentarono una febbri le partenza, incentivata non ultima dalla ragguardevole disponibilità finanziaria. Così le parole dì un architetto coevo: "Il gran principio di papa Paolo lii in voler fortificare tlltta Ro ma, il quale fece fare certi bellovardi [baluardi] dentro del cinto delle prime mura, et desegnato di getta re a terra le vecchie mura ... Parlo ciel meraviglioso bel lowirdo fallo rare da Paolo terzo nel principio del suo pontilìcato: ve ne andava no altri diciasselle, l'ho ved uto formare ..." <1<•>.
Diciotto bastioni su dodici km cli cerchia, per giunta con andamento altimetricamente variabi le, costituivano un' impresa non solo tecnicamente improba, ma economicamente ciclopica. li pri mo bastione in breve volgere notificò, anche ai meno qualificati e preparati, quella sconfortante realtà, spegnendo ogni facile entusiasmo con il suo esorbitante costo: "Fu fatto del 1534 ... quel famosissimo baluardo in Roma, con Jìanchi doppi, e piazze alte e basse, e contromine, e casemalte, e pozzi, cli tanto smisurata grandezza et grossezza ciel muro, che costò inlìnito tesoro...";111•
La percezione inconfutabile del salasso patrimoniale prodotto dall'esorbitante importo cli quella singola sezione generò le prime incertezze sulla effettiva potenziai ifa di condurre a termine, in tempi ravvicinati, l'intera costruzione. Ma incertezze ancora maggiori, però sulla loro reale necessità, le istigò la gloriosa ed inattesa conquista di Tunisi compiuta da Carlo V nel 153Y2R>. La concomitanza delle due riflessioni determinò un rapido rallentamento e quindi l'arresto dei lavori . Si giunse così al 1541, ed alla disgraziatissima spedizione cli Algeri, nel corso della quale le forze anfibie spagnole ed alleate subirono una tragica dìsfatta<29 l_ A Roma, poche settimane dopo, nell'angoscia generale si tornò immediatamente a riattivare gli ormai abbandonati cantieri: nuovi bastioni sì innalzarono seguendo tuttavia m.ìnuzìosamente i precetti del Sangallo. Tn pratica: "Nel 1543 ebbero inizio i lavori per In fortificazione della città leonina e l'anno successivo v'erano costruiti i baluardi e le mura che dal monte cli S. Spirito, propaggine nord ciel Gianicolo, si protendevano verso il ·1èvere ..."nr".
In modo assolutamente identico al '35, l'avanzamento dei lavori produsse eia un lato una veloce riduzione della paura e dall'altro un altrettanto veloce incremento della paura, ma dei loro costi economici in vertiginosa crescita. T primi sintomi ciel contestuale scadimento cli interesse si colgono g ià nell 'anno successivo, tanto che per alcuni attenti studios i l'intera opera subì una nuova battuta di arresto, per cui: " ...il progetto cli cingere Roma con una cerchia cli diciotto possenti bastioni fu abbandonato nel 1542 quando si accertò che la costruzione di un solo bastione era costata 44.000 clucati ..."11 ll.
25 Le gallerie di 'contromina' veniva cosL ruite nelle fortificazioni rinascimentali, e successive, contestualmente alle fondazioni al di sotto delle quali correvano. Il loro andamenLO seguiva esattamente quello del perimetro della cerchia. Pertanto, tentando un attaccante cli raggiungere con lo scavo cli una galleriu di mina, le fondazioni delle difese per collocarvi sotto cariche di esplosivo, finiva inevitabilmente per intercettare la galleria cli contromina. Era allora alquanLo faci le per gli assediati invadere attraverso le stesse con fumi asfissianti e gas venefici, le 'mine' ossidionali, frustrandone il pericolo. ' 6 Da A. MAGGI, Fortificazione, Venezia 1564, p. I 15, citato dal Guglielmotti, in Sroria delle forrifìca zioni.... cit., p. 325. 27 V. SCAMOZZI, Archi1e1111ra universale, Venezia 1615, lib. Il , cap. 28, p. 108. La citazione è tratta da Guglielmotti, Storia dellefor1(ficazioni... , cit., p. 326. 1' Sulla conquista cli Tunisi nel I 535, cfr. A. CìALLICO, 7imisi i berberi e l'llalia nei secoli, Ancona I 928, pp. 147-160. z9 La minuziosa ricostruzione dell'infelice spedizione è esposta eia A. GuGLIELVIOTTI, La iuerra dei pirati.... cit., voi. 11, pp. 96-109. PiLt sintetica e spassionata la trattazione dello stesso episodio in C. j\J(;\NFRONI. Swria della marina italiana... , cit., vol. lll, pp. 355-356. 10 G . SOMMELLA BEOA, Rom.a: /t?forrifìcazioni... , cit., p. 64 . , , Da Cì. PARKER, La rivoluzione m.ilirare.. . , cit.. p. 26.
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Lo d{/eso costiera dello Swto Ponti/ìcio dal X\!/ o/ XIX secolo
71 71. Roma. bastione cli S. Spiri to.
ln realtà la costruzione proseguì, sebbene con un ritmo notevolmente stentato e singhiou.ante, al meno fino al I 544 allorquando la tentata conquista di Civitavecchia, ùa parte di una poderosa flotta turco-barbaresca agli ordini del Barbarossa, non provocò una nuova ondata d i pan ico, e per conseguenza il riattivarsi dei cantieri. La base navale pontific ia per le sue fortificazioni riuscì n resistere evitando lo scempio, non così però le local ità vic ine ed in particolare l'isola del Giglio<32>. Le terribili notizie delle atrocità e delle devastazioni perpetrate dalle orde ottomane agirono da sferza sulla dirigenza romana per recuperare il tempo perduto. Ma un inedito motivo cli pervlessità si interpose contribuendo a s ua vo lta ad un ulteriore incepparsi dei lavori, per molt.i aspetti ancora più paralizzante dei precedenti, mettendo in discussione proprio l'affidabilità cli quelle fortificazioni tanto comp lesse e costose. Come sempre avviene nelle v icende umane iI crescere ciel prestigEo genera invidie e maldicenze, ed a tale sorte non scampò nemmeno lo stesso Sangallo: eia tempo, infatti, circolavano larvate critiche ed insinuazioni sul la sua colllpetenza. La grandiosità della fortificazione perillletrale di Roma ed il suo elaboratissimo tracciato si prestavano egregiamente a fomentare interminabili disquisizioni tec niche, alle spalle delle quali si intuivano divergenti costi di reali zzazione, dettaglio che acuiva l'interesse degli amministratori. Quando però ai detrattori si aggiunse lo stesso Michelangelo la diatriba assunse un tono ed una
' ~Nel 1544 l' isola ciel G iglio suhì l'allacco. peraltro non il primo e purtroppo necnmeno r ultimo cieli a " ua storia. delle orde harharesche - in questo caso del Barbarossa - una par te delle quali al cocnanclo di Salah Rais. che riuscì au aver ragione della strenua resistenza degli abitanti dopo tre giorni di assalti. Molti disgraziati isolani vennero immediatamente decapitai.i-quelli. in conformità con la prassi corsara. non ritenuti idonei alla vendi la come schiavi -, i restanti invece deportati. Secondo L. DOREZ, Citineraire de .lemme iv/araud d'_;\111ibes ù Costa111i11ople ( 1544). Paris 1901. cap. V I, p. 66: " [ nella c ircostanza I... furono prese anirne cristiane utriusque sexu;; 6]2 ...".
Prodromi del 1orreggia111e1110
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asprezza paralizzante. Per ribatlire la questione, tranquill izzando che quanto fatto non necessariamente avrebbe dovuto essere demolito, così scriveva il som mo architetto neJ 1545: •· ...a me pare di segui wre (non dico partico lanncntel quel che è com inci ato, ma solo 1·a11dame1110 del rn onte. e migliorando qual cos a senza danno ciel fatt'o. co n consiglio ciel capitano Giovan Francesco [Laperelli] eletto, per aver occas ion e cli levar via il govern o che v i è, se è come dice, e cli metterc i detto capi tano G iovan rrancesco, il quale lo ho per va lente uomo e dabbene in tutte le cose.. : •,::<, _
La esplicita r ichiesta d i rimozione de l Sangallo dall' incarico conferma, inconfu tabi lmente, la vi vissima contesa instauratasi intorno a quelle fort ificazioni. Ovviamente il celebre ingegnere militare non si te nne le critiche, ma con pari chiarezza irrise al la presunta competenza del maestro, evidenziandone l' approssimata cultura tecnico-militare, per c ui: " ...consig liò al Papa Paolo IIT di ignorare i progetti cli Michelangelo per una nuova fo rtezza perché «la sua J)roi'essione riguarda la scultura e la pii.tura. non g ià le forti ficazicmi» ..." '-" '.
Al che Michelangelo prontamente ribatté, stando al Vasari: " ...che di quesl:e. ne sapeva assai poco : ma tlel Cortilìcare, col pensiero che lungo 1e111po ci aveva avuto sopra, e col la spe rienza d i quel che ci aveva fotto. g li pareva saperne più che non avesse saputo né eg.li. né ru1:ti quc:i d i casa sua...' '' " '.
Smorzatasi altrettanto rapiclame11te di co me era esplosa la pau ra turca, per nulla cessata invece la controversia degli architetti, e assottigl iandosi cli giorno in giorno la disponibilità econom ica, nel!' autunno del 1545 si sospesero nuovamente i lavori. È presumi bi le che la cli sp uta ingenerosa abbi a inciso pesantemente s ulle condizion i d i salu te ciel Sangallo: poco meno cl i un anno dopo, infatti, il 29 settembre del 1546 moriva 06 >, ponendo Lerrnine con la s ua scom parsa alle manovre ed alle congi ure di palazzo. M ichelangelo, come faci lmente prevedibile, gli subentrò, ma restò alla guida del la fo rtificazione pochissimo, poiché già nel 1548 se ne dimise per dedicarsi, senza alcun impaccio, alla s ua piL1 congeniale professione artistica. Trascorse un altro anno e ne l novembre ciel 1549 scom parve anche Paolo lll che tanto impulso aveva impresso al la difesa della città ed alla fo rtificazione dello stato pontificio. Per i cantieri significò l' arresto assoluto, protrattosi quasi per una dozzina d'anni. È certamente vero che nel corso d i quel lungo intervallo non mancarono i motiv i cli preoccupazione per l'aggravarsi della pressione turca e per le incessanti azioni corsare. Ma la presenza di una flotta incostantemente impegnata in crociere di pol izia navale, sembrava un rimedio, se non s ufficiente almeno congruo alle risorse dello Stato ed alle s ue ambizioni milita ri , tanto da s uggerire l'impiego di quel modes to s trumento persino in campagne offensive nordafricane: e fu la tragedia delle Gerbe.
In perfetta continuità con quanto evidenziato nel!' immediato passato, il sopraggiungere delle funeste notizie della disfatta stroncò improvvisamente l' imbelle letargo. Pur osservandos i la riproposizione pedissequa della farsesca tradi zione, il contesto di quesC' ultima ondata di terrore non trovava puntua li analogie con i precedenti. La protezione cieli a squadra della guardia non esisteva più, né era lecito sperare negli
3 ' Il brano citato dal Gug.Jielmolli in Swria de/lejòrt!f'ÌCazioni..., cii. , p. 349, è tratto da/\ . G UTT I, Viia di Miche/011gelo !Juonarroti, H renze I 875, vo i. I, p. 297. Si tralla ùi una lettera scr itta dallo stesso M ichelangelo al prehl to castellano di Roma in data
15 febbra io 1545 . 3 ' Il brano è cita to eia J.R. H,, 1.E, Re1wissa11ce fortifìcç,tio11: art or engineering ?. London 1977, p. 36 ~5 I l brano. c itato dal Oug lielmot.ti in Storia delle j'orti/ìccòoni ... , cii.. p. 353, è tra tto da Vasari. Vi,a di M. Angelo. XII. 225. " ' G. M I LANESI, Le opere di Giorrtio Vasari con 11ur!l'e cm1w10::.io11i e com111e111i di Gaetano ì\4ilanesi, Firenze 1906. wmo V. pp. 469-472: •·...onde ,1vven ne, per lo calcio che e ra grande. ed al tri disagi. essendo A ntonio pur vecchio e cagionevo le, che si am malèi di febbre in Terni. e non mo lto dopo renclè l' anima. D i che sentirono gli amici e paren ti suoi in fi nito dolore.: e patirono 1nol1c fab briche, ma particolarmente il palazzo de' Farnesi vicino a Campo di Fiore ... morto in Terni. fu co nclol:to a Roma. con pompa grandissirna portato alla sepoltura ... e... fatto 111et.1:ere il corpo suo in un diposi to vic ino alla cappel la cli papa Sisto .in San Pietro.. :·.
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La di/esa cos1iera de/Lo Sfato Pomificio dal XVI al XIX secolo
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72. Ritratto di Pio IV.
73 73. Scorcio del Corridore di Alessandro VI tra il Palazzo Vaticano e S. Angelo.
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aiuti militari degli alleati , dovendo ciascuno stato dell ' occidente cristiano provvedere urgentemente alla propria difesa, senza alcun ul teriore indug io e senza la sia pur minima eccedenza di forze militari. I quasi dodici anni di assoluta inattività vennero nel breve volgere di pochi giorni completamente dimenticati ed una travolgente fase cli frenetica attività si abbatté sulle abbandonate fortificazioni. li tempo di riesumare i vecchi progetti, cli valutarne la persistenza di valid ifo, di rintracc iare un competente d irettore dei lavori , di indire gl i appalti e cli assoldare le maestranze. e I' 8 maggio ciel 1561, con la solennità e la pompa riservata alle cerimonie particolarmente solenni e signilìcalive, papa Pio IV poneva la prima pietra della nuova tratta cli forti fi cazione perimetrale, sotto la guida di quel Francesco Laparelli caldamente raccomandato da Michelangelo a suo tempo: "E anche in Borgo, negli anni di Pio IV, si lavora di nuovo e su una dimensione ben diversa ... Nel 1562. Pio IV decide <li completare la cerchia di nuove mura costruite <la Paolo lii e che aveva reci nto il Vaticano lungo lutti i lati collinosi; nella pianura Lra il corti le del Belvedere e Castel S. Angelo la difesa rimaneva costituita dal vecchio muro sotto al corridore <li A lessandro VI. È qui che Pio IV fa cos truire una nuova muraglia piLl esterna completata da un fossato in cui vengono convogliate le acque della valle dcll 'lnfcrno; contemporaneamente. anche i bastioni esterni <li Castel S. Ange lo, e quasi certamente le recenti mura cli Paolo III, sono oggetto cli lavori cli rinforzo e di miglioramento. Si tratta cli una muraglia dritta con un dente nella parte centrale e due pone in corrispondenza delle analoghe nel corri dore ... Lo spazio compreso tra le due mura è piL1 grande <li tutto il vecchio Borgo e. lino al 1562, c'erano soltanto la fonderia dei cannoni e le due piccole chiese di S. Egid io e di S. An na; contemporaneamente alle nuove mura v iene tracc iaco un piano cli lottizzazione di questo enorme spazio - il più grande finora messo a disposizione per un ampliamento a Roma - a<l opera dello stesso Laparelli. L'area più vicina al Vaticano è lasciata libera ... ser viva da campo di esercitazioni. La restante parte fino aJJ'esterno dei fossati di Castel S. Angelo è destinata alle costruzioni : una strada, chiamata Borgo Pio, viene tracciata sulla di rettrice dell'ing resso al cortile del Belvedere... Set.te strade parallele dividono l' area tra il corridore e. le nuove mura ... Borgo Pio segnava l' inizio di un nuovo quartiere radicalmente concepico come tale, ben diverso dalle aree concesse agli illirici e ai lombardi a Ripetta o cli q uelle ancor pili genericamente avviale a e<lilìcazione a S. M aria M aggiore. Ma in quel momento non vi era più a Roma un' affluenza organizzata per nazioni o spinta eia difficoltà internazionali: il nuovo quartiere stentò a fo rm arsi 111algrndo le consuete faci litazioni promesse dal pontelìce ..."',''·
Un significativo ed emblematico paradosso epocale si coglie a carico degli operai impiegat.i in quei co1.ossali lavori. Con il trascorrere degli anni, e massimamente dopo Lepanto, il ruolo dei manovali venne sostenuto eia forzati cli origine turco-barbaresca. Catturati nelle alterne vicende della guerra cli corsa, sia lungo le spiagge romane nelle razzie frustrate dai reparti di cavalleggeri, sia in mare ad opera cli unità maltesi e stefaniane e quindi ceduti al Vaticano, per la urgente ed inesauribile esigenza di braccia, finivano immancabilmente convogliati sui cantieri della Città. Schiavi musulmani, pertanto, impiegati nel nord ciel Mediterrano per erigere fortificazioni antimusulrnane, e contemporaneamente altre migliaia di schiavi. cristiani questa volta, i mpiegati dai musulmani, a sud dello stesso mare, per erigere fortificazioni anticristianec,x>! Ma il lavoro coatto, bestialmente estorto da ambo le sponde. costitttiva soltanto una appm·ente simmetria: la realtà era ben diversa e per nulla equivalente tra i due schieramenti. La pressione ottomana continuava a montare paurosamente e gl'insulti corsari a moltiplicarsi senza ormai alcuna soluzione cli conti nuità. La disfatta delle Gerbe può pertanto riguardarsi come una clolor:osissima presa di coscienza ed una sia pur tardiva volontà di rompere l' imbelle passiv ità difensiva ed impreparazione militare. I risultati di tanti lavori e potenzia menti e di alt1i ancora compiuti nel corso del secolo successivo, in particolare intorno al 1642, sulla cerchia cli Roma non valsero ad eliminarne tulle le deficienze difensive. Agli inizi del ' 700 così rel azionavano, infatti, i generali ponti fici circa la sua valenza mili lare:
3 ' Da I. INSOI..F.RA. Le città nella storia d'Italia, Roma, Bari I 980, p. 132 . .1s Così de.linea la condizione deg li .. chiavi cris tiani nelle ci ttù corsare nordafricane a<lihiLi alla costruzione di fortilìcazioni M. MAPRICI, Mezz.ogiomo e pirateria .. ., cit., pp. 111 e sgg.: "Particolanncntc dura era la sor te di quegli sven turati che, chiamati all'alba dallo scrivano - notava il vicario apos tolico Le Vacher - dovevano lasciare i bagni per reca rsi al lavoro, che durava sino alle 22 circa, sotto il controllo cli un rin negalo o di un moro: fatiche che si svolgevano nelle montagne per il taglio dei boschi , nelle cave cli pietra, lavori dei più duri, dovendo i poveri prig ionieri «tagliare. almeno dicci pietre al giorno di due piedi quadrati»... A ltrettanto dura la sorte degli infelici che attendevano alla manutenzione ed al rafforzamento delle fortifi cazioni cittadine.. .''.
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u-1 difesa costiera dello Stato 1-'olltificio dal XVI al XIX secolo
74 74 . Roma, scorcio delle mura .lungo il colle Val icano.
75 75. Roma, dettaglio di un bastione.
Prodromi del lorreggiame11to
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76 76. Roma, dettag lio mu ra presso la stazione ferroviaria vatica na.
77 77 . Roma, dettag lio Porta Pertusa.
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La d(fesa cosriera dello Stato Po11tificio dal XV! al XIX secolo
78 78. Roma, scorcio mura lungo il Gianicolo.
79 79. Roma, dettaglio di un bastione.
Prodromi del 1orreggiame11to
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80 80. Renna, dettaglio mura sul Gianicolo.
"Quanto alla difesa, pare che gli oflìziali di Guem1 sieno di sentimenti che le muraglie cli Roma non siano prescnfe111enre capaci di difesa così per il longo giro come per le debolezze di esse per la maggior pmte, e per non essere isolate ma occupate da giardini. vigne et altro. et anche per il poco numero di soldatesche, e queste poco esperte, e male annate e non meno per la mancanza delle vettovaglie necessarie, et il far resistenza in tale stato di cose (quando non potesse servire per oltenere qualche capitolazione vantaggiosa che non è verisimile perché li Genernli alemm.1J1Ì saranno bene informati dello stato della Città) darebbero pretesto alli mecl. mi Generali. di considerarla come conquista a discrezione, e per conseguenza soggetta alli rigori militari, et al sacco"'-"".
Il forre di San Michele La costa laziale, definita alJ 'epoca correntemente spiaggia romana, si connota geomorfologicamente con una ampia fascia sabbiosa, poco 1ilevata sul mm·e, caratterizzata da un susseguirsi di basse dune cespugliose. Quasi a fatica, in quell'uniforme e piano litorale, i tanti corsi d'acqua, per lo più a regime torrentizio. guadagnano, con pigre anse, il mare. La scarsissima pendenza dell'ultimo tratto ciel loro corso, annullando la velocità di deflusso deUe acque, ne incrementa vistosamente la sedimentazione, che in assenza di interventi di bonifica, finisce per ostruirne completamente la foce, provocando l'impaludamento della zona. Ad una identica deficienza non sfugge nemmeno lo stesso Tevere: unica diversità se mai furono gli incessanti interventi di dragaggio che riuscirono a mantenerne regolare il deflusso e navigabile la corrente. Per evitare il fe nomeno dell'eccessivo deposito, amplificato dalle ricorrenti piene, nel passato notevolmente più frequenti per mancanza di qualsiasi regimentazione a monte, già in epoca romana vennero
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A.S.R., Soldatesche e Galere, b. 656, tratto da V. IL,\RI , /.'esercito pontificio.... cit., p. 568, nota 23.
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L(I difesa costiera dello Stato Pon1i/ìr.io dal XVI al XIX secolo
compiute rilevanti e complesse sistemazion i idriche. In particolare si tentò di incrementare la pendenza verso la foce derivando il corso principale del fiume in tantj canali minori ad andamento rettilineo. Uno cli quei canali, tuttora perfettamente funzionante, certamente il più grande ed elaborato, è noto sotto il nome di Fiumicino14')J. Per meglio conseguire lo scopo l' innesto al Tevere s i effettub appena a monte di una larga ansa, tangente nella sua oziosa curva, la cittadina cli Ostia Antica. Attraverso il suo alveo, e dei divers i altri canali minori. defluirono innocue la stragrande maggioranza delle ondate di piena altrimenti devastanti, contenendo al minimo l' apporto dei sedimenti fangosi. La puntuale manutenzione del sistema garantì il perfetto funzionamento dello scalo marittimo di Ostia, nonostante il parere d.i molti tecnici romani<4 1J sulla infelice ubicazione. proprio per l' eccessiva vicinanza della foce del grande fiume. Il canale cli Fiumicino comportò una singolare alterazione costiera. Frazionato, infatti, il Tevere in almeno due grossi rami, si originò al loro interno una vasta area dalle caratteristiche di un ' isola triangolare, con due lati lambiti dal fiume ed il terzo dal rnare. Da allora fu chiamata 'Isola Sacra' , e per la sua propizia posizione particolarmente ricercata per insediamenti di strutture residenziali e commerciali. Lo sfaldarsi dell' Impero, con l'abbandono cli ogni cura agli impianti cli drenaggio provocò, in breve volgere l'i nterramento della rete . Solo Fiumicino continuò a svolgere la sua funzione sebbene, di anno in anno, più inadeguato a smaltire la furia ciel Tevere nel caso cli piena straordinaria. Nonostante ciò per secol i evitò la completa distruzione dell'ormai sparuto vilaggio di Ostia. Nell'autunno del 1557 la paventata valanga liquida raggiunse la diramazione: la vorticosa e limacciosa massa d ' acqua aveva attraversato Roma con inaudita violenza, travolgendo ogni minimo impedimento lungo le sponde. Estesissime le zone allagate all'interno della città. A ricordo perenne della esondazione si può ancora oggi osservare quello che resta ciel Ponte S. Maria, eia allora meglio noto come Ponte Rotto(·12i . Superate le ultime abitazioni l'ondata cli piena. ingrossata paurosamente dagli apporti altrettanto straord inari dei vari affluenti , dilagò incontenibile verso la foce sommergendo l'intera pianura. Con iJ trascorrere dei giorni, scemando la portata ed esaurendosi lentamente l'immenso acquitrino, si iniziò a manifestare una anomalia del corso, perallro eia tempo ipotizzata e, forse, anche temuta sotto il profilo militare. li fi ume, rientrando nelle sue dimensioni normali, non percorreva più il suo alveo, ma a seguito dello straripamento e dei depositi di detriti si era scavato un nuovo letto che, di fatto, tagliava completamente l'ansa di Ostia Antica. La rocca costruita sulla s ua sponda, per interdirne la risalita, s i trovava ora a quasi due km di distanza, troppo per la gittata delle artigl ie1ie dell'epoca! L'accesso a Roma dal mare risultava nuovamente s palancato. Per la dirigenza militare la notizia fu una vera iattura. Immediatamente vennero inviati sul posto tecnici qualificati per accertare lo s tato reale delle cose ed, eventualmente, per studiarne i rimedi. Tra questi anche il Laparelli che così relazionò al riguardo: " ... Ora che il Tevere ha fatto quel che si prevedeva. ciohè ha ragliato il gomito el abbandonato la fortezza. Ostia resta lontana dal fi ume e dal mare. Quella fortezza che l'u fatta per la sicurezza delle barche e della dogana, et hè mollO a proposito. Direi cli racconciare a quella fortezza il rovinato della batteria, e tenerla. Ma vorrei tirarmi più abbasso alla foce, perché li corsari hanno persino nel lìu111e prese delle barche, et con questa nuova Torre si assicurerebbe la dogana et il fiume dai corsari. et
10 • Precisa S. Qc1ucr G1GU, Roma fuori le muru. Roma 1980, p. 48: «L'i mperatore Claudio per risolvere l'annosa questione clell'approvvigionarnenro granario di Roma... costruì un grande bacino portuale... Contemporaneamente, per contenere l'insabbiarnenlO e per fac ilitare il traffico fluvia le, e ancor piLt per regolare le acque del Tevere, spesso disastrose per la città con le loro piene, J' irnpcratore apriva la foce con più canali, dei quali è ancora esistente quello che oggi si chiama di 1-'iumicino. L'opera alla morte cli Claudio doveva essere te1'minata ... Ma l'interro e l'insicurezza delle opere cli difesa portarono ad un rapido decadere del porto. lìnché Traiano, tra il I02 e il 112 d.C. non diede mano ad un riassetto completo clell' irnpianto. Fu costruito un nuovo bacino più. interno ... fu a111pliata cd attrezza ta la fossa del ramo di Fiumicino, che assunse il nome di rossa Traiana. " •1 Un interessantissimo contributo alla conoscenza dell'impianto originale del porto di Roma imperiale è possibile ricavare clall'A1!c,111e aereo.fotog rafico delle sedi umane in lralia, Firenze I970, parte seconda, tavola CXXXII. '• Per 1·esatlezza, i ruderi di quello che atlualrnente viene chiamato Ponte Rotto, appartengono all'antichissimo Pons Aemilius fatto coslrnirc dal censore P. Comclio Scipione Emiliano. tra il 179 cd il 142 a.C.. Nel medioevo per la vicinanza alla chiesa di S. M,uia Egiziaca mutò nome, divenendo ponte S. Maria. Durante il ·500 subì pit1 volte ingenti danni per la futia del Tevere. che vcnivuno abbastanza rapidamente riparati. Nel I5ì5 papa Gregorio XIII decise la sua sostan,.iale ricostru,.ione, munendolo ciel suo stemma - peraltro ancora visibile sull'arcat;;1superstite -. ma nel 1598 ancora una voha le acque Umacciosc lo travolsero. Da allora venne clefinilivameme abbandonato.
Prodromi del torreggiamento
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81 8 1. Roma, resti del pome S. Maria, detto ponte Rollo. da ogni altro: perché si ve.de 4uesto loco essere la chiuve di Roma. Però ora che si hè rncconcia la rottura. che fece la batteria. fortirei questo loco facendovi più abbasso un'altra fortezza molto più gagliarda .. .'''"''.
Dalla perizia è possibi.le ricavare alcune precise indicazioni. Innanzitutto fu subito recepita la gravità della situazione originata dalla variazione ciel corso ciel fiume. Secondariamente la fortezza di Ostia, ad una sessantina cli anni dalla sua impostazione, si valutava militarmente superata. lnfine per l'interdi7.ione attiva dell ' accesso al fiume si prospettava l'edificazione cli una torre o, se possibile, cli una moderna fortezza. Sembrerebbe però che le due proposi7ioni convergano concettualmente verso un unico manufatto, una sorta di to1Te-fortezza , opera architettonica inedita che sottintende l'impiego di una nutrita dotazione di artiglieria anche in strutture di piccola dimensione. In altri termini nell'amb.ito della difesa costiera l'evoluzione delle bocche da fuoco ba ormai permesso l'elaborazione cli soluzioni assolutamente rivoluzionarie ed economiche rispello al passato, in grado effettivamente di chiudere interi settori foranei senza insostenibili costi e soprattutto senza organici sterminali. È intuibile, alle spalle di tale asserzione, lo scontro fra .le d iverse scuole di fortificazione. L'ipotesi cli affidare ad una singola torre un ruolo che, fino a quel momento, era proprio di una intera rocca non deve aver trovato una pronta cd entusiastica accettazione, specie considerando che la maggioranza dei progettisti dell'epoca, fra i quali lo stesso Michelangelo, possedevano una scarsissima competenza sull ' impiego dell' artiglieria in configurazione difensiva. Dal che ne derivavano strutture marginalmente adeguate alle coeve impostazioni pii:1 avanzate, ma per il resto rigidamente ancorate ad una canonica superatissima, pedissequa riproposizione della 'transizione'.
43 Il brano citato è tratto eia Guglielmotti, Swria dellefonifìcazioni .... cit., p. 409, che a sua volta lo individuò in un manoscritto custodito. a Cortona, presso la sua discenden:rn. cli F. LAPARELLJ. Visi1e et pmgelli di maggior d(l'esa in Farie fonezze et luoghi dello Stato pon.tijìdo. p. l 59.
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Lo difesa costiera dello Sta/O Po11t(ficio dal XVI al XIX secolo
Tornando alla foce del Tevere, nonostante la gravità della situazione, non si operò per la s ua chiusura con l' immaginabile sollecitudine. L' irrisolutezza scaturiva in parte dalle elucubrazioni tecniche accennate ma in parte. ancor maggiore, dal poter fare sempre affidamento sulla squadra navale della guardia. La disfatta delle Gerbe troncò brutalmente le sterili disquisizioni ed impose una inrinviabile decisione. Quanto fosse a Roma angoscioso lo stato d'animo derivante dal risapersi esposti alle iniziative incursive, lo si può desumere clall 'affidare al vecchissimo Michelangelo l'urgente stesura cli un progetto di congrua fortificazione in grado di 'sarcire' la gravissima 'breccia' . Michelangelo non rapprensentava all'epoca il tecnico più evoluto ed aggiornato nell' architettura militare<44>_Certamente la sua indiscussa genialità e lunghissima esperienza gli consentivano elaborazioni origi nali e non cli rado validissime, ma nel complesso iniziava a pesare fa mancanza cli una accurata specializzazione in un settore in rapidissima evoluzione. 11 maestro, pertanto, disegnò un forte, o più esattamente un robusto torrione cli pianta ottagona regolare con spigoli in pietra squadrata e murature in mattoni. cli eccezionale spessore. L'opera, sebbene costruita postuma, non subì in fase esecutiva significative alterazioni formali, pervenendoci peraltro in ottime condizioni di conservazione, p urtroppo però alterata nei prospetti da recenti aperture. Nessun documento certifica l'effettiva paternità dell'a1tista, ma forse proprio nella connotazione architettonica esteticamente splendida si convalida la presunta attribuzione. Per molti studiosi è nella singolarità dell' opera la firma del genio: è, invece, più probabilmente nella sua arretratezza militare che s i deve ravvisare l'identica conferma. Dal punto di vista storico. ciancio per scontato il ruolo di Michelangelo, intorno al 1561 il progetto ciel torrione fu concluso. e sarebbe stato innalzato con identica solerzia se una serie cli meschine beghe economiche derivate dal gettito dei diritti doganali vigenti alla foce ciel Tevere<•51 , non ne avessero bloccato la costruzione. Un uheriore e significativo riscontro della estrema gravità strategica ed, al contempo, della inerme esposizione delle coste laziali e toscane alle razzie corsare, può recepirsi nella istituzione avvenuta proprio in quel fatidico 156 1 dell'Ordine Stefaniano, che il pontefice approvò con ufficiale dichiarazione in data l O ouobre 156J: ·· ...ac Fidei Cmholicae dele nsioncn, ... ... per la difesa della Pcde Cattolica, e per la salvaguardia del Mare Mediterraneo dagli infcdcli ..." <·161 .
La solenne cerimonia avvenne pochi mesi più tardi nel duomo di Pisa, per l'esattezza il 15 marzo del 1562, allorché il nunzio pontificio, monsignor Cornaro, consacrò il Sacro Militare Ordine Marittimo dei Cavalieri di Santo Stefano(47 >, volu to dal duca Cosimo I de' Medici, previa la già menzionata approvazione papale dei relativi statuti .
•,J La posizione cul turale di Michelangelo nell'ambito delle correnti che agitavano il settore dell'architettura militare, lo vede collocato in quella sostanzialmente di sintesi tra le vecchie concezioni del la transizione e le nuove del fronte bastionalo. In merito cfr. T. ARGIOLAS , Armi ed eserciti del Ri11ascimen10 i1a/ia11u, Roma 1991, p. 97 . .,s In panicolare la questione è esposta nel famoso clocurnento 'Co11s1im1io CLXX. s1.1b die 9 Maji i 567 - de aedijìcandis lurribus in oris rnaritimis Urbis, et de aedijicanda Turri (foniori se1.1 Rochu seu Aree) in ore Tyberis pro securitare et regressus /Jarchamm: e, de emulwnentis eidem Turri ejusquefal>ricae applicwis . ... Abbiamo appreso che, vivendo il cm-ctinale Tranense, si era abusiv,m1en1e appropriato dell'esclusiva del traino delle navi mediante bufo]j da Ostia a Rom;,i, con grave dcu-i.mento dei di1i1ti della Santa Sede. nonché a danno dei naviganti e persino della pubblica iniziativa, essendo per l'innanzi consentito a chiunque il dello traino. È giunto il momento di eliminare ogni simile sopruso, come pure cleU"cu·bilaria appropriazione del corso del fiume, ostacolando il commercio verso la Capitale... Pertanto onde scongiurcu-e analoghi abusi proibiarno indefinitivamcnte a qualsiasi vescovo di Ostia di accampare pretese sul traino delle navi e delle barche... e lo riserviamo ccl applichiamo alla nostra Sede Apostolica... ". Il documento originale è citato dal Guglielrnoui in Storia dellejòrtifìcaz.io11i.. ., cit., p. 423. nota 24. "'' La fondazione dell'ordine è così riportala nella fi lza 6081 clell"Archivio Storico Comunale cli Vollerra. r. 35 r-posizione tratta dal G.G. GuARNll"RI, Storia della marina stcfoniana (1562-1859). Livorno 1935, p. 23, nota 2 : ''È fo ndata la detta Religione dal Gran Duca Cosimo Primo l'anno 156 I sotto il nome di S. Stefano Poni. e, giorno a lui felicissimo. Deve havere la clena Religione 30 mila scudi d'entrata l"anno, che consiste in beni stahili, et: altri diritti, che J 5. OI 6 ne spendano, il resto avanzano..." . J ; Cfr. G.G. GUERNIERI. Storia ... , cit.. p. 23.
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Prodromi del torreggiam.ento
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82 82. Fiumicino, torre S. J\.fichelc rilievi gratìc i.
La difesa cos1iera dello Stato Po11tificio dal XVI al XIX secolo
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Il 18 febbraio del 1564 moriva in Roma all'età cli 90 anni Michelangelo, ma ciel suo torrione ancora non era stata posta una sola pietra. Eppure non difettavano le contin ue razzie ed i reiterati segnali cl ' allarme . Lungo l'intero perimetro costiero del regno cli Napoli già da un anno fervevano i lavori per la costruzione generale delle torri marittime volute dal vicerè don Parafan dc Ribera, nonostante la presenza di. una flotta di galere da intercettazio ne<·18 1 e l' appartenenza ad una delle due superpotenze mediterranee. Occorsero altri tre anni prima che il famoso progetto trovasse concretizzazione, per l'esattezza nel 1567, nell'ambito della costruzione sistematica delle torri costiere pontificie, così deliberata con apposita ord inanza, su proposta del conso le Martino d' Alaya: ··...sub die 9 Maji 1567. Dc acditica ndis turri bus in oris maritimis Urbis ... Sulla costruzione delle torri lungo la spiaggia romana... ... Avendo il detto Martino, difensore dei mariuimi e dei commercianti, esposto a nome dei suoi protetti già al nostro predecessore Papa Pio IV di felice me moria, cd avendo illustrato nuovamente anche a Noi circa la necessità cli erigere una poderosa ed armatissima torre presso la foce ciel Tevere, la quale possa difendere quan ti si immettano o l'uoriescano <lai corso del lìurne, in particolare in coincidenza con i periodi <li magra. allorquando i battelli sono costretti ad ancorarsi a distanza od a procedere ad alleggerire il loro carico, senza che nessuno li possa difendere durante le lente operazioni. La presenza della grande torre riuscirebbe ad infonde re sicurezza non soltanto alle contrade limitrofe, ma persino ai vascelli in entrata cd in uscita, potendo munirsi di opportuno faro per la notte... pertan to avendo il nostro predecessore, consapevole della sua validità, riconosciuta la necessità della sua costruzione, e repu tando lo stesso anche Noi ... vogliamo e comandiamo ... al tesoriere generale, che senza alcun indugio e con la massima sollecitudine si proceda alla edificazione della torre, al suo armamento ed alla sua entrata in servizio. ubicandola sulla sponda destra o sinistra ciel levere a discrezione del console Mani no ..."(''11.
Che il torrione cli San Michele rientrasse in un lotto cli ton-i costiere, destinate esplicitamente alla spiaggia laziale lo si evince persino dalla lapide posta sulla sua facciata, ancora perfettamente visibile, che recita: "PIUS PONT. MAX ET BENICìNUS...
Il Pontefice Pio [V]. massirno e benigno, questa torre di San Michele. insieme ad altre qui ndici sulla spiaggia del mare, per la comune sicurezza. fece erigere dalle fondamenta. cd ordinò di armare e presidiare. Anno della Salvezza 1568, del suo pontificato an no 11 r•,.1o, _
In quello scorcio storico, senza la benché min ima modifica od alterazione dei grafici orginali, segno di infinita sti ma nei confronti dell 'autore e d i assoluta incompetenza militare o di semplice valutazione critica, venne affidata a Giovanni Uppi, noto come Nanni di Baccio Bigio(51 >, la direzione dei lavori per l'edificazione dell 'attesissimo torr.ione.
18 In merito precisa L. B IANCH INI, Della storia de/lefìnanze del Reino di Napoli, Oderzo 1884. pp. 327-329: "La spesa della nostra marina, se togli quella sola per I.a guardia <lei Reg no contro i corsari, fu sovente sproporzionata a· mezzi della finanza, e poco utile allo Stato ...". Dalle sue ricerche risulta che intorno al I 520 IR flotta napoletana poteva contare su circa una trentina cli unità, cli cui probabilmente due terzi costituito eia galere. Nel 1570, ancora 23 galere napoletane soccorrono Cipro assediata dai tu rc hi. Nel 1573 si raggiunge la consistente cifra di 48 galere. Di sicuro tuttavia soltanto 21 di quelle vennero impiegate per compiti di pat1.ugliamcnto navale in difesa costiera. Nel l612 il loro numero si contrasse a diciassette; nel 1692 ne restavano otto, che si ridussero ulteriormente prima dell'auto nomia dinas tica del Regno. 49 Traduzione ciel Guglielmotti della 'Constimtio... 9 mai) 1567... ·, in Storia de!lefonifìcazio11i.. .. cit., p. 409. 10 · La dicitura della lapide è riportata nella sua interezza da G.M. DE Rossi, Torri cosiiere.... cit., p. 57. 51 G. VASARI. Le vite... , a cura cli G. M ILANESI. cit.. tomo Vl1, b p. 264, così ne ricorda la figura: "Fin dal 1562 Nanni cli Baccio Bigio. anch'esso della setta Sangallesca, brigava per esser posto nel luogo <li Michelangiolo: e non contento del favore che si era procacciato appresso agli anelìci e i soprastanti della fabbrica di San Pietro, si rivolse a Cosimo dc' Medici: ma il granduca dignitosamente risposcgli con una lettera in data dc' 9 apriJc del detto anno, che non avrebbe fatto mai tale uffizio mentre viveva Michelangiolo ...". In seguito conseguito l' incarico cli architetto in San Pietro ne ve nne, stando sempre al Vasari: "cacciato via, con parole poco oneste... in presem,a di moll i signori. ri mproverandogli che per colpa sua rov inò il ponte S. Maria - Ponte Rotto n. d. A. -, e che in Ancona, volendo con pochi dana ri fa r grandi cose per nettare il porto, lo riempiesti pi.ù in un dì, che non fece il mare in dieci an ni...'·. In realtà però molte critiche sembrano eccessive, non spiegandosi altri me nti il successivo incarico.
Prodromi del torreggiamento
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83 83. F iu micino, panoramica presso torre S. Miche le.
Il.forte di San Michele: osservazioni architettoniche Ancora una volta ci sembra sensato avvalerci, per l' approfondimento della trattazione sul forte cli San Michele, dell'apporto ciel G uglielmotli e ciò per tre concomitanti ragioni . La prima indiscutibilmente è insita nella sua accurata e minuziosa serietà ùi ricercatore, pu ntigliosamente indagante su quanti documenti e manoscritti giacevano conservati , nei più djsparati archivi privati o pubblici, inerenti all ' opera in questione. La seconda è nella s ua notevole, e spesso addirittura eccessiva, ammirazione del genio architettonico di Michelangelo nell'ambito del settore militare, debolezza che ne acuisce però le sottigliezze d' indagine. La terza nell' essere stato uno degli ultimi analizzatori ad averlo visto e descritto nella sua veste originale, la sola in grado di fornire la migliore interpretazione s ulla validà della stru ttura in relazione alla precisa funzione. li celebre torrione, infatti, pur continuando ad ergersi in assoluta integrità statica in un contesto ambientale che, sebbene squallido e degradato dalla solita nazionale incu ria, può reputarsi di poco mutato dall' epoca della costruzione, non ostenta più la truce fie rezza impressagli dall'i llustre progellis ta. U na irriverente - e becera - serie di finestre e finestrelle, aperte con fac ile simmetria in ogni facc ia del maestoso ottagono, ne hanno annientato ogni ves tigia militare, trasformandolo in una sorta cl i gigantesco chiostro per bibite, se non addirittura in una edicola per giornali. A completare la disgraziata alterazione, e forse concausa dell a stessa, interviene la totale insensibilità culrurale : nessuna indicazione non solo delle spregevol i modifiche, ma ancora piì:t ottusamente nessuna indicazione, nemmeno a livello cli minima targhetta stradale per l'incompetente turista, dell'opera e dell'ideatore. Quanto precisato giustifica le ampie citazioni del Guglielmotti, che tuttav ia meritano alcune puntualizzazioni e valutazioni meno acritiche e passionali, cli pura matrice tecnico-militare. Dunque:
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La difesa costiera dello Staio Pontifì.cio dal XVI al XIX secolo
''Pio 4uinto<>2>pose mano ai lavori. Cominciò nel mese d'ottobre del sessantaselte, e gli ebbe fi niti nel settanta. Niuna novi tà intorno a l disegno, già da selle anni approvaLo ..." 1531•
ln diversi saggi abbiamo evidenziato che le fortificazioni costiere proprio per doversi opporre ad una minaccia inevolventesi, nonostante l' abnorme estensione dell'arco storico coinvolto, vantarono immutabilità formal i, stru tturali e funzionali assolutamente anomale nel settore dell 'architettura militare. Nel caso però del torrione di san Michele il discorso appare alquanto diverso. La sua impostazione, infatti, già aJ mom~nto della stesura del progetto era superata, trattandosi in definitiva - e Io osserva persino lo stesso Guglielmotti - della riproposizione in versione isolata del mastio di C ivitavecchia, a sua volta concettualmente giubilato prima ancora di essere realizzato. Merlature, apparato a sporgere su beccatell i ed archetti , piombatoie, basamento scarpato, cordoni torici , pietre angolari, impianto poligonale, ecc. rappresentano l' intero repertorio della fortificazione medievale, e quindi cli ' transizione', appena aggiornata nella dimensione piuttosto che nella fu nzione. Si potr~1 ribadire che un 'openi iso lata per difendersi non può contare sul tiro di fiancheggiamento, non disponendo di corpi planimetricamente distinti e divaricati, ma non è affatto esatto. In Pug lia esistono ancora almeno tre torri con pianta a stella a quattro punte!5"i la cui aurodifesa venne impostata principalmente sul tiro di fianc heggiamento basso e radente, lasciando a quello piombante un ruolo estremamente marginale e secondario. E se tale impianto era noto nel remoto meridione, il concetto doveva cisu ltare ormai scontato per i grandi maestri. Lo stesso Castel S . Elmo di Napoli<55l, eretto nel 1550 non presentava più né merli, né piombatoie, né basamento scarpato ed alzato ve1ticale, né meno che mai pianta centrale, ma si proponeva come una sorta di stella a sei punte asimmetriche nei cui innesti si aprivano le bocche delle troniere per il fiancheggiamento radente e continuo. Il conservare quindi il progetto michelangiolesco nel cassetto per sei anni, per poi realizzarlo immutato ad onta della rapida evoluzione del settore, sembrerebbe accreditare appunto l'accennata ipotesi di una estrema deferenza conservatrice, e di. una estrema incompetenza, più volte notata nella dirigenza pontificia. Prosegue il nostro amore : "Riducendoci col pensiero a quel tc111po noi troviamo, proprio alla ri va del mare e del fi ume, sulla sponda sinistra del tronco maggiore, un torrione solitario ..."' 5''' .
Il torrione si conferma sin dalla sua originaria esecuzione come fortificazione isolata, per nulla quindi ass.imilabile alle tradizionali torri costiere destinate ad operare in catena. Il criterio informatore è pertanto quello di un forte, di cui in pratica tuttavia non ha né le dimensioni né la guarnigione, né peraltro la finaJità. Siamo così cli fronte ad una struttura in qualche modo anomala, e di scarsa conseguenzialità: troppo grande in quanto torre, e perciò eccessivamente costosa eia erigere e da mantenere, e troppo piccola in quanto forte,
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Da J.N.D. KELLY, Vi1e..., cii., pp. 450-452: "Pio V - Antonio (Michele) Ghisleri... Nato da famiglia povera il 17 gennaio 1504 a Bosco. presso Alessandria ... esercitò iJ mestiere di pecoraio. Divenuto do menicano con il nome di Michele, studiò a Bologna e ricevette l'ordinazione nel 1528. Insegnò per sedici anni a Pavia fi nché fu nominato inq uisitore di Como e Bergamo ... Gi ulio III lo nominò nel 1551 commissario generale dell' inquisi zione romana ... papa Paolo IV. .. Ilo nominò! vescovo di Nepi e Sutri ( I 556) e poi lo fece cardinale nel 1558 ... Ieletto papa il 7 gennaio 1566]. La sua serieti:t, il suo ascetismo e la sua inclinazione verso la povertà evangelica, convinsero anche l'ambasciatore spagnolo che egli era il papa adatto. Egli pensava e agiva sempre parte ndo da un punto di vista spirituale e non cambiò il suo stile di vita austero ... Dette una impostazione molto severa alla sua corte ... Purtroppo gli interventi di Pio in campo internazionale mancavano molto spesso di real ismo politico ... L'impresa piLl ambiziosa e meglio riuscita di Pio fu la costituzione di una lega santa con Venezia e la Spagna per la lotta contro i Turchi: ... [cheJ il 7 ottobre.. . inflisse a Lepanto una tale sconfitta che annientò la supremazia turca nel Mediterraneo. Attribuendo la vittoria all' intercessione de lla B. V. Maria, il papa dichiarò il 7 ottobre festa di nostra Signora della vittoria - più tardi trasformata da Gregorio XIII nella festa del Rosario... non sopravvisse a lungo a quella vittoria... [morì il I maggio 15721. Ve nne beatificato I' I maggio 1672... e canonizzato il 22 maggio 171 2... La sua festa si celebra il 30 apri le ...''. 53 Da A. G uGUELMCJITJ, Storia del/efor1iflcazio11i... , cit., p. 426. 51 In merito cfr. F Russo, la difesa delegata, Rorna I 995, pp. 152- 158. In particolare circa la Torre d i S. Sabina cfr. E. FILOMENA, La 10rre di S. Sabina nella .ma storia millenaria, Fasano 1978. 55 Sulla modernissima concezione di Castel S. Elmo a Napoli e sulla tigura de l suo progettista, Pedro Luis Escrivà, cfr. A. SANCH EZ GJJON, Pedm Luis Escrivà. caballero Valenciww, co11s1mc1or de Caslillos, Valenza 1995, pp. 19 e sgg. 5 <, A. GuoLJFLMOTfl, Storia dellefort(ficazioni... , cit., p. 429.
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Prodromi del torreggiamento
84 84. Nardò, Torre cli S. Pietro in I3evagna. in seguito adattata a Chiesa. 85
85. Brind isi. torre di S. Sabina, scorcio degl i spigoli.
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L,J difesa costiera dello Stato Pont/fìcio dal X\/! al XIX secolo
86 86 r iumicino. torre S. !Vlichele.
e quind i troppo esposta e debole in caso di s barco invasivo. Nessun collegamento ottico, nessuna funzione semaforica, nessuna in terdipendenza mil itare. A queste inconcepibili carenze fa riscontro: ·'Un bel l'ottagono di metri diciotto in altezza, di d()(1ic i per lato. e d i novantasei per giro. Solido imbasamento, tre piani, due cordoni, due scarpate, un tral:to ver ticale. pillzza d'arme. batteri a in barba. costru zione laterizia, inchiavatura di travert ino. e il coronamento di grossi merloni sullo sporto di beccatelli ... I tra cui iJ piombatoj. Questi ... [erano i ndispensabi li perché! nel caso d i un torrione sol itari o non sarebbe mai possibi le difendere il piè, la porta, e il corpo dalle mine. dai petardi. e dalla scalata. se non con fuochi verticali dall'alto al basso clirettamente ..." '-' 7)_
L'adozione delle pianta ottagona è forse la prima indicazione della matrice culturale ricca di remote suggestioni architetton iche, ma care nte di contem poraneità mi litari. Come non rivedere in tale impia nto i canoni cli federic iana memo ria, con le loro val enze esoteriche'58i? Come no n collegare questo solitario ottagono con cortile interno concentrico - un cilindro del diametro cl i m. 8 - al più celebre ma altrettanto solitario ottagono di Castel del Monte<5''\ a s ua volta caratterizzalo da un tetro corti le interno concentrico? Il
5
'
Ib., p. 429.
'' Sull'argomento cfr. A. CADEI. Architettumfedericiww. l.c1 ques1io11e defle c<11111m11enti islamiche. in Nel segno di Federico Il, unità polirirn e plurnlità cult11ra/e del me~zogiomo. Atti del IV Con. lntern. cli Stu di della Fondazione Napoli ' 99, Napoli 1988, pp. 143 e sgg. Ed ancora nei medesimi atti, H. BRESC. Culture folklo re et societl plurale e11 Sicilie à fa/ìn de /'Ì!r e nornwnde et sous Frédéric Il. pp. 11 5 e sgg .. Sempre sui castelli federiciani . cfr. C.i\. \VJLLEMSEN, D. 0DENTJ-IAL, Puglia terra dei Normanni e degli Sl'et·i. Bari 1978. pp. 54-75, EJ anche C.A. W JLLEMSEN. / casreffi di Federico 11 nelf 'Jtalia meridionale, Napoli 1979, pp. I 5 e sgg.. Un saggio sulle v.ilcnzc esoteriche dell'archite ttura federic iana è i nvecc fornito da A. T,WOLARO, Efementi di Astro110111ia ne fl'archiie 11ura di Castel del ivlunte. Bari 1974. ;,, Sulle caratteristiche architenoniche e sulle vicende storiche dell'enigmatico Cas.tel del Mome cfr. G.A. LAtmJA, Castel del Monte, Avell ino I 86 I. A nche in q uesto castello al di sotto del minuscolo cortile intern o. di circa I 8 m. di diametro. è ubicata la cisterna che riceve le acque piovane dalle coperture.
Prodromi del 1orreggiamen10
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87 87. Fiumicino torre S. Miche le.
passaggio dalla pianta ottagona a quella circolare è ciel resto una tematica sfruttata abbondantemente anche dall'architettura militare aragonese, sempre però nell' abito della 'transizione'. La caralleristica che segna il passaggio dalla fortificazione più antica a quella più moderna è il progressivo contrars i della sua componente meramente pass iva in vantaggio di quella attiva, ovvero di quella supportante le armi di offesa e di autodifesa. È perciò interessante evidenziare gli anacronismi ciel forte michelangiolesco sotto questa duplice angolazione, sempre sulla falsariga delle rilevazioni del Guglielrnotli. La resistenza all ' offesa è basata sull'enorme massa muraria laterizia piena - quasi m. 5 cli spessore con basamento scarpato, secondo i dettami martiniani, per attu tire con l' obliquità del suo estradosso la violenza degli impatti. Ma l'adozione della pianta ottagona offre ai medes imi tiri superfici piatte, in contrasto con i vantaggi offerti da quelle arcuate delle torri cilindriche. La presenza poi di tanti spigoli, contraddistinti dai grossi conci in travertino, introduce un ulteriore e lemento di indebolimento dell'intera struttura, non reagendo alle sollecitazioni balistiche omogeneamente in ogni sua parte. Nessuna motivazione giustifica la scelta, tanto che come leggeremo più innanzi lo stesso Guglielmotti", nel tentativo di suffragarla, dovrà ricorrere ad una ipotesi d'intervento a fuoco brandeggialo secondo i punti cardinali. Discorso più moderno, invece, per i merloni della piazza sagomati a profilatura balistica, cioè sfuggente, in grado perciò di deviare le palle che avrebbero potuto impattare sulla loro superficie. Ma al cli là dell'arretratezza della concezione, vi è da ribadire la scarsa utili tà di siffaue accortenze. Non rientrava, infatti, nelle abituali procedure corsare di razzia l'attacco a torri, od a fortini, dalla cui espugnazione i predatori avrebbero ricavato un incertissimo cd infimo bottino, e per contro un certissimo e grave danno. E non era tutto: lo slrepito cli un tentativo di assedio inevitabilmente avrebbe finito per allertare tutte le forze limitrofe e spopolato la contrada, annullando perciò ogni speranza di preda. Nessun
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ladro, in qualsiasi contesto avvia la sua impresa nel frastuono! Quanto poi alla necessità cli resistere alle mine, ai petardi - marchingegni esplosivi adottati per sfondare le porte delle fortezze - ccl alle scale d ' assalto, siamo ancora una volta cli fronte alla riproposizione accademica cli classic i investimenti ossidionali assolutamente improbabili nella guerra d i corsa per quanto appena delineato. Del resto il nostro autore sembra quasi vole r ridimensionare l'eccessivo anacronismo delle sue osservazioni precisando che si trattava di: " ...opcrn ... a guardare il fiume, il lido e i bastimenti dagli insulti dei pirati. Costoro, intesi a rapina, non si mettevano mai ad assedio regolare contro i fortilizi della marina, cl'onde non potevano crescere cli nulla: ed anche volendo, non avrebbero potuto allrimenti procedere che per soprassalto repentino. In qualunque supposizione bastavano le difese piombanti, anc he più che non fosse necessario, per la vicinanza dei soccorsi da ogni pa,te del paese; e qui specialmente la guarnigione di Roma. ;\I contrario l'armeggio continuo dei difensori doveva essere contro fuste e brigantini barbareschi, inferociti nella caccia, per allontanarli dalla preda, e per difendere i bastimenti COll'enti o venuti a rifugio sotto il cannone del forte. Al quale intento valevano benissimo le colubrine cd i petricri in barba sulla piazza d'arme, coi quali da otto lati a tutti i venti della nostra bussola si poteva dominare intieramente l'orizzonte, gittare rovina e spavento contro i ladroni, e crescere insieme fiducia e conforto ai naviganti"1r,o,.
Eccoci quindi alla difesa attiva: otto settori di 45° per una fortificazione costiera, e fluviale, il cui orizzonte d'intervento precipuo non eccede al massimo i 180° : isotropia offensiva perciò superflua e pleonastica. Tn realtà a ben guardare le planimetrie della piazza son1mitale i settori per l'armamento principale sono soltanto quattro, di 90°, ma anche così risultano eccessivi e poco razionali. Che la concezione dell'intera opera, del resto, risulti esasperala lo conferma ino ltre l'assenza di qualsiasi apertura, sia pur minima, nel paramento esterno . Impossibile pertanto osservare il mare dall ' interno - e ciò poteva essere non solo g iusto ma persino saggio<1> 1J - ed anche la costa lungo i due lati, limitazione grave per l'ottimizzazione ciel servizio. Così il Guglielmotti: "Perciò niuna lìnestra, niuna lè ritoja, niun minimo pertugio trovate nelle pareti: ma tu tto il perimetro chiuso da grossissima muraglia di cinque metri. mostrasi sicura da ogni sorpresa. La porta istessa, che è l'unico foro, guarda verso terra, e monta in alto per quattro metri, dove non si giunge al trimenti che per la scala volante e pel ponte levatojo..." <611•
La disposizione cieca oltre a privare la guarnigione cli un minimo cli percezione della realtà circostante dal piano agibile, le vietava il grande sollievo, nella calura estiva e nella insalubrità ciel sito, della circolazione d'aria. Dal punto di vista difensivo poi, non esistendo archibugiere basse o feritoie basamentali, tutta la reazione attiva doveva necessariamente espletarsi dalla piazza, con il solo tiro ficcante o piombante, risorsa misera e inefficace. Prosegue la descrizione del nostro autore: "Uno sperone di muro, discosto sette metri dalla scarpata, sostiene di rovescio sulr ipotenusa la scala di legno, per la quale possiamo levarci all'altezza del primo piano ... Entrando per l'androne, trn i due muri di cinque metri, trovate la seconda chiusura a battenti; di fronte il corpo di guardia, a destra la chiocciola dei piani superiori e sottoposti; e in giro ouo camere di alloggiamento corrispondenti coll'ottagono in diversa larghezza da capo e da piè... L'aria e la 1.uce entrano a suttìcicnza dalle finestre interne, e ri uscenti nel vuoto del terzo gironc ..." <6:<' .
La d is posizione delle camere interne, tutte a pianta trapezia isoscele, riproduce ancora una volta lo schema su<ldivisivo di Castel del Monte. Sedici camere tra inferiori e superiori, suppongono una guarnigione di diverse decine di uomi ni , entità enormemente eccedente q uella <li una normale torre costiera mai s uperiore ai tre uomini - come pure cli moltissime piazze maritti me. Ancora una volta ci troviamo cli
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1-\. G UGLIELMOTil, S1oria delle.{onffìcazioni ... , cit., p. 430.
Nella maggior parte delle torri costiere, ed in particolare in quelle napoletane vicereali non vi è nessuna apertu ra che guarda direttamente il mare. La ragione dovrebbe ricercarsi nella volontà dei progettisti di obbligare in tal modo la guarnigione a svolgere i turni di guardia dal terrazzo di copertura, mediamente 5-6 rn . più in alto. conseguendosi così un maggior raggio visivo e quindi un maggior margine di allenamento in caso di positivo avvistamento. Al riguardo cfr. F. Russo, l a difesa costiera del Regno di Napoli... , cit., pp. 170-189. 6 ~ A. ( ì UG LJ F.LM<JJTI, S1oria dellefonificazio11i ... . ciL , p. 43 1. 63 !b., p. 433. <o1
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fro nte ad una sopravvalutazione del ruolo del torrio ne non calibrato alle esigenze pratiche ed alle effettive fu nzioni del compito . II forte disponeva anche di altri locali: HNon voglionsi preterire i sotterra nei ... Prima 01.to cameron i, arieggiati di dentro, e poi altrel.tanti voltoni ciechi nel fondo della torre: locali ampi e di gran comodità per materiali dell'artiglieria, per le mu nizioni, e per assicurare all'occorre nza spartanamen te i prigionieri .. .'%".
Di fficile credere che nelle adiacenze del mare e della foce d i un fiume i locali sotterranei di un forte potessero garantire la mi nima umid i tù indis pensabile per la co nservazione delle munizioni , del materiale d'artiglieria e dei viveri. Quanto poi al discorso dei prigionieri , a ppare ulteriormente poco credibi le, presupponendo la loro cattura o peraz ion i campali esterne al caposaldo, e la semplice custodia una disponibi lità di viveri e di attenzione assolu tamente inesistenti in qualsiasi fortificazione costiera. Senza considerare che per la vic inanza del mare l' eventuale detenzione cli corsari avrebbe costituito un rischio potenziale sia per i preved ibil i attacchi miranti alla loro liberazione sia per i tentativi dei prigionieri s tessi di sopraffare la debo le g uarn igione. In definitiva si potrebbe parlare con terminologia moderna cli volumi tecnici di aleatorio uti lizzo. È la volta quindi del piano superiore: "Per la stessa chiocciola salendo, e ntriamo nel piano superiore, più sfogato, rna egualmente srnmpani w in otto cameroni per alloggiamento del castellano e deg li ufficiali. Finalmen te uscendo per il lante rnino ulla piazza alta, possiamo scoprire tutto intorno il paese... Sopra il ballatojo. selciato e sorrelto da voltoni reali di grosso e socio mura mento a botta di bomba ... vi potrebbero agiatamente giocare otto pezzi di g rosso cali bro: e senza du bbio quattro colubrine e quattro petrie ri, e quaran ta uo1T1i ni...'' 0 "" .
La robustezza della piazza non può essere messa in relazione al ri schi o del!' impatto dei proietti esplosivi - bombe<66l - all ' epoca non d'impiego corre nte, e me no che mai da parte corsara. Era piuttosto la necessità della resistenza alle sollec itazioni d inamiche impresse dai pezzi in barbetta a ri chiedere quelle maggiorazioni strutturali. Q uanto agl i otto cannoni - in veri tà quattro princi pali e quattro minori s tando alle rispettive cannoniere cli duplice fattura e dimens ione - è superfl uo evidenziarne l'eccessivo numero. È comunque interessante ricordare che, agli ini z.i del XIX secolo per le Torri Martello desti nate a cimentarsi
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1.b., p. 433. Ib., p. 434. r,r, Stando a C. MoKTÙ, Storia dell'artiglieria iwlimw. Roma 1933, voi. I, pp. 6 16, solo nel: " ..'. 152 1 l'artiglieria si arricchisce di un nuovo proiet.t.o per opera di un suddito del Re.une ldi Napoli n. d. .A.. J, Giambattista de lla Valle di Venafro, il quale insegna a fondere palle di bronzo vuote, cioè, in sostanza, delle granate''. ln realtà si traU.ava nella migliore delle ipotesi del semplice invol ucro per granate, che infatti iniziano ad essere meglio ipotizzate molti decenni dopo, tant'è che, a p. 542, il medesimo au tore precisa: ;'(ìiacomo Antonio Gromo, patrizio biellese che militò con Carlo V in Lombardia, compone verso la metà ciel Cinquecento un libro Cromida. in cui discorre fra l'altro di difese po1tatili da lui inventate, con mine volanti e artiglierie a braccio di ferraccio o di lamine ... Parla poi di di palle infuocate, e cli vetro e cli srnalto, di palle cave o artificiatc o ardenti nclracqua ... Quest'opera non fu pubblicata ...". Soltanto nel 1557 si individua un esplicito riferimenw a primordiali granate. impiegate in maniera peraltro app rossimata durante l'assedio di Cuneo eia parte delle ttuppe francesi. Così al riguardo, sempre il Montù, a p. 656: ''E molto offesero i nemici molte opere cli fuoco clalli assaliti fabbricati et gittate contro ... certe palle di metallo, fuse dentro lcave j... tali palle se puonno tirare con l'arteg liaria et con mano; ma indifferentemente acconciate: traendole con r artegliaria fanno duoi effetti cioè la sua passata I penetrazione], poi crepano; tirandole con mano, fanno il medesimo effetto; le quali traue in buon nu mero nelle squadre de' nemici, toccando terra in mol ti pezzi cl diverse parti si spezzavano et gettavano con terribil furia per le materie che vi erano den tro, facendo suoni e sbaragliando tutto quel che attorno trovavano come fossero stati colpi de sagri...". La descrizione è indubbiamente relativa a granate, sehben di calibro ancora tanto modesto da poter essere indifferentemente lanciate a mano o con l'artiglieria. Prima che divenissero i micidiali proietti dei mo,tai d'assedio occorsero ancorn molti al tri decenni tanto che l'informalissirno Giovan Battista Martena, capitano dei trabucchi e dei petardi del Regno di Napoli, trattando dell'argomento nel suo Flagello M ilitare, Napoli 1676, arfe1111ava: " ...così modernamente si sono inventate le granate, che per essere grosse sono dirnandante bombe, le quali sono di grandissima importanza per assediare alcunu piaua. come s'è visto in molte pani di Lombardia, cioè l'anno 1638, quando di questa sorte cl'Istromento fu tormentata la Città di Vercelli, e soccorsa la città di Tori no, e tormentata la cittìi di Casale l'anno 1640 ... e anco la Ciuà d'Este... l'anno 1645 ... sin corne in questa fedelissima città di Napoli in tempo de' turnulti [ I647). .. erano atterriti... [per] dodi.ci bombe .. .'' È evidente perciò che l'uso del bombardarnento diviene pratica bellica corrente soltanto dopo i primi decenni ciel XVII secolo. '
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contro diversi vascelli da guerra armati con centinaia cli cannoni, l'ammiragliato bri tannico ritenne suft'icienle un unico pezzo, ruotante sull'intera c irconferenza della torre, eia 50 libbrd67>. In coJTisponclenza delle cannoniere principali si osserva nei grafici cli rilievo la presenza di un nicchione ricavato nello spessore del parapetto presso lo spigolo, destinato a riservetta cli munizione per l'adiacente pezzo. Tornando all'ipotesi cli bombardamento, è da precisare inoltre che nessun battello corsaro, o militare, del XVT secolo si sarebbe mai cimentato contro un forte perché in tal modo sarebbe a sua volta entrato nella gittata dei pezzi costieri, notevolmente più precisi e pericolosi per la fragilità dello scafo. Quanto poi al tiro in arcata, a bomba, le gittate lineari risultavano assolutamente insignificanti e, pertanto, richiederà, quando assurgerà a procedura canonica, apposite postazioni protette per frnstrare le controbatterie nemiche. Prosegue sempre nella descrizione della piazza il Guglielrnotti: "Nel mezzo della stessa piau .a, una ringhiera di ferro contorna i labbri del poz.zo, ultimo cd intimo circolo della costruzione. Il 4uale pon.o rnuraco tu\lo intorno apre la bocc11 sul l11strico, e vaneggia nel mezzo pel cilindro vuoto cli otto metri cli dimnetro. Le grosse pareti del cilindro centrnlc contrastano alla spinta delle volte, appoggiano i tramezzi. rinti<l ncano i muri maestri, legano tutta la fabbrica, e portano l'aria e la luce nelle camere d'abbasso infino al fondo, senza permettere spiraglio allo sguardo nemico... Queste pareti medesime ... guarentiscono l'interno dalle bombe, dalle granate, dalle palle roventi, e eia ogni tiro curvo ed incendiario. Imperocché essendo la piazza d'arme imposta solidamente sopra validi volco ni, e cli più messa da ogni pane a pendio verso quel pozzo, <li 11ccessiti1conviene che vi sdruccioli e vi precipiti dentro qualunque projetto mai giungesse saltelloni sulla piazza medesima: e di necessità conviene che si tuffi nel fondo dell'ac4ua, e vi resti affogato, ed innocuo"(6s-1•
Non rientrando il tiro di bombe nelle procedure offensive navali dell'epoca, non può ascriversi la convergenza della copertura verso l'i nterno alla sua neutralizzazione . Ma anche ammesso, trascurando la estrema improbabilità che una bomba impattasse sulla stretta superfici e della piazza, non è per nulla credibile che la sua spoletta una volta sommersa dall'acqua del fondo del pozzo si spegnesse. La composizione con cui si preparavano garantiva la combustione, al pari della miccia, in qualunque condizione ambientale. La soluzione peraltro non sembra particolarmente felice poiché essendo le spolette rinascimentali sempre a temp9'69\ nessuno poteva garantire che l' esplosione della bomba non avvenisse durante la caduta nel pozzo, con risultati devastanti per la presenza di tutte le fin estre delle camere e per la ristrettezza dell' ambiente. Supponendola, infine, neJl'acqua avrebbe inquinato irrimediabilmente l'intera raccol ta, ponendo termine alla permanenza abitativa nel caposaldo. Molto più sensato, invece se realmente quella la finalità, far rotolare gli ordigni verso l'esterno ciel torrione dove avrebbero potuto esplodere inoffensivi, non riuscendo la debole carica ad intaccare minimamente la mastodontica muratura. Quanto poi alle palle roventi, che divennero di uso sistematico nel tiro antinave - e non antiforte - soltanto verso la metà del '700, nessun danno ne sarebbe derivato alla struttura dalla loro permanenza in copertura<10>. Ovvio allora che la tanto ingegnosa interpretazione sia un ennesimo tentativo dell'autore di glorificare il progettista, costituendo la decantata pendenza la tipica soluzione per convogliare le acque piovane verso la cÌsterna, immancabile in ogni caposaldo costiero. Ed il forte di San Michele non disponeva al cli fuori del pozzo centrale di nessuna altra cisterna.
61 Circa le caratteristiche architettoniche, storiche e di armamento delle Torri Martello, cfr. R. Dr ROSA, La torre Martello di 1\1/agnisi, in Studi Storico-Militari 1994, Roma 1996. 68 A. GUGUELM<.rm , Storia delle.fortificazioni... , cit., p. 434. " 9 La difficoltà insita nella determinazione <lella durata <lei lempo delle spolette, elette all'epoca 'spine' era talmenle rilevante che il già citato capitano G.B. MARTENA, Flagello... , cit., p. 59, così si raccomandava: ·•...carica poco à poco ... stando molto avvertito, che in queste spine vi stà la vita de' poveri Soldati, che quando non tiene il suo tempo li roventa in mano: eccoti morto un soldato, senza che l'ammazw .il nemico ... ['per cui] prendi una spina, caricala, e vedi quanto tempo ti dà, che possa tirare con la mano...". Del resto essendo i proietti sferici non ri usciva neanche ipotizzabile un qualsiasi tipo di spoletta a percussione, diretta o inerziale, prese1Jtan<losi la bornba geometricamente in modo alquanto casuale sul bersaglio. nonostante i molti accorgimenti escogitati. 70 Il tiro con palle roventi si incon tra, sebbene in maniera puramente occasionale, sin dagl i albori cletrarciglieria. La sua validità ni"ttavia si reputò conveniente solta nto nel tiro contronave, per la faci lità di appiccare incendi o più raramente esplosioni a bordo.· Diven ne perciò peculiare delle batterie costiere dopo che si riuscì a realizzare un efficace forno a riverbero in grado <li fornire in poche decine <li minuti palle a geuito continuo: ma ciò si concretizzò soltanto dopo la metà del '700. In merito cfr. F. Russo, Le artiglierie dellafi-ontiera marillima, Capua 1995.
Prodromi del 1orreggiame11to
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Del resto, in ultima analisi, l'esplicita ed inconfutabile conferma della pleonastica impostazione, assolutamente eccedente le necessità delle difesa costiera attiva, si evince dagli inventari dell ' armamento del San Michele. Decennio dopo decennio c i tramandano un numero ed un calibro cli bocche eia fuoco assolutamente incongrue con la presunta logica di una reazione balistica a giro d 'orizzonte, isotropia superflua per il tiro costiero. Parimenti dagli stessi verbali si ricava pure quanto la guarnigione abituale fosse lo ntana dalla teorica massima di 40 uomini, per ricalcare la usuale per caposaldi anticorsari di appena tre o quattro. Il primo di tali documenti pervenutici è quello redatto nell'estate del 1589 da Giovanni Maria Fabrici, capo bombardiere di Castel Sant' Angelo, vale a dire la massima autorità in materia mili tare per l'artiglieria da fortezza: "Torre di San Michele In questa torre vi è una colubrina da li b. 18 di palla, gli bisogna fa r la cassa. ruote et assale, che non vi è di buono se non li ferramenti. Un falcone c!à lib. 6 di palla. vi manca le ruote, et l'assale. Un fa lconetto da lib. 3 gli manca l'assale. L'artig. a lutla è in terra, senza ruote cl cassa, non vi è cli buono se no li ferramen ti, quali si possono far venire a Roma. et rimetterli alli lett i nuovi"'711 .
Anche a vo.ler t rascurare lo stato di assoluto degrado dei pezzi - comunque sintomo di non eccessiva utilità interdittiva - resta il dato cli un solo cannone di medio calibro e di due di piccolo, dotazione appena eccedente quella di una normale torre costiera rinascimentale. Potrebbe tuttavia sembrare il contesto conseguente ad un periodo cli crisi economica o cli abbandono per più urgenti esigenze belliche, rapidamente r:ipristinato, in seguito, appena cessata la contingenza. È però singo lare che l'ispettore non evidenzi la inconsistenza dell'armamento per un torrione cli tanta rilevanza, ma si limiti ad ordinarne la semplice riparazione, ritenendola implicitamente .Sllfficiente. ln effetti , proprio un mese dopo il sopralluogo ciel Fabrici , una flottiglia cli tre unità barbaresche di corsari tunisini guadagnò col favore delle tenebre la foce del Tevere. Nonostante le deficienze appurate l'artiglieria ciel forte tentò i n qualche maniera cli opporsi all'affondamento cli un mercantile greco, agli ormeggi nelle vicinanze, ed alla cattura cli un secondo, rapidamente arrembato e messo al rimorchio dai predoni. Il rombo reiterato dei cannoni ed i segnali ottici riuscirono a convogliare alcune unità pontificie - ricostituitesi con funzioni di guardia dopo Lepanto - sui ballelli tunisini costringendoli a mo llare la preda ed a sganciarsi a voga arrancata. Confermata p~rtanto la valenza della torre, e forse l'insufficienza del suo armamento, negli anni immediatamente successivi sarebbe credibile il ripristino ai livelli orig inari. Ma in un altro inventario, dello stesso Fabbrici, redatto nel 1592 possiamo leggere: ;'adi 29 de decembre 11592) Al forte di San Michele trovai ms. Gio Pietro di Giandomenico Brama sangue romano, mi disse esser un castellano o'ver logoLenente I di j... Capita. o Luzio maestro di casa di S. or Paolo Sforza et tiene con lui quauro altri homini pagati, et fan no la sentinella tu tta la notte un poco per uno dicono loro. Inventario dc le robhe che si trova in detta fortezza al p. sente consignate a detto s. r CapiLan Luzio Castellano di detta fortezza, et per I\Ji al detto... loco tenente suo consignati ali i delli da me Giomaria Fabrici... Una mezza c_olubrina cli Ji b. 16 di p:alla di l'erro con l'anne del Duca Carafa .. di Palliano bene a cavallo con rode rruote l et casse ferrate bone
71
A.S.R .. Commissariato soldatesche e galere, b. 646.
La difésa cosiiera .leilo S1a10 Pom!fìcio dal XVI al XIX secolo
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90. Gralìci profili e gittate a1tiglicrie.
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal X\!! al XIX secolo
166
Un falcone dc lih. 7 di palla d i ferro con l'arme cli pio 5 in terra senza nessun altra cosa ecello li soi ferramenti che hoggi si trovano in mano ciel fcrraro dc Castello. Un falcone de l ih. 4 d i palla ùi ferro con [' arme di Pio 5 in terra senza nessun altra cosa eccello li Cerramenti che hoggi se trovano in mano di 111. to fra nccsco fcrraro in Castello S. to A ngelo. Palle d i ferro per la mezza ùi li b. 16 luna n° trenta Palle cli ferro per i l falco ne di li b. 7 luno 11° dodici Palle di Cerro per il falco netto de lib. 4 luna cc ne
n° 30 11° 12 nessuna
Cochiare cli ra me per caricare li detti pezzi
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J\.rchibusoni ùa posta 11°5 co soi cavalelti à cavallo
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b aschi da polvere per archibusoni
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Forme per le palle d i d. i archibusoni n° cinque
11° 5
Palle di piombo per delli archibusoni n" quaranta
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Code cli ferro per far segno n°quattro ... Polvere nun ce ne grossa ne finc"m•.
Nonostante però la recente prestazione, l'armamento rimane di soli tre pezzi, di cui il principale addirittura cli calibro inferiore a quello di 3 anni innanzi, ed il più piccolo privo persino delle poche decine di palle allora di dotazione. Del resto la polvere al momento del sopralluogo risulta inesistente, probabi lmente consumata nelle segnalazioni acustiche . Circa una trentina di anni dopo, è la volta dell'is pezione del capitano Pompeo Traccagna, che c i tramanda il seguente inventario : '·A di 3 [ luglio I623 J d. to V isita fatta al Forte di S. co l'vlichele arivato à horc 2 1 trovai la Porta aperta c ioe succhi usa et intro vi era niuno et andato d i sopra sono la Carnpana et d i lì a un quarto d' hora comparse uno q. le disse essere vice Castellano d i d. o loco che al castellano era Belarclino Spigliati da mon te Rotondo quale risiede in Roma et che lui era andato à sciparc Cionché il sopradeuo soldato si chiama Giobatta Botti Milanese et ha di sua provisionc s. 6 i l mese con obbligo di tenerci 2 persone delle quali allhora non ve ne era nisuno rranco cli Orl ando milanese Stefano de Santi roma no Una colubrina longa palle 33 porta di palla lib. 20, bene it cavallo bona senza mantellctto' 73 ' Mezzo sagro longo palle 28 porta di palla lib. 8 bono bene à cavallo senza nrn ntcllctto Un falcone longo palle 26 porta di palla lib. 5 in 6 bono et bene ì, cavallo et senza mantelletto 45 Palle di pietra per li pezzi piccoli 3 Palle di ferro per la Colubrina 3 Palle di ferro per il falcone
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A.S.R., Comrni.ssariato so ldatesche e galere, b. 4 vnl. 11. Il ' mantelletto' era un riparo mobile cos truito con tavole di legname che proteggeva il pezzo e soprattutto il suo affusto dall' esposizione alle intemperie. La permanenza infatti dei cannoni sulle piazze delle fortezze costiere per l 'eccessiva umidità dell'ari a e per l;J sulscdine comportava un degrado rapidissi mo degli affusti e dei loro ferramenti, peraltro g ià violentemen te tormentati dalle sollecitazioni di sparo. Opposto invece il discorso per i pezzi in bronzo che dopo l' iniziale passivazione del metallo non pati vano corrosione da quel parcico lare ambiente, superando - come evidenzia to - anche impieghi plurisecolari. B
Prodromi del torreggiamento
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3 Monalelli di di ferro 4 Moschel.li 2 honi et 2 catti vi
Bisognano le palle della colu brina che si ritrovano in Hostia dove non servono più a niente e farle condurre in cl. o forte quale serviranno per la soprad. a colubr.ina - non ha niente di polvere ne niente di 111iccio et è di bisogno manclarne..." 0 ·11•
L' armamento principale consta sempre soltanto di tre pezzi, sebbene cli calibro maggiore del secolo precedente. Curiosamente, invece, compaiono anacronistici proielli di pietra. Presenti pure alcuni moschetti, non ancora arma individuale, e d iversi mortaretti per segnalazio ne. Trascorsero altri 42 anni ed in un nuovo inventario, redatto eia Francesco Petti, ispettore di turno, possiamo leggere: "Si è visitato il fone cli San Michele dove si è trovato in sul maschio una Colobrina da lib. 25 con Arme di Gia. Carrafa [13], con Cassa e Rote nuove, accanlO al dello vi è un falcone da lib. 4 con Casse e rote in terra con l' Arme di Pio 4°, dall'altro fianco vi ne è un'altro di portata cli palla lib. 8 con la med. a Arme e vi sono due moschetti boni, vi sono due rnortaletti di metallo, vi è una Campa na con I'/\.rme di Papa Carrafa, e vi sta per Custode Antonio Caroso con due soldati con patente del s. r Card. le de Medici, e di po lvere vini è barili 2 1/2 e moschetti n° 4. e tutta la soprad . a robba è della R. a Carn . a et ogni cosa è stata consegnata al soprad. o Torriero, quale promette tenerne buona custodia et in fede della verità sarà sottoscritta da lui q. o 26 maggio 1665 Io Anto nio Caroso cli mano prop. a."' 7 5>.
I pezzi principali continuano ad essere appena tre, oltre ad un paio cli moschetti e mortaretti. Se mai al riguardo rimanga un minimo di dubbio, un ullimo inventario redatto ne l 1807 lo fuga definitivamente. Dal documento si ricava la presenza di: '' ... I cannone cli bronzo colombrinato del calibro 12. montato. sopra cassa di balleria; 2 cannoni cli bronzo del calibro 12, montati, in terra ed incamerati; I rnortaletto di bronzo in buon stato con sua martellina.. ." 0 61•
La torre di San Michele, quindi, per l' intero corso della sua es istenza militare non ricevette mai , sistematicamente ed in maniera duratura., un armamento eccedente i tre pezzi , d i cui uno solo di medio calibro e due cli piccolo. Inutile pertanto ipotizzarne ridondanze d 'artiglieria mai possedute perché ritenute certamente inutili e superflue, svolgendosi il suo servizio in maniera assolutamente identico ed analogo a quello di tutte le altre innumerevoli torri armate dei vari stati rivieraschi peninsulari. li che rafforza l' ipotesi della eccessiva ed incongrua dimensione e compartimentazione della fortificazione, frut to cli una scarsa valutazione e competenza nel settore della difesa costiera e di quello più generale cieli' arch itettura militare della seconda metà del XVJ secolo. La confusione dei ruoli precipui delle torri costiere può giustific arsi osservando che lungo le coste laziali s'inserirono con funzione anticorsara alcu ni castelli di matrice medievale, sommariamente riqualificati. La singolare opzione potrebbe ascriversi all' assetto fortemente fe udale dei possedimenti litorali, con radicati interessi privati cli improba estirpazione. In merito va osservato che il governo pontificio cercò cli trarre da quella limitazione il massi mo vantaggio nella realizzazione dell 'apparato anticorsaro, evitando di addossarsi il costo delle torri laddove i singoli possidenti disponevano di strutture larvatamente suscettibili d'inserimento nella catena. Di queste estemporanee fortificazioni è comunque indispensabile fornirne una sintetica esposizione rientrando, per quanto eletto, nel piano difensivo globale, pur non potendosi considerare né torri né fortezze, ma genericamente 'castelli costieri'.
14
A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, h. 4, voi. 19. A.S.V., Commissariato alle Armi, b. 32, f. 186. 6 ' A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 14.
15 •
u1 d/f'esa rnsliera dello S1ato Pontificio dal XVI al XIX sernlo
168
CASTELLI COST IERI
Castello di Santa l'v/arinella Scendendo da Civitavecchia, il primo castello costiero recuperato alla funz ione anticorsara cd inserito nella linea delJe torri del XVI secolo è quello cli S . Marinella. Costituisce probabilmente il miglior esempio della interscambiabilità ed indeterminazione rigida dei ruol i tra torri e fortezze. Così il Gugl ielmotti nella sua stringata descrizione: '·Meno fone, ma più leggiadra suJJa rupe c1·un promontorio, spicca la torre <li santa Mari nella a difesa <li una bella insenatura, dove fon capo i pescatori e i .marinari di piccolo cabotaggio. Quel luogo nelle carte antiche clicevasi Punico... Ora porta in diminutivo il nome cli santa :\ fari nella. cui è intitolala la cappella rurale. Quattro torri rotonde mettono in mezzo il palazzotto signorile. sernprc: assopito: ed una falsabraca moderna con diverse maniere cli contrafforti circonda la t()ll'e maggiore. sempre vigilante ..."m,_
Anche da una sommaria ricognizione delle strutture appare faci le distinguere nel castello molteplici fasi di aggregazioni . In origine, ovvero intorno alla metà del XV secolo, doveva consistere in un massiccio torrione cilindrico isolato, intorno al quale in un secondo periodo si costruì un iffegolare recinto quadrilatero con torri ai vertici, ccl infine all' interno ciel complesso venne eretto un grandioso palazzo residenziale, lasciando al solo fronte a mare della fortificazione il compito di difesa costiera tipico di una tradizionale torre. In linea di massima. stando a quanto ancora ben visibile il torrione, detto all'epoca di 'Santae Marinae ·, non doveva differire cli molto dagli altri costieri della transizione, ed in particolare di quelli innalzati più a sud per iniz iativa aragonese. Base scarpata, coronamento torico, alzato cilindrico, ing resso sopraelevato, scala elicoidale nello s pessore del muro, apparato a sporgere s u beccatelli ed archetti , ed alquante aperture ricavate in corrispondenza dei piani agibili. Improba una esaua determinazione della sua compartimentazione interna originari a avendo subito una serie innumerevole cli adattamenti e cl i modifiche. La sua ragion d'essere va ind ividuata nel porticciolo di fondazione romana, peraltro di modestissima qualità e capienza, esistente al suo piede e nell'interdizione della vicina foce di un corso d 'acqua. la Castrica. Intorno al l'ultimo quarto ciel XV secolo, forse in seguito alla tragedia di Otranto ed ai primi provvedimenti coordinati per la protezione dei litorali dalle crescenti razzie turco-barbaresche, subì la trasformazione in castello, mediante la costruzione della cerchia quadri latera, cli cui occupava il baricentro. La semplicissima impostazione planimetrica, tip.ica del la 'transizione', lascia p resumere un impianto originario simmetrico, serrato eia quattro torri cilindriche ai vert ici delle cortine: cli tale configurazione però non si ha alcun riscontro né murario né archivistico. In particolare l'andamento della cortina meridionale ostenta vistose alterazioni, dovute ai menzionati continu i interventi integrativi. Già nei rilievi grafici e prospettici della seconda metà del '500 il castello presenta soltanto tre vertici muniti di torri, mentre il quarto è occupato eia un corpo cli fabb rica terminante a spigolo: all' interno, notevolmente più alto, con funzione di mastio, il ton-ione. Potrebbe trattars i di un adeguamento alla rocca di Ostia, che appun to in quegli stessi anni veniva innalzata intorno ad un si mi le torrione. Di certo nelle raffigurazioni success ive lo spigolo non appare più. sostituito eia un settore rientrante, compJetato a sua volta eia una torre cilindrica: col che le torri divengono pertanto quattro ma in posizione asimmetrica. Lungo l'intero perimetro correva un ballatoio interno, per cui: ·· .. .ven ne allora chiusa la vecchia porta sopraelevata della torre, riducendola a fi nestra, e fu creato un sistema di accesso mediante ponte levatoio: si costruì infani un ava ncorpo rettangolare su cui doveva poggiare. a S, una passarella fissa che lo collegava con il ballatoio ciel recinto, mentre a N vi era un ponte levatoio che l'univa con il maschio. In tal modo era possibile accedere alla torre solame111'e dal recinto ...". (78)
Anche questo dettaglio del rivellino, sebbene interno, sembrerebbe confermare la tendenza ad ispirarsi alla rocca cli Ostia.
A. GUGLI EL:VIOTI'I. S1oria delleforlijìcazioni... , cit.. p. 504. '~ O.IVI. DE Rossi, 'Jòrri costiere... , cit.. p. 41.
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169
Prodromi del torreggiamento
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La difesa costiera dello Stato Pont(fìcio dal XVI al XIX secolo
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Prodromi del torreggiamento
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99 99. S. Marinella, idem. B.A.Y., Barb. Lat., 9903, 119.
La d(fesa cosriem dello Stato Pont(fìcio dal X\!! al XIX secolo
174
Dal 1518 al 1541 l'intero territorio di S. Marinella con iJ relativo castello ebbero un feudatario. Passarono quindi nelle disponibil ità dell'Ospedale di S. Spirito, per riacquisire appartenenza feudale intorno al primo ventennio del XVJI secolo sotto la fam igl ia Barberini . Non dovette trattarsi di una semplice coincidenza il rinnovato interesse che in quel medesimo scorcio storico si destinò al porticciolo di S. Marinella. I Barberini, infatti, avevano probabilmente avviato la trasformazione della fortifica7.ione in chiave res idenziale, terza ed ultima riconversione fru itiva, apportando anche vistose migliorie all'intero promontorio su cu, s1 ergeva: ''La terza fase comprese la costruzione di un fabbricato, a N, che incorporò la parte settentrionale dell'arnica torre. 11 Castello venne quindi a perdere molto ciel suo originario aspello di rocca trasformandosi in un comodo palazzo signorile..."m;.
In realtà dal punto di vista difensivo il Castello non perse soltanto l'aspetto di rocca, ma buona parte della possibilità di intervento attivo dal fronte a terra. TI grandioso palazzo, .impiantato direttamente sopra la cortina settentrionale, quella che racchiudeva la porta d'ingresso, raggiungeva con il colmo ciel suo tetto a padiglione, quasi la piazza del maschio, rendendo così assolutamente impossibile il tiro ficcante dello stesso, unica risorsa contro un tentativo cli investimento da terra. TI castello, pertanto, decurtato notevolmente della sua connotazione difensiva isotropa, e mantenendo esclus ivamente una ancora apprezzabile capacità d ' intervento sul fronte a mare, scadeva a semplice torre costiera, e come tale da quel momento venne considerato. Potrebbe, e forse sarebbe più coerente, leggersi nella trasformazione a residenza nobiliare il già avvenuto declassamento ciel castello a toITe costiera, non essendoci più compatibilità tra le s ue superate strutture ed i compiti cli interdizione incursiva. Dell'ipotizzato declassamento - o specializzazione definitiva - è indicativa l'ubicazione non più isolata dell 'opera ma il s uo inserirsi nell'ambito di una più vasta area cintata con destinazione a parco. Ovviamente anche quest ' ultima recinzione muraria si eresse senza perdere d'occhio il rischio barbaresco, per cui ricevette un minimo di fortificazione, sufficiente però al semplice contenimento delle incursioni e non degli sbarchi in massa. Una lampante conferma nella leggenda dei grafici cli progetto della sistemazione ciel promontorio a parco: "Pianta della J-ionezza e Giardino di S. Ta fV1arinella dell'Ecc. rn a Casa Barberini ... Muro ... del la punta ciel baluardo fallo clall'Em. mo Sig. r Card. le Barberin i. Muro ... che Sua Em.za intende fare presentemente dove il terreno si slama Oongo palmi 80 con dui contrnforti dentro il len-eno, e la pullla simile al baloardo in Roma a Porta S. Paulo fatto da Pauolo 3°... 28 marzo I 692" •m. 1
In virtù ciel suo ruolo nell'ambito della difesa costiera ricevette dalla Carnera Apostolica il relativo armamento e munizionamento, rientrando perciò nel circuito ispettivo dei funzionari militari incaricati della sorveglianza sulla efficienza del servizio . Eccone pertanto il riscontro in alcuni inventari, il primo dei quali fu redatto dal già citato Giovanni Maria Fabbrici nel 1589: "Torre cli S. la Marinella e di S. to Spirito Ha un moschelto da lib. I di palla, gli manca cassa ruote et assale. Ha due smerigli gli manca li suoi cargatori, el una forcina di ferro .
Una spingarda cli ferro. gli manca la sua cassa. Gli fa bisogno a detw torre per difenderla due falconi da li b. 6...""'".
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lb., p. 4 1. B.A.V., Barb. La!. 9903, r. 97. "' A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 646. •0
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Prodromi del torreggiamenlo
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100. S. Marinella, scorcio del castello. 101
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la d(fesa costiera dello Staio Pontifìcio dal XVI al XIX secolo
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Pochi anni dopo Ja consistenza dell'armamento risultava ancora la seguente: 'Torre di Santa Marinella adi 26 di luglio l 598 RelaLinne...... avedo ariat.o [essendo arrivato! in dcw torc et dimanado del Castelano elisero dui soi figliolli che era aclato a rocigionc [Ronciglione] per alcuni soi scrvitti trovato in cieca tore carquinio di anni n° I 6 et laltro fì gliollo si domanna [si chiama] livio di anni n° 18 aveclo trovato i cieca tore sua rnatre co dui putte fem inc cl due garzoni tuti dentro E più avendo trovo in deLa forteza in Girna del maschio uno moschcto di metallo a cavallo con cassa et rotte di portatta di lib. I di fero i:aricho in ordine E più avcdo trovu una bombarda di fero nuda in tera senza potersene servire E più un pezo cii artegieria sopra a u cavaleto di portala di palla di piomo meza lib. E più averci trovato codete n° 3 per dare Jacie ndi Iavviso] E più aveùo trovata polvere grossa Iib. 15 E più avedo una libra di micio non avedo trovatte palle da tirare cle nisciuna sorLe .. .''1• 2>.
È particolarmente emblematico lo stato in cui versa il castello, che ospita una numerosa famigl iola e non dispone nemmeno di una sola palla per le sue modestissime artiglierie! L'andazzo tuttavia non dover-
si A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 4, voi. 14.
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la d(fesa costiera dello Stato Pom(ficio dal XVI al XIX secolo
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104
104. S. Marinella, planimetria generale B.A. V., Barh. Lal., 9903, 97.
Prod,vmi del torreggiam.ento
/7<)
105 105. S. Marinella, dettagli c.;astello.
106 106. S. Marinella, la cerchia del castello.
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La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
te subire drastiche sanzioni, forse per la non eccessiva esposizione del sito, tant'è che quasi un quarto cli secolo dopo così risulta l'armamento in una ispezione del 4 novembre del 1623: "A cli detto Visita fatta alla torre di S.ta Marinella arrivato à hore 15 non vi trovai altro che il frate et disse il Castellano essere a Roma Un falconetto longo bocche 30 porta di palla lib. 2 in terra 2 Mortaletti di ferro un Moschetto con sue fiasche et lìaschini male tenuti 10 Palle di ferro
3 lib. di M.iccio di polvere lib. 50 Ha di bisognio di mettere il pezzo a cavallo..."<&l,_
Con il sopraggiungere dei Barberini si ebbe una migliore cura del caposaldo, tant'è che nel 1638 Urbano VIJI(s4 i diede disposizione al suo tesoriere di fornire al proprietario due cannoni di medio calibro, con 100 proietti: tarda soddisfazione della richiesta del Fabrici! In data 1665 la situazione dell'annamento, in cui spiccano i due falconi cli Urbano Vlll, risulta la seguente: "Si è visitata la Torre di S.ta Marinella, quale è dell'ecc.mo sig. r Principe di PaleSLrina, che tutte le Artiglierie quì sottoscritte sono della R. a Camera. P. a sul Maschio vi sono due falconi di lib. 6 di palla con Arme di Urbano 8°, vi è un smeriglio da lib. I con Arme di s. Spirito, tutti bene à Cavallo, vi sono mortaletti di metallo n° 6 e di ferro 11° I e vi sono 15 moschetti; Vi sta per Torri ere con Patente dcll 'ccc. mo Principe di Palestrina il Caporale Carlo Felici, e vi è di polvere di monitione barili num. o uno, e lib. 30, e tutte le soprad. e robbe sono state consegnate al Torriero, e promctc di tenere buona custodia, et in fede della verità sarà sottoscritta da lui q. to di 22 maggio 1665 Io Carlo Felici Annio mano prop. a"css1•
In epoca successiva, per l'esattezza nel 1705, il capitano Leonardo Fortini eseguì una ennesima ispezione e così verbalizzò: " ... torre di S. Marinella, dove si è trovato due falconi da 8 con !'arme di Urbano; un sme1iglio cl'once 8 con arnie di s. Spirito. Tre cucchiare con sue bal:tipallc. Palle dc due falconi, n° 23. Miccio mazzi n° 10. Palle da moschetto, n° 175. Palle da spingarda, 11° 245. Mo1taletti di bronzo 6 et uno di ferro. Palle dello smeriglio, n° 40. Polvere lib. 350, e tutte queste cose sono in consegna del torriere chiamato Giuseppe Moreno con provisione di scudi quattro a patente dell'Ecc.mo Sig. Cardinale Barbe1ini ..." <86l.
A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 4, voi. 19. Da J.N.D. KELLY, \lite..., cit., pp. 469-471: "Urb,mo VJJI - Maffeo Barberini... nato a Firenze nel 1568 da una ricca famiglia di commercianti ... studiò a Roma e conseguì il titolo di dottore in giurisprndenza a Pisa (1589); con l'aiuto di uno zio, protonotario apostolico, incominciò poi una brillante cm-riera nella ctuia romana ... nel 1601 in Francia come ambasciatore... vi ritornò come nunzio... nel 1604. In riconoscimento dei suoi servigi Paolo V lo nominò cmdinale nel 1606, vescovo di Spoleto nel 1608, legato di Bologna nel 161 I e prefetto della segnatura nel 1617... !_eletto papa il 6 agosto 16231 ... Di carattere autoritm·io... Urbano si occupò personalmente degli affari della chiesa e raramente li discusse con i cardinali ... Da espe1to conoscitore della letteratura e prop1ietario di una splendida biblioteca compose e pubblicò versi latini ben costrniti, anche se alquanto fioriti. Fu impudente nepotista: diede la porpora cm·dinalizia a un fratello e a due nipoti, favorendo anche altri fratelli e anicchendo tutti i familiari in modo... esagerato... Sostenne ingenti spese per abbellire Roma, e il 18 novembre 1626 consacrò la nuova basilica di S. Pietro. Si preoccupò anche della sicurezza della città e dello stato pontificio, costruì Castelfranco sulla frontiera settentrionale, foniticò il porto cli Civitavecchia, rinforzèi Castel Sant' Angelo e lo fornì di cannoni fatti col bronzo tolto dal Pantheon... Il pontificato cli Urbano coincise con la guerra dei trent'aruù (1618-1648)... Malgrado la sua simpatia per la Frm1cia e l'altrettanto ape1ta antipatia per la Spagna, il papa si sfor1.ò di mantenere una non facile neuù·alità fra i contendenti... Sotto di lui Galileo Galilei ( 1564- 1642), che pure era stato suo personale amico, fo condannato per la seconda volta e costretto (22 giugno 1633) sotto la minaccia della trntura ad abiurare il sistema copernicano... Urbano fu sempre fortemente preoccupato di conservare l'integrità dello stato pontificio, tuttavia l'unico successo che riuscì a ottenere in questo campo fu l'incorporazione di Urbino ... Nei suoi ultinù airni di vita ... si lasciò coinvolgere in una guerra per il feudo papale di Castro... ne risultò una unùliante sconfitta dell'esercito papale. Questa guerra, benché piccola, causò devastazioni e paralisi foianziaria nello stato pontificio; non stupisce quindi che la plebe romana, già crudelmente oppressa da altre spese inutili del papa, abbia accolto la notizia della sua morte [29 luglio 16441 con numerose mmùfestazioni di soddisfazione. " s; A.S. V., Commissariato alle anni, b. 32, f. 136. 86 Biblioteca Corsiniana, Roma, Ms 942, 34 C 12, f. 94 r - la citazione è tratta da G .M. DE Rossi, Torri ... , cit., p. 40. 83 &,
Prodromi del torreggiamento
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L' annamento, sebbene in buono stato continua ad essere quello cinquecentesco con l'integrazione dei due pezzi cli Urbano VIII. È solo nelrinventario ciel 1807, che si colgono radicali modifiche a suo carico: " ...2 cannoni di ferro di calibro 12; 19 palle di ferro dello stesso calibro e 3 fucili con baionctta ..." <87' .
Ancora una ventina d'anni e il sistema sarebbe stato dismesso.
Castello di Santa Severa A poca distanza dal castello cli S. Marinella, circa 7 km in direzione sud, si incontra quello cli S. Severa. L'impianto sulla costa è sostanzialmente simile, come ciel resto le vicende storiche salienti che ne contrassegnano l'evoluzione. Unica differenza la genesi ultra bimillenaria tuttora identificabile nelle sue variegate murature. Spiega il toponimo il Guglielmotti, precisando che col: " ... nome di santa Severa ricordiamo la casa. il martirio e la cappella dell'illustre figliuola di Massimo tribuno. Quivi presso stanno le rovine di quel villaggio pirgano, dove era l'emporio dei Cerili, e il famoso tempio di Lucina Leucotea, saccheggiato da Dionisio il tiranno. J conti della Tuscia nel medio evo sulle tracce dell'antica borgata fabbricarono il nuovo castello, che poscia passò ai Frangipani, agli Orsini e finalmente allo Spcdalc..."css>.
Per grandi linee sui ruderi di un piccolo centro rivierasco romano, reinsediatosi su quelli dell'etrusca Pyrgi<89l testimoniata da ampi lacertì di muraglia in opera poligonale evoluta - la terza e quarta maniera della classificazione del Lug1i<9o1 - si innalzò a ridosso ciel mille un alto e massiccio torrione cilindrico. La località rientrava nella contea della Tuscia e la fortificazione assolveva al duplice compito cli certificare la sicurezza dell'orizzonte marino e la signoria della famiglia feudale. La vicinanza della foce di un piccolo corso d'acqua, all'epoca denominato la Marsiliana, e la possibilità di ormeggio per piccole barche da pesca vanno jndivjduate come le ragioni ispiratrici delle costruzione, e come l'incentivo all'ulteriore sviluppo del piccolo borgo di miseri pescatori presente al suo piede. Dall'esame del torrione, pervenutoci nella sua veste tardo quattrocentesca, non è difficile identificare una più remota origine: muratura inglobante materiale di spoglio, corpo non scarpato, altezza rilevante, ingresso sopraelevato e bucature nel corpo cilindrico. Aggiunta successiva, invece e discordante con la elementare concezione dell'opera il suo coronamento aggettante, su beccatelli ed archetti , sostenenti a loro volta un impianto di merloni a profilo balistico ancora più recente. Presumibile per la notevole affinità formale ed architettonica, nonché per la reciproca visibilità, la contemporaneità della riqualificazione con la torre di S. Marinella, forse entrambe rientranti in un episodio di difesa zonale, tanto frequente all'epoca e presupposto cli una più tranquillizzante affidabilità. Alla fase costituita eia tale intervento subentrò, dopo un intervallo quasi secolare che ne confermò la validità ed incrementò lo stanziamento alla base, l'aggregazione di un recinto rettangolare. A differenza
s, A.S.R., Commissarialo soldatesche e galere, b. 14. 88
A. GuGLJELMOTII, Storia deLle fortifìcazioni ... , cit, p. 503. Così riassume le vicende S. MOSCATI, Italia archeologica, centri greci punici etruschi italici, Novara 1980, pp. 244-245: "All'odierna S. Severa, sul litorale tirrenico 53 chilometri a nord di Roma, corrisponde l'antica Pyrgi, porto p1incipale di Cerveteri. Il nome greco, che signilìca «castello» o «rocca fortificata», ne pone in luce il carattere militare, oltrncché commerciale e marittimo ... Pyrgi fiorì nei secoli VII e VI, in corrispondenza del dominio che le città etrusche in generale e Cerveteri in particolare esercitarono sul Tirreno. La decadenza ebbe inizio dopo il 474 a.C., allorché la battaglia di Cuma modificò radicalmente a danno degli Etruschi, la situazione sul mare. Nel 184 Dionisio, tiranno di Siracusa, sbar·cò sul luogo e saccheggiò il santuaiio di Leucothea... Successivamente, con la caduta di Cerveteri sotto il dominio di Roma, anche Pyrgi ne seguì la so1te: nel III secolo una colonia romana fu istallata sul luogo. L' antico abitato sorgeva sulla baia a sud del promontorio su cui è posto l' attuale Castello. Alcuni muri conglobati nel Castello stesso e resti di case in mattoni crudi ... sono quanto resta ... Al limite meridionale del nucleo urbano, tuttavia è stata posta in luce la già menzionata area sacra di Leucothea, che dista circa 400 metri dal Cast.elio ... La più ecceziona.le scoperta di Pyrgi è tuttavia quella di tre lamine d'oro, delle quali due scritte in lingua etrusca e una in lingua punica ...". 90 Cfr. G. LUGLI, La tecnica edilizia romana con particolare riguardo a Roma e Lazio, Roma 1957, pp. 65-83. 89
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La difesa costiera dello Swto Pontificio do/ XVI al XIX secolo
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J 07. S. Severa, panoramica castello.
108 108. S. Severa. dettaglio castello.
Prodromi del torreggiamento
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109 I09. S. Severa, resti muratura poligonale.
però di S. Marinella il torrione non si lasciò al centro, ma si inglobò nel perimetro. Alla sua superficie laterale, infatti, si ammorsarono diametralmente i due segmenti simmetrici della cortina maggiore prospiciente la spiaggia. In quella opposta, invece, si ricavò il vano d'accesso. Inizia contemporaneamente a comparire, stando ai rarissimi documenti coevi pervenutici , la definizione cli ' castrum' , appellativo altrimenti non pertinente e non tipico per una singola torre isolata. Sintetizza il Guglielmotti: "Cotesta rocchella, a differenza di ogni altra, invece di mettersi il mastio nel mezzo , se lo caccia inna1ni; e da lungi va a cercarlo in isola, tra le acque del mare. L'alto torrione maestro di (igura rotonda, domina tutto il castello, e s ignoreggia da ogni parte, come membro più forte e sic uro ..." <9 11.
Trascorse così quasi certamente un altro secolo, o due aclcli1ittura, ed ali.a cortina minore volta a ponente si addossò un castello propriamente detto. Pianta rettangolare regolare, quattro torri quadrate ai vertici, corte anch'essa rettangolare al centro: connotazioni tutte che sembrano confermare una matrice no1111anno-sveva(92l, se non diretta almeno ispiratrice. Nella cortina esterna maggiore della fortificazione si distingue una vistosa sezione cli muratura in blocchetti di arenaria grezzamente squadrata di epoca romana. Nel frattempo il possesso ciel castello, con le relative pertinenze tra le quali in paiticolare il porticciolo sviluppatosi sensibilmente, passò all' Ospedale di S. Spirito, avviandosi così una nutritissima serie di trasferimenti cli propri~t<\ ciascuna delle quali caratterizzata da interventi riqualificatori o adattativi più o meno consistenti sulle sue
'" A. G UGUELMOTrt, Storia delle fortificazioni ..., cit., p. 504. 'n Circa le caratteristiche fondamentali dei castelli normanno-svevi cfr. F. Russo, Canoni de/l'architeuurafedericia11a 11el castello di S. Felice a Cancello, in L'Universo, riv. I.G.l'vl.L anno LX, 1980, n" 5, pp. 857 e sgg .. Sull'origine invece dei loro schemi planimetrici. cfr. F. Russo, La difesa delegata ..., cit., pp. 45-5 I.
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l JO I IO. S. Severa, ingresso del castello.
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.Prodromi del torreggiamento
111
l l I. S. Severa, dettaglio lorri.
l 12
112. S. Severa, planimetria castello B.A.V., Mss Chigi E Ill, 65, 15.
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La di(esa cos1iera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
sLrutture. La famiglia Orsini lo ebbe tra il secolo XIV e XV e forse fu sotto di lei che si registrarono i maggiori potenziamenti: la notevole affinità stilistica con altre opere appartenenti alla stessa famiglia, quale per tutte il castello di Bracciano193>, sembrano confermare l'ipotesi. Di sicuro in quello scorcio storico il castello subì un ammodernamento, tornando nel 1482 di proprietà di S. Spirito, dettaglio che potrebbe sottintendere la sua eccessiva esposizione agli insulti turco-barbareschi del travagliatissimo periodo del dopo Otranto. Sorse allora a partire dallo s pigolo di nord-ovest del castello un ampio recinto corrente con una tratta perfettamente rettilinea, volta a ponente, sulle antichissi me muraglie poligonali preromane, la cui eccezionale resistenza evitò l'inserimento di ulteriori rinforzi, restando la difesa affidata al tiro del castello, trasformatosi ormai in rocca. La cerchia di vaga impostazione quadrilatera, con andamento quindi quasi 01togonale alla descri tta muraglia, fo rmava il fronte a terra. L'andamento appare alquanto movimentato, conferma di un adeguamento a preesistenze cli comodo: lungo tale sezione si impiantarono sei ton-ette quadrate con la duplice fun zione di fiancheggiamento e cli irrig idimento della cortina stessa. In corrispondenza con lo spigolo formato dalla tratta rettilinea con quella turrita si ricavò il vano d'ingresso, in seguito - per l'esattezza nel 1633 - sostiiuito da quello monumentale realizzato nel co1po della torretta centrale del fronte a terra. Il terzo lato dirigeva verso il mare adattandosi al perimetro del promontorio, utilizzando perciò il mare stesso per fossato . Con una curva di quasi 90° si andava ad innestare all'antichissimo recinto rettangolare del torrione, completando la chiusura dell'arca, nel cui interno abbastanza vasto ed articolato si trovava ormai un borgo popolato da almeno 500 persone, eletto appunto di S . Severa. È probabile che nel contesto cli questi lavori si munirono le parti basamentali delle mura delle ampie scarpature, che ancora le caratterizzano, esigenza imposta dal rapido sviluppo delle artiglierie. Ma un 'altra grande tornata cli lavori, resasi necessaria proprio dalla rilevanza che aveva assunto il borgo e dalla sua altrimenti rischiosa esposizione, dovette attuarsi intorno alla seconda metà del XVI secolo. Vennero allora sostitui te le due torri quadrate interne della rocca con altrettante ci lindriche, con una motivazione a noì ignota. Nell'occasione si collegò, tramite una aerea passerella, la più esterna dì queste con il torrione, ponendo fine al suo isolamento. In realtà l'accesso poteva avvenire solo dall' alto, dopo di essersi impadroniti della rocca e delle sue torri , dettaglio che di fatto confermava la medievale compartimentazione del maschio . Non mancarono ulteriori potenziamenti successivi , sempre però cli natura episodica, come ad esempio l'inserimento cli un appross.imato bastioncino neì pressi del torrione., continuando a conservare l'intero complesso fortificato così assemblato la sua nota distintiva di non omogeneità, peraltro già osservar.a a S. Marinella . Di certo appare più evidente la bassissi ma potenzialità militare, che non consente di ritenerla una fortezza costiera, ma soltanto un semplice borgo cintato con una vecchia opera medievale, recuperata raffazzolatamente ai compiti cli difesa antincursiva. Conseguenza dei costi inarrestabili della difesa del litorale romano, e conseguenza pure della tanto volte ricordata scarsa pressione barbaresca contro le località murate, sia pure di infima validità. Alla fine del '700, allorquando il fl agello delle razzie corsare non era affatto concluso, ma si riproponeva anzi tragicamente in una efferata riacutizzazione, così veniva descritto il castello, osservato con gli occhi di un prelato: " ...è oggi questo Castello un bel Corte con quattro torrioni, ben muni to altJe volte di una piazza d'armi da cui anche oggi giorno si gode il passaggio pe r mczz!-J di un ponte levatore ad una magnifica ed alta torre, ove sta una continuata alternativa sentinella per timore delle scorrerie. E questo formmo a guisa di una piccola rocca o fortezza militare tutta attorniata eia mura castellane e fabbricato nel bel piano della campagna in una lingua di teJTa sulla riva del mare alla più spaziosa vista della marina. La sua situazione lo re nde soggetto alle incursioni dei corsari turchi, onde per sicurezza degli abitatori e per custodia della spiaggia oltre che ci son delle torri cli miglio in miglio ove s i fa de fuoch i continui per servire di segno al loro arri vo, per lo passato i.I vcn. Archios peclale di S. Spirito, padrone di questa Rocca e Tenuta, vi ha sempre mante nuto un provvisionato con il titolo cli torriere ed un canonico Castellano... in oggi vi mantiene la Rev. Camera Apostolica la guardia continua di un distaccamento di soldati ben proveduti di pitl pezzi di cannoni e d'ogni genere d'artiglieria, di Lai che si rende questo Castello forte suffìciente per conservare nella da ogni insul to ed improvvisa scorreria tutta la circostante marina...'''"'''·
9 ·'
li castello di Bracciano, fu iniziato nel 1470 da Napoleone Orsini e portalo a compimento da suo fig lio, Genti le Virginio, dopo quindici anni. Al pari della rocca di Tivoli, fondata da Pio Il ( 1458-J 464), ostenta a sua volta notevoli affinità architettoniche con il Castel Nuovo di Napoli. Al riguardo cfr. R. F 1LANGF.Rl, Cas1el Nu(Wo... , cil., p. 58. 'I-i A.S.R., S. Spirito, fase. 512, p. 46 sgg., anno l 792 - la citazione è tratta da G.M. DE Rossi, Torri... , cit.. p. 43, nota n° IO.
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Prodromi del 1orreggiame1110
11 3
113. S. Severa, deitagli caslello.
I 14. S. Severa, passerella tra le torri.
11 4
In pratica tanto il distaccamento che l'armamento d'artiglieria dopo un iniziale inconsistenza, divennero di gran lunga eccedenti quello tipico di una qualsiasi torre costiera di cui, dall'ultimo quarto ciel XVI secolo, il castello di S. Severa prese a condiviclire i compiti, integrandosi nella catena cli recentissima realizzazione. Ecco quindi uno spaccato cronologico della sua dotazione militare, sulla base dei soliti inventari periodici, il primo dei quali rim onta al 1589 ed è del Fabrici: "Fortezza di S. ta Severa e di S. to Spiri to Gli l'aria bisogno una mezza colubrina da Jib. 14 di palla in 16 et un sagro da lib. I O.. :ws,.
Ben diversa la situazione riscontrata appena nove anni dopo, inequivocabile conferma del crescente ruolo difensivo affidato alla rocca ed alla torre : ''Torrice lla a canto a S.ta Severa Torre cli S.to Spirito a canto alla marina adi 25 cli luglio I 598 Relatione... esendo adato ala sopra deta ttore et. trovandolla c iussa et domanclanno di com ino a diverse persone chi era cast.c iano me rune risposto che istava amalauo et io dicicdo al Castelano di S. ta Sivera che in l uti i modi dovese provedcre di metercie uno subilo et lui disc che c iel avria messo dove lui a deto che la dcta ttore non era incrusa ala visi tu di dete ttore et c iò non o vo luto manchare di ordinari la et incrusc i deta visitta perche israne a preso al mare e1 il dcto castellano dise avercie uno archihusione a posta et... del quale io noi lo visto et dise che ci tirava per acienclo...
''5
A .S.R .. Commissariato soldatesche e g..ilcre, h. 646.
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Vi d(fesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
115 I I 5. S . Severa, torri e cerchia del borgo.
I 16 I J.6. S. Severa, torri e cerchia de l borgo.
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Prodromi del torreggiame11to
Roca di S.La Si vera e d i S. Spirito adì 25 di luglio 1598 Relationc .. avedo Lrovauo in deta rocha ... lorenzn dord nni Castelano et avcdo trovato in deto locho snidali quatro ciamati givanni Cagiano da toschanella eL nrlanno belrnottc di mercalte g iamrnaria g iglio bolognese giovanni da modena et uno hu mbardiero ciarnato pietro fraciesc tutti questi istanno in deto locho... E più aletra tta di det.a foneza averci t rovati dui smirig lieti a cavallo neli cavaletti di portata di palla di piombo li b.
E più avedo Lrovato ala deta intrat.a <.lui ras telli con n° 13 archibusi sci a roua et ]altri a focn cn qu atro fiasche. E più alla deta entrata ese rcì dni ras te lli co piche
11°
9 co soi ferì et qu atordici libarde asai bone in ordine con tre morioni
E più adanno alo pri mo solaro da dclto in una piaza avendo trovatto nelle sue canoniere quatro falconeti di portata di palla di lib. 4 et uno sagro di peso di pall a li b. IO co sue casse et rotte bene a cavallo tuti carchi E più in deta piaza ala sue finestrnnj averci urovauo ure archibusini a posta coli soi cavaleti in esere cociare et rifu lataori attuti li soi pezi di metallo E p iù adanno al maschio diedro esed oci dui archibusioni a posta sul li cavaleti trovati carc hi E più adanno al masch io a delto csedoci uno pezo darceglieria di peso di li b. 3 di palla di t'ero con dui bombarde di foro di fero a cavallo con 11° IO codette di tirare col tapo aciendo co uno archibusione a posta E più in deta forttcza averci trovatto n° 4 barilli di polvere grossa et della tina posollo csc rc da lib. 700 in circha E piu aveclo trovatte palle di l'ero cli d iverse che servino alli deti pezi in tute n° lOO E più avedo trovalo micio de corda lib. 7 nela monitione E più avedo trovato piombo per rispe tto lib. 130 E più avedo trovatto quali\> forme di metallo di fa re palle da pezetti .. .''l9<>i.
Leggermente più contenuto ma sempre notevolmente eccedente la usuale dotazione di un caposaldo costiero, l' armamento ìnventariato nel 1623: "A cli 4 novembre Visita fatta alla Roccha di S.ta Severa arrivato a hore 12 circa alla custodia cli que lla Nicolò Zano lino da Verzcllj asieme con li sottoscritti soldati disse essere vice Castel.lano et che il Castellano era in Roma ... et haveva nome il detto Castellano fra Scipione Borghese frate di Santo Spirito Lorenzo d i Biglione da Benevento Antonio Maria romano Giobaua eia Viterbo Cristofaro Parie - soldati U n falcone longo bocche 30 porta di palla lib. 4 in 5 bono et bene à cavallo Un altro falcone, longo bocche 32 porta di palla lih. 4 in 6 Mezza colornbrina longa bocche 30 porta cli palla li b. IO in 12 bono et bene à cavallo sotto il suo tetto Una morana longa bocche 33 porta d i palla lib. 4 in 5 bono et bene à cavallo sotto il suo tetto 2 Bombardelle di ferro con li suoi mascol i bnni et bene à cavallo sotto il suo tetto 2 Smerig li di Bronzo boni et bene à Cavallo sotto il suo tetto 2 Moschetti boni et bene tenuti con suoi cavaletti
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A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 4, voi. 14.
La d/fésa cosriera dello Swto Pontificio dal XVI al XIX secolo
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20 Arc hibugi a m iccio 3 A labarde e 7 rvro rtaletti cl i ferro 2 Corsaletti 200 Pall e di pinmbo et 50 di ferro et 20 lib. di miccio 6 Cucc hiare di rame 2 Campane d i l'vlel.all o 600 lib. di polvere..
:w,,.
Nel 1658 don Mario Chigi, generale di S. Chiesa, compiuto a sua volta il solito giro ispettivo così ne redasse il relativo inventario dell'armamento: " ... nel Castello di S. Severa si trova un falcone di portata di libre 4 Due spingarde a cava llo U no smerig lio cli portata d i palla lib. 1/2 Quattro mortaretti di ferro, et tre di bronzo Nel baloardo sotlO il maschio ben guarnito ve rso la marina: v i sono tre pezzi di bronzo, un fa lcone di portai.a di lib. 8.
Un altro fa lcone cli lib. 4 Nell'altro fianco : vi è un altro falconctto d i lib. 4
F. con tutti i suddetti peu.i v i sono le loro cucch iare, cacc iapeli e battipaJJ e, sendo sul resto questo posto ben custodito con sua sentinella e ronda .. :•,·••>.
Ancora nel 1665 così risultava l'armamento : «Si è v isitata la Rocca cli S. ta Severa della Casa di San Spirito. Si è trovato sul maschio un falcone di pottata cli lib. 4 di palla con l' A rrne di Greg. o XIW'"', con Rote, e casse buone. e vi sono due spingardoni à Cavalleuo, et un smeriglio di portata lib. I di palla assai sfoconato. Vi sono n° 2 mortalctti di metallo, e nel Baluardo sotl.o al maschio verso la marina v i è un falcone di lib. 8 di palla con l' Arme di Mons. Torres. et un altro fa lconetto di pmtata di palla lib. 4 con l' Arme di Clemente 8°•1('-" bene à Cavallo; nell'altro fianco vi è un falconello cli portata di lib. 3 con A r me di Giulio Monti bene à Cavallo; e d. a Rocca è ben munita, e ben guardata, e tutte le soprad. e robbc et / \ rm i sono della R. a Cam. a, e vi è per Castellano frà Imancai e di polvere di moni tione vi è due bari li, e li b. 30, e tutte le soprnd. e robbe sono state consegnate al soprnd. o Castellano et in fede della verità smà sottoscr ittu da Lui q. o di 22 maggio 1665
Commissar iato soldatesche e galere, b. 4, vo i. 19. B.A.V.. Ms Chigian.i , E IIl 65, f. l6. '>'> Da J.N.D. KELLY, Vite... , cit., pp. 452-455: "Gregorio XIII - Ugo Boncompagni ... nacque a Bologna I' I gennaio 1502. Consegui to il dottorato in giurisprudenza nell'universi tà di quel la c iuà, vi ri mase ouo anni ( I 53 1-1539) come professore cli diri tto. C ondusse in quel periodo una vita mo l to libera; ebbe un fig lio, G iacomo, più tardi d iven uto governatore di Castel San t' Angel o. Nel 1539 andò a Roma dove venne ordinato sacerdote all'età di c irca quarant'anni, sotto Paolo II L già mol to stimato co me giurista e amministratore... Paol o TV l o inviò in Francia ( 1556) e a Bruxelles ( I 557) per svolgervi alcune missioni dipl omatiche... [nel] 1558 lo nominò vescovo di Vieste.. cardinale ... I nel.I I 565 ... Ielett{J papa nel 1572 1.. .ln Roma r icostLuì e sovvenzionò generosamente (1572) il collegio Romano - piì1 tard i chiamato ... universi tà G regori ana - ... Il suo nome... ri mane legato alla riforma del calendario giuliano (stabili to eia Giulio Cesare), progettata sotto i papi precedenti ma completata solo il 24 febbraio I 582 da una commisisone di esperti che lavorava nella villa papale Mondragone presso Frascati. Il nuovo calendario comportava la soppressione di dieci giorni (4- 15 ottobre 1582) e una nuova rego la per gli anni bisestili, fu adottato dagli stati cattolici, mentre quelli protestanti continuarono a usare quello precedente per più cli un secolo ... G regor io fu un notevole costruttore: completèi tra l'altro il «Gesi1» ... e iniziò la costruzione sul Quirinale di un grande pala2.2.o che doveva servire al papa come resi den,.a es tiva ... Usò poi le sue capacità legali e amministrative per ottenere l a resti tu zione delle ten-e papali concesse in Ce.udo, ogni volta che il titolo pareva difettoso... ne derivò ... l a grande diffusione ciel banditismo a opera di nobili malc:onl.cnti ... e negli ultimi anni di v ita cl i Gregorio, l o stato pontificio e la stessa Roma divennero preda di disordi ni e illegalità. [Morl il IO aprile I 585)". <>'1 A.S.R., 9b
Prodrotni del torregg ia111e1110
191
li Castellano non si è trovato in due vo l te, e non v i sta se non due soldati. senza Bombard iere, et è cl i necessità per esserci c inque Pezzi d'Artiglier ia, due spingarde à Cavalletto, mortaletti <li Metallo, essendoci sempre stato Castellano e Bombardiere, e cli questo ne fo mia scusa perche socceden<lo cosa alcuna, questi due soldati non possono sostenerla..." 1 "l1•.
Ultimo degli inventari rintracciati, quello del 1755, che con breve nota elenca I'arnrnmento che sch ierava: " ... sulla l oggia. detta piazza d'arrne, due pezzi di ca nnone di rnetallo con sue rote ferrate ... : due moscheui a cava lletto. Sopra il maschio: due cannoni cli bronzo con sue rote ferrate. Sei morta letti <li bronzo. Tre altri simili di ferro .. :·,io:,_
Castello di Palo Al pari dei due precedenti anche i l castello cli Palo trasse origine da una preesistente torre cilindrica medievale. Per 1a breve d istanza eia S. Severa e eia S. Marinella, rispettivamente circa una quindicina ed una ventina cli chilometri, e per la perfetta visibilità reciproca fra i tre caposald i, torna sensato ritenerl a o rganica al medesimo arcaico episodio di difesa costiera zonale già ipotizzato, ancorato probabilmente alla piazza cli C ivitavecclùa. Concordante ciel resto la logica d ' impianto imposta da un minuscolo villaggio d i pescatori insediatosi sui ruderi d i epoca romana, e l' interdizione della foce del vicino fiumic iattolo Vacc ina. Storicamente Palo - il cui etimo riecheggia il toponimo 'palus', la palude che si formò nei paraggi in conseguenza clell' abbandono della manutenzione delle opere cli drenaggio, subentrò ad Alsium. Il centro cli fondazione pelasgica, assurto poi a colonia romana in virtù del suo porticciolo, raggiunse una discreta notorietà, tanto eia ritrovarsi ripottato nella celebre carta itineraria 'Peutingeriana'(loò,_Non sfuggì pertanto alle devastazioni longobarde ed alla radicale distruzione saracena, scomparendo perciò intorno al IX secolo persino dalle renùniscenze mnemoniche. Non scomparvero invece del tutto i vetusti ruderi , che rabberciati alla meglio tornarono ad ospitare un barlume di m iserabile vita sociale, la cui economia insisteva sulla pesca. Trascorsero diversi secoli privi di qualsiasi riferimento documentale : le prime notizie iniziano a riaffiorare a partire dal 1330, allorquando in alcun i contratti si fa esp licita menzione cli una rocca edifi cata dai monaci di S . Saba d i Roma, ceduta ad un certo Bertoldo Orsino. Per l'esallezza si cita il sito di Palo, ricordandone il prosciugamento eia parte del casato dello stesso personaggion<>4 l_
1m Da J.N.D. KELLY, Vite.... cii. pp. 461-463: "Clemente V ITI. - Ippolito Aldobrandini ... nato a Fano il 24 febbraio 1536.. era fìglio cli un noto avvocato fiorentino [esu le j... La generosità del cardinale A lessandro Fru-ncsc gli permise cli studiare diritto a Padova, Pemgia e B ologna... poi fu chiamato a Roma da Pio V protettore delle sua fa miglia... alla fi ne ciel 1580 fu ordinato prete... La sua ascesa fu rapida sotto Sisto V, che l o nominù ... cardinale presbitero Inel I 585]. .. [Eletto papa il 30 gennaio 1592) ... corrispose agli ideali della riforma cattolica; non solo fu un lavoratore infaticabile... ma era anche uorno dalla soda pietà e dalla vita austera... Aveva anche un grande amore per il fasto e era eccessivamente generoso verso i pr opri p,u-enci ... Con una seiie cl i provvedimenti promosse la ri forma delle case religiose... In campo politico Clemente dopo lunga esitazione e profonda riflessione prese l' import ante decisione di riconoscere Enrico 1V, divenuto cattobco nel 1593, come re <li Francia... [per cui] i I papato rimase libero dal l'influenza spagnola... con l'aiuto d'Emico, riuscì nel 1597 a ottenere che, una volta estinta la dinastia estense, il ducato di Fe1rnrn ritomasse alla santa sede. li 25 dicembre 1595 approvò varie proposte... secondo le quali alcuni m ilioni di cristiani 01todossi polacchi avrebbero aderi to alla chiesa romana a condizione di poter conservare l a loro liturgia... Questi successi furono controbilanciati dal faHo che Clemente non riuscì. malgrado i suoi ostinati sforzi. a organizzare una efficace coalizione delle potenze ciisLiane contro i Turchi che minacci avano l'Ungheria e l'Austr i a... [morì il 5 mmzo 1605]". 10 1 B. A. V., Commissari ato alle arm i, b. 32, f. 177. 11 2 l A .S.R., S. Spirito. b. I 096, torn o X, 11° 13 - da G.M. DE Rossi, Torri .... cii., p. 43 nota n° 9. 1" 3 B. CUNLIFE, Roma e il suo impero, Bologna 198 1, pp. 216-225, così sin teti zza lo straordinario documento: ·'La -fabul a Peutingeriana è una cop ia medievale <li un'antica mappa dell ' I mpero Romano. I l roto lo ... si è rollo e allualmen te è div iso in li pagine di pergamena. Complessivamente è l ungo rr1. 6. 75 e l argo c m. 34. Nel suo testamento del 1508 il fa moso umanista Konrad Ccl tes lasciò il manoscr i tto al segretario m unicipale di A ugsburg Konrad Pcutinger, il c ui nome com pare per l a prima vo lta nel tito lo all' inizio del diciassettesimo secolo. li compilatore non aveva certo intenzione d i fa re una vera e propria mappa: la Tabula non ha né proiezione né scala. Da qui la cr itica. pii, vo lte formulata, secondo cui le mappe del tardo periodo rornano sarebbero co nfuse, bar bare, inelegan ti. T uLtavia anche se le d istanze fra i diversi luoghi sono cornpletamente arbi trarie, perch6 d ipendevano dalla spazio a disposizione del comp ilatore, la mappa è com unque preziosissima per le figure disegnate lungo le strade, che dann o informazioni mol to più precise. Un grande numero cli ci ttà, complessivamente 555, sono rappresentate in d isegni separati. Queste illustrazi oni ... rappresentavano i monun1enti eia vis itare e le locande disponibili ...". ,.-u A l r iguardo cfr. C.ì.S. LODISPOTO, La fortezza di Palo tra sei e se11ece11ro, i n Lunario Ro111w10 198 1. seicento e sertecento nel Lazio. Roma 1981, pp. 479-480.
La difesa costiera dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
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117 l 17. Veduta salellitare della costa a nord di Roma.
La travagliatissima ricerca cli un assetto stabile che imperversò nel XV secolo coinvolse anche la insignificante rocca di Palo che ne uscì ufficialmente distrutta. Alcuni decenni dopo, infatti, nel 1509, la ritroviamo rubricata come rudere nel contratto di vendita a Felice Orsini. La modestissima portata ciel caposaldo, quasi certamente un recinto murario intorno ad una torre, avrà giustificato la qualifica di 'dirutum' ad onta dell 'altrettanto modestissima entità elci guasti. Indiscutibile conferma il brevissimo intervallo dopo il quale il fortilizio tornò a fornire protezione, sempre appoggiandosi all'antico torrione. Altre notizie di passaggi di proprietà ma nessuna indicazione di lavori di ricostruzione che invece dovettero necessariamente avvicendarsi su1J'approssimata fortificazione. La ricorrente frequentazione di Leone X per le sue partite di caccia, con al seguito ovviamente una nutrita corte, suggeriscono infatti la presenza in loco di una affidabile struttura difensiva, senza di cui, lo svago si sarebbe tramutato in sicura tragedia per l'incrementarsi esponenziale clell'incursività turco-barbaresca. Aci una identica conclusione induce l'insediarsi nel 1519. a ridosso del torrione - ormai già castello - di una stazione di posta, voluta dal pontefice per accelerare le comunicazioni tra Civitavecchia e Roma. Il Guglielmotti sintetizza, con il suo stringato stile, le vicende de.lla fortificazione, ricordando che: "Il castello di Palo, sovrasta alle ruine dell 'antico porto, dove le terme, g:li acquedotti, e gli scrittori chiamano ancora la distrutta città di Alsio. li forte, edificato nel secolo decimo quinto, e <liver~amenle racconciato nei tempi seguenti, sorge come nobile palagio in quadro, con quattro torri rotonde agli ango li: rnuragl ie, volte, ballatoj , al la maniera militare per offesa e per di fesa ...""05l.
ios
A. GUGUELMOTll, Storia dellef<Htijìcaz.ioni.... cit., p. 50 I.
Prodromi del to1-rel{gicmU?11to
193
Al pari dei suoi vicini anche per Palo le trasformazioni non sembrano avvenire in una unica tornata, ma risultano piuttosto il frutto di una serie progressiva d'interventi, con fasi però cli dissimile rilevanza. La pri ma, a cui va ascritta la conversione da to1Te a castello sia pure di elementare concezione, rimonta con buona probabilità, alla seconda metà del XV secolo per volere degli Orsini: ne abbiamo già tracciato la sorte. Ricostruito e potenziato, circa mezzo secolo più tardi sotto il pontificato di Leone X, all ' opera eminentemente militare, eretta secondo i superati concetti della 'transizione' - un rettangolo con quattro torri cilindriche ai vertici - si saldò il palazzo nobiliare. E nel medesimo lotto di lavori trovò ripristino persino la vecchia torre, racchiusa tra le quattro ali del castello. Gli interventi succedutisi dopo la metà del XVI secolo riguardarono essenz.ia ln1ente la sistemazione difensiva esterna. Fu innalzata pertanto una cerchia turrita, con andamento ad 'C' intorno al caste llo, da una banda all'altra. La sua difesa si affidò ad una decina di torrette quadrate fuoriuscenti interamente dalla cortina : concezione anche questa ormai obsoleta ma sempre enìcace contro i corsari. Per il castello si ribaci) la connessione tra le diverse strutture che finirono con il fondersi in maniera inestricabile: "È nel periodo degli Orsini che il castello si sviluppa assurnendo nel suo complesso l'aspetto attuale, fi no agli u.llimi lavori eseguiti da D. Flavio nel 1667: un grande quadrilatero, che si erge al limite del mare, presso una scogliera gettata a protezione delle fonda,.ioni, con i quauro angoli mrotondati da ampi to1Tioni incorporati, il grande cortile centrale e le mura distaccate dal castello a proteggcdo entrol.crra, delimitando il castrwn ed incorporando gli ambienti di guardia, le srnderie ed i magazzini... Tipico esempio... destinato non tanto ad una difesa d'assedio quanto ad una funzione di sorveglianza, avvistamento e segnalazione, tramite le vicine to1Ti di guardia, alla Cortezza principale di Civitavecchia, e cli protezione dalle insidie di un eventuale sbarco nemico..."""''.
Sempre a quel gruppo di lavori debbono ricondursi i grossi basamenti, fondati direttamente nell'acqua che fungono da falsa -braca per le due torri ciel lato mare ciel casteJl0<107>. La scelta, quand ' anche fortemente arcaica riproducendo opzioni adottate già al Castel Nuovo cli Napoli intorno agli inizi ciel ' 400, conferma il polarizzarsi ulteriore della difesa in funzione costiera. Più in dettaglio l'intera ristrutturazione del castello sembra dettata eia una precisa calibrazione al rischio i ncursivo, tant'è che ne risultò una netta differenziazione tra il fronte a mare, fortemente armato e sorvegliato, e quello a terra, appena cintato. Inevitabili per conseguenza le continue inted'erenze tra i proprietari e la guarnigione, costretti ad una coesistenza coatta quanto inevitabile. Essendo facilmente immaginabi le la scarsissima tolleranza della nobiltà dell' epoca è altrettanto facile ricavarne il livello di rischio, unica remora all'al lontanamento dei militari. Ancora verso la fine del '600 don Livio Odescalchi , u ltimo feudatario del momento, sollevò una serie di istanze tese a ribadire i suoi diritti di proprietà sul castello, rivendicando però semplicemente la facoltà di potervi accedere ed uscire senza dover, di volta in volta, chiedere il necessario consenso al presidio: il che non voleva tuttavia affatto significare la rimozione dello stesso ma solo una esatta delimitazione delle rispettive competenze e la duplicità delle chi av i. Dopo interminabili dispute intorno agl i anni venti ciel secolo successivo si giunse alla ratifica cli un compromesso lra le parti, in virtù del quale dopo aver ricordato che: " ...quando quel sommo Ponl.elìce I Innocenzo XIIJ provvide in Lai modo alla maggior sicurezza di quella parte del Pontifi cio lit.tomie sul Mediterraneo, non può pensarsi che col dar luogo ai nuovi soldati entro la Fabrica sud[detta] ordinasse e permettesse che il Barone vi venisse angustiato senza necessità. La Fabrica essendo esteriormente dalla pane di terra circondata da un sempli.c c giro di mura elevai.a e fiancheggiata da quella di mare da grossi muraglioni costrui ti a guisa di baloardi, e cortine ove sono qua e la collocati alcuni cannoni, al tri dc quali sono pure piantati nel.la spaziosa loggia che alla fabrica serve ci.i tetto, non è da dubitarsi che i soldati debbano aver pienissima la libertà cli passare a tu tti i luoghi donde abbiano a far le scoperte, le fumate e le altre osservazioni e funz ioni preferite nelle ordinanze ed a far anche giocare le artiglierie; ma la Fabrica essendo ad un tempo e Fortezza e Palazzo non può presumersi che i soldati abbiano ad essere cosl padroni di tutta la Fabrica stessa, che il Barone non abbia poi ad avere nemmeno la chiave della porta di essa: sicché per entrare nella casa sua propria e per uscire e massimo cli notte, debba dipendere da i soldati o dal Capo di essi.. :·,um
G. SACCHI LODISPOTO, La forte zza ... , c it., p. 481 -482. La 'braca' e la ' fa lsabraca' costituivano dei mddoppi esterni scarpati posti alla hase delle torri e dei torrio ni per incrementarne la resistenza passiva sia ai colpi di cannone sia alle mine. La loro parte sommitale, debitamente merlata, consenti va la postazione di piccole artiglierie per il fiancheggiamen to. Rappresentavano comunque espedienti della estrema transizione destinati a scompm·ire in pochi decenni. In merito cfr. /\ . CASSI R AMl'Lf.l, Dalle wverne ai .... cit., pp. 309-384. rn, A.S.R., Camerale III, b. 835, f. 28 - la citazione è tratta da G.lvl. DE Rossi, Torri. .. cir., p. 50, nota 11° 3. 10 10
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I.a dijésa cos1iera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
118
118. Palo, il cas tello - com. cli Ladispoli.
119 119. Palo, eiettagli del castello - com. di Ladispoli.
. to rreggiamento Prodromi del
}<)5
120 l 20. Palo, ·1i castello cl·1ll' ' aIto.
121 . palo, <lettaur °' t ciel castello.
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XV! al XIX secolo
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Ma le dispute non finirono lì, anzi si dovette attendere addirittura il 1788, perché una migliore definizione delle rispettive competenze venisse sancita ufficialmente, per cui: " ... [i soldati] possano tutte le volte che occo1Te salire sulla piazza d'armi per fare le debite guardie, le opportune scoperte e mol to piLLli consueti segnali per dare avviso o per rispondere alle vicine torri, che guardano il littorale Pontificio; quanto per poter disporre con libertà deJJa polveriera collocata per cautela sopra la detta piazza ..."c1o<JJ_
Sotto il profilo militare la vertenza sembrerebbe assurda, poiché secondo la consuetudine discutibilissima dell'epoca, la guarnigione era scelta e mantenuta dalla stesso feudatario, per cui non si spiegherebbe la lunghissima diatriba e soprattutto la sentenza in favore dei mil itari. In realtà però a Palo la situazio ne era divergente dalla nonna per una anomala vicenda di successione. Senza entrare nello specifico, l'intera proprietà dopo la morte di don Livio Odescalchi, avvenuta nel 1713, finì alienata dall'erede testamentario ad un certo Domenico Grillo di origine genovese intorno al 1715. Ma: " ...l'accesso alla proprietà cli Palo di un nobile genovese pare suscitasse apprensioni da parte della Rev. Camera Apostolica, che ne temeva forse un impiego contro g li interessi dello Stato Pontificio dato anche il carattere di fortezza del castello. Ufficialmente il pretesto fu la preoccupazione che, data la residenza lontana da Palo, fuori dei confini dello Stato, la sorveglianza del feudatario sulla guarnigione posta alle sue direue dipendenze non fosse così sollecita da garantire Ja salvaguard ia del lit.orale. Il polllelìce inviò a mons . Collicola, Tesoriere Generale, un breve da notificare al nuovo Signore di Palo, con cui ordinava il passaggio della fortezza, sotto la'speuo militare, alle streue dipendenze della Rev. Camera Apostolica. Mons. Colli.cola infatti si recò a Palo via rnare con due galere e, fingendo di voler visitare il castello, una vo lta penetratovi con i suoi, notificò il breve pontificio e vi lasciò un distaccamento. Vane furono le rimostranze del feudatario perché, d'allora vi rimase di stanza una g uarnig ione distaccata da quella della fortezza cli Civitavecchia..."(11 m.
Quanto ciel resto fosse già in precedenza difficile accertare la esatta validità militare della fortificazione, od anche semplicemente il suo potenziale balistico risulta agevolmente dai soliti verbali, difficilmente esaustivi al riguardo. Eccone la riproposizione di quelli rintracciati, a partire dal primo del Fabrici ciel 1589: "Fortezza di Palo Gli farebbe cli bisogno per tirare a vascelli turcheschi una mezza colubrina da Iib. 14 in I 6 di palla, et un sagro da lib. l0"" 11>.
TI documento, eccezionalmente laconico, trova tuttavia una migliore definizione, meno cli un decennio dopo in quello che può definirsi l'unico inventario minuzioso ed accurato, ad onta della sua pessima ortografia: "Roca di Palle adi 25 di luglio 1598 Rclatio ne al lii.mo... avedo areano [essendo arrivato] ala roca cli palle [Palo] et fata la debitta di ligen ti a ordi nata ... dornai1no chi era Castelano a tre soldati trovati in dcto locho disero che era il s. re Crud ili cli Crudelli da bracciano E più a letrata [all'entrata] di deta fortcza averci trovato dui rastelli con ni in ordine.
11°
16 archibusi a micio cole soi fiasche et polveri-
E più avedo trovato alctrata dabaso una stantia con panni n° 54 di salfero disero u soldato che era du mcrcatte. E più ala riatta [ridotta] di sopra al primo piano trovato uno rastello co piche n° 33 bene in ordine. E più al deta entrata ttri rastelli con n° 4 forc ine et n° 4 ronche E più al deta intrata ttri rastelli con archibusi a micio co soi fiasche et polverine a tuti archibusi di n° 24 in ordine E più al deta entrata in una camera averci trovatto n° 7 barilli di polvere d ise che era venuta da braciano di monitionc di pesso tuti e sete barilli lib. 11° 1130 metà di tara.
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A.S.R., Camerale III, b. 835, tomo II, 344 - la citazione è tratta da G.M. DE Rossi, 1òrri... , cit., p. 50, nota n° 4. G. SACCH I LODISPùrO, La fortezza ..., cit., p. 489. 11 1 A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 646. 110
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Prodromi del Lorregg iamenro
E più arianno in cima di deta fortteza andando per le scalle averci trovatto nel muro colli ciodi [chiodi] piche n° 18 finitte co soi ferri E più al detto pianno <la delto avedo trovatla in una stantiolla dela rnonitione della polvere esedoci polvere barili in° 12 di fina di lib. 350 con n° 47 forcine darchibusioni. E più in cleta stantia averci trovate palle di peso di lib. 6 di fcro del qualle serve a u pezo colarme di farnesc bene a cavallo cli metal10"< 11 2i .
Negli anni successivi l'accesso alla fortezza diviene sempre meno discrezionale e gli ispettori ne notificano le cause, come in questo documento del 1620: "Fortezza di Palo Nella fortezza di Palo per non essere·sottoposta a Jurisditione nesciuna della Cam.ra ne per il mantenimento ne arme et spesa de so1ta alcuna però se passa senza far altra rnemione, e sottoposta ali' Jurisditione clelli ecc.mi Duchi de Bracciano per essere situata nelli loro territorio, non ci va mai riveditore della Cam.ra perche come si e detto la mantcnghono a tutte loro spese. E però fortezza de consideratione e molto ben munita de artegliarie et armi ... ne resiede con ti nuamente il suo castellano con cloi soldati ...''( 11 }·,.
Tuttavia da altre fonti si apprende che l'armamento coevo era costituito da: " ...quattro pezzi d'artiglieria cli bronzo ben montata. Un pezzo detto di ferro ..."' 1' 1l.
Per il resto nelle ispezioni locali nessuna ulteriore informazione eccetto che dichiarazioni di massima sulla supposta efficienza militare. Così nel 1623: "Fortezza di Palo Torre Flavia Li segnati lochi sono bene muniti et sonno del ca. r s. e Duca Ursino"c 1151•
Dello stesso tenore anche l'ispezione del 1665: "Si è passato da Palo dcll'ccc.rno s. r Duca di Bracciano. Non si visita perchc la Mon itione, et altro che in quella bisogna si provecle da S. Ecc. a. et è solito di non visitarla"c 116'.
Soltanto verso la fine del '700, per l'esattezza nel 1794, si rintraccia un più preciso inventario: " ... 13 cannoni di metallo; 3 cannoni cli ferro armati; 2 cannoni cli ferro in tera; 1 mortaletto... , 1300 palle di ferro, 130 pal.le di piatera [pietra), 349 libre di polvere..." <1m
Ultimo della serie un documento del 1804, dal quale si evince una notevole contrazione dell'armamento: " ... 4 cannoni ùi ferro d.i calibro 12; 141 palle di ferro dello stesso calibro e 8 fucili con baionette..."(11s1•
112
A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 4, voi. 14. G.C. GRILLO, ms cit., f. 32v. 114 F. CESAROLJ, Stato e armamento delle torri delle Spiagge ronwne ed adriatiche (anni I 625- I 63 I), in Rivista Marittima, mano-maggio I 891, p. 16. 115 A.S.R., Commissariato soldatesche e ga lere, b. 4 voi. 19. 11 <· A.S.V., Commissariato alle armi, b. 32, f. 177. 117 A.S.R. Camerale lll, b. 1591 - da G.M. Di=. Rossi, Le torri... , cit., p. 5 I, nota n° I. 113 A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 14. 113
Lo difesa costiera dello S1aw Po111(ficio dal XVI al XIX secolo
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Fortezz.a di Terracina La cittadina di Terracina si incontra poco dopo il km 96 della via Appia e costituiva uno degli ultim i centri abitali dello staro Pontificio, prima del confine con il regno cli Napol i. Alla sua posizione di cerniera rra il nord ed il sud, sia per l'itinerario terrestre che per quello marittimo, deve attribuirsi l'importanza srrategica dal sito dalla più remota antichità. Di fo ndazione italica, probabilmente etrusca diven ne in seguito una roccaforte dei Volsci, conquistata quindi nel 423 a.C. dai romani , e ridotta nel 309 a colonia militare. Ai Volsci è attribuibile l'originario impianto fortificalo cieli ' antico insediamento, una sorta di trapezio irregolare attraversato longitudinalmen te da un asse viario. che sarà poi l'Appia nel s uo primitivo tracciato. Nello spigolo volto a nord est fu ubicata !'aree in posizione dominate l' intera piana sottostanren 19i _ Il vero decollo urbanistico, caratterizzato da una vistosa espansione, è dell'epoca sillana, tra la fine ciel 1T secolo e l' inizio elci I a.C.. Terracina aniva ad includere nelle sue pertineoze, difensive e sacre, pers ino l'altura cli monte S. Angelo, tramite una lunga cortina merlata rafforzata da grosse toffi cilindriche, ancora peifettamente visibili . Tra gli interventi più rilevanti ciel periodo imperiale si registra il taglio della pendice del S. Angelo - meglio nota come Pesco Montano, che cli seguito esam ineremo - per evitare il tortuoso mrnmpicarsi della via Appia, non esistendo altrimenti una sufliciente ampiezza litoranea per la sua s,ede. La variante, che divenne in breve l' Appia moderna per antonomasia, apportò nuovo svil uppo e nuove potenziali tà economiche alla cìtfa, strettamente connesse con le so,ti dell'impero. Non a caso il tracollo iniziò per Terracina dal V secolo: la palude, cessata la manutenzione dei canali di drenaggio. si reinsediò tino alle sue porte. L'abitalo si contrasse rapidamente finendo per occupare soltanto la parte antica più arroccata. In epoca bizantina fu considerata una pertinenza del patrimonio napoletano, subendo eia allora incessanti vicende belliche e conflil1Lialità feudali inte1111inabili. Come se non bastasse non lontano, presso Minturno alla foce dell Liri. si stabilì, con le conseguenze facilmente immagi nabili, una colonia saracena che soltanto dopo diversi decenni fu possibile sloggiare020>. Infeudata ai longobardi da papa Silvestro TI. passò in seguito all ' abazia di Montecassino, e nel 1152 d ivenne possedimento dei Frangipane, che la tennero Jìno al 1211, costruendovi un castello nella parte sornmitale. i cui resti ne tramandano ancora il nome. Rientrò nei beni inalienabil i della Chiesa, e sotto Bonifacio Vlll si avviarono i lavori per la bonifica del territorio. Per sua disgrazia però la pos izione strategica no n le consentì il ripristino di una normalità esistenz iale: coinvolta immancabilmente in ogni impresa militare finì per spopolarsi drammaticamente. Nel 1534 il Barbarossa, nel corso dell 'attacco a Fondi, celebre per il ruolo passivo giocato dalla bellissima vedova Giulia Gonzaga<12 1J, saccheggiò anche Terraci na, traen" '' Per ulteriori approfondi meni i cfr. G.M. DERossi. Lcrzio 111eridiona!C'. Roma l 980, pp. 91-97. "" Per una sintesi delle vicende storiche cli Terracina cfr. G. SJLVESTREJ.1.1, Città castelli e terre della regione romana. ricerche di s fori a medievale e 111odema sino afl'a11no I 800. Roma 1970, voi. 1. pp. 36-42. iJ, Circa l'episodio di Giulia (ìon,.aga così il L.A. l\1uR,, roR1.Amw/i d'Italia, anno /534 .... ciL.. ne descrive la tradizione crnTente: " ...Gran I.errore nel presente anno si sparse per l'Italia, e massimamente in Roma, per cagione Ji Ariadeno Barbarossa... Venendo costui di Levante con formidabile quantità ùi navi... Diede costui il sacco a Pmcida. fondi , Te1ntcina ed altri luoghi, menando poi seco in schiavitL1 gran copia ùi poveri cristiani. Dimorava in Fondi Giulia Gonzaga, moglie di Vespasiano Colonna, duca di Trajeuo e conte di essa città di fondi. Voce con-ca che in bellezza superasse tutte le altre donne J' Italia. Ne giunse la fama sino al Barbarossa, il quale perciò si mise in pensiero di fi.1r quella caccia per voglia di presentare al gran signore una sì vaga preda. Gli anelò fallito il colpo. Mentre egli con duemila Tmchi sbarcati era dieu·o una none a calare le mura di roncli, svegliata la giovane duchessa e conosciuto il pericolo. coi piè nudi ebbe tempo di fuggire e cli salvarsi il meglio che poté fuori della terra, lasciando scornato il barbaro cacciatore, il quale poscia infierì contra i poveri abitanti ...". Fin quì la leggenda, immancabilmente citata. nelle diverse e sempre pilloresche varianti da tutta la pubblicistica <lel settore. Di certo appena 1·anno seguente la celebre contessa entrò nel convento cli San Francesco a Napoli. per morirvi nel 1536 ad appena 23 anni. I n rea ltà la figura storica di Giulia Gonzaga ebbe più autonome 1i levanze. C. Cor-:1cuo,A~1Je11i dello socie1à 111eridi01wfe nel secolo /6°. l'\apoli 1978, pp. 57-58, così ne rievoca una singolare vicenda: "Il circolo più intcressame capo ad una principessa f<irestiera Giulia Gonzaga, moglie nel l 526 [a soli I 5 anni n. cl. a.] di Vespasiano Colonna. La Gonzaga fu fedele seguace di .Juan de Valclés e riunì intorno a sé un g111ppo di seguaci del Vaklés, tra cui si potevrn-10 annoverare nobili. studiosi. ecclesiastici ... L a Gonzaga scarnpè1 aJ un processo per eresia perché morì...''. ln quello stesso scorcio storico, e l'evento potrebbe in un ce,to senso spiegare l'iniziativa del Barbarossa. una schiava del gran sultano. Ji nome Roxalena. riuscì a farsi sposare ufficialmente ( l 5'.10), prassi fino ad allora assolutamente inesi tente. acquisendo in tal modo poteri del tuuo anomali al punto che un osservatore inglese wntempornneo scriveva al riguardo: " ... Del matrimonio si è fatto un gra n parlare, ma nessuno sa dire che significato abbia... " - da A.L. CROUTlER. l lcmm1. il mondo dielm il velo. Milano 1989, p. 115. Che il suo ascendente creasse problemi politici lo si ricava anche dall'odio con cui veniva riguardata tanto dalla crn1e che dall'esercito e nonostante ciè1regnò per ben 32 anni. Possibile quindi l'intenzione di c11::w·c con una adeguata figurà femmin ile. di no1.evole bellezza ed intelligenza. un diversivo alla sua invadente presen,.a.
ra
Prodromi del torreggiamemo
199
122 122. Terracina, resti opera megalitica dell'acropoli vo lsca.
123 123. Tem1cina, cortina merlata romana su monte Anxur.
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La difesa costiera dello Stato Pon1ifìcio dal XVI al XIX secolo
124 124. Terracina. caglio della roccia cli Pesco Montano: visibile le quote.
Prodromi del rorreggiamen/o
201
125 125. Te1Tacina, veduta panoramica della cittadina alluale.
126 126. Terracina, panoramica. In primo piano il centro medievale.
202
La dijésa cosliera dello Simo Pomdìcio dal XVI al XIX secolo
127 127. Fondi, dettaglio della cerch ia medievale.
128 128. Fondi, il cas tello.
203
Protlron 11. ciel torreogia111e1110 o,
r 1.
~ l
129 12 9 . F(mdi. dettaglio del mastio.
... 204
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
clone molti disgraziati abitanti in schiavitù. Altri stragi ed altre devastazioni nel corso della contesa tra Paolo IV e Filippo II nel 1556. Meno di venti anni dopo soltanto 150 persone formavano la residua popolazione stabilmente residente tra le sue vetuste mura, alla meglio rabberciate in epoca medievale. Il progressivo intensificarsi della bonifica delle paludi contribuì ad una lentissima ripresa di Terracina, ma la sua immutata vulnerabilità alle iniziative corsare non permise che superasse la fase dj borgo murato. Le fortificazioni quindi ricevettero nuove cure e nuove arnù, sempre però in un ambito di marginale validità. Il che pur non rendendola idonea ad una connotazione di piccola piazza marittima - essendo il suo antico porto soltanto un lontano ricordo cancellato dall'interramento - la rese suscettibile dell'inserimento nel dispositivo continuo cli difesa costiera, non diversamente da una più modesta torre. Difficile tuttavia tracciare un quadro convincente delle sue fortificazioni tardo rinascimentali: è molto verosimile che in definitiva non fossero altro che l'estrema permanenza, appena potenziata, di quelle medievali, prima fra tutte la rocca dei Frangipane assurta al rango di fortezza, e quindi le mura urbiche più o meno riammodernate. Una idea meno soggettiva possiamo ricavarla dalla interpretazione dei soliti inventari, a partire dal 1593, dell'ormai noto Fabrici: "Adi 2J di gcn. o 1593 Fu a Rivedere la Roccha di Terracina .. . Arme che vi trovai Un sagro che porla lib. 8 di Palla per terra - n" I Un altro sagro nel maschio di altre lib. 5 di palla similmente per terra - n° I - In oltre ci sono rutti li ferramenti loro per metterli à cavallo quali si sono fatti consignare a m. ro Gregorio Iè ,nro da Palliano per mano d. m. ro Pietro Fiore... il quale haverà cura di farli mettere à cavallo Un fa lconetto che tira una lib. di palla per terra - n° l Archibusone da posta n° 4 senza casse quali si sono dati all'istesso m. ro Giorgio per rifarli per mano del sud. officciale - 11° 4 Archibusi eia micchio piccoli - n° 4 Quattro pezzi d'arma d'asta - n° 4 Codette di ferro n" I 6 delle quali ne sono molte guaste che si sono date a rn. ro Giorgio per accomodarle - n" 14 Una campana bona sul maschio - n" I... Palle di ferro per della anigliaria n° 70 Un barrile cli polvere Alle porte della cillà di Terracina vi sono dua mezza colubrine da lib. sei di palla quali sono per terra che se ordinato al m. ro Gregorio chel metta à cavallo de quali una se ne doverà mettere nel Torrione delle Palle affronte il Ponte ... nella muraglia che guarda verso il mare et l'altra al torrione verso il ponte nella muraglia della cillà ..."(122>.
La descrizione è estremamente schematica, lasciando capire soltanto che all'epoca la città era cintata e che disponeva di alcune artiglierie per la sua difesa. Più preciso il Grillo, che così scriveva: "Fortez.za di Terracina La fo1tezza cli ·rem,cina è posta sopra la città in luogo molto eminente che non solo prcxlomina tutta la città ma anco scuopre per la sua erninenzia dalla paite di levante sino alle bocche de caprem>, l'isole de Ponzo e Palmru'Ola, dalla prute de ponente Lmto il monte Circello.
A.S.R ., Comm issariato soldatesche e galere, b. 646. Le Bocche di Capri distano da Te,ncina circa 120 km in linea d'aria. Anche ammettendo la perfetta limpidità dell'atmosfera e la sufficiente altezza del punto d'osservazione non è possibile scorgerle interponendosi l'isola di Procida, mentre attraverso il canale fra questa ed Ischia potrebbe individuarsi, sullo sfondo, la massa di Capri. È probabile però che l'affermazione sia relativa proprio al braccio di mare che separa Pozzuoli da Procida ed Ischia, a soli 85 km, confuso con le più lontane Bocche. in
m
Prod,vmi del torreggiamenlo
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130 130. Terracina, fortificazioni medievali.
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La difeso costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XTX secolo
13 I 13 1. Terracina, fortificazio ni medievali.
/
132
I 32. ·1errac ina, fortilì cazioni medievali .
Prodromi del torreggiamento
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133 l33. Le "Bocche di Capri" viste da Pun ta de lla Campanella, Massalubrense.
Serve il Castellano con patente del.l' Ecc.mo ... e , in obbligò de tenere oltre la sua persona cloi altri soldati a quali se li pagano ogni mese scudi sedici, cioè ono per la persona del castellano e quattro per ciasc un soldato, se li pagano a Roma ... Oltre della provisione il Castellano, ha de regalie che la quarrages ma [quaresima] sono obbligati quel li che vencleno il pcscie ciarli venticinq ue surde a haiocho. Nell'anno 1617 essendo stato mandalo in visita da M. r lii. o Patrizio... di N.S. feci accomodare tulle le qui infrascritte cose cioè: fuorno fatti fare tutti li doi pomi leva tori accomod ato et resarci to in molli loghi che haveva bisogno fu fatto il parapetto che guarda il mare fu accomodala la rnonitione fu fatto le rote et casse nove al pezzo de lib. dieci con I' arme de farnesia ni furono Calle a lulli li pezzi le cochi are lanate caricaturi et ganc io novi con loro as te nove furono levutc tutte !'arme vecchie et messe le nove. inventario ... Un falcone de metallo con l'arme de Papa G regorio XIII de ponata de palla cli libre sette montalo de tutto pu nto. Un sagro de metallo con I' arme dc farnesiani di portata cli palla di libre dieci con sue casse nove fatte il I6 I 7 Palle per detto pezzo di ferro ne ventitre Un smeriglio de metallo con certe I. re P. L. con sua cassa et rote di portata di una libra et me7.:r.,1 - Palle di Piombo per detto pezzo n°20 C inque mortaletti di ferro Quattro alabarde buone - Doi altre nove alla soldatesca Doi moschetti novi con soi forcine - Doi al tri moschelli buoni assai
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Doi archibusi buoni Tre fiasche e t polverini novi - doi altri usati - una fiasca di ferro Dieci mazzi di mi ccio di ri spetto C inque barili di polvere de rispetto de libre mille defalcato li barili quali e obligaro dello castel lano da rne buon con to ne ma i la deve adope rare ma <leve lenirle de rispeno con li dieci mazzi di miccio. Una campane lla cli metallo Venti palle di ferro per il peu.o del forte di Pesco Montano Se li consegnano ogni anno doi barili di polvere de libre cento c inqanta il baril.c netto con tre mazzi <l i miccio. Una vacchetta nella quale e obligato scrivere il consu mo della polvere per darne buon conto infine dell'anno. 16 17 Inven tario dell' Arme che se trovano in detta Città Un sacro dc metallo senza arme de portata de li bre diec i coi soi rote et casse l'errale Un falconetto de metallo dc lib re sei senza arme con soi rote et casse ferrate Palle de ferro per detto pezzo n° dicc i Palle de ferro de lib re quatro n" nove Palle <le ferro de libre 2 n° quatro Doi rote ferrate sepa rale Es ti doi pezzi d 'artcg liaria al ponti lìcalo <l i Papa Sisto forno consignate clalli min istri Reggj che nel tempo del Armata navale forno lassa te a Gaeta dalle Galere del Papa cl acc io non si conoscessero <l. ti Reggj levo mo I' arme pontificie. Sono Jassate in Terrnci na per farle poi condurre in Roma e perché stavano in pia,,:r.a che erano piene tulle de ... [detriti] le feci netta re el presi a no lo una stanzia in detta Piazza con pigione de julii vi ncinque l'anno da pagarsc dalla comuni tà . ... alli 26 marzo 1618 fu levato il pezzo de libre sei et posto nella torre de Badino novamen te fatta"' 121 '.
Anche da questo secondo inventario si ha conferma della scarsissima entità dell'armamento della città, come del resto della sua fortezza, situazione peraltro destinata a non mutare negli ann i seguenti. Così infatti annotava il cap. Pompeo Traccagna nel 1623: "A di eletto (30 agosto] Visita fatta al la Roccha di Terracina arivato a hore 12 trovai alla custodia de quel la il s. re Grilli Castellano romano insieme con li sottoscritti soldati Adriano Todano eia Teracina Andrea Rosvieni da 'leracina 2 sagri longhi bocche 29 portano di palla lib. I O in 12 in terra
l smerigl.io longo bocche 26 bono e t hisognia rirneuerlo a cavallo Mezzo sagro longo bocche 28 porta di palla lib. 7 in 8 in terra 6 Alabarde
IO Moschetti
12 '
G .C. (ìR II.LO, ms. cil.,
r. 4.
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Prodromi del !orreggiarnento
5 Monalelli di ferro 2 boni et 3 sfogati 2 Cuchiarc d.i rame per li pezzi grossi et I per il pezzo piccolo del smeri glio
1400 li b. di polvere 12 palle di ferro et J 00 di pietra diverse et 4 li b. di miccio La sopr. a Roccha è necess. a grandemente rimettere tutti li pezzi à cavallo perche vendo occasione sono tu tti in terra et ne potria segui re male in oltre vi sono tutti li ferramenti quali sonno boni infino li chiodi - nella detta Roccha ci piove per tullo ec il lastJico di sopra è crepato et la volta si è fatto mettere 2 puntelli altrimenti li pezzi sariano cascati à basso - la porta grande cli acesso quando si e ntra nella Rochu sta aperta et non vi è ne portello ne cancari [gangheri] et si suole entrare faci lmente et è anco nella istcssa maniera la porticella ciel soccorso ... del quale si né è raua la pian ta e vederanno il pericolo che da quella banda ne potria veni re bisognia anco rnonclarle delle palle eia li b. IO et lib. 7 cl.i ferro perche non ne han no niuna''m".
Appena migliore l'armamento nel trentennio successivo, ma sempre cli conten utissima quantità: "Si è visitata la Forte,.1.a di Terracina. dove si è trovato sul J\ilaschio una Campana nova alla facciata di rnare. vi è un Sagro da lib. IO, accanto il cl. o vi è un fai-eone da lib. IO con Arme di Farnese, alla voltu di terra vi è un Falcone da lib. 6 con Arme di Borghese. vi è un smeriglio di metallo senz' Arrne, vi sono 30 Moschetti, fra quali uno guasto, vi sono dicci morta letti, cioè due sfocomit.i, sono Lulli cli ferro, e quasi tutti sfoconati, bisognerebbe barauarli non potendosi pi(1 acloprare, e sono necessarissirni per le feste che si fanno per la Cillà e per l'avvisi; vi stà un Castellano chiamato l\·1arc' Antonio Roben i con Patente dell'ecc.mo s. r D . Mario Chigi spedita sotto li I I J'ebraro 1665 vi stanno continui doi soldati con un Capobombardie re chiamato Andrea Bagnacavalli et anco Aiutanti n" 25 et un Avvisatore. Di polvere vi ne è barili due de lla nuova, e de lln vecchia Bmili due e mezzo e tutte le soprad. e robbe sono state conegnatc al sopraù. o Castellano quale ha promesso buona custodia et in fede della verità sarà sottoscritta da lui q. o di 17 maggio J 665 lo t,.farc' Amonio Ruberti Cnscellano di d. a Rocca
111.
o prop. a"n,,,,_
Strettamente connesso con le difese di Terracina, al punto eia venir considerato una sorta di propugnacolo delle stesse, il singolare fortino d i Pesco Montano, o Piccomontano o addirittura di Piccimontano, cli cui tracceremo una breve scheda.
Fortino Pesco Montano Poco prima d'abbandonare in Terracina la via Appia supera una angustissima strettoia, con il mare da un lato ed uno sperone cli roccia viva, a picco sulla sua sede, dall'altro. Il singolare gigantesco monoli to, parzialmente naturale, costiuisce l'estrema propaggine ciel monte S. Angelo che serra rigidamente la pianura pontina a sud. Il varco necessario per alloggiare la carreggiata della celebre strada fu ricavalo rosicchiando la base del pinnacolo di roccia, che venne ad assumere da quei lontani g iorni dei lavori romani, un aspetto ulteriormente vertiginoso, proprio di un vero 'picco' montano. " 'È il risul tato di un intervento di ardita ingegneria operato in età traianca per consenti re, con il taglio delle ultime pendici del Monte S. Angelo, il passaggio dcli' Appia lungo la costa ... Il taglio appme evidentissimo nella levigata parete che guarda il mare ... 120 piedi ... cui ne vanno aggiunti 8 ... per arriva re al piano de ll 'Appia: in totale quindi I 28 piedi (circa 38 m.)"<l ~'l.
Così per tutti fu il Piccomontano, o in di zione più dialettale 'Pesco Montano', dominando dal suo apice il traffico viario tra Napoli e Roma, e potendo sorvegliare in ogni istante ed in ogni circostanza il cabotaggio che collegava il sud con il nord. Anzi, per la pericolosità dei paraggi, i natanti solevano accostare talmente verso terra da rischiare quasi di strisciare contro i suoi fianchi.
125
A.S.R., Commissariato soldatesche e galere, b. 4, voi. 19. A.S. V., Commissariato alle armi, b. 32. f. 182 v. 121 G.M. DE Rossi, Lazio... , cit.. pp. 97-98. 126
2 10
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
134 I 34. Tem1cina, Pesco Montano.
Prodromi de{ torreggiamenlo
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135 l 35. Tenacina, Pesco Montano: alla base ben evidente il tag lio romano.
la difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
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136 136. Terracina: la sonupità del Pesco Montano c la sottostante spiaggia.
Non sfuggì ai pianificatori della difesa costiera l'inusitata valenza della ciclopica guglia. L'impianto, quasi alla sua metà, di una semplicissima struttura ricettiva, pressocché immune eia qualsiasi tentativo d'assalto per la sua verticistica ubicazione, avrebbe fornito con pochissima spesa un ottimo caposaldo per la vigilanza anticorsara e per la ricetrasmissione dei segnaU tra le postazioni meridionali e quelle settentrionali cesurata dalla montagna. Con la dotazione poi anche cli un solo piccolo pezzo d'a1tigUeria si sarebbe fornita all 'opera una temibile capacità dissuasiva. In pratica si impose proprio per la rispondenza del capos,ùdo, e per la sicurezza stessa della guarnigione, un armamento più consistente e variegato. Il pinnacolo si trasformò allora in un indistruttibile fortino costiero. In altri termini il complesso guglia-batteria poteva, in perfetta coerenza, assimilarsi ad una torre di inedita altezza e solidà sulla cui piazza un discreto numero cli artiglierie avrebbe dominato il settore marittimo sottostante. Il Guglielmotti ne rievoca le caratteristiche, che ai suoi giorni dovevano apparire per nulla alterate rispetto alle originali - peraltro lo sono tuttora - in queste brevi frasi: "Ancora ritta dinanzi al porto interrito sfida i secoli quella torre, che gli antichi, costruendo la via Appia, cavarono a scalpello dal vivo macigno del monte. Il popolo la chiam.a Piccornontano...
Da Pio quarto racconciato questo Piccomontano, e munito di artiglierie minute, stette inpunto a guardia del paese..." 111si_
Per meglio valutarne la valenza militare possiamo anal izzare i soliti inventari redatti anche per questa inusitata opera foranea, dei quali il primo appartiene al Gri.llo:
12 ~
A. GUGLIELMOTTI,
Storia delle jòrt(ficaz.io11i.. ., cit., pp. 448-49.
Prodromi del torreggiamento
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137 137. Terracina: dettaglio delle fortificazioni di Pesco Montano.
La difeso cos1iera dello Stato Pont(/icio dal XVI al XIX secolo
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138
l 38. Terracina: ul teriore clenaglio delle fortificazioni cli Pesco Montano.
'Torre di Pesco Montano Questa forte detto di Pesco Montano similmente sta nel territorio di Terracina nella strada che va verso Napoli, fu Callo anticamente per guardia ciel porto che vi era in quel loco e sito fortissimo per essere stato fatto artificiatamente con scarpcllo nel sasso vivo et non si può battere da nesciuno Juoco. ne meno vi si può entrare se non con grandissima clelìcultt1. In questo luoco non vi si fo guardia eccetto l"estate cominciando dal mese de ap rile per LuLLO sellembre, et in questi mesi ve risiedono doi soldati ... ùwencario ... Un falco netto de metallo con l'arrne de papa Giulio de Monti de portata di pa.lla di libre tre con le sue ro te et casse ferrate ratte di nuovo da rne l'anno I 616 La sua c:ochiara lanata caricature et gancio nove con sue aste fa tte da me del mese di agos to 16 16. le quali furono lasciate al castellano di Terracina per consegnarle secondo il bisogno. Palle per detto pezzo cli ferro n" 20. le quali similmente furono consegnate da me ad esso castellano per restituirle venendo il bisogno Doi bombarde di ferro senza mascoli Di polvere ve ne bisogno..." i 11~>.
Un secondo inventario, quello del cap. Pompeo Traccagna redatto nel 1623 così 1ibadiva l'importanza ciel sito e la deficienza dell 'armamento del fortino:
12 ''
(ì .C.
(Ì RII.LO. ms
cii.., p. 3.
Prodromi del rorreggiamento
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"A cli_ [dettoJ Visita fatta à Pisco Montano arivalo a hore 15 trovai alla Custodia di q. ]la Giobana di Traetta il quale è obbligato farci stare dui homine la notte che q. sto loco è incorporato con la gabella. Un falcone longo bocche 30 di portata di palla lib. 3 bono in cerra senza ruote e senza cassa 2 Bombardelle senza maschi
Non hanno polvere ne miccio ne pa!le et è un locho molto pericoloso ..."" 30>.
La consistenza dell'armamento sembra ulteriormente scaduta rispetto al decennio innanzi. Pur disponendo di un identico numero di pezzi, nessuna bocca è ormai più in grado di tirare, perdurando peraltro l'assoluta mancanza di polvere, probabilmente consumata - a differenza delle palle - anche nelle segnalazioni acustiche con le due bombardelle. Potrebbe però trattarsi di un fattore contingente. La deficienza, comunque, non dovette sussistere a lungo, almeno nelle condizioni esposte: l' inventario del 1665 infatti ci conferma un vistoso potenziamento dell'a1111amento principale ed una accertata efficienza militare del caposaldo: "Si è visitato lo scoglio di Pisco Montano, dove vi è un falconet.t.o <li portala di palla lib. 8 con Arme di Farnese e vi è un MoscheClo bono, e d. o Posto è guardato da un soldato di Terracina per essere alla rnarina, essendo obbligato il Castellano ad ogni cosa, che possi succedere per che da lui è comandato, e munito"" , '>.
La caratteristica operativa del pez.zo da 8 libbre assolutamente incompatibile con le esigenze autodifensive del caposaldo ed il suo sostituire un altro pezzo, da 3 libbre, ma sempre di notevole lunghezza d'anima e quindi destinato al tiro antinave, come tutti i similari dell'epoca, sembrano confenmu-e il ruolo interdittivo e dissuasivo dì Pesco Montano, e non ce1tamente quello di semplice stazione d'avvistamento e ricetrasmissione dei segnali, compito sicuramente svolto ma in maniera subordinata al pari di tutte le altre toni e fortezze costiere.
Le torri costiere pontificie: genesi Il decennio 1561-71 può considerarsi per larghissima sintesi una sorta di fase reattiva positiva ai continui successi navali turchi culminata nella vittoria di Lepanto. Per molti storici il successo delle armi ottomane alle Gerbe costituì il ve1tice della fase offensiva, venendo poi rapidamente meno, se non la potenza, l'interesse strategico di Costantinopoli nei confronti del Mediterraneo occidentale, forse soprattutto per gli altissimi prezzi che da quel momento ogni ulteriore impresa anfibia presentò alle non inesauribili risorse ciel gran sultano. Fu per diversi aspetti l'esito delle contromisure occidentali febbrilmente approntate in tale cruciale snodo epocale. Per cui i I: " ...disastro di Gerba, in un certo senso, fu salutare. Mise l'impero di filippo li di fronte ai suoi compi ti med iterranei: lo costrinse a reagire. Gerba e il 1560 segnarono il momento culminante della potenza ottomana. Cièi equivale a dire che, dopo il 1560, essa declinò. Non per colpa sua, ma per effello dell'ampio lavoro di armamento marittimo, che cominciò nel 1560 e si estese da Palermo e ]'v1essina a tulle le coste dell'Italia occidentale e a tutte le coste mediterranee della Spagna""n'.
In realtà il progressivo ri:mno del blocco occidentale non sfuggì agli analisti turchi, convincendoli che la risposta migliore sarebbe stata un potenziamento della gue1ra cli corsa contro il cabotaggio e le coste cristiane - in particolare italiane - condotta dalle unità barbaresche. Rischi e bottini ad esclusivo beneficio dei rais nordafricani, vantaggi strategici e debilitazione del nemico ad utile di Costantinopoli. Il che significò una vistosa impennata del plurisecolare flagello, specie quando le squadre dei predoni del mare agivano di concerto con cospicue ali-
A.S.R., Commissarialo soldatesche e galere, h. 4, voi. 19. A.S.V, Commissariato alle armi, b. 32, f. 182 v. 132 F. BRAUDEL, Civiltà e imperi ..., cit., voi. II, p. 1062. 130 13 '
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La difesa costiera dello Staio Pom(tìcio dal XVI al XIX secolo
quote della flotta da guerra turca . Tanto grave apparve allora la situazione che nel maggio del 1561 il vicerè di Napoli sollecitava al papa di autorizzare Marcantonio Colonna a partecipare alla difesa attiva della sua capitalecu.,;_Ovviamente per una iclent.ica esigenza romana la richiesta non trovò accoglienza. Nell'anno successivo si registrò un ulteriore incremento della iniziativa corsara imputabile tra l' altro ad una pessima annata agricola. con magrissimi raccolti in tutto l'arca medio-orientale. La caccia ai mercantili che trasportavano grano alla volta di Napoli, o di Roma divenne serrata. Si ritenne necessario perciò far rientrare le galere imperiali della squadra di Napoli, temporaneamente alla fonda in Spagna, per alleggerire la pressione cli Dragut, che bloccava con 35 imbarcazioni ogni traffico maritt.imo. Così scriveva all'imperatore il vescovo {li Limoges: " ...è arrivato un corriere del marchese d i Tari fa, governatore di Napoli per pregare Filippo Il «di 1irnandare le delle galere. essendo altrimenti quelli della Religione. di Sicilia e di al tri porti vicin i tanto turbati e bloccati dal detto Dragut che uno solo di loro non ha possibilità cli passare eia un luogo all'al tro ... poiché pochi pirati e mariuli tengono quesw principe, dallo streuo di Gibil teJTa sino alla Sicilia, in tale servitù che g.l i in fedeli discendono dove loro aggrada sulle sue terre. se non vi sono dei fo1ti ...> >""'"''.
Ancora nell a primavera ciel l 562 ben 32 galere della squadra napoletana e siciliana al comando cli Juan Mendoza perlustrarono interrottamente il litorale tirrenico spingendosi. per esplicita richiesta ciel papa, sino all a foce ciel Tevere. Ma il provvedimento si dimostrò insufficiente. Come se non bastasse, nel settembre, durante una crociera cli trasferimento, le navi ciel l'vlencloza incapparono in un violentissimo fortunale presso Malaga: appena 3 galere su ventotto scamparono all' affondamento che costò la morte cli quasi 5.000 uomini. Il disastro lasciò le coste senza la minima protezione. Iniziò allora uno sforzo ciclopico per la costruzione a ritmo serrato di nuove unità. Tutti i cantieri occidentali eia quelli spagnoli, a quelli napoletani e siciliani, impostarono sui loro scal i decine di scafi cli galere, tanto che osservava il già ci tato vescovo: " ...da tutte le parti ... si cos truiscono attivamente e di nuovo sono stati tagliati in Catalogna e nei reami vic ini. più di quattrom ila piedi cli abeti per soddi sfarvi. ol tre quel le galere che si fabb ricano a Napo li e in Sic ilia, essendo ven uti mastr i e operai da Genova e alcuni dalla nostra Provenza .. :·ru.1,_
li che però non significava l'immediata disponibilità delle navi, mentre le razzie in terra e le catture in mare si moltiplicavano paurosamente. Alla fine il vicerè cli Napoli , don Parnfan de Ribera, nel l 563 previa la debita autorizzazione imperiale, promulgò le ordinanze per la costruzione cli una ininterrolla catena di torri costiere armate, lungo l'intero perimetro marillimo del Regno - oltre 2. 000 km - per la difesa anticorsara. In base a tale programma: " ... Nessuna opera doveva costrui rsi che non fosse volu ta dalla R. Corte. T utte le fort ificazioni esistenti r iconosci ute a giudizio di esperti cl i pubblica utilità dovevano essere espropriate accorciando un giusto indennizzo ai proprietari. Costruire su tu lli i punti della costa, dietro i nd icazione dei regi ingegneri. torri in vis ta una clell ' altra in modo eia costituire nell 'insieme una con tinua, ininterrolla serie di ronilìcazioni: tullo il regno doveva essere chi uso da ogni banda.. .''''-'"J.
Il progetto, nel la sua eccezionale portata assol utamente inedito nell a stori a del l' umanità, fu meglio definito nei suoi criteri operativi da successive istruzioni governative prescriventi alle torri che: " ... vedendo fuste facessero fuoco cli cont inuo et che tutte delle torri dovesser o corrispondere l'una con l' altra nel ti rar li mascoli e l del far fuoco ...", m, _
La esecuzione pratica degli ordini ebbe rapidissima estrinsecazione. li programma già nel '69, sebbene non esaurito, poteva ritenersi operativo. Centinaia cli torri appena collaudate ed armate cli appropriata artiglieria entrarono in servizio. Tuttavia, poiché l'assegnazione degli appalli si attuò per provincie, in funzione forse del li-
,:,, A .G.S .. E0 , I 051 , f. 78 - V ice rè cli Napoli a Marcantonio Colonna. Napoli 9 rn,Lggio 156 1. ''' Da F. BRAUDEL, Civil!à e imperi... , c i t.. vo i. IL p. 1062. u; Da F. BRAtJl)F.J., Civiltà e imperi. .. , c i t.. vo i U, p. I 08 1. i;;, O. PAS,\NIS I, La cos1mzio11e generale... , c it .. p. 423. m A .S.N., Curie S., voi. 89, f. 53 ed 82 v. - da O. PAS AKISI , L(/ (·os1ruzio11e .., c i t.. p. 424. nota n° 2 .
Prodromi ciel torreggiamento
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vello di rischio, il torreggiamento non fu contemporaneo dovunque. Alla costa abruzzese e molisana, ad esempio, si prescrissero in totale circa 20 torri ma soltanto dopo il 1568, nonostante che 6 di quelle rientravano tra le conunissionate nel I563 con obbligo cli consegna in 18 mesi. Quanto influirono sul ristabilimento della sicurezza pubblica lo dimostra che lungo lo stesso litorale abruzzese e molisano ancora nell 'estate ciel 1566, prima quindi ciel loro avvento, l'unica difesa contro le incessanti incursioni turco-barbaresche consisteva nell'evacuazione degli abitati. li 29 luglio Francavi lla, totalmente deserta, venne incendiata dai turchi e così pure, pochi giorni dopo, Ortona. La fascia interessata si estendeva per una decina di miglia verso l'interno, tant' è che la penetrazione delle bande corsare fino a Serracapriola, ad 8 miglia dalla costa, compiuta nella stessa crociera non fruttò alcuna cattura. Con l'entrata in servizio delle torri di tali estremi rimedi rimase il semplice ricordo. Sin da.i primi riscontri. intorno alla metà degli anni '60, pertanto, ru recepita ovunque la rispondenza del dispositivo napoletano. Per co1~trn, invece, la concezione di una difesa anticorsara impostata eminentimente su squadre cli galere si confermava puramente utopica. I pianificatori pontifici seguivano con comprensibile interesse quanto \n corso cli attuazione nel napoletano. Peraltro non erano completamente all' oscuro della sua genesi iniziale. Una premessa del lorreggiamento generale sembra poters i ascrivere al vicerè don Pietro cli Toledo, intorno al 1532, proprio su l tratto di costa immediatamente a sud del confine con lo Stato Ponti lìcio. Si edificarono alcu ne torri sperimentali, in parte ancora esistenti' 1>8l . Si trattava comunque di strutture cilindriche con base tronco-conica ed apparato a sporgere su m·chetti e beccatelli, non diverse in sostanza dai tipici torrioni della transizione e quindi non specifiche per la particolare funzione. Le torri avviate invece nel I563 ostentavano una connotazione formale assolutamente inedita e rigidamente finalizzata alla difesa costiera attiva e passiva, con una unica permanenza operativa rispetto alle tolediane, a sua volta di remotissima memoria: il collegamento ottico con le adiacenti . Del resto almeno fi no alla metà ciel XVI secolo progettare una torre costiera di non eccessiva mo le idonea all'armamento balistico presentava difficoltà insormontabili, mancando una idonea artiglieria abbastanza leggera e rapida per le variabilissime condizioni imposte dal tiro antinave. Soltanto dopo tale data la tecnologia militare elabori'>e produsse cannoni di piccolo calibro, cli lunga anima e cli rilevante spessore di volata su affusti a quattro ruote bassi - detti a cassa - perfettamente compatibili per il preciso impiego. Bastavano al loro servi7.io appena un paio di uomi ni ed i movimenti di brandeggio e cli punteria non richiedevano eccessivi sforzi e capacità, come pure lo spazio cli manovra contenutissimo. Caratteristiche ideali per l'armamento delle torri , che acquisivano perciò finalmente un ruolo interclitlivo allivo al cli là della secolare e, per molti aspetti, sterile funzione di avviso e segnalazione. La difesa costiera eia quel momento iniziò a corrispondere nei fatti alla dizione, ed i battelli incursori cessarono di essere invulnerabili'' >'))_
nx Precisa al riguardo G. CONIGLIO, I vicerè .1pag110/i di Napoli, Napoli I %7, p. 73: ··L'opera del viccrè !don Pietro cli Toledo] fu complessa e si attuò in diversi modi. Anzitutto nel I 550 Cece iniziare la costruzione... di tOITi cli di tesa eia cui si potessero ternpestivamente scorgere le navi corsare che si fossero avvicinate. Alte da quindici a venti metri, erano inoltre dotate cli colubrine, ordigni per lanciare pietre ed anni da fuoco minori per respingere un eventuale assalLo ed avevano fornelli per effettuare fumale cli segnalazione.. .''. ,:,,, .l. Hc.x,G. Storia delle.fbrtificaz.ioni. Novara I 982, p. I 06, ricorda a proposito della cli lesa costiera attiva che: " ...già i Romani. con i loro fotti ... avevano... creato un tipo cli clifosa costiera. Ma pmprio il confronto tra le rea lizzazioni delle due epoche apre una discussione sul concetto stesso di 'difesa costiera' . .I Romani, come ciel resto qualsiasi alLro che si fosse occupato del problema prima del XIV secolo. concepivano la difesa delle linee di costa come un insediamento di punti foni1icati situali nelle vicinanze delle più probabili spiagge cli sbarco, e muniti cli guarnigioni in grado cli muovere rapidamente contro il nemico una volta che esso avesse preso terra ... L'idea di colpire e disorganizzare il nemico prima ancon.1 che sb,u-casse non era nemmeno presa in considerazione, poiché non esistevano anni a lunga gittata che potessero assolvere questo compito... [l'avvento verso la lìne del XIV secolo] di un'artiglieria relativamente attidabile, capace cli colpire a qualche centinaio cli metri cli clisLanza, rendeva possibile danneggiare e persino affondare. un' imbarcazione ancor prima che essa fosse in grado cli inizi,u-c le operazioni di sbarco delle proprie m1ppe... /\ questo scopo i forti furono dotati di cannoni a canna corta ..." . Ma se in sostanza il ragionamento è valido per i fo1ti destinati a frustrare i tentativi d'invasione, non trova alcun iiscontro per l' interdizione delle incursioni. La insignificanza navale, la rapida estrinsecazione, la possibiliLà cli atten-are su qualsiasi spiaggia, implicavano una difesa costiera altrellanlo leggera e diffusa, connota,,ione possibile solo con l' adozione di piccnli calib1i a canna lunga di tipo navale, facili eia maneggiru-e e rapidi nel tiro. Ora come afferma F. BRAliDEL, Le s1rurwre del quotidi(/110. Torino 1982, p. 361 : "Non ci saranno sul mare pezzi a canna lunga, a tiro diritto e di piena portala pri ma ciel 1550...'', per cui è soltanto dopo tale data che diviene concretamente fattibile un sistema cli difesa costiera antincursiva impostma su una catena continua di piccoli caposaldi autonomi armali .
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La difesa cos1iera dello S1ato Pontificio dal X VI al XIX secolo
Un oculato schieramento cli torri così concepite ed armate avrebbe non solo frustrato gli atterraggi corsari, segnalandone contestualmente con il tuonare dei pezzi la presenza, ma soprattutto protetto il cabotaggio. In pratica avrebbe consenti to ai mercantili di navigare quasi sotto una continua copertura balistica, stornando g li agguati frequentissimi ad ogni doppiare di promontorio. Protezione del tenitorio e protezione del conunercio. traguardi fino a pochi decenni indietro illusori, suffragati ormai eia indiscutibili riscontri pratici ed incondizionati suffragi. Estremamente signi ficativo il riconoscimento proveniente da un provved itore della flotta veneta, Niccolò Sori ano, ed in quanto tale certamente non partkolannente propenso ad apprezzare una difesa costiera terrestre, che così scriveva nel 1583: "È memori a non molto antica, che tutta la Puglia dal Capo Santa Maria fino al Tronto havcvano pochissime torri di guardia, et per questo sempre le foste turchesche costeggiavano quelle riviere, et facevano grandissimo danno alla navigazione, et fra terra, con quella buona occasione non penetravano nelle viscere di questo golfo. Hora per quelle diligenti guardie et sicurtà delle torri par che siano diffese le genti di terra ... et ogni vascello picciolo nuviga con molta sicurtà di giorno, perché hanno vista de vascelli inimici. come si possano cacciar sotto le toni, si tengono sicuri, perché sono gagliardamente diffes i dall'artiglie1ia, della quale molto sono fornite, et per questo al presente le foste passano il monte cli Ancona, sicure cli trovar grosse prede con poco pericolo..."""0J.
li documento di basilare importanza ci consente una paio di significative precisazioni. Innanzitutto ri -
sulta dimostrato da un competente il duplice ruolo protettivo delle torri costiere napoletane, ovvero antincursivo ed antiabbordaggio, quest'ultimo prioritario nella logica del piano. Secondo, dettaglio più interessante per il nostro discorso, l'azione dissuasiva delle torri spostava verso nord il settore di caccia dei corsari barbareschi, che dimostravano perciò di temere le torri e cli non temere affatto le aggressive galere della Serenissima, inutili contro gli sciami cli sfuggenti e minuscol i battelli mussulmani. La risalita, ovviamente, non si verificò solo neU' Adriatico ma ancor prima ebbe i suoi prodromi nel Tirreno, portando al parossismo sui litorali pontifici la pressione corsara. Al progressivo 'chiudersi' della costa campana e calabra faceva riscontro una sempre più inerme esposizione di quella laziale. Vuoi per l'accertata efficacia delle torri, vuo i per l'insosten ibi le incursività, dopo sol i quattro anni lo Stato Pontificio si risolse ad adottare lungo il litorale occidentale un identico programma, su scala certamente minore appena un decimo della napoletana - ma con una affine logica d'impianto. L'ord inanza pontificia per la costruzione delle torri costiere - tra le quali rientrava il forte di S. Michele - fu promulgata il 9 maggio del 1567, sotto la definizione cli ' Costitutio de aedificandis tmTibus in oris rnaritimis ' su proposta ciel console Martino de Ayala, a suo tempo ricordato. In dettaglio così si soffermava Pio V circa le fi nalità ciel dispositivo, nella traduzione del Guglielmotti: ·· ...Noi ed il nostro Precessore siamo stati pienamente infonnati della oppressione e de i danni gravissimi che patiscono i marinari e i mercaclanti sulla spiaggia romana per misfatto dei pirati, nemici del nome cristiano, i quali della istessa desolazione nostra foccndo loro prò, si mettono a talento nei luoghi più acconci al nascondiglio e all'agguato; e uscendo fuori improvvisamente sugli incauti, assaltano, uccidono, catl.ivuno, ruba no bastimenti, dunaro: e menansi via le persone a strazio perpetuo in Barberia ..."'·'41 >.
La costruzione in sintesi concerneva 15 toJTi, oltre al forte michelangiolesco, entità che rapportata alle oltre 300 cli Napoli potrebbe lasciare dubbi circa la validità del provvedimento. Per fugare tale perplessità occorre fornire alcuni dati operativi sul sistema di difesa costiera mediante torreggiamento. La scansione delle torri, e le ordinanze del Ribera, come pure nel passato le altre consimili sebbene limitate a brevi tratte, contemplava per interasse massimo tra due torri consecutive la piena visibilità reciproca, meglio definibile come contigua. Ciò sta a significare che ciascuna non doveva oltrepassare per alcun motivo la distanza che le consentiva cli scorgere agevolmente la precedente e la successiva.
"" Da F. BRAUDEL, CiPiltà e imperi... , cit., voi. II, p. 906. Dalla Costilutio de aed(fìcundis 'litrribus ... , cit., I .
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Pwdromi del 10rreggia111en10 \
L'obbligo sembrerebbe però disatteso da alquante torri dalle quali la vista spazia ben al di là delle contingue, abbracc iandone non cli rado anche tre o q uattro. In realtà oltre alla vis ibilità conti ngua era basilare, e q uindi tassativo, che Je torri {lisponessero nel loro insieme della visione totale di tutto lo sviluppo costiero, vincolo che ne inc rementava il numero in corrispondenza cli ogni promontorio, indipendentemente dalla condizione di vis ibilità contigua. È facile allora ded urre che in concomitanza con litorali bassi e sabbiosi gli interass i s i ampliavano, portandosi appu nto al limite visivo, mentre per settori con coste alte e frastagliate scadevano a poche cen tinaia di metri, per cui appunto spesso eia una sola torre se ne scorgevano anche più di quattro.
Il litorale laziale, ad eccezione della breve sporgenza del Circeo, ostentava caralleristiche assolutamente omogenee propi7.ie alla perfetta v isibi lità, vantaggio che consentiva l'adozione ciel mass imo interasse tra le torri, pari a 7- 1O km. Il che già porterebbe il lotto delle 15 in questione, oltre al forte, ad una copertura cli quasi 150 km sui circa 200 del perimetro costiero tirrenico. Computando pure i castelli costieri, e le fortezze , s i potrebbe ritenere il dispositivo varato se non esaustivo certamente s ign ificativo . In realtà la s ituazione risultava ancora migliore, poiché, e lo abbiamo recepito casualmente ne i documenti citati, nel 1567 già esistevano lungo la costa pontificia alq uante torri. I nnalzale per iniziativa privala, o su sollecitazione della Reverenda Carnera Apostolica, benché cli disparata connotazione ris pondevano invariabilmente alla protezione anticorsara. Pertanto interponendo tra loro le quindici in questione, o sostituendo dove necessario le meno valide, il sistema sarebbe risultato perfettamente congruo alle necessità, con interassi inferiori addirittura alla metà cli quel lo esposto. Per meglio documentare siffatto stato di cose ecco l'organigramma delle torri esistenti ed operative an tecedenti al 1567, ed in corsivo quelle success ive di cui, con numero tra parentesi quadra, quelle attribui bili con certezza all'ordinanza del de Ayala:
torre di Montalto [ 1] restauro Castellaccio 121 l • - tòrre Castellaccio, d i e poca medievale. Se ne decise tuttavia la ricostruzione nel 1567.
2• - torre cli Corncto, di costruzione medievale, riedificata però verso il 1494.
Y - torre Bertalda o di S. Agosti no, del XVl secolo. torre ValdaLiga - XVII sec. Civitavecchia torre Marangone [3] torre Chiaruccia o di Capo Linaro l41 Castello S . Marinella Castello S. Severa 4a - torre di Macchiatonda, o torretta di S. Spirito del XlII secolo. 5a - torre Flavia, di origine medievale e di ricostruzione cinquecentesca Castello di Palo 6a - torre cli Palidoro - o Perna, o Perla - ricost.ruita nel XVl secolo torre di Maccarese [5] torre Clementina 1773
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La dijésa costiera dello Swto Pon1ificio dal XVI al XIX secolo
torre Alessandrina 1660 7a - torre Niccol ina - o di Fiumicino - del XV secolo Forte S. Michele 8' - torre Boacciana, dismessa per l'avanzamento della costa ciel 1557, di epoca medievale ricostruzione di tor Paterno
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tor Vaianica [7] torre S. Lorenzo [8] 9" - tor Caldara, costru ita intorno al 1560 tor Materna - scc. XVII IO" - torre di capo cl' Anzio, cli origine medievale Fortezza di Nettuno restauro torre Astura [9] torre di Foceverde [10] torre di Fogliano o Capro/ace [ 11] 11" - torre Paola, del 1562 torre Moresca 1574 torre Cervia 1574 12• - torre Fico, 1562 torre Vitroria - sec. XVII torre Olevola [ 12] torre Badino [ 13 J Pesco Montano Terracina torre Gregoriana 1584 torre Pesce 1590 torre Canneto sec. XVI torre Epitc(ffìo l I 4] Il quadro che emerge conferma che l' ordinanza ciel 1567 in effetti colmò le cesure presenti nella continuità ciel dispositivo cli torreggiamento in qualche maniera già operante, magari per semplice segnalazione ed allertamento, ispirandosi appunto alla logica deJ piano napoletano. Appare ancora evidente, però, che nemmeno con quei rincalzi si riuscì a conseguire lo scopo, tant'è che la costruzione di altre torri si ebbe sia nel secolo successivo sia ancora in pieno '700. Intorno alla cui metà può ritenersi completato il torreggiamento del litorale tirrenico, pur essendosi ormai da secoli ottenuta la continuità semaforica tra i capo-
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Prodromi del 1orreggiame11to
saldi . È probabile che tale lentezza debba imputarsi alle ristrett.ezze economiche dello stato, vincolo che dovette costringere all'adozione di un sistema di contribuzione per la costruzione delle torri impostato essenzialmente sul coinvolgimento feudale e quindi alquanto discrezionale. A ti tolo di esempio ecco un documento ciel I 568, appena l' anno dopo l'ordinanza cli costruzione, che stabilisce patti tra iI pontefice ed alcuni nobili locali per l'edificazione di una torre : "Pio pp. V «Avendo noi grandissimo desiderio di fabbricare alcune torri o propugnacoli vicino o almeno non lungi dal nostro lido ardeati no, e di mettervi armi e soldati per guardia della nostra spiaggia latina, presso la ciuà di Roma. e verso Ardea e Ne1tuno. al fine di impedire che gli infedeli, e gli altri nemici della romana Chiesa, i ladroni e i pirati non facciano danni: e perché da una parte le nostre rendite non bastano a tulio quello che ci incombe, e dall'altra ci si presentano i fratelli Ascanio e Prospero Catfarelli, diletti figli e nobili romani, offrendosi pronti a costruire una torre sul lido del mare, ed a fare altre cose utili in una delle loro tenute nel territorio di Ardea, volgarmente chiamalo santa Lorenza, e però essendosi essi accordati col nostro tesoriere generale e figlio dileno Bartolomeo Bussotti sopra certi capitoli; cioè gli stessi fratelli /\scanio e Prospero da una parte, e dall'altra esso Bartolomeo tesoriere, a nome nostro e per Noi promettendo l' approvazione, ne è venuto il seguente concerto o tratta to coi capitoli seguenti scritti come appresso in linguaggio volgare cli questo tenore»: Volendo la Santità di nostro Signore papa Pio V fare 4ualche provvisione di alcune guardie dietro alle marine del Latio di Roma per ostare al li corsari che non siano così sicuri a smontare in terra e fare dietro le marine del Latio bottini cr anime, di carne, et cl'altre cose; et levarli questa occasione per la quale più frequentano questo mare; et non si possendo mettere e tenere quelle guardie se non si fanno dietro alle elette mari ne fra un luogo e l'altro alcune LOITi et propugnacoli. nelle quali le dette guardie si possano sicuramente tenere; et il voler fare queste torri di quello della Camera s"iria dispendioso et si cdificariano in fondi cli privati. Per questo Sua Santiti:l con maturo consiglio ha deliberato di far fare queste to rri dietro le marine ad alcuni privati, el fra gli altri alli nobili uomini e signori /\scanio, e Prospero Cafforello, in la tenuta di santa Lorenza del tenimento cl' Ardea con la quale per commissione eL ordine di Sua Santità monsignor Bartolommeo BussoLLo. tesoriere generale di Sua Santità, a nome di sua Beatitudine, per la quale sua Signoria promette che ratificherà li presenti capitoli per un suo Moto proprio, da un parte, et li signori Caffarelli dall'altra, sono convenuti e vengono nelle infrascritte reciproche conventioni et capitulationi: cioè in primis che detti signori Caffarelli accettano il peso che Sua Santità l' impone di fare in la eletta loro tenuta di Santa Lorenza a canto alla marina, dove li sarà segnato et ordinato per mandato della Camera apostolica, una torrre quadrata, in quattro faccie, larga per facc ia palmi quaranta et di altezza di canne nove, ben fondata et fabbricata. cl quella applicare all'uso et servitio della Carnera per le dette guardie in perpetuo, et fare questa fabbrica in mesi ollo, cioè in due invernate cominciando da hoggi; et questi si è perché una invernata va in fondare in paese arenoso, e l'altra invernata in tirarla su a perfcttione; e questo per causa che l'estate non si può lavora re, sì per il malaere, come per il timore de li turchi. Et viceversa eletto monsignor Tesoriere promette che sua Santità concederà per ajutare la fabbrica la tratta libera e franca cli mille rubbia0 " ~' di grano per terra o per mare; cioè adesso per rubbia cinq uecento, et per !'altre ru bbia cinquecento quando la delta torre sarà fondata e situata sopra terra a mezzo trauo; et inoltre pagarli dieci scudi il mese ogni volla che la torre sarà fin ita e rnessa in guardia per tre uomini; quando essi signori Caffarelli ve li tengono per guardia di detta to rre; et darli l'artiglieria e minilioni necessarie; o vero se piacerà alla reverenda Camera apostolica. habbia la cura lei di eletta provvisione di scudi dieci il mese. Et più, perché le macchie che sono in questi luoghi sono laccio.li che invitano i corsari e ladroni a venire più animosamente a fare delle prede in questo Latio, per questo sua Beatitudine ha deliberato di fare smacchiare dette tenute e loro selve et macerie; et perché non è expediente fare questi tagli a spese della reverenda Carnera apostolica, sebbene fosse il beneficio della sicurezza cli questi paesi tanto in terra quanto in mare, però sua Santità si contenta che li eletti signori Catfarelli facciano loro tagliare, et smacchiare, et schocchare dette selve o poste; et per invitarli a questo sua Beatitudine li dà et concede in ricompensa cli quello alli detti signori Catfarelli et loro hcrcdi et successori in perpetua licenza cli poter estrarre per mare e per terra e per qualsivoglia banda e transito dalla della tenuta tutto, grano, biade, e legumi, che loro et loro herecli e successori predeui ricoglieranno dell i terreni di detta tenuta, che in vista della presente capitulazione taglieranno, smacchieranno, schioccheranno, in questo senza peso di nessuna gabella o traila, imposta o da imporsi, le quali s'egli rirneuono per questa causa onerosa, perché detti signori Caffarelli non havrebbero altrimenti fatto impresa cli tagliare smacchiare et schioccare elette selve; riservando però che quando per mala annata o per guerra o per nltro bisogno il Papa o I ,a Carnera se ne valesse per bisogno cli corpo cli Roma, che in quel caso li detti signori Caffarelli non lo possino cslraJTe, ma condurlo a Roma per beneficio della cillà: con questo però che la della Camera sia tenuta restituire ad essi signori Caffarclli l'anno seguente che lei non havesse bisogno per corpo di Roma, come di sopra, tanta
1•z Puntualizza A. GuGLIELMO'JTl, Vocabolario marino ..., cii., alla voce: "Nel. la campagna romana era l'un.ità di misura per gli aridi, massime pel grano: eguale a lit. 294, 46. Sovente ricorre questa voce parlando di carico navale, e cli panatica militare. Il Rubbio romano, diviso in due sacca, quattro quarte, venti staja, e ottanta 4uartucce pesava libbre romane 640 e si soleva valutare rubbia cinque per una tonnellata. " La concessione pertanto corrispondeva a ben 2. 000 quintali, che per tradursi in una valutazione economica significativa richiede una ulteriore delucidazione. E HKAUDEL. Le strutture del.... cit., p. 109, precisa: il quintale... di grano rimane, fino al I 543 circa, al di sollo delle cento ore di lavoro. poi resta al. cli sopra di questa linea critica fino al 1883 circa ... Un lavoratore dispone all'incirca di tremila ore cli lavoro annuali. la sua famiglia (quattro persone) consuma circa dodici quintali l'anno ..." . Ora considerando che 100 ore corrispondono mediamente a circa due settimane. il prezzo può stimarsi, con buona approssimazione pari quasi ad uno scudo al quintale, per cui, considerando il guadagno sull'esportazione pari almeno al 50%, la concessione implicava un utile di almeno I. 000 scudi, cifra che copriva tranquillamente il costo della torre stessa' ;< • ••
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La difesa costiera dello Staio Po11tijì.cio dal XVI al XIX secolo
tratta quanto imporcerà il grano et l'altro che havesse condotto in Roma per beneficio della città, dia la Lraua per altri grani. bi ade e Jegui che si raccog lieranno nelle altre loro tenute del loro terriwrio d'Ardea... Dato in Renna. presso san Pietro. addì ventidue di gennajo ed anno 1568. ricevuto e registrato per decreto dela Camera Collazionato e concorda. Giralarno da Taranto"•'·'-1' .
È fondamentale per comprendere lo spirito ciel contratto, evidenziare che la procedura esposta - la quale non trovava equivalente nel torreggiamento napoletano per essere la stragrande maggioranza della fascia costiera di rigidissima proprietà demaniale, e per essere le fortificazioni di matrice militare competenza gelosa dello stato - offriva solo apparentemente un vantaggio per lo stato. In realtà i maggiori beneficiari di siffatti accordi erano i feudatari ed i possidenti terrieri interessati localmente. La concessione di espottazione ciel grano, quand'anche limitata, assicurava consistenti profitti che compensavano già in buona parte gli oneri cli costruzione, affrontata peraltro nella cattiva stagione quando la disponibilità di mano d'opera era abbondante e molto economica. L'imposizione della guardia poi, a totale carico della Camera Apostolica, consentiva cli coltivare ampi appezzamenti tino a quel momento abbandonati perché troppo a rischio e troppo esposti ai saccheggi ed alle devastazioni corsare. La proprietà pertanto subiva una cospicua rivalu tazione sia in termini assoluti sia cli remunerazione. Oltre a ciò anche l'ulteriore concessione in cambio della deforestazione costiera, imposta dal servizio di sorveglianw, forniva altri enormi appezzamenti fertiliss imi per giunta gratificati dalla libera esportazione dei raccolti. In questo caso poi i benefici appiano aclcliritlura tre. ovvero l'utile costituito dalla ingentissima massa di legname, quello derivante dal recupero cli terreni abbandonati. e quello dell'esportazione dei prodotti agricoli, e sempre ovviamente sotto la protezione delle torri. Facile arguire che un governo forse meno corrotto, o più oculato, avrebbe potuto imporre la costruzione delle torri senza alcun contributo bastando abbondantemente .la riappropriazione cli appezzamenti abbandonati. Ma in pratica le condizioni restarono immutate, così ri assunte in un secondo documento relativo alla medesima erigenda torre, che riassume e conferma quanto delineato; ·'Et a eletti Caffarelli. per non li aggravare così. in grosso. se li concederà che, dopo folta la torre, tulio il grano che semen teranno eL richoglieranno dal sodo et inculto (che non si lavorava prima) possono estraere la metà di esso grano elle in detti terreni novamente colti vati ri chogl ieranno: in caso però che la Camera apostolica non ne abbia bisogno lei ... devono sboscare per tulio il loro terri torio per canne duecento (m. 400] presso al mare et per seicento dal mare a terra I m. 1.200] ..."" ""'.
La torre costiera pont(fìcia: analisi architettonica La pressoché contemporanea erezione di molti caposalcli cli identica finalità e cli si milare impianto lungo la marina suggerì, in un'epoca caratterizzata da un assoluto soggettivismo progettuale persino nell'ambito militare<1451 , l'adozione di una configurazione architettonica e strutturale standardizzata. TI concetto allora non appariva affatto scontato come ai nostri giorni, mancando dagli anni cie li' impero romano un interesse difensivo coordinato ed esulante dalla gittata di una singola arma. l primi quindi a riscoprire in materia cli difesa costiera criteri di omogeneità furono i vicerè spagnoli cli Napoli, obbligati dall'immensità del progranuna e dalla ristrettezza dei tempi. Nacque così una torre particolarissima, forse la migliore in assoluto ciel rinascimento, e dei secoli successivi, in relazione ai compiti specifici ed alla semplicità cli costruzione. Per meglio rendere aderente il
,,, Da A.
GUGLIF.LM011·1. S1oria delle.fortifìrn z.ioni.... c it. , pp. 476-478. ,.,.. Da A. GUGLIELMOTII, S!Orio dellefort/fìrnzioni .... cil., p. 446.
5 '"' Quanto diffusa fosse la rn ancanza ùi standardizzazione lo dimostra che quasn fino alla metà ciel ·son ogni cannone aveva bisogno cli una sua speci fica palla, vigendo una varietà infinica di calibri. C. l'vlONTù, Storia del 'artiglieria ... , cit.. voi. I p. 476, precisa che: ' ·... per la stessa ragione .. . Carlo V che, corne sappiamo, aveva gran bisog no di fare economia. non tardò a mettervi ri rncd.i o: fece riordinare cune le sue artig lierie. e nel 1540 stabilì che i calibri fossero ]imitati a otto (cannoni, rne7.7.i cannoni, col ubrine comuni, col ubrine corte, mezzane, sagri. falco netti, mortai). Pit1 tardi in Frane ia i cal ibri furono ridotti a sci da Enrico li: e tale criterio uni formatore fu seguito - se non eia tu tti - dalla grande maggioranza. fin verso i l 1650...".
Prodromi del torreggiamento
223
/
139 139. Torre costiera vi.c ereale siciliana, detta anche di Deputazione, Trapani.
140
140. Torre costiera vicereale sarda: torre di Capo S. Marco.
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La d(fèsa costiera dello StolO Ponlifìcio dal XVI al XIX secolo
14 1 14 1. Torre v icereal e napoletana di media grandezza.
modello base ai disparati contesti d'impiego se ne stucliarano sette varianti, dimensionali e strutturali, a suo tempo illustrate nella ricerca specifica. La standardizzazione consentì inedite semplificazioni di preventivo, per l'epoca d i difficoltà estrema se ricavati per stima metrica. e contrazion i ragguardevoli dei costi globali e dei tempi, non gravati da tante singole progettazioni e da tante conseguenti incomprensibili varianti. Consentì soprattutto l'adozione di un preciso armamento di base. Allorquando lo Stato Pontificio convenne che soltanto con una catena cli torri costiere avrebbe potuto allentare la morsa corsara, poco prima ciel 1567, quanto sintetizzato risultava acquisito. Se mai restava indeterminato il modulo architetton ico di torre tipo eia riprod urre, non necessariamente napoletano. Che la scelta anelasse strettamente relazionata alla precipua espos izione vulnerativa lo dimostra l'opzione d i Sicili a e Sardegna. I due regni , dipendenti al pari cli Napoli da Madrid, privi perciè'> anch 'essi e.l i qualunque autonomia decisionale persino nelle questioni più marginali, quando selezionarono u na torre tipo per la loro di fesa costiera, impostata comunque sulla falsariga napoletana, preferirono prototipi alternativi e dissim ili. La Sicilia, pertanto, ed ifici'> torri quadrate su base scarpata, e la Sardegna torri troncoconiche. È eia presumere che se la severissima commissione tecnica di Madrid, ratificò preventivamente quei progetti conoscendo ben issimo la sperimentata validità della torre napoletana , fu perché conosceva altrettanto bene le divergenti condizioni di impiego e le divergenti esigenze difensive. Nei tre regni ital iani cieli' impero spagnolo tre diverse tipologie cli torri costiere: le rispettive peculi arità ostentavano probabilmente evidenze per noi attualmente insigni fica nti. Per lo Stato Pontificio, quindi , il di lemma tecnico si riduceva all ' adozione di un proprio archetipo o alla adozione del napoletano, ormai noto nelle sue caratteristiche e nelle sue prestazioni militari. Per g iunta l'identica torre vantava qualche esempio anche a nord delle coste laziali , lungo quelle dello Stato dei Pre-
Prodromi. del torreggia111e1110
225
'
142 142. Circeo, torre Paola.
sidi< 14<•J. Forse per dirimere la questione si restrinse la valutazione alle sole torri appena innalzate sulla spiaggia romana per iniziativa feudale. Tra queste le migliori ostentavano o pianta circolare ed alzato cilindrico su base scarpata, o pianta quadrata ed alzato parallelepipedo s u base tronco-piramidale. Per una serie di osservazioni ine renti all ' impiego dell 'artiglieria di cui sarebbero state immancabil mente dotate, la pianta circolare non sembrava conveniente. Certamente sulla piazza d'armi delle torri più grandi, come ad esempio la Paola s ulle rocce del C irceo, avrebbero potuto brandeggiare più cannoni contemporaneamente senza arrecarsi eccessivo intralcio, ma non s u quelle minori , che la logica del piano lasciava presumere in maggioranza. Compatibile un unico cannone in posizione diametrale: difficoltà di brandeggio, vincoli architettonici nella ripartizion i delle cannoniere nel parapetto, scarso potere aut0di fensivo. Tutto più semplice, invece, con la pianta quadrata, suscettibile d i ospitare vari pezzi in batteria al pari di un ponte cli coperta navale. Così ne schematizzava il Guglielmotti le caratteristiche formali: ··Dunque torri di figura quadrata, lato di metri dieci, periferia di quaranta, altezza di venti. muraglie grosse cli tre e quattro metri; scarpata dal cordone in giù. porta alta sul cordone. scala esterna. e ponte tra la scala e la soglia sui bol,.oni. Tre piani a volta: uno pei magazzini, uno per gli alloggiamenti, uno per la batteria. All'interno la scala a chiocciola, piombatoj all'intorno. una colubrina. due petrieri, o pezzi mi nuti. L'asta della bandiera. il fornello per le furnate e pei fuochi di segnale. li sagliente al mare, e le faccie in isbiego per briccolare le palle nemiche. Il disboscamento in lungo e in largo intorno alla torre per assicurare meglio la scoperta. la difesa, il dominio. Questi sono i caratteri l:Ostanli e comuni a tu tte le torri della spiaggia, specialmente richiesti dalJ'Ayala nel decennio, salvo qualche divario nel più o nel meno, secondo le circostanze particolari"0471 .
,.,,, Al riguardo cfr. G.
C ACIAGLI,
Lo Staio dei Presìdi, Firenz.e 197 1. pp. 82 e sgg.
'"' A. GuCìUELMOTII, Storia delle.fort(/ìcaz.ioni..., cit.. p. 446.
226
La difesa costiera dello Swto Po111ifìcio dal XVI al XIX secolo
Dalle stringate righe del nostro autore, si sono desunte alcune considerazioni che purtroppo, per l' apparente sensatezza e per la reputazione del redattore sono assurte al rango di altrettanti postulali nella successiva sterminata pubblicistica del setlore. Tra queste l'orientamento delle torri inev itabilmente rivolto con uno spigolo verso il mare per deviare, o almeno attutire, gli impatti dell'artiglieria navale. Ma, lo abbiamo in più occasioni evidenziato, il cannoneggiamento contro 1e torri costiere non rientrava nella procedura d'attacco corsaro, ed inoltre affinché sì fosse verificata la presunta deviazione sarebbe stato indispensabile un vascello incursore immobile con la sua bordata normale alla diagonale passante per lo spigolo stesso, posizione cli combattimento particolarmente infe lice. Disponendo, infatti , le torri di un identico armamento navale, per una ovvia conseguenza, così operando l'imbarcazione avrebbe presentato, immobile, l'intera fiancata al controtiro terrestre, che sebbene meno nutJito vantava precisioni, per la stabilità ciel supporto, assolutamente inconfrontabili con quello cli bordo. Ed un centro su di una torre non procurava danni analoghi a quello su cli uno scafo cli legno! Del resto ad eccezione di quella risicatissima posizione, improba da mantere persino volontariamente per l'intera durata di un duello balistico a causa dei venti e delle correnti marine, uno scarto di pochi gradi appena avrebbe vanificato la presunta prestazione dello spigolo. L'orientamento, quindi, scaturiva da una logica intrinsecamente opposta imperniata sull'incremento delle potenzialità offensive delle torri e non di quelle meramente difensive. Dalla piazza quadrata, infatti, i pezzi potevano tirare perpendicolarmente ai lati, ma non in corrispondenza degli spigoli , dove il parapetto essendo più fragile strutturalmente non consentiva le cannoniere. Il fuoco dì ogni torre pertanto non risultava omogeneo sui 180° della costa, ma presentava dei settori morti in corrispondenza, appunto, dei prolungamenti degli spigoli , avvalendosi dei quali, in via teorica, un attaccante risultava imbattibile. Dal che si studiò di farli coincidere con i segmenti litorali meno idonei agli sbarchi od agli agguati. Di volta in volta, in conclusione, gli ingegneri stabilirono, alla luce cli quanto esposto, l 'orientamente ottimale di ciascuna torre in relazione al suo particolare sito d'impianto. Discorso sostanzialmente analogo per la scarpa basamentale. Pur vantando evidenti affinità architettoniche con quella sempre presente in ogni fortificazione rinascimentale, non può ricondursi alla medesima esigenza di attutire con la sua obliquità gl'ìmpattì balistici. Oltre alla desuetudine del cannoneggiamento navale, l'identica scarpa si riscontra p ure in opere di matrice gentilizia sicuramente non strutturate contro investimenti a fuoco. Per giunta la scarpa è presente ancora anche nelle torri alquanto alte rispetto al mare, sul cu i estradosso i tiri comunque avrebbero impattato obliquamente. La ragione perciò fu del tutto d iversa e forse duplice: statica e militare. Per un verso tornava positivo diminuire la pressione unitaria del manufatto sul terreno ampliandone la base, specie laddove come appunto lungo la costa laziale, il suolo di natura alluvionale non garantiva la necessari a resistenza. Da un altro verso poi, la scarpatura allontanando dalle pareti della torri eventual i aggressori, ne rendeva le sagome ben distinte. Facili bersagli, in definitiva, per i pezzi caricati a mitraglia o a pallettoni, quali i mortaretti, o petrìerì , le spi ngarde e gli archibugioni da posta, armi difensive di cui ogni torre disponeva. È, infatti, scontato che quegli ordigni riuscivano a tirare in depressione, ma la capacità non si estendeva sino alla verticale, per cui allontanando dal perimetro di base gli assalitori se ne garantiva la vulnerabilità. Torre quadrata, pertanto, su base tronco-piramidale ed alzato verticale, con alle spalle oltre un secolo di esperienza frui tiva. È emblematico che la torre sull'isola di Ischia, dove secondo la tradizione soggiornò per breve tempo Michelangelo, appartenga a questa tipologia<1481. Di simili torri, infatti, per uso costiero ne erano state erette prima cli quel 1567 alcune, ma a ben guardare il modello non poteva considerarsi, al pari
'"" Sull' isola di Ischia di fronte al Castello /\ragoncsc si erge una solitaiia to1Te: non appaitienc architettonicamente alla tipologia delle torri costiere vicereali napoletane, rna curiosamente a quella dello Stato Pontificio. Secondo la tradizione, abitando Vittoria Colonna dopo il suo matrimonio ( 1509) con il marchese di Pescara Ferrante cl' Avalos nel castello, la torre sarebbe stata falla costruire - o soltanto abitata - dallo stesso Michelangelo per poter così stare saltuariamente vicino alla donna a cui era legato da una profonda intesa spi1ituale. Al di là del legame, storicamente indiscutibile, nulla però sembra confermare la tradizione ad eccezione della singolariuì architettonica della llltTC.
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P,vdromi del rorreggiamenio
I I I
143 143. Ischia: la cosiddetta " torre di Michelangelo".
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La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
cli quello dei vicerè napoletani, una rimarchevole novità. La torre pontificia, in definitiva, riproponeva con lievissime migliorie la torre gentilizia quattrocentesca, tipologia architettonica che i sospettosissimi spagnoli concessero senza restrizione di so1ta alla libera iniziativa privata per la difesa antibrigantesca, non reputandola militarmente preoccupante( 149l! Non è da escludersi che alla spalle della scelta vi sia stata proprio la costatazione che fortificazioni ciel genere in possesso cli infidi baroni, e non statali come nel napoletano, non avrebbero potuto trasformarsi in co1iacei caposaldi antigovernativi, di improba conquista. Del resto la minore virulenza corsara consentiva la delineata leggerezza architettonica. Venendo in dettaglio siamo in grado, sulla falsariga del capitolato d 'appalto della torre di Foceverde di precisarne meglio le caratteristiche salienti. Nel caso specifico la modernità del documento, 1677, rende più comprensibile la terminologia tecnica, ferma restando la concezione progettuale, immutata peraltro sino alla fine: " ... Nclli fondamenti, doppo cavati si habbia da fare la Palificata con platea conforme è nel disegno fatto dal Colonnello Giulio Cem1li Ingegnere della Rev. Camera.
2 - Che li muri per di fuori sia no tutti di tavolla di grossezza palmi 1,5 da stuccarsi con la cortina all'uso di Roma. 3 - Che Ii muri di dentro siano di pietra buona e resistente conforme ordinerà i l sud. to Colonnello. 4 - Che li cordon.i in cima di detta to1Te e modelli lgattonil che vanno in cima sotto al parapetto tutti di travertino o altra pietra forte lavorata da scarpellini.
5 - Che le volte di detta torre, che si devono fare buone, lavorate bene in calce con sassi piccoii, ben bagnati all'uso di Roma.
6 - Che sopra la volta di cima ci si debbia fare il massiccio con il suo lastrico sopra, ben lavorato aceiò non penetra l'acqua. 7 - Che la prima volta di sotto e quella di cima si debbia fare l'astrico per habitarci, e stabi.lirla con farli le 4 guardiole sopra la oggia o volta scoperta sta nel profilo del disegno.
8 - Che la scaletta a lumaga che va in d. a torre habbia da essere di pietra, anche li scalini.
9 - Che la porticina, o altre finestre o balestriere, che li stipiti di fuori siano di pietra di buone conforme a modelli e cordoni. 10 - Che eletta fabbrica si habbia da fare a tutta pozzolana di Conca e buona calce..."(150).
Come in precedenza accennato, il suolo sabbioso del litorale laziale non sopportava il gravame di una torre, rendendo necessario il ricorso ad una palificazione di sottofondazione, tecnica tipica delle costruzioni di Venezia. La muratura appare prevista di tipo 'a sacco', con un estradosso di circa cm 40, rivestito esternamente cli cortina laterizia, ed un intradosso in conci di pietra. Tra i due un riempimento in calcestruzzo di pozzolana e calce di altissima resistenza. Per i gattoni dell 'apparato a sporgere, per le ornie e le soglie dei vani, per i conci d'angolo e per il cordone a sezione torica venne prescritto la pietra da tagl io, abitualmente travertino, opportunamente lavorata. La tripartizione verticale si ottenne con due volte a botte, tra loro ortogonali, di rado anche tre per le to1Ti più alte. Entrambe avrebbero dovuto essere rifinite con una superficie dì calcestruzzo battuto, capace di sopportare non solo l' usura e le sollecitazione dei pezzi, ma di impermeabilizzare la struttura. Al piano inferiore i depositi e la cisterna, a quello intermedio I' alloggiamento della guarnigione, sulla copertura la batteria e le garitte. 11 collegamento verticale si disimpegnò con una scala a chiocciola di pietra in spessore di muro, nel lato a monte, lo stesso dove si apriva per motivi di sicurezza la porta sopraelevata e dotata di antistante ponte levatoio. Pur non risultando nel documento citato, in ogni torre vi era una cisterna per la riserva idrica ciel presidio. La scarsa evidenza potrebbe attribuirsi al ruolo non esiziale svolto dalla stessa in regioni paludose. Quanto alle quattro guardiole, non sem-
109 Sulla tipologia delle torri parallelepide a base scarpata presenti in Puglia, e nella penisola sorrentina cfr. F. Russo, La difesa delegata ..., cii., pp. I49- l 94. 150 Da G.M. DE Rossi, Torri..., cii., p. 82.
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Prodromi del torreggiamento .....
Prospetto
f ,. r ,... r r- r- r
Sezione
1.
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Pianta interna
Pianta di Piazza d'Armi
O l
2 3 4
5
6
7 8m.
.144
144. Latina, torre di Foceverde (riel. computerizzata).
230
La difesa cosriera dello Sta to Pontificio dal X\!! al XIX secolo
145 I45 . Spaccato assononielrico torre costiera pontificia (grnf. computerizzata).
P,vdromi del 1orreggia111enio
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' pre presenti in identico numero sulle altre t(mi, rispondevano alle protezione delle sentinelle esposte altrimenti, nei lunghissi mi turni cli vigilanza alle intemperie, e con incredibile frequenza alla morte per folgo razione, facilmente spiegabile nel particolare contesto operativo. Una garitta poi fungeva da riservetta cli munizioni: l'ubicazione comoda per la vicinanza dei pezzi rispondeva anche al criterio ciel minor danno in caso di esplosione accidentale. Nel malaugurato incidente, infatti., il solo danno sarebbe stato il crollo parziale dello spigolo. Le dimensioni non appaiono menzionate probabilmente per essere standard lungo l'intera catena, non esistendo vari.abilità per la piattezza del litorale. Quando invece, come nel caso di tor S. Lorenzo, si discostavano significativamente dalla media, i capitolati ne riportavano minuziosamente i dati metr.ici. Così appunto per la torre citata: "La torre che si ha da fare nel luogo eletto santo Lorenzo, territorio delli Caffarelli. deve essere quadra. Lunga per ogni quadro quarantacinque palmi [m. 10,050 1; alta sopra il livello della platèa palmi novantuno [m. 20,320]: con tre volte dentro. Sopra nell'alto le sue cannoniere, e piombatori per tu tto. Grosso il muro lìno al cordone palmi quindici [m. 3,350]; il quale cordone deve essere di travertino; et alto sopra la soglia palmi venticinque fm . .'i,580]. De lì in su, fino alla sommità, lungo palmi dicci fm. 2,234], con la sua scala allumaca de palmi quauro e mezzo [m. l] larga nel luogo; come particolarmeme li sarà designato dalli deputati cli sua Santità et architetto. Devono pagare le spese del fabbricarla gli stessi Caffarelli, per essere il territorio suo. Deve contribuire Gianfilippo de Serlupis per la tenuta che tiene presso al Castro..."' 1; 1'.
La torre dì San Lorenzo costituì, comunque, un caso lim ite per l'intero schieramento tirrenico, e vanta una singolare equivalenza dimensionale soltanto con un'altra torre costiera pontificia, ubicata però in adiacenza al porto canale cli Cervia presso Ravenna, così riassunta: " Di pianta quadrala, più ampia del 110nnale (m. l 3.50xl 1.30) e pure piuttosto alta (m. 27) Iallezza della copertura probabilmente successiva per ragioni climatiche, restando invece la piazza intorno ai 20 n.d.a.] quas i interamen te in mattoni, essa è costituita eia un parte basa.m entale a scarpa, spanjta mediante un toro in pietra dalla mediana appiombo: la superiore è a lieve sporto, con una grande caditoia nel me7.zO d'ogni lato ..."(" 2' .
Il modello di torre pontificia, brevemente esaminato, fu costruito immutato tanto nel secolo XVII, che XVIII, e la sua semplice ed elementare struttura le accreditarono discreti consensi.. Fra tutti quello forse più singolare fu espresso, involontariamente, in Francia, allorquando nel: " ... 18 Il il comitato centrale di artiglieria ... presentò molti modelli di torri destinate a questo uso; e ne furono scelte di tre specie .. . ...Esse sono tutte quadrate, e coverte da volta alla prova delle bombe, hanno un sotterraneo, un piano nel quale si formano delle ferilc~je, ed una piattaforma con cannoniere; e tutte hanno un fosso ed un ponte levatoio. I sotterranei vengono destinati ad uso di magazzini, e per cisterna; il piano è propriamente il quartiere della trnppa; e la piauaforrna il si to per le boche da fuoco ... Per difendere il piede delle llmi, si adattano alla piauaforma quattro caditoje, con feritoje latcral.i desLinate a difendere gli angoli ... Queste torri non differiscono l'una dall' altra in modo positivo se non per la capacità, per la spessezza delle volte, e per I' armamento..."c1s.i,.
Tornando al litorale laziale con il sopraggiungere delle cattiva stagione ciel 1567 i lavori ai cantieri delle torri finalmente iniziarono.
151
Da A. GuGLJ ELMOTTI, Storia delle Jàri((icazioni... , cit., p. 445.
1>2
C. PEROGALLI, Castelli e rocche di Emilia... , cit., p. 158.
153
J.N. LAMY, Tra/fato teorico e pratico delle batlerie, tradouo da P. NOVI, Napoli I 830, p. 209.
CAPITOLO QUARTO Ton-i e cannoni
Litorale tirrenico A partire dal 1567 iniziò la costruzione sistematica delle torri pontificie o, per meglio dire, della rea1.izzazione ciel torreggi amento del li tomie tirrenico e, ed in modo assai marginale, di quello adriatico dello Stato Pontificio. Non sempre si trattò cli torri edificate ex-novo: alcune di esse infatti vantavano già secoli di esistenza e di funzione anticorsara, altre pochi decenni; qualche caposaldo poi non era nemmeno una torre, ma una struttura più o meno fortificata e più o meno approssimata, tra le quali non mancavano neppure le semplici baracche. Nei programmi d'intenti, al pari degli stati peninsulari sin q uì esaminati, nella circostanza se ne ipotizzò la progressiva sostituzione con moderne torri, ma spesso tale traguardo rimase illusorio. L' insieme, comunq ue, costituì H sistema di difesa costiera anticorsara, ed antincursiva, che protesse per quasi tre secoli il litorale pontificio. La variegata composizione dei caposaldi ha provocato una altrettanto diversificata valutazione storiografica, ritrovandosi alcuni di quelli meno canonici inc lusi od esclusi dalla trattatistica in fon7.ione delle loro più o meno evidenti affinità con la tipologia canonica delle torri. Impossibile peraltro una correlazione architettonica-cronologica, in quanto il medesimo archetipo fu costruito, senza significative alterazioni strutturali, per l'intero arco storico, persino alla fine del XVIII secolo. Data la disponibilità delle fonti e la scarsa consistenza numerica delle torri , ci è parso interessante mancando nelle precedenti ricerche una identica opportunità - riproporre, sia pure per larga sintesi, le vicende costruttive di ciascuna di esse e soprattutto la consiste117.a e le variazioni del loro armamento ricavandone un quadro funzionale di valore emblematico e generalizzabile. L'itinerario ricognitivo, che si origina dal confine con lo Stato dei Presìcli, è supposto a schieramento ultimato, ovvero agli inizi ciel 1800.
TORRE DI M ONTAJ.:l"O
È la prima torre, venendo da nord, della costa tirrrenica pontificia. Fu innalzata in prossimità della foce ciel fiume Fiora, in modo da poterne impedire il prelievo dell'acqua eia parte dei corsari ed, al contempo, controllare il sottostante ancoraggio d i barche e l'adiacente ampio settore di spiaggia. Architettonicamente può ritenersi una tipica rappresenta nte del prototipo di torre costiera pontificia già descritta: pianta quadrata, con lato di circa 11 m, basamento scarpato, corpo parallelepipedo, per un' altezza complessiva di m. 12, apparato a sporgere della piazza su beccatelli ed archetti. La fa bbrica è a 'sacco' , con estradosso in cortina laterizia e riempimento in calcestruzzo di notevole tenacia. Agli spigoli grossi conci squadrati cli travertino, lo stesso utilizzato per il cordolo torico ed i mensoloni trilobati. L'orientamento, per la configurazione della costa, è con uno spigolo verso il mare. Una minuziosa descrizione catastale del I 845, quando ormai la funzione antocorsara de lle torri era praticamente cessata da una quindicina d'anni, così la precisava: " .. .Questa torre è di figura quadrata con cordone cli travertino che divide la scarpatu dalla parte perpendicolare e negli angoli vi esisLOno delle pietre cli travertino ... che collegano i muri dei quattro lati cli costruzione a cortina di mattone, al di sopra vi esiste il parapetto di muro sporgente in fuori sostenuto da modiglioni di travertino con piccole arcate in mattoni ... All'esterno della torre e precisamente avan ti la scala di materiale all'ingresso della torre ... esiste la cisterna con vena d' acqua salubre ... Si salisce a del.la torre mediante una scala di materiale con scalini di pietra con i suoi poggiamano nei lati in doppia fi la ... Vi esiste il ponte alzatore con armatura di travicellone castagno... Per alzare il detto ponte di ferro vi sono due catene cli ferro lunghe assierne m. 12,50 ... due poleggic di metallo ed argano...
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
234
146 146. Le fortificazioni ciel litorale laz iale agli inizi ciel XVII secolo.
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[47 147. Le fortilìcaz.ioni del litorale la,.iale agli inizi del XVII secolo (secondo quarto del documento).
Torri e cannoni
235
148 148. Le fortificazioni del litorale lazia le agl i inizi del XVU secolo (terzo quarto del documento).
149 149. Le fortificazioni del litorale laziale agli inizi de l XVII secolo (q uarto quarto del docu men to).
236
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
150
150. Torre di Montallo.
Torri e cannoni
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15 1 15 l. Torre di Montalto. panoramica. Si ascende al piano superiore mediante una scala di legno... lunga m. 3,50, larga m. 0,75 ... Vi esiste altra piccola scala di legname simile... per mezzo della quale si ascende alla piazza d' armi ... Nella piazza grande vi esiste un piccolo ambiente ad uso di polveriera... Vi sono due bandiere, una con lo stemma pontificio, altra a .segnali..." <11•
Cronologicamente risulta tra le ton-i da edificarsi a seguito cieli' ordinanza del 1567, tant'è che così recitava un minuzioso rapporto del medesimo anno: " ...Alla bocca del fiume di Montealto fare una torre. tocha al duca Ottavio Farnese per essere nel ducato di Castro, scriverli che la faccia fare ..."' 2' .
Data la pericolosità del sito la costruzione dovette avvenire abbastanza sollecitamente, e la torre si dimensionò per un armamento balistico cli discreta consistenza . Tuttavia i primi inventari pervenutici risultano alquanto tardi rispetto alla presumibilé entrata in servizio, anomalia purtroppo non spiegabile. Pertanto solo nel 164 l sappiamo che sulla ton-e si trovavano: " ...Cannoni 11° 3 a cavallo... Quattro spingarde a moschetto a cavai.lo. Petriere di fe1rn senza maschio. Cinque canne da moschettone senza casse. Un mortaletto di bronzo. Due baril.i di polvere. Palle n. quarantrè fra grandi e piccole di cannone ...' 3' .
Più dettagliato un secondo inventario, redatto pochi decenni dopo nel quale, oltre ad alcune permanenze dell'armamento già citato, si riscontra un rilevante incremento numerico dei pezzi, puntuale conferma della importanza della torre e della pericolosità del sito:
' A.S .R., Camerale lii, b. 835, fase. IV - La citazione è tratta da G. M. DE ROSSI, Torri... , cit., p. 22. G. e F. TOMASSE1Tl, La Campagna Romana antica, medievale e moderna. I-IV, Roma 1910- 1926, I, p. 183. 3 B.A.V., Barb. Lat. 9353, f. 38. 2
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La difesa cos1iera dello Staio Po11tijìcio dal XV! al XIX secolo
"S i è visitata la Torre di lv1ontalto, dove sul Maschio vi sono doi falcon i, uno da quat!ro, e l'altro da due bene il Cavallo. Vi sono ancora doi Moiane cli ferro senza rnascoli'4 \ e vi sono doi Mortaletti boni, n" 6 Moschetti e sia polvere barili uno e lib. 40. Vi è un Cuswde con tre soldati con Patente dell'ecc.mo s. r D. Mario Ciligi, che si chiama Michele Angelo Lambani, et sia di provisionc s. di [scudi) dieci il mese e tutte le sud. e robbe sono slale consegnale al soprad. o Torriero, q. le ha promisso tenerne buona cura e custodia, et in l'ede della verilit sarà sot.1.oscritta da Lui y. o di 23 Maggio 1665 Io Michel'Angelo Lambani mano prop. a''P>.
Circa un secolo e mezzo dopo, quasi al tramonto del servizio la torre disponeva ancora di due cannoni di ferro da 12, con complessivi 30 colpi.
CASTELL!\CCIO
Pur non essendo una vera to1Te, quanto piuttosto una sorta di forti no di medievale memoria(6l, r.ientJÒ tra le opere difensive costiere eia ricostruirsi o eia riq ualifi carsi nel 1567: " .. .se ha eia fare una torre nel luogo dello il Fossato de I' Aronc; ovvero rifar la rocha vecchia che sta in eletto luogho su li confini di Monte.alto, ordinare alla comunità di Corneto che la facc ia per essere l.ullo il territorio suo..."m
Dai ruderi, ancora visibili, sembrerebbe essere stato un piccolo recinto fortificato a pianta quadrata, di una trentina di metri per lato, con rinforzi presso gli spigoli, e con un corpo verticale, una torretta, impiantata sul ve1tice nord, suddivisa in due piani. Per 1a robustezza della muratura, un durissimo calcestruzzo tra due paramenti in laterizio, per la congruità deU'impost.azione, per la bassa esposizione incursiva del sito e, non ultima, per le stringenti necessità economiche, fu stimato ancora utilizzabile. S i apportarono pertanto lievi modifiche, indispensabil i per i compiti di difesa costiera continua, sebbene non si ri tenne urgente la fornitura di una minima artigl ieri a. l nfatti nel primo documento rintracciato, risalente al 1589, tale anomalia è immutata, leggendosi : "Torre dela Castelluccia del s. or Virg. o Ursino Gli faria bisogno in deLl.a torre uno falcone da lib. 6 di palla"'"'·
Vuoi per il peggiorare de)la situazione incursiva vuoi per un ripensamento sul ruolo del caposaldo, la richiesta dovette trovare rapida soddisfazione, tant'è che pochissimi anni dopo, così recitava un altro inventario, redatto da G iovann i Maria Fabrici, nel suo consueto pessimo italiano: "Torre di Castellaccio adi 25 cli luglio I598 Relatione al 111.mo ... trovado in deta ttore M. antonio grego sollo et rivededo la deta tore trovandoci uno pe,.o di a1teglieria a cavallo co sue rotte bone di po1tata di palla cli fero de lib. 4 eLil deto non avedo palle nisciuna i.11 scrvitio cl.i dcto pezo co su cociara et refiJatore. E più avedo trovatto uno archibusione a posta col suo cavaletto carcho et dui altri smiriglieti pure a cavallo sugli cavaleti picolli di portata di oncie n° 2 in 3 di piombo. E più aveclo trovato in uno barile di polvere lib. 15 in tuto et non avedo micio de rispetto avedoli cielo et protestato che ci debia tenere tute le cosse ordinatolli i detta ttore polvere et palle et miei et altre cose necessarie. E più aveclo trovato dui pezi d arteglieria uno di metallo di peso dc lib. 200 et uno di fcro simille crepato. E più avedo trovatto palle di fero del pezo crepato n" 8.. ." <'>•.
Nonostante ciò il piccolo forte no n restò ancora a lungo in servizio. Già nel 1624 sembrerebbe dismesso, effettuandosi la guard ia in alcune baracche appositamente costruite nei suoi paraggi:
" La 'moiana' era una bocca da fuoco di calibro compreso fra le 8 e le 18 libbre di palla cli ferro. Presentava la canna rinforzata, idonea a sopportare cariche di lancio maggiorate e pertanto capace di giuate superiori. Una coppia di tali pezzi, ai lati del cannone di corsia, costituiva con quello la batteria prodiera delle galere. L:e1.imologia del nome deriva da 'mezzana', alludendo sia al suo calibro sia alla sua precipua posizionatura, ri trovandosi spesso anche tra due sagri, in funzione, a sua volta, di pezzo di corsia. ~ A.S .Y., Commissa riato dcllcl\smi, b. 32, f. 181 v. 6 Sull'argomento cfr. G. SlLVESTRELLI, Città castelli e terre... , cit., voi. I, pp. 6 14. 7 Da G. e F. TOMASSE lTJ, La Campagna... . ciL., I, p. I83 . s A.S.R., Cornmissariato Soldatesche e Galere, b. 646, v. l l. "A .S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 646, v. 14.
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Torri e cannoni
152 152. Castellaccio. "...una squadra per sera entri di guardia e ne stia tutto il giorno e la notte come è ordinario de soldati, cioè sette soldati dalla Marta e il Mignone fiumi, e sette dalla Marta e Aronc e Castellucci o confina me con Monte Alto. facendovi !'are una bona baracca per ciascun lato per il corpo di guardia ..."" 0' .
Del resto dopo quest'ultimo inventario non si rintracciano piti ulteriori riferimenti alla fortificazione. TORRE DI CORNETO
Corneto per alcuni studiosi dovrebbe corrispondere all'antica Tarquinia, conquistata e spopolata dai romani, risorta nel IX secolo dalle distruzioni saracene: da allora però nota con il nome di Corneto. La sua importanza, sia classica, sia medievale risiedeva nel porticciolo necessario alla stessa Roma per il suo approvvigionamento granario. Sotto il pontificato di Pio Il si provvide ad una riqualificazione e ad un potenziamento dello scalo ed, ovviamente, alla sua difesa tramite l'erezione di una robusta torre circolare. Ancora intorno al 1730, sotto il pontificato di Clemente XIJ(I 1l, si dedicarono al!' ancoraggio importanti lavori di ampliamento, da cui il nome di Porto Clementino. B.A.V., Barb. Lat. 9375, f.1 r. Da J.N.D. KELLY, Vite..., cit., pp. 487-490: ''Clemente XI - Gianfrancesco Albani era nato a Urbino il 23 luglio 1649. Aveva ricevuto una pe1fetta educazione classica a Roma ... in un primo tempo occupò la carica di governatore nello stato pontificio, poi nel ... 1690 ricevette la nomina di cardinale... Venne ordinato prete solo nel settembre del 1700... [fu eletto papa il 23 novembre 17001... appena cinquantunenne. pio e austero ma privo di illluizionc polilica, egli accettò molto malvolentieri dopo diversi giorni di angosciosa 1itlessione, nonostante che la sua elezione venisse accolta con entusiasmo persino nei paesi protestanti... La guerra di successione spagnola ( I701-1714), che coincise con la maggior parte del suo pontificato, iivelò bc11 presto qumlto debole e ineflìciente fosse il papato... Le sue offettc di mediazione furono ignorate... [e] si trovò u·a due fuochi ... Così Clemente non poté impedire che l'Italia diventasse teatro cli una gucn-a ... Alla conclusione del tratlato di Utrecht (1713) Clemente venne totalmente ignorato e si dispose della Sardeb'Tla, della Sicilia. di Palllla e di Piacenza non tenendo impudentemente in alcun conto la sovranità feudale su quei territori... Clemente protestò... [ma non fu degnato della] minima attenzione. Quando i Turchi nel 1714 dichiararono guen·a a Venezia il papa sognò di emulare Pio V, ma i suoi sfori.i per formare un'alleanza contro cli essi non riuscirono a impedire che l'intero Peloponneso cadesse nelle loro mani... Amministratore attivo e coscienzioso anche se non uuppo deciso... generoso patrono delle a1ti e della scienza, particolarmente interessato ali' m'Cl1cologia... I morì il I9 mm·zo I72 1I''. 10 11
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La difesa cosiiem dello Suuo Ponli/ìcio dal XVI al XIX secolo
153 153. Raffigurazione del la lOrre di Corncto - da G.M. De Ross i.
La torre però non sopravvisse a lungo, distrutta forse nel 1486 da un cannoneggiamento effettuato dalle navi del re di Napoli nel corso della guerra contro Innocenzo V 111. La rilevanza de l porto ne impose l'immediata ricostruzione e, quasi certamente, la nuova doveva fornire la sua protezione prima della calata di Carlo VIII. Stando alle rarissime testimonianze grafiche cli una qualche attendibilità la torre, a pianta circolare, era racchiusa eia un recinto. In una relazione catastale ciel 1 845 così viene descritta: '· ...a piccola distanza, passato il Porto Clementino. vi esiste l" indicata torre c he avanti al primo ingresso trovasi un marciapiede a guisa di ponte, di materiale, con piccole arcate al di sotto... e questo per impedire che nelle mareggiale resti impraticabile l'accesso... Mediante una scaletta cli materiale co n gradini di p.ictra si ascende ad un piccolo corridoio scoperto ... asinistra del detto ... si di scende... ad una batteria bassa che circonda il basamento di delta torre .. . Avanti ingresso ... il ponte alzatore ... La piazza d'armj è di figura circolare, con parapeui di muro lastricato a mattoni .. .''112>.
r
Alla metà del '500, tuttavia, la preziosa fortificazione non appariva più in condizioni strutturali e militari affidabili: Della sua precaria condizione ne troviamo puntuale conferma in un rapporto del 1589, ree.fatto dal solito Giovanni Maria Fabrici: 'Torre cli Corneto Ci è un falcone da Jib. 6 di palla, bene a cavallo, gli manca l'assale il qual falcone è sfiatato di dreto alla lumara1 1.i;_ et così detto pezzo è inutile, bisognaria levarlo, et rifonderlo, et gli fa bisogno due altri falconi cli eletta portata. et buoni, quali si poLriano levare dalla rocca vecchia cli Civita vecchia, di quelli che sono in te,rn. Fabrica per deua LOrre di CornclO.
12
A.S.R., Camerale Jll, h. 835, f. 7 - da G.M. DE Rosst, lòrri.... cit., p. 28. ,., ' Lurnara' : termine arcaico per indicare il 'focone' delle armi da fuoco.
Torri e cam10ni
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Perché detta torre minaccia mi na, et si tratta di rcstaimu-la. dico che gLi fu speso da pp. Greg. o XIII b. mcm. a <li molte centinaia cli scudi. per aiut::u-Ja, il che non è giovato a niente, perché hora sta peggio di prirna. et per esser essa un buon pezzo in acqua dentro in mare, dico che non si può ristorare che bene st.ia, se non con molla magior spesa et però a mio pm·ere sm·ia molto meglio, et <li spesa piL1 sicura. di fare essa ton·e in terra. sopra un realzo, luogo a 4uesto adattissimo, che è li vicino al 1mu-c, quale qmu·drn-ebbe beniss. o il mare. et la rena, et il suo po1to, cl. si come detta torre vecchia patisce di molti allri inconve1ùenti, che in tempo che i Turchi danno caccia a Cristiani. essi Cristiani non si possono salvare <lenu·o la ton-e per esser in acqua et in tempo di fortuna [fo1tuna lel quelli di dentro non possono uscir l'uora, et se son fuora non possono rienùm dentrn, oltre che dentro ha cauiva stanza et humida et infetta. che niuno che l' habita vi può star dentro sano. Dopo che si è fatta detta visita, il revellino di detta torre è ruinato per rclatio ne del castellano di essa torre. Io Giovanmaria de Fabrici capo bomlbardiere''"' '.
li suggerimento del Fabrici però, nonostante le drammatiche condizioni del la torre, non trovò accoglienza. Senza dubbio, invece, si dovette provvedere al consolidamento statico della stessa - e forse alla costruzione della protezione contro le mareggiate ricordata e.lai verbale ottocentesco. Di cerro meno d i un decennio dopo di quelle deficienze gravissime non se ne fa più menzione: "Torre di Corncto al rnare adì 27 di luglio 1598 Relatione... i n deta tore averce trovatto i cleta torc gian paulo cli Iacopini dalla Loffa soldano et disc che il casrelano era capitanio: mario lucacelli dcla toffa messo dala Comunita di Cornetto et il casrelano che era g ià I il precedente} vinti giorni fa ne disero il deto soldato che era fugito et non sisa dove sia andato et lassò la tore suscritla senza nigi uno dove la necisità a mesi li sopra delli io no so se ordine di sua Cc ll.tia. E più avedo trovato in cleta roca questo soldato et domadacloli chi er..i Caste lano principalle elisero il Cavaliero ma rangone apresso del Ili. mo Cardi.nate altro badino fAldobrandini]. E più avcdo trovato in deta tore a<lato u sagro di metal lo a cavallo colle sue rotte nove di portala di lib. IO cli fero schan;o con quatro codete di meta lo et dui di fero per mascholli. E più avere trovano un altro pew di metallo turchesco detto falconcl.o di portata di lib. 4 acavallo con casse er rotte bone. E più avedo trovato in muragia uno mosche to cli portata di palla cli piombo di li b. -/- i 1/2J palle trova ttc n" 4. E più avedo trovata polvere grossa da li b. 100 incircha. E più averci trovato micio cli corda I i b. 4. Non csedoci cociare [cucchiare l et macho [nemmeno] bultafochi ne lanalte ne calcattori ne alle cossa alcuna ordinato a provvederlle ogni cosa. E più avcdo fata deligentia di <lomaclare cli quello che avia cleputatto in deta rocha la comuniuà per ordine venuto di rorna in forme di previsione eletto il s. re Capitano Mario lucatelli de l quale sotera di farlla istare co q uelli dcbitli modi c he convieni in dcto locho senza averne premio alcu no se non le proprie solittc regalgie per poche che s ia et non avedone bisogno ma sollo per servire Ili. 1110 el Celi. mo gcofranscescho al tro badino !Oianfrancesco Al<lobrandini] gienera lle <li s. a chiesia"' ';; 6' .
Le difficoltà di accesso a causa del mare, inaspettatamente, ricompaiono a distanza di una ventina d ' anni in un altro verbale, quello cli Giulio Cesare Grillo, all'epoca Provveditore generale delle fortezze di mare e di terra della Camera Apost0Lica<11>. Possibile che i rimedi a suo tempo adottati fossero stati ormai distrutti dal mare, come pure che l'isolamento della torre avesse subito un ulteriore peggioramento imputabile a bradisismo dell'intero litorale. Così comunq ue il relatore : "La torre de Corneto posta in terri torio clescosta alla Città tre buone miglia, non si può entrare in essa eccetto che a cavallo o per barca per essere posta dentro in mare un buon tiro de mosche llo, e assai vecchia e quasi rovinosa. Questa torre deve stare molto ben guardata et munita auesoche del continuo vi stanno vascelli per carricare grano della cam. ra che se conducono in Rorna per l'i\bondanza, e però e assai nota alli corsari che se nun fusse per il timore di questa torre ogni giorno verrebbero a da nneggiare il paese, e però il custode di essa deve stare con vigi lanza oltre che deve essere pratico et haver cognitione delli vascelli che alle volte per la poca vigilanza il turco ne ha fallo de grand.i boHini.
'J A.S.R .. Commissariai.o Soldatesche e (ìalere, b. 646.
'-' Circa il grado massimo dell'apparato mi litare pontificio - appunto - ·capitano genrale di S. Romana Chiesa - precisa V. ILARI, Cesercilo pomijìcio nel XVIII secolo.fì110 alle r/forme del 1792-93, in Studi Siorico-Mililari / 985, Ro ma 1986, p. 576: "La massi ma carica militare cm costituita dal Capitano generale di Santa Chiesa. retta in passato da sovrani cli Napoli.d' Aragona, cl' Austria, dai duchi d'Urbino, da grandi cli Francia e condottieri famos i, e successivamente assegnala. inclipendcnl.emenle dalle effettive competenze militari, a slrelli parenti (fratelli o nipoti) del papa regnante. Il generale crn nominato dal nuovo pontelìce: di solito la congregazione dei c,u-dinali lo confennava fino al nuovo pontificato nel pe1iodo cli sede vacante. Godeva di una retribuzione cli mille scudi al mese in pace e tremila in guerra. Dava le patenti agli ufficiali clcll'eserciw e dcli.a milizia, compresi i generali nominati dal pontefice. e senza suo permesso non era possibile arrestare i soldati ...". Per quanto concerne il capitano generale Gianfrancesco Aldobrandini, citato nel documento del 1598, va 1icor<lato che non contraddiceva la prassi, essendo stato elello pontefice il 30 gennaio 1592 Ippolito Aldobranclini, mortn nel l 605. 16 A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 14. 17 Pur non trovandosi alcuna esplicita indicazione dcJJa data de l sopralluogo ne l lu ngo memoriale di Cìiulio Cesare Gri llo, molti elementi ci inducono a collocarlo tra i I 1620 ed il l62 I, sebbene alcune sue parti ri1nontino anche al 16 I 8.
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La difesa costiera dello Stato Polltiflcio dal XVJ al XJX secolo
154 154. Torre Corneto, vista dal Grillo.
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Torri e cannoni
Ve sta il suo custode con un soldato serve con patente dcll'l ll.rno Mons ... di S.ta Chiesa, a quali se li da di provisione scudi dieci ... et se li pagano darne ogni fin di mese. Oltre alli detti scudi dieci ve se rescote l'ancoraggio et haver11de altre regag.lie. Ogni anno se li da un barile de polvere de libre 150 con un mazzo dc miccio quale e consignalO da me de l mese di agosto. Invenrnrio cieli' Arme et Min itioni .. . Un falco netto de meta.Ilo con l' annc de l'arnese co sue rote et cassa fotte nove l'anno 1616 porla de palla ...... libre .... ... ....:l Un srneriglio con il suo mascolo de bronzo sopra un cavalletto pona de palla .............. ... ....... ............................ lib.... L 1/2 Una cochiara lanata carricaturo ganòo per il pezzo de libre quattro Palle de ferro per il pezzo da libre 4 ........... ................... 11" 8 Mortaletti di ferro ............................... ......................... ..11 ° 3 i\.rchibusi buon( ..............................~,., .............. ............. .n°
I ,,il s,_
In un'altra ispezione quasi contemporanea - 5 novembre 1623 - compiuta dal capitano Pompeo Traccagna, la torre risulta in deprecabile stato di abbandono, conseguenza anche della imminente stagione invernale, ovunque sinonimo di ripiegamento della difesa costiera: "A. di detto Visita fatta alla Roccha di Corneto arrivato à hore 23 trovai la d. a Roccha tutta so la senza ni uno dentro et. .. domandando comparve uno quale disse essere soldalo di d. to luoco et che lui haveva le chiavi di deLrn Torre et il Castellano era que llo di Civita Vecchia iI nome del quale è Giofran. co gal isto da Porlo Ercole Mezzo sagro longo bocche 28 pona di palla li.b. 5 sin 6 bono et bene à cavallo I Pietren.1 di bronzo con suoi morta letti di bronzo bono el bene à cavallo 4 Monaletti cli ferro 2 boni et 2 sfogati 4 Palle di fe rro et 27 di Pietra 1 Cucchiara di rame 25 lib. di polvere et 3 di miccio 1 Campana di metallo Bisognia monda rli della polvere delle palle et farla guardare per essere loco pericoloso"c 191 •
Dal documento si evince una sostanziale invarianza dell'armamento, peraltro ribadita ancora nella seconda metà del secolo: '·Si è vis itata la Torre di Corne.to, dove si è trovato un falcone da lib. 4 e doi spingarde à Cavallo ferratevi. c una Campanella, vi sono due Mortalctti di metallo, e uno di ferro, do i Moschetti buoni . e vi è per Custode il Caporal. (ì iovanni Tornaino con Patente dell'ecc.mo s. r Don .iV1ario Chigi e di polvere di monitione ve ne è barili ne I e tutte le soprad. e robbc sono state consegnate al sopracl. o Torriero quale promette tenerne buona custodia cl in 1·ec1e della veri tà sarà sottoscritta da lui q. o cli 23 maggio 1665 Io Gio Tornaino mano prop. a"(2()'.
Anche nei verbali del secolo successivo non si individuano significative variazioni dell'armamento, mentre si colgono, di tanto in tanto, segnalazioni cli grossi danni arrecati dalle mareggiate, sempre più o meno prontamente riparati. Soltanto dopo il 1811, a segui to del notevole sviluppo raggiunto dal porto, si decise per un potenziamento delle artiglierie da ubicarsi, però, in apposite batterie. La disposizione rappresentò forse la conclusione ciel servizio della vetusta torre.
TORRE BERTALDA
Nota pure con il nome di S. Agostino questa torre venne impiantata a circa un paio cli chilometri dalla foce ciel Mignone, in prossimità di un piccolo porticciolo, all'epoca di significativo interesse e frequentazione. Sebbene radicalmente scomparsa, sulla base di scarni grafici e di una ennesima relazione catastale, possiamo ritenerla architettonicamente di tipo canonico e, quindi in prima approssimazione, cronologicamente coeva alla maggior parte delle similari. Così infatti nel documento ottocentesco:
Ms. G.C. GRILLO, l.S.C.A.G., 37 e, 3259. A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase . 19. w A.S.V., Commissariato delle armi, b. 32, f. 18 l r, e v.. 18
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La difesa costiera dello S1ato Pontificio dal XVI al XIX secolo
155 155. Torre Bertalda, vista dal Grillo.
Torri e cannoni
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.....
wrorre detta Bcrtalda o S. Agostino cli forma quadraw con cordone di travertino al di sopra della scarpata e parapetto di materiale at.lomo alla piazza d'armi sporgente in fuori sorretto eia piccole arcate a mattoni di traverti no ... Si ascende a detta torre mediante una scala di legname lìssa al muro con codcttoni di ferro ... Vi esiste altra piccola scala cli simile costru zione con due gaogani e bandelli per renderla levatora, onde impedire l'accesso all' ingresso della torrc ..." m;.
Anche l' armamento appare di consistenza usuale, a partire dall'inventario del 1589, il più antico pervenutoci, che dettagliava: 'Torre di Bertaldo.. . Ha un falconetto da lib. 3 di palla, al quale bisogna far li sue ruote che siano alte 7 palmi, per poter tirar sopra il parapetto di essa t<me che così non serve a cosa niuna. Haria bisogno detta to,,-e di un falcone eia lib. 6 di paila, el alla munitione gli manca la sua porta di lcgno"tni_
Quattro anni dopo, tuttavia, la richiesta non ha trovato ancora soddisfazione, registrandosi appena un lievissimo incremento clell'arn1amento, mentre le condizioni statiche della torre appaiono alquanto precarie, specie a carico dell'apparato a sporgere: "Venula del sig. Aless. rode Magist.ris Castellano della torre de Bertaldo ... pure sono della torre hertalcla In prima uno sagro di porto di quatro libre di palla à cavallo nelle rotte Palle quindici Due archi bugi a rota in ordine Due codette... Monitione per dieci tiri... Mancamenti che si trova nella torre Il cascatoro [piombatoiaJ sopra la porta e andato in rovina li cascatoro verso il mare mezzo rovinato Il retto ci mancha assai coppi e Lecole ..."' 21 i.
Alla ispezione del Grillo la torre, ormai riparala, denunciò soltanto una non felice ubicazione ed il persistere di un ridotto armamento: "La torre de Bertalda similmente e posta nel terriLorio di Civita Vecchia dalla parte de ponente verso Corneto appresso al fiume detto Mignone devide il territori<) di Civita Vecchia et Cornea questa lorre sta in una punta molto pericolosa, respetto che li Corsari quasi del continuo vengono a far acqua i.n detta lìomara nen havendo altro loco più comodo per molte miglia nella spiaggia, e però e torre che deve stare con vigilanza, che scoprendo vascelli deve far il segno con foco et tiro per avisar la campagna la quale e copiosa de lavoratori. et anco essendo vasce.lli de cristiani e convicini se posso guardare dal nemico. Non può offendere con il suo pezzo per essere descosto assai dal eletto fiume. Vi sta il suo custode con un soldato servono con patente dell'IIJ.mo Mon ... con provisione de scudi dieci il mese la quale ogni fin di mese li vien pagala da me. Ogni an no se li dà un barile de polvere de libre I 50 con un mazzo di miccio, quale se li consegna nel mese dc agosto. Ha de jurisditione quanto tie ne l'ombra della torre nelle 22 hore nel sito può sernentare quel che li pare. Inventario dcli' arme e t rnonitioni. .. Un falconetto de metallo cou certe arme inquartare con sue rote et cassa ferrala porta libre - dico cavalletto con rote 3 Palle dc ferro per detto pezzo ......... ................... 11 ° 20 2 Mortaleui de ferro ............ .......................... ........ n° Moschettoni buoni fe inili de tulto punto .......... .n° 2 Fiasche de archibuso buone ............................... n° 2 Palle de piombo per detti ..................... ............. .11° 30 Un paro de rote vecchie ferrate Ras telli per li moschetti ........ ............................11° 2 Una vacchetta nella quale ..." <2J) _
Nessuna modifica anche nell'inventario ciel Traccagna, che registrò il medesimo armamento, per giunta con il pezzo principale inservibile per Ia rottura cieli ' affusto:
A.S.R., Camerale III, b. 835, fase. IV - da G.M. DE Rossi, Torri. .. , cit.. p. 29. A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 646. 23 A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 14. 24 Ms. G.C. GRILLO, l.S .C.A.G., 37 C, 3259.
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La difesa costiera ddlo Stato !'0111ifìcio dal XVI al XIX secolo
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"Visita fatta alla torre di lkrtalda arrivato il hore 21 Lrovai alla cusroclia cli quella Giuliano da Pistoia asieme co n Dom. co di Gio. Falcone eia .Sarzano dissero essere soldati della fortezza et che stavano per modo cli provesione et che havevano per loro salario s. i 5 il mese per uno et che il Castel lano che vi stava quando uparvero le galere cli Biserta se ne fugì et lassò la torre sola Un fa lconetto longo bocche 20 porta di palJ..1 lib. 3 in 4 bono in terra 2 Mortalelli cli fetTO 15 PaJJe di ferro 30 Palle cl i pi etra et 15 cli piombo I 00 lib. di polvere et lib. 2 cli miccio I Cucchiara di rume B isognia rimettere i l cl. o pezzo i'J cavallo quanto piL1 per essere Juoco pericoloso··, 2 <1.
La riparazione dovette avven.ire con insolita solerzia, non riscontrandosi più la deficienza nei verbali successivi, come quello redatto: "Alli 13 Agosto I 627 Visitata la Torre di Benalda comandata dal custode Ottavio de Rosa da Corgneto - ho trovato detto custode di persona et un soldato c'è un pezzo con doi mortarelli cloi moschetti palle di ferro .......................11. 22 23 palle cl i pietra .. .......... ... ....... n. polvere in circa ................... 11. 200'''1"' .
Nei decenni successivi l'armamento non subì alcuna variazione, tam'è che nel maggio ciel 1665 così lo verbalizzò l'ispettore Francesco Petti: ·'Si è visi tata la Torre Bertalda dove vi è un falcone cli portata lib. 3 cli palla, vi. sono doi morlalelli di metallo. e quattro moschetti boni ; vi stà un Custode chiamato Giuseppe Pini co n Patente dell ' ecc. mo s. r D. Mario chig i sotto li 11 Gennaro 1661: vi è di polvere cli monitione bari I i uno. e lib. I O e tu tte le sopracl. e robbe sono state consegnato al sud. o Torri ero quale promette tenerne buona custodia, et in fede della verità sarà so1toscritta da lui q. o cl i 23 Maggio 1665 lo G iuseppe Pini mano prop. a"'"'.
La consistenza dell'armamento non variò nemmeno nel corso del XVIII secolo. Soltanto agli inizi dell' XIX la torre ricevette un secondo cannone, ma sempre con una limi tatissima dotazione di palle.
TORRE V ALDALIGA
La torre, pervenutaci rn ottimo stato di conservazione, conferma la sua appartenenza alla tipologia pontificia, sebbene con un apparato a sporgere cl i più modesto aggetto. Essendo stata eretta dopo il primo decennio del XVII secolo, l'anomalia potrebbe reputarsi un voluto accorgimento, frutto dell 'esperienza, risapendosi ormai la eccessiva delicatezza strutturale ciel coronamento a sbalzo. Ricevette varie denominazioni tra cui quelle di Prima, Nuova e Mattonara, ma conservò unicamente quella più spiccatamente marina, alludente alla ricca proliferazione delle alghe presso la sua base. Eccone la descrizione del Grillo che poté ispezionarla appena ultimata: ·' Questa torre dc Valdaliga e· posta similmente nelli territorio di Civica Vecc ha verso Corneto de questo nome perche il mare reduce tutta l'aliga della spiaggia, e stata edific.ita dalla S.1.i'J di N .S. Papa Paolo Quinto l'anno 161 2, respetto che quel loco per e~sere basso e molto cornodo per far sbarco di vascelli nemici se poteva venire comodarneme per essere anco coperto dalla macchia per danneggiare il paese et anco per far sorpresa della terra, la quale resta to talmente assicurata per l 'edifìcmione ciel le cloie torri ciel Marangone in L evante et Valdaliga in ponente. Ve sta il suo custode con un solclato q uali ser vono con patente cli Mons... con provisione de scucii dieci il mese fra tutti doi quali ogni fin di mese li son pagati ... Ogni anno se li eia un barile cle Polvere de libre 150 con un mazzo de miccio quali son consignati eia me nel mese dc agosto. I la de .furisditione quanto tiene nell'ombra della torre nelle 22 hore nel qual si to può sementare q uel che li pare.
A.S.R .. Commissari ato Soldatesche e Galere, h. 4, rase. 19. B.A.V.. Barb. Lat, 9335, f. 19. 21 A.S. V.. Commissariato delle anni, b. 32, f. I 8 I v. 2' 2 "
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Torri e cannoni
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l56 156. Torre Valdaliga, prima del restauro (rielab. computerizzata), ed in un grafico del ' 700.
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La difesa costiera dello Sta/O PomU-ìcio dal XVI al XIX secolo
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157. Torre Valdaliga. vista dal Grillo.
Torri e cannoni
Inventario dell' Arme et Monitione ... Un sacro de metallo con l'Arme dc Med ici co n sua cassa et rote ferrate porta dc Palla li bre Palle cle ferro per detto pen.o ....................... .. .... ........................................................................... n° L.1 cocchiara lanata earricaturo gancio per detto pezzo Jvlortalctti de ferro ........................... ......... .... ............................ ............. ................ ....................... .11 ° Spingarda con soi cavalletti lenita de tutto pun to ....... , .......... .................. .................................... .n° ;\rchibusi buoni feniti cle tutto puntv ........................ ............................................ ........................ n° Fiasche de ferro ........................ ........ ......... ..................................................... ,... ... ................ ,....... 11 ° Polverini .............. ......................... ... .......... ...... ... ........................................................................... n° Picche l'errate ............. .......... .............. .................................... ......... .................... ......... ...... , .......... 11° Una vacchetta nella quale ..." <1~ 1•
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8 20 2 I 4 I I I
Pochi ano.i dopo, nel novembre del 1623, al Traccagna quell'unico pezzo risultò inutilizzabile per il cedimento dell'affusto: ·'Visita fatta alla torre nova di valle liga arrivato à hore 20 trovai alla custodia di quella fran.co Marsico Calabrese e t Dom.co di Nicolo Bergamasco dissero essere soldati della fortezza e che il Cas te llano ,;e, Ji haveva messi per modo di provisionc et che havevano s. i I O il mese tu tti dui Un sagro longo bocche 28 porta di palla lib. 7 in 8 bono in temi 15 Palle di ferro et 30 di pietra Un mortaletto di ferro 300 lib. di Polvere et 2 di miccio 2 Moschetti boni et bene te nu ti I Cucchiara di rame I Alabarda Ha bisognio il detto ... di rimettere il pezzo à cavallo"r19•_
Nell'ispezione dell 'agosto del 1627 la gravissima carenza appare colmata, ma viene evidenziata una nuova deficienza che rende disagevole il servizio al pezzo: ·'Vis itata la Torre di Yaldelica comandata dal custode Antonio Vagnissi vi siede in persona e tie ne un soldato bono et ci ha una suo figliolo di anni venti incirca - c:i è un pezzo con doi mortarelli cloi moschetti ci è bisogno farci il casi no per la sentine lla eL il paglio lo di tavole per poter tirare il pezzo per caricarlo per il lastrico penne al mare palle di ferro ............................. n. 25 palle di pietra ............................ 11. 16 polvere in circa li bre ........ .... ..... 11 . 200 Acli 14 detto''•30>.
L'eccessivo impiego di quell' unico cannone, protrattosi per diversi decenni, ne comprom ise alla fine la validità deformandone il focone, inconveniente che privava l'arma della necessaria compressione. Così nel maggio del 1665: "Si è v isitata la Torre Valdaniga, dove si è trovato un falcone d i portata di lib. 5, è assai sfogonato, et è piLLpresto inhabile che buono a l servitio, e vi sono doi mortalelli e cloi moschetti boni. e vi stà un C ustode chiamato Bartolomeo Gabrielli con Patente dell'ecc. mo s. r D. Mario Chigi sotto li 4 8bre l 665 lne l ms originale probabilmente va inteso per 1663 n.cl.A. J. Di polvere ve ne è un barile e li.b. 25 e tulle le soprad. e robbc sono state consegnate al sopracl. o torriero il qua.le promelte cli tenerne buona Custodia et in fede della verità sarà so ttoscritta da Lui q. o cli 23 Maggio 1665 lo Bartolomeo Gabrielli mano propria"n".
Il cannone dovette essere sostituito, o più verosimilmente ricalibrato mediante una rialesatura dell'anima che ne incrementava, logicamente, il diametro: in ogni caso l' armamento complessivo non mutò di consistenza. Ancora agli inizi cie l XVIII la torre disponeva sempre di un unico cannone, da 8 libbre però, con l O palle di dotazione. Fu solo un secolo dopo che, al pari di molte altre, ne ricevette un secondo, da 12.
~s Ms. G.C. (ìR ILLO. I.S.C.A.G., 37 C. 3259. A.S.R., Commissariato Sold atesche e Galere, b. 4. fase. 19 . .io B.A.V., Barb. Lat. , 9335. f. l 9 . li A.S. V., Commissariato delle armi, b. 32, r. 181 v. 29
la difesa costiera dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
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TORRE MARANGONE
Anche questa teme sopravvissuta alle offese dei secoli, della guerra e dell'uomo ostenta l'appartenenza alla tipologia costiera pontificia. La sua costruzione dovette avvenire in seguito all'ordinanza ciel 1567. Fu edificata in scheggioni cli pietra, posti in opera sul paramento esterno in corsi regolari e completamente intonacati. L'apparato a sporgere poggia su mensoloni monolitici a quarto di cerchio, dai quali spiccano altrettanti segmenti murari, sui quali insistono gli archetti cli piccolissima corda. Non diversamente dalle precedenti venne impiailtata in adiacenza alla foce cli un fiume, il Marangone, eia cui secondo la prassi coeva trasse nome. Essendo la prima torre a sud della piazza cli Civitavecchia, e quindi strettamente dipendente dalla stessa, non richiedeva un eccessivo armamento, carenza pienamente confermata dagli inventari ritrovali, dei quali il più antico, risalente al 4 novembre del 1623, così ci notifica al riguardo: ·'A di detto Visita fatta alla torre del Marangone arivato à hore 17 trovai alla Custodia di queJJa Pietro Soleti ... solo soldato - il Castellano disse essere un ricamatore quale stava in Roma et che li dava per sua provesione s. i 4 il mese Un sagro longo bocche 28 porta di palla lib. 7 in 8 bono et bene à Cavallo 16 palle di ferro et J 5 di pietra J cucchi ara di rame l Spingarda da muraglia et I mortaletto di ferro l Archibugio à miccio con sue lìasche et fiaschini bono 100 lib. di polvere et 3 di miccio Bisognia alla d. ta torre rifarli la scala atteso che non si puodc montare ad alto et mettere la guardia"ml.
La incredibile professione ciel torricre titolare e la sua lontanza, devono individuarsi alla base della scarsissima efficienza ciel caposaldo che, appena due anni dopo infatti , fu pesantemente criticato dal comandante della vicina piazza per inaffidabilità, non rispondendo alle segnalazioni cli servizio. La questione cli estrema gravità dovette portare alla rimozione dell'irresponsabi le incaricato: nel verbale ciel 14 agosto del 1627 non si fa più menzione del ricamatore ritrovandosi al suo posto un nuovo torriero: ·' Visitata la lbrre del Marangone comandata dal custode Sante Pulvio da Fermo non assiste per essere ammalato eia un mese in circa ci è Cm soldam rnesso dal custode Horatio Rochi della Talfa et si chiama Pietro di Paolo di Scarncna ... il peno e necessario risarcir le rote ci sono do.i mortaretti doi moscheui palle di ferro ............... ..................... n. 36 palle di pietra .................................. n. 23 polvere in ciJca libre .................. .... .11. I OO"m,.
Nei decenni seguenti l'armamento non sembra subire alterazioni, riconfermandosi sempre cli un unico cannone. Così nel maggio del 1665 : " Si è visitata la Torre del Marangone dove sul Maschio vi è un Falcone <li ponata di palla li b. 8 con Cassa e Rote nuove, due Mortaleui di metallo, e due Moschetti. e q. ta Torre è della R. a Cam. a. Vi è sua scala, Porte, finestre, sua cataratta di sopra, e vi stà un custode con Patente dell'ecc. mo s. r D. Mario Chigi sollo li 26 8bre 1663 con paga di (d) JO il mese, et è chiamato Caporal Fran. o Franceschini; vi è di polvere un Barile, e lib. lO e tutte le rohbe sono state consegnale al cl. o Torriero, 4. le promeue tenerne buona custodia et in fede sarà sottoscritta da lui di 22 maggio 1665 Io Fran. o Franceschini m. o prop. a"<3• ).
Lo stesso solitario falcone da 8 - con lo stemma d.i Urbano VIII - si rinviene pure negli inventari settecenteschi: soltanto agli inizi dell" 800, come le torri già descritte anche quella ciel Marangone dispose di una coppia di cannoni da 12. Svanita la minaccia corsara, svanito lo Stato Pontificio la torre divenne l'umile abitazione di pescatori. Fu forse proprio quella impropria destinazione la sua salvezza, pagata con lievi manomissioni architettoniche, cancellate da un recente restauro.
AS.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4. fase. l 9. B .A .V.. Barb. Lat.. 9335. f. 19. ~' A.S. V., Commissariato delle Anni, b. 32. f. 178 v.
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Torri e cannoni
158. Torre Marangone.
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La d(f'esa cosLiera dello Stato Pontijìcio dal XVI al XIX secolo
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159. Torre Marangone. vista dal Gri.llo.
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Torri e cannoni
TORRE CHIARlJCCli\
IJ sito ù' impianto-cli ton-e Chiaruccia è un piccolo promontorio: eia qui il suo nome più antico di torre cli Capo Linaro, Lanaro o Lunare. Nell' ultimo la spiegazione, ovvero la forma falcata protesa nel mare. Venne fatta erigire quasi certamente sotto il pontificato di Pio V, quindi contestualmente alle altre della famosa ordinanza. Semidistrutta nel corso della JJ Guerra Mondiale, la torre è fortunatamente sopravvissuta abbastanza da lasciar di sè una chiara documentazione fotografica, grazie alla quale siamo almeno in grado di valutarne le connotazioni architettoniche. Il Guglielmotti la definì 'alta, sottile, graziosa', ed in effetti la sua precipua nota distintiva può cogliersi nell'eccezionale sviluppo della sezione verticale. La singolarità deve mettersi in relazione con l' obbligo di intervisibilità proprio di tutte le toni costiere, compensandosi perciò ogni schermatura naturale interposta con una maggiore elevazione verticale o della quota d'impianto quando possibile, o della struttura stessa sui litorali piatti. Altra anomalia, pur ne.Il.a complessiva appartenenza alla tipologia canonica, la mancanza dell' apparato a sporgere. Potrebbe però imputarsi ad interventi successivi, tesi ad eliminare, essendo venuta meno l'esigenza autodifensiva, i fragil i sporti . Venendo al suo armamento eccone i verbali rintracciati, a pmtire dal 1589: "Torre del Cavolinaro Gli fa bisogno metter in ordine due archibugioni da posta che vi souo buoni, et fargli le sue palle et formc ..." <.JS).
Nessun cannone e, per giunta, nessuna munizione. TI caso, sebbene non raro, suggerisce comunque una scarsa valenza militare della torre, che unitamente a quella sua singolare altezza sembra confermarla, eminentemente, come postazione di avvistamento e ricetrasmissione. Del resto nel verbale dì nove anni dopo non vi è alcun accenno a qualsiasi armamento: "Torre di Capilanara acli 26 cli luglio I 598 RelaLione ... esendo adaLto in del ttore [eletta lOITe) et averlla ttrovatta ciussa [chiusa) et clirnandando a uno contadino lui rispose che lui era andatto alla ttc ra fterral per alcu ni soi servitti el arri vanno a ci vita vech ia et trovano iI deto castelano ... et avendo relatione da lui che ciera dela polvere uno barile et altre robe ma i nolo visto et bravandolo [rimproverandolo] asai con dire che lui manchava al debito suo et io li domandai chi havria in cura eletta tlore lui mi elise che era del s. re giulio trinciatte de III.mo Cardinale altro bandino rAJdobrandini 1..."c·' 6l.
La inconcepibile trascuratezza agli inizi del XYll secolo dovette trovare finalmente eliminazione. Dagli inventari pervenutici sembrerebbe anzi che la torre si armò con un pezzo cli notevole gittata - testimoniata dalla inusitata lunghezza dell'anima - perfettamente idoneo perciò a battere entrambe le spiagge separate dal promonto1io d'impianto. Eccone la testimonianza al 4 novembre del 1623: "A di detto Visita fatta alla torre del Caulinaro arrivato à hore nove trovai alla custodia di quella un ragazzo di anni 15 incirca et disse che il Castellano non vi era et che lui risedeva in detto loco... et che haveva per sua provisionc juli 8 il mese et il Castellano à nome Horatio della Solfa Un falcone longo bocche 32 porta di palla li b. 7 in 8 bone et bene à cavallo 7 Palle di feno et 30 di Pietra I Mortaletto di ferro 2 Moschetti boni 3 fiasche con suoi fiaschini et 4 spuntoni I Campana grossa di metallo 200 lib. cli polvere et 3 lib. di miccio Ha bisogno di essere guardata"m,.
Il laconico suggerimento ciel relatore, apparentemente ironico, sembra invece ribadire l'accresciuta importanza della funzione interdittiva di torre Chiaruccia, non più di mero avvistamento. Ma la richiesta non
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16 •
3'
A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 646. A.S.R., Commissariato Soldalesche e Galere, b. 4, fase. 14. A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase . 19.
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La dif'esa cosliera dello Stato 1-'o ntifi,cio dal X\!/ al XIX secolo
160 160. Torre Chiaruccia,, prima della distru z,ìone (rie lab. comput.cri :i;zata).
dovette però trovare piena soddisfazione: appena quattro anni dopo l'armamento principale giace inutilizzabile in terra per rottura cieli' affusto ! Così al 14 agosto ciel 1627: "Visitata la Torre di Capo linare co rnandata dal custode Hor. Rochi dalla l'a lfa. Vi siede di persona tie ne un soldato et un suo nipote d' an ni 18 in circa. fl pezzo è dismontat.o affatto senza cassa e senza rote ci sono doi mortaretti doi moschetti palle di ferTo ... .......................... n. 26 palle di pictxa ............................ n. 18 polvere in circa Jibre .................n. 200 Adi detto"'38 ' .
Un deciso intervento della torre, che valse la cattura di una fel uca turca e del suo equipaggio, sbarcato per razziare, ne confermò la già individuata valenza artjva e le procurò finalmente un adeguato e formidabile armamento. Prima degli anni ' 30 torre Chiaruccia schierava sulla sua piazza un falconetto di bronzo da 5 libbre, un quarto di cannone eia 12, un quarto di cannone eia 16, una colubrina da 25, una da 27, una mezza colubrina da 16, con una disponibilità di palle pari ad o ltre 12. 000 di fe rro0 " 1. Disponeva inoltre di un numero impressionante di moschetti e di archibugi - questi ultimi quasi 150 lasciandoci s uppoffe che ne.Ila torre si custodissero quel1i di dotazione alla milizia nella cattiva stagione . Negli anni successivi, probabilmente, essendosi diffusa la noti zia del suo ridondante armamento - i corsari erano .sempre perfettamente informati in materia - finì per essere scrupolosamente evitata, svanen-
'"B.A. V., Barb. Lat., 9335, f. 19. 19 Da F. C ERASOLI, Stato e armamento delle w rri della Spiagge romane ed adriatiche (anni 1625-.1631 ). in Rivista Marillima, Mari.o-Maggio l 89 1. p. 18. Citazione t.ratt.a da Ci .M. DE Rossi, Torri.... cit., p. 37.
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Torri e cannoni
do pertanto progressivamente la rag ione dello stesso. In breve allora la quantità e qualità delle artiglierie rientrarono nella norma usuale, come e.i attesta l'inventario del magg io del 1665, che così la descrive:
-
"Si è visitata la Torre Cavolinara detta la Chiaruccia, che è della R. a Cam. a, dove vi è un Falconetto cli portata cli pall a cli lib. 5 con Cassa, e Rote bone . Vi sono due mortalctti di ferro sfoconati e due moschetti boni, vi è ancora la scala di fuori e porta della Torre con li suoi ferri e Catenaccio, due Pone di stanza con sue finestre. Vi stà un Custode chiarnato Caporal Giulio Luciani con Patente dell'ecc. mo s. r D . Mario Chigi sotto li 17 xbre 1664, et ha di paga (d.) 10 il mese e di polvere vi ne è barili uno e tutte le sud. e robbe sono state consegnate al sop ra<l. o Torriero 4. le promeue tenerle buona Cus tod ia et in fede della verità sarà sottoscritta da lui q. sto di 22 maggio 1665 Giulio Lucia ni ma no prop. a"(4o,_
Trascorsero numerosi decenni, ma l'armamento non mutò più. Nel 1705 all'ispezione del capitano Leonardo Forlini risultò che la torre disponeva sempre di: " ... un falconetto eia 5 senza arme. Due mortaletti e.li bronzo. Due moschetti, due brandistocchi. Polvere lib. l 50: miccio mazzi n. 2. Palle e.lei falconetto e.la 5. n. 17. Palle da moschetto n. 25..." r·" >.
Agli inizi del XIX secolo, torre Chiaruccia ricevette, al pari delle precedenti, due cannoni da 12.
TORRE DI MAC:CHlATON DA
Detta anche torricella di S. Spirito, non s'i ncluse a lutti gli effetti nella linea di difesa costiera svolgendo, per pochi decenni, il compito di semplice avvistamento e .segnalazione, in stretta dipendenza forse con la limitrofa Rocca di S. Severa. A pianta quadrata, di appena m. 6 circa di lato, con alzato parallelepipedo cli quasi m. 13, la sua costruzione dovrebbe rimontare al XIII secolo: distrutta completamente di recente. Compare comunque nella ispezione del 1589, peraltro priva di qualsiasi armamento ed in quella del 1598 che così la menzionava: 'Torre e.li S . to Spirito acanto alla marina adi 25 di luglio 1598 Rclationc ... escndo adato ala sopra deta uore et trovanclol la ciussa et dornanclanno di contino a diverse persone chi era castelano rne fune risposto che istava amaftatto et io diciedo al Castel ano e.li S .ta Sivera che i.n tuti i modi dovese provedere di metcrcie uno subito et lui disc che ciclavria lve lo avrebbe] rnesso dove lui a cleto che la deta ttore non era incrusa ala vis ita di clete uore el ciò non o voluto manchare d i ordinarlla et incruse i cleta visitta pcrchc ista nc a preso al mare et il c.leto castellano elise avercie uno archibusione a posta et. .. del quale io noli o visto et e.lise che ci tirava per acienc.lo ..." ("~>.
Anche nella pessima ortografia del documento si coglie l'esclusione della torretta dall'ambito di quelle costiere: l' ìspezione ed il conseguente rapporto, infatti, per esplicita affermazione dello stesso relatore, dipesero unicamente da un eccesso di zelo per la sua vicinanza al mare.
TORRE F LAVIA
La torre Flavia, oggi ridotta ad un estremo brandello basamentale in mezzo al mare, a poco meno di un centinaio di metri d,ùla battigia presso Ladispoli, appartenne a pieno titolo allo schieramento costiero pontificio. Distava da S. Severa sei miglia ed appena tre da Palo, da cui peraltro dipendeva. Essendo la distruzione avvenuta in tempi recenti, ci è pervenuta una buona documentazione fotografica della stessa. È possi-
A.S.V., Commissariato della armi, b. 32, f. I 77 v. "Biblioteca Corsiniana. Roma, (d'ora innanzi B.C.) - Ms. 942, 34 C 12, f. 94 v. Da G.M. DE Rossi, Torri.. ., cit., p. 38. 42 A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 14. 40
La difesa costiera dello Srato Pontificio dal XVI o/ XIX secolo
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16 1. Torre di Macchiatoncla (graf. com puterizzato).
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· CL, "11·1noni Torne .
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163
163.
La difesa costiera dello Staro Pontificio dal XV! al XIX secolo
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164
l 64. Torre Flavia, stato attuale.
bile pertanto affermare che torre Flavia presentava la connotazione delle altre torri costruite dopo il 1567, tranne che per l'altezza, alquanto superiore alla media, e per le quattro garitte poste ai vertici della piazza sommitale, indubbiamente utili ma altrettanto indubbiamente d'impaccio al brandeggio dei pezzi, con conseguente ampia decmtazione dei settori di tiro. La sua muratura appare con estradosso in laterizio a vista con grossi conci di travertino agli spigoli. Sempre in travertino, il cordone torico tra la sezione scarpata e quella verticale nonché le comici dei vani. Assente l'apparato a sporgere, sostituito da un semplice cornicione di scarso aggetto. Identico l'ingresso sopraelevato raggiungibil.e mediante una scala volante. Sotto l'aspetto puramente cronologico la sua struttura moderna si andò a sovrappoITe, in sostituzione totale od in rifacimento radicale, ad una tOITe preesistente di matrice medievale. Promotore dell'iniziativa il cardinale Flavio Orsitù, eia cui il nome della fortificazione. La prima menzione, infatti, risalente al I 563, la ricorda ancora con la tradizionale definizione toponomastica, e ne solJecita l'adeguamento: ·' ...la torretta di Cerveteri, si deve alzare di due canne, et far le volte, et metterci due pezzi de artiglieria, et ordinar a Cervettari che faccino il tutto a spese loro..."<·131•
Sebbene ultimata insieme alle altre della catena non ricevette l'armamento per tutto il '500: il ritardo potrebbe imputarsi alla sua non perfetta esecuzione. Di certo soltanto agli inizi del XVII se ne registra l'effettiva entrata in servizio, annunciata da una relazione del capitano Curzio Gallinacci, nel 1603, con queste precisazioni:
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Da G. e F. TOMMASS ETII, La Campagna ..., cit., I, p. 183.
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1è1rri e cannoni
" ...detta tuorc cscre acanto alla mari na, fatta tutta di nuovo. luoggo molto fuorte et bella, a c ima son quat:tro guardiole alle sue cantonate llltte co porte, del quale sarebe bene questi Sig. ri Ili. mi di fare man darci almeno du i pezi cli arteglieria per guardia di det.l.a tuore ..."(441•
Nella prima_1·elazione ispettiva pervenutaci, redatta il 7 novembre del 1623, non sì andèl oltre ad una generica affermazione di validità, così esposta: "Torre Flavia Li segnati lochi sono bene mun iti et sonno del ca. r s. e Duca Urs ino ..."" ~'.
Pochi anni dopo, per l'esattezza nel 1631, l' armamento della torre viene finalmente inventariato, risultando allora composto da un falconctto di bronzo da 4, da due mortaretti, due moschetti ed una spingarda: dotazione di tutto rispetto. In seguito si tornò alla pura enunciazione di prammatica come nel verbale del maggio del 1665, che recitava: "Sì è passato da Torre Flavia, che parimenti è dc s ig. i Orsini et da essi si provede cli tutto che fà di bisogno, e non è soli to di visitarla ..."c06 .,_
Nel 1807 torre Flavia vantava un armamento composto da due cannoni da 12 con una dotazione di 119 palle, oltre a tre fucili, con relative baionette.
TORRE DI PALIDORO
La torre di Palidoro, detta pure Perna, o Perla, si innalza attualmente ad un centinaio dì metri all ' interno della costa, neì pressi della foce di un ennesimo corso cl ' acqua. Non diversamente da molte consimili anche per questa è attendibile parlare di radicale ricostruzione di una presistente fortificazione. li manufatto pervenutici in buono stato di conservazione dimostra nelle sue linee generali l'appartenenza alla tipologia pontificia, tranne che per alcune evidenti singolarità, quali la mancanza di un apparato a sporgere sommìtale, sostituito da quattro piombatoi innestati sulla verticale dei vani e la presenza, invece, di una merlatura a filo. Per il resto pianta quadrata, cli m. 11 per lato, basamento scai-pato con cordone torico in travertino, alzalo parallelepipedo, per una altezza complessiva di quasi m. 20. La sua ottima esecuzione, e forse la rilevante altezza, dovettero riuscire motivo d ' orgoglio per i costruttori tant'è che sul vano d'ingresso murarono una lapide che così ne celebrava l'iniziativa, nella traduzione del Guglielmotti: " Questa torre alla marina del villaggio anticamente spettante alla città di Agilla, ed ora proprietà dello spcdale di Santo Spirito in Roma presso al la via dei Sassoni, per comandamento di Pio IV pontefice massimo, a sicu reaa deJJe campagne ci rcostanti foce fabbricare cd armare Bernardi no Cirillo aqui lano. prece ttore dello istesso speciale, l'anno J562"'4 ' '.
La torre cli Palidoro, quindi, precedette sia pur di poco l'ordinanza ciel 1567, aru10 iJ1 cui già prestava attivamente servizio sebbene disponesse di un leggero armamento. Nell'ispezione del Fabrici del 1589, infatti, si legge: "lbrre della Perna o di Sa.I.o Spirito Ci sono due bomhardeJJe cli ferro buone in ten·a. gli manca la sua cassa, et ferramenti , et le sue palle cli pietra. Gli farebbe di bisogno a detta torre 2 pezzi di an.ig. a per difenderla cioè due falconi da 6''H•1•
La richiesta però non ebbe seguito, e nove anni dopo l'armamento della torre non ostenta alcun pezzo d'artiglieria propriamente eletto:
11 ••
A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19. A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19 ' 6 A.S.Y., Corn missari ato cleJJe armi, b. 32, 177 r. '' A GUGLIELMOTl'I , Storia deilefor1.(fìcazio11i... , cit., p. 500. ·• 3 A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 646.
"5
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal X\/! al XIX secolo
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165 165. Torre di Palidoro.
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Torri e cannoni
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166. Torre di Palidoro, dettagli. "Torre Perna adi 25 ùi lugllio 1598 Relatione al lii.mo... aveclo arevato .ala tore di perna cli S.to Spirito ttrovallo clrendo ... amalado castelano et suo fratello dario esendo adato a rama per alcuni soi servirti ci uno gar1.one in deta ttore avcdo falla la sopra data deligcnt.ia. E più avedo trovatto in dcta ttore quatro archibusioni a posta [da posta] tre su lii cavaleti et uno senza dove tuli servino per tirare alli bisogni. E più averci trovatta polvere grossa da monitione lib. 15. E più avedo trovato ttri codeue da tirare per avcdo col tapo di legno. E più avedo trovata in cleta tore dui bombardelle seza casse in Leml colli soi feramcnt.i finitti in tera. E più aveclo trovato una rata di micio di corda di lib. 17. E piLt avedo trovate archibusi quatrn a rotta1·1'1' •••"(S-Ol _
A sua volta il Grillo la visitò, ma si limitò a ricordarne la marginalità e .la dipendenza dall'ospedale: 'Torre Perla La torre Perla detta Pali doro per essere edificata nella detta tenuta è sotto la jurisditione de Santo Spirito e però il custode e soldati servono con patente de Mons. comanclatorc non e torre de molta consideratione, ne la camera se sente d'altra spesa eccetto che ogni anno se li da un barile dc Polvere del mese de Agosto de libre cento cinquanta netto con un mazzo di miccio, e visitata come li altre ad arbitrio de Mons ..."<511_
" 1' Circa l'accia1ino a 'mota' precisa W. REID, La scienza delle armi. Milano 1979, p. 90: "... le mrni da fuoco manesche divennero molto più efficienti con J'i11trodu7.ione clell'acciru·il10 a mota, in cui l'attrito di un disco mobile di acciaio produceva fuoco da un pezzo di pirite premuto contro la sua periferia... In poco tempo questi arcb.ibugi c;on acciarino a ruota entrarono nell'uso comune in Stiria... Massimiliru10 I promulgò un editto il 3 novembre 1517 nel quale era detto che agli abitanti del ducato era proibito usare e fabbricare armi eia fuoco di questo tipo... ragionevole Ilal supposizione che essi avessero qualche parentela con gli schizzi del Codice Alla111ico di Leonardo da Vinci. Il disegno probabilmente polta la data del 1500... L'acciarino a ruota fu soppi,u1tato da quello a pietrn focaia (focile) nella maggior p,ute delle nazioni occidentali nella metà del XVII secolo...". Sull'argomento cfr. miche F. Russo, La scintilln divina, in Rivista Militare. n° I, gennaio-febbraio 1997. ; n A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 14. ~1 Ms. a.e. GR11,w, 1.s.C.A.G., 37 e, 3259.
La difesa costiera dello Stato Pontifìcio dal XVI al XIX secolo
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I 67. La fucilazione di S. D' Acquisto: alle sue spalle la torre di Palidoro.
Molto più accurata l' ispezione compiu ta il 3 novembre del 1623. dal capitano Traccagna, che così ne verbalizzò l'armamento: "Visita fatta alla torre della Perna à Poi.io ero arrivato à hore 22 trovai alla Custodia di quella Dionisio Romiti romano insieme con Gio. Baua RoscioneLli romano dissero bavere per loro provesione s. di 36 l'anno et spese et sono pagati da S.to Spirito Un fa lconetto longo bocche 28, porta di palla lib. 3 sin 4 incirca 2 bombardelli cli fem) in terra 4 moschetti dui di ferro et dui di metallo 4 spingarde eia rnuraglie bone lO lib. di polvere 5 palle di ferro 2 spade senza fodero lib. mezzo di miccio Bisognia remettere il pezzo à cavallo atteso che è in loco pericoloso"<>21 •
È inspiegabile la divergenza tra i due esperti circa la pericolosità de i luoghi. i cui giudizi antitetici fu rono formulati quasi contemporaneamente, non suscettibili pertanto di giustificazioni contingenti. Nei decenni successivi la torre continuò a disporre di un assortito quanto leggero armamento che nel maggio del 1665 così veniva verbalizzato eia Francesco Petti: "Si è visitata la Torre di Polidoro, e sul ì'vlaschio vi è un fa]conetto di portata di lib. 3 di palla con Arme di Farnese. bene à Cavallo: vi sono 4 spingarde à Cavallello nove, e 11 ° Lre mortalelli e tulle ques te sopracl. e robbe compresivi due moschetti buon i sono tutte della R. a Cam. a. e vi stà per Custode Cennamo Marocchi con Patente di Mons. r JII. mo Commendatore di
5~
A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19.
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Torri e cannoni
S. Spirito; vi è di polvere di rnonitione barili uno, et lib. 30 e tutte le soprad. e robbe sono state consegnate al d. o Torriero, e dice di tenerle in consegna e buona guardia e custodia, et in fede della verità sarà soLtoscritto da Lui. q. t.o di 21 maggio 1665 Cennamo Marocchi mano propria"< 531.
Agli inizi del XVIII secolo sulla torre si riscontrano ancora le medesime artiglierie. Soltanto ai primi dell"800 si schierarono due cannoni da 12, con relativa dotazione di 41 palle. Alla base della torre, ormai vetusto cimelio di antiche barbarie, una nuova barbarie fu perpetrata dalle truppe germaniche del Terzo Reich: la fucilaz ione del vice brigadiere Sai vo D' Acquisto.
TORRE DI MACCARESE
I numerosì corsi d'acqua che sfociano sulla costa laziale a nord e a sud dì Roma, costituirono indubbiamente ìl principale vincolo per la difesa antìcorsara pontificia. Le torri perciò, come a suo tempo accennato, dovendo rigidamente interdire il rifornimento di acqua dolce ai battelli turco-barbareschi finirono per contrassegnare con la loro scansione gLì sbocchi della rete fluviale regionale. Anche la torre di Maccarese non smentisce la prassi, ritrovandosì ubicata a soli m. 500 dalla foce dell' Arrone. ln quanto strettamente collegata al fiume doveva vantare già prima del 1567 un ampio arco cronologico di attività, ma nulla della preesistenza traspare dalla fortificazione pervutacì. Dal documento d'intenti di quel medesimo anno si apprende: '·...al' Arouc fare la torre alla banda di levante, la deve fare Ciriaco Matei, devono contJibuire M. Paolo Matei et li heredi di Giovan de Nepe e Lorenzo Mancini et altri ..."<541_
L'ingiunzione trovò sollecita applicazìone, tant'è che dalla lapide commemorativa apposta sulla superba toffe ricaviamo, nella traduzione del Guglielmotti, che: "Marcantonio Mat.tei fece fare la torre, ncl l 'anno I 570"'55 >.
La perfetta conservazione della torre ci consente di valutarne sinteticamente le connotazioni archi tettoniche, peraltro sostanzialmente canoniche. Quadrata, su base scarpata di m. 11. 50 cli lato, alta complessivamente m. 20, costruita in opera laterizia con i soliti grossi conci di travertino per ammorsare gli spigoli, è scandita verticalmente dall'ìmmancabile cordone torico, anch'esso in travertino, al termine ciel basamento, nonché da un secondo identico posto alla quota cli copettura, appena al di sotto della merlatura. Sempre in travertino le ornìe dei vani. L'ingresso originario era ovviamente sopraelevato e servito da una scala volante: intorno alla metà ciel '700 fu però sostituito da un più comodo accesso ricavato nella parte scarpata della torre, chìaro indizio della contrazione delle incursioni. Un piccolo locale, infine, sulla pìazza in corrispondenza dello spigolo verso terra, adibito a polveriera ed a deposito delle artiglierie. Le prime notizie sul suo armamento risalgono all'ispezione del 1589 allorquando fu così descrìtto: "Torre di Macharese delli s.ri Matthci Gli manca le palle di piombo alli smerigli, et. archihugioni, che non ve n'è niuna, ne manco polvere da cargar pur una. Gli ha bisogno per guardarla, et tirare alli vascillj turcheschi un sagro da lib. 12 di palla, et un falcone da Lib. 6"'56l.
A quasi un ventennio dall'entrata in servizio, quindi, la torre non disponeva ancora cli efficaci artiglierie, essendo in sostanza gli smerigli più affini alle armi da fuoco manesche che a veri cannoni, con il loro modestissimo
53 A.S.V., Commissariato delle armi, b. 32, f. 176 v. ;, Da G. e F. TOMASSETTJ, La Campagna ... , cit., I, p. I 83. 5~ A. GUGLJELMOTl'I, Storia delle jòrtifìcazioni..., c it., p. 499. 56 A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 646.
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La difesa costiera dello Srato Pont(fìcio dal XVI al XIX secolo
168 168. Torre di Maccarese.
calibro compreso fra 1/2 ed l libbra: lo conferma pienamente l'impiego di palle di piombo. Più grave, perallrn, la mancanza assoluta di munizioni. Una spiegazione della assurda carenza va ricercata nel dipendere la fornitura delle artiglierie dalla Reverenda Camera Apostolica, la quale soltanto con lentezza riuscì progressivamente a distribuire i cannoni di nuova produzione lungo la marina, in particolare sotto il pontificato di Urbano VIII. Quanto poi si protrasse tale deficienza lo certifica l'ispezione cli nove anni dopo che ripropone un quadro sostanzialmente immu tato: "Torre cl i Macarese adì 24 di luglio 1598 Raquaglio per ordine dell'lll.rno ... arivado in rn acurese alil tore ... no trovadoei ne castelano et ne tampoco soldati di sortte nesgiuna seno cierti marinari peschatori et acl alo vecleclo per tura la tore no vaviam o trovata pol vere d i sorte nisciuna ne palle ne rnic i ne archibusi ne rossa alcuna se no dui pezi di artigliaria in una carnera in tera senza casse er se:rn rotte seza cuciare et rnoneho aste cossa nisciuna mollo mala sprovisra. EL più trovalo in c irna ala tore una cassa rotta per mezo colli soi ferì inc ioclatti et nonallro avendola in cura il s.re Ciriaco
Ma tte i"<511 •
A differenza dell 'armamento la pessima gestione della torre, in netto contrasto con la s ua ottima fattura, andava imputata esc lus ivamente agli stessi proprietari, che non di rado lesinavano sugl i stipendi e sugl i uomini. Le conseguenze del disservizio trovavano riscontro, immancabilme nte, in reiterate tragedie delle quali se ne coglie esplicita menzione nella relazione del Grillo, che sti g matizzava l'andazzo, lasc.iando intedere tra le righe l'ormai avvenuta forni tura di artiglierie:
"A.S.R.. Comissariaco Soldatesche e (jalere, b. 4. fase. 14.
Torri e a111noni
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169 169. Torre ùi Maccarcse, dettaglio.
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La dij<!Sa costiera dello Stato Pomifìcio dal X\!/ al XIX secolo
«Questa torre de Macharese de questo nome per cs$ervi un casale che si chiama Maccharese, e delli sig.ri M attei ma però l' Artegliaria e della R.C. Aposto lica ve sta il suo custode con un soldato amrnovi bili da essi sig..ri servono con provisione che tra essi sig. ri si convengano per essere pagati dessi, e molto comoda, ma mal guardata che alle volte li turchi sotto di essa han preso vascelli de cristiani. Ogni anno e visitata tante volte quanto parerà all a Ill ... se li da ogni anno un barile de polvere dc libre l 50 nello con un mazzo di miccio"' 5~l .
Poco dopo, il 5 novembre 1623, il capitano Traccagna verbalizzò finalmente un discreto armamento e munizionamento, ma anche una ennesima conferma della insufficienza del personale cli presidio, ridotto ad un unico uomo: "A di dello Visita fatta alla to1Te di Macarese arrivai à hore .18 trovai alla Custodi a di quella Papirio di Silvio... da Orvieto Castellano d i eletto loco solo disse haverc per sua provisione s . i 3 il mese et è pugato dalli s .ri Matthei 2 falconi di bocche 30 portano di pallu lib. 3 in 4 boni et bene à cavallo 2 spingarde da muraglia una bona et una crepata 10 palle di ferro et 20 di pietra 100 lib. di polvere et 4 di miccio 4 Alabarde 2 Mortalelti di ferro''(59l.
Nei decenni successivi il contesto dovette mutare e persino la dotazione balistica della torre ricevette alcune ulteriori assegnazioni, rintracciabili nell'ispezione del Petti , de1 maggio del 1665: ';Si è visitata la Torre di Maccaresc, quale è dell ' ecc. mo s. r Duca j\.fattei, e sul Maschio vi è un Falconetto da lib. ·3 di palla con !'Arme di Gi ulio Monti sfoconato assai, che non s i può adoperare, et è bene à Cavallo; vi è un 'altro Falcone di portata lib. 6 di palla bene à Cavallo; vi n'è un ' al tro di metallo senza culat.tu, che non si puoi tirare, con due mortalelli di metallo et uno di fen-c>, e quattro spingarde à Cavalletto e tre moschetti boni, vi è per Custode Fran. o Picca con Patente dell'ecc.mo s. r Duca Mattei, vi sono un barile di povere, e lib. 30. è necessari o cambiarli un smeriglio, che stà da un fianco, che è di grandissima necessità per esser rotte Rote e cassa. Tutte le soprad. e robbe sono state consegnate al cl. o Custode, e dice di tenerle in consegna, e buona guardi a, et in fede de lla verità sa rà sottosciuo da Lui questo di 2 1 maggio 1.665 Francesco Picca man o propria"•60ì.
Agli inizi del '700 la torre di Maccarese disponeva ancora di un falcone da 6, con lo stemma di Urbano VIII, dì un falconetto eia 2, di due mortaretti di bronzo ed uno di ferro , nonché cli uno smerigl io, cinque moschetti e tre spingarde, con la relativa munizione. Le armi risultavano comunque in condizioni operative. Un episodio incursivo del 1748 conclusosi, grazie all'intervento attivo della torre, con la cattura dei corsari e della loro imbarcazione, ne testimonia l'affidabilità. Con l'avvento ciel XIX secolo l'armamento fu aggiornato, sostituendosi jl vecchio e variegato parco artigl ierie con due soli modern i cannoni da 12, dotati di 46 palle di munizione. Nel 1808 ebbero modo di intervenire dignitosamente contro due fregate britanniche addette al blocco navale. Fu quella forse l'ultima occasione di servizio della torre, trasformata successivamente in civile abitazione. TORRE CLEivlENTINA
Incidentalmente descrivendo le precedenti taffi abbiamo accennato al fenomeno di insabbiamento e di bradisismo positivo che coinvolse tutta la fascia costiera laziale negli ultimi secoli, e massimamente tra il '600 e l " 800. La dinamica tettonica accelerata produsse sul dispositivo cli difesa costiera alquante disfunzioni: torri impiantate a breve distanza dalla battigia sì ritrovarono troppo all'interno, mentre altre, a cui era delegata l'interdizione dei fiumi non riuscivano ad assolvere efficacemente il compito a causa deH' al-
5s Ms. G .C. GRILLO, J.S.C.A.G., 37 e, 3259. ' " A.S.R. , Commissariato Soldatesche e (ìalere, b. 4 fase. I 9. 60 A.S.V., Cornmissariato delle armi, b. 32, f. 176 v.
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La difesa cosriem dello Staio Pontificio dal XVI al XIX secolo
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171 17 l. Torre Clementina; rilievi (riclab. computerizzata).
lontanamenlo della foce. Per tutte poi l'insabbiamento del fondale decurtava la potenzialità di j ntervento a fuoco a protezione dei mercantili, costretti a navigare più a largo. In corrispondenza dei maggiori corsi d'acqua, ed in particolare del Tevere, la situazione divenne in breve critica rendendo obsolete molte torri della prima ora, ed obbligando alla costruzione cli nuove opere vicine alla spi.aggia. Da attente stime l' interramento ed il conseguente avanzamento della linea di costa passò da un metro l'anno, a circa 5, per stabilizzarsi poi tra i 3 ed i 4, cifre comunque eccezionali e fortemente penalizzanti per opere supposte a stretto contatto con il mare. Fu questo il caso di Torre Clementina, sorta per volere di papa Clemente XJV<61 l, nel 1773, in sostituzione di Torre Alessandrina, eretta a sua volta intorno al 1660 in sostituzione di torre Niccolina, ubicata ormai a 2 km dalla foce del canale di Fiumicino.
61 Da J.N.D. KELLY, Vite ..., cit., pp. 50 1-503: "Clemente XIV - Giovanni Vincenzo Antonio Ganganelli, nato a S. Arcangelo presso Rimini il 3 1 ottobre 1705 era figlio del medico del vi llaggio; en trato nell'ordine francescano a diciassette anni prese il nome ciel padre; nel 1731 si laureò in teologia. Insegnò per diversi mmi nei collegi francescani e nel 1740 venne nominato rettore del collegio di S. Boni facio a Roma. Già sc1i ttore rinomato ... [nel) 1759 venne nominato cardinale da Clemente XIII .. . Esperto in teologia era anche molto amante della musica e della poesia; gli piaceva cavalcare. Esteriormente riservato, ma ncava di fiducia in se stesso e temendo di lasciars i infl uenzare. preferiva lavorare da solo... [eletto il 19 maggio 1769] era convinto che il suo primo compito fosse quello di placare, anche mediante concessioni, le potenze cattoliche... che gli fecero comprendere (22 luglio 1769) che da lui attendevano unicamente l'abo li zione della compagnia Idi GesùJ... Per quattro anni, tuttavia. rimandò il decisivo intervento contro i gesuiti ... Nella primavera del 1773... fu costretto a cedere ... Il danno che aJTecò al sistema scolastico in Europa e al lavoro missionario d' oltremare non può essere sufficientemente va lutato e deplorato ... Clemente ebbe almeno la soddisfazione di ottenere la restituzione alla santa sede dei territori di Avignone e de l Venosino, occupati dalla Francia ... anche Napoli restituì Benevento e Pontecorvo, ma molto tempo dopo e a coodizi.oni umjlianti ... I suoi piani per rimettere in sesto le finanze degli sta.ti pontifici sviluppando l' industria e l'agricoltura si dimostrarono infruttosi ... iniziò anche la costJuzione del museo Pio-Clementino,_, [morì il 22 settembre 1774 ]".
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Torri e cannoni
La lapide celebrativa, posta su torre Clementina così ne ricorda la motivazione, nel la traduzione del Guglielmotti: "A Clemente decimoquarto, pontefice ottimo massirno, perché rese inutili le torri precedenti dcJI conti nuo interramento del lido del mare, ha fallo tirar su dai fondamenti questa teme elegantissima proprio sull'estremo lembo de lla riva, l'anno 1773"ì62 ' .
La torre, disgraziatamente ra.;;a al suolo nel corso della TT Guerra Mondiale, ci è pervenuta tuttavia graficamente e fotograficamente, consentendoci pertanto almeno alcune osservazioni. Non differiva sostanzialmente da tutte le precedenti, rispettando la tipologia canonica pontificia, pur appaitenendo ad una epoca notevolmente più moderna. È questa se mai ve ne fosse bisogno una indiscutibile testimon.ian7.a della perfetta 1ispondenza alle necessità difensive anticors,u·e delle toITi rumate. Le sue dimensioni erano di m. I.O di lato e di m. 20 di altezza: presenti le più volte ricordate connotazioni costruttive e formali, con tanto cli apparato a sporgere su archetti e beccatelli cli medievale memoria. Unica singolarità la grossa piombatoia sovrastru1te il vano d'ingresso in posizione assiale. Nulla possiamo valutare del suo armamento, presumibilmente consistente in alcuni pezzi da 12. Circa il suo stato cli servizio, ovviamente molto breve: " ...questa torre ha sempre <lato buon saggio di sè contro i pirati, mantenendo in ogni occasione l' incolumità dei bastimenti, e ciel popolo nella prossima borgata. Al principio del nostro secolo [XIX] per tre giorni battuta lungamente eia una fregata e eia una corvetta della regia marina inglese, e cJSScJliLa poscia da grossa mano di sbarco, stette salda, rispose fiera, rese inutile ogni sforzo degli avversari, e costrinseli alla ritirala. Ma nel fatto ncJturale <legl' interramenti dovette sottoporsi alla legge comune, e seguire la sentenza di papél Clemente. al pari delle torri anteriori. Essa cli pit1 vi aggiunse la confem1a del proprio danno. Imperciocché edificata quattrocento metri più abbasso del.la Alessandrina, e messa nel setl.antrè sul ciglione ciel licio mmino, dove i vecchi mi dicevano avere veduto battere \e ondate, oggi essa si rimane lonta na per duecentottanta metri, e ogni giorno le cresce intorno la sabbia..."'6Jl.
TORRE ALESSANDRINA
La genesi di questa torre eretta intorno al 1660 l' abbiamo già menzionata parlando della Clementina. Va comunque ricordato che alJ'epoca della sua costruzione venne impiantata in adiacenza alla riva, a fianco alla foce ciel cm1ale di Fiumicino. Progressivamente si ritrovò molto lontana dal rnru·e - quasi un chilometro nell"800 - perdendo completamente cli valenza. Agli ìnizi ciel '700 tuttavia la sua prestazione non appariva ancora inesorabilmente compromessa, come ci attesta la testimonìanza cli un viaggiatore inglese che la desc1ive prossima alla foce. Dai grafici pervenutici la torre Alessandrìna non differiva dalla impostazione canonica di tutte le coeve pontificie. Alla visita ispettiva ciel capitano Leonardo Forlini compiuta nel 1705 risu lta che: " ...è ben tenuta e vi si è trovato un sagro <la 12 con arma cli Urbano 8, un falcone eia 8 con arme di Innocenzo X. Due spingarde, due mortaretti di bronw . Palle ciel sagro _da 12, .n. 44. Palle del falcone eia 8, n. 30. Palle da spingarda n. 340. Palle da moschetto n. 400. Moschelli n. I 8. Brandistocchi n. 6 ... Forcine n. 14. Polvere l.ib. 3 15 ... Una campanella e tutte queste cose sono in consegna ciel Castellano chiamato Cristoforo Regiputi con paLenLe cli 1\fons. Ili. mo Corsni con provisione di scudi 8 il mese con cinque soldati et un caporale .. .''•Ml_
Con l'entrata in servizio di torre Clementina, l'Alessandrina venne dismessa, e finì inglobata in un edificio della dogana di Fiumicino.
TORRE DI FIUMICINO
La torre di Fiumicino, detta anche Niccolina, fu costruita originariamente sulla sponda sinistra ciel canale di Fiumicino sotto il pontificato di Niccolò V, in un si to distante oggi due chilometri dal mare. Con l'ordinanza del 1567 ne venne sancita la radicale ricostruzione:
GUGLJELMOTrl, Storia delle.forti/ìwzio11i. .. , cit., p. 496. A. GUGLLEL:V101Tl , Storia de//efort~ficaz.ioni ..., ciL , p. 497. '"' 13.C., Ms. 942, 34 C 12, f. 92 r. - <la G.M. DE ROSSI, Torri..., c il., p. 55. 62
6 ·1
A
La difesa costiera dello Stato Pom(ficio da/, XV! al XIX secolo
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Prospetto
Sezione
0 •11111:112 --•4 ì=m:11m6 ___s _ __ 1om. 1111 Pianta interna
Pianta di Piazza d'Armi
172 172. Torre Alessa ndrina, rilievi (rielab. compulerizzma).
Torri e cannoni
271
173
173. Tor Boacciana: edificata in epoca med"ievale presso la foce del Tevere su ruderi romani, adattata alla difesa ant.icorsara agli inizi del '500, fu dismessa intorno al I 557.
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La difesa costiera dello Swto Po111ifìcio dal X\!/ aL XIX secolo
" ...a Fiumicino fare una torre a la banda di ponente, tocha farla al Cardinale dc Porto, et ali Canonici de Santo Pietro, devono contribuire li salinari de Campo Salino et per lo stagno el etiam M. lona Filippo de Serlupis ..."'65 ' .
La torre si edificò ed attivò con prontezza. Nel 1579 ebbe pertanto l'opportunità di compiere il suo più celebre intervento: ritrovandosi il pontefice Gregorio Xlll ad Ostia, una flottiglia di 25 battelli corsari algerini effettuò uno sbarco nei paraggi. Grazie alle tempestive segnalazioni della torre conversero sulla spiaggia i cavalleggeri, al comando di Paolo Giordano Orsini, stornando la minaccia, e consentendo che, almeno in quella circostanza, non si lamentassero significative perdite umane. La torre pervenutaci in discreto stato di conservazione, e recentemente restaurata, non differisce architettonicamente dalle coeve. Anche nei disegni di archiv io dell'epoca ne appare confermata l'appartenenza canonica. La muratura è in opera laterizia, con piccoli conci di travertino agli spigoli del basamento scarpato. Scomparso il coronamento su beccatelli ed archetti che, invece, è ben evidente nei grafici menzionati. Nessuna ricercatezza d ' ornati, nern meno a carico dei vani privi cli ornie. In virtù ciel ricordato episodio incursivo la torre dovette ricevere un armamento eccedente la nonnale dotazione. Di ciò se ne trova conferma sin dai primi inventari disponibili tra cui quello del Fabrici che annotava: "acli 29 de clecembre I 592 Alla torre di Fiumicino trovano benedetto Salvaua romano castellano e t... quattro ... che fanno la sentinella tutta la notte un poco per uno. Inventario dele robbe che si trova al presente nella torre ... Un falcone ho ver sagro da lib. 7 di Palla di ferro con )'arme di papa Gregorio Xlll à cavallo con sua cassa et rodi ferrati boni et assale rotto el non si tirerà in modo nissuno seno se gli si fà l' assale. Doi falconetti da lib. 4 d i palla <li ferro l'uno con l'arma cli Papa Paolo 3. J\' luna mancha le rode et assale, et li ferramenti di le rode oggi si trovano in mano di m. tro F rancesco ferraro cli Castello S. Angelo. L'altro falconetlO gli hisogna la cassa ci sono li ferramenti . Palle di ferro per il sagro da lib. 7 n" 33 Palle per i falconetti da li b. 4 l'uno n° 50 Palle di ferro dal li h. IO n° IOche non ciè pezzo d' artigliaria à posto. Archibusono da posta 11° 6 con soi cavaletti boni eccetto ruocle à la cassa trista Poi vera grossa per l'artig. a barili uno pieno et un 'altra poca in un'altro baril le che po esser tutta li b. I 90. Polvere (ina per li archibusoni lib. dodici Piombo lib. tre Palle di piombo fatte n" 26 Miccio per li an;hi busoni ... n° I8 Code di ferro per far segno n" 2..." ' 6'" ·
Negli anni successivi non si registra alcuna decurtazione delle artiglierie, come testimonia l'ispezione ciel 24 luglio del l 598 che reci~a. nella pessima ortografia del redattore: "Relatione al !'lii.mo ... adato al la ttore cli fiumigino che ciabita per soldato otrnvio dormolli romano con suo lìgliolo di ettà cli anni n° 15 in circha et avendo fat0 deligentia de le cosse neciesarie et.... q ui SOLLO schritte... il castellano di detta ttore si ciama Il. s.re Lorenzo dicano di nostro s.re. E più avendo visto in cima alla tore ttrovado dui falconétti a cavallo benisirno seza clifeto nisc iuno carchi tuti e doi. E più avedoci trovatto dui bari lii di polvere grossa di monitione et da quindicie palle da tirare di ferro che servino a dcti doi pezi. E piLt avedoce trovato palle di ferro grosse n° l 7 di peso de lib. I O luna non servino aniente nonesendoce il pezo da tirarlle. E più avedo trovato dui archibugioni a cavaleto bonissimi da servire ali bisogni colli soi cavaletti inordine. E più avedo trovato micio di corda de lib. 12 pesatto E pi(i aveclo trovato dui cociare da carcare li pezi co le sue aste et refulatori i nastalte con il cacia fiene asieme. E più avedoci trovato u pezo di piombo cli peso di lib. 25"""'.
Alcuni decenni dopo fu la volta del Grillo, che visitata la torre ed il suo armamento scrisse quanto appresso, evidenziandone la progressiva decadenza funzionale per l'avanzamento della foce:
., Da F. e G. TOMASSETII, La Campagna ..., cii.., I, p. I83. 66 J\.S.R., Commissari ato Soldatesche e Galere, b. 4., fase. I I. m A.S.R., Comm issarialo Soldatesc he e Galere, b. 4 , fase. 14.
Torri e cannoni
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·'Questa torre de Fiumicino così chiamata per essere stata edificata nella sboccatura di fìum icino in mare, resta inserta tra la fiuma ra g rande et detto fium icino. quando fu edificata il mare batteva nelle mura di essa, ma per la continua robba che portano queste doi Jìumare ha causato che ha repicno in modo che resta in terra più de un grosso miglio et il pezzo che ci sta poco difesa può fa re nondimeno rende spavento et guardia mirabilmente tutta que lla parte, e particolarmente fa star in ti more tutte le barche che se fermano nella shocatura del fìu mc che del continuo ve ne sta ndo grandissima quan tità e però il custode deve stare con vigilanza non solo per far scoperta de vascelli nemici per avisare il barcareccio ma anco deve haver cura et reconoscere tutti li vascelli che entrano acciò non segua 4ualche sbarco all' im provviso dc nemici li quali potrebbero danneggiare tutto il paese. Stante il pericolo detto se deve tenere in detta torre persone intelligente c he ha bona cognitione clelli vascelli et che sia persona cl' esperientia. In questa torre ve sta il suo custode che ragoglic almeno cento cinquanta scucii l' anno da ll i mercanti et altri che conducono mercantie per l'alloggi che si fanno in dello loco et regalato del continuo dal li provenzali che vengono a pescare l' inve rno et quaresima Fa le patente o fede delle barche che parteno eia fiurnicino e piglia giulij doi per vascello ... Inventario clell'Arme e Monitioni fatto da mc l'anno 1617 Un sacro de metallo con l' Arme de papa Farnese con sua cassa et rote Cerrate con la sua cochiara lanata gancio et carricaturo fatte de novo l'anno 16 17 de portata de palla .......... ..................lib. 6 Palle dc ferro per detto pezzo ............................... ............. ......... 11° 20 Mortaletti de feITo boni ............................................ ................... 11" 2 Moschetti novi fin iti di tutto punto ....... ................... ... ...... ..........11° I Polvere de respetto consignatali eia rne .......................... ............ Iib. I 00 Una campanella dc Metallo ........... ................................... .......... 11" I Spingarde nove fenite de tutto punto coi soi cavalletti ............ ...11° 2 Palle per dette de piombo ......................................................... n" 50 Palle de piombo per moscheui ....... ...... ...... ....................... ... ....... 11° 50 1'-·1"iccio de respetto n1azz i ..... ... .... ............ ................ .................... n° 5H<681•
Di lì a breve, nell'inventario del capitano Traccagna ciel 7 novembre 1623, si inizia a cogliere il progressivo disarmo della torre, stante il suo inarrestabile scadimento: "A di 7 detto
Visita fatta alla torre di fiumicino nrrivato à horc 22 trovni alla Custodia di quella Pietro Paulo dc Croiano romano che disse il Castellano essere il Ca. o Ventura Ranuccio quale risiede in Roma cl li da per sua provisione s. i 2 il mese Mezzo sagrc.J longo bocche 28 porta di palla lib. 6 in 7 bono con le ruote rotte 2 Spingarde da muraglia pie ne cli rug-ina inuti li I Moschetto bono 2 Mortale tti di ferro I bono et I sfogato 27 Palle di pietra l lib. di miccio 500 lib. di polvere Una campana cli metallo 3 Cucchiare di rame Risognia al d. o loco fa rli rimettere il pezzo à cavallo quanto prirna"'69i.
In una ennesima ispezione del 163 l si rimarcò la eccessiva inadeguatezza dell'armamento anche per i compiti ormai residui della torre. In particolare si faceva osservare che: " ... Il pezzo di ferro ultimamente mandato non p uò servire per questo luogo per essere il pezzo cli poca portata. che non arriva alla bocca di fi umicino e non può fare offesa .. :•,7o;.
La segnalazione dovette produrre qualche esito ed infatti, trascorso un trentennio, ritroviamo nell' armamento della torre cannoni cli gillala certamente superiore. Eccone la testimonianza nell'ispezione ciel Petti ciel maggio 1665: ;<Prima si è visitata la Torre di Fiumjcino, e si è trovato sul maschio un sagro di portata Lib. 12 con Arme di Urbano 8° 111, e dall'altra parte del Maschio un Falco-ne di portata di Lib. 4 con I' Arme di Papa Borgia, bene à cavallo tutti due; e nello stanzino della polvere vi è due Mo,talctti di mctaUo novi e sue palle per li Pezzi 11° 30. Vi sono due Moschetti boni, due spingarde buone con sua campana cli lib. 150, vi sono quattro B,u·ili cli polvere, vi è la scala del maschio. e sua Porla Scala da basso, e scala, che và fuora lo
(,8 Ms. o.e. G RILLO, l.S.C.A.G., 37 e, 3259. "'' A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19. 70 Da F. C ERASOLJ , S1a1o e an11amen10.... c it., p. 15.
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVJ al XIX secolo
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stanzino del Custode, novo con pona, finestre e cmenacci 11° 5, ferrate n° 5, e più palle per li Moschetti n° 200, e più pal.le per le spingarde n° 50 e tutte le sopraclette robbe sono state consegnate al s. r Melchiorre come Custode cli d. a Torre, con una patente delr ccc. mo D. Mario Chigi sono quale promette di guardare il soprad. o Posto con la dovuta fedeltà, e buona custodia, e Lui mcd. o souoscriverà la sopracl. a visita cli sua prop. a mano, cioè di render conto di polvere, palle e rniccio, et altro, come è orcl. e, tanto dell'ecc.mo D. Mario Chigi, quanto di l'vfons. lll. mo Acciaroli, come anco delle quattro Rastrelliere per li Moschetti mandate quest',mno. Li 25 Maggio 1665 lo Giovan ni Melchiorre mano propria"<71•.
t:,,fa ormai la torre era prossima alla dismissione essendo pressocché ultimata l'Alessandrina ed è presumibile che i suoi pezzi finirono trasferiti su quella nei successivi mesi. T OR PATERNO
Anche di questa torre, d istrutta dagli inglesi nel 1812 si riscontra una preesistenza, forse del IX secolo, innalzata su ruderi romani. Di certo rientra tra quelle che l'ordinanza del 1567 riteneva da riq ualificare. Avrebbe perciò continuato a proteggere il tratto di costa antistante Pratica di Mare. Per motivi che al presente c i sfuggono la prescrizio ne non venne recepita con la dovuta sollecitudine. Agli inizi del maggio del 1588, infatti, una flottiglia corsara capitanata dal tristemente celebre Assan Agà sbarcò indisturbata su quel litorale sguarnito e, nel corso della notte, sacheggiò Pratica depo1:tandone tutt.i gli abitanti, ci rca I 50 tra uomini, donne e bambini(7 21 • In seguito alla dolorosa v icenda si ricostruì final mente la torre che agli inizi del '600 tornava a fornire il suo indispensabile appo1to. Quale fosse con esattezza la confi gurazione della torre non ci è possibile accertarlo per l' inconsistenza della documentazione grafica relativa. Sembrerebbe dai pochi schizzi, più che altro simbolici, che fosse un'alta costr uzione a pianta quadrata, sudd ivisa in quattro pian i, debitamente merlata, divergente perciò dalle coeve, forse retaggio della sua lontana origine medievale, rimastagli nonostante l'aggiornamento. A confermare la tarda entrata in servizio, e la scarsa valenza difensiva, l'assenza di ispezioni antecendenti al XVll secolo e la loro rarità successiva. Nel I 603 il capitano C urzio Gallinacci vi eseguì , probabilmente, il primo sopralluogo, d ì cui lasciò questo rapporto scritto: " ... in detta torre non ci è un pezo dì artcgliaria da tirare alli bisogni. Come un falconetto overo falcone perché la eletta torre è discosta dalla marina un buon tiro di archibusio dove è necessario di mandarcelo ..." m)_
Giusto venti ann i dopo il capitano Traccagna nell'ispezione del novembre ribad iva l'assoluta inconsistenza ciel suo armamento, utile al massimo per l'autodifesa della guarnigione. Così il verbale: "A di p. mo de no. bre 1623
Visita fatta alla torre di Paterna arrivato à hore 20 trovai alla custodia di quella Luca dì Dom. co fiorentino asiemc con Pietro di Giacomo Stalle fiorentino dissero havere per loro provisione s. IO il mese cl essere pagati dal Ili.mo Sig.re Alessandro et Giuliano de Niro padroni di detto loco 4 Moschetti da muraglia boni et bone tenu ti 2 Archebusi 3 Mortaretti 40 lib. di Polvere et lib. 4 cli miccio"<14; _
Nei decenni successivi l'armamento dì tor Paterno subì ulteriori contrazioni, tant' è che nel 1652 in una en nesima visita si afferma al riguardo: " ...il torricro mi disse non haver altro che tre moschetti, con poca monitione et il torriero sta solo senza soldati, e d. a torre è mezzo miglio dentro terra ..."(7~; _
71 72
A.S.V., Commissariato delle anni, f. 32, f. I 76 r. Per la ricostruzione del tragico episodio cfr. F. Russo, Guerra di Corsa ..... ciL., tomo I, pp. 139-168.
A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 16. A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19. 7.1 B.C., Ms 264, 34 D 14, f. 4 17 r - da G.M. DE Rossi, Torri... , cit., p. 60. 73
'4
Torri e cannoni
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174 174. La lanterna del Pono, vista dal Grillo.
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La difesa costiera dello Stato Pontificìo dal XVI al XIX secolo
175 175. Pratica, scorcio del borgo sito alle spalle di Tor Paterno.
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Torri e cannoni
176
176. Tor Paterno, stralcio canngra(ìco -
eia G.M. De Rossi.
È pertanto logico supporre una attività residua marginale della torre, magari con compiti di puro raccorcio semaforico, fino alla radicale distruzi.one.
TOR VAIANICi\
Circa otto chilometri più a sud, nei pressi della foce del Vaianico fu eretta l'omonima torre in ottemperanza all'ordinanza del 1567 che prescriveva: " ... a la focecha fare una torre a la banda di ponente; è tutto il territorio di Mr. Angelo di Capranica; devono contribuire la Sig. Virginia dc' Massimi per conto di Patrica et. li Frangipane .. .''1" '' .
La torre, come purtroppo molte altre, è andata totalmente distrutta nel corso della Seconda Guerra, fatta saltare dai genieri germanici. Di lei ci sono pervenute alquante foto e grafici che consentono, se non altro, di precisarne le caratteristiche architettoniche e strutturali. Pianta quadrata, circa m. 13 di lato, base tronco piramidale, primo coronamento torico, corpo parallelepipedo, per una altezza complessiva di m. 16, secondo coronamento, merlatura e garitta sulla piazza, nonché conci in travertino agli spigoli, ingresso sopraelevato e scala volante: tipica, quindi, della linea pontificia. Dalle fonti disponibi li la sua edificazione non fu immediata, protraendosi dopo il 1580, a cari-
16 •
G. e F. TOMASSE'lTl, la Campagna ... , ciL I, p. 183.
La difesa costiera dello Stato Pont(tìcio dal XVI al XIX secolo
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Sezione
Pianta interna
Pianta dì Piazza d'Armi
11 I
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10 m .
177 178 177- 178. Tor Vaianica, sezione e piante (rielah. computerizzata).
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co dei Cesarini e per opera dell ' architetto Giacomo della Porta. Il che spiega l'assenza di ispezioni antecedenti al '600. Il primo verbale pervenutoci è infatti quello del capitano Traccagna redatto il 1 novembre del 1623 che così inventariò il suo armamento: "Visita falla alla torre del Viaianica arivato a hore 21 trovai alla custodia di yuella Alessandro Benriazolli di Marino disse havere per suo salario s. di 8 il mese con peso di tenere un homo et il Castellano di detto loco era il s. re don Domenico Caudetano del Ili. mo S. re Cardinale Ludovisco Mezzo sagro longo bocche 28 porta de pal.la lib. 5 sin 6 bono et bene à cavallo Una cucchiara di rame 2 moschetti boni et bene tenuti con sui fiaschi et fiaschini 2 Archibugi à miccio come sopra 6 palle di ferro 5 di pietra 2 moschetti di ferro 4 lib. di polvere et 3 di miccio"177>.
È presumibile che da allora le armi non vennero più aggiornate o sostituite, deteriorandosi lentamente, per cui nel maggio del 1665 apparvero al Petti nel corso della sua ispezione nelle seguenti condizioni: "Si è visitata la Torre ciel Vaianico vi si è trovato un falcone eia lib. 4 sfoconato con Arme di Paolo 3. Vi sono doi moschetti sfoconati, et inhabili, vi sono doi mortaictti di metallo, vi è per Custode un tale Cesare d'Aquino con un soldato con patente dell'ecc. n10 s. r D. Mario Chigi, e di polvere vi è barili uno e lib. 30 e tutte le sud. e robbe sono state consegnate al medesimo Torriero, et in fede della verità sarà sottoscritta da lui q.o di 13 mag. 1665 Cesare Dachino mano prop. a"nsJ _
Ancora quaranta anni dopo, nel 1705, l'armamento cli tor Vaianica includeva quel cannone da 4 libbre ultrasecolare: " ...si è trovato un sagro da 8 con arme d'urbano 8°. un falcone da 4 con arme di Paolo 3°, due spingarde, quattro monaletti di bronzo..." n9i_
Verso la fine del XVIII secolo tor Vaianica disponeva cli una guarnigione cli ben sei uomini e di due cannoni da 7, dotati di abbondante munizionamento tra cui divers.i proietti a mitraglia. Conclusasi la sua carriera militare decadde a misera abitazione, fino al giorno della distruzione.
TOR SAN LORENZO
Di questa torre, che fu la più imponente dell'intero schieramento costiero, ne abbiamo in precedenza citato il capitolato d'appalto. Nonostante la maestosità nel 1570 poteva considerarsi completata e eia armare. Una poderosa colubrina da 20 le venne infatti inviala nel 1574, da Gregorio XIII, ad integrazione delle normali artiglierie da costa: costituisce per l'eccezionalità del calibro una esplicita conferma della unicità della torre, non a caso spesso definita anche 'rocca'. Sotto il profilo architettonico tuttavia tor San Lorenzo non smentisce i canoni tipici delle toITi costiere pontificie: pianta quadrata, quindi, circa m. 12 per lato, basamento scm1)ato, toro, alzato parallelepipedo, per totali m. 30, app,mlto a sporgere, merlatura e garitta in copertura. Costruita in opera laterizia, suddivisa in quattro piani, è disimpegnata da una scala elicoidale che smonta su.Ila piazza d'anni. Impiantata con lo spigolo volto a mare, ostenta la sua rilevanza persino nel numero abnorme di aperture: il prospetto verso te1n, lato SE, è forato da ben 15 finestre, distribuite su 5 livelli; nei restanti, invece, soltanto tre ciascuno. L'ingresso è sopraelevato, raggiungibile dopo l'ascesa di una lunghissima rampa, inteITolta da un ponte levatoio antistante la porla.
A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19. A.S.V., Commissariato delle anni, b. 32, f. 186 r. ' 9 B.C., Ms. 942, 34 C 12, f. 91 r. - da G.M. DE Rossi, Torri .... cit., p. 61.
n 1
•
280
La difes(,I costiera dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
179 179. Tor S. Lore nzo.
Torri e cannoni
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180
180. Tor S. Lorenzo. dopo la guerra - da G.M. De Rossi.
Eccone la descrizione che ne fece il Gri Ilo dopo l'ispezione: "Questa torre de San Lorenzo altrimen ti eletta eia Corsari la Pomposa per essere la più hella torre che s ia in tulla la spiaggia non bella de architettura ma comoda de habilatione, e delli s ig. i Caffarclli posta in questa spiaggia assai pericolosa che li corsari possano far del male assai, e guardata dal suo custode con un soldato aclmovibili da essi s. ri Caffarelli. La Carnera li paga per deLtO custode et soldato scudi dieci il mese quali se li pagano in depositeria ... Tutta l' artegliaria arme et monition e sono della R. C. Apostolica et dell'anno I 6 I 6 et 1618 forno accomodati li doi eletti pen i che erano Lulli sfocati Ogni anno la R. C. li da tre burili dc polvere de libre 150 il barile netto se li da questa quantità respetto che fa più fatione dell'allre torre per essere posta questa torre in loco et spiaggia più pericolosa clell'altre Inventario cieli' Arme et Monitioni Una mezza colubrina de metallo con !'arme dc farncsiani de portata de palla de libre venti con sue rote et cassa ferrata fatte dell'anno 16 l 8 con la sua cocchiara de rame lanata gancio et carricaturo fallo de novo li anno 1617 Palle dc ferro per detto pczzo ........... ... ... .................................................... ......... ......................................... n° 20 Un sacro de metallo con r istessa arma de portata de palla libre dieci Un smeriglio de metallo con J'arme de Papa Giulio de rvlontir,u>il quale era sfocato et non serviva fu del mese di giugno 1618 rccondotto in fonderia et fu fatto accomodare. et fattoli fare il suo cavalletto novo ferrato de tutto punto, porta de palla una libra Monaleui de ferro boni ............. ................... ................................................................................................11 ° 2 M.ortalctti dc ferro consignutoli per ordine de Mons ................. ............. ... .................................... ...... ........ n° 4 !Vlortaletti rotti ..................... ............. ...... ...... .... ......... ... .................... .. ........... .. ....... .......... .......... ..................11 ° 2 8 1' . l'vloschel.l:oni boni feni li di tutto punlo fatti accornodare l'anno I618 con soi cavalletti novi .......... ,.. ,........n 3"C
~0 Deve intendersi papa Giulio I.11, al secolo Giovanni M.aria Ciocchi del Monte, eletto l'8 febbraio 1550, e morto il 23 marzo 1555. Il cannone pertanto vantava già un'anzianità di servizio di oltre 60 anni. s, 1v1s. a.e. GR1LL0. 1.s.c.A.G.. 37 e, 3259.
La d(fesa costiero dello Stato Poniificio dal XVI al XIX secolo
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I8 I. Tor S. Lorenzo - da G.M. De Rossi .
Cospicuo, come prevedibile, l'mmamento di recente accuratamente revisionato soprattutto a cm·ico degli affusti, in assoluto la componente pili deteriorabile della artiglierie. Qmmto poco, infatti, resistessero su11e piazze delle torri lo si evince dall'inventario successivo del Traccagna, redatto il 4 novembre 1623 che così verbalizzava: "Visita fatta alla torre di S.to lorenzo ariv..ito à hore 23 trovai alla custodia di quella Benedeuo Salvatera romano il Castellano disse havere per sua provisione s. IO il mese con carico di tenere <lui altre persone soldati oltre la persona sua Giovanni da Vernia, Sinibaldo dalla Manca soldati . Una Colubrina longa bocche 24 porta di palla lib. 20 incirca in terra Un sagro longo bocche 28 porta di palla lib. I O incirca bono età la sola rotta bisognia rifarla Un falconetto longo boche 24 porta di palla lib. 12 incirca in terra 3 Moschetti boni con suoi cavaletti 3 Mortaletti di ferro boni 50 Palle di ferro ... 600 li.bre di polvere bona Bisognia alla sud. a torre rimettere li soprad.ti pezzi à cavallo et mandarli una cucchiara per il sagro"(gJ,.
Gli affusti, in definitiva, non avevano superato nemmeno cinque anni : il dato è estremamente significativo lasciando arguire l'enorme onere economico che implicava la manutenzione di tutte le artiglierie delle torri. Una quarantina d'anni dopo, nel maggio 1665, l'armamento di tor S, Lorenzo non mostra significative variazioni e risulta in buono stato di conservazione: " Si è visitata la Torre di San Lorenzo, dove si è trovato un quarto Cannone con l' Arme di Pier Luigi Farnese di portata cli palla lib. 19, accanto al d. o vi è un falcone da lib. 9 con la med. a Arme, accanto il d. o vi è un smeriglio di metallo di portata di
"2
A .S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4. fase. 19.
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Torri e cannoni
Prospetto
Sezione
_._.
O
I
2
3
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G,
G
1~ à 9 10 m,
Pianta interna
Pianta Piazza d 1Armi
I
182
182. Tor S. Lorenzo, prospetto e se7.ione (rielab. compu terizzata).
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal X VI al XIX secolo
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lib. una <li palla. Vi ~ono doi spingarde grosse di ferro, vi sono 5 spingarde con li suoi cavalletti ferrati, vi sono n" mortaletti cattivi, vi sono tre codcttc di metallo bone, e due di feJTo, vi è una Campanella roua, e crepata. Vi è per Torriero il Caporal Carlo Bellani con patente dell'ecc. mo s. r Duca Caffarelli spedita a p. o <li marzo 1.665, con un soldato e vi sono tre monaletti di metallo e doi di l'erro boni e di polvere vi ne è barili 2 lib 25 e tutte le sud. e robbe sono state consegnate al mcd.-ino Torriero et in f'ede dellu verità sarà sottoscritta da lui q. o di l 3 mag. o 1665 Carlo Bellani mano prop. a"cs.1, .
Nel 1705 l'armamento è ancora lo stesso. Scriveva infatti il capitano Fori in i: "...si è trovaw un quarto cannone da 15 [deve intendersi per tale la colubrina eia 20] con anni di Luigi Farncse, un sagro quadro eia 8... un smeriglio di lib. J con l'arme di Giulio 3°, un smeriglio di ferro d'once 8. tre mortaletti cli bronzo, cinque spingarde, otto moschetti ... Palle per il quarto cannone da 15 n° 49. palle per il sagro da 8 n° 29. Palle per lo smeriglio n° 44. Palle per lo smeriglietto di l'erro n" 250. Palle per le spingarde n° 145. Palle da moschetto n° 2 15. Polvere lib. 380. Miccio mazzi 10..." iS4l.
Verso la fine del XVlll anche per tor S. Lorenzo iniziò il declino. L'armamento risulta fortemente ridotto, in ottemperanza alla più moderna disposizione dei pezzi costieri in batterie basse - radenti l'acqua e quindi non compatibili con l'abnorme altezza della torre - piuttosto che con la fine della corsa, ancora dì là da venire. Alquanto danneggiata nel corso dell'ultimo conflitto ha recuperato, con un sapiente restauro, la sua originaria grandiosità. TOR CALD/\RA
Tor Caldara appartiene al ristretto ambito dì fortificazioni costiere erette sull'impatto emotivo della disfatta delle Gerbe, ovvero a ridosso del 1560. Forse per l'eccessiva fretta, forse per il non esatto dimensionamento delle fondazioni, peraltro sempre estremamente critiche sulla spiaggia romana, nel breve volgere dì pochi anni crollò. II papa Pio IV sollecitò, in data agosto 1565, Marcantonio Colonna, nel cui feudo ricadeva, di provvedere alla ricostruzione senza alcun indugio. La località per le sue connotazioni morfologiche appariva estremamente a rischio, ed è pertanto presu mibile che la riedificazione si sia effettivamente prontamente avviata. Tuttavia nessuna notizia risulta di tale torre prima del XVII secolo, lasciando supporre o un eccess.ivo r.itardo nei lavori , o un secondo cedimento della struttura. Quasi a voler confermare questa tesi vi è la strana connotazione architettonica della fortificazione assolutamente divergente dalla linea. Tor Caldara infatti, pervenutaci in discrete condizioni cli conservazione, è un tozzo tronco dì cono dì circa m. l O d i diametro e 111. 9 di altezza, privo cli qualsiasi apparato a sporgere, come pure di scarpatura basamentale. Ricorda stranamente le toffi 'martello' innalzate dagl i inglesi agli inizi dell' '800. L'anomalia potrebbe attribuirsi alla 'cimazione' subita in epoca posteriore, sebbene nei grafici settecenteschi la singolarità appare confennata. Il primo rapporto rintracciato appartiene al Grillo che così la descriveva: "La torre delle Caldarc dc questo nome perché in quel loco ve stando le caldare dove si fa il zolfo per essere sito appropriato per questo e posta nel territorio de Nettuno trn il capo d' Anzo et la torre dc San Lorenzo, deve essere custodita per essere loco nel quale il nemico può far sbarco et danneggiare il paese. Dell'anno 1617 fu da mc posto uno smeriglio levato dalla fortezza <li Civita Vecchia per ordine cli N. S. che q. a non vi era pezzo Ve sta il suo custode et soldato nel modo e forma che si e detto nelle altre torre dc Nettuno, ne meno se li da polvere per essere abligati li af!ìttuarij consignarla conforme al obligo. Inventario Un smeriglio <le metallo con sue cassa et mte ferrme cochiara de rama carricaturo et gancio porta de palla una libra et mezza Palle de piombo per detto pezzo .....................n° 20 Mortai etti de ferro .... .............. .........................n" 3 Polvere de respetto libre ..................................11° 50"<R;,.
A.S.V, Commjssariato delle armi, b. 32, f. 186 r. 942, 34 C 12, f. 90 V. - da G.M. DE ROSSI, Torri. .., cit., p. 64. 85 Ms. G.C. GRILLO, l.S.C.A.G.. 37 C, 3259. s.1
s,, B.C., Ms.
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Pianta Piazza d'Armi
183 I 83. Tor Caldara, riliev i (rielab. computerizzata).
184 184. Magnisi (SR) - Torre Martello.
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La difesa costiera dello Swto Pontificio dal X\/1 al XJX secolo
185 185. To1Te Martello, d~Ltaglio.
Stando quindi alle affermazioni ciel Grillo, fino al 1617 la torre non disponeva di alcuna artiglieria: non è eia escludersi, tuttavia, che alla data non fosse, come ipotizzato, ancora ultimata. Del resto un semplice smeriglio non poteva affatto ritenersi congruo alla ribadita pericolosità ciel luogo. Fu forse nel decennio successivo che la torre ricevette un più adeguato armamento che nell'ispezione del Petti del maggio 1665 venne così inventariato: ·'Si è visitata la To1Te delle Calciare dove si è trovalo un falcone di portata d.i palla lib. 6 con Annc di Urbano 8°, vi sono quattro moschetti boni, vi è ancora una spingarda bona, e doi mortalelli di metallo, vi sta per custode D0111 . o AnLonio con patente del s. r Virgilio Florenzi e di polvere vi ne è barili uno e lib. 100 e tutte le soprad. e robbe sono state consegnate al sopracl. o Torriero, quale promette tenerne buona custodia et in fede della verità sarà sottoscritta da lui q. o di 14 maggio l665''<R<,,.
Nel 1705 non si riscontra nessuna modifica dell'armamento che risulta composto sempre da: " ... un falcone da 6 con arme d' Urbano 8°, una spingarda con due mortaletti di bronzo, quattro moschetti ... rniccio mazzi n° 3. polvere lib. I 60. Palle per il falcone da 6, 11° 3 c 11° 8 grosse. Palle eia spingarda n° 172. palle da moschetto n°4 ..."<R7>.
Allo scadere del secolo la torre disponeva cli un cannone da 5 e di un cannone da 4, con 15 palle ciascu no, oltre ad un discreto numero cli colpi a mitraglia. Cannoneggiata nel 18 13 da vascelli britannici riportò notevoli danni alle sue già precarie condizioni, che obbligarono a consistenti lavori di ricostruzione.
6 ~
r. I85 r. e, f. 12, f. 90 r. - da G.M . DE ROSSI, Tòrri ... , cil., p. 66.
A.S.Y., Commissariato <lellc armi, b. 32,
"' B .C., Ms. 942, 34
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186 186. Tor Caldara: a) la ttme; b) il suo contesto (rielab. computerizzate).
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Torri e cannoni
TOR MATERNA
Di questa enigmatica torre sappiamo che ne fu fatta richiesta a Marcantonio Colonna, da papa Pio IV in data 10 agosto 1565. Circa la località prescelta s i trattava di un piccolo promontorio a due miglia dal Capo di Anzio. Non sembra però che l'illustre condottiero abbia ottemperato all ' ordine con l'abituale solerzia. Di certo Ja torre venne edificata, tramandandoci nel nome l'affetto ciel Colonna verso la madre, donna Giovanna d'Aragona. Per il resto però quasi nulla sappiamo. Stranamente non se ne rintraccia alcun verbale ispettivo, né compare sulla cmtografia prima della fine del ' 600: e peraltro, quando avviene, la raffigurazione sembra più cli tipo ideografico che realistico. Se ne è oscura la vicenda costruttiva, ed il servizio militare, perfettamente conosciuta appare invece la distruzione che fu riassunta dal Guglielrnotti in queste brevi righe: " ... il tredici cli ottobre del 1813 una squadra inglese di quattro legni da gue1Ta scioglieva da Ponza e veniva ad Anzio per vendicare insulti veri o supposti della gu,1rnigione napoleonica contro un loro palischermo dell'anno addietro. Il vascello capofila si abbozzò a giusto tiro tra Anzio e Nettuno per dirigere e sostenere l'attacco. Una fregata e una co rvella più eia presso contro i due fonini del molo, e un brigantino contro la torre del Capo. ;\ Ile due pomeri diane da una parte e dall'altra aprirono il fuoco, La fregata malconcia dovette ritirarsi. Ma gli al tri tre continuando infino a notte, costri nsero prima al silenzio poi alla ritirala la guarnigione. Allora i marinari sbarcarono in terra, saccheggiarono il paese, vi steuero due giorn i; e dopo aver rninato e fatto sal ta re all"ari a le to1Ti del Capo e dei Costaguli e della Materna, i fortini e le batterie del porto, ri nvertirono a Ponza"' 88 ' .
Circa i menzionati fortini cli Anzio, va ricordato che erano stati fatti costruire, negli ultimi anni del XVTI secolo, a protezione del porto, eletto Jnnocenziano, ubicandoli uno alla estremità del molo e l' altro alla sua attaccatura. L'armamento del primo, rilevato dal Forlini nel 1705, consisteva in un paio cli cannoni petrieri, equivalenti al calibro 12, su affusto navale, un cannone eia 30, con dotazione di 42 palle cli pietra, ed ancora quattro sagri da 12 di moderna fattura, con 395 palle cli ferro, due falconi da 4 , con 74 palle. Munivano il secondo, invece, un cannone pctriero, equivalente al calibro I 2, e due sagri da 4, con 90 palle di dotazione. Alla fine del secolo l'arrnarnento non ostentava significative alterazioni. T ORRE DI
Cwo
D'ANZIO
Di questa torre, di cui abbiamo già delineato le circostanze della distruzione, si dispone cli un maggior numero cli notizie. Eretta su di un promontorio a brevissima distanza da Anzio sostenne, a partire dall'alto medioevo, per circa cinque secoli il compito cli stazione cli avvistamento e segnalazione antincursiva. Dopo il 1560, rientrando nei feudi dei Colonna e reputata di primaria importanza per la difesa costiera ricevette, su istanza del pontefice, un radicale aggiornamento e riarmo. Dai pochissimi grafici pervenutici sembrerebbe essere stata di configurazione quadrata, su base scarpata, con apparato a sporgere su beccatelli ed archetti, vale a dire cli tipo canonico. Di certo però non ottenne un significativo arm.amento per le sue palesi deficienze strutturali, e forse dimensionali. Ne troviamo indubitabile conforto nella relazione ciel Gri.llo, che precisava: " Questa torre e posta si111ilmen1e nel territorio di Nettuno, così c hiamata per il famoso Pono che anticamente vi era cl ' An zi, overo come vogliono dire li marinari il capo della danza attesoche da quesw loco comincia a pigliar i l nome la spiaggia ro mana pericolos.issima a passare per non esserci altri porti sino a civita Vecchia e perciò il Vascello che se trova in quesw spiaggia e necessario a currere et a danzare e però li marinari li chiamano capo danza. Ques ta e una punta che sporge in mare più de quaranta miglia [4 m ig lia] e arco per!'e11issimo. scuoprc dc levante a ponente paesi assai e torre molto necessari a per la securczza del li Marinari non può però forc offesa per essere debole assai che per la sua debolezza non v i si può mettere pezzo di consideratione et perciò nelroccasioni può molto poco danneggiare il nemico per non esservi altro c he uno smeriglietto cli poca portata non può far altra factione che dar segno con il rnortaletto. Sarebbe mollo al proposito fa rvi inLorno un buon massiccio, che potesse reggere un sacro con il quale si potrebbe danneggiare brava mente il nemico et li vascelli sarebhero più sicuri che del continuo ve ne stanno assai, et si e visto al.lesoche li turchi son passati sotto la torre senza tirnore d ' essere offesi perché sono informati, che non vi è arme che possa offenderli.
•• /\.. GUGl.lF.l.MCJnt. Storia delle jòrtifh:azioni... , cil., p. 47 l.
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La difesa costiera dello Swto Pomijìcio dal XVI al XIX secolo
188 J 88. Capo cl' Anzio, panoramica.
Vi sta il custode co n un soldato a quali si pagano ogni mese da\li s. r.i affitt.uarij de Nettuno scudi d ieci fra lutti; sono admovibili da essi ... non se li eia polvere perché sono obligati li affittuari.i de darla per le conventioni che han con la Camera. Inventario de ll' Arme Monit.ioni Uno .smeriglio de metallo con suo cavallello porta de palla libra una Mortalelti de ferro ............................................... ............. ...... ............ n° Spingarde fenite de tutto punto con suoi cavalletti ............................ n° Palle de piombo per detti .................................................................... n° Miccio de respetto .............. .................... ............................................ 11° Polvere de respetto libre ....... :.............................. ............. .................. n° Una forma de metallo per fare le palle per detto srneriglio ................ n°
3 2
50 3
50 I
1620 lii.mo sig. Gio. Franchino Provediwre di Caste l S. Angelo le piacerà de consegnare alo Giulio Cesare Grillo doi Moschetti con soi forcine et doi mortalet.ti dclii 30 che son fatti per servitio delle fortezze e torre delta spiaggia... per servitio della torre d'Anzio questi di 23 de giugno 1620 Doi mortaleui nove Doi moschetti novi con soi forcine"<•?>.
La pericolosità del luogo e le condizfoni precarie della torre indussero i responsabili a non trascurarne il rafforzamento statico ed il potenziamento balistico. Pochi decenni dopo, nel maggio del 1665 infatti, sulla sua piazza d'anni il Petti inventariò il seguente parco d'artiglierìa:
89
Ms. G.C.
GRILLO,
l.S.C.A.G., 37
e, 3259.
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Torri e ca1111oni
"S i è visi tata la Torre di capo cl' Anzo dove sul Maschio vi sono doi faJconc tti uno da lib. 3 e l'altro da 4 con Arme d'Urbano 8°. vi sono 4 moschetti, vi sono tre mortaletti boni, vi è una spingarda à Cavalletlo. vi stà per Custode 1· Alfiero Rosato di Phofi co n Patente del s. r D. Mari o Chig i sollo li 3 I Gennaro 1665; e cli polvere vi ne è Rari li uno lib. 15; e tulle le ro bbe sono state consegnate al soprad. o Torrie-ro. et ha promesso liavcrne buona custodia et in fede clella veri tà sarà sottoscritta da lui q. o di 14 rnaggio 1665 Alfiero Rosato di Polphi nome prop. o"<<xll_
Successivamente a carico dell'armamento della torre si registra un leggero incremento del calibro ciel cannone principale e del numero dei pezzi minori. Il capitano Forlini, infalli, nel 1705 relazionava che: " ... la t.o1Te di Capo cl' Anzo dove si è trovalo un falcone eia 8 con arme dc U rbano 8", un falconetto da 4 con arme del mcd. mo. Tre spingarde. Due mori.aletti di bronzo. Pa.llc del fa lcone da 8, n. 30. Palle del falcone da 4, n. 24; micc io mazzi n. 2 ... Due moschetti. Palle da spingardo n. J 90. Pal le da moschetto n. 200. Un brandistocco. Polvere lib. 300..."<'>".
Poco prima della sua distruzione la torre disponeva ancora di un cannone da 4,5 - probabilmente era sempre il falconetto da 4 ormai scalibratosi per eccessiva usura dell'anima, non fabbricandosi calibri frazionari - con JOO ca1tocci cli carta - cariche preconfezionate -, e I 00 palle di ferro, nonché un secondo cannone da 3 con 50 colpi completi. Quasi certamente furono quei due pe7.zi quelli che controbatterono per ore al fuoco navale britannico, fino all' esaurimento delle scarse munizioni.
TORRE ASTUR/\
Fra le torri della costa pontificia quella cli Astura è senza dubbio la più ricca cli reminiscenze storiche. La sua origine si perde nel buio del medioevo, iniziandosene ad individuare precisi riferimenti documentali soltanto dal 1193, nell' ambito del feudo dei Frangipane. E sotto la signoria cli Giovanni Frangipane, nel 1268, vi avvenne l'episodio, universalmente tacciato d'infamia: la cattura, per tradimento, di Corradino di Svevia, reduce dalla sfortunata giornata cli 'làgliacozzo. li patibolo di piazza Mercato a Napoli recise la giovane e tragica esistenza dell'ultimo erede di Federico JT. La vendetta quand ' anche tarda non mancò: nel 1286 la flotta sicil iana aragonese attaccò la fortificazione e, avutane ragione. vi uccise nella c.ircostanza il figlio del Frangi pane. La torre, o forse più esattamente la piccola rocca, fu ricostruita pochi anni dopo, per finire incendiata nel 1328 e sempre ad opera della flotta aragonese. Nel 1367 Astura divenne proprietà degli Orsini, nel 1383 dei Gaetani, e quindi cli nuovo degli Orsini, per passare a distanza di un centinaio d'anni ai Colonna, che la tennero con alterne vicende per tutto il XVI secolo, cedendola allora alla Camera Apostolica. Sotto il profilo architettonico la torre, si impiantò direttamente su ruderi romani affioranti dal mare, assicurandone l'accesso tram ite un lungo pontile. Inizialmente doveva consistere in una snella costruzione parallelepipeda cli inusitata altezza, cìrca m. 30, tipica rappresentante della categoria gentilizia. Lo scorrer dei secoli ed il modificarsi delle esigenze difensive impressero vistose alterazione alla sua configurazfone. La pianta assunse uno sviluppo pentagonale, a 'puntone', con lo spigolo orientato verso terra, antesignano espediente di adattamento a]le offese balistiche. Jntorno al puntone si aggregò in breve un articolato recinto quadrilatero, con alcuni corpi cli fabbrica adibiti ad abitazione. La distanza dalla costa e l'ampiezza del recinto rendevano la torre difficilmente battibile da terra, mentre le sue mastodontiche murature sopportavano senza danni il tiro navale dell'epoca: evitò pertanto cli subire maggiori stravolgimenti. È probabile anzi che proprio in virtù della sua straordinaria altezza fu ritenuta vantaggiosissima per la difesa anticorsara, e pertanto inserita nella linea a dispetto della vetusta età. Prima però si ritenne indispensabile rafforzarne alcune strutture, tant' è che nel documento ciel 1567 si legge:
185 v. B.C., .Ms. 942, 34 C 12, f. 89 v. - da G.M. DE Rossi, Torri .... ciL, p. 68.
•,o A.S. V., Cornmissariato delle armi. b. 32, f. •i ,
La difesa costiera dello Stato Pontifìcio dal XVI at XIX secolo
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L----· o
5
10
20m,
189 189. Torre Astura, planimetria (graf. computerizzato).
--- -
190 190. Torre Astura, panoramica dall'alto.
Torri e cannoni
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19 l 191 . Torre Astura, ben evidenti le tracce dei ruderi romani affioranti.
192 192. Torre Astura.
La dfesa costiera dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
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193 193. Torre Astllra.
•· ... Astura luogo del sig. Mare' Antonio. scriveli che lo debia restaurare, accom odare et armare perché sLa mo lto ma le in ordine de ogni cosa ..." <'m.
Non sembra però che i Colonna abbiano attuato le richieste con prontezza: di certo i primi verbali cli armamento che si r invengono rimontano al secondo decennio del XVII secolo, ad iniziare da quello ciel Grillo, che precisava: ' 'La torre de Asturi e posta ne l territorio di Nettuno nel quale loco anticamente vi era un porlC>, o ltre che li Romani ve tet1evano in molti lochi convicini li viva rij de lli Pesci sicorne si vedono da ll'Antichità nella riva del mare poco d.iscosLo vi è un fiume de consideratione chiamato la Cavata il quale se passa per scafa19 3) et non si può guazzare. Tn questa torre vi sono molte buone comod ità cl'habitationi e cli molta consicleratione che tra il monte et Nettuno non vi è altra wrre e però deve essere molto bene custodita - ve si emra per un ponte CaLLO de tavole in mare de mo lte canne Ve sta il suo custode et soldati admovib ili dalli affituarij di Nettuno ... et defalca per dcttu torre et castello de Nettuno capo cl' Anzi et le Caldare scudi cinquecento l'anno et essi son obligati de pagare li stipendij in tutti li predetti lochi e solido darsc per il custode et soldati dieci scudi il mese ln della torre se rescote l' ancoraggio clelli vascelli che se fermano et vanno in benefcio del!' affiuuarij. Inventario dell' Arme ... Un falconello de meta llo con uno scuto in cima del quale un Giglio per cimiero, et concerte l. re in cima del pezzo porta li bre cinq ue de palla con sua cassa et rote La cocchiara lanate gancio e carricalUrc Palle per eletto pezz; de ferro ........ ............................. .... n° 20 Un falcone uo de metallo sbarrato con cloia rosa porta libre cinque de palla con sue rote et cassa Palle de ferro per detto pezzo ................. ........................ 11" 20 Mortaletti di ferro ............................. ............................. .11" 2
9~
F. e G. TOMASSETll. La Cwnpagna .... cit. , L p. 182.
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Torri e cannoni
Spingarde con soi cavaJJetti finite de tuno punto ........... n° 2 Palle de Piombo per dette ................................... ... ... ...... n° 50 Polvere de respetto libre ........................................... ...... n° 50 Miccio de respetto mazzi ................... ...... .......... ............ 11" 2 A questa torre la Cam.ra non da polvere attesoche l'affett.uarij sono obligmi mantenerla essi a loro spese"•9-n_
L'armamento inventariato appare inspiegabil mente trascurabile se rapportato alla complessità della fortificazione ed alla sua funzione strategica, peral tro ben evidenziata dal relatore. Tuttavia la situazione non presenta sostanziali alterazioni allorquando il 5 novembre deJ l 623 il capitano Traccagna ispezionò la torre, verbal izzando: "Visita fatta alla torre di Astura - arivato à hore I5 trovai alla custodia di quella Niesto Cini Bolognese assieme con Salvatore Roscio da Bonivienlo suo soldato - hanno per loro provisione s. 8 il mese 2 falconi longhi bocche 33 portano di palla Jib. 5 in 6 boni e bene à cavallo 2 mortaletli di ferro boni 2 moschettoni con suo cavalletto male tenuti pieni di ruggine 26 palle cli ferra 60 palle di pietra 100 lib. di polvere e una campana cli ferro"<'»>.
U n leggero incremento dell 'armamento si coglie, invece, nell' inventario del Petti, del maggio del I 665, che così scriveva: "Si è visitata la Torre d' Astura dove si è trovato tre fa lconi di portata di palla lib. e 4 l'uno. e quello verso mare con lettere che dicono Albergeti, e quello verso mare Nettuno con Arme non conosciuta, e l'altro con Arrne d' Urbano 8", e vi sono otto moschetti boni con suoi bandolieri; vi sono otto mortaletti, quallro di metallo, e quattro di ferro, vi st~Lper Torriero il Caporal Serafino Caponi con patente cieli' ecc. mo sig. r D. Mario Chigi sotto 1i 18 8bre 1664. Vi è una eampaneJla in fortezza, quale è stata consegnata al TtHTiero, che è stata mandata per elemosina per quando si dice la messa e di polvere vi ne è Barili 4; e tutte le sud. e robbe sono stai.e consegante al sud. o Torriero, q. le ha promesso tenerne buona custodia e g. o di 4 mag. o 1665 Io Serafino Capponi mano prop. a",%i_
Nel 1705 il capitano Forlini, a sua volta, scriveva che: ''...Torre ,\stura dove si è trovato un sagre.> da 121, arme cli Paolo V; due falconetti da 4, uno con arme di lnnocentio X, altro con arme de Sig. Orsini; due spingarde, sette monaletti ... otto moschetti, due brandistocchi. Palle del sagro da 12, n. 8.1. Palle delli falconetti da 5, n. 55. Palle da spingarda n. 125. Palle da moschetto n. 175; miccio mazzi n. 8. Polvere lib. 300.. .''•·m.
Conclusasi la millenaria vessazione musulmana, a partire dal 1831, torre Astura passò ai Borghese che ne avviarono il restauro secondo la logica del l'epoca.
TORRE Dr
f OCEVERDE
Anche questa torre ricorda nel nome l'ubicazione di tante consimili. La costruzione dovrebbe attribuirsi all'iniziativa di Pio V ed al fi nan ziamento della Camera Apostolica, sebbene in forte ri tardo rispetto al decennio 1567-1577. La supposizione contrasta con il parere Guglielmotti che invece protende, in forza dell'analogia architettonica, per l' inserimento:
"~ li termine 'scafa' indicava abitualmente un minuscolo battello fluv iale, a fondo piatto, utilizzato come traghetto. In questo caso l'anomalia consiste nell' impiego marittimo, ed é pertanto probabile che l'autore voglia, alludendo alla l'unzione, riferirsi però ad una normale barca. 9 ' Ms. G.C. GRILLO, l.S.C.A.G., 37 C, 3259. ~5 A.S.R., Commissariato Soldat.esche e Galere, b. 4, fase. 19. 96 A.S.V., Commissariato delle armi, b. 32, f. 184 v. 91 B.C., Ms 942, 34 e 12, f. 84 V. - da o .M. DE ROSSI, Torri.... cit., p. 78.
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La difeso costiera dello Swto Po111i/icio dal XVI al XIX secolo
194 l 94. Torre di Poceverde.
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Torri e cannoni
"La forma quadrata. <li dieci rnelri per lato e di quind.ici per altezza; la solida srrullllra. i buoni alloggiamenli, la sottile scarpata, e le tre volte reali richiama no il tipo <lei primo tempo, anche a dispetto di parecchi ristauri seguenti e più meschi ni"'''~ '.
La conclusione dell'illustre storico non trova però conforto nei documenti d'archivio pervenutici: non è menzionata in alcun inventario cinqnecentesco, né è rubricata dallo scrupoloso Grillo, né dal Traccagna nel 1623, e non è nemmeno 1iporLata nella cartografia di 1624, coincidenze che ci lasciano motivatamente concludere per una sua più tarda edificazione. La torre pertanto, a seguito cli reiterate insistenze, dovette originariamente essere costruita dai Gaetani, cui ne toccava l'onere secondo la logica pontificia, immediatamente dopo la metà ciel XVll secolo. Tardi perciò ed anche male: crollò infatti pochi ;inni dopo, nel 1677, e soltanto allora, visti inutili i solleciti alla ricostruzione la Camera Apostolica, per la notoda pericolosità dei luoghi , intervenne direttamente finanz iandone, come ricordato, i lavori. In precedenza abbiamo citato il documento relativo al bando di appalto di questa totTe, datato appunto 1677, anno però che non corrisponde affatto a quello cli Iicostruzione. T prezzi notevolmente alti emersi dalla gara fecero rinviare l'assegnazione dei lavori, tant'è che in data 1681, in un altro documento ufficiale, si ribadiva ancora la necessità cli quella tolTe. forse a seguito di ciò finalmente la si realizzò. Di certo intorno al 1687 la torre è operativa, con relativa gua;:nigione ed armamento. Il primo inventario pervenutoci è, pettanto, quello del capitano Forlini, del 1705 che così verbalizzava: " ...e vi si è trovato un frdcone eia 8 con una testa di Serafino di rilievo due palmi sotto la gioia, un falconctto da 4 con arme dei SS.ri Orsini, due spingarde, due mortaletii di metallo. Pal.le del Falcone da 8, n. 20. Palle del falco netrn da 4, n. 21. Palle da spingarda n. I IO. Palle du moschetto 11. I 75. Polvere lib. 300, miccio mazzi n. 6... quattro moschetti. quattro forcine, . un brandistocco, quauro bandoliere, e tutte queste cose sono in consegna del torriere chiamato Gio. Batta Angelucci, con patente cli :M.ons. lii.mo Corsini, con provisione di scudi otto il mese, con obbligo di man tenere un soldato, chiamato Detio Sorino..."•'"1i .
La torre, costruita tardivamente e ricostruita con ulteriore ritardo, è sopravvissuta tuttavia fino ai nostri giorni, giungendoci in buone condizioni di conservazione, conferma della sua sospirata ma ottima esecuzione.
TORRE DI F OGLIANO
La stentata genesi della torre di Fogliano ripete sostanzial mente le fasi salienti di quella cli foceverde. Si ritrova, pertanto, inclusa tra quelle cli prima necessità, reci tando l' ordinanza del 1567 in merito: '·...a Fogliano fare una torre tocha al Sig. Marcant' Antonio per essere la ripa del mare sua, deve contribuire il Sig. Sennoneta per essere lo stagno territorio suo...""'"-".
Il sito d'impianto della torre, infatti , si individuò presso la foce deJJ'emissario dell'omonimo stagno, s ulla fascia costiera feudo del Colonna, pur essendo lo specchio d'acqua dei Sermoneta. È probabile però che tra le due casate cointeressate sia insorto qualche dis accordo sulla ripartizione degli oneri: cli certo la torre non venne costruita né in que l decennio né in quelli immediatamente successivi. Nessun inventario e nessuna indicazione cartografica definitiva, quindi , prima del la seconda metà ciel XVIl secolo. Nel 1622 papa Gregorio XV<101l tornava a sollecitarne la erezione rihaclenclo che:
A. CìUGI.IF.L.wrrn . Storia delle.fortìjìw;:.ioni... , cit., p. 468. B.C., Ms 942, 34 C 12, L 87 r. - da G.M. DE Rossi, Torri .... cit., p. 84. "'" F. e G. TOMASSETTI, la Campagna .... cit., I, p. 182. "" Da J.N.D. K ELLY, \lite..., cit., pp. 467-469: '\iergorio XV - Alessandro Ludovisi... nacque a Bologna il 9 gennaio I 554, studiò le ani li berali ... sotto la guida dei gesuiti e conseguì il do!.lorato in giurisprndenza a Bologna nel 1575. In seguito prese gli ordini... ouenne una serie di cariche giudiziarie di sempre maggiori responsabilità paitecipando a delicate missioni diplomatiche in vari paesi, tra i quali la Polonia... arcivescovo di Bologna nel I6 I2... [eletto papa il 9 febbraio 1621 J... per acdarnazione... di salute cagionevole. ma molto apprezzato per il suo carattere. Gregorio aveva hisogno cli un collaboratore energico e ]o trovò... nella persone del nipote Ludovico Ludovisi, da lui nornimuo cardinale... Gregorio fondò (6 gennaio 1622) la sacra congregazione De Propaganda Fide... Riuscì arare da arbitro nel territo rio strategico de lla Valtellina, conteso tra Francia e Spagna. facendo occupare la zona dalle truppe pa1x1]i. e impedendo così la guen-a fra le due potenze. sallvaguarclò in tal modo la fede degli abitanti cattolici ... Il 12 marzo 1622, nel corso di una sontuosa cerimonia, egli canonizzò secondo i] ri tuale alcune delle personalità da lui più anuuiratc: Teresa d'Avila ( 15 I 5-I 582), Ignazio di Loyola ( 149 1- 1556), Filippo Neri (1515-J595) c... Francesco Saverio ( 1506-1552) ... [morì 1'8 luglio 1623]. ">
'>'>
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
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I 95. Ton-e di Fogliano, prima della distruzione (riclab. computerizzata). " ...abbiamo deliberato che, oltre le torri che hoggi se trovano edificate in diversi luoghi della medesima spiaggia, se ne edifichi una sopra la nostra terra di Nettuno, vicino alla foce di Fogliano, dove. con nostro disgusto intendiamo che continuamente si fanno dai Turchi diversi ricatti di persone e mercantie..."•1021 .
In un rapporto del comandante del forte di Nettuno, redatto il 29 settembre 1624 e diretto alla Camera Apostolica, si faceva osservare al riguardo: " ... Nella spiaggia eia Nettuno al Monte cli S. Felice, non era altra cala da far preda li turchi che la foce di Fogliano ... perché... li Signori Gaetani, sotto pretesto che se havesse da piantare nel territorio, s'offersero de farla essi il che non è mai seguito ... se sta a loro ... passeranno anni et anni prima che se facci, et bora ci hanno fatta condurre un poco di calce, ma non serve a niente.. .''"o;,_
Una precisa conferma delle parole del comandante la si può individuare nella carta del litoraJe pontificio del 1624, su cui a fianco alla tone cli Fogliano si può leggere: 'dove si è principiata' , affermazione tuttavia che non consente alcuna ulteriore puntualizzazione. Di sicuro ancora quaranta anni dopo r.isultavano completate soltanto le fondazioni, tant'è che il Petti, nove anni prima delle ispezioni più volte citate, nel corso cli un altra visita in data 1656, osservava al riguardo: " ...Si è visto e considerato che tra la prima ton-e dell'Angelo di Paolo [ton-e Paola) e ton-e Stura [torre Astura] vi è di lontananza miglia 32 con un redotto et nel med. reclotto vi è in mezzo il lago <li Fogliano dove in me:t.zo della foce vi è un parapetto grandissimo, che vi può stare dentro due Bergantini, senza esser visti, né cliscope1ti da nessuno ... ma dicono che un anno per l'altro vi si fanno ogni anno 200 schjavi, come si visto questa quaresima, che furono prese due barche pescareccie con sei huomini per eia-
102
un
A. Gua1.1F.1.Morr1, Storia dellej(mifìcazioni. ., cil., p. 465. B.A.V., Barb. Lat. 9326, f. 8.
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Torri e cannoni
scuna, con lasciar le barche in terra, e detti padroni s'obligano che ogni barca che passarÌI pagarà tre giulij ... purché N.S. vi facci cl. a wrre, essendovi di già li fondame nti, una fossa con la calce e sassi. come si è visto. che è di grandissima nece~sità .. .''il 0 ' ' ·
Alla fine la torre si completò. forse tra il .1660 ed ti 1670, contemporaneamente pe1tato a quel la di Focevercle. Circa il suo armamento sappiamo che allo scadere del '700 constava cli due cmrnoni da 7, con 30 colpi a palla e 30 a mitraglia oltre a 140 libbre di polvere. La guarnigione anunontava a ben 6 uomini comandati eia un caporale. Come tante altre anche questa torre è stata distrutta nel corso della Seconda Guerra mondiale. Dalle foto rimasteci si evince una perfetta aderenza ai canoni della tipologia costiera pontificia: pianta quadrata di m. 11 per lato, basamento scarpato, cordone torico, corpo parallelepipedo per una altezza complessiva cli m. 19, apparato a sporgere su beccatelli ed archetti , garitte sulla piazza, ed ovviamente ingresso sopraelevato con antistante ponte_levatoio.
TORRE D I CAPROLACE
Stando alla famosa ordinanza del 1567 una seconda torre fu prevista poco discosta eia quella di Fogliano, destinata alla sorveglianza dell'adiacente stagno cli Caprolace. Per la s ua costruzione, al pari della confinante innanzi delineata, si investirono il Colonna ed il Sermoneta. E nuovamente i due nobili non adempirono all'obbligo. A differenza delle precedenti però, nonostante la notoria e costantemente comprovata pericolosità dei luoghi, la torre non venne mai costruita, forse al rnassimo avviata.
TORRE PAOLA
Perfellamente conservata torre Paola domina sempre con immutata fierezza, dall'alto della sua roccia d'impianto, il canale che fuorisce dal lago di Sabaudia. Di pianta circolare, con basamento tronco-conico, apparato a sporgere su beccatelli ed archetti, ed ingresso sopraelevato volto a monte con relativo ponte levatoio, ostenta la sua appartenenza tipologica all 'architettura cli transizione, sebbene innalzata all'indomani della disfatta delle Gerbe. Già sollecitata dal pontefice Paolo III trovò effettiva esecuzione tra il 1562 ed il 1563 ad opera dei Gaetani. Il contesto storico in cui si affrontarono i lavori fu particolarmente rischioso per l' assoluta mancanza di una qualsiasi protezione, persino per gli operai del cantiere. Una conferma si ebbe quando, dopo uno sbarco insidioso, peraltro abbastanza distante dalla sottostante spiaggia, i corsari barbareschi, aggirato silenziosamente lo sparuto drappello di guardia, e guadagnata la montagna, piombarono dalle pendici circostanti sulla fortificazione, smantellandola. La disgraziata vicenda, tuttavia, suggerì una ingegnosa variante strutturale: sulla piazza della torre, onde evitare la soggezione della gum·nigionc ad attacch.i dall'alto, s i eresse una solidissima schermatura muraria, una sorta cli scudo semicerchio che ne defilava totalmente la superficie. È interessante osservare che il dispositivo appena descritto trova un equivalente concettuale e funzionale anche nelle torri costiere napoletane vicereali, quelle cioè erette tra il 1563 ed il 1569. Di queste, pochissimi esemplari , per l' esattezza quattro e tutti ubicati sulla costa alta e rocciosa della penisola amalfitana, si edificarono con la piazza scher mata, per l'in tero lato a monte, da un massiccio sopralzo. Per siffatta ragione sono denominate dalla trattatistica specifica 'a doppia allezza't105>. Data l'adiacenza spaziale e cronologica è difficile stabilire a quale stato ne spetti il primato inventivo. È comunque da rimarcare che le torri napoletane nel 1563, anno del loro appalto, avevano sostenuto ormai un lungo iter progettuale e burocratico, uscendone perfeuamente definite in ogni caratteristica esecutiva, mentre torre Paola nasceva su di uno stimolo contingente, ricevendo la modifica in corso cl' opera.
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13 .C., Ms. 27 1, 34 8 13. f. 700 - da G.M.. DE ROSS I, forri.... cit., p. 85. ln merito cfr. f. Russo, La d!f'e.rn costiera del Regno di Napoli ... , cit.. p. J82.
\.
30/
Torri e cannoni
197 197. Torre Paola. 198
198. Salerno, costiera amalfitana, to1Te dello ··scarpariello".
Lo d(f,m, costiera dello Srato Ponrificio dol XVI al XIX secolo
302
Da un punto cli vista operativo ccl amm in istrativo torre Paola costituiva, insieme alle quattro successive, un gruppo particolare, cui era affidata la sicurezza del!' intero promontorio del Circeo. Tutte q uindi facevano capo ad un unico comando, ubicato in quella detta cl i S. Felice, o Vittoria, dal quale dipendeva persino la corresponsione degli stipendi e delle munizioni, nonché la coordinazione della vigilanza. Pur risultando ultimata nel primo semestre del ' 63 non si rinviene nessun inventario cinquecen tesco ciel suo armamento che inizia a figurare, invece, a partire dal secondo decennio del XVIT secolo. Primo a farne detta g liata relazione, infatti , il Gril lo, c he così la descriveva: " La torre Paola de questo nome per essere stata edificala da Paolo 111, e posta nella radice ciel monte circello verso ponente scuoprc tutta la spiaggia de crapolace, Jògliano, la foce verde. asturi sino al capo d' An,.i, in questo loco li romani havevano un porto che entrava nel lago de fogliano almeno dicci miglia fra terra, che ancora se veggono le vestiggie, e torre de grandissima consicleratione et del continuo vi stanno clelli vascelli assai e paiticolanncntc la sera se fermano souo eletta torre et per havcr porto capace de qualsivoglia galera o altro vascello, et per assicurmsi clalli corsari e coperta mirabilmente dal scirocco et grechi et levanti. E similmente iurisclitione clelli s. ri Gaetani vi sta il suo custode con tre soldati, e la miglior torre della spiaggia per il concorso dclii passeggieri che il custode pui'> guadagnare assai per l'alloggi che in essa se là, dotata de tu tte le comodità necessarie. Un caporale con provisionc dc scudi cinque il mese tre soldati con provisione di iulij 35 per ciascuno
Inventario cieli' Arme et Monitioni Un sacro de metallo conl' arrne de Papa Leone X porta dc palla lib. 10 con le sue casse et rote nove ... La sua lanata cocchiara ancino et carricaturo ... Palle de ferro per detto pezzo .................. .n° 20 l'v1ortaletto di ferro 11 ° uno ........ ......... ....... .n° 1 Moschetti novi con soi forci ne Fiasche e polverino 11° doi ....... .................n° 2 Mi ccio de respetto mazzi ..........................11 ° 2 Palle de piombo de respetto ..... ................. n" 25 .~Jabarde nove con doi fioch i ................ ... .11°
l ~,0 11<>. 1
Nonostante la rilevanza della torre, e la rischiosissima tratta costiera ad essa sottoposta, l'armamento appare alquanto leggero, sebbene l'unico pezzo sia di calibro più consistente dell' usuale. Pochi anni dopo fu ispezionata dal capitano Traccagna che riscontrò un lieve incremento delle artiglierie e ne redasse il seg uente verbale, in data 29 agosto 1623: "Visita fatta alla torre della Paula arrivato a horc 23 trovai alla custodia cli quella il Caporale Guglielmo Croce da Sermoneta et Francesco Boccaccelli da Sermoneta Giovanni Cifero eia Sermoneta Iacomo Paterno da ... Un Aspide longo bocche 28 porta di palla lib. 8 in 1O in circa Un sagro longo bocche 28 pona di palla lib. I O in 12 bono et bene à cavallo 2 cucchiare cli ra me 20 palle cli fem i et I Odi pietra 50 lib. cli polvere 2 moschetti con sue fiasche et fiaschini 2 alabarde I mortaletto cli ferro bono"i'°''·
Pur non potendosi affatto reputare congruo alla valenza della torre, il numero e la tipologia dei pezzi non subì maggiorazioni. Ancora nel maggio ciel I 665 il Petti riscontrava i medesimi canno ni: ''Si è visitata la Torre dell'Angelo cli Pavola, dove nel Masc hio vi sono cloi falconi uno cli portata di palla li b. 7 e l'altro di lib. 4 con l' Arme di Pio 4° con casse e rote bone. e vi sono tre moschetti boni: e vi sono doi mortai etti di metallo; Vi stà un Custode chiamato Donato Petrucci con Patente dell 'ecc.mo s. r duca di Sermoneta, e vi è la sua CampancJia, et ha di paga scudi qui ndici il mese; e tutte le sopracl. e robbe sono state consegnate al mcd. o Torriem, et in Cede della veri tà sarà sottoscritta da lui q. o di 17 maggio 1665 lo Donato Petrucci mano prop. a"nos;_
.tv.ls. G.C. GR IL i.O, I.S.C.A.G .. 37 e, 3259. A.S .R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19. "'' A.S. V., Commissariato delle anni, b. 32, f. 184 v. 106
" 17
Torri e cannoni
303
Nessuna alterazione dell 'armamento principale neanche nel 1705, di cui così la relazione del capitano Forlini: " ...si è trovato un falcone da 7 con I' arme di Paolo 4°, un fa lcone da 4 con arme dc S ig. ri Borghesi, una moiana con due mortalctti tutto di bronzo, con arme di Innocenzo Xl Un smeriglio di oncie 9, una spingarda ... tre moschetti, due mortale1.ti di bronzo... Palle del falcone da 7, n. 34. Palle del falconetto da 4, n. 37. PaJJe di piombo per lo smeriglio n... Palle eia spingarda n. 35. Palle eia moschetto n. 43. Polvere lib. 340 ..." no<>l.
Alla fine del '700 la torre disponeva di un cannone da 10 con 1.5 palle, e 1.5 colpi a mitraglia; di un cannone eia 3 e 1/4 con identico numero di munizioni, e di un cannone da I anche lui con J5 palle ed altrettanta mitraglia. Per l'affinità dei calibri è probabile che si trntti sempre delle vecchie artiglierie, logorate e scalihrate dall'uso e dalla corrosione.
TORRE FALCONARA
Torre Falconara, meglio nota attualmente come torre Moresca, fu programmata in stretta correlazione con torre Paola, delengandone sempre ai Gaetani la costruzione. 1n pratica però non venne ultimata prima del 1574. Sotto il profilo architettonico non doveva differire dall' altra se non per le minori dimensioni: appena m. 7. 5 di diametro. Il dato purtroppo non ammette alcun riscontro diretto poiché di torre Falconara nulla rimane al presente, dopo le devastazioni inglesi e le trasfonnazioni successive. Dell'arnrnmento originario nessuna notizia, forse perché inesistente, forse perché non ispezionabile: un episodio cli devianza criminale della sua guarnigione, veri ficatos i nel I 593, e la successiva impunità accordata ai responsabili per protezione feudale sembra accreditare il sospetto. Ma anche l'ubicazione impervia e lontana dal mare appare inconciliabile con interventi bal istici significativi. Una larvata testimonianza di questa deduzione la cogliamo nella relazione ciel Grillo, peraltro la prima pervenutaci, che scriveva: "Questa torre falconara e posta nella sommità del monte cercello participa de mezzo giorno e ponence e di questo nome per essere posta nel piLt aspro luogo ciel monte e per essere deserto e solitario li falconi vi fanno li nidi et alevano li loro lìglioli senza timore, e quasi un miglio discosto dal mare, scuopre verso ponente e mezzogiorno dal paese assai, clefencle mirabilmente quel sito dalli corsarj che per la scoperta che fa subito eia il segno dclii vascelli cattivi, deve però essere ben guardata per la securezza clelli vascelli cristiani e s imilmente jurisdizione delli s.ri Gaetani Ve risiedono ordinariamente li qui infrascritti soldati admovibili dal cap. no del monte de S.ta Felice Un caporale con provisione dc scudi cinque il mese IO. 50 tre soldati con provisione de Juli 35 per soldato Inventario del Arme et IVlonitioni Un falconetlO de metallo con l'arme del duca Carrafa con sua cassa et rote ferrate nuove porta de palla libre 6 La sua cochiara lanata carricaturo e gancio novo e con sue aste Palle de fem) per dello pezzo ....... ... .................... .................11 ° 20 Morta letti di ferro ............................................ ..................... n° I Moschetti novi con soi forcine Fiasche e polverino .............. ............. .................................. .. n° 2 Miccio de respeuo mazzi ........ ... .......... ... ... ........................... n° 2 Palle di piombo per detti................... ............... .......... .... ... ... .n° 25 Alabarde nove con soi fiochi ..................... .... .......... ............. nè
I nc 1iu 1•
Dotazione quindi estremamente modesta, consona più all'autodifensa che all 'offesa. La carenza non appare colmata negli anni successivi, risultando il 29 agosto del 1623, alla ispezione del Traccagna, il seguente armamento:
109 IIO
B.C., Ms. 942 e 12, f. 86 V. - da G.M. DE ROSS I, Torri. ., cit., p. 9 I. Ms. G.C. GRILLO, l.S.C.A.G., 37 e, 3259.
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La d({esa costiera dello SIClto Pontificio dal X\/! al XIX secolo
"Visita fatta alla torre ùe lla falconara arrivato a hore 18 alla custod ia di que lla il caporale Marino fntronico da Sermoneta et Ant. o Intronico et di ... Pran.co da sermoneta soldati. Un fa lcone longo bochche 28 porta di palla li b. 4 in 3 bono et bene à cavallo 12 palle di ferro et 15 <li pietra I Una cucchiara di rame 30 lib. di polvere et 3 lib. di miccio I Alaban.lil 1 Moschetto con suo fiascha et fiasc hino bono Bisognia mandarli un mortaletto acciò ponno fare segnio"'·'"'·
Nessun potenziamento nemmeno dopo la metà del secolo, anzi la relazione del Petti, del rnaggio 1665, ribadisce esplicitamente l'assoluta inutilità, proprio per la menzionata ubicazione, cli dotarla di qualsiasi artiglieria ad eccezione di quella utilizzabile per la segnalazione ed autodifesa: '·Si è visitata la 4 - ta Torre eletta la Moresca ò falconara dove vi è solo una s.pingarda da lib. J à cavalletto e sci rnoschetti boni, e dui mortaletti di metalli e questa serve per scoperta della spiaggia per essere assai in alto e non si punte adoperare J'artiglierie; vi stà un Custode chiamato Guglielmo Borgognone et ha la Patente ciel s. r Duca di Sermoneta. et ha di paga s. cli quindici il mese, et è obligato mantenere doi soldati, e vi s i df1 un barile di polve re, un rnazzo cli miccio, e cinquanta pulle di moschct.1.0 1.'anno, e lutte le sud. e robbe sono state consegnare al med. o Torriere et in fede della verità sarà sottoscritta da lui q. o di 17 mag. o 1665 lo Guglielmo Borgognone"'"1 '.
Ovvio quindi che nel 1705, allorquando il capitano Forlini ispeziò a sua volta la torre non vi rinvenne alcuna novità. Ancora alla fine ciel '700 un solo cannone da una libbra e rnezza costituiva l'artiglieria di torre Falconara: si trattava chiaramente sempre del pezzo del secolo precedente ormai scalibrato. Nel 1809, pertanto, al fuoco che le due fregate inglesi eruttavano dai loro portelli cli murata con bordate intermittenti, nessun tiro di controbatteria poté effettuarsi dalla teme, che, rapidamente evacuata dagli inermi torrieri. fu fatta saltare da cariche deposte dai marinai nel sotte1i-aneo. Cessata la vicenda napoleonica, tornata la costa sotto la piena sovranità pontificia, perdurando immutato il flagello barbare~co e, per conseguenza, l'esigenza della difesa costiera, i genieri romani , valutate le rovine della Fal.conara optarono per l'insediamento nelle adiacenze cli un moderna batteria. La sol uzione tuttavia, quand' anche efficace balisticamente, non rappresentava affatto l'ideale risposta al le minacce corsare: ·'Siffatte batterie in luoghi deserti, abbandonale a se stesse da mare e da terra. facilmente di giorno, e peggio di notte. possono esser prese e distrutte con prestissirna battaglia di mano. Busta un barcata <li rnarinari, e un'ora improvvisa di tempo a scelta del.l'assalitore. La scure giugne a lla pona, il fuoco entra per tutto, quaranta a corpo a corpo soverchiano cinque. Non così della torre: essa tiene in sè compiuta la difcsa ..."•11 r•.
li giudizio ciel Guglielmotti, essenziale ed efficace, dimostra che agli inizi ciel XIX secolo le torri costiere continuavano a rappresenta.re l'unico rimedio affidabile contro i corsari, ad onta della loro palese arcaicità 1
TORRE C ERVI.A.
Al pari delle precedenti anche torre Cervia venne edificata dai Gaetani dopo la prima metà ciel XVI secolo. Come quelle esulava dalla tipologia canonica delle torri pontificie, ostentando una configurazione cilindrica su basamento tronco-conico, con dimensioni simili alla Paola. Reduce da una identica devastazione inglese, non scomparve radicalmente, permanendo un consistente rudere che, in epoca recente, ha forni to il pretesto per una pesante ricostruzione in stile: unica nota positiva la restituzione al panorama Limitrofo della vetusta sagoma.
"' A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase, 19. 11 2 A.S. V., Commissariato delle armi, h. 32, f. I84 r. Il } A. G UGUELMOTII, Szoria delleforrifìcazioni... , cit., p. 462.
Torri e cannoni
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199 199. Torre Cervi.a.
Le prime notizie archivistiche sul suo armamento, ancora una volta, risalgono al Grillo, che scriveva: ,;Questa torre cervia cosi si chiama perché le cervie in essa :devano li loro fig liol.i con ogni sicurezza, per essere paese montuoso et selvatico assai, e posta nel mezzo ciel monte circello. esposta a mezzogiorno. e sirnilmerne jurisùitione de s.ri gaetani sotlOposta al comando del cap.nn de S.ta Felice. in della torre si deve stare con ogni vigilanza per essere luogo molto pericoloso de corsari rispetto che sta adirittura dell'isola dc Ponzo e Palmarola et al piede ciel monte et in questo loco il mare e profondo et vi possano stare vascelli assai et spesso si vengono a reparare per il maltempo. che si non fusscro assicurati dalla custodia di questa torre molte volte sarebbero fatti schiavi. Vi risiedono ordinariame nte li qui infrascritto soldati con la provisione che si dira son pagati et admovibili dal cap.no de S.ta Felice Un caporale con provisione de scudi cinque il mese tre soldati con provisione de juli 35 iI rne~e ciascuno ................. 1O. 50 Inventario delli Arme et lV[unitioni Un falconetto de metallo con I' arme de Papa Farnese con sue rote e casse nove fatte nell'anno 1617 porta libre cinque de palla La sua cochiara de ra me carricaturo gancio con loro aste. Palle de ferro per detto pezzo n° venti Un sagro de metallo con detta arme con le sue casse et rote nove ferrate la sua cochiara lanam carricatu ro gancio porta libre IOdi palla Palle per detto cli ferro 11 ° venti Monaletù de ferro n° ùoi Miccia de rispetto mazzi doi Ogni anno se li consegna nelli rnese d 'Agosto un barile de polvere de libre 150 nello con un mazzo ùi miccio'''"''·
lmmutata la dotazione nell ' ispezione del Tracagna del 29 agosto 1623:
,,. Ms. G.C. GRILLO, J.S.C.A.G., 37 e, 3259.
La difesa cos1iera dello Stato Pontificio dal XV[ al XIX secolo
306
"Visita fatta alla torre della Cervia arrivato à horc 13 trovai alla custodia di quella il Caporale Ciriaco ... da Sermoneta m.ro Stefano Vetriano da Palestina Tomasso Tomassone da Sermoneta Settimio Frcgionc da Sermoneta Un sagro longo bocche 30 incirca porta di palla Jib. IO in 12 bono et bene à cavallo Un falcone longo bocche 28 po1ta di palla lib. 5 in 6 bono et bene à cavallo 20 palle di pietra et 15 di ferro I mortaletto di ferro bono 2 moschelti boni con suoi fiaschi et fiaschini 2 alabarde 2 cucchiare di rarne 40 lib. di polvere"'" 5' .
Sempre identico il numero e calibro dell'armamento principale anche nel maggio del 1665: "Si è visitata la Toffe della la Cervia, dove vi è un falcone di po1tata di palla li b. I Ocon Arme cli Hm1ese, un altro falcone da lib. 6 con Anne di Urbano 8 e sono bene à Cavallo, e vi sono tre Moschetti boni, e un mornilctto di metallo, e vi stà un 1011-iere chiamato Fulgentio Ungareui con Patente come sopra, et ha di provis.ione scudi quindici il mese, e sempre tiene doi soldati con un barile di polvere l'anno, un mazzo di nùccio, e cinquanta palle di moschetto, e tutte queste Armi sono della R. Camera; e tutte le soprad. e robbc sono state consegnate al med. o 1oriero, quale ha promesso tenerne buona custodia, et in fede della verità sarà sottoscritta da lui q. o di 17 mag. o 1665 lo FulgenLio Ungaretti mano propria""'").
Nessuna variazione ancora nel 1705, allorquando scriveva il capitano Forlini che l'armamento constava di: " ... un sagro da X, con arme di Paolo 3°, un falcone da 8 con arme di Urbano 8°, una spingarda, due mortaletti di bronzo, due moschetti ... Palle de sopracl. i cannoni, cioè da X n. 30, da 8 n. 28. Palle da moscheuo n. 30. Palle eia spingarda 40; miccio mazzi n. 2. polvere lib. 170 ..."11 " >.
Alla fine del '700 restava sulla torre un unico pezzo da 3 libbre e 1/4 con 15 palle e 15 colpi a mitraglia e 70 libbre di polvere. Non riuscì ad intervenire contro gli inglesi che, impadronitisi della fortificazione grazie al tradimento del torriero, la fecero saltare.
TORRE FICO
Questa torre simile alle precedenti, con pianta circolare di 111. 9 di diametro, basamento tronco-conico e corpo cilindrico per un altezza complessiva di m. 12, fu costruita contemporaneamente a torre Paola, e ultimata intorno al 1563. Come quella fu schermata a monte, e subì nel corso della costruzione un attacco corsaro che la demolì parzialmente. Più in dettaglio così la tratteggia il Guglielmotti: "Sorge a picco sur un greppo, eminente di cinquantasette metri sul mare, per sentiero cli scabri e precipitosi scaglioni, cavati a scalpello dal masso vivo, e resta isolata sul vertice dello scoglio, non avendo per altra parte comunicazione colla montagna se non per mezzo di un ponte volante in legno a cavallo di pauroso abisso ... Figura rotonda, poca scarpa ... sotterraneo a volta, alloggiamento doppio, piazza d'armc saldissima per pezzi cli grosso calibro. Oltre ai piombatoj ... ed oltre al consueto parapetto. voi trovate colà anche... il paraspalle. Ché cli quanto la torre signoreggia intorno sul lido e sul mare sottoposto, di tanto e pii1 è clessa dominata dalle circostanti eminenze maggiori del monte; donde non solo con le armi da fuoco. ma colla fionda e coi sassi potrebbero faci lmente i presidiari essere opprcssi..."' 11 8l .
Nonostante il qualificato g iudizio sull' idoneità ad ospitare un armamento di grosso calibro, nulla del genere si riscontra nella dotazione, che iniziò ad essere inventariata dal GriIIo, che scriveva: "Questa t(me del fìco ha preso questo nome per essere stata fabric.ata vicino nel luogo dove era un piede dc fico grossissimo e posta nel monte circello dalla pa1tc verso Te1Tacina esposta a levante et scirocco, e torre de consideratione et deve essere molto ben
A.S.R., Comiss<.1riato Soldatesche e Galere, b. 4, fase . 19. A.S.V., Commissariato delle armi, b. 32, f. J 84 r. 11 ' 13.C., Ms. 942. 34 C 12, f. 85 v - eia G.M. DE Rossi, Torri .... cit., p. 95. m A. GUGLJELMOTn , Storia delle.fortificazioni..., cit., p. 461.
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Torri e can11011i
custodita per essere sotto cl i essa il m.irc prol'<.mùo et capace di qualsivoglia vascello, li quali tucti pigliano po,to Ja sera in tempo di estate quelli dico che se parleno di Napoli per venire verso la tium.Jrn et .Jltrc parte verso ponente, per assecurarsi ùalli corsari et alle vol te trovano venti contrnrij in questo loco son sicuri che il monte li cuopre, dal qual loco non si paneno se prima non vedono p.Jssarc vascelli che vengano da ponente overo non sia stata fatta la scoperta et che il sole sia alto per assicu rars i magiormente dal li corsari. Ve residono ordinari ameme li qui in frascritti soldati con la provisione che se dirà son pagati dal cap. no del monte dal quale sono inamovi bili Un caporale co n pro visione de .............. ............. .................................. .5 tre so ldati con provi si onc dc julj 35 per ciascuno ........... ...... ... ...... I0.50 l nvenlari o clell i Arme et minitioni che se retrovano in detta torre U n fa lconetto dc metallo con l' anne de Papa Farnese con la sua cassa et rote ferrate nove La sua cochiara lanata carricaturc ganc io novo porta libre cinque de palla... Palle de ferro per detto pezzo ................ n° 20 Mon aleui de ferro ......... ............. ..... ..... 11 ° 2 l\.foschetti novi con soi forcine .............. n° 2 Palle de piombo per eletti ........ ...... ... ..... 11 ° 25 Alabarde nove con soi fioc hi ......... ...... .n° I Ogni anno nel mese di agosto se li consegna un barile de pol vere cl i libre 150 netto con un mazzo di miccio"• 11 '1•.
La situazione non sembra affatto mutata nel l'agosto del 1623 allorquando il Traccagna verbalizzò: ''Visita fatta alla torre della lìco arri vato a hore 21 trovai al.la custod ia dc quella G io. Ratta de Marchis da Sermoneta Caporale di essa con li so11oscritti so ldati Ange lo Vetriano da Palestina Lorenzo Colaiaco eia Sermoneta Marco Candela da Core Un aspido longo bocche 26 porta di palla lib. 8 in I O bono et bene à cavallo 7 palle di ferro et IO di pietra I morlalello sfogato I barile di pol vere I cucchiaro di rarne 2 A labarde e 2 moschetti 2 forcine et li b. 3 di m icc io''<tè•»,
Nel maggio del 1665 il Petti a sua volta trovò sempre un unico pezzo, ma cli calibro ancora più piccolo: ''Si è visitata la 2 - da Torre detta la lìco dove vi è un fa lcone di portata cli palla lib. 5 con A rme di Farnese con Cassa e Rote buone, v i sono tre moschetti boni. e v i è un monalctto, v i slà per Custode Mario Ungaretti con cloi soldati con Patente del s. r Duca di Sermoneta et ha di prov igi one scucii quindici il mese, v i è un bari le di pol vere, c inquanta palle di moscheuo; e tutce le sud. e robbe sono state conseg. te al d. o Torriero et. ha pro111i sso tenerne buona custodia et in fede e sarà sotcoscritta da lui q. o cl i 17 maggio l 665 Mario Ungarelli rnano prop. a''<1è1i ,
Nel 1705 quell'unico pezzo eia 5 continuava a rappresentare l'arrnarnento cli torre Fico, come scri veva il Forlini: " ... si è trovato un falconetto da 5 cc.rn arrne cl i Urbano VIII, una spingarda, tre moschetti, due mrn1alelli ùi bronzo, una alabarda ... miccio mazzi n. 1. Palle da fa lconetto da 5, n. 25. palle da spingarda n. 40. palle da moschello n. 50. Pol vere lib. 150..."<122 •
Ancora alla fine di quel secolo si individua quale un ico cannone della torre un pezzo eia 6, certamente sempre lo stesso scalibrato per eccessiva usura. Del resto il malconcio pezzo non dove tte opporsi agli inglesi nel 1809 per il tradimento ciel torriere della Cervia.
11 '
Ms. G.C. GRII.J.0, I.S.C.A.G., 37
e, 3259
i:o A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4. fase. 19 12 1 A.S. V., Comm issariato delle armi . b. 32, f. 83 v. i :: R C .. Ms. 942, 34 C 12, f. 86 r. - da G.M . DF. Rossi, Torri.... cit., p. 96.
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La d4fèsa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
TORRE VrnORlA
Scapolato il promontorio del Circeo il primo caposaldo che si incontra è ton-e Vittoria, origi nariamente ch iamata di Santa Felice. Il cambiamento del nome potrebbe attribuirsi, ma è una ipotesi estremamente labile, alla commemorazione del trionfo di Lepanto. Di sicuro però in quella giornata la torre non esisteva ancora: forse solo dopo il primo decennio del secolo successivo fu finalmente costruita. Curiosamente non appare nella cartografia del 1624, mentre, invece, non solo venne ispezionata dal Grillo ma anche dal Traccagna, indubbia conferma della sua esistenza operativa antecedente ai primi anni venti del '600, sebbene non necessariamente coincidente con l' ultimazione strutturale. Ottimamente conservata appartiene alla tipologia canonica delle torri costiere pontificie: impianto quadrato di m. 9 per lato, basamento scarpato, corpo parallelepipedo di altezza complessiva di m. 15, apparato a sporgere su beccatelli ed archetti, ingresso sopraelevato volto a monte, garitta sulla piazza. Riguardo all'armamento relazionava il Grillo: "Questa torre dc Santa Felice e posta nella radice di Monte Circello dalla prute di levrulte verso Terracina, se chiama de quesco nome perché in deuo loco anticamente vi era la terra di buonissimo circuito, et si veggono le vesliggia con alcune antichità et la chiesa. Il monte Prese il nome dalla famosa Circe incantatrice nella sommità del quale se vcggono le vestigia della habitatione d'essa, e molto delitioso et copioso de fiori herbc odorifiche e de molti semplici. Dalli corsari era chiamai.o prima che ve fossero edificate le torre Monte d'oro per le copiose prede che in esso facevano giornalmente. In questo monte ve sono quali"(> altre torre le quali rendono obedienza al capitano che risiede in detta terra de S.ta Felice. Il capitano con tutti li al tri soldati sono amovibili et servono con patente delli sig. Gaetani per essere detto Monte giurisditionc di essi sig.ri. Tutte l' Arme che se ritrovano in dette cinque torre con tulla la monitione sono della R.C.A. et à essa spetta a provederle de tutte le cose necessarie in materia però de arrnaria et monitione, che quanto alle rcparationi spella a essi S.ri Gaetani. Sono visitale dette torre ogni anno per tante volte quante parerà a Mons ... Ogni tre mesi se .li pagano scudi ducento quaranta dalla R.C.A. per pagare li caporali et soldati delle dette cinque torri ... Queste provisioni sono rescosse come si e detto ogni mesi dal Cap. o de S. la Felice, et cli esso poi sono pagati li caporali et soldati delle dete cinque torri cioè S.ta Felice Al capitano ogni mese scudi .......... ... .......... ................... ........................ ,.... ... ............................7 a tre soldati a Jul. 35 per soldato ..................................................................... ..................... 10.50 Fico Al caporale .. ................ ............................................. ....... .......... .................................... .............. 5 a doi soldati .................... ....... ... .......................................................... .......... ...... ......................... 7 Al cappellano che e obligato risiedere continuamente in S.ta Felice ........... ....... .......... ... ... ...3.50 Moresca A l caporale ................... ............................. ........................................................................... .......5 a tre soldati ................................... ...... .......................... ........................................................ 10.50 Falconara Al caporale .............. .......... .......... ............................. ................. ....................... .............. ........... 5 a tre soldati ............................. ............................... ........................................................... ... 10.50 Paola Al caporale ... .............................................. ................... ... .................... ....... ...... ......... ................. 5 a 3 soldati ...... .......................................... ......... .............. ............................................. ......... 10.50 scudi ...... ........79.50 Devono assistere del continuo ci11que infrascritti soldati per la custodia di essa li quali son obbligati giorno et none fau· le sentinelle Un capitano il quale ha il comando per tutte li suddette cinque torri con provisione de .......... . 7 Doi soldati con provisionc dc juli 35 per ciascuno .....................................................................7 Un cappellano il quale e obligato dir messa ogni giorno et soministrare li S. mi Sacramenti a tutta la soldatesca del monte con provisione il mese .......... ....... .............. ....................................... .... .................... .................. 3.50 Inventario del!' Arme Un smeriglio de metallo con suo cavalletto de portata l librc ..........n" Palle de Piombo per detto pezzo .......................................... .......... ...n° Alabarde nove con soi lìochi ...................................................... ,......11°
I 20 2
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torri e cannoni
Sezione
Prospetto
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Pianta Piazza d'Armi
200 200. Torre Vittoria, rilievi (rielab. computerizzate). Moschetti novi con sue forcine ............. .................... ........................ 11° I Fiasche nove per detto ............................................................... ........11 ° I Polvere fina dc respetto per dis tri buire a tutte le torre lib ................. n° 100 Un moschetto di ferro ............................................................... ........11 ° I Ogni anno se li consegna un bari le ùi poi vere de libre 150 netto con un mazzo di miccio"m,;_
In definitiva appena un piccolo smerìgl.io da una libbra ad onta della rilevanza del caposaldo, che pur godendo negli anni seguenti dell' appellativo di 'rocca' non ricevette alcun incremento di armamento, contando sempre su quell'unico modestissimo pezzo. Così il Traccagna nell'agosto del 1623: " Visita fatta alla Roccha de S.to Felice arivaro à horc 20 trovai alla custodia di q.lla il Cap. o Luca Mezzo lncaldo da serrnoncta assieme con li... [31 soldati ... Un smeriglio longo bocche 26 porta de palla lib. 2 in circu bono et bene à cavallo 2 moschetti senza casse inutili con sue fiasche et forcine 2 Mortaletti di ferro 50 Palle di ferro diverse per servitio delle torre del mura e 500 lib. d.i polvere e 6 lib. di micc io"112• ;.
Nessuna variazione dell' armamento pure nel 163 1, che stando ad un verbale dell'epoca consisteva in: " ...un smeriglio di metullo montato a cavalletto, porta di palla lib. una, con sua cocchiara e lanata. Mottaletti di ferro n. due. Moscheui nuovi finiti di tutti punto con loro fiasche e polverine 11. 3. Palle di ferro che 11011 servono per il smeriglio. n. 30 ...""2.i).
w Ms. G.C. GRILLO, I.S .C.A.G., 37 e, 3259. 12• J\.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19. 125 F. CERASOLI, Stato e armamento ..., cit., p. 7.
Lo difeso costiera dello S1aw Pontificio dal XVI al XIX secolo
310
Un sensibi le incremento dovette verificarsi, invece, dopo tale data, tant'è che il Petti, ne l maggio 1665, trovi') nella teme. ormai ufficialmente Vittoria, la seguente situazione: "Si sono visitate le cinque Torri che tiene l'ecc. mo Duca CaeLano auorno al Monte Circello, cioè P. a si è visitata la Torre Vittoria detta Santa Felice, dove vi è un fa lcone di portata di lib. 8 con Arme di Urbano 8°, et un alcro fa lconctto di portala di lib. 3, vi è anco un q. sta Torre Ar111i che sono dell R. a Cam. a, cioè quattro moschetti boni e doi spingarde à Cavalletto bcme, e doi mortaleui di metallo; et è guardata da un Torriere con due Soldati chiamato d. o Torriero il Caporal Gioseppe di Cosimo. con Patente del s. r Duca di Sermoneta, et ha di paga s. di quindici il mese: e ùi polvere vi ne è barili 2. e tu t.t.e le sud. e robbe sono state consegnate al soprad. o Torriero, quale ha promesso tenerne buona custodia, el in rede della verità sarà sottoscritta eia lui q. o cli I 7 maggio 1665 lo Gi useppe di Cosi1110 mano prop. a'"' 2'·>.
Nel 1705, per il Forlini . sulla torre restava il sagro, me ntre del falconeuo, delle spingarde e dei moschetti rimanevano le munizioni: ·' ...si è tro valo un sagro eia 8 con arme de SS. Santacroce: tre morl.aleui di bronzo.. . Palle del sagro da 8, n. 33. Palle del fa lconctto da 3 ,i. 40. 'P,ille ùa m(>Schetrò· r1. 80. Palle de spi mg.ardo n. 34; miccio mazzi n. 2. Polvere lib. 280 ..."0 ~7;.
Alla fine del secolo torre Vittoria disponeva di un unico cannone da 6 con 30 palle e 70 libbre d i polvere. A cli fferenza delle precedenti allorquando gli inglesi nel 1809 l'attaccarono, nonostante iI modestissimo armamento, furono costretti a desistere per la vio lentissima reazione.
TORRE 0 LEVOLA
Torre Olevola si conserva in perfette condizioni a pochi chi lometri a sud ciel Circeo. Deve il suo curioso no me alla foce cli uno dei tanti fi umi che stentavano a guadagnare con le loro acque torbide e limacciose la riva ciel mare. Nella identica ubicazione sembrerebbe esservi stata già nel XV secolo un'al tra torre cli g uardia: con buona certezza però l'Olevola fu innalzata nell'ambito ciel programma del 1567, o negli anni immediatamente successivi. La caratteristiche ai'chitelloniche la confermano tipica della linea costiera pontificia. Pianta quadrilatera - con d imensioni cli m. 9x7 - basamento scarpate\ corpo parallelepipedo, ingresso a monte sopraelevato, apparato a sporgere su beccatelli ed archetti, garitta sulla piazza. Nessuna notizia sul suo armamento cinquecentesco, ammesso pure che ne disponesse. Il primo inventario in merito è del G rillo che relazionava: "Questa torre Lcvola sta similmente nel territorio de Terracina di questo no me perché vi sta appresso un fiu me detto Levola. posta nella parte de Ponente verso il monte Circello eletto di S.ta Felicia, questo fi ume se passa a guazzo se bene molte volte il mare a11ura la bocca et si passa senza guazzarlo comodissimamente. Ve si.a custode con un soldato et se li pagano scudi sette il mese ... li custode si può procacciarsi qualche cosetta oltre la provisione con la caccia delli ... et del fi ume per essere l'uno et l' altro comodo et in abonclanza assai. Inventario del Arme Un Calconello de rnetallo con l'arrne de Papa Gregorio Xlii porta libre quattro ùi ferro, con la sua cassa et rote ferrale. La sua cochiara cl.i rame lanata carricaturn et gancio - palle di ferro per detto pezzo n" venti Moschetti novi con soi forcine di tutto punlO 11° doi - palle di piombo per eletti n° 25 - fiasche et polverini novi 11° una Alabarde nove co soi fioch i n° uno Mortaletti di ferro n" uno Una vacchetta nella quale deve t.cner conto del consumo cli polvere ogni anno nel mese di maggio se li consegna un barile de polvere di libre I 50 netto et t1t1 mazzo di miccio"ma,
126
1~' 2 • •
A.S.V., Commissarialo delle an ni, b. 32. f. I 83 v. B.C., Nls. 942. 34 C 12, f. 84 r. - da C .M. DE ROSS I, t orri... , cit., p. 97. ivts. o.e. GR1LL0, 1.s.c.A.G .. 37 c. 3259.
Torri e cannoni
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20 1 20 I. Torre Olevo la.
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La dif<!sll costiera dello St(l(o Ponti,ficio dal XVI al XIX secolo
Armame nto minimo quindi, sinonimo cli bassa pericolosità della c osta. La costruzio ne tuttavia in iziò be n presto a manifestare alcune temibili lesioni, dipendenti fo rse dal cedimento del s uolo d'impianto. II capitano Traccagna nel verbale ispettivo ne notificò la gravità: ·'A di 30 [agosto I 623] cletw Visita fatta alla LOrre di levola arrivuto a hore IO trovai alla custodia di quella il caporale Pietro Luisi Moscarello insieme con 4 suoi figlioli tutti giovani eia 18 an ni in su huoni per il servitio dissero hvcrc per loro provcsionc s. 7 il mese Un falcone longo bocche 28 porta cli palla lib 4 in circa bono et bene à cavallo Un moschetto cli ferro 200 lih. di polvere Una cuchiara di rame I 5 palle di ferro et 30 di pietra Una alabarda La torre minaccia ruina se non si acomoda"' 129l.
La segnalazione dover.te produrre qualche intervento di consolidamento ccl, infatti, della sua precarietà non si trova menzione nella relazione del Petti del maggio 1665: "Si. è visitata la Torre cli Leola. e si è trovato sul maschio un falconctto di portata cli palla lib. 4 con Arme di Farnese vi sono doi Moscheui boni, e cloi mortaletti sfoconati, vi è un Custode chiarnato Gio Santi con Patente dell'ecc.mo s. r Don Mario Chigi. et ha di paga s. di 7 il rnese. Polvere vi ne è barili uno. et lib. 30 e tuite le sud. e robbe sono state consegnate al soprad. o Torriero, quale promette tenerne buona custodia, et in i'ede della verità sarà sottoscritta da lui q. o di l 7 maggio 1665 Giovanni Santi mano prop. a"<"'1' .
I superficiali r imedi però non resistettero a lungo: nel I 68 1 la torre appariva talmente perico lante che la Carnera Aposto li ca ne commissionò una dettagliata perizia tecnica, nella quale s i poteva leggere che: " ...si è ridotta in pessimo stato e.. . minaccia rovina, esser però necessario con {.lgn i prontezza di ripararla ... [altri menti] in breve caderà a terra, e... presentemente in essa non si può tirare il cannone senza pericolo di caduta, e che per remediare a de tta caduta esser necessario cli allarga re la platea auorno e rifonderla lllt ta ...""" 1' .
Cedimen to pertanto della fo ndazione per eccessivo carico, e impelle nte urgenza cli una diffic ile e costosa sottofondazione. Vuoi per il protrarsi della discussione con il conseguente crollo della pericolante torre, vuoi per l' enorme onere dei lavori, agli inizi ciel '700 si procedette alla erezione di una nuova torre: ce ne restano gli interessantissimi· progetti . Nel 1705 appena ultimata dispòneva del seguente armamento, sostanzialmente identico al precedente: " ... un falconetto eia 4 con arme di Urbano VI II. Due mortaletti di bronzo. Due moschetti.. . Palle del falcone da 4, n. 45: pal le del moschetto n. 75. Polvere lib. 75. Miccio mazzi n. 3 ...""·'";.
Alla fine ciel '700 armava torre Olevola un unico cannone eia 6 - forse sempre Io stesso - con 30 palle e 70 libbre cli poi vere.
TORRE BADINO
Adiacemc ad una ennesima foce di fiume, in questo caso il Portatore, venne prev ista anche torre Badino. come si evince dall'ord inanza del 1567:
12 ''
/\.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19. Commissariato delle armi. b. 32. f. l83 r, 1.'< A.S .R.. Carnerale lii, b. 23 1O. u, B .C., IV! s 942, 34 C 12. f. 84 r. - da G.M. DE Rossi, Torri ... , cit, p. 99. 1., o A.S.V.,
Torri e cannoni
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202 202. Torre Badino.
" ...al fium e di Raudino rare una torre, il fi ume è di Pompeo Gottifredi, il territorio di Terracina. Promette farla a sue spese, dandoli il governo e la castcllania ùi Terracina per alcuni anni.. .",u.,,.
La torre, però, per I.a probabi le opposizione degli abitanti della cittad ina alla transazione, non trovò pronta esecuzione. Sì dovette pertanto attendere quasi mezzo secolo prima che finalmente si concretizzasse. Pervenutaci in discreto stato di conservazione, sebbene con alterazioni sommitali e superfetazioni ascrivibili all'impiego militare nell ' ultimo conflitto, ostenta una indubbia aderenza architettonica alla linea costiera pontificia. Pianta quadrata, quindi, basamento scarpato, corpo parallelepipedo, ingresso sopraelevato a monte, apparato a sporgere su beccatelJ ì ed archetti. La prima relazione sul suo armamento appartiene al Grillo che così la descriveva: '·La t01Te de Badino di questo nome per essere sta ta pianta ta in sito appresso un fi ume detto Badino. fu fatta edificare questa torre dell'anno 16 16 dalla santità di Papa Paolo qui nto per l'assicurazione de quella spiaggia e particolarmente per sicurezza del li vascelli che entrano in detto fi ume il quale è navigabile - e posta questa torre nel territorio de Terracina discosto dalla città circa tre miglia verso la parte de Ponente. Deve essere custodita con molta diligenza per essere luogo molto pericolo attesoche ciel continuo dentro al fiume ve seno vascel li con il nemico che molto bene e inforrnato per haver molle volte fatto preda, quando slava senza torre che può molta brevità et facilità venire dall' isola cli Ponza e Palmarola e pur non essendo il custode intendente dell' arte marittima e delli vascell i fac ilmente può essere ingannato eia corsari. Vi sta il suo custode con altri doi soldati a quali se danno scudi quindici il mese sette per la persona del custode e otto per quelli soldati... Oltre alla sudeua provisione il custode gode quasi un mezzo rubbio di terra circunvicina la torre per farci horto o altro. Havrà dc rcgaglie ogni mese tre o quauro scudi clalli marinari et patroni clelli vascelli che emrano in detto fiu me...
13 .1
F.
e
G. TOMASSETTr, Lo Campagna .... cit._ l, p. 182.
la d{fèsa costiera dello Staro Pont(ficio dal XVI al XIX secolo
3/4
Inventario... Un l'alconeLto de libre sei de metallo con sue casse rote nove ... de l 26 marzo J 618 ... La sua cocchiara di rame, lanaLa carica turo et gancio fatte nuove l'anno 16 17. 19 palle de ferro per dello pezzo levate dalla c iuà d i lèrracina. Uno smeriglio de metallo con l'armc dc farnesiani de una libra, con sua cassa... Doi spingarde con soi cavalleui feni li di tutto punto con 40 pal le di piombo Doi moschetti con soi forcine nove ogni cosa Doi liaschi e polverini per <lelli rnoschelli nove Doi mortaletti cli ferro 25 libre di polvere con 3 mazzi <li miccia di rispetto Le si dà ogni anno un barile di polvere da libre 150 netto, una vacchetta ne lla qua'le deve notare il consume de lla polvere"•!.'·".
Il discreto armamento, gi ustificato certamente dalla vicinanza del porto-canale pur non subendo negli an ni successivi alcuna decurtazione, perse cli validità per il consueto c,e dimento degli affusti, sempre delicatissimi e di effimera durata, non di rado danneggiati pure dall'incompetente impiego. JI capitano Traccagna infatti ri levava nel 1623: "Visita faua alla torre di Badino arivato a hore 17 trovai alla custodia di quella loco tenente Muzio del Vecchio da leracina con il soldato Marco Suganclli di Teracina disse bavere per suo salario s. 3 il mese Un falcone longo boche 33 porta cli palla li b. 4 inc. buono in terra senza cassa e senza ruote
2 moschetti con suoi fiaschi et tiaschini 2 spingarde da muraglia bono
2 mortaletti di ferro crepati et 9 palle di ferro 200 lib. d i polve re 3 lib. de miccia una cuchiara de rarne del detto pezzo
Ha bisogno la sud. a torre di fare rernettere il pezzo à cavalJo et di mandarci 2 lll()rtaletti acciù fare segno ali occasione"c1.,s,.
Per la rilevanza del servizio le riparazioni e le sostituzioni dovettero avvenire con sollec itudine ed, inoltre, per scongiurare analoghe deficienze future, o per manifesta necessità, si incrementò considerevolmente il numero dei pezzi. Nel maggio del J 665 il Petti annotava: "Si è visitata la Torre cli Badino dove sul Maschio vi è un falcone di portata Lib. 5 di palla sem,: Arme, e vi è ancora un smeriglio di. portata lib. I di palla con /\rmc di Farnese, vi sono quauro rnoscheui, e cloi mortaletti cli ferro sfoconati, e vi è di polvere barili n° 2 lib. 25, vi sono due spingarde buone, e vi è un Custode, che s i c hiama Anto nio Meo con Patente dell'ecc.mo s. r. D. Mario Chigi sotto li t 7 7bre 1664, et ha per paga s. di 15 il mese e tutte le soprad. e robbe sono state consegnale al soprad. o Torriero, qua le ha promesso tenerne buona custodia, et in fede ciel.la verità sarà sottoscritta da lt..1i q. o cli J7 maggio 1665 lo Antonio Meo mano prop. a"t1360•
La consistenza non si alterò nei decenni successivi, e nel 1705 il cap itano Forlini rileva che nella torre: " ... vi è un falcone di portata lib. 5 d i palla senz'arme, e vi è ancora un smeriglio di portata lib. I d i patia con arme <li Farnese, vi sono quattro moschetti e cloi mortaletti d i ferro sfoconati, e vi è di polvere barili n. 2, lib. 23; vi sono due spingarde buone..:•,,m.
Alla fine dello stesso secolo sulla piazza dì torre Badino si trovavano due cannoni eia 7 con 60 colpi.
TORRE GREGORIANA
Appena fuori di Terracina ad immediato ridosso cli Pesco Montano, sulla strettissima lingua di roccia tra la via Appia ed il mare, fu fatta erigere nel 1584 torre Gregoriana. Nel corso della Seconda Guerra mondiale finì quas i completamente distrutta, sopravvivendo al presente appena l'informe maceria del ba-
, iJ Ms. G.C. GRILLO, l.S.C.A.G .. 37 C. 3259. '" A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, rase. 19. '"" A.S. V.. Commissariato delle armi, b. 32. f. J 83 r. "' B.C., Ms. 942 C 12, f. 83 V, - eia G.M. Dc ROSSI, Torri... , cit., p. J Ol.
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Torri e cannoni
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203. To1Te Gregoriana, i resti. 204
204 TrnTe Gregoriana, prima della clistrnzionc - <la (ì.M. De Rossi.
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La d(fèsa costiera dello Staio Po11tifìcio dal XVI al XIX secolo
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205. Raflìgu razione di. torre Gregoriana - da G.M. De Rossi.
samento. La documentazione fotografica e grafica ce la tramandano di notevole rilevanza, tipica della linea pontificia. Di pianta quadrata, di m. 8. 5 per lato, con basamento scarpato e corpo paralellepipedo raggiungeva i m. 20 di altezza. È probabi le l'esistenza all'intorno di un modestissimo recinto fo rtificato, pertinenza che la innalzava al rango di una piccola fortezza, ipotesi del resto attestata da alcuni documenti coevi, in cui si sosteneva che Gregorio Xlll la volle: .; ... per scorta dc' banditi et corsari, una lunga e costosa torre in fortezza, facendola munire di molti pezzi di moschetloni, polvere palle et altre munizioni ..."1138'.
Le prime informazioni attendibil i sul suo armamento rimontano infatti all ' indomani dell'entrata in servizio. Nel gennaio del 1593 scriveva il Fabbrici: "Fu a Riveder la Lorre nova fatta dalla G. a Al. a di PP. Gregorio XII I. .. Armi che sono in detta torre Una mezza colubrina con l'arme della G. a Alt. a di PP. Gregorio XfiI quale porla lib. 6 <li palla in terra che si è ordinato a 111 .ro Gregorio di Palliano che la meua à cavallo - n° I Dui sagri di portata dc lib. 6 tutti doi per terra qualmente 111.ro <leve remcttcre iì cavallo - n" 2 Quattro archibusoni <la posta senza casse che se ordinato che si consegnino a d . o m.ro Gregorio per rifarli - n° 4 Codctte cli ferro - n° 3
us M.A. CIAPPI, Compendio delle hemiche et gloriose ctttioni di Papa Gregorio Xlll, Roma l 596 - cilazione Lralla da G.M. Rossi, Torri..., cit., p. 102.
DR
Torri e ccmnoni
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Una campanella - n° I Palle n" 60 per li tre pezzi - n'' 60 Non vè ne polvere ne miccio ne piombo Arme d'asta - n° 2 Una fiasca da polvere - n° 1''< 1191 •
Al di là della mancanza di polvere, evento indubbiamente contingente, e comunque relativo al periodo invernale di scarsa utilizzazione delle artiglierie, l'armamento di torre Gregoriana apparare effettivamente di eccezionale consistenza, conferma della sua rilevanza. Nonostante ciò la torre, forse troppo esposta alle mareggiate, iniziò rapidamente a deteriorarsi obbligando ad interventi di manutenzione straordinaria alquanto ravvicinati. Contestualmente anche l'armamento subì una drastica riduzione la cui portata si coglie nella relazione del Grillo che scriveva: "La torre Gregoriana de questo nome per essere stata edilìcata da Papa Gregorio XIII e posta nel territorio di Terracina verso li confini del Regno di Napoli dalla parte cli Levante e descosta dalla c ittà un miglio per la strada maestra che va in Napoli - oltre l'essere forte per terra per essere stata piantata in s ito stretto che non si può passare per entrare ne Regno eccetto che da qua, e forte anco per mare poiché guarda tutta quella spiaggia eia mezzo giorno sino a Sperlonga, e t irnpedisce che il nemico non può fa rvi sbarco in loco convicino perché e offeso et scoperto dalla detta torre - Guarda mirab ilmeme un loco descosto eia essa verso regno fatto a foggia d'una mezza lu na, nel quale loco per essere remoto et fondo cli mare li vascelli nem ici ve potrebbero far sbarco per fare sorpresa della città et passagieri, attesoché da quel loco poLrebbe venire coperto si no alla città senza essere scoperto, ma come si e eletto questa torre le va ogni suspicione. Deve però essere ben guardala con ogni vigilanza per essere loco pericoloso et geloso per mare e per terra. Ve resiede un custode con doi soldati con patente di M... ai quali se li da per provisione ogni rnese scudi quindici pagabili in Roma lnventario dell ' arme et monizioni che se retro vano in detta torre fatto eia me Giulio Cesare Grillo l'anno I 6 17 Un falconetto de mc.tallo con l'arme de Papa Gregorio Xlll de portata de palla de libre sei con li suoi cassa e t rote fatte nove dell'anno I 6 I6 PaUe di fem> per dello pezzo n° venti consignate eia me l'anno 1617 Una cocchiara di rame con sua asta con un caricatore, una lanata, un gancio con loro aste fate de nuovo l'anno I 617 Doi moschetti novi et sue forcine, 40 pali cli piombo per d. li doi mortaletti cli ferro, cloi alabarde alla soldatesca, doi piche, consegnati da me l'anno 1617 Ogni mese li si manda un barile cli polvere di libbre I 50 netto ... ne deve rendere conto et descrivere nella vacchetta il consumo cli essa. per la quale se li fa buono una libra per tiro dc mortareLL0''"'01 •
Non s'individua negli anni seguenti alcuna inversione cli tendenza riguardo all'armamento che continuò a rimanere, stranamente, di scarsa consistenza. Precisava in merito il Traccagna il 23 agosto 1623: "Visita fatta alla torre Oregoriana arrivato a hore 14 trovai alla custodia cli quella Giovanni Bartolomeo romano assieme con Vine. o da Soriente Dissero il Castellano essere Cm-lo di Georgio Perusino - hanno di loro provisione s. 3 il mese et il Castellano 1isiecle nella città Un sagro longo bocche 33 in c irca porta di palla lib. 8 in IO bono in terra senza cassa et sen,.a ruOLa 200 lib. cli polvere et 3 brazza di miccio 16 palle di feITo ... 2 moschettoni boni et una fiascha lamparde [alabarde I eL una campana di metallo Ha di bisogno di uno pezzo di metallo atteso che quello che vi è guasto"" ""·
In definitiva nella stagione di massima allerta, peraltro in un anno caratterizzato da una violenta incursività, l'armamento cli torre Gregoriana, già irrisorio per quantità, appare anche inutilizzabile per cedimento dell'affusto. Difficile immaginare altra motivazione di tanta trascuratezza se non la vicinanza della città fortificata e di Pesco Montano. Le loro concomitanti prestazioni difensive avranno forse decurtato l'esigenza di quelle della ton-e, relegandola alla semplice funzione di controllo della strada e della protezione dei viaggiatori dai banditi. Di certo nei decenni successivi torre Gregoriana non riguadagnò l'originario armamento, attestandosi sulla modesta dotazione già riscontrata. Nel maggio ciel I 665 scriveva il Petti:
" 9 1• 0 111
A.S.R., Commissariato Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 14. Ms. G.C. CìR111.o, I.S.C.A.G., 37 C. 3259. A.S.R., Commissarialo Soldatesche e Galere, b. 4, fase. 19.
La dflesa cos1iera dello S1a1o Po111ifìcio dal X\!! al XIX secolo
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"Si è visitata la Torre nuova nelli Confini di regno ch iamata la Gregoriana, dove sul rnasc hio si è trovalo un fa lcone da lib. 6 di portata cli palla con l'Arme cli Gregorio Xlll. bene a Cavallo, vi sono doi moschetti boni, e doi mo rtaleni di metallo, vi sono cloi libarde bone; vi stà per Custode (ìiovanni Bouigl ierc con Patente dell'ecc. 1110 s. r Don Mario Chigi, e vi stanno do i soldati, et ha di provisionc s. di quindeci il mese: e di pol vere ve ne è un bari le, e lib. 15. E 1uue le sud. e robbe sono stace consegnate al soprad. o Torriero, quale promecte tenerne buona custodia, el in fede della veri tà sarà sottoscrilta da lui q. o dì I 5 maggio 1665 Giovann i Bol.lig liero mano prop. a"" ' ~'.
Col ternpo il gi udizio dovette rifonnularsi e nuovamente s i guardò con interesse la torre. destinandole un ni.aggiore armamento. Nel 1705 scriveva, infatti, il capitano Forlinì: '' ...si è trovato un sagro da 12 con arme di U rbano ottavo, un falconetlo da 6 con arme cli Gregorio XIII. Due spingarde. due mortalelli di bronzo, due moschetti. Palle del sagro da l 2, n. I 6. Palle ciel falco nello da 6. n. I I . Palle da spingarde n. 260. Palle da moschetto n. 260 ... Pol vere lib. 300. i'vlicc io mazzi n. 8 ...''" "·'·.
Alla tine del lo stesso secolo sulla piazza della torre vi stava postato tuttav ia un solo cannone da 6 con 30 colpi e relativa polvere. T ORRF. P ESCE
La torre che nel curioso nome rievoca la sua ragion d'essere fu innalzata, infatti, presso la sponda del lago di Fondi, pai1icolarmente frequentato dai pescatori per l'alta concentrazione di pesce. L'epoca di costruzione dovrebbe collocarsi nella seconda metà ciel XVI secolo, sotto il pontificato di Sisto v(l-1-1J_ Perfettamente conservata tradisce in ogni dettagl io l'appmtenenza architettonica alla linea costiera pontificia. Pianta quadrata di m. 9 per lato, basamento scarpato, ingresso sopraelevato defilato, scala con ponte levatoio, corpo parallelepipedo, con altezza complessiva di una quindicina di metri, apparato a sporgere su beccatelli ed m-cl1etti, garitta sulla piazza. Relativamente al suo ,urnamento che sin dall'inizio dovete.e essere paiticolarrnente modesto, disponimno cli scm·ni riferimenti anche per l'incertezza del nome della torre, che potrebbe ravvisarsi pure .in quello alquai1lo oscuro cli toITe delle ' J;3ai·che' , allusione esplicita ad una altrettanto precisa ubicazione, peraltro perfettamente concordante. Nel f589 in un verbale ispettivo rinveniamo il primo inventario del genere che notificava: •·... lore cli mezo sono Terracina, fccic Papa Sisto: avendo trovato in cleia tore uno puto cl i età cl i anni 14, disse che suo zio era andato aloni alla tera... ...3 archibuc ioni ... coll i soi cavateli ... e dui cocleue di Cerro bone...""'';.
Pur non trovandosi alcuna esplicita enunciazione ciel nome della torre, la concordanza con un secondo inventario, di pochi anni soltanto successivo, ci porta a ritenere attendibile che e ntrambi i docu menti s i riferissero a torre Pesce. Così il 20 gennaio del 1593:
141 I Ll
A .S. V., Commissariato delle armi, b. 32, f. l 82 r. B.C., J\1s. 942. 34 C 12, r. 8 1.
1 •J Da .J.N.D. K ELLY, Vite ..., c ii.., pp. 455-457: ' -Sisto V - rc tice Peretci era nato a Grottam rnare. nella marca d'Ancona i l l '.l dicembre 1520. Uno zio fra ncescano provvide alla sua istruzione e a dodici anni egli en1rò nell'ordine nei pressi di Molllalto ... ordinaw a Siena nel 1547 e l'anno dopo conseguì il clouorato in teologia a Fermo... nel 1552 fu condotto a Roma dal cardina le Carpi ... Nella capitale divenne ben presto famoso per le sue prediche ... Nel 1556 Paolo IV. .. lo nominò membro della sua commissione per la riforma e l'anno dopo lo promosse inquisitore di Venezia... Nel 1566 Pio V... lo nominò vicario generale dei francescan i e vescovo di S. Agata dei Goti... poi nel 1570 lo promosse card inale... [elello papa il 24 aprile 1585 1... Sisto, vero uomo di governo, autoritario, deciso e inflessibile, cominciò subito a 1ipo1iare l' ordine nello stato pontificio usando energiche rnisurc repressive. Si occupò in seguito cli riforme economiche e Jìnan,.iarie. Provvide a fissare i prezzi dei viveri, prosciugare le paludi, incornggim·e l' agricoltura e· la manifauura della lana e della seta. migliorando cl i molto le condizioni dei suoi suclclili; ri uscì a riempire ... le casse papali ... le] accumulò in Castel Sant. Angelo, nonostante le ingenti spese per i lavori pubblici, più di quattro milioni di s.cmii, per la massima parte in oro... Nel ca mpo internazionale Sisto aveva interessi di ampia portata. l n certi momenti ... vagheggiava addiri ttura cli usare il suo cesoro per anniencare i T urchi e creare uno stato cristiano intorno al santo sepolcro ... soprannorninalO giuslarnente «il papa di Cerro», Cu anche un magnifico patrono dell'architettura e delle scienze nello spirilo del rinnovamento cattolico... Roma divenne una splendida città ... grazie alle sue iniziative edilizie... aprendo larghi viali ... erigendo obelischi ... costruì anche nuovi acquedotti ... Ricostruì il palazzo Laterano e completò la basilica di S. Pietro. Costtuì anche una nuova e più spaziosa biblimeca Va1icana... I.morì il 27 agosto I 590f'. 1" 5 J\.S.R., Commissariato Soldatesche e Calere, b. 646.
319
Torri e cannoni
206 206. Torre Pesce.
" Hermos Cavallini ... fu a riveder la torre de Barche ne lla qua le trova tre figlio li .. . il castel lano d i decta torre è un 111 .ro Andrea Passaro ... bombardie ... Armi che vi sono
5 Archibusoni da pos ta con sua cavalle tti .. ............ n° Una li barda ........................... ............ ................... n° I Un spido ..... ... .................. ................. .... ............... 11" I Due co<lette de ferro ........................................ .... n° 2 Un barillc di Polve re à terrac ina nella stanza di m.ro Andrea .. . El nella wrre lib. 36 Michio brazza tre Balle d'arc hi busoni .......... ......... .. ....... ......... ....... 11° 28 V ' è la c isterna ma non è incollata ..." ' 146' .
Nessuna ulteriore notizia è stato possibile reperire in merito, pur testimoniandoci il suo attuale ottimo stato di conservazione una assjdua manutenzione, conferma di mai discussa esigenza della stessa.
TORR E
S.
L EONARDO
Difficile stabilire con esattezza a cosa coITispondeva esattamente questo nome: per alcuni studiosi dovrebbe trattarsi di to1Te Canneto. Ma in merito persiste qualche dubbio, confortato dalle righe del GuglieImotti che ricordava:
,.,, A.S.R. , Commissariato Soldaresche c Galere, b. 4, fase. 14.
320
La d(/'esa cos1iera ddlo Swto Po111ificio dal XVI al XIX secolo
' Tra le capanne dei pescatori. all'estremitil boreale del lago di Fondi. segue maggiore la torre del Pesce, ugualmente quadrata. La circondano tre casoui di maniera moderna. messi all ' uso militare coi risguardi delle fcritoijc e delle difese, a similitudine dei balli folli del medio evo. Essi pigliano il nome del Parco del Canneto e dell 'Acquasanta. come dire dei luoghi circostanli ..." n 4, , .
Quindi un caposaldo, nei pressi ciel lago cli Fondi chiamato Canneto, e forse anche per affinità di funz ione ·to1rn'. Ma tale fortificazione, stando sempre alle ricerche del Guglielmotti, non rimontava certo al XVI o XVTI secolo come invece ci attestano le parole del Grillo, che per giunta testimonia il suo disarmo agli inizi ciel '600: "La torre dc San Leonardo similrnen te e posta nel territori o dc Terracina verso li confini del Regno di Napoli. Questa torre fu ecliticaca. sguarnita et ultimamente levate tutte le guardie conforme ,e stato fatto nella torre del Petaftìo··, ,..s,.
Difficile. pe1tanto, credere alla unicità delle due postazioni, una bassa e moderna, l'altra Ln to1Te e rinascimentale. Di s icuro però la rilevanza dovette dimostrarsi sin dall ' inizio assolutamente trascurabi le, tanto eia giustificarne l'abbandono dopo pochi anni.
T ORRE EPITAFFIO
Vicenda sostanzialmente analoga ebbe anche questa torre, che fu la prima, venendo da Napoli , dello Stato Pontificio. A differenza della precedente però ci è pervenuta in discrete condizioni di conservazione. Possibile pertanto affermare che rispecchia in pieno la tipologia canonica delle torri costiere romane, anche se s i erge a notevole distanza dal mare, con fu nzione perciò presumibilmente daziaria. La costruzione dovette eseguirsi intorno al 1570, rendendone possibile pertanto l' entrata in servizio nell' ultimo ventennio del XVI secolo. C irca il curioso nome eccone la spiegazione del Gugliclmotti: "La prima torre verso il Garigliano sull a strada consolare. non lungi dalla marina, porta il nome dell' Epitaffio per una antica iscrizione. trovata nelle vicinaze e messa sur un piedistallo presso la vecchia dogana ciel confine. La torre sorge in quadro sopra lati di nove metri all'altezza cli cl ic ioLto; ampio sotterraneo, tre piani a volta. piazza d'arrne, e piombaloj''11 ' '''·
Dell ' ini zio di attività disponi amo di un inventario dell' armamento che precisava: ..A di xx d i gennaio 1593 Hermos Cavul lctti Comp. ta della A rme che se trova in della torre Archibusoni da posta Due coda di ferro ........ ... ..... ri'' Doi libarcle ... ....... .... .. ......... 11 ° Due... pecoze .......... ... ......... n°
R. da Camera
ru à ri vedere la torre ciel Pitaffio mi lii c inque Lra Terracina et Fondi
2 2 2 Municione
Polvere lib. xx Palle per moschettoni ........ 11" 36 Micho per palla A terracina un baril e di polvere quale già ordinato la portino alla torre Nella torre vi è una cisterna cli acqua U n molino eia macinar a secco .. ." <L'0>.
Una trentina di anni dopo torre Epitaffio risulta abbandonata e murata. Così il Grillo ne riassunse la breve carriera mi litare: ·'Questa torre del Petaftio è posta nel territorio di 'Ierracina nelli confi ni del Regno cl i Napoli, la quale non Cu edificata per guardare la Marina, ma per secureua del li passcggicri per essere posrn ci rca cinque miglia infra I.erra, accio li bandi ti non clan-
1 '"
A . GUGLIELMOITL, S1oria dellefortijica~ioni ... , cit.. p. 448. M s. G.C. GR ILLO. l.S.C.A.G., 37 C. 3259. 1 19 • A. Gu(iLI ELMOTTI , Storia delle.fortijicazioni.... cii., p. 448. 1 s" A .S.R., Commissariato Solclacesche e Galere. b. 4, fase. 14. 11 •$
321
Torri e cannoni
207
207. Torre Epitaffìo.
208 208. Porta del Regno di Napoli.
322
La difesa cosliera delfo Staio Po1111jìcio dal X\/! al XIX secolo
neggiaran il passe. Le fu assegnalo il suo custode con doi soldati a quali si pagavano ogni mese fra tuui scuti quindici in Roma
dal Segretario delle entrate di d. a Città, con l'approvazione de M... amministratore <le elette entrate. Nell'anno 16 10 essendo venuto in visit...i per la spiaggia il sig. Mario Farnese In. te G. le di S.la C hi esa fu ordi nato dalla
S.tà di N.S. Papa Paolo quinto che io dovessi assistere in detta visita, aceio bisognando qualche cosa per la reparazione cli essa, dovesse eseguire, fu detta torre sguarnita dell ' arme et soldati per non essere cosa necessaria, et ve fu lasciato un soldato
solo al quale si assegnò scucii tre il mese eia sborsarsi come sopra. Nell'anno 161 8 e fu il mese di marzo fui mandato di nuovo a vistare tutta la spiaggi<:l el per o rdine di Mons. Patrizio... levai detto cu-
stode et feci murrue la polta per essece spesa persa che non serviva niuna cosa alcuna sicome fu levato et al pre. te non vi sta nisciuno"il 51>_
Litorale adriatico
Per quanto in precedenza delineato, lungo il litorale adriatico vennero erette nu·issime torri di analoga concezione e configurazione rn·chitettonica, ed in notevole ritardo. La ba<;sa esposizione ai rischi incursivi va imputata da un lato alla presenza della flotta veneta dall'alto all'assenza di centri rivieraschi privi di fortificazioni perimetrali, sin dall'alto medioevo. Certamente superate, sebbene in diversi casi aggiornate dopo il '500, costituivano sempre una sufficiente protezione contro le razzie. Giocavano inoltre ulteriori fattori interdittivi, quali la scarsa consistenza del traffico mercantile locale, l'assenza di piccoli abitati sparsi e non ultima la distanza dalle basi nordafricane. Torri comunque ve ne furono pure sulla costa adriatica, sebbene debbano riguardarsi alla stregua di pertinenze delle singole cittadine, non assurgendo mai a sistema inint.errotto. Pertanto, non proponendosi la loro prestazione come precipua della difesa costiera nazionale, antincursiva ed antinvasiva, ma solo della protezione locale non rientrano a pieno titolo nella nostra ricerca. Si trattava peraltro di antiche opere di matrice medievale appena riattate alla mera funzione di vigilanza. Tuttavia cli torri con le caratteristiche canoniche dello Stato Pontificio al presente di sicuro se ne possono individuare almeno due, una presso Ravenna, detta torre Cervia, marginalmente ricordata, e l'altra detta torre di Portonovo sull'omonima baia presso Ancona. Queste in sintesi le notizie storiche salienti. TORR E CERVIA
Cervia, anticamente Ficole oggi provincia di Ravenna, passò nel 1063 dalla podestà di Bisanzio a quella della Chiesa, per volere dello stesso imperatore. La pennanenza però non durò a lungo, innescandosi una esasperata serie di alternanze di possesso, che videro tra l'altro anche il dominio di Venezia. Stabilizzatasi alla fine la sovranità pontificia, e riqualificati i suoi magazzirù e le sue saline, adiacenti al p01to canale, verso la fine del XVII secolo ne venne stabilita la costruzione, secondo la configurazione tipica delle toni costiere tirrerùche. Pianta quadrata quindi di m. 13, 50 per lato, basamento scarpato, cordolo torico, co11)0 parallelepipedo con altezza complessiva di m. 27, apparato a sporgere su beccatelli ed rn·chetti, ed ancora, ingresso sopraelevato e ponte levatoio antistante. È presumibile che il suo armamento fosse del tipo cli to1Te S. Lorenzo. Buono lo stato cli conservazione atlllale. TORR E DI PORTONOVO
Venne edificata sotto il pontificato di Clemente XI nel 17 16, finalizzandosene la prestazione alla protezione dell'antistante splendida baia. Di notevoli dimensioni al pari della precedente, ostenta pienamente l'appartenenza ai canoni della linea costiera pontificia: pianta quadrata, basamento scarpata, cordolo torico, corpo parallelepipedo, apparato a sporgere su beccatelli ed archettim2 i . Circa l'armamento deve ritenersi sostanzialmente simile alle maggiori torri tirreniche. Tanto questa che l'altra sono dotate di copertura, unica divergenza architettonica con le precedenti, imputabile certamente alla differenti condizioni climatiche locali. Ottimo anche per la torre di Portonovo lo stato di conservazione attuale.
' 5'
Ms G.C.
' 5è
Per approfondimen ti cfr. M. MAURO. Castelli. rocche... . cit.. pp. 167-169.
GRILLO,
I.S.C.A.G., 37 C. 3259.
Torri e cannoni
209- Torre Porto S. G iorgio.
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324
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
2 10
210. Torre di Portonovo.
CAPITOLO QUINTO Spjagge e soldati
La maggiore.forza annata pre-unitaria Un ennesimo paradosso dello Stato Pontificio si coglie nell'abnorn1e rilevanza dei suoi eserc iti . Se dal punto cli vista demografico e territoriale l'insieme elci possedimenti della Ch iesa costituiva la seconda entità nazionale pre-unitaria della Penisola, la forza armata al loro interno aggregata primeggiava cli gran lunga sulle coeven>. Il dato però ostenta una valenza puramente numerica, riscontrandosi, altrettanto agevolmente, una asso luta d isorganizzazione e disomogeneizzazione di quella pletora di uomini, privi cl.i concrete capacità e preparazione professionale proprie di qualunque esercito, o milizia, dell' epoca. La coes istenza di corpi militari e paramilitari , cli diversificatissima provenienza istituzionale, tradizionale, formale, adclestrativa ed operativa, mai originò un unico, compatto, disciplinato e, meno che mai, affidabile strumento bellico. sia pure con finalità meramente difensive. Col trascorrere del tempo, pur incrementandosi ulteriormente il totale degli organici. il livello globale cli credibilità dissuasiva decadde inarrestabilmente. La palese. e reiteratamente sperimentata incapacità militare, consigliò, a partire dal 1670, la rinuncia sostanziale ad ogni velleit~t rivendicativa - peraltro pi ù aderente al precetto evangelico - in favore di una semplice funzione autodifensiva, con la sola eccezione cli interventi di soccorso e di supporto in conflitti anti-ottomani• 2i . L'opzione non si confermò tuttavia imm utabile, a differenza de lla insign ificanza militare, ad onta cli reiterali sforzi, cli volta in volta, riapplicati al settore. Con l'avvento del XIX secolo l'istituzione lascia intravedere una timida mutazione di tendenza, ma ormai il potere temporale volgeva al termine. dissolvendosi quasi in sincronia anche la minaccia musulmana, pri ncipale forza coesiva, e giustificativa. de l raffazzonato dispositivo. Il perché della singolare anomalia va ricondotto alla natura stessa dell'edificio statale della Chiesa, frutto. come ricordato in apertura, di un' incessante opera di integrazione e fusione cli compagini autonome e dissimili, peraltro mai conseguita, al di là di una mera unilìcazione territoriale. Del resto insistendo la sovranità sull'autorift spirituale ciel pontefice, e sulle sue cangianti alleanze europee, non implicava necessariamente il supporto della forza armata, fatte salve le funzioni di polizia per l'ordine pubbl ico, di guardia doganale per la salvaguardia delle finanze. e di cordone sanitario per la tutela della salute. Proprio quelle divennero pertanto le prestazioni precipue dello sparuto esercito regolare, confuso nell'immenso arcipelago mil iziano. Quanto in pratica la sua potenzialità si valutasse insignificante lo dimostra la prassi cli arruolare al profilarsi di un imminente conflilto un apposito eserc ito, ri uscendo il ricordato non solo scars issimo, ma soprattutto inamovibi le per la delicatezza dell a mansioni. Analogamente si pe rcepisce nella procedura la inaffidabilità delle milizie persino in sostituzione dei soldati regolari nei compiti accennati. Senza volerci ulteriormente addentrare nell a ricostruzione s torica dell' istuzione mil itare pontificia, estremamente complessa ccl esulante dai limiti della nostra trattazione, ci sembra in teressante tuttavia fornirne alcune significative connotazioni, traue dagli accurati ed approfonditi saggi cli noti sr.ucliosi del sertoredi. Sulla loro falsariga si vaglierà più oggettivamente il quadro di attività operativa avvicendatosi alle
> Per ulteriori approfondimenti cfr. V. ILARL Storia del servizio militare in flafia ( 1506-18 70). Centrn M ilitare Studi Strategici, Roma 1989, voi. I, pp. 14 1-156. ~ Precisa V [LARI, L'esercito ponr/fìdo nel XVIII seculo jì110 alfe riforme del 1792-93. in Studi Storico Militari 1985. Roma 1986, p. 571 : "Col I 670 si inaugurò decisamente una politica di neutralità e cli pace, li mitando gli irnerventi mi litari al soccorso della repubblica cli Vene7.ia durante la guerra cli Morca. Gli effellivi della truppa regolata scesero al minimo storico di 4 mila uomini, e i l bilancio cli previsione per il loro rnanteni mento fu portato a soli 100 mila scucii". 'Un quadro sostanzialmente esauriente sull'esercito pontificio e sulle sue vicende storiche è quello tracciato eia V. Ilari. nelle opere già citate, ed anche in:/ te111ativi di riforma dell'esercito pontificio nel 1792-1798. in Studi Storico M il itari 1986. Rom..i 1987, pp, 731 e sgg .. cd ancora in: Cì/i antenati della gendarmeria ponr(fìcia: il ba11agfio11e de· corsi e poi "de· so/dari in luogo de rnrsi ··. in Memorie Storiche e Mil itari 1983, Roma 1984, pp. 75 1 e sgg.
La d//esa costiera dello Srato Pontifìcio dal XVI al XIX secolo
326
spalle delle torri, dei forti e delle piazze lungo le coste per interminabili seco li. Al fine di rendere la ricostruzione aderente alla quotidiana estrinsecazione la riproporremo impiegando alcuni documenti stralciati dagli innumerevoli conservati, scelti nell ' arco dello stesso periodo in cui si succedettero le ispezioni ciel Gri llo e ciel Traccagna, periodo di g rande virulenza corsara.
La milizia Come accen nato la quasi totalità della forza annata dello Stato Pontificio era costituita dalla sommatoria delle molteplici milizie esistenti nei suoi tanti possed imenti. Le più antiche, la cui genesi affondava nel buio dell'alto medioevo, risultano quelle dipendenti dalle amministrazioni delle principali città quali Bologna, Ancona e Roma, come pure dai singol i comuni, ed ancora dai principali feudatari o baroni cd infi ne, non ullirne, q uelle specifiche della difesa anticorsara. ln epoca più recente, sulla falsariga di quanto stabi lito nel Regno cli Napoli con l'ordinanza istitutiva ciel vicerè don Parafan de Ribera ciel 1563, e marginalmente attuato per la insormontabi le diffidenza cli Madrid< 4 l, pochi mesi dopo anche il Vaticano promulgò un analogo dispositivo. Si prefigurò pertanto una milizia a forte caratterizzazione militare ponendola, per conseguenza, alle di pendenze del capitano generale di Santa Chiesa, non diversamente dall'esercito regolare. Oltre un secolo dopo, per l'esattezza a partire dal 1692, all 'alto ufficiale si sostituì un commissario generale delle milizie, con equivalenti attribuzioni e responsabi lità. L'organico com plessivo ascendeva a 60. 000 uom ini , suddivisi in 18 legioni, a loro volta frazionate in 288 'bande' di 200 unità ciascuna. A fianco di reparti appiedati si organizzò pure una milizia montata, ripartita in d iverse 'compagnie'in grado per l'alta mobilità cli assolvere, almeno nelle intenzioni, al le necessità di pronto intervento. In dettaglio, e per grande sintesi, intorno a l 1620 l'organigramma delle diverse fo rze armate locali così può ricapitolarsi : Denominazio ne
fanti
cavalieri
Milizia delle Legazioni Romagna e Ferrara
16.470
2.077
Milizia delle Marche. del Lazio, dell'Umbria e ciel Patrimonio
33.800
3.590
6.1 00
320
Milizie cittadine di: Bologna Ancona Camerino Loreto Monte San Giovanni Totale
2.800
1.400 300 300
61.170
5.987
Un ulteriore significativo incremento degli organici si registrò dopo iI 1626 con l'aggregazione di I 8.000 miliziani dello Stato di Urbino. In definitiva si toccò, allora, l'i mpressionante numero di quasi 80.000 uomini: la prima forza armata d' ltalia15>. Sulla carta, però, perché ad onta delle esorbitanti spese che l'istituzione, meglio nota come 'descrizione' obbligatoria - variante slorica della più nota 'coscrizione' - ingoiò ingordamente, ad onta della massiccia profusione di anni e fortificazion i voluta da Urbano VIII, la sua affidabilitit militare in pratica si confermò insignificante, quando non risibi le addirittura. Uni-
.; Precisa R. ;\JELJ..O, La ji'fJntiera disarnwta - Il 1vlez.zogiorno avam1>0.1·10 d'Europa. in Fwwv Remoto - li mare. Napoli 1992, p. 50: "Il Mezzogiorno, avamposto apertissimo dell' Europa cristiana. era stato sostanzialmente disarmato quando il governo spagnolo, per far valere le sue ovvie esigenze cli controllo e di dominio, aveva con ogni mezzo scoraggiato le propensioni marziali della nobiltà, aveva puntalo sulla difesa statica delle coste, si era attribui to il compito esclusivo dell'armamento dinamico.. .". 5 Cfr. V. ILA RI, Storia del servizio .... t:il., p. 143.
Spiagxe e soldati
327
ca nota positiva la non repulsione, da parte dei coscritti, a farne parte. Disgraziatamente però la vera e principale spiegazione della trascurabile renitenza non va ricercata in una improbabilissima vocazione dei cittadini alle armi, quanto invece nella ben più concreta ricerca elci privilegi, delle esenzioni e delle 'grazie' generosamente elargite ai miliz iolti, con frequenze e reiterazioni degne di migl ior causa. Comunque, stando al Guglielmotti la: " ...massa delle milizie tenevasi pronta contro i turchi per qualunq ue mai invasione avessero potuto tentare sul nostro. come frequentemente succedeva nella Puglia e nelle Calahrie ... Le difese minori contro i pirati africa ni e contro i piccoli sbarchi furtivi alla spiaggia, res tavano ai torrieri, alle guarnigioni, ed ai paesani. ordinati in drappelli di milizia mobile per battere la spiaggia da un capo ull'altro, onde presero il nome cli Battitori. Poi messi a cavalJo più speditamente si dissero Cavalleggieri; e muniti di piastra difensiva, furono chiamali Carazze..."t<».
Gli oneri però di questa milizia montata ricadevano sulle località costie re lim itrofe, estremo retaggio della arcaicità dell'isti tuzione. Un esempio del sistema di finanziamento adottato lo cogliamo in un bando del 31 agosto del 1619 relativo alla imposizione fiscale per il mantenimento delle pattuglie a cavallo sulla spiaggia tra Corneto e Civitavecchia: "Costanzo Patritij Prothonotario Apost. dell'una, & l'altrn Sig. Referendario della Santità di N.S. & sua Rev. Cam. Apostolica Tesoriero Generale. Ripanirnento da Riscotersi dalle qu3 infrascritte Communità, nella Provincia ciel Patrimonio. per pagare li Soldati a Cavallo, che guardano le Spiaggie di Corneto, e Civita Vecchia. Acqua Pendente scudi 18 Bagnarea scudi 12 Bagnaia scucii 4 Bassano scucii 5 Biecla scud.i 8 Bolse no scudi 8 Corneto scudi 38 Civita Vecchia scudi 12 Celleno scudi 8 Civita Castellana scudi 14 Capranica scudi IO Horte scudi 18 Lugnano scucii 4 Monte Fiascone scudi 12 Mognano scudi 2 Nepi scucii 16 Toscanella scudi 18 Sutri scudi 16 San Lorenzo scucii 8 Tolfa scudi 9 Viterbo scudi 48 Vetralla scudi 12 Illustre Sig. Paolo Gualtiero Thesoriero del Patrimonio, le piacerà riscuotere à uso de Pesi Camerali la sopradetta t1:1ssa dalle Communità in essa descritte, et il denaro che si riscuoterà, rimetterlo nel banco delli Signori Costaguli Deposilarij Generali di N.S. in conto à parte, à mia dispositione, per pagarne li Soldati à Cavallo, che guardano le Spiaggie di Corneto. et Civita Vecchia, che così è ordine di N.S ..."" 1•
L'esercito regolare permanente Oltre alla milizia lo Stato Pontificio disponeva pure, lo abbiamo accennato, di un sorta di esercito regolare: "Fino al 1793 gli eserciti pontifici si fonnavano esclusivamente in vista della guerra. I corpi pennanenti, oscillanti fra i 4 e i 5 mila uomini, avevano esclusivamente funzioni prcsidiaric delle principali città (Roma. Civitavecchia, Ferrarn, Ancona, Avignone) e fortezze (Castel Sant' Angelo, Civitavecchia, Ferrara, Forte Urbano, Senigallia, San Leo, Pesaro, Ascoli, Civitacastellana,
6 A. GUGLIELMOTII, S1oria delle... , cil., p. 516. ' A.S.V., XI Miscellanea Armi IV 85, P 265.
328
lo difesa costiera dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
Palo, Fiumicino, Porto di Anzio), nonché delle 34 Torri della Spiaggia ciel Mediterraneo. Gli unici corpi par1,ialrnente mobili erano la Corn pagnie de lle Corazze e il Reggirnento delle Guardie cli Nostro Signore (forte eia 8 a 9 compagnie) di stanza ne lla ciuà di Ro ma, che forn iva no ogni estate il contingente im barcato sulle galere e fregate del la rnarina. Tutte queste truppe presidiare potevano svolgere funzioni doganali e di polizia, alle quali poteva essere occasionalmente c hiarnata a collaborare la milizia urbana isti tuita con vari ordinamenti in tutte le province dello Stato Ecclesiastico''ts)_
Nei ranghi clelr esercito regolare militava una consistente aliquota di soldati reclutati in Corsica, formati uno specifico corpo. I compiti precipui ad esso affidati si possono sintetizzare nella difesa delle frontiere con il Regno di Napoli, ovvero lungo il Tronto e lungo la direttrice Ceprano-Terracina(9i . Data la coincidenza dell'estremità meridionale con la costa, spesso reparti corsi si trovarono coinvolti nella difesa costiera, su pressante sollecito delle torri e del le fortezze marittime. Cronologicamente la loro presenza rimonta alla fine del '500, stando almeno ad alcune segnalazioni inv iate a Venezia dai suoi informatissimi ambasciatori. L'organ ico co mplessivo si attestava sugli 800 uomini, entità peraltro non confermata da tutte le fonti . In pratica, infatti , il corpo risulta diviso in tre compagnie cli 200 uomini ciascuna, accreditando così un totale alq uanto inferiore all 'enunciato. Rimasero in servizio sebbene con profonde e radicali trasformazioni fi no al 1797. Premesse queste minime precisazioni sulle forze armate pontificie, inzieremo l'esame di alcuni documenti custoditi presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, relativi ovviamente alle prestazioni m ilitari e miliziane nella difesa costiera anticorsara .
Scorci operativi della difesa an.ticorsara Tra gli inizi d'apri le e l'ottobre inoltrato, per quasi un millen nio , ed in particolare nei secoli XVI, XVI I e XVIII, si snodi'i la cosidetta 'stagione del sospetto' o 'dello sc andalo' , definizioni date nelle infinite relazioni d ' archivio a q uei tragici mesi fu nestati dalle inc ursioni turco-barbaresche. Del 'sospetto' perché migliaia d i occhi, eia q uelli addestrati delle sentine lle sulle torri, a quelli terrorizzati degli abitanti rivieraschi. scru tavano con angoscia l' orizzonte marino, 'sospettando' cli qualsiasi imbarcazione. Dello 'scandalo' perché, a dispetto delle accortenze e dei dispositivi militari e civili, il flagello continuò ad imperversare, sottraendo oltre ad ingentissime risorse e ricchezze, diverse migliaia di ' an ime' costrette nel la stragrande maggioranza elci casi, nel corso della successiva schiavitù in terra musulmana, ad abiurare alla propria fede. Quanto simili frustranti emozioni fossero universali, e purtroppo frequenti lo si coglie nelle righe del seguente rapporto, redatto dal capitano di uno squ adrone di cavalleria ed ind irizzato al comandante della pia27a di Nettuno: ·'Nettuno Capitano ecc. li i.mo eLCeli.mo Sig.re Sto aspetta ndo ordine di V.E. per il far batter la spiaggia di questa Marina a soldati ;\ rchibugeri a Cavallo de lla mia Compagnia con li emolumenti et paghe solite se cossi pare a V.E. parendomi urgente il caso successo questa notte passata a hore selle in circa discosto di Nettuno do i miglia essendo sbarcati alcuni corsari di conserva di tre galere ed haver fatto schiavi cinq[uc] persone che sin hora si san sicuro et si dubbita non sia maggior numero et havcr anco detti Corsari tagliate a pezzi nostre reti eia quaglie et messi in fuga molla gente.. . da Nettuno yuesto di 15 maggio 1624 Gio. Masonari Cap. de Cavalli'',w;.
La 'sindrome del sospetto' coglieva anche al riparo delle possenti rnura del fo rte cli Nettu no, il cui comandante così relazionava, nel settembre dello stesso anno, al di retto superiore:
" V. ILARI, Cli a11te11ati della .... cit., p. 75 1. " Id., p. 752. '" B.A.V.. Barb. Lat. 9.'l27, f. 11.
SjJiagge e soldati
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"Ili.mo et Ecc.mo Sig. e Plad lrone Colo.mo ...Le muraglie daJJa banda del mare :sono in cloi, o tre luoghi tanto malarn. te scuvernate dal mare: che fac ilissimam. te ve si entra, et esce per sollo. et è necessario in d. i luoghi al meno la nolte tenere le sentinelle, come fu ric hiesto anco da alcuni particolari. E perché non vi sono soldati il basta nza ve fo comandare al tre genti; se bene vanno recalcitrando de servire.. . Di Nettuno I 9 7bre 1624 Di V.E. lii.ma et Ecc.ma Humiliss.mo et Devotis.rno s. e C.ì ic.1 Yin. o Di Bellis" 11 n.
Pochi giorni dopo, sempre il citato di Bellis notificava al superiore un ennesimo avvistamento di unità corsare effettuato dalle pattuglie a cavallo, il cui intervento era riuscito tuttav ia ad interdirne lo sbarco. Nonostante ciò un mercantile, proveniente da Napoli, risultava catturato nei pressi del lago di fogliano, e si 'sospettava' inoltre che nei paraggi s.i celassero altre ci nque galere barbaresche. Con l'occasione l'ufficiale ribadiva, nella malaugurata ipotesi di ulteriori avvistamenti, il rispetto scrupoloso delle segnalazioni ottiche, e soprattutto l' impellente bisogno di r info rzi per mancanza cli uomini sufficienti. Così le sue parole: "lii.mo Sig.re Pl adlro ne Col.mo Questa notte il sctt'hore se sono scoperte eia soldati à cavallo. che scorrono la spiaggia. e da torrieri doi galere turchesche che vengono da levante. e volevano da r in terra: ma per bone guardie. et diligenze s'usano se sono allargate ti rando a levante, e tengo avviso che questa matina abbiano presa una fe lluca de Na'poli verso il lago de Fogliano: va nno dicendo alcu ni marinari, che oltre le doi galere scoperte à terra ve ne sieno altre cingi ue I per questi rnari verso riso le, ne ho voluto dar aviso a V S. Ili. ma. accio se degne voler fare stare le genti in ordine. acciò venendo il bisogno possano soccorrere, ché in tal caso de bisogno rnandarò nuovo avviso. E conforme alla risolut. e che fu dato l'anno passato per più presto avviso se farra fare, venendo de giorno. il fumo nel più alto torrione de qucsw terra, e de notte se forra fare il fuoco, nelli quali segnali se degnerà inviare subbito gente. perché non se faranno tali segni senza necesità. In tanto atte nderò con quella diligenza me conviene a tener guardato il territorio con quelle poche forze che ne sono, et à VS. lii.ma prego ogni conteni.a. Di Nettuno li 25 7mbre l 624 ...di BeJJis·•,,i,_
A que lla prima missiva. probabilmente redatta dal d i Bellis non ancora perfettamente aggiornato cielI' accaduto, si sovrappose una seconda, più circostanziata e meno diplomatica ciel caporale Pietro Antonio Marini , reduce eia una notte travaglia tissima lungo la spiaggia, in compagnia del cavallaro di torre Astura. Dal rapporto cli quest' ultimo si ev ince la prevista assenza della cavalleri a, ed il paventato aggravio delle perdite: " lll.rno... Deve sapere Y.S. Ecc. che oggi 25 di 7mbre capitarono dui galere de Turchi che hanno preso una filucha che veniva eia Napoli con otto passugieri et. un commendatore et un cavaliere di malta della età di I 5 anni et a fatta questa presa di lontano di sicura clocleci miglia in un luochi chiamalo Fogliano dove che noi si.imo ritirati alla detta Torre per non essere presi ma havessimo chiamato soccorso a spari la Torre ... ma non se sonno visti ne soldati a cavaJJo ne a piedi che se havessimo havu to soccorso questa fil ucha non saribbe stata presa. V.S. Ecc.ma deve far rare esalta cliligentia che questa cavalleria scorra la spiaggia perche non se ne piu visto uno come ne faccio fede io insieme con il cavallaro di Stura ... Cast. Ilo di Stura il di 25 7mbre 1624 .. hava nti fcnir de scrivere la li nera mi venne nuova che era state pigliate due fì luche et non si sonno salvati nessuno Il Caporale Pietro Antonio Marini""·1'.
A seguito forse delle lamentele, ed in particolare delle frequenti perdite, venne inviato nell'anno successivo un contingente cli soldati corsi. Secondo la prassi gli abitanti ciel luogo avrebbero dovuto farsi carico del l'alloggiamento, procedura che in questo caso non trovò soddisfazione con ulteriore detrimento del servizio : "Ill.1110 et Ecc.mo Sig.re Prone Colo.mo Hier sera arrivorno venti soldati Corsi della Compagnia del Capitan Paolo Geronimo. li quali ancora stati provvisti di alloggiarnento da questi Massari, li ha nno offerto darli ven ticinque baiocchi il mese conforme esponono li ordini stampati, dall'IJJ.mo Sig. e Card. Padrone. et detti soldati han no recusato cli non pigliarli se eletti Massari non se obbligavano di provederli cli letti
" B.A.Y., Barb. Lat. 932 1, f. 5. 11 B.A.Y.. Barb. Lat. 932 1. f. 6 " B.A. V., Barb. Lat. 9327, f. 12.
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La difesa costiera ddlo Stato Ponti/ìr.io dal XVI al XIX secolo
conforme li hanno li allri soldati che si trovano in questo Presidio ciel Cap. Simone Omani" " · Perché in questa terra non se trovano, se si volevano pagare uno scudo l'u no il Mese et in tanto detti soldati li fo trat.t.cncre nell'Osteria, fuor della temi, senza che possino fare le loro fattioni che dovrebbero fare, cosa che apporta molto pregiudizio al servitio. Mi è parso spedire il presente soldato à posta a far consapevole V E. di tal mancamento et supplicarla voglia restar servi ta di ordinare à questo Governatore che voglia astringere detti Massari che vog lino provedervi cli eletti letti conforme al solito acciù me li possa retirnr eletti soldati cireneo alle loro fauioni: con tal fine le fo humilissima reverentia con pregarli dal Sig. re ogni felicità. et lunga Vi ta. Da Nettuno li 12 Maggio 1625 Di V.E. Humiliss.mo Serv.re''";).
La questione, riso lta alla meglio, non riuscì per niente gradita ai soldati che, notificando l'insalubrità dell'aria e gli immancabili danni per la salute, pretendevano un meno approssimato acquartieramento. Nel frattempo, ovviamente, il servizio continuava ad essere trascurato: " lii. mo et Ecc.mo Sig. P[ad [rone Colo.mo L'ordine della Sacra Consulta mandato a questo Governatore ha subb. o operato con li Massari à fare provedere per li soldati Corsi de pagliacci, coperte e lettiere: ma li soldati non li vogliono accettare pretendendo haversi stramazzi e lenzola. Però supplico V.E. voglia degnarse mandare l'ordine espresso de quello se l'haverà da fare, mettendogli solo in consideratione che li soldati 4ui stanno in continua fattionc et in cattiva aria, e trovandose solo con pagliacci e coperte potricno infirmarsc, et il scrvit.io dc V.E. non veneria fatto come conviene. E per fine le fo 1mm. a rever, a. Da Nettuno li 17 Maggio 1625"<'~).
Alla carenza di soldati, alle pretestuose deficienze cli servizio ed alle concrete innumerevoli difficoltà pratiche, si aggiungeva, rendendo se possibile ancora più inaffidabile la vigilanza costiera, non cli rado la criminale irresponsabilità dei torrieri. Le ispezioni ne evidenziavano i casi peggiori, ma i colpevoli non sempre, per le connivenze dei loro nobili protettori, ne scontavano le conseguenze. Così ad esempio a tor Calclara, dove il lorriero non ha risposto alle segnalazioni della limitrofa torre S. Lorenzo, e nemmeno ne ha emesse cli proprie allorquando le unità corsare hanno dato fondo dinanzi alla sua. La gravissima infrazione implicava, tra l'altro, nella migliore delle circostanze una immeclitamente successiva ed accurata perlustrazione del litorale in questione per accertare la presenza cli barbareschi: "Ili.mo et Ecc.mo Sig. e Pron Coli.mo Mi vien riferito eia molti personi che hier sera verso il calar del sole fumo scoperte per questo mare di rimpetto tra la Torre di San Lorenzo et la caldana da sci galere, le 4uale dicono dimostrassero essere di nemici che non se potettero scoprire bene ché stava no alla larga assai, et andavano la volta di levante per le quali fu sparato da San Lorenzo et le Calciane dove da questa fortezza non solo non fu risposto ma ni anco accortesi cli detti vascelli, et questa rnallina su le dieci hore vi è stata scoperta unaltra squadra di dieci altre di rincontro questa fortezza similmente alla larga assai, quali bavevano mainati et se l.rattenivano à quella dc ritt.ura et se tieme medesimamente siano vascelli di Inimici per quanto si è pottuto giudicare et le genti preditte sono vinuti da me à lamentarsi che la fortezza non ha dato segnio alcuno ne anco di scoperta ditti vascelli et cognoscenclo tal mancamento essere gravissimo mi è parso del tulio farsi consapevole V.E. con suppplicarlo si voglia dignare mandarsi unaltra s4uadra d i soldati Corsi si come vi erano prima con l'ordine che li cavalli battino la spiaggia la notte, acciò io possa bisognando valermi da me istesso, et fare quello che meglio se conviene per servitio della S.ta Sede et di V.E. che non il modo che al presente mi ritrovo costrello poco soddisfatto et tanto maggiormente per la poca speranza che ho alli soldati di Netl. o per ritrovarsi rn al armati e meno esercitati ... Da Nettuno gli 12 di Maggio 1626 ...diBellis'W>.
Pur essendo indubbiamente l' abbandono della torre, o 1' inadempienza del servizio, il crimine più grave compiuto dai torrieri per le irreparabili conseguenze, non era purtroppo l'unico. Spesso, infatti, accampavano indebite pretese sulle imbarcazioni in transito o agli ormeggi ai piedi delle loro torr.i, irridevano le ispezioni e contravvenivano ai divieti sul porto d'anni. Eccone un emblematico esempio denunciato dal commissario cli Terracina:
1 1 Ricorda V. ILARI, C/1: antenati della .... cii., p. 753: "Nel 1622-23 le due compagnie di Asco li [.del battaglione dei Corsi) (co' lon nello Paolo Girolamo Pozzo di Borgo, comandante anche del corpo) e di Velletri (capitano Nicolò Al visino, poi S imone Ornano) contavano ins ieme 275 uomini ...''. Qui ndi il nostro personaggio comandava la compagnia di corsi di stanza a Velletri, forte di un centinaio di uomini nel secondo decennio del XVII secolo. 15 B.A.V., Barb. Lat. 9321, r. 15. 1 • B.A.Y.. Barb Lat. 932.l, f. 6. 11 B.A.Y., Barb. Lat. 9321, f. 37.
Spiagge e soldati
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'Terracina... li custode della Torre di Badino ha eretto quasi un nuovo tri bunale alla sua Torre, poiché l' altri hieri l'ece carcerare cli propria autori tà un povero huomo, che portava l'archibugio, et li fece pagar nove giulij, et adesso ha fatto carcerare alcuni Marinari, con farli pur pagare dicinove giulij. Per la prima volta io lo sopportai credendomi che lo facesse per ignoranza e non ne died i parte a V.E., sperando che si dovesse emendare per l'avvenimemo amorevole che io li diedi, ma vedendo che persevera nel suo proposito. ne ho dovuto avisar V.E. con metterle in considerazione ch'egli merita gastigo, perché qui nissuno può esercitare atto simile cli giustizia se non l'ufficia le della s. consulta e lutti gli altri Ufficiali di V.E. quando fa di bisogno ricorrono da me sempre come conviene. ;\ggiungisi a questo che è stato veduto molle volte portare per la Città la pistola corta prohibita, il che non credo sia intenzione cli V.E., e un tal Fran. o Catalano suo soldato alla Torre medesima pur l'altro hieri 11011 esitò cli far violcnw agli sbirri di questa corte, mentre conducevano un prigione a Terracina, con voltarli contro l'archibugio col can calato per levargli il prigione, il che però non li scrissi perché alcuni Corsi sopraggiunsero a caso in ai uto alla giustizia. Per lo rispetto, ch' io devo a V.E. non son venuto a' cattura de ditto Torriere o ciel soldato, come rneritavano, pri ma ne ho voluto scrivere alla S. Consulta. a me però parereb be bene che il soldato non dovesse rilasciarsi impunito, ne il Torriere senza qualche buona mortificazione. Il soldato non viene mai alla Ciltà, ma tiene per franchigia sua la Torre medesima e non si potrà nelle mani, se non col farlo prigione nella stessa torre. se così comanderà V.E.: la 4ualit~1 del gastigo V.E. potrà eleggerla a suo comodo e darmi quell'ordine che le parerà più espediente, perche io non intendo se non d' ubbidire e servire a V.E .. alla quale mello in considerazione che si non si fa qualche dimostrazione contro quel soldato spesso saremo a queslO. Del Torriere supplico V.E. l'armi sapere la sua intenzione circa la dilazione della pistola corta prohibita e circa al resto orclinan111 4;.:ello più le piacerà. L'altra notte passarono a vista cl.i Terracina lontano otto miglia da terra quindici Galere, le quali non furono scoperte mai dalla Torre Badino, e la ronda trovò che tutti i soldati del la Torre dormivano, non è dubbio che tulli meritava no gast.igo, tu tlavia perché porto rispetto a V.E. non ho fatto altro risentimento, e in questi casi desiderarsi a punto sapere l'intenzione di V.E. poiché la S. Consulla mi comanda, ch' io sopraintendo et avverta molla bene che le spiagge siano ben custodite. e che si facciano le sentinelle e guardie solite e non si manchi a cosa alcuna sicome io procuro con tulle le mie forze cli fare ... Di Terracina li 6 luglio 1626... Paolo Leuorri Commissario di Terracina"0 ">.
L'arbitraria esazione imposta ai mercantili dal disonesto torriero dovette, però, trovare nel tempo una sua riaffermazione gi uridica, poiché nel 1775 un preciso bando fu promulgato dal cardinale Lazzaro Opizio PalJavicini, che enunciava al riguardo un preciso listino: ''TARIFFA Dei Dirilli Emolumenti, e Convenienze. che sotto nome anche cli Fallancaggio si permelle ai Capi e Soldati, i quali sono in guardia delle Torri del Littorale Pontilìcio sul Mediterraneo così del Dipartimento cli civitavccchia. come di quello cli Anzio. cli esigere da.i Bastimenti secondo la dive rsa loror qualità, i quali dara nno fondo sc>lto le medesime Torri o per caricare. e scaricare Mercanzie colle debite licenze. o per ocasione di rinfresco, di Pesca ccc... Per Navi e Pipare .......................... ............................................................ ....... ...........sc. - 50 Polacche .................... .......... ............. ............ ... ............................... ,....... ......... ...........se. - 40 Pinchi. Leuti, e altri Bastimenti a ere Al beri ....... ...................... ................ ....... .......... se. - 10 Tartane, Feluche, o altri Bastimenti a due Alberi ............................................ ........... se. - 20 Bastimenti a un solo Albero, piccoli, o grandi ..... ...... ......................... .......... .............se. - 10 Gozzi. e Barcelle ..... ...... ............................. ................................................................ se. - l O Tarlane Prociclane .................... .............................. .. ............................. ....... .. .............se. - IO Tartane pcschereccie dall' Avvento a tu tto Carnevale per una sol volta .....................sc. - IO Dette eia Quaresi ma a tu uo il Sabbato Santo per una sol volta ................ ................ ..se. - IO Barcheue, che pescano continuamente per ogn i rnese ....................... ...................... .se. - IO Bastimenti di due o tre Alberi caricando o scaricando, per Revisione della Patente, Fallancaggio e Fede del carico e Scarico in tu tto .. ............. .. ,..............se. - 80 Altri Bastimenti cli mi nor portala al medesimo effetto in tulio ................ ........ .......... se. - 40 Bastimenti, che caricano Legnami, Legne. Carbone, Dogarelle, per revisione di Patente, rallancaggio, e fede del Carico in tutto .............................. se. - 50 BasLirnenti, che caricano, o scaricano Vena di Ferraccio .............. .......................... ... se. - 50 Gozzi Furianis scaricando Vino alla spiaggia per solito Falancaggio ........................ sc. - 20 I Bastimenti, che avendo dato fondo sotto le Torri per caricare o scaricare. siano obbligati a partire per cattivo tempo, e poi ri torni no, nulla dovranno di nuovo pagare. I Capi e i Soldmi delle Torri non potranno farsi lecito di esigere pesce a loro carico dai Pescatori. Si tollera solamente, che ricevano quella qualunque quantità, che sarà loro data spontaneamente. Dai Trabaccoli Cmnerali non dovranno esigere venm pagamento per revisione di patenti, e Fallancaggio, ne porzione alcuna di Pesce, dovendo quelli come di pertinenza della Reverenda Camera godere d'og ni esenzione. Data dalla Segreteria di Stato qucst(> primo Giugno I 775 Lazzaro Opizio Cardinale Pallavicini"(''''.
"B.A.V., Barb. Lat. 9330, f. 17. 1'' A.S .V.. Bandi Sciolti Serie I, anno 1775 54 B.
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{,a di,fesa cos1iera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
Oltre agli avvistamenti diretti ed alle relative segnalazioni , la vicinanza di flottiglie corsare era, quando possibile, preannunciata ai comandi di settore eia apposite circolari . Le informazioni provenivano dalla cooperazione con la catena delle torri napoletane, in grado perciò cli seguire la risali ta dei battelli sin da Reggio Calabria: '·A Il' Ill.mo... Alli clicisseue ciel ccJJTe nLe ho ricevuto laviso delle galeoni et altri legni nemici che sia in questi mari, dove non si mancava di fare quanto V.R mi ordina. nel stesso tempo ho ricevuto unaltra lettera datami dalli officiali. che V.E. non voli che il soldato messo da mc per Bombardiere sia pagato ... Terracina li 20 luglio I 626 ... Theodosio Firmani Castellano·•,im
Le circolari in genere trovavano conferma nei giorni successivi. Trattandosi per lo più di consistenti flottiglie l'azione della difesa costiera, in carenza di soldati o di miliziani, si limitava, necessariamente, alla pura vigilanza. Non cli rado, pertanto, gli sparuti militari assistevano impotenti ai rifornimenti idrici dei corsari . Così ad esempio il cli Bellis nel settembre ciel 1626: "111.mo et Ecc.mo Sig. e P[ad]ron Col i.mo Questa notte dalla Torre d' Ast.ura si sono intesi molti tiri et questa mattina ha dati segni di fumo dove subito ho mandato à ricognoscere et. pigliar lingua delle novità, che havevano in detta Torre. dove non solo le hanno dello che havevano scoperto sci galere alla Foce Verde che havevano falla terra e che facevano ac4ua, dove havemo nova sicura che siano le Galere di Biserta et s' imende habbino pigliato una Pollacca. Però senza gente. del tutto ne ho subito avvisato il mastro di Campo in Velletri accio stiano lesto et armato con li soldati, accio che à ogni anco novo cenno si di co1Tieri come di foco et furne, se ne venghano à questa volta per nostro soccorso. In tanto da me non si manca di stare di giorno et di notte con quella bona provisione et vigilanza che si deve per la bona difesa di questa Piazza, mi è parso del tutto darne conto a V. E. alla quale con ogni humillà !'o riverenta con pregarli dal Sig. e lunga vita. Nettuno 2 seltembre l 626 de Beli is"<rn_
Ovviamente la squadra delle sei galere, vista la inconsisten7.a dei difensori e la facilità di preda, non si accontentò di quella misera irnbarcazione e prolungando perciò la permanenza. Un altro mercantile finì così catturato al termine cli un breve inseguimento: l'equipaggio fortunosamente riuscì a porsi in salvo a terra, rifugiandosi nella cittadina cli Sperlonga al riparo delle vetuste mura. Disgraziatamente nella fuga si tirò dietro 500 turchi che tentarono, come alcuni anni prima, cli penetrare nell'abitato per saccheggiarlo, Ma per la resistenza del presidio, al quale diede man forte l'equipaggio del mercantile, l'assalto si dimostrò impraticabile ed i predatori, con il favore delle tenebre, riguadagnarono indisturbati le navi. Ancora una volta nessun aiuto dalla milizia e dalla cavalleria, nonostante il lungo soggiorno dei corsari. Così il rapporto: "All'l ll.1110 ... Alli sette del correnti, à ore quindici. sei Galere cli Bisena sequitarno una nave carica di mcrcant.ie dove la rivarono vicino a Sperlonga loco della principessa di Stigliano, ch i tre anni sono la sacchegiarno che sono dieci miglia si discosta da Te,rncina, dovè che sbaliarono [svaligiarono] detta nave con altri doi vascelli et mettero da cinque cento turchi in terra per sachegiare Sperlonga, ma tra la gente della nave che si salvò dentro a Sperlonga et altri soldati che ci erano, non lanno potuta pigliare. dalli 23 ore sino a notte sempre scaramucciara no et. di notti parti dette Galere senza sapere dove sia voltate; il sergente maggiore subito spedì un corriero a Piperino at cercare la cavalleria. io feci veni r lutti li rniej aiutanti in foneaa et si sta con 1.. . J vigilanza V.E. stia sicuro per quamo scopre la mia fortezza non s i accosteranno turchi se fossero mii.le... Terracina li 8 di 7mbre l 626 Theodosio Fumari Castellano··,2~>.
All'approssi marsi della stagione ' del sospetto', in previsione cli attacchi annunciati, si sollecitavano i comandanti delle piazze a segnalarne le maggiori carenze. Quella di uomini risulta costantemente tra le principali:
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B.A.V., Barb. Lat. 9329. f. 13 B.A. V. . Barb. Lat. 932], f. 45. BAV.. Barb. Lat. 9329, f. 14.
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Spiagge e soldati
''lii.mo... Hieri ricevetti la Iittcra di V.E. dove mi da aviso della nova che tiene delle Galere di Biserta. che si debbano unire con ali.re squad re per venire a clanegiare questi mari; Come anco mi comanda si dia haviso del bisogno cli questa fortezza. che in cio non mi pare ci sia altro bisogno di maggior quantità cli Amiccio come palle di moschetto. et di Geni.e che in occasione di bisogno possano adoperarsi ... Nettuno Li 20 aprile 1627 ... Andrea Segnero Castellano"c1·1'.
In diverse circostanze il preavviso traeva origine da un altro tipo di 'sospetti', quello dei rinnegati, che costituirono sempre uno dei fattori agevolanti, quando non istiganti, delle incursioni: "lii.mo ... Questa rnatina sabbato 19 del corrente sul' alba sono capitate per ques to mare ci Galere di Riseria, e dopo haver fana la mia diligenza possibi le con haversi tirato sei tiri di colubrina con palla, sono passati avanti, ma hanno folto acqua al Territorio cli S.n Anastasio discosto da Nettuno, cinque miglia in circa, et ivi discorendo per quella spiaggia sono arrivati in S.n Lorenzo dove hanno preso dicono l'ortolano di detto loco saccheggiato il casale e tiralo piL1 avanti hanno anco preso un Giovane Nettunese chiamato Gio Battista Guercio il quale mentre stava in Netluno anelava clicenno se io fussc mai preso da lllrchi vorrei far prendere Nettuno e se bene credo che il tutto dicea burlando tuttavia a da temere - in Codesta fortezza vi è necessario la cassa e ruote per la Colubrina quale se tutta crepata nel tirare a dette Galere e se vi è necessario sparare una altra volta se ne viene in terra e miccio e palle di moschetto. et anco se parendo a V.E. ordinarne de al tra polvere per il bisogno che povesscro venire, perché vi ne sono solo sette barili ... Nettuno li 20 Giugno 1627 ...Andrea Segnere"t2Ji,
Il trascorrere degli anni non comportò la benché minima trasformazione del llagello né delle sue modalità operativa e, forse, nemmeno delle principali unità che vi prendevano parte. Di nuovo, infatti, una flottiglia cli 6 galere bisertine blocca la costa tra Nettuno e Tor San Lorenzo. Quasi a voler evidenziare la assoluta noncuranza dei dispositivi difensivi, le unità corsare si ormeggiano a poca distanza dalla costa tra un continuo andirivieni cli pattuglie. Unico rimedio la incessante perlustrazione del litorale tentando cli limitare le penetrazioni incursive o almeno di notificarne la presenza: "Ili.mo et Ecc.mo Nettuno (ìov. delle Armi Questa notte alle cinq. horc la Torre cli S. Lorenzo e Caldane Anzo et. Nettuno hanno <li molti botti tirato ciel che feci mettere subbilO la soldatesca in armi, che già il giorno haveva hvu to aviso che le galere di Biserta erano viste all' lsolc di Pontio, nel far del giorno è venuta la scoperta che eia Cavalli notte e giorno vien fatta dicendo che sette galere di Biserta habbiano dato fondo poco discosto dalla Torre di S. Lorenzo e la notte hanno preso sulla punta d' Anza un vascello carico: inteso questo montai a cavallo anelai cli cotesti della terra per vedere se ciò era vero, del che ho trovato esser veris. 1110 e visto il vascello preso e le galere dato fondo, ritornai in dietro alla volta di Nelluno e subbito feci mettere in ordine tu tta questa cavalleria. quale balleranno la spiaggia insieme con molta fanteria per guardia della terra si ved rà cosa voglia fare ... faccio a V.E humi.lissima ... 23 a hore dieci di Giugno 1630 ..."' 23 ' .
Passarono circa due sellimanc, senza che nulla modificasse l 'angosciante situazione. I 15 cavalieri giunti per dar manforte alla guarnigione, vennero rinviati alla base: è intuibile l'irrilevanza cieli' apporto mentre, per contro, è evidenziata la forte spesa determinata dal loro soggiorno. 11 rapporto del comandante dei soldati corsi fa comunque presente l' ammirevole comportamento dei miliziani, come pure della stessa popolazione, costantemente in armi per tutta la permanenza delle galere bisertine alla fonda. L' intera sequenza però solleva alquante perplessità, riuscendo incomprensibile uno stallo del genere protrattosi tanto a lungo. inevitabile non ricavarne un quadro di assoluta inadeguatezza difensiva dell ' intero apparato, abbandonato alle sole modestissime potenzialità locali: "Ili.mo et Ecc.mo sig. mio Pron Coli.mo Questa mati na è gionto quà il Cap. Bracone con 4uindici Cavalli mandati dal sig. M.ro di Campo di ordine di V.E .. li quali
2.1
B.A.V., Barb. Lat. 9325,
r.
14.
B.A.V. , Barb. Lat. 9325, f. 15. ::s B.A.V., Barb. Lat. 9323, f. 2.
2•
La difesa cosriera dello Stato Pontificio da l X\!! al XIX secolo
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con la participatione <lei sig. Cri Ilo questa sera gli ho renianclati all'indietro, si per esser cessato il suspetlo, corno anco per liberare questa povera Com. da d i questa spesa. Quà mentre le Galere sono state in ques ta spiaggia, si è stato da tutti con ogni vig ilanza tanto dall'U ffic iali quanto clalli ci tacli ni si sono mostrati pronti con !'arme g iorno el notte per defenderse. Però V.E. stia pur sicura che stanle la vigilanza, con la co1Tisponclenza universale de tu tti, non puode venire incontro nessuno. Delle galere cl i Biserta sono quuttro g iorni che non ve né nova, si vive quieti, et li vascelli per ogni parte navigano co n ogni sicurezza, come più a pieno sarrà rappresentato dal sig. Grillo. Con che fine a V.F.. fo rimarchevole riverentia. Nettuno li 29 Giugno 1630 ... Simone Ornano" ' 26 •.
La surreale contrapposizione non si concluse lì, tant' è che ancora alcune setti mane dopo le sei galere stazionavano minacciose nei paraggi, costrette certamente dalla scarsità cli preda per la sospensione della navigazione mercantile, peraltro dalle stesse provocata: .; lii.mo... Hieri ch'erano alli 13 del mese, alle 2 1 hore da un solda to a Cavallo hebbi nova che le Galere cl i Biserta havevano dato fo ndo tra Fogliano e la Torre cli Pauola. et hanno saggegiato [saccheggiato] doi burchc e do i fi luche. Verso la sera poi si levi'> tal burasca <li M are e cl i Terra che la matina cli elette galere non si ne seppe nova alcuna; non si manca però fare quelle diligenze che si deve fare et occorrendo altro fan'i subilo avisato ~, V.E ... Nelluno li 14 luglio 1630 Simone Ornano" (t;,_
È certamente giustificab ile che il capitano elci corsi attribuisse l'allontanamento delle galere corsare alla sopraggiunta tempesta, ma in realtà l' evento, alla luce delle notizie che in seguito trasmise, non stavano affatto in quei termini. Appena cinque giorni dopo, infatti, una polacca francese fece scalo a Nettuno e, nella circostanza, notificò che, partita quattro giorni prima da Biserta, al momento cli lasciare il porto, aveva scorto la squadra corsara attraccare sbarcando moltissi mi catturati. L'abbandono della costa laziale, pertanto, era dipeso esclusivamente dalla cattura di un consistente bottino e non dalle vicende metereologiche. Il dettaglio dei giorni, considerando la diversa velocità tra mercantili e galere, forniva una attendibile scansione cronologica all' azione. Così la relazione: "Ili. mo ... A lle 14 hore è arrivata nella punta cJ ' Anza una polacca francese, il che subbi to li andai a trovare et mi dissero che quattro giorn i mancava di Riserl.a e vidde entrare le sea galere inimiche con presa cl i molt i schiavi e i 4 vascelli, mi d .issero ancora che carica d'alcuna cosa era. E si n'anelava alla voli.a <li (ìenova perché il vascel lo era d' un gernilhomo Spinola. li domandai se haveva altrn nuova, d issero cli no così mi ni ritornai e fo fatto a V.E. subito del tu tto avisato... In Nettu no 19 luglio 1630 Simone Ornano..." ' 18 ' .
Non sempre le flottiglie che doppiavano le torri si confermavano corsare. Di tanto in tanto transitavano infatti squadre alleate che, non appena identificale chiaramente, davano luogo ad un rituale di onoranze cons istenti in interminabil i salve d 'artiglieria, causa non di rado cli confusione per le vedette delle torri pi ù Iontanet"9l. Così un esempio ne l I 632: " lii.mo ... Questa matt.ina un hora avanti giorno sono passate sei Galere dal Monte S.lo fe lice che cloppo haver sparato tutte le torri dette Galere hanno fatto una salva cli cannonate et una cli moschcttatc et se ne sono andate alla vo lta cli Levante, qui si dice per relatione <li un sig. di S. Felice che siano Galere di Genova et che habbiano preso un Bergantino Turchesco presso Figliano ... ... ìvlarina di Terracina l giugno 1632"P0 •.
La procedura, senza dubbio degenerala col t1'ascorrer dei decenni, impose alla fine una puntigliosa, sebbene tardiva, prescrizione da parte dei comandi responsabili:
2 "
B .A .V., Barb. Lat. 9323, f. 4. R.A.Y., Barh. Lat. 9323, f. 5. 28 ?-A.V., Barb. Lat. 9323, f. 6. 29 E interessante ricordare che le unità navali della guardia. costi tuite per lo più da feluche, portavano in segno cl i immediato riconoscimento sulla cirna del loro albero maestro una Bandiera Rossa. ; o B.A.V., Barb. l .at. 93 19, f. 5. 27
Spiagge e soldati
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"Edilio Proibitivo degli Spari, che si fanno nelle Torri del Lii.orale Ecclesiastico Considerando la Santità di Nostro Signore Papa Clemente XIV fe licemente regnante. che le Torri esistenti nella spiaggie del Mediterraneo, sono unicamente destinate per dare avviso in terra. ed in mare della calli va navigazione de' Bastimenti sospelti, e per guardia, e difesa del medesimo Littorale all'occasione di qualche tentato sbarco di Legni nemici, o di altro qualunq ue accidente, e disordine, che a vista loro accadesse, e ciò per mezzo de· soliti segnali cli fuoco , o de' tiri cons ueti in sorniglianti occasioni : Ed informata la Santità Sua, che nelle predette torri, anche fuori de' predeui casi, si pra1tichino de' Spari con tiri di Cannone, di Spingarde, e di altri pezzi di Artiglieria tanto in occasione di saluti a diversi Personaggi, qua nto ancora di alcune Solennità e altre Feste, che ricorrono fra l'Anno, per i quali troppo fac ilmente. e mal'approposito si pone in sospetto la Navigazio ne, e la Spiaggia tu tta in ali' Arme, non distinguendosi la vera caggione, per cui detti spari vengono falli. e i quali particolanncntc, e con limitazione sonn soltanto permessi alle Fortezze, con le quali non debbono le dette Torri regolarsi. Quindi volendo in avvenire togliere affatto un somigliante abuso, e disordine. ci ha la stessa Santità Sua ordinato per mezzo della Segreteria di Stato di proibire da ora in poi simili spari, che dalle predette Torri del Liti.orale Pontificio in occasione de' suddetti saluti, e di festività, o per altro ti tolo veni vano pratticati. Che però in adempimento de' Supremi voleri di Nostro Signore... I devono I i medesimi Torrieri ... fare i segnali delle solite Fumate, e di sparare, quando l'esigerà il caso, ed il bisogno, i Mortaretti, ed il Cannone per rispondere, o dare avviso alle alLre vicine Torri, e così ancora per chiamare all'obbedienza alcun Bastimento, ovvero per farlo allontanare secondo le occorrenze ... DaLO in Roma ... dì 11 aprile l 770 A ìvlariscotti Commissar.io (ìenerale ciel Mare ..."<-"•.
Per tutti gli uomini impiegati lungo la costa ai probabili rischi del servizio si sommavano quell i, più certi, della permanenza a ridosso delle paludi infestate dalla malaria . Il numero degli inabili, e dei decessi, costit uì sempre più spesso la sola nota diversificante dei rapporti esasperatamente ripetitivi: "Ili.mo... Conforme l'ordine ricevuto hoggi per una di V.E. dclii 12 stante, ho fatto intendere al capo che comanda i soldati Corsi, che habbiano da fare la notte la loro fatLione nei tre posti orclinarii. una notte si et l'altra no. essendo franchi il giorno di fattione, questo mi ha risposto esserse ammalati cinque soldaLi, come in effeuo sono, eLuno ne ha casso il Cap. o talmente che dc 22 dc scrvitio sono rimasti a sedici onde mi par necessario che il Cap. o dc Corsi debba manda rci de sani conforme il n. o prefisso, si che V.E. può considerare che si puù fare con sedici soli soldati. Dalla parte mia non manco la notte a diverse hore visitare i posti, veder che le porte siano ben fermate et fa re ogni opera di diligenl.ia conforme devo. La reputatione et non l'interesse mi spinge ad infast idir V.E. con sup. la ordinare a Monsig. Tesaurierc mi vogli reintegrare i miei soliti utensilii et pigione di casa, poi che conforme le fedi mandateli tulli i miei antecessori li hanno havuti et levandoli a mc parcbbc al mondo fosse fallo per qual che mio demerito del che sup. co V.E. con ogni humill.iì alla quale bagio reverentamente le mani Terraci na 17 luglio i 634"fl2l_
Per il resto la normale routine: "Ili.mo ... Questa mattina circa cloi hore avanti giorno un Briganti no Turchesco sollo il Monte S. Felice ha preso un vascello sebenc nel battello sono fugiti i marinari mi è parso darne parte a V.E. acciò sappia quello che occorre, le Torri hanno sparato, et si fa et farà ogni sorta cli diligentia ... Terracina 19 luglio i 634"ò.ll•_
E tra un preallarme ed un avvistamento, la malaria incrementava il numero delle vittime: ·'Ill.mo... Circa l'aviso che V.E. mi dii delle tre galere unite con le quattro di Biserta che havino eia venire a danni di questi rnari et che io usi ogni diligenza per la sicura custodia di questa Città V.E. resti sicura ne habhi du hio di cosa alcu na poi che io cercarò pigliar quei remcgJi che mi parranno opportuni per la sicurezza di questa piazza poichc fino a che io havc rò vita non temo incursione de Barbari .. . Qui è mori.o un soldato Corso chiamato il sergente Fclippo Ilastelica. Questa mattina si è scoperto un vascellotLo con doi vele che ancora andava a remi, che per quello si è potuto comprendere era Brigantino di 18 banchi et havendo sparato il M.onte et tutte le al tre torri, si è ritirmo in alto, et andato verso levante. Di quello che occorrerà non mancherò darne parte a V.E. come si deve et per fine con ogni humiltà bagio a V. E. reverentemente le mani. Terracina ... 2 Agosto I 634" t3'> .
' ' L' Editto citato è riportato eia G.M. DE Rossi, Torri .... cit., p. 296. 3 B.A.V., Barb. Lat. 93 I9, f. 23. ~ 33 B.A.V., Barb. Lat. 9319, f. 24. 3 ' B.A. V., Barb. Lat. 93 I 9, f. 25.
La difesa cos1iera dello Staro Pont/fìcio dal X\!/ al XIX secolo
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No n mancavano, d i tanto in tanto, singolari figu re che si aggiravano attorno alle principali fortificaz ioni con lo scopo di rilevarne la pianta per motivi di studio, o più verosilmente per includerla in uno dei tipici atlanti pubblicati nel XVII secolo. Nel clima ' ciel sospello' però finivano, inevitabilmente, per essere considerati spie, ed era già tanto se salvavano la vita. Eccone un emblematico caso verificatosi presso le mura di Civitavecchia: " Ili.mo et Ecc.mo Sig. Pron Col.mo È comparso uno vestito alla fram:ese el ùicono che sia francese ma parla Franco Italiano dove anelava a torno alla fo rti ticalione nova che ora si fa e disignava tutto quello che si fa avendolo fatto chiamare convetarg li che in nissuna mani era si accostasse piLL a ùeua J'o rtilìcatione quale dall' A rchitetti sono stato avisato di novo che costui cl i novo andava disignando io manùalo un Cap.le a bravargli lui a ri sposto che andava a suo viaggio parti to il Cap.le e tornato ùi novo et a preso in un libretto tutta l a pianu1. .. accortomene io di questo lo fauo al passare della porta ritenere in corpo cli g uardi a et consignato al luogotente d i G iustitia con averli trovato il sudctt.o libretto co n l a pianta d isignala della nova e vecchia fo ni lìcatione con l a cliscritione del porto... D i C iv ita Vecchia l' ultimo cl i Marzio 1635 ... Baldassarre Ricci"'-' 5>.
Ed ancora avvis i e preallarmi immu tabili: "Ili.mo.. . I n questa hora che sono li 15 ho riccvULo una di V.E. de li I 3 stante con av iso che sei Galere di Biserta habino presa una fi luca, et sacchegiata una Torre sopra il ]\fonte ;\rgentario; Questa mat.tina ne h<.l havuto il mcùes irno avi so da marinari passag ieri che del tullO ne vo levano dar parte a V.E. . Horn non mancarò, si coine non si manca. star co n ogni v igilanza, cl V.E. vi va sicura che qui non ho paura cl i cosa alcuna, con tutto ciò andereò a r i veder le Torri. et usarò ogni cli ligentia possi bile mentre per fine bagio a V.E. con ogni humiltà reverentam. te le mani. Terracina I 5 7bre I 635 N i colo 8isentio""'''.
Puntuali due g iorni dopo le sei galere transitano davanti al Circeo, certamente in rotta di rientro, inseguite dal fuoco dei pezzi delle torri e dalle loro segnalazioni: "Ili.mo.. . Questa manina avanti gi orn o sono state sei Galere sotto l a Torre de l a Fico, che havenclo sparato le Gal ere gli hanno ri sposto con foco et fumata verso il mezzo giorn o si sono r i ti rate verso Palmarola et per che qui si stà con ogni cl iligentia possi bile, hò speùito un soldato a Cavall o a pi gli ar lingua verso S. ca Felice, il quale ritornar.o ha referto esser le sci Galere del Gran Duca che si trattengo intorno quest'i solc aspettando le Galere d i 8 iserta c he per quel c he s' intende stanno ancora verso Ponente, non rn ancarò dar parte a V.E. di tu tto quello occorrerà mentre per fine con ogni humiltà bcgio a V.E. reverenternen te le mani. Terracina 17 7bre I 635 N i col o Bisentio" i 37 ' .
Il sopraggiungere della cattiva stagione concedeva agli uomini della difesa costiera fi nalmente un alle ntamento della vigilanza. La pausa, lungamente attesa, si spendeva per lo più per rivedere le famiglie o la stessa Roma. Occorreva comunque un esplicita licenza: "IJl.mo ... Per esser nel cuor del l' inverno, ne v i essendo alcuna novità. vivendosi in questa Città con ogni quietezza vengo a sup. re V.E. comp iacersi honorarmi di li centia di arrivare a Roma per alcuni miei in teressi. che ne restarò alla benignità di V.E. etern o obligo, menfre con ogni hum iltà bagio a V.E. reverentarnente le mani. Terracina 10 X bre [d icem bre ] 1635 ...N ico lo B i sentio" 03s;_
A primavera inoltrata ricomparivano puntuali le galere di Biserta, in genere preannunciate dalle terribili notizie del loro passaggio :
B.A.V., Barb. Lat. 9338. B.A. V.. Barb. Lm. 93 I 9, 37 B.A .V., Barb. Lat. 93 19, ,s B .A. V., Barb. Lat. 93 I 9,
15 1 ''
f. 71. f. 27. f. 38.
f. 39.
~ìJiagge e soldati
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"Ili.mo... Do parte a V E. come le galere de bisena han no preso doi terre in Calabria una terra se domanda asciotta [Pisciona] e laitra centola [Centola] e dicono che hanno habrugiato ogni cosa e che habbian fatto gran quantità de schiavi e hier sera tornò un giovane de Nelluno da Napoli e rni delle nova che le delle galere che la sera antecedente fu viste sopra a proceda [Procida] e che a gaiel.a ['Gaeta] se stava con gran vigilam.a... hoggi conversavo con un padron de felluca che viene da Napoli e mi ha dato la nova che questa nova habbia sentia a gridar verso sperlonca [Sperlonca] e tiene per securo che le due galere sia à punto io non manco usare ogni di ligenza per ben guardare questo porto et ho forzato le guardie ... Le galere son sci grosse con doi arbori ... et una galeotta il generale che comanda... se domanda mamet rais ... Nettuno 3 giugno 1640''(19>.
Un paio di settimane dopo la squadra delle set.te unità bisertine, sull'albeggiare, entrò nel raggio balistico d i torre Astura. Nonostante .le cannonate, forse per la ressa d'imbarcazioni in zona, i barbareschi riu scirono comunque a catturare una polacca, intenta a caricare non lont.ano. Il suo equipaggio al profilarsi dell'abbordaggio si rifugiò lestamente all'interno della torre: la preda però dovette rivelarsi d' infima qualità e fu data perciò alle fiamme. Ecco la relazione dell 'azione narrata dal castellano di torre Astura: "Hl.mo.. .
Questa matina sul far del giorno si sono scoperte sopra la torre Astu ra sette Galere Barbaresche et da la torre si è stato sparato alquante cannonate con tulto ciò han presa una polacca genovese che caricava tavoloni per Genova ..., l'han no disarmata et poi li han no dato focho et l' hanno ab rociata, ma li marinari si son tutti salvi nella detta Torre, sie li 15 hore hanno fatto vela et si ne son ven uti a questa nostra - io non ho mancato avvisar tempo e armar tulta la terra et rnandar la cavallaeria fora per irnpedir isbarghio, la fortezza ha fatto l'istesso condurre tulti genti den tro per difesa di essa et le Galere son venute quasi a tiro di cannone, se bene la fortezza li ha sparato doi cannonate.. . Li sui Officiali et soldati com'anco li soldati Corsi si sono mostrati tutti prontissimi ma le Galere non hanno havu to animo cli mostrarsi, con tutto ciò io non mi lìdaro et cerchero di srnre con la mia gente pronta per ogni acciden te potesse venire, non si mancherà <li fare ogni diligenza possibile per ben guardare questo posto. Le Galere son passate alla volta di ponente V.E. stia pur secura ... .. .Nettuno 17 giugno 1640-'''o)'·
Sebbene costituissero la stragrande maggioranza, tanto eia esserne universalmente sinonimo, i barbareschi non erano gli unici corsari che schiumavano il Mediterraneo. Sporadicamente anche unità francesi e britanniche si dedicavano alla losca attività e sembrano suscitare sul piano umanitario una maggiore repugnanza rispetto ai colleghi musulmani . Eccone una conferma: "Ili.mo ... signilìco a V.E. come hier sera verso il tardi una tartana francese smto san Lorenzo pigliò due fì luche di Sorenti una carica di carta e r altra di lino. La torre gli sparò rn ulti ti ri e li marinari si salvorno in terra che oggi vanno cercando la lemosina... <li Nettuno Ii tre di Aprile 1641 ... Paulo Emilio Novelli"(·11 1•
Non di rado, poi, i predoni del mare, d i qualsias i fede e bandiera trovavano proprio nei torrieri dei complici validissimi: «Ili.mo ... È arrivato oggi quà un Padrone cli barca Napolitana che se ne viene verso Rorna, et referisce che sta lui et la sua feluca in salvo vicino alla Torre detta Paola nel monte Circello venerdì mattina fu assaltato nella sua feluca da sei huo rnini armati <l'archibugi lunghi et corti, come fecero anco altre filuche et presero quattro marinari con molte minaccie se li condussero con loro in una loro Celuca osti le, li misero al remo et se ne anelarono verso l'Isola cli ponza; dice di più, che questi tali siano stati ricettati nella detta torra di Paola da qui li i soldati che la guardano Nettuno I 7 gennaro I 64 I ..,.n,.
Un'unica differenza sembra distinguere i corsari 'cristiani' dai barbareschi: il disinteresse per la cattura dei marittimi, mancando probabilmente un adeguato mercato dove venderli:
''' B.A.V., 8arb. Lat.. 9324, f. 4 4. B.A.V., Barb. Lat. 9324, f. 15.
00 '
11
'
2
B.A.V.. Barb. Lat. 9324, f. 51. l:\.A. V., Barh. LaL 9324, f. 59.
Lo difeso cos1iera <lei/o Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
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·'lii. mo ... Sahhato passato li 12 corrente giunse i n 4uesto porto una tartana carica <li men:an tie c he veniva da Gaeta e quando fu a santa severa incontrò una tartana ec una feluca de franzesi corsari quali sva ligiorno detta tartana gaetana di tutte le robbe che li sono piaciu te. Nell' istesso g iorno e loro li medesimi corsari presero una barchietta cli pesca tori a' quali levorno le reti eia pesca et. ad un al tra barca genovese carica d i g rano pigliarono la metà del loro carico e la lasciarono andare al suo viaggio. Ho vol uto del tu tto darne parte a V.E... C i vi ta Vecc hia 15 aprile 1642 Giuseppe Mactei''<·•1 >.
Gl i interventi delle torri nonostante tutto si confermarono fondamenta'li per contenere gl'insulti corsari, tenuti a bacia soltanto dai loro cannoni : "Il i.mo... l\il'avisa il custode della Torre /\stura. che questa nolte passata sia scata data la carica. cl gra n caccia a una feluca ca ri ca <li mercanc ia da un vascello de Corsari sino so tto la detta Torre dove si è salvata per il tiro d i can none sparato a eletto vascello. quale dice non hanno potll to riconoscere di che sorte de gente fosse per la notte, mi dice anco che dopo il tiro ha fat.lo il solico segno con il foco per aviso all'altre torri. dalle quali g li sia stato risposto. ecce tto che da ques ta Rocca d i Nettuno, che g li è più vicina delle altre, per non essere più <listante cli cinque miglia; co nche reverentemente inchinandomi a baciare le sacre vesti di V.E. facc io li hurnilissima el profondi ssima reverencia. Di Nettuno Ii 5 marzo 1643 ... Isidoro Vecchiotti."i·H>.
Come nei pressi cli Nettuno anche vicino a Civitavecchia le pattuglie a cavallo perlustravano, notte dopo no lle, le spiagge rincorrendo le segnalazioni delle torri . Alcune volte però esigenze interne distraevano dal loro compito i militari, i cui uffic ial i sembrano larvatamente contestare tali ordini: "Cornmissari o e quindi Govcr. delle armi di Corneto nel Patrimonio cli S. Pietro 9 luglio 1643- I 9 marzo 1644 Hebbi hicr lettere del Sig. r Abbate de Castelvillano che c'era ordine eia V.E. che deveasi marciar al la volta dell'esercit.o una Compagnia de Dragoni composta dc tren ta soldati in circa che qui si trova, e quale io credevo servirmene in ques ta spiaggia che benché sia del tulio guardata, niente di meno per esservi vicino a Montalto sito assai perico loso per sbarco dc vascelli li havevano assegnato quel posto co me il più importante per il che sarebbe necessari o haverla in queste parti ma se però V.E. comanda ad un mio minimo cenno sarà pronto all'ohbeclien tia. Qui si conti nuano le solite diligentie stando tutta la Cavalleri a la noue a batter queste spiagge et. hieri verso le vinti hore venne a ricovrarsi sotto questa torre cl i Corneto una lì luca vinuta da Malta, portandone anco un Cavaliere e di versi passeggeri dicendo che verso Nelluno le Galere cl i B isetta gli havcvano predata la lor Conserva carica d'altra e tanta gente e cl'al tre robbc che devevano anelare a Roma, per fa r present.i a diversi Emin. mi Cardinali e su le ouo hore e parti ta verso Genova. Questa mane anco su le secldici e passato quattro miglia in mare un Brigantino armato alla Barbaresca verso Civita Vecch ia al quale tutt.c queste tOITi tirorno un mortalct.t.o con far anco le fumate per avvisarne delta Civita V.. Se succederà altro dc nuovo ne darò puntualmente ragguaglio a V.E. havendosc dc già avisato <li questo particolare il Sig. r ;\ bbate di Castelvillano et a V.E. facc io humilissirna reverentia. CornelO li 9 luglio 1643 Gio. Ba tti sta A lborgheui" '"".
La pronta e dura risposta ciel governatore troncò ogni titubanza, privando però la spiaggia della sua indispensabile sorvegl ianza: 'Al Sig. r Gio Battista A lborghetti M i ragguaglia V. E. con una sua dc 9 Corren te clell'orcli ne havuto dal sig. r ;\ bbate di Cas tevillano Govcr. rc cieli ' Anni cl i Codesta Provincia. d i inviare alla volta dell'esercito una Compagnia di Dragoni, che costà si trova nel quale proposito devo dirle che V.E. farà benissimo a mandarla conforme gli è stato significai.O <lai med. mo Abbate, i cui cenni dovranno in avvenire eseguirsi co n ogni prestezza senza attendere eia me al tri ord ini particolari ... Roma li 12 lug lio 1643"'"'".
La motivata contro ris posta dell ' ufficiale non si fece attendere, ribadendo le giuste perplessità sul provvedimento:
' ' 13.A. V.. Barb. Lal. •·• B .A.V., Barb. Lu t. • ! B.A.V.. Barb. Lat. "'' B.A . V., Barb. Lat.
9343, f. 71. 9324, f. 60. 9374. f. 20. 9374, l'. 21.
Spiagge e so/doti
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" Emint.mo Rev.mo... La Cornpagnia cle Dragoni che V. e mi comandò marc iare dc g ii.1 sarà giunta all ' eserc i to e se ne diede parte a V.E. prima partisse, fu D'ordine del sig. Abhate Ca stel vi llano. qual mi fece intendere che stante il bisogno c he ne havevo in queste spiagge prima di privar mene ne cles ·i ragguaglio all ' em in. V. I.a non g ià che non m i fusse noto come elevo obbed ire a cenni ciel mio dello sig. ,\bhate. Hier macina fu scoperto un bri gan tino francese il qual ve nne alla vol ta nos tra dove predò una filuca carica de vino al faime l'vlastra e g li huomini cli eletta filuca si sa lva rono da noi a nuoto al favor del ca nnone della torre di Corneto e dell a nostra Cavalleria mellendosi po i il detta Brigan tino in mare, pi gliando anco alla nostra v isca un altra barca anco di v ino, dove che poi si dice che uscisse una Galera da C i v i ta Vecchia dal farsi notte e pig liarno i l Brigantino e la preda del le due fe luche. Habbiarno anco scoperto questa mane all'alba verso l ' A nzcdoni,t le sci (ìalerc tosca ne quale scorrevano ad investire un Vascello Genovese ca rico di ferracc io. dove han preso lingua se ven i vano altri legni eia Ponente, ri spondendoli il Padrone lo sapere lo han l asci ato. ritornando le elette Galere ali' A n,.edoni a suo (ìio Ballista Al hergheLLi"•Jl ,_
Sempre lo stesso ufficiale raggu agliava sulla inte ns issima attività corsara riguardante il settore cli s ua competenza: "Em inent.mo ... Hier matina alli 23 del co rrente si viddero de nuovo le sei.Galere Toscane venir eia L evante. e presero fondo doi miglia alla mare fra la Torri di Corneto e quella cli Bertall o. Gionsero anco a questa vo lt.i da Ponente quattro Ji luche che scoprendo elette G alere mostrorno di ritirarsi. dove che la Capi tana facendo vela verso cli esse furono costrette anelarle a trovare, e pi gliandone l ingua le l asciarono seguire il loro viagg io. In quel punto ven nero anco da Levante due pollacche quale passarno al la prua di dette Ga lere salutandole solo con lo stendardo seguirono il lor ca m mino: questa mane poi le dette Galere si sono inviate a remo su le IO horc verso Montalto. Furono falle le solite cl iligenz.e col far star la Cavallar ia su la Spiaggia in Ordinanza all a lor v ista notte e giorno, non potendovi a ·sister io in persona stando in letto ammalato, e dicono li medici per il sole preso c l'aque ca ni va e.li questi paesi. Spero però in Dio ricovrar in breve la pr istina salute qual tanto più la desidero quanto che mi farà stare in stato cli servir V. Ern in.za co n quel la fìdelt~1 e puntuali tà c he si r ichiedono alla Carica che m i ha onorato, et hurn ilmen te me g l' inc hino. Corneto li 24 luglio 1645 C io B atti sia A l borghetti'', " '.
Ed ancora altri avvistamenti e s barchi: "l ii.mo .. Questa mattina si sono scope,te in questa spiaggia cloi Galere che navigavano eia Ponente a Levante quali sono arri vate lino alli conlìni cli questo terri torio... e poi hanno dato volta et sono arrivali a Monte Cercello dove hanno dalO fondo dove si sono trattenuti sino alle 2 1 horc e poi hanno seguitato il suo viaggio per ponente non si può sapere quali siano... 3 agost.o l641 1èrraci na ... Isidoro Veed1iotti"'·"'i.
Quando possibile sulle segnalazioni delle torri uscivano le galere eia intercettazione, ma spesso iI provvedimento si rivelava tardivo: "Emin.a ... I-fieri a sera a vista della Torre di Marangone a largo quattro miglia eia terra un vascello di T urch i Ieee presa cl i cloi tartana pescatrici, et doi galere si m isino ... per usci r li contra, have nclo i marcato sopra cl i essi soldatesca ma il tempo non gli lo perm ise... 12 fe. o 1644'';5" '.
Epilogo I decenni si successero così lungo le spiagge pontificie, senza nessuna sostanziale alterazione. Gli eventi de lla Grande Storia ebbero certamente la loro riperc uss ione sulle strutture della difesa anticorsara, o più in generale costiera, ma dopo la 'burrasca' tutto tornava sempre come prima. Era anche questa una
11 •
B.A.V., Barb. Lat. "B.A. V.. B arb. Lat. J<> B.A. V.. Barh. Lat. 50 B.A.V., Barb. Lat.
9374. f. 22.
9374. f. 23. 9324, C. 6 I. 9347. f. 55.
La d(!esa cosriera dello Stato l-'011tificio dal XVI al XIX secolo
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conseguenza dell'anomalia dello Stato della Chiesa, dove più delle armi contava l'autori tà spirituale immutabile del suo Capo. Non però contro i corsari barbareschi che continuarono a flagellarne le coste, obbligando al mantenimento del dispositivo. Ecco, quindi, rer concludere, a d imostrazione cli tale assoluta invarianza, alcune ordinanze settecentesche relative al servizio nelle torri costiere: ·'EDITTO NICOLÒ NEGRO NI Arcivescovo ùi Sehaste. Castel lano cli Castel S. Angelo, Commissario Generale ciel Mare. Fortezze e Porti Mariuimi. e ·1esoriere Generale cli Nostro Signore. Essendoci pervenuto à notizia. che nelle Fortezze, Porti Marittimi, e Torri situate nelle Spiagge ciel Mare, ne quali devesi praticare un'esaua vigilanza, specialmente ne tempi presenti per li sospelli de Bastimenti nemici cli Santa Feùe, e che in maggior nu mero del consueto potranno in restare, e distu rbare i Mari, siansi introdotti divers i abusi colllarrij alla disposizione dc l3anùi generali. & alla disciplina militare: E volendo Noi per il nostro Ol'tìcio cli Commissario Generale del mare provedere à simili disordini, & inconve nienti con prescrivere un'adeguato regolamento per li Castellani, Torrieri. e Soldati. che saranno di presidio nelle medesime Fortezze. Porti Marittimi. e Tl>rri, col presente nostro Editto ordiniamo, & espressamente commancliamo: I - Che li Castellani. Torrieri. ò al tri Officiali di dette Fonezze. Poni marittimi. e Torri debbano invigilare. che li Soldati adempiscano à loro doveri, specialmente in far la guardia, ò Sentinella. tanto di giorno. che di nolle per il tempo, & ore prcscriueli, senza mai partirsi dal luogo assegnato sollo pena quanto alli Castellano e Torrieri della perdita della Carica, & al tre anche corporali a nostro arhi rrio, e 4uarno alli Soldati alla cassazione, e pene corporali come sopra. li - Che li Soldati debbano esser persone abili al servizio. ne sia lecito ad alcun Castellani, o e Torriere di mutarli, e servirsi iii loro luogo d·attre Persone di diversa sfera. e professione sotto le medesinie pene ollre la restituzione di quanto avranno indebitamente esatto per la 1rnga di quei Soldati. che dovevano effetti vamente ritenere. li i - Che Ciascun Castellano. e Torriere in occasione della Visita delle fortezze, e ·forri debba consegnare al Visitato e lede giurata di aver sempre ri tenuti l' istessi Soldati assegnatili, ò altri surrogati in loro luogo <li nostro ordine eia esibirsi. e lasciarsi poi al detto Visitatore nella nostra Segreteria sotto pena tanto al Visitatore. che mancasse di aver la sudct.ta fede. quan to alli Castellani, e Torricri sudctti, che non la consegnassero della perdita della carica, & altre ..inche pecuniarie à nostro arbitrio. IV - Che li castellani. e Torrieri siano obligati di ri tenere il numero preciso de' Soldati. che si troverà descritto nel le loro patenti senza poterlo in conto veru neo diminuire, né mutare sotto la pena, della perdita della Carica. della resti tuzione di tutto l'esatto indebitamente. e di altre anc he Corporali ~1nostro arbitrio. V - Che in caso d'inlè r111iti1d'essi 1orrieri, Castellani . o di qualche Soldato, debbano li Castellani, e Torricri sudc1ti ,Jarcene prontamente avviso per poter deputare altra Persona in suo luogo anche per modo di provisione secondo le circostanze dc casi sollo pena della perdita della Carica. VI - E siccome il maggior peso de' castellani. Torrieri, e Soldati sudetti deve consistere nell 'allenzione. e vigilanza al buon servizio; Così in caso cli qualche bisogno, ò scuoprimento de Legni Nemici cli Santa Chiesa dovra nno essere promi, e solleciti in darne il sol ito segno alle Fortezze, e Torri vicine. altrimente in caso di contravenzione, oltre alla perdita della carica, e cassaz,ione respettivamente de Soldati, si procederà alle pene corporali eia estendersi anche ii quella della vita secondo la qualità e circostan7.e de Casi. VII - Avertendo. che ne casi sudct.ti, non si arn meued1scusa, mà si procederà irremissibilmente. all'esecuzione delle pene sopra commin nate, e che li Castellani , e Torrieri sarnnno tenui i rendere li Noi strettissirno conto delle mancanze sopra desc:ri tle, per le quali si am metterà anche la fede d' un solo Testimonio, ò altra simile prova, che si stimerà suCtìciente secondo la quali tà, e circostanze cle Casi. VIII - Che il prese nte Editt.o debba tenersi affisso al Corpo cli guardia d.i ciascheduna Fortezza. e nelle Torri respcttivamente, acciocché li Castellani, Torrieri, e Soldati suddeui non possino allegare ignoranza cli quanto in esso vine ordinato. Dato dal palazzo della nostra solita Residenza questo 17 Marzo 1729 N. Acivescovo cli Sebaste Tesoriere. e Commissario Generale ciel Mare''''"·
Più dettagliala e minuziosa la regolamentazione generale del 1775: "Ordinanze pei Soldati delle Torri sul Mcdi terra neo Lazzaro ... Cardinale Pallavicini... L'Oggetto per cui si mosse con provvida cura la S.M. di Clemente XIV a dare con suo Moto Proprio dei 30 di maggio 1772 un nuovo regolamento per la migliore custodia delle Torri ciel Littorale Pontificio sul Mediterraneo fu quello d'assicurare l' importantissirno affare della pub blica Salute, la quiete dei Popoli, e J' inclenni ti1 dell' interesse Camerale. Ti.il oggello però affi nché ottenga effetto, considerandosi necessario della Santità cli Nostro Signore fe licemente Regnante intento a promuovere ogni vantaggio cle' suoi dilettissimi Sudditi, che r.utti quell i, ai quali è stata appoggiata la soprintendenza e l' immediata custodia delle medcs.imc Torri, corrispondano con esattezza al fi n contemp.lato, ci ha la San1.iti1Sua comando di pubblicare le seguenti Ordinanze e Leggi. che ha riconosciute opportune al hisogno. Inculchian10 pertanto e strellarnente ordiniamo a chiunq ue appartiene di osservarle, ed eseguirle con tutta l'accu ratezza sollo le più gravi pene, che piacerà a Sua Beatitudine d·esigere dai trasgressori.
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A.S.V.. Band.i sciolti, Serie I. anno 1729, ~O A.
Spiagge e sofdmi
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Ordinanze e Leggi per la Custodia delle Torri sul Mediterraneo - Le Torri della Spiaggia occiden tale da f-i urnicino a Montalto essendo state raccoma ndate alla Soprintendenza del Castellano pro tempore della Fortezza d i Civi tavecchia, e !'altre della Costa Orientale da quella d'Ostia alla Gregoriana al Castellano di Porto d ' A n:w, i due Castellani in compagn ia dell' Architetto Camerale a c iò destinato per se, o per mezzo d 'iiltro Of!ìziale, come viene prescrillo nell' indicato Moto Proprio Ponti ficio . 2 - Dovranno i soldati delle Torri medesime cl ' ognuno dei due Dipartimenti essere a11gre1rnti ai ri spetti vi Presidi di Civi tavecchia e d'Anzo. e da essi distaccarsi, e con essi ca~11biarsi. ~~ 3 - In og ni Torre (eccetl.Uate le cinque di S. Felice. alle quali è stata stabi lita una particolare proviclenza) dovendo sempre restare tre Soldati , uno dei quali facc ia da Capo, dovrà dai rispettivi Soprintendenti farsene l<.l scelta del Corpo del loro Presidio senza parzialità in modo che tu tti quelli, i quali s11ranno d' una età co nsistente e d i buona salute. abbiano più di un anno, dopo il quale torneranno al loro Presidio, o saranno mandati ad al tra Torre coll' avvenenza però che nella muta il Capo abbia seco i medesi mi Soldati dell' anno an tecedente. 4 - Avranno anche ri guardo i Sopri n tenden ti nella destinazione dei Soldati per turno al la qu<.ll ità delle Torri così per conto dell'ari a. come dei provenci; tanto che ogni Capo, e Soldato nella ocasione della muta con d iscreto equilibrio panecipi del bene e del male a vicenda. 5 - ;\rrivata la Guarni gione aù ogni Torre dovrà il Capo d 'essa prendere in consegna le Artiglierie, le A rmi, le M unizioni , e tutti gli altri attrezzi, che in essa si trov ino, e forrnarne un Inventario. e d 'esso dare copia sotto scri tta al proprio Soprintendente, obbligandosi cli rispondere della loro buona custodia e manuten,.ione. Una cop ia di detto inven tario dovrà poi dal Soprintendente rispetti vo passarsi al Commissari ato del Mare, ed altra alla Cornputesteri a Generale della Carnera. 6 - Colla scorta d'esso Inventario dovrà ciascun Soprintendente rincontrare nella V isita d ' ogni anno, se vi sia tuttociò che vi dev' essere: e riconoscere se !'A rtiglierie, le Arm i, le M unizioni, e g.li altri attrezzi siano ben tenuti e conservati; e se la Torre si trov i in tu tta pulizia: e alle mancanze, che trovasse, darà solccito riparo, e n' informerii poi rvl onsignore Comissario del Mare, il quale se ne farà dar conto dal capo. e il qu ale oltre d'esigere la reintegrazione lo punirà conveniememente delle cli lui mancanze. 7 - Il Capo d'og ni Torre dovrà in c iascuna seuimana fare rapporto cl i c iò che sarà occorso cl'irnportante, al suo Soprintendente, dal quale sari1 passata la relazione a Monsignore Commissario del Mare, per di cui rnezzo resterà intesa per le materie cli Sanità la S. Consulta, Monsignor Tesoriere per l'i nteresse Camerale, e per conto dc li· A nnona e della Grascia i rispettivi Prefetto e Presidente. 8 - Così il rapporto ordinario, come quello, che per qualche urgenza grave dovesse il Capo dar prontamente al suo Soprintendente, dovrà spedirsi per uno dei Soldati alla prossirna Torre. donde arà avanzato per un altro Soldato alla Torre seguente. e così da un all' altra sino al suo destino. Nello stesso modo si regolerà ogni spedi,.ione, che al Soprintenden te accada fare a qualunque Torre. 9 - Dovrà ogni Capo essere responsabi le della puli zia e custodia della sua Torre, e all'osservan za delle presenti Ordinanze così per se, come per i Solùati, ai quali dovrà comunicarle. e leggerle. come dovrà tenere un esemplare alla pubblica vista aflìsso alla Torre. IO- Sarà il Capo attenco a mantenersi I. a subordinazione dei Soldati. Useri1con loro buon modo; sarà discreto nel correggerli ; rigoroso nell'esigere l'adempimento del loro dovere. Veg lierà, che non bestemmino. che non parlino indecentemente, che non si ubbriachino. Si asterrà dal fare questioni con essi, né le permetterà fra loro, come non permettcri'.l g iuochi di qualunque sorta. I I - Non darà il Capo alloggio nella Torre a Persone inquisite, né a forastieri, o ad altri, che potessero essere sospetti. Non permelterà. che Donne di mala vita si fermino alla Torre. o nelle sue vicinanze. 12 - Nei casi cl i mancanze elci Sokbti dovrà il Capo farne rapporto al suo Soprintendente. Non potrà però gastig.1re alcun di loro di propria autori tà a riserva d i rnenerl o in arresto per darne immediata parte al Soprintendente. 13 - D0vr11 inoltre il Capo veg liare alla pulizia anche dei Soldati. ;\nderà facendo con essi il maneggio dell'Armi per co mune eserc izio. Ogni sabbato visi terà le Artiglierie e le Armi, affi nché siano tenute pulite. e rico noscerà se siano in buono stato, se abbi ano le loro cariche ecc . - e quando la Torre, o le A nni abbiano bisogno cl i qualche risarci mento. ne darù noti7.ia al Soprintendente. 14 - Potr;1 il Capo dare licenza ai Soldati d 'assentarsi uno per volta per andare alla Torre vicina o al trove: conché all'imbrunire della sera sia al suo posto. Disporrà, che uno d'essi vada a prendere così la provvisione per tutti al luogo il più co modo. come il soldo al sito dove dovrà essere somministrai.o o una volta al mese. e piL1 spesso secondo l' uso, che sarà nel suo Presidio. 15 - Finalmente i l capo sarti obbli gato ogni mattina all'alba cli fare una esatta scoperta al mare almeno per un·ora, onde osservare se vi siano Bastimenti, e se facc iano navigazione pulita; lo stesso dovrà fore a mezzo g iorno , ed ogni sera dalle ore 23 sino all'un ora incirca di notte. Dovrà poi subentra re a lui in guardia uno dei due Soldati sino alle ore 3 che se mai nel giorno si fosse veduto qualche Bastimento di cattiv11 naviga,.ione e sospetto, dovrà il Capo, o la Guardia fare il fuoco di frasche, cd un tiro cli cannone senza palla, ed ogni Torre dovr~t rispondere con lo stesso fuoco. e sparo, e mancando di rispondere tanto il Capo, quanto i Soldati saranno penati, e gastigati anche severamente con pene corporali .. enza che si richieda perciò la prova piL1stretta e formale quante vol te sunìciente si scorga la acquistata. Nella stessa guisa dovranno regolarsi tu tl i i Capi e Soldati delle Torri, e quando il sospello concepito contro qualche Bastimento fosse rn aggiorrnente Conciato, dovrà il soldato in sentinel la prolungar la sua guardia qualch'ora ol tre le 3 della sera, ed occorrendo si surrogherà in luogo del medesimo l 'altro soldato per le residue ore della notte. Deve inoltre av venirsi che ne.' sei mesi eia Aprile a tu tto Settembre essendo il tempo piL1 pericoloso. perc iù dovrà usarsi maggiore auenzione, e non trascurare le guardi e della sera, e secondo i I bisogno anche quelle della notte. 16 - I soldati dovranno avere tutta la subordinazione al Capo, eseguire quanto è stato detto e si d irà per loro nelle presen ti Ordinanze, e quanto sarà loro comondato dal Capo rn edesimo. Se si crederanno gravati ricorreranno al Superiore, ma dopo d'aver frattanto ubbidi to, così richieden do i l buon ordine. 17 - In caso di mancanza o d i delitto dovranno i Soldati esser levati dalla Torre e secondo la 4uali tà de' loro demeriti esser cassati, ed anche più severamente puniti da Monsignor Commissario del Mare; e quando la loro rei tà sia grave dovrà Monsignor Commissario procedere contro d i loro formalmente a tenor delle Leggi. 18 - I Soldati avranno l'Uniforme e per essere conosciuti e rispettati l'usera nno nell 'esercizio del loro impiego. 19 - Nel caso di malattia dei Capi e dei Soldati, si faran no passare dalla Torre allo Speciale del proprio Departi mento, e da questo in luogo loro sarà sostituito altro soggetto co rri sponden te.
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20 - Pel comodo dello Speciale ogni Capo e Soldato soffrirà la ritenzione mcnsuale che sogliono lasciare gli al tri del loro origi nari o Presidio, come soffri ranno la ritenzione per la Cassa cl i G iubi lazione. 2 1 - I Capi e i Soldati no n lascicranno mai abbandonata la Torre. né vi si troveranno mai in minor nurnero d i due, presc indendo da quel che esige il debito d 'ascol tare la S. Messa nei d i l'esti vi. 22 - Nelle Tenute, nelle quali si trovano le Torri non prenderanno alcuna ingerenza. né vi faranno alcun danno: né si rni schieranno alla Caccia. e nella Pesca. quando vi siano. 23 - In caso c he dai Ministri della giusti zia de· luoghi vicini. o dalla Squadra di campagna, o dai (ìuard iani del le Tenute rosse arresta to qualche delinquente o mal vivente. che per sicurezza fosse conclocto alle Torri . non ricuseranno cli riceverlo e d i assicura rl o. Il Capo ne darà parte al Soprintendente ri tenendo intanto in sicura custodia 1· arrestato, di c ui dovrà rendere strettissimo conto, per consegnarlo poi a ch i gli verrà indicato per ordine superiore. 24 - Le Guardie ciel g iorn o dovranno invigilare sopra dei Rastimen ti, ed osservare se facc iano navigazione pulita. escoprendo so tto il ti ro del cannone. o anche fuori. qualche Rastirnen to sospetto, dovrà ch iamars i all'ubbidienza collo sparo d'un mortaretto. poi con un tiro cli cannone senza palla. e Jìnalmente mostra ndosi perti nace nel disubbidire alla chiama ta. si sparerà con palla per sapere la loro provenienza e nazione, avvvercenclo sempre d i non res tare con l'arti glieria scarica: e succedendo asbarchi. il segno sarf1d i due ti ri di can none. 25 - Nel caso di scopri re 8as1irnenti sospetti, o le Galere e Navi Pomificie, per cui vada dato l'avviso alln spiagg ia, rarù dare i segni concertal i. trascurando cli dar questi. o di far le fumate, sarà il Capo gasti gato. 26 - Si pro ibisce strettamente ai cap i e Soldati delle Torri di dare pratica ai Bastimenti cli qualunque son a. che pro vengano da fuori cl i Stato. quando le Pa tenti non siano state ri conosc iute e lìrrnale dai Commissari cl i sani tù d'uno dei Porti cli Roma, Civi tavecchia, r: iumicino, Anzo. Nettuno, e Terrac ina, a tenore dell'Editto della S. Consult,1del 1739. rinnovato poi nel 177 1. sotto le pene co ntro trasgressori co mminate nel rn edesiruo Ed itto . Per rapporto alle Torri d i M ontalto e Corneto. ove suo l cari cars i Grano, dovrà usars i cau tela co i Rastimenl i. che approderan no alla loro spi aggia: rn a invece cl i spedire le Fedi di sanità in Civi tavecc~ia potranno spedirle al Poclesti1e Commissario di detti luoghi. acciocché le riconoscano, e d iano g li ordini opportuni, se debbano o no detti 8 asti111enti ammettersi a pratica, corne viene disposto al Cap. 4 del ci tato Editto della S. Consul1a dc 23 Novembre 177 1. 27 - Se però alcun Bastimento per tempo burrascoso o per altro accidente si ricoverasse sotto qualche Torre, e vo lesse quivi trattenersi. dovranno i Capi far porre la Patente in canna spaccala. e ri tenerla in luogo dove non possa ei a alcuno essere toccata: ed alla p,trtenza del 8 asti rnento restituir la Paten te pur con la canna, ed invigil,1rc frattanto che l'Equipaggio non co mmerc i con alcuno cli terra , al qual fine dovri1esser guardato dal Capo e dai Soldati ripanitamente cl i giorno e notte. 28 - Se alcuno dell' Equi paggio di qualunque Bastimen to o Barca tentasse <.li scender in terra senza la Fede di Sanità. o colla Fede, che non sia sw ta ammessa e lìrmata eia alcuno dei Commissari sopra i ndicati dei Porti Pontilìci, i Capi e i soldati dovranno impedirlo con tulla la for,.a a tenore ciel citato Editto della Sac. Consul,ta: e quando la loro forza non basti, ne darar1no parte al luogo più vicino per avere i l necessario aiuto. onde arres tare i disubbid ienti. ed impedire il commerc io co n quelli. co i quali avessero praticato. 29 - La stessa ç autc la dovranno usare co i Bastimenti c he approderanno alle spiagge. e specialmen te a quelle cli ;v tontalto e cl i Corneto per ca ri care Grano, o altri generi. avvertendo che oltre le redi cl i Sani tà abbiano le convenien ti licenze cli fa re i Carichi e lo stesso s' intenda per fare g li scarich i. 30 - Ai Navicelli, Feluche, Barchette Coralline, Tartane eia pescare, 13archelle e legni cl i qualunque sort.u che vanno avanti e indietro per la spiaggia Romana per no leggiare Grano, Ferro , Puzzolana, o altri generi. o per pescare, non dovranno i Capi e Soldati onninamcn tc permetLere a tenore del mentova to Editto delle S. Consulta cli sbarcare in terra Marinai , Passeggeri, o altre persone. o robe senza le redi cl i sanità e cl i ca ri co avu te in Ro ma. o negli altri Porti dello Stato summentovati: le quali Fedi pei passehheri si dehbano rinnovare ogni vo lta che porti no nuova geme. e nuove robe. e pei marinari e barcaro li ogni vo lta che tornino dopo essere usciti dal mare littorale Pon ti ficio : ed in caso di trasgressione incorreranno nelle pene dell'Editto medesimo . 3 I - Accadendo che un Bastimento o Schi fo, o altro legno carico o scarico. i l quale vcngu d i fuori cl i Stato con !Vlarinari e Passaggicri , .in tempo di burrasca investa in terra . dovrann o i Capi ecl i Solcln ti procur;1rg li e dargli ogni possibile aiuto per farlo salvare, osser vando bensì tu tte le cau tele di sanità. e ponendo una o due g uardie secondo le circostanze. affi nché ni uno resti defraudato; e saranno inoltre tenuti d i ragguagliare il rispettivo Sopintendente per ricevere le opportune istru,.ioni a tenore deg li ordini, che verranno dati dalla S. Consulta, alla quale ne sarù data parte. 32 - Quando poi accadesse. che qualche Busti mento. o Schil'o, o al tro legno carico o scarico venisse dal mare trasportato a terra senza padrone, come pure se fossero dal mare gettate sulla spi aggia robbe provenienti da qunlche Bastimento naufragato, dovranno i Capi e Soldati procurare d i recuperare tanto il Bastimenl<.>, quanto le robbe, osser va ndo le so lite cautele cli sanità, e ri tenendo il tutto in esatta custod ia. e renderne subi to cerlorio il proprio Soprin tendente. da cui a misura de' casi e delle circostanze se ne dovrù dar parte alla S. Consulta per riceverne g li ordini della medesima; e quando si verrà alla rcsti tu,.ione delle robe al proprio Padrone, se comparirà. e darà segni e contrasegni g iu ·ti, dovr~t rilasciare il terzo ciel prezzo er esse robe olLre l' irnporto delle Guardie, che saranno state poste. oltre le debi te spese occorse. 33 - Dai Bastimenti. che per qualunque accidente si ricove reranno sotto le Torr i, o ncll'adiacenze di loro g iurisdizione. non potran no i Capi far mai pagarne 1·Ancoraggio.che sar~t sempre cl i pertinenza del Principe, e che si pagherà dove sarf1 ammessa e fi rmata la Patente cli Sanità: ma suranno contenti di quel piccolo emolu men to . che sarà stabi li to in Tariffa a parte cl i queslo rneclesimo giorno. 34 - Saranno i Capi e Soldati tenuti a vegliare con somma attenzione, che non seguano di contrabando estrazioni di grano, granturco. legumi, sego, sale, legnami da cos truzione. legne da passo. carbone, comcstibili, e d'altri generi. pei quali si richiede Licenza in iscritto, che dovrà sempre esibir i spedila per gli atti d ' uno dei quattro Cancellieri e Segretari della Rev. Camera, e sottoscritta dal rispettivo Superiore a cu i spetta d'accordarla. a tenore dell 'Editto ... dei 22 Maggio 1748, e ri conosciuta e fi rmata da Monsignor Comnmissurio del Mare. il che però non s'intenda degli ordini, che d irettamente saranno dati per lettera eia :V1onsi gnor Tesoriere Generale. Saranno tenu ti ancora d ' invigilare. che nessuna Barca, Feluca, Tarta na. e qualsivoglia Bastimento possa sotto qualunque pretes to nella Spiaggia ciel Mediterraneo dalla Torre Gregoriana si tuata al di là da Peschio Montano e Monte Circeo sino alla Torre cl i Montal to cli Castro ed alla Casetta della Graticciata. dov'è la guardia de· Soldati scaricare mercanzie. rnani fatture. sali in pietrn, e prodot.t.i foras1ieri cli qualunque son a soggelli al pagamen to~clelle Gabelle. eccetto che ne' soli Porti
Spiagge e soldati
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di Civitavecchia, A nzo Fiumicino. e Terracina; e siccome sarà premiata la loro diligenza nello scoprire e fer111are i contrabancli. così saranno essi severamente puniti. quando siano trovati complic i di simili attentati. o trascurati ad imped ire gli accennati vietati scarich i. e all'adempi111ento di tutti g li altri loro doveri. 35 - Qualsivoglia lcgna111e da costruz ione o dell'Arsenale di C ivitavecc hia. o provenien te eia Anzo o da Fiumic ino, che per burrasca venga gettato al Lido, saranno tenuti i Capi d i ricuperarlo e di custodirlo: dandone parte al proprio Soprintendente ad effet.to che sia resti tuito a quel luogo. dal quale fu d istaccato. 36 - Se le Tartane o Barche eia pesca peschera nno a coppia ne' ternpi . ne· quali non è ciò permesso, per fa rli desistere dovranno i Capi fare sparare un morta relto, ind i il cannone senza palla, e non ubbidendo, si sparerà il cannone con palla. 37 - Dando fondo sotto qualsi vogl ia Torre. o alle spi agge subordinate, i Bastimenti pagheranno sendo la q ualità loro ai Capi e Soldati il corrispondente emolumen to. che viene prescritto in una Tari ffa a parte. che si da in questo 111e<lesirno giorno. 38 - Se per tempo burrascoso o per altro acciden te fosse ro costretti i Bastirnen ti a levarsi dalla Spiaggia, ritorn ando poi per terminare i l carico o scarico, non saranno obligati a nuovo pagamento nem111eno per la revisione della Paten te, quando non fossero uscil i fuori cie li· acque Pon ti fic ie, o non fossero passati quaran ta g iorni. 39 - Per la guardia che i capi e i So ldati siano in caso <li fare ai Bastimenti che provenendo cl i fuori d i Stato o per burrasca o per altro accidente diano fondo sollo le Torri senza aver prima avu ta pratica in uno de' Poni Ponti fici sopra nomirwti, ogni Bastimento pagherà baiocchi 30 al giorno, e bai . I 5 per ogni giornata e non più così per 1.1 110 corne per più soldati. 40 - Non potranno i Capi e Soldati pretendere né domandare Pesce ai Pescatori che si accosteranno alle Torri per Jàrne loscarico; e si collera solamente che ricevano q uella qualunque por7.ione che sarà loro o!Tena spontaneamente e data della loro Pesca. 41 - Dai Pescatori de' Trabaccoli Camerali non solamente non dovranno ri scuotere alcuna porzione cl i pesce, ma neppure alcun emolumento né per la revisione delle Paten ti, né per ogni altra opera, che per essi dovessero impiegare in qualunque accidente; poiché essendo essi Trabaccoli cl i pertinenza della Rev. Camera dovranno godere d ' ogni privilegio ed esenzione. 42 - Tu tti gli emolumenti per la revisione delle Patenti. e per Je' Cìur<lie. il Pesce spontanemaente dato. ed ogni al tro profi LlO dovranno ripartirsi fra i l capo e i Soldati: in modo che dove siano un Capo e due Soldati la metà di tu tti g li emolumenti spetti al Capo, l'altra metà si divida ugualmcnt.e fra i due Soldati: e dove siano un Capo e tre Soldat.i, un terzo sia ciel Capo. e gli altri due ter zi si partiscano tra i tre Soldati, e la stessa proporzione serva per ogni altro minore o maggior numero . Avverta pertanto ognuno cl i fedelmente eseguire quanto per le prese nti Or<linaze viene prescrino. e con esattezza proporziona ta ali' importanza deg li Oggetti, a cui sono <lirette: altrimen ti co ntro i trasgressori si procederà non solo alla loro cassazione. ma ad al tre gravi pene ad arbitrio di Sua J3ca ti t.udine. Dato dalla Segreteri a cl i Stato questo dì primo di Giugno 1775. L azzaro Opi zio Cardinal e Pallavic ini"''~'.
La corsa barbaresca scomparve all'indomani della conqu ista francese di Algeri del 1830. Alcuni decenni dopo anche la ri levanza territoria le dello Stato Pontificio scomparve. La stessa palude finì per scomparire agli iniz i del secolo successivo. TI contesto storico e geografico nel q uale si è dipanata la nostra ricostruzione mutò, pertanto, radicalmente in breve tempo: estrem i testimoni le torri sopravvissute, al mare, alle guerre e soprattutto al saccheggio, non corsaro però ma cementizio, delle coste.
,: Il documerno citato è tratto eia G.M . DE Rossi, 'forri ..., ci t.. pp. 296-301.
INDICE DEGLI AUTORI CITATI
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INDICE TOPONOMASTICO
Abrll7.ZO 19 Acri 33 Adrianapo li 33 Africa 12, 21 Albania 35 Alessandria cl'E. 21 Algeri 20, 86, 105, 141 , 343 Alpi 9, 12 Alsiurn 191, 192 Amalfi 30 Ancona 16, 17, 20, 21, 45, 80, 81 , 83, 87, 125, 127, 128, 129, 13 1, 133,2 18,322, 326 Anzio 289. 294, 333 Appennino 19 Ardea 221, 222 Ascol i 17 Astura 29 1, 293, 329, 337 Atene 94 Avignone 21 Barberia 218 Bari 21 Bisanzio 10 Biserta 106, 107,138,246,332,334,335,336 Bologna 326 Bracciano 186 Brindisi 35, 36 Calabria 29 Camerino 326 Campagna 39 Campan ia 29 Capri 204 Capua 30 Caserta 133 Catalogna 216 Ceprano 328 Cerveteri 257 Cerv ia 322 C ipro 2 1, 33 Circeo 204,219,225,302,308 , 310,336,337 Civitavecchia 16, 21 , 30, 45, 80, 81, 83, 84, 85, 86, 87, 89, 91, 92, 93, 94, 102, J.03, 104, 105, 106, 107, 108,109,1 13, 115, 118, 12 1, 122, 125, 129, 138, 142, 156, 168, 191 , 192, 193, 196,245,250,327, 336, 338 Clissa 13 1
Colli Albani 17 Comacchio 15 Corneto 238, 239, 240, 24 1, 243, 245,327. 338 Corsica 12, 21, 328 Costantinopoli 3 1, 34, 35, 36, 81,137,2 15 Dalmazia 12 Diano Marina 85 Durano 35 Fano 17 Fermo 17 Ferrara 17, 326 Ficole 322 Firenze 38, 93 Fiumicino 150,268,269.272, 273 Fondi 318,320 Forlì 38 Francavilla 2 19 Francia 39 Gaeta 30, 45, 208 Gallia 12, 21 Genova 3 1, 34, 35,106, 216 Gerbe92, 135,137,143,145,152,215, 299 Gerusalemme 21 Gibi lterra 2 I 6 Giglio 142 Grosseto 19 Illiria 12 lmola 38 Ladispoli 255 Laz io 326 Lernno 35 Lepanto 70, 120, 145, 163,215,308 Liguria 12 Loreto 326 Maccarcsc 263 , 266 Madrid 8 1, 224, 326 Magonza 127 Malaga 216 Malta 8 1, 109 M.arche 16, 38, 326 Massalubrense 135 Mediterraneo 21, 3 1, 35, 36, 78, 81,107,145 , 215 Meheclia 31 Messina 127, 128, 215 Milano 38
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Minturno 198 Miscno 79 Montalto 233,237.238 Monte Argentario 88, 89 Montecassino 198 Monte S. Giovanni 326 Napo li 10, 30, 39, 45, 77, 81, 84, 127, 128, 154, 156, 193, 198, 209. 214, 216, 218, 220, 240, 291,307,320,326,328,329 Nettu no 17, 60, 63, 68, 70, 75 , 86,137,22 1,289, 290, 294, 295, 297. 328, 329, 330, 332, 333, 334,338 Ninfa 12 Ostia 22, 41, 42, 44, 46, 47, 48 , 51. 52, 63. 83, 84, 88, 94, 150, I5 I, I 67, I 68, 272 Ortona 219 Otranto36,37, 41,44,46,47,83,87, 107,168.186 Palermo 215 Palmarola 204, 305 Palo 106, 19 1, 192, 193, 196, 197, 255 Pantelleria 21 , 31 Perugia 14 Pesco Montano 198, 208,209,212, 2 14,215,314,317 Pesaro 17, 38 Piombino 19 Pisa 31, 152 Poitiers 2 I Ponza 204, 289, 305 Porto 22 Portonovo 322 Pozzuoli 79 Pratica di Mare 274 Provenza 2 1, 216 Puglia 20, 29, 45 , 47, 155, 218 Pyrgi 18 l Ravenna I O, I5, 17, 38, 231, 322 Reggio Calabria 45 , 332 Rimini 17
La difesa costiera dello Stato Po111ificio do/ X\!! o/ XIX secolo
Rodi 33, 107, 108, 130 Roma 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 19,21,22,28, 29, 34, 37, 38, 41, 42, 44. 46, 8 1, 85, 89, 94. 101, 106, 107, 115. 122, 13 1, 139, 140, 141, 142, 145, 149, 150, 151, 152, 154, 160, 163, 192, 208, 209, 2 I6, 221, 222, 239, 263. 326, 335, 336.337,338, 339 Romagna16.38,326 Ronciglione 176 Sabaudia 299 Sabina I9, 39 Salerno 30 Sarnotracia 35 S. Maria di Leuca 218 Santa Marinella 168,174.180, 181,183, 186, 19 1 Santa Severa ]8 1, 186, 187,189, 190.191,255 Sardegna 12, 21 ,224 Savona 85 Senigallia I 7, 20 Serracapriola 2 19 Sicilia 12. 21, 29, 31, 77, 8 1, 106,216,224 Sorrento 137 Spagna 2 1, 105, 107,215,216 Spa lato 13 1 Sperlonga 332 Tagliacozzo 291 Tarquinia 239 Terracina 88, 89, 198,204, 208,209,214,313, 314, 318,32 1, 328,331,332.334,339 Toledo 2 1 Toscana 16 Traetto 30 Tunisi 20, 92, 135, 141 Umbria 16. 326 Urbino 326 Valona 36, 47 Velletri I 7 Venezia 17, 34, 36, 38, 39, 45, 8 1, 228, 322, 328
INDICE ICONOGRAFICO
I - Lo Stato Pontilìcio nel 1454 ........ ...... .. .. .. ........................... .. ....................... ....................................... 11 2 - Ruderi di Ninfa (Lt) ...... ....... ..... ...... ........ .... ......................... ......... ....... ...... ............ ..... ..... ..... ... ......... .. 13 3 - Pesaro, i I castello ... ................ .......... .............. ........... .... .................... ..... .... .. .. ........... ........ ... .. ............. 18 4 - Senigallia, il castello .............. ...... ... .. ................. ..... ... ............ ...... ......... ...... ... ....... ................ ... .. ....... .. 18 5 - Porto d ' A.sco li, la torre .............. .................... .. ...... ... .. ......... .. ............. ..... ....... .. .. ........... .... ....... ... .. ..... 19 6 - Pratica di l\llare : Ja fortezza .................... ....... .... .. .. ......... .......... .... ........ ................... .... .................... .... 20 7 - Ostia, resti delle fortificazioni allomeclicvali .. .. ............ ........... .... .... .. ... ................. ... .. .... ... .... ............. 23 8 - Roma, l' attuale basilica di S. Paolo ...... ....... .... ... .. ................. ........... .... .. ...... ........ .. ..... ........... .. .......... 23 9 - Roma, dettaglio mura aurelia ne ...... ... .... ......... ........ .......... ... ......................... ........ .............. ... .. ...... ..... 24 1O- Roma, la cerchia leonina in un affresco ................ ....... ....... .. .. .... .......... .............. .. ................. ... .........24 11 - Roma, dettaglio mura aureliane ... .............. ... .. .. .............. ............... .. ........................... ... ...... ....... ..... .. .25 12 - Roma, torre della Radio Vatica na ...... .. ........ ..... ... .. ..................... ......... .. .. ..... ...... .......... .......... .. .... ......26 I 3 - Ron1a, torre S . G iovanni ............. .... .... ..... .. ........ .............. ... .. ... ....... ..... .... .. .. ..... ..... ..... ... ........ ..... .. ...... 27 14 - Ron1a, castel S . Angelo ........... .. .......... ....... .. ............. ... .. .......... ... .. ...... .... ...... ... .... ................ .. ...... ....... 29 I 5 - Otranto, scorcio delle fort ificazioni aragonesi ... .... .. ....................... ................. ......... ...... .... .......... ..... 36 16 - Ostia, le fortificazioni del borgo ......... ........ ....... ......... ....................... ..... .. .............. ...... ...... .. ........ ......42 17 - Ostia: il mastio della rocca ... .......................... ....... ... .... ...... .... .. ........ ....... ........ ... .. .......... ... .... ............ .43 18 - Ritratto di Giulio Il .. ......... .. .. .. .. ......... ... ...... .. ....... .. .... .... ..... .... ..... ............. ... .. ......... .. ... .......... ... ......... .46 19 - O stia: panoramica della rocca .. .................................. .. ..... ....... ...... ........... ...... .. ...... .................. .... ... . .48 20 - O stia, dettagl io fia nchetto baluardo ...... ........ ....... ...... ............ ........ ..... .. .. ... ....................... ..... ........... .. 49 2 1 - O stia, fossato e rivellino della rocca .................... ............... ............. ...... ... .. .. .. .. .. .. ... .. ... .. .. ................. .50 22 - Planimetria della rocca d'Ostia ..... ............. .... ...... ... .... .......... .... ............ .... ........... ... ................... ..... ... 50 23 - Ostia, scorcio feritoie della rocca ......... .......... ..... ....................... ... .. ... ........... ....... ...... .. ... .. ..... ....... .... .53 24 - Ostia, innesto torrione-corti na .... ... .... ... .. ........... ... .............. ............... ......... ........ .............. ...... .. .......... 54 25 - Ostia, dettaglio rivellino .. ......... ...... ........... .... ......... ..... ...... ......................... ........................ ..... ........... 55 26 - Grafico settori defi lati .......... ................... ........ .... ...... ..... ... ... .... .. .. ................ ... .. ... ....... ............. ........... 61 27 - Forte di Nettuno, planimetria ...... ........ ........... .... ........... ............... ... ... ................. .... ... ... ... ...... ... ... ......62 28 - Forte cli Nettuno, scorcio aereo ...... ........ ....... ..... .......... ... ............. ........ ... .. ............... .. .. ...... .... ..... ..... ..64 29 - Forte di Nettuno, scorcio aereo ........ .... ... .... ........... .... ......... ..... .. .......... .... .......................... ....... ......... 64 30 - Capua, forte di Carlo V ...... .. ..... .. ..... ...... ..... ..................... ............... ............ .. ..... ........... ........ ....... ... ... .. 65 3 1 - Nettuno, panoramica del forte ...... .... ............. .... .. ... .... ........... .. .... .. .. .... ... ... .... ... ........ ... ....... ........... .. ... 65 32 - Nettuno, dettaglio forte ... .............. .... ...... ...... ....... .......................... ..... ........ ....................... ........ .... .... .66 33 - Nettuno, dettaglio forte ....... ... ............. .... ...... ........... .... ..... .. ....... ............. ... .. ... .... ........... ....... .. .......... ..67 34 - Nettuno, dettaglio forte .. .... ....... .. .. ............. .......... .. .......... .... .... ......................... ..... .. ..... ........ ..... ......... 68 35 - Planimetria forte d i Nettuno ....... ......... ........ ... .... .. .. ............... ...... ...... ............ ..... ... ..... .............. ... .... ... 69 36 - Nettuno dettaglio forte .......... ..... ..... .. ... ............. ........ ....... .... .. ........ ........ ........... ...... .... ..... ....... .. ...... ... .69 37 - Ne ttuno, la cerchia bastionata .. .. .. ........ ............... ........ ... .... .... ............ ...... .............. .. ....... .... .......... .... ..71 38 - Nettuno, torre della cerchia medievale .... ..... ..... .. ........ .. ..... ... .... .... ... ............ ....................... ... .... ...... ..71 39 - Nettuno, torre della cerchia med ievale ........ .... ............. ..... ........ .... .... .... ....... ...... ... .. .... .............. ......... 72 40 - Nettuno, torre della cerchia medievale .... ....... .. ........ .... .............................. ......... ..... ..... .......... ........ ...72 41 - Ritratto di Paolo III ... ....... .... .. ............. ... ...... ........... ........... .... ................... .... .. ... ......... ..... .... ...... ... ...... 80 42 - La piazza di Civitavecchia ..... .. ......... ........ ................ .... ................. ....... ......... ...... ..... ........... .......... ... ..82 43 - Civitavecchia, fort ificazioni medieval i ........... ..... .. ........ ..... .. ...... .. .. .... ....... .... .... ......... ... ... ....... ..... ...... 83 44 - Civitavecchia, panoram ica della fortezza ..... ....... .. ... ........ ..... ......... ................................... .... ...... .. ... .. 86 45 - Schizzo della fortezza di Civitavecchia ............... ........ .. ... ... ..................... ..... ........ ............ ... ........... ...93
352
La d(fèsa costiem dello Staro Pontificio dal XVI al XIX secolo
46 - Planimetria del forte di Civitavecchia .. ... ... ...... .............. .... .............................. .... .............................. 95 47 - Planimetri a del forte di Civitavecchi a ....... ... ................ .... ....... .. ....................... ... ... ....... ...... ... .... ........ 95 48 - Planimetria del forte di Civitavecchia ..... ... .... .... ..... ... ... ...... ....... .. .. .......... .... .... ........ .. ......... ... .... ........ 96 49 - Planimetria del forte d i Civitavecchia ....................... .. ....... .. ... ..... .... .. .. .. .. .. .. .......... ..... .. .. .. ........ .. ..... .. 96 50 - Civitavecchi a, dettaglio del forte .................. ......... ...................... ...... ........ ...... .. ................ ... ........... ...97 51 - Civitavecchi a, scorcio cortina del forte .............. .. ............. .. ...............................................................97 52 - Civitavecchia, dettaglio torrione del fo rte ....... ....... .... ............... .... .......................... ... ............ .... ........99 53 - C ivitavecchia, dettaglio torrione del forte ................................. ......................... .. ....... ............... ...... ..99 54 - Civitavecchia, imbocco darsena ........................... ..... .... .... ....... ............ ....... .... ................................. 100 55 - Civitavecchia, scorcio della darsena ........... .. ................. ... .. ....... .......... .. ............. .. ............................ I 00 56 - Civitavecchia, torrione fora neo ........... .. ........................... .. .......... ... ..... ... ...................................... ... I 08 57 - La pia7.7a di Civitavecchia, grafico computerizzato ...... ............................. .. ...... .. ............................ 109 58 - C ivitavecchia, torrione della cerchi a .......... .. .. .. ............. .... .......... .. ....................... ...... .............. .. ...... 11 l 59 - C ivitavecchia, spi golo di un bastione .. .... .. .. .. ... ... ..... ...... .......... ............... .......... .. ..... ........................ 11 l 60 - C ivitavecchia, resti dell a cerchia ......... ......... .......... ... .... .... ..... ...... ... .... .... ........... ...... ....... .. ........ ....... 112 61 - Civitavecchia, monumento a Guglielmotti .......... ...... ....... ... .... .... ... ... ... .. ........ .............. .............. .... .. 112 62 - Ci vitavecchia, la fo rtezza vis ta dal Grillo ....... ....... ........... ............... ......... .. ........ ........... .... ......... ...... 11 7 63 - Planimetria cronologica fortificazioni di Ancona ......................... ... .... ... ... ......... ................... .. ..... .... I 26 64 - Ancona, scorcio delle mura medievali ........................................................ .... ... .. .................. ........... 128 65 - P ianta cinquecentesca di Ancona .. ............. .. ................. .... .................. .. ...... ...................................... 130 66 - Ancona planimetria della cittade lla .......................... .......................... .. ...... ................... ... .. .............. 132 67 - Ancona, ingresso de lla cillaclella ............... .. ...... ........................ ................ .... :... ............... .. .............. 132 68 - Ancona, il lazzaretto pentagonale ............... ....... ............... .......................... ........ ............... ............... 133 69 - li forte dell' isola di Gerba .......... ................................................. .............. ........................ ............... 136 70 - La sp iaggia di Massalubrense .................................. .. ................. .. ............. .. ..................................... 136 7 1 - Roma, bastione di S. Spirito ...... .. ... ................................................... .. ...... .. ..................................... 142 72 - Ritratto di Pio IV .... .... .. .......... .. .. .. ........ ....... ... ..... .... .. ...... .. .. ............................................................ . 144 73 - Roma, scorcio del ' corridore' .. ... ................... .. ... .. ........... .. .. .. .. .. ................................ ...................... . 144 74 - Roma, scorcio delle mura lungo il colle Vaticano .... ..... .... .... ... ................. .. ...... .. .. .. ....... ... ...... ........ . 146 75 - Roma, altro scorcio de lle m.ura rinscimentali ........ .. .. .. .. .. .. .. .. ... .. .. ................. .. .. .. .. .. ... .. .. .. ... ... ...... ... .146 76 - Roma, le mura presso la s tazione ferroviaria ..... ...... ... .. ............. .. .... ... .. .. ...... .. ........ .... .... ... .. .. ... .. .. .. . 147 77 - Roma, dettaglio cli Porta Pertusa ........................ ................................ .. ... .. .. .. .. ... ...................... .. ...... 147 78 - Roma, scorcio de lle mura lungo il Gianicolo ................... ...... .. ........... .... .. ...... .... ............................. 148 79 - Roma, dettaglio bas tione lungo il Gianicolo ............................................................... ..... .... ............ 148 80 - Roma, altro scorcio mura lungo il Gianicolo ................................. ............... .................... .... ........... 149 81 - Roma, resti ciel ponte S. Maria ..... .............. ..... ............... .. ................. .. .............. .. ............................. 15 I 82 - Rilievi della torre San Michele ..... .................... .............. .. .. ................ .............................................. 153 83 - Fiumicino, scorcio della torre S. Michele ........ ................................. .. ............................................. 155 84 - Nardò, torre di S. Pietro in Bevagna .............................. ................... ... .. .......... ............. ................... . 157 85 - Brindisi, torre di S . Sabina ........................... ..................................... .... .... ... .... ................ ....... .... ... .. 157 86- Fiumicino, panoramica torre S. Michele ...................... .................................................... ................ 158 87 - Fiumicino, torre S . Michele ..... ..... ..... ... .... .. ... ... ...................... ........... .. ............................................. 159 88 - Grafici artiglierie ....... .... ...... ........ .......... .......... .. ... ........ ........ .... ..................... ................. ............... .. . 164 89 - Grafici artiglieri e ...... .............. ....... .... ......... ......... .. ......... .. ... ..... ........................... ..... .......... ...... ........ 164 90 - Grafici artiglierie ....... ....... ... ....... ..................... .. .... ... .... .. .. .... .... .... ......... ....... ...... .. .. .. .. .... ....... .... .... ... .1. 65 91 - S. Marinella planimetria ............................... ............. .... ........ ....... ........... ..... ........ .......... .. ................ 169 92 - S . Marinella s tralcio cartografico del XVI sec ................................................................................ 169 93 - S. l\t1arinella, panoramica del castello ............................................................................................... 170 94 - S. Marinella, scorcio castello ............ ... ..... ... .... ....... .. ................. ..... ........... ....................................... 170 95 - S. Marinella, planimetria generale del sec. XVII ... .......................................................................... 17 l
Indice iconogrn/ìco
353
96 - S. Marinella, progetto di rifortificazione ................................... ........ .......... .. ............. .. .................... 172 97 - S . Marinella. progetto d i rifo rli fì cazione .......................... ..... .. .................. ....................................... 172 98 - S . Marinella, progetto di ritorti lìcazione ............. .. .......... .. ... ............................. ... .. .......................... 173 99 - S. Marinella, progetto di ri fo rtificazione ....................... .. .. ...................... ................. ...................... .. 173 I 00 - S. Mari nella, scorcio del castello lato mare ................ ..... .. ........................ ............................... .. ...... 17 5 I OI - S . l'vlarinella, dettaglio castello .... .. .. .. ................................................. .. ............ ..................... ........... 175 102 - S . Marinella, sezione del palazzo .............................................. .... .............. ....... .. .................. .......... 176 103 - S . Marinella, planimetria generale .......................... ........ ............... .............. ............... ...................... 177 I 04 - S . Marinella, planimetria generale ....................... .... ................................................................ .. .. ..... 178 I 05 - S. Marinella, scorcio ciel castello ..................... ............ ... .. ................. ............ ........ ........................... 179 l06 - S. Marinella, dettaglio mura d i ci nta ......... .. ................................. ..... .. ............................................. 179 107 - S. Severa, panoramica del castello ........................... ..... ................. .. ....................... ......................... 182 l 08 - S. Severa, dettaglio ciel castello ..... ...................... ................................... .. .............. ... .. ..................... 182 l 09 - S. Severa, resti delle mura poligonali ............................ ... .... .. .................................. ........................ 183 110 - S. Severa, ingresso del castello ......... ... ...... ............. .. ................................ ........... .. .... ............ ...... ..... 184 l J 1 - S . Severa, dettaglio torri ... ......... ...................... .. ......... .. ..................... ............... .............. .. ............... . 185 112 - S . Severa, planimetria rinascimentale ............ .......... .. .................... .. .. .. ............. .. ................ ............. . 185 1 13 - S . Severa, dettagli del castello ................ .............. .. ... ...................................... ................ ........... .. .... 187 114 - S. Severa, passerella tra le due torri ................... ................... ...................... .................. .... ................ 187 11 5 - S. Severa, torri e cerchia ciel borgo ................. ... .. ...................................................... .. ... .... .... .......... 188 116 - S. Severa, scorcio della cerchi a ........................ .................. ................................. ............................. 188 I 17 - Veduta satellitare della costa a nord cli Roma ................ ..... ..................................................... ......... 192 1 18 - li castello di Palo .. .................................. .................... ................... ... .. ............................. ................. I 94 119 - Castello d i Palo, deltaglio .......... ............... .. ................ .......... ............................ ...... ...................... .... 194 120 - Veduta aerea del castello di Pafo .......... ...................................... .. .................. ............ ...................... 195 121 - Dettaglio ing resso, castello di P alo .... .. ................................. .................................... .. ... .................. 195 122 - Terracina. resti mura megali tiche ...................... .. ....... ..................................... ...................... ........... 199 123 - Terrac ina, cortina meriata romana .. ... ........................ ....... ........................ ....... .. .................... ........... 199 124 - Terrac ina, taglio ciel Pesco Montano .................... ......... .. ................................................... .............. 200 125 - Panoramica cli Terracina ... ......... ............... ... .. ............................................... .. ................. ......... ..... .. .20 l 126 - Terracina, dettaglio centro medievale ........................................ .............. ................................... ...... 201 127 - Fondi, scorcio della cerchia medievale .......... ......................................... ....................... ............ .......202 128 - Fondi, il castello ................ .... ......... .. ........................ .................................................. ...................... 202 129 - Fondi, dettaglio del mastio del castello ........ ........ ........................... .................... ................. .. ..........203 130 - Terracina, fortificazioni medievali .................................................. .... ............... .................. .............205 13 1 - Terracina, fort ificazioni medievali ............... .............. .. ....................... .............. ........... .. ... ........ .. ...... 206 132 - Terracina, fort ificazioni medieval i ............... .................................. ................ ....... .. .. ........................ 206 133 - Le ' Bocche cli Capri ' ......................... ......................... ....................... .. ............................................. 207 134 - Terracina, il Pesco Montano .................... ....................................................... ........... ....................... 210 135 - Pesco Montano, dettaglio del taglio romano .................. ..... .. .. .. ................. .. .... ............................. ...211 136 - Terracina, panoramica del la spiaggia ............................... ............................... ....... .. ...... ..................212 137 - Pesco l\1ontano, clettaglio delle fortificazion i ... ............... ................. ............................................ .. .. 213 138 - Pesco Montano, dettaglio fortificazioni ....... ....... .. ............ .. ............................... .............................. 214 139 - Torre costiera vicereale siciliana ......................... .. ... ................ ......... .. ......................... ...... ...... ........ 223 140 - Torre costiera vicereale sarda ... ........................................... ............... .............................................. 223 141 - Torre vicereale napoletana ........ ............. .. ........... .. .. ............. ............................................................. 224 142 - Circeo. torre Paola ............... ............ .................. .. ............ .... .. .................................... .. .......... .. ......... 225 143 - Ischia, la torre di Michelangelo ........................... ......................... .......................... .... ......... ............ .227 144 - Rilievi. torre di Focevercle ..................... ................................. .......................................... ................229 145 - Spaccato assonometrico, torre pontificia ..... .. ................................................ ................................... 230
354
La difesa costiera dello Stato Pontificio dal XVI al XIX secolo
146 - Le fortificazioni del litorale laziale ........................... .. .............. ................................................... .. .. 234 147 - Le fortificazioni del litorale laziale ...... .. .................... ................................. ............. ................... .....234 148 - Le fortificazioni del litorale laziale ............................. ........................... ................ .. ............. .. ......... 235 149 - Le fortificazion i ciel litorale laziale ...................... ................................................ .... ............... ......... 235 150 - Torre cli Montalto ..................................... .. ..... .. ......... .. .... ......... .. .... .................. ................................ 236 15 1 - Torre cli Montalto, panoramica ....................................................... ................... ............................... 237 152 - Caste llaccio, panoramica .. .. ......... .. ............................................. ........... .............. ............................. 239 153 - Rafti gunt7.ione della torre d i Corneto ................................................ ......... .. .................................... 240 154 - To rre Co rneto, vista dal Grill o ........................................... .................................. .... ........... .............. 242 155 - Torre Bertalda, vista dal G rillo ...................................... ............ ........... .......... .................................. 244 156 - Torre Yaldaliga ................................. ............ ...................... .......................... .................................. ...247 157 - Torre Yalclaliga, vista dal Gri llo .................. .. .. .... .................. .. ........................ .................................. 248 158 - Torre del J\!larangone ....................... .. ............................ ............... ............... ............... ............. .... ..... 25 1 159 - Torre del Marangone, vista dal Grillo ........................... ............... .......................... .. ......... .. ............. 252 160 - Torre Chiaruccia, prima della distruzione ........................................................................................ 254 16 1 - Torre di M acchiatonda, rilievo .................................................. .. ...................................................... 256 162 - Torre cli Macchiatoncla, sezioni ............................. .. ...................... .................................... ............... 257 163 - Torre Flavia, foto cl' archivio ........ .. .......................... .......................... ................................. .............. 257 164 - To rre F lavia, stato attuale ...... .. ......................... ...................... ....... .... .. .. .............. ............... .............. 258 J 65 - To rre di Pal idoro ......... ........... .. ................... .. .................... .. .......................... ...................... ... .. ......... 260 166 - To rre di Pal idoro, dettaglio .............................................................................. ................... .............. 261 167 - La fuc ilazio ne d i Salvo D'Acquisto .. .......... ..................................................................................... 262 168 - Torre di Maccarese, pano ramica ..................... .... .................. .. ............................................ ........... ...264 169 - Torre di Maccarese, clettagl io ....................... ... ................................................................................. 265 170 - Le torri al la foce di Fiumicino .................................................................. ... .... ............. .................... 267 I 7 1 - Torre Clementina, ri lievi ...... .... .. ... ........... ............................................................ ........................ ..... 268 172 - Torre Alessandrina, ri lievi ....... .. ......................... ........ ............... ................................... ......... .... .. ..... 270 173 - rI'or Boacciana ............ ............... .... ............... .............................. .................... ........ ........... ................ 271 174 - La lanterna del Porto, vista dal Grillo ................ .. ........................................... .. ...... ..... .................... 275 175 - Pratica, scorcio ciel borgo ............................................................... .................................................. 276 176 - Tor Paterno in uno stralcio cartografico .................................................... .. .. ................................... 277 177 - Tor Vaianica, sezione ....................... .. ........ ........... ....................... ....... ......................... ........ .............278 178 - Tor Yaianica, planimetrie ........... .. .. .. .. ................................................................... ............... ............. 278 179 - Tor S. Lorenzo ......................................... ........... .. ................................................. ........................... 280 1.80 - Tor S . Lorenzo dopo la II guerra mondiale ........................... ........ .......................... ......................... 28 J 18 1 - Tor S. Lore nzo, dopo il restauro ..... ............................ ........................... ...................................... .....282 182 - To r S . Lore nzo , prospetto e sezio ne .................... ................................................. ............................283 183 - Tor Caldara panoramica .................... ............................................. .. ............. .. ... ...................... ....... .. 285 184 - Mag nisi, Sr, torre martell o .................... ........ ... .... ....................... ......................................................285 185 - Magni si , S r, dettaglio torre martello ........................... .. .... ....................................................... .. ....... 286 186 - Tor Calclara: a) la torre, b) il suo contesto ................... ................... ........................................... ....... 287 187 - Planimetrie torri S. Lorenzo, Calciare, Danze..................... ............ .................................................. 288 188 - Capo cl ' Anzio, panoramica .......... ............ ................ ..................... .................................................... 290 189 - Torre Ast.ura, rilievi ................................. ................................ ................. ..... .................................... 292 190 - Torre Astura, panoramica dall 'alto ................................... .... .. .. .. ......................................................292 19 1 - Torre Astura, tracce dei ruderi romani .... .. .. ............. .. ......... .............................................. .. ......... .....293 192 - Torre Astura, dettaglio dall'alto ........ .. ............................................................ .............. .. ...... .. ..........293 193 - Torre Astura, dettaglio clall' alto ..................................................................... ....................... ............294 194 - Torre di Foceverde .. .. ................. .. ................... .. .. .................................................. ............................296 195 - Torre d i Fogliano prima della di struzione ................................................ ....................................... .298
Indice iconogrqfìco
355
196 - Carta del Circeo del XVII secolo ............ .. ........ .......... ............. .. .. .. ..... .. .......... .. ............. .. ... ..... .. ...... 300 197 - Torre Paola ..................... .. ............. .... .. .......................................... .. ............. ............... .. ................... .30 l 198 - Sale rno torre dello 'Scarparie llo' ............................ .. ............ .. .. .. ............ ........................... .. ...... .. .... 30 I 199 - Torre Cervia ............... ......... .. ...................... .. .. .................. ............... .... ........................ .. ......... .. ........ 305 200 - Torre Vittoria. rilievi ....... .. ............................. .. ........ .. ............. .. .. .. ......... .. ............. .. .. .. .. .. .................. 309 20I - Torre O!cvola ...... ............................ .. .. .. .. .. ....... ... ................... ................. .. ..... .. ...... .. ..... .. ..................3 1 l 202 - Torre Badino .................... .. .................. .. ................... .. ...... .. ... .. .. ...... .. ........................ ....................... 3 l 3 203 - Torre Gregoriana, i resti ...... ...... .. ......... .. ..... .. .................................. .. .. .................... .. ... ................ ..... 315 204 - Torre G regori ana, prima della d istruzione ......................... .. ............ .. ............................ .. ................. 315 205 - Torre Gregoriana in una stampa ................................. .. .... .. ...... .. ......... ........ .. ........................ .. .. .. ... .. 316 206 - Torre Pesce ............................................................. .. ......... .. ............................... ............ .. ........... ..... 3 18 207 - Torre Epitaffio .. .. ...................................................... .. ..... .. ............... ................................................. 32 l 208 - Porta ciel Regno d i Napoli ...... .. ...... .. ............ .. ..... .. ................................................... .. ....... .. ..... ........ 32 l 209 - Torre Porto S . Giorg io ... ........................ .. ............. .. .................... .. ............. .. ..................................... 323 2 1O - Torre di Po rto novo ............... ........... .. .... ...................................... .. .............. .. .. .. .. .. ................... .........324 Le rielabo razioni computerizzate sono cli Ferruccio Russo.
INDICE GENERALE
Pag. Presentazione .. ......................................................................... ..... .. ..................................... .
3
PREMESSA Singolarità e paradosso ......................................................................................................... . G·enesi storica ........... .... ......................................................................................................... . Cenni geografìci ...................... .............................................................................................. . Proclron1 i razziatori .................................................................................................................
s 9 16 21
CAPITOLO PRIMO Il risorgere della mezzaluna La fine delle illusioni .............................................................. ................................................ Lo Stato Pontificio nel XV secolo .......................................................................................... I primi provvedimenti di difesa costiera........................................................ ........................ . La rocca di Ostia ................................................................................................................... . La rocca d'Ostia, analisi architettonica ...................................... ........................................... . Le altre fortificazioni costiere ............... ............................................ .................................... . II forte cli Nettuno ........................... ............................................... ........................................ .
33 37 40 44 52
60 60
CAPITOLO SECONDO Le piazzeforti marittime
Le piazze maritti me rinasci men tali ....................................................................................... . li co mpletamento della base ........... ....................................................................................... . La piazza di Civitavecchia: la fortezza .................................................................................. . La piazza cli Civitavecchia: la cerchia .................................................................................. .. La piazza cli Civitavecchia: armamento ................................................................................ . La seconda piazzaforte marittima: Ancona ........................................................................... .
77
87 92 102 11 3
125
CAPITOLO TERZO Prodromi del torreggiamento
Tnterlud.io ............................................................................................................................... . Paura e bastioni a Ron1a ........................................................................................................ . Il forte cli San l\!lichele .................................................................................... ....................... . S. Michele: osservazioni architettoniche ............................................................................... . Castello cli S. Marinella ......................................................................................................... . Castello cli S. Severa ............................................................................................................... Castello cli Palo .......................................... .................. ...........................................................
135 139 149 155 168 181 191
358
La d!{esa costiera dello Staro Pontijìcio dal XVI al XIX secolo
Fortezza di Terrac ina ......................................... .. ..... .. ... .... .. .. ................................................ . Fortino di Pesco J\.1ontano ............................................... .. ........................ .. ......... .. .. .. ............ Le torri costiere pontificie:genesi ........................................... .. ...... .. ......... .. ..... .. ................... . La torre pont.ificia:anal.isi ... .. ................................................... .. ............................................ .
Pag. ,,
198 209 215 222
CAPITOLO QUARTO Torri e cannoni Litorale tirrenico ............................................................................... ..................................... . Torre di ivlontalto .... ........ ................... ................................................................................... . Castellacc io .......... ... ........ ............... .... ........ .................................................................. .. ........· Torre di Corneto ....................................... .. ..................... .. ..................................... ...... .. .. .. ... . Torre Bertalda ....................................................... ..... ...... .. .................................................... . Torre Valdaliga .......................... .. .......... .. ............. ....... .. ................... .. .. ..... .. ... .... .. ................. . Torre l\1arangone .............................................. .. ................................ .. ................ .. ............... . Torre di l\tlacchiatonda ................................................................... .. .. .. ................................. . Torre Flavia .. ...... .. ............................................................... .. ......... .. ............................ .. ....... . Torre di Palidoro ............................................................................................. .. ................ .. ... . Torre di Maccarese ..... .. ........................................ .. .. ......... ......... .. ......................................... . Torre Clen1entina ....................... .. .................................... ...................................................... . Torre .Alessandrina ..................... .. ................................................. .. .. ........ ............................. . Torre cli Fiu1nicino ... .......... .. ...... .. .................................................................................... ...... . Tor Paterno ......................... .. ............................................................................... .................. . Tor Vaianica ............... .......................... ............. .. ....... ...... .. ... ....................... .......................... . Tor San Lore nzo ................................................... .. ... ...... .. .................................................... . Tor Caldara ... .................................................... .. ................. .. ......... .. .. .. ... .... .......................... . Tor Materna .. ........ ........................... ....................................................... .. .............. .... ........... . Torre di Capo cl ' Anzio ........................................................................................................... . Torre .Astura ........................ .. .......................... .. ......... .. ........................................................... . Torre cli Focevercle .................................................. ....................................................... .. ... ... . Torre cl i Fogliano ................................................................................................................... . Torre di Capro Iace ... ... .. ... ........ .............................................................................................. . Torre Paola ................. .. ....................................... .................................................................. . Torre Falconara ........................................................................................................ .. ............ . Torre Cervia ............................ .. ................................ .. .............................................. ............. . Torre Fico ................................................... ....... .. ... ...... .. ........................................ .. ............. . Torre Vittoria ............................ .. .. ..................... .. ........... .. .. ..... .. ....................................... ...... Torre Olevola ........................................................................................................................ .. Torre Badino .. ................................... .... ....................................................... .. ........................ . Torre Gregoriana ............................................... .. ..................... .. ... ........ ................................ . Torre Pesce ............................................................................................................................ . Torre S . Leonardo .. .............. .. .. .. .................... .............. .. .. ..... .. ............................................... . Torre Epitaffio ............. .. ........................................ ........ .. ... .. ........................................ ......... . Litorale adriatico ......................... .. .......................................................................... .. ............ . Torre Cervia ........................................................................................................................... . Torre di Portonovo .. ..................................................................................................... .. .. .. .....
,,
233 233 238 239 243 246 250 255 255 259 263 266 269 269 274 277
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279 284 289 289 291 295 297 299 299 303 304 306 308 310 312 31 4 318 319 320 322
322 322
Indice generale
359
CAPITOLO QUINTO Spiagge e soldati Pag. La maggiore forza annata pre-unitaria .... .. ...................... ......... .. ............. .. .......... ....... .. ......... . La n1ilizia ................... .............................. ............................... ..................................... ...... ... . L'esercito pennancntc ................................. ..... ......... ............ ..................... .. .. .. .. .. ................. . Scorci operativi ..... .. ......... .. .................................... ..................... .......................................... . Epilogo .. .. ....................................... .......... ............... ........................... .. ... ................... ........... .
325 326 327
Indice degli autori citati .... ........... .. ........ ..... ....... ........ .... .. ... ......... .. ......... .. .......... .... ......... ... .
345
Indice toponon1astico ............................................................. ... .. .. ........................ .............. .
349
Indice iconografico ..... .... ......... .. ................... .... ................................................................... .
351
328 339