LA PERTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA VOL II

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STATO MAGGIORE DEILR'ESERCITO UFFICIO STORICO

ALBERTO ROVIGHI

FILIPPO STEFANI

LA PARTECIPAZIONE ITA1IANA A11A GUERRA CIVILE SPAGN01A /102.A _ 1020\ \.J../JV .i../J/ 1

VOlLUME SECONDO DALL'AUTUNNO 1937 ALL'ESTATE DEL 1939

TES'IO

ROMA 1993


PROPRIETÀ LE'ITERAIUA T utti i diritti risCivati Vietata anche ia riprociuzionc parzia ic

senza autorizzazione © Ufficio Storico SME - Roma 199 3

STILGRAFICA • VIA DEI.LA MORTELLA,

36 · TEL.

43588200 • ROMA

1993


PRESENTAZIONE

Questo secondo volume de «La partecipazione italiana alla guerra civile spagnola» è relativa alle operazioni del 1938 e 1939. Al comando del C. T.V. succedono a Roatta e poi Bastico i generali Berti e, successivamente, Gambara. L 'e ntità degli uomini va riducendosi, ma si tratta di un complesso che ha superato la crisi costitutiva iniziale e che è in grado di fornire al successo della parte nazionale un importante contributo, sia sul piano addestrativo, sia su quello operati....,~o e !ogis ti:;o_ Il concorso dato nelle ballaglie dell'Ebro e del Levante, già consistente, divenne determinante in quella decisiva della Catalogna. Gli autori concludono l'opera cun interessanti consideraz.ioni su molteplici aspetti di questa nostra partecipazione al conflitto spagnolo, che ha costituito, in quegli anni immediatamente precedenti la 2a Guerra Mondiale, un forte impegno di ordine economico e militare, condotto oltremare ed in un quadro di dipendenze non nazionali. Prescindendo dal giudizio esprimibile sul piano politico e storico, l'apparato dell'Esercito Italiano, condollo con m ezzi non moderni, ma ancora sufficientemente adeguati alla bisogna, fu rilevante e dignitoso sul piano militare; insieme con quelli dell'Aeronautica e della Marina Ttaliane, può considerarsi essere stato determinante ai fini del successo del Movimento Nazionale. IL CAPO UFFICIO STORICO



CAPITOLO

XVII

L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937-1938

1. La situa zione internazionale. 2. La Spagna nazionale. 3. La Spagna repubblicana. 4. Rapporto di forze. 5. Le relazioni italo-spagnole. 6. Le battaglie di Teruel e dell'Alfamhra. 7. Il concorso dell'artiglieria del CTV nella battaglia· di Teruel. 8. Il concorso dell'avia zione legionaria nelle battaglie di Teruel e dell'Alfambra. 9. Le conseguenze delle battaglie di Teruel e dell'Alfambra. 10. Il CTV nei mesi di gennaio e febbraio.

1.

Abbiamo narrato per sommi capi nel capitolo precedente le operazioni militari che si erano svolte, nell'ultimo scorcio dell'estate e nell'autunno del 1937, dopo la conquista di Santander, e abbiamo taciuto, per non interrompere il discorso sulla sequenza di quelle operazioni verificatesi in stretta concatenazione logica e strategica, dell'evoluzione della politica internazionale e di quella interna spagnola nello stesso periodo. Siamo perciò costretti a fare un passo indietro e a prendere le mosse dal mese di agosto del 1937, durante il quale ìa tensione internazionaie per la questione spagnola era giunta a un diapason mai prima di allora toccato, a causa della decisione di Mussolini, adottata, come già ricordato, dopo il suo colloquio del 5 agosto con Nicolàs Franco, fratello del dittatore spagnolo, di ricorrere alla guerra sottomarina e al blocco dei porti repubblicani di Barcellona, Valencia e Cartagena. Si era trattato di una decision e repentina e inconsulta, presa senza neppure interpellare il capo di stato maggiore della marina. In circa un mese essa aveva prodotto l'affondamento di una decina di piroscafi carichi di rifornimenti per i repubblicani. Successivamente, il 4 settembre, con non minore subitaneità, Mussolini aveva ordinato all'ammiraglio Cavagnari d'interrompere i siluramenti e il blocco dei porti repubblicani, probabilmente dopo il tentativo di siluramento, per errore, del cacciatorpediniere bri-


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tannico «Havock», verificatosi il I O settembre da parte del sommergibile «Iride» e dell'affondamento, il 3 settembre, del mercantile inglese «Woodford». Mussolini aveva forse capilo di essere andato oltre i limiti della pazienza d el Regno Unito e di avere rasentato il rischio di una guerra generale che peraltn> non voleva. La sospensione era stata ordinala prima che nella tarda sera del giorno 5 giungesse all'Italia l'invito a parlecipare alla conferenza internazionale sulla sicurezza del Medilerraneo indetta, su proposta franco-inglese, per il giorno I O sellembre in Nyon, in Svizzera. Ciano non sarebbe stato contrario a lla partecipazione italiana, se proprio il giorno 6 non gli fosse stala consegnata una nola sovietica di vibrata protesta, nella quale l'ILalia veniva rit e nuta responsabile dell'affondamento di numerosi mercantili de ll'UR SS e le si chiedevano riparazioni. L'Italia respinse le accuse, c he rispond evano a verità, e subordinò la sua partecipazione alla confcn.: 11i'.a al ritiro della protesla. L'Inghilterra, specialmente ad oper:i di Eden , e !a Francia fecero insistenze per ìa partecipazione itaìiana, i'a cc11Jo 1·iìcvan: CÌ11c". p1up1·iu nella conferenza l'Italia avrehbe avuto m odo di n.:s pingere le accuse e che, comunque, la conferenza avrebbe avuto luogo anche se l'Italia non vi avesse partecipato. Così [u: la conferem.a si tenne dal 10 al 14 sette1nbre 1 e si concluse con un acconlo che pn;vcdeva un nuovo sistema di sorveglianza navale mç:çliterranca per controllare le navi da guerra incrocianti al largo della Spagna e lun go le rotte a questa dirette (Doc. n. 1). L'atteggiamento dell'Italia di fronte a un accordo, concl uso affrettatamente e senza la sua partecipazione, tale da non dare adeguata garanzia di tutela degli interessi e del prestigio italiani, fu ovviamente del tutto negativo. Il giorno 14 Ci<1nc:) cnn sP-p;nò :igli incaricati di affari di Francia e Gran Bretagna una nota in cui era scritLo che dall'esame dell'accordo di Nyon risultava «ch e il solo Mar Tirreno, in caso di adesione dell'Italia, le verrebbe affidato per esercitarvi le misure di sorveglianza stabilite dalla conferenza stessa, mentre praticamente le stesse misure in tutto il Mediterraneo resterebbero affidate alla flotta francese e inglese. La situazione che ne risulterebbe per l'Ita lia appare inaccettabile. I suoi interessi vita] i nel Mediterraneo e il ratto che sulle sue linee di comunicazioni corre i I lraffico maggiore determinano l'esigenza che l'Italia abbia condizioni di assoluta parità con qualunque altra Potenza e in qualunque zona del Mediterraneo» 2. La presa di posizione italiana e la fondatezza della richiesta di parità indussero i governi di Parigi e di Londra a riesaminare le loro posizioni e a riconoscere la legittimità delle tesi di Roma. Venne indetta


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in Parigi per il 27 settembre una riunione di tecnici navali italiani, francesi e inglesi. Il 29 settembre le delegazioni navali dell'Italia, Francia e Gran Bretagna prepararono in pieno accordo una convenzione, da sottoporre ai rispettivi governi, che venne firmata il giorno 30. Essa riconosceva all'Italia la parità in fatto di pattugliamento nel Mediterraneo ed era diretta ad assicurare la protezione delle flotte nel Mediterraneo contro le «azioni illecite», secondo la definizione degli accordi di Nyon 3 • L'Italìa accettò anche gli accordi supplementari raggiunti a Nyon, miranti a impedire attacchi da parte di navi di superficie e di aerei contro la navigazione nel Mediterraneo e dall' 11 novembre dette inizio al pattugliamento di sorveglianza in conformità dell'applicazione del convenuto. Ciano cinicamente annotò nel suo diario: « È una bella vittoria. Da imputati siluratori a poliziotti mediterranei, con esclusione degli affondati russi» 4, Gli accordi di Nyon non furono senza efficacia e fino al gennaio 1938, quando le forze di sorveglianza vennero riduiie Ùai.o l\:vidc:nlt: ;,ucces&o della loro attività, non si ve-

rificarono attacchi sottomarini. Frattanto il 10 settembre era tornato a riunirsi in Ginevra il consiglio della S.d.N. per l'esame della questione spagnola con riferimento a un appello del governo di Valencia, che chiedeva che le aggressioni contro le navi spagnole repubblicane venissero esaminate dal Consiglio in base all'art. 11 del patto societario. Negrin e il ministro degli esteri della Spagna repubblicana, Del Vayo, colsero l'occasione per rinnovare energiche proteste contro l'esclusione della Spagna repubblicana dalla conferenza di Nyon e formulare precise accuse d'intervenlo contro l'Italia e la Germania, portando le due questioni anche in sede di assemblea generale, dove un progetto di mozione in favore della Spagna repubblicana, contenente un'esplicita denuncia delI'ILalia e della Germania, venne emendato e attenuato e, malgrado ciò, non raccolse l'unanimità necessaria. Nella stessa riunione dell'assemblea, il 2 ottobre, si procedé alla elezione di due seggi nel consiglio frattanto scaduti, uno dei quali tenuto dalla Spagna repubblicana che, ricandidatasi per la rielezione, raccolse solo 23 voti su 52 dei 48 votanti, cifra inferiore alla maggioranza dei due terzi necessaria per la rielezione. Nel mese di ottobre, comunque, si aprì un nuovo capitolo nella storia delle ripercussioni diplomatiche della guerra civile spagnola, in seguito a una iniziativa franco-britannica, diretta a stralciare dall'insieme dei problemi del non intervento quello del ritiro dei volontari, ritenuto abbisognevole di una definizione immediata, e a rinviar-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

ne la soluzione a un accordo fra tre sole potenze (Francia, Gran Bretagna, Italia), invitate a una conferenza particolare, staccata dal Comitato del non intervento di Londra. Il 2 ottobre la Francia e la Gran Bretagna rimisero, per via diplomatica, una nota all'Italia invitando questa ultima alla riunione a tre. Il 10 ottobre l'Italia rispose con una nota: negativamente per quanto riguardava l'accettazione del negoziato speciale a tre, dato che l'invito non era stato esteso alla Germania; positivamente e costruttivamente per riportare il problema spagnolo nel suo complesso nell'ambito della normale procedura del Comitato del non intervento. Delbos si mostrò inizialmente irritato per la risposta italiana e minacciò la riapertura della frontiera pirenaica per il passaggio dei rifornimenti ai repubblicani, ma Eden lo convinse a non compiere tale passo sul piano ufficiale e a tenere aperta, se lo avesse voluto, la frontiera solo nelle ore di buio. Francia e Gran Grctagna accolsero la proposta italiana e iniziarono scambi di vedute, per via diplomatica, in vista della convocazione del Comitato del non intenrento. Parve inoltre p rcfcr,ibile cu11vucare il soi.locomitato presidenziale, che si riunì il 16 ottobre, riprendendo i lavori interrotti il 6 agosto. Le discussioni per la conclusione di un accordo circa il ritiro dei volontari stranieri, in conformità de l piano britannico del 14 luglio, si protrassero nell'ambito del sottocomitato fino al 4 novembre s, data per la quale venne <;~!).vocato il c_omitato plenario per l'esame di due risoluzioni concernenti: una l'esecuzione llel piano britannico, l'altra l'atteggiamento dell'Unione Sovietica che non intendeva approvare i punti della risoluzione relativi al riconoscimento dei diritti di belligeranza alle due parti in conflitlo. Anche nel comitato plenario si svolsero vivaci discussioni in contraddittorio, ma al la fine tutti i delegati, eccetto quello sovietico, si trovarono concordi nel1' approvare le due risoluzioni. H 16 novembre anche il delegato sovietico, abbandonando il precedente atteggiamento ostruzionistico, dichiarò di accettare «in toto» la risoluzione britannica e questa, il giorno 17, venne comunicata ai due governi spagnoli che l'approvarono: il 20 il governo di Salamanca, il I 0 ,dicembre quello di Valencia che, dal 31 ottobre, si era trasferito «temporaneamente» a Barcellona. Franco, che ancora il 2 ottobre aveva chiesto a Ciano un ulteriore invio di volontari, sollevò alcune riserve sui diritti concessi alla commissione di controllo dell'applicazione del piano,chiese che venisse ritenuta «percentuale sostanziale» l'avvenuto rimpatrio degli oltre 3000 volontari italiani, dimessi nei mesi precedenti dal CTV per motivi vari e fece presente che non si dovesse attendere oltre per riconoscergli la qualifica di belligerante. Azaiia e Gi ral, da parte loro, in uno


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con Negrìn e Prieto, pensarono che l'accettazione avrebbe potuto significare quanto meno una tregua e sperarono così di guadagnare il tempo necessario per riorganizzare e potenziare le loro forze. A migliorare l'atmosfera nei rapporti italiani con la Francia e la Gran Bretagna furono, dunque, le conversazioni a tre di Parigi del 27-30 settembre per l'adesione dell'Italia all'accordo di Nyon . Dal miglioramento la Francia e l'Inghilterra trassero auspici favorevoli per l'invio della nota del 2 ottobre all'Italia invitandola a nuove conversazioni a tre sulla questione del ritiro dei volontari. La risposta italiana a tale nota, Lendenle ad abbinare la questione del ritiro dei volontari con quelle del riconoscimento dei diritti di belligeranza alle due parti e a riportare l'intero problema spagnolo nell'ambito del Comitato del non intervento, consentì la ripresa del lavoro di quest'ultimo organismo rermo da più tempo. Il lavoro diplomatico dell'autunno 1937 fu intenso e non privo di risultati positivi - basti ricordare quelli degli accordi di Nyon - ma la ripresa dell'attività dei Comitato dei non intervento, nonostante l'approvazione unaniu1e della risoluzione concernente il ritiro dei volontari, non significò un gran passo in avanti sul piano internazionale del la questione spagnola, che ollre Lullo.veniva perdendo parte del suo peso per l'approssimarsi all'orizzonte di pericoli ancor più gravi per la pace del vecchio continente. Tanto ciò è vero che, verso la fine di gennaio, i I rappresentante tedesco nei Comitato dei non intervento, sostituto di Ribbentrop, disse: «il lavoro del Comitato è poco realistico, perché tutti i presenti vedono perfettamente il gioco dell'altra parte, ma di rado lo dicono apertan.1.ente. La politica del non intervento è così instabile, è una costruzione così artificiosa, che tutti hanno paura a provocarne il crollo e ad addossarsene la responsabilità con un chiaro "no". Perciò si discutono fino alla nausea le proposte sgradite, invece di respingerle. Si è trovato tatticamente utile abbinare la questione dei diritti di belligeranza a quella dei volontari, perché così la discussione si può p:i;olungare all'infinito» 6, Al suo governo egli riferì «che, comunque, era escluso che i volontari venissero ritirati prima di maggio, e che poi era sempre possibile provocare altri rinvii» 7, ricevendo come risposta che l'interesse della politica tedesca era d'impedire una vittoria dei repubblicani - «ma non necessariamente di assicurare una vittoria nazionalista» 8 - e di guadagnare in seno al Comitato il maggior tempo possibile, differendo il momento di una decisione definitiva. Diverso, invece, l'interesse di Mussolini: la vittoria di Franco ad ogni costo e il più presto possibile, non senza disdegnare i rischi di nuove spedizioni di aiuti.


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Ciò che invece, malgrado la diversità di tali intenti, venne maturando dall'autunno 1937 alla primavera del 1938 fu il progressivo consolidarsi di quell'asse Roma-Berlino minacciato da Mussolini fin dal novembre 1936. Ideato sul piano intenzionale circa un anno prima, cominciò a concretizzarsi proprio nel mese di ottobre del 1937 con il viaggio di Mussolini in Germania, durante il quale questi rimase «intossicato dallo spettacolo di un potere così grande e affascinato dall'uomo (Hitler) che era evidentemente risoluto a esercitarlo». Si convinse in quel viaggio che «la potenza nazista fosse irresistibile e invincibile e questa convinzione divenne rapidamente un postulato fondamentale della sua politica estera» 9_ Durante le conversazioni Mussolini-Hitler e Ciano-von Neurath, gli italiani rassicurarono i tedeschi sulla scelta definitiva di marciare insieme, senza possibilità di ripensamenti, e i tedeschi non ebbero difficoltà nel riaffermare la volontà tedesca di considerare la Spagna e il Mediterraneo zona di · preminente e prioritario interesse italiano, chiedendo in cambio analogo riconoscimento degli interessi tedeschi in Austria. Quanto aììa guerra spagnola: Mussolini prospettò la necessità di una rapida soluzione e si disse pronto all'invio di nuovi aiuti; Hitler, pur pensandola diversamente, concordò sull'esigenza, ma non prese nessun impegno circa altri aiuti che, infatti, concederà solo ! O n.1esi dopo, quando cioè avrà ottenuto da Franco di poter: investire ndle miniere spagnole capitali tedeschi in misura pari ai 40-60% in alcune, al 75% in altre 4 e al 100% in quelle del Marocco. Hitler mise al corrente, dopo le conversazioni, alcuni dei suoi collaboratori più fidati che il prolungamento della guerra spagnola avrebbe favorito la politica tedesca, in quanto avrebbe continuato a inasprire i rapporti italo-francesi, a dare all'Italia il controllo delle Baleari e, conseguenlemente,' a indebolire la posizione geostrategica della :Francia. Hitler e Stalin, dunque, per motivi diversi, tendevano a prolungare la guerra; Franco, deciso a concluderla con la sua vittoria finale, continuava a condurla cercando il logoramente del nemico e non il suo annientamento; Mussolini era l'unico a premere per affrettare la fine dell'avventura spagnola. Quanto quel viaggio fosse stato funesto, lo rivelarono via via nel tempo: l'adesione italiana, il 6 novembre, al patto antikomintern; il ritiro, l'll dicembre, dell'Italia dalla S.d.N; l'inizio di una rapida germanizzazione, mediante una più spiccata militarizzazione, dell'organizzazione giovanile fascista; l'adozione nel gennaio 1938 del cosidetto «passo romano» (un ridicolo scimmiottamento del passo dell'oca tedesco); l'introduzione, nella seconda metà del 1938, della legislazio-


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ne razziale. La conseguenza più grave di quel viaggio fu senza dubbio la supina acquiescenza italiana all'annessione al Terzo Reich della repubblica austriaca, consumata dal nazional-socialismo il 12 marzo 1938, che rese manifesto il rovesciamento della politica fino a quel momento seguita dall'Italia in difesa della indipendenza della confinante repubblica, per la quale meno di quattro anni prima Mussolini non aveva esitato a schierare proprie truppe sulla frontiera del Brennero. Il paese che con prontezza avvertì i pericoli connessi con il consolidarsi dell'asse Roma-Berlino fu la Gran Bretagna, che già il 2 gennaio 1937 aveva stipulato con l'Italia un «gentlemen's agreement», e che ora, nel marzo 1938, tentò un nuovo riavvicinamento con Roma, valutato assai più importante che non la stessa vittoria dei repubblicani spagnoli. Neville Chamberlain, in contrasto con il suo ministro degli esteri, Anthony Eden, autorizzò l'inizio, 1'8 marzo 1938, alla vigilia dell'annessione dell'Austria da parte della Germania, di negoziati italo-inglesi che condussero al patto anglo-italiano, noto come gli «accordi di Pasqua», firmato dalle due parti in Roma il 16 aprile 1938. In uno scambio di note diplomatiche, che accompagnò la firma del patto - la cui importanza essenziale consisteva nell'impegno reciproco di garantire lo «status quo,, nel Mediterraneo -: il governo italiano confermò l'accettazione del piano inglese per il ritiro dei volontari dalla Spagna, si obbligò ad applicare le condizioni fissate dal comitato del non intervento, assicurò il ritiro dalla Spagna alla fine della guerTa di tutti i restanti soldati e materiali bellici italiani; il governo inglese prese atto della dichiarazione italiana della quale si compiacque e concordò sul fatto che il patto sarebbe entrato in vigore non appena si .fossc ri so1ta la questione spagnola. L'entrata in vigore avrcb:_ be comportato il riconoscimento da parte britannica dell'impero italiano, riconoscimento che stava molto a cuore a Mussolini, non solo per motivi di prestigio, ma anche economici, rendendosi così disponibili i capitali dei mercati finanziari di Londra per investimenti che avrebbero valorizzato la conquista dell'Etiopia. Churchill valutò negativamente gli accordi di Pasqua, li giudicò «un trionfo completo» di Mussolini e da quel momento capeggiò l'ala dei conservatori sostenitrice dei repubblicani spagnoli. Certamente il patto fu un premio concesso a Mussolini per la conquista dell'Etiopia, la politica mediterranea antinglese, la partecipazione alla guerra di Spagna dalla parte dei nazionali; ma frattanto quest'ultima tendenza non costituiva più il baricentro della politica internazionale, spostatasi verso est, mentre la Spagna nazionale era or-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALl..A GUERRA UVlLE SPAGNOLA ( 1936 - 1939)

mai padrona delle regioni d'interesse economico e finanziario inglesi. Chamberlain, del tutto alieno da una politica di forza , anche perché consapevole della debolezza militare inglese, aveva preferito, anche a costo delle dimissioni di Eden, privilegiare il riavvicinamento con l'Italia, tentando d'intralciare quello italo-tedesco, piuttosto che irrigidirsi sulla questione spagnola, stante anche il corteggiamento del quale era oggelto da parte di Franco.

2.

Alla fine dell'estate del 1937 la Spagna nazionale continuava a essere uno Stato militare con a capo il gcn. Franco che, per le questioni di governo, si avvaleva della «Junta» costi lui la in Burgos il 2 ottobre 1936. Ncìì'apriìc i 937 era stata decretata ia fusione tra i movimenti tradizionalisti e la «falange» e nell'agosto dello stesso anno erano stati definiti gli statuti della « Falange espaùola tradicional ista y de las Jons». Nulla ancora era stalo fallo, nonostante le sollecitazioni delle varie parti, per la definizione, almeno embrionale, dell'assello politico, sociale ed economico del pa~s_e. Franco al rigu ardo aveva costantemente agito con ritrosia, ientezza, diffidenza e cauteia estrema, intensamente e costantemente attenlo a non esasperare i conflilli, più o menu latenti, che già esistevano tra i vari movimenti politici della Spagna nazionale. Un primo avvio alla definizione statutaria dello Stato lo dette il 19 ottobre 1937 con l'istituzione del «Consiglio nazionale della falange» , un'organismo consultivo del tipo de ! «Gran Consiglio del fascismo» esistente in Italia.:! 48 membri che ne dovevano far parte furono nominati il 2 dicembre 1937, traendoli da falangisti, carlisti, esponenti monarchici di altra estrazione e da membri della «Confederaciòn espafi.ola de derechas autonomas» (CEDA). Segretario generale del Consiglio fu nominato Raimundo Fernàndez Cuesta, falangista. Il 31 gennaio 1938 Franco costituì il primo governo civile della Spagna nazionale, con sede in Burgos, in sostituzione della «junta» amministrativa in funzione dal 2 ottobre 1936. Il 9 marzo 1938, dopo una lunga e aspra lotta politica determinalasi nell'ambito del Consiglio nazionale della falange, che aveva avuto il compito di redigere una «carta del lavoro », Franco, stanco delle dispute, approvò e promulgò il «Fuero del trabajo», o «Carta del lavoro», d'ispirazione corporativa, modellala sull'analogo documento fascista del 21 aprile 1927.


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Nell'mnbito dei nuovi organi es istevano discordie e contrasti di fondo tanto che per il «Fuero del trabajo» non si era riusciti a trovare un compromesso tra le tesi dei conservatori tradizionali e quelle radicali dei falangisti. Si rese necessario l'intervento personale di Franco, che addusse ragioni di politica interna ed estera, per l'approvazione entro 48 ore della carta del lavoro da parte del Consiglio. A Franco stava a cuore soprattutto di offrire della Spagna nazionale un'immagine unitaria che, del resto, si avvicinava molto a quella reale, in quanto le parti politiche riconoscevano sia l'assoluta necessità del regime militare, sia quella del primato di Franco. D'altra parte, la «carta del lavoro» era più una dichiarazione di principi o di intenti 9bis che non una proposta definita in termini di nuove leggi ed essa aveva soprattutto un valore propagandistico, com'era avvenuto in Italia. Ciò non vuol dire che non fossero in corso trasformazioni sociali ed economiche importanti: erano state create le casse di credito agricolo, erano in corso di sviluppo i piani per la rinascita industriale, erano stati costituiti organismi per il controllo della produzione-distribuzione-prezzi dei prodotti agricoli, era stato creato il «servicio social» che, tra l'altro, obbligava le donne abili tra i 17 e i 35 anni, senza famiglia a carico o non già impiegate nelle aziende legate alla produzione bellica o nelle struttur e sanitarie, a svolgere una qualche attività sociale. « La moneta era stabile, i prezzi dei generi al imen tari non erano saliti molto, e le scorte sarebbero state sufficienti per nutrire tutta la Spagna repubblicana. Le città ignoravano lo spettro della fame. Il carbone e la benzina erano abbondanti» 10• La Spagna nazionale aveva raggiunto nell'autunno del 1937 una stabilità e un ordine sorprendenti rispetto al caos dell'inizio della insurrezione. E ssa non aveva granché da preoccuparsi per .la situazione interna, anche se almeno «il 40 percento della popolazione delle regioni liberate era» - come ebbe a dire il nuovo ambasciatore tedesco presso il governo di Burgos, Eberhard von Stohrer, che dalla fine di agosto aveva sostituito Wilhelm von Faupel - «gente di cui non ci si poteva fidare» 11 . L'altro 60% non costituiva un blocco unitario, ma pluralistico, comprendente falangisti, requetés e cittadini senza etichetta, molti monarchici e molti altri repubblicani, sia tra i militari che tra i civili. Se i capi dei partiti e dei movimenti erano tra loro in contrasto più di quanto non facessero credere, la borghesia e una buona parte dell'aristocrazia e dell'alto clero erano entusiasti per la «grande crociata» di Franco, senza darsi troppa pena del trattamento che il nuovo regime riservava ai vinti, dei quali alcuni venivano fucilati con o senza processo - si trattò di qualche migliaio - altri era-


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no gettati in carcere nella incertezza della loro sorte. Dopo la conquista di Gijòn, a pagare il prezzo della loro ostilità al franchismo erano soprattutto i baschi, compresi sacerdoti e religiosi, donne e bambini. Nelle città e nei centri abitati maggiori non prossimi alle fronti di combattimento, la popolazione quasi non sentiva il clima di guerra e conduceva un ritmo di vita civile quasi normale, consentitole dal fatto che nel territorio dei nazionali - due terzi dell'intera Spagna dopo la campagna delle Asturie - la gente, dal punto <li vista economico, stava assai meglio che non quella delle regioni repubblicane. Dal novembre 1937 le classi alle armi erano J 2 - uomini dai 18 ai 30 anni - e ciascuna di essa forniva un contingente variabile dai 40 ai 60 mila individui. Nel campo militare, rispello alla situazione del periodo iniziale della insurrezione, erano stati compiuti grandi salti di qualità in fatto di reclutamento, addestramento, armamento, inquadramento e di funzionamento dell'intera organizzazione militare. Sul piano numerico l'esercito dei nazionali contava ora circa 450.000 uomini, csciusi ii CTV itaiiano e la iegionc «Condor» tedesca, e superava perciò di circa 50.000 unità l'eserc ito repubblicano. Agli inizi d e l 1938 Franco poteva contare su 10 corpi di esercito (corpi di armata) dei quali: 5 per complessive 24 divisioni (350.000 uomini), sulle varie fronti {Aragona, centro, sud); 5, per complessive 15 divisioni (100.000 uomini), per.compiti di manovra. I 5 corpi di esercito di manovra - ciascuno su 3 divisioni - erano quelli di Galicia, di Navarra, d'Aragona, di Castiglia, del Marocco. Sulla fronte d'Aragona er~ schierato ìl V corpo d'esercito (comandante: gen. José Moscardò Ituarte, sede del comando: Saragozza) comprendente 8 divisioni di fanteria (13a, 51 a, 53\ iosa, iosa, 1soa, 151 a) e 1 divJ<.:;QilP ,l] """"lleri,a; <:11 ]la frontp rie] f'Pntrn (<'Qffi<lprbntp• gPn./LntoniO Saliquet Zumeta, sede del comando: Valladolid) erano schierati il VII corpo d'esercito (sede del comando Segovia) su 6 divisioni (71 a, 72\ 83a, 74\ 75\ 107a) e il I corpo d'esercito (sede del comando Griiion) su 3 divisioni (12a, 14a, 152a); sulla fronte del sud (comandante: gen. Gonzalo Queipo de Llano y Serra, sede del comando: Siviglia) erano schierati il II corpo d'esercito (sede di comando Villafranca), su 4 divisioni: (21 a, 22 a, 23 a, 102 a) e il III corpo d'esercito (sede del comando Granada), su 3 divisioni (31 a, 32a, 33a). La flotta nazionale, alla fine del 1937, era riunita nella base di Maiorca, dopo che i 2 incrociatori e i 3 cacciatorpediniere, già impiegati per il blocco delle coste cantabriche, si erano trasferiti nel Mediterraneo. Essa era nella possibilità di bloccare le coste del Levante e di affrontare in mare aperto la flotta repubblicana alla fonda nella base di Cartagena. L'aeronautica


CAP.

xvn - L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO

1937 - 1938

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nazionale (comandante il gen. Alfredo Kindelàn y Duany) era decisamente inferiore numericamente di quella repubblicana, ma la superiorità era garantita dall'aviazione legionaria italiana e da quella tedesca della «Condor».

3. La Spagna repubblicana, alla fine del 1937 e nei primi mesi del 1938, godeva di una situazione interna meno inquieta, ma non certo del tutto rasserenata, di quella della primavera precedente. li governo di Juan Negrìn seguiva la politica dell'«opportunismo pragmatico», ma incontrava gravi difficoltà nel gestirla. Le critiche e le opposizioni più dure gli venivano dagli anarchici, che avrebbero voluto la creazione di un regime sindacalista, mentre le insidie e i pericoli maggiori gli erano tesi dai comunisti, sostenitori del «controllo centralizzato», che badavano a impadronirsi o a manovrare, palesemente o velatamente, le leve del potere. Nel mese di ottobre Negrìn aveva rafforzato la sua posizione e, dopo essersi servito dei comunisti per sbarazzarsi di Largo Caballero, defenestrato dalla UTG che aveva nominato suo segretario generale José Rodrìguez Vega, fu più libero di svolgere una politica sociale moderata. Cominciò quindi a tentare di ridurre il più possibile il peso politico dei comunisti, sostenuto in tale campo dal ministro della guerra Indalecio Prieto y Tuero, che stava diventando via via sempre più anticomunista. Socialisti e comunisti non riuscirono a realizzare l'unificazione e si limi tarano a sottoscrivere un accordo di collaborazione patrocinato dallo stesso Negrìn che, dopo l'alleanza stretta a fine ottobre tra tutti i movimenti giovanili di sinistra (anarchici compresi), dichiarò che non era necessario giungere alla unificazione, perché «un blocco tanto rigido si conveniva più alla Spagna nazionalista che a quella repubblicana» 12. Prieto, da parte sua, riuscì a ridurre in misura ragguardevole l'influenza dei comunisti nell'organizzazione militare, vietando il proselitismo e la propaganda di partito nelle unità militari e abolendo ai livelli più alti la carica di commissario politico. Nonostante gJi sforzi di Negrìn e di Prieto, ancora alla fine del 1937, i ~omunisti (300.000 iscritti) conservarono un peso determinante nella vita politica della repubblica e il controilo degli aiuti sovietici, dei quali Negrìn non poteva fare a meno. La loro rappresentanza nelle Cortes era esigua - 16 delegati e nel congresso del partito, tenuto nei giorni 12 e 13 novembre, i co-


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LA PARTECll'AZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

munisti chiesero nuove elezioni politiche, che Negrìn rifiutò d'indire, stante la delicatezza della situazione politica generale, che le elezioni avrebbero ulteriormente e forse drammaticamente iperturbata. La perdita delle Asturie aveva prodotto ripercussioni negative gravi sul morale della popolazione e delle forze armate e le manifestazioni di malcontento, le diserzioni e le renitenze alla leva si erano moltiplicate. Lo stesso trasferimento, il 31 ottobre, della sede del governo da Valencia a Barcellona, fatto apparire inteso a tener meglio sotto controllo la Catalogna e più legala al governo centrale, era stato da molti interpretato come diretto a facilitare la [uga all'estero nel caso di un crollo politico e militare. La situazione economica era notevolmente peggiorata dopo la caduta dell'intera fronte del nord. I repubblicani erano rimasti privi di ferro e di carbone e le importazioni dall'estero non potevano compensare le perdite e armonizzare i consumi a causa delle difficoltà dei trasporti marittimi e ferroviari , della indisponibilità dei porti settentrio.,ali e d el blocco delle coste m ..::dHenaHèc. L~, ,,;tua;..i.011c Jdlt: de r rate era molto precaria, specialmente nelle città popolose, in particolare in Madrid, la cui popolazione sommava ancora a 806.000 unità. La penuria delle scorte e dei rifornimenti, anche per l'insufficienza di ferrovie che giungessero nella capitale, rese necessario un drastico razionamento mensile per p~.r_~ona (3 kg d~ pane, 100 g di pesce secco, 500 g di olio, 1050 g di generi vari). Un forte peggioramento si era verificato anche nella situazione finanziaria a causa del pagamento in oro delle forniture alimentari e belliche, la conseguente estinzione delle riserve già depauperate della banca di Stato. La circolazione fiduciaria era aumentata del 230% e, persino in Francia, la peseta di Burgos, benché priva di copertura d'oro, era quotata più del doppio di quella di Valencia e di Barcellona. Buona, sul piano della efficienza, la situazione militare. Prieto, il gen. José Miaja Menante il gen. Vicente Rojo, capo di stato maggiore generale, avevano compiuto un lavoro eccellente, riordinando eristrutturando le unità, completandole organicamente, migliorandone la disciplina e l'organizzazione di comando e facendo il possibile per mantenerne adeguato il livello del morale. Erano stati cosUtuiti, nell'ambito dei battaglioni e delle compagnie, nuclei e distaccamenti speciali, con personale scelto e selezionato tra i soldati più «disciplinati e coscie nti », per l'impiego ottimale dei fucili mitragliatori e delle mitragliatrici e per l'intervento reattivo nei momenti di maggiore bisogno di capacità nella resistenza, d'impeto nel contrassalto e di repressione degli sbandamenti . L'armamento era vario e as sortito, ma


CAP. XVII - L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937 - 1938

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molte unità erano dotate di armi individuali e di reparto eccellenti. Ormai anche le brigate internazionali erano definitivamente incorporate nell'esercito, ma per le brigate era ormai difficile reclutare all'estero nuovi e lementi, anche per le notizie che riferivano, tornati in patria, quelli delusi che, per motivi vari, avevano lasciato le varie fronti. D'altra parte erano note anche all'estero, in misura varia, le grandi divergenze che esistevano tra i partiti della repubblica e non poca inquietudine aveva suscitato la liquidazione del POUM !Zbis. Alla fine di novembi-e l'esercito repubblicano era articolato su 5 fronti e 1 riserva generale. L'esercito (armata) di Aragona - dai Pirenei a Montalban - con1prendeva: il X corpo d'esercito, dai Pirenei a Tardienta su 18 brigate; ]'Xl corpo d'esercito, da Tardienta esclusa all'Ebro, su 7 brigate; il XII corpo d'esercito, dall'Ebro a Montalban, su 11 brigate e 1 brigata di cavalleria; 13 brigate in riserva. L'esercito del Levante - da Montalban ad Albanque - comprendeva: il XII corpo d'esercito, da Montalban a Tt:ruel, su 11 b r iga lè; il XIX ..:orpu c:.l'e ser citu, J a Ter uel aJ Ablanque, su 8 brigate. L'esercito del centro - da Ablanque a l rio Algodor, nord-est di Toledo - comprendeva il IV corpo d'esercito, da Ablanque a Cogolludo, su 9 brigate; il I corpo d'esercito, da Somosierra a Guadarrama, su 9 brigate; il XVIII corpo d'esercito, sulla fronte nord-ovest di Madrid, su 5 brigate; il II corpo d'esercito, sulla fronte di Madrid, su 13 brigate; il III corpo d'esercito, sulla fronte sud-est di Madrid, su 12 brigate; 10 brigate e 1 reggimento di cavalleria in riserva. L'esercito di Estremadura - da Toledo a Higuera - comprendeva: un corpo d'esercito, da Toledo a Puente Arzobispo, su 3 brigate; il VI corpo d'esercito, saliente di Merida, su 6 brigate; una riserva di 4 brigate. L'esercito di Andalucia, da Higuera al mare, comprendeva: il VII corpo d'esercito, da Higuera a Buena,su 12 brigate; il IX corpo d'esercito, da Buena al mare, su 11 brigate; 1 brigata in riserva. La riserva generale comprendeva: alcune brigate d'assalto (de choque) riunite nella zona di Cuenca, unità minori d'assalto sulle fronti di Aragona e del centro, il XIV corpo d'esercito, in corso di costituzione nella zona di Gerona, su di una quindicina di brigate, altre unità varie in via di formazione in zone diverse. Di notevole efficienza l'esercito di Aragona, meno vali de le forze di Temei e della Catalogna. Molto efficienle altresì l'intero complesso dell'esercito del centro, cui appartenevano anche molte vecchie salde brigate, bene armate e assai agguerrite, diversamente da quelle schierate in settori secondari (Sierre e Tago). Ancora più deboli, scarsamente armati, privi o quasi di artiglierie e di carri armati, gli eserciti di Estremadura e di Andalusia .


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 - 1939)

«L'acquisto all'estero di ingenti quantità di automezzi permise di sviluppare un grande programma di motorizzazione dell'esercito; nel mese di novembre le unità più efficienti disponevano in proprio di mezzi atti a motorizzarne un' aliquota; alcune unità di guardie d'assalto erano totalmente motorizzate, ed in parte lo era l'artiglieria. I comandi delle fronti disponevano anche di colonne di automezzi dislocate in modo da consentire il celere trasporto delle riserve. Tutto ciò diede alla massa rossa una certa mobilità, che ne permise, a metà dicembre, il rapido concentramento per effettuare di sorpresa l'offensiva di Teruel » 13.

4.

Entrambi gli eserciti - il nazionale e il repubblicano - forti dell'esperi e nza di 17 mesi di guerrn.y eran o dur:q-:.1 c s trumenti opei-ativ i validi, dotati anche di una buona capacità combattiva, almeno le unità di maggiore affidamento. L'esercito dei repubblicani era numericamente inferiore (400.000 uomini contro i 450.000 dei nazionali che quasi raggiungevano il mezzo milione con gli uomini del CTV e deJla «Condor »), dotato di meno artiglierie (800 pezzi contro i 1200 dei nazionali) e velivoli (300 contro i 3·5-0 dei nazio~ali), ma i suoi carri armati e i suoi aerei esprimevano prestazioni elevate: più potenti e protetti i carri, più moderni e veloci gli aerei (Doc. n. 2). ln entrambi gli eserciti, punto di debolezza era ancora l'inquadramento, che lasciava a desiderare quantitativamente e soprattutto qualitativamente, comunque migliorato, come anche il tono disciplinare delle unità, rispetto alla fase iniziale della guerra. Diverso il morale: elettrizzato quello dei nazionali dai recenti successi offensivi e difensivi, abbattuto quello dei repubblicani, che più che nella fiducia in sé stessi e nei loro capi contavano in un evento straordinario che mutasse la situazione o in una pace di compromesso. L'atmosfera di attesa era presente anche nella Spagna nazionale, dove del pari frequentemente si sentiva parlare di compromesso, al quale il governo Negrìn si pensava che forse avrebbe finito con l'accedere, se Franco gli avesse offerto qualche spiraglio per l'apertura di un dialogo. Ma da una parte Franco, sostenuto in tale intendimento energicamente da Mussolini, mirava assolutamente alla vittoria finale decisiva del suo trionfo, dall'altra i comunisti erano fermamente decisi a continuare la guerra ad oltranza, secondo il volere di Stalin e del Politburo che auspicavano il prolunga-


CAP.

xvn - L'AUTUNNO

1937 E L'INVERNO 1937 - 1938

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mento della guerra «in modo da logorare Hitler» 14 che, da parte sua, voleva la stessa cosa di Stalin per indebolire ulteriormente la posizione della Francia. La fine della guerra al termine del dicembre 1937 risultava così ancora lontana; nonostante la bilancia avesse cominciato a pendere dalla parte dei nazionali, ancora incerta era la situazione generale, stanti la validità e la consistenza delle forze contrapposte, già logorate entrambe, ma ora di nuovo sufficientemente in sesto per proseguire la guerra, sulla cui prospettiva Berti, nel riferire a Ciano il suo apprezzamento sulla situazione delle due Spagne e in quella politica generale, si era espresso il 19 ottobre, 40 giorni prima che i repubblicani sferrassero l'offensiva di Temei (Doc. n. 3), Mussolini rispose il 25 ollobre, facendo presente che: non si potevano mandare altri uomini mentre si discuteva il rimpatrio di quelli che erano già in Spagna; bisognava concentrare tutte le forze in due divisioni; non bisognava fare grande assegnamento sulle fanterie in attesa di rimpatrio; non si poicva esciudere ì'impiego deila fanteria ciopo una forte pr~parazione morale e un solido inquadramento, ma come truppa in riserva; non vi erano difficolLà all' impiego normale delle artiglierie, del genio e dei carri armati nel la eventualità di una offensiva sulla fronte centrale; ern urgente che Franco preparasse l'offensiva perché, una volta iniziato il rimpatrio questo sarebbe stato portato a termine, malgrado i ritardi provocati o inevitabili (Doc. n. 4). Del resto, Mussolini qualche giorno prima - il 19 ottobre - aveva approvato l'intervento di una divisione rinforzata, chiesto da Berti il giorni 18, sulla fronte ovest delle Asturie 15. E, d'altra parte, già l'l l agosto (Doc. n. 5), il gen. Bastico aveva rappresentato l'esigenza di contrazione dell'ordinamento del CTV in seguito alle diminuzioni della forza non ripianate, prospettando che «neppure tale [nuovo] ordinamento possa avere carattere duraturo», e che a prescindere dall'integrale rimpatrio delle forze legionarie [il problema] non può avere che due soluzioni: o graduale esaurimento del CTV con successive riduzioni, o trasformazione delle attuali divisioni in divisioni e brigate miste».

5. Rimasero invece fuori sesto, anche dopo la sostituzione di Bastico con Berti, i rapporti italo-spagnoli, a causa della persistente diversità concernente l'impostazione concettuale della guerra e l'impiego del CTV. A quest'ultimo riguardo l'inattività del CTV come tale- fatta


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LA PAIUEC!PAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

eccezione dell'impiego della divisione «Frecce» nella battaglia di Aragona e di quello delle artiglierie e dell'aviazione in tale battaglia e in quella successiva di Teruel - durata dalla fine dell'estate del 1937 alla primavera del 1938, dipese di certo dalle decisioni di Franco, ma anche da situazioni oggettive estranee alla volontà del generalissimo spagnolo. Il 17 ottobre Franco aveva accettato l'offerta di Berti di un concorso - modulato su tre ipotesi graduate d'intervento (Doc. n. 6) del CTV nelle operazioni sulla fronte delle Asturie (schizzo n. J), ma l'improvviso cedimento dei repubblicani su tale fronte aveva azzerato la necessità del concorso. Venuta meno l'ipotesi d'impiego del CTV nelle Asturie, il 22 ottobre Berti nuovamente si era recato da Franco per proporgli l'impiego del CTV sulla fronte dell'Aragona (schizzo n. 2) e il giorno 30, in un nuovo incontro tra i due, era stato concordato l'impiego dell'intero CTV in un'offensiva in Aragona, articolata in 2 sforzi, uno principale a nord e uno sussidiario a sud dell'Ebro, ma lo studio in L:ursu (DuL u . 7) aveva c.lovulo essere sospeso il 6 novembre, avendo Franco deciso di sferrare, nel la situazione allora determinatasi (~.chizzo n. 3), anziché la controffensiva in Aragona, una nuova offensiva su Guadalajara (schizzo n. 4) ripetendo, con una massa di forze di gran lunga superiore e in grande stile, la manovra del marzo 16. La nuova decisione di Franco era stata ben motivata 17 , ma quando la preparazione per l'offensiva su Guadalajara era già a buon punto - il CTV entro il giorno 12 dicembre aveva condotto a termine i movimenti di trasferimento sulla fronte di Castiglia - i repubblicani, resisi immediatamente conto delle conseguenze politiche, militari e psicologiche che avrebbe potuto provocare il successo dei nazio11ali sulla fro11te di !v!adrid con la conquista dc!!.a capitale, preve11nero l'offensiva contro Guadalajara, prendendo l'iniziativa nel settore di Teruel (schizzo n. 5). «Il comando rosso risolse il problema di salvare Madrid in un modo che dobbiamo riconoscere geniale e quanto mai opportuno» 18, prevedendo con esattezza quale sarebbe stata la reazione di Franco che, per non perdere Teruel e non subire uno smacco proprio quando si accingeva a effettuare un'operazione decisiva, avrebbe rinunziato a questa e si sarebbe impegnato a fondo per il mantenimento di Teruel. Le progettate offensive - prima quella sulla fronte dell'Aragona e successivamente quella sulla fronte di Madrid - avrebbero soddisfatto la persistente richiesta italiana d'impiego unitario del CTV in operazioni offensive di spicco, ma lo stesso Berti dubitava, al momento in cui assunse il comando del CTV, che questo fosse in grado di reci-


Schizzo n. 1 IPOTESI DI OPERAZIONI DI UNITÀ DEL C.T.V. SUL FRONTE DELLE ASTURIE

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Schizzo n . 2 IPOTESI DI IMPIEGO DEL C.T.V. SUL FRONTE DI ARAGONA


Schizzo n. 3 SITUAZIONE ALLA FINE DI NOVEMBRE 1937


Schizzo n. 4 PROGETTO DI OFFENSIVA NAZ](ONALE SU GUADALAJARA E MADRID


CAP. XVII - L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937 - 1938

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tare un ruolo da protagonista nelle operazioni, stante la ridotta consistenza assunta dopo Saotander. Egli, infatti, si era affrettato a chiederne il potenziamento che, del resto, lo stesso Franco aveva sollecitato a Mussolini fin dal 2 ottobre. Mussolini, come abbiamo già scritto, era in quel periodo più che mai deciso a «non tollerare nel Mediterraneo il bolscevismo o qualcosa di simile», ad aiutare Franco fino alla vittoria finale e ad accelerare la conclusione in tali termini della guerra, ben disposto perciò ad assecondare il potenziamento richiesto da Berti, nonostante l'adesione agli accordi di Nyon e l'accettazione della proposta britannica circa il ritiro dei volontari che, per la messa in esecuzione, egli sapeva, avrebbe richiesto tempi lunghi. Ma, dopo la conquista di Gijon (21 ottobre), Mussolini rinunziò all'invio di un'altra divisione che aveva già divisato di far partire e si limitò a potenziare l'aeronautica delle Baleari e a cedere i due cacciatorpediniere «Aquila» e «Falco». D'altra parte, dalla metà di ottobre, era tornato a essere intenso anche il flusso <lei r ifo n1imenl i alla Spagna 1·epubblicana aLLraverso la frontiera franco-spagnola. L'offensiva repubblicana iniziata il 15 dicembre nel settore di Teruel indusse Berti a una diversa valutazione sulla convenienza del permanere del CTV in Spagna. in quanto «l'Italia non poteva permettersi di mettere in gioco il proprio prestigio basandosi solo sulle prestazioni di un corpo di spedizione di venti battaglioni di fanteria», per cui gli sembrava conveniente il ritiro delle fanterie italiane, lasciando a Franco solo unità carriste, unità di artiglieria e unità aeree, tanto più che il comando spagnolo continuava a ragionare secondo la logica della conquista graduale e sistematica del territorio e non secondo quella della ricerca della battaglia di annientamento delle forze avversarie, che peraltro avrebbe presupposto l'esistenza di un comando supremo interalleato unificato, che non c'era. Ciano rimase colpito dalle tesi di Berti e forse fu sul punto di sposarle, ma ne fu trattenuto dalla delicatezza del momento, determinata dalla battaglia di Teruel che aveva mandato a monte l'offensiva su Guadalajara, per la quale era stato previsto dallo stesso Franco l'impiego riunito del CTV, che avrebbe inquadrato anche la 62a divisione nazionale. Mussolini, invece, non ebbe un attimo di esitazione nel bocciare la proposta di Berti concernente il ritiro delle fanterie italiane e diede mandato al comandante del CTV di assicurare Franco sulla determinazione italiana d'inviare ulteriori aiuti e di lasciare l'intero CTV a disposizione di Franco, fermo restando il criterio dell'impiego unitario in compiti offensivi (Doc. n. 8). Berti, inoltre, avrebbe dovuto


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LA rARTECIPAZTONE ITAUANA ALLA GUERRA CJVJLE SPAGNOLA (1936 - 1939)

insistere con Franco perché accelerasse la fine vittoriosa della guerra mediante la ricerca della distruzione delle forze avversarie, senza farsi illusioni sul collasso della parte repu bblicana o sull'atteggiamento dei francesi e degli inglesi meno rigido che in passato nei suoi confronti. Occorreva inoltre chiedere a Franco la costituzione di un comando supremo unificato, che Ciano frattanto avrebbe nuovamente sollecitato ai tedeschi. La proposta italiana trovò, come sempre, cortese accoglienza presso Franco, ma senza ottenere un qualche risultato positivo che, del resto, neppure i tedeschi volevano, perché ritenevano che il comando unificato avrebbe finito con l'isolare i comandanti italiano e tedesco dal rapporto diretto con Franco e con il far ricadere su tale nuovo organismo le responsabilità proprie degli spagnoli. Alla fine del mese di gennaio del 1938 era da più di 5 mesi che il CTV, come tale, non partecipava a ll e operazioni, mentre le artiglierie e l'aviazione legionarie continuavano a essere costantemente in1pegnat~ in un'attività ope r~tiv. a ir..Glto i..1tc.iì s a, c11.: ?e

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do senza che venisse posto in rilievo il loro appor lo alle operazioni dei nazionali. L'inattività del CTV e il si lenzio sugli italiani erano venuti vieppiù inasprendo l'impazienza di Mu ssolini per la fine della guerra e ferendo il suo orgoglio di comprimario della guerra. Mussolini era andato sempre più cony_i~cendosi cle_ll a incapacità di Franco e dei comandi spagnoli a impostare e condurre la guerra nella ricerca dell'annientamento delle forze nemiche, anziché nella conquista <li obiettivi territoriali, e de lla «gelosia » - come la qualificava Ciano degli spagnoli per i successi italiani, alla quale attribuiva la tenuta in disparte del CTV. Mussolini, del resto come anche i tedeschi, aveva valutato l'attacco repubblicano nel settore di Teruel come la conseguenza delle indecisioni e dei ritardi frapposti da Franco all'inizio dell'offensiva su Guadalajara, i quali non solo avevano consentito ai repubblicani di esserne informati, ma avevano dato loro il tempo di agire di sorpresa e in forze a Teruel, dove al la fine del mese di gennaio si combatteva ancora senza nessuna prospettiva strategica anche nel caso del fallimento dell'offensiva repubblicana e della riconquista della città da parte dei nazionali. Il malumore di Roma era al culmine e Mussolini che, nella speranza di migliorare i rapporti tra il comando del CTV e quello di Franco, aveva ingoiato il rospo della «brutta lettera» e aveva sostituito Bastico, lo volle manifestare al generalissimo in termini crudi e aspri, quasi di «ultimatum » (Doc. n. 9). Il 2 febbraio Mussolini scrisse a Franco: « ... Voi non potete contare sullo sfacelo rosso ... Lo sfacelo rosso, il sorgere della quinta co-


CAP. XVII - L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937-1938

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lonna, sarà determinato da una Vostra vittoria, non prima. Se Voi non volete cronica la guerra - con gli enormi pericoli anche di carattere interno che ciò significa - è necessario preparare una battaglia di massa che porti alla distruzione dell'apparato nemico. Una volta decisa, non vi devono essere più rinvii deleteri. E una volta iniziata deve essere spinta sino in fondo. Se questo è il Vostro piano, chiedetemi quello che posso fare per Voi. Se questo non è il Vostro piano, ed attendete da altri fattori la decisione, è chiaro che la permanenza dei legionari ad un certo punto dovrà terminare perché non avrebbe piu scopo. Attendo una Vostra risposta ». In uno con l'invio della lettera, Mussolini ordinò la sospensione dell'invio di uomini e di materiali, mentre dispose l'intensificazione dell'attività dell'aviazione legionaria delle Baleari, di recente potenziata, sulle città della costa mediterranea. Il 20 febbraio, non essendo ancora giunta una risposta di Franco, Ciano radiotelegrafò a Viola che: «Dato dunque che l'impiego bellico delle truppe italiane è stato, almeno per ora, scartato, ci sembra eh~ la !oro evacuaziunc possa essere vantaggi0s~m ente utilizzata quale moneta di scambio» (con gli inglesi). Il 23 febbraio Mussolini irritato per la mancata risposta alla sua lettera del 2, radiotelegrafò a Franco riproponendo l'alternativa dell'impiego o del ritiro del CTV e, per far meglio intendere la sua determinazione, ordinò alle forze aeree delle Baleari di sospendere ogni attività bellica fino a quando Franco non si fosse pronunziato sulla richiesta rivoltagli. La risposta di Franco (Doc. n. 10), datata surrettiziamente il 16 febbraio - redatta invece certamente in data posteriore e comunque giunta al destinatario dopo il 23 febbraio, diversamente non vi sarebbe stato il sollecito di Musso lini spedito appunto il giorno 23 - tardò dunque volutamente oltre 20 gion1i, forse per attendere che si concludesse favorevolmente la battaglia dell'Alfambra, terminata proprio il 23 febbraio, quasi a dimostrare l'autosufficienza dei nazionali nel conseguire il successo, o forse per lasciar intendere a Mussolini che le sue interferenze nella condotta della guerra non erano granché gradite e, comunque, non formavano oggetto di considerazione immediata. Certo Franco commise un atto scortese sul piano dei rapporti diplomatici e irriguardoso su quello delle relazioni tra alleati, ma Mussolini ancora una volta ingollò la sgarberia e lasciò correre tanto gli era a cuore che la guerra finisse presto e bene (Doc. n. 11). Due i punti fondamentali della risposta di Franco: giustificazione della impostazione e condotta della guerra nel quadro della visione spagnola, accompagnata dalla concordanza che, per giungere alla vittoria finale, sarebbe stata necessaria una battaglia decisiva, senza la speranza di


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LJ\ PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 19.19)

un collasso spontaneo delle retrovie nemiche; parere non positivo al ritiro del CTV che costituiva un mezzo importante per il conseguimento della vittoria sia dal punto di vista militare - «in quanto .massa di manovra forte di 40.000 uomini» - sia dal punto di vista morale, «in quanto la sua permanenza in Spagna è considerala in tutto il mondo come un atto di solidarietà con la nostra nazione, mentre la sua assenza darebbe sul piano internazionale la sensazione di un abbandono ». Anche questo «empasse» dalla fine febbrnio - inizi di marzo venne superato: Franco non chiese esplicitamente la permanenza del CTV, ma diede il fatto quasi per scontato. Egli non prese impegni precisi circa l'impiego unitario del CTV in operazioni offensive decisive, ma lasciò sollointendere la sua buona disposizione al riguardo. Mussolini, da parte sua, si mosse sul piano del realismo che lo spingeva, neppure se lo avesse voluto, a non abbandonare l'impegno spagnolo in un momento ancora incerto circa la fine della guerra e il modo nel quale sarebbe le rmim, ta . Il logornmento s uhìlo ùa entrambe !e parti contendenti era stato elevato, ma la superiorità numerica acquisita dai nazionali non era tale da garantirne il trionfo e il ritiro del CTV, aveva ragione Franco, avrebbe ridotto tale supe riorità, a llontanata la fine della guerra, significato per l'Italia un vero e proprio smacco e avrebbe potuto favorire una pace di compromesso, che Mussolini, in ciò in piena sin tonia con Franco,-non voleva." La riconquista di Teruel da parte dei nazionali esercitò un'azione cata lizzatrice, accentrando su di sé l'interesse della parte spagnola e di quel la italiana, favorendo il r istabilimento di rapporti meno tesi in materia militare, pur se sempre inquieti e scabri. Un sollecito ad intraprendere un'azione a fondo nel settore di Teruel veniva espresso a Franco anche dal gen. Berti in un suo foglio del 22 febbraio 1938 (Doc. n. 11-bis). Dopo gli «exploits » d e l «conte Rossi » a Maiorca e del viaggio di Farinacci in Spagna - due tentativi di fascistizzazione della Spagna, entrambi risoltisi in un nu lla di fatto - Mussolini, che forse l'aveva nutrita, capì di dover rinunziare all'idea di trapiantare il fascismo in Spagna e di dover accontentarsi che vi si stabilisse un regime totalitario amico. Tale rinunzia finì con il tradursi, per colpa italiana, in un ruolo molto limitato d'influenza italiana nella politica interna spagnola e «in complesso, l'intervento diretto dell'Italia» fu «pressoché trascurabile, anche se la condizione di dipendenza di Franco dall'Italia, per la fornitura di armi e l'appoggio diplomatico che ne riceveva, le avrebbe permesso di esercitare, se lo avesse desiderato, un'influenza molto maggiore» 19. Uno degli interventi riguardò l'esclusione, volu-


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ta dall'Italia, dalla composizione del primo governo civile di José Antonio Sangròniz y Castro e di Domingo Barcenas, notoriamente filobritannici, mentre fu vista di buon grado l'inclusione, con incarichi, di rilievo, di Ramòn Serrano Suiier e di Pedro Sainz Rodrìguez, che nutrivano aperta simpatia per l'Italia ed erano più favorevoli al modello di politica del fascismo che non a quello nazional-socialista. L'ambasciatore Guido Viola, che aveva sostituito nell'aprile 1938 l'ambasciatore Roberto Cantalupa dopo che questi aveva sostituito appena due rn.esi prima il suo predecessore Orazio Pedrazzi 20, rappresentò a Roma la composizione del nuovo governo spagnolo nazionale come «un rafforzamento, anche se ancora non ben definito, dell'influenza politica dell'Italia e del fascismo mussoliniano» 21 . La verità è che Roma, o per scelta voluta 22 o per limitatezza di visione, in fatto di influenza sulla politica interna spagnola si attenne a una linea guardinga e quasi, almeno apparentemente, distaccata, tanto che già dall' autunno 1936 aveva lasciato senza risposta le pressanti richieste di Ped raui pe r una presenza italiana più concret a e operativa, a nch e per controbilanciare la crescente influenza tedesca. Anche sul piano dei rapporti economici, l'Italia si fece decisamente sopravanzare dalla Germania. «L'Italia aveva incentrato i suoi rapporti econon1ici con Franco s ul doppio problema di mantenere entro limiti sopportabili lo sforzo immediato del Tesoro italiano e di assicurarsi nel lungo termine il pagamento degli aiuti prestati. Essa non te ntò né di procacciarsi una stabile posizione nei mercati spagnoli, né di assumersi il controllo delle risorse minerarie spagnole » 23_ L'accordo commerciale del novembre 1936 e quello di compensazione del mese successivo, dimostratisi insufficienti in seguito alla situazione di continuo aumento degli aiuti italiani, vennero sostituiti da nuovi accordi nell'aprile e nell'agosto 1937, ma le condizioni ottenute per i pagamenti all'Italia dei debiti contratti dal governo di Burgos furono molto meno vantaggiose di quelle fatte il mese precedente, con i I primo trattato commerciale, ai tedeschi 24, Questi poi, che sempre avevano mirato a trarre dalla questione spagnola vantaggi economici, quando Franco, nell'ottobre 1937, per accattivarsi l'Inghilterra annullò tutte le concessioni minerarie fino ad allora accordate, non concessero più nuovi aiuti a Franco se non dall'autunno 1938, quando cioè vedranno soddisfatte le loro richieste di investimenti tedeschi nelle miniere spagnole, di assicurazione del rimborso di tutte le spese della «Condor » e di impegno da parte spagnola d'importazione di macchinari tedeschi per le miniere per un valore di 5.000.000 di marchi.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVJI .E SPAGNOLA (1936 - 1939)

Ancora nel marzo 1938 Franco inviò a Roma suo fratello Nicolàs per chiedere nuovi aiuti e concordarne il finanziamento, nei cui riguardi sorsero gravi difficoltà perché gli spagnoli, per mancanza di disponibilità valutarie, intendevano saldare i debiti in natura, mentre gli i tali ani, stante la precaria situazione del la loro bilancia commerciale, volevano essere rimborsati in valuta, come previsto dagli accordi di «clearing» sottoscritti nell'aprile e nell'agosto del 1937. Ciano e il ministro degli scambi e valute, Felice Guarnieri, rimasero negativamente impressionati dalla entità degli aiuti richiesti dagli spagnoli e dalle loro offerte di pagare i I 50% in merci e di ricevere acredito l'altro 50%. Ciano e Guarnieri chiedevano che gli spagnoli pagassero subito metà in valuta e metà in merci. Non esisteva perciò, stante la distanza tra le due richieste, spazio per un accomodamento che, invece, Mussolini impose, accontentandosi che gli spagnoli pagassero i debiti già contratti un terzo in valuta e due terzi in merci e quelli futuri per il 50% in valuta e per il restante .SO% in natura. In più Mussolini portò da 250 a ~00 milioni cli lire il credi f·o rntativo ga rantito agli spagnoli. «Ancora una volta i nazionalisti s i erano assic urati condizioni eccezionalmente favorevoli e gli italiani non erano riusciti a raggiungere un accordo per un rimborso vantaggioso e tanto meno effettivi benefici economici » 2s. Mussolini aveva già dimenticato lo sgarbo ricevuto pochi giorni prima e, sedotto dall e lusinghe che Franco gli aveva espresso per il tramitè'del fratello, èra passato sopra a tutte le giuste opposizioni <li Guarnieri tendenti a limitare i danni economici che l'Italia aveva già subito e a evitare quelli futuri.

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La preparazione per l'offensiva dei nazionali su Guadalajara, tendente a separare Madrid dal resto della Spagna repubblicana, era quasi messa a punto, quando il 15 dicembre i repubblicani attaccarorn.) in forze nel settore di Teruel volendo evitare una nuova battaglia sulla fronte madrilena. Scopi dell'offensiva su Teruel erano quelli, oltre che di scansare il pericolo da Madrid, di accorciare le linee di col legamento tra la Nuova Castiglia e l'Aragona e di minacciare da presso la strada per Saragozza. Troppi erano stati i rinvii e i ritardi dell'inizio dell'offensiva dei nazionali su Guadalajara (determinati dalla solita lentezza dei comandi nazionali ma anche dalle difficoltà per lo spostamento delle forze dall'Aragona alla meseta, per organizzare il


CAP. XVI) - L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937- 1938

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supporto logistico su di un terreno povero di comunicazioni e privo di risorse e per fronteggiare le pessime condizioni atmosferiche verificatesi contro ogni previsione) per fare sì che la notizia dell'offensiva non giungesse ai repubblicani, che ebbero perciò tutto il tempo per preparare la loro tempestiva contromanovra. Di questa, i nazionali vennero a conoscenza solo con un paio di giorni di anticipo, per cui i repubblicani riuscirono a realizzare la sorpresa sul piano strategico e anche su quello tattico, quando la notte sul 15 dicembre diedero inizio, con un'azione preventiva d'infiltrazione, affidata alla 11 a divisione del gen. Enrique Lister, all'offensiva su Teruel (schizzo n. 5). Abbiamo indicato quali fossero gli obiettivi politici, strategici e psicologici dell'offensiva repubblicana, ma alla scelta di attaccare Teruel concorsero altresì la debolezza della posizione, difesa da forze modeste - la s2a divisione su 4 brigate e altre unità minori - e la minaccia che il saliente nazionale di Teruel rapprese ntava quale pedana di lancio per ragg iungere i I Mediterran eo distante solo 100 chilometri. T crucl, benché capohwgo di pi-ovi1,cia nella bassa A1-agona, contava allora 13.500 abitanti e aveva scarsa rilevanza economica, con prevalenza di imprese art igiane più che industria li . Posizioni di una qualche forza naturale erano a nord-est la linea delle alture di Los Mansuetos e a nord-ovest un fossato naturale creato dalla erosione dell e acque. Il saliente nondimeno era una pistola puntata sul Levante e costituiva perciò per il gen. Rojo un obiettivo importante, anche se le forze che lo tenevano erano bene con sol idate sul le loro posizioni correnti lungo un perimetro di una sessantina di chilometri. La r ecisione del saliente nazionale, di cui l'abita to di Terucl costituiva la punta avanzala, si presentava come una manovra semplice: un attacco converge n Lc da nord e da sud, affidato da Rojo all'armata dell' est, agli ordini del col. Hernàndez Sarabìa, appoggiata dall'armata del Levante 26. Le forze avrebbero agito ripartite in 3 masse di attacco e 1 riserva, variamente costituite 27 • L'azione si sarebbe basata sulla sorpresa e sulla rapidità e l'occupazione della città, caratterizzata da impeto e audacia, avrebbe dovuto essere effettuata da più punti, ad opera di brigate sostenute da carri armati e da unità di autoblindo. Anche nei cmnbattimenti nell'abitato si sarebbe ricorsi alla sorpresa e alla rapidità, per non dare ai dirensori il te mpo di organizzare robuste resistenze a lle concentrazioni di forze e di mezzi e agli ince ndi . Franco lasciò passare quasi una decina di giorni - dal 15 al 23 dicembre - prima di rinunziare definitivamente all'offensiva su Guadalajara, alla quale continuavano a spingerlo sia gli italiani che i tedesc hi; egli «pensò che se non fosse riuscito a salvare Teruel, quella


Schizzo n. 5 OFFENSIVA REPUBBLICANA NEL SETTORE DI TERUEL (DICEMBRE 1937)

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CAP. XYll · L'AUTUN NO 19.'7 F. !.' INVERNO 1937- 1938

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perdita gli sarebbe costata troppo cara, soprattutto in credito all'estero» 28. Egli, così, fin dal giorno 15, d'intesa con Davila, si affrettò a inviare rinforzi alla guarnigione del settore di Teruel, facendovi affluire 1'81 a divisione, che faceva parte del raggruppamento di forze destinate a operare sulla fronte madrilena, e unità della 53a e della 34a divisione, accantonate provvisoriamente le prime in Saragozza e le seconde nel territorio della Gallura. Fu solo quando l'andamento dei combattimenti in corso dimostrò che le forze locali e i rinforzi, dei quali disponeva il gen. Munoz Castellanos, non sarebbero bastati da soli ad arreslare i repubblicani passati dalla in fil trazione iniziale all'attacco in forze, e già penetrati all'interno dell'ahi lato, che Franco decise di passare alla controffensiva, impiegando, agli ordini del gen. Fide! Davila, una massa <li 8 divisioni, tra Cerro Gordo (a sinistra) e Pelado (a destra), a cavallo del fiume Turia, articolata in 2 corpi d'esercito: nord Turicl (13\ 84\ sza, 150a divisione) agli ordini del gen. José Enrique Va rel a Iglesias; sul Turia (61 a, 81 a, 1 a, 82a divisione) ag ìi orùini ùeì gen . Amonio Arancia ìviata. Quel la che va sotto il nome di battaglia di Teruel, intesa come serie di manovre e di contromanovre durata dal 15 dicembre al 23 febbraio, ebbe come caralteristiche, <la entrambe le parli, la ricerca del successo mediante: il coslante ricorso alla manovra, la rilev a nte dimensione delle forze e dei mezzi messi in campo, le pessime condizioni atmosferiche in cui si svolse (piogge, neve, gelo) con temperature che r aggiungevano i 18 gradi sotto lo zero. Fu un grande scontro manovrato che impegnò complessivamente oltre 200.000 combatlenti, 1000 cannoni, centinaia di carri armali e di velivoli, su fronti che variarono da un minimo eh 20 a un massimo di 50 chilometri. I due comandi in c<1po si dimos tr a rono «qu nsi egualmente manovricd, quasi egualmente tendenti a ricercare la vittoria mediante azioni nelle quali la manovra moltiplicasse le possibili là offerte dalla potenza del numero degli uomini e dalla disponibilità dei mezzi. In nessun altra battaglia queste pressoché simili capacità di capi si erano manifestate contemporaneamente, e con tanta evidenza, nei due campi opposti, dando luogo a una lotta che si estrinsecò sulle sierre ammantate di neve e nei fondi valle fangosi, fra il turbinare del nevischio ed il soffio gelido della tramontana, ma che si combatté prima di tutto fra gli intelletti » 29. La battaglia di Teruel, a prescindere dall 'importanza politica che assunse e dai riflessi strategici e morali che ebbe, fu una pagina di storia militare di elevalo interesse tecnico e, soprattutto, una conferma convincente delle qualità militari degli spagnoli nazionali e di quelli repubblicani, tanto più che nella prima fase questi ul-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

timi impiegarono solo unità costituite da spagnoli, senza il concorso delle unità internazionali, chiamate in causa solo il 17 gennaio, agli ordini del gen. Walter (Karol Szwierczewsky). L'inizio della grande offensiva repubblicana fu seguito da un'azione d'infiltrazione la notte sul 15 dicembre eseguita, senza la preparazione del fuoco, dalla 11 a divisione di Lister. I repubblicani occuparono San Blas; poi, falJita la sorpresa, dovettero far intervenire l'artiglieria e combattere accanitamente, riportando serie perdite, per l'intera giornata, con l'ausilio di carri armati, al fine di occupare Concud. Intervennero la 25 a, la 64a e la 68 a divisione repubblicana e la situazione dei nazionali divenne subito molto difficile, tanto che il comando della 32a divisione nazionale e il governatore di Teruel chiesero ai generali comandanti dell'esercito del nord e dell'esercito del centro l'invio immediato di rinforzi . Raccolte in fretta le poche forze disponibili in zona, comprese quelle occasionalmente dislocate in località viciniori, i nazionali t entarono di contenere l'avve rsar io avanzan te lrn Condé e Concuò u nor d ùeììa cillà e tra CampiUo e Bczas a sud-ovest dell'abitato, ma i repubbl icani raggiunsero in poche ore le rotabili Teruel-Calamocha e Compillo-Bezas, congiungendosi poi tra San Blas e Concud. I nazionali si batterono accanitamente per conservare il monte nolo con il nome di «Muela <le Teruel » (molare di Teruel), ma il giorno 17 dov~tt~ro rinunzi~re a resistere su tale località e ritirarsi all'interno della ciLLà, ormai accerchiata da tutti i lati. Non meno eroico di quello che era slalo in Toledo e in Oviedo, fu il comportamento dei difensori di Teruel del gen. Mariano Munoz Castellanos e del comandante e governatore del la piazza col. Rey d'Harcourt. La città, data per occupata da Rojo fin dal giorno 21 dicembre, venne conquista ta per intero solo 1'8 gennaio, qua ndo, a llo stremo d elle forze, caddero gli ultimi baluardi: l'ospedale, l'hotel Aragòn, il convento di S. Chiara. «A capo d'anno, tutti i difensori del comando e dell'ospedale erano morti. Il 3 gennaio cadde la sede del governatore civile. I nazionalisti che rimanevano erano ormai senz'acqua e avevano poco materia le di pronto soccorso e pochi viveri. Si batterono tra cumuli di macerie. Tuttavia resistettero fino all'8 gennaio. Quel giorno il persistere del maltempo impedì ancora una volta ai loro soccorritori di sferrare un'attacco massiccio, benché fossero ricominciati i cannoneggiamenti e i bombardamenti. I proiettili esplodendo sulla spessa coltre di neve che ricopriva il terreno facevano pensare a qualche cataclisma primordiale. Alla fine il col. Rey d'Harcourt, con il vescovo di Teruel al suo fianco, si arrese. Non essendo altro che un soldato, i na-


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zionalisti lo accusarono subito di aver commesso gravi errori militari e di essersi macchiato di tradimento. Eppure tenendo conto delle circostanze, aveva resistito più a lungo di quanto fosse umanamente possibile. Dopo la resa, la popolazione civile fu evacuata da TerueL I repubblicani divennero gli assediati e i nazionalisti gli assedianti» -~ 0 . Esistono numerose relazioni sulla battaglia di Teruel - prima fra tutte quella della monografia n. 10 del «Servicio Historico Militar » 31 - non tutte concordi nella interpretazione degli avvenimenti, ma quella dello storico inglese Hugh Thomas, abitualmente non tenero nei riguardi dei nazionali, ci è sembrata particolannente obiettiva e perciò degna di attenzione. Franco, come abbiamo rilevato, decise solo il 23 dicembre, dopo che la reaz ione dei nazionali schierati sulla fronte di Teruel si era dimostrata inefficace per la scarsità delle forze e, in particolare, dell'artiglieria, la manovra controffensiva per soccorrere le unità assediate in Terucl, ormai agonizzanti. Fu solo i l 28 dicembre che il dispositivo conlroffensivo (schizzo n _6) poté enlrare in azione, iacendosi precedere da una preparazione di artiglieria affidata a 380 bocche da fuoco e a tutta l'aviazione disponibile. Scopo principale della controffensiva: la liberazione di Teruel assediata, mediante una manovra che, con l'appoggio di due solidi fianchi, attaccasse frontalme nte, con i due corpi d'esercito disponibili, l'imponente schieramento difensivo del nemico. Il corpo d'esercito nord-Turfa: in un primo momento avrebbe avanzato dalle posizioni di Cerro Gordo e di q. 1209 fino alle quote I J 92 e 1149 per poi proseguire per la destra fino a Concud; successivamente si sarebbe impadronito dell'Alto de Las Celadas e delle alture del Muletòn. Il corpo d'esercito sud-Turia avrebbe avanzato dapprima da!Je posizioni a est di Bezas per stabilire un piano difensivo sulle quote 1267 e 1263 di Rincòn del Moli nero e sulla quota 1151 e sul Primer Vall ejo; una divisione avrebbe occupato la linea Pedriza-Las Viiias, mentre un'altra avrebbe attaccato Los Morrones; subito dopo avrebbe avuto inizio l'occupazione del Pedriza_ In una seconda fase i nazionali avrebbero avanzato sulla Muela di Teruel, dalla cima Pedriza e dai Los Morrones, mentre le forze schierate fra la rotabile principale e il Turia avrebbero raggiunto San Blas e più a nord avrebbero avanzato lungo la direttrice Concud-Santa Bàrbara. Si trattava di una manovra molto elaborata e pericolosa, perché i repubblicani erano nelle condizioni di stabilire una solida barriera difensiva. Occorreva realizzare due penetrazioni laterali a sostegno dell'avanzata della forza centrale che agiva frontalmente in un settore ampio non meno di 10 chilometri_ La conquista degli Al-


Schizzo n. 6

CONTROFFENSIVA NAZIONALE NEL SETTORE DI TERUEL E NELL' ALFAMBRA


CAP . XVII - L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937 - 1938

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tos de Celadas e della Muela de Teruel si presentava piena di difficoltà. L'avanzata delle forze nazionali fu lenta e, mentre la colonna di sinistra non riuscì a realizzare che modesti progressi, quella di destra avanzò più celermente e conquistò il giorno 30 la Pedriza e Los Morrones. Si rese quindi necessario un riordinamento delle forze. I corpi d'esercito del nord e del sud Turia presero il nome rispettivamente di corpo di Galizia e di corpo di Castiglia; i capi dei due corpi restarono gli stessi; il corpo di Galizia fu articolato in 4 divisioni (13\ 83a, 84a, 150a) e in elementi della 52a; quello di Cas tiglia fu costituito su 3 divisioni (54a, 61 a, 81 a) ed elementi della 52a_ La novità maggiore fu l'incorporazione nel dispositivo controffensivo del corpo d'esercito Marroqui (gen. Yagile) forte di 5 divisioni (I a, 4\ 82\ 105\ 108 a). La riserva generale comprendeva la 5 a divisione e la divisione di cavalleria. Ma il rinforzo e il riordinamento del dispositivo non accelerarono il ritmo d ell'avanzata. Il giorno 31 il corpo d i Galizia occupò Concud; poi una gran nevi cata paralizzò le operazioni offensive. Dall' 1 all'8 gennaio, mentre la difesa di Te rue l si approssimava alla fine, la lotta si fece asprissima sulla fronte esterna della città, ma l'intento dei nazionali di soccorrere la città prima che fosse costretta ad arrendersi cadde nel nulla. Dal 17 al 21 gennaio i nazionali r iu scirono a occupare Celada s e El Muletòn e dal 25 al 29 attaccarono Singra, nonostante che Rojo e Hernàndez Sarabia avessero riordinato e rinforzato le loro forze con divisioni fresche, tra le quali la 45a di El Campesino, costituita <la 3 brigate, di cui 2 di veterani, che non aveva partecipato a combattimenti dopo quelli di Brunete. Anche i repubblicani riordinarono le loro forze e dettero vita a un nuovo formidabik schicram.ento difensivo. Sulla destra d el XIII, il XX corpo su 2 divisioni (66 a e 46a); più a sud il V corpo su 3 divisioni (35a, 67a , 47a); il XVIII s u 2 divisioni (70\ 34a) e il XIX su 2 divisioni (64a, e 41 a). Seguirono giorni di stasi, interrotta da azioni locali di rettifica: nella zona di Granja de Torrehermosa da parte dei nazionali, nella zona di. Singra e del fiume Turìa da parte dei repubblicani. Durante tali azioni i nazionali occuparono per intero la sierra Algalén e prepararono la battaglia dell'Alfambra. Dal 19 gennaio Franco aveva messo allo studio un'operazione da affidare a 2 corpi d'esercito - «A» e «B» - dei quali, il primo, partendo dalla zona Bueùa-Rubielos-Cosa, avrebbe dovuto avanzare per cadere su Perales de Alfambra e il secondo, partendo da Celadas, avrebbe dovuto avanzare per occupare Cuevas Labradas e il paese di Alfambra. Il giorno 30 gennaio il gen. Dàvila riorganizzò le foue


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I.A PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (JY36 - IY3Y)

disponibili costituite da 3 corpi d'esercito - Marroqui, di Galizia, di Castiglia - e da una riserva generale 32. Scopo dell'operazione: battere il nemico schierato da Portalrubio a Ccladas, tagliando le vie di comunicazione su Perales e Alfambra. La battaglia durò 3 giorni - dal 5 al 7 febbraio - e il successo dei nazionali fu grandioso. Le truppe di Dàvila ruppero la fronte avversaria, frustrarono i tentativi dei repubblicani diretti a ripristinarla, avanzarono su di una fronte ampia 50 chilometri per una profondità di 20 chilometri; il giorno 7 si attestarono sulle posizioni di dominio dell'Alfambra - cima Caiiarremolo e alture a sud, Perales de Alfambra, q. 1160, Cabezo Agudo, Santa Quietria, le colline di Los Valles, le alture circostanti il paese di Alfambra - e costituirono una piccola testa di ponte in corrispondenza di Villalba Baja. Con la battaglia dell' Alfambra il corso del ciclo operativo svoltosi fino ad al Iora nel settore di Teruel cambiò radicalmente disegno. Il mutamento, in verità, era iniziato con l'occupazione di Muletòn e di Celadas dove, dopo un'intensa e formidabiìe preparazione deli 'artiglieria e deii 'avìazìone, si era svoita ia manovra per conquistare dal fianco le munitissime posizioni nemiche, ma la battaglia dell' Alfambra ebbe una portata mo] Lo più estesa in ampiezza e in profondità, trasferendo la lotta in campo aperto, dove la superiorità delle forze nazionali era assoluta; lo sconcerto e il panico s'impadronirono dei repubblicani che vennero ripetutamente attaccati alle spalle. I repubblicani reagirono attaccando di sorpresa le eonrnnicazioni facenti capo a Vivei del Rio, ma i nazionali li contennero e quindi ristabilirono la situazione. Dopo il successo spettacolare conseguito nella battaglia dell' Alfambra, i nazionali impostarono la manovra per la riconquista di Ter11C'I_ S. ro pn d P lla n11nv::1 h::itt:>gl i:>· h::itti--'ri--' il ni--'1nirri

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no a Teruel una posizione di resistenza appoggiata alle località della sierra Gorda, Mansueto, Castellar e Galiana; la manovra prevedeva di fissare il nemico su tutta la fronte, rompere la difesa nel settore Santa Bàrbara-sierra Gorda, avvolgendo e superando le posizioni nemiche, attaccare poi, da est e da ovest, il massiccio di Mansueto e, una volta occupatolo, avanzare verso sud sulle cime Castellar e Galiana. La manovra incontrò resistenze molto accanite sia il giorno 17 che il giorno 18 febbraio, ma in quest'ultimo giorno le forze nazionali furono in grado di iniziare l'avvolgimento di Teruel. Il 19 i nazionali si batterono sulla posizione di resistenza a nord di Teruel e nei giorni 20 e 21 dovettero fronteggiare contrattacchi furiosi e, in particolare, il grande contrattacco generale scatenato dai repubblicani in direzione di Alto de la Torana-sierra Gorda, dove si arrivò al cor-


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po a corpo. Il giorno 22 i nazionali entrarono in Teruel, difesa dalla 46a divisione di El Campesino, che riuscì a stento a sottrarsi alla cattura. Tutte le manovre dei repubblicani per evitare la perdita di Teruel, comprese quelle diversive tentate su Cordova, Saragozza e sulla testa di ponte del Jarama, risultarono vane, al pari del grande contrattacco ordinato da Rojo all'esercito del Levante. Quando, il 17 febbraio, le truppe di Yagiie attraversarono l'Alfambra e, avanzando verso sud lungo la sponda orientale del fiume, isolarono Teruel da nord, la sorte della città fu definitivamente segnata. Yagile e Aranda poterono, infatti, sviluppare una brillante manovra avvolgente, come quella sviluppata dai repubblicani in dicembre, e dal giorno 20 furono in grado di minacciare da entrambi i lati le comunicazioni stradali e ferroviarie con Valencia. A quel punto fu giocoforza per Hernàndez Sarabìa ordinare la ritirata, prima che le vie per effettuarla fossero tutte chiuse. Il grosso dell'esercito repubblicano si ritirò, ma perse un numero elevato di uomini e un ingente quantitativo di armi e <li materiali. Dal 15 cticembr·e al 23 kbbrnio, i n~pubblieani persero « 110 chilometri quadrati di territorio, 15.000 caduti, 18.000 prigionieri, 114 velivoli, 437 mitragliatrici, 80 pezzi di artiglieria e 60 carri armati» 3.l_ Entro lo stesso periodo di tempo le perdile in uomini dei nazionali furono di 1423 caduti, 15.877 feriti, 17 .102 malati per un totale complessivo di 34.402 uomini 34, Tali cifre vanno intese in senso largamente orientativo, anche perché non omogenee, in quanto in quelle riguardanti i repubblicani mancano le perdite per malattia e in quelle relative ai nazionali le perdite in prigionieri, che non furono pochi (tra di essi i colonelli Rey d'Harcourt e Bartolomé Barba) 1S. La riconquista di Te ruc!, dove ?1 giorno 22 e ntrò i! gcn. Aranda, pur segnando il definitivo successo dei nazionali, celebrato con un «Te Deum» nella disastrata cattedrale, non avvenne in un'atmosfera gioiosa ed esaltante, ma in un clima di sofferta tristezza, determinato dalle distruzioni subite dalla città. Le divisioni nazionali procedettero gradualmente, nella stessa giornata e in quella successiva, all'occupazione della collina Casilla del Coscojar, della quota 972 e delle cime Castallar, superando la resistenza ancor accanita delle forze della 11 a e 47a divisione. Vennero occupati l'eremo e il paese di Castralvo, le quote 971,988 e 965 che dominano Villastar, e venne rastrellata la valle del Turìa, dove vennero catturate forze della 40a divisione. Il giorno 23 l'occupazione venne estesa a Los Alvariazas, a tutta lazona del Galiana, agli speroni de la Muela de Villastrar fino a tagliare la strada di Tarancòn tra il chilometro 226 e 227, a Villaespesa e alle


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CTVJLE SPAGNOLA (1936. 1939)

posizioni di dominio di Vallastar. La fronte repubblicana venne riorganizzata tra Los Legos e la cima Galiana, dove si schierarono in prima linea la 47a e 1'11" divisione, mentre la 35a venne dislocata sul passo di Escandòn e la 46a nella regione Cubia-Cascante.

7. Protagonista della battaglia di Teruel fu anche l'artiglieria del CTV. 1121 dicembre, dopo che da 6 giorni nel settore di Teruel erano in corso attacchi e contrattacchi e la città era ormai pressata da vicino <lai repubblicani , specie <la nord-est, giunti in prossimità del cimitero, Franco chiese al co11.1ando del CTV il concorso dell'artiglieria italiana per rinforzare le unità nazionali che si apprestavano a sferrare la controffensiva per soccorrere Teruel. Questa, affidata al gen. Dàvila, sarebbe stata sviiuppata lra Cerro Gor<.Ìo a sinistra e Fcìaào a àe-

stra, a cavallo del fiume Turìa, e precisamente dal corpo d'esercito nord-Turìa (13a, 150a, 74\ 51 a divisione) e dal corpo d'esercito sudTurìa (61 a, 81 a, 1 a, 81 a divisione). Dopo mezz'ora dalla richiesta, il comando del CTV ordinò lo spostamento, dalla zona di Calahorra in quella di Daroca-Villareal, dei Taggruppan.1enti medio calibri e piccoli calibri, nonché della 3a batteria da 75 C.K. e della 1 a batteria da 20 mm. La gravità della situazione e le notizie vaghe al riguardo consigliarono successivamente di spostare tutte le artiglieria del CTV nella zona prossima a Tcrùel , per averle alla mano e per impiegare quelle che si sarebbero dimostrate necessarie. Vennero impartite dal comando del CTV e dal comando artiglieria le disposizioni per il trasferimento delle unità, per il collegamento del comando tattico dell'artiglieria con il comando del CTV e per il rifornimento delle munizioni e dei viveri. Tutto si svolse nel massimo ordine e i 200 chi lomet ri di percorso vennero superati in due tappe, sicché la sera del giorno 22 le artiglierie si concentrarono nella zona di Daroca-Villareal. Esse comprendevano: 2 gruppi da 149/12, 2 gruppi da 105/28, 2 gruppi da 100/17, 1 gruppo da 75/27, 1 gruppo da 65/17, 2 batterie da 75 C.K., 3 batterie da 20 mm. Ogni gruppo era su 3 batterie di 4 pezzi ciascuna, per un totale di 72 pezzi di medio calibro, 24 di piccolo calibro, 20 pezzi controae rei. Si trattava di una massa valutata dal suo comandante, gen. Manca di Mores, « perrettamente idonea, dato il grado di addestramento e di coesione raggiunto, a costituire il vero ed unico elemento di manovra dell'esercito operante [su Terud] » 36.


CAP. XVTI . L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937 -1938

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La stessa mattina del giorno 21 il gen. Manca aveva preso contatto con il gen. Dàvila comandante dell'esercito del nord. «La situazione era quanto mai poco chiara ed incerta, essendo la linea di contatto soggetta a continue fluttuazioni» 37 . L'unica rotabile di affluenza all'altezza di Torremocha era spesso interrotta dal tiro dell'artiglieria repubblicana, che aveva già colpito la ferrovia Torremocha-Celle. La rotabile non era perciò facilmente percorribile e, fin nei pressi di Carinena, era soggetta di notte a colpi di mano repubblicani. L'entrata in azione era prevista per il giorno 28 dicembre. La controffensiva, come abbiamo già scritto, sarebbe stata sviluppata per le ali, con direzioni approssimate Cerro Gordo-Concud-Teruel e Los Morrones-Muela de TeruelTeruel, scartando il centro, fortemente presidiato, dove l'impiego delle mitragliatrici e dei carri armati presentava difficoltà maggiori. Le 8 d ivisioni partecipanti alla controffensiva, ripartite tra i due corpi di esercito, disponevano del le proprie artiglierie organiche e delle ar Liglierie di corpo d'esercito e di esercito - queste ultime asseg11ait: ,-ti 2 corpi J '.;;ser,;ii.,i - è av0van0 azi011e nella sforz.. ddl.:: ,;.;;pcttive grandi unità 38. Le artiglierie del CTV avrebbero dovuto svolgere azione d'insieme su tutta la fronte, essenzialmente a favore del corpo d'ese rcito di destra. Esse erano di fatto l'unico elerncnLo di manovra, perché quelle nazionali, per mancanza di mezzi, di materiali, di quadri, di adeguato addestramento, non erano in grado di adempiere i compiti inerenti alla manovra del fuoco e ai rnpidi cambiamenti di posizione. Lo schieramento da realizzare doveva essere idoneo all'azione conLroffensiva e ad un tempo alla difesa delle posizioni presidiate dai nazionali e doveva altresì permettere, nel caso di un tentato strozzamento della sacca, di manovrare per sostenere le truppe che Lendessero ad aprirsi il varco di viva forza e a rompere l'accerch iamento. I giorni che precedettero lo schieramento vennero util izzati per effettuare la ricognizione, l'organizzazione dei collegamenti, la preparazione topografica, l'organizzazione del tiro e il trasporto di 3 giornate di fuoco. Il 26 dicembre vennero emanati gli ordini per lo schieramento; il movimento ebbe inizio alle ore 20 e durante la notte, malgrado tulle le difficoltà prodotte dal congestionamento dell'unica rotabile sulla quale si svolgeva il traffico e il rifornimento delle divisioni nazionali - talune ancora in corso di affluenza-, dalla oscurità della notte, dal freddo e dal la vicinanza del nemico che spesso batteva la rotabile, le artiglierie de l CTV raggiunsero le posizioni, si schierarono e si posero subito in grado di partecipare alla controffensiva. La zona di schieramenLo scelta fu il canalone del Turìa, prossima alla linea di contatto - partente a sud-est di Cerro Gordo, corrente in di-


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LA PARTEClPAZIONE ITALIANA Al.I.A GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

rezione sud-ovest, lasciando a oriente Los Morrones - e, oltre che avanzata, consentendo così di sfruttare in pieno le gittate di tutti i pezzi, anche centrale, dando modo di facilitare la manovra del fuoco in tutte le direzioni . Leggiamo nel libro di Manca di Mores: «Schieramento lanciato arditamente contro il nemico, caratteristica costante di tutti gli schieramenti compiuti dall'artiglieria italiana [in Spagna], ma che, purtuttavia, consente di opporsi ad un eventuale tentativo di avanzata del nemico, colla manovra del fuoco a massa, sia frontale contro Los Morrones, Pedriza, ecc., come lungo il canalone del Turìa, battendo gli accessi che da Muela de Teruel scendono sul rio, sia infine di fianco, pigliando di infilata tutto il piano di Caude, fino a Cerro Gordo. È essenziale che i raggruppamenti siano alla mano e ginnasticati alla manovra del fuoco. Solo con un simile strumento, l'ardito schieramento non può dirsi arrischiato, ed è invece provvidenziale per la battaglia che s ta per ingaggiare» 39. I calcoli del gen. Manca risultarono esatti alla prova del fuoco e le sue prospettive non andarono d~lu sc. ~nzi superarono ogni prcvisiou.c. ottin.1 istica. Poste alle dirette dipendenze del comando dell'esercito del nord, schierato tra Cerro Gordo a sinistra e Pelado a destra e articolato nel corpo d 'esercito nord-Turìa e nel corpo d'escrdto sud-Turìa, ie artiglierie del CTV, dopo aver curato al massimo la preparazione topografica e l'organizzazione del !iro (settori _di tiro e obiettivi normali ed eventuali), nonché l'organizzazione del fuoco per attacchi improvvisi col favore della nebbia e dell'oscurità, furono pronte all'azione, che ebbe inizio il mattino del giorno 29 con l'avanzata della colonna di destra, tendente a raggiungere Campillo, preceduta da 15 minuti di preparazione. In precedenza il comando dell'esercito aveva distribuito una carta nella quale erano indicati solo obiettivi di riferimento, che non avevano carattere talliéo, ma solo di richiamo dell'attenzione su zone di presumibile intervento che, sommate a quelle di obiettivi accertati, misero le unità di artigliera in grado di concentrare il fuoco su qualsiasi punto del campo di battaglia, specialmente su quelli ritenuti tatticamente più importanti. Ma le difficoltà di collegamento con le unità in linea, nonostante che il comando dell'artiglieria del CTV avesse assicurato preventivamente il collegamento stesso inviando una stazione radio presso ciascun comando di divisione, e soprattutto l'insufficienza delle intese con tali comandi, che rendeva pressoché impossibile coordinare il fuoco con il movimento e il fuoco dell'artiglieria del CTV con quello delle artiglierie spagnole, i concentramen ti susseguitisi non dettero grandi risultati, tranne che per il modesto progresso dell'avanzata compiuta sulla destra, in direzione di


CAP. XVII - L'AUTUNNO 19.H E L'INVERNO 1937 - 1938

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Campillo. Ciò dipese proprio dalla difficoltà di far seguire tempestivamente al fuoco l'avanzata dei battaglioni, non ancora ginnasticati a una stretta cooperazione A ogni modo le azioni dell'artiglieria del CTV raggiunsero nel primo giorno lo scopo di scuotere il nemico, non solito a simili concentramenti, e a elevare il morale dei nazionali, colpiti gli uni e gli altri dalla potenza, precisione, rapidità di spostamento del tiro. Ciò che più caratterizzò l'azione nella prima giornata, e in quelle immediatamente successive, fu l'imprecisione degli obiettivi da battere, non noti neppure approssimativamente, stanli le scarse informazioni offerte dall'aviazione nazionale. Per ottenere dall'azione dell'artiglieria risultati maggiori, Manca allora costituì due magli potenti, in grado di inondare il terreno, terrorizzando con la potenza improvvisa e violenta del fuoco il nemico schierato sulla zona colpila e sulle zone vicine. I magli vennero impiegati anche contemporaneamente su di una stessa zona. TI giorno 30 l'azione venne ripresa, con breve preparazione sugli uLietlivi di destra e sulla dircttr·icc d~! !'3.v:tnz~ta (San Blas)l' poi il ft!OC'.J venne portato sul Pedriza che venne letteralmente spazzato in cresta e sulle pendici sistemate a difesa, presidiale da ingenti forze. Tre interventi dei magli, seguiti da altri due, ad intervalli variabili, scaraventarono, ciascuno, circa 1300 proietti su ll e zone battute e costrinsero il nemico ad abbandonare le posizioni. Ultimata l'azione sul Pedriza, l'artiglieria del CTV spostò il suo fuoco su Los Morrones, la cui difesa subì la stessa sorte. Ad aprire la breccia fu proprio l'artiglieria del CTV e Pedriza e Los Morrones vennero occupati, ma l 'occupazione si arrestò a tali posizioni, senza che l'avanzata venisse spinta, come sarebbe stato possibile, fino a Muela de Teruel. Il giorno 31 l'azione a massa <lell 'artiglieria del CTV venne ripresa con le stesse modalità, quasi contemporaneamente, su San Blas e su Muela de Teruel, sfruttando le diverse possibilità dei due magli e le due zone vennero finalmente occupate. Sembrò che Teruel, dominata com'era dalle posizioni della conquistata Muela, dovesse cadere da un momento all 'altro nelle mani dei nazionali inviati in soccorso degli assediati. Nel pomeriggio Manca emanò gli ordini per lo spostamento, durante la notte, della propria artigl ieria per fare in modo che il giorno dopo tutta fosse in grado di battere efficacemente Teruel e oltre per sottrarre al nemico ogni via di scampo, qualora avesse deciso di ritirarsi. Lo spostamento dei gruppi venne realizzato in mezzo alla tormenta di neve e con una temperatura che raggiunse nella notte i 18° sotto zero, «sormontando difficoltà che avevano del sovrumano». Ma gli ordini del comando na-


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LA PARTF.CIPAZIONJ:: lTALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

zionale non poterono tener conto dei successi fino ad allora ottenuti, perché le tntppe erano stanche e intiriuite dal gelo e non potevano pertanto essere lanciate allo sfruttamento del successo senza le artiglierie organiche che a loro volta non possedevano i mezzi per i rapidi spostamenti imposti dalla situazione. Occorsero parecchi giorni prima che le artiglierie divisionali potessero assumere uno schieramento più avanzato e ancora più tempo per un nuovo schieramento delle artiglierie di corpo di esercito e di esercito. « E così l'azione langue in mezzo alla sconfinata pianura circostante, sepolta nella neve, tra i baranchi del rio gelato, di fronte alle bianche colline che sovrastano la dilaniata città, che racchiude nelle sue macerie nemici e anche compagni di fede, che sperano prossimo il giorno della liberazione »40. Il giorno 3 i nazionali avrebbero dovuto attaccare dalla zona del Km 178, avvolgendo Teruel da Santa Barbara. L'azione avrebbe dovuto essere svolta dal la 82a divisione (estrema sinistra del corpo d'esercito sud-Turia) concentrata nella zona de! Km 178, dopc aver cw;tit~iito un fianco difensivo sulla sinistra della rotabile di Teruel. L'artiglieria del CTV avrebbe dovuto concorrere battendo principalmente S. Barbarn, Mansueto e il cimitero di Teruel. Manca assegnò alla divisione operante un gruppo da 65/17. La preparazione, alla quale parteciparono tutte le artiglierie del CTV, batté e sconvolse gli obiettivi e arò il terreno al di là del Turìa, ma l'azione «sia per difficoltà sorte nei comandi nazionali, sia per le condizioni atmosferiche avverse » 41 non ebbe il suo sviluppo e venne rimandata. Il giorno 4 le artiglierie del CTV eseguirono per tutta la giornata concentramenti sulle posizioni avversarie, ma i nazionali non iniziarono il movimento e il corpo d 'esercito nord-Turìa non procedé, come previsto, verso l'obiettivo di Concud. Il giorno 5 con poderosi magli di fuoco, l'artiglieria del CTV eseguì la preparazione a favore dei nazionali operanti ne l settore di Concud che attaccarono in direzione di Masia del Chanlre. Anche nei giorni 6 e 7 l'artiglieria del CTV continuò a martellare El Muletòn e ad appoggiare la fanteria nazionale che progrediva a stento. Ma dal giorno 5 la controffensiva poteva dirsi esaurita e il nemico aveva manifestato chiaramente di essersene accorto, contrattaccando e tentando così di incunearsi tra i due corpi di esercito nazionali; ma fu proprio, ancora una volta, l'artiglieria del CTV a stroncare nella zona di Masia del Chantre l'azione nemica e a ristabilire la situazione. I contrattacchi repubblicani si succedettero ininterrottamente anche nei giorni successivi e l'artiglieria del CTV, senza modificare il suo schieramento, procedé alla riorganizzazione del fuoco per garantire la sicurezza della linee rag-


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giunte, soprattutto in corrispondenza del fianco destro del disposi tivo nazionale, contro il qua le il nemico si accanì ripetutamente nella speranza di sfondarlo e di cadere, dall'alto, sull'intero schieramento de lle artiglierie. Il 17 gennaio l'artiglieria ital iana spianò la strada all'avanzata dei nazionali che, vincendo la forte resistenza nemica, occuparono le posizioni del l'Alto de Las Celadas e quindi quelle di El Muletòn e di Las Pedrizas, affacciandosi così alla vallata dell' Alfambra e controllando la rotabile TerueJ-Perales. Il 10 gennaio il comando dei nazionali aveva chiesto l'impiego u ltcrion.: de ll 'artiglieria del CTV per la progettata manovra del]' Alfambra. Ciò avrebbe obbligato l'artiglieria a rimanere ancora per diverso tempo in linea, ma Berti non aveva aderito alla richiesta e aveva anzi pregato per il ritiro sollecito, anche se graduale, delle artiglierie legionarie, compatibilmente con l'azione difensiva in corso 42 . Dopo 30 giorni di lotta, le artiglierie del CTV, che nel frattempo era venuto preparandosi per la nuova offensiva progettata nella fronte del l'AraVarela, Aranda, Dàvila avevano più voi Le fatto pervenire il loro compiacimento all'artiglieria del CTV per l'efficacia del sostegno, la precisione dei concentramenti e la valida, spesso determinante, cooperazione offe rla a favore dei due corpi d'esercito nazionali. Mussolini, i I 21 gennaio, aveva così telegrafato al comandante del CTV: «Esprimo mio vivissimo compiacimento at generale Manca et at suoi artiglieri per azione salvatrice sua artiglieria durante battaglia Teruel » 4 3. L'aggettivo «salvatrice» non aveva nulla di retorico e di enfatico, perché senza l'apporto delle artiglierie del CTV la battaglia di Teruel avrebbe avuto un esito diverso, avrebbe potuto cioé tradursi in un grave insuccesso per i nazionali.

8. L'altra componente del CTV che non rimase inattiva dall'ottobre 1937 al marzo 1938 fu l'aviazione legionaria, che operò quasi di continuo, da sola e talora congiuntamente con quelle nazionale e della legione «Condor», sia in campo strategico che in quello tattico, compiendo missioni di esplorazione, di protezione, di bombardamento, d'interdizione e di appoggio diretto alle operazioni terrestri. Nelle battaglie di Teruel e dell' Alfambra essa concorse in misura rilevante a segnare l'andamento delle operazioni.


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LA PAIUECJPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CTVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Nell'autunno del 1937 l'aviazione legionaria era stata notevolmente rinforzata: 22 S.79, 12 S.81 , 3 Fiat BR 20, 94 caccia Fiat CR. 32. Le squadriglie da bombardamento, raggruppate nel 21 ° stormo, erano state aumentate da 6 a 8 e quelle da caccia, raggruppate nel 3° stormo C.T., da 8 a 9. A metà ottobre, l'aviazione legionaria, senza tenere conto dei velivoli in revisione e in riserva, contava: nella penisola iberica, 108 Fiat C.R. 32, 20 RO. 37, 6 Breda 65, 6 S.79, 17 S.81, 3 BR. 20; nelle Baleari, 11 S.79, 6 S.81, 10 CR. 32, 2 Macchi M.41, 2 CANT. Z.501. 11 personale dell'aeronautica militare italiano, alla vigilia della battaglia di Teruel, sommava a 2008 uomini, di cui 327 piloti (quattro quinti nella penisola iberica, il rimanenle nelle Baleari). Nello stesso periodo l'aviazione nazionale spagnola disponeva di 150 velivoli, in parte antiquati, mentre la legione «Condor» schierava un centinaio di velivo li. In totale l'aviazione operante sul continente, alla vigilia di Teruel, era articolata in: 14 squadriglie da caccia, di cui 9 legionarie; 19 da bombardamento, di cui 8 legionarie; 6 da ricognizione, di cui 2 legionctrie. Esistevano. inolt~e, 6 sq1..t~d~i6lie d3 3erococpcr""azione spagnole, equipaggiate con malcriale superato (4 grupos), e 2 tedesche (3° e 4° S/88). L'aviazione dei nazionali schierava dunque in linea 470 velivoli contro i 300 di quella repubblicana 44 . Durante la battaglia di Teruel Franco godette della superiorità complessiva sia sul piano delle forze terrestri (450.000 uomini, inclusi i 35.000 del C.T.V. ed i 5.000 della «Condor» contro i 350.000 Ùomini dell'esercito popolare della Repubblica) che su.quello delle forze aeree. Il 10 dicembre 1937 l'aviazione legionaria aveva partecipato alla grandiosa azione aerea, senza precedenti nella guerra di Spagna, avente lo scopo di fiaccare le forze aeree e terrestri repubblicane e quello di mascherare l'ammassamento delle forze nazionali dell'Aragona sulla fronte madrilena. L'operazione in grande stile era stata suggerita dal gen. Pietro Pinna, capo di stato maggiore dell'aeronautica italiana, in Spagna per un'ispezione all'aviazione legionaria, ed era stata concordata dai comandi di quest'ultima, e della «Condor», approvata, con alcune varianti, dallo stato maggiore dell'aria spagnolo 45. All'operazione, che aveva impegnato 88 bombardieri e 92 caccia, l'aviazione legionaria aveva partecipato con 48 bombardieri e 56 caccia, abbattendo 6 «Chato» e 2 «Rata» e perdendo un CR. 32. Il 19 dicembre, 15 S.81 e 6 BR. 20, scortati da 97 CR. 32, intervennero nel settore di Temei lanciando circa J 1 t di bombe sui repubblicani che assediavano la città e sulle formazioni repubblicane che, dalla strada di Perales, minacciavano di tagliare le comunicazioni alle spalle delle prime unità nazionali accorse sulla fronte. La difficile situazio-


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ne meteorologica, neve e nuvole basse, limitò l'attività aerea nei giorni successivi, ma dal 26 dicembre l'aviazione legionaria concorse con pesanti bombardamenti in vista della controffensiva nazionale, scaricando in 3 giorni 83 t di bombe sul nemico. Per la controffensiva venne disposto che l'aviazione legionaria agisse nel settore a nord del Guadalaviar (o Turìa) e che l'aviazione nazionale e quella della Condor agissero a sud del fiume. Il mattino del giorno 29 un'ottantina di aerei italiani e tedeschi concorsero alla preparazione della controffensiva. Nei giorni successivi l'aviazione legionaria, nonostante la bassissima temperatura, Ja neve, le nubi, l'artiglieria controaerei nemica con i suoi cannoni da 76 mm sovietici e le mitragliatrici da 20 mm Oerlikon, continuò ad operare instancabilmente e il 3 ge1maio scaricò a sud e a nord di Teruel 17 t di esplosivo. Il giorno successivo, i I XXIII e il VI gruppo sorpresero su Teruel una formazione di Polikarpov R-Z Natacha, robustamente scortata, e ne abbatterono 4, mettendo fuori combattimento anche 3 Rata e l Curtiss. Il giorno 5, 18 CR. del XXIII attaccarono due formazioni, volanti a quote diverse. di 12 Natacha scortati da una ventina di caccia; nel due llo aereo nel cielo di Ter uel abbatterono 1 Rata, 1 Curtiss e 5 Natacha, ma 5 CR. vennero colpiti e di questi 2 capottarono durante atterraggi di fortuna e 3 rientrarono alla base pieni di buchi sulle fusoliere. Ancora il 6 gennaio, l'aviazione legionaria impegnò, in sostegno delle forze terrest~·i di Aranda, che vennero impiega te in un nuovo tentativo di rompere l'assedio di Terucl, tutti i suoi bombardieri e i Breda 65 spezzonaro· no e mitragliarono carri armati e unità repubbiicane fra ViJlalba Baja, Cuevas, Labradas. Dal 17 al 20 gennaio l'aviazione legionaria, congiuntamente a quelle della «Condor» e nazionale, fu impegnata per sostenere gli attacchi nazionali alle posizioni d e ll'Alto de las Celadas e del Muletòn, scaricando, la sola aviazione Jcgionaria, su tal i posizioni 52 t di bombe e attaccando a volo radente con R0.37 e Breda 65 le linee fortificate repubblicane. In un duello a ereo, il giorno 20, il VI gruppo si scontrò per tre volte con formazioni di Chato, abbattendone 1O e perdendo 2 CR. L'aviazione legionaria, diversamente dall'artjglieria del CTV ri· tirata dalla linea, partecipò alla battaglia dell'Alfambra e alla succes· siva riconquista di Teruel. Dal 5 al 22 febbraio - salva l'interruzione fra 1'11 e il 15 de terminata dal maltempo - essa appoggiò le forze nazionali dei generali Yagi.ie e Aranda, collegate tatticamente dalla cavalleria del gen. Félix Monasterio Ituarte, lanciando una media di 35 t di bombe al giorno, mitragliando e spezzonando con i Breda 65 e i R0.37 le truppe repubblicane e quasi interrompendo il flusso dei


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LA PARTECIPAZIONI:: lTALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOIA (1936 • 1939)

rifornimenli alle forze di Rojo. Il 19 febbraio, 18 S.81 e 16 S.79, con alcuni aerei della «Condor», sconvolsero le difese nemiche del monte Mansueto che vennero conquistate subito dopo il bombardamento aereo. ln quel giorno l'aviazione legionaria lanciò 42 t di bombe. Il 21 febbraio una formazione di CR. attaccò una quarantina di caccia repubblicani, abbattendo 2 Chato e 1 Mosca. Non meno intensa fu l'attività del l'aviazione legionaria delle Baleari che, durante il periodo, «batté reiteratamente Sagunto, Castellòn de la Plana, la ferrovia Sagunto-Teruel, le vie di comunicazione Valencia-Castellòn, i convogli di autocarri sulle s trade di arroccamento dei repubblicani, i depositi di benzina dei centri intermedi tra Teruel e il mare, le polveriere » 46 e i ponti di Villareal, i porti del Levante e della Catalogna, i nodi di ri fornirnento della fronte di Teruel. «Il 23 febbraio, terminata la battaglia dell 'Alfambra, il generale Kindelàn, comandante dell'Ejercilo del Aire, indirizzava alle tre aviazioni il seguente ordine del g iorno: "l'aviazione legionaria magnifica per effi cacia, hrnvura ~ precis!on~, la legione 'Condor' petente Ltr!ità di gran rendimento e di infaticabile tenacia e la Brigada Hispana con i gruppi di collaborazione, che non è stata inferiore al le due aviazioni sopraddette, possono avere la sicurezza che il loro sforzo ... è stato utile e fecondo. Il 75 % della vittoria è dovuto alle forze aeree. Teruel .. . non sarebbe stata persa senza la sfavorevole situazione meteorologica dei primi giorni di gennaio" » 47 . Dal 10 dicembre 1937 al 21 febbraio 1938 vennero abbattuti 65 aerei dell'aviazione repubblicana, dei quali 45 a opera dell'aviazione legionaria (2 dagli S.79 e 43 dai CR. 32). Riportiamo in allegato i dati dell 'attività aerea legionaria, tratti dal diario storico del comando del CTV (All. n. 1), riferiti al periodo 1° gennaio-28 febbraio.

9.

La conquista di Terucl da parte dei repubblicani 1'8 gennaio e la riconquista della cit tà da parte dei nazionali il 23 febbraio furono due operazioni militari in grande stile che produssero, alternativamente, effetti politici,stralegici, psicologici di grande intensità; positivi per i r epubblicani e negativi per i nazionali la prima, viceversa la seconda. Il crollo della fronle asturiana aveva depresso la Spagna repubblicana, che non si era granché risollevata neppure dopo la battaglia di Belchite dell'agosto. La grande offensiva repubblicana sferrata il


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15 dicembre nella bassa Aragona, nel settore di Teruel, e la conquista della intera città 1'8 gennaio segnarono la ripresa della iniziativa da parte delle forze repubblicane e alimentarono speranze di nuovi successi nella Spagna repubblicana. Rojo non si era lasciato impressionare neppure dalla imponente offensiva aerea delle tre aviazioni di Franco scatenata dal 10 dicembre e aveva mantenuto fermo il suo inlendimen Lo stralegico di evitare una nuova battaglia sulla fronte madrilena e di infliggere alla Spagna nazionale uno scacco che ne ferisse 1'01-gog]io. Vi era riuscito, ma il suo successo risultò alla fine dì bl'eve durala. Franco, da par"le sua, er a r irn.asto inizialmente incerto se allaccar·e sulla fronte madrilena o contrattaccare su quella di Teruel e, con rilardo, aveva scelto la seconda soluzione, alla quale erano conlrari il comando italiano e quello tedesco. Egli aveva voluto la r·ivincita in Aragona e, contando sulla superiorità in forze terrestri e aeree, aveva impostalo una conlroffensiva di an1.pio respiro su fronte vasta , tendente ai fi a nc hi del disposi tivo repubblicano di Teruel. A essa Rojo I ì<Hi s c:ppc: rar h ··<mtè cu n una Jifc:,-,a e last i..:a in profun Ji tà, c h e sarebbe risultata economica per i difensori e costosa per g li attaccanti, ma insisté in una battaglia di arresto, che nella situazione parlicolar e avrebbe richiesto il rinforzo dei fianchi dello schieramento che Rojo non fu in grado di assicurare. Forse pensò che una manovra in rilirat a sarebbe stata molto pericolosa perché avrebbe ulteriormente avvicinato al mare i nazionali, o forse concentrò la difesa a favore di Teruel per ragioni di prestigio, volendo conservare ad ogni costo la citt à. D'altra parte, la battagli a di Temei fu anche una battaglia politica. Dopo lo sconcerto nella Spagna repubblicana per la perdita dei territori cantabrici , una battaglia, che facesse da contrappeso per risoJJ eva r·e il moral e de lle fo rze militari e della popolazione , era sembrata al governo di Negrìn l'unica via di uscita. A tale necessità si era aggiunta quella di salvaguardare Madrid, la cui caduta avrebbe potuto produrre conseguenze politiche, diplomatiche, psicologiche gravissime e avrebbe potuto invogliare i governi stranieri al riconoscimento del governo di Franco. L' ese rcito repubblicano, nonostante Brunete e Belchite, sembrava fosse incapace di iniziative strategiche remunerative. La caduta di Terue l nelle mani dei repubblicani suscitò una profonda impressione positiva e un'esaltazione gioiosa nella Spagna repubblicana e di converso un grande abbattimento morale in quella nazionale e in Italia. Mussolini, come sempre disgustato dal modo di condurre la guerra da parte di Franco, a ttribuì la caduta di Teruel alla lentezza, alla eccessiva prudenza, a l ritardo dell'offensiva su (iuadalajara . Tl rumore suscit ato da lla pro-


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LA PARTEClPAZlONE lTALlANA ALLA GUERRA ClVlLE SPAGNOLA (1936 - 1939)

paganda di Madrid e di Valencia per la conquista di Teruel fu enorme_ Teruel non aveva grande significato strategico, ma come si erano messe le cose aveva acquisito una rilevante importanza politica_ D'altra parte, l'impostazione data da Rojo all'offensiva e la rapida messa in esecuzione del piano iniziale - basti pensare al concentramento dell'esercito di manovra - che prevenne l'arrivo dei rinforzi nazionali, furono davvero eccellenti e non potevano non essere interpretate come fondato segnale della ripresa delle forze armate repubblicane. Ancora più grande fu perciò la delusione della Spagna repubblicana quando Teruel venne riconquistata dalle forze nazionali. Le ripercussioni negative furono quanto mai acute nel campo della politica interna. La Spagna repubblicana, specialmente la Catalogna, fu pervasa da un'ondata di pessimismo e di scetticismo sulle possibilità del successo finale. Vennero mosse aspre critiche a Prieto e Rojo. Si disse: che la conquista di Teruel era stato uno sforzo eccessivo per le forze armate della repubblica, che erano andate perdute le migliori risorse militari in 1.1omini e m~tcri~_H, che la perdita di Tcru e l a".te-

va aperto un vuoto profondo negli animi dei repubblicani, che l'esercito aveva dimostrato di non saper mantenere ciò che aveva conquistato, che i comandi e i servizi, ai diversi livelli, non avevano funzionato, che la perdita di Teruel non poteva essere attribuita a una causa concreta, ma a più concause e così via. Molte delle critiche non erano infondate: le forze repubbli\ane erano apparse poco solide; le grandi unità non avevano operato in stretta cooperazione; l'esercito di manovra non era stato impiegato come massa operativa con propria personalità e indipendenza;· la brigata mista non si era dimostrata una grande unità di base adeguata al combattimento in quanto, tra l'altro, disperdeva l'artiglieria e ne impediva l'impiego a massa; la cooperazione stretta era mancata, oltre che al livello delle grandi unità, anche tra le varie armi e, in particolare, tra forze terrestri e aeree e tra fanteria e artiglieria; c'era stata dualità di comando; molte erano state le lacune delle unità minori; si erano create confusioni di ordini e di contrordini; si era preteso dalle truppe un lavoro (marce, trasferimenti di dipendenza, impiego in condizioni proibitive) che le aveva fiaccate moralmente e fisicamente, e le aveva predisposte al panico e alla fuga; la disciplina era stata imposta più con il terrore che con l'opera di persuasione morale. Si riaccesero così nella Spagna repubblicana le lotte interne e divennero altresì ancor più pesanti le inframettenze sovietiche. Negrìn e Prieto cercarono di fronteggiare il malessere dei combattenti e della popolazione e adottarono provvedimenti di carattere politicosmili-


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tare intesi ad aumentare la produzione, a ristabilire la calma e aricreare la fiducia, Il 23 febbraio Rojo emanò disposizioni disciplinari molto dure 48 e il 27 si rivolse ai comandante del XXI, XIII, XXII, V e XX corpo d'esercito perché gli riferissero con urgenza circa la capacità di comando dei comandanti di divisione, di brigata, d'arma e dei capi dei servizi per incriminare quelli che si erano resi responsabili di disobbedienza, abbandono di posto e tradimento. Dopo la battaglia di Teruel il prcsligio di Prieto calò peraltro sensibilmente perché i comunisti, che fino ad allora avevano nascosto la malsopportazione del personaggio, cominciarono una lor o vibrata campagna contro il ministro della difesa, In una riunione dell'ufficio polilico del partito, i rappresentanti del Comintern - l'ungherese Erno Guere («Pedro »), e il bulgaro Stepanov - chiesero la liquidazione di Prieto in cambio di nuovi aiuti da parte dell'Unione Sovietica disposta a concederli, secondo Stepanov, solo una volta che Prieto fosse stato rimosso dalla carica e che la Spagna repubblicana avesse adottato una po!itic.a di rcsistcnz~. a o ltranza. Il con1l.1iìista spagr1olo J~sùs IIer11à11dez «fece presente che, per una tal politica, Prieto era proprio l' uomo che ci voleva, dato che poteva avere l'appoggio dei comunisti, della CNT e della UCT. Ma Togliatti, come tante altre volte, troncò ogni discussione e dichiarò che Negrìn doveva assumere i pieni poteri » 49, La campagna contro Prieto non si arrestò; organi di stampa spagnoli del partito comunista definirono Prieto «nemico del popolo», «pessimista impenitente» e così via, fino a che lo stesso Hernàndez, sul «Frente Rnjo», ne chiese la dimissioni . Negrìn, che non poteva fare a meno né di Prieto né dei comunisti, riuscì a tranquillizzare, almeno in superficie, l'ambiente, ma la polemica continuò, mentre Prieto insisté nella ricerca di un compromesso cui da tanto tempo aspirava. Frattanto si diffusero voci di un rimaneggiamento del governo repubblicano e si parlò, persino, di un gabinetto presieduto da Martìnez Barrio, che avrebbe segnato il ritorno alle regole costituzionali e permesso di porre fine alla guerra civile mediante un compromesso tra le parti. La riconquista di Terucl da parte dei nazionali diminuì il già vago interesse del governo inglese per la vittoria dei repubblicani la questione del ritiro dei volontari aveva già provocato la rottura tra Chamberlain e Eden - e l'Inghilterra fece capire di essere pronta a venire a patti con l'Italia, tanto più che proprio in quei giorni Hitler aveva avvertito il cancelliere austriaco Kurt von Schuschnigg che qualora 110n avesse ceduto alle sue richieste l'Austria sarebbe divenuta «un'altra Spagna », La solidarietà delle democrazie si dimostrò scossa di fronte alla critica situazione della Spagna repuhhlicana, cui non


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LA PARTECIPA7.TO NE TTAL!ANA ALLA GUt::KRA CIVILE SPAG NOLA (1 9., 6 - 1939)

rimase che porre la speranza di aiuti nell'Unione Sovietica e nella Francia. Il colpo di Hitler contro l'Austria indignò l'ambiente internazionale e in Francia provocò la caduta del governo Chautemps, sostituito da un nuovo gabinetto guidalo da Blum. Negrìn volò a Parigi per chiedere la riapertura della frontiera francese, chiusa a gennaio. Il 17 maggio il gabinetlo francese aderì alla richiesta di Negrìn e attraverso i Pirenei ricominciarono ad affluire in Spagna armi e materiale bellico forniti dall 'Unione Sovietica, dal Comintern, da al lri paesi con il sistema della triangolazione e dallo stesso governo francese, al quale secondo qualche aulore sarebbe stato p rom esso, in caso di vittoria repubblicana , « il libero passaggio delle truppe marocchine attraverso il territor io spagnolo, la costruzione di una galleria sotto lo stretto di Gibilterra affidata a una impresa francese, il controllo delle ferrovie catalane, la concessione di varie materi e prime» so_ Nel campo dei nazionali la riconquisla di Teruel risollevò il morale dell e forze armate e della popola:1.ione, sceso assai in basso quan<..lo Ìa L:ili.à 1'8 ge1111ai u c: r"a a 1Hla ta perdu.La,

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stigio di Franco con il quale molte nazioni cominciarono a essere propense a trattare, mentre frattanlo era andata crescendo la produzione industriale e di sfruttamento del bacino di Bilbao. Ma a nche se di gran lunga meno critica di quella repubblicana, la situazione della Spagna nazionale non era priva di difficoltà, d'incerlezza e d'inquietudine. La stanchezza per il prolungqrsi della guerra e le perplessità sul suo esito finale agivano negativame nle sul morale, che neppure lariconquista di Teruel riuscì a risollevare del tutto. Sul piano politico e sociale continuavano a esistere lensioni che neppure il governo varalo il 31 gennaio riusciva ad attenuare. Le rivalità e le div e rgenze lra falangisti e carlisti. le lotte lra conservatori e progressisti nell'ambito del Consiglio della falange e fuori intorbidivano l'atrnosfera, nonostante l'opera di mediazione del ministro degli interni Serrano Suiier, che godeva di ascendente, prestigio e autorità. Per la definizione del «Fuero del Trabajo » dovette intervenire personalmente Franco che lo promulgò e lo fece entrare in vigore, sul piano formale, il 9 marzo in coincidenza con l'inizio dell'offensiva in Aragona. Le perdite subite durante le battaglie di Teruel e dell'Alfambra erano state molto elevate e ad accrescere il malessere inlervenne il 6 marzo l'affondamento dell'incrociatore «Baleares » si_ Franco avvertì con immediatezza l'ondata di sfiducia che stava sommergendo la Spagna nazionale e, perciò, fece sua la richiesta di Berti di una nuova imrhediata iniziativa strategica che, oltre al resto, giovasse anche ari temprare il tono morale, apptrnto l'offensiv,i in Aragona.


CAI'. XVJI - L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937 - 1938

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10.

Assunto il comando, il generale Berti aveva cercato di migliorare i rapporti con i comandi spagnoli. A tal fine egli intensificava anche i contatti personali con Franco e gli uomini del suo Quartier Generale (Due. n. 12). Veniva, poi, anche a seguito di un col loquio tra il generale tedesco Blomberg e Berti, rinunciato definitivamente alla costituzione <li un Comando o Stato Maggiore lll1ico italo-tedesco-spagnolo (Doc. n. 13). Vennero disposti da Roma la soppressione della Delegazione Italiana presso il Quartier Generale di Franco ed il rientro in Italia <lei suo capo, col. Fernando Gelich: provvedimenti intesi probabilmente a<l evitare l'esistenza di organi intermedi tra detto Quartier Genera le ed il Comando <lel CTV. Rimaneva, infatti, a Salamanca un solo ufficiale, il maggiore Guido Manarc.li, con compiti esclusivi di collegamento. Cessando dall'incarico, il col. Gelich presentò un «Diario» (lc llc molte plici altiviLà della D~lcgazionc ne] pe riodo dal 2 febbraio 1937 al 20 febbraio 1938, che presenta un elevato inte resse anche ai fini delle valutazioni deJJe situazioni politiche e rn i Ii lari del peri oc.lo ec..ì agli in izi <lel 1938; viene pertanto riportato fra i documenti ii testo del Diario escludendone gli allegati (Doc. n. 14). Durante i mesi di gennaio e febbraio del 1938 il CTV, eccezione fatta, come si è già scrillo, per l'artiglieria e.li corpo d'armata e l'aviazione legionaria, non prese parte a operazioni e fu costretto a prolungare la pausa operativa che aveva avuto ini,..io dopo la battaglia di Santan<ler. Furono perciò più di 6 mesi di inattivi là bel Iica, malsopportata <la Roma e dallo stesso comando del CTV, giustamente preoccupato dei riflessi sul morale e sul la disciplina che un così lungo periodo di inazione veniva esercitando. Non v'era dubbio che l'annullamento, all'ultima ora, della ormai pronta offensiva su Madrid aveva prodotto una forte delusione e aveva inciso negativamente sugli spiriti. Molti ufficiali, specialmente i più giovani, sottufficiali e militari di truppa erano in Spagna da più di un anno, erano reduci da vari comballi mcn li e cominciavano a considerare inutile la loro presenza in Spagna, mcnlre soffrivano sempre più la nostalgia delle loro famiglie e del loro paese, che aumenlava con il passare del tempo. Berti era de l lullo consapevole di tali umori, come lo erano anche tulli i comandanti delle unità, e non mancò di rappresentare lo stato di disagio a Roma, cui giungevano, anche per altre vie ufficiose, segnalazioni analoghe, tendenti a far conoscere la stanchezza delle forze legionarie, determinata dalle vicende passale e, al tempo stesso, alimentata dal-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 • J9.l9)

la inattività operativa. Quando Mussolini il 2 febbraio scrisse a Franco la lettera in cui minacciava il ritiro dell'appoggio italiano se non fossero stati accelerati i tempi della guerra e del reimpiego del CTV, lo fece anche perché spintovi dalle informazioni di Berti e di altri c he lo avevano sollecitato o a rinforzare le forze terrestri e aeree italiane o a ritirarle lasciando il materiale. Il CTV conservò nei mesi di gennaio e di febbraio l'ordinamento assunto nell'autunno precedente (All. nn. 2, 3, 4 e n. 5) e già dal 1° gennaio sarebbe stato pronto a muoversi «al primo cenno ». Berti si recò in quei giorn i sulla fronte di Teruel e riportò un'ottima impressione di quello che già aveva fatto l'artiglieria italiana, dell'organizzazione adottata e dello sp irito delle unità, il cui entusiasmo combattivo gli risultò pari a quello che l'intero CTV aveva dimostrato nella battaglia di Santander5 2 . Il 5 gennaio la divisione mista «Frecce», che in previsione dell'offensiva su Guadalajara il 10 dicembre era stata variamente articolata e dislocata, riprese la sua formazione riunita 53 , 1·i..:.us tituèn do a : l rc;,ì il suu grupµu <li a,·~it'>Uèd a ..:.0ntrc,ao.:,1',:;i (c0m ando di gruppo, 3 batterie da 20 mm, 1 compagnia mitraglieri e.a. da 8 mm). Sempre in campo ordinativo, vennero definiti gli organici degli autoreparti misti divisionali e delle brigate miste (Doc. n. 15); venne costituito il «reggimento speciale» con sede in Pamplona per far riposare a turno, per aliquote, i militari dell_e varie unità. ridotto successivamente a un solo battaglione su 2 compagnie 54; venne costituita la compagnia genio delle divisioni «Frecce» con ordinamento eguale a quello delle compagnie per brigata mista 55. Il 12 gennaio, previ aècordi con il comando del gen. Franco - che ormai aveva rinunziato alla aspirazione di una nuova battaglia sulla fronte madrilena e veniva orientandosi verso la ripresa, appena possibile, della iniziativa offensiva sulla fronte dell'Aragona - il comando del CTV emanò le disposizioni per il trasferimento delle unità in una nuova zona di raccolta 56 in corrispondenza di Miranda - Haro per la «Littorio », di nord-nord-ovest di Saragozza per la «Frecce», di Alagòn per la «Fiamme Nere - XXIII marzo», di Taragòn per il «raggruppamento carristi», di Logroiio per l'artiglieria del CTV, di Saragozza per il genio e della valle dell'Ebro per l' autogruppo di manovra. I movimenti, effettuati per via ordinaria dagli elementi motorizzati e per ferrovia dagli altri, furono portati a termine verso la metà di gennaio, mentre il comando del CTV si trasferì da Vitoria a Logroùo, dove cominciò a funzionare dal 22 gennaio 57, mentre l'intendenza costituì deposi ti avanzati di munizioni e di viveri nella zona di Siguena il 10 febbraio 58.


CAP. XVII- L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937-1938

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Altri provvedimenti di rilievo adoLLati dal comando del CTV nel bimestre furono lo scioglimento del CIAUS 59 i cui compiti vennero affidati al CCA e della Delegazione italiana presso il quartier generale di Franco retta dal col. Gelich, cui Berti rivolse un caloroso elogio per l'opera esplicata in nove mesi di attività 60. La delegazione era stata un organo di collegamento e di Lramile Lra il comando spagnolo e quello italiano allento e valido, che aveva fatto tutto il possibile per realizzare la reciproca comprensione e collaborazione tra i due comandi; ma il capo della delegazione, per il grado rivestito e per la funzione attribuitagli, non aveva potuto esercitare tutta la influenza necessaria sul comando spagnolo e sullo stesso Franco per indurli a una più attenta considerazione degli intendimenti e delle esigenze del comando italiano che, del resto, proprio per questo aveva distaccato presso il comando di Franco ora l'uno, ora l'altro - Roatta, Berti, Frusci - dei suoi generali. Berti, inoltre, preferiva il contatto personale diretto con Franco, dal quale si recò per tre volte di seguito - il 19, il 24, il 25 febbrnio - per lraU.are Ìe questioni inerenti alla orrnai prossima offensiva sulla fronte dell'Aragona, per la quale il comando del CTV si sentiva preparato sul piano della impostazione e dell'organizzazione, avendone esaminali a fondo gli aspetti fin dall'ultima decade del precedente mese di sellembre. Berli, del resto, il 24 e il 25 di quel mese si era recato in ricognizione su quella fronte, dove tornò poi il 20 febbraio 61 per rendersi conto, presso il comando dell'esercito del nord, delle operazioni allora in corso. In materia di disciplina, nel bimestre, vi fu un solo intervento di Berti 62 che, ricevute lagnanze sul comportamento poco corretto dei legionari in locali pubblici (ubriachezza, poca serietà, scostumatezza), diramò una sua personale direttiva alle unità dipendenti per richiamare tutti al dovere di una linea di condotta dignitosa, improntata all'osservanza delle norme di educazione e disciplinari, quale si convenivano soprattutto in un paese slranicro che guardava con simpalia, ma anche con severa attenzione, i soldali italiani che non potevano contraddire, sotto nessun aspello, la buona fama acquisita sui campi di battaglia spagnoli. Ma nonostante il notevole abbassamento del tono morale, la disciplina si mantenne nel bimestre sostanzialmente salda e i legionari, nella grandissima maggioranza, non dettero luogo a manifestazioni riprovevoli, dovute frequentemente lamentare in passato, quando la sostanza e la forma disciplinare erano del tutto aliene dalla stessa mentalità degli elementi presentatisi come volontari e arruolati, molti, in fretta e furia, senza che alcuni avessero mai prestato servizio militare o l'avessero prestato solo in tempi troppo remoti.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA ClVlLE SPAGNOLA (1936 - 1939)

NOTE AL CAPITOLO XVII 1

La conrerenza si tenne senza la partecipazione italiana e tedesca. L'accordo stabiliva che le potenze firmatarie avrebbero distrutto qualsiasi sotlomarino che avesse attaccato una nave mercantile non appartenente a una delle due par·ti spagnole in conflitto. La flotLa inglese e quella francese avrebbero avuto la responsabilità <lei l'applicazione delle decisioni nel Mediterraneo occidentale e nel canale di Malta, con l'eccezione del Tirreno, le flotte delle altre potenze aderenti all'accordo avrebbero assunto la stessa ,·esponsabilità, nei lirnili delle 1·ispellive acque lerriloriali, nel Mediterraneo orientale, Adrialico escluso, mentre in alto mare lali r·esponsahilità sarehhero state proprie delle flolle inglese e francese. Reslavano scoperli il Tirreno e l'Adriatico proprio per devolverne la responsabilità di controllo all'Italia, che tulli i firma lari avrehbern voluto aderisse all'accordo. 2 Istituto per gli studi di politica internazionali. «Annua1·io di polilica internazionale». Anno 1937. terza annata, pag. 298-299. 3 Ibidem, pag. 300 4

.i~,hn F. ~vvè1Ja.lc:. 01). 1-_;ii.. , pa.g. 2~G.

Hugh Thomas. Op. cit., pag. 526. Ibidem, pag. 534. 7 Ibidem, pag. 535. H Tbidcm. 9 John F. Covenlale, Op , cit. pag. 307. 9 his La «Carla del lavoro» poleva considerarsi il successo della poli tica di Serrano Su11er. Conteneva disposizioni importanti riguarda1Ùi i salari, l'orario e le condizioni di lavoro, gli aiuti alle famiglie, l'assistenza sociale, le ferie pagale, l'assegnazione di appezzamenti di terra alle famiglie contadine, la garanzia per lo sfrnllo dei mezzadri, ecc. Scrive il Coverdale: «Essa difend eva la proprietà privata e affermava che la gestione delle imprese sarcbbè rimasta affidata ai loro dirigenti... Chiedeva l'istituzione di sindacati verticali che avrebbero dovuto comprendere tutti i lavoratori e gli imprcndito1-i interessati in un determinato settore produttivo, ordinati gerarchicamente sotto la direzione dello Stato. La Carta non provvedeva all 'attuazione di nessuna di queste misure e doveva servire solo come direttiva per leggi specifiche. L'influenza più avverti bi le nel testo della Carta del lavoro era quella della dottrina sociale cattolica fornmlala da Leone XIII e da Pio XI: non solo i concetti che ne erano al la hase, ma persino molte espressioni verbali ricordano mollo da vicino le encic liche «Rerum Novarum » e «Quadragesimo Anno »... Il documenlo naturalmente contiene anche echi sia del nazional-socialismo che del fascismo, e soprattutto appare evidente, scorrendo il te· sto, un generale parallelismo tra questo spagnolo «Fuero del trabajo» e la «Carta del Lavoro » italiano. L'unica notevo le d iffer·enza tra i due docum enti è che il sistema i.taliano stahi li va sindacali separali per i lavoralori e per gli industriali , che si univano successivamente nelle corporazioni, mentre il sistema spagnolo non contemplava organizzazioni separate» (John F. Coverdale. Op. cil. pag. 320-321). Gli ilaliani si rallegrarono per il «Fuero »: ad essi imporlò soprallullo l'aspello propagandislico del documento sia in ambito interno che internazionale. Esso contestava l'accusa che l'Italia stesse appoggiando in Spagna un regime reazionario, contrario a lla «socialità », men· tre il «I7uero » proclamavn viceverna una vera e propria rivoluzione sodale.. Alla Carta 5 6


CAP . XVII - 1."AlJTIJNNO 1937 E L'INVERNO 1937-1938

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del lavorn fece seguito in aprile una legge sulla stampa per la quale tutto il controllo <lella sLampa venne assunto dallo Stato. 10 Hugh Thomas, Op. cit, pag. 509. 11 Ibidem, pagg: 506 e 507. 12 Ibidem, pag. 516 12 bi s TI POUM fu accusato di intrighi e di cospirazione a favore del falangismo e i comunisli ne pretesero lo scioglimento. Tutto era falso, ma Orlov dette ordine al co l. comunista Antonio Ortega, diretto1-c generale della polizia, di arrestare tutti i dirigenti del POUM. Anche a Barcellona il console generale sovietico, Antonov Ovscenko, ordinò l'arresto dei membri direttivi del POUM. Il dirigent e del POUM Anclré s Nin venne assa ssinato. Era il momento in cui nell 'Unione Sovietica , sotto l'imputazione di «intrighi con la Germania », mai prnvati, venivano fucilati il maresciallo Michail Tuchaccvski con altri 7 gene rali e veniva 1·ealizzata una ondata di arresti e di fucilazioni nell'amministrazione e nelle forze armate. 13 Generàle Francesco Belforte. «La guerra civile in Spagna ». Vol. TTT, pagg. 211-232. 14 Hugh Thoma s. Op. c il. , pag. 527. 15 Telegr·arnma cli Berti del 18 ouobre 1937: «3073 op. Presi accordi con Franco, Corpo Truppe Volontari interverrà fronte ovest Asturie con una divisione rinforzata lla reparti m eccanizzati e arti g lierie di C.d' i\ . Inizio movimenti giorno 20; termine entro una se ttimana. Aviazione partecipe 1·à con aliquote varie specialità. Nos tro intervento agevolerà operazioni in corso senza togliere forze da fronte es t e sarà presumibilmente decis ivo per rapida soluzione pro blema nord.Berli" · Teleg ramma di Mussolini del 19 ottobre 1937: «Per Ber ti. Suo 3073. Approvo invio divisione per liquidare una buona volta fronte nord. Truppe devono essere bene sceìte e V.E. si recherà sul luogo sino al termine della ba llag lia. Mussolini ». (Archivio USSME - Rep. 18}. 16 Vennero costituiti 3 corpi d'ese1·cito, destinati a operare affiancali in direzione da nord-est a sud-ovest: corpo di Yague a destra, CTV a l centro, corpo di Varela a sinistra. Rispetto al piano del CTV del marzo: non venne prevista l'azione contemporanea da sud delle forze del basso Jarama, stante la diffico ltà di allaccare una zona robustamente sistema ta a difesa; venne ampliata la front.e di attacco a nord (nel marzo cunJpni ~a in:t il I i(, Ba<lic:l e il rio Ta,jufta) po,tandnla tra l'allu Jara,nr~ e l'alto Tajo. Da tale base l'offensiva avrebbe dovuto tendere verso la fronte Alcalà de HenaresTarancòn, eliminando così la sacca di Madrid e tagliando fuori l'ex capitale dal resto della Spagna r·epubblicana. 17 Per la prima volta l'esercito della re pubblica era in decisa inferiorità, anche se Prieto stava febbrilmente cercando di potenziarlo con la chiamala alle anni di un'altra classe, con l'organizzazione di nuove brigale, con l'utilizzazione delle nuove armi in arrivo dall'Unione Sovietica. Sulla fronte madrilena il rapporto di forze era particolarmente favorevol e per i nazionali . 18 Francesco Belforle. Op. cit., voi. IV, pag. 58. 19 John F. Coverdale, Op cit.., pag. 321. 20 Orazio Pedrazzi, successore «fascista » di Guariglia, si era mostralo poco zelante nel sostenere la causa del fascismo. Le sue ripetute e pressanti richieste per una presenza politica italiana più attiva e concorrenziale di quella tedesca erano sempre cadute nel vuoto. 21 J ohn F. Cove1·dalc. Op.cit., pag. 317 .


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LA PARTECIPAZIONE lTALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

22 Scrive il Covcrdale: se l'obiellivo <li Mussolini «fosse slalo la costituzione in Spagna di uno Stato fascista modellalo sull'esempio italiano, certamente avrebbe sentito la necessità di influenzarne l'evoluzione in maniera più attiva. La sua passiva condotta politica, basata sul principio della non interferenza, conferma che le sue mire erano più strategiche e politiche in senso classico, e che da un punto di vbta ideologico si preoccupava solo di impedire la villoria della repubblica antifascista» (Op. cit., pag. 322) 23 ibidem, pag. 275. 24 Ibidem, pagg . 275 e 277. 25 Ibidem, pag. 323. 26 Generale Francesco Belforte. Op. cit. voi. III, pag. 240. 27 Servicio Històrico Militar. «La hatclla de Teruel». Monografia n.10, pag. 49. Scopo della operazione: l'occupazione di Terucl. Dispositivo: 3 masse di manovra e l riserva. Colonna di destra o nord: XXTT corpo d'esercito con la 11 a e 25" divisione, l battaglione di carri armati T.26, l gruppo squadroni di cavalleria, 3 gruppi di artiglieria di corpo <l'esercito, 3 battaglioni «de fortificatiòn ». Colonna <li centro: XX corpo di esercito con la 40a (parte) e la 68 3 divisione, 1 reggimento cli carri BT.5, 1 g1uppo squadroni di cavalleria, 2 gruppi di artiglieria di corpo, l battaglione «de for tific.atiòn •. Colonna di sinistra o sud: XVIII corpo d'esercito con la 34a e 64° di visione , 1 batta-

g!iv ;;.c di carri T.26, 4 e;n1r,p1 cH n.r tig1ic1L:, e 4 La.Li.a~~ iu11; «d~ [uri.i[it,.:a tiùn>>. kisec·va:

sul fianco des tro, scaglionate, la 35 " e la 39" divisione; su l fian co sinistro, scaglionate la 70° e la 47• divisione; al centro, 1 brigata della 40 " divisione e 1 battaglione di carri armati BT.S. La divisione nazionale che dif en<lcva il settore «B» del «settore sud» della fronte di Aragona era la 51 3 , comandala <lai gcn. Mariano M1.1i'ioz Ca stell anos. La divisione era artico lata in 4 brigate; in più il settore era presidialo <la altre forze , per cui raggiungeva la forza complessiva di qua~i 2 divisioni per ~m lotale di 20.560 uomini. 28 Hugh Thomas. Op. cit. pag. 530-. 29 Emilio Paldclla. Op. cit., pag 482. La battaglia di Tcruel ebbe, sollo il profilo tecnico-militare, importanza particolare, non solo per il largo ricorso àlla manovra da entrambe le parli, ma anche per ]'ambiente nel quale si svolse e per le diverse e variahi li situazioni talliche susseguitesi che ora presentarono i caratteri della guerra di logoramento su terreno organizzato, ora quelli di comhattimcnti di scontro in terreno .libero. 30 Hugh Thomas. Op. cit., pag. 532. 3! Servicio Hislòrico Militar. «La battaglia de Terucl ». Monografia n.10. Libreria Editoria] San Martin, Madrid, 1974. 8 3 2 Il corpo d'esercito Marroquì comprendeva 5 divisioni (1 •, 4•, 81 a, 105a, 198 ), con un totale di 42 batterie; il corpo d'esercito di Galizia 5 <li visioni (13 a, 83 •, 843, 85 a, 150°), con un totale cli 48 ballerie; il corpo d'esercito di Castiglia 3 divisioni (54\ 61 •, 81 a), con un totale di 36 batterie; la riserva generale (S" e divisione di cavalleria), con un totale di 11 batterie. L'arliglieria dell'esercito non decentrata a corpi d'esercito constava <li 8 batterie . .1.1 Francesco Belforte. Op. cil., Voi. UI, pag. 251. 34 Servicio Històrico Militar. Op. cil. monografia n. 10, pag. 227. 35 Circa la sorte dei prigionieri e, in particolare, dei col. Rey e Barba, vds. la monografia n . 10, pagg. 228-236. 36 Ellure Manca di Mores. «L'impiego dell'artiglieria italiana nella guerra di Spagmi. Maggio 1937 - Novembre 1938». Tipografia Regionale, Roma, 1941, pug. 261.


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37

Ibidem, pag. 258. Ibidem, pag. 260. 39 Ibidem, pag. 263 . 40 Ibidem, pag. 273. 4 t Ibidem, pag. 274. 42 Diario sLorico del comando del CTV, mese di gennaio 1938. 4 3 Teleg rnmma del 29 gennaio 1938 in pa1-tenza dal ministero degli affari esteri ital iano dire llo a Berti. Archivio USSME, P-18, b. 25 . 44 Ferdinando Pedriali. «Guei-ra di Spagna e aviazione italiana ». Società Storica Pinerolese, 1989, pag. 276. 4 5 Ibidem. 46 Ibidem, pag. 282. 47 Ibidem, pagg. 284-285 . 4 8 Servicio Històrico Militar. Monografia n. 10, pagg. 215-222. 4 9 Hugh Thomas. Op. c it. pag. 540. so Francesco Bdforte. Op. cit ., voi. llI, pag. 252 . 5 1 Hugh Thomas. Op. cil. pagg. 242-243. 5 2 Diario Storico del comando del CT\I, mese di genna io, giorno 2. 53 Ibidem , mese di di cembr·e 1937, giorno 10 e ali. n . 13 e me se di gcnn11io 19.18, 38

,4

Ibidem, ann o 1938, mese di fe hhra io, giorno 14 e ali. n . 17. Ibidem, giorno 10 e a li. n . 9. 56 Ibidem, mese di gennaio, giorno 12 e all. n. 13. 57 Ibidem, giorno 22. 58 Ibidem, m ese di febbraio, giorno 10. 59 Ibidem giorno 11 e ali. n. 13. Le funzioni del Centro italiano Addestrnmcnto Ufficiali Spagnoli vennero trasfe ri te al Centro Complementi e Addestramento. 60 Ibidem e ali. n. 14. 6 1 Ibide m , giorno 20. 62 Ibidem, mese di gem1aio, giorno 25 e ali. n . 22. 55



CAPITOLO XVIII

IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDILLA AD ALCANIZ

1. Genesi e impostazione dell'offensiva. 2. Il disef!,no di manovra di Dàvila. 3. il terreno. 4. Le forze nemiche. 5. Le forze nazionali. 6. Il CTV. 7. L'ordine di operazione n. 45 del comando del CTV. 8. Avanzata del CTV da Rudilla ad Alcaiiiz (9-14 marza). 9. Considerazioni sulla prima fase dell'offensiva.

I.

La riconquista di Teruel consolidò in Franco l'idea, maturala dopo la forzosa rinunzia alla ripetizione della manovra su Guadalajara prevista in dicembre prima della abile contromanovra di Rojo su Teruel, di impiegare il grosso delle sue forze in Aragona e di rinunziare a riportare la lotta sulla fronte di Madrid, obiettivo fino ad allora costantemente perseguilo. Dopo l'incorporamento del corpo d'esercito Marroquì nel complesso operativo di Dàvila e il trasferimento del CTV nella zona tra Saragozza e Logroiìo, del resto, la dislocazione delle grandi unità nazionali e italiane era tale da non obbliga1·e a grandi spostamenti, essendo notevolmente concentrala in corrispondenza della fronte aragonese, a nord e a sud dell'Ebro. Se in dicembre erano stati i repubblicani a costringere Franco a spostare il baricentro delle operazioni dalla vecchia Castiglia alla bassa Aragona, ora era egli a scegliere liberamente tale fronte, che racchiudeva in sé il grande obiettivo strategico di tagliare in due il territorio della Spagna repubblicana, una volta raggiunto il mare. L'offensiva in Aragona offriva due possibilità: muovere dal ricostituito saliente di Teruel per giungere al mare a Castellòn de la Plana; attaccare il rientrante di FuenLcs dc Ebro-Vivei del rio Martin e avanzare lungo la valle dell'Ebro, allontanando così, tra l'altro, la minaccia ne mica che ancora incombeva su Saragozza.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GU E RRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

La gamma di possibilità che la situazione del dopo Teruel presentava a Franco non sfuggiva a Prieto e Rojo, che anzi valutavano decisiva la manovra verso il mare, tanto che il primo aveva espresso al secondo i suoi timori fin dal 2 gennaio, dopo aver accertato il grande ammassamento di forze operato da Franco sulla fronte dell'Aragona. Entrambi erano convinti che Franco, riconquistata Teruel, non si sarebbe arrestato, ma avrebbe proseguito la sua avanzata, in quanto sarebbe stato strategicamente assurdo pensare a una volontaria disarticolazione dell'imponente dispositivo realizzato. Prieto era convinto che l'obiettivo di Franco sarebbe stata la costa mediterranea. Del resto Rojo, fin dal 27 ottobre 1937, nell'apprezzare la situazione militare dopo la caduta della fronte nord, aveva preventivato che Franco o avrebbe tagliato le comunicazioni con la Francia progredendo lungo la frontiera, o avrebbe tentato <li giungere al mare dividendo il territorio in due compartimenti, uno dei quali sarebbe rimasto privo di ogni aiuto esterno da terra e dal mar·c (Due. n . 16). Non poté esscrvi, pertanto, per i repubblicani nessuna sorpresa strategica circa la scelta dei nazionali della fronte dell'offensiva, ma Franco riuscì a realizzarla in ordine al settore d'investimento e, soprattutto, al momento d'inizio dell'offensiva. Rojo, infatti, ancora il 3 marzo era convinto che i nazionali avrebbe ro sferrato la loro offensiva muovendo dal saliente di Teruel e avrebbero dato inizio-a essa dopo un congruo periodo di tempo necessario al riordino e alla ricompattezza delle forze che avevano partecipato alla battaglia di Teruel e dell'Alfambra. L'offensiva in Aragona, inoltre 1 secondo Rojo, non solo non sarebbe stata imminente e non condotta contro il rientrante di Fuentes de Ebro-Vive! del rio Martin, ma sarebbe stata congiunta con altra, successiva~ al massimo contemporanea, suiia fronte ài Guadaiajara e con azioni secondarie in Estremadura e nel Levante. Lo scenario immaginato da Prieto e Rojo era razionale e realistico, ma presupponeva che Franco avesse ancora l'intendimento di riprendere l'offensiva anche sulla fronte madrilena e sopravvalutava la durata del tempo necessario ai nazionali per entrare nuovamente in azione, attribuendo a questi ultimi uno stato dr disagio maggiore di quello effettivo. Abbiamo già ricordato quanto e qual e grave fosse lo sconforto, dopo la riconquista di Teruel da parte dei nazionali, della Spagna repubblicana pervasa e quasi sommersa da un'ondata di nero pessimismo, non solo per il fallimento dell'offensiva, ma anche per le discordie politiche, le mene dei comunisti, la situazione economica e sociale, i bombardamenti cui erano sottoposte Barcellona, Valencia, Ceu-


CAP. XVIII - IL CTV NEU.'OFFENSJVA DELL'ARAGONA, DA RUDTLA AD ALCAIÌITZ

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ta, Sagunlo, ecc., l'irrobustimento della «quinta colonna», di cui il «Servicio de Informacion Militar» (SIM) del ministero della difesa repubblicana aveva scoperto reti di spionaggio in Madrid e in Barcellona 1. La demoralizzazione era tale che produceva effetti disastrosi anche nell'ambito delle formazioni militari regolari e internazionali, dove aumentavano le diserzioni e la indisciplina, represse con metodi polizieschi. Solo l'affondamento dell'incrociatore nazionale «Baleares», avvenuto il 6 marzo, consentì alJa Spagna repubblicana di emettere un leggero respiro di sollievo. Nella Spagna nazionale le cose non erano giunte a tale punto, ma certo non erano sparite le preoccupazioni suscitate, dopo l'ottimismo per le vittorie del nord, dalla caduta di Teruel che aveva dimostrato la capacità dei repubblicani a conquistare militarmente, per la prima volta, un capoluogo di provincia. La consapevolezza che la fine della guerra era ancora lontana e incerta deprimeva gli animi, del resto abbattuti dalle gravi perdite subite durante le battaglie di Teruel e dell'Alfambra. Franco, va riconosciuto, non si perse d'animo e non si lasciò sopraffare dalla siLuazione e dalla maretta di nervosismo dei suoi e degli alleati italiani e tedeschi. Cercò di calmare quella in terna con la formazione di un governo civile con la promulgazione del «Fuero de trabajo» e traccheggiò con gli italiani e con i tedeschi nelia quasi certezza che il ritiro dei volontari reslasse per lungo tempo una questione accademica più che concreta. Era sicuro che Mussolini non avrebbe potuto mandare ad effetto la sua manifestata volontà di disimpegno da!Ja Spagna e contava di poter prendere tempo con i tedeschi circa la questione delle miniere. La situazione disastrata della Spagna repubblicana, il mutato stato d'animo del governo di Londra nei suoi riguardi, la superiorità operativa dimostrata dai nazionali nelle battaglie di Teruel e dell'Alfambra, le favorevoli prospettive strategiche aperte dalla caduta della fronte nord e dalla vittor.i osa riconquista di Teruel, l'invito all'offensiva offertogli dal saliente di Teruel e dal rientrante formatosi tra Fuentes de Ebro e Vivei del rio Martin e l'opportunità di sbollire le ire di Mussolini e di Ciano per la tenuta in disparte da circa 6 mesi del CTV furono i fattori politici, strategici, militari che, in uno con quello di sollevare il basso morale della popolazione dei territori in suo possesso, lo indussero ad affrettare la ripresa della iniziativa strategica. Appena riconquistala Teruel, il 24 febbraio Franco riunì in Saragozza i comandanti interessati e li mise al corrente del suo nuovo intendimento strategico: recidere la regione a sud-est dell'Ebro, avanzare a nord del fiume fino al Cinc.a,


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

proseguire in profondità fino al mare con l'ala sinistra appoggiata all'Ebro. Il giorno <lopo Franco diramò l'«Instrucci6n Generai Numero 1 » riguardante la prima fase dell'offensiva, durante la quale: si sarebbe dovuto battere le forze avversarie schierate a sud dell'Ebro, attaccando il rientrante Fuentes de Ebro-Vivei del rio Martin; proseguire in profondità, neutralizzando simultaneamente le forze avversarie fatte eventualmente affluire dal nemico tra il Guadalajara e l'Ebro; trasferire la linea <li contatto sulla valle dell'Ebro. In una seconda fase, l'avanzata sarebbe stata ripresa fino al mare, appoggiando l'ala sinistra all'Ebro 2 • La prima fase avrebbe impegnato l'esercito del nord, agi i ordini del gen. Fidel Dàvila Arrondo che avrebbe impiegato forze fresche, mentre le unità provate sarebbero state nel frattempo reintegrate con complementi e con reclute della classe 1940, appena chiarnata alle armi. All'offensiva avrebbero partecipato, in tempi diversi, 26 divisioni raggruppate in 7 corpi d'esercito, dai Pirenei ai monti Universai i 3, le quali si sarebbero scontrale con 20 divisioni repubblicane, ordinate in 3 complessi di forze distinti 4 , ciascuno su più corpi d'esercito. Le forze contrapposte sarebbero state pressoché equivalenti quanto al numero dei soldati - 300.000 uomini circa dall'una e dall'altra parte - e per la superiorità necessaria all'offensiva si sarebbe dovuto fare affidamento, ancora una volta, sull'artiglieria e l'aviazione.

2. 11 28 febbraio Dàvila emanò il suo piano di manovra (Doc. n. 17) che scomponeva la prima fase in 2 tempi: impegnare l'avversario sull'intera fronte e rompere la difesa in corrispondenza di 3 settori: Villanueva de Huerva, Rudilla, Vivei del rio Martin; irrompere successivamente attraverso .le 3 brecce con masse convergenti su Alcaiiiz. La 1 a divisione di Navarra avrebbe aperto il passo di Bàdenas alla divisione di cavalleria ed entrambe avrebbero assicurato il collegamento tattico tra la massa di sinistra (corpo d'esercito Marroquì) e quella centrale (CTV). Direttrici dell'avanzata: per il corpo d'esercito di Yagiie, la strada Cariiiena-Escatròno; per il CTV, la strada RudillaMuniesa-Oliete-Albalate del Arzobispo; per il corpo d'esercito di Aranda, la strada Vivei del rio Martin-Montalbàn (carta n. 1). Nel primo tempo pertanto: il corpo <l'esercito di Yagiie avrebbe


CAP. XVTII - IL CTV NET.L'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDILA AD ALCANIZ

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rotto la fronte avversaria a sud-est di Fuendetodos, attaccato e avvolto le posizioni Fuendetodos-Puebla de Albortòn, avanzato successivamente per investire da ovest, da sud e da sud-est Belchite, gravitando lungo la direttrice Azuara-Lécera e concentrando la 15a e la 105a divisione nella zona di Puebla de Albertòn per impegnare la difesa dei settori Mediana e Fuentes de Ebro; il CTV avrebbe rotto la fronte in corrispondenza di Rudilla-Muela dc Amadòn e avrebbe avanzato su Blesa-H ucsa-Cortes de Aragòn-Muniesa; il corpo d'esercito di Aranda avrebbe rotto la fronte nel settore a nord di Vivel del Rio, proceduto con la sinistra su Montalbàn, collegandosi con il CTV, manovrando simultaneamente per la destra da Cervera su Utrillas e Montalbàn, e avrebbe avanzato verso La Hoz de la Vieja; la I a divisione di Navarra avrebbe avvolto Bàdenas, raggiunto l'allineamento Herrera-Villar de los Navarros, avanzato quindi lungo le direzioni di Moyiea, Moncva e Ventas de Muniesa; la divi sione di cavalleria, superato il passo di Bàdenas, avrebbe distaccato forze a Loscos e Monforte de Moyiea e avanzato su Moneva e Lécera. Delle divisioni nazionali che tenevano la fronte: la 10sa, schierata da Rocha ad Abande, avrebbe ceduto 2 ha ttag lioni alla 1 a di Navarra per il rastrellamento della zona tra la linea di contatto e l'allineamento Herrera-S. Cruz de NoguerasLoscos-Monforte de Moyiea, mentre la i "" divisione sarebbe passata a disposizione del corpo Marroquì per analogo compito nella zona Vistabella-Fuentes de Ebro; la iosa, schierata nel.la zona di Pueva del Puntaròn, una volta operata la rottura della fronte ad opera del CTV, avrebbe rastrellato la zona tra la linea iniziale di contatto e l'allineamento Monforte-Segura de los Bafios, concentrandosi quindi in questa ultima località a disposizione del corpo d'esercito di Aranda. Nel secondo tempo: Yagiie, costituito un piano protettivo lungo l'Ebro, avrebbe avanzato con l'ala destra su Escatròn-Samper de Calanda; Berti avrebbe proseguito in profondità per Oliete e Azifio su Albalate del Arzobispo e su Hijar; Aranda avrebbe avanzato con la sinistra <la Hoz de la Vieja verso Martin su Alca ine, Obòn e Montalbàn. La divisione di cavalleria avrebbe raggiunto Sastago e vi avrebbe costituito una testa di ponte; la I a divisione <li Navarra si sarebbe spinta verso Ventos <le Muniesa; la 105 a divisione sarebbe passata in riserva del comando dell'esercito del nord, conce ntrandosi nella zona Azuara-Letux-Almonacid; la iosa, una vo lta raggiunta dal CTV Muniesa, si sarebbe raccolta nella zona <li Los Baii.os a disposizione di Aranda . . Per la prosecuzione dell'offensiva sul Guadalupe, Dàvila avrehhè impartito direttive successive.


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LA PARTECIPAZIONE lTALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

3.

L'Aragona, regione della Spagna nord-orientale, comprende iterritori di Saragozza, Huesca, Teruel (Carta n. 1). Si eslende in direzione nord-sud dai Pirenei al sistema iberico ed è delimitata a ovest dalla Navarra e dalla Castiglia Vecchia e a est dalla Catalogna e dalla regione di Valencia. Sotto il profilo morfologico, la regione si può distinguere in 3 zone: a nord, il versante meridionale dei Pirenei, aspro e con vette superiori ai 3000 m, culminanti nel Pico de Aneto, cui segue, a sud, una serie di sierre isolate; al centro, la depressione dell'Ebro, vasta area di subsidenza colmata da sedimenti continentali; a sud, il sistema iber-ico (sierra Albarracin, Monti Universali, ecc.) dall'insieme disordinato e complesso. L'Aragona scola le sue acque nell'Ebro, ad eccezione di quelle di una modesta zona meridionale che versa direttamente nel Mediterraneo o nel Tago. Gli affluenti di riva destra ddl'Ebro, <li vèrsamcn i<:! da quelli di riva sinistra, son0 a regime pluviale e con portata scarsa. Il clima è rude nelle zone montuose; di tipo continentale nella piana dell'Ebro. Nel 1938 l'attività prevalente era l'agricoltura soprattutto con coltivazioni di tipo cerealicolo, ma nella valle dell'Ebro anche con coltivazioni di foraggi, piante tessili, alberi da frutto. Al lre col ture di rilievo era_no l'olivo, la vite, la barbabietola da zucchero. Il sottosuolo era ricco di lignite e da esso si estraevano anche minerali di ferro. La zona interessata alla prima fase della manovra e, in particolare, quella compresa tra la linea iniziale di contatto e il Guadalupe, apparteneva ai monti del sistema iberico, allcrnanti tratti e cime impervi ad altopiani estesi, interrotti in più punti da incisioni, anche profonde, prodotte dall'erosione delle acque. I fiumi e i torrenti, di corso breve e di scarsa portata, non costituivano in genere, in quel periodo, ostacolo al movimento. I principali corsi d'acqua sono: l'Huerva con il suo affluente Herrera, l'Aguas Vivas, il Martin e, primo fra tutti, il Guadalupe con il suo affluente Guadalopillo, con portata notevole e con sponde spesso assai ripide. Il terreno coltivato ad ortaggi lungo i corsi d'acqua, a viti e olivo sui bassi rilievi e, per il resto, incolto, era allora macchiato da qualche piccolo bosco, ma in gran parte scoperto offriva ampie possibilità all'osservazione aerea e terrestre. Agli inizi del marzo del 1938 la fase climatologica più dura poteva considerarsi superata, specialmente al di sotto dei 500 metri, e il tempo si manteneva al bello, asciutto e perciò il terreno era facilmente percorribile. I problemi della viabilità e, in particolare, del ripristino dei


CAP. XVTTI - TL CTV NF.l.l.'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDILA AD ALCAJÌIIZ

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passaggi interrotti dall'avversario, e della costruzione delle deviazioni erano risolvibili senza l'effettuazione di grandi lavori e l'impiego di molto personale del genio. Le difficoltà opposte all'avanzata dal terreno crescevano peraltro progressivamente da nord a sud; nel suo insieme, il terreno finiva con il favorire il difensore che si poteva avvalere di posizioni di eccellente dominio tattico per sbarrare i passi, le selle, le vie <li conmnicazione principali e secondarie. Belchite, Lécera, Azaila, Hijar, Caspe, Akaiiiz, Teruel costituivano allora i nodi stradali dove confluivano le comunicazioni principali e secondarie che, nell'insieme, offrivano una rete viaria (rotabili, camionabili, carrarecce, camini <li montagna) estesa e differenziata, particolarmente ricca nel settore del corpo d'esercito di Yague. La strada più importante era la SaragozzaTarragona lungo il corso dell'Ebro fino a Quinto, da dove se ne distaccava pe r piegare su Hijar e Alcafi.iz; altre strade importanti erano: la Caminreal-Alcaiiiz che, partendo dalla Saragozza-Tarragona, attraversava Belchite, Lécera, Mani esa e Segura de los Bafi.os e terminava a Vivei; la Cariii.cna-Bdchitc che terminava ad Azaila. La rete viaria secondaria era estesa in tutte le direzioni nel settore settentrionale, meno in quello centrale e ancor meno in quello meridional e. Il settore d'azione del CTV (schizzo n. 7) - ampio, a seconda dei tratti , dai 20 ai 30 chilometri e profondo, in linea d 'aria, circa 60 chilometri da Rudilla ad Alcaniz - era delimitato: a sinistra, dall'allineamen Lo Monforte-Moyiea-Moneva-Lécera-Banquera-Senor-Los Bolares (località assegnate al corpo <l'esercito di Yagiie); a destra, dall'allineamento Planilla-La Hoz de la Vieja-Alcaino-Andona (località assegnate al corpo d'esercito di Aranda). La direttrice del CTV era quella a cavallo della strada Rudilla-Cortes de Aragòn-Muniesa-Oliete-Albalate de Arzohispo-Alcaniz. Il terreno montuoso raggiunge entro tale settore in alcuni tratti altitudini di oltre 1200 metri; è del Lutto scoperto fatta eccezione di qualche macchia di pini e di un bosco profondo due chilometri allravcrsato dalla strada Villanueva de Muerva-FuendetodosAlzai la, non sempre agevole per l'uscita dalle strade volgentisi lungo i fondi valle o a mezza costa. Molte le zone impervie e quasi irragiungibili, nella direzione dell'avanzata, da tergo. In alcune zone per il trasporto delle armi pesanti e dei materiali vari era giocoforza ricorrere alle salmerie. Spesso si sarebbero dovute affrontare vere e proprie pettate per snidare l'avversario dalle vette e dalle alture di dominio tattico, quando non fossero possibili le manovre di avvolgimento. La rete viaria non ostacolava i rifornimenti e gli sgomberi e l'assenza di fango e di polvere agevolava il movimento sulle strade dei mezzi meccanici e sul te rreno fuori strada degli uomini a piedi e delle salmerie.


Schizzo n. 7 BATTAGLIA DI ARAGONA: IL TERRENO DELL'AZIONE DEL C.T.V. DA RUDILLA AD ALCANIZ (AZIONE DI I TEMPO A SUD DELL'EBRO)

GarÌIÌeno

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CAP. XVlll - IL CTV NELL' OJ7FF.NSIVA DE LL'ARAGONA, DA RUDILA An ALCANJZ

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4.

Inte res savano inizialmente l 'offensiva dei nazionali le forze avversarie antistanti schierate a sud dell'Ebro e, in particolare, quelle dell'arco difensivo di Belchite e del saliente di Vivel del Rio, alle quali, era facile prevedere, si sarebbe ro aggiunte altre provenienti dal resto dell'Aragona, dal Levante e anch e dallo scacchiere centrale. Era fuori dubbio che l'offensiva avrebbe urtato contro l'esercito del] ' est del col. Sebastiàn Pozas Pe rca e contro quello di manovra del col. Leopoldo Menéndez Lopez. Entrambi gli eserciti erano in una fase di ristrutturazione e di riordino organico con conseguenti frequenti cambi di dipendenza e di dislocazione delle divisioni e dell e brigate, delle quali un certo numero era sotto organico e dotazioni. Alcune di quelle baLLute a Teruel e sull'Alfambra eran o ridotte ai minimi termini. La forza m edia dei battaglioni si agg irava sui 500 uomini. Presso alcune unità si era al limite del caos s e il tono mora le era quasi ovunque piuttosto scadente. A sud dell 'Ebro, fino al Km 77 de lla strada Segura-Vive l del Rio era schierato il XII corpo dell'esercito dell'es t, agli ordini del col. Sanchez Plaza, con, da nord a sud: la 44a divisione (br igate CXLIII \ CXLlVa , CXLV a); la 24a divisione (brigate Vi a, CXL\ CLIII ". Il XII corpo disponeva, inoltre, in r iserva della 28a divi s ione e di 2 brigate (CXXVIP e CCXI"). L'esercito di manovra - V, XIII, XVIII, XXI e XXII corpo <l'esercito - schierava, a partire da Segura de Los Bafios, il XXI, il Xlll e il XXII corpo, m entre il V era dislocato nelle retrovie, il XVIII er a in ricostituzione, il XX reduce da Teruel era pressoc hé di sin tegrato. Dei 3 co rpi dell'esercito di manovra sc hierati sar ebbe stato pre vedibilmente affrontato nella prima fase dell'offensiva il XXI, de l magg. Aniceto Carvajal, comprendente la 34 a divisione (brigate III " e LXVIIP), la 27 a (brigate CXXIP , CXXIIP, CXXIVa) e la 70 3 (brigate XXXII a, XCII \ XCIV\ delle quali quest'ultima in rise rva). Il XVIII corpo, del col. F ernandez Heredìa era ridotto alla sola 72 a divisione (brigate LXP e CCXXIV\ di cui la prima in ricostituzione); il XVIII corpo del te n.coJ. Sa lavera, comprendente la 19" e la 39 a divisione, con la prima pr·esidiava le posizioni dell'Alfambra; il XXII corpo del ten.col. Ibarrola raggiungeva la 25 a e la 28 a divisione, delle quali solo la prima (brigate CXVI \ CXVII °, CXVIII a) in grado d'intervenire nella lotta a sud dell'Ebro; il V corpo del magg. Modesto riuniva la 46\ la 11 3 , la 35a e la 47 a divisione, delle quali la 46 3 era fuori corpo, sicché in gra do d'interveuire erano la 11 a (briga-


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LA l'ARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

te I a, IX a, ca) dislocata nella zona di Castellòn, la 35 a (brigate internazionali XI\ XIII\ xva) dislocata nella zona di Belchite e la 47a (brigate XLIXa, LXIXa) dislocata più a sud. Nel settore d'azione del CTV e nelle zone adiacenti erano schierate, alla vigilia dell'offensiva, la 30a divisione del XII corpo, la 34a e la 70a del XXI: la 30a (brigate CXXXI\ CXXXII\ CXLVP) da Herrera a Cueva de Portalrubia; la 34a (brigate XCIVa, LXVIII a) sulle posizioni di Segura; la 70a del XXII corpo con 2 brigate (XXXII\ XCIP) nella zona di las Parras e 1 brigata (XCVa) in riserva. La 30a divisione era costituita da clementi catalani delle ultime classi di leva e i suoi battaglioni avevano una forza media di 400 uomini, con 6 mitragliatrici e 4 fucili mitragliatori per compagnia, e risultavano di capacità operativa e combattiva modeste; anche la 34a divisione, reduce da Teruel, era costituita da elementi della classe 1939 e alcuni battaglioni erano su di una sola compagnia; la 70a aveva più o meno le caratteristiche della 34 a. Ne.I settore del CTV la fortificazione campale constava: di tratti di trincea isolati o in piccoli sistemi locali, protetti o non da reticolati ora più ora meno consistenti; di postazioni per armi automatiche e appostamenti per fucilieri localizzati sui punti di dominio tattico dei solchi e delle strade; di alcuni ricoveri protetti in località arretrate; di camminamenti. in scavo allac'cianti nidi o postazioni di mitragliatrici. Le posizioni'sulle quali la fortificazione campale appariva più consistente ed estesa erano quelle (schizzo n. 8) di: Rudilla, Valdeherrera, Crus Santa, quote 1278 e 1305 a nord-ovest di Salcedillo, Puela de Anadòn, Molatilla, El Cerro (q.1262 e q.1244), La Planilla, quote 1139, 1141 e 1155 a nord-ovest di Segura de los Bar1os, Sierra Padregosa, quote 1296, 1222 e 1224 a nord-ovest di Minas Segura, Las Coronas, Martin del Rio. Non risultavano linee fortificate arretrate, ma elementi fortificatori sparsi e isolati, soprattutto a sbarramento delle rotabili e a difesa dei ponti e dei nodi stradali. La disposizione generale di tali elementi, pur nelle vaste soluzioni di continuità, lasciava supporre che l'avversario avrebbe irrigidito la diresa in profondità in corrispondenza del Rio Aguas, del Rio Martin e del Rio Guadalope. Gli elementi di fortificazione, in scavo e alcuni in cemento, rilevati prefiguravano tre possibili linee difensive: Valilla de Ebro-La Zaida-Belchi Le-Lécera-Blesa-Huesa; Escatron-Castelnou-Sierra de Arcos-Castel de Cabra; Caspc-Guadalope-Alcaniz-Castelseràs-Aguav1va.

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S.C h.iz:zo n. S BATTAGLIA DI ARAGO-'IA: SCHIERAMENT O INIZIALE DEL C.T.V. E COMPLESSO DELLE AZIONI DI I TEMPO A SUD DELL'EBRO


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LA PARTECIPAZIONE ITAI.JANA ALT.A GUERRA CIVI LE SPAGNOLA (19.16 . 19.19)

5.

Le forze dell'offensiva nazionali constavano di 14 divisioni: 4 del corpo Marroquì (Sa, 13\ 15a, 150a), operante sulla sinistra; 2 (divisione di cavalleria e 105 a divisione) con compito di raccordo tra il Marroquì e il CTV; 3 («Frecce», «Fiamme nere-XXIII marzo», «Littorio») operanti al centro del dispositivo; 5 (4\ sza, 33a, 34a e 108a) del corpo di Galicia, operante sulla destra. Le divisioni nazionali erano costituite variamente: quelle di Navarra (l a, 4 a e 5 a) su 4 (la 1 a) o su 3 (le altre) reggimenti, ciascuno di 4 o 3 battaglioni; le altre su 2 reggimenti o su di un numero vario di «tabores » e « banderas», oppure su mezze brigate, ciascuna su più battaglioni. La divisione di cavalleria era su 3 brigate, delle quali 2 su 3 e 1 su 2 squadroni. Ogni divisione comprendeva organicamente 3 o 2 gruppi di artiglieria, uni Là del genio (zappatori e collegamenti) e dei servizi. La divisione di cavalleria era rinforzata da 2 gruppi di artiglieria: uno da 75, uno da 149. L'artiglieria dell'esercito del nord e dei vari corpi d'esercito che avrebbero partecipato all'offensiva a sud dell'Ebro - escluse le artiglierie del CTV - raggruppavano 59 batterie, che con le 30 del CTV salivano a 89, pci- complessive 750 bocche da fuoco contro 600 dell'avversario. Delle 3 aviazioni 6 : quella deHa legione tedesca «Condor» avn,:bbe operato prevalentemente a favore di Yagiie, quella italiana a favore del CTV e quella nazionale a favore di Aranda. L'italiana, inoltre, avrebbe cooperato, congiuntamente alla nazionale, con la divisÌone di cavalleria, la 1 a divisione di Navarra e la 105a divisione. In sintesi: 14 divisioni contro 12; 750 bocche da fuoco contro 350; pjù d; 400 velivoli contro meno di 350.

6. Il CTV era agli ordini del generale di divisione Mario Berti, che aveva quale vice il generale di divisione Luigi Frusci e quale capo di stato maggiore il col. Gastone Gambara. Comandanle dell'aviazione legionaria italiana era il generale di divisione aerea Mario Bernasconi; comandante dell'arliglieria del CTV, il generale di brigata Ettore Manca di Mores; comandante del genio, il col. Romolo Lastrucci; intendente, il generale di brigata Carlo Favagrossa. La divisione mista (italo-spagnola) «Frecce » 7 (comandante gen. di divisione Mario Roat-


CAP. XVIII - IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDILA AD ALCANIZ

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ta, capo di stato maggiore il magg. Enrico Zavattari) era ordinata su 2 brigate miste («Frecce azzurre» al comando del generale di brigata Guassardo e «Frecce nere» al comando del generale di brigala Piazzoni); la divisione «Fiamme nere-XXIII marzo» B (comandante il console generale Enrico Francisci, capo di stato maggiore il magg. Giuseppe Bodini) era ordinata su 3 reggimenti di fanteria; la divisione «Littorio » 9 (comandante il generale di brigata Annibale Bergonzoli, capo di stato maggiore il ten.col. Giannuzzj) era ordinata su 3 reggimenti; il «raggruppamento carristi» 10, comandante il col. Valentino Babini, era ordinata su: 2 battaglioni carri leggeri di 4 compagnie ciascuno, 1 battaglione misto di 4 compagnie (1 motomitraglieri, 1 autoblindo, 1 controcarri, 1 lanciafiamme), 1 battaglione motorizzato, unità del genio e dei servizi; l'artiglieria del CTV 11 era ordinata su 3 raggruppamenti (1 medi calibri, 1 piccoli calibri, 1 controaerei); il genio 12 era su 3 battaglioni (1 artieri di 3 compagnie, 1 telegrafisti di 2 compagnie, 1 radiotelegrafisti di 2 compagnie) e 1 compagnia fotoelettricisti . Il qt1Z'..dro di batt~g!in. del CT\1 inc.1u:-Icva alt.resi il comand.o (lo stato maggiore, il quartier generale, il reparto carabinieri, l'autodrappello), l'Intendenza, il tribunale militare e alcuni reparti di addestramento u . Delle 3 divisioni: 2 erano ternarie - ciascuna su 3 reggimenti di fanteria di 3 battaglioni ciascuno e 1 battaglione divisionale autonomo (totale: 10 ballaglioni per ogni divisione) - e 1 binaria, ma ordinata su 2 brigate pluriarma, ciascuna tatticamente (artiglieria e genio organicamente in proprio) e logisticamente (unità servizi organiche) autosufficiente. La divisione mista «Frecce» contava 4 reggimenti di fanteria e 1 battaglione autonomo per brigata, con un totale di 14 battaglioni. Essa, pertanto, disponeva di una consistenza di forze e di una potenzialità di manovra superiore di quelle della divisione ternaria e non paragonabile in alcun modo a quelle della divisione binaria che proprio in quei giorni lo stato maggiore dell'esercito italiano decideva di adottare come divisione standard (2 reggimenti di fanteria, ciascuno su 3 battaglioni, 1 battaglione divisionale di armi pesanti). Compreso il battaglione del «raggruppamento carristi» ed esclusi i battaglioni mitraglieri, il CTV disponeva di un totale di 33 battaglioni di fanteria, di cui 2 d'assalto, godeva di un'efficienza pari al 90-95% di quella organica ed esprimeva un livello morale elevato. Le piccole deficienze riguardavano il personale, non le armi; i mezzi, compresi gli automotomezzi, le salmerie e i materiali vari, erano quasi tutti esistenti nel numero fissato dalle tabelle di dotazione. Il «raggruppamento carristi» era una grande unità elementare corazzata in miniatura, o in formato ridotto, disponendo in organico di


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 - 1939)

tutti gli elementi, eccezione fatta per l'artiglieria, che concorrono alla costituzione delle unità corazzate. Rappresentava nelle mani del comandante del CTV elemento di forza e di manovra. La sua creazione aveva segnato una tappa importante nell'evoluzione concettuale circa l'impiego dei carri. Senza escludere la presenza di unità carri in rinfor·zo all e unità di fanteria, aveva fatto breccia l'idea del loro impiego a massa, di cui erano stati antesignani i sovietici e i tedeschi. Il col. Wilhelm Thmna, comandante delle unità carri tedeschi della legione «Condor», continuava a lottare contro il quartier generale di Franco che, «alla maniera dei generali della vecchia scuola », avrebbe voluto impiegare i carri sempre distribuendoli per reparti minori tra le unità di fanteria 14 mentre oramai era chiaro che, più che la fanteria di essi, erano i carri ad aver bisogno di aliquote di fanteria cooperante, che ne consolidasse ro iI successo, ne facilitassero il dispiegamento e la manovra, ne proteggessero il dispositivo. L'a rtigli e ria de l CTV, e sc luse !e art iglie ria controaerei e controcarri, consiste va in 4 grupp i ti.a 65/17 , 4 da 75/27, 3 <la ì00/17, 2 <la 105/28, 2 da 149/12 - gruppi su 3 batterie di 4 pezzi ciascuna per un totale di 48 pezzi da 65/17, 48 da 7 5/27, 36 da 100/ 17, 24 da 105/28, 24 da 149/12 - oltre le artiglierie divisionali e le sezioni di cannoni da 65/17 dei reggimenti di fanteria. L'artiglieria del CTV aveva acquisito nelle battaglie precedenti, fino a quella rec~ntissima di Teruel, un'esperienza eccellente quanto a disciplina d'intervento, manovra delle traiettorie e degli schieramenti, organizzazione ed esecuzione del fuoco, tempestività, giustezza e osservazione del tiro. Il genio del CTV er.1 sufficientemente all'altezza dei suoi compiti, ad eccezione della indisponibilità di unità pontieri, ed aveva raggiunto alti livelli di professionalità che gli conse ntivano di soddisfare tempestivamente le esigenze del combattimento circa la viabilità e il ripristino delle interruzioni, mentre l'assenza di unità pontieri con le loro dotazioni creava talvolta qualche difficoltà che gli artieri dovevano superare da soli. In materia di collegamenti a filo e radio il CTV era del tutto autosufficiente e le unità del genio telegrafisti e radiotelegrafisti garantivano la messa in opera degli assi principali, sussidiari, trasversali delle comunicazioni e delle maglie radio in mi s ura adeguata. L'Intendenza per consistenza di scorte, organizzazione di comando, funzionalità e dislocazione degli organi direttivi ed esecutivi era in grado di assicurare il sostegno logistico, che talora lasciava a desiderare non per colpa delJ; Intendenza, ma della scadente qualità dei capi di vestiario e di equipaggiamento inviati dalla madrepatria. Il


Ci\P. XVIll · IL CTV NELL'OFFENSIVA DcLL'ARAGONA, DA RUVILA AD ALCANIZ

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servizio sanitario e quello del vettovagliamento funzionavano bene e in misura adeguata. In breve il CTV si accingeva all'offensiva, aiutato dalla buona stagione, in condizioni fisiche, n.1orali, ordinative, addestrative e logistiche più che soddisfacenti.

7. Era da oltre 6 mesi che il CTV, eccezione fatta per l'artiglieria e l'aviazione, non combatteva e nessuna delle operazioni del passato era stata preceduta da una pausa operativa così lunga, che peraltro aveva giovato a elevarne l'efficienza ordinativa e addestrativa, ma che aveva posto in sofferenza, come già rilevato, il morale, abbassatosi fino al punto da manifestare, da parte di ufficiali e soldati, chiari segni di stanchezza, di pr-epotente <lesi<lerio <li abbtu1<lonare l'avveuiura e di tornare in patria, della quale sentivano più forte il richiamo, quanto più acquisivano la consapevolezza della loro messa in disparte e percio della inutilità dei sacrifici richiesti e compiuti in terra straniera, lontani da più di un anno dalle famiglie. Eppure la notizia di un ritorno in linea, anziché produrre un'ulteriore depressione, servì a risollevare gli spiri li, come poté constatare Berti nelle visite effettuate il 1 marzo alla «Frecce», il 2 alla «Littorio », il 6 alla «Fiamme Nere-XXIII marzo», il 7 all'artiglieria schierata nella zona di Allueva 15 • Lunga e accurata era stata altresì la preparazione dell'operazione, che il CTV si a pprestava a compiere nel qu~dro della ma novra del l'esercito del nord, grazie al fatto che l'ipotesi d 'impiego del CTV sulla fronte del l'Aragona aveva formato oggetto di studio in precedenza, che erano noti i risultati delle numerose ricognizioni terrestri e aeree compiute già prima del 24 febbraio e di quelle effettuate dal 24 febbraio all'8 marzo, che le direttive verbali e scritte furono impartite da Franco e da Dàvila con adeguato anticipo. L'Intendenza del CTV aveva avuto tutto il tempo necessario per realizzare una dislocazione avanzata a ridosso delle grande unità operanti, con organi particolari spinti molto sotto, compatibilmente con le esigenze della funzionalità e della sicurezza. I contatti diretti tra Berti, Franco e Dàvila erano stati ripetuti e intensi dal 24 febbraio 16 ed estesi nei giorni della vigilia al gen. Juan Vigòn Suerodìaz 17, vice-comandante dell'esercito del nord. Il giorno 27 febbraio Berti aveva tenuto rapporto ai co-


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LA PARTECrPAZIONP. ITALIA NA AllA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 19.19)

mandanti delle grandi unità, agli ufficiali del suo stato maggiore, ai capi reparti e servizi e li aveva messi al corrente 18 dei suoi intendimenti operativi e del conseguente piano di sviluppo delle operazioni. Il 5 marzo il comando dell'esercito del nord aveva proposto un mutamento della direttrice d'avanzata del CTV, ma Berti vi si era opposto, sostenendo la validità della scelta iniziale e Vigòn non aveva insistito sul la richiesta, proprio perché il CTV era ormai pronto per dare inizio a ll 'offensiva fin dal giorno successivo (6 marzo), mentre non lo erano i nazionali che Vigòn dichiarò sarebbero stati a punto non prima dei giorni 8 o 9. Il trasferimento delle unità dalle zone di dislocazione a quelle di attesa, a ridosso della linea di contatto, venne compiuto in parte per ferrovia e in parte per via ordinaria e la sera del 5 marzo il CTV era raccolto nella zona delimitata, grosso modo, dalla congiungente Daroca-Lechòn-Ferreruela-Bea-Fongria-Torrecilla-Barrachina-El RojoTornos-Santeda-Daroca. Tn particolare: la «Frecce» nella zona a nord di Cutanda; la << Fiam rnc. nere-XXIII T11arzon in quella di TorrccillaBarrochina-El Rojo; la «Littorio » nella zona di Tornos; il «raggruppamento carristi », a fianco della «Frecce », a sud-est di Durraceta; l'artiglieria del CTV a sud di Daroca, a tergo della «Frecce » e davanti alla «Lillorio », in posizione alquanto eccentrica rispetto al dispositivo, non avendo potuto assumere, come sarebbe stato conveniente, uno schieramento centrale a causa della morfolÒgia del terreno e della necessità di sottrarsi all'osservazione avversaria. Berti diramò l'ordine di operazione n_ 45 (Doc. n. 18) per l'operazione «RE» (Rudilla-Ebro) il 6 marzo. L'ordine non faceva che confermare le direttive e le disposizioni già impartite durante i vari incontri con i comandanti interessati, tra i quali il gen. Bernasconi. comandante dell'aviazione legionaria 19, e già esaminati e definiti nell'ambito dello stato maggiore del comando 20. L'ordine si riferiva alla fase iniziale della manovra: fase scomposta in 2 tempi, durante la quale i.I CTV avrebbe dovuto rmnpere la fronte nemica con la divisione «Frecce » e mantenere uno schieramento profondo per alimentare, senza soste, l'avanzata, guardandosi costantemente i fianchi, indipendentemente dalla p rogressione dei corpi <l'esercito laterali. Più particola reggiatamente: in un primo tempo il CTV avrebbe rotto la fronte avversar ia tra Rudilla e Soladillo, tendendo a impossessarsi del quadrilatero Blesa-Muniesa-Huesa de l Comùn-Cortes de Aragòn; in un secondo tempo, avrebbe avvolto il sal iente avversario, agendo in direzione del fiume Martin . In 1 a schiera, avrebbe agito la «Frecce», _rinforzata da 1 compagnia carri e da 2 gruppi di piccolo calibro dell'ar-


CAP. XVlll - IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA , DA RIJDILA AO AI.CANIZ

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tiglieria del CTV; in 2 a schiera, la «F.N.-XXIII marzo », pronta a muovere su Rudilla-Segura de los Ba:iios dalla zona del triangolo 01.allaTorrecilla-bivio est di Navarrete, con il compito iniziale di sicurezza della rotabile di Rudilla; sarebbero rimasti in riserva il «raggruppamento carristi» e la «Littorio », raccolti rispettivamente nella zona di Navarrete, dove dal giurnu 6 avrebbe anche funzionato il comando de l CTV 21, e in quella a ovest di Calamocha. La «Frecce», con obiettivo di attacco Muniesa, avrebbe agito con entrambe le brigate in la schiera, per tendere ad assicurarsi in breve tempo la piena disponibilità delle rotabili Fonfria-Huesa del Comùn e Segura dc los BaiiusCortes de Aragòn, guardandosi dalle prove ni e nze da Monforte e da Alcaino. Ad avvenuto scavalcamento delle forze nazi onali a contatto da parte delle «Frecce », la «F.N.-XXIII marzo » avrebbe provveduto alla sicurezza della rotabile di Rudi Ila dalle minacce da sinistra. Alla preparazione avrebbero partecipato le arti g lierie divisionali e quelle del CTV, tutte alle dipendenze per la particolare az ione del comanda;1te de ll' artigli e;·ia d el CTV; a lle azioni di appoggio e di prnteziouc

avrebbero concorso, su ric hiesta della « Frecce», le artiglierie del CTV a quelle delle altre divisioni. L'av iazione leg ionari a sarebbe intervenuta nella fase finale della preparazione e successivamente, su richiesta, bombardando le difese nemiche arretrate, in particolare le località di Blesa, Muniesa, Cortes de Aragò n, Segura de los Baiios, e mitragliando e spezzonando le formazioni nemi c he lungo le vie di comunicazione che defluivano da tali località, segna tamente le rotabili Azu era-Blesa, Lécera-Muniesa, Hijar-Mtmiesa, Oliete-Andorra-Alcaniz; avrebbe inoltre effettuato azioni di esplorazione e ricognizione diurna e notturna, sino alla strada Hijar-Alca:iiiz, sulle comunicazioni incidenti sui fianchi della direttrice d 'attacco e azioni di protezione del cielo inizialmente ne ll a zona delimitata dai meridiani di Muniesa e lago di Tornos, dal parallelo di Vivei del r io Martin, dalla congiungente Daroca-Muniesa. Il genio avrebbe realizzato le reti di collegamento schematizzate nell'ordine di operazione e impiantato un posto di distribuzione di materiali (da ponte e di rafforzamento) e di attrezzi da lavoro in Navarrete. Berti delineò dunque una manovra di rottura a «botta dritta », affidala a un unico s forzo frontale, anche se articolato, diretto contro un tratto forte de lla difesa, da investire per un 'ampiezza di 6-7 chilometri. Fu una scelLa quas i obbligata, stante la necessità assoluta di sbloccare la strada di Rudilla. Egli previde di dover superare una resistenza robusta e reattiva e, consegue ntem e nte , cercò di ridurre il più possibile lo spazio dell e minacce e degli imprevisti, insistendo sulle


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LA PARTECLI'AZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CJV!LE SPAGNOLA (1936 - 1939)

misure di sicurezza: la «Frecce» avrebbe proceduto con misure di autosicurezza, la «F.N.-XXIII marzo» avrebbe seguito a ruota l'avanzata della «Frecce», non appena questa avesse scavalcato le forze nazionali in linea. La manovra concepita da Berti può sembrare che si rifacesse ai modelli delle offensive della prima guerra mondiale ed è così. Ma la manovra di rottura frontale, alla quale egli fu obbligato, neppure oggi si discosta da quei modelli, con la sola sostanziale differenza che la rottura va ricercata nella assoluta superiorità del fuoco dell'artiglieria e dell'aviazione, alle quali in sostanza spetta rompere la difesa, e nel tempestivo sfruttamento dell'azione a massa del fuoco da parte delle fanterie. Egli, inoltre, tenne ben presente che si sarebbe dovuto combattere su terreno montano fortificato, che era in pratica l'ostacolo maggiore che g li si parava davanti, pur considerando che le condizioni meteorologiche favorevoli - tempo buono, cielo sereno, temperatura oscillante Lra il minimo di 5-8° e il massimo di 12-16° - non ne accrescevano l'asperità. Quanto a tutto l! resto, - compresa la grande preoccupazione per la sicurezza che potrebbe sembrare eccessiva, ma che non lo fu se si tiene conto delle grandi potenzialità nemiche di poter parare il colpo - l'ordine di operazione n.45 aderì in pieno alla «Istruzione generale n. 30 » del gen. Dàvila e, al tempo stesso, adattò la dottrina in vigore dal 1935 nell'esercito italiano alla particolare situazione del mt'm1ento. · Roatta, da parte sua, impostò e organizzò la manovra divisionale entro i rigidi vinco I i impostigli dal comando superiore 22, basando le possibilità di successo sullo stretto coordinamento degli sforzi delle due brigate che gli venne ordinato di far agire in la schiera e su di una non meno stretta cooperazione fanteria-artiglieria. Decise di muovere all'attacco tentando di sfondare in corrispondenza degli estremi del settore di azione - Rudilla e dorsale Barranco Cerrado-Cruz SantaMuela de Anedòn - e di far cadere per manovra il tratto centrale della difesa, esercitando lo sforzo principale per la destra (brigata «Frecce Azzurre») e puntando quindi, con convergenza dfi due sforzi, su Muoiesa. Preoccupato anch'egli della sicurezza dei fianchi del dispositivo, si premunì costituendo una riserva robusta (comando del 1 ° reggimento di fanteria, battaglione d'assalto «Laredo », battaglione miLragJied divisionale) per sostituire tempestivamente, quaJora non vi avesse provveduto il comando superiore, le forze che le due brigale in la schiera avessero dovuto impegnare in compiti di sicurezza. Ma l'intento prioritario cui Roatta ispirò la sua manovra fu il celere raggiungimento della linea rio Aguas-Huesa del Comùn-Cerro del Moro


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per sfruttare «qualsiasi evenienza favorevole» alla prosecuzione, «rapidamente e decisamente», in profondità: con la colonna di destra, oltre Muniesa; con quella di sinistra, oltre Muniesa e Blesa. Vi fu, dunque, nella concezione di Roatta la ricerca di un'azione manovrata a stretto raggio fin dalla fase iniziale e l'intendimento e la volontà di ampliarla subito, appena possibile, spingendo le forze in profondità. Dal 1 al 9 marzo l'aviazione legionaria fu particolarmente attiva in missioni di ricognizione e di esplorazione e il 2 marzo bombardò le posizioni e l'osservatorio nemico di q.1346 a nord della sierra de Herrera, il giorno 3 concentramenti di forze avversarie nella zona di Alcaùiz, il giorno 4 gli aeroporti di Sarifiena e Almuniete, il giorno 7 il porto di Cartagena e le navi da guerra alla fonda. Il 6 marzo, in seguito alle domande degli interessati e sulla base di proposte dell'avvocatura militare presso il tribunale di guerra, Berti decise che i condannati di cui fosse stata accolta la domanda venissero incorporati in unità operanti per dare loro modo e mezzo di redimen.;i e venissero riuniti in apposi le squa<lr e (un a per r eggimenl.o) aggregate a una compagnia e affidate a comandanti capaci e autorevoli 23 • Il diario storico del comando del CTV annota il giorno 8 marzo: «Domani inizierà la battaglia. Lo spirito delle truppe è ottimo» 24. 11 2 e il 7 marzo Berti aveva orientato personalmente anche i giornalisti sulla situazione 25 e la sera del giorno 7 conferì con l'ambasciatore Viola, giunto presso il comando del CTV in Navarrete, dove si trattenne fino al tardo mattino del giorno 9, ad attacco iniziato 26. L'artiglieria del CTV - con a disposizione 4 gruppi da 65/17, 4 gruppi da 75/27, 3 gruppi da 100/17, 2 da 105/28, 2 da 149/12, tutti su 3 batteria di 4 pezzi ciascuna, per complessivi 180 pezzi, oltre 1 batteria da 75 C.K. e 2 batterie da 20 mm - per rendere la più violenta possibile la preparazione ne limitò gli obiettivi, concentrando il fuoco su quelli «piì:1 importanti e sensibili»; li distinse in 4 gruppi 27 e ne valutò l'importanza relativa, assegnando priorità uno a quelli che sbarravano la strada di Rudilla; costituì-4 magli di fuoco con i 16 gruppi disponibili 28; approntò un particolareggiato piano di preparazione; rinunziò a eseguire tiri d'inquadramento nei giorni precedenti l'inizio della manovra, affidandosi all'accurata preparazione topografica e balistica potuta condurre in profondità. Lo schieramento adottato, per i motivi già ricordati e per la qualità dei mezzi a disposizione (6 gruppi di obici, 7 gruppi di cannoni), non fu centrale e raccolto, ma molto avanzato. Fu uno schieramento atipico che, dovendo realizzare la sorpresa, venne effettuato nella sola notte della vigilia per una


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 · 1939)

parte della artiglieria, previo mascheramento delle posizioni e accurata preparazione topografica, secondo l'ordine di operazione emanato il 7 marzo dal comando di artiglieria del CTV (Doc. n. 19).

8. a) Giorno 9 marza

Dopo i tiri di aggiustamento effettuati dalle 6,15 alle 7,45, ha inizio alle ore 8 la preparazione dell'artiglieria, che dura fino alle ore 9 e a essa fa seguito, dalle 9 alle 9,15, quella dell'aviazione legionaria. Al.le 9,30 le fanterie muovono all'attacco: a sinistra, la brigata «Frecce azzurre» occupa di slancio il costone del Canal Bianco e le alture a ovest di Rudilla; a destra, la «F recce Nere » incontra resistenze notc.-s"roli cla p;irtc d'2.llc difese di Santa Cruz (q. 13QS) e dell a lVIolatillà di Aiiodòn. Lo scavalcamento dei nazionali avviene tra le 9 e le 9,30 lungo la linea Pe11.a del Castillo - Sierra del Cucalòn - Rocha (q . 1376) - Cueva del Pan - Ta rròn - La Mueia - Km 24 deila strada pe r Rudilla - Barranco C:e rra do - ovest Salcedillo - Las Carboneras - Malfraite - q. 1182 - q. 1063 - q ..1048 - Vivel del rio Martin. La compagnia carri armati viene lanciata alle 9,30 direttamente su Rudilla che occupa verso le fO. La fronte in corrispondenza di Rudilla è sfondata. Durante la g iorn ata; le b r igate della «Frecce » avanzano e, malgrado la resistenza particolarme nte tenace sulla destra, la «Frecce azzurre» raggiunge il Km 15 de lla rotabile per Huesa del Comùn, sulla quale trova interrotto il ponte sull'Aguas, senza che ciò le impedisca a sera di attestarsi all'altezza di Huesa del Comùn e di spingere 2 battaglioni e la compagnia carri su Blesa, che viene occupala alle 23 . La brigata «Frecce Nere» , superata la resiste nza nemica sulle posizioni di Santa Cruz e Molatilla, dove viene inve stila da un contrattacco che riesce a respingere verso le ore 16, raggiunge a sera Molatilla e il ponte del Km 88 della strada per Maicas. La divisione realizza così nella giornata una breccia ampia 8 e profonda 14 chilome tri, mentre: sulla sinistra, la la divisione di Navarra e quella di caval leria hanno avanzato in profondità per 5-6 chilometri, attestandosi sulla s ierra de Herrera; sulla destra, le truppe di Aranda, dopo aver occupalo le posizioni di Las Coronas, si sono spinte verso Martin del rio, penetrando per soli 5-6 chilometri.


CAP.

xvm . LL CTV

NELL'OFFF.NS1VA DELL'ARAGONA, DA llUDlLA AD ALCAJÌIJZ

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Alle 21,30, il comando del CTV, in relazione alla resistenza tullo sommato scarsa - nulla addirittura su alcuni tratti - incontrata, ordina per il giorno successivo la ripresa dell'offensiva 2 9 con obiettivo O liete, dove costituire una testa di ponte sul Martin che dia protezione al fianco destro del dispositivo e faciliti l'ulteriore sbocco verso la stretta di Arino. Non vengono introdotte varianti al dispositivo, ma solo prescritto che la divisione «F.N.-XIII marzo » si raccolga nella zona a est di Rudilla e che la «Littorio » si tenga pronta a muovere, al primo cenno, autotrasportata. L'artiglieria conserva lo schieramento iniziale dal quale, durante la giornata, ha erogato con i concentramenti un volume di fuoco non ancora raggiunto nelle battaglie precedenti, neppure in quella di Teruel, conseguendo risultati molto efficaci.

b) Giomo 10 marzo

Alle ure 6 Jd gioruo 10, ìa t.Ìivisione «Fr-ec.:ce» riprendç i'avanzata: la brigata «Frecce Azzurre » incontra resistenze episodiche, è attardata dal passaggio dell'Aguas per il brillamento del ponte, guadagna all'imbrunire le posizioni di Muniesa; la brigata «Frecce Nere » avanza da Baiios, occupa La Planilla, converge s u Cortes de Aragòn che occupa a sera. Frallanto Berti, constatato che l'avversario, ancora scioccato dalla sorpresa s ubìta il giorno avanti, continua a ripiegare, lancia in avanti il «raggruppamento carristi» che, verso le 11 , senza aver incontralo resistenze, raggiunge Muniesa; fa avanzare la «F.N.-XIII marzo » da Huesca d e l Comùn su Blesa ordinandole di sostituire i distaccamenti protettivi lasciati in sito sul fianco s inistro dalla «Frecce»; fa muovere, parzialmente autocarra ta; la «Lil!orio» che viene concentrandosi nella zona di Huesa del Comùn. Nel pomeriggio, il «raggruppamento carristi» va incontro a una colom1a avversaria che muove verso Huesa, l'affro nta, la sbaraglia e occupa i passaggi della displuviale sui quali, a sera, viene so stituito da fanterie della brigata «Frecce Azzurre ». Sulla sinistra, il corpo d'esercito di Yagiie - «regulares », legionari d'Africa del tercio, «requetés», falangisti - attacca le posizioni di Belchite, a 16 chilometri dalla linea di partenza, e conquista l'abitato, «che nell'agosto del 1937 era "il dolore dell'Aragona" e "l'onore della Spagna" » 30, mediante una riuscita manovra di avvolgimento. Sulla destra, il corpo d'esercito di Aranda incontra resistenze notevoli a cavallo della rotabile di Montalbàn e progredisce lentarnente, ma a sera occupa le posizioni di Caberoz Altos, le alture a sud-ovest


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

di Hoz la Vieja, le prime case di Martin del rio, Mirabueno, Serrada (q. 1439). Berti, preoccupato sin dalla sera del 9 dello sfasamento tra l'avanzata delle sue forze e quelle di Yagiie e soprattutto di Aranda, nella mattina del 10 segnala a Dàvila il pericolo che deriva da tale sfasamento e chiede un'accelerazione del movimento che, in effetti, si verifica nella giornata per le Lruppe di Yagi.i.e, ma non per quelle di Aranda. Alla sera del giorno 10 la linea raggiunta corre lungo la congiungente: posizioni est di Belchite-Herrera di Los Navarros - posizioni nord di Blesa - posizioni 4 chilometri est di Muniesa - est di Cortes de Aragòn - Martin del rio. La «Frecce » è a 9 chilometri oltre Muniesa.

c) Giorno 11 marzo

La «Frecce» tende a travolgere le resistenze, che il nemico sembra voler opporre sulle posizioni di casa a est dell'altu ra di q . 781 di q. 772 - del Km 35 dell a rnlabile M.u11iesa Olie i.e - di q. 766 di q. 760 - di Balza la Serreria - di q. 825, continuando ad avanzare: con la «Frecce Azzurre », a caval lo della rotabile Muniesa-Alacòn; con la «Frecce Nere» , a cavallo della rotabile stessa che dal Km 40 va a Atalaya. La divisione viene rinforzata ulteriormente con 1 gruppo di piccolo calibro (IX da 100 ) e uno di medio_calibro (III <la 105) e con carri armati . L'azione della << Frecce » è preceduta <la una breve preparazione dell'artiglieria (20 minuti) - che dalla notte viene modificando lo schieramento - la quale, questa volta, fa seguito a quella dell'aviazione. L'artiglieria avversaria è costretta a tacere; le fanteri e repubblicane ripiegano opponendo resistenze di retroguardia. Alle 12,30, due ore dopo il termine della preparazione, la «Frecce » occupa Alacòn, schiera forze a protezione del fianco sinistro, lancia le unità carri in rinforzo, facendole seguire da unità di fanteria, su Oli ete che occupa verso le ore 14, prevenendo l'avversario che si accingeva .a difendere il ponte sul Martin. La «F.N.-XXIII marzo » è ancora con il grosso nella zona di Muniesa e la «Littorio » in quella di Cortes de Aragòn, da dove, d'iniziativa, spinge in avanti un piccolo distaccamento celere - 1 plotone di fanteria autocarrato, l plotone motomitraglieri - 1 sezione controcarri - su Obòn, che occupa verso le ore 16, catturando 50 prigionieri, 2 n11tragliatrici, alcuni fucili. Berti ordina che il distaccamento rientri e dispone che la «Frecce » costituisca un'ampia testa di ponte oltre Oliete. Roatta vi provvede con unità della brigata «Frecce Azzurre », ma riesce a realizzarla con dimensioni inferiori di quelle volute da


CAP. X Vlll - !L CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDJLA AD ALCAN!Z

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Berli, ripromettendosi di ampliarla e consolidarla il giorno successivo. A sera il CTV conserva il dispositivo assunto il giorno 9 - 3 divisioni in profondità - che si snoda lungo la rotabile Cortes de AragònMuniesa-Alacòn-Oliete. Il suo fianco sinistro non è sufficientemente coperto dalla divisione di cavalleria, che non riesce a controllare adeguatamente l'intervallo con il corpo d'esercito di Yagi.ie, mentre il suo fianco destro trova protezione più dal teTTeno montano che non dalle forze del corpo d'esercito di Aranda che, pur non incontrando serie resistenze, avanza lenlamente per avvolgere da nord e da sud Montalbàn e la zona mineraria di Utrillas.

d) Giorno 12 marza In seguito alla situazione realizzata dal CTV nella giornata dell' 11, il com ando dell'esercito del nord, forse anche per ridurre il ruolo di protagonista fi1w a ora svultu dai legionari italiani, è indotto a un mutamento del disegno iniziale di manovra: operare con 2 anziché 3 sforzi. Il CTV, anziché proseguire in blocco lungo la direttrice di avanzata stabilita e tendere a raggiungere Alcaiiiz, Gandesa e Tortosa, dopo essersi articolato su 2 colonne, dovrebbe muovere con: una colonna in direzione nord-est da Oliele su Arino, Albalate d e l Arzobispo e Hijar per cooperare allo sforzo del corpo d'esercito di Yagi.ie; con l'altra in direzione sud-est da Obòn su Estercuel e Gargallo. Berti, cui non sfugge la motivazione sottintesa del mutamento - che in pratica relega il CTV a 2 azioni sussidiarie, una a favore di Yagiie e una di Aranda, rompe l'unitarietà della manovra del CT, non risolve, anzi complica, il problema della sicurezza dei fianchi - contesta il proposito del comando dell'esercito del nord e dimostra l'assoluta necessità per il CTV <li impadronirsi il più presto possibile del nodo di Andorra, da dove diventa più ampia anche la possibilità di una più stretta cooperazione con il corpo d'esercito di Yagi.ie per la rotabile Andorra-Albalate del Arzobispo e con il corpo d'esercito di Aranda per la rotabile Andorra-Alcorisa. Dàvila e Vigòn non possono non convenire sulle tesi di Berti e rinunziano al progetto, affidando alla la divisione di Navarra il compito di puntare da Lécera su Albalate del Arzobispo 31 . La giornata del 12 è così spesa dal CTV, per: ampliare la testa di ponte di Oliete e rimuovere le resistenze che i repubblicani tentano di riannodare sulle posizioni dell'Atalaya; raccogliere la «F.N.-XXIII marzo» nella zona del biv.io della rotabile per Aziiio, a est di Oli ete, e predisporla -illa entrata in linea; far serrare la «Littorio » nella zona


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LA PARTP.CTPAZJONE TTALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPA(;NOLA (1 936 - 1939)

Muniesa-Alacòn. Nella giornata il corpo d'esercito di Yagi.ie occupa Escatròn, la Puebla di Hijar e Albalate <lel Arzobispo, dopo aver Lravolto in quest'ultima località le difese repubblicane sul Martin; il corpo d'esercito di Aranda s'impegna nella manovra di avvolgimento di Montalbàn, occupando, ostacolato dalla difesa e ancor più dal terreno trarotto e insidioso, il monte Aliaga e Cabezo Redondo a nord di Montalbàn, ilmonteMuela(l294 m), i monti AbadiaeEricas a ovest di Utrillas. Nel primo pomeriggio il comando del CTV dirama l'ordine di operazione n. 47 (Doc. n. 20) per proseguire il giorno dopo la penetrazione in profondità sino al nodo di Andorra e alla stretta di Aziii.o. Il mattino successivo, perlanlo: la «Frecce» avrebbe proseguito su Arino; la «F.N .-XXlll marzo» avrebbe avanzato su Andorra; la «Littorio » si sarebbe rnccolla Lra Alacòn e Muniesa; il «raggruppamento carristi», n-ieno 1 baltaglione carri che avrebbe rinforzato la «F.N.-XXIII marzo», sarebbe rimasto in riserva nella zona cli Oliete; l'artiglieria del CTV avrebbe concorso alle azioni di preparazione e di appoggio delle at·U.gli erié! div isio.n ali, scl1iei·ai1dosi 111 rtiodc, da poter intc1-venirc. a .-tJ.as-

sa a cavallo delle direttrici delle due divisioni in la schiera,ma spostando inizialmente in avanti solo 1 gruppo da 105 e 2 da 100. L'aviazione legionaria sarebbe inLervenula su richiesta con azioni di bombardamento e spezzonamcnlo sulle difese di Aril1o e di Andorra e, in ore <la precisare, sugli abitati di Alloza, Andorra, Albalate del Arzobispo, Calanda, Alcorisa, nonché eventualmènte, con azioni <li spezzonamento e di mitragliamento, lungo le rotabili adducenti da nord, da est e da sud nell'area della battaglia. Poco dopo, in seguito all'occupazione di Azaila e Escatròn da parte delle forze di Yagi.ie, all'attacco che si accingono a sferrare contro AlbalaLc del Arzobispo la la divisione di Navarra e la divisione di cavalleria, all'occupazione della stretta di Aziiìo da parte della « Frecce», Berti modifica parzialmente il suo intendimenlo, diramando l'ordine di operazione n . 47 bis (Doc. n. 21 ): mantenere la stretta di Arino ormai conquistata; penetrare o lLre la sierra de Arcos gravitando a cavallo della direttrice Oliete-Andorra; fiancheggiare l'azione e manovrare per la deslra lungo la direttrice Blanco-Montalbo-rotabile Andorra-Alcorisa a cavallo del Km 9; tenere la riserva in misura di intervenire in direzione di Arino o di Andorra. La «F.N.-XXIII marzo» avrebbe ricevuto in rinforzo un reggimento della brigata «Frecce Nere» e il baltaglione mitraglieri divisionale della «Frecce» e avrebbe avanzalo su Andorra, avviando un distaccamento sulla destra del dispositivo da muovere con anticipo rispetto alle altre forze; la «Frecce » avrehhe mantenuto il saldo possesso della stretta di Arino


CAP. xvm. Il . CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA. nA RUDILA AD ALCA!ÌllZ

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raccogliendosi fra tale località e il bivio per Oliete-Alloza e distaccando un reggimento sulla destra di Arcos per interceLtare le mulattiere scendenti per Coronas su Arino; l'artiglieria avrebbe sostenuto l'azione delle due divisioni in la schiera; l'aviazione legionaria, oltre effettuare le azioni di esplorazione, protezione e attacco al suolo già indicate nell'ordine di operazione n. 46, a lle 9,30 avrebbe bombardato gli abitati di Alloza e Andorra e alle 10,30 quelli di Aguaviva, Calandra, Alcorisa. e) Giorno 13 marza

Protagonista dell'avanzata del CTV diventa la «F.N.-XIII marzo », che opera articolata in 2 colonne, 1 distaccamento e 1 riserva. La divisione inizia a muovere alle ore 8: la colonna di sinistra giunge alle 9 a ll'altezza della q. 534 senza incontrare resistenze, a lle 10 oltrepassa il rio Escuriza, alle 10,40 il bivio di q. 614, alle 11 giunge sul costone di '-l· 6S1 ; la culolhla Ji Ùestl'a iucunlra n::sislenze suìle pendici ddìa q. 585, raggiunge la riva destra dell'Escuriza, supera lo sbarramento stradale, aggira la q. 676 a ovest di Alloza, è successivamente ritardata dal le interruzion i operate dal nemico - prontamente riparate dal genio e alle 12, ma lgrado tutto, occupa Alloza; il distaccamento fiancheggiane avviato all'alba lun go la direzione q. 779 a s ud d i Romero Blanco Montalbo - Km 9 della rotabile Andorra-Alcorisa, raggiunge la fabbrica di Resinas . La colonna della «Frecce» avv iata per Coronas avanza indisturbata, ma lentamente e faticosamente a causa delle difficoltà opposte dal terreno impervio, e al la sera è in grado di intercettare la rotabile Albalate del Arzobispo-Andorra, occupa infine il monte Cerezo (q. 807). Frattanto, il conso le ge nerale Francisci, coma nd ante della «F.N.-XXIII marzo », occupata Alloza, lancia in avanti, lungo la direzione del la colonna di destra, il battaglione carri in rinforzo ed egli stesso muove con tale battaglione che, a ll e 15, 10, entra in Andorra, da dove subito dopo il battaglione compie due puntate in profondità sul davanti: u na lungo la strada per Calanda, dove incontra deboli resistenze che sopraffà, un a lungo la strada per Alcorisa, dove si scontra con una piccola formazione di carri nemici (3) che viene posta in fuga. La «Littorio » è dislocata al mattino a sud di Andorra, da dove spinge propri elementi avanzati su Alcorisa, segnala la presenza di forze repubblicane oltre l'Alchozasa il cui ponte è stato fatto saltare dal nemico, costituisce un robusto distaccamento celere che alle ore 20 muove in direzione di Alcorisa. In giornata: il corpo di esercito di Yagi.ie oc.c.upa Hijar, supera il Martin a Samper de Calanda e Castellòn, si


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

spinge fino a pochi chilometri a ovest di Chiprana sulla rotabile per Caspe; il corpo d'esercito di Aranda completa l'avvolgimento di MonLalbàn e Utrillas, raggiunge il monte Bianco a sud-ovest di Alloza lungo il limite di settore del CTV, il convento di River, Estercuel, Torres de las Arcas, Escucha ed è in grado d 'intercettare la rotabile di Montalbàn a circa 4 chilometri dall'abitato. La buona protezione che si realizza sul fianco sinistro del CTV, le notizie raccolte dalla intercettazione, dai prigionieri e disertori circa il ripiegamento generale dei repubblicani a oriente del Guadalope per quivi costituire ìa nuova linea di resistenza inducono Berti a osare, dopo aver consultato Francisci, una rapida azione su Alcaiiiz per tentare di frustrare l'intendimento nemico di schierarsi a difesa sul fiume Guadalupe_ Si tratta di spingersi in profondità per altri 36 chilometri, affidando la penetrazione a unità che nella giornala hanno avanzato, combaltcndo su terreno montano, in 7 ore per 26 chilornclri; ma Francisci assicura Ber ti di poterlo fare anche perché si dice sicuro ddl'cìcvato moraic dei suoi soldati . Francisci: costit uisce un robusto

distaccamento che consta dell'intero «raggruppamento carristi» che gli viene ass egnato in rinforzo, di 2 batlaglioni di fanteria («Arde nte » e «Lupi») con il comando del 5° reggimento, di elementi controcarri del II gruppo misto dell'VIII gruppo di artiglieria da 100/17; fa una specie di incetta di tutti gli automezzi disponibili dell' autoreparto divisionale, dell'XI gruppo c!à 75/27 e del II gruppo misto sì da garantire l'autotrasporto dell'intero battaglione «Ardente » e di un'aliquota del «Lupi »; raccoglie alle 23,30 uomini e mezzi nella zona tra il Km 18 e il Km 19 della rotabile Andorra-Calanda. Berti, da parte sua, dispone che il grosso della «F.N.-XXUl marzo» si ori enti ad avanzare 511

Alr::ini?, l::i «T.ittorio » rli<:imp<->gni l::i «F.N .-XTTT rn ::i r7<h> rl::illa ()r r:11-

pazione di Andorra e fronteggi le provenienze da Alcorisa, il reggimento della brigata «Frecce Nere » in rinforzo della «F.N.-Xlll marzo » segua la divisione e si schieri nella zona di Calanda, la «Frecce », meno un reggimento, passi in rise rva e si dislochi fra Alloza e Andorra.

f) Giorno 14 marzo

Nella notte, verso le ore 1,00, la colonna celere, al comando del console generale Francisci, comincia a muovere e alle 3 giunge nei pressi di Calanda, dove si verifica una scaramuccia con elementi avversari che si ritirano subito in grande fretta. Alle 5 gli elementi avanzati della colonna raggiungono le posizioni che da ovest dominano


CAP. XVIII - IL CTV NELL'OFFENS1VA DELL'ARAGONA, DA RUDILA AD ALCANIZ

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Alcaiìiz, alle 6 carri armati e fanterie occupano Alcafiiz assumendo la responsabilità del mantenimento dell'ordine pubblico e alle 7 viene costituita una testa di ponte al di là del Guadalope, i cui ponti sono intatti. La colonna Francisci conquista pertanto Akaiiiz senza quasi subìre perdite (nessun caduto) e cattura circa 2.000 prigionieri tra spagnoli e stranieri, 6 carri armati, 1 batteria controcarri, 1 batteria medio calibro, decine di armi automatiche, centinaia di armi individuali, autocarri e interi depositi di materiali di ogni genere. La cattura di un gruppo di ufficiali disintegra un'intera brigata e, mentre sfugge alla prigionia il comandante, vengono catturati il suo capo di stato maggiore e altri ufficiali del con1.ando, tra i quali un ufficiale francese della riserva 33_ Sia Calanda, occupata ben presto sorprendendo i pochi nuclei nemici ivi dislocati, sia Alcafiiz, dove viene sorpresa un'intera brigata, sono due obiettivi la cui conquista è il risultato di un'audace iniziativa condotta bene a termine in tempo da primato. Conquistata Alcaiiiz, Francisci: irrobustisce subito la testa di poni.<:: a orit::nle deli'abilato ; prov vt::Ùe a parare Ìe minac ce provenienti ùa

Hijar da dove unità repubblicane sono in marcia ve rso Alcaniz; invia ad Andorra gli autocarri vuoti per autotrasportare l'altra aliquota del battaglione «Lupi », il battaglione mitraglieri divisionale e l'XI gruppo da 75/27; ordina il trasferimento, con inizio dalle ore 8, del grosso della divisione nella zona di Alcaiiiz. Quest'ultimo movimento viene sospeso perché Dàvila mette a disposizione de l comando del CTV la « la divisione di Navarra» che si concentra nella zona di Andorra e che Berti intende destinare al presidio della testa di ponte già costituita e di altre due teste di ponte da mettere in essere nelle zone di Castelseràs e Calanda, sì da disimpegnare la «F.N.-XXIII marzo» e passarla, a sostituzi one avvenuta , in rise rva r accog li e ndola nella zona a occidente del bivio di Alcaf:iiz. Il distaccamento celer e della «Littorio », inviato la sera del 13 da Ber gonzoli in direzione di Alcorisa, dopo la sosta notturna, riprende a li 'alba il movimento, ma è costretto ben presto ad arrestarsi di fron te alla reazione di fuoco dell'artiglier ia e della fanteria repubblicane, proveniente dalle alture a sud dell'Achozaga. Bergonzoli vorrebbe attaccare tali posizioni e rivolge perciò al comando del CTV la richiesta di automezzi per trasportare le necessarie unità di rinforzo, ma Be rti, che non intende impegnarsi in direzione di Alcorisa, eccentrica rispetto al centro di gravità della manovra del CTV e rientrante nel settore di azione del corpo d 'esercito di Aranda, ordina l'arresto dell'avanzata del distaccamento e, se necessario, il suo ripiegamento. Nella zona di Alcorisa, oltre tutto, risulterebbero


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dislocate ben 3 divisioni repubblicane, la cui eliminazione impegnerebbe forze che i I CTV non ha. Il corpo d'esercito di Yagi.ie effettua modeste rettifiche della fronte raggiunta ieri, ma non riesce ancora ad assicurarsi l'intercettazione della rotabile per Alcafiiz; il corpo d'esercito di Aranda occupa Mata de los Olmos, Gargallo e Castel de Cabra, intercettando così la rotabile Montalbàn-Alcorisa nella zona del bivio per Ejulve.

9. La conquista di Alcaùiz concluse la prima fase dell'offensiva in Aragona, durata 6 giorni, durante i quali il CTV era penetrato in territorio avversario per oltre 80 chilometri in linea d'aria, alla media di circa 15 chilometri al giorno, e aveva accelerato i tempi di sviluppo calcolati nel piano operalivo ohre ogui oi.lifnisi.ica previsione. Ciò

era stato reso possibile, nonostante le difficoltà opposte dal terreno montano e aspro, in primo luogo dalla scarsa, spesso nulla, resistenza e reattività della difesa, nonostante questi avesse goduto del favore del terreno e di una efficiente sistemazione fortificatoria campale, potuta realizzare durante il ragguardevole periodo di tempo avuto a disposizione. Ma, se resistenz:a e reattività, eccezione fatta per alcuni tratti della fronte, in particoiare per quello investito dal corpo <l'esercito di Aranda, non erano state quali ragionevolmente i comandi nazionali e quello del CTV si erano aspettati, ciò era dipeso dalla sorpresa e dalla rapidità con le quali i nazionali e il CTV erano entrati in azione e avevano condotto le operazioni. Vero è che persisteva in quel periodo una grave crisi morale e tecnica nell'esercito repubblicano in fase di riordino dopo le sconfitte di Teruel e dell'Alfambra, ma l'averne saputo trarre tempestivamente vantaggio, bruciando i tempi d'inizio dell'offensiva e ricorrendo alla sorpresa in campo strategico e tattico contro ogni aspettativa del nemico, era stata opera di al La ingegneria strategica, il cui merito principale va senza dubbio riconosciuto a Franco. È peraltro al CTV che va attribuita la determinazione della celerità del ritmo dell'avanzata, davvero travolgente in questa prima fase dell'offensiva. Tale ritmo, che il CTV riuscì a mantenere, pose l'avversario nello sconcerto della sorpresa iniziale, lo atterrì durante l'intero sviluppo delle operazioni, lo indusse a prematuri ripiegamenti, talvolta tradotti si in fughe, e finì con il sottoporlo a ripetute sorprese, anche quando sarebbe stato possibile prevenire


CAP. XVIII · lL CTV NELL'Ol'l'ENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDILA AD ALCANIZ

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efficacemente l'offesa. Il ritmo fu tale non solo da stupire i repubblicani, ma anche quasi da infastidire l'orgoglio dei comandi nazionali che peraltro, sul piano tecnico-militare, a cominciare dallo stesso Franco, non pot evano fare a meno di esprimere ripetulamcnte al comandante del CTV il loro apprezzamento e la loro ammirazione 34 . La celerità del ritmo fu determinata dal costante ricorso alla manovra in campo latlico, anche ai livelli minori. Nell'ambito del CTV l'offensiva, che ricalcò inizialmente lo schema abituale de lle azion .i di rottura - applicazione sul punto forte della difesa (Rudilla), sellore di azione ristretto, dispositivo molto profondo (3 schiere) - , aderì sub ilo dopo ai criteri della guerra di movimento, indicati nella dotlrina ufficiale dell'esercito italiano del 1935 35 e l'occupazione di Muniesa, Andorra e Alcaniz fu il r isultato <li azioni manovrate, imbastite a tamburo battente cd eseguile a regola d'arte con celerità sorprendente, ardite e prudenti a un tempo, tanto f retlulusamente quanto saggiamente organizzate. Si pensi alla improvvisa raccolta degli automezzi necessari per l'autotrasporto deiia colonna edere mossasi durante la nollc per occupare al.l'alba Alcaii.iz. Protagoniste dell'avanzate furemo la« Frecce », la« F.N-XXTU marzo » e il «raggruppamento carristi », ma coprotagoniste della rottura e della penetrazione in profondità furono l'artiglieria e l'aviazione legionaria. L'arliglicria del CTV, in particolare nei giorni 9 e 11 marzo, rovesciò migliaia di proietti sulle posizioni repubblicane di Rudilla e di Muniesa con un'opera di trituraz ione che stordì i difensori, li sbandò e li indusse alla resa e alla fuga. Il volume eccezionale di fuoco, concentrato sugli obiettivi noti e presunti, espresso con robusti magli di fuoco precostituiti e attentamente dosati, guidati da osservatori avanzati anche per i comandanti più elevati, sommerse !e di!"ese. Lo studio accurato delle azioni di preparazione, l'abolizione compl eta <legli aggiustamenti resa possibile dalla minuta preparazione topograf ica, la rapida manovra degli schieramenti, la decisa e ardita spinta in avanti <li questi «sorpassando vecchi pregiudizi sulla loro sicurezza e sulla assoluta protezione che dalle fanterie devono avere » 36, la protezione antiaerea ricercata in primo luogo nel mascheramento e nell'occullamento oltre che nelle armi controaerei, il pronto adeguamento dell'ordinamenlo lattico delle varie unità alle esigenze della situazione e del terreno furono la chiave di vo lta dell'efficacia del fuoco delle artiglierie divisiona li e de l CTV, che propiziarono la rottura e ne consentirono lo sfruttamentc in profondità. L'aviazione legionaria era entrata in azion e ai fini dell'offensiva dell'Aragona fin dal 1 marzo con voli di ricognizione e di esplorazio-


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ne effettuati dagli S.79, fotografando la zona tra Huesca e Teruel, e con missioni di bombardamento su Alcafiiz, sull'aeroporto di Sarifiena, sulla zona di Caspe compreso l'aeroporto. Abbiamo già ricordato il suo intervento nei giorni 9 e 1O. Nei giorni su ccessivi - 11, 12, 13 - i bombardieri italiani continuarono a colpire gli appostamenti difensivi nemici, individuati dalla esplorazione, di giorno con gli aerei d'assalto Breda 65 e di notte con isolati S.81. Il giorno 11 marzo, 14 S .79 bombardarono Albalate del Arzobispo e le forze repubblicane in ritirata dalla zona di Belchite. Il 12 marzo, a est di Alcafiiz, 24 Fiat dell 'aviazione legionaria vennero sorpresi da 20 «Chato » e 28 «Rata » e persero 4 CR.32; ma nei giorni successivi l'aviazione legionaria pareggiò il conto, abbattendo 2 «Chato» e 2 «Rata ». Essa, in sintesi, svolse dal 1 al 14 marzo un'insieme di attività, ravorita dalle condizioni meteorologiche, determinante ai fini dell'azione terrestre e, in alcuni momenti, come il giorno 10, addirittura decisiva e risolutiva.

Ma la superiorità in artiglieria e in aviazione e la stessa superiorità delle concezioni strategiche e tattiche non sarebbero state suffi. cienti per il grande successo ottenuto nella prima fase dell'offensiva, qualora le fanterie, le unità carri, il genio e i servizi non avessero dato prova di saldezza morale, di perizia tattica e tecnica, di forte volontà combattiva e di ormai_conso lidata capacità organizzativa. Già nella battaglia di Santander e nelle operazioni che l'avevano accompagnata e seguita, il CTV e le unità che vi avevano partecipato inquadrate nelle unità nazionàli avevano offerto di sé un'immagine ben diversa da quella precedente. Nella prima fase dell'offensiva in Aragona il CTV confermò tale immagine. Ciò non ,,1.101 dire che tuLlo e sempre andò per il meglio; non mancarono anche questa volta inconvenienti ed errori 37 , ma il CTV, in tutte le sue componenti, compresa l'aviazione legionaria, dette prova di essere uno strumento militare valido e perciò credibile e affidabile, pronto a proseguire la lotta, durante la quale dal 9 al 14 marzo aveva subìto perdite contenute.


CAP. XVlll - IL CTV NELl.'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDILA AD ALCANIZ

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NOTE AL CAPITOLO XVIII 1

«In questo periodo di crisi militare, il SIM accrebbe il suo potere a Bai-cellona. Ormai non si limitava più a smascherare le spie, ma dava la caccia anche ai "disfatLisLi", termine con cui si indicavano Lra l'altro i profittatori, i saccheggiatori e gli incettatori di derrate alimentari . Furono costituiti dei tribunali per giudicare sommariamente ques ti "delitti". E il SlM procedette anche a una rapida azione punitiva: prima che il governo potesse intervenire quaranta persone furon o condolle a "dar un passo". Ma anche dopo l'inte rvento del governo, le pri gioni speciali del SIM, soprattutto quella impiantata nel convento di San Juàn, continuarono a essere il tealro di torture degne della rantasia di un Edgar Allan Poe. Una slanza sferica dipinta in nero, con un 'unica feritoia in allo, dava ai prigionieri un paurnso senso di vertigine; alcune celle erano così piccole che non ci si poteva nemmeno sedere» (Hugh Thomas, Up. ciL, pag. 551). «A rigore il SIM era un'agenzia di controspionaggio, m a non si peritava di scavalca re non poco le s ue runzioni. Fi n da l primo momento adottò tutte le odiose torlure id~~-:-c'. dn ll n .t~I(VD ~o ·"'i1:Lica .... È

rL1u c

Ji Juhblu <..:Ìl~ il SIIvi. iiqui<lò n1oiti cos<..:ril ti tiei-

l'esercilo repuhblicano rei di essere vili o inetti o anche semplicemente restii ad obbedire agli ordini dei comandanti comunisti. Una de lle prime imprese di questo organis mo ru la costruzione di una vera e prnpria trappol a, a Mad1·id . Sotto una casa del quartiere di Uri ha si scavò un tunnel e si mise in giro la voce che esso conduceva oltre le linee nazionaliste. Parecchi filonll zionalisti, alcuni dei qu a li erano rimasti nascosti fino a quel momento in ambasciate straniere, pensarono di profittarne, ma pagarono cara la loro ingenuità.Quando arrivavano all'uscila del tunnel, stringendo in pugno pochi oggetti di valore, venivano ahhattuti. Alla fine della gue rra si identificarono 67 corpi di persone cadute in questo tunnel della morte » (Hugh Thornas, Op. cit., pag. 518). 2 Servicio Historico Militar. «La Llegada al mar. Monogral'ìas de la Guerra de Espaiia, Numero 11 , Libreria Editoria! San Martin, Madrid, 1975, pag. 15. 3 Servicio Historico Milita r, Op. cit., monografia n. 11 , pag. 25 e pagg. 32-35. 4 Ibidem, pagg. 35-37. Frnncesco Bclforte, Up. cil., voi. IV, pag. 9 e 10. 5 Scrvicio Historico Militar, Op. cit., monografia n. 11, pag. 35. 6 Forze aeree alla fine del 1937: - aviazione nazionale: 20 aerei da hombardamento (11 Junker 52,6 Dornier 17, 3 Ileinkel 56), 26 aerei da caccia (19 I-Ieinkel 51, l P.W.S. 1, 6 CR.32), 60 aerei da ricognizione (2 Heinkcl 70, 10 Heinkel 46, 15 Heinkel 45, 3 H einkel 60, 13 Aero 100, 2 R0.37, 12 Breguel XIX, 3 Cant Z-501); - aviazione tedesca della legione Condor: 37 aerei da bombardamento (9 Dornier 17. 25 Junker 52, 3 Heinkcl 111), 35 aerei da caccia (23 Hcinkel 51, 11 B.F.W.109, l Heinkel 112), 12 aerei da ri cognizione (11 Heinkel 70, 1 Hcinkel 45); - aviazione legionaria italiana: 41 aerei da bomhardamcnto (30 S.8 1 di cui 9 a Palma di Maiorca, 2 BR.20, 9 S.79), 114 aerei da caccia (96 CR.32 di cui 12 a Palma di Maiorca, 11 Br.65, 3 M.41, e 3 Cant.Z a Palma), 28 aerei da ricognizione R0.37. Totale: 183 velivoli di cui 158 sul continente e 25 nell'isola di Maiorca. Dati diversi, riferiti a metà ottobre del 1937, sono indicati nel volume «Guerra di Spagna e l'aviazione italiana », di Ferdinando Prediali. Società Storica pinerolese, Tipografia Tripolito Giuseppini; Pinerolo, 1989. A pag. 274 si legge: «Senza tenere co n-


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to dei velivoli in revisione e di quelli in riserva - che costituivano circa un terzo della forza - a metà ottobre, l'A.L. del continente aveva immediatamente pronti al combattimento : l08 Fiat CR.32, 20 R0.37, 6 Breda 65, 6 S.79, 17 S.81 e 3 HR.20, mentre alle Baleai-i erano efficienti: 11 S.79, 6 S.81, IO CR.32, 2 Macchi M.41 e 2 Cant; Z-501. Totale 160 velivoli, <li cui 129 sul continente e 31 nell e Baleari». L'aviazione legionaria, alle dirette dipendenze del comandante del CTV meno )'aliquota nelle Baleari, era or·dinata su: comandante, stato maggiore (ufficio segreteria e cifra, repai-to operazioni, reparto personale, repa1-to servizi), unità con basi sul continente (1 stormo B.V. S79 su 2 gruppi, 1 stormo B.P. S81 su 2 gruppi, I stormo C.T. CR 32 su 3 gruppi, J gruppo autonomo B.R.20 e squadriglia Br.65 , l gruppo autonomo da ricognizione R0.17, I quadriglia S.M. e trasporti), unità di base nelle Baleari (1 stormo B.V. S79 su 2 gruppi, 1 gmppo autonomo B.P. S81 , 1 gr·uppo autonomo C.T. CR. 32, 1 sezione idrovolanti M.41). 7 Divisione «Frecce»: - brigata «Frecce Azzurre»: 1 ° reggimento (comando, compagnia comando I, II e lll battaglione), ufficiali 87 di cui 43 italiani e 44 spagnoli, sottufficiali 119 di cui 47 italiani e 72 spagnoli, soldati 2828 di cui 305 italiani e 2523 spagnoli, fucili 2937 , mortai da 45 27, fucili mitragliatori 87, mitragliatrici 39, pezzi da 65/17 6, autovellure 6, autocarri pesanti I, autocarri leggeri 36 di cui 10 autocarrette, autocarri speciali 4 di c:11i

1 autnffic:ina e .1 aut.ohni:t.i, stazioni RFl -6, RA -1, c~nirn!ini 4 cH

(.11i

3 n 6 e ! a 10

linee, appan1ti telefonici 19, cavalli 5, muli 165; 2° reggimenlo (comando, compagnia comando, I, II, III battaglione), uffi c iali 99 <li cui 45 italiani e 54 spagnoli, sottufficiali 133 di cui 68 italiani e 6S spagnoli, soldati 2738 di cui 277 italiani e 2461 spagnoli, fucili 2646, mortai da 45 27, fucili mitraglialori 86, mitragliatrici 40, pezzi da 65{17 6, au tovelture 5, autocarri pesanti 1, autocarri leggeri 20 di cui 7 autocarrette,motocicli .\ biciclette 20, cavalli 3, muli 159, stazioni RFl 6; RA-1, centralini telefonici 4 <li cui 3 a 6 e l a 10 linee , apparati telefonici.29; battaglione d 'àssalto: ufficiali 22, sottufficiali 93, soldati 444 tutti italiani, fucili e-moschetti 390, mortai da 45 6, fucili mitragliatori 29, mitragliatrici 9, autovetture 3, autocarri pesanti 27, autocarri leggeri 6, motocicli 10, stazioni RF2 6, centralino a 10 linee 1, apparati telefonici 10; X gru ppo cla 75/27: ufficiali 18, sottufficiali 24, sòldati 314, fucili o moschetti 288, mitragliatrici 7, pezzi <l a 75/27 21, autovetture 3, autocarri pesanti 27, auto"carri leggeri 6, trattori 12, motocicli 10, stazion i RF2 2, centralini 6 di cui 4 a 6 c 2 a 10 linee, apparecchi telefonici 7; 4a batteria da 20 mm: ufficiali 4, sottufficiali 9, soldati 28 tutti italiani, fucili o moschetti 70, pezzi <la 20 mm 6, autovettu re 3, autocarri pesanti 27, autocarri leggeri 6, motocicli 10; 54a balleria da 37 mm: ufficiali 3 di cui l spagnolo, sottufficiali 7 di cui 2 spagnoli, sn idali 51 di cui 32 spagnoli, fuci li o moschetti 56, pezzi da 20 mm 6, autocarri leggeri 6, motocicli 1; compagnia genio Lrasmissicmi: ufficiali 4, sottufficiali 14, soldati 79 di cui 53 italiani e 26 spagnoli, stazioni RA4 2, RA2 1, RF3 5, R3 S, R2 4, centralini telefonici 9 di cui 8 a 10 e 1 a 6 linee, apparati telefonici 17; compagnia genio zappatori: ufficiali 3, sottufficiali 7, soldati 182 tutti spagnoli, fucili o mosche tti 188, autocarrette 1, autocarri pesanti 4, autocarri leggeri l (autobagno); sezione ridotta autoambulanze: soldati 7 italiani; fucili o moschetti 4, autoambulanze 5; ospedale da campo «A»: ufficiali 4 di cui 1 spagnolo, sottufficiali 3, soldati 59 tutti italiani, fucili o moschetti 2, autocarri 2, bicicletta l ; ospedale da campo «C»: ufficiali 8, sottufficiali 3, soldati 48 tutti italiani, autocan-i pesanti 1, autocarri leggeri 2; IX nucleo chirurgico: ufficiali 3, sottufficiali 1, soldati 20 tutti italiani, fucili 1, autocarro leggero l; 1" sezione sussistenza: ufficiali 3, sottufficiali 4 di cui 1 spagnolo, soldati 55 di cui 8 spagnoli, fucili o moschetti 47, autocarri leggeri 8, autofrigorifcro 1; quartier generale italiano:


CAP.

xvm - IL,CTV

NELL'OFFENS!VA DELL'ARAGONA, DA RUO!LA AD ALCANIZ

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ufficiali 13 cli cui 1 spagnolo, sottufficiali 14 di cui 1 spagnolo, soldati 62 di cui 9 spagnoli, autovellure 6, autocarri leggeri 16, autocarri speciali 4 (1 autofficina, 3 autobotti), motocicli 5, biciclelle 1, muli 54; quartier genera le spagnolo: ufficiali 4, soldati 10, autovetture 4, muli 54. Totale: uffici a li 288 (111 spagnoli), sollufficiali 381 (149 spa· gnoli), soldati 7086 (5279 spagnoli), Fucili o moschetti 5814, mortai d a 45 60, hicili miLrag liaLori 202, mitragliatrici 100, pezzi da 20 mm 6, pezzi d a 37 111111 6, pezzi da 65/17 12, pezzi <la 75/27 12, autovetture 26, autocarri pesanti 37, autocarri leggeri 134, autocaITi specia li 20, motocicli 27, biciclette 60, cavalli 10, muli 357, stazioni radio 37, centralini 21 , apparati telefonici 99; - brigala «Frecce Nere»: I O reggimento (comando, compagnia comando I, Il e III battaglione), ufficiali 98 di cui 42 spagnoli, sottufficiali 61 di cui 18 spagnoli, sold ati 2500 di cui 2224 spagnoli, fucili o moschetti 2332, mortai da 45 27, fucili mitragliatori 81, mitragliatrici 36, pezzi da 65/17 6, autovetture 4, autocarri leggeri 25, motocicli 3, biciclette 2, cavalli 5, muli 165, stazioni RFl 4, centralini telefonici 5, apparati telefonici 13; 2° reggimento (idem come il 1°): ufficiali 100 di cui 58 spagnoli, sottufficiali 76 di cui 32 spagnoli, soldati 2502 di cui 2213 spagnoli, hicili o moschetti 2295, fuci li mitragliatori 81, mitragliatrici 36, pezzi da 65 /27 6, autovetture 5, autocarri leggeri 25, motocicli 2, cavalli 5, muli 162, stazioni RFl 4, centralini telefonici 3, apparati telefonici 10; battaglione autonomo «Laredo »: ufficiali 57 di cui 32 spagnoli, sott ufficia li 31 di cui 7 spagnnli , so1dati 78 l di c ui 596 s paguv1i, fu..:ili ù n,ùschc:ai 8Gì, u.1urlai da 45 9, ful:i.i i n,j _ tragliatori 30, mitragliatrici 15, autovetture 1, autocarri leggeri 5, motocicli 1, biciclette 4, muli 36, appa rati telefonici 3; IV gruppo da 75127: ufficia li 22 di cui 5 spagnoli, sottufficiali 28 di cui 5 spagnoli, soldati 298 di cui 211 spagnoli, fucili o moschetti 288, mitrag liatrici 8, pezzi da 75/27 12, autovetture 4, autoca,-ri pesanti 24, autocarri leggeri 19, trattori 12, stazioni RF2 9, centra lini 9 , <1pparati telefonici 43; 2a batteria da 20 mm: ufficiali 4, sollufficiali 7, soldati 75 di cui 27 spagnoli, fucili o moschetti 80, pezzi da 20 mm 6, autocarri pesanti 12, autocarri legge1·i I, centralini telefonici 1, apparati telefonici 4; 55a batteria da 37 mm: ufficiali 4, sottufficiali 7, soldati 59 cli cui 34 spagnoli, fucili o moschetti 52, pezzi da 37 mm 6, autocarri leggeri 6; compagnia genio: ufficiali 6 di cui 2 spagnoli, sottufficiali 28 <li cui 7 spagnoli , soldati 279 di cui 204 spagnoli, autovetture 1, autocarro pesante 1, aÌ.1tocarri leggeri 9, stazioni radio 11 di cui IO R3 e l RAI, centralini 16, apparati telefonici 19; sezione sanità «F »: ufficiali 10 di cui 3 spagnoli, sottufficiali 11 di cui 4 spagnoli, soldati 142 <li cu i 63 spagnoli, fucili o moschetti 75, autocarri pesanti l ; ospedale da campo «B»: ufficiali 8 di cui 3 spagnoli, sottufficiali 6 di cui 2 spagnoli, soldati 51 di cui 37 spagnoli, autocarri leggeri l; ospedale da campo «JJ»: uffi ciali 14 di cui S spagnoli, sottufficiali 6 <li cui 2 spagnoli, soldati 54 di cui 33 spagnoli , autocarri leggeri I; nucleo chirurgico «A»: ufficiali 3 di cui 1 spagnolo, sollufficiali 2 di cui 1 spagnolo, soldati 20 di cui 8 spagnoli, autocarri speciali l; sezione sussistenza: ufficiali 3, sottufficiali 6 di cui 3 spagnoli, soldati 69 di cui 22 spagnoli, fucili o moschetti 68, autocarro leggero 1; quartier generale di briRala unico: ufficiali 29 di cui 14 spagnoli, sottufficiali 22 di cui 4 spagnoli, soldati 195 di cui 134 spagnoli, fucili o moschetti 78, autoveLLure 8, autocarri leggeri 47, autocarri speciali 2, motocicli 5, biciclette 2, cavalli 3. Totale: ufficiali 368 <li cui 175 spagnoli, sottufficiali 280 di cui 87 spagnoli, soldati 7017 di cui 5806 spagnoli, fuci li o moschetti 6485, m01'lai da 45 63, Fucili mitragliatori 192, mitragliatrici 95, pezzi da 20 mm 6, pezzi da 37 mm 6, pezzi da 65/17 12, pezzi da 75/27 12, autovetture 23, autocarri pesanti 37, a utocarri leggeri 98, autocarri speciali 25, motocicli 11, hiciclettc 8, cavalli 13, muli 353; - unità divisionali: hauaglione mitraglieri: ufficiali 30 di cui 16 spagnoli, sottufficia li 16 di cui 2 spagnoli, soldati 671 <li cui 635 spagnoli , fucili o moschetti 551,


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALT.A GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

mortai da 8114, mitragliatrici 41, autovetture 1, autocarri leggeri 6, biciclette 6, muli 40, centralino telefonico 1, apparali lelefonici 14; reggim-é"nto di artiglieria: (comando, III gruppo misto, 9a batteria da 20 mm, compagnia mitraglieri e.a.): ufficiali I 1 di cui 5 spagnoli, sottufficiali 6, soldati 140 di cui 113 spagnoli, moschetti o fucili 109, mitragliatrici 9, pezzi da 20 mm 6, autovetture 4, autocarri leggeri 28; 1 plotone geniò autonomo: ufficiali 2 di cui l spagnolo, sottufficiali 3 di cui 1 spagnolo, saldali 66 di cui 62 spagnoli, fucili o moschetti 42; quartier genera le: ufficiali 13 di cui 1 spagnolo, sottufficiali 9 di cui 1 spagnolo, soldati 45 di cui 12 spagnoli, moschetti o fucili 90, fucili mitragliatori 3, autovetture 7, autocarri pesanti 1, autocarri leggeri 3, autoca1-ri speciali 2, motocicli 4, biciclette 2, centralino a 10 linee 1, apparati telefonici 4; plotone cavalleria: ufficiali 1 spagnolo, sottufficiali 1 spagnolo, soldati 26 spagnoli, fucili o moschetti 26, cavalli 27; sezione carabinieri.: ufficiali 2, sottufficiali 6, carabinie1·i 52 lulli italiani, fucili o moschetti 57, autovettura 1. 8 Divisione «Frecce Nere - XXlll marzo» - 4° reggimento camicie nere (comando, compagnia comando, 2 plotoni mortai, battaglioni «Bufalo », «Toro», «Vampa » ciascuno con l sezione da 65/17): ufficiali 92 (deficienze 5), sottufficiali e soldati 2187 (deficienze 289), fucili o moschetti 1937 (deficienze 397), fucili mitragliatori 81, mitragliatrici 39, mortai da 45 (deficienze 5), pezzi da 65/17 6, aulovelture 4, aLttocarri leggeri 21, aulocarn~tte 9, mototricicli 2, motocicli 4; -

5° reggimento ca1nicie nere (comando, compagnia comando, 2 plnt.nni n1ort.:1;, h;it~

taglioni «Inesorabile», «Ardente», «Lupi», ciascuno con la sezione da 65/17): ufficiali 91 (deficienze 6), sottufficiali e soldati 2187 (deficienze 289), fucili o moschetti 2289, fucili mitragliatori 82, mitragliatrici 39, mortai da 45 (deficienze 3), pezzi da 65/17 6, autovetture 4, autocarri leggeri 21, autocarrette 9, mototricicli 2, motocicli 4; - 7° reggimento camicie nere (comando, compagnia comando, 2 plotoni morlai, battaglioni «Inflessibile», «Invincibile», «Implacabile », ciascuno con 1 sezione da 65/17): ufficiali 87 (deficienze 8), sollufficiali e soldati 2282 (deficienze 285), fucili o moschetti 2078, fucili mitmgliatori 90, mitragliatrici 42, m ortai <la 45 18, pezzi da 65/17 6, autovellure 4, autocarri legge1·i 71, aulocarrelte 9, rnotot1-icicli 2, motocicli 4; - battagliune milraglieri: ufficiali 26 (<ldicienze 8), sottufficiali e soldati 523 (deficienze 51), fucili o moschetti"385, mitragliatrici 42 ( +3), autovetture 1, autocarri leggeri 4, autocarrette 3; - compagnia «L»: ufficiali 4, sottufficiali e soldati 100 (deficienze 50), autocarri leggeri 2; - reggimento di artiglieria (comando, IV gruppo da 65/17 su 3 batterie someggiale, VIII gruppo da 100/17 su 2 ballerie, XI gruppo da 75/27 su 3 batterie, 53• batteria controcarri da 37 mm): uffic iali 65 (deficienze 7), sottufficiali e soldati 1309 (deficienze 67), fucili o moschetti 952, mitrag liatrici 18, pezzi da 65/17 12, pezzi da 100/ 17 8, da 75/27 12, da 37 mm 9, autovetture 8 (deficienze 1), autocarri pesanti 51, autocarri leggeri 54, autocarrette 15 (deficienze 3), trattori 19 (deficienze 1), molotricicli 2, motocicli 15 (deficienze 14), autofficine l; - 11 gruppo misto controaerei (comando, 1 a batteria da 20 mm, 6° batteria da 20 mm, 1 compagnia mitragliatrici controaerei): ufficiali 15, sottufficiali e soldati 197 (deficienze 12), fucili e moschetti 171, mitragliatrici e.a. 9, pezzi da 20 mm 9), autovetture 1, autocarri leggeri 33 (deficienze l), motocicli 4; - genio divisionale (comando, compagnia zappatori, compagnia trasmissioni): ufficiali 12, sottufficiali e soldati 424, fucili e moschetti 555, autovetture 3, autocarri leggeri 15 (deficienze 3), mototricicli 8 (deficienze 2); mancano 9 autocarri pesanti e 1 motociclo previsti dalle dotazioni organiche;


CAP. XVITI - IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDTLA AD ALCANIZ

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- unità dei servizi divisionali: 2a sez.ione sanità: ufficiali 9, sottufficiali e soldati 153, fucili e moschetti 153, autocarro leggero l; ospedale da campo n. 1: ufficiali 4 (deficienze 3), sottufficiali e soldati SO, autocarro leggero l; ospedale da campo n. 2: ufficiali 7, sottufficiali e soldati 57; ospedale da campo n. 7 e X nucleo chirurgico: ufficiali l , sottufficiali e soldati 48 (deficienze 5), fucili e moschetti 48; 2a compagnia ausiliari: ufficiali 2 (deficienza I), sottufficiali e soldati 77 (deficienze 26), fucili e moschetti 78 (deficienze 25); autoreparto misto: ufficiali 7, sottufficiali e soldati 198, fucili e moschetti 203 (deficienze 37) mitragliatrici 5, autovettura 1, autocarri leggeri 25, autocarri pesanti 10, motocicli 2 (deficienze 9), autoambulanze 6, autofficine I (deficienza 1), autobotti 3, autobagno I ; 2" sezione sussislenza: ufficiali 5, sottufficiali e soldati 48 (deficienze 5), fucili e moschetti 48; 3° reparto salmerie: ufficiali 5, sottufficiali e soldati 274, fucili e moschetti 203 (deficienze 37); - quartier generale: ufficiali 32, sottufficiali e soldati 130, fucili e moschetti 149, autovetture 8, autocarri leggeri 8, motocicli 8; - 6a sezione carabinieri: ufficiali 2 (deficienze 1), sottufficiali e soldati 51, fucili e moschetti 60, fucili mitragliatori 2, autovetture 1, autocarri leggeri 4; - totale della divisione: ufficiali 479 ( - 36), sottufficiali e truppa 10.327 ( - 1309), fucili e moschetti 9168 ( - 477), fucili mitragliatori 255, rnitragliatrici 194, mortai da 45 46 ( - 8), pezzi da 20 mm 12, pezzi da 65/17 30, pezzi d a 100/17 8, pezzi da 75/27 12, pezzi da 37 mm 9, a utovetture 35, autoca,Ti k gg"ri 2 14 ( - 5), au locan-i pe~a1,Li 6 1 ( - 7), autocan-ette 45 ( - 3), trattori 19 (-1),mototricicli 16 ( - 2), motocicli 42 (-23), autoambulanze 6, autofficina 1 ( - I), autobotti 3, autobagno l. 9 Divisione «Littor io» : - 1° reggimento fant eria (comando, compagnia comando, I, 11 e III battaglione, ciascuno con 1 sezione da 65/17): ufficiali 94, sottufficiali e truppa 2474 (- 26), fuc ili e moschetti 2200, morta i da 45 18, fucili mitragliatori 90, mitragliatrici 43, pezzi da 65/17 6, autovetture 4, motocicli 3, biciclette 19; - 2° reggimento fant eria (idein come il 1°): ufficiali 92 ( - 2), sottufficiali e soldati 2295 ( - 202), fucili e moschetti 2400, mortai da 45 18, fucili mitragliatori 90, mitragliatrici 43, pezzi da 65/17 6, autovetture 5, motocicli 5, biciclette 20; - 3 ° reggimento fanteria (Idem come il 1°): ufficiali 91 ( - 3), sottufficiali e soldati 2156 ( - 343), fucili e moschetti 2200, fu cili mitragliatori 85 ( - 5), mitragliatrici 40 ( - 2), mortai da 45 18, pezzi da 65/17 6, autovetture 6, motocicli 4, biciclette 20; - battaglione mitraglieri: ufficiali 6, sottufficiali e soldati 652, fucili e moschetti 600, mitragliatrici 43, autovetture 1, biciclette 7; - 1° reggimento di artiglieria (com ando, gruppo da 100/17, 2 gruppi da 65/17): ufficiali 62 ( - 6), sottufficiali e soldati 1081 ( - 196), moschetti e fucili 1004, mitragliatrici 21, pezzi da 100/17 8, pezzi da 65/17 24, autovetture 6, autocarretle 15, autocarri pesanti 8, autocarri leggeri 18, motocicli 16, trattori 10, carro officina 1, mototricicli 2, bici<;=lettc 37; - gruppo misto controaerei; comando: ufficiali 1, sottufficiali e truppa 12; 3a bal'eria da 20 mm: ufficiali 4, sottufficiali e soldati 69, fucili e moschetti 70, pezzi da 20 mm 6, autocarri leggeri 16; sa batteria da 20 mm: ufficiali 5, sottufficiali e soldati 114, fucili e moschetti 70, pezzi da 20 mm 6, autocarri leggeri 11 ; compagnia mitragliatrici controaerei: ufficiali 4, sottufficiali e soldati 42, fucili e moschetti 8, mitragliatrici e.a. 9, autocarri leggeri 13; 51a batteria da 37 mm: ufficiali 2, sottuffic_iali e soldati 79, fucili e moschetti 100, pezzi controcarri da 37 mm 9; - unità del genio: compagnia genio artieri: ufficiali 6, sottufficiali e soldati 266, fu cili e moschetti 300, a utovetture 1, autocarri pesanti 4, autocarri leggeri 8, motoci


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

cli 1, autobotti 2, biciclette 4; compaf!,nia genio trasmissioni: ufficiali 6, sottufficiali e soldati 239, fucili e moschetti 230, autovellure 1, autocarri pesanti 3, autocarri leggeri 10, mototricicli 8, bicicleue 9 ( - 4); - unità dei servizi: sezione cli sanità: ufficiali 7, sottufficiali e soldati 221, fucili e moschetti 250; ospedale da campo n. 3: ufficiali 7, sottufficiali e soldati 62, autocarri leggeri 2; ospedale da campo n. 6: ufficiali 6, sottufficiali e soldati 48, autocarri leggeri 2; nucleo chirurgico «B»: ufficiali 2, sottufficiali e soldati 23, autofurgor1e 1; sezione sussistenza: ufficiali 4, sottufficiali e soldati 71, fucili e moschetti 60, biciclette 1; aulo· reparto misto: autovetture 1, autocarrette 12, autocarri pesanti 3, autocarri leggeri 106, motocicli 3, autocarri dovunque 3, autoambulanze 4, autobagno 1, autofficina 1, autofrigoriferi 2, mototricich 6, personale in forza e distribuita fra reparti vari provvisti di automezzi; reparlo salmerie: ufficiali 5, sollufficiali e soldati 266, fucili e moschetti 325; - quartier generale (compresi sezione carabinieri, plotone arditi, plotone bersaglieri ciclisti): ufficiali 33, sottufficiali e saldali 414, fucili e moschetti 300, fucili mitragliatori 1O, autovellure 8, motocicli 10, biciclette 78; - X reparto L.C.: ufficiali 4, sottufficiali e soldati 259 (- 13), fucili e moschetti 170. 10 Raggruppamento carristi (2 battaglioni carri, 1 battaglione motomcccanizzato, 1 compagnia lanciafiamme, 1 compagnia conlroae1·ei, 1 batteria controcarri, I centro riparazioni e r·ecuperi) : -· l battaglione carri (plotone ccrnandc la e 2 a ~Cnlpagai~): t:fficin.H 11 , sottufficiali e soldati 125 (-9), fucili e m osc hetti 60, mitragliatrici 58, can·i armati «L» 28, autovetture 2, autofficina 1, autocarri pesanti 30, autocarri leggeri 7, motocicli 5, autoambulanza l; - Ll battaglione carri (plotone comando, V e 4a compagnia): ufficiali 13, souurficiali e soldati 120, fucili e moschetti 79, mitragliatrici 58, carri armali 28, autovetture 9, autofficine 1, autocarri pesanti 29, autocarri leggeri .'i, autobotte 1, autoambulanze 1, motocicli 8; - battaglione motomeccani:zzato (plotone comando, compagnia molomitraglieri, compagnia autoblindo): ufficiali 11 ( - 3), sottufficiali e soldati 138 (- 59), moschetti 134, fuc ili mitragliatori 7, rnitrngliatr·ici Fiat 14 20, mitragliatrici 35 13, cannoni da 47/32 l, autoblindo 7, autocarri pèsanli 1, autocarri leggeri 9, autovetture 2, autofficina 1, autoambulanza 1, motocicli 102; - S24" compa~nia lanciafiamme: ufficiali 11, sottufficiali e soldati 203, fucili e moschetti 208, fucili mitragliatori 6, autovetture 3, autocarri pesanti 2, autocarri leggeri 11, autoambulanza 1, motocicli 4; - 2" compagnia controaerei: ufficiali 4, sottufficiali e soldati 35, mosc hetti 24, mitragliatrici e.a. 9, autocarri leggeri 4; - batteria controcarri: ufficiali 3, sottufficiali e soldati .'i.'i + 18 spagnoli + 3 autisti civili, moschetti 72, cannoni da 37 mm 6, cannoni da 47/32 2, autocarri pesanti 8, autocarrette 8, motocicli 2; - centro ripa,·azioni e recuperi: ufficiali 4, sottufficiali e soldati 49, moschetti 29, mitragliatrici 6, autocarri leggeri 1, carri veloci 10, autocarri pesantì 9, motocicli 13, autofficina 1, autobotte l. 11 Artiglieria del CTV (comando): - raggruppamento medi calibri (comando, T gr. <la 10.'i/28, TI gr. <la 149/12, III gr. da 105/28, TV gr. <la 149/12): ufficiali 85, sottufficiali e soldati 1157 (-460), moschetti 1081, mitragliatrici 32, pezzi da 105/28 24, pezzi da 149/12 19 (-5), a utovetture 4, autocarri leggeri 84 (-34), autocarri pesanti 39 (-15), trattori 31 (-29), motocicli 8 (-2), autofficina l ;


CAP. XVIII. IL CTV NELL'OFFENS1VA DELL'ARAGONA , DA RUDILA AD ALCANIZ

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- raggruppamenlo piccoli calibri (comando, I gr. da 100/17, TI gr. da 100/17, III gr. da 75/27, IV gr. da 65/17): ufficiali 78 (-3), soltufficiali e soldati 1695 ( -443), moschetti 1939, mitraglialrici 32, pezzi da 65/17 11 (-1), da 100/17 16 ( - 8), autovetture 9 (-11), autocarri leggeri 98 (-53), autocarri pesanti 21, lrattori P.4 16 (-8), trattori Breda 8 ( - 4), molocicli 10 ( - 30), autofficina l; - raggruppamento controaerei (comando, I gr. su 5 batterie da 75 C.K., II gr. su 2 batterie da 20 mm}: ufficiali 27 ( - 11), sottufficiali e truppa 500 ( - 126), moschetti 490, mitragliatrici 10, pezzi da 20 mm 12, pezzi da 75 C.K. 20, autovetture 12, autocarri leggeri 50 ( - 10), autocarri pesanti 7 ( - 18), motocicli 11 , autocannoni 20, autocassoni 6 (-4), fotoelettriche 3, aulofficina 1. 12 Genio: - comando: personale in forza alle compagnie; - battaglione artieri (3 compagnie): ufficiali 30, sottufficiali e soldali 664, fucili e moschetti 830, mitragliatrici 8, autove tture 1, autocarri leggeri 36, autocarri pesanti 3, motocicli 3, biciclette 8; - hallaglione teleg rafis ti (2 compagnie}: ufficiali 13, sottufficiali e lruppa 282, fuci li e moschetti 363, autove tttu-e 3, autocarri leggeri 13, autocarri pesanti 4, motocicli 4, biciclelte 30; - hallaglione radiotelegra fisti (2 compagnie): ufficia li 9, sottufficia li e soldali 237, f ucili " musd,dli 132, a ulovellure i , au toca ni leggeri 16, autocarri pesanti 6, motocicli 3, bicicle tte 4. 13 Altre unità del CTV: - quartie r gen.emle : ufficiali 137, sottufficiali e solda ti 346, fucili e moschetti 251 , autovetture 2, autocarri leggeri 3, autocarri pesanti 3, carri speciali 1, motocicli 22, hici ckttc 3; - autodrappel/o : ufficiali 4, sollufficiali e soldati 109, fucili e moschetti 100, autovetture 82, autocarri leggeri 18, autocarri pesanti 6, autocarri s peciali 3, motocicli 17, biciclette l; - compagnia mitraglieri controaerei: ufficiali 4, sottufficiali e soldati 33, mitragliatrici 9, autocarri leggeri 4; - compagnia autonoma: ufficiali 2, sottufficiali e soldati 65, fucili e moschetti 65, autovetture 2, aulocarri leggeri 3, autocarri pesanti 3, mololricicli 1, motocicli 22, bicicle tte 3; - unità carabinieri: (comprese le divisionali) : ufficiali 22 , sottufficiali e carabinieri 459, moschetti 433, fucili mitragliatori 13, autovetture 13, autocarri leggeri 17, motocicli 10; - Inte ndenza (quartier generale, 2 compagnie servizi d'intendenza, sezione carabinieri, reparto autonomo materiali del genio, SIPA, reparto milizia <lella strada, RADA, autogruppo di manovra, autogruppo servizi d'intendenza. autoreparto d'istruzione, officina pesante mobile, officina parco automobilistico, reparto autonomo salmerie, comando tappa, ospedale militare n. 43, ospedale da campo 5 e 8, ospedale della CRT n . 31, n. 71, n . 75, nucleo chirurgico, nucleo chirurgico della CRI, XII nucleo chirurgico, convalescenziario di El Pinar, 1 a compagnia ai:tificieri, comando legionari di Siviglia e <li Cadicc): ufficiali 282, sottufficiali e soldati 4873, fucili e moschetti 4479, milrag liatrici 43, autovetture 58, autocani leggeri 324, autocarri pesanti 324, autocarri vari 321, carri speciali 129, motocicli 138, biciclette 29; - comando centro complementi e addestramento (comando, reggimento misto su 4 ballaglioni, gruppo artiglieria, compagnia mista genio, deposito): ufficiali 157, sottufficiali e soldati 1452, fucili e moschetti 3597, fucili mitragliatori 102, mitragliall"ici


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

42, mortai da 45 22, pezzi da 20 mm 4, da 37 mm 2, da 65/17 3, da 105/28 5, da 100/17 5, da 149/12 5, lanciafiamme 28, autovetture 19, autocarri leggeri 34, autocarri pesanti 7, motocicli 13, biciclette 81; - battaglione speciale per l'aviazione legionaria (4 compagnie): ufficiali 12 (- 1), sottufficiali e soldati 440 ( - 60); - tribunale militare: ufficiali 7, reparto autonomo «S», ufficiali 3, sottufficiali e soldati 49, personale detenuto 239 (49 da giudicare, 190 giudicati). I dati riportati nella presente nota e nelle precedenti note dalla 7 alla 12 si riferiscono ai mesi di gennaio e febbraio 1937, ma non tutti a una data unica., Ai primi di marzo subirono alcune modifiche, in particolare per le armi e i materiali (specie artiglieria) che vennero incrementati. Alla vigilia della battaglia di Aragona, la forza media era pari a circa 16.500 uomini per la «Frecce», 10.900 per la «F.N.-XXIII marzo », 11.300 per la «Littorio». Nel totale di 38.700 uomini inquadrati nelle divisioni sono compresi i 13.500 spagnoli della «Frecce». Il CTV partecipò alla battaglia di Aragona con 32-35.000 uomini che salivano a 45-50.000 comprendendo i 13.500 spagnoli inquadrati nel CTV. 14 Hugh Thomas, Op. cit-, pag. 543. 15 Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di marzo, giorni 1, 2, 6, 7. 16 Ibidem, mese di febbraio, giorno 24, giorno 25. 17

Ibidem, mese di marzo, giorno 5 e gioi-no 8.

Ibidem, mese di febbraio, giorno 27. Ibidem, mese di marzo, giorni 4 e 7. 20 Ibidem, giorno l. 21 Ibidem, giorno 5 e ali. n. 3. 22 L'ordine di operazione n . 1 RE emanato da Roatta il 7 m a rzo (vds. Diario storico del comando divisione «Frecce», mese di marzo, giorno 7, (testo e allegato) prevedeva: · - sfondamento della fronte in corrispondenza di Rudilla e della dorsale Barranco Ce rrado-Cruz Santa-Muela <le Ana<lòn e caduta per manovra <lei tratto interposto (Anadòn) ; proseguimento quindi rapido e deciso su Muniesa; - «Frecce Nere », a destra (meno battaglione «Laredo»), con il compito di sfondare le posizioni della dorsale Barranco Cerrado-Cruz Sanla-Muela de Anadòn, di far cadere per manovra il tratto Anadòn-Molatilla, di intercettare la rntabile Segura de los Baiios-Cortes de Aragòn in corrispondenza del Km 86 e del Km 87, di procedere su Muniesa per la direzione generale Maicas-Cortes de Aragòn; - «Frecce azzurre», a sinistra (meno il comando e 2 battaglioni del 1° reggimento più 1 plotone carri), con il compito di sfondare tra Pena del Cuervo-Valdherrera il plotone carri avrebbe subito puntato su Rudilla - di concorrere a far cadere per manovra il tratto di Anadòn, di prendere su Blesa-Muniesa per Huesa del Comùn; - la riserva (comando e 2 battaglioni del 1° reggimento «Frecce Azzurre », il battaglione «Laredo», il battaglione d'assalto divisionale) si muove lungo la rotabile FonfraRudilla-Huesa del Comùn . 23 Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di marzo, giorno 6. 24 Ibidem, giorno 8. 25 Ibidem, giorno 2 e giorno 8. 26 Ibidem, giorno 7. 27 Ettore Manca di Mores , Op. cit., pagg. 318-319. Gli obiettivi vennero raggruppati in: gruppo di obiettivi che possono ostacolare con azione di fianco le colonne che avanzano s ulla direttrice di Rudilla; gruppo di obiettivi a sbarramento della rotabile 18

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CAP. XVIII - IL CTV NELL'OffJ::NSJVA DELL'ARAGONA, DA RUDJLA AD ALCANIZ

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di Rudilla; gruppo di obiettivi a difesa di Mucla de Anadòn; gruppo di obiettivi a difesa di Salcedillo e quindi valle c he adduce a Segura de los Baiios. 28 I 4 magli vennero così costituiti : maglio «A »: reggimento «LiL Lorio» (2 gr.da 65/17, l gr. da 100/17) e 1 gr. da 149/12; maglio «B »: reggimento «F.N.-XXTTT marzo» (1 gr.da 65/17, 1 gr.da 75/27, 1 gr. da 100/17), l gr.da 149/12; maglio «C»: raggruppamento piccoli calibri, meno 1 gr. da 100/17 (I gr. da 65/17, l gr. da 75/27, l gr. da 100/17), l gr. da 105/28; maglio «D»: reggimento «Frecce» (2 gr. da 75/27), l gr. da 100/17 del raggruppamento piccoli calibri, l gr. da 105/28. 29 Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di marzo, giorno 9 e al i. . n. 12. 30 Francesco Belfortc. Op. cit., voi. IV, pag. 13. 31 Ibidem, pag. 13 e pag. 14. «Una palluglia avanza verso una posizione della Muela sulla quale i rossi in piedi sventolano g li stracci bianchi della resa . Quando i legionari sono vicini, i marxisti si ricacciano nelle trincee e li investono con il fuoco di due mitragliatrici. Le prime Frecce cadono e con esse il loro capitano nell'atto in cui si slancia contro i traditori. Ma l'imboscala ha un successo effimero: il gruppo di legionari avanza ugualmente e in po~ chi minuti r·iduce a l silenzio gli autori dell'inganno ». «A Muniesa il prode capitano Paladini, strenuo comballente, Lrascinatorc stupendo di uo mini ne lle batta~1i e d! !V[a!ag::?, Cuadalajara , S an tande r. r:iccog!ie ~uova glo ri~ . Poco p r ima di esse re colpito a morte, mentre fuori del suo carro impartiva 01·dini ai suoi, Paladini aveva colto l'ultimo suo alloro, assaltando un cannone anticarro che portava poi a rimorchio quale trofeo di vittoria» . 32 Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di marzo, giorno 12 . .B Thidcm, giorno 13. 34 Ibidem, giorno 11 e ali. n. 16, giorno 12 e a li. n. 23, giorno 13 e ali. n. 28, giorno 14 e all. n. 32. :l.1 Ministero della guerra. «Direttive per l'impiego delle grandi unità », 4 giugno 1935. -~6 Ettore Manca di Mores, Op. cil., pag. 342. 37 Alcuni degli incidenti e degli errori di maggior rilievo: - 11 marzo: unità del 1° reggimento «Frecce Nere » vennero fatte segno a colpi di artiglieria da 65/17 del gruppo divisionale della «Frecce »; - il marzo: aerei con i coi ori nazionali bombardarono e mitragiiarono unità della «Frecce» , uccidendo 2 ufficiali, 5 soldati e ferendone molti altri; - 12 marzo: la «F.N. - XXIII marzo » attese invano gli automezzi dell'Intendenza e fu costi·etta a muovere per via 01·dinaria per trasferirsi nella zona di Muniesa. Inoltre si verificarono ripetutamente : ritardi nella diramazione e ricezione degli ordini; credito concesso a notizie non accertate; ritardi nella sostituzione di unità in linea; interruzioni nei collegamenti a filo e radio che causarono ritardi nelle esecuzioni degli ordini di movimento e di fuoco.



CAPITOLO XIX

IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA: DA ALCANIZ ALL'EBRO

1. Il nuovo disegno operativo di Franco. 2. Le istruzioni n. 32 e 33 del gen Dàvila. 3. Il terreno della manovra a sud dell'Ebro. 4. Le forze nemiche a sud dell'Ebro. 5. Auività del CTV dal 15 al 18 marzo. 6. La battaglia di Valdealgorfa. 7. La sosta operative dal 21 al 24 marzo. 8. Le operazioni dal 25 marzo al 18 aprile.

l.

Per la prima fase - operazioni a sud dell'Ebro - dell'offensiva di Aragona, Dàvila aveva fissato al corpo d'esercito di Yagi.ic l'obiettivo <li Caspe, al CTV quello di Alcaniz e al corpo d'esercito di Aranda quello di Alcorisa. La lo tta era slala intensa e vigorosa su tutta la fronte e l'avanzata era proceduta con ritmo più o meno intenso a seconda delle resistenze nemiche incontrale c delle difficoltà opposte dal terreno: il CTV si era impossessato di Alcaiiiz in 6 giorni (9-14 marzo), il corpo d'esercito di Yagi.ie di Caspe in 9 giorni (9-17 marzo), mentre il corpo d'esercito di Aranda, dopo aver inflitto ai repubblicani sulJ'asprn lerreno di Utrillas la perdita <lelle miniere della zona con le installazioni ancora intatte, veniva ancora attestandosi nella zona di Alcorisa, avendo dovuto percorrere un terreno assai difficile e fronteggiare le reazioni delle riserve repubblicane di settore, che si erano impegnate a fondo per conservare il bacino minerario. L'avanzata, attraverso le successive tappe 1, era stata in ogni caso e dovunque piena di successi e si era tradotta per il nemico nella perdita di territorio, di uomini, di armi e mezzi e di materiali ingenti 2 e nel disfacimento di intere grandi unità 3_ Molte e di ordine vario le concause del disastro dei repubblicani, ma tutte riconducibili, in estrema sintesi, da un lato alla validità della impostazione, organizzazione e condotta della manovra da parte delle forze di Franco, dall'altra nella insufficienza delle reazioni dei comandi repubblicani e nel panico da cui si


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LA PARTE CIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGN OLA {1936 - 1939)

lasciarono prendere le unità in seguito ai bombardamenti aerei e dell'artiglieria 4_ Senza attendere la conclusione vittoriosa della prima fase dell' offensiva d'Aragona, peraltro già manifestamente sicura, Franco il 15 marzo diramò l'«Instrucciòn generai nùmero 2» con la quale progettava, per la seconda fase, una manovra più estesa e più articolata di quella prevista inizialmente, tendente da una parte - azione «A» a sfruttare il successo a sud dell'Ebro e a raggiunge re il mare, dall'altra - azione «B» - a rompere, quando sarebbe venuto il momento opportuno, la fronte a nord del fiume, penetrare in profondità fino al fiume Cinca e, situazione consentendolo, fino al Segre. La prima delle due azioni avrebbe avuto come risultato il taglio delle vie dicomunicazione, come già previsto nel piano iniziale dell'offensiva, tra la Catalogna e il resto della Spagna repubblicana, sottraendo con continuità al nemico, durante l'avanzata, lo spazio e il tempo necessari per approntare nuove linee di resistenza rese possibili dalle robuste p o s i zio n i n a tt1ral i eh.e il t erreno gli avi""el1l1c offe r to ; 1a s~cvnda -

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Franco nella sua istruzione definiva «acciòn auxiliar » - avrebbe dovuto consentire la conquista di una zona idonea a costituire ]a base di partenza «per l'ulteriore avanzata sulla Catalogna» e, al tempo stesso, idonea a essere mantenuta con poche forze, per poter così disporre di una consistente massa di manovra. Gli eserciti del centro e del sud non sarebbe ro nel contempo rimasti iii.erti, ma avrebbero attivato offe nsivame nte le rispettive fronti e, qualora il nemico avesse dato indizi di indebolimento o di ripiegamento su entrambe o su una delle due, i comandanti dei due eserciti ne avrebbe ro informato il comando supremo proponendo le azioni da condurre, «specialmente sulla fronte di Madrid », in quanto si sarebbero offe rte all'esercito del nor d buone possibilità di rompere in corrispondenza del settore de ll'Alfambra e di dilagare tra Teruel e Sagunto s. L'offensiva a sud e a nord dell 'Ebro (schizzo n. 9) avrebbe perciò dovuto essere condotta secondo le precise modalità dello sfruttamento immediato di qualsiasi circostanza favorevole all'avanzata, del mantenimento costante del contatto con il nemico, della ricerca del successo lungo le direttrici dell'avanzata con l'organizzazione di successive teste di ponte in vista di balzi in avanti immediati o futuri. Il progetto di Franco era di largo respiro e diverso da quelli generalmente limitati a lui abituali. L'aver pensato a una ripresa, pressoché contemporanea, della iniziativa offensiva su tutte le fronti, senza indebolire peraltro lo sforzo in corso, anzi rinforzandolo, fu probabilmente la conseguenza dell'ottimismo creato in lui dal successo ot-


Schizzo n. 9 BATTAGLIA DI ARAGONA: AZIONI A SUD E A NORD DELL'EBRO \

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LA l'ARTECIPAZIONE ITALTANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA ( 1936 - 1939)

tenuto nella prima fase dell'offensiva e dalle notizie circa l'aggravarsi della situazione politica e militare della Spagna repubblicana, dove il susseguirsi degli insuccessi fin dai primissimi giorni dell'offensiva dei nazionali venivano aumentando l'inquietudine generale e trasformando il disagio in tensione. Il piano di Franco, del tutto valido sotto il profilo strategico, avrebbe richiesto per la sua attuazione che le forze incaricate di portarlo a termine fossero dotate di mobilità strategica e tattica, che invece non avevano, e prima ancora che i comandi nazionali, a cominciare da quello di Franco, si distaccassero dagli schemi abituali e considerassero la grande manovra strategica ideata come una grande operazione diretta a sfruttare il successo ottenuto nella prima fase. Ciò avrebbe presupposto l'assenza di soluzioni di continuità nel tempo tra l'azione in corso e quella successiva, al fine di non concedere tregua al nemico battuto e d'impedirgli di riordinare le forze e di farne affluire altre fresche. D'altra parte, il rimaneggiamento dello stesso dispositivo offensivo non poteva non richiedere un qualche tempu, che i cunmuùi nazionali spaguoìi tesero ad allungare anziché abbreviare. E questa volta, più che nel passato, l'intervallo avrebbe dovuto essere ridotto ai minimi termini, perché l'esercito repubblicano aveva acquisito una mobilità strategica e tattica di tutto rispetto per quei tempi ed era perciò in grado di effettuare, con sufficiente tempestività, i trasferi~enti di forze resi necessari dalle variabili della s ituazione.

2. Il gen. Dàvila emanò il 17 e il 19 marzo due «Instrucciòn generai», la 32 e la 33, la prima relativa alla manovra a nord dell' Ebro e l'altra a quella a sud del fiume, mettendo in evidenza che si trattava di due operazioni strettamente coordinate, inquadrate in un disegno unitario, delle quali: la manovra «A» (sud Ebro) avrebbe avuto loscopo di travolgere («arrollar») le forze nemiche che intendessero resistere a est del Guadalope e di raggiungere la costa per isolare la Catalogna dal resto del territorio occupato dal nemico; la lilanovra «B » (nord Ebro) avrebbe dovuto battere e distruggere il nemico schierato tra l'Ebro e il Cinca, portando avanti la linea fino al Cinca ed eventualmente fino al Segre 6_ Per la manovra «A» Dàvila fissava 3 direttrici principali: la Caspe-Gandesa-Mora de Ebro, la Alcaiìiz-GandesaTortosa, la Alcorisa-Aguaviva-Morella-Albocacer-Vinaroz e una secon-


CAP. XlX - IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA: DA AI.CANIZ ALL'EBRO

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daria Morella-Cantavieja (schizzo n. 10). Sarebbero state inleressate alla manovra «A»: la ua brigata di cavalleria, la IP brigata della iosa divisione agli ordini del gen. Felix Monasterìo Ituarte, la 1 a divisione di Navarra, la III.a brigata di cavalleria, la P brigata della 105 a divisione e unilà minori agli ordini del gen. Rafael Garcìa-Valiiio y Marcén; il CTV, la 1 a brigata di cavalleria e la 15 3 divisione di fanteria agli ordini del ~en. Mario Berti; il corpo di esercito di Galizia agli ordini del gen. Antonio Aranda Mata (divisioni 4 3 , 82a, 83a, 84 e 108a). Il disegno di manovra di Aranda per le operazioni a sud dell'Ebro era di «battere e distruggere » i due complessi di forze nemiche ripieganti fino a Gandesa e Morella, operando contro ciascuno di essi per doppio avvolgimento («por doble envol.vimiento »), al fine di occupare entrambe le città, presidiare i passi di Bercite, assicurarsi rapidamente i passaggi sull'Ebro in corrispondenza di Mora e di Tortosa 1. Il complesso di forze del gen. Monasterìo avrebbe garanlito la proi.t:zioue Jel fianco sini st r-o del. <lispositivo, avrebbe cercato d'impcàire la distruzione dei ponti ferroviari fino a Fayòn e di salvaguardare i passaggi sull'Ebro in corrispondenza di Mequinenza, Fayòn, Flix e Ascò. Il complesso di forze del gen. Garcìa-Valiiio - che avrebbe compreso anche un battaglione ciclisti, una compagnia carri, un gruppo da 75, due gruppi da 100, un gruppo da 155, due balte ri e controaerei - avrebbe in un primo tempo avanzato fin oltre l'allineamento Maella-Fabara, occupato Batea e Villalba de los Arcos, spostai.o quindi il centro di gravità dell 'azione sulla sinistra per avvolgere da nord Gandesa e avanzare su Miravet, Mora la Nueva e Garda, garantito il possesso dei ponti ferroviari e stradali di Mola, lanciando di s taccamenli su Pin elle Cahalls per intercettare la stra d a Ga ndesa-Tor tosa . In breve: il complesso Valiiio-Garcìa avrebbe rotto la fronte fra Masatrijos e la rotabile Caspe-Gandesa e attaccato in direzione di Maella per avvolgere le difese a sud della breccia; il CTV avrebbe avanzato su Calaceite e Cretas, costituendosi un fianco difensivo nella zona di Beceite· e, quindi, sarebbe penetrato in direzione di Horta de San Juan, avrebbe avvolto Gandesa da sud, tagliato la strada da Tortosa a nord di Cherta per proseguire poi fino a Tortosa, occupandola ecostituendo una testa di ponte oltre l'Ebro; il corpo d'esercito di Galizia avrebhe manovrato fissando la fronte nemica al centro e sulla destra e avanzando con la sinistra su Zorita del Maeslrazgo e Monroyo, penetrando quindi sino a Forcall e Herbés per avvolgere e conquistare Morella. Appena possibile, si sarebbe messa in moto anche la fronte dell' Alfambra, progredendo in direzione di Allepuz, con movimen-


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BATTAGLIA DI ARAGONA: AZIONI DI II TEffl>O PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLA COSTA A SUD DELL'EBRO


CAP. XIX - IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA: DA ALCANIZ ALL'EBRO

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to coordinato con le forze avanzanti verso il mare, per investire Albentosa, aprendo così il passo fino a Sagunto alle forze del settore di Teruel. Quanto alla manovra «B» - quella cioé a nord dell'Ebro - essa trovava ampia descrizione nella «Istrucciòn general numero 32» di Dàvìla alla quale rimandiamo (Doc. n. 22), limitandoci qui di seguito a riferire l'impianto della operazione e ad elencare le forze destinate a condurla. Il disegno di manovra di Dàvila veniva così espresso: «utilizzare l'attuale schieramento ad angolo delle forze tra la linea del Gàllego e quella dell'Ebro per sferrare contro il nemico attacchi convergenti che fissino e coinvolgano tutte le posizioni a ovest del Cinca, impedendo al nemico di ritirarsi». Era dunque necessario che ai corpi d'esercito di Navarra e di Aragona schierati sulla linea del Gàllego se ne unisse un altro fino all'Ebro - il corpo d'esercito Marroquì che dopo aver raggiunto da sud il fiume, una volta conquistata Caspe, desse sicurezza al fianco del dispositivo operante a nord del fiume stesso. In tale quadro: il corpo d'esercito di Navarra avrebbe dovuto rompere la fronte nemica di Huesca, a nord e a sud, procedere lungo le dircllrici Arascués-Bandalies-Liesa e Cueros-Vieccén-Alcalà del Obispo, portarsi sul Cinca, costituendovi due teste di ponte, una a El Grado e l'altra a Estadilla; il corpo d'esercito di Aragona avrebbe rotto la fronte nemica in corrispondenza del settore MascarielloCuatro Cuartos, avanzato in coordinamento con la divisione di Navarra che aveva rotto la fronte a sud di Huesca, raggiunto l'allineamento Pomar-Albalate de Cinca-Ballobar, costituendo una testa di ponte sul Cinca ad Albalate; il corpo d'esercito Marroquì, superato l'Ebro, avrebbe dovuto avanzare su Bujaraloz-Candasnos, spingere una brigala di cavalleria su Ontinena e raggiungere Fraga, costituendo una testa di ponte oltre il Cinca. Risulta evidente come Dàvila considerasse chiave di volta della manovra a nord dell'Ebro «el paso del Ebro», il cui possesso avrebbe prodotto lo sgretolamento totale delle posizioni nemiche del settore di Huesca, che si opponevano all'avanzata dei corpi d'esercito di Navarra e 'di Aragona, e conseguentemente il crollo di tutta la fronte attaccata s. La manovra «B», anche nella concezione di Dàvila, restava di carattere ausiliario, benché d'importanza determinante ai fini dell' isolamento della Catalogna, mentre alla manovra «A» rimaneva affidato il compito primario del raggiungimento della costa mediterranea, con tutte le conseguenze strategiche e politiche che il raggiungimento stesso avrehhe implicato.


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LA PARTECIPAZIONE ITAI.IANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

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Il terreno della manovra a sud dell'Ebro, fatta eccezione della stretta fascia rivierasca del corso d'acqua, che presenta alcuni tratti di facile passaggio, «é uno dei paesaggi di più confusa orografia di tutta la penisola iberica» 9 • È tutta la topografia a essere intricata, malagevole, labirintica, con montagne imponenti - «sierras, cordales, y serretas» - dalle cime appuntite e dai fianchi interrotti o solcati da profondi burroni. Particolarmente complicata e dura la zona del Maestrazgo. Dovunque si alternano grandi m esetas (o llanos) e piccoli altopiani (pequenas mesetas o muelas). Scarse e difficili le vie di comunicazione; il terreno offre alla difesa delle comunicazioni e degl i abitati ottime possibilità e si presta alla guerriglia» Il Maestrazgo costituisce un chiaro esernpio di "regiòn guarida" (rifugio), tipica della strategia nazionale» 10• La parte più aspra, rigida cd elevata del Maes trn;::go è quella sopra iì mcriàiano di Montaìban (sierre Gudar e Mora), culminante nella cima Pefiarroya (2024 m). L'altitudine decresce verso oriente, dando spazio al va lico di Torre Mirò che, attraverso la strada Morella-Vinaroz, immette nel Levante. Nel nord del territorio scorrono i fiumi Guadalope, con i suoi affluenti Guadalopillo e Bergan tes, e Matarra11a, con il suo affluente Algas; nel sud, i fiurn.i Cenia, Servo! o Cervera, Cuevas o San Michele. A sud di Morella le sierre Vega de Moli con la cima ~res (1318 m) e Valdancha, a est e a nord-est le sierre San Marcos, San Cristòbal, del Monte Turmell, Caro e Montenegrelo, con gli impossibili valichi di Beceite proibitivi, più che per l'altitudine superiore ai 1200 m (cima Encanadé 1393 m), per lo scoscendimento del terre no. Per attrnversare la zona i.ma sola strada utile, che si snoda da Alcaiiiz a Tortosa attraverso Monroyo e Morella, raggiungendo la costa a Vinaroz. Per giungere al mare occorre perciò seguire il corso dell'Ebro dominato allora dal nemico o muovere lungo la strada di Morella. Superato l'allineamento Tortosa-La Cenia-ChertaAlbocàcer, il terreno muta struttura: i rilievi diventano aggirabiH, le v ie di comunicazione sono numerose e agevoli, la zona è fertile e coltivata, la densità demografica, ridotta e concentrata in paesi e villaggi quasi sperduti nel resto del territorio fin qui descritto, aumenta considerevolmente lungo le sponde dell'Ebro 11_ In tale topografia generale s'inseriva il settore di azione del CTV dove il terreno trarotto, impervio, aspro, ancorché in misura minore di quello del settore del corpo d'esercito di Aranda, costituiva l'ostacolo maggiore da superare per sbloccare i passi e neutralizzare la


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loro difesa che godeva di dominio tattico sul terreno antistante e di vasti campi di osservazione e di tiro. La loro conquista obbligava a vere e proprie pettate la fanteria; rendeva difficoltoso l'impiego dell'artiglieria anche la frastagliata compartimentazione dei rilievi. Due le vie di comunicazione possibili, ma di limitata potenzialità entrambe: la Alcaiiiz-Calaceite-Gandesa-Tortosa, la Calanda-la CodoneraFornales-la Portellada-Va)derrobres-Arnes-Prat de Compte. Scarsissimi e di potenzialità ridottissima gli arroccamenti, oltretutto anche molto sinuosi. Opere d'arte di rilievo: sulla prima delle due strade di penetrazione, il ponte 5 chilometri a est del bivio per Morella, il ponte di 5-6 m di Mas del Labrador, il ponte di 200 m (alto 6, a 10 arcate) sul Matarrana, il ponte (di 100 malto 4-6 m) sull'Algas; sulla seconda, i ponti sul Matarraiia e sull'Algas e i vari ponti sui corsi d'acqua minori. Il Matarraiia e l'Algas scorrono lungo valli ampie, su letti larghi a fondo pietroso, ed erano in quel periodo quasi sempre guadabili in più tratti. Anche i numerosi ponti sui barranchi, ;;e interrotti, erano aggirabiH, a eccezion e d e l ponte sul barranco di

Los Canales (800 m a ovest di F6rnoles), a sponde molto ripide e in parte rocciose. Anche gli altri ponti delle due strade e di quelle di arroccamento e minori - cli struttura diversa l'uno dall'altro, comunque piuttosto lunghi, a più arcate con luci strette - erano zone aggirabili senza gravissimi difficoltà, stante la non pronunciata asprezza delle sponde dei corsi d'acqua e dei barranchi.

4. A sud dell'Ebro, dopo la prima fase dell'offensiva dei nazionali, i repubblicani schieravano ]'«esercito di manovra», comandato dal col. Leopoldo Menéndez Lòpez, su 3 corpi d'esercito: il V agli ordini del col. Juan Modesto Guilloto, il XXII del col. Ibarrola, il XXI del magg. Pozas Perea. Il V era schierato tra Caspe e Alcorisa e comprendeva la 45a divisione (Kahle) su 3 brigate (XIP e XIV 3 internazionale e CXXXIX a spagnola), la 11 a (Lister) su 3 brigate (I3, IX3, ca), la 35a (Walter) su 3 brigate internazionali (XI 3 , XIVa, XVa); la 45a e la 11 a erano in 1 a schiera, la 35a in riserva. Il XXII corpo d'esercito era schierato da Alcorisa a Ejulve e comprendeva la 47a divisione (Duràn) su 2 brigate (XLIX a, XLIX a) Tra i I V e il XXII era schierata la CCIX a brigata della 36 8 divisione (El Campesino) ed era in riserva la CCXI a


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brigata carabineros. Il XXI corpo era schierato dal paese di Ejulve a El de Rillo e raggruppava la 34a divisione (Vega) su 2 brigate (Illa, LXVIII3), la 70 3 (Hilamòn Toras) su 3 brigate (XXXIl 3 , XCII3, XCIV 3 ), e la 27 3 (Del Barrio) su 3 brigate (LIP, LXXII13, LXXIV 3 ). Era inoltre in zona la CXXXIl 3 brigata autonoma. Le forze repubblicane dell'Andalusia, dell'Estremadura e del Levante, che Rojo avrebbe voluto raggruppare in un corpo d'esercito unico, non erano interessate al settore sud-Ebro. Risultava che fosse in corso il ritiro della 34a divisione e della XXIIIa brigata internazionale della 35 3 divisione e che fossero in afflusso la 3a divisione (Manuel) su 3 brigate (XXXI 3 , XXXIII 3, XXXVIIP) e la 68 3 (Triqueras) su 3 brigate (CCIX3, CCXI 3 , CCXX 3 ) che aveva combattuto a Teruel. Nel settore del CTV erano schierate unità fresche (11 a e 46 3 divisione) e unità provate (47a divisione). Le brigate erano tutte su 4 battaglioni di circa 500 uomini ciascuno con da 6 a 8 fucili mitragliatori e 8 mitragliatrici. Ogni brigata per metà era costituita da reclute. I pezzi di artiglieria e i carri armati accertati dall'ufficio informazioni del CTV erano in numero modesto, ma di prevedibile aumento in seguito alle forze segnalate in afflusso dalla fronte centrale e dai settori limitrofi. Le forze battute dal 9 al 14 marzo risultavano in riorganizzazione nel le zone arretrate e venivano valutate del tutto inefficienti e non in condizioni di poter rientrare in Jinea. I lavori difensivi risultavano di consisLcnza modesta ed insisLevano soprattutto a cavaliere delle vie di comunicazione; più notevoli quelli delle alture di riva d'e stra dell'Algas a circa 2500 ma est di Caseras. Trincee in scavo, con parapetti, sbarravano in profondità la strada Caseras-Gandesa. Il 25 marzo il CTV dovrà fronteggiare una situazione parzialmente diversa: incontrerà in 1 a schiera la ca brigata della 11 a divisione tra la rotabile Caspe-Maella (esclusa) e la rotabile Castelseras-Torrecilla (inclusa); s'imbatterà, a sud della 11 a divisione di Lister, nella CCIX 3 brigata della 36 3 divisione di El Campesino, della quale le altre 2 brigate saranno in riorganizzazione nelle retrovie. Verrà, invece, confermata la presenza in linea della CXXXIV\ XII3 e XIVa brigata - tutte provate - e della CXXXIXa del tutto fresca ed efficiente. Saranno inoltre accertate nuove unità di artiglieria a cavallo della Alcaiiiz-Gandesa, tra il Km 260 e il Km 262, e della Valdealgorfa-Castellòn, all'altezza del Km 126 e del Km 127 (ovest di Fornoles). Verrà successivamente accertato che, oltre le fortificazioni note di riva destra del Guadalope, da sud di Alcaiiiz ad Aguaviva, intorno a Morel.la era stato costruito un vero e proprio campo trincerato, e


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che la linea del Cinca, notevolmente fortificata lungo il suo sviluppo, disponeva di fortificazione non molto fitta, se non nelle vicinanze di Gandesa, dove risultavano sbarrati da robuste fortificazioni campali tutti gli accessi all'abitato e sfruttati i barranchi, coperti di pini e di boscaglia, per postazioni di armi automatiche e di pezzi di artiglieria. Altre fortificazioni campali verranno rilevate nell'ampio semicerchio delimitato dalle località di Pobla de Masaluca-Batea-CaserasHorta de San Juan, sulle alture di Villalba de los Arcos e su quelle dei rovesci di Gandesa, nonché a sbarramento della strada FayònVillalba de los Arcos, al di là dell' Algas.

5. Dopo l'occupazione di Alcaii.iz operata dal CTV il 14 marzo, passarono tre giorni prima che il corpo d'esercito di Yagf.ie e quello di Aranda giungessero a impadronirsi dei rispettivi obiettivi assegnati loro per la prima fase: Caspe e Alcorisa. Il CTV, nell'attesa che i corpi d'esercito laterali fossero sui loro obiettivi, [u costretto ad arrestarsi e nei giorni tra il 15 e il 18 marzo provvide ad ampliare e consolidare la testa di ponte di Alcaiiiz e a costituirne altre due: una in corrispondenza di Caslelseras, l'altra di Calanda. La pausa concesse ai repubblicani un tempo breve, ma prezioso, per poter portare in linea forze fresche, facendo affluire sul Guadalope, proprio nel settore del CTV, unità della 11 a divisione di Lister e la CCIX a brigata della 46a divisione di El Campesino, tra le migliori di quelle disponibili per efficienza e capacità combattiva. Nei giorni tra il 15 e il 18 marzo il CTV assunse una nuova dislocazione nella zona Calanda-Alcaiiiz 12 : la «F.N. - XXIII marzo», in la schiera, a sinistra, sulle teste di ponte di Alcaiiiz e di Castelseras, la prima ampliata e la seconda costituita combattendo dalla stessa divisione; la «Frecce», a destra, con la brigata «Frecce Nere» in la schiera sulla testa di ponte di Calanda e con la brigata «Frecce Azzurre» in riserva nella zona immediatamente a ovest di Alcaiiiz. Le operazioni per l'ampliamento della testa di ponte di Alcaiiiz, per la costituzione di quelle di Castelseras e di Calanda e per il raccordo e la riunione tra le prime due comportarono il giorno 16 ripetuti attacchi locali sulle posizioni a occidente e a oriente del Guadalope, che costrinsero l'avversario a ripiegare. Sia la «F.N. - XXIII marzo» che la «Frecce» incontrarono resistenze vivaci opposte dal fuoco delle artiglierie e del-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 - 1939)

le armi automatiche, particolarmente a cavallo della rotabile per Gandesa, dove la «f_N _- XXIII marzo» dové fronteggiare un contrattacco che riuscì a stroncare in partenza, dové superare a guado il corso d'acqua avendo il nemico fatto saltare il ponte e combattendo rimuovere ripetute resistenze tenaci, anche se non particolarmente robuste, per spingersi fin sulle colline circostanti la zona de l Km 6 della rotabile per Alcaiiiz. Il giorno 18 la «Frecce Ne re » occupò Foz di Calanda, realizzando così il contatto con le truppe nazionali che erano ferme sul monte Costado. Le tre teste di ponte raggiunsero rispettivamente la profondità <li: circa 6 chilometri quella di Alcaf\i z, di 3 quella di Castelseras e di 2 quella di Calanda. Frattanto vennero portate in avanti da Muniesa ad Alloza le artiglierie del CTV, il comando del CTV si trasferì da Oliete ad Alcaiiiz e il comando tattico da Andorra a Palao. Nello stesso periodo il corpo d'esercito di Yagiie, come ac~ennato, occupò Chipruna e Caspe costituendo una testa di ponte a oriente del Guadalupe e il corpo d'esercito di Aranda, garantitasi la disponibilità della rotabile <li l\t1ontalb àn fino a Gargallo e intercettato il nodo stradale di Ejulve, avanzò ol Ln: Alcorisa, fino al monte Costado, favorito dalla pressione manlenuta dalla «Littorio » a nord di Alcorisa_ Il giorno 15 il comando della «Littorio » era stato assunto dal gen. Frusci in seguito al ricovero in ospedale del gen. Bergonzoli, ferito da arma da fuoco nemica durante una ricognizione che stava eseguendo lungo la rotabile Andorra-Akorisa. · Una delle preoccupazioni costanti del comandante del CTV e dei comandanti subordinati era stata, durante la prima fase dell'offensiva, la sicurezza, anche a causa del ritmo meno celere dell'avanzata delle unità nazionali laterali. Nel prosieguo dell'avanzata il proble.ma de l la sicurezza avrebbe rappresentato difficoltà di soluzione ancora maggiori, stante l'ampiezza degli intervalli che si sarebbero creati anche all'interno del dispositivo del CTV, per cui non solo i rianchi esterni, dove avrebbero continuato a operare le unità nazionali - quelle di Garcìa-Va:lino a sinistra e quelle di Aranda a destra - ma anche i fianchi interni dell e grandi unità del CTV operanti in 1 a schiera avrebbero richiesto una costante protezione. Berti intervenne sulla questione con una specifica direttiva che emanò il 15 marzo 13_ Altra preoccupazione di Berti in quei giorni era quella del prolungarsi della sosta in una situazione di propria difficoltà operativa (un'aliquota di forze a est e una a ovest del fiume) e di propria debolezza difensiva (tre teste di ponte non congiunte), con ampia passi bilità per il nemico di organizzarsi di fronte alle teste di ponte e forse di attaccarle una volta che fossero giunte le notevoli forze segnalate già in movimento


CAP. XIX . IL CTV NELL'Ol'l'ENSIVA DELL'ARAGONA: DA AT.CANl7. ALL'EBRO

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dalle fronti del nord-Ebro, di Teruel, del centro e del sud, sulle quali la calma si manteneva pressoché assoluta. Che una volta occupata Alcaii.iz fosse necessaria una sosta per portare avanti tutto lo schieramento era cosa pacifica, ma il prolungarla, anche dopo che le grandi unità nazionali si erano irnpadronite di Caspe e di Alcorisa, era davvero pericoloso perché, qualora i repubblicani avessero attaccato le tre teste di ponte o anche solo una di queste, - e si venne successivamente a sapere che stavano per farlo - avrebbero potuto costringere il CTV a un ripiegamento locale che oltrettutto si sarebbe verificato nell'anniversario di Guadalajara 14 • Berti, consapevole del reale stato di debolezza in cui il CTV era venuto a trovarsi e deciso a evitare un qualsivoglia successo loca le dei repubblicani nel particolare anniversario, chiese a Dàvila di riprendere da solo, per il momento, l'iniziativa nel triplice intento di saldare tra loro le tre teste di ponte, di penetrare nella Cordofiera e in Torrecilla de Alcaii.iz al fine di impadronirsi di posizioni che meglio si prestassero a fronteggiare un evenlualc attacco ncn1ico e dt favorire la 111ano vra gen e rale dell 'intero e se rcito del nord richiamando sul CTV l'attenzione del nemico nell'atlesa che avesse inizio l'offensiva a nord dell'Ebro.

6.

Il 17 marzo il comando del CTV diramò l'ordine di operazione n. 49, al quale fece seguire, il giorno dopo, una direttiva specifica circa l'impiego della riserva (Doc. n. 23). All'operazione venne attribuito il nome «Gandesa-Tortosa» (GT) ed essa venne scandita in 2 tempi, dei quali l'ordine di operazione si limitava a definire iJ primo, consistente: nell'attaccare il nemico lungo le direttrici di Castelseras-La Cordoii.era-Fòrnoles e di Alcaii.iz- Valdealgorfa e avvolgerlo per la sinistra lungo la direttrice di Atalaya-Miralblanch-Valjunquera; impadronirsi dei nodi di F6rnoles e di quello a sud di Valdealgorfa; copri re la destra del dispositivo da Calanda a Torrevilla; prevenire il nemico sui ponti del Matarraii.a; tenere la riserva in misura di penetrare attraverso la breccia per completare il successo in direzione di Gandesa (schizzo n. 11). Appena possibile avrebbero agito: a sinistra le forze del gen. Garcìa-Valiii.o lungo la direttrice Caspe-Gandesa con obiettivi Gan<lesa e Cherta, eventualmente Mora de Ebro; a destra, il corpo d'esercito del gen. Aranda lungo la direttrice Alcorisa-Forcall, con obiettivi Morella e Cantavieja; nell'intervallo fra il CTV e il corpo


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ARAGONA: ZONA DELLE OPERAZIONI DEL C.T.V. NEL II TEMPO DELL'AZIONE A SUD DELL'EBRO

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CAP. XIX - JL CTV NELL'OFl'ENSIVA DEl.1.'ARAGONA: DA ALCANlZ ALL'EDRO

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d'esercito di Aranda o della Gal izia sarebbero stati inseriti distaccamenti di forze nazionali . In 1a schiera, a sinistra, avrebbe operato, nell'ambito del CTV, la «F.N. - XXIII marzo » 1s - rinforzata dal reggimento« 18 luglio», da un battaglione carri armati, da un battaglione della brigata «Frecce Nere» - con obiettivo d'attacco Valjunquera ed eventualmente i ponti e le alture di riva destra del Matarraiia a est della rotabi le; in 1 a schiera, a destra, la «Littorio» lSbi s - rinforzata da una compagnia carri con obiettivo di attacco F6rnoles ed eventualmente il nodo di Valderrobres e le alture di riva destra del Matarraiia de Torre del Cornpte a Valderrobres; in 2 a schiera: la brigala « Frecce Azzurre » dislocala inizialmente a ovest della q. 37 5 della rotabile Alcaiiiz-Calanda, i I « raggruppamento carristi », la brigata di cavalleria. La «Frecce» (meno la brigata« Frecce Azzurre») sarebbe rimasta inizialmente dislocata sulla tesla d i ponte di Calanda. L'avanzata sarebbe stata effettuata «per sba lzi successivi», regolati dal comandanle del CTV, al fine di rendere possibile, quando Ht;ùiss,u·io t; cunvenieutc, mult-tz.iuni di fronte e di dispositivo e precisamente: con il 1° sbalzo si sarebbe dovuto raggiun-

gere l'allineamento est di Valdealgorfa - q. 626- di M. Lirio-F6rnoles; con il secondo un allineamento a est del Matarraii.a dal ponte a nord di M. Casos a Valderrobres; con il terzo il fiume Algas da Caseras al bivio a sud di Horta de S. J uan; con il 4 ° posizioni a est di Prat de Compte e di Gandesa. La riserva - «Frecce » meno un reggime nto della brigata «Frecce Nere» - si sarebbe tenuta pronta a muovere lungo l'itinerario per il ponte del Km 3 a sud di Alcaiiiz, al fine di dislocarsi nella zona di riva destra del Guadalope, tra Gucarnacida e il fiume, dove avrebbe ripreso alle proprie dipendenze la «Frecce Azzurre ». Stanti l'ampiezza e la discontinuità dell e fronti e l'intervallo tra le due divisioni in 1 a schiera, le artiglieria del CTV sarebbero state decentrate: un raggruppamento (I gr. da 105, IX gr. da 100, II gr. da 149, II gr. da 65) alla « F.N. - XXHI marzo»; un raggruppamento (II gr. da 105, I gr. da 100, IV gr. da 149, III gr. da 75) alla «Littorio» 16, Il genio: quanto ai collegamenti da realizzare, avrebbe curato la prosecuzione dell 'asse principale da Andorra ad Alcafiiz-q. 625 a sud di Valdealgorfa-Calaceite, di quello secondario da Castelseras a F6rnoles-Valderrobres, di quello trasversale con base dal bivio su Alcafi.iz-Castelseras-Calanda, e avrebbe dislocato inizialmente i centri in Alcaii.iz e nella zona del bivio di Calanda e la centrale dei collegamenti nella zona a sud-ovest di Abellares (q. 469); quanto ai materiali per il rafforzamento e gli attrezzi da lavoro, avrebbe costituito un posto di distribuzione presso la stazione ferroviaria di Alcaiiiz.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 19.19)

L'aviazione legionaria avrebbe operato a favore del CTV e del complesso di forze di Garcìa-Valiiio e, in particolare, sulla fronte del CTV avrebbe: bombardato massivamente per un quarto d'ora, il giorno d'inizio dell'operazione, la zona Gallo-Valdealgorfa-S_ Barbara; spezzonato e mitragliato, una volta portato a termine la preparazione dell'artiglieria, bersagli animati nella zona dei quadrivi di q. 626 (sud di Valdealgorfa), lungo la rotabile Valdealgorfa-bivio q. 626-Torrecilla de Alcaiiiz e gli itinerari che ne defluivano; provveduto alla protezione della zona delimitata dalla congiungente Alcaiiiz-ValdealgorfaF6rnoles-Calanda-Andorra-Alcaiiiz; effettualo esplorazione diurna e notturna tra il Guadalope e l'Ebro e tra il parallelo di Mae lla e quello di Tortosa, in parLicolare lungo le direttrici di avanzata delle divisioni in 1 a schiera e gli itinerari incidenti sulle direttrici stesse. L'ordine di operazione prefigurava, dunque, una manovra diversa da quella della prima fase dell'offensiva d'Aragona, più difficoltosa e lenta a causa soprattutto del terreno, più soggetta a minacce sui fianchi inttrni cé:<l eskr ni a causa d egli sfasamen ti che si sarebbero potuti veri fieare proprio per la diversità dei ritmi di avanzata Lra le unità del CTV e tra queste e le unità nazionali laterali, in particolare quelle di destra che avrebbero incontrato il terreno più arduo. Il settore di azion e del CTV. profondo una decina di chilometri Lra le basi di partenza e gli obiettivi dell'attacco di 1_0 tempo, si snodava su di un altopiano frastagliato e divisorio degli sforzi offensivi, costretti a svilupparsi lungo direttr_ici divergenti, con il pericolo che, senza uno stretto coordinamento, si sarebbero potuti trasformare in penetrazioni unidirezionali, ciascuna a sé stante, soggetta a essere arrestata davanti al Matarraiia e colpita con contrattacchi che il nemico, in relazione alle forze di sponibili, avre bbe potuto agevolmente sferrare. riuscendo ad avere facilmente ragione delle formazioni necessariamente quasi filiformi, imposte dall'ingarbugliato e aspro intreccio delle sierre. L'insieme induceva a privilegiare il coordinamento e la sicurezza nei riguardi della stessa rapidità dell'avanzata. Ber ti tenne conto che, in complesso, l'attaccante non era favorito dalla situazione e non mol Lo anche dal terreno e che, in particolare, l'attacco non avrebbe potuto manovrare il fuoco dell'artiglieria nella misura in cui era stato possibile specialmente nella fase iniziale dell 'operazione «RE ». Punto di debolezza dell'attacco era proprio l'impiego dece ntrato delle artiglierie di corpo d'armata, «tanto più» - come osserverà poi il gen. Manca di Mores nel suo più volte citato volume «che la colonna di sinistra, per il terreno e la situazione, è costretta a decentrare, a sua volta , parte delle artiglierie per assegnarle al distac-


CAP. XIX - IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA : DA ALCANIZ ALL'EBRO

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camento che dà sicurezza al suo fianco sinistro. Osservazione difficilissima. Anche proiettando sulle prime linee tutti gli elementi di osservazione, si abbraccia un brevissimo campo del terreno d'azione» 17_ a) Giorno 19 marzo

La mattina del 19 marzo, dopo mezz'ora di preparazione di artiglieria, preceduta da un quarto <l'ora di bombardamento aereo, ha inizio l'attacco che si sviluppa in campo aperto, su terreno difficile e insidioso, e che riesce a progredire con maggiore successo sulla fronte della« Littorio » e incontra più tenace resistenza su quella della« F. N. - XXIII marzo», dove il nemico reagisce e resiste, sostenuto dal fuoco copioso delle proprie artiglierie e dall'azione di carri armati. Ma verso le 16 l'avversario è decisamente battuto proprio sulla fronte della «Littorio» e, dopo vari combattimenti locali, anche su quella della «F.N. - XXIII marzo ». All'azione della «LiLLorio » concorre la brigata «.Frecce Nere » che ne protegge 11 fianco e che occupa le posizioni della q. 605 a nord di El Rincòn Caliente. Il nemico ripiega lentamente su tutta la fronte deJ CTV e, a sera, questo si schiera lungo l'allineamento Estanco-Gallo-pendici occidentali di S. Barbara -nodi di comunicazione e alture a est <li Torrecilla de Alcafiìz-La Codonera-nord abita to di Torrevelilla-q. 605 di El Rincòn Caliente (schizzo n. 12). A nord, sul fianco sinistro del CTV, il mattino del 19 anche la 1 a divisione di Navarra del complesso Garcìa-Valino passa, d'iniziativa, all'attacco nel settore di Caspe, dove incontra una robusta resistenza che ne limita i progressi in profondità a poche centinaia di metri e ne frustra la conquista della posizione della q. 211, a occidente del Guadalope, nella zona di Puente di l\4asatrijos, che ri1naµe in possesso dei repubblicani. Berti decide di raggiungere il giorno dopo gli obiettivi di 1° tempo dell'ordine di operazione n. 49, favorendo da sud l'azione della sinistra del suo dispositivo e volendo assolutamente raccordare alle altre la testa di ponte di Calanda. Al riguardo chiarisce per iscritto i suoi intendimenti e impartisce nuovi ordini circa l'impiego della risenra (Doc. n. 24). In sintesi egli vuole giungere ai ponti del Matarraiia, assicurarsene il pieno possesso e saggiare la difesa nemica sui fianchi della sua fronte. Dispone conseguentemente che: la «F.N. - XXIII marzo» prosegua verso gli obiettivi, sia operando in proprio di sorpresa, sia avvalendosi dell'azione concorrente della «Littorio », e spinga successivamente i suoi elementi avanzati fino ai passaggi del Matarrafia e bloe-


Schizzo n. 12 ARAGONA: OPERAZIONI TRA IL 14 ED IL 19 MARZO 1938


CAP. XIX - IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA: DA ALCAJÌIIZ ALL'EBRO

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chi le provenienze da Maella e Mazale6n; la «Littorio» concorra in un primo tempo, con una propria colonna, all'azione della «F N. - XXIII marzo» attaccando da sud in direzione di Mirablanch, completi in un secondo tempo l'occupazione dei propri obiettivi, spinga appena possibile la ricognizione fino ai passaggi del Matarraii.a e in direzione di Monroyo; la « Frecce Nere» agisca in direzione di Aguaviva; mantenga l'occupazione della testa di ponte di Calanda fino a quando non sostituita e si raccolga successivamente nella zona di Torrecilla de Alcaiiiz per ricongiungersi alla divisione; la «Frecce»; il «raggruppamento carristi» e la brigata di cavalleria continuino a svolgere il ruolo di riserva; l'aviazione legionaria, fermi restando tutti gli altri compiti, effettui dalle ore 7,15 del giorno 20 un'azione di bombardamento sulle pendici est di Mirablanch, Valjunquera, Grenada, La Portellada, Valderrobles (ponte escluso). b) Giorno 20 marzo.

Il mattino del 20, mentre si appresta a riprendere l'attacco, la «Littorio» viene contrattaccata con fanterie e carri sul fianco destro, ma il pronto intervento dell'aviazione legionaria costringe il nemico a indebolire la pressione che peraltro torna ad essere sensibile dopo il bombardamento aereo. Si giunge al corpo a corpo e la «Lillorio» esce vittoriosa dagli scontri e riprende ad avanzare nella zona fra La Codoiiera e Torrevelilla. Frattanto: la «F.N. - XXIII marzo» avanza lentamente, ma con continuità; e occupa Valdealgorfa e il nodo stradale a sud-est dell'abitato; la brigata «Frecce Nere» amplia la testa di ponte di Calanda, rettifica la fronte in direzione di Torrevilla e coopera con la «Littorio». A sera il CTV raggiunge] 'allineamento Estanco-Balsa Nueva-Las Foyas-Km 262 della rotabile per Gandesa-trivio rotabile a sud-est di Valdealgorfa-Km 3 della rolabile di Torrecilla-La Figuera-nord dell'abitato di Torrevelilla-posizioni a sud della rotabile per Calanda fino a Foz de Calanda. La penetrazione nella Codoiiera e in Torrecilla de Alcaiiiz apre una breccia nella barriera realizzata dai repubblicani al di là del Guadalope, il cui sfruttamento sarebbe possibile solo a condizione che anche le forze di Garcìa-Veliiio e di Aranda fossero in grado di muovere all' attacco. Il bilancio della battaglia di Valdealgorfa risulta comunque del tutto positivo per il CTV, penetrato per circa altri 10 chilometri in territorio nemico e battutosi validamente contro, tra le altre, le unità della 11 a divisione Lister che ha costretto a ripiegare.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA ClV!LE SPAGNOLA (1936 - 1939)

I battaglioni del 4°, 5° e 7° reggimento della divisione «F.N. XXII1 m.arzo», quelli della «Littorio», i carristi dei due battaglioni che hanno operato, uno con la «F.N. - XXI11 marzo» e uno con la «Littorio», l'aviazione legionaria hanno combattuto con periz ia, valentia e capacità combattiva molto elevate, anche nei corpo a corpo e nei duelli tra carri armati. Prigionieri e disertori nemici confermano che l'attacco del CTV ha prevenuto e sconvolto i preparativi che i repubblicani stavano effettuando per attaccare le teste di ponte di Alcafiiz e di Castelseras. Il male è che Berti è costretto dalla situazione a sospendere l'offensiva, pur mantenendo la pressione sul nemico, in quanto le forze nazionali non sono in grado di riprendere l'avanzata a sud dell'Ebro prima del giorno 23. D'altra parte, l'intervallo fra le posizioni conquistate dalla »Littorio« a sud di La Codofiera e quelle tenute dalla sinistra del corpo d'esercito di Aranda nella zona di Alcorisa è di 20 chilometri e la m in acc ia su l fianco destro del dispositivo del CTV è davvero grave e incomhcnt.c. TI comando di Dàvila se ne rende subito conio e mcltc a disposizione dd CTV, p e 1· la copedurn di U.ìle fianco, la 15 a divisione nazionale, alla quale Berti dà le disposizioni per il suo schieramento sulla testa di ponte di Calanda 18, mentre incarica la brigata di cavalleria della sorveglianza della sinistra del Guadalupe e delle vie di comunicazione che affluiscono ad Alcafiiz 19.

7. Dal 21 al 24 marzo si ebbe dunque una nuova pausa nell'avanzata e l'attività operativa fu diretta a completare e consolidare la conquista delle posizioni raggiunte nei giorni 19 e 20 (schizzo n. 13), a rettificare localmente la linea, a meglio garantire il possesso delle rotabili Valjunquera-Fòrnoles e Calanda-Torrevelilla, a dare sicurezza al fianco destro della «Littorio». A tale ultimo fine, subentrate a difesa della testa di ponte di Calanda unità della 15a divisione nazionale provenienti dalla zona di Quinto de Ebro, disimpegnate dalla difesa del fiume da unità del corpo d'esercito di Yagiie - la brigata «Frecce Nere» attaccò il giorno 21 nel settore di Torrevelilla per alleggerire la pressione sulla «Littorio» e l'operazione, malgrado il contrasto opposto dai repubblicani schierati in forze sulle pendici settentrionali del massiccio del Ginebrosa, ebbe successo. Berti il giorno 21 emanò la direttiva per l'occupazione a difesa della riunita testa di ponte del Guadalope 20 e il giorno 23 per l'ese-


Schizzo n. 13 ARAGONA: SITUAZIONE DEL C.T.V. LA SERA DEL 22 MARZO 1938

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Schizzo n. 14 ARAGONA: LINEA DI CONTATTO AL 25 MARZO 1938 E DISLOCAZIONE DELLE FORZE REPUBBLICANE CONTRAPPOSTE

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CAP. XIX - IL

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NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA: DA AI.CANIZ All'EBRO

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cuzione di azioni preliminari in vista della ripresa offensiva verso est 21. In seguito all'arrivo di tutta la 15 a divisione nazionale, il CTV schierò in 1 a schiera, da sinistra a destra: la «F.N . - XXIII marzo», rinforzata dal «reggimento 19 luglio» , da Estanco (compresa) al quadrivio del Km 1 (escluso) della rotabile Torrecilla de Alcaiiiz; la «Littorio» da tale quadrivio (compreso) alla rotabile La Codonera-F6rnoles; la «15a nazionale» nel tratto tra la rotabile La Codofi.era-Fornoles (esclusa) e Foz Calanda (compresa). I battaglioni carri, il battaglione della «Frecce azzurre» e lo squadrone di cavalleria già in rinforzo alle varie unità vennero restituiti ai comandi di appartenenza organica. Vennero dislocati in 2a schiera: il comando della «Frecce» e la brigata «Frecce azzurre » all'altezza del Km 251 della rotabile di Alcaiì.iz, con il compito della protezione del fianco sinistro del dispositivo a cavallo del Guadalope tra Estanco e la rotabile per Caspe; la «Frecce Nere» nella zona tra Castelseras (compresa) e Torrecilla de Alcaiì.iz (esclusa); il «raggruppamento carristi» nella zona a sud-ovest di Alcaùiz con il cumpilu, per ii batLaglione n1otomeccanizzalo dcHa difesa di Alcaiiiz e, per il resto, con il compito di orientarsi al rapido intervento nella lotta nel caso di contrattacchi avversari; la ia brigata di cavalleria, raccolta a nord della rotabile Alcafiiz-ValdealgorfaMazaleòn, orientata a muovere verso nord-est per prendere contatto con la 1 a divisione di Navarra e la III a brigata di cavalleria. Il 22 marzo ebbe inizio la prevista manovra a nord dell'Ebro dei corpi d'esercito di Navarra e di Aragona, che ruppero la fronte avversaria a nord e a sud di Huesca e avanzarono in profondità raggiungendo il 23 l'abitato di Tardienta e la ferrovia Tardienta-Huesca. La sera del giorno 22 il corpo d'esercito di Yague attraversò con barche l'Ebro, superò la riva sinistra del fiume e il giorno successivo occu pò Gelsa, spingendo elementi di cavalleria fino al monte Atalaya. Il giorno 26 la manovra a nord dell'Ebro proseguì la sua avanzata celere verso il Cinca sulla via di Fraga, dopo aver occupato nei giorni precedenti molte località importanti, tra le quali Monegrillo, La Almolda, Bujaraloz. Il giorno 25 (schizzo n. 14), mentre erano in corso le azioni preliminari disposte il giorno 23 e le unità avevano portalo a tern1ine le operazioni di mutamento di dislocazione ordinate verbalmente, il comando del CTV diramò l'ordine di operazione n. 50 (Doc. n . 25) per la ripresa della offensiva con inizio dal giorno 26. L'intendimento di Berti era: «raggiungere in primo tempo la displuviale tra il Matarraiia e l'Algas, gravitando con le forze per Mas de Labrador-Aréns de Lledo e coprendo il fianco destro sui nodi di F6rnoles, La Portellada, Val-


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derrobres; procedere quindi su Gandesa fiancheggiandosi per Beceite sui passi di Beceite. «La Frecce» - rinforzata dal reggimento «19 luglio», da un battaglione carri, da 2 gruppi di artiglieria del CTV avrebbe agito in 1 a schiera, a sinistra, a brigate affiancate, con obiettivo di attacco di 1° tempo la fronte Calaceite-Cretas; la « 1Sa nazionale » - rinforzala da una compagnia carri e da uno squadrone di cavalleria - in 1 a schiera, a destra, avrebbe conquistato F6rnoles ed eventualmente La Portellada; la «F.N. - XXIII marzo », in za schiera, si sar ebbe mossa, su ordine, a cavallo della rotabile ValdeltormoCalaceite, guardando le provenienze da nord, in particolare da Mazaleòn e Maella; la «Littorio » si sarebbe raccai La nella zona a est di Torrecilla de Alcaiiiz, dove sarebbe rimasta in attesa di ordini; il «raggruppamento carristi» - meno uno squadrone - avrebbe mantenuto il compito di riserva. La P brigata di cavalleria avrebbe comunque garantito la protezione del fianco sinistro muovendo, su ordine, lungo la direttrice Valdealgorfa-Mazaleòn-Molino Nuevo per prendere contatto in Mazaleòn e in Molino .Nuevo con le forze de lb !a divi sione di Navarra i cui obiettivi sarebbe ro stati i passaggi sull'Ebro fra Garda e Miravet e la rotabile Gandesa-Tortosa all'altezza di Pinell; la « 15a nazionale » avrebbe garanlito la p r otezione del fianco destro, occupando in successione varie locali Là e mantenendo inizialmente con un reggimento la fronte tra Calanda e il bivio del Km 18 a nord di Torrevelilla; la cavalleria avrebbe provvèduto al co ll egamento con il corpo d'esercito di Aranda muovendo lungo la rotabile di Monroyo. L'operazione «G.T. » sì sarebbe avvalsa di tulle le artiglierie disponibili e cioè quelle della «Frecce» (IV/75, X/75), della «15a nazionale » (3 gruppi piccolo calibro), della «F.N. - XXIII marzo» (IV/ 65, XI/75, VIII/100), della «Littorio » (I/65, II/65, III/100), del raggruppamento piccoli calibri (III/65, 111/75, 1/100; IX/100) e del raggruppamento medi calibri (I/105, III/105, II/I 49, IV/149). Esse - quelle del CTV già decentrate nella fase offensiva precedente alle divisioni erano tornate alle dipendenze del comandante dell' artiglieria gen. Manca di Mores - si sarebbero schierate in una zona centrale (S. Barbara) e in tre laterali, di cui una a deslra (nord-est di Val<lealgorfa) di quella centrale e due a sinistra (La Codofiera, nordovest <li Torrevelilla). La preparazione sarebbe stata organizzata e condotta dal comandante dell'artiglieria del CTV che avrebbe altresì provvcdulo al concorso con le proprie artiglierie alle azioni di appoggio e di protezione. Il genio avrebbe prolungato l'asse principale dei collegamenti su Calaceite, quello secondario su Fòrnoles-Valde rrobres e quello tra-


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sversale lungo la rotabile Valdealgorfa-Fòrnoles. La centrale dei collegamenti si sarebbe trasferita nella zona di S. Barbara sulla rotabile per Gandcsa, dove si sarebbe insediato anche il comandò tattico del CTV. L'aviazione legionaria avrebbe concorso alla preparazione bombardando: inizialmente la zona compresa t ra Belmonte e l'Ermita de S. José, la rotabile Torrevilla-Cunada tra il Km 2 e il Km 24; successivamente Fòrnoles, La Portellada, Torre del Compte; su richiesta, i ponti sul Matarraiia di Torre del Compte e quello a nord di M.Caso, il ponte sul Testavin alla confluenza con il Matarrana, Porlellada. Un'aliquota dell'aviazione da bombardamento e l'aviazione di assalto sarebbero state pronte per intervenire, su richiesta, con spezzonamenti e mitragliamenti sulle unità nemiche. La esplorazione e la protezione avrebbero continuato a essere effettuale nei termini già fissati nell'ordine di operazione n. 49. 11 disegno di manovra e le modalità indicate per porlo in esecuzione n e ll'ordine di operazione n . 50 risentivano del fa orèvole e, Lutto sommato, rapido e non eccessivamente duro andamento dei combattimenti svoltisi nella prima fase dcll 'offensive d'Aragona. Le perdite subite dal CTV dal 9 al 25 marzo non erano state lievi: caduti 29 ufficiali (23 italiani e 6 spagnoli) e 253 sottufficiali e soldati (149 italiani e 104 spagnoli); feriti 123 ufficiali (87 italiani e 36 spagnoli) e 1349 sottufficiali e soldati (918 italiani e 431 spagnoli); dispersi 33 sottufficiali e soldati (6 italiani e 27 spagnoli) 22 • Le perdite inflitte al nemico erano state superiori e il solo CTV aveva catturato 3500 prigionieri, 7 carri armati di fabbricazione sovietica, 4 autoblindo, 18 cannoni di calibro vario, 70 automezzi, centinaia e centinaia di armi portatili automatiche e non, interi deposi ti di munizioni, di carburanti e di materiale vario 2 3. Ma il successo di quella fase era stato determinato soprattutto, fino ad Alcaniz, dalla sorpresa, dalla manovra e dagli effetti degli imponenti massicci interventi delle artiglierie e dell'aviazione, che avevano sconvolto gli appostamenti difensivi repubblicani e avevano prodotto vere ondate di panico nei dife nsori. Già nei combattimenti dei giorni 19 e 20 marzo, nella battaglia di Valdealgorfa e nelle azioni preliminari dei giorni successivi, si erano manifestati evidenti l'indurirsi e l'inasprirsi della lotta, preminentemente a causa del terreno e delle forze fresche fatte affluire sul la fronte del CTV dai comandi repubblicani. Di tali fattori, l'ordine di operazione n. 50 teneva conto, tanto da fissare il periodo di un 'ora e un quarto per la preparazione dell'inizio della ripresa dell'offensiva, ma ad essi andavano a sommarsi la modesta conoscenza delle difese ne-


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miche, che più che sulla fortificazione campale poggiavano sulle accidentalità naturali del terreno, sulle rocce sparse ovunque che costituivano ottimi ripari di difficile individuazione, e l'elevata tecnica d'impiego dell'artiglieria dimostrata dall'avversario negli ultimi combattimenti. A rendere imprecisi gli obiettivi da battere - lavori campali accertati, presumibili zone di difesa e di raccolta, possibili sedi dicomando e di postazioni di artiglieria - concorreva la grande mobilità cui il nemico ricorreva occupando saltuariamente le posizioni difese e trasferendosi dall'una all'altra, stante l'abbondanza delle zone e dei punti favorevoli. Il gen. Manca di Mores avvertì la diversità della situazione, incluse gli obiettivi certi e quelli presunti in ovuli numerati e organizzò un'azione massiccia, affidata al maggior numero possibile di gruppi, e perciò ridusse il numero dei magli rendendoli più consistenti (Doc. n. 26) , ma l'amp iezza della fronte delle due divisioni in 1 a schiera e le loro dir·ettrici di attacco, nonché il terreno frastagliato, roccioso, pietroso, polveroso, coltiva to con rari ulhi e a macchi.a - costonè in direzione generale nord-sud, dal quale si dipartono costoni secondari con successive ramificazioni con quote sui 700 m circa al massimo e che si elevano dal terreno circostante di circa 50-100 m- erano tutti elementi che complicavano enormemente l'organizzazione del fuoco delle artiglierie. Il costone, inoltre, impediva il tiro ai cannoni se portati su postazioni avanzate, mentre offriva buone possibilità di schieramento e di tiro agli obici da 149/12 che perciò Manca proiettò in prima linea addossand~li all'ostacolo. Ancora una volta lo schieramento dell 'artiglieria non corrispose a quello classico allora abituale, nel quale }'artiglierie venivano gerarchicamente schierate in relazione a ll a loro gittata 23bis _ L'insieme di tali fattori ne condizionava, dunque, l'impiego e, sebbene fossero stati studiati e attuati tutti gli accorgimenti possibili per ridurre gli svantaggi, il fuoco dell'artiglieria e dell'aviazione non produrrà gli effetti determinanti e decisivi realizzati nell'avanzata della prima fase.

8. a) Le operazioni dal 25 al 28 marzo

Il giorno 25 marzo si svolgono le operazioni preliminari della «Frecce» in direzione del Morron e delJa « 1sa nazionale» nelle pendici sud-occidentali del Ginebrosa. La resistenza dei repubblicani è te-


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nace e alla sera il CTV raggiunge l'allineamento Morron-ChorradorEl Campillo-Cotma-riva destra del fiume Bergantes (schizzo n. 14). Alle 7 del giorno 26 ha inizio la preparazione dell'artiglieria che dura un'ora e alle 8 interviene il bombardamento dell'aviazione legionaria che dura 15 primi. L'attacco urta contro la resistenza di non meno di 8 brigate e procede lento e faticoso, conquistando il terreno palmo a palmo, raggiungendo la profondità di 2-3 chilometri sulla fronte della «Frecce» e di circa 1 chilometro su quella della «Isa divisione nazionale». Sui fianchi del CTV: la J a divisione di Navarra, contrastata dal nemico, riesce ad avanzare di qualche centinaio di metri oltre il Guadalope; il corpo d'esercito di Aranda, che incontra resistenze minori, conquista Aguaviva, si copre il fianco destro su Las Parras de Castellote, ma sul fianco sinistro, verso Ginebrosa, raggiunge solo la q. 619, a sudest di Cotma. La preparazione non dà il risultato sperato e neppure i 42 concentramenti nei quali vengono sparati 50.000 proietti durante le azioni d'interdizione, appoggio e protezione. Berti interviene richiamando alcune norme da seguire per il buon esito della battaglia in corso 24. Il giorno 27 l'azione della «Frecce» e della« 15a nazionale» riprende, si susseguono attacchi e contrattacchi, in particolare sulla fronte della «Frecce» in corrispondenza delle posizioni del Mirablanco (fronte della brigata «Frecce Azzurre») e del Lirio (fronte della brigata «Frecce Nere»), ma i repubblicani si difendono brillantemente a oltranza e mantengono la sostanziale integrità della loro posizione di resistenza. Sulla sinistra del CTV la 1 a divisione di Navarra non riesce a guadagnare terreno a ovest del Guadalope, mentre sulla destra il corpo d'esercito di Aranda raggiunge, senza molto contrasto, le posizioni di La Ramleta-La Tosa-sierra de Los Mojones sulla direttrice Zori ta del Maestrazgo-Forcall, dalle quali riceve sicurezza sul fianco destro e si pone conseguentemente nella condizione di poter operare l'indomani per la sinistra in direzione concorrente verso il CTV. Nell'attesa che l'azione del corpo d'esercito di Aranda possa essere avvertita e in seguito alle perdite subìte tra ieri e oggi - 1142 caduti e feriti della «Frecce» e 504 della« 15a divisione nazionale» - Berti, pur disponendo che si continui a esercitare pressione sulle posizioni del nemico, decide di non spingere a fondo l'azione. A nord dell'Ebro le operazioni dal giorno 26 assumono un andamento molto favorevole ai nazionali: occupazione di Monegrillo, penetrazione in profondità di una colonna motorizzata per oltre 25 chilometri, rapida avanzata verso il Cinca sulla via di Fraga, superamento del fiume, costituzione di una testa di ponte tra Fraga e Masalcorrcig,


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inizio il 27 delle operazioni nel settore pirenaico e occupazione di Dena de Callego_ Il giorno 28 sulla fronte del CTV (schizzo n. 15) l'iniziativa passa nelle mani dei repubblicani, che sferrano un robusto contrattacco nella zona del monte Mirablanco contro la brigata «Frecce Azzurre » e impegnano a fondo le posizioni del monte Lirio. Il nemico riesce ad affermarsi verso le ore 11 sulla q. 635 del Mirablanco che la «Frecce Azzurre» riconquista, dopo che aerei da caccia legionari hanno spezzonato e mitragliato le formazioni repubblicane « passando veloci a 400 km/h e ritornando subito all'offesa con acrobatici rovesciamenti degli apparecchi» 2s. La riconquista della q. 635 e delle altre quote circostanti viene subito consolidata dall'arrivo di un'aliquota del battaglione mitraglieri divisionale che opera ripartito tra le due brigate della «Frecce ». Le unità della «Lister» sono costrette a ripiegare oltre le posizioni di partenza e il massiccio del Mirahlanco rimane in possesso della brigata « Frecce Azzurre». La « 15a divisione nazionale» rettifica le posizioni raggiwne ieri neila zona fra ì'Ermita de S. José c il Km 122 della rotabile per Fòrnoles. A sinistra del CTV, la «1 a divisione di Navarra» sbocca dalla testa di ponte di Caspe e avanza per una profondità di 4-5 chilometri nella direzione di Mella, fino all'allineamento Glesa-Km 36 della rotabile per Gandesa; a destra, il corpo d'esercito di Aranda inizia la conquista d~l massiccio di Ginebrosa, raggiungendo l'allineamento Cruceta-El Colledo-Km 31 della rotabile per Aguaviva. A nord dell'Ebro i nazionali raggiungono il Cinca fra Barbastro e Alcolea e, nella zona di Fraga, ampliano la testa di ponte e avanzano lungo la strada cli Lérida, collegandosi con le unità del complesso di forze Garcìa-Valino. La giornata del 28 si chiude positivamente per i nazionali con l'avanzata delle forze a nord dell'Ebro, con il successo difensivo della «Frecce » e con i progressi del corpo d'esercito di Aranda. Gli attacchi frontali agli scogli del Mirablanco e del Lirio non hanno risultati perché il nemico vi si difende accanitamente e brillantemente. Berti, stante la situazione, diversa da quella del giorno 26, determinatasi sui fianchi del CTV, rinunzia all'attacco frontale del Mirablanco e del Lirio e dispone l'effettuazione di uno sforzo laterale in direzione nord-est in modo da favorire l'avanzata delle forze di Garcìa Valina verso Moella. Egli dispone perciò nel pomeriggio del giorno 28 che per l'eventuale ripresa dell'azione offensiva (Doc. n. 27): la «Frecce » mantenga forte pressione sulla fronte nemica, esegua puntate offensive robuste e, in caso di successo, proceda verso gli obietti-


Schizzo n. 15 SITUAZIONE DEL C.T. V. AL 28 MARZO 1938

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LA PARTECIPAZIONE ITAUANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA ( 1936 - 1939)

vi assegnatile; la « 15a nazionale» continui a tenere duramente impegnata la fronte; la «F.N. - XXIII marzo» concentri 2 reggimenti di fanteria e 1 gruppo di artiglieria someggiato nella zona di AtalayaBulganueva e si tenga pronta a muovere, su ordine, in direzione di Mazaleòn e a proseguire su Calaceite, protetta sul fianco sinistro dalla brigata di cavalleria che, concentratasi nella zona di Valdealgorfa, deve essere pronta a muovere per Atalaya-Quizaltrems fino a prendere contatto con la 1a divisione di Navarra. La «Littorio» e il «raggruppamento carristi» conservano i compiti e le dislocazioni in atto. L'artiglieria del CTV deve tenersi pronta a spostare alcuni gruppi in modo che possano appoggiare la manovra della «F.N. - XXIII marzo» fino al raggiungimento di Mazaleòn. Il genio deve prolungare gli assi di collegamento nella misura necessaria all'azione della «F.N. - XXIII marzo» e della «Frecce ». b) Giorno 29 marza

Nella giornata del 29 marzo l'attività operativa si limita a mantenere agganciato strettamente l'avversario sulla fronte MirablancoLirio ad opera della «Frecce» . Un attacco locale della «15 3 nazionale » nel settore fra l'Ermita de S . .Tosé e Torrevilla, superate resisten~e notevoli, giunge al Km 24 della rotabile di Belmonte de Mezquin e al Siberal, collegandosi così a S. Marco con l'uni_tà laterale sinistra del corpo d 'esercito di Aranda che, a sua volta occupato il Ginebrosa, avanza in direzione di Monroyo e a ovest di Zorita del Maestrazgo. Sul fianco sinistro del CTV anche la 1 a divisione di Navarra, benché contrastata, penetra in direzione di Maella, con il fianco sinistro protetto dalla cavalleria. A nord dell'Ebro: il corpo d'armata di Navarra, contrastato dal nemico, progredisce, malgrado l'asperità del terreno, verso FiscalKm 15 a ovest di Boltafia con l'intento di cadere sul tergo dell' avversario che occupa il saliente di Biescas; il corpo d'esercito di Yagiie passa il Cinca, vince le difese di Monzon e di Albalate, dove raggiunge il canale Zaidin-La Mezquita. Berti giudica possibile e conveniente la ripresa dell'offensiva per il giorno dopo ed emana l'ordine d'operazione n. 51 per tale ripresa (Doc. n. 27-bis), nel quale precisa particolareggiatamente la manovra prefigurata nell'ordine del giorno 28. La manovra consiste nel robusto impegno della fronte nemica nel settore centrale e nell'avvolgimen to dei settori d'ala, agendo in direzione di Mazaleòn e La Fresneda.


CAP. XIX - IL CTV NEI.L'OFFENSIVA DET..T..'ARAGONA: DA ALCANIZ ALL'EBRO

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Operano in 1 a schiera la brigata di cavalleria e 3 divisioni: la «F.N. - XXIII marzo» deve avanzare in direzione Atalaya-Mazaleòn con obiettivo d'attacco quest'ultima località ed eventuale Calaceite; la «Frecce», ulteriormente rinforzata con un gruppo da 100/17, deve attaccare preponderando sulla sua sinistra e procedere sui suoi obiettivi; la «15a nazionale», rinforzata da 2 squadroni di cavalleria, deve attaccare in direzione Fòrnoles-Fresneda con obiettivo quest'ultima località, coprire il fianco destro del dispositivo dalla provenienza di La Portellada e tendere a impossessarsi del ponte sul Testavin alla confluenza con il Matarraiia; la« brigata di cavalleria» deve coprire il fianco sinistro della «F.N.-XIII marzo» avanzando in direzione di Maella. La «Littorio», meno il battaglione parzialmente impiegato dalla «Frecce Nere», si concentra nella zona di Torrecilla, pronta a lanciare un'aliquota di forze autotrasportate su Valjunquera o su Valdealgorfa e mantiene le sue artiglierie in posizione per sostenere, fino al limite di gittata, l'azione della « 15 a nazionale ». Il « raggruppamento carri::;Li», menu l'aliquula del baltaglione molomeccania.alu a dife::;a dell'abitato di Alcafiiz, deve tenersi pronto a procedere, su ordine, in direzione di Mazaleòn. L'artiglieria del CTV deve mantenersi in grado di sostenere la «Frecce» e in misura di spostare sue unità per appoggiare e proteggere la «F.N. - XXIII marzo» fino a Mazaleòn e la «lsa nazionale» fino a Fresneda. Il genio deve predisporre lo stendimento di un asse sussidiario di collegamenti lungo la direttrice della «F.N. - XXIII marzo» e approntare il materiale per l'eventuale gittamento di due ponti sul Matarraiia. L'aviazione legionaria è chiamata a esaudire le richieste di fuoco e a effettuare la esplorazione e la sorveglianza del campo di battaglia con carattere di assoluta continuità, a cominciare dalle ore 8 del giorno 20. L'attacco deve aver inizio per le divisioni d'ala alle 7,30 e per la «Frecce» appena possibile, comunque non oltre le ore 1O. c) Giorni 30 e 31 marzo.

La mattina del giorno 30 la manovra ideata da Berti e dal suo stato maggiore ha inizio. La resistenza avversaria è dura e tenace. La «F.N. - XXIII marzo» rompe la fronte nemica, dopo aspra lotta, tra Ariiiol e Mas de Calebras e procede, in concomitanza con l'unità carri in rinforzo, su Mazaleòn, dove costituisce una testa di ponte sul Matarraiia, mentre la brigata di cavalleria prende contatto con le unità similari del complesso di forze di Garcìa-Valiiio. La «Frecce» con: la brigata «Frecce Azzurre» avvolge da nord le difese di Mas de Labra-


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<lor, occupa nel pomeriggio Foyas, Valdetormo, Frailes, prosegue in unione a unità carriste, sul Matarraiia, guadagna il punte e costituisce una testa di ponte sul monte Casas, a oriente del corso d'acqua; la «Frecce Nere», facilitata dalla manovra della «Frecce Azzurre», supera la difesa del Lirio, occupa Valjunquera e si attesta a Fresneda. La «lsa nazionale» avanza, occupa il nudo di F6rnoles, intercetta la rotabile di Monroyo fino alla zona del Km 32 verso la cima Labatera in cooperazione con le truppe di Aranda, che progrediscono verso Corollera e Belmonte de Mezquin, contraccate, senza risultati, sul fianco nella zona di Zorita del Maestrazgo. La 1a divisione di Navarra, sul fianco sinistro del CTV, oltrepassa il Matarrana a Maella e guadagna la displuviale Matarrafia-Algas nella zona di Balaguer. La mattina, la manovra ideata dal comando del CTV incontra resistenze e ostacoli che fanno dubitare della sua riuscita; l'intenso fuoco di artiglieria e dell'aviazione repubblicane sembra rendano impossibile la caduta del Mirahlanco e del Lirio. Ma nel pomeriggio la difesa rcpubbìicana cc<lc di schianlo ed è costretm a ripiegare. Lu minaccia di avvolgimento espressa dall'avanzata della « F.N. - XXIII marzo» sostenuta dalle sue artiglierie e da quel le del CTV che, sebbene costrette su una modesta carreggiabiJc, avanzano a sbalzi e per scaglioni , senza mai far venir meno il loro fuoco alla divisione - induce la division e di Lister a rinunziare alla ulteri9re difesa delle posizioni a ovest del Matarrafia. Valutato il grande peso del successo ottenuto, Berti intende proseguire i} giorno dopo la manovra e dispone 2Sbis che: la «F.N. - XXIII marzo» avanzi lungo la direttrice Mazaleòn-CalaceiteCaseras costituendo urta testa di ponte oltre l'Algas; la «Frecce» (meno la brigata «Frecce Nere») rinfprzata dal« 18 luglio », segua il movimento della «F.N. - XXJIT marzo», si attesti a Calaceite, spingendo suoi elementi su Cretas e proteggendosi dalle provenienze da sud; la brigata «Frecce Nere » costituisca una testa di ponte oltre il Testavin e prosegua eventualmente su Valderrobres; la « 15a nazionale» segua il movimento della «Frecce Nere» e si attesti a La Portellada, proteggendosi il fianco sinistro sul bivio del Km 129 e collegandosi con la 84a divisione del corpo d'esercito di Aranda; la «Littorio» si raccolga nella zona Valdetormo-Matarrafia e la I a brigata di cavalleria in quella di Torre del Compte; il« raggruppamento carristi» passi in 1 a schiera e preceda il movimento della «F.N. - XXIII marzo » su Calaceite. È quanto puntualmente avviene il giorno successivo. All'alba, il «raggruppamento carristi » punta su Calaceite, travolge la retroguardia repubblicana, occupa Calaceite, dove è raggiunto dalla «F.N. -


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XXIII marzo» e dalla brigata «Frecce Azzurre» che vi convergono rispettivamente da Mazaleòn e da Casos. La brigata «Frecce Nere», che muove dalle 7, è attardata dalle resistenze avversarie lungo la direttrice di Torre del Compte e non riesce a conseguire progressi. La« 1sa nazionale» avanza, occupa i nodi di Fòrnoles e di La Portellada e prende collegamento con l'ala sinistra del corpo d'esercito di Aranda nella zona di La Batera. Nel pomeriggio: la «F.N. - XXIII marzo» prosegue sulla via di Gandesa, guada l'Algas, i cui ponti sono fatti saltare dalle retroguardie repubblicane, incalza le forze ripieganti e non dà loro il tempo per presidiare le fortificazioni semipermanenti di Mudefes che vengono conquistate d'assalto; la «Frecce» (meno la «Frecce Nere») intercetta dal nodo stradale a sud di Calaceite le provenienze da Cretas e da Arens de Lledo; la brigata «Frecce Nere» resta arretrata sul Matarraiia di fronte a Torre de Compte; la « 15a divisione nazionale» occupa La Portellada, costituisce una testa di ponte sul Testavin alla confluenza con il Matarrafi.a, ponendosi in condizione di proseguire su Val<lcrrobrcs; la «Littorio » e ìa «Ia brigata di cavaileria« serrano in avanti nella zona dell' Algas, fra Casos e Valdctormo. In due giornate il CTV: è penetrato in profondità per una decina di chilometri, ha superato la di spi uviale tra il Guadalope e il Matarraiia e quella tra il Matarrafi.a e l'Algas, ha espugnato due linee avversarie, ha costretto al ripiegamento la IX a e la Ca brigata della 11 a divisione repubblicana (Lister) infliggendo loro perdite, ha sopraffatto altre 3 brigate (XXXIIP, XXXI\ CCIX a), ha catturato più di 1000 prigionieri tra i quali molti stranieri, ha raggiunto l'allineamento rotabile Maella-Batea-rotabile di Caseras-zona a sud di Calaceite-M. CasosMatarraiia-confluenza Matarrafia-Testavin-La Portellada-bivio sud di Labatera-zona ovest di Monroya (schizzo n. 16). A nord dell'Ebro: nei giorni 30 e 31 marzo il corpo d'esercito di Navarra prosegue la sua avanzata nella falda pirenaica; il corpo d'esercito di Aragona completa l'azione a oriente del Cinca e si spinge in avanti fino a Esplus; il corpo d'esercito Marroquì giunge in prossimità di Lérida. Il giorno 31 entra in linea, nella fronte del complesso di forze Garcìa-Valifio, la 55a divisione nazionale, sulla destra della 1 a di Navarra, che si estende sulla sinistra puntando, lungo la direttrice di Villalba, verso il monte Valljordano, mentre la 55a punta verso Villalba de los Arcos, realizzando verso Batea pochi progressi oltre il fiume Algas. La situazione generale è tale ai fianchi del CTV che, nonostante il restare indietro della 55a divisione, offre un quadro di sufficiente sicurezza per proseguire ulteriormente in profondità il giorno dopo.


Schizzo n. 16 LINEE RAGGIUNTE DAL C.T.V. IL 16 ED IL 30 MARZO 1938


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È quanto Berti ordina 26 per il mattino del 1 ° aprile, disponendo che: la «F.N. - XXIII marzo», rinforzata dal «raggruppamento carristi», avanzi verso Gandesa guardandosi il fianco dalle provenienze da sud e prenda contatto appena possibile con il complesso di Garda-Valino, in particolare con la 1 a divisione di Navarra che punta su Gandesa; la «Frecce» (meno la brigata «Frecce Nere») passi in 2a schiera; la« 15a nazionale» punti, oltre il Testavin, su Valderrobres e Arnes, guardandosi dalle provenienze da sud; la brigata « Frecce Nere» punti per la destra del Matarraii.a a nord di Valderrobres, favorendo così da oriente l'azione della « 15 3 nazionale», per poi raccogliersi a nord di tale località e passare in 2a schiera; la «Littorio», rinforzata dalla intera 1a brigata di cavalleria, avanzi in direzione Arens de Lledo-Bot e spinga la 1a brigata di cavalleria e distaccamenti di fanteria a sud di Cretas e di Lledo, sino alla rotabile pedemontana. Chiaro è lo scopo della manovra: avanzare su Gandesa, facendo cadere per avvolgimento le ulteriori resistenze repubblicane tra il Matarrana e l'Algas. La conquista di Calaceite, compiuta alle 11 del 31 marzo dal << raggruppamento carristi », rinforzato da una batteria e sostenuto da un gruppo da 105 schierato nei pressi di Valdeltormo 27 , è la premessa per l'effettuazione della manovra ordinata da Berti per il giorno dopo. Ma tale conquista ha rilievo particolare sia sul piano tecnicomilitare, concernente l'indispensabilità per le unità carri del sostegno diretto dell'artiglieria e della fanteria, sia su quello del nuovo incontro del CTV con la xva brigata internazionale, costituita in buona parte da cittadini inglesi e statunitensi. Molti dei prigionieri catturati dal CTV, dopo circa 4 ore di lotta sostenuta dal «raggruppamento carristi » e dalla «F.N. - XXIII marzo » per sopraffare le difese di Calaceite, appartengono alla compagnia «Attlee», dal nome del deputato laburista inglese sostenitore della causa repubblicana, che poche settimane prima aveva visitato il battaglione inglese, esprimendogli la sua ammirazione per il coraggio e la dedizione dimostrati «alla causa della libertà e della giustizia sociale» 28. d) Giorni dal 1 al 3 aprile

Il 1° aprile il CTV, che a mo' di cuneo continua a penetrare in profondità nel sistema difensivo repubblicano, riesce a intercettare la rotabile per Batea e ad occupare Horta de San Juan e Valderrobres. La «F.N. - XXIII marzo» riprende per tempo l'avanzata, incontra resistenze progressivamente più robuste e tenaci, è costretta ad arrestarsi per proteggere il suo fianco sinistro sul quale viene con-


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trattaccata dal nemico, non sufficientemente pressato dalla «55 3 naz ionale», respinge il contrattacco, riprende l'avanzata e intercetta il bivio per Batea, a pochi chilometri da Gandesa. La «Littorio » scavalca iJ mattino la brigata «Frecce Azzurre », avvia la P brigata di cavalleria su Cretas a protezione del fianco destro, punta articolata su 2 colonne su Aréns de Lledò che avvolge ad ampio raggio da nord e da sud, salvaguarda dal brillamento il ponte sull'Algas, sorprende e travolge l'avversario, lo insegue fino a Lledò e Horta de S. Juan che occupa all'imbrunire. La «brigata di cavalleria» viene, invece, arrestata dall'avversario sulla via di Cretas. La « 15 a nazionale », manovrando a cavallo del Matarraiia, avvolge Je difese di Valderrobres e previene la distruzione dei ponti. Delle grandi unità laterali: il complesso di Garcìa-Valiiio raggiunge Villalba de los Arcos con la 1 a division e di Navarra, mentre la 55a divisione non avanza che di poco su Batea; il corpo d'esercito di Aranda occupa Monroyo sulla rotabile pe r Valderrobres e Torre de Arca sulla strada di Morella. A sera la linea avanzat a corre lungo la congiungente Vill,ilba dc Lcs /\r cos (1 a Navarra)-Moro («F.N. - XXIII marzo »)-Horta de San Juan («Littorio»), Valderrobres («Frecce Nere »), Fuentespalda (corpo d' esercito di Aranda). A nord dell'Ebro: i corpi d'esercito di Navarra e di Aragona avan zana su tutta la fronte e giungono nei pressi di Benabarre, di Peralta de la Sale di Binefar; il corpo d'esercito Marroquì occupa le alture che dominano Lérida da sud e da oves t e intercetta la rotabile per Monz6n nella zona di Villanueva de Algical. Per il giorno successivo Berti ordina 28bis) che: la «F.N. - XXIII marzo », rinforzata dal «raggruppamento carristi », proceda su Gandesa cui tendono anche la 1 a divisione di Navarra e la 55 a nazionale; la «Littorio» prosegua l'avanzata in direzione nord-est, tenendosi in misura o di concorrere all'azione della «F.N. - XXIII marzo » o di piegare su Cherta; la« 15a nazionale » costituisca una testa di ponte oltre Arnés sull'Estret, presidii i bivi di La Portellada e Valderrobres, r itiri i disfaccamenti di Labatera e Rafales e restituisca alla «13 brigata di cavalleria », per le o re 18 del giorno 2, i due squadroni ricevuti in temporaneo rinforzo; la «Frecce» resti in 2a schiera con la «Frecce Azzurre » nella zona di Case ras e la «Frecce Nere » in quella a sud-est di Torre de Compte; la «la brigata di cavalleria», sulla sinistra della «1sa nazionale », a sud di Lled6, e il «reggimento 18 luglio» costituiscano riserva. Berti dà ordine al comandante del battaglione di polizia spagnola, al quale vengono consegnati i prigionieri catturati dal CTV, di non


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procedere in nessun caso a fucilazioni di sorta 29. Il comando della «Littorio » viene riassunto dal gen. Bergonzoli che torna in linea benché ancora convalescente. Nelle prime ore del giorno 2, il comando dell'esercito del nord comunica che la 1 a divisione di Navarra alle ore 5 ha occupato Gandesa e sta spingendosi su Corbera lungo la direttrice di Mora de Ebro. Berti ordina che la «F.N. - XXIII marzo » cambi direzione e si avvii, per il sud di Gandesa, direttamente verso i passi della sierra, lungo la rotabile per Pinell-Tortosa, al fine di prevenirvi il nemico. Ma la «F.N. - XXIII marzo», mentre muove a sud di Gandesa, è fatta segno a fuoco di artiglieria e di armi automatiche che ha origine dall'abitato e deve subito frontegg iare l'offesa. Il cons. gen. Francisci, impiegando carri e fanteria, attacca l'abitato e verso le 14 lo conquista. È accaduto che pattuglie della J. a divisone di Navarra, spin lesi a ll 'alba da Villalba su Gandesa, sono g iunte fino alle prime case dell'abita to, ma poi sono state richiamale dalla grande unità che ha piegato a sinistra verso Corbera, trascurando la ci tlà di Gandesa. Ne ll a g iornata: la «F.N. - XXJ.J.I marzo » procede verso i passi della sierra dove s'imbatte in forti resistenze, particolarmente in corrispondenza dello stretto di Cerro di San Marco, viene contrattaccata, resiste, reagisce e si appresta ad avvolgere per la sinistra la difesa; la «Littorio » occupa senza grande contrasto Bot e il nodo stradal e a sud di Horta de S. Juan, converge su Prat de Compte, supera le difese del monte Solana, giunge a sera nella conca di Prat dc Compte della quale occupa i margini orientali; la « 15 3 nazionale » avanza da Valderrobres ostacolata da resistenze sporadiche, occupa con un distaccamento l'abita lo di Bcceite, raggiunge Arnés, si collega a Cretas con il «reggimento 18 luglio » e a Lledo con la «Littorio » e manlicnc dal mattino il collegamento lungo la strada di Fuentespalda con il corpo d'esercito di Aranda, che nella giornata del 2 resta fermo tra Torre de Arcos e Zorita, dove respinge ripetuti contrattacchi. Sulla sinistra del CTV, la 1 a divisione di Navarra da Villalba de Los Arcos avanza su Corbera e occupa il quadrivio di Venla de los Camposines sulla via di Mora de Ebro, mentre la 55a divisione è ancora attardata nella zona di Batea. Nel settore a nord dell'Ebro: il corpo d'esercito di Navarra, che opera nella zona pirenaica, occupa Boltafia e Banabarre; il corpo di esercito di Aragona raggiunge l'allineamento Tamarite-Altorric6n; il corpo d'esercito Marroquì è più volte contrattaccato non senza qualche vantaggio per l'avversario, ma riesce poi a ristabilire, contrattaccando a sua volta, la situazione iniziale.


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Alla sera Berti impartisce ordini per la disciplina delle retrovie 30 e per le operazioni da sviluppare il giorno dopo 31, A tale ultimo fine dispone che: la «F.N. - XXIII marzo », rinforzata dal «raggruppamento carristi », con azione coordinata con la 1a divisione di Navarra e con la «Littorio», avanzi su Pinell per poi passare in 2 a schiera e restituire alla funzione di riserva del comando del CTV il «raggruppamento carristi»; la «Littorio» proceda oltre il bivio a nord-ovest di Rey (q. 418) , occupi le alture che lo dominano, intercetti la strada per Tortosa e si ponga in misura di favorire lo sbocco della «F.N. - XXIII marzo» o di procedere in direzione dell'Ebro; la « 15a nazionale» invii distaccamenti verso la displuviale della sierra de las Razas, prenda sulla sinistra collegamento con la «Littorio » e ritiri i presidii di La Portellada e di Valderrobres; la «Frecce» si porti con la «Frecce Azzurre » nella zona del bivio delle rotabili per Gandesa e per Batea e con la «F re cce Nere» a Torre de Compte, da dove la sera del 3 e la mattina del 4 verrà trasportata nella zona di Bot; il «reggimento 18 luglio » si sposti da Cretas ad Arnés; ìa «P brigata di cavalieria » da Llc<l6 si porti nella zona tra la rotabile per Pinell e il rio Canaletas. Il mattino del giorno 3, le tre divisioni in I a schiera riprendono ad avanzare. La «F.N. - XXIII marzo» incontra difficoltà minori di quelle della sera precedente, supera m anovrando la stretta di Cerro S.Marco, sbocca oltre la sierra e punta sq PineJI , collegandosi sulla sinistra con la 1 a di Navarra che supera, a sua volta, la sierra di los Caballs e quella de Pahdqs in direzione di Miravet. La «Littorio», oltrepassata la gola di Prat, si affaccia sul trivio a nord-ovest del monte Rey, dove incontra resistenze fortissime, che confermano le notizie, raccolte da prigionieri e da disertori, circa l'intendimento del comando repubblicano di schierare tutte le forze di sponibili fra i ponti R ey e Puig a sbarramento della via diretta per Tortosa. La «Littorio» mantiene la stretta pressione sullo schieramento avversario che ha davanti, avvia una colonna reggimentale da Prat de Compte su Pauls con il compito di sboccare, in concomitanza con unità della « 15a nazionale », dalla stretta di Cherta a tergo delle difese del Puig. La « 15a nazionale », attardata dal terreno, riesce a guadagnare faticosamente i passi della sierra de Tazas, occupare Pauls e collegarsi con la colonna della «Littorio». Al fianco sinistro del CTV, la 1 a divisione di Navarra sopravanza la 55a e giunge all'Ebro, fra Miravet e Mora, ove trova il ponte saltato. Al fianco destro, il corpo d'esercito di Aranda prosegue l'avanzata verso Morella e raggiunge il Km 160 della rotabile, fra le alture di Bolincha e di Carrascal. A nord dell'Ebro, il corpo d'esercito di Yagiie, dopo asprissima lotta durata a lungo, conquista Lérida, men-


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tre i corpi d'esercito di Navarra e di Aragona si accostano al Noguera, tra Alfarras e Benavent di Lérida. Lérida è un nodo di comunicazioni cruciale, dal quale affluiscono e defluiscono le strade per Barcellona e Tremp e dove si trovano buona parte dei bacini che, insieme a quello di Andorra, forniscono l'energia elettrica alla Catalogna. Nel pomeriggio del 3 aprile, il capo di stato maggiore dell'esercito del nord, gen. Vigòn, comunica al comando del CTV che la 1 a divisione di Navarra, avendo trovato distrutto il ponte sul l'Ebro, non può raggiungere la riva sinistra, ma ha ricevuto l'ordine di arrestarsi al presidio della sponda destra. La improvvisa notizia, data con ritardo al comando del CTV, è un fulmine a ciel sereno, che modifica radicalmente la situazione in cui verrebbe a trovarsi il CTV avanzando su Tortosa: stretto tra le sierre e l'Ebro e con a disposizione un'unica rotabile, dominata e battuta dal nemico al sicuro sulla sponda sinistr~ del fiume. Si tratta, oltre tutto, di una decisione insostenibile sul piano concettuale e su quello della tecP..ica !l'Jlitare. Vien da dubit::i.re che sia sta!a presa in buona fede, senza pensare alle conseguenze che ne sarebbero derivate alla manovra in corso del CTV, il quale, privato di ogni sostegno sull'ala sinistra, rischia l'insuccesso e, in ogni caso, le effettuazione di una manovra frontale - lo sblocco dei passi delle sierre - onerosa e costosa in uomini e mezzi. Solo il passaggio della 1 a divisione di Navarra sulla riva sinistra dell'Ebro e l'avanzata di essa o di altre unità nazionalì, come concordato tra i comandi spagnoli e quello del CTV fin dall'inizio, avrebbe potuto costituire per i repubblicani una minaccia tale da indurli ad alleggerire la resistenza sulla sierra e, probabilmente, a ripiegare per il timore di non poterlo più fare qualora la sponda sinistra del fiume cadesse nelle mani dei nazionaU. Quello dei comandi spagnoli è comunque, in questa circostanza, un comportamento scorretto, che contraddice del tutto il testo del messaggio (Doc. n. 28) che Franco Io stesso giorno 2 invia a Berti felicitandosi per il brillante successo delle operazioni del CTV «che hanno conosciuto fasi di durezza» e che sono culminate nella occupazione di Gandesa, «nuovo nome da aggiungere nella lista gloriosa dei fatti d'arma realizzati dal CTV ». Sta di fatto che il messaggio contiene solo parole di riconoscimento, ma che la decisione, intesa a sollevare dall'eventuale insuccesso la t a divisione di Navarra, mette in gioco l'insuccesso assai più grave sul piano tecnico militare dell'intero CTV, anche se questo comprende la 15 a divisione e la 13 brigata di cavalleria spagnole. La differenza è che quello della 1 a divisione di Navarra verrebbe giudicato insuccesso degli spagnoli, quello del CTV degli italiani.


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Dal 30 marzo al 3 aprile il CTV si è scontrato e ha battuto 11 brigate repubblicane, delle quali 3 internazionali, ha catturato nella sola giornata del 3 300 prigionieri e 4 carri armati sovietici, ha costretto alla resa o al ripiegamento, talvolta alla fuga, alcuni dei migliori battaglioni nemici, tra i quali anche il «Matteotti» e il «Garibaldi ». Berti è particolarmente stupito, addolorato e preoccupato per la decisione che gli viene comunicala a cose fatte, ma mentre intende insistere presso Dàvila e Vigùn, perché recedano dalle loro decisioni, non può che confermare l'ordine di operazione n. 51 per la ripresa l'indomani dell'avanzata, a llo scopo di guadagnare gli sbocchi oltre la sierra anche sulla fronte della «Littorio ». Si tratta di una decisione sofferta, discussa da Berti con il suo stato maggiore (col. Gambara e ten. col. Zanussi) , l'unica peraltro possibile per non mandare perduto quanto finora sanguinosamente potuto realizzare. e) La lotta sui passi delle sierre (4-8 aprile) (schizzo n. 17) I giorni che vanno dal 4 all'8 aprile vedono il comando del CTV costantemente impeg nato a cercare una soluzione al problema della occupazione della riva sinistra dell'Ebro da parte dei repubblicani e le forze del CTV e lottare per il superamento dei passi delle sierre. Il giorno 4 Berli insiste per iscritto presso _il comando dell'esercito del nord perché il progetto iniziale delle operazioni da Gandesa su Tortosa abbia attuazione (Doc., n. 29) nei termini che erano stati concordati. Di fronte alla realtà sempre più chiara delle enormi difficoltà che il CTV trova sulla via di Tortosa, privo del concorso dell'azione della 1 a divisione di Navarra sulla riva orientale del fiume, il comando di Berti fa del tutto, senza ri uscirvi. per persuadere Vigòn di far recedere Dàvila dalla sua decisione. Vigòn resta irremovibile, ma offre al CTV la 1a divisione di Navarra per fa rla agire da Pauls su Alfara alfine di ampliare la manovra di avvolgimento sulla sierra Montenegrelo. Ma il comando del CTV gli fa osservare che le ricognizioni già eseguite dalla« 15 a divisione nazionale» rendono pressoché impossibile l'avvolgimento per la destra delle difese nemiche ormai consolidate sulla impervia displuviale dell'Espina e che in ogni caso l'azione della 1 a divisione di Navarra non avrebbe risolto il problema di fondo, rappresentato dalla utilizzazione della strada per Tortosa battuta a piacimento dalle forze nemiche dalle posizioni di riva sinistra, sulle quali sarebbero affluite probabilmente anche le forze impegnate nella difesa dei passi. Resterebbe altresì decisamente segnata la condanna alla distruzione della città di Tortosa, dove il nemico, fatti


Schizzo n. 17

SITUAZIONE DEL C.T.V. AL 5 APRILE 1938


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saltare i ponti sull'Ebro, si sarebbe asseragliato nei rioni orientali dell'abitato. Viene chiesto a Vigòn di incrementare lo sforzo del corpo d'esercito di Aranda in direzione del mare, favorito dalla pressione che il CTV avrebbe continuato a esercitare da nord tenendo strettamento agganciate le forze nemiche sulle sierre, ma Vigòn obietta che tale operazione non rientra negli intendimenti del quartier generale di Franco, che, anzi, ha in animo di sottrarre forze al corpo d'esercito di Aranda per rinfor zare quello del gen. José Enrique Valera IgJesias destinato quanto prima a prendere l'iniziativa offensiva sulla fronte dell'Alfambra; ass icura comunque che riferirà a Franco la proposta del CTV e ne farà conoscere le decisioni 32. A questo punto Berti decide di intervenire direttamente presso il quart ier generale di Franco perché autorizzi il passaggio dell'Ebro o la prosecuzione delle operazioni del corpo d'esercito di Aranda verso il mare (Doc. n. 30). Il 7 aprile il comando del CTV fa un ulteriore tentativo per essere autorizzato ad operare oltre l'Ebro, essendo ormai ampiamente dimostrata la impossibilità di operare a fondo per ~a destra d~! fiume serrza i! posses· so dell 'altra sponda (Doc. n. 31) , ma non riesce a ottenere nulla. Il giorno 8 Berli chiede un colloquio con Franco e i due s'incontrano in Saragozza alle 19. La questione viene esaminala sotto tutti gli aspetti e Berli insiste soprattutto perché forze del CTV possano esse stesse eventualmente passare sulla riva sinistra dell'Ebro per dare protezione al fianco sinistro delle unità marcianti su Cherta. Franco concede l'assegnazione al CTV per tale evenienza di una compagnia pontieri, già più volte dcliiesta nei giorni precedenti 33 _ Berti da una parte minaccia i comandi nazionali di sospendere l'offensiva e di assumere atteggiamento difensivo, dall'altra ogni sera dirama direttive 34 per le operazioni del giorno successivo, che continuano a svilupparsi dalla mattina del 4 con la ripresa dell'avanzata da parte della « F.N. - XXIII marzo ». Raggiunto l'Ebro di fronte a Benifallet, la «F.N. - XXIII marzo » avvia sue unità oltre il Canaletas per concorrere allo sforzo della << Littorio» che urta contro la robusta difesa nemica tra le pendici nord-orientali del Rey e l'Ebro, dove viene a r restata e resta in attesa che una colonna, avviata da Pauls all'avvolgimento da sud del Rey, faccia sentire al nemico ]a minaccia che incombe sul suo tergo e, in più, incarica un 'altra colonna dell'avvolgimento del monte anche da nord. Nella giornata del 4 la «Littorio » è oggetto di un contrattacco nemico che riesce ad arrestare, ma essa nella giornata non compie progressi di un qualche significato tattico. La « 15 a nazionale », malgrado il terreno e la resistenza nemica, si afferma faticosamente sul monte Coscollosa (q. 960, q. 884, q. 878), ma


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non supera il passo di Alfara, sebbene lo domini, e per oltrepassarlo avvia una colonna da Arnés che si inerpica sul monte Espina fino a Bianco, dove viene arrestata dal nemico. Nella giornata successiva si svolgono combattimenti furiosi, ma la situazione non subisce modifiche di rilievo. La cima del Rey è conquistata e poi perduta dalla «Littorio»; la « 15 a nazionale» perde le posizioni più avanzate verso il passo, sostiene reiterati contrattacchi nella zona di Coscollosa, li respinge, ma non compie progressi; la «F.N. - XXIII marzo» occupa q. 181, ma resta soggetta al fuoco frontale ravvicinato e a quello delle artiglierie e delle armi automatiche che il nemico viene sempre più concentrando sulla riva destra del fiume. Il giorno 6 la lotta si concentra ancor di più in corrispondenza della stretta Rey-Puig. La brigata «Frecce Nere» viene fatta agire sul fianco sinistro della «Littorio» la quale, in contemporaneità con l'azione della «F.N. - XXIII marzo», stringe da nord e da est le reattive difese del Rey che, alla fine, la «Littorio» riesce a sopraffare, spingendo suoi elementi sino a l Km 22 della strada per Tortosa. La colonna della «Littorio» operante da Pauls sul Puig non ha successo contro le forze nemiche che sbarrano la strada di Cherta ed è arreslata al Km 5, da dove mantiene il collegamento tattico con le unità della «15 nazionale» sul Coscollosa. La «F.N. - XXIII marzo», che in un primo tempo giunge sul Chalamera alla confluenza con l'Ebro, da qui non è nella possibilità di proseguire, impeditane dalla reazione di fuoco avversaria proveniente dalla riva sinistra dell'Ebro. La « 15a nazionale» arresta e respinge un contrattacco nemico nella zona del passo dell'Alfara, ma compie solo modesti progressi locali a sud dell'Espina. La giornata del 7 le cose per il CTV vanno un po' meglio: la brigata «Frecce Nere» conquista il Puig - è il risultato della manovra che, perno a sinistra sulla «F.N. - XXIII marzo», avvolge il Puig e cerca lo sbocco dalla lunga stretta di Cherta -; la «Littorio», rinforzata dal «reggimento 18 luglio», si porta al Km 24,5 della rotabile per Tortosa, dove si consolida, nonostante i vari contrattacchi cui è sottoposta, e si collega nella zona del Km 5 della strada di Cherta con la colonna proveniente da Pauls; la« 1sa nazionale» conquista posizioni difese a ovest e a sud dell'Espina, della Montagnola e della q. 524. Che cosa nel frattempo è accaduto sulle fronti delle grandi unità laterali? Sul fianco sinistro, il giorno 4.la 1 a divisione di Navarra e la divisione di cavalleria completano l'occupazione della sponda occidentale dell'Ebro fra nara de Ebro, Ascò e Flix; il giorno 5 e il giorno 6 restano inattive e la 1 a divisione di Navarra, il giorno 7, viene


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autotrasportata nella zona di Morella perché venga impiegata nell'ambito del corpo d'esercito di Aranda in direzione del mare. Sul fianco destro, il corpo d'esercito di Aranda: il giorno 4 conquista Morella; il giorno S progredisce modestamente da Morella fino alla zona del Km 187 della rotabile per Castellòn e verso Forcall, il giorno 6 raggiunge Vallibona e il Km 190 della rotabi .le per Vinaroz nella zona del Km 196, 1'8 completa l'occupazione dei monti Monsiagre e Fuertes, a sud della rotabile per Viii.aroz. A nord dell'Ebro: il 4 aprile, viene superata la linea NogueraRibagorzana, fra lbars e la confluenza con il Segre; il 5 i nazionali conseguono progressi nell'alta valle del Cinca e a Puerto de San Vincente e superano il bivio di Farfaiia, a est di Monarguena, nella zona <li confluenza con il Scgre; il 6 i corpi d'esercito di Navarra e d'Aragona occupano Eroles (S chilometri a ovest di Tremp), Castello di Farfaiia e Balaguer; il 7 il corpo d'esercito di Navarra occupa Tremp e le sue importanti centrali elettriche; 1'8 viene ampliata l'occupazione dei bacini elettrici di Trcmp . f) La stabilizzazione della fronte del CTV dal 9 al 14 aprile

Il CTV, che <lal 9 marzo ha alternalo manovre di rottura e di avvolgimente rapide e travolgenti, si trova ora schiacciato sulla fronte della riva deslra dell 'Ebro, impossibilitato, nonostante l'investimento della stretla di Cherta e l'occupazione del monte Puig, a proseguire verso il suo obiettivo - Tortosa - perché l'avanzata verso sud lo esporrebbe alle micidiali offese provenienti dalla sinistra dell'Ebro. Dal 9 al 14 è perciò costretto a sostare in attesa che le uni Là del genio artieri trasformino in rotabile la pessima mulattiera per Pauls, passante a nord-ovest del Puig (schizzo n. 16), per consentire di portare avanti le artiglierie. Le giornate vengono utilizzate per rettificare la linea e preparare le basi di parlenza da dove riprendere l'avanzata. In tale quadro di ridotta attività, non senza l'attenta volontà di approfittare di ogni evenluale alleggerimento o cedimento del nemico possibile in seguito al procedere dei nazionali verso il mare: il giorno 9 la «Littorio» esegue, quasi indisturbata, talune di tali rettifiche, mentre la« 15a nazionale» effettua un vano tentativo di attacco contro le difese di Espina; il 10, la «Frecce» passa in 1 a schiera sulla fronte della «Littorio » che si raccoglie nella zona di Prat de Compte 35; 1'11 il nemico contrattacca più vo lte a cavallo della rotabile di Pauls, ma non consegue un qualche risultato; il 12 e il 13 vengono sviluppate piccole operazioni locali per un'ulteriore rettifica della fronte; il 14, l'ala de-


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stra della «Frecce» spinge in avanti la sua fronte, mentre la «15a nazionale» conquista nella notte con un colpo di mano le alture di Montanola (ovest dell'Espina): .iJ 14 viene ultimata la strada di Pauls e lungo di essa si muovono tre gruppi di artiglierie destinati ad agire con la «Frecce». Il comandante del CTV, che il 5 aprile aveva visitato le forze in linea nella zona di Pinell ed aveva eseguito una ricognizione lungo la riva destra dell'Ebro, nel tratto tenuto dalla «F,N. - XXIII marzo» 36, e il giorno 7 si era recato presso il comando della « 15a nazionale», dove il comandante, gen. Garcìa-Escamez, gli aveva rappresentato le difficoltà dell'attacco all'Espina e successivamente presso il comando tattico della «Littorio» e delle «Frecce» 37 , il giorno 9 visita ancora una volta le posizioni tenute dalla «F.N. - XXIII marzo» e il comando tattico della divisione, presso il quale conferisce con il comandante, cons. gen. Francisci 38, e il giorno 13 esegue una ricognizione nella zona Pauls-Puig e osserva attentamente tutto il pianoro antistante !~ q. 41 S f!nn ad /\ldnvcr e Tnrtos8., anche oltre la riva sin istra del l'Ebro, approfittando dell'ottima visibilità consentitagli dalla limpida giornata 39. Il problema che Berti vuol risolvere - del quale discute ancora la sera del 14 con il suo capo di stato maggiore col. Gambara e con i ten. col. Zanussi e Bodini 40 - è quello del passaggio dell'Ebro, che non <leve tradursi in una nuova grande battaglia sulla riva sinistra, ma solo favorire la conquista di Tortosa 4 1. Trae dalle visite l'impressione che non siano curati sufficientemente l'occultamento e la protezione dagli atti di sabotaggio ed emana perciò nuove direttive al riguardo 42. Giunge frattanto, il giorno 10, al comando del CTV la direttiva n. 36 del comando dell'esercito del nord (Doc. n. 32) che in pratica accoglie il suggerimento, dato dal comando del CTV al gen. Vigòn in Alcaiiiz il 4 aprile, di far proseguire cioè le operazioni del corpo d'esercito di Aranda in direzione del mare, agevolandole mediante la forte pressione che il CTV avrebbe continuato a esercitare da nord per tenere strettamente agganciata la massa delle forze nemiche operanti a difesa di Tortosa. La direttiva, infatti, prevede l'occupazione della costa tra San Cados de la Rapita e Sagunto, coprendo la sicurezza dei fianchi: a nord, mediante una linea di vigilanza sulla destra dell'Ebro, fra Mequinenza e Amposta; a sud, avanzando la fronte attuale fino alla linea TeruelSagunto. Dàvila, dunque, vuole avanzare profondamente nella direzione Morella-Vinaroz per tagliare in due parti le forze nemiche, batterle separatamente per avvolgimento e progredire quindi in direzioni convergenti sulla zona Sagunto-Segorbes. Le forze interessate alla


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manovra sono: la divisione di cavalleria (P e IP brigata), 3 battaglioni della 105a divisione, 1 battaglione ciclisti, 1 gruppo di artiglierie; il CTV; il distaccamento di collegamento «A» (1 a divisione di Navarra, 1 brigata della 103a divisione, IIP brigata di cavalleria, l'artiglieria organica della 1 a divisione di Navarra) agli ordini del gen . GarcìaValiiio; il corpo d'esercito di Galizia (4\ ssa, 33a e 34a divisione) con tutta l'artiglieria organica meno 1 gruppo da 149; il corpo d'esercito di Castiglia (52 a, 81 a, 82 a, 85a, e 108a divisione) con tutta l'artiglieria organica; la riserva di esercito (5 a e I 5 a divisione e 2 gruppi obici da 149). Il CTV deve: «rissare il nemico sulla fronte attuale mantenendo una energica pressione su entrambe le ali; attaccare in direzione Alfara-Tortosa quando sia stabilito il contatto con le truppe avanzanti da sud; stabilire quindi una linea di vigilanza da Cherta a S. Carlos de la Rapita; costituire finalmente con il grosso delle sue forze una riserva generale nella regione Alcanar-La Cenia-S. Carlos-Tortosa». Alla direttiva n. 36 di Dàvila è allegato un notiziario sul nemico che, per le operazioni a suù dell'Ebr o, d ispone: del 5° corpo d'ese rcito (35\ 453, 11 a divisione, un raggruppamento di 5 brigate); del corpo d'esercito di manovra (divisioni «Andalusia», «Estremadura », «Levante», ciascuna su 3 brigate); di unità varie del XX e del XXII corpo d'esercito- Lo schieramento nemico è articolato in 3 settori indipendenti: uno dall'Ebro alla sierra Montenegr1:lo, tenuto dal V corpo per un totale di 1O brigate provate, di cui 1 internazionale, una dozzina di carri armati e 6-8 batte1}e; uno dalla sierra di Montenegrelo a Ejulve, tenuto dal corpo d'esercito di manovra per un totale di 18 brigate con pochi carri e copiose dotazioni di artiglieria; uno da Ejulve a Villastar tenuto da 10 o più brigate stabilizzate in linea da 2 mesi con artiglierie scarse ad eccezione di quelle schierate nelle adiacenze di Teruel, dove esistono anche notevoli opere fortificate. È probabile che la 27 3 divisione, di recente ritirata dalla linea, costituisca riserva di scacchiere. «Il morale in tutte le truppe è molto basso e le unità che possono affluire come riserva non possono che essere deficienti per qualità, se sono di recente chiamate, e provengono da settori che dovranno essere sguarniti per mancanza di riserve strategiche». Berti traduce l'istruzione n. 36 di Dàvila nell'ordine di operazione n. 52 (Doc. n. 33) dell' 11 aprile, nel quale esprime l'intendimento di riprendere le operazioni, presumibilmente dal giorno 13, tenendo in un primo tempo fermi la sinistra e il centro dello schieramento a cavallo della rotabile Pine ll-Tortosa e avanzando per la destra per occupare il costone a sud della rotabile Pauls-Cherta, fino a raggiungere l'allineamento Coscollosa-q. 681-Fte. de Nadal-sponda ovest del bar-


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ranco a ovest di Cherta. Premessa della operazione è l'ultimazione della sostituzione della «Littorio,; e di parte della « 15 a nazionale» con la «Frecce» 43, cui spetta di sviluppare le azioni preliminari alla ripresa generale dell'avanzata, resa possibile dal nuovo schieramento delle artiglierie, real izzabile una volta raggiunto l'allineamento indicato. La «F.N. - XXIII marzo» mantiene le posizioni e le presidia e si orienta ad agire verso sud, per la destra, a ovest della strada PinellCherta; la «Littorio» passa in riserva; il «reggimento 18 luglio» viene orientato a rinforzare su ordine la «Frecce»; la« 15a nazionale» deve tenersi pronta ad avanzare in direzione di Alfara; il « raggruppamento carristi» costituisce anch'esso riserva del comandanLe del CTV. L'azione della «Frecce» è sostenuta dalla artiglieria d e l CTV già operante con la «Littorio» e anche l'artiglieria del CTV di sostegno alla «F.N. - XXIII marzo» deve concorrere all'avanzata della «Frecce». All'ordine di operazione n. 52 fa seguito, il giorno 14, un'ulteriore direttiva operativa (Doc. n. 33 bis) intesa a chiarire che, per ora, il CTV deve curare sopratt1.1tto il raggiungimento di 11na base di partenza più adeguata e favorevole possibile per l'attacco alle posizioni dei repubblicani per il caso che l'avversario intenda difenderle a oltranza e tenersi pronto a<l approfittare di ogni alleggerimento o cedimento che si verifichi sulle fronti del raggruppamento Valiiìo e del corpo d'esercito di Aranda per compiere il balzo in avanti in direzione di Tortosa. La «Frecce», perciò, deve rettificare ulteriormente la base di partenza e tenersi pronla ad avanzare, mantenendo il contatto con la « 15a nazionale »; quesla, a sua volta, deve appoggiare con il fuoco, ed eventualmente anche con proprie unità, le operazioni di rettifica della «Frecce» ed essere pronta a incalzare in nemico non appena dia cenni di ripiegamento. La «Frecce», inoltre, deve iniziare i lavori di costruzione di una strada che dal Km 23-24 della rotabile di Cherta adduca al Km 5-3 di quella di Pauls, mentre il genio del CTV deve rendere atto al doppio transito il tronco della strada Km 22-Pauls. Dall'ordine di operazione del comando del XXII corpo d'esercito repubblicano, catturato al nemico il mattino del 14 (Doc. n. 34), il comando del CTV vie ne a conoscere con esattezza la situazione reale di tale grande unità e g li intendimenti operativi del suo comandante. Anche il corpo d'esercito di Aranda, completata il giorno 8 l'occupazione dei monti Monsiagre e Furtes, a sud della rotabile per Vinaroz, sosta nei giorni dal 9 all'l 1 aprile, nell'attesa del trasferimento da nord a sud del complesso di Valina e riprende l'avanzata nel settore di Morella il giorno 12, operando in stretta cooperazione con le forze giunte da nord, per raggiungere la sera del 14 l'allineamento:


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alture a sud <li Rosell-zona a est di Canet Lo Roig-q. 420-Traiguera (vertice sierra Cervesa de Maestre-S. Mateo). A nord de ll'Ebro, dal 9 al 14 aprile, prosegue l'avanzata dei nazionali, incontrando resistenze ora maggiori (zone di Tremp, Lerida, Balaguer) ora deboli, e la sera del 14 essi occupano Escalona, Gallione, Aragas nella zona di Boltaiia, Benasques nella valle dell'Esera (8 chilometri a sud del confine con la Francia), mentre respingono un robusto contrattacco, sostenuto da abbondante fuoco di artiglieria e al quale partecipano anche una ventina di carri armati sovietici, diretto contro la testa di ponte di Balaguer. g) L'arrivo al mare e la battaglia per Tortosa (15-18 aprile)

Nei giorni compresi tra il 15 e il 18 aprile, a nord dell'Ebro sono i repubblicani che sviluppano ripetuti contrattacchi contro i corpi d'esercito di Navarra e d'Aragon a, mentre a sud del fiume sono il CTV, ii compicsso Vaiiiio e il L:orpu d'est::n.: iLo Ji Aranda a prender.: l'iniziativa per concludere l'offensiva iniziata il 9 marzo mediante l'arrivo al mare e la conquista dei quartieri occidentali di Tortosa. Il mare è raggiunto il giorno 15 fra Vinaroz e Benicarlò dal corpo d 'esercito di Aranda, mentre l'operazione «To rtosa », condotta dal CTV, con la cooperazione del complesso di forze del gen. _Garcìa-Valii'io, si conclude il giorno 18. Ancora la mattina del !5, quando la «Frecce » avanza a cavallo della rotabile di Pauls sino a poco più di 2 chilometri da Cherta, Berti non esclude di dover pa·ssare l'Ebro, ma considera l'operazione molto arrischiata e da tentare solo come «extrema ratio», soprattutto se l'arrivo al mare provochi un infiacchimento della resistenza nemica. Ma ques t'ultima speranza va delusa. La mattina d el 16 la «Frecce » riprende l'avanzata a cavallo della strada di Pauls e penetra in profondità per oltre un chilometro sostenuta dall'aviazione legionaria che bombarda, spezzona e mitraglia le posizioni nemiche. ~l mattino del 17 la resistenza dei repubblicani si fa più robusta e reattiva tanto che la «Frecce» e la « 15a nazionale» debbono fronteggiare numerosi contrattacchi e contrassalti locali, che riescono a respingere, dall'Ebro alla sierra di Razas. Anche il complesso Valino, mentre il corpo d'esercito di Aranda, dopo due giorni di sosta, sebbene il nemico sia assente sulla fronte, si organizza per riprendere l'indomani le operazioni verso sud, trova forte resistenza ed è costretto a sostare lungo l'allineamento Mas de Barberans-La Galera-Freginals. La vivacità e reattività nemica potrebbero essere indizio di copertura del ripiegamento


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che il nemico potrebbe accingersi a compiere per portare in salvo le forze tuttora sulla riva destra dell'Ebro. Berti, che dal comando tattico e osservatorio del monte Puig segue l'andamento della battaglia, decide di ampliare il braccio deila manovra e di chiudere così le forze repubblicane di riva destra tra il fiume e le sierre, impedendone il ripiegamento mediante l'avanzata su Tortosa da nord e da sud-ovest. A tale fine ordina verbalmente - nel pomeriggio conferma per iscritto (Doc. n . 35)- la costituzione di un'autocolonna 44, di cui affida il comando al cons. gen. Francisci, comprendente il 5° reggimento di fanteria della «F.N.-XXIII marzo», il «raggruppamento carristi», un battaglione della «Littorio» con la sezione di accompagnamento del reggimento di appartenenza, 2 gruppi di artiglieria (uno da 7 5 e uno da 100) autoportati, una batteria da t 05, una batteria controcarri e una controaerei,una stazione r.t. 350, un nucleo sussistenza con 5-6 giornate di viveri, un ospedale da campo, 2 unità di fuoco per tutte le armi. La colonna, con automezzi fatti affluire dall'Intendenza, che forni sce anche U nucleo st1ssistenz~ e l'cspeciale da campo, al Km 7,5 della rotabile Gandesa-Pinell, deve trasferirsi, appena pronta, a La Cenia per la strada Gandesa-bivio di Valdealgorfa-Mo rei la. La nuova manovra consiste nell'avanzare il giorno t 8 su Tortosa da nord e da sud-ovest, in unione con il complesso di forze Valiiio. Il giorno 18 pertanto, in ora fissata dal comandante del CTV: la «Frecce», che viene rinforzata dal «reggimento 18 luglio», deve riprendere l'avanzata su tutta la fronte esercitando lo sforzo principale sulla destra con una sola brigata {direttrice g. 225-q. 208) e avvolgendo da ovest la stretta di Cherta (direttrice q. 377-Km 31); la « Isa nazionale », rinrorzata da unità di cavalleria, deve attaccare lungo la direttrice Cascollosa-Peòaflor; la colonna Francisci deve tendere da La Cenia a Tortosa, operando a occidente del complesso Valina; la «F.N.-XXIII marzo » (meno gli elementi destinati alla costituzione della colonna Francisci) deve prendere contatto con la 1 a divisione di cavalleria del complesso Valiòo e con la «Frecce» e dare sicurezza dalle provenienze dell'Ebro, dal Chalamera a q. 108 (escluse); la «Littorio » r estare in riserva nell'attuale dislocazione. La manovra non risolve il problema delle offese di fuoco che provengono dal la riva sinistra dell'Ebro, ma esprime una grave minaccia di accerchiamento di tutte le forze repubblicane a ovest del fiume ed è resa possibile dalla sicurezza del fianco destro del dispositivo del CTV assicurata dal complesso Valina e dal corpo d'esercito di Aranda.


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Verso la mezzanotte del 17 la colonna Francisci è in movimento, con velocità sostenuta, lungo l'itinerario Km 7,5 della strada GandesaPrat del Compte-Arnés-Valderrobres-Morella-La Cenia-Mas de Barberans - dove ne assume il comando, a notte inoltrata, Francisci - e lungo itinerari minori. Il mattino del 18 la colonna risale a Mas de Barberans, scavalca la cavalleria del complesso Valiiio ed entra in linea, dopo-aver compiuto una vera e propria corsa durante l'intera notte, attraversando zone montuose e percorrendo strade difficili, disturbata, tra l'altro, dalla pioggia che per la prima volta è presente dopo quasi 40 giorni di cielo pressoché sempre sereno. La mattina del giorno 18, verso le 7,30, Berti dà il via all'attacco della «Frecce » e della« 15a nazionale», dopo un'intensa preparazione di fuoco dell'artiglieria e dell'aviazione legionaria che per tutta la giornata domina il cielo, bombardando, spezzonando, mitragliando le forze nemiche e le retrovie al di là dell'Ebro, dove neutralizza sorgenti di fuoco della riva sinistra, paralizza movimenti, interrompe comunicazioni. La «Frèccè» "' la « 15a nazionale» 111uovono dal semiccn:hio Cherta-Alfara-speroni orientali delle sierra di Montenegrelo e assaltano le posizioni avanzate nemiche, che cadono di colpo. La «Frecce », avvolta la stretta di Cherta, verso le 11 è s u Aldover dove incontra una resistenza robusta e tenace. La «lSa », superati deboli contrasti, raggiunge verso le 11 Alfara e, pur se arretrata rispetto alla «Frecce», continua a progredire. Nel pomeriggio.la «Frecce » supera avvolgendo le difese di Aldover e sopravanza la« 15a » , attardata da forti resistenze nemiche nella zona di Peiiaflor, sulle quali interviene a massa l'artiglieria del CTV: All'altra estremità del dispositivo del CTV, la colonna Francisci, che in 12 ore ha percorso 200 chilometri, raggiunta La Ceni a. appieda, muove su Mas de Barbenins, che contrariamente alle notizie avute non è occupata dal complesso Valiiio, ora impegnalo in combattimenti nella zona di Amposta, ed entra in combattimento contro l'ala destra della divisione di Lister, raggiungendo Roquetas, sobborgo di Tortosa. La Lister si batte con bravura, tenacia e coraggio finché alla fine, attanagliata, decimata e pressata dai fanti e dai carri della colonna Francisci è chiusa in un cerchio di fuoco dal quale solo pochi elementi riescono a uscire, senza trovare tregua perché inseguiti e tormentati dall'aviazione legionaria. La «Frecce» dal mattino alla sera ha sopraffatto ben 3 brigate repubblicane (LXVIIP, XCIIP, CXXIVa). Alle 19 il battaglione d'assalto della «Frecce» occupa Arrabal de Jesus e la colonna Francisci, sorpreso l'avversario sul ponte del canale di La Derecha, estende la penetrazione nei sobborghi occidentali di Tortosa. Alle 19.30 i repubblicani riescono a far sal-


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tare gli ultimi passaggi sull'Ebro appena in tempo per sottrarre alla distruzione e alla cattura una aliquota delle loro forze, ma abbandonano sulla riva destra un ingente numero di uomini, di armi e di materiali_ Il diario storico del comando del CTV chiude la giornata del 18 aprile 45 annotando che le perdite subite dal CTV dal 9 marzo al 18 aprile sono: 84 ufficiali caduti (67 italiani, 17 spagnoli), 316 feriti (218 italiani, 98 spagnoli), 759 sottufficiali e soldat i caduti (463 italiani, 296 spagnoli), 3848 feriti (2264 italiani , 1584 spagnoli), 43 dispersi (15 italiani, 28 spagnoli), e aggiungendo che nello stesso neriodo il CTV ha catturato 10.035 prigionieri, «vari pezzi di artiglieria e carri armati russi ed ingente quantitativo di altro materiale bellico ».


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NOTE AL CAPITOLO XIX 1 9 marzo: Rollura della fronte; occupazione di Fucndetodos, della sierra Gorda, Aguilòn, Cruz Santa, Muela de Anadòn, Cabezos Altos, Armillas; 10 marzo: riconquista di Belchite, occupazione di H errera de Los Navarros, Villar de Los Navarros, Maicas, Cortes de Aragòn, Muniesa, alture di Planilla, Cabczos Altos, Muela, pressi di Martìn <lei Rio, pressi del Valdeconejos; 11 marzo: crollo generale della fronle r·epubblicana, arrivo al Martin, occupazione di Las Bentas de Muniesa, delle alture che dominano Léara, di Léara, di Olictc, di La Hoz de la Vieja, di Josa, di Alcaine, di Obòn, Marlìn de Rio; 12 marzo: passaggio del Martìn, occupazione di Azaila, Almochuel, Vinaceile, Escalròn, La Puebla de Hijar, Albalate del Arn,bispo, Alcòn-Oliele-Alcaine, Valdeconejos; 13 marzo: occupazione di Quinto, Sàslago, Hijar, Satel. J\lloza, Andorra, Ari110, Estercuel, Montalbàn, Escucha, Utrillas; 14 marzo: occupazione di Escatròn, arrivo e superamento del Guadalopc, occupazione <li Chiprana, di Alcaiiiz, di Crivillén, La Mala de los Olmos, Ga r gallo, Castel dc Cabra, Las Venlas del Olivai·, la Muela; 15 marzo: avanzala s u Cas pe, occupazione di Los Olmos, La Zomer, La Corona, Cantalobos; 16 rnarzo: accc rchian1cnto di Ca::;pe e occupazione di Casleìser3.s; i 7 rnarzo: conq ui~la di Caspe, occupazione di Akorisa. 2 I repubblicani persero 10.000 p r igionieri, varie ballerie, più di un centinaio di mi trag liatrici e fucili mitragliatori, 27 ve livoli e una quanlilà enorme di viveri, munizioni e di altre armi varie. (Vds. «Servici o Historico Militar. Col. José Manuel Martinez Bande. «La Llcgada a l mar ». Mo!!ogrnfìas de la Guerra de Espana. Numero J l. Lib1-cria Editoria! San Martin, Madrid 1975, pag. 64). 3 Furono battute 6 divisioni repubblicane: la 24~, la 30a, la 72a - pressoché distrutte - e la 34a, la 35a e la 44a, ollre varie b1·igate che uscirono dalla battaglia pressoché completamente distrutte. Rujo, in una conversazione tenuta con Prieto il 23 marzo, parlò della disorganizzazione di circa 100.000 soldati repuhblicani (Vds. Ibidem nota 2, pag. 60). 4 Secondo Rojo, la causa principale del disastro era stato l'impiego massivo dell'aviazione che aveva prodotto fenomeni di panico (Vds. Servicio Historico Mililar. Op. cit. monografia n. 11, pg. 46). 5 Se rvicio Historico Militar. Op. cil. monografia 11, pagg. 142-145. 6 Ibidem. 7 Ibidem. R Ibidem, pagg. 92-102. 9 Ibidem pagg. 145-147. IO Ibidem, pag. 146. II Ibidem pagg. 75-77. 12 Diario storico del comando del CTV, mese di marzo, giorno 15 e All. n. 35. 13 Ibidem e Ali. n. 34. 14 Francesco Bclforte. Op. cil. , Voi. IV, pagg. 23-24. 15 La «I7.N.-XXIII marzo », negli intendimenti del con s. gen.Francisci: sarebbe sboccata dalla tesla di ponte articolata su 2 colonne, avrebbe eliminato le difese avversarie sc hierale a sbarramento del trivio, investendole e aggirandole con azione manovrata da nord, si sarebbe garantita la sicurezza del fianco destro con un apposi lo di-

staccamento. La colonna di sinistra (5° reggimento camicie nere, II b a !!aglione milra


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glieri, IV gruppo da 65/17, 1 sezione controcan:i) avrebbe avanzato per conquistare l'obiellivo intermedio di Valdealgorfa, l'obiettivo di attacco Foyas-q. 574-q. 585-Km 267-q. 615 ed eventualmente i ponti sul Matarrafia, agendo lungo la direzione TorrevillaBalsanueva -q. 537-q. 585- ponti sul Matarraiia. La colonna di destra (4 ° reggimento camicie nere, un plotone carri, Hl gruppo da 65/17) avrebbe avanzato per conquistare l'obiettivo intermedio del bivio rotabile carrareccia di q. 665, l'obiettivo di attacco q. 615-q.601 a nord di Valjunquera-Ennita S. Barbara - Km 121 della rotabile per Castellòn, lungo la direzione rota bile per Tortosa-quadrivio di q. 623-quadrivio del km 1 - Mirablanchc-Valjunqucra. La ri serva si sarebbe artico lata in 2 blocchi : «A» (7° reggimento camicie nere, battaglione carri meno l plotone, 2 compagnie lanciafiamme); « B » (reggimento 18 luglio) Vds. Diario storico del comando della «F. N.-XXIII marzo », mese di marzo, giorno 18 e relativi allegali. IShi s La «Lillorio », rinforzata da una compagnia carri, si sarebbe articolata in 2 co lonne: quella di sinistra costituita dal 2° reggimento di fanteria rinf(,r-zato, quella di destra dal 3° reggimento di fanteria. La riserva sarebbe stata costiluita dal 1 ° reggimento di fanteria. Ciascuna delle due colonne avanzate sarebbe stata rinforzata da un g ruppo di arti glieria da 65/.17. Obiettivi di attacco delle due colonne l'allineamento Fòrnoles - nodo di Valde rrobre s - a lture di riva destra del Matarraiia. Vds. Diario Stor ico del comando della «Littorio», mese di marzo. giorno 18, Ali. n. 90. 16 Ettore Mimca d i More~: np.cit. pagg. 346-348. 17 Ibidem. 18 Diario storico del comando del CTV, mese di marzo, giorno 19 e Ali. n. 48. 19 Ibidem, Ali. n. 49. 20 Ibidem, giorno 21 e Ali. n. 53. 21 Ibidem, giorno 23 e Ali. n. 55. 22 Ibidem, giorno 25 e Ali. n. 59. 23 Ibidem, giorno 24. 23bis Ettore Manca di Mores; Op. cit. pag. 353. 24 Diario storico del comando del CTV, mese di marzo, giorno 26 e Ali. n. 50. 25 Francesco Belforte, Op. cit. voi. IV, pag. 29. 25 bis Diario storico del comando del CTV, mese di marzo, giorno 30, e Ali. n. 68. 26 Ibidem, giorno 31 e Ali. n. 70. 27 Ettore Manca di Mores Op.cit., pag. 362. 28 Hugh Thomas,Op.cit., pag. 529. 28bis Diario storico del comando del CTV, mese di apri le, giorno I, e Ali. n. 4. 29 Ibidem. 30 Ibidem, giorno 2 e Ali. n. 7. 31 Ibidem e Ali. n. 6. 32 Ibidem, giorno 5 e Ali. n. 13. 33 Ibidem, giorno 8. 34 Ibidem. giorno 9 e All. n. 18. 35 Ibidem, giorno 10. 36 Ibidem. giorno 5. 37 Ibidem. giorno 7. 38 Ibidem, giorno 9. 39 Ibidem, giorno 13. 40 Ibidem, giorno 14. 4 1 Ibidem. 42 Ibidem, giorno 12 e Ali. n . 20, giorno 9 e All. n. 19.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CfVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

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La «Frecce», dal 9 al 20 aprile: - il giorno 9, tornò in prima linea, schierandosi per ala tra la Coscollosa e l'Ebro, dopo aver sostituito la «F.N.-XXIIJ marzo»; - il giorno 11, alle ore 14, assunse la responsabilità della linea; - il giorno stesso operò rettifiche della linea e migliorò le posizioni che sarebbero state le basi di partenza per la ripresa dell'avanzata; - il giorno 11 assunse alle proprie dipendenze il «reggimento 18 luglio»; - il giorno 12 continuò la rettifica della linea e tenne sotto il fuoco della sua artiglieria la strada per Aldovar e il Tivenys e, a sua volta, fu soggetta a fuoco di mortai nella zona di q. 138; - il giorno 13: agì con l'artiglieria contro truppe avversarie che scendevano dalla q. 123 verso il barranco antistante la q. 138, respinse (fron te della «Frecce Azzurre») un contrattacco nemico tra la q. 169 e la q. 138 subendo la perdita di 1 caduto e di 11 feriti (di cui 2 ufficiali), occupò (fronte della «Frecce Nere ») lo sperone roccioso dominante la g. 377 perdendo nella operazione 3 caduti e 10 fei-iti di cui 1 ufficiale, condusse operazioni locali di assaggio delle difese nemiche; - il giorno 14, nonostante la reazione avversaria, consolidò l'occupazione dello sperone di q. 376, rettificò ulteriormente le posizioni tenute e diede inizio ai lavori di costruzione della strada per Pauls; - il giorno 15 e successivi martellò con fuoco di artiglieria le posizioni nemiche contrapposte e riprese l'avanzata che lentamente proseguì anche il giorno 1.6 e il 17 contrastata da ripetuti contrattacchi nemici; - il giorno 18, avvolta la s tretta di Cherta, fu su Aldovar, dove incontrò notevoli ,·esistenze; - il giorno 19 assunse la vigilanza delle provenienze dall'Ebro nelle zone di contatto con la divisione di cavalleria (rio Canalelas) e con quella del complesso GardaValiiio, completò, in collaborazione con la colonna Francisci, il rastrellamento della zona occidentale dell'Ebro. · 44 La colonna Francisc\: - venne costituita nel tardo pomeriggio del 17 aprile in 2 punti di confluenza: il Km 7,5 della rotabile Gandesa-Pinell, il bivio a ovest di Prat de Compte; - il primo scaglione (5"" reggimento camicie nere), completate le operazioni di carico, a eccezione di quelle riguardanti i quadrupedi, si mise in moto alle ore 1 del giorno 18; il secondo scagl ione (battaglione della «Littorio»), alle ore 2; - ìa testa à elia coionna g iunse aile 9 tld lo al biviu Ji La Cenia; - venne dirottata sulla carrareccia La Cenia-Pay de Barbcrans, fatta preventivamente riconoscere e ritenuta sufficiente, benché difficoltosa, al traffico a senso unico; - s i arrestò per misura prudenziale 400 m prima del barranco Castcvera; - alle 1.3.35, <lue a utoblindo avanzate superarono il barranco e proseguirono per Mas de Barberans; ma la tesla della colonna, giunta al barranco Castevera, venne inves tita dal fuo :::o di armi automatiche avversarie che avevano lasciato deliberatamente passare le autoblindo; si arrestò, appiedò ed ebbe ragione degli elementi ritardatori; il battaglione «Inesorabile » proseguì subito verso Mas de Barberans; verso le 15 assunse la formazione a losanga e mosse verso Mas de Barberans; alle 17 venne attaccata con armi automatiche a sud del barranco di Farrubio che costrinse al ripiegamento; - alle 19,30 con il l battaglione carri occupò Roquetas e alle 20 raggiunse i ponti di Tortosa fatti saltare dal nemico alle 19,30; - dalle 20,30 dette inizio all'organizzazione a difesa. 45 Diario storico del comando del (:TV, mese di aprile, giorno 18.


CAPITOLO

XX

LA SITUAZIONE DOPO L'OFFENSIVA D'ARAGONA

1. Considerazioni conclusive sull'offensiva d'Aragona. 2. Conseguenze

dell'offensiva d'Aragona. 3. La Spagna repubblicana. 4. La Spagna nazionale. 5. La scelta di Franco a favore dell'offensiva su Valencia. 6. Il nuovo corso della politica internazionale. 7. Il CTV dopo l'offensiva d'Aragona.

1.

Ottimo e costante alleato dei nazionali nell'offensiva d'Aragona erano state le condizioni meteorologiche 1 che non avevano posto limitazioni di sorta all'impiego dell'artiglieria e dell'aviazione, nelle quali i nazionali avevano Ja decisa superiorità. Nel settore del CTV, nella seconda fase dell'offensiva, da Alcaiiiz a Tortosa, l'artiglieria aveva incontrato difficoltà e limitazioni d'impiego determinate dalla topografia e dall'ampiezza e peculiarità delle fronti, ma il suo intervento a massa, quando possibile, era risultato determinante. Era stato giocoforza ricorrere più volte al parziale decentramento delle artiglierie del CTV, proprio per l'ampiezza delle fronti e la conseguente distanza tra le direttrici di attacco delle grandi unità in 1 a schiera, ma l'orientamento prevalente era rimasto quello dell'azione accentrata, non solo nella fase di preparazione, ma anche in quella dell'appoggio. Nelle giornate comprese tra il 26 marzo e il 1° aprile il ruolo dell'artiglieria era stato di ordine primario, anche se nella giornata del 26 si era registrato un disperdimento di fuoco non imputabile che alla situazione e al terreno. Nella giornata del 26 erano stati lanciati, oltre quelli spesi nella preparazione, ben 50.000 proietti contro le posizioni nemiche ben difese, ma molti di essi erano andati a rompersi contro le rocce e gli anfratti del terreno senza arrecare danni al sistema difensivo, pressoché insensibile agli attacchi frontali nelle posizioni del Mirablanco e del Lirio, che cedettero solo quando all'impegno frontale si sommò la minaccia di avvolgimento


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

del loro fianco destro. Il giorno 30 la «F.N.-XXIII marzo» aveva potuto avanzare su Mazaleòn e, a sera, conquistarla, grazie all'appoggio del gruppo da 100 e del gruppo da 105 datile in temporaneo rinforzo, i quali, procedendo lungo una meno che modesta carreggiabile, a senso unico, avevano avanzato a sbalzi e scaglioni, manovrando tre volte i loro schieramenti, per la riuscita dell'avvolgimento. Non meno determinante era stato il giorno 31 l'impiego dei medi calibri in sostegno del «raggruppamento carristi» per la conquista di Calaceite. li giorno 1° aprile era stata ancora una volta l'artiglieria, nell'avanzata oltre l'Algas verso Mudefas, a disbrogliare la critica situazione, creata dalla resistenza nemica, nella quale era venuta a trovarsi la «F.N.XXIII marzo». La possibilità di sboccare dalla rotabile di Batea su quella di Gandesa fu offerta dalle artiglierie di piccolo e medio calibro del CTV, che avevano sostenuto l'azione il giorno dopo la conquista di Gandesa. Vi era stato, in sintesi, anche nella seconda fase, un impiego razionale, adeguato, soprattutto manovrato, delle artiglierie; rna <;on effelli mi11ori di tiudli ddla prima fase -

anche per quesla

ragione le perdite erano state proporzionalmente maggiori - dovuti in particolare alle diverse condizioni di situazione e di terreno. L'aviazione legionaria per missioni di esplorazione e ricognizione, di bombardamento, di attacco al suolo, di protezione del cielo aveva lanciato sul nemico, dal 9 marzo al 18 aprjle, quasi 1.000 tonnellate di bombe, effettuato circa 4000 voli di guerra, abbattuto 13 velivoli in combattimento e distru_ttone altri 10 al suolo. Nella seconda fase, ancor più che nella prima, diversamente da quella dell'artiglieria, la sua attività era stata ricchissima di risultati. Essa non aveva concesso tregua al nemico, colpendone gli apprestamenti difensivi, sconvolgendo e paralizzandone i movimenti di giorno e di notte, hattendo le strade e le colonne in afflusso sulla fronte o ripieganti in disordine. Essa aveva peraltro pagato tale continua presenza perdendo 14 velivoli (8 Fiat CR. 32 in combattimento; 2 Fiat CR.32, 2 S.79, 1 R0.37, e 1 Br.65 ad opera della controaerei nemica) 2_ L'aviazione delle Baleari, che durante l'intera offensiva era più volte intervenuta, nella zona compresa tra la linea delle retrovie e il mare, martellando obiettivi militari, dalle 22 del 16 aprile alle 15 del 18, con 17 ondate successive, aveva bombardato, sembra su ordine diretto di Mussolini - almeno a quanto riferiva Ciano 3 - la città di Barcellona, producendo ingenti perdite nella popolazione civile e distruzioni e danni agli edifici 4 • Si era trattato di un bombardamento indiscriminato, in grande stile, a scopo preminentemente terroristicp, di proporzioni assai maggiori di quello dei tedeschi su Guernica,


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noto soprattutto per la rappresentazione pittorica che ne fece poi Picasso s. La popolazione della città ne era rimasta terrorizzata e dalle notti successive aveva preso a rifugiarsi sulle col line circostanti; ma i vantaggi militari che ne erano derivati erano risultati molto modesti, mentre enormi erano state la costernazione e l'indignazione suscitate nella Spagna e all'estero, tanto che lo stesso Franco - che, sembra, non fosse stato messo a conoscenza preventiva dell'operazione - divenne, a detta dell'ambasciatore tedesco in Salamanca, «furibondo » e ne aveva ordinato la sospensione 6. Ma i bombardamenti terroristici successivamente vennero ripresi e continuarono per tutto il resto della guerra. Oltre l'artiglieria, l'aviazione e, ben s'intende, la capacità operativa e la volontà combattiva dell'intero CTV, fattore decisivo del successo era stato, anche nella seconda fase, il ricorso ripetuto alla manovra al livello del comando del CTV e dei comandi subordinati. La riuscita congiunzione delle teste di ponte sul Guadalope, l'occupazione Jd triangolo Calanda -La CoJoiiera-Caseras, ia conquista <lelìa ùi spluviale tra il Guadalope e il Matarrana, la caduta del Lirio, del Mirab lanco, di Calacci te, di Gandesa e della stretta di Cherta erano state il risultato di abili manovre, che il nemico spesso non aveva avvertito in tempo o non era stato in grado di neutralizzare. Il CTV eraricorso alla manovra ogniqualvolta era stato possibile fino all'ultimo giorno, quando aveva impiegato la colonna Francisci per tentare di chiudere la strada del ripiegamento alle forze ancora al di qua della riva destra dell'Ebro. Il Coverdale rileva 7 che il contributo italiano all'offensiva d'Aragona «é stato forse sottovalutato da molti autori, pur non essendo stato così decisivo come alcuni apologisti sostengono». Certo c'é dell'e nfasi retorica e della smodata esagerazione quando si afferma, come fece Luigi Barzini 8, che se non vi fossero stati i legionari, l'avanzata a sud dell'Ebro «sarebbe ancora all'inizio». Ma lo stesso Barzini era nel vero quando scriveva «i legionari al centro hanno fatto da cuneo, sempre, rimorchiando i fianchi; aiutando l'avanzata delle ali». A parte il verbo «rimorchiare» che offre un'idea minimizzatrice delle operazioni della 1 a divisione di Navarra e delle altre forze del complesso Garcìa-Valifio e del corpo d'esercito di Aranda - entrambi battutisi molto bene e il secondo su terreno molto aspro, con risultati decisivi quali, ad esempio, a sud la conquista di Monroyo, Morella, Forcall e della costa mediterranea fra Vifiaroz e Benicarlò - la verità documentata è che il CTV svolse una funzione trainante in entrambe le fasi della offensiva. Gli ordini di operazione, le manovre ideate da Berti


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anche condotta durante, la rispondenza trovata nella esecuzione da parte delle unità, la posizione sempre avanzata del CTV rispetto alle ali sono gli elementi probanti della funzione trainante. Sia sotto il profilo tecnico-militare generico, sia sotto quello della specifica capacità operativa e combattiva del soldato italiano, la partecipazione del CTV all'offensiva d'Aragona resta una pagina di storia militare che fa onore ai comandanti e ai gregari che la scrissero. Franco, al termine dell'offensiva, non fece pervenire al CTV nessuna parola di riconoscimento e di elogio, come invece aveva fatto in molteplici occasioni, compresa quella della conquista di Alcaiiiz 9 _ Il suo silenzio nella circostanza dell'arrivo del CTV a Tortosa fu quanto meno singolare, forse determinato dalla recente polemica circa il mancato passaggio dell'Ebro da parte della 1 a divisione di Navarra. Ancora più singolare che dopo 36 anni, la monografia n. 11 del «Servicio Historico Militar», redatta dal col. José Manuel Martinez Bande, lasci molto nell'ombra il contributo italiano all'offensiva, al quale ded ica b revis s im i cenni, quand o pro prio n o n ne p u ò fa re a men o, per

illustrare meglio le operazioni del complesso di forze Valiiio e del corpo d'esercito di Galizia del gen . Aranda. Il CTV ricevé solo l'elogio di Mussolini 10, mentre Berti non mancò di rivolgere il suo saluto e il suo apprezzamento alla « 15a divisione nazionale » che aveva egregiamente e valorosamente combattuto a fianco _d elle grandi unità del CTV e cooperato ai fini del successo. Berti venne promosso generale di corpo d'armata per merito d~ guerra 11.

2. L'offensiva d'Aragona, conclusasi con l'occupazione all'estrema sinistra della valle d' Aràn fino a Pont de Roi e Fortillon al confine francese, con il saldo possesso al centro della riva destra dell'Ebro in corrispondenza di Tortosa e con l'arrivo al mare alla estrema destra, ebbe conseguenze positive per i nazionali ed estremamente negative per i repubblicani. Essa peraltro non fu risolutiva, come non lo è nessuna offensiva che non si chiuda con la distruzione o, quanto meno, la totale disorganizzazione delle forze nemiche. Le truppe repubblicane dell'esercito dell'est e di quello di manovra avevano ceduto 6400 chilometri quadrati di territorio e subìto perdite elevate, ma erano riuscite a porre in salvo una consistente parte dei loro effettivi e dei loro m ezzi in Catalogna, mediante la loro m anovra in riti -


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rata che, malgrado i cedimenti e le vere e proprie rotte locali, non si era tradotta in una disfatta generale, Essa, avendo conseguito gli scopi fissati, aprì ai nazionali nuove ampie prospettive strategiche, mentre ridusse sensibilmente quelle dei repubblicani venuti a trovarsi in due tronconi di territorio separati l'uno dall'altro, privi di comunicazioni tra loro via terra e con scarse possibilità di collegamenti via mare. La divisione della Spagna repubblicana in due pose in crisi l'esercizio del potere centrale, rendendo ancora più ardua un'azione politica unitaria, già di per sé difficile per le preesistenti, ma ora più acute, diverse condizioni socio-politiche ed economiche dei due territori. Di fatto il principale centro politico e militare della Spagna repubblicana divenne Barcellona. Delle due zone ancora sotto la giurisdizio del governo Ncgrìn: una, quella centrale, era prevalentemente agricola; l'altra, la Catalogna, spiccatamente industriale. Venuta meno la possibilità di interscambi tra le due economie complementari, la Spagna repubblicana venne a t rova r si t rnvdgliata da una L:ri::;i e::;istenziale senza precedenti, che, ciò nonostante, il rinnovato governo Negrìn riuscì a fronteggiare. La Spagna repubblicana viveva già una situazione alimentare difficile, che la perdita dei cercali e dell'olio dell'Aragona aggravò ulteriormente, mentre il venir meno dell'energia elettrica erogata dai bacini del Noguera mise in crisi le industrie. Furono rimesse in funzione le vecchie centrali a carbone, ma questo dové essere importato dall'estero in seguito alla perdita delle miniere di Utrillas . Il rialzo dei prezzi delle derrate e degli stessi prodotti industriali costrinse a nuove restrizioni e sacrifici. Sul piano strategico-militare la Spagna repubblicana venne a trovarsi con le sue forze divise in due aliquote disequilibrate, impossibilitate a travasi e necessariamente obbligate a contare ciascuna solo su sé stessa. Nella Catalogna, per 350 chilometri di fronte, vennero a trovarsi disponibili, a fine aprile, una settantina di brigate, di cui 25 in linea e le altre in riserva o, la gran parte, in riorganizzazione; su tutte le altre fronti, per oltre 1400 chilometri, furono disponibili solo un centinaio di brigate, quasi tutte in linea, con scarse riserve settoriali, in quanto notevole era stata la sottrazione di forze a favore delle fronti aragonese e catalana. Il territorio conquistato dai nazionali era distinto almeno in due zone per valore agricolo ed economico diverse. La zona montana, sulla quale i nazionali erano stati costretti a portare il combattimento, costituendo il suo possesso la porta di accesso al mare, di per sé aveva scarso significato strategico. Il resto del territorio conquistato, per


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essere la sede di miniere e di centrali elettriche, oltre che di buone risorse agricole, aveva invece una notevole rilevanza dal punto di vista bellico. L'arrivo al mare, in particolare, con l'occupazione del porto di Vinaroz aprì ai nazionali il sistema per tagliare le comunicazioni tra le due zone repubblicane e di impedire o, quanto meno, ostacolare il traffico, protegge re assai meglio il proprio traffico tra l'isola di Maiorca, dirimpettaia di Vinaroz, e la costa mediterranea della penisola, tenere sotto controllo Cartagena e la squadra navale repubblicana costrettavi alla fonda, sostenere con il fuoco dal mare eventuali operazioni aeroterrestri I ungo la costa, appoggiare i trasporti di Cadice e Malaga diretti al le Baleari e, infine, reprimere il contrabbando di superficie straniero sulle spiagge repubblicane. Il successo della offensiva d'Aragona pose a Franco, ai fini della prosecuzione della guerra, l'alternativa: o rivolgersi contro la Catalogna, proseguendo così in profondità l'offensiva arrestatasi all'Ebro ed al Segre; o accendere la lotta per la conqu.i sta d e l territorio Valencia-Sagunto in seguito alla quale era presumibile che anche Madrid si sarebbe arresa. Ognuna delle due operazioni presentava i suoi pro e i suoi contro, ma la prima, sotto il mero profilo strategico, sarebbe stata la sola risolutiva, in quanto l'intercettazione totale della frontiera pirenaica avrebbe segnato l'azzeramento dei rifornimenti di materiale bel Iico ai repubblicani.

3. L'offensiva <l'Aragona, per il suo andamento gravemente disastroso per i repubblicani, mise in subbuglio .l'intera Spagna repubblicana e, in particolare, la Catalogna. A metà marzo la UGT e la CNT firmarono un accordo per .l' unità di azione, determinando un notevole distacco delle due organizzazioni dal movimento degli anarchici. L'accordo attenuò la rissa politica, ma non la lotta tra e nei partiti politici per la gestione del potere. Tra la seconda metà di marzo e la prima di aprile si susseguirono riunioni del Consiglio di guerra e del Consiglio dei ministri assai tempestose. L'andamento delle operazioni diffuse nel paese un profondo pessimismo, che in molti produsse ondate di allarmismo e disfattismo, alimentate anche dai disertori e dai fuggiaschi dalla fronte, la cui presenza numerosa concorreva ad abbattere gli animi_ Il partito dei «siamo perduti», se così lo si può chiamare, ingrossò le file e i comunisti ne indicavano in Prieto


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il leader. La verità era che non solo Prieto andava alla ricerca di un compromesso che ponesse fine alla guerra prima che la Spagna repubblicana cadesse definitivamente in ginocchio. Lo stesso presidente della repubblica, Manuel Azana, non desisteva dall'incitare alla resistenza, 111a proprio per evitare la capitolazione pura e semplice e per guadagnare il tempo necessario a trovare una soluzione urgente di compromesso con la controparte. D'altra parte le autorità di governo non ignoravano come il favore e l'ansia per la fine della guerra fossero un fenomeno generalizzato, non riconducibile al solo Prieto. I cattolici baschi e catalani, ad esempio, si proponevano di trattare con il governo di Burgos per il tramite del Vaticano. Il desiderio che si ponesse fine alla guerra esplose anche in sporadiche manifestazioni di protesta contro la prosecuzione del conflitto, ancorché prontamente represse. Fermamente decisi a continuare la guerra e a non voler neppure sentire parlare di mediazioni e di patteggiamenti, pr imi fra tutti, erano i comunisti chc, mutuando nuove motivazioni dall'andamento disastrato delle operazioni a nord e a sud dell'Ebro, reclamarono ancora una volta e con maggiore chiasso la tesla di Prieto, ottenendola. Il 5 aprile, dopo la caduta nelle mani dei nazionali di Lérida e Gandesa, Ncgrìn procedé a un rimpasto di governo, assumendo egli stesso anche il dicastero della difesa 12 • A Prieto venne offerta la possibilità di restare nel nuovo gabinetto o come ministro senza portafoglio o come titolare del dicastero dei lavori pubblici. Prieto preferì restare fuori dalla combinazione governativa. I comunisti, secondo Mosca, non avrebbero dovuto entrare nel ministero, ma quelli spagnoli la pensavano diversamente e disobbedirono a Mosca e al Comintern. In ambilo militare, Rojo venne sostituito da! comunista Juan Modesto Guilloto; Jesùs Hernàndez Tomàs, lasciato l'incarico di ministro della pubblica istruzione, venne nominato commissario politico generale delle armate centrali e del sud e affiancato al gen. José Miaja Menant, comandante supremo delle due armate. Il nuovo governo operò alacremente in tutti i settori per fronteggiare la drammatica situazione del durante e del dopo offensiva nazionale d'Aragona. Il 1° maggio Negrìn «promulgò una dichiarazione in cui elencava gli obiettivi del suo nuovo governo sul modello dei "quattordici punli" del presidente Wilson. I punti di Negrìn erano: necessità che la Spagna fosse completamente indipendente, espulsione di tutte le forze straniere, suffragio universale, niente rappresaglie, rispetto delle autonomie regionali, incoraggiamento degli investimenti di capitali senza grandi cartelli, riforma agraria, garanzia


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dei diritti dei lavoratori, "sviluppo culturale, fisico e morale della stirpe", esercito apolitico, rinunzia alla guerra, cooperazione con la Società delle Nazioni, amnistia ai nemici» 13 • Tale dichiarazione programmatica ebbe probabilmente nella mente di Negrìn due scopi principali: indicare la linea maestra socio-politico-economica da seguire nella ricostruzione del paese; lanciare al governo di Burgos un segnale per un'intesa. Negrìn tentò almeno due volte l'approccio a Franco: una per il tramite dell'ambasciatore tedesco in Parigi, Johannes Welczeck; una per il tramite di un cugino del ministro degli interni del governo di Burgos, Serrano Suiier. Entrambi i tentativi furono inutili, al pari di tutti gli altri da varie parti esperiti, per la rigidità assoluta di Franco che esigeva la resa incondizionata dei repubblicani. Sfiduciato dal fallimento dei tentati approcci e forse certo in cuor suo non meno di Prieto della marcia verso la sconfitta finale, Negrìn pose la speranza di una vittoria nel lo scoppio di una guerra mondiale che sola, a suo avviso, avrebbe posto fine alla «tragedia spagnola» 14 . È singolare che Negrìn, sembra, non tenesse conto di un presupposto evidente: la Francia non sarebbe mai scesa in guerra per la Spagna senza che contemporaneamente lo facesse l'Inghilterra. D'altra parte, non meno evidente era che questa ultima stesse muovendosi in direzione inversa, cercando cioè la pace ad ogni costo, sia tentando d'incrinare, se non spezzare, l'asse Rqma-Berlino in avanzata gestazione, sia cercando di disinnescare la carica esplosiva della Cecoslovacchia che veniva pr9spettandosi come minaccia della pace europea assai più grave de))a stessa guerra civile spagnola, alla quale, in definiLiva, le potenze europee avevano oramai fatto l'abitudine. Che le cose stessero in tali termini venne confermato dall'isolamento in cui venne a trovarsi la Spagna r epubblicana, quando Negrìn dette mandato ad Alvarez del Vayo di sollevare nuovamente la questione spagnola nella SdN, perché i vari Stati membri rivedessero le loro posizioni, come da impegno preso nell'ottobre del 1937, stante il mancato accordo in sede del Comitato del non intervento circa il ritiro dei volontari. Il 13 maggio 1938 il rappresentante della Spagna repubblicana mosse la questione presso la SdN e il ministro degli esteri del Regno Unito, lord Edward Frederick Halifax, chiese subito, sicuro che sarebbe stata respinta, venisse posta ai voti la richiesta della Spagna repubblicana. Votò, infatti, a favore solo l'Unione Sovietica; votarono contro Inghilterra, Francia, Polonia, Romania; gli altri 9 membri si astennero. Altra conferma dell'isolamento fu il rifiuto, proprio in quel periodo, del presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, di togliere l'embargo sulla vendita di armi alla Spagna repubbli-


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cana, nonostante le sollecitazion i rivoltegli dal Congresso e da personalità illustri del mondo politico, culturale e scientifico del suo paese. L'unico successo di Negrìn in politica estera in quel periodo fu la riapertura, il 17 marzo, della frontiera francese concessa dal nuovo governo Blum. Fu un successo notevole: nei mesi di aprile e di maggio attraversarono la frontiera pireneica ben 25.000 tonnellate di materiale bellico (armi e velivoli), proveniente in prevalenza dall'Unione Sovietica e in parte dalla Francia e da altrove. Senza tale afflusso lo sforzo riorganizzativo di Negrìn e dei capi militari non avrebbe potuto avere alcun successo e probabilmente la Spagna repubblicana avrebbe avuto i giorni contati, mentre riuscì a riaversi sia sul piano della politica interna che su quello dell'organizzazione militare. Negrìn sostituì alla collettivizzazione della industria e dell'agricoltura il controllo statale; mise in essere la gestione centralizzata dell'industria; istituì i «supervisori statali» delle aziende ancora gestile dai comitati dei lavoraluri incaricandoli di distribuire le materie prime necessarie alla produzione solo a quelle aziende che avessero accetlato il nuovo status di conduzione; sciolse molte fattorie agricole collettive e lasciò libera la scelta tra collettivizzazione forzata e conduzione cooperativistica; istituì un servizio postale sottomarino per mantenere un qualche collegamento diretto tra Barcellona e la Spagna centrale e meridionale repubblicane; trasferì la base delle brigate internazionali da Albacete a Barcellona; stabilì un servizio di trasporti aerei per il trasporto di capi politici e militar·i da Barcellona a Valencia e a Madrid e viceversa, per garantire il più possibile l'unità di direzione e di comando tra le due zone della Spagna repubblica11a. ! pu11ti del program _n1a ve11nero, malgrado le tante difficoltà, applicati, ancorché gradualmente, e riscossero larghi consensi, allentando le tensioni e incoraggiando la ripresa produttiva. Nel campo militare lo sforzo organizzativo fu davvero gigantesco. Il 16 aprile il ministero della difesa nazionale - stato maggiore dell'esercito di terra - emanò una «ordre generai reservada» (Doc. n. 36) per la organizzazione dell'esercito, sia dell'aliquota ancora impegnata nella campagna d'Aragona, sia di tutto il resto dell'esercito (eserciti del Centro, di Estremadura, di Andalusia). L'intento era di raggiungere una consistenza numerica pari a quella dei nazionali. L'esercito avrebbe dovuto articolarsi in 6 eserciti o armate: esercito del Centro su 4 corpi d'esercito più uno in riserva generale di esercito; esercito di Estremadura in 2 corpi d'esercito; esercito dell'Andalusia in 2 corpi d'esercito; esercito del Levante in 2 corpi d'esercito; esercito di ma-


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novra in 3 corpi d'esercito; esercito dell'est in 2 raggruppamenti di 2 corpi d'esercito ciascuno e una «agrupaciòn autonoma » dell'Ebro, anche questa articolata in 2 corpi d 'esercito. Ciascun corpo d'esercito venne ordinato su 3 divisioni, ogni divisione su di un minimo di 3 brigate. Si sarebbe dovuto procedere con urgenza in tutti gli eserciti alla costituzione di riserve generali tendenti alla composizione minima di : J corpo d'esercito per l'esercito del Centro, di 2 divisioni per quello di Estremadura, di 1 division e per quello dell'Andalusia, di 2 divisioni per quello del Levante, di 2 corpi d'esercito per quello dell'est e di 1 corpo d'esercito per l'esercito di manovra. Vennero chiamate alle armi nuove classi e altro personale tecnico e richiamate classi di anziani destinate prevalentemente ai lavori di fortificazione. Vennero potenziate le scuole e i «centri di recupero, istruzione e mobilitazione » (CRIM), aumentati di numero i battaglioni territoriali e le basi di istruzione di esercito, corpo di esercito e di divisione. Furono altresì costituiti centri di recupero dei profughi, de i fuggiaschi e dei disertori. Ual 25 apriìe vennero miìitarizzati i giovani di i6 anni, riuniti nei comitati locali di educazione, poi avviati, al compimento del 17° anno di età, ai CRlM. L'ordine generale per la riorganizzazione dell'esercito, ancorché privo di firma, fu opera probabilmente d el gen. Rojo che il 16 conservava ancora la carica. Tra unità esistenti ~ valide, unità da riordinare e riorganizzare, unità da creare ex novo, il progetto provedeva un insieme di 20 corpi d'eserçito, 66 divisioni, 202 brigate. È certamente nel giusto la monografia n. 12 del Servicio Historico Militar 15 quando afferma che « non si può non restare ammirati davanti allo "estoicismo" dell'intento di dar vita a un corpo moribondo. Che non sia stato possibile res uscitarlo del tutto, non diminui sce il merito di averlo tentato». Quando Rojo, o chi per lui, emanò il piano di riorganizzazione, le diserzioni, le renitenze, gli abbandoni della linea erano all'ordine del giorno dell'esercito repubblicano, specialmente tra i riservisti e le classi recentemente militarizzate, mentre aumentavano anche i ribelli che si davano alla macchia e si nascondevano nelle montagne, dove nascevano formazioni di guerriglieri. Tutto alla metà di aprile induceva al pessimismo circa le sorti della repubblica e a molti sembrava prossima la sconfitta finale; ma nell'arco di due mesi l'azione prope llente del governo Negrìn raccolse i suoi frutti e a metà giugno la Spagna repubblicana si era riavuta dallo choc della can1.pagna d' Aragona, che l'aveva divisa in due, tanto da far rientrare tutti i pronostici circa la fine quasi immediata della guerra, che infatti durerà altri 10 mesi.


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4.

Anche il governo di Burgos aveva le sue inquietudini e preoccupazioni. La coincidenza dell'inizio dell'offensiva d'Aragona con la promulgazione del «Fuero del trabajo» non era stata casuale. Le molte promesse contenute nel documento - orari e condizioni di lavoro migliorati, garanzie dei salari minimi, assistenza alle famiglie, ferie pagate, aumenti dei salari dei contadini, assegnazioni di appezzamenti di terreno adeguati ai nuclei ramiliari dei coltivatori, garanzie dallo sfratto per i mezzadri, rispetto delle proprietà privata, vita economica controllata dai sindacati a struttura verticale con funzionari del partito unico, ecc. - tornavano gradite a gran parte della popolazione, ma trovavano difficoltà e ostacoli nella loro attuazione che oltre tutto, ancorché vi fosse stata la decisa volontà politica, di cui è lecito dubitare, di realizzarl e avrehhe ro richiesto tempi piuttosto lunghi. Da qui l'avvio lento e stentato, detem1inato anche dalJe difficoltà obiettive di rimuovere i vecchi privilegi, delle riforme e, per contro, l'immediatezza dei bisogni, il cui soddisfacimento era allribuito a una gerarchia di assemblee molto articolata: corporazioni distrettuali, 5 camere nazionali (agricoltura, trasporti marittimi.industria e commercio, servizi pubblici e nazionali, cultura), assemblea corporativa nazionale 16 . Serve meglio a chiarire la struttura statuale che veniva prendendo forma un discorso tenuto in quella primavera dal ministro degli affari interni e della propaganda, Serrano Sufier: «il partito nazionale non è e non può essere un partito di classe, ma un insieme di tutte le classi, comprese quelle della zona rossa, che evidentemente non si possono distruggere. Io so che vi sono degli animi che si allarmano quando si parla di rivoluzione nazionale, ma noi, misurando tutte le nostre responsabilità, proclamiamo di volere una rivoluzione costruttiva al servizio supremo dell'unità della Spagna, contro la rivoluzione antinazionale e dissolutrice del marxismo. Nella politica cambieremo il vecchio sistema per instaurare quello di un regime autoritario di ispirazione nazionale. Lottiamo contro la barbarie comunista perché vogliamo la dignità dell'uomo, la giustizia in tutti gli elementi che compongono l'economia nel lavoro e nel capitale, conseguendone l'armonia. Lo Stato nazionale sindacalista non ha per oggetto il benessere di qualcuno, ma quello di tutti i cittadini» 17. Si trattava di un esplicito e dogmatico rifiuto della democrazia parlamentare, <ld


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riconoscimento non meno chiaro e assoluto della esistenza di un partito unico, della proclamazione della istituzione di un apparato statale autoritario e totalitario di modello corporativo e sindacale. In risposta alla campagna condotta all'estero circa l'aiuto prestato da altre potenze al governo di Franco, Serrano Su:iier puntualizzò in una nota che: la Spagna nazionale non era supportata finanziariamente da nessun paese straniero, ma che trovava i mezzi necessari a sostenere il movimento nazionale o al suo interno o in cittadini spagnoli residenti all'estero; la forza legionaria combattente nell'esercito nazionale era pari a 24 battaglioni, oltre le unità dell'artiglieria, del genio, dell'aviazione e dei servizi; il «tercio» era ormai costituito, nella sua nuova formazione, da truppe quasi per intero nazionali; le forze musulmane tratte dal territorio sottoposto al protettorato spagnolo partecipavano alla guerra in forma assolutamente volontaria per la loro vocazione guerriera e per l'ascendente che Franco esercitava su di esse. La nota aveva fine propagandistico e perciò mescolava verità e bugie, ma esprimeva appunto anche verità. Il governo di Burgos adottò via via provvediinenti di carattere vario in conformità alle linee da esso fissate per la ricostruzione del paese e di essi ricordiamo la decadenza dello statuto catalano e l'autorizzazione ai gesuiti a rientrare in patria. Non pochi i contrasti, nell'ambito dello stesso partito w1ico, su tali provvedimenti e su altri, stante la lotta aperta tra i falangisti - prevalenti - e i monarchici carlisti in minoranza. I falangisti continuavano a fremere per una rivoluzione più radicale, a essere inquieti e turbolenti, a digerire male alcune deliberazioni di Franco e a nutrire sentimenti di odio e di violenza contro gli avversari a danno dei quali continuavano a commettere violenze e assassinii. Non esisteva dunque neppure nella Spagna nazionale quel clima idilliaco che la propaganda dei nazionali e dei loro alleati si sforzava di illustrare; ma ciò non toglie che il governo di Burgos navigasse in acque molto meno agitate di quelle dei repubblicani. Fu proprio la vittoriosa offensiva d'Aragona a sollevare il morale della Spagna nazionale e a creare un'atmosfera di generale ottimismo, ma questa ebbe durata breve perché, già a metà maggio, il ritorno alla guerra di logoramento e al conseguente allontanarsi deUa vittoria finale riaccesero i malumori, moltiplicarono i malcontenti, accentuarono la stanchezza, favorirono un clima generalizzato di sfiducia, del quale risentirono anche alcuni capi militari che non nascosero il loro dissenso e malcontento nei riguardi di alcune decisioni di Franco anche sul piano della operatività militare.


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5.

Una delle decisioni di Franco, contestatagli fin dal primo momento anche nell'ambito del suo quartier generale, con in testa il comandante dell'aviazione nazionale, il gen. Alfredo Kindelàn, fu quella di portare l'offensiva, dopo la campagna d'Aragona, su Valencia anziché su Barcellona. La scelta verrà poi rimproverata a Franco come uno dei suoi errori strategici. L'offensiva d'Aragona, come già rilevato, offrì a Franco l'alternativa strategica o di espugnare la Catalogna, proseguendo l'offensiva in corso oltre l'Ebro, o di muovere su Valencia una volta eliminato la sacca di Teruel. Molte le ragioni che propendevano a favore della prima possibilità. La Catalogna rimaneva il principale centro politico e militare della Spagna repubblicana. La ripresa dell'offensiva in questa direzione, attraverso le teste di ponte sul Segre, una volta che era stato conseguito il saldo possesso della riva destra deil 'Ebro, rientrava nella logica strategica di tagliare al nemico ogni ulteriore possibilità di rifornimenti dall'esterno. La fine dell'afflusso di aiuti, una volta intercettata interamente la frontiera pirenaica, e l'acquisizione di un territorio di valore rilevante anche sotto gli aspetti demografico e industriale, oltre che politico e militare, avrebbero dovuto far superare ogni esitazione di scelta. Concorrevano inoltre, in misura ragguardevole, a privilegiare l'offensiva contro la Catalogna sotto il profilo militare, da una parte il morale elevato della Spagna nazionale e delle sue forze armate per il successo ottenuto nella offensiva d'Aragona, dall'altra la batosta morale e materiale subita dalle forze repubblicane, di cui una aliquota consistente era sul momento in grave crisi ordinativa_ Delle 70 brigate rinchiusesi nella Catalogna, almeno un terzo non erano, subito dopo la ritirata dall'Aragona, in condizioni di riprendere il combattimento_ Le altre non avevano un grado di sufficiente capacità operativa omogenea e quelle catalane non avevano dato buona prova di sé. Solo il V corpo d'esercito e poche altre unità, rilevate campagne durante dalle altre fronti, risultavano bene addestrate, armate ed equipaggiate. L'unico osso duro da infrangere sarebbe stato la rottura della posizione difensiva avanzata, corrente lungo l'allineamento davanti al quale era stata arrestata l'offensiva d'Aragona, e successivamento la rottura della seconda posizione difensiva che i repubblicani venivano in quei giorni frettolosamente allestendo lungo il meridiano di Cervera (contro le provenienze da ovest) e il parallelo di Tarragona (conlro le provenienze da sud).


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L'offensiva su Valencia, anche questa possibile, oltre che essere di per sé molto più ardua a causa del terreno, si presentava assai meno remunerativa. Il terreno offriva al nemico grandi possibilità di resistenza, senza dubbio superiori di quelle del terreno catalano. Le forze repubblicane da affrontare godevano di una capacità operativa e comba ttiva al momento più eJevata e più dura da sopraffare di quella delle unità della Catalogna, reduci da una manovra in ritirata che aveva sacrificato il passo dell'Ebro di Quinto, Huesca, Lérida, Gandesa e i quartieri occidentali di Tortosa. Non concedere loro il tempo di riordinarsi e <li fortificarsi era quasi un imperativo strategico irrinunciabile. La possibilità di conseguire contro Valencia un successo altrettanto tutto sommato rapido di quello realizzato in Aragona era piuttosto illusoria e nulla stava a indicare che la caduta di Valencia avrebbe di per sé comportato il crollo della fronte madrilena. Che conquistare Valencia significasse avere partita vinta anche sulla fronte madrilena - Valcncia eguale Madrid - era una valutazione arbitraria e un'uguaglianza irreaie. Per arrivare a Madrid, perché non riportare l'offensiva su Gua<lalajara come era stato divisato nell'autunno precedente? La verità è che Madrid continuava a essere il chiodo fisso di Franco e poiché a Guadalajara era andata male una volta, ora che gli si presentava la possibilità di arrivanri per altra strada, ancorché più lunga e faticosa, egli s'indusse a tenjarla, cedendo a un ottimismo che non aveva mai avuto in precedenza. D 'altra parte l'idea di collegare Teruel con SagtJ.lltO, rompendo la fronte nemica in corrispondenza dell'Alfambra, risaliva al marzo, quando Franco aveva espresso l'intendimento di attaccare, al momento opportuno, dall'Alfambra per avanzare su Al lepuz, in contemporaneità con le forze operanti lungo la costa e, una volta riuscita tale manovra, attaccare in direzione di Albentosa, operazione che gli avrebbe aperto la strada per Sagunto. E Franco non amava discostarsi dal suo ruolino di marcia che prevedeva in successione: Valencia, Madrid, Barcellona. Franco era del tutto convinto in buona fede che Valencia non avrebbe resistito a lungo e che, una volta caduta, avrebbe indotto alla resa anche Madrid. Franco minimizzò le difficoJtà del terreno e sottovalutò il nemico. Considerò preminente il prestigio politico che gli sarebbe derivato daJla conquista di Valencia e di Madrid rispetto al vantaggio strategico della espugnazione della Catalogna. Forse influirono sulla sua decisione anche la possibilità di recuperare le ottime grandi unità impegnate sulle fronti di Madrid e di Teruel, il computo delle forze che gli sarebbero state necessarie per mantenere, una volta conquistata, l'ordine pubblico in una regione profondamente intrisa di regionali-


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smo e di autonomia e, al tempo stesso, roccaforte dell'anarchismo, il timore di non poter soddisfare le necessità alimentari di una zona densamente popolata e forse anche il desiderio di porre fine alle sofferenze che gli abitanti di Madrid affrontavano da circa due anni ts. Si trattò comunque di un errore, come del resto appare anche dalla monografia no. 12 del Servicio Historico Militar 19.

6. Nella primavera-estate del 1938 la guerra civile spagnola, pur continuando a costituire una spina nel fianco della politica internazionale, andò progressivame nte perdendo la sua potenziale capacità di carica altamente esplosiva. A minacciare l'equilibrio europeo, che bene o male durava da ve nt'anni, e a mettere in serio pericolo il mantenimento della pace s ul ve<.;chio <.;ontinen te, più che la ques tione spagnola, che s i trascinava da circa due anni, erano le rivendicazioni della Germania nazional-socialista che, subito dopo l'annes sione dell'Austria, faceva chiaramente intendere di nutrire ben al tre ambizioni, mentre continuava a riarmarsi a piacimento, senza che nessuno fosse in grado di contestarle non solo a parole la volontà espansionistica e panger manica. Il governo conservatore inglese avvertiva molto chiaramente i pericoli sempre più incombenti di una guerra europea, ma, nella piena consapevolezza della impreparazione militare del suo paese, cercava tutte le strade possibili per giungere a una pacificazione generale. Gli «accordi di Pasqua» (Doc n. 37) o patto anglo-italiano, firmati a Rom a il 16 aprile 1938, furono un nobile tentativo inglese per ristabilire un rapporto più disteso nell'area del Mediterraneo e, al tempo stesso, ostacolare il rafforzamento dei vincoli che, proprio dall'inizio della guerra civile spagnola, venivano facendosi sempre più stretti tra Mussolini e Hitler. «In uno scambio di note che lo accompagnò, il governo italiano confermava la propria accettazione del piano inglese per il ritiro dei volontari stranieri in Spagna, si impegnava ad applicare le condizioni fissate dal Comitato di non intervento e assicurava che, alla fine della guerra, avrebbe ritirato tutti i restanti soldati e i materiali bellici italiani. Il governo inglese, da parte sua, acco] se con compiacimento questa dichiarazione e specificò che l'accordo sarebbe entrato in vigore non appena fosse stata risolta la questione spagnola. Ambedue i paesi resta rono fiduciosi nell'attesa che la vittoria finale


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di Franco e il ritiro delle truppe italiane aprissero, nel giro di poco tempo, la strada al riconoscimento britannico dell'impero italiano» 20 . Gli accordi di Pasqua vennero firmati nel momento in cui si concludeva con successo l'offensiva d'Aragona dei nazionali e sembrava che la vittoria di Franco fosse ormai imminente. L'accettazione italiana del ritiro dei volontari venne perciò considerata da Mussolini un dato di fatto già praticamente acquisito, tanto più che mai aveva pensato di lasciare, a guerra finita, proprie forze militari nella penisola iberica e neppure nelle Baleari, sapendo oltre tutto che Franco non glielo avrebbe consentito. Quando l'imminenza della vittoria di Franco si rivelò, qualche settimana dopo, un'illusione, Mussolini non esitò a inviare in Spagna altri volontari e altro materiale bellico e a riprendere l'offensiva aerea contro il naviglio mercantile inglese da e per i porti repubblicani, sme ntendo così con i fatti il desiderio di un ve ro riavvicinamento all'Inghil terra, proclamato in pubblico e contraddetto nelìe conversazioni private, come Ciano slesso lestimonia nel suo diario 2 1. Dalla metà di aprile alla metà di giugno vennero attaccate 22 navi battenti bandiera inglese e di queste 11 vennero affondate o gravemente danneggiate, mentre morirono 21 marinai inglesi e alcuni osservatori del Comitato del non intervento 22_ Ripresero nell'ultima decade di giugno anche i_bombardamenti aerei italiani e tedeschi sulle città spagnole, diretti secondo le comunicazioni ufficiali contro obiettivi JI!ilitari, ma spesso indiscriminati. Sia per le aggressioni alle navi, sia per i bombardamenti sulle città, il governo britannico spedì uria serie di te legrammi di protesta a quello di Burgos e incaricò i propri ambasciatori in Berlino, in Roma e in Vatic ano d'intervenire pres so i governi a i qua li erano accreditati perché esercitassero la loro influenza su Franco al fine di porre termine agli attacchi indiscriminati. Il governo di Londra, che doveva fronteggiare l'indignazione della popolazione inglese es tesasi anche a una parte del partito conservatore - vi furono decine di interpellanze e di interrogazioni anche da parte dei deputati che sostenevano il governo di Chamberlain - propose la creazione di una commissione ad hoc per l'accertamento di fino a qual e punto i bombardamenti a erei fossero diretti contro obiettivi militari. Nessun altro governo appoggiò la proposta e l'Inghilterra si limitò a inviare propri funzionari governativi per rilevare i fatti. Nelle loro relazioni questi confermarono che in mo.lti casi i bombardamenti avevano colpito obiettivi non militari e che alcuni di essi erano stati rivolti indiscriminatamente contro le città a scopo manifestamente terroristico.


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Sotto la pressione della Camera dei Comuni e di quella dei Lords, che accusavano il governo di passività assoluta, Chamberlain e Halifax incaricarono l'ambasciatore inglese in Roma, Eric Drummond conte di Perth, di far intendere al governo italiano che la prosecuzione delle aggressioni avrebbe potuto determinare la caduta del governo Chamberlain con i conseguenti danni che ne sarebbero derivati per l'Italia e per lo stesso Franco. Mussolini inizialmente rifiutò di intervenire presso Franco e disse a Ciano: «se Chamberlain cadrà, vedremo chi lo sostituisce. Deciderò il da farsi sugli elementi positivi e concreti della situazione che sorgerà. Per ora, aspetto» 23. Poi ci ripensò e «chiese a Franco di cessare gli attacchi, ma per tutto il resto dell'estate le relazioni italo-britanniche rimasero sostanzialmente immutate » 24, vale a dire improntate da entrambi le parti alla volontà di non addivenire a una rottura, da parte inglese soprattutto per non rafforzare il connubio Hitler-Mussolini, da parte italiana senza fare concessioni che potessero nuocere in qualsivoglia maniera a Franco, cui lo stesso gcn.'erno britan11i~o non d!sdegnava di rivolgere una qualche corte discreta e sottobanco, a tutela degli interessi economici nel campo minerario. La Francia, indipendentemente dai governi che si succedettero in quel periodo, continuò, più o meno palesemente, a sostenere la causa dei repubblicani spagnoli. Il 17 marzo il governo Blum riaprì la frontiera pirenaica che il 13 giugno il governo di Edouard Daladier richiuse, ma solo in linea di diritto, non di fatto. L'afflusso di rifornimenti ai repubblicani spagnoli venne consapevolmente tollerato nelle sole ore notturne. Sull'esempio del suo collega inglese lord Halifax, anche il ministro degli esteri francese, George Bonnet, tentò un riavvicinamento all'Italia per giungere a un accordo simile a quello stipulato dall'Inghilterra il 16 aprile in merito alle questioni mediterranee e al riconoscimento dell'impero italiano. Ma nei riguardi della Francia Mussolini adottò una linea politica molto più rigida, specialmente in fatto di ritiro delle forze italiane dalla Spagna e dello status degli italiani in Tunisia L'Inghilterra, secondo Mussolini, aveva rispettato nel complesso gli obblighi del trattato di non intervento, la Francia no; questa perciò non aveva nessun titolo per chiedere all'Italia assicurazioni circa il ritiro dei volontari, tanto più che, mentre si svolgevano i negoziati per l'accordo italo-francese, attraverso la frontiera pirenaica riaperta il 17 marzo continuavano a passare ogni giorno armi e materiali ad abundantiam. Che Mussolini non intendesse raggiungere nessun accordo con la Francia parve chiaro dal suo discorso di Genova del 14 maggio, nel quale ebbe a dire che nella guerra


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spagnola «noi siamo ai lati opposti della barricata. Essi (i francesi) desiderano la vittoria di Barcellona, noi, viceversa, desideriamo evogliamo la vittoria di Franco » 2s. Oramai l'Italia non solo confermava il sostegno morale e politico concesso a Franco fin dai primi giorni dell'insurrezione, ma confessava apertamente il suo intervento in uomini, in armi e in materiale bellico a favore dei nazionali, tanto che Mussolini nella prefazione agli atti del Gran Consiglio del fascismo esaltò il contributo delle camicie nere alla lotta contro il bolscevismo e il liberalismo 26 e l'organo del partito fascista - «Il popolo d'Italia » - parlò della «solidarietà tra Italia fascista e Spagna nazionalista» in occasione del secondo anniversario della insurrezione dei militari spagnoli 21. Ai primi di giugno, spentasi l'euforia suscitata dal successo della offensiva d'Aragona, Mussolini ordinò a Ciano d'inviare in Spagna gli uomini necessari a coprire le perdite subite dal CTV in quell'offensiva e nuovi mezzi. Tra il giugno e il luglio giunsero in Spagna 5697 militari italiani, 74 vcliv-oli (24 S.81, 12 S.79, 7 Br. 20, 30 Cr. 32), 2 motosiluranti («Poerio» e «Pepe») 28. Durante ìa primavera e l'estate del 1938 la politica italiana nei riguardi dei nazionali spagnoli, nonostante i vari contrasti tra il quartier generale di Franco e il comando del CTV, conservò sostanzialmente la I inea di sempre, la ricerca cioé della vittoria finale definitiva dei nazionali al di fuori - occorre riconoscerlo - di ogni volontà ital·iana d'inLerfer:enza e d'influenza sull'organizzazione politico-sociale del nuovo Stato che si veniva costituendo e del la ricerca di vantaggi economici. Era ovviamente una politica alquanto miope, che voleva apparire disinteressata e quasi lo era a conferma, come giustamente osserva il Coverdale, «che le mire di Mussolini erano più strategiche e politiche in senso classico, e che da un punto di vista ideologico si preoccupava solo di impedire la vittoria della repubblica antifascista» 29. Ben diversa in quel periodo la poli Lica del la Germania nei riguardi di Franco. La grossa disputa ispano-tedesca sulle miniere e il mancato accordo sulle concessioni al riguardo pretese dai tedeschi determinarono una vera e propria tensione nei rapporti tra i due governi: da parte di quel lo spagnolo, si giunse, con pretesti vari, a rifiutare un incontro tra l'ambasciatore tedesco in Burgos, Eberhard von Stohrer, e Franco; da parte dj quello germanico, nulla venne fatto per ripianare le perdite e conservare l'efficienza della legione «Condor», mentre vennero impartite istruzioni all'ambasciatore in Londra perché accettasse, nell'ambito del Comitato del non intervento, qualsiasi forma circa il ritiro dei volontari. La «Condor», alla fine di giugno,


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risultava anemizzata e disponeva solo di una quindicina di caccia Messerschmitt Bf. 109, di una ventina di bombardieri He. 111, di unaridotta squadriglia di He. 51, più di alcuni ricognitori e velivoli sperimentali. Il rappresentante tedesco, Ernst Wormann, nel Comitato del non intervento incaricò Stohrer di rassicurare Franco che la Germania non avrebbe ritirato la «Condor» e che anzi ne avrebbe ripristinalo la potenza e l'efficienza, gravemente scemate a causa delle perdite di uomini e di materiali; ma, in concreto, le richieste del nuovo comandante della «Condor », il gen. Wilhelm Volkmann, succeduto a Spe rrle, intese a segnalare l'esaurimento dei materiali e il bisogno di rifornimenti rimasero pressoché senza risposta fin quasi alla fine dell'estate, fino a quando cioè Hitler, ottenuti le condizioni di favore e i di ri lli minerari voluti, deciderà un nuovo sostanzioso invio di mezzi e di materiali che avranno una ragguardevole valenza nella campagna della Catalogna. Occorre aggiungere che al termine della campagna d'Aragona Hitler, convinto anch'egli della imminenza della vittor ia finale di Franco, era già orientato al ritiro della «Condor», sia perché aveva bisogno di raccogliere tutte le forze disponibili in patria in vista delle rivendicazioni territoriali che intendeva perseguire, sia perché r iteneva di non ave r più nien te da imparare oltre quanto già appreso dalla esperienza bellica fino ad allora fatta in Spagna. Franco, del resto, da parte sua non intendeva muovere obiezione al ritiro della «Condor » purché gli venissero lasciati i velivoli, i cannoni controaerei e i carri armati. Nell'ambito del Comitato del non intervento continuarono, nella primavera del 1938, le manovre dilatorie circa un accordo sul ritiro dei volontari, ora accettato anche dalla Germania, ma assai meno dall'Italia. Il 27 giugno il rappresentante sovietico, Ivan Michajlovic Majskij, accettò il piano proposto dal presidente del Comitato, lord Ivor Plymouth, e il 5 luglio lo acce ttarono anche tulli gli altri membri . Si sarebbero dovute inviare in Spagna due commissioni, una nella Spagna nazionale e una in quella r epubblicana, pe r contare i volontari da ritirare, ma prima ancora e ra necessaria l'accettazione di quanto convenuto da parte dei due governi spagnoli. L'Italia incoraggiò Franco a r espingere il piano o, quanto meno, ad avanzare riserve e controproposte dilatorie. Fu questa la soluzione scelta, anche perché né il governo di Burgos né quello di Barcellona, avevano interesse a rompere con l'Inghilterra e a provocare la caduta di Chamberlain. Franco, dunque, su suggerimento italiano,diede il suo assenso al progetto britannico «in linea di principio », ma simultaneamente prospettò limitazioni, obiezioni particolari e controproposte, la cui rimozione


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avrebbe richiesto tempi lunghi, prima che si potesse passare alla fase di esecuzrnne. Lo stesso comportamento tenne il governo spagnolo repubblicano. Majskij osservò: «Lo stesso comportamento delle potenze non-interventiste mi spinge a dubitare che l'evacuazione dei volontari avrà mai veramente luogo » 30_ L'osservazione del rappresentante sovietico aveva il significato di un rimprovero anche per il suo paese che, come l'Italia, pur aderendo al piano, continuava a inviare personale e mezzi rispettivamente al governo di Barcellona e a quello di Valencia. Di fronte alle proteste britanniche per l'invio dall'Italia di truppe e di materiali, «Ciano negò che l'Italia stesse inviando altre truppe, ma confessò che effettivamente essa aveva fatto altre spedizioni di materiali e impudentemente affermò che avrebbe continuato a farlo finché in Spagna si trovassero impegnati dei volontari italiani» 31 , confermando quanto aveva detto a un gruppo di piloti spagnoli, ai primi di giugno in visita a Roma, affermando che «nonostante tutti i comitati, l'Italia non avrebbe abban dona to !a Sp;:,.gna sino a qu ando la b andiera nazionalista non sventolerà sulle più alte torri di Barcellona, Valencia e Madrid» 32_ La stanchezza per la guerra di Spagna cominciò a manifestarsi anche presso i dirigenti sovietici. «Sempre sconfitte, sempre ritirate» lamentò il ministro degli esteri sovietico, Maksim Maksimovic Litvinov, in una conversazione con un giornalista statunitense, aggiungendo, nei riguardi di una richiesta d'invio 'di altri 500 aerei ai repubblicani, che per l'Unione Sovietica, a suo parere, sarebbe stato più conveniente impiegare gli aeroplani in Cina che non in Spagna. Lo stesso Litvinov, a metà giugno, «annunziò» che la Russia sarebbe stata ben lieta di ritirarsi sulla base di una «Spagna agli spagnoli» e sulla Pravda, il 17 giugno, apparve un articolo di Ili,ia Ehrenburg in cui veniva tesa la «mano della riconciliazione ai falangisti», chiamandoli «patrioti» 33 . In tutti i paesi europei i governi, a eccezione di quello italiano, ponevano dunque nella primavera-estate 1938 minore impegno nel sostenere la guerra civile spagnola e ovunque prevalevano, Italia compresa, auspici e sentimenti di una sollecita fine perché s'intravedevano nuove gravi minacce alla pace da parte della Germania nazionalsocialista e perciò lo spostamento del baricentro della tensione dalla Spagna al centro Europa. La politica internazionale, diversamente da quanto ancora sperava Negrìn, lavorava per porre fine alla guerra e Franco stava diventando, anche per l'Inghilterra, se non l'unico, certo il più affidabile dei due interlocutori spagnoli per ogni tipo di relazione politica ed economica. Del resto segni di stanchezza erano rile-


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vabili un po' dovunque, anche nell'ambito del CTV come faceva presente il col. Ettore Muti dell'aeronautica italiana in una sua lettera a Ciano (Doc n. 38), nella quale, guardando al futuro, preconizzava che la guerra non sarebbe finita «né fra un mese né fra sei mesi» e che, al termine del nuovo ciclo che si andava preparando, sarebbe stato necessario rinsanguare le unità del CTV, le cui compagnie erano già ridotte a 100 uomini e che di questi almeno il 45% era stanco e malato e andava rimpatriato e sostituito.

7. Al termine dell'offensiva d'Aragona, fin dal 19 aprile, il comandante del CTV, su richiesta del comando di Dàvila, mise in libertà la « 15a divisione nazionale» per il concorso alle operazioni del corpo d'esercito di Castiglia del gen. Varela e la brigata di cavalleria che las ciò du e squadroni fino al giorno 24 alle dipendenze della «Frecce " in Reguìs per il rastrellamento della zona occidentale dell'Ebro. La «Frecce» assunse la vigilanza delle provenienze dall'Ebro nella zona compresa tra il limite di settore della divisione di cavalleria e quello del raggruppamento Valifio. Il 20 aprile anche la colonna Francisci rientrò alle proprie basi. Il 29 aprile la «Frecce» dette inizio alla sostituzione in linea dell'«agrupacìòn Valina» e assunse la responsabilità della vigilanza anche di tale settore, mentre il resto del CTV andò concentrandosi provvisoriamente nella zona di Gandesa in attesa di essere trasferito in zone più arretrate per un periodo di riorganizzazione e di riposo. Il comando del CTV prese sede provvisoria in Alcafiiz, da dove il 26 aprile si trasferì in Logrono. Tra la fine di aprile 34 e i primi di maggio 35, il CTV si dislocò in zona arretrata 36 e diede inizio al suo riordinamento 37, di cui il provvedimento di maggior rilievo fu, il 15 giugno, lo scioglimento del comando della divisione «Frecce» 38 _ Il 20 aprile, come già ricordato, al .termine dell'offensiva d'Aragona Mussolini promosse Berti per merito di guerra a generale di corpo d'armata 11 . ' Una volta raggiunte, a eccezione della «Frecce» rimasta in linea lungo la riva destra dell'Ebro, le nuove zone di dislocazione tra Calatayud e Monreal del Campo, a nord-ovest di Teruel, Berti e il suo stato maggiore, sulla base delle forze disponibili, per le quali, almeno sul momento, non era previsto il ripianamento delle perdite, esaminarono il problema del riordino del CTV e giunsero alla conclusione della necessità di un ridimensionamento realizzabile mediante: lo scio-


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glimento del comando della divisione «Frecce » e il conferimento alle due brigate costitutive del carattere «esclusivamente spagnolo», recuperando gli elementi italiani per utilizzarli a favore delle divisioni legionarie; la ricostituzione delle divisioni «Littorio» e «F.N.-XXIII marzo » mediante la contrazione e la soppressione di talune unità di minore importanza e, in caso estremo, lo scioglimento di un'intera divisione come grande unità organica; la soppressione di tulli i vicecomandi; il rimpatrio di tutti i quadri esuberanti per effetto del ridimensionamento. Il 13 maggio Berti comunicò all'ufficio «S » (Pietromarchi) del ministero degli esteri, per il be nestare, i suoi intendimenti (Doc. n. 39) e il giorno 18 ricevé la risposta di Mussolini che ordinava di lasciare nel maggior numero possibile gli elementi italiani nelle due brigate miste della« Frecce», le cui unità maggiori e minori dovevano restare al comando di italiani, ma di sciogliere una delle due divisione legionarie i cui quadri, se necessario, sarebbero stati inviati dall'Italia (Doc. n. 40). La proposta di Berti di omogeneizzare le due brigate miste costituendole solamente con pe r sonale spagnolo. se da un lato trovava la sua giustificazione nella necessità assoluta di riportare all'organico la «Littorio » e la «F.N.-XXIII marzo », dall'altro contrastava del tutto con la politica fino ad allora seguita e avrebbe significato l'accettazione ritardata del principio sostenuto da Franco, una delle origini del dissidio Franco-Bastico dopo Santander, che ne aveva sempre rivendicato Ja dipendenza diretta e la piena disponibilità agli ordini dei comandi spagnoli. È perciò del tutto comprensibile l'ordine di Mussolini di conservare il carattere di unità miste alle due brigate e anzi, se-possibile, di accentuarne l'italianità, tenuto anche conto che il loro armamento ed equipaggiamento era esclusivamente italiani. Nella seconda decade di maggio Berti si recò in Italia, da dove rientrò in Logrofio il giorno 19 39 , per conferire con le autorità di governo e con il capo di stato maggiore dell'esercito, ottenendo tra l'altro la promessa dell'invio di nuovi complementi e del rafforzamento dell'aviazione legionaria. Frattanto il 23 aprile, mentre le operazioni offensive sulla fronte dell'Aragona giunte alla frontiera catalana erano state arrestate anche a causa del maltempo, ma soprattutto per la necessità di riorganizzare le unità, il corpo d'esercito di Castiglia del gen. José Enrique Varela Iglesias, che durante l'offensiva d'Aragona aveva protetto il fianco e il tergo delle unità nazionali, aveva rotto di sorpresa la fronte nemica nel settore dell'Alfambra e, partendo dall'allineamento Utrillas-Gargallo-Castellote, stava puntando su Allepuz per eliminare la sacca di Teruel, che minacciava la libera disponibili-


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tà della strada Montalbàn-Alcaiiiz per alleggerire la resistenza nemica all'avanzata del corpo d'esercito del gen. Antonio Aranda Mata che muoveva in direzione di Caslellòn de la Plana. Aveva cioè avuto inizio la grande offensiva su Valencia, della quale l'eliminazione della sacca di Teruel costituiva la premessa. Il CTV non fu inizialmente impegnato in tale offensiva, eccezion fatta per l'aviazione legionaria che vi partecipò fin dal primo momento. Ma ben presto il comando dell'esercito del nord (Dàvila) chiese il concorso il 13 maggio del raggruppamento artiglieria piccoli calibri 40 e il 18 maggio della brigata "Frecce nere » 41 . Durante i mesi di maggio e di giugno il grosso dell'aliquota terrestre del CTV rimase estraneo all'intensa att ività operativa che si svolse sulle varie fronti, si riordinò 42 e mantenne sostanzialmente la dislocazione assunta al termine dell'offensiva <l'Aragona 43.


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NOTE AL CAPITOLO XX 1 Cielo pressoché costantemenle sereno; brevi comparse di pioggia intermittente in solo due o tre giornate; assenza di venti forti e rigidi; temperatura quasi ininfluente sul rendimento operativo delle truppe; rare e brevi apparizioni della nebbia, soprattutto nelle ore mattutine. 2 Ferdinando Pedriali, Op. cit. , pag. 298. 3 Hugh Thomas, Op. cit., pagg. 548-549. Scrive il Thomas: «Il 16 marzo Barcellona fu ancora una volta bombardata. L'ambasciatore tedesco a Salamanca, Stohrer, riferi che era stata una cosa terribile». «Tutti i quartieri sono stati colpiti, non si è potuto notare la minima intenzione di limitarsi a colpire gli obiellivi militari». La prima ondata di aeroplani arrivò verso le dieci di sera: 6 idrovolanli Heinkel sorvolarono la città alla velocità di 120 chilometri l'ora, ad un'altezza di appena 400 metri. Poi vennero le altre ondate, a intervalli di tre ore, l'una dall'altra, fino alle tre del pomeriggio del 18 marzo. In tutto furono diciasettc ondate; i morti furono circa 1300, i feriti 2000. Ciano raccontò che l'incursione era stata ordinata direttamente da Mussolini e che «Fran~!l non ne sapeva nul!a ». Stohrcr riferì che Franco era furibondo. 4 Servicio Hislorico Militar. Monografia n. 11, pag.66: «Il 17, Prielo comunicava ad Azaria gli effelli dei bombardamenti della notte precedente e della giomala effeltuati con velivoli ilaliani e tedeschi, guidati da piloti militari dell a slessa nazionalilà, con base in Maiorca. Secondo Prieto vi erano state un miglìaio di vittime ed erano slali distrutti un gran numero di edifici. È vero che essi colpirono la parte «più densamenle abitata della capitale», tuttavia era questa la zona densa di obiettivi politici e militari. In un altro messaggio veniva segna)ato che i morti eràno slali 670, i feriti 1200, gli edifici distrutti 48 e quelli danneggiati 71. Tale bombardamento non fu il solo e lanto meno Barcellona la sola città a subirlo. Tarragona, ad esempio, ne soffrì altri più grandi la notte dal 18 al 19 e nella giornata del 19 ». 5 John F. Coverdalc, Op. cit., pagg. 323-324. «Ciano si lasciò prendere da una sorta di sadica gioia per gli effetti dei hombardamenli. Un rapporto su un'incursione avvenuta un mese prima (di quella dei giorni 16-18 marzo) lo aveva molto colpito con la descrizione deììa potenza <listrulliva dei bombardamenti aerei: '"Non ho mai ietio un documento così realisticamente terrorizzante ... Palazzi polverizzati, traffico interrolto, panico che diveniva (ollia: 500 morti, 1500 feriti". Mussolini, secondo il genero, fu "lieto del fatto che g li italiani riescano a destare orrore per la loro aggressività anziché compiacimento come mandolinisti. Ciò, a suo avviso, ci fa anche sa lire nella considerazione dei tedeschi che amano la guerra integrale e spietata"». Il Coverdale spiega in parte la crudeltà di Mussolini «con il suo bisogno di compensazioni psicologiche per l'Anschluss: era stato costretto ad essere passivo spettatore mentre Hitler si ingrandiva a sue spese, e, malgrado l'atteggiamenlo di spavalda impudenza ostentalo per scopi propagandistici, si era sentito profondamenle umiliato di fronte all'opinione pubblica sia interna che internazionale. Il bombardamenlo di Barcellona può aver rappresentato per lui una sorta di rivalsa a quesla umiliazione». Ancora oggi i dati circa le vittime dei bombardamenli di Guernica - morti e feriti - sono molto contrastanti. Gucrnica era stala bombardata da aerei della «Condor» (Hcinkcl 111 e Ju.52); secondo l'asso dell'aviazione tedesca, Adolf Galland, l'allacco era avvenuto per errore a causa della cattiva visibilità e dell'inesperienza degli equipaggi;


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secondo Goring - lo ammise nel 1946 - Guernica era stata per la Germania un esperimento. 6 John F. Coverdale, Op. cit., pag. 324: «L'indignazione fu vasta non solo tra i sosteni tori della repubblica. Prima che l'esperienza della seconda guerra mondia le ne avesse ottuso la sensibilità morale, uomini di tutte le opinioni politiche reagirono con orrore e sdegno all'assurda uccisione di civili . Il 20 marzo il rappresentante <lei Vaticano a Salamanca, monsignor Antoniutti, informò l'ambasciata italiana di avere rivolto un appello a Franco, a nome del papa, perché ordinasse la fine dei bombardamenti. Lo stesso Franco si dolse per gli attacchi e chiese a Mussolini di sospenderli ». Cfr. anche Hugh Thomas, Op. cit., pag. 549. 7 John F. Coverda le, Op. cit., pag. 326. 8 Ibidem, nota n. 102, pag. 354. 9 Diario storico del comando del CTV, anno 1938, m ese di marzo, giorno 14. 10 ibidem, mese <li aprile, giorno 19 e All. n. 33. 11 Ibidem, giorno 20 e Ali. n. 34. 12 Julio Alvarez <lei Vayo, russofilo, ministro degli esteri; Vicentè Uribe Caldeano rimase al ministero dell'agricoltura; Ramòn Gonzàlez Pena, socialista, ministro della giustizia; Paulino Còmez Sàinz, socialista, ministro degli interni; Manuel de Trujo, basco, ministro senza portafoglio; Jaime Ayguadé Miro, catalano, ministro del lavoro; Segundo Bianco, della CNT, minis tro della pubblica istruzione e della sanità; José Girai y Pcrcira, repubblil.Oauo, minislro senza portafoglio; Francisco Giner de los Rios, repubblicano, ministro <lei trasporti; Velao On.ate, repubblicano, ministro dei lavori pubblici; Francisco Méndez Aspe, repubblicano, ministro delle finanze. L'ex ministro degli intern i, Juliàn Zugazagoitia, divenne segretario generale alla difesa. 13 Hugh Thomas, Op. cit., pag. 561. 14 Ibidem, pag. 562. 15 Servicio Historico Militare «La ofensiva sobre Valencia». Monografias de la guerra de Espaiia Numero 12, Libreria Editoria! San Martin, Madrid, 1977. Pag. 32. 16 Hugh Thomas, Op. cit., pagg. 544-546. 17 Francesco Bclforte, Op. cit., vol. IV, pag. 52 e 53. 18 John F. Coverdale, Op. cit. , pagg. 328-329. 19 Se rvicio Historico Militare. Op. cit., monografia n. 12, pagg. 13-24. 20 John F. Coverdale; Op. cit., pag. 328. li Galeazzo Ciano, Dia1·io, 2 volumi, Milano, 1946, giorno 17 luglio 1938. 22 Hugh Thomas. Op. cit., pag. 565. 23 Galeazzo Ciano, Diario, 28 giugno 1938. 24 John F. Covcrdale. Op. cit., pag. 333. 2 5 Mussolini Benito. «Opera omnia». A cura di Eduardo e Duilio Surmel. 36 volumi. Piren:z.e, 1954-1953 Voi. XXIX, pag. 116 . 26 ibidem, pag. 101 . 27 «Il popolo d'Italia », 17 luglio 1938. 28 John F. Coverdalc. Op. cit., pag. 330. Ferdinando Pedriali. Op. cit., pg. 304: «Dall'Italia erano stati trasferiti in volo 26 nuovi bombardiei-i ... erano atterrati direttamente sui campi <li base dei reparti di destinazione. Quattordici Savoia S.8 1 erano arrivati a Tudela il 12 luglio, seguiti all'indomani da 5 S.79 atterrati a Saragozza-Valcnzuela e da 7 Fiat BR. 20 posatisi, il 18, sul ca mpo di Puig Moreno. Era la più consistente spedizione di bombardieri mai effettuata dalla Regia Aeronautica nell'arco di una settimana, ma chiudeva definitivamente le fon1iture di aerei da bombardamento alla Spagna ».


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I.A PARTECIPAZIONE lTALlANA ALLA GUERRA CTVTLE SPAGNOLA (1936 - 1939)

John F. Cove1-dale. Op. cit., pag. 322. Hugh Thomas. Op. cit., pag. 569. 3 1 John F. Coverdale. Op. cit., pag. 333. 32 Galeazzo Ciano. Diario, 5 gi ugno 1938. 33 Hugh Thomas. Op. cit ., pag. 563 e pag. 568. 34 Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di aprile, giorno 25 e Ali. n. 39. 35 Ibidem, mese di maggio, giorno I e all n . 1, giorno 3 e Ali. n. 4. 36 Dislocazione del CTV il 3 maggio. - comando CTV, comando artiglieria, comando geni o, comando aviazione legionaria : Logroiio; - comando divisione «Littorio »: Horta de S. J uan; comando 1° reggimento fanteria leg ionaria: Valderrobres; comando 2° reggimento fanteria legionaria: Arnés; comando 3° reggimento fanteria legionaria: Arcns dc Llcdo; battaglione mitraglieri: Horta de S. Juan; comando 1° reggimento artiglieria: Llcdo; I gruppo controaerei: Horta de S. Juan; gen io divisionale: Horta dc S. Juan; ospedale da campo n. 3: Prat de Compte; ospedale da campo n. 4: Prat dc Compte; ospedale da campo n . 6: Prat dc Comptc; nucleo c hirurgico «B »: Prat de Compte; la sezione di sanità: Prat de Compte; sezione sussiste nza: Prat de Compte; com:tndo d!'.•isio!1e,, F.~I.-XXI1T m arzo-: Zar~goz~; con1ctr'!do 4 ° rpee;i111rnt{) f?t nteria legionaria, comando 5° reggimi::nto fant eria legionaria, comando 7 ° reggimento fanteria legionaria, Il battaglione mitraglieri, comando reggimento art iglieria divisiona le, gruppo misto conlroae1·ei, comando genio divisionale, 2a sezione d i sani là, ospedale da campo n. 1, ospedale da campo n. 2, ospedale da campo n. 7, 2° n ucleo chirurgico, 2a sezione sussistenza: zona di Vill:rnucva dc Gal lego-La Joyosa-Alagòn-Las Casetas; - comando divisione mista «Frecce»; Alcaiiiz; comando 8a brigata «Frecce Azzurre »: Regués; comando 1° reggi.m ento fanteria «P.A. »: Aldover; comando 2° reggimento f anleria «F.A. »: Arrabal dc Cristo; comando Ila brigata «Frecce nere»: S. Carlos <le la Ràpita; comando l O reggimento fanteria «F.N. »: Masdenvergc; comando 2° reggimento fanteria «F.N .»: S. Carlos dc la Ràpita; ballaglione mitraglieri «Frecce »: zona di Cherta; III gruppo misto controaerei: Alcaiiiz; sezione sanità «E»: Cherta-Toquetas; sezione sanità «F »: zona del De lta; os pedale da campo «A»: Roqucs; ospedale da campo «B »: S. Car los de la Ràpita; ospedale da campo «C»: Cherta; ospedale da campo «D»: S. Carìos dc la Rapita; i i ~ nucìeo chirurgico: Regué s; nudeo chirurgico «A»: S. Cmfos de la .Ràpita; sezione sussistenza «F.A. »: Rcgués; sezione sussis tenza «F.N.»: San Carlos dc la Ràpita; - comando raggmppamcnto carrist i: Tu<lela; I ballaglione carri, 11 battaglione carri, Ill battaglione motomeccanizzalo: Tudela-Alfaro; IV battaglione misto: Tudela; agrupaci6n legionaria de carros: Alfaro; - reggi mento misto «18 luglio »: Bot; - comando raggruppamento medi calibri : Calahorra; II gruppo da 149/12: Calahorra; IV gruppo <la 149/12: Calahorra; l gruppo da 105/28: Calahorra; III gruppo da 105/28: Arncdo; - comando raggr uppamento piccoli calibri: Tafalla; I gruppo e IX gruppo da 100/17: Tafalla; III gruppo da 75/27: Olitc; TTT gruppo da 65/17: zona Tortosa con la divi29

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sione « Fre<.:ce »;

- comando raggruppamento controaerei: Calahorra; I gruppo contrnaerci 1 a batteria 75 C.K.: Mas de la Matas, 2 a batteria da 75 C.R.: Gandesa, 3• batteria da 75 C.K.: Valenzuela: Il gruppo controaere i 4° batteria da 75 C.K. : Calahorra, s• batteria da


CAP. XX - LA SITUAZIONE DOPO L'OFFENSIVA D'ARAGONA

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75 C.K.: Palma dc Mallorca, 5" batteria da 20 mm: Tafalla, 7" batteria da 20 mm: S . Adrian; - comando battaglione artieri: Haro; comando battaglione telegrafisti Logroiio; comando battaglione radiotelegrafisti: Logroiio, comando compagnia fotoelettricisti: Oyon; Intendenza CTV: Palencia; comando centro complementi e addestramento: Valladolid; delegazione intendenza: Gandesa; base sud: Siviglia; distaccamento base sud : Cadicc; ispettorato servizi polizia: Medrano (Logroiio) ; ufficio personale del CTV: Vitoria; ufficio centrale notizie: Zaragoza; centro raccolta indisponibili: Puerto S . Maria (Cadice) ; l a compagnia mitragliatrici rnod. 35 controacrci: Logroiio; centro 0 .C.S.: Logroiio. 3 7 Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di maggio, giomo 3 Ali. n. 5: costituzione del 2° plotone O.C.S. (Onoranze Caduti Spagna) con sede in Logroiio; Ibidem e Ali. n. 6: scioglimento dell'ispettorato retrovie; Ibidem , giorno 9 e Ali. n. 6: ~c !~,gl!mento dei repart! !ancia fian1n1e della ~< Littori~ ~ e dell:i c P.~J. -XX!II n~~rzo;;; lbi dcm, giorno 13 e Ali. n. 10: soppressione del comando legionario di Salamanca e costituzione di tale comando in .San Sebastiano; Ibidem e Ali. n. 11: costituzione della compagnia O.C.S. ·' 8 Ibidem, mese di giugno, giorno 15 e Ali. n. 7. Le brigate « Frecce Azzurre» e "frecce Nere» passarono alle dirette dipendenze del comando del CTV. Il personale del comando della divisione passò a disposizione del comando del CTV per il reimpiego o il rimpatrio, eccezione fatta per 2 ufficiali destinati, uno a l comando della «Frecce azzurre», uno al comando della «Frecce nere». Il battaglione mitraglieri divisionale s i scisse in 2 battaglioni, ciascuno costituito da una compagnia comando e da 3 compagnie mitraglieri: della compagnia comando entrò a far parte un plotone mitraglicri controaerei e ogni compagnia mitraglieri fu costituita su 3 plotoni di 3 mitragliatrici ciascuna e un plotone mortai da 81 su 2 armi; i due battaglioni vennero assegnati uno per ciascuna brigata. Il comando del reggimento di artiglieria divisionale e il comando àei gruppo misto controaerei passarono a disposizione dei comando artigiieria del crv, mentre i gruppi di artiglieria (IV e X) da 75/27 e le batterie (54a e 44a) da 37 mm. controcarri passarono rispettivamente in organico alla brigata «Frecce azzurre » e alla brigata «Frecce nere ». li lll gruppo misto controaerei venne sciolto, mentre: la 4a batteria da 20 mm passò alle dipendenze della «Frecce Azzurre », la 2a alle dipendenze della «Frecce Nere», la 3a a lle dipendenze del comando art iglieria del CTV, la compagnia mitraglicri controcarri venne sciolta e trasferì 2 plotoni ai costituendi battaglioni miLraglieri . Vennero sciolti altresì il comando genio divisionale e le uni tà divisionali del genio, il cui personale passò alle dipendenze del comando genio del CTV. 11 plotone di cavalleria della« Frecce» passò a disposizione del comando del CTV. La sezione carab inieri di visiona le venne sciolta e il personale messo a disposizione del comando carabinieri del CTV per la costituzione di 2 sezioni carabinieri (1 per ciascuna brigata). Venne sciolto anche il comando di tappa «Frecce» di Saragozza e le sue funzioni vennero assorbite dal comando di lappa della «F.N.-XXIII marzo ». li materiale di reparto esuberante venne versato all 'Intendenza che lo ridistribuì in parte alle unità di nuova costituzione.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA ClVILE SPAGNOLA (1936. 1939)

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Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di aprile, giorno 19

maggio. Ibidem giorno 13 maggio e Ali. n. 9. Ibidem giorno 18 e Ali. n . 13. 42 Costituzione del CTV alla fine del gi ugno 1938: - divisione «Littorio » (gen. Bergonzoli) su: 3 reggimenti di fanteria (1 °, 2°, 3°), ciascuno su 3 battaglioni e ogni battaglione su 3 compagnie, 1 plotone mortai e 1 sezione da 65/17; 1 battaglione mitragl ieri; I compagnia celere; 1 reggimento di artiglieria su 3 gruppi da campagna (I e II da 65/ l 7 e III da 100/17), e 1 gruppo controaerei e controcarri (I) (1 batteria da 37 mm 2 batterie da 20 mm, 1 compagnia mitragliatrici 35 controaerei); 1 bauaglione del genio; 1 sezione di sanità, 2 ospedali da campo (3 e 4), 1 nucleo chirurgico (B); 1 sezione sussistenza (la); 1 autoreparto; 1 reparto salmerie (I 0 ); 1 ufficio posta militare (n. 3); - divisione «Fiamme nere-XXlll marzo» (gen. Francisci) su: 3 reggimenti di fanteria (4°, 5°, 7° ); ciascuno su 3 battaglioni e ogni battaglione su 3 compagnie, 1 plotone mortai, 1 sezione da 65/17; 1 battaglione mitraglieri; 1 reggimento di artiglieria su 3 gruppi da campagna (IV da 65/17, XI da 7S/27, VIII da 100/17) e 1 gruppo (II) conlroaerei e conlrocarri (1 batteria da 27 111111, 2 batterie da 20 mm, 1 compagnia mitragliatrici 35 controaerei); 1 battaglione genio; 1 sezione (2a) sanità, 2 ospedali da campo (2 e 7), 1 nucleo -::hirn rgi, o (X ); l sezione sussistC"nza (2a); ! ;mtore p a rto; 1 repa rto sa lmerie (3°); 1 ufficio posta militare (n. 5); - brigata «Frecce azzurre » (gen. Guassardo) su: 2 reggimenti di fanteria (1 ° e 2° F.A.), ciascuno su 3 battaglioni e ogni battaglione di 3 compagnie, 1 plotone mortai, 1 sezione <la 65/17; 1 bauaglione d'assalto; 1 battaglione mitraglieri; 1 gruppo d'artiglieria da 75/27 (X); 1 balleria controcarri da 37 mm., 1 batteria controaerei da 20 mm; 1 battaglione genio; 1 sezione di sanità (E), 2 ospedali da campo (A e C), I nucleo chirurgico (11 °); 1 autoreparto; 1 sezion~ sussistenza (1 "); ·1 reparto salmerie (4°); 1 ufficio posta militare (n. 6); - brigata «Frecce nere» (çol. Piazzoni) su : 2 reggimenti di fanteria (1 ° e 2° F.N.), c iascuno su 3 baLLaglioni e ogni battaglione su 3 compagnie, 1 plotone mortai e l sezione da 65/17; 1 battaglione d 'assalto («Laredo»); 1 battaglione mitraglicri; 1 gmppo di artiglieria da 75/27 (IV), 1 batteria da 37 mm, 1 batteria da 20 mm, I battaglione genio; 1 sezione sanità (F), 2 ospedali da campo (Be D), 1 nucleo c hirurgico (A); 1 sezione sussistenza (2a); i autoreparto; i. reparto saimerie (5 "), i ufficio poslale (n. 8); - raggruppamento carristi (col. Babini) su: 2 battaglioni carri di 2 compagnie ciascuno, 1 battaglione motomeccanizzato, 1 ballaglione misto; - artiglieria del CTV (gen. Manca di Mores) su: 1 raggruppamento m.c. (li gr. da 149/12, IV gr. <la 149/12, I gr. da 105/28, III gr. da 105/28); 1 raggruppamento p.c. (I gr. da 100/17, IX gr. da 100/17, III gr. da 75/27, 111 gr. da 65/17); 1 raggruppamento controaerei (I gr. e.a. da 75 C.K. su 5 batterie e 11 gr. da 20 su 3 batterie); - genio del CTV (col. Lastrucci) su: 1 battaglione artieri di 3 compagnie, I battag lione Lelegrafisti su 2 compagnie, 1 battaglione radiotelegrafisti su 2 compagnie, 1 compagnia fotoelellricisti; - compagnia mitragliatrici 35 controacrei; il plotone cavalleria « Frecce». Cfs Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di giugno, Ali. n. 10. 43 Dislocazione del CTV al 20 giugno 1938: comando CTV: Logroiio; comando artiglieria CTV : Logroflo; comando genio CTV: Logroiio; 40

41


CAP. XX - LA SITUAZIONE IJOPO L'OFFENSIVA D'ARAGONA

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- comando aviazione legionaria: Logrofio; - comando divisione «Littorio» : Horta de S. Juan; comando 1° reggimento fanteria legionaria: Valderrobres; comando 2° reggimento: Arnés; comando 3° reggimento: Aréns de Lledo; battaglione mitraglieri: Horta de S. Juan; comando 1° reggimento artiglieria: Calaceite, I gruppo misto difesa controaerei: Horta de S. Juan; genio divisionale: Horta di S. Juan; ospedale da campo n. 3: Val<lerrobres; ospedale da campo n. 4: Horta <le S. Juan; nucleo chilurgico B: Horta <le S. Juan; la sezione sanità: Horta de S. Juan; sezione sussistenza: Horta de S. Juan; - comando divisione «Fiamme nere-XXIII marzo»: Zaragoza, comando 4° reggimento: Villanucva de Gallego; comando 5° reggimento: Pinseque; comando 7° reggimento Alagòn; II battaglione mitraglieri: Garapinillos; comando artiglieria divisionale: Zaragoza; gruppo misto difesa controaerei: Zaragoza; comando genio divisionale: Zaragoza; 2a sezione sanità: Las Casetas; ospedale da campo n . 2: Las Casetas; X nucleo chirurgico: La Joyosa; 2a sezione sussistenza: Zaragoza; - comando bdgata «Frecce azzurre »: Regués; comando l O reggimento fanteria F.A.: Regués; comando 2° reggimento fanteria F.A.: S. Barbara; battaglione d'assalto: zona Amposta Mas Bianco; X gruppo artiglieria da 75/27: zona Tortosa; sezione sanità E: Cherta-Roquetas; ospedale da campo A: S. Barbara; ospedale <la campo C: Regués; 11 ° nucleo chirurgico: Regués; sezione sussistenza: Regués; - co ma~do brlgatu. ,~ Prcc.cc ncrc.,; e: lnt...-·:ra b riga la : .t:ona J i .,."'' illaln:: 1n1osa; - raggruppamento carristi, comando: Tudela; l battaglione carri: Tudela; II battaglione cani: Tudela; III ballaglione motomcccanizzato: Alfaro; IV battaglione misto: Tudcla; - comando raggruppamento artiglieria m.c.: Calahorra; l gruppo da 105/28, IV gruppo da 149/12, III gruppo da 105/28, IV gruppo da 149/12: Calahona; - comando raggruppamento artiglierie p.c.: zona di Almazora; - comando raggruppamento controaerei: Calahorra; I gruppo: la batteria da 75 C.K.: Campillo; 2a balleria da 75 C.K.: Gandesa, 3a batteria da 75 C.: Garapinillos, 4a batteria da 75 C.K.: Calahorra; Sa batteria da 75 C.K.: Palma de Mallorca; 11 gruppo: Sa batteria da 20 mm: zona cli Almazora; 7a batteria da 20 mm: S. Adrian; 9a batteria da 20 mm: Calahorra; - comando battaglione artieri: Haro; comando battaglione telegrafisti: Oyon; comando battaglione radiotelegrafisti: Logroiio; comando compagnia fotoelettricisti: Alcanuz; - la compagnia mitragliatrici 35 e.a. del CTV e plotone cavalleria «Frecce»: zona del Delta; Intendenza del CTV: Palencia; comando autogruppo di manovra: Taustc; delegazione intendenza: Zaragoza; ufficio staccato delegazione intendenza: Gandcsa; base sud: Siviglia; distaccamento base sud: Cadice; centro raccolta indisponibili: Puerlo S. Maria (Ca<licc); convalescenziario .El Pinar: El Pinar; ospedale militare 043: Valladolid; ospedale da campo n. 1: Alcafiiz; ospedale da campo n . 5: Calaceite; ospedale da campo n. 6: Bot; ospedale da can1po n . 8: S. Carlos de la Ràpita; ospedale da campo c;.R.l . n . 31 : Gandesa; ospedale da campo C.R.I. n . 71: Alcafiiz; ospedale da campo C.R.I. n . 75: Gandesa; ospedale legionario 9: Zaragoz::i; nucleo chin1rgico C.R.I.: Matilla; nucleo chirurgico XII: S. Carlos de la Ràpit.a;


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

comando centro complementi e addestramento: Valladolid; ispettorato servizi polizia : Medrano (Logrono); ufficio personale del CTV: Vitoria; ufficio centrale notizie: Zaragoza; ufficio ricompense: Vitoria; ufficio stralcio comando divisione «Frecce»: presso il comando della bdgata «Frecce azzurre»; - compagnia onoranze caduti Spagna (O.C.S.): Villareayo. Cfr. Diario storico del comando del CTV, anno 1938, mese di giugno, Ali. n. Il.


CAPITOLO

XXI

IL CONCORSO DEL CTV NELLA PRIMA FASE DELL'OFFENSIVA SU VALENCIA O BATTAGLIA DEL LEVANTE

1. il piano dell'offensiva su Valencia. 2. L'andamento delle operazioni nella prima fase della manovra. 3. TI concorso della brigata mista «Frecce Nere". 4. Il concorso del raggruppamento artiglieria piccoli calibri. 5. Il concorso dell'aviazione legionaria. 6. Considerazione conclusiva sull'apporto del CTV alla prima fase dell'offensiva su Valencia.

I..

Abbiamo già tratla to di quali possano essere s tate le ragioni che spinsero Franco a trasferire l'offensiva su Valencia anziché muovere contro ia Catalogna, dando prosecuzione a quella conclusasi con successo, benché parziale, dell'Aragona. Abbiamo altresì accennato alla sottovalutazione che Franco fece del terreno - basso e alto Maestrazgo - della capacità operativa e combattiva del nemico, della robustezza delle fortificazioni da espugnare. Franco ebbe della operazione una concezione ispirata a inconsueto ottimismo e una visione rosea e surreale, ben presto svanita all'impatto con la realtà. Egli inoltre non pensò neppure lontanamente - d'aitra parte non sarebbe stato facile - che le forze battute nell'offensiva d'Aragona si sarebbero riprese entro l'arco di tempo di due mesi e sarebbero state in grado di passar·e alla controffensiva. Tale passaggio poté sembrare quasi un miracolo, ma Franco doveva sapere, come scrisse Muti a Ciano nel documento già citato, che i repubblicani erano «cocciuti, testardi», si facevano« amm.azzare allegramente» e avevano «troppe riserve di materiale e soprattutto di spirito», anche perché la Francia e l'Unione Sovietica li aiutavano «molto, moltissimo». Il piano della manovra concepita da Franco e da Dàvila era semplice e allettante, ma le forze destinate a eseguirlo risultavano già di primo acchito del tutto inadeguate. A ciò si aggiungono all'inizio le cattive condizioni atmosferiche che resero ancor più lenti e disagiati i movimenti e i combattimenti.


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LA l'ARTE<.:IPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Il 4 aprile 1938 Franco ricevette la visita dell'ammiraglio Canaris, proprio due giorni dopo la conquista di Gandesa e lo stesso giorno della conquista di Lérida e di Morella. Egli era già entrato nel regno del grande ottimismo e nulla lo trattenne dal manifestare all'ammiraglio tedesco le sue grandi speranze circa il prossimo trionfo definitivo, tanto da accennare alla possibilità del ritiro della legione Condor. La Catalogna aveva perso le sue centrali idroelettriche, i nazionali erano sul punto di arrivare al mare, in seguito avrebbero conquistato Tortosa, allo sbocco dell'Ebro, e Vinaroz e, poi, avrebbero marciato su Castellòn in direzione di Valencia. Non si sarebbe trattato solo di conquistare la fascia costiera Vinaroz-Sagunto, ma di giungere a Valencia, anche se quest'ultima località non era specificata in nessun documento ufficiale, tanto vero che nell'ordine del 10 aprile del gen. Dàvila l'unico scopo della manovra era l'occupazione della costa tra San Carlos de la Ràpita e Sagunto, con una operazione congiunta che avrebbe anche coperto la strada Teruel-Sagunto. Alla Catalogna si sarcbhc prnV'lcd1.;to in t111a fase s1.1ccessiva. L'esilo <l~ll'offe11siva su Valencia sarebbe stato «fulminante» e ad esso avrebbe fatto seguito il rapido crollo di tutta la fronte centro-sud, che, una volta caduta, avrebbe rimosso ogni difficoltà alla conquista della Catalogna. Era un ritorno alla concezione strategica iniziale: occupare prima Madrid, poi la zona centro-levante-sud e infine svill;lppare un'azione in massa contro la Catalogna. La prima fase dell'offensiva su Valencia sarebbe consistita, per l'esercito del nord, nell'oécupare la costa tra San Carlos de la Ràpita e Sagunto, coprendo anche i fianchi del dispositivo, stabilendo a nord una linea di sorveglianza sulla destra dell'Ebro tra Mequinenza e Amposta e avanzando a sud lungo l'allineamento Teruel-Sagunto. Si sarebbe dovuto perciò procedere alla occupazione di alcuni importanti nodi di comunicazione - Cantavieja, Alioza, Allipuz - ed effettuare subito dopo una manovra di doppio avvolgimento dell'alto Maestrazgo, lungo la direttrice Teruel-Sagunto e lungo quella del litorale, tendendo, dopo la conquista di Castellòn de la Plana, a Sagunto 1• Il corpo d'esercito di Castiglia del gen. Varela 2 avrebbe: avanzato in una prima fase da Ejulve e sierra di San Just su Alioza; attaccato simul taneamente da Alioza la linea Aguilar de Alfambra-Allepuz e da Teruel la linea Carbolàn-Cedrillas, accerchiando le forze nemiche schierate tra Cuevas Labradas e Mezquita de Jarque e rastrellando la sierra del Pobo; avanzato, in una seconda fase, a scaglioni, da Corbolàn al valico de Escadòn e a Puebla de Valverde e da Allepuz ad Albentosa e a Viver, spingendosi a ovest della ferrovia Terue l-Sagunto e collegan-


CAP. XXI - JT. CONCORSO DEL CTV NELLA PRIMA FASE DELL'OFFENSIVA SU VALENCIA

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dosi in Jérica con il corpo d'esercito della Galizia. Questo 3, operando lungo la fascia costiera, nella prima fase si sarebbe portato sulla linea Castellòn de la Plana-Alcara e nella seconda fase sulla linea Sagunto-Segorbe, attraversando il fiume Palancia e occupandone le alture di riva destra (Carta e schizzo n. 18). I due corpi d'esercito, ancorché il primo particolarmente robusto e non provato da combattimenti recenti, avrebbero dovuto farcela da soli, quasi il terreno non fosse quell'aspro intrico di montagne e di barranchi che è il Maestrazgo, quasi il nemico non avesse la consistenza ben nota 4 o fosse in ripiegamento come qualche giorno prima in Aragona e quasi non esistessero poi linee fortificate a sbarramento di Valencia.

2.

L'offensiva ebbe inizio, come già scritto, il 23 aprile e la prima fase durò fin quasi a tutto il mese di giugno. Le sue tappe principali furono: l'occupazione della linea Aliaga-Jorcas (23-28 aprile); l'avanzata fino al fiume San Miguel (18-26 aprile); l'occupazione della linea Teruel-Mosqueruela-More!la (4-26 maggio); la manovra su Castellòn (26 maggio-17 giugno); l'avanzata sulla linea Fanzara-Onda-BechiBurriana (18-29 giugno); la conquista del valico de Escandòn (27 maggio-24 giugno) s. La semplice indicazione della durata delle varie fasi in cui si sviluppò, ne mette in evidenza la lentezza e la durezza determinate dal terreno, dalla capacità di resistenza dei repubblicani' rl,:, llp "''""''l'CP rr.nrli7iAni <>tffiACfPrirhP inj7j<"I 1i p <"lnr-he ,:i,, lla incnL ficienza delle forze destinate alla manovra, tanto che dopo cinque giorni dall'inizio dové essere inserito tra i due corpi d'esercito il piccolo corpo d'esercito del gen. Garda Valiùo 6 con il compito di collegare le forze di Varela e di Aranda, muovendo tra loro con un dispositivo idoneo a cadere sul fianco dell'avversario che si opponesse all'avanzata dell'uno o dell'altro corpo d'esercito nazionale. La narrazione della prima fase dell'offensiva non rientra nell'economia del nostro lavoro, in quanto ad essa del CTV, come già annotato, presero parte l'aviazione legionaria, il raggruppamento di artiglieria piccoli calibri e la brigata mista «Frecce Nere» e perciò ci limitiamo a illustrare sinteticamente solo il loro concorso e, in particolare, quello dell'aviazione legionaria risultato determinante sia nella prima che nella seconda fase della manovra.


Schizzo n. 18 OPERAZIONI SUL LEVANTE: TEMPI DELL'AZIONE


CAP. XXI - IL CONCORSO DEL <.:TV NELLA PRIMA FASE DELL'Ol'l'ENSJVA SU VAI.ENCIA

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Occorre peraltro sottolineare che l'offensiva su Valencia ebbe un'imporlanza di grande rilievo ai fini del successivo andamento generale della guerra, in quanto il suo lento procedere concesse ai repubblicani oltre un mese di tempo per riorganizzare le loro forze della Catalogna, che il 22 maggio Furono in grado di sferrare, a scopo diversivo, con larghezza di mezzi una controffensjva locale nelle zone di Tremp e di Balaguer per tentare di riconquistare le centrali elettriche di Tremp, di eliminare la testa di ponte dei nazionali alla confluenza del Segi-e con il Noguera, di alleggerire la pressione del corpo d'esercito di Aranda in direzione di Castellòn de la Plana e di operare all'estrema ala destra del loro dispositivo lungo la direttrice di Sort per disimpegnare la strada d'Aràn. I repubblicani, nonostante la loro controffensiva fosse bene impostata, non ebbero il successo sperato. Essi mossero con più di 80.000 uomini, inquadrati in 132 batLaglioni in linea e 36 in riserva, su di una fronte ampia 35 chilometri, contro 90.000 uomini inquadrati in 114 battaglioni e schierati dal confine con la Francia a Iviequinenza. La iotta fu particoìarmcntc violen-

ta e dura dal 22 al 31 maggio, poi via via diminuì d'intensità nei gior ni successivi, finché il 14 giugno si spense, senza che i repubblicani avessero raggiunto neppure uno degli obiettivi voluLL Ma proprio quando ]'offensiva su Valencia nella sua seconda fase stava per concludersi favorevolmente dovrà essere sospesa, perché i repubblicani, sferrando una nuova controffensiva sull'Ebro, costringeranno il comando di Franco a rinforzare la fronte investita facendovi accorrere anche le forze aeree e terrestri ancora impegnate a espugnare Valencia_

3. L'avanzata delle forze nazionali nell'offensiva per Valencia fu lentissima soprattutto a causa: del terreno, nel settore del corpo d'esercito di Castiglia, dell 'avversario in quello del corpo di esercito di Galizia, del maltempo in entrambi i settori. I repubblicani inizialmente concentrarono il loro sforzo difensivo maggiore contro le forze di Aranda per cercare di ristabilire i collegamenti con la Catalogna, ma non riuscendovi furono obbligati a difendersi appoggiandosi in particolare al massiccio di El Pobo, a nord-est di Teruel. I due corpi d'esercito nazionali e il raggruppamento Valiiìo, progredendo passo passo da Teruel al mare, raggiunsero in due mesi, nell'ultima decade di mag-


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gio, l'allinemento La Puebla de Valverde-Valbona-Linares- Puertomingalvo-San Cristobal-Carbonera-Albocacer-Cuevas de VinromaAlcalà de Chivert. Proprio in concomitanza con l'inizio della controffensiva repubblicana in Catalogna - sulla cui fronte i nazionali schieravano il 22 maggio, dal confine francese a Mequinenza, circa 90.000 uomini - la brigata mista «Frecce Nere » 7 venne trasferita dall'Ebro, dove erarimasta schierata in difesa, prima nella zona di Cantavieja e il 29 maggio in quella di Mosqueruela, dove venne inserita nel dispositivo alla destra della 1 a divisione di Navarra, del raggruppamento Valina, con compiti di protezione e di sicurezza e di lavori di miglioramento della viabilità. Il 3 giugno entrò in linea nella zona di Mosqueruela inserendosi tra la 1 a divisione di Navarra sulla sinistra e la 108 a divisione de.I corpo <l'esercito di Castiglia sulla destra, e schierando: il 1° reggimento tra la rotabile a ovest di Masia Tofal e la rotabile della sierra Carbò esclusa; il 2° reggimento dalla rotabile della sierra Carbò inclusa e le posizioni a su<l-uvt:s1. ùi Puertomingaìvo; il gruppo di artigìieria a est e sud-ovest di Mingalvo; la riserva - battaglione «Laredo» e I battaglione del 1° reggimento - nella zona di Mosqueruela. Il 5 giugno venne rinforzata con un gruppo da 149/12 della 108a divisione nazionale e il giorno 6 modificò lo schieramento iniziale e il dispositivo: il 1 ° reggimento assunse la responsabilità del settqre compreso tra Ermita di Puertomingalvo e la zona a nord della testata del torrente Carbò, con 2 battaglioni in primo sc~glione e 1 in secondo; il 2° reggimento, del settore compreso tra la testata del Carbò e il parallelo dell'Ermita San Juan de Pefiagolosa, con 2 battaglioni in primo e 1 in secondo scaglione; il battaglione «Laredo» venne dislocato in riserva nella zona di Puertomingalvo; il gruppo di artiglierie e la batteria da 65/17 del 1 ° reggimento presero posizione tra Puertomingalvo e Tosal de Horcas, e il gruppo da 149/12 nella zona di Puertomingalvo. Dal 7 ali' 11 giugno la brigata sviluppò ripetute azioni ·di attacco locale, di colpi di mano e di pattugliamento, dirette alla conquista di punti di dominio tattico e alla rettifica del proprio schieramento. Il giorno 12 conquistò le posizioni di Masia del Rebollo e quelle che sovrastano da nord-ovest Villahermosa, catturando un centinaio di prigionieri, armi automatiche e materiale bellico vario. Il giorno 13 venne sostitutta in linea da unità della 108a divisione nazionale e si trasferì, completando il movimento il 15 giugno, nella zona di AdzunetaChodos-Lucena del Cid, per assumere dal giorno dopo la responsabilità del settore compreso tra la rotabile di Villamalefa e quella di Argelita (schizzo n. 19), schierando il 1° reggimento e il battaglione «La-


Schizzo n. 19 OPERAZIONI DELLA BRIGATA MISTA «FRECCE NERE» NELLA BATTAGLIA DEL LEVANTE


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redo » in linea e dislocando il 2° reggimento in riserva, con 2 battaglioni al margine orientale di Lucena e 1 all'altezza del Km 2 della strada di Argelita. La notte sul 17 l'ala sinistra del 1° reggimento venne attaccata senza successo e all'alba l'intera brigata passò con successo al contrattacco conquistando alcune posizioni avversarie che infastidivano da vicino lo schieramento. Dal 18 al 26 giugno la brigata svolse la normale attività difensiva di una grande unità in prima linea, intesa soprattutto a controbattere con la propria l'artiglieria avversaria, particolarmente attiva quest'ultima nei le giornate del 17, 18 e 19. La brigata, all'atto del suo trasferimento, aveva restituito alle dipendenze della 108 a divisione il gruppo da 149/12 ricevuto in rinforzo, ma le era stato assegnalo l gruppo <la 149/12 della 1 a divisione di Navarra. Il giorno 20 la brigata sferrò sulla fronte del suo settore una serie di robusti attacchi locali, sul davanti e sul fianco dell'ala occidentale del suo schieramento; operando a cavallo della rotabile Lucena-Castillo de Villamalefa, conquistò numerose posizioni nemiche dirimpettaie. Iì 21 si trovò a frunh:ggiare 2 contrattacchi locali, uno di battaglione che respinse con reazioni manovrate sostenute efficacemente dalle proprie artiglierie organiche e in rinforzo. Il 23 fu di nuovo la brigata a muovere all'attacco con un battaglione rinforzato per conquistare una posizione di dominio tattico presa, perduta e alla fine riconquistata. Il 27 giugno la brigata per intero attaccò, cort la preparazione dell'artiglieria e di 15 velivoli dell'aviazione legiçmaria, le posizioni re pubblicane del monte Cantera e di Masia del Moro, agendo sulla destra con il 1° reggimento rinforzato dal battàglione «Laredo» e sulla sinistra con il 2° reggimento operante su 2 colonne. Alle 8 venne conquistato il monte Cant ern e nel primo pomeriggio le posizioni di Masia del Moro; a sera la brigata schierò: il I O reggimento sul Cantera, con 2 battaglioni in primo e 1 in secondo scaglione; il 2° reggimento sulle posizioni di Mas <le Junele, Mas de la Loma, Masia del Moro, con 2 battaglioni in primo e 1 in secondo scaglione; la riserva, un battaglione, venne schierata nella zona di Esquelas. Dal 28 giugno al 15 luglio, l'attività della brigata fu di carattere pressoché esclusivamente difensivo: duelli di artiglieria, pattugliamento, contrassalti locali per respingere azioni locali e far fallire i piccoli colpi di mano tentati dai repubblicani. Il ritiro dalla linea di 2 battaglioni del raggruppamento Valiiio, il giorno 6 luglio, rese necessaria la estensione della fronte della brigata che il 7 luglio schierò: il 2° reggimento rinforzato dal battaglione miLraglieri nel settore CanteraArgelita, il 1° reggimento nel settore di CastHlo di Vilamalefa, la ri-


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serva nella zona di Escuelas, il gruppo di artiglieria nella zona a occidente di Escuelas, la batteria da 37 mm con 2 sezioni a sbarramento della rotabile di Argelita e 1 sezione a sbarramento della rotabile di Castillo, la batteria da 20 mm. con 2 sezioni a protezione del cielo di Lucena e 1 sezione a protezione del comando di brigata. Il 16 luglio, avvertito l'inizio del ripiegamento delle forze contrapposte, la brigata si mosse dalle posizioni fino ad allora tenute e cominciò ad avanzare su tutta la fronte, portandosi a sera lungo l'allineamento Chievilla-Zaraina-Masia del Rojo-Renanchera-Girabal-zona est del rio Villahermosa-Mas de la Lana-Masia del Moro. Alle 20,30 il comando delle brigata comunicò al comando dell'esercito del nord che il 1 ° reggimento aveva oltrepassato il rio Argelita e stava proseguendo su Qucaina e Benachera e che il 2° reggimento aveva tagliato la strada di Ludiente, subito a nord del paese. L'avanzata proseguì nei giorni successivi rallentata molto più dal terreno che dal nemico che oppose deboli e sporadiche resistenze e venne interrotta il 21 lui:;lio, quauùo la brigata ricevé l'ordine di raccogìiersi neìla zona di Caudiel per tornare alle dipendenze del comando del CTV, inizialmente dislocata in 2a schiera. Durante l'avanzata la «Frecce Nere » aveva costantemente incalzato la 25a divisione repubblicana e la VI\ XLP e XLVIII a brigata e aveva occupato le località di Ma sia del Pinaro, Torrechita, Condici, Montanejo, Montan, El Tormos. Dal 22 maggio al 20 luglio, periodo nel quale operò alle dirette dipendenze del comando dell'esercito del nord, inserita tra il corpo d'esercito di Castiglia e il raggruppamento Valiii.o, con compiti difensivi e da ultimo offensivi, non mancò nessuno degli obiettivi assegnatile. Nei due mesi catturò 880 prigionieri, centinaia di fucili, decine di armi automatiche e perse 39 caduti sul cam po e 184 feriti ricoverati in ospedale s.

4. Il concorso delle artiglierie del CTV alla battaglia del Levante, nella fase compresa tra il 21 aprile e il 5 luglio, venne dato dal raggruppamento piccoli calibri che vi venne impegnato dal 13 maggio alla fine di giugno e dal raggruppamento medi calibri che partecipò, dal 25 giugno al 5 luglio, alla recisione del saliente repubblicano a sud di Teruel, che rappresentava una costante minaccia per la città. Il raggruppamento piccoli calibri venne posto temporaneamente


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alle dipendenze del corpo d'esercite;> di Aranda, in seguito ad unarichiesta del comando dell'esercito del nord il 13 maggio 9, 6 giorni prima che venisse posta a disposizione dello stesso comando per l'impiego sulla stessa fronte la brigata «Frecce Nere» 10 • Il 15 maggio il raggruppamento si raccolse nella zona di S. Mateo de la Fuentes, meno il III gruppo da65/l7, con in più una batteria da 20 mm per la difesa controaerei della zona di schieramento. Dal 15 maggio al 14 giugno - presa di Castellòn - e, successivamente, fino al 24 giugno, quando si raccolse nella zona di Cella per far rientro nel CTV, ìl raggruppamento partecipò e concorse costantemente all'avanzata del corpo d'esercito di Galizia, impiegato riunito, con azioni a massa per aprire la strada alle truppe di Aranda. Salcedilla, Cinetores, Castelfort, Villasur, Torre de Embesora, Adzaneta, Villafumes furono le successive tappe dell'avanzata, che condusse i nazionali il 14 giugno a Castellòn e per il raggiungimento di ciascuna di esse il raggruppamento prodigò se stesso, riscuotendo, per la sua tempestività d'intervento, la pre~ cisione del tiro, gli effeHi di dislr uzione e di neutralizzazione costan-

temente ottenuti, l'entusiasmo delle forze nazionali che appoggiava. Addirittura determinante fu il suo contributo, dallo schieramento riunito assunto a sud di Borriol, per la conquista di Castellòn de la Plana. Fino al 24 giugno il raggruppamento continuò a partecipare al1'offensiva nazionale, sempre schierato su posizioni a ridosso della fanteria da sostenere e da appoggiare, quasi a contatto con il nemico e raggiunse proprio il gior?o 24 le posizioni tra Villareal e Onda, dalle quali venne ritirato per trasferirsi nella zona di Cella 11. Il raggruppamento medi calibri, dalla zona di Calahorsa, dove era a riposo, si trasferì in quella di Fuentecilla (ovest di La Puebla de Valverde) il 29 giugno ed entrò in azione il 1 luglio a sostegno del corpo d'esercito di Turia, del tutto sprovvisto di artiglierie di corpo d'armata. Con le sue 72 bocche da fuoco partecipò alle operazioni dei giorni le 2 luglio e, spostandosi la notte sul 3 nella zona a ovest di Villaespesa, riprese la mattina del 4 le sue azioni di fuoco per sostenere l'avanzata vittoriosa dei nazionali che si concluse il giorno 4. Con il raggruppamento medi calibri operò anche il raggruppamento controaerei, quasi per intero, che assicurò validamente la protezione del cielo. Il gen. Manca di Mores annotò 12 nei riguardi dell'impiego del raggruppamento medi calibri che forse era stata la prima volta che un raggruppamento siffatto aveva agito da solo, senza l'intervento dei piccoli calibri, manovrando il fuoco a massa per sostenere l'avanzata e che ciò era stato possibile sia per l'elevato grado di professionalità e di addestramento dei quadri e dei gregari, sia per l'avvenuta tra-


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sformazione delle batterie da 4 a 6 pezzi, che aveva reso possibile rea1izzare concentramenti di sufficiente volume. Dopo la offensiva di Aragona, il comando del CTV, su proposta del comando di artiglieria, aveva, infatti, autorizzato che tutte le batterie di medio calibro venissero ordinate su 6 pezzi, che lo stesso ordinamento su 6 pezzi venisse adottato per una delle batterie del I e del IX gruppo da 100/17 e per le batterie dei gruppi III/ 75 e 111/65 del raggruppamento piccoli calibri. Si era così riusciti ad aumentare il volume del fuoco senza aumentare il numero delle unità, soluzione quest'ultima cui si era opposta la deficienza dei quadri e dei gregari, soprattutto quella dei comandanti di batteria. Il provvedimento dell'aumento a 6 pezzi delle batterie aveva presentato difficoltà di ordine vario, ma aveva potuto essere mandato a effetto grazie all'addestramento delle unità e alla eccellente buona volontà dimostrata dai comandanti dei vari livelli. Altri provvedimenti adottati in quel periodo furono la costituzione di una terza balteria nei gruppi da 100/17 dei reggimenti divisionali «Littorio» e «F.N.-XXIII marzo», di una batteria da 20 mm in rinforzo alle batterie da 75 C.K. destinate alla difesa controaerei delle basi dove era presente l'aviazione legionaria, e l'awnento di una batteria da 75/46 del raggruppamento controaerei 13.

5.

Il contributo dell'aviazione legionaria all'offensiva su Valencia o battaglia del Levante - fu intenso, continuo, efficace sia sul piano strategico che su quello tattico ed esso fu opera sia delle unità aeree legionarie dislocate su basi del territorio spagnolo nazionale che di quelle dislocate nelle Baleari. Dalla metà di giugno, l'aviazione legionaria poté contare su di un numero di velivoli quasi pari di quello della «Condor» e dell'aviazione nazionale sommate insieme:- 233 velivoli operativi contro i 123 della «Condor» e i 109 dell'aviazione nazionale 14. Obiettivi dell'azione strategica furono soprattutto i porti lungo la fascia di costa mediterranea e, peculiarmente,Barcellona, Valencia e Alicante, attaccati da aprile a luglio ripetutamente e, spesso, più volte nello stesso giorno. Obiettivi dell'azione tattica e della interdizione furono gli aeroporti e le formazioni di caccia e di bombardamento nemici, nonché le posizioni, i dispositivi difensivi e i movimenti delle truppe terrestri repubblicane. Sulla fronlt: <..:t:nlr-ak e, dal 22


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maggio ai primi di giugno, su quella catalana, l'aviazione legionaria, con missioni di esplorazione diurna e notturna, di crociere di vigilanza, di protezione e di offesa diretta mediante bombardamenti, spezzonamenti e mitragliamenti contro le forze nemiche, non conobbe soste se non quelle determinale da condizioni meteorologiche proibitive. Senza riferirsi alla documentazione particolareggiata dell'ufficio storico dello stato maggiore dell'aeronautica e limitandosi alla estrapolazione delle missioni annotate nel diario storico del comando del CTV, se ne ricava un lungo elenco (All. n. 6) sufficiente a dare l'idea di quanto e come determinante sia stato l'apporto dell'aviazione .legionaria che, dalla fine di aprile ai primi di luglio, nella sola lotta tra Terucl e il mare, compì 5167 missioni di guerra e 9445 ore di volo, lanciò 1100 t d.i esplosivo, sparò migliaia e migliaia di proiettili e di spezzoni e contrastò efficacemente l'aviazione avversaria 15, che proprio nell'ultimo scorcio della battaglia del Levante veniva rinforzata, tra aprile e iuglio, c.:on circa 300 velivoli, transitati attraverso la frontiera francese rimasta aperta anche dopo la caduta in maggio del go· verno Blum, dei quali 250 di fornitura sovietica 16.

6.

Se è vero, come é, che senza fuoco non si avanza, non si può non rilevare che l'apporto del fuoco terrestre e aereo dato dal CTV alla offensiva su Valencia ànche solo nella prima fase, in cui fu presente costantemente l'aviazione legionaria e, in alcuni periodi, anche i raggruppamenti piccoli calibri e medi calibri, fu, nell'insieme, determinante e talora decisivo. Senza tale apporto, non è da presuntuosi affermarlo, i corpi d'esercito di Varela e di Aranda e il raggruppamento Valiii.o non avrebbero potuto conseguire i risultati ottenuti. Meno decisivo, ma pur di rilievo, l'apporto della «Frecce Nere » che, coprendo il fianco destro delle forze di Valifio e operando nella zona montuosa di Figueroles-Castilla de Villamalefa, eliminò la sacca che minacciava la destra di Valifio e avanzò su Argelita, facilitando così la manovra del raggruppamento che, a sua volta, favorì quella di Aranda per occupare Oropesa e Benicasìm, premessa irrinunciabile alla conquista di Castellòn de la Plana. Le difese di quest'ultima località vennero sopraffatte dalla 4a divisione di Navarra, sostenuta dal fuoco dell'aviazione legionaria e del raggruppamento piccoli calibri dell'artiglieria del CTV. Anche l'avanzata del corpo d'esercito di Turfa 17 non sa-


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rebbe stata possibile senza l'apporto di fuoco del raggruppamento medi calibri dell'artiglieria del CTV. E che cosa dire dell'intervento dell'aviazione legionaria contro le forze della Catalogna che attaccarono nei settori di Tremp e di Balaguer il dispositivo difensivo nazionale? L'attacco fu un colpo improvviso ideato dal gen. Rojo con vero talento strategico e la sua parata fu opera anche dell'aviazione legionaria, che già nel pomeriggio del 23 maggio era sul cielo della battaglia di Tremp con i suoi S.79 e BR. 20 e la sua caccia, che impegnava quella nemica e, in particolare, una formazione di 20 «Chato », abbattendone 6 e perdendo un CR. 32. In un secondo combattimento l'aviazione legionaria affrontò una formazione di 9 Tupolev, ma venne contratLaccata da 27 I-16. La giornata si chiuse per 10 a 3 a favore dell'aviazione legionaria. Nella giornata del 23, durante la quale imperversò un eccezionale maltempo, fu solo l'aviazione legionaria ad affrontare quella avversaria, mentre i velivoli della «Condor » e della «brigada Hispana» erano rimasti a terra. Si ripeté quanto accaduto a Brunete n d lu glio 1937; la caccia d ell' aviazione legionaria si b atté da sola , a ggiudicandosi 1Ovittorie, malgrado la loca le prevale nza numerica dell'aviazione re pubblicana 18_ La sottolineatura conclusiva ci è sembrata necessaria c opportuna perché il contributo del CTV al ciclo operativo della prima fase della battaglia del Levante viene spesso taciuto e minimizzato, comunque non collocato nella dimensione esatta che gli spetta e che trova la sua ragione d'essere nella realtà dei fatti che si svolsero in quelle operaz1on1.


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NOTE AL CAPITOLO XXI 1

Servicio Historico Militar. Op. cit., monografia n . 12, pag. 38. Il corpo d'esercito di Castiglia, comandata dal gen. José Enrique Varela Iglesias, comprendeva in quel periodo: la 5" divisione di Navarra (gen. Sànchez Gonzales), con un gruppo di artiglieria da 65/17 e 2 gruppi da 105; la 15" divisione (gen. Garcìa Escàmez), con 4 batterie da 75 e 2 da 100; la 52" divisione (col. Cremader} con 5 batterie da 75 e 1 sezione contrarei; la 81 • divisione (col. Olio), con 1 batteria da 65, 3 da 75, 3 da 105 e 2 pezzi controcarro; la s2• divisione (col. Delgado Serrano), con 3 batterie da 75, 3 da 105 da montagna e 1 sezione controcarri; la 35• divisione (col. Cuervo), con 5 batterie da 75, 1 da 70 da montagna e 1 sezione controcarro; la 108• divisione (gen. La Fucntc}, con 2 batterie da 75 e 2 da 100; una brigala di cavalleria (ten. col. Jurado) su 8 squadroni. Il corpo d'esercito di Castiglia era una grande unità eccezionalmente robusta e a pieni organici. · 3 Il corpo d'esercito di Galizia, comandato dal gen . Antonio Aranda Mata, comprendeva in quel periodo: la 4" divisione (gen. Alonso Vega), con 1 gruppo da 65, 1 da iOO ~ i da 105; la 55 a Jivisiune (cul. Adradus), c..:on 2 g1uppi Ja 75, 1 Ja 105 e al~uni pezzi controcarri; la 83 • divisione (gcn. Martin Alonso), con 2 batterie da 65, 2 da 105, 1 gruppo da 75 e 1da100; 1'84° divisione (col. Galera) con 2 gruppi da 75. La 4" divisione. e.rn su 3 hrigatc; le altre su 2. 4 Il nuovo esercito popolare ristrutturato e riordinato dopo la sconfitta di Aragona comprendeva: - esercito dell'est (col. Pen.~a): X, XI, XII e XIII corpo d'esercito per un totale di 12 divisioni e 36 brigate; esercito dell'Ebro (magg; M~desto): V e XV corpo d'esercito con 6 divisioni e 18 brigate; en.trambi costituivano il complesso di forze catalane; «gruppo di eserciti della regione orientale» {G.E.R.O.), dipendente direttamente dal ministro della difesa e dallo stato maggiore centrale; - «gruppo di eserciti della regione centrale" (G.E.R.C.), comprendente 5 eserciti: del centro (col. Casado), del Levante (gen. Hernàndes Sarabia), di manovra (col. Menéndez), di Estremadura (ten. col. Burillo), di Andalucìa (col. Mariones); tutti alle dipendenze del gen. Miaja. L'esercito del centro era costituito dai corpi d'esercito I, II, III, IV, VI per complessive 15 divisioni e 45 brigate; l'esercito del Levante dai corpi <li ese rcito XIII e XIX, per complessive 6 divisioni e 18 brigate; l'esercito di manovra dai corpi d'esercito XXI e XXII per complessive 6 divisioni e 18 brigate; l'esercito <li Estremadura dal Vll e VIII corpo d'esercito con 6 divisioni e 18 brigate; l'esercito di Andalucìa dal IX e XXIII corpo d'esercito con 5 divisioni e 15 brigate. - Erano previste altresì una difesa delle coste - 2 raggruppamenti di 4 brigate -, una divisione pirenaica e una riserva da costituire e organizzare dal comando della regione centrale con i corpi d 'esercito XVI, XVII, XX con complessive 9 divisioni e 27 brigate. Contrapposte al corpo d'esercito di Varela erano le forze repubblicane dell'esercito del Levante, al corpo d'esercito di Aranda quelle dell'esercito di manovra. Opere difensive naturalmente robuste e molto bene organizzate erano quelle di Aliaga e della regione a sud della località (trincee di forme irregolari, appostamenti per tiratori, postazioni blindale per mitragliatrici a prova di fuoco di artiglieria e di aviazione, ricoveri per il personale). L'esercito repubblicano di manovra aveva orga2


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nizzalo una seconda posizione difensiva in corrispondenza dell'allineamento di Albocàcer, Cuevas de Vinroma, Alcalà dc Chivcrt e una terza linea difensiva in corrispondenza di Oropesa, Puebla Tornesa, Villafamés. Le strade di accesso a Castellòn erano sbarrate con fortificazioni: la strada Albocàcer-Villafamés, la strada Cuevas de Vinroma-Castellòn c la strada Vinaroz-Castellòn. Dal mese di aprile venne costruita 1ma vera e propria serie di linee fortificate nel settore costiero, con lo scopo di trattenere l'avanzata del corpo d'esercito di Aranda. Tali lince erano raccordate con altre nell'interno della regione, sì da lrattenere non solo il corpo d'esercito di Galizia, ma l'intero dispositivo nazionale lancialo contro Cas tellòn de la Plana, Sagunlo e Valencia. Il 28 aprile, il comando del G.E.R.C. emanò una direlliva (Cf. monografia n . 12 del Servicio Historico Militar. documento n. 5, pagg. 236-238)con la quale ordinava all'esercito del Levante e all'esercito di manovra di costruire. impiegando personale miI itare e civile, una forte posizione difensiva appoggiata all'estremità di Oropesa, al paese di Oropesa, al castello di Mirabet, alle spalle della sierra del Monte Negro, al la regione rocciosa fra il Monleòn e la strada Bcnafigos-Adzaneta. le sierre la Batalla e Nogueruela, il cocuzzolo Penarroya e le sierre La Calcera e Corbalàn, da dove si sarebbe congiunta con le opere difensive già costruite nella regione di Teruel. Il documento faceva riferimento a un'altra linea, con la quale la nuova si sarebbe dovuta raccordare, già ;,1 (.'.V~li'LLlivnc apprus:ii1naLivan1..:nte l ra la L.una <li lg1e:s ut::1a dc:} CiJ, vt:1 l.ict:: P~1Ìarruya, la collina di Milano. per salvaguardare lungo la costa la strada Ig lesue la-Mosqueruela (cfs. monografia n . 12 del Servicio Historico Militar, schizzo n. 7). Veniva, infine, posta allo studio un'altra grande linea difensiva che avrebbe dovuto estendersi attraverso Almenara, la sierra del Cid, le località di Azuébar, Almedijar, .Térica, la sierra di Javabmbre, sud-est di Tenie!. 5 Scrvicio Historico Militar. Op. cit., monografia n. 12, pagg. 40-41. 6 Il distaccamento di collegamento, o piccolo corpo d'esercito del gen. Valiiio, comprendeva: la 1 • divisione di Navarra, la 11 a brigata della 61 a divisione, 1 compagnia carri leggeri, 2 gruppi e 1 batteria autonoma. 7 Diario storico del comando brigata mista «Frecce Nere », mesi di maggio e di giugno. 8 Ibidem. 9 Diario storico del comando del CTV. Anno 1938, mese di maggio, giorno 13 e All. n. 9. 10 Ibidem, giorno 18 e All. n. 13. 11 Generale Ettore Manca di Mores. Op. cit., pag. 377. 12 Ibidem. pag. 380. 13 Ibidem, pag. 377. 14 Diario storico del .comando del CTV. Anno 1938, mese di giugno, giorno 23 e Ali. n. 14. 15 Francesco Belforte. Op. cit., Voi. IV, pag. 66. 16 Ferdinando Prediali . «Guerra di Spagna e aviazione italiana ». Società storica pincrolcsc, Pinerolo, 1939, pag. 307. 17 TI corpo d'esercito di Turia, comandata dal gen. José Solchaga Zala, venne costituito «ex novo » con le divisioni 3a (gen. Irurctagoyena), 13 " (gen. Arensa), 15• (gen. Garda Escàmez), con la I" brigata della 53• divisione, 3 compagnie di mortai, 1 raggrup pamento di artiglieria (4 gruppi del CTV). 1 gruppo contraerei su 2 batterie, 1 sezione di carri leggeri; 2 compagnie e 1 sezione del genio, unità dei servizi. 18 Ferdinando Prediali. Op. cil. pag. 301.



CAPITOLO

XXII

IL CTV NELLA SECONDA PARTE DELL'OFFENSIVA SU VALENCIA O BATTAGLIA DEL LEVANTE

1. Prepara zione al reimpiego del CTV. 2. ll piano di Franco per la conquista di Valencia. 3. Le forze nemiche. 4. Le forze nazionali. 5. Le forze repubblicane nel settore d'azione del CTV. 6. Il terreno del seltore d'azione del CTV. 7. L'ordine di operazione del comando del CTV. 8. Le operazioni del CTV: a) dal 13 al 16 luglio; b) la sosta dei giorni 17 e 18; c) le operazioni dal 19 al 25 luglio. 9. L'apporto dell'aviazione legionaria. 10. Considerazioni sull'offensiva su Valencia.

1.

Verso la fine di giugno del 1938, a due mesi dall'inizio, l'offensiva dei nazionali su Valcncia si arenò davanLi alla posizione difensiva Rubielos-Villareal, che il gen. Miaja, con grande intuiLo strategico e tattico e con non minore perizia ed esperienza tecnica, aveva nel frattempo organizzata e sistemata. L'offensiva su Valencia si era frattanto tradotta in pratica in una nuova fase di quella guerra di logoramento che si trascinava oramai dal dicembre del 1937, in quanto la stessa offensiva d'Aragona, che pur aveva fruttato la conquista di un'altra an1pia e importante fetta di territorio, era rimasta un fatto a sé stante, non potuto o voluto sfruttare da Franco per portare tempestivamente la guerra in Catalogna, non tanto perché sede del governo repubblicano, quanto perché unica regione della Spagna repubblicana alimentabile, attraverso la frontiera francese, dall'esterno. Fra le ragioni, già ricordate, che avevano indotto Franco, anziché a proseguire verso nord per conquistare il resto della Catalogna, a piegare in direzione est verso Valencia, v'era stata, secondo il Coverdale 1, «la convinzione che la repubblica potesse essere battuta dislruggendo la sua forza d'urto nel sud, dove le linee del fronte erano pericolosamente estese», mentre la prosecuzione dell'offensiva verso la Catalogna avrebbe potuto andare incontro a un «qualche grosso scacco », rischio


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che il generalissimo spagnolo aveva fino ad allora evidentemente cercato di non correre, rinunciando anche a favorevoli prospettive offensive, talvolta peraltro senza riuscirvi, come appunto era accaduto a Madrid. Ciò non toglie che la sua valutazione si era ormai, alla fine di giugno, dimostrata affatto «giusta», come invece la qualifica il Coverdale, e che l'offensiva su Valencia era già parsa un'opzione emotiva e del tutto infelice. A quel punto insistervi ancora, concedendo ulteriore tempo ai repubblicani per riordinare e potenziare le loro forze in Catalogna, fu un errore, del quale approfittò Rojo, di nuovo capo d i stato maggiore delle forze armate della repubblica, per sferrare la controffensiva dell'Ebro, che prolungherà la guerra di altri 8 mesi. Non vogliamo dire che la tempestiva prosecuzione dell'offensiva d'Aragona verso la Catalogna sarebbe risultata un'operazione facile, priva di rischi, senz'altro conclusiva, ma solo che quella su Valencia si chiuse senza il perseguimento dello scopo assegnatole, con un enorme sciupìo di forze e di mezzi da entrambi le parti, del quale a risentirne Ìc conseguenze strategiche più negative, nonostante il guuòagno di territorio e le perdite minori, furono i nazionali. Il CTV, come già abbiamo scritto - a eccezione dell'aviazione legionaria, impegnatavi dall'inizio alla fine, della b r igata «Frecce Nere» , del raggruppamento piccoli calibri e di quello medi calibri che vi parteciparono per per iodi piu o meno Junghi - rimase estraneo alla prima fase dell'offensiva, durante la quale attese al suo riordinamento e al suo potenzi~mento. A quest'ultimo fine, qualora il CTV avesse dovuto conservare le formazioni dell'offensiva d'Aragona, sarebbe stato indispensabile e urgente ripianare le perdite, specialmente quelle riguardanti gli ufficiali inferiori. Fosse a causa dell'ondata di ottimismo che aveva pervaso Roma dopo la offensiva d'Aragona o, piuttosto, della volontà di Mussolini di attendere la conquista di Valencia prima di far riportare in linea il CTV, sempre per un'azione a massa di grande rilievo, inizialmente il governo italiano si astenne dal rifornire di uomini e di mezzi le forze di Berti, che così com'erano non sarebbero state in grado di compiere compiti consoni agli intendimenti di Roma. Unica eccezione era stata fatta nei riguardi dell'aviazione legionaria, impiegata senza risparmio fin dall'inizio nell'offensiva su Valencia, alla quale erano giunti uomini e mezzi per il ripianamento delle perdite e per il potenziamento. Quando Mussolini si rese conto che l'avanzata su Valencia tradiva le speranze di una rapida conclusione della guerra, sorte in seguito all'arrivo a Tortosa, ordinò a Ciano di riprendere l'invio di uomini, facendoli partire in piccoli gruppi e in abiti civili, per tentare di salvare la faccia di fronte


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al Comitato di non intervento che stava proprio in quei giorni lavorando per il ritiro dalle due Spagne dei volontari stranieri. Nel corso del mese di giugno e nella prima quindicina di luglio giunsero così 5500 uomini che rimpolparono gli organici del CTV, ma non li portarono a numero. A metà maggio, Berti si recò in Italia per conferire con Ciano e Pariani e s'incontrò anche con Mussolini, ancora sotto l'influenza dell'ottimismo suscitato in lui dalla offensiva d'Aragona, e rientrò in Spagna, presso la sede del comando in Logroiio, il 19 maggio 2• Il 5 giugno riprese contatto in Burgos con Franco 3 per una panoramica della situazione operativa e per un esame dell'eventuale ritorno in linea del CTV. Dopo aver visitato nei giorni l e 2 giugno le unità della «Littorio» nella zona di Horta San Juan-Valderrobres-Arens e parlato alle truppe riferendo l'elogio espressogli a voce da Mussolini per il comportamento tenuto durante la recente offensiva, nei giorni 5 e 6 giugno Berti si recò nella zona di Vinaroz per poi proseguire a riconoscere la frcnte tenuta dalla brigata <~ Frecce . A.zzurre ~, , schierata sulla destra dell'Ebro, dal delta a Cherta. Nei giorni 16 e 17 si trasferì nella zona di Terucl per riconoscere la fronte del corpo d'esercito di Gaìizia e, particolarmente, il settore a cavallo della rotabile TeruelSagunto, prese contatto con i generali Varela e Valiiio e il giorno 23 emanò le disposizioni relative alle ricognizioni preventive che i comandanti e i comandi delle unità avrebbero dovuto compiere in vista del trasferimento del CTV nella zona di Teruel 4, dove si sarebbe dovuta portare anche la brigata mista «Frecce Azzurre», che sarebbe stata sostituita in linea dalla 113 brigata nazionaJes. Il 30 giugno l'Intendenza del CTV, raccolti i necessari elementi per la dislocazione e il funzionamento dei servizi nella nuova zona di combattimento, fu in grado di emanare le relative disposizioni (Doc. n. 41), seguite da altre in data 6 luglio (Doc. n. 42). Lo stesso 6 luglio fu il comando del CTV a diramare le predisposizioni operative per l'impiego delle unità nella zona di Teruel (Doc. n. 43) e nei giorni seguenti ebbero inizio i movimenti per il trasferimento nella nuova zona, compreso quello del comando che da Logroiio, dove era fermo da più di due mesi, si accampò nella zona di Cella (un chilometro circa a nord dell'abitato di Teruel), da dove cominciò a funzionare dal primo pomeriggio del giorno 8 luglio 6_ Dalla fine di giugno ai primi giorni di luglio furono molti i contatti tra i comandi dell'esercito nord e del CTV e anche quelli personali tra Berti e Vigòn e il gen. J osé Solchaga Zala, la cui grande unità avrebbe operato sulla destra del CTV. Vi furono anche contatti diret-


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ti tra i comandanti italiani e quelli nazionali che tenevano la linea e che avrebbero operato alle ali del CTV. Il 9 luglio Berti visitò le unità legionarie dislocate nel le zone di S. Eulalia, Corbolan e Formiche Alta, parlò alle truppe e, nel tardo pomeriggio, tenne rapporto nella sede del comando ai comandanti subordinati, compreso il gen. Solchaga, e agli ufficiali del suo stato maggiore 7. Il giorno successivo si recò presso la divisione «F.N.-XXIII marzo» nella zona di Val bona, tenne rapporto ai comandanti di reggimento, di battaglione e di compagnia, insistendo sulla necessità di operare con decisione e rapidità e di ricorrere il più possibile alla manovra anche ai livelli tattici minori s. Nella stessa giornata ebbe un nuovo colloquio con il gen. Vigòn per rappresentargli l'esigenza di una maggiore protezione del fianco sinistro del dispositivo offensivo del CTV, ricevendone assicurazione 9. Nel pomeriggio, il gen. Varela restituì la visita di cortesia che Berti gli aveva fatto il giorno 16. L'antivigilia dell'inizio delle operazioni -1'11 luglio - Berti convocò nuovamente i generali Francisci , Bt::rgouzuli, Manca t: Ber na :,;~uni co n i quali a pp1·ofon dl ulte do1·mcnte l'ordine di operazione, de.I quale discusse anche con il col. Gambara e con il ten. col. Zanussi. Nel pomeriggio conferì a ltresì con il gen. Bautista, comandante della sa divisione di Navarra, posta per l'impiego alle sue dirette dipendenze, e con il capo di stato maggiore della divisione stessa 10. Alle 18 ebbe un colloquio telefonico con l'ufficiale italiano di collegamento presso il comando dell'esercito del nord perché riferisse al gen. Vi&òn il suo accordo sul fatto che l'avanzata del CTV avesse inizio contemporaneo di quello del corpo d'esercito di Valiii.o, sottolineando· l'esigenza primaria che le azioni delle due grandi unità rimanessero durante il loro sviluppo strettamente legate; evitando che ognuna delle due procedesse per proprio conto 11• La sera del 12 luglio, tutto il dispositivo del CTV risultò a punto e anche la« Frecce Azzurre» veniva trasferendosi nella zona di Puebla de Valverde per assumere la dislocazione fissata nell'ordine di operazione 12 .

2. La ripresa della offensiva su Valencia, andatasi via via affievolendo, senza peraltro essere mai stata ufficialmente sospesa, venne ordinata da Franco il 23 giugno e resa nota ai comandi subordinati mediante una direttiva preliminare nella quale si poneva in luce la


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duplice esigenza di eliminare il profondo rientrante, quasi una sacca, di Mora de Rubielos - con le sue punte estreme sulle alture della sierra de Javalambre e su Villareal - e di reciderlo al più presto, in quanto l'esercito repubblicano del Levante stava affrettatamente riorganizzandosi, essendo sul momento carente di truppe addestrate, privo di riserva di manovra e con tono morale scosso. La direttiva prevedeva, tra l'altro, il concentramento del CTV nella regione a nord di Teruel per farlo successivamente avanzare lungo la di rettrice generale Albentosa-Villar del Arzobispo-Chiva per avvolgere Valencia anche da ovest 13. Quattro giorni dopo, il 27 giugno, il quartier generale di Franco fece seguito alla direttiva del 23 con la «Istruzione generale n. 4» (Doc. n. 44) che delineava congiuntamente la manovra complessiva per la conquista di Valcncia, che sarebbe stata articolata in due az1on1. L'azione preliminare - o azione «A» - avrebbe alleggerito la pressione nemica a sud di Teruel e assicurato il saldo possesso del la piazza contro ogni eventuaiità futura, costituendo Tcrucì iì nodo dicomunicazioni cruciale per l'azione principale. Questa - o azione «B» - avrebbe avuto come scopo la distruzione delle forze repubblicane del Centro e la conquista di Valencia. Le forze nazionali avrebbero operato a cavallo della rotabile per Sagunto e occupato in s uccessione i nodi di Albentosa e Jerica e lungo la costa, avanzata quest'ultima favorita da quella lungo la rotabile di Sagunlo. Conquistata Jerica, due corpi d'esercito avrebbero avvolto Valencia da ovest e da sud e tagliato tutte le vie di comunicazione affluenti alla città. Un fianco difensivo, costituilo da forze diverse da quelle impegnate nell'azione «B», avrebbe garantito la piena disponibilità dei nodi principali delle rotabili e della ferrovia. Complessivamente avrebbero operato tre corpi d'esercito: quello di Solchaga per l'azione «A», il corpo d'esercito di Castiglia e il CTV per l'azione «B ». I tre corpi d'esercito sarebbero stati alle dipendenze del comandante dell'ese rcito del nord, gen. Dàvila, che avrebbe condolto l'intera manovra. Indipendentemente dalla «Istruzione generale n. 4», il 17 giugno Dàvila aveva dato ordine al corpo d'esercito di Galizia e al «El destacamento de enlace» di Valina di avanzare rispettivamente lungo le direttrici Villareal-Sagunto e Onda-Artana-Chovor-Segorbe. Il 28 giugno, come già annotato, era stato, inoltre, costituito il nuovo corpo d'esercito del Turia, del gen. Solchaga, al quale Dàvila aveva conferito caratlere temporaneo, assegnandogli il compito iniziale di battere le forze repubblicane operanti tra la zona di Campillo e quella di Artigas,


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con una manovra di fissaggio della fronte e di attacco sul fianco orientale, e di avanzare lungo le valli di Valacloche e di Cubla fino al Turia, dove si sarebbe schierato a mo' di fianco difensivo, attaccando nel contempo sui rovesci le posizioni di Loma Garda, Las Carboneras, Las Hoyuelas. Il corpo d 'esercito del Turia condusse a buon esito, tra il 2 e il 6 luglio, il compito affidatogli: il giorno 2 ruppe la fronte nemica con la 3 a e la 12 a divisione e, non senza incontrare tenace resistenza, raggiunse l'allineamento Artigas-Estogar-alture a nord e a est di Cubla-quota 1046 e 1095-paese di Aldehuela; il giorno 3 conquistò le posizioni di Cubla, Loma de Cascante, q. 1057, Altos de Marimezquita e, più a nord, altre varie posizioni - l'ermita di Cubla, la cima Rama ed il Morsòn de Quilez - forte men te organizzate e sistema te a difesa; il giorno 4 attraversò il Turia e conquistò le posizioni di Muela de Villastar e, a sud, il letto della Valacloche; il giorno 5 si impadronì del territorio compreso tra Muela de Villastar, Las Carbonern.s, Loma Gorda e Prano de Jaime: il giorno 6 si portò a contatto della nuova linea difensiva imbasLiLa e.lai repubblicani in corrispondenza di Campillo. Nel complesso si trattò di un'operazione rapida e brillante, non senza ragione affidata al gen. Solchaga richiamato dalla fronte pirenaica, dove comandava il corpo d'esercito di Navarra 14 . La manovra ideata da Franco - l'avvolgimento di Valencia da ovest e da sud - venne cadenzata da Dàvila in 2 fasi riferite all'azione «B »: nella prima, si sareobe proceduto lungo la direttrice SegorbeSagunto per avvolgere la.destra avversaria, mentre la sinistra sarebbe stata contemporaneamente attaccata a fondo lungo la direttrice Albentosa-Viver; nella seconda fase, superando l'ala destra avversaria lungo la direttrice Alcublas-Chiva sotto la protezione di un fianco difensivo via via disteso, il grosso delle forze avrebbe effettuato una conversione lungo l'allineamento Valencia-Alcira al fine di accerchiare l'avversario, chiudendogli la strada del.la ritirata verso sud in direzione di Jùcar. Delle due masse distinte: una avrebbe dovuto convergere su Valencia, partendo dall'allineamento Onda-Villareal; l'altra partendo dalla zona a sud-est di Teruel. Obiettivo della prima fase, la recisione del saliente di Mora de Rubielos; della seconda, l'isolamento, l'investimento e la conquista di Valencia. In totale avrebbe operato una forza pari a 19 divisioni, 2 brigate di cavalleria (227 battaglioni e 6 squadroni), con supporto di unità carri e della massa delle artiglierie e dall'aviazione legionaria della «Condor» e di quella nazionale (500 bocche da fuoco, 400 aerei).


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Il disegno di manovra di Franco e quello complementare di Dàvila configuravano un'operazione in sé ricca di sviluppi favorevoli sotto il profilo strategico e ispirata, questa volta, al concetto classico della ricerca della distruzione delle forze avversarie, delle quali peraltro si sottovalutava la capacità di resistenza e di ripresa. Era vero che i repubblicani erano giù di morale e giù di forze per gli insuccessi e le perdite subiti nell'offensiva di Aragona, nella controffensiva di Tremp e di Balaguer e, soprattutto, per la perdita di Castellòn de la Plana, ma non v'erano indizi che facessero prevedere la loro rinunzia a difendere strenuamente Valencia. Negrìn, Miaja, Rojo e Hernàndez, nonostante la diminuita pressione, dopo la metà di giugno, sulla fronte del Levante, si attendevano da un momento all'altro la ripresa dell'offensiva, ma ritenevano che questa avrebbe esercitato il suo sforzo principale nel settore costiero dove la caduta del campo trincerato di Sagunlo avrebbe avuto come conseguenza la perdita di Valencia, di cui Sagunto costituiva l'ultimo potente baluardo difensivo, menLre lo sforzo nel settore Sarriòn-Mora de Rubieios non avrebbe potuto avere un'importanza decisiva e, soprattutto perché partiva da molto lontano, avrebbe potuto essere ostacolata con minore difficoltà. In ogni caso per loro era preminente guadagnare il tempo sufficiente a riordinare le forze necessarie e passare alla controffensiva in Catalogna, in un settore dove meno i nazionali se la sarebbero aspettata.

3. L'esercito repubblicano del Levante comprendeva a fine giugno 6 corpi di esercito, di cui uno - il XVI - di nuova costituzione ts. Erano in corso di al .l estimento altri 3 corpi d'esercito: il XX, l'«A » e il «B» 16 • Del XX era previsto l'impiego sulla linea fortificata XYZ (schizzo n. 20). Il nuovo esercito del Levante era il prodotto della fusione di quello preesistente con l'esercito di manovra. La diversa origine delle unità e la loro frequente mutazione di dipendenza erano state di ostacolo al conseguimento di un elevato spessore di amalgama, accentuato invece all'interno delle brigate che avevano conservato costantemente il requisito della inscindibilità, diversamente dalle divisioni, ora incorporate in un corpo d'esercito ora in un altro, e delle stesse brigate soggette a più cambi di dipendenza divisionali. Ma nelle brigate prevalevano i soldati di leva delle ultime classi chiama-


Schizzo n. 20 AVANZATA DEI NAZlONALI E LINEE FORTIFICATE A DIFESA DI VALENCIA


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te alle armi, mentre gli anziani e i volontari erano minoranza. Erano pressoché assenti del tutto i volontari stranieri delle brigate internazionali raccoltesi~ dopo la sconfitta d'Aragona, quasi tutte nella Catalogna. Il morale del nuovo esercito veniva gradualmente risollevandosi «per la notevolissima facilità e rapidità di recupero dei rossi, suffragata ormai da numerosi esempi lontani e vicini, dovute all'abile propaganda e alla naturale passività della massa. Alcune unità che fino a ieri apparivano battute e definitivamente battute non tardavano, rinsanguate da complementi, infiammate da qualche capo, tenute in rispetto dalle mitragliatrici puntate a tergo delle lince avanzate, a riassestarsi e a ripresentarsi, con nuova lena, nella lotta. Il che ebbe precisamente a verificarsi nel Levante, concorrendo a determinare uno stato di quasi equilibrio tra attaccanti e difensori» 17 • Il riconoscimento della grande capacità di ripresa dell'esercito repubblicano viene dal Belforte che scriveva in periodo fascista, adeguandosi ai tempi e che era portato, pur restando fedele alla realtà dei fatti documentali, a esaltare le imprese dei nazionali ri correndo talvolta a pindarici voli retorici, e a essere molto più severo e parco nei riguardi dei repubblicani, dei quali peraltro più volte non poté fare a meno di riconoscere la perizia e il valore combattivo. Da un rapporto del comandante del corpo d'esercito «A » (Doc. n. 43) si apprende che il 25 giugno la linea XYZ era già presidiata in tutta la sua estensione, o lo sarebbe stata in breve tempo, da La Ràpita ai limiti estremi, eccezione fatta per brevi tratti che sarebbero stati attivati non appena fosse giunta la cerva brigata. I fortini della linea risultavano al comandante del XX corpo difettosi perché, anche se in calcestruzzo, avevano la copertura modesta di 35 centimetri e non erano collegati tra loro da camminamenti protetti e in più, alcuni di essi, non erano stati ubicati in punti tatticamente appropriati. I lavori fortificatori in alcuni tratti della linea accusavano ritardi, mentre in altri, come ad esempio nella zona di Jérica, erano quasi del tutto completi. La presenza di 5500 addetti alla fortificazione - unità del genio e battaglioni specializzati - dava affidamento di un sollecito completamente dei lavori. Ma il 29 giugno, il comandante del XX corpo ragguagliava ulteriormente il comando superiore sui lavori ancora in corso sulla sierra Espadàn, lungo la strada della Vali de Uxò e sulla zona di Alfondeguilla, e chiedeva un rinforzo della mano d'opera. Egli inoltre proponeva il prolungamento della linea XYZ fino al Gabriele la costruzione di altre due linee arretrate, delle quali: una lungo il corso del Palancia fino a Segorbe e da qui, per Alcoblas, fino a Chelva; l'altra a nord-ovest di Manises, a ridosso di Valencia; comu-


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nicava infine l'avvenuto completamente della fortificazione nelle zone di Santa Cruz de Moya, Arcos de Salinas, Viver, Jérica e Almenara (Doc. n. 44). La notevole potenzialità difensiva dei repubblicani a favore di Valencia venne sottovalutata dai comandi di Franco e di Dàvila ancora sommersi, malgrado la lentezza dell'avanzata, dall'ottimismo del dopo Aragona e del dopo Tremp e Balaguer. Essi facevano conto su di una scarsa efficienza operativa e una modesta capacità combattiva dei repubblicani, trascurando altresì o, quanto meno, minimizzando l'incremento della fortificazione. In più i loro piani offensivi, impostati sullo sforzo principale lungo la direttrice Segorba-Sagunto, anziché lungo quella costiera, temuta e ritenuta più pericolosa dai repubblicani, non tenevano nel debito conto le difficoltà, opposte dal terreno montano, di un ambiente cioè dove la superiorità in artiglieria e in aviazione, di cui godevano (500 bocche di fuoco contro circa 200, e 400 velivoli contro meno di 200) avrebbe prodotto effetti devastanti di portata minore. La m~no\'ra ideata non era certo priva di possibilità e di probabilità di successo, ma sarebbe stata in ogni caso piuttosto lenta, mentre ciò che soprattutto avrebbe dovuto contare per i nazionali in quel periodo sarebbe stata la rapidità del successo per prevenire una nuova iniziativa dei repubblicani.

4. Tra il mare e le sorgenti del Tago le forze nazionali terrestri contavano, ai primi di luglio; 5 corpi d'esercito, compreso «El Destacamento de Enlace»: il corpo d'esercito di Galizia (gen. Aranda) su 3 divisioni (4\ 55a, 83a); il corpo d'esercito di Castiglia (gen. Varela) su 3 divisioni (15a, sza, 82a) e 1 brigata di cavalleria; il corpo d'esercito del Turia (gen. Solchaga) su 3 divisioni (3\ 12 a, 81 a); «El Destacamento de Enlace» (gen. Valifi.o) su 3 divisioni (1 a, 84\ 108a), lana brigata della 61 a divisione, la IF brigata della divisione di cavalleria; il CTV (gen. Berti) su 3 divisioni («Littorio», «F.N.-XXIII marzo», «Sa di Navarra») e 1 brigata mista («Frecce Azzurre»). Le forze di fanteria erano leggermente inferiori di quelle repubblicane. Avrebbero concorso all'azione terrestre: l'aviazione nazionale a favore dei corpi d'esercito del Turia e di Castiglia, la «Condor» dei corpi d'esercito di Galizia e del «Destacamento de Enlace» e l'aviazione legionaria italiana a favore del CTV (Doc. n. 45).


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Nella prima fase dell'azione (schizzo n. 21): il CTV, cui sarebbe spettato il compito principale della rottura 18, avrebbe attaccato la fronte nemica a nord e a sud della rotabile Teruel-Sagunto, avanzato poi lungo l'asse Sarriòn-Albentosa, proseguito quindi una volta occupata quest'ultima località fino al Km 71 della strada di Sagunto; il corpo d'esercito del Turia, sulla destra del CTV, avrebbe concorso alla rottura, raggiunto come obiettivo d'attacco Manzaneza e proseguito fino all'allineamento Fuentes del Cepo-Loma el Navajo; il corpo d'esercito di Castiglia avrebbe fissato la fronte avversaria con 2 divisioni nel tra tto Muela de Sarriòn-Eslopar e attaccato con una brigata, preventivamente concentrata nel settore di Mora de Rubielos, lungo la direttrice Mora de Rubielos-Rubielos de Mora, avanzando verso Nogueruelas fino a prendere collegamento con «El Destacamento de Enlace »; il distaccamento e il corpo d'esercito di Galizia avrebbero raggiunto la sierra de Espadàn avanzando ri spettivamente lungo la rotabil e costiera e l'asse Onda-Chòvar. Un a volta realizzat a la cougiu:azion c tra il c o rpo <l'e;.,erciLo Ji Cas i.lglia e iì «<listaccame nto » di Valifio, a nord di Noguerue la s, il gen. Varela a vrebbe assunto il comando di tutte le forze schierate fino a Puertominsalvo, conce n trando e scaglionando in profondità 2 divisioni per il mantenimento della fronte e avanzando in profondità con il resto delle for ze. Nella seconda fase: il CTV, scaglionato in profondità e arretrato rispetto al corpo d'esercito del Turia, avrebbe avanzato lungo l'asse Barràcas-Jérica-Altura-Alcublas-Pedralva-Chiva, aprendosi a ovest della linea Chiva-Turis-Lombay-Carlet e lasciando sgombera la strada tra Chiva e Carlet; il corpo d'esercito del Turia avrebbe avanzato lungo l'asse Ba rracas-Bejis-Alcublas-Villar de Arzobispo-Bugarras-Chivas, aprendosi in corrispondenza dell'allineamento Villar de ArzobispoBuganas-Chivas, lasciando libera la strada Alcublas-Chiva e coprendo così il fianco del dispositivo dalle provenie nze Villar de ArzobispoRequena e da quelle Chiva-Requena; il corpo d'esercito di Castiglia avrebbe rilevato le forze avanzanti a ovest e si sarebbe quindi schierato a difesa appoggiandosi alle posizioni di Mue la de Sarriòn, vertice Salada, alture ovest di Villaz de Arzobispo; il «Destacamento de Enlance » avrebbe avanzato lungo la direttrice Segorbe-Liria-ChesteLlombay e presidiato quindi la fronte tra Alcira e Sueca; il corpo d'esercito di Galizia avrebbe avanzato con una divisione per Sagunto su Valencia fino a raggiungere l'allineamento El Grao-Alboraya-Burjasot e con il re s to de lle forze lungo la direttrice Segart-Bétera-PaternaTorrente-Catarroja pe r avvolgere Valencia da sud 19_


Schizzo n. 21 BATTAGLIA DEL LEVANTE: OPERAZIONI DEL LUGLIO 1938 (II PERIODO)


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5.

Il 30 giugno il comando del CTV prevedeva che l'avversario desse per scontata la ripresa dell 'offensiva dei nazionali su Valencia e avesse in animo <li opporvisi difendendosi sulla fronte Teruel-mare e controffensivamente sull'Ebro con il V e XV corpo d'esercito (XVa e XX a brigata) che non avevano partecipato alle operazioni su Tremp 20_ Valutava che nel suo settore d'azione delle forze complessive 2 1 sarebbero state in linea almeno 5 brigate con non meno di 20 battaglioni, per un totale di oltre 10.000 uomini e in riserva altre 2 brigate con 8 battaglioni, per un totale di altri 4000 uomini. Da informazioni successive, raccolte nei primi giorni <li luglio, il comando del CTV veniva a conoscenza di una situazione dell'avversar io che comprendeva nel suo settore di azione, da nord a sud, in linea: la XLIIIa e la LXP brigata della 63a divisione (di efficienza operativa ridotta); la cxx~JI fl, CX.X VII a e CXC\l I a brigata della 28 a divisio11e (di discreta efficienza operativa), delle quali la CXX vna in linea dal 25 giugno dopo essere stata rimessa in sesto in seguito alle gravi perdite subite nel maggio; la XLVI a brigata della 29 a divisione (<li modesta efficienza operativa), tornata in linea da q1,1alche giorno, dopo aver parzialmente ripianato le elevate perdite subite nei combattimenli dei giorno precedenti. Le forze in riserva nel settore erano: la LXIVa brigata della 39a divisione (efficienza ridotta); la 66a divisione dislocata peraltro nel settore del Turia; la CCXIVa brigata, ritirata dalla linea a fine giugno, con 2 battaglioni ancora in linea il 5 luglio e con gli altri in riserva, nella zona di Casas Altas; la CCXIX a brigata, anche questa con 2 battaglioni in linea e 2 in riserva. nella zona di Ademuz. Erano state accertate 3 batterie attive e 5 postazioni non occupate per altrettante batterie e la presenza di 12 carri armati nella zona di Sarriòn. Il comando del CTV giudicava «scadente» la fanteria repubblicana, anche se capace di resistere con bravura e tenacia fino a quando non minacciata da presso dal pericolo di essere catturata, incline in questo caso ad abbandonare le posizioni e a ripiegare per la diffusa convinzione che la cattura equivalesse alla fucilazione a opera d e i nazionali. Per lo stesso motivo i suoi contrattacchi e contrassalti, sferrati anche di notte, erano piuttosto «fiacchi» ed espressi soprattutto con il fuoco, quasi mai spinti a fondo fino al corpo a corpo. Risultava migliorato, rispetto al 1937, l'impiego dell'artiglieria, ora in grado di intervenire per concentramenti potenti di grande giustezza di tiro, ma limitati di numero, durata e intensità a causa della scarsità delle boe-


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LA PARTECIPAZIO NE ITALIANA ALLA GUERRA CJVJI.E SPAGNOLA (1936 - 1939)

che da fuoco, che induceva altresì a schieramenti arretrati, preferendo i repubblicani non esporre pezzi e munizioni alla cattura stanti le modeste quantità disponibili. Essi continuavano a impiegare i carri armati in formazioni «ridottissime», a cavallo dell e rotabili, con compito prevalente di sostegno delle fanterie, quasi mai in compiti di manovra. Quanto all'aviazione, attivissima anche nella prima fase dell'offensiva dei nazionali su Valencia, intervenendo specialmente sugli abitati delle retrovie e sulle autocolonne in movimento o in sosta, era solita bombardare gli obiettivi con formazioni di I 0-15 velivoli. Meno frequenti erano state fino ad allora missioni di attacco al suolo. La gran parte delle fortificazioni rilevata nel settore di azione del CTV era di natura campale, ma vi si incontravano anche opere in calcestruzzo. Sulla linea di contatto iniziale, il CTV avrebbe dovuto aver ragione della robusta ed estesa fortificazione campale, quasi continua, che copriva la fronte Javalambre-Mora del Rubielos, particolarmente gravitante a sbarramento delle vie di comunicazioni, special1ne nte de lla rota bn.e Tcr~i cJ-S agunto, h.111ga la qua le ld f ortificazione.

risultava estesa in profondità. Nella zona Javalambre-Muela esistevano trincee in scavo, con parapetti di sacchetti di terra o di pietre, peraltro non prote lte da r e ticolati; nei tratto Muela-Valbona la prima linea di trincee era discontinua, ma in più punti su 2 ordini , e correva dai 500 ai 1500 metri di distanza dalle posizioni avanzate raggiunte dai nazionali; anch e in ·tal e tratto le trincee erano in scavo, con parapetti di sacchetti di terra e di pietrame, senza la protezione di reticolati, ad eccezione di quelle della zona di Muela, dove da più giorni era in corso la posa del reticolato. Sulla rotabile per Sagunto, oltre la prima linea, erano in allestimento lavori di rafforzamento di vecchie fortificazioni campali e permanenti nella zona di Sarriòn. In corrispondenza del rio Valbona-Mora de Rubielos le linee fortificate erano due: quella di contatto e un'altra che correva sulle alture a est del Mora. Ope re permanenti in profondità e rano quelle della linea del Palancia, già di per sé naturalmente molto forte, e trinceramenti blindati esistevano anche al di là del fiume, sugli speroni e sulle creste. Ridotti in cemento sormontati da cumuli di terra e di pietrame, rifugi protetti a tergo delle posizioni fortificate avanzate, lavori in scavo coprivano qua e là l 'intero settore d'azione del CTV. Il CTV disponeva nel complesso di molte informazioni sulla situazione delle forze nemiche dirimpettaie e fu perciò in grado di elaborare un piano operativo non soggetto a grandi sorprese a opera del nemico. Le copiose informazioni accertate, sia dall'aviazione legiona-


CAP. XXII - IL CTV NELLA SECONDA PARTE DELL'OFFENSIVA SU VALENCIA

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ria, sia dalle altre fonti informative, numerose e bene organizzate dall'apposito organo del comando del CTV, instancabile nel suo lavoro di ricerca, raccolta, valutazione, consentirono a Berti e al suo stato maggiore di ideare e organizzare una manovra senza illusioni circa la sua difficoltà e asprezza, determinate, oltre che dal terreno, come ora vedremo, anche dalla consistenza, dallo schieramento e dalla fortificazione del nemico.

6. La zona d'interesse del CTV era compresa tra il Mijares a nord, l'arco formato dal Gabriel-Jucar a ovest e a sud, e il mare (carta n. ). L'orografia è segnata da un sistema di catene che, di ramantesi dal massiccio centrale dei monti Universali, con andamento generale nordovest. suù-est, giunge con le sue propaggini fin quasi ai mare. Tra le

varie catene montuose corrono fiumi e torrenti, dei quali i principali sono il Palancia, il Turia o Guadalaviar, il Magro de Algemesi. Il sistema montuoso degrada, verso i letti dei corsi d'acqua e il mare, in genere dolcemente, anche se non mancano gradini ripidi e bruschi, tipici della formazione prevalentemente tabulare della penisola iberica. Normali alle catene montuose, si staccano, in generale con andamento sud-ovest nord-est, i contrafforti che costituiscono quinte di ostacolo per chi muove dalla conca di Teruel in direzione del mare; di essi i maggiori sono quelli della testata del Palancia e delle sierre del Toro e di Montalgran. La zona può essere divisa in 3 territori distinti: quello montano, quello pedemontano e la fascia costiera. Il primo, fino all'allineamento Barracas-Chelva-Requena, è accidentato, aspro, trarotto, coperto da tratti anche estesi di bosco ceduo e di pini, poco abitato, pressoché incolto, con discrete riserve idriche e con altitudine che raggiunge anche i 2000 metri. Il territorio pedemontano, fino all'allineamento Segorbe-Pedralva-Chiva-confluenza Gabriel-Jucar, accidentato, disagevole, discretamente coltivato, coperto tra Alcoblas e Marines, scarsamente abitato, con risorse idriche limitate; ma dopo un primo tratto si addolcisce, diventa meno faticosamente percorribile, anche se vi si incontrano rilievi di media altitudine e barranchi profondi. La fascia costiera è del tutto piatta, intersecata da numerosi corsi d'acqua naturali e artificiali, fertile, coperta da vegetazione lussureggiante, fittamente abitata, con un tratto di ostacolo al movimento determi-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

nato dall~ risaie a sud di Valeneia, tra la ferrovia e la costa fino allo Jucar. Delle valli, sono di rilievo: l'alta Mijares, la Palancia, la TuriaGuadalaviar. L'alta valle del Mijares include: il corso del rio Las Paraisos - da Paraisos Bajo alla confluenza con il Valbona - con letto piatto e ghiaioso, largo 15-20 m, parzialmente coperto dall'acqua, facilmente guadabile. Il Mijares che dà il nome alla valle, dalla confluenza con il Valbona fino a Olba ha un letto ghiaioso largo 15-20 m, con poca acqua, con sponde alte e rocciose, di difficile percorribilità in corrispondenza dei frequenti tratti rocciosi. La valle del Palancia è fiancheggiata da rilievi di media e bassa quota, intensamente coltivata (uliveti, vigneti, orti), popolata, ricca di risorse idriche; oltre Algar si allarga e il fiume, nella stagione estiva, ha portata modesta ed è guadabile ovunque; le sponde sono quasi dappertutto dolci, meno nel trallo tra Begis e Teresa dove esistono difficoltà di transito. La valle Turia-Guadalaviar, nel tratto fino a Benagéver è dominata da rilievi di difficiie accesso e pen.:urribilità; nd tratto <la Bcnagéver a Peàralba si allarga progressivamente, ma resta dominata a distanza da rilievi di media quota e di difficile accesso; a Pedralba sbocca nella piana di Valcncia. Il Turia ha scarsa portata nella stagione estiva e, a valle di Chulilla, è guadabile in più tratti e le sue sponde sono con pendenza dolce. Le vie di comunicazione, ·con andamento prevalentemente parallelo a quello delle valli - 11ord-ovest sud-est - sboccano e si raccordano nella piana di Valencia (rotabile del Palancia su Sagunto e rotabile del Turfa su Pedralba). Nel territorio montuoso l'unica strada di arroccamento è la Fuente de Moya-S. Cruz d e Moya-Torrijas-Albentosa-R11hielos de Mol a che si allaccia, nei pressi di Cancte, alla strada di Cuenca. L'altra strada di arroccamento, molto distante dalla prima, è la Requena-Casinos-Viver, mentre nella parte pianeggiante della zona gli arroccamenti paralleli ai primi due sono numerosi e agevoli, tra i quali il maggiore, per le località che collega, è la strada ChivaLirìa-Segorbe. Centri e nodi di comunicazioni importanti sono: lungo la direttrice del Palancia, Albentosa, Viver, Segorbe; lungo quella del Turia, Torre Baja, S. Cruz de Maya, Villar del Arzobispo, Lirìa; lungo la direttrice Madrid-Valencia, Utiel, Requena, Chiva. L'offensiva da Teruel su Valencia incontrava: inizialmente una zona di ostacolo aspra, segnata dalle direttrici del Palancia e del Turia, quasi parallele, non cooperanti e raccordate da due soli arroccamenti; una zona intermedia di minore ostacolo, ma che non facilitava le manovre intersettoriali; una zona pianeggiante che favoriva l'offensi-


CAP. XXll - IL CTV NELLA SECONDA PARTE DELL'OFFENSIVA SU VALENCIA

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va alla quale apriva numerose prospettive di manovra. La difesa, per contro, trovava il terreno ideale nelle prime due zone, mentre nella terza entrava in crisi perché costretta a impiegare forze numerose e consistenti e con alta capacità di reazione manovrata.

7. Delle due masse deìla ripresa deil'offensiva su Valencia - una agente da nord e l'altra da nord-ovest - il CTV faceva parte della seconda, congiuntamente al corpo d'esercito del Turia (Solchaga), con obiettivo iniziale Albentosa. Esso avrebbe operato tra il corpo d'esercì lo di Castiglia (82 a divisione), con limite di settore l'allineamento rio Valbona-rio Mijares, e il corpo d'esercito del Turia (12 3 divisione), con limite di settore l'allineamento Masia de don Pedro-camino Je la Loma-y_. ì103-bivio a nord di El Campillo-El Canuclo-camino a sud-ovest di Mas Blanco-Corrales del Guido (località assegnata al corpo d'esercito del Turia). Berti diramò l'ordine di operazione n. 55 riguardante l'offensiva su Valencia il 9 luglio (Doc. n. 46); era suo intendimento: «tendere, mediante doppio avvolgimento per le ali e per l'alto, al nodo di Albentosa ed eventualmente procedere oltre, verso la sella di Barracas, agendo in stretta cooperazione sulla destra con il corpo d'esercito di Solchaga; guardarsi a sinistra dalle eventuali reazioni partenti dalla sacca sul fianco del dispositivo». La preoccupazione maggiore di Berti erano, dunque, i fianchi ed è per questo che chiese ed ottenne dal comando di Dàvila che venissero aumentate le forze da destinare alla protezione del fianco sinistro ed espresse il desiderio che l'avanzata dei due corpi d'esercito agenti l'uno da nord e l'altro da est fosse simultanea. La protezione del fianco destro sarebbe stata garantita con uno stretto coordinamento con la grande unità laterale di sinistra (12 a divisione) del corpo d'esercito del Turia; quella del fianco sinistro - per la quale il comando del CTV allegò all'ordine di operazione un documento specifico, tanta fu l'attenzione dedicata alla questione - avrebbe dovuto essere garantita in proprio, operando la grande unità (82 a divisione) dell'ala destra del corpo d'esercito di Galizia a troppa distanza dal fianco sinistro del dispositivo del CTV. Avrebbero agito (Schizzo n. 22) in 1 a schiera: sulla sinistra, la «Littorio» 22, rinforzata da un battaglione carri armati - lungo la direttrice Masia dei Cucalòn-Corral del Campillo-Las Tablas-Colarizo-


Schizzo n. 22 PROGETTO DI · MANOVRA PER L'OFFENSIVA SU VALENCIA

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Zapata, con obiettivo di attacco i bivi a nord-est di Albentosa e con obiettivo eventuale la sella di Barracas; sulla destra, la «F.N.-XXIII marzo» 23, lungo la direttrice Masia de Las Fuentes-curva chiusa di q. 1120 (un chilometro circa a ovest di S. Cristobal)-q. 1091-La TejiesaEl Sabinar, con obiettivo di attacco il bivio a ovest di Albentosa (per Manzanera) e l'abitato e con obiettivo eventuale la sella di Barracas, avanzando e operando costantemente in collegamento con la 12 a divisione del corpo d'esercito del Turia e saldando l'azione di questa con la propria verso Coralles del Gaito a obiettivo d'attacco raggiunto; il «raggruppamento carristi» 24 (meno un battaglione carri) si sarebbe tenuto in misura di agire a cavallo della rotabile di Sagunto, lungo la direzione Sarriòn-Albentosa. In 2a schiera: la «Sa divisione di Navarra» - rinforzata da 2 squadroni di cavalleria - avrebbe inizialmente mantenuto fino a nuovo ordine le posizioni della linea di contatto con 2 raggruppamenti di forze, spingendo appena possibile, al seguito del «raggruppamento carristi», per il rastrellamento, unità organiche e si sarebbe tenuto in grado, con aitri 2 raggruppamenti e con i 2 squadroni di cavalleria, di attuare la protezione del fianco sinistro del dispositivo del CTV; la brigata mista «Frecce Azzurre » 2s, inizialmente raccolta nella zona a nord del Km 21, avrebbe avanzato, su ordine, lungo l'ala destra del CTV. A Berti sembrava probabile che l'avversario, in forza o per gruppi isolati, avrebbe cercato di aprirsi passaggi dalla sacca verso sud o verso ovest. Era vero che il corpo d'esercito di Varela avrebbe fissato energicamente, in un primo tempo, le forze della sacca e avrebbe quindi avanzato su Mora de Rubielos e Rubielos de Mora e da qui verso l'alto Mijares, ma Berti ritenne di doversi garantire in proprio e da vicino: facendo gravitare il fuoco dell'artiglieria nei settori d'azione della «Littorio» e della « 5 a» e 2 squadroni di cavalleria, a quest'ultima temporaneamente assegnati, con il compito prioritario della sicurezza, orientando l'aviazione a una costante esplorazione e ricognizione e tenendola in misura di prontamente intervenire, al profilarsi di una minaccia, con velivoli da bombardamento e d'assalto. La «Littorio» avrebbe spinto l'esplorazione sino a Valbona, si sarebbe impadronita sulla destra del corso d'acqua di posizioni idonee alla difesa, avrebbe assunto e sarebbe avanzata con un dispositivo molto profondo. I 2 raggruppamenti della «Sa», con i 2 squadroni di cavalleria, avrebbero spinto l'esplorazione a largo raggio oltre il Valbona, si sarebbero mantenuti in stretto collegamento con la «Littorio» per disimpegnarne via via le forze dai compiti della sicurezza e del rastrellamento, avrebbero occupato progressivamente posizioni na-


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turalmente forti e i ponti della rotabile per Mora de Rubielos e per Rubielos de Mora e, nella zona di La Hoya, avrebbero infine preso contatto materiale con le unità della «Lillorio ». La protezione del fianco sinistro avrebbe perciò comportato in pratica una piccola manovra quasi a sé stante, ancorché strettamente coordinata nel quadro della più ampia manovra dell'intero CTV. Al concorso di fuoco avrebbero provveduto l'artiglieria massa di manovra del CTV e l'aviazione legionaria. L'artiglieria avrebbe potuto contare sul raggruppamento piccoli calibri, sul raggruppamento medi calibri e sul raggruppamento controaerei (2 batterie da 75 C.K. e da 75/46 e 3 batterie da 20 mm). L'artiglieria avrebbe sviluppato la preparazione contando su 135 pezzi di piccolo calibro, compresi quelli delle artiglierie divisionali, e su 72 pezzi di medio calibro, tendendo a far sì che essa fosse il più breve possibile. Alla controbatteria il comando dell'artiglieria del CTV destinò in particolare 2 gruppi da 105/28 e 2 da 100/17, mentre al resto delle artiglierie assegnò lo sviluppo di tutte le altre azioni, peculiar mente dell'appoggio, della iuter<lizione e <lella

protezione (Doc. o. 47). L'aviazione avrebbe esplorato costantemente il quadrilatero Nules-Chiva-Salvacaii.ete-Mora de Rubielos - in particolare la rotabile di Sagunto e quelle adducenti da est e da nord ad Albentosa e a Viver - e avrebbe assicurato la protezione del cielo tra il parallelo di Teruel e la linea di contatto; sarebbe intervenuta fin dalla preparazione con bombardanìenti e con attacchi al suolo da bassa quota; avrebbe destinato alcu.c:ii velivoli, previ accordi con il comando artiglieria del CTV, all'osservazione del tiro terrestre. Ai lavori di viabilità avrebbe provveduto il genio del CTV che, tra l'altro, avrebbe impiantato un posto distribuzione dei materiali nei pressi della stazione ferroviaria di Teruel, posto che, appena possibile, sarebbe stato spostato nella zona di Albentosa. Presso il posto di distribuzione dei materiali e degli attrezzi da lavoro sarebbe stato disponibile anche il materiale regolamentare spagnolo da 1O t e 100 metri da 15 t per il gittamento di un ponte da 150 m. Le reti radiofoniche e telefoniche avrebbero fatto capo al comando del CTV nella zona di Cella e al comando tattico, che si sarebbe insediato in S. Barbara (q. 132), a nord di Puebla de Valverde. Il settore di azione del CTV era ampio circa 10 chilometri e l'obiettivo d'attacco della «Littorio» era ubicato a circa 20 chilometri di distanza in linea d'aria dalla base di partenza, mentre quello della «F.N.-XXIII marzo» a circa 13-14 chilometri. La base di partenza di quest'ultima divisione risultava piuttosto infelice, ubicata com'era al vertice dell'ampio saliente nemico. Berti avrebbe voluto rettificarla


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mediante azioni preliminari locali, ma il comando dell'esercito del nord non lo consentì per non fornire ai repubblicani indizi sicuri sui settori in cui si sarebbe sviluppala l'offensiva. Il pericolo che si verificasse uno sfasamento tra l'avanzata della «Littorio » e della «F.N.-XXIII marzo» non sfuggì a l comando del CTV, ma non vi fu modo di prevenirlo. Lo schieramento delle artiglierie avrebbe trovato il terreno favorevole nella zona centrale del settore di azione - pianeggiante a cavallo della rotabile per Sagunto e collinoso ai lati, sia a sinistra verso il Valbona che a destra, al di là della ferrovia, verso Creventada - ma l'intero settore di azione era dominato da posizioni laterali fuori settore e non raggiungibili dalle traiettorie delle gittate disponibili. Il comandante dell'artiglieria del CTV schierò le bocche da fuoco con gittata maggiore al centro del dispositivo, in modo di poter intervenire a favore di entrambe le divisioni in 1 a schiera e assegnò alle artiglierie divisionali, nei limiti delle loro possibilità, il compito di battere, ciascuna sulla propria ala esterna, le posizioni nemiche laterali fuori dal settore. Egli puntò in pratica sulìa manovra dclìc traiettorie nel s enso dclìa fronte, consape-

vo le che lo schieramento realizzabile non avrebbe consentito la neutralizzazione degli obiettivi fuori settore e che le artiglierie divisionali non sarebbero bastate a soddisfare per intero la particolare esigenza, a causa delle corte gittate e dell'insufficiente numero di bocche da fuoco. Degli obiettivi accertati, in pratica pochi, e di quelli presunti , Manca ne scelse 15 da battere durante la preparazione con 3 magli di fuoco: - uno costituito dal IV/65, VIII/100, Xl/75, IV/149, III/65; uno dal 111/75, IX/100, 1/105, III/105; uno dal 1/65, II/65, III/100, II/149, I/100 - in grado di erogare, ogni 3 minuti, 1000 proietti2 6 •

8. Nei giorni precedenti l'entrata in linea del CTV, le forze nazionali avevano continuato ad avanzare e a cogliere successi locali che avevano consentito loro di migliorare sensibilmente la loro situazione tattica 27 . a) Le operazioni del CTV dal 13 al 16 luglio

Il CTV muove all'offensiva il mattino del 13 luglio. AUe 5,30 iniziano i tiri di aggiustamento de ll'artiglieria che durano tre quarti d'ora e, dopo un quarto d'ora d'intervallo, comincia l'azione di preparazio-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

ne, della durata complessiva di un'ora: dalle 6,30 alle 7 fuoco dell'artiglieria, dalle 7 alle 7,30 fuoco dell'aviazione che bombarda, tra l'altro, l'abitato di Sarriòn. All'osservatorio di S. Barbara sono presenti i generali Berti, Manca e Dàvila che segue per qualche tempo la manovra del CTV. Alle 7,30 inizia il movimento delle fanterie della «Littorio» e della «F.N.-XXIII marzo» dalle basi di partenza tra S. Eulalia e Valbona. Entrambe le divisioni sono articolate in 2 colonne di attacco e una riserva. Della «Littorio»: la colonna di sinistra, dopo aver scavalcato le forze nazionali in linea, avanza lungo il Valbona; quella di destra, lungo la direzione di Molino. Della «F.N.-XXIII marzo»: la colonna di sinistra muove in avanti lungo l'asse Calera-q. 1091 (a sud di S. Cristobal); quella di destra lungo la direzione Masia de las Fuentes-Loma del Pajaro. La «Littorio» incontra resistenze minori di quelle della «F.N.-XXIII marzo», ostacolata soprattutto dal fuoco proveniente dalle posizioni laterali extra settore non neutralizzabili dall'artiglieria divisionale. Berti intuisce prontamente, anche in seguito aì ripiegamento di aicuni reparti repubbiicani su Sarriòn, quali saranno in questa prima fase i punti nodali della lotta: Molina, Sarriòn, S.Cristobal. Ordina perciò al «raggruppamento carristi» di avanzare e di effettuare consistenti puntate offensive in direzione di Sarriòn e, alle 10,25, al comandante dell'artiglieria del CTV di porre a disposizione della «Littorio» un raggruppamentp d'artiglieria su 3 gruppi (1 da 75, 1 da 100, 1 da 105) per sostenerne l'avanzata, neutralizzando anche le sorgenti di fuoco _nemiche schierate sul fianco extra settore. Il raggruppamento, a causa del fuoco avversario lungo le strade e delle ridotte prestazioni di a1cune di queste, riesce a prendere posizione solo a sera. La «Littorio » avanza lentamente, cattura alcuni prigionieri, rastrella il terreno conquistato impiegando i carri armati avuti in rinforzo, raggiunge il costone del Mulino, lo supera, alle 12.30 attacca Colarigo dopo che, in cooperazione con il «raggruppamento carristi», ha raggiunto la periferia di Sarriòn, mentre con altra aliquota delle sue forze attacca e conquìsta le quote 988 e 984 a nord di Mulino. A sostenerne l'avanzata interviene l'aviazione legionaria, che batte il fondo della Valbona e le posizioni a ovest di Sarriòn. La colonna di destra è fatta segno a bombardamenti e spezzonamenti da parte dell'aviazione repubblicana che non ne interrompono il movimento se non per brevissimo tempo e le recano danni trascurabili. Nel pomeriggio, all'altezza di Tejesa, la colonna di sinistra viene investita da un nutrito fuoco di armi automatiche e di fucileria di forze nemiche che, superato il Valbona, si sono schierate sul fianco sinistro del dispositi-


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vo. La «sa divisione di Navarra» non è in grado di rinforzare la protezione e Berti ordina alla «Littorio» di cederle in rinforzo il battaglìone mitraglieri organico. Frattanto il comandante della «Littorio» spinge, d'iniziativa, un suo reparto celere di formazione, comprendente anche una batteria controcarri da 37, su Montblanque, da dove il reparto occupa, dopo le 17, il costone del cimitero di Sarriòn che scende sull'abitato, di fronte al quale è fermo dalla tarda mattina il «raggruppamento carristi » arrestato dal fuoco dei carri armati nemici. Una manovra combinata della «Littorio» e del «raggruppamento carristi», tempestivamente concordata tra il gen. Bergonzoli e il col. Babini, sblocca la situazione e alle 21,30 Sarriòn viene conquistata. Subito dopo Berti dispone l'assegnazione temporanea del «raggruppamento carristi» alla «Littorio» per l'impiego all'ala destra del dispositivo divisionale. La «F.N.-XXIII marzo», che nella sua avanzata incontra una costante resistenza dura e tenace, si arresta davanti alle posizioni di Masia dc las Fuentes.Con la colonna di sinistra, 1nentr la .::olonna <li <lcstra, sostenuta dal fuoco de ll'artiglieria del CTV particolarmente intenso sullo sperone di S. Cr istobal e le posizioni a ovest di quest'ultima località, oltrepassa verso le 17 la q. 1294, che avrebbe dovuto essere attaccata fin dal mattino dalla « 12 a divisione » nazionale, a sera raggiunge la strada campestre Muela de Sarriòn-Sarriòn. La «s a di Navarra », rinforzata dal battaglione mitraglieri della «Littorio», riesce nel pomeriggio a stendere un robusto fianco difensivo sulla sinistra del dispositivo del CTV, lungo la riva occidentale del Valbona, e a mantenersi a stretto contatto con la «Littorio» e la «F.N.-XXIII marzo ». La «Sa» è così in grado di dare protezione anche al fianco destro della «Littorio», rimasto scoperto a causa della mancata avanzata della colonna di sinistra della« F.N.-XXIII marzo » che, a sera, dista ancora più di 3 chilometri da S. Cris tobaL È durante la notte sul 14 che l'avversario reagisce in forze con numerosi contrattacchi, peraltro condotti con grande volume di fuoco ma con modeste fanterie, particolarmente violenti sulla fronte della «Littorio», diretti evidentemente alla riconquista di Sarriòn. Si accendono anche numerosi combattimenti locali sulla fronte della colonna di sinistra della «F.N.-XXIII marzo » ferma in corrispondenza delle posizioni nemiche di Masia de las Fuentes. Tutti i contrattacchi vengono respinti. Verso le posizioni di Masia de las Fuentes rifluiscono unità avversarie sbandate, provenienti da Sarriòn, che vengono intercettate da pattuglie delle «F.N.-XXIII marzo » e si arrendono o fuggono verso sud.


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Alle ore 4 del giorno 14 il comando Del CTV emana l'ordine di operazione n. 56 (Doc. n. 48), che dispone la ripresa dell'avanzata per il mattino successivo. La «Littorio», meno il battaglione mitraglieri e con in più il «raggruppamento carristi » e il raggruppamento di artiglieria su 3 gruppi dell'artiglieria del CTV, deve mantenere la fronte tra il Valbona e Sarriòn, interdire la strada per Mora de Rubielos, avanzare, con inizio del movime nto dalle 9,30, per aggirare da est e da sud le posizioni nemiche di S. Cristobal; la «F.N.-XXIII marzo » deve riprendere alle ore 8 l'attacco contro le posizioni di Masia de las Fuentes con la colonna di sinistra in direzione di Loma del Pajaro-q. 1091 (600 m circa a sud di Pozo); la «Sa di Navarra », rinforzata dal battaglione mitraglieri della «Littorio» e dai 2 squadroni di cavalleria, deve impiegare 3 raggruppamenti e il battaglione mitraglieri per la protezione del fianco sinistro del dispositivo del CTV lungo il Valbona, tenendo in secondo scaglione almeno 2 battaglioni, e 1 raggruppamento per il mantenimento delle posizioni e l'avanzata sul terreno compreso tra le due ferrovie e la rolabiìe per Sagunto; la «Frecce Azzurre», che durante la notte si era portata ad occidente di Valbona, tra Mas del Seriore e Mas de Gaito, deve raccogliersi nella zona di Masi a del Cucalòn-rio Tejera. La « 12 a divisione », del corpo d'esercito del Tuda, sarebbe il mattino del 14 passata all'attaccò con obiettivo la fronte Mas de Selona-alture sud del Pajaro. L'aviazione, fermi i compiti_generali dell'ordine di operazione n. 55, avrebbe bombardato alle 8 La Cruz, alle 9, 10 S. Cristobal, alle 10 Albentosa e, ~u richiesta, altre località. L'ordine di operazione n . 56 tende soprattutto a eliminare la sfasatura determinatasi il giorno precedente tra le due divisioni in 1 a schiera e a battere le forze nemiche delle posizioni di S .Cristobal, vero scoglio di separazione tra !e due grandi unità in 1 a schiera. Il secondo compito è affidato alla «Littorio», il cui comandante lo ritiene molto oneroso, abbisognevole di accurata preparazione e organizzazione, anche perché risulta che il nemico presidi le posizioni con forze fresche, che si avvalgono di una fortificazione campale molto progredita. A giudizio di Bergonzoli, l'azione, che richiede fin dall'inizio lo schieramento in primo scaglione anche del terzo reggimento, lasciandolo privo di una riserva, non può essere iniziata alle 9,30, ma solo nel pomeriggio. Così viene deciso, e alle 13,45 il comando del CTV chiede a quello della «Littorio» se l'inizio può essere stabilito per le ore 14,30. Bergonzoli risponde positivamente. La mattina del 14 è la sola «F.N.-XXIII marzo » che alle 9 muove all'attacco, occupa Loma del Pajaro e la q. 1091 dove, per errore, subisce un bombardamento da parte della sua artiglieria divisionale.


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Occupa successivamente Gonzales e C. de Carlos e giunge fino a tagliare la rotabile Manzanera-Albentosa. A sera la «F.N.-XXIII marzo», grazie anche all'occupazione delle posizioni da parte della «Littorio», avvenuta nel pomeriggio, si porta avanti e schiera un reggimento nella zona di q. 1031, uno in quella di Mas de Canejos e il terzo nella zona di Conzalbiz, dove, in località Intebradas, si schiera anche il comando della divisione. La «Littorio» inizia l'attacco alle ore 15, dopo la preparazione di artiglieria durata mezz'ora. Il 3° reggimento, preceduto dal II battaglione carri, risale il costone di S. Cristobal e, con azione combinala e manovrata fanteria-carri, cade sul fianco delle difese e alle 16,45 raggiunge la vetta del S. Cristobal e, a est, il costone del Corral, mettendo in fuga l'avversario e catturando prigionieri. Subito dopo Bergonzoli lancia in profondità il reparto celere di formazione, lungo la rotabile Sarriòn-Albentosa, e alle 17 fa muovere anche gli altri 2 reggimenti, fino ad allora presidianti le posizioni iniziali, che superano la strada M:ora-Albentosa e raggiangonc, le pendici occidentali di Colarizo, la strada per Mora de Rubielos (1 ° reggimento) e Molinoq. 929-Collado (2° reggimento). Il reparto celere, arrestato inizialmente a un chiiometro circa oltre Sarriòn dal fuoco delle mitragliatrici e dei cannoni dei carri nemici e, in più, raggiunto per errore da tiri corti dell'artiglieria divisionale, che producono alcuni feriti, compie un nuovo balzo in avanti lungo la rotabile per Sagunto e viene quindi raggiunto e scavalcato da una compagnia carri del «raggruppamento carristi» che, nel frattempo, schiera il suo grosso nella zona del barranco a sud di Sarriòn. La «sa di Navarra» riesce a saldarsi nella giornata con la «Littorio» ed estende la protezione del fianco sinistro del CTV dal Valbona alla rotabile di Mora de Rubielos, sbarrando le provenienze da nord. Dalle 18,30 sono presso il comando del CTV in S. Barbara i generali Franco e Dàvila che hanno modo di constatare, compiacendosene con Berti, il completo superamento della difficile e pericolosa situazione determinatasi nella giornata del 13 sulla fronte del CTV. La sera del 14 il CTV è penetrato per un'ampiezza di 12-13 chilometri e per una profondità di 8 e si attesta lungo l'allineamento (schizzo n. 21 ), con andamento regolare, senza salienti e rientranti pronunziati, q. 900 di Colarizo-q. 929 di Las Tablas-C.de Carlos-q. 1059 a nord-est di Manzanera-i I monte Humbria a sud-est di Manzanera. Le operazioni dei giorni 13 e 14 si sviluppano con il favore delle condizioni meteorologiche: cielo sereno, temperatura elevata ma non soffocante, assenza di venti. Esse peraltro hanno risentito notevolmen-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CJVTLE SPAGNOLA (1936 - 1939)

te: il giorno 13, della inattività sulla sinistra del corpo d'esercito di Galizia e della modesta avanzata, sulla destra, della «12a» divisione del corpo d'esercito del Turia a causa della notevole resistenza avversaria che non le ha consentito di progredire, alla sera del 14, oltre l'allineamento Masia de Olmo-q. 1248-q. 1224-q. 1228, con le punte avanzate sulle pendici sud di Loma del Pajaro; il giorno 14, del persistere della sostanziale inallività sulla sinistra del corpo d'esercito di Galizia. Elementi principali del successo: estensione immediata, il giorno 13, del settore di investimento verso il basso, sulla strada di Sarriòn, disposta da Berti; valida resistenza durante la notte sul 14 alle reazioni nemiche; il deciso attacco, nel pomeriggio del 14, sferrato dalla «Littorio» contro S. Cristobal; la spedita avanzata, nel giorno 14, del corpo d'esercito del Turia che, attraversato l'Albentosa a sud ovest di Manzanera, conquista la q. 1059 a nord-est di quest'ultima località; la stretta e costante cooperazione fanterie-carri e l'impiego audace dei reparti celeri di formazione e delle unità carri armati. Nel pomeriggio cleì 14 iì manico, in st:guitu all'atta i.:i.:o <lel1 a «Lit-

torio» al costone sud di S. Cristobal, ripiega proteggendosi con l'aviazione che spezzona e mitraglia da bassa quota le unità del CTV, specialmente quelle della «Littorio», e sferrando un debole contrattacco nella zona di Latòn. Nel proseguire la sua avanzata la «Littorio» chiede un'ulteriore protezione del fianco sinis_tro subito accordatale dalla «sa di Navarra» che, svelte forze dalle posizioni presidiate, le schiera più avanti, in modo parti_colare a sbarramento della provenienza da Mora. La «Littorio» è tutta in linea e non ha più la riserva. Berti le mette a disposizione la· «Frecce Azzurre», senza spostarla dalla dislocazione che ha. Assicurati il collegamento tra le 2 divisioni in 1 a schiera e la protezione del fianco sinistro sul Valbona fino alla rotabile di Mora di Rubielos, Berti, con fonogramma n. 2114 delle ore 0,30 del giorno 15 28, ordina che si prosegua per il raggiungimento degli obiettivi fissati nell'ordine di operazione n. 56. Durante la notte, frattanto, il «raggruppamento carristi », meno l'aliquota in rinforzo della «Littorio», e le artiglierie del CTV già decentrate tornano alle dipendenze dirette rispettivamente del comando del CTV e del comando dell'artiglieria. Il «raggruppamento carristi» si raccoglie nella zona di La Cruz. Alle 6 Berti convoca presso l'osservatorio Manca di Mores ed esamina con lui la situazione e l'attività operativa da sviluppare. IJ mattino del 15 il cielo, che dal t O luglio è sempre sereno, si copre per rasserenarsi solo a sera, dopo un violento temporale meridiano, con pioggia e grandine copiose, che non fa abbassare l'elevata temperatura che, anzi, dopo il temporale, diventa per alcune ore soffo-


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cante. Nelle prime ore del mattino la ricognizione aerea dà notizia di inlensi movimenti di aulomezzi da Segorbe a Barracas, di altri movimenti di deflusso da Albentosa a Barracas, mentre non rileva movimenti da Mora de Rubielos a Rubielos de Mora. Berti dispone che vengano bombardate Segorbe e Barracas. Verso le 10,30 evasi e prigionieri nemici riferiscono che le unità repubblicane che fronteggiano la« 15a nazionale» del corpo d'esercito del Turia hanno ricevuto l'ordine di ripiegare. Il che si arguisce anche dalla scarsa reazione terrestre - modesti tiri di fucileria e di artiglieria - e controaerei (assenza) con ìa quale l'avversario fronteggia le unità del CTV. Del nemico si hanno notizie sempre più particolareggiate: i ponti sull' Albentosa sono tutti distrutti; la fronte è sempre tenuta dal XIII corpo d'esercito che viene rinforzato da reparti del corpo d'esercito di manovra «B» destinato a sostituire il primo; la linea del Palancia, dove esiste larga fortificazione semipermanente, viene rinforzata e potenziata. Si tratta di riuscire nella giornata a scardinare del tutto il sistema fortificato Saffiòn-Albentosa: un operazione che non si presenta faciìe, sia per

la robustezza del sistema stesso, fortificato a regola d'arte, sia per la presenza di forze consistenti sulla sponda orientale dell'Albentosa. A tale fine diventa irrinunciabile la stretta cooperazione della « 12 a» divisione del corpo d'esercito del Turia. Alle 6 del mattino, mentre è in corso il colloquio Berti-Manca di Mores per esaminare il nuovo ordinamento tattico e schieramento delle artiglierie del CTV, la formazione celere della «Littorio» effettua la progeltala puntata su Masia de Al ben tosa, dove il nemico è ancora presenle con forze notevoli sul ciglio orientale del rio, e alle 7 occupa Eslaciòn. Alla stessa ora, la «F.N .-XIII marzo»: con la colonna di destra è alla Tejera, dove si collega con il corpo d'esercito del Turia; con la colonna di sinistra, alquanlo arretrata, è sulle pendici nord-est di Conzalbes. Esiste perciò tra le 2 divisioni in la schiera un largo rientrante in corrispondenza della zona di Alonso, dove resistono farli nuclei nemici. Berti ordina alla «Littorio» di non spingersi oltre l'Albentosa senza suo ordine esplicito, essendo suo intendimento di chiarire la situazione sui fianchi del CTV e di eliminare la sfasatura tra le due colonne avanzate della «F.N.-XXIII marzo». Frattanto, sulla destra, la « 12 a» divisione nazionale oltrepassa l' Albentosa e alle 10,30 si afferma lungo l'allineamento El Rebolloso-Las Lomas e la «3a» divisione nazionale sta avanzando per inserirsi in prima linea tra la « 12 a» e la «F.N.-XXIII marzo». Berti ordina che la «sa di Navarra» si raccolga subito a nord-est di Sarriòn e lasci sul Valbona un solo raggruppamento. Rassicuratosi circa la protezione dei fianchi ed essendosi


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ridotto lo sfasamento tra le due colonne della F.N.-XXlll marzo», ordina alla «Littorio» di passare l'Albentosa e sostituisce, su richiesta, il I battaglione carri in rinforzo della divisione con i I II meno provato dai combattimenti dei giorni precedenti. Nella tarda mattina e nelle prime ore del pomeriggio, si accentua il ripiegamento del nemico da Mora de RubieJos su Rubielos de Mora e oltre, mentre fonti tedesche informano che l'avversario sarebbe in procinto di sferrare un grande contrattacco con il XVI corpo d'esercito. La contromanovra repubblicana viene valutata dal comando del CTV poco probabile e comunque non imminente, trovandosi il XVI corpo d'esercito ancora tra Barracas e Liria e appena all'inizio del suo movimento verso la valle del Turfa. Nelle prime ore del pomeriggio, la «Littorio», dopo mezz'ora di preparazione dell'artiglieria - svolta dai 2 gruppi divisionali rinforzati da 1 da 75, l da 105, 1 da 149 - attacca le posizioni di Albentosa, ma non riesce ad avanzare per l'intensa reazione di fuoco avversaria. Bergonzoli porta in primo scaglione un altro battaglione, allargando così la frunle d 'investimento e, dopo un ·altra mezz'ora di preparazione dell'artiglieria - effettuata con l'ulteriore concorso di un altro gruppo da 105 e di un altro da 149 - rinnova l'attacco che incontra una reazione di fuoco che minaccia di annientare i battaglioni in primo scaglione. Bergonzoli sospende l'attacco e lo rinnova all'imbrunire, ma deve sospenderlo per la terza volta .a causa della reazione delle truppe repubblicane. Il comandante della divisione percepisce che, malgrado tutto, il nemico.intenda prima o poi ripiegare da Albentosa e dispone che le sue unità avanzate mantengano stretto contatto con quelle nemiche in linea ·per evitare che queste si ritirino non incalzate. Al sopravvenire della notte: la «Littorio » con la colonna di sinistra è sul !e posizioni di Fonseca-Colarizo, ha interrotto la strada di Rubielos de Mora, e con la colonna di destra combatte sulle posizioni circostanti Albentosa; la «F.N.-XXIII marzo» occupa lo sperone a sud di Albentosa e si mantiene a stretto contatto con la «3a» nazionale entrata in linea sulla sua destra; la «Sa divisione di Navarra» è nella zona a nord-est di Sarriòn, a eccezione di un raggruppamento schierato sul Valbona; la «Frecce Azzurre» è dislocata a occidente di Valbona, tra Mas del Sefiore e Mas del Gasito. Sulla sinistra del CTV, la «Isa» nazionale è attestata sul rio de Mora e, sulla destra, il corpo d'esercito del Turia raggiunge Fuente del Cego, Loma Quemada, El Navajo. Il comando tattico del CTV si trasferisce da Santa Barbara a Sarriòn. La battaglia di rottura, durata 3 giorni, è conclusa, anche se Albcntosa è ancora nelle mani dei repubblicani che, a sera, danno segni


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di sbandamento e sembrano orientati a ripiegare sulle posizioni a tergo, che offrono loro condizioni di difesa più favorevoli. Il successo del CTV è tale che Berti rivolge un elogio a tutte le unità dipendenti «che hanno gareggiato in capacità, in bravura, in spirito di sacr-ificio, superandosi nella volontà di vittoria» 29. Il CTV ha rotto il sislema difensivo, è penetrato in profondità per circa una quindicina di chilometri, ha catturato oltre 600 prigionieri e armi e materiali vari, ha distrutto 3 carri armati nemici, ha subito perdite complessive, comprese quelle dei nazionali spagnoli operanti nell'ambito del CTV, di circa 1000 uomini tra caduti e feriti. Esso ha raggiunto gli obiettivi della prima fase e cioé è riuscito ad avvolgere la sinistra del nemico e a isolare le truppe repubblicane rimaste a nord del Mijares. Alle ore 1,30 del giorno 16 il comando del CTV emana l'ordine di operazione n. 57 (Doc. n. 49), che prevede il passaggio del CTV in za schiera, previo scavalcamento da parte del corpo d'esercito del Turia che punterà s u Barracas. In particolare: la «Littorio» deve schierarsi sulla Lrunle Zapata-Las Ciochas e ìntercettare le provenienze da Oiba; la «F.N.-XXIII marzo » mantiene le posizioni tra Fuente del Cego e Hoya de Calvo, fronte alla rotabile di Sagunto, e il collegamento con la Littorio« sulle posizioni di Las Clochas; la «5 3 di Navarra» deve raccogliersi in 2 blocchi, ciascuno articolato in 2 raggruppamenti, a est e a ovest dell'Albentosa, fronte alle provenienze da Rubielos de Mora e da Mora de Rubielos, mantenere il collegamento con la «Littorio» sulle posizioni di La Hoya, impiegando il minimo delle forze per la tenuta delle posizioni e mantenendo il grosso alla mano; il «raggruppamento carristi», meno il II battaglione in rinforzo alla «Littorio », deve raccogliersi nelle vicinanze di Mases de Albentosa; la «Frecce Azzurre" deve di s locarsi sulla sinistra dell'Albentosa, tra i due ponti, prendendo posizione sul terreno che meglio la protegga dalle offese aeree, evitando movimenti lungo la rotabile di Sagunto e non oltrepassando il parallelo di El Rebolla; i 2 squadroni di cavalleria restano dislocati, alle dipendenze del comando del CTV, nei pressi della q. 1080; l'artiglieria conserva lo schieramento centrale, in grado di concorrere con le forze che presidiano la fronte; l'aviazione legionaria deve orientare l'esplorazione prevalentemente lungo le rotabili Segorbe-Barracas, Rubielos de Mora-Al ben tosa, Alcublas-Begis El Toro e tenersi in grado d'intervenire tempestivamente con bombardamenti leggeri, spezzonamenti e attacchi al suolo sui concentramenti e movimenti nemici rilevati dalla esplorazione. Notte tempo la situazione si fa diversa da quella ipotizzata subito dopo la mezzanotte del 15. La «Littorio » conquista Albentosa dife-


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sa da forze superiori al battaglione, incalza le unità nemiche che ripiegano sotto la protezione di robuste retroguardie che dispongono di carri armati; alle 6 15 il suo 3° reggimento occupa la stazione di Rubielos de Mora e la sua unità del genio riattiva i passaggi sull'Albentosa per consentire il transito della formazione celere che deve raggiungere e scavalcare il 3° reggimento e puntare in profondità. L'ordine di operazione n. 57 giunge al comando della divisione solo verso le 7,30 del mattino del 16. Bergonzoli è del parere che sia molto vantaggioso proseguire il tallonamento del nemico in ripiegamento, tanto più che la sua divisione è strettamente collegata tatticamente sia sulla sinistra con la «sa di Navarra», sia sulla destra con la «F.N.-XXIII marzo». Berti viene a sapere solo al le 8 che il reparto celere della «Littorio» e già all'allezza di Casa del Chego - 6 chilometri a sud della stazione di Rubielos de Mora -; è a conoscenza che il nemico sta ripiegando su tutta la fronte del CTV, ma teme un nuovo scollamento tra le divisioni in 1 a schiera e ordina perciò alla «Littorio» di: «non spingersi fino a Barracas, arrestarsi ciov'é giunta, rettificare la ìinca raggiunta facendola passare tra Coscoya ed El Colmenar, realizzando in quest'ultima località il contatto tattico con la «F.N.-XXIII 23 marzo». A questa ordina di portarsi in avanti fino all'altezza della «Littorio», alla quale dà in rinforzo due squadroni di cavalleria per irrobustire la formazione celere che giudica _pericolosamente esposta. Bergonzoli resta sorpreso dell'ordine che gli intima l'arresto dell'avanzata, gli pare assurçl.o che non si voglia approfittare della situazione favorevole da lui prodotta e chiede al comando del CTV l'invio di ufficiali di quel comando perché «de visu» possano controllare la validità della sua valutazione. Alle 11,30 gli viene di nuovo ordinato di arrest:-ire l'av:=mzot"'. Obhedi<:re"' m"'lincuorP P ,:,nnotq nPI rli:oirio storico: «obbedisco, ma rappresento che nel colloquio avuto la sera prima con S.E., questo mi aveva lasciato facoltà di proseguire sul quadrivio ad est di Albentosa. Era logico che non avendo ricevuto altri ordini e non avendo incontrato l'avversario nella zona del quadrivio io procedessi per riprendere il contatto, puntando sulla sella di Barracas, obiettivo eventuale assegnato due giorni prima alla divisione. Soggiungo ad ogni modo che il mio movimento non è isolato in quanto: a destra mi trovo a contatto con la "XXIII marzo" e con Solchaga (le cui unità sono quasi alla mia altezza); a sinistra, ho il fianco coperto dagli altri 2 reggimenti (1 ° e 2°) della divisione e della "Sa di Navarra", che stanno avanzando in direzione di S. Agustin» 30. La diversa valutazione della situazione da parte di Berti e di Bergonzoli non dipende tanto dalla diversa «forma mentis» dei due gene1


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rali italiani e dai differenti punti di osservazione del campo di battaglia, quanto forse del fatto che i due comunicano tra loro per interposte persone perché, come al solito, Bergonzoli è in testa al dispositivo, con la formazione celere, ed è perciò privo di mezzi di comunicazione diretta con il comando del CTV. D'altra parte, Berti è ancora scottato dall'esperienza del giorno 13 che intende assolutamente non ripetere. Vero è che i segnali di un ripiegamento del nemico sono evidenti fin dal pomeriggio del 15, ma la certezza di un ripiegamento generale sulla linea arretrata del Palancia, dove stanno affluendo anche le unità della riserva generale repubblicana, è acquisita solo nella tarda mattina del 16. E solo nella tarda mattina si hanno notizie sicure sul frammischiamento delle unità del XIII corpo, che aveva fino ad allora fronteggiato il CTV, con quelle del XVII che abbandonano il saliente di Mora e sullo stato confusionale dei comandi repubblicani. Vi è comunque da parte di Berti un eccesso di prudenza, dovuto .in parte alla presenza accertata di cunsistenli forze repubblicane nella zona di Olba che potrebbero aprirsi il passo verso sud, ma gli ordini dati alla «5 a di Navarra» di mantenere uno stretto contatto con la «Littorio» e di costituire altri sbarramenti delle provenienze da Olba, sarebbero di per sé sufficienti a creare un'adeguata cornice all'avanzata della «Littorio », senza arrivare all'ordine di arresto del movimento. Gli avvenimenti poco dopo danno ragione a Bergonzoli perché alle 11 il comando del CTV apprende che la« 15a,, nazionale del corpo d'esercito di Galizia insegue le colonne nemiche in ripiegamento verso est, occupa Mora de Rubielos e oltrepassa il Mora. A questo punto Berti non può fare a meno di ordinare laripresa dell'avanzata su tutta la fronte, disponendo che: la «Littorio » riprenda dalle 14 il movimento a cavallo della direttrice S. Agustin (località già occt1pata dalla <<Littorio » verso le 11,30)-Pina (paese)-Candiel su Pina; la« F.N .-XXIII marzo» avanzi, a cavallo della strada nazionale, fino a Barracas, mentre anche la «3a» nazionale del corpo d'esercito di Turia continui ad avanzare su El Toro-Bejis-Sacanel. Dalle 14 tutta la fronte del CTV è in movimento e incontra resistenze maggiori nel settore d'azione della «Littorio», minori in quella della «F.N.-XXIII marzo». Il 3° reggimento della «Littorio», inoltre, prima e durante il movimento, è più volte fatto oggetto di spezzonamento e di mitragliamento da parte dell'aviazione repubblicana, mentre il 2° reggimento della divisione, alle 13, subisce per errore un attacco al suolo, che produce perdite, da parte dell'aviazione legionaria. Alle 17, 15 la «Littorio» sopraffà le difese di Pina sostenute anche da carri armati; alle 20,40 la «F .N.-XXIII marzo» avvolge le difese di Barracas e si schiera sulle alture che sono a sud dell'abitato.


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La sera del 16 il CTV è schierato lungo l'allineamento CoscoiaLas Caberas-San Agustin-El Pironero-El Pina-Pina-Barracas-Alcolas e rappresenta il vertice del cuneo penetrato dal giorno 13 per circa 30 chilometri di profondità nel territorio repubblicano. Il comando del CTV, che nei giorni precedenti aveva dato ordine al CCA (centro complementi e addestramento) di trasferire da Valladolid in linea il comando del «reggimento 18 luglio» (II battaglione, sezione da 20 mm, sezione da 37 mm, nucleo radio), facendolo affluire nella zona di Monreal de Campo, dispone che venga spinto in avanti fino a La Puebla de Valverde 3 1• Per evitare, inoltre, le interruzioni dei coilegamenti, verificatesi il giorno 13 e altre volte, tra il comando del CTV e i comandi direttamente dipendenti, Berti interviene con apposito richiamo 32 , responsabilizzando personalmente i capi di stato maggiore delle grandi unità nei riguardi del corretto funzionamento dei col legamenti, spesso mancato per il trasferimento dei comandanti, dei comandi e degli osservatori su località più avanzate prima di allacciarli aìic reti deiie comunicazioni, provocando cosi ritardi pesanti nelio scambio di notizie e nella ricezione degli ordini. I successi perseguiti dal CTV e dai corpi d'esercito nazionali impegnati nella seconda fase dell'offensiva del Levante disorientano i comandi repubblicani che quasi perdono il controllo della situazione. I comandi vengono a sapere della cadutµ di Barracas dalle truppe in fuga. I loro tentativi di parare le minacce non rispondono alle esigenze e spesso risultaiio s.uperati dalla rapidità dell'avanzata dei nazionali e del CTV. La decisione di ripiegare sulla seconda posizione difensiva - Rio Palancìa - vertice Salada è da loro presa sotto l'impressione di una nuova disfalla. Eppure i soldati repubblicani combattono bene e duramente, anche perché suggestionati dalla propaganda che li ha convinti a non cedere perché l'alternativa è la fucilazione da parte dei nazionali. È chiaro comunque che i combattimenti di Sarriòn, di Colarizo, deU'Ermita di San Cristobal, del cocuzzolo di El Camino, di Albentosa, di La Tejera, di Mas Blanc, di Pina sono sostenuti da soldati repubblicani animati da grande volontà combattiva e da notevole capacità operativa, pronti a ripiegare solo per evitare la cattura, ma tenaci nella resistenza fino ai limiti dell'eroismo. b) La sosta operativa dei giorni 17 e 18

La sosta operativa deU e giornate 17 e 18 luglio è determinata dall'attesa che s'inizi e si sviluppi l'operazione predisposta dal comando dell'esercito del nord, alle ali del CTV, per far cadere per manovra


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la posizione difensiva del Palancia, che il CTV deve investire frontalmente. Sosta non vuol certo significare inattività e il tempo viene infatti impiegalo intensamente dalle uniLà per migliorare ed estendere le posizioni conquistate e dai comandi per predisporre la ripresa dell'offensiva, attivando le correnti informative, adattando gli ordinamenti tattici e proponendo ai rispettivi comandi superiori le linee generali delle manovre da compiere. La mattina del giorno 17, un maggiore repubblicano, che è il capo della sezione informazioni del XIII corpo d'esercito, credendo di raggiungere reparti della propria grande unità, viene a trovarsi nel settore della «Littorio», nella zona di Pina, ed è catturato. Interrogato fornisce molte informazioni (Doc. n. 50) e, fra le tante, quelle che il vertice Salada non è fortificato e che esiste una larga soluzione di continuità tra il XIII e il XVI corpo d'esercito. Berti ritiene di grande importanza le notizie e provoca un incontro in Cella sede del comando del CTV - il comando tattico del CTV è in Sarriòn - con i I capo di slai.o maggiore ddl'esercilu dei nord, il ge11. Vigùn, al quale pro-

spetta l'opportunità di spostare sulla destra la fronte dell'offensiva del CTV - o, quanto meno, di gravitare sulla destra con le forze in quanto è qui che esistono maggiori probabilità di successo, secondo le notizie raccolte dal inaggiore repubblicano. Si evita così il tratto della posizione nemica, conlro il quale le unità del CTV hanno già urtato, più robustamente fortificato e organizzato. Vigòn assicura che è già in corso l'offensiva su tale zona da parte del corpo d'esercito del Turia e che l'indomani avrà inizio quella del distaccamento di « Enlace» del gen. Valiiio su Segorbe cosicché non possano sussistere remore circa la riuscita dell'azione frontale del CTV, dovendo darsi per sconlata la caduta della posizione del Palancia per manovra. Berti decide di attendere il giorno 19 prima di spingere in avanti il suo dispositivo, quando cioè saranno in corso le manovre di Solchaga e di Valiiio, restando perciò anche il giorno 18 in atteggiamento di attesa. Vigòn concorda. Subito dopo Berti emana l'ordine di operazione n. 61 (Doc. n. 51). L'ordine stabilisce che: in attesa che si sviluppino le azioni di Valifio e di Solchaga - che tendono a far cadere per manovra la posizione del Palancia - il CTV intensifichi le puntate offensive e i saltuari concentramenti di fuoco dell'artiglieria per tenere il nemico in costante allarme; la «sa di Navarra», rinforzata dai 2 squadroni di cavalleria, che cessano di dipendere dalla «Littorio», e da 2 gruppi di artiglieria del CTV estenda la protezione del fianco sinistro del CTV occupando le posizioni che inibiscono le provenienze da Villanueva


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de la Reina, Puebla de Arenoso e Olba, ove sono segnalati concentramenti di forze nemiche; la brigata mista «Frecce Azzurre» si porti nelle zone di Masia de Gracias, 2 chilometri a sud-ovest di Barracas. Nella giornata: la «Sa di Navarra» effettua r icognizioni, valendosi degli squadroni di cavalleria in rinforzo, anche nelle zone di Villanueva de la Reina e di Puebla de Arenoso, dove si troverebbero 2 brigate di carabineros repubblicani; la «Littorio» completa ed allarga l'occupazione della zona di Pina e sventa l'azione di grossi nemici in ricognizione; la «F.N.-XXIII marzo » spinge l'occupazione sul costone della Casilla del Sor do, ci r ca 4 chilometri e mezzo a sud di Barracas. La «62 a» nazionale, verso sera, occupa l'abitato di Olba e il corpo del Turia continua a progredire a sud-ovest di El Toro ed è all'altezza della «F.N.-XXIII marzo». Sul tardi della sera, il comando del CTV informa le unità dipendenti della accertata presenza del nemico nella zona di Villanueva de la Reina33 e invita la «Littorio» e la «F.N. -XXIII marzo » a spingere altre pattuglie oltre le posizioni presidiate per ric o r..oscere i! te rreno e raccoglie .re altre 11atizie sul r-: cmi ca. Nella giornata del 18: la «s a divisione di Navarra » occupa Villanueva de la Reina e avanza su Fuente de la Reina-Montan-Montanejos; la «Littorio » effettua puntate offensive su Villanueva de la Reina, Pino del Rey e lungo la strada per Viver; la «F.N.-XXJTT marzo » occupa l'estremità settentrionale dello sperone a nor d-est di Casilla del Sordo; la brigata mista «Frecce ·Nere », non anèora tornata alle dipendenze del CTV, occupa sulla sinist ra del CTV il bivio del Km 9 a nord-est di Lucaiana e, su sollecitazione del comando del CTV, si spinge verso S. Vincente e lungo la strada di Teruel. Il distaccamento di Va)ifio dà inizio all'offens iva e attacca le posizioni della sierra Espadàn, ma riesce a impadronirsi solo dell a q . 800, sulle propaggini nord-est della sierra . Il corpo d'esercito del Turia, raggiunti i costoni a nord di Bejis, rallenta il movimento a causa delle difficoltà del te rre no e della consistente reazione avversaria. Significativa l'annotazione del diario storico del comando del CTV: «In complesso, anche questa, giornata negativa, favorevole solo all'avversario che ha avuto modo e tempo di riordinarsi ed accumulare su questa fronte altre forze» 34_ I progressi assai modesti del distaccamento di Valifio sulla sierra Espadàn e quelli maggiori, ma non molto incoraggianti, del corpo d'esercito di Solchaga sui costoni a nord di Bejis non lasciano intravedere e neppure sperare che la linea del Palancia cada per manovra. La battaglia frontale di rottura che il CTV deve affrontare domani si presenta assai dura, anche perché nel settore continuano ad affluire altre forze nemiche. L'ordine di operazione n. 62 (Doc. n. 52) che il co-


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mando del CTV emana la sera del 18 prevede che muovano in 1 a schiera: la «Sa di Navarra», rinforzata da 2 squadroni e da 2 gruppi di artiglieria piccoli calibri, a sinistra, lungo la direttrice Caudiel-Jéricasperone sud-est del barranco di Baladraz, con obiettivo intermedio Caudiel e con obiettivo d'attacco Jérica e lo sperone del barranco di Baladraz; la «Frecce Azzurre», rinforzata da una compagnia carri e da 2 gruppi piccoli calibri, a destra, lungo la direttrice Barracascostone di Mas de Aguas Blancas-est di Teresa-costone sud di Teresaq. 800-Alcublas, con obiettivo intermedio il Palancia e con obiettivo d'attacco Alcublas. A obiettivi di attacco raggiunti: la «Sa» si collega con la «Frecce» su q. 800, interdice la rotabile Alcublas-Altura, sbarra le provenienze dal Palancia; la «Frecce Azzurre» sbarra le provenienze da Altura. Muove in za schiera la «F.N.-XXIII marzo» orientata, progredendo lungo la direttrice Barracas-Viver, a inserirsi nella zona di q. 800 tra le 2 grandi unità in 1 a schiera o a sostituire in J érica la «sa di Navarra» . Muovono in 3a schiera: la «Littorio», orientata aJ aHÌL"e, su ordi11e, d a Pina su Masias Blancas e da qui su Vive,·; il

«raggruppamento carristi» che resta inizialmente nella zona di Puentes (2 chilometri a nord-est di Barracas). L'artiglieria del CTV deve gravitare a favore della «Frecce Azzurre». L'aviazione legionaria deve: effettuare missioni di esplorazione lungo gli assi dell'avanzata e, in particolare, le rotabili di J érica, Altura, Segorbe; proteggere dal cielo il CTV dal parallelo di Teruel alla linea di contatto; sviluppare bombardamenti leggeri e attacchi al suolo su richiesta. Il comando tattico del CTV si trasferisce al casello Peones Camineros, all'altezza del Km 51 della rotabile di Temei. La preparazione q.i artiglieria è decisa dai comandanti delle grandi unità in 1 a schiera, previ accordi con il comandante dell'artiglieria del CTV. La ripresa dell'offensiva da parte del CTV avviene, dunque, in una situazione non granché diversa da quella del mattino del giorno 17, ma contro un avversario notevolmente rafforzatosi. La battaglia frontale, che Berti invano aveva proposto di evitare, è la nuova realtà da affrontare nella consapevolezza di dover rompere un sistema difensivo solido e robusto, dotato di fortificazione semipermanente, presidiato da forze del Xlii corpo d'esercito repubblicano, rinforzato da unità del corpo d'esercito di manovra «B ». c) Le operazioni dal 19 al 25 luglio

Il mattino del 19, alla ripresa del movimento in avanti, verso le 9, l'artiglieria del CTV, nell'intento di assumere uno schieramento più


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avanzato per battere più in profondità la posizione di resistenza avversaria e nella convinzione che la «sa di Navarra» avesse progredito più di quanto in realtà avesse fatto, si porta in avanti in corrispond enza dell'ampio intervallo esistente tra le 2 grandi unità in 1 a schiera, venendosi così a trovare scoperta sul davanti e debolmente protetta sul fianco sinistro. Il comandante del CTV, che non ha ordinato tale spostamento, dispone che la «Lillorio» invii proprie unità in avanti e queste vengano cosi a trovarsi in la schiera tra la «Sa di Navarra» sulla sinistra e la «Frecce Azzurre» sulla destra. L'avanzata della «sa di Navarra» in direzione di Palomas è piuttosto ìenta e ciò preoccupa Berti per la sicurezza del fianco sinistro, alla quale dispone che provveda subito un battaglione del reggimento « 18 luglio » rinforzato da carri armati. Nel primo pomeriggio, in una cornice di sufficiente sicurezza: la «sa di Navarra » lotta nei pressi di Palomas; la «Frecce», dopo aver scavalcalo nella mattina la «F. N.-XIII marzo» ed essersi affermata sul costone a ovest della dorsale di Casilla del Sordo, occupa Ivlas àe Aguas Biancas; la« Littorio» avan:l:a con un règgimcillo a cavallo della rotabile di Viver, mantenendosi all'altezza della «Frecce Azzurre»; la« Frecce Nere », non ancora tornata alle dipendenze d'impiego del CTV, raggiunge Montanejos che risulta presidiala da un'intera brigata repubblicana, che sembra decisa a resistere a oltranza. Le unità del genio continuano a lavorare per migliorare la strada Barracas-Villanueva-Pina. Alle 19 la «sa di Navarra» è avanzata per una profondità di 3-4 chilometri e la «Frecce Azzurre» di 5-6. Dovunque il CTV è a contatto con posizioni ben munite, in particolare quella lungo il Palancia e quella della zona di Caudiel. Anche i progressi delle grandi unità nazionali laterali sono modesti: il distaccamento di Valiùo è stato pesantemente contrattaccato e a stento è riuscito a mantenere la q. 800 a ovest di Jinque; il corpo d'esercito di Solchaga, che ha urtato sulla Cima Salada contro una posizione di resistenza su 3 ordini di trincee, protetta da reticolato e presidiata da forze consistenti e combattive, riesce ad affermarsi sul Salada, dopo aspra lotta e pesanti perdite. Il mattino del 20, dopo la preparazione dell'artiglieria e dell'aviazio ne, l'azione riprende: la «Sa di Navarra» punta verso sud e occupa Caudiel, prendendo collegamento sulla sinistra, lungo la strada Montalban-Caudiel, con la « Frecce Nere»; questa, superato il Mijares, conquista Montane Montanejos e continua ad avanzare verso sud; la « Frecce Azzurre » muove a ridosso della linea difensiva dei repubblicani, articolata in 2 colonne delle quali quella di destra, per ordine del comandante della brigata, deve subordinare la sua avanzata a quel-


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la della colonna di sinistra che opera con un dispositivo su 3 scaglioni; Ja «Littorio» s'inserisce per intero nella 1 a schiera, tra la «5 3 di Navarra » e la «Frecce Azzurre », guadagna terreno sul davanti e punta su Viver. Per l'artiglieria si rende necessario un nuovo schieramento avanzato rispetto a quello assunto ieri. L'avanzata della «Frecce Azzurre» è segnata da errori di esecuzione e di condotta. Il battaglione in primo scaglione della colonna di sinistra sbaglia inizialmente la direzione e si porta troppo a sinistra, ma mercé l'intervento di Bergonzoli, casualmente in sito, riesce a riparare l'errore, si riporta lungo la direzione prescrittagli e inizia l'attacco alle pendici nord-occidentali di Cerro Cruz. Viene contrattaccato in forze per 3 volte di seguito e, mentre riesce a contenere e respingere i primi due contrattacchi, cede al terzo; si sbanda e ripiega abbandonando mitragliatrici e mortai. La lotta dura tre ore e il comandante de lla colonna non fa intervenire per sostenerla il secondo scaglione o altre unità della brigata. Sui f~n.nchi dc! CT'/: il distacca~ento di <~ EI1lace~} subisce un altro poderoso contrattacco che riesce a contenere, mantenendo integre le sue posizioni; il corpo d'esercito di Solchaga inchiodato sulla sinistra, davanti aìle posizioni di Bejis, da ll a resistenza nemica riesce ad avanzare molto lentamente sulla destra in direzione sud-est. Si prospetta così su tutta la fronte dei nazionali una situazione di stallo che rievoca quelle della prima guerra mondiale, con il conseguente passaggio a una guerra di posizione che Berti vuole ad ogni costo ev itare. Rappresenta perciò al comando dell'esercito del nord l'esigenza di riprendere il giorno dopo l'offensiva contemporaneamente ne i settori del distaccamento Valiiio, del CTV e del corpo d'esercito del Turia, garantendo da p arte sua una dec isa cooperazione soprattutto per favorire l'avanzata delle truppe di Valiiio. Il gen. Dàvila concorda e dispone il passaggio alle dipendenze di Berti della brigata mista «Frecce Nere » e della «82 3 » divisione nazionale del corpo d'esercito del Turia. Il CTV viene a disporre così di 4 divisioni, di 2 brigate miste, di 1 gruppo di cavalleria su 2 squadroni, del reggimento «18 luglio », oltre che degli altri suoi reparti organici, ma il compito che lo aspetta è ora divenuto più oneroso, perché il CTV si trova davanti il corpo d'esercito «B » che ha sostituito del tutto il XII corpo e potrebbe inoltre incontrare nella sua avanzata anche forze del corpo d 'esercito «C», tuttora peraltro nella zona di Sagunto. Compito del CTV è di spingere a fondo l'operazione illustrata nell'ordine di operazione n. 62 e di favorire contemporaneamente quella del distaccamen Lo Valino.


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La sera del 20 il comando del CTV dirama un nuovo ordine di operazione - il 63 - (Doc. n. 53) nel quale Berti esprime l'intendimento di : impegnare il grosso delle forze per aver ragione della posizione nemica del Palancia e per spingersi poi su Alcublas; il resto delle forze per cadere alle spalle delle difese deJJa sierra Espadàn. Egli destina alla prima delle due azioni: Ja «Littorio», in 1 a schiera a sinistra, rinforzata da una compagnia carri, con obiettivo intermedio il tratto meridionale del Palancia e con obiettivo d'attacco la zona di q. 800 (1500 111 sud-est di Mont Major) ; la «Frecce Azzurre», in 1 a schiera a destra, rinforzata da una compagnia carri e da due gruppi di artiglieria piccoli calibri, con obiettivo intermedio il tratto meridionale del Palancia e con obiettivo di attacco le q. 887 e 878 a sud di Alcublas. Ad obiettivo d'attacco raggiunto: la «Littorio» si salda sulla destra con la « Frecce Azzurre» nella zona nord di Masia del Cucalon e sulla sinistra con la «sa di Navarra » nella zona di Altura; la «Frecce Azzurre » si salda, a sua volta, sulla destra con la «3a» divisione nazionale del co11-10 d'esercilu J,:,] Tu.-ia. L1 2 ~ schiera: la «F.N.-XXIII marzo» orientata ad avanzare su Viver; la «Frecce Nere» inizialmente dislocata a ovest di Caudiel; la ia brigata della «82a» divisione nazionale dislocata inizialmente sulle pendici nord-est di Paìomas; iì «raggruppamento carristi», meno 3 compagnie carri, riunito inizialmente a sud-est di Pina; il reggimento« 18 luglio» riunito inizialmente nella zona della stazione di Rubielos de Mora. Destina alla seconda azione: la «Sa di Navarra», _in 1 a schiera, rinforzata da una compagnia carri e da due gruppi di artiglieria piccoli calibri, con il compito di avanzare dall'allineamento Caudiel-Pavias all'allinea.m ento AlturaNova_jas-Gaibjel e, raggiuntolo, tenersi pronta a convergere, perno la destra, prima verso sud e poi verso sud-est; la IF brigata della «82 a» divisione nazionale (passata alle dipendenze della «Sa») dislocata inizialmente in zona definita dal comandante della «sa di Navarra». L'artiglieria del CTV, meno i 4 gruppi piccoli calibri decentrati, deve schierarsi in zona centrale dalla quale possa sostenere sia la prima che la seconda azione. L'aviazione legionaria deve svolgere azione di protezione del cielo dal parallelo di Teruel alla linea di contatto, di esplorazione e ricognizione lungo gli assi di avanzata e le rotabili adducenti ai nodi di Alcublas, Jérica, Altura, Segorbe; di fuoco, su richiesta, mediante bombardamenti e attacchi al suolo. Comando tattico del CTV in Barracas; comando del CTV in Albentosa. Asse dei collegamenti: Barracas-Viver, con diramazioni su Alcublas e Segorbe. L'assunzione del nuovo dispositivo s'inizia nella notte e richiede tempo, sicché può essere completato solo verso le ore 13, ora in cui


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hanno inizio i tiri di aggiustamento dell'artiglieria, ai quali, dalle 14,30 alle 16, fa seguito la preparazione a cui partecipano circa 300 bocche da fuoco italiane e nazionali. Alle 16 le fanterie muovono all'attacco che procede con grande lentezza perché, nonostante l'estesa e intensa preparazione, incontra ovunque resistenze molto tenaci. La fronte investita dalla «Frecce Azzurre » - che, a causa di un malinteso tra il comando dell'artiglieria del CTV e quello di brigata, non è stata oggetto della preparazione - inchioda sulle basi di partenza le unità in primo scaglione. Alle 18,30, dopo oltre due ore di lotta, la «Sa di Navarra» è nei press i di Pavias e prosegue il suo lento movimento verso il rio Gabriel e la «Littorio » riesce a conquistare Benafer. Verso le 20 l'attacco ristagna su tutta la fronte del CTV: le truppe sono oltre modo affaticate anche per il caldo soffocante durante l'intera giornata; Berti ne ordina la sospensione lungo l'allineamento Higueras-Caudiel-Benafer. La fronte avversaria è intaccata in più tratti, ma i combattimenti hanno posto in evidenza quanto sia robus ta la posizione difensiva nemica del Palancia, fosso n:itural ~ di osta. .

colo che scorre in una vallata profonda, fiancheggiata da alture scoscese, con posizioni al di là del fiume fortificate, aggrappate a speroni e creste, nei quali gli effetti del fuoco dell 'artiglieria e dell'aviazione risultano ridotti e tali sono anche quelli diretti contro i trinceramenti blindati, coperti da tronchi d'albero e terrapieni, e contro i ridotti in calcestruzzo. Sui fianchi del CTV: sulla sinistra, le unità di Valiiio e di Aranda non si sono mosse; sulla destra, quelle di Solchaga, dopo aver respinto nella mattina più contrattacchi portati sulla destra della «3 a» divisione, avanzano sulla fronte della « 12 a» divisione in direzione di Lama Juliana. Intensi i movimenti nemici durante l'intera giornata lungo le rotabili Valencia-Torres e Valencia-Sagunto, sulle quali ripetuti sono stati gli interventi dell'aviazione legionaria che ha anche bombardato le zone di Palancia, J érica e Segorbe. La mattina del giorno 22, alle 8, il capo di stato maggiore del CTV, col. Gambara, si reca presso i comandi delle grandi unità in 1 a schiera e concorda un piano che prevede: p~r il mattino, l'azione a massa per favorire l'avanzata della sinistra della «Littorio» in cooperazione con la destra della «sa di Navarra»; per il pomeriggio, l'azione a massa a favore della destra della «Littorio» e della sinistra della «Frecce Azzurre»; per il mattino e il pomeriggio, la pronta disponibilità della «Frecce Azzurre» allo sfruttamento di un eventuale successo delle forze nazionali operanti sulla destra. Berti approva l'intesa. Il piano, peraltro, viene posto in esecuzione solo nel primo pomeriggio: la «sa di


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Navarra» riesce a portarsi a contatto stretto con il nemico nella zona a sud-est di Caudiel e a espugnare una robusta posizione tenacemente difesa; la «Littorio» attacca da Benafer in direzione di Jérica, ma compie pochi progressi; la «Frecce Azzurre» si limita a spingere sul davanti solo pattuglie di esplorazione ravvicinata. Sulla sinistra, Valino, sollecitato da Berti, muove all'attacco per risolvere la situazione nella zona di Segorbe, ma senza risultati significativi; sulla destra, a sud di Salada, il corpo d'esercito del Turia attacca e riesce a progredire sulla sua destra, ma è contrattaccato sulla sinistra, dove la «3a» divisione nazionale ripiega e abbandona posizioni duramenie conquistate, mentre d'iniziativa interviene l'artiglieria del CTV che riesce ad arrestare l'avanzata nemica. Alla sera del giorno 22 la situazione non è granché diversa da quella della sera precedente, fatte salve le rettifiche determinate dai modesti progressi compiuti dalla «sa di Navarra» e dalla Littorio ». L'ufficiale di collegamento del CTV presso il comando dell'esercito del Turia comunica che il gen. Solchaga ha moìto apprezzato ì'inter vent o deìl'artigìieria Jd CTV a favore ddla «3a » divisione nazionale. Tutte le compagnie carri, con eccezione di quella in rinforzo alla «Littorio», vengono fatte rientrare al raggruppamento 35 e viene disposto che il reggimento « 18 luglio » si tenga pronto a partire per passare alle dipendenze della « 15a ,, divisione nazionale 36_ La posizione nemica - che corre lungo l'allineamento sud-est Caudiel-sudest Benafer Vi~er-curva di q. 650-costone di q.8SO tra Teresa e Toras-Toras-Bejis - è meno robusta agli estremi e cioè asinistra nella zona di Pavias e a destra a sud di Salada. Berti ne deduce la convenienza d'intensificare l'azione in corrispondenza dell'ala int erna del dispositivo, realizzando così una più stretta cooperazione con le forze di Valina, che domani è previsto attacchino le posizioni a ovest del massiccio dello Jinque. Da qui l'ordine di operazione n. 63 (Doc n. 53) che dispone, per l'azione da sferrare il mattino del 23, uno sforzo concentrato in corrispondenza dell'ala interna sinistra e un'azione di robusto fissaggio della fronte al centro e sulla sinistra del dispositivo del CTV. Agiranno in 1 a schiera: la «Sa di Navarra», rinforzata dalla la brigata della «82 a», 2 gruppi di artiglieria piccoli calibri, 2 squadroni di cavalleria, preponderando con le forze sulla sinistra, muovendo lungo la direttrice Pavias-Matet-Algimia de Almonacid, fiancheggiando il movimento lungo la direzione Pinar-costone ovest di Villamaluz e, successivamente, perno su Caudiel, raccordando la linea raggiunta con quella attualmente tenuta sulla destra; la «Frecce Nere », rinforzata da un gruppo di artiglieria piccoli calibri, 0


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che sostituisce in linea nel pomeriggio del 23 e all'alba del 24 la «Littorio », per fissare l'avversario con il fuoco, pronta a sfruttare ogni occasione favorevole per portarsi avanti; la «Frecce Azzurre », rinforzata da un gruppo di artiglieria piccoli calibri, sviluppa anch'essa un compito analogo a quello della «Frecce Nere», sulla destra di quest'ultima. Passano in 2a schiera: la «Littorio» che, quando sostituita in linea dalla «Frecce Nere », deve concentrarsi nella zona di Collado de la Horca; la «F.N.-XXIII marzo» che conserva la dislocazione che ha; il «raggruppamento carristi» che deve riunirsi a sud di Pina, L'artiglieria del CTV opera su richiesta delle grandi unità. L'aviazione legionaria svolge le azioni fissate nell'ordine di operazione n. 62. A sera il comando del CTV viene in possesso della copia di ordine del giorno, diramato oggi dal ministero della difesa della Spagna repubblicana, diretto al commissariato dell'esercito del nord che viene sollecitato a intensificare la propaganda tra le truppe repubblicane per tenere alto il morale (Doc. n . 54). Dopo una none 1·e lai.ivarnente tranquilla, nella mattina dd 24 ri-

prendono i combattimenti, particolarmente intensi sulla sinistra del dispositivo del CTV, Ne è protagonista la «Littorio » che scavalca con il 2° reggimento ia destra della «sa di Navarra» e avanza sul costone a nord-est di Novalices. Il nen1ico è attivo su tutta la fronte e batte con il fuoco dell'a r tigli eria i dintorni di Caudiel e con quello delle armi automatiche le posizioni del fianco d es tro de lla «Sa di Navarra » e quelle del fianco sinistro della «Littorio». Si tratta perciò di una nuova battaglia di rottura. La «Sa di Navarra», che aveva ripreso l'attacco sulla sua destra, lanciando in avanti la compagnia carri del «raggruppamento carristi», messale a disposizione dal comando del CTV, è costretta a sos pende re l'azione, che rimanda al giorno dopo. La «Littorio », partita in quarta con il 2° reggimento, deve arrestarsi e limitarsi a rettificare le posizioni raggiunte per tentare di eliminare, prima di andare avanti, le offese avversarie che si accaniscono sul suo fianco destro. Sul fianco sinistro del CTV - «sa divisione di Navarra» - la cavalleria opera per prendere contatto con il distaccamento di «Enlace», ripulire il Mijares e coprire la linea di comunicazione Montanejos-El Torrno-Argelita-Franzara. Nel settore di Segorbe il distaccamento Valifi.o resta fermo e, in seguito alle insistenze di Berti, il comandante si propone di attaccare domani le posizioni a ovest del massiccio di Jinque, anche perché la «1 a divisione di Navarra» è stata sottoposta, per errore, a un pesante bombardamento della «Condor » con perdite elevate. Sulla destra del CTV, il corpo d'esercito del Turia deve respingere robusti contrattacchi nemici e incontra forti


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reazioni che gli consentono solo limitati progressi nell'attacco che conduce in direzione di Loma J uliana. Durante la notte sul 25, la «Frecce Nere» completa la sostituzione delle unità delJa «Littorio» in linea e assume il comando del settore difensivo. Al mattino, due colonne della «sa di Navarra», da sud e da ovest, puntano sulle alture a sud del vertice Pinar, occupano Pavias e si collegano con il distaccamento Vali no, chiudendo così la sacca che si era formata tra quest'ultima grande unità e il CTV. Berti rivolge un elogio al comandante e alle truppe della «sa di Navarra». Il distaccamento, dopo l'avvenuto collegamento con la «s a di Navarra », si spinge verso sud e occupa il costone della curva q. 800 che scende sul Gabiel. Sulla destra del CTV, il corpo d'esercito del Turia è impegnato la notte sul 25 a respingere ripetuti contr attacchi nemici nella zona di Salada e durante la giornata limita Ja sua attività alle azioni di pattugliamento. All'alba e nel primo mattino del 25, la fronte del CTV, eccezione [al. ta per i.l t;;eii.ure Jella «Sa <li Navarra», e qudla del corpo d'esercito d el Turfa sono ferme, quando il comando dell'esercito del nord comunica che all'alba i repubblicani hanno attaccato in forze sulla fronte dell'Ebro, tra l'isola di Grania e Mequinenza, e dispone che venga a ssunto atteggiainento difensivo, preavvisando il ritiro della «4a divisione di Navarra», della «13a » e della «84 a?' divisione pe r essere inviate sulla fronte dell'Ebro. Anche la «sa di Navarra» deve essere sostituita entro la notte sul ~6 e raccogliersi in zona da precisare, cessando dalla dipendenza del comando del CTV. Berti, che intuisce il pericolo che il CTV venga lasciato in linea con compiti difensivi, attiva immediatamente l'ufficiale italiano di collegam e nt o con il comando del gen. Dàvila pe rché rappresenti al gen. Vigòn l'opportunità del ritiro del CTV per essere destinato sull'Ebro, comunicandogli la pronta disponibilità di 2 divisioni (la «Littorio« e la «F.N.-XXIII marzo«). Le posizioni tenute in atto dal CTV verrebbero coperte mediante una estensione della destra del distaccamente Valifio fino a Pavias e della «3a » divisione del corpo d 'esercito del Turia sulla sinistra. Le 2 brigate «Frecce» passerebbe ro provvisoriamente alle dipendenze del corpo d 'esercito del Turia anche per il fatto che chi tiene il fondo valle deve tenere anche i fianchi. Il comando dell'esercito del nord non concorda su quanto propone Berti, non essendo del pare re di poter affidare l'intera fronte vertice Pinar-Salada al gen. Solchaga. Berti insiste nel rifiutare la responsabilità di fronti difensive e propone che il CTV passi in riserva generale 37. Frattanto Berti fa eseguire dal gen. Francisci una ricognizione nel-


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la zona del Salada per un'eventuale azione da progettare su quelle posizioni e ne riceve notizie positive su lla fattibilità e sul probabile successo, ma occorrerebbe procedere a lavori di viabilità che richiederebbero 4-5 giorni, pur tenuto conto che il genio ha oggi portato a compimento la costruzione di una rotabile per autocarrette ne] tronco El Toro-Salada 38. Il mutamento della situazione induce Berti a sospendere l'azione.

9. L'apporto dell'aviazione legionaria (Ali . n. 7) alle operazioni terrestri <lal 13 al 25 luglio fu ampio e consistente. Fin dai giorni precedenti l'inizio dei combattimenti gli S.81, gli S.79, i BR.20 e i R0.37 avevano effettuato voli di ricognizione e di esplorazione e il giorno 13 port~rono a c:cmpimentc, du.rante la prcp:!rE.zi~;:1~, u-:i pes:1 ntc bc1nb«rd«mento aereo mai prima di allora eseguito, investendo le posizioni di Sarriòn, Valbona, La Cruz e S.Cristobal e le stazioni ferroviarie di Albentosa e Ruhiclos con 84 t di bombe. Lo stesso giorno, i CR. 32 e i BA. 65 ripeterono più atlacchi al suolo contro le colonne repubblicane muoventisi sulla strada di Albentosa. Sempre il 13, l'aviazione legionaria attaccò e disperse una formazione nemica di Tupolev SB-2 protetta da una robusta scorta di Rata, in procinto di bombardare unità della «Littorio» avanzanti verso Albentosa. Favorita dalle ottime condizioni atmosferiche nei primi due giorni, essa non si risparmiò neppure in quelli di cielo coperto (15 e 16) e durante il tempestoso temporale del giorno 22. Se fino al 17 si ebbero pochi combatti men ti aerei, si dové alla scarsa attività dell'aviazione avversaria a corto di apparecchi, sebbene poco tempo prima ne fossero giunti una ventina nuovi da oltre frontiera. Fu dal giorno 18 che l'aviazione repubblicana riprese a essere presente con formazioni poderose, quali quelle costituite dai Tupolev SB.2, scortate da dozzine di caccia, apparse nei giorni 22, 23 e 27. Il giorno 18 l'aviazione legionaria aveva abbattuto 15 veli voli di una formazione di 25 «Chato» (I-15) e 20 «Rata» (I-16), nel pomeriggio del 21 aveva battuto le posizioni di riva destra del Palancia, tra Viver e Jérica, la stazione di Segorbe e alcune batterie contraerei, che erano state subissate da un'ottantina di tonnellate di esplosivo, mentre i CR. 32 avevano intercettato e messo in fuga 10 «Rata» e, nella sera, avevano sventato un attacco di «Katiuska» . Ma dal giorno 22 l'aviazione repubblicana si presentò con formazioni di 18 Tupolev e 45 tra «Rata» e


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«Chato » e una di queste, malgrado la superiorità, venne attaccata da una squadriglia di 11 CR. 32 e messa in fuga dopo l'abbattimento di 1 Tupolev SB.2, 1 «Chato » e 2 «Rata », ma con la perdita di 4 CR.32. Il diario storico del comando del CTV, abitualmente attento e preciso nel registrare l'attività dell'aviazione legionaria e di quella nemica, non an nota il combattimento aereo del giorno 13 in cui vennero abbattuti, secondo altre fonti, 5 velivoli nemici 39 e segnala per il giorno 18 l'abbattimento di 13 anziché di 15 velivoli repubblicani 40. A parte tali discrepanze, il diario è testimonianza sicura della grande attività che i'aviazione legionar ia svolse tra il J 3 e il 25 luglio sulla fronte del Levante, compiendo 2808 voli di guerra per un totale di 5630 ore, lanciando 758.000 chilogrammi di esplosivo e sparando migliaia e migliaia di colpi di mitragliatrici, abbattendo 24 velivoli nemici e perdendone 11. Al che vanno aggiunte 318 missioni, 690 ore di volo e il lancio di 80.000 chilogrammi di bombe dell'aviazione legionaria delle Baleari.

10.

L'aver rotto la prima posizione difensiva nemica, l'aver scompaginato il XIII corpo d'esercito repubblicanÒ e l'aver intaccalo la seconda posizione difensiva, quella del Palancia, furono un successo ottenuto, ancorché a un prez~o elevato, dal CTV e dai corpi d'esercito di Vali fio e di Solchaga. ·Ancora una volta il CTV era stato la punta dell'avanzata generale, penetrando per oltre 50 chilometri nel territ orio ne mico, conquistando spesso il terreno con accaniti combattimenti ravvicinati e con non meno accanite resistenze per mantenere le posizioni via via occupate. La conquista del terre no passò attraverso combattimenti duri e prolungati su Sarriòn, Muela de Sarriòn, Albentosa, La Cruz, San Cristobal, Gonzalbo, Fonteca, Colarizo, La Tejera, Mas Bianca, vertice Pina, Barracas, Casilla del Sordo, Colledo de Huesa, Monleòn, Mas de Agua Bianca, Higuera, Caudiel, Benafer, Viver - per elencare le località principali - sostenuti con bravura e perizia dalle unità del CTV e da quelle nazionali («Sa di Navarra » e gruppo squadroni di cavalleria). Nei 13 giorni il CTV catturò più di 1000 prigionieri , inflisse all'avversario perdite rilevanti ed ebbe 246 caduti (di cui 25 ufficiali), 1513 feriti (di cui 140 ufficiali) e 7 dispersi (di cui 1 ufficiale) (schizzo n. 23). Fattori del successo furono il morale de.lle unità, il buon grado


Schizzo n. 23

OPERAZIONI DEL C.T.V. NEL SETTORE DI MANZANERA E DI SARRIÒN


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LA PARTEClPAZ!ONE lTAL!ANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

di affiatamento tra unità italiane e spagnole, la perizia dei comandanti e dei gregari, l'apporto dell'aviazione legionaria con tutte le sue varie specialità, la corretta intesa, anche se non sempre pronta e tempestiva, tra il comando del CTV e i comandi nazionali, pur continuando a esistere la diversità di concezioni tra le due mentalità: quella italiana tendente a conferire priori Là alla manovra e al coordinamento degli sforzi laterali, quella spagnola volta alla sistematicità degli sforzi singoli, alla rigidità degli schemi e alla indipendenza delle azioni. Berti, pur nei limiti propri di una battaglia di rottura su terreno naturaìmente forte per la difesa e, in più, ben organizzalo e presidiato, e nei vincoli derivanti dal disegno di manovra del comandante e dell'esercito de] nord, condusse le operazioni con decisione e scioltezza, senza esitare nel modificare i dispositivi e nello spostare il centro di gravità dell'azione. La minore audacia rispetto all'offensiva d'Aragona, la costante ricerca della protezione dei fianchi - forse non eccessiva se riferita alla pura e semplice potenzialità delle possibili n1inacu; w.:inid1e,

111a

n1c 11v ine;v1i1hènle

i114 uaJsala lle lla rca1c pv:s-

sibilità dell'avversario per tradurre in concreto le minacce stesse e la costante preoccupazione, dopo l'esperienza pericolosa del giorno 13, circa l'allineamento delle grandi unità in 1 a schiera furono intendimenti non immotivati, ma talvolta prudenzialmente eccessivi. Non v'é dubbio che la presenza di due robuste po_sizioni difensive in profondità - la seconda, il «cinturone di ferro valenciano», più forte della prima - e la dimostrata capacità combattiva del nemico fossero di per sé remore all'audacia, in uno con la lentezza dell'avanzata dei corpi d'esercito laterali, in particolare di quella di Valiiio, attardata dalle difficoltà del terreno e dalla resistenza nemica, ma anche da frequenti incertezze e voluti rinvii dell'inizio o della ripresa delle azioni. Ma la sospensione dell'avanzata della «Littorio»il giorno 16 ritardò la presa di contatto del CTV con la posizione del Palancia e la successiva sosta operativa dei giorni 17 e 18 giovò più al nemico che non al riposo e al riordinamento del CTV. Anche nella condotta ed esecuzione della manovra, dal 13 al 25 luglio, non mancarono errori, colpe, lacune, insufficienze, tra i quali ricordiamo: il bombardamento del giorno 14 delle artiglierie divisionali della «Liltorio » e di quelle della «F.N.-XXIII marzo» sulle proprie unità; il bombardamento del giorno 16 da parte dell'aviazione legionaria sul 3° reggimento di fanteria della «Littorio »; l'abbandono a sé stessa il giorno 24 da parte della «sa di Navarra» della compagnia carri in rinforzo 41 ; le mancate predisposizioni per segnalare da parte delle unità terrestri a ll'aviazione legionaria la presenza nel cie-


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lo della battaglia di aerei nemici - lacuna che venne colmata solo il 17 luglio mediante la costituzione di squadre segnalatori 42 - ; la scarsa cura nell'osservanza delle norme d'impiego e di manutenzione delle artiglierie, tanto che in 10 giorni vennero poste fuori servizio ben 70 bocche da fuoco (4 ne vennero poste fuori servizio in 24 ore dal solo I gruppo da 105). Il comando del CTV dové intervenire al riguardo avvertendo che, d'allora in avanti, le bocche da fuoco non avrebbero potute essere reintegrate se non dopo l'avvenuta riparazione nelle officine dell'Intendenza, essendosi esaurite le riserve 4 3. Il 24 luglio si combaué duramente nelia zona tra Caudieì, Benafer e Viver, mentre a oriente del Palancia il distaccamento di Valino riuscì a congiungersi con il corpo d'esercito che scendeva per la strada di Teruel. La sospensione dell'offensiva dei nazionali segnò il successo della manovra difensiva dei repubblicani. Negrìn, il 31 luglio, inviò a Miaja un telegramma di felicitazioni per il gen. Menéndez, comandante dell'esercito repubblicano del Levante, attribuendo il fal!in1.;;nto de1l'<>ffen,;iva 11aziu11alt - «d roòusio fi-ac..:asu » - aììa ùura resistenza opposta dalle unità repubblicane negli ultimi giorni all'avanzata degli italiani e dei nazionali e alla intelligente cooperazione tra comandi, commissari e truppe 44. Il merito maggiore fu probabilmente di Miaja che aveva sovrinteso a riordinare gli eserciti repubblicani del Levante e di manovra e quelli del centro, di Estremadura e di Andalusia, dai quali ultimi aveva attinto forze per irrobustire i primi due. Una delle ragioni del successo difensivo delle forze del col. Menéndez fu proprio il sollecito modo di alimentare la battaglia, mediante l'appropriata dosatura delle 15 divisioni e 40 brigate repubblicane che presero parte alla manovra difensiva. Fu scritto: «Mai nella guerra, né prima né dopo, si mossero tante forze su di una fronte così ridotta e per partecipare a un'unica manovra sotto un unico comando » 45_ Il compito affidato all'esercito del Levante di sviluppare una battaglia difensiva per arrestare l'offensiva dei nazionali sulla posizione difensiva fissata dal comando supremo repubblicano, provocando all'attaccante il maggior numero di danni possibile, al fine <li consentire al comando <li recuperare l'iniziativa, era stato adempiuto molto bene.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA Al.I.A GUF.R RA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

NOTE AL CAPITOLO XXII 1

John F. Coverdale. Op . cit., pagg_ 328-329_ Diario storico del comando del CTV; Anno 1938, mese di maggio, giorno 19. 3 Ibidem, giorno 5 giugno. 4 Ibidem, giorno 23 e Ali. n . 12 e n. 13. s Ibidem, giorno 26 e All. n. 15 e 16. 6 Ibidem, giorno 6 luglio e ali n. 4. 7 Ibidem, giorno 7. s Ibidem, giorno 10. 9 Ibidem. IU Ibidem, giorno 11 . 11 Ibidem. 12 ibidem, giorno 12. 13 Servicio Historico Militar. «La ofensiva sobre Valencia ». Monografìas dc la guerra dc Espaiia. Numero 12. Libreria Editoria! San Martin, iviadrid, i97ì, pagg. it'i3-i64. 14 Ibidem, pagg. 158-160. 15 TI XVI corpo d'esercito (ten. col. Miguel Palacios Martìncz), schierato tra il XTX e il XTTT, comprendeva la 48a e la 39 • divisione. 16 Dislocazione delle forze repubblicane: - XIX CO!-po d'ese1·cito (col. Joaquìn Vidal Munàrriz) su 64• divisione (brigate XVI°, XCVII\ CCXXV •), 5• divisione (brigate IP, XXVTJJ•, XXX•) e CCI3 brigala; - XVI corpo d'esercito (magg.-Palacio) su 39• di~isione (brigale LXIV• e XCVI·) e 43a divisione (brigate LXIU" e CCII•); - X lll corpo d'esercito (tcn. col. Gal lego Calalayud) su 66• divisione (brigale CCXll ", CCXIV•, CCXIX"), 65• divisione (brigate XLIII", LXI"), 23• divisione (brigate CXXVI", cxxva, CXXVII°); . - XVII corpo d'esercito (ten. col. Garda Vallejo) su 40" divisione (brigate LXXXVII", CCXI\ CCXXTT"), 25" divisione (brigale CXVI", CXVH•, CXVIU 3 ), divisione «A» (brigate CXXIX" e CCXX 0 ), 19 3 divisione (bligate VI" , LU•, LVlll"); - XXT cmpo d'esercito (magg. Manuel Cristòbal Errandonca) su 52" divisione (bligatc CXCV", CXCVI°, CXCVII•)~ 68a divisione (brigate CLXXXIX•, CXC•, CXCI"); - XXII corpo d'esercito (ten. col. Ibarrola) su 70 " divisione (brigate XXXJF, XCII•, CXXXIP), 6• divisione (brigate LXXIX", CVII", CCIX ") e divisione di Estrcmadura (brigate LXIX" e LXXIV") ; - riserva di esercito: 41 a divisione (brigate XXXVIII", LXXXI", LXXXTJT•), in riordinamento; 2 brigale autonome (XXII" e XLIX•); 3 gruppi di assalto; 1 battaglione mitraglieri; 1 reggimento di cavalleria; - 3 corpi d 'esercito in via di costituzione: il XX (col. Gustavo Duràn) su 53 • divisione (brigate XXXVI" e CCVIII") e 6" divisione (brigate LXXIV" e CCTTP), dall'8 luglio su 53" divisione e raggruppamento «C» (brigate cvn• e CCIII") in sosliluzione della 6• divisione; corpo d'esercito «A» (ten.col. Ernesto Giiemes Ramos) su 49• divisione (brigate LVII\ CXXVII•, CCXXI•), 15 • divisione (brigale XLVIII" e LXXV "), 5a divisione (brigate CCIII", CCIV", CCV"); corpo d 'esercito «B» (ten. col. Carlos Romero Jirnénez) su 54" divisione (brigate CLXXX•, CLXXXI", CLXXXII•) 101 ° rnggrnppn 2


CAP. XXII - IL CTV NF. l.l.A SECONDA PARTE DELL'OFFENSIVA SU VAL.cNCIA

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mento «R » (brigate xxx•, cv•, CCCXXXIII·) sostituito poi dalla 10• divisione (brigate n•, VIP, CXI'). 17 Francesco Belforte. Op. cit., Voi. IV, pagg. 75 e 76. 18 Servicio Historico Militar. Op. cit., monografia rL 12, pag. 162. 19 Ibidem, pagg. 162-164. 20 Diario storico del comando del CTV, mese di giugno, giorno 30 e Ali. n. 17. Si legge: «L'avversario prevede una forte offensiva nazionale su Valencia e sta prendendo le disposizioni ritenute più opportune per pararvi. Da molti indizi pare intenda opporsi ad essa con il seguente piano: azione difensiva sul fronte Teruel-Mare, alimentata da forze che si stanno organizzando nella Spagna centrale; azione offensiva sull'Ehro con i C.E. V e XV (15-20 brigate) che non hanno partecipato alla battaglia di Tremp ». 2 1 Ibidem, Ali. n. 17. 0 22 Divisione «Littorio »: Comando; I , 2° e 3° reggimento fanteria, ciascuno su 3 battaglioni di 4 compagnie ognuno, J. btr. di accompagnamento, 1 cp. Com.<l0 di rgt.; 1° rgt. di artiglieria «Littorio»; 1 htg. mitraglieri; 1 btg. genio; 1 gruppo misto controaerei; I btr. controcarri da 37 mm; 1 sez. carabinieri; 1 sez. sanità; ospedali da campo 3, 4, 6; 1 sez. sussistenza; l autoreparto; 1 reparto salmerie divisiona le. 2 3 Divisione «Fiamme Nere-XXIII Marzo»: Comando; 4°, 5°, 7° rgt. fanteria «Fiamme Nere» su 3 battaglioni di 4 compagnie ciascuno, 1 hatteria di accompagna1Y1l: r. t,~,, 1 ~-.j·L (\:HY•. .:t,, di rgt . con 2 plvt.::,.i1 i 1ìlùTL:ìi~ \.1III g,J.1..Lppv da lC0/17; XI grtlppu J.a 75/27; IV gruppo someggialo da 65/17; 1 • e 6a hatteria da 20 mm; 1 batteria controcarri da 37 mm; 1 compagnia artieri; 1 compagnia trasmissioni; I autogruppo divisionale; 3° reparto salmer·ie; 2 compagnie ausiliari; 1 reparto carabinieri; 1 sez. sanità; ospedali da campo n. 2 e 7; I sez. sussistenza; ufficio postale n. 5. 24 Raggruppamento carristi: comando; cp. comando; 3 h attaglioni carri d'assalto ciascuno su 2 compagnie; I battaglione motomeccanizzato; 1 battaglione misto (1 compagnia lanciafiamme, 1 batteria contrncarri, I compagnia mitragliatrici controaerei); I centro riparazioni e recuperi. 25 Brigata «Frecce Azzurre »: Comando; 2 rgt. fanteI'ia su 3 battaglioni ciascuno su 4 compagnie, 1 btr. di accompagnamento, 1 cp. comando di rgt.; 1 battaglione d 'assalto su 4 compagnie; X gruppo artiglieria da 75/27 su 3 batterie; 1 batteria controcarri da 37 111111; 1 batteria a 20111111; 1 compagnia del genio; 1 sez. sanità; ospedali da campo: « H » e «C»; 1 nucleo chirurgico; 1 sez. sussistenza; quartier generale con sezione carabinieri. 26 Ettore Manca di Mores. Op . cit ., pag. 384. 27 Nei primi giorni di luglio, dall' 1 al 6, il corpo d 'esercito del Turia diede inizio a un'azione offensiva, con base di partenza Aldehuela vertice Arlijas, in direzione estovest, che gli consentì in successione di occupare vertice Estogar e Peii.a Bianca, Muela di Villaslar, le posizioni del Najon Bianco, Loma Gorda e Pinas e di stabilire alla fine il contatto con la vecchia posizione difensiva retrostante il paese di Campillo. Negli stessi giorni i nazionali: nel settore di Bejis-Onda raggiunsero l'allineamento Rioseco-bivio Bejis-Villavieja-Artana-Tales-Nasada dc la Marrenta; occuparono Las Minas, Mulino, Balsas; successivament, nel settore di Sagunto, occuparono vertice Puntai. Arlena, Benitandera, raggiunsero la foce del harranco Sant'Antonio, Sueras, Fuente de la Higuera, realizzarono lievi progressi in direzione di Nules e sul massiccio di Castillo del Castro. - Dal 7 al 13 luglio, vi fu una qualche attività operativa soprattutto sulla fronte del corpo d'esercito di Galizia che: occupò Nules; compì qualche lieve progresso nella zona di Castillo de Castro; occupò la Casa de Carabineros, alcune posi:tioni a sud-est


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LA PARTECTl'AZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

del vertice Puntal, Hermita de los Santos de Piedra, a sud del Puntai; respinse un forte conlrallacco nemico, preceduto da una robusta preparazione di fuoco dell'artiglieria, conlro le posizioni del vertice Puntai (sud di Artena). - Il giorno 11 luglio venne notato un aumento sensibile dell'attività fortificato· ria nella zona di Sarriòn, specialmente nello stendimento di reticolati. Si constatò che le unità nemiche in linea erano peraltro tenute all'oscuro della imminenza dell'offensiva nazionale che certamente, nonostante la calma regnante nei giorni 11 e 12 sulle fronti del distaccamento Valiiio, del CTV e del corpo d'esercito del Turia, non poteva essere sfuggita ai comandi repuhhlicanL 2 8 Diario storico del comando del CTV. Mese di luglio, giorno 15 e All. n. 16. 29 Ibidem. 30 Diario storico del comando della «Littorio ». Armo 1938, mese di luglio, giorno 16. 31 Diario storico del comando del CTV. Anno 1938, mese di luglio, giorno 16 e Ali. n. 20. 32 Ibidem e AIL n. 19. 33 Ibidem, giorno 17 e Ali. n. 24. 34 Ibidem, giorno 18. 35 Ibidem, giorno 22 e Ali. n. 32. :_;e,

Jbjdcn1, Aii. n. 33.

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Tbidem, giorno 2'i. Ibidem e Ali. n. 45 . Ferdinando Prediali. Op. cit., pag. 305. Diario storico del comando <lei CTV. Mese <li luglio, giorno 18. Thidern, giorno 25 e AlL n. 38. Ibidem, AIL rL 39 e n. 40. Ibidem e All. n. 41. Emilio Faldella. Op. cit., pag. 466.

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CAPITOLO

XXIII

LE OPERAZIONI MILITARI DALLA FINE DI LUGLIO ALLA METÀ DI NOVEMBRE 1938 (CENNI)

1. 1 precedenti dei/a controffensiva repubbiicana nell 'Ebro. 2. 1l disegno di manovra dell'esercito repubblicano del Levante. 3. Le operazioni sulla front.e dell'Ebro. 4. L'evolversi della situazione internazionale. 5. La situazione interna delle due Spagne. 6. Le operazioni sulle fronti Centro-Levante-Sud.

1.

La grande controffensiva repubblicana, che ebbe inizio la notte sul 25 luglio sull'Ebro, aprì un nuovo ciclo operativo di rilevanza politica e strategica superiore di quelle di tutti i cicli precedenti. Il passaggio della iniziativa nelle mani dei repubblicani segnò il momento culminante della guerra civile spagnola, generando nuove grandi speranze nella parte repubblicana e, inizialmente, nuovi gravi timori nella parte nazionale. La controffensiva infranse il sogno dei nazionali, proprio quando sembrava stesse per realizzarsi, di occupare Sagunto e V :::iJpnri::i· fronte q1lb q11::1lP i n::i7ion::ili f11rono rostrPtti <:1111::i rHfPn<:i-

va, non lirn.itata al passivo mantenimento della linea, ma chiamata frequentemente a fronteggiare robusti attacchi locali tendenti a mettere in crisi l'intero schieramento dei nazionali. La controffensiva dei repubblicani fu attentamente studiata, discussa e preparata, mentre procedeva contemporaneamente la riorganizzazione delle forze, cui il comando delle forze armate repubblicane aveva posto mano fin dalla fine del mese di aprile. Dal 22 al 31 maggio i repubblicani avevano attaccato, come già accennato, la linea del Cinca in corrispondenza delle teste di ponte di Balaguer, Tremp e Seròs, ma con risultati minimi: conquista di 17 chilometri quadrati di Lerritorio nella zona di Tremp e di poco più di 2 chilometri in quella di Balaguer. Anche le operazioni del 9-16 giugno della 43a divisione repubblicana, attaccata dal corpo d'esercito di Navarra nelle alte


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LA PARTECIPAZION E ITALIANA ALLA GUERRA CTVJI.F. SPAGNOLA (1936 . 1939)

valli del Cinca e del Cinqueta, in particolare dalla 3a divisione di Navarra, si erano concluse negativamenle per i repubblicani, tanto che Franco aveva inviato al comandanle di tale divisione un telegramma di felicitazioni compiacendosi del modo brillante con il quale la grande unità aveva operato nelle due valli lottando contro le difficoltà di ogni tipo incontrate e superandole con «perizia e a lto spirito» 1. 11 governo Ncgrìn e il comando delle forze repubblicane ebbero presente sin dal primo momento la necessità di rispondere all'offensiva dei nazionali su Valencia, non solo con la resistenza della fronte attaccata, ma anche con azioni offensive sulle fronti non attaccale: la Catalogna o la zona del centro-sud. La decisione ultima di sferrare la controffensiva dall'Ebro fu presa dal Consiglio di guerra il mattino del 24 luglio in Barcellona, sotto la pressione di Negrìn, che già nei giorni precedenti aveva avvertito i consiglieri che Sagunto e Valencia sarebbero andate perdute se non si fosse sferrata una controffensiva su qualche altra fronte. Il piano, per un'offcnsiva a nord del saliente dei nazionali che aveva tagliato la Spagna repubblicana in due parti, era stato concordalo fin dal 1° luglio, in una riunione tenuta nell'abitazione di Castro Delgado, a ll a quale avevano partecipato Rojo, Lister in rappresentanza di Juan Modesto Guilloto, comandante dell'esercito dell'Ebro, i ten. col. Sànchez Rodrìguez, capo di stato maggiore dell'esercito d ell'Ebro, e Ruiz Fornells, capo della sezione operazioni dello slato maggiore centrale 2 • La controffensiva avrebbe potuto essere sviluppata lungo due direttrici: la Seròs-Fraga-Sariiiena o la Gandesa-Valderrobres-Morella. Nella riunione era stato deciso per la seconda. Il Consiglio esaminò e scelse il piano che prevedeva di attraversare l'Ebro in più punti in modo di minacciare le comunicazioni dei nazionali tra il Levante e la Catalog11a e possibil111ente di avanzare per ricongiungere quest'ultima regione al resto della Spagna repubblicana. Alvarez del Vayo contestò nella riunione del consiglio di guerra la gravità e l'urgenza della situazione della fronte del Levante, ma gli altri membri furono concordi con Negrìn e cioè di muoversi durante la nulle successiva. Rojo aveva sottolineato nella riunione del 1° luglio che l'operazione da compiere avrebbe richiesto una preparazione minuziosa e questa vi era stata in tutti i settori, mediante la diramazione di numerose direttive e l'intensificazione dell'attività addestrativa spin la fino ai limiti del possibile. Al potenziamento delle forze che dovevano passare l'Ebro, avevano concorso i rifornimenti provenienti dalla Francia, sicché le unità erano state perfettamente armate ed equipaggiate e il loro spirito risultava elevalo in seguito all'azione di propaganda svolta dai comandanti e dai commissari, in


CAP. XXIII - LE OPERAZ!ONI MILITARI OA FINE LUGL!O A META NOV EMRRF. 1938

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gran parte comunisti, a cominciare da Modesto, Lister, e Tagi.iena, il primo comandante dell'armata dell'Ebro e gli altri rispettivamente del V e del XV corpo d'esercito 3. I nazionali contrapponevano a tali forze il corpo d'esercito Marroquì di Yagi.ie, schierato dalla confluenza Segre-Noguera-Ribagozzana al mare, e composto di 4 divisioni (13a, 40a, soa, tosa meno un reggimento distaccato s ulla fronte del Levante) 4 • La fronte era divisa in 3 settori: il settore Segre con in linea la 40a, schierata dall'estrema sinistra all'Ebro; il settore di Gandesa con in linea la soa divisione schierata fino a Cherta esclusa; il settore del basso Ebro con in linea la 105a divisione, schierata da Cherta al mare. La 13 brigata della J 3a era riserva della 40 3 e la IP era riserva per metà della 50 3 e per metà della 105a. La 40a aveva in aggregazione 1 bandera del Tercio. Ripartito tra la soa e la 10sa vi era 1 battaglione mitraglieri e la 10sa comprendeva 2 gruppi squadroni del la divisione di cavai leria e 1 sezione di carri armati 5 . 11 corpo d'esercito Marroquì dipendeva dal comando deiì 'esercito deì nord con sede in Saragozza e il suo comando era dislocato in Caspe. La fronte del basso Ebro, dalla fine di aprile, era rimasta stabile e quasi inattiva da entrambe le parti, molto guardinghe anche nelle iniziative locali, attente soprattutto alla vigilanza, ai lavori di fortificazione e allo studio delle possibilità per l'attraversamento del fiume .

2. L'ordine di operazione n. 2, in data 22 luglio, del comando dell'esercito repubblicano dell'Ebro 6 stabiliva che l'operazione dovesse creare una forte testa di ponte nel settore di Gandesa, che potesse costituire la base per ulteriori operazioni e, se le circostanze fossero favorevoli, l'avanzata dovesse proseguire in profondità. Il passaggio del fiume avrebbe dovuto avvenire contemporaneam.ente su più tratti, preceduto da un'azione preliminare per occupare Romà de Tabernolas. La manovra avrebbe dovuto mirare a prendere a l le spalle le difese di Castellòn e a puntare successivamente su Caspe, articolandosi in due sforzi: uno nel settore centrale e l'altro in quello meridionale. Nel primo, avrebbero agito 4 divisioni (423, 3\ 35a, 16a) e il 3° reggimento di cavalleria; nel secondo la 11 a divisione, 2 brigate della 46a e 1 brigata da trarre da una delle divisioni del settore centrale. In riserva iniziale sarebbero state 3 divisioni (27 a, 60 3 , 43 3 ), 1 reggimento di


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cavalleria, le unità carri e quelle blindale. La fronte d'investimento sarebbe stata ampia 60 chilometri e si sarebbe estesa dalla confluenza del Segre con l'Ebro in corrispondenza degli abitati di Fayòn e Mequinenza, avrebbe proseguito lungo l'ansa del fiume tra Fayòn e Mequinenza e sarebbe terminata ad Amposta, verso il basso Ebro. Nel settore centrale: una divisione avrebbe dovuto superare l'Ebro in corrispondenza di Ribarroja, occupare la sierra Fatarella e l'abitato omonimo, mantenendo il collegamento sulla sinistra con la divisione che avrebbe passato l'Ebro nella zona di Ascò, muovere lungo la direttr.ice Flix-Gandesa, occupare Venta de Camposines, proseguire per la sierra de Lavali de la Torre e prendere infine contatto con il V corpo d'esercito al vertice Caballs; una divisione avrebbe avuto il compito di riserva. Nel settore meridionale: una brigata avrebbe superato l'Ebro in corrispondenza di Benifallet, occupato rapidamente le alture che dominano la sponda sinistra del Canaletas e la sierra di Vallplana, estendendosi verso nord-es t; una divisione avrebbe superato l'Ebro in corrispondenza di Ginestar, avanzalo lungo la direttrice Tortosa-Gandesa fino a Pinelle risalito la sierra di Caballs dove si sarebbe collegata con le forze del XV corpo d'esercito. Quest'ultima divisione avrebbe, inoltre, avvolto Mora de Ebro e inten:eltato la strada Alcolea-Tarragona. Nel quadro della manovra sarebbero state inoltre sviluppate 2 azioni sussidiarie tendenti a raccordare le 2 principali: la prima avrebbe supérato l 'Ebro in corrispondenza di Mequinenza (a sud), occupato Alto de Ants, intercettato la strada MaellaFarga, dirigendosi verso nord, mentre altre forze della stessa grande unità, superato l'Ebro fino alla sponda destra del Matarrana, avrebbero intercettato la rotabile Fayòn-Pobla de Masaluca; la seconda avrebbe dovuto impegnare u11a brigata che, superato l'Ebro in corri .. spondenza di Amposta, avrebbe intercettato la strada ValenciaBarcellona per Santa Barbara e si sarebbe consolidata nella zona di El Monsianell. Fin qui la prima fase dell'operazione: forzamento dell'Ebro e spiegamento delle forze sulla riva destra del fiume. La seconda fase, una volta raggiunti la sierra Fatarella, l'abitato omonimo, la Venta de Camposines, il vertice Caballs, l'abitato di Pinelle la sponda sinistra del Canaletas, si sarebbe sviluppata da Fatarella a Villalba de los Arcos e Batea e, da Venta de Camposines a Corbera-Gandesa-Calaceite e a Gandesa-Bot-Horta. Più a sud, avrebbe dovuto essere occupata la sierra Pandols, assicurando il possesso della sierra di confluenza e della sponda sinistra del Canaletas; nella zona di Mequinenza avrebbe dovuto essere occupata Pobla de Masaluca. Nella terza fase: nel settore centrale, l'avanzata si sarebbe spin-


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ta fino al fiume Algas e all'abitato di Valderrobres; nel settore meridionale, fino a Vinaroz, appoggiandosi con il fianco destro aJla sierra de Montenegrelo, dove le forze del V si sarebbero congiunte con quelle del XV corpo d'esercito. La quarta fase avrebbe raggiunto obiettivi in profondità, da determinare una volta che l'avanzata si fosse attestata sull'allineamento Fayòn-Batea-Valderrobres-Beceite-riva sinislra del Mangrané e del Subol. La manovra consisteva, dunque, in due grandi sforzi principali, di cui il maggiore nel settore centrale, dove avrebbero agito 5 divisioni, sviluppato in direzione di Saragozza, con l'intento di Rojo di minacciare da presso i nazionali più che di spingere l'operazione in profondità fino a Saragozza o Teruel, nella chiara consapevolezza che con le forze disponibili, ancorché maggiori di quelle impiegate nel passato, egli non sarebbe stato in grado di realizzare un'avanzata così profonda.

3. Esula dall'economia del nostro lavoro la descrizione particolareggiata delle operazioni svoltesi sulle varie fronti nel periodo che stiamo considerando in quanto il CTV, come tale, non vi partecipò, mentre vi fu costantemente impiegata l'aviazione legionaria e, in momenti diversi, alcune forze Lcrrcstri, operanti peraltro alle dirette dipendenze dei comandi nazionali spagnoli e non di quello del CTV. Ci limitiamo perciò a tracciare un quadro sommario dell'andamento genernle delle operazioni, in particolare di quelle sulla fronte dell'Ebro, che incisero in misura determinante su quelle successive, mentre porremo in ev idenza quali furono l'impegno e l'apporto delle unità italiane nel ciclo operativo sulle fronti dell'Ebro e del Levante. La controffensiva repubblicana sull'Ebro, malgrado messa in conto sul piano delle ipotesi probabili dai comandi nazionali, colse di sorpresa Franco che non se l'aspettava a così breve scadenza e non ne aveva immaginato le dimensioni e l'irruenza. Il servizio informazioni del CTV aveva raccolto nei giorni precedenti molte noti zie, segnali e indizi sulla imminenza della controffensiva e rilevato movimenti e concentramenti di forze repubblicane sulla zona retrostante la riva sinistra del fiume e ne aveva messo al corrente i comandi di Dàvila e di Franco, ma questi non si erano molto allarmati, contando sulla capacità di resistenza delle truppe di Yagi.ie. Quest'ultimo il giorno 23 ri-


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LA PARTEC1PAZI0NF. ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

ferì a Dàvila che era sua impressione che l'attacco fosse imminente; restavano dubbi anche per Yagiie i tratti d'investimento e i mezzi di forzamento che i repubblicani erano riusci ti a occultare. Fu ques Lo un altro elemento di sorpresa davvero importante, che garantì ai repubblicani il pieno successo tattico dell'operazione e la messa fuori combattimento della 50a divisione nazionale, che già la sera del giorno 25 si può dire non esistesse più come forza operativa. Le forze di Tagiiena e di Lister impiegarono un centinaio di battelli, cinque ponti di barche e cinque ponti di altro tipo: le prime traversarono il fiume tra Mequinenza e Fayòn, le seconde nell'ansa tra Fayòn e Cherla in corrispondenza di Flix, Mora la N ueva, Miravet e, 50 chilometri a sud, di Amposta. In quest'ul Lima località, la x1va brigata internazionale riuscì a forzare il fiume, ma dopo 18 ore di lotta dové riattraversarlo disordinatamente lasciando sul terreno 600 caduti e perdendo ingenti quantitativi di materiali. Male altre due Leste di ponte- quella tra Mequinenza e Fayòn e quella tra quest'ultima località e Cherta - vennero realizzate e subito irrobustite e da esse i repubblicani in lU giorni, dai 25 iugìio aì 3 agosto, nonostante la resistenza incontrata e l'offesa aerea, riuscirono ad avanzare: dalla prima, ampia una decina di chilometri, per circa 12 chilometri; daJ la seconda, ampia 50 chilometri, per circa 15-20 chilometri. La testa di ponte tra Fayòn e Cherta presentava una rientranza verso est che lasciava nelle mani dei nazionali Villalba de los Arcos, Corbera e Gandesa, dove la lotta fu lunga e aspra, ma Gandesa rimase in possesso dei nazionali. Dalla nolte sul 2 agosto la controffensiva venne gradualmente arenandosi e i repubblicani furono costretti alla difensiva. La reazione dei nazionali alla eonlroffensiva dei repubblicani fu immediata. Franco, benché non ancora valutasse appieno la gravità di quanto stava accadendo, dispose l'immediata sospensione dell'offensiva su Valencia, dirottò l'aviazione legionaria, la nazionale e quella della «Condor » sulla fronte dell'Ebro e avviò subito su tale fronte 3 divisioni (4a di Navarra, 13a, 82a) cui in seguito se ne aggiunsero altre 4. Dopo l'arresto dei repubblicani su tutta l 'ansa di Gandesa, la guerra sulla fronte dell'Ebro si stabilizzò. Gli ultimi sforzi offensivi del 2 agosto, esercitati con fanterie e carri nella zona di Gandesa, vennero arrestali dalle forze di Yagiie e il giorno 3 Modesto generalizzò l'ordine del passaggio alla difensiva, impartito la notte sul 2 ad alcune unità del suo disposi Livo, e sostituì 2 divisioni in linea, schierando così da nord a sud la 42\ la 3a, la 60\ la 27\ 1'11 a, la 46a e la 45a divisione. I repubblicani cominciarono a scavare trincee e a posare reticolati e si rassegnarono a una guerra di posizione, costretti a contentarsi dei 500 chilometri quadrati di territorio conquistati.


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La situazione creatasi il 2 agosto pose a entrambe le parti problemi di scelta. l repubblicani dovettero decidere: o di sfruttare l'indiscutibile successo ottenuto riprendendo l'offensiva per condurre una battaglia decisiva finale, o di difendere ad oltranza le teste di ponte costituite nell'attesa delle desiderate complicazioni di carattere internazionale che si paravano all'orizzonte (questioni dei Sudeti), o manovrare in ritirata sulla riva sinistra dell'Ebro, da dove erano partiti, per non rassegnarsi alla guerra di logoramento con il fiume alle spalle, i cui ponti - Flix, Ginestar, Garda - erano sottoposti al martellamento dell'aviazione nazionale. Essi scelsero di resistere a oltranza sulle teste di ponte, valutando che il partito migliore fosse di tirare in lungo la guerra e di salvaguardare il terreno conquistato, contando sul fatto che il loro esercito era poderoso, anche se debole quanto ad artiglieria e aviazione, e sulla esperimentata capacità difensiva delle loro forze. l nazionali, da parte loro, pur fatti si consapevoli che il successo andasse ricercato in una controffensiva di annientamento d e.I ,te,nico, 11011 si sen iirono di po le da subito sfcù·arc a fondo cor, le forze disponibili, ben sapendo che i repubblicani avrebbero difeso con le unghie e i denti le loro conquiste. I repubblicani non avrebbero ripiegato se non costrettivi da una lotta furente, tanto più che detenevano posizioni di grande dominio tattico e si avvalevano di terreno favorevole alla difesa che venivano di giorno in giorno robustamente fortificando. D'altra parte, Franco non aveva in quel momento nessuna possibilità di prendere l'iniziativa su altre fronti più importanti di quella dell'Ebro, che apriva la strada per la Catalogna, la cui conquista il momento internazionale rendeva ancora più urgente di quanto non lo fosse già in aprile. l nazionali. non in grado di passare alla controffensiva gen e rale, pur disponendo della superiorità aerea e in artiglierie, non rinunziarono agli attacchi o, meglio, ai contrattacchi in forze per sgretolare la fronte delle teste di ponte e in essi impegnarono dal 3 agosto alla fine di ottobre il corpo d 'esercito Marroquì (4\ soa, 82a e 152a divisione) e dalla fine di agosto anche il corpo d'esercito del Maestrazgo (gen. Garcìa Valina) costituito da 3 divisioni (1 a, 74\ 84a) Le due grandi unità riuscirono, faticosamente e sanguinosamente, a riconquistare circa 200 chilometri dei 500 perduti. Le principali operazioni furono: la riduzione della sacca Fayòn-Mequinenza (6-7 agosto), i combattimenti sulla sierra di Pandols (9-19 agosto), l'avanzata sino al monte Gaeta con l'occupazione di Targa (19-27 agosto), l'avanzata su Corbera e la sierra di La Vali (3-13 settembre), la lotta per la conquista del crocevia di Camposines (18 settemhre-14 ottohre)7. Si trattò di un lungo


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calvario durato 69 giorni duranle i quali la capacità combattiva dei nazionali non poté controbilanciare la insufficienza tattica e tecnica di condotta dei combattimenti e l'incapacità di sfruttare la superiorità del fuoco terrestre e aereo di cui i nazionali godevano. «Data lanatura del terreno, la tattica di Franco era quella di cannoneggiare e bombardare violentemente una piccola zona, in modo da rendervi quasi impossibile la resislenza. Poi si mandavano all'assalto piccoli reparti, anche di due soli battaglioni. Per questa ragione la battaglie dell'Ebro si trasformò in un duello d'artiglieria ... » B. Di come andarono le cose suita fronte dell'Ebro è testimonianza la racco! ta di messaggi (Doc. n. 55) inviati al gen. Berti dal gen. Manca di Mores che, quale comandante dell'artiglieria del CTV, impiegata su quella fronte, fu l'unico generale italiano che partecipò al ciclo operativo e ne osservò «de visu» le vicende. Che la sierra Caballs fosse la chiave di volta per la eliminazione definitiva della testa di ponte di Gandesa Franco l'aveva capito fin dalia fine di agosto, ma Dàvila e Vigòn appuni.u per 4ueslu dtc:nèv a110 necessario occupare, ancorché gradatamente, le zone idonee allo schieramento delle artiglierie cui affidare la regìa dell'attacco finale. Il 18 ottobre Dàvila rilenne che tale presupposto fosse stato raggiunto e il 22 indisse e presiedé una riunione dei comandanti subordinati, durante la quale venne decisa la conquista d~lla sierra Caballs, affidando l'operazione al corpo d'ésercilo del Maestrazgo del gen. Valiiio e incaricando il corpo d'es~rcilo Marroquì del gen. Yagiie di concorrere alla manovra, impegnando il nemico sulla fronte non solo per fissarne le difese, ma per neutralizzarle e sconvolgerle. Il 24 ottobre Dàvila emanò !'«istruzione generale n. 44» (Doc. n. 56) per la liquidazione fina!e della sacca di Ga ndesa. La ripresa offensiva ebbe inizio il mattino del giorno 30 ottobre. Dalle 9 alle 11 venne sviluppata la preparazione. Al fuoco di ci rea 400 pezzi di artiglieria si sommò quello di circa 100 aerei da bombardamento, scortati da altrettanti caccia. La 1 a divisione di Navarra conquistò subito dopo, di slancio e di sorpresa, le quote 660 (cima Caballs) e 631 e dilagò sulla displuviate sud-occidentale della sierra. Il successo tattico fu conseguito mercé l'eccezionale volume di fuoco concentrato sulla sierra e l'azione da manuale della 1 a divisione di Navarra. La conquista delle due cime volle dire molto, ma non tutto. Il giorno 31 il corpo d'esercito del Maestrazgo conquislò Cerro S. Marco, ma incontrò resistenze insospettabili sul resto della fronte. Non minori le resistenze opposte dal nemico alla avanzata nei giorni 1 e 2 novembre. Le posizioni nord-orientali della sierra Caballs vennero


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disperatamente difese dalla 43 a e 44 a divisione repubblicana. Il 2 novembre, le forze nazionali progredirono in profondità a cavallo della rotabile Gandesa-Pinell e ciò consentì di far avanzare le artiglierie e di raggiungere così con il loro fuoco i ponti sull'Ebro tra Benifallet e Benisanet. Il giorno 3, la resistenza del nemico si affievolì quasi ovunque, meno che sulle posizioni isolate. Le unità nazionali progredirono in profondità a cavallo delle rotabili Gandesa-Pinell e Pinell-Mora de Ebro. Entrò in linea il «raggruppamento carristi» del CTV che occupò Pinelle spinse propri elementi fino al Km 7 della rotabile di Mora. Il giorno 4, precedute dai carri dei «raggruppamento carristi», le unità nazionali raggiunsero l'Ebro tra il Canaletas e l'abitato di Miravet, e avanzando a cavallo della rotabile Pinell-Mora occuparono le alture fra il Km 318 della Gandesa-Mora, la zona del Km IO della Pinell-Mora e Miravet. Il 5 novembre l'avanzata dei nazionali proseguì fino al margine sud del rio Ser; il giorno 6 si attestò sulla rotabile Venta de los Campesines-Mora de Ebro, all'altezza della zona quadrivio-Km 330. Occorreva continuare a manovrare per impadronirsi delle sierre Pi cosa e Aguilas, del nodo stradale di Camposines e del campo trincerato di Fatarella, dove la resistenza dei repubblicani si manifestava ancora tenace. La manovra per la conquista del monte Picosa ebbe inizio il giorno 7 novembre e il massiccio venne conquistato nella gior·nata dalla 84a divisione, mentre nella stessa giornata la la divisione di Navarra conquistò Mora de Ebro e si spinse sino alle falde del massiccio del Rovcllonera, Nel settore del Segre, i repubblicani, attraversando durante la notte il fiume, costituirono una testa di ponte fra Seròs e Torres del Segre, isolando le unità nazionali di Seròs. L'8 no""mhre i n:::l 7inn,ili ,-nntirnrnrono ::i penetr::irP in profnnrlità. ::inrnr::l tP-

nacernente contrastati dal nemico e raggiunsero verso sera la dorsale della sierra Aguilas. Il giorno 9 si delineò il ripiegamento delle uni tà nemiche e i nazionali completarono l'occupazione della sierra Aguilas fino al barranco Barbe e raggiunsero tm tratto della rotabile di Ascò. Nel settore del Segre, nel pomeriggio, le forze di Yagiie iniziarono l'azione per la liberazione di Seròs e di Sores e, a sera, si portarono a contatto con la testa di ponte nazionale rimasta isolata. Il giorno 10 i nazionali progredirono lentamente lungo la rotabile Gandesa-Ascò, a causa del forte contrasto avversario, e dettero inizio alla conquista del nodo di Camposines, occupato il giorno dopo. Nel settore del Segre, le unità del corpo d'esercito Marroquì continuarono ad attaccare Seròs e Sores. Il giorno 11 il maltempo ostacolò il proseguimento delle operazioni, nondimeno i nazionali raggiunsero la strada Venta


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de Camposines-Ascò per il tratto di un chilometro. Il giorno 12 i nazionali si spinsero a ovest di tale strada, mentre diedero inizio alla manovra per far cadere il campo trincerato di Fatarella. Nella stessa giornata, caddero le ultime difese di Venta de los Camposines e la resistenza nemica si fece ovunque più debole. Il 13 ebbe inizio la manovra per la conquista della sierra Fatarella, di cui a sera venne occupata la q. 561. Nella notte sul 14, la 35a e la 3a divisione repubblicana, già in linea nel seltore Matarrafia-Gaeta, si sottrassero al contatto e ripiegarono. Il 15 i nazionali completarono l'occupazione della sierra Falarella, conquistarono l'abitato di Ascò e giunsero in prossimità dell'abitato di Ribarroja e della cima del monte Moredòn. Il nemico accelerò il ritmo del ripiegamento, incalzalo dai nazionali riusciti a riprendere il contatto su tutta ]a fronte. Il giorno 16 i nazionali occuparono Flix e Ribarroja e, a sera, raggiunsero ovunque la sponda destra dell'Ebro. Le posizioni della riva destra del Segre vennero riconquistate dalle unità del corpo d'esercito di Yagiie il 22 novembre, ripristinando cosi per inLero la linea occupata dai nazionaìi aì termine della offensiva d'Aragona di primavera. Dopo circa 4 mesi, la lotta combattuta ancora una volta sulla fronte dell'Ebro ebbe termine con la riconquisla da parte dei nazionali di tutto il territorio perduto negli ultimi giorni di luglio. La battaglia finale che abbiamo sommariamente descrnta fu, secondo concordi teslimonianze autorevoli di entrambe le parti, «la più ampia, sanguinosa e spettacolare» di tutta. la guerra 9 . Ad essa, come diremo nel prossimo capitolo, parteciparono l'aviazione legionaria, l'artiglieria del CTV e il «raggruppamento carristi». Su entrambe le battaglie dell'Ebro - quella dei nazionali in primavera e quella dei repubblicani dell'estate - è stato scritto molto da molti. Della prilna si è fauo rilevare che il successo di Franco risultò monco perché non venne sfruttato per proseguire la lotta in Catalogna, ma si volle andare a cercarlo in direzione di Valencia, dove non fu raggiunto nel tempo preventivato e vi si dové rinunziare quando quasi sembrava si stesse per afferarlo. Della seconda, con la quale i repubblicani perseguirono lo scopo i11.1mediato di salvare Valencia costringendo i nazionali a desistere dall'azione contro tale obiettivo e a trasferire forze qui impegnate sulla fronte dell'Ebro, si è criticato il forte logorio di energie umane e di maleriale subiti da entrambe le parti: da quella nazionale per il basso ritmo con il quale si procedé alla riconquista dei 500 chilometri quadrati di territorio perduti all'inizio; da quella repubblicana per l'accanimento esplicato nella difesa palmo a palmo della conquista, quando, giacché era stato rag-


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giunto lo scopo immediato, sarebbe stato più conveniente ed economico ritirarsi combattendo, evitando così lo sconvolgimento di intere grandi unità. Ogni critica ha il suo rovescio, ma quella rivolta ai repubblicani per aver difeso, con tanta tenacia e con forze particolarmente efficienti e valide, il territorio conquistato forse è la meno giustificata, perché non tiene conto che i repubblicani in quel periodo erano pressati dalla esigenza prioritaria di guadagnare tempo, nella speranza che la situazione internazionale evolvesse a loro favore con lo scoppio di una conflagrazione europea, nella quale la Francia e la Gran Bretagna sarebbero state costrette a schierarsi a viso scoperto dalla loro parte. Franco, invece, per lo stesso motivo, avrebbe dovuto avere tutto l'interesse a far presto per porre fine alla guerra, stante il pericolo che gli sarebbero potuti venir meno, specialmente con l'aggravarsi della situazione internazionale, gli aiuti italiani e tedeschi - quest'ultimi in verità quasi nulli durante l'estate e i primi mesi di autunno-, ma Franco era solito muoversi nelle operazioni militari con esi.rerna pru<leuza e in situazioni ùi rischio 1nuÌlu cakulai.u.

4. Nell 'estate e nell'autunno del 1938 la situazione politica internazionale andò via via peggiorando. L'Europa non aveva ancora digerito il cibo amaro dell'annessione dell'Austria al III Reich che Hitler, il 30 maggio, dichiarò in privato di voler «annientare la Cecoslovachia con un'azione militare a breve scadenza». La questione spagnola cominciò a passare in second'ordine rispetto a quella tedesca. Il mancato successo dell'offensiva dei nazionali su Valencia e la controffensiva repubblicana sull'Ebro vennero gradualmente sconcertando Italia e Germania e il resto d'Europa, per l'allontanarsi della soluzione militare della guerra, mentre fallivano i tentativi condotti da Negrìn, all'insaputa dei comunisti, per una soluzione negoziata assolutamente rifiutata da Franco. La crisi cecoslovacca «quanto rincuorava Negrìn, tanto allarmava il "Caudillo" che in previsione di un conflitto generale, in cui avrebbe dovuto combattere contro la Francia, mandò 20.000 prigionieri a costruire fortificazioni sia sui Pirenei che ai confini del Marocco spagnolo» 10. Hitler, in un primo tempo, mosse la scena dall'interno della Cecoslovacchia, fingendo di lasciare ai nazional-socialisti dei Sudeti l'incarico di avanzare proposte massimaliste da lui di proposito esaspe-


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rate. In un primo momento si parlò di autonomia della regione e non di annessione al Reich. L'Inghilterra, persistendo nella sua politica di «appeasement», cercò subito di esercitare un'azione di mediazione, suggerendo al governo di Praga di fare ogni più larga concessione possibile alle richieste dei Sudeti. Ma Hitler voleva l'annessione e da ultimo lo sfascio completo della Cecoslovacchia, Stato nato nella conferenza di Parigi alla fine della prima guerra mondiale. Il 12 settembre, nel suo discorso tenuto al congresso del partito nazional-socialista in Norimberga, egli annunciò l'aiuto militare della Germania ai Sudeti. Lo scoppio di una nuova guerra europea, fino ad allora evitato nonostante la guerra civile spagnola, parve imminente e inevitabile. L'Inghilterra, umiliandosi pur di salvare la pace, spedì di gran fretta Chamberlain a Bcrchtesgraden per promettere a Hitler il suo appoggio all'annessione della regione di Sudeti. La Francia, suo malgrado, si adattò a lla iniziativa britannica. Ciò costrinse il 22 settembre la Cecoslovacchia a cedere all 'annessione e il giorno 23 Chamberlain corse a Bad Godesberg nella quasi certezza che la questione sarebbe stata risolta, ma si trovò di fronte a rivendicazioni tedesche più pesanti. Il giorno 26 Hitler ripeté, in un discorso pubblico, la minaccia di scendere in guerra se Praga si fosse opposta all e nuove richieste. Francia e Inghilterra mobilitarono le loro forze armate, ma Chamberlain avanzò la propos ta di una conferenza internazwnale per sciogliere il nodo, senza dover ricorrere alla guerra. Mussolini caldeggiò la proposta inglese e Hitler finì cQn l'accettarla, sicuro che dalla conferenza avrebbe ottenuto quanto voleva. La conferenza venne concordata per il 29 settembre in Monàco di Baviera. Ad essa parteciparono i capi di governo tedesco (Hitler), italiano (Mussolini), inglese (Chan1berlain) e francese (Daladier) Le condizioni dì Hitler ve1111ero accettate, se11za modifiche sostanziali, mercé la mediazione di Mussolini che in pratica sostenne il punto di vista tedesco. Il risultato fu che vennero poste le premesse per lo sfascio dell'intera Cecoslovacchia, s'incoraggiò implicitamente Hitler a proseguire lungo la strada delle minacce e delle aggressioni, non si salvò la pace, ma si rimandò di 11 mesi l'inizio della guerra alla quale, nel settembre del 1938, neppure la Germania era ancora pronta. Lo spostamente del centro di gravità della politica europea dalla Spagna alla Germania dette nuovo impulso al piano di ritiro dei volontari stranieri dalle due Spagne, elaborato e accettato dai membri del Comitato di non intervento, il 5 luglio. Sottoposto all'approvazione dei due governi spagnoli , il piano aveva incontrato obiezioni eriserve da entrambi i governi, quanto meno per guadagnare tempo. Il


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governo Negrìn aveva chiesto che tra i volontari stranieri venissero considerati anche i soldati marocchini che combattevano dalla parte di Franco, che i piloti e il personale tecnico delle unità carriste e di quelle aeree venissero ritirati per primi, che venisse garantito un controllo aereo per l'applicazione dell'accordo di non intervento e aveva deplorato che il piano di ritiro dei volontari prevedesse il riconoscimento dei diritti di belligeranza ai nazionali. Costoro, da parte loro, avevano chiesto che tali diritti venissero loro riconosciuti subito, avevano proposto il ritiro di 10.000 uomini per parte senza stabilire conLroiìi internazionali che avrebbero menomato ìa sovranità nazionaìe. Franco si era dimostrato più intransigente di Negrìn e al suo comportamento non era estranea l'Italia che aveva approvato iJ piano nel momento in cui le operazioni militari sembravano procedere a gonfie vele per i nazionali e che successivamente, in seguito alla lentezza dell'offensiva su Valcncia e al successo della controffensiva dei repubblicani sull'Ebro, stava mandando per le hmghe l'esecuzione del piano slesso che, in pralica, Franco continuava a rifiutare.

Fu solo il 3 ottobre che Ciano informò l'ambasciatore inglese in Roma che l'Italia avrebbe ritirato 10.000 volontari dal la Spagna e chiese che in virtù di tale atto di buona volontà l'Inghilterra desse applicazione agli «accordi di Pasqua». Il momento scelto per la comunicazione della decisione del ritiro dei 10.000 uomini, sei giorni dopo il convegno quadri laterale di Monaco, dove Mussolini si era comportato da paciere, fu quanto mai opportuno, tanto è vero che due giorni dopo, il 5 ottobre, la Francia, desiderosa di migliorare le relazioni con l'Italia, riconobbe ufficialmente la conquista italiana dell'Etiopia. Il 15 ottobre 10.000 uomini del CTV partirono da Cadice per Napoli e a metà novembre l'Inghilterra dette applicazione agli «accordi di Pasqua». Tali avvenimenti non vanno interpretati, perché non lo furono, come un mutamento della linea della politica estera italiana che Mussolini aveva confermato a Ciano il 26 settembre: «Tutto ciò è molto importante, ma non altera la nostra politica. In Europa l'Asse rimane fondamentale. In Mediterraneo, collaborazione con gli inglesi fino a quando sarà possibile. La Francia rimane fuori» 11. Questo l'«animus» con il quale Mussolini si era recato a Monaco. 11 governo di Negrìn non mancò di far presente a quelli di Parigi e di Londra come, proprio nel caso di una guerra generale, sarebbe stata essenziale, per le due maggiori potenze europee occidentali, godere della alleanza della Spagna repubblicana che sarebbe occorso perciò continuare ad aiutare. Ma l'Inghilterra e la Francia - che sul piano formale era tornata a chiudere la frontiera spagnola - erano


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soprattutto preoccupate di evitare la guerra, costasse anche il sacrificio della Spagna repubblicana. Franco, da parte sua, temeva, in quei mesi, soprattutto quanto auspicava Negrìn e, in particolare, che il governo repubblicano, in caso di guerra generale, dichiarasse guerra all'Italia e alla Germania e che ciò potesse aprire la strada «a un'occupazione francese della Catalogna, del Marocco spagnolo, <li Minorca e forse anche dei territori intorno a S. Sebàstian e Irùn sulle falde occidentali dei Pirenei» 12 . Stanno a dimostrarlo le profferte di neutralità che egli fece conoscere a Parigi e Londra, dando ampie assicurazioni che se fosse scoppiata ia guerra la Spagna nazionaie sarebbe rimasta strettamente neutrale. Le due poLenze accolsero con favore la proposta, ma come indurre al rispetto di tale neutralità l'Italia e la Germania era un problema. Un tentativo per risolverlo lo fece lo stesso Franco che il 26 settembre informò Berlino che, in caso di guerra, la Spagna nazionale sarebbe stata costretta a rimanere neutrale e che fin d'ora desiderava negoziare il rispetto di tale decisione con l'InghilLerra e la Francia. Fu r unu i tedeschi a mc;;L1.e11;; al co!Ti;;ni.t gli italiai"li dei propositi di Franco e ciò mandò in bestia Ciano che accusò Franco «di tradimento alla causa comune» e annotò nel Diario: «che schifo! I nostri morti in Spagna devono trasalire nelle loro bare» 13. La reazione di Ciano senza dubbio giustificata - il dittatore spagnolo dimostrava di aver dimenticato che senza l'aiuto italiano non avrebbe potuto condurre avanti l'insurrezione del luglio 1936 e di avere maggior riguardo per i tedesc~i che non per gli i tal ian i - si spinse a chiedere a Mussolini di raccogliere tutte le forze terrestri italiane in Spagna in Maiorca e di ritirare immediatamente l'aviazione legionaria 14. Mussolini fu di diverso avviso e «decise che sarebbe stato meglio lasciare che il CTV continuasse a operare in Spagna contro la repubblica» 15. Anzi Mussolini sospese per il momento il previsto ritiro dei 10.000 uomini del contingente italiano in Spagna. L'estate e l'autunno del 1938 furono una stagione tormentata e turbolenta; l'Europa visse con il fiato sospesa sull'orlo della guerra. La questione cecoslovacca prevalse su quella spagnola, che l'Inghilterra e di riflesso la Francia erano pronte a sacrificare pur di salvaguardare la pace a ogni costo. Fu naturale che i governi delle due Spagne, con le loro profferte di neutralità (governo di Franco) o di alleanza (governo di Negrìn), cercassero di corteggiare i governi di Londra e di Parigi, più da vicino interessati alla Spagna, che in quel periodo erano più intenti che nel passato a salvare la pace. L'offerta di alleanza del governo Negrìn alla Francia e aJl'Inghilterra era coerente e tendeva a scongiurare il pericolo d'isolamento in cui la Spagna repub-


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blicana si sarebbe potuta trovare in caso di guerra generale. La comunicazione di Franco circa la neutralità della Spagna in caso di conflitto europeo lo era assai meno, ma né Mussolini né Hitler erano nelle condizioni in quel periodo di agire diversamente da quanto fecero, malgrado l'insofferenza di entrambi nei riguardi di Franco. Il rifiuto di Mussolini circa il ritiro del CTV dalla Spagna fu determinato dalla esigenza di non smentire sé stesso, e la poi itica fino ad allora seguita, di fronte agli italiani chiamati a suo tempo a combattere per la causa della civiltà contro la barbarie sovietica. Mussolini era in pratica prigioniero della guerra spagnola e l'uscirne fuori, dando ascolto al suggerimento di Ciano, sarebbe equivalso a una confessione di fallimento, che Franco valutava del tutto improbabile, mentre questi nutriva maggiori timori nei riguardi della Germania con la quale i rapporti si erano fatti piuttosto freddi a seguito della disputa sulle miniere, durante la quale non erano mancati atti di vera e propria scortesia e umiliazione verso Eberhard von Stohrer, ambasciatore della Germania presso il governo di Burgos. Mussolini approfittò dell'incontro di Monaco per dire a ChambcrJain che il rapido ritiro di 10.000 uomini avrebbe dovuto creare l'atrnosfera per l'entrata in vigore degli «accordi di Pasqua » e che egli era ormai stufo della Spagna e di Franco che aveva sprecato tante occasioni per vincere. Chamberlain, soddisfatto dei risultati della conferenza, suggerì di indirne una analoga per risolvere la questione spagnola. La notizia della proposta inglese trapelò e mise in apprensione il governo repubblicano, ma a fugare i suoi timori di una fine simile a quella della Cecoslovacchia pensò lo stesso Mussolini che di lì a pochi giorni ordinò la ripresa degli attacchi italiani ai mercantili inglesi nei porti repubblicani, già sospesi per evitare la caduta del governo Chamberlain. «Otto navi furono danneggiate nella prima quindicina di ottobre; altre, che trasportavano viveri, furano catturate» 16. L'Inghilterra nondimeno continuò a proporsi per un'opera di mediazione e lo stesso Stohrer,convinto che un compromesso avrebbe dovuto essere nell'interesse anche della Spagna nazionale, le cui truppe venivano dissanguandosi sull'Ebro, ne accennò informalmente a Franco facendogli considerare che il «metodo cecoslovacco» avrebbe potuto servire da modello per risolvere altre questioni internazionali. Franco fece finta di non aver inteso e lasciò cadere il discorso. Il giorno 6 ottobre, il presidente della giunta amministrativa di Burgos, conte Gòmez Jordana y Sousa, fece presente a Stohrer che un compromesso avrebbe vanificato tutto il significato della guerra civile e che perciò non c'era altra soluzione all'infuori della capitolazione dei repub-


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blicani. Il 2 ottobre, Negrìn dalla radio di Madrid affermò che sarebbe occorso arrivare a un'intesa fra le due parti, anche perché percepiva che l'aria che veniva dall'Unione Sovietica non era più quella iniziale. Stalin, dopo Monaco, aveva perso la speranza di stringere un'alleanza con l'Inghilterra e la Francia e veniva convincendosi della necessità di un accordo con la Germania e conseguentemente di disimpegnarsi dalla Spagna. Egli diede il consenso al ritiro dalla Spagna dell'esercito messo in piedi dal Comintern. Le brigate internazionali non erano più necessarie, come del resto, durante la crisi di Monaco, aveva implicitamente ammesso Negrìn a Ginevra, proponendo il ritiro di tutti i volontari stranieri dalla Spagna sotto il controllo della Società delle Nazioni. Le brigate internazionali vennero ritirate. «La loro ultima azione ebbe luogo il 22 settembre e fu condotta dalla xva brigata» 11_ Esse nel mese di ottobre, sulla base di un censimento compiuto da una commissione «ad hoc » della Società delle Nazioni, contavano in tutto 12.673 volontari stranieri, mentre il resto era costituito da spagnoìi o da stranieri che avevano preso la cittadinanza spagnola. «Alla metà di gennaio (1939) 4640 uomini di ventinove nazioni avevano già lasciato la Spagna, tra cui 2141 francesi, 407 inglesi, 347 belgi, 285 polacchi, 182 svedesi, 194 italiani, 80 svizzeri e 548 americani . Gli altri 6000 furono coinvolti nella catastrofe catalana, dovr andarono incontro a sofferenze e prove ancor più dure di quelle che avevano conosciuto fino allora» 18. L'Unione Sovietjca e il Comintern fin dalla fine di settembre avevano ridotto la loro propaganda in favore della repubblica, ma non i loro aiuti, che peràltro erano assai misurati sia per la chiusurà della frontiera francese con la Spagna, sia per la sempre minore praticabilità delle vie marittime a causa del rafforzamento de! blocco dei nazionali. Durante il mese di novembre, 11 navi mercantili inglesi vennero attaccate nei porti repubblicani e una, il «Cantabria», venne affondata da un mercantile nazionale armato, il «Nadir», nel mare del Nord. Malgrado ciò il 16 novembre entrarono in vigore gli «accordi di Pasqua» e lord Edward Frederick Halifax, ministro degli esteri del Regno Unito, aveva preannunziato l'evento alla Camera dei Lords, il 3 novembre, dichiarando a Eden, che aveva sottolineato che quegli accordi andavano a danno della Spagna repubblicana, giacché non v'era stata, come previsto, una sistemazione della questione spagnola, che «approvasse o non l'Inghilterra le sue ragioni, Mussolini non era disposto a vedere Franco sconfitto» 19. Tale quadro della politica internazionale, dominato dalla paura di una conflagrazione generale e fatto di ambiguità, riserve mentali,


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menzogne e contraddizioni, influenzò .notevolmente la condotta dei due governi spagnoli, ma mentre orientò alla ricerca di un compromesso quello repubblicano, non scalfì l'intransigenza di Franco e quella di Mussolini a favore di una vittoria finale con la capitolazione e la resa a discrezione della controparte.

5. La Spagna repubblicana, nell'estate e nell'autunno del 1938, nonostante il successo difensivo riportato sulla fronte di Sagunto-Valencia e quello ampio e vistoso ottenuto inizialmente nella controffensiva dell'Ebro, continuò a essere travagliata dalle discordie interne. I favorevoli a un'intesa negoziata e i decisi alla lotta ad oltranza, i fautori della centralità del governo e quelli delle autonomie region ali, fLì.rGn G in continì..ia lottz. fra loro . Il piaao di i-in;;igGriiìJe u to ge-

nerale della mobilitazione bellica proposto da Negrìn ai primi di agosto sembrò agli autonomisti regionali ispirato a troppo accentualo centralismo e incontrò la loro decisa opposizione. Esso prevedeva, tra l'altro, la requisizione delle industrie di guerra catalane gestite sino allora dalla «Generalitat » locale, il passaggio del SIM al controllo dell'esercito, la creazione di un organismo «ad hoc» per frenare il contrabbando e la fuga dei capitali all'estero, ma i ministri catalani e baschi, il catalano Jaime Ayguadé Mi r ò e il basco Manuel de Irujo, si dissociarono da Negrìn nel timore che le misure del piano finissero con il soffocare le autonomie regionali . Il presidente della repubblica, Manue l Azaria y Di az, fece in modo di provoca re un a crisi di governo. Negrìn fece il nome quale suo successore del capo dell'opposizione Luìs Companys y Jover, mentre Azaiì.a avrebbe voluto affidare l'incarico al suo fedele Juliàn Besteiro, che sarebbe stato disposto a negoziare la pace e magari la resa. Insorsero i comunisti e soffocarono Azaria di telegrammi e questi si sentì costretto ad affidare il reincarico a Negrìn. Nel nuovo governo un catalano del PSUC e un socialista basco presero i posti lasciati da Ayguadé e da Irujo. «La crisi fu presentata come una lotta tra Azaria da una parte (con Prieto dietro le quinte) e i comunisti e Negrìn dall'altra, sulla questione del come porre fine alla guerra » 20 , ma Negrìn aveva compiuto più tentativi, tenuti nascosti ai comunisti, per un negoziato e altri ne fece in seguito. Di fronte alla inanità di tali sforzi, Negrìn era dell'avviso


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che l'unica speranza per la repubblica fosse di resistere finché non fosse esplosa una guerra europea che egli era sicuro sarebbe scoppiata. Egli, d'altra parte, sapeva molto bene che i comunisti erano gl.i unici assertori della politica di resistenza a oltranza e sapeva altresì che senza il loro appoggio ogni governo non avrebbe potuto reggersi. Da qui l'inclusione di un nuovo rappresentante comunista nel governo. Il nuovo governo, non molto diverso dal precedente, si mise all'opera per attuare il piano Negr ìn e diede un grande impulso alla propaganda per tenere elevalo il morale delle truppe e delle popolazioni. La difesa deìle rivendicazioni sociaìi e deiia guerra d'indipendenza dagli invasori tedeschi e italiani divenne il « leit-motiv » della sua azione, intesa a dimostrare che l'unico motivo di guerra era il persistere delle forze straniere in Spagna, senza le quali il governo repubblicano sarebbe stato in grado di giungere alla vittoria e di assicurare la prosperità all'intera nazione. Occorre riconoscere che la sistematica campagna di Negrìn non rimase senza risultati, stanti l'intensità e l'abilità con le quaìi venne conÙoli.a, aache :;e d.upu i.a fim: udi.a baUaglia dell'Ebro la stanchezza della guerra e il desiderio di una fine, fosse pure di compromesso, e rano molto diffusi. 11 clima c realo nella Spagna nazionale dalla lentezza e dal fallimento dell'offensiva su Sagunto-Valencia e dal lungo e faticoso procedere della controffensiva sull'Ebro, nonch~ dalle alterne vicende sulla fronte di Estremadura, che sintetizzeremo più avanti, si fece via via più pesante e angoscio~o. Soldati e popolazioni erano sgomentati dal procedere della guerra che nessuno ancora, dopo due anni, era in grado di prevedere che si sarebbe conclusa con la vittoria di Franco. Ogni iniziativa delle forze nazionali aveva trovato pronta risposta in contro iniziative d ei repubblicani: la progettata offe nsiva su Madrid era stata preventivamente parata dalla contromanovra repubblicana su Teruel; l'offensiva contro Sagunto e Valencia, che era stata preferita da Franco a quella contro la Catalogna, non solo aveva proceduto con lentezza esasperante nella regione montagnosa del Maestrazgo, ma la si era dovuta sospendere in seguito alla controffensiva repubblicana sull'Ebro. «C'era in giro aria di disfattismo, perfino a Burgos. I falangisti mormoravano contro Franco e Martinez Anido (ministro dell'ordine pubblico). Stohrer riferì che c'erano violente scenate tra Franco e i suoi generali, i quali non eseguivano "correttamente i suoi ordini nel condurre gli attacchi" » 21. L'opera di ricostruzione proseguiva, ma non mancavano divergenze, contrasti e lotte politiche sorte, specialmente in materia di organizzazione sociale, tra «reque tés» e falangi-


CAP. XXIII· LE OPERAZIONI MTUTARI DA FINE LUGLIO A META NOVEMBRE 1938

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sti. L'aria di malumore che spirava non trattenne Franco dal camminare lungo la sua strada e nel settore delle attività sociali ed economiche istituì il servizio sociale delle donne, per complessivi sei mesi, dai 18 ai 35 anni e creò le «Commissioni regolatrici della produzione», con compiti analoghi a quelli delle Corporazioni fasciste. Dette, inoltre, ulteriore impulso alle opere assistenziali, la cui gestione divenne privativa del partito falangista. Non si può dire che la situazione interna non gli desse qualche preoccupazione, tanto che si mostrò restìo a nuove chiamate alle armi dei cittadini e curò con maggiore larghezza e attenzione che nel passato i problemi della politica interna, ma riuscì ad avere ragione della maretta sulla quale navigava e a impedire che salisse a burrasca.

6. Abbiamo accennato per grandi linee alle operazioni che nell'estateautunno si svolsero sull'Ebro, peculiarmente nell'ansa di Gandesa, e aìie conseguenze che ebbero sul piano politico, mili i.are e psicologico. Abbiamo ricordato come molti autori siano critici nei riguardi soprattutto dell'iniziativa repubblicana che giudicano «un terribile errore » perché Rojo non sarebbe stato in condizioni di sprecare gli esigui rifornimenti «in una manovra diversiva a largo raggio» e di «avventurarsi in un'offensiva simile» 22 . Non abbiamo mancato di rilevare che a nostro avviso la ripresa della iniziativa da parte dei repubblicani fu un'esigenza imposta dal pericolo che venivano correndo Sagunto e Valencia e che si trattò di un'operazione difficile, coraggiosa, saggiamente impostata ed eseguita correttamente, come la definisce anche la monografia n.13 de Servicio Historico Militar spagno lo 23. L'errore, determinato dalla suscettibilità e mentalità propria degli spagnoli, fu quello della successiva resistenza a oltranza per restare in possesso del territorio conquistato a prezzo di perdite insostenibili e non ripianabili nella carenza dei rifornimenti. Il piano di Rojo rottura della fronte dell'Ebro, resistenza su quella di Sagunto-Valencia, offensive locali nell'Estremadura e nell'Andalusia - rispondeva all'intendi mento politico di guadagnare tempo in vista di un conflitto generale europeo, che la tensione internazionale lasciava prevedere. Forse inizialmente il piano fu troppo ambizioso in relazione alla disponibilità delle forze e dei mezzi, ma partendo da nord dell'Ebro l'offensiva avrebbe potuto consenti re di cadere alle spalle dei nazionali


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operanti su Sagunto e una manovra siffatta avrebbe costituito per Franco un problema davvero difficile. Ciò che invece, a nostro parere, si presta a critica è il non aver sfruttato a fondo il successo difensivo delle forze di Miaja sulla fronte Sagunto-Valencia, dove uno sforzo offensivo maggiore di quello tentato dalle truppe repubblicane, simultaneo a quello dell'Ebro, avrebbe potuto determinare una grave crisi per i nazionali . Vi fu, invece, una certa dispersione di forze nei settori meno minacciati, con detrimento della potenzialità operativa delle forze di Miaja che erano ancora numerose e valide. Le forze repubblicane, una volta sferrata la controffensiva del l'Ebro il 24 luglio, mantennero inizialmente atteggiamento difensivo su tutte le altre fronti a eccezione di quella del Levante, dove dal 27 luglio, tra Pavias-El Toro, sulla fronte del corpo d'esercito del Turia, svilupparono azioni offensive locali nella zona del Salada, estese il giorno 30 alla fronte del corpo d'esercito di Castiglia. Dovunque le operazioni delle altre fronti si concretarono in duelli di artiglieria, in interventi aerei sulle t!"uppe, in attacchi e contrattacchi al livello massimo di 2-3 ballaglioni, dando vita a una lotta di logoramento tanto estenuante e sanguinosa, quanto priva di capacità risolutiva e persino di risultati remune rali vi anche sul piano tattico locale. Sul la rronte del Levante, fu solo in settembre che i repubblicani dettero inizio a una operazione offensiva in grande stile, condotta da un corpo d'esercito di nuova costituzione; per rompere la fronte a sud di Teruel, attraverso il Muela, in direzione di Sarriòn. Ma dopo sei giorni di lotta, le linee si ristabilizzarono quasi sulle posizioni iniziali dalle quali lo scontro era partito. Successivamente, il 7 novembre, i repubblicani sferrarono una nuova offensiva con 5 divisioni, questa volta lungo la costa, per conquistare le posizioni di Nules: la lotta fu durissima e durò 4 giornate, ma le forze repubblicane del gen. Menéndez non realizzarono l'intento. Sulla fronte dell'Es trem adura, precisamente nel settore di Don Benito, i nazionali il 19 luglio diedero inizio a una grande operazione offensiva, preparata con grande segretezza e sferrata proprio mentre era in corso la battaglia del Levante per recidere .il saliente repubblicano che minacciava i fianchi del territorio occupato dai nazionali. « Una puntata decisa dei rossi verso Mérida avrebbe infatti tagliato in due il territorio nazionale e interrotto il corridoio parallelo al confine portoghese, la cui conquista, compiuta nell'estate del 1936, aveva permesso la giunzione dell'esercito di Franco con quello del gen. Mola » 24 . L'operazione ebbe inizio il 19 luglio. Le truppe dei generali Antonio Saliquet Zumeta e Gonzalo Queipo de Llano, con manovra a


CAP. XXIII - 1.F. OPERAZIONI MILITAR! DA FINE LUGLIO A META NOVEMBRE 1938

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largo raggio, travolsero l'VIII corpo d'esercito repubblicano e Miaja il 9 agosto fu costretto a sottrarre forze dalla fronte del Levante per inviarle nel settore del ponte dell'Arzobispo sul Tago e verso il sud. Vennero conquistati 3000 chilometri quadrati e una popolazione di 40.000 abitanti. Ripresa l'offensiva il 9 agosto, i nazionali spinsero l'occupazione verso Almadén e giunsero al fiume Guadalupejo e all'alto Zujar. Per salvare Almadén i repubblicani fecero affluire in zona il XIII corpo d'esercito, le cui unità dal 17 al 27 agosto passarono alla controffensiva locale riconquistando nel settore del medio Zujar parte del territorio perduto e mantennero le posizioni di Almadén. Il 22 settembre Miaja prese l'iniziativa e passò all'offensiva sulla fronte di C6rdoba con l'intento di occupare la città. I combattimenti durarono una settimana, ma alla fine la lotta si ristabilizzò senza che i repubblicani, anzi andati incontro a un grande insuccesso, conseguissero vantaggi di sorta. Sulle fronti del centro, del Levante e del sud i repubblicani non riuscirono, dLmque, nell'estate-autunno a perseguire risultati positivi nel piano strategico e le ragioni principali furono verosimilmente due: non li cercarono, se non sulla fronte dell'Ebro, sempre nella speranza di una guerra generale; i generali Rojo, Miaja e Manuel i\.fatallana Gòmez paventarono di andare incontro a un nuovo disastro, del tipo di quello subìto nel marzo in Aragona, consapevoli del basso morale di molte delle loro unità, nonostante la loro efficienza organica e di mezzi. «Così i repubblicani continuarono a essere forti su tutte le fronti quando si trattava di difendersi, deboli ovunque quando si passava all'offensiva» 2s. Il criterio di base dei comandi dell'esercito repubblicano fu, in definitiva, in quei mesi, quello di prolungare la guerra senza il rischio di perdere una battaglia che avrebbe potuto risultare decisiva: la battaglia offensiva avrebbe potuto risolversi in un disastro 26.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

NOTE AL CAPITOLO XXIII I Servicio Histurico Militar_ «La bat.alla del Ebro». Monografias de la guerra dc Espafia. Numero 13. Libreria Editoria! San Martin, 1978, Madrid, pag. 58_ 2 Ibidem, pag_ 89_ 3 Armata dell'Ebro: V corpo d'esercito su 3 divisioni (11 a, 453, 46") ciascuna d i 3 brigate; XV su 3 divisioni (3a, 35", 42°) ciascuna di 3 brigate; XII corpo d'esercito (tcn. col. Etclvino Lega) su 2 divisioni (16• e 44°) ciascuna di 3 brigate e sulla cxxxv• brigata base per la costituzione della 56° divisione in corso di organizzazione; unità varie: 2 battaglioni della CLI" brigala costiera, 1 battaglione mitraglieri, 2 compagn ie di assalto, 1 battaglione e 1 compagnia a ulonoma di carri armati; 3 compagnie di aulublindo, la n• brigata di cavalleria, 1 battaglione trasmissioni, 1 battaglione pontieri, 1 gruppo guastatori, 5 battaglioni del genio per le fortificazioni, 2 compagnie artieri e truppe varie di intendenza. Quanlo a ll'arti glieria, oltre le unità organiche divisionali, ciascun corpo d'esercito disponeva di 3 gruppi più, come riserva d'armala, di 1 raggruppamento. Essa era schierata da! paese di Menarguens. ccc!lp:::.to <l~i r!~zi~:ia!i, ~1 ::n~rc. Tra il XII e il X V corpo si erigeva il ver·Lice Campel ls, che domina la confluenza Segr·e-Ebro, e il paese di Ginestar tra il XV e il V corpo. Le divisioni erano a numero; in par'licolare la 35" era costituita dalla Xl" brigata con 3372 uomini, dalla XIIIa con 3046, dalla XVa con 3233, comprendeva 1429 uomini delle unità divisionali e 727 uomini del reparto d'istruzione, per un totale di 11.817 uomini_ La forza media delle varie divisioni può essere stimata verosimilmente pari a 10-11 _QQO uomini, per un totale complessivo di 80-90:000 uomini, al quale va aggiunto quello delle unità non indivisionale, per cui non si dovrebbe essere molto fuori dalla realtà attribuendo all'armata 1:epubblicana dell'Ebro una forza complessiva di circa 100_000 uomini e di una ottantina o poco più di batterie di artiglieria comprese le controaerei. 4 Le divisioni nazionali erano variamente composte e avevano subito dal maggio al luglio più varianti organiche. La 13 " divisione (gen. Barrò n) comprendeva la IV " e VF bandera deì Tercio; ii i, V e VT taborcs di Meiiiia; l baltagiione di tiratori scelti; l tabor del Sahara; il LXX ballaglione <li Toledo; il 1 di Merida, il III di La Victoria, il CCLXII cacciatori di Ceuta; la TV a b andera del F.E.T. di Castiglia; 2 batterie da 75 2 da 100 e l da 105 da montagna; 2 compagnie del genio zappatori e 1 compagnia del genio transmissioni_ La 40° divisione (col. Gonzàles Badia), s u 2 brigale, comprendeva: il 1 battaglione di Gerona, il I di La Victoria, il III di Burgos, il V e !'VIII di Granada, il VI di Oviedo.il X di (;àdiz il CXXXVI di San Marciai, il CLXXXIX di Plaseneia, i.I CXCII di Zamora, il CCXXIII di Lepanto, il CCLXXXII di Tenerife. La so• divisione (col. Campos Guereta) comprendeva: il XXI battaglione di Saragozza, il IX di San Quintin , il XIX di Zamora, il VII di Aragiles, il V di Flan<les, il XVI e il XVll di Merida, il XIT di Bailén, il TV di Gerona, il VII di Valladolid, il XVI e il XVIT di Burgos . La 105• divisione (col. Lòpez Bravo) comprendeva dal Cl al CXII battag lione, 2 gruppi di artiglieria, 2 reparti misti del gen io, ma il CIV, il CV e il CVl battaglione erano su altra fronte. 5 Il settore di Gandesa era suddiviso in 3 sottosettori: Mequinenza-Fayùn, AscòMiravet, Miravet-Chcrta. Il settore del basso Ebro era suddiviso in 2 sottosettori: Tortosa. Amposla.


CAP. XXITI. I.E OPERAZIONI MILITARI DA FINE LUGLIO A META NOVEMBRE 1938

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6 Servicio Historico Militai". Op. cit., monografia n. 13, pagg. 89-93 e documento n. 1 (pagg. 323-335). 7 Ibidem, pagg. 171-175, pagg. 176-190, pagg. 190-205, pagg. 205-216, pagg. 217-240. 8 Hugh Thomas. Op. cil., pag. 575. 9 Servicio Historicu Milita r . Op. cit., monografi a n. 13, pagg. 297-298. IO Hugh Thomas. Op. cit., pag. 579. ll Ciano Galeazzo, Op. cil., 26 settembre 1938. 12 John F. Coverda le. Op. cil., pag. 338. 13 Ciano Galeazzo, Op. cit., 26 settembre. 14 Ibidem. 15 John F. Coverdale. Op. cit. , pag. 338. 16 Hugh Thomas. Op. cit. , pag. 581. 17 Ibidem, pag. 584. 18 Ibidem, pag. 585. 19 Ibidem, pag. 488. 20 Tbidc m, pag. 577. 2 1 Ibidem, pag. S79. 22 .f ohn F. Covcrdale, Op. cit., pag. 331 : «A lungo andare l'offen siva dell'Eb ro s i sarebbe dimostrata un tenibile errore da parte dei repubblicani, che non potevano certo

raggio ». Hugh Thomas. Op. cit. , pagg. 470-571 : «Il consigl io <li guerra esaminò il piano d ell'Ebr o, e fini con l'accettarlo, benché Alvarez del Vayo con testasse la gravità della situ azione delle province di levante. Era connmque teme rario da parte del la Repubblica - ora che disponeva di così poco materiale e che la fron tiera frarn.:ese era stata richiusa - avventurarsi in un'offensiva simile. Le esperienze fatte a Brunete, a Belchite e a Teruel avrebbero dovuto insegnare qualcosa. La campagna dell' Ebro in realtà si sviluppò secondo lo s tesso meccan ismo di qu elle battaglie: successo m omentaneo, afflusso di rinforzi nazionalisti da altre fronti e a rresto dell'avan zata, controffens iva nazionale; solo che le conseguenze furono di grnn lunga più tragiche ». 2-' Servicio Historico Militar. Monografi a n. 13, p agg. 297-298. 24 P rancesco Ilelforte. Op. cit., vo i. TV, pag. 91. ..!5 Servicio Historico Militar. Op. cit., monografia n . 13, pag. 274. 2 6 ibidem.



CAPITOLO

XXIV

IL CTV NELL'ESTATE-AUTUNNO 1938

1. Potenziamento o ridimensionamento? 2. Il ruolo di riserva del co-

mando dell'esercito del Nord. 3. Le unità terrestri del CTV sulla fronte del Levante. 4. 1l «raggruppamento carristi» sulla fronte dell'Ebro. 5. L'artiglieria del CTV sulla fronte dell'Ebro. 6. La fase finale della controffensiva dei nazionali sulla fronte dell'Ebro e l'apporlo del raggruppamento carristi e delle artiglierie del CTV. 7. L'aviazione legionaria dall'inizio alla fine della controffensiva nazionale sulla fronte dell'Ebro e la sua attività sulle altre fronti. 8. La ristruttura-· · t.. 41.•~_u1.

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1.

Dopo la sospensione dell'offensiva su Valencia, il gen. Berti, in seguito ad autorizzazione di Ciano, il 29 luglio partì per Roma, lasciando il comando interinale del CTV al gen. Roalla. Egli andò a Roma per prospettare al le autorità politiche e militari centrali l'alternativa o di un robusto potenziamento del CTV a fine offensivo e controffensivo - in modo da conferirgli elevata capacità di manovra autonoma, senza il bisogno di rinforzo di grandi unità nazionali, come avvenuto nell'offensiva appena sospesa - o del ritiro dalla Spagna di tutta la fanteria del CTV. Egli era profondamente insoddisfatto della condotta della guerra e.la parte degli alti comandi spagnoli, della minimizzazione che questi facevano del contributo del CTV alla guerra, del poco o nessun conto che il comando delle forze armate e quello dell'esercito del nord facevano delle proposte operative del comando del CTV e di come erano andate le cose nell'appena sospesa offensiva su Sagunto-Valencia. Era altresì preoccupato per il futuro del CTV e per la controffensiva repubblicana sull'Ebro, che lo induceva a un certo pessimismo sul la situazione generale, che lasciava intravedere ancora lontana la villoria di Franco. Prima dell 'entrata in azione del CTV, Berti aveva riferito a Ciano e a Pariani il suo apprezzamento sulla


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situazione operativa (Doc. n. 57) e sul piano d'insieme della manovra su Valencia e non appena l'offensiva era stata sospesa, su richiesta di Ciano (Due. n . 58) aveva telegrafato una breve relazione sulle operazioni svolte dal CTV durante la prima fase dell'offensiva stessa (Due. n. 59). Il CTV era in sofferenza organica e operativa, anche perché le truppe davano segni di stanchezza per il mancato avvicendamento, essendosi Roma limitata fino ad allora a ripianare le perdite, senza dare il cambio ai veterani, nella cosLanlc illusione che la guerra sarebbe stata breve o stesse per finire. In Roma Berli riscontrò un clima moralmente depresso, determinato dalla sospensione, che era facile prevedere si sarebbe tradotta in rinunzia definitiva, dell'offensiva su Valencia e dalla controffensiva repubblicana sull'Ebro. Per Berli l'alternativa era o il potenziamento del CTV o il ritiro delle fanterie, anche con decisione unilaterale. Berti insisté con Mussolini perché scegliesse e questi fini con il dargli il mandato di offrire a Franco tre proposte: o rimandare in Itatare l'afflusso di nuove divisioni organiche itaìiane. L'ailernaliva dei r itiro delle fanterie o dell'invio di nuove forze era un «bluff», come sembra sostenere ii Coverdaìe i, o Mussoìini era veramente disposto a dare esecuzione all'afflusso addirittura di grandi unità organiche, nonostante che l'Italia il 5 luglio avesse accettato il piano di ritiro dei volontari, in quel momento all'esame dei dùe governi spagnoli? Può darsi che si trattasse di un « bluff » , ma va tenuto presente che a Mussolini premeva soprattutto. la sollecita fine della guerra con la vittoria di Franco, nel quale peraltro non aveva nessuna fiducia: «non sa fare o non vuol fare la guerra. I rossi sono de i combattenti: Franco no» 2 . L'accettazione del piano di riliro dei volontari era stata fatta in un momento in cui le operazioni volgevano a favore di Franco, mentre in agosto il loro corso era mutato e, inoltre, la situazione internazionale era peggiorata per l'inizio dell'accendersi della questione cecoslovacca, che avrebbe potuto tradursi in un «casus belli» molto più grave e intricato di quello spagnolo, che si trascinava ormai da due anni nella stanchezza generale. «L'invio di altre divisioni avrebbe certo provocato una crisi nel Comitato di non intervento e una nuova apertura della frontiera francese, chiusa da giugno; ma Mussolini dichiarò che, anche se ciò fosse accaduto, egli avrebbe comunque inviato anche un maggior numero di uomini pur di porre fine alla guerra» 3. A parte che la chiusura della frontiera francese era un fatto più formale che soslanziale, Mussolini in quel periodo era convinto che una guerra, che non voleva, avrebbe potuto scoppiare molto più proba-


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bilmente a causa della minaccia che si addensava sulla Cecoslovacchia che non del conflitto spagnolo, anche se la Germania non lo metteva al corrente dei suoi piani. Rientrato in Spagna il 16 agosto e raggiunta la sede del comando in Cariiiena, dove era stata trasferito da S . Agustìn il 2 agosto, Berti si recò il giorno 20 da Franco al quale sottopose la scelta di una delle alternative poste da Mussolini (Doc. n. 60). Franco rifiutò l'offerta di grandi unità organiche perché avrebbe potuto trasformare la Spagna in un campo di guerra internazionale o comunque avrebbe potuto spingere ì'Inghilterra e ìa Francia ad aiutare direttamente e apertamente i repubblicani. Accettò, invece, l'afflusso di una decina di migliaia di uomini per il potenziamento del CTV, lasciando intendere di non essere d'accordo sul ritiro delle fanterie, a ciò probabilmente indotto non tanto dal bisogno di esse, quanto dal timore che il ritiro venisse interpretato come l'inizio di un graduale disimpegno italiano dalla guerra spagnola, evento che voleva assolutamente evitare, sia per moiivi polilici e psicologie.i, sia pen.:hé a v1::va 1::SL!1::mu bisogno 1.li a!l.iglicrie e di aerei. Franco non mancò di sottolineare che il nuovo afflusso di uomini non sarebbe sfuggito al Comitato del non intervento, offrendo così la possibilità a Mussolini di ripensarvi. Di fronte alla risposta del generalissimo, il capo del governo italiano decise il ,-i dimensionamento, anziché il potenziamento, del CTV. La decisione di Mussolini, che non accoglieva la proposta di Berti di rimpatriare tutta la fante ria o in caso dive rso di incrementare la capacità operativa del CTV e non rientrava nelle alternative da lui stesso offerte a Franco, fu di fondere in un'unica divisione la« F.N.XXIII marzo» e la «Littorio » e il conseguente recupero di oltre 10.000 uomini che sa re bbero stati rimpatriati. L'uscita dalla logica fino allora costantemente seguita ebbe all'origine, probabilmente, la confluenza delle idee e dei sentimenti contraddittori che agitavano in quel periodo il cervello e il cuore di Mussolini. Questi era stufo di Franco, dal quale aveva ricevuto anche alcune umiliazioni, tanto che il 29 agosto, nel turbamento in lui prodotto dalJe due lettere scrittegli da Luigi Barzini (Doc. n. 61 e n. 62), disse a Ciano di annotare nel suo diario testualmente: «che io oggi, 29 agosto, prevedo la sconfitta di Franco» 4. Questi non solo non aveva una visione strategica della guerra, ma non riusciva a fare una mossa che non trovasse l'immediata contromossa dell'altra parte e, in più, alcune delle sue mosse risultavano sbagliate in partenza. La sistematica respinta delle proposte operat ive avanzate dal comando del CTV, Mussolini la considerava un'offesa diretta a sé stesso, perché Franco non poteva non sapere che quel


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comando agiva nel quadro delle direttive che riceveva da Roma. Oltre la vittoria di Franco - la sconfitta o il solo insuccesso avrebbe coinvolto il prestigio dell'Italia e suo personale - Mussolini voleva il riconoscimenlo della conquista dell'Etiopia che tardava a venire a causa dell'impegno italiano in Spagna. Attribuiva agli «accordi di Pasqua» valore strumentale, ma era convinto che una qualche concessione all'Inghilterra dovesse essere pur fatta, ancorché credesse che le democrazie occidentali fossero allo sfascio. Nessuna benevolenza nei riguardi della Francia, verso la quale nutriva forti rancori profondi e disprezzo per l'asilo che continuava a dare agli esuli antifascisti e alle organizzazioni del Comintern e per l'ausilio che aveva dato e continuava a elargire ai repubblicani spagnoli. Nei riguardi della Gerrn.ania coltivava nel suo intimo un senso di ammirazione e di invidia, misto a uno di timore e di antipatia. Tale garbuglio di idee e di sentimenti era in quel periodo complicato dalla questione cecoslovacca, sul cui sfondo si profilava l'immagine di una guerra generale, dallé:l q,..1ale nella logica 11Tas~oli11ianz1. non sai-ebbe stato possibile i1011 essere coinvolti, se non rinunziando per sempre al sogno imperialistico di grande potenza. D'altra parte egli sapeva della impreparazione delì'Italia aìla guerra e perciò cercava di ritardarne i' inizio, pur preferendola alla pace e ritenendola una fatalità storica ineludibile. Nessuna manifestazione di consenso, durante il regime fascista, fu più . spontanea e sincera di quella-che il popolo di Roma, senza cartoline di convocazione e precetti, tributò a Mussolini al suo ritorno in treno da Monaco acclamandolo quale salvatore della pace, ma egli se ne dimostrò più infastidito che compiaciuto. La decisione del ridimensionamento del CTV Mussolini la giustificò sostenendo che essa non sacrificava ness una delle due esigenze essenziali - vittoria di Franco e riconoscimento inglese della conquista dell'Etiopia (Doc. n . 63) - in quanto: Franco avrebbe continuato a giovarsi del grande apporto alle operazioni dell'artiglieria e dell'aviazione italiane, mentre la presenza di una divisione italiana avrebbe reso più convincente agli occhi di tutti la volontà italiana della vitLoria dei nazional i; il ritiro di 10.000 uomini sarebbe risultato una prova della buona volontà del governo di Roma, che avrebbe dovuto indure il governo Chamberlain a dare esecuzione agli «accordi di Pasqua» . Il compromesso teneva in nessun conto le preoccupazioni espresse da Berti circa i pericoli connessi all'indebolimento del CTV, che, non più in grado di compiere azioni offensive autonome o comunque di spicco, sarebbe diventato corresponsabile, presso le opinioni pubbliche di tutti i paesi, di un eventuale, infelice andamento delle


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operazioni del futuro. In altre parole, l'Italia, pur non riducendo in maniera sensibile il suo impegno politico e militare, avrebbe corso il pericolo di uno scacco in battaglia e di una perdita di prestigio in campo internazionale. Le insistenze dei vertici militari e, in particolare, di Berti convinsero Mussolini a far propria la richiesta iniziale del comandante del CTV del ritiro di tutte le fanterie ed egli incaricò Berti di avanzare la proposta a Franco (Doc. n. 64), che finì con accettarla molto a malincuore per il timore che il ritiro delle fanterie venisse inteso come una riduzione del sostegno italiano alla causa dei nazionali spagnoli {Doc. n. 65). Mussolini tornò di nuovo sulle sue decisioni e ripropose a Franco, che fu d'accordo, di lasciare in Spagna una divisione italiana (Doc. n. 66). La decisione di lasciare in vita una sola divisione italiana, rappresentata da Berti a Franco il 13 settembre, non suscitò obiezioni da parte del generalissimo che, invece, rappresentò l'inopportunità dei ritiro dei voiontari mentre era in corso ìa battaglia neli 'Ebro, per la quale erano impegnate tutte le unità nazionali e le 2 divisioni italiane erano le uniche truppe di riserva su tutte le fronti, diversamente dai repubblicani che disponevano di 9 divisioni di riserva sulla fronte centro-levante-sud e di 5 in Catalogna. Franco inoltre propose che per il ritiro, oltre concordarne minutamente le modalità in modo da trarne il massimo utile nel campo internazionale, si attendesse la prossima riunione del Comitato del non intervento, dove poter offrire unilateralmente il ritiro di 10.000 uomini (Doc. n. 67). Berti convenne sulle considerazioni del suo interlocutore, ma rapprentò a Roma che non si sarebbe potuto prolungare ancora per molto lo stato di cose del momento, perché la notizia del rimpatrio si era diffusa e aveva prodotto uno stato d'irrequiettezza che non facilitava i comandanti nel loro compito. Egli, inoltre, era convinto che Franco intendesse soprattutto guadagnare tempo. Altro argomento trattato nel colloquio fu quello della formazione delle unità miste. Franco chiedeva di aiutarlo per la costituzione di nuove grandi unità con quadri e materiali. Berti restava in linea di principio contrario alle unità miste, ma si rendeva conto che «se noi non aiutiamo i Nazionali a costituire almeno una parte di queste grandi unità, corriamo il rischio di vederli perdere la guerra». Ecco il perché aveva fatto compiere uno studio, già inviato a Roma, per addivenire alla formazioni di nuove divisioni miste col minimo numero di italiani (non più di 1000 uomini per divisione). Comunicava inoltre che stava già provvedendo alla trasformazione delle brigate


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LA PARTECIPAZTONF. ITALIANA AUA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (19]6 - 1939)

«Frecce Nere» e «Frecce Azzurre » in divisioni, ciascuna su 10 ballaglioni e 3 gruppi di artiglieria, utilizzando gran parte del materiale delle «F.N.-XXIII marzo». Chiudeva la sua lettera insistendo per l'avvicendamento dei veterani che, pur essendo stato previsto dopo un anno di permanenza in Spagna, non era mai stato attuato, sicché il 60% del personale di fanteria vantava ormai una permanenza di oltre 20 mesi. Per tale avvicendamento, tenuto conto anche del personale di artiglieria e del genio, chiedeva l'invio di non meno di 2000 con1.plementi al mese. Mussolini in quei periodo confermò di essere un individuo umorale, solito a obbedire impulsivamente agli stati d'animo del momento, salvo poi dar luogo a continui ripensamenti. Accanto alla decisione di mantenere in Spagna una divisione terrestre italiana, oltre quella mista, Mussolini stabilì, il 31 agosto, che l'aviazione legionaria assumesse la veste di «grande unità aerea», senza mutarne la dipendenza diretta dal comandante del CTV s. L'intenrento del capo del governo trovò ìa sua ragione d'essere nei contrasti, che da sempre esistevano, circa l'impiego e la dipendenza dell'aviazione legionaria, tra il comandante del CTV, ai cui ordini era stata posta fin dall'inizio della campagna, e il comandante dell'aviazione stessa, che avrebbe desiderato un'autonomia decisionale molto più larga, lamentando incongruenze d'impiego da parte del comando del CTV. Anche se il provvedimento rispondeva solo a ésigenze di ordine interno del CTV, non v'é dubbio che la nuova denpminazione, che non modificava minimamente l'entità e la qualità dell'apporto aereo italiano, avrebbe potuto e dovuto far colpo ed èssere intesa come un rafforzamento del sostegno militare italiano alla parte nazionale spagnola. È di un certo interesse !a relazione del cap. Umberto Turr-ini sulla missione compiuta da lui in Spagna, per conto dello stato maggio1-c dell'esercito, dal 12 al 23 agosto, nella quale, oltre alcune considerazioni sulla situazione politico-militare della Spagna nazionale e l'indicazione che si veniva fin da quei giorni studiando e preparando l'offensiva contro la Catalogna, venivano sottolineate le necessità di un intervento presso Franco perché si decidesse una buona volta ad ascoltare e seguire i consigli del comando italiano e di un avvicendamento dei veterani - la massa in Spagna da 18 mesi - che, ancorché su di morale, erano preoccupati della loro sorte ancora indecisa, tanto più che, fallita l'azione su Valencia, era opinione comune che la guerra si sarebbe protratta almeno per un altro anno. La relazione segnalava altresì il desiderio di Berti di ricevere un blocco di 150-200 ufficiali, prevalentemente di fanteria, per ripianare i vuoti


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che si sarebbero prodotti nella battaglia per la Catalogna, esigenza alla quale fino ad allora si era provveduto ritirando il personale dall'organizzazione scolastica e da quelle delle retrovie (Doc. n. 68). Un altro documento di un certo rilievo sulla questione del ritiro dei volontari è una relazione del 17 settembre del gen. dei carabinieri Piéche (Doc. n. 69), nella quale è messa in rilievo la portata negativa che avrebbe potuto avere il rimpaLrio dei volontari sulla popolazione spagnola nazionale in un momento in cui il morale dell'opinione pubblica era «sceso a un livello preoccupante ». Riferendo le opinioni òei vice-segretario della falange, Piéche scriveva: «mancano uomini adatti ad una seria e ben organizzata propaganda giacché i gerarchi hanno quasi tutti abbandonato le rispettive sedi per recarsi al fronte al solo scopo di mettersi in evidenza e accumulare benemerenze anche in tale campo. Essi hanno abbandonato i loro uffici e i loro incarichi per i quali, del resto, egli dice, ben pochi si sono finora mostrati all'altezza. Ha parlato delle deficienze degli ufficiali spagnoìi, nLuneriche e 4.uaìilai.ive, mentre per contro è sorprenàentc come l'esercito repubblicano, accozzaglia informe di elementi di ogni genere, abb ia lavorato ad organizzarsi e disciplinarsi ».

2. Al momento della sospensione della offensiva su Valencia il CTV era tutto in linea con la sede del comando in S. AgusLìn e del comando tattico in Barracas. Il 30 luglio, il comando dell'esercito del nord dispose il trasferimento del CTV nelle zone di Cella («Littorio ») e un'a liquota delle artiglierie in quelle di Manzanera («F.N.-XXIII marzo»), mentre rimasero in linea le brigate «Frecce Nere», la «Frecce Azzurre» e un'aliquota delle artiglierie 6. Il «raggruppamento carristi », già il giorno 27, aveva ricevuto l'ordine di trasferirsi e concentrarsi nelle zone di Calaceile e S. Cristobal per mettersi a disposizione del comandante del corpo d'esercito Marroquì,investito dalla controffensiva repubblicana sull'Ebro, e vi si era portato in due tappe nei giorni 28 e 29 7, Dal 27 luglio si era fatta particolarmente intensa e aggressiva l'attività dei repubblicani nei settori dei corpi d'esercito del Turia e di Castiglia e, in particolare, in corrispondenza della «Frecce Nere», dove frattanto, in seguito all'assunzione dell'atteggiamento difensivo, si lavorava per arretrare lo schieramento dell'artiglieria <lel settore. Il comando del CTV studiava le contromisure per parare l'eventuale sbarco


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in forze che si diceva progettato dall'avversario sul fianco dello schieramento nazionale, in seguito a segnalati spostamenti e concentramenti di forze nel la zona Val Turia-Val Torrijas, che il comando del CTV il 28 luglio ordinò all'aviazione legionaria di accertare con azioni di ricognizione diurne e notturne. Lo stesso giorno, il comando dell'esercito del nord dispose che una delle due divisioni del CTV fosse tenuta pronta per eventualmente intervenire a tergo delle brigate della divisione «Frecce». L'attacco dei repubblicani nel settore del corpo d'esercito di Castiglia, nella zona di Albarracin, si fece minaccioso la mattina del l O agosto e il capo di stato maggiore del corpo d'esercito di Castiglia chiese in rinforzo unità della «Littorio »; ma il comando del CTV non aderì alla richiesta, rispondendo che la divisione sarebbe stata impiegata solo riunita, agli ordini del CTV, a situazione chiarita e lungo un'unica direttrice 8 . Roatta chiese, inoltre, di conferire con Franco per concordare la riunione di tuLte le divisioni del CTV nel la zona di Monreal del Campo per tenerle pronte per ogni e~v~~ic.a za 9. Lu .1u~tttina c.lcl 2 z1.gosto H s vtto~apo di si.a i.o i11aggiui-~ del CTV si recò presso il comando della s2a divisione nazionale, schie-

rata a difesa della zona di Albarracin, e constatò che la situazione non era diver sa da quella del giorno precedente e che anzi era in corso un 'azione per saldare la linea dell'alto Tajo. Rile vò, invece, che le posizioni de lla zona Campillo-Rubiales, pur i_ntegre, erano dife se da un'occupazione lineare e che non esistevano riserve in grado di rinforzarle e di sviluppare contrattacchi per riconquistarle nel caso fossero andate perse. Durante un incontro con il capo di stato maggiore del corpo d 'esercito di Castiglia, venne concordata un'eventuale azione controffensiva, a forze riunite, per contrapporsi all'azione offensiva dei repubblicani nel settore Vivei (Val Turia)-Molina de Aragon. e il giorno 3 il comando del CTV impartì direttive e ordini per tale operazione alla «Littorio » e all'artiglieria del CTV 10. Il giorno dopo, il gen. Solchaga, comandante del corpo d'esercito del Turìa, chiese gli venisse lasciato, stante la sua povertà di calibri medi, il gruppo da 105 già schierato nel suo settore che gli era stato di grande ausilio fino allora per respingere gli attacchi dell'avversario, ma il comando del CTV confermò che tutti i gruppi da 149 e da 105 del CTV dovevano essere ritirati dalla linea, come d'accordo con i quartieri generali di Franco e di Dàvila 11 . Il giorno 8 agosto Franco di spose che l'artiglieria del CTV venisse posta con urgenza a disposizione del comando dell'esercito del nord in vista della controffensiva nazionale sulla fronte dell'Ebro e Roatta impartì gli ordini per il trasferimento dei raggruppamenti nella zona di Calaceite entro il giorno 11


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agosto 12. Roatta precisò a Manca di Mores che tutta l'artiglieria del CTV avrebbe dovuto essere impiegata riunita o, quanto meno, sotto Ja direzione del proprio comandante e solo «in casi eccezionalissimi», sempre previo assenso del comandante, avrebbe potuto essere consentito il decentramento temporaneo a unità nazionali spagnole 13_ Sulla fronte dell'Ebro vennero avviati: il comando dell'artiglieria del CTV; il raggruppamento medi calibri, compreso il gruppo da 105 ritirato dalla linea; il raggruppamento picco Ii calibri (meno 2 gruppi da 100/17 in rinforzo uno alla« Frecce Nere» e uno alla «Frecce Azzurre»); il raggruppamento controaerei (24 pezzi). Venne previsto che anche i 2 gruppi da 100/17 avrebbero raggiunto il loro raggruppamento non appena fosse stato possibile sostituirli o con artiglierie del corpo <l'esercito del Turia o con i 2 nuovi gruppi da 75 in corso di costituzione quali unità assegnate in organico, uno per ciascuna, alle 2 brigale miste 14_ TI 12 agosto il comando della 15 a divisione nazionale ripeté la richiesta di un reggimento della «F.N.-XXII1 marzo », stante la pressione che i repubblicani esercitavano a nord del Salada sulla sinistra delle grande unità, a ridosso della quale era schierata la «F.N .-XXIII marzo», ma il comando del CTV non aderì, limitandosi a disporre che la divisione completasse lo schieramento e lo sbarramento già predisposti in corrispondenza dell'ala minacciata 1s. Roatla giudicò piena di pericoli la dislocazione frazionata assunta dal CTV in seguito agli ordini di Franco e di Dàvila e chiese di poter prendere misure correttive, che non vennero autorizzate 16 • Riuscì a ottenere con fatica il rientro del IV gruppo da 65/17 sommeggiato, già in linea nella zona del Salada, alla propria divisione «F.N.-XXIII marzo» 17, Non v'é dubbio che il CTV avesse, ne lla prima decade di agosto, una dislocazione frazionata e soprattutto avesse assunto la fum.ione di un serbatoio dal quale attingere, al momento del bisogno, ciò che i comandi spagnoli ritenessero necessario per alimentare la lotta o sulla fronte del Levante o su quella dell'Ebro e non conservasse il ruolo che i comandi spagnoli g li avevano assegnato, dopo la sospensione dell'offensiva, di complesso manovriero in riserva di scacchiere. Del resto la sottrazione del «raggruppamento carristi» e dell'artiglieria di corpo d'armata e il passaggio alle dipendenze d'impjego di comandi spagnoli delle 2 brigate miste avevano pressoché azzerato ogni capacità di manovra. Al suo rientro da ll'Italia Berti prese atto della situazione venutasi a determinare nel quadro di battaglia (All. n. 8), nelle dipendenze d'impiego delle unità e nella dislo-


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cazione di queste (All. n. 9) e trovò conferma di quanto fosse necessario e urgente scegliere tra il potenziamento del suo corpo di volontari o il rimpatrio di tutte le fanlcrie che diversamente avrebbero trovato un impiego a spizzico a beneplacito dei comandi spagnoli.

3.

Le unità del CTV impegnate in la linea in modo conlinuativo daila fine di luglio a novembre sulla fronte del Levante furono la brigata mista «Frecce Azzurre», la brigata mista «Frecce Nere» e il reggimento misto « 18 luglio » che, meno un battaglione rimasto in linea con la «Frecce Azzurre», il 10 settembre passò in riserva alle dirette dipendenze del corpo d'esercito del Turia. Per circa 4 mesi le 2 brigate miste rimasero schierate in difensiva, su 2 linee di caposaldi e unaris..-;i-va , d spe ttivamc;ulc udla /.oua RaguJo-Muult:ùu (a non.i-ovest di Viver) e in quella di Benafer-Caudicl (schizzo n . 24). La loro atlività e quella <lei reggimento «18 luglio» furono quelle proprie e normali delle unità schierate in difesa su settori debolmente impegnali. La loro fu dunque una guerra di posizione, vivacizzata da duelli con le contropposte artiglierie, da scambi di colpi di man~ locali, tentati soprattutto dagli avversari, e da ripetuti scontri di pattuglie. I diari storici delle unità ripetono quasi ogni_giorno con monotonia la frase: «consueta reciproca attività di fuoco». Vi furono anche giornate di calma assoluta e al tre in cui i duelli di artiglieria furono intensi e ripetuti. Le opposte linee correvano su alcuni tratti molto ravvicinate, talché i duelli si sviluppavano anche con il fuoco delle armi automatiche e di fucileria. La contrapposta 54a divisione repubblicana prese iniziative locali per la conquista di punti di dominio tattico e per migliorare e rettificare la linea, ma le brigate e il reggimento« 18 luglio» non persero posizioni o subito le riconquistarono. Ciò non vuol dire che la loro vita fosse del tutto tranquilla e il loro impegno scarso perché, oltre l'attività di vigilanza e di sicurezza, lavorarono sodo per la messa in opera di sbarramenti minati e l'esecuzione di grandi lavori di fortificazione campale. Intervennero anche ampliamenti del.le fronti di schieramento in seguito al riliro dalla linea di unità nazionali. Le unità, nei punti in cui le opposte linee difensive correvano ravvicinate, furono sottoposte con continuità a l gracchiare dei megafoni delle unità repubblicane impiegati per la propaganda e per l'invito alla diserzione, questi ullimi conditi ùi lusin ghe e di minacce. Ma, ad esem-


Schizzo n. 24

ZONA DI SCHIERAMENTO DELLlE BRIGATE MISTE «FRECCE» DALLA FINE DI LUGLIO AL NOVEMJBRE 1938 SULLA FRONTE DEL LEVANTE


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pio, sulla fronte della« Frecce Azzurre» in 4 mesi un solo soldato spagnolo, avvolto dalla nebbia, si trovò entro le posizioni avversarie, mentre ben 32 soldati repubblicani, di cui un ufficiale, quasi tutti appartenenti alla 54a divisione, disertarono e, attraversando le linee, si consegnarono, talvolta con l'armamento al seguito, ai comandi delle unità miste. La «Frecce Azzurre » nell'intero periodo in cui fu in linea subì la perdita di 127 uomini: 18 caduti (7 italiani e 11 spagnoli) e 109 feriti (34 italiani e 75 spagnoli). Perse inoltre un'altra ventina di uomini, di cui 3 deceduti, per incidenti vari. Di numero leggermente inferiore furono le perdite della «Frecce Nere ». Altra attività, che nell'ultimo periodo interessò le 2 brigate, fu quella di trasformazione da brigate in divisioni, con: la conseguente costituzione del terzo reggimento di fanteria, del reggimento di artiglieria e delle unità di supporto, l'inserimento nelle unità di artiglieria di nuovi soldati nazionali, il rimpatrio di 500 italiani veterani. Le unità vennero più volte visitate dal comandante del corpo d'esercito del Turia e una volta anche da Franco che si com.piacque dello schieramento realizzato, dei lavori di fortificazione compiuti e del tono morale elevato. La divisione «F.N.-XXIII marzo » venne ritirata dalla linea, si dislocò nella zona di Manza11era, quasi a ridosso della 15 a divisione nazionale, e conservò tale dislocazione fino al 10 settembre 18. Dové peraltro schierare un'aliquota delle sue unità di fanteria su posizioni arretrate e i 2 gruppi di ar.tiglieria in rinforzo (VIII e XI) in linea a sostegno delle antistanti unità della 15 a divisione. L'artiglieria della divisione mantenne sotto il controllo del fuoco la rotabile AlbentosaManzanera e intervenne più volte, specialmente nella prima quindicina di agosto, d'iniziativa u su richiesta, per sostenere l'antistante fanteria nazionale attaccata più volte in corrispondenza delle zone di Cabezo, tra Cabezo e Humbria, e del Fondo della valle Albentosa, tra El Navajo e q. 1600 e tra tale quota e Pinarejo. Il 10 settembre venne trasferita per riposo nella zona di Calatayud, lasciando in sito un consistente distaccamento di forze 19, che dopo 15 giorni avrebbe dovuto essere sostituito da unità della «Littorio» trasferitasi, dopo la sospensione dell'offensiva, nella zona Villafranca del Campo-Monreal del Campo-Torremocha-Caminreal-Alba-Torre La Cariel. Giunta da poco nella zona di Calatayud, la «F.N .-XXIII marzo», il 18 settembre, dové tornare in linea in seguito agli attacchi sferrati dai repubblicani alle posizioni della 15a divisione nazionale nella zona Muela-Manzanera. Il giorno 18, l'attacco avversario investì anche le posizioni della 85a divisione nazionale in direzione di Fuentes de


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Caiiuelo, nel settore di Sarriòn, e quelle della Muela de Sarriòn, riuscendo a penetrare in profondità per alcuni chilometri tra Fuentes de Canuelo-Caseta del Pescator. Il giorno 19 i repubblicani rinnovarono gli attacchi nel settore di Manzanera e penetrarono su di una fronte ampia 5 e profonda 3-4 chilometri, impiegando 2 divisioni fatte affluire dalle retrovie. Già dal 18 settembre, dopo la comunicazit>ne del comandante del distaccamento di forze lasciate in linea circa gli attacchi dell'avversario nel settore di Manzanera, Berti aveva preavvisato il gen. Francisci, comandante della «F.N.-XXIII marzo», che il distaccamento aveva solo ii compito di sbarrare la valle di Manzanera e di agire sull'avversario che tentasse di raggiungere la rotabile principale, operando peraltro con forze riunite e su richiesta del comandante della 15a o del comando del corpo d'esercito di Castiglia 20_ Il giorno 19, su richiesta di Franco, Berti ordinò il trasferimento dell'intera divisione in linea e il passaggio alle dipendenze del comandante del corpo di Castiglia 21 . Alla sera il distaccamento era schierat0 e0n un battaglione sulle vecchit posizioni di Manzanera, un battaglione su q. 1294 a nord-est di Muela, il battaglione mitraglieri apresidio della seconda linea nel settore di Manzanera, mentre un battaglione era tenuto alla mano nello stesso settore. Il comandante del distaccamento, col. Battisti, rappresentò la delicatezza della situazione, fece presente che le sue forze non erano ancora state impegnate, ma che erano in grado d'intervenire, pur sembrando che non ve ne fosse bisogno in quanto stavano sopraggiungendo 8 battaglioni del corpo d'esercito del Turia. Nel tardo pomeriggio del giorno 20, trasferitasi, parte per ferrovia e parte autotrasportata, la divisione, riassorbito il distaccamento, fu pronta a entrare in azione, a eccezione di 2 gruppi di artiglieria (VIII e XI) che raggiunsero le loro posizioni solo il mattino del giorno 21. Il gen. Varela nell'ordine di operazione del giorno 20 dispose che venisse ripristinalo lo schieramento iniziale mediante la manovra di 2 «agrupaciones» di forze, una a ovest e una a est, che avrebbero dovuto sviluppare un doppio attacco contro il saliente avversario costituitosi nei giorni precedenti e mediante lo sviluppo di un'azione sussidiaria d'impegno sul resto della fronte. Il raggruppamento di forze ovest, sulla destra, sarebbe stato costituHo dalla «F.N.-XXIII marzo», da 1 battaglione di carri armati nazionale, da 1 battaglione di fanteria nazionale («Gerona»), da 1 gruppo da 75 nazionale, da 1 batteria da 155 nazionale; quello est, sulla sinistra, sarebbe stato imperniato sulla divisione «Bauptista». Compito del raggruppamento ovest: attaccare in direzione sud-ovest, con base di partenza la zona Lama di


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Pela-Moros, con obiettivo d'attacco «Alto Buitre », per ristabilire la linea di resistenza lungo le quote 17 59-1729-16 70-1703-164 7-1638-1581 (schizzo n. 24). Il comando del CTV da parte sua, il giorno 20, aveva emanato una sua direttiva (Doc. n. 70) di orientamento per il rinforzo della «F.N.-XXIII marzo » e nella quale aveva altresì disposto che la «Littorio» si orientasse a intervenire sia sulla fronte già impegnata sia nella zona a ovest di Teruel, che i gruppi da 100/17 in zona di Calahorra si trasferissero in quella di Cella e passassero alle dipendenze del comandante dell'esercito di Castiglia, il comandante del genio stendesse i coilegamenti aìla località di S. Eulalia dove si sarebbe trasferito il comando tattico del CTV dalle ore 19 del giorno 21. Il gen. Francisci articolò l'attacco del raggruppamento ovest su 2 colonne e una riserva 22 • L'azione fu preceduta da un'ora di preparazione di fuoco dell'artiglieria e dell'aviazione e le fanter ie lasciarono le loro b asi di partenza alle ore 13,50 del giorno 21 . L'attacco incontrò subito r obu ste e tenaci res iste nze c he ve nne ro so p raffatte dopo ìunga e accanit a Ìott a . La coionna cii destra comba tté duramente sul contrafforte del Buitre e alle 20,50 riuscì a conquistare Alto del Buitre e, in particolare, le quote 1729 e 1670. La colonna di sinistra conquistò El Estrecho, ma poi, pr esa d'infilata dal fuoco nemico, ven ne a r restat a. Il ra ggruppamento est non riuscì a perseguire risultati di rili evo. La ser a del 21 Varela 9rdinò la ripresa dell'attacco per il mattino del giorrio successivo con il chiaro intendimento di portare avanti anche. la branca sinistra della tenaglia di recisione del saliente. Francisci notte tempo spostò in avanti la riserva per farle scavalcare la èolonna di sinistra e portarsi in primo scaglione per conquist ar e la q . 1571, il cui pos sesso avrebbe consentito di dare st retto e di retto sos tegno a ll'a zi one del r aggr uppamento est. L'attacco delJa «F.N.-XXIII marzo » venne ripreso alle 10 del giorno 22. La colonna di sinistra verso le 11,30 conquistò le quote 1581 e 1556 e verso le 18 la q. 1571, sulla quale stavano scendendo anche le pattuglie avanzate de lla colonna di destr a. A tarda sera venne realizzato il contatto tattico con la destra del raggruppamento est, a favore del quale l'artiglieria della «F.N.-XXIII marzo » aveva operato per l'intera giornata. In due giornate, agendo su di una fronte ampia alla base circa 4 chilometri, con una manovra ben congegnata, condotta ed eseguita, la divisione riuscì a penetrare per una profondità di 5-6 chilometri, riuscendo a ripristinare la linea voluta da Varela e favorendo la manovra del raggruppamento est, che raggiunse anch'esso gli obiettivi fissati sul costone delle quote 1594-1576. Durante la notte sul 23 vennero respinti tutti i numerosi contrattacchi


ll Generale Mario Berti; alle sue spalle il Col. Guassa.rdo.


Battaglia di Aragona: il 30 aprile 1938 uomini delle « Frecce» bagnano i gagliardetti nelle acque del Mediterraneo, a S. Carlos de la Rapita.


Battaglia della Catalogna: avanzata delle fanterie legionarie.

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Battaglia della Catalogna: materiali abbandonati dalle truppe repubblicane in fuga verso la Francia.

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Fanteria legionaria in marcia.


Mitragliera Breda controaerei da 20 mm.


Carri d'assalto 1n movimento.


Passerella lanciata dal genio.

Aula con materiale del genio-radiotelegrafisti.


Ingresso della Scuola Trasmissioni per l'istruzione di personale spagnolo.


Servizio Sani1ario: Osp. 043 di EL Pinar (Valladolid).

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Servizio Artiglieria: trasbordo munizioni alla stazione ferroviaria di Avila.

Servizio Artiglieria: carico di munizioni

al Deposito Centrale Muni zioni di Sardon.


Servizio Trasporti: III AuLoreparto dell'Autogruppo di manovra.


Le propagande: il giornale «Il Legionario».


Le propagande: manifesto antitaliano diffuso in Catalogna.


Tl rimpatrio dei reduci.


Saragozza: Ossario dei Caduti italiani.


CAP. XXIV - IL (;TV NELL'ESTATE-AUTUNNO 1938

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locali dell'avversario, tendenti alla riconquista di almeno alcune delle posizioni perdute. Sistematasi sulle posizioni raggiunte, dal pomeriggio del giorno 23, la divisione venne gradualmente sostituita da unità nazionali, per concentrarsi nella zona di Puebla de Valverde e raggiungere poi quella di Calatayud da dove era partita nei giorni 18-20 settembre. La partecipazione della «F.N.-XXIII marzo» a quella che fu denominata «l'azione dello Javalambre» 23 , uno degli episodi inseriti nella grande offensiva che i repubblicani, impiegandovi 4 divisioni, sferrnrono nelia seconda decade di settembre su ùi una fronte ampia 8 chilometri nel settore Manzancra-Sarriòn, fu decisiva per la riconquista delle posizioni che i nazionali avevano perduto e risolutiva ai fini della riuscita del robusto contrattacco delle 2 divisioni. L'operazione costò alla «F.N.-XXIII marzo» 30 caduti (di cui 2 ufficiali) e 159 feriti (di cui 13 ufficiali). I repubblicani lasciarono sul campo 495 caduti nelle zone di Casetas del Pescador e di Masia de don Pedro e 450 in yuclla Jcll'Avc e: <lc1 BuiLi"c, I1lc1iL1- è: 700 <li Ju.,. u (.;é!JJcau p1'~~io.n .ieri della divisione italiana e di quella spagnola. Alla fine dell'operazione, Franco si felicitò con la divisione «per la rapidità e l'abilità con le quali ha agito in combinazione con Jc truppe spagnole per sventare il tentativo del nemico nel settore di Manzanera» 24. Il messaggio di Franco si concludeva in questi termini: «Una volta ancora i nostri fratelli legionari si sono coperti di gloria rendendo un eccellente servizio alla causa nazionale, Mi riprometlo di consegnare personalmente ricompense alla divisione «XXIII marzo» ed una speciale al suo valoroso comandante». I combattimenti del Javalambre conclusero l'attività operativa in Spagna, durata quasi 2 anni, della divisione« F.N.-XXUI marzo», che il 24 settembre venne sciolta, in uno con la «Littorio», anche questa il giorno 23 tornata nella zona di dislocazione che aveva lasciato durante l'operazione del Javalambre, per dare vita a una nuova divisione 2s.

4.

Il «raggruppamento carristi» 2.'ihis fu posto a disposizione del comandante del corpo d'esercito Marroquì il 26 luglio e si trasferì nella zona Calaceite-S. Cristobal che raggiunse il 31. Abbiamo già ricordato come le operazioni sulla fronte dell'Ebro, iniziatesi il 24 luglio con la controffensiva dei repubblicani, assunsero poi il carattere di una


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

guerra di logoramento a causa della insufficiente potenzialità della controffensiva dei nazionali, che riuscì ad avere successo solo a metà novembre, vale a dire circa 3 mesi dopo da quando i repubblicani avevano riacceso la lotta su quella fronte . Rimasto inattivo fino al 18 nella zona di Calaceite-Caseras, il mattino del 19 il «raggruppamento carristi » si trasferì, lungo la rotabile Calaceite-Gandesa-Venta del Pollo, all'altezza del Km 300 di tale rotabile, dove ricevé il preavviso di tenersi pronto, per il mattino successivo, per operare sulla fronte Cuatro Caminos-Valle Villavert, lungo la direzione Villalba de los ArcosCorbera, per procedere alla conquista di quest'ultima località. Era in corso nel settore in quei giorni un attacco dei nazionali di Yagi.i.e che, ripreso dopo la preparazione di fuoco dell 'artiglieria e dell'aviazione, il mattino del 21, conseguì successi locali limitati, per cui il raggruppamento sostò sulla zona di attesa. Il mattino del giorno 22 il gen. Yagi.i.e assicurò il comandante del raggruppamento, col. Valentino Babini, che le forze nazionali avevano conquistato la cima Gaeta e la q. 522, <la]lc: quali avi-ebbero coperto il fianco si ni s tro <lel ;-,,gg1-uppa-

mento che si sarebbe mosso per la conquista di Corbera. Garantì che la protezione del fianco sarebbe stata assicurata dalla 82 a divisione nazionale sia in direzione est che sud. La «bandera carros », articolata in 2 aliquote paritarie. con una avrebbe sostenuto l'azione della 2 a e con l'altra quella della 74 a divisione. . Il col. Babini articolò le ·sue forze in 3 aliquote (schizzo n. 25): alla prima - I battaglione _carri - assegnò quale obiettivo d'attacco la q. 343, a nord di Corbera, da raggiungere lungo la direzione Villalba de los Arcos-carreggiabile a est delle quote 488, 463, 444, 385; alla seconda - II battaglione carri - assegnò quale obiettivo d'attacco l'abitato di Corbera da raggiungere lungo la direzione Villalba de Los Arcos-Cuatro Caminos-q_ 460-q_ 402-Corbera; alla terza - autoblindati - assegnò quale obiettivo d'attacco lo sbocco ovest dell'abitato di Corbera, da raggiungere lungo la direzione segnata dalla strada Valdecana-q. 381-Cor bera. Un'aliquota di cavalleria nazionale avrebbe seguito la prima aliquota a cavallo della rotabile Calaceite-Gandesa e, una volta occupata Corbera, si sarebbe spinta sull'obiettivo eventuale di Venta de Camposines; un battaglione della 82a divisione avrebbe seguito da presso la seconda aliquota. L'azione ebbe inizio alle 11 del giorno 22. La prima aliquota, superatala q. 481, incontrò una robusta resistenza awersaria sulle quote 548 e 422 che, contrariamente alle assicurazioni date da Yagi.i.e, erano nelle mani dei repubblicani. Essa giunse a sud-ovest della q. 444 e sarebbe stata distrutta qualora avesse avanzato ulteriormente, se


Schizzo n. 25

OPERAZIONI DEL RAGGRUPPAMENTO CARRISTI NELLA CONTROFFENSIVA NAZIONALE SULL'EBRO (AGOSTO E NOVEMBRE 1938)


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LA PARTECTPAZJONE TTAI.TANA Al.I.A GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Babini non ne avesse ordinato il ripiegamento, previo recupero dei carri incidentati, sulla base di partenza. La seconda aliquota, seguita dal battaglione di fanteria della 82 a divisione nazionale, puntò sulle quote 460 e 459 che riuscì a conquistare dopo aver sopraffatto le resistenze incontrate, ma quando si spinse ulteriormente in avanti verso la q. 402, fu investita da fuoco di mitragliatrici e di pezzi controcarri da 12 mm - apparsi per la prima volta in combattimento - che minacciavano di completa distruzione l'unità. A sud-est di Coll d'en Grace era schierata la 74a divisione nazionale che non intervenne a sostegno àei carri armati, per cui ii comandante della seconda aìiquota, venuta a trovarsi isolata nel bel mezzo della posizione difensiva avversaria, ne ordinò il ripiegamento, informando dell 'ordine impartito il comandante del raggruppamento, che confermò l'ordine, 111a dispose che lo sganciamento venisse preceduto da un attacco verso la q. 402 al fine di stroncare ogni velleità avversaria d'inseguimento. Con tale attacco locale la seconda a liquota inchiodò l'avversario sulle sue posizion i e alle l g mosse ordì nai.amen Le Veù,u l a base Ji part\::HZa ùalla quale era partita alle ore 11. La terza aliquota, stanti le difficoltà opposte al movimento dai trinceramenti creati dall'avversario lungo la rotabìie di Vulcanales, avanzò lungo ia direzione seguita dalia seconda aliquota e raggiunse la q. 459, dove si collegò con la prima aliquota. Essa concorse all'attacco della seconda ~liquota in direzione della q. 402 e alla protezione del fianco sinistro dell'intero dispositivo dalle provenienze delle quote 441,426 e 385. Gli equipaggi delle autoblindo appiedarono e rimosse.r o gli ostacoli disseminati dall'avversario, lavoro in cui si domos trarono particolarmente utili i motociclisti armati di fucile mitragliatore. Alle 18 anche la terza aliquota ricevé l'ordine di ripiegare. Alle 19,45 i I raggruppamento aveva superato i Quatro Caminos e stava ripiegando su Villalbas de los Arcos. Il suo movimento retrogrado venne protetto dal fuoco dell'artiglieria e dell'aviazione legionaria. L'aviazione con 6 squadriglie dominò il cielo e Lenne costantemente sotto il suo fuoco le posizioni, i concentramenti di forze, gli schieramenti d'artiglieria avversari, in particolare, le difese di Fatarella 26. L'azione era stata ben concepita e impostata, era stata condotta ed eseguita brillantemente, ma era fallita a causa delle notizie infondate diramate dal comando del corpo d'esercito Marroquì e de lla assoluta mancanza di cooperazione della 76a divisione nazionale nei riguardi della seconda aliquota. Furono i comandi nazionali a rischiare la distruzione dell'intero raggruppamento avendolo fatto entrare in azione quasi allo sbaraglio, in una situazione non precedenlemen-


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te chiarita, contro posizioni molto bene sistemate a difesa, tenute da forze avversarie efficienti e decise a resistere. Il giorno 23 Franco decretò la concessione dalla «Medaglia coUettiva» a favore del raggruppamento, che l'aveva ampiamenle meritata per aver saputo trarsi fuori d'iniziativa e da solo da un brutto impiccio in cui il comando di Yague l'aveva caccialo. Il raggruppamento perse 5 ufficiali e 15 uomini di equipaggio (2 caduti, 16 feriti, 2 dispersi) e 1 carro armato, mentre recuperò 10 carri armati colpiti dalle armi avversarie o inddenlali (Doc. n. 71). ii 12 settembre il col. Babini rifed al comando del CTV che la sua unità, dislocata nella zona a nord-ovest di Gandesa, alle dipendenze dal 2 settembre del comando della 13a divisione nazionale, non trovava possibilità d'impiego nella situazione di rislagno della fronte e che non svolgeva altra attività che quella di osservazione, ricognizione e sicurezza, oltre che quella di studio di varie ipotesi d'impiego per il caso che cessasse lo stato di evidente «stanchezza» che si era impaJ1·oniio delle forze in linea. I1 2 ollobre il raggruppamento venne spostato dalla zona di Calaceite-Caseras in quella a ovest di Gandesa e preavvisato di tenersi pronto a entrare in linea il giorno dopo per sfruttare i1 successo di un'azione offensiva deiie fanterie nazionaìi. L'attacco ebbe luogo, ma non creò nessuna premessa per un suo sfruttamento in profondità. Il raggruppamento si riparlò nella zona di Calaceite-Caseras e la richiesta del comando del CTV di trasferirlo in Pamplona non venne accolta. Esso tornò in linea il 3 novembre nel quadro della ultima fase della battaglia controffensiva dei nazionali - che sintetizzeremo più avanti - durante la quale svolse un ruolo prioritario per la ricacciata de l le forze avversarie oltre l'Ebro.

5. Diversamente dal «raggruppamento carristi», le unilà de l CTV che non conobbero soste nella loro attività operativa furono le artiglierie. I 2 gruppi da 105/28, proiettati sulla fronte dell'Ebro per primi, concorsero alla eliminazione della testa di ponte repubblicana di Mequinenza-Fayòn. L'8 agosto giunsero sulla fronte dell'Ebro i 3 raggruppamenti del CTV e i movimenti vennero eseguiti con ordine erapidità apprezzabili «se si considera la distanza che separa le locali là ove si trovano dislocate dal nuovo campo di azione, che sono da pochi giorni reduci dalle bauaglie del Levante, la mancanza di strade


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

nella zona di schieramento, la confusione esistente nelle retrovie immediale, il quantitativo enorme delle munizioni da trasportare» 27_ Il mattino del 12 agoslo, le artiglierie del CTV - 134 pezzi, di cui 24 controaerei - erano tutte pronte a entrare in azione. L'intendimento del gen. Yagiie era di rompere la fronte realizzata dai repubblicani, penetrare in profondità fino all'Ebro, battere separatamente i tronconi creati dalla rottura, avvolgerli e impedire loro di ripassare l'Ebro. Da qui: lo sviluppo di attacchi nel settore di Canaletas, il fissaggio del resto della fronte, la rottura nel settore di Villalba <le los Arcos, l'allargamento della breccia, ìa distruzione ddle forze avversarie tra Villalba e la sierra de Caballs, il raggiungimento della linea Fatarella-cima Panmeres-Venta de Camposines-sierra del Lavali-sierra de Caballs. Forze da impiegare: 8 divisioni. Non si trattava di una manovra a largo raggio, ma di un'azione graduale di sgretolamento della fronte repubblicana e di annientamento sistematico delle sacche. Le artiglierie del CTV venivano perciò chiamate a svolgere un 'azione simil"' a qudhi già compiui.a a suv i.e111pv sulla frvnl<:: di Teruel, costituendo una massa di fuoco manovrabile sull'intera fronte investita, in grado in intervenire nei var i settori e di sopperire ali'azione deiie artigiierie divisionali dei nazionali, non sempre in grado di manovrare le traiettorie. Il gen. Manca di Mores schierò le artiglierie per soddisfare l'esigenza primaria ~i battere gli obiettivi specifici indicatigli dal comando superiore e quella di porsi in grado di opporsi ai ritorni controffensivi dei repubblicani che, così com'era stata impostata la nmnov~a da Yagiie, egli prevedeva numerosi erobusti. Fece gravitare il· fuoco in corrispondenza dell'ala sinistra del dispositivo del corpo d'escrcilo, la cui direttrice principale correva da Villalba de los Arcos al vertice Gaeta. Il primo tentativo di esecuzione della manovra ideata ebbe inizio il 19 agosto e si concluse il 22 con la conquista del vertice Gaeta, preventivamente neutralizzato a fondo dal fuoco delle artiglierie e dell'aviazione legionaria. Il successo non venne sfruttato e si tornò alle azioni frazionate ed episodiche, sostenute da enorme fuoco di artiglieria, per la conquista di singole quote o piccole località. La resistenza avversaria, favorita dal terreno che offriva posizioni naturalmente forti e dominanti, risultava costantemente tenace e accanita e non consentiva all'attaccante rapidi e profondi progressi, mentre usurava le artiglierie oltre misura. Ripresa l'offensiva il giorno 3 settembre, i nazionali occuparono Corbera il giorno 7. Questa volta il piano di Yagiie prevedeva la rottura della fronte tra Puig del Aliga e la rot.ahile Gandesa-Tarragona,


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l'occupazione della sierra Caballs, l'avvolgimento da sud della linea dell'eventuale ripiegamento dei repubblicani, l'attacco da nord verso sud di altre forze, lungo i contrafforti che dalla dispJuviale del Fatarella scendono sulla rotabile sottostante, l'occupazione di altre posizioni avversarie, dando così respiro ampio alla manovra dell'intero dispositivo di attacco e portando la minaccia a ridosso della testa di ponte avversaria di Gandesa. li corpo d'esercito del Maestrazgo, di recente costituzione, avrebbe fissato la fronte tra il Puig del Aliga e la sponda del fiume Canaletas: una divisione avrebbe attaccato la sierra Cabaiis, vi si sarebbe sistemata a difesa con un'aliquota di forze e un altra avrebbe proseguito in profondità. L'artiglieria del CTV venne spostata da sinistra (zona di Fatarella) a destra (zona di Corbeza) e sostenne con continuità di fuoco l'avanzata dei nazionali, che riuscirono a rompere la fronte avversaria e ad accostarsi a Corbeza, ma persero ben presto lo s lancio iniziale, arrestati dalla resistenza avversaria. Il 4 settembre l'avanzata assunse un ritmo ancora più lento e nei giorni 3, 6 e 7 proseguì faLicosamente fino a <.:ne giun:;t a Corbtz...-i. Il gen. Manca portò subito in avanti gli obici da 149/12 e i cannoni da 65/17 per battere in profondità le posizioni avversarie, mentre lasciò i pezzi da 105/28 e da 75/27 sulle posizioni iniziali di schieramento, come misura precauzionale, a favore del settore Gaeta. Nei giorni · successivi ancora una volta si tornò alla tattica di sgretolamento, tanto costosa per l'artiglieria quanto di scarso rendimento rispetto al volume di fuoco che richiedevano, nel la circostanza, l'estensione della occupazione alle pendici della sierra de Caballs a destra e la ricerca di maggior respiro a l la regione di Corbeza. Un mese dopo, il 9 ottobre, i nazionali ripresero l'offensiva lungo il fondo va lle e giunsero in prossimità di Venta de Camposine s, che non riuscirono a occupare. Il persistere del comando dell'esercito del nord nella tattica di sgretolamento e nel ritornare all'offensiva ripetendo le linee di sviluppo dell'azione nei termini del piano iniziale, anche se variando i tratti di applicazione degli sforzi, furono errori d'impostazione molto gravi, pagati a caro prezzo di uomini e di materiali, non compensati dai guadagni territoriali. Era risultato chiaro fin dall'azione dei primi giorni di settembre che la conquista della sierra Caballs era premessa irrinunciabile per una manovra in profondità, perché da tale sierra i repubblicani controllavano e dominavano l'intero settore, rilevavano anche i movimenti delle unità minori e rappresentavano una minaccia reale sulla destra del dispositivo offensivo dei nazionali, tanto che questi furono costretti a impegnare su quelle posizioni un'intera divisione. Il gen. Manca rappresentò più


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volte ai comandi dell'esercito del nord e del corpo d'esercito Marroquì l'illogicità di un'offensiva che si accaniva da mesi in disegni di manovra destinati a sicuro fallimento e in azioni costosissime che conseguivano risultati irrisori. In due mesi l'artiglieria del CTV aveva lanciato sul nemico 270.000 proietti, aveva dovuto inviare alla riparazione ben 86 pezzi sui 110 impiegati e aveva subito la perdita di 80 uomini, di cui 8 caduti 27, Gambara avrebbe voluto chiedere a Franco il ritiro delle artiglierie del CTV, ma Berti non era di tale parere, ritenendo quanto meno scorretto politicamente e militarmente sottrarre dalla r • , •"' , • rronte p1u 1mpegnaLa m quei penooo 10 srrumenro pm vanao e potente, anche se l'offensiva era condotta in modo balordo. Il 12 ottobre Manca tornò a far presente la sostanziale immobilità concettuale dei comandi nazionali e la situazione critica delle sue artiglierie 28 equesta volta Berti ne riferì a Franco e a Dàvila, senza peraltro chiederne il ritiro. Manca, da parte sua, rappresentò a Dàvila la necessità di una diversa impostazione <ldla manovra offensiva da basare su di un'azione in forze, da svilupp,u-e di ,;orpresa in 1.;uù.'Ì:spunùtn:Ga Ji un :;ei.tore nel quale i repubblicani non se l'aspettassero, diretta a togliere al l'avversario il dominio di osservazione e di fuoco del quale disponeva. I

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6.

Finalmente il 22 ottobre, i comandi nazionali decisero di riprendere l'offensiva con l'obiettivo prioritario della conquista della sierra Caballs. Lo sforzo principale venne affidato al corpo d'esercito del Maestrazgo del gen. Garda Valiiio 29, mentre i] corpo d'esercito del gen. Y agi.ie ricevé il compito di fissare e impegnare il resto del la fronte 30 , Il 24 ottobre, Dàvila emanò l'«Istruzione generale n . 44,,, delineando nei particolari la manovra diretta a liquidare la sacca repubblicana di Gandesa 30his. Del CTV avrebbero partecipato alla manovra il «raggruppamento carristi » e le artiglierie (134 pezzi). La ripresa dell'offensiva ebbe inizio il mattino del 30 ottobre. Dalle 8 alle 9 le artiglierie effettuarono i tiri di aggiustamento e dalle 9 alle 11 svilupparono la preparazione, alla quale concorsero l'aviazione nazionale (P e IP brigata), quella della «Condor » e quella legionaria. Le bocche da fuoco terrestri erano circa 400. Mai fino allora era stato concentrato tanto fuoco, per lungo tempo, su spazio altrettanto ristretto. Al fuoco dei 400 pezzi di argiglieria si sommò quello di circa 100 aerei da bom-


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bardamento, scortati da un centinaio di caccia. In corrispondenza del settore di azione della 1 a divisione di Navarra, ampio poco più di un chilometro, erano schierati anche 2 battaglioni mitraglieri e alcune unità mortai. La CXXX a brigata della 43 a divisione repubblicana, che presidiava la sierra Caballs, perse il 70% dei suoi effettivi. La fanteria della 1 a divisione di Navarra 31, sfruttando tempestivamente il fuoco della preparazione, mosse all'attacco e di slancio e di sorpresa conquistò le quote 660 (vertice Caballs) e 631, poi dilagò sulla displuviale sud-occidentale della sierra, mentre l'aviazione legionaria bombardava i passaggi suìì'Ebro di Ginestar e di Mora de Ebro. La i"- divisione sviluppò un'azione da manuale, potentemente sostenuta dall'artiglieria, il cui concorso fu determinante (Doc. n. 72). La conquista della sierra Caballs volle dire moltissimo, ma non Lutto. Il giorno 31 , il corpo d 'esercito di Valifio conquistò il Cerro S. Marco, incontrando wrn resistenza incredibile, che neppure l'artiglieria riuscì a fiaccare del tutto. Non m.inori furono le resistenze incontrate nei giorni l e 2 novembre. Le posizioni norà-oricntali àeììa sierra Caballs furono di rese disperatamente, oltre il verosimile, dalla 43a e 44a divisione repubblicana. Il 2 novembre i nazionali penetrarono in profondiLà per qualche chilometro a cavallo della rotabile Gandcsa-Pinell e ciò consentì alle artiglierie; portatesi subito su posizioni più avanzate; di prendere sotto tiro i ponti sull'Ebro di Benifallet e Benisanet. Il giorno 3 la resistenza repubblicana dette segni di affievolimento e l'avanzata dei nazionali si fece più spedita a cavallo delle rotabili Gandesa-Pinell e Pinell-Mora de Ebro. Entrò nei com.battimenti il «raggrupparnento carristi» che, precedendo le unità nazionali, occupò Pinelle si spinse con gli elementi avanzati fino al Km 7 della rotabile di Morn . 11 giorm) 4 le unità nazionali , sempre prece du te dal «raggruppamento carristi», raggiunsero l'Ebro tra il fiume Canaletas e l'abitato di Miravet e, contemporaneamente, avanzando lungo la strada Pinell-Mora, occuparono la ìinea dì alture fra il Km 318 della Gandesa-Mora, il Km IO della Pincll-Mora, e Miravet. Il «raggruppamento carristi» in un primo Lempo concorse all'attacco della 1 a divisione di Navarra in direzione di Aliga e di Cueva Alta e, in un secondo tempo, avanzando lungo la Pinell-Mora, raggiunse la zona dì Coll de la Balsa Nueva, cooperò alla conquista dell'abitato di Miravet e spinse puntate offensive in direzione di Benisanet. Il 5 novembre l'avanzata dei nazionali proseguì fino al margine sud del rio See. Il «raggruppamento carristi », cooperando con la 1 a divisione di Navarra, raggiunse a sera la zona del Km 17 (un chilometro a ovest di Benisanet) e, con gli elementi avanzati, la periferia di Benisanet e Mora. Tra il


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4 e il 5 novembre, il «raggruppamento carristi» perse 8 uomini (1 ufficiale caduto, 2 ufficiali feriti, 5 uomini di truppa feriti). Il giorno 6 il «raggruppamento carristi» concorse alla conquista di Benisanet e avanzò, a sera, fino al Km 21 nelle vicinanze di Mora de Ebro, mentre il grosso delle forze nazionali si attestò, all'altezza del quadrivio del Km 290, a cavallo della rotabile Venta de los Camposines-Mora de Ebro. In 8 giorni di lotta, la manovra condotta all'ala deslra del corpo d'esercito del Maestrazgo si era conclusa con successo. La conquista dei ia sierra Cabaììs, di Pineìl, di Benifaiìet e il raggiungimento su ampio fronte della riva destra dell'Ebro avevano posto la premessa per ricacciare tutte le forze avversarie oltre il fiume. Restavano da conquistare la sierra Picosa, la sierra Aguilas, il nodo stradale di Camposines e il campo trincerato di Fatarella, dove la resistenza dei repubblicani, appoggiata a robuste opere di difesa, risultava ancora tenace. Frattanto, fin dal 3 novembre, il comandante deU'esercito repub'I

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d'esercito - la 43a e la 46a divisione erano andate pressoché distrutte - aveva cercato di ricostituire una posizione di resistenza che impedisse ai nazionali di raggiungere la linea Camposines-Mora. All'uopo aveva schierato in difesa la 45 a divisione, 2 b r igate della 42 a e 2 della 11 a (anche questa parzialmente distrµtta). Dàvila, dal canto suo, voleva raggiungere l'Ebro tra Mora e Ascò, per cui ordinò alle sue divisioni di agire tra la sier:ra Los Perlas (vertice Picosa e alture a nord e nord-est della cima) e l'Ebro, in modo di cadere sulla rotabile Camposines-Ascò. L'attacco al vertice Picosa ebbe inizio il giorno 7 novembre e, nella giorna ta; J;:i g4a divisione conqu istò la cima, rnent.re la 1 a divisione di Navarra conquistò Mora de Ebro e si spinse fino alle pendici del massiccio di Rovellonesa. Il mattino i repubblicani, che nella notte avevano superato il fiume, riuscirono a costituire una pericolosa testa di ponte fra Seròs e Torres del Segre, isolando le forze nazionali schierate nella zona di Seròs. Il giorno 8, i nazionali di Seròs tennero duro e respinsero i ripetuti attacchi dei repubblicani, mentre sul resto della fronte le forze nazionali, ancorché seriamente contrastate, giunsero verso sera sulla dorsale della sierra Aguilas. Il 9 si cominciò a delineare il ripiegamento dei repubblicani e i nazionali completarono l'occupazione della sierra Aguilas fino al barranco Barbe e raggiunsero un tratto della rotabile di Ascò. Nel pomeriggio dello stesso giorno, i nazionali attaccarono nel settore del Segre e ripresero il contatto con la testa di ponte di Seròs rimasta per


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circa 2 giorni isolata. Il 10 i nazionali ripresero l'avanzata, tenacemente contrastata dalle forze avversarie, verso la rotabile Gandesa-Ascò, ormai caduta in molti tratti sotto il fuoco delle mitragliatrici e di fucileria dei nazionali, e iniziarono la manovra per la conquista di Camposines, che venne occupata il giorno dopo. Nel settore del Segre, le truppe di Yagile continuarono ad attaccare in direzione di Seròs e di Sores ed ebbero successo fino a catturare un paio di migliaia di prigionieri. Il giorno 11 il maltempo ostacolò il fuoco dell'artiglieria e tenne lontana dal cielo della battaglia l'aviazione, nondimeno i nazionaìi riuscirono a raggiungere la strada Venta dt: Camposines-Ascò per un tratto lungo circa un chilometro. Il giorno 12 l'avanzata proseguì per qualche chilometro a ovest di tale strada ed ebbe inizio la manovra per la conquista del campo trincerato <li Fatarella. Caddero le ultime difese di Venta de los Camposines e diminuì ovunque l'intensità della resistenza repubblicana. 1113 a sera venne conquistata la q. 561 della sierra di Fatarella. Il « 1.·agg.c uppa111t11Lù ~a, .-i:,li >), che i1 gi<1rr10 9 si era i.rasferil.o nel-

la zona del Km 7 del la rotabile Gandesa-Bot, la sera del 13 ricevé l'ordine dal comando dell 'esercito del nord, di prepararsi e tenersi pronto ad agire in direzione di Flix. Il gio;no 14 raggiunse la zona del barranco di Gala, dove incontrò robuste resistenze che lo costrinsero a rinunziare ad Ascò e a deviare verso la zona <li q. 241,da dove puntare su Flix. Nella notte sul 14 la 3a e la 35a divisione repubblicana, già in linea nel settore Matarrana-vertice Gaeta, ruppero il con tatto e i niziarono il ripiegamento. Il giorno 15 i nazionali completarono la conquista della sierra Fatarella e occuparono Ascò, giungendo in prossimità del paese di Ribarroja e del vertice Moredòn. Il «raggruppamento carristi» si spostò nella zona di Fatarella per cadere da qui su Flix, effettuando il movimento molto rapidamente tanto da raggiungere Fatarella e prendere contatto con la 82 a nazionale dopo solo 3 ore dalla ricezione dell 'ordine di spostamento. Nelle prime ore del 16, occupò Flix, subito seguito dalla fanteria della 81 a e il suo battaglione motomeccanizzato, rinforzato con carri armati, proseguì per Ribarroja che occupò nelle ore pomeridiane. A sera le forze nazionali e il «raggruppamento carristi» raggiunsero ovunque la sponda destra dell'Ebro. Le posizioni di riva destra del Segre vennero riconquistate dalle truppe di Yagile solo il 22 novembre, giorno in cui poté così essere ristabilita per intero la linea raggiunta dai nazionali al termine dell'offensiva d'Aragona della primavera. Il «raggruppamento carristi » ebbe parte decisiva nella conquista di Pinelle non secondaria in quelle di Miravet, di Benisanet, della rota-


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bile Venta de los Camposines-Mora de Ebro e di Flix. Dei suoi interventi vittoriosi, la monografia n. 13 del «Servicio Historico Militar» non fa mai menzione; si limita a includerlo nella lista delle unità partecipanti alla controffensiva nazionale sull'Ebro. Fu Modesto a segnalare il ruolo del raggruppamento nei combattimenti del 6 novembre, quando scrisse: «continuando nella loro impetuosa controffensiva, con gran lusso <li elementi motorizzati», i nazionali erano penetrati in profondità nella regione di Benisanet, raggiungendo il Km 20 della Benisanet-Mora e costringendo i repubblicani a ripiegare. Gli «elementi motorizzati » delia i a divisione di Navarra, di cui fa cenno Modesto, altri non erano che i carri, le autoblindo, i motocarri e le motociclette del «ragguppamento carristi» del CTV. L'apporto dell'artiglieria del CTV nella battaglia fine ottobreprima metà di novembre fu determinante e decisivo, grazie alla accurata organizzazione dei collegamenti a filo e radio, allo stretto sistema di cooperazione con le fanterie assicurato dalle pattuglie inviate presso ìe àivisioni da sostenere (in particolare, la ì a, rs2a e ìa 74a), alla minuziosa preparazione topografica e balistica, alla indovinata scelta degli schieramenti, alla rapidità, densità e precisione degli interventi. I comandanti dell'esercito del nor d, dei corpi <l'esercito e delle divisioni cooperanti furono unanimi nel riconoscere tale apporto, sottolineato dallo stesso Franco che, battaglia durante, volle decorare della medaglia militare una ·rappresentanza dell'artiglieria del CTV, motivando la concessione_: «ha combattuto dovunque con inestinguibile fede, con epico ardimento. Al rombo dei suoi cannoni ha risposto sempre il grido della vittoria» 32. Retorica a parte, l'intervento di Franco obbedì molto verosimilmente a un impulso dettatogli dalla sinrpr::i ron"in7innP rhP <:Pn7::i ]' p ffir ::irP rnnrnr<:n rlPll'::irtigliPri::i rlPl

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egli non avrebbe potuto conseguire il grande successo ottenuto nell'ultima fase della lunga controffensiva, fase concepita e condotta sulla base di un piano che proprio il comandante dell'artiglieria del CTV, gen. Manca di Mores, gli aveva suggerito.

7. Nell'estate-autunno 1938 l'aviazione legionaria continuò a operare con pressoché continua intensità e nel campo strategico e in quello tattico. Essa fu presente, al momento del bisogno, prontamente ovunque: sulla fronte dall'Ebro, su quella del Levante e su quella del


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l'Estrernadura. La presenza su quest'ultima fronte fu particolarmente vivace durante l'offensiva condotta dalle forze dei generali Saliquet e Queipo de Llano per l'eliminazione del saliente di Don Benito (19 luglio-metà agosto) e per l'arresto della controffensiva repubblicana durata dal 17 al 27 agosto. Sulla fronte del Levante gli interventi dell'aviazione legionaria furono pressoché continui nella prima quindicina di agosto nel cielo di Albarradn, dell'alto Tajo e di Manzanera e nei giorni 20-22 settembre in quello di Manzanera. Ma dove si può dire che quasi non vi siano stati giorni di assenza fu sulla fronte dell'Ebro, dove essa si precipitò fino dal ::.nattino de) giorno 25 luglio, dando inizio a missioni di esplorazione, di ricognizione, di bombardamento, di attacco al suolo, di protezione, continuate per tutta la durata delle operazioni, fatta eccezione per l'ultima decade di settembre e per l'ultima decade di otlobre, quando le meno favorevoli condizioni meteorologiche ne ridussero, in qualche giorno ne impedirono, l'attività. Alto de los Ants, il vertice Gaeta, il vertice Roda, i ponti di r-. .taqi..Linenzcl e FHx, 1e s!~rrc di P~n'!dcls, F2t2.:re!la, Corbera, Caballs~ le rotabili e in particoìare quelìa Gandesa-Venta dc los Camposines, la sierra Lavali, i ponti di Ginestar e di Mora de Ebro, di Vinebre, Garda, Tortosa, ìa cima Picosa vennero ripetutamenle altaccati di giorno e di notte, dall'alto, a volo radente e in picchiata. Dell'attivi Là dell'aviazione legionaria il diario storico del comando del CTV si lìmita ad annotare le azioni principali, di cui diamo l'elenco (All. n. 7), corredato dalle annotazione che si ricavano dallo stesso diario. Nondimeno ci sembra necessario sottolineare che l'aviazione legionaria, con la sua efficace cooperazione con le forze di terra, nazionali spagnole, perseguì risultati altrettanto validi di quelli realizzati nella cooperazione con le forze terrestri italiane. Ricordiamo al riguardo l'azione dell'8 agosto durante la quale i bombardi eri dell'aviazione legionaria rovesciarono 80 t di bombe sulla 42 a divisione repubblicana, arroccata nella testa di ponte di Mequinenza, pochi istanti prima che le posizioni fossero attaccate dal corpo d'esercito Marroquì. Il 14 agosto l'aviazione legionaria eseguì 30 missioni in appoggio alle forze terrestri attaccanti la sierra de Pandols. In agosto e in settembre comandi, depositi, posizioni fortificate - Fatarella, Gaeta, Corbera, Canales, Andilla, Venta de los Camposines furono oggetto di vere e proprie azioni di spianamento. Nell'ultima fase risolutiva della controffe nsiva dell'Ebro, l'aviazione legionaria sconvolse con i suoi bombardamenti le posizioni repubblicane della sierra Caballs, rintuzzò i contrattacchi della caccia repubblicana, accorse ovunque, nelle fasi di preparazione e di sviluppo degli attacchi


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terrestri, a sostegno dei nazionali e del «raggruppamento carristi» che molto dovettero nelle loro avanzate agli interventi dell'aviazione. Nella fase risolutiva della controffensiva dei nazionali sull'Ebro, l'aviazione legionaria svolse, dunque, un ruolo prioritario: il 30 e il 31 ottobre bersagliò le trincee del.la sierra Caballs; il 1°, il 2 e il 3 novembre bombardò i ponti di Ginestar, Garda e Mora de Ebro; nei giorni successivi sconvolse gli aeroporti repubblicani della Catalogna per prevenire l'offesa aerea avversaria; precedé l'avanzata dei nazionali su Venta de los Camposines, Fatarella e Flix; sostenne, il 30 ottobre e il 1° novembre, duri co1nbattimenti con le formazioni aeree avversarie uscendone largamente vittoriosa. Il 17 novembre Dàvila si compiacque con il comandante dell'aviazione legionaria nei seguenti termini: «Finita la battaglia dell'Ebro desidero esprimere a V.E. riconoscenza sincera dell'esercito del nord e mia personale per efficace collaborazione aviazione legionaria che ha battuto gli aerei nemici in bei comballimenti e bombardalo con alta precisione. Serberò un caro ricordo dP.i cad11tj in. difrsa de! <.:omune ideale » ~~-

8. Durante la lunga e sanguinosa campagn·a dell'Ebro, conclusasi vittoriosamente per i nazionali con la riconquista di tutto il territorio andato perduto nella fase iniziale della controffensiva repubblicana, si era discusso molto, aJ livello politico e militare, sulla sorte futura del CTV, di cui solo l'aviazione, le artiglierie e il «raggruppamento carristi » erano impegnali nella lotta. Due erano state le decisioni alla fine adottate: la fusione in una delle divisione «F.N.-XXIII marzo» e «Littorio», il rimpatrio di 10.000 volontari che avevano più di 18 mesi d'ininterrotta campagna. Da qui l'esigenza di una globale ristrutturazione del CTV, alla quale si venne gradualmente provvedendo nel trimestre ottobre-dicembre. Quali fossero la costituzione e la dislocazione del CTV e quali l'ordinamento e la composizione del suo comando nei primi giorni del mese di settembre risultano dagli uniti allegati (All. n. 8 e All. n. 9). Nel mese di agosto le uniche varianti ordinative avevano riguardato la già ricordata organizzazione in «Grande Unità aerea» dell'aviazione legionaria 34, l'istituzione in Medina del Campo di un corso di 500 allievi sottufficiali di artiglieria spagnoli 35 e l'attribuzione di una numerazione organica ai gruppi assegnati ai reggimenti di artiglieria del-


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le brigate «Frecce» che avevano assunto il nominativo I gruppo da 75/27 quello della brigata «Frecce Azzurre » e di II gruppo da 75/27 quello della brigata «Frecce Nere» 35 bis_ Nel mese di settembre, venne disposta la cessazione di funzionamento nella regione di Arcas Reale dell'ospedale 043 36 e venne apportata una modifica al bando n. 3720 del 31 marzo 1938 circa l'amministrazione della giustizia militare nell'ambito del CTV, che previde la facoltà del comandante di emettere decreti di cancellazione del le condanne per quei militari che successivamente alla condanna fossero caduti in combattimento o avessero con1piuto atti di valore personale i11 fatti d'arn1e o in servizi di guerra 37_ Il provvedimento ordinativo di maggior rilievo adottato nel mese di settembre fu lo scioglimento delle divisioni «F.N.-XXIII marzo» e «Littorio » e la costituzione di una nuova divisione (Doc. n. 73) che inizialmente assunse il nominativo di «divisione d 'assalto IX maggio» 38 e successivamente quello di «divisione d'assalto Littorio» 39_ La nuova divisione venne dislocata nella zona di Haro-Miranda 40_ Prima dc.l loro s c.icglimc;1to 1e diss,risi oni

<'

FJ,J. -XXIII marzo }-,. e ,< Littorie " fu-

rono passate in rassegna, nella piana di Recajo, nei pressi di Logroiìo, da Franco che espresse loro la gratitudine della Spagna nazionale per l'aiuto generoso offerto in un momento drammatico delìa vita àeHa nazione spagnola. Alla cerimonia, terminata con lo sfilamento delle truppe davanti al generalissimo, era presente un battaglione della sa divisione di Nav.arra che in più occasioni aveva combattuto a fianco degli italiani, in rappresentanza dell'esercì lo spagnolo nazionale. Alla cerimonia parteciparono, oltre Berti, che rivolse a Franco il saluto dei legionari, sottolineando il contributo dato su tutte le fronti dal CTV, l'ambasciatore d'lla lia Viola di Campalto, l'ambasciatore della Germania e molte autori là civili e militari spagnole 41 . Alle operazioni del rimpatrio dei 10.000 volontari provvide l'intendenza del CTV, che emanò le disposizioni riguardanti il trasferimento e il trasporto delle unità rimpatriande dalle sedi in cui erano dislocate in quella di Puerto Santa Maria-Cadi cc 4 2, la ripartizione delle nuove sedi di dislocazione 43, l'imbarco delle unità 44_ Il 12 ottobre Berti si recò in volo a Siviglia per proseguire poi per Cadice per accompagnare in patria i legionari che lasciavano la Spagna 45_ A Siviglia fu ricevuto all'aeroporto dal gen. Queipo de Llano, dallo stato maggiore dell'esercito del sud e dalle autorità politiche locali. L'imbarco avvenne il 16 ottobre sui piroscafi «Sardegna», dove salì anche Berti, e «Piemonte». Partirono complessivamente 360 ufficiali e 10.000 sottufficiali e militari di truppa 46_ Alle operazioni d'imbarco fu presente il segretario generale del Comitato di non intervento. In segui-


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to alla partenza di Berti, il comando interinale del CTV venne assunto dal gen. Roatta 47. Ridotto a 2 divisioni, una italiana e una mista, il CTV avrebbe perduto buona parte della sua potenzialità di manovra e il suo ruolo si sarebbe ridotto a quello, di fatto svolto dal 25 luglio in poi, di serbatoio d i riserva al quale attinge re a seconda delle esigenze che si manifestassero sulle varie fronti . D'altra parte, la partenza di 10.000 uomini non consentiva più il mantenimento in vita di 2 grandi unità di livello divisionale interamente iLaliane, mentre il personale che restava in Spagna ecced eva il fabbisogno di un.a sola divisione. Ciò era risultato evidente fin da quando si era sparsa la voce del prossimo rimpatrio dei legionari velerani ed era stato per questo motivo che Berti, contrario in linea di principio all e grandi unità miste, aveva preso in considerazione, il 14 settembre, le proposte, avanzate dai comandanti delle brigate «Frecce Azzurre» , e «Frecce Nere », di trasformazione del le brigate in divisioni e aveva disposto la costituzione del terzo reggi:T: C!nt~ p c:- ~1gnur.:l d~11 c d-:.:: c brig~ tc 48_ Il 16 sc.t~.::1ubi-c !'affi.ciu ordinamento del comando dei CTV aveva e manato le disposizioni relative alla trasform azione 49 . 11 provvedimento restituì la fisionomia ternaria (2 divisioni mis te, i italiana) ai CTV, ma ii rimpatrio dei 10.000 uomini indusse Pariani, forse su su ggerimento sotterraneo di Ga mbara, a presentare a Mussolini il 9 ottobré: un promemoria ci rca la ristrutturazione complela d e·I CTV, rivedendone scopi e ordinamento (Doc. n. 74). Il CTV - su di 1 divi s ione legionaria, 2 o 3 divisioni miste, raggruppamenti vari, ·intendenza - avrebbe costituito una «riserva generale » a disposizione di Franco, a l cui fianco sarebbe stata posto un «con s iglier e militare », che avrebbe avulo anche la funzione di «capo di stato maggiore» del generali ssimo nei riguardi dell'impiego delle unità italiane e di quelle miste e avrehbe esercitato le stesse attribuzioni, fino ad allora devolute al comanda nte del CTV, nel campo disciplinare e amministrativo nei r iguar di del personale italiano. Sarebbe stato inoltre necessario concorrere alla formazione qualitativa dei quadri spagnoli, specie di quelli infe riori, e a tale scopo avrebbe dovuto essere imp iantata un'apposita scuola, del tipo di quello delle scuole centrali italiane, «funzionante con metodo essenzialmente applicativo », senza sopprimere il concorso italiano all e scuole di reclutame nto e addestramento spagnole. Chiamato ad adernpiere la duplice funzione di capo di stato maggiore di Franco e di comandante del CTV, avrebbe dovuto essere Roatta che, aggiungeva Pariani, aveva ormai «lunga consue tudine di contatto con gli elementi spagnoli e profonda conoscenza dell'ambi ente ». All'uopo Roatta si sarebbe a vvalso


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di due distinli uffici: ufficio del consigliere militare e capo di stato maggiore per le truppe legionarie e miste, ufficio del capo di stato maggiore per le truppe legionarie. Mussolini approvò il contenuto del promemoria, eccezione fatta per la designazione di Roatta al cui posto indicò il nome di Gambara. Non ci è dato conoscere il perché di tale sostituzione - che, oltre tutto, complicava le designazioni dei comandanti subordinati che non avrebbero potuto rivestire un grado superiore o essere più anziani di grado del Gambara - ma probabilmente non fu estraneo, anzi vi ebbe gran parte, il ricordo di Guadalajara, non ancora sufficientemente rimosso àaìia sua mente. Il promemoria di Pariani dava per scontato il rimpatrio definitivo di Berti, che non dové risultare sgradito all'interessato, che forse lo aveva sollecitato, stanco di non venire quasi mai ascoltato da Franco, malgrado la condiscendenza dimostratagli in più occasioni e la correttezza dei rapporti formali. Berti non aveva certo mai demeritato e, durante la campagna <l'Aragona, aveva condotto le operazioni, nonusi.ani.e i'...u1chiiosi prodolla dalia ie11i.tzza upe1ai.iva e <.lai rii.arJi delie

grandi unità nazionali laterali, con spiccata abilità operativa, con saggia prudenza ma, al tempo stesso, con slancio, ottenendo successi che avrebbero potuto essere molto maggiori se Franco e Dàvila avessero accolto le sue proposte, i suoi suggerimenti e le sue richieste. Berti era stato non meno geloso custode del prestigio e del razionale corretto impiego operativo del CTV di Bastico e non aveva sofferto meno di questi per il modo con il quale Franco e i comandi nazionali spagnoli impostavano e conducevano la guerra, le campagne e le battaglie. La verità è che, anche dopo la sostituzione di Bastico con Berti, non era venuto meno il contraslo di fondo tra comandi spagnoli e il comando del CTV, determinalo da due diverse concezioni d'impostazione delle operazioni, non dovute tanto a differenti valutazioni delle motivazioni politiche che ne condizionavano lo sviluppo, quanto alla disuguaglianza insanabile dei principi e dei criteri strategici e tatlici, cui gli uni e gli a ltri si ispiravano: agli spagnoli stava soprattutto a cuore la lenta e graduale conquista del territorio, agli italiani la rapida conclusione della guerra mediante l'annientamento della operatività delle forze contrapposte. La ristrulturazione del CTV nei termini indicati nel promemoria di Pariani ebbe luogo all'incirca nell'ultima decade di ottobre e nella prima di novembre. Il 22 ottobre venne disposta, con inizio dal giorno 25, la costituzione della nuova divisione mista «Frecce Verdi», di cui assunse il comando interinale il colonello incaricato del grado superiore Emilio Battisti, utilizzando 1O battaglioni spagnoli nazionali


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raccolti nella zona di Calatayud, 5 batterie nazionali (solo personale), il comando reggimento artiglierie della disciolta divisione «F.N.-XXIII marzo» con l'XI gruppo da 65/17 e il II gruppo misto dislocati a Rincòn de Soto, il personale italiano destinato all'inquadramento del comando del CTV 50 . Il 25 ottobre: venne soppresso il comando del CTV e istituita la carica di capo di stato maggiore del generalissimo Franco per le truppe legionarie e miste; il CTV venne ordinato su 1 divisione italiana («Divisione d'assalto Littorio»), 3 divisioni misle («Frecce Azzurre», «Frecce Nere », «Frecce Verdi»), 1 raggruppamento carristi, 1 raggruppamento arligìier-ia, reparti del genio, centro istruzioni, intendenza; tutte le unità e gli enti furono posti alle dipendenze del gen. Gambara capo di stato maggiore del generalissimo; venne disposta la cessazione di funzionamento del comando del CTV dal 1 ° novembre 51. Il «centro istruzioni » assunse tale denominazione, in luogo di quella di «centro complementi e addestramento», il 26 ottobre, e presso di questo vem1e costituito un «gruppo celere scuola» s2. La «Frec~e Ver<li» vc:m1e <lislu~aia: il ..-:uff1an<l0 ndla zuna <li Cala·i:ayu<l, il 1° reggimento di fanteria in quella di Ateca, il 2° reggimento di fanteria, il comando del reggimento di artiglieria, il battaglione mortai e i servizi in quella di Calatayud 5 -\ La «Frecce Nere » il 30 ottobre venne sostituita in linea nel settore Benafer-Caudiel e si trasferì: il comando divisione nella zona di Montanej~s, il 1 ° reggimento di fanteria nella stessa zona, il 2°-reggimento in quella di Fuente la Reina, il 3° reggimenlo nella zon.a di Olba, il reggimento di artiglieria, il battaglione genio e i servizi in quella di Pina54. Il 1O novembre Gambara telegrafò al ministero degli esteri ita1iano il nuovo ordinamento assunto dal CTV che, per la parte italiana, comprendeva 28.300 uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa, dei quali 19.300 appartenenti all'esercito e 9000 circa alla milizia. Comunicò di aver affidato il comando: della «Littorio» (interamente italiana, binaria, su 9 battaglioni) al gen. di brigata Gervasio Bi tossi; della «Frecce Nere» (in via di trasformazione, su 8 battaglioni di cui uno mitraglieri e mortai) al col. Valentino Babini; della« Frecce Azzurre » (formazione identica a quella della «Frecce Nere») al col. Francesco La Ferla; della «Frecce Verdi» (formazione identica a quelle delle altre due) al col. Emilio Battisti; del «raggruppamento carristi» al col. Roberto Olmi; dell'artiglieria del CTV (1 raggruppamento medi calibri su 6 gruppi; 1 raggruppamento controaerei) al col. Giuseppe Amico; del genio del CTV al col. Romolo Lastrucci; del centro istruzione al col. Carlo Rivolta; a capo della intendenza fu posto il col. Roberto Nasi (Doc. n. 75). La carica di capo di stato maggiore del generale co-


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mandante era stata assunta dal 1° novembre dal ten. col. Giuseppe Bodini, mentre sotto la stessa data era stata soppressa la carica di sottocapo di stato maggiore del CTV ss. Oltre i principali provvedime nti ordinativi riguardanti l'intera ristrutturazione del CTV fin qui elencati, altri di minor rilievo ne erano stati presi nei mesi precedenti 56 e altri ancora verranno presi prima del ritorno in linea del CTV per la campagna della Catalogna s7 _ La disponibilità di personale, dei materiali e di tempo indussero il comando del CTV ad apportare alcune modifiche (Doc. n. 76) alla costituzione delle 3 divisioni miste e in particolare: la «Frecce Azzurre» e la «Frecce Nere» vem1ei·o ordinate su 2 reggimenti di fanteria su 3 battaglioni; 1 battaglione fucilieri autonomo (costituzione identica a quelle degli altri battaglioni fucilieri), 1 battaglione armi di accompagnamento (3 compagnie mitraglieri su 9 armi e 1 compagnia mortai da 81 su 6 armi), il reggimento di artiglieria su 3 gruppi di 3 batterie (di calibro vario tra 65/17, 75/27, 100/17), 1 battaglione genio, servizi; la «Frecce V crdi » venne ordinata del 2° reggimento di fanteria), I battaglione mitraglieri (in sostituzione del battaglione mortai), 1 reggimento di artiglieria su 3 gruppi, 1 battaglione genio, servizi. I i personale italiano d 'inquadramento deiie 3 divisioni miste venne fissalo, per ciascuna divisione, in 109 ufficiali (1 generale, 4 colonelli, 19 tenenti colonelli e maggiori, 40 capitani, 45 subalterni), 577 sottufficiali e militari di truppa, 3 civili militarizzati (Doc. n. 77). La ristrutturazione del CTV era stata oggetto, prima che vi si desse esecuzione, a uno scambio di lettere tra Pariani e Gambara (Doc. n. 78 e Doc. n. 79) e Pariani aveva comunicato a Gambara le decisioni di Mussolini, tra le quali l'attribuzione a Gambara stesso delle funzioni di consigliere militare e di capo di stato maggiore, lo aveva informato del rientro in patria di Berti e di Roatta e aveva avanzato proposte c irca l'impiego dei generaliFavagrossa, Manca di Mores, Guassardo e Piazzoni. Per il gen. Favagrossa Pariani faceva sapere di avergli scritto perché gli facesse conoscere se desiderasse continuare a collaborare quale intendente o prefe risse, dato il suo grado di generale di divisione, rientrare in patria. Per il gen. Manca si riservava di decidere in seguito, mentre per i generali Guassardo e Piazzoni riteneva che, in relazione alla nuova figura di capo di stato maggiore del Gambara, avrebbero potuto rimanere nell'incarico di comando che ricoprivano. La lettera di risposta di Gambara era stata una mescolanza di modestia e di orgoglio, condita con molta retorica. Da una parte Gambara esprimeva la sua «profondissima soddisfazione personale» per la


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designazione alla nuova duplice carica, dall'altra, autoelogiandosi, confessava di essere restio all'accettazione a meno che non si trattasse di una soluzione già presa, perché in tal caso avrebbe, come sempre, obbedito agli ordini. Dopo aver manifestato la sua convinzione che Berti, di cui era ancora il capo di stato maggiore, andasse sostituito, faceva presente che vi erano «persone ben più idonee di me a disimpegnare il grave compito che il DUCE intende affidarmi». Soggiungeva che in ciò non c'era né «falsa modestia», né «tema di responsabilità», concludendo che qualunque decisione di Pariani gli sarebbe stata bene accdla. Cin.:a il med lo della r istrutturazione del CTV, Garnbara faceva presente nella lettera di: sostituire la denominazione di «consigliere militare» con quella di capo di stato maggiore di Franco per le truppe legionarie e miste", in quanto Franco non avrebbe accettato di avere accanto a sé consiglieri militari, «desiderando egli essere l'u nico «consigliere» di sé stesso; affidare il comando della «Frecce Nere» e della «Frecce Azzurre» rispettivamente ai colonelli Babini è BatLisi.i, in quanlo Piazzor1i e Guas5ai~do, «e pei- ca:i~attei"·e e i:,er COj11prensibili umanissime suscettibilità forse non si sentirebbero di essere posti in una condizione di subordinazione un po' difficile»; affidare la carica di capo ufficio dei «capo di S.M. per ie truppe iegionarie» a uno degli ufficiali facenti già parte del comando del CTV, già padrone dell'ambiente; assegnare il comar:ido della divisione d'assalto «IX maggio» in ordine di gradimento: al gen. Giovanni Maccario, o al gen. Gervasio Bi tossi, o al gen. Vittorio Zatti; destinare al comando dei raggruppamento di artiglierie il col. Giuseppe Amico e al comando del «raggruppamento carristi» il col. Roberto Olmi; mantenere al comando delle unità del genio il col. Romolo Lastrucci e del «centro d'istruzione » il col. Carlo Rivolta: lasciare il gen. Carlo Favagrossa a capo dell'inlcndenza. Quanto al personale italiano d'inquadramento deHe divisioni miste, manifestava l'intendimento di ridurlo gradualmente ai soli comandanti di <li visione, reggimento, batlaglionc, gruppo e batteria, restando fermo che le unità del genio e dei servizi venissero costituite solo da personale italiano. Tutto l'equipaggiamento, oltre che l'armamento, delle grandi unità miste avrebbe dovuto essere esclusivamente italiano per «evidenti ragioni morali e di prestigio». Al riguardo faceva riserva di trasmettere al più presto un «elenco completo <lei materiali necessari». L'allegato alla lettera concludeva in quesli termini: «Non sono molto convinto che il comando spagnolo voglia accedere alla trasformazione delle divisioni "Frecce" in divisioni binarie. Con il generalissimo Franco tempo fa si parlò anche di questo, ma eg li non nascose la sua contrarietà accampando mo-


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tivi ambientali, di discutibile valore. Non vuol dire: si vedrà far enLrare dalla finestra ciò ch'egli non vuole far entrare dalla porta». Pariani aveva annotato favorevolmente tutte le controproposte di Gambara e, quanto alla difficoltà di accettazione da parte di Franco dell'ordinamento binario per le divisioni «Frecce», aveva scritto: «non importa, restino pure ternarie; è la nostra che voglio "tipo perfetto"». Eppure Gambara, quando era slalo capo di S.M. di BasLico, aveva condiviso il parere negativo di questi nei riguardi della formazione binaria. Ma ora si rivolgeva dircllamcnte a Pariani, che era stato il propugnatore e ii propagandista di taìe formazione e che, proprio in quei mesi, veniva attuando I'infcl ice Lrasformazione di tutte le divisioni ternarie in binarie. Gambara, infatti, nella lettera si dichiarava «molto sensibile d'essere annoverato tra i componenti l'esigua schiera che V.E. si compiace chiamare "vecchia fedele guardia"».


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LA PARTF.ClPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

NOTE AL CAPITOLO XXIV 1

John F. Cove1·dale. Op. cit. , pag. 335. Ibidem, pag. 337. 3 Ciano Galeazzo. Op. cit., 12 e 21 agosto 1938. 4 John F. Coverdale. Op. c.it., pag. 397. 5 Dia rio storico del comando del CTV. Anno 1938, mese di agosto, giorno 31 e All. n . 23. 6 Ibidem. mese di luglio,. giorno 30 e Ali. 11. 54. 7 Ibidem, mese di luglio, giorni 27 e 29. 8 Ibidem , mese di agosto, giorno 1 e All n. 3. 9 Ibidem, giorno 12. IO Ibidem, giorno 3 e Ali. n. 4. 11 Ibidem, giorno 4. 12 Ibidem, giorno 8 e Ali. n. 5 e n. 6. 13 Ibidem, giorno 9 e Ali. n . 8. 14 !bidem. ;;ie ~r.:; 8 :: .'.!!. ~ - 6. 1 s I bide m, giorno 12 e All. n . 11. 16 Ibidem, giorno 12. t 7 Ibidem, giorno 13. 18 Ibidem, m ese di settembre, giorni 10 e 11. 19 Thidcm, giorno l l. 20 Ibidem, giorno 18. 2 1 Ibi<lem, giorno 19 e Ali. n . .10. 22 Diario storico del comando della divisione «F.N .-XXlll marzo», anno 1938, mese di settembre, giorni 20 e seguenli. Dispositivo: colonna di destra : 7° rgl. CC .NN., II battag lione mitraglicri, lV gruppo da 65/17, 2 battaglioni nazibnali (destinati a presidiare la linea quando ripristinata); colonna su 3 scaglioni, obiettivo: Alto del Butrio; colonna di sinistra: 4° rgt. CC.NN.; colo nna su 2 baLLaglioni in primo scag lione; obiettivo Alto d el Butr io puntandovi per Ei Estrecho; riserva: 5° rgl. CC.NN ., compagnia squa dri sti ardili, batteria controcarri, tutta dislocata al centro del dis positivo, artiglieria: VIII e Xl g ruppo divisionale con schieramento iniziale nella zona Casa Nueva-Ermita-Mas del Manzaneza, gruppi in rinforzo e artiglierie nazionali s ulle posizioni <love sono già sc hierati. 2 3 Francesco Belforle. Op. cit., voi. IV, pagg. 102 e 103. 24 ibidem e anche Diar io storico del comando del CTV, anno 1938 di settembre, giorno 23, Ali. n. 12 e n. 13. 25 Dia rio storico del comando del CTV. Anno 1938, mese di settembre, giorno 24 e Ali. n. 14, giorno 25 e Ali. n . 16. 2-'>hi s «Raggruppamento carristi »: movimenti e operazioni dal 26 lug lio al 22 novembre: - ordine di trasferimen t o dalla fron te del Levante nella zona di Calaceite-San Cristubal (D.S. del comando <lei CTV, anno 1938, m ese di luglio, giorno 27); - parte da Barracas e giun ge a Calaccitc il 29 luglio (D.S., ibidem, giorno 29); - un'aliquota si trasferisce a ovest di Villalba de los Arcos e un'a liquota resta dislocata lungo la rotabile <li Gandesa: 19 agosto (D.S. ihidP.rn, mP.sP. rii agosto, giorno 19); 2


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- ordine ad aliquota maggiore di tenersi pronta a muovere verso le ore 11 in direzione di Corbera (D.S. ibidem, giorno 21). Il I e II btg. carri armati e il nucleo autoblindo enlrano in azione, raggiungono gli obiettivi intermedi, incontrano robuste reazioni avversarie. Il comandante, col. Valentino Babini, ordina al T battaglione di ripiegare a scaglioni di plotone e successivamente dà lo stesso ordine al TI battaglione carri che, dopo aver superato sopraffacendole le rcsisten7.e avversarie, viene a lrovarsi isolato e a stretto contatto con le posi7.ioni dei repubblicani. Verso sera, in seguilo a ordine ricevuto dal comando della l • divisione di Navarra, nel cui ambi lo opera, il col. Babini fa ripiegare anche il nucleo auloblindo; - il 2 settembre, viene assegnato alla 13a divisione nazionale che agisce a cavallo della rotabile Gandcsa-Venta de Camposines per essere impiegalo nello sfruttamento del successo e per l'inseguimento (D.S. del comando del CTV, mese di settembre, giorno 2 e All. n. 3); - il 6 settembre, Berti ribadisce c he il raggruppaIT)enlO e le uni là can-isli devono essere impiegati su lla fronte dell'Ebro esclusivamenle nello sfrullamenlo del successo e nell'inseguimento, non in fase di rollura, dovendosi proscrivere in modo assolu to il loro intervento in azioni di eccessivo logoramento e che non schiudano «a priori» larghe possihilità di successo (D.S., ibidem, giorno 6 settembre); - il 12 settembre, Ilabini informa che il raggruppamento è sempre nella zona di allesa a uurd-uvesl di Gandcsa, che non vi è stata tinora e 1·itiene c he non vi sarà opportunità d'impiego (D.S. ibidem, giorno 12 settembre); - il 5 ottobre, assume il comando del raggruppamento il col. Roberto Olmi in sostituzione del col. Valentino Babini; (D.S., mese di ottobre, giorno Sì; - 2 oltobre, si trasferisce dalla zona Calaceite-Caseras in quella a ovest di Gandesa per essere impiegato aìì'al ba dei giorno 3 verso i'Ebrn (D.S., mese di ollobre, giorno 5); - il 9 ottobre, riceve il preavviso che a giorni dovrà trasferirsi nella zona di Pamplona per riposo (D.S. ibidem, giorno 9); nessun seguito ai preavviso; - il 3 novembre, combatte, occupa Pinelle si spinge fino a l Km 7 de lla rotabile di Mora (D.S., ibidem, giorno 3); riceve i I plauso del comandante del CTV per la brillante azione (ibidem) ; - il 4 novembre, concorre a ll 'attacco della I a divisione di Navarra in direzione Bolsa Nova, coopera all'occupazione di Miravct cd esegue puntate in direzione di Benisanet (D.S. ibidem, giorno 4 novembre); - il S novembre, coopera con la I" divisione di Navarra, raggiunge la zona del Km 17 (1 chilometro a ovest di Benisane t cd esegue puntate in direzione di quest'ultima località e di Mora de Ebro (D.S. ibidem, giorno S); nei giorni 4 e 5 subisce 8 perdite (1 ufficiale caduto e 2 feriti, 5 uomini di truppa l'eriti (D.S. ibidem, giorno 5); - il 6 novembre, precede le forze nazionali e si attesta alla rotabile Venta de los Camposines-Mora de Ebro e concorre a ll'occupazione di Bcnisanct, perdendo 11 uomini (1 ufficiale ferito, 1 uomo di truppa caduto, 9 uomini di truppa feriti); viene ritirato nella zona di Km 8-9 della strada Pinell-Mora (D.S. ibidem, giorno 6); - il 9 novembre, si trasferisce nella zona del Km 7 della rotabile Bot-Gandesa (D.S. ibidem, giorno 9); - il 12 novembre vengono assegnati al raggruppamento la compagnia squadristi ardili della «XXIII marzo » e la compagnia mitraglicri controcarri del CTV (D.S. ibidem, giorn o 12);


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I.A PARTECIPAZlONE ITALIANA ALLA GUERRA CTVIT.F. SPAGNOLA (1936 - 1939)

- il l3 novembre, ri ceve dal comandante dell'esercito del nord il preavviso che chiamato ad agire in direzione di Flix. Olmi chiede a Gambara l'assegnazione di un gruppo di artiglieria che gli viene concesso (D.S. ibidem, giorno 13); - il 14 novembre, chiamato a operare per l'occupazione della tes ta di ponte avversaria Ascò-Riharroja, raggiunge il barranco de la Gala dove i repubblicani oppongono tenace resistenza. Impossibilitato a superare Ascò, attraversa una pista a ovest della rotahilc Vcnta dc Camposines-Ascò, sbocca con i carri nella zona di q. 241 pronto a puntare su Flix (D.S. ibidem, giorno l4); si sposta poi sulla zona del Km 3 della rotabile GandesaFlix; - il 15 novembre, riceve l'ordine di spostarsi nella zona di Fatarella per da qui cadere su Flix; con rapidissima marcia raggiunge Fatare Ila, dove prende contatto con la 82° divisione nazionale (D.S. ibidem, giorno 15); - il 16 novembre, occupa Flix e prosegue per Ribarroja che occupa nelle prime ore pomeridiane. Il comandante del corpo d 'ese rcito del Macstrazgo ne ordina il rientro nel la zona di Calaceite (D.S. ibidem, giorno 16); - il 21 novembre, si trasferisce da quella di Calaceite alla zona di Tudela per proseguire poi pe1· Pamplona (D.S. ibidem, giorni 21); - il 22 novembre, raggiunge Pamplona (D.S. ibidem, g iorno 22); 26 Diario storico <lei comando del CTV. Anno 1938, mese <li agosto, giorni 21 e è

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i:.. .

14.

Ettore Manca di Mores. Op. cil., pag. 414. 28 Diario storico del comando del CTV; Anno 1938, mese di ollobre, giorn o 12. 29 Alla vigilia della fase finale della contrnff ensiva dei mizion:ili, il corpo d'esercito del Macstrazgo, del gen. Garcìa Valiiio, comprencJcva la 1 ". la 74", ]'34a e 1'82° <li visione. 30 Alla vigilia della fase finale della controffensiva dei nazionali, il corpo d'eser·cilo Marroquì, del gcn. Yagiie, comprendeva la 4°, 1a: soa e la 152 " divisione. In riserva <l 'esercito: la. 53" divisione . .ìOhis I repuhblicani schieravano: la 16" divisione Lra Mequincnza e Fayòn; la 35", la 3" e la 42 • (questa in riserva) da nord a sud tra Fayòn e Venta <le Camposines; la 46", l'l la e la 45" a s ud della sierra Caballs fino al Canaletas; la 60° dal Canalctas al mare. Le divisioni 35", 3°, 47 °, 44°, 45°, 43", 11 a erano tutte r inforzate da battaglioni autonomi. 31 Servicio HisLorico Militar. Op. cit., monografia n . 13, pag. 247. 32 Francesco Belforte. Op. cit., voi. TV, pag. 107. 33 Ibidem, pag. 110. 34 Diario storico del comando del CTV. Anno 1938, mese di agosto, giorno 31 e Ali. n. 23 . .,s Ibidem, giorno 12. 35bis Ibidem, giorno 20. 36 Ibidem, mese <li settembre, giorno 1. 37 Ibidem, giorno 5 e Ali. n . 6. 38 Ibidem, mese <li ottobre, giorno 16. 39 Ibidem, giorno 25. 4o Ibidem mese di settembre, giorno 24 e Ali . n. 14 e mese di ottobre, giorno 1. 41 Ibidem, mese di ottobre, giorno 2 e Ali. n . 2, n. 3 e n . 4. 42 Ibidem, giorno 3 e Ali. n. 6. 43 Ibidem , giorno 5 e Ali. n . 10. 44 Ibidem, giorno 9.


CAP. XXIV. IL CTV NELL'ESTATE-AUTUNNO 1938

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Thidem, giorno 12. Ibidem, giorno 16. Ibidem. 48 Ibidem, mese di seltembre , giorno 14. Il Lerzo reggimenlo della «Frecce Nere» venne costituito il 1 ottobre (Ibidem, mese di ottobre, giorno I) con una ce r·imo ni a svoltasi in Pina, alla presenza del comandante dell'esercito del Turfa. Il terzo reggimenlo della «Frecce Azzu rre» venne costituito il 3 ottobre (D.S. ibidem , giorno 3). 49 Ibidem, mese di seltembre, g iorno 16 e Ali. n. 8. so Ibidem, mese di o LLobre, giorno 22 e Ali. n. 18. 51 lbidem, mese di ottobre, giorno 25 e All. n . 19. s2 Ibide m, giorno 26 . 53 Ibidem, giorno 22 . 54 Ib ide m, giorno 30. ss Ibide m, mese di novembre, giorno l. 56 Riepilogo cronologico di tutti i provvedimenti di carattere ordinativo e organico, compresi quelli già citati nel testo. adotta ti dalla fine de lla campagna <lei Le vante alla fine della can1pagna dell'Ebro, con n fianco segnati gli estrerni di riferirnenlo d! J i a:1.1 iu :-. i..udcu Jè! c u 1na11J<, J..e l CT\/ : - 12 agosto: inizio di un corso <li 500 aiì ievi sottufficiaii di art iglieria in Medina del Campo (D.S., mese <li agosto, giorno 12); - 20 agosto: assegnazione <li nomin ativi a l T gruppo (7."i /2 7) dell~ «Frecce Anurre » e a l II g ruppo (75/27) de lla «P recce Nere » (D.S., mesi di agosto, giorno 20); - 1° se llernbre: organizzazione dell'aviazione legionaria in «Grande Unità acrca :-:o (D.S., m ese di agos to, giorno 31 e All. n. 23); - 1 ° settembre: cessazione del funzionamento della sezione sanità di Arcas Reale presso l'ospedale 043 (D.S., mese di settembre, giorno 1 e Ali. n. 2); - 5 settembre: bando con norme aggiuntive a quello emesso il 31 marzo n. 3720 (D.S., m ese di settembre. giorno 5 e All. n. 6); - disposizioni concernenti la costituzione del terzo reggimento di fanL eria per la costituende divisioni «Frecce Azzurre» e «Frecce Nere» (D.S .. mese di setlembre, giorno 14); - ·trasform azione delle brigate «Frecce» in divisioni (D.S., mese di settembre, giorno 16 e Ali. n. 8); - preavviso <li rimpatrio per 10.000 volontari e nuovo ordinamento del CTV con il conseguente scioglimento de ll e divisioni «F.N.-XXIII marzo» e «Littorio » (D.S., mese di settembre, giorno 24 e Ali. n . 14); - costituzione di una nuova divisione (ibidem); - ordine del giorno del coma nd ante del CTV per lo scioglimento delle divisioni «F.N.-XXTIJ m arzo» e «Littorio» e la costituzione d ella nuova divisione (D.S., mese di settembre, giorno 25 e Ali. n. 16); - costituzione del terzo reggimento della «Frecce N ere» (D.S .. m ese di ottobre, giorno 1); - richiesta al quartier generale di Franco di complementi per la «Frecce Nere» (D.S., mese di ottobre, gio rno 2 e Ali. n. 5); - proposta a l ministero degli esteri di ritirare il tribunale militare del CTV e di sciogliere il re parto a utonomo «G», trasferendo in Ita lia il personale e i legionari 4S

46 47

sottoposti a procedime n to penale (D.S., m ese di ottobre, giorno 3 e All. n. 7);


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

- costituzione in Alagòn del 90° reggimento misto (D.S., mese di ottobre, giorno 3); - invio da parle del quartier generale di Franco a Catalayud di 5 battaglioni nazionali per la costiluzione della nuova divisione misla (D.S., mese di ottobre, giorno 5); - concessione cli autonomia alla sezione Campillo dell 'ospedale 043 e sua dipendenza diretta della direzione di sanità dell'intendenza del CTV (D.S., mese cli ouobre, giorno 5); - arrivo a Miranda di 117 ufficiali e 3157 uomini di truppa per la costituzione del 5° reggimento di fanteria della nuova divisione (D.S., mese di ottobre, giorno 7); - emanazione delle tabelle di formazione e degli organici provvisori di guerra dei «servizi » della divisione di fanteria (D.S., mese di ottobre, giorno 9 e Ali. n. 11); - assunzione del nominativo «IX maggio» della nuova divisione legionari a (D.S .. mese di otto bre, giorno 16); - costituzione del reparto pontieri (D.S., mese di ottobre, giorno 19 e Ali. n . 14); - costituzione della divisione mista «Frecce Verdi», al comando del col. Battisti, con la <lisponihilità <li 10 battag lioni nazionali raccolti nella zona di Catalayud, 5 batterie nazionali (solo personale), il comando del reggimento d 'artiglieria già della «F.N.XXIII marzo» con XI gruppo <la 65/17 e IV gruppo misto, <lisi oca ti a R incòn dc Sato (D.S., mese d i ottobre, giorno 22); cli 011obre, giorno 25); - nuovo ordinamento del CTV (U.S., mese di ottobre, giorno 25 e Ali. n. 19); - costituz.ionc del «gruppo celere scuola» presso il «ccnt.ro istruzione» (D.S., mese di ottobre, giorno 26); - determinazione del personale italiano per la divisione mista (D.S .. mese di ottobre, giorno 22 e mese di novembre, giorno 1 e Ali. n. 2); - costituzione presso il centr.o d'istruzione di i gruppo di artiglieria scuola su: comando di gruppo, 1 batteria da 75/27 mod. 91 1, 1 batteria da 75/13, 1 sezione da 75/18 (D.S., mese di novembre, giorno. 1); - autorizzazione a portare sull'unifonne il dislinlivo d'onore della «Legiòn» (D.S., mese di novembre, giorno l);· - costituzione per ogni divisione di una compagnia ausiliaria, da considerarsi extra organico e alle dirette dipendenze del comando della divisione per far fronte al IUnzionamento dei servizi (D.S., mese di novembre, giorno 4); - passaggio a disposizione e alle dipendenze del comando del CTV della compagnia «squadristi arditi» già della divisione «F.N .-XXII1 marzo» (D.S., mese di novembre, giorno 14); - scioglimento graduale dell'«autogruppo di manovra» e passaggio degli automezzi alla «Littorio » per completarne la motorizzazione (D.S., mese di novembre. giorno 15); - riordinamento dell e artiglierie: III da 65 e XI <la 65 trasferiti rispettivamcnlc dalla« Frecce Verdi» alla« Frecce Nere» e al la «Frecce Azzurre »; I da 75 e II da 75 trasferiti dalla «Frecce Azzurre » e dalla «Frecce Nere» al raggruppamento artiglieria <lei CTV (D.S., mese di novembre, giorno 15); - scioglimento del battaglione mortai Palella e predisposizioni per la costituzione di un nuovo battaglione mortai con l'arrivo dall'Italia di alcuni reparti mortai da 81 (D.S., mese di novembre, giorno 15); - autonomia alla sezione di sanità Renedo dall'ospedale 043 e sua denominazione di «ospednle, le,gionnrio Re,ne,clo» (D.S., m ese, cli nove,mhre,, giorno 15);


CAP. XXlV - lL CTV NELL'ESTATE-AUTUNNO 1938

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- denominazione di «I O reggimento artiglieria d'assalto Littorio» del reggimento artiglieria della omonima divisione (D.S., mese di novembre, giomo 16); - ritiro dalla fronte e rientro nelle sedi stanziali del «raggruppamento carristi» (Calaceite), del raggruppamento mcdi calibri (Calahorra), del «raggruppamento piccoli calibri» (Calahorra), del raggruppamento controaerei (Fabara-Maella) (D.S., mese di novembre, giorno 16); - scioglimento <lei raggruppamento piccoli calihri (D.S., mese di novembre, giomo 16); 57 Riepilogo cronologico dei provvedimenti ordinativi e organici a<lottati da lla fine della campagna dell'Ebro all'inizio di quella della Catalogna: - costituzione di una batteria da 75/17 assegnata al gruppo misto del «raggruppamento carristi» (D.S., mese di novembre, giorno 19); - passaggio dalle dipendenze dalla intendenza a quella del «centro istruzioni » della scuola trasmissioni R.T. e T. (D.S .. mese di novembre, giorno 19); - passaggio dei gruppi 1 da 100/17 e IX da 100/17 rispettivamente nella forza organica della «Frecce Azzurre» e della «Frecce Verdi» (D.S ., mese di novembre, giorno 20); - aumento di 5 lire al giorno per i legionari da 18 mesi in Spagna (D.S., mese di novembre , giorno 30);

artiglier·ia Ler-restre <lei CTV e di «raggruppamento controacrci 15 giugno » al raggruppamento contrnaerei (D.S., mese di d icemhre, giorno 1); - costituzione del «gr·uppo squadnmi» tlel CTV su: coman<lo <li gruppo, 1 squadrone cavalieri già della divisione mista «Frecce», 1 squadrone mitrnglieri (D.S., mese di dicembre, giorno 4); - scioglimento del gruppo aulodrappelli del CTV e affidamento <lei servizio autovetture a disposizione degli uffici e degli ufficiali del CTV alla dilla Turchi, che soslitLtisce a lutti gli effetti il gruppo autodrappelli del CTV (D.S., mese di dicemh,·c, giorno 19); - costituzione presso il CTV dell'ufficio spagnolo per gli affari del personale spagnolo del C'l'V, affiancato all'ufficio personale e affari generali del CTV (D.S., mese di dicembre, giomo 22).



CAPITOLO

XXV

DALLA CAMPAGNA DELL'EBRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

1. La situazione internazionale dopo il convegno di Monaco. 2. La Spagna nazionale. 3. La Spagna repubblicana. 4. La nuova alternativa strategica per i nazionali. 5. Le forze conlrapposle. 6. Il terreno. 7. Le fortificazioni repubblicane. 8. Il disegno di manovra dei comandi nazionali. 9. Il CTV alla vigilia dell'offensiva della Catalogna e l'ordine n. 75 del comando.

1.

La campagna dell'Ebro, iniziata brillantemente dai repubblicani nel luglio, si concluse circa 4 mesi dopo con la loro sconfitta, anche se solo parziale, in quanto essi riuscirono a porre in salvo sul! a riva sinistra del fiume una parte consistente delle forze che avevano attraversato la riva destra. Frattanto era mutata notevolmente la situazione internazionale, soprattutto in seguito al convegno di Monaco. Il perico lo di una guerra generale, data qualche giorno prima per imminente, si era allontanato - ma non sparito - n1entre tv'lonaco sc111brava indicare la possibilità di seguire la stessa strada del negoziato anche per la questione spagnola, tanto vero che Chamberlain a Monaco ne parlò con Mussolini e Hitler, <lai quali non ebbe risposte incoraggianti, ma neppure di assoluto rifiuto. In quel momento, l'interesse per la questione spagnola si era affievolito nell'Unione Sovietica, in Gran Bretagna e, entro certi limiti, nella stessa Francia, mentre Franco, Mussolini e Hitler non erano in nessun caso per una soluzione di compromesso e volevano una loro vittoria finale, da perseguire il più presto possibile. Ora anche Hitler era per una conclusione vittoriosa rapida, perché già pensava ad altro, mentre per Mussolini la certezza, dopo Monaco, di potersi esporre ulteriormente, senza correre rischi gravi, a favore di Franco gli ren-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

deva meno impellente la necessità di una vittoria rapida, sicuro com 'era che essa in nessun caso sarebbe mancata. La politica delle altre nazioni aveva sempre inciso, fin dall'inizio, sulla guerra civile spagnola e gli aiuti dall'estero avevano costantemente influito sul morale delle popolazioni dei due territori spagnoli e sull'andamento stesso delle operazioni. Durante la logorante campagna dell'Ebro, gli aiuti esterni si erano gradualmente rarefatti per entrambe le ·parti in lotta. L'Unione Sovietica aveva cessato di utilizzare i porti repubblicani del Mediterraneo e centellinava i rifornimenti che avviava sui pori.i francesi àelì' Atìantico, da àove raggiungevano via terra la Spagna repubblicana. La Germania, proprio durante la campagna dell'Ebro, nella quale Franco perdeva ingenti quantitativi di materiale bellico, aveva di fatto chiuso i cordoni della borsa, che lasciava intendere non avrebbe riaperto prima di essersi assicurati i vantaggi economici ricavabili dagli investimenti di capitali tedeschi nelle miniere spagnole e dell'assunzione in proprio, da pa,

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to al rifornimento di uomini, la necessità non si poneva per la Spagna nazionale, in grado di far fronte alla esigenza con le proprie disponibiiità più che sufficienti, mentre era sentita per la Spagna repubblicana, anche se a molti stranieri delle brigate internazionali era stata concessa la cittadinanza spagnola e _anche se quelli, ritirati in seguito ai deliberata del Comitato del non intervento, usciti dalla Spa. gna dai posti di controllo, vi potevano rientrare attraverso le locai ità di confine non sorvegliate dai «teams» internazionali. Proprio in ragione della disponibilità di uomini, Franco aveva finito con l'aderire alla richiesta di rimpatrio dei 10.000 volontari italiani, operazione che gli consentiva, tra l'altro . di smentire l'accusa rivoltagli di fare la guerra con gli stranieri e che «de facto » gli garantiva la qualifica di belligerante. Il ritiro dei 10.000 volontari non aveva avuto per l'Italia il significato di un minore interesse per la vittoria di Franco, ma era stato soprattutto un mezzo per accelerare l'entrata in vigore degli «accordi di Pasqua», il che comportava automaticamente il riconoscimento della conquista dell 'Etiopia. L'Inghilterra si era illusa che tale riconoscimento avrebbe giovato alla causa della pace in Europa, consentendo all'Italia una ripresa della libertà d'azione nei riguardi della politica tedesca, dalla quale era interesse inglese distaccarla. Dopo Monaco, anche la Francia aveva preso l'iniziativa di un miglioramento dei suoi rapporti con l'Italia e Daladier aveva preceduto Chamberlain nel riconoscere la conquista dell'Etiopia . Ma «malgrado l'entrata


CAP. XX V · DALLA CAMPAGNA DELL'EBRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

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in vigore della intesa anglo-italiana e il riconoscimento dell'impero italiano da parte della Francia, né Mussolini né Ciano mostrarono alcuna propensione a migliorare le relazioni con Parigi» 1. A Raffaele Guarig li a, nuovo ambasciatore a Parigi, che gli chiedeva che cosa dovesse fare, Ciano aveva risposto: «niente», mentre Mussolini, da parte sua, il 7 novembre aveva dello a Ciano che il nuovo ambasciatore Francese a Roma gli era «antipatico» e che avrebbe fatto di tutto «per facilitargli la rottura della testa» 2 . In sintesi, dopo Monaco, l'Italia e la Germania erano convinte della loro completa libertà d'azione a favore della vittoria di Franco, perché né l'Inghilterra né la Francia erano disposte a una guerra. Le due potenze occidentali avrebbero tutto al più continuato a insistere per un compromesso sulla questione spagnola, che avrebbe peraltro urtato contro l'intransigenza di Franco, al quale l'Italia e la Germania avrebbero dato manforte. Dopo che il 19 novembre fu concluso I 'accordo ispano-tedesco per ìe miniere 3, ìa Germania riaprì l'afflusso degli aiuti a Franco e «fu (l'afflusso) il più importante di tutta la guerra civile spagnola: permise a Franco di organizzare quasi subito una nuova offensiva» 4 . «Fu proprio questo massiccio aiuto tedesco a dare a Franco la sicurezza della vittoria e a metterlo in grado di uscire dal punlu murlu in cui le operazioni miìitari ristagnavan9 in seguito aììa battaglia dell 'Ebro » 5 • Con qualche ritardo rispetto a queiìo teàesco, giunse poi anche l'aiuto italiano in personale (quadri e specialisti): nel gennaio del 1939 affluirono 2035 uomini e altri 1857 in febbraio. L'afflusso continuò in marzo e nei tre mesi del l'anno giunsero in Spagna circa 5000 uomini (3776 dell'esercito e 1090 della milizia): quasi la metà dei 10.000 rimpatriati in ottobre 6. Il nuovo atteggiamento dell'Inghilterra e della Francia, alla cui determinazione aveva contribuito anche l'abile mossa di Franco del 26 settembre con la dichiarazione della neutralità della Spagna nazionale nella eventualità di una guerra europea, giovò non poco al governo di Burgos, che intavolò negoziati con quelli di Londra e di Parigi per il rispetto di tale neutralità, ai quali tutto sommato questa riusciva gradita liberandoli dal dover guarnire, in caso di guerra, un'altra fronte. Diversa, invece, la situazione in cui venne a trovarsi il governo Negrìn, che vedeva farsi sempre più remota la speranza di un compromesso e soffriva della riduzione degli aiuti sovietici, di cui l'ultimo lotto consistente era stato, alle soglie dell'estate, quello di circa 250 aerei (176 accertati: 84 Super «Mosca I-16 tipo 60, 60 «Chato», 24 Tupolev SB-2, 8 Polikarpov R-Z).


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LA PARTECIPAZ!UNE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

2.

La forzata sospensione e la controffensiva repubblicana dell'Ebro avevano fiaccato il morale delle [orze armate e delle popolazioni della Spagna nazionale. La riconquista in novembre di tutto il territorio andato perduto ne ll'estate non valse a rafforzare la fiducia in una rapida fine della guerra, anche se servì a una certa ripresa del tono morale. Il protrarsi della guerra, senza che se ne potesse ancora prevedere iì termine, e la perdita, valuiala per ùifoLLo, di circa 60.000 uomini, tra caduti, feriti, dispersi, prigionieri, nella campagna dell'Ebro 7 generavano un senso di smarrimento e d'inquietudine molto diffuso, che la martellante propaganda franchista non riusciva a spegnere. Le critiche, che da tempo venivano rivolte a Franco, non cessarono, anche se il successo dell'Ebro migliorò senza dubbio l'atmosfera generale. Persistevano, peraltro, le recrimina :doni, i disagi, il malconLt11Lu (.;i.1t L.:1vu1iv a.11u il ua~l.,;c1 e e ~l p1·vpac,c:1..1·~l di vvci e di 5V5pètti e forse anche di oscure congiure e complotti. Si moltiplicavano in conseguenza gli arresti e le r ucilazioni. Le carceri erano quanto mai affoilate di detenuti politici e di presunte spie. «Le prigioni - scrisse l'ambasciatore tedesco Stohrer sono piene all ' inverosimile. Qui (cioé a Sal~manca) in una prigione fatta per quaranta persone si pensa che attualmente ve ne siano rinchiuse circa milleottocento» s. ~1che se tale cir ra appare incredibile, non v'é dubbio che in quel periodo gli imprigionamenti e le fucilazioni degli avversari politici o presunti tali raggiunsero livelli inconsueti. Dei 210.000 prigionieri fatti dall'inizio della guerra ben 70.000 erano ancora nell'autunno del 1938 rinchiusi nelle carceri in attesa che la loro posizione venisse definita o giudicata da un tribunale. «Ci furono due serie di esecuzioni di presunte spie, in una delle quali furono massacrate varie centinaia di persone» 9 . Il Thomas, da cui attingiamo tali notizie, non è infallibile e spesso non è neppure credibile, ma in questo caso, al di là del valore dei numeri, testimonia indubbiamente lo stato di crisi in cui in quel periodo si trovava il regime di Franco, indotto dalla situazione a usare la mano pesante per far tacere il dissenso e il mugugno che non erano di pochi isolati. Del resto è questo il metodo proprio delle dittature. Era la situazione politica, sociale ed economica della Spagna nazionale a essere in crisi. Permanevano i dissidi di fondo tra i falangisti e i monarchici delle varie tendenze, ad essi si sommavano i contrasli, ancorché sotterranei, tra le autorità politiche e il clero. I ceti


CAJ>. XXV - DALLA CAMPAGNA DELL'EBRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

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sociali meno abbienti vivevano una vita grama perché i salari non rincorrevano l'aumento dei prezzi, ma restavano bassi. I generi alimentari non mancavano, ma non tutti, ancorché non vi fossero disoccupati o il loro numero fosse pressoché trascurabile, avevano il denaro necessario per l'acquisto. I prezzi, inoltre, variavano da regione a regione in relazione alle maggiori o minori distanze e difficoltà di trasporto delle derrate. La produzione industriale in molti settori era aumentata di un quarto rispetto a quella del 1935, ma il mercato era privo di rn.anufatti. Il costo della guerra, che durava ormai da oltre 38 me:si, :si era faUo vieppiù pesante e il fabbisogno di materiaìe beììico, in particolare di artiglieria e di aerei, sempre crescente. La situazione di crisi era comunque più di ordine morale che economico e se le condizioni socio-economiche erano peggiorate rispetto a quelle del periodo precedente, il loro deterioramento non era tale da costituire un serio pericolo per Franco, che sapeva dominare i momenti difficili . Egli, infatti, continuava a essere sicuro di sé, consape-v-0k dd pi-(;5,lt',iù dl <.:ui <1.1lu>1 a guJc-và e f;Ju1..:iu:,u <li puita· \.:UHCÌuÙere vittoriosamente la guerra. Franco non era un individuo umorale, non si lasciava abbattere dagli insuccessi, ma restava fermo nei suoi propositi.

3. Non paragonabile a quella della Spagna nazionale, la situazione interna della Spagna repubblicana dopo la fine della campagna del l'Ebro, durante la quale le forze armate di Negrìn e di Rojo avevano subito la perdita, valutata per difetto, di 70.000 uorn.ini, tra caduti, feriti, dispersi e prigionieri 9bis . La Spagna repubblicana viveva l'ora più drammatica della sua storia, per il perdurare della divisione in due aree separate del territorio, il persistere delle discordie tra le parti politiche e tra il governo centrale repubblicano e quello della Catalogna, il quasi esaurirsi degli aiuti sovietici, l'insufficiente attività anglofrancese per una pace di compromesso e, soprattutto, la gravissima indigenza di generi commestibili necessari all'alimentazione delle popolazioni e dei snidati. Sia nell'area Madrid-Valencia, che in quella della Catalogna, la gran parte delle popolazioni si sostentava con razioni giornaliere di pochi grammi di riso, o di fave, o di lenticchie, e con razioni saltuarie di zucchero e baccalà. La gravissima carestia particolarmente esaspe-


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rata nella città di Madrid e di Barcellona, era la conseguenza della perdita delle zone produttive dei cereali e della carne, dell'abbandono della campagna da parte di molti contadini, del sovraffollarsi delle città per l'arrivo di profughi - in Barcellona si era rifugiato circa un miHone di profughi - e della difficoltà di approvvigionamento dal1'estero, stante i ripetuti bombardamenti dei porti repubblicani del Mediterraneo. La pace di compromesso, dopo che il convegno di Monaco aveva allontanato per il momento l'eventualità di una guerra generale sulla quale aveva tanto sperato il governo Negrìn, era l'unica «chance» su cui puntare, per cui occorreva continuare a battersi validamente in modo da ridurre l'intransigenza della controparte che di compromessi non ne valeva sapere. D'altra parte, le condizioni per una fine negoziata della guerra sembravano realizzabili allo stesso ambasciatore tedesco Stohrer, che riteneva che la continuazione della guerra dipendesse oramai esclusivamente dalla paura reciproca delle due parti, ognuna delle quali desiderosa di far pagare il conto fin,ì.lc ,;.ll'a.ltra ~-on conch1Iine: cli

morte, dì galera e di proscrizioni. La repubblica - eccezione fatta per i comunisti, malgrado il diminuito interesse dell'Unione Sovietica per ia guerra spagnoìa - continuava a sperare nel negoziato e neìi'agosto, anche per sondare la disponibilità dell'altra parte a iniziare un dialogo, aveva proposto la sospensione per un mese, da entrambe le parti, delle esecuzioni dei prigionieri di guerra, Ìna ne aveva ricevuto un rifiuto. Non meno intransigente Franco si era dimostrato circa il ritiro dei volontari, al quale non avrebbe acconsentito se prima non gli fossero stati riconosciuti i diritti di belligeranza. Deboli tentativi per un compromesso in Spagna erano stati fatti anche dagli Stati Uniti, sostenuti dal Messico, da Cuba e da Haiti, ma lo stesso Segretario di Stato americano non aveva saputo o voluto condurli a fondo, forse per non aumentare i forti contrasti che già dilaniavano gli Stati dell'America Latina, visto che la questione avrebbe dovuto essere discussa nella conferenza dei paesi sud-americani che doveva tenersi in Lima. In realtà, anche nell'autunno del 1938 le possibilità di una pace negoziata restavano un sogno, del tutto avulso dalla realtà, specialmente dopo il nuovo rifornimento di armi tedesche a Franco. Anche nel campo della produzione industriale le cose non andavano bene per la repubblica. «La causa principale era senza dubbio il blocco; ma né il blocco né la generale ostilità della finanza europea spiegano completamente il tracollo della produzione della Repubblica verso la fine del 1938. Il declino politico degli anarchici e la sfiducia della CNT nei confronti dei comunisti furono, almeno in parte, le


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vere ragioni del fallimento economico» 10. È un giudizio che condividiamo del tutto, convinti come siamo che tra le tante cause che determinarono la sconfitta della parte repubblicana occupino un posto determinante proprio i contrasti, le discordie e le lotte fra i partiti, all'interno dei vari governi, tra i sindacati, tra le personalità politiche di spicco e persino tra il presidente della repubblica e il capo del governo. Ancora nell'ottobre del 1938 si veniva celebrando il processo contro i dirigenti del POUM, mentre da poco si era chiuso quello contro i falangisti, di cui 13 erano stati condannati a morte ed erano stati fucìiati. Ii POUM, fin da dopo ia caduta deiiacapitaie basca, era stato accusato di fascismo e di connivenza con Franco dai comunisti, che ne avevano preteso lo scioglimento, dopo aver fabbricato prove false di tradimento. Sulla base di tali prove fasulle erano stati arrestati 40 dirigenti che vennero processati in Barcellona, appunto in ottobre. A loro favore testimoniarono ministri ed ex-ministri, con alla testa Largo Caballero, e la corte li assolse dall'accusa di tradimento e di spionaggio e sentenziò che erano veri sociaìisti, condannandoli soìu a varie pene per aver partecipato alla rivolta del maggio 1937 e per aver svolto attività pregiudizievole dello sforzo bellico. Eppure nel caos politico ed economico che la devastava e malgrado le perdite di uomini, di armi e di mezzi subite nella campagna dell'Ebro, la Spagna repubblicana riuscì ancora una volta a mettere in sesto una forza imponente, indicendo la mobilitazione di 19 classi di soldati e di 4 classi di lavoratori, contro le 14 mobilitate da Franco, e mediante un intenso e appropriato addestramento spinto in profondità, i cui ottimi risultati si erano potuti constatare anche nella campagna dell'Ebro. Sostanzialmente equilibrato sul piano quantitativo rispetto::.. q11elln n::..7inn::tlP, l'P, P r r itn 1·pp11hhlir::inn ,i pr0,Pnhnr::1 n P -

gli ultimi mesi del 1938 notevolmente migliorato anche sul piano qualitativo. Non più solo le unità scelte delle brigate internazionali e i reparti di «élite» delle forze repubblicane, ma anche tutte le altre, dove la disciplina era assicurata con grande rigidità e spesso anche con metodi spicci, avevano perseguito un buon grado di professionalità. Si trattava di un esercito più idoneo alla difensiva che all'offensiva - la capacità dirensiva trovava grande incremento nella fortificazione che veniva eseguita ad opera d'arte - dotato sufficientemente di armi automatiche e di fucili, ma povero di artiglierie e ora anche di aviazione (sembra che nella campagna dell'Ebro avesse perduto 200 velivoli) 11 • I suoi «handicap» erano, oltre l'insufficienza delle bocche da fuoco e degli aeroplani: la separazione in due masse distinte, separate e impossibilitate a travasi di forze; la mediocre capacità offen-


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siva e controffensiva; la ancora insufficiente professionalità dei quadri medi e inferiori; il fatto che la gran massa delle unità fosse costituita da coscritti e non più da volontari, con il conseguente aumento, sia pure a mo' di stillicidio, dei disertori dalle unità di linea che, quando si consegnavano ai nazionali, fornivano notizie generalmente precise e aggiornate.

4. Barcellona o Valencia-Madrid? L'una e le altre continuavano a essere obiettivi di grande valenza strategica, ma la conquista del primo si poneva sul piano politico in termini di urgenza e su quello tecnicomilitare risultava meno onerosa per il fatto che a essa si sarebbero opposte Ie forze a lq uanto logorate dalla campagna appena conclusa d.eìi'Ebro e unita che, nonostante ìa recente chiamata in servizio àeile classi giovani e il richiamo alle armi di alcune class i anz iane, erano in sofferenza organica. La scelta non fu peraltro senza contrasti, specialmente tra il quartier generale di Franco e il quartier generale dell'esercito del nord. I! capo di stato maggiore e vice-comandante di quest'ultimo, il gcn . Juan Vigòn Suerodìé\Z, insisté più volte, con gli emissari del comando di Franco, diversamente orientati, circa la preminenza e la priorità da çonferire alla conquista della Catalogna: «si deve operare in Catalogna per "reducir" i resti dell'esercito rosso e occupare le quattro provincie » 12. Esiste un certo parallelismo tra la situazione del dice mbre 1937 e quell.:1. del marzo 1938, q1_wndo ai nazionali si ern posto lo stl:'sso dilemma tra Barcellona e Valencia. Siccome Valencia anche allora significava Madrid, Franco, raggiunto l'Ebro, anziché superarlo e sfruttare il successo in Catalogna, aveva ingaggiato la campagna del Levante, che risultò poi molto più lunga e onerosa di quanto egli avesse preventivato e che aveva dovuto sospendere in seguito alla controffensiva repubblicana sull'Ebro. Anche questa volta Franco tornò a guardare a Valencia-Madrid, ma alla fine il richiamo imperioso, sotto l'aspetto politico e strategico, di Barcellona e le sollecitazioni al riguardo del comando dell'esercito del nord prevalsero e Franco decise di muovere verso la Catalogna. Riportare il centro di gravità della guerra su Valencia per proseguire poi su Madrid non sarebbe stata un'operazione cui avrebbero fatto difetto motivi politici di forte favorevole impatto psicologico sul-


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l'opinione pubblica spagnola e internazionale, ma prima che a essa si potesse dare inizio sarebbe occorso molto più tempo e l'avversario, al quale non sarebbero sfuggiti i preparativi, avrebbe avuto modo di rafforzarsi ulteriormente e magari di precorrere i tempi con sue iniziative sulla fronte dell'Estremadura o sulla stessa fronte centrale. L'offensiva in ogni caso avrebbe urtato contro il forte dello schieramento repubblicano e, a meno di non voler protrarne l'inizio alla primavera del 1939, avrebbe poi incontrato la stagione invernale che ne avrebbe ridotto ulleriormente il ritmo, già lento per le fortificazioni da sopraffare, e che avrebbe sottoposto le forze a gravi disagi fisici. Vero è, come molti sostenevano, che affrontando il grosso delle forze repubblicane e battendole, si sarebbe perseguito un risultato risolutivo, ma nessuno poteva essere certo del successo e questo, in ogni caso, chi sa se e quando avrebbe arriso La conquista della Catalogna avrebbe, invece, chiuso definitivamente i rubinetti di afflusso dei rifornimenti esterni alla Spagna repuhbìicana e permesso òi sventare per sempre ogni manovra autonomistica dei catalani. Avrebbe inoltre vanificato i tentativi - di cui si vociferava - di un'eventuale annessione della regione alla Francia, temuti e ritenuti possibili da alcuni, tra i quali Ciano, e posti in serio dubbio da altri. Accanto a tali motivazioni politiche di per sé valide, ove si tenga presente anche che il governo della Spagna repubblicana risiedeva in Barcellona, esistevano quelle non meno vigorose, anzi più imperiose di ordine tecnico-militare: la minore efficenza delle forze repubblicane della Catalogna rispetto a quelle del Centro-Levante-Sud, la dislocazione in sito delle migliori forze nazionali che avrebbero potuto assumere in tempi brevissimi il dispositivo necessario per l'offpnsivB, q1rn,i si trattB,,e rii 11n::1 prn,Pr117innl"" rii 11nn ,fr11tt<>n,,,n1"0 <lel successo conseguito sull'Ebro e sulla testa di ponte di Seròs (est del basso Segre). Va infine tenuta presente la delicatezza della situazione interna della Spagna nazionale, il cui morale, come già accennato, risultava alquanto scosso, anche per effetto della propaganda avversaria che oltrepassava i confini della Spagna repubblicana e trovava ampia eco in quella nazionale e sulla stampa straniera, specialmente inglese l.3 _ Non che il morale dei repubblicani, divisi tra i più che ormai speravano solo in una pace di compromesso e i meno che ancora si illudevano sull'esito della guerra, fosse molto elevato, ma quello dei nazionali era sceso a un livello di al Iarme mai neppure sfiorato nel passato. Se Negrìn vedeva un orizzonte nero, Franco non poteva non preoccuparsi dei molteplici segnali di malessere che si verificavano nel suo


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territorio, per il prolungarsi della guerra e per la mancanza di ogni prospettiva di una rapida fine vittoriosa. Dopo la sospensione dell'offensiva del Levante, erano circa 4 mesi c he Franco non segnava un punto a suo favore, in quanto la riconquista di tutto il territorio perduto nell'estate non mutava la situazione che si era determinata alla fine della campagna d'Aragona. Era perciò per lui necessario fare qualcosa e sollecitamente, perché il malessere non si ampliasse ulteriormente e non si consolidasse in profondità, influenzando negativamente ogni successivo sviluppo delle operazio1ù. Una ragione di più, dunque, e non certo l'ultima, per prendere un;iniziativa offensiva e, stanle l'urgenza, quella contro la Catalogna era la più a portata di mano e la meno rischiosa. L'unico pericolo avrebbe potuto essere ancora una volta una contromossa repubblicana su di un'altra fronte, ma era un rischio che bisognava correre.

5. Il 26 novembre, una decina di giorni dopo la conclusione della campagna dell'Ebro, Franco dispose la scissione in due dell'esercito del nord: esercito del Levante e nuovo es.ercito del nord. A capo del primo pose il gen. Luis Orgaz y Yoldi e ne definì la costituzione su 2 corpi d'esercito: corpo .d'esercito di Castiglia su 2 gruppi di divisioni (15U, 52 a, 85 3 , e 3a, 81 3. 152 a), corpo d'esercito di Galizia (55 a, 83 3 , 108a divisione) e 2 brigale di cavalleria. Il nuovo esercito del nord, al comando del gen. Dàvila (capo di stato maggiore il gen. Vigòn), risultò costituito su 5 corpi d'esercito:" Urgel » , su 4 divisioni (613,623, 63 a, 1503) e su di un raggruppamento pirenaico di 2 battaglioni, al comando del gen. Mufioz Grandes; «Aragon», su 3 divisioni (513, 533, 54 3 ), al comando del gen. José Moscardò ltuarte; «Maestrazgo» su 2 divisioni (82a e 84a), al comando del gen. Garda Valiiio; «Navarra», su 3 divisioni (4a, sa, 12a), al comando del gen. José Solchaga Zala; «CTV» su 4 divisioni («Littorio», «Frecce Nere», «Frecce Azzurre», «Frecce Verdi») al comando del gen. Gaslone Gambara; «Marroquì» su 3 divisioni (50\ 13\ 105a) a l comando del gen. Juan de Yagtie Blanco. In riserva del corpo d'esercito del nord, la 40 3 divisione e la 1 a divisione di cavalleria. La monografia n. 14 del «Servicio Historico Militar» indica la forza complessiva di tale esercito oscillante sui 160.000 uomini 14 e le assegna 3793 fucili mitragliatori, 2527 mitragliatrici, 580 mortai pesanti, 1285 mortai leggeri, 1086 pezzi di arti-


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glieria (128 pesanti, 312 medi, 424 piccoli calibri, 102 pezzi controcarri, 48 cannoni controaerei, 72 mitragliatrici controaerei), 346 aerei (146 da bombardamento, 55 di attacco al suolo, 145 caccia). Il l O ottobre, l'esercito repubblicano era stato articolato su 2 gruppi d'esercito: il «G.E.R.O. » operante nella regione orientale e il «G.E.R.C. » ne l la regione centrale. Nell'insieme esso comprendeva: 6 eserciti di composizione variabile: 23 corpi d 'esercito di composizione variabile su 2 o 3 divisioni ciascuno e un corpo d'esercito speciale, per un totale di 70 divisioni su 2 o 3 brigate ciascuna, 200 brigate di linea, 2 raggruppamenti di difesa costiera, 2 divisioni di carri armati e autoblindo, 4 brigate di difesa controaerei, 4 brigate e 2 reggimenti di cavalleria e unità varie specializzate, tra le quali anche unità per la guerriglia. Un insieme di forze davvero imponente, ma più sulla carta che in concreto, specialmente dopo la fine della campagna dell'Ebro. Il «G.E.R.O », al comando del gen. Hernàndez Saravìa, era articolato in 2 eserciti: quello dell'est (col. Juan Perca Capulino) constava J i un ...,onu111<l0 Jcl bèllu, e:: l'Ìl"èilaku 1;; Ji 3 cu~pi J't:ti..:n.:ilu; qudìo ùeìl'Ebro (gen. Juan Modesto Guillolo) contava su 4 corpi d'esercito 1s_ Complessivamente il «G.E.R.O.» poteva raggiungere la forza di circa 300.000 uomini e disporre di 5.000 armi automatiche, 100 pezzi di accompagnamento, 357 pezzi di artiglieria da campagna, 200 cannoni controaerei (oltre 650 pezzi, esclusi quelli d e lle artiglierie costiere, quelli di riserva, ecc. che portavano il totale a circa 800 bocche da fuoco), 200 tra carri armati e autoblindo e circa 200 aerei 16. Il rapporto tra le forze contrapposte, mentre segnava una leggera superiorità di uomini - ma più sulla carta che in concreto - a favore del «G.E.R.O.», era di 5 a 3 a favore dell'esercito nazionale del nord in fatto di artiglieria e di aviazione. Di notevole interesse è una relazione dell'ufficio «I» del comando del CTV sulla «situazione politico-militare nella Spagna rossa», redatta il 6 novembre (Doc. n . 80), che così si conclude: «L'esame profondo e particolareggiato di essa (situazione) e la valanga di informazioni concordanti inducono senz'altro alla seguente valutazione, che è assai vicina alla realtà: la situazione militare in Catalogna è per i Rossi assai grave (azioni offensive rosse non devono essere considerate che estremi sforzi per salvare l'Ebro); la situazione militare rossa nella Spagna centrale è forte. La situazione politica ed alimentare è uguale in tutta la Spagna (anzi la situazione alimentare è peggiore in Catalogna). Ogni altra differente valutazione è errata. Da questa sintesi appaiono le possibilità avvenire alla guerra di Spagna». Tale chiaro, esplicito, perentorio giudizio troverà esatto riscontro nella serie


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

di avvenimenti successivi e trovava conferma sul momento sia in una valutazione di Juliàn Zugaragoitia, segretario di Negrìn, sia in un rapporto presentato da Rojo a Negrìn il 23 novembre, nel quale Rojo faceva presente al ministro della difesa e capo del governo la disastrata situazione del morale del «G.E.R.0 », che risentiva delle lotte e delle divergenze tra Je parti politiche e dell'umore generale delle popolazioni catalane e che, qualora non vi si fosse posto rimedio, avrebbe sicuramente provocato l'insuccesso di qualsivoglia operazione militare che venisse intrapresa 17. L'immissione recenlc nell e uni Là repubblicane ài personale anziano o molto giovane, scarsamente addestrato, ne riduceva la potenzialità operativa, già in sofferenza per l'incompletezza organica e per la scarsa capacità di manovra delle unità. Le migliori di queste ultime, perché meglio addestrate e comandate, erano quelle più provate dalla campagna de ll'Ebro, sulle quali il comando repubblicano poteva fare maggiore affidamento, anche per il minor numero di diserzioni che orinai vi si vtdfo..:ava110. La pc<..:uliadli gtutl.i<..:é.l cldlt i,1·ùpp<.:: r<.::pubbli-

cane restava la spiccata capacità di resistere che, peraltro, si piegava quando le difese erano minacciate da manovre di aggiramento e di avvolgimento, capitando spesso, in tali casi, che per evitare la cattura i soldati ripiegassero anche molto disordinatamente, specialmente quelli delle unità affidate a quadri mcdi e infe~iori mediocremente preparati o numericamente insufficienti rispetto alle tabelle organiche. Delle forze repubblic!1fle (schizzo n. 26) l'esercito dell'est era schierato dalla frontiera fino alla confluenza nel Segre del Corp e ai principali canali d'irrigazione del grande «orto» di Lérida; l'esercito dell'Ebro era schierato da Lérida al mare. La riserva generale, prima che avesse inizio l'offensiva nazionale contro la Catalogna, era dislocata a tergo dell'esercito dell'Ebro. Il «G.E.R.O.» subì, dopo il 23 dicembre, alcune varianti ordinative e di dislocazione. All'inizio delle operazioni comunque il «G.E.R.O.» schierava in linea: il XXIV corpo d'esercito con la 43 a divisione che aveva combattuto sulla sierra Caballs e con la 24a quasi intatta; il XII corpo con le divisioni 56a e 44a in prima schiera e la 16a in riserva (la 44a e la 16a reduci dalla battaglia del l'Ebro e duramente provate); il XVIII corpo, con le divisioni 27a e 72a in prima schiera e la 60a in riserva (la 27a e la 60a avevano combattuto sulla testa di ponte del basso Ebro); il XI corpo con le divisioni 26a, 32 a e 55 a in prima schiera. Il X corpo, dislocato da Orgafià ad Artesa de.I Segre, costituiva la riserva generale dell'esercito dell'est con le divisioni 30a, 31 a e 34a_ I due corpi d'esercito - V e XV - che avevano combattuto sull'Ebro erano passati in riserva: il V nella zona di


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Montblanch-Santa Coloma (46a e 11 a divisione) a ovest di Barcellona e di San Feliù de Llobregat (45 a divisione); il XV aveva dislocato la 35a divisione nella zona di Albages-Granadella, la 42a nel.le zone di Cervià, Juncosa, Ulldemolias e la 3a in quella di Bavera e Pobla de Granadella con una brigata a Hospitalet in funzione antisbarco 18. Su 20 divisioni: 11 erano in linea (2 in 2 a schiera) e 9 in riserva. Il criterio che aveva guidato Rojo nel definire l'articolazione del dispositivo era stato quello di sottrarre alle vicissitudini dei combattimenti delle forze a contatto le divisioni più provate e abbisognevoli di un più radicale riordinamento e di dislocare le riserve nelle zone di maggiore confluenza delle vie di comunicazione in modo da consentire loro il rapido afflusso nei settori attaccati. Intendimento di fondo: «resistere a oltranza nei settori attaccati e alimentare la battaglia difensiva con le riserve locali, impiegando i corpi d'esercito in riserva in un grande con trattacco o conLroffensiva sui fianchi dello sforzo principale dell'avversario, qualorn questi avesse conseguito la rottura» 19, Nel suo disegno di manovra, Rojo prevedeva anche che, qualora le circostanze l'avessero imposto, sarebbero state occupate le linee L2 e L3, la prima già organizzata e la seconda in corso di allestimento. Egli, infine, ricordava ai suoi uomini che la situazione detcrmi natas i avrebbe potuto condurre alla decisione della guerra e che perciò lo sforzo che si chiedeva ai combattenti repubblicani sarebbe stato il maggiore di tutti quelli fino ad allora sostenuti. Le linee previste per.la resistenza erano 4: la prima era quella di contatto (schizzo n. 27) che correva lungo la sponda s ini stra dei fiumi Noguera, Segre, Ebro;" la seconda si appoggiava alla sponda sinistra del Segre fino ad Artesa e successivamente ai rilievi orientali della pianura del.canale di Urgel; la terza - il ,,cinturon e di Barcellona>> - si snodava sulle dorsali a ovest di Vendrell, Igualada e Manresa (40-50 chilometri da Barcellona); la quarta correva sulle dorsali di Montserrat (quasi a ridosso della capitale catalana). Rojo, inoltre, in ausilio della resistenza sulla fronte della Catalogna, aveva previsto l'effettuazione di 3 azioni offensive: una principale nel settore CòrdobaPenarroya in direzione di Siviglia; 2 sussidiarie e diversive, di cui la prima intesa a minacciare da sud le comunicazioni fra Madrid e I 'Estremadura e la seconda a minacciare l'estremo lato destro dello schieramento nazionale, mediante lo sbarco di una brigata nella zona di Motrìl. Di tali azioni verrà eseguita, con inizio del 5 gennaio 1939, solo quella principale che perseguirà successi locali, ma non obbligherà il comando nazionale a sottrarre forze dalla fronte catalana, che sarebbe stato lo scopo ripromessosi da Roju.


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LINEE DIFENSIVE REPUBBLICANE DELLA CATALOGNA

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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Non si può non rilevare la validità concettuale e organizzativa del disegno di manovra di Rojo. A questi, invece, si può addebitare l'errore <li aver previsto più lontano nel tempo l'inizio del la offensiva nazionale, ritenendo necessario un periodo più lungo per la riorganizzazione delle forze nazionali che si erano battute sull'Ebro e che vi avevano subito, al pari <li lui, perdite molto ingenti. Egli, inoltre, proprio contando su tale più lunga durata, aveva previsto <li poter risollevare il morale delle sue unità che sapeva molto basso e sul quale aveva sollecitato l'intervento di Negrìn perche ne venissero rimosse le cause di ordine poiitico.

6. La Catalogna ha forma quasi triangolare, comprende 4 provincie / T"I.

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orientale della penisola iberica. I Pirenei, a nord, la separano dalJa Francia ed essa si affaccia a est e sud-est sul mare Mediterraneo, confinando con l'Aragona a ovest e il territorio di Valencìa a sud-ovest. 11 territorio é prevalentemente montuoso (schizzo n. 28), comprendendo a nord il settore sud-orientale dei Pirene_i (che qui superano in più punti i 3000 metri) e a est, pa-rallelamente alla costa, gli allineamenti del sistema orografico cat~lano (cordigliere del Litorale e del Prcl i torale) che toccano i 1676 metri nella sierra di Montseny. Al centro si apre una vasta depressione coincidente, in buona parte, con il bacino del Segre, il principale affl uente dell'Ebro, del quale ultimo scorre nella Catalogna solo il tratto terminale. Gli altri maggiori fiumi sono il Llobregat e il Tcr, le cui vallate, unitamente a quelle del Segre e dell'Ebro e alla cimosa costiera, costituiscono le aree pianeggianti della regione. Le condizioni climatiche sono molto varie: di tipo alpino sui Pirenei; mediterraneo sulla costa, continentale s ulla depressione centrale. Anche allora, come oggi, era densamente popolata e su Barcellona gravitavano altri numerosi grandi centri abitati. Le altre grandi città insistono o sulla costa (Tarragona) o lungo le arterie di comunicazione che costeggiano i principali corsi d'acqua, come Gerona sul Ter e Lérida sul Segre. Le attività economiche preminenti erano l'industria e il commercio, in particolare nelle provincie di Barcellona e Gerona, mentre, ancorché mal lo industrializzate, le provincie di Lérida e di Tarragona davano una buona produzione di cereali, frutta, ortaggi, uva, olive e mandorle.


Schizzo o. 28

SCHEMA ORO IDROGRAFICO DELJLA. REGIONE CATALANA


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LA PARTECIPAZlONE ITALIANA ALLA GUE RRA CIVILE SPAGNOLA (19., 6 - 1939)

Più in particolare, tra le dorsali che si staccano dalla catena pirenaica, con direzione generale nord-sud, la maggiore é quella che parte dalla zona di Puigcerdà e arriva al basso Ebro, costituendo il versante orientale del Segre, espandendosi in corrispondenza delle località di Balaguer, Lérida e Seròs nel vaslo piano percorso dal canale Urgel. A oriente di tale dorsale, se ne staccano altre, meno elevate, divise da corsi d'acqua minori che si gettano direllamente al mare, tra Tarragona e il margine orientale della catena dei Pirenei. L'offensiva contro la Catalogna, partendo dalla zona dello schieramento nazionale a ovest del Seg.re e a sud dell'Ebro, dove"',ta superare, per giungere a Barcellona, una successione di dorsali, di quote non elevate a sud del Llobregal, che, peraltro avrebbero favorito la difesa che, inoltre, avrebbe potulo effettuare numerose interruzioni delle vie di comunicazioni relativamente abbondanti e facilmente interrompibili in corrispondenza dei corsi d'acqua maggiori e minori l9b is . La regione offriva possibilità di copertura diverse nelle varie zone_ I nazionali

guer e di Serùs, fronteggiate da consistenli forze repubblicane .

.'. Alla difesa della Calalogna il governo della Generalitad aveva pensato fin dallo scoppio della.insurrezione militare del luglio 1936, senza peraltro elaborare un piano organico di difesa e di fortificazione, limitandosi a far eseguire una serie di lavori fortificatori , non rispondenti né a una vi sione d'insieme, né ai canoni di una tecnica avanzata di costruzione, ne lle cinte periferiche e nei dintorni di Barcellona e di altre città. Dal marzo 1938 il timore che l'avanzala dei nazionali non si fermasse all'Ebro, ma proseguisse da ovest a est il governo richiamò l'attenzione del comando de ll'esercito repubblicano sulla necessità e urgenza della sollecita costruzione di una serie di linee fortificate - nel progetto iniziale dalla L. t alla L.6 - nel territorio catalano che impedisse la progressione dei nazionali verso la città di Barcellona e il conCine con la Francia. Il 4 aprile 1938 Rojo emanò una «direttiva per le successive linee di difesa in Catalogna » da costruire a cura dell'esercito dell'est, avente come compito principale appunto la difesa a oltranza della Catalogna. Il 6 maggio il comando dell'esercito dell'est, facendo seguito ad altra direttiva del giorno 1 dello stesso mese, aveva precisato nei particolari i tipi dell e opere fortificate


CAP. XXV · DALLA BATTAGLIA DELL'EBRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

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campali da realizzare, la priorità da seguire, il personale specializzato e no da impiegare, l'affidamento della direzione tecnica dei lavori alle unità del genio, che ne avrebbero presieduto l' esecuzjone da parte della fanteria, e la modalità cui attenersi circa i turni di lavoro, di 8 ore quelli diurni e di 6 ore quelli notturni 20. La linea L.l, che correva nella zona di contatto, era ricca di opere e, in corrispondenza di Amposta e Tortosa, dietro la linea principale correvano tre linee secondarie che fronteggiavano le 3 teste di ponte nazionali a mo' di veri campi trincerati. Tra L.1 e L.2 esistevano inoltre due sistemi speciali di fortificazione - Ia «posizione di collegamento» e la «linea del canale» - il primo a difesa delle località di Falsel, Pobla de Granadella, Espluga Calva; il secondo era una complicata matassa di opere appoggiate ai canali, con punti particolarmente forti, sopraltutto per difendere Artesa de Segrc. La L.2 partiva da Tarragona e correva lungo l'allineamento Montblanc-Cintadilla-TàrregaCervcra-Pons-Basella-Coll de Nayò-Seo de Urgel. Alì'inizio dell'offensiva nazionale, il 23 dicembre, lo stato di costruzione della L.1 e della L.2 era mollo avanzato e in alcuni tratti compiuto e imponente 21. Alle opere di fortificazione campal e si sommavano un accurato ed efficace piano delle interruzioni e distruzioni da Seo dc Urgel a Tàrrega e piani parziali. «Si può affermare che ì'intendimento dei comando (repubblicano) era d 'impedire materialmente la possibilità di muoversi sul terreno del «Principado» a qualsivoglia forza militare che volesse penetrarvi» 22 . L'ufficio «I» del comando del CTV, il 6 novembre, nella sua citata relazione circa la «situazione politico-militare della Spagna rossa», aveva dato della fortificazione della Catalogna un quadro particolareggiato mal lo preciso, riferito sia alla L. 1 e alla L.2 che alla difesa diretta di Barcellona e della frontiera francese, con accurata descrizione e valutazione dei camminamenti, delle trincee, dei nidi di armi automatiche, dei rifugi, dei fossi anticarro, dei reticolati, del mascheramento, della continuità e profondità delle varie posizioni, dei lavori in cemento e in caverna. Il giudizio conclusivo sul valore complessivo dell'organizzazione difensiva repubblicana della Catalogna, mentre ne aveva sottolineato l'in.1ponenza quantitativa e, in parte, qualitativa, ne aveva messo in luce anche le dimensioni sproporzionate rispetto alla disponibilità delle forze che avrebbero dovuto presidiare le varie opere, forze appena sufficienti per guarnire la L.1 e solo tratti della L.2, restando pochissime unità da schierare sul cosiddetto «cinturone di ferro» e sulla cosidetta «linea Maginot».


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I.A PARTECIPAZIONE JTALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (19]6 - 1939)

8.

Con l'offensiva della Catalogna, Franco s'era ripromesso sin dall'inizio due scopi principali: l'annientamento del dispositivo difensivo avversario, la liberazione e la pacificazione del territorio da conquistare. Prima di emanare, il 25 novembre, l'«instrucciòn general», nella quale definiva nelle sue linee generali la grande operazione, Franco aveva illustrato, in 2 documenti precedenti, quale sarebbe stata l'impostazione concettuale della manovra e quali le n1odalità fondamentali e le fasi del suo sviluppo. Nella istruzione del 26 novembre Franco premetteva che l'offensiva era rivolta contro un avversario indebolito e logorato, al quale non bisognava concedere il tempo necessario per riaversi, e che essa doveva aver inizio il più presto possibile per realizzare la sorpresa strategica e tattica. L'esercito del nord avrebbe dovuto battere e distruggere le forze avversarie contrapposte, tagli::!.rc !or-(! 1~ ~..r~e d~ co;n1..1nic.azlvuc con la Prafi.cia e libcrare la Catalogna. La manovra veniva articolata: in un'operazione principale consistente nel doppio avvolgimento delle forze repubblicane schierate nei settori di Lérida e deììa piana del canale di Urgel; in un'operazione sussidiaria, da parte dell'ala destra del dispositivo, che, partendo anch'essa dalla zona della testa di ponte di Seròs, puntasse verso est e Tarragona, minacciando cosi il tergo dell'intero schieramento avversario sull'Ebro e consentendo il superamento del fiume all'estrema a la destra "del dispositivo offensivo; in un'ulteriore azione sussidiaria dell'ah sinistra che garantisse il fianco del dispositivo e progredisse lungo il difficile terreno montano. In una successiva istruzione particolare Franco dava incarico al comando della flotta di esaminare lo sbarco di una forza pari a 3 battaglioni nella zona di Hospitales (sud di Tarragona) e l'azione de ll'artiglieria navale per l'appoggio de ll e forze avanzanti sulla terraferma 23. Il 10 dicembre Dàvila emanò la sua «instrucciòn general» n. 46 24, nella quale esprimeva l'intendimento di «isolare, battere e distruggere la massa avversaria schierata tra il medio e basso Segre», fissando tutta la fronte, rompendo la fronte in corrispondenza delle teste di ponte di Tremp e di Seròs, avanzando poi attraverso le brecce ottenute in direzione di Artesa-Tàrrega-Belianes e di Sarrnca-Borjas Blancas-Belianes. «Così si sarebbe conseguito l'isolamento voluto delle forze nemiche schierate fra il Segre e il canale di Urgei. Successivamente le forze attaccanti si sarebbero concentrate al Este de los Llanos de Urgel, da dove avrebbero proseguito lungo nuove direttri-


CAP. XXV . DALLA BATTAGLIA nF.1.1.'F.BRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

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ci di avanzata ed eventualmente sarebbero penetrate più in profondità » 2s. Avrebbero operato: nella zona di Tremp-La Baronìa, il corpo d'esercito dell'Urge! (e la Sla divisione del corpo d'esercito di Aragona) e il corpo d'esercito del Maestrazgo; nella zona di Seròs, il corpo d'esercito di Navarra, il CTV e 2 brigate di cavalleria; in quella di Balaguer-Lérida-Aytona il corpo d'esercito d'Aragona (meno la 51a divisione), la 40a divisione, 1 brigata di cavalleria, 1 reggimento di carri armati; sulla linea del basso Ebro, il corpo d'esercito Marroquì. L' 11 dicembre Dàviìa fece seguito aììa istruzione generaie n. 46 con hstruzione generale n. 50 riguardante la prima fase dell'offensiva (Doc. n. 81), durante la quale il CTV avrebbe rotto la fronte repubblicana nel settore di sinistra della testa di ponte di Seròs, dilagato fino all'allineamento della Vali d e Carraleta, da qui avrebbe aggirato le linee avversarie per impadronirsi della strada Aytona-Sarroca e avanzato su Sarroca-Castelldans-Borjas Blancas-Belianes. i...a manovra ài Franco, nei s uo insieme, prevcùcva una graàuaìe conversione dell'intero dispositivo offensivo che, facendo perno sul fianco sinistro montano, avrebbe dovuto superare le difese avversarie più consistenti e passare gradualmente dall'andamento generale iniziale verticale a uno orizzontale, il quale avrebbe consentito, superati Barcellona e il fiume Llobregat, di avanzare su tutta la fronte verso il confine francese. La manovra di Dàvila era intesa a conseguire nella prima fase l'eliminazion e dell'avversario tra il Segre e il canale Urgel. Essa, per la prima [ase dell'offensiva, era lo sviluppo coerente di quella di Franco, bene ideata e impostata e veramente diretta, forse per la prima volta, ad annientare le forze avversarie più che a conqui stare fette di t"'.rritorio.

9.

Nella seconda decade del mese di novembre il CTV, che veniva completando le operazioni conseguenti dal nuovo ordinamento - 1 divisione, la «Littorio », del tutto italiana, e 3 divisioni miste («Frecce Nere», «Frecce Azzurre», «Frecce Verdi») - in seguito al rientro del «raggruppamento carristi» e delle artiglierie che avevano partecipalo al la campagna dell'Ebro, tornò a essere riunito nelle zone di dislocazione assunte dopo la sospensione della campagna del Levante, eccezione fatta per la divisione «Frecce Azzurre» che il 5 novembre ave-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

va sostituito in linea la 3 a divisione di Navarra nel settore della fronte del Levante compreso tra le pendici orientali del Pefiascobia e la rotabile Ragudo-Viver 26. La divisione tornò a riunirsi al CTV il 29 novembre 27. Il giorno 18 novembre il comandante del CTV partì per Roma (lasciando il comando interinale al gen. Bitossi) da dove rientrò il giorno 30, dando alle truppe la notizia che Mussolini, da lui interessato al riguardo, aveva disposto l'aumento di 5 lire del soldo giornaliero per tutti coloro che avessero compiuto 18 mesi di permanenza in Spagna (il soldo giornaliero era di 30 lire, più 2 pesetas a carico del governo spagnolo che provvedeva altresì alìe spese per i viveri freschi). Frattanto venivano rnaturando gli orientamenti del quartier generale di Franco e di quello di Dàvila circa l'offensiva della Catalogna e di essi, a mo' <li preavviso del nuovo ciclo operativo durante il quale il CTV sarebbe stato impiegato riunito, veniva data conoscenza al comando del CTV, ancora con sede in Logro.iio, che a sua volta provvedeva a metterne al corrente i comandi subordinati. Il 2 dicembre, in vista ùeìle imminenti operazioni, il comando dei CTV diramò l'ordine di operazione n_ 3605, riguardante il trasferimento delle unità in nuove zone di raccolta (Doc. n. 82), al quale, il giorno 9, fece seguito l'ordine n. 3702, nel quale venivano indicate particolareggiatamente le zone di attesa e le basi di partenza (Doc_ n_ 81)- L'8 dicembre Gambara aveva tenuto rapporto i~ Saragozza ai comandanti di divisione, del raggruppamento carristi, dell'artiglieria e del genio illustrando loro gli oricnt~mcnti del comando dell'esercito del nord e i propri intendimenti circa l'impostazione e l'organizzazione delle ormai prossime operazioni (Doc. n. 83 bis). Il 10 dicembre, il comando del CTV si trasferì da Logro:iio a Monz6n, sul fiume Cinca, lasciando nP.lla prima località l'ufficio personale, l'ufficio ri compense e ali quote di altri uffici, prevedendo di trasferire in un secondo tempo il comando tattico nella zona di Seròs, dove sarebbe stato impiantato l'osservatorio (Natacanas sulla riva destra del Segre, all'altezza di Seròs). Vennero altresì ricordate a tutte le unità subordinate le prescrizioni riguardanti l'ordine e la disciplina da mantenere nei paesi via via occupati, le misure di vigilanza per evitare atti di saccheggio e di vandalismo e le norme di trattamento dei prigionieri di guerra 28. In quei giorni Gambara trascorse il suo tempo visitando le varie unità e raccomandando ai vari comandanti di preparare minutamente le operazioni da svolgere e di dedicarsi costantemente al benessere dei propri uomini 29. Il 13 dicembre, il comando del CTV diramò l'ordine di operazione n. 75, relativo all'«operazione CA» (Catalogna) (Doc. n. 84), corredato


CAP. XXV · DALLA BAITAGLIA DELL'EBRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

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da allegati relativi alle informazioni sul nemico e sul terreno, nonché dagli schemi per i collegamenti e dalle disposizioni per il funziona. mento dei servizi. L'ordine compendiava tutte le disposizioni già impartite verbalmente e indicava orientativamente come assai prossima la data d'inizio dell'offensiva. Frattanto dal 27 novembre il cielo, fino ad allora pressoché costantemente sereno, si era fatto quasi sempre coperto e non erano mancate abbondanti piogge che l' 11 dicembre avevano reso impraticabili strade e piste, avevano posto a durissime prove il fisico delle truppe e reso difficoltosi e rilardato i movimenti per l'assttnzione dello schieramento. La notte s11l 13 erano crollati i ponti di Sarifiena ed era in pericolo il ponte di Fraga, con le conseguenze di allungare di un centinaio di chilometri la lunghezza delJa lappa automobilislica e di impegnare duramente le unità del genio. Ancora il 14 dicembre, la «Littorio», la «Frecce Nere» e l'artiglieria non avevano completato il loro schieramento. L'inizio del le operazioni veniva così rimandato dal comando dell'esercito del nord di a parere del comando del CTV, avrebbe potuto ricomparire stabilmente in quella stagione. Il 18 dicembre, giudicando che con le truppe sulle basi di partenza da più giorni sarebbe stato necessario o decidere per l'inizio immediato o di soprassedere per l S o 20 giorni, ritirando le unità in paesi vicini, Gambara prospettò al comando di Dàvila l'insostenibilità della situazione, ma ebbe come risposta che non v'era altro se non l'attesa paziente. Gambara non condivise il consiglio e decise di rappresentare direttamente a Franco la questione che aveva risvolti pericolosi poiché, se il morale delle truppe era al momento, come aveva potuto constatare nelle recenti visite, «superiore ad ogni elogio» - così nel diario storico - il prolungarsi della critica situazione sulle posizioni di attesa avrebbe potuto indebolirlo e fiaccarlo in breve tempo. Il 20 dicembre conferì con Franco al quale prospettò l'urgenza di una decisione risolutiva della posizione di stallo nella quale l'intero schieramento offensivo si trovava da più giorni e suggerì le soluzioni più opportune: o inizio immediato o rinvio a data da stabilire con il trasferimento del le unità in località con possibilità di accantonamento. Franco assicurò il suo intervento presso il comando dell'esercito del nord nei Lcrmini espressi da Gambara e, poiché le condizioni meleorologiche sembravano volgere a un miglioramento, venne concordato che il giorno d'inizio dell'offensiva avrebbe potuto essere il 23 dicembre 30. La manovra che il CTV avrebbe dovuto sviluppare venne esattamente delineata nell'«ordine di operazione CA» n. 75 (schizzo n. 29).


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CATALOGNA: L'AVANZATA DEL C.T.V. DAL SEGRE A BORJAS BLANCAS

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CAP. XXV· DALLA CAMPAGNA DELL'EBRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

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Inquadrata in quella di più alto livello dell'esei-cito del nord - il cui compito sarebbe stato di rompere la fronte nemica in corrispondenza del la testa di ponte La Baronia e nel tratto Aytona-testa di ponte di Seròs per raggiungere l'allineamento Pons-Agramunt-Tarrega-Espluga Calva-Villanova de Prades e di far cadere per manovra la regione del canale di Urgei e la difesa del basso Ebro - essa avrebbe avuto come scopi fondamentali la rottura delle difese del Segre tra Aytona e Seròs in stretta collaborazione con il corpo d'esercito di Navarra e l'avanzala in direzione nord-est fino a prendere collegamento, in Belianes, con il corpo d;esercito dei Maestrazgo. L;obiettivo dei CTV era appunto la zona Borjas Blancas-Belianes. Dalla sinistra, a nord, avrebbero agito: in un primo tempo, il corpo d'esercito del Maestrazgo, con obiettivo la fronte Tarrega-Belianes; in un secondo tempo, anche il corpo d'esercito d'Aragona per il rastrellamento della zona del canale di Urgei. Sulla destra, a sud e a sud-est, avrebbe operato il corpo d'esercito di Navarra con obiettivo la sierra di Montsant tra Prades e Cornadeìla. ìì CTV avrebbe agito tra iì canaìe di Urgeì (Hmite noràJ e ì'aìlineamento bivio S. Miguel-bivio Km 28 della rotabile LlardecansSarroca-Soleras-Albages-Cervia-Vilosell. Il comandante del CTV esprimeva il suo concetto d'azione in questi termini: «spezzare la fronte nemica tra Cuesta de la Barca ed il canale de la Canadiense facendo cadere il M. Farinas con azione avvolgente da sud sussidiata da un attacco frontale; procedere verso Sarroca e Torrebeses con due colonne di divisione, guardandosi contemporaneamente i fianchi esterni». Avrebbero agito: in 1a schiera, la « Littorio», rinforzata da un battaglione carri, partendo dalla testa di ponte di Seròs in direzione delle quote 200 e 207 e proseguendo poi sulla sierra Grossa, i bivi del Km 25 e Torrebeses con obiettivo d'attacco la rotabile Magalls-Sarroca, tra il Km 25 e il Km 28; la «Frecce Nere», rinforzata da un gruppo squadroni della cavalleria nazionale, partendo dalla tesla di ponte di Seròs per impadronirsi del monte Farinas, con azione avvolgente da sud, sussidiata da un'azione frontale di passaggio del Segre, c per proseguire poi per i Planos de Vasconcellos e Mas Mantoiia verso Sarroca - suo obiettivo d'attacco - guardandosi in modo particolare sul fianco sinistro, ove avrebbe impiegato anche il gruppo squadroni di cavalleria; in 2a schiera, la «Frecce Verdi», inizialmente nella zona a sud-est di Praga, pronta a seguire il movimento della «Littorio»; il «raggruppamento carristi» (meno 1 battaglione carri) e il gruppo squadroni del CTV sarebbero rimasti inizialmente nella zona di Monllobe; in riserva: la «Frecce Azzurre », da autotrasportare appena possibile nella zona di Aytona, per seguire, spostata a sinistra, la «Frecce Nere».


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

L'ordine di operazione prevedeva inoltre: l'impiego accentrato nella fase di preparazione di tutte le artiglierie del CTV; il gittamento di un ponte, a cura del comando dell'esercito del nord, la notte sul giorno O, a valle di quello di Seròs, di un aJLro ponte, appena possibile, nella zona di Aytona e di altri 2, successivamente, in quella di Lérida; l'installazione inizialmente di un solo asse di collegamenti per il ponte di Seròs e successivamente di un secondo asse per il ponte di Aytona; la dislocazione del comando tattico in Matacanas, dove si sarebbe dislocata anche la centrale dei collegamenti; accordi diretti, per ìo scavalcamento delle truppe nazionali sul Segre e sulla LesLa di ponte, tra i comandi interessati. L'aviazione legionaria avrebbe esteso l'esplorazione non oltre la strada Lérida-Borjas Blancas e insistendo, in particolare, sulla rotabile Torrebeses-Castellans-Borjas Blancas e sui nodi stradali di Granadella, Sarroca, Alcano; avrebbe concorso alla preparazione con bombardamenti che venivano indicati in un annesso all'ordine dell'operazione; avrebbe provveduto alla protezione del cidu :specialmeillc;: di quello di Aytona, della te;;i.a cli ponte di Seròs, di Fraga; avrebbe provveduto all'osservazione del tiro terrestre secondo gli accordi da prendere tra il comandante dell'artiglieria del CTV e il comandante dell'aviazione legionaria. Per quanto riguardava l'organizzazione logistica e il funzionamento dei servizi, sarebbero valse le disposizioni impartite dalla Intendenza i_l 3 dicembre 31 con le aggiunte e varianti indicate nell'allegato n. 4 all'ordine di operazione, nel quale venivano anche in_dicate le prescrizioni per la disciplina stradale (comandi di tappa, limitazioni della circolazione, posti blocco, strade a senso unico e doppio, velocità massima, uso dei fari, sistemazione dei fondi stradali, rinforzi di automezzi), per la racco ILa e il trattamento dei prigionieri e per la disciplina delle truppe nell'occupazione dei paesi. La manovra del CTV avrebbe incontrato le maggiori difficoltà proprio all'inizio, in quanto dalla ristretta testa di ponte di Seròs avrebbero dovuto sboccare sia unità del CTV che unità del corpo esercito di Navarra, le une e le altre dopo aver scavalcato quelle nazionali in linea. Delle unità del CTV la prima a rompere la fronte nemica, in corrispondenza della parte settentrionale della testa di ponte, sarebbe stata la «Littorio», seguita, alla sua sinistra, dalla «Frecce Nere» che, facendo cadere per manovra le posizioni repubblicane dal monte Farinas, avrebbe ampliato la fronte d'investimento dell'attacco e, al tempo stesso, favorito il gittamento di un ponte a sud di quello di Seròs, quanto mai necessario per l'alimentazione in profondità della manovra stessa. Una volta superata la crisi iniziale, connessa con lo sboc-


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co dalla testa di ponte di unità di due distinti corpi d'esercito, la manovra impostata da Gambara non sarebbe andata incontro a grandi incognite - tante e accurate erano le informazioni contenute negli allegati all'ordine di operazione n. 75 sul terreno e sulle forze nemiche - se non a quella della capacità e della volontà di resistenza delle forze repubblicane, peraltro valutate in partenza non di grande affidabilità, sia per il rapporto favorevole al CTV in fatto di artiglieria e di aviazione, sia per il ridotto tono morale delle unità avversarie fiaccate dal recente ripiegamento, con il quale esse avevano concluso la campagna dell 'Ebro. De.I ,-esto che il morale dell'avversario non fosse granché buono, il comando del CTV l'aveva dedotto anche dall'essere venuto a conoscenza, i I 12 dicembre 32, di un ordine impartì to dal comando repubblicano circa l'immediata fucilazione di qualsiasi comandante di unità che abbandonasse la posizione tenuta senza la previa autorizzazione scritta dal suo superiore immediato. Se i comandi nazionali e quello del CTV davano quasi per scontato ii successo della manovra t.:umpkssiva, essi non peccavano di presunzione e non erano fuorviati da valutazioni minimizzatrici delle difficoltà e della potenzialità difensiva avversaria, ma lo facevano sulla base dei dali noti e accertati della situazione politico-militare generale della Spagna repubblicana e di quella particolare del «G.E.R.O. ». Il successo nondimeno sarebbe stato condizionato da uno sviluppo e da una condotta delle operazioni strettamente unitari su tutta la fronte. Ritardi nell'avanzata dell'uno o dell'altro corpo d'esercito, e conseguenti sfasature del dispositivo, avrebbero potuto vanificare l'intero sforzo. Di tale inconvenienti il CTV aveva talvolta sofferto nelle operazioni del passato e Gambara ne aveva memoria, da cui il ripetuto ricl1ia1110, nell'ordine di operazione n. 75, ana sicurezza dei fianchi.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

NOTE AL CAPITOLO XXV John F. Covcrdalc. Op. cit., pag. 340. Ibidem, pagg. 340 e 341. 3 «Il governo nazionalisla, che ad ogni nuova offensiva aveva disperalo bisogno di nuovo materiale bellico, si era alfinc deciso per fare ai tedeschi le concessioni da loro pretese. I ledeschi polevano inveslire capilali nelle minier·e spagnole in una misura pari in linea di principio al 40 per cento. Ma in una miniera si autorizzava il 60 per cento e in quattro il 75 per cento. Tn Marocco, dove la legge mineraria spagnola non valeva, la partecipazione tedesca poteva raggiungere anche il 100 per cenlo. Il governo spagnolo si impegnò inoltre a sostenere tutte le spese della legione «Condor» in terra di Spagna e a irnporlare macchinari per le miniere per Llll valore di cinque milioni di marchi, da pagarsi .in minerali. Questo accomodamento relativo alla legione Condor e a i rifornimenli inviali dalla Germania fu il più irnporlanle di lulla la guerrn c ivile spagnola ... » (Hugh Thomas. Op. cit., pag. 592). 4 Thi dem . s Jo!"i..1! F. CQ':erè.a!e. Op. c-it., p2r;. 344. 6 Ibidem, pagg. 348 e 349. 7 Servicio Historico Militar. Op. eit. «Ebro ». Monografia n . 13, pag. 303. 8 Hugh Thomas. Op. cit., pag. 592. 9 Ibidem. 9bis Voi. precedente nota n. 9. 10 Hugh Thomas . Op. cit., pagg. 593 e 594. 11 Thidem , pag. 587. . 12 Servicio Historico Militar. «La campana de Calaluiia ». Monografìas de la Guerra de Espafi.a. Numero 14. Edito;-ial S. Martin, Madrid, 1979, pag. 16. 13 Daily Telegraph; Times; Daily Express; ecc. 14 Se rvicio Historico Militar. Op. cit., monografia n. 14, pag. 27. 15 Composizione dell'esercito dell'est: settore di Sco de Urgei e raggruppamento pirenaico (UP e XXIII" brigata d'assalto e 6 battaglioni autonomi), schierali da lla 1

2

CXXXIVa brigata; 34a divisione su LXVIII", XCIV a e CCXVIIP brigata; 55a divisione su CLXXVI", CLXXVII" e CLXXVIII• brigata); XI cor·po(26" divisione su CXIX", CXX a, ~ CXXI" brigata; 32" divisione su CXXXVTT ", CXU" e CXJJT" brigata ; 30" division e su CXXXI", CXLVI a e CLIII" brigala); XVIII corpo d'esercito (27a divisione su CXXTT°, CXXX11I3 e CXXIV" brigata, 60" divisione su LXXXII" , XCV", e CCXXlV" brigata; 72" divi sione su XXXTT", XCTTI" e CCXTTP brigata); 1 reggimento di cavalleria Composizione dell 'esercito dell'Ebro: V corpo d'esercito (col. Enrique Lister) (45• divisione su xrra, XIV• e CXXXIX•, 11 a su I", IX a e ca brigata; 46 " divisione su X", XXXVII" e CI" brigata); XII corpo d'esercito (16" divisione su XXIII", XXIV" e CXLIX a brigata; 44" divisione su CXL·, CXLIV" e CXLV· brigata; 56" divisione su III", LVI" e CLXXIX" brigata); XV corpo d'esercito (3" divisione su XXXT", XXXIII" e LX" brigata; 35" divisione su Xl", XlU" e xv • brigata; 42• divisione su LIX•, CCXXVI" e CXXIX• brigata); 1 brigata di cavalleria. Riserva: XXlV corpo d'esercito su 2 brigate- la CCXXV111" in riordino e la CLI" in difesa costiera -e 1 brigata di unità per la guerriglia, 24" divisione (XIX", CXXXIII", CXLIII" brigala), 43" divisione (LXXTT a, CTTa, CXXX• b riga ta).


CAP. XXV · DALLA CAMPAGNA DELL'EBRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

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Tra Je forze del gruppo d'eserciti fi guravano: l brigata d 'assalto, 2 raggruppamenti cli artiglieria e 2 batterie indipendenti, l divisione di blindati (40 carri armali e 80 autoblindo), I bauaglione pontieri, 2 battaglioni di posizione, 7 battaglioni lavoratori, l gruppo di trasmissioni. Comandante del «G.E.R.O. »: gen. IIernàndez Sarabìa; comandante dell'esercito dell 'est.: col. J uan Pe rea Capulino; comandante dell'esercito dell'Ebro: col. J uan Modesto Guillolo. Notizie tratte dalla monografia n. 14, pagg. 29-32. 16 Servicio Historico Militar. Op. cit., monografia n. 14, pagg. 28-29. 17 Ibidem, pag. 34. 18 Ibidem, pagg. 47 e 48. i 9 ibidem. 19bis a) DireLLrice generale Lérida-Montblanch-Valls. Rotabili con direzione generale ovest-est (o diramazioni verso nord): Lérida-Borjas Blancas-Tarragona (fondo bitumato); Juneda-Mollen.1sa; B01:jas Blancas-Mollerusa; Borjas Blancas-Belianes-Valbona-Omells de Nagaja-Senant-Espluga de Francolì; Borjas Bl ancas-Floresta-Espluga Calva-Torres (a sud della precedente); Montblanch-BarharaCabra del Campo-P ia <le Cobrn-Valls; Valls-Vendrell; Lérida-Artesa-Castelldans-Borjas Blancas; itinerario Albages-Ccrvia; rotabile Cervia-Vinaixa; Albatarrech-Alks-AleanòGraiiena: Sudanell-Sarroca-Torn:beses-Soleras; camionabile Aytona-centrnle idrnele t1.rica-Sarroca; Camino Aytona-Llardecans; carrareccia Aylona-bivio S. Miguel. Arrocc.amenti: rotabile Artesa-Aspa-Graiiena de las Garrigas; camionabi le Aspa-AlcanòSarroca; rotahi le J uneda-Cas telldans-Albagcs-Soleras-Granadella; camionabile Borjas Blancas-Cervia; rotabiic Aibages-Juncosa; rotabiìe Soìera-juncosa. b) Direttrice gene.-ale Senh-Grnnadclla-Prades-R eus. Rota bi I i: Seròs-Mayais-Granadeiia-Uldemoi ins-Pra<les-Montreaì-Aleover-Vaìis; Granja de Escarpe-Mayals; camino Mayals-Granadella; rotabile Granadella-Bobcra-La Palma-Vilella-Baja-Poboleda-Alforja-Borjas del Campo (Reus); rotabili Vilella-TorrojaParre ra e Vilella-Gratallops-Falscl. Arrocamenti : bivio di Albarca-Cornadella - rotabile per Alforja-Torrera-T7alset; bivio di Uldemolins-Pobla dc Ciervioles-Vinaixa; bivio di Ul<lemolins-Vallelara-Vimbodi; Prades-Espluga de Fancoli; Montblanch-Aleover-Reus; Prades-Febro-La Musara-Vallaplana-Reus; passo di Alforja-Arboli-La Musara; itinerario Bobera-flix e itinerario Almatrct - posizione frnnte Mequinenza. L'ampia rete stradale di penetrazione e i numerosi arroccamenti tra le direttrici Lérida-Mont blanch-Vall s e Seròs-Granadella-Prades-Rcus, ancorché inlerrompibili in corrispondenza dei tanti ponti, cavalcavia, tunnel, consentivano all'offensiva i movimenti ovest-est e nord-sud e i travasi di forze per l'effettu azione delle manovre. 20 Servicio Historico Mi litar. Op. cit., monografia n. 14, pag. 37. 21 Ibidem, pagg. 36-40. 22 Ibidem, pag. 40. 2.i Ibidem, pagg. 42-44. 24 Ibidem, pag. 43. 25 Ibidem, pag. 44. 26 Diario storico del comando del CTV. Anno 1938, mese di novembre, giorno 5. 27 Ibidem, giorno 29. 28 Ibidem, giorno 6. 29 Ibidem, giorno 12. 30 Ibidem, giorni 18, 19 e 20. 31 Ibidem, giorno 3. 32 lbicle.m, eiorno 12.



CAPITOLO

XXVI

IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

I. Le operazioni del CTV dal 23 dicembre 1938 al 5 gennaio 1939. 2. Considerazioni sui primi 14 giorni della campagna. 3. Le operazioni dal 5 al 26 gennaio 1939. 4. Considera zioni circa l'avanzata del CTV fino a Barcellona. 5. L'ultima fase dalla conquista della Catalogna: dal 27 gennaio all'8 febbraio. 6. Il bilancio finale del CTV nella campagna della Catalogna.

1.

La prima a entrare in azione sul la fronte del CTV (carta n. 2) è l'aviazione legionaria, ch e dal 22 dicembre, su ordine del comandante del CTV, bombarda ripclulamente le posizioni avversarie indicate nell'ordine di operazione n. 75 1• Le forze aeree assicurano fin dalla vigilia dell'offensiva l'assoluta superiorità aerea locale, nel rapporto di due a uno, con la <lisponibiliLà complessiva di 383 velivoli, di cui 163 dell'aviazione legionaria, 81 della «Condor» e 145 dell'aviazione nazionale. Su 157 caccia: 76 sono FIAT CR.32 dell'aviazione legionarin, 42 CR.32 del I' ;:ivi azione nazi on a le, 32 Messerschmitt B F. I 09 e 3 Arado della «Condor» . Ai 157 caccia delle forze nazionali, l'aviazione repubblicana oppone un centinaio di caccia 2. L'offensiva terrestre parte dal.la testa di ponte di Seròs ed é appoggiata nei settori: dei corpi d'esercito di Navarra (Solchaga) e Marroquì (Yague) dall'aviazione della «Condor», del CTV dall'aviazione legionaria e in quelli dei corpi d'esercito d'Aragona (Moscardò), Maestrazgo (Garda Vali no) e Urgei (Munoz Grandes) dall'aviazione nazionale. 23 dicembre

La giornata del 23 dicembre é caratterizzata da un cielo costantemente coperto, da forte vento e da freddo assai rigido. Alle ore 8, sulla fronte del CTV, ha inizio la preparazione dell'artiglieria, alla


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVI LE SPAGNOLA (1936 - 19 39)

quale fa seguito quella dell'aviazione; entrambe ammorbidiscono le resistenze repubblicane che, alle 10,30, vengono attaccate dalla «Littorio » a destra del dispositivo del CTV e dal la «Frecce Nere » a sinistra. Le 2 divisioni incontrano la reazione dell'artiglieria e della fanteria avversarie, particolarmente concentrata sui ponti (durante la notte e stato gittato quello sul Segre) e sui guadi. La «Littorio », che opera su di un settore di azione ampio una decina di chilometri, sopraffà le difese della CXXIX a brigata repubblicana e, appoggiata dall'artiglieria divisionale e del CTV, punta su sierra Grossa, che verso le 14,30 occupa nonusi.ani.e i'accorrere ùi 3 brigate repubbìicane da Sarroca e da Mayals. La «Frecce Nere » occupa ben presto il monte Farinas, procede su Planas dc Vasconcellos e avvolge le difese della sinistra del Segre, in corrispondenza della Canadiense. Gambara ordina: alla «Frecce Azzurre», già in zona, di occupare con un battaglione le pendici settentrionali del Farina s, rronte alla Canadiense, a protezione del fianco sinistro de lla «Frecce Nere»; al «raggruppamento carri s li » 1·

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pe rt o, e di tenersi pronto a occupare, il giorno 24, Sarroca. A sera le 2 divi s ioni sono schierate lungo l'allineamente Planos de Vasconcellosq. 177 (3 chilometri sud-est di Aytona)-sierra Grossa-tra il Km 25 e il Km 28 della strada Mayals-Sarroca. La penetrazione in profondità per circa 30 chilometri é il risultato del vigore e_dello slancio degli attacchi, e del f alto che i repubblicani adottano, contrariamente al previsto, un tipo di difesa elast~ca, che determina immediate preoccupazioni per i fianchi del dispositivo, alle quali Gambara ovvia estendendo la testa di ponte in còrrispondenza del canale della Canadiense e attivando il «ragguppamento carristi ». Nella giornata il CTV cattura 1500 prigionieri e ingente materiale bellico, comprese 3 inte rP. h a ttcrie, ciascuna su 4 pezzi 3, Sulla destra del CTV, il corpo d'esercito di Navarra rompe la posizione repubblicana e penetra anch'esso per una profondità minore rispe tto a quella del CTV, mentre sulla sinistra, nel settore sud di Tremp, le forze nazionali dei corpi d'esercito del Maestrazgo e di Urgel, attaccano, solto una tempesta di neve, le posizioni della sierra di Montesech, conquistando la displuviale a cavallo della rotabile Limiana-Villanova de Meya, ma, frenate dalle pessime condizioni meteorologiche e dall e robuste posizioni fortificate, non riescono a spingersi in profondità. Il corpo d' eser cito di Castiglia si limita a impegnare con il fuoco le posizioni avversarie antistanti. La situazione determinatasi a sera è tale che induce iJ comando del CTV a disporre che nella notte le unità si consolidino speditamen-


CAP. XXVT - IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

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te sulle posizioni raggiunte 4, pronte a riprendere il giorno dopo l'avanzata: la «Littorio» con obiettivo d'attacco Torrebeses ed even, tuale Tosaroch, la «Frecce Nere» con obiettivo d'attacco Sarroca ed evenLUale Plans (q. 158 ovest di Alcano), il «raggruppamento carrisli» con obiettivo Sarroca dove si riunirà con gli elemenli provenienti da Aytona per proseguire su Alcanò. La« Frecce Nere» e la «Frecce Azzurre», dislocatesi nella notte rispettivamente nella testata di Val Carretata e di Aytona, raggiungono la sierra Grossa (q. 306) e Plano de Vasconcellos, mentre: l'artiglieria si pone in grado, sempre durante la notte, di sostenere àaììa zona ài sierra Grossa ì'avanzata àelle unità in 1 a schiera; il genio gitta il ponte di Aytona, effettua i lavori per i raccordi strada! i e prolunga l'asse dei collegamenti di Aytona su Sarroca. Alle 9 del 24 l'aviazione, che intensifica dall'alba la ricognizione lungo la strada Lérida-Borjas Blancas, interviene nella fase di preparazione bombardando Alcanò, Graiiena, Torebroch. 24 dicembre Nelle prime ore del mattino, la « Littorio» viene contrattaccata sul fianco destro nella zona del Km 28 da consistenti forze repubblicane, che vengono prima arrestate e poi respinte, lasciando 400 prigionieri nelle mani della divisione che, congiuntamente alla «Frecce Nere», riprende l'avanzala. Nel tardo pomeriggio, entrambe le divisioni raggiungono i loro obiettivi della giornata e si attestano lungo l'allineamento ponte di Aytona-Panlano di Secà-Km 20 della strada Sarroca-Sadanell-Tosal Roch-Km 28 strada Sarroca-Llardecans. La «Frecce Nere», per superare le resistenze incontrate, ha fatto ricorso alla ma novra: r.on ::iliquota clelle forze ha occupato Sarroca e con altra aliquota ha aggirato le posizioni repubblicane a sud-est dal canale Canadiense e le ha poi occupate, consentendo così il gittamento di un ponte in corrispondenza di Aytona. Duranle la giornata vengono catturati più di 1000 prigjonicri e grande quantità di materiale. Tra ieri e oggi le perdite del CTV ammontano a circa 350 uomini tra caduti e feriti. Particolarmente efficace l'intervento del l'aviazione legionaria che bombarda gli obiettivi assegnatile e spezzona e mitraglia i concentramenti e i movimenti avversad. Nel cielo di Lérida l'aviazione legionaria s'impegna in combattimento con formazioni avversarie e abbatte 14 Curtiss, di cui 4 cadono entro le linee nazionali. Sulla destra del CTV, il corpo d'esercito di Navarra occupa Mayals e Llardecans; nel settore del rio Noguera-Pallaresa, i nazionali com-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

pletano l'occupazione a est della rotabile Limminora-Villanora de Meya, nella zona della sierra Montesech. Il raggiungimento degli obiettivi della giornata e l'ulteriore ripiegamento dei repubblicani inducono il comando del CTV a riprendere l'avanzata il giorno successivo: assegnando alla «Littorio» l'obiettivo d'attacco Graiiena e l'obiettivo eventuale Cogull e alla «Frecce Nere » Tosai Gros e Aspe. La «Frecce verdi» si disloca nella zona di Torrebeses pronta a muovere su Graiiena, la «Frecce Azzurre» in quella di Sarroca pronta a muovere su Alcanò, il «ragguppamen lo carristi» in quelle di Alfés, da occupare, e del ponte. L'artiglieria decentra i gruppi da 105 uno per ogni divisione in 1 a schiera, mentre concentra gli altri gruppi nella zona <li Sarroca. L' aviazione legionaria deve effetLuare ricognizioni sulle rotabili Aspe-Artesa de Lérida, Grassa della Torrebeses, Cogull-Castelldans-Borjas Blancas e bombardare le posizioni avversarie di Aspe, Cogulls, Castelldans, Artesa de Lérida s (Doc. Il. 85). 25 dicembre

La mallina àel giorno <li Naiale, ùopo una notte tranquilìa, i combaLLimenLi si riaccendono su tutta la fronte del CTV. La «Frecce Nere», sulla sinistra, e la «Littorio», sulla destra, incontrano le tenaci resistenze del XII corpo d'e-s ercito repubblicano lungo le direttrici Alcanò-Aspa e Graiiena-Cogull, le sopraffanno, occupano Graiiena e s i spingono ulteriormente· in avanti, pur avvertendo la pressione che l'avversario viene esernitando, mediante il concentramento di forze, sui loro fianchi. A tale minaccia Gambara fa fronte spingendo sulla sinistra del dispositivo del CTV il «raggruppamento carristi», che altacca e respinge la CXLV a brigata repubblicana, che minaccia il fianco della «Frecce Nere», e spinge in avanti la «Frecce Verdi», già un po' in fuori e indietro ri spetto alla «Littorio», in direzione di Soleras. Verso sera le divisioni in 1 a schiera sono con le loro unità avanzate lungo l'allineamento Pantano Secò-adiacenze di Alpés-Aspe-Cogull-2 chilometri a sud-est di Graiiena-Km 2 della rotabile Sarroca-Granadella (carta n. 2). Altri 1000 prigionieri e altro bottino bellico cadono nelle mani del CTV. Sulla destra, il corpo d'esercito di Navarra occupa Senoria, Almatret e raggiunge la confluenza Ebro-rio Laval; a nord del CTV, i nazionali realizzano alcuni progressi a cavallo delle rotabili di Benaven t de Lérida e di Llimianan per Artesa del Segre. Il comando del CTV apprende da disertori e prigionieri che il co-


CAP. XXVI - IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

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mandante dell'esercito repubblicano dell'Ebro (Modesto) aveva disposto che, mentre il XII corpo doveva continuare a esprimere resisten·ze frontali ritardatrici, il V e il XV corpo avrebbero dovuto agire controffensivamente, il V sul fianco sinistro e il XV sul fianco destro del CTV, in direzione di sierra Grossa. L'intero corpo d'esercito di Lister avrebbe attaccato, durante la notte, con 3 brigate il fianco sinistro della «Frecce Nere » in direzione di Aspe. La notizia viene subito trasmessa a l le unità interessate e vengono impartite disposizioni per parare la minacciaShis, mentre viene ordinato che il giorno dopo: la «Litlurio» completi l'organizzazione della testa di ponte di Coguiì; ie «Frecce Nere » occupi Aspe e costituisca una testa di ponte sul rio Sed; la «Frecce Verdi » continui ad avanzare su Soleras e sul monte Basella, occupando lo sperone orientale di Soleras fino al gomito stradale di q. 489; la «Frecce Azzurre » resti in Sarroca e sbarri le provenienze da nord, all'altezza del Km 19 d ella strada Sarroca-Lérida; il «raggruppamento carristi» resti sulle posizioni occupate, cosi itu endo un fianco difen;i·;ta SLì.1là sini stì-a del dispositivo de l CTV; l'ar i.iglieria pi·enda posizione con i gruppi non decentrati nella zona di Alcanò, per sostenere l'azione della «Littorio », della «Frecce Nere » e del «raggruppamento carristi»; l'aviazione ìegionaria daììe ore 8,30 del 26 bombardi Suné, Alfes, Castelldans, Alh agés, Borjas Blancas e intensifichi la ricognizione sulle provenienze da Castelldans, Lérida e Albages; il posto di comando tattico del CTV si sposti in Sarroca, da dove deve funzionare dalle ore 12 del giorno 26 (Doc n. 85-a,b,c,d,e).

26 dicembre Con tinua il freddo intenso, ma il cielo dal giorno di Natale si mantiene sereno. I combattimenti r iprendono con durezza maggiore di qulla dei giorni preceden ti, La «Littorio » ha davanti la 3a divisione carabineros e unità della 46a divisione Campesino, accorsa in aiuto della prima. La divisione sventa il lorn in tendimento di superare il fiume, le costringe a ripiegare e costituisce una testa di ponte a est di Cogull. La «Frecce Nere» si batte per la conquista di Aspe, a est del rio Sed, che occupa. La «Frecce Verdi», dopo aspri combattimenti, raggiunge e oltrepassa Soleras. Sul fianco sinistro del CTV, il «raggruppamento carristi» respinge ripetuti attacchi del V corpo d'esercito di Lister, che punta su Sarroca-Alcanò. Aspe, Cogull, monte Forcas e Purgatorio sono in possesso del CTV che, nella giornata, perde 350 uomini tra caduti e feriti e 2 carri armati, mentre cattura 300 prigionieri e a ltro materiale bellico.


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I.A PARTECTPAZTONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (19., 6 - 19]9)

Sulla destra, il corpo d'esercito di Navarra oltrepassa le cime Mason, Pinjat, Col Poig e raggiunge l'Ebro a ovest di Ribarroja, mentre sulla sinistra, il corpo d'esercito d 'Aragona, che avrebbe dovuto iniziare l'azione a sud-est della testa di ponte di Balaguer, ne rimanda l'esecuzione, lasciando cosi ampia libertà ai repubblicani di concentrare le loro forze contro il CTV. Gambara rappresenta direttamente a Franco l'assoluta necessità dell'intervento in azione delle unità sulla sinistra del CTV, perché si dia coerente sviluppo alla manovra stabilita che finora è stata eseguila solo dal CTV. Il. comando del CT\.' giudica necessaria tina patisa nell'avanzata al fine di concedere un respiro alle unità e di consentire il riordino dei servizi per cui, a sera, dispone che il giorno successivo: la «Littorio» e la «Frecce Nere » consolidino le posizioni della testa di ponte; la «Frecce Verdi» serri sulla «Littorio » e si porti nella zona di Baladro, a cavallo della rotabile Soleras-Purgatorio; la «Frecce Azzurre» si schieri a protezione del fianco sinistro del CTV, fronte a nord, tra pamento carristi» si consoìidi sulla posizione che occupa; il «reggimento di Navarra» si riunisca a nord-ovest <li Sarroca; l'artiglieria conservi iì suo schieramento; ì'a vi.azione iegionaria bombardi Àìfés e le colline a sud sud-ovest delle locali Là Sune, Artesa de Lérida, spezzoni e mitragli le forze avversarie che si muovono lungo la strada Sarroca-Lérida a nord dei Km 16, effetlui costanle ricognizione de l seltore d ' azione del CTV e, in particolare, della strada Lérida-AlfésAspe e d ell e prove nienzé da Caslelldans e da Juncosa su Sol e ras 6.

27 di cembre L'attività operativa è caratterizzata soprattutto dagli interventi dell'aviazione legionaria sulle posizioni fortificate dell'avversario che, dopo gli insuccessi del giorno 26, non rinnova gli atlacchi sulla fronle del CTV. Si svolge nondimeno un'aggressiva attività di pattugliamento, che frutta al CTV la cattura di 500 prigionieri, il recupero dei 2 carri armati dati ieri per perduti e l'occupazione di Soleras e delle alture che dominano l'abitalo di Albagés (a opera della «Frecce Ve rdi»). Sulla dest ra, il corpo d 'esercito di Navarra giunge con l'ala destra all'Ebro di fronte a Flix, mentre sulla sinistra il corpo d'e sercito d'Aragona non si muove à causa della nebbia. Gambara interessa nuovamente Franco perché ordini l'avanzata dalla testa di ponte di Balaguer delle truppe del gen. Moscardò e si rivolge energicamente al comando dell'esercito del nord perché ciò avvenga il più presto, in mo-


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do che abbia termine il perdurare della insicurezza del fianco sinistro del CTV, che pertanto utilizzerà la giornata del 28 per migliora·re lo schieramento e porre in sesto il dispositivo per riprendere la spinta in avanti non appena si muoveranno anche i corpi <l'esercito laterali 7_ In tale quadro, la «3 3 Agrupaciòn de la 4 3 divisione di Navarra» assumerà la responsabilità della linea da Plans ai Pantani al Segre in luogo della «Frecce Verdi », che manterrà un battaglione schierato nella zona di Plans e assumerà la responsabilità di Plans e delle posizioni fino ad ora tenute dal «raggruppamento carristù,, che si riunirà nella zona di Akanò in riserva del comando del CTV.

28 dicembre Sulla fronte del CTV, i repubblicani schierano un 'aliquota del XII corpo d'esercito a sinistra, il V corpo d'esercito al centro, un'aliquota del XV a sinistra, per opporsi frontalmente all'ulteriore avanzata (te.! CT\l e s ferrare «ttacchi s-..1i fianchi, in par tic.olurc d~lla Litto rio >:. , dopo che questa occupa con azione di sorpresa e di slancio il monte Forca. I repubblicani contrattaccano in forza, provenendo dai bivi del Km 25,5 e dei Km 26,5 - dove sono concentrate, a detta del comandante della «Littorio », all' incirca 2 divisioni - n1a la «Littorio » e la «Frecce Nere », sostenute dall'artiglieria del CTV che interviene su ordine di Gambara, passano a loro volta al contrattacco, sconvolgono i dispositivi della 11 a e 45a divisione repubblicana, riescono a congiungersi e ad ampliare le due teste di ponte costituite a nord del rio Sed. Anche la «Frecce Verdi» riesce, con parte delle unità, a superare il rio a nord-ovest di Albagés e a collegarsi a sinistra con la «Littorio» , Il CTV mantiene lo schieramento difensivo del fianco sinistro sostenendo il 3° raggruppamento della 4a di Navarra con un raggruppamento costituito da un battaglione delle «Frecce Nere» e 2 squadroni di cavalleria nazionale, il cui comando viene affidato al col. Enrico Brunelli. Sul fianco destro, il corpo d'esercito di Navarra progredisce a est di Soleras; sul fianco sinistro, il corpo d'esercito d'Aragona esce dalla testa di ponte di Balaguer, progredisce in profondità per circa 2 chilometri, ma muove verso nord anziché verso sud-est, come avrebbe dovuto secondo quanto previsto dal di segno di manovra, per cui Gambara chiede al comando di Dàvila di ricondurre la manovra nei termini concordati, per poter così realizzare la chiusura della sacca nemica fra Tarrega e Borjas Blancas s (Doc. n. 85-f). Il comando dell'esercito del nord dispone che l'indomani il CTV prolunghi la sosta


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (19]6 - 19.W)

in attesa che i corpi d'esercito di Navarra e d'Aragona avanzino ulteriormente, ricucendo così, almeno in parte, la smagliatura derivata dall'avanzata molto più profonda del CTV. 29 dicembre Nella giornata di sosta, il CTV procede a qualche modifica di schieramento 9 e a rettificare e consolidare l'intero dispositivo. La giornata è freddissima. Anche i repubblicani stanno organizzando la linea e radunando forze nuove, mentre la loro artiglieria e la loro aviazione bombardano ripetutamente le posizioni <lei CTV. Un loro contrattacco locale su monte Forca viene respinto. Sia i corpi d'esercito di Urgei, Maestrazgo e Aragona a nord, sia quello di Navarra a sud - dove vengono occupate Granadella e altre posizioni - compiono progressi in avanti, ma la situazione del CTV resta molto critica, perché fortemente premuto sulla fronte e costantemente minacciato sai fia~chi da forze prcpo.Gd.cranti. Ca:mbcirC1. decide un passo energico presso Franco, inviando l'ambasciatore italiano e il capo di stato maggiore del CTV perché confermino la delicatezza delìa situazione e sollecitino ìa concentrazione di forze lì dove l'avversario si è a sua volta concentrato, vale a dire in corrispondenza del settore di azione del CTV. Vengono frattanto presi accordi con il capo <li stato maggiore dell'esercito del nord, gen. Vigòn, che Franco invia presso il comando del CTV, per l'esame dell'ulteriore sviluppo dell'avanzata 10. · Il verificarsi in questi ultimi giorni di alcuni inconvenienti e incidenti spinge Gambara a impartire esplicite disposizioni perché venga evitato in modo assoluto il ripetersi che macchine isolate, pattuglie disorientate e persino pezzi d'artiglieria, muovendo disorientati, vadano a cadere nelle mani del nemico !Obis.

30 dicembre Nelle prime ore del mattino sono i repubblicani a movimentare la fronte del CTV, attaccando la «Littorio» e la sinistra della «Frecce Nere», ma senza risultato. L'avversario esercita altresì una forte pressione, che favorisce anche sue infiltrazioni, specialmente sul fianco destro della «Frecce Verdi», per cui il comandante del CTV autorizza l'azione proposta dal comandante di tale grande unità, per rendere sicura la linea di comunicazione della divisione, mediante l'occupazione del costone q. 482, q. 489, q. 592, affidata a un raggruppamen-


CAP. XXVI • IL

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NE LLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

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to di fanleria, comandato dal col. Emilio Battisti, con il concorso di un battaglione carri, di un battaglione motomitraglieri del «raggup·pamento carristi» (col Roberto Olmi) e con il sostegno dell'arliglieria del CTV 11. Nel pomeriggio l'azione ha luogo con successo e la «Frecce Verdi» aggira e occupa Albagés, le posizioni di q. 410 e il costone meridionale. Il corpo d'esercito di Navarra occupa Bobera e Torras; i corpi d'esercito operanti a nord conseguono sensibili progressi. Viene previsto che l'indomani il CTV riprenda il movimento in avanti e in particoìare (Doc. n. 86ì: la «Liitor·io» con obiei.livo il massiccio di q. 435 e Corra] Nons; la «Frecce Nere» con obiettivo il canale Urgel e Mirabel; il « raggruppamento carristi » (meno 2 compagnie carri assegnate una alla «Littorio» e una alla «Frecce Nere »), in 1° scaglione, con obiettivo Mirabell e il Km 18 della strada per Borjas Blancas. La «Frecce Verdi » avrà il compito di proteggere il fianco destro de l CTV poggiando la sua destra al Sede, possibilmente, di ragg iungere ìa q. 542 (Valh.:hl:ca ltc: Dall). La « F1·c:cèt AL.L u lTè» (1111::nu il battaglione mitraglieri e 2 sezioni controcarri) si trasferirà nella zona di Aspa e darà sicurezza al fianco sinistro del CTV. Il gruppo squadroni del CTV sarà alle dipendenze della «Frecce Nere» per il collegamento con la «Frecce Azzurre ». L'artiglieria, schierata nella zona di Cogull-Forca, interverrà a favore delle grandi unità in 1 a schiera e della «Frecce Verdi ». Alla difesa del fianco sinistro continuerà a provvedere il «raggruppamento Brunelli» (IV battaglione del reggimento «18 luglio», battaglione mitraglieri «Frecce Azzurre », gruppo squadroni cavalleria nazionale, 2 sezioni controcarri della «Frecce Azzurre »). L'aviazione legionaria bombarderà Castelldans, i rovesci della q. 343, Alfés, Los Planas, Borjas Blancas. Il posto comando tattico del CTV impianterà il suo osservatorio sul monte Viii.a. L'azione avrà inizio alle ore 10, preceduta da un'ora di preparazione da concentrare sui tratti di rottura.

31 dicembre Gli avvenimenti hanno un andamento diverso. Nelle prime ore del mattino i repubblicani, sostenuti dall'aviazione e dall'artiglieria, attaccano con forze fresche, giunte ieri sulla fronte, le posizioni tenute dalla «Littorio». I combattimenti durano a lungo e sono particolarmente cruenti, ma alla fine la «Littorio» respinge definitivamente con forti perdite il contrattacco avversario. Il corpo d'esercito di Navarra avanza fino al meridiano di Junco-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CTVTLF. SPAGNOLA (1936. 1939)

sa; i corpi d'esercito del Maestrazgo e d'Aragona si congiungono verso sera a Dubells. In seguito al colloquio avuto con l'ambasciatore italiano e con il capo di stato maggiore del CTV, Franco si convince della esigenza strategica di riprendere subito l'avanzata del CTV in stretta cooperazione con il corpo d'esercito di Navarra e mette a disposizione di Gambara la 40a divisione nazionale per la protezione del fianco sinistro del CTV. Gambara ordina alla divisione di tenersi pronta per trasferirsi subito nella zona di Sarroca, mentre dà disposizioni per una riorganizzazione àei vari settori àifensivi 12_ Dal 22 al 31 dicembre il CTV ha subito la perdita di 296 caduti, 1587 feriti e 67 dispersi; dei quali: 174 caduti, 927 feriti, 21 dispersi italiani (All. n. 10), mentre ha catturato 7799 prigionieri contro i 4540 catturati complessivamente dai corpi d'esercito di Urgei, Maestrazgo, Aragona, Navarra, Marroquì (All. n. 11). 1 e 2 gennaio (carta n. 3)

Nella giornata l'attività operativa sulla fronte del CTV è scarsa e limitata a qualche duello di artiglieria. Non è intensa neppure sulla fronte del corpo d'esercito di Navarra che avanza così ulteriormente, raggiungendo l'allineamente Mas de Albagés-q. 533-Divisa-MargaletLa Figuera-sponda destra del La Torre-Vinebre. Nei settori dei corpi d'esercito di Urgel e Maest!azgo prosegue lentamente l'avanzata, mentre il corpo d'esercito d'Aragona è fermo a causa della nebbia. Anche nella giornata del 2, ad eccezione del corpo d'esercito di Navarra che occupa Juncosa, il resto della fronte nazionale conserva le posizioni raggiunte nei giorni procedenti e il CTV quelle raggiunte il giorno 30. La «Littorio» viene sostituita in 1 a schiera dalla «Frecce Azzurre» e, poiché persiste la minaccia sul fianco sinistro del dispositivo, il comando del CTV ne dispone il potenziamento con battaglioni della 40a divisione nazionale, mentre ordina alla «Littorio» di assumere un dispositivo che le consenta una rapida contromanovra nella eventualità di un attacco avversario in forze. I repubblicani risultano presumibilmente schierati, da nord a sud, nell'ordine: X, XI, XVIII, XII, V, XV e XXIV corpo d'esercito (schizzo n. 29) e stanno lavorando intensamente alla sistemazione delle nuove posizioni, mentre particolarmente attiva è la loro artiglieria a lunga gittata, che quella del CTV non è in grado di controbattere. Ciò induce Gambara a far riprendere da domani l'offensiva emanando l'ordine di operazione n. 85 (Doc. n. 87) e a mutare alcune modalità del-


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l'attacco 13. La scarsa possibilità di determinare gli obiettivi da battere rende poco remunerativa la preparazione dell'artiglieria, per cui l'attacco vi deve rinunciare e farsi precedere, 15 minuti prima dell'inizio, da un bombardamento aereo sugli obiettivi ravvicinati, al quale devono fare seguito.immediato lo scatto delle fanterie e contemporaneamente l'effettuazione di una cortina di fuoco innanzi alle fanterie che avanzano da parte di tutte le artiglierie divisionali e di corpo d 'armata. Le fanterie debbono aggirare i centri di resistenza nemici, non attaccarli, mentre l'artiglieria deve neutralizzarli. «È solo da una saggia ed ocuìata manovra di pattugìie - pìotoncini - che potremo aver ragione su d'un nemico che sa sfruttare abilmente un terreno già difficile per natura e che ancora è molto ma molto sensibile, anche al semplice accenno di un aggiramento». Nel pomeriggio del giorno 2, il comando del CTV emana l'ordine di operazione n. 85 14, che introduce alcune varianti all'ordine di operazione n. 84: agiranno in 1 a schiera la «Frecce Nere», la «Frecce Azzurre», ìa «Frecce Verdi», mentre ia «Litiorio» sarà in 2~ schiera; la «Frecce Azzurre» assumerà il compito già affidato alla «Littorio», tenendo la direttrice di attacco spostata il più possibile verso l'alto e non sarà rinforzata da carri armati; la «Frecce Verdi » dovrà occupare e attestarsi sulle posizioni del Camino Les Planes ed eventualmente su quella di Valcheca de Dall; il «raggruppamento carristi» cederà una compagnia carri alla «Frecce Nere» e muoverà in direzione di Castelldans e di Mirabell; l'artiglieria della «Littorio» appoggerà la «Frecce Azzurre»; la «Littorio » si dislocherà nella zona Alcanò-Graiiena, orientata a parare eventuali attacchi repubblicani su Alcanò e Aspe; per la difesa del fianco sinistro, provvederanno la «Frecce Nere» e il «raggruppamento Bn.,inelli»; mentre le unità della «Frecce Ner e» schierate sulla sinistra del Sed, fronte a nord, verranno sostituite dal battaglione della 40a divisione nazionale ora in riserva a nord-est di Alcanò; l'aviazione legionaria bombarderà, 15 minuti prima dell'inizio dell'attacco, Castelldans, la zona del Km 28 della strada Albagés-Castelldans, i rovesci del costone di q. 343, il gomito del Km 21 della strada CastelldansBorjas Blancas, Las Cadellas; l'ora d'inizio della operazione verrà precisata; il comando tattico del CTV conserverà la dislocazione di Sarroca.

3 gennaio L'attacco del CTV s'inizia e si sviluppa con esatta rispondenza alle linee fissate negli ordini di operazione n. 84 e n. 85. I repubblicani vengono sorpresi dal bombardamento aereo dell' aviazione legiona-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

ria e il CTV riesce ad allargarsi sulla destra del rio Sed. La «Frecce Azzurre» e la« Frecce Nere» investono a sera i bastioni a nord e a sudest di Castelldans, fortemente difesi dalle unità repubblicane per salvaguardare il nodo stradale; la « Frecce Verdi» raggi unge la zona di Vallchera e sbarra le strade Albagés-Ccrviàe Cervia-Castelldans; il «ragguppamento carristi » punta su Castelldans ed è ormai a poche centinaia di metri dall'abitato. Il corpo d'esercito di Navarra resta fermo; i corpi d'esercito del Maestrazgo e d'Aragona avanzano verso Artesa e passano il Segre. L'ordine di operazione n . 86 is prevede per il giorno 4 che: la «Frecce Azzurre» completi la conquista del massiccio di Collerets e spinga la destra al Camino de Gisperto; .la «Frecce Verdi» si porti nella zona di Vallcheca de Dall; la «Frecce Nere» avanzi e raggiunga la zona tra Michante, le colline a nord di Castelldans e il canale Urgei; la «Littorio» si sposti tra Cogull e il Casone di Mas Melon (posizione centrale rispetto al nuovo schieramento àeì CTV) e ìa sua artiglieria concorra all'azione della «Frecce Azzurre«; il «raggruppamento carristi» resti nella zona di CasteHdans e si colleghi con la «Frecce Nere» e la «Frecce Azzurre; il «raggruppamento Brunelli » punti su Alfés e occupi la località; l'artiglieria si schieri sì da porsi in grado di garanìire ii fuoco suììa fronte Aspa-Casteìldans e su queìia a nord di Castelldans; l'aviazione legi9naria bombardi gli obiettivi che le verranno indicati azione durante ed effettui ricognizioni sulle provenienze da Juneda, Borjas Blancas, Artesa <le Lérida, Alfés, Sabadell. Un episodio di guerriglia verificatosi in Sarroca ad opera di civili induce Gambara a richiamare le norme di sicurezza in stazione, invitando i comandi subordinati a «diffidare di tutti i civili ed esagerare nelle misure precauzionali» e ordinando di «procedere sommariamente senza pietà contro i colpevoli traditori». All'uopo dispone anche che il comandante d e i carabinieri, d'intesa con la guardia civile spagnola, rivolga l'attenzione sugli elementi civili, effettui perquisizioni, imponga la consegna delle armi: «solo in questo modo eviteremo gli allarmi e le dolorose perdite di questa notte» 16. 4 gennaio

Durante la notte reparti arditi della «Frecce Nere» e de.Ila «Frecce Azzurre», con azioni di sorpresa, s'impadroniscono dei bastioni di Castelldans, mentre il «raggruppamento carristi» occupa Castelldans ed esegue puntate verso Borjas Blancas. Nelle prime ore del mattino


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il CTV prosegue nell'occupazione del massiccio a est di Castelldans e contemporaneamente un'altra colonna attacca Alfés, dove rompe la 'fronte, oltrepassa il Sed e punta su Puigvert de Lérida e Artesa, sede del comando del corpo d 'esercito di Lister, che ripiega verso nord, facendo saltare ponti e depositi. Alla sera: il «raggruppamento carristi» è davanti a Borjas Blancas, la «Frecce Nere» occupa Puigvert de Lérida, la «Frecce Azzurre » ha il dominio delle rotabili Borjas BlancasVinaixa, la «Frecce Verdi » è in Beson e Cervia sulla destra della« Frecce Azzurre», la «Littorio » è in riserva nella zona di Cogull. Nella giornata vengono catturati ci rca 2000 prigionieri, 2 batterie intere da 155, molto altro materiale bellico. Sulla destra del CTV il corpo d'esercito di Navarra occupa Cora; s ulla sinistra il corpo d'esercito del Maestrazgo occupa Artesa de l Segre e prosegue a cavallo della rotabile per Agramunt. I successi conseguiti nella notte e durante la giornata invitano a sfruttare tempestivamente la situazione favorevole e a puntare direttamente su Vinaixa. Gamba ra perciò dispone che il giorno 5: la «Frecce Verdi» da Besona pun ti su Albi ed eventualmente su Vinaixa, attes tandosi alla ferrovia tra quest'ultima località e il Kn1 37; la «Frecce Azzurre » si porti nell a zona di Besons tenendosi sull'alto; la «Littorio » si porti, restando in 2 a schiera, sulla zona a ovest di Cervia; la «Frecce Nere » si concentri nella zona Castell.dans-Collercts, mantenendo alle dipendenze il gruppo squadroni del CTV; il gruppo squadroni nazionale si porti nella zona di Cogull, tornando alle dipendenze del comando del CTV, come anche il TV battaglione del reggimento «18 luglio«; la «40a divisione nazionale », fruendo del ponte . gittato sul Segre a cura del comando dell'esercito del nord, riunisca i 2 gruppi di battaglioni nelle zone di Aspe e di Artesa di Lé rida, attestata sul canale Urgel e rastrelli con le altre forze la zona fino al canale di Urge i; il «distaccamento Brunelli» venga sciolto e le unità rientrino in quelle di appartenenza organica; il «raggruppamento carristi », tutto riunito, resti nella zona di Castelldans; l'artiglieria del CTV si orienti ad avanzare lungo l'asse di movimento principale del CTV; il genio adatti al doppio se nso la strada del fondo valle Sed fino a Cervia e prolunghi l'asse dei collegamenti lungo la valle del Sed; l'aviazione legionaria sorvegli le provenienze da Borjas Blancas e da Vinaixa, intorno a Omellons, e intervenga con missioni di bombardamento su richiesta del comando del CTV; il movimento abbia inizio per tutti alle ore 9; il posto del comando tattico del CTV funzioni dalle ore 9 a M. Forcas 17,


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5 gennaio

Durante la notte, il «raggruppamento carristi» occupa Borjas Blancas. Nella mattina, vinte le resistenze ritardatrici nemiche, la «Frecce Nere», la «Frecce Azzurre» e la «Frecce Verdi» avanzano e: la prima, occupata con un colpo di mano J uneda, si porta a nord del canale Urgel, tra Juneda e Borjas Blancas; la seconda si attesta oltre la rotabile Borjas Blancas-Vinaixa; la terza raggiunge Vinaixa e oltrepassa la ferrovia Lérida-Montblanch. Il fianco sinistro, lungo il canale Urgei, dal Segre a Pui gvert; è protetto da llo schieramento della «40a nazionale». I repubblicani sono ancora particolarmente attivi sul fianco sinistro del CTV, dove riuniscono forze per sbarrare le strade Léri da-Barcellona e Lérida-Tarragona. Il corpo d'esercito di Navarra occupa Llopetere e Pins; il corpo d'esercito del Maestrazgo avanza lentamente in direzione di Agramunt. A questo punto Gambara ordina che il giorno 6 le divisioni in 1 a schiera attendano a ll a organizzazione delle posi7,inni rngginntt\ rnn1pletino la occupazione degli obiettivi e, soprattutto, realizzino il reciproco collegamento 18, Lo schieramento deve essere tale da garantire la rapida ripresa del movimento in avanti.

2. L'occupazione il 5 gennaio di Borjas Blancas, località che insiste sulla principale via di ritirata delle forze repubblicane, a cavallo della rotabile e della ferrovia Lérida-Tarragona, segna la conclusione della prima fase dall'offensiva della Catalogna nel settore d'azione del CTV. Essa obbliga le forze repubblicane ad abbandonare le posizioni del Segre. Con tale occupazione, l'ala destra (corpo d'esercito di Navarra e CTV) del dispositivo dei nazionali consegue tutti gli obiettivi assegnatile e, in particolare, distrugge l'operatività dell'esercito repubblicano dell'Ebro, comandate da Modesto, che oltre i caduti e i feriti perde più di 15.000 prigionieri. La monografia o. 14 del «Servicio Historico Militar» cita, a proposito di tale prima fase dell'offensiva, i giudizi di Rojo, di Tagtiena, e di Lister 19 , concordi nel riconoscere la portata del disastro subito. La conseguenza più grave del successo nazionale per i repubblicani non è la perdita di circa 1600 chilometri quadrati di territorio, di cui tre quarti sulla fronte meridionale, ma il totale sconvolgimento delle forze della prima posizione.


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Scrive Rojo: «la rottura sulla fronte dell'esercito dell'Ebro è ampia e profonda, dovuta al panico, e sconvolge l'intera organizzazione del'la prima linea». Tagiiena annota a proposito dell'aviazione: «la nostra aviazione è stata espulsa dal campo di battaglia, talché i nazionali potevano battere a piacere gli obiettivi». Lister, riferendosi alla caduta di Borjas Blancas, scrive: « da questo momento qualsiasi idea di stabilire o consolidare una linea era al di fuori della realtà». Secondo Ramon Salas: «la battaglia di Catalogna era stata decisa in questi 12 giorni ... non solo con l'occupazione di Borjas Blancas e Artesa del Segre ... ma soprattutto con ìa distruzione deììe unità di Modesto, fino ad allora il nucleo fondamentale e di maggiore efficienza dell'esercito popolare ... ». La monografia n. 14, nonostante che riporti tali giudizi, sottovaluta deliberatamente il ruolo svolto dal CTV, davvero determinante e decisivo, nelle operazioni e giunge a dire che il CTV restò immobilizzato per 10 giorni all'ala sinistra (da! 25 dicembre al 5 gennaio), anche se avanzo aìl 'aia destra «(neila zona di contatto conia 5" divisione di Navarra) » con continuità. Nessun accenno agli interventi di Gambara, dell'ambasciatore italiano presso il governo di Burgos e del capo di stato maggiore del CTV presso Franco e il comando <li Dàvila perché facessero muovere il corpo d'esercito d'Aragona, la cui inattività determinò l'insicurezza del fianco sinistro del di s positivo del CTV. La monografia inoltre spiega i contrattacchi dei repubblicani del giorno 29 in questi termini: «evidentemente qui si perseguiva un duplice proposito: attaccare il CTV giudicato, con ragione, come il corpo più debole di quelli operanti, e difendere ad ogni costo la strada principale per Tarragona, con perno Borjas Blancas» 20 . È quanto meno az7<>rrl<>tn uc,lnt<>n-• r· nmP

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lizzò la penetrazione più profonda e Ja conquista di Borjas Blancas, la cui caduta segnò definitivamente la rottura in profondità della prima posizione difensiva nemica. Se il comando repubblicano decise di contrattaccare in forze il CTV fu perché questo aveva realizzato i maggiori progressi e Ja sua avanzata minacciava l'intero schieramento repubblicano. È vero, come sostiene la monografia, che il 1 e il 2 gennaio il CTV non si mosse, mentre continuò ad avanzare il corpo d'esercito di Navarra, ma ciò dipese dal fatto che il CTV si era spinto molto avanti e a fondo nella organizzazione difensiva repubblicana, mentre le truppe di Solchaga erano rimaste indietro. È una costante della serie delle monografie del «Servicio Historico Militar» la minimizzazione - spesso il silenzio assoluto - degli interventi del CTV, anche quando determinanti, mentre non meno fre-


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quenti sono le messe in rilievo della capaciLà operativa dell'esercito repubblicano - che è in definitiva un esercito pur sempre spagnolo - fatte forse a maggior gloria dell'esercito nazionale. Le monografie, in genere corrette nella cronaca degli avvenimenli, deducono talvolta da questa interpretazioni erronee, tendenziose e malevole che, oltre tutto, molto spesso contraddicono i fatti. Al riguardo della prima fase della campagna della Catalogna, il Thomas, non certo benevolo nei riguardi della partecipazione italiana, scrive: «il 3 gennaio la schiacciante superiorità dei nazionalisti finì con l'imporsi, e Lister fu costretto ad abbandonare agli ii.aliani (sic) tutta quanta la ìinea difensiva. Più a nord, Garda Valiiio e Mufioz Grandes, unitisi ora a Moscardò, presero l'importante nodo stradale di Artesa. Il 4 gennaio Borjas Blancas, ridotta a un cumulo di macerie cadde nelle mani dei navarresi e degli italiani. Il fronte si era sgretolato dappertutto» 21_ Tale sgretolamento fu opera soprattutto del CTV e del corpo d'esercito di Navarra . Fu il CTV che riuscì per primo a rompere le dife<>c n.:;;111id1.; è a p.;nelraì·e i11 p;·ofondii.à. Dal i.~·a111poliuo ddla i.e:;la <li ponte di Seròs, ampio appena 700 metri, il CTV si lanciò in direzione della strada che da Lérida scende su Tarragona con una manovra audace che faceva assegnamento sulla sorpresa. 11 primo scatto portò il CTV. dopo che aveva travolto lo schieramento delle artiglieria nemiche, sulla linea del Sed, a una trentina qi chilometri dalla base di partenza. Fu il CTV a travolgere il corpo d'esercito di Lister che invano il 26 dicembre aveva te_n tato di ristabilire la situazione con un poderoso contrattacco sul fianco sinistro del CTV, frustrato dalla decisa avanzata su Castelldans. Non v'é dubbio che ai primi di gennaio il movimento del corpo d'esercito di Aragona concorse a determinare il ripiegamento generale dei repubblicani e che l'attestamento del corpo d'esercito di Navarra all'altezza del CTV contribuì decisamente a far ritirare i repubblicani sulla seconda posizione appoggiata alla displuviale catalana, ma fu il CTV, che, sorprendendo con la rapidità della sua manovra il nemico, occupò Borjas Blancas e da qui, avanzando sulla rotabile Lérida-Tarragona, giunse nei pressi di Vinaixa, mentre il corpo d'esercito di Navarra, sulla destra, avanzò verso i passi della sierra de la Llena. Fu allora che la campagna della Catalogna acquistò un più ampio respiro. L'aviazione legionaria, malgrado il cielo spesso coperto da nuvole basse e a terra dalla nebbia, dal 23 dicembre al 5 gennaio sostenne efficacemente l'avanzata del CTV con missioni di bombardamento, di attacco al suolo, di protezione e di ricognizione. Di particolare rilievo furono l'intervento effettuato il 24 dicembre, già ricordato, a favore


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della «Littorio » e quello del giorno successivo, quando formazioni di Fiat BR.20 e di S.79 bombardarono ripetutamente le retrovie del V ·corpo d'esercito repubblicano che aveva richiamato su di sé, in seguito alla manovra contro il fianco sinistro del CTV, tutta l'aviazione da bombardamento e d'assalto legionaria. Il 26 dicembre l'aviazione legionaria scaricò 51 tonnellate di bombe su concentramenti di truppe e sui comandi repubblicani nelle zone di Borjas Blancas, Albagés, Castelldans, Alfés e Sunes, mentre 4 Breda 65 mitragliarono e spezzonarono a bassa quota le truppe della 11 a divisione del corpo di Lister. Que.1 giorno tutta l'aviaziorìc repubb.licar.a era stata impegnata per sostenere il contrattacco di Lister contro il CTV e i «Chato» erano riusciti a eseguire di sorpresa 2 pesanti mitragliamenti sulla «Littorio »; ma il terzo attacco, dell'aviazione repubblicana, effettuato intorno alle ore 16, venne stroncato dall'aviazione legionaria. La massiccia formazione di 40 «Chato», scortata da 9 «Rata», venne affrontata da 3 squadriglie di caccia legionari che distrussero 7 «Chato» e Alle prime luci del 28 dicembre, S.79 bombardarono ripetutamente concentramenti di forze repubblicane in Albagés, Castelldans, monte Mosca e i nodi stradaìi di Lérida-Albagés e Coguil-Casleildans, mentre nella tarda mattinata Breda 65 mitragliarono e spezzonarono unità repubblicane in marcia sulle strade della zona. Nei ripetuti combattimenti aerei svoltisi nel cielo del CTV, il 28 dicembre vennero distrutti 18 «Chato» e I «Rata». Il combattimento aereo del 28 dicembre fu il più importante dell'intera campagna della Catalogna e da quel momento l'aviazione repubblicana subì un calo di operatività subito manifesto. Ancora il 30 dicembre, vennero registrate ad opera del1'aviazione legionaria le distruzioni di 9 «Chato» e I «Rata» impegnati in un'azione di mitragliamento su unità del CTV lungo la strada Lérida-Granadella, contro la perdita di un solo CR.

3. Dopo la perdita di Borjas Blancas (schizzo n. 30), il comando repubblicano, allo scopo di contenere la spinta dei nazionali, concentra il suo sforzo difensivo in corrispondenza dell'asse Borjas-VinaixaMontblanch, vale a dire a sbarramento delle direttrici di avanzata del CTV e del corpo d'esercito di Navarra, che costituiscono l'ala marciante meridionale della manovra di avvolgimento. È l'ala che ha pro-


Schizzo n. 30 LE POSIZIONI RAGGIUNTE DAL C.T.V. IL 6 ED IL 14 GENNAIO 1939

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ceduto rapidamente verso i suoi obiettivi, diversamente dall'ala settentrionale, attardata dalle maggiori difficoltà naturali del terreno e · dalla maggiore asprezza delle condizioni meteorologiche, proprie della regione subpirenaica. Nella giornata del 5 gennaio, frattanto, il comando repubblicano, nell'intento di alleggerire la pressione nazionale in Catalogna e di tentare di tagliare in due le forze nazionali raggiungendo la frontiera con il Portogallo, sferra una controffensiva sulla fronte dell'Estremadura, tra la sierra del Cabron e la sierra Maria. Franco invia aìtre forze su queiìa fronte, compresa la 40a àivisione nazionalt:: che cessa perciò dalla dipendenza del comando del CTV. La « Frecce Verdi», raggiunta la displuviale, occupa Hospital, a est di Vinaixa. Gambara ordina 22 che in mattinata: la «Frecce Nere» ampli l'occupazione fino a comprendere la ferrovia, assicurando così la piena disponibilità della sLrada; la «Frecce Verdi» si co1leghi con la <( Frecce Azzurre » a Camino de los Barriles al fine di rendere sicura la strada Borjas-Viuaixa. Le operaz10111 trovano subito attuazione. L'aìlontanamento dalla 40a divisione nazionale determina la necessità di una nuova organizzazione del la sicurezza del fianco sinistro per la quale il comando del CTV dà disposizioni 22 bi s. Sul fianco destro del CTV, continua la pr~ogressio11e del corpo d'esercito di Navarra che occupa Vallclara e Pobla de Ciervoles, mentre sul fianco sinistro il movimento dei nazionali prosegue con estrema lentezza. 7 gennaio

Durante la notte, le torze repubblicane, che premevano sui fianco sinistro del dispositivo del CTV, si sono ri tirate. Vengono effettuate puntate di autoblindo su Torregrossa e Lérida, da sud-est a nordovest, e a Lérida viene costituita una testa di ponte e gittato un ponte sul fiume per consentire l'uso della rolabile. Aerei nemici spezzonano e mitragliano il 1° reggimento deLla «Littorio », presso il quale in quel momento si trova anche il gen. Gambara che viene colpito da una scheggia sulla coscia sinistra. La ferita non è grave e il generale resta in linea. Il comando dell'esercito del nord, che ieri aveva inviato 2 battaglioni del corpo d'esercito d'Aragona a Castelldans e a Borjas Blancas passandoli alle dipendenze del comando del CTV, assegna a ques t' ultimo altri 2 battaglioni che si schierano nelle vicinanze di Lérida, sostituendo unità della 40a divisione ritirata dalla linea.


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LA PARTECIPAZIONE lTA LTANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Il corpo di Navarra occupa Camansegur, 2 chilometri a sud-est di Vinaixa; il corpo d'Aragona Mongay e il corpo del Maestrazgo si accostano ad Agramunt. Sulla fronte d'Estremadura la situazione resta pressoché immutata: i nazionali resistono, mentre i repubblicani deviano l'attacco verso sud-ovest, su Fuente Ovejuna. Sembra ormai certo che il nemico abbia abbandonato la zona a est di Lérida e si stia ritirando sulla posizione del «cinturone di Catalogna». Risultano ancora presidiati i caposaldi di Arbesa, Floresta, Omellons, Espluga Calva, Fulleda. Gambara dispone che l'indomani 23; la «Littorio» si attesti ìungo ìa dorsai e Vimbodi e sulle quote 611, 596, 522 a sud di tale località, collegandosi con la 4a divisione di Navarra a sud del Km 39 della strada Vinaixa-Vimbodi; la «Frecce Verdi » si attesti tra Penial e Vimbodi, collegandosi con la «Littorio »; la «Frecce Nere » si porti nella zona tra Vinaixa e il Km 37 de l la ferrovia, collegandosi a destra, sul Sabin a s, con la «Frecce Verdi » e asinistra, sul Camino de Barriles, con la «Frecce Azzu rre»; la «F recce Azzurre » nuu si muova; il «battaglione 18 luglio », il «gr uppo squadroni nazionale », il gruppo squadroni del CTV, agli ordini del col. Giovanni Manildo, sostituiscano le unità della «Frecce Nere » in linea, schierandosi con uno d e i 2 battaglioni a Juneda, con uno a Borjas Blancas, con il battaglione « 18 lu glio » (in 2° scag lione) nella zona di Miravall, con il gruppo squadroni nazionale nella zona Juneda-canal e Ur gel, con il gruppo squadroni del CTV in modo da assicurare il collegamento tra il battaglione di Borjas Blancas e la sinistra della «Frecce Azzurre »; la ra brigata di cav~lleria nazionale si trasferisca da GranadelJa nella zonà di Artesa de Lérida-Puigvert; l'artiglieria del CTV si schieri per appoggiare soprattutto la «Frecce Verdi » e la «Littorio » in 1 a schiera; il genio prolunghi i'asse dai coiìegamenti fino a Vinaixa e successivamente fino a Tarres; l'aviazione bombardi Omellons, Espluga Calva, Fulleda ed effettui ricognizioni sugli obiettivi già noti; il posto comando tattico del CTV funzioni dalle ore 9 del 7 ad Albagés e l'osservatorio si porti sulla q. 615 (zona di Marqueses); il movimento delle grandi unità in 1 a schiera inizi a discrezione dei rispettivi comandanti. 8 gennaio

Il ripiegamento dei repubbli cani tra Belianes ed Espluga Calva suggerisce a Gambara l'opportunità di far effettuare dalla «Frecce Azzurre » una ricognizione in forze in direzione di Mas Blanch-Roca


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Tomasa-q. 589 a nord di Fulleda e di spingere il gruppo squadroni del CTV in direzione di Casilla-Col de Portellas e il gruppo squadroni na,zionali su Omellons 24 • Frattanto, nella mattina, la «Frecce Verdi» e la «Littorio» iniziano il movimento per aggirare da sud Espluga CalvaFulleda, posizioni impegnate frontalmente dalla «Frecce Azzurre», che ha già occupato Omellons e Mas Blanca. Elementi della cavalleria del CTV raggiungono Floresta ed elementi meccanizzati eseguono puntate su Miralcamp. Il corpo di Navarra supera la sierra di Montsant; quello d'Aragona occupa Viiianueva de ia Barca, Ibars de Urgei, Fuiicola, Pradei; il corpo del Maestrazgo, ostacolato dalla nebbia, resta fermo. Si combatte aspramente in Estremadura, dove i repubblicani determinano una penetrazione ampia 25 e profonda 20 chilometri, sui cui fianchi i nazionali continuano a resistere. L'ordine di operazione n. 91 dell'8 gennaio del comando del CTV (Due. n. 88) dispone per il giorno 9: la prosecuzione dell'avanzata della «Littorio» con obicLLivo d'attacco i1 barranco di Espluga di Francolì, ed eventuale Pla de Luna, e della «Frecce Verdi» con obiettivo d'attacco Mor·cllons ed eventuale Senant-Busquet; l'intensificazione della «scorribanda» dei motomitraglieri del «raggruppamento carristi» sui centri di Torregrossa-Miralcamp; lo spostamento in avanti del «raggruppamento Manildo», della Ia brigata cavalleria nazionale, del DXII battaglione nazionale; la sosta sulle posizioni raggiunte delle altre unità; il riattamento da parte del genio delle interruzioni sulla strada Lérida-Borjas Blancas e il prolungamento dell'asse dei collegamenti lungo la direzione di avanzata della «Littorio»; l'appoggio particolare dell'artiglieria del CTV alla «Littorio» e alla «Frecce Verdi»; il proseguimento deiia ricognizione aerea e hntervento àeì bombaràieri su obiettivi indicati nel corso della giornata. 9, 10 e 11 gennaio Nelle giornate che vanno dal 9 all'll gennaio il cielo si mantiene coperto, permane nei giorni 9 e 10 una fitta nebbia e il giorno 10 cade la pioggia. Nonostante tali avverse condizioni del tempo, procedendo in stretta aderenza agli ordini dì operazione n. 91, n. 92, n. 93 2s e n. 94 26, .la «Frecce Verdi», la «Littorio» e la «Frecce Azzurre» raggiungono in tempi successivi gli allineamenti (schizzo n. 30): MorellonsEspluga de Francolì-Plan de Luna, Espluga Calva-Gulleda-SenantBusquet, Monasterio-Blancafort-Solivella.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Sulla destra del CTV, il corpo d'esercito di Navarra occupa in successione Espluga de Francolì e Montblanch; sulla sinistra, i I corpo d'esercito del Maestrazgo avanza a cavallo della rotabile Artesa del Segre-Agramunt, ma il giorno 11, al pari del corpo d'esercito d'Aragona, compie, ostacolato dalla forte reazione dei repubblicani, solo Iievi progressi. Sulla fronte sud, i repubblicani continuano ad attaccare per far cadere le sierre Tropero e Mano de Hierra, ma vengono respinti, tanto che allentano la loro pressione. L'occupazione di FulJeda e di Senant da parte del CTV e di Espluga àe Francoiì e di ìviontbìanch da parte dei corpo d 'esercito dì Navarra significa il forzamento delle strette e il superamento delle sierre di Tallet e de la Mino, che cadono per manovra. Il possesso di Montblanch l'l l gennaio vuol dire «il dominio dell'intera vallata del Francolì, le cui acque sfociano nel Mediterraneo a Tarragona, e il facile accesso all'ultima barriera di alture parallele alla costa» 27. 12 gennaio Durante la notte il CTV spinge pattu glie fino alle prime case di Espluga Calva, che viene occupata nelle prime ore del mattino dal «battaglione 18 ìugìio ». La «Littorio» riprende anch'essa l'avanzata, conquista gli obiettivi della giornata e d 'iniziativa occupa ia posizione di Fores, che ostacolava frontalmente l'avanzata della «Frecce Verdi». A sera la «Littorio» è al di- là della strada di Sarreal, la «Frecce Verdi» oltre il nodo stradale_del passo di Foneca, la «Frecce Azzurre » sulla displuviale a tergo della «Frecce Verdi», la«Frecce Nere » é in 2 3 schiera nella zona di Blancfort, il «raggruppamento carristi» occupa Falset. Sulla destra: il corpo di Navarra punta su Valls, il corpo Marroquì occupa Falset, il corpo del Maestrazgo, oltrepassata Agramunt, continua ad avanzare. Sulla fronte sud la situazione Lende a mantenersi stazionaria. Sulla base di tale situazione del Lutto soddisfacente lungo l'intera fronte della Catalogna, Gambara ordina per il giorno 13 la sostituzione in 1 a schiera della «Frecce Verdi » con la «Frecce Azzurre» 28, disponendo che la prima si raccolga nella zona Solivella (compresa)Blancafort (esclusa). Ordina inoltre: alla «Littorio» di ricomporre il dispositivo, serrando sulle posizioni Cornalats-Fords-bivio del Km 3; alla «Frecce Nere» di spostarsi nella zona a nord-ovest di Sarrcal; alla 13 brigata di cavalleria di occupare gli obiettivi assegnatile per il giorno 12 e non ancora raggiunti; al «raggruppamento Manildo » di


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presidiare con un battaglione le posizioni Pla de Toralet-Morellons, di togliere dalla linea il gruppo squadroni del CTV lasciandolo in Senant e restituendolo alle dipendenze direllc del comando del CTV, di concentrare nella zona di Omellons il «battaglione 18 luglio », un altro battaglione e il gruppo di artiglieria per agire offensivamente, probabilmente il giorno 14, su Maldà; al posto del comando Lallico del CTV di trasferirsi da Cervia al Km 52 a ovest di Espluga de Francolì. 13 gennaio

In armonia con le disposizioni dell'ordine di operazione n. 95 si procede alle rettifiche della linea e agli spostamenti previsti: la «Littorio» spinge elementi avanzati su Torrefobas e Cantilops; la «Frecce Nere» si attesta con una colonna sulla strada Sarreal-Fores e con un'altra, che incontra robusta i-esistenza, a nord-est di Sarreal; la «Frecce Azzurre» si schiera fronte a Rocalle e a Bellial, dietro la «Littorio», a protezione del fianco sinistro del CTV; la «Frecce Verdi» si concentra nella zona di Blancafort-Solivella, dietro la « Frecce Nere». Il corpo di Navarra giunge a pochi chilometri da Valls; il corpo del Maestrazgo raggiunge il Km 19 della rotabile Agramunt-Tarrega; gli altri corpi d'esercito conseguono lievi progressi. Si parla di un possibile impiego dei gas tossici da parte dei repubblicani, in seguito a informazioni raccolte da prigionieri, e il comando del CTV allerta le unità, dispone per il controllo della efficienza delle maschere e ordina all'Intendenza di avvicinare alla fronte i proietti con liquidi speciali da impiegare per la rappresaglia. L'ordine di operazione n. 96 29 per l'attività del giorno 14 prevede che: la «Littorio», rinforzata da un battaglione carri e da una compagnia motomitraglieri, occupi il nodo stradale di Gonesa, regolando la propria avanzata su quella della «Frecce Nere» sulla destra; la «Frecce Nere», con a disposizione una compagnia carri, occupi Rocafort de Queralt e Montbrio de la Marca, tenendosi collegata con la «Littorio »; la «Frecce Azzurre» si porti nella zona di Fores-ComalatsFaneca, recuperando il battaglione schierato tra Tosai Grel e Monasterio de Tuidas; la 13 brigata dj cavalleria si schieri a guardia della displuviale sostituendo le unità della «Frecce Azzurre»; la «Frecce Verdi» occupi, con parte delle forze, le alture a protezione del fianco destro del CTV, sostituendo le unità della «Frecce Nere » e della 13 brigata di cavalleria; il «raggruppamento carristi» (aliquota non decentrata) si dislochi nella zona del Km 6, a nord-ovest di Sarreal.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

14 gennaio L'avanzata riprende ostacolata dal difficile terreno e dalla accanita resistenza delle forze nemiche fatte affluire da altri settori. La «Littorio» rompe la nuova affrettata posizione, avanza poi su ConesaS. Coloma de Queralt incontrando deboli resistenze e, nel primo pomeriggio, occupa Conesa per poi, a tarda sera, occupare, con una colonna comprendente carri e motomitraglieri, Santa Coloma e con un'altra colonna raggiungere le alture di Taxamera, spingendo l'occupazione: fino a Savalla del Cunlaùu. La «Frecce Nere», suUa destra della «Littorio», occupa Las Pialas, Vallvert e Montbrio de la Marca. La «Frecce Verdi», che segue la «Frecce Nere », raggiunge Olles . Sulla destra, il corpo di Navarra occupa Valls, mentre a nord il corpo d'esercito del Maestrazgo giunge a 7 chilometri da Tarrega e a 12 da Cervera. Franco giunge al posto di comando tattico del CTV dislocato al Km 52 a ovest di Espluga de Francolì, ed esprime il suo compiacimento per ìa rapiàa e vittoriosa avanzata dei CTV. L'ordine di operazione n. 97 30, emanato la sera del giorno 14, prevede per l'indomani: il consolidamento delle posizioni raggiunte dalla «Littorio» e dal.la «Frecce Nere»; lo sposta mento in zone più avanzate della «Frecce Azzurre » e della «Frecce Verdi »; l'effettuazione di un'azione locale lungo la direzione Omellons-Maldà da parte del «raggruppamento ManiJdo«; la costituzione di una «colonna celere» per le ore 22 del giorno 14 in Montblanch. La colonna, comandata dal ten. col. Domenico Pace, passerà alle dipendenze del comandante della «Saa divisione di Navarra », gen. Sanchez Bautista, alle ore 24 del giorno 14, in Valls. Essa sarà costituita da un battaglione autoportato, una compa1';11ia can-i armati, una compagnia rnotocidisli, una squadriglia autoblindo, una sezione controcarri, una batteria da 75 autoportata, elementi del genio artieri, una stazione radio, elementi dei servizi sanitario e viveri 31.

14 e 15 gennaio: l'occupazione di Tarragona La «Littorio», ostacolata dal terreno difficile e dalla resistenza delle forze nemiche fatte affluire anche da altri settori, rompe il nuovo schieramento repubblicano, avanza poi su Canesa-Santa Coloma de Queralt incontrando deboli resistenze, occupa Canesa, spinge suoi elementi su Santa Coloma e, a tarda sera del 14, con una colonna occupa Santa Coloma e con un'altra colonna le alture di Taxamora,


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spingendo l'occupazione fino a Savalla del Contado. La «Frecce Nere», sulla destra della «Littorio», occupa Las Pilas, Vallverl e Mont, brio de la Marca. La «Frecce Azzurre», dietro la «Littorio», è schierata nella zona di Flores, a protezione del fianco sinistro; la «Frecce Verdi», a l seguito della «Frecce Nere», raggiunge la zona di Olles. Il «raggruppamento Manildo» avanza il giorno 15 su 2 colonne senza incontrare resistenze: la colonna di sinistra occupa Belianés e domina Maldà, quella di destra avanza a cavallo della strada Espluga Calva-Maldà, ed elimina parte della sacca esistente sul fianco sinistro del CTV. La «Sa divisione di Navarra» e la «colonna celere» del CTV entrano in Tarragona <la nord, accolte festosamente dalla popolazione. In antecedenza il corpo d'esercito di Navarra aveva occupato il 14 Valls, quello del Maestrazgo era giunto a 7 chilometri da Tarraga e a 12 da Cervera e il corpo d'esercito Marroquì aveva occupalo Rcus e Tortosa.

16 gennaio L'avanzata e la lotta riprendono il mattino. La «Littorio» combatte a lungo sui costoni a cavailo della strada di lgualada e particoiarmente sulle pendici occidentali dell'Aguilò, nel pomeriggio, con manovra a largo raggio, cerca di aggirare il vertice Aguilò, contrastata da robuste resistenze; è seguita dalla «Frecce Azzurre» che giunge alla periferia <li Montargul.l e, sostituite le unità della «Littorio» di Taxomera e costituito il fianco sinistro di protezione, si accinge ad attaccare MonLargull. Frattanto Gambara dispone che la «Frecce verdi» serri sulla «Frecce Nere » e ne sostituisca le unità lasciate a protezione del fianco destro 32, Durante la giornata le operazioni procedono in coerenza con le disposizioni dell'ordine di operazione n. 98 33 del giorno 15, nel quale era stato previsto che: la «Littorio» occupasse la zona Costa Preta-San Pero e la «Frecce Nere» Queralt-La Torre, come pure che la «Frecce Azzurre» si spostasse nella zona di Santa Coloma de Queralt e occupasse Monlargull; la «Frecce Verdi» si spostasse nella zona di Basambiao-Las Pilas-Biure; la 1a brigata di cavalleria assicurasse il collegamento tra la destra del «raggruppamento Manildo» e il battaglione DX; quest'ultimo battaglione giungesse a Guimera e desse al suo dispositivo articolazioni e dislocazioni diverse; l'osservatorio del comando del CTV venisse dislocato nella zona di La Salada. A sera, infatti, il CTV è lungo l'allineamento Belprat-Bosch rhana-q. 812-sud


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LA PARTEClPAZIONc l'J'ALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (19.16 - 1939)

di La Torre, mentre sul fianco sinistro occupa Guimera e Pasanan (carta n. 3). La durezza dei combattimenti è segnata dalla perdita di circa 200 uomini rra caduti e feriti. Il corpo di Navarra è a 3 chilometri da Pont de Amentera, il corpo Marroquì sul rio Gaya e quello del Maestrazgo oltre Cervera. Gli ordi_ni per il giorno successivo prevedono 34: la prosecuzione del movimento della «Frecce Nere» su Costa de Preta; la cessione alla «Littorio» da parte della «Frecce Azzurre» delle posizioni della 7.ona tra Vaurien e Montargull e la raccolta della divisione nella zona a nord del camino Savaììa-Santa Coìoma in potenza pronta a intervenire sul fianco sinistro della «Littorio»; l'arresto della «Littorio» con atteggiamento difensivo sulle posizioni raggiunte; lo spostamento nella zona di Bellprat-Montalegre della «Frecce Verdi» che cede alla «Frecce Nere» i I gruppo someggiato; il decentramento da parte dell'artiglieria del CTV alla «Frecce Nere» di un gruppo da 105; l'apertura al traffico, appena possibile, da parte elci genio della strada Guimera-Santa Coloma; l'intervento dell'aviazione legionaria nella ricognizione ed eventualmente in missioni di bomhardamento; l'installazione del posto comando tallico in OLlés e dell'osservatorio nei pressi del Km 23 della Montblanch-Santa Coloma de Queralt. Al« raggruppamento Manildo;; viene ordinato 35 di: procedere su Albio cd eventualmente su Llorach; prendere con tallo con il XVII battaglione mitraglieri e il DXII battagliOIÌe che è nella zona di Canesa; costituire una linea, il più economica possibile, per il collegamento a destra con la «Frecce Azzurre»( c~e si trova a ovest di Santa _Coloma de Queralt, e a sinistra con la posizione di Sarò; porre due squadroni di cavalleria sulla sinistra per il collegamento con il corpo di Valifi.o che ha occupato Cervera e prosegue verso sud-est; tenere aììa mano ii maggior numero di battaglioni possibile per l'eventuale impiego sul fianco sinistro del CTV, che viene scoprendosi a causa della marcia verso nord-est. 17, 18 e 19 gennaio Durante la nolle si verifica uno scontro tra un battaglione della «Frecce Azzurre» e un battaglione della llP brigata carabineros che viene assaltato e posto in fuga. La mattina del 17 l'azione s'inizia facendo perno sulla sinistra («Littorio» e «Frecce Azzurre») e spingendo avan ti la destra («Frecce Nere» e «Frecce Verdi»), allo scopo di avvolgere da sud lo schieramento nemico sulla displuviale di Sanla


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Coloma. La «Frecce Nere », che avanza su 2 colonne, occupa la q. 721 (colonna di destra) e le quote 820 821 (colonna di sinistra), raggiungendo le pendici occidentali di Aguila Grossa. La «Frecce Verdi» segue il movimento della «Frecce Nere», ne sostituisce le unità schierate nella zona di Belpral-La Torre-Bosed Ibarra e prende contatto con il nemico a nord-est di Montalegre. Il giorno 18, ripresa il mattino l'avanzala in condizioni atmosferiche pressoché proibitive (nebbia e freddo intensi), la «Littorio» occupa Aguilò e la «Frecce Nere» Col TareLe. A larda sera la «Frecce Nere», in cooperazione con la «Littorio », taglia la straàa Aguiìò-Igualaàa all'altezza òeì Km i 5, mentre Ja «Lii.torio », superata Aguilò, procede per Igualada. La «Frecce Verdi» raggi unge le pendici occidentali di Aguila Grossa. IJ felice svi luppo delle operazioni induce Gambara a ordinare per il giorno dopo 36: a lla «Littorio» di proseguire l'avanzata a cavai lo del la strada per Igualada, evitando di seguire la «Frecce Nere»; alla «Frecce Nere » di proseguire verso il suo obiettivo della giornata piegando successivamente su Iguaìaùa; alla «Fr·ecct! Venli» di raccugli1::n;i ndla L.una a uor J di Santa Maria dc Miralles; alla «Frecce Azzurre » di tenersi pronta a muovere lungo la direttrice della «Frecce Verdi »; al «raggruppamento Manildo » di continuare a mantenere il collegamento con il corpo <l'esercito cli Valina; alla ia brigata di cavalleria di raggiungere per la mattina successiva la zona di Vallvert-Biure-Pontill; al genio di assicurare le comunicazioni lungo le strade Santa Coloma-Santa Maria de Miralles s ud e Santa Coloma-Bellprat-Santa Maria de Miralles nord. Il giorno 19 le innumerevoli interruzioni stradali ritardano il movimento della «Frecce Verdi» che, manovrando per la destra, minaccia la sinistra del dispositivo avversario. Superale faticosamente le interruzioni, la «Frecce Verdi » conquista il massiccio Aguila Grossa, prosegue per Santa Maria de Miralles e raggiunge Iglesias Vieja, intercettando la rotabile Valls-Igualada nei pressi del Km 12. La «Frecce Nere», che impegna il nemico a cavallo della rotabile per Igualada, ottiene lievi progressi a oriente di Caserio di Fiel. Durante i Lrc giorni: il corpo d'esercito di Navarra e il corpo d'esercito Marroquì raggiungono la riva destra del Caya, da Pontill al mare, e costituiscono 2 teste di ponte sulla sinistra del fiume; il corpo d'esercito di Navarra il 18 raggiunge Esblada e il 19, seguendo la manovra del CTV, occupa la zona a ovest del quadrivio del Km 16 di Santa Maria de Miralles e i monti Encosa del Castellar. Il corpo d'esercito del Maestrazgo: il 17 occupa Tallada, Montmaneu, vertice Tolosa, Bellmonte; il 18 Corbessi e Magre; il 19 Puig Arino e i paesi di Bonastro, Pobla de Montanes, Torredenbarra.

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L'avanzata del CTV, che infila il corridoio esistente tra Vinaixa e Montblanch puntando su Igualada, è una mossa ardita, che si sviluppa con i fianchi scoperti, ma che realizza l'aggiramento delle difese nemiche. D'altra parte, alla sicurezza del fianco sinistro il CTV provvede in proprio occupando la displuviale occidentale di cui mantiene progressivamente e saldamente i passi, mentre alla sicurezza del fianco destro chiama il corpo di Navarra che aderisce alla manovra impostata da Gambara. L'aver insistito nell'ordine di operazione n. 101 del 18 gennaio .n nel concetto espresso nell'ordine del giorno n. I 00 - la «Frecce Nere » su Cosla Pr·eta e<l eventuaìmente su Martin dc Tons, la «Frecce Verdi » su Santa Maria de Miralles nord ed eventualmente su Coli Vendrcll-Poch, la «Frecce Azzurre» su Bellprat - consente al CTV di proscguir·e il giorno 20 la manovra aggirante, riunendosi a sud-est di lgualada, anziché sulla strada di Francia in direzione della stretta di El Brug del Mitz, muovendo per Vallbona in direzione di Collbatà-Esparraguerra, affacciandosi così alla linea dc! Llob1cgai., l11sci. ..-u1Ju sulla siuisi.ra il iv1onlserrat. A taìe fine, Garnbara

dispone .la sera del 19 che l'indomani 38: la «Frecce Nere » raggiunga le alture a est di San Martin de Tons e Panés; la «Frecce Verdi » prosegua nella zona di Remonzosa tra le due strade che da Iglesias Vieja portano a S. Marghe1-ita e a Carme; la «Frecce Azzurre » si porti tra S. Maria de Miralles nord e Poch, evitand_o sovrapposizioni con la «Frecce Verdi»; la «Littorio,, si porti nella zona tra Santa Coloma de Queralt e Bellprat; il «ragiv uppamento Manildo» trasferisca il «battaglione 18 luglio» ad Aguilò passandola alle dipendenze della «Littorio» per il servizio di sicurezza; la ra brigata di cavalleria si concentri tra Pentill e Montalegre; l'artiglieria del CTV si orienti verso la nuova direttrice di avanzata del CTV, decentri un gruppo da 149 a Ila «Frecce Nere » che sostituisce il I gruppo da 105, si tenga in condizione d'intervenire a favore della «Frecce Nere » e della «Frecce Verdi»; il genio assicuri le comunicazioni stradali Santa Coloma dc QueraltBellprat-San La Maria de Miralles nord e porti l'asse dei collegamenti lungo la direttrice del CTV; l'aviazione prosegua le missioni cli ricognizione e bombardi, per le ore 8,30, Costa Ereta, Km 10 della strada Aguilò-Igualada, il bivio del Km 8 della stessa strada, gli sbocchi di S. Martin de Tons, Panés, Carme. Nella sola giornata del 18 il CTV ha perso 66 uomini (26 caduti e 40 feriti) e ha catturato circa 200 prigionieri. Ben meritati l'elogio che Gambara, la sera del 18, rivolge alla «Frecce Verdi » e quello rivolto da Pariani all'intero CTV 39 per la brillante operazione che sta cond11cendo.


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20 gennaio

Prosegue la manovra iniziata il giorno 18 contro la sinistra del dispositivo difensivo nemico, schierato in parte a cavallo della strada Santa Coloma-Igualada. Le divisioni in 1 a schiera sopraffanno le difese e incalzano il nemico a cavallo delle rotabili che da Santa Coloma e da Santa Maria de Miralles convergono in Igualada. La «Frecce Nere», che aggancia il nemico e lo batte nella zona del Km 15, avanza rapidamente fino al Km 1 a ovest di Igualada. La «Frecce Verdi» da Santa l\1aria de l\1iralles nord s'impadror!! sce dell'incrocio stradale per Igualada e Carme, prosegue a cavallo delle rotabili e giunge nel pomeriggio presso Creu Vernella e oltre Poch. L'avanzata è molto rapida e Gambara preavvisa il comandante del « raggruppamento carristi» di tenersi pronto a muovere subito, con tutto o parte del raggruppamento, in direzione di Igua]ada. Dispone successivamente che il raggruppamento costituisca e metta in marcia 2 nuclei celeri che si prescn Uno uno a! c::omando della -:, Frecce ~!e!'"e ~, e un.o a qucJ!c della (< Frecce Verdi» 40 e riel Lardo pomeriggio emana «l'ordine <li operazione n. 103» nel quale delinea le operazioni del giorno successivo (Doc n. 89), precisando successivamente, a parziale rnudifica, che la «Frecce Verdi» deve superare il rio Noya e affermarsi nella zona di Mocerulla 41. Sulla destra, il corpo di Navarra occupa la Llacana, Foix, S. Jaime del Domenys e il corpo Marroquì Vendrell; sulla sinistra il corpo d'esercito del Maestrazgo occupa Calaf. Viene sciolto il gruppo squadroni del CTV: il comandante e lo squadrone mitraglieri rientrano alle dipendenze dell'Intendenza, l'altro squadrone assume il nominativo di «squadrone Frecce» e passa alle dirette dipendenze del CTV 42. 21 gennaio

L'avanzata, fattasi più spedita da ieri, prosegue senza incontrare resistenze in sistema, ma solo elementi ritardatori che ricorrono ad azioni in1provvise di agguato che procurano perdite. I carri in rinforzo alla «Frecce Verdi», ripreso il contatto con il nemico al Km 9 della strada <li Canne, sono costretti ad arrestarsi a causa della interruzione di un ponte. La «Frecce Verdi» avanza a cavallo della rotabile per Pobla de Claramunt, ma incontra numerose interruzioni stradali che ne rallentano il movimento; essa raggiunge Pobla de Claramunt e Torre Baixa, e costituisce una testa di ponte oltre il Noya, tagliando le comunicazioni fra Igualada e Barcellona. La «Frecce Nere», che spinge


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LA PARTECTPAZIONF. lTAI.TA NA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 . 19.'9)

i carri in rinforzo in direzione di Carneta E l Espelt, occupa con i carri Odena e avvolge da nord Igualada. La «Frecce Azzurre » giunge nella zona Carme-Villanueva d'Espoya, seguita dalla «Littorio » che si concentra nella zona di Santa Maria de Mi ral les. Al fine di proseguire su Esparraguera, nuovo obiettivo assegnato al CTV, e di giungervi con tante più forze possibili, Gambara invia al gen. Vigòn un promemoria con il quale chiede di poter utilizzare anche la direttrice PieraMosqueta-Martorell 43, Alle 3 divisioni in 1 a schiera - «Frecce Azzurre » a sinistra, «Frecce Nere» al centro, «Frecce Verdi » a destra -vengono assegnati per il giorno dopo rispettivamente gii obiettivi di: Km 19 del la fer rovia a nord-est di Piera, El Espe l L-Odena-Turò del Ambros, massiccio di Mocorulla 44, Il corpo di Navarra occupa Villafranca de Panades; qud lo del Maes lrazgo Avillant.

22 gennaio: occupazione di lgualada La «Frecce Azzurre», attardata da un in gorgo stradal e che ostacola il movimento dell'artiglieria, riprende la spinta in avanti, ch e esegue poi con rapidità, e a sera raggiunge Piera e la ferrovia IgualadaBarcellona, dopo che i suoi carri hanno conqui stato nel mattino Iguala da. La« Frecce Nere » chiud e gli sbocchi ef\t di Igualada. La «Frecce Verdi », passato il Noya in corrispondenza di Las Fi g ueras, raggiunge nel pomeriggio la displuviaJe del massiccio Moroculla. La «Littorio», in 2 a schiera, è nella zona di Villanueva Espoya. Sulla deslra, il corpo di Nava rra e il corpo Marroquì raggiungono la linea San Jaime-San Saturnino de Noya -Olivc ll a-Sintges; sulla sini stra il C(lrpo del Mnt:.>strnzgo si colleg"" con b. cava! !eria del CTV in Odena, occupa Cuesta del Reloy e prosegue su Manresa. L'occupazione di Igual a da, la cui conquista è costata 6 giorni, dal 16 al 22 gennaio, di duri combattime nti, nei quali le resistenze sono state spesso superate mediante il ricorso alla manovra da parte delle grandi unità in 1 a schiera, nel quadro della grande ardita manovra dell'intero CTV, vuol dire il superamento della dorsale delle sierre, sulla quale correva la linea fortificata più esterna di Barcellona, la cosidetta «linea Maginot » o «cinturòn de hierro » della capitale catalana. Questa è ormai vicina e Gambara dispone la costituzione di una «colonna celere» da impiegare in direzione della città 45_ La colonna, completamente motorizzata, comprende il «raggruppamento carristi» per intero, il battaglione arditi del CTV, una compag nia arditi di formazione su 4 plotoni (uno per ciascuna divi sione), un gruppo da 75


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del raggruppamento «S . Barbara», un reparto misto del genio artieri e pontieri, elementi dei servizi. La colonna, agli ordini del col. Olmi, · deve muovere, con preavviso di 2 ore, da Villanueva del Camè con direzione generale Barcellona. Il giorno 23: la «Frecce Azzurre» proseguirà per Masquita; la «Frecce Nere», nel pomeriggio, si trasferirà nella zona di Capellades-Cabrera de Igualada portandosi al seguito il «battaglione 18 luglio »; la «Frecce Verdi» proseguirà per Pierola; la «Littorio» sosterà nella zona di Piera; la ra brigata di cavalleria proteggerà il fianco sinistro del CTV (Doc. n. 90). 23 gennaio

L'avanzata continua a essere ostacolata dalle innumerevoli interruzioni messe in atto dai repubbli cani e da saltuarie resistenze facilmente superate di slancio. Le divisioni in 1 a schiera raggiungono gli obietlivi assegnati e il comandante del CTV ordina dì proseguire in prufuHLLiià Gnu a laglian:;, pi·ima Ji $tr a, la ~l1ad a El Br w,ch <ld M.iì.zEsparraguera e a occupare il bivio a nord-ovest di Abrera. Nel pomeriggio tutto il CTV è in movimento e, a tarda sera, la «Frecce Azzurre» sulla destra eia «Frecce Verdi» suila sinistra occupano i nuovi obiettivi, mentre la «Littorio » e la «Frecce Nere» raggiungono rispettivamente le zone di Mosqueta e di Uillanueva Espoya. Sulla destra il corpo di Navarra è a 2 chilometri da Martorell; sulla sinistra, quello del Maestrazgo, a 3 chilometri da Manresa. Nella giornata, il CTV, mentre mantiene le posizioni di El Espelt, Odena, Km 561 della strada Igualada-Castelloli e raggiunge le posizioni di Pierola, taglia la strada El Brusch del Mitz all'altezza del Km 480, raggiunge le vicinanze di Esparraguera, oltrepassa Masqueta verso Abrera. L'indomani: la «Frecce Azzurre», oltrepassata Olesa de Monserrat, si disporrà, fronte a est, tra Estaciòn de Olesa de Monserrat e Llamasor, prendendo alle dipendenza il «nucleo celere Orlando »; la «Frecce Verdi» sbarrerà la strada già tagliata all'altezza del Km 480, costituirà una piccola testa di ponte al di là del fiume, all'altezza del Km 41, e assicurerà la protezione del fianco sinistro del CTV; la «Littorio» si terrà pronta per proseguire su Pontarr6, attestandosi al Llobrcgat in condizione di oltrepassare il rio stesso; la «Frecce Nere» si terrà pronta a trasferirsi nella zona di Masqueta, mantenendo alle sue dipendenze il «battaglione 18 luglio»; il posto comando tattico del CTV si dislocherà in Torre de Claramunt e porterà il suo osservatorio nei pressi del Km 10, immediatamente a nordest di Piera 46.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CJVJLE SPAGNOLA (1936 - 19]9)

24, 25, 26 gennaio: occupazione di Barcellona (schizzi n. 31 e 32) Durante la nolte sul 24, la «Frecce Azzurre» si incunea nel dispositivo nemico in direzione della confluenza del Claret con il Llobregat, catturando oltre 200 prigionieri. Nelle prime ore del mattino, l'avanzata riprende su tutta la fronte del CTV lungo le direttrici principali di Olesa de Montserrat e di Martorell. «Frecce Verdi » e «Frecce Azzurre » incontrano resistenze, le travolgono, varcano in più tratti il Llobregat e attaccano il dispositivo difensivo repubblicano sulle alLurc a sud-est ài Montserrat. La «Littorio » avanza ceicrmente, occupa Marlorell e si dispone a proseguire domattina, puntando da sud, su Tarrasa e Sabadell, passando sul ponte che sarà costruito nella notte sul Llobregat 47. La «Frecce Nere », che segue la «Littorio », si raccogl ie nella zona di Mosqueta. Durante la notte sul 25 il genio del CTV getta 2 ponti sul Llobregat e la «Littorio» passa sulla sponda sinistra del rio, attestandosi a circa 2 chilometri a nord di Martorc!l. La mattina Lld 25 l"i11Leru CTV riprende l"avanzata, sbaragìia Ìe saltuarie resistenze, consistenti nella zona di Montargut, e prosegue in direzione di Tarrasa e di Sabadell. Verso la sera del 25, la «Frecce Azzurre » a nord e la «Littorio » a sud avvolgono Tarrasa e proseguono senza sosta, puntando verso il mare. La «Frecce Verdi » aggira il massiccio del Montserrat, taglia la rotabile per Monistrol _e occupa Hospicio te nacemente difeso dai repubblicani. L'avanzala, sospesa durante la notte sul 26 in seguito a fram~ischiarncnti fra unità della «Litlorio» e unità del corpo d' esercito di Navarra, riprende all'alba ostacolata in qualche settore da reaziohi di fuoco di mitragliatrici e carri. La «Frecce Azzurre » passando a nord della ferrovia Tarrasa-Sabadell, fatta seErno a fuoco dall'abitato di Tarrasa '. ch e non viene direttamente investito, punta sul ponte del rio Rigoli, a nord di Sabadell. La «Littorio » oltrepassa San Quirico de Tarrasa e punta su Santa Maria de Barbara. Entrambe le divisioni, vin te le ultime resistenze, proseguono su Tarrasa, che viene occupata, e superano gli abitati di Sabadell, Matadepera, Castellar, andando oltre gli obiettivi assegnati con l'ordine di operazione n. 108 48_ La «Frecce Verdi » e la «Frecce Nere », seguendo l'avanzata delle 2 divisioni in 1 a schiera, raggiungono la sera del 26 rispettivamente le zone a nord e a est di Tarrasa. Nelle tre giornate le perdite del CTV sono lievi, mentre vengono catturati 1000 prigionieri e ingente bottino bel Iico. Fra i prigionieri catturati vi sono soldati provenienti dalle fronti dell'Estremadura e della Andalusia. Sulla destra del CTV, il corpo d'esercito di Navarra: il 24 costituisce una Lesta di ponte sul Llobregat, il 25 avanza senza incontrare

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L'AVANZATA DEL C.T.V .. DAL 6 Al 26 GENNAIO 19~9

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Schizzo n. 32 L'OCCUPAZIONE DI BARCELLONA (26 GENNAIO 1939) \

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CAP. XXVl - IL CTV NELLA CAMPAGNA DEI.I.A CATALOGNA

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resistenze, il 26, congiuntamente con il corpo Marroquì, entra in Barcellona; sulla sinistra, i I corpo del Maestrazgo: il 24 occupa Manresa, il 25 Guardiala, iI 26 raggiunge la sponda sinistra del Llobregat e prende coJJegamento con la sinistra del CTV a nord di Vacarisas. I1 comando dell'esercito del nord emana il 24 una nuova direttiva con la quale assegna al CTV la di rettrice Tarrasa-Sabadell-Molletmare per tagliare le comunicazioni a nord di Barcellona. Barcellona viene occupata nel pomeriggio del giorno 26 dalla colonna celere del col. Olmi, costituita il giorno 22 in Villanueva de Comi, che entra anch'essa in città aììe ore i 7, contemporaneamente a unità <lei corpi d'esercito di Navarra e Marroquì (Doc. n. 91). Alle ore 22 la colonna, in seguito a ordine del comandante del CTV (Doc. n. 91/bis), lascia Barcellona e viene fatta muovere in direzione di Badalona che dovrebbe occupare durante la notte, precedendo le unità che avanzano dall'interno della Catalogna.

4.

La prima fase della campagna della Catalogna si era conclusa per il CTV con la conquista di Borjas Blancas; la seconda fase può considerarsi chiusa con l'occupazione di Barcellona. Dopo la caduta di Borjas Blancas, i repubblicani, pur continuando a difendersi, in molti settori tenacemente e accanitamente, non furono più in grado di arrestare l'avanzata delle truppe di Franco. «La rapidità con cui si spostavano le divisioni mobili italiane li lasciò sbalorditi e Rojo si decise troppo tardi a farsi mandare per mare uomini e materiali da Valencia. Inutilmente il governo fece appello a tutti gli uomini dai diciasette ai cinquantacinque anni di e tà. L'unica contromisura repubblicana che servì a qualcosa fu un'operazione diversiva al confine tra l'Andalusia e l'Estremadura, che fruttò un po' di terreno» 49 . Ma essa non perseguì lo scopo voluto dal comando del le forze repubblicane e finì, dopo la controffensiva dei nazionali, quasi con un nulla di fatto . Dopo quella di Borjas Blancas, fu la battaglia di Tarragona, operata dal corpo d'esercito di Yagi.ie, che muovendo da Gandesa il 14 gennaio avanzò lungo l'Ebro e quindi si spinse fino al mare, a infliggere una impetuosa accelerazione a una situazione preagonica dei repubblicani, non più rimediabile. La rapidità dell 'avanzata del CTV non dipese tanto dalla superiorità aerea e di artiglieria, quanto dalla tattica utilizzata, imperniata


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I.A PARTECIPAZlONE ITALIANA ALLA GUERRA CTVII.E SPAGNOLA (1936 - 1939)

sul criterio di base del 1-icorso alla manovra anche ai livelli minori per aggirare le resistenze più robuste e farle cadere senza prenderle di petto, ma isolandole. Su <li un terreno natural men le difficile e reso ancor più aspro dalle innumerevoli interruzioni stradali, il CTV avanzò decisamente sopraffacendo in alcuni tratti le retroguardie avversarie e incuneandosi in profondità come fece, dopo aver avvolto da sud il Montserrat, passando il Llobregat a Marlor·ell e a Olesa de Montserrat. La grande manovra aggirante che puntò per Vallbona, in direzione di Collbatà-Esparraguera, si articolò in tante manovre minori che sgrei.oiar.ono ii dispositivo delia difesa. Il «cinturone di Cataiogna» fu spezzato con l'ardita manovra su lgualada alla quale si associò il corpo d'esercito di Navarra. Il 15 gennaio Gambara richiamò all'attenzione di tutte le sue unità subordinate i criteri della guerra di movimento, che intanto assicura i I successo in quanto ci si muova con misure di sicurezza personali e collellive, si evitino gli abitati e li si occupino stando fuori , si recuperino con immedi atezza le forze rimaste indietro per pre»1u1a1 ec: uec:pu~H1, 1nagazz1n1, co1T1anu1 lerruonau llloc. n. ';IL.J . Valido, anche nella seconda fase del la campagna, fu il contributo del l'aviazione legionaria che agì soprattullo su i caposaldi e sulle vie di cmnunicazione bombardandoli ripetutamente, che eseguì lun ghe crociere di protezione, che effettuò, quando consentito dalle condizioni meteorologiche, missioni <li ricognizione. Le dif~se di Iguala<la e delle propaggini del massiccio del Montserrat furono validamente neutralizzate dai bombardieri dell'aviazi?ne legionaria che, peraltro, in concomitanza con le unità aeree delle Baleari, agì di prevalenza con i velivoli da bombardamento sul porto di Bar cellona e sugli altri porli della Catalogna, per inibire il traffico marittimo e concorrere al soffocamento della regione. Anche il porto di Valcncia fu oggetto di ripetute inc_'t1r sioni dell'aviazione legionaria del continente e delle Baleari, per impedire il travaso di forze in Catalogna dalla fronte centrale, del Levante e del sud. Particolarmente intensi furono negli ultimi giorni, dal 24 gennaio, i bombardamenti su Barcellona, Valencia, Alicante e La Selva. Negli ultimi combattimenti i CR.32 abbatterono complessivamente 6 «Rata». •

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5. Le operazioni del CTV non hanno termine con la caduta di Barcellona, ma proseguono, senza soluzione di continuità, in direzione di Gerona. Sono solo i corpi d'esercito di Navarra e Marroquì che so-


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CAP. XXVI · IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

stano in Barcellona per controllare la città e i dintorni e per riordinarsi. Il CTV deve avanzare lungo la fascia costiera e la rotabile ·Barcellona-Granollers, il corpo d'esercito del Maestrazgo deve procedere lungo la rotabile di Manresa su Vich, il corpo d'esercito d'Aragona su Berga e quello di Urgei su Sei de Urgei. La sera del giorno 26 il comando del CTV, che si trova a Masia di Casa La via (nord di Pontarrò), con l'osservatorio nei pressi di Ullastrell (bivio del Km 8), emana l'ordine di operazione n. 109 so, con il quale dispone che il giorno 27: la Littorio» prosegua per Badalona; ia « Frecce Nere» si porti nella zona Moncaàa-Reixach; la «Frecce Az,._urrc » in quella di Mollet con meta finale San Juan de Vilasar; la «Frecce Verdi» si porti nella zona a nord-est di Sabadell con meta finale Granollers; la 1a brigata di cavalleria si sposti a nord di Tarrasa con compito di sicurezza dalle provenienze da nord; il «raggruppamento Casar» si concentri nella zona Esparraguera-Olesa de Montserrat; il «IV battaglione 18 luglio» si porti a Tarrasa (fuori dell'abitato); l'arti~ ·

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in quella di Masnou; l'aviazione legionaria effettui r icognizioni sulle provenienze da Granollers e da Matarrò (schizzo n. 33).

27 genna io All'alba la «colonna celere Olmi », lasciata Barcellona, sostiene un breve combattimento ed occupa Badalona, dove piomba di sorpresa sulla CLP brigata repubblicana catturando 800 prigionieri; lasciati pochi eleni.enti nell'abitato, si spinge quindi, incalzando l'avversario, per Masnou su Premia dc Mar e San Cristobal, occupando entrambe le località; poi lun go la costiera, oltrepassato Masnou e S. Juan de Vilasar, raggiunge Matarrò, catturando altri prigionieri, 10 pezzi d'artiglieria, un ingente numero di autocarri e altro materiale bellico. La «Littorio » raggiunge in 2 balzi, superate le resistenze avversarie, la costa di Badalona, completando così l'avvo lgimento della capitale catalana. La « Frecce Azzurre», che durante la notte sorprende la difesa nemica, salva il ponte sul Ripol, a nord di Sabadell, supera da nord l'abitato, taglia da Mollet il fascio di comunicazioni fra Barcellona e Granollers e si attesta a est della linea ferroviaria. Sulla sinistra del CTV il corpo d'esercito del Maestrazgo oltrepassa Rocafort e Nuera. Nella giornata il comandante dell'esercito del nord invia un messaggio di elogio per il CTV e trasrnette quello pervenutogli da Franco. Mussolini invia un messaggio a Franco cli congratulazioni e Paria-


Schizzo n. 33

L'AVANZATA DEL C.T.V. FINO ALLA FRONTIERA

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CAP. XXV! - JL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

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ni con altro messaggio diretlo a Gambara esalta il valore e la perizia del CTV s1. Franco conferisce a Gambara la «medalla militar» e risponde al telegramma di Mussolini in questi termini: «La vittoria di Barcellona coronando brillanti operazioni di Catalogna è esponente della vitalità dei popoli quando li guida una dottrina piena di spiritualità. Come generale e come spagnolo è per me motivo di orgoglio contare fra le mie truppe le magnifiche camicie nere che a fianco dei loro camerati spagnoli hanno scritto questa pagina di gloria contro il comunismo internazionale. Con i miei migliori voti per il vostro Impern ricevete iì più affettuoso e cordiaìe saìuto. Viva ì'Itaìia». 28 gennaio

L'ordine di operazione n. 110 52 prevede che la« Frecce Azzurre» si porti nella zona di Matarrò, la« Frecce Verdi» in quella di Granollers. Entrambe le divisioni in la schiera inseguono senza tregua l'avver·sariu puni.anùo versu norù, super ..u1Lio ie rnuilepiiL:i i11ierruziu11i

stradali e, a tarda sera, sono lungo l'allineamento Granollers-La RocaArgenton-Matarrò. Sul davanti e nell'intervallo fra di esse, elementi meccanizzati eseguono puntate oltre Caldos de Estroch e lungo la costa. La 1a brigata di cavalleria occupa Castellar e raggiunge le posizioni a sud-ovest di Caldas de Monbuy, dove viene arrestata dalla reazione dì fuoco avversaria. Le perdite del CTV sono lievi, mentre ricco il bottino: 2000 prigionieri, 2 carri armati, 1 aereo, 1 batteria di artiglieria, 2 ospedali da campo, 3 nuclei chirurgici del corpo d'esercito di Lister e una grande quantità di altro materiale bellico. Sulla sinistra del CTV i corpi d'esercito di Urgel, Aragona, Maestrazgo conseguono lievi progressi. L'ordine di operazione n. 111 53 dispone per domani 29 che: la colonna celere prosegua verso nord-est per riprendere il contatto con il nemico e incalzarlo lungo la direzione Sant Celoni-Massanet de La Selva e, se possibile, ancora avanti, verso Gerona; la «Frecce Verdi» proceda da Granollers in direzione di Gerona, lungo la stessa direttrice della colonna celere, fino alla zona dì Sant Celoni; la «Frecce Azzurre» avanzi lungo la costa fino alla zona San Pol de Mar-Calella; la «Frecce Nere» si sposti nella zona est di Granollers, tenendo conto che una divisione del corpo di Navarra procederà da Granollers su Vich; la «Littorio» raggiunga Matarrò; il «raggruppamento Casar» trasferisca un battaglione a Sabadell e un altro a Castellar, mentre porti i 2 battaglioni di Esparraguera e di Olesa de Montserrat in Tarrasa; la 1a brigata di cavalleria avanzi su I.a Ganya a protezione del fianco


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 - 1939)

sinistro del CTV, tenendo presente che sarà successivamente scavalcata da una divisione del corpo d'esercito di Navarra; l'artiglieria decentri un gruppo da 105 per ognuna delle divisioni in 1a schiera; il genio prolunghi l'asse dei collegamenti fino a S. Juan de Villasar e tenga pronte le unità artieri per l'impiego lungo le direttrici delle divisioni in 1a schiera; l'aviazione legionaria bombardi i campi di aviazione di Gerona, Figucras e Vich e riconosca le provenienze nemiche lungo la costiera, da Gerona e da Vich. Alle divisioni «Frecce Azzurr e» e «Frecce Verdi » viene ordinato di costituire avanguardie con elementi deììe varie armi, possibiimente motorizzati, da spingere in avanti sì da rendere rapida l'avanzata che si avvantaggerà della snellezza delle colonne. Il comando del CTV resta a Sabadcl I dove si è trasferito il giorno 27 da Masia de Casa Lavia (nor·d di Pontarrò).

29 gennaio i.a coìonna cc-Ìcrc, superate pe r manovra ìe r etr oguardie nemiche, incalza e si spinge in avanti. Le divisioni in 1 a schiera, ripreso la mattina il contatto con il ne mi co, urtano cont ro lo schieramento improvvisato de l le ricos tituite brigate int ernazionali XL a, XIII a e xva. Il nemico vuole gua d agna re te mpo per dare modo a ll'ingente massa di profughi civili di portarsi in te r ra fran cese e a lle proprie truppe di sistemarsi a difesa sul le lince del rio Ter. Ma la «Frecce Azzurre », avanzando per la_ sinistra, minaccia di avvi luppare l'ala destra dello schieramento repubblicano e riesce a conquistare vertice Monton, vertice Milans e le altre alture fino a Las Anincas. I repubblica ni sono cost r etti ad abbandonare anche il nodo stradale di Grano ll crs . T..a «Frccc.·e Verdi », lH «Frecce Ner e» e b «Littorio ,, se r rano lungo le direttrici di attacco e si schierano nel triangolo GranollersLlinas de Valtes-Matarrò. Tra i prigionieri delle brigate internazionali vi sono cittadini tedeschi, cechi, unghe resi, polacchi, statunitensi e italiani. Secondo quanto riferiscono, la ricostituzione delle brigate internazionali sarebbe stata concordata e decisa tra il gen. Rojo, il deputato francese Marty e il commissario politico delle brigate internazionali Gallo (Luigi Longo) solo qualche giorno prima, impiegando i volontari stranieri che avrebbero dovuto rimpatriare sulla base degli impegni presi dal governo repubblicano nel quadro delle intese del Comitato di non intervento. Da un documento catturato lungo l'avanzata sull a strada Granollers-Sant Celoni risulta che il giorno 25 gennaio, in Garrigas, sono stati inquadrati nelle ricostituite brigale 1800 cittadini stranieri.


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CAP. XXVI - IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

Di ciò viene data comunicazione telefonica dal capo di stato maggiore del CTV al capo di stato maggiore del comando dell'esercito del nord, gen. Vigòn, al quale viene altresì rappresentato che da 2 giorni le truppe sono senza pane a causa dei mancati rifornimenti ostacolati dalle interruzioni stradali e dalle piogge intermittenti che hanno ripreso a cadere da ieri. Viene proposto di poter utilizzare il campo di aviazione di Sabadell, dove sono dislocati 11 velivoli tedeschi, per farvi affluire via aerea viveri anche per la popolazione civile. Il ten. col. Boclini comunica altresì al gen. Vigòn che è già stato chiesto a Roma l'invio ài un piroscafo ài viveri per ìe truppe e ìa popoìazione e io prega di dare disposizioni per il sollecito scarico della nave. Nel mettere al corrente il generale spagnolo della situazione del momento, Bodini prega Vigòn di ritardare il movimento della divisione del corpo d'esercito di Navarra lungo la strada di Granollers, dove sta sfilando la « Frecce Verdi», dietro la quale deve rnuovere la «Frecce Nere». Vigòn promette di rispondere alle richieste il più presto possibile . r rrananro, nt:.l.iU giornata, 11 corpo u est:rcuu <.u 1'\lavarra v1t:nt: a1fiancandosi al CTV per operare lungo la direttrice Centellas-Gerona, il corpo d'esercito del Maestrazgo occupa Moja e i corpi di Aragona e Urgei avanzano celermente in direzione di Berja. Nel programmare le operazioni del giorno dopo, Gambara non introduce varianti di rilievo s4 al dispositivo - «Frecce Azzurre» e «Frecce Verdi» in 1 a schiera - a eccezione di quella per il «raggruppamento carristi», che si raccoglie a nord-est di La Roca e restituisce alle unità di origine i rinforzi ricevuti. La «Frecce Azzurre» deve continuare ad avanzare lungo la costiera e raggiungere la riva destra del rio Cipriano (eventualmente Calella); la «Frecce Verdi» deve proseguire lungo la valle del Tordera e raggiungere Sant Celoni-Vilardell (nord-ovest di Montnegr:e) ed eventualmente La Batlloria. .,....

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30 gennaio Nel primo mattino, l'avanzata riprende su tutta la fronte del CTV, nonostante il maltempo, le difficoltà del terreno e la resistenza dell'avversario che viene schierando affrettatamente tutte le forze racimolate davanti al CTV. La «Frecce Azzurre», lungo la costiera, manov1:a per l'alto degli speroni che scendono sul mare puntando al vertice Enrech-San Pol de Mar. A sera, dopo aver occupato i paes i di S. Antonio de Villamajor, S. Maria Palantordera, Villalba Saserra, Arenys de Mar, Canet de Mar, passa il rio Cipriano e costituisce una testa di ponte comprendente il vertice Enrech e San Pol de Mar. La «Frecce


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Verdi» avanza lungo la direttrice interna verso Sant Celoni-Vilardell, località che raggiunge a larda sera, dopo aver eliminato numerose resistenze nemiche. Le perdite del CTV sommano al centinaio di uomini, mentre vengono catturati 1200 prigionieri e molto materiale. 11 corpo di Navarra segue in 2a schiera il CTV lungo la direttrice di Granollers. Quello del Maestrazgo rallenta il ritmo delle sue operazioni. Il comando dell'aviazione legionaria e le basi aeree sono rirnasli molto arretrati e Gambara invita il comandante ss a compiere ricognizioni per trasferire il tutto in avanti con urgenza, perché l'aviazione repubbìicana è ancora particoìarmente attiva nei cielo del CTV ed è perciò quanto mai necessaria la protezione dalle sue incursioni. A sera il CTV è sulle posizioni di S. Maria de Palantordera, di S. Antonio di Villamajor, del Km 28 della strada per S. Colami, delle alture a est di Villalba Saserra, S. Cipriano di Villalba, del vertice Enrech, di San Polo de Mar (carta n. 4). Gambara dispone 56 la costituzione di due nuclei celeri da porre agli ordini del ten. col. Domenico Pace e dcì tcn. coì. Danidc Orìan<li: iì primo, costituito <la l banagìio-

ne carri, 1 compagnia motociclisti, 2 sezioni controcarri, 1 sezione autoblindo con cannone, il battaglione arditi del CTV, da passare alle dipendenze della «Littorio»; il secondo, costituito come il primo a eccezione del battaglione ardit( da passare alle dipendenze della« Frecce Verdi» . I due nuclei debbono essere impiegati in azioni di rapidità niente rotture, niente azioni"di forza, niente inseguimento a largo raggio - «cogliendo i mom~nti buoni che di regola sono fuggevoli per agevolare gli ulteriori sbalzi delle divisioni retrostanti. Quindi tenuti in potenza fino al moniento opportuno». 11 comando del «raggruppamento carristi» resta, con gli altri elementi, nella zona di La Roca, fornendo Ri due nuclei gli elementi dei servizi necessRri e versando all'Intendenza gli autornezzi esuberanti. Il giorno 31: la «Frecce Verdi» avanza con obiettivo Guai ba dc Baix ed eventualmente Hostalrich; la « Frecce Azzurre» continua ad avanzare lungo la costiera con obiettivo il Torciera, costituendo una testa di ponte verso Blanes; la «Littorio» e la «Frecce Nere» serrano sulle rispettive divisioni antistanti, sostituendo gli elementi di sicurezza che queste ultime possono aver lasciato e compiendo operazioni di polizia nelle immediate retrovie; la ra brigata di cavalleria si sgancia dalle posizioni di contatto con il nemico e si porta sulla sinistra del CTV a protezione del fianco; il genio prosegue la costruzione dei due assi di collegamento corrispondenti alle 2 direttrici delle 2 divisioni in la schiera, in attesa che la situazione consenta di avere un solo asse; l'aviazione legionaria effettua ricogni:.i:ioni sulle provenienze da Hostelrich, dalla costiera e da


CAP. XXVI - IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

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Vich e bombarda per le ore 9 gli sbocchi di Hostalrich, S. Coloma de Farnés, Gerona, Llagostera; il comando tattico del CTV resta nei pressi di San J uan de Vilasar. 31 gennaio

La «Frecce Azzurre», che avanza su 2 colonne, avvolge con quella di destra Colella e raggiunge con quella di sinistra Montpalau. La «Frecce Verdi», che manovra lungo la direttrice interna, punta su Hostalrich e riesce nel pomeriggio a superare le posizioni difese di S. Celoni, in cooperazione con il nucleo celere «Pace» che, da Arenys de Mar e Arenys de Munt, cade sul tergo delle posizioni nemiche, il cui presidio è costretto a ripiegare. A sera: la «Frecce Azzurre» raggiunge la foce del Torciera; la «Frecce Verdi» occupa Vilardel e Villarquina. Le perdite della giornata sono lievi, mentre ingente risulta il bottino: 2000 prigionieri, un'intera autocolonna, 5 carri armati di fabbricazione sovietica, 4 autobiindo, l'autovettura personale di Lisler, una banda musicale. Franco è compiaciuto <lei successi del CTV e sollecita a Dàvila l'entrata in azione del corpo d'esercito di Navarra che deve disporsi sulla sinistra del CTV. Il 1 ° febbraio: !a ,,Littorio » scavalcherà la ,, Frecce Azzurre» e avanzerà su Lloret de Mar; la «Frecce Verdi» proseguirà su Hostalrich; la «Frecce Nere» serrerà sulla «Frecce Verdi» portandosi oltre San Celoni; la ra brigala di cavalleria, sostituita <la unità del corpo d'esercito di Navarra, si porterà nella zona di Breda Grions a protezione del fianco sinistro; l'aviazione proseguirà le missioni di ricognizione e bombarderà i campi d'aviazione di Figucras, Cassà de la Selva, Vilajt1iga, il porte di Palamcs, San Feliù de Guixo!; i! pesto co111a11.do del CTV si dislocherà nei pressi di Pineda 57, I febbraio

Durante la notte, una colonna autocarrata della «Littorio», rinforzata da una compagnia controcarri, a 3 chilometri da Tordera, viene arrestata da una interruzione stradale. Il battaglione arditi guada il corso d'acqua, oltrepassa Tordera e costituisce una testa di ponte sul rio omonimo. Nella mattina la «Littorio», scavalcata la «Frecce Azzurre», avanza fino al rio Tordera, getta una passerella di circostanza che consente il passaggio di uomini e si schiera nella zona di Blanes e successivamente, su ordine del comandante del CTV, punta da Tordera su Vidrcras. La «Frecce Verdi» occupa Hostalrich e si colle-


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ga a destra con elementi avanzati della «Littorio», spintisi fino a Fogas. La P brigata di cavalleria, in cooperazione con unità del corpo di Navarra, che viene inserendosi nel dispositivo sulla sinistra del CTV, occupa Garriga e Ametilla. La rapida manovra del CTV consente di catturare intere unità - 1700 prigionieri - abbandonate dai comandanti che riescono a mettersi in salvo, facendo saltare i ponti alle loro spalle. Nella zona girovaga un considerevole numero di sbandati. A nord i corpi d'esercito nazionali avanzano celermente in direzione della frontiera pirenaica. Il superamento del Tordera, la conquista dì Massanet de La Selva, di Hostalrich, di Breda e l'occupazione di La Garriga inducono Gambara a programmare, per il giorno dopo 5 8, la continuazione dell'avanzata della «Frecce Azzurre » lungo la costiera con obiettivo Lloret de Mar ed eventualmente le alture a ovest <li Tossa; l'affiancamento della «Littorio», alla sinistra della «Frecce Azzurre», con direzione Vidrcras e con obiettivo questa località ed eventualmente Llagostera; io scavakamento deila «F r ecce Verdi» da parte deììa «Frecce Nere» che deve proseguire in di rezione di Massanet de La Selva-Sils; il rientro del III gruppo da 105 al raggruppamento «Santa Barbara» che deve porsi in condizione di intervenire a sostegno della «Frecce Azzurre » e della «Littorio»; la costruzione da parte del genio di un ponte su! Torciera e il rafforzamento del ponte di Blanes; il trasferimento del posto comando nella zoila di Malgrat. 2 febbraio

L'avanzata riprende il mattino con la «Frecce Azzurre», la «Littorio ,,

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lata dal fuoco delle armi automatiche avversarie e dalle interruzioni stradali, che non arrestano il movimento degli uomini a piedi. Verso sera la «Frecce Azzurre» raggiunge Tossa, la «Littorio» lo sbocco sud di Llagostera, la «Frecce Nere» Ruidarena. Vengono catturati 2000 prigionieri e moltissimo materiale. A nord i corpi d'esercito nazionali continuano ad avanzare non a contatto con il nemico verso la frontiera. La 4a divisione di Navarra, sulla sinistra del CTV, giunge nei pressi di Esparra; il corpo d'esercito del Maestrazgo supera Vich e raggiunge Taradell-Selva. Per il giorno 3 febbraio l'ordine di operazione n. 116 59 prevede: la prosecuzione dell'avanzata della «Frecce Azzurre» lungo la direttrice costiera con obiettivo San Feliù de Guixols; l'avanzata della «Littorio » lungo la direttrice Llagostera-Quart con obiettivo Casa de La


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Selva ed eventualmente le alture di Palol de Onvar; l'avanzata della «Frecce Nere » a cavallo della strada di Gerona con obiettivo il parallelo di Ruidellots ed eventualmente Perellò; il movimento della «Frecce Verdi» lungo la direttrice della «Frecce Nere » fino alla zona di Sils; il trasferimento del «battaglione 18 luglio» nella zona di Blanes; il trasferim.ento di un reggimento del «raggruppamento Casar» a Granollers e di un altro a Mollet; la prosecuzione dell'asse dei collegamenti per Tordera-Vidreras-Llagostera; il rinforzo di unità del genio alla «Frecce Nere »; il bombardamento aereo per le ore 9 di Bafiolas, Casa de La Selva, Gerona, La Bisball.

3 e 4 febbraio: conquista di Gerona Si apprende che presso Caldas de Malavella sono concentrati 800 miliziani stranieri e altri 2000 sono sulle alture a nord di Llagostera. I repubblicani, la cui 74a divisione è stata travolta ieri, hanno portato m ìinea du r ante la notte le brigate internazionaii che ia «Littorio » e la« Frecce Nere » investono nella zona tra Franciach e Ca.ssà de La Selva. La «Littorio » attacca le posizioni assaltandole, sopraffà il nemico e lo insegue. Nel combattimento è ferito il comandante della. «Littor io », gen. Bi tossi, che resta in linea . La «Frecce Nere» combatte e forza il rio Onar, dove è scavalcata d alla «4a di Nava rra » c he , su ordini superiori, si muove lungo la direttrice Sels-Gerona. Gambara vuole giustamente che siano le sue unità a conquistare Gerona, che gli è stata fissata come obiettivo e perciò ordina. alla «Frecce Nere » di proseguire lungo la stessa direttrice essendo inammissibile che proprio ora, dopo aver avanzato combatten do pe r decine di chilometri, si voglia sott1"".Jll"TP

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gue lungo la costa, occupa San Fcliù sul mare, dopo aver coperto 27 chilometri di marcia che l'ha costretta, per le interruzioni incontrate, a trasportare uomini, munizioni e viveri su barche di circostanza. Nella sera de l 3, la «Littorio » è contrattaccata sul fianco sinistro <la unità delle brigate internazionali, ma respinge il contrattacco, sopraffà il nemico, cattura 1400 prigionieri, fra cui 77 stranieri, e lo incalza fino a 10 chilometri da Gerona. Gambara ordina alla «Littorio » di procedere il giorno dopo su Gerona, avvolgendola da sud-est, da est e da nord 60 mentre conferma alle altre unità la prosecuzione del l'avanzata. All'alba del giorno 4, la «Littorio » riprende l'avanzata e punta su Gerona, seguita. dalla «Frecce Nere » che, lasciata via libera alla «4a di Navarra », si sposta a oriente della ferrovia. Occupata Quar, l'avanguardia della «Littorio » giunge a poco più di un chilometro da


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA Gl!F.RRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Gerona, cade sotto il fuoco delle armi automatiche e delle artiglieria avversarie, e, malgrado ciò, alle ore 10 penetra con gli arditi nell'abitato dove affronta sporadiche resistenze. Sopraggiunge il grosso della divisione che avvolge da est e da nord la città, che viene interamente occupata, alle ore 13, da 2 battaglioni legionari, accolti favorevolmente dalla popolazione. Più tardi cominciano ad affluire unità della «4a di Navarra», il cui comandante s'incontra con Gambara già in Gerona dalle ore 14. A sera il controllo della città viene ceduto alla «4a di Navarra» e la «Li Ltorio » si raccoglie nella zona di S. Daniele, schierandosi fronte aì rio Ter. Lungo la costa, la «Frecce Azzurre», attardata dalle interruzioni e dalle difese nemiche, appoggiata da pochi pezzi di artiglieria trasportati su barche, occupa verso sera Santa Cristina dc Aro. Nella giornata il CTV perde 6 caduti e 133 feriti. In entrambe le giornate i corpi d'esercito nazionali procedono celermente, senza quasi incontrare resistenze e i I corpo del Maestrazgo van.:a iì Tet a norù <li Vich e queììo <li urgel occ upa Scrt. La sera d e l 4 febbraio: la «Littorio» è riunita nella zona di San Danie l, la« Frecce Nere » è a contatto con il nemico presso Santa Polaya, la «Frecce Azzurre» è impegnata sul rio Ridanza. Gambara ordina che il giorno dopo 61: la «Frecce Azzurre» prosegua lun go la direttrice Palamòs-Palafrugell e la «F recce Nere» lun go la strada di La Bisball in rinforzo alle unità impegnate presso Santa Polaya, il «battaglione 18 luglio » si portj a Tossa e tutto il resto del CTV resti sulle posizioni raggiunte. 5 febbraio

La «Frecce Azzurre » avanza lungo la direttrice costiera, ostacolata da consistenti nuclei nemici di resistenza. Riesce a far serrare sotto le artiglierie che battono il vertice Palet e attacca con la colonna di sinistra in direzione di Fanals de Aro per aggirare da ovest il Palet. Nel pomeriggio travolge le difese del vertice Palet, occupa Palamòs e si spinge in avanti per vari chilometri in direzione di Palafrugell. La «Frecce Nere » prosegue da Santa Pelaya su La Bisbal che occupa alla sera, dopo aver superato tenaci resistenze nei pressi del Km 23, a ovest di San Saturni. L'occupazione di Gerona e di La Bisbal segna il raggiungimento degli obiettivi assegnati per l'ultima fase della campagna della Catalogna al CTV, che Franco non vuole raggiunga la frontiera con la Francia, anche perché lo stesso governo francese ha fatto presente che si potrebbero verificare gravi incidenti e


CAP. XXVI - IL CTV NF. LLA CA MPAGNA DE LLA CATALOGNA

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si accrescerebbe la grande anarchia già esistente. Il corpo di Navarra e quello del Maestrazgo perciò, convergendo a destra, il primo punta verso il mare tra la foce del Ter e Puerto de La Selva, il secondo su Figueras pe r volgersi poi verso nord e raggiungere la frontiera. Il corpo di Navarra, che avrebbe dovuto procedere celermente verso Figueras, rimane invece inattivo e fermo nella zona di Gerona per c ui interviene lo stesso Franco ordinando che il CTV, per favorire l'avanzata del corpo di Navarra, proceda lungo le di rettrici cos tiere fino al rio Fluvià, da non oltrepassare in ogni caso. Sulla base di tale nuovo orientamento, confermato a sera daì comando àeìl'esercito àeì nord, il comandante del CTV ordina per l'indoman i 6 2 c he: la «Fr ecce Azzurre», con il nucleo «Pace», raggiunga la zona di Palafrugell ed effettui puntate verso il Ter; la «Frecce Nere » proceda su Verges; la «Frecce Verdi » si porti nella zona di Ca ssa de La Selva ed effettui rastrellamenti più ampi possibili pe r· la raccolta degli sbandati e del bottino; la «Littorio» inizi a trasferirsi autocarrata nella zona di Matarr ò, utilizzando gli autocarri con i quali vengono lrasferili a est di Gerona 3 battaglioni del «raggruppamento Casar »; il «nucleo celere Pace» pass i alle dipendenze della «Frecce Azzurre»; il «.raggruppame nto Casar» distacchi 1 reggimento su 3 battaglioni a est di Gerona in sostituzione della «Littorio»; la «P bri gata di cavalleria», il «raggruppamento carristi », il «gruppo di cavall eria », il «battag lione 18 luglio » restino nelle zone raggiunte; le artiglierie non impegnate si concentrino nella zona El Carrer de Manresa-Tiana; il genio continui il riattamento delle comunicazioni lunga la direttrice costiera, specialmente tra San Feliù de Guixols e Palamòs; il comando avanzato del CTV si trasferisca a La Bisbal. 6 febbraio

La mattina la «Frecce Azzurre », per la direttrice di Torroella, e la «Frecce Nere », per quella di Verges, riprendono l'avanzata e raggiungono il Ter, dove sono costrette ad arrestarsi per l'avvenuta distruzione dei passaggi e l'inguadabilità del corso d'acqua. Sulla riva sinistra, con dominio della sponda, sono sistemate a difesa unità delle brigate internazionali. Il comando del CTV chiede al comando del]'esercito del nord l'assegnazione di 300 metri di materiale da ponte, senza il quale non sembra per ora possibile procedere oltre il fiume . A nord il corpo d 'esercito dell'Urgei raggiunge la frontiera con la repubblica di Andorra, a nord <li Seo di Urgei. La «4a divisione di Navarra » conquista Sarrià de Ter.


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Occorre raggiungere il rio Fluvià e, pertanto, il giorno 7: la «Frecce Azzurre » proseguirà l'azione con obiettivo il Fluvià da Valveralla (compresa) al mare; la «Frecce Nere » opererà come la «Frecce Azzurre» con obiettivo Fluvià nel tratto compreso tra il limite di seltore della «Frecce Azzurre» e quello del CTV; il genio appronterà passaggi sul Ter e si terrà pronto a gittare ponti su altri corsi d'acqua e a prolungare l'asse dei collegamenti fino a Vespes 63. 7 febbraio

, Durante la notte vengono eseguite ricognizioni per la ricerca di passaggi sul Ter. Non si trovano guadi, ma s'individua un passaggio in corrispondenza della località Molino di Gualda, attraverso il quale s i potrebbe tentare il forzamento. Prima di sera, cornunque, elementi della «Frecce Azzurre» riescono, a sud di Canet de Verges, a passare sulla riva sinistra del Ter. Contemporaneamente vengono costruite 2 passe rdh.: dove passano lruppe su[[ìcìt:11li pt:r allargare la piccola testa di ponte iniziale e dove si provvede subito al gittamento di un ponte. Successivamente anche la «Frecce Nere » inizia l'attraversamento del fiume utilizzando gli stessi passaggi. Entrambe le divisioni collaborano alla conquista di Verges, ostacolate da nuclei nemici che alla fine ripiegano verso il Fluvià. Vengono e;atturate varie centinaia di prigionieri, ingenti quantità: di materiali e recuperato il pezzo da 105 andato perduto nella prim_a fase della campagna di Catalogna. Ieri erano stati catturati 800 prigionieri tra i quali i componenti della banda musicale della Xllla br igata internazionale. Sulla sinistra il corpo di Navarra oltrepassa Medina e Rindellots de la Creu e, a nord, il corpo di Urgel occupa Olat e prosegue verso la fronti era pireneica. Il comando dell'esercito del nord dispone che la P brigata di cavalleria, assegnata fin dall'inizio della campagna al CTV, torni a disposizione di quel comando. Gambara esprime al comandante della brigata il suo ringraziamento per l'opera fattiva prestata dalla unità durante il periodo vissuto nel CTV. Occorre domani raggiungere gli obiettivi fissati per oggi che non sono stati perseguiti, per cui viene disposto 64 che la «Frecce Azzurre» e la «Frecce Nere » completino le operazioni e il genio prosegua nei lavori di gittamento di ponti sulla base delle indicazioni e degli accordi da prendere con i cmnandi delle divisioni in 1 a schiera. Il «raggruppamento Casar» invia un battaglione nella zona di Flassa.


CAP. XXVI . IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

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8 fehbraio Durante la nolle, la «Frecce Azzurre» e la «Frecce Nere» completano il passaggio del Ter, comprese le unità di arliglieria e gli automezzi che utilizzarono il ponte gi Ltato nella zona di Verges. L'avanzala riprende a ritmo molto sostenuto lungo la direttrice BelkaireAlbons-Viladermat con la «Frecce Azzurre» e lungo la direttrice Mallot Alegre-San Mori con la «Frecce Nere». Occupate Bellcaire e Albons lungo la· costiera e Mallot Alegre lungo la direttrice interna, le due divisioni raggiungono rapidamente il Fluvià nel tratto compreso tra il mare e Vilahur (limite di settore con il corpo <li Navarra). Il generale comandante del CTV trasmette a tutte le uni Là dipendenti il seguente messaggio: «La battaglia di Catalogna per il CTV è fini la col pieno raggiungimento dei suoi obiettivi. Viva il CTV. Saluto ai gloriosi Caduti. Gambara». . Sul tergo delle divisioni migliaia <li mi Iiziani, abbandonale le arl!li , affluiscono negli ahiL;:i.ti e si presentano come prigionieri; tra l'ingente materiale catturato vi sono anche pallollole «du,'11 dum » di marca americana. Il corpo di Navarra, favorito dalla rapida avanzata del CTV, a sera occupa Figueras. Elementi nazionali dell'isola di Minorca, con l'intervento deii 'aviazione legionaria e di quella della «Condor », occupano località varie e iniziano un movimento di ribellione contro le autorità del governo repubblicano. Il giorno 9 la parte occidentale dell'isola cade in mano ai nazionali e, contemporaneamente, unità da sbarco nazionali, sempre sostenute dall'aviazione legionaria, prendono terra nella baia di Mahon e, vincendo resistenze sporadiche, occupano l'intera isola. Alla sera del 10 febbraio tutta !a Catalogna è neile mani dei nazionali.

6.

Esistono due relazioni del gen. Gambara circa la partecipazione del CTV alla campagna della Catalogna: una del 27 gennaio subito dopo la caduta di Barcei lona (Doc n. 93); una del 9 febbraio dopo la fine della campagna (Doc n. 94) Entrambe sono dirette all'ufficio «S » del ministero degli affari esteri. Gambara era parte in causa e portato conseguentemente, anche senza volerlo, a mettere soprattutto in luce


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sé stesso e le sue unità, ma, a parte lo stile c il tono che gli erano propri, l'esposizione e l'interpretazione dei fatti che egli raceva corrispondevano esattamente e obiettivamente alle operazioni svolte dal CTV, senza violazioni, forzature, ridondanze (schizzo n. 34). Nella relazione del 27 gennaio egli sintetizzò chiaramente e compiutamente quale era stato l'andamento delle vicende belliche vissute dal CTV, sottolineando in particolare, e a ragione, come la caduta di Barcellona fosse stata la conseguenza del completo aggiramento della città, operato da nord dal CTV, e come la realizzazione di tale aggiramenlo fosse stata resa possibile daìlo sconvolgimento dei piani difensivi di Rojo, in seguito al taglio operato in 8 giorni della grande arteria Lérida-Tarragona. Era stato il piano offensivo attuato dal CTV, che aveva contravvenuto allo spirito e alla lettera delle direttive di Franco e di Dàvila, vale a dire l'aver infilato il corridoio esistente tra Vinaixa e Montblanch, puntando su lgualada, a sviluppare una manovra di alto rendirnento, che aveva costre tto, «anche mediante intervento potere politico», il corpo d'eserci iu di Navarra a<l aderire più da presso all'azione del CTV, modificando la direttiva di Franco che avrebbe voluto far divergere il corpo di Navarra verso il mare e la sierra Montsant. Ed era stato ancora una volta il CTV che, puntando lungo il corridoio Sarreal-San Coloma con grande rapidità, aveva sorpreso e sconvolto i nuovi piani improvvisaq di difesa del comando avversario. Era stata la manovra a «trionfare » ne lla campagna del CTV e il trionfo sare bbe stato maggiore se il CTV avesse avuto a disposizione una «grande unità ve~amente celere et idonea impiego fuori strada ». I risultati conseguibili sarebbero stati ancor più remunerativi e, soprattutto, sarebbero stati perseguiti «con notevole anti c ipo ». La manovra era stata costantemente realizzata «mediante carosello di visioni che, riunite et strettamente, reciprocamente appoggiate in un formidabile quadrato, sono state portate combattimento in tempi succcssiv i dopo adeguato periodo ripresa », Gambara si dichiarò soddisfatto del principio della nuova tattica che prevedeva l'impiego a «botta dritta » della divisione binaria e che trasferiva al corpo d'armata la manovra, ma forse a tale riguardo non era estranea la volontà di compiacere Pariani, che della nuova dottrina tattica e della formazione ordinativa binaria era il grande fautore e propugnatore. Non risulta, infatti, che quando egli era stato capo di stato maggiore del CTV avesse contestato in qualche modo i giudizi negativi espressi chiaramente da Bastico e da Berti sulla questione. La relazione si conclude con la citazione di fonti nemiche e amiche - queste ultime meno esplicite che si erano espresse molto favorevolmente circa la condotta delle


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operazioni del CTV e circa la viol enza e la rapidità degli attacchi de lle unità italiane e miste e con l'enumerazione delle perdite subìte e dei successi ottenuti. Il CTV aveva avanzato per 258 chilometri, aveva affrontato e sconfitto 108 battaglioni nemici pari a 27 brigate repubblicane, aveva occupato 151 paesi e 6 città importanti senza contare Barcellona, aveva catturato da solo 16.500 prigionieri dei poco più dei 40.000 fatti dall'intero esercito del nord, si era impossessato di 5 batterie e di una quantità enorme di fucili, armi automatiche e di altro materiali bellico e aveva sparato 400.000 proietti di artiglieria. Aveva perduto 70 ufficiali caduti, di cui 39 italiani, 350 ufficiali feriti di cui 200 italiani, 620 legionari caduti di cui 3 t 6 italiani, 4000 feriti di cui quasi 2000 italiani, 24 dispersi «forse tuLti morti». Nella relazione del 9 febbraio, riguardante soprattutto l'avanzata da Barcellona al rio Fluvià, Gambara intese sottolineare la capacità manovriera, la perizia tattica e tecnica, l'aggressività e la grande volontà ài andare avanti delle sue unità, nonostante il nemico fosse slalo «sempre numeroso, potentemente armato e si fosse sempre battuto con disperazione, ma bene». L'avanzata era risultata una vera manovra di sfruttamento del successo e d'inseguimento, condotta ed eseguita, alleggerendo al massimo possibile le unità e liberandole di tutte le impedimenta, ricercando di continuo la manovra, non preoccupandosi oltre misura del la sicurezza laterale, affiancando le colonne che procedevano lungo i meridiani con altr~ che piegavano lateralmente con angoli di 90 gradi per aggirare montagne e superare corsi d'acqua, tanto che «talvolta sembravano tornare indietro». Vi era stato un momento, quando la «Frecce Verdi» era stata scavalcata dalla «Frecce Nere» e la «Littorio » era stata inserita tra la «Frecce Nere » e !a «Frecce A.zzurre >,, in cui il CTV aveva assunto un ritmo di avanzata irrefrenabile. La« Littorio » era riusci la a catturare l'ordine di operazione della 72 a divisione repubblicana prima che venisse diramato alle unità interessate. Vi era stata allora l'azione brillante della «Frecce Azzurre » che era riuscita a imbarcare su mezzi di fortuna aliquote di fanti e di artiglierie e a farle sbarcare a S. Feliù de Guixols per sbaragliare la 77 a divisione repubblicana appena ricostituita. La notte sul 4 febbraio, la «Littorio», incalzando la XIII a brigata internazionale, «uscendo dal limite del nostro settore » e «rintuzzando le velleità controffensive repubblicane »,si era trovata nelle prime case di Gerona. Frattanto la «Frecce Azzurre» e la «Frecce Nere» avevano superato il Ter tenacemente difeso. Era stata, secondo Gambara, l'ultima fase della campagna della Catalogna una «marcia d 'implacabile ardimento», durante la quale, in 12 giorni di


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lotta erano stati percorsi 180 chilometri in profondità, pagando ogni chilometro di conquista con la perdita di 20 legionari (6000 perdite). Gambara concluse la sua relazione citando altri dati significativi: fanti e artiglieri avevano operato in stretta cooperazione, quasi costituendo un'unica arma; in presenza del nemico erano stati gittati circa 300 metri di ponte, riattate 58 interruzioni stradali, opere che avevano richiesto il movimento di migliaia di metri cubi di terra e 2500 giornate lavorative; erano state stesi oltre 200 chilometri di linee telefoniche campali, 147 chilometri di linee in cavo, riattato 600 chilometri di linee esistenti in zona, costruite «ex novo » 32 linee con 50 centrali e 200 apparati telefonici; era stato assicurato il perfetto collegamento radio fino alle pattuglie avanzate, lavorando 24 ore su 24. L'aviazione legionaria, da Barcellona in poi, aveva concorso ai successi con 218 velivoli efficienti, effettuando 43 azioni di bombardarnento, 4 azioni di attacco al suolo, continue missioni di ricognizione e di protezione; le ore di volo effettuate erano state 6200 e più di 210.000 i q!lantitativi di esplosivo !anciati dagli aerei. La caccia legionaria aveva ingaggiato 7 combattimenti aerei durante i quali aveva abbattuto 29 velivoli repubblicani ed erano stati colpiti 25 apparecchi legionari. Aìtri 35 aerei nemici erano slal.i ince ndiati sui campi dell'aviazione repubblicana. L'Intendenza aveva trasportato 4 milioni di razioni di pane distribuite anche alla popolazione civile, erano stati autotrasportati 25.000 quintali di viveri e quasi un milione di scatolette, distribuite 10.000 serie di vestiario, sgomberati 10.000 feriti e ammalati, compresi i servizi svolti per unità non appartenenti al CTV e per la popolazione civile; per i trasporti logistici erano stati compiuti oltre 200.000 viaggi, percorsi 5 milioni di chilometri, consumati 5 milioni di litri di carburante. Spesso i rifornimenti erano stati effettuati mediante il ricorso ad aerei. I paesi occupati dal 28 gennaio in poi erano stati 146, le città 7, di cui una capoluogo di provincia. Erano stati liberati 700 prigionieri politici. Erano stati catturati 34.500 prigionieri, 22 carri armati di fabbricazione sovietica, 5 aerei, materiali per la costruzione di altri 20 velivoli, 50 mezzi di artiglieria, 1000 armi automatiche di reparto, ospedali, treni, fucili, interi depositi di materiali di entità non ancora valutabile. Il 9 febbraio non era più possibile neppure contare gli sbandati che venivano consegnandosi alle unità essendo in corso «un autentico fenomeno di liquefazione» dell'esercito repubblicano. La campagna della Catalogna costò al CTV perdite superiori a quelle di tutte le altre campagne e battaglie della guerra civile spagnola, comprese quelle subìte nella battaglia di Guadalajara. In essa


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LA PARTECIPAZIO NE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

non mancarono deficienze, insufficienze, incidenti e inconvenienti determinati più volte dalla mancata osservanza del le norme di vigilanza e di sicurezza. Così, ad esempio, in materia di cooperazione aereoterrestre, non poche furono le lacune nelle intese e nei collegamenti Lra le unità in volo e quelle terrestri, le soluzioni di continuità nella osservazione diurna e notturna derivanti dalla dislocazione a grande distanza dei campi di aviazione, con la conseguenza di w1a limitala permanenza degli aerei in volo, e le lacune nella preparazione degli ufficiali osservatori, i ritardi nel recapito dei risultati delle missioni. Le unità carri e quelle meccanizzate e auloportale misero in luce ì'insufficienza tecnica dei loro mezzi rispetto agli analoghi mezzi degli avversari, specialmente in fatto di armamento dei carri. Nondimeno il CTV, durante la campagna della Catalogna, fu la macchina trainante dell'offensiva in tutte le fasi, prima e dopo Barcei lona. Esso dimostrò di aver conseguito un grado di efficienza e di capacità operativa e combattiva veramente elevato sotto tuUi gli aspetti, da qu e llo professionale

,L que llo rnoralc, s1a nell'ai11bito della «LiL-

torio», ormai costituita solo <li veterani, che in quello delle divisioni miste, dove prevalevano le reclute. Gambara dette prova convincente deila sua validità inteìlettuaìe e professionale, delia sua perizia manovriera e della sua rapidità di decisione. Egli guidò magistralmente l'intera manovra del CTV e condizionò po~itivamenle quella più vasta dell'esercito del nord . Il suo comportamento durante la seconda guerra mondiale confermerà la validità delle sue doti intellettuali e professionali e la sua capacità di farsi ben volere dai subordinati e di esercitare su di questi notevole ascendente per la cura che avrà anche in seguito, come nella guerra di Spagna, per il benessere dei soldati, ma ne offuscherà la figura morale anche, ma non solo, per l'adesione che darà alla repubblica sociale di Salò. Scrive il Coverdale che il convincimento che la rapidità e il successo dell'offensiva catalana fossero dovuti al CTV è una tesi «un po' esagerata», ma che essa «contiene una buona dose di verità, come ammise il generale von Stohrer» 65. A noi sembra, né ci fa velo l'orgoglio nazionale che abbiamo cercato di tenere costantemente lontano, che il giudizio di Stohrer e dello stesso Coverdale, come pure di molti altri, compensi largamente la laconicità e i silenzi, per non dire le minirnizzazioni arbitrarie della monografia n. 14 del «Servicio Historico Militar», dove tra l'altro non c'è traccia dell'intervento italiano di pressione su Franco perché facesse avanzare i corpi d'esercito laterali. Il CTV s i era lanciato in avanti per una profondità di circa 30 chilometri sino al corso del fiume Sed, mentre i nazionali, e in partic.ohire


CAP. XXVI . IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

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il corpo <l'esercito <li Solchaga, erano rimasti fermi. Esso con la sua penelrazione aveva reso possibile lo sviluppo di una manovra strategica decisiva. Qualora Franco non avesse, una voi La Lanlo, aderito alla richiesta diretta di Mussolini, di Viola e di Bodini e degli stessi tedeschi intervenuti su sollecitazione di Mussolini, non solo sarebbe andata perduta la grande opportunità offerta ùal CTV, ma l'andamento della intera campagna della Catalogna avrebbe assunto un ritmo e un corso diversi, indubbiamente più lento e più sanguinoso, perché furono proprio la spiccata aggressività e la sostenuta velocità delle operazio11i a sorpre11<lere e cor1funJe re i co111a11ùi e le u11ilà repubblicar1i.


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I.A PARTECIPAZIONE ITALIANA Al.I.A GUERRA CJVlLE SPAGNOLA (1936 - 1939)

NOTE AL CAPITOLO XXVI 1

Diario storico del comando del CTV. Anno 1938, mese di dicembre, giorno 20. Ferdinando Pedriali. Op. cit., pg. 349. 3 Diario storico del comando del CTV. Anno 1938, mese di dicembre, giorno 20 e Ali. n. 7, 8, 9 e 10. 4 Ibidem, giorno 23 e Ali. n. 11 e 12. s Ibidem, giorno 24 e All. n. 13. Sbis Ibidem giorno 25 e All. n. 14, 15 e 16. 6 Ibidem, giorno 26 e All. n. 1 l. 7 Ibidem, giorno 27 e Ali. n. 19. 8 Ibidem, giorno 28 e Ali. n . 21. 9 Ibidem e Ali. n. 22. 10 Ibidem, giorno 29. lObis Ibidem e Ali. n. 23. 11 Ibidem, giorno 30 e All. n. 24. 12 Ibidem, giorno 31 e A!!. n . 26. 13 ibidem, anno 1939, mese di gem1aio, giorno 2 e Ali. n. 5 14 Ibidem e Ali. n. 6. 1s ibidem, giorno 3 e Ali. n 7. 16 ibidem e Ali. n. 8. 17 Ibidem, giorno 4 e Ali. n. 9. 18 Ibidem, giorno 5 e All. n. 8. 19 Servicio Historieo Militai:. Op. cit., monografia n. 14, pg. 90-92. 20 Ibidem, pg. 85. 21 Hugh Thomas. Op. cit., .pg. 598. 22 Diario storico del comando <lei CTV.Anno 1939, mese di gennaio, giorno 5, Ali. 2

n. 11.

Ibidem, giorno 6 e Ali. n. 12. Ibidem, giorno 7 e Ali. n. 13. Ibiàern, giorno 8 e Aìi. n. i5. Ibidem, giorno 8 e Ali. n . 15, giorno 9 e Ali. n. 16, giorno 10 e All. n. 17. Ibidem, giorno 11 e Ali. n. 18. Francesco Belforie. Op. cil., vol. I, pg. 131. Diario storico del comando del CTV. Anno 1939, mese di gennaio, giorno 12

22his

23 24 25 26 27

28

e All. 11.19. 29 Ibidem, giorno 13 e 30 Ibidem, giorno 14 e 31 Ibidem e All. n. 22. 32 Ibidem, giorno 16 e 33 Ibidem, giorno 15 e 34 Ibidem, giorno 16 e 35 Ibidem e Ali. n. 27. 36 Ibidem, giorno 17 e 37 Ibidem, giorno 18 e 38 Ibidem, giorno 18 e

All. 11. 20. Ali. n . 21. Ali. n. 25. All. 11. 23. Ali. n. 26. Al I. 11. 28. All. n. 33. Ali. n. 34.


CAP. XXV! - IL CIV NELLA CAMPAGNA DF.1.1.A CATALOGNA

403

Ibidem, giorno 18 e Ali. n. 31 e n. 32. Ibidem, giorno 20 e Ali. 11 . 35. Ibide m, giorno 20 e Ali. 11. 36 e n. 37. 42 Ibidem e Ali. n. 38. 43 Ibidem, giorno 21 e Ali. n. 39. 44 Ibidem, giorno 21 e Ali. 11. 40. 45 Ibidem, giorno 22 e Ali. n. 41 e 42. 4 6 Ibidem, giorno 23 e AIJ. n. 44. 47 Ibidem, giorno 24 e Ali. n. 45 . 48 Ibidem, giorno 25 e Ali. n. 47 . 49 Hugh Thomas. Op. eit., pg. 598. 50 Diario storico del comando del CT\I. Anno 1937, mese di gennaio, giorno 26 e Ali. n . 52. 5 1 Ibidem, giorno 27, Ali. n. 56, n. 57, n. 58. 52 Ibidem, giorno 27 e Ali. 11. 55. 53 Ibidem, giorno 28 e Ali. n. 61. 54 Ibidem, giorno 29 e Ali. n. 63. 55 Ibidem, giorno 30 e Ali. n . 64. 56 Ib1dem e All. n. 65. 39

40 41

11

Ibidern, giorno 3 i e Al1. n . 06.

Ibidem, mese di febbr-aiu, giorno I e Ali. n. 3. 59 Ibidem, giorno 2 e Ali. n. 4. 60 Ibidem e Al!. n . S. 6 ! Ibidem, giorno 3 e All. n. 6, e giorno 4 e Ali. n . 8. 6 2 Thiùem, giumu 5 e Al!. n. 9. 63 Ibidem, giorno 6 e All. n. 11. 64 Ibidem, giorno 7 e Ali. n. 12. 65 Jobn r. Coverdale. Op. cit., pg. 348. 58



CAPITOLO

XXVII

DALLA CATALOGNA A MADRID

1. La nuova politica dell'Tnghilterra e della Francia nei riguardi di Franco. 2. La disfatta repubblicana in Catalogna. 3. La Spagna repubblicana. 4. La Spagna nazionale. 5. Il CTV dopo la campagna di Catalogna. 6. L'offensiva finale. 7. Le operazioni del CTV nell'offen siva finale: da Toledo ad Alicante. 8. Scioglimento del CTV, rimpatrio dei legionari e costituzione di una «Missione militare».

1.

La conquista di Barcellona e l'arrivo tra il 7 e il 10 febbraio dei corpi d'esercito di Aragona, del Maestrazgo e di Urgel alla frontiera con la Francia suscitarono enorme impressione alrinterno deiie due Spagne e fuori. L'ultima fase della campagna della Catalogna era stata solo un incalzante inseguimento dei nazionali contro i repubblicani in ripiegamento che, ricorrendo ai procedimenti dei combattimenti temporeggianti, avevano cercato di ritardare il più possibile l'avanzata dei nazionali. Alla fuga dell'esercito si era sovrapposta quella, con dimensioni quasi bibliche, della popolazione catalana, non paragonabiìe a ììe migrazioni verificatesi a Irùn, Malaga e Biibao. «Fu un movirncnlo dellalo da panico e isleri smo co llellivo, perché di coloro che fuggivano soltanto una piccola percent uale avrebbe rischiato la vita se fosse rimasta. Ma sembrava che tutta la Catalogna si fosse messa in marcia. Tutte le città, tutti i paesi sulla via della frontiera traboccavano di gente. Di notte, le strade erano ricoperte di esseri umani di tutte le età affamati e tremanti» 1• La Francia dapprima aveva aperto la frontiera solo ai civili e ai militari feriti, poi dal 5 febbraio anche ai militari a patto che consegnassero le armi. Oltrepassarono così la [ronliera circa 250.000 profughi civili e decine e decine di migliaia di soldati. L'esodo non poteva essere valutato solo come la conseguenza della sconfitta militare, ma prima ancora come indice di una disfatta morale e politica.


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LA PARTECIPAZIONE JTALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - .1939)

La fine della campagna di Catalogna convinse i governi stranieri e le opinioni pubbliche di vari paesi della irreversi bi I i tà de l la vittoria di Franco, al quale sarebbe perciò convenuto accostarsi, deponendo le antiche rivalità e idiosincrasi e, s icché governi e personaggi fino ad allora dispregiatori di Franco e del suo regime, di tutt'altro indirizzo politico, si fecero avanti e primi, tra di essi, quelli dell'Inghilterra e della Francia, che il 27 febbraio, prima in «linea di principio » e subito dopo «de iure », riconobbero il governo di Burgos. Ciò non avvenne senza proteste delle opposizioni e anche di qualche membro delle maggioranze governative. Nei riguardi deì riconoscimento ingìese vi fu una lunga e accesa discussione parlamentare, tanto che «nessuna questione di politica estera aveva mai interessato a tale punto la Camera dei Comuni dal tempo della rivoluzione francese ; ed era giusto che così fosse, dato che il governo, insistendo e costringendo i governi francesi a insistere in una politica di non interve nto, aveva di rettamen Le contribuito alla sconfitta della re pubbli ca spagnola. Lo aveva fatto ai fine di promuovere qudia puiitica di "pacirica zione" generale dell'Europa, con cui si illudeva di frenare la bramosia di dominio di Hitler e di Mussolini » 2. Seguirono ben presto l'esempio di quelli inglese e francese i governi della Polonia, Svizzera, Olanda, Grecia, Argentina, Brasile, Uru guay e della intesa halcanica, mentre anche negli StaLi Uniti d'America veniva facendosi strada !a corrente di opinione pubblica favorevole all'allacciaii1ento di relazioni diplomatiche con la Spagna nazionale. . Tali riconoscimenti aumcnLarono il prestigio e il potere politico del regime d i Franco sùl piano dei rapporti internazionali e ne accrebbero la credibilità anche agli occhi delle due Spagne. Fu dunque quello ottenu to da Franco su l pi ano politico e psi cologico uno dei risultati favorevoli di maggior momento della campagna della Catalogna, del resto conclusasi vittoriosamente per i nazionali anche sul piano tecnico-mili tare.

2. La campagna di Catalogna, rinita con Ja rotta delle forze repubblicane che vi avevano partecipato, pose il governo Negrìn nella drammatica alternativa di continuare la guerra nella consapevolezza della propria inferiorità strategica e logistica o di arrendersi incondizionatamente ai nazionali. La prima scelta trovava una qualche giustifi-


CAP. XXVII - DA LLA CATALOGNA A MADRID

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cazione nel rabbuiarsi ulteriormente della situazione politica europea e nella difesa fino all'ultimo dei principi ideologici, politici e sociali che, almeno a parole, avevano ispirato l'azione della repubblica; la seconda incontrava un grosso ostacolo nella determinata intransigenza di Franco di non voler concedere ai vinti condizioni ragionevoli per una resa che salvasse l'onore e la dignità di un esercito che si era battuto bene e decorosamente. Il governo, gli stessi capi militari si divisero, se così si può dire, in due partiti: quello della resistenza a oltranza, quello della resa. Il primo faceva capo a Negrìn, che pure aveva tenlalo la strada di una pace negoziata, e ai comunisti; il secondo comprendeva coloro che, nella convinzione che un governo diverso avrebbe indotto Franco a fare qualche concessione per porre subito fine alla guerra, volevano estraniare i comunisti dal potere politico e militare. Al secondo partito aderivano capi politici di spicco, tra i quali i sostenitori di Azaiia, Pr ielo, Largo Caballero. La divisione creò il caos e questo la disintegrazione della repubblica in una nuova guerra ~ivile, 11ella quale; si i11serl ancl1c un nuovo regolamento di e.un.ti tr«

anar chici e comunisti. Che la perdita della Catalogna avrebbe assunto dimensioni catastrofiche, i dirigenti poiitici e i comandanti militari repubblicani ne erano stati coscienti fin da prima del 23 dicembre. Essi proprio per questo avevano compiuto uno sforzo imponente in tutti i settori, da quello politico-diplomatico a quello militare, da quello dell'ordine pubblico a quello della propaganda. Era stato, ad esempio, spedito nell'Unione Sovietica il comandante dell'aviazione gen. Hidalgo de Cisneros, per chiedere l'invio di aerei, carri armati, pezzi di artiglieria e mitragliatrici. La sua missione non era rimasta senza risultato, giacché Stalin, questa voha sensibile alla richiesta, a veva autori zzato di far salpare per i porti francesi ben 7 piroscafi carichi di parte del mater ial e segnalato 3, Nel settore della preparazione militare specifica Rojo aveva provveduto al rior dinamento dell'esercito dell'est e di quello dell'Ebro e aveva posto a capo dei due Hernàndez Sarabìa, di quello dell'est il col. Perea e di quello de ll 'Ebro Modesto. Rojo stesso aveva elaborato un piano di difesa molto valido, impostato su di una generale manovra d'arresto, da condurre, qualora necessario, anche con il ricorso ai procedimenti della difesa elastica. Era stato dato grande impulso alla fortificazione p e r l'approntamento di 3 posizioni difensive in profondità. Pr ima e durante la campagna era stata condotta un'assordante propaganda di convincimento dell'opinione pubblica circa l'inespugnabilità delle difese approntate e la conseguente necessità di trasformare la Catalogna in una roccaforte morale e mate-


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LA PAIUEC!PAZIONE ITALIANA ALLA Gl JERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

riale imbattibile. Si può dire che tutto era stato previsto per il mantenimento della regione nel possesso dei repubblicani e solo due erano state le sorprese: la data d'inizio dell'offensiva nazionale che i repubblicani avevano valutata molto meno prossima; l'aggressività, la velocità di penetrazione e il ripetuto ricorso alla manovra da parte dei nazionali. Le misure p reventive e quelle successive adoltate durante la campagna - chiamata alle armi degli uomini validi dai 36 ai 42 anni, mobilitazione _in massa della popolazione maschile dai 20 ai 45 anni, appeìlo aile donne per ii concorso alìo sforzo belìico, te ntativi di contromanovra, messa in atto di una infinità di distruzioni - non erano valse a evita re il cedimento delle posizioni e lo sgretolamento dei dispositivi difensivi e controffensivi. Neppure l'inferiori tà in artiglieria e in aviazione e i noti congeniti punti deboli delle forze repubblicane potevano bastare a dar ragione della perdita in 50 giorni di un territorio vasto 31.930 chilometri quadrati e del dissolvimento di un esercito cli circa 300.000 uomini, comprese ìc forze per ì'ordine pubblico_ La causa prima del disastro fu, a nostro avviso, che in Catalogna, ancor prima dell'inizio dell'offensiva dei nazionali, gravava un'atmosfera desolante e laccrnnte, ereditata dalla sconfitta dell'Ebrn, dove la repubblica aveva sacrificato inutilmente migliaia di vite umane e ingenti quantitativi di mezzi bellici. Fin dçil momento in cui i nazionali superarono il Segre, i repubblicani avevano combattullo, e molti bene, con perizia, tenacia1 coraggio senza credere nella vittoria, che appariva loro, dopo l'Ebro, una meta impossibile. Non esistono neppure oggi dati certi sulle perdi Le subì te dai repubblicani nella campagna di Catalogna 4, ma la cifra minima, indicata da qualche storico, di 60.000 uomini, dei quali 40.000 primn della caduta di Barcellona, convalida l'opinione che la totale disfatta repubblicana è da attribuire anche a motivazioni morali e psicologiche, prima ancora che a quelle tecniche. Poco prima della caduta di Barcellona, Negrìn,i ministri, gli alti comandanti militari e gli alti funzionari amministrativi, assieme al governo catalano e a quello basco in esilio, abbandonarono la città e si trasferirono in Gcrona.«Nella capitale catalana ogni spirito di resistenza si era spento. Il partito comunista aveva un bel gridare che il Llobregat doveva diventare il Manzanares della Catalogna, i catalani, compresi i separatisti e gli anarchici, non avevano più voglia di fare la guerra. Gli stranieri ancora presenti nella città o si unirono alla fiumana dei profughi che si dirigeva verso nord-est, o cercarono d'imbarcarsi, benché il porto fosse bombardato in continuazione» s.


CAP.

xxvn . DALLA CATALOGNA A MADRID

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A meno di una miracolosa resurrezione del morale, non la campagna

della Catalogna, ma la guerra era ormai perduta.

3. Il 1 ° febbraio si riunirono in Figueras 62 deputati delle Cortes, ai quali Negrìn espose quali avrebbero dovuto essere le condizioni per negoziare una pace con Franco: gara nzia dciìa indipendenza deì paese, di libere elezioni, di astensione da ogni vendetta, rappresaglia e persecuzione. Il discorso di Negrìn riscosse il consenso unanime dei presenti, ancorché tutti fossero convinti che Franco non avrebbe mai accettato di negoziare su tali basi e che pertanto non restava che continuare la gue,-ra. Sciolta la riunione, i deputati e la gran parte dei ministri partirono per la Francia, dove erano stati preceduti da Azafi.a, Aguirrc y Lccubc, Companys y Iovcr, Largo Cabalicro e da aìtri responsabili politici. Negrìn e Alvarez del Vayo rimasero in Catalogna e si rivolsero ai diplomatici l'inglese Ralph Stevenson e il francese Jules Henry per una mediazione presso Franco ai fini dell'accettazione del termine della guerra nel contesto delineato a Figueras. Su richiesta di Rojo, una nuova riunione di carattere politico-militare venne Lcnula il 6 febbraio in Agullana con la partecipazione, oltre che di Negrìn e di Rojo, di molti membri dello stato maggiore centrale, del col. Jurado, del commissario politico Osorio Tafall, di Hidalgo dc Cisneros, Modesto, Perea, Enrique Castro Delgado. Rojo si espresse in termini estremamente pessimisti circa le possibilità di continuare a difendersi nell a regione central e e Hidalgo de Cisneros fece 3ltrettanto sottolineando l'esiguità dell'aviazione. Mentre la riunione era in corso sopraggiunse la notizia che i nazionali stavano avanzando molto celermente e Jurado propose di sospendere la riunione e di raggiungere ciascuno il proprio postq di comando. Negrì n, che aveva contestato il pessimismo di Rojo, accolse la proposta di Jurado e decise il trasferimento del quartier generale dello stato maggiore centrale e di quello del G.E.R.O. in Le Perthus, me ntre egli Lornò ad Agullana. Il giorno 8, dopo che i I giorno 7 i I governo, ad eccezione di Negrìn, di Alvarez del Vayo e di altri 2 ministri, si era trasferito in Francia, presiedé in Agullana un'altra riunione, cui parteciparono Rojo e una trentina di comandanti e di commissari, senza peraltro riuscire a stabilire una chiara linea da seguire, ancora nella vana speranza di una pace negoziata. Subito dopo Negrìn e Rojo attraversarono la frontie-


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l.A PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

ra e il primo si portò in Tolosa dove erano già giunti gli altri ministri. Successivamente Negrìn e Alvarez de.I Vayo partirono in aereo per Alicante per rendersi direttamente con Lo della situazione di quanto restava della Spagna repubblicana. La Spagna repubblicana era ora costituita da un blocco unitario, grosso modo a forma di quadrilatero irregolare, situalo al centro della penisola iberica, esteso per 120.000 chilometri quadrati, con 9.000.000 di abitanti, 700 chilometri di costa da Motrìl (esclusa) a Castellòn de La Plana (esclusa) includente i porti di Alméria, Alicante, Valcncia e la base navale di Cartagena. Le forze dell'esercito constavano complessivamente di 51 divisioni delle quali la gran parte in linea e 17-18 in riserva: 2 sulla fronte sud, 2 su quella di Toledo, 3 sulla fronte del Levante, 9 su quella di Madrid. Le divisioni erano raggruppate in 16 corpi d' esercito, questi in 4 eserciti (Centro, Estremadura, Andalusia, Levante), cd erano costituite su 2 o 3 brigate per complessive 141 brigate, oltr e 2 b r igale di cavalleria. L'esercito repubblicano comprendeva inoitre 2'/ battagiioni del genio e 21 gruppi <li guardie d' assalto. Disponeva in totale di 400 pezzi di artiglieria e di 280 tra carri armati e autoblindo. La flotta era costituita da 3 incrociatori, 13 cacciatorpediniere, 5 torpediniere, 7 sommergibili, 2 cannoniere e altro naviglio ausiliare minore. -L 'aviazione era davvero esigua e contava un centinaio di aerei di vario tipo. Nell'insieme le forze armate repubblicane, compresi i 200-300.000 uomini in addestramento, costituivano uno strumento.be llico ragguardevole, che avrebbe potuto opporre una valida resistenza per la durata di qualche mese, pur tenuto conto della scarsa· artiglieria, dell'esigua aviazione e della deficienza di mitragliatrici. Comandante delle forze armate terrestri, navali e aeree venne non1i na to il gcn. lV!! aja, del gruppo di eserciti della zona centrale il gen. Manuel Matallana Gomez, dell 'esercito di Madrid il col. Segismondo Casado Lòpez. Quando Negrìn giunse ad Alicante e successivamente si recò a Madrid trovò i capi militari quanto mai depressi. «La popolazione civile rnoriva quasi di fame e loro stessi, i generali, avevano perduto per lungo tempo i contatti con il proprio governo. Erano tulli stanchi della guerra. La politica della resistenza a oltranza era caldeggiata seriamente soltanto dal partito comunista i cui leader - la Pasionaria, Lister, Modesto e l'imma ncabile Togliatti - rientrarono in Spagna proprio in quel periodo» 6_ AJvarez del Vayo andò in volo da Madrid a Parigi per cercare di convincere Aza:òa a tornare in patria; ma questi gli disse che il suo dove re era ora di concludere la pace, rifiutando di prolungare una gu erra che non aveva più senso. Le divisioni tra


CAP. XXVll - DALLA CATALOGNA A MAURIU

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ollranzisti e pacifisti, sempre già esistente da tempo, tornarono in superficie e questa volta in modo ancor più drammatico perché a quelle tra politici si aggiunsero quelle tra mii i tari. Il 13 febbraio Franco promulgò un decreto contro tutti coloro che si fossero resi colpevoli di «attività sovversiva» dall'ottobre 1934 al luglio 1936 e contro coloro che da tale data in poi si fossero «opposti al governo di Burgos di fatto o con criminosa attività». «Era chiaro che con ciò si concedevano alle autorità nazionaliste ampi poteri di vendicarsi. Del resto le persecuzioni erano già cominciate« 7 • Il 18 febbraio Franco àichiarò che «i nazionaii hanno vinto, perciò i repubblicani devono arrendersi senza condizioni». Qualche giorno dopo, evidentemente per ingraziarsi i governi inglese e francese, dai quali attendeva il riconoscimento, in un'altra dichiarazione annunzi ò che i tribunali si sarebbero occupati soltanto dei criminali «dato che il movimento nazionale è alieno dalle rappresaglie ». Negrìn, che nel frattempo veniva adoperandosi per una rinascita dei moraìe ùelìe popolazioni e ùello spirii.u <.;ombaLi.ivu ùdle Lruppt\ pur non potendo non chiedere alle une e alle altre nuovi sacrifici per il proseguimento della guerra, la sera del 24 febbraio s'incontrò in Madrid con il col. Casado che, dopo essersi consultato con esponenti politici del partito di Azaùa, aveva inviato a Parigi suoi emissari per convincere il presidente della repubblica a tornare in patria per esercitare le sue funzioni di capo dello Stato. Casado rappresentò a Negrìn la disperata situazione alimentare della capitale e il pietoso stato di essere delle sue truppe: soldati affamati, senza scarpe e cappotto, disponibilità di soli 40 aerei, pochezza di armi automatiche e di artiglierie, deficienza di carburante_ Negrìn cercò di tranquillizzare Ca sado assicurandogli che l'Unione Sovietica aveva inviato 600 aerei, 500 pezzi di artiglieria, I 0.000 armi automatiche e che tutto tale materiale era già arrivalo a Marsiglia. Ma Casado obiettò che il tutto non sarebbe mai giunto in Spagna, perché il tratto di mare MarsigliaValencia non era praticabile in quanto dominato dai nazionali e sollecitò il capo del governo a tentare di nuovo la via della trattativa con Franco. Negrìn, da parte sua , promise di farlo anche a costo, qualora necessario, di estromettere i comunisti dal governo, ai quali Casado faceva risalire la responsabilità della intransigenza di Franco. Per ingraziarsi l'interlocutore Negrìn promosse generale Casado. Il 26 febbraio Negrìn chiamò a rapporto nell'aeroporto di Los Llanos, nei pressi di Valencia, tutti g li alti comandanti e, fa lta la storia del fallimento di tutt i i tentativi esperiti, anche per il tramite della diplomazia francese e inglese, per trattare la resa, comunicò loro che


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I.A PARTF.ClPA7.10NF. ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 - 1939)

non restava altro da fare che resistere. I generali Matallana, Leopoldo Menéndez Lopez comandante dell'esercito del Levante, Escobar comandante dell'esercito di Estremadura, Domingo Moriones comandante dell'esercito dell'Andalusia concordemente sostennero che continuare la guerra sarebbe stata una follia. L'ammiraglio Buiza, cmnandante della marina, dichiarò apertamente che la guerra era perduta e che la flotta, soggetta a continue non più sosteni bi I i incursioni, sarebbe stata costretta a lasciare le acque spagno le qualora non si fossero subito intavolati nuovi negoziati di resa. Il col. Antonio Camacho Benìtez àeii'acronautica dichiarò che erano disponibiìi soio 3 squadriglie «Natachas», 2 squadriglie «Katiuskas» e 25 velivoli da caccia. Anche il governatore militare di Cartagena, gen. Bernal, caldeggiò la resa. Solo Miaja sostenne con risolutezza la prosecuzione della resistenza a ogni costo. Ancora una voi ta non fu presa una decisione chiara e ineludibile. Dopo la riunione, Negrìn pensò di sostituire Casado con Modesto, Escohar con Lislcr, Moriones con Fra ncisco Galàn Rodriguez, di nominure Jesùs Hcrnàndez ispettore gcncraìc dcììc forze armate anziché di lasciarlo nell'incarico di commissario politico capo, e Matallana capo di stato maggiore dell'esercito per rimuoverlo dall'incarico, politicamente più importante e delicato, di capo dei trasporti e <li promuovere Modesto al grado di genera le. Tl 28 febbraio, appresa la notizia del :riconoscimento francese e inglese del governo di Burgos, Azaria si dimise (Doc. n . 95) e, su designaz ione della commissio,ne permanente delle Cortes, riunitasi in Parigi, le funzioni <li capo dello stato vennero assunte da Diego Martìnez Barrio. Il 1° marzo· Negrìn convocò in Yeste Matalla11a e Casado per proporre una riorganizzazione dello stato maggiore generale design a ndn il primo a «ca po d e ll o sta to maggiore gen er ale» e il secondo a «capo di stato maggiore centrale ». I due genernli ribadirono la necessità della resa. Fu l'ultima volta che Matallana e Casado s'incontrarono con il capo del governo e ministro della difesa. Nei giorni successivi gli eventi precipitarono. Casado decise di ribellarsi al governo, dopo essersi assicurato l'appoggio dei vari partiti e di gran parte dei comandanti 11011 comunisti, Lra g li a lt r i il gen. Martìnez Cabrera governatore militare di Madrid, i1 direttore generale della polizia e il capo del SIM. L'amm. Buiza, schieratosi con Casado, indisse il 2 marzo in Cartagena una riunione dei comandanti delle navi e dei commissari politici e li informò che si stava preparando un colpo di Stato e si sarebbe costituito un «Consiglio nazionale d ella difesa», in sostituzione del governo Negrìn, del quale avrebbero fatto parte parli ti e sindacati. A conoscenza della riu-


CA!'. XXVII - DALLA CATALOGNA A MAVR!V

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nione Negrìn inviò a Cartagena il ministro della mai-ina Paulino Gomez Sainz per riaffermare l'autorità del governo e sostituì il governatore militare di Cartagena con il col. comunista Galàn. Buiza ordinò alla flotta di prendere il mare e di mettersi a disposizione di Casado. Militari e falangisti insorsero contro Galàn, ma Jesùs Hernandez mandò a Cartagena la 4a divisione repubblicana che domò l'insurrezione falangista o anticomunista, ma la flotta era ormai al largo e il 6 marzo arrivò a Biserta, dove gli equipaggi furono internati dalle autorità francesi. A Madrid venne costituito il Consigìio nazionale con presidente Casado che cedé poi, conservando l'incarico di ministro della difesa, a Miaja «che nonostante la sua stanchezza, la sua timidezza e il suo opportunismo, si era lasciato convincere a schierarsi con i congiurati» s. Entrarono nel Consiglio il vecchio Juliàn Besteiro, socialisti, membri della CNT, membri della UGT e repubblicani. Invano Negrìn tentò d'incontrare Casado ingiunge ndogli di recars i a Yeste e inutilrnente per Jue voile inviò a rvia<lrid un aereo perché Casaùo non avanzasse scuse per non andare. Alla fine, il 7 marzo, fallito ogni tentativo di accomodamento con Casado, Negrìn, Alvarez del Vayo, Hidalgo de Cisneros, Lister, La Pasionaria, Modesto, il col. Antonio Cordòn per via aerea raggiunsero la Francia. Anche i consiglieri militari sovietici, con a capo il gen. Borov, lasciarono in quei giorni la Spagna repubblicana, dove frattanto cresceva il caos. L'esercito repubblicano si divise: una parte si sollevò contro Casado, ma la grande maggioranza appoggiava Casado (i 3 comandanti dei corpi d'esercito dell 'esercito centrale, i comandanti degli eserciti d'Estrema<lura, del Levante e dell'Andalusia). «La maLLina del 5 marzo il maggiore comun ista Ascanio, comandante dcll'8a divisione, cominciò a marciare su Madrid. Sollevazioni comuniste ci furono ad Alcalà de Henarcs e a Torre_ios de Ardoz 9». Per tutta la giornata dell'8 marzo vi furono in Madrid combattimenti, spesso accaniti. Jesùs Hernànàez, che ormai dirigeva in patria il partito comunista spagnolo fuori di Madrid, «benché Togliatti fosse ancora in Spagna», riuscì a spodestare il basco Ibanolo dal comando del XXll corpo d'esercito per bloccare i viveri diretti a Madrid, qualora Casado non avesse liberato i capi comunisti arrestati. Infine a Madrid si giunse a una tregua tra le parti, mentre emissari di Casado tentavano in Burgos di trattare le condizioni per la resa. Lo stesso Jesùs Hernàn<lez perse ogni speranza di poter resistere a lungo e si preparò alla fuga. Il tentativo di Casado di strappare condizioni più favorevoli pe r la resa fallì. L'esercito repubblicano dal 26 marzo «cominciò a smobilitarsi da sé: i soldati abbandonaro-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA ( 1936. 1939)

no il fronte per tornare a casa, gli ufficiali non fecero nulla per fermarli, e neppure una trasmissione di Radio Madrid che raccontava la vera storia dei negoziati di Burgos (per la resa) valse ad arginare questo spontaneo sgretolamento» 9.

4. La graude villoria ollenula in Calalog11a sollevò alle stelle il morale della Spagna nazionale. La fine della guerra fu ritenuta quasi imminente, mentre non lo sarebbe stata qualora la Spagna repubblicana avesse deciso concordemente di continuare a lottare, sia pure senza speranza, anziché di consegnarsi senza nessuna seria garanzia a Franco. Furono proprio la conoscenza di Franco delle discordie esistenti nella controparte e il sopraggiunto riconoscimento del suo governo da pari.e della Ingl1i1terra e de lla Prancia a ii1durii-è ulterioi-nìe:nte l'intransigenza del generalissimo. Animatore, non necessario, di tale intransigenza anche negli affari di politica estera ed interna, era Serrano Suner, che ii 24 gennaio aveva suggerito a Franco la fusione in uno dei due ministeri degli affari interni e dell'ordine pubblico, di cui rimase a capo, imprimendo un ulteriore gi~·o di vite contro i pessimisti, i dissenzienti e i cospiratori. Serrano Suii.er si sentì abbastanza forte anche per affrontare la questione dei rapporti tra il regime e la Chiesa. Egli, pur dichiarando il rispetto della Chiesa ed esaltando la tradizione cattolica del paese, si pronunciò per una chiara divisione <lei poteri, soprattutto nel campo dell'insegnamento, e chiese al tempo stesso che lo Stato esercitasse di nuovo il diritto della investitura episcopale. La sua politica suscitò subito le rimostranze del cardinale Pedro Segura y Saenz, arcivescovo di Siviglia, che denunziò l'irreligiosità della falange, che subiva gli influssi <lel nazional-socialismo tedesco, e del cardinale lsidoro Goma y Tomàs, arcivescovo di Toledo e Primate di Spagna, che con toni più moderati di quelli del suo collega di Siviglia criticò il «nazionalismo eccessivo» del regime. Al termine della campagna di Catalogna, comunque, la situazione interna della Spagna nazionale poteva definirsi buona, soprattutto sotto l'aspetto alimentare e produttivo. Sotto l'aspetto politico persistevano gli attriti tra i falangisti e i monarchici e tra lo Stato e la Chiesa, specialmente, a quest'ultimo riguar·do, per la questione <lei preti baschi 10, ma essi non erano tali da preoccupare eccessivamente il governo di Burgos, verso il quale venivano crescendo i consensi,


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accos tandosi ad esso per opportunismo anche coloro che o l'avevano avversato o erano stati molto tiepidi nei suoi riguardi. Sotto il profilo militare, anche se non vi era molto da aspettarsi da un esercito, di cui un'imponente aliquota era stata duramente sconfitta e messa in fuga per sempre nella Catalogna, occorreva prevedere di dover affrontare una forza molto consistente numericamente che, pur in condizioni difficili, avrebbe potuto battersi tenacemente ancora per alcuni mesi nella speranza di complicazioni internazionali non del tutto imprevedibili. Franco stesso aveva inteso premunirsene dichiarando «a priori» ìa sua neutraìità in caso di un conflitto europeo. Prima d ' ingagg iare la battaglia finale occorreva comunque riordinare le forze che avevano combattuto in Catalogna e che avrebbero dovuto rinforzare l'esercito del Levante, quello del centro e quello del sud. Il 14 febbraio, il quartier generale di Franco emanò l'«istruzione general e n. 14» (Doc. n. 96) con la quale delineava le operazioni da effettuare quanto prima per e liminare l'esercito repubblicano racchiuso nei quadriìatcro ccntraìc dclìa pcnisoìa iberi ca. L'istruzione prevedeva un'azione principale affidata all'esercito del cenlro e due azioni secondarie affidate rispettivamente all'esercito del sud e a quello del Levante. Le truppe già in posto sarebbero state rinforzale da quelle che avevano sostenuto In campagna d'Aragona e che avevano costilui to l'esercito del nord agli ordini di Dàvila. Tl CTV sarebbe rimasto a disposizione di Franco schierandosi nella zona di giurisdizione dell'esercito del centro. Il 21 febbraio ebbe luogo in Barcellona una grande manifestazione celebrativa della vittoria dei nazionali nella campagna della Catalogna. Alle ore 9,30 Franco, scortato dalla guardia del corpo marocr.hin::i e segnitn dal s110 slalo maggiore. passò in rassegna le forze partecipanti in rappresentanza di lulle le unità che avevano preso parte alla campagna, e subito dopo ebbe inizio lo sfilamento lungo la «Gran Via Diagonal», dal campo de Polo all'incrocio con la strada di Urgel, in direzione ovest-est 11 . Il CTV che si era accuratamente preparato per la manifestazione 12, sfilò, agli ordini di Gambara, in testa alle al tre rappresentanze, molto applaudito dalla popolazione 13_ Alla vigi1ia del la cerimonia, Barcellona aveva già ripreso il suo ritmo normale di vita del tempo di pace, come annotò il gen. Vigòn, il quale scrisse che la sfilata in Barcellona era stata «molto imponente, guerriera e brillante: come la gloria, come la gloria anche un po' triste» 14, concludendo che «era ormai l'ora di ricordare i tanti che ci hanno lasciato» e, inoltre, che era anche l'ora di restare soli «con la propria stanchezza, i propri ricordi e con la propria incertezza del domani »: paro-


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le, com.e si legge nella più volte citata monografia n. 14, che lasciavano intuire la fine della guerra e al tempo stesso le difficoltà della pace.

5. Il CTV, raggiunto il giorno 8 febbraio il rio Fluvià, suo obiettivo terminale, cominciò a trasferirsi, con inizio dalla «Littorio», nella zona cosLiera a orienLe <li Barcelluna, Lrn Arenys <le Mar e Malgrat, per un primo riordinamento e per un periodo di riposo dopo circa 50 giorni di operazioni. IJ comando da Malgrat e La Bisbal si trasferì in Masnou. L'll febbraio il «gr uppo squadroni di cavalleria nazionale» cessò di appartenere al CTV e Gambara rivolse all'unità un vibrante saluto e ringraziamento per la fattiva, volonterosa e valorosa cooperazione offerta durante la campagna di Catalogna. Analogo saluto venne riv~olto al ((.raggru1)pan1e11to battaglio11i 11azionali Casar» che cessò clalle dipendenze del CTV il 13 febbraio. Il 17 febbraio Gambara inviò il suo ricordo e il suo ringraziamento al comandante della «40a divisione nazionaie» che aveva offerto ìi suo vaiido contributo, operando alle dipendenze del comando del CTV, nei combattimenti svolti da Aytona a Sarroca e poi in quelli <li Alfés e <li A,spa. Anche il «battaglione 18 lu glio» l' 11 febbraio era rientrato in ferrovia al «Centro Istruzioni». Come spesso accade nei periodi di riposo che fanno seguito ad una intensa attività di co~battimento, si verificò nella zona di riordinamento un notevole abbassamento del tono disciplinare e formale, sul quale Gambara il 16 febbraio richiamò l'attenzione dei comandanti subordinati perché riprendessero effettivamente gli uomini alla mano e restaurassero l'osservanza della forma, mirando alla sostanza, vale a dire alla ricomposizione organica delle unità e alla ripresa dell'a<l<lestrarnento, sviluppando soprattutto le istruzioni nelle quali le recenti esperienze avevano dimostrato che esistevano deficìenze (Doc. n. 97). Un primo provvedi men lo ordinativo riguardò l'artiglieria del CTV che, in relazione ai nuovi mezzi giunli dall'Italia, venne articolata su: un raggruppamento «Santa Barbara» composto dal I e II gruppo cannoni da 105/28 e dal TV gruppo cannoni da 152/37; un raggruppamento« Vittorio Veneto» composto dal I, II, III e IV gruppo obici da 149/12; un raggruppamento leggero composto dal V e VI gruppo cannoni da 75/27. Ogni gruppo comprendeva 3 batterie su 4 pezzi, ad eccezione del V e VI gruppo cannoni da 75/27, su 2 batterie; le batterie erano


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su 4 pezzi, ad eccezione di quelle da 75/27 che erano su 6 pezzi. Per il raggruppamento leggero venne prevista la costituzione di 2 gruppi da 100/17 su 16 pezzi carrellati che erano già stati richiesti in patria 15. Il 25 febbraio il «raggruppamento carristi» venne articolato su: comando, compagnia comando, «un'agrupaciòn» spagnola, 2 nuclei celeri ciascuno composto da 1 battaglione carri d'assalto, 1 compagnia bersaglieri, 1 sezione autoblindo 16_ Il nuovo ordinamento del «raggruppamento carristi» rispondeva al criterio di snellirne l'impiego, scindendolo in 2 nuclei capaci di agire autonomamente o alle dipenùenze <ldle divisioni in 1 a schiera, ferma restando l'attitudine del raggruppamento ad agire in proprio tutto riunito. Il nuovo ordinamento del «raggruppamento carristi» e dell'«artiglieria del CTV» rispondeva ai criteri espressi da Gambara in un apposito documento emanato il 22 febbraio (Doc. n. 98), nel quale venivano fissati i punti fermi raccolti dalla esperienza delle campagne fino ad a l!ora comhattute dal CTV e, in particolare, della campagna del1a Catalogr1a. Di tali pu1ìti fc rn1i, seconde. Gan.1ba1~a, eraao essej1ziali:

il ritorno alla «fanteria pura» (solidi battaglioni armati solo di fucili e armi automatiche, con riunione dei mortai al livello di reggimento), indipendentemente daìia meccanizzazione e dotati di saimerie; hmpiego integrato nella fanteria delle batterie di accompagnamento, con possibile decentramento per sezione; schieramenti delle artiglierie divisionali molto avanzati; la cooperazione stretta di tale artiglieria con la fanteria realizzabile mediante accordi tra i comandanti e indipendentemente dagli automezzi ricorrendo al someggio di un gruppo di ciascuna divisione; la necessità di un forte raggruppamento di artiglieria di corpo d'armata per la controbatteria, con schieramenti che ne consentano lo sfruttamento della massima gittata e, perciò, «avanzati, molto avanzati, il più avanzati possibile»; mezzi corazzati e meccanizzati da impiegare in azioni di sfruttamento del successo a raggio ridotto, non in azioni di forza e <li rottura e, inolLre, sempre in simb iosi con le armi controcarri; la forte consistenza del personale del genio (pontieri, telegrafisti, radio telegrafisti, artieri) per soddisfare le esigenze tecniche proprie dell'arma anche in aiuto diretto alle divisioni. Il programma di riordinamento riguardava anche i servizi di sanità, di commissariato e trasporti. Nei riguardi del la divisione binaria Gambara si riservava di dare direttive in merito ai criteri d'impiego e alle formazioni. Il 22 febbraio il comando del CTV dispose che si procedesse senz'altro al lavoro di riordinamento, entro i limiti del possibile, «svuotando» i quarti battaglioni dei reggimenti per completare la forza dei battaglion i attivi e mantenendo ai quarti battaglioni la funzione di ser-


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batoi di complementi, assottigliandoli, se necessario, fino a ridurli a battaglioni quadro. Venne altresì invitato il «centro istruzione» a inviare subito alle unità di origine i numerosi recuperati dagli ospedali, fino ad allora trattenuti presso j[ centro, e disposto che i 1500 complementi dell'esercito e della M.V.S.N. giunti dall'Italia venissero tutti assegnati alla divisione d'assalto «Littorio» 17 • Il 23 febbraio Gambara partì per Roma e i I comando del CTV venne assunto interinalmente dal gen. Bitossi. Il 26 febbraio il CTV, in relazione alla situazione che veniva maturando sulla fronte centrale e in seguilo alle isLruzioni del quarLier generale di Franco, ricevé l'ordine di trasferirsi nella zona di Àvila. Lo stesso giorno il comando emanò l'ordine per il movimento, che sarebbe stato effettuato in parte per via ordinaria e in parte per ferrovia, con inizio dal giorno 27 (Doc. n. 99); il giorno successivo il comando provvide a indicare le località di sistemazione delle unità nella nuova zona di raccolta (Doc. n . 100). I movime nti ferroviari per i I trasferimen Lo del CTV, iniziati il 27 febbrai.o, fu r ono portati a compimento il 17 marzo, ma la «Littorio» e la «Frecce Nere» erano già in sito al completo dal 3 marzo. Il 3 marzo una parte del comando del CTV si trasferì da Masnou a Logroiio, lasciando nella prima iocaiità un'aiiquota dell'ufficio operazioni e gli uffici cifra e servizi, mentre un'altra a liquota si trasferì nella zona di Toledo, e una delegazione del comando in Àvila, dove fu raggiunta il 6 ma.rzo dall'aliquota dell'ufficio operazioni rimasta inizi_a lmente in Masnou. Dal 19 marzo l'intero comando del CTV ebbe la sua sede in Àvila, dopo aver lasciato il giorno 18 Logroiio. Successivamente, il 25 marzo, il comando tattico si trasferì nella villa Otero (pressi di Toledo), il 26 al Km 68 allo sbocco nord di Toledo con osservatorio sulla q. 840. il 28 ad Ocafia. il 29 a Tarancòn e la sera del giorno 30 ad Alicante. Gambara rientrò in Spagna il 9 marzo e apprese che era intendimento di Franco impiegare il CTV nel nuovo ciclo operativo lungo la direttrice testa di ponte di Toledo-Ocaiia-Tarancòn, nel quadro della manovra dell'esercito del centro, ordinato su I esercito stabilizzato e II esercito di manovra, agli ordini del gen. Antonio Saliquet Zumeta, con il quale Gambara s'incontrò in Toledo 1'11 marzo per discutere dell'impiego del CTV. Nel pomeriggio dello stesso giorno il comandante del CTV si recò a Burgos e s'incontrò con Franco al quale riferì sul recente abboccamento con Mussolini e con il quale discusse il piano d'impiego del CTV prospettatogli da Saliquet il mattino (Doc. n. 101). Alcune divergenze circa tale piano vennero successivamente appianate, in seguito all'intervento di Franco, in un nuovo incontro che il


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18 marzo Gambara ebbe con Saliquet nella sede del comando di quest'ultimo 18). Gambara volle rendersi conto personalmente dello stato di efficienza delle unità e i giorni 12 19 e 18 20 visitò le grandi unità in zona di radunata, constatandone l'elevatezza del morale e la piena ripresa del tono disciplinare e formale. Il 20 marzo il comando dell'esercito del centro ordinò che l'indomani avessero inizio i movimenti, da completare entro il giorno 23, per il raggiungimento della zona di dislocazione a ridosso delle basi di partenza che sarebbero state occupate durante la notte precedente l'inizio della offensiva prevista per ii giorno 25, poi rimandato al giorno 27 non essendo ancora pronto l'esercito del sud.

6.

L'offensiva delineata dal quartier generale di Franco fin dalia metà di febbraio, come già indicato, avrebbe compreso: un'azione principale lungo la direttrice sud-Toledo-Ocafi.a-Tarancòn, per tagliare le comunicazioni con Madrid, da spingere successivamente su Cuenca e Ciudad Real; un'azione sussidiaria, condotta dalla zona compresa da sud di Cabeza del Buey a quella a nord-est di Peiìarroya, per raggiungere la linea del rio Guadamatilla e successivamente Ventas de Cardeiia per entrare in possesso delle posizioni sulla sierra de Alcudìn·che minacciassero Almedén da conquistare in secondo tempo; un'azione sussidiaria, che fosse il proseguimento della campagna del Levante, su Sagunto e Valencia. Le azioni sussidiarie avrebbero avuto ini7io pri1n~ rH q_11Plb prinrip~l P ~110 <:ropo rli ~ttr::irrp lP rÌ<:pnrp n Pmiche, facilitando così l'azione principale. Il 4 marzo, il comando dell'esercito del centro diramò l'«ordine generale n. 23 » (Doc. n. 102) indicante il dispositivo per l'azione principale dell'offensiva, affidata all'esercito del centro, articolato in due aliquote principali: aliquota stabilizzata, aliquota di manovra. La prima aliquota comprendeva le forze schierate tra il rio Gallo e La Guardiana: gruppo di Guadalajara su 2 divisioni (73a e 75 8 ), raggruppamento di Guadarrama-Somosierra su di 1 divisione (72 8 ), gruppo di prima riserva, riserva del raggruppamento di Guadarrama, un corpo d'esercito su 4 divisioni (16\ 17\ 18 8 ,20 8 e 107 8 ), 19 8 divisione; la seconda aliquota comprendeva: i.I corpo d'esercito di Toledo su 4 divisioni (11 8 , 14 8 ,71 8 , 74 8 ), il CTV su 4 divisioni («Littorio», «Frecce Nere», «Frecce Azzurre», «Frecce Verdi»), il corpo d'esercito di Na-


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varra su 3 divisioni (4a, sa, 63a), il corpo d'esercito del Maestrazgo su 3 divisioni (1 a, 82a e 84"), la divisione di cavalleria. L',esercito del centro era schierato da Guadalajara all'Estrem.adura, agli ordini del geo. Antonio Saliquel Zumeta, mentre i corpi d'esercito costituenti l'aliquota di manovra erano comandati dal gen. Miguel Pontey Manso de Zuniga il corpo d'esercito di Toledo, dal gen. Gastone Garnbara il CTV, dal gen. Rafael Garcia Valiùo il corpo d'esercito del Maestrazgo. Al comando della brigata di cavalleria era il gen. José Monasterio Ituarte. L'esercito del nord comprendeva, inoltre, uno stato maggiore, un'intendenza, il II raggruppamento <li riserva, un raggruppamento carri di combattimento, artiglieria (2 gruppi obici da 155, 1 gruppo da 105/28, 1 gruppo da 100/17, 2 batterie controaerei da 8,8, 3 batterie controaerei da 7,5), genio (1 compagnia artieri, 6 unità pontieri), servizi. L'esercito del Levante, agli ordini del gen. Luis Orgàz y Yoldi, era schierato da Nules, sulla costa del Mediterraneo, fino ai monti Universali; comprendeva i corpi d'esercito di Galizia (gen. Aranda), di Castigìia (gen. Varda), d 'Aragona (gen. ìvioscaràò), àeìì'Urgeì (gen. ìviunoz Grandes), i gruppi di divisione di Albarracìn (ge n . Latorre) e di Guadalajara (gen. Perales) L'esercito del sud, agli ordini del gen. Gonzalo Queipo de Llano y Serra, comprendeva i corpi d'esercito di Estremadura (gen. Solares), di Granada (gen. Gonzales de Espinosa), dj Còrdova (gen. Borbon Duca de Sivilla), Marrpquì (gen . Yagi.ie) , Anda lusia (gen. Muùoz Castellano). Era la prima volta eh~ l'offensiva avrebbe impegnato tutti gli eserciti, vale a dire circa 500.000 uomini , articolati in 58 divisioni, contro tutti i resti dell'esercito repubblicano, forte di 51 divisioni, di cui la gran parte in linea e poc he in riserva. In corrispondenza della fronte d Pll'ecPrritn n:nion,,Je rl PI l'P nlrn i rPp11bhlir::mi srhi e nnrnno 9 rlivi-

sioni in riserva, più 2 nel settore di Toledo. Il compito dell'esercito del centro definito da Franco sarebbe stato quello di rompere la fronte nemica in corrispondenza della testa di ponte di Toledo, avanzare in direzione est per collaborare con l'esercito del Levante all'isolamento del nemico situalo nella sacca di Madrid, partecipare, con le rimanenti forze nazionali, alla battaglia decisiva in campo aperto, alla quale Franco intendeva obbligare l'esercito nemico.L'esercito del centro avrebbe avanzato lungo l'asse ToledoOcaiia-Tarancòn. L'impostazione generale dell 'offensiva non venne modificata dagli avvenimenti che frattanto, prima del suo inizio, venivano maturando all'interno della Spagna repubblicana, alcuni dei quali vennero via via annotati anche nel diario storico del comando del CTV 21:


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progressivo aumento dei disertori dell'esercito repubblicano, sollevazione di Cartagena, consegna della flotta repubblicana alle autorità frances i di Biserta, rivolta comunista in Madrid, intervento del «Consiglio nazionale di difesa» per reprin.1.ere le rivolte comuniste (Doc. n. l 03), violenza dei combattimenti in Madrid tra comunisti e unità non comuniste dell'esercito repubblicano, ritorno alla calmain Madrid, invio di parlamentari del Consiglio nazionale di difesa a Burgos per trattare la resa, mancata consegna dell'aviazione repubblicana alle autorità nazionali, appello alla popolazione della capitale da parte del Co11siglio 11azionale di difesa perché restasse fedele agli ordini che le venivano impartì ti. Ancora alla vigilia dell'offensiva, il 25 marzo, Gambara nel rapporto che tenne ai comandanti delle unità avvertì di non aspettarsi la resa, ma di dover andare incontro al nemico di sempre che forse avrebbe dimostrato maggiore tenacia nel difendersi 22 . La dichiarazione probabilmente fu espressa più per evitare l'indebolimento della carica offensiva delle truppe che non per 1nanifcst;}r~ una prnI1rh1 cnnvin:::ionc, essendogli ben note lo state di disgregazione dell 'esercito avversario.

7. Il CTV venne rinforzato: il 16 marzo da una brigata di cavalleria 23; il 17 marzo dal CLV battaglione lavoratori naziona le che assunse la denominazione di II battaglione lavoratori del genio del CTV 24; il 26 marzo da 2 compagnie per l'ordine pubblico e l compagnia per . il servizio di circolazione strada le, che vennero poste alle dipendenze del comando dei carabinieri del CTV per i servizi di polizia, di accompagnamento dei prigionieri e di ordine nei paesi occupati 2s. Nella seconda d ecade di marzo l'attività preparatoria dell'offensiva assunse, nell'ambito del CTV, un ritmo particolarmente intensom sia nei riguardi della ricerca di informazioni sul nemico, la cui si tuazione era già nota nelle sue grandi linee fin dal mese di f cbbraio (Doc. n. 104), sia delle ricognizioni particolareggiate del terreno di schieramento e di quello delle basi di partenza. Il 21 marzo il comando del CTV impartì le disposizioni per il trasferimento delle unità nella zona di schieramento (Doc. n . 105) e lo stesso giorno indicò anche le modalità per l'occupazione dell e basi di partenza per l'attacco (Doc. n. 106) (schizzo n . 35). Il 13 marzo Gambara aveva d.iramato a l comando dell'aviazione legionaria (Doc.:. n. 107) le disposizioni per il rischie-


Schizzo n. 35 LO SCHIERAMENTO DEL C.T.V. NELLA TESTA DI PONTE DI TOLEDO PER L'OFFENSIVA FINALE


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ramento e l'impiego delle unità aeree che sarebbero state impegnate a favore esclusivo del CTV con interventi normali nel campo tattico e, solo dietro sua autorizzazione, in quello strategico. Il 24 marzo il comando del CTV diramò l'ordine n.125- «Operaz ione CE.S». (Centro Spagna) - (Doc. n. 108) in data 23, che venne poi illustrato il giorno 25 nel rapporto tenuto da Gambara a tutti i comandanti delle grandi unità, delle unità autonome e agli ufficiali dello stato maggiore e della Intendenza 26. Compiti del CTV (carta n. 5): rompere la fronte del nemico nel tratto compreso tra Argés e Cobisa; procedere verso sud, e poi convergere a est, su Nambroca, per dare sviluppo allo sforzo principale dell'esercito del centro. Primo obiettivo del CTV: linea ferroviaria Madri<l-Ciudad Real. Avrebbero agito sulla destra del CTV: il corpo d'esercito di Navarra, lungo la direttrice strada di Toledo-NavalpinArgés-Layos-q. 800-Chueca-Mascaraque; il corpo d'esercito del Maestrazgo, lungo la direttrice Casas de Hernan Paez-de Zurraquinillo<lc iviatamoros-quota a est dcil'Arroyo dc Guajaraz-vcrtici di Higuc-

ruela e Layos-Ajofrin-Orgaz-Los Yébenes; il corpo d'esercito di Toledo sarebbe rimasto in riserva, muovendo dietro il corpo d'esercito del Maestrazgo. Il settore d'azione del CTV sarebbe stato delimitato a nord dall'allineamento Bargas-Magan-Anover de Tajo-rio Tajo e a sud dall'allineamento strada di Argés (compresa)-vertici S . Juàn de RiasMarica-Oliva-Almonacid de Toledo (località escluse). Gambara intendeva: spezzare la fronte nemica tra Argés e Cobisa con 2 divisioni; costituire un fianco difensivo, fronte a sud, tra le pendici nord di S. Juàn de Rios e il Km 13 della strada Burguillos-Ajofrin; procedere con lo sforzo principale lungo la direttrice Burguillos-Nambroca-Valdihuelo, sussidiare quest'ultima azione p1..mtando; in secondo tempo; su Mirndero de las Nieves-La Cabra. Per la rottura avrebbero agito in 1 a schiera, in un primo tempo, la «Littorio» e la «Frecce Azzurre» e, in un secondo tempo,la «Littorio» e la «Frecce Nere». Sarebbero rimaste in riserva: la «Frecce Verdi», la ua brigata nazionale di cavalleria e il «gruppo celere scuola» . Lo scatto della «Littorio» e della «Frecce Azzurre» sarebbe stato contemporaneo, dopo aver scavalcato le truppe nazionali in linea. La «Frecce Azzurre» avrebbe spinto l'attacco fino al tratto compreso tra le pendici nord di S. Juan de Rios e il Km 13 a sud di Burguillos per poi riprendere il movimento verso est, passando in 2a schiera dietro la «Littorio».Questa avrebbe avuto come obiettivo d'attacco il tratto della fronte a ovest di Arroyo di Montalbanejos, compreso tra q. 650 e lo sperone est di Valdihuelo; la «Frecce Nere » avrebbe puntato, su ordine, su Miradero de las Nieves-Cabra,


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con obiettivo d'attacco le pendici est di La Cabra, per proseguire poi in 1 a schiera, affiancandosi alla «Littorio »; la «Frecce Verdi », inizialmente in riserva, si sarebbe poi mossa dietro la« Frecce Nere» oppure lungo la stra<la Toledo-Aranjucz; il «gruppo celere scuola», in riserva, pronto ad agire sulla f ronle o sul fianco sinistro della «Frecce Nere»; lana brigala di cavalleria, in riserva, pronta a intervenire sui fianchi della divisione in 1 a schiera; il «battaglione ar<liti» <lel C.T.V. avrebbe effellualo, su ordine, un colpo di mano su Estaci6n de Algodor-Casa del Cura per favorire il passaggio sul rio dei primi scagl ion i delle grandi unità in 1 a schiera e si sarebbe posto in condizioni di impossessarsi del ponte ferroviario sul Tajo e del ponte di Aiiover; il comando del genio avrebbe fornito al battaglione i mezzi necessari per passare di sorpresa il Tajo nell'ansa a nor<l <li Estaciòn de Algodor; il «raggruppamento carristi» avrebbe ceduto un nucleo celere alla «Frecce Azzurre» e uno alla «Littorio», mentre il resto delle forze sarebbe rimasto a disposizione del comandante del CTV nella zona di Convento de ia Sisia. L'artiglieria, in fase di preparazione, avrebbe agito tutta, comprese le artiglierie divisionali, sotto il comando unitario del comandante dell'artiglieria del CTV; in fase di attacco, le sole artiglierie della «Frecce Verdi» e <lel CTV avrebbero conservato tale dipendenza, mentre quelle <lel!e altre divisioni sarebbero tornate agli ordini dei rispettivi comandi di grande unità. L'aviazione legionaria avrebbe effellualo: missioni di ricognizione sino al parallelo di Chueca e a quel lo di Algod.or con particolare riguardo alle provenienze da Almonacid di Toledo e da Yepes; missioni di protezione nella zona Toledo-Argès-Nanibroca; di bombardamento durante la preparazione e attacco durante. L'asse dei collegamenti sarebbe passato iniz1ah1.-. .o ntr- p P r PrY7 1TP I~, rn.blca, R11rg11llltìc, r~clll~ rlP<:11arrl~uia nr.1-rl; in un secondo tempo per Nambroca e Casilla de Guardavia nord. Il comando tattico del CTV si sarebbe trasferito da Villa Olero (Toledo) al Km 68 sbocco nord di Toledo, con osservatorio su q. 840. Il giorno 26 venne ordinato al comando del genio del CTV di disporre, in relazione al colpo di mano del battaglione ardili, il gittamento di una passerella, non appena la situazione lo avesse consentito, e di provvedere al tempestivo riattamento del ponte in attesa del ripristino delle comunicazioni da parte del genio dell'esercito del centro, incaricato di gittare un ponte sul Tajo presso la ferrovia di Bargas. L'organizzazione e il funzionamento dei servizi sarebbero stati regolati da or<line specifico 27 • L'azione dell'esercito del sud ebbe inizio il 26 marzo, essa ruppe la fronte nemica su largo tratto e, incontrando scarsissima resisten-


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za, raggiunse alla sera l'allineamento Hinojusa del Duque-El ViroAnara-Dos Torres-Pozoblanco-S. Eufemia. La sera dello stesso giorno 26 il generale Gambara trasmise alla unità dipendenti il seguente messaggio: «Seguito ordine generalissimo oggi l'esercito del sud ha iniziato nota offensiva. Poi noi domani. Il cannone come sempre deciderà sull'ultima fase della tragedia che da tre anni insanguina la Spagna. Come sempre la decisione sarà a nostro favore. Legionari delle "Frecce", legionari della "Littorio", avieri, carristi, artiglieri, genieri guardate bene fisso in avanti a voi e battete sodo» 28. 27 marzo (carta n. 5) Alle ore 6 si inizia la preparazione dell'artiglieria a cui si aggiunge alle ore 8,30 quella dell'aviazione legionaria. Alle ore 9 la «Frecce Azzurre» e la «Littorio» rompono la fronte avversaria tra Argés e Cobisa e, travolte le scarse resistenze nemiche, attuano la manovra di avvolgirneui.u iu Jin.:L.iu11~ ..:::;L Jdlé [)uSi 7. ioni avve;·;.;~u-ie, c ven-;o i1ìc;c;7.0giorno raggiungono gli obiettivi della giornata. Gambara ordina: alla «Littorio » di proseguire subito su Casilla del Guardavia al Km 74 della ferrovia, indi su Arabales e Villamuclas; alla «Frecce Nere » di avanzare per Casilla del Guardavia nord e per Villasequilla de Yépes; al «gruppo celere scuola» d.i seguire la «Frecce Nere » e puntare da Casa de Juesa verso nord per poi proseguire a cavallo della rotabile per Estaciòn de Algodor, prendendo contatto con il battaglione arditi; al «battaglione arditi» di effettuare il colpo di mano previsto; alla «IP brigata di cavalleria» di passare il fiume, portarsi a Nambroca e, appe na sfilata la «Littorio», ad Almonacid de Toledo a protezione del fianco destro del CTV; alla «Frecce Verdi » di raccogliersi e proseguire in avanti, a tergo della «Frecce Nere », puntando sull'Algodor; alla «Frecce Azzurre » di riprendere il movimento dietro la «Littorio» per portarsi su Arabales; al «raggruppamento carristi» di riprendere i nuclei celeri per passarli riuniti, sotto il comando del col. Manildo, alle dipendenze del comandante della «Littorio », prevedendo con essi l'occupazione durante la notte di Yépes; all'artiglieria del CTV di decentrare 2 gruppi da 105 alla «Littorio» e 1 alla «Frecce Nere» 29. L'avanzata riprende sulla base di tali ordini e verso sera le unità legionarie raggiungono l'allineamento stazione di Castillejos-Yépes-Peiia Bianca e occupano Argés, Cobisa, Burguillos, Nambroca, Almonacid. Vengono catturati 5000 prigionieri e molto materiale e subite perdite lievissime. Nella giornata, il «ballaglione arditi» passa H Tajo in corrispon-


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LA PARTECIPAZIONE JTAI.IANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

<lenza di Estaciòn de Algodor, riuscendo a salvare 3 ponti e a chiudere le forze avversarie schierate sulla riva sinistra del Tajo e a cavallo del rio Algodor. Sulla destra del CTV, i corpi d'esercito di Navarra e del Maestrazgo raggiungono in giornata Mora e Sonseca; sulla sinistra, il corpo d'esercito di Toledo, passato il Tajo, raggiunge Pulgar. L'esercito del sud, dal Guadiana a Cordoba, prosegue nell'avanzata, catturando tra ieri e oggi altri 20.000 prigionieri. La manovra prevista dall'ordine di operazione n. 125 è pienamente riuscita e gli obiettivi raggiunti superano di gran i unga quelìi stabiìiti. Gambara ordina per il giorno dopo: aila «Littorio» di proseguire per Pena Blanca-Huerta del Valdecarabanos-Desbarrios; alla «Frecce Nere» di portarsi a Ocaiia per Yépes; alla «Frecce Azzurre» di muovere dietro la «Littorio»; alla «Frecce Verdi» di muovere dietro la «Frecce Nere»; al «gruppo celere scuole» di puntare, per Villasequilla de Yépes-Yépes-Ciruelos, su Aranjuez, allo scopo di favorire le forze nazionaii che agiscono verso ìa siessa Ìocalità da ovest, e di sostare in Aranjuez; alla «IP brigata di cavalleria» di portarsi nella zona di Chorlito (sud-est di Dosbarrios; al genio di provvedere al riattamento del ponte ferroviario presso Algodor e del ponte sul Tajo; all'aviazione di effettuare ricognizioni lungo le direzioni Ocaiia-Tarancòn e La Guardia-Dosbarrios, nonché sulla zona Ai:anjuez-Chinchon. Nell'ordine n. 1/27 30 è altresì previsto che il «raggruppamento carristi» torni alle dirette dipendenze 1el comando del CTV e assuma alle dirette dipendenze il «battaglione arditi» e che il comando tattico del CTV si porti a Casilla del Guardiavìa nord, presso il Km 73,5 della ferrovia Madrid-Ciudad Real. 28 marzo

Durante la notte, dopo l'improvvisa occupazione di Yépes, il comandante della piazza di Aranjuez offre al comandante del raggruppamento celere la resa della città, che viene accettata. Al comando della «Littorio» si presenta il comandante del battaglione repubblicano che presidia Ciruelos per arrendersi con l'intera unità (15 ufficiali e 500 sol. dati). Sempre durante la notte alcune migliaia di soldati si presentano per arrendersi ai comandanti di varie unità del CTV. All'alba il CTV riprende l'avanzata con obiettivi Aranjuez - cui è diretto il raggruppamento celere - Ocaiia e Santa Cruz de la Zarza. Occupate Aranjuez e Ocaiia, le colonne del CTV proseguono verso Tarancòn, accolte festosamente dalle popolazioni. Avuta notizia, a mezzo radio, che Ma-


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drid offre la resa, chiedendo l'invio di forze nazionali nella città, Gambara d'iniziativa invia a Madrid il raggmppamento celere che ha appena occupato Aranjuez e una colonna celere meccanizzata di formazione a Guadalajara, occupata nella mattina da unità carri del raggruppamento. Verso le 11 le truppe nazionali entra:p.o in Madrid bene accolte dalla popolazione. Su tutta la fronte la resistenza nemica è frantumata. Lungo le strade che dalla fronte adducono al territorio interno defluiscono, disordinate e affamate, migliaia di uomini disertori tra i quali ufficiali, commissari politici e addirittura intere unità organiche. Esiste ovunque grande confusione e si verificano rappresaglie da parte delle popolazioni civili contro individui presunti colpevoli di delitti. Gambara decentra subito una compagnia nazionale, per il servizio dell'ordine pubblico e per l'assistenza delle popolazioni civili, a ciascuna delle divisioni in la schiera, prescrivendo che tali compagnie seguano sempre le teste delle grandi unità avanzanti 31. 29 marzo

Dive1'samente dai giorni 27 e 28, durante i quali il cielo si era mantenuto sereno o vario, oggi il cielo è coperto e a intermittenza piove. Il comando dell'esercito del centro dispone che si proceda rapidamente all'occupazione del territorio ancora nelle mani dei repubblicani. Conseguentemente il comando del CTV dirama l'ordine di operazione n.129 - «occupazione del territorio nazionale compreso a cavallo della strada Albacete-Alicante» 3 2 - con il quale dispone la formazione di una grossa avanguardia completamente motorizzata, comprendente «il più gran numero possibile di reparti di fanteria della divisione «Littorio», due gruppi artiglieria «Littorio», il III gruppo da 105, aliquote del genio e dei servizi», agli ordini del gen. Bitossi. Alla motorizzazione completa deìla colonna provvede anche l'Intendenza, con 100 automezzi, esclusi quelli necessari per il trasporto di 3 giornate di viveri ed escluse altresì le autoambulanze, le autocisterne e le autobotti. L'autocolonna procede dopo mezzogiorno per la direttrice OcanaAlbacete e alle 20 raggiunge La Roda, disponendosi a proseguire l'indomani per Albacete e Alicante. La colonna celere - carri armati, battaglione arditi, unità mitraglieri - che da ieri marciava su Guadalajara, alle 19,20 occupa la città, issa la bandiera italiana sul palazzo del governo e alcune ore dopo consegna la città alle forze nazionali. La sera del 29, il comando del CTV dirama l'ordine di concentramento del CTV nella zona Albacete-Alicante 33. Il movimento della


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

«Littorio» avviene in gran parte per via ordinaria, mentre quello delle divisioni «Frecce» si effettua per ferrovia, nell'ordine: «Frecce Azzurre», «Frecce Verdi », «Frecce Nere ». Viene previsto che: l'artiglieria muova per via ordinaria, il genio muova per ferrovia a eccezione degli elementi autotrasportati, lana brigata di cavalleria muova per via ordinaria lungo l'itinerario La Guardia-Lillo-Puebla de AlmoradielMiguel Esteban-Pedro Muiìoz-Las Mesas-Villarobledo-Santa MartaBarrax-El Salobral-Fuente Alamo-Yeda-Salinas-Manovar, il battaglione arditi si porti in Albacete ove sostituisce la «Littorio » e verrà poi a sua volta sostituito dal la « Frecce Azzurre» per proseguire per Alicante, il «raggruppamento carristi» muova per via ordinaria (carri armati autotrasportati), il «gru ppo celere scuola» sosti in Tarancòn e appena disponibili i treni rientri presso il «centro istruzione ».

30 marzo La grossa colonna d'avanguardia riprende la sua marcia in avanti lungo la direttrice Ocaùa-Quintanar de la Orden-Albacete-AlmansaVillena-Alicante, dove a sera giunge anche il comando del CTV. Alle 18,05 il gen. Gambara, alla testa della colonna del.la «Littorio », entra in Alicante accolto calorosamente dalla popolazione. La marcia de! CTV attraverso il cuore della Spagna repubblicana si è svolta tra masse di militari repubblicani in fuga e popolazioni festanti (schizzo n. 36). Nel porto di Alicante si sono concentrali circa 14.000 repubblicani, militari e civili, molti ancora armati, che avevano ricevuto assicurazioni dai consoli francese e argentino che sarebbero stati evacuati con navi francesi. I due consoli ritengono il porto zona franca e perciò neulr·ale, per cui i repubblica11i sono disposti a dife11derlo fin.o a far uso delle armi. Nella massa repubblicana sono molti dei maggiori criminali repubblicani, tra i quali il ministro del lavoro Perez, alcuni deputati delle Cortes, rappresentanti della C.N.T. e del partito comunista, l'uccisore di Calvo Sotelo, uomini responsabili di vari delitti. Vi sono anche i comandanti di esercito e di corpo d'esercito Riccardo Burillo, Emilio Bueno e Antonio Ortegor. 34 31 marzo

Durante la notte si verificano 22 casi di suicidio tra i repubblicani ammassati nel porto. Gambara convoca presso di sé i colonnelli Burillo e Garda Alonso de ll'esercito repubblicano e ordina loro di dividere gli ammassati nel porto in 2 blocchi: uno comprendente gli uo-


Schizzo n. 36

L'AVANZATA DEL C.T.V. SlU ALICANTE NELLA BATTAGLIA FINALE DELLA GUERRA NEL 1939


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mini che intendono arrendersi, l'altro gli irriducibili. I due comandanti debbono rendersi garanti della disciplina del blocco degli irriducibili e del loro disarmo; la sorte verrà decisa da Franco. Il comando del CTV chiarisce che non è possibile giuridicamente l'esistenza di .una zona internazionale nel porto spagnolo che è sotto la sovranità del governo nazionale. Vengono poi inviati al porto autocarri per il trasporto delle salme dei suicidi e autoambulanze e viene costituito un posto di soccorso medico con personale italiano. Al termine dell'incontro il col. Burillo consegna al comando del CTV il bagaglio personale del gen. Miaja e una borsa contenente valori ingenti 35, Frattanto la situazione dei repubblicani rinserratisi nel porto viene pacificamente evolvendo: 10.000 si sono già arresi, molti altri manifestano la volontà di resa. Sopraggiungendo la notte, le operazioni vengono sospese per essere riprese l'indomani ed essere condotte a termine entro le ore 9, termine fissato per la resa. Verso sera, il comandante del CTV con il suo stato maggiore e un reparto di fnrma7.inne armrrto, in r~pprcsent«nza di tttttc le. forze del CTV, si recano nel cimitero di Alicante dove, in una fossa comune accanto a molti altri fucilali dal governo repubblicano, riposa il corpo di José Primo de Rivera. Alla cerimonia, oltre le autorità civili locali, è presente la signora Millàn Astray, sorella dell'eroico generale Astray, la quale commemora i caduti della ins urrezione militare con elevate parole. · Tutti i vari corpi d'esercito completano nella giornata l'occupazione dei loro obiettivi. · Il comandante dell'esercito del centro, gen. Saliquet, si felicita con Gambara per la rapida e brillante avanzata e per il trionfale ingresso in Alicante 36 e Gambara rivolge un vibrante messaggio ai suoi uomini elogiandoli per la loro bravura. 1 aprile

Il quartier generale di Franco dirama il seguente éomunicato: «Oggi, distrutto e disarmato l'esercito rosso, le nostre truppe vittoriose hanno raggiunto gli ultimi obiettivi militari. La guerra è terminata. Burgos, I aprile 1939, anno della vittoria. Franco». Mussolini telegrafa a Franco: «Nel momento in cui, con l'occupazione di Madrid le vostre splendide truppe raggiungono l'obiettivo del.la vittoria finale, desidero mandarvi il mio saluto e quello entusiasta del popolo italiano. Dal grande sanguinoso sforzo sta per sorgere la Spagna di domani, libera, unita, forte così come il popolo spagnolo


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e Voi Caudillo, la volete. Vi affermo che considero indissolubili i vincoli che si sono stabiliti tra i nostri due popoli: Mussolini». Franco risponde: «Ricevuto le Vostre felicitazioni nel momento del trionfo, il popolo spagnolo ricorda la nazione sorella che aiutò e accompagnò nei giorni difficili. Il sangue dei Vostri soldati, sparso in terra di Spagna, crea vincoli indistruttibili di amicizia fra i nostri popoli. Coi più affettuosi sentimenti personali: Generalissimo Franco». Il 30 marzo Vittorio Emanuele III aveva telegrafato: «A S.E. il generalissimo don Francisco Franco Bahamonde, Capo dello Stato Spagnolo. Burgos. Mentre le valorose forze nazionali concludono vittoriosamente le loro eroiche gesta, desidero esprimere a Voi, che ne foste animatore e condottiero, il pensiero ammirato mio e di tutti gli italiani, che con me salutano nella risorta grande nazione amica il trionfo della civiltà e della giustizia. Vittorio Emanuele ».

8. Dalla mattina del 1 ° aprile ii controllo deila zona portuale di Aìicante, la gestione dei repubblicani ivi raccolti che non si erano arresi, la sorveglianza del campo di concentrap1ento dei prigionieri e tutte le incombenze politiche, amministrative e assistenzial.i riguardanti le popolazioni civili e i prigionieri di guerra vennero assunte dai comandi e dalle unità nazionali. Delle unità del CTV: una batteria da 75/27 fu passata temporaneamente alle dipendenze del comandante spagnolo dell'unità di sorveglianza del porto di Alicante; la squadriglia autoblindo venne impiegata nel rastrellamento del la zona costiera a nord-est di Alicante. Il 1° aprile la IP brigata di cavalleria cessò di essere alle dipendenze del comando del CTV e fece rientro alla propria divisione - Garnbara nel salutarla le espresse il ringraziamento per il fattivo concorso offerto alla avanzata del CTV - e il 21 aprile il CLV battaglione lavoratori cessò anch'esso di essere alle dipendenze del comando genio del CTV e rientrò in Madrid alle dipendenze della «Comandancia Genera! Ingenieros Ejercito del Centro» 37 . Il 10 aprile il comando del CTV si trasferì da Alicante a Logrofio, lasciando in Alicante un centro raccolta informazioni per il collegamento tra le unità rimaste in zona e il comando stesso 38, Terminata ogni esigenza operativa, venne disposto l'alleggerimento delle unità, prescrivendo che tutti i mezzi e i materiali esuberanti le dotazioni organiche o inefficienti venissero versati agli organi della Intendenza 39 . Il 13 aprile


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LA PARTECIPAZlUNE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

la batteria da 75/46 dislocata in Palma de Maiorca venne trasferita in Cadice 40; il 14 venne fatta rientrare al «raggruppamento carristi» la squadriglia autoblindo impiegata lungo la costa a nord-est di Alicante 4 1; il 16 aprile vennero istituiti un servizio aerei passeggeri e postal e Logroiio-Madrid-Alicante, Valladolid-Madrid-Saragozza-Barcellona, S. Sebastian-Logrofi.o-Burgos-Valladolid 42; il 17 aprile il CTV risultava ordinato e dislocato come dall'unito allegato. (All. n. 12). Non poche le cerimonie e le manifestazioni svoltesi nelle varie città con l'intervento delle rappresentanze del CTV, a cominciare da quella di Alicante del 5 aprile per l'arrivo in città del comandante dell'esercito del centro, gen. Saliquet, alla quale presero parte 2 battaglioni della «Littorio », 1 gruppo di artiglieria della «Littorio» e un gruppo di artiglieria da 105 del CTV, il battaglione arditi e il «raggruppamento carristi » 4 3. Ebbe inizio successivamente la preparazione per la grande cerimonia che era previsto si sarebbe svolta in Madrid nel mese di maggio per celebrare la vittoria . A raccomandarne l'organi zzazio n c e l'c s ccL1z:iun c p e rfe tta f1.1 lo ste5s0 ~v~ussoHni 44 .

CO:iì u 11

te legraìn-

ma firmato da Ciano La partecipazione ita liana alla cerimonia e le modalità di afflusso delle unità in Madrid vennero fissate dal comando dei CTV ri s pettivamente ii 20 (Doc. n . 109) e ìì 22 apriie 45. La cerimonia ebbe luogo il 19 maggio, vi prese ro pa1-te: 1001 ufficiali; 17.537 sottufficiali e truppa; 415 quadrupedi; 250 cannoni e 888 automotomezzi; si concluse con uno sfilamento·, con alla tesla dell e unità nazionali e alleate, il CTV 46 , Al termine Gambara emanò il seguente ordine del gior no «Bravissimi et bellissimi come se mpre» 47_ Alla cerimonia aveva partecipato altresì la banda dell'arma dei carabinie ri fatta affluire appositamente dall'Italia 48. Il 22 maggio Mussolini inviò a Gambara il suo elogio pe r i I comportamento del CTV nella rivista e gli comunicò il suo intendimento di far rientrare in Patria entro il mese l'intero CTV con sbarco nel porlo di Genova 49 . Successivamente venne indicato come porto di sbarco quello di Napoli so. Frattanto, in vi sta del rimpatrio, er ano sta ti aboliti tutti i corsi d'istruzione non ancora iniziati il 6 aprile s1, erano stati rimpatriati il I e il II battaglion e alpini e il I gruppo di ar tiglieria da montagna appe na giunti dall 'Italia 5 2, era stata or dinata la cessazione di funzionam ento dell'ospedale legionario n . 9 53, e ra stato sciolto il gruppo di artiglieria scuola con versamento dei materiali all'accademia nazionale d'artiglieria spagnola 5 4 , era stato scio! to i I comando del reggimento « l8 luglio »ss. In data 10 maggio, inoltre, erano state impartite disposizini per lo scioglimento dei reparti e gruppi istruttori e del


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V battaglione deposito, per la riduzione del comando deposito e per il definitivo scioglimento del deposito e del «centro istruzione» 56 . Il 12 maggio il comando del CTV aveva emanato le direttive generali per il rimpatrio (Doc. n. 110). Dal 21 maggio ebbero inizio i movimenti delle unità per il trasferimento nella zona Siviglia-Cadice 57, mentre assunsero ritmo accelerato la graduale smobilitazione dei comandi e delle unità e la riduzione al minimo degli uffici, del personale del genio, dell'Intendenza e degli altri vari organismi 58. Il 26 maggio venne sciolta la delegazione d'Intendenza 59_ Il 27 maggio tutte le unità rimpatriande avevano raggiunto lazona di Cadice 60, da dove s'imbarcarono il 1° giugno per giungere a Napoli la sera del 5, sbarcarvi nelle primissime ore del giorno 6 e prendere parte alla cerimonia di scioglimento del CTV che si sarebbe svolta lo stesso giorno alla presenza del re. Con le truppe italiane s'imbarcarono 3 battaglioni di formazione delle divisioni «Frecce», 1 compagnia spagnola «carros de combate» che dopo la cerimonia sarebbero Fra le autorità spagnole, che accompagnavano le truppe dei CTV in Ita lia, vi era anche il ministro Serrano Sufi.er. Partirono 1010 ufficiali (795 dell'esercito, 225 della MVSN) e i 9.4i0 sollufficiaii e truppa (15.040 dell'esercito e 4370 della MVSN). Alle 17 del .31 maggio tutti i parte nti furono riuniti, senza a rmi, sulla banchina grande del porto di Cadice, dove vennero salutati dal comandante dell'esercito del sud, gen. Quei po de Llano, che disse: «La Spagna grata per l'intervento legionario non dimenticherà l'Italia in qualsiasi contingenza » 61. Gambara emanò un proclama alle sue truppe italiane e spagnole 62 . 1 piroscafi che portarono in Italia i rimpatriandi furono il: «Calabria», «Liguria », «Lombardia», «Piemonte», «Sardegna», «Sicilia », «Toséana», «Un1bria», «Sannio », gli stessi che a suo tempo avevano portato la maggior parte di loro dall'Italia. Restarono per il momento in Spagna con compiti vari 990 ufficiali e 6995 sottufficiali e uomini di truppa. Durante il resto del mese di giugno e il mese di luglio, in seguito alla progressiva contrazione degli enti incaricati della cessione delle armi e dei materiali alle autori Là spagnole, rimpatriarono altri 807 ufficiali, 3188 sottufficiali e truppa, 159 civili e 19 militari detenuti, mentre rimasero ulteriormente in Spagna 183 ufficiali e 3807 sottufficiali e militari di truppa, alle dipendenze della «Missione militare » costi tui La il l O luglio, data sotto la quale cessò di funzionar e il comando de l CTV (Doc. n. 112). Circa i cornpiti di tale missione, Gambara aveva avuto un colloquio con Franco del quale in data 29 giugno riferì a Pariani (Doe. n. 111).


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LA PARTEC1PAZI0NE ITALlANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Questo ultimo documento è di notevole interesse ai fini di conoscere quali fossero gli orientamenti, le visioni e le preoccupazioni di Franco sulla situazione interna e internazionale nell'estate del 1939. Il documento anticipa con chiarezza quale sarebbe stato il comportamento spagnolo durante la seconda guerra mondiale. Ciano, che successivamente, dal 1O al 17 luglio 63 , visitò la Spagna, si lasciò sopraffare dalle cerimonie indette a suo onore e dalle ovazioni che ovunque riceveva, cosicché trasse dai suoi incontri un'impressione diversa da quella che si riceve dal documento di Gambara: Ciano si convinse della validi là della politica italiana da lui condotta e ne dedusse che in caso di guerra l'Italia avrebbe potuto contare su di una Spagna alleata. Il disinganno fu quasi immediato: gli oneri sostenuti dall'Italia sarebbero rimasti senza alcuna contropartita.


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NOTE AL CAPITOLO XXVII Hugh Thomas. Op. cit., pg. 601, 602. Ibidem, pg. 610, 611. 3 Ferdinando Prediali. Op. cit., pg. 348, 349. 4 Servicio Historico Militar. «La campana de Cataluiia». Monographias de la Guerra de Espana. Numero 14, pg. 223, 224. 5 Hugh Thomas. Op. cil., pg. 599. 2

6 7

Ihi<lem, pg. 608.

Ibidem. 8 Ibidem, pg. 618. 9 Ibidem, pg. 627. IO Ibidem, pg. 606, 607. 11 Servicio Ilistorico Militar. Op. cit., monografia n. 14, pag. 233, 234. 12 Diario storico del rnmanùo del CTV. Anno 1939, mese di febbraio, giorno 18. Venne deciso che alla rivista il CTV parlecipasse nella seguente formazione: «Littorio )", «Frecce )•: t reggimento di fanteria per ogni divisione, artiglieria de! CT'V. geni() del CTV, «raggruppamento carristi », battaglione arditi, milizia della strada, clementi dell'intendenza. Per disposizioni di Franco il CTV avrebbe sfilato in testa a tutte le unità na zionali e tedesche. 13 Tbidem, giorno 21. 14 Scrvicio Historico Militar. Monografia n. 14, pg. 233, 234. 15 Diario storirn del comando del CTV. Anno 1939, mese di febbraio, giorno 13. 16 Ibidem, giorno 25. 17 Ibidem, giorno 22 e Ali. n. 25 e n . 26. 18 Ibidem, giorno 18 marzo. 19 Ibidem, giorno 12. 20 Ibidem, giorno 18. 2 1 Ibidem: giorno 27 febbraio : «i giornali di oggi pubblicano le dimissioni del Presidente della Repubblica della Spagna rossa Manuel Azana, come conseguenza della sconfitta subita in Catalogna e veàendo ormai irrimediabiìmente perduta ia guerra per la Repubblica »; giorno 2 marzo: «nessuna sensazione di cedimento, all'infuori di maggiore passaggio di disertori dall'esercito nemico »; giorno 5 marw: «nell'interno della Spagna rossa, la disgregazione si manifesta sempre più grande. Aumenta il numero dei disertori, sono segnalati numerosi tentativi di ammutinamento cd una sollevazione a Cartagcna. I rivoltosi, impadronitisi della batteria del porlo e della stazione radio, hanno obbligato la flotta rossa ad uscire dal porlo »; giorno 7 marzo: «nell'interno della Spagna Repubhlicana lo sgretolamento dell'esercito rosso e degli organi di governo si accentua sempre più. Ncgdn ed i capi comunisti più importanti fuggono in Francia . La flotta rossa, composta di 11 navi {3 incrociatori e 8 cacciatorpediniere), a llontanatasi il 5 scorso da Cartagena, giunge a Biserta dove è presa in consegna dalle AuloriLà francesi . La flotta rossa è quindi completamente scomparsa. Anche l'aviazione rossa va scomparendo rapidamente »; giorno 9 marzo: «nel settore di Madrid, da lle linee nazionali si sente un intenso fuoco di mitragliatrici, artiglieria e bombe a mano nell'interno della Capitale. I comunisti padroni dei sobborghi nord di Madrid sono attaccati duramente dal XVII corpo d'esercito <li manovra, proveniente da Cuenca. An-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

che ll XXII corpo d'esercito di manovra, dislocato sul Levante, è in marcia verso Madrid. Le ripercussioni sulle forze in linea, della critica situazione interna, per ora non sono palesi; sembra però che i comunisti avrebbero dato online ai reparti comunisti di linea di lasciare il fronte, per partecipare alla battaglia contro le truppe del Colonello Casado. Il Quartier Generale del Consiglio Nazionale di Difesa annunzia da parte sua provvedimenti severissimi e violenti contro i sediziosi che si ribellano alle Autorità Repubblicane (Allegato 5)»; giorno .10 marzo: «nell'interno della Spagna Repubblicana la lotta Lra i comunisti ed i governativi continua con violenza»; giorno 11 marzo: «nell'interno della Spagna rossa e specialmente in Madrid la situazione è sempre gravissima_ I comballimenti continuano con molta intensità, con impiego di artiglieria, carri armali e aviazione. Dal fronte sono inviate truppe per lanciarle nella lotta»; giorno 13 marzo: «nella Spagna rossa il "Consiglio Nazionale di Difesa" annunzia che nella Capitale e in tutte le provincie de lla Spagna Repubblicana la tranquillità è assoluta, e che chiusi gli incidenti che paralizzarono la sua vita politica, si appresta a porre in pratica senza indugio le decisioni adottate al fine di compiere la sua missione» ; giorno 14 marzo: «aumenta il numero dei miliziani passati ai nazionali sul fronte centrale»; giorno 24 marzo: «secondo notizia 1·ip?1tata dal bollettino radio, sembra che parlamentari di Madrid si siano recati a Burgos in aeroplano per offrire la resa o; giorno 25 marzo : «disertori nemici riferiscono che nel settore del CIV il nemico ha cinque hai.taglioni 'in 1hìr:~ e: t~·c h.attaglion i rH;nché tre brigate in $eccnda schiera. La seconda linea di resistenza è slata occupa ta stamane. Proseguono intanto le trattative di resa fra il Consiglio Nazionale di difesa e il Generalissimo»; giorno 26 marzo: «il Consiglio Nazionale <li Difesa si è rivolto questa sera per radio alla popolazione rendendo conto che sono fallite le trattative di resa iniziate col Governo Nazionale in seguito alla mancata consegna ai Nazionali dell'aviazione rossa nel tempo richiesto, che afferma essere stato troppo breve. Il Consiglio di Difesa invita inoltre Lutti i cittadini ad attenersi agli ordini che impartirà domattina ». 22 Ibidem, marzo, giorno 25 . 23 Ibidem, mese <li marzo, giorno 16. 24 Ibidem, giorno 17_ 25 Ibidem, giorno 26_ 26 Ibidem, giorno 25. 27 Ibidem, giorno 26. 28 Ibidem. 29 Ibidem e Ali. n. 12. 30 Ibidem, giorno 27 e All. n . 15. 3J Ibidem, giorno 28 e All. n. 18. 32 Ibidem, giorno 29 e All. n. 19 . .13 Ibidem, giorno 29 e All. n. 20. 34 Ibidem, giorno 30 e Ali. n_ 23_ .15 Ibidem, giorno 31 . 36 Ibidem, giorno 31 e Ali. n. 24_ 37 Ibidem, mese di aprile, giorno 21. 38 Ibidem, giorno 1O. 39 Ibidem, giorno 7 e Ali. n . 2. 40 Ibidem, giorno 13. 41 Ibidem, giorno 14. 42 Ibidem, giorno 16. 43 Ibidem, giorno 4.


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Ibidem, giorno 14. Ibidem, giorno 22 e Ali. n. 5. 46 Ibidem. mese di maggio, giorno 19 e Ali. n. 14 e n. 15. 47 Ibidem. 4 8 Ibidem, giorno 1, giorno 7, giorno 17. 49 Ibidem, giorno 22 e AII. n. 19. 50 Ibidem, giorno 23 e AII. n. 21. 5! Ibidem, mese di aprile, giorno 6. 52 Ibidem. 53 Ibidem, giorno 1O. 54 Ibidem, giorno 27. 55 Ibidem, mese di maggio. giorno 3. 56 Ibidem, giorno 10. s7 Ibidem, giorno 21. 58 Ibidem, giorno 24. 59 Ibidem, giorno 26 . 60 Ibidem, giorno 27 e Ali. n. 24 e n.25. 61 Ibidem, gio rno 31. 61 Ibidem e Ali. n. 32. 44 45

Ciano ~barcò a Barceìiona ii iO 1ugìiu, ì"l i visiiù ia Caialug11L1 , il 12 "'C,/ilu1ia t:.: Zaraus dove incontrò Franco, il 13 visitò il cimitero di Cor contc (Pucrto dc Escudo), il 14 S. Sebastiano, il 15 Madrid, il 16 Toledo, il 17 Siviglia e Malaga dove s'imb arcò per fare rien tro in Patria . (,.1



CAPITOLO XXVIII CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

Le cause. 2. Vintervento straniero. 3. La strategia. 4. La tattica e gli ordinamenti. 5. L'impiego delle varie armi e il loro addestramento. 6. La vittoria dei nazionali.

1.

1.

Le cause della guerra civile spagnola 1936-1939 vanno ricercate e individuate nella storia remota e vicina del paese. Esse furono di natura culturale, politica, economica e sociale, più che ideologica. La tinteggiatura ideologica prevalse soprattutto in seguito agli interventi esterni, mentre l'origine della guerra ebbe carattere esclusivamente interno. Dopo la fine della prima guerra mondiale, dalla quale la Spagna era rimasta vantaggiosamente fuori, la situazione interna era stata ripetutamente scossa da una serie di sussulti politici ed economici 1 che l'avevano tenuta in costante agitazione. Le elezioni del febbraio 1936 dettero la maggioranza in voti e seggi al fronte popolare; ma il fronte nazionale (destra) e quello del centro, sommando insieme i loro voti, risultarono maggioritari, benché di stretta misura 2. Il nuovo governo, composto dai rappresentanti della sinistra repubblicana (Azafia), delJ'unione repubblicana (Martinez Barrio), dell'esguerra (sinistra catalana di Companys), degli autonomisti galiziani (Casares Quiroga) , per disporre della maggioranza alle Cortes, doveva contare anche sugli altri partiti del fronte popolare. Dal febbraio al luglio trascorsero 5 mesi di continui subbugli politici e sociali e, mentre da una parte continuarono le discordie e le lotte anche cruente tra i due sindacati spagnoli - la CNT e la UCT - e si accentuarono le divisioni all'interno del partito socialista tra Prieto e Largo Caballero, dall'altra parte il fronte nazionale e quello del centro, per paura della montante marea del sinistrismo, cominciarono a far causa comune e pre-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

se vieppiù consistenza il complotto militare sostenuto dalla CEDA, da una consistente aliquota delle forze armate, dai carlisti, dai monarchici, dalla grande e piccola borghesia e da parte del clero. «C'erano state tre grandi lotte, in Spagna, da quando la monarchia era caduta nel 1808: quella tra la Chiesa e i liberali; quella tra i grandi proprietari (e più tardi la borghesia tutta) e la classe lavoraLr-icc; e quella tra coloro che reclamavano questo o quel tipo di autonomia (soprattutto nella Catalogna e nelle provincie basche) e i sostenitori di un forte governo centrale insediato in Castiglia. Queste tre grandi lotte si erano aìimentate a vicenòa e si erano sovrapposLc i'una all'altra, sicché anche quando in un gruppo affiorava una tendenza più moderata, questa era subito soffocata dal ritorno alla violenza da parte di un altro gruppo» 3. A parte l'identificazione tra tipo di lotta e ceto di sostegno - vi erano cattolici liberali, repubblicani non massoni e non anticlericali, contadini e operai monarchici e taluni addirittura filofalangisli - i tre prnhlemi essenziali, la cui mancata so,

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1uz1onc ru aua oasc acua guerra c1v11e, erano senza uuoo10 queli1 cu1

si riferisce il Thomas. Le discordie, dunque, che angosciavano il paese erano molte, radicate e quasi insanabili, stanti in particolare il rifiuto degli spagnoli al compromesso e all'accomodamento pasticciato e il desiderio generalizzato di una Spagna nuova, «degna della sua grande storia e delle virtù perenni del su.o nobile popolo» 4 _ La tendenza alle polemiche violente, alle lotte esasperate, alla inconciliabilità delle tesi cop.corse all'esplos ione della guerra civile, che fu una delle più feroci della storia di tutti i paesi per il numero delle circa 600.000 vittime che ne derivò, delle quali «circa 100.000 assassinate o giustiziate sommariamente» 5. La legalità e la legittimità erano dalla parte dei repubblicani, m;_~ solo o, tutt'al ri ù, su l piano formale, giacché in concreto nei cinque mesi il governo aveva ampiamente dimostrato di non essere in grado di garantire l'ordine e la sicurezza deì cittadini e la difesa dei diritti e degli interessi dei singoli e della collettività, sommando cedimento a cedimento all'estremismo, di cui non riusciva a contenere le intemperanze, le prepotenze, gli scioperi, gli scontri armati e gli assassini. Era un governo che a molti richiamava alla memoria quello di Kerenskij in Russia nel 1917, prima della comparsa dei bolscevichi. L'insurrezione militare, anche se frequente nella storia della Spagna, fu un fatto contrario alla legalità di uno Stato democratico repubblicano, ma non incontrò la riprovazione generale, perché all'inizio non ebbe carattere rivoluzionario, ma fu intesa da molti come un «colpo di Stato» diretto a dar vita a un governo forte, che ristabi lisse condizioni di vita accettabili. L'insurrezione, me-


CAP. XXVlll · CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

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tà militare e metà monarchica, di cui il capo più prestigioso fu il gen. Mola, partì senza un vero programma politico e sociale e senza il deliberato proponimento di instaurare un regime dittatoriale e totalitario, verso il quale nondimeno aspirava una parte delle forze politiche che la sosteneva, tra le quali in particolare il partito della «falange» che ebbe così buon gioco per divenire il partito unico. Entrambe le parti entrarono nel conflitto armato sostanzialmente impreparate e povere di risorse, contando più sulla fortuna che sulla consapevolezza della propria potenzialità bellica, tanto vero che ebbero sub ito la percezione ài non poterne uscire vittoriose, né ì'una né l'altra, senza l'aiuto esterno. Le contemporanee richieste di aiuti rivolte dal governo repubblicano di Azaria a quello francese di Blum e dai generali Mola e Franco ai governi di Roma e di Berlino e il favorevole accoglimento che esse ebbero nelle tre capitali dettero alla guerra civi le spagno la un carattere diverso da quello proprio di un conflitto siffatto e ne determinarono le implicazioni internazionali, che tanto poi incisero suil'inlcro corso deìla guerra.

2. Nella situazione incerta e agitata in cui si trovava l'Europa nell'estate del 1936, lo scoppio della guerra civile in Spagna non poteva lasciare indifferenti gli altri paesi, in particolare le grandi potenze, interessati sul piano politico, strategico ed economico alle vicende della penisola iberica, tanto più nel particolare momento di forte tensione tra le democrazie occidentali (Francia e Regno Unito) e i regimi dittatoriali dell'Italia, della Germania e dell'Unione Sovietica. Quest'ultima, assai meno pressata da interessi politici e strategici, che pure esistevano, subì il richiamo ideologico, mandando subito in avanscoperta il Comintern, con il compilo d'intorbidare il più possibile le acque a vantaggio del comunismo internazionale - arruolamento di volontari anche non comunisti - e decidendo successivamente l'intervento meno indiretto, soprattullo in ragione dell'interesse economico (oro della banca nazionale spagnola). Il pericolo che gli interventi stranieri costituissero l'innesco di una nuova guerra europea e addirittura mondiale - che in quel momento nessuno voleva - indusse la gran parte degli Stati a dichiararsi per una politica di non intervento e, a tale fine, venne costituito il «Comitato del non intervento», cui aderirono ipocritamente anche


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l'Italia, la Germania, l'Unione Sovietica e la Francia, già intervenute a favore dell'una o dell'altra parte e che continuarono, fin quasi alla fine deIJa guerra, a rifornire di personale militare e di materiale bellico la Spagna nazionale (Italia e Germania) e quella repubblicana (Unione Sovietica e Francia). In pratica, ancorché meno scopertamente dei quattro paesi ora citati, molti furono i paesi che aiutarono l'una o l'altra parte belligerante, se non altro sul piano morale e della propaganda, mentre le opinioni pubbliche degli Stati democratici si divisero parteggiando un'aliquota - in genere maggioritaria - a favore del governo repubblicano e un'aliquota - non ovunque mino1·itaria - per i nazionali. Il «Comitato del non intervento » visse la sua vita grama in un'atmosfera adulterata, fino alla fine della guerra, non adempiendo il suo compito istituzionale, ma riuscendo stentatamente a mantenere vivo un dialogo, benché tra sordi, che evilò una rottura completa tra i vari interlocutori e, almeno per il momento, danni irreparabili. L'afflusso degli aiuti stranieri all'una o all'altra parte ebbe un peso deter111h1aj1tc, tal-volta decisivo, sull'andarilcnto della guerra. La te1-.-,pestività degli arrivi fu spesso più risolutiva che non la mole degli invii, giacché o l'una o l'al lra parle sarebbe stata costretta diversamente a soccombere o ad addivenire a un compromesso, quaìora non avesse ricevuto in tempo i rifornimenti necessari. Alla fine del luglio 1936, l'arrivo degli aerei da trasporto italiani e tedeschi consentì ai nazionali il trasferimento sul·territorio metropolitano dell'armata africana, senza il cui intervento la guerra avrebbe potuto imboccare una strada molto negativa per i nazionali. A impedire la caduta nelle mani dei nazionali di Madrid, nell'autunno del 1936 e nell'inverno del 1937, concorse in misura rilevante l'assistenza prestata dall'URSS con l'invio di materiale bellico e dal Comintern mediante l'entrata in campo delle brigate internazionali. Nell'autunno del 1938, fu l'arrivo del materiale tedesco, ottenuto da Franco in cambio della cessione alla Germania di sostanziosi dirilli minerari, a permettere ai nazionali, quasi esausti in seguito alla campagna dell'Ebro, di sferrare l'offensiva della Catalogna, menlre nella primavera dello stesso anno erano stati gli aiuti francesi e la riapertura della frontiera francese per il transito dei materiali sovietici a consentire la ripresa dei repubblicani, giunti sull'orlo del collasso finale. Circa l'entità complessiva degli aiuti ricevuti dalle due parti in lotta non esistono valutazioni e dati concordi. Per lungo tempo si è ritenuto che quelli ricevuti dai nazionali da parte dell'Italia e della Germania fossero stati superiori di quelli giunti alla parte repubblicana dalla Francia, dall'URSS e, attraverso il sistema della Lriangola-


CAP.

xxvnr . CONSIDERAZTONT CONCLUSIVE SULLA GUERRA

CIVILE SPAGNOLA

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zione, da altri paesi. Pubblicazioni più recenti e documenti vari dell'ufficio storico dello SME, peraltro basati su informazioni e valutazioni del periodo della guerra, testimonierebbero una più consistente entità degli aiuti ai repubblicani rispetto a quelli ricevuti dai nazionali. La questione non è di grande momento, mentre è essenziale stabilire che senza gli aiuti esterni non sarebbe stato possibile, a nessuna delle due parti, sostenere così a lungo un conflitto che ebbe la fisionomia di una guerra di logoramento. Infine va rilevato che furono gli interventi dell'Italia e delJa Germania e deli'URSS a enfatizzare ii caraiiere ideoiogico àeìia guerra - da una parte il fascismo e il nazional-socialismo e dall'altra il comunismo e gli estremismi di sinistra - che acquisì senza dubbio anche una connotazione ideologica, di cui si avvalse soprattutto la propaganda, ma che all'origine ebbe motivazioni molteplici e complesse, proprie della situazione interna spagnola, quale era andata maturando nel paese in oltre un secolo. Del resto la stessa partecipazione italiana e tedesca t:bbe, specie in Italia, una fo r tissima t.:uloritur·a iùeo-

logica - si parlò di una crociata contro il bolscevismo ateo - ma fu determinata e decisa soprattulto per interessi politici, strategici, economici. L'Italia guardò alla Spagna prevalentemente in termini di potenza polilica e militare italiana nel Mediterraneo. «La conquista dell'Abissinia aveva reso anche più indispensabile evitare qualsiasi peggioramento della posizione dell'Italia sul mare e approfittare di qualsiasi opportunità per migliorarla» 6. Non si può nondimeno negare che vi furono tentativi italiani di fascistizzare la Spagna - creazione di un ufficio italiano per la stampa e la propaganda nel febbraio 1937 in Salamanca, dotato di notevoli risorse finanziarie; missione speciale di Farinacci in Spagna con incarico specifico di Mussolini «di rendersi conto della situazione della Spagna nazionale» e di esporre a Franco le idee di Mussolini circa il futuro della Spagna 7 - ma essi svanirono nel nuila per l'acuta allergia del mercato spagnolo alle importazioni politiche dall'estero. Molto significative al riguardo le istruzioni date da Ciano all'ambasciatore Roberto Cantalupo, quando questi venne designato a sostituire l'incaricato d'affari italiano nominato al momento del riconoscimento di Franco: «A noi basta che in Spagna non si radichi il bolscevismo. Questo è lo scopo unico e vero della nostra presenza diplomatica a Salamanca. La parte ideologica spagnola per noi è secondaria: principale è la difesa della civiltà occidentale» s. Ancora più esplicitamente, in un secondo colloquio con Cantalupa, Ciano affermò che l'Italia non voleva occupare in permanenza le isole Baleari - dove altro tentativo di fascistizzazione era stato attuato da


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Arconovaldo Bonaccorsi, il «conte Rossi » - né instaurare una dittatura fascista in Spagna 9_ Ancora meno esportabile in Spagna del fascismo risultò il nazional-socialismo tedesco.

3. L'insurrezione militare si mosse senza un preciso programma politico e sociale, senza sposare per intero il falangismo o il carlismo, senza neppure grande interesse per la questione monarchica e dinastica. Essa nondimeno ebbe il suo fondamento ideologico di legittimazione morale e sociale: la «Cruzada ». Fini di questa: la difesa dei valori tradizionali, la rinascita della grande Spagna, la lotta estrema contro l'anarchismo, il comunismo e il socialismo estremista e conseguentemente contro le due grandi confederazioni sindacali. Si trattnvn. di un programma gcncric:n, di cnntcnut<) distruttivn più che co~ struttivo, senza una chiara definizione dell'assetto costituzionale e istituzionale, ricco, o meglio, aperto alle grandi promesse ma povero di volontà ài reaìizzarle, ài non difficile presa, proprio per la sua indeterminatezza costruttiva, in una società convulsa e disordinata qual'era la spagnola nel 1936. La guerra civile non obbedisce ai canon{ della guerra «tout court». Essa ha una propria strategia, nel cui contesto particolare vanno esaminate e valutate l'impostazione e la condotta delle operazioni. Da qui, ad esempio, l'origine dei costanti contrasti tra i responsabili spagnoli e quelli italiani: i primi premuti dalle, per loro prevalenti, esigenze di carattere nazionale interno; i secondi desiderosi di portare a termine il conflitto nel tempo più breve possibile, ricorrendo a manovre rapide e risolutive. Da parte dei nazionali: la conquista sistematica del territorio e delle risorse, la scelta di obiettivi di rilievo politico e psicologico più che militare, il mantenimento della iniziativa, l'inibizione di ogni successo del nemico o la pronta contromanovra per azzerare quello eventualmente conseguito, la ricerca del consenso da parte delle popolazioni stanziate sui territori via via conquistati, la messa in atto del nuovo regime con l'affermarsi di un controllo politico e poliziesco assoluto fino all'imprigionamento e alla eliminazione fisica mediante fucilazione- talvolta senza neppure gli usuali processi sommari - degli avversari e degli individui comunque compromessisi con il governo repubblicano. Il comportamento dei nazionali nei riguardi degli avversari fu un'altra causa di contrasto con le au-


CAP. XXVIII - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

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torità politiche e miUtari italiane. Le esecuzioni in massa perpetrate in Malaga dai nazionali sdegnarono persino Farinacci, tanto che, dietro suggerimento di Cantalupa, fu chiesto ufficialmente a nome di Mussolini che tutti i processi politici fossero rinviati alla fine della guerra, ma senza grandi risultati, come dimostrò successivamente la questione dei prigionieri baschi, che fu alla origine della richiesta di Franco di sostituire Bastico. Concorsero alla lunga durata della guerra (schizzi n. 37 e 38) e alla lentezza delle operazioni anche, specialmente nel primo periodo, l'insufficienza delle forze naziuoal i e: I'estensione della fronte. Nel 1936 su 2300 chilometri di fronte i nazionali schierarono 150.000 uomini contro i 250.000 repubblicani; nel 1938 su 1700 chilometri ne schieravano 450.000 contro i 350.000 repubblicani. La strategia dei nazionali ru comunque prevalentemente uffensiva, ma in ossequio al principio di non perdere mai - «chi non perde vince, chi non vince perde» - i nazionali furono costretti a contromanovrare dando vita a battaglie di logora111e11iu,

Y.uall y ueHe a<l esen1pio di Tcruel e de!l'an:;a di G~.1....i.dc.sa, di scur-

so o nullo rendimento strategico sul piano meramente militare. La strategia dei repubblicani fu prevalentemente di natura difensiva, intesa soprattutto a mantenere ii possesso assoiuto dei territori sotto il loro controllo; ma tale impostazione strategica della guerra non impedì loro l'effettuazione di grandi sortite offensive e controffensive in settori particolarmente importanti e salienti, facendo ricorso abilmente alla sorpresa e alla superiorità locale. Anche se non mancarono dalla parte repubblicana capi capaci di brillanti concezioni strategiche e operative e comandanti abili, di prestigio, coraggiosi, le battaglie da loro ingaggiate non sortirono mai successi definitivi - se si fà accezione di quella difensiva di Madrid - a causa della insufficienza tattica e della scarsa capacità manovriera delle unità, oltre che della tenace resistenza e del la pronta reazione dei nazionali. Occorre dare all'inclicaziune delle due strategie valore generico d'insieme, giacché le operazioni assunsero fisionomia particolare nei vari periodi e nei diversi ambienti naturali. Così, nel primo periodo, si ebbero azioni rapide e manovrate da parte di piccole colonne, operanti quasi autonomamente, che perseguirono successi di rilievo ricordiamo Malaga - mentre successivamente, spesso, le operazioni furono simili a quelle de ll a prima guerra mondiale, affidate soprattutto al tradizionale binomio fanteria-artiglieria e condotte pe r spallate successive, dirette soprattutto alla conquista di centri abitati. Centri di attrazione per tutta la durata della guerra furono, infatti, gli abitati e le linee di sviluppo delle operazioni coincisero quasi sempre


Schizzo n. 37


Schizzo n . 38 LE PRINCIPALI OPERAZIONI DEL !CORPO TlRUPPE VOLONTARIE ITALIANO NELLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALIA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

con le vie di comunicazione. L'attacco dj un settore comporlava, stante l'entità complessiva delle forze, il ricorso alla difesa degli altri su fronti molto ampie e ciò in genere va leva per l'una e per l'altra parte. Ne derivava che ogni offensiva continuava a dipendere preminentemente dalla raccolta delle informazioni, dalla tutela del segreto e dall'applicazione dei principi della sorpresa e della massa,mentre la scelta degli obiettivi e degli sforzi era dettata, ollre che da motivi tecnicomilitari e di ambiente naturale, da considerazioni politiche e psicologiche. Accanto a quest'ultima peculiarità, va posta quella che l'impiego ài uomini e mezzi rea lizzalo neììe varie battaglie nun fu compa rabile con quello delle grandi masse operanti negli scontri della prima guerra mondiale. A parte le diverse proporzioni delle masse di uomini e di mezzi, la guerra civile spagno la, pur simile sotto molti aspetti sul piano tecnico-militare al la prima guerra mondiale, se ne discostò per altri, prefigurando, specialmente negli ultimi periodi, la strategia e la tatLica ùella !?eco11Lla l5U~a·ra 111ui1Ùialc:. Gli a,a·ti ti ~ar ri a r,Yi [it1 110n èrano certo mezzi nuovi, perché largamente già collaudali durante la prima guerra mondiale. La guerra italo-etiopica non aveva invece potuto offrire, nonostante i progressi determinati dal l'evo!uzione deila tecnologia, nuove indicazioni d'impiego.giacché l'aviazione italiana aveva operato senza incontrare conlrasto da parte dell'aviazione e dell'organizzazione della difesa ·controaerei etiopiche, pressoché inesistenti, mentre l'impiego deI carri armati italiani, del tipo L.3, era stato pesantemente limitato e condizionato dalle esigue prestazioni del mezzo e dal terreno d'impiego. Nella guerra civile spagnola: l'aviazione coll audò positivamente la sua funzione strategica preconizzata dal Douhet e si confermò mezzo insostituibile nella battaglia e nel combattimento per la ricognizione e l'esplorazione, per la protezione del ciclo, per il sostegno delle forze terrestri, tanto che la s uperiorità aerea, almeno locale, divenne «conditio sine qua non» dell'azione offens iva e controffensiva. I carri armati, fino ad allora impiegati quasi sempre in stretta cooperazione con la fanteria appiedata, pur restando prevalente e quasi assoluto tale tipo d'impiego, aprirono larghe prospettive alla loro funzione di arma-base, nell'ambito di raggruppamenti corazzati, comprendenti anche fanterie e artiglierie mobili, dotate di analoga velocità di movimento e di analoga capacità di operare fuori strada. Fu allora che la battaglia da terrestre divenne aero-terrestre e che la strategia allungò il suo raggio d'azione ben oltre i limiti tradizionali del campo di battaglia vero e proprio, fino a p0ter distruggere


Ci\P. XXVTII - CONSIDERAZ!ON! CONCLIJSTVP. SULLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

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o neutralizzare obiellivi d'interesse bellico situati a grande distanza dalla fronte. Fu allora altresì che per la prima volta l'aviazione venne impiegata deliberatamente a scopo terroristico sui grandi centri abitati che, successivamente nella seconda guerra mondiale, verranno «coventrizzati» dalle aviazioni dell'Asse e da quelle anglo-americane. I carri armati accen tuarono l'importanza del loro ruolo e, se non vi furono grandi battaglie di carri, i raggruppamenti corazzati o carristi divennero i protagonisti, là dove il terreno ne consentì l'impiego, delle puntate rapide in profondità, delle incursioni, degli avvolgimenti a piccolo e .m edio raggio, delle penetrazioni coi111esse con il co1npletamento e lo sfruttamento del successo.Non venne realizzato il connubio aerei-carri, che caratterizzò la prima fase della seconda guerra mondiale, ma ne venne prefigurata la possibilità di realizzazione e di sviluppo, percependone, sia pure epidermicamente, la funzione primaria che avrebbe assunto nei vari tipi di manovra, eccezione fatta per quella di rottura di una robusta organizzazione difensiva.

4. Specialmente nelle prime fasi della guerra, la tattica cui si fece riferimento da entrambe le parti fu quella della prima guerra mondiale, ma vi furono una ricerca di nuovi procedimenti e uno sforzo per distaccarsi dagli schemi stereotipi, concettualmente molto radicati, degli attacchi in massa e delle ondate successive. D'altra parte, le grandi unità messe in campo dalle due parti erano in definitiva grandi unità <li fanteria, con scarsa dotazione di armi di reparto e di artiglieria, tanto che i comandi supremi nazionali e repubb licani, per economizzare l'artiglieria organica delle divisioni, preferirono costituirsi una riserva generale d'artiglieria, da decentrare di volta in volta, per aliquote, secondo la necessità. Nonostante i richiami continui alla necessità della manovra anche ai livelli medi e minori, specialmente nell'ambito del CTV, prevalsero da entrambe le parti i combattimenti a «botta dritta » e i dispositivi delle unità rimasero in genere compatti e serrati, anziché articolati, aperti e distesi, ed essi favorirono perciò le avanzate uniformi, poco adatte alla manovra e a l gioco delle formazioni. Le grandi unità complesse - armata (Ejercito) e corpo d'armata (Cuerpo de Ejercito) - a composizione variabile, ebbero i compi ti e la fisionomia tradizionali dai tempi di Napoleone. Le grandi unità elementari - divisione e brigata - ebbero anch'esse i compiti tradizio-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

nali. La divisione fu, in genere, a composizione quaternaria (due brigate di fanteria e aliquote varie di artiglieria, del genio, talvolta di carri armati). Unica divisione speciale: quella di cavalleria, che ebbe anche, talvÒlta, un battaglione ciclisti e due battaglioni di fanteria autocarrati. Di brigate ve ne furono indi visionate e autonome. Da parte dei nazionali, l'impiego di brigate autonome andò a mano a mano riducendosi, tanto che nelle grandi operazioni del 1938 e del 1939 non ve ne furono; da parte dei repubblicani si verificò la stessa evoluzione, fino a che non rimasero in vita le sole brigate internazionali, dopo che, per un certo periodo (febbraio 1937-im:erno 1938), alcune di esse erano state riunite in divisioni. Una formazione che ebbe vasto impiego, specie nei primi tempi della guerra e in particolare nell'esercito repubblicano, fu la «colonna » (columna). Inizialmente le «colonne» repubblicane furono il frutto di iniziative di singoli capi e più che unità regolari furono una raccolta di volontari, con armamento individuale di vario tipo, con efficienza combattiva legata a fattori passionali; gimcnto con eventuali aliquote di artiglieria e di carri armati , costituite per l'adempimento di un compito specifico. Il ricorso a formazioni a dosatura calcoiata in ragione di un determinat o compito di natura tattica, che prenderà piede soprattutto nella seconda guerra mondiale e dopo, può considerarsi un'esperienza nuova molto importante, a proposito dell'ordinamento tattico· delle unità, offerta in anteprima dalla guerra civile spagnola. I comandi di grande unità nazionale e repubblicana assunsero, solo con il passare del tempo, la fisionomia, l'organizzazione e la funzionalità loro necessarie in guerra. Inizialmente ebbero una struttura rudin1entale e funzionarono a scartamento ridotto. Gli ordini venivano generalmente impartiti verbalmente e trasmessi, quando i destinatari erano lontani, a mezzo di ufficiale o di staffetta in motocicletta. Una caratteristica dei comandi spagnoli elevati fu l'assoluta fiducia esistente nei comandi in sottordine, per cui i primi si sentivano sicuri dell'esecuzione degli ordini, sulla quale non veniva esercitato nessun controllo. Esisteva perciò un'atmosfera di ottimismo che, se da un lato teneva alto il morale, dall'altro non consentiva valutazioni attente delle difficoltà. Nelle unità dell'esercito repubblicano la diarchia tra comandante e commissario politico incise spesso negativamente sull'unità degli intenti, sulla concordia interna delle unità e sulla stessa esecuzione degli ordini, intralciata dalle contestazioni e dai malintesi. Dal 1938 il sistema di organizzazione e di funzionamento dei comandi di entrambe le parti risultò molto migliorato ri-


CAP.

xxvm - CONSTDERAZIONT CONCLUSIVE SULLA GUERRA C[VILE SPAGNOLA

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spetto a quello del periodo precedente e i comandi delle grandi unità complesse ed elementari furono in grado di svolgere il Loro ruolo di centri motori e propulsori delle loro rispettive unità. · L'ordinamento degli eserciti spagnoli, nazionale e repubblicano, pur se soggetto a variazioni dovute a cause varie, compresa l'evoluzione della dottrina d'impiego, si mantenne sostanzialmente stabile per tutta la durala della guerra. Così, ad esempio, le divisioni, sia di parte nazionale che di parte repubblicana, conservarono la formazione iniziale delle corrispondenti grandi unità della prima guerra mondiaie: 2 brigate, ciascuna su 2 reggimenti. Diverso il corso deìi'ordinamento nell'ambito del CTV, nel quale le variazioni ordinative e organiche furono molteplici e frequenti, determinate soprattutto dalla diversa disponibilità nei vari periodi di personale e di materiali. Ne conseguirono ripetuti aggiustamenti organici e di dotazioni e la frequente redistribuzione di unità, cercando di salvaguardare il più possibile la continuità della dipendenza delle unità minori. Nel CTV operarono divisioni ternarie e divisioni binarie e iì ìoro rendimento operativo venne variamente valutato dagli stessi comandanti del CTV. Bastico, che nelle operazioni di rottura della fronte avversaria nell'attacco alla sacca di Reinosa e alle posizioni di Puerto del Escudo aveva operato con entrambi i tipi di divisione, si espresse in maniera decisa a favore della ternaria, parere che confermerà successivamente in contrasto con quello di Pariani (Doc. n. 113). Gambara manifestò, probabilmente sulla base delle nuove esperienze raccolte durante la campagna della Catalogna, la sua preferenza per la binaria, che in quella campagna, durante la quale non furono necessari sforzi prolungati e profondi e perciò scavalcamenti nelle grandi unità in prima schiern, si trovò a operare contro un avversario relativamente inferiore e fronti piuttosto ampie. Il giudizio di Gambara fu molto verosimilmente influenzato anche dal carattere del generale, piuttosto incline a non andare controcorrente e a rirnellersi alle tendenze del capo di stato maggiore dell'esercito del momento. La divisione binaria, in linea generale, si dimostrò durante la guerra civile spagnola di scarsa consistenza e capacità operativa. Essa, la divisione di 6 battaglioni, meglio si prestava al caricamento sugli automezzi e godeva perciò di maggiore mobilità, ma a questa sacrificava oltre misura la potenza di fuoco, la capacità di persistenza nello sforzo e l'esecuzione della manovra tattica che doveva essere rimessa al comando del corpo d'armata. La seconda guerra mondiale ne mostrerà tutta la debolezza e la pochezza, determinate dalla mancanza di equilibrio tra l'indice di potenza e il fattore agilità. Del resto, nella guerra civile spagnola, par-


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I.A PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

zia.l mente compresa la campagna di Catalogna, fu norma quasi costante del comando del CTV di conferirle maggiore potenza di fuoco e di penetrazione assegnandole organicamente un battaglione d'assalto e un battaglione mitraglieri 10, mentre alle divisioni in 1 a schiera veniva conferito un consistente appoggio di fuoco di artiglieria e, talora, il concorso di unità del «raggruppamento carristi».

5.

L'arma principe della guerra fu la fanteria, in entrambi i campi. La fanteria spagnola era composta di uomini di facile comandabilità, tenaci, orgogliosi, scarsamente accessibili alle esaltazioni e alle depressioni del momento, di pochi bisogni_ Tali doti positive furono comun i ai fanti naziona li e a quelli repubblicani. I quadri ufficiali e sottufficiaìi avevano le s lesse qua ìità ùella t r uppa. E ccezion e 1ai.t a per

gli ufficiali superiori, i quadri venivano tratti dall a vita civile e avevano perciò fattori costitutivi comuni . I sottufficiali rivestivano grande importanza e ad ess i venivano attribuite tutte le mansioni di governo, ri servando agli ufficiali i compiti della condotta dell'addestramento e del combattimento. Era una fanteria povera ·di armamento collettivo, dotata di armi individuali di tipo vecchio~ di modelli disparati, bisognosa di aumentar e la sua potenza di fuoco_ L'arma che dominò il campo d'azione della fanteria fu la mitragliafrice che venne impiegata sempre e soltanto a tiro dire tto, mai né nel tiro a grande distanza al di sopra delle truppe, né ri el tiro negli intervalli . La fan teria spagnola dell'una e dell 'altra pa rte soffrì, per tutta la durata della guerra, per la esigua disponibilità di moschetti automatici - ottima prova di sé dette nelle file dei nazionali il moschetto automatico tedesco Schmeisser, calibro 9 mm, 30 colpi- per la scarsa prestazione dei fucili mitragliatori probabilmente determinata da difetti meccanici insiti nei modelli impiegati e, soprattutto, per la carenza di mortai, specie di quelli di calibro maggiore, nonché per la insufficienza di potenza di quelli d'assalto. I quattro battaglioni di carri del vecchio esercito spagnolo - cir- . ca un centinaio, <li costruzione ri salente al periodo immediatamente seguente la prima gue rra mondiale - si dissolsero allo scoppio della insurrezione e non vennero utilizzati né dai nazionali, né dai repubblicani_ I primi carri armati dei nazionali furono i carri leggeri italiani e tedeschi (una compagnia e un plotone autonomo di 15 carri italiani


CAP. XXV!ll - CUNSlDERAZ!ONl CONCLUSIVE SUI.LA GUERRA OVILE SPAGNOLA

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dei quali 3 lanciafiamme, e un battaglione di 25 carri tedeschi). Il carro italiano era il «Fiat Ansaldo 1933», di 3,3 t, a debole blindatura, armato di una o due mitragliatrici; il carro tedesco era di circa 6 t anch'esso scarsamente blindato e armato di due mitragliatrici accoppiate. Ai repubblican i giunsero, inizialmente, una cinquantina di carri armati sovietici - T-26B, di 8,5 t, armati di un cannone da 45 mm e di una mitragliatrice - una metà dei quali fu impiegata nel contrattacco del 29 ottobre contro la destra del dispositivo dei nazionali marciante su Madrid. Nel corso del Ia guerra i nazionali non ebbero materiali di altro tipo, mentre i repubblicani ebbero a disposizione, oltre quelli del tipo citato, carri medi di fabbricazione spagnola: il «T 26» copia del carro sovietico omonimo e il «T 28», copia del carro medio ing lese Vickers-Armstrong 1929 (armato di un cannone da 45 mm, una mitragliatrice accoppiata, due mitragliatrici autonome). 11 materiale dei repubblicani surclassò in genere quello dei nazionali. I carri armal! di un ti!r:nel13.ggio inferiore ~llc 8 t s i din"lostrarollO U:i1 1ì1ezzo <li attacco scarsamente efficace, in quanto la loro potenza di fuoco risultò quasi insignificante, la loro blindatura troppo debole, la capacità di movimento fuori strada quasi nulla su terreno appena rotto. I carri vennero impiegati da entrambe le parti, come già rilevato, soprattutto in accompagnamento de.Ila fanteria e ne fu dedotto che: l'azione dei carri deve essere in ogni caso preceduta dalla preparazione dell'artiglieria e/o dell'aviazione, intesa principalmente a neutralizzare i pezzi controcarri più avanzati dello schieramento nemico; la velocità di una formazione di carri deve essere in attacco tale da consentire l 'osservazione del terreno da percorrere e la precisione del tiro da eseguire da carro fermo e, al tempo stesso, tale da non distaccare di molto la formazione dalla fanterie c he segue; la fanteria che segue un attacco di carri deve essere appoggiata da artiglierie mobili; i carri, giunti sull'obiettivo, possono oltrepassarlo soltanlo <lopo il rastrellamento dell e posizioni conquistate e l'attacco dei carri può essere proseguito su obiettivi di secondo p iano soltanto quando la fanteria abbia ripreso il con tallo con la formazione carrista. Ta li i criteri prevalenti, comuni al le due parti, circa l'impiego dei carri; i tentativi di considerare i carri in funzione autonoma furono pochi e, in genere, male riusciti, perché mancavano i mezzi - fanteria e artiglieria meccanizzate - indispensabili per conferire ai complessi corazzati l'indipendenza di azione. Il carro armato venne considerato un mezzo ausiliario della fanteria, ma nell'ambito del CTV, pur con i modesti mezzi disponili, venne più volte fatto ricorso con successo al-


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LA PARTECIPAZIONE ITAI.IANA Al.LA GUERR A CTVTLE SPAGNOLA (1936 - 1939)

l'impiego dei complessi misti, la cui arma-base erano i carri, i piccoli carri L3, operanti con il seguito di fanteria autotrasportata e in combinazione con altri mezzi celeri {autoblindo, motociclisti) e con il sostegno di artiglierie trainate. Esamineremo più avanti i criteri, le modalità e gli sviluppi delle azioni del «raggruppamento carristi » del CTV che esperimentò, utilizzando i mezzi disponibili e ricorrendo ad aggiustamenti e arrangiamenti di circostanza, l'impi ego autonomo di un modesto complesso corazzato, quasi in miniatura, che anticipò la dottrina d'impiego e la costituzion e or dinali va e orga nka della div isione co razzala italiana. L'artiglieria, come già annotalo, fu scarsa in entrambi i campi. Il rnaggior calibro impiegato fu il 155 (non più di qualche batteria, dall 'una e dall'altra parte). Anche il munizionamento non fu granché abbondante. Le azio ni più comuni furono la preparazione e l'appoggio; m e ntr e l'inlc rdizion e e la controbatteria vennero sviluppate piutLo.s lo raran1ci1tc, spccialrncr.1.te la prii1ì a . La p i e1Jai azio11e ,.re i1n.e affi4

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data in combinazione all'artiglieria e all'aviazione, o solo all'artiglieria, o solo all'aviazione. L'azione dell'artiglieria venne quasi sempre condotta di sorpresa, con vioìenza, ma di no rma fu di durata breve. Soltanto raramente i conce ntr am enti di fuoco furono ripetuti a in tervalli. Anziché diluire il fuoco su di un gran rmrn e ro di obi e LLi v i, si preferì concentrarlo successiva m ente su obi e ttivi prioritari con masse di proietti attentamente dosate. L'appoggio fu eseguito secondo crite ri di tempestività, violen'za, ripetitività nel tempo e nello spazio sui centri di fuoco e di resistenza ostacolanti via via l'avanzata della fanteria. Anche nell'azione difensiva il criterio base fu quello dell'azione improvvisa e violenta, non predisposta su tratti pred eterminati, m a che andava incontro all'avanzata nemica per disor dinarla e sconvolgerla. L'artiglieria controaerei <lei nazionali utilizzò mai.eriale tedesco, servito da tedeschi, e ottenne risultati del tutt o soddisfacenti. I tedeschi non permisero mai che spagnoli e italiani potessero prendere conoscenza diretta dei loro materiali, comprendenti batterie pesanti (4 pezzi da 88 mm), medie {6 pezzi da 37 mm), leggere (6 pezzi da 20 mm) e compagnie mitraglieri, dotate di armi da 8 mm, a grande celerità di tiro. Il CTV ebbe in dotazion e pezzi da 75 CK e, in un secondo te mpo, anche da 75/46, materiale abbondantemente superato, e mitragliere da 20 mm, rivelatesi scarsamente efficaci. Criterio di base dei tedeschi: batterie leggere e aliquote di quelle medie a protezione delle unità operanti, con compiti anche di difesa controcarri; batterie pesanti, in-


CAP. XXVIII - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

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tegrate da altre medie, a protezione dei depositi, delle città, degli stabilimenti, delle opere d'arte. Criterio del CTV: pezzi da 75 e da 75/46, a protezione degli aeroporti dell'aviazione legionaria, degli schieramenti di artiglierie, dei centri dei collegamenti e della sede del comando; mitragliere da 20, a protezione delle unità operanti e a integrazione dei pezzi da 75 CK e da 75/46. L'artiglieria leggera controaerei tedesca si dimostrò straordinariamente efficace contro aerei volanti al di sotto dei mille metri di quota e, poiché non presentava difficoltà di spostamento e di mascheramento, venne via via preferita a quella meàia (cannone òa 37). Quanto ai pezzi controcarri, i migliori risultati furono ottenuti con la mitragliera da 20 mm tedesca, la stessa delle compagnie mitraglieri controaerei: altissima celerità di tiro, peso 300 Kg, proiettili del peso di 139 gr con una carica esplosiva dai 4 ai 9 gr, tutti traccianti, con potenza di penetrazione, con un ango lo di impatto di 60° variabile da 12 mm a distanza di 1200 ma 31 mm a distanza di 300 m. Iì pezzo da 37 ie<lesco aveva caraiierisiid1e inferiori quauiu alia veìocità iniziale e al peso, superiori in capacità di penetrazione. L'armamento controcarri italiano fu costituito, in grande prevalenza, dal pezzo da 65/17, nato come arma di accompagnamento e adattato ad arma controcarro, e dal pezzo da 47/32, capace di entrambe le funzioni, di cui la controcarri era la più congeniale e appropriata; ma di pezzi da 47 /32 ve ne furano pochi e di una disponi biJità un po' meno limitata il CTV godé so lamente dalla metà del 1938. Le unità spagnole, nazionali e repubblicane, non disposero di unità del genio, ad eccezione di quelle pontieri, di livello superiore della compagnia. La specialità artieri fu impiegata con mansioni prevalenti d'inquadramento, addestramento e controllo dei reparti lavoratori civili e di quelli costituiti di prigionieri, addetti ai lavori stradali, alla costruzione di ponti e di opere d'arte, alla fortificazione permanente, semipermanente e campale. Di rilievo in più circostanze risuìtò l'impiego dei pontieri che, sebbene dotati di materiale qualitativamente e quantitativamente ridotto - due battaglioni in tutto nell'esercito nazionale - realizzarono in tempi brevi passaggi sui fiumi. Del tutto carenti all'inizio le unità del genio trasmissioni che, soltanto con l'andar del tempo, presero un certo sviluppo, rimasto peraltro embrionale fino alla fine, comunque di gran lunga jnferiore di quello allora presente nei vari eserciti europej_ L'arma del genio, come diremo più avanti, trovò invece graduale amp liamento e potenziamento nell'ambito del CTV, sia per quanto aveva tratto alla specialità artieri che alla specialità trasmissioni.


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LA PARTECfl'AZlONE lTAL!ANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Abbiamo accennato alla funzione e all'impiego strategico e tattico dell'aviazione che, nelle battaglie aeroterrestri, trovò soprattutto impiego come mezzo d'integrazione e di sostituzione dell'artiglieria nell'azione di preparazione e in quella di intervento diretto a favore delle forze di superficie con la specialità detta d'assalto. Delle tre forze aeree - nazionali, «Condor», legionaria italiana - quest'ultima s'accrebbe di numero fino a divenire la più robusta delle tre e la più consistente in quasi tutte le specialità. Le due parti spagnole si può dire che all'inizio non avessero aviazione; entrambe dovettero gradualmente cosLiLuirla «ex novo» con gli apparecchi ceduti ai naziunaii dai1'Italia e dalla Germania e ai repubblicana dalla Francia e dal l'URSS. Le forniture compresero apparecchi di tipo vario e non sempre recenti, ma senza le cessioni straniere fatte alle due parti e, sopraltutto, senza la presenza delle forze aeree italiane e della «Condor», nonché di quella di istruttori italiani, tedeschi, sovietici, francesi, ecc., la guerra civile spagnola non avrebbe assunto quell'aspetto, ancorché solo p1·cfigm ·ato, di guerra m oderna, che; venn t g radua lmen le a d acquisire da entrambe le parti proprio in virtù soprattutto dell ' impiego delle forze aeree. Non sempre è stato vaiutato nei giusti termini il peso determinante che ebbe il concorso straniero, per entrambe le parti. nell'addestramento del personale spagnolo e, in pa_rticolare, dei quadri. Allo scoppio della insurrezione, i quadri dell'esercito nazionale erano costituiti da ufficiali e sottufficiali di carriera venutisi a trovare nei territori in cui l'insurrezione riuscì vittoriosa. Si trattava di un numero modesto, del tutto insufficiente a inquadrare un esercito destinato ad assumere una dimensione grandiosa, utilizzando personale di natura e provenienza varie (soldati di leva, richiamati. guardias civiles, guardias de asalto, falangisti, requetés, ecc-). Dopo il periodo iniziale, il problema della formazione dei quadri e degli specialisti divenne perciò imponente ed esso consisté non solo nel conferire agli uni e agli altri un sufficiente grado di istruzione tecnica e professionale, ma anche nel dare a tutti un indirizzo diverso da quello conforme alla dottrina e alla prassi spagnole, ricalcanti prevalentemente gli schemi delle forze armate francesi, schemi oltre tutto propri per un tipo di guerra da condurre con strumenti diversi e con altra disponibilità di mezzi e di materiali. Come riserva di quadri e di specializzati, esisteva un numero limitato di ufficiali e di sottufficiali che avevano cessato dal servizio attivo e pochi «alféreces» di complemento. D'altra parte, non era possibile, se non a detrimento della operatività delle unità combattenti, allontanare da queste ufficiali e sottufficiali per compiti di


CAP. XXVlll · CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

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addestramento del personale nuovo. Alla soluzione del problema, nei riguardi delle forze terrestri dei nazionali, concorsero italiani e tedeschi e venne concretato, nel maggio 1937, un piano di collaborazione che previde di devolvere: a complessi ispano-tedeschi, l'addestramento dei quadri per la fanteria, a eccezione dei quadri destinati alle unità miste italo-spagnole che dal settembre 1937 vennero addestrati da ufficiali italiani; a complessi ispano-italiani, l'addestramento dei quadri e specializzati di cavalleria, artiglieria, genio; a un complesso ispano-ital-tedesco l'addestramento per la guerra chimica. La colla.borazione italo-spagnola andò progressivamen Le sviluppandosi con Jo svolgimento di corsi informativi per ufficiali superiori e per com.andanti di brigata 11 • La ripartizione della collaborazione, in materia di addestramento, tra italiani e tedeschi dipese dalla necessità per Franco di tener conto delle offerte dei due paesi, sì da non creare Lra di essi contrasti. La soluzione consentì di fornire all'esercito nazionale quadri e s pecializzati professionalmente preparati, anche se l'a ddestramento non ebbe un inciirizzo unitano e fu mformato a lre d0Llri11e d'impiego diverse fra di loro: quella originaria dell'esercito spagnolo, quella italiana e quella tedesca.

6. La causa prima della vittoria dei nazionali fu la costante discordia interna della parte repubblicana. Ci viene in mente Cicerone che affermò «concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabunc11r » _ N p c;:c;:11n~ d P11_P r111P r ~rti c..:i prPC.::Pntr\ prpp~;n . ~ +':l ~11~ g11.arr -';l , nn _ tram.be chiesero subito aiuti esterni, senza i quali la guerra non sarebbe durata così a lungo e avrebbe avuto quanto meno un corso diverso; sia i nazionali che i repubblicani si batterono tenacemente per novecentottantasei giorni e gli spagnoli dell'una e dell'altra parte confermarono le loro qualità innate di bravi e valorosi soldati, delle quali si dettero più volte reciproco riconoscimento 12 • Ma fu, senza dubbio, l'unità e la coesione che i nazionali riuscirono a realizzare al loro interno la principale ragione della loro vittoria finale, anche se non mancarono neppure tra i nazionali eventualità di scissioni e di f ratture, parate abilmente da Franco e dai suoi sosteni Lori, primo fra tutti Serrano Suiier, che ebbe una parte di grande rilievo nel realizzare la solidarietà, necessaria per il successo, tra le forze armate nazionali e la falange, i monarchici, i carlisti, la Chiesa. I nazionali di qualsia-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

si settore politiço ebbero in comune la chiara coscienza «che nessun obiettivo politico era così importante da sacrificargli la vittoria» 13 _ Fu la guerra civile nella guerra civile a disintegrare la repubblica, che ricevé aiuti esterni superiori, o quanto meno di pari misura, di quelli dei nazionali. I nazionali fecero blocco unico; i repubblicani rimasero divisi e, anzi, le lotte interne si moltiplkarono e si acutizzarono vieppiù a mano a mano che il governo ebbe maggiore bisogno dell'aiuto dell'URSS, del Comintern e del partitÒ comunista spagnolo, aiuto del quale d'altra parte non avrebbe potuto fare a meno per continuare ia guerra. Il pr.incipale artefice della solidarietà dei nazionali fu Franco, che rivelò un'abilità e un fiuto politico insospettabili in un capo militare, digiuno di esperienza politica. Egli riuscì a imporsi in breve tempo come capo della insurrezione militare e via via come capo del paese, dove erano state le passioni politiche a scatenare la guerra e dove esse erano solite accendersi più che in altri paesi fino a esprimersi in forme vioìente parossistiche e in ìotte fratriciàe sanguinose. Durante la guerra corse maggiori pericoli sul piano tecnico-militare che non su quello politico, dove la sua calma, tipica del resto dei galiziani, la sua cautela, la sua pazie nza, la opaci Là della sua condotta, la sua apparente inerzia e finta indifferenza nei r iguardi delle parti in contesa all'interno della Spagna nazionale gli consfntirono, durante e dopo la guerra, di mantenere saldamente il potere nelle sue mani, senza concedere ampi spazi d'in_d ipendenza neppure alla falange, che era una delle colonne principali che lo sosteneva. Quale comandante supremo delle forze militari nazionali, impostò la sua strategia militare subordinandola costantemente a quella politic::i, restando inrlifferPnte ::ille snllt>cit::i7ioni pt>rrh~ ::is<:mnt><:<:e 11n::i

linea di condotta strategica che abbreviasse il più possibile la durata della guerra. Alle critiche che gli venivano mosse per l'arretratezza delle sue concezioni strategiche e per l'insufficienza delle manovre tattiche opponeva la necessità di «liberare» la Spagna, non di farle guerra. E per liberare la Spagna, evitando il più possibile le perdite e le distruzioni, sosteneva che gli era necessario, anzi indispensabile, decidere con ponderatezza le fronti delle offensive, assicurarsi l'accurata preparazione delle operazioni, condurle senza che vi fosse il pericolo della contromanovra nemica diretta a farle fallire. Per Franco, il successo politico sopravanzava quello militare e ciò spiega, anche se non sempre giustifica, le sue scelte e le sue decisioni di ordine militare. Spiega altresì le sue divergenze, talvolta giunte al limite della rottura, con Mussolini e con le autorità politiche e militari italiane,


CAP. XXVIII - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

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delle quali, talvolta cercando di non darla a vedere, fece propri i suggerimenti e le opinioni, anche se molto più frequentemente fece prevalere le sue idee e i suoi intendimenti. Da buon spagnolo, estremamente geloso della propria dignità e del prestigio nazionale, ancorché assolutamente bisognoso dell'aiuto italiano e tedesco, cercò di minimizzarne la portata all'interno e fuori della Spagna, rivendicò in tutte le occasioni l'autonomia della Spagna nazionale e la sua indipendenza dalle influenze straniere, cercò di affermare la sua completa sovranità e libertà di azione anche nei riguardi degli Stati che lo sostenevano, in contrapposizione alìa soggezione deììa Spagna repubblicana all'URSS, al Comintern e al comunismo internazionale. Concorsero in misura determinante, sul piano tecnico-militare, alla vittoria dei nazionali: i forti legami di conoscenza, di stima e di fiducia reciproca tra Franco e i comandanti in sottordine, di provenienza assai meno eterogenea di quelli repubblicani; l'amalgama e la disciplina più compatte e rigide delle unità combattenti nazionali ris pdi.o a quelìe repubblit.: ..me; la pi i:t eleva la p r o[essionalilà <lei quadri, degli specializzati e degli stessi soldati se messa a confronto con quella dei repubblicani. Non che non vi fossero capi preparati, abili, prestigiosi, di alto livello anche dalla parte repubblicana; ma essi subirono costanti inframettenze del potere politico, non poterono giovarsi di un'approfondita conoscenza reciproca, ebbero alle dipendenze unità meno affiatate, non omogenee, con modesta, scarsa e talvolta nulla professionalità, anche quando costituite da elementi che credevano nella causa per la quale erano accorsi a combattere. La vittoria arrise alla parte meglio preparata, organizzata, manovrata e condotta, i cui capi, a parte le inevitabili defezioni e i mancamenti locali e tempor a nei di alcune unità , seppero megli o domina rsi e tenere in pugno i loro reparti, senza schierare alle loro spalle i plotoni di esecuzione, come alcune volte fece ro i comandanti repubblicani. Un'arma utili zzata da entrambe le parti, in misura maggiore rispe tto alle guerre del passato, fu la propaganda, che poté fare ricorso anche ai nuovi e ormai diffusi mezzi di comunicazione. I nazionali e i repubblicani ne fecero largo uso, sia ai fini interni che sul piano internazionale. Si può dire che la propaganda costituì, quasi per la prima volta nella storia, un'arma di importanza primaria, specialmente sull'opinione pubblica delle due Spagne e degli altri paesi del mondo. Essa concorse a sostenere le fronti interne delle due Spagne e a deprimere, ciascuna, quella dell'avversario; esercitò grande influenza anche nei paesi non dire ttamente interessati al conflitto, condizionandone psicologicamente le opinioni pubbliche. La propaganda non


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (19.16 - 19.19)

è di per sé un'arma leale e pulita; tende ad amplificare i successi e

gli insuccessi dell'una e dell'altra parte, incidendo sugli spiriti specialmente in una guerra che abbia anche fondamenti ideologici, come la guerra civile spagnola. È sufficiente ricordare l'enfatizzazione dell'insuccesso italiano di Guadalajara, ad opera delle stazioni radio e della stampa avverse alla causa dei nazionali spagnoli, per misurare gli effetti psicologici che la propaganda può sortire. Di tale arma fecero uso più discreto i nazionali che, pur ricorrendo a esagerazioni e falsità, rimasero più aderenti allo sviluppo reale dei fatti e da ciò ricavarono risultati remunerativi. In conclusione, la vittoria dei nazionali non fu solo merito di Franco, che pure vi ebbe gran parte, dei suoi generali, dei suoi soldati e degli aiuti in personale e mezzi italiani e tedeschi, ma dipese in primo luogo dalla insufficienza politica dei repubblicani, in discordia e in lotta fra di loro, con ciascun partito o movimento più intento ai propri interessi settori.:ili di parte, che non ad adoperarsi per evitare la sconfitta. Aggiunge ii T hornas: «Ma, forse è più esatto dire che nessuno fu capace di creare tra le varie fazioni un 'un i Là vera, come Franco e Serrano Suner avevano fatto tra i nazionalisti» 14_


CAP. XXVlll · CONSIDERAZTONT CONC.LUSIVE SULLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

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NOTE AL CAPITOLO XXVIII 1 Ricordiamo: le guerre marocchine, con la disfatta di Annua! del 1921; la dittatura del gen. Primo de Rivera durata fino al gennaio del 1930; l'avvento della seconda repubblica nel 1931 ; i disordini del maggio 1931; gli incendi dell e chiese; le lotte tra i repubblicani puri, i socia listi, gli anarchici, i complotti monarchici; gli scioperi anarchici; la legge agraria del 1932; la questione dei catalani e dei baschi; il pronunciamento del gen . Sanjurjo del 1932; le elezioni del nove mbre 1933; l'avvento al potere della CEDA (Confederaciòn cspafiola de de1·echas autònomas) guidata da Gil Robles: la nasci La del falangismo di José Antonio Primo de Rivera; gli inizi del comunismo spagnolo; il governo Lerroux; lo sciopero di Saragozza durato 57 giorni; il governo Sampe r; la «ley de cultivos»; la rivoluzione dell'ottobre 1934 a Madrid, Barcellona e nelle Asturie; le elezioni del 16 fe bbraio 1936; il ritorno a l potere di Aza ria; il terrorismo della falange; l'acuirsi delle discordie tra le sinistre; la destituzione di Alcalà Zamora; le rivolle dell'aprile 1936; i complotti dei comunisti e le cospirazioni delle destre; l'assassinio del tenente Casti Ilo e quello di Calvo Sotelo; i complotti dell 'esercito e l'azione de l g~.n. !vlc!:1. 2 I risultati delle elezioni de! febbraio 1936 furono: nel primo turno, 256 seggi al fronte popolare, 143 alle destre, 54 al centro; nel secondo turno, 278 seggi al fronte popolare, 134 alle destre, 55 a l centro. I voti comple ssivi dati a c iascun blocco furono : 4. 176.156 al f rnnle popolare, 3.783.601 al fronte nazionale, 681.047 al centro, 130.000 ai nazionalisti baschi . 3 Hugh Thomas. Op. cit., pg. 115. 4 Ibidem. 5 Ibidem, pg. 632. 6 John F. Coverdale. Op. cit., pg. 365. 7 ibidem, pg. 176. 8 Ibidem, pg. 175, da: Roberto Cantalupo. «Fu la Spagna. Ambasciata p resso Franco (febbraio-aprile 1937) » Milano, 1948. 9 Ibidem. ·io Appena impegnata, ìa binaria richie<leva 1o scavalLl::l1ut.;i.J i.u Ja pa 1 le cli un'altra binaria e, in più, ogni volta che <lo veva essere sostituita a causa dell'usura della propria fanteria, gli altri elementi costitutivi, ancora di eletta potenzialità operativa, re stavano inutilizzati, a meno di non scindere la divisione, il che in quell'epoca era una vera e propria eresia che contrastava con il dogma della inscindibilità sancito ne lla dottrina d 'impiego in vigore. 11 Nell'ambito del CTV, vennero cos tituiti: il C.C.1\.. (Centro Complementi e Addestramento), per l'istruzione di sottufficiali, specializzati e truppe per le unità spagnole e per quelle miste italo-spagnole; il C.l.A.U.S. (Centro Italiano Addestramento Ufficiali Spagnoli), avente per scopo, mediante propri clementi decentrati presso le Accademie di cavalleria, artiglieria, genio, chimici, la formazione e il perfezionamento dei quadri inferiori di complemento. Nel novembre del 1937, il C.l.A.U.S. venne a ssorbito dal C.C.A., il quale, sotto il nome di C.T. (Centro Is truzioni) ampliò la propria co llaborazione con la «Jefatura Espanola Movilizaciòn, Ins tructiòn y Recupcraciòn ». Il C.I. ebbe: gruppi di uffic iali istruttori presso le accademie nazionali di Segovia (artiglieria), Burgos , S. Se basti a n e Saragoza (genio), Salamanca (chimica); unità scuola con un


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

battaglione per l'is truzione degli alféreces e degli specializzati, un gruppo celere scuola presso il reggimento di cavalleria «Famesio»; un gruppo artiglieria scuola presso la scuola di Medina per sottufficiali di artiglieria; una scuola trasmissioni per tutte le armi; reparti d'addestramento e di impiego (reggimento di Fanteria «18 luglio», gruppo artiglieria complementi, compagnie genio complementi)12 Il gen_ Yagiie, in un discorso pronunziato in Burgos il 19 aprile 1938, così si espresse, ad esempio, nei riguardi dei soldati repubblicani: «I rossi lottano con fermezza, difendono il terreno palmo a palmo e quando cadono lo fanno con valore. Sono nati in questa santa terra che fa saldi i muscoli e tempra il cuore, sono nati sotto questo sole di fuoco della nostra Spagna che sfrena le passioni e le fa impetuose, sono nati in Spagna, sono spagnoli e perciò valorosi ». 1~ IIugh Thomas. Op. cit., µg. 637. 14 Ibidem_


CAPITOLO

XXIX

LO SFORZO ITALIANO

1. Il comando del CTV. 2. Le grandi unità e le varie armi. 3. La consisienza delie forze terrestri, le perdile e le decorazioni. 4. L 'Intendenza del CTV. 5. L'impegno addestrativo. 6. i materiali delle forze italiane terrestri. 7. L'attività della marina italiana. 8. L'aviazione legionaria. 9. L'apporto complessivo italiano alla guerra.

1.

Il comando del CTV nacque per trasformazione della MMIS e, al pari di questa, risentì della improvvisazione della sua creazione, con i pregi e i difetti propri di una situazione di emergenza. Assunse nel tempo, ma in termini brevi, la completezza ordinativa, organica e funzionale di un comando di grande unità complessa, operante interritorio straniero lontano dalla madrepatria, legato a un triplice ordine di dipendenze - Comando Supremo spagnolo o comando d'esercito delegato, ufficio «S» del ministero degli esteri italiano, SMRE - avente a sua volta alle dipendenze del comandante anche il comando dell'aviazione legionaria e la missione navale. La complessità e la delicatezza delle funzioni e dell'esercizio del comando erano accresciute dalla necessità delle relazioni da mantenere con l'an1basciatore italiano presso il governo di Burgos e con il comando ùella legione «Condor» tedesca. Era dunque un comando militare con molte implicazioni politiche, prima delle quali la dipendenza diretta, sulla linea del comando italiano, dal ministro degli affari esteri, che la esercitava per il tramite di un ufficio «ad hoc », diretto da un funzionario della carriera diplomatica, peraltro assistito da ufficiali dei tre dicasteri militari. Tale peculiare «status» comportò di per sé difficoltà molteplici, che avrebbero potuto essere d'intralcio e causa di serie disfunzioni, che invece non si verificarono, anche perché ad avere la parola definitiva, nei momenti difficili e ruvidi, fu Mussolini, che spesso cedé a Franco, non perché lo stimasse o ne subisse l'ascendente, che del


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LA PARTECTPAZIONF. ITAI.IANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

resto non aveva, ma perché deciso a non rompere con gli spagnoli, nella cui guerra aveva oltretutto impegnato il suo prestigio personale e quello del regime sul piano interno i Laliano e su quello della politica estera. Il più grave dei cedimenti a Franco fu senza dubbio la rimozione di Bastico. Roatta, Bastico, Berti e Gambara, ognuno molto diverso dall'altro per temperamento, carattere,comporlamento, modo di intendere e dirigere le operazioni, ressero nell'insieme con perizia e fermezza il comando del CTV, anche se Roatta ebbe non poca responsabilità nell'insuccesso di Guadalajara, dove alla impreparazione dei comandi subordinati e delle truppe si sommò la visione enfaticamente ottimistica, ereditata dalla vittoria di Malaga, del comandante del CTV, che imposLò la battaglia con una dose di grave superficialità, quasi si trattasse di una manovra di sfruttamento del successo e le diede inizio malgrado le forli avver sità atmosferiche. Nei rapporli con i comandi spagnoli i quattro genera li italiani, pur dovendo ingoiare qua !c11c

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norc diplomazia, la corre ttezza formale e non furono ava ri <li spirito di sincera collaborazione, senza riserve mentali , che invece talvolta vi furono da parte spagnoia. D'aitra parte, gli spagnoli , soprattutto Franco, erano premuti dall'esigenza di minimizzare l'apporto italiano, in particolare delle Lruppe terrestri, Pe:r accentuare il carattere nazionale spagnolo della guerra di fronte all 'opinione pubblica interna e internazionale. Gli apprezzamenti e i suggerimenti dei comandanti del CTV, anche quando non coincidenti con le visioni dei comandi spagnoli, non vennero sottovaluLati e valsero in definitiva a temperare la eccessiva rigidità delle concezioni e degli schemi connessi con la mentalità e la dottrina d e ll'esercito nazionale spagnolo, tendenzialmente diffidente nei riguardi delle innovazioni e restìo, anche per motivi di politica interna, a cercare il successo nella distruzione delle forze avversarie anziché nelle conquiste terri Loriali. Preme mettere in evidenza che i quattro comandanti furono in eguale misura gelosi interpreti e custodi dell'applicazione delle direttive ricevute da Roma circa l'impiego del CTV e della salvaguardia delle proprie prerogaLive di comando. Mantennero fermo il principio dell'impiego unitario del CTV in azioni offensive, ma ne consentirono, in casi di estrema necessità, la violazione facendo accorrere aliquote delle loro forze a sostegno degli eserciti o dei corpi d'esercito spagnoli venutisi a trovare in difficoltà. Non si può dire che furono sempre ripagati con la stessa generosità e sollecitudine; basti ricordare il mancato intervento dei nazionali sul .Jarama durante la batta-


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glia di Guadalajara, nonostante le ripetute sollecitazioni di Roatta. In definitiva, j comandanti del CTV ispirarono le relazioni con i comandi nazionali a chiarezza di intendimenti, a sincerità d'intesa, a concreta cooperazione, ma non sempre la correttezza formale riuscì a stemperare le acute divergenze di fondo in materia operativa, come quelle sul trattamento dei prigionieri che, ad esempio nel caso dei baschi, determinò una vera e propria tensione dei rapporti Lra Franco e Bastico. Nell'esercitrlre il comando sulle unità nazionali assegnate temporaneamente al CTV, i comandanti italiani ebbero costante e attenta cura nell'impiegarle nei U1niti della loro potenzialità operativa e assistendole nel migliore dei modi possibile per realizzare quella intima e convinta cooperazione che di fatto non venne mai meno in nessun ciclo operativo e che spesso si estrinsecò in gare di sana emulazione, che valsero ad affratellare le unità nazionali spagnole cooperanti e quelle italiane e a mantenere il clima di sincero cameratismo nelle unità miste tra reparti italiani e spagnoli. Ot.lii11-e furono le intese, le relazio1ìi è la i:"eci1):roca dispoi1ibilità tra

i comandanti del CTV e le autorità centrali italiane politiche e militari, alle quali i primi riferirono obieLLivamente i fatti, segnalarono le necessità, rappresentarono ìe iacune con grande franchezza, senza mai ricorrere a enfatizzazioni o minimizzazioni di comodo e tanto meno a infingimenti e ipocrisie. La lettura della voluminosissima corrispondenza intercorsa dall ' inizio alla fine della guerra tra Roatta, Bastico, Berti e Garnbara da una parte e Mussolini, Ciano e Pariani dall'altra, testimonia un andamento di rapporti lineare, aperto e concreto, che fu di grande giovamento alla efficienza operativa del CTV, i cui comandanti godettero di ampia libertà d'iniziativa e di azione, anche se talvolta Pariani suggerì orientamenti d'impostazione e di condotta delle operazioni, che non sempre vennero accolti, senza peraltro che l'interessato se ne avesse a male. Non vorremmo dare una visione idilliaca dei rapporti tra i comandanti del CTV e le autorità di Roma; è probabile che vi siano stati screzi, gelosie e contrasti personali, ma se anche così fu, è certo che non emersero e in nessun caso esercitarono una qualche incidenza sensibilmente negativa sulle operazioni. Nei rapporti con i tedeschi, i comandanti del CTV si regolarono sulla linea formale della grande correttezza; ma le reciproche relazioni furono molto limitate e contenute per volontà degli stessi tedeschi, che non intesero mettere a parte gli italiani della loro organizzazione, del le loro esperienze e del loro armamento. Minore fu il distacco tra le due aviazioni, l'italiana e la tedesca, per evidenti ragioni ope rative; ciò produsse una reciproca migliore conoscenza e cordia-


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lità. Sostanzialmente italiani e tedeschi quasi si ignorarono vicendevolmente, nonostante la correttezza dei rapporti formali, ma in concreto fu costante da parte italiana un elevato grado di diffidenza a causa della invadenza dei tedeschi in tutta la vita spagnola - benché pochi, erano dappertutto - e del loro sentirsi superiori a tutti gli altri. Anche gli spagnoli del resto non li amavano, ma apprezzavano molto la loro organizzazione e il loro armamento ed equipaggiamento molto più moderni di quelli italiani. Il comando del CTV, da dopo Guadalajara alla fine della guerra, attrnverso successive ristrutturazioni, assunse struttura, articoìazione e funzionalità pienamente rispondenti alle esigenze del moderno campo di battaglia e di una moderna gestione dell'esercizio del comando, tendente a una sempre più alta specializzazione tecnica delle componenti e a una maggiore suddivisione degli organi. Una delle branche, oltre quella strettamente attinente alle operazioni, che funzionò brillantemente fu quel la del servizio informazioni, la cui accuratezza e tempestività di lavoro giovarono spesso anche ai comandi ~pagnoli. Abbiamo letto ed esaminato nel carteggio operativo del CTV, custodito p resso l'ufficio storico dello SME, relazioni e valutazioni informative, riguardanti sia ia situazione poiitico-militare generale, sia le situazioni specifiche di una data fronte in un dato momento, davvero perfette quanto a chiarezza, completezza, minuzios~tà di notizie, aderenza alla realtà poi riscontrata nel corso delle operazioni. In una relazione informativa del la metà dell'anno 1937 abbiamo trovato una spiegazione convincente di quale fosse"lo stato d'animo della popolazione dei territori sotto la giurisdizione del governo di Burgos, nei quali buona parte della popolazione continuava a nutrire idee e sentimenti socialisti e anarchici e nondimeno non era ostile al fronte nazionale, perché stanca della guerra e indignata dei delitti e degli estremismi dei partiti per i quali aveva simpatizzato e nei quali era stata iscritta. Di particolare rilievo fu anche il lavoro svolto dall'ufficio informazioni del comando del CTV per la salvaguardia della vita dei prigionieri nemici, il loro trattam e nto nei limiti delle convenzioni internazionali, il mantenimento dell'ordine pubblico nei territori via via occupati nell'attesa di passare l'incombenza alle autorità e alle truppe nazionali. Tutte le branche del comando lavorarono sodo e con continuità, nonostante i rrequenti spostamenti di sede, e in tutti i settori l'organizzazione e il funzionamento raggiunsero livelli soddisfacenti; in particolare in quelli della sicurezza del comando, del servizio postale riguardante anche le rimesse di denaro, dell'amministrazione del denaro e dei materiali, dell'assistenza e del benessere del soldato.


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Menzione specifica meritano altresì l'ufficio di collegamento con

il quartier generale <li Franco, l'ufficio di collegamento con il comando dell'esercito del nord, la sezione topocartografica che riempì la lacuna dei documenti cartografici dell'esercito spagnolo. Non meno importante il lavoro del tribunale militare.

2.

11 grado di capacità operativa e combattiva iniziale del CTV risultò alla prova del fuoco piuttosto modesto, specialmente nelle unità della MVSN, a causa delle improvvisate modalità di arruolamento, dell'eterogeneità del personale arruolato, del la scarsissima - spesso nulla - preparazione militare e tecnico-tattica dei singoli, ufficiali della MVSN compresi, spesso ricoprenti gradi più elevati di quelli 1-ivestiti nell'es ercito. Cause del b asso li.vello open,tivo furn r;o , inultre, la mancata selezione attitudinale morale e fisica, l'insufficienza numerica e qualitativa de i sottufficiali, la mancanza o insufficienza di amaìgama neiie piccoic e medie unità. La portata negativa di tali lacune non si rese pienamente manifesta nella battaglia di Malaga, durante la quale nondime no non mancarono insufficienze, anche aragione del suo breve e rapido corso, ma si rese evidente nella battaglia <li Guadalajara, al cui insuccesso, in uno con gli errori del comando, concorse in misura molto ragguardevole. L'impreparazione spirituale e tecnica ebbe gran parte nel panico da cui si lasciarono prendere alcune unità davanti ai carri armati sovietici. Qualche mese dopo Gua dalajara, il CTV scese in campo con una fisionomia del lutto diversa, dimostrandosi uno strumento operativo omogeneo, solido, efficiente, vibrante. Non si trattò di un miracolo inaspettato, ma di una r emuneratività ottenuta mediante l'addestramento, l'epurazione degli inidonei fisicamente e moralmente, l'arrivo di nuovi quadri ufficiali preparati e capaci, l'istituzione di corsi d'istruzione e di formazione per il conferimento del grado di sottufficiale ai graduali di maggiore affidabilità o comunque distintisi per zelo e professionalità, l'impulso dato all'organizzazione logistica e a quella dell'assistenza e del benessere del soldato. Tutte le grandi unità, italiane e miste, si portarono al livello di efficienza della «Littorio », l'unica che era giunta in Spagna con un sufficiente grado di preparazione. Da quel momento in poi il CTV non conobbe più insuccessi e operò per tutto il resto della guerra con perizia e valore, pas-


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sando da successo a successo attraverso quasi tutta la Spagna e raccogliendo nei vari cicli operativi ampi riconoscimenti da parte dei comandi nazionali, dei commilitoni spagnoli e anche da parte dei repubblicani e persino dalla stampa antifascista. Nessuna delle grandi unità italiane e miste accusò debolezze e cedimenti e sarebbe ingiusta ogni classificazione di merito perché tutte, pur in diverse circostanze, combatterono egregiamente. A ciò concorsero l'incessante addestramento svolto nelle pause dei combattimenti e la non meno costante opera di formazione svolta dai comandanti, a cominciare da queììi succedutisi al comando de i CTV che ne furono i principali attivatori. La fanteria del CTV, dell'esercito e della MVSN, una volta sufficientemente inquadrata - anche se mai l'inquadramento raggiunse la pienezza organica - e adeguatamente addestrata anche se in questo settore non pervenne mai a livelli ottimali - dette di sé buona prova, confermando la connaturale tendenza del fante italiano al i-api<lo aÙai_Larnenlu all'arnbienì_e, il ì_radiziunaie spirilu di sacrificio,

Ja congenita inventiva nell'affrontare il combattimento e nel condurlo con tenacia. La fanteria spagnola delle unità miste non fu da meno. Certo la fanteria italiana si mostrò ancora restia ad abbandonare gli schemi stereotipi, le formazioni serrate, i procedimenti tattici e tecnici tradizionali, ad accettare la tattic~ d'infiltrazione adombrata nel le direttive del comando del CTV, a ricorrere alla manovra da parte dei quadri, ma non _s figurò rispetto alla fanteria spagnola delle unità nazionali e di quelle repubblicane, anzi spesso le superò per rapidità d'intervento, aggressività, ritmo di avanzata e slancio. La fant eria carrista, malgrado la meno che modesta remuneratività operativa dei mez.z( fu anch 'essa sempre, nel suo complesso, all'altezza delle situazioni di vario tipo che dové affrontare in cooperazione con le unità di fanteria di linea o nel quadro di azioni a sé stanti, dando vita a interventi celeri in profondità, che sconvolsero i dispositivi nemici o ne azzerarono gli intendimenti. Franco, che inizialmente non aveva gradito granché la presenza di fanteria italiana, non ne poté fare a meno anche quando crebbe notevolmente la disponibilità di quella spagnola, non solo per soddisfare le richieste di Mussolini, che voleva che le unità del CTV partecipassero riunite alle grandi offensive, ma, proprio per l'affidabilità che gli dava, volle che la fanteria italiana fosse presente in tutte le principali campagne del 1937, 1938 e 1939. L'artiglieria del CTV I, fino alla battaglia di Guadalajara compresa, non ebbe applicazione speciale. Successivamente, sotto il co-


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mando del gen. Manca di Mores, riordinato il materiale, organizzato il comando, dotate le unità di mezzi di trasporto, rielaborati gli organici dei comandi e de.I le unità, in particolare delle batterie, l'artiglieria del CTV divenne un complesso di fuoco potente, organizzato e manovrabile, che non trovava riscontro né nell'esercito nazionale, né in quello repubblicano. Il concetto che ne informò l'impiego fu quello della manovra delle traiettorie e dei materiali e dell'azione a massa. Nella battaglia di Bilbao i 9 gruppi dell'artiglieria del CTV furono determinanti per lo sfondamento del «cinturone» . Accorsero poi, dopo un trasferimento di 200 chiìometri, neììa zona di Espinosa de ios Monteros per tagliare la ritirata alle truppe nemiche di Bi.lbao. Nella battaglia di Santandcr, l'artiglieria del CTV offrì, si può dire, una dimostrazione da manuale quanto a organizzazione del fuoco, dell'osservazione e dei collegamenti. Nel periodo intercorso tra le battaglie di Santander e Teruel fu a Belchite, perfezionò ulteriormente la sua preparazione tattica e tecnica e successivamente, in pochissimi giorni, si trasferì con i materiaìi e Ie munizioni ndla zona cii Terueì a sostegno delle forze nazionali. Durante la campagna d'Aragona, con i suoi schieramenti avanzali e con il suo costante ricorso alla manovra del fuoco, l'artiglieria del CIV fu uno dei fattori decisivi per lo sfondamento delle posizioni nemiche. Tipico fu il suo irnpiego nel colpo di mano di Alcafii z, nell'azione st1 Calaceite e in quella su Tortosa. Poi partecipò alla campagna dell'Ebro, ove operò continuativamente per circa 4 mesi, ed ebbe gran parte nella manovra di aggiramento della Sierra Caballs. Durante la carn.pagna di Catalogna, dalla testa di ponte di Seròs, il suo continuo n:i.artellamento, dalle fasi di rottura delle fronti a quelle dello sfruttamento del successo, avanzò guadando fiumi e torrenti, protesse e aprì la strada a lle fanterie e schia cciò la resi stenza accanita <lei repubblicani. Durante la campagna di Catalogna sparò 450.000 colpi. In sintesi, l'artiglieria del CTV, ed anche le artigiierie divisionali, con schieramenti avanzati, con fuoco impiegato e manovrato a massa, con concentramenti rapidi, densi, tempestivi, da Bilbao ad Alicante, furono le coprotagoniste delle grandi battaglie e dei combattimenti, si guadagnarono l'ammirazione delle fanterie italiane e spagnole, l'invidia delle artiglierie amiche e nemiche, la «medaglia militare» spagnola, perché «ha combattuto dovunque con inestinguibile fede, con epico ardimento. Al rombo dei suoi cannoni ha risposto sempre il grido della vittoria». Durante l'intera guerra civile l'artiglieria italiana fu rappresentata <la 1604 bocche da fuoco che spararono circa 10.000.000 di proietti . 11 genio del CTV, inizialmente presente embrionalmente e via via


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cresciuto e moltiplicatosi nelle specialità, contò nell'ultima fase della guerra 10 battaglioni per un totale complessivo di 4600 uomini. Le due specialità maggiori - gli artieri e i trasmettitori - presenti fin dalla battaglia di Malaga, furono intensamente impiegati in quella di Guadalajara, mettendo nondimeno in evidenza che il personale e i mezzi giunti in febbraio, se avevano migliorato la consistenza delle unità che avevano operato (radiotelegrafisti) nelle operazioni su Madrid condotte verso la fine del 1936 e di quelle che avevano operato (artieri e radiotelegrafisti) nella battaglia di Malaga, dove erano stati riprislinati i punii <li Venta de los Alazares e di Viiianueva Concepciòn e gittato il ponte di circostanza di Velez-Malaga, non sarebbero certamente bastati a coprire le esigenze dell'intero corpo di spedizione che, proprio nella battaglia di Guadalajara, accusò gravi carenze nel settore dei collegamenti, A Guadalajara, nella prima fase della battaglia, il genio ripristinò le interruzioni sulle strade di Francia, di Brihuega e di Masegoso e, nella seconda fase, predispose e distrusse i ponti di El Sotillo e dl Vanderebollo, gettò cavalli di frisia, custitul ut;iaculi anticarro al Km 93 della strada di Francia e migliorò le vie di comunicazione. Dopo un intenso periodo di addestramento, giunti dall'Itaiia aìtri 18 ufficiali e 200 genieri - davvero pochi per i bisogni - si procedé alla costituzione di nuove unità (plotone minatori, compagnie divisionali) attingendo anche a reparti dell~ a ltre armi e si ampliarono quelle esistenti (battaglione artieri su 2 compagni e, battaglione telegrafisti e radiotelegrafisti su 2 compagnie ciascuno, completamento della compagnia fotoel~ttricisti). Nella battaglia di Santander: il genio partecipò con 63 ufficiali e 1500 sottufficiali e genieri; vennero ripristinate 63 interruzioni, costruiti t 2 chilometri di ~trade, smossi 8000 metri cubi di terra. allestiti ponti per una lunghezza totale di 200 m; vennero stesi 1000 chilometri di cordoncino telefonico, impiantati 240 telefoni, 50 centralini, 145 stazioni radio; vennero trasmessi 20.000 marconigrammi, costruiti 50 posti idrici, dai quali vennero attinti 500.000 litri di acqua. Nella campagna di Aragona, il genio, ulteriormente potenziato, forte di 80 ufficiali e 2400 genieri, ripristinò 27 interruzioni, costruì 8 chilometri di strade per lo schieramento delle artiglierie, nonché la strada tattica di Pauls e quella logistica di Alfara; distese 2330 chilometri di cordoncino, impiantò 100 stazioni radiotelegrafiche e 24 posti d'intercettazione, ripristinò le centrali idroelettriche del Km 13 di Pantano de la Cueva e le stazioni di trasformazione di Arino e di Calacei te, assicurò il rifornimento idrico con posti d'acqua fissi e mobili. Nella campagna del Levante, il genio precedette le altre unità nella zona di schieramento dove costruì strade, os-


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servatori, reti telefoniche e radio, la strada militare di El Salada; nelle tre sedi del comando del CTV di CeJla, Albentosa e Sarriòn assicurò il collegamento telefonico e radio tra il comando, le unità e le lontane basi logistiche. Nell'offensiva per l'ansa di Gandesa, elementi del genio artieri e trasmissioni concorsero al successo della «XXIII Marzo». Nella campagna di Catalogna, dove la forza complessiva raggiunse le 4600 unità, il genio del CTV ripristinò 136 interruzioni, smosse 18.000 metri cubi di terra, gittò 480 mdi ponte, stese 1000 chilometri di cordoncino telefonico e 150 chilometri di cavo campale a due circuiti, impiantò 150 telefoni e 40 centraiini, impiegò 4000 chiiogrammi di filo di rame per linee permanenti, mantenne reti telefoniche tattiche e logistiche che allacciarono con continuità il comando del CTV dai successivi posti tattici alle unità operanti, agli organi dell'Intendenza e alle basi, mantenne in esercizio la rete radioelettrica mobile che permise al comando di collegarsi, senza soluzione di continuità, per radiotelefono o per telegrafo, con coman.di, unità e servizi per tutta la durata d eila campagna, fece in modo che da ciascuno dei 40 posti Lattici via via impiantati mai venisse meno il collegamento con Roma, anche a uso della stampa, costituì 18 centri di alimentazione idrica e 41 posti di distribuzione d'acqua.

3. La consislcnza delle forze terrestri variò nei diversi periodi. Pari a 42 uomini (15 dell'esercito e 27 de lla MVSN) nel settembre 1936, saB " 1OLl 7 nni t?, c~7R rl P I I ' P <: f' r r i 1.,-, (' f,f,Ll rl f"ll::, 1\,HT"l\T) n 0 l nnvr mhrP riel -

lo stesso anno e a 44.263 (18.477 dell'esercito e 25.856 della MVSN) il 7 febbraio 1937, data sotto la quale furono presenti anche 433 civili (400 aulisti e 33 impiegati). Il 1 marzo la consistenza delle forze terrestri (forza presente), compresi gli uomini dell'Intendenza, fu di 43.576 unità (All. n. 13) e il 28 marzo, al termine della battaglia di Guadalajara, di 40.714, con una diminuzione di 2.862 unità (All. n . 14). Il 30 settembre 1937, dopo il rimpatrio di circa 5000 uomini, l'afflusso dall'Italia di nuovi elementi nei mesi di aprile, maggio, giugno, e le perdite della battaglia di Santander, la forza era di 35.832 unità (All. n. 15). Nel 1938 prima calò a circa 35.000 uomini e poi risalì ad oltre 39.000 (All. n . 16). In seguito al rimpatrio di 10.151 uomini dell 'ottobre 1938, la forza complessiva si ridusse nel novembre a 28.300 unità (di cui 19.300 esercito e 9000 circa della MVSN) ed a fine marzo 1939, tenuto


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conto sia delle perdite nella campagna della Catalogna che dei nuovi afflussi, fu di 28.533 unità (Ali. n. 17). In totale (All. n. 18), l'Italia inviò in Spagna 76.252 uomini per le for-ze krrestri (5242 ufficiali, 69.689 sottufficiali e soldati), dei quali: 42.715 dell'esercito (3286 ufficiali, 39.429, sottufficiali e soldati), 32.216 della MVSN (1956 ufficiali e 30.260 sottufficiali e militi), 313 uomini del la Croce Rossa Italiana (87 ufficiai i e 226 sottufficiali e soldati), 997 civili. In Allegato n. 19 una sintesi dcgl i ordinamenti assunti s uccessivamente dal CTV e di vari provvedimenti relativi al personale. Le perùiie subì te <.iaììe forze terrestri durante i cidi operativi nei quali il CTV prese parte, per intero o con a liquote, secondo una comunicazione redalla dal Gabinetto del Ministero della Guerra in data 6 giugno 1939, in occasione del rimpatrio definitivo del CTV (Doc. n. l 14), furono: caduti 277 ufficiali (172 dell'esercito, 105 della MVSN) e 2764 sottufficiali e soldati (1407 dell'esercito, 1357 della MVSN); feriti 981 ufGciali (582 dell'esercito, 399 della MVSN) 10.205 soLtuffic iali e sol da Li (5CC5 deU\ =: 8~1L:ilu, 5200 tleil~-i ivi V'Sì~); dispersi 9 ufficiali (5 dell'esercito, 4 della MVSN) e 216 sottufficiali e soldati (92 dell'esercito, 124 della MVSN). A tali cifre vanno sommate le perdite di 272 deceduti e 577 feriti causate da malattie o da incidenti vari. Complessivamente i caduti o deceduti furono 3318 e i feriti 11.76?.. T dati riferiti risultano i più attendibili alla data d~l 6 giugno 1939, fatte salve le modeste variazioni che s i poterono verificare successivamente per morti postume, avvenute <;:ioè a causa di ferite riportate in combattimento, di malattie contratte in guerra e di decessi accertati nei riguardi dei dispersi. Notevole il numero delle decorazioni conferite agli ufficiali, sottufficiah. soldati delle forze terrestri: 13 ordini militari di Sa voia (9 esercito, 4 MVSN), 54 medaglie d'oro (21 esercito, 33 MVSN) di cui 48 alla memoria e 6 a viventi, 1011 medaglie d'argento (585 esercito, 426 MVSN), 1861 medaglie di bronzo (1329 esercito, 532 MVSN), 3024 croci di guerra al valor militare (1329 esercito, 1745 MVSN), 74 promozioni e trasferimento di ruolo per meriti di guerra (solo esercito).

4. Il CTV fu logisticamente autosufficiente, eccezione fatta per alcuni generi commestibili che veni vano acquistati sul mercato o forniti dai servizi spagnoli e per il servizio trasporti ferroviari che faceva


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capo all'amministrazione spagnola. L'organizzazione logistica e il funzionamento dei servizi lasciarono molto a desiderare nei primi mesi, durante i quali le carenze furono molte e influirono assai negativamente sulle condizioni di vita delle unità e dei singoli, con pesanti ripercussioni sul morale. Dalla fine del gennaio 1937, dopo la costituzione della «base logistica nord » di Aranda de Duero (tra Valladolid e Sigi.ienza) , che venùe ad aggiungersi a quella creata inizialmente in Siviglia - che allora assunse la denominazione di « base logistica sud» - le cose cominciarono ad andare meglio. Un ulteriore miglioramento si regislrò Jupu la cusli Lu1.ione, il 23 re bbrnio 1937, in Siviglia, della lntendenza del CTV, che il 4 marzo si trasferì in Aranda de Duero nella previsione del la battaglia di Guadalajara. Quest'ultima venne sostenuta da un apparato ancora funzionante a basso regime di giri, costituito da magazzini avanzati dislocati neUa zona di Sigilenza, dove successivamente venne creata una «delegazione d'intendenza» che assorbì la « ba se nord ». L'Intendenza venne costituita e artii...:.ola la su d i uno s la lu rnaggioi~è

e su più direzioni: sanità, commissariato, artiglieria, genio, trasporti e tappe. Sotto la direzione del gen. Carlo Favagrossa, che venne nominato intendente dal gen. Bastico, ì'lntendenza dei CTV cominciò ben presto a funzionare molto bene e svolse per tutto il resto de lla guerra, servendosi anche della de le gazione, un lavoro enorme, nella sua pluriformità, per mole e più che proficuo per il suo rendimento, al quale si dové l'alto livello di efficienza operativa conseguito, anche nel campo logistico, dal CTV in un secondo tempo. Lo stretto collegamento realizzato dall'Intendenza con il comando del CTV, con i comandi delle grandi unità italiane c miste, anche queste sostenute dalla Intendenza del CTV, e con gli o rgani logistici dell'esercito nazionale spagnolo, collegamento spirituale e fisico, favorì i contatti, facilitò la reciproca comprensione, servì ad appianare le tante difficoltà di ambiente e di situazioni particolari in cui si svilupparono le operazioni. L'Intendenza provvide a segnalare tempestivamente agli organi della madrepatria le necessità di mezzi e materiali di vita e di combattimento; regolò l'ordinato sbarco e smistamento dei carichi in arrivo dall 'Italia, ripartendoli fra i depositi della base sud, la sezione staccata di C~dice e gli stabilimenti principali o le frazioni della delegazione <l'intende nza; curò gli approvvigionamenti mediante gli acqu isti in loco di quanto non proveniva dall'Italia; rifornì con continuità le frazioni avanzate dei depositi e i servizi divisionali; attuò il recupero e la rimessa in efficienza dei mezzi e dei materiali riutilizzabili. Particolare rilievo ebbe l'attività del la« base sud» di Siviglia, con la sua sezione staccata di Cadice,


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intesa a: ricevere e smistare il personale e il materiale provenienti, via mare o aerea, dall'ItaUa; immagazzinare i materiali da trattenere per le esigenze locali e anche in previsione di un'eventuale chiamata del CTV a operazioni nella regione, o da conservare nell'attesa di spedirli agli stabilimenti principali o alle frazioni avanzate; sgomberare in Italia il personale e i materiali da rimpatriare; coadiuvare nel lavoro di ripristino dei materiali, di spolettamento delle nmnizioni, di acquisto di generi sul mercato locale. Una delle maggiori difficoltà che l'Intendenza, in particolare la «base sud», dové affrontare e superare fu la scarsità dei mezzi delle ferrovie spagnoìe, che provocò tempi lunghi e ritardi per l'avvio a destinazione dei materiali che a mano a mano giungevano dall'Italia e venivano scaricati dai piroscafi. Nondimeno l'azione di coordinamento di tutta l'attività logistica complessa, onerosa, deUcata dette risultati molto buoni, specialmente in relazione alle grandi distanze da superare nel mare e sulla terraferma. Il servizio sanitario venne coordinato, organizzato e diretto dalla direzione dl sanità d'ltttc11dei1za, che cser-.:ilò il controllu sul fu11ziunamento degli organi sanitar.i divisionali - ogni divisione italiana e mista fu dotata gradualmente di una sezione sanità, di un nucleo chirurgico, di uno o più ospedaìi da campo - , gestì in proprio più ospedali da campo e due grandi ospedali territoriali (uno di 1000 posti letto in Saragozza e uno di 1500 in Valladolid), impiantò cinque grandi magazzini di materiale sanitario (3 in Palencia, 1 in Siviglia, 1 presso la delegazione d'intendenza). Particolari difficoltà presentò lo sgombero dei feriti e dei malati, specialmente da alcune zone e in alcuni periodi, per la carenza di locali di accantonamento e per le lunghe percorrenze delle autoambulanze e dei treni ospedale. Durante la campagna di Catalogna, ad esempio. «dall'ospedale di Saragozza a quelli di Valladolid (per gli italiani) e di Palencia, Alhama de Aragòn, Calatayud, Oii.a, Pamplona e Vitoria (per gli spagnoli) transitarono 35 treni ospedali che trasportaruno 3501 italiani e 6136 spagnoli. Dall'ospedale di Valladolid alle navi ospedaliere ormeggiate nel porto di Cadice, transitarono 12 treni ospedale che trasportarono 1529 italiani. E complessivamente dai depositi centrali vennero spediti in zona di operazioni, durante detta campagna, 11 vagoni e 7 autocarri di materiali vari, mentre dalla "base sud" vennero fatti affluire 12 vagoni di materiale sanitario. Nello stesso periodo 5 piroscafi trasportarono dall'Italia materiale sanitario, scaricato a Cadice e Siviglia, per il peso di 111 tonne! late. Durante l'intero corso del la guerra furono circa 400 i treni ospedale utilizzati e circa 30 i viaggi compiuti dalle navi ospedale (in media un viaggio al mese).


CAP. XXIX . LO SFORZO ITALIANO

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La direzione di commissariato della Intendenza, con sede in Palencia, diresse il servizio, servendosi dell'ufficio di commissariato della delegazione intendenza e degli uffici di commissariato delle divisioni (ogni divisione italiana e mista aveva una propria sezione di sussistenza). Stabilimenti del servizio: «magazzini viveri-vestiario-recupero» della «base sud», «deposito centrale viveri» di Palencia, «deposito centrale vestiario-equipaggiamento» di Palencia, «stabilimento per i recuperi» di Palencia, «magazzini avanzati» della delegazione dell'intendenza, «sezioni di sussistenza» per divisione e per truppe non indivisionate. Le derrate e gii ailri maieriaìi àeì servizio affluivano àalì'Italia nei porti di Siviglia e di Cadice, dove i magazzini locali avevano la funzione di conservazione e quella di alimentazione dei depositi centrali e talvolta dei magazzini avanzati, normalmente riforniti dai depositi centrali, e questi a loro volta rifornivano le sezioni sussistenza . Pasta, riso, conserva, formaggio, viveri di riserva, tabacchi giungevano dall'Ttalia, mentre per il resto si faceva capo ai parchi della Intende nza spagi10la 0 a<l acquisti di retii dal (.;U1111l1t:1~4,.;iu (vi11u, gca1e1·i Lli conforto, legumi, foraggi, paglia da giacitura). Il pane fresco veniva rifornito con il concorso della Intendenza spagnola o, più frequentemente, mediante ii ricorso a forni locali. Nel corso della guerra, atrlui rono dall'Italia: 70.740 serie di vestiario e di equipaggiamento, 71.683 divise di panno, 160.606 giubbe di tela, 171.005 pantaloni di tela, 85.051 cappotti pastrani mantelline, 198.000 paia di stiva.letti o gambaletti, 158.241 teli da tenda, 196.161 coperte da campo, 360.810 camicie con colletto, 308.251 paia di mutande. Durante la campagna di Catalogna, i depositi centrali spedirono nella zona delle operazioni 157 vagoni di viveri e 17 vagoni, oltre 58 autocarri, di oggetti di vestiario. equipaggiamento. servizio generale e di servizio da .cucina, mentre dalla «base sud» affluirono a Palencia 79 vagoni di viveri e tabacco, e 72 vagoni di vestiario; dall'Italia, nel lo stesso periodo, 7 piroscafi sbarcarono in Spagna 1588 tonnellate di viveri e tabacchi e altri 6 piroscafi 734 tonnellate di capi di vestiario e di equipaggiamento. La direzione di artiglieria, con sede in Palencia, costituì un «ufficio artiglieria» presso la «base sud», con alle dipendenze «depositi di munizioni ed esplosivi» in Puerto S. Maria, Cadice, Hermanas, e una «direzione depositi centrali» in Valladolid, con alle dipendenze depositi, cantieri di spolettamento, magazzini di armi, cantieri di recupero munizioni, un «uffi cio movimento ferroviario», variamente dislocati. Vennero spolettate 3.000.000 di granate; riparati artiglierie, armi varie, strumenti di precis ion e con l'impiego di oltre 1000 operai,


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impegnali per circa 400.000 ore di lavoro; vem1ero scaricate e caricate oltre 6000 tonnellate di materiale del servizio di artiglieria. L'intero movimento delle munizioni comportò per l'intendenza l'impegno di 563 treni e 17.652 vagoni, mentre quello di altro materiale del servizio impegnò 40 treni e 1274 vagoni. In totale: 603 treni, 18.926 vagoni, 300 autocarri. Nel corso dell'intera campagna furono messi fuori servizio 170 bocche da fuoco e 28 affusti . Durante la sola campagna di Catalogna affluirono dai depositi centrali a quelli avanzati 3.800.000 cartucce per fucili e armi automatiche, 330.000 bombe a mano, 117.000 coìpi per mortaio, 21.000 coipi per pezzi di medio calibro, 23.400 colpi per pezzi di piccolo calibro, oltre 70 pezzi di ricambio, materiale di consumo, con un movimento dalla« base sud» verso la zona delle operazioni di 635 vagoni ferroviari . La direzione del genio, con sede in Palencia, funzionò dapprima in formato ridotto e venne costituendo le sue articolazioni gradualmente. Dopo l'occupazione di Bilbao e di Sant ander, in quel periodo dislocati in Miranda de Ebro, il «reparto autonomo», i «magazzini centrali », i «laboratori centrali » e la stessa «scuola delle trasmissioni» si trasferirono in Valladolid, mentre i magazzini e i laboratori avanzati si spostarono successivamente al seguilo delle truppe operanti a Lugo per le operazioni di Gijòn, a Casetas per ìe operazioni di Aragona, a Barbaguena, Alcaiiiz, _G andesa e Teruel per le operazioni del Levante, a Monzòn, Zaidìn, Borjas Blancas e Badalona per le operazioni della Catalogna, a S. Martìn Valdiglcsias, Val S. Domingo e a Viilena per le operazioni di, Madrid. Vi fu, come del resto per le armi, un logorio molto elevato dei mezzi di trasmissione, dovuto soprattutto alla scarsa preparazione degli utenti e alla insufficiente cura nella custodia e nella manutenzione dei materiali. Durante il corso della guerra vennero riparati 8230 stazioni radio, 19.000 apparati telefonici e centralini e 60.000 attrezzi di lavoro del genio artieri, cifre che confermano la valutazione negativa che non si può non dare sulla trascuratezza che vi ru nel CTV nei riguardi dei materiali, compresi quelli di alto costo (armi, apparati per le trasmissioni, automotomezzi). Mancò, in genere, al personale del CTV, dall'inizio alla fine della guerra, la consapevolezza del costo del materiale, del quale si fece spesso un vero e proprio spreco, nonostante le direttive del comando e i ripetuti richiami all'uso corre llo e alla costante manutenzione delle armi e dei mezzi. La direzione trasporti e tappe venne costituita l' 11 febbraio 1937. I suoi compiti furono di coordinare, organizzare ed effettuare tutta


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l'attività dei trasporti - automobilistici, ferroviari, a trazione animale - di organizzare e controllare la disciplina stradale e di costituire e far funzionare i comandi di tappa e di stazione ferroviaria. La complessità del servizio, la pluriformità dei sistemi di trasporto e le difficoltà proprie dell'ambiente (esiguità di prestazioni de] sistema ferroviario e delle vie di comunicazione ordinaria) richiesero un impegno ininterrotto e intenso dell'organo coordinatore, di quelli organizzativi e di quelli esecutivi: unità dei carabinieri, unità della polizia della strada, commissariati stradali, unità del servizio delle tappe, «autoraggruppamenlo di manovra», «parco aulunwbilislicu », «officina mobile pesante», «parco salme1ie e carreggio ». Dall ' iniziale «autoraggruppamento», presso la base di Siviglia, vennero costituiti un'«officina automobilistica » e un «magazzino parti di ricambio», mentre sbarcò a Cadice l'«officina pesante mobile», che successivamente si trasferì a Calabesanos. Questa ebbe il compito non solo delle riparazioni, ma anche del r ecupero dei mezzi resisi inefficienti luni:;u 11:: s lr aJ1:: 1:: i pc:fcu,·,; i J j c an-,pag,1a è dd r iforni m en to dei carburanti e lubrificanti mediante autocisterne e posti di distribuzione_ 11 «parco salmerie e carreggio» - articolato in «parco salmerie», «parco carreggio» , «magazzino salmerie » - impiegò anche salmerie speciali per lo sgombero dei feriti e malati e per il rifornimento idrico. Durante la campagna di Catalogna, il parco coslituì uno squadrone mitraglieri a cavallo. Di norma il parco operava distaccando una «compagnia di marcia avanzata », alla quale venivano aggregate una sezione artieri e una sezione del «magazzino di selleria ». Il parco impiegò durante la guerra circa 6500 quadrupedi, di cui 1300 morirono per cause varie. I trasporti per ferrovia impegnarono in tutta la durata della guerra 1408 treni. 26.000 vagoni e trasportarono 396.000 uomini, oltre che migliaia di tonnellate di materiale; il percorso medio di ciascun treno variò dai 300 ai 1000 chilometri. I trasporti automobilistici, limitatamente ai mezzi dell'Intendenza, comportarono 39.500 viaggi, si svilupparono per circa 350.000.000 di chilometri (media giornaliera di ogni autocarro pari a 220 chilometri). I trasporti esegui ti da ditte civili italiane, dal giugno 1938 al giugno 1939, furono di 20.000 viaggi per un percorso complessivo di 2.500.000 chilometri. Gli automezzi riparati presso le officine di intendenza furono 12.000. Il materiale del servizio affluito dall'Italia constò di 41.000 casse o colli per il peso complessivo di 3.500.000 chilogrammi. Alle truppe operanti vennero distribuiti: 4.975.233 litri di benzina, 612.180 litri di nafta, 194.240 litri di olio. Presso l'autoreparto d'istruzione vennero addestrati 987 autieri italiani e 1563 spagnoli. Durante la


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campagna di Catalogna, il parco mobile ricevé 2000 automotomezzi inefficienti e l'officina mobile riparò 900 automotomezzi, numeri al di là di ogni ragionevole previsione. «Ciò non solo per il precedente logorio dei mezzi del CTV nel primo periodo, non solo per le caratteristiche della guerra di movimento che non consentono suste, turni di servizio, convenienti periodi di revisione dei mezzi, non solo per le condizioni sfavorevoli degli itinerari e la lunghezza del le tappe, ma soprattutto per la scarsa capacità tecnica del personale a cui si aggiungevano il grande lavoro richiesto, la stanchezza fisica, e le difficoltà di vita e di sosta». L'insufficienza del personale specializzato nelle varie branche della logistica e addirittura, nel primo periodo, quella numerica degli autisti produssero inadeguatezze e ritardi nell'organizzazione e nel funzionamento dei servizi; ma dalla primavera-estate del 1937 le forze combattenti poterono fare affidamento in un supporto logistico caratterizzato da aderenza, mobilità e flessibilità notevoli, come si può ril~v~rc d~lla d.csci-iLioriè cl1e il Bclforle ne fa nc;l ::iUu 4uari.o voìu1ne riferendosi alla campagna di Catalogna 2 . Dalla seconda metà del 1937 il CTV, pur non ancora godendo del la mobilità strategica e tattica necessarie per la guerra di movimento, riuscì a effettuare rapidi trasferimenti da una fronte a un'altra e celeri avanzate, quali prefigurati, gli uni e le altre, dalla dottrina italiapa allora in vigore, peraltro applicabile solo entro i liti ristretti segnati dalle dotazioni organiche e dalle prestazioni ridotte dei mezzi in esercizio. La parziale motorizzazione delle unità co~battenti, la insufficienza delle unità servizi delle grandi unità elementari, che non disponevano in proprio di parchi e di officine, la stessa immatura mentalità logistica degli stati maggiori e dei quadri anche elevati non consentirono al CTV di fare più di quel che fece e fu molto, anzi moltissimo. Dopo la battaglia dì Guadalajara, il CTV ebbe un supporto logistico adeguato che seppe moltiplicare il suo rendimento senza dovizia di mezzi e con mezzi di prestazioni modeste. Nessuno può negare l'assoluta impreparazione alla guerra, derivante anche dalla improvvisazione nella quale venne costituito il CTV; ma prendere a pretesto le gravi manchevolezze, anche logistiche, iniziali, per dare un'immagine mo rtificante, e addi rittura quasi desolante, della logistica del CTV urta contro la realtà e la verità, perché lo sforzo logistico fu di grande rilievo e talmente valido da rientrare a buon diritto nei fattori primari dei tanti successi, senza nessun insuccesso, che il CTV raccolse dopo Guadalajara, come - del resto - è messo in evidenza da molte testimonianze spagnole del tempo. 1


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5.

Dell'impegno profuso dal CTV nel settore dell'addestramento del proprio personale e di quello spagnolo abbiamo fatto cenno nel precedente capitolo. L'attività fu più o meno intensa nei vari periodi della guerra, toccando la quota massima nell'intero 1938. La collaborazione italiana e tedesca, nel settore della preparazione e formazione dei quadri e degli specializzati spagnoli, ebbe inizio nel maggio del 1937 e si rese necessaria in relazione alla nuova dimensione che l'esercito spagnolo nazionale dové assumere per l'indurirsi e il prolungarsi della guerra e alle perdite di quadri e di specializzati nei combattimenti. Al momento dello scoppio della insurrezione, l'esercito spagnolo raggiungeva la forza teorica di 145.000 uomini (in realtà: 1l .000 ufficiali, 2000 sottufficiali, 9000 marocchini, 25.000 volontari, 30.000 soldati di leva); una parte importante di tale esercito rimase nei territori di giurisdizione dei repubblicani. I quadri dell'esercito nazionale già in partenza erano pochi e il bisogno di poter disporre di altri divenne via via più assillante. D'altra parte. anche quelli potuti passare dalla parte degli insorti risentivano della eterogeneità della loro provenienza - alcuni <li carriera e molli Ji questi pruvenieni.ì <lall'esercito d'Africa, alcuni rientrati in servizio dalla riserva o dai ritiro dopo l'avvento della repubblica, alcuni di complemento - si trovavano a dover comandare unità, spesso improvvisate, con formazioni e dotazioni organiche non omogenee; alcuni mancavano di un'adequata preparazione professionale e molti erano privi di ogni esperienza di guerra. Abbiamo già accennato alle tante difficoltà di ordine morale, cuituraie e materiaie che si opponevano a un migiioramento deiia professionalità; prime fra tutte la scarsità di istruttori, non essendo possibile distogliere quadri dalle unità combattenti, la mancanza di materiale didattico, l'impossibilità di poter costituire unità e reparti di addestramento, dovendo impiegare tutte le disponibilità di personale sulle varie fronti enormemente estese. Vennero organizzati e svolti da parte italiana: corsi informativi per comandanti di brigata o ufficiali abilitati a tale comando, per ufficiali destinati a funzioni di stato maggiore e per ufficiali superiori d'arma; corsi di abilitazione al grado di capitano; corsi di perfezionamento per ufficiali di carriera e di complemento; corsi per ufficiali di fanteria destinati alle unità miste italo-spagnole. Vennero costituiti reparti d'addestramento e d'impiego: il reggimento fanteria« 18 lu-


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glio» - che partecipò, come abbiamo ricordato, alle operazioni belliche dell'Ebro, del Levante e della Catalogna - un gruppo artiglieria complementi, una compagnia genio complementi , per l'istruzione di contingenti di truppe e per l'esecuzione di esercitazioni dimostrative presso le unità-scuola e i gruppi istruttori. Venne creatà un'«unitàscuola» composta di: .l battaglione specializzati per l'istruzione di «alféreces» e di specializzati da assegnare alle unità miste del CTV e dell'esercito nazionale; 1 gruppo cel e re-scuola presso il reggimento di cavalleria «Farnesio»; I gruppo artiglieria-scuola, presso la scuola di Medina, per i sottufficiali di artiglieria; 1 scuola trasmissioni r.t. e t. per tutte le armi. Ai «gruppi istruttori», operanti presso le accademie militari nazionali, venne distribuito materiale didattico italiano. L'indirizzo addestrativo venne concordato con la «Jcfatura M.l.R.», diretta prima dal gen. Orgaz y Yoldi e poi dal gen. Antonio Tarnarit. Ai corsi ve nne dato emin ente carattere pratico, diretto a fornire le conoscenze tecniche dei mezzi e soprattutto que li e riguardanti il redditizio impiego dei mezzi stessi, accentuando il carattere pratico nei corsi per gli ufficiali inferiori e per i «sargentos ». Complessivamente venne ro e ffe ttua ti 156 co rsi, a lcuni in collaborazione con le accademie nazionali; vennero preparati 260 ufficiali superiori, 5000 ufficiai i inferiori, 3000 sottufficiaìi, 20.000 soldati, di cui 10.000 specializzati. D'int.e sa con la «Jefatura M.R.T.», vennero compilate, in lingua spagnola, 40 istruzioni contenenti norme d'impiego Lccnico e tattico delle unità miste e dei materiali italiani, e ne vennero stampate 40.000 copie. È forse superfluo ricordare come, al di là dei dati numerici indicati, la collaborazione italiana nel campo dell'addestramento, non solo perseguì eccellenti risultati nella formazione dei quadri e degli specializzati spagnoli, ma valse anche - in uno con la costituzione delle unità miste e con la collaborazione tra unità italiane e unità spagnole sul campo di battaglia nei vari cicli operativi, in particolare con le grandi unità del corpo d'esercito ùi Navarra - a una maggiore comprensione e simpatia tra italiani e spagnoli. Se i rapporti tra italiani e spagnoli, buoni fin dall'inizio, divennero nel progredire della guerra vieppiù maturi, sinceri, cordiali e amichevoli nell'ambito delle unità miste e sul piano generale, tanto che si crearono legami individuali che andarono ben oltre la durata della guerra, ciò si dové anche al lavoro silenzioso, discreto, ma al tempo stesso intenso e appassionato, svolto dagli istruttori italiani nei corsi informativi e formativi per ufficiali, sottufficiali, graduati e specializzati spagnoli.


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6.

È molto difficile quantificare con completezza ed esallezza il materiale bellico delle forze terrestri impiegato nella guerra civile spagnola o ceduto all'esercito spagnolo naziona le . Esistono al riguardo fonLi discordanti ed elencazioni redatte in tempi diversi, da organismi diversi. I documenti che ci sono sembrati maggiormenLe aLtendibili e vicini alla realtà, benché in alcune voci non coincidenLi, ma senza granài àisparità, sono: ìa «Reìazione finale ddì'ufficio Spagna » del Ministero degli esteri (Doc. o. 115), i daLi forniti dal Ministero della Guerra nell 'aprile 1939 (Doc. n. 115 bis) e l'elenco riportato nella «Rivista di Commissariato e d e i Servizi amministrativi militari », anno VIII, n. 2 del marzo-apri le 1941 (Doc. n. 116), redatto in data posteriore rispetto alla relazione dell'ufficio «S» e perciò probabilmnte più preciso. D'altra parLe, dall'esame di tutti i suddetti documenti si deduce che la rnule Lldk anni, Jti nltzzi di i,n:..s1nissic,ne, dègli auto1Y10tomezzi e degli altri materia li ru ragguardevole, anzi ingente se riferita a un esercito, quale era quello italiano, che navi gava in un mare di ristrettezze finanzi arie e <li carenze di malerial i, era già a corto di scorte di mobilitazione depaupen.=tte dalla appena terminata guerra contro l'Etiopia, supportalo da un apparato produttivo industriale asfittico, soprattuto a causa della penuria di materie prime, di cui la gran parte doveva essere acquistata e importata dall'estero. E esatto che gran parte di quei mezzi e materiali era di modello e di fabbricazione remoti e si poteva considerare superata rispetto alla evoluzione del la Lecnologia, ma si trattava pur sempre di armi, mezzi e rnateriali che armavano ed equipaggiavano in quel periodo l'esercito italiano, che costituivano scorte di mobilitazione non ripianabili in tempi brevi - il ritmo della produzione industriale italiano era piuLtosLo iento, non solo a causa delìe difficoltà in fatto di materie prima - e che, eccezione fatta per qualche tipo d'arma, rimarranno in servizio nell'esercito italiano per tutta la durala della guerra contro gli anglo-americani (1940-1943). I materiali inviali in Spagna vennero tratti non solo dalle scorte di mobiliLazione, ma anche dalle dotazioni dei corpi d'armata non di fronliera, delle divisioni celeri e motorizzate e persino da que.lle della appena costituita prima brigata corazzata. Delle 73 divisioni esistenti il 10 giugno 1940, ben 20 non saranno operative perché prive, o comunque sotto organico, di armi automatiche, di pezzi di artiglieria da 75 e da 105 e di munizioni, di esplosivi di lancio e di scoppio, oltre che di automezzi e di apparec-


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chiature per le trasmissioni . Ci sembra ragionevole pensare che la presenza, il 10 giugno 1940, nello scacchiere operativo del Nord Africa, dei 442 cannoni di medio calibro e dei 7500 automezzi spesi in Spagna, avrebbe offerto altre possibilità operative al comandante dello scacchiere e, quanto meno, avrebbe, se non evitato, certo ridotto la dimensione della sconfitta subita dalle truppe del maresciallo Graziani negli ultimi mesi del 1940 e nei primi de.I 1941. La cifra di 5.778.658 lire, relativa ai materiali forniti, sostenuta dal ministero deJla guerra, che armò ed equipaggiò anche la MVSN e le unità miste italo-spagnole, era per quei tempi elevatissima, se r iferita ai prevent ivi e consuntivi del bilancio degli anni finanziari dal 1935-36 a l 1939-40 di quel ministero. Se tale cifra fosse stata devoluta al potenziamento e all'ammodernamento dell'esercito, l'esito finale della seconda guerra mondiale non sarebbe stato diverso, ma l'esercito sarebbe sceso in guerra con un live llo di efficienza molto più elevato, che sarebbe valso quanto meno a ridurre il senso di frustrazione gen erato proprio dalla insufficienza numerièa e qua lita ti va delle armi e dei materiali. Può aver ragione il Coverdale che attribuisce l'incapacità dell'Italia a rimpiazzare i materiali perduti in Spagna solo parzialmente a mancanza di capacità industriale e di materie prime 3 e alla inefficienza e indecisione del governo fascista, ma resta indiscutibile il fatto che la somma avrebbe consentito u~ miglioramento qualitativo dell'armamento e dell'equipaggiamento, mentre il mancato impiego in Spagna del materiale inviatovi avrebbe solo consentito una magg iore disponibilità quantitativa di forze - numero superiore di unità operative - peraltro armata ed equipaggiata con materiale antiquato, lo stesso di uso corrente in tutto l'esercito. Esamineremo più avanti il costo dei materiali della marina e dell'aeronautica per una va lutazione complessiva dello sforzo compiuto dall'Italia nella guerra civile spagnola, limitandoci qui alla conclusione della maggiore debolezza dell'esercito italiano, già niente affatto vigoroso, derivata daìla sua partecipazione alla guerra civile spagnola.

7. L'intervento delle forze navali italiane di superficie e subacque nella guerra civile spagnola, congiuntamente con quelle tedesche, perseguì due scopi essenziali: la sicurezza delle navi italiane e tedesche che Lrasportavano personale e materiali nei porti spagnoli nazionali;


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la riduzione del traffico marittimo, in particolare di quello sovietico, per rifornimenti diretti ai porti spagnoli repubblicani. Il risultato delle due az ioni, quel la diretta a proteggere il traffico verso la Spagna nazionale e quella intesa a interdire il traffico verso la Spagna repubblicana, fu che soprattutto il Mediterraneo, ma anche gli alt,-i mari lambenti la penisola iberica, caddero dal dicembre 1936 alla fine del conflitto sotto lo stretto controllo delle forze navali italiane, tedesche e nazionali . Da quella data fino al termine della guerra la superiorità di potere marittimo appartenne alla Spagna nazionale. lniziaimente la marina nazionale spagnoia (1 corazzata, ì incrocciatore, I cacciatorped.ini e re, 3 torpediniere, 4 cannoniere, 4 guardacoste) venne a trovarsi in condizioni decisamente inferiori di quella repubblicana (I corazzata, 3 incrociatori, 8 cacciatorpediniere 5 torpedinie re , 6 sommergibili, 1 cannoniera, 4 guardacoste). Alla decisa infcr-iorità numerica del naviglio si sommava quella delle basi- i nazionali disponevano solo di Ceuta, delle Canarie, di El Ferrol; tutt e le aìtre erano nelìe mani dei repubblicani, sia quelle deìl 'Atlanlicu che

quelle del Mediterraneo - mentre, quanto agli equipa ggi, la ma1-ina nazionale godeva di personale, in particolare di quadri, molto più professionalmente prepara to e capace, avendo la marina repubblicana rimosso ed eliminato gli uffi ciali e i sottuffi c ia li di carrie rn, a lmeno la gran parte degli ufficiali , simpa tizza nti , o rit e nuti ta li, pe r g li insorti. Dopo ]'attacco sottomarino italiano all'incrociatore repubb licano «Migue l dc Cervantes », nel dicembre 1936, la marina repubblicana, per eccessiva prudenza, finì con il chiudersi nei porti, senza aver saputo o potuto approfittare della sua superiorità. L'Italia potenziò la marina nazionale equipaggiando di cannoni !'incroc iato re «Canarias», m ettendo a dispo sizion e m otosiluranti, cedendo prima 2 poi 4 sommergibili. Nel mese di settembre del 1937, anche a rischio di complicazioni internazionali per il venir meno ai patti navali sottoscritti, che vietavano la cessione di navi da guerra, l'Italia cedé al governo di Burgos 4 cacciatorpediniere antiquati: «Aquila », «Falco», «Guglielmo Pepe », «Alessandro Poerio ». I primi due, ribattezzati rispettivamente «Velasco Ceuta » e «Velasco Melilla », il 10 ottobre partirono dall'Italia per le Baleari dove il giorno dopo, sostituito l'equipaggio italiano con altro spagnolo, alzarono definitivamente la bandiera nazionale spagnola. Gli altri due, ribattezzati rispettivamente «Huesca» e «Teruel», raggiunsero le Baleari, dove vennero sostituiti gli equipaggi, verso la fine di ottobre. Su ciascuno dei 4 cacciatorpediniere rimasero imbarcati per circa 2 mesi un ufficial e e alcun i sottufficiali italiani . In quel particolare momento i 4 cacciatorpediniere costituirono


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LA J>ARTECJPAZTONE !TAUANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

un prezioso contributo di potenza per la marina spagnola, nella quale erano frattanto entrati in servizio gli incrociatori «Canarias » e «Baleares ». I quattro svolsero ininterrotto servizio per tutto il resto della guerra e il solo «Ceuta», in poco più di un anno di attività, percorse 45.000 miglia marine e venne anche impegnato in combattimento. Nelle missioni di scorta al le navi i Lai ianc che Lrasportavano personale e materiali dell'esercito, della MVSN e dell'aviazione legionaria destinati alla Spagna nazionale, la marina italiana impiegò un elevato numero di incrociatori, cacciatorpediniere e sommergibili. Lo stesso tipo di navi venne impiegato per il hJocco del canale di Sici I ia e dello stretto di Messina. li blocco, ancorché non ermcLico, cosLrinse l'Unione Sovietica, dopo le perdile sub ile e i rischi corsi, a tener lontano dal Mediterraneo quasi tutto il suo traffico marittimo. «Persino dopo che la conferenza di Nyon aveva posto fine agli attacchi "pirateschi" della marina italiana, i russi in genere preferirono non correre rischi nel Mediterraneo. L'uso dei porti atlantici francesi e le spedizioni allraverso ìa Francia rendevano i rifornimenti aUa repubbiica piu lenti e costosi. In tal modo l'appoggio navale italiano contribuì a ridurre in modo netto l'afflusso di aiuti alla repubblica» 4 . La «guerra corsara» esercitò una funzione detenente sul traffico diretto verso i porti rcpuhhlicani e sulla stessa f!oua repubblicana, che rimase quasi sempre inattiva all'interno delle basi. Tale funzione ebbe importanza di maggior rili'evo rispetto ai danni inferti alle navi colpite, anche perché in alcun.e circostanze i siluri lanciati non andarono a segno, probabilmente per difetti tecnici del sistema di lancio o del siluro. Sta di fatto che i ris"ultati concreti conseguiti, aumentati da quelli realizzati dalla marina tedesca, resero molto insicura la navigazione nP111ir~

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porto quanto mai rilevante per la vittoria finale di Franco. La m arin a cedé a quella nazionale spagnola mezzi per il valore di 200 milioni.

8. Dell'aviazione legionaria abbiamo via via segnalato i principali interventi, sia in campo strategico che in quello della partecipazione alle operazioni delle forze terrestri; nondimeno, per una valutazione concreta dell'apporto italiano alla causa dei nazionali spagnoli, è indispensabile offrire un quadro, ancorché sommario, dell'attività, del ruolo e del contributo dell'aviazione legionaria, che delle tre forze ae-


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ree - nazionale, italiana, tedesca - operanti nel campo dei nazionali durante la guerra civile spagnola, fu la più potente e quella che concorse in misura decisiva a rovesciare la situazione iniziale, del tutto sfavorevole ai nazionali. L' «Aeronautica 1nilitar» spagnola nel lu glio 1936 contava 267 velivoli bellici, di cui 85 passarono dalla parte degli insorti e 182 da quella dei repubblicani. Entrambe le aviazioni erano armate di velivoli variamente assortiti, nella grandissima maggioranza antiquati e logori, ma l'aviazione nazionale poté contare solo su 7 aerei da caccia e 78 bombardieri contro i 50 caccia e i 132 bombardieri repubblicani e le sue basi aeree, divise Lra nor·d e sud deila Spagna, erano in zone lontane fra loro centinaia di chilometri e prive di reciproci collegamenti, diversamente da quelle repubblicane situate nelle regioni centrali con la conseguente possibilità di spostare le forze concentrandole nei settori critici 5 • I 9 S.81 giunti a Nador il 30 luglio, che entrarono a far parte dell'«Aviaciòn del Tercio », pennisero a Franco di far attraversare il 111are alla sua annata d 'Africa e il ioro intervento, senza il qual e probabilmente l'insurrezione militare avrebbe potuto essere stroncala o, in ogni caso, restare c ircoscritta a l territorio marocchino, contribuì in misura risolutiva a rovesciare la situazione iniziale. U concorso fu tanto più significativo p e r ]'immediatezza con cui venne dato, ma!grndo l'unità bombardieri fosse rimasta scioccata dalla perdita dei 3 velivoli inciden La Lisi durante il viaggio di trasferimento dalla Sardegna al Marocco e fosse in crisi di sistemazione, e in attesa dell'arrivo dal1'Ilalia di navi con materiali di ricambio e con rifornimenti. Il 14 agosto giunsero via mare in Melilla 12 aerei da caccia Fiat CR.32 e il 1 settembre l' «Aviaciòn del Tercio» - nella quale inizialmente venne inquadrata l'aviazione legionaria che indossava le uniformi della legione straniera spagnola - contava già 8 S.81, 21 CR.32 e 85 uomini tra ufficiali e sottufficiali e truppa (piloti, motoristi, montatori, marconisti, armieri, chimici). Risolutivo fu anche l'intervenlo dell'aviazione iLaliana, ncll'ullima decade dell'agosto e nella prima del sellembre 1936, nelle isole Baleari, dove ini zia lmente 3 idrovolanti da bombardamento marittimo S.55 , successivamente 3 aerei da caccia Fiat CR.32 e 3 idrovolanti da caccia Macchi M.41, ai quali il 30 agosto si aggiunsero 3 S.81, concorsero: ad assicurare il possesso delle Baleari, eccezione fatta per Minorca, ai nazionali, evitando il crollo della difesa organizzata dal Bonaccorsi; a paralizzare i sistemi di rifornimento marittimi delle isole; a porre al tappeto !'«aeronautica naval» repubblicana; a fare reimbarcare e ripiegare la «columna de Baleares » che era sul punto d'in-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

vadere le isole. Con inizio dalla seconda decade di settembre l'aviazione italiana delle Bal eari, oltre controllare e neutralizzare l'isola di Minorca, iniziò a bombardare i porti, le ferrovie, i viadotti e le fabbriche delle coste mediterranee della Spagna repubblicana. A metà dicembre 1936 l'aviazione italiana delle Baleari comprendeva: 6 S.81, 3 Fiat CR.32, 3 idrovolanti da caccia Macchi M .41, 1 idrovolante CANT 2 Z.501. Via via potenziata nel corso del 1937, essa ostacolò il traffico marittimo repubblicano, affondò e danneggiò navi, distrusse e neutralizzò industrie e vie di comunicazione, bombardò porti, raggiungendo la massima potenzialità operativa all'inizio del 1938 6_ L ' «Aviaciòn del Tercio» venne sciolta il 28 dicembre 1936 e sostituita dall'«aviazione legionaria» che, diversamente dalla p rima che era stata indipendente, vcnne posta, per espresso ordine di Mussolini, alle dirette dipendenze del comando del CTV, costituito in Siviglia il 7 dicembre 1936, agli ordini di Roatta. «11 provvedimento non piacque all'aviazione ed in seguito suscitò conflitti, neppure tanto coperti, fra iì CTV e l'aviazione iegionaria, poco rassegnata ad un ruoio interamente subordinato alle esigenze tattiche delle truppe del corpo di spedizione» 7. Esiste nel carteggio dell'ufficio storico dello SME ampia documentazione circa il dissenso dell'aeronautica su tale dipendenza e sui tentativi da questa fatti per !iberarscnc, anche con richieste di intervento delle autorità italiane.centrnli dell'aeronautica militare. Tl nocciolo della questione era entro quali limiti dovesse essere intesa la dipendenza~ cioé se dovesse riguardare tutta l'attività dell'aviazione legionaria o solo quella parte di stretto interesse delle forze terrestri e, in particolare, se la r icogn izione aerea dovesse essere regolata dal comando del CTV con unità aeree alle dirette dipendenze d'impiego e sottratte alla disponibilità <lel comando dell'aviazione legionaria. La questione era resa più complessa e delicata dalla presenza di tre aviazioni - la nazionale, la tedesca e l'italia na - il cui impiego, soprattutto nel campo della superiori là aerea e delJe azioni a largo raggio, andava strettamente coordinato. La controversia rimasta in sordina nel periodo in cui il comando del CTV fu retto da Roatta, si inasprì durante il periodo di comando di Bastico, perché il comandante dell'aviazione legionaria, gen. Vincenzo Velardi, si era rivolto direllamente a Roma, sostenendo che l'aviazione legionaria dovesse essere impiegata nella visione di un quadro operativo complessivo e non in quella delle esigenze particolari del CTV. Ciano, per il tramite dell'ufficio «S», confermò la dipendenza della aviazione legionaria dal comandante del CTV, il quale nondimeno si sarebbe limitato «a dare ordini di massima, lasciando a l comandante dell'aviazione


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la responsabilità del tempestivo e razionale impiego» delle forze aeree. Quando nell'estate del 1938 l'aviazione legionaria raggiunse la consistenza di 300 velivoli, pari a quella di una squadra aerea, lo SMA stabilì che essa doveva essere considerata indipendente dal comando del CTV, ferma restando la facoltà di questo ultimo di emanare direttive riguardanti il coordinamento delle due forze armate nelle operazioni congiunte. Successivamente la consistenza di velivoli diminuì in seguito alla cessione all'aviazione nazionale di apparecchi e Gambara chiese a Mussolini il consenso, e lo ottenne, di riprendere alle dirette dipendenze per la campagna di Catalogna tutta ì'aviazione ìegionaria. Nel comunicare la decisione al gen. Bernasconi, comandante dell'aviazione, Gambara usò tono burbero e accenti piuttosto duri, abituali nei suoi modi di fare, oltre tutto dimenticando che egli era generale di brigata e iI Bernasconi generale di divisione aerea, ma quest'ultimo gli telefonò che le richieste d'intervento aereo avrebhero dovuto esse re rivolte al generale comandante dell' a v.iazione nazionale, gcn. Aìfrc<lo Kindclàn y Duany, incaricato <li coor·ùinare l'allivilà ddh.: tre aviazioni. La risposta non piacque a Gambara e neppure a Mussolini. Il capo di stato maggiore dell'aeronautica, gen. Giuseppe Valle, dové richiamare Bernasconi dalla Spagna, sostituirlo con il gen. Adriano Monti, comandante dell'aviazione delle Baleari, e nominare al posto di questi il ge n. Giuseppe Maceratini. La diatriba, le polemiche e i dissensi tra il comando del CTV e quello dell'aviazione legionaria, ora più acuti ora meno, furono effettivamente quasi una costante della guerra civi le spagnola cd essi derivarono in primo luogo dalla mancanza di norme precise che regolassero la materia e dalla peculiare inedita si t uazione della guerra civile spagnol a, dove per h prima volta le fori.e di terra e dell'aria l'esperienza della guerra etiopica era stata dive1-sa - si trovarono a dover cooperare strettamente, senza la conoscenza reciproca delle rispellive esigenze e potenzialità e senza disporre di un 'organizzazione e dei mezzi necessari alla cooperazione e di un serio adeguato addestramento in comune. Esistevano, inoltre, nell'aeronautica la preferenza per l'azione strategica indipendente e un minore entusiasmo per le azioni di cooperazione in campo tall ico, mentre nell'esercito prevaleva la tendenza ad assicurarsi il più largo sostegno aereo nello sviluppo delle manovre tattiche terrestri. Bastico si preoccupò, fin dal primo momento dell'assunzione del comando, di realizzare le maggiori e migliori possibilità per un'aereocooperazione efficace, facendo effettuare eserc itazioni congiunte, inérementan<lo i mezzi di collegamento terra-aria, disponendo, come a Santander, la presenza cli un


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LA PARTEC!l'AZIONE ITAI.JA NA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (19.,6 - 1939)

ufficiale pilota presso ogni comando di divisione in 1 a schiera. È impossibile determinare, ancorché lecito e ragionevole presumerlo, quanto sarebbe stato maggiore e più remunerativo l'impiego dell'aviazione legionaria se intonato a una diversa mentalità dei due comandi, a una migliore conoscenza reciproca delle prestazioni dei mezzi aerei e conlroaerei, a una minore gelosia della propria libertà d'azione dell'una e dell'altra parte, a un sentito spirilo interforze, che mancava quasi del tutto; ma è certo che l'aviazione legionaria, sia nelle azioni indipendenti, sia in quelle effettuate nei termini stabilitj dal comandante del CTV, dette di sé prove superbe, con grave sacrificio di sangue, riscuotendo ripetuti elogi da parte di Franco, del gen. Kindelàn e del gen. Millàn Astray fondatore del Tercio. L'aviazione legionaria 8: dominò il cielo di Malaga; fu presente nel difficile settore madrileno; nella battaglia di Guadalajara, sebbene carenlc per motivi di forza maggiore nel momento cruciale, diede successivamente un apporto non trascurabile specialmenlc nella fase fl~~alc : negli 86 giorni della batt~i.gli,L tli B11hao, coi1giu.nt.an.1cnte con

ia «Condor », assicurò la supremazia aerea sui paesi baschi; intervenne nella battaglia di Brunete e in quelle di Santander e di puerto deli'Escu<lo; fo coprotagonista neììe campagne d'Aragona, dell'Ebro e della Catalogna. Nel cielo di Teruel, dell'ansa di Gandesa, della sierra dc Caballs, della Venta de los Camposines r_istabilì situazioni, aprì la strada ai nazionali, costituì spesso elemenlo decisivo del successo. L'aeronautica italiana partecipò alla guerra con circa 6000 uomini, di cui dai 2700 ai 3000. in media coslanlemente presenti; compì 86.240 missioni per 138.265 ore di volo; lanciò 19.084 Lonnellate di esplosivo; sparò 1.042.000 cartucce; sostenne 265 combattimenti; effettuò 5.318 bombardamenti, 2.170 ricognizioni. 155 attacc hi al suolo; abbatté 903 aerei nem ici e ne distrusse 40 al suolo; colpì 224 navi avversarie. Subì la perdita di 175 caduti e 192 feriti in azioni belliche e di 147 velivoli abbatluli 'J_ Alla fine <lella guerra, gli aerei ceduli alla Spagna furono 747, menlrc 17 S.81 rientrarono iù. Italia inefficienli 10 e il valore del materiale aeronautico ceduto sommò a 1.800.000 mila lire.

9.

L'ai ulo italiano ai nazionali spagnoli fu dclerminante e decisivo per la vittoria di Franco sia sul piano politico-diplomatico che su quello mililare. È opinione del Coverdale e del De Felice Il che il tempe-


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stivo schierarsi dell'Italia a favore degli insorti e il pronto riconoscimento del governo di Burgos trattennero la Francia, nonostante i forti interessi politici che legavano Parigi e Madrid, da un più aperto e consistente aiuto alla parte repubblicana. La Francia non voleva la guerra e, per evitarla, si fece promotrice del «Comitato del non intervento», che non perseguì il suo scopo istituzionale, ma tutto sommato, insieme ad altre iniziative, quale ad esempio la conferenza di Nyon, ritardò lo scoppio della seconda guerra mondiale, che ebbe inizio cinque mesi dopo il termine del conflitto spagnolo. La Germania precedé l'Italia nel decidere gli aiuti agli insorti e lo fece senl'.a con sul tare Roma, ma non corse gravi rischi, sia a causa della esiguità degli aiuti iniziali, sia per effetto delle precauzioni adottate. Qualora l'Italia avesse deciso di restare neutrale tra le due parti spagnole scese in lotta tra di loro, la Germania avrebbe potuto non esporsi ulteriormente e si sar·ebbc guardata bene nel tempo successi"" rbl ,n.-.hiplir~rP gli ~iuti r0n1P poi fPrP, P dal rn<:titnirp b 1,~ginn P «Condor». «Gli interessi tedeschi nei Mediterraneo non erano sufficienti a giustificare i rischi impliciti in una unilaterale sfida alla Francia, in una zona disì.antc, dove lulli i fattori geografici g ioca vano a favore cli questo paese. L'appoggio italiano ai ribelli riduceva il costo poi i lico cd economico che la Germania avrebbe dovuto pagare per aiutarli, mentre i benefi zi derivanti da una generale politica di collaborazione con Roma offrivano ai nazisti un ulteriore incentivo per proseguire nel loro aiuto» 12_ Anche nel riconoscimento del governo di Burgos - che i governi di Roma e di Berlino avevano concordato sarebbe dovuto avvenire dopo che Franco avesse occupato Madrid - fu la G~rmania a spingere e affr·ettare i Lcmpi, comunicando all'Italia, nel pomeriggio del 15 novembre, per il tramite dell'ambasciatore in Roma, che non stimava più necessario attendere ia caduta di Madrid e l'Italia fu subito d'accordo, Lan Lo più che Ciano aveva proposto già un riconoscimento «de facto» del governo di Burgos, proponendo di nominare un delegato e di ritirare il personale diplomatico accreditato presso il governo repubblicano. Il riconoscimento di Franco come l'unico governo legittimo in Spagna mutò le carte in tavola sul piano internazionale a danno dei repubblicani e contemporaneamente irnpegnò in prima persona l'Italia e la Germania al successo militare degli insorti. Sul piano militare l'apporto italiano, diretto e indiretto, fu d'importanza primaria, sia per mole che per specificità dì genere e peculiarità dei momenti in cui venne concesso. Tra gli aiuLi militari indi-


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retti è da tener presente l'inaridimento dei rifornimcnLi, mediante l'inLcrvento delle forze aeree e navali italiane, ai repubblicani. È fuori dubbio che la «guerra piratesca » condotta dalle forze italiane contro il traffico marittimo diretto ai porti repubblicani, mentre incise negativamente sul buon nome e sulla considerazione internazionale dell'Italia, ebbe una funzione deterrente e una concreta, in quanto si tradusse in un'affermazione del potere marittimo, somma di quello navale e di quello aereo, indispensabile in una guerra di I ungo corso, condizionata dai rifornimenti via mare. Senza l'appoggio politico-diplomatico italiano quasi certamente sarebbe venuto a mancare a Franco anche quello tedesco e la Francia si sarebbe sentita libera di compiere passi assai più ampi e rapidi a favore dei repubblicani. Senza l'apporto militare italiano terrestre, navale e aereo, la Spagna nazionale non avrebbe potuto superare la critica situazione iniziale, in cui la superiorità anche terrestre dei repubb licani era schiacciante, e non avrebbe perseguito da una certa data il controllo aereonavale del Mediterraneo e la superiorità aerea nel cielo della penisola e dei mari che la circondano: due fattori determinanti e decisivi della guerra. fi'ranco non fu entusiasta dell'arrivo delle fanterie italiane, avrebbe assai più gradito unità carriste e soprattutto di artiglieria; ma furono proprio esse - le fanterie - a dargli il tempo di raccogliere le proprie fino a raggiungere la consistenza necessaria per portarsi alla pari e alla fine superare quelle dell'esercito repubblicano e furono esse a conferire alle varie operazioni in cui vennero impiegate (Doc. n. 117) un ritmo e uno slancio che diversamente non avrebbero avuto. Senza nulla togli ere al valido e sostanzioso apporto offerto ai nazionali dai tedeschi in fatto di carri armati e di artiglierie controcarri e controaerei, nonché di velivoli, e di concorso delle forze navali germaniche - « l'Italia e la Germania furono per Franco le uniche importanti fonti di rifornimento in armi ed equipaggiamenti moderni» 13 - ci sembra di poter concludere che, ove fosse mancato l'intervento italiano e conseguentemente quello tedesco, la repubblica, malgrado tutte le divisioni che la laceravano, avrebbe avuto ragione degli insorti. Che la parte spagnola nazionale e Franco dovessero allora nascondere tale dato di fatto e che avessero vitale interesse a minimizzare l'intervento italiano, soprattutto quello delle forze terrestri, era un'esigenza naturale - un modo diverso di comportarsi sarebbe risultato assurdo per w1 popolo giustamente fiero di sé stesso, ricco di or-


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goglio nazionale, geloso della sua indipendenza e sovranità, consapevole di combaLLcre per sé stesso e non per altri (Doc. n. 118) - ma che a cinquant'anni di distanza la storiografia spagnola, ufficiale o non, continui in tale atteggiamento, ora ignorando ora minimizzando il contributo, in particolare delle forze terrestri, dato dall'Italia, non solo alla guerra in generale, ma alle varie campagne, dal CTV o da aliquote delle sue forze, risulta un fatto sorprendente e lontano da ogni verità storica.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (19.16 - 19.19)

NOTE AL CAPITOLO XXIX 1 Alcuni dei dati numerici riportati relativi all'artiglieria, al genio e all'intendenza sono stati tratti dal IV volume di« La gucn-a civile in Spagna» del gcn. Francesco Belforte. 2 Ibidem, pg. 195-200. 3 John F. Covcrdalc . Op. cit., pg. 382. 4 Ibidem, pg. 371. 5 Ferdinando Prediali. Op. ciL, pg. 15 e 16. 6 Durante la guerrn, la consisLenza e l'inLen siLà dell'attività delle Forze aeree italiane delle Baleari variarono nei vari per·iodi. Il 12 genn a io 1938 sui vari aeroporti di Maiorca erano schierali 27 bombar·dier·i veloci S.79, 11 bombardieri notturni S.81, 19 caccia FiaL CR.32, 3 idmcaccia M.4 l . L'aviazione delle Baleari era comandata dal gen . Velardi, che dipendeva direttamente dal gen. Bernasconi, comandante dell'aviazione legionaria. 7 Ferdinando Prediali. Op. c it., pg. 146. 8 L'aviazione legionaria impiegò in proprio nella guerra civile e cedé alla Spag na: ! O AP. L 2 Ba.28, 13 BR.20. 23 Ba.65. 2 Ca.100. 5 CR.20. 2 CR.30, 83 CR.32 N .. 1 ~ 2 CR.32 bis, 37 CR.32 te r, 144 CR.32 quatcr, 2 G.8, 12 G.50, 68 Ro.37, 28 R0.41, 100 S.79, 84 S.81, 10 CZ.501, 4 CZ.506, 3 M.41, 16 CA.310, 3 S.55. Consistenza dell'aviazione legionaria: il 4 febbraio 1937, velivoli efficienti: 13 S .81, 14 Fiat CR.32, lO R0 .37; il 4 aprile 1937, velivoli efficienti: 15 S.81., 3 S.79, 35 CR.32, 20 R0.37; schieramento dell'aviazione legionaria per la battaglia di Santandcr, velivoli efficienti: 18 S.81, 9 S.79, 49 CR.32, 2 FiaL BR.20, 7 Br·eda Ba.65, 24 R0.37; il 25 lu g lio 1938, velivoli efficienti: 25 S.81 , 22 S.79, 10 Fiat BR.20, 7 Breda Ba.65, 92 FiaL CR.32, 20 Ro.37, pe1· un totale di 178 ve livoli, mentre; la legione «Condor», a lla stessa data, contava; 30 Heinkel 111 , 30 Messerschmill l3 I. 109 Il e C, 12 Do 17 e Hc 70 e 12 SU 87, He.51, Ile.45 {Lutale 84 velivoli) e l'aviazione nazionale; 18 S.79 e 12 Ju.52, 4 CR.32, 12 Ro.37 e 12 He.51 (94 aerei in lutto); totale delle 3 aviazioni; 396 Velivoli. Le forze dell'aria repubblicane: 24 Katiuska, 90 «Mosca», 50 «Chato», 70 tra «Nalacha», «Delfin Grumman », Valtce VI e tipi vari, (totale 250 velivoli circa). ~ La citala pubblicazione del P1·ediali, dalla quale abbiamo tratlo i dati cleHa precedente nota n. 8, specifica le perdite dei 147 velivoli dell'aviazione legionaria in questi termini: 117 CR.32 di cui 67 in combattimento, 7 per l'azione controaerei, 7 distrutti al suolo, 3 catturati per errore di rotta, 32 per incidenti; 10 S.81, di cui 3 per l'azione controaerei, 1 in caccia notturna, 6 per incidente; 9 S.79, di cui 3 per l'azione controaerei e 6 per incidente; 2 BR.20 di cui 1 per l'azione controacrci e 1 per incidente, 2 Ba.65 di cui l per l'azione controacrci e 1 per incidente; 7 Ro.37 di cui 5 per l'azione controacrci e 2 per incidente. IO Ferdinando Prediali. Op. cil., pg. 373. I I John F. Coverdale. Op. ciL., pg. 267-268. 12 Ibidem. 13 Ibidem.


CAPITOLO XXX

CONSUNTIVO

I. Peculiarità del conflitto. 2. La Spagna franchista. 3. L'eredità strategica e tecnico-militare della guerra. 4. La partecipazione italiana: risultati politici, ideologici, strategici ed economici. 5. La partecipazione italiana: risultati nel settore tecnico-militare.

1.

La guerra civile spagnola 1936- 1939 nacque come fatto interno, senza inframettenze e incoraggiamenti esterni, ma divenne quasi suhito fatto internazionale, perché le due parti scese in lolla si rivolsero per aiuti a potenze straniere. La disponibilità a concederli da parte della Francia, Germania e Italia e l'intcrven Lo del Cornintern e successivamente dell'Unione Sovietica determinarono il pericolo di una guerra generale europea, se non mondiale, che nessuno voleva, anzi tutti paventavano, compresa la Germania, se non altro perché non ancora pronti. La proposta francese di creare un organismo internazionale per i I non intervento di paes i esterni a favore dell'una o dell'altra parte trnvò accoglienza favorevole anche da parte dei governi inte11zionali a co11cedere gli aiut i. Il «Comitato del non intervento~> fu una grande finzione, nondimeno utile a m a ntenere aperto, pur nella vicendevole ipocrisia, il dialogo tra le potenze interessate per evitare la guerra, con il solo risllltato, malgrado le numerose continue violazioni degli accordi presi, di condizionare in qualche modo il comportamento dei governi interventisti, che nondimeno continuarono a loro piacimento a inviare in Spagna personale, armi e materiale bellico rino al termine del conflitto, che ebbe perciò carattere internazionale. Senza gli aiuti esterni la guerra civile spagnola avrebbe avuto una durata e un corso diversi, anche se resta quasi inspiegabile il perché il governo repubblicano non riuscì a soffocare fin dall'inizio la insurrezione militare, tanto più che questa era fallita a Madrid, Barcellona, nel nord del paese e in altre città e regioni. La debolezza del «frente


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popular», simile al «front populaire » francese, era la sua eterogeneità. Esso comprendeva moderati, socialisti, repubblicani, ma subiva, mo] to più di quel lo rrancese, le pressioni anarchiche e comuniste. Anche se legittimo, in quanto espressione della maggioranza determinata dalle elezioni del febbraio 1936, il governo della repubblica spagnola non era un vero governo democratico, perché non in grado di salvaguardare la libertà di tutti i cittadini e i loro beni e dava spazio ai fautori dell'azione violenta che incendiavano chiese e conventi, saccheggiavano edifici ed esercizi pubblici e privati, ammazzavano preti, frati, suore, avversari politici e sospetti tali. Fu per questo che le destre - cioè in larga misura i proprietari terrieri in un paese essenzialmente agricolo, una gran parte della Chiesa perseguitala dall'acceso anticlericalismo radicale e marxista, i ceti abbienti, alcuni intellettuali, una parte dello stesso mondo contadino - si appoggiarono alle forze armate e una forte aliquota di queste insorse. La scissione delle forze armate diede vita a una guerra civile combattuta da entrambe le parti da forze regolari, nel cui ambito vennero inquadrali, da una parte i corpi di spedizione straniera (CTV e legione «Condor »), dall'altra i miliziani, i volontari stranieri e le brigate internazionali. Alle caratteristiche proprie del territorio della penisola iberica e delle dipendenze coloniali e marittime, nonché delle popolazioni spagnole che vi abitavano, vanno perciò somm_a te le peculiarità ora accennate. È in tale quadro d 'ihsieme che vanno esaminati la natura, lo sviluppo e il corso della guerra civile, diversamente inintelligibili, e lo stesso andamento delle operazionj militari, condizionato appunto da fattori contrastantì con i principi e i criteri della pura strategia. La vittoria finale dei nazionali fu non tanto il risultato di una superiorità strategic;:i con cettuale e di condotta, quanto della disintegrazione dello Stato repubblicano. Da parte dei nazionali, prevalsero la coesione interna e la costante determinazione nel perseguire la vittoria; da parte dei repubblicani, predominarono le discordie e le lotte intestine che rendono ineluttabile la sconfitta.

2. La Spagna uscì dal conflitto stremata moralmente ed economicamente in conseguenza della durata e della ferocia della guerra e del suo costo, valutato dai nazionali più lardi pari a 30 miliardi di pesetas (3 miliardi di sterline del 1938) l. Ostacolarono inizialmente la ripresa


CAP. XXX - CONSUN'TTVO

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1norale le fucilazioni e gli imprigionamenti durati a lungo anche dopo la fine della guerra a opera dei vincitori, e quella economica, lo scoppio iI l O settembre 1939 del secondo conflitto mondiale, oltre la pro I ungata siccità che colpì la Spagna nel periodo successivo. La vittoria dei nazionali si tradusse, in termini politici, nella soppressione della politica marxisteggiante del la repubblica, ma anche delle libertà democratiche, nell'affermazione del partito unico di Stalo, nella instaurazione di un regime «sui generis », sostanzialmente totalitario e dittatoriale. Alla fine della guerra, sul cumulo delle tante macerie morali e materiali, nessuno avrebbe potuto ragionevolmente scommettere che Franco avrebbe potuto permanere a lungo al potere cui, non una designazione, ma una situazione conlingente lo aveva fatto salire. Egli invece riuscì a governare la Spagna - fatto non comune per un dittatore - fino all'ultimo giorno della sua esistenza terrena, vale a dire per altri 36 anni. Tale capacità di sopravvivenza, insidialagli pesanLemente dall'esterno più che dall'interno, gli derivò indubbiamente dalla sua abilità politi ca, fors e maggiore di que lla militare, concretatasi più nel non fare che nell'agire_ Non senza fondamento il Thomas ha scritto: « Francisco Franco fu l'Ollaviano della Spagna » 2. Del resto anche i suoi successi bellici furono prima di Lullo poiitici. Freddo e calmo - la calma dei galiziani - impose gr-ancli e gravi privazioni alla stragrande maggioranza degli spagnoli i quali, da parte loro, seppero imporsi, se così si può dire, un'autentica austerità politica, in virtù della loro intelligenza, fierezza, stoicismo_ Gli spagnoli, fiaccati dalla guerra di logoramento e terrorizzati dalla guerra fratricida, sopirono gli odi, tollerarono senza rassegnarvisi l'arretratezza economica e sociale, cercarono cli dimenticare la guerra, non accettarono le sollecitazioni e tanto meno le ingiunzioni che provenivano dall'esterno, nella consapevolezza che tutto sarebbe passato e che la Spagna avrebbe necessariamente riassunto il suo ruolo. 11 regime di Franco non fu «strictu sensu » né fascista, né LanLo meno nazionalsocialista, e neppure falangista, ma solo franchisLa e perciò solo legato al «caudillo »; fu un regime dittatoriale, ma non assimilabile, nonostante alcune strutture comuni, a quelli di Mussolini e di Hitler, per i quali iI partito era tutto, mentre per Franco la falange era solo un orpello senza potere. Franco diede al suo regime llll modo di vita tutto particolare, concedendo spazi limitali sia alle correnti vagheggianti il ritorno a schemi tra<lizional i del tutto superati, sia agli stessi falangisti, le cui aspirazioni sociali, benché già immesse nella programmazione costituzionale guerra durante, vem1ero in gran parte disattese. ln politica estera, ìl comportamento di Franco non fu meno accorto. Si


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può dire che non fosse ancora finita la guerra, quando il dittatore spagnolo diede alla Germania e all'Italia il contentino dell'adesione al patto anticomintern tra Germania e Giappone, del novembre 1936, al quale aveva aderito l'Italia il 6 novembre 1937.Il31 marzo 1939, il ministro degli esteri della Spagna franchista, Gomez Jordana y Sousa, e l'ambasciatore tedesco presso il governo di Franco, Eberhard von Stohrer, firmarono in Burgos un trattato di amicizia che aumentò la solidarietà ispano-tedesca della guerra e Io stesso giorno venne anche firmalo il «patto iberico» di amicizia tra la Spagna e il Portogallo. Nello slesso perioùo ùi tempo moìti Stati, Lra i quaìi ìa Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti d'America si erano affrettati a riconoscere il governo franchista e ad accreditare i loro ambasciatori. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la Spagna, come Franco aveva già promesso di fare durante il corso del la guerra civile, resterà insensibile a ll e richieste e alle minacce di Mussolini e di Hitler che gli chiederanno di allaccare Gibilterra o, quantomeno, <li conseni.ire ìl pa::;saggiu alie iruppe ùelì 'Asse per taìe al lacco, rcndcnào così un reale servizio agli anglo-americani che non gliene saranno riconoscenti. L'unica solidarietà, a parte le dichiarazioni formali di simpatia e di amicizia, espressa a favore dell e potenze dell'Asse sarà l'invio di una divisione di volontari - la «Divisiùn Azul » - che combatterà sulla fronte orientale a fianco dei tedeschi. fin i la la seconda guerra mondiale, la Spagna avrà ai suoi confini gli eserciti alleati e le potenze vincitrici proclamerann? di voler eliminare dall'Europa l'ultima vestigia del fascismo. L'ONU esprimerà una formale condanna morale del regime franchista e molte nazioni ritireranno i loro ambasciatori da Madrid. Franco resterà impassibile e non farà nulla per placare le ire dell'ONU. Nel frattempo si andran no rompendo e poi rovesciando le alleanze cli guerra sotto l'espansionismo sovietico e comunista e la Spagna potrà far valere il suo titolo di antesignana dell'anticomunismo. Alla morte di Franco la Spagna tornerà, senza colpo ferire, alla democrazia e oggi fa parte dell'Alleanza atlantica e della Comunità economica europea.

3. L' credi tà strategica e tecnico-militare del la guerra civile spagnola fu vasta, ancorché contraddittoria, comunque preziosa per chi seppe e poté farla fruttificare . Era stata una guerra di logoramento, ma non


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erano mancate fasi di movimento e di rapido corso, quale da ultimo la campagna di Catalogna, che aveva profilato, in formato ridotto, l'im.magine di una guerra diversa da quella abituale della prima guerra mondiale. Vi erano state grandi battaglie offensive e controffensive e anche grandi battaglie difensive; una di queste ultime - la battaglia di Madrid- conclusasi con il completo successo dei repubblicani. A guidare le operazioni offensive e controffensive di entrambe le parti erano stati i principi fondamentali della massa, della sorpresa e della sicurezza. Le offensive dei nazionali furono più numerose e determinanti e generalmente si coneìusero con successi, almeno ìocali. Esse avevano avuto quasi sempre come scopo principale la conquista metodica di obiettivi territoriali e non l'annientamento delle rorze contrapposte. Ciò era dipeso da remore politiche e dalla mancata disponibilità di forze per lo sf ruLLamento del successo. A Mussolini che lamentava tale sistema di condurre la guerra, Franco rispondeva che egli doveva liberare la Spagna, non distruggerla. Da qui il mancato ricorso aìio sfrunamenio <lei s uccessi laltici e l"impiego, a<l esempio, ùella divisione di cavalleria in compiti ùi esplorazione e di copertura dei fi a nchi , mai o quasi di sfruttamento del successo. Anche i repubblicani nelle loro offensive o controrfens ive, talvo lta progrcdiLc in profondità, non avevano mai conseguito un importante successo slra tegico, perché arrestati, o contenuti , o logorati fino a perdere ogni ulteriore capacità di penetrazione. D'altra parte, le controffensive dei repubblicani erano state sferrate spesso a scopo diversivo, per costringere i nazionaJi a desistere dalle loro offensive in corso altrove, più che per conseguire scopi di annientamento. Anche nelle grandi operazioni difensive, entrambe le parti cercarono di atten er si ni princ iri fond a mentali della profondit?i. della difesa, della elasticità, della reattività, ma i contrattacchi erano quasi ovunque falliti per insufficiente tempestività. Molte fronti erano ri maste inallive per lunghi periodi e ciò era dipeso, specialmente nei primi tempi della guerra, dalla modestia delle forze disponibili e dalla convenienza di concentrarne il rnaggior numero possibile là dove si volevano perseguire sforzi offensivi ritenuti risolutivi, almeno sul piano locale. Nessuna delle due parti era stata in grado di sferrare contemporaneamente due o più offensive su fronti diverse. Le resistenze da superare erano state quasi ovunque dure e tenaci e i nazionali avevano incontrato spesso resistenze fortissime, ora più robuste sul davanti ora in profondità, di frequente appoggiate a copiosa fortificazione campale, semipermanente e addì ri ttura permanente con opere in cemento. I repubblicani, anche quando l'avevano impostata con


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l'intendimento della resistenza ad oltranza, avevano condotto la difesa con criteri di elasticità, ripetendola su posizioni successive, opportunamente predisposte, dimostrando notevole facilità e rapidità di recupero. Unità che sembravano definitivamente battute nella giornata, riuscivano l'indomani a ripresentarsi con nuova insospettata lena. Quanto alle concezioni <l'impostazione della lotta, capi nazionali e repubblicani più o meno si equivalsero, ma i primi trovarono maggiore riscontro dei secondi nella capacità realizzatrice dei comandanti in sottordine e della truppa. Le unità si batterono validamente da enLrambe le parti, con tenacia e coraggio, àandosi vicendevolmente molto filo da torcere. Inizialmente le parti si erano dimostrate impreparate alla guerra, ma nel tempo i due eserciti, mercé l'opera dei loro capi, perseguirono un sufficiente livello di efficienza, anche se in misura decisamente superiore da parte dei nazionali. Vi furono capi e comandanti nazionali e repubblicani prestigiosi e alcuni cornm1danti di corpo d'esercito, di divisione, di brigata, di presidio, nazionali e repubblicani, che scrissero pagine di pcrizia e di valore inobliabili . La parte nazionale era stata favorita durante l'intero corso della guerra dalla unitarietà de l comando politico e militare, impersonata da Franco, che aveva cos tituito, specialmente dopo la morte di Mola, un punto certo e stabile di riferimento per tutti i suoi generali, ufficiali, sottufficiali e soldati, mentre Rojo, Miaja e tanti ~Itri generali e militari repubblicani erano stati condizionati dati.e discordie interne che laceravano la repubblica. I capi e i comandanti repubblicani avevano dovuto vincere la debolezza del governo, sopire le spinte autonomistiche dei baschi e dei catalani, mettere ordine e disciplina nelle formazioni regolari, in quelle dei miliziani e in quelle internazionali, vedersela con i commissari politici, addestrare soldati e amalgamare unità privi d'istruzione e di «habitus » militare e perciò la loro opera era stata più complessa, faticosa e delicata. Da entrambe le parti, la potenzialità operativa era stata generaimen te valutata con riferimento ai parametri del passato - preminenza del numero rispetto al la qualità - e la carta considerata da entramb e le parti vincente era rimasta il binomio fanteria-artiglieria, al quale di fatto erano dovuti i successi offensivi e difensivi. Nelle varie campagne erano stati quasi sempre presenti anche i carri armati e gli aerei, ma i primi impiegati soprattutlo in cooperazione con la fanteria sacrificandone la mobilità tattica, i secondi soprattutto a complemento e in sostituzione dell'artiglieria. Le battagli e erano state impostate e condotte, di massima, secondo schemi uniformi, che poco concedevano alla manovrn strategica e tattica . L'unità più manovriera era stata


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il CTV, nonostante i comandanti lamentassero ripetutamente lo scarso ricorso cbe si veniva facendo alla manovra. Nella impostazione e condotta delle operazioni non erano mai stati concretamente neppure adombrati i criteri ai quali si atterranno di là a poco i tedeschi nelle loro offensive di Polonia e di Francia, che risulteranno vincenti nella prima fase della seconda guerra mondiale. Eppure la guerra civile spagnola segnò la transizione da un tipo di guerra a un altro. Novità assolute della guerra civile spagnola furono l'impiego dell'arma aerea in campo stralegico e il suo impiego a scupo terroristico. La disLruzione di obiettivi militati, ubicati a grande distanza dalle fronti operative, nel territorio dei nemico, divenne compito primario e abituale dell'aviazione, cui venne aperto il campo d'azione preconizzato dal Douhet. L'aeronautica italiana aveva esordito in tale compito nella guerra contro l'Etiopia, ma l'esperienza era stata assai limitata, sia per il numero modesto degli obiettivi remunerativi, sia perché era mancata la reazione dell'aeronautica etiopica pressoché inesistente . Al bombardamento indiscriminato di città e di p::tesi non si era mai giunti in passato. I primi a volerlo sperimentare erano stati i tedeschi il 26 aprile 1937 quando, con ripetute incursioni di Hcinkel 111 e di Junker 52, la legione «Condor» aveva raso al suolo la cittadina di Guernica e mitragliato i fuggiaschi. Anche dopo tale azione, il bombardamento dei centri abitati non era stata una costante della guerra dei nazionali. Lo stesso Franco, che nel 1936 e nel 1937 aveva sollecitato anche l'aviazione legionaria ai bombardamenti terroristici, nel gennaio 1938 aveva rivisto il suo atteggiamento e aveva ordinato di sospenderli. L'ambasciatore tedesco in Spagna aveva riferito a quello italiano che, a suo parere, i bombardamenti delle città non erano risolutivi e che ad essi si doveva l'atmosfera di ostilità esistente nei confronti degli italiani e dei tedeschi non solo fra gli spagnoli repubblicani, rna anche fra i nazionali 3• Viola aveva fatto presente a Roma che, avendo la «Condor» cessato tale attività, l'unica rimasta a sopportarne le responsabilità e le conseguenze di ordine morale e politica, sarebbe stata l'aviazione legionaria che, oltre tutto, non v'era deliberatamente ricorsa fino ad allora, nonostante le sollecitazioni ricevute da Franco e da Ciano. Ma Mussolini, alcune settimane dopo, ordinò all'aviazione legionaria delle Baleari di bombardare il «centro urbano» di Barcellona. Si era avuto così dal 16 al 18 marzo, con attacchi diurni e notturni, il grande bombardamento della città di Barcellona, sulla quale l'aviazione legionaria aveva sganciato 44 tonnellate di born.be che avevano prodotto, secondo resoconti repubblicani, 670 morti, 1200 feriti, 48 edifici completamente distrutti e 71 danneg-


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giati. Così com'era avvenuto per Guernica, la propaganda repubblicana aveva trovato vasta materia per additare nel prosieguo della guerra alla pubblica opinione «la barbarie fascista». Lo stesso Franco rirnase profondamente scosso e irritato del bombardamento di Barcellona, che era stato effettuato senza il suo preventivo consenso «e in forma così insistente e continuata» 4 . Nella seconda guerra mondiale, i bombardamenti aerei delle città diventeranno pane quotidiano e gli stessi tedeschi, che avevano voluto esperimentarne gli effetti per primi, ne saranno vittime a migliaia. Ma anche quando spinti fino alla pressoché completa di struzione delle città e delle popolazioni civili - quello di Dresda operato nel febbraio del 1945 resterà tipico - non saranno mai risolutivi, come aveva profetizzato l'ambasciatore Stohrer, neppure al fine di arrestare la produzione industriale bellica. Un 'arma non nuova, ma mai utilizzata in così ampia misura nel passato, fu quella psicologica. La impostazione ideologica della guerra - da parte naz ionHle la <<crociata contro H ca!T1unis1no }} , da parte repubblicana la «lotta contro il fascismo » - coinvoìse tutte le opinioni pubbliche dei paesi europei e di parte di altri paesi e quanto al l'impiego dell'arma psicologica la guerra civile spagnola [u una guerra «moderna». Molto la propaganda, che si era potuta servire per la prima volta della radio oltre che della stampa, aveva concorso a mantenere elevato il morale delle popolazioni e dei soldati della propria parte e a deprimere quello della parté avversaria. Di tale determinante dato di fatto non si sarebbe potuto non tenerne gran conto nelle guerre future e così sarà, anche se non sempre l'arma psicologica verrà impiegata in misura ragionevole e senza eccessi che potrebbero risultare controproducenti. La guerra di Spagna aveva posto in evidenza che l'aviazione impiegata a scopo terroristico e la propaganda sono armi proprie di una guerra moderna, ma a doppio taglio, pericolose a maneggiarsi perché il loro impiego può ritorcersi a danno di chi vi faccia ricorso. Nullo o scarso ri lievo e bbe nella guerra civile la lutta partigiana, nonostante che la Spagna fosse stata maestra di guerriglia contro le armate napoleoniche dal 1808 al 1813. Non era mancata nelle retrovie nazionali e repubblicane l'attività clandestina e spionistica, ma essa, se non episodicamente ed in aree ristrette, non si era tradotta in quelle particolari forme di guerriglia, di sovversione, di sabotaggio, di colpi di mano, di terrorismo che caratterizzano le guerre civili e quelle rivoluzionarie. Sotto tale profilo era stata una guerra atipica.


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A ciò aveva probabilmente contribuito la spietatezza con la quale le due parti procedevano contro gli avversari. Una volta conquistato un paese o una fetta di territorio, nella gran parte dei casi, le misure di sicurezza e di ordine pubblico erano state sufficienti a tenere a bada le popolazioni, che non erano ricorse alla guerriglia urbana e alla guerra di montagna organizzate e dirette da comitati politico-militari, come avverrà nella seconda guerra mondiale in tutti o quasi i paesi occupati dai tedeschi e dagli italiani.

4. Le motivazioni che avevano indotto Mussolini, alla fine del luglio 1936, a soddisfare la richiesta di aerei rivoltagli da Franco e quelle che l'avevano spinto poi ad accrescere gli aiuti e a voler che l'Italia partecipat>se alla guerra con un. consistc ì1tc corpv dl s pc.dizicn.c

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no state <li ordine vario - politico, ideologico, strategico - ma il bottino che l'Italia ricavò dalla sua partecipazione alla guerra fu assai magro. Tra le motivazioni non abbiamo citato queìia riguardante l'aspetto economico della impresa - che pure vi avrebhe dovuto essere - perché Mussolini non l'aveva messa in conto, diversamente da Hitler. In aggiunta, conoscendo Mussolini, lo stato inebriante in cui l'aveva posto la conquista dell'impero, quanto meno nel suo subcosciente, dové essere pre minente in lui il desiderio di una seconda vittoria militare, che avesse aggiunto nuovo prestigio personale al suo grado di primo maresciallo dell'impero, tanto è vero che, guerra durante, rischiò oltre i limiti del conveniente pur di affrettare e di assicurare la vittoria di Franco, che ormai sentiva anche come sua. Fu questa spinta interiore di ambizione che lo rese costantemente accondiscendente verso Franco - che non sliruava granché e che non gli era neppure simpatico - e quasi indifferente all'aspetto economico e finanziario della partecipazione italiana al la guerra, il cui consun Livo, a tale riguardo, si chiuse spaventosamente in rosso. Il risultato politico-strategico in positivo della guerra ~ivi le spagnola fu il mantenimento nel Mediterraneo del preesistente rapporto di forze . La vittoria dei repubblicani avrebbe potuto mutarlo a favore della Francia_ Ma se Mussolini lo aveva sperato, pensando alla disponibilità del le Baleari e magari a un'alleanza militare con la nuova Spagna, la partita si chiuse con un nulla di fatto, perché Franco non andò oltre la neutralità_ Non v'è dubbio che, qualora quelle speranze


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si fossero realizzate e malgrado le condizioni in cui era ridotta la Spagna al termine della guerra civile, I.a situazione dell'Italia nel Mediterraneo se ne sarebbe notevolmente avvantaggiata e, nel caso di un'alleanza militare, la Spagna avrebbe dovuto consentire quanto meno il passaggio delle truppe dell'Asse per la conquisla di Gibilterra che, se perseguito, avrebbe posto l'InghilLerra e la stessa Francia in stato di enormi difficoltà. Un altro risultato politico-strategico della partecipazione italiana - questo in negativo - fu il consolidarsi dei rapporti italo-tedeschi, culminato il 29 maggio 1939 mediante la firma <lel «patto di acciaio». Il processo di accostamento dell'Italia alla Germania era cominciato durante la guerra etiopica dalla quale la Germania aveva tratto vantaggi economici e, sfrutLando la svolta politica dell'Italia e la paralisi che aveva colpito la Società de lle Nazioni, aveva tratto motivo per indurre Mussolini a un compromesso sull'Austria, raggiunto nel maggio 1936, vale a <lire prima dell'inizio della insurrezione dei militari spagnoli. Ma fu soprattutto la guerra di Spagna a far acurntonare da Mussolini gli ultimi motivi di contrasto con Hitler e a spianare la strada per una politica concordata. Hitler fece del tutto, durante il conflitto spagnolo, per suggestionare e accattivarsi. Mussolini, lasciando al l'Ttalia un ruolo primario in fatto di aiuti a Franco e di linea di azione nel «Comitato del non intervento », dove il_rappresentantc tedesco informò costantemente il suo comportamento a quello del rappresentante italiano. Fu anche la visita coml"iuta da Mussolini in Germania nell'autunno del I 937, durante la quale i tedeschi ribadirono le assicurazioni che la Germania considerava la Spagna e il Mediterraneo in genere come wne di interesse particolare dell'Italia, così come l'Austria della Germania, ma fu nel suo insieme soprattutto la guerra spagnola a offrire un'eccellente base per una collaborazione italo-tedesca coordinata e organica come prima non v'era stata. Mussolini mise da parte ogni timore per i propositi tedeschi di assurgere a grande potenza e, pur non arridendogli tale prospettiva che sottintendeva un'accresciuta influenza tedesca sull'Europa centrale e danubiana, e meno direttamente anche sul Mediterraneo, finì con lo schierarsi, non senza qualche riserva mentale, dalla parte di Hitler, fino al punto di allinearsi nel 1938 al la politica razzista del nazionalsocialismo. Può darsi che anche senza la compartecipazione alla guerra civile spagnola, Italia e Germania avrebbero seguito la stessa strada di scuotimento dalle fondamenta dei trattati di Versailles e di Locarno e dell'intero ordinamento europeo, ma è senza dubbio che quella guerra, senza iniziali precise in tenzioni di alleanza, offrì ai due regimi, il


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fascista e il nazionalsocialista.l'atmosfera idonea e favorevole alla intesa, appunto all'aJleanza, anche se i rapporti italo-tedeschi in Spagna furono talvolta contrassegnati da rivalità e da diffidenze. L'interesse di Mussolini di esportare l'ideologia fascista in Spagna e il suo conseguente sforzo per influenzare la configurazione politica e sociale della Spagna nazionale ebbero momenti diversi. Il Coverdale s ne individua tre: quello iniziale, sul quale i tentativi dell'intervento italiano furono cauti e deboli; uno intermedio, dopo l'aumento degli invii di aiuti italiani, particolarmente attivo, concretatosi nella missione di Farinacci diretta appunto ad accrescere l'influenza politica italiana, riuscito solo in minima parte; l'ultimo nel quale, capita l'antifona spagnola, l'intervento si ridusse a ben poco, anzi a pochissimo. Sul piano ideologico, il fascismo non riuscì ad affermarsi in Spagna, dove s'instaurò, come abbiamo già messo in luce, un regime dit.tattoriale che, pur avendo somiglianza di facciata con qu ello fascista, non era fascista, non avendone incorporato l'ideologia ed essendo basato sull'equi Iibrio di forze inte rne (la Chiesa, i monarchici, i falangisti) ottenuto senza la partecipazione d elle masse, ma accontentandosi della indifferenza e d ell'apatia di queste: « usando la terminologia di Ling, un regime autoritario burocratico-militare, ma non un regime completamente fascis ta » 6, nel quale tutto faceva capo a Franco, in un ambiente di limitalo pluralismo, e nulla o quasi al partito di Stato, che era solo un mezzo per favorire il controllo del dittatore sulla vita politica del paese. Mussolini si sen tì soddisfatto sul piano ideologico. La mobilitazione psicologica contro il comunismo aveva dato i suoi frutti: dal primo grande campo di scontro militare tra i fronti politici e ideologici maturati in Europa nella seconda melà degli anni trenta, i! fascismo «tout court» era uscito trionfatore. D'altra parte, un qualche collegamento ideologico tra fascismo, nazionalsocialismo e franchismo esisteva, se non altro vi era il ripudio assoluto dell'anarchismo, del comunismo e del socialismo, e l'intervento sovietico a favore dei repubblicani aveva giustificato quelli italiano e tedesco e ciò non era stato senza effetto sull'opinione pubblica occidentale, soprattutto in Inghilterra, già scossa per il regime di terrore staliniano instaurato nell 'Unione Sovietica. Questa aveva voluto assumere nella guerra di Spagna un ruolo primario che facesse intendere al resto del mondo, democratico o non, che l'Unione Sovietica non sarebbe più rimasta isolata, ma che si sarebbe posta come «terza forza » a fianco dell' uno e dell'altro blocco, a seconda dei propri interessi. Ciò spiega p e rché Stalin auspicasse, a un certo u10mento, che la guerra andasse per le lunghe in modo da logorare


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Hitler e perché questi, per ragioni opposte, dichiarasse, in un altro momento, che dal punto di vista della Germania non fosse conveniente che Franco vincesse al cento per cento e che fosse interesse tedesco fare in modo che la guerra continuasse 7 per logorare l'Unione Sovietica. Mussolini, che aveva avuto sempre costante il desiderio che la guerra durasse il meno possibile, dalla sconfitta dei repubblicani, dei comunisti, si riprometteva che l'Italia e la Germania si potessero porre, a vittoria ottenuta, come centro d'ordine e di equilibrio tra le democrazie occidentali da un lato e il comunismo dall'altro. La vittoria di Franco lo soddisfece perciò anche sul piano ideologico, che riceverà ben presto un duro colpo dal l'affrettata firma del patto sovietico-tedesco da parte di Molotov e di Ribbentrop, avvenuta in Mosca, alla presenza di Stalin, il 23 agosto del 1939. La posizione geo-strategica della Spagna nel Mediterraneo conferiva al paese un ruolo importante. L'aver impedito che il governo di fronte popolare, legato a quello francese di analoga ispirazione, o chL: a<l<lirittura in Spagna si affermasse un regime comunista o filobolsccvico, fu un successo reale sul piano politico e strategico. L'instaurazione di un regime autoritario in Spagna, sia pure non fascista, segnò in ogni caso un 'affermazione di Mussolini sul piano del prestigio personak:, ma non una vittoria dell'ideologia, perché, diversamente dalla guerra contro l 'Etiopia, che aveva raccolto l'adesione spirituale dell'intera nazione italiana, la partecipazione dell'Italia alla guerra spagnola, sebbene es.altata dalla propaganda del regime come crociata della civiltà contro la barbarie, del cristianesimo contro l'ateismo, di un nuovo ordine europeo contro il caos del conmnismo, non accrebbe in ltalia le simpatie verso il fascismo, anzi raffreddò e diluì qucHe esistenti a causa de! pcggiora1ì1ento della silua:,:ione interi1azionale e <l e] consolidamento dei rapporti con la Germania nazionalsocialista, verso la quale gli italiani non si sentivano affatto attratti. Fuori dell'Italia, specialmente in Francia, Inghilterra e Stati Uniti d'America, essa aumentò l'ostilità verso il fascismo e indusse a mutare atteggiamento molti di coloro che fino a<l allora erano stati tolleranti verso tale ideologia e che cominciarono a guardarla con grande sospetto, come il grande nemico della democrazia. Mussolini e Hitler si ingannarono nel credere che Italia e Germania avrebbero avuto tutto da guadagnare sul piano politico e ideologico <lalla vittoria di Franco e sbagliarono nel valutare come «decadenti » le democrazie occidentali solo perché, per conservare la pace ad ogni costo, erano passate sopra a tutti i numerosi colpi di mano tedeschi, alla guerra italiana contro l'Etiopia e a tutte le macroscopiche e ripdulL: violazioni del


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SOS

di non intervento. Entrambi, durante il conflitto spagnolo, si convinsero ancor di più della estrema debolezza delle democrazie occidentali e della loro decadenza politica e addirittura razziale e strinsero alla fine un'alleanza che si concluse in modo tragico per loro e, c iò che fu assai peggio, per le due nazioni alleate. Valutata sotto l'aspetto economico, la partecipazione ital iana risultò un affare di imponente perdita. Non è esatto, come hanno sostenuto più autori, che l'Italia non avesse cercato di ricavare vantaggi economici dalla sua partecipazione. Roatta fin dal 23 settembre aveva avuto un col104.uiu in Roma con il gcn. Alfredo Dall'Olio, pei· esaminare le possibilità di aumentare gli scambi commerciali con la Spagna in materia di minerai i e di altri generi vari che avrebbero potuto interessare l'Italia (Doc. n. 119). Al riguardo va tenuto presente che: l'economia italiana e spagnola non erano complementari, ma concorrenziali; l'industria siderurgica italiana non era attrezzata per la lavorazione dei minerali di ferro e di rame estratti dalle miniere, ma solo dei rottarni; 11ussoli11i pos1)ose c o sta:n te ine rìtc le

qiJ.csti Oiì ~ eco-

nomiche e finanziar ie alla esigenza per ìui, diversamente da Hitler, primaria <li aiutare Franco e di accelerarne la vittoria; gli spagnoli in materia furono ìarghi di promesse, ma avari ssìmì dì impegnì. Nell'accordo segreto italo-spagnolo de l 28 novembre 1936 (Doc. n . 120), le due clausole finali riguardavano i rapporti commerciali, ma quasi tutto veniva rimandato al futuro e poco era concretizzato per il presente; le questioni economiche e quel le dei trasporti marittimi e aerei venivano subordinale a quelli che sarebbero stati gli sviluppi a venire della situazione. L'accordo di compensazione del successivo 21 dicembre non andò molto al di là. Un passo avanti venne compiuto con gli accordi dell'aprile e dell'agosto 1937. con i quali gli spagnoli s'impegnarono a pagare, dal 1 gennaio 1938, 150 milioni di lire l'anno per i debiti fino ad allora contratti con l'Italia valutati da 1,5 a 2 miliardi di lire, mentre gli accordi del 1936 avevano preventivato solo da 30 a 40 milioni l'anno. Per le forniture successive gli accordi del1'agoslo 1937 sancivano che sarebbe stato preveduto per il 50% il pagamento in valute libere o in lire italiane e per l'altro 50% in merci. Per alleggerire la pressione sul Tesoro italiano e per sopperire alle esigenze spagnole - la Spagna nazionale disponeva solo di 100.000 sterline - venne costituito un consorzio <li banche italiane, capeggiato dalla Banca d'Italia, che concesse al governo di Burgos un prestito di 250 milioni. Per altre forniture non comprese negli accordi, gli spagnoli promisero di pagare a parte: metà in valute libere, metà in lire. Essi rifiutarono la richiesta italiana di cessione, a saldo dei debiti,


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di una parte del pacchetto azionario della società mineraria del Riff; accolsero invece successivamente, sotto la minaccia deUa cessazione degli aiuti, la stessa richiesta fatta dai tedeschi: «Roma di tanto in tanto cercò di ottenere concessioni minerarie o di essere pagata in valute convertibili; ma la mancanza in Mussolini di un vero interesse per questi problemi indeboliva fatalmente la forza di contrattazione in uomini come Felice Guarnieri » - sottosegretario per gli scambi e valute - «i quali si rendevano perfettamente conto che un appello diretto di Franco al duce sarebbe normalmente bastato a far accantonare quaisiasi obiezione sollevata da loro. Mussolini era molto più interessato ad apparire il capo generoso e lungimirante di un grande paese, che preoccupato per la misera realtà delle risorse dell'Italia e per la sua deficitaria bilancia dei pagamenti» 8. È impossibile o, quanto meno, richiederebbe una lunga ricerca, che oltre tutto offrirebbe solo dati molto approssimati, determinare con esattezza il costo della partecipazione italiana valutato in circa 8 miliardi di lire del tempo. E sso fu comunque molto superiore dei 6 miliardi (4,2 del ministero della guerra e 1,8 di quello dell'aeronautica) che riguardarono del resto solo i materiali ceduti a Franco. Dall'esame dei consuntivi degli esercizi finanziari degli anni 1936-1937, 1937-38, 1938-39 del ministero della guerra si r ilevano aumenti di spesa molto considerevoli rispetto agli anni precede_nti, compresi quelli della preparazione e dello sviluppo della guerra contro l'Etiopia. Vero è che anche negli esercizi conside.rati gravarono le ulteriori spese sostenute per le operazioni di polizia nell'Africa Orientale Italiana, ma una buona parte degli aumenti del la spesa va sicuramente addebitata all'esigenza «O.M .S.». In sintesi, lo sforzo finanziario sostenuto dall'Italia, anche se ci si ferma al solo debito spagnolo contratto per la cessione dei materiali dell'esercito e dell'aeronautica, fu quasi a fondo perduto, perché i rimborsi furono pochi, parziali e tardivi, né ebbero a consentire ìa tempestiva ricostituzione delìe scorte di mobilitazione.

5.

In materia di tattica, di tecnica d'impiego delle unità terrestri e aeree, di organici e di logistica, l'impiego del CTV fu ricco di ammaestramenti in positivo e in negativo, di indicazioni e di suggerimenti. Si legge spesso che gli italiani, diversamente dai tedeschi, nµlla o poco impararono dalla guerra spagnola. Non fu così. L'esercito e l'avia-


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zione italiani non meritano affallo tale accusa che, come ora cercheremo di dimostrare, è priva di fondamento. È vero, invece, che i tedeschi andarono in Spagna con il proposito deliberato di esperimentare le loro dottrine e i loro mezzi nuovi, mentre gli italiani ebbero ben pochi mezzi nuovi da sperimentare, almeno nell'ambito delle forze terrestri: mortai da 45 e da 81, pezzi controcarro da 47, mitragliere da 20, car ri L.3, nessuna artiglieria. Del resto i tedeschi furono più osservatori e consiglie ri che non combattenti, eccezione fatta per gli aviatori della «Condor», legione che non superò mai la media di 5-6000 uomini presenti. Lo stesso valore del materiale che i tedeschi inviarono in Spagna si aggirò tra la metà e i trequarti di que l lo i tali ano 9 . Esiste, nel carteggio che riguarda la guerra civile spagnola presso l'archivio dell'Ufficio storico dello SME, una copiosa e vasta documentazione che comprova il costante interesse della autorità militari italiane centrali e dei comandanti del CTV per la racco I I.a dei dati di esperienza acquisiti nel corso dei combattimenti ne i vari c ic li operativi. Una disamina approfondita richiederebbe uno spazio cii cui non disponiamo e d'altra parte non mancano pubbli cazio ni che trattano l'argomento 10 . Nel luglio 1937 il Gabinetto del ministero della guerra soJJeciLò il comando del CTV (Doc. n. 121/a) perché raccogliesse dati sul rendimento delle armi e dei vari mezzi be llici italiani, tedeschi e di quelli catturati al nemico. Dopo la battaglia di Santander, Baslico interessò i comandi dipendenti perché riferissero, basandosi su fatti documentati, su 12 argomenti specifici, che venivano indicati espressamente, oltre che su altri ritenuti meritevoJ i di relazione, riguardanti i procedimenti, l'impiego delle armi e degli altri materiali e il funzionamento dei servizi (Doc n. 121/b). Nd!'agosto del 1937 venne costituita, presso la delegazione italiana di collegamento con il quartier generale di Franco, una «sezione tecnica » incaricata di effettuare studi, esperienze cd esami sui vari materiali beilici comunque e da chiunque utilizzati in Spagna {Doc. n. 122). Sia il Gabinetto del ministro che lo SMRE, inoltre, si tennero costantemente informati anche su quanto al r iguardo veniva riferito nella stampa internazionale da tecnici militari di paesi esteri, in particolare degli Stati Uniti d'America, della Gran Bretagna e della Francia. Per l'impiego delle unità carri di particolare interesse furono le varie relazioni compilate dai comandanti del «raggruppamento carristi » (Doc. n . 123, n. 124, n . 125). Di rili evo ci è parsa la difesa della divisione ternaria elaborata da Bastico {Doc. n. 113) che aveva avuto modo di mettere a confronto sul campo di battaglia tale divisione e quella binaria, mentre per quanlo ri-


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LA PARTECIPAZIONP. ITAI.TANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

guarda la logistica ci è sembrata di notevole importanza la relazione dj Bel forte riguardante l'organizzazione e il funzionamento dei servizi durante la battaglia di Catalogna (Doc. n. 126). L'attenzione e la cura nel raccogliere gli ammaestramenti della guerra in tutti i settori furono intense e costanti e non si può certo di re che tutti rimasero lettera morta. Prova ne è la circolare 6800 sull'impiego delle minori unità di fanteria e di artiglieria nella guerra di Spagna, diramata dallo SMRE il 28 maggio 1938 (Doc. n. J 27), nella quale, pur non volendo attribuire valore assolulo alle esperienze fatte fino a prima della campagna d'Aragona - essendo esse riferibili al particolare teatro di operazioni, ai peculiari aspetti della lotta, alle qualità, all'armamento, all'enlità delle forze impegnate - nella quale venivano puntualizzate e focalizzale, più in forma problematica che normativa, questioni Lattiche, organiche e logistiche che i combattimenti fino ad allora sostenuti suggerivano di riesaminare. Una possibile guerra futura tra grandi eserciti - avvertiva la pubblicazione - si sarebbe differenziata «sostanzialmente » eia quelìa spagnola specialmente per quanto si sarebbe riferito «all a quantità di artiglieria e di carri armati», per cui i dati dell'esperienza spagnola andavano riportati nel quadro della «lo tta fra grandi unità, dotate di potenti mezzi <li azione» e valutati da tale punto di vista. V'erano peraltro alcune constatazioni che andavano raccolte quali quelle: della lotta svoltasi tra eserci Li assai rrieno armati di quelli moderni; della speditività, falla eccezione di fronti particolarmente munite, delle organizzazioni difensive; della scarsa preoccupazione delle forze nazionali nei riguardi delJ'arLi grieria repubblicana, solitamente deficitaria e diluita su fronti amplissime; della preoccupazione invece dell'azione dei Carr-i

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ché lenti e assai visibili, armati di un buon cannone, si erano dimostrati capaci di una potenza d'urto e schiacciamen to che aveva impressionato le fanterie, e l'aviazione d'assalto repubblicana, dotata di velivoli sovietici idonei allo scopo, aveva ottenuto risu lta li morali non indifferenti. Lo SMRE colse molto bene le carallerisliche peculiari della guerra, ben diverse da quelle di una guerra moderna tra grandi eserciti, e, in particolare, il ruolo che vi avrebbero svolto i carri armati e gli aerei. Vi fu, dunque, grande apertura concettuale da parte dello SMRE alle novità, anche se persisteva vivace, almeno in una parte del capi, il «complesso dell e Alpi». Ma la traduzione delle idee in realizzazioni di nuovi procedimenti, di una nuova tecnica d'impiego e, soprattutto, di nuove armi e mezzi avrebbe richiesto tempi lunghi e disponibilità


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finanziarie ben diverse, oltre che una capacità industriale ad alto tasso di produzione, anzichè di quella italiana d'allora resa asfittica dalla insufficenza delle materie prime e dai ritmi lenti di produzione. Nondimeno, su sollecitazione deJJo SMRE e dello SMRA, spinti dalle esperienze che si venivano compiendo in Spagna, Mussolini tirò fuori dal cassetto, dov'erano rimasti per oltre un quinquennio, i programmi di completamento e di ammodernamento dell'esercito e dell'aeronautica che, per l'esercito, prevedevano sul piano ordinativo la costituzione di due divisioni corazzate (decreto del dicembre 1938) e il conferimento di un maggiore grado di motorizzazione a tutte ie unità, comprese quelle dei servizi. Se i carri rimasero più o meno quelli già in esercizio e l'assegnazione degli automotomezzi fu più un provvedimento sulla carta che non un reale aumento delle dotazioni preesistenti, ciò non si può addebitare a una arretratezza culturale dello SMRE. Semmai meno convincenti rimasero taluni provvedimenti organici di costituzione di un numero eccessivo d i Grandi Unità e quelli di tecni ca d ;impiego che ve nnero presi in materia dì costituzione e impiego

della squadrn, del plotone e della compagnia fucilieri, che pare si vollero rar risalire all'esperienza della guerra spagnola quali: l'assegnazione alla squadra di 2 fucili mitragliatori, la riduzione da 3 a 2 del numero delle squadre del plotone e la mancata assegnazione alla compagnia fucilieri di mitragliatrici e di armi controcarro. Quanto al battaglione di fanteria su 3 compagnie fucilieri e 1 cornpagnia mitragJieri (9 armi), mentre venne a ragione confermata la sua funzione di «unità tattica fondamentale del combattimento», solo se ne percepì la debolezza per la mancanza organica di mortai medi e di armi controcarri, ma non la si poté eliminare data la modesta disponibilità di tali e>rn,; rhe

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Quanto al rendimento delle armi 11 nei combattimenti sostenuti in Spagna, lo SMRE rilevò che i plotoni di mortai d'assalto, la compagnia mitraglieri e le batterie di mitragliere da 20 e controcarri da 47 avevano dato risultati soddisfacenti, il che non era del tutto esatto per i mortai d'assalto che, mentre erogavano un fuoco piuttosto modesto anche quando impiegati, coni.e prescritto, nel numero di 3, avevano richiesto un largo rifornimento di munizioni, per cui era stato necessario ricorrere a portatori occasionali, non essendo risultati sufficienti i portamunizioni organici. La compagnia mitraglieri aveva quasi sempre decentrato un plotone per ciascuna compagnia fucilieri tanto che tale decentramento era divenuto quasi norma abituale. Le armi della batteria di mitragli ere da 20 e della batteria controcarri avevano dato buoni risultati nell'infilare feri loie e nel proteggere, con


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LA PARTECIPAZ!ONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

tiri contro il ciglio delle trincee, l'operazione del taglio dei reticolati, e i loro proiettili traccianti avevano consentito il tiro immediatamente davanti agli uomini, ad una distanza di sicurezza minima, «quale nessun'altra arma a tiro teso avrebbe permesso». L'impiego della batteria reggimentale da 65/17 era stato influenzato dalla scarsità numerica delle artiglierie divisionali e di ordine superiore e dal dover fronteggiare con essa, per la deficienza o addirittura la normale mancanza di bocche da fuoco specializzate, gli attacchi di carri armati avversari armati di cannone. Mentre il primo fatto aveva spinto spesso i comandanti di reggimento o di colonna a tenere i 65/i 7 accentrati, il secondo ne aveva imposto il decentramento per sezioni e perfino per pezzo ai battaglioni in primo scaglione. I pezzi da 65/17 avevano dimostrato di prestarsi meglio all'accompagnamento che non all'azione controcarri. Quest'ultima era risultata bene adempiuta da pezzi «ad hoc» di calibro inferiore ai 50 mn1 che, quando disponibili, avevano consentito alla batteria da 65/17 di svolgere il suo compito di accompagnamento. La circolare confessava che si era avuta «l'impressione» che i due compiti fossero troppo distinti, e ciascuno troppo importante e diverso perché potessero essere svolti contemporaneamente dalla stessa unità. A noi sembra che si trattasse molto di più di un'impressione, tanto vero che la circolare stessa aggiungeva: «Ed è tanto importante, soprallutto per ragioni morali, proteggere la fanteria da.li' attacco dei carri, che sembra non superfluo, nell'economia generale della lolla, disporre di mez'.?i unicamente destinati a tale scopo, proiettali in avanti, ma non impegnati contro altri obiettivi. Concludendo, dall'esperienza fatta, sembra poter dedurre che nel reggimento (di fanteria) sia particolarmente utile disporre e dei pezzi controcarro e di artiglierie (o mortai) di accompagnamento: due compiti non confondibili; due armi, due diverse modalità d'impiego». Sull'impiego dei carri armali d'assalto, la circolare ricordava che essi erano stati utilizzati in cooperazione con la fanteria e la cavalleria spagnole (nel 1936) e con la fanteria legionaria (nel 1937) e «quali punta di sicurezza» di avanguardia di colonne autotrasportate, «in stretta cooperazione con la cavalleria» nella presa di contatto e nell'attacco, «in cooperazione con la fanteria» nell'attacco. Nel primo caso, l'autonomia era risultata insufficiente per cui si sarebbe reso necessario aumentarla e addivenire a una speciale organizzazione del rifornimento; nel secondo caso - operazione dell'ottobre 1936 quando una compagnia carri aveva operato con una colonna di cavalleria spagnola (Doc. n. 128) - la cooperazione era risultata soddisfacente, perché le velocità rispettive dei carri veloci e dei cavalli erano stale


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facilmente armonizzabili; nel terzo caso, era stata constatata la difficoltà di real izzare la convergenza e la contemporaneità degli sforzi, per cui, non potendo sacrificare la velocità dei carri, era occorso accostare al nemico la base di partenza, rendendo così minima tale difficoltà. Per quanto riguardava l'armamento dei carri, la circolare sottolineava la superiorità del carro armato di cannone su quello armato di sola mitragliatrice, per cui si era sentita la necessità di possedere un'aliquota di carri armati di cannone incaricata di svolgere una vera e propria azione di accompagnamento (plotone su 3 carri d'assalto e 1 carro cannone). «Da quanto si è detto circa l'inferiorità del carro d'assalto mitragliere rispetto al carro armato di cannone, non si <leve però dedurre che il carro m itragliere sia ormai superato, e quindi non più rispondente alle necessità», La circolar·c concludeva: «Le sue qualità di leggerezza e maneggevolezza, per le quali nessun carro fu mai perduto perché impantanatosi, e di mobilità, per cui mini me furono le perdite per effetto di colpi di artiglierie, lo mantengon o a ll'altezza dei suoi compiti» - esplornzionc, a ccompaga arnen,o ddla fanteria, azioni di sorpresa - «purché sia convenientemente accompagnato da carri armati di cannone, e pro lei.lo con lro Je paLloltole perforanti di foci.le e di mitragliatrice ». La veri Là è che la guerra di Spagna rese evidente il superamento pressoché totale del carro armalo con mitragliere - e lo SMRE ne era probabilmente del tutto convinto - ma i carri mitragliere erano gli unici disponibili e lo sarebbero stati ancora per lungo tempo, per cui lo SMRE fu costretto a suggerire i palliativi indicati nella circolare che, del resto, una qualche modesta validità l'avevano. L'artiglieria italiana impiegata in Spagna, specie quella controcarri, era di vecchio tipo e, benché alcuni pezzi avessero subito modifiche di aggiornamento, non abbisognevole di collaudi e di esperimentazioni, stante l'impiego che se ne era fatto durante la prima guerra mondiale e la guerra contro l'Etiopia. La circolare perciò si limitava a trattare alcune questioni riguardanti la sola artiglieria divisionale, che aveva adempiuto il duplice compilo di «preparaz ione» e di «appoggio», insistendo sulla necessità degli schieramenti avanzati, sulla tempestività e rapidità dei tiri e sull'efficienza dei collegamenti tra fanteria e artiglieria. Ciò che andava evitato era l'inconve niente, più voi te verificatosi in Spagna, che i battaglioni di primo scaglione venissero battuti dal le mi Lragl iatrici del la difesa e coslrelti ad arrestarsi per coprirsi. Da qui la necessità dei gruppi d'artiglieria destinali all'appoggio specifico, che sarebbe stato più pronto, qualora gli stessi gruppi fossero impegnati anche nella preparazione, ma perché, quando


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936- 1939)

le artiglierie disponibili sono poche, ciò non è possibile, occorreva che i gruppi per l'appoggio specifico venissero impiegati, in fase di preparazione, nello stesso settore nel quale dovranno agire le rispettive colonne d'attacco e che dal momento nel quale 'la fanteria iniziava il 1novimento dalla base <li partenza essi fossero pronti per aderire tempestivamente alle richieste di fuoco della fanteria. Interessanti le direttive del Comando Artiglieria del CTV per gli interventi contro aerei (Doc. n. 129) e contro carri (Doc. n. 130). Logisticamente la guerra civile spagnola fu molto ricca di insegnamenti su ciò che si deve o non si deve fare in una guerra moderna e rese evidente che la logistica aveva assunto un'importanza e un ruolo non solo determinanti, ma decisivi per il successo. Inizialmente l'organizzazione e il funzionamento dei servizi lasciarono a desiderare in tutti i settori, tanto che Roatta ebbe apertamente a lamentarsi con Roma che la branca, che aveva dato di sé una prova eccellente nella guerra contro l'Etiopia, si dimostrasse nella prima fase della guerra ì'aprile del 1937 che l'organizzazione e ii funzionamento dei servizi cominciarono a operare con flessibilità, pienezza e aderenza, non soio non dando più luogo a lacune e insufficienze, rna, specialmente in mate1-ia sanitaria, di commissariato e <li trasporti, ponendosi come n1odello, naturalmente nei limiti consentiti dalle disponibilità dei mezzi e dei materiali, da schematizzare per il f{ituro. Le esperienze generali e particolari furano molte e convincenti ed esse vennero raccolte e trasfuse in parte nella dottrina logistica, quali quelle del rifornimento munizioni sul campo di battaglia, dell'organizzazione stradale e della disciplina del movimento, della razionalizzazione dei trasporti e della lappa automobilistica, della abbondanza dei mezzi di cura e di ricovero anche presso le divisioni (decentramento degli ospedali da campo, assegnazione dei nuclei chirurgici, organici dei portaferiti). Così, ad esempio, il servizio sanitario, nonostante le grandi distanze da coprire e l'utilizzazione di più sistemi di trasporto con conseguenti tempi morti, assunse dall'aprile del 1937 una regolarità, efficienza e ritmo definibili, senza enfatizzazione, eccellenti. Da quella data, la logistica del CTV seppe offrire alle unità combattenti, nonostante le numerose difficoltà opposte dall'ambiente, un sostegno invidiabile per quei tempi, che invece risulterà molto spesso al di sotto del minimo necessario nella seconda guerra mondiale. Si può concludere nell'affermare che sul piano tecnico-militare la partecipazione italiana alla guerra civile spagnola, fatta eccezione per il periodo iniziale, fu sostanzialmente positiva per i suoi risultati


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operalivi, conseguiti mercè la capacità e la volontà dei comandanti e dei gregari che, in tutta la durata della guerra, patirono un solo insuccesso e mieterono una serie ininterrotta di successi. Il CTV seppe costruire di sé un'immagine che nell'insieme fa onore alle forze armate italiane e merita, indipendentemente dalle motivazioni della loro partecipazione, un ricordo di stima e rispetto per non essersi mostrate seconde a nessuno e, anzi, essersi poste in alcune occasioni su di una posizione preminente rispetto a quella delle forze nazionali e di quelle repubblicane spagnole e di quelle internazionali.


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

NOTE AL CAPITOLO XXX 1

Hugh Thomas. Op. cit., pg. 632. Ibidem, pg. 635. 3 Ferdinando Prediali. Op. cit., pgg. 333 e 334. 4 Ibidem, pg. 337. s John F. Coverdale. Op- cit., pg. 374. 6 Ibidem, pg. 376. 7 Hugh Thomas. Op. cit-, pg. 527. 8 John F. Coverdale. Op. cit., pg. 277-278. 9 Ibidem, pg. 368. 10 Filippo Stefani. «La storia della dottrina e degli ordinamenti dell'esercito italiano ». Vol. Il. Tomo 1. Stato Maggiore dell'Esercito. Ufficio storico. Roma, 1985Ferruccio Botti e Virgilio Ilari. «Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra». Stato Maggiore dell'Esercito. Ufficio storico. Roma, 1985. Il l mortai da 45 mm furono di scarso rendimento; i fucili impiegati furono il mod. 91, antico e superato; i carri furono gli L.3 da 3,5 tarmati solo di mitragliatrici; i pezzi di artiglieria furono tutti di modello della prima guerra mondiale; controversi i giudizi sui fucili mitragliatori, mitragliatrici e mitragliere da 20 mm; favorevoli quelli sul cannone controcarro da 47/32 . 2


CONCLUSIONE

La partecipazione italiana alla guerra civile spagnola degli anni 1936-39 non perseguì i risultati che Mussolini se ne era ripromessi. Sul piano politico concorse ad evitare che si instaurasse nella penisola iberica un regime comunista o filosovietico. Tutto qui. L'abbattimento del regime fascista in Italia e di quello nazionalsocialista in Germania nel 1945 per effetto della seconda guerra mondiale e il fallimento della ideologia comunista con il conseguente crollo dei regimi del socialismo reale dal 1989 testimoniano che quella guerra non portò nessun beneficio concreto all'umanità e alle due ideologie che si batterono accanitamente e sanguinosamente l'una contro l'altra: il fascismo e il comunismo. Se la Spagna poté poi, dopo la morte di . Franco nel 1975, passare senza colpo ferire da un regime totalitario e dittatoriale a uno democratico, lo dové certamente alla vittoria conseguita nel 1939 dai nazionali, ma forse ancor di più a ll'orrore che quella feroce guerra civile aveva instillato negli animi degli spagnoli . L'Italia non perseguì nessuno degli obiettivi politici, strategici ed economici, che sarebbe stato ragionevole ripromettersi. Durante la seconda guerra mondiale, la Spagna mantenne la neutralità, che aveva pronosticato fin da quando era in atto la guerra civile, favorendo così gli alleati occidentali e non i paesi che l'avevano aiutata, in misura determinante e decisiva, ad aver ragione del governo di fronte popolare. L'utilizzazione delle Baleari come base aero-navale e, soprattutto, il passaggio di truppe attraverso il suolo iberico per la conquista da terra di Gibilterra avrebbero impresso un corso diverso alla seconda guerra mondiale, anche se probabilmente non ne avrebbero mutato l'esito finale. Il più grave dei danni che l'Italia ricevé dalla sua partecipazione alla guerra civile spagnola fu senza dubbio il maturare e il consolidarsi, nonostante il permanere di alcuni contrasti e delle reciproche diffidenze, della collaborazione con la Germania nazionalsocialista, prima mediante l'Asse Roma-Berlino inventato da Mussolini nel discorso di Milano del novembre 1936 e poi con la firma del «patto di acciaio» nel maggio del 1939. Tale collaborazione non si fermò all'alleanza politico-militare, ma abbracciò anche la politica interna italiana, con la persecuzione degli ebrei e l'adozione di formule e di com-


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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

portamenti che nulla o quasi avevano a che fare con lo stesso fascismo, ma che vennero imposti al popolo italiano per soli motivi di piaggeria e di accostamento alla ideologia nazista. Non minore il danno che l'Italia subì sul piano strategico e militare, avendo consumato nella guerra civile una buona parte delle sue risorse finanziarie e del suo materiale bellico che, vetusto che fosse, era pur sempre quello che avrebbe continuato ad armare l'esercito e l'aviazione italiani all'inizio della seconda guerra mondiale (automotomezzi, artiglierie, velivoli S.79, ecc.). Sotto il profilo tecnicomilitare la partecipazione italiana raccolse una copiosa messe di ammaestramenti, ma non li poté tradurre in realizzazioni dottrinali, ordinative, organiche, di armamento e di equipaggiamento, logistiche per l'insufficienza soprattutto di risorse finanziarie oltre che di tempo. Ma proprio per tutte queste ragioni è valsa, secondo noi, la fatica di illustrare, nei contesto politico europeo, le operazioni del CTV, finora non sufficientemente documentate, ma trattate dall'una e dall'altra parte «ad usum delphini», cioé spesso strumentalizzate per motivi di comodo o di parte. D'altro canto, in quella guerra gli italiani si batterono, la grandissima maggioranza a favore dei nazionali, ma vi fu anche una minoranza che combatté dalla parte opposta della barricata con altrettanta determinazione e capacità, per cui la guerra civile spagnola appartiene a pieno diritto anche alla storia dell'Italia. È parso perciò necessario, oltre che opportuno e conveniente, un riesame di quella guerra e .un'illustrazione specifica delle operazioni militari del CTV - questa finora mancante - non tanto e solo per onorare coloro degli itallani che vi persero la vita, ne tornarono feriti o che sono tuttora superstiti, quanto per cercare d'inquadrare, nei limiti della maggiore obiettività possibile - è quanto abbiamo tentato di fare - le vicende militari del CTV che ci appartengono, anche se non ne fummo partecipi, e che tornano, nel loro insieme, a vantaggio delle forze armate italiane, che le superarono molto brillantemente. Una volta cadute le due ideologie e leniti gli odi di parte, la storia offre un'interpretazione dei fatti più attenta e più completa e perciò più vicina alla verità.


ELENCO DELLE CARTE

Il,

1

La zona delle battaglie dell'Aragona, dell'Ebro e del Levante

Il.

2

Catalogna: dicembre 1938

n.

3

Catalogna: gennaio 1939

Il.

4

Catalogna: febbraio 1939

n.

5

La zona della battaglia finale della guerra civile

Viene annessa anche una carta 4/a, da inserire fra le carte del vol. I, con ingrandimento della zona dei combattimenti della battaglia di Guadalajara.



INDICE DEGLI SCHIZZI

1

2 3 4

5 6 7 8

Ipotesi di operazioni di unità del CTV sul fronte delle Asturie .. . ....... .. ................ . . Ipotesi di impiego del CTV sul fronte di Aragona Situazione alla fin e di novembre 1937 ... .... . Progetto di offensiva nazionale su Guadalajara e Madrid ..................... ............ . Offensiva repubblicana nel settore di Teruel .. Controffensiva nazionale nel settore di Teruel e nell'Alfamhra .. ... .. ....... . ... ......... . . Battaglia di Aragona: il terreno dell'azione del CTV da R..udilla ad Alcafziz .... . . .......... . Battaglia di Aragona: I tempo dell'azione del CTV ... .... . .... ........... . . .... . .. . ... .

9 10 11

12 13

14

15 16 17 18

19 20 21 22

Battaglia di Aragona: azioni a sud ed a nord dell'Ebro . ... .. ...................... ... . .. . Battaglia di Aragona: 11 tempo dell'azione e raggiungimento della costa a sud dell'Ebro ..... . Aragona: zona delle operazioni del CTV nel II tempo dell'azione a sud dell'Ebro ... ........... . Aragona: operazioni tra il 14 ed il 19 marzo 1938 Aragona: situazione del CTV la sera del 22 marzo 1938 .. . . .. . . .. . ......... .. . .. .......... . . Aragona: linea di contatto al 25.III.1938 e dislocazione delle forze repubblicane contrapposte . . . Situazione del CTV al 28 marzo 1938 ....... . Linee raggiunte dal CTV il 18 ed il 30 marzo 1938 Situazione del CTV al 5 aprile 1938 ......... . Operazioni del Levante: i tempi della azione .. Operazioni della Brigata mista «Frecce Nere» nella battaglia del Levante ...... .... . ... ..... . Avanzata dei nazionali e linee fortificate a difesa di Valencia ....... . . ............ ......... . Battaglia del Levante: operazioni del luglio 1938 (Il periodo) .. .. . .... ... ....... .. ... . ..... . Progetto di manovra per l'offensiva su Valencia

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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Operazioni del CTV nel settore di Man zane ra e di Sarri.6n __ ... __ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Zona di schieramento delle Brigate miste «Frecce» dalla fine di luglio al novembre 1938 sulla fronte del Levante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Operazioni del Raggruppamento carristi nella controffensiva nazionale sull'Ebro . . . . . . . . . . . . . . Battaglia della Catalogna: situazione iniziale . . Linee difensive repubblicane della Catalogna Schema oroidrografico della Catalogna . . . . . . Catalogna: l'avanzata del CTV dal Segre a Borjas Blancas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le posizioni raggiunte dal CTV il 6 ed il 14 gennaio 1939 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L'avanzata del CTV dal 6 al 26 gennaio 1939 . . L'occupazione di Barcellona (26.1.1939) . . . . . . . L'avanzala del CTV fino alla frontiera . . . . . . .

L'avanzata del CTV nella battaglia della Catalogna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lo schieramento del CTV nella testa di ponte di Toledo per l'offensiva finale . . . . . . . . . . . . . . . . L'avanzata del CTV su Alicante nella bq.ttaglia finale della guerra nel 1939 . . . . . . . . . . . . . . . . . . I tempi della guerra ~ivile spagnola . . . . . . . . . Le principali operazioni del Corpo Truppe Volontari.e nella guerra civile spagnola . . . . . . . . . . . .

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INDICE DEI NOMI CITATI NEL VOLUME II

Adrados Alonso Garcia Alonso Vega, Camilla Agui rre y Lecube, J osé Antonio Alvarcz del Vayo, Julio Amico, Giuseppe Antoniutti Aranda Mata, Antonio

198 428 198 409 7, 162, 179, 252, 273, 409, 410, 413 306,308 179 33,39,45,47,64,65,67, 72, 80,81,82,83,84,86, 87, 88, 101. 105, 108, 111, 112. 113, 115,120,124,127,128,132, 133, 136, 138, 142, 144, 145, 147,148,149,157,158,177, 189,194,196,198,210,239, 420

Arensa Ascanio Ayguade Mirò, Jaime Azana y Diaz, Manuel

Babini, Valentino Barba, Bartolomé Barcenas, Domingo Barron y Ortiz, Fernando Barzini, Luigi Bastico, Ettore Battisti, Emilio Bautista y Sanchez Gonzales, Juan Belforte Francesco

199 413 179, 267 8, 161, 178, 267, 407, 409, 410,411,412,435,439,441, 461 73, 182, 223, 290, 293, 306, 308, 311 39 29 272

157, 277 19, 26, 176, 305, 309, 396, 445,464,465,473,486,507 287.,305,306,308,314,355 204,287,370 57, 58, 59, 91, 99, 152, 153, 179,199,249,273,310,312, 402,478,492,508


522

LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)

Bergonzoli, Annibale

Bernal Bernasconi, Mario Berti, Mario

73, 87, 112, 137, 182, 204, 223,224,225,228,230,231, 237 412 72, 76,204,487,492 19,20,25,28,45,52,53,54, 55,57, 59,65, 72, 75, 76, 77, 78, 79,81,82,83,84,86,87, 105,112,113,116,117,120, 123,127,130,132,135,136, 138,139,140,142,145,146, 148,149,157,158,175,176, 202,203,204,215,217,219, 220,223,225,226,227,229, 230,231,232,233,235,236, 237,238,239,240,242,Ì43, 246,257,275,276,277,278, 279,280,283,287,296,303, 304,305,307,308,311,396, 464, 465 267, 413 306,308,338,391,417,427 179 53 52, 163, 171, 196 73, 145, 307, 387, 401 28,444,485 413 171

Besteiro, Julian Bitossi, Gervasio Blanco, Segundo Blomberg, Werner Blum, Leon Bodini, Giuseppe Bonaccorsi, Arcovaldo Borov Bonnet, George Borbon y de la Torre, Francisco Maria, duca di Siviglia 420 Botti, Ferruccio 514 Bravo Lopez, Jesus 272 Brunelli, Enrico 353,355,357,358,359 Bueno, Emilio 428 Buiza 412, 413 Burillo Stalle, Ricardo 198, 428, 430 Calatayud Callego 248 Calvo Sotelo, J osé 461 Camacho Benitez, Antonio 412 Campesino, el vds. Gonzales, Valentin


INDICE DEI NOMT CITATI NEL VOLUME li

523

Canaris, Wilhelm Cantalupo, Roberto Capulino Perea, Juan Carvajal, Aniceto Casado Lopez, Segismundo Casares Quiroga, Santiago Castillo Castro Delgado, Enrique Caudillo

186 29, 443, 445, 461 327, 345 69 198,410,411,412,413,436 439 461 252,409

Cavagnar i, Domenico Chamberlain, Neville Arthur

5

Chautemps, Camille Churchill, Wins ton Ciano, Galeazzo

Cicerone, Marco Tullio Cisneros, Hidalgo de Companys y Jover, Luis Conte Rossi Cordon, Antonio Coverdale, John F.

Cremader Cuervo Daladier, Edouard Dall'Olio, Alfreco Davila Arrondo, Fidel

vds. Franco y Bahamonde, . Francisco

11, 12, 51 , 170, 171, 173, 262, 265, 278, 317, 318 52 11

6, 7, 8, 10, 19,26,27,30,63, 156,170, 171, 172,174, 175, 178, 179,180,185,202, 203, 263, 264,265,273,275, 276, 277, 310, 319,325, 432,434, 437, 443,465,486,489,499 457 407, 409,413 267, 409, 439 vds. Bonaccorsi, Arcovaldo 413

56, 57, 58, 157, 178, 179, 180,201,248,273,276,310, 344,400,403, 461,488,492, 514 198 198 171, 262, 318 505 33,37,38,40,41,45,60,64, 65, 75, 78, 82, 83, 87, 101, 102,107,113,120,140,146, 175,177,185,186,205,206, 207, 210,217, 222,225,237, 242,255,256,257,282, 296, 298,301,305,326,336,337, 338,353,361,389,396,415


524

LA PARTECIPAZIONE ITAUANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

De Felice, Renzo Del Barrio Delbos, Yvon Delgado Serrano Douhet Drummond, Eric, conte di Perth Duca di Siviglia Duce Duràn, Gustavo Eden, Anthony Ehrenburg, Ilija Errandonea, Manuel Cristobal Escobar Faldella, Emilio Farinacci, Roberto Faupel , Wilhe lm von Favagrossa, Carlo Fernandez Cuesta, Raimundo Francisci, Enrico

Franco y Bahamonde, Francisco

488 110 8

198 448, 499 171 vds. Borbon y de la Torre, Francisco Maria vds. Mussolini, Benito

109, 248 6, 8, 11, 12, 51, 266 174 248 412 58, 250 28, 443, 445, 503 13 72, 307, 308, 473 12 73,85,86,87, 137,145,149, 150,152,154,157,175,182, 204, 242, 287, 288 8, 9, 10, 12, 13, 14, 18, 19, 20, 25,26,27,28,29,30,31,33, 35,37,46,49,52,53, 54,55, 57,60,61,62,63, 74, 74, 75, 88, 89, 101, 102, 103, 142, 155,157,158,160,162,166, 167,168,170,171,172,173, 176,178,179,185,186,189, 201,203,204,205,206,207, 210,225,255,256,257,258, 260,261,263,264,265,266, 267,268,269,270,275,276, 277,278,279,280,282,283, 286,287,289, 293,296,300, 301,304,305,306,308,309, 314,317,318,319,320,321, 32~323,324,325,326,336, 337,339,352,354,361,365, 381,384,389,392,393,396


lNO!CE DEI NOMT CITATI NEL VOLUME Il

Franco y Bahamonde, Francisco

Franco y Bahamonde, Nicolas Frusci, Luigi Galan Rodriguez, Francisco Galera Galland, Adolf Gallo Gambara, Gastone

Garcia Escamez e Iniesta, Francisco Garcia Valino y Marcén, Rafael

Gelich, Fernando Gero, Erno Giannuzzi Gil Robles y Quinones, José Maria

525

400,401,405,406,407,409, 411,414,415,418,419,420, 430,431,433,434,435,437, 441,442,443,445,457,458, 459,460,461,463,464,465, 467,468,484,488,490,495, 496,497,498,499,500,501, 502,503,504,505,506,507, 515 5, 30 55, 72, 112 412, 413 198 178 vds. Longo, Luigi 72, 140, 145, 204, 239, 304,

305,306,307,308,309,312, 326,338,339,343,348,350, 352,353,354,356,358,359, 360,361,365,368,371,373, 374,376,382,385,387,388, 390, 391,392,394, 395,396, 398,399,400,415, 416,417, 418,419,420,421,422,423, 425,426,427,428,430,431, 432,433,434,451,464,465, 487 145, 198, 199 105,112,116,117,119,128, 133,135,146,147,148,149, 150,154, 157,158,175,187, 189,190,192,193,196,199, 203,204,205,210,211,233, 234,237,239,240,241,242, 244,246,247,250,257,296, 297,312,326,347,362,372, 373,420 53, 54 51 73 461


526

LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Giner del los Rios y Garcia, Francisco Giral y Pereira, José Gomà y Tomas, Isidoro Gomez Sainz, Paulino Gonzales, Badia Gonzales de Espinosa Gonzales Pena, Ramon Gonzales, Valentin (Campesino, el) Goring, Hermann Graziani, Rodolfo Guariglia, Raffaele Guarnieri, Felice Guassardo, Mario Guere (Pedro) Guereta Campos Gusberti Halifax, Edward Frederick Heredia, Fernandez Hemandez, Sarabia Hernandez Tomas, Jesus Hitler, Adolf

Ibanolo Ibarrola Ibarruri, Dolores Ilari, Virgilio Irujo, Manuel de Iruretagyena Solchaga, J osé J emenez, Carlos Romero Jordana y Sousa, Gomez, conte Jurado Kahle, Hans Kerenskij, Alexander Kindelan y Duany, Alfredo La Ferla, Francesco La Fuente Largo Caballero, Francisco Lastrucci, Romolo Latorre Lega, Etelvino

179 8, 179 414 179, 413 272 420 179 37, 39, 109, 110, 111, 351 179 482 319 30,506 73, 182, 307, 308 vds. Gero, Erno 272 vds. Guassardo, Mario 162, 171, 266 69 31, 37, 39, 198, 345, 407 51, 161, 207, 412, 413 10, 19,51,52, 169,171,173, 178,261,262,265,317,495, 496, 502, 504, 505 413 109, 248 410, 413 514 179, 267 199 248 265,496 198, 409 109 440 15, 48, 167, 487, 488 306 198 15,322,407,409,439 72, 182, 306, 308 420 272


INDICE DET NOMI CITATI NEL VOLUME li

527

56 461 31, 34, 109, 110, 111, 119, 128,133,150,252,253,256, 344,351,359,360,361,362, 363, 410, 412, 413 Litvinov, Maksim Maksimovic 174 Longo, Luigi (Gallo) 386 Maccario, Giovanni 308 Maceralini, Giuseppe 487 173, 174 Majskij, Ivan Michajlovic 40,41,42,43,45,58, 72,98, Manca di Mores, Ettore 99, 116, 124, 126, 153, 182, 194,199,204,221,222,227, 249,257,283,294,295,296, 300,307,312,469 Manardi , Guido 53 366,367,368,370,371,372, Manildo, Giovanni 373,374,425 110 Manuel 198 Mariones Martin Alonso, Pablo 198 Martinez Anido, Severiano 268 Martinez Bande, José Manuel 152, 158 51, 412, 439 Martinez Barrio, Diego 412 Martinez Cabrera, Toribio Martinez Palacios, Miguel 248 386 Marty, André 271, 410, 412 MatalJana Gomez, Manuei 179, 198 Mendez Aspe, Francisco 69, 109, 247, 270, 412 Menendez Lopez, Leopoldo 16, 161, 198, 201, 207, 247, Miaja Menant, José 270,271,410,412,413,430, 498 Millan Astray 430 Millan Astray y Terreros, José 430,488 69, 109, 161, 198, 252, 253, Modesto Guillotto, Juan 256,300,326,345,360,361, 407, 409, 410, 412, 413 270,441,461,498 Mola Vidal, Emilio Molotov (Skrjabin) Viaceslav Michajlovic 504

Leone XII, papa Lerroux Garcia, Alejandro Lister, Enrique


528

LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Monasterio Ituarte, Felix Monti, Adriano Moriones, Domenico Moscardò Ituarte, José Munoz Castellanos, Mariano Munos Grandes Mussolini, Benito

Muti, Ettore Napoleone I, imperatore dei Francesi Nasi, Roberto Negrin Lopez, Juan

Neurath, Constantin von Nin, Andres Olio Olmi, Roberto Orgaz y Yoldi, Luis Orlandi, Daniele Orlov, Alexandr Ortega, Antonio Ortegor, Antonio Ovscenko, Antonov Pace, Domenico Palacio Atard, Vicente Paladini

47, 105, 420 487 412 14,326,347,352,420 33, 58, 420 326, 347, 362, 420 5, 6, 9, 10, 11, 18, 19, 25, 26, 27,28,30,49,54,57,58,62, 156,158,169,170,171,172, 175,176,178,179,202,203, 262,263,264,265,266,267, 276,277,278,279,280,304, 305,307,308,317,319,338, 384,385,401,406,418,430, 431,432,443,445,458,463, 465,468,486,487,495,496, 497, 499, 501 , 502, 503, 504, 505, 506, 509, 515 175, 185 449 306 9, 15, 16, 18, 49, so, 51, 52, 159,161,162,163,164,174, 207,247,252,261,263,264, 266,267,268,319,321,322, 325,328,332,406,407,408, 409,410,411,412,413,435 10

57 198 306,108,311,312,355,377, 381, 384 326, 420, 480 388 57 57 428 57 370, 388 248 99


INDICE DEI NOMI CITATI NEL VOLUME 11

529

Pariani, Alberto

203,275, 304,305, 307,308, 309, 384,396,433,451,465

Passionaria, la Pedrazzi, Orazio Pedriali , Fe rdinando

vds. Ibarruri, Dolores

Perales Piazzoni, Alessandro Pieché, Giuseppe Pietrom a r chi, Luca Pinna, Pietro Pio XI, papa Plaza, Sanchez Plyrnoulh , lvor Poe, Edgar All an Pontey Manso de Zuniga, Mi gucl Pows Perea, Seb astian Prie to y Tue ro, Indalecio Primo de Rivera y Sacnz dc Ticrcd ia, José Antonio Oueipo d c Ll a no y Serra, Gonzalo Ramos Gue mes, Erncs lo Rey d 'H acourt Ribbentrop, Joachim von Rivolta, Ca rlo Roa tta, Ma rio

Rodrigu ez, Sanchez Rodri guez Vega, Jnsé Rojo, Lluch, Vicente

Roosevelt, Franklin Dcl a no Sainz Rodriguez, Pedro Sal as Lar razabal, Ramon Salavera

29, 57 59, 91, 178, 179, 199, 250, 402, 435, 492, 514 420 73, 182, 307, 308 281 176 46 56 69 173 91 420

69. 109, 198, 407. 409 9, 15, 16, 50, 51 , 61, 62, 152, 160, 161 , 178,267, 407,439 430, 461 ·~ 270,301, 303, 42~ 433 248 34, 39 504 306, 308 55, 72, 78, 79, 82,275, 282, 283,304, 305,307, 464,465, 486, 505, 512 252 15, 110 16,31,34, 37, 39,48, 49,50, 51,60,61,62, 110,152,161 , 164,197,202,207,252,255, 269,271,321 , 330,337, 360, 361 , 381,386,396,407,409, 498 162 29 361 69


530

LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)

Saliquet Zumeta, Antonio Samper lbanez, Ricardo Sangroniz y Castro, Antonio José Sanjurjo Sacanell, José Schuschnigg, Kurt Segura y Saenz, Pedro Serrano Suner, Ramon Solchaga Zala, José

Sperrle, Hugo von Stalin, Iosip Vissarionovic Stefani, Filippo Stepanov Stevenson, Ralph Stohrer, Eberhard Szwierczewski, Karol (Walter) Ruiz Fornell Tafall, Osorio Taguena Tarnarit, Antonio Thoma, Ritter Wilhelm von Thomas, Hugh

Togliatti, Palmiro Toras, Hilamòn Triqueras Tuchacevskij, Michail Turrini, Umberto Uribe Caldeavo, Vicente Valle, Giuseppe Vallejo Garcia Varela Iglesias, José Enrique

Vega, duca de la

1~ 270,301,418, 41~ 420, 430 461 29 461 51 414 29, 52, 56, 162, 165, 166, 413, 433, 457, 460 199,203,205,206,210,230, 233,234,236,237,239,242, 244,282,326,347,401 173 10, 18, 19,266,497,503,504 514 51 409 13, 172, 173, 178, 265, 268, 320,322,400,496,500 34, 109 252 409 2S3, 256, 360, 361 480 74 35, 56, 57, 59, 91, 98, 153, 178,179,180,273,320,344, 402,403,435,439,460,461, 495, 514 51, 410, 413 lW 110

57, 58 280 179 487 248 33, 45, 57, 142, 175, 176, 196,198,203,204,210,211, 219,287,288,420 110


INDICE DEI NOMI CITATI NEL VOLUME II

Velao, Onate V elardi, Andrea Vidal Munarriz, J oaquin Vigon Sue rodiaz, Juan

Viola di Ca mpalato, Guido Vittorio E rna nuele II, re d 'Italia Volkmann, Wilhelm W al ter Welczeck, Johannes Wilson, Woodrow Worma nn, E rn s t Yaguc Bi a nco, .Tuan de

Zanuss i, G iacomo Zatti, Villoria Zavattari, E nrico Zugaza goit ia, Jul ian

531

179 486,492 248 75, 76, 83, 139, 140, 142, 145, 203,204,233,242,257, 324,326,354,376, 387,415 27, 29, 79,303,401,499 431 173 vds. Szwierczewski, Karol

162 161 173 37,39,47,57,64,65,67, 72, 81, 82, 83, 84, 85, 88, 101, 111, 112,120,123, 138,253, 255,256,257, 259,260, 290, 294,296,299,312,326, 348, 381, 420, 461 140, 145, 204 308

73 179, 328



INDICE GENERALE

A - Sintesi indice I Volume - 1 ° Tomo

Presentazione Introdu zione Cap. I

- La Spagna

Cap II

- La situazione internazionale negli anni trenta

Cap. III

- L 'in.surrezione mili lare del luglio 1936

Cap. IV

- L'internazionalizzazione del conflillo

Cap. V

- /\vveni1nenli politici e operazioni militari nell'estate-

autunno 1936 Cap. VI

- L'inlervento ilaliano dal luglio al novembre 1936

Cap. VII

- La grande svolta negli aiuti italiani a Franco

Cap. VIII - Il CTV Cap. IX

- La battaglia di Malaga

Cap. X

- Da Malaga a Guadalajara

Cap. XI

- La battaglia i Guadalajara

Cap. XII

- Gli avvenimenti principali della primavera-estate 1937

Cap. XIII - Il riordinamento del C. T.V. dopo Guadalajara e gli orientamenti operativi Cap. XIV - La partecipazione italiana alle operazioni in Biscaglia ed in Estremadura Cap. XV

- La battaglia di Santander

Cap. XVI - Dopo Santander


Il

ALBERTO ROVJCHI

t

FILIPPO STEFANI

B - II Volume - 1° Tomo* Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

CAPITOLO X VII

l. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

10.

3

- L'AUTUNNO 1937 E L'INVERNO 1937-38

La situazione internazionale ........ .. ..... . La Spagna nazionale ....... . .. . . . . ....... . La Spagna repubblicana .................. . Rapporto di forze .......... . ............. . Le relazioni italo-spagnole ..... .. .. . .. .. ... . Le battaglie di Teruel e dell'Alfambra .... . .. . Il concorso dell'artiglieria del CTV nella batlaglia di Teruel ................. ... . .. ........ . Il concorso dell'aviazione legionaria nelle battaglie di Teruel e dell'Alfambra . . ............ . Le conseguenze delle battaglie di Teruel e dell'Alfambra ................. . .... . . . ..... . .. . Il CTV nei mesi di gennaio e febbraio ...... .

CAPITOLO XVIII

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5 12 15 18

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19

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30

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48 53

- IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA RUDILLA AD ALCANTZ

l. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

8. 9.

Genesi e impostazione dell'offensiva ........ . Il disegno di manovra di Davila .......... .. . Il terreno ...... . ... ... ... ... .. . ......... . Le forze nemiche .... .... .. ..... .. . . .. . . . . Le forze nazionali ............... . . . ...... . Il CTV ... ... .. .. ..... .. . ...... . ......... . L'ordine di operazioni n. 45 del Comando del CTV ... .. .. ..... .. .... .. .. ....... ...... . . Avanzata del CTV da Rudilla ad Alcaniz (9-14 marzo) ....... .... ... ... . .... . .......... . . Considerazioni sulla prima fase dell'offensiva

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61 64

66 69 72 72

75 80 88

* Per abbreviazioni e bibliografia si rimanda al volume I - Tomo 1 alla pagina 9 e 519, rispettivamente.


III

INDICE GENERALE

CAPITOLO XIX

- IL CTV NELL'OFFENSIVA DELL'ARAGONA, DA ALCANIZ ALL'EBRO

1.

2. 3. 4.

5. 6.

7. 8.

Il nuovo disegno operativo di Franco . . . . . . . . Le istru zioni n. 32 e n. 33 del gen. Da.vita . . . . . Il terreno della manovra a sud dell'Ebro . . . . . Le forze nemiche a sud dell'Ebro . . . . . . . . . . . . Attività dal 15 al 18 marza . . . . . . . . . . . . . . . . . La bauaglia di Valdealgorfa . . . . . . . . . . . . . . . . La sosta operativa dal 21 al 24 marzo . . . . . . . . Le operazioni dal 25 marzo al 18 aprile . . . . . .

CAPlTOLO XX

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- LA SITUAZIONE DOPO L'OFFENSIVA D'ARAGONA

1.

2. 3. 4. 5. 6.

7.

Considerazioni conclusive sull 'offensiva d 'Ara-

gona .. .... .. .. .. . .............. . ....... . Conseguenze della o/fensiva d'Aragona ..... . . La Spagna repubblicana .. . .... .. ... ..... . . / ,a Spagna na zionale . .. . .. . .. . ... . ... . . .. . T,a scelta di Franco a favore dell'offensiva su Valencia . . . ..... .. . . ... . ....... ........... . Il nuovo corso della politica internazionale .. . Il CTV dopo l'offensiva d'Aragona . .. ....... .

CAPlTOLO XXI

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- IL CONCORSO DEL CTV NELLA PRIMA FASE DELL'OFFENSIVA SU VALENCIA, O BATTAGLIA DEL LEVANTE

1.

2. 3. 4. 5. 6.

Il piano dell'offensiva su Valencia ..... ..... . L'andamento delle operazioni nella prima fase della manovra ............. . ............... . Il concorso della brigata mista « Frecce Nere» . Il concorso del raggruppamento artiglieria piccoli calibri ... .. . .. ................... . .... . Il concorso dell'aviazione legionaria ........ . Considerazione conclusiva sull'apporto del CTV alla prima fase dell 'offensiva su Valencia . .. .

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196

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IV

ALBERTO ROVTGHT e FILIPPO STEFAN1

CAPITOLO XXII

- lL CTV NELLA SECONDA FASE DELL'OFFENSIVA SU VALENCIA, O BATTAGLIA DEL LEVANTE

1. 2. 3. 4. 5.

6. 7. 8.

9. 1O.

Preparazione al reimpiego del CTV .... . .... . Il piano di Franco per la conquista di Valencia Le forze nemiche .. ....... . .. . ...... ..... . Le forze nazionali ....... . ...... . .... . .... . Le forze repubblicane nel settore d'azione del CTV . .. ..... . ................... . .... . .. . Il terreno del settore d'azione del CTV .. . ... . L'ordine di operazione del Comando del CTV . Le operazioni del CTV: a) dal 13 al 16 luglio; b) la sosta dei giorni 17 e 18; e) le operazioni dal 19 al 25 luglio ....... .. ...... .. ....... . . ..... . . l, 'apporto dell'avia zione legionaria .. .. ... .. . Considera zioni su ll'offensiva di Valencia . ... .

CAPITOLO XXIII

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201 204 207 210 213 215 217

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253 255 261 267 269

- LE OPERAZIONI MILITARI DALLA FINE Di LUGLIO ALLA METÀ DI NOVEMBRE

(CENNI)

1. 2. 3. 4. 5. 6.

l precedenti della controffensiva repubblicana sull'Ebro .... . ... .... : . . .. .. ... .. . .... . .. .. . Il disegno di manovra dell'esercito repubblicano del Levante . . .... ... ....... .. . . .. .. .. .. . . Le operazioni sulla fronte dell'Ebro . .... . .. . L'evolversi della situazione internazionale ... . La situazione interna delle due Spagne ... .. . Le operazioni sulle fronti Centro-Levante-Sud .

CAPITOLO XXIV 1. 2.

3. 4.

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- lL CTV NELL'ESTATE-AUTUNNO 1938

Potenziamento o ridimensionamento? .... ... . Il ruolo di riserva del Comando dell'esercito del Nord .. . . .... . .. . ...................... . . Le unità terrestri del CTV sulla fronte del Levante ... .. . . ... . ................. .. ..... . Il «raggruppamento carristi» sulla fronte dell'Ebro

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284 289


V

INDICE GENERALE

L'artiglieria del CTV sulla fronte dell'Ebro 6. La fase finale della controffensiva dei nazionali sulla fronte dell'Ebro e l'apporto del «raggruppamento carristi» e delle artiglierie del CTV . . .. 7. L'aviazione legionaria dall'inizio alla fine della controffensiva nazionale sulla fronte dell'Ebro e la sua allività sulle altre fronti ............. 8. La ristrullurazione del CTV ..... ...... .. . . .

5.

CAPITOLO XXV

-

Pag.

293

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296

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300 302

DALLA CAMPAGNA DELL'EBRO A QUELLA DELLA CATALOGNA

1.

2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

La siluaz.ione internazionale dopo il convegno di Mona co .... . ............ . . ... . .......... . La Spagna na zionale ....... . . . .... ... .... . La Spagna repuhhlicana . ............ . ... . . La nuova alternativa strat egica per i nazionali Le for ze cun/rappusle .. . .. ... . . . . ...... . .. . Il terreno ... . .. ...... ................. .. . Le furli/i caàoni repubblicane ... ....... . . . . . li disegnu di manovra dei co,,nandi nazionali . Tl CTV alla vigilia de/l'offensiva della Catalogna e l'ordine di operazioni n. 75 del Comando ...

CAPITOLO XXVI

-

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316 320 321

324 326 332 334 336

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347

IL CTV NELLA CAMPAGNA DELLA CATALOGNA

1.

2.

3. 4.

5. 6.

Le operazioni del CTV dal 23 dicembre 1938 al 5 gennaio 1939 . .. . ... ..... . .... .......... . Considerazioni sui primi 14 giorni della campagna .. ... . ............. .. .... .. .... .. . . Le operazioni dal 6 al 26 gennaio 1939 . ..... . Considerazioni circa l'avanzata del CTV fino a Barcellona .. . . . ... . .............. . ...... . L'ultima fase della conquista della Catalogna: dal 27 gennaio all'B febbraio .... .. ......... . .. . Il bilancio finale del CTV nella campagna della Catalogna .. . .. . . .......................... .

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360 363

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VI

ALBERTO ROVIGHI

e

FILIPPO STEFANT

CAPITOLO XXVII - DALLA CATALOGNA A MADRID 1. 2. 3. 4.

5. 6. 7. 8.

La nuova politica dell'Inghilterra e della Francia nei riguardi di Franco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La disfatta repubblicana in Catalogna . . . . . . . La Spagna repubblicana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La Spagna nazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il CTV dopo la campagna di Catalogna . . . . . . L'offensiva finale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le operazioni del CTV nell'offensiva finale: da Toledo ad Alicante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Scioglimento del CTV, rimpatrio dei legionari e costituzione di una «Missione militare » . . . . . .

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405 406 409 414

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CAPITOLO XXVIII - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SULLA GUERRA ClVlLE SPAGNOLA

1. 2. 3. 4. 5. 6.

Le cause .. . .. . .. ............... . . ... ... . . L 'intervento straniero .. . .. . . . . ....... _.... . La strategia ..... ..... , .. ..........· ... .. . . La tattica e gli ordinamenti ............. . . . L'impiego delle varie Arini e il loro addestramento La vittoria dei nazienali ........ ... ... .... .

CAPITOLO XXIX 1. 2. 3.

4. 5. 6. 7. 8. 9.

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449

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452

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457

- LO SFORZO ITALIANO

Il Comando del CTV . . . .. ..... . . .... ... .. . Le grandi unità e le varie armi ............ . La consistenza delle forz e terrestri, le perdite e le decorazioni ............................. . L'Intendenza del CTV .. ... . .. .. .. .. . .... . . L'impegno addestrativo ........ . .... .... . . . I materiali delle forze italiane terrestri .... . . . L 'attività della Marina italiana ....... ... ... . L'Aviazione legionaria ........... . . . ...... . L'apporto complessivo italiano alla guerra ... .

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481 482 484 488


VII

INDICE GENERALE

CAPITOLO XXX

- CONSUNTIVO

Peculiarità del conflitto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La Spagna franchista . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L'eredità strategica e tecnico-militare della guerra La partecipazione italiana: risultati politici, ideologici, strategici ed economici . . . . . . . . . . . . . . . La partecipazione italiana: risultati nel settore tecnù:u-militare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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493 494 496

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Conclu s ione

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Elenco del le carte .. ....... . . .... .... . . ....... .

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517

Indi ce (!eg li schizzi . ....... .. ... ... . . . ..... . .. .

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citati nel Volume II . . .. ...... . . .

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521

Indi ce ge n e ra le . ..... .. ..... . . ..... . . .. . . ..... .

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533

1.

2. 3. 4. 5.

Indi ce dei

1101111

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CARTINE E TAVOLE






















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