LA GRANDE GUERRA SUL FRONTE ITALIANO

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STATO IvlAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

LA GRANDE GUERRA SUL FRONTE ITALIANO Dalle Immagini del Servizio Fotografico Militare

ROMA 2006



Presentazione e

L'esigenza di documentare le operazioni militari anche dal punto di vista iconogrcifico è sempre stata sentita nell'Esercito Italiano. Prima delt'irwenzione delle macchine fotografìche, il compito di ùnmortalare le vicende belliche, ed in particolare le battaglie e l'azione di comando di regnanti e generali, erarisemata a pittori e disegnatori. Le loro illustrazioni andavano ad a'fficchire le relazioni delle campagne ed i diari storici delle unità che avevano partecipato all'evento bellico. Tra la jìne dell'Ottocento e l'inizio del Novecento la fotograjìa liberò progressivamente La pittura dalla necessità di rappresentare la realtà dei conflitti. Fu solo nel corso della Grande Guen·a, però, che la fotografia acquistò l'importanza, non solo come mezzo integrativo del servizio infonnazioni, ma anche come strumento di propaganda per veicolare le masse: al fronte aiutava a comprendere meglio il territorio in cui si com.batteva e le posizioni del nemico, nelle im11iense retrovie svo~geva la funzione di 1nostrare la durezza della lotta sostenuta dai soldati. L'Esercito Italiano ha una lunga tradizione di f otogrc~fia e di cinem.atograjìa di guerra, che risale alte origini stesse delle applicazioni fotografiche in ca1npo scientijìco. Sin dalla .fine delL'800 la Forza Armata ha sentito l'esigenza di dotarsi delta capacità di produrre imrnagini d 'interesse militare per scopi sia operativi sia di propaganda. Le squadre fotogrqfiche e telefotograjìche esistenti nel maggio 1915 all'atto della dichiarazione di gue17a all'Austria-Ungheria jitrono incrementate nel corso del lungo conflitto Jìno a costituire una Direzione del Servizio Fotogra/ìco presso il Comando Suprenio, un Servizio Fotogrqfìco Aereo ed un Servizio Fotograjìco Terre-

stre. Nel 1934 furono istituiti il Servizio Fotocineniatogrclico Militare e la Cinemateca Nliiitare, posti alla dipendenza tecnica dell'Ispettorato del Genio e d'impiego dal Co1po di S1v! - [_f[ficio Addestramento, e destinati a compiti addestrativi, di studio tecnico sulle apparecchiature phì idonee all'uso 111,ilitare, preparazione di copioni cinematografici, effettuazione di riprese, conservazione e manutenzione dei ,filmati. Nella seconda guerra mondiale, furono mobilitati dai Depositi dei reggimenti Genio: una compagnia Cinematografisti dello SNJH e plotoni Cinematografici d'Armata, sezioni jè)togra.fìche d 'Armata, squadre telefotograjìcbe e fotografiche di Co1po d'.Armata e di Divisione, oltre a Repa11i Fotocinematograjìci speciali e di propaganda del Regio Esercito. Il servizio cinefoto militare jì,t supportato durante il co11flitto dall 'Istituto LUCE (L 'Unione Cinematogrcf/Ìca Educativa - Società anonùna priuata sorta nel .1924 per produrre e d{ffondere jìlmati di carattere culturale ed educativo) per attività rivolte alla produzione e distribuzione di giornali e docu mentari cinematogrc!fici e.film didattici. Nel dopoguerra e fino ad oggi le attività sono state in parte svolte dall1Agenzia di Produzione Cine Foto Televisiva e Mostre dello Stato Maggiore dell 'Esercito. L'importanza sempre maggiore acquisita dal mondo dell 'i11f'ormazione e L'impiego dWuso in missi?5n i all'estero di contingenti di spedizione ha indotto in tempi recenti l'E'iercito Italiano a munirsi di nuovi organi destinati a riprese fotocinematogrqfìche in zona di operazioni. La necessità di sopperire alle multiformi richieste di i11fòrmazione cbe giungono dai media e dall'opi-


nione pubblica italiana ha reso indispensabile la costituzione di una apposita struttura specializzata idonea alla divulgazione detl'attività operativa dei reparti dell '1:,sercito impegnati soprattutto fuori dai conjìni nazionali. Nel 2004 l'Esercito si è dotato, perciò, di una capacità idonea alla copertura videof otogrcffìca cli personale e 1nezzi nella fase cli dispiegamento e/o in operazioni, allo scopo di assicurare una corretta, tem,pestiva ed appropriata in/òrmazione dei molteplici impegni della Forza Armata. La rnissione secondaria assegnata a questi Jvledia Comhat Team è quella cli fòrnire il supporto per Le memorie storiche delle unità e comandi nonché per le lezioni e dati cli<'esperienza appresi in contesti operativi. Ogni M. C. T è composto di: un uffìciale comandante, addetto alla Pubblica lnjòrmazione del-

lo Stato il!Iaggiore dell 'Esercito, e di un Combat Ca1nera Team, a sua volta costituito da: un sott14Jìciale capo nucleo, un sott14'fìciale operatore di ripresa foto/video, un volontario aiuto operatore di ripresa foto/video. Le ipotesi d 'impiego dei Jvl.C.T riguardano, in via prioritaria ed in ordine di importanza: i teatri operativi all'estero, gli interventi in calaniità naturali, il concorso alle autorità di pubblica sicurezza. I criteri di selezione del personale sono: adeguata resistenza .fisica ad attività intense e protratte nel tempo in condizioni climatiche ed ambientali avverse; capacità di ùnpiego delle anni e dell'equipaggicmiento individuale; conoscenza delta lingua inglese. IL CAPO REPARTO AFFARI GBVERALI


Introduzione

Sono trascorsi novant'anni dall'inizio della prima guerra mondiale, dal quelfatidico 24 maggio 1915 che vide l'ingresso dell Jtalia nell'ùnmane c011flitto a fianco delle potenze dell'Intesa. La Grande Guerra signiflcò il coronamento del ciclo del nostro Risorgimento completando, con il raggiungimento dei corifini naturali, l'unità politica della Na.zione . .La conciu sione del con:flitto segnò anche la jìne dell'Impero Austro-Ungarico, che aveva cercato di sojfocare ed ostacolare con ostinazione le aspirazioni unitarie italiane. Nella consapevolezza della validità degli ideali risorgimentali e nel ricordo del sacr{ficio allora compiuto da 680 mila Caduti e da oltre un milione di mutilati e f eriti, questa pubblicazione è dedicata alla memoria di tutti i com.battenti di quel con/Zitto. La Grande Guerra.fu una prova durissima, cui venne sottoposta l'Italia a quasi mezzo secolo dalla dichiarazione di Ronza Capitale. Messa a cor~fronto cli un bnpero secolare dotato dijòrze armate agguerrite e di antica tradizione, la giovane Italia seppe tener testa alle armate cli Francesco Giuseppe e sconjìggerle dopo una funga ed aspra lotta, che coin:voL'>e tutte le risorse umane ed economiche della Nazione. Anche se oggi il ricordo di questo corf/litto si. è un po' appannato per il traSC(?rrere del tempo e delk generazioni, si trattò senza dubbio del maggiore ~forzo mai affrontato dall'&ercito in termini umani e materiali. Nel corso della Grande Guerra, injàtti, il Regio &ercito subìperdite assai superiori a quelle cui andò incontro nel secondo confhtto mondiale, riuscendo a schierare nel 1918 unaj òrza seconda numericamente solo a quella.francese nel campo dell1ntesa. Sulle Alpi o nelle trincee del Carso, lungo ! Isonzo e sul Piave, ma anche in Albania, in Macedonia, in Francia e in Palestina operarono oltre 4 milioni di uomini, cui se ne devono aggiungere altri 840 niila mobilitati, ma non impiegati a/fronte.

.La trincea, il reticolato, la mitragliatrice, ilfuoco tanibureggiante delle artiglierie, gli assalti, il combattimento co1po a co1po all'arma bianca caratterizzarono questa guerra, che toccò livelli di intensità mai raggiunti in passato, causando paurose carn~ficine soprattutto tra le unità di fanteria. Fu anche un c01ilitto nioderno, all'insegna della tecnica, che riuscì a proporre per la prima volta sul campo di battaglia ritrovati bellici all'avanguardia quali i carri annati, Le pistole mitragliatrici, i lancia:fìamme, gli aerei e dirigibili da bombardamento, le granate a caricamento chimico, ecc. A queste armi si ajjìancarono strumenti di lotta primordiali come le corazze, gli scudi, gli elmi, le mazze ferrate e i pugnali, che diedero a questa guerra un a.\p etto di terribile ferocia. Fu anche La prima guerra combattuta in ambienti particolari, come le vette d'alta montagna, ad oltre 3000 metri di quota, in cui gli agenti atmosferici, i luoghi impervi e selvaggi, L'azione di fuoco nemica niisero, a dura prova la resistenza psico-fisica dei soldati, come i turni invernali nelle trincee di prima Linea del Carso o le azioni di pattuglia notturne sulla "terra di nessuno" del fronte del Piave. L'Esercito che nel novembre del 1918 concluse vittoriosamente la guerra fu nel suo comp , lesso un esercito esemplare passato alla storia sia per numero dei reparti, sia per qualità cli armi ed equipaggiamenti, sia per morale e volontà di vittoria, sia per livello addestrativo e d 'inipiego operativo; un risultato, questo, ottenuto grazie alta tenacia e all'abnegazione di un 'intera generazione che si sacr[fìcò in trincea, fino al coinvo[,gimento dei soldati minorenni della classe 189.9. IL CAPO UFFICIO STORICO



Capitolo 1

Il Servizio Fotografico nella Grande Guerra

A

llo scoppio cl~lla pri1rn, guerra mondiale l'utilità della fotografia per la conoscenza analitica del terreno della lotta era ormai universalmente riconosciuta; il progredire dei mezzi tecnici consentivano, inoltre, di ottenere fotografie sempre più nitide e quindi una faci le lettura ed una esarca interpretazione di ogni piccolo particolare dell'immagine. La fotografia aveva sostituito di.segni e schizzi a mano ne lla ra ppresentazione di immagini re lative ad obiettivi quali forti, opere c.l'ane, accampamenti, ecc. Già prima del ·w 15 uffic iali informato ri svo lgevano in incognito ricognizioni nelle nazioni confinanti a llo scopo di esaminare il terreno, individuare e riconoscere sulla ca rta le vie di comu nicazione cd i manufatti militari, rilevandone la consisrenza, il persona le os pitato, l'armamento, la p ianta ed ogni a ltra notizia che paresse risultare utile ai fin i dell a con dotta cli operazioni belliche. Per illusrrarc visivamente la config urazio ne de i luoghi e l'aspetto esterno de lle va ri e infrastrutture si ricorreva, oltre all'acquisto di cartoline postali e alla riproduzione di schizzi, anche a ri lievi fotografici. Nel 1896, con la costituzione di una Sezione fotografica da campo presso la Brigata spe.cialisti del Genio 1 , e ra no iniziate le annua li campagne fotografiche e telefotografiche sulla frontiera nord-est e nord-ovest col doppio scopo di ottenere una serie di ved ute panoramiche interessanti la zona di confine e il rilievo delle opere di fortificazione austro-ungariche e francesi . All'epoca e ra no dis ponibili teleobie ttivi cli prod uzione tedesca che consentivano da 100 a 400 ingrandimenti e che tra soffietto e obiettivo potevano raggiunge re la lunghezza cli due metri e più. Tali in gombranti apparati potevano, comunque, essere trasportati e utilizzati, opportuna mente smontati, fin ne i

posti p iù impe rvi d 'a lta quota ed e rano in grado di produrre immagini cli straord ina ri a qualità ca pa ci di cogliere particolari minuti a distanza di chilometri 2. Già dalla fine dell'Ottocento e rano diffuse le riprese fotografiche da pa lloni frenati. Nel 191J la Sezione fo tografica dell'Esercito si occupava specialmente di: studi e lavori d i te lefotografia p e r ricogn izioni alle gra ndi distanze, di fotografia e di telefotografia da bordo delle mwi per ricogniz io ni costiere, di fotogra fia e telefotografia dalla navicella di pallon i e di dirigibili per ricogn izioni dall'alto, cli rilievi d i terreni montuosi a mezzo del la fotogrammetria, di riliev i di terreni piani a mezzo della topografia dal pallone e dal dirigibile, cl.i microfotografia p er la produzione d i dispacci per la corrisponde nza a mezzo de i colombi viaggiarori, e infine di ci nematografia per es perienze cl i mine. La gue rra ita lo-turca ciel 1911- '191 2 aveva visto il debutto in guerra della ricogni7.ione e della fotografia aerea. La prima foto aerea della smria fu scattata da l capitano del Genio aviatori Carlo Piazza nel febbraio 1912 sorvolando un accampamento dei ribelli arabi. Il tenente Cesare An tilli fu il prim o comandante cli una se7.ione fotografica mobilitata in guerra addetta al Coma ndo ci e l Corpo di O ccupazione della Libia. Alla tecnica direttamente connessa con la ripresa fotografica si affiancò per p rima in ambito militare una scie nza più teori ca, preva le ntemente basata su matematica e geometria, denominata fotogrammetria, ovvero la tecni ca per la rilevazione del terreno per mezzo della fotografia. L'Esercito Italia no affron tò quindi il ci mento della Grande Guerra disponendo di e volu te strume ntazioni tecni che applicate alla fotografia aerea e terrestre e di valenti operatori appartenenti all 'Arma cl.cl Genio.

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Nel maggio 1915 vennero mobilitate le seguenti squadre3: - 1a Squadra fotografica eia campagna, comandata dal capitano Antilli, con sede ad Udine e a disposizione del comando Supremo; - za Squadra fotografica da campagna, comandata dal sottotenente Gastalcli, con sede a Tricesimo e a disposizione della 2a Armata; - 3a Squadra fotografica da campagna, comandata dal capitano Lancellotti, con sede a Cervignano e a disposizione della 3'1 Annata . Le sq uadre erano composte da: ufficiale comandante, tre fotografi, un conduttore, un meccanico e disponevano di un'autovettura. Erano dotate cli macchine formato f 3x18 e 18x24 e di alcune camere a mano cli formato minore. Compiti principali di tali squadre erano le ricognizioni panoramiche del terreno e la documentazione delle operazioni militari ai fini storici. Vennero pure mobilitate quattro squadre telefotografiche da montagna ci.i cu i ~Ìue , la P e la 23 , era no rispettivamente a Verona (a disposizione della 1a

Cap. CESARE TARDIVO Oomanchmto la. Seziono) Fotot;:rnlì<:a - H:it1~1~lionC' Sp-0ci:1Hsti tfo! GC'nio

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stato maggiore dell'esercito ufficio storico /

fotografie militari

Armata) e a Tolmezzo (a disposizione del Comando Zona Carnia) . Ogni squadra era someggiata e comprendeva : un ufficiale, tre fotografi, cinque soldati alpini, cinque muli; disponeva di un apparato telefotogntfico 24x30, cli una camera a mano 13xl8, cli una tenda attrezzata a camera oscura . Era compito di tali squadre la telefotografia, in zone alpine, di fortificazioni e cli opere campali. Furono, inoltre, assegnate squadre fotografiche ai parchi d'assedio ciel Genio, composte da due militari fo tografi con macchine 13x18 e 18x24 e materiale cli sviluppo e stampa . Personale e materiale vario venne destinato alle Sezioni Aerostatiche, ai Dirigibili, ai Gruppi e alle Squadriglie. Considerata, però, la crescente importanza che la fotografia aerea andava acquistando e per alleviare i Gruppi e le Squadriglie dalle operazioni di sviluppo, stampa e trasmissione delle fotografie, il Comando Su premo ritenne opportuno modificare il servizio fotogra fico per il Corpo Aeronautico. Presso ogni Comando di Gruppo Squadriglie venne costituito un laboratorio fotografico campale con personale (un capo operaio borghese e tre militari di truppa


fotografi) e materiale forniti dalla Squad ra fotografica del Comando Sup'i'emo, diventata Sezione, allo scopo di . avere più rapidamente possibile le fotografie eseguite durante le ricognizioni aeree. Le squadriglie fu rono dorate dalla Sezione di Udine di macchine fotografiche a ripetizione e a mano. La sorveglianza tecnica sul funzionamento dei laboratori fu affidata al capitano Antilli e al capo tecnico J'vloretti. La diffusione della fotografia, or mai a portata di tutti, e le decine di migliaia cli immagini che circolavano dal fronte verw il paese, nel 1916 costrinsero il Comando Supremo ad adottare severe prescrizioni per la loro pubblicazione. La censura del le fotografie venne demandata all'Ufficio Stampa e Propaganda del Comando Supremo, presso il quale si era costituito l'Ufficio Censura !V1ilitare 4 . Le fotografie dovevano pervenire all'Ufficio Censura in triplice copia, corredate cli didascalie e con i fra ncobolli necessari per la spedizione di ritorno . Ottenuto il visto de l censore ne veniva restituita una sola copia. Il visto era necessario anche alle fotografie documentarie della guerra esegu ite dalle squadre fotografiche; alle squadre fu anzi impartito l'ordine di inviare una copia di tutto quanto in loro possesso, perché potesse costituirsi presso il Comando Supremo un unico patrimonio, che non andasse disperso5. Nel 1917 sopraggiunsero altre modifiche nell'organico e nella numerazione delle squadre del servizio foto grafico terrestre, per cui esso risultò così ordinato: - Sezione Fotografica con magazzino fotografico avanzato, al Comando Supremo; - 1a Squadra fotografica da campagna - 3a Armata; - 2'1 Squadra fotografica da campagna - Zona Gorizia; - 3'1 Squadra fotografica da montagna - 2a Armata; - 4a Squadra fotografica da montagna - 1a Armata; - 5a Squadra fotografica da montagna - Albania; - 6a Squadra fotografica da montagna - 4a Armata; - 7a Squadra fotografica da campagna - Macedonia; -sa squadra fotografica eia montagna - 6a Armata. Unitamente ai Gruppi e alle Squadriglie, aumentarono anche i laboratori dell'aviazione. Nel 1918 il Servizio fotografico si era talmente ingigantito6 e allo stesso tempo frazionato in tanti rivoli, che fu necessario un nuovo riordino organico e un dettato ben preciso dei compiti e delle dipendenze . La sezione Fotografi ca del Coma ndo Supremo di Udine prese la denominazione di Direzione del Servizio Fotografico, perché fossero chiare ed inequivocabili

REPARTO FOTOGRAFICO

DEL COMANDO SUPREMO

le sue funzioni dire ttive; fu composta da: comandante, il tenente colonnello Antilli, due ufficiali, venti fra sottufficiali, capi operai, militari focografi e personale vario , ed aveva a disposizione un'autovettura ed una bicicletta. L'appellativo cli squadra fotografica fu dato ai nuclei che operavano presso unità minori, mentre le squadre già esistenti e assegnate alle armate e alle grandi unità autonome cambiarono la denominazione in quella di sezione. Fu unificata la composizione delle nuove sezioni fotografiche da campagna e da montagna (della forza di un ufficiale comandante, dodici tra sottufficia li, capi operai, militari fotografi , dotati cl i un'a utovettura ed una bicicletta) e delle squadre (un sottufficiale, un graduato fotografo, due soldati aiutanti fotografi). Fu anche definita la composizione del Magazzino Avanzato di Udine (due ufficiali, sedici tra sottufficiali e militari con qualifiche varie, dotati di un autocarro e di una bicicletta), mentre i laborato ri de i

Gruppi e delle Squadriglie, al termine delle ostilità, risultarono essere ben trentasette. Il Servizio in complesso, risultò così ripartito: - Direzione del Servizio Fotografico con IVlagazzino avanzato dipendente dal Comando Superiore di Aeronautica del Comando Supremo; - Servizio Fotografico Terrestre, costituito dalle sezioni e dalle squadre fotografiche, con dipendenza tecnica

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Il comando supremo desidera siano infonnati tu tti gti ufficiali che

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Per quanto riguarda le macchine fotografiche, alla mobilitazione ne furono distri buite 22 cli vario tipo; nel 1918 ne risultarono esistenti 291. Oltre 600 furono i fotografi militari che operarono in zona di guerra, circa 150.000 i negativi archiviati al termine delle ostilità. Presso l'Ufficio Stannpa e Propaganda ciel Comando Supremo si era costituita, nel corso della guerra, una Sezione Fotocinemat0grafica con un laboratorio fotografico7; nel 1919 i 17.000 negativi d'archivio e le fotografie vennero ceduti , a seguito di accordi tra il generale Diaz e il ministro Boselli, al Comitato Nazionale per la Storia del Risorgimento. Anche la tecnica e i mezzi subirono un forte miglioramento: si fece sovente ricorso al procedimento stereoscopico, considerato "di grande utilità per la registrazione e lo studio di ej/etti di scoppio, per rendere più evidenti la natura e le proporzioni di lavori eseguiti e per altre applicazioni"; si riuscì con appropriate procedure a distinguere il colore "naturale" della vegetazione e del

ancl1t per un periodo timitalo di tempo, stabilendo un equo compenso.

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dalla Direzione ciel Servizio e dipendenza di impiego dalle Grandi Unità; - Servizio Fotografico Aereo costituito dai laboratori fotografici (dei gruppi e delle squadriglie) con dipendenza tecnica e cli impiego della Direzione del Servizio. I rifornimenti di tutti i materiali (macchine fotografiche, ·accessori, materiale cli sviluppo e stampa) avvenivano tramite il .Magazzino Avanzato. Per dare un'idea ciel lavoro svolto dal servizio fotografico durante la guerra 1915-1918, si riportano alcune cifre riferite ai soli mesi cli massimo consumo: - settembre 1915, 36 mq. cli lastre fotografiche e 187 mq. di carte sensibili; - giugno 1916, 152 mq. cli lastre fotografiche e 1.015 mq. di carte sensibili; - luglio 1917, 248 mq. di lastre fotografiche e 1.800 mq. di carte sensibili; - luglio 1918, 451 mq. di lastre fotografiche e 2.855 mq. cli carte sensibili.

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suolo eia quello "artificiale" della mimetizzazione; la qualità ottica dei teleobiettivi consentì riprese da grandi distanze, sempre più ricche cli particolari utili; l'interp retazione delle immagini, soprattutto aeree, divenne una vera e propria scienza che si basava su precise tecniche e parametri, affidata pi-evalente111ente agli Uffici Informazioni de lle varie armate. Nel corso del primo confli tto mondiale la fotografia fu utilizzata sempre più, oltre a fini operativi per la ricognizione del terreno e l'individuazione degli obiettivi, anche a scopo pubblicistico e propagandistico. L'autorità militare, infatti, seppe ben presto cogliere la formidabile efficacia dell'immagine fotografica quale strume nto di divulgazione della realtà e cli condizionamento dell'opinione pubblica. Né mancò ai vertici militari la precognizione che la fotografia di g uerra potesse diventare un valido documento per la storia: le disposizioni impartite dal Comando Supremo, e in qualcl1e caso dai comandi d'armata, furono rivolte anche ad accentrare il patrimonio fotografico, perché restasse a testimonianza del conflitto ancora in corso e non andasse disperso. I fotografi militari riprendevano di tutto; un catalogo per la vendita delle fotografie di guerra, edito nel 1933 (2a edizione), raggruppa i soggetti in ben trenta capitoli: artiglieria, armi varie, aviazione, baraccamenti, cimiteri e tombe di gue rra, città, paesi e fabb ricati, chiese, colombi viaggiatori e cani da guerra, dirigibili e aerostati, monumenti, opere d'arte e re liquie, esercitazioni ed esperimenti, forti, lavori di difesa, di mina e cli galleria, località, paesi distrutti e danni , panorami, personaggi e gruppi , ponti, prigionieri, marina , riviste e cerimonie, servizio fotografico, servizio sanitario, servizi vari del Genio, strade e ferrovie, s ussistenza e rifornimenti vari, teleferiche, trincee camminamenti e ricoveri , visioni varie (un vero zibaldone, tra cui la ritirata austriaca e i fronti esteri). Poche furono le fotografie censura te, contrariamente a quanto si possa credere; fra i soggetti censurati ·c'erano obiettivi di interesse militare, pose estremame nte raccapriccianti di caduti, immagini in cui comparivano militari in uniformi eccessivamente dimesse; soggetti, cioè, che potevano avere risvolti informativi e propagandistici deleteri. La validità delle immagini riprodotte dai fotografi militari fu riconosciuta in più occasioni, anche in ambito civile. Nel 1917, ad una delle tante mostre della guerra organizzate dall'Intesa a Roma, particolare successo cli pubblico e di critica ottennero le fotografie fatte dall'Ufficio Stampa; nel 1918, a Londra un'esposizione promossa dal Sottosegretario pe r la Propa-

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P. I L MAGGIOR Gl!lr~R!L'i? O.A.PO DEL .REPARTO OPERAZ!Olll

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ganda all'estero, fu visitata da 5.000 persone in sette giorni. Il "Times" si espresse in merito con lusinghieri giudizi. Ancor oggi le fotografie impresse dagli operatori del Genio nel corso del conflitto sono molto- apprezzate da studiosi e storici e vengono continuam~nte riprodotte sulla pubblicistica. Le più interessanti, perché di elevato impatto emotivo, sono quelle che ritraggono i combattenti nelle trincee cli prima linea. Queste fotografie, scattate spesso a rischio della propria vita per lo scoppio cli una granata o per la fucilata di un "cecchino", sono la testimonianza visiva della vita del fante nella guerra di posizione. Vita a dir poco disagiata, irta di pericoli e cli privazioni e che rich iedeva grandi sacrifici sia per le condizioni cli vita spesso insopportabili sia per l'oppressione psicologica data dalla vicinanza del nemico e dall'immanente minaccia delle sue armi. I fotografi militari con i loro scatti riescono a far rivivere queste sensazioni cli angoscia p iC1 cli ogni testimo-


nianza scritta od orale. Immagini di cruda realtà con le quali il lettore riesce a percepire lo stato d'animo dei combattenti e ad immedesimarsi nella vita del fante italiano nelle trincee rocciose ciel Carso, nei camminamenti fangosi del Piave, nelle caverne umide ciel fronte carnico.

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Il primo comandante della Seàone fu il capitano del Genio Maurizio Mario Moris. 2 l'vlacchine fotografiche speciali per lavori cl'a!La montagna erano costruite s u apposite specific he militari dalla Ditta Lampcni &Garbagnati di Milano. 3 Modifiche organ iche avevano dato luogo, nel frattempo, al

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Corpo Aerona utico e all'inquaclramenco della Sezione Fotografica ne l Battaglione DirigibiHsti. 4 L'Ufficio Stampa s i occupava anc he cli vis ionare forografie e film per scopi propagancl btici. 5 I.a pre7.iosità d elle immagini della guerra fu compresa non solo d al Comando Supremo, ma anche ben recepita dal Comando della 3" Armar.a, che emanò in proprio u na c ircolare per acquistare fotografie far.ce dai militari al fronte e aventi una ce rta validità storica o e pisodica. 6 Alla fi ne ciel 1917 furono assegna ti (da un solo contingente cli leva) al Battaglio ne D irigibilisti d i Roma per l'istruzio ne 106 militari, fotografi cli profess ione, per alimenrnre le squad re fotografic he. Nell'ottobre de l 191 8 il Battaglione Dirigibilisti richiedeva ben 205 militari fotografi per far fronte alle esigenze d ella Direzio ne de l Servizio Fotografico. 7 Oltre alle fotografie, numerosi furono i film procloui a scopo di propaganda. li la borato rio fotografico, intìne, riproduceva fotografie a pagamento per pubblicisr,i e privati.


Fotograjò in una trincea cli prima linea. Le riJ:ll'f!Se ravvicinate delle linee neinicbe comportavano rischi elevati per gli operatori. L'esposizione anche perpocbi secondi ji,wri dal pc, mpetlD della trincea attirava immedicttamente il tiro dei cecchini austro-ungarici. Senza considerare, inoltre, il pericolo costituito dello scoppio di una granata o di u.no shrapnel, la cui esplosi<me in aria proiettava a terra decine di pallettoni.

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At momen10 dell'entrata in guerra net maggio 1915 il servizio.fotografi.ca dell'Arma del Genio.fii in grado di mobilitare tre squadre jòtograficbe da campagna e due squadre tel~/òtogrc1/ìche ck1 montagna. Altre squadre erano alle clijJendenze clei parchi d 'assedio del Genio e del Comcmclo Supremo. Il personale era addestrnto anche ad operare da bordo di paffoni frenati, denominati Drahen o da aeroplani da

ricognizione.

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All'inizio della guerra le squadre telefotog1;Cfficbe da montagna eremo con-1poste cli: un tffliciale, trefotogrc!fi, cfnque soldati alpini e cinque muli. Il materiale in dotazione era costituito da: un appqralo fotograjìco 24x30, una camera et memo 13x18 ed una tenclct attrezzata a camera oscura. Nel 19.l 7./ì,1.rono ridenominate sezioni Jòtogrci/ìcbe da montagna.


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Una squadrajòtogrc:ijìca impegnata in riprese sulla veua del Monte Porcellino nella zona dello Stelvio. Gicì prima del con/Zitto gli operatori si spingevano dijì·equente a ridosso della linea di corifì.ne per e!Jettuare riprese pcmoramicbe del territorio d 'oltre jì·ontiera. Di particolare interesse eremo lejbtografie di particolari cli lineefort{/fcate, jbrti, caserme, linee di comunicazione stradali e.ferroviarie, centri abitati. Queste ccmipagnefoto{!,ra/ìché . , erano di norma co1ncmdate dal servizio informazioni cbe se ne cwvaleua per lo studio degli apprestamenti dyènsivi ne,nici.

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Una squadra della Sezione Fo!OgraJka del Cqyiando Supremo al lavoro sul castello di Tricesimo. Durante la guerra 'il servizio fotog}'(,(/ĂŒco f u. articolato in due branche, quella terrestre, cos/:'ituitct dalle sezioni e dalle squadre .fotogra:fi.cbe, con dipendenza tecnica dalla direzione del servizio, e quella aerea costituita dai laboratori fotografici dei gruppi e dalle squadriglie di aviazione.


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La 4" squadra fotogrc!fĂŹca da montagna del comando l" Armata in attivitĂ sulla cima del monte Tresero a 3.602 metri di quota in Valtellina. La sequenza di scaui riprende il pe,wnale della squadra durante la scalata alki vetta e in postazione con la nwcchinafotogra.fica in azione.


Nel 19.16 la di{Jitsione della fotografia tra le t1111ppe, e soprattutto tra il co1po degli ujjÏcitdi, costrinsero il Comando Supremo acl udouare severe prescrizioni per la loro divulgazione e pubblicazione. Per la tute/ti del segreto miUtare.fu costit.u.ito un apposito (!lficio Censura 1vHlitare, cbe si occupò anche di vision.tire fotograjle e jÏlmati per usi propagandistici.


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Altra sequenze, di immagini che immortalano la 4" squadrafotograjìca durante l'ascensione al pizzo Umbrail. L'istruzione Norme tecniche e d'impiego ciel servizio fotogralko t1::rrestre ed aereo, emanata dal Co1nanclo Supremo- Sezione Fotografica nel maggio 1918 cleuava le condizioni per poter utilmente procedere a telefotografie: "L 'aria deve essere molto trasparente, cioèjì·esca e con poco vapore acqueo in sospensione di temperatura u.ni.fbrme: il movimento degli strati piil bassi dell'atmosfera che a contatto del terreno caldo si riscaldano e tendono a salire, produce tremolio.fortissimo nelle hn.ma,gini e quindi un 'irrimediabile mancanza cli d~/lnizione net/e.fotografie. Perciò gN apparati telefotografici (. . .) trovano il loro migliore impiego nelle regioni d 'alta montagna. "


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Fotomilragliatrice inglese in dotazione all'Esercito Jtetlicino.

Laboratorio di sviluppo di una squadra fotogrcr/ĂŹw.


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La 4' squadra jòtograjìca da montagna cmcom in azione sul Monte Conjìnale. il trc1spo1to degli apparati.fotografìci a hasto doveva essere abbandonato per raggiungere le velte d'alta quota. Le macchine venivano così scomposte a trasportate a spalla insieme alle lastre di vetro ed agli altri a ccessori. Nel corso del conflitto circa 600.fotografi militari operarono in z ona diguerm. Lujòtogrcijìa.fu utilizzata sempre pii:t, oltre ajìni opercil'iui per la ricognizione del terreno e l'individuazione di obiellivi, anche a scopo pubblicistico e propagandistico.


Una squadra difotograjl del Comando Suprem2,,.alla riviste, della Brigata di Fanteria "Sassari", reduce da un intenso e glorioso ciclo operativo sull'altopiano di Asiago. Net corso del co11/ljt10 la sezionefotogrcrfica dell'Altu Comando di Udine prese la denominazione di Direzione del Servizio Fotogrcr/ĂŹco. Presso l'[[/ficio Stampa e Propaganda si costituĂŹ, inoltre, una Sezione.fotoc-inematografica .

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Per lefotogrc1/ìe a gmndi distanze erano disponibili teleobiettivi che consentivano eta 100 a 400 ingrandimenti e cbe trt1 soj/ietto e obieffivo potevt1no raggiungere la lunghezza di due metri e più.. Tali ingombranti apj)areccbi, comunque, _potevano essere

scomposti e trasportati a spalla o a dorso di mu lo jìn sulle cime j)iù. elevate.

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Squctdra fotografica e[!ettua riprese sul monte AJ.tissimo net settore della J" Ari~iata. Sono impresse lefasi del montaggio dell'apparato te/efotograjìco e delta sua messa in postazione. L'i-mpiego delle squadre _ fotogre,ijìcbe si inlenstfìcò sempre pi1.ì nel corso del conflitto. Nel solo mese di luglio 1918/urono utilizzati 451 metri quadrati di lastre jòtograjkhe e 3.855 metri quadrali di carte sensibili.

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Capitolo 2

Il 1915

a linea cli confi ne ciel 1915 era q uella, piuttosto sfavorevole, lasciata all'Italia dal trattato di Vienna ciel 1866. Tale linea si svolgeva come una grande S maiuscola disposta sulle Alpi Venete in senso o rizzontale, facendo in modo che l'Austria penetrasse nel territorio italiano ad ovest, con un largo cuneo, ave nte la sua base sulla linea Stelvio-Cima Vanscuro (km 160) ed il suo vertice spimo sull'Adige, fìn quasi a Peri (km 160 dal Brennero e meno cli 30 da Ve rona). Questo largo cuneo naturalmente si traduceva in una cosrantc e grave minaccia per il tergo delle for7.e italiane age nti verso est, mitigata però dalla carente potenzialità de lle strade e delle linee ferrovia rie che vi adducevano dall'Austria. L'altra parte della S costituiva il saliente italiano dell'Isonzo, poco pericoloso per l'Austria perché te rminava contro i primi contrafforti della grande catena delle Alpi Giulie e contro il primo gradino carsico. Nel suo insieme il teatro d'operaz ione poteva essere suddiviso in due zone nel senso dei paralleli: la prima a nord, prevalenLemenre montuosa, e la seconda a sud, . pianeggiante. Tra i vari fiumi solcanti la pianura con andamento gene rale meridiano, il Piave era que llo che meglio si prestava ad una rapida, economica ed efficace difesa. Poiché tutta la parte settentrio nale del teatro d'operazione era costituita da una profonda fascia montana, i cu i pochi solchi erano stati inoltre sbarrati con notevoli o pere fortificiarorie permanenti eia entrambi gli avversari, la zona che meglio si prestava all'impiego di grandi masse era il settore dell'Isonzo. Solo verso quesLO settore, del resto, erano indirizzate linee cli comunicazione stradali e ferroviarie di sufficiente potenzialità per sostenere operazioni offensive di carattere strategico .

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In previsione dell'entrata in guerra il generale Cadorna aveva concepito un disegno operativo cli largo respiro, che avrebbe inserito lo sforzo italiano tra quelli degli Alleati in modo veramente coordinato ed efficace. Cadorna, infatti, aveva stabilito: difensiva sul fronte trentino; offensiva a fondo sul fronte giulio in direzione di Lub ia na e Zagabria; eventuali offe nsive concorre nti dal Cadore e dalla Carnia. Il piano, in apparenza arnbi7.ioso, si giustificava con un presupposto fond amentale: il concorso dell'esercito serbo dalla bassa Sava verso Lubiana e dell'esercito russo dai Carpazi nella pianura ungherese. lo schieramento dell'Esercito Italiano fu attuato cli conseguenza: - 1:1 Armata: settore Trentino-Adige, dallo Stelvio alla Croda Grande; - 4" Armata: settore Cado re, dalla Croda Grande al M. Peralba; - Zona Carnia (Comando autonomo; poi XII Corpo d'Armata alle dipendenze dirette ciel Comando Supremo): da M. Peralba a M. Maggiore; - 2a Armata: eia .M. Maggiore a Prepotto; - 3a Armata (del Carso): da Prepotto al mare. Complessivamente, a radunata effettuata (13 giugno 1915): 569 battaglioni, 173 squadroni, 512 batte rie di cui due quinti schierati a sbarramento elci 560 km di frontiera intercorremi tra lo Stelvio e M. Can in, due quinti sul fronte giulio (70 km), un quinto in riserva. Per quanto r.iguarcla il piano d'operazione del Coma ndo a ustro-unga rico occorre d ire ch e il capo d i Staro Maggiore imperiale, Franz Conrad von Hoetzendorf, in un primo te mpo aveva pensato ad un'a-


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IL TEATRO DI OPERAZIONI ITALO AUSTRIACO

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zione risolutiva contro l'Italia: raccogliere una forte massa nella conca di Lubiana ed aspettarvi gli Italiani per batterli in modo definitivo. Per l'attuazione di questo piano egli aveva richesto il concorso di 10 divisioni tedesche; il rifiu to del capo cli Stato Maggiore germanico, Erich von Falken hayn, obbligò a cambiare progetto. Il Conracl stabilì a llora di resistere sulle ottjme posizioni difensive del confine per logorare le forze italiane con il minimo delle proprie, continuando intanto nelle azioni in corso contro la Russia per sfru ttarne il s uccesso . Le posizioni di confine furono quincy solidamente preparate a d ifesa , completando ed aumentando l'efficie nza delle fortificazioni pennanenti. Oltre agli sbarramenti montani furono eseguiti grossi lavori sul Rombo11, su l Monte Nero, alle teste cli ponte di Tolmino e di Gorizia e su l Carso. L'esercito austra-ungarico alla fronte italiana, deciso quindi a tenere, almeno pe r il momento, un atteggiamentO difensivo, si schierò così: - Armata del Tirolo, dello Stelvio e M. Peralba;

- Armata dell a Car inzia, dal M. Peralba a ll'alto Isonzo; - Armata dell'Isonzo, dall'alto Isonzo fino al mare. In complesso 234 battaglioni, 21 squadroni, 155 batterie, a cui va aggfunto l'Alpenkorps bavarese, dislocato nel Trentino anche se ufficialmente non esisteva ancora stato di guerra tra Italia e Germania. Le forze austro-ungariche, numericamente inferiori a quelle italiane, avevano il grande vantaggio di combattere eia posizioni naturalmente forti e compiutamente organizzate a difesa, con opere di fortificazione permanente e lavori campali.

IL PRIMO ANNO DI GUERRA

Quando l'Italia entrò in guerra, il 24 maggio 1915, il piano Cadorna era già inattuabile. I Russi, duramente battuti in Galizia, erano costretti ad una pericolosa e profonda ritirata - tanto che gli Austriaci furono in grado di ritirare da quel fronte alcune divisioni, subito


schierate in Italia - ed i Serbi, che pur avevano esordito ne l conflitto assai onorevolmente, erano caduti in una fase d i stra n a e d inesp licabile inerzia. Ven uto così a ma nca re l'indispensabile appoggio indiretto degli Alleati, le operazioni iniziali italiane ebbero lo scopo più modesto di occupa re buone posizioni di partenza, idonee ad agevolare gli ulteriori svil upp i del piano operativo in izia le, a l quale non si volle subito ri® UDINE nunciare. Nel settore trentino venne raggiunta la linea Lizzana-Castel Dante-Corna Calda; sugli Altipiani quella dei forti Belvedere-Cunpo Luserna-Cima Vezzena; in Valsugana furono "' 1-"' + 1occupate Borgo e Roncegno; 1Pa)m.a,UJVtt, t sul fronte giulio fu rono con0 ~-\'.-,K + quistate la conca cli Caporet+ 1• .,. to, la dorsale tra Isonzo e Ju,...)l.-. ,. drio, l'orlo orientale della pianura friulana ed il M. Nero . Le ..1: C~ignsno teste di Ponte cli Tolmino e cli 1"' Gorizia rimasero, p e rò, in + + mano austriaca. • I'"..,...""' Aquile1g I combattimenti iniziali 1+ non riu scirono, dunque , a procurare gli agognati sbocchi offensivi oltre l'Isonzo e le divisioni italiane dovettero segnare il passo di fronte ad r. una difesa continua, praticamente insuperabile. Il generale Cadorna ripiegò allora su obiettivi molto più limitati, propone ndosi per il momento l'eliminazione delle teste di p onte di Gorizia e di Tolmino, dalle quali l'esercito a ustroungarico avrebbe potuto facilmente muovere all'offensiva . Il 23 giugno ebbe inizio la 1a battaglia dell'Isonzo che ebbe per obiettivo l'eliminazione della cesta di ponte cli Gorizia, operando in tre settori: le posizioni cli Plava, con obiettivo immediato il M. Kuk; il Carso, per conquistare il San Michele; il fronte della tes ta di ponte, per im,

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LE OPERAZIONI DEL 1915 ALLA FRONTE CARSICA t•· 2"·3•e 4• BATTAGLIA Dtl l '/SONZO O 3 e::: ·-- :.:.

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pegnare forze nemiche. Gorizia avrebbe dovuto cadere per avvolgimento da nord e da sud. La lotta si protrasse violenta ed accanita per qu indici giorni consecutivi, ma il tentativo cli conquistare il M. Kuk fallì ed il Podgora resisté efficacemente. Più a sud, passato l'Isonzo, gli Italiani stabi lirono soltanto i primi sbocchi offensivi a Sagrado, Fogliano, Redipuglia. Sarebbe dovuto apparire chiaro, dopo qu esta prima battaglia, che anche in Ita lia, come già da mesi in Fran-


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grappati alle pendici del Sabotieia e nelle Fiandre, la continuità del fronte, saturo di truppe, e no, del Peuma, del Podgora, a l'equ ilibrio tra le forze contrapstrettissimo contatto con le muniposte imponevano la guerra cl i tissime trincee avversarie, senza posizione. Tutti, militari e politiriuscire a raggiungerle . Sul Carci, erano però ancora convinti so, fu occupata la linea che dalle di poter rompere il fronte nemifalde del M. San Michele, per co e di poter passare alla guerra l'orlo orientale del Bosco Capcli mov imento. Nessu no aveva puccio, giunge a IVI. Sei Busi. Dal 18 ottobre al 4 novembre allora valutato appieno la superiorità della difesa, imperniata e dal 10 novembre al 2 dicembre su] binomio reticolato-mitragliasi svolsero ancora sul fronte giulio la 3'1 e la 4a battaglia dell'Itrice. Dopo soli w1dici giorni cli sonzo. Queste operazioni, analotregua, infatti, il 18 luglio, i combattimenti ripresero su tutto l'Ighe alle azioni intraprese sul sonzo. Concettualmente, questa Luigi C~cl~rna. Pal!~nw (NO), 1850. ~~rdigbera (JM), fronte francese, furono decise , . . J, ft" · 1, . ., ., , ., , 1928. Fu f.! Capo dt. Stato J\llc1gg1ore clell'.lisercito 1 n 1 dal Comando italiano per allegseconc d O enSl\ ,l ttd ta a eta ,t dal 10 luglio 1914 al/'8 novembre 1917. prosecuzione della precedente. 0 gerire la pressione eserc itata Lo sforzo maggiore venne esercidagli Austro-Tedeschi e dai Bultato nel settore della 3a Armata e, per la prima volta, si gari sugli eserciti russo e serbo. ebbe un robusto impiego cli artiglierie pesanti contro le Il 6 ottobre era infatti iniziata l'offensiva austro-teposizioni ciel San Michele e di San Martino. desca contro la Serbia e l'l l la Bulgaria, alleata degli Imperi Centrali, aveva anch'essa attaccato in MacedoGli attacchi erano diretti: alla conca di Plezzo, alle tenia, determinando il collasso dell'esercito serbo . ste di ponte cli Tolmino e di Gorizia, al Carso. La conca di Plezzo fu in gran parte conquistata; nelLe due battaglie si possono considerare fasi distinte di un unico atto operativo, tendente alla conquista del la zona di Tolmino fu ampliata l'occupazione del Monte Nero e preso il Rornbon. Gli Austriaci riuscirono, pemedio Isonzo e delle alture ad esso sovrastanti, con obiettivo principale Gorizia. rò, ad impedire ogni progressione in direzione di TolIl un mese e mezzo cli lotte sanguinose (116.000 fu mino. L'attacco italiano si rivolse, allora verso le alture di rono le perdite italiane e ì0.000 quelle austriache), la 23 e la 3a Armata riuscirono ad intaccare il sistema difensiSanta Lucia e di Santa Maria, ma non riuscì ad occuparne le vette. vo avversario, ma non ad infrangerlo. Nello stesso tempo gli Italiani svolsero, con discreto Contro Gorizia si tentò cli procedere da Flava verso il .!\fonte Santo; ma la violenza dei contrattacchi avversari successo, una serie di operazioni locali nel Trentino e arginò ogni progresso. Più a sud, sulle colline di riva denel Cadore dove si combatté aspramente per il possesso stra dell'Isonzo davanti a Gorizia, gli Italiani rimasero agdel Col di Lana.


Nei primissimi mesi del 1915, mentre sempre più profonda si va facendo nel Paese l'aspra polemica tret neutralisti e interlientisti, Sonnino inizia in gran segreto trattative wn le potenze dell'Intesa in guerra con gli Imperi Centrali, trattatiue che conducono al Patto di Londra nel 26 aprile 1915. il 3 maggio l'Jtalia denuncia, dopo 32 anni dalla suajìrma, la 11·iplice Alleanza e il 24 maggio clicbietra guerra all'Austria. Ha così inizio quella grande mobilitazione di combauen.ti e di riservisti che doueva poi durare ininterrotta per 41 mesi: due immagini della partenza da Milano per ilJi·onte del Bauagtione volontari ciclisti lombardi. I

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Il Parlamento italiano, espressionejèdele della volontà della grande maggioranza del popolo, . aveva nelle giornale del 20 e del 21 maggio votato i pieni poteri al Governo per la guerra: alla Camera con 400 voti favorevoli, 74 contrari e 1 astenuto; al Senato con l'u.nanirnilcÏ dei 281 voti

fa vorevoli. Il 24 maggio 1915 le tnippe italiane valicano il confine

con l'Austria -Ungheria su tu/.la la Jr'Ontiera. Salmerie degli alpini ajfiuiscono verso il fronte .


La nostra macchina bellica si meue rapidamente in mgto. Ma si tratta di operazioni dijficili e lunghe, che r·ichieclono preparativi complessi e tenti. "Ji un immenso assedio cbe stiamo ponendo all'Austria ''. cos·ì Luigi Alberlini su "Il CoiT(ere della Sera " del 24 giugno .7915 Ciò perché la guerra si preannuncia ben piiì dura delle previsioni: sartì una terribile prova cbe ilpopolo e le Forw Armate saprr:mno con·aggiosamente cijjhmtare: il collaudo piil severo e sanguinoso della sua conseguita unità, rimasta sowesa net 1866, con l'cmnessione del Veneto. Cerimonia cli consegna della Bandiera di Guerra al 218° Reggimento di Fanteria "Volturno".

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Il carattere prevalentemente di posizione della guerra, non conternplato nei piani originali, fii una conseguenza della mancata convergenza degli a/lacchi <!!Tensivi dei russi e dei wrbi, previsti nell'iniziale piano strategico italiano. La guerra in trincea richiese ai combauent-i sacr/fÏci immani, resi piÚ.gra1Ji dall'asprezza del clima nei tre inverni di guerra al.fronte. Il piano italiano originario era invece il seguente: d{(ensiva strategica al saliente trentino e offensiva verso Lubiana e Trieste. Nella Jòto alcuni soklati consumano il rancio -i'n prima linea. e Mancano ancora gli elmetti che saranno distribuiti solo nel 1916.

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L'Eçercito italiano si trovò impreparato ad aj/ì·ontare e superare le barriere di jìlo spinato cbe p roteggevano le linee difensive neinicbe. Nei p rimi mesi mancavano ancbe le pinze tagNq/ìli, mentre il tiro dell'artiglieria si dimostrò srnrsamente qf/ìcace contro bersagli sottili e di ridotte dimensioni carne gli ostacoli passivi, i muretti a secco e le trincee aweisarie. I reticolati, inoltre, erano approntali a 1'iclosso della linea delle trincee ed il tiro de/l'arUglieric1'italiana riscbiava di colpire le fanterie amiche.

Le truppe 'italiane irrompono oltre la,li-ontienl, mentre 'il nemico si ritira su posizioni facilmenle d~(endibili già organizzate a difesa net periodo della neutralità italiana. Lo slancio qffensivo del l?egio Esercito si inji·cmge ben presto sull'orgcinizzazione difensiva austrou.ngai'ica cbejà largo ricorso a reticolat'i, mine e trinceramenti. l'ostacolo passivo costituito da siepi cli filo spinato, più delJìwco delle mitragliatrici e dei cannoni nemici blocca l'impeto delle trupP.e di Cadorna. Si costruiscono le prfrne trincee.


Lei linea di co1~/ìne nemica era protei/a da numerosi forti risalenti alta jìne delt ·ottocento ed ai primi anni del XX secolo . .Questefort!fìcazioni create a shant:mzemo delle principcili vie cli comunicazione e di passi alpini costilitirono un serio ostacolo all'avanzata italiana. Le arti,glierie in.feritoia ed in cupola corazzata e le mi1ragliatrici cbe mu.niuano i.forti impedivano -il transito sulle strade, mentre gli osservcttori corazzati erano in grado di dirigere anche il tiro di batterie appostate intorno a //cJ forN/ìcazione. Per eliminare questfi'' minaccia l'a rtiglieria d'assedio italiana ricorse cti massimi calibri in dotazione - obici e nw,tai da 21 O, 280 e 305 - che avevano una buona eflìcacia contro le strutture in cemento armato ed in acciaio dei.forti. il.forte austro-ungarico di Ma/borghetto colpito ripetutamente dal tiro i/.cdiano.


La guerm ba ormai imposto il suo carattere asso{uto, integmle che richiede un enorme impegno di produzione industria/e, oltre c/Je il sacri)ĂŹcio di larghe masse di combauenti. Ecc.o un nostro cannone a lunga gittala du 149A in VĂ l Fella, in fase di caricarnento ed alto sparo. Era un 'arligheria cm/.iquata ad aj/usto rigido, ma in possesso di una discreta giuata massima e precisione di tiro

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Lct prima ojfensiva italianajit scatenata all'inizio dell'estate del 1915 ed ebbe come obiettivo principale il Carso, Gorizia e fu sponda sinistra deljtume Isonzo . Questo jìumeJìJ. teatro, nei 44 mesi di guerra, di dodici battaglie sanguinose; le prime quaflro, nefl'cmno 1.915 (23 giugno- 7 luglio; .18 luglio-4 agosto; 18 ottobre-3 novembre; 10 nouembre-4 dicembre) raggiunsero obiettivi 1nilitari trascurabili, ma obbligarono l'Austria a inviare sulFonte italiano.fo1ze sempre più numerose. Un caduto italiano su u.na pietraia del écu:so.


Lct struttura industriale itct!icma fu ¡inte1¡a1J}e nte mobilitata per la produzione di guerra: fin dal 5 luglio 1915 la "Gazzetta [ffficietle" aveva pubblicato il decreto per la mobilitazione industriale, vale a dire p er l'incremento forzato della produzioone delle armi. Un moderno obice da 149A di disegno J(rupp e riprodouo in Italiet al momenlo del tiro.


Lo ~forzo ojfensivo italiano nel 1915, bencbé concentmto in corrispondenza dell'lsonzo, interessò ancbe altre zone del j i·onte c1!pino, che aueua un'estensione di circa 600 chilometri. A/lacchi di minore intensità jìirono portati dalle truppe della J" Armata dislornta in Trentino, della 4" Armtlla schierata in Cadore e dai reparti della Zona Carnia . Nonostante i coraggios·i assalti contro le munite d!f'ese nemiche la linea aus/.rou.np,aricajit solo leggermente intaccata. Le perdite in queste azioni sterili ji.,.rono,,, comunque, molto elevate. Trasporto cli un ferito verso un posto di medicazione.

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A pocbi mesi dall'inizio della guerra, e precisame,nte il 25 ouobre .1915, l'qf/esa nemica dal cielo colpì la città di Venezia, jàcendo alcuni morti tra la popolazione civile. Il 7. 4 novembre l'aviazione austi:oungarica bombardò per la prima 110/ta l'abitalo di Verona. L'artiglieria italir:tna fii cast costretta a schierare in Jìmzione controaerei ancbe cannoni da campagna montati su installazioni di fortuna per il tiro contro gli aeromobili nemici. Una sezione cli cannoni da 75/906 durante un allcirme aereo.

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Con il nome di doline del Carso si iutende l'altopiano tra il go{/o di Trieste e il Carnaro culmincmte nel Monte Maggiore a 1396 di quota. È ·i n questa zona carsica, la cui supeificie è costituita da rocce solubili con lunghe Fatture doue si perdono le acque meteorich!!, e precisa·m ente nei suoi altipiani es/ e a nord di Gorizia, chejitrono combattute sanguinosissime battaglie tra i due eserciti in battaglia, con vere e proprie ecatombi di combattenti eta entrambe le parti. Dopo la prima mediettzione i feriti sono ettricati nelle autocnnbulan.zt e trasportati agli ospedali.


Per fa prima volta nella storia si verificarono combattimenti sulle cime piÚ alte, a quote anche superiori e, 3 mila metri. La guerm in montagna comportava un elevato onore logistico per 'il rijòrnÚnentD di vil)eri, mu.n izicmi ed equipaggiamenti destinati a reparti schierati su veue e postazioni d 'afta quota. Nelle immagini un colonna cli quadrupedi in u.n posto di sosta su. una tortuosa strada di montagna ed un tratto cli trincea mascherata in Carnia.

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Postazione accuratamente protetta di un cannone da campagna eta 75/911 . Sebbene le granate da 75 non fossero in gmclo cli sconvolgere le trincee nemiche ed abbclftere i reticolati, f'eleuata cadenza di tiro dei cannoni modello 19ll e 7906 consen.li1JC1 di riversare sulle posizioni nemiche u.na quanliltĂŹ no/evo/e di schegge

ed esplosivo. Eremo disponibili, inoltre, proielli shrapnel, che esplodendo in mia, proiettcwcmo verso il basso decine di pallettoni di piombo in grado di metterefiJori combattimento anche soldati al riparo in trincea.


L'Esercito Italiano, come del resto anche quel!Q::austrou.ngarico, fece vc1sto impiego d i quadrupedi come cavalli, m:uli, asinelli, buoi e cavalli per le esigenze di !msporto di anni, numizioni, equipaggiamenli e rijòrnimenti. Muli ed asÚ1el/i si rivelarono insostituibili per il trasporto cli ma!eriali in terreni impemi di montagna. Due conducenti col loro

piccolo asinello.


Alti u!Jìcia/i iSpezioncmo un reparto di genieri scuda!i, equipaggiali con corazze ed elmi tipo Farina. Questa do1azione/ì1. studiata per assicurare u.n ·minimo di protezione passiva al personale incaricato dell'apertura di corridoi nei reticolati nemici con l'uso a pinze taglicl}ìli e tubi esplosivi. Le elevate perdite subite eia questi reparti consigliarono però di rinunciare al loro impiego e di sostituirlo col tiro delle bombarde. {a pesantezza delle corc1zze impacciava i movimenl'i e stancavc1cpresto il personale, oltre ad assicurare una proiezione soltcm.to parziale al po1ere pe1Jòran1e delle pa/10110/e di/i.1.ci/e e di mitragliatrice austroungariche.


il conflitto vide il debutto di numerose ed innçwa1i11e V macchine da guena, tra queste f'au.toblindata. Le pocbe maccfrine disponibili in Italia nel 7915 tro1Jarono però scarso impiego a causa c{efle ridoue capacità di movimento dei mezzi in percor:~i fuoristrada. Qu:i è ritratta una hlinc!o lmlta Fraschini armata con due mitragliatrici Perfno calibro 6,5 mm raf(rec!c!ate ad acqua e posizionate una in torretta gire1Jofe e l 'a ltra ù1 ritirata nello scci/ò. La macchina aveva una protezione di 4 mm e poteva trasportare 600 kg. tra personale e 1nunizioni.


Per la distruzionedei reticolati si i1nportarono sin dCJ! .!9.l5 dalla Francia varie bombarde tipo Dumezil e BCJl'ignolles. L'Anna di ArtiglieriCJ costitui' un apposito co1po, quello dei bombardieri, per la manovra di queste primordiali, ma potenti bocche da jiwco, in grado di la nciare a brevi distanze bombe di grosso calibro dall'elevato effetto distruttivo contro le hmriere di.filo spinato. Le bombe lanciate dalle bombarde eremo molto temute claltafanterict nemica per il notevole rendimento che avevano anche nei coi¡!fronti dellefortj/Ïcazioni can,pali e trinceramenti. o


La guen·a in montagna complicò

notevolmente le cqndizioni di vita delle truppe. li mantenimento per periodi prolungati di t'eparti in posizioni d'alta quota costrinse ben presto ad abbandonare i ripari sotto tenda ed a ricorrere_a baracche in legno dove poter ripai-are dalle intemperie i soldati. Tali baracche dovevano altresì essere dotate di sttf/è a legna per il riscaldamento dell'ambiente. la per1nanenza invernale in montagna cli decine di migliaia di combattenti compo1tò la distribuzione di vestiario irwernale normalmente destinalo alle truppe alpine anche alici fetn!eriet di linea. Attendame n.to ciel 1° Reggimento Alpini.

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L'artiglieria ausl'ro-u.ngariett dfajJ01ieva di bocche da jÏioco tra le migliori al mondo, Ira le quali figuraua il mortaio Skoda da 30.5 cm appositamente studiato per il tiro conlrofortificazioni ed in possesso di elevate doti di mobilità in relazione alle dimensioni del complesso. I comandi nemici ricm:mro a tale arma ancln contro trinceramenti e capisaldi difensivi italiani di particolare importanza. Non vi erano difese passive in grado di resistere allo scoppio d¡i una granata da 30.5 cm. Lajòto ritrae unct di tali grnnatefortunatamente inesplosa. Nel proseguo del co11/Uuo il nemico ricorse anche ad obici da 42cm.


Postazione di mortaio da 210A a Sella Neuo/_}. La guerrct di posizione riuelò tutta l'importanza delle boccbe da fuoco a tiro arcuato che risultavano di maggior rendimento nel f.iro cont,:o trincee ed obiettiui de>./flati rispetto ai cannoni. Per aver ragione dei ricoveri corazzati e delle trincee blindate, costruite spesso con largo ricorso cil calcestruzzo, occorrevano, inoltre, pezzi d'artiglieria di grosso caNbro con forte potere distntttivo.


I wmpi di ballaglia italiani, pressoché muntuosi, si diuerstfìcavano neuamente da quelli di pianura deljì-onte occiden1ale. La guerra in montagna favoriva ancor più. il df/ensore, che da posizioni dominanti poteva controllare tutti i movimenti delle truppe italiane e dirigere con facilità il tiro dell'artiglieria sugli assembramenti cli truppe e sugli obiettivi più rennmemtivi. Gli italiani furono costrelli c1d operare quasi costantemente in soggezione di quota, dominctti dall'osseruazione awfii:rsaria . Nellajòto unpos10 comando di un reparlo alpini in una lrincea di seconda linea.


Traino di un cannone pescmte su crffì,sto modellqpe St~fano con una trattrice Pavesi 'J'olol1i. La scarsa disponibilità di artiglierie di grosso calibro costrinse a ricorrere a pezzi ceduti dalla Marina ed _ incavalcati su aifì,sti di circostanza. Si trassero anche dalle jò1tificazioni permanenti della.fì"ontiem con la Francia numerose boccbe dafuoco cbejì,.rono reimpiegate in installazioni

rnmpc,li o semipermcmenti sulla linea deljì·onte.


I palloniJi¡enati da osservazione e i dirigibili costituirono la vigile presenza del 'Pht leggero" sui cieli della guerra che avrebbe poi visto l'impiego su larga scalct del "pht p esante'; dopo che la guerra italo-turca di quullro anni prima auevu registrato, per la prima volta al mondo, la presenza degli aerei nel cielo della bauagha. Ăˆ un primato italiano dovul.O a/l'audace schiera dei pionieri de!l'ai:iazione, che non C'i uerrĂ mai contestato. Ai dirigibili, appartenenti a reparti defl'&ercito o<della .Marina, furono c!f.(idate az ioni molto importanti di bombardamento e di ricognizione.

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Un ?!!fusto per obice da 305/7 7 viene sospinto a/orza di braccia verso le postazioni avanzate doue non è piiì possibile l'uso dei /.rctf.lori. Nel maggio 1915, in mancanza di trctUrici d'arf.igtieria, si r(corse an.cbe ai buoi per la movimentazione dette bocche dajì,.oco piiì pesanti. In seguito grazie all'elevata p roduzione nazionale della Fiat e detta Pavesi Tolotti, l'faercito poté scblemre un parco di mezzi meccanici per il traino delle artigNerie all'altezza della situazione sia per qualità sia per numero cli mezzi in dotazione.

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Osservatorio d'artiglieria al Kopfach in val Dogrw. La trasmissione degli ordini e le comunicazioni si avvalevano perlopiĂš di stc~/fette, telegrafi, linee telf{(onicbe e messaggi ottici. Alt'inizio del co1ilitto solo gli atti corncmdi avevano in dotazione apparati radio per i collegamenti a distanza. Le comunicazioni via filo e quelle radio furono ben presto oggetto di intensa attivitĂ di intercellazione anche in prossimitĂ delle linee avanzate. o


Prigionieri c1ustro-u.ngarici avviati sotto scor15 ver:m il campo di concentramento. Il rendimento in comhat.timento delle tn1ppe nemiche variava talvolta anche sensibilmente a seconda della proveniem;a dei suoi soldati. L'Impero asburgico, i11f'aui, comprendeva numerose ed alquanto dive1:~e nazionalitĂ cbe spesso erano in contrasto tm loro per motilii politici e cli autonomia. La maggioranza dei reparti difcmteria impiegati alji-ortte italiano erano composti da militari di etnia slava (slovena, croata e bosniaca).


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Capitolo 3_

Il 1916

e grandi operazioni italiane del 1916 furono sei: la 5a battaglia dell'Isonzo, combattuta per venire in aiuto dei Francesi impegnati a Verdun ; l'offensiva austriaca nel Trentino e la conseguente controffensiva; le battaglie dell'Isonzo 6a, 7'\ 8 8 e 9a. Di esse rivestono grande importanza: la battaglia del Trentino e la 6a battaglia dell'Isonzo, che portò alla conquista di Gorizia. Il 1915 era stato per il Imperi Centrali particolarmente favorevole su tutti i fronti. Ai primi del 1916 i capi militari austro-tedeschi giudicarono la situazione ancora propizia per loro, tanto eia ritenere cli poter infliggere un colpo decisivo sia alla Francia sia all'Italia. Si accorciarono perciò affinché l'esercito tedesco puntasse su Verdun e quello austriaco su Vicenza. La decisione cli attaccare attraverso gli Altipiani, per scendere nella pianura vicentina e cogliere alle spalle le Armate italiane schierate sul fronte della Venezia Giulia, realizzava un antico progetto del capo cli Stato Maggiore austriaco, Maresciallo Conrad. Per poterlo eseguire con maggiori possibilità di successo furono richiamate dal fronte orientale le migliori unità austriache, circostanza della quale approfittò poi la Russia per attaccare gli Austro-Tedeschi ed infliggere loro una pesante sconfitta (Lutsk, giugno-luglio 1916). Nonostante molti segni premonitori, il generale Cadoma non volle credere ad un'offensiva austriaca nel Trentino sia per la difficoltà cli far manovrare e di rifornire molte truppe su quel terreno si:a perché riteneva le due linee ferroviarie del Brennero e della Pusteria insufficienti a riportare tempestivamente le forze austriache del Trentino alla fronte orientale, qualora i Russi avessero attaccato.

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Nonostante la sua incredu lità Carclona prese le dovute precauzioni: rinforzò la 1a Armata ed emanò direttive perché venisse attuata una difesa ad oltranza sulla linea cli resistenza pri ncipale, linea che avrebbe dovuto essere scelta su posizioni non a contatto del nemico e forti per natura. Soltanto nell'imminenza dell'attacco austriaco egli si decise però ad ispezionare di persona il settore minacciato. Quando si avvide cbe l'Armata non aveva attuato lo schieramento in profondità, ne sostituì il comandante, generale Roberto Brusati, con il generale Pecori-Giralcli. Ma ormai era tardi per modificare lo schieramento. Sette giorni dopo, il 15 maggio, dopo una violenta preparazione di artiglieria iniziata il giorno I 4, duecento battaglioni austro-ungarici, appoggiati da oltre 1.500 pezzi di artiglieria, si avventarono sulle posizioni avanzate italiane poste tra l'Adige e il Brenta. La sinistra italiana (Val Lagarina e Val Terragnolo) dové a mano a mano retrocedere fino al Pasubio-Coni Zugna, dove il 20 ogni avanzata austriaca era arrestata definitivamente, dopo continui e violenti ma-inutili attacchi al Passo Buole ed al Pasubio; così pure fu perduto l'Altipiano di Tonezza, e il nemico arrestato fra la Borcola e il l\ovegno. Analogamente avvenne a lla destra, in Val Sugana, che, più lentamente, ripiegò fino alla Caldiera-Monte Cima-Cima d'Asta. Il 20, infine, gli Austriaci attaccarono il centro, fra l'Astico e il Brenta, in direzione del .!\fonte Verena e Cima di Campologno; superate le prime resistenze e quelle sulla linea Portu]e-Mosciagh, gli Austriaci giunsero sino quasi al margine dell'Altipiano di Asiago. Ma la salda resistenza a lle ali, incuneando l'attacco austriaco, ne diminuì l'impeto . Intanto il Comando italiano, mentre inviava numerose fo rze (circa 90 batta-


BATTAGLIA DEGLI ALTIPIANI - - - - Linea italiane prima dell'of'fensiva - - - •• - Line'a del nostro massimo arreframento _ _ _... lineaauslriaca finale V[:

1S.,9• , 1S'20

M.Asolone

glioni) per rinsaldare la difesa frontale e per effettuare coni:rattacchi sulle ali del saliente, preparava con abi le concezione una potente massa cli manovra (5a Armata, su 5 Corpi d'Armata e 1 divisione di cavalleria) in piano, con cui eventualmente affrontare il nemico, se fosse sboc_cato. Questo non avvenne. Dopo nuovi e violenti attacchi l'offensiva nemica si esaurì contro le posizioni più arretrate di Coni Zugna, Pasubio, Novegno, Cengio, Maso e, il 3 giugno, a 18 giorni appena dall'inizio della battaglia che avrebbe dovuto segnare la fine dell'Esercito Italiano, Caclorna poteva annunciare che l'offensiva era stata arrestata su tutto il fronte. Le truppe italiane passarono quindi alla controffensiva - 14 giugno - e in meno di un mese gli Austriaci furo-

no di nuovo ricacciati ben dentro la zona montuosa tridentina, dopo aver abbandonato importanti centri come Arsiero ed Asiago. Il grande pericolo della "calata" a ustriaca nella valle del Po era così scongiurato. L'offensiva austriaca provocò la caduta del Governo Salandra, battuto in Parlamento dai neutralisti che avevano rialzato il capo, approfittando della delusione popolare per la guerra lunga e difficile. Il prestigio del generale Cadorna non fu invece scosso, anzi ben presto aumentò: subito dopo la strenua difesa degli Altipiani iniziò, infatti, la 6" battaglia dell'Isonzo C4-17 agosto): la vittoriosa battaglia di Gorizia. Il concetto d'azione prevedeva due attacchi principali ai due lati del campo trincerato cli Gorizia e cioè sulle


alture dal Sabotino al Podgora e dalla CiLE OPERAZIONI DEL 1916 ma ciel San .Michele a Doberdò. Un'azioKuk AUA FRONTE CARSICA ne diversiva fu sferrata, con adeguato an.o, Vodice sa· 6 8-7Q·8'e 9" BATTAGLIA ticipo, nel settore e.li Nlonfalcone. DELL ' /$ONZO La battaglia costò perdite assai gravi, ma il sacrific io ita liano venne, questa l lNEé f)J CONTATTO • M.Sanl:o - - - - • dopo i;, ',. e$ /Jattqg/ia /-fl-29morzo; volta, compensato dalla conquista cli po----• 6• (t,. ·t7aJ()Slo) • -•7' • (tt,.·/7seHen1b,.,,,) sizioni ritenute inespugnabili: il Calvario, ....• • -••... 9a ,, {.9·/Z oltohre) .9• "(Jlollo61Y!·~l7oY<>mbre} il M. San Michele, il Sabotino ed il 9 agosto le truppe italiane entrarono in Gorizia, cogliendo un successo che elevò lo ~Cormons spirito ed il morale dell'Esercito e della Nazione. Anche all'estero il successo della 6a battaglia dell 'Isonzo destò grande impressione, tanto che la Romania, da temp o incerta tra neutralità e belligeranza , si decise finalmente ad entrare in guerra a fianco delle Potenze dell 'Intesa. Seguirono, nel breve giro cli due mesi, dal 14 settembre al 4 novembre, tre consecutive battaglie che ebbero lo scopo cli logorare sempre di più l'esercito austro-ungarico e c he tendevano alla conquista di posizioni idonee ad aggirare da sud le alture orientali cli Gorizia e da nord l'Hermacla . Dal 14 al 16 settembre furono espugnate dagli Italiani le alture di San Gra($Se/o do; dal 10 al 13 ottobre essi raggiunsero le falde occidentali del Pecinka; dal 1° al 4 novembre pervennero alla conqu ista totale del Pecinka e del Faiti. o Hermade: Sui monti, due offensive sul Pasubio, nel settembre e nell'ottobre fruttarono agli Italiani la conquista dell'Alpe di Cosmagnon, mentre sulle Alpi di Fassa, con ardite scalate e brillanti azioni di sorpresa, essi conquistarono posizioni ritenute imprendibili come il Cauriol, il Garclinal, Tali risu ltati erano rimandati al 1917 anno nel quale, il Colbricon e la Busa Alta. secondo quanto convenuto nella 4a Conferenza cli ChanTerminava così il 1916 senza che si fosse giunti per gli tilly del novembre 1916, si sarebbero dovute sviluppare Italiani a risultati decisivi, nonostante i sempre maggiori violente offensive contemporanee su tutti i fronti dell'Insforzi dell'Esercito e del Paese, duramente coinvolto in una tesa. guerra sempre più divoratrice di uomini e di ricchezze.

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!: 'anno .l9.l6 vide combattere sulla vallata deljÏwne Isonzo cinque battaglie, eprecisamen.le: la quinta bcwag!ia (11-29 marzo) che.fu. richiesta dai Francesi per alleggerire la massiccia pressione nemica su.I Fonte di Verdun; la sesta battaglia (61 7 agosto) cbe portò alla conquista di Gorizia, la settÚna ( 14-1 7 settembre), l'ottava (9-12 ottobre), e la nona (1 -4 novembre) cbe costituiscono le cosiddette "spallate autunnali" sul Ccirso. in alto, il paesaggio desolCJto del Carso epicentro di aspri combatthnenti. Sotto, appostwnento d'altCJ quotCJ nel sellare della 26a Divisione. o


Le operaz ioni militari italiane dal maggio ai sette,mbre 19.16; cbe pure rivelaro1ÌO come lT,sercito Jtalianojòsse divenuto un potente strumento di gueJTa moclema, costarono la perdita di 300.000 uomini ti-a morti ejèriti. In allo, un cadavere austriaco in una trincea sul Carso. Souo, u.n jànte italiano fulminato durante un assal!o.

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La "spedizione punitiua" degli Austriaci iniziatasi n el maggio 19.l6, avrebbe dovuto colpire gli /!aliani per cwer denunciato l'armo prima la Ti"lplice Alleanza ed essere scesi in guerra con l 'Jntesa. Nonostante i pill clamorosi intendimenti e la massiccia preparazione, l'qffensiva aus/.riaca terminò con un netto insuccesso. il 2 giugno la "Strafe fapedition" è arrestata e tra breve ba inizio la nostra poderosa conlrqffe ns iva. La "spedizione punitiua " era stata studiata in ogni dettaglio (e si è detto persinor da va.ri anni prima della guena) personalmente dal genemlissimo ausf.riaco barone Conrad von H6tzend01f, nemico delt'J1alia cbe egli in cuor suo aveva sempre considerata come la "naturale avvei:,aria " delta monarcbia austro-ungarica, awersaria da attaccare prevenf.ivamertte e decisamente per ricacciare il suo esercito Jìno alla valle padcma. Fanti i/.aliani in u.na pausa dei combattimenti.

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Il 29 giugno 1976 una emissione di gas a,~fÏssianti austriaci niise fuori combattimento la prima linea italiana sulle Pendici del Monte San Michele nel settore della 3" Annata. Un impetuoso contrattacco permise però di riconquistare tulle le posizioni perdute. Corpi insepolti di soldati italiani morti per ejfetto del cloro e delfosgene.

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Lct gu.erm coi gasjì,1. una delle novità della grande guerra. il battesimo del fu.oca dell'arma suljì-<mte italiano si registrò nel giugno 1916 sul monte S. Michele ad opera degli austriaci che ricorsero a nubi prodotte da bombole. Fu.rono gasati circa 8 mila soldati italiani, gran parte dei quali perirono. Carso. In trincea con la nwscbera antigas tipo polivalente. Dalla

cctmtteristica jònna ad "imbllto'~ era la copia di u.n

modello di protezione individuale jì-ancese.

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Lo spostamento celere di uomini e ·m ezzi dal Trentino all'Isonzo, voluto da C'adorna per allaccare di so,presa il nemico, 1Jide l'impiego in massa di migliaia di autocarri militari. L'attacco ciel 6-1 ì agosto (6a bauc,glia dell'Isonzo) portò alla conquista di Gorizict senza però perdere il suo carauere di battagl'ia di fogoramen/.o. Agosf.o 1916. Gorizia, ingresso delle truj)pe italiane.

La mobilitazione de/fronte interno j1,1. necessaria per sostenere uncbe spiritualmente i combattenti alji·or/.le. Si studiarono cosi: 11arieforme di propagcmda, tra cui quella della stampa di milioni di wrtoline mi/ilari inneggianti alla saluezza della Patria ed alla gloria del Re.


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L'occupazione di Gorizia e delle alture del Carso oltre il Vallone (agosto 1916) giunse a.far balenare l'idea di . trasformare la guerra di posizione in guerru di movimento. Ma /'esperienza dimostrò invece l'impossibililtÏ di

/.rasjbrmare u.na guerra d 'assedio in u.naguerra manovrata che in due o tre bauaglie portasse alla dis(aua compie/a del nemico. Foto ravvicinata di u.n ridotto nemico. In basso, cannoncino da 42 min in una trincea .dell'Atto But.


!, 'a zione dell'Italia net 1916, il cui risultato più notey;lefu la conqu'ista di Gorizia, si dimostrò molto energica e redditizia, a giudizio degli stessi alleati, sul piceno della economia generale della guerm. Venuta 1neno, anche per:1·eccessiva lentezza cli esecuzione, la rottura a oriente di Gorizia per continuare la poderosa oj/ènsiva, l'ff'' e la <y' battaglia clell'Jsonzo rientrarono nei consueti schem·i degli impegni di logoramento, mppresentati in occidente dal p ro1011po della Somme, te cui rive, e/cd giugno al nouemhre dello stesso anno .1916,furono /eatro cli curentissime bauagtie. Due immagini di trincee del Cm:m. il tiro d 'artiglieria ha comple!amente tra~/èmnato il paesaggio.

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Bomharda mento nemico su Dogna ne/l'agosto 1916. Le artiglierie austro -ungaricbe a lunga gittata erano in grado di spararejĂŹno ad oltre 20 chilometri di distanza e colpire obiettivi nette phĂŹ

lontane retrnvie deljr'Onte. Obiettivi prhicipali cli questi tiri d i interdizione e cli d isturbo erano costituiti da centri logt,tici, posti comando e centri abital'i.

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Il prolungarsi della guerra oltre le previsioni mostrò a tutti che:Je 1·,~~orse delle materie prime e della nwno d'opera costituivano un dmmmatico problema per il Paese in guerra, problema chejìt risolto solo grazie alla /enace volontà popolare di conseguire fa villoria finale, a coronamento di_ tanu pesanti sacr{fici. E.fu una volontà che accomunò net medesinio slancio ancbe coloro cbe non. avevano nei primi mesi del 1915, mcmijèstato per l'interuento ma cbe ora compivano lentamenle il foro dovere, e spesso in maniera eroica, a/ìanco dei com.ba/tenti che avevano inneggialo alla gu.e1ra. Agosto 7916 A destra, camminamento di prima linea net settore della ;2C' Armata. Sotto, vedette in una trincea detla Carnia.


Il 29 agosto, intanto, due giorni dopo la nostra uflĂŹciale dicbiarazione di guerra alla Germania, le truppe italiane occupano Monte Cau.riol e proseguono le azioni in Val di FcL~sa. Dopo le dure esperienze sopportate dalle truppe al_jĂŹ-on/e ancbe i civili furono messi alla prova durante il rigido inverno tra il 1916 e il 1917. Crisi economica e crisi morate incidevano largament.e nella societĂ europea dei paesi in guerra, livellando tutti in una comune SC>[(ffenza. Scene di combattiementi in ambiente innevato nella zona del Cadore tenuta dalla 4" A rmata.

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La 111:itragliatrice.fu u.n 'arma protagonista clel/~1,-;gn;mde gu<?rra. Leggera e maneggevole, ùnpiegabile da due o tre uomini, di grande ej}ìcienza meccanica, in. grado di erogare un eleuato volume di fuoco, rappresentò l'incubo dei.fanti di tutti gli scbieramenti. l'faercito !tediano enf.rò in guerra con solo 600 armi automatiche acquistale in Gran Bretagna. l modelli di progettazione e produzione nazionale entrarono in servizio a partire dal 1915 efi.11-orio costruiti in migliaia di esemplari. Nella foto una mitragliatrice \lickers Maxim calibro 6,5 mm in dotazione ad un reparto di alpini.


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Le regioni montane, per la scarsità delle comunicazioni e delle risorse, per la inaccessihilità di estese zone, per condi.?:ioni speciali di clima, presentavano seri ostacoli allo svolgimento di operazioni mi/ilari. La guerra in montagna_(!.,. onerosa soprattutto dal punto di vista logistico per l'alirn.entazione ed il rifornimento di truppe schierate sui picchi e cime. Ciò costrinse e, ricorrere alla costruzione di strade carrabili, di mulattiere e cli sentieri che dai Jòndi valle raggiungessero su camion, carri, basti e a piedi gli appostcm1enti e gli osservatori phì. remoti. Costruzione di una galleria nella zona cli Tolmezzo."

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Alpini con mimet.ica invernale danno l'assalto a.Ile posizioni nemiche. A d(f/èrenza dei combattimenti sul Carso, in montagna, le operazioni erano caratterizzate da un minor dispiegamento di.fòrze sia di.fanteria cbe di cirtiglieria. A uolte p er d{/èndere una vetta bastava anche un plotone cli soldati. Una singola 1nitragliatrice ben appostata poteva tenere in scacco intere compagnie nemiche. Sotto, sentiero d 'alta montagna ricaualO in una cengia.


La gerarchia ecclesiastica all'interno clell'Bercilo, e la relativa assim'ilazione di grado, fu stabilita nel giugno 1915. La direzione del servizio spirituale fu aj/Ïdettct ad un "Vescovo da Campo"par(ficato al grado di maggiore generale. Le successive gerarchie erano rappresentate da vicari, cappellani coadiutori. cappellani capi d'armata (capitemi) e cappellan:i ordinari (lenenti). Ai cappellani mililari.fÏi concesso l'uso clell'un{/orme grigioverde ¡munita cli croce di pan.no rossa. I cappellani militari.fiwono di insostituib'ile apporto psicologico e morale al combattente. Monsignore Vescovo cli Campo Bartolomc1si si intrattiene con due genemli.


L'enorme estensione del jì-onte, cbe correva per lo pizÌ:::§ulle Aij)i, non consentiva di desl'inare ai seuori montani esdusivamen/e le truppe aijJine già addestrate ed equipaggiate al combattimento d 'a lta quota. Così anche reggimenli difant~ria e bersaglieri ji,1rono scbierati su.tle vette piit ·impervie, condividendo con gli alpini e l'artiglieria da montagna i disagi della vi/a di montagna ed i rigori del clima. A Iulo, un ricovero in costruzione dc, parte di !ruppe alpine in Carnia . Sotto, ostacoli dijìlo spinato ct protezione di un capisaldo sull'Altopiano di Asiago.


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Ciò che di sconvolgente presentò afl'inizio la prima guerra ·inondiate in Europa, si può riassumere con le parole di Winston Churcbill: "Gli avuenimenti si produssero in lc1rga misurct e,! cliji,1ori delle scelte consapevoli che li cweua.no generati: governi e individui si adeguarono al ritmo della tragedia e, procedendo a tentoni in mezzo ad una cieca violenza, fecero sprechi e massacri cbe assunsero proporzioni sempre più vas1e". Sgombero di u.n ferito grave i 11 un luogo di cura nelle retrovie.


In montagna.fu fc1tto un esteso uso di tel<1/èriche ,e, montacetricbi per il trasporlo in quota di r//ornimenli e talvolta cmcbe di personcile, soprauuuo jèriti. Questo sistema, rapido e sicuro, permetteva di risparmiare l'impiego di colonne di portatori e di salmerie Le telefericbe erano gestite dall'Arma del C7enio Ogni bCJllCJ.gli<me si compone1Ja di due o tre compCJgnie, ciascuna delle quali ave/Ja un plotone pet montaggio e tre per l'esercizio e la manu./enzione ordinaria delle teleferiche. Nellajbto, stCJzione di carico di una teleferica in Ÿ1l Raccotana.

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Velivoli della nostra caccia tipo Neuport in volo subito dopo un a llarme. La organizzazione dell'impiego del mezzo aereo, embrionale a/l'inizio della guerra, andò rapidamente pe1fezionandosi nelle scuole di volo, nei velivoli e nelle in:fì·astrutture, così cbe a metà wnJliuo l'Ttct!ict disponeva. gicì di varie centinaia di aerei e di o/limi piloti.

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In alta montagna i co1nba11imenli cessavano duran,t_e l'inverno. l soldati infall'i erano piiĂŹ indaffarati a combauere contro il fi'eddo, la neve, ijĂŹtfmini e le slavine, che a ccmtrastare il nemico ln ques!iperiodi le principali perdite erano cosĂŹ ccmsclte dalle valcmgbe, cbe si abbauevano nelle gole seppellendo i villaggi di haracche e le colonne cli portatori. A destra, una squadra di soccm:m impegnata nella ricerca di sopra1)f)issuti e di vittime della cosiddeua "morte bianca". Sollo, postazioni di cresta nell'inverno 1916 dopo una,/11/a nevicata .

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Fan!eria all'assalto. Un alto u[!ìcicde tedesco, critico militare, ebbe a scrivere al 1ermine del conjl-Wo cbe "a/l'inizio della guerra nessuno dei paesi in lolla avrebbe osato esigere da un soldato ciò che questi ebi?e in seguito a sopportare come una inevitabile necessità". Questo esatto giudizio storico dcì la 1nisum dei sacrijìci superati dai nostri soldati.

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È stato giustamente serino da storie-i mditari che dopq,;!,1'11 anno di guerra "ci si pe1:~uase al Comando Suprerno italiano che non si poteua procedere se non attraverso bat1aglie di materiale, per un crescente logorio delle/orze awersarie''. _ L'accresciuta potenzialità detta d//esc1 e la grande potenza di fuoco delle armi moderne resero altamente improbabili baua,glie di rottura e :i/andamenti in profonditcì di linee nemicbe. La guerra si sarebbe risolta per fìfinimento ed esaurimento delle risoi:,e economiche e morali di uno dei contendenti. Immagini di trinc<?e nella zona del Carso cli San Martino.

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Capitolo 4 o

Il 1917

' inverno tra il 1916 e il 1917 e l'inizio della prìma~era successiva furono caratte rizzati da una stasi delle operazioni be lliche in gra nde stile. Con l'arrivo della bella stagione le fo rze dell'Intesa rip resero l'iniziativa. Nel maggio 1917, mentre era ancora in corso, ne llo scacchiere occidentale, fra Soissons e Craonne, la grande offensiva cli primavera, il Comando Supremo italiano decise di appoggiarla ind irettamente, attaccando lungo tutto il fronte isontino. L'azione si svilluppò dal 12 al 28 maggio, ciancio vita alla 10'1 battaglia combattuta sull'Isonzo. Due Corpi della 2a Armata attacc,Hono il Kuk, il Vodice e il Monte Santo . La lotta si protrasse sino al giorno 22 e si concluse con l'occupazione dei primi due monti e delle pendici del terzo. Attratte in tale direzione le riserve austriache, la 3a Armata iniziò, il giorno 23, un violento attacco da Castagnevizza al mare. Riuscì a portarsi fin oltre la linea cli Fiondar, ma il giorno 28 l'azione si esaurì. Successivamente, dal 10 al 29 giugno, l'Esercito Italiano condusse una operazione di attacco nel. settore degli Altipiani, la battaglia dell'Ortigara, conclusa senza alcun risultato positivo e con il passivo d i gravissime perdite . Questa battaglia mirava a migliorare la situazione sul fronte trentino, in vista de l già previsto successivo sbalzo in profondità sulla Bainsizza perc hé, come scrisse lo stesso Cadorna, "quanto più con la nostra avanzata ci andavamo allontanando dalla pianura vicentina oltre l'Isonzo, tanto più aumentava il pericolo derivante dal saliente trentino". Molti critici hanno fatto carico al generale Cadorna di questa e di altre offensive, altrettanto povere di risultati. Ma queste battaglie rientravano in quella visione strategica, concordata con gli Alleati, che postulava il logora-

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mento dell'avversario, un logoramento che solo operazioni offensive erano in grado di conseguire. Subito dopo, allo scopo cli migliorare l'andamento delle posizioni sulla sinistra dell'Isonzo, fu decisa dal Comando Supremo italiano una azione offensiva cua battaglia dell'Isonzo) che avre bbe dovuto conseguire l'occupazione dell'Altipiano della Bainsizza fino al Vallone cli Chiapovano e la conquista dell'Altipiano di Comen, o ltre l'Hermacla . L'offensiva, simultanea nei d ue settori, durò complessivamente dal 17 al 31 agosto e conseguì qualche risultato. La 2'1 Armata varcò l'Isonzo ed attraverso estenuanti e sanguinosissimi attacchi, protrartisi per dieci giorni, riuscì a penetrare nell'Altipiano della Bainsizza per una profondità e.li circa 8 km senza, tuttavia, raggiungere il risu ltato di scacciarvi ciel turro l'avversario. La 3a Armata ottenne, invece, solo modesti successi, spostando di poco il fronte in avanti nei pressi dell'Hermada. Fu questa, l'ultima battaglia offensiva dell'Esercito Italiano sul fron te isontino. Le perdite italiane erano state verame nte spaventose: 40 .000 morti, 108.000 feriti e 18.500 dispersi. L'Esercito Italiano si andava così sempre più logorando e nei reparti combattenti si affievoliva la speranza di poter alla fine aver ragione della barriera di roccia e di ferro che gli stava di fronte. Anche l'Austria-Ungheria cominciava però ad accusare seriamente il peso dei colpi che si erano abbattuti su di essa. Si sentiva ridotta a mal partito ed aveva la certezza che non avrebbe potuto ulteriormente sostenere, nelle sue condizioni di logoramento generale, altre offensive di analoga potenza ed intensità.

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SCACCHIERE DELLA.13 E tt ARMATA LINEA AVAN ZATA ITALIANA ai pri mi del l ' ottobre 19 17 0

Il 25 agosto 1917, quando )'I F battaglia sull'Isonzo era ancora in pieno svolgime nto, il Comando austriaco de~ise cli fa r appello alla Germania incaricando il generale Walcls tatten cli presentare ufficialmente la richiesta al Comando tedesco. Grave umiliazione per il giovane imperatore Carlo, ma egli era ben consapevole che il suo esercitp non avrebbe re tto ad un altro colpo d'ariete! Miturò, così, il concorso delle forze germa niche a sostegno di quelle austriache sul fronte giulio . La inattività sullo scacchie re francese, dopo il fallimento dell'offensiva Nivelle e gli ammutinamenti che ne seguirono, ed il crollo pressoché totale dell'esercito russo, d iede ro luogo ad una disponibi li tà , sia pu re temporanea, cl i riserve tedesche da impiegare a favore dell'Austria, nell'intento di far massa contro l'Italia e ridurla alla resa. Sette divisioni tedesche furono fatte af-

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30 Km.

fluire in Italia e costituirono, con 8 divisioni austriache, la 14'1 Armata, al comando del brillante generale tedesco Otto von Below. Paradossalmente, proprio le offensive italiane provocarono lo scatenarsi di un colpo tanto violento! Il generale Cadorna, informato, peraltro con poca precisione, dei pre parativi austro-tedeschi riunciò all'intenzione di effettuare alcune operazioni offensive per migliorare l'andamento del fronte e, il 18 settembre, ordinò alle Annate 2a e 3" di assumere atteggiamento difensivo. Mentre il duca d'Aosta, comandante della 3'1 Armata, si attenne alle disp osizioni, il generale Capello, comandante della 23 , credette più opportuno far mantenere alle proprie truppe uno schieramento offensivo, convinto di poter così più facilmente passare alla controffensiva.


Cadorna, piuttosto scettico del resto sull'entità dello sforzo austriaco, non si curò di controllare che quella ed altre sue direttive fossero attuate e, di conseguenza, la 23 Armata fu sorpresa dall'offensiva nemica con uno schieramento del tutto inadatto. L'attacco austro-tedesco iniziò il 24 ottobre, alle 2 e.li notte, con una violenta preparazione di artiglieria. All'alba, la 123 divisione germanica, sboccata da Tolmino, sfondò la linea italiana e, percorrendo la valle dell'Isonzo, a tergo della difesa avanzata, raggiungeva Caporetto alle ore 15. Al seguito di questa divisione, il corpo alpino tedesco nella giornata conquistò tutta la regione orientale del Kolovrat, caposaldo della difesa cli seconda linea italiana. Il movimento delle prime due unità germaniche fu immediatamente !;eguito da altre 5 divisioni. Alla sera del 24 ottobre era stata già aggirata la destra della 1a e 23 linea cli difesa, da Tolmino a Kolovrat, e supenno il centro della Y linea a Caporetto.

L'indomani gli Austro-Tedeschi diedero ampio respiro alla loro manovra oltrepassando l'Isonzo a Saga e spingendosi verso Monte IVlaggiore. A nord, la 103 Annata austriaca mosse verso il Tagliamento; al centro, le truppe al seguito della 12a divisione tedesca da Caporetto raggiunsero la cresta laterale ciel IVIatajùr; l'ala sinistra del dispositivo di attacco nemico puntò dal Kolovrat su lle strade cli Cormons e di Cividale. Superate, nella giornata del 26, quasi tutte le posizioni difensive montane, la 14a Armata, sboccata in pianura, puntò su Cividale, mentre la 10a, a nord, raggiunse la valle del Fella. Il Gruppo Armate Boroevic iniziò anch'esso l'offensiva sul Carso. Alle ore 2 del 27 ottobre il Comando Supremo italiano ordinò il ripiegamento generale. Era stata scelta, quale prima linea di resistenza, quella del Tagliamento; ma poi si constatò la necessità cli ritirarsi sino al Piave.

LA SITUAZIONE PRIMA E DOPO CAPORETTO -

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linea nelle tragiche giornate delSu questa linea si portarono, la disperata difesa. Tra il 4 e il 5 seguendo l'alta valle del Piave, dicembre poi alcune divisioni la 4a Arma ta e il Corpo della Carnia. francesi e inglesi entrarono fi Forti e salde retroguardie e le nalmente in linea fra il M. Tomdivisioni di cavalleria diedero ba e il Montello, in un settore protezione al movimento dei recontro il quale gli Austro-U ngasti della 23 Armata e dell'intera rici però non effettuarono più 3a Annata che correvano il grave attacchi. pe ricolo di essere prevenuti ed TI 14 dicembre l'lP Armata austro-ungarica elette inizio alla aggirati dal nemico, in calzante seconda fase attaccando, con 43 sul Tagliamento. Su questa linea fu imbastita battaglioni e 500 cannoni, le Meuna prima clifes8 , che resse l'urto lette , difese dalla 29a divisione dal 31 ottobre al 4 novembre, e italiana con 21 battaglioni e 160 una seconda resistenza fu oppocannoni, e riuscì ad impadroniril generale Armando Diaz. (lVapoli, 1861-Homa, 1928). sta sulla linea della Livenza, te- Sostituì Cadorna nella carica di Capo cli Stufo 111aggiore sene, costringendo la difesa a indopo la catc1strq/è di Caporetto. nuta sino al giorno 8 novembre. flettere la linea su Col d'Eche le, Nella giornata del 9, tutte 10 Col del Rosso, Monte Valbella . truppe superstiti avevano ragL'll dicembre la 143 Armata giunto la sponda destra del Piave, dove una parte dell'Eaustro-tedesca riprese l'offensiva sul Grappa : se con sercito Italiano si era schierata per far fronte all'invasore. durissima lotta essa riuscì a porre piede su Col della Il Comando austriaco decise di proseguire ulte riorBerretta, Col Caprile, Monte Asolone, Monte Spinoncia , mente l'offensiva, sino alla totale distruzione dell'Esercinon poté però sfruttare questi limitati successi e l'ultito Italiano. mo attacco, sferrato il 19 dicembre, si infranse contro le La battaglia d'arresto si sviluppò in due fasi: dal 10 al difese italiane, rese insuperabili dal valore dei combat26 novembre e dal 4 al 30 dicembre. tenti. Un ultimo sussu lto offensivo si ebbe sull'AltipiaNella prima cli Austro-Ungarici attaccarono lungo il no, dove si svolse la "battaglia di Natale". Il 25 dicemPiave e il 12 novembre riuscirono a penetrare ne ll'anbre il III Corpo austro-ungarico attaccò con 33 battasa di Zenson, ma non poterono avanzare oltre. Il 16 glioni e 560 canno ni il XXII italiano, che disponeva di novembre passarono il fiume anche a Fagaré, ma, 24 battaglioni e 200 cannoni. Riuscì ad impadronirsi di contrattaccati, ritornarono indietro. Nel basso Piave riM. Valbella e cl i Col cl'Echele, ma la difesa si consolidò uscirono a far arretrare la linea difensiva a sud di Musulla retrostante linea Cima Echar-lV!onte Melago-Pizzo sile, lungo la Piave Vecchia, il Sile, a Cavazuccherina e Razea. Corte llazzo . Nonostante q uesto successo locale, l'ofLa d ura battaglia si concluse col confessato disapfensiva lungo il Piave fallì e non fu p iù rinnovata . Dupunto degli Austro-Tedeschi e con i loro primi insuccesrissima fu la battaglia sull'Altipiano dei Sette Comuni e si: già il 30 dicembre la 47a divisione francese riconquisuI Grappa, dal 12 novembre in p oi. Sull'Altipiano un stò la dorsale fra M. Tomba e il Monfenera ed il 31 le estremo tentativo di sfondare, effettuato il 22 novemtruppe austro-ungariche che erano nell'ansa di Zenson bre alla presenza dell'imperatore Carlo, fu nettamente dovettero ripassare il Piave in fretta e furia, sotto l'incalrespinto. zare dei fanti italiani. SÙ I Grappa divisioni austro-ungariche e tedesche La battaglia cli Caporetto costituì indubbiamente per della 14a annata reiterarono per più giorni violenti attacl'Esercito Italiano un doloroso insuccesso, che si riperchi: esse riuscirono soltanto ad impadronirsi, dopo strecosse, immediatamente ed in un modo assai grave, sulnua lotta, cli alcune posizioni avanzate e il 26 novembre l'intera Nazione. il Comando Supremo austro-ungarico ordinò la sospenLa perdita subitanea ciel Friuli, della Carnia, del Casione dell'offensiva . dore - terre italianissime e densamente abitate -, di Frattanto erano state riordinate alcune divisioni e fu 300.000 uomini, cli 3.000 pezzi di artiglieria e cli tutti i possibile al Comando Supremo italiano di procedere almagazzini cli materiale bellico dislocati tra Isonzo e Piala sostituzione di molte delle truppe che erano state in ve, fu un colpo gravissimo.


Due punti, però, debbono essere ben chiari: - solo l'andamento geografico della linea di confine tramutò un insuccesso di ordine tattico in una sconfitta di carattere strategico; - Caporetto rappresentò per l'Esercito Italiano un episodio sfortunato,· al quale - da solo rapidamente seppe porre rimedio . La ritirata al Piave, infa tti, voluta e condotta con freddezza e lucidità dal generale Cadorna (fu sostituito dal generale Diaz il 9 novembre, giorno nel quale la ritirata si concluse), fu un fatto esclusivamente italiano, come fu un fatto esclusivamente italiano la successiva vitto riosa battaglia d'arresto. Conclusa la battaglia d'arresto, mentre il Paese intero sosteneva, con un grande sforzo produttivo, il Comando Supremo nell'opera di totale riorganizzazione dello strumento militare, l'Esercito Italiano non rimase inattivo.

Poiché la linea di resistenza all'estremità orientale dell'Altipiano dei Sette Comuni dopo la battaglia cli Natale era in una situazione precaria, fu organizzata una azione offensiva dal 28 al 30 gennaio, vitto riosamente conclusa con la riconquista della linea !VI. Valbella - Col del Rosso - Pizzo Razea. Analoga rettifica della linea di contatto fu compiuta nel maggio, nel gruppo dell'Adamello, dove furono conquistate Cima Presena, Cima Zigolon e quasi tu tta la cresta dei Monticelli. Con questa "battaglia dei tre monti" ebbe veramente inizio la rip resa italiana. Caporetto era stato soltanto un episodio. Nel marzo, infatti , iniziatasi in Francia la grande offensiva tedesca, 4 divisioni francesi su 6 e 2 britanniche su 5 poterono venir ritirate dal fronte ita liano senza provocare alcun problema; anzi, al fin e di dimostrare la fra tellanza d'armi raggiunta tra gl i Alleati, un Corpo d'Armata italiano venne inviato in Francia .

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I combaltimenti nei primi mesi del 1917, anche a causa delle pessime condizioni meteorologiche, segnarono il passo. Gli eserciti contrapposti impiegarono il tempo a riorganizzare i reparl1~ incremenwre le dotazioni d 'cmnamento e le scorte di munizicmi in 1Jista della ripresa delle opem:z:ioni in primavera. Vedeua di turno di senf.inel!c, sulle Dolomil'i.

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Nuovi sforzi, altri sc1cr(/ici ed ulteriori prove di (.l}Jnegazione e di patriottismo si dovevano richiedere alla Nazicme per colmare le ingenti perdile e per accrescere sempre j)izÏ la potenza e /aforza combattente in .vista delta prosecuzione della lotta. J Comandi di Co,po d'armata salirono, sino a/l'autunno del .1917 a 25; le Divisioni difanteria furono portate a 65; i reggi1nenti di fanteria salirono a 238; le Brigate bersaglieri a 5 con un totale di 20 reggimenti; i battaglioni alpini a 85. Un reparto difanteria ¡reduce dal ji'onte v'.enepassato in rassegna.

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Parallelamente alla coslituzicme dei nuovi Comandi e delle nuove unità , si provvide ad accrescere la potenza dijÏioco dei reparti resa possib'ile dal-notevole .~/òrzo industriale che sempre nu3.~lio si adeguava alta produz ione richiesta dal ritmo degli enormi consumi. Le compagnie mitraglieri raggiunsero entro la JÏ11e del 1917 la c(/i-a di circa 2000; l'artiglieria pervenne ad una consistenza di: 1915 pezzi elci carnpagna; 746 pezzi da montagna e someggiati; 841 pezzi pesanti campali; 3448 pezzi di tutti i calibri del parco d 'assedio. A destra, una tnlllrice d 'artiglieria Pcwesi Tolotl'i. " Sotto, cannoni controaerei da 76/45 in insta//az ione ferroviaria.

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Lancio cli homha a mano clffensiva modello.:Carbone. Le granate lanciate a memo tornarono in onore nella grande guerra per il comballÚnento ravvicinato. Date inizialmente in distribuzione ai repcuti del Genio z appatori e minatori, furono ben. presto c/(çtribuite largamente a tutt i i reparti di fanteria. La bombe, a mano, insieme all'elmetto, alla baionetta, al jitcile ed alla mascbera antigas, divenne una dotazione d 'armamento indispensabile del fante in combattimento.


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Apez'ione ad una balleria d 'urti,glieria pesante del Conte di Torino. Sollo, il tiro di un obice da 305/17. Fu u.na delle armi piĂš potenti in dotazione all'Esercito Italiano net corso del conflitto. La sua gillata massima raggiungeva i 18

cbilorn.etri e grazie alla sua traiettoria di Iiro molto arcuata el'Cl part-icolcmnente ej(icace contro bersagli dej-Ïlati. Si trattava in origine di un materiale ideato per il tiro antinave da difèsa costiera ed adattato nel 1915 all'impiego campale.

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Nell'anno .1917 si combatterono altre due battaglie..sult'Jsonzo: la decima (12 maggf.o-4 giugno) c1.l term¡ine delta quale le nostre Janterie conquistarono 'il M. Cucco, il Vodice e le pendici del 1vJonte Santo che costituis_cono l'anternu.rale della Baimizza; e l'undicesima (17 agosto-15 settembre) cbe portò alla quasi totale conquista della Hainsizza A destra, un posto avanzato sul Carso. I militcwi controllano le pos1azioni nemicbe verso l'Hermada. Sotto, maggio 1917. Osservatorio di quota 504 saprei Pkiva.


Nella primavera del 1917 la nostra ojfènsiva, stabilita còn gli Alleali a Chantitly, portò alla .1(!1 hauaglia delt'Imnzo che superò di gran lunga le

nove precedenti, senza conseguire peraltro la rottura strategica. Nell'agostosettembre si sjèrrò allora la nuova q[fensiva (1 Jf' battaglia detl1sonzo) che realizzò una penetrazione cli ben 1O km. nel dispositivo nemico. A destra, vedetta in un posto d 'osservazione avanzato. Sotto, sua maestà i/Re ed Jimanuele Filiberto duca d 'Aosta, comandai.1te della 3"

Armata.

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Net co1:so del 1917 i tratti del Ji¡onte d 'alta montagna fi:i Carnia e nel Cadore rimasero abbastanza tranquilli e non si ver/(icamno importanti combattimenti. I lavori di fortificaz:ione per migliorare le posizioni e renderle piÚ resistenti al tiro d 'artiglieria nemico ed agh assalii della fanteria procedettero, comunque, a/acremente. La larga diJponibilità di martelli e pe1foratori pneumatici consentÏ la realizzazione di numerosi ricoveri in caverna ed 'in galleria, cbe garantivano una buona sicurezza dall'ojfesa awe,~,aria. A lato, ingresso di una rnverna d 'artiglieria in Carnia. Sotto, scala d 'accesso ad un osservatorio cli vetta.

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Dal 10 al 29 giugno 1917./i,1 lanciata un 'importante operazione d'attacco, nota come battc1glla dell'Ortigc1ra, nel settore degli Altipiani per conquistare le dominanti posizioni austriache incombenl'i su Val d'Assa e su Val Maggio. Maf.~radojbsse stc1to realizzato un noteoole concentramento di art4~lierie, f'azi(me si concluse sen.-z:a risultati positivi e solo con il pass i1JO di gravi perdite specie tra le truppe alpine. Postazione di bombarda da 58 in alta montagna. Sollo, qfètii del bombardamento aereo di Monte Zebio sull'altopiano cli Asiago,

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Il cane j ĂŹt impiegato diffusamente da tit:Jli gli eserciti belligeranti per i piĂš svariati compii.i. In Italia si ricorse ai ctmi essenzialmente

per piccoli /.rasparti, dove i muli non poteiJano arrivqre. Altri eserciti utilizzarono questo animale come portaordini, per il tra¡ino cli

piccoli cannoni da trincee,, per il salvataggio e la ricerca di mili/ari seppelliti a seguito di intensi bombardamenN d'artiglieria, per il seruizio di allarme e sorveglianza, ecc. Cani da guerra adibiti al traino di carretti portarifornimenti in z one di montagna.


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Quel/et della Ba~nsizzajì,1 l'ultima battaglia ojfensil;a condoua dall'Esercito sulla )ì-'onte isontina. Le perdite eremo state vera·mente spaventose: dal maggio al settembre, circa 680.000 u.omin.i erano stati messi fuori combattimen1.ojì-a morti, f eriti, dispersi o indisponibili per malattia. Anche se i risultali rag,giunl"i non eremo commisurati all'enorme dispendio di ene1;r;,ie, l'cwversario cominciava ad accusare · <'' seriamente la pesantezza dei coljJi che si erano abbattuti su di lui. Si sentiva ridouo a mal partito ecl aveva la certezza che non avrebbe potuto ulteriormente sostenere, nelle sue condizioni cli logoramento .~enerale, altre q[fènsive cli analoga potenza ecl intensità. A destra, if!Jìcic1lipresso un osservatorio del Sabotino. Sollo, soldati in trincea nel settore cli Asiago.


Largo sviluppo ebbero i repmti d'assalto Già sortJ;,nel 1916; coineformazioni cli arditi tratti dalle varie unità combattenti, in base et! criterio cbe "insieme all'ultimo colpo cli cannone sulle trincee _ nemicbe dovessefare irruzione -il primo e1ssaltatore'; raggiunsero, nell'ottobre del .1917, la consistenza di 22 reparti, ognuno dei quali aveva lei forza media di 2 -3 compagnie. Su.a muestà il Re conferisce una onorijìcenza al Va/or Militare e1d un u}Jìcia/e degli arditi.


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All'l 1" battaglia dell1sonzo le nostre perdite risu.ltercmno maggiori di quelle del nemico che tutta11ia ne risentĂŹ ben phĂŹ duramente per il rapido

a[(ie11olirsi dette sue riso1:çe generali dopo oltre tre anni di guerra. Proprio per prevenire altri attacchi italiani, fu

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decisa dagli Austro-tedeschi la grande qffensiva dell'autunno. A destra, trasporto di un.ferito verso un ospedale da campo. Sotto, caricamento di un obice pesante da 280.

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Anche in !tedia, intanto, si registravano sintOJJ'li di quel fenomeno che in pratica non risparmiava nessuno dei be!Nggeranti: la lungbezza della guerra cbe si pmtraeva ben oltre i termini previsti, il logoramento morate e materiale in tutti i settori di c1tti1Jità del Paese, te enormi pri1Jazioni, i lutti seininati senza parsimonia determinavano un senso di stcmchezza ed ingeneravano depressione e sjìducia. Anche l'Esercito operante risentì naturalmente eh questo stato di cose e ciò fu una delle cause principali della sconfitta di Caporetto. Messa al campo ofjìciata da un cappellano militare.

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L'offensiva "\'!(iajfè1lfì·eibeit" (della '.'fi··ateltanza d'armi" tra gli imperi Centmti) contro l'Jtaliajù iniziata il 24 ottobre 1917 dopo sei ore di durissimo.fìwco di artiglieria. Obiettiw austro-tedesco: "allontanare il pericolo ormai imminente su Trieste e ricacciare gli ltaliani al di ltì della frontiera dell'lsonzo, possibilmente oltre il Tagliamen!o ". Di lato, crei/eri prodoUi da/l'arti.glie1·ia pesante a Plezzo. Grazie a nche al massiccio ricorso a proietti a .gas/e.fanterie ilaliane di prima linea .furono.facilmente spazzale 11ia. Sotto, caduti italiani per e.fletti dei gas a,~fìssianti. "

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L'Esercito ba avuto nelle giornate del dramma di Caporetto perclf!e terribili.· 70 000 cadu.ti e 30.000 feriti in combattimenlo, soprauu.tto nelle disperate battc1glie di retroguardia nelle quali r(fulsero gli eroismi dei lancieri di "Novara " e del "Genova Cavalleria", oltre cbe deifanti della ''/Jergamo'.;· circa 265.000 prigionieri, 3.000 pezzi di arf-iglieria, 1. 700 bombarde, oltre c1d una enorme quantità cli materiale bellico andarono perduti nella ritirata. È del 4 novembre il drammatico proclama di Cc1dorna alle t111ppejìnalmente attestatesi a dijèsa: "Sulle nuove posizioni, dal Piave allo Stelvio, si difende l'onore e la vita d'Italia ". Di lato, lo scoppio di una rvcmata austroungarica sulle pendici del Grappa. Sotto, truppe itciliane in ritirata dalla linea dell'Isonzo dopo lo sjòndamento nemico.


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il Piave, fiume SCJcro della Patria. È" qui cbe si arrestò l'impeto della travolgenle qffensiva nemica nell'autunno del .1917. Lo scbieramento delle artiglierie sulla linea del Piave.faceva subito seguito all'ordine di Cadorna del 25 ottobre di "dijèndere la sponda destra del Piave con più linee susseguentisi in profondità". Il 4 novembre, la 4a Armata si sistema a d(fesa del Monte Grappa, cerniera dffensiva dell'altipiano. A destra, trincea avanzata sulla linea del Piave raggiunta nel no1Jembre 1917 a seguito della disastrosa ritirata di Caporetto. Sotto, vedetta avcmgata sul Piave. L'arma è una mitragliatriceji·ancese Saint-1::t-ienne. A tracolla il contenitore metallico della maschera antigas. L'ehnetto è mascherato per evitare 'il rijlesso dei raggi solari.

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Dopo le nefaste giornate cli Caporetto, le accese polemiche in Pcuicnnento e nel paese portarono intanto ad una più stretta cooperazione tra governo e comandi militari. li nuovo comandante supnmio Armando Diaz cercò di organizzare un conwndo che funzionasse per la cooperazione attiua e responsabile di rnolti, anziché per l'intuito e l'injlessibile volontà di uno solo. A destra, posto d'osseruazione protetto da uno scudo corazzato. Sotto, appostamento di tiratori scelti sul massiccio del Grappa.


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Capitolo 5

Il 1918

LE ULTIME BAlTAGLIE

Gli Imperi Centrali con l'offensiva dell'a utunno 1917 non erano riusciti a meuere fuori causa l'Iralia. Pur cerca ndo cli tenere ostinatamente in rispetto gli avversari, intuivano che il tempo giocava a favo re de ll'Intesa a causa dell'intervento in guerra degli Stati Uniti e che si imponeva, quindi, per essi una rapida soluzio ne del confliLLo, da ricercarsi con g randi offe nsive strategiche. Questa la ragione determinante dell'offensiva a ustriaca del giugno 1918, preparata con larghezza di mezzi e con ogni accorgimento in campo tecnico e morale, tanto da suscitare in capi e gregari la più assoluta fid ucia nel successo. TI piano operativo austro-ungarico prevedeva: sforzo principale a cavallo del Bre ma, tendente a sfondare rapidame nte il fronte montano, raggiungere la pian ura ed avvolgere le unità impegnate nella difesa del Piave; contempora neo anacco del Gruppo Armate dell' Isonzo in direzio ne Treviso-Mestre, con primo obiettivo la linea del Bacchiglione. Un attacco al Tonale, accompagnato da diversioni ne lle Giudicarie e in Val Lagarina, doveva precedere le altre operazio ni a llo scopo di fissare parte de lle forze italiane. Piano operativo razionale, che avrebbe potuto consentire all'esercito a ustro-ungarico lo sbocco in piano dopo una sola giornata cli combattime nto, ma l'antagonismo fra Conrad, comandante del settore montano, e Boroevic, comandante del Gruppo di Armate della pianura veneta, ciascuno dei quali intendeva avere l'onore dell'azione decisiva, lo trasformò in due attacchi condotti con forze pressoccbé equivalenti. All 'alba del 12 giugno si scatenò un violento fuoco cli artiglieria sul le posizioni italiane cl.ella 7a Armata. Era

l'inizio di quell'azione dimostrativa ad ovest clell'Astico, affida ta all'Annata de l ge ne rale Krobatin (lOa), con la quale il Comando austriaco - nei tre gio rni previsti dal suo piano operativo - si ripromeneva di fissare le forze italiane ad ovest del Garda e cli espugnare buone posizioni per fmure operazioni in Lombard ia. L'efficace fuoco di contropreparazio ne e cli sbarramento delle artiglierie italiane e J"intensa reazione delle mitragliatrici stroncaro no, fin dall'inizio, ogni velleità deg li Austriaci, che inutilmente attaccarono anche sul fronte del Tonale il giorno successivo. L'anacco d iversivo si risolvette così in un deciso insuccesso . Alle ore 3 elci 15 giugno l'artiglieria austriaca iniziò il bombardamento del fronte dell 'Astice al mare, con eccezionale intensità . Ma già si e ra scatenato, con estrema violenza, il fuoco di contropre parazione italiana. Furono gli Austro-Ungarici , che avevano ritenuto di sorprendere, a dover subire una grave sorpresa tattica e gli effetti non tardarono a rivelarsi: il bomharclamento, pur cli grande viole nza, si dimostrò subito impreciso e d isordinato, e le fanterie , mosse all"attacco fra le 7 e le 8, non dimostrarono que ll 'impeto e quel morde nte sui quali il Comando austriaco aveva tanto fidato. Nella giornata del 15 le truppe clell"I l" Armata austro-ungarica avrebbero dovuto sfondare le linee italiane, dalla Val d'Assa alla Val Fre nzela, ma tutti gli attacchi si infransero invece contro la fascia cli resistenza. Eguale sorre toccava agli Austriaci tra Brenta e Piave. Nella zona del Piave, che il Comando austro-ungarico aveva suddiviso in due settori, corrispondenti alle Armate ivi schierate, maggior importanza era stata conferita alla località ciel Montello, dove si concentrarono quasi tutte le fo rze della 6::i Armata austro-u ngarica.

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Gli Austriaci fecero largo uso d i lacri mogeni e di nebbiogeni che, con la caligine del mattino, costituirono una fittissima nebbi~1 d i oltre 20 metri di altezza e riuscirono a passare s ulla destra del fiu me, malg rado la forte reazione della d ifesa . La breccia aperta permise alle truppe austro -ungariche, nelle prime ore del pomeriggio , d i impadronirsi del saliente del Montello, fin quas i al ciglio merid ionale cl i esso, mentre un tentativo di puntare da Ne1vesa verso i p onti della Priu la fu inf ranto. Verso sera, comunque, l'attacco era già stato contenuto. Nell'altro settore del Piave gli Austriaci, verso le 9, riuscirono a costituire sulla destra del fiume due piccole teste d i ponte, a,..Fagaré ed a Musile.

ScI-IIERAMENTO DF.l.l.F. FORZE CONTRAPPOSTE AU.'ALBA

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Nel complesso, il primo giorno de ll 'o ffensiva austroungarjca era stato avaro d i risu ltati. Il giorno 16, l'esercito austro-ungarico tenne sul fronte montano contegno difensivo e sferrò nuovi attacchi sul Piave, intesi ad allargare le teste di ponte. IVJa l'u1to fu dovunque rintuzzato dalla reazione italiana, pronta ed efficace. Nella gio rnata del 17, sull'Altipiano di Asiago gli interventi furono limitati a duelli di artiglieria. Sulla s inistra e al centro del settore del Montello, la lotta sostò ; invece, sulla destra, divampò accanita per tutta la g iornata.

Sul basso Piave un poderoso attacco austriaco, partito da Zenson e dall'ansa cli Gonfo, riuscì ad avere ragio ne della difesa ed a congiungere le d ue teste cli ponte in corrispondenza cli Ponte cli Piave e S. Donà . Ma la caparbietà con la q uale l'esercito austro -ungarico reiterava i suoi attacch i, nella speranza d i aprirsi la strada su Treviso-Mestre, doveva servire soltanto a falcid iare semp re p iC1 le sue forze. Già la sera del 17, infatti, ogn i p ressio ne e ra cessata sul G rappa, g li attacchi s ul Montello erano stati contenu ti ed il fronte sul Piave era più che mai saldam ente tenuto dai reparti italiani . Il g io rno 18, il Comando austriaco, in un estremo sforzo, impegnò le sue riserve in un rinnovato attacco che non conseguì però alcun vantaggio. L'insuccesso riportato dall'esercito imperia le nel settore montano, la DEL 15 GIUGNO 1918 sua più che manifesta impossibilità di sfondare oGe.montJ (}soppo nel settore del Piave, la grave usura subìta dalle sue forze in quattro giorUOINEo ni di aspra lotta , d eterminarono la decisione d el Comand o Supremo it aliano d i passare , il / giorno 19, alla controffensiva . Nei giorni successivi, infatti, la potenza cli fuoco delle artiglierie e lo spirito cli sacrificio della fan teria italiana provocaro no il definitivo collasso d ell'esercito austriaco, ch e ne lla notte e=::> /i'ist>rY.t sul 23 iniziò la ritirata olK"' tre il Piave. L' Ese rc ito Ita l ia no sfruttò il s u ccesso co n una serie di azioni locali, durate fino al 15 lu glio , che permisero non solo d i ristab ilire completamen te in tutti i settori la situazione p reced en te all'offens iva austriaca, ma anche di migliorarl a, specie sul basso Piave. La battaglia del Piave, costata agli Austriaci 150.000 uo mini e 90.000 agli Italiani, fu una grande vittoria italiana, la p rima conseguita nel 1918 da un esercito dell'Intesa e preluse alla fine vittoriosa della guerra. Per gli Austriaci non si trattò soltanto di una "offensiva non riuscita" ma di una inesorabile sconfitta, che fiaccò le lo ro residue energie ed infranse le loro ultime speranze di vittoria. So1,o

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Durante l'estate del 1918, il generale Foch rinnovò più volte al generale Diaz la richiesta d i effettuare lln'offensiva sugli Altipiani e non mancaro no pressioni dell'ambasciatore d i Francia a Roma sul Governo italiano e di questo sul Comando Sllpremo. Diaz resistette poiché era assu rdo ripetere ·l'errore commesso con la battaglia dell'Ortigara, mentre e ra opportuno attendere il momento p ropizio per impegnare un'offensiva che fosse risolutiva. Dalla metà d i luglio il Comando Supremo tedesco aveva perduto l'iniziativa sul teatro di guerra francese e le offensive alleate costringevano l'esercito germanico ad effettuare successive ritirate, senza però perdere la sua compattezza. Fra il 16 e il 19 settembe l'"Armée d 'O rient", della quale faceva parte la 35a divisione italiana, fece crollare il fronte tedesco-bulgaro Fonz aso nei Ba lcani e il 29 settembre fu concluso l'armisrizio fra gli Alleati e la Bulgaria. li Comando Supremo ital ia no vide a llora la possibil ità d i rompere il fro n te avversa rio in corrispondenza della zona di s ut u ra delle due Armate a ustriache (5a e 6a) de l Pia ve, agendo a cavaliere della d irettrice di Vittorio Veneto, centro logistico d i grande importa n za sulla linea di operazioni de lla 63 Armata austro-ungarica . Effettu ata la rottura e separate le due armate avversarie, le forze italiane, p un tando su Feltre, avrebbero aggirato le truppe austriache attestate al Grappa ed avrebbero dato sviluppo a lla manovra d irigendosi sia per la Va l Sugana su Trento, sia verso il Cadore. Fina lmente una vera battaglia di sfondamento! Gabriele D'Annu nzio, con immagine bellissima, la definì "il cuneo romano che tagl ia il fronte avversario in due tronconi convulsi". La manovra avrebbe dovuto avere inizio il giorno 16 ottobre, ma la piena del Piave ne fece spostare la da ta al 24-. Questo lieve ri-

tardo permise di perfezionare il piano d 'operazione; anche la 4a Armata del Grappa ebbe o rd ine d i agire offensivamente concorre ndo alla azione principale affidata all'8a, impeg nan d o le ri se rve nemiche che avrebbero potuto ostacolare l'avanzata su Vittorio Veneto. La battaglia fu iniziata pertanto proprio dalla 4a Arn1ata, che protrasse i suo i attacchi sino al giorno 27, riuscendo nell'intento di richiamare ed assorbire le riserve austro-ungariche. Nella notte tra il 26 ed il 27, 1'8'1 Armata, la 12a Armata - comandata dal generale francese Graziani, era costituita da 1 divisione francese e 3 italiane - e la 10a - co-

LA l:lATrAGLIA D EL PIAVE

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mandata dal generale inglese Cavan, era costituita da 2 division i inglesi e da 2 italiane - gettaro no i ponti sul Piave e passarono il fiume. L'irruenza dell'attacco costrinse il Comando della 6a Armata austro-ungarica ad ordinare, il gio rno 28, la ritirata sul Monticano . Il giorno 30, l'8a Armata occupò, con le proprie avanguard ie , Vittorio Vene to; la 12a Armata superò la stretta d i Quero verso Feltre; la 10a varcò il Monticano in direzio ne di $acile.

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Nella serata dello stesso giorno si presentava al Comando Supremo ita liano il generale austriaco \'(!eber per trattare la resa._Le trattative però non furono spedire perché il Governo austro-ungarico non voleva firmare una capitolazione completa, ma solo una tregua d'armi. Durante la discussione le operazioni continuaremo ed il 31 le truppe austriache del Grappa cedettero, infine, all'irruenza dell'azione della c4,, Armata che mosse allora su Arsiè; la 123 Armata si diresse su Feltre; 1'8a sboccò nella valle del Piave a Ponte delle Alpi; la 108 affiancata dalla 3a raggiunse la Livenza e la cavalleria il Tagliamento; si mise in moto anche la 6'1 Armata lungo la Val Sugana per intercettarvi la rotabile e d irigersi verso Trento-Egna;,

SC!-!IERAME>!TO DELLE FORZE CONTRAPPOSTE LA SERA

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J!1?ron~

Il 3 novembre la 1a Armata entrò a Trento, tutte le altre Armate raggiunsero i rispettivi obiettivi e, mentre la cava]leria si spingeva fino a Palmanova, Udine, Stazione per là Carnia e Gradisca, un apposito distaccamento sbarcò a Trieste. La sera del 3 novembre fu finalmente concluso l'armistizio di Villa Giusti: alle ore 15 del 4 novembre 1918 vennero sospese le ostilità su tutto il fronte italiano . Con la battaglia di Vittorio Veneto l'Italia non sconfisse soltanto "uno de i piC1 potenti eserciti ciel mondo", ma provocò il crollo totale dell'Impero degli Asburgo.

Lo sforzo italiano fu immenso, ma il ciclo storico del Risorgimento italico si concludeva infine con la scomparsa del secolare nemico e con il raggiungimento dei confini naturali.

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ALTRl FRONTI

Nella situazione di caos creatasi in Albania subito dopo lo scoppio della guerra, l'Italia, particolarmente interessata ad impedire che la sponda orientale del Canale d'Otranto cadesse in mano di una qualsiasi grande Potenza, occupò dapprima l'isolotto di Saseno e subito dopo (29 dicembre 1914) Valona, sbarcandovi il 10° reggimento bersaglieri e una batteria da montagna. Gli Austro-Tedeschi DEL 23 O'ITOBRE 1918 iniziarono 1'8 ottobre del 1915 l'offensiva a fondo. contro i Serbi, con l'aiuto dei Bulgari. Lo sbarco cli un primo contingente franco-inglese a Salonicco non servì a mantenere aperta ai Serbi la via cli ritirata ed essi furono costretti a cercare scampo verso i porti albanesi. L'Italia si assunse allora il difficile compito cli proteggere la ritirata dei Serbi e l'imbarco dei resti del loro esercito. Fu costituito quindi un Corpo d'occupazione dell'Albania, composto di una divisione su tre brigate, una delle quali doveva portarsi a Durazzo, mentre le altre due avrebbero garantito il possesso cli Valona. Dal 3 al 9 dicembre 1915 la brigata Savona, con una difficile marcia, eia Valona raggiunse Durazzo, cl.ove si sistemò a difesa per proteggere il riord inamento e l'imbarco dei Serbi, operazione che venne ultimata il 9 febbraio 1916; dal 23 al 26 febbraio anche la brigata Savona, cbe aveva trattenuto gli Austriaci per altre due settimane, si imbarcava sotto la protezione di unità della flotta. Rimaneva in possesso italiano la baia di Valona. Le forze italiane in Albania venne ro gradu almente aumentate, raggiungendo la consistenza cli un Corpo d'Arma-


ta (XVI) cli circa 100.000 uomini, su tre divisioni. Es-

nel settore di Monastir dove, con l'azione della brigata Cagliari attraverso i monti Baba, aprì il 16 novembre la via cli Monastir alle truppe franco-serbe. All'inizio del 1918 la 35a divisione passò nel settore della Cerna, sostituendo in linea due divisioni francesi e una serba: in questo settore gli italiani si trovarono a fronteggiare non più i Bulgari, ma i Tedeschi. Dopo otto attacchi tedeschi in due mesi vi fu, nel maggio, un tentativo offensivo interalleato: esso non riuscì ed i soli Italiani vi persero circa 3.000 uomini. Il 15 settembre l'Armata d'Oriente prese l'offensiva e sfondò il fronte avversario . La 35a divisione scacciò i Tedeschi da M. Kalabach, raggiunse Kruscevo attraver-

sendosi intant0 il Corpo cli spedizione interalleato cli Salonicco (Armata d'Oriente) spinto verso occidente, le truppe d'Albania pre ndevano contatto con esso ad Erseke, costituendo così un fronte continuo dall'Adriatico all'Egeo. Tentativi austriaci contro le posizioni italiane nella seconda metà del 1917 venivano respinti; nel maggio 1918 una azione combinata di reparti italiani e francesi sulla destra dell'Ossum e verso la Tomoritza riuscì a rendere più sicura la strada Erseke-Salonicco. Il 6 luglio 1918 venne lanciato un attacco di quattro colonne italiane, appoggiate sulla destra dai· Francesi, contro le due ali della Malakastra . L'attacco riuscì sulla sinistra, la cavalleria italiana raggiunLA BATTAGLIA DJ V TTIORIO VENETO se il campo d'aviazione cli Fieri e tutte le truppe poterono avanzare occupando Berat e raggiungendo la piana del Semeni. Una controffensiva • austriaca dete rminò poi •• • • • • • • un parziale ripiegamento sulle posizioni difensive della Malakastra. /L:-~ = :::::--~ . Alla fine di settem~Gorizid bre, in connessione con ~==::::::;,,\.oGrJd,'Jc,1 l'offensiva clell' Armata O { erY1qnanO d 'Oriente, il XVI Corpo d'Armata riprendeva l'avanzata, occupando Durazzo il 14 ottobre, Tirana il 15, Scutari il 31 ed infine Dulcigno ed Anti1;;m;;;;mJJ I L,'nea (1'/partenza vari il 3 novembre. ro99!Ìm!d i/411cvem/Jre !J/8 Costitu itasi sul fine del 1915 l'Armata d 'Oriente, i Governi alleati fecero ripetute insistenze so i Baba Planina e il 29 attaccò la posizione di Sop, presso quello italiano affinché inviasse truppe in Macedove caddero in mano italiana 8.000 Bulgari con 11 donia. cannoni. Il 9 agosto 1916 iniziò quindi il suo imbarco a TaranNel novembre 1917, a seguito della penuria cli mateto la 35a divisione (2 brigate cli fanteria e 4 gruppi da riali cli vario genere verificatisi in Italia dopo la 12a battamontagna) che si schierò il 25 agosto sulla Krusa-Balglia dell'Isonzo, venne inviato a Parigi il generale Dallokan, fronte di 48 km. Ad ottobre venne rinforzata con lio per trattare la cessione di materiale bellico. Il Goveruna terza brigata e, successivamente, raggiunse la consino francese aderì, ma chiese, come contropartita, l'invio stenza cli un Corpo d'Armata. di 10.000 operai italiani da adibire al caricamento de i La divisione partecipò nel settembre dello stesso anproietti cli artiglieria. Il contingente fu formato con milino ad una azione controffensiva; venne quinci.i trasferita

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tari permanentemente inabili alle fatiche di guerra o apTra la fine di giugno e i primi di luglio si ebbero i primi scontri con i Tedeschi nella zona della "Montagna di partenenti a classi anteriori al 1879; organizzato in 70 centurie, prestò un . ottimo servizio negli stabilimenti diBligny". Il 15 luglio i Tedeschi sferrarono la loro ultima ofpendenti dal Ministero francese delle Armi e delle Fabfensiva. Ad ovest di Reims attaccarono fra Vrigny e Jaulgonne, investendo il II Corpo italiano e il V francese. Dopo due bricazioni cli guerra . giorni di accaniti combattimenti, le truppe italiane riusciroSuccessivamente il Governo francese chiese al Gono ad arrestare sulle seconde linee l'attacco germanico. Il verno italiano la concessione cl i 50.000 uomini, da adibire come lavoratori nelle sistemazi6!1i difensive. Il Go21, il Comando tedesco ordinava alle sue truppe, che più a occidente avevano varcato la IVIarna, di ripiegare facendo verno italiano aderì e, nel gennaio 1918, il contingente perno sul settore clell'Ardre, richiesto partì per la Frandove pertanto i combatticia. Na cqu ero così le T.A.I.F. (Truppe Ausiliarie menti con le truppe italiane Italia n e in Fra n cia); agli proseguirono fino al 24. o rdini di un r genera le Ad agosto il II Corpo, R. ESERCITO ITALIANO ispettore, furono o rganizrinsanguato co n a ltri COMANDO SU PREMO 22.000 uomini circa, venne zate in 4 raggruppamenti, BOLLETTINO DI GUERRA N, 1268 inviato nell 'Argonne, ma 20 nuclei, 200 compagnie. 4 Novembre 1918 - ore 12. Vennero impiegate per la in settembre tornò alle d ipendenze del la 5a Armata · costru zione cli opere d ifens ive, s istemaz io n e di La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta francese , pe r p rendere guida di S. M. il Re - DUCE SUPREMO - l'Esercito campi d'aviazione, costruparte all'offensiva contro il Italiano inferiore per numero e per mezzi iniziò il 24 Inaggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valor e condusse zio ne e s istemazione di saliente di Laon. Si schierò ininterrotta ed asprissima per 41 :mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 ottobre ed s trade nella zona d 'operanel settore dell'Ais ne, ad alla quale prendevano parte 51 divisioni italiane, 3 brizioni, costruzione di ferest di Soissons. Il 26 settanniche, 2 francesi, 1 c:zeco -slovacca ed 1 reggi:rnento americano contro 63 divisioni austro-ungariche, è finita. rovie, stendimento di litembre aveva inizio l'ofLa fulminea arditissima avanzata su Trento del XXIX corpo d ella 1' ar:rnata sbarrando le vie della riti:rata nee telefoniche nella zona fensiva alleata e il II Coralle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della 7' armata e ad oriente da quelle della cli combattimento, impo italiano vi partecipava 1' , 6' e . 4", 'ha determinato ieri lo sfacelo tota le del pianto di parchi cli artialle dipendenze, successifronte avversario. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della 12', glieria e del genio. vamente, delle Armate dell'8' e dell~ 10' armata e delle divisioni di cavalleria ricaccia se:rnpre più indietro il nemico fuggente. Nell'aprile l'Italia inviò francesi 53 , 10a e 3a. Nella pianura S.A.R. il Duca d'Aosta, avanza rapidamente alla testa della sua invitta 3' armata anelante in Francia il II Corpo d'ArConquistata la formidi ritornare sulle posizioni da essa già gloriosamente mata su due divisioni cli d a bile posizione dello conquistate, c he mai aveva perdute. L' esercito aus·t ro-ungarico è annientato: esso ha fanteria, un raggruppa Chemin des Dames, ragsubìto perdite gravissi:rne nell'accanita resistenza dei primi giorni di lotta e nel!' inseguimento ; ha perduto mento di artiglieria, un giunta e s uperata l'Ailette, quantità ingentissime di materiali d'ogni sorta e p:res sochè per intero i suoi magazzini e i depositi; ha lasciato gru ppo squadroni cli cale truppe italiane pervenifinora nelle nostre mani circa 300.000 prigionieri con valleria e unità cli servizi. vano il 14 ottobre alle painteri stati maggiori e non meno di 5000 cannoni, I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti Le d ivis ioni ven nero ludi di Sissonne. del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicure·zza. in\/iate in linea ad ovest Il 4 n ovemb re, e.l ata General e DIAZ. di Verdun, fra Avocourt e che segnava la fine della Boureilles. Tra 1'11 e il 19 guerra contro l'Austria, il II gi ug no il Il Corpo d ' ArCorpo riprendeva l'avanmata _si schierò ad cxcizata co n tro i Tedeschi, c.l e n tè cli Reim s, s u un avanzata che ben presto si fro nte cli 12 chilometri, a cavallo dell'Ardre e quindi a tramutava in insegu imento : 1'11 novembre raggiungeva sbarramento della più diretta via cli penetrazione su la Mosa, ove veniva issata la Bandiera italiana nel moEpernay . mento in cui cessavano le ostilità .


Con la ritirala dell'Esercito dalla fronte Giulia, l'a11,damento dette posizioni difensive rimase inalterato solo nel tratto dallo Stelvio al Garda. Ad orien!e del Lago, la linea venne alquanto arretrata sull'Altipiano sĂŹ eia pote1:<;i agganciare al massiccio del Grappa che assumeva, cosi: la funzione di perno cli congiunzione .fĂŹ'a lo scbierainento di riva destra del Piave e quello montano. Quest'ultimo risultava di ben modesta profondild ma, con il Grappa, assumeva una rilevante e primaria in1portc111zc1 giacchĂŠ l'eventuale suo forzamento avrebbe portato l'avversario a cadere alle spalle di tutta la cl(fesa del Piave. Nellefoto, momenti cli vita in trincea sulla linea ciel Grappa.


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All'inizio del 1918, ·i capitali impiegati nelle industrie erano aumentati di due miliardi di lire rispetto al 19.7.5 Dalle jàbbricbe e dai cantieri salivano ~·erso iljì·onte di battaglia wnnorti, m'itragliatrici, jìtcili e anni più ejfìcienti e progf-edile come le pistole mitragliatrici in dotazione ad apposite Sezioni. Una mitragliatrice Fiat modello 914 ejfettua un tiro di accoin.pagnamento.

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L'faerc'ito lla/iano, si era ripreso dalla tragica crisi detl'ottobre 1917 ben piĂš rapidamente di quanto le proporzioni della disfatta avrebbero consentito di supporre, ed a11rcwerso un lavoro di.febbrile riorganizzazione radicale e prq/oncla in ogni settore era peruenu/.o ad u n lĂš;e/lo cli efficienza che dava buon fondamento al restaurarsi di una fiducia e di.favorevoli prospettive. Un generale arringa le truppe. Nel cor;m del 1918.fu ace rese-iuta enormemente la propaganda patriottica tra le tnippe e suljĂŹ"onte huerno.


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Nella j)rimauertt del 1918 la rio1ganizzt1zione dei comandi militari, il rinnuamento dei mezzi e dei metodi di istruzione e di addestramento, e il potenziamento dei se1vizi di assistenza.furono altrettanti etemenrt per una ~/]ĂŹcace ripresa dell'attivitĂ offensiva, dopo la ba11agha d 'arresto sul Piave. Un soldato scrive a casa prima de/t'attacco.

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In febbraio -marw 1918 te unità del nos/.ro fi,sercito potevano dii:,i ricostituite: 300 mila uomini e 3 mila cannoni avevano n~/forzato il.fronte, dopo te ingenti perdite di mcaeria/e bellico causateci claft'q[/ènsiva nemica nell'autunno. Squadra di fanti in una trincea sugli Altipiani in un momento di pausa della battaglia.


Nel giugno lo schieramento italiano - alle cu:i jbrze si erano aggiunte, in un quadro di solidarietà interalleata più morale che efjèttiva, 6 Divisioni estere: 3 inglesi, 2 francesi ed 1 cecoslovacca - si snodava, dallo Steh'io al mare, con: - /et 1 1 Armata, delle Giudicarie, dallo Stelvio al Garda; - la 7a Armata, del 11·entino, dal Garda a \!al d'Astico; - la 6a Armata, degh Altipiani, da \/al d'Astico al Brenta; - la 4a Armata, dei Grappa, dal Brenta a Pederobba; - l'fP Armata, del Montello, da Pederobba a Palazzon; - la Y' Arinata del Piave, da Petlazzon al mare. Diciannove Divisioni costituiuano, in parte, le riserve di Armata ed, in parte, la _Cf' Armata in risema generale/i-a Brema e Baccb(qlione. Le 4 Divisioni di ccwalleriajòrmarono il "Coipo di Cavalleria" che venne dislocato, cigli ordini del Conte di Torino, nella zona di Padova. Momenti di attesa it t una trincea avanzata rir1forzata con sacchi a terra.

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i comandi austro-tedeschi cercarono di cogliere ancora:tn fase di non completato rqfforzc1111ento le nostre posizioni sul Piuve, con una ()flènsiua "come un uragano, p erpor!arci con una ininterrotta instancabile penetrazione di giorno e di notte, .fìno all'Adige". Così scrisse un generale austriaco. 1)!fa l'ojfensiva nemica del .7 5 giugno non raggiunse ajfatto l'effe/lo sperato di sfondare le linee 'italiane. È" lajàmosa bauaglia del solstizio al cui esito vii/arioso fu determinante l'eroisrno dei nostri valorosi artiglieri. A destra, nella z:ona di Nervesa dopo la bauagha si contano i caduti austro-unga1'ici. Sotto, fanl'i italiani in una trincea avanzata sulla linea del Piave.

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le truppe dell'Armata del Grappa, comandata dal generale Giardino, e quelle scbierate sul Piave opposero u.na granitica resistenza e cont.rattaccm¡oiw efficacemente, cosÏ cbe le /.ruppe austriacbe, dopo otto giorni cli durissimi combattimenti, ricevevano l'ordine di ritirarsi. Fante in una trincea di prima linea. Porta al collo la sacca ¡ contenente 'il respiratore inglese cmtigas.

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Gli ultimi giorni delta battaglia del Piav.e,1 JĂŹno al momento della nostra grandiosa con/.ro.f/ensiva ad un anno da/fa tremenda pagina di Caporetto, richiesero oltre 10.000 G"qduti in combattimento e 26.000 feriti. Posto di vedetta

c1ccu.ratamente mc1scberato alt'o.t~ervazione terrestre nemica.


pSettore della l" Armata anorama dal i~ . . Austriaco. da/c:~te al Dente Lora.

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Sfone eletta

Si distint b ·notano . . · · amen.te amccamen/.i . · , /·nncee

ca m minamen!" . .' . i e ieflcotali.

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La ba!tap,Lia d(l<msiva che Diaz aveva condotto sul Piave - ha scritto un.o storico inglese - "è da

ag_(?iu.ngere all'elenco delle l?attagl'ie mon.cliali decisive". La battaglia d'arresto sul Piave costò all'Italia, in c//t·a tonda, 6.000 caduti in coml?atti1nento 2 7.000 feriti, 52.000.fì·a diSJ1e1~çi e prigionieri . .la baffaglia del Grappa dell'ottobre ciel 1918 impose un contributo di sangue altretlanto imporwnte: 5 .000 cadu.li, 30 000 feriti, 3.000

dispersi. A destra, nucleo di porwferili a/fende di entrare in azione. Solto, pos1,o avazato,su.lle posizioni del 1vlon1e Grappa.

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Nel corso del 1918 l'aviazioue italiana, grazie anche al wpporto inglese e francese, conquistò la superioritcÏ aerea sul campo di battaglia. Dopo i combattimenti sul Montello, nell'estate del 1918, gli austriaci ammisero che la battaglia aveva dimostrato ancom una volta la superiorità delle nostreforze aeree; infatti "contro i grandi stormi da bombardamento scortal'i dai caccia, le nostre squadriglie da caccia erano impotenti". Foto aeree della battaglia del Solstizio (giugno 1918). Il Montello, il Grappa, il Pia1Je Si notano gli innumerevoli crateri delle granate, te postazicmi d'arf.i.glieria, i trinceramenti, i ponti di harcbe.

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3

Lo 4brzo cbe il Paese sostenne nei 44 mesi di guerra fu rileuantissimo. Ma gli Italiani, e ancbe coloro tra essi cbefi.no cd momento delle "radiose giornate" del maggio del 1915 si erano tenacemente battuti per la neutrcdiltĂŹ, sopportarono con autentico stoicismo tale ~forzo che poneua in gioco te sorti stesse della Patria. Durante gli anni della prima guerra mondiale, i vari governi succedutisi in ltalia dal 1914 emisero cinque grandi Prestiti Naz i<mali. L'ultimo del 2 gennaio 1917 e 6 dicembre 1917;./i;. il grande Prestito della riscossa nazionale che per grande parte contribuĂŹ al massiccio -~/brzo produttivo industriale per nuove ~trmi e mezzi di guerra. Una bombarda da 240 in azione.


Nel corso dell'ultimo anno di guerra il Comanq_o Supremo autorizzò fa costituzione di legionijòrmate da ex prigionieri dell'Bercito austro-ungarico cbe si q/Ji'ivano come volontari per militare ne/lefìle italian~. L 'Jtalia, seguendo l'esempio delle altre nazioni dell'Intesa, cercò di disgregare la compattezza della com.pagine nemica sobillando le dive1:<;e nazionalità cbe componevano t'impero degli Asbuigo. Concessione della bandiera di combattimento ad u.n reggiment.o della legione cecoslovacca. i militari indossano un~(armi ed anni italiane.


Dopo ki battaglia del Piave, il Comando Supremo italiano aspettaua una propizia occasione per intraprendere una decisaoJJensivc1, a fondo . L'occasione parve presentcu:,i quando, con la caduta della Bulgaria a fine seuemhre, l'Austria.fu minacciata, in

quella direzione, in un momento eccezionalmente grave nel quale essa accusava una crisi di dissolvimento interno cui non era estraneo l'estenuante logoramento al quale era stato sottoposto il suo Esercito dalle forze italiane net lungo periodo di tre anni consecutivi. Fanti sulla linea del Piave dopo la vittoriosa battaglia del giugno 1918,

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Lo ~/orzo be!Nco italiano divenne consider~volissimo per un paese industrialmente povero come l'Italia nell'ultimo anno di guerra, allorquando, arrestato 'il nemico sulle rive ciel Piave, si preparò l'attacco.finale. Gli stabilimenti nella primavera ciel 1978 erano diventati 3.700 con 90.000 operai. Un ba11aglione clifanteria du.rante una sosta nelle retrouie deljr'onte del Piave


La hattaglia decisiva, iferrc1ta il 24 o/.tohre dalla 4a Armat.a, porterà il nome di Vittorio Veneto. Il 26 i reparti dell'8'1 Armata ripassano al di qua ctet Piave; ma solo nella noue dal 28 ctl 29 si realizzano i primi successi, mentre le truppe austriache si' scompaginano e si diffòncle nelle loro linee il panico e il disorientamento. A destra, un posto comando avam:ato Cli 1.if.!Ïciali preparano il piano di attacco.

Sollo, vedetta sul Piave. n

o


il continuo ajJluire cli nuovi ri1~/òrzi elette alle-nostre operazioni un andamento decisamentefa.vorevole. il passaggio del Piave avvenivct quando era cmcom indecisa la sanguinosa battaglia impegnata sul Monte Grappa. Sia Conegliano cbe Vi/Iorio Veneto venivano occupate il 30ottobre. Colonna di/cmli a11cmza net Veneto liberato.


ll 3 1 ouobre le nostre truppe iniziano un 'avanzala generale su ftf,/, /o il.fronle; ma giĂ , il giorno 29 un u[!ĂŹciale aust.riaco si presentava al comando italiano per chiedere l'annistizio con una lettera del generate Webe1; comcmdcmte del VI co1po ctustriaco. Repctrto di cavalleria italiana guada un canale durante l'inseguiment.o del nemico in ritirai.a


il 3 novembre 1918 a Villa Ciusti/u soltoscriftp l'armisf.izio, che scinzionò la

resa dell'Esercito austroungarico. Nello stesso momento le truppe italiane dilagavano nelle retrovie _ nem¡iche, varcando anche i con/Ïni con la Duplice Monarcbia. Sotto, ponte di /ortuna gettato dal Genio italiano sul Piave. A lato, soldati 'ilaliani vanno all'assalto delle linee nemiche. \/iene superato un cavallo di Frisia.


Nei giorni seguenti l'armistizio di Villa Giusti, le nostre truppe

raggiungevuno la lineajĂŹssata nell'cmnistizio stesso e cbe

corrispondeva press'a poco a quella indicata dal Patto di Londra. A destra, reggimento di grcmaNeri durante unpanlla per commemorare la uittoria. Souo, immagine emblematica della uittoria italiana. Un soldato in posa entro la morlisa del blocco di culcwa di u.n. obice Skoda da 420 catturato al nemico.

"


La trionfale bauaglia di Vittorio Veneto e {a/ìrma dell'armistizio sulji·onte italiano t/[/ì·euarono la conclusione delle operazioni militari oittoriose anche sul jì-ontejì·ancese, dove l 'arinisti.?:io veniva fìrmato t'.71 novembre. Jt grande sogno cli Oberdan è realizzato e la popolazione esulta di gioia; la città di San Giusto è italiana! Con il tricolore d'Italia a Trent.o e a Trieste, -il Risorgimento della Patria può dirsi realmente cornpiuto. Il tricolore italiano sventola a Trieste.

1


o


La Guerr~ italiana in cifre

onti dell' Ufficio Statistica del Ministero della Guerra, riportate nel volume ''La fo rza dell'Esercito" riportano la chiamata alle armi di 5,9 milioni cli uomini, cli cui 4,2 passati per l'Esercito operante, 840 mila per quello territoriale, 145 per la Regia Marina, 437 mila esonerati, dei q uali 166 mila per la mobilitazione industri ale, e 282 mila dispensati. Alla guerra prese ro parte mil itari cli leva appartenenti a ben 27 classi (1874-1900), cli cui 22 all 'entra ta in guerra e 5 maturate durante il conflitto (1896-1900). Queste ultime fu rono tutte chiamate in anticipo rispetto all'età prevista dalla legge (20 anni) . Dato l'a lto tasso di perdite, la fanteria assorbÏ da sola circa 3 milioni di uomini, cioè quasi il 72 per cento degli effettivi. Tutte le altre armi assorbirono poco meno cli 1,2 milioni di uomini: 616 mila l'artiglieria, 217 mila il genio, 76 mila la cavalleria, 23 mila l'aviazione dell'esercito, 354 mila i servizi logistici. Nell'ottobre 1918, all'inizio della battaglia di Vittorio Veneto, l'Esercito contava 9 comandi di annata, 24 di corpo d'armata, 57 divisioni, con 21 mila mitragliatrici leggere e pesanti e 4.902 bombarde. Inoltre all'es!ero si trovavano le seguenti forze: il II Corpo d'Armata (2 divisioni) in Francia, il XVI (3 divisioni) in Albania e la 353 Divisione (con effettivi raddopp iati) in .Macedonia. In

F

Francia si trovavano anche 10 mila operai e 60 mila lavorat0ri delle "Truppe Ausiliarie Italiane in Francia" (TAIF), con 4 raggruppame nti e 200 compagn ie lavoratori, da cui furono tratti 7 mila complementi per il II Corpo e.l'armata. Il giorno dell'armistizio l'Esercito comprendeva 81.867 ufficiali, 2.150.909 sottufficiali e truppa, 300.716 quadrupedi, 1.260.000 fucili e moschetti, 5 mila fucili e moschetti automatici, 14.636 mitragliatrici pesanti e 5.298 leggere, 4.864 lanciabombe Stokes e bombarde, 9.021 pezzi d'artiglieria di tutti i calibri, 31.100 automezzi, 6 mila motocicli, 465 aeroplani e 4 carri armati. L"'Albo d'Oro" dei caduti italiani nel primo conflitto mondiale, una pubblicazione ufficiale del .Ministero della Guerra/ Difesa in 28 volumi iniziata nel 1926 e terminata soltanto nel 1962, riporta la cifra di 680.071 morti per varie cause dirette o connesse alla guerra. La percentuale dei caduti rispetto a 5 milioni di militari mobilitati nell'Esercito operante e in quello territoriale fu del 13,5 per cento. I feriti furono 1.050.000, pari al 20,8 per cento. l prigionieri furono 590 mila, pari all'll,3 per cento dei mobilitati, e al 13,6 per cento degli effettivi dell 'Esercito operante. Rientrarono dalla prigionia 503 mila uomini. I decorati furono circa 95 mila, per un totale di 107.322 decorazioni, pari all'l,9 per cento dei mobil itati.


0RD1NAJv1ENTO DELL'Es1mcno

PACE

1914

SPECI E DELLE UN!Tr\

1914-1919 (PfUNCl!'A.Ll

UNITÀ):

FI NE

24.V.15

1916

1°.1x.17

1°. rx.18

1919

4

6 26

9 24

15

é'Ì2

14

5 20

25

36

49

65

57

30

Divisioni cavalleria

4

4

4

4

4

2

Brigate fa.nt. e bers.

48

75

]23

104

54

Regg. fant. e bers.

108

167

98 209

265

209

120

Btg. fanteria e . .bers.

324

508

627

795

641

362

Comandi d'Annata Corpi d'Armata Divisioni fanteria

29

Reparti d'assalto

(80)

Comp. mitragliatrici Raggr. alpini

o

?

1190

1709

6

4

Battaglioni alpini

26

52

78

84

9 62

Reggimenti cavalleria

30

30

30

30

30

Batt. art. campagna

199

390

443

496

Bartt. art. a cavallo

6

363 8

16 -250

8

8

6

6

Batt. pes. campali

20

28

86

195

336

120

Batt. da montagna e som.

48

68

158

175

178

36

Batt. bombarde

157

166

220

Batt. contraerei

22

88

136

45

o

27

Batt. da assedio

33

46

556

750

830

48

Battaglioni genio

10

14

51

78

87

15

Comp. zappatori

24

43

204

223

234

30

Comp. telegrafisti

16

26

58

62

128

30

Comp . pontieri

15

15

13

21

19 40

23

çomp. minato ri

19 40

15 12

Comp. ferrovieri

6

16

17

23

53 26

6


So1n1nario

Presentazione

3

Introduzione

5

Capitolo 1 Il Servizio Fotografico nella Grande Guerra

7

Capitolo 2

1915

27

Capitolo 3

1916

59

Capitolo 4

1917

85

.Capitolo 5

1918

109

La guerra italiana in cifre

139


o


o

Forocomposizione • Stampa STILGRAFICA srl

00159 Roma • Via Ignazio Pettinengo, 31/33 Tel. 06/43588200 • Fax 06/4385693 Finito di stampare nel mese di Dicembre 2005



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