STATO MAGGIORE DEILil'ESERCITO UFFICIO STORICO
ALBERTO ROVIGHI
FILIPPO STEFANI
1.A PARTECIPAZIONE ITALIANA AL.1.A GUERRA CIVILE SPAGN01A (1936 - 1939) ·
VOILUME PRIMO DAL WGLIO 1936 ALLA FINE DEL 1937
TESTO
ROMA 1992
PROPRIETÀ LETTERA I< I 1\
Tutti i diritti riscrv:H 1 Vietata anche la riproduzione I'·" 11., I, senza autorizzazio11" (e) Ufficio Storico SME - Ro111.,
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PRESENTAZIONE
Pur se sulla guerra spagnola è fiorita una copiosa letteratura in Italia, in Spagna ed altrove, sono relativamente poche e non tutte, peraltro, a carattere scientifico le pubblicazioni che hanno avuto come oggetto di studio la partecipazione delle Forze Armate italiane a quel conflitto. Con questo volume l'Ufficio Storico non intende presentare una ulteriore storia della guerra civile spagnola, ma fornire un obiellivo e documentato contributo per una più approfondita e meditata valutazione della partecipazione italiana a quegli avvenimenti. La ricostruzione critica delle operazioni militari alle quali hanno partecipato le unità italiane, pur inquadrata nel complesso contesto politico locale ed internazionale, è basata esclusivamente sulla notevole, e finora pressoché inesplorata, documentazione in possesso dell'Archivio Storico dell'Ufficio, oltre che su documentazione ufficiale spagnola. Un particolare e caldo ringraziamento desidero esprimere al Gen. Alberto Rovighi ed al Gen. Filippo Stefani, collaudati ed esperti collaboratori dell'Ufficio, per la meticolosità con la quale hanno condotto l'analisi della documentazione e per i criteri rigorosamente scientifici con i quali hanno sviluppato lo studio. IL CAPO UFFICIO STORICO
INTRODUZIONE
Della guerra civile spagnola degli anni 1936-1939 è stato scritto copiosamente in Spagna, in Italia e altrove, anche se spesso in un 'ottica di parte, agiografica o denigratoria, più che storica. Esistono nondimeno opere di sicura validità storica, delle quali ci siamo avvalsi soprattutto ai fini degli aspetti politici e diplomatici. Di esse davvero ragguardevole quella di fohn F. Coverdale 1, avallata dalla meditata e minuziosa introduzione di uno dei più illustri storici italiani viventi, il Prof. Renzo De Felìce, che al volumè del Coverdale si rifà anche quando tratta delle «sabbie mobili spagnole» nel libro «Mussolini il Duce)> 2. Il presente lavoro, perciò, non intende offrire una nuova storia della guerra 1936-1939, ma vuole essere una semplice ricostruzione critica delle operazioni militari condotte dalle forze terrestri italiane, con il concorso di quelle aeree e di quelle navali,basata principalmente sulla ricca documentazione, finora pressoché inesplorata, esistente presso l'archivio dell'ufficio storico dello S.M.E. e ordinata in più di 430 grossi raccoglitori contenenti: i «diari storici» dei comandi delle unità terrestri italiane; la corrispondenza tra il Gabinetto del ministero della guerra e lo S.M.R.E. e gli altri ministeri, in particolare quello degli A/fari Esteri, e organismi dell'amministrazione italiana centrale; le lettere e i messaggi scambiati tra il comando del C. T.V. e le autorità politiche e militari italiane e spagnole centrali; le relazioni e i rapporti delle personalità e delle commissioni inviate in Spagna a scopo informativo; studi e articoli apparsi su periodici e quotidiani, italiani e stranieri, di quel periodo. La nostra ricerca si è estesa alle pubblicazioni edile recentemente dallo stato maggiore spagnolo ed alle testimonianze di reduci ancora viventi dell'una e dell'altra sponda che ci sono stati prodighi di notizie, di riscontri e di opinioni, primo fra tulli l 'on. Randolfo Pacciardi. Non è mai possibile, ed anzi è arbitrario quando lo si faccia, estrapolare le operazioni militari dal contesto politico, sociale ed economico in cui queste ultime si svolgono, tanto più in una guerra civile che assunse oltretutto quasi subito carattere internazionale. D'altra parte, la logica della guerra civile spesso contraddice quella delle operazioni
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA AUA GUERRA C!VII .F. SPAC,NOLA (1936 - 1939)
militari prese a sé stanti e il carattere internazionale di quella spagnola obbliga ad avere costantemente presente il quadro politico inte rnn e quello internazionale che ne condizionarono pesantemente gli sviluppi. Ecco il perché, pur volendo restare aderenti al tema, non abbiamo potuto fare a meno di tracciare sommariamente - speriamo pe raltro compiutamente - l'insieme degli avvenimenti politici e militari influenzatisi reciprocamente. A proposito della partecipazione italiana, va tenuto al l resì be n p resente che l'Italia e la Spagna, pur avendo avuto dopo il pe riudo di Roma repubblicana e imperiale, ciascuna, una storia propria e dive rsa, non senza interferenze, appartengono entrambe al mondo dl'I lo ci vi 1tà cattolica, parlano lingue simili, hanno mantenuto rcJ/Jpurti c11/turali, politici e socio-economici più o meno stretti secondo i va ri f ' l' riudi storici, mai interrotti del tullo. Se solo ci si rife risce a tc1111,i lll CIIU remoti, basti ricordare: la partecipazione delle unitcì italia11,· i11q11adrate nelle armate napoleoniche operanti nella S po f!. 1111 111·J.:li onni 1812-14, la presenza di italiani reclutatiin Sicilia nelle file ili Wdlin J!, ton, la partecipazione delprìncipe Carlo Alberto di Savuiu o/I,· 11/JL' r<l zioni contro i liberali «costituzionalisti» in Cadice ne.1.;li 111111i /82 1-23, il regno di Amedeo di Savoia, figlio di Vittorio t,·1na1111clc I I , 11, ·g li anni 1870-73, il servizio prestato in Spagna dai gcnc mli M1111/n•do Fr111ti, Enrico Cialdini e Giacomo Medici nell'esercito «iso'11'1i11u ». /Jo {)a rte .spagnola, senza risalire all'influenza determina.nt<' 1•s,•ffitllt,1 durante la dominazione su alcuni Stati italiani del sud e del 11111d, 11u11 vanno dimenticati l'appoggio dato ai tentativi carho11ari r/1'1182 I 11el regno di Napoli, e la presenza di «tradizionalisti » s1u1J!. 11uli 1wl brigantaggio meridionale degli anni 1861-1962. Tali precedenti testimoniano la continuità dei !'!lf -'/.'U!'! i cultu rali e politici tra le due penisole mediterranee, nw 11<111 1 <1/;: 0110 rii ce rto a motivare e giustificare da soli la partecipa z.i11111· i t11/i11111111//11 J!. Ue rra civile degli anni1936-1939, concretatasi in oli re 77 .fJ(){) 1111111i 11i a favore degli insorti e in oltre4.000uomini nelle fo1w m.i1111i i111, ·1w1 z. iunali di sostegno delle forze governative. A chiede re oi11ti 1•st, ·mi f11m110, pressoché simultaneamente, entrambe le parli scesi' i II fu 1111, .1 :li i11sorli rivolgendosi all'Italia e alla Germania, i govc nl(lti, •i 111/11 hm1cio e, successivamente, all'Unione Sovietica. Da fallo co11 u ri1: i111· ,· u111se esclusivamente nazionali, la guerra civile s'inle m11 ~i111111/i .: .:,, l"'r il g roviglio di interesse politici, economici, stra.tegirn-111i/i 111 ri 1• ii/1 •0/ogici che mise in gioco. Quanto a questi ultimi, alcu11i 1111/ul'Ì. t r11 i 11110/i lo stesso De Felice, allribuiscono loro una fun ziu,-,c, 0/1111·11111w r /'/ t11/iu, quasi interamente strumentalr e propagandis tico. /\!In/ti <l<· i ,,n/nntari, ac1
INTRODUZIONE
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corsi in Spagna, furono nondimeno mossi anche da motivi ideologici, che identificavano grossolanamente negli insorti il fascismo e nei governativi il comunismo e l'anarchismo, mentre la variegatura delle due singole parti era molto articolata, stando, ad esempio, dalla parte dei governativi, oltre i socialisti, i comunisti e gli anarchici, anche i movimenti liberali e democratici. La situazione interna spagnola era straordinariamente complessa ed era condizionata dalla mancata soluzione dei tanti problemi politici, religiosi, sociali ed economici che travagliavano il paese da oltre 120anni e ne avevano reso convulsa la vita politica e istituzionale, contrapponendosi non solo i grandi sistemi ideologici europei della fine del secolo XIX e dei primi decenni del secolo XX - liberalismo, socialismo, fascismo, comunismo, anarchismo - ma dividendo all 'interno i partiti di una stessa matrice ideologica. Basti pensare alla feroce contrapposizione tra la «Confederaci6n nacional de trabajo», anarchico-sindacalista, e l'« Uni6n generai de trabajadores», socialista. Altri motivi di divisione eranu il rigido centralismu castigliano e le aspirazioni autonomiste basche e catalane, i rapporti tra la Chiesa cattolica e lo Stato, la lotta tra i vari celi sociali e, in particolare, quella tra i latifondisti e piccoli proprietari e i braccianti, i maneggi della massoneria, l'anticlericalismo a oltranza degli stessi liberali e dei socialisti, comunisti e anarchici, la questione della dipendenza del potere militare da quello politico. Esisteva, in sintesi, un vistoso disordine politico, sociale ed economico, acuito dalla arretratezza culturale di buona parte della popolazione, che il regime repubblicano democratico non riusciva a sanare e che aveva dato luogo al ripetersi di insurrezioni, di rivolte, di colpi di mano, di complotti, sfociati più volte in bagni di sangue, in assassinf politici e addirittura in vere e proprie stragi e carneficine che continuarono guerra durante dall'una e dall'altra parte e alle quali rimasero sempre estranei gli italiani del C. T.V. . La guerra civile spagnola degli anni 1935-1939 fu, dunque, in primo luogo un fatto interno, che ebbe origine e sviluppo nella situazione di cui abbiamo appena accennato gli elementi più significativi, ma fu anche un fatto internazionale, inteso non solo come tale per la partecipazione di forze organizzate straniere, bensì anche come avvenimento che mobilitò governi, partiti, movimenti - si pensi alla Ila e !Ila Internazionale - e le opinioni pubbliche di quasi tutti gli Stati europei e di molti paesi di oltre oceano, che si sentirono in essa in un qualche modo coinvolti per gli interessi che la guerra stessa esprimeva. Da qui la duplice necessità, dalla quale abbiamo ritenuto di non poterci esimere, di presentare il quadro sommario della geografia e
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LA PARTECIPAZIONE ITALI ANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
della storia della Spagna e quello della situazione internazionale in cui la guerra ebbe origine e sviluppo e di accompagnare ['illustrazione e l'interpretazione delle battaglie e dei combattimenti, sostenuti dalle forze italiane operanti a favore degli insorti, dal livello di raggruppamento tattico e di brigata ai livelli superiori, con richiami alla dinamica evolutiva della situazione politica e militare spagnola e di quella politica internazionale, nelle quali le operazioni militari delle unità italiane di volta in volta s'inquadrarono. Il lavoro si chiude con alcune considerazioni che ci è sembrato poter ricavare circa la portata degli aiuti italiani alle forze insorte, l 'incidenza negativa degli aiuti stessi sull'efficienza operativa delle forze armate italiane al momento dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale, la validità tecnico-militare della dullrina d'impiego degli ordinamenti adottati dalle forze italiane durante le operazioni militari e, infine, le conseguenze strategiche, politiche ed economiche che derivarono per il nostro esercito dall'intervento direi lo in quel conflitto.
NOTE ALLA INTRODUZIONE 1
John F. Coverdale, I fascisti italiani alla guerra di Spagna, Lale rza, Bari, 1977. z Renzo De Felice, Mussolini il Duce_ Lo Stato totalitario 1936-1940, G. Einaudi, Torino, 1981, cap. III, pag. 254-330_
ABBREVIAZIONI
abl. a.e. alferez all.
Armata = artiglieria (camp.=da campagna; p.c. = pesante camp ale; a.e.= anticarro; e.a.= contraerei) autoblindo anticarro = sottotenente allegato
b. brg. btg. btr.
= bust a (contenitore del carteggio) brigata battaglione = batteria
C.A. e.a. C.C.A. CC.RR. C.do C.E. C.I. C.I.A.U.S. C.N.T.
Corpo d'Armata contraerei = Centro Complementi e Ad destramento Reali Carabinieri Comando Cuerpo de Ejército (Corpo d'Armata) = Centro Istru zioni = Cent ro Italiano e Addestramento Ufficiale Spagnoli Confederaci6n National de Trabajo (sindacato anarchico) = colonnello (III) Internazionale Comunista compagnia Corpo (e Comando) Truppe Volontarie
A.
a.art.
col. Comintern cp. C.T.V. Div. Doc. E.
Divisione Docu mento = Ejército (Armata)
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LA Pi\ RTECrPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA Cl V I LE SPAGNOLA (I 936 - 1939)
E .T.A. f. e ftr. F.A.I. F.E.T.
= Euzkadi Ta Ascatasuna (Paese basco e libertà) fanteria Federaci6n Anarquica Ibérica = Falange Espaiiola Tradicionalista y de las Jons (Juntas de Ofensiva Nacional Sindacalista)
gen. gr.
= generale = gruppo
L.C.
Lanciafiamme e Chimico (reparto) Ministero Affari Esteri = maggiore (in spagnolo = comandante) = mortai d'assalto Missione Militare Italiana in Spagna Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale
M.A.E.
magg. m .ass. M .M .I.S. MVSN
O.camp. Oss. PCC PCE
PCUS p.c. pg pl.
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P.0 .U.M.
ospedale da campo osservatorio Partido comunista de Cataluiia Partido comunista de Espa iia Partido comunista de la Uni6n Soviética pesante campale (anche pes.camp.) pagina plotone Partido Obrero de Unificaci6n Marxista (trotzkista) Internazionale sindacale comunista Partido Socialista Ob rero de Espana
Profinter P.S.O.E.
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Rep. rgpt.
Repertorio (del carteggio) raggruppamento (anche ragg. to, nei documenti d 'epoca) = reggimento (anche regg.to, c.s .) = reparto
rgt. rp. Sa. SIM S.M. S.M.E. S.M.R.E. Sq.
Sanità Servizio de Informaci6n Militar = Stato Maggiore = Stato Maggiore Esercito = Stato Maggiore Regio Esercito squadra
ABBREVIAZIONI
Sqd. Su. U.G.T.
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UME UMRA U.S. U.S.S.M.E.
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11
squadrone (cavalleria) Sussistenza Uni6n Generai de Trabajadores (sindacato socialista) Uni6n Militar Antifascista Uni6n Militar Espaiiola Uni6n Militar Republicana y Antifascista Ufficio Spagna (presso il Ministero Affari Esteri) · Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito
CAPITOLO
I
LA SPAGNA
1. L'ambiente fisico (cenni). 2. L'ambiente umano, sociale (cenni) e l 'am-
biente storico dalla fine del secolo XVIII ai primi trent'anni del XX. 3. La situazione spagnola alla vigilia della insurrezione de( luglio 1936. 4. Le forze armate e le forze di polizia spagnole nel luglio 1936. 5. Carattere di fatto interno della insurrezione militare del luglio 1936.
1.
La repubblica spagnola nel 1936, come del resto oggi (carta n. 1), occupava la maggior parte (84%) della penisola iberica, la più occidentale delle tre con le quali l'Europa si protende nel Mediterraneo (schizzo n. 1). Essa è unita al continente da un istmo di poco più di 400 chilometri, occupato in larga parte dalla impervia cabina dei Pirenei ed è divisa dall'Africa dallo Stretto di Gibilterra. Situata fra il 43 °28' e il 36° nordefrail4°22' est e il 9° ovest, è lo Stato europeo più meridionale e prossimo al Tropico. La sua superlicie è di 505. 780 kmq (comprese le isole Baleari e Canarie), mentre nel 1936, con le colonie del Rio de Oro, dell'Ifni Sahara, della Guinea spagnola e del protcllorato marocchino, la superficie della repubblica superava gli 845.000 kmq. I confini terrestri della penisola spagnola misurano 1664 km e di essi 987 corrono lungo la frontiera con il Portogallo, 30 lungo quella con lo Stato di Andorra e 675 lungoquellaconla Francia. Le comunicazioni con la Francia, stante la presenza del diafrmnma pirenaico di separazione, erano agevoli solo: ad occidente, nella zona di Hendaye, al limite fra le provincie basche e la Guascogna; ad oriente nelle zone di Port Bou, f~a la Catalogna e la Linguadoca. A sud un istmo largo 500 m divide la Spagna dalla rocca di Gibilterra allora e oggi in mano britannica. Le coste spagnole della penisola misurano 3144 km di lunghezza, dei quali 1358 lungo l'Atlantico (770 mare Cantabrico, 294 Ati antico di nord-ovest, 294 golfo di Cadice) e 1633 lungo il Mediterraneo.
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Schizzo n. 2 LA SPAGNA: SCHEMA OROIDROGRAFICO
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - I 939)
Sotto il profilo geostrategico la Spagna occupa una posizione molto importante del continente europeo e del Mediterraneo che spesso nel corso della storia l'ha contrapposta alla Francia e, conseguentemente, ne ha fatto oggetto di profferte di amicizia e di alleanza da parte della Germania di Bismarck, di Guglielmo II e di Hitler. Le possibilità offertele dalla posizione occupata sull'Atlantico e sul Mediterraneo consentirono in passato alla Spagna, riunita nella monarchia di Castiglia e Aragona, di diventare una grande potenza marittima che dovette confrontarsi con l'Inghilterra che riuscì a sottrarle Gibilterra. Nel bacino occidentale del Mediterraneo, sia per l'estensione delle coste e la presenza dei. porti di Malaga, Almeria, Alicante, Cartagena, Valencia e Barcellona, sia soprattutto per il possesso delle Baleari, la Spagna gode geograficamente di una posizione strategica di assoluto dominio potenziale, incrementato nel 1936 dalla disponibilità delle colonie africane del Marocco che ne aumentavano le possibihtà d'intervento nei riguardi dello Stretto di Gibilterra e del Nord Africa francese, minacciando potenzialmente le comunicazioni marittime del bacino che Francia e Gran Bretagna consideravano essenziali per la sopravvivenza dei loro imperi coloniali. La forma tozza e raccolta della penisola e l'esteso perimetro costiero (schizzo n. 2) farebbero pensare a una regione particolarmente favorita quanto a sviluppo delle comunicazioni interne e a mitezza del clima e perciò priva di grandi difficoltà ai fini dello sviluppo delle operazioni militari, mentre non è così. La struttura orografica, individuata da un vasto nucleo centrale di alte terre - le «mesete» - ulteriormente elevantesi ai margini e nella parte mediana e la notevole altitudine di alcune regioni influenzano in misura ragguardevole la viabilità e il clima. L'altopiano interno offre un clima asciutto, con freddo intenso d'inverno e caldo soffocante di estate, e costit uisce elemento di decisa separazione con le ristrette zone costiere, dove su quelle atlantiche prevalgono climi umidi e relativamente temperati, mentre su quelle mediterranee e meridionali il clima è secco e caldo. Alle differenze delle temperature medie annue e stagionali si sommano quelle dei regimi pluviometrici, non meno diversi da zona a zona. Gli schizzi nn. 1-4 offrono una rappresentazione efficace delle varietà dell'ambiente. Le vie di comunicazione sono condizionate dalle numerose catene montane, più o meno continue, che si succedono quasi parallelamente, interessando la penisola con andamento generale ovest-est: la catena dei monti Cantabrici che limita l'area costiera settentrionale e la separa dalla meseta settentrionale; le sierre dc Gata, de Gredos,
Schizzo n. 3 LA SPAGNA: REGIONI NATURALI
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Schizzo n. 4 LA SPAGNA: ISOTERME ANNUE
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOI .A (1936 - 1919)
de Guadarrama che dividono 1'elevata meseta settentrionale da quella meridionale meno alta; la sierra di S. Pedro, di Guadalupe e i monti di Toledo che proseguono con la Serrania di Cuenca e con i monti Universali; la sierra Morena che limita a sud la meseta meridionale; la cordigliera Betica (sierra Nevada) che si estende tra la depressione del Guadalquivir e l'arca costiera meridionale. Nelle depressioni tra le catene montuose scorrono i maggiori corsi d'acqua, tutti con andamento nel senso dei paralleli, dei quali versano le loro acque: nell'Atlantico, il Duero, il Tago, il Guadiana, il Guadalquivir; nel Mediterraneo, l'Ebro, il Guaclalaviar, lo Jucar, il Segura e altri minori. Orografia, idrografia, morfologia e clima (schizzi n. 3, 4 e 5) creano, dunque, un ambiente fisico vario e multiforme, con prevalenza peraltro di rilievi, la cui altezza media è di 660 m, superiore di quella media della Svizzera. Spicca nell'insieme del sistema il grande altopiano interno della Meseta, dal clima arido e continentale, cui fanno corona i sistemi p eriferici esterni ristretti, differenti fra loro, soggcui a regimi pluviometrici e a influenze marittime diversi, in relazione alle latitudini, alla natura dei terreni, alle coltivazioni e alle opere dell'uomo. Nel complesso, la compartimentazione e le varietà morfologiche e climatiche non offrono grandi possibilità di sviluppo alle operazioni militari e a quelle offensive in particolare, in quanto le ristrettezze degli spazi operativi e la scarsezza delle comunicazioni, che ora esamineremo, limitano la libertà di manovra, cui offrono aree limitate, rendono diffico.ltose e tardive le manovre p er lince interne e anchilosano le penetrazioni in profondità. Madrid è il centro di gravitazione delle operazioni, non tanto perché il maggiore centro abitato della penisola e capitale dello Stato, quanto perché centro geografico della Spagna e nodo di irradiazione e di convergenza ad un tempo di tutte le comunicazioni stradali e ferroviarie. Le regioni periferiche, compartimentate da dorsali che, dalle catene cantabriche a nord e dalle sierre a sud e ad est, scendono verso il mare, costituiscono più settori operativi autonomi e indipendenti. Le grandi mesete, che coprono larghi spazi disabitati e privi di risorse idriche in particolare, non offrono sufficienti condizioni di vita a complessi di forze militari ragguardevoli, limitando oltre tutto la percorribilità dei terreni: nelle stagioni secche, a causa delle forme trarotte del suolo; in quelle piovose per la natura argillosa del terreno stesso. Tutto ciò conferisce importanza primaria, sotto il profilo tattico e logistico, agli abitati e alle rade vie di comunicazione sulle quali essi insistono, per cui la lotta e i combattimenti, anche episodici, ten-
CAP. I · LA SPAGNA
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dono a polarizzarsi nella conquista o nel mantenimento degli abitati e si sviluppano a cavaliere delle strade. Gli ingenti movimenti di trasporto, connessi alle grandi operazioni militari, trovavano nel 1936, nella disponibilità di una rete di comunicazioni ferroviarie (carta n. 2 e schizzo n. 6) e stradali (schizzo n. 7), grandi difficoltà di attuazione. Le vie di comunicazione con la Francia correvano ai due estremi dell'istmo pirenaico, mentre quelle con il Portogallo, di scarso interesse in tempo di pace, acquisirono durante la guerra civile una notevole rilevanza. Per i collegamenti interni, la ferrovia Palencia-Medina-Madrid raccordava, mediante il nodo ferroviario madrileno, tutte le linee che dal centro del poligono peninsulare raggiungevano le più importanti località periferiche del paese. Scarsa la potenzialità dei tronchi ferroviari perimetrali per cui le regioni costiere ricorrevano ai più agevoli collegamenti via mare. Numerosi, infatti, gli accessi sia dall'oceano Atlantico che dal Mediterraneo che rendevano pressoché impraticabile il blocco del traffico mai-ittirno e, di converso, consentivano il largo ricorso al cabotaggio tra le regioni rivierasche e lo sviluppo della pesca. Andamento pressoché similare a quello delle vie ferroviarie presentavano le grandi vie di comunicazione stradale, anche queste facenti capo al nodo centrale di Madrid di obbligato passaggio. Le strade con andamento nel senso dei paralleli erano numerose e, indipendentemente da quelle per e dalla capitale, correvano lungo le depressioni fra le catene montane, mentre quelle che correvano ne] senso dei meridiani erano poche e scadenti. A occidente della capitale, esisteva una sola strada, di ridotta potenzialità che, da Oviedo, per Leòn, Salamanca, Càceres, raggiungeva Huelva e Siviglia, mentre ad oriente solo anguste rotabili collegavano Port Bou, per Barcellona, Tarragona, Tortosa, Valencia, con Alicante, Cartagena, Malaga. Vastità degli spazi, varietà degli ambienti, compartimentazione delle regioni, penuria di comunicazioni e convergenza di quesle ultime verso il centro del paese spiegano la tendenza costante, nella storia della Spagna, della spinta espansionistica e migratoria della gente dalla meseta (Vecchia e Nuova Castiglia) per assumere la funzione di forza centralizzatrice nei riguardi delle regioni periferiche più dotate di risorse, ma singolarmente ciascuna più debole, e spiegano, al tempo stesso, le costanti aspirazioni autonomistiche di alcune regioni, tacitate, in alcuni casi e per qualche tempo, con concessioni di una qualche autonomia amministrativa, peraltro mai scomparse, e vive e vivaci nel 1936, come parzialmente ancora oggi, nelle regioni basche e catalane, in Galizia, in Andalusia e altrove.
LA SPAGNA: FERROVIE
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Schizzo n. 7 LA SPAGN A: PRINCIPALI RO TABILI
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANI\ /\LL/\ GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
2. Nel 1936 la Spagna contava 24,8 milioni di abitanti nella madre patria e 1,2 milioni nelle colonie, con densità variabili pari a 20 abitanti per chilometro quadrato nella meseta e a 200 abitanti nelle regioni marittime del nord (schizzo n . 8). La popolazione attiva era pari al 38% (9,5 milioni), di cui: il 57% dedita all'agricoltura, pastorizia e pesca, il 24% all'artigianato e alle industrie (comprese quelle estrattive), il 19% era ripartita, in percentuali pressoché eguali, fra le professioni liberali, il commercio e i non occupati o con occupazione indeterminata. L'agricoltura costituiva, dunque, l'attività prevalente, con coltivazioni estensive, prevalentemente cerealicole, di basso rendimento, sulla meseta, dove esistevano anche isole di produzione di olio e di vino quando le condizioni ambientali risultavano favorevoli, mentre nel le valli delle regioni periferiche, ne11e pianure di sedimentazione prossime al mare, l'agricoltura era centrata sulle coltivazioni di agrumi, alberi da frutta, cotone, barbabietola e ortaggi, con rese elevate. Nelle zone a coltivazione estensiva prevaleva il grande latifondo con il conseguente problema del bracciantato agricolo; nelle altre, specie in quella del versante atlantico, la proprietà era molto parcellata, per cui i redditi agrari si mantenevano bassi. L'industria era concentrata soprattutto: nelle province basche, dove alle originarie industrie estrattive d elle Asturie si erano affiancate quella meccanica della Biscaglia e quella cantieristica della Galizia; in Catalogna, dove fiorivano industrie tessili, meccaniche, chimiche, alimentari ed altre, avvantaggiate dalla disponibilità di risorse energetiche idriche, dalla tradizione commerciale della regione e dalla spiccata capacità imprenditoriale del commercio locale o immigrato. Naturalmente, nelle zone industrializzate esistevano forti concentrazioni di proletariato industriale, costantemente alimentato dalle regioni povere dell'interno del paese. L'economia risultava nel 1936 in grave ritardo rispetto a quelle di altri paesi europei meno dotati di risorse naturali e ciò dipendeva da molte cause di arretratezza riguardanti settori vitali quali, ad esempio, la già rilevata scarsezza del sistema delle comunicazioni e la disarmonica distribuzione territoriale. La storia unitaria plurisecolare ha forgiato l' « uomo spagnolo », ma non ha azzerato le diversità etniche e caratteriali delle varie popolazioni locali, tra le quali permanevano ancora spiccate caratteristiche di differenziazione. Si può nondimeno dire, con il De Madariaga 1 , che il carattere dello spagnolo è il risultato, ad un tempo, di
Schizzo n. 8 LA SPAGNA: DENSITÀ DELLA POPOLAZIONE
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (I 936 - 1939)
sentimenti di spiccato individualismo e di aspirazioni verso un universalismo fideistico e dogmatico, una commistione cioè di impulsi e di sentimenti, che rendono lo spagnolo individuo profondamente geloso del proprio onore e di quello familiare, pieno di convinta dignità individuale e nazionale, sensibile - talora addirittura insofferente - a ogni critica e, al tempo stesso, assolutista ed estremo nelle sue reazioni. Ma, come si è detto, l'isolamento in piccoli centri rurali o costieri, compartimentati e distanti tra loro, specie sull'arida meseta, ha fatto sì che la popolazione delle diverse regioni della Spagna non siano riconducibili a una tipologia unica, sebbene esistano tra loro caratteristiche in comune, quali quella della passionalità, dell'orgoglio, dell'assolutismo religioso o laico, della strenua difesa della dignità, della diffidenza verso la propaganda e i suggerimenti esterni, della scarsa propensione verso ogni forma di associazione e organizzazione. Lavoratore sobrio, intelligente, lo spagnolo restava nel 1936 fortemente attaccato aìle tradizioni e alle abitudini individuali e nazio-
nali e non amava granché i mu lamenti. Talvolta lo si poteva ritenere privo di iniziativa, ma mostrava sempre tenacia e durezza nel perseguire i suoi obiettivi e nell'adempiere i suoi compiti, fino a saper lottare con convinzione e addirittura con ferocia anche contro i propri connazionali, per impedire l'affermazione di valori che sentiva a sé estranei. Il soldato spagnolo rifletteva tutte le peculiarità accennate e se ne servì in guerra con risultati eccellenti, dando in ogni circostanza prova della fede che egli nutriva nella grandezza e nella bellezza del compito che gli veniva affidato e dimostrandosi valido e coraggioso, specialmente nell'azione difensiva, mentre minore risultò la sua attitudine all'azione offensiva, dove c'è maggior bisogno di spirito d'iniziativa. Le caratteristiche del soldato risultavano esaltate negli ufficiali che, ancorché mal retribuiti e tenuti ai margini della vita politica e sociale dopo l'avvento della repubblica, sentivano di essere degli «hidalgos», cioè «signori», e tendevano a comportarsi come tali, se pure con qualche durezza nei riguardi di sé stessi e dei propri subordinati. Fortissimo lo spirito di corpo, non altrettanto elevato il grado di preparazione professionale, condizionato da concezioni dottrinali e ordinative superate, dalla mancata partecipazione alla prima guerra mondiale e dalle esperienze raccolte durante le guerre coloniali. D'altra parte le unità erano armate ed equipaggiate con materiali vetusti, soffrivano di scarsa disponibilità di mezzi moderni, erano su livelli di forza ridotta che riducevano le possibilità di addestramen-
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to dei quadri e delle truppe. Livelli di efficienza e di operatività di molto più elevati si riscontravano nelle unità in servizio nel Marocco e nelle colonie, reduci dalle guerre del periodo 1925-1928 combattute per la riconquista del Marocco. Esamineremo più avanti, in modo particolareggiato, la situazione delle forze armate spagnole prima e al momento dello scoppio della insurrezione contro il governo legittimo repubblicano, ma ci è sembrato necessario e opportuno inserire nel discorso fin d'ora la valutazione sostanzialmente negativa dell'intero apparato militare spagnolo, roso anche dal tarlo della politicizzazione che aumentava i motivi di divisione non solo tra ufficiali, sottufficiali, graduati e soldati, ma anche all'interno di ogni singola categoria, nonostante le grandi tradizioni militari di cui tutti sentivano il fascino. L'insurrezione militare del luglio 1936 non fu un evento nuovo e straordinario, né un fulmine a ciel sereno. La sua origine e le sue cause remote si possono addirittura far risalire al regno di Carlo lV (1788-1808), quando la Spagna si trovò fatalmente coinvolta nel grande dramma europeo della fine del secolo XVIII: la rivoluzione francese del 1789 e le conseguenti guerre del Consolato e dell'Impero. L'alleanza stretta dalla Spagna con la Francia nel 1800 produsse poi la prima perdita di alcune colonie americane, la distruzione pressoché totale della flotta a Trafalgar (1805), un'ulteriore perdita di tutte le colonie americane e l'infeudamento a Napoleone. Nel 1808, approfittando dell'ostilità esistente tra Carlo IV e suo figlio Ferdinando VII e con il pretesto di combattere il Portogallo ribelle al «blocco continentale», Napoleone occupò militarmente l'alleata Spagna, dando il via a una violenta insurrezione popolare, seguita da 5 anni (1808-13) di guerriglia - termine spagnolo che doveva diventare universale - cui venne dato il nome di «guerra d'indipendenza», ma che in realtà fu una «guerra civile», giacché molti spagnoli vi parteciparono dalla parte della Francia, convinti in buona fede, come credenti negli «immortali principi dell'89», di rappresentare la forza capace di aprire una «nuova storia» per il loro tormentato paese. La loro sconfitta segnò, pertanto, la vittoria della reazione assolutista e diede l'avvio alla lunga sequenza di avvenimenti drammatici che sconvolsero il paese per oltre un secolo e che si conclusero con la guerra civile del 1936-39. La convulsa storia moderna e contemporanea della Spagna si è svolta sotto il segno della guerra civile - «la guerra di Caino» come ha detto Unamuno - e ha concorso a creare una situazione di isolamento nel paese rimasto estraneo alle grandi crisi europee del
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1848-1870 e 1914-18, che almeno in apparenza non lo hanno riguardato, come se si trovasse in un altro continente o sopravvivessero gli inestinguibili odi religiosi-etnici dei remoti secoli della «Reconquista». Dopo la caduta di Napoleone si ebbe la «restaurazione » prolungatasi per un ventennio con la breve parentesi di tre anni (1821-23), nel corso dei quali si verificò una rivolta di militari liberali e massoni decisi a ripris Linare la Costituzione di Ca dice, voluta nel 1812, soppressa da Ferdinando VII nel 1814, ripristinata nel 1821 e nuovamente soppressa nel 1823, quando nella battaglia del Trocadero l'esercito francese, mandato dalla Santa Allenaza a ristabilire l'ordine, batté i rivoltosi e portò a una fase <li «terrore bianco » in cui il re diede libero sfogo ai suoi sentimenti di vendetta. Alla morte di Ferdinando VII seguì la reggenza, per conto dell'erede Isabella, di Maria Cristina di Borbone-Napoli, il cui potere venne insidiato dal fratello di Ferdinando VII, Carlo V, riconosciu Lo come sovrano da una minoranza del paese. Si scatenò così la prima (1834-39) della lunga serie delle guerre carliste che insanguinarono la Spagna per decenni. La reggente dovette appoggiarsi ai liberali e aprire alla democrazia che ebbe vita languida, mentre la guerra civile versava molto sangue e denaro e segnava il predominio dei generali. Il quarantennio seguente fu caratterizzato da «golpes» o «pronunciamentos» militari, diversi per coloritura politica, ora progressisti ora conservatori, fin quando nel 1868 larivoluzione capeggiata dal gen. Prim cacciò dal trono Isabella e vi mise Amedeo di Savoia, che regnò fra crisi e disordini fino alla sua abdicazione (1873), cui fece seguito la proclamazione della repubblica, mentre tornava a imperversare la guerra civile a opera di carlisti, alfonsisti, cantonalisti e altri. Nel 1874 il gen. Martinez Campos, con un nuovo pronunciamento, restaurò la monarchia nella persona di Alfonso XII, figlio di Isabella. Seguirono 24 anni (1874-98) di tranquillità politica e di progresso socio-economico con l'alternanza al potere, in regime di monarchia costituzionale e di derriocraz1a parlamentare, di conservatori e di liberali e con il consolidarsi della borghesia attiva, specialmente nella Catalogna e nei Paesi Baschi, dove si moltiplicarono le industrie, le imprese commerciali, le banche, le opere pubbliche e si ampliarono gli sviluppi dell 'agricoltura. · Ma le sorti della fragile democrazia spagnola furono minacciate dalla scarsa moralità politica (fenomeno del «cacicchismo» dei grandi proprietari-elettori, clientelismi, elezioni truccate, corruzione nei governi locali, scissioni nell'inten10 dei partiti), dallo squilibrio sempre maggiore fra l'aumento della popolazione e quello della produ-
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zione industriale e agricola, dal deficit quasi costante della bilancia commerciale, dallo sviluppo di nuovi movimenti sociali-quello anarchico prima e que1lo socialista poi - dalle tendenze autonomistiche delle regioni più ricche, quali la Catalogna e i Paesi Baschi. Si aprì successivamente la lunga questione di Cuba che sfociò alla fine della guerra del 1898 contro gli Stati Uniti, perduta dalla Spagna in poche settimane, con l'abbandono forzato dagli ultimi resti dell'immenso impero del XVI secolo, di Carlo V. Il regno di Alfonso XIII (1902-31) vide: la progressiva decadenza . morale ed economica del paese; l'acutizzarsi delle tensioni politiche e sociali con scioperi, sommosse, repressioni, continue crisi di governo, ben 33 in vent'anni, dal 1902 al 1923. Il re intervenne sempre più direttamente e pesantemente nella gestiorie della politica, scavalcando i propri ministri e appoggiandosi all'esercito, i cui generali, alla ricerca dì un nuovo prestigio dopo la sconfitta cubana, tentarono, con l'assenso del re, una nuova guerra coloniale che pagarono cara in vite umane e in denaro e che si concluse con la disfatta spagnola ad Annual (1921). I benefici tratti dalla neutralità spagnola durante la prima guerra mondiale, mediante i pingui guadagni realizzati commerciando con tutti i belligeranti, andarono via via dispersi, mentre andò vieppiù crescendo il malumore per la crisi economica che investiva il paese il quale, a sua volta, esigeva concorde la punizione dei re- . sponsabili della disfatta di Annual. Il re non seppe fare di meglio che ricorrere ai generali. Si ebbero così un nuovo colpo di Stato e la dittatura militare impersonata dal gen. Miguel Primo.de Rivera che governò paternalisticamente, ma non senza meriti - ristabilimento dell'ordine pubblico, ripresa economica, vasto programma di opere pubbliche (elettrificazione, crescita della produzione di ferro e di acciaio, ecc.)- fino a quando la crisi mondiale del 1929 travolse nuovamente l'economia del paese e fece riaffiorare tutti i problemi interni che la dittatura del de Rivera aveva temporaneamente congelati, ma non risolti. Il dittatore cadde e, pochi mesi dopo, furono sufficenti semplici elezioni amministrative a indurre il re ad abdicare. Nata pacificamente il 14 aprile 1931, la seconda repubblica finì nella tragedia della guerra civile 1936-1939, cui fece seguito la dittatura franchista. La storia della Spagna, fin qui concisamente riassunta, pone in luce come tutte le guerre, che assunsero giustificazioni dinastiche o costituzionali, tutte le lotte fra conservatori e liberali, tutti i movimenti politici che sì contrapposero ebbero carattere «religioso» o, come oggi si dice, «ideologico». La stessa reazione all'occupazione francese si tradusse in un conflitto sostenuto da una parte, la maggiore,
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contro i francesi, dall'altra, la minore, contro gli «afranciosados». Altro fattore pressoché costante delle varie lotte fu il coinvolgimento in essa dei militari, che spesso vi recitarono il ruolo di protagonisti, talvolta dalla parte dei conservatori, talaltra dei progressisti, talaltra infine di ispiratori e di artefici, assumendo direttamente in proprio il potere e giustificando il loro intervento a salvaguardia delle istituzioni, dell'unità e indipendenza del paese e a garanzia della monarchia, della Chiesa, dell'ordine pubblico.L'esercito si attribuì quasi sempre la funzione di un organismo «super partes», di supremo difensore degli interessi nazionali, anche se, come sostiene nel suo approfondito studio «Politics and the Military in modem Spain » 2 Stanley G. Payne, i ripetuti interventi dell'esercito nella politica non possono attribuirsi tanto all'ambizione dei generali, quanto alla debolezza delle istituzioni e alla immaturità democratica della società spagnola intesa nel suo cornplesso, spesso indifferente, al livello delle masse contadine analfabete, nei confronti delJe stesse libertà sancite dalla Costituzione. La guerra persa con gli Stati Uniti e la fine dell'impero con la cessione di Cuba e delle Filippine determinarono la crisi del potere centrale e, mentre la diffusione di movimenti culturali e politici (massoneria, anarchismo, socialismo) veniva prendendo piede, gli incrementi della produzione dei redditi privilegiavano solo i ceti più elevati e aumentavano l'irregolarità della distribuzione delle ricchezze e le contrapposizioni sociali e autonomistiche.
3. La caduta indolore del1a monarchia e l'ascesa al potere di forze favorevoli alla repubblica e alle riforme politiche e sociali avvennero senza opposizione da parte dei militari, sicché sembrò che si potesse aprire un periodo propizio alla soluzione degli annosi problemi che rendevano inquieto il paese da oltre un secolo e all' ammodernamento e al sollievo delle condizioni di vita e di lavoro delle vaste categorie rurali e proletarie, che venivano via via acquisendo consapevolezza dei loro ruoli. Ma]'Assemblea Costituente e il governo, che potremmo chiamare di «centro-sinistra», nel quadro delle riforme che intendevano impostare e porre in esecuzione, assumevano posizioni e introducevano leggi che finirono con il provocare un'ostilità ancora più vivace da parte dei ceti privilegiati e di vasti strati politici e sociali tradizionalisti.
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Accanto ai provvedimenti contro la grande proprietà terriera, ne vennero presi altri contro la Chiesa e l'esercito, sottraendo alla prima il compito tradizionale della istruzione pubblica, apportando al secondo riduzioni nel numero degli ufficiali e della forza alle armi e rinviando« sine die » l'approvvigionamento di mezzi modem i. Si trattava spesso di provvedimenti non approvati da una buona parte del1' opinione pubblica e che altrettanto spesso non trovavano la necessaria corrispondenza nella disponibilità delle risorse che ne consentissero l'attuazione. Le forze politiche al governo, tendenzialmente moderate, finivano per essere spinte dalle forze estremiste del paese, insofferenti e orientate all'azione rivoluzionaria, a misure radicali addirittura liberticide. Da qui il successo elettorale nel 1933 di una coalizione di centro-destra- la CEDA- guidata dal partito cattolico di Gil Robles, che, nell'intento di annullare i provvedimenti del precedente governo, provocò le reazioni della sinistra, espresse inviolenze fisiche, oltre che verbali, e nelJe rivoluzioni asturiana e catalana dell'ottobre 1934. La verità è che i propositi riformatori dei politici repubblicani, teoricamente impeccabili come enunciati dalla Costituzione del 1931, esemplata su quella tedesca di Weimar, urtarono contro l'opposizione dei latifondisti, dei grandi industriali e dei grossi finanzieri e delusero, al tempo stesso, le sinistre al le quali era stato promesso molto di più di quanto si poteva concedere. Soprattutto dopo le rivoluzioni asturiane e catalane, le destre cercarono anche appoggi internazionali ed ebbero contatti diretti con il fascismo, dai quali derivò la «falange» di José A. Primo de Rivera, figlio del deposto dittatore, rimasto peraltro sempre in posizione politica marginale. Da parte loro, le sinistre, non tanto quelle della coalizione governativa di centrosinistra (radicali di Azafia e socialisti delle numerose correnti), che nondimeno ebbero il torto d'improvvisare riforme eccessivamente ambiziose e di offendere i sentimenti religiosi della maggioranza con un anticlericalismo esacerbato, quanto gli anarchici e i comunisti, con il loro spirito di odio e di vendetta, detenninarono una situazione caotica, alla quale si ribellò anche la piccola borghesia che nel 1931 aveva appoggiato il governo repubblicano. Si riaccese, inoltre, l'antica vocazione golpista dei generali e, a quel punto, sarebbe stato forse ancora possibile una ripresa democratica, se le sinistre non si fossero lanciate alle avventure delle insurrezioni anarchico-separatiste che terrorizzarono le destre e i militari. Le elezioni del febbraio 1936 portarono al potere il fronte popolare, sulla base di una precedente legge maggioritaria che attribuiva l '80 % dei seggi alle Cortes a chi a ves-
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. se avuto più del 50% dei voti. Fu la guerra civile che di fatto era già iniziata negli anni precedenti. Per meglio comprendere gli avvenimenti degli anni successivi alla caduta della monarchia, dei quali abbiamo tracciato le principali linee di sviluppo, ci sembra necessario chiarire con maggiori particolari i comportamenti delle singole forze politiche spagnole in quel periodo, durante il quale queste ultime andarono vieppiù radicalizzandosi, sia per le spinte socio-economiche dal basso, sia per l'azione culturale espressa dagli intellettuali e da alcuni uomini politici verso ulteriori riforme istituzionali. D'altra parte, erano quelli gli anni della crisi in Europa delle democrazie e dell'affermazione dei totalitarismi - fascismo, nazional-socialismo, comunismo - eventi che non potevano non suscitare anche in Spagna ripercussioni di ordine ideologico e politico. Esamineremo nel capitolo successivo la situazione internazionale nella quale si svolserò i fatti spagnoli, caratterizzati soprattutto dall'aggravarsi delle tensioni e dall'accrescersi degli episodi di violenza che il governo non riusciva né a contenere, né a reprimere. La compressione delle forze moderate, dopo le elezioni del febbraio 1936, concesse spazi maggiori di azione agli estremisti di destra e di sinistra, che andavano preparandosi allo scontro diretto secondo la logica degli opposti estremismi rivoluzionari,che rendeva vana l'opera degli uomini prudenti del governo e soffocava, all'interno di tutti i partiti, le correnti moderate, mentre le tendenze autonomistiche basca e catalana soffiavano sul fuoco per il raggiungimento dei loro obiettivi particolari, facilitate da un'alleanza con le forze rivoluzionarie ben disposte a piegare il tradizionale centralismo delle autorità governative. La sinistra, pur in tante sfumature, comprendeva gli anarchici, i comunisti e i socialisti delle varie correnti. Gli anarchici della FAE (Federaci6n Anarquica Espanola), particolarmente forti in Catalogna, in Aragona, nelle Asturie, in Andalusia, costituivano la punta estrema della sinistra, erano orientati all'azione violenta e disponevano dei sindacati della CNT (Confederaci6n Nacional de Trabajo) dove annidavano i loro aderenti più radicali.I comunisti del PCE (Partito Comunista de Espaiia), capeggiati da José Diaz, aderenti alla III 3 Internazionale, non erano molto numerosi, ma andavano progressivamente crescendo in seguito alle decisioni del VII Congresso del Cornintern (ottobre 1934) circa la politica dei fronti popolari, realizzata nel marzo 1936 in Francia e in divenire nella stessa Spagna; essi perseguivano una politica apparentemente più moderata di quella degli anarchici e in concorrenza con quella dei comunisti del POUM (Parti-
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to Obrero de Unificaciòn Marxista), di tendenza trotzkista, fondato da Andrés Nin. I socialisti del PSOE (Partito Socialista Obrero de Espaiia) raccoglievano moltissimi aderenti soprattutto negli operai, negli artigiani delle città e dominavano il sindacato UGT (Uni6n Genera! de Trabajadores), ma la loro dirigenza politica era fortemente divisa tra i riformisti di Indalecio Prieto e i massimalisti di Largo Caballero. La destra era espressa principalmente dal partito di Acci6n Popular di Gil Robles e dalla Falange. Il partito di Gil Robles, la CEDA (Confederaci6n Espaiiola de Derechas Aut6nomas), vincitore delle elezioni del 1933, andò incontro a una grave crisi interna dopo l 'insuccesso elettorale del febbraio 1936 per l'accrescersi dei timori dei ceti agrari e finanziari, della media e piccola borghesia e anche di considerevoli masse popolari, soprattutto contadine, impauriti dai disordini e dagli eccessi delle sinistre e dai pericoli di mutamei:iti delle istituzioni radicate nella storia e nella società spagnola quali, ad esempio, la Chiesa. La CEDA cominciò, comunque, a orien tars i a un'estrema reazione armata, contando soprattutto sulle forze di tendenza monarchica, peraltro divise tra loro tra gli «alfonsini » di Renovaci6n Espaiiola di Goicoechea e di Calvo Sotelo, sostenitori di un ritorno a un forte potere centrale in un regime sostanzialmente liberaldemocratico, e i «carlisti» di Fal Conde, strettamente conservatori e tradizionalisti, favorevoli peraltro alla concessione di vaste autonomie amministrative e di privilegi di antica tradizione in alcune regioni, in particolare del nord. I falangisti erano, invece, repubblicani, ancorati su posizioni estremamente antimarxiste, desiderosi di un forte potere centrale in una Spagna di nuovo «unita, forte e grande» e orientati verso concezioni corporative e di collaborazione sociale e sindacale, ispirandosi alle esperienze fasciste, da adattare alla Spagna. A prescindere dalle profonde differenze ideologiche e politiche fra le forze grosso modo di destra e quelle cli sinistra, a fattor comune esisteva la volontà di far ricorso, quale «extrema ratio», anche alla violenza e alla guerra aperta, com'era già avvenuto nel tentativo del colpo di Stato del gen. Sanjurjo nel 1932 e nelle rivoluzioni degli anarchici asturiani e degli autonomisti catalani nel 1934. All'interno dell'organismo militare esistevano incertezze, perplessità e divisioni con simpatie di alcuni, la maggioranza, verso la destra tradizionale e monarchica e di altri verso i repubblicani, con a fattor comune la volontà d'intervenire di fronte al èrescere dei disordini e della illegalità e alle ripetute manifestazioni di debolezza del governo.
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A indurre il presidente Niceto Alcalà Zamora a indire le elezioni politiche del febbraio 1936 erano state l'instabilità governativa e l'intensificarsi dei disordini, nella speranza di poter istituire un governo forte e stabile. Il governo che ne derivò poteva contare su 276 deputati contro 132 della destra e 94 del centro moderato. Esso venne espresso da una coalizione che vedeva riuniti ideologicamente radicali, repubblicani moderati, socialisti e comunisti di osservanza moscovita. Si trattava di una maggioranza parlamentare più che consistente, ma che non corrispondeva nella identica misura alla voìontà maggioritaria del paese: 4.430.000 voti erano andati alle sinistre e 4.150.000 alle destre, mentre i moderati avevano raccolto 450.000 voti. La destra, unendo alle sue le forze moderate, avrebbe potuto rovesciare, in una futura occasione elettorale, il risultato. Le forze di sinistra assunsero così il potere in una situazione reale diversa da quella parlamentare, determinata dalla legge maggioritaria, timorose di un ritorno al potere di quelle di destra, corn.'era avvenuto nel 1934. Da qui la proclamazione da parte del «Lenin spagnolo» - come amava farsi chiamare il socialista Largo Caballero - della necessità di una vera e propria rivoluzione da condurre attraverso la politica del fronte popolare, insieme ai comunisti e agli anarchici, per risolvere i problemi che il nuovo governo aveva davanti a sé. In tale prospettiva venivano organizzandosi cellule di azione rivoluzionaria in molteplici ambienti, compresi quelli delle forze armate e delle forze di polizia, ponendo in allarme le destre che vedevano intensificarsi le violenze e crescere l'attività politica delle parti che non volevano più saperne dei valori tradizionali. La storiografia successiva ha generalmente escluso l'imminenza di un tentativo rivoluzionario delle sinistre o di una parte di queste, ma non si può negare che le forze moderate e di destra fossero del tutto convinte di un tale prossimo evento, che deducevano dall'estendersi delle occupazioni delle terre, dalle violenze non sporadiche, anzi sistematiche, contro persone e cose e dal lasciar correre da parte del governo. La guerra civile, dunque, era, oltre che nell'aria, negli animi degli spagnoli che, o la temessero o la auspicassero, vi erano già rassegnati, quasi fosse una fatalità ineluttabile, tanto che nessuna delle parti in causa fece passi concreti per evitarla e nessuna autorità del paese, neppure la Chiesa cattolica, offrì la sua mediazione che, nel caso della Chiesa, non sarebbe stata accettata dalle sinistre, che anzi la consideravano un nemico da abbattere.
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4. Le divisioni politiche si riflettevano anche nelle forze armate, una parte delle quali riconosceva la legittimità del governo della repubblica ed era animata da spirito di servizio, l'altra sentiva di doversi ribellare alle umiliazioni e frustrazioni impostele dagli già accem1ati provvedimenti riduttivi, dal rapido decadimento del prestigio e della considerazione in cui i militari erano stati tenuti durante il regime monarchico e dall'allontanamento operato dal Governo di generali e ufficiali superiori poco affidabili in sedi lontane e meno importanti. Nel 1933 si era costituita la UME (Union Militar Espaiiola) che aveva raccolto molti proseliti, specialmente tra gli ufficiali inferiori, tra gli elementi che più mal sopportavano l'indifferenza e la quasi ostilità del governo verso le forze armate. Era stata altresì costituita la UMRA (Uniòn Militar Repubblicana y Antifascista) cui avevano aderito soprattutto sottufficiali. La politicizzazione dei quadri, ie divisioni tra quadri repubblicani e quelli di altre tendenze, l'appartenenza alla massoneria di un numero rilevante di generali e di ufficiali superiori avevano creato, all'interno delle forze armate, uno stato di incertezza, di confusione e di reciproca diffidenza che aveva rotto l'unitarietà e la concordia dell'apparato militare. Già nella primavera del 1936 alcuni generali- Sanjurjo esule in Portogallo dopo il fallimento della cospirazione del 1932, Mola, Cabanellas, Goded, Fanjul, successivamente Franco e altri - venivano dandosi da fare per organizzare un'insurrezione militare, cercando anche l'appoggio di forze politiche, monarchiche e repubblicane, insofferenti dell'andamento esistenziale del paese, dei disordini e degli eccidi quasi quotidiani e de! sempre maggiore degrado in cui l'i.n.tera nazione versava. L'insurrezione, negli intendimenti dei suoi promotori, avrebbe dovuto: prevenire la rivoluzione che si era convinti le forze di sinistra fossero sul punto di scatenare, dichiarare lo« stato di guerra», devolvere temporaneamente il potere ai militari, costituire un nuovo governo che ripristinasse l' «ordine tradizionale». Per i militari, l'insurrezione o «pronunciamento» avrebbe dovuto puntare a un ordine nuovo, che era poi quello vecchio, ma non necessariamente al ristabilimento della monarchia, mentre le forze politiche favorevoli alla insurrezione erano divise tra quelle che avrebbero voluto il ritorno della monarchia («requetés», carlisti particolarmente numerosi nella Navarra) e quelle che avrebbero voluto mutamenti politici e sociali radicali, in particolare i falangisti, peraltro scarsamente consistenti. Obiettivo principale comune era comunque
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la riaffermazione della unità nazionale, la messa al bando di tutti i separatismi e gli autonomismi, la cessazione del caos, il ristabilimento dei consuetudinari rapporti di reciproco sostegno tra Stato e Chiesa. Le forze armate spagnole, in particolare l'esercito, avevano grandi e nobili tradizioni. Le fanterie spagnole avevano dominato per lunghi anni nel continente europeo e la loro storia gloriosa era fatta risalire alle battaglie dei secoli XV e XVI. La coscienza di tali tradizioni si era mantenuta viva e non era stata granché scalfita neppure dagli insuccessi di Cuba (1898) e delle guerre coloniali americane e africane. Le dure lotte combattute per la «reconquista» e per il predominio politico-religioso in Europa avevano inciso profondamente nel carattere del soldato e del cittadino spagnolo. Anche nell'epoca post rivoluzione francese, la risolutezza con la quale l'esercito aveva coinvolto la guerriglia contro il dominio francese e le successive lotte fra lealisti e carlisti, nonché quelle di carattere istituzionale e politico, avevano indurito ii soidato spagnolo, consapevole del proprio valore e spirito di sacrificio, non disposto alla resa. In esso era e si manteneva sempre vivo il senso, peraltro quasi congenito in ogni spagnolo, della «tutela dell'onore», inteso come esigenza imprescindibile di fedeltà alla parola data, di comportamento sempre dignitoso, di convinta adesione alle tradizioni nazionali, al proprio «clan» familiare, paesano, religioso, politico. Il soldato spagnolo del 1936, che era contadino, o pescatore, o minatore, o artigiano, si distingueva per robustezza fisica, per sobrietà, per capacità di adattamento, per risolutezza e coraggio nel combattimento, per capacità e resistenza difensiva. Era invece meno idoneo all'impiego e alla manutenzione di armi e mezzi di elevate caratteristiche tecniche e dava talvolta manifestazioni di trasandatezza. Non diversi erano gli ufficiali, i quali, ancorché reclutati in gran parte da ceti medio o piccolo-borghesi, da piccoli proprietari, possedevano accentuato spirito di casta, che pesava alquanto negativamente sui sottufficiali e sui soldati. Le divisioni attive erano state ridotte da 16 a 8, una per ciascuna regione. Gli organici dell'esercito prevedevano 12.702 ufficiali e 145.000 sottufficiali e militari di truppa, distribuiti nelle varie unità (allegato n. l). La forza effettiva era di gran lunga inferiore di quella organica e risultava di circa: 10.000 ufficiali, di cui 1600 nel Marocco e 2700 in servizio nella capitale; 7500 sottufficiali, di cui circa 1600 nel Marocco; 110-120.000soldati, di cui 15.000nelMarocco. Le unità operative più salde moralmente, più efficienti operativamente e meglio addestrate erano quelle dislocate nel Marocco, costituenti la« Le-
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gione», articolata in 2 «tercios » (reggimenti) di 4 banderas (battaglioni) ciascuna, e i «Regulares» formati da truppe indigene e articolati in «tabores» (b~ttaglioni) e «mehallas» (squadroni). I corpi (reggimenti) dislocati nella madrepatria, a presidio delle varie città, erano di forza assai ridotta, anche a causa delle numerose esenzioni pennanenti o temporanee, tanto che i reggimenti avevano la forza media di 400 uomini, i battaglioni di 100 e le compagnie di circa 50, quando non erano, queste ultime, semplici unità quadro. A soffrire di tale situazione era soprattutto l'attività addestrativa che si riduceva ai minimi termini. La solidità disciplinare era in genere a un buon livello, insidiata nondimeno dal1a costituzione di cellule eversive fra i graduati e i soldati. Nel luglio 1936 la forza effettiva risultava ulteriormente ridotta per l'assenza dei militari in «permessi estivi>> concessi dal governo, parrebbe proprio per eliminare o ridurre le possibilità di un'insurrezione militare. I comandanti sospetti di ostilità verso il governo di fronte popolare erano già stati posti in congedo, o, come abbiamo già rilevato, destinati a incarichi di minor rilievo, o allontanati in sedi decentrate, mentre agli organi centrali e alle unità della capitale erano stati preposti ufficiali ritenuti di sicura fede repubblicana. La Marina (allegato n. 2) disponeva di navi piuttosto antiquate che comprendevano: 2 corazzate, 4 incrociatori, 8 cacciatorpediniere, 6 sommergibili e naviglio minore. Due incrociatori e altre navi erano in allestimento nei cantieri di produzione. Le basi navali principali erano El Ferrol e Cadice nell'Atlantico e Cartagena nel Mediterraneo, mentre le basi minori erano quelle di Melilla nel Marocco e di Mahon (isola di Minorca) nelle Baleari. Il movimento insurrezionale militare riteneva di poter fare affidamento sulla marina, presso la quale prevalevano idee e sentimenti tradizionalisti, ma nei ranghi della forza armata si erano largamente sviluppate «cellule» eversive, di cui facevano parte, sia nelle unità da guerra che negli arsenali e installazioni di terra fenna, anche ufficiali di macchina e sottufficiali, oltre che graduati e marinai semplici. L'aeronautica (allegato n. 3) faceva capo a una specifica direzione generale del ministero della guerra. Disponeva sulla carta di circa 300 velivoli, dei quali solo poco più di cento erano realmente operativi. Le basi aeree gravitavano attorno a Madrid (Getafé, Cuatro Vientos, Barajas), Siviglia (l'ablada), Barcellona (Prat) e altre città maggiori della penisola. Le forze di polizia, il cui comportamento eserciterà una notevole influenza, specialmente nei centri urbani maggiori, ai fini del successo o insuccesso delle insurrezioni del luglio, comprendevano: il
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«cuerpo de Seguridad» di circa 18.000 civili, presente soprattutto nelle città e operante alle dipendenze del ministero degli affari interni; la «guardiacivil» di circa 30.000 uomini, di cui 4000 a cavallo, con «stazioni» disseminate in tutto il territorio nazionale e con un limitato numero di battaglioni mobili; i «carabineros», corrispondenti alla «guardia di finanza» italiana, di circa 15.000 uomini, di cui 500 addetti al servizio nei porti e la gran parte alla vigilanza dei confini con la Francia e il Portogallo; le «guardias de Asalto», forti di 18.000 uomini, di recente costituzione, con personale reclutato tra elementi di sicura fede repubblicana, articolate in unità motorizzate e di stanza nelle grandi città.
5. Ben altra trattazione avrebbe richiesto e meritato la illustrazione della Spagna e della sua situazione interna fino alla vigilia della insurrezione militare del luglio 1936. Noi abbiamo voluto semplicemente richiamare alla memoria quegli aspetti fisici, sociali, politici e militari che più da vicino incisero sulla impostazione e lo sviluppo della guerra civile 1936-1939, la cui origine e Je cui cause affondano le loro radici nel sottosuolo geografico, umano e storico della penisola iberica. Pur nella consapevolezza delle tante lacune che può presentare il quadro estremamente sommario tracciato, ci sembra che esso sia sufficiente per uno sguardo retrospettivo al tragitto percorso dalla Spagna attraverso i sentieri della sua storia, segnati da cippi evolutivi e involutivi, molto spesso sanguinanti, che non possono essere trascurati qualora si voglia capire e interpretare con la maggiore obiettività o approssimazione possibili la natura e la portata della guerra civile 1936-39, conclusasi con la vittoria degli insorti. Quest'ultima guerra richiama di per sé il carattere internazionale che la contraddistinse rispetto alle guerre civih spagnole precedenti, ma va tenuto presente che essa fu prima di tutto, come leprecedenti, un fatto interno spagnolo, determinato dalla contrapposizione di interessi ideologici, etici, sociali, politici, religiosi tra spagnoli, senza interventi esterni diretti o indiretti di altre potenze. È fuori della storia che l'una o l'altra parte si fossero preventivamente intese con governi o partiti di altri Stati europei e, in particolare, non ha nessun riscontro positivo un'intesa fra gli insorti spagnoli e il governo italiano e lo stesso partito nazionale fascista.
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A quest'ultimo riguardo non vale richiamarsi all'accordo intercorso nel marzo del 1934 tra Mussolini e la missione di cospiratori monarchici spagnoli, venuti a Roma per chiedere sostegno a un loro progettato colpo di Stato. La missione capeggiata da Antonio Goicoechea ottenne la promessa da parte italiana della cessione di fucili, bombe a mano, mitragliatrici, spediti poi a Tripoli, dove rimasero senza che mai venissero consegnati agli spagnoli, che ricevettero solo 6 piccoli apparati radiotelefonici. L'Italia aveva promesso altresì 1.500.000 pesetas, delle quali 500.000 vennero consegnate nell'aprile del 1934 a Raffaele O lazabal, uno dei membri della commissione, perché provvedesse a ripartirle tra i due principali gruppi cospiratori monarchici. Non si hanno notizie se sia stato o no versato successivamente il restante milione, che peraltro è probabile sia affluito nelle casse dei cospiratori entro il 1934. Tutto qui; poi l'accordo cadde in oblio, anche perché, come vedremo, dal 1935 il governo italiano, rivolto all'impresa etiopica, guardava con distacco ai fatti spagnoli ma naturalmente, nel 1936, si impensierì per l'andata al potere dei fronti popolari in Francia e in Spagna. Che i falangisti e i comunisti riscuotessero simpatie rispettivamente in Italia e nell'Unione Sovietica non implica nella maniera più assoluta una qualche complicità italiana o sovietica nella insurrezione del luglio 1936 o nella sospettata rivoluzione che avrebbero dovuto far scoppiare le sinistre. I capi spagnoli della insurrezione militare non ebbero mai nessun contatto preventivo con i responsabili della politica italiana. È, questo della estraneità iniziale delle potenze straniere alla insurrezione, un punto fondamentale da tener ben presente, perché diversamente si compie una contraffazione storica, che può risultare di comodo per una qualche tesi di parte, ma che non trova la benché minima verifica nella realtà dei fatti.
NOTE AL CAPITOLO I 1
Salvador de Madariaga, «Storia della Spagna», Cappelli, Rocca San Casciano, 1957. 2 Stanley G. Payne, «Politics and the Military in modero Spain», Stanford University, Stanford California 1967, Oxford University Press, London.
CAPITOLO
Il
LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE NEGLI ANNI TRENTA
1. La crisi economico-finanziaria mondiale. 2. La situazione politica internazionale. 3: Il crollo del sistema di sicurezza collettiva europea. 4. La situazione europea nel luglio 1936.
1.
I fatti salienti degli anni '30 della scena internazionale furono la crisi economica mondiale aperta dal crollo della Borsa di New York nell'ottobre del 1929, la nascita e il consolidarsi in alcuni Stati dei regimi totalitari, la fine del sistema europeo di sicurezza collettiva imperniato sulla «Società delle Nazioni» (S.d.N.). La crisi economica coinvolse peculiannente i paesi a economia di mercato e ne investì tutti i settori, creando uno stato di inver sibilità dei debiti di capitale e riducendo le entrate non più bastevoli al servizio dei prestiti. La recessione-diminuzione della domanda dei beni sul mercato di consumi e degli investimenti - aumento patologico dei fallimenti, caduta dei prezzi, crolli bancari, caos valutario, disavanzo delle bilance commerciali, crescita del debito pubblico, deficit dei bilanci statali - determinò quasi ovunque ta ssi di disoccupazione progressivamente sempre più elevati e sempre meno fronteggiabili mediante la spesa sociale anemizzata, a sua volta, dalla insufficienza delle entrate tributarie. Il finanziamento dei piani di risanamento incontrava difficoltà da parte delle banche nelle Jimitazioni dei crediti e nell'assenza di un orientamento generale verso gli investimenti a lungo termine dei capitali disponibili. Il dissesto dell'economia e l'insufficienza degli interventi legislativi e governativi - spesso tardivi, congiunturali, settoriali, quando addirittura sbagliati e di effetto opposto a quello voluto - acutizzarono i disagi e le privazioni dei ceti medi e bassi e aumentarono spaventosamente il numero degli individui senza lavoro. Le agitazioni, i moti di piazza e gli scontri tra dimostranti e forza pubblica divennero abituali nei paesi a regime democratico, così come gli scioperi ge-
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nerali e di categoria. L'antiparlamentarisrno di destra e di sinistra, sfruttando il malcontento generale cui i governi e parlamenti non riuscivano a porre freno, screditava i sistemi parlamentari, meLLeva in crisi i governi e cercava di intaccare, anche sul piano ideologico, il valore e l'autorità morale della democrazia. La crisi economica non risparmiò nessun paese a economia di mercato o mista, anche se il suo impatto sulle varie economie nazionali non fu immediato, contemporaneo e parimenti disastroso. La Francia, raggiunta dalla crisi solo nel 1932, ricorse a una politica deflazionistica che finì con l'acuire la depressione e far crescere la disoccupazione. Tentò di restare ancorata al blocco aureo e di mantenere stabile il corso dei cambi, senza peraltro disdegnare accordi di merci e di compensazioni con paesi che seguivano la politica delle divise. A parte gli scandali Austria e Stawisky, la Terza Repubblica navigò dal 1932 al 1936 in un mare economico e politico tempestoso attraverso ripetute crisi ministeriali- qualcuna conclusasi addirittura con iì ricorso a gabinetti di struttura sovrapartitica scioperi, disordini, violenze e nel 1934 corse il pericolo di perdere la libertà democratica a opera delle leghe di estrema destra. Nel febbraio del 1936, la Francia sperimentò il più grande sciopero verificatosi nella sua storia, cui posero fine le elezioni legislative, che consentirono la formazione di un governo di «fronte popolare » (radicali, socialisti e appoggio esterno dei comunisti), presieduto dal socialista Léon Blum, con il programma di riforme sociali, di lotta al fascismo, di ripresa dell'economia. Al momento della insurrezione spagnola era, dunque, in carica il governo Blum che cadrà, osteggiato costantemente dalle destre e dai moderati, nel giugno 1937. L'Inghilterra, investita dalla crisi fin dal 1930, vide diminuire rapidamente le scorte auree e delle divise e, per evitare alla banca d'Inghilterra il crollo, la dispensò dall'obbligo di pagare in oro le banconote, svalutò la sterlina e introdusse dazi doganali protettivi. Il paese classico della valuta aurea abbandonò tale sistema valutario per lo sviluppo dei pagamenti e del commercio mondiale e, con il provvedimento della svalutazione deJla sterlina, il governo, in maggioranza costituito da conservatori, riuscì a far scendere rapidamente il corso dei cambi, senza che si verificasse il corrispondente aumento dei prezzi delle merci inglesi. Le misure governative, in sintesi, accrebbero la concorrenza internazionale delle merci inglesi e favorirono le importazioni delle materie prime industriali e delle derrate, riducendone i prezzi. L'Inghilterra quindi rinunciò a una lotta sistematica contro la crisi, ma pur con cresceç.ti interventi dello Stato nei com-
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parti economici, finanziari e valutari in particolare, continuò a muoversi lungo il binario consueto dell'economia liberista.che consentì il graduale miglioramento quasi autonomo della situazione, facendo peraltro pagarne il prezzo, specialmente sotto il profilo occupazionale, ai ceti più modesti e deboli. I disoccupati superarono costantemente i 3.000.000 e solo nel 1939 scesero a 1.500.000. Il paese fu travagliato da agitazioni, scioperi e disordini, ma la salda tradizione democratica offrì spazi molto angusti agli estremismi fascista e comunista. Ancora nell'estate del 1936 l'Inghilterra era dentro il tunnel della crisi economica e sociale, ma senza che venisse posta in discussione o corresse un qualche consistente pericolo la stabilità del regime più democratico dell'Europa. La Germania fu forse la prima in Europa a essere investita dalla crisi economico-finanziaria, tanto che già nell'autunno del 1930 molte banche private entrarono in liquidazione per mancanza di liquidità. Ai vincoli dei mezzi in partecipazioni industriali e in pacchetti azionari non corrispose, àopo ìe moìte disdette dei depositi, ia possibiìità di tradurli in liquidi. Crebbero smisuratamente anche i ritiri di denaro estero a termine dalle banche tedesche e nella prima metà del 1931 la Reichsbank aveva già perso non meno di 700 milioni di marchi in oro e divise. Dal luglio dello stesso anno cominciò una grande inquietudine anche da parte dei depositanti interni e, nella seconda settimana del mese, la banca di Dresda e la Donatbank divennero insolvibili. Il 31 luglio vennero chiusi tutti gli sportelli delle banche tedesche e vennero decretate le vacanze bancarie e la chiusura delle borse, mentre il governo adottò la politica delle divise. Nel gennaio 1933 la cifra dei disoccupati era salita a oltre 6 milioni e quella dei lavoratori a orario ridotto toccava il milione e mezzo. Il disastro sociale ed economico fertilizzò il nazional-socialismo che, nelle elezioni legislative del 1933, risultò vincitore. Il 30 gennaio 1933 Hitler fu nominato cancelliere e nell'agosto 1934, dopo la morte del presidente Hindenburg, fu proclamato" Fi.irher" della Germania. Il fallimento della repubblica di Weimar di fronte ai problemi di politica monetaria e creditizia posti dalla crisi economico-finanziaria mondiale rese possibile la conquista del potere da parte dei nazionalsocialisti e il superamento dei problemi di politica monetaria e creditizia. Si ebbe ben presto una generale ripresa dell'economia tedesca senza il ricorso a una svalutazione monetaria inflazionistica, ma producendo la crescita progressiva della domanda, che veniva via·via soddisfatta mediante quella parallela dell'offerta. Nel 1936 la disoccupazione si ridusse a un terzo di quella del
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1933 e nel 1937 sparirà del tutto. Ma dopo quest'ultimo anno si renderà necessaria l'emissione di nuovo denaro per il finanziamento delle operazioni di politica estera (Austria e Cecoslovacchia) e per l'accelerazione impressa al riarmo, sicché non sarà più possibile incrementare l'offerta dei beni, divenute non ulteriormente aumentabili le importazioni di materie prime ed essendosi esaurita, per la raggiunta occupazione totale, ogni riserva di forze lavorative. La ripresa economica e la fine della disoccupazione favorirono il cosiddetto "allineamento interno", perseguito, dove incontrava contrasti e opposizioni, anche con il ricorso al terrore poliziesco, alle prigioni, ai campi di concentramento e agli assassini. L'Unione Sovietica, per il suo particolare tipo di economia, risentì meno degli altri paesi europei delJa crisi economico-finanziaria mondiale. Nata in contrapposizione di quella di mercato, l'economia sovietica, anche dopo le correzioni apportate dalla NEP (Nuova Economia Politica), perseguì soprattutto l'industrializzazione del paese, senza preoccupazioni dei costo imposto ai cittadin i, ii cui livelìo socioeconomico medio era il più basso d'Europa e nel 1936, dopo circa 30 anni dalla rivoluzione dell'ottobre 1917, consentiva a mala pena il.solo soddisfacimento dei bisogni fisici di sopravvivenza. Durante gli anni '30 il paese, attraverso i piani quinquennali (1928-32, 1933-37, 1938-42), continuò a progredire nel processo d'industrializzazione e della piena occupazione di tutte le forze del lavoro, con risultati soddisfacenti specialmente nella industria estrattiva e metalmeccanica, ma nel quadro delle orripilanti nefandezze staliniane, dalla elimina zione dei kulaki (contadini agiati) alla condanna a morte di migliaia e migliaia di cittadini, compresi molti personaggi di primo piano della vecchia guardia rivoluzionaria bolscevica, dalle deportazioni in massa di intere categorie etniche e sociali agli stermini operati in Siberia e altrove. Rimasta isolata per anni, anche a causa del "cordone sanitario" costruitole intorno dall'Occidente, l'Unione Sovietica verso la prima metà degli anni 30 cercò di uscire dalla situazione in cui era venuta a trovarsi mediante la stipulazione di patti di non aggressione con gli Stati confinanti (Lettonia, Estonia, Polonia, Finlandia), la ripresa di rapporti con la Romania, l'entrata nella S.d.N., l'offerta di disponibilità al colloquio con l'Occidente, compresa la Germania di Hitler, e senza rinunziare ai principi leninisti che predicevano il caos o il crollo finale degli Stati a economia capitalista. Stalin avrebbe voluto dare un'immagine meno rigida e repellente del suo paese di cui giovarsi nell'eventualità, che cominciava ad apparire non del tutto improbabile. di una nuova guerra mondiale che, 0
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da una parte auspicava quale prodromo della sconfitta del sistema capitalistico, dall'altra temeva e voleva tenere lontana dalla Unione Sovietica che sapeva ancora impreparata. L'Italia fu investita dalla crisi economico-finanziaria mondiale, quando il fascismo aveva già cominciato a indirizzare l'economia verso forme chiuse e controllate. Nel 1927 il corso dei cambi era stato fissato a 90 lire per una sterlina. Il governo reagì alla crisi, incentivando i programmi di espansione agricola, allargando i I contro Ilo statale delle industrie e delle banche e trasferendone le azioni di maggioranza a enti pubblici (IR1 e IMI), dando grande sviluppo ai lavori pubblici. Si ebbe così una nazionalizzazione indiretta dell'economia nazionale che migliorò i livellì occupazionali, ma determinò un calo ragguardevole degli scambi commerciali e non ridusse, anzi peggiorò, lo stato cronicizzato di depressione economica del paese 1. Malgrado i condizionamenti che potremmo chiamare storici e al prezzo di un ulteriore abbassamento del livello medio della vita - già basso, specialmente in fatto di dieta calorica - negli anni 1935 e 1936 il pr(},4 dotto interno lordo aumentò, si verificò un qualche calo della disoccupazione, il disavanzo della bilancia commerciale nel 19 36 scese dai 1429 milioni dell'anno precedenle ai 497 milioni e il deficit del bilancio statale, in seguito alla drastica riduzione apportata alla spesa pubblica, venne quasi azzerato. La diminuzione del disavam:o della bilancia commerciale dipese dalla riduzione degli scambi, non dall'aumento delle esportazioni, scese anzi dai 10.210 milioni del 1931 ai 5542 milioni del 1936. Nel 1936 la guerra contro l'Etiopia, le sanzioni economiche decretate dalla S.d.N., l'andamento ancora depresso dell' economia mondiale fecero segnare al bilancio dello Stato la cifra record di 40,4 miliardi. Il governo pensò di porre rimedio alla grave situazione economica ricorrendo all'autarchia, che comporterà negli ultimi anni '30 un aumento della produzione e dell'occupa.zione, ma anche dei costi, e chiuderà ]'economia nazionale in un vero circolo vizioso, per uscire dal quale a poco o a nulla varranno le misure sostanzialmente surretizie del governo. Il paese nondimeno era nel suo complesso fiducioso e sperava in un fu turo miglioramento della sua economia in vista della graduale valorizzazione delle terre dell'impero appena conquistato. Mussolini, da parte sua, godeva nel 1936 del massimo consenso della stragrande maggioranza della popolazione strettasi a lui intorno, specialmente dal momento della guerra contro l'Etiopia, vittoriosamente conclusasi in breve tempo. La crisi economico-finanziaria mondiale, che aveva devastato nella prima metà degli anni '30 tutte le maggiori nazioni europee, nel 1936
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non poteva dirsi, eccezione fatta per la Germania, del tutto superata; diversamente non si sarebbero registrate le nuove svalutazioni monetarie e gli ulteriori rigidi controlli delle divise della seconda metà degli anni '30. Malgrado la conferenza economica mondiale di Londra del 1933 non fosse riuscita a perseguire la stabilizzazione internazionale delle valute, le correzioni antinflazionistiche dei prezzi avevano cominciato a produrre risultati positivi sull'industria e sull'agricoltura, consentendo la graduale costituzione di risparmi per gli investimenti, la risalita dei corsi e dei guadagni di borsa e la crescita delle entrate tributarie. Ma proprio quando tali fenomeni si venivano consolidando, alla crisi economica venne a sovrapporsi quella politica, che indusse le maggiori potenze europee alla corsa al riarmo, sull'esempio della Germania nazional-socialistae sotto la spinta della guerra italo-etiopica che aveva minacciato di destabilizzare l'area del Mediterraneo.
2. Se la situazione economica di alcuni paesi sembrava uscire, agli inizi della seconda metà degli anni 30, dalla crisi acuta del periodo precedente, quella politica internazionale venne viceversa aggravandosi dagli inizi del decennio sia in Europa che in Asia. Dopo la fine della prima guerra mondiale, la totalità dei paesi europei, vincitori e vinti, eccezione fatta per l'Unione Sovietica, dove nel luglio del 1918 la nuova Costituzione aveva sancito il regime comunista della dittatura del proletariato, si dette forme di governo democratiche, che successivamente vennero meno, oltre che in paesi minori, prima in Italia (1922) e poi in Germania (1933). L'avvento di Mussolini e del fascismo al potere non mutarono inizialmente la rotta della politica estera italiana, che rimase sostanzialmente filo occidentale dal 1922 al 1935 2 . L'occupazione e il bombardamento di Corfù nel 1923 rimasero un fatto isolato. Obiettivi prioritari di tale politica: ricerca d'influenza e di prestigio nel bacino del Mediterraneo, in un sotto fondo revisionista ed espansionista, affiorante talvolta nelle intemperanze verbali di Mussolini e nelle manifestazioni preordinate di piazza, reclamanti rivendicazioni territoriali contro la Francia (Nizza, Savoia, la Corsica) e contro la Jugoslavia (località nella costa dalmata). Mussolini si mantenne in pratica dalla parte dell'Inghilterra e della Francia, anche se l'Italia cominciò a rendere manifesta la sua insoddisfazione nei confronti degli ex-alleati in guerra fin dalla conferenza del disarmo del 1930, con la richiesta del-
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la parità con la Francia e con il condizionare la solidarietà di fronte al crescente revisionismo tedesco a concessioni economiche e politicocoloniali. La solidarietà non di meno non venne mai meno e, in pratica, trovò conferma sia nel 1934 con la reazione all'uccisione del cancelliere austriaco Dollfuss, sia il 14 aprile 1935 negli accordi di Stresa. Essa peraltro venne spezzata dalla iniziativa italiana in Etiopia, per la quale Mussolini aveva creduto di essersi assicurato tacitamente mano libera da Londra e da Parigi, che non avevano inteso dare il loro assenso all'impresa italiana, ma che, davanti a questa, rimasero sostanzialmente passive, limitandosi a far decretare dalla S.d .N. le sanzioni economiche contro l'Italia. L'effetto immediato e maggiore delle sanzioni fu il notevole dirottamento degli scambi commerciali italiani dall'Inghilterra e dalla Francia verso la Germania e il conseguente inizio del «flirt» italo-tedesco, destinato fatalmente a tradursi, nonostante i segnali di ripulsa molteplici e chiari, in un matrimonio di apparente convenienza, che verrà stipulato proprio durante e alla fine della guerra civile spagnola, non senza incertezze e ripensamenti deìio stesso Mussolini che non amava i tedeschi, ma ne aveva paura. Anche la Germania nazional-socialis ta inizialmente sembrò non si volesse discostare dalla linea di politica estera della repubblica di Weimar, tanto che nel 1933 rinnovò il trattato tedesco-sovietico scaduto nel 1931 e il 15 luglio dello stesso anno firmò a Roma il «Patto a quattro» che impegnava le quattro potenze a una convivenza pacifica. Ma meno di tre mesi dopo, la Gemania uscì dalla S.d.N. e si ritirò dalla conferenza per il disarmo. Lasciato passare un certo tempo, a lui necessario per consolidare l' «allineamento interno», Hitler, pur reiterando periodicamente profferte di disponibilità al negoziato e al buon vicinato - alle quali molti governi continuavano a credere, a cominciare da quello inglese - nel 1935 decretò la reintroduzione del servizio militare obbligatorio e la costituzione dell'aeronautica militare in risposta al prolungamento della ferma di leva deciso dal governo francese; il 7 marzo 1936 annunciò al Reichs tag la militarizzazione della Renania, sgomberata dagli alleati nel 1930, proponendo simultaneamente patti di non aggressione alla Francia, al Belgio e ai paesi dell'est europeo e giustificando la violazione del trattato di Locarno del 1932, da lui poco prima solennemente riconosciuto, quale contromisura alla conclusione del trattato di amicizia franco-sovietico ratificato dai due governi firmatari nel maggio; in occasione della guerra italo-etiopica assunse un ben calcolato atteggiamento di comprensione e di appoggio alla causa italiana, ponendo le premesse per ottenere la connivenza e la complicità italiana per il riarmo incontroI-
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lato e le imprese che avrebbe compiuto negli anni seguenti, quali l'annessione dell'Austria e della regione dei Sudeti, lo smembramento della Cecoslovacchia e infine l'aggressione armata alla Polonia d'intesa con l'Unione Sovietica. In Asia dal 1931 il Giappone aveva cominciato ad attuare una politica di espansione sul continente asiatico, d'intonazione antisovietica e anti-americana, giustificandola quale reazione alle intromissioni dell'Unione Sovietica in Cina e alle misure antimmigrazione adottate dagli Stati Uniti d'America. Nel 1932 il Giappone proclamò l'indipendenza del Manchu-Kuò e ne fece uno Stato vassallo; qualche tempo dopo l'impero del Levante uscì dallo S.d.N. e instaurò una politica di vere e proprie conquiste condotte dai capi militari, che divennero via via sempre più potenti, tanto da assumere la direzione politica del paese in visione imperialista e militarista, con qualche aggancio alle ideologie fascista e nazional-socialista trionfanti in Europa. Nel 1936 il governo imperiale nipponico concluse e firmò con la Germania il «Patto anti-Komintern» e l'anno successivo darà inizio alla guerra contro la Cina, occupandone via via aree molto vaste e creando un governo fantoccio cinese con a capo Wang-Ching-Wei, ex collaboratore di Chiang-Kai-shek. La guerra nipponica contro la Cina preoccupava da vicino l'Unione Sovietica che, proprio per questo, cominciò a rompere il suo isolamento nei modi che abbiamo accennati e al tempo stesso non lasciava indifferenti gli Stati Uniti che non potevano non sentirsi minacciati, nei loro interessi strategici ed economici, dall'espansionismo nipponico_ L'affermarsi e il consolidarsi di regimi totalitari in Europa e in Asia mutarono il corso delle relazioni tra le grandi potenze e spezzarono ben presto la costruzione politica messa in atto, non senza artifici ed equivoci, alla fine della prima guerra mondiale. L'equilibrio politico internazionale, già di per sé instabile, venne progressivamente rompendosi a causa della sfrontata spregiudicatezza e spirito di avventura delle dittature, della passività e debolezza delle democrazie e della intriseca labilità della pace postbellica raggiunta con troppi compromessi, imposta con spirito di vendetta e affidata a organismi internazionali che si dimostrarono ben presto insufficienti per mantenerla. 3. La S.d.N. e il sistema di sicurezza collettiva europea, ancorché su basi fragili, avevano retto durante gli anni '20 e avevano garantito una
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certa stabilità del quadro internazionale. L'uscita prima del Giappone e poi della Germania dalla S.d.N. furono un primo brutto colpo al prestigio della istituzione ginevrina, compromessa anche dalla stipulazione del «Patto a quattro» che, inteso a imbrigliare la politica revanscista tedesca, costituì di fatto il riconoscimento della parità tedesca dei diritti e della necessità della revisione dei trattati in vigore, generando vivaci malumori nella «Piccola Intesa» (Cecoslovacchia, Jugoslavia, Romania), sentitasi minacciata dalla messa in forse dello «status quo» creato in Europa dopo la fine della guerra, e nella Polonia, il cui governo autoritario del maresciallo Pilsudski si affrettò a stipulare un patto di non aggressione con la Germania, che fu un successo notevole per Hitler, in quanto pose fine all'incubo tedesco di una duplice aggressione da est e da ovest. Il «Patto a quattro» non riuscì gradito neppure all'Unione Sovietica, che si sentì minacciata sia dall'imperialismo nipponico a est, sia da quello tedesco a ovest una volta fosse caduto il diaframma polacco. Stalin, benché alle prese con i piani quinquennali, per la costruzione dell'industria pesante e il completamento della collettivazione agricola, e con i processi di epurazione per sbarazzarsi dei nemici reali e presunti, intuì l'assoluta esigenza per l'Unione Sovietica di uscire dall'isolamento, dispose l'entrata nella S.d.N., accantonò sul piano ufficiale, non su quello concreto, la strategia della «rivoluzione mondiale» e la sostituì con quella di facciata del «socialismo in un solo paese», depose la tradizionale ostilità al sistema Versailles-Locarno stringendo rapporti con i paesi garanti del sistema stesso e autorizzò la partecipazione dei partiti comunisti ai governi di «fronte popolare». Il mutamento di rotta più apparente che reale - i l Comintern, centro operativo strategico di propulsione e di guida dei partiticomunisti nel mondo, rimase in vita e in attività e avrà gran parte nella guerra civile spagnola- fruttò all'Unione Sovietica il riconoscimento da parte degli Stati Uniti e la stipulazione di patti di collaborazione con la Francia e la Cecoslovacchia. Si raffreddarono, invece, le relazioni tedesco-sovietiche che erano state intense nel campo economico ed estese anche a quello militare durante la repubblica di Weimar e nel primo periodo del governo nazional-social ista. Londra e Washington non dismisero, peraltro, la loro diffidenza nei riguardi di Mosca, mentre continuarono, specialmente Londra, a mostrarsi deboli nei riguardi di Berlino. La reintroduzione del servizio militare obbligatorio e la costituzione dell'arma aerea in Germania vennero deplorate e condannate dalla S.d.N. su sollecitazione della Francia, ma tutto finì lì. Anche la
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militarizzazione della Renania dette luogo a un verdetto di condanna morale, sancito in una conferenza internazionale convocata in Londra - alla quale partecipò anche l'Italia - dove venne deciso il ricorso alla Corte di giustizia dell'Aia e vennero confermati gli accordi di garanzia reciproca per la sicurezza collettiva europea, ma non venne adottata nessuna contromisura efficace. La Francia e l'Inghilterra - soprattutto la prima che godeva di una posizione politica e militare egemone sul continente europeo ed era la principale garante della configurazione politica europea postbellica -forse anche a causa della crisi economica che le travagliava, reagirono in maniera piuttosto blanda, nonostante che in quel periodo la Germania non sarebbe stata in grado di contrapporsi a misure di forza, i vincoli che la legavano all'Italia non esistessero ancora ed essa fosse stretta da un anello d'isolamento costituito dai patti franco-sovietico e sovieticocecoslovacco e dalla cooperazione in atto italo-austro-ungherese. La responsabilità del crollo del sistema europeo di sicurezza non può essere attribuita solo alla Germania e all'Italia, ma anche alla stessa S.d.N., alla Francia e all'Inghilterra che, del resto, erano state le grandi registe dell'istituzione ginevrina. Il rigido antirevisionismo francese e l'eccessiva disponibilità inglese agli accomodamenti con la Germania furono una delle principali cause di una po1itica ver bale, indecisa, ambigua che minò le fondamenta della stessa S.d.N., oltre che del sistema di sicurezza europea. La Francia, pur rifiutandosi sempre di legittimare le violazioni tedesche, si dissociò dalla politica inglese di «appèasement », tentò d'impedir-e il nascere di un'alleanza italo-tedesca, ma anziché operare nell'ambito della S.d.N., strinse e firmò patti e alleanze per proprio conto, senza intendersi con l'Inghilterra. Questa, a sua volta, per motivi ideali ed economici, privilegiò costantemente la politica del disarmo e dell' «appeasement », dell'attendismo benevolo, della tolleranza, sia per controbilanciare l'intesa franco-sovietica, sia per salvaguardare la pace non essendo preparata alla guerra, sia per essere meno direttamente minacciata nei suoi interessi dalle iniziative tedesche. L'Unione Sovietica, timorosa del pericolo di una guerra alla quale era impreparata e che avrebbe compromesso lo sviluppo dei piani quinquennali, perseguì, in quegli anni, nell'ambito della S.d.N. una politica impostata su contromisure concrete, anche di carattere militare, contro le violazioni dei trattati, come testimonia tutta l'attività svolta, in campo politico e diplomatico, dal ministro degli esteri Maksim Litvinov, senza che gli sforzi di questi trovassero sostegno concreto da parte dei colleghi francesi e inglesi.
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La crisi economico-finanziaria mondiale aveva fatto passare in secondo piano nei paesi democratici le esigenze politiche e militari. La necessità del risanamento economico e l'aspirazione generale alla pace, diffusa e maggioritaria in alcuni paesi, determinarono una politica impossibilitata a opporre la forza alla prepotenza. Le conseguenze furono dapprima il lento sgretolamento e successivamente il crollo della S.d.N. e del sistema di sicurezza collettivo europeo. La Francia e l'Inghilterra si mossero lungo strade quasi indipendenti l'una dall'altra. La Francia - dove il legittimo desiderio di pace veniva esasperato dall'onda demagogica del pacifismo ad ogni costo vedeva compromessa la credibilità della politica estera dalle ripetute crisi di governo, dalla discordia esasperata dei partiti e dalla radicalizzazione della lotta politica che screditavano il sistema democratico per cui, benché fosse la potenza più armata, risultava estremamente debole. L'Inghilterra giunse a firmare un accordo navale con la Germania senza darne avviso preventivo alla Francia. La German ia n on avrebbe potu to t rovare un ambiente più favorevole alia realizzazione delle sue imprese, specialmente dopo aver constatato la poco più che platonica reazione delle due potenze e della stessa S.d.N. alla guerra italiana contro l'Etiopia, nella certezza che non avrebbe corso grandi rischi di guerra che, d'altra parte, in quel momento non voleva perché non si sentiva sufficientemente preparata.
4. Nel luglio 1936 la situazione politica internazionale generale, e quella europea in particolare, era instabile, ambigua, complessa e inquieta, ma ancora suscettibile di correzioni e di raddrizzamento_ I fattori di maggiore apprensione e affanno erano: la ridotta e quasi azzerata scomparsa della autorità e del prestigio della S.d.N., in cui l'entrata dell'Unione Sovietica non era riuscita a coprire il vuoto dell'allontanamento del Giappone e della Germania; l'irruenza sempre maggiore del revascismo tedesco da tutti, Italia compresa, paventato, ma da nessuno validamente contrastato e contenuto; il pericolo di una nuova guerra generale che tutti, Germania compresa, volevano evitare, ma che nessuno riusciva ad allontanare stante la diffidenza reciproca sottesa non solo alle relazioni tra governi democratici e totalitari, ma anche a quelle tra i vari governi democratici e tra i vari tipi di dittatura. In Francia da pochi mesi era al potere il governo di fronte popolare presieduto da Leòn Blum, che doveva fronteggiare i contrasti inter-
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nitra radicali e socialisti, i centri del potere economico che gli erano per principio ostili, la resistenza passiva della potente burocrazia e delle forze militari, la consistente opposizione delle destre e dei moderati, mentre sempre più chiara e vigorosa si manifestava la minaccia tedesca; d'altra parte il governo Blum non riscuoteva la simpatia di quello britannico ed era inviso a quello italiano, sia sul piano ideologico che su quello politico, da parte italiana anche per la grande libertà di azione che concedeva agli esuli antifascisti italiani. L'Inghilterra era retta da un governo conservatore, presieduto da Stanley Baldwin, fautore della politica deìl'«appeasement », ma desideroso al tempo stesso di un ravvicinamento con la Francia, cui ostava in par- · te l'accordo franco-sovietico. Parte a sé stante nel concerto europeo occupava l'Unione Sovietica, che viveva un momento difficile e tenebroso di politica interna ed era alla ricerca di sicurezza sul piano delle relazioni internazionali, profondamente bisognosa di allontanare da sé la minaccia giapponese d a orien te e quella tedesca <la occidente, fidandosi pol:u dt:l1'efficacia del patto franco-sovietico e di quello sovietico-cecoslovacco. D'altra parte, i processi di epurazione- proprio nell'agosto del 1936 vennero condannati a morte Evan Konev e Grigorij Evscevic - non favorivano certo lo sviluppo di buoni rapporti con le democrazie occidentali. In Germania l' «allineamento interno» era ormai un fatto compiuto e la« Weltanschaung», ancorché teoria eclettica e irrazionale, aveva fatto presa sulla maggioranza del paese, che oramai ripudiava ogni avanzo di liberalismo e aderiva convinto al regime nazional-socialista che veniva allestendo un apparato militare poderoso, impostalo su di un modello originale per concezione, organizzazione e annarnento, pronto a vendicare le ingiustize di Versailles. In Italia Mussolini, più che il fascismo, ridotto quasi a un orpello della dittatura personale del duce, concentrava, con il beneplacito del re, tutto il potere ed era all'apice del p restigio e del consenso. Le opposizioni legali erano state messe a tacere da più di 10 anni e le voci dissenzienti del Senato, della cultura e della stessa fronda fascista erano state soffocate dal clamore dell'impresa etiopica. La stessa Chiesa cattolica, che ancora nel 1931 era stata l'unico foro palese di opposizione alle aberrazioni ideologiche del totalitarismo fascista, aveva sostenuto l'impresa africana, quasi si fosse trattato di una crociata evangelizzatrice. Le opposizioni illegali dei partiti soppressi e quelle dei nuovi movimenti politici clandestini - tipico quello di «Giustizia e Libertà» fondato nel 1929 da Carlo Rosselli - operavano entro spazi
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angusti e soprattutto in Francia e nell'Unione Sovietica, dove si erano rifugiati molti esponenti italiani dell'antifascismo. La grandissima maggioranza degli italiani aveva giudicato l'impresa etiopica come atto di riparazione dovuta per il trattamento ricevuto dall'Italia a Versailles e pegno di prospettive di lavoro e di miglioramento del livello socio-economico nazionale, non già conquista per lo sfruttamento delle popolazioni indigene. Il discredito inferto dall'Italia alla S.d.N., alla Francia e all'Inghilterra avevano creato uno stato d'animo pressoché generale di ottimismo per il futuro e di orgoglio nazionale, che trovava alimento nella propaganda del regime diretta a rafforzare le illusioni e le suggestioni create dalla conquista dell'impero. Secondo lo storico De Felice, che a nostro avviso coglie molto bene nel segno e centra il problema, l'estate del 1935 coincise con l'inizio di una metamorfosi-un'«involuzione» -della personalità del duce. Alla personalità caratteriale originaria si sovrappose in Mussolini un'altra personalità composita e diversa, altrettanto genuina e sincera 3. Il mito della «nuova civiltà» venne gradualmente impossessandosi di lui e con esso la convinzione che lui, solo lui, ne sarebbe stato l'artefice. Nacque nella sua mente la tendenza alla solitudine, a estraniarsi dalla «routine», a lasciare ad altri i] disbrigo dei fatti ordinari e a dedicarsi soprattutto alla nuova missione, di cui si sentiva investito sul piano storico, alla missione cioè della costruzione della «nuova civiltà», che non sarebbe potuta nascere che dalla visione che egli ne aveva. Si sentiva sicuro di sé e delle sue intuizioni- mirabilmente confermate dal successo dell'impresa africana - e veniva convincendosi dell'esistenza delle condizioni favorevoli per dare il via al suo progetto grandioso di impronta romana, cristiana e fascista, senza le asprezze del nazional-socialismo: «sicuro della sua infallibilità, è naturale che Mussolini vagheggiasse traguardi sempre più grandi ed ambiziosi e sentisse, per sé e soprattutto per gli altri, anche più prepotentemente che in passato, la suggestione degli elementi volontaristici e fideistici e fosse portato a considerarli sempre più decisivi e a sottovalutare invece quelli più propriamente razionali» 4 • E ancora De Felice: «ciò a cui Mussolini pensava erano i suoi «superbi disegni», che, come quelli di Cesare, avrebbero aperto «tempi nuovi» all'Italia e, grazie ad essa, alla civiltà europea, era il valore universale e dunque storico nel senso più pieno del termine del1' opera alla quale ormai si sentiva chiamato» s. «Tuttavia ciò non vuol dire» - aggiunge De Felice - che l'azione politica di fondo di Mussolini non rimanesse sostanzialmente un'azione «politica »,
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legata strettamente alla realtà interna ed internazionale e, anche se Mussolini avrebbe voluto in gran parte ignorarla, alla sua «routine». Nonostante i suoi nuovi «orizzonti», il «duce» era troppo buon politico e realista, e insicuro, per ignorarla. E anche se lo avesse voluto, il suo peso glielo avrebbe impedito. Capire questo è fondamentale» 6. Le scelte di Mussolini ebbero dunque sempre una giustificazione politica «rispetto alla logica internazionale del regime, del fascismo e del potere di Mussolini, anche a prescindere dalla involuzione del "duce"» 7. Tipica al riguardo fu la scelta della partecipazione italiana alla guerra civiìe spagnoìa per distruggere l'ordine vecchio, rimandando a dopo la eliminazione delle incompatibilità, che gli erano note e presenti, tra fascismo e nazional-socialismo. I rapporti italo-tedeschi ancora nel 1935, nonostante alcune affinità ideologiche tra il fascismo e il nazional-socialismo, erano meno aperti e cordiali di quelli precedentemente mantenuti con la repubblica di Weimar, soprattutto a causa della questione austriaca. La visita di Goering e di von Papen a Roma nel i 934, il freddo e delu-
dente incontro Mussolini-Hitler nel giugno dello stesso anno in Venezia, le ripetute dichiarazioni di stima di Hitler per Mussolini non erano valse a rinsaldare le relazioni, particolarmente tese in seguito al «putsch» del luglio 1934 contro l'Austria. Fu solo nell'autunno del 1935, per la comprensione dimostrata da Hitler verso l'impresa italiana contro l'Etiopia, che le cose cominciarono a cambiare, dando inizio a una collaborazione non coordinata che, dopo le dichiarazioni di Berlino e di Vienna dell'l 1 giugno 1936, non trovava più ostacolo nella questione austriaca. Ma ancora alla vigilia della insurrezione militare spagnola, Mussolini continuava a esprimersi, con i suoi collaboratori fidati, non molto amichevolmente nei riguardi della Germania che avrebbe dovuto guardarsi dal compiere «nuovi passi», diversamente egli non avrebbe esitato a ricostruire la coalizione di Stresa e non faceva mistero dei suoi sospetti e diffidenze verso la Germania, della quale nondimeno ammirava la capacità organizzativa e il senso collettivo della disciplina. Degli Stati direttamente interessati alla guerra civile spagnola va ricordato anche il Portogallo, dove in seguito alla rivolta militare del 1936 era al potere il generale Oscar Carmona, che aveva chiamato accanto a sé, come ministro delle finanze, il professore Antonio de Oliveira Salazar, divenuto capo del governo nel 1932. Nel Portogallo esisteva un governo dittatoriale d'organizzazione «corporativa» e di tendenza filofascista, chiamato «Es tado novo», che naturalmente fu dalla parte degli insorti militari, ai quali non poteva non andare
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la simpatia dei colleghi portoghesi o dei «fascisti in borghese » come venivano chiamati i seguaci di Salazar. È nel contesto politico ed economico mondiale sommariamente tracciato che trova la sua spiegazione l'internazionalizzazione della guerra civile spagnola, che diversamente sarebbe rimasta una delle tante rivolte o dei tanti colpi di stato di carattere interno che da oltre cento anni si verificavano, più o meno distanti nel tempo, nella Spagna. In una situazione internazionale diversa, l'insurrezione militare del luglio 1936 forse avrebbe potuto avere altro esito, mentre senza dubbio le operazioni militari avrebbero avuto corso e sviluppo differenti da quelli assunti, che furono condizionati in misura determinante dall'invio di armi, mezzi e personale ai belligeranti da parte di Stati esteri.
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NOTE AL CAPITOLO II I Il prodotto interno lordo, pari nel 1929 a 132,9 miliardi (1913 = 100), scese nel 19 30 a 125, 7; le importazioni, pari dal 1927 al 1929 a nna media di ci rea 20 milioni, scesero nel 1930 a 17 milioni. Dal 1934il PIL cominciò a risalire- 1934: 131, 1935: 145,3-l'incremento dipese soprattutto dall'aumento delle retribuzioni degli statali che rappresentavano ormai il 13% delle forze di lavoro rispetto alla media del 5,9% del decennio 1921-1930. Nel 1935 il bilancio dello Stato raggiunse quasi il pareggio e l'indice statistico dei salari mensili dei lavoratori dell'industria, che era stato 108 negli anni precedenti, scese a 92,9 nel 1934 per risalire a 94 nel 1936, mentre quello deilavoratori agricoli giornalieri dal 1929 al 19 35, venne decurtato del 10 % . I disoccupati e gli occupati a orario ridotto non scesero mai al di sotto del milione, nonostante la riduzione dell'orario di lavoro da 48 a 40 ore. Quella della disoccupazione e dell'andamento del commercio con l'estero rimasero le piaghe più dolorose dell'economia italiana durante, in particolare, la prima metà degli anni '30. 2 L'Italia nel 1934, fo copromotrice del «Patto a quattr o »; fir mò co n la Pr anda e l'Inghilterra la dichiarazione congiunta di conferma della indipendenza dell'Austria; sollecitò ed ottenne l'adesione dell'Ungheria ai «Protocolli di Roma»; schierò sue divisioni sulla frontiera austriaca per impedire l'annessione dell'Austria da parte della Germania; nel 1935, firmò con la Francia un accordo per rettifiche territoriali favorevoli all'Italia in Libia e in Somalia e nel 1935 (11 -14 aprile) promosse e pres iedé la conferenza di Stresa (condanna del rigetto militare dei trattati, conferma degli obblighi di garanzia del Trattalo di Locarno e della indipendenza e integrità dell'Austria). 3
Renzo De Felice. Op. cit. Vol. V, pagg. 254-330. Ibidem, pag. 266. s Ibidem, pag. 268. 6 Ibidem, pag. 301. 7 Ibidem.
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CAPITOLO
III
L'INSURREZIONE MILITARE DEL LUGLIO 1936
1. Precedenti immediati. 2. Successi e insuccessi della insurrezione. 3. La linea divisoria delle due Spagne. 4. Forze e problemi delle due parti.
1.
Le elezioni del 1936, anziché allentare le tensioni politiche e sociali, le inasprirono e moltiplicarono gli episodi di violenza, determinando situazioni di grande confusione e incertezza che il governo dimostrava di non poter o voler fronteggiare. I militari, o meglio la parte di loro più gelosa del ruolo delle forze armate, più tradizionalista e più ostile alle forze del fronte popolare, prepararono un'insurrezione che avrebbe dovuto essere effettuata nel mese di maggio, ma alla quale dovettero rinunciare, perché il governo ne era venuto preventivamente a conoscenza. Si trattò di un rinvio, più che di un abbandono del disegno, anche perché dopo il mese di maggio la situazione generale del paese si fece progressivamente più pesante a causa della gara demagogica apertasi a sinistra, in particolare tra socialisti e anarchici, per contendersi il favore delle masse e a causa del trasferimento in sede parlamentare dell'aspro duello tra i partiti di governo e le opposizioni. Le denunce di Gil Robles (CEDA) e di Calvo Sotelo in Parlamento contro l'azione, o meglio l'inazione, del repubblicano Santiago Casares 1 e contro i comportamenti prerivoluzionari delle sinistre furono di maggiore stimolo ai militari per un nuovo tentativo d'insurrezione, ritenuto tanto più necessario per le voci che correvano di una prossima rivoluzione a opera delle sinistre, in coincidenza delle cosiddette «olimpiadi popolari», che si sarebbero svolte attorno ai primi di agosto in Barcellona, con l'afflusso, anche dall'estero, di personaggi della sinistra rivoluzionaria, proprio nel momento in cui le unità delle forze armatesi sarebbero trovate a un livello di
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forza inferiore del 20% di quella normale, per le assenze determinate dalle «licenze estive )) volute dal governo. I militari fautori della insurrezione decisero di prevenire le Olimpiadi di BarcelJona e di agire quale che fosse la forza presente allearmi. Sembra che il governo avesse una qualche indicazione di quanto i militari venivano ancora una volta tramando, ma che si sentisse sicuro di poter facilmente dominare e reprimere l'eventuale insurrezione, così com'era avvenuto nel 1932, quando era fallito il colpo di Stato del generale José Sanjurjo Sacanell. Anzi sembra che il governo non volesse di proposito adottare misure preventive per impedire l'insurrezione, il cui fallimento gli avrebbe dato modo di suscitare la reazione popolare e offerta l'occasione di consolidare la sua posizione e attuare le riforme rivoluzionarie pretese dalle sinistre. Il 13 luglio venne assassinato il deputato del blocco nazionale Calvo Sotelo con la connivenza, almeno apparente, di autorità governative. Ciò indusse i militari ad anticipare l'in1zio della insurrezion e al 18 luglio, appunto per sfruttare l'indignazione suscitata in buona parte delJ'opinione pubblica da tale assassinio. Accadde che, per un malinteso, l'insurrezione avesse inizio nel Marocco con un giorno di anticipo, vale a dir e il 17 luglio, e ciò diminuì la sorpresa della insurrezione stessa nella madre patria . Il piano dell a insurrezione, pur prevedendo le difficoltà che sarebbero sorte in alcune provincie della Spagna meridionale e nelle Asturie, dava per sicuro il successo della operazione mediante la marcia di unità militari sulla capitale e la caduta nelle mani d egli insorti dei centri abitati maggiori, quali appunto Madrid e Barcellona, e delle città basi navali della flotta, tanto da non ritenere necessario, nel progetto primitivo, il trasferimento nella madre patria delle forze di s locate n el Marocco che, invece, vennero inserite nel piano, alla vigilia della insurrezione, per essere destinate nell'Andalusia, dove era molto forte il movimento anarchico. Il trasferimento sarebbe avvenuto via mare, utilizzando le navi da guerra, nel presupposto di poter contare sulla marina militare i cui ufficiali erano ritenuti a ragione tra i più accesi sostenitori della insurrezione. Le cose invece non andarono secondo le aspettative né del governo, né degli insorti. In un primo momento sembrò che la rivolta potesse essere facilmente domata, sia perché le adesioni risultarono meno numerose di quelle preventivate dai capi della insurrezione, sia perché questa fallì in molti centri maggiori della penisola e scatenò ovunque la reazione delle forze fedeli al governo e, soprattutto, dei movimenti politici di sinistra.
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2. In quattro giorni, dal 17 al 21 luglio, la Spagna si divise in due campi contrapposti, perse l'unitarietà statuale e delle forze annate regolari, come pure della « guardia civil », de 11 e «guardias de a salto», del «cuerpo de Seguridad» e dei «carabineros»: un'aliquota si schierò con gli insorti, un'altra con il governo legittimo. La guerra tra le due parti venne subito intesa in Spagna e fuori come lotta tra destra e sinistra, tra fascismo e antifascismo e, impropriamente, tra fascismo e democrazia, in quanto anarchici è comunisti non erano certo meno lontani dalla democrazia dei fascisti, dei nazionalsocialisti e degli altri movimenti affini. Le forze militari e politiche insurrezionali vennero genericamente denominate «nazionaliste» o «nazionali>;, quelle governative «repubblicane» o «rosse», due denominazioni quest'ultime di comodo, perché nelle forze nazionali non mancavano repubblicani e in quelle repubblicane uomini di elevato spirito nazionale. Vitluriusa in Africa a Meliiìa, Tetuàn, Ceuta, Larache, neìle Baleari ad eccezioni di Minorca, nelle Canarie e nel territorio metropolitano a Siviglia, Vitoria, Burgos, Saragozza, Pamplona, Salamanca, Valladolid, Huesca, Jaca, Càceres, Segovia, Àvila, Albacete, Granada, C6rdoba, Cadice e in altre località minori, l'insurrezione fo repressa altrove e, in particolare, a Bilbao, Madrid, Barcellona, Valencia, Malaga e Cartagena, dove a sconfiggerla furono le forze militari fedeli al governo e le milizie popolari ri voluzionaric, alle qual i i1governo ordinò, il 19 luglio, che venissero cedute le armi giacenti nei depositi militari. Il nuovo governo, di cui fu posto a capo José Giral y Pereira 2, uomo fidato del presidente della repubblica Manuel Azaria, riuscì a riprendere il controllo della situazione, dispose l'immediato scioglimento delle unità 1nilitari nelle quali si erano manifestati segnali di sedizione, congedò i quadri delle forze regolari e di polizia sospetti di scarsa fedeltà alle istituzioni repubblicane, molti dei quali vennero incarcerati e uccisi, e inquadrò le formazioni di miliziani nel nuovo «esercito popolare». A Madrid, i quadri più elevati rimasero fedeli al governo e l'insurrezione venne repressa per l'intervento della« guardia civil» e delle «guardias de asalto», più che per quello - allora assai propagandato - delle milizie popolari. Anche a Barcellona fu la «guardia civii », tradizionalmente fedele al governo, a schierarsi contro gli insorti. A Cartagena, dove era dislocata la gran parte della flotta, furono invece le cellule eversive degli equipaggi e degli operai dell'arsenale a impadronirsi delle navi congiuntamente agli ufficiali di mac-
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china e ad uccidere la quasi totalità degli ufficiali di vascello. Prevalenti altresì furono le adesioni al governo legittimo da parte dei membri dell'aeronautica militare, anche perché la gran parte delle basi aeree era raccolta nei pressi della capitale e dei grandi centri abitati rimasti sotto il controllo del governo. La diffusa opinione che all'insurrezione avessero aderì to in blocco le forze militari regolari e che la maggior parte dei capi militari fosse stata coinvolta in quella che fu definita la« rivolta dei generali» non è esatta. Secondo Raymond Carr 3 «un semplice fatto va affermato come assolutamente certo: se tutti gli ufficiali si fossero uniti alla insurrezione, essa avrebbe avuto successo in pochi giorni. Come abbiamo visto, a Madrid il corpo degli ufficiali era profondamente diviso e la loro divisione portò al fallimento della cospirazione dei giovani ufficiali». Dei maggiori capi militari si posero alla testa della insurrezione i generali Sanjurjo, Emil Mola Vi dal comandante delle forze di Pamplona, Miguel Cabanellas y Ferrer comandante delle forze di Saragozza, Francisco Fraucu y Bahamonde comandante nel le Canarie, Manuel Goded Llopis comandante delle forze delle Baleari, Gonzalo Queipo de Llano y Serra comandante delle forze di Siviglia. La morte di Sanjurjo in un incidente, avvenuto il 19 luglio mentre in aereo partiva dal PortogaUo per fare rientro in patria, privò l'insurrezione del capo designato e di uno dei generali di maggior prestigio. Da parte repubblicana, i generali più noti che ebbero parte nella repressione della insurrezione, fin dal primo momento, furono José Miaja Menant comandante delle forze di Madrid e Sebastiàn Pozas Perea comandante della «guardia civil».
3. Il 21 luglio il territorio controllato del governo e quello controllato dagli insorti, quanto a superficie, avevano pressoché la stessa estensione, mentre, quanto a popolazione; i1 primo contava 13 milioni di abitanti e il secondo 11 milioni. Dopo la fase iniziale della insurrezione, la linea approssimata di separazione tra le due Spagne « partendo dal mezzo della frontiera con il Portogallo, correva verso nordest fino alla sierra de Guadarrama, sopra Madrid, quindi piegava verso sud-est fino a Teruel, a un centinaio di chilometri dalla costa mediterranea; poi correva di nuovo verso nord, fino ai Pirenei, tagliando la frontiera con la Francia press'a poco a metà. Ad eccezione della lunga fascia costiera che comprendeva le Asturie, Santander e le due
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province basche settentrionali, tutto il territorio a nord e a ovest di questa linea era nelle mani dei nazionali. Il territorio a sud e a ovest, eccetto le grandi città andaluse di Siviglia, Granada, Cordoba e Algesiras (tutte isolate l'una dall'altra, tranne le ultime due) era nelle mani dei repubblicani» 4 (schizzo n. 9/A). La linea di separazione non era il risultato di valutazioni strategiche e operative, ma del come erano andate in concreto le cose nei primi giorni. La parte della Spagna più ricca di risorse finanziarie, industriali e minerarie era in mano repubblicana, mentre la parte più dotata sotto il profilo agricolo, ma di minore peso politico perché popolata di agricoltori e quasi priva di operai, era nella mani dei nazionali. Aveva ragione Indalecio Prieto quando, proprio in quei giorni, dichiarava: «noi abbiamo tutto», giacché la grandissima parte di ciò che contava era rimasta ai repubblicani. Mancavano, invece, a questi ultimi un governo capace di far osservare le leggi, una leale intesa politica tra le parti, l'ordine e il senso della disciplina collettiva. Il governo cli Casares Quiroga venne subilo esaulor alo dalla pia zza che s'impadronì del potere e delle anni per ottenere «hic et nunc » le trasformazioni economiche e sociali che i partiti di sinistra avevano promesso. Anche sotto il governo di Giral, si moltiplicarono in quei giorni gli episodi sanguinosi dì violenza, le prepotenze, i soprusi, gli assassini, mentre il governo non era in grado di adottare contromisure valide, anche perché iri alcune regioni si costituirono governi locali con coalizioni diverse da quella del governo centrale 5, che mal sopportavano l'autorità di Madrid e tendevano ad agire autonomamente. D'altra parte Giral, avendo sciolto le forze armate regolari e quelle di polizia, aveva scarse possibilità d'intervento m ilitar e e doveva ricorrere alle milizie della CNT e della UTG, le quali, costituite in unità improvvisate e raccogliticce, non erano idonee a condurre operazioni militari contro le forze regolari nazionali, ma solo operazioni punitive, guidate da capi tanto fanatici quanto incompetenti. Due erano nondimeno i punti a favore dei repubblicani: il controllo delle frontiere terrestri e di larga parte di quelle marittime, sia sulla costa atlantica èhe su quella mediterranea, attraverso le quali potevano giungere rifornimenti dall'estero; il possesso della capitale, al quale i nazionali avevano puntato fin dal primo momento. Se Madrid fosse caduta nelle mani dei nazionali, probabilmente l'insurrezione avrebbe perseguito un successo immediato e globale. Uno dei fattori di maggiore debolezza del movimento insurrezionale, oltre la mancataconquistadellacapitale, fu senza dubbio la ve-
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nuta meno, con la morte del gen. Sanjurjo, dell'unico capo riconosciuto e accettato della insurrezione, con la conseguenza che le varie operazioni rimasero affidate ai singoli capi delle regioni, spesso neppure in grado di comunicare tra di loro. Gli insorti disposero principalmente di due raggruppamenti di forze: il primo costituito dalle deboli divisioni di Saragozza (5 3 ), Burgos (6a) e Valladolid(7a) e dai «requetés» carlisti della Navarra, postisi agli ordini del gen. Mola; il secondo comprendente le forze regolari e indigene del Marocco, passate pressoché in blocco dalla parte degli insorti e che, per la loro compattezza morale e discipiinare, il loro inquadramento e il loro livello addestrativo, rappresentavano il raggruppamento di forze più solido e più operativamente efficente. Se il controllo acquisito dai nazionali in alcune regioni e città del nord della Spagna, dove le forze tradizionaliste erano in maggioranza, si poteva considerare saldo e sicuro, nella Spagna meridionale esso era minacciato dagli anarchici delle campagne e dai minatori dell'Andalusia, che davano non poco da fare alle uniià nazionaìi del gen. Qucipo de Llano. lì raggruppamento delle forze nazionali del nord cercò subito di estendere lazona controllata sia verso nord (Guipuzcoa), sia verso ]a frontiera con la Francia (Jrùn), sia verso oriente (Aragona), sia soprattullo verso Madrid; ma le sue formazioni, ancorché bene animate e inquadrate erano povere di uomini e di mezzi, procedettero faticosamente e quelle marcianti su Madrid vennero arrestate sui valichi delle sierre. Le forze in Marocco assunsero subito il controllo della regione, anche in virtù dei buoni rapporti che esse mantenevano con i capi e le popolazio~ ni locali, ma, se l'insurrezione fosse fallita nella madre patria, esse avrebbero avuto esigue possibilità per una prolungata resistenza autonoma. D'altra parterisultò subito evidente la necessità di trasferirle nella penisola, dove le cose per gli insorti non andavano come era stato previsto. Il trasferimento nondimeno era attuabile solo in misura esigua via mare, di cui avevano il dominio le forze navali e aeree rimaste fedeli al governo legittimo. La insurrezione mancò, dunque, l'obiettivo di Madrid, non fu in condizione d'instaurare un governo unitario e di proclamare lo« stato di guerra» in tutto il paese e produsse la divisione della Spagna in due parti, una divisione - come sostiene Raymond Carr - anzitutto «geografica», determinata nelle varie città e regioni dal prevalere nei primi giorni e fin verso la fine del mese di luglio dall'una o dall'altra parte. Ciascuna di queste consolidò il proprio successo non infrequentemente con il ricorso a metodi spicci, nei quali rientrava anche l'assassinio dei rivali. In linea generica, si può affermare che
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i ceti benestanti e medi, compresi molti intellettuali, furono a fianco degli insorti, come pure la maggior parte dei contadini, con le vistose eccezioni dei Paesi Baschi e della Catalogna e delle aree costiere del Levante, mentre i ceti operai, parte di quello medio borghese e di quello intellettuale, i sindacati si schierarono con il governo legittimo, ma con obiettivi distinti: alcuni per la realizzazione di una repubblica socialista, altri per il trionfo dell'anarchia, pochi infine per la stabilizzazione di una repubblica democratico-liberale. Entrambi gli opposti campi risultavano fortemente divisi anche al loro interno; ma mentre quello insurrezionale riuscirà a sopire le divergenze interne con il richiamo alla necessità prioritaria comune di lottare contro le forze rivoluzionarie e con l'istituzione di un rigido controllo politico affidato ai militari, quello composito repubblicano non solo manterrà le inconciliabili divisioni interne, ma le aggraverà nel tempo, tanto che esse alla fine risulteranno una delle cause non secondarie della sconfitta delle sinistre.
4. Alla fine dei primi quattro giorni della insurrezione, secondo stime attendibili, gli insorti potevano contare: nella madre patria, su 7000 ufficiali 6 e 25.000 sottufficiali e truppa dell'esercito, 14.000 uomini della «guardia civil», 6000 carabineros, 10.000 uomini delle «guardias de asalto» e delle forze di sicurezza civili. Ai circa 60.000 uomini di tali forze andavano aggiunti 6000 « requetès » della Navarra e alcune centinaia di falangisti; nel Marocco, tra il «tercio extranjero » e i « regulares » marocchini gli insorti avevano una forza iniziale di 25.000 uomini, elevata in pochi giorni a 30.000. Quanto alle forze navali, gli insorti disponevano della sola base di El Ferrol (Galizia) e di basi o installazioni minori in Ceuta (Marocco) e nelle Canarie. Le navi in ]oro possesso erano la corazzata <<Espafia», vecchia e già destinata alla demolizione, l'incrociatore «Almirante Cervera», il cacciatorpediniere« Velasco», 3 torpediniere, 4 cannoniere, 4 guardacoste. La grande parte delle navi era alla fonda nella base di El Ferrol, presso i cui arsenali erano in costruzione 2 incrociatori-il «Canarias» e il «Baleares» - che entrarono in linea in tempo successivo e ridurranno così lo squilibrio esistente con la marina repubblicana. Gli insorti disponevano altresì di un centinaio di velivoli, tutti di modello sorpassato e di scarsa capacità bellica, di cui solo una ventina impiegabili.
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I repubblicani potevano contare su 260 ufficiali e 36.000 sottufficiali e truppa dell'esercito, 25.000 «guardias de asalto» e uomini delle forze di sicurezza, 20.000 uomini della «guardia civil», 10.000 carabineros. A questi 90.000 uomini si aggiunsero rapidamente circa 400.000 uomini inquadrati nelle formazioni volontarie miliziane. La marina comprendeva la corazzata «Jaime I», gli incrociatori «Libertad», «Mendez Nuiiez» e «Miguel de Cervantes», 8 cacciatorpediniere, 5 torpediniere, 6 sommergibili, 1 cannoniera, 5 guardacoste. La marina repubblicana controllava la costa cantabrica meno la base di El Ferrol, l'intera costa mediterranea e la base di Mahon nell'isola di Minorca (Baleari). Dei circa 300 aerei disponibili in Spagna, 200 erano con i repubblicani, ma solo un centinaio di essi, dislocati prevalentemente negli aeroporti intorno a Madrid, erano in grado di operare in guerra. La superiorità numerica delle forze terrestri, navali e aeree repubblicane era nel complesso schiacciante, anche prescindendo da quelle miliziane, e qualora non fosse stato possibile per gìi insorti trasferire nella madre patria le forze del Marocco, l'insurrezione avrebbe potuto essere domata. Alla fine di luglio, il governo, detentore delle maggiori risorse del paese che gli garantivano la possibilità di una lunga resistenza e forte dell'assoluta superiorità milit~rc, si manteneva in un atteggiamento prevalentemente difensivo, contando di po, ter contenere in Africa le forze insorte impedendone il trasferimento nella madre patria con l'impiego delle proprie forze navali e aeree, ed essendo consapevole della impreparazione ad azioni offensive delle forze miliziane, preoccupato soprattutto del consolidamento del controllo integrale delle regioni rimaste fedeli al governo e ai governi locali e della messa in atto delle trasformazioni rivoluzionarie. Solo in pochi casi- Màlaga e Badajoz - i repubblicani, a fine luglio, erano riusciti a riconquistare zone passate in un primo momento nelle mani degli insorti (schizzo n. 9 e n. 10). Questi ultimi si trovarono in una situazione delicata e difficile nel dover risolvere tre problemi essenziali per impedire il fallimento totale della insurrezione: il trasferimento delle forze del Marocco nella madre patria, il conseguimento delle comunicazioni tra le aree nord e sud da loro tenute, l'acquisizione del controllo della frontiera . con il Portogallo e di almeno parte di quella con la Francia. A ben poco, infatti, sarebbe valso il possesso della zona settentrionale della «meseta» e di quelle delle aree di Siviglia, C6rdoba e Cadice se non si fosse realizzate la piena libertà di comunicazioni tra le due aree e quasi a nulla sarebbe valso il possesso dell'intero Marocco, delle
Schizzo n. 10 L'AVANZATA SU MADRID
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isole Canarie e di quelle di Ibiza e Maiorca nelle Baleari, qualora non fosse stato possibile sottrarre il controllo del mare alla marina e all'aeronautica repubblicane. Per la situazione di stallo creatasi a fine luglio, entrambe le parti avevano necessità di aiuti: i repubb Iicani per rinforzare l' aeronautica e per armare le formazioni miliziane; i nazionali per risolvere il problema del trasferimento sulla penisola delle forze del Marocco.
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NOTE AL CAPITOLO III 1 Il governo in carica al momento della insurrezione era formato dalla coalizione dei partiti repubblicani liberali e guidato dal repubblicano Santiago Casares Quiroga. Cercò di sedare l'insurrezione con i mezzi costituzionali e non volle distribuire le armi ai cittadini. Non riuscì nel suo intento e dovette dimettersi. 2 José Girai. y Per eira fu incaricato di costituire un nuovo governo e vi provvide ricorrendo alla stessa coalizione del governo dimissionario e ottenendo l'appoggio dei partiti di sinistra. Il primo provvedimento adottato fu la distribuzione di armi alle due potenti organizza zioni sindacali, la socialista UTG e l'anarchica CNT. 3 Raymond Carr. «Thc Spanish Tragedy» . London, 1977. 4 Hugh Thomas. «Storia della guerra civile spagnola ». Einaudi, Tori no, 1963, pag. 170. 5 I baschi si sentivano impegnati soprattutto nella conquista dell'autonomia e nella costituzione della repubblica Euzkadi (nome basco delle loro province); gli asturiani tendevano sopraltutto a impossessarsi di Oviedo; i calalani . poco allenti alle vicende del governo di Madrid e d elle altre fronti , curava no la loro autonomia e l'integrità della loro regione, con aspirazioni di estendere il loro controllo all'Aragona, sulla quale rivendicavano presunti diritti, e alle Balea ri. 6 Dei 14.000 ufficiali nei ruoli, solo 12.000 erano presenti nelle unità. Di questi : 7000 furono dalla parte degli insorti; 2000 furono uccisi, 2700 vennero incarcerali (in parte solo successivamente reimpiegati), solo 300 rimasero immediatamente fedeli al Governo repubblicano.
CAPITOLO
IV
L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL CONFLITTO
1. Le richieste di aiuti da parte del governo Girai e degli insorti. 2. L 'intervento francese. 3. L'intervento del Comintern e del Profintern. 4. L 'intervento dell'Unione Sovietica. 5. L'intervento dell'Italia. 6. L'intervento della Germania. 7. Il sostegno portoghese. 8. La neutralità inglese. 9. I paesi dell'America. 10. Il patto e il comitato di non intervento.
1.
Fu singolare che gli spagnoli, fieri e orgogliosi per natura, non abbiano avuto la benché minima esitazione nel rivolgere richieste di aiuti a governi stranieri, anche se limitate inizialmente all'acquisto di anni, aerei e munizioni. Il fatto fu che, già dopo circa 40 ore, le due parti che si fronteggiavano si sentirono malsicure, non furono in grado di valutare con esattezza o con una certa approssimazione il rapporto di forze e il grado di consenso che raccoglievano nel paese. Ognuna delle due parti seppe a chi rivolgere le richieste, non già per intese e accordi preventivi, ma perché la lotta interna spagnola che aveva inizio toccava da vicino interessi politici, strategici ed economici di alcune potenze europee e quem ideologici dei grandi movimenti di destra e di sinistra europei e non. Il governo Giral era costituito, come abbiamo già scritto, da liberali di sinistra, laici e massoni, e poggiava su di una coalizione di fronte popolare cui aderivano socialisti, anarchici e comunisti. Di questi tre partiti, solo quello comunista, per la verità numericamente modesto (30 + 40.000 inscritti), era aderente alla IIP Internazionale e in éado perciò di ricevere appoggi dal Comintern. Il partito socialista era di costituzione relativamente recente e aderiva alla «Internazionale socialista e operaia», ma questa era in quel periodo in crisi in seguito alla estromissione dalla politica attiva dei socialdemocratici tedeschi e austriaci, che erano stati fino a qualche anno prima i più fiorenti e importanti partiti socialisti europei.
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Gli insorti, anche questi privi di ogni appoggio esterno, si rivolsero all'Italia e alla Germania per poter acquistare il materiale bellico di cui avevano bisogno, senza nessuna intesa preventiva, ma fiduciosi dell'accoglimento delle loro richieste da parte dei governi fascista e nazional-socialista che non avrebbero potuto restare indifferenti di fronte al passaggio definitivo della Spagna su posizioni di fronte popolare. Furono dunque le richieste delle due parti spagnole e l'accoglimento di esse da parte dei governi cui erano state rivolte ad aprire la strada ali'intemazionalizzazione del conflitto interno spagnolo, nel quale verranno coinvolti, sia pure in misura e portata diverse, le maggiori potenze europee (Francia, Unione Sovietica, Gennania, Italia), e alla quale vennero interessati l'Europa intera e alcuni paesi del continente americano.
2. La sera del 19 luglio, il capo del governo francese, Léon Blum, ricevé da Girai un laconico, ma significativo telegramma in cui era scritto testualmente: «Colti di sorpresa da un pericoloso colpo militare. La prego di aiutarci immediatamente con armi e aeroplani, Fraternamente suo Girai» 1. Il giorno 21 l'ambasciatore spagnolo a Parigi, Juan F. de Cardenas y Rodriguez, quantificò la richiesta: 20 aerei da bombardamento Potez, 8 mitragliatrici, 4 milioni di cartucce, 20.000 bombe. La richiesta di Giral trovò Blum ben disposto ad accoglierla, tanto che il mattino del ~orno 20 il capo del governo francese convocò il ministro degli esteri Ivan Delbos e il ministro della guerra Edouard Daladier, entrambi radicali, che non avanzarono obiezioni di sorta al soddisfacimento della domanda spagnola. Venne, nella stessa giornata, mes.so al corrente anche il ministro dell'aviazione, il socialista Pierre Cot, che dichiarò la sua disponibilità senza riserve. Blum decise per l'immediato invio in Spagna del materiale richiesto. Da tempo era stata programmata in Londra una riunione dei ministri degli esteri belga, francese e inglese, per i giorni 23 e 24 luglio, per l'esame di un nuovo passo presso i governi italiano e tedesco, al fine di addivenire alla stipulazione di un trattato di assistenza reciproca tra le 5 potenze per ristabilire un clima di fiducia e di tranquillità in Europa dopo la fine della guerra italo-etiopica e la rimilitarizzazione della Renania. Il capo del governo inglese, il conservatore Stanley Baldwin, fece sapere a Blum, per il tramite dell'ambasciatore fran-
CAP. IV - L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL CONFLITTO
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cese in Londra, Charles Corbin, che avrebbe gradito incontrarlo per discutere la questione spagnola e che l'incontro, per non dare troppo sull'occhio, avrebbe potuto aver luogo in occasione della prevista conferenza dei ministri degli esteri. Non è un'illazione arbitraria pensare che Baldwin fosse già a conoscenza della decisione di Blum di accogliere la richiesta di Giral e che, comunque, il capo del governo francese non sarebbe rimasto indifferente di fronte ad appelli del governo spagnolo. Blum colse l'invito e partì per Londra con Delbos. Qui, ricevuto da Baldwin e dal ministro degli esteri inglese, il conservatore Anthony Eden, si sentì raccomandare caiorosamente di agire con la massima prudenza possibile nei riguardi della questione spagnola al fine di evitare l'internazionalizzazione della guerra civile e il pericolo di una nuova guerra europea. La sera del 24 Blum e Delbos trovarono a riceverli nell'aeroporto Le Bourget di Parigi il ministro radical-socialista Camilla Chautemps che li mise al corrente che il giornale di destra «Echo de Paris» aveva pubbìicato la notizia della richiesta di Girale dell'accoglimento di questa da parte del governo francese, suscitando l'indignazione delle destre e l'opposizione di alcuni membri radicali del governo, i quali non riuscivano a persuadersi del perché si dovesse correre il rischio di una guerra, quando non lo si era voluto correre per la rimilitarizzazione della Renania. A far sapere quanto era avvenuto tra le quinte circa la questione spagnola all'«Echo de Paris» e, probabilmente, non solo alla stampa, erano stati lo stesso ambasciatore spagnolo in Parigi e il suo addetto militare, colonnello Antonio Barroso Sanchez-Guerra. Il 25 mattina, il consigliere dell'ambasciata spagnola Cristobal de Castillo, favorevole al pari dell'ambasciatore e dell'addetto militare al movimento insurrezionale, rifiutò di firmare i documenti che perfezionavano l'acquisto del materiale bellico e l'assegno di pagamento. Di fronte al putiferio sollevato dalla stampa Blum e Delbos furono costretti ad annunziare la soppressione dell'invio dei materiali e il giorno 30 assicurarono la commissione affari esteri del senato francese che nessun materiale bellico era stato inviato in Spagna. Dissero il vero, come sostiene il Thomas 2, o mentirono come affermerà il 24 gennaio 1939 il deputato Xavier Vallat, vice presidente della federazione repubblicana, in una scdu ta plenaria della Camera: il 25 luglio erano già stati inviati in Spagna una ventina di velivoli da bombardamento Potez 3. A diramare il dubbio c'è la comunicazione che l'addetto militare presso l'ambasciata italiana in Madrid fece a Roma il 26 luglio, nella quale dava notizia che già il 25 luglio
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erano giunti in Spagna, atterrando all'aeroporto di Barcellona Prat de Llobregat, alcuni velivoli Potez. Blum continuò a traccheggiare nella speranza che le acque si calmassero, ma poi si sentì costretto a indire una riunione del consiglio dei ministri, che si svolse il 2 agosto in un'atmosfera davvero inferocita tra i sostenitori, da una parte, degli aiuti al governo legittimo spagnolo - forti del fatto che in quella data era stato accertato l'invio di aerei italiani agli insorti - e i sosteni tori, dall'altra parte, della neutralità francese, i quali chiedevano che la Francia assumesse l'iniziativa per un patto di non intervento sottoscritto da tutti i paesi europei. La riunione del consiglio dei ministri si chiuse a tarda sera e venne diramato un comunicato nel quale si rivolgeva un appello all'Europa per la costituzione di un'organizzazione internazionale che garantisse il non intervento straniero nelle faccende interne spagnole. Il comunicato non diceva che in quella stessa seduta era stato previsto di continuare a fornire aiuti al governo spagnolo per il tramite di paesi Lerzi e che era s Lato da Lo mandato ai ministro Cot di cedere aì governo di Madrid 30 aerei da bombardamento e da ricognizione, 15 da caccia, 10 da trasporto e da addestramento. Secondo altre fonti la decisione dell'invio di tale materiale venne presa in un successiva riunione del consiglio dei ministri, tenuta il giorno 8 agosto e svoltasi in un'atmosfera ancor più turbolenta, durante la quale poco mancò che il governo non si dimettesse. Frattanto, attraverso la frontiera francoiberica, aveva inizio l'afflusso in Spagna di personale francese specializzato nell'impiego e nella manutenzione di mezzi bellici e divolontari francesi e di altri paesi desiderosi di arruolarsi nelle formazioni repubblicane. Il governo francese fu, dunque, il primo, noncurante del severo monito inglese, a intervenire a favore del governo di Madrid sul piano della cessione di materiale bellico, ad aprire la sua frontiera con la Spagna per il libero passaggio dei volontari che accorrevano ad arruolarsi nelle formazioni volontarie miliziane e a consentire sul suo territorio la costituzione di centri di reclutamento di volontari francesi e stranieri, ricorrendo a smentite ufficiali e sotterfugi vari, con i quali cercava di coprire le attività di sostegno che in concreto svolgeva, o lasciava che si svolgessero, a favore dei repubblicani spagnoli.
3. Non su richiesta del governo di Madrid, ma di propria iniziativa, cominciarono con estrema sollecitudine a darsi da fare a favore dei
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repubblicani e, in particolare, dei comunisti spagnoli, il Comintern e il Profitern, il primo organo di coordinamento dei partiti comunisti e il secondo organo di coordinamento dei sindacati comunisti dei vari paesi del mondo. I dirigenti dei due organismi si riunirono il 21 luglio in Mosca e il 26 luglio in Praga e concordarono l'invio immediato in Spagna di viveri e fondi da raccogliere, mediante offerte e sottoscrizioni, tra gli iscritti al partito e al sindacato nei paesi dove i due organismi avevano loro rappresentanze. Il Comintern, inoltre, rinforzò subito la sezione spagnola presso la quale vennero inviati gli italiani Palmiro Togliatti e Vittorio Vidali e il francese Jacques Duclos, il primo con il compito d'impostare e dirigere, affiancato dal Vidali, la politica e la strategia del partito comunista spagnolo, il terzo con l'incarico di consigliere militare delle formazioni volontarie che venivano costituendosi. Successivamente il Comintern inviò in Spagna l'ungherese Erno Gero al quale venne affidato il controllo dei comunisti catalani; Togliatti, Vidali e Duclos sostituirono l'argentino Vittorio Codovilla e il bulgaro Stepanov e cominciarono di fatto a guidare direttamente l'attività del partito comunista spagnolo, mettendo quasi in ombra i capi comunisti spagnoli, quali, ad esempio, lo stesso J osé Diaz e Dolores Ibarruri. La grande base logistica del Comintern venne installata in Parigi, dove si trovava il capo dell'ufficio propaganda della sezione Europa occidentale del Comintern, il tedesco Willy Miinzenberg. Sorsero in Francia, a opera del Comintern, numerosi organi di propaganda e soccorso e centri di reclutamento, nominalmente senza l'etichetta comunista, ma di fatto controllati e diretti da comunisti, agenti nel quadro dell'organizzazione «Soccorso rosso internazionale», che già nel 1934 aveva aiutato i rivoluzionari della sinistra spagnola. L'orga- · nismo generò per 1'occasione il « Comité international del' aide au peuple éspagnol», del quale fu messo a capo il comunista ungherese Vietor Basch. Basch svolse un'opera di propaganda intensa ed efficace, volta soprattutto a far identificare la causa del governo spagnolo con quella di tutto l'antifascismo, senza badare alle diverse colorazioni che lo rappresentavano, e conseguì, con la chiara com1ivenza del governo francese, risultati eccellenti. Vennero raccolti denaro, vettovaglie, materiale sanitario e l'intervento del Comintem e del Profintern si rivelò subito prezioso per la causa del governo spagnolo e, in particolare, dei comunisti spagnoli, ma non sul piano militare, almenp fino alla fine del mese di agosto, in quanto l'Unione Sovietica non volle compromettersi direttamente, fino a tale data, con l'invio di materiale
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bellico. Vero è che il reclutamento e l'invio di volontari era di per sé un sostegno militare, ma la Spagna repubblicana aveva estremo bisogno di armi e di mezzi bellici che l'Unione Sovietica non sembrava disposta a concedere, dando vita a forti malumori nell'ambito dello stesso Comintern e alimentando la tagliente propaganda dei trotzkisti contro Stalin e i dirigenti del partito comunista sovietico.
4. Allo scoppio dell'insurrezione militare in Spagna, l'Unione Sovietica, pur attivando immediatamente il Comintern e il Profintern, assunse sul piano ufficiale un'atteggiamento di grande prudenza e cautela. Anche se in pratica il Cornintern, nato a Mosca nel 1919 per tenere sotto direzione unica i partiti comunisti di tutti i paesi, era una creatura ligia e sottomessa all'Unione Sovietica, sul piano istituzionale era un organismo distinto e separato dall'apparato governativo del paese. Stalin ebbe timore che dalla questione spagnola potesse derivare una guerra generale che egli assolutamente non voleva. Lasciò che di essa si interessasero attivamente Comintern e Profintern e autorizzò la raccolta di fondi e di vettovaglie anche da parte del PCUS, ma si astenne inizialmente dall'inviare armi. Fu solo verso la fine di agosto che autorizzò il Comintern a istituire un organo «ad hoc» per gli aiuti di materiale bellico e lo fece in seguito all'arrivo a Mosca di una delegazione del partito comunista spagnolo, carica di « grandi sonune d'oro», prelevato dalla riserva della banca spagnola di Stato, come riferirà anni dopo il gen. sovietico Walter Krivickij, nell'agosto 1936 capo dei servizi segreti sovietici nell'Europa occidentale, con sede all'Aja. Sta di fatto che solo dall'ultima decade dell'agosto 1936 Stalin intervenne più direttamente nella questione spagnola.1127 agosto venne inviato a Madrid, quale ambasciatore dell'Unione Sovietica, Marcel Rosenberg, abile ed esperto diplomatico, già vice segretario della S.d.N., che si portò al seguito un plotone di funzionari civili e di alti ufficiali dell'armata rossa, tra i quali il gen. Ivan Berzin, già capo dei servizi segreti sovietici e divenuto poi noto in Spagna con il nome di Goriev. L'ambasciatore Rosenberg era stato preceduto, il 25 agosto, dal vecchio rivoluzionario Antonov Ovscenko, nominato console generale dell'Unione Sovietica in Barcellona. Ovscenko, a sua volta, era giunto anch'egli con il seguito di numerosi funzionari di fiducia tra i quali, con la carica di assistente commerciale per gli scambi, Arthur Staszewski.
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Nei mesi successivi ebbe inizio l'invio di materiale bellico sovietico, in misura particolarmente ingente nel mese di ottobre, tanto che, alla fine della guerra, il materiale bellico inviato dall'Unione Sovietica ai repubblicani risulterà quantitativamente superiore di quello fornito agli insorti dall'Italia e dalla Germania sommato insieme. Furono, dunque, l'arrivo dell'oro spagnolo a Mosca, il malcontento del Comintern e del partito comunista spagnolo e il prendere piede della propaganda trotzkista a indurre Stalin a intervenire direttamente nella questione spagnola, senza peraltro rinunziare alla cautela e alla prudenza nell'agire, per volere a tutti i costi non coinvolgere l'Unione Sovietica in un eventuale conflitto generale che sarebbe poluto derivare dalla guerra civile spagnola.
5. Lo stesso giorno, il 19 lugìio, pressoché alla stessa ora in cui Girai spediva il telegramma per l'acquisto di aerei a Blum, il gen. Francisco Franco officiava il maggiore Giuseppe Luccardi, addetto al consolato italiano di Tangeri, per l'acquisto in Italia di aerei da trasporto necessari al trasferimento di forze nazionali spagnole dal Marocco nella madre patria e per l'attivazione òi un collegamemto radio clandestino tra lo stesso Franco e il Luccardi. Questi, la mattina del 20, spedì 3 telegrammi al «Servizio Informazioni Militari» (SIM) del ministero della guerra rappresentando le richieste di Franco (doc. n. 1). La stessa sera del 19, inoltre, Franco fece partire via aerea dal Marocco per Biarritz, da dove avrebbe dovuto proseguire per Roma in treno, Luis BoBn, corrispondente del giornale monarchico « ABC » , per perorare a voce la causa dell'acquisto degli aerei. Bo1ìn fece prima un salto in Portogallo per far controfirmare la richiesta da Sanjurjo e poi interpellò il milionario spagnolo Juan March Ordinas per conoscere la sua disponibilità al finanziamento dell'acquisto. Ricevutone risposta positiva, Bolìn partì per Roma dove giunse il pomeriggio del 21 e chiese di essere ricevuto dal ministro degli affari esteri italiano, conte Galeazzo Ciano. Nel 1935 i contatti dell'ambasciata italiana di Madrid con il governo spagnolo si erano fatti molto radi e quelli con il movimento falangista, mai stretti e calorosi, quasi non esistevano. Anche l'attività di propaganda fascista era stata ridotta dal 1934 ai minimi termini contro il parere dell'ambasciatore Raffaele Guariglia, che aveva tenuto quella carica fino all'autunno del 1934, e del suo successore
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Orazio Pedrazzi, i quali avrebbero voluto incrementarla e vivificarla anche ai fini di controbattere quella antifascista della stampa borghese e di sinistra spagnola. Dal gennaio 1935 erano cessate anche le sovvenzioni che il ministero italiano della stampa e della propaganda aveva fino ad allora versato, per il tramite del console italiano a Parigi, Amedeo Landini, a J osé Antonio Primo de Rivera. «L'unica corrispondenza conservata su questo argomento non ci offre alcun indizio sullo scopo per cui veniva data tale sovvenzione, né su come esattamente fu deciso di dare inizio ad essa; evidentemente nemmeno l'ambasciata italiana a Madrid ne era informata. Essa non è un aspetto di un complotto italiano per abbattere la repubblica spagnola e instaurare al suo posto un regime fascista, ma fa parte di una più generale politica di propaganda e di appoggio ai gruppi filofascisti; la cosa é degna di nota soprattutto perché sta ad indicare un certo inter esse per la Spagna da parte del futuro ministro degli esteri di Mussolini, conte Galeazzo Ciano" 4 • Era stato, infatti, Ciano quand'era sottosegretario al ministero della stampa e della propaganda a ordinare a Landini di sovvenzionare con 50.000poi con 25.000 pesetas al mese de Rivera. L'ambasciata italiana di Madrid aveva avuto a disposizione nel 1935 per la propaganda solo 1000 pesetas al mese e nel gennaio 1936, alla vigilia delle elezioni politiche spagnole, aveva ricevuto un contributo straordinario di 30.000 pesetas. La modestia delle assegnazioni mensili non aveva consentito mai lo sviluppo di un'attività organica di propaganda del tipo di quella, agguerrita e invadente, condotta dal partito nazionalsocialista tedesco che, peraltro, trovava scarsa eco negli spagnoli, reclamizzando una dottrina del tutto estranea alla natura e alla storia della Spagna. L'ambasciatore Pedrazzi aveva lasciato cadere persino i pochi contatti che il suo predecessore aveva intrecciato con le destre. Ciano ricevé il mattino del 22 luglio Bolìn, promise il suo interessamento, lasciando intravedere una risposta positiva alla vendita di aerei da trasporto, e pregò il messo spagnolo di tornare da lui 1'indomani. Quando il mattino successivo Bolìn tornò al ministero degli esteri, fu ricevuto dal segretario del ministro, Filippo Anfuso, che gli espresse il rammarico del governo italiano per non poter soddisfare la richiesta di acquisto a causa della indisponibilità del materiale desiderato. Mussolini, che aveva già passato agli atti con annotazione negativa - un no - i telegrammi di Luccardi, aveva confermato a Ciano la sua decisione di non aderire alla richiesta di Franco, respingendo la proposta di accoglimento perorata dal suo ministro degli esteri. A Luccardi aveva risposto, per incarico di Mussolini, fin
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dal giorno 21, il capo del SIM, col. Mario Roatta, pregandolo di addolcire il mancato soddisfacimento della domanda di acquisto con la giustificazione della indisponibilità del materiale, e la non concessa autorizzazione alla messa in atto di un collegamento radio clandestino perché, se scoperto, sarebbe stato interpretato da tutti come intromissione italiana negli affari interni spagnoli (doc. n. 2). Luccardi tornò a sollecitare un ripensamento mettendo in evidenza il giudi:t.io negativo di Franco sulla mancata concessione (doc. n. 3). Frattanto, il 22 luglio, il gen. Mola, comandante della regione di Burgos, aveva riunito presso di sé alcuni esponenti monarchìci, illustrando loro le gravi difficoltà che si venivano palesando per la riuscita della insurrezione e che sarebbero state ancora più pesanti se il governo francese avesse rifornito di armi e di munizioni il governo di Madrid. Nella riunione venne decisa la partenza per Roma e per Berlino di due distinte missioni per rappresentare ai due governi il pericolo di aiuti della Francia al governo di Madrid e chiedere l'invio agli insorti di aerei, a r mi e m ..mizioni. Partiron o pe r Roma, d ove giunsero la sera del 24, Luìs Zeurunegui, Pedro Sainz Rodriguez e Antonio Goicoechea, quest'ultimo capo del gruppo monarchico deUe Cortese già conosciuto dal governo italiano per essere stato uno dei protagonisti dell'accordo del marzo del 19 34. La missione venne ricevuta da Ciano la mattina del 25 quando già er a giunto un messaggio in cifra, spedito il giorno 23, dall'ambasciatore italiano in Francia, Vittorio Cerruti, che informava il governo italiano delle voci che correvano a Parigi circa la decisione di Blum di cedere al governo di Madrid, a pagamento, materiale bellico, notizia del resto confermata dalla stampa francese di destra il mattino del giorno 24. Fu facile per Goicoechea perorare la causa degli insorti e Ciano, seduta stante, assicurò la vendita di 12 aerei S81, previo pagamento di oltre un milione di sterline che la missione versò il mattino del 27 o del 28 su mandato del finanziere March. Una contropartita richiesta da Ciano a Goicoechea fu l'assicurazione che gli insorti si sarebbero attenuti ai termini dell'accordo del 1934, che prevedeva il ripudio del presunto trattato segreto franco-spagnolo. Perché Mussolini passò dal «no » al «sì »? Il «no » iniziale è lariprova che non era corsa nessuna intesa tra l'Italia e gli insorti e i movimenti di destra spagnoli. Il complotto del 1934 era divenuto inoperante da tempo, del resto aveva avuto attuazione parziale, aveva perso ogni significato, per ché Mussolini con senso del reale si era reso conto che la salvaguardia degli interessi italiani era meglio ottenibile mediante la correttezza dei rapporti con il governo repubblicano che
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non tramando, con i filoni ideologicamente affini al fascismo e alla destra, a danno di tale governo. D'altra parte a far cadere l'accordo con i monarchici era stata anche la convinzione che questi ultimi sarebbero stati troppo deboli e incapaci di rovesciare il governo, tanto più che non costituivano un unico blocco unitario, ma erano divisi tra di loro. Mussolini disse ,,si» dopo aver appreso, da parte dell'ambasciatore italiano in Parigi, dell'addetto militare italiano presso l'ambasciata di Madrid, della stampa francese, che il governo Blum aveva ceduto aerei al governo Girai. Non fu, perciò, perché la missione Goicoechea fosse più autorevole di quella di Bolìn o perché la situazione degli insorti si fosse nel frattempo meglio delineata; Mussolini già prima del giorno 23 aveva tutti gli elementi di valutazione necessari per una decisione. Luccardi aveva riferito chiaramente l'intendimento espressogli personalmente da Franco di ,<instaurare governo repubblicano tipo fascisLa adatto al popolo spagnolo», e la promessa dello stesso Franco di ,,future r e lazioni più che amichevoli » con l'Italia, se questa avesse favor ito l'insurrezione, ia previsione di una<( lotta dura» che nondimeno avrebbe dovuto essere combattuta per evitare l'instaurazione in Spagna di uno «Stato sovietico». Franco inoltre, sempre per il tramite di Luccardi, aveva messo al corrente l'Italia della sua situazione militare sottolineando come fosse indispensabile i] trasferimenlo urgente di forze dal Marocco alla madre patria, operazione per la quale egli disponeva solo di 3 Fokker, capaci di trasportare solo una compagnia e mezzo al giorno. Aveva altresì aggiunto che gli erano indispensabili almeno 8 velivoli da trasporto da inviare a Melilla «con personale civile italiano» e che l'invio ,<sarebbe ritenuto come decisivo per riuscita movimento». Vi erano, nei Lelegrammi di Luccardi, tutti glielementi favorevoli per una decisione positiva: rapporti più che amichevoli sul piano politico, intesa ideologica, importanza decisiva dell'aiuto italiano. Eppure Mussolini aveva detto ,<no», pur sapendo che di fronte a una risposta negativa gli insorti si sarebbero rivolti a Hitler, di cui era difficile prevedere la reazione. Non era valsa neanche la quasi compromissione di Ciano con Bolìn a smuoverlo dal suo ,<no». All'alba del giorno 30 luglio partirono dall'aeroporto di Elmas (Cagliari), dove erano affluiti il28 eil 29, 12 aerei S81, i cui equipaggi militari, camuffati da civili, erano stati messi al corrente, personalmente dal sottosegretario del ministero dell'aeronautica e capo di stato maggiore della forza armata, gen. Giuseppe Valle, della missione da compiere e delle modalità cui attenersi. Lo stesso Valle, pilo-
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tando un aereo con larga autonomia, accompagnò per un tratto del viaggio gli aerei in volo per il Marocco. Dei 12 velivoli, solo 9 raggiunsero la loro destinazione: uno precipitò in mare, due furono costretti a un atterraggio di fortuna a causa dell'esaurimento del carburante dovuto al contrasto al volo di un vento molto forte. L'atterraggio di fortuna avvenne nella zona di Berkrane, nel Marocco francese, dove, nonostante ]e sommarie precauzioni adottate per mascherare l'identità degli aerei e degli equipaggi, questi vennero subito riconosciuti. A nulla valse il tempestivo intervento di aerei da ricognizione spagnoli che aviolanciarono agli equipaggi, che vestivano abiti civili, uniformi della legione straniera spagnola perché essi potessero qualificarsi come legionari de] vicino distaccamento di NadornelMarocco spagnolo. I francesi raggiunsero i velivoli atterrati prima che gli equipaggi potessero camuffarsi da legionari, li identificarono e li trattennero. La notizia fece subito il giro de11e agenzie di informazione e il mattino del 30 trovò grande rilievo su.Ha stampa di tutti i paesj. Da quel momento sarebbe stato difficile, ancorché lo si fosse voluto, fare marcia indietro, tanto più che il giorno 29 erano giunti nel Marocco spagnolo 30 aerei tedeschi JU52. La cessione dei 12 S81 segnò pertanto l'inizio dell'intervento italiano nella guerra civile spagnola, il quale, come vedremo in un capitolo successivo, assumerà, progressivamente, in particolare dopo l'intervento massiccio sovietico a favore dei repubblicani e le intese Italia-Germania, consistenza e portata assai maggiori, non limitate alla sola aeronautica, ma estese a11e forze terrestri e navali.
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Il 22 luglio, dopo la risposta negativa di Roma alla domanda di acquisto di aerei, Franco diede incarico al colonnello Juan Beigbeder Atienza, già addetto militare presso l'ambasciata di Spagna in Berlino e in quel momento in servizio presso la sezione del ministero degli esteri di Tetuan, d'interessare l'addetto militare tedesco presso l'ambasciata di Parigi-che Atienza conosceva e con il quale intratteneva buoni rapporti - perché il governo tedesco autorizzasse l' acquisto da ditte private tedesche di« 10 aerei da trasporto col massimo possibile di posti a sedere», da inviare con urgenza nel Marocco «con piloti tedeschi ». La sera dello stesso giorno Franco fece partire per la Germania una missione ispano-tedesca, latrice di una sua lettera
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personale indirizzata a Hitler, nella quale confermava e avallava la richiesta diAtienza all'addetto militare tedesco presso l'ambasciata di Parigi. Facevano parte della missione il capitano dell'aeronautica spagnola Francisco Arranz, l'industriale tedesco Johannes Bernhard, capo della sezione economica dell'ufficio affari esteri del partito nazional-socialista di Tetuan, e il cittadino tedesco Adolf Langenheim, capo della sezione del partito nazional-socialista in Tetuan. La sera dello stesso giorno, anche il gen. Mola fece partire per Berlino, ali 'insaputa di Franco, una sua missione che era capeggiata dal conte di Valdeiglesias. Le due missioni giunsero a Berlino il 25 luglio, l'una al1'insaputa dell'altra, e vennero accolte entrambe con diffidenza e sospetto dai tedeschi. La missione Arranz riuscì nondimeno a far recapitare, per il tramite dell'ufficio degli affari esteri del partito nazional-socialista, la lettera di Franco a Hitler. Questi inizialmente restò perplesso e titubante, anche perché, interpellati il ministro della guerra feldmaresciallo \Vern.er Von Blomberg e il comandan te della Wt!hrmacht generale Werner Von Fritsch, ne ebbe avviso contrario, giudicando entrambi «disastrosa», sotto il profilo tecnico-militare, l'operazione d'invio di uomini e mezzi a Franco. Contrari altresì, benché non interpellati, erano il ministro degli esteri Constantin von Neurath e il più alto funzionario del ministero Hans Dieckhoff che temevano tra l'altro «serie conseguenze per la colonia tedesca in Spagna», forte di 12-15.000unità;vonNeurathel'ammiraglioEricRaeder,comandante della marina militare, avevano già concordato fin dal 19 lugJio l'invio di navi da guerra in Spagna per la protezione dei cittadini tedeschi e delle loro proprietà e per loro evacuazione, come del resto si erano accinti a fare gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Francia , l'Italia e altri Stati. Raederperaltro, diversamente da Von Neurath, vedeva di buon occhio la presenza della marina tedesca in Spagna per far uscire il suo paese dall'isolamento e dallo stato psicologico d'inferiorità, facendo comparire la marina tedesca, su di un piano di parità, con la marina delle potenze vincitrici della prima guerra mondiale. Il 26 luglio, dismessa ogni perplessità, Hitler, su suggerimento dell'ammiraglio Wilhelm Canaris, capo dei servizi segreti, ricevé a Bayreuth, dove si trovava, la missione di Franco che gli garantì la disponibilità delle materie prime della Spagna, in particolare di ferro, del quale l'economia tedesca aveva assoluto bisogno. Canaris, che conosceva personalmente Franco, da parte sua, aveva perorato in p recedenza la causa del generale spagnolo e aveva descritto il generale come «persona provata» e meritevole di «fiducia e appoggio». Canaris
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e Raeder stimavano esiziale per la Germania l'insuccesso di Franco che avrebbe precluso, in caso di guerra, l'utilizzazione dei porti spagnoli quali basi di rifornimento del naviglio tedesco operante nell' Atlantico. C'è da aggiungere che anche il comandante dell'aeronautica, Hermann Goering, aveva raccomandato a Hitler di sostenere Franco, sia per impedire un'ulteriore espansione del comunismo, sia per collaudare la tecnica d'impiego della Luftwaffe. Naturalmente, del tutto favorevole al movimento insurrezionale era la gerarchia del partito nazional-socialista. Hitler decise di appoggiare Franco e accolse le richieste presentate dalla missione del generale spagnolo per ragioni di ordine strategico ed economico, più che politico e ideologico. A tamburo battente, la Germania mise in piedi, in meno di una settimana, una solida organizzazione articolata in 4 agenzie autonome che si misero immediatamente all'opera per l'adempimento dei compiti loro assegnati. La «sezione speciale» - «COS W » - costituita presso il ministero della guerra, eh be la funzione di reclutare personale volontario e di approntare il materiale bellico da inviare in Spagna. Venne costituita un'apposita «compagnia ispano-marocchina di trasporti» - Compafiia Hispano-Marroqui de transports » (RISMA) - per il trasferimento del personale e dei materiali. Vennero create una «società commerciale» con funzioni d'intermediazione per la spedizione di materiali e di responsabilità dei pagamenti e degli scambi di merci - la« Rohstoffe und Warren Einkanfsgesellshaft» (ROWAK) - e un'«associazione turistica» -la «Reisengesellship Union» -diretta dal generale Scheele, con il compito di accogliere i volontari e di istruire il personale specializzato spagnolo. Il 31 luglio partirono da Amburgo per Cadice, dove giunsero il 5 agosto, altri aerei, in aggiunta ai 30 che il 29 luglio avevano atterrato nel Marocco, e 85 tra ufficiali, sottufficiali, soldati e civili di varie specializzazioni, cui faranno seguito nei giorni successivi altri ingegneri e tecnici. Scheele venne nominato anche capo della RISMA, mentre il colonnello Ritter Wilhem van Thoma fu designato quale comandante delle forze terrestri tedesche in Spagna.
7.
Il governo portoghese, presieduto da Antonio de Oliveira Salazar, il l agosto dichiarò apertamente di voler sostenere «con tutti i mezzi a sua disposizione» l'insurrezione militare, dopo che già il 26 luglio aveva espresso la sua solidarietà incondizionata al gen. Mola. Sala-
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zar non escluse l'intervento militare portoghese. Il fratello di Franco, Nicolàs Franco, e José Maria Gil Robles y Quifiones, dirigente del partito cattolico spagnolo, poterono impiantare subito in Lisbona centri commerciali per l'acquisto dai vari paesi di materiale bellico. Il Portogallo, specie nella fase iniziale della guerra civile spagnola, costituì una base di raccolta e di tramite degli aiuti destinati agli insorti, specie di quelli provenienti dalla Germania, e consentì, senza limitazioni di sorta, il passaggio attraverso il suo territorio di unità militari e di materiale bellico che dovevano essere trasferiti da una regione all'altra della Spagna non collegate via terra per l'intercapedine rappresentate dalle zone tenute dai repubblicani. Per tutta la durata della guerra, il governo portoghese consegnò agli insorti gli spagnoli, miliziani e no, che disertavano la fede repubblicana o fuggivano dal territorio spagnolo in cerca di asilo. Senza l'aiuto del Portogallo, il movimento insurrezionale avrebbe incontrato difficoltà maggiori di quelle assai gravi che incontrò e addirittura il corso delìa guerra avrebbe potuto avere per gli insorti uno sviiuppo assai meno favorevole.
8. L'Inghilterra, che perseguiva la politica della «pace a ogni costo», dichiarò fin dai primi giorni della insurrezione la sua neutralità nei riguardi di entrambe le parti in lotta e se ne fece paladina presso tutti gli altri Stati. Essa non solo assicurò il suo non intervento, ma suggerì agli altri di fare altrettanto per evitare che il conflitto interno spagnolo degenerasse in una nuova guerra europea. Nessun uomo politico inglese di spicco sollecitò una posizione diversa dalla neutralità, ma questa veniva interpretata dal governo e dai conservatori come esclusione assoluta di qualsiasi aiuto, che non fosse di carattere umanitario alle due parti.e conseguentemente come proibizione della vendita di materiale bellico o paramilitare, mentre dai laburisti si sosteneva che il governo di Madrid avrebbe dovuto essere libero di acquistare tale materiale in qualsivoglia paese, Inghilterra compresa. Molti conservatori, con alla testa Winston Churchill, spingevano il governo a estraniarsi del tutto, anche sul piano politico e diplomatico, dalla guerra civile che doveva restare un fatto esclusivamente interno spagnolo. Essi in effetti, allarmati dal carattere composito ed eterogeneo del governo di Madrid, temevano lo sbocco della guerra in un regime social-comunistache, oltre tutto, avrebbe rafforzato la
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posizione del governo di fronte popolare francese e avrebbe insidiato l'area del Mediterraneo con l'insediamento di uno Stato filosovietico, se non addirittura di assoluta obbedienza sovietica. La neutralità, secondo Churchill e altri, doveva essere assoluta e rigida, senza scappatoie di sorta, perché solo in questo caso si sarebbero potuti difendere e salvaguardare i grandi interessi economici inglesi esistenti in terra di Spagna. Non appena apprese dell'invio da parte della Francia di aiuti al governo di Madrid, Churchill scrisse una lettera di protesta all'ambasciatore francese in Londra, Charles Corbin. Meno maldisposto di Baldwin e di Churchill verso il governo di Madrid era il ministro degli esteri Eden, più intransigente nei riguardi delle dottrine fasciste e nazional-socialiste; ma, nella convinzione della validità della politica di «appeasement», si allineò sulla posizione della neutralità, che era quella della maggioranza. L'opinione pubblica inglese era divisa sul piano dei sentimenti: una parte simpatizzava per il governo di Madrid, un'altra per gli insorti, una t erza tenùeva a e:;:;en~ imparziaie e a pen:;arla come Chur-
chill. Ogni corrente di opinione trovava il suo portavoce nella stampa e nella radio che tenevano vivacemente desta l'attenzione sulla q uestione spagnola esaminando le vicende politiche e militari da punti di vista diversi e contrapposti. Non pochi furono gli inglesi, lra i quali il futuro «premier» dopo la fine del secondo conflilto mondiale, il laburista Clement Richard Attlee, che accorsero volontari nelle file delle brigate internazionali per combattere contro i nazionali. Il governo inglese accolse di buon grado la proposta francese per un patto plurinazionale di non intervento, facendosene mallevadore, ritenendolo un mezzo idoneo per salvare la pace, per favorire una tregua e una situazione di compromesso tra le due parti in lotta, per allontanare il pericolo di un governo filofascista o di un governo dominato dai comunisti e per salvaguardare gli interessi economici che gravitavano nelle miniere e nelle industrie spagnole.
9. La questione spagnola interessò l'intera Europa e superò l' Atlantico accendendo le opinioni pubbliche dei paesi del continente americano, alcuni dei quali legati alla Spagna da tradizioni storiche e di lingua. Gli Stati Uniti dichiararono la loro neutralità, ma espressero di fatto simpatia e solidarietà al governo repubblicano e il loro presidente, Franklin Delano Roosevelt, non ne faceva mistero, pur non uscendo dai limiti della neutralità. Molti dei giornali di maggiore dif-
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fusione si schierarono dalla parte dei repubblicani e non poche furono le dichiarazioni di solidarietà di deputati fautori del governo legittimo, mentre il segretal"io di Stato Cordell Hull si dette costantemente da fare perché la neutralità non venisse violata. Dell'America latina: l'unico paese a schierarsi attivamente dalla parte del governo di Madrid fu il Messico che si rese disponibile a fornire materiale bellico ricorrendo al sistema della triangolazione; il Brasile, ancorché di lingua portoghese, e il Cile espressero ufficialmente il loro appoggio morale agli insorti, ma sul piano concreto non fecero quasi nulla. Anche dai paesi del continente americano, come del resto da quelli europei, comprese Italia e Germania, accorsero volontari per le brigate internazionali. 10.
La preoccupazione che i fatti di Spagna potessero causare gravissime complicazioni internazionali era sentita dai principaìi governi europei, le cui relazioni con quello madrileno venivano facendosi ogni giorno più delicate a causa degli atti arbitrari e di terrorismo compiuti anche a danno di cittadini stranieri, delle efferatezze di cui si venivano macchiando le parti e del contrabbando di armi che dall' estero erano avviate in Spagna più o meno celatamente a entrambe le parti. Abbiamo accennato alla iniziativa francese di un patto di non intervento, che era stata presa da quel consiglio dei ministri sia per ragioni di ordine politico e strategico - contiguità delle frontiere con la Spagna, sicurezza delle vie marittime tra l'Africa del nord e il territorio metropolitano, tranquillità del Marocco francese, affinità dei partiti governativi dei due Stati- sia per colmare l'ondata di proteste delle destre suscitata dalla diffusione della notizia della cessione di velivoli e di materiale bellico al governo Giral. La Francia, dunque, rivolse« un urgente appello per la sollecita adozione e per la rigorosa osservanza nei riguardi della Spagna di regole comuni di non intervento» s. Ottenuta l'adesione di massima dell'Italia e dalla Germania, il governo francese, con l'appoggio di quello inglese, il 6 agoslo sottopose alle potenze interessate il testo di una convenzione che fissava le regole da attuare per il non intervento. Frattanto la frontiera francospagnola restava aperta al passaggio degli aiuti per i repubblicani, il Comintern e le sue diramazioni intensificavano le operazioni di reclutamento dei volontari e la raccolta di denaro e di merci commesti-
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bili e sanitarie per il soccorso ai repubblicani - il 6 agosto l'Unione Sovietica fece sapere di aver raccolto dai lavoratori sovietici 12.145.000 rubli-e l'Italia e la Germania non interrompevano i primi afflussi di personale e di mezzi a favore dei nazionali. Il 15 agosto, il ministro degli esteri francese Delbos, in una lettera indirizzata all'ambasciatore britannico in Parigi, comunicò che il suo governo aveva deciso di vietare ogni esportazione di armi, munizioni e altro materiale bellico dalla Francia con destinazione Spagna. Comunicazioni dello stesso tenore furono fatte contemporaneamente dal governo britannico e successivamente da quello italiano (21 agosto), tedesco (24 agosto) e da quasi tutti gli altri governi europei (Belgio, Olanda, Polonia, Cecoslovacchia). Erano stati necessari più di 20 giorni d'intenso lavoro diplomatico per superare le difficoltà opposte dai governi sovietico, italiano e tedesco che, in un primo momento, pur mantenendo valida l'adesione di rnasshna, si erano r iservati di studiare la proposta. La Germania, ad esempio, subordinò la sua accettazione a quella dell' Unione Sovietica e quest'ultima la sua a quella del Portogallo e aJla sospensione immediata da parte di «certi Stati » degli aiuti che venivano inviando ai nazionali. D'altra parte, la Francia era stata indotta alla comunicazione del 15 agosto perché il 7 agosto l'Inghilterra, per il tramite del suo ambasciatore in Parigi, George Clarck, aveva comunicato a Delbos la decisione del governo inglese di ritenersi dispensato dall'obbligo del trattato di Locarno di aiutare la Francia in caso di guerra con la Germania, qualora non avesse subito interrotto gli aiuti in materiale bellico al governo di Madrid. Blum rimase sconcertato e addolorato per la comunicazione inglese, ma non ne sottovalutò le conseguenze, anche se proprio lo stesso giorno (7 agosto) p artecipò a Saint Cloud a un comizio delle sinistre, nel quale socialisti e comunisti invocavano a gran voce «armi per la Spagna » e proclamavano che non avrebbe potuto esservi neutralità «per qualsivoglia lavoratore che avesse una coscienza ». Da parte loro, la Germania e l'Italia (sembra quest'ultima dietro sollecitazione del governo e del partito nazional-socialista attraverso un colloquio del Principe d'Assia con Ciano) il 26 agosto - giorno in cui i governi di Londra e di Parigi davano inizio a conversazioni diplomatiche con le varie cancellerie per la costituzione di un comitato internazionale che coordinasse e controllasse l'osservanza della convenzione di non intervento- riunirono in Roma i capi dei servizi segreti, col. Mario Roatta e Ammiraglio Wilhelm Canaris, per una intesa comune circa l'appoggio da dare a Franco.
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Nell'ambito di tale intesa (doc. n. 6) fu convenuto di mandare in Spagna una missione militare costituita, per l'Italia, dal ten. col. Emilio Faldella e, per la Germania, dal ten. col. Warlimont: ciascuno con al seguito un altro ufficiale. Le due missioni avevano il compito di assicurare i collegamenti tra Franco ed i rispettivi governi e di coordinare gli aiuti. Nell'ambito del Servizio Informazioni Militari doveva costituirsi una «Sezione Spagna» con l'incarico di essere tramite con la nostra missione. Nei giorni successivi, però, Mussolini decise di inviare in Spagna anche il col. Roatta «extra missione», essenzialmente quale osservatore e perché riferisse: -
se Franco aveva o no probabilità di vittoria, quali fossero le prospettive di aiuti da inviare ulteriormente.
Egli, quindi, in origine avrebbe dovuto rientrare in Italia ove era sostituito temporaneamente dal suo vice: col. Paolo Angioy. La sua qualità di osservatore «ad referendum» fu confermata all'ammiraglio Canarb dm aveva manifestato un certo disappunto in quanto apparentemente in contrasto con quanto concordato. Il col. Roatta e le due missioni partirono da Gaeta su un incrociatore italiano il 3 settembre e raggiunsero, in un primo tempo, Tetuan_ Successivamente Roatta e Warlimont si trasferirono con un aereo tedesco prima a Siviglia, dove s'incontrarono con il gen. Queipo de Llano e poi a Càceres, dove furono ricevuti da Franco. A Siviglia il 9 agosto erano giunti 6 cannoni contraerei e 10 velivoli da bombardamento italiani con 20 aviatori e 18 Junker e 6 caccia tedeschi con 20 uomini di equipaggio. L'Unione Sovietica, che aveva dato la sua adesione al patto di non intervento il 23 agosto, proprio in quei giorni incrementò, come già ricordato, la sua rappresentanza diplomatica in Spagna e il governo impartì disposizioni al Comintern per la creazione di un'organizzazione che si occupasse della fornitura di materiale bellico al governo madrileno. L'Inghilterra proibì l'esportazione di materiale bellico in Spagna il 15 agosto, ma in precedenza alcuni aerei inglesi, partiti da Croidon, avevano trasportato materiale bellico in territorio controllato dai nazionali. Gli Stati Uniti fin dai primi giorni del conflitto osservarono una rigida neutralità e già il 10 agosto il governo di Washington oppose il suo veto alla richiesta della «Glenn Martin Company» di vendere al governo di Madrid 8 bombardieri, perché «non conforme allo spirito della politica del governo». Il governo statunitense esasperò la sua neutralità fino a dare istruzioni al suo ambasciatore in Madrid, Claude Bowers, perché comunicasse alle parti interessate la non
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adesione degli Stati Uniti alle proposte di mediazione sollecitate dai governi dell'Argentina e dell'Uruguay. Il governo inglese, convinto che senza il controllo plurinazionale il patto di non intervento sarebbe stato facilmente violato, avanzò il 15 agosto la proposta della creazione di un «Comitato di non intervento», con sede in Londra, composto dai rappresentanti degli Stati interessati, incaricato di coordinare le misure relative all'applicazione dell' «embargo» sulle armi destinate alla Spagna e di prendere in comune le eventuali proposte riguardanti il non intervento. Quasi tutti i governi diedero una sollecita risposta affermativa alla proposta inglese, subito sostenuta dalla Francia e dall'Italia- anzi sembra che a suggerirla fosse stato Ciano-; soltanto la Germania e il Portogallo chiesero chiarimenti e particolari che fecero ritardare la loro adesione, talché la data di convocazione del comitato poté essere fissata solo per il 9 settembre. La storia del comitato di non intervento, che bene o male restò in vita fino al termine della guerra civile spagnola, merita una trattazione specifica che esula dal nostro intento. Il comitato non fu un aeropago autorevole e decisivo, ma piuttosto un foro di risse, di accuse reciproche, di mendacio e <li ipocrisie. Basti ricordare che dopo la sua costituzione, nell'ultimo trimestre de] 1936, i flussi divolontari e di materiali alle due parti assunsero consistenza e rapidità che non avrebbero potuto essere maggiori nel caso che il comitato non fosse stato costituito. Chi volle sostenere e rifornire l'una o l'altra delle parti in lotta lo fece liberamente, mentre nell'ambito del comitato venivano ripetutamente sollevate questioni procedurali e formali che quanto meno ritardavano e procrastinavano le decisioni operative. Eppure il comitato, dove si dialogava fra finti sordi, ebbe il merito se non altro di rappresentare, al livello di ambasciatori - per l'Italia l'ambasciatore in Londra Dino Grandi- una sede d'incontro o, se si vuole, di scontro, che evitò per il momento una rottura definitiva tra gli Stati sostenitori del governo repubblicano spagnolo e quelli che appoggiavano Franco. Quanto ai risultati specifici riguardanti lo scopo della costituzione, essi furono assai modesti, anche se qual~ cosa fu faticosamente perseguito con grande ritardo.
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NOTE AL CAPITOLO IV I Hugh Thomas, «Storia della guerra civile Spagnola», Einaudi, Torino, 1961 , pag. 225. 2 Ibidem, pag. 248. 3 Emilio Faldella, «Venti mesi di guerra in Spagna», LeMonnier, Firenze, 1939, pag. 67 . L'addetto militare presso l'ambasciata italiana in Madrid il 26 luglio comunicò al SIM che il giorno prima aveva saputo che aerei da bombardamento Potez erano giunti a Barcellona. 4 John F. Coverdale. Op. cit. pag. 50. 5 «Annuario di politica internazionale (1936)». Seconda annata. Industrie Grafiche Amedeo Nicola e C. Milano-Varese 1937, pag. 189, Vds. anche «Documenti dipolilica internazionale». Anno I, fascicolo 3° (luglio-settembre 1936).
CAPITOLO V
AVVENIMENTI POLITICI E OPERAZIONI MILITARI NELL'ESTATE-AUTUNNO 1936 !. Il progressivo crescendo degli aiuti stranieri. 2. Gli inani sforzi della SdN. e del comitato di non intervento. 3. La Spagna dei nazionaii. 4. La Spagna dei repubblicani. 5. Le operazioni dei nazionali dal luglio al sellembre. 6. Le operazioni dei nazionali dall'ottobre al dicembre. 7. La presen za di personale e mezzi italiani nelle operazioni estate-autunno 1936. 8. L 'insurrez ione nelle Baleari.
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Ad internazionalizzare la guerra civile spagnola, questa determinata esclusivamente da cause endogene, [urono, come si è visto, le richieste di aiuto rivolte da entrambe le parti scese in lotta a governi stranieri. A conferire a<l essa il carattere di scontro ideologico tra antifascismo e fascismo fu per primo il Cominten1. È improbabile, nondimeno, che, nella situazione europea <lel momento, anche senza le richieste delle due parti e l'attività del Comintern, la guerra sarebbe rimasta un fatto interno spagnolo, com'era accaduto nel passato. L'Italia, la Germania, il Portogallo, come pure l'Inghilterra e forse la stessa Francia, non avrebbero potuto restare indifferenti di fronte all'instaurazione di un regime comunista, di osservanza moscovita, nella penisola iberica. Vero è che il governo Giral non comprendeva i partiti dell'estrema sinistra che si limitavano ad appoggiarlo dall'esterno, ma si trattava di un governo, che potremmo definire di centro-sinistra, legittimo, andato al potere democraticamente, ma <li per sé debole, soggetto alla piazza, suscettibile di essere spazzato via da un momento all'altro, lontano intenzionalmente dal preparare una dittatura comunista e, al tempo stesso, incapace ad impedire tale eventualità. Tra le ragioni adottate da Goering per indurre Hitler ad aiutare Franco, la prima era stata, come già ricordato, la necessità di evitare l'espansione del comunismo in Europa. Molti di coloro che accorsero volontari per combattere dalla parte dei repubblicani non erano affatto né comunisti, né paracomunisti, ma autentici antifascisti,
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che non ebbero altra scelta che quella dell'inquadramento nelle brigate internazionali, organizzate dal Comintern, che aprì le braccia a tutti gli antifascisti, fossero o no di osservanza comunista. Durante la visita a Mosca del capo dei comunisti francese Maurice Thorez, avvenuta il 21 settembre, Stalin infatti accolse la proposta, sostenuta anche dall'ambasciatore sovietico in Madrid, Marcel Rosen berg, di dare incarico al Comintem di costituire« brigate internazionali» con i volontari antifascisti di ogni paese, compresi gli esuli stranieri in Unione Sovietica, dei quali Stalin non vedeva l'ora di disfarsi. Le brigate internazionali, secondo Thorez e Rosenberg, avrebbero avuto un grande valore propagandistico e avrebbero potuto costituire l'embrione di un'armata rossa, internazionale, destinata a operare per il trionfo della rivoluzione mondiale, e sarebbero in quel momento risultate particolarmente utili alle forze repubblicane, con le quali già cooperava il «Quinto reggimento» 1 costituito da comunisti spagnoli. L'8 novembre le prime unità della I a brigata internazionale, al comando del comuuisla ungherese E1nilio Klébcr, sfììarono lungo le strade di Madrid e a sera erano sulle posizioni di prima linea. Nei giorni successivi, alla 13 seguirono l'XI3, la xna e altre brigate che erano già state precedute dal flusso, verificatosi fin dai primi giorni della insurrezione, di volontari di quasi ogni paese che erano stati inquadrati nelle unità dell'esercito repubblicano o come reparti a sé stanti o direttamente nei ranghi spagnoli delle formazioni. I volontari italiani di parte repubblicana furono tra i primi a giungere in Spagna e costituirono in Aragona la colonna «Giustizia e Libertà», al comando di Carlo Rosselli, la quale combatté a fianco delle formazioni anarchiche spagnole, particolarmente nel settore di Huesca. Frattanto comunisti, socialisti, repubblicani e puri e semplici antifascisti esuli in Francia o in altri paesi dell'Europa costituirono un battaglione di soli italiani- il «Garibaldi» - nell'ambito dell'organizzazione del Comintern, al comando del repubblicano, comportatosi valorosamente durante la prima guerra-mondiale, Randolfo Pacciardi, al cui fianco, in veste di commissario politico, fu posto il comunista Antonio Roasio. Il battaglione, forte di circa 800 uomini, ricevé il battesimo del fuoco il 12 novembre 1936 a Cerro de Los Àngeles, immediatamente a sud di Madrid. Uno dei fatti politico-militari di rilievo, registrato nei mesi che vanno dall'agosto al dicembre 1936, fu senza dubbio la progressiva crescente internazionalizzazione del conflitto, espressa dall'invio sempre più massivo di personale e di materiale bellico da parte di paesi stranieri, proprio mentre questi s'impegnavano, nel comitato di non
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intervento, di astenersi dall'aiutare le parti in lotta. Esamineremo nel capitolo successivo meno sommariamente quanto al riguardo fece l'Italia, ma occorre fin d'ora premettere che la partecipazione italiana crebbe d'intensità e di consistenza dopo la costituzione delle brigate internazionali e, soprattutto, dopo che Stalin, che non aveva voluto fino agli inizi del mese di ottobre compromettere in prima persona l'Unione Sovietica con l'inviare ai repubblicani materiale bellico di fabbricazione sovietica, di fronte alla promessa dell'oro spagnolo il 25 ottobre partì da Cartagena per Odessa un mercantile con più della metà della riserva aurea della banca di Spagna: 1.581.642.400 pesetas, di cui il 70% in sterline oro, su di una disponibilità complessiva di 2.258.653.908 pesetas -ai malumori del Comintern e alla montante propaganda antistaliniana dei trotziski, dismise ogni perplessità ed esitazione, dando il via a rifornimenti diretti che assunsero entità massiccia. Nella seconda metà di ottobre almeno 9 grossi mercantili, carichi di materiale bellico e non, lasciarono i porti dell'Unione Sovietica per la Spagna rcpubbìicana, dove trasportarono come da una valutazione dei nazionali: 30 aerei, 25 carri armati, 30 pezzi di artiglieria, 1500 t di munizioni, 6000 t di grano, 3000 t di generi commes ti bili, 1000 t di carburante per motori Diesel e un numero imprecisato di automezzi. «Secondo i nazionalisti » - scrive il Thomas - «dal 20 ottobre al 20 novembre, i russi inviarono in totale 10.000 fucili, 3 milioni di cartucce, 1500 mitragliatrici, 6000 obici, 300 velivoli da bombardamento, 200 cannoni, 75 cannoni contraerei, 25.000 bombe incendiarie, 25 .000 bombe esplosive. Le cifre fornite dai nazionalisti sono certamente un po' eccessive. Tuttavia quegli aiuti furono una forte iniezione ricostituente per l'apparato difensivo della Repubblica » 1 bis. Per la verità furono molti più di una iniezione ricostituente, se il 28 ottobre Largo Caballero poté dichiarare, dalla stazione radio di Madrid, che era giunta l'ora di sferrare un colpo mortale agli insorti perché «disponiamo di formidabili forze corazzate, di carri armati e di aeroplani potenti».
2. L'afflusso crescente di volontari e di materiale bellico alle due Spagne e il moltiplicarsi degli incidenti tra le due Spagne e i governi stranieri 2 fecero salire la tensione internazionale e l'Europa visse momenti cruciali, durante i quali il pericolo di una guerra generale parve farsi imminente e quasi ineludibile. Ma le iniziative adottate
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dal governo di Madrid, nell'ambito dell 'agonizzante SdN, per far cessare gli aiuti italiani e tedeschi agli insorti non sortirono nessun effetto pratico, mentre le proposte intese a ridurre ed eliminare l'internazionalizzazione del conflitto, avanzate nell'ambito del comitato di non intervento e fuori di questo, in particolare dalla Inghilterra e dalla Francia, ma subito respinte dalle parti in causa, formavano oggetto di discussioni interminabili tendenli intenzionalmente aritardare il più a lungo l'accettazione e la messa in esecuzione degli interventi. Il 27 settembre e il 2 ottobre la delegazione governativa spagnola alla SdN consegnò al segretario generale due note di protesta per le violazioni che si asserivano commesse da potenze aderenti al patto di non intervento. Il 27 novembre la stessa delegazione inviò al segretario generale della SdN una richiesta di convocazione del consiglio, motivandola con« l'in tervento armalo nella guerra civile di Spagna della Germania e dell'Italia in favore dei ribelli». Il consiglio fu convocato in sessione slraor<linaria per iì 10 dicembre e il 21 dclìo stesso mese, dopo aver ascoltato il ministro degli esteri della Spagna repubblicana, adottò una risoluzione in base alla quale: «ogni Stato ha l'obbligo di astenersi dall'intervenire negli affari interni di un altro Stato » e raccomandò ai membri della SdN partecipanti al comitato di non intervento di non risparmiare nessuno sforzo per rendere quell'obbligo effettivo 3. La Francia, in una sessione ordinaria della SdN, aveva già chiesto in precedenza che l'Italia e la Germania venissero dichiarate colpevoli di aggressione alla Spagna e il 4 dicembre, con l'appoggio dell'Inghilterra, aveva compiuto un passo ufficiale diplomatico nei riguardi dcll'llalia, della Gem1,mia, dell'Unione Sovietica e del Portogallo perché le 4 nazioni si facessero carico di una mediazione tra repubblicani e nazionali . Altre iniziative francesi erano sta Le il suggerimento rivolto all'Inghilterra di farsi promotrice di un «patto tra gentiluomini» che impegnasse i vari governi a sospendere subito il traffico del materiale bellico e la richiesta all.'ambasciatore statunitense in Parigi, William Bullit, perché sostenesse la proposta del «patto tra gentiluomini», ma Delbos si sentì ammonire da Bullit di «non basare la sua politica estera sull'idea che gli Sta Li Uniti avrebbero mandato in eterno truppe o navi da guerra o fiumi di munizioni e denaro in Europa» 4. Il comitato di non intervento, che nella sua prima riunione del 9 settembre, cui non avevano partecipalo la Spagna, il Portogallo e la Svizzera, aveva eletto suo presidente il segretario della tesoreria britannica William Morrison, tornò a riunirsi il 14 settembre per la
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costituzione di un sotto comitato non ufficiale con il compito di assistere il presidente; di esso entrarono a far parte i delegati del Belgio, della Cecoslovacchia, della Francia, della Germania, della Gran Bretagna, dell'Italia, della Svezia e dell'Unione Sovietica. Il comitato si riunì ancora il 21 e il 28 settembre per stabilire le norme di procedura da adottare per la presentazione delle denunce d'infrazione dell'accordo. Il 6 ottobre, l'incaricato sovietico in Londra consegnò al presidente del comitato una lettera con la quale il governo sovietico, richiamandosi alle precedenti note di protesta del governo repubblicano spagnolo dirette alla SdN, dichiarava che se le violazioni non fossero immediatamente cessate, esso si sarebbe considerato sciolto da qualsiasi vincolo convenuto nel patto di non intervento. Nella riunione del 9 ottobre, il delegato italiano dichiarò le accuse rivolte all'Italia infondate ed enumerò le violazioni commesse dall'Unione Sovietica. Il 13 ottobre il delegato sovietico presentò una seconda nota di protesta al presidente del comitato, ma questi il giorno i 5 rispose che ìa nota non dimostrava ie vioìazioni addebitate all'Italia, alla Germania e al Portogallo e che pertanto egli non stimava necessario riunire il comitato. La riunione del comitato si tenne poi il 23 ottobre e il presidente dette lettura della nota del delegato sovietico, nella quale il governo sovietico dichiarava che «esso non poteva considerarsi legato al patto di non intervento in una misura più estesa degli altri partecipanti», lasciando interdetti gli altri delegati che confessarono di non capire il preciso significato della nota sovietica. Il delegato rifiutò di discutere la proposta sovietica di un controllo anglo-francese sui porti portoghesi e quello italiano presentò una nota contenente l'elenco di 16 specifiche violazioni del patto da parte del governo di Mosca. Nella ormai abituale atmosfera di ambiguità e doppiezza, il 12 novembre il comitato esaminò Io schema preparato dal sottocomitato per la creazione del sistema di sorveglianza che assicurasse l'esecuzione dell'accordo e prese in esame le varie infrazioni sovietiche denunciate dal governo italiano. Lo schema venne approvato in linea di massima nella seduta del 22 novembre, con riserva da parte italiana, tedesca e portoghese. Esso, presentato dal delegato inglese lord Ivor Plymouth, prevedeva la collocazione lungo le frontiere terrestri con i paesi contigui e nei porti spagnoli di osservatori che segnalassero le violazioni. L'Italia, la Germania e il Portogallo, pur accettando in linea di principio il sistema di controllo, chiesero che prima di sottoporlo alle parti belligeranti ne venisse studiata l'estensione agli aeroporti s_ Successivamente lord Plymouth sollevò la questione dei
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volontari stranieri nelle due Spagne, sostenendo la necessità e l'urgenza di risolverla con priorità rispetto a tutte le altre, ma il delegato italiano fece rilevare che l'Italia da tempo aveva sollevato la questione -e ciò rispondeva a verità - ma che ora si rifiutava di esaminarla e discuterla separatamente, quasi fosse a sé stante, mentre dichiarava che andava valutata nel contesto generale della politica del non intervento_ Il comitato nella riunione del 2 dicembre decise che il piano di controllo sulle importazioni di armi e di materiale bellico in Spagna, già da esso approvato, venisse inviato, a cura del governo britannico, alle due parti belligeranti e incaricò il sottocomitato di prendere in esame, nella sua prossima riunione, la questione dei volontari stranieri_ Il 9 dicembre il comitato si riunì di nuovo, approvò il rapporto sui volontari stranieri preparato dal sottocomitato e decise d'inviarlo ai vari governL Il 26 e il 27 dicembre i governi di Francia e Gran Bretagna fecero un nuovo passo, con una comunicazione verbale degli ambasciatori francesi ai governi di Berlino, Lisbona, Roma e Mosca, allo scopo di far cessare ì'afflusso di volontari stranieri nelle due Spagne_ Gli ambasciatori inglesi consegnarono agli stessi governi un promemoria, redatto nei termini della comunicazione francese, che li invitava ad arrestare immediatamente l'invio di volontari mediante misure legislative interne ed a elaborare, entro la prima metà di gennaio, una proibizione simultanea dell'arruolamento dei propri cittadini nelle file dei due eserciti belligeranti. Mosca rispose il 28 dicembre, aderendo alla proposta, purché i provvedimenti da prendere dai vari governi fossero resi effettivi da controlli rigorosi; Roma e Berlino fecero conoscere i loro punti di vista, pressoché coincidenti, 1'8 gennaio 1937, sottolineando la necessità del non intervento integrale in tutte le sue forme, dirette e indirette, e la disponibilità all'adozione di tutte le misure indispensabili a circoscrivere la guerra civile spagnola e ad allontanare dal territorio spagnolo tutti i non spagnoli 6. Nel periodo che va dal la sua prima riunione del 9 settembre alla fine del dicembre del 1936, l'attività del comitato di non intervento, in uno con le proposte franco-britanniche extra comitato, non valsero a modificare di un nonnulla l'invio di personale e di materiali agli insorti da parte dei governi di Roma e di Berlino e ai repubblicani da parte del governo di Mosca, il quale ultimo, proprio nell'autunno del 1936, aprì il rubinetto dei rifornimenti direttL Accadde insomma che gli Stati membri del comitato, desiderosi di sostenere l'una o l'altra delle parti belligeranti, operassero nell'ambito di tale organismo non più con l'intendimento di circoscrivere la guerra civile, ma con il de-
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liberato proposito di rimandare alle calende greche, mediante riserve, eccezioni, rinvii, ogni concreto provvedimento che fosse d'intralcio ai programmi di aiuto in personale e materiale alla parte belligerante che intendevano sostenere.
3. Nei mesi di agosto e settembre la «giunta di difesa nazionale», residente in Burgos, si andò consolidando e organizzando in modo da poter adempiere le funzioni di governo su tutti i territori dove l'insurrezione era prevalsa e su quelli che, via via, le forze nazionali venivano occupando. Il 30 settembre, in Salamanca, in una riunione concertata tra aJcuni esponenti militari della giunta e non - col. Alfredo Kindelàn y Duany, gen. Luìs Orgaz y Yo Idi, col. J uan Yagiie Bianco, Nicolàs Franco, fratello del generale e altri - al fine di unificare la condotta poiitica c militare della giunta, il gen. Franco venne nominato «generalissimo» e «capo dello Stato», concentrando in sé tutti i poteri. Il giorno successivo Franco s'insediò in Burgos, sostituì la giunta con un nuovo organo - «Gobierno del Estado Espafiol» - di cui pose a capo il gen. Sancho Dàvila, stretto collaboratore di Mola, confermato nell'incarico di comandante dell'armata del nord, mentre confermò altresì comandante dell'armata del sud il gen. Queipo de Llano. Il gen. Cabanellas fu nominato ispettore generale dell'esercito e il gen. Orgaz alto commissario per il Marocco. Franco, che trasferì il suo quartier generale da Càceres a Salamanca, conservò per sé il comando dell'armata d'Africa, che era riuscito a trasferire nella madre patria mercé i velivoli ricevuti dall'italia e dalJa Germania, e affidò la direzione delle operazioni per la conquista di Madrid al gen. José Enrique Varela Iglesias. Egli poi indirizzò un proclama al popolo nel quale era detto che la nuova Spagna sarebbe stata dotata di un sistema socio-politico corporativo simile a quello portoghese. Il 18 novembre il «Gobierno del Estado Espafi.ol» venne riconosciuto, come unico e legittimo governo della Spagna, dall'Italia e dalla Germania, che ne dettero notizia con due comunicati ufficiali pressoché eguali, in cui si riconosceva che il governo di Franco aveva preso possesso della maggior parte della Spagna e che nelle parti rimanenti non poteva più parlarsi di un potere governativo responsabile, per cui venivano ritirate le rappresentanze diplomatiche accreditate presso il governo di Madrid e inviati due incaricati di affari- uno italiano e uno tedesco - presso il governo di Franco. Nell'annunciare il
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riconoscimento italiano e tedesco al popolo di Salamanca, Franco disse: «L'Italia e la Germania, col Portogallo e la Spagna, rappresentano il baluardo della cultura, della civiltà e della cristianità in Europa. Il momento segna una svolta nella vita della Spagna non meno che nella vita de mondo» 7. Il riconoscimento italiano e tedesco ruppe il totale isolamento internazionale in cui fino ad allora erano vissuti gli insorti e fu di grande giovamento politico, sul piano interno e su quello internazionale, per il governo di Franco. Esso, inoltre, costituì per l'Italia e la Gennania un solenne e pubblico impegno di onore di concorrere in misura più larga e intensa al successo dei nazionali, come risulterà testimoniato dagli incontri italo-tedeschi nel mese di dicembre, dei quali tratteremo nel capitolo successivo. Il 28 novembre, l'Italia e il governo di Franco stipularono un trattato segreto 8 che «segnò l'inizio di un periodo completamente nuovo nella storia dell'intervento italiano» 9, anche se l'Italia non ne trarrà vantaggi economici consistenti nei rapporti commercia li ita lo-spagnoli, d ata la vaghezza delle fo rmule uLiìizzaLe e dato l'aggancio degli effetti del trattato agli sviluppi futuri degli eventi. La Germania, senza stipulare trattati, solo per il tramite del suo primo incaricato di affari, gen. Wilhelm von Faupel, otterrà da Franco, in particolare per la cessione di materie prime di importanza strategica, concessioni assai maggiori e assai più vantaggiose. Nella città e nei territori nei quali l'insurrezione aveva avuto successo e in quelli via via conquistati nei mesi successivi, prima la giunta, poi il governo di Franco adottarono subito provvedimenti liberticidi; tra l'altro, sciolsero tutti i partiti, compresi quelli di destra e di centro, ad eccezione di quelli falangista e carlista 10, e procedettero a un'epurazione spietata ricorrendo a fucilazioni e imprigionamenti indiscriminati. Alla fine del 1936 non di meno la Spagna dei nazionali dava di sé un'immagine più unitaria e stabile di quella dei repubblicani, non già perchè nel suo interno non esistessero divergenze politiche profonde, difficoltà sociali ed economiche, lotte di potere, ma perché l'assoluta prevalenza del potere militare riusciva ad assicurare un sufficiente grado di collaborazione tra le varie fasce politiche e sociali.
4. La Spagna dei repubblicani, fin dai primi giorni della insurrezione, anche dopo la costituzione del governo Giral, giudicato subito troppo moderato dai partiti di sinistra e dagli anarchici, non fece miste-
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ro delle discordie interne che la travagliavano e si palesò divisa e frantumata tanto che, dopo 40 giorni della sua costituzione, il governo Giral dové dimettersi, sopraffatto dagli insuccessi politici, diplomatici, bellici e soprattutto dalle agitazioni della piazza che reclamava un governo di sinistra. Il 4 settembre Azaria conferì l'incarico di formare il nuovo governo al segretario generale della UTG, Largo Caballero, che oltre la presidenza assunse anche il portafoglio della guerra. Agli esteri andò il socialista Julio Alvarez Del Vayo. Entrarono a far parte del nuovo ministero 6 socialisti, 2 comunisti, 1 rappresentante dell'Unione repubblicana, 2 della sinistra repubblicana, 1 della sinistra catalana e 1 nazionalista basco. Girai fu nominato ministro senza portafoglio. Largo Caballero aveva accettato l'incarico di costituire il nuovo governo a condizione che ne facessero parte anche i comunisti. Questi, inizialmente titubanti, alla fine accettarono, mentre gli anarchici, che Caballero avrebbe voluto inserire, rifiutarono. Tra i provvedimenti più notevoli presi dal nuovo governo vi fu un decreto del 17 setternbr e che creava una «milizia di vigilanza» cui venne affidato il compito di sorvegliare e arrestare i nemici. Un altro decreto del 29 settembre confiscò tutti i beni di coloro che avevano preso parte aJla insurrezione. Il 30 settembre fu ordinata la mobilitazione dei riservisti delle classi del 1911 e del 1912. In Catalogna, Luìs Companys il 26 settembre formò un nuovo gabinetto in cui entrarono 3 sindacalisti della CNT, fino allora contrari a ogni collaborazione con il governo. La «Generalidad de la Cataluiia» risultò costituita da rappresentanti della CNT, della FAI («Federaci6n Anarquista Iberica»), del POUM («Partido Obrero de Unificaci6n Marxista») e del PSUC («Partido socialista Unificado de Cataluiia»). In tutte le provincie tenute dai repubblicani i tribunali del popolo, creati il 25 agosto, svolsero un'intensa e feroce attività per giudicare, con procedura sommaria, gli imputati di alto tradimento. I tribunali erano composti da 3 magistrati e da 14 rappresentanti del fronte popolare. Specialmente nella Catalogna e nelle città della costa mediterranea, i tribunali pronunziarono moltissime condanne capitali di militari e borghesi implicati, o supposti tali, nel movimento insurrezionale 11. In alcune provincie presero il sopravvento i comunisti e in altre gli anarchici sulle autorità costituite e instaurarono regimi di vero terrore, moltiplicando gli assassini, gli arbitri e le ingiustizie. Particolarmente gravi furono gli avvenimenti che si verificarono in Malaga, dove il 16 settembre gli anarchici dichiararono la città libera e senza vincoli di subordinazione verso la capitale 12.
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Malgrado la guerra civile, il 1° ottobre si riunirono le Cortes che concessero poteri speciali al gabinetto Caballero e approvarono lo statuto autonomo delle provincie basche, di cui fu nominato presidente Antonio Aguirre. Il 16 ottobre il governo madrileno, volendo concentrare i poteri nelle mani di pochi ed esercitare un controllo politico sulle forze combattenti, nominò il presidente del consiglio capo supremo delle forze militari e il ministro degli esteri commissario generale alla guerra. Nel mese di novembre la minaccia della marcia dei nazionali su Madrid convinse gli anarchici a entrare neì governo e Largo Caballero ne rimaneggiò la composizione portando da 13 a 18 il numero dei ministri e assegnando agli anarchici i ministeri della giustizia, dell'industria, del commercio e della sanità. I rapporti . tra socialisti e anarchici migliorarono, non quelli tra gli anarchici e i comunisti, per cui l'ingresso degli anarchici nella coalizione non giovò granché alla autorità e alla stabilità del governo stesso, che gli anarchici, peraltro, definirono « il più glorioso de Ila storia politica del nostro paese)>, in quanto «non più oppressore della classe lavoratrice». Verso la fine del mese di ottobre, nonostante l'arrivo degli ingenti aiuti sovietici, il governo madrileno non si sentiva affatto tranquillo nei riguardi del mantenimento del possesso della capitale. Vi era molto pessimismo e gli unici che erano convinti che Madrid non sarebbe caduta nelle mani dei nazionali erano i comunisti, che ricorrevano a tutti i mezzi e a tutti gli slogan della propaganda per tenere su il morale della popolazione di Madrid, la cui sorte i comunisti legavano alla capacità e volontà di resistenza. Verso la fine del mese di ottobre, lo stesso presidente della repubblica Azana abbandonò Madrid, senza neppure preavvisare il governo, e si trasferì in Barcellona. Il 7 novembre anche il governo lasciò la capitale e trasferì la sua sede in Valen- . eia, lasciando a Madrid un comitato di difesa- «junta de defensa de Madrid» - presieduto dal gen. Miaja. Il comando dell'armata centrale repubblicana venne trasferito da Madrid a Tarancòn. Miaja costituì la giunta chiamando a farne parte i rappresentanti di tutti i partiti del fronte popolare ed elementi giovani. I comandanti militari e i funzionari dell'amministrazione civile, in preda generalmente al pessimismo, esitavano a lavorare con la giunta, ma i comunisti e i loro consiglieri sovietici si misero al lavoro di buona lena e ben presto finirono con il diventare gli arbitri della situazione. «Mentre aerei russi lanciavano manifestini che invitavano i madrileni a emulare gli abitanti di Pietrogrado, il giornale «Munda Obrero» esortava le donne a prepararsi a portare il pranzo ai loro uomini «non più alla fabbri-
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ca, ma nelle trincee» 13_ I comunisti posero subito a completa disposizione di Miaja il «Quinto reggimento» e il capo dei comunisti madrileni, Antonio Mije, garantì a Miaja che gli uomini del suo partito avrebbero difeso la città casa per casa. Sebbene nella giunta fossero presenti tutti i partiti, il potere di fatto cadde, com'era avvenuto nei «pueblos » nei primi giorni della insurrezione, nelle mani del partito comunista e della gioventù social comunista. «Per un certo tempo, pare, il principale ispiratore della giunta fu Mikhail Kol' cov, il corrispondente della «Pravda» in Madrid 14. 111 ° dicembre si riunirono in Valencia le Cortes, il cui presidente Martinez Barrio denunziò il reclutamento delle truppe marocchine come opera di Franco contro la volontà del sultano e proclamò che, finita la guerra, il governo non avrebbe tralasciato alcun mezzo per dare al popolo marocchino la possibilità cli raggiungere l'indipendenza e il più alto grado di benessere. Le Cortes votarono all'unanimità una mozione di fiducia al governo. Questo, con decreti del 3 dicembre, dichiarò l'invalidità delle banconote emesse <lai nazionali e circolanti nel territorio dei nazionali e modificò la composizione delJa giunta di difesa, riducendone il numero dei membri da 18 a 10 e cambiandone la denominazione in «Junta delcgada». Anche il governo catalano prese alcuni provvedimenti di natura militare, dando vita a un esercito catalano, composto di 9 reggimenti di fanteria, 3 di artiglieria e 1 distaccamento del genio e di truppe esploranti. Largo Caballero, fin da quando aveva assunto la direzione del ministero della guerra, aveva impostato una politica di « regolarizzazione» delle formazioni militari e andava procedendo su questa linea, pur tra grandi difficoltà politiche, per conferire all'apparato militare una buona capacità operativa nel quadro di una strategia generale difensiva. Frattanto erano giunte in linea le prime brigate internazionali e si venivano moltiplicando gli afflussi di aiuti, specie aerei e carri armati, di consiglieri sovietici e di quadri stranieri aventi esperienza bellica acquisita nella prima guerra mondiale.
5. Le operazioni militari che si svolsero nella guerra civile spagnola dal luglio al dicembre 1936 possono essere distinte in 2 periodi: il primo, agosto-settembre 1936 (schizzo n. 10), che fece seguito alla fase insurrezionale vera e propria, fu contrassegnato dal trasferimento nella madre patria delle truppe del Marocco e dall'avanzata dei na-
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zionali su Madrid; il secondo, ottobre-dicembre 1936, ebbe quale centro di gravità delle operazioni la conquista da parte dei nazionali e la difesa da parte dei repubblicani di Madrid, che alla fine rimase nelle mani di questi ultimi. Le altre operazioni, ancorché di per sé importanti, furono più o meno strettamente connesse con il possesso della capitale. Nel primo periodo si vennero ulteriormente definendo le posizioni del le due parti belligeranti e in ciascuna della due zone le forze locali furono le vere protagoniste dei successi e degli insuccessi degli avvenimenti, mancando alla parte nazionale un governo centrale in grado di emanare direttive precise sul da fare ed essendo il governo repubblicano di Giral pressoché impotente a intervenire nei confronti delle varie milizie dei partiti e dei movimenti autonomisti delle regioni basca e catalana. Il governo madrileno non disponeva di forze terrestri efficienti e bene inquadrate, per cui dové assumere atteggiamento difensivo, affidando soprattutto alla marina e all'aeronautica il compito di comprimere l'insurrezione: la marina ebbe il compito principale di impedire il trasferimento delle forze dal Marocco nella madre patria, l'aeronautica quelJo d'intervenire con bombardamenti sulle città tenute dagli insorti per deprimerne il morale. Ma anche circa l'impiego della marina e dell'aeronautica esistevano difformità di vedute, di intenti e di valutazioni. Su iniziativa delle autorità catalane, ad esempio, una parte cospicua delle forze navali venne incaricata di occupare le Baleari, mentre le forze aeree condussero piuttosto disordinatamente le loro azioni di bombardamento terroristico sulle città, con risultati spesso opposti di quelli desiderati. Il problema maggiore che si presentò subito ai nazionali, specialmente dopo il fallimento dell'insurrezione in Ma drid e in molti altri maggiori centri abitati, fu il trasferimento dell'aliquota più consistente ed efficiente dell'esercito del Marocco nella penisola iberica. L'esigenza di tale trasferimento era per i nazionali prioritaria e, qualora non fosse stata soddisfatta, la guerra civile avrebbe potuto infilare un corso diverso da quello che poi ebbe e forse avere un esito non favorevole ai nazionali. Cabanellas a Saragozza, Mola a Burgos, Queipo de Llano a Siviglia erano padroni di quelle regioni, ma se non fossero sopraggiunte le truppe di Franco, essi non sarebbero stati in grado di congiungersi e tanto meno di muovere verso Madrid, perché a corto di forze e di mezzi. Si comprendono così gli appelli di Franco e di Mola rivolti all'Italia e alla Germania per l'invio di aerei che, una volta giunti, consentirono il trasferimento di forze marocchine a Siviglia, dove concorsero al consolidamento del controllo della città
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andalusa e dell'area limitrofa da parte delle truppe di Queipo de .Liana all'effettuazione di piccoli convogli marittimi, uno dei quali, il 5 agosto, trasferì circa 3000 uomini, 3 batterie e un consistente quantitativo di munizioni nella madre patria, protetto da azioni di ricognizione, di bombardamento e di mitragliamento di aerei italiani contro il cacciatorpediniere repubblicano «Almirante Valdés». Trasferite nella madre patria, le forze marocchine di Franco, che in un primo tempo era stato previsto procedessero verso Madrid per la via più breve - C6rdova-Ciudad Real - Aranjuez - iniziarono 1'8 agosto la loro marcia verso Mérida e Càceres per ricongiungersi con quelle di Mola e aprire la frontiera con il Portogallo in corrispondenza delle vie di comunicazione. Esse procedettero abbastanza rapidamente: il giorno 8 agosto occuparono Mérida, il 12 realizzarono il primo contatto con le forze del nord, il 14 dopo aspri combattimenti conquistarono Badajòz, capitale dell'Estrcmadura, in un primo tempo nelle mani degli insorti e poi riconquistata dai repubblicani. Vennero cosi aperte le comunicazioni stradali fra su<l e nord, venne data una certa unitarietà alla parte del paese tenuta dai nazionali e vennero consentiti agevoli collegamenti con il Portogallo. Non furono solo questi i successi conseguiti dai nazionali nei mesi di agosto e di settembre. Le battaglie dell'Alto de Léon e di Somosierra - le prime due vere battaglie della guerra - e quelle delle sierre e dell'Aragona, in uno con l'avanzata dell'armata di Africa a nord di Siviglia e di quella dell'armata di Mola verso il Guipuzcoa, gli scontri vittoriosi svoltisi a sud per collegare senza soluzione di continuità le città dell'Andalusia e per conquistare la regione del Rio Tinto con le sue miniere, intrecciarono una corona di successi significativamente preziosa per i nazionali. In particolar e, la conquista di Irùn il 4 settembre e di San Sebastian il 14 e quelle di Talavera nella Nuova Castiglia e di Ronda, Teba e Antequera nel!'Andalusia ebbero grande rilievo strategico perché consentirono: il possesso di buona parte della Galizia, con i porti di Vigo, Ponte Vedra e di El Ferrol, anche se la capitale della regione, la città di La Corufi.a, venne riconquistata dai repubblicani; l'isolamento delle regioni basche di Bilbao e di Santander e delle Asturie dal resto della Spagna, rimanendo aperte solo le vie di comunicazioni marittime e aeree; l'uso della ferrovia di Algesiras e il collegamento con Granada; l'occupazione della zona di Huelva e delle miniere, particolarmente sensibile per la prevalenza di anarchici e non meno importante per la ricchezza di beni naturali commerciabili al fine di irrobustire le modestissime risorse finanziarie.
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Il mese di settembre si chiuse con altre due grandi vittorie dei nazionali: Toledo (28 settembre), acque di Gibilterra (29 settembre). L'epica difesa dell'Alcazar di Toledo da parte delle forze del col. José Moscardò Ituarte e di Oviedo, assediata dalle milizie asturiane, da parte di quella del col. Antonio Aranda Mata furono due episodi che ebbero risonanza mondiale per la grande capacità di resistenza, lo stoicismo e il coraggio dimostrati dai difensori nazionali, che uscirono vittoriosi dagli assedi. Minore il clamore che fece seguito alla vittoria dei nazionali nelle acque di Gibilterra, ma non per questo meno ricca di valore strategico, perché essa completava il fallimento del corpo di spedizione di catalani e valenzani per la conquista di tutte le Baleari, dove le forze nazionali, con il concorso di 3 bombardieri e di una squadriglia di caccia italiani, agli ordini del col. Garda Ruiz, avevano indotto il corpo di spedizione del cap. Alberto Bayo a reimbarcarsi, lasciando sulla spiaggia centinaia di caduti, feriti e prigionieri e conservando solo il possesso dell'isola di Minorca. Alla fine di settembre, entrambe le parti belligeranti entrarono in crisi: i nazionali potevano vantare una grande serie di successi, ma la conquista di Madrid, preventivata nei loro piani per gli ultimi del mese, era ancora molto lontana; i repubblicani, che disponevano delle maggiori risorse umane e materiali, erano 1iusciti ad arrestare la marcia dei nazionali su Madrid, ma avevano accumulato un pesante bagaglio di sconfitte, che avevano determinato le dimissioni del governo Girai e un senso di scoraggiamento generale che, sommato alla scarsa efficienza del loro apparato militare, rendeva assai precaria la loro situazione strategico-tattico-ordinativa. Da qui le pressioni dell'una e dell'altra parte, esercitate sui governi amici e simpatizzanti, per ottenere rinforzi che, infatti, cowinciarono a giungere poco dopo in misur a più consistente, con la caduta di ogni remora da parte italiana e tedesca, una volta accertata la sempre maggiore influenza sovietica a favore dei repubblicani e constatati gli intendimenti rivoluzionari sempre più spinti del nuovo governo di Largo Caballero. L'altra grande vittoria dei nazionali fu quella ottenuta sul mare il 29 settembre, quando entrarono in linea gli incrociatori « Canarias » e «Almirante Cervera,,. Le navi dei nazionali che incrociavano lo stretto di Gibilterra riuscirono a sferrare un attacco di sorpresa contro una formazione di navi dei repubblicani, affondarono il cacciatorpediniere «Almirante Ferrandiz» e danneggiarono il cacciatorpediniere «Gravina» che fu costretto a rifugiarsi nel porto di Casablanca. La vittoria liberò in parte le vie marittime tra l'Africa e la Spagna e consentì l'immediato trasferimento dal Marocco alla penisola iberica
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di 8 «tabores», di nuova costituzione, che vennero subito avviati sulla fronte di Madrid. L'entrata in linea dei due nuovi incrociatori e il successo ottenuto nelle acque di Gibilterra ridussero sensibilmente la superiorità assoluta iniziale della flotta repubblicana, che da allora in poi finì per chiudersi nei porti e diminuire la sua attività di guerra, d'altra parte insidiata anche dai sommergibili della marina italiana, che il 9 novembre mise a disposizione di quella nazionale spagnola 2 sommergibili per l'intercettazione dell'afflusso dei rifornimenti nei porti spagnoli repubblicani, dopo che già aveva ceduto alla marina di Franco alcune motosiluranti. Dalla metà di ottobre a tutto il mese di dicembre la marina italiana rinforzò la sua attività nel Mediterraneo, accrescendo la sua sorveglianza nel canale di Sicilia e nello stretto di Messina nei riguardi delle navi mercantili sovietiche provenienti dai Dardanelli e dirette ai porti repubblicani spagnoli, assediando questi ultimi per impedirne l'uscita delle navi da guerra, tanto che il 6 dicembre il sommergibile «Torricelli» attaccò con siluri, fuori deì porto di Cartagena, ii cacciatorpediniere «Miguel Cervantes», danneggiandolo gravemente. Ben 6 furono, durante il mese di dicembre, i sommergibili italiani che scorazzarono davanti alle coste spagnole del Mediterraneo, dominando in misura pressoché assoluta il mare e costringendo così la marina repubblicana a restare quasi assediata nei suoi porti.
6. Franco, nella pienezza dei poteri assunti il 1° ottobre, non volle recedere da quello che era stato il suo intendimento iniziale: conquista di Madrid ed eliminazione del saliente delle sierre; conquista di Malaga per avere disponibile un porto lungo la fascia mediterranea; eliminazione della fronte nord e occupazione di tutta la Biscaglia e le Asturie; separazione della Catalogna dal resto del paese; rastrellamento delle eventuali residue forze repubblicane nelle regioni centrale e meridionale; attacco finale in forze per l'occupazione della Catalogna e dell'isola di Minorca, unica rimasta nelle mani dei catalani. Le varie operazioni si sarebbero succedute secondo l'ordine di elencazione, per cui la conquista di Madrid avrebbe conservato priorità assoluta. Non v'è dubbio che «il possesso della capitale avrebbe potuto costituire la migliore legittimazione del potere ... , avrebbe potuto esercitare un'influenza forse decisiva sull'atteggiamento dei governi
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(stranieri) e, quindi, sulla rapida fine della guerra. Al valore del fatto politico si sarebbe aggiunto quello della dimostrata superiorità militare ... La conquista di Madrid assumeva analoga importanza nei riguardi della situazione interna, sia per le conseguenze esclusivamente politiche, sia per l'ulteriore sviluppo dell'azione militare ... per la posizione geografica della città e per l'andamento della rete delle comunicazioni, che ne facevano il crocevia obbligato ed il punto nevralgico della Spagna» 13. Spesso in guerra la valutazione politica, specialmente in una guerra civile, non può non prevalere su quella strategica e tecnico militare. Nel caso di Madrid l'interesse politico e quello strategico coincidevano, ma per realizzare l'impresa sarebbero state indispensabili la disponibilità di forze sufficienti e l'esecuzione di un movimento molto rapido per giungere al contatto con le difese repubblicane e sopraffarle. Franco non tenne nel debito conto il fattore «tempo», che giocò per intero a favore dei repubblicani, che ebbero infatti modo di rafforz.arsi e di inserire nella difesa le prime brigate internazionali. Condizione pregiudiziale per l'avanzata su Madrid sarebbe stata ovviamente la conquista dell'Andalusia e dell'Estremadura, ma la «marcha sobre Madrid», tanto più se eseguita con forze in definitiva modeste, avrebbe dovuto assumere uno sviluppo celere, tipico della guerra di movimento e di rapido corso. L'importanza della conquista di Madrid appannò la visione strategica d'insieme del teatro operativo e di ciò approfittarono i repubblicani per ritardare ulteriormente la marcia dei nazionali e guadagnare così altro tempo per irrobustire la difesa della capitale, prendendo l'iniziativa a Toledo e a Oviedo, verso dove i nazionali dovettero deviare aliquote delle loro forze che raggiunsero Toledo il 28 settembre e Oviedo il 17 ottobre. Una volta stabilizzate le fronti di Toledo, dell'Estremadura e dell'Andalusia, Franco non avrebbe dovuto tardare un giorno a muovere verso la capitale, mentre dal 1° al 15 ottobre egli si attardò nelle azioni preliminari nelle regioni della sierra de Gredos e di Sigiienza, concluse favorevolmente, ma che consentirono la ripresa della marcia su Madrid solo dal 16 ottobre. Il movimento si sviluppò con grande lentezza e solo ai primi di novembre le teste delle colonne avanzanti raggiunsero località distanti dalla capitale dai 15 ai 20 chilometri (schizzo n. 10). La prima offensiva contro Madrid, alla quale presero parte le forze di Mola e di Varela e una colonna autonoma comandata dal col. Juan Yagiie Blanco, venne sferrata il 7 novembre e si spense nel pomeriggio del giorno 9 di fronte alla tenace e coraggiosa resistenza dei repubblicani. Vi fu, all'inizio, nei nazionali un diffus<? senso dì sicu-
Schizzo n. 11 L'AVVICINAMENTO DELLE FORZE DI FRANCO A MADRID NELL'AUTUNNO 1936
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rezza del successo ed essi credettero che la conquista di Madrid fosse ormai a portata di mano. Da parte dei repubblicani, la paura che ciò potesse accadere, segnando la loro sorte definitiva, non li scoraggiò, ma anzi li indurì nella volontà di lotta e li rese capaci di una difesa solida e reattiva. La seconda offensiva - che in pratica fu la ripresa della prima - ebbe inizio il 15 novembre e, nella sua avanzala, raggiunse la periferia della capitale fino a Casa de Campo, alla città universitaria e al fiume Manzanares, che un'aliquota delle forze nazionali riuscì ad attraversare. Degli attacchi locali dei nazionali, alcuni ebbero successo, altri vennero arrestati sul nascere o fallirono nella fase di penetrazione. Anche la seconda offensiva non ebbe in definitiva successo e le forze repubblicane del gen. Miaja e del suo capo di stato maggiore, col. Vicente Rojo, riuscirono a inchiodare sul terreno quelle nazionali del gen. Orgaz, da poco nominato comandante della fronte madrilena e del gen. Varela cui era stata affidata la direzione delle forze in linea. Madrid divenne la cittadel ia fortificata dei repubblicani e la lotta assunse le caratteristiche della guerra di logoramento o di trincea. Lo spirito dei repubblicani salì alle stelle e li attivizzò ulteriormente nei lavori di rafforzamento a giro di orizzonte delle posizioni presidiate, nell'impostare la difesa per fortilizi successivi utilizzando i vari caseggiati, nel destinare alla difesa della capitale le migliori truppe disponibili. Anche la seconda battaglia offensiva dei nazionali venne via via languendo ed esaurendosi, anche perché il Manzanares concorreva a renderne più asfittica, di quanto già non lo fosse per l'insufficienza delle forze, l'alimentazione. In entrambe le battaglie, tale insufficienza di forze per sviluppare una battaglia frontale di rottura r isultò evidente e non sarebbe valso attaccare da est e da ovest per riuscire a sfondare, date le grandi possibilità di manovra per linee interne delle forze repubblicane. La terza offensiva ebbe inizio il 29 novembre (schizzo n. 11) e si protrasse, con al terne vicende, fino al 16 dicembre, quando venne definitivamente sospesa da Franco, convintosi finalmente che per conquistare Madrid sarebbe occorso rinforzare la fronte d'investimento. I nazionali occuparono Boadilla lo stesso giorno 29, Pozuolo il 30 e Humera il 1° dicembre, ma persero queste due ultime località il giorno 4 dicembre, in seguito a un poderoso contrattacco dei repubblicani che li respinse fino alla strada per Boadilla. Dopo aver introdotto alcune modifiche nel loro dispositivo e immesso in linea in aggiunta alla XI a e XII a brigata internazionale, le truppe di Miaja, la notte del 9 dicembre, attaccarono in direzione di Brunete e di Villaviciosa de
Schizzo n. 12/a LA BATTAGLIA AD OVEST E NORD-OVEST DI MADRID DEL DICEMBRE 1936 E GENNAIO 1937
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Odòn e vennero arrestate a poca distanza delle due località che rimasero in possesso dei nazionali. Frattanto si era fatta drammatica la situazione nella città universitaria, dove si ripetevano assalti e contrassalti accaniti, corpo a corpo, lanci di bombe a mano, passi in avanti e passi indietro di pochi metri, che alla lunga resero critica la situazione dei nazionali che ressero a stento le loro posizioni. La battaglia dei nazionali non perseguì l'obiettivo assegnatole di tagliare il saliente delle sierre e la causa prima del suo fallimento fu ancora una volta l'esiguità delle forze impiegate. Ma altre cause determinanti dell'insuccesso dei nazionali furono la grande decisione e la ferma volontà della «Junta de defensa» e delle sue truppe, la capacità ideativa, organizzativa e di condotta dei comandanti repubblicani spagnoli e stranieri, la capacità combattiva dei regolari, dei miliziani, dei soldati delle formazioni internazionali che, sia nella resistenza che nei contrattacchi, dimostrarono abilità e valore, facendo largo ricorso alla sorpresa, alle finte mosse, a procedimenti fino allora inusuali, quale quello deglì attacchi notturni e all'alba. Durante la battaglia si ebbe il pri-
mo scontro diretto fra carri armati medi, di fabbricazione sovietica, armati di un cannone da 45 mm, e carri leggeri, di fabbricazione tedesca, armati di un cannoncino da 20 mm, risoltosi a favore dei primi, con la perdita di un terzo dei carri e del 50% del personale da parte dei nazionali. La terza offensiva, durante la quale si era combattuto con bravura, tenacia, coraggio e valore da entrambe le parti, avrebbe dovuto dissolvere per sempre ogni residuo dubbio sulla possibilità per i nazionali di conquistare Madrid con il numero di uomini e di mezzi fino allora impiegati. La guerra aveva subìto una svolta. Si sarebbe resa necessaria l'organizzazione di un grande esercito e si sarebbe dovuto far ricorso a tutte le risorse disponibili per porsi in condizione di rompere il muro difensivo eretto dai repubblicani sulla fronte di Madrid. Ciò avrebbe richiesto tempi lunghi o il mutamento della successione degli obiettivi fissati da Franco nel suo piano strategico iniziale. Non fu così. Franco non cambiò la prevista successione delle operazioni da lui fissata e il mattino del 3 gennaio 1937 ordinerà a Orgaz di sferrare una nuova battaglia per la conquista di Madrid (schizzi n. 12/a e n . 12/b).
7. Nel capitolo successivo ci occuperemo più particolareggiatamente che non nel capitolo IV dell'organizzazione e dello sviluppo dell'in-
Schizzo n. lZ/b LA SITUAZIONE A FINE 1936
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tervento italiano nella guerra civile spagnola, mentre qui di seguito ci limitiamo a sottolineare la presenza di personale e di mezzi italiani nelle operazioni condotte dai nazionali durante l'estate-autunno del 1936, a cominciare dai primi 5 carri armati «L» giunti in Spagna nei primi giorni di agosto. I primi 5 carri, con il personale necessario ad addestrare quello spagnolo che avrebbe poi dovuto impiegarli, vennero avviati subito a Valladolid e costituirono un plotone comandato dal tenente spagnolo Julio Tomariz Martel Sabra. Dopo un addestramento durato circa un mese, il plotone venne inviato sulla fronte di Guipuzcoa, dove il 13 settembre partecipò con le truppe di Mola all'occupazione di San Sebastiano. Il 29 settembre giunsero in Spagna in Càceres 10 carri armali «L» di cui 3 lanciafiamme, 38 pezzi da 65/17 di cui 6 con munizionamento perforante, autocarri di vario tipo e 4 stazioni radiotelegrafiche mobili. Incorporati nelle formazioni del « tercio », persona] e e mezzi dettero vita a ur..ità miste italo-spagnole: 1 co mpa gnia carri «L » di 15 carri (compresi i 5 iniziali che avevano operato sulla fronte nord), 8 batterie da 65/17, ciascuna su 4 pezzi, ordinate su 2 gruppi, 3 sezioni controcarri da 65/17, ciascuna su 2 bocche da fuoco, 1 plotone radiotelegrafisti. Il 18 ottobre le unità miste vennero passate in rassegna da Franco, accompagnato dal gen. Roatta, e avviate - i carri per ferrovia e i pezzi su autocarri- nella zona di Torrijos-Talavera, ad eccezione di 2 batterie (7a e sa) del II gruppo che raggiunsero la zona di Avila. Esse presero parte alla marcia per] 'investimento di Madrid e alla prima e seconda battaglia di Madrid. Durante la marcia per l'investimento di Madrid, svoltasi nel mese di ottobre, le unità miste vennero assegnate al raggruppamento di forze di Yagiie, ala di sinistra del dispositivo di Varela - che aveva so.stituito Mola ammalatosi - e precisamente: la compagnia carri, il I gruppo da 65/17 e la 1 a sezione controcarri alla colonna del col. Carlos Asensio Cabanillas; il II gruppo da 65/17 e la 2a sezione controcarri alla colonna del col. Serrano Delgado; la 3a sezione controcarri alla colonna del col. Fernando Barr6n y Ortiz. Obiettivi del raggruppamento Yagiie: Villamanta, Navalcamero, El Alamo. In particolare, la colonna Asenzio, muovendo da Valmojada, avrebbe dovuto raggiungere Navalcarnero; quella Delgado, muovendo da Mentrida, avrebbe dovuto raggiungere e conquistare Villamanta. Nell'ambito della colonna Asenzio, la compagnia carri, il I gruppo da 65/17 e la 1 a sezione controcarri costituirono un gruppo a sé stante - «agrupaciòn carros-artilleria» - di fuoco e di urto in grado di muovere e
Schizzo n. 13 LE ISOLE BALEARI
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combattere autonomamente. All'alba del 21 ottobre, alle 6.30, entrarono in azione, con il fuoco di preparazione, sia il I che il II gruppo da 65/17 e furono quelli i primi colpi di artiglieria sparati con materiale inviato dall'Italia e servito da personale italiano e spagnolo. La compagnia carri, appoggiata dal fuoco del I gruppo, avanzò quindi contro gli avamposti miliziani, spintisi nelle immediate vicinanze di Valmojada, che, sorpresi e intimoriti da] la presenza dei carri, ripiegarono su Navalcarnero. Nel pomeriggio la compagnia carri, appoggiata dal fuoco del I gruppo, irruppe in Nava1carnero (doc. n. 4) e catturò, con le sopraggiunte unità di fanteria spagnola, centinaia di prigionieri. La colonna Delgado, con l'appoggio del II gruppo, occupò Villamanta e prese collegamento con quella di Asensio in Navalcarnero. Nei combattimenti si ebbero i primi feriti"italiani della guerra civile spagnola. Tutti gli sto dei sono concordi nell'attribuire il maggiore merito della conquista di Navalcarnero aU' «agrupaci6n carrosartilleria», che superò, dunque, bri1Jantemente il battesimo del fuoco e concorse, in misura determinante e decisiva, alla conquista di uno dei caposaldi principali della difesa esterna di Madrid, situato a soli 32 chilometri dalla capitale. Nel suo già citato volume, Faldella sostiene che «chi era sul posto ebbe netta l'impressione che la via fosse libera fino alle immediate vicinanze della capitale» e che furono Yagiie e gli altri comandanti a decidere di non dover oltrepassare l'esecuzione degli ordini ricevuti e di far «sostare» le truppe là dove erano giunte, nell'attesa che venissero avanti anche le altre colonne. L'avanzata venne ripresa dall'ala destra del dispositivo il giorno 24, dopo averne rinforzata con l'«agrupaci6n carros-artilleria» la colonna di cavalleria del col. Félix Monasterio Ituarte. Quest'ultimo conquistò con attacchi in cooperazione cavalleria - «agrupaci6n carros artilleria» gli abitati di Borox e di Esquivias e il 25 ottobre il centro abitato di Seseiia, interrompendo la rotabile Aranjuez-Madrid. Il mattino del 29 i repubblicani contrattaccarono in direzione di Seseiia, impiegando anche 15-20 carri armati di fabbricazione sovietica, sbarcati appena una settimana prima a Cartagena e operanti sotto la direzione del gen. sovietico S. Krivoscin. Comandante del settore repubblicano era il gen. Sebastiàn Pozas Perea che aveva sostituito, dopo la perdita di Navalcarnero, il gen. Josè Asensio Torrado. L'unità carri sovietici era agli ordini del cap. sovietico P. Arman, il quale riuscì a irrompere con la sua unità nell'abitato di Seseiia e, aggirando con un'aliquota della sua unità l'abitato, puntò su Esquivias. I nazionali si sbandarono impauriti dalla presenza dei carri sovietici, ma poi si ripresero e si riordina-
CAP. V - AVVENIMENTI POLITICI E OPERAZIONI MILITARI NELL'ESTATE-AUTUNNO 1936
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rono, mentre i carri sovietici, accortisi di non essere seguiti dalla fanteria, cominciarono a ritirarsi fatti segno dal fuoco dei cannoni da 65/17 del I gruppo. La compagnia carri mista perse un carro, quella sovietica 3 carri, 2 dei quali riuscì a recuperare durante la notte. Lo scontro evidenziò l'inferiorità assoluta, quanto ad armamento ecorazza, dei carri italiani rispetto a quelli sovietici, ma mise altresì in luce la vulnerabilità di questi ultimi rappresentata dai rulli di gomma dei cingoli che, se colpiti, s'incendiavano e immobilizzavano il mezzo. Da allora in poi la fanteria dei nazionali venne dotata e fece uso di bottiglie di benzina da lanciare unite a bombe a mano, un ordigno rudimentale per l'immobilizzazione dei carri che farà fortuna. Il 31 ottobre la colonna Monasterio - cui era stata sottratta l' «agrupaciòn carros-artilleria» ritornata alla colonna Asensio - rinforzata da una compagnia carri armati di fabbricazione tedesca, e la colonna Asensio ripresero l'avanzata e, a sera, la prima occupò Pinto, interrompendo la ferrovia che collegava la ca pitale con le province del Levante, e la secon da giw1se a Parla. Il 1° novembre l'intero raggruppamento Yagiie riprese il movimento: la colonna Asensio raggiunse il Guadarrama e la colonna Barr6n, cui era stata trasferita l' «agrupaciòn carros-artilleria», Fuenlabrada, dove il giorno 3 novembre, con il sostegno di fuoco del I gruppo da 65/17, respinse un robusto contrattacco dei repubblicani. Il giorno 4 i repubblicani contrattaccarono in direzione di Villaviciosa, ma vennero arrestati e respinti, lasciando nelle mani dei nazionali 3 carri armati sovietici immobilizzati dal fuoco della 3 a sezione controcarri. Nella prima battaglia per la conquista di Madrid, iniziata il 7 novembre, le unità miste agirono: compagnia carri, I gruppo di artiglieria, 1 batteria del II gruppo, 1 a e 2 a sezione controcarri con la colonna di destra del col. Heli Rolando de Tella Cantos; il II gruppo meno una batteria e la 3a sezione controcarri con la colonna Monasterio. La compagnia carri, nella quale era ormai presente in grande prevalenza il personale spagnolo, si spinse in avanti, ma non seguita dai fanti e disorientata per la perdita del suo comandante, dové arrestarsi e ripiegare sulla zona di raccolta. Le artiglierie della colonna Tella si schierarono in linea con i fanti su terreno scoperto e avanzarono a sbalzi su posizioni avanzate per garantire l'appoggio ravvicinato e l'azione in profondità. La battaglia, come si è detto, venne sospesa il giorno 9 novembre, mal' artiglieria della colonna Tella rimase ininterrottamente impegnata nella zona di Usera e di Villaverde per quindi spostarsi, la sera dell'll, al km 4 della strada di Toledo per tenere meglio sotto il fuoco la zona di Usera.
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Nella seconda battaglia per la conquista di Madrid, Varela rimaneggiò il dispositivo, schierando inizialmente: la compagnia carri a Yuncos; il I gruppo e una sezione controcarri nella zona di Casa de Campo - nome di un'ampia zona di terreno; 2 batterie del II gruppo e una sezione controcarri a Pinta e Val demoro; 2 batterie del II gruppo a El Escorial, una sezione controcarri a Villaverde. Le artiglierie furono impegnate durante l'intera durata della battaglia e, in particolare, que1le della colonna Barròn nell'attacco delle ore 12 del giorno 17 contro il «Parco delJ'Ovest». Scrive il Faldella: ... «Il rimanente delle forze nazionali che avevano oltrepassato il Manzanares ampliò la testa di ponte verso nord e verso est e si insediò nei principali edifici costruiti sul pendìo soprastante alla sponda sinistra del Rio, contro i quali i russi condussero violenti contrattacchi diurni e notturni, che diedero luogo a lotte furibonde, cui parteciparono le batterie con volontari italiani, che passarono il Manzanares nella notte sul 19 e presero posizione nell'edificio della« Fundaciòn de Amo» 1s. La compagnia can-i e alcune batterie <la 65/17 furono altresì impiegate nella zona
della città universitaria. Una sintesi delle azioni belliche cui ebbero a partecipare elementi dell'esercito italiano dal 21 ottobre al 22 novembre 1936 in allegato n. 4. Il 26 novembre, il personale italiano delle unità miste venne ritirato dalla linea, lasciando carri e pezzi di artiglierie al personale spagnolo, dovendosi considerare conclusa la fase di addestramento e di collaudo operativo delle unità miste. Queste cessarono di essere tali e si trasformarono in unità esclusivamente spagnole. La partecipazione attiva, dinamica, generosa del personale italiano aveva consentito alle unità miste non solo di perseguire un'elevata capacità operativa, ma anche una grande flessibilità d 'impiego e una pronta intelligente adesione ai mutamenti di compi ti e di dipendenza. Il pronto accorrere dell' «agrupaciòn carros-arti11eria» là dove se ne era manifestato il bisogno, le incursioni ardite dei carri armati in profondità, gli spericolati schieramenti avanzati delle linee dei pezzi di artiglieria, l'entrata in azione solo a distanza ravvicinata e la precisione dei tiri delle sezioni controcarri dimostrarono «ad abundantiam » che il personale italiano aveva saputo addestrare molto bene quello spagnolo e che sapeva combattere altrettanto egregiamente sotto il profilo tattico e tecnico, senza mai tirarsi indietro di fronte alle situazioni difficili e pericolose 16. Il personale italiano già inquadrato nelle unità miste venne in parte rimpatriato, in parte trattenuto a domanda per essere impiegato nell'apparato logistico italiano in allestimento e nelle unità organiche italiane di cui cominciava proprio allora l'afflusso.
CAP. V. AWENIMENTI POLITICI E OPERAZIONI MILITARI NELL'ESTATE-AUTUNNO 1936
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Alcuni dei reduci della battaglia di Madrid combatterono nuovamente a Guadalajara, Teruel, Brunete e altrove e più di uno lascerà la sua vita sui nuovi campi di battaglia. Non va, infine, dimenticata l'attività della marina e della aeronautica italiane svolta nel Mediterraneo, nelle isole Baleari e sul territorio spagnolo, che si dimostrò intensa ed efficace fin dal mese di settembre; della quale, limitatamente a quella dell'aeronautica, si può avere un'idea dalla sintesi di cui in allegato n. 5.
8. L'insurrezione del 18 luglio ebbe successo, nell'arcipelago delle Baleari (schizzo n. 13), a Maiorca, Ibiza e nelle altre isole minori, ma non in Minorca, dove sottufficiali e soldati rimasti fedeli al governo di Madrid prevalsero 17 . Le Baleari occupano una posizione geografica nel Medilerraneo occiJen Lai e Ji grande interesse strategico per il controllo delle rotte marittime tra il Nord Africa e la Francia e dell'intero bacino occidentale del mare, in quel periodo dominato soprattutto dalla Francia e dall'Inghilterra e, anche per questo, non estraneo a mire italiane. Il successo degli insorti in Maiorca e nelle isole minori non bastò a risolvere i problemi politici dell'isola, stanti l'ostilità di una parte della popolazione verso il movimento insurrezionale e, soprattutto, l'incombenza della minaccia d'invasione da parte delle forze repubblicane che disponevano di Minorca, l'isola di maggiore importanza strategica in quanto sede di una base navale armata. D'altra parte, gli insorti delle Baleari sapevano di non potersi aspettare aiuti da quelli della madre patria, decisamente inferiori , in mare e in cielo, rispetto ai repubblicani e fortemente impegnati, sul momento, nel trasferimento delle truppe del Marocco nel continente iberico. L'esiguità delle forze disponibili non avrebbe consentito agli insorti dell'arcipelago di aver ragione di un'invasione. Non resLò agli insorti di Maiorca che seguire la strada già percorsa con successo da Franco e da Mola: chiedere all'Italia, direttamente interessata alle Baleari, l'acquisto di materiale bellico. Il 2 agosto partirono da Maiorca per l'Italia, su nave tedesca, il cap. Juan Thomas e Martin Pon Rodello. I primi tentativi dei due presso le autorità italiane non furono coronati da successo; anzi Thomas venne arrestato per aver tentato l'acquisto di materiale bellico direttamente dalle imprese industriali italiane. Le cose cambiarono quando Thomas poté incontrarsi in Roma
Schizzo n. 14 LE OPERAZIONI DI SBARCO DELLE FORZE CATALANE NELL'ISOLA DI MAIORCA
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con Pedro Sainz Rodriguez, esponente monarchico, che aveva fatto parte della missione Goicoechea inviata da Mola a Mussolini. Thomas, che apparteneva alla falange, e Pon, esponente monarchico, vennero allora assistiti dal rappresentante «ufficioso» degli insorti in Roma, amm. Magar, e dall'addetto navale dell'ambasciata spagnola, cap. Rafael Estrada. Il 13 agosto, previo esborso di 3 milioni di lire al console italiano in Maiorca, Abramo Facchi, versate dal finanziere March, lo stesso che aveva coperto finanziariamente l'acquisto dei 12 S81 italiani giunti nel Marocco il 30 lugìio, Thomas poté comunicare al capo del partito falangista di Maiorca, Zayas, che 3 idrovolanti sarebbero giunti nell'isola il 17 agosto e il 19 agosto sarebbe arrivato un mercantile carico di 3 aerei da caccia C.R. 32, 3 batterie contraerei da 20 mm, munizioni, bombe e carburante. Frattanto, 1'8 agosto, una spedizione di catalani e valenzani aveva occupato l'isola di Formentera, il giorno 9 l'isola di Ibiza e il 16 agosto era sbarcata a Porto Cristo di Maiorca (schizzo n. 14) in izialmente con 2 o 3000 uomini, che dopo una settimana salirono a 8-9000. Al largo di Maiorca stazionavano dal 13 agosto la nave da battaglia «Jaime Primero», l'incrociatore «Libertad» e 2 cacciatorpediniere della marina repubblicana. Comandava il corpo di spedizione catalano-valenzano il capitano dell'aeronautica repubblicana ·Alberto Bayo. Nonostante la consistenza numerica, la testa di sbarco, che le forze repubblicane di Bayo riuscirono a costituire, non fece in dieci giorni progressi significativi e gli idrovolanti italiani, giunti a Maiorca il 19 anziché il 17, ne fecero oggetto di ripetuti bombardamenti, estesi anche alle unità navali repubblicane dislocate al largo della costa. Il governatore militare dell'isola, col. Dìaz de Freijo, riteneva fatale la caduta dell'isola in mano dei repubblicani con i quali voleva scendere a trattative, mentre il capo locale della falange, Zayas, propagandava la certezza del successo degli insorti e faceva chiedere da Sainz Rodriguez al governo italiano l'invio di un consigliere militare, per dirigere la difesa dell'isola. Ad avallare la richiesta di Zayas fu il capitano di vascello Carlo Margottini, comandante dell'incrociatore italiano« Fiume», all'ancora nel porto di Palma di Maiorca, trasformato successivamente dal Margottini in una specie di centrale operativa degli insorti. Il giorno 24 Margottini telegrafò al ministero della marina che la minaccia di un crollo degli insorti dell'isola avrebbe potuto essere allontanata con «energico pronto intervento consiglieri et aviazione ».
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
Mussolini, cui la richiesta giunse gradita, intravedendovi la possibilità di affermare un'influenza italiana sulle Baleari che avrebbe servito a insidiare il dominio della Francia e dell'Inghilterra sul bacino occidentale del Mediterraneo - si pensi, in particolare, alla posizione delle isole al centro delle comunicazioni tra le colonie francesi del Nord Africa e il territorio metropolitano - non nutrì dubbi sull'accoglimento. Consapevole, d'altro lato, che l'invio di consiglieri militari avrebbe irritato Franco e allarmato l'Inghilterra e la Francia, decise d'inviare a Maiorca uno squadrista fascista, console della «Miiizia Voìontaria per la Sicurezza Nazionale» (MVSN), salvando così, almeno apparentemente, capra e cavoli, nel senso che la scelta consentiva l'ingerenza italiana e, al tempo stesso, era priva di ufficialità -Arconovaldo Bonaccorsi, era tutto sommato un privato cittadino e non un ufficiale delle tre forze armate regolari - e conseguentemente il governo italiano avrebbe potuto, in ogni caso, ricusare la responsabilità dell'operato del Bonaccorsi. 11 Bonaccorsi, alias «conte Rossi», arrivò a Maiorca il 26 agosto con un idrovolante, che rientrò subito in patria, s'incontrò con Facchi e, insieme con questi e Zayas, si recò da Freijo per conoscerne gli intendimenti, che furono poco incoraggianti, circa la difesa dell'isola. Bonaccorsi non si perse d'animo, costituì un reparto di «dragoni della morte» con personale falangista, diresse personalmente arditi colpi di mano contro le posizioni repubblicane della testa di sbarco (Porto Cristo e San Severa), conquistò l'animo di Margottini e dei falangisti, si agitò in tutte le direzioni, raccolse consensi e ben presto ebbe dalla sua una buona parte della popolazione, che successivamente gli alienerà la sua simpatia per gli eccessi da lui compiuti. Il 3 settembre, improvvisamente e inaspettatamente, Bayo cominciò a ritirare forze dalla testa di sbarco e a reimbarcarle e il 10 settembre la testa di ponte cessò di esistere. Fu facile per il Bonaccorsi assumersi il merito del reimbarco degli insorti, ma il ritiro non fu determinato da motivi tecnico-militari locali. Il 3 settembre le forze aeree italiane dell'isola comprendevano 2 bombardieri e 3 caccia, quelle navali l'incrociatore« Fiume», in quanto dei 3 idrovolanti giunti il 19 agosto: uno era stato messo fuori combattimento dall'aviazione repubblicana, gli altri 2 erano stati inviati a Elmas in Sardegna perché avevano esaurì to le bombe ed era sembrato imprudente lasciarli inattivi negli aeroporti dell'isola. «Il ritiro frettoloso e inatteso di Bayo non fu provocato dalla pressione esercitata dei nazionalisti e nemmeno dalla forza delle truppe italiane nell'isola, ma dagli ordini ricevuti da Madrid» 18. Il governo centrale era venuto a conoscenza
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della spedizione catalana e valenzana a cose fatte, era rimasto scosso dall'insuccesso della spedizione dimostratasi incapace di conquistare l'isola e aveva assoluto bisogno d'impiegare la flotta nello stretto di Gibilterra per tagliare le comunicazioni tra il Marocco e la Spagna. L'abbandono della testa di sbarco di Bayo mandò a monte l'idea del capo di stato maggiore dell'aeronautica italiana, gen. Valle, d'inviare una squadriglia di bombardieri a Maiorca per attaccare lenavi repubblicane «Jaime Primero», «Libertad» e le altre nelle acque delle Baleari, idea che era piaciuta a Bonaccorsi, forse anche a Ciano, che peraltro proprio in quei giorni di fine agosto si sentì obbligato, per le lagnanze ricevute, d'invitare Margottini a comunicare a Bonaccorsi di limitare la sua attività all'organizzazione del partito falangista, senza invadere il settore militare e quello amministrativo ed esautorare le autorità responsabili spagnole. Ma lo stesso Ciano era decisamente favorevole a una politica italiana d'intromissione negli affari politici, economici e militari delle Baleari, tanto da non opporsi ai preparativi di un coìpo di mano che Donaccorsi e Margottini venivano tramando, d'intesa con i capi locali del partito falangista, per deporre i capi militari che si opponevano alla falangistizzazione dell'isola e tanto da autorizzare Bonaccorsi, nel mese di novembre, a programmare l'occupazione di Minorca, unica isola rimasta nelle mani dei repubblicani. A quest'ultima impresa Ciano dové rinunziare per il timore della reazione del governo di Londra, che proprio in quei giorni veniva trattando con quello di Roma per la stipulazione di un «Gentlemen's Agreement». Ciano, anzi, fu quasi costretto arichiamare da Maiorca il Bonaccorsi che abbandonò definitivamente l'isola poco prima di Natale, lasciando di sé un pessimo ricordo. Durante la sua permanenza in Maiorca, infatti, era stata commessa una serie di delitti ignobili, fucilando più di un migliaio di oppositori senza processo o con processi sommari. Bonaccorsi e lo stesso Margottini, se non istigatori, certo furono complici morali della feroce repressione falangista, che Roma, non certo all'oscuro, non deplorò e non fece nulla per mitigare e farla cessare, diversamente di quanto accadrà in tempo successivo nella Spagna dei nazionali, dove i comandanti italiani, direttamente o sollecitando il governo di Roma, interverranno per umanizzare il trattamento dei repubblicani caduti prigionieri. In sintesi, la questione delle Baleari, importante e delicata per l'Italia, vem1e trattata da Mussolini e da Ciano alla carlona, consapevoli da una parte dell'interesse strategico che rivestiva per l'Italia, timorosi dall'altra che l'intromissione italiana potesse far nascere un «casus belli» o qualcosa di molto grave con l'Inghilterra.
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Mussolini fu espressamente richiesto dalla autorità spagnola dell'isola di autorizzare la vendita di materia]i bellici. Non poteva dire di no, dopo aver già esaudito l'analoga richiesta di Franco e di Mola. Successivamente seguì, insieme a Ciano, una linea di condotta ambigua, ambivalente, equivoca, per certi aspetti infantile, più che machiavellica, costantemente contraddito~ia. Ciano incorse nei soliti guasti della superficiàlità e della improvvisazione, aJternando momenti di spavalderia con momenti di incertezza e di indecisione. L'aiuto italiano sul piano militare soddisfece la richiesta spagnola, ma non fu determinante ai fini del reimbarco della testa di ponte, che avvenne su iniziativa del governo di Madrid. Mandare un fascista sfegatato a dirigere la politica deJJ 'isola fu un grave errore e doverlo poi allontanare, probabilmente su specifica domanda inglese, con soddisfazione dello stesso Franco e della popolazione dell'isola, fu tutto sommato un'umiliazione.
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NOTE AL CAPITOLO V 1 Il «Quinto reggimento» assunse tale denominazione perché, di solito, erano di stanza in Madrid 4 reggimenti di fanteria «e il Parlilo comunista, creando questo suo corpo, si era ispirato alla loro organizzazione mililare, preferendola alla indisciplina rivoluzionario delle normali milizie» (Hugh Thomas, op. cit., pag. 255). I bis Hugh Thomas, op. cit., pagg. 328 e 329. 2 Citiamo: il 6 agosto, fu annunziato da Berlino che 3 giovani tedeschi erano stati fucilati il 24 luglio precedente a Barcellona dagli estremisti di sinistra; il 10 agosto l'ambasciata i tal i ana fece un energico passo presso il governo madrileno per I' assassinio di 4 cittadini italiani; fermo della nave tedesca «Camerun», il 19 agosto, da parte del sommergibile governativo B-6 e dell'incrociatore «Libertad»; fermo della nave inglese «Gibel Zerion», il 22 agosto, da parte dell'incrociatore «Miguel Cervantes»;_assassinio di un cittadino italiano, il 6 settembre, a Barcellona e invio in questo porto dell'incrociatore italiano «Pola» visto che «allo stato dei fatti, le proteste non sembravano più sufficienti»; perquisizione della casa del «Fronte del lavoro tedesco» e della scuola tedesca di Madrid, il 24 settembre, con a sport.azione di documenti ad opera di miliziani; uccisione delle sorelle del vice-console uruguayano in Madrid, il 22 settembre, adopera di miliziani; lancio di un siluro, il 22 novembre, contro l'incrociatore governativo «Miguel de Cervantes», nel porto di Cartagena, da parte di un sommergibile di nazionalità ignota; avviso il 17 novembre del governo di Burgos all 'Inghilterra perché le navi inglesi che si trovavano nel porto di Barcei lona levassero le ancore, in quanto il porto, dove giungevano armi, munizioni, carri armati, velivoli per i repubblicani, sarebbe stato bombardato; siluramento, il 15 dicembre, del mercantile sovietico «Komsomol»; fermo il 26 dicembre del vapore tedesco «Palos» fuori dalle acque territoriali e trasferimento forzato nel porto di Bilbao ad opera di navi governative. 3 «Annuario di politica internazionale», op. cit., pag. 303. 4 Hugh Thomas, op. cit., pagg. 354-355. 5 La richiesta aveva carattere pretestuoso e tendeva a dilazionare il più possibile il piano Plymouth. 6 «Annuarìo di politica internazionale», op. cit., pagg. 303-304, 1936. 7 Ibidem, pag. 272. 8 Il traltato fu firmato il28 novembre 1936. L'Italia si impegnò «nell'appoggio e aiuto per l'indipendenza e l'integrità della Spagna e delle colonie»; entrambe le parti previdero di aiutarsi reciprocamente «non consentendo nessuna utilizzazione dei loro territori, porti e acque territoriali per nessun genere di operazioni, né per il transito di materiali o di forze armate di qualsiasi potenza»; entrambe le parti previdero una benevola neutralità nelle eventualità in caso di conflitto con una terza potenza o in caso di imposizione di sanzioni, assicurando «il rifornimento dei materiali indispensabi1i, la facilitazìone per l'uso dei porti, delle linee aeree, delle ferrovie e delle strade, nonché delle relazioni commerciali mediante vie indirette»; l'Italia sottolineò il desiderio di intensificare i propri rapporti commerciali con la Spagna. « Clausole estremamente vaghe e che dimostravano più di ogni altra cosa gli scarsi progressi realizzati fino a quel momento. Ogni possibile effeuo del trattato, insomma, sarebbe dipeso quasi completamente dai futuri sviluppi deglì eventi» (John F. Coverdale, op. cit., pag. 147).
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John F. Coverdale, op. cit., pag. 145. Hugh Thomas, op. cit., cap. XIX_ 11 «Annuario di politica internazionale», op. cit., pag. 228, 1938. 12 Ibidem. 13 Hugh Thomas, op. cit., pag. 338. 14 Ibidem, pag. 339. 15 Emilio Faldella, op. cit., pag. 163_ 16 Josè L. Alcofar Nassaes, «C.TV_Los legionarios italianos en la guerra civil espaftola 1936-39». Doropesa, Barcellona, 1972, pag. 49, dove si legge: «Debc tcnerse en cueota que durante aquellos dias los italianos combatieron costantemente, pasando de columna a columna para intervenir donde la prcsencia de carros o artillcria era màs necessaria, y que por tratarse de unidades de carros y piezas de acompaiiamiento actuaron siempre en vanguardia». 17 John F. Coverdale, op. cit., cap. V, pagg. 121-142. 18 Ibic.lcm, pag. 130. 9
IO
CAPITOLO
VI
L'INTERVENTO ITALIANO DAL LUGLIO AL NOVEMBRE 1936
1. Il coordinamento dell'intervento. 2. I primi contatti italo-tedeschi sulla questione spagnola e la politica estera dell 'Itaiia. 3. La MMIS al lavoro. 4. Il progressivo aumento dell'attività della MMIS nei mesi di ottobre e novembre. 5. L 'afilusso del materiale bellico ai nazionali e ai repubblicani fino a novembre.
1.
Nel periodo che va dal luglio al novembre 1936 l'intervento italiano nella guerra civile spagnola andò progressivamente crescendo, sia sul piano della interferenza politica e mibtare, sia su quello degli aiuti in personale e materiale bellico, ma entro limiti contenuti e prudenti. Abbiamo già rilevato come all'origine della decisione di Mussolini di accogliere la richiesta degli insorti vi fossero stati risvolti · di rivalsa contro il governo francese di Blum, di gelosia nei riguardi della Germania, di prestigio nazionale e personale. Gli aspetti strategici ed economici e gli stessi aspetti ideologici - pur tanto strombazzati ai fini della propaganda - non erano stati sufficien ti di primo acchito a convincerlo. Colto di sorpresa dalla insurrezione, tutto assorto com'era nel sogno di essere chiamato dal destino a ben altra impresa, ne era rimasto più infastidito che allettato. Del resto «stava ancora cercando di capire quale fosse la situazione effettiva e quale prezzo la Germania e l'Inghilterra fossero disposte a pagare per l'amicizia di Roma; sotto questo profilo egli seguiva ancora i tradizionali metodi diplomatici della posizione dell'Italia come la più debole tra le grandi potenze» 1. La sua fu inizialmente una «decisione di dispetto». Ciò non implica che Mussolini ignorasse o non valutasse i vantaggi del successo degli insorti e i pericoli dell'insediamento in Spagna di un governo social-comunista o anarchico e neppure che non accarezzasse sogni di predominio italiano n el Mediterraneo e quel-
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lo ancor più fantasioso dell'ordine fascista in Europa, standogli ormai stretta la dimensione nazionale, ma significa solo che le altre ragioni, ancorché per lui valide e rientranti nella logica della sua politica, furono accantonate fino a quando non prevalsero quelle emotive. Può darsi, inoltre, che quando decise per il «si», abbagliato dalla breve durata della guerra contro l'Etiopia, pensasse che quella di Spagna «fosse una breve ed economica battuta di pesca in un mare agitato» 2. Negare o concedere l'autorizzazione all'acquisto di materiale bellico rientrava nel potere di discrezionalità del governo e poiché Mussolini era titolare anche dei tre dicasteri militari la decisione fu ineccepibile sotto il profilo statutario e legislativo. La questione nondimeno era anche di carattere tecnico-militare e non sappiamo se al gen. Valle venne impartito un ordine o venne richieslo un preventivo parere consultivo. Sta di falto che Valle aderì subito e, è da presumere, con entusiasmo, diversamente quanto meno si sarebbe astenuto dai porsi alla testa delìa formazione aerea partita da Elmas per il Marocco e di guidarla per un bel tratto di volo. La situazione delle forze armate italiane nel luglio 1936, in particolare dell'esercito e dell'aeronautica, era tutt'altro che priva di preoccupazioni. La guerra contro l'Etiopia era appena terminata, erano in corso grandi operazioni di polizia in alcune regioni dell'Africa orientale con impegni gravosi di forze e di mezzi, le perdite subite e soprattutto le scorte consumate non erano state ripianate, i programmi di potenziamento e di ammoderna· mento dell'esercito - riguardanti l'artiglieria, la motorizzazione e la meccanizzazione, i materiali del genio - e dell'aeronautica, relativi al numero e alla qualità dei velivoli da bombardamento e da caccia, giacevano sui tavoli o nei cassetti delle scrivanie dell'apparato tecnico-amministrativo militare. Vero è che inizialmente l'aiuto agli insorti riguardò un numero tutto sommato modesto di aerei e di equipaggi, ma l'aver tenuto in disparte dalla decisione il capo di stato maggiore generale, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, appare un fatto quasi inverosimile. La mancata chiamata in causa di Badoglio, almeno a titolo consultivo, e il mancato intervento d'iniziativa di questi presso il capo del governo e titolare dei tre dicasteri militari per ricordargli la situazione di crisi in cui si trovavano l'esercito e l'aeronautica e rappresentargli la necessità di non appesantirla ulteriormente con impegni extranazionali, trovano la spiegazione, ma nessuna qualsi-
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voglia giustificazione, nella situazione di fatto creata da Mussolini nei vertici militari. «La sottomissione al regime (dei capi militari) è peraltro dimostrata dal fatto che questa cospicua invadenza nella competenza dei ministri militari non dava origine a conflitti molto gravi. A quest'epoca Mussolini aveva completamente sottomesso le forze armate e aveva posto alla loro testa uomini che o erano incapaci o non erano interessati a difendere le prerogative e i poteri delle loro cariche anche se, nella maggior parte dei casi, non si sentivano molto devoti al regime o al duce» 3. Lo scarso entusiasmo di Badoglio - che seppure non chiamato in causa era tenuto al corrente dallo «Stato Maggiore del Regio Esercito» (SMRE) di quanto era stato deciso e si veniva facendo nei riguardi della questione spagnola-, del gen. Federico Baistrocchi sottosegretario alla guerra e capo di stato maggiore dell'esercito e del gen. Alberto Pariani, sottocapo di stato maggiore dell'esercilo, non era stato determinato da questioni ài principio e dal prevedibile onere della impresa, quanto dal timore di maggiori tensioni con la Francia e ]'Inghilterra, proprio quando la felice conclusione della guerra contro l'Etiopia e la diminuita ostilità della SdN verso l'Italia lasciavano fondatamente sperare in un miglioramento dei rapporti internazionali. In più, l'eventuale crescita di tensioni con la Francia e l'Inghilterra trovava spiazzati i vertici militari, che fino ad allora si erano maggiormente preoccupati della difesa della frontiera con l'Austria e la Jugoslavia e dell'assetto militare delle colonie. D'altra parte l'unico che osò mostrare la sua scarsa convinzione per l'impegno militare in Spagna, il gen. Baistrocchi, il 7 ottobre 1936 ve11ne dimissionato e sostituito in entrambe le cariche dal gen. Pariani. Tale sostituzione non va intesa nel senso che Pariani fosse più entusiasta di Baistrocchi dell'intervento militare in Spagna, ché anzi si era espresso piuttosto negativamente al riguardo 4, ma che egli essendo in ottimi rapporti con il ministro degli esteri, il conte Galeazzo Ciano, sarebbe stato più maneggevole nell'assecondare gli intendimenti di Mussolini e del1o stesso Ciano. Pariani, infatti, pur facendosi spesso portavoce dell'onere rappresentato dagli aiuti offerti agli insorti spagnoli e della esigenza di porre un termine ad essi, finirà via via con il sostenere la politica d'intervento e si farà sostenitore dell'invio in maggior copia~di personale e di mezzi per accelerare la fine della guerra. Il 4 settembre venne costituita nell'ambito del SIM un'appo-
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sita sezione «S» con il compilo specifico di accenlrare tutti gli aspetti della questione spagnola, ma il coordinamento della particolare attività anziché al SIM venne affidata da Mussolini al ministero degli esteri, a quanto pare anche per una qualche resistenza dei vertici della marina e dell'aeronautica ad attribuire la funzione di coordinamenlo al SIM. In un 'annotazione di Baistrocchi, su di un promemoria presentatogli al riguardo, si legge: «questione risolta; coordinatore S.E. Ciano che si vale di Roatta » s. Roatta, capo del SIM, venne dunque a dipendere diretLamente da Ciano che non aveva competenza nelle questioni militari, ma che, presuntuoso e vanitoso com'era, si dava arie da esperto. Roatta, peraltro, pur nulla obiettando, come del resto i vertici militari, si rese subito conto della situazione in cui si sarebbe venuto a trovare e conseguentemente continuerà a sentirsi strettamente legato alJo SMRE con il quale manterrà costantemente rapporti diretti, informandolo di tutto, contattandolo personaìmcntc, chiedendo pareri e consigli, dandogli conto di tutta la sua attività, prima come capo del SJM, poi come capo della «Missione militare italiana in Spagna » (MMIS).
2. L'iniziativa per un primo approccio italo-tedesco sul modo d'intendersi sulla questione spagnola fu presa dalla Germania, che inviò a Roma con funzione esplorativa il capo del servizio informazioni militari , l'ammiraglio Wilhelm Canaris. Questi il 4 agosto s'incontrò a Roma con Roatta e l'incontro ebbe carattere interlocutorio. La riunione avvenne quando i primi aerei italiani e tedeschi erano già giunti nel Marocco e nella Spagna e proprio quel giorno, con la protezione degli aerei italiani, Franco riuscì a forzare lo stretto di Gibilterra con un piccolo convoglio di navi che trasportavano oltre 3000 soldati del Marocco in Spagna. L'incontro Roatta-Canaris servì a confermare la volontà delle due parti di continuare a soslenere il movimento insurrezionale, ma non venne neppure abbozzato un piano organico degli interventi e di ripartizione degli oneri. Un primo coordinamento della poliLica italo-tedesca in Spagna si ebbe, come già accennato, verso la fine di agosto. Il 26 agosto Ciano informò Roatta della conclusione di un accordo con
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Berlino per l'invio di due missioni militari, una italiana e una tedesca, presso Franco, in funzione di «consiglieri militari» per suggerimenti tecnici sulle future operazioni e lo preavvisò che Canaris sarebbe presto arrivato a Roma per studiare i particolari della questione. Il nuovo incontro Roatta-Canaris ebbe luogo il 28 agosto (doc. n. 6) e ad esso Canaris si presentò con il resoconto degli aiuti tedeschi concessi fino a quel momento agli insorti spagnoli e con proposte da concordare per far giungere ulteriori sostegni ai nazionali. Roatta e Canaris confermarono la disponibilità dei rispettivi governi a continuare a sostenere gli insorti e convennero che gli aiuti sarebbero stati divisi in misura approssimativamente eguale da parte italiana e tedesca. Essi concordarono altresì che entrambe le parti avrebbero consentito, ogni qual volta necessario, la partecipazione diretta del personale militare italianò e tedesco alle operazioni di guerra - del resto già verificatasi per il personale delle due aeronautiche - fermo restando che per la disciplina e l'amministrazione i soldati italiani e tedeschi sarebbero rimasti soggetti alla esclusiva dipendenza dei comandanti italiani e tedeschi e dell'ufficiale italiano o tedesco più elevato in grado fra quelli partecipanti alla operazione. Quanto alle missioni militari da inviare presso Franco, Roatta e Canaris ne convennero la costituzione e si accordarono sui loro compiti, che sarebbero stati quelli di regolare e coordinare l'ulteriore avvio di istruttori e di materiale bellico, di seguire direttamente gli sviluppi della situazione politica e militare e di tutelare tutti gli interessi delle forze armate italiane e tedesche in Spagna. Il 24 ottobre Ciano s'incontrò in Berchtesgaden con Hitler e, tra l'altro - argomento principale del colloqui furono i rapporti con l'Inghilterra - decisero di aumentare gli aiuti agli insorti, sia per garantire la rapida conquista di Madrid, obiettivo prioritario di Franco, sia per affrettare la fine della guerra, sia per controbilanciare gli aiuti sovietici ai repubblicani, che proprio in quei giorni venivano facendosi ingenti. Hitler colse l'occasione - da un pezzo intendeva tirare dalla sua parte l'Italia - per proporre un'intesa italo-tedesca, da concepire come alleanza ideologica anticomunista e Ciano assicurò il suo appoggio al riguardo presso Mussolini. Il 1° novembre in un discorso centrato sulla politica estera, pronunziato in Milano, Mussolini parlò per la prima volta del!' «asse Roma-Berlino», lasciando intendere la sua disponibilità
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alla intesa, ma «asse», non diaframma, attorno al quale perciò avrebbero potuto collaborare tutti gli Stati europei. Diversamente Mussolini, pur sottolineando che il Meditarraneo per altri era solo una via ma per l'Italia era la vita, non avrebbe rivolto nello stesso discorso l'invito all'Inghilterra per la ripresa di un colloquio diretto ai fini di stabilire i tradizionali rapporti di amicia (doc. n. 7). La risposta inglese all'invito di Mussolini fu positiva e immediata, nonostante i dubbi del ministro degli esteri britannico, Anthony Eden, circa la sincerità dei propositi di Mussolini, in quanto egli si rendeva esatto conto che il rifiuto avrebbe favorito una più stretta intesa italo-tedesca. L'Inghilterra, infatti, accettò di negoziare un «Gentlemen's Agreement», escludendo, come da esplicita richiesta di Mussolini - «la politica del dispetto» - la Francia, e non si scompose granché neppure davanti al riconoscimento italiano del governo di Franco (16 novembre), tanto le stavano a cuore i] mantenimento della pace e dello «status quo» territoriale e la garanzia che l'Italia non assumesse il controllo <li qualche territorio spagnolo per la installazione di basi navali e aeree. D'altra parte la rinuncia formale a qualsiasi compenso territoriale per gli aiuti prestati agli insorti era un impegno che l'Italia e la Germania avevano preso nell'incontro Roatta-Canaris del 28 agosto, senza fugare le inquietudini italiane circa le mire tedesche sul Marocco e quelle tedesche circa la politica italiana nelle Baleari, che avrebbe potuto produrre una ulteriore tensione internazionale che lo stesso Hitler, in quel momento, voleva evitare. Mussolini, in definitiva, continuava a giocare contemporaneamente su due tavoli, quello tedesco e quello inglese, cercando sul primo di non farsi superare dalla Germania nell'acquisizione della influenza sulla Spagna dei nazionali e sul secondo di indurre l'Inghilterra al riconoscimento dell'impero, assicurandosi nel contempo tutte le posizioni potenziali nel Mediterraneo che l'Inghilterra avrebbe potuto perdere a causa della guerra spagnola.
3. Alla riunione del 28 agosto, da parte tedesca, aveva partecipato con Canaris il ten. col. Walter Warlimont, designato come capo della missione militare tedesca nella Spagna, della quale
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era stato previsto che facesse parte, quale ufficiale addetto, il cap. Lucan. La missione italiana venne costituita, omologamente, dal ten. col. Emilio Faldella e dal cap. Carlo Sirombo; a questi si sarebbe aggiunto il ten. col. pilota Ruggero Bonomi, già in Spagna. Roatta avrebbe accompagnato le due missioni e sarebbe rimasto in Spagna per il tempo necessario a rendersi conto della situazione. Dopo la riunione del 28 agosto, Warlimont s'imbarcò su di un incrociatore italiano per raggiungere Tetuàn. Le due missioni si portarono successivamente in aereo a Siviglia dove, con Roatta, presero contatto con il generale Queipo de Llano e quindi a Càceres dove il 6 settembre incontrarono, accolte co"n grande simpatia, Franco. Dal 6 settembre ebbe così inizio l'attività delle due missioni intesa a esaminare le richieste e le possibilità di soddisfacimento di sostegno militare (forniture di materiale bellico e di personale), a consigliare il comando spagnolo circa l'eventuale sviluppo delle operazioni, a garantire gli interessi politici, militari ed economici 6 delie rispettive nazioni e a realizzare in accordo armonico tra loro un'efficiente collaborazione nel lavoro comune. Le comunicazioni della MMIS, prima in Càceres· e poi, dal 5 ottobre, in Salamanca dove si era trasferito il comando di Franco, venivano trasmesse a Tangeri e da qui al SIM in Roma, che provvedeva all'ulteriore invio al ministero degli esteri e agli stati maggiori delle forze armate interessati alle singole questioni. Gli elementi italiani nelle Baleari, sottratti alla dipendenza delle MMIS, facevano capo direttamente a Roma. Le funzioni di capo del SIM vennero esercitate, durante l'assenza di Roatta, dal vicecapo col. Paolo Angioy. Roatta assunse lo pseudonimo di «Colli » per le comunicazioni dirette in Italia e di «Mancini» per quelle con i comandi spagnoli e all'interno della MMIS, mentre il ten. col. Faldella assunse lo pseudonimo di «Ferraris». Ancora prima dell'arrivo della MMIS, Franco aveva inoltrato, per il tramite del magg. Luccardi, altre richieste di aiuti e il 3 settembre Luccardi aveva radiotelegrafato da Tangeri che, stando l'inferiorità dell'aviazione dei nazionali, Franco richiedeva d'urgenza l'invio di 24 aerei da caccia e Pariani aveva annotato il messaggio: «ogni giorno si vede sempre più che il gen. Franco non è certo un organizzatore» (doc. n. 8). Dopo l'arrivo della MMIS le richieste di Franco si moltiplicarono e riguardarono anche mezzi e materiali della marina: armamento il più presto possibile degli incrociatori in allestimento
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«Canarias» e «Baleares»; mezzi di sorveglianza delle coste; armi per la difesa costiera di Cadice e di El Ferrol; sostituzione delle tubazioni delle caldaie dell'esploratore «Almirante Cerveras»; MAS e sommergibili (doc. n. 9). Buona parte dei mezzi richiesti non avrebbe potuto sfuggire ai servizi informativi degli altri paesi, con ripercussioni gravi sui rapporti internazionali per cui Roma, il 22 settembre, negò la fornitura di alcuni mezzi. Il 9 settembre Roatta comunicò a Roma, facendola sua, la richiesta, concordata anche con Warlimont - pseudonimo italiano «Guido» - che gli aveva promesso un'analoga fornitura da parte tedesca, di: una compagnia carri armati, compreso un plotone lanciafiamme con equipaggi italiani; 10-20 pezzi controcarri con solo personale istruttore; 8 pezzi contraerei da 20 mm; 4 stazioni radiotelegrafiche mobili con portata di almeno 200 chilometri; anche per i pezzi contraerei e per le stazioni radiotelegrafiche veniva richiesto solo il personale istruttore. La compagnia carri, cui Roana chiedeva venissero assegnali un medico e un'autoambulanza, sarebbe stata tenuta inizialmente in riserva e impiegata solo dietro la preventiva autorizzazione italiana. Roatta sottolineò l'esigenza che i mezzi e il personale giungessero forniti di tutto, largheggiando nelle parti di ricambio e nelle attrezzature per le piccole riparazioni, mancando ai nazionali un'efficiente organizzazione logistica, anche ai fini di non sfigurare nel paragone con quanto venivano facendo i tedeschi che avevano impressionato molto bene gli spagnoli proprio per il modello organizzativo della loro logistica (doc. n. 10). Roatta non restò fermo in Càceres, ma si recò da Mola, raccolse direttamente notizie, contattò ufficiali e soldati italiani e spagnoli, si recò in linea, studiò la situazione militare sulle varie fronti e ne dedusse valutazioni e giudizi che gli consentirono di dare a Roma un quadro sommario, ma molto eloquente, di come stessero andando le cose in Spagna ad alcuni mesi di distanza dell'inizio dell'insurrezione. Nelle sue relazioni (doc. n. 11, n . 12, n_ 13, n. 14, n. 15), Roatta giustificò l'incertezza del comando spagnolo al quale mancavano elementi capaci di valutare, sia pure con una certa approssimazione, l'insieme delle difficoltà da superare e delle esigenze da soddisfare con la conseguenza dello stillicidio delle richieste che gli venivano rivolte; rassicurò circa la tranquillità delle popolazioni del territorio dei nazionali, pur annotando il maggiore affidamento di quelle del nord, il buono stato di salute morale di quelle del centro, l'inaffidabiJità di quel-
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le meridionali, dovendosi peraltro escludere ovunque la possibilità di sollevazioni, a meno di gravi insuccessi militari dei nazionali; riferì che le milizie - falangisti e «requetés» - non andavano affatto d'accordo tra loro, ma che entrambe erano pervase da profondo sentimento nazionale e da un «feroce odio» contro i comunisti; dei comandanti disse che Queipo de Llano era da considerare una figura secondaria, Mola era un capo <<quadrato» assai tradizionalista e un po' rigido, Franco un comandante «aperto» alle concezioni politiche moderne, simpatizzante degli italiani, l'«unico» che aveva la possibilità di armonizzare le varie tendenze, anche perché godeva di grande prestigio e disponeva delle truppe più efficienti, il «tercio» e i «regulares», mentre Mola in gran parte di unità dell'esercito regolare e Queipo de Llano di unità miste; fece presente che i comandi erano quasi indipendenti, s'ignoravano a vicenda, e non facevano nulla per addivenire ad una perequazione dei materiali esuberanti presso un comando e deficitari presso un altro; rilevò che esistevano deficienze gravi
che davano dell'insieme un'immagine poco consolante e promettente, ma era certo che le stesse manchevolezze dei nazionali esistessero raddoppiate presso l'esercito repubblicano, dove soprattutto mancavano coesione e disciplina; aggiunse che si assisteva allo spettacolo indecoroso delle retrovie affollate di soldati delle milizie nazionali che oziavano nei caffé e non effettuavano nessun addestramento; segnalò l'inesistenza di un servizio informativo organizzato e coordinato per cui i comandi mancavano di notizie sul nemico, di cui ignoravano l'entità, le formazioni e la dislocazione. Quanto agli intendimenti operativi dei comandi nazionali spagnoli, Roatta riferì che questi avrebbero agito su Madrid per avvolgerla da Talavera con 7000 uomini di Franco e da Segovia Somosierra - Sigi.ienza con 13.000 uomini di Mola e che, dopo l'avvenuto collegamento della sinistra di Franco con la destra di Mola, avrebbe avuto inizio la marcia da Talavera, mentre quella da nord sarebbe cominciata al momento opportuno. Un altro punto sottolineato da Roatta fu la «tattica primitiva» utilizzata dai nazionali, che combattevano quasi esclusivamente a cavallo delle strade, procedevano lentamente, mancavano di riserve, non si regolavano secondo piani tattici coordinati e seguivano procedimenti superati. Circa l'esasperato ottimismo di Franco e dei comandi spagnoli di poter conquistare Madrid entro il mese di settembre, Roatta espresse l'avviso che la cosa gli sembrava po-
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co probabile, in quanto nell'avanzare sarebbe stato necessario occupare e ripulire tutti i villaggi, anche se da entrambe le parti non venivano fatti prigionieri, che venivano eliminati fucilandoli. Egli aggiunse che per fare presto sarebbe stato opportuno incrementare gli aiuti per sopperire alle sempre maggiori esigenze, come del resto facevano i repubblicani, compensando le deficienze con l'aumento di mezzi e di materiali_ Quanto ai rapporti con gli spagnoli e i tedeschi Roatta li definì «molto cordiali» e aggiunse che gli spagnoli si mostravano sensibili ai suggerimenti, com'era accaduto nei riguardi deil'impiego dell'aviazione che egli aveva suggerito fosse a massa, coordinato e concentrato, raccogliendo le squadriglie nella zona centrale delle due masse che avrebbero agito su Madrid. Il 16 settembre, con un altro messaggio (doc. n. 16), Roaua riferì di aver saputo da Franco che un emissario del governo di Madrid aveva contattato il comando di Mola per sondare la disponibilità a una quaìche trattativa, e che cgii aveva subito fatto osservare a Franco che sarebbe stato «grave errore» intraprenderla e che Franco si era dichiarato dello stesso parere, tanto più che erano parse dubbie la natura dell'offerta e la legittimità dell'emissario. Franco pe raltro aveva lasciato vagamente intendere che una qualche trattativa, alla quale peraltro egli stesso non credeva, avrebbe potuto essere presa in considerazione solo per evitare la distruzione della capitale e l'ecatombe della popolazione. Roatta informò Roma che sarebbe presto rientrato in Italia, via Tangeri, per riferire più ampiamente su tutto, giudicando poi opportuno un suo ritorno in Spagna in vista delle operazioni che sarebbero state compiute con obiettivo Madrid. Roatta rientrò in Roma il 22 settembre, dopo aver effettuato una rapida ricognizione del Marocco spagnolo, e si recò da Ciano, da Baistrocchi, presso gli stati maggiori della marina e dell'aeronautica per confermare le valutazioni e i giudizi già espressi con i radiotelegrammi, illustrare nei particolari la situazione spagnola, sollecitare l'esaudimento delle richieste inoltrate dal comando di Franco. Egli si disse convinto, malgrado tutto, delle buone probabilità di successo del movimento insurrezionale più per la inferiorità morale e tecnica dei repubblicani, che non per l'efficienza dell'apparato militare che i nazionali avevano in piedi e che stavano migliorando. Egli, in poche parole, incoraggiò Roma a continuare a sostenere gli insorti, sollecitò ulteriori aiuti, si mostrò sostanzialmente ottimista per l'avvenire, meno co-
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munque di Franco che il 14 ottobre fece sapere di non aver più bisogno, «dato prevedibile esito operazioni», della stazione radiofonica, richiesta il 22 settembre, da installare a Càceres per la propaganda della causa degli insorti 1 . Roatta tornò in Spagna e il 16 ottobre venne convocato da Franco che lo tenne a colloquio per tre quarti d'ora, alla presenza del gen. Mola, dopo aver ricevuto un'ora prima Warlimont. Motivi principali della convocazione furono (doc. n. 17): la messa al corrente del gen. Roatta, da parte di Franco, dell'arrivo a Cartagena di una quindicina di piroscafi sovietici carichi di carri armati, munizioni, esplosivi, mitrag1iatrici; la richiesta all'Italia e alla Germania di nuovi aiuti sostanziali. Franco considerava l'appoggio sovietico aperto, completo, ingente ai repubblicani un «fatto nuovo», che lo poneva di fronte, non solo alla Spagna repubblicana, ma anche all'Unione Sovietica e perciò si sentiva di combattere una crociata contro il bolscevismo, nella quale gli interessi della Spagna si integravano con quelli italiani e te<leschi. Egli, pertanto, riteneva che la nuova situazione dovesse essere affrontata nella sua integralità e che gli dovessero essere dati i mezzi necessari per combaltere il nuovo nemico togliendo a questo la libera disponibilità dei porti e neutralizzando i suoi carri armati. Da qui la richiesta di 2 sommergibili e di 2 cacciatorpediniere - 1 sommergibile e 1 cacciatorpediniere italiani e 1 sommergibile e 1 cacciatorpediniere tedeschi - e di altri carri armatic pezzi controcarri. Quanto all'aviazione, l'arrivo di altri 27 velivoli francesi a Barcellona, dove erano in montaggio 51 aerei nuovi, la presenza in Cartagena di idrovolanti forse sovietici, la dislocazione in Bilbao di SO aerei sovietici rendevano necessari il riesame della situazione aerea e l'invio di nuovi velivoli italiani e tedeschi. L'Italia e la Germania, alle quali finora non si era rivolto invano, dovevano rendersi conto della nuova situazione in cui egli veniva a trovarsi e del suo appello per nuovi aiuti. Roatta, preso atto di quanto Franco gli diceva, rappresentò la possibilità di un «colpo di forza» contro Madrid prima che vi giungessero i nuovi mezzi sovietici, o quanto meno, di un'operazione che tagliasse i collegamenti di Madrid con il Levante, impiegando all'uopo la compagnia carri veloci e l'artiglieria autocarrata da 65/17, giunte dall'Italia, in cooperazione con la cavalleria spagnola. Franco ascoltò il suggerimento di Roatta, ma dichiarò di preferire d'impiegare i carri contro le posizioni fortificate, mentre Mola espresse dubbi sulla capacità della cavalleria, pur rinforza-
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ta da carri, stante la sua vulnerabilità all'offesa aerea. Roatta ebbe l'impressione che le difficoltà incontrate dai nazionali a Oviedo spingessero Franco a una maggiore prudenza nell'operazione su Madrid e che, di fronte al fatto nuovo dell'aiuto sovietico, si finisse con il contare esclusivamente sul sostegno italo-tedesco, trascurando di «ricercare, nell'ardito sfruttamento dei mezzi disponibili e non ancora impiegati, un risultato che, come la conquista di Madrid, avrebbe potuto avere grandiose ripercussioni». Alle ore 21 dello stesso giorno 16 ottobre Franco convocò nuovamente Roatta, questa volta alla presenza dell'ammiragliò J uan Cervera Valderrama e del gen. Alfredo Kindelàn, ed espresse il desiderio che l'aviazione italiana di Maiorca e possibilmente quella della Sardegna effettuassero bombardamenti nel porto di Cartagena contro i piroscafi mercantili che vi si trovassero, tanto più che in Cartagena esistevano solo 3 batterie controaerei che sparavano male. Roatta naturalmente non prese nessun impegno e si limitò a prendere atto della richiesta, assicurando di trasmetterla a Roma e dicendosi sicuro che sarebbe stato fatto il possibile per soddisfarla. Si passò poi a parlare della compagnia carri e delle unità di artiglieria da 65/17 stabilendo che sarebbero state avviate a Talavera a disposizione del gen. José Enrique Varela Iglesias, con il quale Roatta si sarebbe messo in contatto per concordarne e facilitarne l'impiego (doc. n . 17). Non v'è dubbio che, in seguito al manifesto grandioso sostegno sovietico al governo repubblicano, la situazione subì una trasformazione profonda, tale da richiedere, in particolare da parte dell'Italia e della Germania, il riesame dell'intero sistema dell'appoggio italo-tedesco ai nazionali, valutando attentamente le implicazioni internazionali che ora ne sarebbero potute derivare. Basti tener presente al riguardo la gravità e la pericolosità della richiesta di Franco circa l'impiego dell'aviazione italiana dislocata in Sardegna, ancorché mascherata e cammuffata con la cancellazione del distintivo nazionale sui velivoli. A metà ottobre, dunque, si verificò una vera svolta nella questiÒne degli aiuti ed esamineremo nel capitolo successivo quali saranno le conseguenze che ne trarranno l'Italia e la Germania, impegnate entrambe da una parte a sostenere Franco, dall'altra a condurre avanti il discorso che si veniva contemporaneamente sviluppando nell'ambito del comitato di non intervento.
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4.
Dalla seconda metà di ottobre a tutto novembre, la MMIS si occupò da vicino, tra l'altro, della partecipazione, come abbiamo annotato nel precedente capitolo V, della compagnia carri e delle unità di artiglieria da 65/17 alle battaglie per Madrid, tenendo continuamente informata Roma e corredàndo i messaggi informativi con annotazioni, precisazioni e valutazioni sull'andamento delle operazioni, che trasformavano la progettata guerra di movimento e di rapido corso in una guerra di logoramento e, su alcune fronti, di trincea, del resto più consona, sotto certi aspetti, all'intendimento di Franco di «non arrischiare nulla e di evitare il più possibile perdite» (doc. n. 4 e n. 5). Roatta rappresentò a Roma le richieste di Franco sottolineando che «in accordo con Guido» - pseudonimo italiano di Warlimont - «stimo dal punto di vista puramente militare indispensabile risolvere questione dominio mare et chiedo se decidiamo concedere nuovi aiuti occorre agire presto et con mezzi potenti affinché Franco conservi attuale iniziativa operazioni. Pregasi accusare ricevuta et darmi al più presto possibile risposta da comunicare Franco». A capo della MMIS venne posto, in ottobre, il gen. Roatta e il ten. col. Faldella venne nominato capo di stato maggiore della missione stessa, mentre capo «de facto» del SIM rimase il col. Angioy. Anche il ministro degli esteri sentì la necessità di costituire presso il suo ministero l' «Ufficio Spagna», del quale mise a capo l'ambasciatore Luca Pietromarchi, con il compito di coordinare tutta l'attività della MMIS, dei tre dicasteri militari e del comando generale della MVSN. La mole di lavoro della MMIS veniva di giorno in giorno crescendo, in quanto alle questioni strettamente operative venivano sommandosi altre di ordine tecnico, logistico e amministrativo (trattamento economico del personale, costituzione di centri di raccolta del personale in Italia, sfruttamento delle operazioni in Spagna per la sperimentazione di nuovi procedimenti d'impiego tattico e di nuovi mezzi, disposizioni circa i caduti, i feriti, i dispersi, i rimpatriandi e la loro sostituzione, ecc.), per cui, oltre il capitano di vascello Giovanni Ferretti, della marina italiana, entrarono a far parte della missione altri ufficiali e altro personale, tanto che entro il mese di dicembre la MMIS risultò composta di 25 ufficiali (all. n. 6).
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Nei mesi di ottobre e novembre le segnalazioni e relazioni della MMIS inviate a Roma crebbero di numero e d'importanza. A parte quelle riguardanti le operazioni sulla fronte di Madrid e la partecipazione ad esse della compagnia carri, delle unità di artiglieria da 65/17 e delle unità aeree italiane da bombardamento e da caccia nonché le azioni compiute anche su altre fronti - un insieme notevole di documenti esaminati che, per motivi di spazio, non è possibile riprodurre - ci sembra necessario estrapolare dalle altre, per riassumerle, due questioni di maggiore interesse: il confronto tra il comportamento del personale e dei materiali italiani e quello del personale e del materiale tedeschi; le deficienze organizzative e di condotta delle operazioni da parte ,dei comandi spagnoli. Fin dal 18 ottobre, dopo aver visitato alcuni reparti tedeschi, Roatta segnalò a Roma che il materiale tedesco, dall'anticarro alle calzature del soldato, era di tipo modernissimo, mentre quello italiano manifestava non solo arretratezza qualitativa e di lavorazione, ma dava la precisa impressione che sj fosse sfruttata l'occasione da parte di alcuni per inviare in Spagna il personale e il materiale di scarto, un metodo «imperdonabile» e con «conseguenze gravissime». Il 7 novembre Roatta fece presente che i pezzi controcarri tedeschi, di cui Franco aveva ricevuto 20 esemplari, erano di progettazione e fabbricazione recentissime e che, non volendo rivolgersi ai tedeschi per chiedere loro la protezione dei carri italiani e tenuto conto che tutti i carri sovietici erano armati con cannone, era assolutamente necessario provvedere « il meglio possibile» all'armamento controcarri o sperimentando i pezzi da 47/32, o inviando pezzi contraerei da 20 mm con munizioni perforanti, e quantomeno dotando le unità controcarri con mezzi di trasporto che potessero uscire fuori strada, come ad esempio di autocarrette. Con un altro messaggio del 2 novembre Roatta comunicò di essere in possesso e di voler inviare in Italia, appena possibile, diverso materiale tratto da carri abbandonati dal nemico, in attesa di poter spedire un carro armato intero, d'indiscutibile fabbricazione sovietica, ribadendo la necessità di dotare le sezioni controcarri italiane di pezzi moderni oppure di assegnare alle unità carriste alcuni carri con cannone. L'invio del materiale di preda bellica avrebbe dovuto servire per meglio armare la difesa controcarri italiana e per progettare e sperimentare, in una visione unitaria e armonica, nuovi mezzi terrestri, navali e aerei adeguati allo sviluppo che le operazioni venivano delineando.
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Quanto alle deficienze dei comandi spagnoli, Roatta confermò, il 22 ottobre, che la maggiore era la mancanza di riserve sull'intera fronte, che proprio quel giorno non aveva consentito lo sfruttamento del successo ottenuto dalla compagnia carri, dalle batterie 65/17 e dalle sezioni controcarri da 65/17 che alle ore 16 erano penetrate nell'abitato di Navalcarnero. Nel lagnarsi anche con Franco della mancanza di riserve, Roatta ricevé l'assicurazione che erano già stati disposti la costituzione di una riserva di circa 6000 uomini, provenienti dal Marocco e dalle Canarie, che entro 10 giorni si sarebbero schierati sul tergo dell'ala destra del dispositivo per l'investimento di Madrid il richiamo in servizio di 18.000 uomini istruiti, destinati anche questi a costituire riserva per le future operazioni. Essi sarebbero stati armati con fucili attesi dalla Germania e vestiti con materiale atteso dall'Italia. Il 24 ottobre Roatta fece osservare a Franco, circa l'ordine riguardante l'offensiva della sierra Guadarrama, che esso lasciava perplessi perché, essendo esclusa una controffensiva repu bblicana attraverso tale catena, sarebbe stato molto più semplice assumere nel settore un economico atteggiamento difensivo, che avrebbe consentito di recuperare forze in riserva per l'ala operante a sud-ovest di Madrid. Tale dispositivo avrebbe costretto i repubblicani a ritirarsi dalla sierra senza attendere l'attacco diretto. Franco aveva convenuto con quanto gli aveva rappresentato Roatta, ma aveva aggiunto che l'ordine da lui impartito riguardava solo l'operazione su Escorial, al che Roatta aveva replicato che anche quest'ultima operazione gli sembrava poco opportuna perché i repubblicani della zona dell'Escorial sarebbero stati i primi a ripiegare, in seguito alla minaccia potenziale costituita dal diverso dispositivo da lui suggerito. Altra indicazione datariguardava la convenienza di un qualche movimento, anche con forze deboli, da Sigiienza su Guadalajara e Franco aveva assicurato che avrebbe provveduto. Roatta concluse la sua relazione affermando che era doveroso riconoscere che, allo stato attuale, i nazionali non potevano fare di più di quanto facevano e comprendere che essi dovevano soprattutto evitare l'insuccesso. Nei primi giorni di novembre giunse in Spagna il capo digabinetto del ministro Ciano, ambasciatore Filippo Anfuso, il quale, per il tramite della MMIS, inviò il giorno 6 un lungo messaggio a Ciano, nel quale venivano sottolineati i seguenti punti: l'impiego, in misura proporzionalmente di gran lunga superiore, delle unità italiane o miste rispetto a quelle esclusivamente spagnole,
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senza parlare di quelle delle unità aeree i cui interventi erano stati decisivi ai fini dei successi dei nazionali; l' «imminente» entrata delle truppe nazionali in Madrid, tanto che Anfuso chiedeva l'autorizzazione di Ciano per restare con Roatta con il quale avrebbe raggiunto Franco nella capitale; la richiesta di sostituire gli apparecchi da bombardamento con altri nuovi, possibilmente con alcuni B.R.20; il giudizio degli spagnoli che valutavano la portata dell'aiuto militare italiano maggiore di quella tedesca, anche perché i tedeschi, a minor rischio, avevano preferito affidare i loro materiali agli spagnoli piuttosto che impiegarli essi stessi; la presenza di numerosissimo personale tecnico tedesco con l'avvio di un lavoro di penetrazione commerciale; la necessità, nel caso di un aumento degli effettivi dell'aeronautica germanica, di rinnovare il materiale aeronautico italiano; la constatazione durante le operazioni della cattiva qualità del materiale terrestre e aereo sovietico; l'asprezza relativa dei combattimenti e la ferocia dei loro epiloghi; l'infiacchirsi della resistenza dei rcpubbiicani alimentata solo dagli aiuti internazionali; il delinearsi di un conflitto, per ora solo formale, tra falangisti e "requetès", due partiti che hanno due esponenti come Franco e Mola e due tendenze una fascista-popolare e l'altra reazionaria - e che potranno acuire i loro contrasti; l'interesse italiano per i falangisti «di ispirazione quasi totalmente fascista»; l'elevatissimo morale delle formazioni italiane e l'altissima ammirazione che godevano da parte degli spagnoli nazionali. Il messaggio di Anfuso, che in parte ripeteva alcune valutazioni di Roatta e in parte ne enfatizzava altre, è una testimonianza importante di com'era vista da parte italiana la situazione del momento, della quale si coglievano alcuni aspetti concreti, quali, ad esempio, la maggiore combattività delle unità italiane, il maggior favore che godevano da parte dei nazionali rispetto ai tedeschi, la mediocrità del loro armamento ed equipaggiamento nei confronti di quelli germanici, l'esistenza del latente conflitto ideologico tra falangisti e «requetès», ma se ne travisavano altri con una valutazione ottimistica, che proprio l'ingente afflusso in quei giorni in corso degli aiuti sovietici e francesi rendeva poco verosimile, quale, ad esempio, l'imminenza dell'entrata dei nazionali in Madrid. È da ritenere che anche Roatta persistesse ancora in una visione ottimistica del futuro, ancorché più misurata e cauta di quella di Anfuso. Sarà solo il fallimento della seconda _battaglia per Madrid a richiamare tutti alla nuova realtà, meno
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Franco che il 29 novembre darà inizio alla terza battaglia che si concluderà il 15 dicembre con un altro insuccesso.
5. Dall'agosto al novembre l'aiuto italiano agli insorti andò progressivamente crescendo quanto soprattutto a mezzi terrestri, navali e aerei. Del pari crebbe quello dei tedeschi, che all'inizio di novembre raccolsero in Spagna 5-6000 uomini che vennero inquadrati nella legione «Condor» destinato a raggruppare tutti i militari germanici in servizio in Spagna, qualunque fosse la forza armata di appartenenza. I tedeschi pretesero dagli spagnoli, per l'invio della legione «Condor», un'autonomia assoluta, ma a differenza degli italiani mostrarono la preferenza a cedere l'impiego dei loro materiali agli spagnoli, mentre «gli italiani furono molto più decisi in questo senso» - di mantenere cioè sotto la propria autorità le forze militari - «dei tedeschi e consegnarono all'aviazione di Franco solo una piccolissima parte di quelli disponibili» s_ A metà novembre l'aeronautica dei nazionali, al comando del gen. spagnolo Alfredo Kindelàn, disponeva di 12 bombardieri, 3 caccia e 9 aerei da ricognizione ceduti dalla Germania e solo di 6 mezzi da ricognizione italiani. Ad una relazione del SIM, elaborata verso la fine di ottobre per ragguagliare l'autorità gerarchica sull'attività svolta dal servizio fino a tale data a favore degli insorti spagnoli, sono allegati 2 specchi dai quali si ricavano i dati del personale, dei mezzi e dei materiali italiani inviati in Spagna dal 7 agosto al 20 ottobre e di quelli tedeschi, secondo, per questi ultimi, quanto constava al SIM (doc. n . 18). Da altro specchio, anche questo elaborato dal SIM su richiesta di Pariani, cui sarebbe servito per conferire con Mussolini, si ha un quadro completo dei mezzi e dei materiali forniti dalle varie nazioni sia ai nazionali, nello specchio indicati come «bianchi», sia ai repubblicani, indicati come «rossi» (doc. n. 19). Le cifre indicate nei due diversi documenti non coincidono, ma occorre tener presente la diversità delle date di compilazione e l'inclusione, nello specchio del secondo documento, dei dati riguardanti anche i materiali italiani in corso di approntamento e di spedizione. Se nelle voci più significative - carri armati, artiglieria, aerei - i quantitativi italiani e tedeschi, stando ai docu-
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menti del SIM, quasi si equivalevano, le altre voci, eccezione fatta per le armi contraerei e per le mitragliatrici delle quali la Germania ne aveva fatte affluire rispettivamente 34 e 28 esemplari contro nessuna e 72 dell'Italia, l'apporto di quest'ultima nel mese di novembre risultava decisamente superiore, specie per quanto si riferiva alla marina che aveva ceduto agli insorti 8 cannoni, 16 mitragliere, 500 bombe torpedini e 2 sommergibili, contro solo 8 cannoni ceduti dai tedeschi. Ma la marina italiana aveva già fatto molto di più scortando le navi mercantili trasportanti i rifornimenti ai nazionali, sorvegliando e pattugliando il Mediterraneo per controJlare il traffico marittimo commerciale diretto ai porti dei repubblicani e riversando ai comandi dei nazionali le notizie raccolte, specialmente lungo lo stretto di Mess~na e il canale di Sicilia tenuti sotto particolare controllo. Dall'invio dei primi aerei con equipaggi della fine di luglio agli afflussi di personale e di materiale del mese di novembre, l'Italia e la Germania offrirono, fin dall'inizio, alla Spagna dei nazionali una solidarietà morale e fisica e un apporto di mezzi e di materiali di rilevante consistenza, comunque inferiore di quello complessivo dato ai repubblicani da altri paesi - Unione Sovietica, Francia, Belgio, Messico, Jugoslavia, Polonia, Cecoslovacchia - che, nei riguardi delle voci più significative, si concretò in oltre 100 carri armati (165 ?), in più di 60 pezzi di artiglieria (245 ?) e in oltre 400 aerei (571 ?). A violare il patto di non intervento non furono, dunque, solo l'Italia e la Germania, né furono le prime ad accorrere in Spagna in quanto precedute dalla Francia, ma fu l'Unione Sovietica, dalla metà di ottobre, a intervenire per prima, con ingenti convogli di materiale bellico destinato al governo di Madrid, e a imprimere all'intervento straniero nella guerra civile spagnola la portata che assunse negli ultimi mesi del 1936 e nei primi del 1937.
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NOTE AL CAPITOLO VI John F. Coverdale. Op. cit., pg. 100. Ibidem, pg. 72. 3 Ibidem, pg. I 55. 4 Il sottocapo di S.ME., gen. Pariani, annota il radiotelegramma del 21 agosto del magg. Luccardi, nel quale questi tra l'altro rappresentava le richieste rivoltegli da Franco nell'incontro del 20 agosto: «al Gen. Franco manca sempre 30 per fare 31. Si vede che non ha organizzato sufficientemente, ma perché non ha trattato prima un concorso?». 5 Promemoria del SIM al capo di stato Maggiore dell'esercito dell'l l settembre 1936. 6 Il 23 settembre la sezione «S» del SIM con un suo promemoria comunicò al sottosegretario alla guerra che in un colloquio avuto in quel giorno con il gen. Dall'Olio, sottosegretario di Stato per la produzione belJica, erano state esaminate le possibilità di utilizzazione delle materie prime e dei prodotti spagnoli, che avrebbero potuto essere caricati sulle navi vuote di ritorno dalla Spagna, in particolare piriti, minerale di ferro, minerali di rame che, peraltro, non interessavano in quanto in Italia non esisteva l'attrezzatura tecnica per ricavarne il metallo, rame in pani, ferro, acciaio, rottami di ferro, piombo metallico, stagno, olio di oliva, pesce secco e marinato, pelli (agnello, ecc.); 7 Roatta il 22 settembre 1936 rappresentò a Baistrocchi la richiesta di Franco di una stazione emittente per la propaganda radiofonica, in quanto: l'unica disponibile era nelle mani del gen. Queipo de Llano che se ne serviva giornalmente per la sua «charla» serale che Franco lasciava capire di gradire solo sino ad un certo punto («va bene» diceva - «per la gente del sud»); le stazioni di Tetuàn e Tenerife erano lontane e non era facile servirsene. Franco chiedeva perciò che gli venisse impiantata una stazione in Càceres. Ma il 12 ottobre Roatta radiotelegrafò a Roma perché s'informasse Anfuso che Franco ringraziava per la stazione emitlente promessagli, ma che «dato prevedibile esito operazioni incorso, non si riteneva di averne più bisogno». 8 John F. Coverdale. Op. cil., pg. 101. I
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CAPITOLO
VII
LA GRANDE SVOLTA NEGLI AIUTI ITALIANI A FRANCO
1. Origine e ragioni della svolta. 2. La riunione del 6 dicembre. 3. I provvedimenti di potenziamento e riordino dello staff responsabile della questione spagnola e il primo invio di un contingente di 3000 uomini. 4. L'incontro Mussolini-Goering in Roma e le riunioni di metà gennaio.
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L'intervento massivo degli aiuti sovietici ai repubblicani indusse Roma e Berlino a una revisione della politica fino ad allora seguita nell'intervento a favore degli insorti spagnoli, che venivano tempestando di richieste di mezzi e di materiali i governi delle due capitali per il tramite delle due missioni militari, trasferitesi a Salamanca il 5 ottobre. L'Italia e la Germania si sentivano ed erano ormai direttamente compromesse a favore degli insorti, ma i loro aiuti erano stati tutto sommato limitati e cauti. Ora si poneva il dilemma o di buttarsi a capofitto nell'impresa o lasciare le cose com'erano continuando a centellinare gli aiuti senza esporsi ulteriormente (doc. n. 20), tanto più che Italia e Germania avevano aderito al co mitato del non intervento, come del resto l'Unione Sovietica e la Francia, il quale aveva perso un mese di tempo per risolvere .le questioni procedurali pregiudiziali e un altro per il continuo scambio di accuse e di contraccuse tra Italia e Germania da una parte e Unione Sovietica dall'altra. La risposta dell'Italia e della Germania al dilemma fu concretata nel ricordato incontro Hitler-Ciano del 24 ottobre in Berchtesgaden e nel riconoscimento il 16 novembre, da parte italiana e tedesca, del governo di Franco, che avrebbe dovuto avvenire dopo l'entrata dei nazionali in Madrid e che, invece, su iniziativa germanica, venne anticipato. Tale riconoscimento significò, davanti al mondo intero, il più solenne impegno dell'Italia e della 0
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Germania per il successo finale del movimento insurrezionale e in questi termini venne interpretato in tutti gli ambienti politici e diplomatici, certi oramai che il dittatore italiano e quello tedesco avrebbero fatto di tutto a favore di Franco per non essere coinvolti in una sconfitta di quest'ultimo. Nella più articolata risposta italiana s'inserirono il già citato discorso di Mussolini il 1° novembre in Milano, il ricordato trattato segreto tra l'Italia e la Spagna dei nazionali del 28 novembre - del quale l'Italia mise subito al corrente la Germania - e la decisione di Mussolini, con le riserve di Hitler, di concretare l'appoggio italiano a Franco con l'invio anche di unità italiane operative, espressa nella riunione da lui presieduta nel palazzo Venezia in Roma il 6 dicembre, alla quale furono chiamati a partecipare i tre capi di stato maggiore di forza armata -il gen. Pariani per l'esercito, l'amm. Domenico Cavagnari per la marina, il gen. Valle per l'aeronautica, i tre anche sottosegretari di Stato dei ministeri della rispettiva forza ar m ata - il gen. Roatta appositam ente fatto rient rare dalla Spagna, il ministro Ciano e, da parte tedesca, l'amm. Canaris (doc. n. 21). La riunione ebbe luogo dopo il fallimento della seconda offensiva dei nazionali per Madrid e mentre era in corso la terza, iniziata il 29 novembre, che si protraeva ormai da 8 giorni senza aprire speranze per una rapida conclusione vittoriosa che consentisse ai nazionali la conquista della capitale. La minaccia su Madrid aveva indotto gli anarchici a entrare nel governo e questo a trasferirsi il 7 novembre da Madrid a Valencia, ma la «Junta de defensa» di Miaja aveva opposto e continuava a opporre una robusta e tenace difesa, potendosi anche avvalere degli ingenti aiuti sovietici e dell'entrata in linea delle «brigate internazionali ». Mussolini era preoccupato di come stavano svolgendosi le operazioni militari e irritato nei riguardi di Franco, di cui poneva in dubbio le qualità strategiche e tattiche e quasi anche la sua volontà di voler giungere presto alla conclusione del conflitto. Gli bruciava altresì che quanto stava accadendo avvenisse proprio quando aveva rotto i ponti con il governo di Valencia e stretto quel patto segreto che gli avrebbe dovuto garantire quella maggiore sicurezza e influenza nel Mediterraneo occidentale, da sempre nelle sue aspirazioni. In lui e negli ambienti governativi e militari italiani venne via via rafforzandosi il convincimento, dopo il riconoscimento come unico governo legittimo di quello di Burgos e l'impegno manifestato a suo favore, di affrettare la fine della guerra e di controbilanciare l'intervento sovietico. Franco veni-
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va dimostrando di non essere in grado di concludere vittoriosamente entro breve tempo la partita; l'Italia o assumeva nuove iniziative di concorso, o, ciò che non era nelle idee di Mussolini, poneva termine agli aiuti che stavano divenendo sempre più onerosi. Il verbale della riunione del 6 dicembre non fa parola degli interventi di Roatta, mentre annota soprattutto quelli di Mussolini e di Canaris, ma non v'è dubbio che le decisioni e le proposte di Mussolini fossero influenzate dalle tante comunicazioni ricevute da Roatta nei quasi tre mesi di permanenza in Spagna. Roatta nelle sue relazioni, come abbiamo già scritto, pur confidando nella «imminente» occupazione di Madrid, aveva espresso l'avviso che essa non avrebbe posto fine alla guerra e che, d'altra parte, le forze nazionali non fossero, per il momento, né sufficienti, né abbastanza forti da infrangere rapidamente la tenace resistenza dei repubblicani. Aveva altresì fatto presente la necessità, per i nazionali, di una pausa operativa per la riorganizzazione delle forze e la costituzione di riserve, la cui mancanza non aveva consentito lo sfruttamento dei successi ottenuti ed aveva aggiunto che, dopo tale pausa breve quanto possibile, le operazioni dovessero essere riprese, in quanto un contegno passivo avrebbe fatto il gioco dell'avversario e avrebbe prolungato uno stato di cose estremamente propizio a gravi complicazioni. Da qui l'esigenza di un «adeguato appoggio materiale» che: in primo luogo, stroncasse l'affluenza ai repubblicani di rifornimenti via mare, mediante l'impiego di forze navali e aree operanti contro il traffico marittimo e i porti dei repubblicani; in secondo luogo, assicurasse un sostegno aereo alle forze terrestri incaricate di sottrarre progressivamente risorse e territorio al nemico. Nella relazione del 16 novembre (doc. n. 14) Roatta aveva dato una descrizione particolareggiata delle forze contrapposte, ricca di acute osservazioni e non priva di spunti umoristici, e aveva concluso «tutto sommato esistono nelle forze bianche» - leggi nazionali -(specie esercito e marina) gravi deficienze. Perciò ritengo che
se gli appoggi e rifornimenti dati da paesi stranieri ai rossi saranno compensati da equivalenti appoggi e rifornimenti ai nazionalisti, questi avranno il successo» (la sottolineatura è nel testo originale). La relazione continuava, riferendo gli intendimenti operativi del comando spagnolo e indicando quale avrebbe dovuto o potuto essere l'appoggio italiano e come convenisse organizzarlo. Nella relazione del 22 novembre (doc. n. 15), dopo aver chiarito i motivi del mancato successo dei nazionali su Madrid, era tor-
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nato a insistere sull'assoluta esigenza di stroncare rapidamente, decisamente ed a fondo, l'elemento essenziale del morale e conseguentemente dell'efficienza materiale dei repubblicani: l'appoggio sovietico. Aveva peraltro aggiunto che se tale appoggio non fosse stato fatto cessare, non per questo le truppe di Franco sarebbero state in pericolo, ma avrebbero egualmente potuto mantenere le loro posizioni per riprendere, «dopo una riorganizzazione invernale», le operazioni offensive. La relazione di Roatta del 16-17 novembre aveva indotto Pariani a scrivere a Ciano, di cui assecondava la politica, che, per porre fine in breve tempo alla guerra, sarebbe stato necessario un intervento di forze rilevanti per garantire un pronto successo di Franco e la costituzione di uno stato maggiore italo-tedesco, che affiancasse quello spagnolo, pur restando alle dipendenze di Franco (doc. n. 20). Pariani, in sostanza, aveva espresso a Ciano il suo parere favorevole alla proposta di Roatta di incrementare gli aiuti e aveva rappresentato che a tale fine sarebbe stato necessa-
rio l'invio di una «grande unità volontaria completamente attrezzata e inquadrata», affidando intanto a Roatta la carica di capo della MMIS. Pariani era da tempo per una soluzione siffatta, convinto che l'invio a spizzico di singoli o di minori unità non risolvesse la questione, tanto che aveva chiosato una ennesima richiesta di uomini: «nulla in contrario. Ma non risolve, ne occorrono 10.000». Pariani, in definitiva, era consapevole che l'Italia non avrebbe più potuto tirarsi indietro e perciò tanto valeva assecondare il governo, ma non apprezzava la éondotta delle operazioni' dei nazionali e si era convinto che, per far finire presto la guerra, a nulla sarebbe valso continuare l'invio a spizzico di personale e di materiali, ma sarebbe stato necessario intervenire in forze sotto comando italo-tedesco per poter influenzare e piegare Franco. C'è da aggiungere che lo stesso SMRE e le Direzioni generali del ministero delle finanze si lamentavano con lui circa le forniture di armi e materiali a Franco, che riducevano le scorte di mobilitazione non ripianabili a causa della situazione di bilancio.
2. Le proposte di Roatta e Pariani indirizzate a Ciano le ritroviamo sulla bocca di Mussolini nella riunione del 6 dicembre. Il
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primo obiettivo che Mussolini si ripromise di perseguire nella riunione fu la conoscenza della valutazione tedesca sulla situazione spagnola e degli intendimenti tedeschi per il futuro, vale a dire di come essi intendessero aiutare ulteriormente i nazionali. Ciò anche con riguardo a una comunicazione pervenuta dall'addetto militare italiano presso l'ambasciata in Berlino, col. Efisio Marras, nella quale era detto che in quella capitale prevaleva la «tendenza a non forzare situazione et procedere cautamente» e si aggiungeva che, mentre questo era il pensier_o di Canaris, quello di Goering, con il quale si era incontrato l'incaricato di affari italiano, il diplomatico Massimo Magistrati, era diverso e Goering giudicava la situazione spagnola «non favorevole» e era conveniente perciò accelerare le operazioni dei nazionali, accennando alla possibilità d'inviare a tale fine 10.000 volontari tedeschi tratti dalle Sturmstaffeln e 10.000 camicie nere volontarie della MVSN (doc. n. 22). Esistevano, dunque, in Germania diversità di vedute e di tendenze, oltranzista come quelle di Goering, moderate e cauta come quella di Canaris, che era la stessa del feldmaresciallo Werner von Blomberg contrario all'invio di forze notevoli per non peggiorare i rapporti con la Francia, favorevole, invece, a che lo facesse l'Itaiia perché di minor peso ne sarebbero state le conseguenze sul piano internazionale. Durante la riunione del 6 dicembre, le notizie di Marras su quale era l'atteggiamento che prevaleva in Germania nei riguardi della guerra spagnola trovarono esatto riscontro. Canaris si disse pienamente d'accordo con le proposte di Mussolini di incrementare gli aiuti mediante l'invio di altre forze aeree, di devolvere all'aviazione italiana il compito prevalente di caccia e a quella tedesca il compito di bombardamento, di affidare la perlustrazione del Mediterraneo e la vigilanza dei porti repubblicani esclusivamente a sottomarini e navi di superficie italiani, mentre le navi da guerra di superficie tedesche avrebbero continuato a incrociare anche nel Mediterraneo in collegamento con il comando della marina italiana 1• Le divergenze nacquero quando venne affrontato l'argomento dell'incremento delle forze terrestri. La prima proposta avanzata da Mussolini fu la costituzione e l'invio in Spagna di due divisioni organiche, una italiana e una tedesca, ma Canaris, senza respingere apertamente l'ipotesi, prospettò obiezioni e difficoltà varie, tra le quali quella che il trasporto di una divisione avrebbe richiesto l'impiego di una quarantina di
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navi mercantili, il cui movimento non avrebbe potuto sfuggire al comitato di non intervento. Mussolini ripiegò allora sull'idea di costituire brigate miste, italo-spagnole e tedesco-spagnole, mediante l'invio di robusti contingenti di forze (ufficiali, sottufficiali, soldati italiani e tedeschi), le quali con la loro costituzione e presenza avrebbero consentito maggiore voce in capitolo all'Italia e alla Germania, dichiarandosi insoddisfatto e preoccupato della condotta delle operazioni da parte di Franco. Canaris obiettò che l'offerta della costituzione di brigate miste avrebbe -potuto risultare quasi come un'offesa all'orgoglio nazionale spagnolo, presentava inoltre difficoltà pratiche, ad esempio di lingua, e resistenze locali dei comandi spagnoli, le cui mentalità e abitudini - che egli ben conosceva, per essere stato per anni in Spagna durante la Grande Guerra - sarebbero venute in conflitto con quelle tedesche. Circa la costituzione di uno stato maggiore italo-tedesco da affiancare a quello spagnolo - altra proposta <li Mussolini - Canaris foce presente che il generale Sperle, comandante della zona area di Monaco, ora in Spagna, e il generale Wilhelm von Faupel, attuale incaricato d'affari tedesco in Spagna, nonché altri ufficiali tedeschi «potranno, d'intesa con gli ufficiali italiani, lavorare, secondo le suggestioni del Duce, ed imprimere allo Stato Maggiore spagnolo quel ritmo di attività che Germania e Italia desiderano venga dato alle operazioni dei nazionali e che è del resto urgentemente richiesto dalla situazione». La verità era che la Germania, una volta ricevuto l'assicurazione che l'Italia avrebbe rinunziato a qualsiasi compenso territoriale quale prezzo del suo intervento a favore dei nazionali, riteneva i suoi interessi politici ed economici sufficientemente salvaguardati con l'invio di altro materiale, senza dover impegnare un ingente numero di soldati oltre i 4800 delle varie specialità dell'aeronautica, al comando del gen. Sperle, in quel momento già in parte in Spagna nella legione «Condor» e in parte sul punto di esservi avviati. La Germania, insomma, non voleva accrescere la già alta tensione internazionale, cercava soprattutto vantaggi economici, intendeva sperimentare i suoi materiali terrestri e aerei non voleva nuocere sotto nessun aspetto al suo riarmo ancora in corso e soprattutto non compromettere le mire espansionistiche che aveva nell'animo (Austria, Sudeti, Danzica, ecc.) e che attendevano il momento propizio per la loro graduale attuazione. Piena libertà, dunque, all'Italia di regolai-si come meglio ritenesse, assoluta
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salvaguardia degli interessi tedeschi, politica per rendere pm stretta l'intesa italo-tedesca e più labile il riavvicinamento italoinglese. Non ci sembra, diversamente dal parere del Coverdale, che: «Mussolini s'illuse che, malgrado le difficoltà sollevate da Canaris, i tedeschi avrebbero inviato uomini e materiali sufficienti a molte brigate miste» 2 , ma piuttosto che, nonostante sapesse di non essere seguito su tale materia dai tedeschi, decidesse di camminare da solo lungo la strada dell'intervento di maggiori forze terrestri come, per il tramite di Ciano, aveva del resto fatto comunicare, fin dalla metà di novembre, all'ambasciatore tedesco in Roma, Ulrich von Hassel, che era stato informato del prossimo invio in Spagna di una divisione di camicie nere, delle quali 4000, ordinate in 4 battaglioni, erano già pronte. La riunione del 6 dicembre segnò una svolta radicale circa il sostegno da fornire ai nazionali nel settore navale e aereo, dove l'accordo con i tedeschi fu pieno e completo. Canaris patrocinò la proposta di Mussolini di aumentare l'attività dei sottomarini e Mussolini, nonostante le difficoltà rappresentate da Cavagnari circa l'identificazione dei piroscafi e i siluramenti nelle acque territoriali spagnole, con le complicazioni internazionali che avrebbero potuto derivare da eventuali errori, dispose, seduta stante, l'aumento della pressione sottomarina sulle coste spagnole e prospettò l'eventualità di portare da 2 a 8 i sottomarini operanti, stabilendo che qualora ciò non fosse stato possibile subito per ragioni di distanza, di rifornimenti, ecc., il numero venisse aumentato almeno da 2 a 4 o 6. Ciano insisté sulla necessità della intensificazione della lotta sottomarina e propose che per lo meno venisse distaccato un sottomarino per ogni porto spagnolo dei repubblicani. Quanto agli aerei, dopo la relazione di Valle su quanto era stato fino ad allora fatto - tra l'altro erano stati abbattuti 115 velivoli repubblicani - e sul suo concorde parere circa l'allestimento e l'invio di apparecchi da caccia CR32 e R037, Mussolini diede ordine d'inviare, oltre i 10 apparecchi in partenza, altri 10, disponendo che per quanto riguardava le azioni di bombardamento, devolute prevalentemente ai tedeschi, venisse stabilita tra italiani e tedeschi una divisione del lavoro circa il bombardamento dei porti, mentre l'attività aviatoria sulle isole sarebbe staia assegnata esclusivamente all'aeronautica italiana. Ma la riunione, ancorché senza un preciso accordo con i tedeschi sull'incremento, e le modalità di attuazione, delle forze terrestri, non trattenne Mussolini dal proposito di realizzare i
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suggerimenti di Pariani e di Roatta per un invio di consistenti forze terrestri e di fare ulteriori tentativi per la costituzione di stati maggiori misti.
3.
Il giorno successivo alla riunione Mussolini, con lettera personale (doc. n. 23), attribuì a Roatta il comando di tutte le forze terrestri e aeree italiane operanti in Spagna, eccezione fatta per quelle delle Baleari, che continuarono a dipendere direttamente da Roma, e lo incaricò di prendere contatti con Franco e Faupel per addivenire alla costituzione dello stato maggiore misto italotedesco, dando per scontato l'assenso germanico che, invece, non· v'era stato. Venne, inoltre ordinata l'immediata costituzione del già ricordato «Ufficio Spagna» presso iì ministero degli esteri, aì quale, su ordine di Mussolini, avrebbero dovuto essere esclusivamente indirizzate tutte le comunicazioni dalla fronte spagnola e sarebbe stato assegnato un ufficiale superiore di ciascuna delle tre forze armate 3 e vennero fissate le linee di funzionamento (doc. n . 24). Ancora una volta venne lasciato fuori dal giro istituzionalizzato, facente capo a Ciano, il capo di stato maggiore generale, non convocato neppure per la riunione del 6 dicembre, il quale questa volta chiese a Pariani di essere informato delle decisioni adottate. Pariani rispose con una comunicazione, sulla cui minuta presentatagli per l'approvazione e da lui corretta, scrisse: «occorre tener presente che questa comunicazione è cortesia, non obbligo perché noi non siamo obbligati a dare notizie al capo di S .M. Gen.; è una questione politica; limitarsi allo sviluppo cronologico della faccenda» (doc. n. 25). Alla prima del 7 dicembre fecero seguito, nello stesso mese e in quelli successivi, altre comunicazioni più o meno dello stesso tenore, riportanti cioè solo informazioni sugli invii di uomini e mezzi e per questo non inserite nel volume dei documenti, in quanto esse riportano dati desumibili da altri documenti e che fanno parte del volume. Naturalmente Badoglio, come già rilevato, non poteva ignorare quanto via via si veniva decidendo e facendo nei riguardi della questione spagnola, ma vi fu e continuerà a esservi nei suoi riguardi la chiara deliberata volontà di ignorarlo da parte di Mussolini e di Cia-
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no e di informarlo dello stretto indispensabile, ridotto ai minimi termini, da parte degli stessi vertici militari. D'altra parte, era nota la sua ostilità alla compromissione militare italiana nella faccenda spagnola per cui si capisce, ma certo non si giustifica, la tenuta in disparte del personaggio che, nella sua carica di capo di stato maggiore generale, avrebbe dovuto essere prima di ogni altro consultato dal capo del governo. Sulla base della decisione di Mussolini s'inviano in Spagna unità organiche, reparti di formazione, forti contingenti per la costituzione di unità miste italo-spagnole. Il sistema fino ad allora seguito, per l'esercito, di renderne responsabili il gabinetto del ministero della guerra, di cui era a capo il col. Antonio Sorice, e la sezione «S» del SIM andava modificato e occorreva coinvolgere direttamente lo SMRE, vale a dire rendere partecipe l'organo tecnico-operativo, oltre quello tecnico-amministrativo, di un . problema che nella nuova dimensione superava di gran lunga la sfera deììc competenze del Gabinetto, delle Direzioni generali del ministero, alle quali fino ad allora il Gabinetto impartiva le direttive per la raccolta e l'invio degli aiuti a Franco, e della stessa sezione «S» del SIM che infatti il 1° gennaio del 1937 venne sciolta. Il 9 dicembre Roatta ebbe un colloquio con Va11e durante il quale: venne concordato il «quid faciendum» circa l'invio di nuovi aerei, munizionamento, automezzi e il relativo personale dell'aeronautica in Spagna e nelle Baleari; venne decisa la sostituzione presso la MMIS del tenente colonnello Bonomi con un colonnello o generale dell'aeronautica con al seguito un nucleo di ufficiali, di cui uno ottimo conoscitore della lingua tedesca per il collegamento con il comando del ~en. tedesco Sperle; venne stabilito di assegnare alle forze aeronautiche italiane di stanza nelle Baleari il compito dei bombardamenti dei porti spagnoli dei repubblicani sul Mediterraneo (Doc. n. 26). Durante la sua permanenza in Roma Roatta, inoltre, prese i primi contatti con il nuovo_ ufficio «S» del ministero degli esteri, al quale presentò numerosi promemoria con richieste di approntamento e spedizione di materiali da far affluire nella penisola iberica. Il 7 dicembre, frattanto, aveva fatto comunicare al capo di stato maggiore della MMIS l'intendimento italiano d'inviare ufficiali, sottufficiali e graduati per istruire e inquadrare brigate miste, nelle quali il personale di fanteria sarebbe stato spagnolo, mentre quello di artiglieria e del genio sarebbe stato costituito da comandanti e gregari italiani. Indipendentemente dalla costituzione ora pro-
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spettata delle brigate miste, Roatta aveva già proposto a Franco, il 16 novembre, la creazione di unità miste di assalto, con fanteria spagnola e artiglieria e carri italiani, da porre al comando di ufficiali spagnoli, ma l'iniziativa di Roatta non aveva ancora avuto seguito e ora veniva superata dalla progettata costituzione delle brigate miste. Abbiamo consultato il raccoglitore F-6, b.74, esistente nell'archivio dell'ufficio storico dello «Stato Maggiore dell'Esercito» (SME) dove sono raccolti la gran parte dei documenti riguardanti l'organizzazione, la raccolta e il trasporto via ferroviaria e marittima del personale e del materiale e da essi abbiano tratto la valutazione della mole di lavoro che, specialmente dal 19 dicembre 1936 in poi, venne a gravare sullo SMRE, resa più pesante dalla limitatezza del tempo disponibile e dall'esigenza di tutelare il più possibile il segreto delle operazioni da compiere. Riportiamo in allegato (all. n. 7) l'elenco delle disposizioni principali emanate dal ministero della guerra e dallo SMRE, in particolare dall'ufficio servizi dello SMRE, dal 20 novembre 1936 al 25 febbraio 1937 - periodo di più intensa attività organizzativa e durante il quale vennero fatti affluire in Spagna la gran parte degli uomini e il maggiore quantitativo di mezzi e di materiaU - riguardanti: l'organizzazione dei trasporti; le forniture di vestiario; il trattamento economico; le norme amministrative; le comunicazioni da fare alle famiglie dei caduti, dei feriti e dei dispersi; la censura della corrispondenza da e per la Spagna; le rimesse di denaro; la concessione di sussidi alle famiglie bisognose; la perequazione del trattamento economico concesso dal governo di Burgos (vitto e 2 pesetas al giorno) con quelle del governo italiano rispetto a quello assai più consistente del personale tedesco. Alla soluzione di tali problemi importantissimi, ma pur sempre di contorno, si sommava quella più difficoltosa e delicata dei problemi ordinativi e logistici. Il 9 dicembre, su mandato di Roatta da Roma, Faldella presentò a Franco la proposta italiana di costituzione delle brigate miste. Franco non mostrò di esserne entusiasta, ma non poté rifiutarla, anche perché unità miste, anche se di livello inferiore compagnia carri, gruppi di artiglieria, sezioni controcarri - avevano già combattuto con risultati eccellenti nelle battaglie di novembre per la conquista di Madrid. L'Italia s'impegnò a fornire aliquote consistenti di ufficiali, sottufficiali e soldati di tutte le armi, l'armarrienlu, il munizionamento e l'equipaggia1nento ne-
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cessari. Franco chiese che per gli ufficiali l'Italia si limitasse a fornire comandanti di compagnia e di plotone perché, ai comandanti di battaglione, di reggimento e di brigata avrebbe provveduto con ufficiali spagnoli. Sarebbero state costituite 6 brigate miste, ciascuna da 4 a 6 battaglioni di fanteria, 1 compagnia carri, 2 gruppi di artiglieria, 1 compagnia del genio, servizi di sanità, sussistenza, trasporti. L'Italia chiese ed ottenne che i comandanti di brigata e un'aliquota dei comandanti di reggimento e di battaglione fossero italiani. Mentre erano in corso le trattative, Mussolini, il 10 dicembre, ordinò al capo dell'ufficio «S» del ministero degli esteri, ambasciatore Pietromarchi, di far partire il più presto possibile 3000 volontari italiani per «innervare le formazioni nazionali spagnole». Toccò a Faldella di comunicare la notizia a Franco che non nascose il suo malumore per non essere stato interpellato, ma che finì con l'accettare l'offerta, decidendo di distribuire le compagnie in cui sarebbero stati inquadrati i tremila volontari nelle «banderas» del «Tercio Extranjero » e dei •reggimenti di fanteria spagnoli. Franco non poteva inimicarsi Mussolini con un rifiuto, stante la necessità e l'urgenza di aiuti in materiale, e, inoltre, aveva bisogno di uomini, come dimostravano le offensive in corso per Madrid. Egli aveva già adottato provvedimenti per ridurre lo squilibrio iniziale tra i suoi 150.000 uomini rispetto ai 285.000 dei repubblicani, chiamando alle armi le classi dal 1932 al 1935, ma queste avevano fornito un contingente di uomini molto modesto. Il 10 dicembre chiamò alle armi anche i dispensati delle classi dal 1932 al 1935, mentre aveva già chiesto al governo di Roma l'autorizzazione ad aprire un ufficio per il reclutamento di volontari italiani presso l'abitazione privata del viceconsole spagnolo in Roma, ufficio entrato in funzione verso la fine del mese di novembre 4. Esistevano fin dai primi giorni della insurrezione formazioni di volontari falangisti e «requetès», sotto l'egida dei rispettivi partiti, ma esse non avevano un livello di addestramento accettabile e mancavano di disciplina, anche se talune si erano comportate bene nei combattimenti di Casa de Campo e della città universitaria. Fu solo il 25 dicembre che le formazioni falangiste e «requetès» furono poste alle dipendenze esclusive dei comandi militari, imponendo loro l'osservanza delle norme disciplinari che vigevano nelle forze regolari e gli obblighi di servizio, per cui da quella data anche i volontari non poterono più essere smobilitati. Vennero sviluppati corsi celeri di addestramen-
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to per consentire l'immissione delle forze falangiste e «requetès», specie degli ufficiali, nelle unità regolari e altri corsi, presso i vari istituti d'istruzione, per i sottufficiali sotto la direzione di ufficiali invalidi di guerra o della riserva. Ma perché i provvedimenti ordinativi e organizzativi ottenuti dessero risultati positivi, sarebbe occorso molto tempo, mentre il bisogno di uomini in linea e nelle retrovie si faceva vieppiù forte e impellente, anche perché le perdite che i nazionali avevano già subìto e che continuavano ad aumentare assottigliavano i ranghi delle unità del «Tercio» che l'afflusso di nuovi volontar i non bastava a rinsaldare. Franco era perciò combattuto tra l'estrema necessità di uomini e la riluttanza al ricorso di volontari stranieri, accusato com'era dalla propaganda dei repubblicani di condurre la guerra con i marocchini e al servizio dell'Italia fascista e della Germania nazionalsocialista. Il 12 dicembre, rientr ato in Spagna, Roatla s'incontrò con Franco e insieme decisero che per iJ momento sar ebbero state costituite solo 2 brigate miste - una terza brigata mista tedescospagnola progettata in tale circostanza non verrà mai istituita e che i 3000 uomini in arrivo sarebbero stati inseriti nel «tercio extranjero » per compagnie autonome. Per la costituzione delle brigate miste italo-spagnole Franco e Roatta ne decisero l'organico su di un comando, 2 reggimenti di fanteria ciascuno di 3 battaglioni, 3 batterie da 65/17, 2 gruppi di artiglieria ciascuno di 3 batterie, 1 compagnia carri armati, 1 compagnia del genio, elementi dei servizi. L'Italia avrebbe fornito per ciascuna delle 2 brigate: 130 ufficiali, 1SO sottufficiali, 1600 soldati,· in buona parte specializzati. Il 18 dicembre s'imbarcarono in Gaeta sul piroscafo «Lombardia » le prime tremila camicie nere, in abito borghese, disarmate, ordinate in compagnie di 150 unità, raggruppate in 3 unità di marcia comandate, ciascuna, da un ufficiale superiore della MVSN, che, una volta smistate le compagnie del «tercio extranjero», avrebbe dovuto tornare in patria, mentre tutti e tre, su loro richiesta, rimasero in Spagna e assumeranno più tardi il comando di un battaglione, secondo quanto Ciano stesso aveva suggerito.
4. Dopo l'assicurazione ricevuta dall'Italia di non nutrire aspi-
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razioni territoriali sulle Baleari, l'Inghilterra ammorbidì la sua intransigenza nei riguardi delle posizioni italiane e si dedicò alla stipulazione del «Gentlemen's Agreement», ma la questione dell'«afflusso dei volontari stranieri» in Spagna divenne oggetto scottante di discussione e di contesa nella sede del comitato del non intervento. La stampa internazionale faceva un gran chiasso nei riguardi di tali invii che, nonostante le cautele adottate, non riuscivano a passare inosservati. Da qui la fretta italiana di portarli a compimento nella misura voluta prima che venissero presi precisi impegni al riguardo in que1la sede e venissero attuate misure di controllo internazionale che, peraltro, avrebbero dovuto essere accettate anche dai governi delle due Spagne. Da qui altresì l'interesse italiano a procrastinare il più possibile il suo assenso ai provvedimenti che si venivano studiando a Londra da parte del comitato, proprio dietro la presentazione di una «nota» britannica. Il 14 gennaio giunse in Roma il marcsciaìlo dell'aria te<lesco Hermann Goering per concordare i piani di ulteriori aiuti a Franco, mentre nel frattempo, dal 18 dicembre in poi, l'Italia aveva fatto affluire in Spagna le forze necessarie alla costituzione di grandi unità miste e di grandi unità interamente .i taliane, come vedremo più avanti. Durante la riunione in palazzo Venezia, cui parteciparono Mussolini, Ciano, Padani, Cavagnari e Valle, venne condotta un'approfondita discussione e riaffermata la decisione di continuare ad .assistere Franco senza giungere a «una situazione tale da cui potrebbero sorgere delle complicazioni internazionali» (doc. n. 27). Mussolini e Goering espressero la loro comune insoddisfazione per il modo con il quale gli aiuti italiani e tedeschi venivano impiegati - il 10 gennaio era stata sospesa la quarta offensiva su Madrid s per il sopraggiungere di un'ondata di maltempo eccezionale, che aveva inibito ogni attività operativa a entrambe le parti - e per la lentezza e le carenze che si rilevavano nella condotta di guerra da parte di Franco. Goering giudicò intempestivo il riconoscimento del governo di Franco e sostenne che «nonostante la suscettibilità spagnola occorre mettere a disposizione di Franco uno stato maggiore italo-tedesco che gli dica le operazioni che deve fare». Mussolini sottolineò che, nonostante tutto, vi era l'esigenza assoluta del successo di Franco, perché «nel caso contrario subiremo una sconfitta e la Russia si vanterà di aver riportato la sua prima vittoria sull'Europa occidentale », e comunicò il suo programma circa J'jnvio·ai altre for-
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ze: uno minimo da completare entro il 31 gennaio, uno massimo eseguibile entro il 10 febbraio se prima di tale ultima data non fosse stato ancora fissato dal comitato di non intervento il limite di tempo di cessazione dell'invio di volontari. Goering, che pochi giorni prima del 14 gennaio aveva pubblicamente dichiarato che la Germania non avrebbe mai tollerato una «Spagna rossa», fece rilevare che quanto Italia e Germania avevano inviato o erano sul ·punto di mandare in Spagna avrebbe dovuto essere sufficiente al successo di Franco e che se fosse necessario un ulteriore sforzo questo avrebbe dovuto essere compiuto subito, come voluto da Mussolini, per affrettare la fine della guerra. La Germania avrebbe concorso ad esso fornendo mezzi, materiale e personale specializzato, ma si sarebbe astenuta dal fare affluire unità organiche perché una maggiore presenza tedesca in Spagna avrebbe allarmato, più di quella italiana, la Francia, che chi sa come avrebbe potuto reagire_ Musso lin i, che qualche gior no pr ima aveva daLu islruzìunì a ll'ambasciatore italiano in Berlino, Dino Alfieri, perché sollecitasse il governo tedesco a inviare in Spagna unità combattenti e, comunque, più soldati, non obiettò nulla a .Goering e non insistette nel fare pressioni per la presenza di formazioni terrestri tedesche. Mussolini, così, confermò il suo tentennare tra il desiderio di una maggiore presenza di forze tedesche e il timore di una maggiore influenza tedesca nel Mediterraneo. In questa circostanza il timore poté più della prima aspirazione e Mussolini accettò la tesi di Goering. Mussolini e Goering decisero di mettere al corrente Franco delle loro decisioni e dei loro programmi, facendogli pervenire anche gli elenchi delle forze e dei m a teriali che gli sarebbero stati invia ti e comunicandogli ch e si sarebbe trattato del massimo fattibile, che in nessun caso avrebbe potuto essere superato. L'Italia e la Germania non sarebbero andate oltre perché, pur avendo molto a cuore la vittoria finale dei nazionali spagnoli, non potevano rischiare una guerra generale. Sarebbero stati inviati in Spagna, entro la fine del mese: da parte italiana altri 9000 volontari per il completamento di 2 brigate miste e di 3 divisioni italiane (ai quali avrebbero fatto seguito circa altri 10.000 uomini vale a dire una quarta divisione organica armata ed equipaggiata se fosse stato possibile prolungare gli invii fino al 10 febbraio), 15 aerei RO 37, 12 CR 32, 3 S 79 e altri 12 velivoli di tipo vario; da parte della Germania: 60 aerei Dornier, 17 Heinkel 111, 10 cercamine, 50 fucili, I 80 pezzi di artiglieria di accompagnamento e appoggio, 37 pezzi da 77 mm, 12
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mezzi da 150 mm, 52 cannoni contraerei, 117 milioni di cartucce, 450.000 proiettili artiglieria, 65.000 proiettili contraerei. Il giorno successivo vi fu una nuova riunione, questa volta tenuta presso il ministero degli esteri, presieduta da Ciano, alla quale parteciparono Pariani, Cavagnari, Valle, il capo di stato maggiore generale della MVSN luogotenente generale Luigi Russo, l'amm. Luigi Biancheri e il capo di gabinetto del ministero degli esteri primo segretario Filippo Anfuso, durante la quale vennero meglio e più particolareggiatamente definite le linee per dare esecuzione, ciascun ente nell'ambito della propria competenza di giurisdizione, alle direttive fissate nella riunione del giorno precedente (doc. n. 28). Lo stesso giorno vennero comunicate a Franco le decisioni della riunione Mussolini - Goering con lettera che le sintetizzava con fedeltà (doc. n. 29). Dalla fine del luglio 1936 al febbraio 1937 l'invio di personale e di materiali italiani, che in primo momento, in particolare fino a settembre, ancorché notevole, non aveva raggiunto i grandi numeri, soprattutto con riguardo al personale, dalla fine di settembre assunse ritmo e portata gradualmente crescenti finché dalla metà di dicembre, rotto ogni argine con l'arrivo in Spagna delle prime 3000 camicie nere, il flusso delle forze terrestri italiane divenne abbondante e veloce tanto che in meno di due mesi - entro il 18 febbraio - furono in Spagna, dopo l'arrivo delJa divisione «Littorio» 6, ben 48.823 uomini (29.006 della MVSN e 19.817 dell'esercito), come del resto confermava - grosso modo - la relazione, peraltro in data 7 febbraio, di Pariani a Mussolini, dalla quale si ricavano anche i dati riferiti all'esercito sui materiali forniti e sulle spese fino ad allora sostenute (Doc. n. 29): un quantitativo di uomini e di mezzi davvero imponente, al quale si devono aggiungere i 300 aerei circa inviati dall'aeronautica con il relativo personale e gli aiuti forniti dalla marina.
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NOTE AL CAPITOLO VII 1 Presso la MMIS era il cap. di vascello Giovanni Ferretti, che dipendeva a tutti gli effelti dal gen. Roatta, ma l'impiego della marina italiana operante a favore dei nazionali, per tutta la durata della guerra, venne disposto e controllato dallo «Stato maggiore della Regia Marina» (SMRM) direttamente collegato, con un suo ufficiale superiore che faceva parte dell'ufficio «S», al ministero degli esteri. 2 John F. Coverdale, Op. cit. pag. 151. 3 Per l'esercito: il col. Augusto Nulli, coadiuvato dal cap. Italo Gallo, in collegamento con il col. Nicola Balzani del gabinetto del ministro della guerra. 4 Sembra che il personale arruolato dal consolato spagnolo in Roma fosse stato di circa 300 uomini. s Vds. successivo cap. VIII.
CAPITOLO VIII
ILC.T.V.
1. Le tre fasi della partecipazione italiana relative alle forze terrestri. 2. La prima fase. 3. La seconda fase. 4. La terza fase. 5. Lo stato maggiore misto. 6. Il volontariato. 7. La costituzione e ['addestramento delle unità volontari. 8. I volontari italiani di parte repubblicana. 9. Cenni sommari sul contributo della marina e dell'aeronautica italiane. 10. Nota riepilogativa.
i.
Il «Corpo Truppe Volontarie» (CTV) ebbe origine e gestazione complesse e travagliate e si venne costituendo nel tempo attraverso un processo graduale di assestamento, non privo di contraddizioni, maturato dall'agosto 1936 al luglio 1937, che trova la sua particolareggiata descrizione in una documentata relazione redatta dall'Ufficio Ordinamento e Mobilitazione dello SMRE per il sottosegretario di Stato alla guerra il 2 ottobre 1937. La relazione, troppo voluminosa per essere riportata, riassume tutta la complessa attività svolta dal comando del corpo di stato maggiore e pone in luce le difficoltà superate, la tempestività dei provvedimenti adottati e i risultati raggiunti 1, che furono di grande rilevanza ai fini operativi, ordinativi e logistici e costituirono un titolo di merito per lo SMRE, specie se si tiene conto che l'attività specifica si svolse in parallelo con altre non meno complesse, volte al riordinamento dell'intero esercito (passaggio dalla divisione ternaria a quella binaria), all'attuazione del riarmo e alle operazioni di grande polizia nell'Africa orientale italiana. L'esigenza «Oltre Mare Spagna» (OMS) impegnò, specialmente nel periodo estate 1936- primavera 1937, l'intero stato maggiore e, in misura particolare, gli uffici Ordinamento e Mobilitazione, Servizi, Trasporti, il cui lavoro fu soprattutto condizionato dalla ristrettezza del tempo disponibile per l'attuazione dei provvedimenti da mandare in esecuzione e dalla esigenza di tutelarne il
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più possibile la segretezza. Sta di fatto che lo SMRE fronteggiò l'improvvisa esigenza OMS nel migliore dei modi possibile, in tutti i settori, eliminando ben presto le lacune e le insufficienze iniziali, determinate dalla incertezza e dalla fretta con le quali lo stesso SMRE aveva dovuto operare (allegato n. 7). Non solo l'esigenza si manifestò improvvisa e delicata, senza che lo SMRE l'avesse mai ipotizzata nei suoi piani operativi, ma non poté essere quantificata e qualificata se non dopo qualche mese da quando si era posta; maturò gradualmente in un sovrapporsi di termini diversi e talora contraddittori, che aggiunsero difficoltà a difficoltà, come è facile dedurre dal fatto che inizialmente si trattò di fornire personale e mezzi da inserire nell'esercito nazionale spagnolo, quindi d'inviare personale per l'addestramento e l'inquadramento di unità miste italo-spagnole e infine di costituire unità esclusivamente italiane da ordinare in grandi unità (G.U.) poste alle dipendenze della MMIS. Lo sforzo cumpiulu può essere sinLeLizzalo in Lre fasi disLinte: la prima, dall'agosto alla metà novembre 1936, comprendente l'invio, limitato a pochi materiali e piccole aliquote di personale, provvedimento di cui fu interessato il Gabinetto del ministro; la seconda, dalla metà novembre 1936 al febbraio 1937 interessante la quasi totalità dell'esigenza sotto la responsabilità esclusiva dello SMRE; la terza, dal marzo al luglio 1937, comprendente di massima l'alimentazione delle unità in posto, del pari sotto la responsabilità dello SMRE.
2. Nella prima fase, il concorso italiano in forze terrestri riguardò unità ed elementi isolati 2, i materiali impiegati per la costituzione delle unità e quelli ceduti a Franco 3 , e i trasporti 4 per l'affluenza ai porti d'imbarco; mentre il ministero della marina provvide all'organizzazione e alla effettuazione del trasporto via mare. L'esigenza OMS fu caratterizzata fin dall'inizio dall'improvvisazione, pressoché totale nelle predisposizioni, nel corso, negli sviluppi, stante l'assenza di qualsiasi progetto che adombrasse, anche in forma generica, la possibilità di un intervento oltremare; dal fattore tempo, influenzato dalla particolare situazione e sempre contenuto entro limiti assai modesti; dalla situa•·
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zione politica che necessariamente concorse a ridurre il campo di azione dell'attività militare attraverso i molteplici accorgimenti per la tutela del segreto, l'assoluta volontarietà del personale, il diretto intervento del ministero degli affari esteri in materia di decisioni, richieste, collegamenti. Il personale venne avviato presso alcuni centri di raccolta e successivamente presso le scuole centrali delle varie armi e servizi, fornito di passaporti intestati a pseudonomi, vestito con abiti civili, talvolta della sola tuta di lavoro, imbarcato su piroscafi in pç.rtenza da Gaeta. I materiali vennero fatti affluire in La Spezia e, imbarcati sulle stesse navi che trasportavano il personale o su altre, avviati a Cadice (schizzo n. 14). Successivamente venne autorizzata la rappresentanza diplomatica spagnola in Roma a reclutare volontari per il «tercio extranjero» e volontari delle specialità contraerei, stradale e portuale della MVSN. A stimolare l'adesione dei volontari, anche in tempi successivi, provvidero i comandi di zona e di legione delle MVSN e le federazioni provinciali del partito nazionale fascista (PNF). Sembra - non esistono documenti probanti presso l'ufficio storico dello SME - che il reclutamento di volontari presso la rappresentanza diplomatica spagnola non superò le 300 unità, mentre ben superiore alle stesse esigenze risultò il numero dei volontari fornito dalla MVSN e dall'esercito, che furono così in grado di approntare, nella seconda fase, numerosi battaglioni di fanteria, dei quali i primi quattro, esclusivamente di camicie nere, furono pronti dalla seconda metà di novembre.
3. Dalla metà di novembre 1936 al febbraio 1937, in particolare dopo le riunioni presiedute da Mussolini del 6 dicembre e del 14 gennaio, cui parteciparono, per la parte tedesca alla prima Canaris e alla seconda Goering, l'avvio di forze terrestri italiane alla guerra civile spagnola assunse entità e consistenza molto notevoli in breve tempo e in grande fretta, proprio nel periodo in cui la questione dei volontari diveniva materia di discussione e di contesa nell'ambito del «Comitato di non intervento ». Di fronte alla presentazione da parte dell'Inghilterra di una «nota » intesa a far cessare l'invio di volontari e ad addivenire a un'organizzazione di
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controllo della cessazione di tale invio, nella riunione del 14 gennaio, Mussolini e Goering s'impegnarono di continuare ad assistere Franco senza determinare una «situazione tale da cui potrebbero sorgere delle complicazioni internazionali». Abbiamo già accennato come in quella riunione Mussolini e Goering, pur concordi nell'invio di ulteriori aiuti, non la pensassero nella stessa maniera sulla partecipazione di unità organiche, mentre fossero dello stesso avviso quanto alla insoddisfazione per il modo con il quale Franco utilizzava gli aiuti già inviatigli. Goering propose - e Mussolini fu d'accordo - che «nonostante la suscettibilità spagnola» sarebbe stato necessario mettere a disposizione di Franco uno stato maggiore italo-tedesco che gli dicesse «le operazioni che deve fare». In pratica solo l'Italia si assunse l'onere di fornire contigenti di forze terrestri elevati, sulla base di due linee di programma: uno minimo da attuare entro il 31 gennaio, uno massimo da portare a termine entro il 10 febbraio; termine quest'ultirno, cht sa,·èbbe stato indirettamente fissato dal comitato di non intervento per la cessazione dell'invio di volontari. Ma nei riguardi di volontari italiani, già da prima della riunione del 6 dicembre, erano in corso divergenze tra la MMIS e Franco. Alla metà di novembre, infatti, Roatta aveva comunicato a Roma l'intendimento di Franco di costituire 2 nuovi battaglioni del «tercio extranjero» con volontari spagnoli, italiani, tedeschi e portoghesi (circa 300 uomini per nazione) e la richiesta di 50 ufficiali di fanteria e di artiglieria e di 1000 sottufficiali, graduati e soldati in congedo delle stesse armi. Il 18 novembre il ministero degli esteri italiano aveva dato il suo benestare all'attuazione di entrambi i provvedimenti richiesti da Franco, mentre Padani, da parte sua, aveva espresso la preferenza a costituire unità italiane da inquadrare in GG.UU. italiane, sotto comando italiano. Fu questa di Padani la prima indicazione di un orientamento, che andrà via via sempre più consolidandosi fino a quando, dopo la riunione del 6 dicembre, Roatta, che era ancora in Roma, comunicò a Faldella l'intendimento delle autorità italiane di addivenire alla costituzione di brigate miste italo-spagnole, fornendo l'Italia gli ufficiali, i sottufficiali e i graduati per istruire e inquadrare il personale di fanteria, prevalentemente spagnolo, e provvedendo l'Italia, con proprio personale, alla costituzione delle· unità di artiglier ia e del genio. Del resto Roatta, indipendentemente dal progetto delle brigate miste, aveva proposto, nella secondà metà di novembre, la formazione di unità d'assalto con
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battaglioni di fanteria spagnoli e con unità carri, di artiglieria e del genio italiane. Franco aveva accettato favorevolmente la proposta di Roatta, poi superata da quella della cosLituzione delle brigate miste. Il 9 dicembre Faldclla presentò a Franco, al quale non riuscì gradita, quest'ultima proposta e ne ebbe come risposta la necessità che venissero forniti un certo numero di quadri di fanteria e i pezzi e i materiali di dotazione, potendo costituire con il proprio personale di fanteria 6 brigate, ciascuna di 6 battaglioni; Faldella, nel riferire a Roma la risposta di Franco (doc. n. 31), comunicò che questi avrebbe voluto che i comandi, da quello di battaglione in su, avrebbero dovuto essere affidati a ufficiali spagnoli e che egli era assolutamente contrario a una tale soluzione,, sicuro di poter convincere Franco ad accettare la costituzione di brigate miste nei termini indicati da Roma. È interessante rilevare che la comunicazione del giorno 9 di Faldella concludeva: «panni che dovremmo opporci fin d'ora at impiego costituende brigate miste in azioni che portino solo at logoramento et imporre impiego con larghe vedute strategiche puntando nel vuoto per esempio lungo la direttrice Sigi.ienza-Guadalajara oppure ad est del Tago con obieltivi decisivi». È la prima indicazione di due questioni di grande rilevanza futura: l'impiego delle brigate miste, la possibile offensiva su Guadalajara. Il 15 dicembre Faldella comunicò a Roma l'assenso di Franco alla costituzione delle brigate miste nei termini voluti dall'Italia (doc. n. 32). In precedenza, il 20 novembre, Roma aveva annunziato alla MMIS l'invio di 4 battaglioni di fanLeria costituiti da camice nere e aveva chiesto se ciascuno di essi sarebbe stato posto alle dipendenze dirette della MMIS o se il comando dell'intero complesso sarebbe stato affidato a un unico comandante italiano. Roatla il 23 novembre aveva fatto presente l'inopportunità dell'invio di singole unità di fanteria e, viceversa, la convenienza all'invio di unità organiche miste, fornite di mezzi organici, tali da essere in grado autonomamente di tenere un settore della fronte o compiere «un'operazione di una certa importanza» (doc. n. 33). Il 28 novembre Roma aveva confermato alla MMIS l'invio di 4 batlaglioni che avrebbero dovuto essere inquadrati da ufficiali italiani e il 13 dicembre, dopo che Faldella aveva comunicato l'assenso di Franco alla costituzione delle brigate miste, confermò che «entro m ese giungeranno Cadice 3000 volontari italiani destinati legione straniera aut fanteria metropolitana spagno-
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la ... viaggeranno inquadrati per compagnia con ufficiali milizia alt Est nostro desiderio che siano incorporati nei battaglioni spagnoli mantenendo l'unità compagnia con propri ufficiali alt Escludiamo raggruppamento in unità superiori completamente italiane per ovvie ragioni oppurtunità ... » (doc. n. 34). Risulta evidente la contraddizione tra l'impiego per compagnia dei primi 3000 volontari e la ottenuta autorizzazione alla costituzione delle brigate miste per le quali non era tanto necessaria la fanteria, quanto l'artiglieria e il genio. Ad eliminare la contraddizione provvidero Mussolini e gli stessi volontari italiani. Mussolini nel comunicare la partenza dei 3000 volontari disarmati ne ipotecò l'impiego riunito per un'azione offensiva su Malaga, alla quale ci si andava orientando in Spagna, e il 21 dicembre Ciano segnalò alla MMIS l'opportunità di trattenere in Spagna i tre seniori - maggiori della MVSN - che avevano accompagnato il contingente, al fine di porli al comando di 3 battaglioni da costituire con i volontari già in Spagna. In data successiva, vennero avviati in Spagna altri 3000 volontari, questa volta armati, ripartiti in battaglioni organici . Il 27 dicembre Roatta si fece interprete del desiderio espresso dai 3000 volontari del primo contingente di poter combattere impiegati in battaglioni italiani e chiese l'autorizzazione a costituire battaglioni (banderas) o reggimenti o legioni (gruppi di banderas) italiani, segnalando il fabbisogno di personale e di mezzi e comunicando che Franco aveva accettato la formazione di tali unità alla condizione che l'Italia provvedesse al loro armamento. Franco, da sempre, per motivi di politica interna, era stato contrario all'impiego di fanterie straniere che avrebbe alimentato l'accusa che gli veniva rivolta di condurre la guerra con soldati marocchini e soprattutto era stato, ed era, contrario che ne venisse affidato il comando, dal battaglione in su, a ufficiali non spagnoli. Egli comunque fu costretto a far buon viso all'afflusso di volontari italiani di fanteria, pressato daJla esigenza di disporre di riserve. Contingenti così cospicui, d'altra parte, giustificavano da soli la costituzione di unità comandate da ufficiali de11a stessa nazione dei gregari. Se tale soluzione non era ovviamente gradita a Franco, lo era invece per le autorità italiane che, adottandola, si mettevano nella condizione di esercitare maggiori e più decisive pressioni sul comando spagnolo circa I'impostazione e la condotta delle operazioni. Per quanto si riferisce all'impiego dei primi 3000 volontari per compagnia, si può pensare che
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i motivi di opportunità politica addotti da Roma fossero in relazione all'andamento delle conversazioni con Londra per il «Gentlemen's Agreement», conclusesi il 2 gennaio. Un impiego di unità organiche italiane, superiori alla compagnia, avrebbe potuto, se venuto a conoscenza degli inglesi, costituire un ostacolo insuperabile per l'accordo. Una volta raggiunto questo e fatto gradualmente ingoiare a Franco il rospo, nulla trattenne più, specialmente dopo la riunione con Goering del 14 gennaio, Mussolini e Ciano dall'incrementare l'invio di personale e mezzi e dal far partecipare le forze italiane in prima persona alla guerra, dapprima con la costituzione di brigate e subito dopo di divisioni. Durante la seconda fase, vennero inviati in Spagna: gli elementi necessari all'ampliamento e all'adeguamento della MMIS e del supporto logistico; 5 brigate di volontari, di cui 2 miste (esercito-MVSN) e 3 Camice Nere (CC.NN.); 1 divisione di fanteria(«Volontari del Littorio»); unità minori; personale isolato. In totale: 49.332 uomini 5 (allegato n. 8). Non meno rilevante fu lo sforzo compiuto nei riguardi dei materiali (dotazioni individuali e di reparto, automezzi, eccetera) dei vari servizi 6, impiegati per la costituzione in Italia delle unità dell'esercito e delle MVSN destinate in Spagna, per i rifornimenti mensili delle unità in Spagna e per la cessione di determinate aliquote al governo nazionale spagnolo su richiesta del governo stesso. Vennero utilizzati materiali accantonati per la mobilitazione generale, presso i centri di mobilitazione, quelli provenienti dagli allestimenti in corso a favore della mobilitazione generale (furono quasi completamente assorbiti) e quelli appositamente allestiti o acquistati dal commercio. Le dotazioni di mobilitazione, specie di automezzi, furono in conseguenza seriamente intaccate, anche perché tutte le unità costituite, dell'esercito e della MVSN, furono dotate di mezzi e di materiali dell'amministrazione della guerra. A differenza del periodo precedente, i trasporti, compresi quelli via mare, vennero organizzati dall'ufficio trasporti dello SMRE. Non si rese necessaria al rig,.uardo un'organizzazione speciale, in quanto gli organi esistenti, ricchi di esperienza per la recentissima campagna etiopica, fronteggiarono da soli l'esigenza, salva la istituzione di una «Commissione allestimento ed imbarchi » in La Spezia e di una «Sezione di commissione allestimento ed imbarchi» in Genova, che furono impegnate soprattutto per brevi periodi di particolare intensità negli avviamenti (22 dicembre-metà febbraio la prin.1.a, dal 12 al 15 febbraio la seconda). Vennero uti-
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lizzati, per l'imbarco, i porti di La Spezia (prevalentemente per i materiali), Gaeta (prevalentemente per le unità organiche), di Genova e Napoli (per gli avviamenti di personale - prevalentemente isolato - e di materiali). D'intesa con i ministeri dalla marina e delle comunicazioni (direzione generale della marina mercantile) vennero utilizzati i piroscafi normalmente impiegati per i trasporti nell'Africa Orientale Italiana e, per i materiali, concorsero anche quelli preposti al trasporto, per conto delle ferrovie statali, del carbone dai porti del mare del nord. Complessivamente: 9 piroscafi per il trasporto del personale, 40 circa per il trasporto dei materiali 1.
4. Caratterizzarono il periodo fine febbraio-luglio 1937 l'entrata in vigore del controllo internazionale del comitato di non intervento e gli sviluppi del1e operazioni militari. in Spagna, che resero necessarie notevoli modificazioni del comando operativo italiano (costituzione del CTV in data ì6 febbraio ì 937 in luogo della MMIS), il successivo invio di un generale <li corpo d'armata e il totale riordinamento delle unità e dei servizi in dipendenza del rimpatrio di aliquota di personale (quadri e truppe) meno idonee per motivi morali, fisici o professionali e della parziale sostituzione di quadri con elementi più efficienti. L'ulteriore contributo militare delle forze terrestri italiane dové necessariamente essere limitato alì 'invio di poche uni tà sanitarie, di elementi isolati per inquadramento e per addestramento e dei rifornimenti. Vennero, in sintesi, perfezionata l'organizzazione logistica del CTV, si provvide all'alimentazione in viveri e munizioni del CTV e venne assicurato il parziale rinforzo di quadri e di specializzati s. Per far fronte alla sempre più sentita deficienza di specializzati, fu necessario accrescere il personale civile, inviando topografi, radiomontatori e operai di artiglieria tratti, questi ultimi, dagli stabilimenti di artiglieria dell'esercito. I materiali impiegati e ceduti nel periodo continuarono a riguardare tutti i servizi (sanitario, commissariato, artiglieria, genio, chimico) 9. Anche in questo periodo i trasporti ferroviari e via mare furono caratterizzati da urgenza e dal laborioso concentramento nei porti d'imbarco di personale e di materiale provenienti <la località di-
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verse, molte delle quali servite da linee secondarie ed aventi impianti di carico modesti. Lo sviluppo dei trasporti ferroviari e marittimi si mantenne sostenuto 10, tanto che, ad esempio, nei giorni 15 e 16 marzo affluirono in La Spezia 197 vagoni di munizioni e di materiali vari. L'organizzazione logistica del CTV venne ampliata e perfezionata mediante la costituzione, nel marzo, dell'Intendenza OMS, con a capo il generale di brigata Carlo Favagrossa e, quale capo di stato maggiore, il col. Michele Scaroina. Vennero inviati per rinforzare il nuovo organo logistico: 1 capitano di commissariato, 6 subalterni (4 di commissariato e 2 del corpo automobilistico), 13 operai di artiglieria. La nomina di un generale di corpo d'armata a comandante del CTV e la costituzione dell'Intendenza conferirono al CTV la funzione e la veste di un corpo d'armata autonomo, operante in territorio straniero, lontano dalla madr e-patria, posto per ì'impiego alle dipendenze del generale Franco e, per il resto, del ministro degli affari esteri italiano. Ma la dipendenza d'impiego da Franco non era intesa in maniera assoluta, in quanto l'intervento del CTV nelle operazioni doveva rispondere a compiti e missioni concordati tra le aulurità italiane e spagnole. A tale riguardo, il 18 gennaio, Pariani trasmise a Ciano un suo promemoria, che avrebbe dovuto fornire oggetto di comunicazione a Roatta (doc. n. 35), dal quale si rileva che il contingente italiano doveva essere impiegato riunito, a massa, su direttrici decisive e comandato da un generale italiano, con ampia libertà d'azione «per poter operare, come meglio crederà, al raggiungimento degli scopi che gli verranno fissali dal comando delle forze spagnole (generale Franco)». Oltre la relazione dello SMRE del 2 ottobre 1937, che riassume l'attività svolta dal comando del corpo di stato maggiore dall'agosto 1936 al luglio 1937, esiste un altro documento (doc. n. 30) - un promemoria di Pariani al capo del governo - in data 7 febbraio 1937, nel quale è più sommariamente illustrata la situazione del personale e dei materiali inviati in Spagna fino al 7 febbraio e vengono altresì indicate la spesa approssimata sostenuta per i materiali ceduti (1.130.000.000) e quella giornaliera (L. 200.000) per il mantenimento del CTV (compresi 400 autisti civili) riferita al febbraio 1937, comprendente esclusivamente il personale e i materiali delle forze terrestri (esercito e MVSN). I limiti del nostro discorso non ci consentono l'esame anali-
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tico dei provvedimenti che vennero adottati in madre patria per le necessità conseguenti all'esigenza OMS. Essi riguardarono: la costituzione degli organi preposti al rifornimento e all'avviamento dei materiali (commissione OMS e comando truppe OMS, trasformato, quest'ultimo, in «base OMS» il 10 febbraio 1937); le modalità della raccolta del personale e dei materiali assicurata dalle segnalazioni periodiche degli elementi volontari alle armi dei corpi e reparti di ciascun corpo d'armata e dal gettito dei corsi di addestramento svolti presso le scuole centrali per quanto concerneva gli ufficiali in congedo; il reintegro dei materiali tratti dalle dotazioni di mobilitazione; il servizio postale; la spedalizzazione nella madrepatria dei feriti e malati provenienti dalla Spagna; l'organizzazione dei rimpatri e quella matricolare e amministrativa; la tutela del segreto; l'assistenza civile (sussidi alle famiglie bisognose di militari di truppa e dei sottufficiali, sino al grado di sergente maggiore, delle forze armate dello Stato, richiamati, trattenuti o già inviati in Spagna).
5. L'intendimento di poter più e meglio influire sulla impostazione e condotta della guerra civile, per quanto riguardava soprattutto le operazioni, mediante la costituzione di uno stato maggiore spagnolo-italiano-tedesco, pur sempre dipendente da Franco, non venne realizzato. Dal mese di dicembre esistevano in Roma e in Berlino un crescente malumore, come già ricordato, circa l'andamento delle operazioni belliche, che apparivano lente e slegate, nonché un vivo desiderio di poter esercitare più direttamente una spinta propulsiva e correttiva diretta soprattutto al conseguimento di scopi decisivi. Inizialmente né l'Italia né la Germania si erano date da fare per assumere una responsabilità diretta nella condotta delle operazioni. Anzi Roatta, il 12 novembre, aveva espresso il parere, con il quale aveva concordato Pariani, che fosse più opportuno e conveniente, per l'Italia, lasciare alla MMIS la funzione e la veste di un organismo di consulenza militare che non quelle di una partecipazione diretta alla direzione della guerra. Ma dal mese di dicembre, e ancor più dopo la riunione del 14 gennaio, l'idea della costituzione di uno stato maggiore misto, ri-
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proposta da Goering e abbracciata da Mussolini e da Ciano, divenne concreta. Goering propose che la richiesta, stante la notevole entità delle forze italiane, venisse fatta a Franco dall'Italia. Fu dato mandato a Roatta di presentarla e questi, il 24 gennaio, congiuntamente con il primo segretario Anfuso, né parlò a Franco, che non si mostrò alieno dall'accoglierla. Successivamente i tedeschi lasciarono intendere di non ritenere né necessaria, né opportuna, la costituzione di uno stato maggiore misto e di non voler inserire loro ufficiali in tale organismo. A questo punto Roatta fece sapere a Roma che «stando così le cose, sorge il dubbio se convenga insistere per formare uno stato maggiore italogermanico-spagnolo, quando truppe che combattono sono soltanto italo-spagnole». Egli poi tornò al parere iniziale di lasciare l'Italia estranea da una responsabilità diretta sulle operazioni e conseguentemente non venne dato nessun ulteriore seguito alla questione. L'Italia si limitò a costituire, il 1° febbraio 1937, un ufficio di collegamento tra il comando di Franco e la MMIS, retto dal col. Fernando Gelich.
6. Il CTV fu costituito su base volontaria e i suoi ufficiali, sottufficiali e soldati furono volontari. A tale riguardo non mancano autori che contestano tale asserzione e parlano di «volontari per forza». La verità documentata è l'assoluta volontarietà del personale che, anzi, fu ad un tempo la caratteristica dell'esigenza e uno dei condizionamenti che ne complicarono il soddisfacimento, nel senso che accrebbe le difficoltà da affrontare da parte dello SMRE e del comando generale della MVSN. Diversamente dalla campagna etiopica, la quale, ancorché guerra di conquista, era stata una guerra nazionale, nel senso che aveva raccolto il consenso pressoché totale del paese, la partecipazione italiana alla guerra civile spagnola non ebbe lo stesso coro entusiasta di approvazione, ma la grande maggioranza degli italiani fu sin dall'inizio dalla parte degli insorti spagnoli. D'altra parte, intesa, come venne presentata, propagandata e sostenuta dalla stampa e dalla radio del regime, quale lotta di difesa dell'Italia dal comunismo e dell'anarchia, non poteva, in quel momento, e in quella situazione, non raccogliere il consenso di gran par-
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te degli italiani, che consideravano l'intervento come misura di salvaguardia di quei valori ideali tradizionali in cui quella maggioranza si riconosceva. Al consenso concorsero, oltre la propaganda di regime, la ridotta accessibilità di altre fonti informative, la fiducia e il prestigio di cui godeva Mussolini dopo la conquista dell'impero, l'appoggio discreto ma chiaro della Chiesa cattolica che contava già centinaia e centinaia di martiri trucidati dagli estremisti di sinistra, l'assoluto silenzio della Corona, che verrà poi rotto dalla rassegna passata dal re ai reduci di quella guerra. Vi fu in Italia nella circostanza una ripresa, soprattutto nelle fabbriche, della propaganda marxista e antifascista, ma con risultati trascurabili. Era più o m eno noto o, quanto meno, si mormorava che alcuni esponenti militari, e persino qualcuno dei gerarchi fascisti, non vedessero favorevolmenle l'impegno militare italiano in una guerra civile di un paese straniero. Ma si trattava di suss u r-r i e d i bisbigli appena percettibili e subi io soffocat i daì rumore assordante della propaganda pro insorti. Di Badoglio, ad esempio, si disse, fin dall'inizio, e la voce continuò a correre specialmente dopo Guadalajara, che fosse decisamente contrario alla partecipazione italiana a quella guerra civile, ma non risulta che abbia mai fatto qualche passo, sia pure informale, per far conoscere, magari solo ufficiosamente , la sua opinione. Egli tollerò in silenzio di essere lasciato completamente fuori dalla questione, anzi pare che ne fu lieto per non doversi compromettere, e consentì, senza una qualche protesta, di non venir invitato alle riunioni del 6 dicembre e del 14 gennaio e di venire informato dall'aiuto militare italiano a Franco in personale e materiali delle tre forze armate solo sporadicamente e «a titolo di cortesia». Il comportamento di BadQglio nei riguardi della questione spagnola nocque alle funzioni della carica e al prestigio di chi la deteneva, non può non essere giudicato privo di dignità umana e militare e, soprattutto, fu ambiguo come lo sarà quello negli anni successivi, ma aderente all'intendimento di non perdere carica e prebende e, al tempo stesso, di evitare ogni assunzione di responsabilità diretta in un'avventura piuttosto rischiosa. Baistrocchi 11 che fece intendere il suo dissenso a Mussolini, anche perchè veniva ad accentuarsi il pericoloso contrasto con la Francia e la Gran Bretagna che minava la possibilità di contenimento del revanscismo tedesto, stravolgendo anche tutta la pianificazione militare italiana orientata verso la frontiera alpina,
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venne dimissionato dalle cariche di sottosegretario alla guerra e di capo di stato maggiore dell'esercito. Mussolini, nell'estate del 1936, toccava il culmine della parabola ascendente .del favore popolare, la quale si arresterà e comincerà a declinare proprio durante la guerra civile spagnola per il sempre maggiore accostamento della sua politica estera e interna a quelle della Germania nazional-socialista. In tale atmosfera nazionale non dovrebbe suscitare nessuna meraviglia che vi siano state molte domande per andare a combattere in Spagna e che parte di esse si rifacessero a motivi ideali. Certamente le motivazioni ideali o ideologiche fecero presa soprattutto sugli ufficiali e i sottufficiali, ma mescolate con altre più concrete, afferenti i bisogni materiali, esse non furono estranee alle scelte degli stessi soldati o di parte di questi. Le motivazioni del volontariato furono, dunque, plurime e diverse, da quelle meramente ideali a quelle dettate dal bisogno di guadagnare e di lavorare, dallo spirito di avventu ra, dal desiderio di conseguire meriti e vantaggi (specie da parte degli ufficiali e dei sottufficiali di carriera), dalla illusione di partecipare a un'impresa bellica breve e facile, quale era stata la campagna etiopica. Sta di fatto che le domande superarono il fabbisogno del personale da impiegare per l'esigenza OMS, tanto che nella tarda primavera del 1938 ancora gli organi di reclutamento continuavano a esser e oberati di lavori per l'istruzione delle domande e il controllo delle condizioni sanitarie dei postulanti. Alcune di queste ultime domande vennero successivamente, nel 1939, utilizzate per completare gli effettivi delle 4 divisioni nazionali dislocate in Libia e per la costituzione di 3 divisioni di CC.NN., anche queste inviate in Libia nell'estate del 1939. «È impossibile valutare quanti fossero i volontari di questo tipo» - mossi cioè da motivi ideali o da spirito di avventura «ma sembra ragionevole supporre che essi rappresentassero un'alta percentuale tra gli ufficiali e gli altri militari di carriera che finirono per ritrovarsi in viaggio verso la Spagna» 12. Si può dissertare sulle motivazioni, non sulla volontarietà dei combattenti italiani in Spagna. A quest'ultimo riguardo non hanno alcuna seria validità le asserzioni contrarie rilasciate da qualche reduce di quella campagna, dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando cioè il dichiarare di essere stato volontario nella guerra civile spagnola dalla parte dei nazionali lo si faceva passare quasi per un crimine.
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Alla pluralità e diversità delle motivazioni si sommò l'eterogeneità della provenienza sociale e regionale e dell'appartenenza all'esercito o alla MVSN (57% appartenenti alla MVSN e 43% all'esercito), due entità, queste ultime, fisiologicamente e istituzionalmente diverse, più che distinte, per mentalità, disciplina, assetto gerarchico. La maggioranza dei soldati apparteneva ai ceti agricolo e operaio; scarsa la presenza di impiegati e studenti, preminente invece negli ufficiali e sottufficiali. Quanto alla provenienza regionale, quella dall'Italia meridionale e insulare superò in percentuale quella dell'Italia settentrionale e centrale, dando così una conferma indiretta della preminenza della motivazione economica. Ma anche quando quest'ultima era stata determinanle, i volontari non si sentivano dei mercenari; diversamente le prime 3000 camice nere giunte in Spagna disarmate, nell'apprendere che sarebbero state inserite per compagnie nelle file dell'esercito nazionale spagnolo in battaglioni comandati da ufficiali spa gnoli, non avrebbero coralmente protestato e chiesto di combattere in formazioni italiane o tutt'al più nelle brigate miste comandate peraltro da generali italiani. Fermo restando che per il personale dell'esercito e della MVSN venne unicamente utilizzato lo spirito volontaristico: per l'esercito ci si avvalse della disponibilità alle armi resa consistente dalla presenza nella madre-patria dei numerosi reparti di marcia costituiti solo di volontari per l'Africa Orientale Italiana, anche perché era diminuita la probabilità d'impiego di tali reparti nei territori dell'impero; per la MVSN, la scelta venne operata con criteri analoghi a qu e lli seguiti per le unità CC.NN. destinate in A.O.I., soprattutto per quanto interessava i requisiti di volontariato e di omogeneità delle unità da costituire (età, regionalità, ecc .) con il concorso di elementi specializzati dell'esercito (artiglieria, mortai d'assalto, ecc.) e con il totale contributo degli enti territoriali dell'esercito per quanto concerneva le dotazioni, gli accantonamenti, i servizi. Per l'esercito, la ricerca dei volontari venne basata sui comandi di corpo d'armata che vennero invitati a svolgere tra le unità dipendenti un'opportuna propaganda atta a ricercare «i volontari per qualsiasi destinazione », mentre la scelta, forzatamente affrettata, venne operata prevalentemente sulla disponibilità dei volontari alle armi e per il resto (di massima per gli ufficiali) dei volontari in congedo. A malgrado della forma riservata con cui necessariamente venne svolta, la propaganda diede risultati
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molto soddisfacenti. Per l'idoneità fisica e morale venne seguito il criterio, già adottato per la campagna etiopica, della «idoneità generica alla guerra» per alleggerire, in relazione anche all'urgenza della particolare esigenza, la procedura degli accertamenti. L'urgenza dei provvedimenti spesso non consentì alcun accertamento aggiornato, neppure sommario, per cui, specie nel contingente fornito dalla MVSN si manifestarono casi di elementi con insufficiente idoneità fisica e morale. Per la MVSN il tempo disponibile fu praticamente assai ridotto per effetto delle operazioni di precettazione (nelle località di residenza) e di concentramento (nelle sedi di mobilitazione e di costituzione delle unità).
7. La opportunità di evitare, all'inizio dell'attuazione della esigenza, la partenza di unità organiche consistenti e la necessità di adattare le formazioni e gli organici alle specifiche esigenze di impiego che si sarebbero verificate in Spagna (es. la totale sostituzione dei quadrupedi e de] carreggio con mezzi a traino meccanico) indussero inizialmente ad attingere il personale esclusivamente del «gruppo battaglioni CC.NN. speciali» che venne approntato alla fine di novembre del 1936 dal comando generale della MVSN con personale effettivo volontario, tratto dalle classi dal 1900 al 1939. Inizialmente frazionato in più sedi (Torino, Milano, La Spezia, Roma, L'Aquila, Bari, Napoli), il gruppo venne riunito il 7 dicembre 1936 nella zona di Napoli (Noccra Inferiore, Eboli, Cava dei Tirreni, Aversa), ove svolse una sommaria preliminare attività addestrativa. Il gruppo costituì un serbatoio di uomini, dal quale venne tratto volta a volta il fabbisogno occorrente (sempre sollecitamente reintegrato) e precisamente: inizialmente 6000 uomini (in 2 scaglioni di 3000 uomini ciascuno) articolati in compagnie e battaglioni per la costituzione in Spagna della Ia brigata volontari comandata dal gen. Rossi, successivamente altri 3000 uomini articolati in 4 battaglioni, quale concorso alla costituzione in Italia della ria (gcn. Coppi) e della nr brigata (gen. Nuvoloni) volontari. Il gruppo speciale, esaurite quindi le sue funzioni, destinati cioè ad altre unità partenti tutti i suoi elementi (quadri, truppe, materiali), più volte reintegrati, venne sciolto il 5 febbraio 193 7.
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Il problema dell'addestramento del personale e delle unità da approntare non poté essere seriamente affrontato per l'assoluta mancanza del tempo necessario. Il problema acquistò perciò particolare rilievo per i singoli militi e unità della MVSN, i quali, per la loro stessa composizione (clementi di varia età e provenienza, di cui taluni privi di qualsiasi istruzione militare, e quadri provenienti per la quasi totalità dal congedo, dei quali molti con grado superiore a quello rivestito nell'esercito) avrebbero avuto assoluto bisogno di ambientarsi, istruirsi, amalgamarsi, orientarsi sulla evoluzione subita dall a dottrina tattica e dai mezzi bellici di nuova dotazione. D'altra parte, le stesse unità dell'esercito, essendo-costituite da elementi tratti da corpi e reparti numerosi e diversi, avrebbero avuto anch'esse bisogno di un preventivo, sia pure breve, affiatamento per assicurare, con immediatezza, il dovuto rendimento. Il problema dell'addestramento non trovò in sostanza una soluzione, ancorché modesta, ad eccezione di un parziale inizio di addestramento per le prime aliquote CC.NN., tratte prevalentemente dal «gruppo battaglioni CC.NN. speciale», e per la divisione « Volontari del Littorio » I2bis, costituita da volontari provenienti da vari corpi, per la maggior parte in servizio di leva, faui affluire alla divisione «Assietta», dislocata in Sicilia. Sebbene anche la «Littorio » soffrisse dell' «handicap » di essere costituita da clementi di provenienza da più corpi e reparti, essa poté disporre di un inquadramento molto più adeguato ed elevato professionalmente, di giovani di leva sufficientemente istruiti, del tempo necessario per raggiungere un certo amalgama, essendo partita per la Spagna solo nel febbraio del 1937.
8. Il problema dei volontari fu comune anche alla parte repubblicana, alla quale si presentò parzialmente sotto aspetti diversi, e, per altri, sotto gli stessi di quelli considerati nell'ambito dell'esercito italiano. I volontari che sposarono la causa della Spagna repubblicana ebbero motivazioni, prevalenternente ideologiche e politiche, di ordine eterogeneo, con a denominatore comune l'antifascismo. Dalla parte dei repubblicani accorsero infatti volontari democratici, comunisti, anarchici e di altre correnti poli-
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tiche, che Largo Caballero, in particolare, riuscì in pochi mesi a inquadrare in formazioni militari particolari che entrarono a far parte del nuovo «Ejercito Popular Espanol», nel quale confluirono anche le forze regolari che non avevano aderito alla insurrezione e, in un secondo tempo, dopo il ripristino della coscrizione obbligatoria nel territorio di giurisdizione del governo repubblicano, anche i richiamati dal congedo e i militari di leva. Accorsi in gran numero da paesi europei, ma anche da altri Stati, in particolare dagli Stati Uniti e da paesi del centro e del sud America, i volontari vennero ordinati in battaglioni e brigate, di norma divisi per nazionalità al livello di battaglione, dando vita a unità operativamente efficienti e spiccatamente combattive. Il punto debole dell'«Ejercitu Popular Espanol» e, in particolare, delle formazioni internazionali fu la coesistenza di uomini d'ispirazione politica diversa, che non seppero soffocare sufficientemente le contrastanti motivazioni dalle quali erano mossi sì da dar luogo a rivalità intestine, che talvolta sfociarono in gravi intolleranze, violenze e persino lotte sanguinose. I comunisti prevalsero a Madrid, gli anarchici in Aragona e Catalogna. Largo Caballero riuscì a ridurre l'autonomia della «Generalidad de Cataluna», ma il suo esercito, di più di 500.000 uomini, rimase nella sostanza diviso in due aliquote principali: una facente capo al partito comunista e alla CGT, l'altra alla FAI e alla CNT. Dalla parte repubblicana vi fu, dunque, guerra civile nella guerra civile, quest'ultima alimentata e con la regia soprattutto dei comunisti che mieterono vittime innocenti, approfittando dell'occasione, per eliminare vecchi avversari politici, quali i trotzkìsti, e cercando di monopolizzare il potere a danno di tutti gli altri partiti e dello stesso Largo Caballero. La discordia interna e il prevalere dove dell'una, dove dell'altra parte politica, concorsero in misura notevole alla sconfitta definitiva dei repubblicani. I volontari italiani di parte repubblicana furono tra i primi ad accorrere in Spagna e costituirono subito in Aragona una prima unità - «Colonna Giustizia e Libertà» - al comando di Carlo Rosselli. La colonna combatté a fianco delle formazioni anarchiche spagnole particolarmente nel settore di Huesca. Frattanto gli esuli antifascisti italiani in Francia - comunisti, socialisti, repubblicani, ecc. - decisero di costituire un battaglione italiano che prese il nome di «Garibaldi», al cui comando venne posto il repubblicano Randolfo Pacciardi con a fianco, quale commissario politico, il comunista Antonio Roasio. T1 battaglione, forte
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di circa 800 uomini, ricevé il battesimo del fuoco il 12 novembre 1936 nei combattimenti di Cerro de Los Angeles. Combatté poi, nel febbraio e nel marzo 1937, sul Jarama ed a Guadalajara. Nell'aprile del 1937 il battaglione diede vita a una brigata nella quale vennero inquadrati tutti gli elementi italiani sparsi fino ad al1ora in varie unità, compresi quelli della colonna Rosselli. La brigata venne costituita ufficialmente il 1° maggio 1937 ed ebbe quale primo comandante Pacciardi. Ordinata su 3 battaglioni, partecipò, rinforzata con un battaglione catalano, alle operazioni per la non riuscita conquista di Huesca la mattina del 16 giugno 1937. Nel luglio successivo partecipò alla battaglia di Brunete, distinguendosi nei combattimenti di Villanueva del Pardillo. Nel settembre dello stesso anno, dopo che al comando della unità il senza partito Carlo Penchienati aveva sostituito il repubblicano Pacciardi, la brigata prese parte alla offensiva dei repubblicani contro Saragozza, conclusasi in un fallimento, non certo da attribuii-e alla brigata italiana, ma piuttosto al comandante della divisione repubblicana gen. Kleber. Impegnata successivamente: nell'autunno del 1937 in Aragona, nel marzo 1938 in Estremadura, poi di nuovo in Aragona dove venne travolta nella difesa di Caspe. Le formazioni repubblicane italiane vissero indubbiamente momenti di successo e di prestigio e altri di dolore e di sconfitta. I due comandanti - Pacciardi e Penchienati - della brigata erano entrambi uomini di tutto rispetto, anche sotto il profilo professionale, tenuto conto dei loro precedenti militari durante la prima guerra mondiale nella quale erano stati più volte decorati. Nessuna delle disavventure subìLe da.Ila brigata poté essere attribuita né ai comandanti, né alla scarsa capacità combattiva dei quadri e dei gregari, ma pressoché esclusivamente al cattivo impiego che ne venne fatto dai comandi superiori e agli intrighi dei comunisti, pronti a invadere le competenze dei comandanti non comunisti, a minarne l'autorità e il prestigio e a fare del tutto per cercare di sostituirli con uomini del loro partito. Il brevissimo cenno ai volontari italiani di parte repubblicana non esaurisce ovviamente la storia della loro presenza nella guerra civile spagnola, che richiederebbe una trattazione ben più ampia e particolareggiata. Esso ci è sembrato doveroso perché, come in tutte le guerre, le parti che si affrontano sono almeno due e, quando dall'una e dall'altra parte combattono anche cittadini di una stessa nazione, ancorché in misura assai diversa, co-
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me nella guerra civile spagnola 1936-1939, l'operato degli uni e degli altri è parte della storia nazionale. D'altra parte di esso esistono molte testimonianze di carattere politico, ma assai scarse di ordine operativo e tecnico-militare.
9. Il nostro discorso riguarda quasi esclusivamente le forze terrestri e tutt'al più le forze aeree che cooperarono costantemente con queste. Ma nella guerra civile spagnola intervennero in maniera determinante anche la marina e l'aeronautica italiane che, specialmente nelle prime fasi, giocarono un ruolo decisivo. La marina fornì ai nazionali spagnoli motosiluranti con equipaggi italiani, scortò con le sue navi da guerra i mercantili diretti ai porti dei nazionali, esercitò la sorveglianza del mare per rilevare navi sospette di rifornire i repubblicani, fu fonte costante di informazioni. Essa accrebbe la sua sorveglianza nel canale di Sicilia, facendovi incrociare costantemente cacciatorpediniere e motosiluranti, quando nell'ottobre del 1936 il traffico di navi sovietiche per il rifornimento di armi e di materiali si fece intenso e copioso. Il 9 novembre 1936 pose a disposizione dei nazionali 2 sottomarini per l'intercettazione dell'afflusso dei rifornimenti diretti ai porti repubblicani. Altri sottomarini italiani agirono nel Mediterraneo, con i propri equipaggi e da basi italiane, arrecando danni ragguardevoli al traffico pro repubblicani. Il 6 dicembre 1936 il sottomarino «Torricelli» attaccò con siluri, fuori dal porto di Cartagena, il cacciatorpediniere dei repubblicani «Miguel de Cervantes» e lo danneggiò gravemente. Dai primi del dicembre 1936, 6 sottomarini italiani cominciarono a scorazzare davanti alle coste spagnole del Mediterraneo, dominando in misura pressoché assoluta il mare e costringendo le navi da guerra repubblicane a restare assediate nei loro porti. L'immobilizzo della marina repubblicana fu opera di quella italiana. La vittoria della marina spagnola nazionale del 29 settembre 1936, che liberò parzialmente le vie marittime e consentì ai nazionali il trasferimento dal Marocco in Spagna di 8 «tabores » di nuova costituzione, fu resa possibile per la fornitura di parte dell'armamento agli incrociatori «Canarias», «Baleares» e «Almirante Cervera», effettuata dalla marina italiana. L'attività
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dei sottomarini italiani indusse l'Unione Sovietica e altri Stati, stante il numero delle navi silurate e affondate, a rinunziare di servirsi delle rotte mediterranee. Anche dopo la conferenza di Nyon, che aveva posto fine agli attacchi pirateschi, l'Unione Sovietica continuò a tener lontane dal Mediterraneo le sue navi. «L'appoggio navale italiano contribuì a ridurre in modo nello ]'afflusso di aiuti alla repubblica» 13, Quanto all'apporto dato dall'aeronautica italiana alle forze dei nazionali, sia sul piano strategico che su quello tattico, basti dire che fu determinante fin dal primo momento e, in talune circostanze, addirittura decisivo. L'apporto della marina e dell'aeronautica italiana alla causa dei nazionali merita una storia a parte. Qui ci si limita a sottolineare che esso non solo vi fu, ma assunse un ruolo di importanza fondamentale, senza il quale, specialmente negli anni 1936 e 1937, la guerra civile spagnola avrebbe potuto configurarsi in termini diversi, assai più favorevoli alìa parte repubblicana.
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Nel presente capitolo abbiamo inteso richiamare l'attenzione, quasi a mo' di promemoria, su alcuni problemi connessi con la partecipazione italiana alla guerra civile spagnola, senza esaminarli a fondo e analizzarli in tutti i loro aspetti. In particolare, abbiamo concesso un certo spazio a quanto venne fatto soprattutto per l'invio del personale e dei materiali da ll'agosto 1936 al luglio 1937, limitandoci a qualche cenno per gli altri argomenti elencati. Ma, prima di concludere, ci sembra conveniente insistere sul fatto che l'attività complessivamente svolta, in particolare dalla SMRE, fu molto più vasta, impegnativa e difficoltosa di quella descritta, perché, oltre i provvedimenti attuati, ve ne furono altri studiati e predisposti che, per l'evolvere della situazione generale e di quella spagnola, non ebbero esecuzione, tra i quali le predisposizioni per l'approntamento di una divisione CC.NN. speciale «S» e di un corpo d'armata speciale «O.M.» destinata ad effettuare una eventuale operazione di sbarco nel golfo di Valencia. In sintesi ci sembra di poter obiettivamente affermare che le questioni ordinative e organiche, le operazioni di mobilitazione,
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le questioni logistiche richiesero uno sforzo notevole che, malgrado l'imprevedibilità dell'esigenza, l'entità della partecipazione, la scarsa disponibilità del tempo, l'urgenza di talune misure, la necessità della tutela del segreto, conseguì risultati più che soddisfacenti, pur dando luogo, come nei settori della scelta del personale 14 e dell'addestramento individuale e di reparto, agravi lacune alle quali si poté porre riparto solo una volta che elementi e unità ebbero raggiunto la Spagna e non in breve tempo. Guai maggiori sarebbero potuti derivare, qualora lo SMRE non avesse devoluto, con decisa volontà e con celerità di ritmo, tutte le sue energie alla preparazione e alla alimentazione del CTV. Lo SMRE adottò, come del resto il comando generale della MVSN, opportune procedure d'urgenza che valsero a ridurre inconvenienti e insufficienze, ma non a coprire i vuoti professionali che, specie nel periodo iniziale, fecero poi crescere il volume delle perdite, giacché lo strumento militare è contrario a ogni forma d'improvvisazione e non è in grado di garantire un sicuro rendimento quando non sia sufficientemente addestrato e amalgamato come non lo era nel suo complesso quello inviato in Spagna.
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 - 1939)
NOTE AL CAPITOLO VIII 1
Carteggio Spagna dell'USSME - Rep. F, b. 1 - «L'attività del comando del corpo di S.M. per l'esigenza OMS (dall'agosto 1936 al luglio 1937)». 2 Personale (inquadrato e isolato) inviato in OMS dal 7 agosto al 22 novembre 1936: 383 unità (ufficiali, sottufficiali, truppa), dei quali 36 ufficiali (1 della MVSN), 55 sottufficiali (5 della MVSN), 292 truppa (26 della MVSN). Rapporto tra esercito e MVSN: 356 esercito, 27 MVSN - Ufficiali: 1 generale, 2 ufficiali superiori, 1 subalterno, per lo S.M. della MMIS, 1 ufficiale superiore dei RR.CC., 6 capitani di fanteria e 7 subalterni, 2 capitani di artiglieria e 7 subalterni, 2 capitani del genio e 4 subalterni, 1 subalterno medico, 1 subalterno del corpo automobilistico, 1 subalterno della MVSN. Dei 383 elementi sono impiegati: 62 presso la MMIS, 132 in unità di artiglieria, 38 in unità del genio, 149 in unità carri, 2 nel servizio di sanità. 3 Materiali ceduti a tutto il 20 novembre 1936: armi per fanteria: 20019 fucili e moschetti; 102 fucili mitragliatori e mitragliatrici, 50 mortai Brixia da 45 mm, 269 pistole di vario tipo; a.rtiglierie: 40 pezzi da 65/17, 2 pezzi da 45/35, 12 mitragliere 29/35; munizioni per fanteria: 16.227.587 cartucce e pallottole, 70.016 bombe a mano OTO, 30.000 bombe per mortaio Brixia da 45; munizionamento d'artiglieria: 138.000 proietti vari; 8 t esplosivi per cariche di scoppio, 1000 cannelli a percussione, 10.000 proietti da 105 vuoti; servizio sanitario: 800 pacchi medicazione, 1 borsa zaino sanitario; servizio commissariato: 60.000 uniformi di tela kaki, 75.000 coperte, 50.400 farsetti a maglia, 14.000 borse zaino; servizio del genio: 28 stazioni radio, 4 stazioni fotoelettriche da 90 mm, 90 a pparati telefonici e centralini, 375 km di cordoncino telefonico; servizio chimico: 70.400 maschere antigas, 50 apparecchi lanciafiamme, 1 t miscela per lanciafiamme; servizio trasporti: 35 carri veloci, 53 autocarri vari, 30 motocicli. 4 Trasporti ferroviari dall'agosto fino al 20 novembre 1936: 557 vagoni impiegati, 4490 t trasportate, 179 trasporti effettuati. 5 Personale (inquadrato e isolato) inviato dal 20 novembre 1936 al febbraio 1937: 49.332 uomini, dei quali 20.030 dell'esercito e 29.302 della MVSN. Esercito: 4 generali (gen. brg. Annibale Bergonzoli, gen. brg. Edmondo Rossi, gen. brg. Amerigo Coppi, gen. brg. Luigi Nuvoloni), 9 colonnelli, 91 ufficiali superiori, 233 capitali, 643 subalterni, 1329 sottufficiali, 17592 militari di truppa, 29 non militari; MVSN: 2 generali (Luogotenente gen. Attilio Teruzzi; console generale Giovanni Bocchio), 8 consoli, 44 seniori, 243 centurioni, 868 capi manipolo, 1977 sottufficiali, 26.150 militi, 10 non militari. Ripartizione per armi e servizi: esercito: 35 stato maggiore, 373 carabinieri, 11.282 fanteria, 4491 artiglieria, 868 genio, 288 chimici, 2666 servizi; MVSN: 26.183 fanteria, 1827 artiglieria, 276 chimici, 914 servizi, 192 delle milizie speciali. Ripartizione particolareggiata dell'esercito per armi e servizi: carabinieri: 1 colonnello, 2 capitani, 8 subalterni, 38 sottufficiali, 324 militari di truppa; stato maggiore e fanteria: 4 generali, 6 colonnelli, 53 ufficiali superiori, 124 capitani, 312 subalterni, 784 sottufficiali, 10.032 militari di truppa; artiglieria: 2 colonnelli, 18 ufficiali superiori, 68 capitani, 169 subalterni, 257 sottufficiali, 3977 mi1itari di truppa; genio: 1 ufficiale superiore, 5 capitani, 18 subalterni, 113 sottufficiali, 731 militari di truppa; chimici: 1 capitano, 4 su-
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balterni, 13 sottufficiali, 270 militari di truppa; servi::.i: (sanità, commissariato, sussistenza, amministrazione, automobilistico, postale): 19 ufficiali superiori, 33 capitani, 132 subalterni, 124 sottufficiali, 2358 militari di truppa. Riparti::.imu: particolareggiata della MVSN per armi e servizi: fanteria: 2 generali, 8 consoli, 42 scniori, 198 centurioni, 761 capi manipolo, 1862 sottufficiali, 23.310 militi; aniglieria: 26 centurioni, 47 capi manipolo, 72 ufficiali, 1672 militi; chimici: l centurione, 3 capi manipolo, 10 sottufficiali, 262 militi; servizi (sanità, sussistenza): J7 centurioni, 44 capi manipolo, 36 sottufficiali, 815 militi; milizie speciali (stradale e portuale): I centurione, 3 capi manipolo, 7 sottufficiali, 91 militi. Totale del personale inviato: 6 generali, 17 colonnelli e consoli, 136 ufficiali superiori e seniori, 376 capitani e centurioni, 151 l subalterni e capi manipolo, 3294 sottufficiali, 43.841 militari di truppa, 29 non militari dell'amministrazione della guerra, 400 civili. 6 Materiali ceduti dal 20 novembre 1936 al febbraio 1937: armi per fanteria: 49.234 fucili mod. 91, 103.880 fucili mod. 70/87, 7976 pistole varit.!, 1786 fucili mitragliatori, 652 mitragliatrici mod. 14 e 14/35, 420 mitragliatrici S. Eticnnc, 724 mortai d'assalto Brixia; pezzi di artiglieria: 46 da 20 1nm, 2 da 47/32, 178 <la 65/17, 77 da 75/27 mod. 906, 50 da 75/27 mod. 91 I T.M., 21 da 75/27 C.K .• 48 da 100/17 mod. 14, 38 da 100/17 mod. 14 TM, 45 da 104/28, 21 da 149/12, 16 da 149/35, 8 da 260/9, 4 da 305/17; elmetti, pugnali, sellerie: 121.900 elmetti, 1000 pugnali, 2135 fi. nimenti e bardature complete; munizionamento per armi portatili: 1.970.016 bo~be a mano, 52.000.000 cartucce per armi portatili e mitragliatrici, 2000 pallottole per pistola, 485.400 bombe per mortai d'assalto; strumenti di precisione (goniometri, binocoli, ecc.): 2 serie materiali di caricamento per comandi dì raggruppamento, 12 serie di caricamento per comando di gruppo, 135 serie di caricamento per comando di batteria. Materiali del servizio sanitario: 6 ospedali da campo, 3 autobagni, 12 reparti autocarreggiati di sezioni di sanità, I magazzino sanitario, 1800 barelle scomponibili e arrotabili, 30.000 pacchetti da medicazione, 80 cofani e cofanetti di sanità, 600 sacchi di medicatura, 150 tasche di sanità, 100 zaini e zainetti di sanità, 2 nuclei chir~rgici. Materiali di servizio di commissariato: 50.000 serie v.e. complete, 11.000 divise di panno, 9000 divise di tela, 11 .000 cappotti e pastrani, 34.000 stivaletti, 3000 teli da tenda, 32.000 coperte da campo, 4000 sacchi alpini, 4000 borracce da 2 litri, 62.000 asciugatoi, 62.000 paia di calze, 82.000 camice con colletti, 18.000 corpetti a maglia, 19.000 fasce gambiere, 19.000 fasce ventriere, 32.000 paia di mutande, 3000 serie di posate e piatti di alluminio, 4000 gavette, 50 tagli d'abito, 26.000 capotas mantas, 51.500 berretti e baschi. Per molte di queste voci si tratta di rifornimenti o di materiali ceduti a Franco, mentre non sono con't eggiate le serie indi\'iduali personali; 3533 bidoni da 5 litri , 2165 bidoni a spalla da 10 litri; 2163 bidoni a spalla da 15 litri. 2530 casse di cottura, 635 mannille da campo con coperchio, 635 barilotti sommeggiabili da 35-45 litri, 456 borse da corrispondenza, 460 sacchi per calzature di riserva, 435 cucine per ufficiali, 455 macinini per caffé con custodia, 1.200 ceste per carne con tagliere, 900 colli per riparazione calzolai, 144 casse per cancelleria, 494 <cofani per cancelleria. Materiali del servizio del genio: 2685 apparati telefonici , 335 centralini telefonici , 5351 chilometri di cordoncino telefonico, 689 stazioni otticht!, 28 stazioni fotoelettriche su 90 auto, 1604 tamburelli per filo telefonico, I O apparati acustici SACNAC, 87 stazioni RFl, 213 RF2, 29 R2, 45 R3, 30 R4A, 8 A.350, 43 RF.OC, IO
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RF3C, 6 ricevitori OC7, 38 posti RAl, 42 posti RA2, 8 posti RI2, 1 posto R13, 5 posti radiogoniometro Telefunken, 6 gruppi elettrogeni, 9819 badili, 7229 gravine, 14.939 piccuzzini, 9354 vanghette, 16 gruppi attrezzi pneumatici leggeri, 4 gruppi attrezzi pneumatici pesanti, 25 pompe excelsior e varie, 20 pozzi tubulari sistema Northon, 9 passerelle, 2200 sacchi a terra, 501 T di corda spinosa da reticolato. Materiale del servizio chimico: 70.843 maschere, 550 vestiti antiiprite completi, 1150 paia di guanti, 15.160 t di iprite, 40 t di iprite distillata, 54 t di liquido per lanciafiamme, 3260 t di cloniro di calco, 108 di ossido di magnesio, 24 t di liquido nebbiogeno, 28 di soda caustica, 600 candelotti e candele, 23.000 proietti da 75/27 AD Y, 15.000 proietti da 100/17 AD ARS, 4500 proietti da 100/17 AD ARS, 2000 proietti da 100/17 A LACR, 600 proietti da 149/35 A FOSGEN, 367 apparecchi lanciafiamme mod. 35,117 vestiti antivampa, 510 candele fumogene mod. 35, 100 kg. calce viva in polvere, 2 attrezzature nebbiogene per autocarro «dovunque», 2 attrezzature irrogatrici per autoc. «dovunque», 27 apparecchi nebbiogeni barellati, 14 apparecchi irrogatoci spalleggiati, 2 attrezzature bonificatrici complete per autoc., 1100 apparecchi irrogatori a scoppio e gravità, 1500 bombole e bombolette di azoto a grande capacità di riserva, 12.000 bombolette di riserva, IO apparecchi irrogatori mod. 35, 5400 candele e candelotti R. Materiali del servizio automobilislico: 173 autovetture, 1943 autocarri leggeri, 1060 autocarri pesanti, 81 carri di assalto, 54 trattori da montagna, 80 trattori P.C., 28 trattrici, 24 autobotti, 200 autocarrette, 84 autoambulanze, 15 autofficine, 20 autocanoni, 10 autocassoni, 8 autoblindo Lancia, 24 rimorchi, 451 motocicli, 56 motocicli biposto, 21 mototricicli e motocarrozette. 7 Trasporti ferroviari e marittimi dal 20 novembre 1936 al febbraio 1937: ferroviari: 1057 trasporti effettuati, 8834 vagoni e carri impiegati per 2988 ufficiali, 66.815 sottufficiali e militari di truppa, 4042 automezzi e motocicli, 350.378 <li materiale vario; marittimi: stazza lorda del naviglio noleggiato 241.874, piroscafi viaggi effettuati 63, ufficiali trasportati 2382, sottufficiali e truppa 47.224, pezzi di artiglieria 477, automezzi e motocicli trasportati 4370, materiali vari trasportati 28.0 I 7 t. Vennero utilizzate le navi: «Calabria» (9628 stazza lorda), «Liguria» (15.353), «Lombardia» (19.703), «Piemonte» (15.209), «Sannio» (9883), «Sardegna» (11.452), «Sicula» (9449), «Toscana » (9.449), «Umbria» (101.127). 8 Unità e personale isolati inviati in Spagna dalla fine febbraio al luglio 1937: unità: 40a sezione disinfezione, 40a e 41a ambulanza odontoiatrica, 7°, 8° e 9° ufficio postale, 10°, 11 ° e 12° nucleo chirurgico, 1 squadra topografi, 1 ospedale territoriale, 1 nucleo della 3° compagnia mista del genio; personale isolato: per la MMIS: 3 generali (Ettore Basticu, Mario Berti, Ettore Manca), 1 colon nello (Gastone Gambara), 3 luogotenenti generali e consoli generali della MVSN (l.g. Lorenzo Allegretti, l.g. Adolfo Mozzoni, c.g. Alessandro Biscaccianli), 2 consoli della MVSN, 1 seniore, 1 capitano di fanter ia, 1 subalterno di fanteria, 8 sottufficiali, 2 militari di truppa, 3 non militari; inviati quali complementi per le unità sul posto: il generale Luigi Frusci, 8 colonnelli (1 CC.RR. 3 fanteria, 4 MVSN), 53 ufficiali superiori (6 di stato maggiore, 20 di fanteria, 10 di artiglieria, 3 di sanità, 3 di amministrazione, 1 automobilisti, 10 MVSN), 152 capitani (4 di stato maggiore, 5 CC.RR., 55 fanteria, 23 artiglieria, 11 genio, 1 veterinario, 3 amministrazione, 1 automobilisti, 10 MVSN), 269 subalterni (8 CC.RR., 68 fanteria, 2 cavalleria, 55 artiglieria, 6 genio, 40 sanità, 3 veterinari, 1 commissariato, 6 amministrazione, 75 MVSN, 5 militari), 49 sottufficiali (75 CC.RR., 19 fanteria, 21 artiglieria, 38 genio, 1 MVSN), 8 civili.
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Inviati quali istruttori: l colonnello di fanteria, 4 ufficiali superiori (2 cavalleria, I artigliel'ia, I genio), 9 capitani (I cavalleria, 5 artiglieria, 3 genio), 9 subalterni (1 cavalleria, 7 artiglieria, 1 genio), 29 sottufficiali (3 cavalleria, 22 artiglieria, 4 genio), 6 militari di truppa automobilisti. Per l'intendenza vennero inviati: 1 generale (Favagrossa), 1 colonnello (Scaroina), 1 capitano di commissariato, 6 suba! terni (4 commissarialo, 2 automobilisti), 3 non militari. 9 Materiali impiegati e ceduti dalla fine febbraio al luglio 1937. Materiali del servizio sanitario: 1 nucleo speciale «Chiurco», 2 ambulanze odontoiatriche, 2 ambulanze radiologiche, 1 sezione disinfezione, 1 ospedale territoriale, 3 nuclei chirurgici. Materiale del servizio di commissariato: 3500 serie v.c. complete, 26.500 divise di panno, 20.000 divise di tela, 20.000 cappolli e pastrani, 70 .000 stivaletti a gambaletto, 3000 scarpe da riposo, 15.800 teli da tenda, 31.200 coperte da campo, 20.000 sacchi alpini, 20.000 boracce da 2 litri, 12.000 tascapani, 4700 combinazioni per autisti, 20.000 asciugatoi, 120.000 paia di calze, 120.000 camicie con colletti, 40.000 paia di fasce gambiere, 30.000 fasce ventriere, 80.000 mutande, 20.000 posate e piatti di alluminio, 20.600 gavette, 4000 tenute g.v. per rimpatrianti, 1515 abiti civili, 550 tagli di abito, 2848 capotas mantas, 11.844 baschi, 260 bidoni da 6 lilri, 250 bidoni a spalhl dal 10 liiri, 100 iJt!rn ùa 15 lì tri, 1050 casse di coltura, i 200 marmitte da campo con coperchio, 600 barilotti someggiabili da 35-45 lit.ri, 110 borse di corrispondenza, 160 sacchi per calzature di riserva, 245 cucine per ufficiali, 140 macinini per caffé con custodia, 300 ceste per carne con tagliere, 300 colli per riparazioni calzolaio, 66 casse per cancelleria. Materiali del servizio di artiglieria: 9385 fucili mod. 91, 6000 fucili mod. 70/87, 3799 pistole varie, 50 mortai d'assalto, 461 fucili rnitraglialori , 143 mitragliatrici mod. 14 e 14/35, 90 mitragliatrici S. Etienne, I 2 pezzi da 20 mm., 17 peu.i da 65/17, 7 pezzi da 75/27 mod. 906, 8 pezzi da 75/27 mod. 91 I T.M ., 9 pezzi da 100/17 mod. 914, 1 pezzo da 100/17 T.M., 1 pezzo, 5 pezzi da 105/28, I pezzo da 149/12, 378.890 munizioni per i pezzi da 20, 5000 proietti da 47, 52.100 proietli da 65/17, 3800 proietti da 75/27 C.K., 319.000 proietti da 75/27, I 03.000 proietti da 100/17, 36.200 proietti da 105/28, 34.400 proietti da 149/12, 27 .6 IO born be per mortai d'assalto, 589.084 bombe a mano, 124.399.000 cartucce per armi portatili e mitragliatrici, 450.000 cartucce da segnalazione, 180.000 colpi per pistola, 821.000 kg. esplosivi e incendivi. Materiali del genio: 638 apparati telefonici, 266 centralini telefonici, 5218 chilometri di cordoncino telefonico, 65 stazioni ottiche, 58 tamburelli per filo telefonico, 50 stazioni RFl, 66 RF2, 10 R2, 30 R.3, 15 R.4, 8 A.350, 5 RFOC, 26 RF3G, 2 A.300, 10 RAl, 6 R12, 1 ricevitore OC7, 22 gruppi elettrogeni, 72 badili, 54 gravine, 24 picoz.z.ini, 2 gruppi attrezzi pneumomeccanici leggeri, 8 pompe excelsior e varie, 3 passerelle mod. I, 40.900 sacchi a terra, 100 t corda spinosa da reticolato. Mater'iale del servizio chimico: 150.000 maschere T35, 50.000 pacchetti di medicazione antiprilici, 7000 proietti da 75/27 a Y, 6000 da 105/28 a Y, 1250 candele irritanti, 1250 candele lacrimogene al CAF e nits. cdl. da 5 kg., 8000 candelotti, 4000 bombe al fosforo, 55 apparecchi lanciafiamme mod. 33-35, 8500 bengalolli per lanciafiamme, 25.000 kg. di liquido lanciafiamme, 80 bombole a grande capacità per gas cariche di azoto, 800 bombolette di azoto, 50 kg. di miscela «M », 55 gabbani di amianto, 55 cappucci di amianto, 55 paia di guanti di amianto. LO Trasporti ferroviari e marittimi dal1a fine febbraio al luglio 1937: tra
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sporti ferroviari: 200, vagoni 800, 12.000 t di materiali; trasporti marittimi: 14 piroscafi viaggio, 14.000 t di materia i i, 31 .000 t di stazza lorda. Complessivamente, dal luglio 1936 al luglio 1937 furono predisposti 1803 trasporti ferroviari e trasportati per ferrovia in Italia per l'esigenza OMS: 2224 ufficiali, 70.J 24 sottufficiali e militari di truppa, 4.608 automotomezzi, 49.667 t di materiali. I movimenti ferroviari interessarono un numero di persone superiore a quello effettivamente inviato in OMS; il più fu dovuto ai trasporti interni determinati dalla particolare esigenza. I viaggi effettuati via mare furono I 07 per una stazza lorda di 351.650 t per il trasporto di 2781 ufficiali, 48.933 sottufficiali e militari di truppa, 55.841 t di materiali vari, 658 pezzi di artiglieria e 4449 automotomezzi. Nei trasporti marittimi non sono compresi quelli del periodo luglio-novembre 1936 effettuati dalla Regia Marina. 11 Il generale Federico Baistrocchi, sot.losegretario di Stato alla guerra e capo di stato maggiore dell'esercito, venne dimissionato il 7 ollobre 1936. 12 John F. Coverdale, Op. cit., pg. 169. 12 bis La divisione «Assietta» mutò la sua denominazione in divisione « Volontari del Littorio» su suggerimento di Pariani, che non riteneva opportuno l'impiego in Spagna di grandi unità con nomi tradizionali italiani. 13 John F. Coverdalc, Op. cit., pg. 371. 14 Dal gennaio al luglio 1937 dovettero essere rimpatriati per motivi disciplinari: 18 ufficiali del R.E. e della MVSN e 573 sottufficiali e militari di truppa . Nello stesso periodo furono altrcsì rimpatriati per malattia: 172 ufficiali del R.E. e della MVSN e ben 2485 sottufficiali e militari di truppa, ai quali vanno aggiunti 153 ufficiali e 2975 souufficiali e militari di truppa rimpatriali per motivi vai-i . I feriti rimpatriati in detto periodo furono: 75 ufficiali e 2180 sottufficiali e militari di truppa.
CAPITOLO
IX
LA BATTAGLIA DI MALAGA
1. La genesi dell'opera zione. 2. L'attività preliminare e l'impostazione dell'operazione. 3. La preparazione dell'azione. 4. Il terreno dell'operazione (cenni). 5. Le forze nemiche. 6. Le forze italiane. 7. L'ordine di operazione. 8. Lo svolgimento dell'operazione. 9. Considerazioni.
1.
Alla conquista di Malaga avevano pensato sia Franco - che l'aveva indicata come l'obiettivo numero due del suo piano di guerra, da perseguire dopo quello di Madrid - sia Quei po de LI ano, comandante dell'esercito del sud, che aveva dovuto accantonare il suo proponimento per l'insufficienza delle sue forze, oltre tutto seriamente impegnate nelle operazioni tra Còrdoba e Jaen. L'iniziativa di tentare la conquista di Malaga, con azione a sé stante, indipendentemente da quella di Madrid, fu di Roatta che, rientrato in Spagna dopo la riunione del 6 dicembre, mise al corrente Franco dei nuovi intendimenti di Mussolini di inviare in Spagna forti contingenti di forze terrestri italiane - il primo dei quali di 3000 uomini sarebbe sbarcato a Cadice prima della fine del mese di dicembre - per la costituzione delle brigate miste, alla quale, come già ricordato, Franco aveva accondisceso suo malgrado e senza nessun entusiasmo, ponendo, tra l'altro, condizioni inaccettabili, circa il comando delle unità, che dové poi ritirare. I motivi che costrinsero Franco ad accettare l'anticipo della conquista di Malaga rispetto a quella di Madrid e l'impiego di forze esclusivamente italiane furono, soprattutto, ]a carenza sul momento di forze nazionali e l'andamento sfavorevole delle operazioni sulla fronte di Madrid. Circa l'insistenza di Franco per le operazioni sulla fronte di Madrid vi fu inizialmente - sembra - anche quanto meno l'accondiscendenza di Roatta, che avrebbe suggerito a Franco o
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avrebbe consentito al divisamento di questi di continuare ad agire offensivamente in quella direzione non tanto, secondo Roatta, con la speranza di poter determinare la caduta della capitale, quanto - mantenendo la pressione contro questa - di evitare iniziative dei repubblicani su altre fronti, sulle quali, ad esempio quelle di Estremadura e Aragona, i nazionali erano assai deboli. Alla fine del 1936 i nazionali controllavano il 60% del territorio della madrepatria, il Marocco, le Canarie, le Baleari (eccetto Minorca); avevano ottenuto il prezioso appoggio diplomatico del riconoscimento del governo di Burgos da parte dell'Italia, della Germania e del Portogallo - che era valso, tra l'altro, a indurre la Francia a una cautela maggiore nei rifornimenti al governo di Valencia - ; avevano riportato una lunga serie di successi, avanzando da Siviglia al Manzanares; avevano conquistato Irùn e Badajoz, occupato San Sebàstian, riconquistato Toledo, mantenuto Oviedo, Huesca, Teruel, Granada e Còrdoba; avevano inoltre quasi azzerato, mercé il concorso deììa marina itaìiana, l'iniziale superiorità sul mare dei repubblicani e il dominio di questi sullo stretto di Gibilterra; ma erano tormentati dalle gravi preoccupazioni derivanti dalla insufficienza delle loro forze terrestri e aeree, dalla mole dei rifornimenti sovietici al governò di Valencia, dalla prospettiva di un eventuale venir meno, in seguito a una probabile evoluzione dei negoziati nell'ambito del comitato di non intervento, degli aiuti italiani e tedeschi. In quel momento, se gli aiuti stranieri erano indispensabili per i repubblicani, non Io erano di meno per i nazionali, che continuavano a subire perdite rilevanti sulla fronte madrilena. Quando, a metà dicembre, Roatta propose a Franco !a conquista di Malaga, questi stava preparando una nuova offensiva contro Madrid, che avrà inizio la mattina del 3 gennaio 1937. Raccolti il maggior quantitativo di forze possibile, Franco aveva in animo di riprendere l'offensiva, cadenzando l'operazione in due battaglie: una ad ovest della capitale per la conquista di Las Rozas, Humera, Pozuelo e Aravaca; una successiva, a est della capitale, per tagliarne le vie di rifornimento e renderne ineluttabile la resa. La prima delle due battaglie, quella a ovest di Madrid, venne combattuta mentre era in corso la preparazione di quella di Malaga. I nazionali: il 4 gennaio conquistarono Majadahonda, il 5 Las Rosas, da dove interruppero il collegamento tra Madrid e la fronte delle sierre, il 6 El Plantio, attestandosi così 6 chilometri circa oltre la strada dell'Escorial, ma non riuscirono a infran-
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gere la resistenza repubblicana a Pozuelo e Humera. Il giorno 7 la destra del loro dispositivo venne contrattaccata mentre si accingeva ad attaccare Humera. Il contrattacco venne respinto e i repubblicani furono costretti ad abbandonare Humera, conquistata d'assalto, e poco tempo dopo Pozuelo. Il giorno dopo -1'8 gennaio - i nazionali proseguirono verso nord e, sebbene contrattaccati nuovamente e costretti a impegnarsi in combattimenti ravvicinati durissimi, nel giorno 9 e 10 conquistarono Aravaca e tutto il terreno della Casa de Campo e di quello a nord, tra il Manzanares e la strada dell'Escorial. Il giorno 1O i nazionali sostarono e vennero ancora una volta duramente contrattaccati e così anche nei giorni successivi; ma resistettero e non persero terreno. L'offensiva venne poi sospesa per il sopraggiungere di un maltempo eccezionale, che inibì ogni attività operativa di rilievo a entrambe le parti fino ai primi giorni del mese di febbraio. Già lo smacco del fallimento della terza offensiva contro Madrid, conclusasi con un altro insuccesso proprio il 16 dicembre, aveva pesato molto sul quartier generale di Franco e sul morale dei soldati e dei cittadini della Spagna nazionale; forse anche per questo Franco non bocciò la proposta di Roatta dell 'azione su Malaga, senza peraltro rinunziare minimamente al suo disegno su Madrid, anzi sperando che la battaglia di Malaga avrebbe potuto indurre i repubblicani ad alleggerire la fronte madrilena, inviando forze ivi impegnate in soccorso di Malaga. Dopo essere stato costretto, nella seconda decade di gennaio, a sospendere la quarta offensiva su Madrid a causa della inclemenza della stagione, Franco, che fino ad allora non aveva dimostrato grande entusiasmo per «l'operazione Malaga», ne valutò la capacità diversiva che avrebbe potuto assumere agli occhi dei repubblicani e decise di abbinarla in contemporaneità con una nuova - la quinta - grande offensiva per la conquista di Madrid. Le cose non andranno come aveva sperato Franco e i repubblicani non trasferiranno forze della fronte madrilena su quella meridionale, in particolare nel settore di Granada, ma continueranno a battersi strenuamente per il possesso della capitale, provocando nell'ultima decade di febbraio il fallimento anche della quinta offensiva dei nazionali sul Jarama. Roatta, da parte sua, pre1neva per l'effettuazione della conquista di Ma.1aga al fine di ottenere la disponibilità di un porto nel Mediterraneo che accorciasse notevolmente la via dei rifornimenti italiani ai nazionali, facente fino ad allora capo a Cadicc, e
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la liberasse dalla servitù dell'attraversamento dello stretto di Gibilterra. Non solo: altro fine da perseguire era la dimostrazione della capacità operativa delle forze italiane per le quali Roatta, sulla base delle direttive di Roma, tendeva a ottenere libertà d'iniziativa e di azione, ferma restando la loro dipendenza gerarchica dal generalissimo spagnolo.
2. Il giorno 17 dicembre Roatta incontrò Franco e gli espose la convenienza dell'operazione su Malaga. Franco non respinse la proposta, ma suggerì a Roatta di prendere contatto con Queipo de Llano, responsabile della fronte meridionale. Roatta il 22 dicembre ebbe un abboccamento con Queipo de Llano, dal quale ottenne la piena adesione alla iniziativa, e nei giorni 23 e 24, accompagnato dal capo di stato maggiore della MMIS, effettuò un'attenta ricognizione del possibile terreno di azione ai fini di analizzare e valutare quante e quali avrebbero potuto essere le direttrici utilizzabili per l'operazione. Tra le direttrici offerte dal terreno: la Granada-Motril, la Loja-Malaga, l'Antequera-Malaga (schizzo n. 15), la prima risultava di grande rendimento, ma di scarsa potenzialità, in quanto avrebbe imposto un'azione lenta, sistematica, di guerra di montagna e avrebbe presupposto la disponibilità di salmerie, che non c'erano, per operare sul terreno laterale della strada costituito dalle propaggini della sierra Nevada; la seconda e la terza, pur opponendo difficoltà iniziali molto serie all'azione offensiva e pur offrendo condizioni di rendimento assai minori rispetto alla prima, godevano di buona potenzialità e consentivano lo sviluppo di un'operazione convergente da due direzioni su Malaga. La differenza di fondo consisteva nel fatto che: utilizzando la prima, sarebbe stato possibile, cadendo su Motril, recidere alla base l'intero saliente repubblicano di Malaga, isolandolo completamente dalle altre forze; utilizzando le altre due, la recisione avrebbe interessato solo la metà del saliente, nella quale peraltro erano schierati i quattro quinti delle forze repubblicane, tra Orgiva ed Estepona. Su indicazione di Faldella, che conosceva già molto bene la regione e che gli prospettò le pesanti difficoltà topografiche della prima direttrice e i pericoli che lungo essa avrebbe corso il
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Cadice
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fianco sinistro del dispositivo soggetto ad attacchi dei repubblicani, Roatta scartò l'azione su Motril e decise per quella su Malaga. Il giorno 25 Roatta riunì nell'alberto «Madrid» in Siviglia gli ufficiali della MMIS (ali. n. 6) e gli ufficiali d'inquadramento delle prime 3000 camicie nere sbarcate a Cadice il giorno 22, dispone d'inquadrare le 20 compagnie di formazione in 5 battaglioni al comando dei quali pose il gen. Mario Guassardo, designato comandante della la brigata mista, garantì agli ufficiali d'inquadramento, che anche a nome dei loro uomini si erano lagnati di una loro destinazione a unità miste, che sarebbero stati impiegati in unità esclusivamente italiane. Partì quindi per Salamanca facendosi accompagnare da Faldella con il quale, durante il viaggio, approfondì gli aspetti dell' «operazione Malaga » che avrebbe dovuto ispirarsi soprattutto ai principi della sorpresa, della rapidità e della continuità dello sforzo. lì 26 Roatla fu ricevuto da Franco dal quale ottenne l'autorizzazione alla costituzione di unità tutte italiane e il benestare per l'«operazione Malaga», sui cui lineamenti di sviluppo illustratigli da Roatta rimase perplesso e dubbioso, in quanto egli avrebbe-preferito un'azione metodica, lenta e per traguardi successivi. Subito dopo Roatla telegrafò a Roma i risultati dell'incontro e il giorno 28, dopo aver impartito gli ordini per lo studio particolareggiato dell'operazione, partì per Roma dove si recò per conferire con Ciano, Pariani e altri, oltre che per esporre le grandi linee dell'operazione, anche per chiedere gli uomini e i mezzi dei quali avrebbe avuto bisogno per Malaga. Mentre Roatta era in Roma, Ciano il 29 dicembre radiotelegrafò alla MMIS il benestare per ]'«operazione Malaga» e preannunziò l'invio di battaglioni organici. Il giorno 31 dicembre (schizzo n. 16) Fal<lella diramò nell'ambito della MMIS tre documenti distinti: uno agli uffici operazioni e informazioni contenente gli orientamenti generali e gli obiettivi cui tendere, in relazione al momento, nell'attività dello stato maggiore (doc. n. 36); uno esplicativo dei criteri e dei dati esistenti da considerare per l'«operazione Malaga» (doc. n. 37), battezzata «operazione Lampo»; uno riguardante l'organizzazione logistica della base «Oltre Mare Spagna» (OMS) (doc. n. 38). I tre documenti, in particolare il secondo, erano un'eco fedele della dottrina ufficiale in vigore in quel periodo nell'esercito italiano 1, sulla base della quale la rapida decisione finale della guerra andava conseguita «attraverso successive azioni offensi-
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ve, susseguentisi nel minimo spazio di tempo possibile: a massa, in profondità, contro obiettivi d'importanza decisiva». L'azione offensiva andava concepita «con la maggiore ampiezza di vedute, con la più grande fiducia di agire in un teatro di guerra che consente l'esercizio delle massime capacità manovriere». La scelta degli obiettivi doveva perciò cadere su elementi topografici raggiungibili da una base di partenza per quanto possibile ravvicinata e verso gli obiettivi si doveva procedere «a massa, con celerità e continuità d'azione». Una volta conquistato l'obiettivo, diventava preminente prevedere «il più rapido svincolo delle unità impiegate per lanciarle, a massa, in altra direzione, verso un nuovo obiettivo». A tale schema avrebbe dovuto attenersi l'offensiva su Malaga che, muovendo lungo le direttrici Loja-Malaga e Antequera-Malaga e partendo dalle zone Antequera-Archidona-Loja, avrebbe dovuto sfruttare «la sorpresa, la più ampia possibilità di manovra, la rapidità e la continuità di movimento consentite dai mezzi automobilistici, la slessa deficiente azione di comando e la scarsa capacità operativa dei rossi». La sorpresa sarebbe stata perseguita, oltre che mediante la tutela del segreto, con la riduzione all'indispensabile dell'attività ricognitiva, la rinuncia al fuoco terrestre e aereo di preparazione, una «finta» preventiva il giorno X-2 in un settore diverso da quello degli attacchi effettivi. La manovra avrebbe dovuto essere ricercata attraverso la cooperazione indiretta dei complessi di forze operanti lungo le due direttrici prescelte e l'utilizzazione di vie tattiche che consentissero il reciproco sostegno delle varie articolazioni, nell'ambito di ciascuno dei due complessi e di questi tra loro, ravvicinate tanto da favorire la cooperazione, ma non tanto da ostacolare le azioni delle singole unità. La rapidità e la continuità del movimento sarebbero state assicurate dalla disponibilità degli automezzi e, in particolare, da11'autotrasporto delle riserve settoriali e di quella generale, sì da poterle lanciare in profondità sui fianchi e sul tergo delle posizioni avversarie. L'offensiva si sarebbe sviluppata attraverso: «una marcia di trasferimento nel giorno X-1, condotta in modo che avesse termine poche ora prima dell'ora Y (ora <l'inizio dell'avvicinamento); una marcia di avvicinamento rapidissima; un attacco travolgente; un inseguimento immediato, a fondo, tenendo presente che a maggiore velocità di progressione corrispondesse una straordinariamente minore capacità di reazione delle riserve nemiche». L'impostazione concettuale della «Lampo» fu di pura marca
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italiana e del tutto coerente con la dottrina in vigore nell'esercito. Franco e Queipo de Llano ne furono estranei. È priva di ogni riscontro la tesi che fu Queipo de Llano a dissuadere Roatta dal1' operare lungo la direttrice Granada-Madrid 2 • Nel suo incontro con il comandante dell'esercito meridionale, il 22 dicembre, Roatta si era limitato a chiedere il parere circa la validità generica dell'operazione, senza nessun accenno alle linee di sviluppo che, del resto, Roatta ideò dopo la ricognizione dei giorni 23 e 24. Tali linee furono portate a conoscenza di Franco il giorno 26 e da questi furono fatte oggetto di scetticismo, tanto erano lontane dalla sua «forma mentis » e dai suoi schemi abituali d'impostazione delle battaglie, tendenti alJa «sistematicità » e alla «territorialità ». Roatta_rientrò da Roma il 10 gennaio, dopo aver ottenuto il benestare senza riserve per la «Lampo » e l'assicurazione dell'invio dell'armamento ed equipaggiamento per le 3000 camicie ner e, di battaglioni organ ic i, di artiglieria, di autosezioni , di elementi dei servizi di sanità e di commissariato, che infatti stavano gradualmente arrivando fin dal 1° gennaio 3_ Egli approvò le dir ettive di Faldella e il lavoro che lo stato maggiore veniva compiendo dal giorno 2 per dare corpo operativo al progetto della «Lampo », che veniva traducendosi con ritmo serrato in un piano di manovra.
3. Mentre era in corso la preparazione per la «Lampo », le forze nazionali di Queipo de Llano svilupparono un'offensiva locale in corrispondenza del settore occidentale della fronte di Malaga, lungo e a cavallo della strada costiera e una colonna delle forze di Granada occupò d'impeto Alhama. In particolare: le forze di Queipo de Llano il 14 gennaio conquistarono Estepona, il 15 San Pedro de Alcàntara, il 17 Marbella; la colonna di Granada, occupando Alhama il 22 gennaio, rese disponibile, per l'investimento di Malaga, anche la direttrice Alhama-Vélez-Malaga. Roatta decise di utilizzarla e previde perciò di ampliare la fronte d'investi. mento di Malaga fin oltre i 130 chilometri e di articolare il dispositivo su 3 anziché 2 complessi di forze (schizzo n . 17). 11 22 gennaio giunsero presso la MMIS il capo di gabinetto
Schizzo n. 17 LA BATTAGLIA DI MAJLAGA: DISLOCAZIONE DELLE FORZE ITALIANE AL 31.01.1937
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del ministro Ciano, Filippo Anfuso, e il col. Giuseppe Amico latori di direttive del ministro degli esteri e del sottosegretario di Stato alla guerra e capo di stato maggiore dell'esercito. Le direttive concretavano gli accordi intervenuti con Goering nella riunione del giorno 14. Esse stabilivano, tra l'altro, che le unità italiane avrebbero dovuto operare sempre riunite sotto il comando di Roatta per compiti decisivi concordati con Franco. Dopo l'offensiva su Malaga - avente lo scopo essenziale della conquista di un porto mediterraneo - esse avrebbero dovuto venire impiegate contro obiettivi vitali per i repubblicani e a tale fine avrebbero dovuto essere prese in considerazione le direttrici Còrdoba-Albacete-Valencia, Guadalajara-Madrid, Teruel-Valencia. Delle tre, la più determinante, a parere di Pariani, avrebbe potuto essere la ter.za. Roatta giudicò le direttive conformi aJle sue vedute e ai suoi intendimenti, tanto che aveva già disposto che le forze non impegnate nella «Lampo » venissero raccolte nel centro della penisol~ per poter poi muoverle lungo una delle 3 direttrici segnalate da Pariani. Il giorno 24 Ciano sollecitò nuovi ragguagli sulla «Lampo» e il giorno stesso Roatta glieli radiotelegrafò (doc. n. 39/a), mettendo in chiara evidenza che v'erano difficoltà da superare, non essendo più la situazione quella di 20 giorni prima. Si sarebbe dovuto far minore conto della sorpresa, compromessa in parte anche dalle operazioni effettuate dalle forze di Queipo de LI ano e da quelle della colonna di Granada; qualora i repubblicani avessero bloccato dal mare il porto di Malaga, la «Lampo», pur conservando grande valore morale, tattico, psicologico - se non altro perché avrebbe raccorciato sensibilmente l'estensione della fronte di contatto - non avrebbe conseguito l'obiettivo strategico della disponibilità di un porto mediterraneo. Roatta confermava la sua volontà di mandare a effetto la «Lampo», nonostante le difficoltà insorte, con le forze terrestri che sarebbe riuscito a preparare e con il concorso di quelle aree e navali disponibili al momento del via, ma aggiungeva che la scelta di tale momento sarebbe dipesa dal superamento della crisi quantitativa e qualitativa di autisti, dalla disponibilità di una «ragionevole aliquota di artiglieria in relazione ai carichi dei piroscafi che sbarcavano "pezzi, accessori, proietti e carichi" in blocchi separati, dalla esigenza di elevare il "livello addestrativo delle unità in quel momento molto basso"». «Girerò prima difficoltà» - soggiungeva Roatta - «impiegando a piedi anziché su autocarri una buona
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porzione truppe. Azione risulterà più lenta, ma inconveniente non est grande, perché avversario, addossato al mare, non potrà egualmente, durante azione, mutare notevolmente sua situazione. Seconda difficoltà confido venga eliminata coi prossimi sbarchi. Terza difficoltà, aumentata dal tempo pessimo di questi giorni (che rende altresì inutilizzabili campi manovra aviazione) est la più grave. Io la affronto, come ho già detto, con la massima decisione et con risultati ogni giorno più soddisfacenti, ma non posso portare al fuoco la truppa prima che abbia fatto tutta qualche esercizio di tiro col fucile e colla mitragliatrice, e qualche esercizio d'insieme coi carri veloci». Roatta chiudeva il messaggio esprimendo la fiducia di poter dare inizio alla «Lampo » il 1° febbraio - anniversario della fondazione della MVSN - data per la quale la marina nazionale sarebbe stata in condizione di garantire la sua cooperazione, ma prospettando l'eventualità di un ritardo di qualche giorno dell'inizio determinalo da cause di forza maggiore. Quanto al morale deHe truppe Roma poteva essere tranquilla perché era «eccellente»: in definitiva, scriveva Roatta, «domandiamo solo un po' di tempo e poi ci butteremo sotto decisamente». Il messaggio di Roatta era chiaro e completo, poneva in evidenza i vari ordini di difficoltà da affrontare, ma confermava la ferma volontà di superarli e la piena disponibilità ad agire, contando sul morale eccellente delle forze e sul migliore addestramento delle ultime arrivate rispetto alle prime 3000 camicie nere. La richiesta di posticipare di qualche giorno l'inizio dell'operazione era più che fondata, specie se si tiene conto dell'assoluta necessità del pieno successo, essendo la prima volta che le forze italiane terrestri si esibivano come tali nella guerra civile spagnola. Ma la comunicazione non piacque granché a Ciano che espresse il suo corruccio a Faldella in quei giorni in Roma per ottenere nuovi rifornimenti e rinforzi. Faldella radiotelegrafò subito a Roatta l'insistenza di Ciano perché la «Lampo » avesse inizio o il primo o il due febbraio, l'opportunità di obbedire senza cercare «dilazioni che sarebbero rovinose», la convenienza di «non fare più radiotelegrammi con lagnanze aut richieste» (doc. n. 39/b). Oltre Ciano, premeva anche Franco, che, in seguito agli scacchi subiti sulla fronte di Madrid e alla impossibilità, per la scarsezza delle forze, di attivare altre fronti, il 24 gennaio, nell'approvare la costituzione di una base logistica italiana nella zona cen-
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trale di Aranda de Duero, raccomandò di condurre a termine sollecitamente l'organizzazione delle brigate italiane e di quelle miste per poter portarle in linea il più presto possibile. Era stata l'Italia quasi a imporre a Franco sia le brigate miste, sia le unità esclusivamente italiane, ora era Franco, messa da parte l'iniziale irritazione per le proposte italiane, a premere perché le une e le altre scendessero in campo, tanto gli bruciavano gli insuccessi madrileni e lo scarso gettito degli arruolati spagnoli 4 . Quanto alle brigate miste, personale e materiali di parte italiana erano già quasi al completo, mentre il personale spagnolo era ancora deficitario. Il giorno 26 gennaio, prima ancora della sollecitazione di Ciano, Roatta diramò gli ordini per il concentramento delle forze destinate alla «Lampo» nelle zone di: Osuna-Aguadulce; Aguilar de la Frontera-Montilla; Lucena-Cabra. Le zone erano state scelte con il duplice criterio di far trovare ognuno dei tre blocchi di forze che avrebbe agito neiia «Lampo» in corrispondenza delìa propria direttrice e di lasciare nel contempo incerto il nemico sul settore d'investimento. Le zone, infatti, erano più vicine alla fronte in corrispondenza del settore a sud di C6rdoba che non alla fronte del saliente di Malaga, dalla quale distavano in media una sessantina di chilometri. Il concentramento ebbe termine il 30 anziché il 29, com'era stato previsto, a causa della insufficienza funzionale delle ferrovie. Il giorno 29 era frattanto giunto il benestare di Ciano per l'operazione (doc. n. 39/c) e il giorno 30 era rientrato da Roma Faldella. Il 31 Roatta convocò a rapporto, nella località Puente Genil, gli ufficiali dello stato maggiore, i generali e i colonnelli interessati alla «Lampo » e i capi dei servizi e illustrò loro gli ordini per il trasferimento delle unità sulle basi di partenza (doc. n. 40), per l'offensiva contro Malaga (doc. n. 41 ), per l'aereo cooperazione (doc. n. 42), il concorso navale (doc. n. 43), l'organizzazione e il funzionamento dei servizi (doc. n. 44/a e b).
4. Il terreno (carta n . 3) della «Lampo» era ovunque favorevole all'azione difensiva .e di ostacolo a quella offensiva. Le posizioni della cresta montana, che copre Malaga press'a poco come quella dell'Appennino ligure si comporta nei riguardi di Genova, erano
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particolarmente forti e difendibili economicamente. Da Malaga si irradiano o su di essa convergono le rotabili che attraversano la dorsale delle sierre - sierra Bermeja, sierra de Las Nieves, sierra Abdalagis, sierra de Las Cabras, sierra Gorda - e la città di Malaga è in corrispondenza del centro dell'arco montano che la circonda da tre lati. Le rotabili, ad eccezione della costiera, attraversando la dorsale, collegano Malaga con il grande solco del Guadalquivir da Siviglia a C6rdoba, sul quale cadono le propaggini settentrionali delle sierre e lungo il quale scorrono la rotabile e la ferrovia Ronda-Antequera-Archidona-Loja-Granada. La dorsale, in alcuni tratti, ha caratteristiche alpine, incombe sul solco del fiume da circa 800 m. di altitudine relativa e, quando se ne discosta, lancia contrafforti che degradano verso la valle, con direzione nord, meno aspramente di quando essa vi cade a picco, o quasi; essa è sempre rigida, rocciosa, nuda. In alcuni tratti, quale quello a sud di Antequera, inciso solo dalla rotabile per il colle di Viilanueva de La Concepciòn, la dorsale assumt: la forma di un vero spalto. L'altro versante, quello che cade sul mare, è contrassegnato da contrafforti, anche questi scoscesi, che incombono a picco sulla rotabile costiera e sulla stretta pianura che a semicerchio circonda Malaga. La sierra Tejeda e la sierra Almijara strapiombano sulla costa fra Vélez Malaga e Motril e la rotabile costiera corre stretta fra il monte e il mare in continui saliscendi che superano i contrafforti. La ferrovia Siviglia-Malaga si snoda lungo il rio Guadalhorce incassata in un profondo «canyon». I passi di Abdalagis e di Villanueva de La Concepciòn sono attraversati dalle rotabili che collegano Anteqµera a Malaga (57 chilometri per Villanueva de La Concepciòn a Puerto de Los Alazores e 79 chilometri per Loja a Malaga) e a Boquete de Zafarraya, dove passa la strada GranadaAlhama-Vélez Malaga-Torre del Mar (da Alhama a Torre del Mar 51 chilometri). Superata la dorsale in direzione del mare, le rotabili Antequera-Malaga e Loja-Malaga corrono ora lungo i fianchi, ora lungo le creste, dei contrafforti, dominando a tratti le dorsali e le valli laterali, a tratti restandone dominate. La strada Alhama-Vélez Malaga segue, da Boquete de Zafarraya verso il mare, il fondo valle, dove scorre il rio Vélez. L'azione offensiva avrebbe trovato il suo momento critico nel superamento della dorsale, la cui conquista apriva la discesa verso Malaga e il mare, minacciava il terzo delle forze nemiche
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operanti lungo la costiera, spezzava l'arco difensivo a protezione della città. Ma per superare la dorsale sarebbe stato giocoforza operare a cavaliere delle rotabili che vi adducevano, le quali limitavano la potenzialità degli sforzi per la quasi assoluta impraticabilità del terreno laterale ai mezzi cingolati e ruotati.
5.
Le forze avversarie, schierate lungo una fronte teorica di 280 chilometri, erano concentrate a cavaliere delle strade e dei passi in corrispondenza della linea di cresta. Esse erano stimate pari a circa 12.000 uomini in linea e 8000 in riserva e risultavano armate con 10.000 fucili, 57 fucili mitragliatori o mitragliatrici, 22 mortai, 16 cannoni. Il loro schieramento era largamente discontinuo, p r ivo di unitarietà, con modestissime possibilità di manovra intersettoriale. Le posizioni di resistenza erano investite soprattutto sui passi ed erano presidiate stabilmente da forze consistenti, che si avvalevano di località naturalmente molto forti, di reticolati profondi, di lavori di fortificazione campale spessi e robusti. Le strade, sul davanti e sul tergo delle posizioni presidiate, erano ricche di interruzioni predisposte, non facilmente riattabili una volta fatte saltare. Esistevano anche alcuni fortini in cemento. Le posizioni presidiate godevano di campi di vista e di tiro generalmente molto ampi e dominavano dall'alto tutte le vie di approccio. Le riserve settoriali erano dislocate in località abitate ubicate a tergo delle posizioni presidiate, distanti da queste, in media, una decina di chilometri. Da quanto si sapeva, appariva evidente la scarsità di armi automatiche e soprattutto di artiglie. rie. Non constava la presenza di carri armati e di armi controcarri e, quanto alla difesa contraerei, era nota l'esistenza su tutta la fronte di un solo cannone e di 3 mitragliere. Ancorché incerta la misura del sostegno navale e aereo che Malaga avrebbe ricevuto dalle forze regolari repubblicane, era dato per scontato l'intervento dell'aviazione da ricognizione e da bombardamento, mentre restavano le incognite dell'intervento di navi di superficie e della difesa dell'abitato di Malaga. Risultavano sicuramente presidiate: Motril, le zone tra la sierra de Luja e Venta de la Cabada, la zona tra quest'ultima località e Agron, Agron, Alhama, Ventas de Zafarraya, le zone tra
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Villanueva de Trabuco e Villanueva Rosario, Villanueva de Cauche, le zone a sud di Antequera e quella di Valle de Abdalagis, le zone a sud di Abdela, a sud della stazione di Bogavilla, a ovest di Abdalagis, davanti Peiiarrubia e di Cuevas de Becerro, Burgo, Curtagima. Alcune di tali posizioni erano presidiate da forze pari a 2 o 1 battaglione; altre da forze minori imprecisate. Le riserve di settore erano dell'ordine della compagnia; quella generale, dislocata in Malaga, non risultava ancora armata. La maggioranza della popolazione era a favore del governo repubblicano, a eccezione di quella di Colmenar simpatizzante per i nazionali. Le forze repubblicane comprendevano unità dell'esercito regolare, dei carabineros, della guardia civile e miliziani. La forza della difesa era segnata soprattutto dal terreno mentre elementi gravi di debolezza erano la scarsità di armi e di mezzi, l'inadeguatezza quantitativa e qualitativa del fuoco e delle potenzialità di movimento, l'insufficiente preparazione tattica e tecnica dei quadri e dei gregari, ,peraltro fortem ente mo tivali nella volontà di resistere e di mantenere il possesso del saliente di Malaga.
6. Le forze italiane comprendevano: la l a brigata «Dio lo vuole», il 4° e il 5° gruppo banderas per un totale di 5 banderas o battaglioni destinati alle costituende I8 e Ila brigata mista, la 1a e la za compagnia carri armati e 1 plotone della 3a compagnia, 1 compagnia motomitraglieri, 1 compagnia autoblindo, 2 batterie da 105/28, 1 gruppo da 149/12, 1 batteria da 75 C.K. contraerei, 2 batterie da 20 mm contraerei e controcarri, 1 sezione da 47 mm controcarri, 3 plotoni del genio artieri con sezione di parco, 2 plotoni del genio telefonisti, 1 sezione del genio radiotelegrafisti, 1 plotone operai del genio con sezione di parco, elementi vari dei servizi. La sera del 4 febbraio venne decisa la partecipazione del II gruppo obici da 100/17, costituitosi appena due giorni prima e giunto a Loja appena qualche ora prima dell'inizio dell'offensiva. Il totale del complesso delle forze italiane era di circa 10.000 uomini, la metà di quelle nemiche; ma la superiorità, quanto a mezzi di fuoco e a mobilità tattica, era schiacciante.
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7. Roatta espresse il suo concetto di azione nei seguenti termini: «primo, agire lungo le tre principali rotabili che, nel settore assegnato, adducono al mare: Antequera-Almogia-Malaga, LojaColmenar-Malaga, Alhama-Vélez Malaga; secondo, superare con azione rapida e vivace la difesa marginale rossa a cavallo delle tre direttrici; terzo, sfruttare immediatamente il successo per piombare su Malaga e, successivamente, all'altezza di Vélez Malaga, sulla rotabile costiera». Era chiaro che l'essenza dell'operazione consisteva nella sorpresa, e in una successiva azione di forza per il superamento della dorsale montana, alla quale avrebbe dovuto fare seguito la corsa al mare per impedire prolungate resistenze nemiche sui contrafforti degradanti verso sud e soprattutto la difesa dei centri abitati di Malaga e di Vélez Malaga. I due obiettivi -Malaga e Vélez Malaga - distanti l'uno dall'altro una trentina di chilometri, non erano in sistema: il primo, al quale adducevano le direttrici di destra e di centro, era il più importante e risolutivo e la convergenza su di esso delle due direttrici favoriva progressivamente la manovra offensiva, consentendo via via il sostegno reciproco delle due masse attaccanti; il secondo occupava una posizione eccentrica rispetto al primo, ma andava investito fin dall'inizio perché l'azione lungo la direttrice Alhama-Vélez Malaga rappresentava una minaccia grave per il nemico, in quanto la caduta di Vélez Malaga avrebbe impedito l'afflusso in Malaga di rinforzi da Motril e interrotto la strada di ripiegamento da Malaga su Motril. Vélez Malaga andava conquistata dopo Malaga per evitare che le forze che l'avessero occupata venissero prese da due fuochi: quello delle forze ripieganti da Malaga, quello delle forze affluenti da Motril. La scelta di due obiettivi non in sistema si discostava dagli usuali criteri della tattica tradizionale che raccomandava l'interdipendenza degli obiettivi di una battaglia offensiva e la conquista di Malaga con precedenza di quella di Vélez Malaga era un vincolo che tarpava l'intera manovra, ma nel caso particolare entrambe le decisioni trovavano la loro giustificazione valida nella necessità di lasciare incerto l'avversario sul quadro generale dell'offensiva italiana, d'indurlo a parare anche la minaccia su Vélez Malaga e di porre al tempo stesso un'ipoteca sull'eventuale ripiegamento delle forze repubblicane di Malaga su MotriL L'ordine di operazione articolava il dispositivo su 3 colonne
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di attacco e una riserva s. Il 30 gennaio Roatta introdusse una variante: la colonna di centro avrebbe dovuto costituire un distaccamento - 1 bandera, 1 batteria da 65/17, 1 plotone carri armati - per la sicurezza del fianco destro, con il compito di agire per Villanueva de Cauche su Colmenar, minacciando il tergo delle difese repubblicane che si sarebbero opposte all'avanzata della colonna di centro (schizzo n. 18). La colonna centrale e la riserva generale sarebbero state totalmente autotrasportate; le altre due colonne avrebbero avuto a disposizione il numero di automezzi necessario ad autotrasportare la forza di circa un battaglione. Sebbene l'ordine di operazione non lo specificasse, era evidente che lo sforzo principale sarébbe spettato alla colonna centrale, sussidiato da quello della colonna di destra. Roatta avrebbe diretto l'intera operazione, dislocando inizialmente il suo posto di comando nella località di Iznajar. Ma per meglio coordinare l'azione della colonna di centro con quella della colonna di destra, Roatta dispose che il coordinamento delle due azioni, dal momento in cui la colonna di destra avesse oltrepassato il rio Campanillas, venisse esercitato dal comandante della colonna centrale, gen. Edmondo Rossi. La sicurezza del tergo dell'intero dispositivo dalle minacce da nord sul solco Antequera-Loja - dove la linea italiana passava a una cinquantina di chilometri da Loja ed era sorvegliata per 60 chilometri da poco più di 2000 uomini e da solo 2 batterie - sarebbe stata affidata al 5° gruppo di banderas (2 banderas) che si sarebbe dislocato nella zona di Lucena. Alla sicurezza del fianco destro avrebbero provveduto le forze di Quei po de Llano operanti lungo la strada costiera, secondo gli accordi che il 30 gennaio Roatta aveva preso incontrandosi con il comandante spagnolo della fronte meridionale. La riserva generale, inizialmente dislocata nella zona di Villanueva de Tapia, sarebbe stata in condizione di intervenire a favore di tutte le tre colonne di attacco. La «Lampo» avrebbe, inoltre, goduto del concorso diretto e indiretto delle forze regolari nazionali spagnole di Quei po de Llano che, con azioni preventive e/o contemporanee, avrebbero garantito il fianco destro del dispositivo italiano, avrebbero concorso a sconcertare ulteriormente il comando repubblicano, avrebbero reso problematico il trasferimento di forze nemiche dalle posizioni occidentali a quelle centrali e orientali. Le forze nazionali spagnole della za divisione, al comando del col. Borbon, duca di Siviglia: avrebbero attivato, fin dal giorno X-2, il settore
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occidentale del saliente repubblicano da Marbella a Peiiarrubia; avrebbero sviluppato, il giorno X, un'azione dimostrativa da Pinos del Valle-Orgiva su Motril; sempre dal giorno X avrebbero svolto lungo varie direzioni altre azioni dimostrative e diversive. Successivamente avrebbero rimosso gli ostacoli a sbarramento delle rotabili, rastrellato le zone superate dagli italiani, presidiato gli abitati e, una volta in Malaga, occupato gli edifici pubblici. Alle azioni previste nel settore occidentale avrebbero provveduto le forze del duca di Siviglia, mentre di quelle da svolgere alla estrema sinistra del dispositivo italiano sarebbero stati incaricati un battaglione di fanteria del reggimento « Cadiz » e una compagnia di «regulares» marocchini, agendo lungo una direzione diversa da quella della colonna italiana di sinistra. Nelle altre azioni di concorso sarebbero stati impiegati 2 battaglioni, 10 compagnie autonome, alcune batterie della za divisione che avrebbero agito da Archidoria su Villanueva de Trabujo e Villanueva de Rosario e da Antequcra su Valle de Abdalagis e ViHanueva de Cauche. Dal mare avrebbero concorso al successo gli incrociatori «Canarias» e «Baleares» con fuoco d'interdizione sulle rotabili, in particolare su quella costiera, e sul nodo di comunicazioni di Torre del Mar. Navi di superficie e subacque italiane, soprattutto mas, avrebbero operato nelle acque di Malaga con compiti di scoperta e di agguato. Le forze dell'aeronautica italiana avrebbero provveduto a realizzare la superiorità aerea locale, mediante crociere di protezione, azioni di ricognizione e di sorveglianza degli itinerari principali e di quelli trasversali adducenti alle direttrici di attacco, azioni di bombardamento delle basi aeree dell'aviazione repubblicana (Malaga e Vélez Malaga). Il giorno X avrebbero dovuto bombardare Villanueva de Concepciòn, Villanueva de Rosario, Alfarnate, Alfarnatejo, Villanueva de Trabujo, Ventas de Zafarraya, Riogordo, Colmenar, Almogia. Sarebbero stati impiegati 6 aerei da ricognizione (3 da Siviglia e 3 da Granada), 30 aerei da caccia (da Siviglia e da Granada) e 13 da bombardamento (da Siviglia). Alla ricognizione con rilevamenti fotografici avrebbero concorso velivoli della legione tedesca «Condor». L'ordine di" operazione, frutto di un'analisi e di una valutazione accurate del terreno e delle forze contrapposte, era in perfetta sintonia con il concetto di azione e non trascurava nessuno degli aspetti propri di un'operazione interforze e plurinazionale.
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Esso nondimeno manifesta una preoccupazione, forse eccessiva, della sicurezza riferita a una situazione del nemico resa precaria dallo sparpagliamento delle forze, dalla povertà dell'armamento, dalle ridotte possibilità di manovra e di contromanovra. Lascia altresì perplessi la mancanza di ogni orientamento per lo sfruttamento del successo una volta raggiunti i due obiettivi o, quanto meno, per l'impiego successivo delle forze, quanto mai utile anche ai soli fini psicologici. Da qui, come vedremo, l'incertezza e il ritardo con i quali avranno esecuzione gli ordini per il proseguimento dell'operazione fino a Motril. Il compito si materializzava - non v'è dubbio - nella conquista di Malaga e di Vélez Malaga e, per perseguirlo, era necessaria una battaglia di rottura articolata in t re direttrici e fin qui l'ordine di operazione era molto chiaro. Ma scartare «a priori » o tacere l'eventualità di un successo che andasse oltre il raggiungimento degli obiettivi strategici - poi realmente presentatosi - fu un «lapsus » concettuale determ inato o da una sop ravvalutazio ne delle forze nemich e, o da una sottovalutazione di quelle proprie, o da ent rambe le ragioni. L'eventualità avrebbe dovuto essere tenuta presente, se non altro in ossequio alla dottrina tattica italiana allora in vigore, che prescriveva di considerare sempre lo sfruttamento del successo. Forse Roatta pensò di non dover azzardare troppo essendo la prima volta che le forze italiane si battevano in terra di Spagna ed essendo consapevole de11a valentia dei repubblicani dimostrata nell'abile e tenace resistenza della fronte madrilena.
8. La sera del 31 gennaio le forze italiane sono così dislocate: colonna di destra tra Osuna e Aguadulce, colonna di centro tra Montilla e Aguilar de la Frontera, colonna di sinistra della zona di Lucena, riserva tra Monturque e Cabra, 5 ° gruppo banderas (2 banderas e 1 batteria da 65/17) tra Marchena (1 bandera) e Lora de Rio (1 bandera). La notte sul 1° febbraio ha inizio l'avvicinamento. Il mattino del 3 le forze nazionali spagnole attaccano il settore occidentale repubblicano, ma ottengono solo lievi rettifiche della linea di contatto. Nella stessa giornata, Franco si reca presso il comando di Roatta e il giorno 4 visita lo schieramento italiano: la colonna di destra è attestata ad Antequera, quella di
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centro a Loja con il distaccamento in Antequera, quella di sinistra nella zona di Alhama, la riserva nella zone di Villanueva de Tapia, una delle banderas del 5° gruppo in Lucena (l'altra è ancora in trasferimento), il comando di Roatta dal mattino del 4 è in funzione in Iznajar. Le varie unità sono affluite nelle località indicate a piedi o autoportate. Alle 6,30 di venerdì 5 febbraio, senza la preparazione del fuoco dell'artiglieria e dell'aviazione, le colonne muovono all'attacco, mentre la riserva si trasferisce a Loja, da dove è ancora in grado d'intervenire a favore di tutte direzioni. La colonna di destra è la prima a prendere contatto con il nemico e durante la giornata riesce a spingere i carri armati oltre la stretta di q. 860 fino a Villanueva de La Concepciòn, ma non a farli seguire dalla fanteria arrestata al di qua della stretta dalla resistenza nemica, annidata sui fianchi della rotabile, protetta dalle rocce, sistemata in trincee profonde, abilmente costruite. Il battaglione in 1° scaglione e uno in 2 °, portatisi sulla sinistra per tentare di avvolgere la posi-
zione nemica, non raggiungono la sommità della dorsale e vengono arrestati prima che annotti. La colonna di centro, con alla testa la compagnia motomitraglieri e una compagnia carri: sfocia nella conca di Venta de Los Alazores dominata dalle alture circostanti presidiate dal nemico, appieda i battaglioni fino ad allora autotrasportati, schiera le artiglierie, muove all'attacco del passo, ma la sua avanguardia viene arrestata. Entrano in linea altri 2 battaglioni che s'inseriscono sulle ali dell'avanguardia, il tutto procede ulteriormente verso le posizioni avversarie, ma l'insidiosità del terreno, la forza e la tenacia della resistenza e il sopraggiungere della notte bloccano l'avanzata sulla linea di stretto contatto. Il distaccamento di Villanueva de Cauche, duramente impegnato, non riesce ad avere ragione della difesa dell'abitato e viene arrestato all'altezza del limite esterno. La colonna di sinistra, che opera articolata in 3 battaglioni - uno a piedi, uno autocarrato, uno a piedi in riserva - verso le 9.30 viene a contatto con il nemico, lo impegna, cerca di aggirare le difese del passo dominato da un monte roccioso, verso le 12 appieda il battaglione autocarrato, lo fa entrare in linea, attacca violentemente le posizioni nemiche, apre la strada al battaglione in riserva che costringe la difesa a ripiegare, cosicché a sera l'intera colonna oltrepassa la cresta montana e si schiera nella zona di Ventas de Zafarraya. Durante l'azione della colonna di sinistra viene ferito al braccio il gen. Roatta che si era portato in linea per seguire da
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presso l'azione. La colonna nazionale del «Cadiz» avanza quasi senza incontrare ostacoli per l'intera giornata e verso le 14 occupa Zafarraya, superando una debole resistenza avversaria. La riserva si sposta a Loja. Le forze nazionali spagnole non riescono a progredire nel settore occidentale del saliente di Malaga, mentre quelle della fronte di C6rdoba respingono con successo gli attacchi sferrati dal nemico su Priego e Lopera. L'aviazione italiana, costantemente sul cielo dell'offensiva, effettua azioni di ricognizione, alle quali concorrono velivoli della «Condor», di protezione, di bombardamento delle posizioni nemiche, tra le qua li quelle di Colmenar e Riogordo. I repubblicani bombardano dal cielo Ronda. L'arrivo a Lucena di una delle banderas del 5° gruppo è ritardato per 12 ore da un atto di sabotaggio che ha interrotto la linea ferroviaria. Il comando tattico si trasferisce a sera in Loja e Roatta, benché ferito e abbisognevole d'intervento chirurgico, conserva il comando dell'operazione. A sera: la colonna di destra ha i carri isoìati ai di là della stretta e il resto delie forze ai di qua ferme davanti alle posizioni nemiche, quella di centro e il suo distaccamento fiancheggiante sono inchiodati anche essi al di qua della cresta montana, la colonna di sinistra - l'unica che ha rotto la posizione di resistenza nemica - si consolida nella zona di Ventas de Zafarraya. Durante la giornata viene rilevato un intenso traffico di automezzi verso le posizioni centrali del semicerchio difensivo, probabile indizio della decisione del comando repubblicano che, individuato l'asse dello sforzo principale degli italiani, intende rinforzare la difesa della zona di Puerto de Los Alazores . La sera del giorno 5 si presenta al comando italiano l'alternativa o d'insistere nello sforzo principale della colonna di centro, o di spostare lo sforzo principale sulla colonna di sinistra. Roatta opta per la prima soluzione nella consapevolezza che la conquista di Malaga è più decisiva del successo di quella di Vélez Malaga, ma l'idea di spostare il centro di gravità dell'azione sulla sinistra deve averla avuta, altrimenti non avrebbe promesso al col. Guassardo, dopo che la colonna di questi aveva brillantemente forzato la stretta montana e aveva raggiunto Ventas de Zafarraya, un rinforzo di 2 battaglioni per le operazioni del giorno successivo su Vélez Malaga, rinforzo che, ridotto a un solo battaglione, la tarda sera del giorno 5 alle ore 23, concede alla colonna di centro. L'abbandono dell'idea istintiva dello spostamento dell'azione decisiva sulla sinistra dové sembrargli opportuno stanti
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l'insufficienza di forze per rinforzare il centro e la sinistra, 1'eccentricità della colonna di sinistra, sia rispetto a quella di centro che a quella delle truppe nazionali di Granada distante circa 60 chilometri, la probabilità che l'ulteriore prosecuzione in profondità dell'avanzata della colonna di sinistra avrebbe assunto un ordine filiforme scoperto su entrambi i fianchi. Alle ore 23 del giorno 5 il comando del CTV ordina che all'alba del giorno 6: la colonna di destra riprenda l'attacco e superi la situazione di crisi determinata dalla compagnia carri rimasta isolata al di là della stretta; la colonna di centro, rinforzata da un bandera della riserva - quest'ultima a sua volta reintegrata con altra bandera autocarrata del 5° gruppo - insista nel suo sforzo teso a sboccare oltre la dorsale; la colonna di sinistra mantenga saldamente il nodo stradale di Ventas de Zafarraya e si tenga in misura, utilizzando la strada per Ventas de Los Alazores, di muovere contro il fianco destro delle forze nemiche che ancora si opponessero all'avanzata <lella colonna centrale.
Il mattino del sabato 6 la ripresa delle operazioni è ritardata dalla nebbia che scompare solo verso le ore 7,30, quando il cielo torna sereno e il tempo ridiventa bello, com'era stato nella giornata del 5. La colonna di destra percepisce che il nemko che le si oppone si appresta a ripiegare, spinge sotto la fanteria, avanza, riassorbe la compagnia carri rimasta isolata dal giorno avanti, al tramonto raggiunge Almogia. La colonna di centro, riprende l'attacco, rompe la difesa della stretta, verso le ore 13,30 raggiunge Colmenar che trova sgombera, punta su Puerto del Le6n, si porta verso le posizioni nemiche di Costa de Viento davanti alle quali viene arrestata dalla strenua difesa e sosta quindi lungo l'allineamento q . 800 - q. 911 - sperone a nord di Carrada de Encinillos. Il distaccamento fiancheggiante attacca invano le posizioni nemiche, non riesce a progredire, mantiene a sera lo schieramento del giorno 5. La colonna di sinistra, anziché sostare, fidando sulla promessa di Roatta - della quale nulla sa Faldella - riprende l'avanzata e a sera si consolida oltre il bivio per Riogordo-Colmenar. Faldella, sorpreso dalla ripresa dell'avanzata da parte della colonna, ignaro della promessa di Roatta a Guassardo, interviene per arrestare l'avanzata, sembrandogli azzardato sottrarre altre forze dalla riserva ed essendo impossibilitato a conferire con Roatta, in quel mattino sotto operazione chirurgica. L'avanzata della colonna di centro oltre Puerto de Los Alazores consente a Faldella di comunicare al comandante della colonna di sinistra
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di essere libero di riprendere il movimen.10 in avanti, ponendosi in condizioni di convergere su Colmenar o di puntare su Vélez Malaga. La riserva si trasferisce in giornata sul bivio di Ventas de Los Alazores, in grado di accorrere sia a Colmenar che a Ventas de Zafarraya. Le forze nazionali del duca di Siviglia procedono lungo la strada costiera quasi senza incontrare resistenza e occupano Torre Molinos. L'aviazione italiana, costantemente nel cielo della battaglia, effettua missioni di ricognizione, di attacco al suolo mitragliando le formazioni nemiche in ripiegamento e di bombardamento su Colmenar. A tarda sera è certo che il nemico sia sistemato a difesa robustamente nella zona di El Viento. Superata in più tratti l'impervia dorsale, il più può considerarsi fatto e per il giorno successivo non resta a Roatta che ordinare la prosecuzione dell'avanzata (doc. n. 45), considerando che la colonna di destra è nella zona di Almogia, quella di centro lungo l'allineamento Viento - km. 540 a sud di Colmenar, quella di sinistra nella zona a sud di Ventas de Zafarraya - punte del rio Alcancin. L'unico reparto rimasto fermo è il distaccamento della colonna di centro davanti alle posizioni nemiche di Villanueva de Cauche. La domenica 7 febbraio il cielo si mantiene sereno e favorisce la ripresa dell'avanzata. La colonna di destra riprende il movimento alle ore 8, supera via via le modeste resistenze che incontra, a sera occupa le alture che dominano da est e da sud la città di Malaga, dalla quale la colom1a dista solo 2 chilometri e mezzo. La colonna di centro, forte di 6 battaglioni, attacca alle ore 7,30 le posizioni di Casa Viento, impegnandole sulla fronte e avvolgendole sui fianchi, le conquista verso le ore 12, prende subito collegamento con la colonna di destra che passa alle dipendenze del comandante della colonna di centro, gen. Rossi, e quindi si schiera a difesa, tra il km. 551 e il km. 559 della rotabile, sulle posizioni che dominano Malaga da nord. Il distaccamento fiancheggiante occupa finalmente Villanueva de Cauche e disperde i resti ripieganti del nemico. La riserva resta ferma a Los Alazores e il 5° gruppo banderas (1 bandera e 1 batteria da 65/17) continua a sostare nella zona di Lucena. Le forze nazionali operanti lungo la strada costiera raggiungono il rio Guadalhorce. L'aviazione italiana continua a essere padrona assoluta del cielo. Il lunedì 8 febbraio le forze italiane occupano Malaga e Vélez Malaga. La colonna di destra, dopo alcune scaramucce con l'avversario nella periferia della città, entra in Malaga alle ore 8; alla
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stessa ora vi entra anche la colonna di centro, che si è fatta precedere da un nucleo consistente di forze che alle ore 6 hanno preso possesso del palazzo delle poste e dei telegrafi, di quello della Banca di Spagna e di quello sede del governatorato civile. Verso mezzogiorno entra in Malaga anche la colonna del duca di Siviglia. Vélez Malaga viene occupata verso le ore 16 dalla colonna di sinistra, rimasta attardata da un'interruzione fatta saltare dal nemico sul rio Alcancin. Il distaccamento fiancheggiante raggiunge Colmenar e vi sosta. Alle ore 17 il gen_ Rossi prende possesso della città e assiste alla sfilata di una rappresentanza delle unità italiane e spagnole entrate in città. Nel tardo pomeriggio dell'8, Roatta ordina la costituzione di una colonna autocarrata che sfrutti il successo, muovendo lungo la costiera orientale fino a congiungersi a Torre del Mar con la colonna di sinistra, che ordina venga rinforzata con una bandera della riserva, per poi proseguire il m ovim ento oltre Vélez Malaga (doc. n. 46). Congiuntesi a Torre del Mar le due colonne avrebbero costituito un complesso di forze unitario che avrebbe dovuto sbarrare le provenienze da Motril. Caduta El Viento i repubblicani hanno cessato ogni resistenza e, formando una lunga colonna di fuggiaschi, comprendente anche i capi militari e gli esponenti politici e civili, si accalcano lungo la costiera in direzione di Motril. La costituzione della colonna autocarrata 6 viene realizzata con notevole ritardo rispetto al momento della ricezione dell'ordine, sia perché era mancato un orientamento preventivo, sia perché le truppe stanche e provate erano convinte che la conquista di Ma laga e di Vélez Malaga segnasse la conclusione della battaglia. La colonna è in grado di partire solo alle ore 1,30 del giorno 9 e raggiunge Torre de] Mar all'alba dello stesso giorno_ Qui si unisce alla colonna di sinistra ed entrambe muovono verso est, sostenendo ripetuti scontri con le forze dei repubblicani, fino a che alle ore 22 vengono arrestate dalla resistenza nemica davanti ad Almunecar. Frattanto Roatta ordina il ritiro da Malaga della «Dio lo vuole» 1, affida il comando di tutte le restanti forze italiane in zona al gen. Rossi che incarica altresì di dirigere le operazioni intese ora alla conquista di Motril (doc_ n_ 47). Rossi viene altresì officiato di prendere accordi con il duca di Siviglia per la sostituzione delle unità italiane in Malaga con unità nazionali spagnole. Le unità italiane da ritirare si sarebbero raccolte nella zona Lucena-Montilla-C6rdoba-Écija. Particolarmente intensa e
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vivace è nella giornata del 9 l'attività dell'aviazione italiana ai fini della ricognizione della zona di Motril, dell'appoggio diretto alle forze italiane che muovono verso Motril e del bombardamento delle zone a nord-est di Granada e a est di Torrox. All'alba del giorno 10 la colonna Guassardo 8 occupa Almuiiecar e punta su Motril, dove impegna duri combattimenti contro le difese repubblicane che si dimostrano particolarmente valide, tenaci, accanite, favorite anche dal terreno coltivato a canne da zucchero e dalla rottura degli argini del rio Guadalpece. Malgrado l'intenso fuoco della difesa e le difficoltà del terreno, le unità italiane, tenendo sollevate le armi, guadano il rio con l'acqua alla cintola, attaccano le posizioni dei repubblicani, conquistano alle ore 17 Motril e si sistemano a difesa sulle colline che circondano l'abitato. Si concludono così la battaglia di Malaga e l'inseguimento dei fuggiaschi da Malaga verso MotriJ, durato 2 giorni e lungo ben 119 chilometri di strada accidentata, in pessime condizioni di manutenzione, insidiata da guerriglie ri. Tre
giorni dopo, il 13 febbraio, le truppe italiane di Motril, risalendo la strada Motril-Granada, s'incontreranno con quelle spagnole, che durante la battaglia avevano operato oltre l'estrema sinistra del dispositivo italiano, spinge:pdosi verso sud in direzione di Vélez Benaudalla.
9. La battaglia di Malaga non può occupare nella storia militare uno spazio di spicco. Non ne ha infatti i titoli necessari. Essa si concretò in una manovra schematica, su ampio spazio, lungo tre direttrici inizialmente del tutto indipendenti, con successiva convergenza di due di esse sullo stesso obiettivo. Non fu un modello di strategia e neppure di applicazione dei canoni della guerra di movimento, ai quali non di meno s'ispirò e si attenne soprattutto nella fase di sfruttamento del successo. Ma l'assenza assoluta, in campo repubblicano, di carri armati, di autoblindo, di armi controcarri, gli scarsi interventi dell'aviazione repubblicana l'assoluta insufficienza del fuoco di artiglieria e di quello delle armi automatiche, in uno con le favorevoli condizioni meteorologiche che non ridussero la transitabilità delle strade e la percorribilità del terreno fuori strada, favorirono enormemente l'offen-
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siva italiana che, occorre sottolinearlo, non solo perseguì gli obiettivi strategici prefissati, ma andò ben oltre. Conclusasi in un grande successo strategico, favorito da tutte le circostanze appena ricordate, la battaglia di Malaga non fu certamente, però, come alcuni la giudicarono e continuano a farlo, poco più di una «marcia militare». Il nemico e jl terreno che le unità italiane dovettero espugnare furono, alla prova dei fatti, molto duri. Nelle zone di El Torcal, Villanueva de La Concepciòn, sul passo di Alazores, sul Boquete de Zafarraya, nelle zone di Ventas de Zafarraya, di El Viento, di Nerja e di Motril - per ricordare solo i principali - si svolsero combattimenti accaniti e cruenti e non si spiegherebbero altrimenti le perdite elevate subite dalle unità italiane aggirantesi sui 500 uomini 9, tanto più se si vuol tener conto della breve durata della battaglia: 6 giorni. La «débacle» nemica si verificò dopo la caduta delle difese della cresta montana, ma fino a tale momento, come poi a Motril, i repubblicani. dimostrarono capacità combattiva e tenacia nella resistenza di prima scelta. Se dopo la perdita della cresta montana e la rottura delle posizioni di resistenza, le unità repubblicane, ad eccezione di quelle che difesero Motril, si mostrarono quasi rassegnate alla sconfitta, ciò dipese dalla sfiducia che il loro comandante, col. Villalba, nutriva nei riguardi dei miliziani, delle sue truppe regolari e della stessa popolazione civile, nonostante il valido esempio in contrario della resistenza madrilena. Il col. Villalba, dopo i bombardamenti su Malaga, ordinò l'immediata evacuazione della città e, approfittando del fatto che gli italiani non gli avevano tagliato la strada della ritirata verso Motril - l'avessero fatto intenzionalmente o no - abbandonò il suo posto di comando e, unitamente ai capi dei partiti e dei sindacati, si mise in marcia verso Motril e oltre. Nessuna notizia corre in guerra più veloce di quella della fuga dei capi e ciò spiega perché dalla tarda sera del giorno 6 i combattenti repubblicani in linea persero, nella maggioranza, l'ardore combattivo dei giorni 5 e 6, ripiegarono affrettatamente e molti si lasciarono catturare: circa 10.000 10. Sul piano tattico risultò evidente dall'una e dall'altra parte che i successi offensivi degli italiani e quelli difensivi dei repubblicani andavano attribuiti soprattutto più all'elevato morale che non alla professionalità dei combattenti. Le stesse unità italiane soffrirono del reclutamento raccogliticcio dei quadri e dei gregari, del mediocre grado di addestramento dei singoli, dello scarso amalgama dei vari insiemi. Le azioni manovrate prevalse-
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ro su quelle statiche e rigide, e un errore ripetuto dei repubblicani fu l'impiego dei rincalzi e delle riserve nel rinforzare le posizioni presidiate o nel presidiarne altre nuove, anziché nello sviluppare contrassalti e contrattacchi_ Particolarmente positivi risultarono, nella tattica dei comandi italiani, i provvedimenti del ricorso frequente a tempestivi rinforzi alle unità impegnate, della rapida entrata in azione delle unità autocarrate o autotrasportate, della costante disponibilità della riserva e della condotta unitaria delle lotte nonostante l'indipendenza degli sforzi. Nel contesto della guerra civile spagnola, la battaglia di Malaga ebbe un'importanza politica, strategica, psicologica «non secondaria» 11. Essa fu combattuta e vinta in un momento in cui: il prestigio politico di Franco era scaduto; il morale delle forze militari nazionali e della popolazione sotto il governo di Burgos toccava il livello più basso dall'inizio della insurrezione; gli insuccessi accumulati nei mesi precedenti sulla fronte madrilena rendevano dubbioso nell'animo di molti soì<lati e cittadini l'esito finale della guerra. Malaga riaccese nelle menti e nei cuori speranze, determinazione, coraggio. Sotto il profilo strategico consentì: l'acquisizione di un porto nel Meditarreno dove fino ad allora i nazionali non ne avevano, la riduzione da 400 a meno di 60 chilometri della fronte meridionale tenuta dalle truppe di Queipo de Llano, la dispersione di 20.000 soldati repubblicani, di cui una parte verrà poi immessa nell'esercito regolare dei nazionali. La battaglia di Malaga fu concepita, organizzata e condotta da comandanti italiani, agli ordini del gen. Roatta, e combattuta da unità italiana terrestri e aeree. Le forze nazionali spagnole operanti alle ali del dispositivo italiano - quelle del duca di Siviglia e la colonna di Granada - concorsero a dare sicurezza alle ali e con le azioni preliminari dal 14 al 17 gennaio e del 22 gennaio (azione da Malà su Alhama della colonna di Granada) consentirono alle forze italiane uno spiegamento più articolato e manovriero. L'attacco di fuoco dal mare su Malaga, da parte degli incrociatori «Canarias» e «Baleares» e del cacciatorpediniere «Velasco», a distanza ravvicinata dai quali incrociava la corazzata tedesca «Graf von Spee», facilitò la caduta della città. Malaga fu conquistata dalle colonne italiane di destra e di centro e Vélez Malaga da quella di sinistra, riuscite ad aver ragione delle resistenze schierate sulle creste montane dei passi e sul tergo di queste; diversamente le stesse truppe del duca di Siviglia marcianti
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a cavallo della costiera, incontrando solo deboli resistenze, non avrebbero potuto raggiungere Malaga. I riconoscimenti e gli apprezzamenti che Mussolini, Ciano, Quei po de Llano, il gen. J osé Millan Astray comandante della flotta nazionale, il comandante della legione «Condor» 12, sfrondati dagli orpelli retorici di rito, inviarono a Roatta perché ne facesse partecipi le unità che avevano combattuto la battaglia 13 furono senza dubbio ben meritati. Ciò che la battaglia non avrebbe meritato furono le paradossali strumentalizzazioni propagandistiche che ne furono fatte dall'una e dall'altra parte esagerandone la portata o minimizzandola fino a rappresentarla come una semplice marcia di penetrazione. L'unico che tacque fu Franco, evidentemente imbarazzato dal fatto che l'unica vittoria di quel periodo fosse stata riportata da unità non spagnole, alla cui costituzione egli aveva dovuto suo malgrado aderire, e forse sorpreso dalla perfetta riuscita di una manovra che egli aveva valutato con molto scetticismo. Da parte repubblicana pagarono il fio della sconfitta il gen. José Asensio Torrado, sottosegretario alla guerra, pupillo di Largo Caballero, e il col. Villalba, comandante della provincia di Malaga. Questi solo da poco tempo era stato trasferito dalla Catalogna in Malaga e non aveva avuto il tempo materiale per attuare le riforme militari ordinate dal governo di Valencia. A parte ciò, aveva dato prova d'insufficienza e d'insipienza nella condotta dell'azione difensiva, dalla quale era quasi rimasto estraneo; aveva ordinato prematuramente e con grande rassegnazione il ripiegamento delle forze e lo sgombero di Malaga; aveva cercato di mettersi in salvo abbandonando a sé stesse le forze che si erano battute egregiamente e aveva creato un disordine caotico nella massa dei fuggitivi, militari e civili, con l'ingorgo della malagevole strada costiera in direzione di Motril. Ma la responsabilità dell'accaduto risaliva all'intero governo di Valencia, che non si era mai granché preoccupato della difesa del saliente di Malaga per cui ingiustificate furono le ire di Aza:fi.a 14 e del governo contro i comandi militari: essi avrebbero dovuto ritorcerle prima di tutto contro sé stessi. Di quanto accadde in Malaga, nella provincia e nelle fette di territorio della provincia di Granada dopo l'occupazione delle forze italiane, l'unico responsabile fu il governo di Burgos. Nessuno dei prigionieri repubblicani catturato dalle unità italiane venne ucciso. Al riguardo Roatta aveva impartito ordini precisi
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di non consegnare i prigionieri repubblicani ai nazionali 1s e di non procedere, in nessun caso, a fucilazioni (doc. n . 48/a). Fino a quando il gen. Rossi cedé i poteri militari e civili al col. Borbòn, tutti i prigionieri spagnoli ebbero salva la vita. Fu subito dopo che ebbe inizio una caccia all'uomo, «che mai la Spagna aveva conosciuto dalla caduta di Badajoz» 16. Non v'è concordanza tra i vari storici circa il numero dei prigionieri e dei civili fucilati o incarcerati, né esistono dati ufficiali. È certo che le fucilazioni ebbero inizio anche prima che s'insediasse la corte marziale. Le cifre riprodotte da alcuni autori di 4000 uccisi nella settimana successiva alla caduta di Malaga sono probabilmente esagerate, «ma è certo che un primo gruppo di arrestati fu fucilato sulla spiaggia senza alcun processo e un secondo gruppo dopo un processo sommario dinanzi alla corte marziale » 11. È molto probabile che fra i fucilati fossero anche alcuni prigionieri catturati dalle for ze italiane, i quali al momento del passaggio dei poteri da Rossi a Borbòn dovettero essere consegnali alle autorità nazionali spagnole, ma coinvolgere in tali eccidi le autorità responsabili italiane è fuori di ogni verità ed è fatto privo non solo di qualsivoglia prova, ma anche di ogni pur pallido indizio. È anzi proprio da Malaga che ha inizio il lungo dissidio tra il comando ita liano e quello dei nazionali spagnoli circa il trattamento da riservare ai prigionieri repubblicani, particolarmente del1e formazioni militari regolari, volendo gli italiani far salve le loro vite e i nazionali non risparmiarle. Al riguardo, peraltro, va detto che le intercessioni del ministro Ciano nei riguardi degli spagnoli non venivano estese agli eventuali <<mer cenar i internazionali » fatti prigionieri, e in particolare modo ai «rinnegati italiani », i quali, come stabiliva un messaggio del 6 febbraio (doc. n. 48/b), dovevano essere fudlati - evidentemente in quanto considerati nemici giurati del fascismo e schieratisi volontariamente dalla parte repubblicana. Il comandante del C.T.V., però, in data 8 febbraio, confermava non doversi procedere a fucilazioni (doc. n. 48/c). È da presumere, inoltre, che al termine della battaglia di Malaga la disposizione non abbia avuto alcuna applicazione: sia perché non vi erano unità internazionali impiegate per la difesa della regione; sia per ché le unità italiane vennero, al termine della battaglia, avviate ben presto al nord; sia, infine, perché la r e sponsabilità ed il controllo dei prigionieri furono quasi subito assunti dal duca di Siviglia e dalle sopraggiunte unità spagnole.
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUE RRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 - 1939)
Le disposizioni date nel febbraio da Roma venivano poi sospese con un messaggio del 13 marzo in vista di eventuali scambi di prigionieri (doc_ n . 48/d) quando, nel corso della battaglia di Guadalajara, ne erano stati fatti - nei primi giorni - un certo numero che era stato comunicato a Roma_In merito non si ha la documentazione relativa a fucilazioni avvenute. È stato solamente rintracciato, in un promemoria del 17 marzo 1937 - dopo altre numerose disposizioni per il ten_ col. Faldella, capo di S.M. del C.T.V., connesse con le esigenze emerse nella battaglia di Guadalajara (vds. doc. n . 68/B) - un paragrafo in cui il gen. Roatta scriveva «occorre regolare questione prigionieri. La responsabilità sul loro maneggio non è definita ... Solo ieri ho saputo, dopo molte insistenze, quanti sono i prigionierL Gli stranieri sono assai meno di quelli dettimi prima. Mi hanno fatto telegrafare che si sono presi 4 italiani, per i quali avevo (o avevano) dato ordine di fucilazione (teleg. da Roma in Lai senso): invece ce n'è uno solo. Mi fauno <lire che c'erano 3 ufficiali stranieri. Invece nessuno ».
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NOTE AL CAPITOLO IX 1 Ministero della guerra. Direllive per l'impiego delle grandi unità. Ed. 4 VI- 1935. 2 José Luìs Alcofar Nassaes. CTV. Los legionarios ilalianos en la guerra civil espanola 1936-1939. Ed. Dopesa, Barcellona, 1972, pg. 65 . 3 Arrivi di unità a Cadice dal 1 gennaio al 5 febbraio 1937: - 1 gennaio: battaglioni speciali «Camicie nere» (CC.NN.) 535 bis, 551 bis, 530 bis, 524 bis; I" e 2" batteria conlraerei da 20 mm; - 5 gennaio: I, U e III plolone mortai d'assalto; 1" e 2a batteria da 65/17; 738" sezione di sanità; 538" sezione di sussistenza; - 12 gennaio: comando del reggimento di artiglieria di corpo d'annata; I gruppo cannoni da 105/28; II gruppo obici da 149/13; - 15 gennaio: comando reggimento CC.NN., che assume la denominazione di comando P brigata volontari; I gruppo obici da 100/17; IV gruppo misto da 75/27; II gruppo obici da 100/17; 15" compagnia radiolelegrafisli; 1 compagnia mista del genio; aitra compagnia mista dcì genio; sezioni di sanità E cd F; nuciei chimrgici A e B; ospedali da campo A, B, C, D; I • e 2~ sezione speciale di sussistenza; - 18 gennaio: comando del 1° gruppo battaglioni; comando del 2° gruppo battaglioni; battaglioni speciali CC.NN. 524°, 530°, 535 ° , 538°, 551 °, 508° e 608° batteria da 65/17; DVIII e DVII plotone mortai d'assalto; 524a compagnia carri «L»; 10" compagnia mista del genio; squadriglia autoblindo O.M.S.; - 21 gennaio: 3" compagnia carri «L»; I " compagnia motomitraglieri; 3a e 4a batteria contraerei da 20 mm; l" e 2" compagnia di fanteria; - 27 gennaio: comando 4° gruppo battaglioni speciali CC.NN.; battaglioni speciali CC.NN. 630°, 638°, 651 °; 4a batteria da 65/17; V plotone d'assalto; - 29 gennaio: comandi II" brigata che assume il comando di II" brigata volontari; comando 3° gruppo battaglioni speciali CC.NN. 624°, 635°, e 640°; 3" batteria da 65/17; IV plotone mortai d'assalto; - 31 gennaio: comandi 5° e 6° gruppo battaglioni speciali CC.NN.; battaglioni speciali CC.NN. 724°, 730°, 735°, 738°, 740° e 751°; 5" e 6" batteria da 65/17; VI e IX plotone mortai d'assalto; nucleo intercettazione R.T.; 638° sezione di sanità; 638a sezione di sussistenza. Durante e dopo la battaglia di Malaga, giunsero in Cadice e Huelva: - 6 febbraio: comando e quartier generale delJa D. «Littorio »; 7° e 8° comando gruppo battaglioni speciali CC.NN.; battaglioni speciali CC.NN. 824°, 830°, 835°, 838°, 840° e 851 °; I e II gruppo da 65/17; comando del battaglione carri «L»; 1ae2a compagnia carri d'assalto; !"compagnia mista del genio; l ", 2"e 3" compagnia specialisti della Regia Aeronautica; 7a e 8a batteria da 65/17; VII e VIII plotone mortai d'assalto; 1a sezione speciale carabinieri reali; la sezione di sanità; 1a sezione di sussistenza; reparto speciale «L.C. »; 1° autoreparto misto; nucleo carabinieri reali per ufficio speciale; - 7 febbraio: comando I O reggimento (già 3°) artiglieria e I battaglione mitraglieri della D. «Littorio»; - 10 febbraio: 1° reggimento fanteria volontari della D. «Littorio»; 10 8 batteria da 65/17;
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
11 febbraio: 2° reggimento fanteria volontari della D. «Littorio»; un gruppo cannoni da 75/27; 20a batteria da 65/17; comando llla brigala CC.NN. che assume il nominativo di 11Ia brigata volontari; - 12 febbraio: 2a sezione di sanità; 2a sezione sussistenza; 2°, 3°, 4° e 5° ospedale da campo del R.E.; - 22 febbraio: I, II, III, IV, V e VI battaglione complementi; VII e XIV plotone mortai d'assalto; reparti autonomi della MVSN stradale e portuale; - dal 22 al 28 febbraio: 1°, 2°, 3°, 4°, 5° e 6° ufficio postale; - 5 marzo: formazione sanitaria «Chiurco»; ospedale militare territoriale 043; 80a e 81 a ambulanza radiologica; 40° e 41 ° ambulatorio odontoiatrico; 40a sezione disinfezione. Il 25 febbraio il ministero degli esteri comunicò al comando del CTV che dalla mezzanotte del 20 febbraio, sulla base degli accordi intervenuti nell'ambi Lo del comitato di non intervento, sarebbe cessato ogni invio di personale militare e di materiale bellico (Diario storico del comando del CTV, mese di febbraio, pg. 72 e ali. n. 155). 4 Diario storico del comando del CTV, mese di gennaio 1937, pg. 25 e al!. n. 19. s Dispositivo: - colonna di destra: 3 battaglioni (bandere) del 3° gruppo battaglioni speciali CC.NN., 2a compagnia carri armati «L», 1 plotone autoblindo, 3 batterie da 65/17, 1 plotone genio artieri con sezione parco; comandante: col. Carlo Rivolta; dislocazione iniziale: Antequera; - colonna di centro: 4 battaglioni p del 1° gruppo e 1 del 3° gruppo) CC.NN., 1a compagnia carri d'assalto, compagnia motomitraglieri, 7 ballerie di artiglieria, 1 plotone genio artieri con parco; comandante: gen. Edmondo Rossi; dislocazione iniziale: Loja; - distaccamento della colonna di centro: I battaglione del 3° gruppo (bandera «Lupi »), 1 plotone carri armati; comandante: 1° Seniore Broggi; dislocazione iniziale: Antequera; - colonna di si nistra: 3 battaglioni del 4° gruppo, 3a compagnia carri armati, 3 batteria, 1 plotone del genio artieri con sezione parco; comandante: gen. Mario Guassardo; dislocazione iniziale; Alhama; - riserva: 3 battaglioni del 2° gruppo, 1 plotone autoblindo; comandante: col. Costantino Salvi; dislocazione iniziale: Villanueva de Tapia (la batteria del 2° gruppo da 65/17 ceduta alla colonna di centro); - a disposizione della MMIS: 5° gruppo battaglioni CC.NN. su 2 ballaglioni e 1 batteria da 65/17; comandante: cons. gen. Enrico Francisci; dislocazione iniziale: Lucena; compito: protezione delle retrovie. 6 Costituzione della colonna autocarrata: 3 banderas o battaglioni («Falco», «Indom ito », «Folgore»), 1 compagnia carri armati, 1 compagnia motomitraglieri, 1 gruppo da 100/17, 2 sezioni mitragliere da 20 mm, 1 plotone genio artieri, comanante: col. Salvi. ' 7 Diario storico del comando del CTV, mese di febbraio 1937, pg. 33 e all. n. 65. 8 Vds. precedente nota n. 6. 9 Diario storico del comando CTV, mese febbraio 1937, pg. 53 e ali. n. 120. Caduti 66 (2 ufficiali e 64 sottufficiali e militari di truppa); feriti 250 (26 ufficiali), dispersi 2. Annota Roatta: «i dati non sono completi. Dalla relazione della colon-
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na di sinistra e di destra (quella della colonna centrale non dà le perdite) e dalla relazione della colonna di Motril risultano perdite superiori». Il dato dei caduti riferito alle perdite in combattimento provocato dal nemico e da incidenti vari combattimenti durante risultò poi .1i 88 sottufficiali e militari di truppa (24 in più degli iniziali 64). Il Coverdale (op. cit.) fa salire i caduti a 94 (9 ufficiali) mentre conferma il numero dei feriti e dei dispersi del diario storico del comando del CTV. L'Almanacco del Regio Esercito dell 'anno 1939-40 fa salire le perdite complessive a circa 500 uomini. José Luìs Alcofar Nassas, op. cit. segna 131 caduti e 424 feriti . 10 Diario storico Comando CTV, mese di febbraio 19.~7, pg. 33. 11 John F. Coverdale. Op. cit., pg. 206. 12 Diario storico comando CTV, mese di febbraio 1937, pgg. 28, 37, 40 e ali . n. 56, 80, 81. 13 Ibidem, pg. 37 e all. n. 84. 14 John F. Coverdale. Op. cit., pgg. 200 e 201. 1s Hugh Thomas . Op. cit., pg. 395. 16 Ibidem.
CAPITOLO
X
DA MALAGA A GUADALAJ ARA
1. Le battaglie del Jarama e di Oviedo. 2. Gli intendimenti di Ro-
ma dopo la vittoria di Malaga. 3. Teruel - Valencia o Siguenza Guadalajara. 4. Le intese con Franco e con i comandi spagnoli. 5. La vigilia dell'operazione «Folgore». 6. Le previsioni sulla battaglia.
1.
Il giorno 6 febbraio, ventiquattr'ore dopo l'inizio della battaglia di Malaga e a distanza di 26 giorni da quando era stata sospesa per il maltempo la battaglia a nord-ovest della capitale - la quarta offensiva - ebbe ini zio la battaglia del sud-est, che avrebbe dovuto tagliare le vie di rifornimento di Madrid. La battaglia venne sferrata, malgrado le condizioni meterologiche non fossero granché migliorate rispetto a quelle della seconda decade di gennaio, proprio perché il giorno 5 le forze italiane si erano mosse sulla fronte di Malaga, volendo Franco porre i repubblicani in condizioni di incertezza sui suoi piani operativi. Dal 6 al 13 febbraio le forze nazionali avanzarono oltre il fiume Jarama per una profondità massima di 25 chilometri (schizzo n. 19), ma la sera del 13 la battaglia giunse al momento critico «che si verifica in tutte le battaglie ed in quelle di rottura in particolare che si impegnano contro un avversario che ha delle riserve efficienti, in condizioni di poter essere efficacemente manovrate, perché non seriamente impegnate da adeguate azioni concomitanti. In questo caso i rossi, oltre a possedere delle riserve, erano in condizioni favorevolissime, inquantoché la distanza alla quale si trovavano sul campo di battaglia, già breve di per sé, era brevissima in relazione ai molti giorni intercorsi fra il 6 e il 13 febbraio ed a quelli successivi sui quali gli attaccanti dovettero sostare» 1. Il gen. Miaja, comandante della fronte madrilena, e il gen. Pozas cui era stato affidato il comando delle forze delle sierre e di Si-
Schizzo n. 19:
L'OFFENSIVA NAZIONALISTA DEL JARAMA
Wlalbilla
11
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Getafe VCM!ilec.ha a
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CAP. X - DA MALAGA A GUADALAJARA
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giienza, dopo azioni preliminari di assaggio nel giorno 17, sferrarono la notte tra il 18 e il 19 una controffensiva a fondo, su fronte molto ampia, ben congegnata e abilmente condotta e sviluppata, mediante la quale riuscirono a creare e consolidare teste di ponte a ovest del J arama, presso La Maraiiosa e davanti a Ciempozuelos, minacciando di tagliare alla base il saliente dei nazionali a oriente del fiume. Si combatté lungamente e aspramente con sorti alterne, ma i nazionali dovettero alla fine assumere atteggiamento difensivo e deporre ogni speranza, piegandosi davanti al successo difensivo strategico delle forze di Miaja. A metà febbraio le fronti di contatto tra le forze contrapposte, pur avendo ciascuna caratteristiche peculiari, somigliavano molto a quelle della prima guerra mondiale, vale a dire a quelle tipiche della guerra di posizione. La fronte nord risultava stabilizzata attorno a Oviedo e semistabilizzata lungo l'arco di cerchio Villareal - mare, nel tratto cioè a est e sud-est di Bilbao. La fronte ddl' Aragona, su due linee difensive ravvicinate in corrispondenza di Huesca e Teruel, era discontinua, con occupazione sommaria a difesa dei paesi e dei villaggi, talvolta intervallati tra loro da 20 a 30 chilometri incontrollati o con pattuglie di vigilanza solo lungo le vie di comunicazione. La fronte delle sierre, da Sigiicnza a Las Rozas, era semistabilizzata, con posizioni difensive presidiate da forze consistenti, e continua a sbarramento delle vie di comunicazione e dei passi principali; per alcuni tratti erano schierati robusti caposaldi intervallati e protetti, negli spazi vuoti, da forze di sicurezza. La fronte di Madrid era sistemata a difesa secondo i vecchi schemi della guerra di trincea. Le fronti di T oledo, dell'Estremadura e dell'Andalusia erano configurate come quella dell'Aragona, ma le difese di Toledo e di Granada erano molto robuste e continue. La battaglia a sud-est di Madrid, che in un primo tempo aveva consentito ai nazionali d'interrompere su di una fronte ampia circa 2 chilometri la strada di Valencia caduta sotto il fuoco delle armi automatiche, distanti dalla strada dai 300 a 1500 m, era poi fallita, in seguito alla controffensiva dei repubblicani, per l'insufficienza di alimentazione, la modestia dell'ampiezza della fronte di rottura, la lentezza dell'avanzata e la stessa inadeguata impostazione concettuale della manovra. La controffensiva dei repubblicani che investì tutta la fronte, dall'ansa dal Manzanares a Titulcia, ed esercitò il suo sforzo principale da Vaciamadrid in direzione di La Marafiosa, con l'evidente intendimento di libe-
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
rare la strada di Valencia, coinvolse 25 battaglioni nazionali 2 e SO battaglioni repubblicani 3 e assunse proporzioni e intensità mai fino ad allora registrate nella guerra civile spagnola. Le perdite di entrambe le parti furono elevatissime, forse maggiori quelle dei repubblicani, e si aggirarono per alcune giornate intorno alla media di 500 uomini per parte, vale a dire, per i nazionali, un battaglione al giorno. La situazione delle truppe del gen. Varela si fece ben presto critica e non raggiunse il punto di rottura solo perché, dopo gli attacchi vittoriosi dei repubblicani dei giorni 20 e 23 per creare le teste di ponte a ovest del Jarama (nei pressi di La Marafiosa e davanti a Ciempozuelos) e del 24 e 25 contro San Martin de La Vega e le colline a est del Jarama, le forze di Miaja si astennero dall'insistere nella vittoriosa controffensiva e dal procedere ulteriormente in profondità, dove ormai non avrebbero incontrato che una debole linea di contenimento di facile travolgimento. Miaja, r imasto quasi senza r iser ve, non spinse oltre la su a aud acia e si ritem1e soddisfatto di aver costretto i nazionali a ripiegare oltre la strada di Chinchòn e del successo conseguito; si preoccupò soprattutto di ricostituirsi una robusta riserva, recuperando al più presto tutte le forze non indispensabili alla salda tenuta delle posizioni raggiunte. Alla battaglia del Jarama presero parte carri armati e aerei della legione tedesca «Condor» e unità aeree italiane del CTV, mentre dalla parte repubblicana partecipò anche il battaglione italiano «Garibaldi », al comando del repubblicano Randolfo Pacciardi, che, nonostante ferito, restò in linea fino al termine della batta glia. Dal 26 febbraio l'attività operativa dei repubblicani andò diminuendo e da entrambe le parti si attese alla fortificazione campale delle posizioni raggiunte, nella quale particolarmente attivi furono i repubblicani che, in pochi giorni, costituirono robuste posizioni difensive. Venne così a determinarsi sul Jarama una situazione di stallo, com'era accaduto in gennaio alla fine della battaglia a occidente di Madrid. L'insuccesso della quinta offensiva dei nazionali contro la capitale - o battaglia del J arama - abbassò nuovamente il morale della Spagna dei nazionali, appena risollevato pochi giorni prima dalla vittoriosa battaglia di Malaga; mentre anche il grande successo difensivo e controffensivo dei repubblicani, cui era mancato lo sfruttamento a fondo, in quanto l'inseguimento fu arrestato d'iniziativa e non da lla resistenza dei nazionali fattasi via via sempre più debole e
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labile, se valse a rincuorare i loro spiriti, non fu sufficiente ad aprire loro la strada della vittoria decisiva. Il 21 febbraio, frattanto, i repubblicani, mentre era in corso la loro controffensiva sul Jarama, presero l'iniziativa di un'offensiva sulla fronte delle Asturie (schizzo n. 20), attaccando da nord, da ovest e da sud la città di Oviedo e le vie di comunicazione che la collegavano con Grado. I 15.000 asturiani lanciati all'offensiva contro la città 4 riuscirono a conquistare le posizioni che la dominavano da sud e da est e a penetrare nell'abitato, dove si combatté casa per casa. La conquista di Trubia e dell'altura di San Claudio rese il 2 marzo quasi disperata la situazione dei difensori nazionali, rimasti in possesso della sola sierra de Naranco, che dominava Oviedo da nord, e di un lembo ristretto dell'abitato. Il comandante delle forze nazionali, gen. Antonio Aranda Mata chiese rinforzi a Franco che, per la situazione in cui era venuto a trovarsi dopo la battaglia del Jarama, non fu in grado d'inviargliene. La guarnigione nazionale, ridotta alla metà di quella iniziale, riuscì ad arrestare l'attacco repubblicano in corrispondenza della sierra de Naranco, il cui presidio Aranda rinforzò con reparti tratti a fatica e con rischio dalle rimencnti for ze della fronte nord. Il 6 marzo Aranda riunì in Grado un qualche battaglione cui assegnò il compito di ristabilire le comunicazioni con Oviedo. Le poche forze non riuscirono a riconquistare le posizioni di Trubia e di San Claudio, ma combatterono strenuamente fino a costringere gli asturiani attaccanti, ormai logori ed esausti, a desistere dallo sforzo offensivo proprio quando erano ad un passo dal successo definitivo. Oviedo restò nel possesso dei nazionali che segnarono a loro favore un chiaro successo difensivo. Questo risultato della indubbia resistenza eroica dei difensori di Oviedo non valse, dal punto di vista psicologico, a controbilanciare gli effetti negativi del fallimento disastroso della battaglia del Jarama. Di quest'ultima, prima che s'iniziasse, Franco aveva fatto solo vaghi cenni alla MMIS, senza chiarire sufficientemente gli scopi strategici che ne intendeva conseguire. Dopo il suo fallimento, Franco venne nuovamente a trovarsi nel dilemma di modificare il suo piano iniziale di guerra, rinunziando all'obiettivo, prioritario per lui, della conquista di Madrid, o di insistere in tale piano, tentando un'altra strada di approccio alla capitale. Scelse la seconda soluzione e decise di eliminare il saliente delle sierre (schizzo n. 21), la cui caduta avrebbe dovuto costituire la premessa della conqui-
Schizzo n. 20 IL FRONTE DELLE ASTURIE (LE DIRETTRICI SI RIFERISCONO ALLE OPERAZIONI DEL SETTEMBRE 1937 PER L' ELIMINAZIONE DEL FRONTE)
Schizzo n. 21
IL SALIENTE DELLE SIERRE
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALl.A GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
sta di Madrid, che restava tuttallora nella sua mente la chiave di volta della vittoria finale decisiva.
2. Il 9 febbraio Mussolini nel messaggio di plauso per la vittoria di Malaga, diretto a Roatta - che qualche giorno dopo venne promosso generale di divisione per merito di guerra, ancorché solo da poco avesse raggiunto il grado di generale di brigata dopo aver espresso l'opinione che essa era un chiaro sintomo della «crisi dei repubblicani» (doc. n. 49), esortava Roatta a sfruttare subito il successo «sino all'impossibile in direzione di Alméria et fronte di Madrid». Il giorno 10 febbraio un nuovo messaggio da Roma (doc. n. 49/b), questa volta di Ciano, informava Roalta che era parere di Pariani di sfruttare il «brillante successo agendo massima rapidità et decisione su direttrice Almeria - Murcia Alicante - Valencia, possibilmente sussidiata dalla Granada Murcia». Il messaggio di Ciano aggiungeva che la divisione «Littorio» in afflusso avrebbe consentilo di agire decisamente per ottenere il crollo nemico e che Franco avrebbe dovuto, da parte sua, intensificare contemporaneamente l'azione su Madrid per immobilizzare i repubblicani di quella fronte. Frattanto sarebbe stata organizzata la base portuale di Malaga, facendo subito conoscere a Roma se e quali rifornimenti avrebbero potuto essere avviati su tale base. Il messaggio si chiudeva con il sottolineare che «quanto precede ha carattere suggerimento. Naturalmente ogni decisione est lasciata sul posto al suo giudizio di comandante» s. Mussolini, Ciano e Pariani, affascinati dalla vittoria di Malaga, e insofferenti della lentezza di Franco, erano immersi in un'atmosfera di esaltante ottimismo che confondeva i desideri con la realtà della situazione che qualche giorno dopo apparirà anche a loro ben diversa da quella ipotizzata sotto ]'impressione della vittoria di Malaga, che peraltro non avrebbe dovuto bastare da sola a far nascere e alimentare prospettive di altrettanto facili successi. Vero è che nei giorni in cui partirono da Roma i messaggi del 9 e del 10 febbraio, anche la battaglia del Jarama aveva un corso favorevole per i nazionali, ma a Roma non poteva non essere noto che dal punto di vista numerico le forze repubblicane era-
CAI'. X • DA MAI.AGA A GUADALAJARA
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no sensibilmente superiori di quelle nazionali 6, che l'organizzazione delle brigate internazionali procedeva rapidamente sul piano ordinativo e addestrativo e che Franco era ancora privo di una riserva generale che gli consentisse di rinforzare l'azione su Madrid. Non meraviglia tanto che Mussolini parlasse di «crisi dei repubblicani», quanto che Pariani indicasse obiettivi -Almeria e Valencia - distanti dai 112 ai 600 chilometri dalle sedi di dislocazione delle unità italiane. Ben diversa nello stesso momento la valutazione di Roatta che il giorno 11, mentre un'aliquota delle forze già impegnate nella battaglia di Malaga veniva sistemandosi a difesa a nord e a est di Motril, anche in seguito a una minaccia nemica che veniva profilandosi sulla località7, rispose a Roma in termini assai diversi da quelli che Mussolini, Ciano e Pariani si sarebbero aspettati (doc. n. 49/c). Roatta ruppe l'incantesimo romano in anticipo rispetto all'inizio della controffensiva repubblicana sferrata sulla fronte del Jarama la notte dal 18 al 19 febbraio. Egli sottolineò che l'operazione indicata da Mussolini non era realizzabile perché le truppe di Malaga erano stanche e abbisognevoli di riposo, le forze nazionali non sarebbero state in grado di cooperare lungo l'ala sinistra dell'operazione suggerita, la efficienza e la combattività dei repubblicani nella zona di Motril erano tutt'altro che rivelatrici di una crisi, la «Littorio», di cui fino al giorno 11 era giunto un solo reggimento, avrebbe dovuto coprire una distanza di 380 chilometri per trasferirsi da Cadice a Motril, l'azione su Almeria e Valencia avrebbe richiesto una disponibilità di forze e di mezzi che non esisteva. I suggerimenti di Roma sarebbero stati validi in una situazione ben diversa da quella del momento e da quella ragionevolmente ipotizzabile a breve termine. Egli era del parere di trasferire le truppe di Malaga nella zona di Montilla, per concedere loro un breve periodo di riposo, e di reimpiegarle successivamente «con molte maggiori possibilità di successo e con risultati per lo meno altrettanto decisivi», in quanto solo così si sarebbe resa disponibile la massa necessaria per «un'avanzata profonda, continuamente allineata et inesorabile come est stata quella di Malaga». Quanto alla costituzione della base portuale in Malaga, Roatta fece riserva di riferire quando fosse venuta meno la minaccia ancora persistente del blocco repubblicano dal mare e fossero accertate la «sfruttabilità e potenzialità linea ferroviaria di Malaga». Roma, verosimilmente molto delusa, capì l'antifona e non re-
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plicò. Del resto, pochi giorni dopo, il 18, Roatta partì per Roma per un esame di controllo dell'atto chirurgico subito e cedé ìl comando delle forze italiane del CTV al gen. Annibale Bergonzoli, comandante della «Littorio». Prima di partire, Roatta aveva esaminato con il suo stato maggiore quali avrebbero potuto essere le possibili operazioni future del CTV e aveva concluso che esisteva un'alternativa conveniente d'impiego: o lungo la direttrice Teruel - Valencia o la direttrice Sigiienza-Guadalajara (schizzo n. 22). Il giorno 11 aveva dato mandato al capo di stato maggiore, col. Fa]della, di recarsi presso iJ quartier generale di Franco per esporre l'alternativa, chiarendo bene che l'impiego del CTV, in ogni caso, avrebbe dovuto avvenire in un quadro unitario, con compiti esclusivamente offensivi, sempre alle dirette dipendenze del comandante italiano.
3. Delle due direttrici possibili, Roatta e il suo stato màggiore avrebbero preferito Ja Teruel-Valencia, anche per l'importanza determinante deJl'obiettivo di Valencia, sede del governo repubblicano. L'operazione avrebbe incontrato sul piano tecnico"...militare molte difficoltà, che il comando del CTV riteneva nondimeno superabili con il ricorso alla sòrpresa e a un'attacco diversivo da affidare alla Ira brigata volontari - poi 2a divisione - diretto a trattenere il trasferimento di riserve repubblicane nella zona di Teruel e a mascherare lo sforzo principale e l'utilizzazione dell'asse logistico prescelto. La Ila brigata sarebbe successivamente rientrata nel grosso del CTV e avrebbe partecipato all'azione offensiva su Valencia. Il taglio delle comunicazioni tra il centro della Spagna e la Catalogna sarebbe risultato un colpo strategico mortale per il governo di Valencia. Punti favorevoli dell'operazione: importanza politica e strategica dell'obiettivo superiore a quella gi Madrid; minore consistenza numerica dell'avversario; scarsa possibilità, per i repubblicani, di far affluire in zona le riserve. Punti di difficoltà dell'operazione: la scarsa potenzialità della direttrice servita da una sola rotabile di facile interruzione e fiancheggiata da terreno montuoso molto aspro; costante insicurezza per entrambi i fianchi del dispositivo del CTV, eliminabi-
Schizzo n. 22 LE AZIONI POSSIBILI DA PA RTE DEL C.T.V.
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le mediante l'impiego di forze nazionali agenti a copertura di entrambe le ali esterne del CTV. L'operazione su Guadalajara avrebbe consentito l'avvolgimento di Madrid da nord-est lungo una direttrice di buona potenzialità e avrebbe aperto possibilità di manovra ben maggiori di quelle della Teruel-Valencia. Essa peraltro avrebbe incontrato resistenza di forze superiori rispetto a quelle dell'altra direttrice e l'avversario avrebbe goduto di grandi possibilità di manovra per linee interne, facendo affluire nel settore attaccato, in tempi brevi, forze recuperabili da altri settori della fronte madrilena e le riserve di fronte. L'offensiva su Guadalajara avrebbe perciò avuto senso solo se contemporaneamente la fronte di Madrid fosse stata attaccata in altro settore da parte di uno dei complessi di forze nazionali che avvolgevano a semicerchio la capitale da nord, da ovest e da sud.
4.
Faldella, accompagnato dal ten. col. Giacomo Zanussi, capo del reparto operativo del comando, partì da Loja per Salamanca nel pomeriggio del giorno 11 e, nel pomeriggio del giorno successivo, nell'attesa di essere ricevuto da Franco, quel giorno assente da Salamanca, s'incontrò con il ten. col. spagnolo Barroso, del quartier generale di Franco, al quale ritenne opportuno consegnare una «nota» preventiva circa gli argomenti che avrebbe trattato con il generalissimo, che erano poi quelli indicati da Roatta: impiego unitario del CTV in compiti offensivi, con esclusione di compiti difensivi e di assedio; dipendenza dal comando italiano; offensiva alternativa Teruel-Valencia o Sigiienza-Guadalajara. Faldella e Zanussi furono ricevuti da Franco la sera del 13 e all'incontro parteciparono anche il gen. Aranda e il ten. col. Barroso. Esiste un'ampia relazione, redatta da Faldella, sui termini dell'incontro (doc. n. SO) che, almeno inizialmente, fu tutt'altro che cordiale. La «nota» consegnata a Barroso (doc. n. 51) aveva irritato Franco che ostentò subito freddezza e durezza. Non una parola di apprezzamento per la vittoria di Malaga e di ringraziamento per la consegna, da parte di Faldella, del prezioso reliquario del braccio di S. Teresa d'Avila salvato dagli italiani in Malaga. Franco s'informò solo della salute di Roatta e poi lasciò par-
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lare Faldella che trattò gli argomenti della «nota» consegnata al Barroso. Quando Faldella pose termine al suo dire, Franco dette inizio a una vera filippica. Cominciò con il lamentarsi che gli fossero state inviate truppe italiane non richieste e continuò con il far rilevare che in un primo tempo gli era stata proposta la costituzione di brigate miste e che ora, invece, gli si chiedeva di impiegare le forze italiane in un complesso nazionale unitario e solo in compiti offensivi, sconvolgendo così i suoi piani operativi che erano ben altri. Faldella replicò che: l'afflusso delle forze non richieste avrebbe dovuto essere interpretato come un «atto di eccezionale generosità di Mussolini»; l'entità di tali truppe avrebbe migliorato notevolmente il rapporto generale di forze con quelle avversarie; l'articolazione delle forze italiane in grandi unità non ne avrebbe potuto consentire l'impiego non unitario sotto comando diretto italiano, pur secondo i piani stabiliti dal comando supremo spagnolo, in analogia alla prassi seguita anche durante la prima guerra mondiale sulle fronti dov'erano state impiegate grandi unità di nazionalità diversa. Franco riconobbe la validità del precedente storico - conservazione della propria identità nazionale e dei propri comandanti nazionali-, prese atto che in definitiva il CTV sarebbe rimasto alle sue dipendenze d'impiego, ma obiettò che l'impiego unitario non avrebbe risposto alle esigenze della guerra civile, «che gli italiani non conoscevano», nella quale non occorrevano «le grandi masse da impiegare in una sola volta», ma era normale il ricorso a strategie e tattiche specifiche, che imponevano l'occupazione sistematica dei territori, accompagnata da« limpieza » - che si può tradurre in «annientamento» dei singoli nemici mediante fucilazioni e, nella migliore delle situazioni, imprigionamenti - e non già la sconfitta militare dell'esercito nemico. Egli aveva perciò previsto l'impiego del CTV per aliquote: una, di un quarto della consistenza complessiva, in un'operazione da C6rdoba sulle miniere di Almadén; un'altra, anche questa di un quarto della consistenza complessiva, da Sigiienza su Guadalajara; una terza con pari consistenza in un'offensiva da Toledo su Ciudad Real; la quarta in un'offensiva su Bilbao. La caduta di Madrid, il possesso delle miniere di Almadén e delle fabbriche d'armi della regione basca erano per lui obiettivi preminenti e prioritari. Faldella replicò che l'interesse primario dell'Italia, anche in relazione alle decisioni che si venivano adottando nel comitato di non intervento, era la rapida fine della guerra e che questa era
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raggiungibile mediante l'impiego a massa delle forze disponibili per trasformare quella che oramai appariva una guerra di logoramento in una di rapido corso. La dispersione delle forze in operazioni plurime avrebbe fatto il gioco del nemico, mentre un'operazione del tipo di quella proposta da Roatta su Valencia avrebbe potuto assumere un ruolo decisivo. A questo punto intervenne Barroso che si disse decisamente contrario all'operazione su Valencia, da parte di forze straniere, il cui intervento avrebbe menomato il prestigio e la dignità della Spagna e del generalissimo. Questi, riprendendo la parola, dichiarò testualmente: «Io sono assolutamente contrario ad agire su Valencia, perché Valencia deve essere occupata da forze inequivocabilmente nazionali; inoltre il terreno non si presta; le minacce sui fianchi sono troppo gravi; quindi escludo di poter autorizzare le forze legionarie ad agire ora da Teruel su Valencia. Mi riservo di decidere circa l'impiego della massa, che mi duole di non poter impiegare come avevo progettato su diverse fronti, ma è molto probabile che chiederò loro di attaccare su Guadalajara per determinare la caduta di Madrid. Ad operazione compiuta, potrà essere organizzata l'avanzata di tutte le forze nazionali e volontarie contemporaneamente». Entro due giorni avrebbe fatto giungere alla MMIS una «nota» scritta al riguardo. Faldella e Zanussi, malgrado tutto, uscirono sostanzialmente soddisfatti dall'incontro. Non era stata appianata la divergenza concettuale di fondo circa l'impostazione e la condotta della guerra, che gli spagnoli individuavano nell'occupazione metodica di fette di territorio e nella simultanea eliminazione dalla scena politica, e non solo da questa, degli avversari («limpieza»), mentre gli italiani la vedevano nella conquista di pochi obiettivi decisivi mediante l'impiego a massa delle forze e nel rinvio a un secondo tempo dell'epurazione del territorio, da condurre con riflessione e cautela maggiori di quelle proprie degli stati di emotività del momento. Erano comunque stati perseguiti i tre scopi principali della loro missione: impiego unitario del CTV in compiti offensivi; dipendenza del CTV dai comandanti italiani; scelta dell'operazione su Guadalajara che, del resto, era una delle due proposte dalla MMIS. D'altra parte, le ragioni addotte da Franco, per scartare l'operazione su Valencia, non erano prive di validità politica e tecnico-militare. Il giorno 15 pervenne alla MMIS la «nota» promessa da Franco la sera del 13 (doc. n. 52). L'azione su Guadalajara sarebbe sLa-
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ta contemporanea ad altra condotta dalle forze nazionali su Alcalà de Henares. Va tenuto presente che il giorno 15 era in corso, con andamento favorevole per i nazionali, la battaglia del J arama e conseguentemente Franco poteva ritenere in buona fede effettuabile l'azione su Alcalà de Henares. Roatta poté partire tranquillo per Roma nella certezza che durante la sua assenza il comando del Corpo Truppe Volontarie, nuova denominazione della MMIS dal 16 febbraio 1937 (la sigla CTV venne successivamente impiegata indifferentemente per Comando Truppe Volontarie e Corpo Truppe Volontarie) avrebbe eseguito tutto il lavoro preparatorio necessario per l'effettuazione dell'operazione su Guadalajara, che prese il nome di operazione «Folgore». Il 20 febbraio vennero presi accordi tra il CTV e il sottocapo di stato maggiore del comando del gen. Mola per l'impiego di forze nazionali - la Ila brigata - a protezione del fianco destro del dispositivo offensivo del CTV. Il giorno 22 Faldella si r ecò ad Avila presso il comando <li Mola per l'approvazione da parte di questi delle intese raggiunte al livello degli stati maggiori. Il giorno 23 Fr anco confermò, eliminando un malinteso verificatosi durante l'incontro Mola-Faldella, la dipendenza diretta del CTV per l'azione da Mola e non dal comandante della divisione di Soria, come aveva inteso Mola, e precisò che le forze del CTV avrebbero scavalcato, non sostituito, le forze nazionali in linea nel settore d'investimento (doc. n. 53). In precedenza, il giorno 21, era giunto in visita al CTV il gen. Millan Astray inviato da Franco per tentare di anticipare l'inizio dell'offensiva su Guadalajara, possibilmente per il giorno 28, il che non sarebbe stato in ogni caso materialmente possibile, se non altro per l'assenza dalla Spagna di Roatta, oltre che per la non ancora messa a punto dell'operazione, nonostante l'attività quasi spasmodica compiuta in tutti quei giorni nel campo ordinativo s, in quello addestrativo 9 e in quelli logistico 10 e disciplinare 11. La MMIS, fin dal 29 dicembre, aveva posto allo studio l'impiego futuro del CTV e la prima decisione adottata era stata la scelta di una zona di radunata, dalla quale fosse stato possibile muovere in più direzioni, sì da non lasciare intendere prematuramente all'avversario quale sarebbe stata quella al momento opportuno e voluto concretamente utilizzata. Era stata scelta, d'intesa con il quartier generale di Franco, la zona di Aranda de Duero. Per l'afflusso da Cadice e Huelva a tale zona era stato concor-
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dato di servirsi della ferrovia, a un solo binario, Cadice-SivigliaSalamanca-Valladolid-Almazan che, per le modeste prestazioni e la lunghezza del percorso da coprire (circa 1000 chilometri), aveva dato luogo a un trasferimento lento e travagliato tanto che, alla fine di febbraio, non tutte le unità sbarcate a Cadice avevano ancora raggiunto la valle del Duero, a oriente di Valladolid.
5. Il 1° marzo Roatta rientrò da Roma. Frattando la situazione sulla fronte del Jarama era, come abbiamo rilevato, profondamente mutata. Che così fosse, sarebbe stato facilmente intuibile dai ripetuti solleciti che Franco aveva rivolto alla MMIS: il 15 febbraio per il tramite del cap. Maclrano del suo comando, il 18 in una «nota» del suo quartier gcncraic, il 19 per il tramite dei ten. col. Barroso, il 21 a mezzo del gen. Millan Astray e, finalmente, il 1° marzo direttamente a Roatta. Roatta assisté il mattino alla cerimonia di presentazione delle credenziali a Franco da parte del nuovo ambasciatore italiano - il primo accreditato presso il governo di Burgos - Roberto Cantalupa, venuto a sostituire l'ambasciatore Orazio Pedrazzi. Nel pomeriggio ebbe un lungo colloquio con Franco che gli confermò l'effettuazione dell'offensiva del CTV su Guadalajara, ne sollecitò l'inizio il più presto possibile e, pur rappresentando la situazione difficile in cui si erano venute a trovare le forze del J arama, assicurò l'effettua zione contemporanea dell'azione su Alcalà de Henares. Roatta fece presente che, nonostante la compiutezza e la tempestività dei provvedimenti adottati per la radunata del CTV fra Aranda de Duero e Almazan e per il suo successivo concentramento nella zona di Sigiienza, non gli sarebbe stato assolutamente possibile dare inizio alla «Folgore» fino a quando non fosse giunta in zona l'intera divisione «Littorio», ancora in trasferimento. Al termine del colloquio Roatta presentò a Franco il col. Fernando Gelich, che avrebbe assunto l'incarico di capo del nucleo di collegamento tra il quartier generale spagnolo ed il CTV.
Il 5 marzo vi fu un ulteriore scambio di note: da parte di Franco per confermare il benestare alla «Folgore» e per assicurare, malgrado le difficoltà sulla fronte del Jarama, l'effettuazio-
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ne dell'offensiva contemporanea dei nazionali; da parte di Roatta per comunicare di aver fissato per 1'8 marzo l'inizio della «Folgore». Il giorno 7 Roatta tenne rapporto in Alcolea del Pinar ai comandanti di grande unità e agli ufficiali del suo stato maggiore per illustrare e commentare l'ordine di operazione che esamineremo nel capitolo successivo. Chiese il parere dei comandanti sullo stato di efficienza delle rispettive unità. Al riguardo già il 24 febbraio egli aveva chiesto notizie per iscritto ai generali Amerigo Coppi e Luigi Nuvoloni, comandanti rispettivamente della 2a e della 3a divisione, destinate nella «Folgore» ad agire in la schiera, i quali avevano risposto che il morale era elevato e che il livello addestrativo veniva migliorando 12 . Durante il rapporto, su esplicita nuova richiesta di Roatta, Coppi e Nuvoloni - ai quali si assodò il gen. Edmondo Rossi, comandante della la divisione - confermarono l'elevatezza del morale, l'affidabilità del livell o add cstrat.ivo e l'ass un z ione fin dalla se ra p recede nte de lla
dislocazione prevista 13 • Durante il rapporto venne prospettata la convenienza di un differimento dell'inizio della «Folgore » a causa della pioggia abbondantemente caduta nella giornata, che aveva reso il terreno pesantemente fangoso, e delle persistenti condizioni di maltempo che non promettevano nulla di buono per il giorno successivo, ma Roatta escluse la possibiliLà del differimento: la 2a e 3a divisione erano già a pie' d'opera; non essere conveniente modificare la parola data in quanto i nazionali avrebbero dovuto attaccare contemporaneamente sul Jarama; l'operazione «Folgore» sarebbe stata molto rapida e perciò l'esposizione delle truppe all'inclemenza del tempo sarebbe stata breve; solo attaccando il mattino successivo sarebbe stato possibile sfruttare una certa sorpresa, che sarebbe mancata del tutto in caso diverso. Alla fine del rapporto venne letto il telegramma d'incitamento di Mussolini 14 _ La preparazione della «Folgore » poteva dirsi completa e accurata da parte dello stato maggiore e dell'organizzazione logistica. Lo stato maggiore del CTV e i capi dei servizi avevano lavorato sodo e bene. Nessun sett.o re era stato dimenticato o trascurato. L'organizzazione di comando e quella logistica, malgrado l'esiguità del personale e la modestia del grado del capo di stato maggiore rispetto ai suoi interlocutori spagnoli, erano di primo piano. L'unica incertezza era il grado di addestramento del personale che, ancorché migliore di quello delle truppe che avevano
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 . J939)
operato nella battaglia di Malaga, non era tale da assicurare una sufficiente operatività, dovendosi tener conto che molti erano i quadri e i gregari che avrebbe,ro ricevuto il battesimo del fuoco, privi di precedente esperienza bellica e addestrativa. Anche sul tono disciplinare e sull'amalgama delle unità vi erano perplessità, essendo mancati selezione e controllo accurati dei singoli e tempo necessario a creare lo spirito di reparto. Continui erano stati gli interventi di Roatta e dei comandanti subordinati in materia di disciplina e di forma fino alla vigilia dell'operazione.
6. Nella decisione di Roatta prevalsero, molto verosimilmente, la certezza della contemporanea operazione dei nazionaJi nel settore del Jarama e la convinzione fiduciosa della facile e rapida portata a buon termine della «Folgore». Franco aveva impostato egli stesso l'offensiva su due sforzi, non solo su quello su Guadalajara e magari su di un'azione sussidiaria dimostrativa. Dopo l'impostazione, la situazione di base era stata modificata dalla controffensiva repubblicana del 18-19 febbraio che aveva esaltato il loro morale, la loro professionalità e la volontà combattiva, mentre aveva debilitato l'efficienza morale e materiale dei nazionali. Franco, Mola e Orgaz conoscevano bene a fine febbraio lo stato malconcio delle loro forze sulla fronte madrilena e la carenza assoluta di riserve, tanto da non essere in grado d'inviare rinforzi alla pericolante guarnigione di Oviedo. Franco, in verità, più volte aveva sottolineato a Roatta le difficoltà che incontrava per l'effettuazione dello sforzo su Alcalà de Henares, ma sempre ne aveva confermata la mandata ad effetto, pur subordinandone il successo all'asprezza della resistenza che le truppe di Orgaz avrebbero incontrato da parte di quelle di Miaja. Roatta non si fece sfiorare neppure dal vago dubbio che l'azione potesse non venire effettuata o si riducesse a una azione di debole impegno. Che le forze sul Jarama fossero poche e insufficienti Roatta lo sapeva tanto che aveva subito aderito alla richiesta di Franco per il trasferimento della Ir brigata mista da Merida a Toledo-Torrijos, rimpiazzandola, nel settore Merida-Badajoz, rimasto privo di riserve, con la r 1s. «È improbabile» - continua il Coverdale «che egli avrebbe persistito nei suoi piani se avesse saputo che
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durante i primi giorni dell'offensiva le forze nazionaliste sul Jarama non si sarebbero nemmeno mosse; certo è, però, che non era soverchiamente preoccupato al pensiero che il loro attacco avrebbe avuto una limitata efficacia» 16_ Roatta mise nel conto anche che lo sforzo sul Jarama si concretasse in una semplice azione dimostrativa o diversiva? Non abbiamo elementi certi che ce lo facciano ritenere; ma tutto induce a pensarlo, quando si tenga presente la visione ottimistica che egli nutriva sull'esito favorevole dell'operazione che si accingeva a compiere. Responsabile di tale visione fu il suo stato maggiore che, durante l'assenza dalla Spagna del comandante, aveva elaborato il piano di azione, accettato senza obiezioni da Roatta, che in pratica prevedeva una rapida battaglia di rottura «a botta diritta», rimandando alle successive fasi di completamento e sfruttamento del successo ogni eventualità di manovra. Sta di fatto che entrambi gli assi portanti della sua decisione risuiteranno nella realtà illusori: l'azione dei nazionali sul Jarama verrà quasi a mancare del tutto, l'avanzata dei nazionali dalla linea Guadarrama-Somosierra-Sigiienza sarà lenta e incapace di manovra, l'avanzata nell'arco di una sola giornata, o al massimo di 36 ore, del CTV si dimostrer à inattuabile, nonostante ]a disponibilità di 2 divisioni - la la e la «Littorio» - in seconda schiera, di cui una autocarrata. Delle due remore di cui l'azione del CTV avrebbe dovuto tener conto - il modesto grado di addestramento delle unità, le condizioni meteorologiche - Roatta ritenne che la prima rientrasse nel rischio calcolato di ogni operazione e che perciò avrebbe dovuto essere accettato perché in nessun caso eliminabile in breve tempo, mentre sottovalutò, senza dubbio, la seconda che, oltre tutto, ·sarebbe risultata determinante proprio ai fini della riduzione della velocità dell'operazione, che avrebbe dovuto costituire il perno del successo dell'operazione stessa, la quale in più, proprio a causa del maltempo, avrebbe dovuto rinunziare all'appoggio diretto dell'aviazione. Indipendentemente dallo sforzo dei nazionali sul J arama, la «Folgore», la sera del 7 marzo, mancava del fattore necessario per «una violenta e rapida rottura delle difese avversarie» e gli effetti sconvolgenti che Roatta si riprometteva dalla sorpresa erano già piuttosto modesti, giacché il CTV aveva già assunto il dispositivo previsto fin dalla sera del giorno 6.
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NOTE AL CAPITOLO X Enrico Faldella. Op. cit., pag. 218. Le forze nazionali erano costituite da 5 brigate di soldati, in prevalenza, dell'armata d'Africa, comandati dai generali o colonnelli Francisco Garcia Escamez, Eduardo Sàenz de Buruaga, Fernando Barr6n, Carlos Asenzio Cabanillas, Ricardo Rada. Le brigate disponevano complessivamente di 6 batterie da 155 mm e di un reparto da 88 mm della legione tedesca «Condor». La fronte d'investimento era ampia 18 chilometri e correva qualche centinaio di metri a est della strada per l'Andalusia. 3 I repubblicani erano agli ordini del gen. Sebastiàn Pozas, comandante dell'armata centrale. Le loro forze comprendevano anche la nuovissima XVIII brigata e le brigate scelte di Enrique Lister e di Valentino Gonzales («El Campesino »). Sulla fronte del Jarama fu inviata anche l'XI brigata-battaglione Thelmann e battaglione Edgar André - nota con il nome «Prismo». Una divisione, comprendente la XII brigata, costituita anche dal battaglione italiano «Gar ibaldi », fu t enuta d i riserva. Il 9 febbraio le difese repubblicane vennero riorganizzate sulle alture di riva destra del fiume e il 17, ottenuta la superiorità aerea locale, passarono alla controffensiva (Cfr. Hugh Thomas, op. cit. pag. 392-297). 4 I repubblicani occuparono posizioni chiave che aprivano loro la strada per il centro della città, ma i nazionali, al comando del gen. Antonio Aranda, riuscirono alla fine ad aver ragione degli attaccanti, nonostante che dopo due giorni di combattimento avessero già perduto il 29% della forza della guarnigione. Il 1° marzo le perdite dei nazionali erano salite a 3500 uomini. Aranda non si perse d'animo e il 6 marzo organizzò una colonna con l'intento di ristabilire le comunicazioni con la città. La colonna non raggiunse le posizioni di S. Claudio e Trubia, la cui conquista avrebbe realizzato l'intento, ma i repubblicani furono costretti ad assumere atteggiamento difensivo e Oviedo non capitolò nelle loro mani. 5 Diario storico del comando del CTV, mese di febbraio, pag. 37 e ali. n. 32. 6 Secondo un calcolo prudenziale della MMIS, nel gennaio 1937 le formazioni repubblicane avrebbero avuto disponibile, nei vari settori, il seguente numero di uomini: 1 2
Asturie, Santander, Biscaglia Aragona Da Sigtienza all'Escorial Madrid Toledo Estremadura C6rdoba Granada Malaga In addestramento
in linea
in riserva
Totale
30.000 38.500 19.200 30.000 12.000 9.700 5.800 8.000 12.000
25.000 20.000 6.000 20.000
55.000 58.500
165.200
87.200
54.800
29.500
29.500
119.800
285.000
CAP. X - DA MALAGA A GUADALAJARA
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La forza dei nazionali era pari, al massimo, a 150.000 unità. In novembre aveva avuto inizio la mobilitazione nelle zone controllate dai nazionali, ma i risullati ancora nel gennaio, erano piuttosto modesti, essendosi presentata aHe armi solo una parte dei chiamati. La MMIS aveva valutato in novembre, le forze nazionali pari a 74.000 fanti, 5000 soldati di cavalleria, 38.000 militi, escluse le forze delle retrovie. 7 Diario slorico del comando del CTV, mese di febbraio, pag. 52. 8 Calendario della costituzione in Spagna o dell'arrivo dall'llalia delle unità che dal gennaio al marzo 1937 formarono il quadro di battaglia del CTV: - 10 gennaio in Siviglia: 1° gr. banderas, con bandera «Aquila» (530), «Carroccio» (524), «Leone » (btg. spec. B), la btr. 65/17; 2° gr. banderas, con bandera «Folgore» (551), «Indomita» (535), « Falco» (btg. spec. A formato con le quarte compagnie dei btg. 524, 535,551), 2a btr. da 65/17. - 15 gennaio in Siviglia: la brigala mista: 1° rgt. misto (I, II e III btg. misto; I, II e III pi. m. d'assallo; la btr. da 75/17, cp. comando); 2° rgt . misto (I, II, III btg. mislo; IV, V e VT pi. m. d'assalto; 2a btr. da 65/17; cp. comando); 4° gr. banderas («Bufalo» - 524, «Toro » - 535, «Bisonte» -551), 508a blr. da 65/17, DVlll pi. mortai d'assalto, cp. comando); VII pi. m. d'assalto; cp. genio mista; aliquota servizi. I rgt. misti vennero formali con elementi del R.E., della MVSN e con contingenli spagnoli. Comandante della brigata: col. Mario Guassardo. - 16 gennaio in Siviglia: 3° gr. banderas con bandera «Uragano» (551 bis), «Freccia» (524 bis), «Tempesta» (535 bis), «Lupi » (530 bis), 3a btr. da 65/17. - 17 gennaio in Siviglia: la brigata volontari - motto: «Dio lo vuole» - formata da quarlier generale; 1° gr. banderas; 2° gr. banderas, 3° gr. banderas; la sz. di sanità; I a sz. di sussistenza. Comandante: gen. di brg. Edmondo Rossi. - 18 gennaio in Badajoz: I la brg mista: 3° rgt. misto (I, II e III btg; VIII, IX e X pi. mortai d'assalto; 3a btr. da 65/17, cp. comando); 4° rgt. misto (I, II e III btg., XI, XII e XIII pi. mortai d'assalto, 4a btr. da 65/17, cp. comando); 5° gr. banderas (bandcra «Implacabile» - 530, bandera «Ardente» - 538, 608a btr. da 65/17, DCVIII pl.m. d'assalto, cp. comando); SIV pl.m. d'assai to; cp. mista del genio, aliquota servizi. I rgt. misti sono formati con personale del R.E., della MVSN e con contingenti spagnoli. Comandante: col. Alessandro Piazzoni: - 31 gennaio: La la brigata mista assume la denominazione di «la Brigada Mixta Flechas Azules» e la Ila quella di «Ila Brigada Mixta Flechas Negras». - 1 febbraio : costituzione della Ila e della llla brigata volontari. - 3 febbraio: Ila Brigata volontari si costituisce in El Burgo de Osma nella seguente formazione: 6° gr. banderas, già 4° gr. (bandera «Intrepida» 651, «Ardita» 630, «Audace» 638, 6a btr. da 65/17 già 4a btr., V pl.m. d'assalto); 7° gr. banderas già 5° gr. btg. speciali CC.NN. (banderas «Inflessibile» - 724, «Invicibilc » - 735, «Implacabile » - 740, 7a btr. da 65/17 già Sa btr. IX pl.m. d'assalto); 8° banderas, già 6° gr.btg. speciali CC.NN. (banderas «Impavida » - 730, «Ardita» 738, «Temeraria » - 751, 8a btr. da 65/17 già 6a, VI pl. m. d'assalto); 638a sz. sanità CC.NN., 638a sz. sussistenza CC.NN. Comandante: gen. Amedeo Coppi.
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVJLE SPAGNOLA (1936 - 1939)
6 febbraio: !Ila Brigata Volontari si costituisce naIIa zona di La ViSS. Estehan nella seguente formazione: 9° gr. banderas già 3° gr. btgg. speciali CC.NN. (bandera « Uragano» - 624, «Tempesta» - 635, «Lupi» - 640, 9a btr. da 65/17 già 3a btr. da65/17, IVpl.m. d'assalto); 10° gr. banderas già Vllgr. btg. speciali CC.NN. (bandera «Tembien» - 824, «Sciré» - 835, «Carso» - 840, lOa btr. da 65/17 già 7a, VII pl.m. d'assalto); Il O gr. banderas già VIII gr. btgg. speciali CC.NN. (bandera «Montenero» - 830, «Pasubio» - 838, «Amba Uork» - 851, 11 ° btr. da 65/17 già 8a, VIII pl.m. d'assalto); 2a sz. sanità; 2a sz. sussistenza; 5 ° ospedale da campo. Comandante: gen. Luigi Nuvoloni. - 6 fe bbraio: formazione «Littorio»: quartier generale (reparto comando, I autodrappello, la sz. speciale CC.RR., nucleo CC.RR. per ufficio postale, n. 3); I 0 rgt.f. (comando I, II e III btg., 10a btr. da 65/17, X pi. m. d'assalto); 2° rgt.f. (comando I, II e III btg., 20a btr. da 65/17, XX pl.m. d'assalto); I btg. mitraglieri; 1° (già 3°) rgt . d'artiglieria (2 gr.cn. da 65/17); la cp. mista del genio; X reparto speciale L.C.; la sz. di sanità; la sz. di sussistenza; 2°, 3° e 4° ospedale da campo; X autoreparto misto. Comandante: gen. Annibale Bergonzoli. · 9 febbraio: la la brigata volontari assume la denominazione di « la divisione volontari» . - 15 febbraio: costituzione del 111 gr. cn. da lOS/28 ch1 l! a scissione de.I I g1·., del III gr. ob. da 149/12 dalla scissione del II gr., del IX gr. misto ob. da 100/17 dalla scissione del I gr. misto: provvedimenti rispondenti ad una migliore articolazione delle artiglierie in modo da supplire alla scarsità dcIIe bocche da fuoco con la manovra. - 16 febbraio: la MMIS assume la denominazione di «Comando Truppe Volontarie»; la Ila e Illa brigata volontari assumono rispettivamente la denominazione di 2a e 3a Divisione Volontari». Costituzione del «Comando Reparti Specializzati », comprendente le unità carri, autoblindo, motomitraglieri, lanciafiamme. Comandante: col. Carlo Rivolta. - 17 fe bbraio: passaggio deUe artiglierie da 75 C.K. a disposizione dell'aviazione italiana operante in Spagna. - 18 febbraio: costituzione dell'VIII gr. da 100/17. - 18 febbraio: costituzione deIIa la e 2a blr. da 65/17 per il 1° e 2° reggimento misto della la e 2a bi:igata mista. Alla vigilia deIIa battaglia di Guadalajara, il CTV era così ordinato: - Comando: Comandante: generale di divisione Mario Roatta Capo di Stato maggiore: Ten. col. Emilio Faldeila Capo reparto operazioni e informazioni: len. col. Giacomo Zanussi Capo ufficio operazioni: ten. col. Emilio Molteni Capo ufficio informazioni: magg. Umberto Beer Capo ufficio servizi: ten. col. Giorgio Morpurgo. - la divisione: «Dio lo vuole» Comandante: gen. Edmondo Rossi Vice comandante: col. Giovanni Bocchio Capo di stato maggiore: ten. col. Roberto Nasi 1 ° gruppo banderas su: 3 banderas, 1 btr. da 65/17, 1 reparto del genio - comandante: ten. col. Aristide Frezza (bandera «Aquila », «Leone », «Carroccio »).
CAP. X · DA MALAGA A GUADALAJARA
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2° gruppo bander as su: 3 banderas, 1 btr. da 65/17, 1 reparto del genio - comandante: col. Costantino Salvi (banderas «Folgore », «Indomita», «Falco »). 3 ° gruppo banderas su: 3 banderas, 1 btr. da 65/17, 1 repa rto del genio - comandante: col. Mario Mazza (banderas «Uragano», «Freccia », «Tempesta»). - 2a divisione «Fiamme nere»: Comandante: gen. Amerigo Coppi Capo di stato maggiore: magg. Giuseppe Bodini 6° gruppo banderas su 3 banderas, 1 btr. da 65/17, 1 reparto del genio - comandante: cons. Mario Pittau (banderas «Intrepido», «Ardita », «Audace »). 7° gruppo banderas su: 3 b anderas, 1 btr. da 65/17, 1 reparto del genio - comandante: cons. Marino Marino (banderas «Inflessibile », «Invincibile », «Implacabile »). 8° gruppo banderas su: 3 banderas, 1 btr. da 65/17, 1 reparto del genio - comandante: cons. Fausto Vandelli - (banderas «Impavida », «Ardita», «Temeraria »). 3a divisione «Penne nere»: Comandarite: gen. Luigi Nuvoloni Ca po di stato maggiore: magg. Bruno Lucini 9° gruppo banderas su: 3 banderas, 1 btr. da 65/J 7, I repar to del genio - comandante: cons . Azeglio Bulgarelli (banderas «Uragano », «Tempesta», «Lupi»). 10° gruppo banderas su: 3 banderas, 1 btr. da 65/17, 1 repa rto del genio comandante: cons. gcn. Giovanni Martini (banderas «Tembien», «Sciré», «Carso »). 11 ° gruppo b anderas su: 3 banderas, 1 btr. da 65/17, 1 r eparto del genio comandante: cons. gen. Alberto Liuzzi (banderas «Montenero», «Pasubio », «Amba Work »). Divisione «Littorio»: Comandante: gen. Annibale Bergonzoli Vice comandante: col. Gualtiero Gabutti Ca po di stato maggiore: col. Tullio Giannotti 1° reggimento di fanteria «Onore non onori » su 3 battaglioni, 1 batteria da 65/17, 1 reparto del genio - comandante: col. Daniele Pescarolo 2° reggimento di fanteria «Osa l'inosabile» su 3 battaglioni, 1 btr. da 65/17, 1 r epar to del genio - comandante: col. Ugo Sprega. 3 ° reggimento di artiglieria su 2 gruppi da 65/ 17 e 1 batteria da 20 mm - comandante: col. Giuseppe Amico battaglione mitraglieri divisionale Ciascuna divisione dispone altresì un reparto di polizia militare (1 sezione carabinieri) e unità dei servizi (sezione di sanità, sezione di sussistenza, autoreparto divisionale). Gruppi di banderas autonomi: 4° gruppo banderas di 3 banderas («Toro», «Bisonte», «Bufalo»), 1 btr. da 65/17, 1 reparto del genio - comandante: cons. Franco Gidoni; 5° gruppo banderas su 2 banderas («Lupo», «Ardente »), 1 btr. da 65/17, 1 reparto genio - comandante: cons. gen. Enrico Francisci; Artiglieria - comandante: gen. Ugo Zanotti I gr. da 149/12 (2 btr. su 3 pezzi ciascuna) III gr. da 105/28 (2 btr. su 3 pezzi ciascuna) III gr. da 100/17 (2 btr. su 4 pezzi ciascuna)
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA ClV!LE SPAGNOLA (1936 - 19.W)
IV gr. da 105/28 (2 btr. su 3 pezzi ciascuna) V gr. da 100/17 (2 btr. su 4 pezzi ciascuna) VI gr. da 100/17 (2 btr. su 3 pezzi ciascuna) VII gr. da 75/27 (3 btr. su 4 pezzi ciascuna) VIII gr. da 75/27 (3 btr. su 4 pezzi ciascuna) btr. da 75 C.K. 2 btr. da 20 mm sezione del genio sezione parco Genio: comandante gen. Michele Molinari I compagnia mista 1 compagnia radiotrasmissioni l nucleo autonomo radiotrasmissioni 1 nucleo intercettazione Comando reparti specializzati Comandante: col. Carlo Rivolta la, 2a, 3a e 4a compagnia carri d'assalto la compagnia autoblindo la compagnia motomitraglieri sezione canoni da 47 mm compagnia chimica e lancia-fiamme Autoraggruppamenlo di manovra Dal 15 febbraio al 7 marzo furono costituiti: III gr. da I 05/28, II gr. da 149/12, IX gr. misto da 100/17, VIII gr. da 100/17, 1a e 2a btr. da 65/17 per 1° e 2 ° rgt. della la e della Ila brigata mista, 4a btr. da 65/17 per il rgt. della Ila brigata mista, centro d'istruzione tattico-tecnico in Burgo de Osma (diario storico CTV, mese di marzo pg: 4 e all. n . 14). L'organizzazione logistica venne così sviluppata: - 1 gennaio: creazione di una sz. staccata dalla base O.M.S. in Cadicc; - 19 gennaio: ordine per la costituzione di una base nord; - 20 gennaio: disposizioni per l'impianto di una base logistica ad Aranda de Duero, in previsione deJle operazioni da svolgere sulla fronte de] centro; - 31 gennaio: disposizioni per il funzionamento del servizio postale; - 1 febbraio: costituzione dell'autogruppo di manovra; costituzione della cp. presidiaria di Cadice; - 2 febbraio: disposizioni per il funzionamento dell'Ispettorato reparti volontari; - 4 febbraio : costituzione centri logistici Antequera, Luja, Alhama; - 5 febbraio: costituzione del magazzino parti di ricambio auto del nord; - 6 febbraio: costituzione dei depositi centrali di munizioni c d'armi nella zona di Aranda de Duero; - 9 febbraio: costituzione della base logistica di Malaga per le truppe operanti nello scacchiere; costituzione della sezione staccata di Huelva della base O.M.S. per lo scarico di parte dei piroscafi in arrivo dall'Italia con materiali di ogni genere; - 10 febbraio: costituzione in Siviglia del magazzino centrale parti di ricambio per auto; - 11 febbraio: allestimento di 9000 colpi da 105, 9000 da 149/12, 40.000 da 100/17, 600.000 da 75/27 e 75.000 da 65/17 per le prossime operazioni : 3/5 per il 20 febbraio, 2/5 per il 25 dello stesso mese;
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- 12 febbraio: direttive ai capi servizio in Siviglia per l'ulteriore sviluppo dell'organizzazione logistica e la preparazione logistica delle operazioni previste; segnalazione delle necessità per il funzionamento del servizio di posta militare; - 15 febbraio: costituzione depositi centrali materiale del genio e del laboratorio campale del genio; - 16 febbraio: costituzione dell'ufficio trasporti della MMIS con a capo il ten. col. S.M. Luigi Celada; - 18 febbraio: costituzione dell'officina riparazioni auto; - 20 febbraio: costituzione del magazzino avanzalo di artiglieria della zona di Sigiienza e, in località varie, del deposito cenlrale materiali sanitari, del magazzino materiale chimico, del deposito aggressivi chimici, del deposito viveri e vestiario e equipaggiamenti; - 23 febbraio : costituzione di comandi stazione e di tappa ad Aziza, a Monteagudo e a Sigi.ienza; - 24 febbraio: il comando base 0.M.S. assume la denominazione di «Intendenza O.M.S.» con a capo il col. Michele Scaroina. Conseguentemente si costituiscono le direzioni artiglieria, trasporli, postale, servizio chimico e gli uffici sanità, genio, commissariato, amministrativo si trasformano in direzioni dei rispeltivi servizi; l'ufficio artiglieria della base O.M.S. si trasforma in ufficio artiglieria della base sud.
Di particolare rilievo dal 15 febbraio al 7 marzo la costituzione: dei deposi ti centrali misti del genio e dai laboratori campali del genio; dell'ufficio trasporti della MMIS (diario slorico comando CTV, mese di febbraio, pg. 54 e ali. n. 123), della officine riparazioni auto; della Intendem.a OMS e delle relative direzioni (diario storico comando CTV, mese di febbraio, pg. 170 e all. n. 152). 9 Diario storico comando CTV, mese di febbraio, pg. 68, e all. n. 151. IO In materia logistica il comando del CTV interve nne: per l'impiego dell'autoraggruppamento cl.i manovra (diario storico comando CTV, mese di febbraio, pg. 77 e ali. n. I 59); per il servizio postale e per l'impiego delle autovetture e degli automezzi (diario storico comando CTV, mese di febbraio, pg. 75 e all. n. 169 e 170); per il trattamento dei militari ammalati, ferili, recuperati (diario storico comando CTV, mese di marzo, pg. 2, ali. n. 2); per i lrasferimenti nelle zone di raccolta; per la definizione dei compiti della polizia stradale (diario storico comando CTV, mese di marzo, pg. 4 e ali. n . 13). 11 Argomenti trattati: uniformi (diario storico comando CTV, m ese di febbraio, pag. 56 e ali. n. 126 e mese di marzo, pg. 4 e ali. n . 12); rimpatri (ibidem, pg. 62 e ali. 136); caduti e feriti (ibidem pg. 67 e all. n. 145); concessione di licenze per morte di congiunti (ibidem, pg. 73 e ali. n. 165); disposizioni per il saluto, le denunce, le licenze, i rimpatri, per le promozioni, per le reintegrazioni (ibidem, pg. 5 e ali. n. 25, 26, 27, 28 e 29); rimpatrio degli elementi indesiderabili (ibidem, mese di marzo, pg. 6 e ali. n . 31); incidenli automobilistici (ibidem, pg. 7, ali. n. 33); ricompense (ibidem, pg. 8 e all. n. 36). 12 Diario slorico comando CTV, mese di febbraio, pg. 71. Il giorno 23 febbraio il gen. Nuvoloni scrisse al comando del CTV di proprio pugno: «Le mie truppe vanno meravigliosamente, procedono alacremente a completare l'addestramento, sono organiche, nella massa hanno fatto se rvizio militare, moltissimi sono reduci dall'A.0.1. Sento di avere una divisione solida, della quale però bisogna tenere elevato il morale provvedendo a quanlo ho detto". Nuvoloni aveva qualche giorno prima lamentato la mancanza di fondi per il pagamento dell'assegno e la
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insufficienza del servizio postale. Il comando del CTV provvide subito all'invio di 500.000 pesetas e assicurò che presto sarebbe stato funzionante un servizio postale efficiente, non appena fossero giunti dall'Italia gli uffici postali già richiesti e dei quali era stato assicurato il sollecito invio_ 13 Dislocazione del CTV, la sera del 6 marzo: comando, Arcos de Jalòn; divisione «Littorio», s_ Maria La Huerta (1 ° rgt. f. S. Maria La Huerta, 2° rgt.f. Cetina, 1° rgt. a . Montegudo, comando e restanti unità Ariza); «la divisione volontari, zona di C6rdoba, ma in movimento verso Sigiienza; «2a divisione volontari», Sigilenza e zona dei dintorni (comando Sigilenza, unità Torremocha de Campo - La Cabrera, Pelegrino, Torresavinan, Fuensaviiian); «3a divisione volontari», Medicinali (Garbajosa, Aguilar, Esteras, Solinas); «4° gruppo banderas », Torn:savifian con la 2a divisione; «5° gruppo bande ras» Fuentasaviiian con la 2a divisione; « raggruppamento di artiglieria »: I gr. da 105, I gr. misto da 100, IV gr. da 149: Sigilenza; II gr. da 149 Sauca, Xl gr. da 75: Estriegane; X gr. da 75 Alcolea; II gr. da 100 Alcanesa; VIII gr. da 100 Garbajosa; IX gr. da 100 Aguilar de Anguita; «batterie da 20»: la con la 2a divisione in Torremocha e 2a con la 3a divisione in Medinaceli; «reparto specializzati»: comando Alcolea, la e 2a compagnia carri Esteras e 3a e 4a compagnia carri Alcolea, Sa compagnia carri e compagnia autoblindo Siviglia, sezione canoni controcarri da 37 Medinaccli, compagnia motomitraglieri Medinaceli, compagnia lanciafiamme e chimica Torresavifian; «genio», compagnia speciale mista Sauca e compagnia radiotelegrafisti An:os; «autoraggruppam ento di manovra»: comando Arcos, autogruppo pesante su 3 autoreparti, autogruppo leggero su 2 autoreparti impegnati nel trasporto di unità, ad eccezione di un'autosezione pesante in riserva nella sede del comando in Medinaceli; «intenden za OMS»: Aranda de Duero; «milizia stradale» Aranda; «milizia portuale» Siviglia e Cadice; comandi <li stazione Sigilenza (a cura della 2a divisione) e Valiadolid (a cura della base cf'Intendenza di Aranda de Duero); «autofficina pesante mobile» Almazan; «formazioni sanitarie», ospedale 31 C.R.I. Sigiienza (assegnato temporaneamente alla 2a divisione), nucleo chirurgico della la brigata mista assegnato temporaneamente alla 3a divisione, nucleo chirurgico della Ila brigata mista assegnato temporaneamente alla «Littorio»; la brigata mista Siviglia; lla brigata mista Almendraleja. (diario storico comando CTV, mese di marzo, pg. 8 e ali. n . 35). 14 Diario storico comando CTV, mese di marzo, alL n _39. 1s Ibidem, mese di marzo, pg. 5, ali. n. 19, 20 e 2116 John F. Coverdale. Op. cit. pg. 208.
CAPITOLO
XI
LA BATTAGLIA DI GUADALAJARA
1. Il terreno (cenni). 2. Le forze nemiche. 3. Le forze italiane e nazionali. 4. L 'urdine di operazione. 5. L'avanzala del CTV. 6. La rinunzia del CTV al proseguimento dell'offensiva. 7. La controffensiva dei repubblicani. 8. Il ripiegamento del CTV. 9. Il successu difensivo del CTV. 10. Considerazioni conclusive sulla battaglia.
1.
Il terreno della «Folgore» (carta 4 e carta 5) era un tratto del desolato tavoliere spagnolo - la «meseta» - delimitato a est dal rio Tajuf\a e a ovest dal rio Dulce e dal rio Henares, compreso tra i paralleli di Sigucnza e di Guadalajara. Si trattava di un falso piano ondulato e nudo, a eccezione di una zona boscosa di circa 50 chilometri quadrati, capace di occultare forze notevoli. Lanatura del terreno era del tipo argilloso e l'altitudine media si aggirava sopra i 1000 metri. La zona, solcata da corsi d'acqua, la gran parte con andamento meridiano, era caratterizzta da erosioni profonde, sulle quali il tavolato, in più tratti, scendeva quasi a picco per un dislivello fino a 200 metri. Il tavolato era in parte a prateria naturale, in parte coltivato. Le proprietà erano frazionate, ciascuna spesso delimitata da muriccioli a secco che interrompevano l'uniformità del terreno. Questo, percorribile senza fatica a piedi nei periodi di siccità, diventava un mare di fango nei periodi piovosi, superabile con estrema fatica da uomini a piedi, intransitabile per i mezzi ruotati e m eccanizzati. Al centro della zona dell'offensiva, vi era una lunga striscia quasi pianeggiante, larga da 2 a 7 chilometri, lungo la quale si snodava la strada di Francia. Battuta d'inverno dai venti, dalle pioggie e dalla neve, la zona rendeva la vita allo scoperto dura e penosa. Le incisioni più significative erano: a nord, quelle dei rii Dulce, Henares, Valdeibulva, Badiel; a sud, la valle del Tajuf\a. La mattina dell'8 marzo le posizioni dei nazionaU coprivano gli abitati di
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Hiendelaencina, La Toba, Medranda, Jurueque, Matillas, Aragosa, Algora, Navalpotro, Renales_ Gli abitati di Verguillas, Nembrillera, Jadraque, Bujalaro, Castej6n de Henares, Mirabueno, El Satillo, Torrecudrailla, Albàiiades erano nelle mani dei repubblicani. San Andrés del Congosto, Castilblanco de Henares e Mandayona erano nella terra di nessuno_ I piccoli abitati erano sparsi, radi, quasi isolati, ubicati in genere nelle bassure, al riparo dai venti, con popolazione di qualche centinaio o, al massimo, di qualche migliaio di anime. Radi e pochi gli edifici isolati sul tavolato. La viabilità era generalmente orientata da nord-est a sudovest. La strada di Francia, o strada Saragozza-Madrid, era l'asse viario più importante; asfaltata, consentiva il traffico nei due sensi e, quasi ovunque, l'uscita agevole sui terreni laterali, transitabili dai mezzi ruotati e meccanizzati solo nelle stagioni asciutte. Dalla strada di Francia si dipartivano o affluivano in essa vie di comunicazione, che la collegavano, con andamento normale a essa, ai vari abitati della zona, e anche tratturi che si perdevano nei campi. Parallela alla strada di Francia, correva: a monte, la Sigiienza-Bujalaro-Jadraque-Miralrio-Hita-Torre de Burgo-Guadalajara, dalla quale, all'altezza di Torre de Burgo, si dipartiva una strada risalente verso il rio Henares; a valle, correvano la strada che, dai pressi di Almadrones, raggiungeva Brihuega e da qui Torija e la strada Masegoso-Brihuega-Archilla che costeggiva, in un primo tratto, la sponda destra e, in un secondo tratto, quella di sinistra del Tajuiia. Le rotabili di arroccamento erano, da est verso ovest: la Sigiienza-La Torresavifian-Albàiiades-Canredondo; la Mandayona-Alaminos-Cogollor-Masegoso de Tajuiia-Cifuentes; la Miralrio-Utande-pressi del km 83 della strada di Francia. La strada di Francia in direzione di Guadalajara era divisa, all'altezza di Mirabueno, in due tratti dal bosco: quello orientale, largo da est a ovest 4 chilometri, solcato da un varco di 700-800 metri a est di El Merdanchel, profondo da nord a sud dal km 109,4 al km 105 della strada di Francia; quello occidentale, largo da est a ovest quasi sino al margine del tavolato e profondo, da nord a sud, uniformemente fino al km 104 della strada di Francia. Nel tratto orientale, oltre il varco di El Merdanchel e a occidente di questo, si snodavano strade minori e tratturi che, partendo dal nodo di Algora, attraversavano il bosco con andamento di massima nord-sud, alcuni transitabili anche da mezzi a trazione meccanica. Nel tratto occidentale correvano, nel bosco,
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strade e tratturi, partenti dal nodo di Mirabueno, che raggiungevano la strada principale; di essi, la strada Mirabueno - km 107 di quella di Mandayona consentiva il transito, nei due sensi, dei mezzi a trazione meccanica. In profondità, altre zone fittamente boscose erano a meridione della rotabile Trijueque-Brihuega. Il terreno, quando asciutto, favoriva l'azione offensiva alla quale consentiva ampie possibilità di movimento e di manovra nel senso dei meridiani e dei paralleli e, se la potenzialità delle strade di penetrazione e dei tratturi era in genere modesta, era pur sempre possibile, nella stagione asciutta, camminare e far muovere i mezzi fuori della strada, dove gli unici ostacoli erano il bosco e i muretti divisori delle proprietà_ L'azione difensiva traeva qualche vantaggio dal bosco e dagli abitati, ma richiedeva molte forze per sfruttare proficuamente il primo e i secondi. L'impraticabilità del terreno fangoso favoriva notevolmente chi dovesse difendersi, che si poteva concentrare a cavallo delle strade e dei tratturi, in corrispondenza dei soli punti di passaggio obbligato e degli abitati che intercettavano le vie di comunicazione. Se si tiene presente la tendenza generale della tattica dei due eserciti spagnoli a polarizzare le operazioni a cavallo dele vie di comunicazione e in corrispondenza degli abitati, nel cui perimetro venivano dislocate le riserve e i rincalzi, è facile dedurre come, nel caso particolare, strade e centri abitati costituissero i punti focali della lotta. A parte Sigiienza e Guadalajara, obiettivi strategici, il primo dei repubblicani e il secondo dei nazionali, il bivio della strada di Francia per Almadrones e per Masegoso e Cifuentes, il nodo di Jadraque, quelli di Masegoso, Algora, Mirabueno, Taracena, Brihuega e altri costituivano, sul piano tattico, posizioni chiave sia per l'attacco che per la difesa, mentre il bosco era di ostacolo all'azione offensiva.
2. Dalle notizie e informazioni raccolte dal comando del CTV risultava la disponibilità del nemico di circa 20.000 uomini lungo la fronte sud-est di Madrid e di circa 25.000 su quella nord-ovest. La prima delle due fronti correva lungo l'allineamento Manzanares-Arganda-Morata-Tajuii.a; la seconda si estendeva da Paralejo a Villaverde. Difendevano la prima 15 brigate, di cui 6 interna-
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zionali, la seconda 5 divisioni, delle quali 3 erano ternarie (3 brigate), 1 quaternaria (4 brigate) e 1 binaria (2 brigate). Le brigate delle forze regolari erano su 3 o 4 battaglioni; quelle internazionàli su 4 o 5. Nel settore di Sigiienza, da Verguillas ad Albàfiades, risultavano schierati 11 battaglioni, 1 squadrone di cavalleria, almeno 1O pezzi di medio calibro, per un totale iniziale di circa 67000 uomini, saliti a 9-10.000 alla vigilia della battaglia, il che lasciava dedurre che il nemico avesse subodorato l'azione offensiva del CTV. Il 4 marzo era stata accertata la presenza di carri armati di fabbricazione sovietica nelle zone di Las Invernias 1. Nel settore di Sigii.enza, le contrapposte posizioni dei repubblicani e dei nazionali si snodavano, distanti l'una dall'altra dai 500 ai 2000 m, ma non erano continue. La difesa avversaria poteva dirsi semiorganizzata e semicontinua e non risultava disponesse "in loco" di riserve specifiche, ma solo di unità a riposo per avvicendamento dalla linea. Non risultavano altresì brigate internazionali, ma solo unità repubblicane spagnole (soldati regolari, miliziani, guardia civile, carabineros). Il settore era articolato in 4 sottosettori difensivi ed era al comando del col. Lacalle, che aveva la sua <lede di comando in Brihuega. La forza del terreno era nei ripari naturali, nei muretti, negli edifici isolati ed era stata incrementata con la costruzione di ridotti, di nidi di mitragliatrici, di appostamenti per tiratori singoli, di tratti di trincea e con la posa di reticolati protettivi. La sistemazione difensiva era nel complesso bene organizzata e risultava robusta in più tratti, ancorché non molto profonda 2. Dalla fine di febbraio i repubblicani venivano irrobustendo e raffittendo l'intero sistema che constava di 3 linee: quella di contatto o avanzata, con crosta spessa ancorché discontinua; quella retrostante, lungo l'allineamento Almadrones - km 99 della strada di Francia -q. 1060 - zona nord-est di Alaminos; la terza, ancora più indietro, lungo e a cavallo delle rotabili ricongiungentisi a nord-est di Taracena. La difesa insisteva soprattutto a cavaliere delle vie di comunicazione, mentre i rincalzi settoriali risultavano dislocati negli abitati o in qualche edificio isolato con funzioni di fortino. Alla fine di febbraio si era fatta intensa l'attività fortificatoria del nemico nel bosco di Mirabueno e nella zona di Torija, mentre si era altresì infittito il traffico lungo la strada di Francia e la ferrovia Madrid-Guadalajara. Quanto all'armamento individuale e di reparto si registrava una rimarchevole difformità. Vi erano battaglioni quasi privi di
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di armi automatiche; altri erano dotati di un numero notevole di fucili mitragliatori e di mitragliatrici; alcuni avevano in organico una compagnia mitraglieri e da 2 a 4 mortai. Le brigate internazionali erano armate anche di cannoni da 37 mm controcarri. Difettavano le artiglierie leggere; abbondanti in proporzione quelle di medio calibro. Una classifica della capacità operativa e della volontà combattiva poneva al primo posto le unità delle brigate internazionali alle quali facevano seguito, in ordine decrescente, quelle delle guardie di assalto, dei carabineros, dei regolari e dei miliziani. I procedimenti tattici dei repubblicani ricadevano nell 'esperienza fattane dalle unità terrestri italiane sulle fronti di Madrid e di Malaga 3: difese discontinue, concentrate a caval1o dalle vie di comunicazione, rincalzi e riserve per le reazioni di movimenti dislocati negli abitati, talvolta a più di 10 chilometri dalla linea avanzata; combattimenti a oltranza per la paura di cadere prigionieri e di venire f ucilatì; forzamento degli assedi con sortite disperate con il ricorso al corpo a corpo e al lancio di bombe a mano e di bottiglie o barattoli di benzina infiammata; attacchi lenti, per tappe successive, da villaggio a villaggio e soste lunghe anche più di un giorno prima di riprendere l'avanzata. L'impiego del fuoco era preminente rispetto alla tecnica e alla rapidità del movimento. I repubblicani erano soliti avvicinarsi all'obiettivo da attaccare fino alla distanza di 500-600 me da qui aprivano il fuoco per portarsi più avanti solo quando i difensori avessero ripiegato. Di norma: attaccavano di giorno, ma negli ultimi tempi erano ricorsi, specie sulla fronte di Madrid, ad attacchi notturni; impiegavano i carri armati sulle strade, a gruppi di 3 o 4, più a mo' di artiglieria corazzata che di mezzi di fuoco manovrieri; impiegavano l'artiglieria frazionata per batteria, sezione e anche per pezzo singolo, per sviluppare azioni di interdizione e di controbatteria, meno frequentemente azioni di appoggio; contrassaltavano e contrattaccavano per riconquistare posizioni e fette di territorio perdute, ma non spingevano le loro reazioni in profondità; sferravano le loro reazioni di movimento con enorme ritardo· - anche il giorno successivo alla perdita della posizione - a causa della dislocazione arretrata dei rincalzi e della riserva, scelta con il criterio di privilegiare il riposo e la tranquillità delle unità rispetto alla tempestività degli interventi. Punti di forza dei repubblicani: la tenacia nella resistenza a oltranza, il mordente elevato delle brigate internazionali, la po-
Schizzo n. 23 BATTAGLIA DI GUADALAJARA: DISEGNO DELLA MANOVRA COMPLESSIVA Si9ut>,zQ
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tenza dei carri armati, peraltro meno mobili e manovrabili di quelli italiani e tedeschi; punti di debolezza: la tendenza a proiettare in linea sulle posizioni avanzate tutte le loro sorgenti di fuoco a scapito della profondità delle posizioni, la ripetitività degli schemi, lo scarso ricorso alla manovra e alla contromanovra. Ma era noto che venivano affinando i loro procedimenti e modificando i loro criteri d'impiego per cui, per l'offensiva su Guadalajara, si sarebbe potuto andare incontro a novità d'impiego.
3.
Il CTV, alla vigilia della battaglia di Guadalajara (vds. anche nota 8 del capitolo precedente), era articolato in 4 divisioni - 1a «Dio lo vuole», 2" «Fìanunc nere», 3" «Penne nere», 4" «Littorio» - 2 gruppi di banderas autonomi (4° e 5° gruppo), 4 compagnie di carri armati L . 1 compagnia motomitraglieri, 1 compagnia autoblindo, 1 compagnia lanciafiamme e chimica, unità di artiglieria (2 gruppi da 75, 2 da 100, 2 da 105, 2 da 149, 4 batterie da 20 mm, 1 batteria contraerei da 75 C.K., ollre le batterie da 65/17 organiche al livello di gruppo banderas e la sezione controcarri da 47 mm), unità varie del genio, unità dei servizi d'Intendenza 4 • La 1a, 2a e 3a divisione erano ternarie (ciascuna su 3 gruppi di banderas e ciascun gruppo su 3 banderas, 1 batteria da 65/17 e 1 plotone mortai). La «Littorio» era binaria (2 reggimenti di fanteria)_ Ognuna delle 3 divisioni ternarie aveva in dotazione circa 200 automezzi per il trasporto delle artiglierie, del genio e dei servizi divisionali; la «Littorio» ne aveva circa 400 e poteva perciò considerarsi divisione autotrasport2ta. Esisteva, inoltre, un autoraggruppamento di manovra, al livello del comando del CTV, su più autosezioni pesanti e leggere nel numero sufficiente a completare il fabbisogno per l'autotrasporto di una delle tre divisioni alla volta. Il CTV schierava in linea una forza iniziale di complessivi 30.000 uomini con un rapporto di 3 a 1 rispetto all'avversario. Ben presto il rapporto si modificherà a favore dei repubblicani che faranno affluire sul campo di battaglia un'ingente massa di combattenti, tratta dagli altri settori della fronte madrilena, compreso il settore del Jarama, non impegnato, diversamente da
Schizzo n. 24 GUADALAJARA: OPERAZIONI DEL GIORNO 8 MARZO
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quanto era stato concordato al livello quartier generale di Franco - comando del CTV.
4. Nell'ordine di operazione (doc. n. 54), il concetto di azione venne così espresso: «è mio intendimento procedere innanzi per la via e nel tempo più brevi "a botta dritta", per raggiungere j} punto in cui presumibilmente potrò agguantare il grosso dell'avversario (Guadalajara) o dal quale sarò in grado di muovere, quantomeno, contro esso. Ne consegue: a) violenta e rapida rottura delle difese avversarie a cavallo delle direttrice Sigtienza-Guadalajara b) successiva immediata avanzata di una massa autotrasportata su Guadalajara» (schizzo n. 23). È un concetto di azione che sembra riferirsi a una marcia s e non a una battaglia che, infatti, viene rimandata al raggiungimento di Guadalajara. Fino a tale località quasi sembrerebbe che il nemico o non esistesse, o fosse presente in entità trascurabile, o comunque non fosse in grado di creare una qualche preoccupazione nei circa 50 chilometri che separavano la zona di Sigtienza da quella di Guadalajara. La «botta dritta» provoca di per sé la violenta e rapida rottura delle difese avversarie e quel che preme è di lanciare la massa autotrasportata su Guadalajara per «agguantare» l'avversario al fine - sembrerebbe si debba sottintendere - di evitare che ripieghi. Anche volendolo interpretare con occhio critico meno severo, il concetto di azione non configurava, neppure in scala approssimata, i lineamenti essenziali di una manovra offensiva, che non potrà, stando la situazione in atto, non essere tenacemente ostacolata dal nemico che - si sapeva aveva grandi possibilità di contromanovra. Sperare che la velocità dell'avanzata potesse inibirgli la contromanovra era solo un auspicio; ignorare che potesse verificarsi il contrario fu un errore, specialmente perché si conoscevano le remore che si sarebbero opposte alla rapidità dell'operazione come quelle, proprie di quel momento, della impraticabilità del terreno e della spossatezza fisica delle unità a causa della inclemenza del tempo meteorologico. Il CTV avrebbe agito nel settore delimitato a destra dalla congiungente Mandayona-Almadrones (località comprese) e a si-
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nistra dal Tajuiia, senza destinarvi un apposito distaccamento fiancheggiante. Ampiezza iniziale del settore di azione: circa 10 chilometri. Dispositivo iniziale: 2a divisione in 1" schiera, 3" divisione in 2a schiera, «Littorio» in 3a schiera, 1a divisione in riserva (schizzo n. 24). La 2a divisione - trasferitasi per ferrovia fino a Sigi.ienza e da qui a piedi sulla base di partenza, coprendo una distanza di 2025 chilometri - avrebbe scavalcato, dalle ore 6,30 del giorno 8 marzo, durante la preparazione di artiglieria della durata di mezz'ora (dalle 7 alle 7,30), le forze nazionali in linea, attaccato le difese nemiche, travolto la prima linea, agito a cavaliere della strada di Francia e raggiunto l'allineamento Argesilla-HontanaresCogollor-Masegoso. Raggiunto tale allineamento, sarebbe stata scavalcata dalla 3a divisione e si sarebbe raccolta a cavaliere della rotabile Almadrones-Brihuega per la sicurezza del fianco sinistro del CTV, mantenendo tra l'altro l'occupazione di Masegoso con il 4° e il S 0 (m eno una handera) gruppo banderas assegnati in riforzo. Successivamente avrebbe sostituito le unità della 3" divisione nell'occupazione di Brihuega. La copertura del fianco destro della divisione sarebbe stata garantita, come già ricordato, dalla Ila brigata nazionale della divisione di Soria, che avrebbe avanzato lungo la direttrice Castejòn de Henares-J adraque-Miralrio. La 3a divisione - trasferitasi in autocarro da La Vid a Medinaceli il 6 marzo e da qui, sempre autotrasportata, ad Algora avrebbe dovuto essere pronta a muovere dalle ore 9,30 del mattino del giorno 8 per portarsi, su ordine, dalla zona Torremocha de Campo-Sauca all'allineamento raggiunto dalla 2" divisione e procedere quindi su Guadalajara, che avrebbe occupato, mettendosi in condizione di controllare i passaggi sul rio Henares, se possibile anche mediante la costituzione di una testa di ponte sulla riva destra. La sistemazione nella zona di Guadalajara avrebbe dovuto garantire i fianchi dalle possibili offese avversarie, anche di carri armati, fino a quando non fossero giunte in zona altre forze. Avrebbe agito a cavallo della strada di Francia e della strada Almadrones-Brihuega, mantenendo l'occupazione a difesa del passaggio sul Tajufia fino a quando non sostituita da unità della 2a divisione. Costretta dalla resistenza avversaria ad appiedare, avrebbe rinviato l'autoraggruppamento di manovra alle dipendenze del comando del CTV, trattenenpo per le proprie esigenze un 'autosezione leggera.
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La «Littorio» si sarebbe portata entro le ore 12 del giorno 8 nella zona Medinaceli-Alcolea del Pilar, senza oltrepassare quest'ultima località prima delle ore 7. La divisione avrebbe completato nella giornata dell'8 i movimenti di trasferimento per ferrovia di alcune sue unità non ancora giunte nella zona di Siguenza, dove la divisione sarebbe rimasta concentrata nella giornata dell'8. Il 4° (meno 1 bandera) e il 5° gruppo banderas - trasferitisi a piedi il 6 marzo per un percorso di circa 25 chilometri - la notte sull'8 avrebbero raggiunto le rispettive basi di partenza e sarebbero passati agli ordini della 2a divisione, mentre la bandera sottratta al 4° gruppo avrebbe occupato Renales e l'avrebbe presidiata fino a nuovo ordine. L'aviazione italiana (doc. n. 55) - «aviazione legionaria» avrebbe svolto azioni di ricognizione ed esplorazione, di protezione dei movimenti e del dispositivo, di bombardamento 'e di collegamento tra il comando del CTV - funzionante dalle ore 18 del 5 in Algora - e le colonne e, se necessario, tra queste. Obiettivi dell'esplorazione: Algora, Almadrones, Guadalajara, Cifuentes, Castejòn de Henares, Torre de Burgos e relative strade dicomunicazioni, con particolare riguardo alle località di Almadrones e alla zona a nord-nord est dell'abitato, di El Rogel, alla rotabile Brihuega-Jadraque, alla zona di Torija e Tajufi.a. Obiettivi dei bombardamenti del giorno 7, della notte sul giorno 8 e dei giorni 8 e 9: Cifuentes, Mirabueno, Saceacorbe, Brihuega, Cuenca, Alcalà de Henares, Guadalajara, Taracena, con particolare intensità i campi di aviazione nemica. Alla «Folgore» avrebbe concorso altresì l'aviazione tedesca della Condor (doc. n. 56) con: azioni di esplorazione e ricognizione della rotabile Cuenca-Saced6n-Guadalajara, di quelle affluenti da sud-est su Brihuega e Cifuentes, delle zone a cavallo della strada di Francia e di Guadalajara, dei lavori di rafforzamento e dei movimenti da ovest verso la fronte Guadalajara-Alcalà de Henares; con azioni di bombardamento «degli aeroporti repubblicani della regione di Madrid e di quella a sud del Tajo, delle località a cavaliere della strada di Francia e di quelle a sud di tale strada fino al Tajufi.a, nonché di tutte quelle occupate dall'avversario a titolo di difesa o alloggio truppe». L'aviazione, peraltro, avrebbe avuto a disposizione campi d'involo e atterraggio lontani dalle zone di impiego e di modesta potenzialità, oltre tutto con fondo naturale facilmente degradabile a causa di piogge insisten-
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ti e soggetto a diventare inagibile. Ben diversa la situazione dell'aviazione repubblicana con aeroporti non distanti dal cielo della battaglia e, soprattutto, con potenzialità operativa elevata, indipendente, per quanto avrebbe riguardato il terreno, dalle piogge. L'organizzazione logistica e il funzionamento dei servizi (doc. n. 57}, comprese le disposizioni per l'ammassamento delle munizioni della za e 3a divisione, vem1ero regolati con ordine a parte. L'organizzazione logistica messa in piedi dall'ordine rispondeva sufficientemente alle esigenze dell'operazione, ma non teneva conto delle difficoltà di funzionamento che avrebbe incontrato a causa delle condizioni meteorologiche e conseguentemente del terreno e degli assi di rifornimento e sgombero. Accadrà così che essa farà acqua in molti settori, specialmente quelli sanitario e del vettovagliamento, mentre l'interruzione di Almadrones e, successivamente, i] mancato spostamento in avanti deg li orga n i esecutivi dei servizi di visiona li p r ovocheranno forti ritardi o addirittura mancati arrivi dei rifornimenti, compreso quello del vitto che, in molti casi, mancò del tutto o giun se in pessime condizioni di commestibilità. Un gruppo da 105/28 schierato e pronto per l'intervento, ad esempio, non potrà aprire il fuoco perché privo delle munizioni, il cui arrivo sarà enormemente ritardato dalla interruzione di Almadrones e dagli ingorghi che ne deriveranno. Al pari del concetto di azione, le modalità di sviluppo dell'intera operazione furono intonate a una visione superficialmente ottimistica che sembra non avesse tenuto nessun conto che si sarebbero dovute travolgere tre linee difensive presidiate da almeno 10.000 uomini; che nessun indizio autorizzava a pensare che sarebbero rimasti inerti e rassegnati o che addirittura avrebbero finito con il ripiegare al primo urto. L'azione iniziale della za divisione, da sviluppare nello spazio di un rettangolo ampio 10 e profondo 15 chilometri, avrebbe consentito al nemico d'individuare la linea dello sforzo e di procedere tempestivamente al rafforzamento delle linee retrostanti. Che la 3a divisione dovesse poi appiedare e battere forti resistenze al suo movimento non fu un fatto da ipotizzare, ma da dare per scontato. Contro la rapidità dell'avanzata della zae 3a divisione erano, oltre il nemico, le condizioni del terreno e quelle delle truppe provate dalla temperatura sotto lo zero, dal vento gelido e dalla neve. Vero è che il morale della za e 3a divisione, come avevano assicurato i generali Coppi e
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Nuvoloni, era elevato, ma anche truppe veterane ed esperimentate, non al battesimo di fuoco come le 2 divisioni destinate a recitare la parte di prime protagoniste della battaglia, quasi certamente nella particolare situazione e in quelle condizioni atmosferiche, non sarebbero state in grado di condurre a termine con successo il compito loro affidato. L'ordine di operazione, tutt'altro che convincente anche in condizioni di terreno e di tempo meteorologico diverse da quelle della sera del 7 e del mattino dell'8, riflesse una concezione astratta, priva di ogni aggancio con la realtà operativa concreta, e fuorviante che, oltre tutto il resto, prescindeva anche dal doloroso stato di fatto dalla scarsa professionalità degli uomini della za e della 3a divisione. È estremamente difficile comprendere come il comando del CTV e lo stesso Roatta abbiano potuto continuare ad attribuire una qualche validità a un ordine di operazione, che ne aveva poca anche quando era stato elaborato e non n e aveva più nessuna la sera del 7 marzo. Vi erano state molte sollecitazioni dei comandi spagnoli, e forse non solo da parte di questi, perché il CTV entrasse in azione e precise assicurazioni di Franco sulla contemporanea attivazione della fronte sul Jararna, ma il cedere alle prime e il prendere per oro colato le seconde furono due gravi errori di valutazione, che costituirono !'"handicap" originario dell'operazione «Folgore», mentre la decisione di darle inizio, malgrado tutto, il mattino del giorno 8 non fu tanto audace quanto piuttosto avventata.
5. - 8 marzo. La sera del 7 marzo il CTV, ad eccezione di qualche unità della 1a divisione, è schierato secondo le indicazioni dell'ordine di operazione. Il mattino dell'8, alle 6,30, la 2a divisione scavalca le posizioni della re brigata nazionale e, al termine della preparazione di artiglieria, durata dalle 7 alle 7,30, muove all'attacco della posizione avanzata nemica, articolata su 3 colonne e una riserva 6; la colonna di destra, costituita dal 6° gruppo banderas, comandata dal console della MVSN Mario Pittau, avanza a cavaliere della di-
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rezione Algora-Guadalajara con obiettivo di attacco la strada Argella-Hontanares e obiettivi intermedi Mirabueno e Almadrones; la colonna di centro, costituita dall'8° e dal 4° gruppo (meno una bandera) banderas, comandata dal console della MVSN Fausto Vandelli, avanza lungo la direzione Picar6n-El Merdanchel-Camino Nuevo de Alaminos-Hontanares con obiettivo d'attacco quest'ultima località e obiettivo intermedio El Merdanchel; la colonna di sinistra, costituita dal 5° gruppo banderas, comandata dal console generale della MVSN Enrico Francisci, avanza lungo la direzione Navalpotro-Las Invernias-Alaminos-Cogollor-Masegoso de Tajufia con obiettivo di attacco quest'ultima località e obiettivo intermedio Las Invernias; la riserva, costituita dal 7° gruppo banderas, comandata dal console della MVSN Marino Marino,. segue a distanza la colonna di centro. La colonna di destra raggiunge e occupa, alle 9,30, dopo aver sopraffatto la resistenza nemica, Mirabueno; incontra successivamente una resistenza crescente e verso le 13,30, oggetto d 'intenso fuoco di artiglieria e di un contrattacco locale nemico, è arrestata all'altezza tra il Km 105 e il Km 104 della strada di Francia, in corrispondenza di un ponte demolito durante le operazioni del mese di gennaio, poi sostituito, a opera dei repubblicani, mediante la costruzione di una pista di raddoppio, a semplice transito, lunga un chilometro e mezzo, corrente lungo e attraverso una valletta, con rampe ripide nel tratto di maggiore depressione. Verso le 15,15 il comandante della divisione ordina alla colonna di centro di concorrere con forze dalla sua destra all'aggiramento di Almadrones puntando fra il Km 100 e il Km 101 della strada di Francia e passa alle dipendenze della colonna di destra una bandera della riserva divisionale per l'attacco alle posizioni di Almadrones. Anzi Coppi si reca egli stesso presso il comando della colonna di destra per seguire più da vicino l'attacco ad Almadrones. Frattanto, alle 15,45, Roatta aveva orçlinato alla za divisione di tentare di superare a ogni costo il luogo «impasse» che durava da più di 2 ore davanti ad Almadrones. Alle 17, 15 un nuovo contrattacco nemico investe l'ala sinistra della colonna di destra e la costringe a ripiegare. Alla fine il contrattacco viene contenuto, ma si son fatte le 17,45, per cui Coppi decide di rinunziare ad attaccare di nuovo le posizioni di Almadrones, rinviando l'operazione al giorno successivo e, a tale fine, dispone lo scavalcamento della colonna di destra -6° gruppo banderas - da parte della riserva divisionale, che si accinge a occupare posizioni ido-
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nee a costituire base di partenza per l'attacco del giorno successivo. Durante la giornata: la colonna di centro incontra solo deboli resistenze e nel tardo pomeriggio è in prossimità del suo obiettivo di attacco (Hontanares); la colonna di sinistra, dopo aver sopraffatto resistenze modeste, occupa alle 14,30 Alaminos, prosegue lentamente verso Masegoso de Tajufi.a che non riesce a occupare; la bandera del 4° gruppo banderas raggiunge, quasi senza colpo ferire, nella mattinata, Renales dove si sistema a difesa. La Ila brigata nazionale occupa nella giornata Castejòn de Henares e, a sera, è vicina a Jadraque. Oltre l'arresto della colonna di destra davanti ad Almadrones, altra remora all'avanzata è la perdita del collegamento della colonna di centro - dovutasi impegnare duramente per la conquista di Sierrazuela - con il comando della divisione, potuto ristabilire solo a notte inoltrata. A sera, in sintesi: la colonna dì destra è ferma all'altezza del Km 103 della strada di Francia davanti ad Almadrones; quella di centro davanti a Hontanares; quella di sinistra oltre Alaminos; la riserva divisionale (meno una bandera) al Km 106 della strada di Francia, la u a brigata nazionale lungo l'allineamento Los Quemados-Nava Zuesera-Almjares-gomito del rio Budela a noni di Almadrones, con l'unità di cavalleria a Castejòn de Henares. Durante la giornata Roatta, oltre intervenire su Coppi perché dia impulso e mordente all'azione su Almadrones: dispone che la «Littorio» trasferisca il battaglione mitraglieri (meno 2 compagnie) alla 3a divisione e schieri le altre due a sbarramento della strada Alcolea de Pinar-Marachen; sollecita a sera il col. Gelich perché ottenga da Franco che il giorno dopo abbia inizio l'offensiva dei nazionali sul Jarama, rimasti del tutto inattivi durante l'intera giornata 7 ; ordina la prosecuzione dell'offensiva per la mattina del 9 (doc. n. 58). Sulla base di tale ordine, la za divisione, sostenuta dal fuoco di tutte le artiglierie in grado d'intervenire, avrebbe ripreso alle ore? l'attacco su Almadrones, raggiunto poi il suo obiettivo di attacco, quivi sostato per essere scavalcata dalla 3a. La «Littorio» si sarebbe tenuta pronta a muovere in avanti, mentre la 1adivisione e il raggruppamento reparti specializzati avrebbero mantenuto le rispettive dislocazioni iniziali. L'aviazione legionaria, rimasta del tutto inattiva nella giornata a causa del tempo proibitivo, avrebbe svolto le missioni previste dall'ordine di operazione iniziale. Il mancato raggiungimento degli obiettivi della giornata venne attribuito: dal gen. Coppi, «al tempo diluviale dei giorni prece-
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denti e del giorno stesso che rese pantanoso e faticosissimo il terreno e rallentò ogni movimento, alla nebbia ed al bosco sulla destra della colonna di destra che impedirono ogni visibilità ed ogni collegamento laterale e dal tergo in avanti e ostacolarono l'orientamento della bandera di destra incaricata di conquistare Almadrones; al mancato appoggio delle artiglierie dur ante l'avanzata per difficoltà di movimento in avanti e di osservazione del tiro; alle interferenze radio che annullarono nel pomeriggio il collegamento radio di tutte le colonne » B; dal comando del CTV alla insufficiente azione di comando e di condotta di Coppi, rilevata fin dalle 9,30, alla mancanza di risolutezza dei comandanti della colonna di destra e di quella di centro 9 • Forse è sommando i motivi addotti da Coppi con quelli indicati dal comando del CTV che si spiega il lungo arresto delJa colonna di destra davanti ad Almadrones. L'avversario aveva opposto ovunque, durante la giornata, resistenze deboli ad eccezione di quelle opposte dalle posizioni di Almadrones ch e, azione durante, il nemico aveva r inforzato con forze limitate fatte affluire da Guadalajara. Ad Almadrones dopo tale rinforzo, erano presenti 400-500 uomini, alcuni pezzi di artiglieria, una decina di carri armati. La colonna di destra della 2a divisione disponeva perciò di una forza più che tripla, di artiglierie e di una quindicina di carri armati ed era stata rinforzata nel pomeriggio con una bandera di riserva e con un gruppo di artiglieria da 100/17. Senza escludere nessuno dei motivi elencati da Coppi e l'inattività aerea, non v'è dubbio che un'azione di comando più risoluta, una prontezza di decisioni più tempestiva, un grado di addestramento meno sommario avrebbero potuto aver ragione di una resistenza che, sebbene accanita e sostenuta anche da carri armati - la cui presenza intini.orì oltre misura gli attaccanti - era espressa tutto sommato dalla forza di un battaglione scarso (doc. n . 59). Che Coppi non fosse in forma in quella giornata, sta a dimostrarlo la telefonata che fece a Faldella verso la mezzanotte dell'8 per spostare al pomeriggio del giorno 9 la ripresa dell'attacco, richiesta respinta facendo osservare al richiedente che si stava perdendo di vista lo scopo principale della «Folgore» e che l'arresto della 2a divisione davanti ad Almadrones aveva già arrecato un colpo grave alla riuscita dell'intera operazione. Ciò era vero, ma risultava altresì che l'avversario aveva opposto ovunque, ad eccezione delle posizioni di Almadrones, resistenze piuttosto deboli e aveva ripiegato su tutta la fronte, lasciando intendere che
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le difese investite costituivano solo una zona di sicurezza e non una posizione di resistenza e che Almadrones aveva solo la funzione di posto scoglio isolato. Da qui la fondata previsione di una resistenza ben maggiore davanti alla seconda linea, un'ipotesi ragionevole della quale non risulta che il comando del CTV abbia tenuto conto, tanto che non modificò e non completò in nessun modo il piano iniziale.
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9 marzo
La 2a divisione, alle 7,30 del 9, dopo una preparazione di artiglieria di circa mezz'ora, riprende l'avanzata: la colonna di destra alle 8,15 oltrepassa il Km 103 della strada di Francia, aggira con una bandera rinforzata da carri Almadrones che conquista verso le 10, prosegue verso q.1060 difesa da retroguardia con carri e la conquista alle 12,20; la colonna di centro, che alle 19 del giorno precedente avevano occupato Hontanares, rinvia una bandera su q. 1050 per prendere collegamento tattico con la colonna di destra, avanza quindi su Cogollor e Masegoso dove l'avversario fa saltare il ponte sul Tajufia; la colonna di sinistra, ripreso il movimento alle 8,30, punta su Cogollor e Masegoso, dove prende collegamento con la colonna di centro. Alle 14 la divisione, con il ritardo di 24 ore rispetto al previsto, è in possesso di tutti gli obiettivi di attacco fissatile, dopo aver compiuto dal giorno 9 un'avanzata profonda 15 chilometri. Le unità sono stanche e provate, soprattutto per la pesantezza del terreno e l'inclemenza del tempo. Alle 14 la 2a divisione è schierata con: il 6° gruppo banderas tra q.1060-q.1061-km 98 della strada di Francia; 1'8° gruppo in Hontanares; il 5° in Cogollor; il 7° al bivio della strada di Mo-segoso all'altezza del Km 103 della strada di Francia; il 4° nella zona di Masegoso; la bandera del 4° gruppo nella zona di Albàfiades dove giunge verso le 15,30 da Renales : La colonna di sinistra - 5 ° gruppo banderas - abbandona quindi la strada di Francia e punta, su ordine del comando del CTV, su Brihuega. In corrispondenza di Almadrones resta la difficoltà di dover muovere per la deviazione della strada di Francia che ritarda notevolmente i movimenti in avanti. È verso le 14,30 del 9 che la 2a divisione si schiera sulle posizioni che avrebbe dovuto raggiungere per la stessa ora del giorno 8 ed è in condizioni di essere ordinatamente scavalcata dalla 3a divisione. La 3 divisione 10, su preavviso pervenutole alle 12,30, alle
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14,20 dà inizio allo scavalcamento delle colonne di destra e di centro della za divisione. Essa si articola in 2 colonne: quella di destra, costituita dal 10° (comandante il console della MVSN Giovanni Martini) e dall'l 1° (comandante il console della MVSN Alberto Liuzzi) gruppo banderas, comandata dal gen. Nuvoloni, avanza a cavallo della· strada di Francia con obiettivo Guadalajara e con obiettivi intermedi la rotabile Muduex-Brihuega, l' allineamento Canizar-Torija-Caspueiias, le alture dominanti Taracena; quella di sinistra, costituita dal 9° gruppo banderas, comandata dal console della MVSN Azeglio Bulgarelli, avanza, dal bivio del Km 103 della strada di Francia in direzione di Brihuega, lungo la strada che adduce, partendo da tale bivio, direttamente a quest'ultima località. La colonna di destra, nonostante i lavori effettuati dal genio per migliorare le prestazioni dell'itinerario di deviazione e di aggiramento del ponte demohto in corrispondenza di Almadrones, è costretta a scaricare uomini e materiali dai mezzi a tr aino meccanico, a spinger<! a mano i mezzi pesanti ca ricaricare quindi uomini e materiali. L'avanguardia della colonna supera la strettoia in poco più di un'ora, ma la retroguardia e un gruppo da 149/12 riescono a portarsi aldilà solo alle 19,30 del giorno 10, sicché l'intera colonna di destra impiegherà complessivamente, per superare la deviazione, ben 29 ore. L'avanguardia - unità motomitraglieri e carri armati - superata la deviazione, impegna combattimenti contro gli elementi nemici che ripiegano da Almadrones, li mette in fuga e verso le 19,30, all'altezza del bivio del Km 83 della strada di Francia, è investita da colpi di cannone, forse di carri armati come lascia presumere il ritrovamento poco più avanti di un carro abbandonato. Verso le 23,30: la colonna di destra è all'altezza del Km 86 della strada di Francia, la colonna di sinistra è a 5 chilometri da Brihuega e prende collegamento con il 5 ° gruppo banderas che continua ad avanzare nella notte e che nelle prime ore del mattino del 19, sfruttando la nebbia, occupa di sorpresa Brihuega, ne cattura buona parte del presidio, costituisce una testa di ponte oltre il Tajufia. A tarda sera dunque: la 3a divisione è dislocata con l'avanguardia all'altezza del Km 83 della strada di Francia, con parte del grosso all'altezza del Km 88 e con il resto del grosso all'altezza del Km 105 (al di qua della deviazione), mentre la sua colonna di sinistra è a 5 chilometri da Brihuega; la 2a divisione è dislocata nella zona di Hontanares - q .1060 del Km 98 bivio del Km 103; il 5° gruppo Bande ras è in marcia su Brihuega; il 4° grup-
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po banderas presidia la zona Cogollor-Masegoso con una bandera in Albaiiades; la «Littorio» sosta nella zona tra Alcolea de Pilar e Sauca, con reparto lanciafiamme in Aguilar de Ajita, 2 compagnie mitraglieri con la 3a divisione, l plotone fucilieri che sbarra la strada Alcolea de Pilar-Villaverde de Ducado; la r divisione è accantonata nella zona di Sigiienza; il raggruppamento specializzati, meno le unità decentrate, è ripartito nella zona di Alcolea, Torre-Savifian, Algora. La Ila brigata nazionale, che durante la giornata ha superato molte resistenze sostenute anche da carri armati e respinto reazioni di movimento locali, raggiunge le zone di Val de San Martin, Macarena, q. 1048. La notte sul 9 e la mattina dello stesso giorno, la pioggia, la neve e il gelo non concedono tregua; solo verso le 11,30 il cielo si rischiara e, nel pomeriggio, pur restando per tre quarti coperto, alternando precipitazioni e schiarite, consente, per la prima volta da quando la battaglia ha avuto inizio, l'intervento dell'aviazione legionaria, che svolge attività ricognitiva e propagandistica, quest'ultima con il lancio di piccoli manifesti, e che bombarda Brihuega, Cifuentes, Jadraque, la ferrovia, colonne e concentramenti sulla strada di Francia. Anche l'aviazione repubblicana fa la sua comparsa, senza produrre danni gravi. Le forze nazionali, che secondo le assicurazioni di Franco e Gelich avrebbero dovuto attaccare a fondo e in massa sul J arama, si limitano ad un'azione dimostrativa o, meglio, di disturbo occupando il villagio Toreai. A tale proposito il comandante dell'Esercito del Nord invia una nota (doc. n. 60) nella quale illustra la situazione sulla fronte del J arama e rappresenta le difficoltà sopravvenute, pur assicurando che la fronte a':rebbe continuato ad essere impegnata. · · A sera il comando del CTV giudica sostanzialmente positivi, malgrado tutto, i risultati della giornata; non ritiene necessario modificare il piano iniziale, e, alle 23, emana l'ordine per la ripresa, il giorno dopo, dell'avanzata (doc. n. 61). La 3a divisione avrebbe proseguito l'avanzata su Guadalajara e la 2a quella su Brihuega dove avrebbe sostituito le unità della colonna di sinistra della 3a, conservando alle sue dipendenze il 4° e il 5° gruppo banderas; la 2a avrebbe perciò rilevato la testa di ponte oltre il Tajufia e avanzato fino a occupare i ponti a est e sud-est di Dur6n de Tajo; la za divisione avrebbe dovuto congiungersi e affiancarsi alla sinistra della 3a, portandosi di nuovo in 1a schiera. Il comando del CTV valuta che il nemico possa irrigidirsi in corrispondenza del-
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la linea di Taracena, mentre ritiene che continui a sviluppare combattimenti temporeggianti àltrove. La «Littorio» e la 1a divisione si sarebbero portate in avanti per sostenere da presso, se necessario, le due divisioni in 1a schiera. Ancorché neppure nella giornata del 9 le truppe nazionali sul Jarama si siano mosse, il comando del CTV spera che lo faranno il giorno 10. Mancano al comando del CTV informazioni sul nemico, stante la scarsa attività ricognitiva dell'aviazione legionaria, e gli sfuggono così il trasferimento in giornata di ingenti riserve da altre fronti di Madrid su quella di Guadalajara e il rafforzamento che il nemico viene compiendo a favore delle posizioni difensive arretrate. La valutazione del comando del CTV considerò a ragione fattori molto favorevoli: il balzo in avanti compiuto nella giornata, l'occupazione imminente di Brihuega, il saldo possesso del quadrivio del Km 83, il migliore affiancamento dclJa Ila brigata nazionale oltre il Baduel, la raggiunta sicurezza del fianco sinistro mediante l'occupazione del Masegoso e di Albafia<les, le buone prospettive di manovra che si sarebbero aperte con l'occupazione di Brihuega e ritenne di poter riprendere il giorno dopo l'offensiva con sufficienti «chances» di successo. Non tenne sufficientemente presente gli «handicaps » delle scarsissime informazioni sul nemico, del ritorno già dalla sera di condizioni atmosferiche pessime e del non ancora avvenuto superamento della stretta di Almadrones da parte di una consistente aliquota della 3a divisione. Continuò a prevalere l'atmosfera di eccessivo ottimismo, che aveva condizionato la «Folgore» fin dal momento dell'impostazione. -
10 marzo
La giornata ha inizio con la conquista alle ore 7 di Brihuega, il cielo rimane coperto, cade abbondante la pioggia o la neve, la temperatura resta al di sotto dello zero. In corrispondenza della deviazione della strada di Francia nei pressi di Almadrones l'inosservanza, da parte della 3a divisione, delle rigide disposizioni per la disciplina stradale emanate dal comando del CTV determina, fin dalle prime ore del mattino, un caotico ingorgo e addensamento di automezzi che si concreta in una vera paralisi totale del traffico, fatto segno al fuoco dell'artiglieria avversaria che fa esplodere un autocarro carico di munizioni, creando nuova confusione e panico. L'ingorgo cessa solo nel pomeriggio mercé l'intervento di ufficiali dello stato m.aggiore del comando del CTV e
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della milizia stradale inviati «in loco» dal comando. Senza tale intervento non sarebbe stato possibile il recupero in Siguenza del raggruppamento di manovra dopo l'appiedamento della 3a divisione, potuto invece compiere rapidamente e ordinatamente. La 3a divisione riprende il movimento in avanti alle 7,30. L'avanguardia della colonna di destra viene investita sulla fronte e sul fianco sinistro dal fuoco di artiglieria e di carri armati, appieda, spinge in avanti i carri che s'impatanano, impegna frontalmente le resistenze avversarie, tenta di raggirarle manovrando per le ali, ma non vi riesce. Interviene il comandante della divisione che fa avanzare il 9° gruppo banderas per tentare la manovra di aggiramento a più largo raggio; anche tale azione non riesce: la fanteria non è capace d'infiltrarsi nel bosco e di compiere il movimento aggirante stante la intensa reazione di fuoco dell'avversario. Nuvoloni decide d'impiegare anche un'aliquota dell'l 1° gruppo banderas per aggirare dal bosco la destra delle forze avversarie, al fine di riprendere l'avanzata, portando avanti nel campo le artiglierie rimaste intasate lungo la strada. Finalmente la colonna di destra riprende il movimento, ma: il 9° gruppo banderas poco dopo incappa in un profondo trinceramento che taglia la strada Brihuega-Torija, battuta dalle alture boschive che la dominano, e viene arrestato; 1'11 ° gruppo banderas, alle 13, viene a trovarsi davanti a un reticolato semplice steso nel bosco fiancheggiante da sud-est la strada di Francia e si arresta anch'esso. Dalle 13 alle 14 tutta la colonna di destra è ferma, quando alle 14 il 9° gruppo banderas viene contrattaccato in forze da reparti di una brigata internazionale. È il primo incontro del CTV con unità delle brigate internazionali e si rivela subito molto duro. Il contrattacco viene respinto, ma al prezzo di notevoli perdite. Non certo migliore la sorte della colonna di sinistra che, ripreso il movimento alle 7,30 lungo la strada Brihuega-Torija, viene arrestata per il resto della giornata a circa 2 chilometri da Brihuega, nonostante il rinforzo ricevuto alle 17 di una bandera del 5° gruppo e di 2 compagnie del battaglione mitraglieri della «Littorio». A sera: la 3a divisione è schierata con la colonna di destra a semicerchio lungo l'allineamento Senda de Cusque - quadrivio q.1020 - margine del bosco tra il Km 83 e il Km 84 della strada di Francia (4 banderas in linea sulla fronte e il resto della colonna a tergo e sui fianchi) e con la colonna di sinistra a cavallo della strada Brihuega-Torija tra il Km 11 e il Km 12; la 2a divisione è
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raccolta nella zona di Villaciviosa-Brihuega e si appresta a sostituire le 2 banderas del 5° gruppo sulla testa di ponte e a inviare una compagnia tratta dal 7° gruppo banderas a sbarramento delle provenienze della strada di Francia; il 4 ° gruppo bande ras ha 2 banderas nella zona di Masegoso e 1 in quella di Albaiiades in compiti difensivi; il 5° gruppo banderas presidia con 2 banderas Brihuega e con uno protegge il fianco della colonna di sinistra della 2a divisione; la 1a divisione si è trasferita in avanti ed è dislocata nella zona di Mandayona-Mirabueno; là «Littorio» mantiene la dislocazione assunta il giorno precedente e così anche il raggruppamento specializzati che ha ceduto 2 compagnie carri distaccate nella zona di Almadrones. La Il0 brigata nazionale, dopo aver superato resistenze locali molto deboli e occupato Castilblanco, Villanueva de Angecilla, Bujalaro (ore 10.45), Valformosa de la Monjas, Jadraque (ore 14) e Miralrio, vi si sistema temporaneamente in difesa, nell'attesa di riprendere la sua avanzata il giorno dopo. Il comando del CTV richiama l'osservanza della disciplina stradale 11 e, nella giornata, ordina alla 2a divisione di realizzare uno schieramento meglio coordinato tra 6° e 7° gruppo banderas; dispone lo stretto controllo di Albafiades e delle alture di Trillo, a sud e sud-ovest di Mascgoso dove erano stati rìJevati movimenti a piedi e su automezzi di truppe avversarie lungo la strada per Cifuentes; rinforza la difesa di Masegoso e del ponte di Marandel di cui intende salvaguardare l'integrità finché possibile; assegna 1 compagnia carri alla 2a divisione; fa rientrare al proprio raggruppamento specializzati la compagnia motomitraglieri già assegnata alla 3a divisione. Al termine della giornata, il comando del CTV valuta che la consistenza della difesa avversaria non sia tale da sconsigliare di proseguire l'offensiva. La mattina dell'll saranno disponibili: 6 banderas della 3a divisione nel settore della strada di Francia, 3 banderas della 3a, 9 della 2a e 3 del 5° gruppo nel settore di Brihuega che, entro la sera dell'll, avrebbe potuto essere raggiunto anche dalle banderas della 1a divisione. La «Littorio», avvenuto il rientro alla base dell'autoraggrupparnento di manovra, è fin d'ora in condizioni di essere integralmente autotrasportata in linea. Sulla base di tali dati di fatto, Roatta decide di riprendere l'indomani l'offensiva, sviluppando una manovra che, esercitando lo sforzo risolutivo lungo la direttrice da Brihuega su Torija, cada sul tergo dello schieramento difensivo avversario e minacci di-
Schizzo n. 25 GUADALAJARA: OPERAZIONI DALL'8 ALL' 11 MARZO
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rettamente il tergo delle posizioni che intercettano la strada di Francia. Alle 22 il comando del CTV emana l'ordine di operazione per il giorno dopo (doc. n. 62), quello per l'intervento dell'aviazione (doc. n. 63) e quello per la nuova organizzazione dei servizi (doc. n. 64). L'inizio dell'attacco sarebbe stato posticipato alle ore 11 pe"t concedere ai comandanti il tempo per organizzarlo e alle truppe la possibilità di consumare il primo pasto della giornata. Non sarebbe stato più un attacco uniforme su tutta la fronte, come quello dei giorni precedenti, ma un attacco manovrato, di ampio respiro, mediante il fissaggio frontale del settore a cavallo della strada di Francia e del bosco e lo sviluppo di un poderoso sforzo offensivo diretto a sbloccare la strada Bribuega-Torija, avvolgere da sud le difese del bosco e cadere sul tergo di quelle della strada di Francia che, sbloccata, avrebbe consentito lo sfruttamento del successivo in direzione di Guadalajara. Dell'azione di fissaggio sarebbe stata incaricata la 3" divisione, dello sforzo risolutivo la 2a divisione, forte di 12 banderas perché alle 9 organiche si sarebbero aggiunte le 3 del 9° gruppo banderas della colonna di sinistra della 3a divisione. La 28 divisione, inoltre, avrebbe avuto alle proprie dipendenze le banderas di presidio di Brihuega e della testa di ponte sul Tajuiia. La manovra sarebbe risultata decisiva per superare !'«handicap» del bosco, che aveva bloccato durante la giornata del 10, l'avanzata della 3a divisione e avrebbe posto fuori combattimento, a meno di un loro tempestivo ripiegamento, la brigata del Campesino, la Xla e la XIP brigata internazionale, la cui presenza in linea era stata documentata durante i combattimenti del 10, e le altre forze repubblicane che sbarravano la strada di Francia. All'avanzata della 3a divisione nella giornata del 10 era mancato, soprattutto, l'adeguato sostegno del fuoco delle artiglierie, rimaste ingolfate nell'ingorgo della deviazione e non impiegate a massa in un quadro unitario razionalmente coordinato. Gli inLerventi di Nuvoloni e dello stesso comando del CTV erano stati rivolti specialmente a rinforzare le fanterie attaccanti, che non erano riuscite ad aver ragione delle resistenze avversarie, proprio perché queste non erano state neutralizzate sufficientemente dal fuoco dei medi calibri e da quello aereo, che era mancato del tutto a causa delle proibitive condizioni del tempo. Un diverso impiego dell'artiglieria avrebbe consentito, multo probabilmente, lo sblocco degli sbarramenti avversari della strada di
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Francia e di quelli Brihuega-Torija. Non risulta che il comando del CTV abbia valutato in tutta la sua portata tale grave lacuna. Bene ideata e organizzata fu, invece, la nuova manovra da effettuare il giorno successivo, tatticamente assai valida, che avrebbe probabilmente colto di sorpresa l'avversario, che difficilmente avrebbe potuto aspettarsi lo spostamento dell'asse di applicazione dello sforzo principale, fino ad allora coincidente con la strada di Francia.
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11 marzo
La 3a divisione - sottoposta durante la notte ad azioni di fuoco dell'artiglieria, a piccole reazioni di movimento locali tutte stroncate e alle 9,30 a un contrattacco in forze, tendente al centro e ai fianchi dello schieramento nel settore settentrionale, anche questo decisamente arrestato - muove alle 11, dopo mezz'ora di preparazione di artiglieria, all'attacco, impegnando frontalmente le difese avversarie e tentando di avvolgerle con un'azione, a stretto raggio, dal Km 9 della rotabile di Brihuega in direzione di Casa des Camineros e una, a largo raggio, dal Km 9,5 della stessa strada in direzione di Casa de Cobo (schizzo n. 25). L'attacco procede dapprima lentamente e faticosamente, ma verso le 14 sopraffà la robusta resistenza avversaria e conquista la q.1011 e le posizioni a sud del Km 9,5. L'avversario intuisce il pericolo del doppio aggiramento e, per sventarlo, contrattacca in forze; ma viene arrestato, poi a sua volta contrattaccato e, infine, costretto a ripiegare su Trijiieque, incalzato dalle banderas del 10° e dell'l 1° gruppo che, verso le 20, conquistano Trijiieque e vi si sistemano a difesa per la notte, lungo l'allineamento Trijiiequc sud di q.1007 - Casa de Cobo. La 2a divisione - disturbata nella mattina dai tiri dell'artiglieria avversaria - alle 11, dopo mezz'ora di preparazione di artiglieria, muove all'attacco articolata in 3 colonne: quella di destra, costituita dal 5° gruppo banderas, lungo e a cavallo deJla strada Brihuega-Atiensa; quella di centro, costituita dal 7° gruppo banderas, lungo e a cavallo della strada per Villa Ibarra; quello di sinistra, costituita dal 9° gruppo banderas, in direzione della strada Brihuega-Atiensa. Alle 13,30: la colonna di destra ha superato il Km 6 della strada di Atiensa, quella di centro Villa Ibarra, quella di sinistra è ferma e soggetta a fuoco concentrato proveniente dal bosco. Coppi rinforza la colonna di sinistra con una bandera dell'8° gruppo in riserva divisionale e con una compa-
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gnia carri, affidando il coordinamento dell'azione al console Vandelli, comandante della riserva divisionale. Nonostante tale rinforzo, cui si accompagnano lo schieramento in linea delle batterie dei gruppi banderas e lo schieramento più avanzato delle artiglierie divisionali, la colonna di sinistra non riesce ad avanzare e perde temporaneamente 4 carri armati. Avanza, invece, la colonna di centro la quale, benché contrattaccata, conquista Villa Ibarra - che sgombera a sera e rioccupa durante la notte su ordine del gen. Nuvoloni - riesce a stabilire il contatto con la colonna di destra e avanza fino al Km 11 della strada per Atiensa. A tarda notte: la colonna di destra è schierata all'altezza del Km 6 della strada Brihuega-Atiensa, la colonna di centro nella zona di Villa Ibarra, quella di sinistra all'altezza del Km 11,5 della strada Brihuega-Torija e la riserva divisionale all'altezza del bivio della strada Brihuega-Torija. Il 6° gruppo banderas presidia con 2 banderas l'abitato di Brihuega e con 1 bandera la testa di ponte sul Tajufia. A sera per il resto del CTV: la l° divisione si sta trasferendo nella zona di Brihuega per sostituire il 6° gruppo banderas, per inviare il 3° gruppo nella zona di Gajanejos in rinforzo alla 3a divisione e per schierare 1 bandera a Yela e 1 a Villaviciosa a sbarramento delle provenienze della riva sinistra del Tajuna; il 4° gruppo banderas, la Littorio e il raggruppamento specializzati conservano la dislocazione del giorno precedente. La compagnia carri di Almadrones è pronta per trasferirsi su automezzi il giorno dopo, alle 12, in Brihuega, dove passerà alle dipendenze della 1a divisione. La IJU brigata nazionale continua ad adempiere egregiamente il compito di sicurezza del fianco destro del CTV e occupa le posizio,ni di Verguillas, Monasterio, Membrillera, Cogolludo. Roatta, in relazione all'elevato grado di affaticamento della 2a e 3a divisione, decide una pausa dell'offensiva (doc. n. 66/A) della quale si sarebbe approfittato per: rinforzare lo schieramento; portare avanti la 2a divisione allineandola alla 3a; spingere il giorno 13 un robusto distaccamento su Budia, fra Tajufia e Tajo, per la sicurezza del fianco sinistro della 1a divisione che, alla ripresa dell'offensiva, avrebbe operato lungo la direttrice Brihuega-Armaiia; organizzare per il giorno 14 una manovra fra Badie! e Tajufia con la 3a e la 2a divisione, destinando la 1a ad avvolgere l'ala destra dello schieramento avversario e a raggiungere Armaiia. La «Littorio» sarebbe rimasta in riserva, tenendosi pronta a sfruttare il successo lungo la direzione che si sarebbe rivelata
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più conveniente. Anche il 5° gruppo banderas sarebbe passato in riserva nella zona di Brihuega. La manovra prevista per il giorno 14 avrebbe presupposto: il saldo mantenimento da parte della za e 3a divisione delle posizioni conquistate; l'inizio dell'offensiva dei nazionali sul Jarama. Il successo della 3a divisione nella giornata dell'll aveva superato le aspettative, mentre l'azione della zaaveva deluso. Il comandante di quest'ultima attribuì il mancato adempimento del compito assegnatogli: «alla dura resistenza nemica forte dei rinforzi freschi giunti in autocarro, appartenenti a reparti internazionali (dichiarazioni di prigionieri francesi catturati nel bosco nei pressi di Villa Ibarra); al terreno assai favorevole alla difesa nascosta nel bosco, mentre le truppe attaccanti dovevano attraversare terreno completamente scoperto; a11a poca efficacia del tiro delle nostre artiglierie di appoggio, dovuta a11'impossibilità di osservazione del tiro nel bosco; al tempo da bufera (nevischio, vento, grandine, freddo intenso) che ha ostacolato, appesantit o enormemente il movimento delle fanterie e obbligato aI1e rotabili (battutissime) il movimento dei carri d'assalto e delle artiglierie; alla grande stanchezza della truppa che da 5 giorni non aveva riposato e sostava all'addiaccio bagnata e intirizzita » 12. Gli stessi motivi, si potrebbe osservare, avrebbero dovuto valere, almeno in parte, anche per la 3a divisione, peralt.ro meno affaticata, che, invece, manovrando e combattendo, era riuscita ad avanzare per circa 10 chilometri e a conquistare Trijiieque. Il comando del CTV attribuì l'insuccesso della zadivisione al fatto che in luogo di «effettuare un'azione a massa con l'intera divisione in direzione di Torija , il comandante della divisione aveva impegnato su tale decisiva direzione il solo 9° gruppo che aveva già dimostrato la sua insufficienza il giorno prima» 13 • A questo punto, pur dovendo riconoscere la validità del motivo d'insuccesso sottolineata dal comando del CTV, vien fatto di chiedersi perché quest'ultimo non fosse intervenuto preventivamente per correggere l'impostazione della manovra del comandante della za divisione. Ancora una volta era la somma dei motivi espressi dal comandante della divisione e dal comando del CTV a spiegare l'insuccesso, fermo restando che a monte di essi restavano preminenti le ca use: dell'assenza assoluta, anche nella giornata dell'l l, dell'aviazione per la ricognizione, l'esplorazione, l'appoggio diretto; la persistenza del maltempo; l'inazione dei nazionali sulla fronte del Jarama_
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La giornata dell'll marzo segnò, in pratica, la fine della prima fase della battaglia di Guadalajara, quella espressa dall'azione offensiva del CTV. Questa aveva conseguito risultati tattici di rilievo, concretatisi in una penetrazione nel territorio dei repubblicani profonda 35 chilometri e ampia circa 20, ma aveva mancato l'obiettivo strategico di Guadalajar a, ancora distante una ventina di chilometri. Sul piano strategico il CTV era andato incontro a un insuccesso, al quale avevano concorso, in misura determinante, le condizioni del terreno e del tempo e la mancata contemporanea offensiva dei nazionali sul J arama. Le difficoltà erano state molto maggiori di quelle non sufficientemente preventivate da Roatta e dal suo stato maggiore. V'erano stati errori di valutazione e di condotta e carenze d'intervento, mentre battaglia durante si erano anche verificati episodi, ancorché limitati e locali, di confusione, sbandamento, panico, in particolare alla prima apparizione dei carri armati avversari e al prodursi della esplosione dell'autocarro carico di munizioni. Si erano palesate gravi lacune nell'inquadramento delle unità e nel loro grado di addestramento. Non sempre il mordente delle unità e dei singoli era stato quello necessario, m.a la maggioranza delle unità e degli uomini aveva dimostr ato capacità combattiva, non sempre saputa mettere a frutto dai comandanti. Di questi, la buona parte aveva dato prova di ottime qualità morali e professionali, altri si erano dimostrati del tutto insufficienti. Le perdite subite erano state molto elevate: la sola 3a divisione aveva perduto 1290 uomini: 79 caduti, 799 feriti, 94 dispersi, 306 malati ricoverati negli ospedali.
6. - 12 marzo La giornata del 12, che per la 3a divisione avrebbe dovuto essere quasi di riposo, diventa, fin dal mattino, particolarmente attiva sul piano operativo. Alle ore 8,30 la fronte della 3a divisione è attaccata, dopo essere stata oggetto di mezz'ora di fuoco di preparazione dell'artiglieria, da fanterie e carri che investono dapprima il settore dell' l 1° gruppo banderas e poi anche quello del 10° nella zona di Trijiieque. L'attacco viene arrestato e respinto
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dal fuoco e da tempestive e animose reazioni di movimento locali. Dalle 11,30 per ben 6 volte lo schieramento de]]a 3a divisione è attaccato, da fanterie e carri che investono dapprima il settore dell'l 1° gruppo banderas e poi anche quelle del 10° nella zona di Triji.ieque. L'azione repubblicana deprime alquanto il morale delle unità, provoca anche qualche sbandamento e produce perdite umane, tra le quali quella del cons. Liuzzi comandante dell'l 1° gruppo banderas. Alle 14,30 i repubblicani ripetono l'attacco del mattino, che viene nuovamente arrestato e definitivamente respinto. Nuvoloni, che dopo il successo del contrattacco del mattino aveva giudicato possibile la permanenza in linea della sua grande unità, dopo il successo ottenuto nel pomeriggio segnala al comando del CTV la necessità di sostituire in linea la 3a divisione, che giudica giunta all'estremo delle forze e rappresenta l'impossibilità, per l'avvenuta interruzione dei collegamenti radio e per il sopraggiungere della oscurità, di meglio chiarire la situazione generale della fronte del suo settore. Nuvoloni, su sua richiesta, aveva ricevuto in rinforzo nella tarda mattinata il 3° gruppo banderas della 1a divisione, che era stato avviato verso il quadrivio e, stanti le perdite di pezzi da 65/17, aveva portato in avanti le artiglierie divisionali, disposto l'impiego in funzione controcarri dei pezzi da 75/27 e rinforzato con una bandera della riserva divisionale il 10° gruppo banderas, che era stato così in grado di contrattaccare nel pomeriggio le forze attaccanti avversarie, respingendole fino oltre il Km 77 della rotabile di Francia. La 2a divisione, che nella giornata del 12 avrebbe dovuto rettificare le posizioni avanzate portandole in allineamento con quelle della 3", non si accinge a effettuare le operazioni necessarie e resta succube del "complesso del bosco" che l'aveva arrestata il giorno avanti. Alle 12 il comando del CTV la sollecita all'azione, ma ritardi nella ricezione e decrittazione dei messaggi, alcuni addirittura contraddittori, non consentono l'esecuzione dell'ordine ricevuto e, a sera, la divisione è ferma sulle posizioni del giorno avanti, meno il 9° gruppo banderas, ricevuto in rinforzo dalla 3a divisione, il quale raggiunge il Km 12 della strada Brihuega-Torija. Alle J 8 Roatta decide la sostituzione in linea sia della 3a che della 2a divisione, rinunziando all'azione su Badia programmata per il giorno dopo e alla manovra fra Badiel e Tajuf:\a (doc. n. 66/B) prevista per il giorno 14. La decisione va molto al di là dita-
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le rinunzia ed esprime il passaggio dall'azione offensiva a quella difensiva dell'intera fronte del CTV, la cui capacità offensiva il comandante ritiene esaurita, anche in relazione al mutato valore del rapporto di forze rispetto all'avversario, ora divenuto del tutto favorevole a quest'ultimo in seguito all'afflusso delle forze dagli altri settori della fronte madrilena. -
13 marzo
Roatta aveva acceduto a malincuore alla pressante richiesta di Nuvoloni della sostituzione in linea della 3a divisione, perché si rendeva conto che l'accoglimento si sarebbe tradotto in pratica nell'abbandono dell'offensiva~ non più consentita della disponibilità della sola 1a divisione in riserva. Da qui la sua decisione di sostituire anche la za divisione che oltretutto, proprio il giorno 12, l'aveva ancor più deluso per la sua inattività. D'altra parte, Coppi, che non aveva chiesto la sostituzione della sua grande unità, aveva giustificato la sua inattività per il fatto che aveva r itenuto di dare preventivamente il cambio alle unità in primo scaglione «più provate e stanche», benché «più o meno fossero tutte nelle stesse condizioni di stanchezza» 14. La za divisione, infatti, non era in condizioni granché migliori della 3a_ Per non restare senza una riserva valida, Roatta sostituisce anche il 5° gruppo banderas e costituisce il <<raggruppamento Francisci,~ che comprende il 5° e il 4° gruppo banderas, lasciando per il momento il 4° gruppo a presidio del fianco sinistro, nelle località di Masegoso, Albaiiades, Valderebollo (doc. n. 66). Dalla tarda sera del 12 a tutto il giorno 13 hanno luogo le operazioni della sostituzione in linea della 3a d1visione con la «Littorio» e della za con la la. Alle 19 del 12 s'incontrarono Nuvoloni e Bergonzoli e questi, stante l'incertezza circa la situazione sulla fronte, in particolare del 10° e dell' 11 ° gruppo banderas, decide di non procedere alla sostituzione prima della luce dell'alba e di effettuarla su posizioni arretrate rispetto a que1le tenute dalla 3a divisione. La duplice decisione di Bergonzoli, assecondata da Faldella, contrastata da Nuvoloni, riprovata, quando l'apprende, da Roatta, produce conseguenze dannose: le unità avanzate della 3a divisione restano isolate, il 10? gruppo banderas ripiega sotto la pressione avversaria senza la protezione dell'artiglieria, il ripiegamento si fa disordinato, le unità si frammischiano, vengono abbandonati pezzi di artiglieria e le posiziohi di Trijiieque cadono in possesso dei repubblicani. Roatta ordina personalmente a
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Bergonzoli di spingere le sue forze in avanti sulle vecchie posizioni della 3a, recuperare i pezzi di artiglieria e riconquistare Trijiieque, ma la «Littorio» non riesce a portarsi sulle posizioni già tenute dal 10° gruppo, perché soggetta a 2 attacchi avversari, uno verso le 19 e l'altro verso le 22, che riesce peraltro ad arrestare e respingere. Essa nondimeno recupera alcuni dei pezzi di artiglieria abbandonati dalle unità della 3a divisione. I movimenti di afflusso e deflusso dalla linea determinano intasamenti sulla strada di Francia che ritardano le ope:i;azioni di sostituzione e confermano la mancanza di una mentalità e di un'esperienza motorizzata e l'inosservanza delle norme per la disciplina stradale emanate dal comando del CTV. Ancora una volta è l'intervento diretto del comando del CTV, mediante ufficiali dello stato maggiore e i comandi dei carabinieri e della milizia stradale, che riattiva il traffico, ne riordina il corso e pone fine agli ingorghi, che avevano richiamato l'attenzione dell'aviazione repubblicana con pesanti bombardamenti sulle colonne fen ne fin dalle prime ore delJ'alba. Dalle 7,30, su ordine di Roatta, una formazione di 34 velivoli dell'aviazione legionaria mette in fuga gli aerei avversari e diventa padrona del cielo. L'aviazione legionaria era già intervenuta alle ore 16 del giorno 12, con una formazione di 9 CR 12, sul cielo di Guadalajara contro una formazione di 20 velivoli avversari e ne aveva abbattuti 4 senza subire perdite, mentre un quinto era stato abbattuto dalla contraerei delle unità del CTV. Il giorno 13 l'aviazione legionaria bombarda Torija e la zona circostante dove sono schierate artiglierie avversarie, Guadalajara, il campo di aviazione di Guadalajara e posizioni e schieramenti vari, mentre l'aviazione della «Condor» mantiene sotto costante controllo la maggior parte delle rotabili e, in particolare, l' Almadrones-Cifuentes, la Cifuentes-Duron-Badia, la Taracena-Torija. Alla sera del 13, dopo alcuni mutamenti apportati al dispositivo, il CTV è schierato in linea con la «Littorio» a destra e la la divisione a sinistra, mentre la za e 3a divisione sono dislocate in za schiera. La «Littorio» schiera: il 1° reggimento a destra, a cavallo della strada di Francia, poco avanti del Km 81, destra appoggiata al Badie! e sinistra a Casa de Cobo, con 2 battaglioni in 1 ° e uno in 2° scaglione; il 2° reggimento, all'altezza del Km 84 della strada di Francia, lungo la strada Brihuega-Utande. La divisione schiera: i1'2° gruppo banderas (meno 1 bandera) fra il Km 6 della strada e Palacio Ibarra (inclusi); il 1° gruppo all'altez-
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za del Km 12, a cavallo della strada Brihuega-Torija; il 3 ° gruppo, all'altezza del Km 81 della strada di Francia in collegamento con la sinistra della «Littorio». La 2a divisione ha: il 7° gruppo (meno 1 bandera schierata a protezione del ponte sul Tajufia) nella zona di Villaviciosa; 1'8° gruppo in quella diYela; il 6° gruppo in parte schierato e in parte solo raccolto in Brihuega e sulla testa di ponte sul°Tajuna. La 3" divisione è raccolta nella zona Ledanca-Gajanejos-Almadrones-Mirabueno, eccezion fatta per il 9° gruppo, già alle dipendenze della 2a divisione, in marcia verso Argecilla. Il 4° gruppo banderas presidia Masegoso e Valderebollo (2 banderas) e Albafiades (1 bandera). Il 5° gruppo band_eras è in marcia per raggiungere la zona di Alaminos-Cogollor-Albaiiades. Il raggruppamento specializzati è nella zona di Algora: comando, 1 compagnia carri, compagnia motomitraglieri, compagnia autoblindo in Algora; 2 compagnie carri e sezione controcarri in Torremocha de Campo; compagnia lanciafiamme in Fuensavifian. La Ila brigata nazionale è schierata sulle posizione di Cogolludo, Espinas de Henares, alture a nord di Capernal e alture a sud-ovest di Padilla de Hita. Il giorno 12 era giunto in Arcos de Jalòn il comandante dell'esercito del nord, gen. Mola, al quale Roatta aveva espresso tutta la sua amarezza per la mancata offensiva dei nazionali sul Jarama e aveva rinnovato la richiesta di attivazione di quella fronte, lo stesso giorno ripetuta anche a Franco per il tramite del col. Gelich (doc. n. 65). Finalmente il giorno 13 le forze nazionali del Jarama sviluppano con 5 battaglioni un attacco locale per ampliare la testa di ponte di Titulcia e l'azione ha successo. Da questo momento il gen. Miaja decide di non sottrarre più forze dal settore del J arama a favore di quello di Guadalajara e di ricorrere, se necessario, ai settori nord-ovest e sud-est per rinforzare la fronte di Guadalajara. Furono, dunque, le giornate del 12 e del 13 a determinare la svolta di fondo della battaglia di Guadalajara ed esse ebbero l'effetto di una doccia gelida per lo stesso comando del CTV che, ancora alle ore 11,30 del 12, aveva emanato l'ordine di operazione per la conquista di Badia e dei ponti sul Tajo (doc. n. 67), mentre solo qualche ora dopo era stato costretto dagli eventi, nonostante un qualche miglioramento delle condizioni atmosferiche, a riporre nel cassetto dei sogni infranti l'obiettivo strategico di Guadalajara, per il cui raggiungimento il CTV aveva combattuto duramente per 5 giornate.
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14 marzo
Nella giornata l'attività operativa delle forze contrapposte si mantiene nei limiti propri di quella di due schieramenti difensivi che si fronteggiano. Il comando del CTV emana disposizioni per la rettifica di alcuni tratti delle posizioni avanzate e per l'effettuazione dei lavori di rafforzamento necessari a una maggiore robustezza delle posizioni 15 da sviluppare economizzando le forze 16, per limitare il numero delle unità avanzate 17, per evitare l'impiego della compagnia carri armati assegnata alla 1a divisione se non in casi estremi 1s, per riordinare le artiglierie 19 e per curare il morale e l'addestramento specifico all'azione difensiva, di cui le unità difettano in misura rilevante 20 . Nelle prime ore del pomeriggio Roatta informa Roma della rinunzia al proseguimento dell'offensiva su Guadalajara 21 , facendo presente a Ciano che fino ad allora erano stati conseguiti «successi tattici, ma nulla più », ciò «grazie alle ben note circostanze » (mancata offensiva sul Jarama) e che pertanto «allo sta dio attuale» egli aveva contro «le migliori truppe avversarie », la cui eventuale diminuizione non è legittimo prevedere a seguito delle «operazioni timidamente iniziate dagli spagnoli sul Jarama » (quelle del giorno 12). Aggiunge e conclude: «considerando che noi, nella nostra specia le situazione, possiamo bensì accontentarci temporaneamente di un successo parziale, ma non (dico non) possiamo esporci , senza estrema necessità, all'eventualità di un insuccesso, io stimo opportuno, nella situazione in atto, di sostare il tempo necessario a rimettere in piena efficienza le unità di riserva continuando, intanto, in avanti e sul Taju:na una attività sufficiente per m antenere l'avversario incerto sulle nostre intenzioni. Prego V.E. di volermi comunicare se vi est nulla in contrario a questo mio intendimento». Forse per attutire l'impressione della sospensione dell'offensiva, Roatta non accenna ancora a ritiro del CTV dalla fronte di Guadalajara per l'eventuale impiego su altra fronte e neppure a una nuova offensiva su Guadalajara da altra direzione.
- 15 marzo Queste sono invece le richieste che Roatta rivolge a Franco giunto nel pomeriggio del giorno 15 in Arcos de J al6n - sede del cornando del CTV -: sospensione dell'offensiva, .azione offensiva del CTV in altro settore o, in via subordinata, ripresa dell'offensiva su Guadalajara da altra direzione, da nord a sud. Quale che sia
Schizzo n. 26 GUADALAJARA GIORNI 12-17 MARZO: RIPIEGAMENTO DELLA 3a DIVISIONE DA TRIJUEQUE A SEGUITO DI CONTRO ATTACCHI REPUBBLICANI; SCHIERAMENTO DELLA LITTORIO E 1 a DIVISIONE; COSTITUZIONE DI UNA LINEA ARRETRATA LEDANCA-MASEGOSO
CAP. Xl - LA BATTAGLIA DI GUADALAJARA
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la decisione di Franco, Roatta fa presente che in ogni caso è necessario il ritiro del CTV dalla linea, dopo che, con inizio dal 19 marzo, avrà sviluppato e condotto a termine le operazioni locali necessarie a portare la linea di contatto al margine esterno del bosco e a rettificarla in alcuni tratti per renderla più robusta e meglio difendibile con minori forze. Franco, con il quale Roatta tratta anche altri argomenti 22 , concorda sulla sospensione dell'offensiva e sulla necessità di un qualche riposo al CTV, mentre . si riserva per il resto di far conoscere al più presto possibile le sue decisioni. Lo stesso giorno giunge la risposta di Ciano 23: «Mussolini mi telegrafa» - in quei giorni il capo del governo italiano era in Libia - «quanto segue: «telegrafa at Colli» - nome di copertura di Roatta - «che non ho nulla in contrario agli intendimenti da lui esposti nel telegramma conclusivo dei primi 7 giorni di battaglia. Considero soddisfacente il successo tattico et attribuisco esclusivamente al mancato et doveroso appoggio il non avvenuto sfruttamento del successo iniziale. Occorre riordinare per attaccare. Portare mio saluto a tutti i combattenti ed in particolare ai feriti». Roatta si sente più tranquillo. Mussolini è dalla sua parte e attribuisce l'insuccesso strategico esclusivamente al comando spagnolo che non ha mantenuto fede alla parola data e ha frustrato il successo tattico del CTV con il consentire ai repubblicani di trasferire forze del Jarama sulla fronte di Guadalajara. Resta in attesa delle decisioni di Franco che spera siano aderenti alle sue richieste, in particolare a quella di un'offensiva su altra fronte, che egli preferisce, anche perché gli consentirebbe una maggiore disponibilità di tempo per il riordinamento del CTV e l'elevazione del livello di addestramento. Ora riporta tutta la sua attenzione al miglioramento dell'organizzazione e della sistemazione difensiva della linea e dispone che il giorno dopo il suo capo di stato maggiore vada personalmente a controllare le varie situazioni locali.
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16 marzo
Il giorno 16 Faldella visita la Littorio e la r divisione e rileva una serie di gravi lacune, specialmente nel settore della 1a divisione: estrema debolezza di alcune posizioni, assoluta insufficienza dei lavori di rafforzamento, mancanza di profondità della posizione di resistenza particolarmente sulla riva destra del Ta-
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
jufia, schieramenti delle artiglierie eccessivamente avanzati per un'azione difensiva, batterie schierate in spazi angusti e coincidenti con gli incroci delle strade, discontinuità nell'organizzazione del fuoco, postazioni e appostamenti della fanteria addossati ai muretti divisori delle proprietà private spagnole, generale atteggiamento di passività precarietà della posizione nella zona di Palacio Ibarra, perduto il giorno 14 in seguito a un attacco di 2 colonne repubblicane che avevano costretto il presidio a ripiegare, mentre il contrattacco della «Littorio» aveva arrestato l'avanzata repubblicana, ma non era riuscito a riconquistare Palacio Ibarra 24 (schizzo n. 26). Alle 15,30 la riva sinistra del Tajufia e le posizioni di Masegoso, tenute dal 4° gruppo banderas, sono oggetto di bombardamenti dell'artiglieria avversaria. Alle 18 i repubblicani attaccano le posizioni di congiunzione fra il 1° e il 2° gruppo banderas e fra le 22 e le 23 attaccano la testa di ponte di Brihuega. Azioni di fuoco e attacchi vengono controbattuti e arrestati. Le artiglierie avversarie vengono messe a tacere, ma l'attività avversaria della giornata, come pure quella vivace dei giorni precedenti, non viene interpretata come «assaggi» in vista di una controffensiva, ma come normale «routine» di uno schieramento difensivo. Eppure ancora il 14 marzo, malgrado l'attacco dei 5 battaglioni nazionali, i repubblicani avevano continuato a fare affluire dalle altre fronti di Madrid nuove forze nel settore di Guadalajara 2s, il 15 marzo era stato attaccato violentemente il settore della 1a divisione 26, proprio nella giornata del 16 erano state raccolte notizie circa l'imminenza di una controffensiva repubblicana 27 e l'aviazione legionaria e quella della «Condor» avevano accertato un'intenso traffico di automezzi nella zona di Trijiieque. D'altra parte, la stessa consistenza delle forze repubblicane, contro le quali il CTV aveva urtato fino al giorno 12, nota nelle grandi linee al comando italiano, avrebbe dovuto costituire un chiaro sintomo che Miaja e la «Junta de defensa» non consideravano chiusa la battaglia di Guadalajara. Roatta non aveva sottovalutato l'attività dell'avversario che, anzi, l'aveva inquietato tanto da inviare Faldella a rendersi conto della situazione in linea, ma non dubitava della tenuta della difesa, come aveva assicurato il 15 a Franco e come ripeté il 17 a Moscardò e a Faupel, «la fronte tenuta dalla divisioni «Littorio» e 1a divisione è sicura, sia per l'efficienza delle unità che per la qualità dei comandanti» 211.
CAP. Xl· LA BATTAGLIA DI GUADALAJARA
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17 marzo
La relazione di Faldella sulla situazione della la divisione e della «Littorio» in la schiera allarma Roatta che, nel pomeriggio del 17, convoca presso il suo comando in Algora i comandanti delle due grandi unità ai quali fa carico delle lacune riscontrate, lamentando in generale che, mentre i repubblicani, come aveva potuto constatare lo stesso Faldella, si davano un gran da fare nei lavori di rafforzamento, la 1a divisione e la «Littorio» lavoravano con ritmi lenti e operavano con scarsa vivacità in risposta alla notevole aggressività del pattugliamento e degli attacchi locali dell'avversario. Sottolinea che un tale comportamento non trova alcuna giustificazione perché sia la 1a divisione che la «Littorio» sono unità fresche e poco provate. I due comandanti lo rassicurano che dal mattino le cose stanno cambiando: i lavori hanno assunto un ritmo intenso e celere, sono state apportate rettifiche dirette a economizzare forze, sono stati operati alcuni spostamenti di unità, sono già stati effettuati alcuni arretramenti delle artiglierie troppo avanzate, è stata disposta una diversa ripartizione delle responsabilità circa la vigilanza lungo il corso del Tajuiia, affidando quella di Viciosa e di Yela al 6° anziché al 7° gruppo banderas. Roatta: sottolinea la delicatezza della posizione di Brihuega esposta alle offese avversarie che si vengono rafforzando; conferma la necessità dell'organizzazione, a totale precauzione, di una seconda posizione difensiva - lungo l'allineamento Pianoro a nord del Km 97 - Km 97 - La Dehesa-El Lano Mojon alto - Km 31 della rotabile Brihuega-Masegoso (doc. n. 68/A) - da presidiare, in caso di bisogno, nel settore settentrionale dal raggruppamento Francisci e in quello meridionale dalla za divisione; ribadisce le disposizioni impartite il giorno avanti per la sorveglianza della riva destra del Tajuna, da esercitare con pattuglie e posti fissi, a cura: della 1a divisione, per le provenienze est dal ponte di Brihuega all'altezza del Km 25 di tale strada ad Albafiades, dalla 3a divisione, dal Albaiiades alle provenienze da Sacecorbo; indica la necessità di sbarrare materialmente, con un'ostruzione intransitabile dai carri armati e battibile con potente fuoco di artiglieria, il ponte, a presidio del quale sarebbe bastata una sola compagnia, sulla riva sinistra del fiume; sollecita l'esecuzione delle operazioni offensive locali, già progettate, per portare la linea in corrispondenza di Trijiieque-Fuentes de Alcarria - Palaci6 Ibarra, località che debbono perciò essere con-
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
quistate il più presto possibile. Nell'ambito del comando del CTV il generale Roatta dà ulteriori direttive al suo capo di S.M., ten. col. Emilio Faldella (pseudonimo Ferraris) in vista di ovviare agli inconvenienti emersi in questi primi giorni dell'azione. In merito riteniamo di interesse riportare il testo di un promemoria in data 17 marzo (doc. n. 68/B). · Durante la giornata l'organizzazione e la sistemazione difensive vengono sensibilmente migliorate, senza che il nemico disturbi granché l'attività lavorativa. Nel pomeriggio, una colonna avversaria, che da Valdeanares risale in direzione nord-est, è attaccata dal fuoco della «Littorio» e si disperde. Dalle 22 alle 23 un attacco avversario contro la testa di ponte di Brihuega viene decisamente sventato. La sera del 17 (schizzo n. 22): la Littorio è schierata a cavallo della strada di Francia, su] davanti del Km 81, tra il rio Badiel, per Casa de Cobo, a un chilometro dalla strada Brihuega-Utande; la JU divisione dal Km 6 della strada Brihuega-Ut ande al Km 12 della strada Brihuega-Torija (testa di ponte sulla riva sinistra del Tajuiia); la 2" divisione è dislocata con il 7° gruppo nella zona di Yela e 1'8° in quella di Masegoso-Hontanares, mentre il 6° gruppo è alle dipendenze della 1a divisione; la 3a divisione è dislocata nelle zone di Torremocha, La Fuensaviiian, Abafiades, Sauca, Estriegana, Alcolea de Pinar, Areguita, Aguilar de Anguita, Garbajosa, Estervas; il raggruppamento Francisci ha il 4° gruppo nelle zone di Masegoso, Valderebollo, Abaiiades e il 5° gruppo nelle zone di Cogollor, Alaminos, Masegoso; il raggruppamento specializzati è nelle zone di Sigiienza, Algora, Almadrones, Fuensaviiian, Barbadona (meno la compagnia autoblindo assegnata al raggruppamento Francisci e una compagnia carri assegnata alla 1a divisione); il comando del CTV è in Arcos de J al6n, con il nucleo tattico in Algora. La [[ll brigata nazionale è ferma sulle posizioni del giorno 13: Cogolludo-Espinar de Henares - altura a nord di Copernal - altura sud-ovest di Padilla de Hita. In sintesi il periodo che va dal 12 al 17 marzo fu di relativa calma e stabilità su entrambe le fonti, anche se quella repubblicana fu particolarmente attiva in attacchi locali e in colpi di mano contro le posizioni avanzate del CTV. Dal 14 al 17 alquanto intensa fu l'attività delle opposte aviazioni. La minore persistenza delle piogge e delle nevicate, la minore copertura del cielo, le diminuite intensità e durata delle nebbie consentirono interventi aerei frequenti e ripetuti. L'aviazione legionaria bombardò: il 14,
CAP. XI - LA BATTAGLIA DI GUADALAJARA
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Trijiieque, colonne lungo la strada Trijiieque-Tortora-SaracenaTorija, carri armati e automezzi nella zona compresa tra la strada Trijiieque-Palacio Don Luìs e la strada Trijiieque-Torija; il 16 e il 17 quasi tutte le località e le zone del 14 e del 15. Nella giornata del 16 la caccia legionaria ingaggiò combattimento contro una formazione di 15 velivoli repubblicani e ne abbatté 3, senza subire perdite. Fra il 14 e il 16 l'aviazione repubblicana perdé 15 velivoli: lO il 14, almeno 3 il 15, 2 i1 16. L'aviazione della «Condor» alle azioni di ricognizione e di esplorazione sommò quelle di bombardamento sul bosco, su Trijiieque, sul campo di aviazione di Barajas e su Guadalajara. Nello stesso periodo l'aviazione repubblicana bombardò, spezzonò e mitragJiò ripetutamente le posizioni della «Littorio» e della 1a divisione, spingendo l'azione talvolta anche sulle unità in 2a schiera e sulle retrovie del CTV. Sulla fronte del Jarama, dopo l'azione del 13, le forze naziomili non ripresero l'attività offensiva e si limitarono a fronteggiare le iniziative offensive locali d e ll'avversario, l'ultima de lle quali venne respinta il giorno 16.
7. Frattanto, mentre l'attività operativa sulla fronte di Guadalajara era alquanto limitata, il 15 marzo lo stato maggiore repubblicano - organi politici e militari del governo di Valencia e della «Junta de defensa» di Madrid, da Miaja al generale sovietico Pavlov - si erano riuniti per decidere un'azione controffensiva a fondo sulla fronte di Guadalajara, tendente a sconvolgere il CTV e a neutralizzarne ogni capacità di ripresa. Alla riunione del 15, che aveva deciso la controffensiva, aveva fatto seguito una riunione al livello dei capi militari, presieduta da Miaja, nella quale era stato elaborato il piano strategico-tattico dell'operazione che sarebbe stata condotta dal gen. Pavlov. L'offensiva in forze contro lo schieramento del CTV si sarebbe sviluppata lungo l'asse principale Palacio de Ibarra - Casa de Arriba per tagliare la strada Brihuega-bivio della strada di Francia, previa riconquista di Brihuega che sarebbe stata attaccata contemporaneamente da sud-est e da nord-est. Sarebbero state impiegate inizialmente 5 brigate, di cui 3 in 1a schiera attaccanti su fronti ristrette. Le brigate sarebbero state tratte dalla 11 a divi-
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sione comandata da Enrique Lister, dalla 12a comandata da Nino Moretti che, con la 14a comandata da Cipriano Mera, costituivano il IV corpo d'esercito, o esercito del centro, in quel periodo comprendente complessivamente: 50-53 battaglioni, 2 gruppi di assalto, 4 squadroni di cavalleria, 8 battaglioni speciali, 55 bocche da fuoco di medio calibro, 90 carri armati, di cui almeno 30 armati di cannone. Le 5 brigate per l'azione iniziale sarebbero state: la LXXa del maggiore miliziano Eusebio Sanz, la IXa o «E» internazionale «El Campesino» del maggiore miliziano Valentìn Gonzàles, la XII" internazionale del gen. Lukacs o Mata Zulka, la XI" internazionale del ten. col. Hans Kahle, la LXV" del ten. col. Cipriano Mera. La LXXa avrebbe agito lungo la direzione q.1023-q.1033, la «El Campesino» lungo la direzione Casa de Ibarra - bivio della strada di Higuera con la strada di Casa de Arriba, la xna lungo la strada Torija-Masegoso fino al Km 15 e alle alture che dominano da est Brihuega, la LXVa lungo la strada per Brihuega, l'XI" lungo il tronco della strada Atiensa-Brihuega tra il Km 7 e il Km 8, la LXXIIa avrebbe sviluppato un'azione diversiva su Masegoso. Dispositivo da sinistra a destra: LLXXa, El Campesino, XIia. L'Xia avrebbe operato da Palacio de Ibarra alla strada di Francia esclusa, la IX" a cavallo della strada di Francia. Dei carri armati: 16 alla LXXa incaricata dello sforzo principale, 12 alla «El Campesino», 10 alla xna, 2 compagnie alle brigate XI" e IX", 2 compagnie in riserva.
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18 marzo
La mattina trascorre nella calma assoluta e si ha l'impressione «che la battaglia sia terminata, tanto la giornata si differenzia dalle precedenti» 2 9. Non è solo un'impressione, ma piuttosto uno stato d'animo generale che, del resto, trova riscontro nello stesso comando del CTV, ormai orientato a ritirare le sue unità dalla linea. Compilata la «memoria» per le operazioni locali su Trijiieque e Fuentes de la Alcarria 30, Roatta alle 13 parte per Salamanca, convocato da Franco, per conoscere le decisioni di questo circa le proposte fattegli il giorno 15. Egli si sente sicuro circa la tenuta della fronte, fida sulla riuscita delle operazioni di rettifica, ignora le riunioni del comando repubblicano tenute in Torija. Alle 13,30 di giovedì 18 marzo - cielo coperto nella mattina e precipitazioni ventose e gelide, intervallate nelle ore pomeridiane - aerei repubblicani invadono il cielo e lanciano manifestini
Schizzo n . 27 /A GUADALAJARA: SETTORE DI BRIHUEGA ALLE ORE 12.00 DEL 18 MARZO 1937
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invitanti gli italiani alla resa. Subito dopo bombardano, spezzonano e mitragliano lo schieramento avanzato e le retrovie del CTV. Non sono ancora scomparsi all'orizzonte, quando s'inizia il fuoco tambureggiante dell'artiglieria avversaria sulle posizioni avanzate della «Littorio» e della 1a divisione. L'attacco si pronunzia inizialmente, verso le 14,30 31, sulla fronte della «Littorio» in corrispondenza del limite di settore con la 1a divisione e si estende poi in corrispondenza di Casa Tittado contro le posizioni tenute dal III battaglione del 2° reggimento della «Littorio ». L'avversario riesce a penetrare nella posizione, ma ne viene ricacciato da un contrattacco della 11 a compagnia, organizzato e condotto dallo stesso comandante della divisione subito accorso in primissima linea. Il contrattacco, tra l'altro, mette fuori combattimento 2 carri armati avversari, mentre altri 2 vengono neutralizzati dalla difesa durante l'attacco che i repubblicani conducono per 3 ore contro le posizioni di Casa de Cobo, senza riuscire a conquistarle. Alle 18 la linea di resistenza della «Litto rio » ris ul ta ovunque rista bilita, mentre la IXa e la Xla brigata della divisione Lister sono ferme e hanno i rispettivi fianchi interni scoperti, in quanto entrambe le grandi unità sono intervallate fra loro molto ampiamente. Sulla fronte della 1a divisione il fuoco avversario, aereo e dell'artiglieria, si centra inizialmente su Brihuega e sul bivio ad occidente della località e poi si sposta, quello delle artiglierie, sulle batterie schierate nelle zone di Palacio Don Luìs e di monte Mayor-Alezzuela. Sostenute dal fuoco delle artiglierie, che si sposta gradualmente in profondità, le fanterie repubblicane investono, contemporaneamente o quasi le, posizioni del 1° e del 3 ° gruppo banderas, la testa di ponte di riva sinistra del Tajuiia e Brihuega. Alle 14,30 ora d'inizio dell'attacco, il comandante della divisione si trova in Villaviciosa dove si era recato per controllare lo schieramento delle compagnie che avevano preso posizione durante la notte e rendersi conto della situazione della riva sinistra del Tajufi.a «perché riteneva che il movimento avversario, notato sulle alture est di Brihuega, fra Villaviciosa e il monte Mayor, potesse preludere ad un attacco da quella parte, tanto più che in quella zona si erano rivelate batterie avversarie aventi azione sul fianco sinistro e sul tergo della divisione» 32 _ Richiamato dal tambureggiare del fuoco dell'artiglieria avversaria sulle posizioni avanzate, in particolare su Brihuega, Rossi si affretta a tornare verso il suo posto di comando, ma «attraversando la zona di schieramento delle artiglierie nota che comincia-
Il Ministro degli Esteri Galeazza Ciano a colloquio con il Generale Franco nella sua visita in Spagna dopo la conclusione del conflitlo civile 1936-1939.
Il Generale Mario Roalta.
Guadalajara. Marza 1937. «Strada di Francia». Il Col. di S.M. Fa/della (alias Ferraris, primo a destra) a colloquio con ufficiali tedeschi.
Il Generale Mario Berti.
,I
Il Generale Ellore Bastico.
Siviglia. 29-12-1937. Legionari che appena sbarcati si avviano in caserma portando un grande ritratto del Duce.
Cimitero di Toledo. Tomba dei primi tre caduti italiani in terra di Spagna: Carrista Pietro Barresi (29-10-1936); Caporale d'artiglieria Giuseppe Pittando (31 -10-1936);
Malaga. Venta de la Nada.. T.ocalità dove si combatté il 14-02-1937.
Il superamento della dorsale delle Sierre, sulla strada di Antequera, percorsa dalla colonna centrale.
Guadalajara. Il superamento della interruzione che ritardò notevolmente vimenti.
Guadalajara. Riattivazione della «Strada di Fra11cia».
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Guadalajara. Autocolonna sulla «Strada di Francia ».
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Guadalafara. Mezzi danneggiati dagli aLlacchi aerei sulla «Strada di Francia».
Guadalajara. «Strada di Francia». Km. 82.
Guadalajara. Autocolonna di veicoli in fiamme.
Marzo 1937. Tra Algora e Brihnega. Artiglieria in postazione.
Marw 1937. «Strada di Francia».
Guadalajara. Carro russo distrutto.
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Cannone C.A. russo.
Guadalajara. Stazione RT da campo.
Guadalajara. Posti di medicazione di prima linea.
Bilbao. Giugno 1937. Artiglieria italiana da 149 nel settore di S. Domingo.
Ochandiano. 14.11.1937. Prigionieri catturati.
Santander. 18-08-1938. Bumbardamento di Puerto de Escudo.
Santander. Trincea sulla strada Sancillo. Puerto de Escudo.
Santander. Fortificazioni su Puerto de Escudo.
Sanlander. Visita su Puerto de Escudo e sierre circostanti. Santa.nder. Impiego di nebbiogeni.
Monte Maza. 14-08-1937. S.E. Teruzzi e S.E. Frusci.
Santander. 27-08-1937. Le LL.EE. Bastico e Davi la durante la rivista delle truppe che hanno raggiunto la città.
Santander. 27-08-1937. Il Cen. Francisci.
Santander. 27-08-1937. Il Gen. Bergonzoli durante la rivista.
CAP. Xl - LA BATTAGLIA DI GUADALAJARA
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vano ad affluire dal davanti diretti verso nord alcuni feriti e gruppi di profughi (popolazione civile, falangisti, militari, spagnoli nazionali della compagnia del genio)» 33 . Giunto al suo posto di comando, dove trova il console della MVSN Giovanni Bocchio assegnato quale vice-comandante alla divisione, il gen. Rossi, preoccupato dallo spettacolo osservato durante il viaggio di ritorno verso il proprio posto comando, impartisce disposizioni perché siano evitate defezioni, siano rimandati in linea eventuali sbandati e si faccia fronte con calma e ordine all'attacco in corso, particolarmente intenso contro le posizioni del 1° gruppo banderas. Verso le 17 Rossi viene informato del cedimento, sotto la pressione dell'attacco avversario sostenuto da carri armati, del 1° gruppo banderas che non riesce a riorganizzarsi su posizioni retrostanti 34, anche a causa della perdita del proprio comandante ten. col. Aristide Frezza, caduto sul campo (schizzo n. 27 /A). Egli ordina che subito il comandante del 6° gruppo banderas si porti con 2 banderas da Brihuega al bivio del Km 2, a ovest della località, per contrattaccare le forze avversarie e arrestarle prima che penetrino nella zona di schieramento delle artiglierie e invia un ufficiale su motocicletta al 2° gruppo banderas («Falco» e «Indomito») - in riserva nella zona di q.1027 - perché si schieri sulla sinistra per saldare la posizione con quelle del 3° gruppo banderas al margine del bosco 35. Rossi ignora che i comandanti del 6° (cons. Mario Pittau) e del 2° (col. Costantino Salvi) lo hanno preceduto e che il comandante del 6°, in particolare, tra le 16,30 e le 17, ha schierato 2 banderas (l«Ardita» e l'«Audace») al Km 2, a nord della strada di Atienza, fronte alla strada, e che queste sono già a contatto con l'avversario che preme in direzione del bivio e di Brihuega, da dove la bandcra «Intrepida» e la compagnia di presidio della testa di ponte, d'iniziativa e senza ordine, si erano ritirate. Il col. Salvi, da parte sua, d'iniziativa, verso le ore 16, dopo il cedimento del 1° gruppo banderas e il ripiegamento da Brihuega della bandera «Intrepida» del 6° gruppo, ha schierato la bandera «Falco » e i resti della «Indomita» all'altezza della q.1027 per sbarrare le provenienze da Brihuega e ha preso ai suoi ordini l'«Intrepida» schierandola su q.1020, alla sinistra dei resti della «Indomita». Le iniziative di Pittau e di Salvi, che prevengono gli interventi di Rossi, risultano quanto mai opportune e remunerative; ciò che intralcia l'insieme di comando è la venuta meno dei collegamenti tra il comando della divisione e i comandi di gruppo banderas. Alle 17,30, nondimeno, il comando della 1a divisio-
Schizzo n. 27/B GUADALAJARA: SITUAZIONE DELLA 1 a DIVISIONE ALLE ORE 18.00 DEL 18 MARZO E RIPIEGAMENTI NELLA NOTTE SUL 19 MARZO 1937
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CAP. XI - LA BATTAGLIA DI GUADALAJARA
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ne, nella persona del capo di stato maggiore, ten. col. Roberto Nasi, comunica al comando del CTV, nella persona del capo di stato maggiore, ten. col. Faldella: «vi è stato una fluttuazione della linea, ma non si è trattato di fatto allarmante (cose che succedono in guerra) e che tutto è stato predisposto per porre riparo » 36. Nasi si riferisce alle disposizione impartite da Rossi alle 17 già attuate - Nasi lo ignora - da Pittau e Salvi d'iniziativa. Alle 18 la situazione della 1a divisione, da destra a sinistra, vede: la «Folgore» schierata al Km 6 della strada di Atienza, la «Freccia » al Km 5 la «Tempesta » al Km 4, l'«Uragano » all 'altezza della «Tempesta» dietro la strada di Los Ladrones, l' «Ardita» e !'«Audace» in linea con la «Falco » schierata su q .1027, le forze su perstiti dell'« Indomita» e dell'«Intrepida» a cavallo della strada Brihuega-Almadrones all'altezza della q.1020, la compagnia carri distribuita, per plotoni, tra i gruppi bande ras avanzati . Alle 18,15, il t en. col. Giorgio Morpurgo, capo ufficio servizi del comando del CTV, che si trnva presso il comando della 1"' divisione - casa cantoniera del bivio per Yela - telefona a Faldella : «collegamento della l a con la «Littorio » assicurato dal 3° gruppo (col. Mario Mazza) saldo sulle posizioni iniziali; 2° gruppo schie- · rato sulle posizioni di q .1027; 6° gruppo sulla sinistra del 2°; sedata la confusione della retrovia divisionale; situazione non chiara, però il comando dà impressione di perfetta serenità; impressione personale: reggono» 37. Dalle 17,30, inoltre, la 1a divisione è rinforzata da un gruppo di artiglieria da 105/28 che si schiera n ei prezzi della casa cantoniera a nord di «Monumento » ed è in grado d 'intervenire anche in azioni di appoggio delle fanterie. Perché tra le 19 e le 19,30 il comandante dell a 1a divisione ordina il ripiegamento dell'artiglier ia e, quindi, dell'intera grande unità in una situazione che, benché a lui non p erfettamente nota, ha nulla di drammatico, stando alle dichiarazioni di Nasi delle 17,30 e di Morpurgo delle 18,15? Quali i fatti nuovi intervenuti tra le 18,15 e le 19? Non v'è dubbio che il 1° gruppo banderas, quasi non esiste più e che la capacità operativa dei r esti di alcune banderas è ridottissima, ma la continuità della linea, ancorché debole e malgrado l'inflessione subìta, è nuovamente ricostituita e il sopravvenire del buio lascia sperare che l'attacco avversario venga sospeso. Dalle 19 in poi, infatti, non si ode un colpo di cannone e di fucile (schizzo n. 27 /B). Il diario storico della 1a divisione giustifica l'ordine di ripiegamento nei seguenti termini: «Rientrato alla sede del comando,
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j) comandante la divisione viene informato, dal comandante del 6° gruppo, che il nemico avanza su Brihuega e Villaviciosa, che le due banderas delJo stesso 6° gruppo, in riserva a Brihuega, sono a nord dell'abitato di Brihuega, ma non più in condizioni di essere impiegate. Dell'azione svolta dalle anzidette due banderas del 6° gruppo, da quando queste hanno abbandonato l'abitato, il comandante del gruppo stesso non dà precise notizie salvo quelle sopra riportate e dalle quali appare che non sono in quel momento in condizioni di essere impiegate. Pertanto le disposizioni, inviate alle 17 circa al comandante del 2° gruppo banderas, a mezzo del sottotenente Sinopoli, vengono solo parzialmente attuate, in quanto la bandera «Falco» sulle posizioni di q_ 1027 non trova, sulla sinistra, collegamento con i reparti del 6° gruppo e, la bandera «Indomita» ha ripiegato senza ordine, manca il contatto col 3 ° gruppo banderas. Il comandante della divisione comunica telefonicamente al comando del CTV gli ordini dati per il ripiegamento delle artiglierie affinché possano essere date le conseguenti disposizioni alla divisione «Littorio» e sia presidiata la 28 posizione 38 . Il diario storico del comando del CTV scrive: «Il generale Rossi, chiamato alle ore 19,15 al telefono il capo di stato maggiore del CTV, gli dice che più nessuno regge e che non resta che far schierare la 2" divisione sulla 2a posizione e avvertire la «Littorio» egli da parte sua ha già avvertito il gen. Coppi che assuma lui il comando del settore. Il capo di stato maggiore, ricevuta la comunicazione, suggerisce l'impiego del 6° gruppo (Pittau) e il generale risponde che è in fuga; chiede notizie del 3 ° gruppo (Mazza) e riceve risposta che non esiste più comunica che un battaglione del raggruppamento Francisci ha avuto ordine di muovere autocarrato, che possono essere impiegati - per ristabilire la linea - la 2a divisione e il resto del raggruppamento Francisci, ma il generale Rossi dichiara che tutto è inutile, perché la rotta è completa, tanto che deve spostare subito il comando della divisione. Sopraggiunge in quel momento al comando della 1a divisione il sottocapo di S.M. del comando del CTV, ten. col . Zanussi, ed a lui il generale Rossi comunica di aver ordinato la ritirata e di averne avuto la sanzione dal comando del CTV. Quindi il comandante della divisione lascia il posto comando muovendo lungo la strada per Hontanares. La situazione reale alle ore 19,30 è per le truppe schierate (esclusi gli sbandati) esattamente quella stessa delle ore 18» 39_ Quando alle 19,30 Rossi si muove verso le retro-
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vie, la controffensiva dei repubblicani è sospesa da almeno mezz'ora e la fronte è del tutto tranquilla.
Considerazioni circa la condotta delle operazioni del CTV nel pomeriggio del 18 marzo In primo luogo va rilevata la discordanza tra le comunicazioni delle 17,30 e delle 18,15 e la situazione che Rossi illustra a Faldella alle 19,15, non essendo intervenuto nell'intervallo nessun fatto nuovo che modifichi in una qualsivoglia misura lo stato precedente: 3° gruppo in linea con le banderas «Freccia», «Tempesta», « Uragano»; 2° gruppo, affatto in fuga, ma a presidio delle posizioni della q.1027; le banderas ripiegate da Brihuega, ancorché con efficienza e capacità ridotte, nella zona del Km 2; nessuna rotta, né particolare, né tanto meno generale, in atto; messa fuori combattimento del 1° gruppo banderas con cons~guente sbandarnento dei supersLili e <li elementi delle banderas già schierate in Brihuega; schieramento di 2 banderas del 2° gruppo (Salvi) dalle prime ore pomeridiane, congiuntamente con i resti, ridotti a poca cosa, dell'«Intrepida» in collegamento con quelli dell'«Indomita » - anche questa menomata dalla defezione di non pochi elementi - nella zona di q.1027. Evidente, nel diario storico del comando della I a divisione, il maldestro tentativo di attribuire a Pittau, che giunse al comando della divisione dopo che Rossi aveva impartito l'ordine di far ripiegare le artiglierie, una illustrazione drammatica della situazione generale della divisione, che Pittau non avrebbe mai potuto dare perché contraria, anche mercé il suo intervento, a quella reale. Pittau certamente diede ragguagli sulla parte della situazione a lui nota, ma lo scopo della sua andata presso il comando della divisione fu soprattutto la richiesta del rinforzo di una compagnia carri 40_ D'altra parte ciò che taglia la testa al toro è che Pittau giunse dopo che Rossi aveva impartito l'ordine di ripiegamento delle artiglierie. La 1'-' divisione inizialmente si era difesa bene. Solo alle 16,30, dopo due ore di resistenza efficace, in seguito a un'altra incursione di Douglas, preceduta e seguita da un massiccio bombardamento di artiglieria, il 1° gruppo banderas era stato sopraffatto e si era sbandato e le 2 banderas di Brihuega e la compagnia che presidiava la testa di ponte, senza ordine dell'autorità superiore, avevano abbandonato le rispettive posizioni. Scrisse il generale repubblicano Cipriano Mera: «il comando italiano ave-
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va concentrato inspiegabilmente la sua difesa in un posto angusto e in basso e ci aveva consentito, a nostra volta, di concentrare su di essa tutta la massa del nostro fuoco, provocando istantaneamente lo sconcerto e lo sbandamento. Il IV battaglione della LXVa brigata occupò la testa di ponte e verso le 18 il III battaglione entrò in Brihuega». Faldella, nel suo giro ispettivo della linea del giorno 16, aveva rilevato che l'avversario stava rafforzandosi davanti e sulle alture a est di Brihuega e che la località era molto esposta, mentre la difesa risultava debole e mancante di profondità. Ma proprio il giorno avanti, il 15, alle ore 18,15, il comando del CTV aveva ridotto da un battaglione a una compagnia il presidio della testa di ponte di riva sinistra del fiume. La compagnia si era schierala in basso su posizioni dominate dall'alto, proprio dove Faldella aveva constatato il rafforzarsi dei repubblicani che vi avevano schierato anche unità di artiglieria. Quanto alla difesa di Brihuega, Rossi, dopo il rapporto di Roatta del 17, aveva disposto che il 1 ° gruppo banderas tenesse in riserva la bamlcra «Aquila», dislocandola sul bivio del Km 2 a ovest di Brihuega in sostituzione della bandera «Audace » del 6° gruppo, al quale aveva ordinato di presidiare Brihuega con una sola bandera, tenendo le altre 2 accantonate in paese a sua disposizione e distaccando una compagnia a Vi1laviciosa per la protezione dei ponti sul Tajuiia e per la sorveglianza della strada Brihuega-Masegoso fino al Km 25. Il cedimento del 1° gruppo banderas dipese in primo luogo dalla superiorità e dalla combattività delle forze attaccanti e dalla massa del fuoco aereo e terrestre che si abbatté su di esso e, in secondo luogo, dalla morte del comandante e dalla presenza in primo scaglione del dispositivo repubblicano del battaglione italiano «Garibaldi» che rese incerto il comportamento del 1° gruppo banderas, investito anche dall'attacco ravvicinato di carri armati. Non poco concorsero al cedimento la pronta mancata reazione a massa dell'artiglieria italiana, i cui comandanti di gruppo alle 14,30 erano a rapporto dal comandante dell'artiglieria divisionale, e le interruzioni dei collegamenti a filo e radio, la prima determinata dai bombardamenti avversari e la seconda dalla bufera di vento e di pioggia scatenatasi in zona nelle prime ore pomeridiane. Malgrado tutto, la prima ondata di carri repubblicani non riuscì a sopraffare le unità in linea del 1° gruppo banderas e Pavlov dové immettere in combattimento anche quelli tenuti inizialmente in riserva.
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L'aviazione legionaria, che nella mattina aveva compiuto più ricognizioni sulla zona dell'avversario, senza rilevare indizi e segni dell'imminente controffensiva e aveva bombardato Torre de Burgos, e altre numerose località, scontrandosi con una formazione avversaria di 15 velivoli e abbattendone uno senza subire perdite, nel pomeriggio fu costretta alla inattività, nonostante la espressa richiesta d'intervento rivoltale alle 16,45 dal comando del CTV, a causa delle nuvole spesse e basse che le impedirono di sorvolare la zona delle sierre. Il cedimento della difesa di Brihuega e quello della testa di ponte della riva sinistra del Tajuii.a dipesero, in primo luogo, dalla insufficienza dell'organizzazione, e dalla sistemazione e dalla scarsa consistenza delle forze - la cui responsabilità risaliva anche al comando del CTV - e, in secondo luogo, dall'abbandono delle posizioni su iniziativa dei comandi locali. Il cedimento avvenne dopo due ore di r esist enza e dopo il bombardamento aereo delle 16,30, quando i due presidi vennero a trovarsi circondati quasi da tutte le parti e sopraffatti soprattutto dal fuoco aereo e terrestre avversario, concentrico e concentrato. Alcuni elementi riuscirono a ripiegare ordinatamente, altri si sbandarono e, gettate le armi, fuggirono. Non v'è dubbio che sia il 1° gruppo che le unità della difesa di Brihuega furono menomati dall'azione avversaria, ma anche da defezioni e da abbandoni di posto da parte di volontari lasciatisi prendere dal panico, anche perché alcuni privi di salde motivazioni morali e digiuni, o quasi, di adeguato addestramento, di coerenza disciplinare e di un consistente grado di amalgama. Il fenomeno interessò solamente un'aliquota della 1" divisione. Il cedimento del 1° gruppo banderas e della difesa di Brihuega fu un episodio molto duro e produsse conseguenze operative delicate, ma a queste venne posto immediato riparo. Niente, dunque, giustificò l'ordine di ritirata del gen. Rossi impartito alle 19, quando la situazione reale era pressocché eguale a quella delle 18, con in più il vantaggio della cessata azione di fuoco e di movimento dell'avversario. L'avvenuta interruzione dei collegamenti, che aveva lasciato il comando della divisione privo di informazioni esatte sulla entità dei guasti prodotti dall'avversario e su quanto era stato fatto per rimediarli, avrebbe dovuto moltiplicare l'attività del comando per la ricerca di dati informativi, sguinzagliando i propri ufficiali nelle varie direzioni per conoscere e
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per reprimere, rinviando in linea sbandati e fuggiaschi non già paralizzarla, come avvenne. Rossi, in verità, si lasciò sopraffare da un pessimismo esagitato. La sua telefonata a Faldella ne è la testimonianza probante. Non solo enfatizzò la situazione, che del resto ignorava nei termini reali, ma ne inventò una di fantasia, per corroborare la decisione adottata. Si astenne dal chiedere l'autorizzazione al ripiegamento, ma, a conoscénza dell'assenza di Roàtta, pose il comando del CTV di fronte al fatto compiuto e respinse ogni proposta alternativa suggeritagli da Faldella. Non -si trattò di un'emotività istantanea ed esagerata, ma di un divisamento maturato, alieno dal senso di responsabilità, inteso a prospettare un caos, un collasso generale, una rotta inesistenti, frutto di offuscamento e di debolezza morali. Gli mancarono in quel pomeriggio le qualità proprie di un comandante di grande unità, primitive, tra le altre, la fiducia in sé stesso, nel suo stato maggiore, nelle sue unità e la calma. Non pensò minimamente a un contrattacco della riserva generale, a una riattivazione più solida della posizione, a guardare avanti anziché indietro, si preoccupò soprattutto di mettere in salvo le artiglierie e il suo comando, lasciando le unità di fanteria senza guida. Suggestionato da un senso di disperazione, conseguenza della sua debolezza caratteriale più che dell'azione del nemico e degli sbandamenti derivatine, sopravvalutò il successo dei repubblicani, si fece prendere dalla paura e si rassegnò quasi masochisticamente a una sconfitta che non aveva subito, creando attorno a sé un'atmosfera di sconforto e di inerzia generali. La responsabilità, nondimeno, non furono tutte solo del Rossi. Ve ne furono gravi anche da parte del comando del CTV. Roatta partì per Salamanca senza cedere il comando interinale del CTV a Bergonzoli 41, che era il generale più anziano, probabilmente presumendo che durante la sua assenza non si sarebbero verificati avvenimenti operativi di una qualche importanza, del tutto ignaro della controffensiva che i repubblicani si accingevano a operare. Roatta, come accennato, aveva divisato il ritiro del CTV della linea e quando il 17 Gelich gli comunicò la convocazione di Franco per il pomeriggio del 18 42 , egli, non sapendo se Franco avesse rinunziato all'idea, sulla quale gli era sembrato fermo nel pomeriggio del 15, della ripresa dell'offensiva lungo la direttrice Torija-Guadalajara, partì con la ferma determinazione di ottenere il ritiro del CTV, che riteneva necessario riordinare e ristrutturare, epurandolo degli clementi inabili, indisciplinati,
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indesiderabili, di cui aveva constatato la presenza fin dalla prima fase della battaglia. Ancora il giorno 16 era tornato a raccomandare ai comandanti la «preparazione morale» 43 e la «tenuta alla mano della truppa» anche a scapito della densità degli schieramenti 44 . Il massimo che il CTV avrebbe potuto fare sarebbe stato la rettifica, appena se ne presentasse l'occasione, con inizio dal giorno I 3, dell'andamento della linea e nient'altro perché Roatta era convinto che un nuovo sforzo su Guadalajara, lungo la direttrice di Torija, non avrebbe avuto successo; se proprio si fosse voluto insistere su Guadalajara, lo si sarebbe dovuto fare da nord, appoggiando l'ala destra al Henares. Il comando del CTV e, in particolare, il capo di stato maggiore, ten. col. Faldella, interpretò inizialmente il bombardamento aereo repubblicano delle 13,30 e quello successivo dell'artiglieria come la ripetizione di quelli del giorno precedente e inquadrò gli attacchi contro la «Littorio » e la la divisione in una visione di normai.e «routine» e non di una controffensiva in forze. Neppure dopo le comunicazioni telefoniche di Nasi e di Morpurgo, rispettivamente delle 17,45 e delle 18, 15, Faldella mise al corrente Bergonzoli di quanlo era accaduto e stava accertando sulla fronle della 1a divisione. Eppure fin dalle 17 il magg. Antonio Panerai, dell'ufficio operazioni del comando del CTV, recatosi presso il comando della 1a divisione, aveva telefonato al capo di stato maggiore ten. col. Faldella rassicurandolo sulla situazione del momento, ma suggerendo la misura precauzionale di dare ordine al comandante della 2a divisione di schierare la grande unità fin da quel momento sulla 2a posizione difensiva. Faldella si rivolse a Bergonzoli solo verso le 19,30, quando cioè Rossi aveva già impartito l'ordine di ripiegamento alle artiglierie e stava egli stesso ripiegando con il suo posto comando. Faldella si rese conto della gravità della decisione di Rossi, ma era troppo tardi per modificarla. Egli, inoltre, non aveva l'autorità sufficiente per imporre una soluzione diversa. Una volta che Rossi aveva rifiutato l'intervento della riserva per un contrattacco, giudicato inattuabile nella situazione che Rossi diceva essersi determinata, non restò a Faldella che informare Bergonzoli di aver sanzionato l'operato di Rossi . Bergonzoli, rientrato al suo posto comando - Km 84 della strada di Francia - verso le 17, dopo aver guidato il contrattacco della 1 1a compagnia e ristabilito la linea, vi trovò il ten. col. Giacomo Zanussi che era venuto a sottoporgli il piano per la ricon-
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quista di Trijueque. Solo dopo le 19 fu raggiunto dalla comunicazione di Faldella che lo informò dell'assenza di Roatta e gli suggerì un contrattacco in direzione di Palacio Ibarra in relazione alla situazione verificatasi sulla fronte della 1a divisione. Ma mezz'ora dopo Faldella rappresentò a Bergonzoli la nuova ben più grave decisione adottata da Rossi e rappresenLò l'opportunità del ripiegamento della stessa «Littorio» sulla posizione Cogollorq.1060 - El Tenedero -Km 96 - Ledanca. Se Bergonzoli fosse stato informato sulla situazione della 1a divisione dopo 17, una volta rientrato presso il suo posto comando, un suo intervento decisionale avrebbe potuto conferire allo sviluppo delle operazioni un andamento diverso. Quanto all'accennato sulla fronle della 1a divisione non era tale da costringere al ripiegamento e forse neppure all'occupazione della 2a posizione, come aveva suggerito Panerai, da parte della 2a divisione, occupazione effettuabile comunque a titolo precauzionale, indipendentemente dal ripiegamento della 1a divisione. Chi se non Bergonzoli, che n e aveva lulta l'autorità, avrebbe potuto impartire ordini a Rossi e a Coppi? Al primo di restare sulle posizioni, al secondo di effettuare un contrattacco con parte o con tutte le forze oppure di schierarsi sulla seconda posizione? Non certo Faldella che il mattino successivo verrà richiesto da Coppi di sanzionargli per iscritto l'ordine di assumere il comando del settore difensivo di sinistra della 2a posizione, impartitogli durante la notte da Bergonzoli. Dopo la comunicazione di Faldella delle 19,30, Bergonzoli sanzionò: lo schieramento della 2a divisione sulla 2a posizione; l'impiego delle artiglierie della ;a divisione a favore della za, previa raccolta nella zona di Yela; il concentramento del raggruppamento Francisci in Almadrones, pronto a intervenire a cavaliere della strada di Francia, tenendo una bandera su autocarri orientata all'impiego nel settore della za divisione; lo sgombero degli automezzi su Sigiienza (1 a divisione), su Torrern.ocha («Littorio ») e su Alcolea de Pilar (restanti unità); il ripiegamenlo delle unità della 1a divisione rimaste in linea coordinato con quello della «Littorio». Roatta, raggiunto da un radiogramma di Faldella verso le 20, telegrafò a sua volta impartendo l'ordine di resistere ad oltranza sulla 2a posizione, comunicando di ritenere poco probabile la ripresa immediata della controffensiva repubblicana, disponendo il sollecito trasferimento in linea di tutte le unità car-
Schizzo n. 28 GUADALAJARA: RIPIEGAMENTO SULLA za POSIZIONE DIFENSIVA GIORNI 19 E 20 MARZO
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ri, ordinando lo sviluppo di intensa attività offensiva locale sul davanti delle nuove posizioni, anche al fine di recuperare i materiali abbandonati, avvertendo di aver già sollecitato l'aviazione della «Condor» per il bombardamento dall'alba dello schieramento repubblicano e disponendo che il comando del CTV impartisse analoghi ordini all'aviazione legionaria 45. Partito subito dopo da Salamanca, all'alba rientrò in Algora e si recò subito in linea per rendersi conto della nuova situazione, rianimare le truppe e compiacersi con Bergonzoli, sia per il vittorioso contrattacco del giorno avanti, che per il modo impeccabile con il quale aveva organizzato e stava conducendo a termine il ripiegamento.
8. - Dalla sera del 18 alla sera del 19 marzo La «Littorio», prima di dare inizio al ripiegamento, schiera il 2° reggimento in corrispondenza della strada Brihuega - quadrivio del Km 23 e scagliona il movimento retrogrado in 2 fasi : una con inizio poco prima delle 23, l'altra poco prima delle 24. Bergonzoli e la sua divisione lasciano con rammarico le posizioni che non avevano mai perdute o che, se perdute, avevano subito ri~onquistato, compiono le operazioni in perfetto ordine e silenzio, tanto che l'avversario a contatto non se ne accorge. Dalle 2,20 del mattino del 19 sfilano per il Km 84 della strada di Francia nell'ordine: il 1° reggimento «Littorio», le banderas «Freccia» e «Folgore» della 1a divisione dalle 19,30 alle dipendenze della «Littorio», il X reparto lanciafiamme, il II gruppo da 65/17, altre unità minori. Alle 5 del mattino, privo di notizie delle unità della 1a divisione in ripiegamento, Bergonzoli dà inizio al movimento ret rogrado del 2° reggimento 46, la cui coda di retroguardia comprende una sezione autoblindo inviata dal comando del CTV verso le 3, supera il Km 84. Il comando della divisione, portatosi dapprima all'altezza del Km 87, si trasferisce poi nella zona del Km 100. Alle 19 la «Littorio» è schierata da ore con: il 1° reggimento in corrispondenza dell'allineamento El Tenedero - Km 96 - rio Badie! con 3 battaglioni in primo scaglione il 2° reggimento fra il Km 100 e il Km 101; il battaglione mitraglieri riunito nei pressi
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del Km 101; il reggimento di artiglieria, a cavallo della strada di Francia in corrispondenza del Km 99 (gruppi da 100/17 e da 105/28 fra il Km 100 e il km 101); il resto delle unità e i servizi nella zona di Mandayona (schizzo n. 28). La la divisione ripiega lungo la strada Brihuega-Almadrones defluendo con precedenza le artiglierie e i servizi. Il 3 ° gruppo banderas, lasciato in sito senza ordini, apprende solo verso le 23 il ripiegamento della divisione e d'iniziativa si avvia verso la strada di Francia, dove i primi elementi sboccano verso le 24. Le banderas «Uragano», «Tempesta» e «Freccia», ancorché menomate negli effettivi, conservano adeguata capacità difensiva. Delle altre banderas superstiti: !'«Intrepida» raggiunge Yela, 2 banderas del 6° gruppo si schierano alle 21 nella zona di «Monumento». Verso le 21 s'incontrano al bivio di Hontanares Rossi con il suo capo di stato maggiore ten. col. Roberto Nasi. È presente anche il ten. col. Morpurgo del comando del CTV e viene deciso che Nasi e Morpurgo accertino la situazione della 1a divisione, che non è del tutto chiara. I due giunti verso le 23 presso la casa cantoniera, già sede del comando della 1 a divisione, vi incontrano il comandante del 2° gruppo (Salvi) che li mette al corrente della situazione della sua unità: unità schierate difensivamente all'altezza di Monumento, difficoltà di collegamento con il 3 ° gruppo lasciato in sito senza ordini, carri armati rimasti privi di carburante, nessuna reazione del nemico che non si è accorto del ripiegamento e che, a detta di disertori, si appresta a riprendere la controffensiva. All'alba Morpurgo e Nasi tornano al bivio di Hontanares, dove viene deciso, secondo ]a proposta di Salvi, di far ripiegare tutte le fanterie della 1a divisione neHa considerazione dell'avvenuto ripiegamento delle artiglierie e dei servizi. Venuto a conoscenza della presenza del 6° gruppo banderas presso «Monumento», Faldella raggiunge Morpurgo al bivio di Andrones e da qui, unitamente a Francisci, si reca da Bergonzoli al quadrivio del Km 83. Strada facendo i tre incontrano il comandante del 3 ° gruppo (Mazza) le cui unità vengono sboccando suHa strada "tli Francia. Raggiunto Bergonzoli, lo ragguagliano sulla situzioné e questi: conferma la manovra del ripiegamento generale, essendo venuta a mancare la saldatura tra la «Littorio» e il 2° gruppo banderas di Salvi; decide di non rinviare in linea il 2° gruppo già molto provato; ordina il ripiegamento del 3° gruppo (Mazza) rimasto in linea isolato; dà ordine a Coppi di assumere il comando del settore di sinistra della 2a posizione. Faldella raggiunge la cantoniera
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del Km 105 e riferisce a Rossi e Coppi gli ordini di Bergonzoli. S'inizia quindi il ripiegamento delle fanterie della 1a divisione, che si conclude a sera nella zona Mandayona-Mirabueno. La 2a divisione, durante la notte, prende posizione con il 7° e 1'8° gruppo banderas e con le banderas del 5° gruppo del raggruppamento Francisci e schiera gli elementi avanzati lungo l'allineamento quadrivio El Tenedero (per il collegamento a vista con la «Littorio») - strada Ledanca-Hontanares (fino a Canada) Llano - q.1060-Picar6n-Cogollor-Masegoso. IL 6° gruppo si raccoglie nella zona di Calaminos. Coppi assume la responsabilità della posizione verso le 4 e alle 5,30 ordina il ripiegamento delle unità schierate nella zona di Monumento («Falco», «Ardita», batterie da 100, ecc.), portato a termine nella giornata. La 3a divisione conserva la dislocazione precedente. Il raggruppamento Francisci cede 2 ban<leras alla 2a divisione, schiera l'«Ardita» nella zona di Alaminos e disloca 2 banderas del 4° gruppo a cavallo della rotabile di Francia, all'altezza del Km 105, e la terza a Las Tnvernias. Il raggruppamento specialisti resta con il comando in Arcolea de Pilar e con il resto, meno una compagnia carri presso la 2a divisione, nella zona del Km 105, dove a sera si raccolgono anche le unità carri che avevano concorso alle operazioni di ripiegamento. La Il a brigata nazionale conserva le posizioni del giorno 17. Le forze nazionali del Jarama non si muovono. L'aviazione legionaria, a causa del maltempo - cielo coperto, pioggia intermittente, raffiche di neve, venti deboli - svolge un'attività ridotta: nella mattina bombarda Trijiieque e spezzona le forze avversarie tra Trijiique e Torija; nel pomeriggio, tenta di bombardare Brihuega dove giunge un solo velivolo, costretti gli altri a desistere dall'azione e a rientrare alla base dal maltempo. Anche l'aviazione della «Condor» tenta il bombardamento di Brihuega, ma è costretta a rinunziare dalla intensa reazione del fuoco contraerei dell'avversario. L'attività aerea e terrestre avversaria si mantiene entro limiti ridotti durante l'intera giornata: bombardamento di artiglieria sulla zona del Km 87 verso le 12; mitragliamento da parte di un aereo repubblicano delle linità della «Littorio» nella zona di Gajanejos verso le 17 .30; attacco successivo delle posizioni di tale zona da parte di fuoco automatico e di carri armati; allacco delle posizioni del1'8° gruppo banderas e della band.era «Ardente» lungo la rotahile di Brihuega verso le 19, arrestato e respinto. Il com-
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portamento dei repubblicani il giorno 19 lascia interdetto il comando del CTV che, pure ammettendo la possibilità che l'avversario non si sia accorto del ripiegamento, anche perché la situazione non era tale da far supporre tale operazione, e che lo abbia avvertito solo verso le 12 del giorno 19, non sa spiegarsi il perché l'avversario non si sia affrettato successivamente a tallonare le unità ilaliane ancora in crisi di movimento, almeno alcune, e in crisi di organizzazione e di sistemazione difensive. La controffensiva repubblicana era stata concepita, organizzata e condotta molto bene; aveva avuto uno sviluppo iniziale favorevole con la conquista di Brihuega; era stata combattuta con abilità e slancio. Il sospenderla al sopravvenire del buio avrebbe potuto essere un'esigenza comprensibile, ma il non riprenderla all'alba fu un errore gravissimo che frustrò lo scopo strategico dell'operazione stessa. Forse il timore di un contrattacco in forze italiane all'alba e la sostituzione degli scaglioni avanzati più provati trattennero Miaja e Pavlov da continuare ad avanzare in forze, ma i repubblicani persero l'opportunità strategica che il ripiegamento italiano aveva loro offerto. Dopo gli avvenimenti dei giorni 18 e 19, il ritiro del CTV dalla linea diventa per Roatta irrinunciabile e urgente. Egli sollecita Gelich a intervenire in tale senso presso Franco. Gelich, in rinforzo, fa intervenire anche l'ambasciatore Cantalupa 47 . Roatta chiede altrcsì che venga trasferita alle sue dipendenze la II" brigata nazionale che passerebbe in riserva generale e rinunzia alla progettata rettifica della fronte. In attesa delle decisioni di Franco, Roatta dispone il rafforzamento della 2a posizione 48 , ricostituisce la riserva generale, potenzia la sicurezza del fianco sinistro del dispositivo difensivo del CTV 49, fa affluire in zona il I e il III battaglione complementi che da Siviglia si trasferiscono rispellivamente nelle zone di Barba tona a disposizione della 1a , e di Algora a disposizione della 3a divisione so, Lrasferisce alla Ha brigata mista «Frecce nere » - in partenza dalla zona di Yuncos per quella di Vergara per il progettato impiego nelle imminenti operazioni sulla fronle di Bilbao - il IV battaglione complemenli 5 1 . Franco consente il riliro del CTV, dalla linea e la sua s~stituzione con forze nazionali s2, ma non concede il passaggio della Iia brigata alle dipendenze del CTV in quanto non ritiene di J)Oterla distrarre dai compiti che ha in menle di assegnarle 53.
Schizzo n. 29 GUADALAJARA: SCHIERAMENTO ASSUNTO IL 21 MARZO
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- 20 marzo Il giorno 20 l'attività operativa terrestre dei repubblicani si concreta in azioni locali di sondaggio e di disturbo, delle quali le più consistenti sono: quella delle ore 15 in corrispondenza del Km 95 della strada di Francia, quella delle ore 17 diretta a tagliare fuori una bandera del 4 ° gruppo che si sta trasferendo da Masegoso a Cogollor. Entrambe falliscono ad opera della reazione italiana. Del pari senza successo sono le altre azioni locali intraprese dai repubblicani lungo le strade di El Mortero, di Tricuenda, di El Satillo e nel settore di Brihuega. Nell'azione del Km 95 i repubblicani perdono 2 carri armati ad opera dell'artiglieria della «Littorio» e in quella verso Cogollor subiscono pesanti perdite di uomini di fanteria e di cavalleria. L'aviazione repubblicana bombarda e mitraglia le forze in linea della «Littorio» e della 2a divisione e bombarda pesantemente le retrovie di Sigiienza, Algora, Torremocha. L'aviazione legionaria, a sua volta, effettua nella mattina ricognizioni, crociere di protezione e azioni di bombardamento leggero sulle posizioni e su concentramenti avversari lungo la strada di Francia e a sud di Gajanejos . Nel pomeriggio l'attività aerea legionaria si fa più intensa: l'aviazione legionaria bombarda pesantemente Brihuega, Fuentes de Alcarria, la strada Brihuega-Almadrones; effettua bombardamenti leggeri su truppe avversarie lungo la strada Brihuega-Almadrones; compie nuove missioni di ricognizione e di crociera di protezione; impegna più volte combattimento con le formazioni avversarie, abbattendo 4 velivoli (3 caccia e 1 bombardiere) e perdendone 2. - 21 marzo La «Littorio », che ha ripreso il collegamento con la cavalleria della IJU brigata nazionale operante sulla destra, è impegnata in duelli di artiglieria e inter essata a scaramucce locali con fanterie e carri armati. La 2a divisione - impegnata fin dal giorno 20 a rafforzare la vigilanza sulle provenienze da El Morluero, a irrobustire la difesa del fianco sinistro del dispositivo arretrandone l'estremità da Masegoso a Cogollor, a rettificare la linea da El Mortero alle quote 1080, 1040, 1069 e 1060 a sud-est di Alaminos (schizzo n. 29) - viene attaccata verso le 12, dopo una breve preparazione di fuoco dell'artiglieria, da 3 direzioni: a destra, lun go
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LA PARTECIPAZION E
ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
la linea di saldatura con la «Littorio»; al centro, a cavallo della strada per Brihuega; a sinistra, in direzione di Picar6n, lungo la linea di saldatura con le difese di Cogollor. Si tratta di un attacco o, meglio, di una serie di attacchi in forze che aumentano d'intensità verso le 14,30, s'indeboliscono sull'imbrunire, si riaccendono violenti a notte inoltrata. Una consistente colonna avversaria muove in direzione di El Mortero e di Tiricuende con il chiaro intento di avvolgere da sinistra lo schieramento del CTV. Coppi fa occupare El Mortero e le quote 1062 e 1080 da 2 banderas del 6° gruppo che si collegano con il 7° gruppo sulla strada di Cogollor. Le unità prevengono l'avversario sulle posizioni e da queste contengono, arrestano e respingono l'avversario e sulla sola strada di Brihuega mettono fuori combattimento 3 carri armali. Frattanto, su richiesta di Coppi, rimasto senza riserva avendo impiegato le 2 banderas del 6° gruppo, il comando del CTV sposta in avanti 2 banderas del 5° gruppo del raggruppamento Francisci. Dura nte la notte Coppi rinforza la linea di saldatura con la «Liltorio » e quella tra le difese a tergo di Brihuega e di Cogollor, predispone a favore di tali linee un maggiore volume di fuoco di artiglieria e orienta la riserva divisionale a intervenire, in alternativa, lungo l'una o l'altra delle linee di saldatura. Durante la giornata l'attività delle opposte aviazioni è meno intensa di quella del giorno 20. Quella avversaria è rivolta soprattutto contro lo schieramento della 2a divisione e le zone di dislocazione delle unità della 3a divisione, producendo perdite di vari automezzi e 4 caduti. Azioni di appoggio diretto, con bombardamenti leggeri, spezzonamenti e mitragliamenti, sostengono l'attacco delle 14,30, con effetti psicologici più che di danni materiali. -
22 marzo
11 comando del CTV ipotizza la ripetiz10ne della manovra tentata ieri dai repubblicani: impegno frontale della «Littorio », avvolgimento dell'ala sinistra del dispositivo italiano. La matLina trascorse, nondimeno, nei limiti delle normali attività di fuoco e di pattugliamento delle fronti contrapposte. Vengono rilevati movimenti in direzione della piccola sella fra E l Morlero e Tiricuende e lungo la strada Cifuentes-Masegoso, specialmente nei pressi del ponte sul Tajufia che il comando del CTV alle ore 10 ordina di far saltare. I movimenti avversari vengono battuti dal fuoco delle artiglierie che disperde anche un nucleo di carri armali avanzanti lungo la strada di Brihuega. A titolo precauziona-
CAP.
xr . LA BATTAGLIA
DI GUADALAJARA
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le vengono presidiate con una bandera del 4° gruppo le località di Los Invernias e di El Sotillo, mentre sul tergo delle due località vengono dislocate in riserva unità della 3" divisione. Verso le 12 i repubblicani, dando vita a una robusta azione diversiva, attaccano la fronte della «Littorio » e spingono in avanti, lungo la strada di Francia, fanterie e carri armati che, investiti dal fuoco delle artiglierie divisionali della «Littorio», sono costretti ad arrestarsi e ripiegare. Alle 15 unità repubblicane muovono verso il seltore tenuto dal 1° reggimento fanteria della «Littorio» sventolando panni bianchi in segno di resa, ma giunte a breve distanza del reticolato protettivo delle posizioni italiane aprono improvvisamente il fuoco e attaccano in forze. Il combattimento, a distanza ravvicinata, dura oltre un'ora e ha termine con il ripiegamento degli attaccanti che lasciano sul terreno numerosi morti. L'attacco in grande stile, che ripete lo schema di quello del giorno precedente, ma che si manifesta subito più consistente, massivo e impetuoso, in.veste la fronte della 2" divisione. La colonna attaccante di sinistra muove a cavallo della linea di saldatura tra la «Littorio » e la 2a divisione; quella di centro, che si fa precedere da una robusta formazione di carri armati, avanza in direzione di Picar6n a cavallo dei lin1iti di settor e tra il 7° e 1'8° gruppo banderas; quella di destra marcia contro l'ala sinistra dello schieramento italiano in direzione di Tiricuende e alle 15,15, aggirate le quote 1062 e 1020, minaccia Alaminos e il tergo della 2" divisione. Il 6° gruppo banderas contrattacca e arresta la penetrazione. Ma dalle 15,30 gli attacchi crescono d'intensità e di potenza e cominciano a verificarsi infiltrazioni e penetrazioni locali , alle quali la 2" divisione si oppone con reazioni dì movimento, di cui alcune hanno succe sso. Coppi chiama in avanti le 2 banderas del 5° gruppo dislocate nella zona di Almadrones e le schiera sulle posizioni di Alamìnos congiuntamente alla bandera in riserva settoriale. Verso le 16: 1'8° gruppo mantiene saldamente le posizioni di saldatura con la «Littorio» e contrasta con successo l'attacco avversario sostenuto da carri che avanzano a cavallo del limite di settore con il 7° gruppo; questo, nella zona di Cogollor, tiene testa bravamente alla colonna avversaria che si avvale anche questa della cooperazione di carri armati; il 6° gruppo, all'estrema sinistra del dispositivo, è in difficoltà in quanto impegnato in combattimento ravvicinato sulle quote 1080 e 1086, Lra El Mortero e Tiricuende, località ormai accerchiate e sotto pressione, mentre l'avversario continua a penetrare oltre Tiricuende.
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Nessun gruppo banderas dispone più di riserve e quella divisionale, già impiegata, viene raccogliendosi sulle posizioni della base di partenza dalla quale era mossa al contrattacco. Alle 17,30 Coppi cede all'8° gruppo una delle banderas della riserva divisionale, riordinata, e chiama in avanti le 2 banderas del 5° gruppo da Alaminos per un contrattacco a favore dell'8° gruppo. Il contrattacco non viene effettuato perché all'imbrunire la pressione avversaria si stempera, poi s'illanguidisce e alla fine cessa. Le forze repubblicane, valutate a 15 battaglioni, come riferito anche da prigionieri, sono ovunque arrestate e iniziano a ripiegare. La manovra di scardinare, aggirandone l'ala sinistra, lo schieramento difensivo del CTV è per la seconda volta fallita. Coppi provvede al riordino della sua grande unità per fronteggiare l'eventuale ripresa dell'offensiva avversaria dall'alba del giorno successivo. Egli ordina ai comandanti di settore di ricostituire rincalzi e riserve, rinvia ad Alaminos le 2 banderas del 5° gruppo per ché vi si riordino e si tengano p ron te a venire ancora una volta in avanti dalle ore 6 del 23. Al grande successo difensivo del 22, come del resto a quello del giorno 21 , concorre in misura ragguardevole l'aviazione legionaria con ripetute mi ssioni di ricognizione, di protezione del cielo dei combattimenti, di bombardamenti, spezzonamento e mitragliamento delle colonne attaccanti; particolare il rilievo del pesante bombardamento nel pomeriggio del 22 su Masegoso. Anche l'aviazione della «Condor» è spesso presente nel cielo della battaglia. Il successo difensivo della CTV dei giorni 21 e 22 è r ilevante: sul piano strategico, in quanto determina la decisione del comando repubblicano di rinunzia alla continuazione dell'azione controffensiva; sul piano tattico, per le modalità brillanti con le quali è stata sviluppata dalla 2a divisione e condotta dal gen. Coppi la difesa della 2a posizione; sul piano morale e psicologico dell'intero CTV, che dopo l'oscura pagina del ripiegamento dei giorni 18 e 19 marzo riacquista fiducia in sé stesso, nelle sue armi e nei suoi comandanti. Si diffonde nel CTV uno spirito nuovo e una nuova consapevolezza delle proprie possibilità, che fanno dimenticare il mancato raggiungimento dell'obiettivo strategico di Guadalajara. La consapevolezza di aver sconfitto, con decisa determinazione e con abile condotta della manovra difensiva, un avversario potente, abile, agguerrito, di avergli distrutto in 2 giorni almeno 11 carri armati accertati - 3 distrutti dalla «Littorio» e 8 da1la za
Schizzo n. 30 DISLOCAZIONE DEL C.T.V. ALLA DATA DEL 28 MARZO 1937
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALT..A GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
divisione - di non avergli ceduto, se non temporaneamente, perché subito riconquistate se andate perdute, nessuna delle posizioni chiave e di averlo costretto alla fine a ripiegare sulle basi di partenza, ridona al CTV quell'atmosfera di mordente morale che aveva avuto al momento di entrare in combattimento e che le vicende successive avevano notevolmente obnubilato.
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Dal 23 marzo al ritiro della linea
Il 23 marzo è una giornata di calma operativa. Solo a notte, verso le 22, l'avversario sferra un attacco locale sulla fronte della 2a divisione, ma, davanti alla robusta difesa delle posizioni, desiste e si ritira. Roatta sottolinea gli ammaestramenti utili tratti da tutto il ciclo operativo 54 e incita alla fiducia nelle tecniche e n elle armi con le quali il CIV opera. La sera del 21 Gelich comunica il benestare di Franco al ritiro de l CIV dall a linea e a lla sostituzione con truppe n a zionali (doc. n. 69). La sera del 22 il comando del CTV emana le disposizioni per la sostituzione e per i movimenti di trasferimento delle unità nelle nuove zone di raccolta (doc. n. 70/A-B-C-D-E). La 2a divisione viene sostituita il giorno 24 e si raccoglie nella zona di Mondayona; il raggruppamento Francisci il 25; la «Littorio» il 26, ma quest'ultima resta in zona per la protezione del fianco sinistro delle unità nazionali subentrate in linea; la 1a e la 3a divisione negli stessi giorni si trasferiscono nelle nuove zone di raccolta e di sosta. Il X gruppo da 75/27 e la 4a batteria da 20 mm vengono trasferiti a disposizione della 2a divisione nazionale di Soria, mentre la la e 2a batteria da 75 C.K. vengono lasciate per il momento in Siguenza. Un gruppo da 75/27 e uno da 149/12 vengono temporaneamente ceduti, su sua richiesta, al gen. Mola per l'impiego sulla fronte basca. Il 28 marzo il CTV, ad eccezione della «Littorio», è nelle nuove zone di raccolta e di sosta (schizzo n. 30) e dà inizio alle operazioni di ristrutturazione del suo ordinamento secondo un piano «ad hoc» redatto dal comando del CTV s5_
10. La battaglia di Guadalajara può essere ripartita in tre fasi
CAP. XI. LA BATTAGUA DI GUADALAJARA
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principali distinte: l'avanzata italiana e il suo arresto ad opera dell'irrigidimento della resistenza dei repubblicani; la controffensiva repubblicana e il ripiegamento del CTV dalla prima alla seconda posizione difensiva; l'arresto della controffensiva repubblicana e il conseguente successo difensivo del CTV. Abbiamo già esposto, per ciascuna delle tre fasi, alcune considerazioni critiche, che qui riepiloghiamo in un quadro d'insieme che ci consenta di riprodurre le luci e le ombre di quella battaglia erroneamente paragonata a quella di Bailén 56 e troppo affrettatamente inciusa nell'elenco delle battaglie storicamente decisive 57_ Fu soprattutto, invece, una battaglia il cui esito venne strumentalizzato per bassi scopi di propaganda antitaliana, alterandone artificiosamente i termini di sviluppo. La prima fase si concluse con il fallimento dell'offensiva italiana che venne arrestata, dopo circa 35 chilometri di penetrazione, a una ventina di chilometri dall 'obiettivo prefissato di Gua dalajar a. Se nza n ulla togliere a ll'abilità e a l valor e delle difese r epubblicane, che con il loro irrigidimento riuscirono ad arrestare l'avanzata del CTV, tra le concause del fallimento vanno sottolineate: l'esagerato ottimismo sul quale venne impostata la battaglia dal comando del CTV e accettata da Roatta, quasi si trattasse di una marcia anziché di un'offensiva in territorio nemico e contro un nemico che sulla fronte di Madrid, diversamente da quella di Malaga, dava da circa 6 mesi prova di capacità professionale e combattiva; la temerarietà con la quale ne venne deciso l'inizio per la mattina del giorno 8 marzo, quasi la bassa temperatura, le piogge, il vento, la neve non avessero nessuna influenza sul rendimento degli uomini e sulle prestazioni delle armi, nonché sull'impiego dell'aviazione; la sottovalutazione iniziale e successiva dell'avversario, anche quando dopo i combattimenti di Trijiieque del giorno 12 e la perdita di Palacio Ibarra del giorno 14, il comando del CTV, se non costrettovi dalla richiesta di sostituzione da parte del gen. Coppi, pensava ancora di poter avanzare su Guadalajara. Roatta, inoltre, non dette il peso dovuto alle incertezze e alle perplessità manifestate da Franco circa l'offensiva dei nazionali sul Jarama e, se la mancata offensiva in tale settore fu, come Mussolini rilevò, la causa determinante dell'insuccesso di quella di Guadalajara, proprio per questo motivo, Roatta avrebbe dovuto rivedere il suo piano di azione e meglio valutare il peso del trasferimento di forze repubblicane dal Jarama e da altri settori della fronte madrilena su Guadalajara. Roatta non
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poteva sapere che i repubblicani fossero sul punto di conseguire la superiorità nel settore di Guadalajara, ma fin dalla mattina del giorno 8 era a conoscenza che l'avanzata rapida e sbrigativa ipotizzata si era trasformata in un procedere lento e faticoso a causa del progressivo irrigidirsi della resistenza avversaria e del maltempo. Anche dopo la non riuscita dell'azione da Brihuega su Torija della za divisione, in luogo di dare preminenza alla organizzazione della difesa, il comando del CTV privilegiò la preparazione della manovra tra Badiel e Tajufia, pur a conoscenza che i nazionali non si erano mossi sul Jarama. Nell'impostazione della manovra e nel fissarne la data d'inizio prevalsero, in sintesi, considerazioni politiche e diplomatiche, se si vuole anche etiche (mantenere la parola data), rispetto a quelle tecnico-militari, le quali nel corso della battaglia si vendicarono. La difesa realizzata dal CTV sulle posizioni dove avvenne la sostituzione della 3a e za divisione con la« Littorio» e la 1a divisione era malmessa e debole, come rilevò Faldella il giorno 16, con notevole ritardo (la sostituzine era avvenuta il giorno 13). L'importanza focale di Brihuega non venne compresa a fondo o fu quanto meno sottovalutata. La riconquista di Brihuega apriva ai repubblicani tre direttrici per una controffensiva, materializzabili dalla strada per Muduex, da quella per Alaminos e da quella per Masegoso. Il bosco, inoltre, avrebbe consentito alla controffensiva il concentramento occulto di un'aliquota delle forze. Venne supervalutato il valore impeditivo del Tajufia e sottovalutato il bisogno di una robusta difesa, sistemata diversamente, di Brihuega. Alla difesa di tale località venne destinata una sola bandera e a quella della testa di ponte al di là del Tajuiia, ridotta, ristretta, dominata dalle alture circostanti, addirittura una compagnia isolata. Due banderas vennero accantonate in Brihuega senza orientarle alla difesa dell'abitato, e non venne sbarrata la strada Brihuega-Masegoso. Brihuega, obiettivo avvincente e determinante per la controffensiva dei repubblicani, anziché a caro prezzo, venne quasi regalata all'avversario. Del ripiegamento della la divisione, mediante il quale venne restituita all'avversario senza combattere circa la metà del territorio conquistato nella prima fase della battaglia, il responsabile primo fu, come già rilevato, il gen. Rossi, che nel pomeriggio del giorno 18 perse completamente la testa. Nessuno poteva essere certo che alle 19 i repubblicani avrebbero sospeso la controffensiva, ma la decisione di Rossi fu in ogni caso al di fuori del senso
CAP. XI · LA BATTAGLIA 01 GUADALAJARA
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del reale, emotiva, tatticamente ingiustificata e il1egittima (Rossi non poteva decidere le sorti dell'intera fronte del CTV). Un contrattacco del raggruppamento Francisci o il suo schieramento per turare la falla prodotta dal cedimento del 1° gruppo banderas sarebbe valso a ristabilire una situazione difficile e delicata, ma non irrimediabile. Alle 17 Rossi avrebbe dovuto chiedere al comando del CTV l'intervento della riserva generale; non lo fece perché fin da quel momento aveva perso il controllo di sé stesso, non pensando ad altro che a mettere in salvo le artiglierie, nella cui zona di schieramento aveva incontrato gli sbandati nazionali provenienti da Brihuega. Non si può non tener conto della difficile situazione del momento: dissolvimento del 1° gruppo banderas, perdita di Brihuega e della testa di ponte sul Tajuiia, ridotta efficienza operativa di altre banderas e qualche sbandamento di comandanti e gregari, ma la decisione non trovava fondamento nella situazione reale e, soprattutto, non erano accettabili la procedura e le modalità seguite dal Rossi che, del resto, dové poco dopo rendersi conto della sua avventatezza, della sua perdita di controllo e della sua maldestra decisione, se il giorno 20 chiese di essere rimpatriato per motivi di salute. Se il suo comandante si dimostrò molto al di sotto del suo dovere, molte delle unità della sua divisione dettero, invece, prova di combattività e di sangue freddo, comportandosi onorevolmente e talora brillantemente. La terza fase della battaglia segnò il fallimento della controffensiva dei repubblicani e, <li converso, il successo difensivo non inferiore di quello conseguito dai repubblicani nella prima fase con l'arresto dell'offensiva italiana - del CTV. Se il giorno 22 il comandante del IV corpo repubblicano ordinò alle sue truppe di «passare alla difensiva» ss, schierandosi lungo l'allineamento Argecilla-Hontanares-Cogollor-Alaminos-Las InverniasEl Sotillo-Torre Cuadra-Renales - tutte località rimaste in possesso del CTV e della Ira brigata nazionale - lo fece perché si rese conto che la resistenza italiana centrata su tali località era insuperabile, come aveva provato il fallimento degli attacchi dei giorni 21 e 22. Non già che a Miaja sarebbero mancate le forze per riprendere il 23 la controffensiva, ma le perdite subite e la durezza della difesa gliene sconsigliarono l'ulteriore impiego. Gli scontri in tutte le fasi furono duri e cruenti e le perdite elevate. Durante l'intero ciclo operativo - dall'8 al 24 marzo - il CTV registrò: 423 caduti dei quali 41 ufficiali, 1835 feriti dei quali 120 ufficiali, 496 prigion~eri o dispersi dei quali 1O ufficiali,
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1500 ammalati o perché incidentati o per i rigori del clima. Le perdite pari a 3254 uomini incisero per il 10% sulla forza complessiva (doc. n. 71). Il CTV perse inoltre: 113 pistole, 822 fucili o moschetti, 140 fucili mitragliatori, 85 mitragliatrici, 10 mortai leggeri, 2 pezzi da 20 mm, 14 da 65/17, 5 da 75/27, 5 da 100/17, 1 da 149/12, 2 carri armati d'assalto, 5 autovetture, 18 autocarrette, 49 autocarri leggeri e medi, 18 autocarri pesanti, 25 motociclette, 6 mototricicli, 18 stazioni telefoniche, 34 chilometri di cordoncino telefonico, migliaia di proiettili di artiglieria e di cartucce (doc. n. 72). Le perdite dei repubblicani furono, secondo molti autori, ancora più elevate 59_ Delle gravi perdite del CTV non furono responsabili solo le forze terrestri e aeree avversarie, ma anche il basso grado di addestramento dei singoli e di amalgama delle unità, non abituati ad agire nel rispetto degli intervalli e delle distanze, a realizzare il coor dinamento tra il fuoco e il movimento, a rendere concreta la cooperazione fanteria - artiglieria e quella fanteria - carri. È vero che il fango rallentò i movimenti e rese difficile lo sfruttamento tattico del terreno e che le pessime condizioni del tempo, con le conseguenti scarse possibilità di osservazione del tiro delle artiglierie, quando anche la mancanza di collegamenti, resero ancora meno efficace l'intervento del fuoco dell'artiglieria, peraltro non sufficientemente bene impostato e organizzato. Movimenti e spiegamenti di carri incontrarono molte remore, ai fini dell'impiego, nel fango e nei muretti di recinzione degli appezzamenti privati di terreno, e i carri non furono in grado di affrontare scontri diretti con quelli avversari dotati di cannone, ma quando bene impiegati, come ad esempio nell'attacco ad Almadrones del giorno 9, ebbero un ruolo risolutivo. D'altra parte, gli L3 avevano la loro protezione nell'alta velocità di traslazione, che fu loro negata dalla condizioni del terreno. È, infine, vero che le armi e i mezzi in dotazione al CTV - ad eccezione dei pezzi controcarri da 47, delle mitragliere da 20 mm, e degli stessi carri armati L3 - appartenevano tutti alla generazione della prima guerra mondiale e a quelle precedenti, ma essi non sfigurarono granché rispetto a quelli in dotazione ai repubblicani. La perdita di 24 ore davanti alle difese di Almadrones - circa 400 repubblicani, che non si avvalsero di fortificazioni permanenti, ma di semplici lavori campali - e il ritardo di circa 48 ore da parte del 10° gruppo banderas nella conquista di Trijiieque non ebbero nulla a che fare con la vetustà dell'armamento e con la dottrina in vigore che,
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proprio in quelle occasioni, non venne applicata. Gli ingorghi e gli intasamenti di unità e di automezzi sulla strada di Francia, ripetutisi più volte, testimoniarono la mancanza di una mentalità motorizzata e l'inabiLudine aJla disciplina stradale, non già la scarsa validità - come alcuni ambienti militari francesi dedussero dal fallimento dell'offensiva del CTV su Guadalajara - della dottrina della guerra <li movimento. L'«handicap» più grave, sul piano tattico, del CTV fu l'inadeguatezza del grado di professionalità e di addestramento. Guadalajara dimostrò un'ennesima volta che un esercito, un corpo di battaglia, un'unità organica non s'improvvisano. Mussolini 60 , Roatta 61 e anche il Coverdale 62 attribuirono il difetto di capacità operativa del CTV alla debolezza delle motivazioni spirituali dei componenti il CTV stesso, in quanto la difesa della propria terra e della propria casa è una molla molto più potente che non la lotta per il trionfo di una determinata politica in un paese straniero. Ii fatto che i soldati italiani «non odiassero il nemico» ebbe senza dubbio la sua incidenza negativa sulla volontà combattiva di una parte del CTV, ma tale volontà ha come presupposto irrinunciabile la padronanza dei procedimenti tattici e tecnici, che molti comandanti e gregari che combatterono a Guadalajara non avevano. Vi furono, invece, comandanti e gregari molto motivati che dettero prova di alta dedizione, di profondo spirito di sacrificio, di elevato senso del dovere cercando così di compensare la loro modesta professionalità. Ricondotta nei termini reali entro i quali si svolse, la battaglia di Guadalajara non fu una Caporetto, una disfatta e neppure una rotta vergognosa come la intesero e la interpretano ancora molti. Fu senza dubbio una grave insuccesso per il CTV che la propaganda fascista, dopo Malaga, aveva superesaltato come forza d'urto e di penetrazione irresistibile. Non fu una sconfitta vergognosa e disonorevole, diversamente non si sarebbe conclusa, ad opera delle stesse forze, con un grande successo difensivo. Vicente Rojo 63 sostenne che Guadalajara fu «la concentrazione più rapida e ordinata di forze mai realizzata dalla repubblica». A Guadalajara furono lanciati contro il CTV quasi tutti i carri armati e gli aerei di cui i repubblicani disponevano. Alla fine della battaglia erano su quella fronte 52 battaglioni repubblicani per un minimo di 30- 35 mila uomini di cui 20- 25 mila trasferitivi da altri settori, compreso quello del Jarama 64. Senza l'impegno serio e a fondo della fronte del Jarama, senza negare cioè all'av-
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versario la possibilità di trasferire nella zona di Guadalajara altre consistenti forze da altri settori, l'offensiva italiana, impostata proprio sulla pregiudiziale della contemporaneità di due sforzi a fondo, non poteva che fallire. La mancata offensiva da sud-ovest compromise quella da nord-est. «È evidente che l'aver affidato a un reparto di italiani il compito di sferrare l'attacco principale costituì un potente sprone alla reazione. La xenofobia degli spagnoli e l'antifascismo degli appartenenti aJle brigate internazionali furono un forte stimolo a fare il massimo sforzo» 65 , Sia questo il motivo o altri, certo è che a Guadalajara le unità repubblicane spagnole e le brigate internazionali combatterono con grande accanimento e abilità e offrirono prove d 'indiscutibile validità tecnico-militare e morale. Non v'è dubbio che nel CTV vi furono lacune, insufficienze ed errori come, del resto, anche nell'altra parte. Vi furono nel CTV anche «défaillances » di uomini e di unità, ch e tulli gli eserciti del mon do, compresi quelli di sol ida tradizione e di grande prestigio, hanno in alcune occasioni sperimentato, ma una battaglia che si conclude in un insuccesso offensivo, peraltro seguilo, dopo aver ceduto solo la metà del territorio conquistato, dall'arresto definitivo della controffensiva nemica, non può essere interpretata come un fatto disonorevole e vergognoso né sul piano morale, né su quello tecnico-militare. La scenografia del «Servizio storico militare spagnolo» 66 fa risalire all'insuccesso offensivo italiano di Guadalajara la decisione di Franco di rinunziare per il momento alla conquista di Madrid e di spostare su altre fonti lo sforzo bellico principale. Franco, secondo la stessa fonte, avrebbe concordato con Roatta l'azione su Guadalajara per una sopravvalutazione delle capacità offensiva del CTV derivata dalla autoesaltazione che i politici e i militari italiani avrebbero fatto della loro dottrina di guerra, dei loro m ezzi e dei loro soldati. La verità, a nostro parere, è un'altra. Il fallimento delle battaglie precedenti contro Madrid, da quelle del novembre a quelle per la strada di La Corufia e del Jarama, avrebbe dovuto rendere incontrovertibile che l'espugnazione della fonte madrilena, con attacco diretto o con azioni successive di approccio, avrebbe richiesto ben altra consistenza di forze di quella disponibile. Franco ebbe fin dall'inizio della guerra il chiodo fisso di Madrid. Il CTV fu incaricato dell'offensiva su Guadalajara perché, dopo la ballaglia del J arama, Franco intese superare le gravi difficoltà politiche e operative in cui si era ve-
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nuto a trovare e il momento di bassissima pressione morale in cui la Spagna nazionale era caduta. Fu Franco a scegliere la soluzione Guadalajara ed egli stesso ne sollecitò più volte l'inizio. Lo fece nella consapevolezza di non poter impegnare contemporaneamente, anche se con uno sforzo sussidiario che riuscisse quanto meno a indurre l'avversario a non sottrarre forze dagli altri settori della fronte madrilena. Pensare che Franco, quale che fosse la supervalutazione che politici e militari italiani gli avessero fatto del CTV, abbia deciso l'offensiva su Guadalajara nella convinzione di risolvere il problema di Madrid, è quanto meno molto azzardato, come lo è anche il ritenere che abbia voluto mandare il CTV allo sbaraglio proprio per smentire l'esaltazione del dopo Malaga. La verità è, a nostro avviso, che Franco a metà febbraio si trovò nell'assoluta necessità di fare qualcosa e il migliore partito gli sembrò attivare la fronte di Guadalajara. Guadalajara finì con essere una battagJia di logoramento, senza nessun vantaggio strategico per l'una o l'altra parte. Essa ebbe una rilevanza psicologica mondiale, che non avrebbbe assolutamente meritato, a causa dell'abile propaganda antifascista e antitaliana che riuscì a configurarla come una disfatta vergognosa del CTV, del regime fascista e di Mussolini. Agli effetti di tale propaganda non si sottrasse neppure l'Italia, dove l'esito della battaglia concorse a ridurre l'entusfasmo della penisola del dopo Addis Abeba. Ma sul piano storico fu e resta un insuccesso offensivo del CTV, peraltro compensato dall'insuccesso della controffensiva repubblicana. Niente di più.
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)
NOTE AL CAPITOLO XI 1 Diario storico comando CTV, mese di marzo, pag. 5 e ali. n. 18. L'ordine di operazione n. 12 (vds . documento n. 54) comprende l'allegato 2 che consta di 6 docurnenli indicati con le lettere A, B, C, D, E, F. Il documento «B» è costituito da una «situazione descrittiva» e da 2 lucidi - uno, scala l/400.000, uno scala 1/50.000 - riguardanti la dislocazione delle forze repubblicane sulla fronte Sigucnza-Guadalajara. Risultava che la fronte avversaria era articolata in 4 settori, i cui limiti erano segnati dalle rotabili: Cogolludo-Guadalajara e Jadraque-Guadalajara; Jadraque-Guadalajara e Algora-Guadalajara; Algora-Guadalajara e rio Tajm1a-rio Cifuentes; rio Cifuentes-Sacecor·bo. Le forze avversarie risultavano dislocate: - in zana Albai't.ades-rio Tajun.a: 1 btg. «Marlasco» in Albaiiades, 1 btg. «Milicias Aragoncsas» (in tutlu 6 cp. di cui 4 in Albaiiades, 8 mitragliatrici, 2 mortai da 81, 2 mortai da 50, 7 pezzi da 70 da montagna) in Marlasca (pressi di Albafi.ades); 1 cp. distaccata dalle forze di A lbariaJes ia Esplegares e l in Saelices; 200 uomini senza armi in Cifuentes; pochi elementi di vigilanza in Carrcdondo e Sacccorbo; comandi della LXII" birgata mista, del settore di Sigiicnza e deposito munizioni in Brihuega; 1 squadrone di cavalleria e 6 carri armati in Las Invernias; - in zana la Sierrezuela-Fl Merdanchel: I btg. miliziani con unità della guardi civile, 2 mitragliatrici nei pressi di q.1100, 2 mitragliatrici a cavallo della carrareccia a sud-est di El Merdanchel; - in zana Mirabueno-Mandayona: 1 compagnia della guardia civile (110 uomini) in riserva, 1 compagnia delle guardie d'assalto in riserva, 1 compagnia schierata dal 31 Merdanchel a ll a strada di Francia, 1 compagnia a ovest della rotabile di El Matorral, 1 compagnia a est di Mirabueno, 1 compagnia a ovest di Mirabueno sino alla rotabile di Almadrones, 2 mitragliatrici e l fucile mitragliatore sulle posizioni fronteggianti Mandayona, 5 mitragliatrici sulle posizioni che fronteggiano El Matorral, 2 mitraglialrici a est di Mirabueno; - in zona Cas tejon de f-lenares: 1 btg. e 2 mitragliatrici di cui una accertata sulle posizioni che fronteggiano Mandayona e una probabile su quelle che fronteggiano Villaseca de 1-Ienares; - in z.ona di Bajalaro: 1 btg. zappatori, nuclei di vigilanza lungo il bordo del tavolalo, probabili mitragliatrici sulle posizioni che fronteggiano Mal.illas, l post.azione di artiglieria (2 pezzi) sul bordo del tavolato all'altezza di Bujalaro; - in zona Jadraque-Membrillera-Castilblanco: 2 btg. di cui 250 uomini su l.l e posizioni a cavallo della rotabile e antistanti Castilblanco, 2 pezzi d 75 a sud di Ja. draque (?), 2 pezzi da 105 a sud di Jadraque (?); - in zona Cogolludo: colonna La Calle (5 compagnie di cui 4 di miliziani e 1 di regolari) e 4 mitragliatrici. Venne poi segnalato un concentramento di 2500-3000 uomini nella zona Tamaj6n-el Cardoso. Ad Almadrones sarebbe stata rilevata un'altra postazione per 2 pe7.7.i da 105 (?) e si sarebbe venuti a sapere dell'esistenza di un al Lro blg. in riserva. Il giorno 4 (documento« F » dell'allegato 1 all'ordine di ordine di operazione n. 12), il comando del CTV segnalò:
CAP. Xl - LA BATTAGLIA DI GUADAl.AJARA
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- un concentramento di circa 2000 uomini in Brihucga; - lo spostamento di parte della XII" brigata internazionale dalla fronte del Jarama a quella di Sigi.ienza; - l'arrivo di 13 autocarri, la notte sul 4, in prima linea con uomini che si schierano sulla posizione a cavallo della strada di Francia e di altri 10 in Almadrones probabilmente con munizioni e materiali di rafforzamento; - il basso morale dei miliziani di Carascosa (sud-est di Algora), convintisi di perde re la guerra e della inevitabilità della resa dopo la caduta di Madrid. Il documento «C» dell'allegato 1 all'ordine di operazione n. 12 segnalò l'intensificazione degli ultimi giorni dei lavori di fortificazione individuati a: est di Albafiades; margine del bosco di Mirabueno; lungo l'allineamento Almadrones Km 99 della strada di Francia - q. I 060-Alarninos; fra Mcrdanchel e Sierrezuela; a distanza di 2 chilometri dalla linea di contatto s ul ciglio tattico del tavolato; Km 104 della rotabile di Franc ia tra Almadrones e Alaminos (Almadrones-Km 99 della rotabile di Francia-q. I 060-q. I 060 di El Rogd-nord ed est di Alaminos, dietro le quote 1075, 1060, 1079 e 1069); nord-est di Taracena. 2 Diario storico comando CTV, mese di marzo, pag. 5 e ali. n. 18. 3 Ibidem. 4 Ibidem, mese di marzo, all. n. 47. La sera del 7 marzo il CTV era schieralo: 2" divisione (gen. Coppi) nella zona Torremocha del Campo - La Cabrera - Pclegrino - Sauca - Torresavina.n; 3" divisione (gen . Nuvoloni) nella zona Garbajosa-Aguilar - Esteras-Salinas; «Littorio » nella zona Ariza-S.Maria la Huetra-Cetina-Monteagudo; 4° gntppu banderas nella zona La Bandera-Bufalo-Laranucva con la za divisione; 5° gruppo bandera.s idem; raggruppamento artiglieria nella zona Sigiicnza-Alcolea del Pinar-Garhajosa-Anguila r de Anguila-Sauca; reparto specializzati nella zona Alcolea del Pilar, Aguilar de Anguita; compagnia speciale mista genio: Sauca; autoraggrupparnenlo con autoreparto pesante nella zona della stazione di Medinaceli; l a divisione in Lrasferim ento per ferrovia nella zona di Sig uenza. 5 Emilio Canevari: «La guerra italiana. Relroscena della disfatta ». 2 volumi: Roma, 1948, Vol. I, pg. 47. 6 Articolazione della 2" divisione: - colonna di destra (cons. Pittau): 6° gruppo bandcras, 1 bandera della ua bri gata nazionale spagnola fino a ll'occupazione di Mi rab ueno, XI gruppo di ar tiglieria da 75/27 , 1 batteria da 20 mm; - colonna di centro (cons. Vandelli): 8° gruppo b a n<leras, 4° gruppo banderas (meno una bandera), 3" compagnia carri d'assalto, VIII gr.a . da 100/17; - colonna di sinistra (cons. Francisci): 5° gruppo banderas, IX gr.a. da 100/17; - riserva (cons. Marin o): 7° gruppo banderas, 1 bandera del TV gruppo per l'occupazione di Renales; - artiglieria non decentrata (ten.col. Pettinari): II gr. da 149/12; - unità varie: 1 sezione carabinieri, 638 8 sezione di sanità, 638a sezione di sussistenza. La sera del 7 marzo venne assegnata alla 2" divisione la 4a compagnia carri armati. 7 Diario slorico comando CTV, m ese di marzo, pg. 18 e a ll. n. 55. 8 Diario storico comando za div isione, giorno 8 ma rzo. 9 Diario storico com:mclo CTV, mese di marzo, pg. 15 e ali. n. 53.
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LA PAIUl:.CJPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CJVILE SPAGNOLA (1936 . 1939)
10 Articolazione della 3" divisione: - colonna di destra (cons. Martini): 11 ° gruppo banderas (cons. Liuzzi), 10 gruppo banderas (cons. Marini), 1 bandera del 9° gruppo, 1a compagnia carri (meno un plotone), 2" compagnia carri, sezione cannoni da 47, mezza compagnia autoblindo, compagnia motomitragliatrici (meno un plotone), X gr. da 75/27 (meno una batteria), I gr. da 100/17, TU gr. da 105/28, IV gr. da 149/12, 1 plotone genio artieri con sezione parco, sezione carabinieri (meno un nucleo), sezione sanità (meno un reparto), 1 nucleo chirurgico, 1 sezione sussistenza; - colonna di sinistra: 9° gruppo banderas (cons . Bulgarelli), 1 plotone della 1" compagnia carri, 1 plotone della compagnia motomitragliatrici, mezza compagnia autoblindo, 1 balleria del X gr. da 75/27. 1 nucleo carabinieri, 1 reparto della sezione sanità . 11 Diario storico comando CTV, marzo, al l. n. 74. 12 Diario storico comando 2" divisione, 11 marzo. '-' Diario storico comando CTV, 12 marzo. 14 Ibidem, pg. 48. 15 Ibidem, pg. 65 e all. n. 132. 16 Ibidem, pg. 63, pg. 71, pg. 77 e all. n . 145. 11 Ibidem, pg. 59 e all. n. 123. 18 Ibidem, Al!. n. 163. 19 Ibidem, Ali. n. 159. 20 Ibidem, pg. 65 e ali. n. 130. 2 1 Ibidem, pg. 70 e ali. n. 143 . 22 !Ibidem, pg. 70 e all. n. 141. 23 Ibidem, pg. 75 e ali. n. 150. 24 Ibidem, pg. 65 e ali. n . 131. 25 Ibidem, pg. 70. 26 Ibidem, pg. 76 e ali. n. 151. 27 Ibidem, pg. 58. 28 Ibidem, pg. 84. 29 Ibidem, pg. 84 e ali. n. 75. 30 Ibidem " Successivi avvenimenti nel _(>Omeriggio del 18 marzo: - 13.30: bombardamento aereo repubblicano sulle 2 divisioni in linea e sulle retrovie; - 14: bombardamento di preparazione dell'attacco da parte dell'avversario sulle posizioni delle 2 divisioni in linea; - 14.30: attacco di fanterie e carri sulla fronte delle due divisioni in linea; - 16.30: cedimento del I O gruppo banderas (Balestreri), e della testa di ponte di Brihuega e successivamente conquista di Brihuega da parte dei repubblicani; - 17: ristabilimento della linea mediante contrattacco sulla fronte della «Littorio »; - ora incerta: occupazione da parte del 2° (Sa lvi) e 6° (Pillau) gruppo banderas di posizioni arretrate per raccordarsi alla «LiLLorio » e sbarrare le provenienze da Brihuega; - tra le 18 e le 19: decisione del gen. Rossi di far ripiegare le artiglierie e, aJ!e 19.15, comuniczione, a fatto compiuto, da parte del gen . Rossi al comando del CTV;
CAP. XI· LA BATTAGLIA DI GUADALAJ ARA
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- 19.00: sospensione di ogni attività operativa da parte dei repubblicani; 19.30: ordine del gen. Bergonzoli per il ripiegamento generale e l'occupazione della 2a posizione difens iva. 32 Diario storico 1a divisione, giorno 18 marzo. 33 Ibidem. 34 Ibidem. 35 Ibidem. 36 Diario storico comando CTV, mese di marzo, pg. 89. 37 Diario storico comando CTV, mese di marzo, pg. 89. 38 Ibidem, pg. 89 e al 1. n. 187. 39 Ibidem, giorno 18 marzo, pg. 91. 40 Diario storico comando 1a divisione, giorno 18 marzo, pag. 84-85. 41 Diario storico comando divisione «Littorio», marzo giorno 18. 42 Diario storico comando CTV, mese di marzo, pg. 82 e all. n. 167. 43 Ibidem, pg. 78 e all. n. 159. 44 Ibidem. 45 Ibidem, pg. 103 e all. n. 186. 46 Diario storico comando divisione «Littorio», giorno 19 marzo. 47 Diario storico comando CTV, mese di marzo, pg. 108 e all. n. 193. 4R Thidcm, pg. 109 e all. n . 199. 49 Ibidem, pg. 112, e all. 11. 213 e all. n. 214. 50 Ibidem, pg. 98 e 109. 51 Ibidem, pg. 5, pg. 127, all. n. 19 e ali. n. 20. 52 Ibidem, pg. 104 e all. n. 190. 53 Ibidem, pg. 11 l e ali. n. 200. 54 Ibidem, pg. 109 e ali. 199. 55 Ibidem, pg. 117 e all. n . 223, pg. 109, pg. 127 e all. n . 267. 56 Matthews H. «Esperienze della guerra di Spagna», Laterza e figli, Bari, 1948. 57 John F. Coverdalc, Op. cit., pg. 229 e 230. 58 Servicio Historico Militar. «Monografias de la Guerra de Espana n. 2. La lucha en tomo a Madrid. Editoria! San Martin, Madrid, 1948, da pg. 234 a pg. 246. 5 9 Molti ~utori indicano per i repubblicani le cifre di 2200 caduti, 4000 feriti, 400 prigionieri, altri sostengono che le perdite dei repubblicani non superarono complessivamente le 6000 unità. 60 Giuseppe Bottai:« Vent'anni e un giorno: 24 luglio 1943 », Roma, 1949, pg. 110. 61 Ministero Affari esteri. Rapporto 48673. 62 Jhon F. Coverdale, op. cit., pg. 235. 63 Vincente Rojo, Asì Fué la defensa de Madrid, città del Messico, 1967, pg. 176. 64 Ibidem, pg. 231. 6 5 Ibidem. 66 Vds. precedente nota 58.
CAPITOLO
XII
GLI AVVENIMENTI PRINCIPALI DELLA PRIMAVERA-ESTATE 1937
1. Le conseguenze di Guadalajara. 2. La tensione internazionale. 3. La situazione della Spagna repubblicana. 4. La situazione della Spagna nazionale. 1.
Guadalajara, come abbiamo già rilevato, non modificò granché, anzi quasi affatto, la situazione strategico-rnilitare delle forze nazionali e di quelle repubblicane e, su tale piano, le conseguenze si limitarono a quelle proprie di una battaglia di logoramento, dalla quale entrambe le parti escono diminuite nella loro efficienza operativa, una più una meno, ma pur sempre in grado di continuare la guerra. Stando alle perdite subite, dovremmo dire che furono i repubblicani a sottostare a un logorio maggiore, ma in sostanza sul piano strategico la battaglia si concluse con un nulla di fatto. Ebbero, invece, grande peso• le conseguenze di ordine politico, morale, psicologico e tecnico-militare; le prime prodotte sia dall'esito della battaglia che dalla campagna di molti mezzi di informazione e di propaganda dei paesi stranieri, con alla testa quelli inglesi e quelli francesi di sinistra, che tradussero ad arte, con immediatezza, l'insuccesso offensivo del CTV in una «débàcle» italiana; quelle tecnico-militari determinate dalla esigenza di ristrutturare il CTV per eliminare o, quanto meno, ridurre tutte le deficienze e le manchevolezze riscontrate nei comandanti e nei gregari e nella stessa intelaiatura dell'insieme. La propaganda antifascista e antitaliana ebbe una qualche eco anche in Italia e lo stesso Mussolini si rese conto del disagio morale della nazione e della ripresa dell'antifascismo italiano, tanto che a distanza di circa due mesi dalla fine della battaglia intervenne direttamente con un articolo di fondo sul suo giornale con il quale, a parte il tono aggressivo e il linguaggio retorico, riconduceva gli avvenimenti di Guadalajara nei loro limiti e portata I.
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1 936 - 1939)
Guadalajara fu per l'Italia un fulmine a ciel sereno, tanto meno aspettato, dopo il successo eccessivamente enfatizzato dalla propaganda fascista di Malaga e la mozione approvata e diffusa dal Gran Consiglio del fascismo il 1° marzo inneggiante alla vittoria di Franco, che Guadalajara sembrava ora smentire o, quanto meno, rendere incerta. Mussolini fiutò il pericolo, avvertì l'abbassamento del tono morale della nazione e valutò il calo del peso politico dell'aiuto italiano a Franco sia nell'ambito interno nazionale, sia in quello dei nazionali spagnoli, sia quello, ancor più grave, nel quadro della politica estera italiana. Se in un primo momento, nello «shock» del colpo inaspettalo, poté pensare che sarebbe stato desiderabile di porre fine all'intervento, dimostratosi così poco pagante e ancora gravido di pericoli, subito dopo, anche in relazione alla campagna denigratoria antifascista e antitaliana della radio e della stampa estera, convinse sé stesso della assurdità della cessazione degli aiuti in seguito all'esito della battaglia di Guadalajara - caso mai di poterlo fare eventualmente solo dopo una rivincita delle armi italiane - e decise di continuare lungo la strada in cui si era incamminato. Il 24 Inarzo Mussolini comunicò al rappresentante del governo di Burgos in Rmna, Rafael Villegas Montesino, che l'Italia avrebbe continuato nel suo sostegno alla causa dei nazionali - pochi giorni prima Hitler aveva rassicurato Franco su] proseguimento degli aiuti tedeschi - e fece conoscere all'ambasciatore italiano nel Regno Unito, Dino Grandi, il suo divisamento 2 • La decisione venne presa, nonostante che proprio in quel periodo fossero giunti a Roma giudizi negativi, da parte di Roberto Farinacci inviato da Mussolini «per rendersi conto, della situazione della Spagna nazionale», dell'ambasciatore Cantalupa e del col. Emilio Canevari, consigliere militare di Farinacci, circa la reale efficienza del CTV quanto a organi di comando, quadri, gregari, particolarmente quanto alla fanteria della MVSN. Roatta aveva le sue gravissime responsabilità per quanto accaduto a Guadalajara - la più grave quella del mancato accertamento delle forze nazionali che avrebbero dovuto esercitare lo sforzo contemporaneo sul Jarama - ma non era quello il momento opportuno per sostituirlo (lo si sarebbe potuto fare con molto minore risonanza a inchiesta sulla battaglia compiuta), per cui il giorno 26 marzo venne confermato nell'incarico di comandante del CTV 3 . Venne anche deciso nel frattempo di addivenire, nei limiti del fattibile, al miglioramento quantitativo e
CAP. Xli - GLI AVVENIMEN'J'l PRINCIPALI DELLA PRlMAVERA-ES'J'ATE
1937
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qualitativo dei quadri e ad un attenta selezione del personale al fine di eliminare quello inidoneo, accogliendo le richieste già inoltrate da Roatta prima ancora di Guadalajara. Roatta era ben consapevole delle debolezze del CTV e le aveva rappresentate a Roma, ma non con il necessario vigore, e Roma non se n'era granché preoccupata perché in pratica Roatta nulla aveva obiettato circa l'azione su Guadalajara, fiducioso di poter ripetere il successo di Malaga con lo strumento disponibile, malgrado la diversità del compito, del terreno, del clima e dell'avversario. Solo che avesse prospettato chiaramente qualche incertezza e gvrave difficoltà, probabilmente Roma non avrebbe concesso il suo benestare all'operazion~ nella consapevolezza delle gravi conseguenze interne e all'estero di un insuccesso. Il problema prioritario riguardava il personale di fanteria della MVSN e poiché la selezione da compiere non apparisse condotta dagli ufficiali generali dell'esercito, Mussolini dispose l'invio in Spagna del luogotenente generale della MVSN Attilio Teruzzi, con il preciso compito di sovrintendere all'operazione e di assumere il comando di un costituendo «gruppo di divisioni volontarie», che poi, ad esigenza soddisfatta ed a ristrutturazione avvenuta, fu disciolto il 10 maggio. L'operazione selettiva del personale comportò due ordini principali di misure: il rinvio in Italia dei quadri e dei gregari giudicati, per insufficienza fisica, reati e gravi mancanze disciplinari commessi o per altri motivi, assolutamente inidonei o indegni; la sostituzione dei quadri da rimpatriare, attingendo alle domande di volontariato, con altri di sicuro affidamento, previa, per i quadri inferiori reclutali dal congedo, la frequenza di un corso di aggiornamento professionale di caraller e tattico-tecnico presso la «scuola varie armi» di Civitavecchia. L'entrata in vigore degli accordi del 9 marzo del comitato di non intervento non r endeva infatti più possibile l'invio di aliquote ingenti e massive di uomini nella misura del periodo precedente; d'altra parte, il personale avviato in Spagna fino ai primi di marzo, proprio in previsione dell'entrata in vigore degli accordi per la sospensione dell'afflusso di altri volontari, era risultato esaustivo ai fini di coprire il livello di forza stabilito nel gennaio. Lo SMRE aveva anche predisposto, nel mese che aveva preceduto Guadalajara, l'approntamento di un «corpo d'armata speciale - O.M.S.», costituito da un comando, 2 divisioni di fanteria («Curtatone e Montanara » e «Rubicone »), 1 divisione CC.NN. (9a),
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUF.RRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
truppe e servizi di corpo d'armata, 1 base speciale, con formazioni, organici e centri di mobilitazione prestabiliti 4 e secondo modalità di costituzione specifiche, tra le quali la soppressione del requisito della volontarietà del personale, la massima utilizzazione degli ufficiali alle armi delle unità interessate (ufficiali in servizio permanente effettivo nella misura massima di un terzo degli organici) e della forza alle armi delle stesse unità, nonché dei reparti di marcia volontari già costituiti per le esigenze delle operazioni di polizia in Africa orientale italiana. Si trattava di un vero corpo di spedizione organico, con dotazioni della base speciale pari al fabbisogno di 10-15 giornate. Esso avrebbe dovuto essere impiegato, articolato in 2 scaglioni, in una progettata azione di sbarco nel golfo di Valencia da realizzare su 3 zone distinte: Burriana, Sagunto, Cullera. Successivamente, in dipendenza della diminuita disponibilità di volontari per l'AOI, le predisposizioni avevano subito le necessarie modificazioni per quanto concerneva il completamento del personale, che sarebbe stato attinto dal richiamo dal congedo (1000 sottufficiali e 20.000 uomini di truppa). Ma dopo l'adesione dell'Italia agli accordi per la sospensione dell'afflusso di volontari, non fu ovviamente più possibile fare ricorso alla utilizzazione di tali unità organiche, a meno di non provocare apertamente conseguenze internazionali di rottura definitiva, a cominciare dall'ambito del comitato di non intervento. È, inoltre, da tener presente che nel marzo il governo di Burgos cominciava a godere di una disponibilità di personale maggiore del secondo semestre 1936 per effetto delle chiamate alle armi disposte negli ultimi mesi dello stesso anno, mentre si trovava in difficoltà nel settore dell'inquadramento e in que1lo dell'approvvigionamento dei mezzi e dei materiali. Da qui il pronto accoglimento, da parte italiana, della richiesta spagnola di costituzione di «centri di addestramento» per gli spagnoli, con personale italiano per l'istruzione dei quadri e degli specializzati, e l'incremento dell'invio di armi, di mezzi e di materiale. Nel mese di aprile proseguì l'inchiesta sulla battaglia di Guadalajara ed emerse molto chiaramente che si era trattato di un insuccesso e non di una disfatta, come si può rilevare dall'ampia documentazione esistente presso l' «Archivio Centrale dello Stato» 5 , senza trascurare gli episodi in cui era venuto meno, in alcuni comandanti e gregari, lo spirito combattivo. Ecco il perché, eu.:ezione fatta per i casi più gravi, si rinunziò a perseguire
CAP.
xn - GLI AVVENIMENTI
PRINCIPALI DELLA PRIMAVERA-ESTATE
1937
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in sede giudiziaria una parte dei responsabili, limitandosi alla loro dismissione dal C.T.V. e al loro rimpatrio e raccomandando loro la riservatezza che, del resto, era nello stesso interesse degli epurati e rimpatriati mantenere. Sull'andamento degli avvenimenti e si.il comportamento delle unità e dei comandanti, l'inchiesta fornì elementi assai difformi, soprattutto in relazione alle esperienze personali ed ai relativi settori di responsabilità o campi di osservazione. Riteniamo perciò di interesse riportare due documenti, piuttosto contrastanti, di autorità non direttamente coinvolte o responsabili, esprimenti giudizi complessivi. Il primo è costituito da uno stralcio di una relazione del comando aviazione legionaria che si esprimeva in senso molto critico e negativo nei riguardi del comportamento di comandanti e truppe del C.T.V., peraltro - a nostro avviso - a tinte eccessivamente negative, ed invece eccessivamente elogiative nei riguardi degli interventi aerei che, seppure per i noti motivi delle condizioni del suo impiego, non si può dire aver «realmente combattuto, resistito e vinto» né avere «ancora una volta ... scritto una pagina di gloria». Indubbiamente buona parte degli appunti negativi, come del resto abbiamo rilevato, aveva il suo fondamento; tuttavia l'interesse del documento sta nel fatto che, non essendovi personale dell'aviazione presso le unità combattenti ma solo al livello del comando del C.T.V., esso presenta un quadro dei giudizi che - a botta calda - erano prevalenti, indubbiamente deformati dall'interesse di negare proprie responsabilità e di attribuirle invece, tutte, ai comandi inferiori ed al comportamento delle truppe, senza riguardo alcuno per le condizioni in cui queste erano state poste (doc. n. 73). Riteniamo, invece, più equilibrata ed aderente - oltre che più disinteressata - la relazione che, dopo la battaglia, trasmise un ufficiale tedesco di collegamento, dipendente dall'amm. Canaris, inviata al suo superiore e da questo presentata a Hitler e al maresciallo Werner von Blomberg, ministro della guerra. Essa così concludeva: «Infine, come osservatore leale e non prevenuto, ritengo mio dovere esprimere il mio convincimento che l'insuccesso dell'azione di Guadalajara non deve ascriversi ad un cedimento delle qualità personali delle truppe italiane. Io mi sono trovato durante questa azione, giorno per giorno, per tre settimane in combattimento in mezzo alle truppe italiane nell'attacco, nella difesa e nel ripiegamento e posso con la migliore conoscenza di causa affermare che gli ufficiali e i soldati italiani - astraen-
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LA PARTECIPAZIONE ITALTANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 · 1939)
do da eccezioni -- si sono battuti in modo eccellente sotto violento fuoco nemico e anche sotto la influenza deprimente della propria materiale inferiorità (aviazione e carri armati) e che hanno compensato la deficienza di addestramento militare con il grande valore e grande spirito di sacrificio» 6. In conclusione, la· nostra valutazione della battaglia di Guadalajara che le attribuisce - sul piano militare - il carattere di un insuccesso e non di una disfatta, oltre che da quanto da noi riferito può ritenersi convalidata dalla testimonianza dell'ufficiale tedesco, che ne era stato osservatore partecipe e attento, critico come sanno essere gli ufficiali tedeschi delle operazioni militari. La relazione giova, se non altro, a confermare quanto fosse esagerata, calunniosa e falsa la campagna denigratoria della radio e della stampa straniere nei riguardi delle forze armate e dei solda ti italiani.
2.
Una delle conseguenze politiche della battaglia di Guadalajara fu l'aggravamento della tensione internazionale, che andò via via evolvendo al peggio nei sei mesi successivi. Già la battaglia di Malaga aveva dissipato la situazione di relativa distensione creata dal «Gentlemen's Agreement» nei rapporti italo-britannici all'inizio del mese di gennaio. Il massiccio invio di volontari e di materiale in Spagna nei mesi di gennaio e febbraio aveva determinato un'atmosfera molto pesante nell'ambito del comitato di non intervento, che era divenuto un areopago di continuo scambio di accuse fra il rappresentante italiano e quelli degli altri Stati membri, in particolare del rappresentante sovietico, senza che mai si arrivasse neppure a una esplicita condanna dell'operato italiano. A fatica il comitato era riuscito, il 16 febbraio, a sancire il divieto di afflusso, dal 20 dello stesso mese, di altri volontari e a stabilire un sistema di controllo di osservanza del divieto che avrebbe dovuto entrare in funzione la notte sul 7 marzo, secondo modalità fissate da un comitato tecnico. Il sistema di controllo, imperniato su di un «ufficio internazionale di controllo di non intervento», avrebbe dovuto comprendere 130 osservatori britannici sul confine ispano-portoghese, 5 turchi sul confine con GibilLena, 130 tra francesi e olandesi sul confine pirenico. Il controllo
CAP. XII - GLI AVVENIMENTI PRINCIPALI DELLA PRIMAVE RA-ESTATE
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delle frontiere marittime, al quale l'Unione Sovietica aveva rifiutato di partecipare, sarebbe stato esercitato dalla Germania, Francia, Italia e Inghilterra, quest'ultima per le zone che si affacciavano sull'Atlantico, ma solo su navi che viaggiassero a oltre 10 miglia dal1a costa. La Gran Bretagna avrebbe perciò sorvegliato le coste atlantiche della Spagna: a nord, dalla frontiera francese, presso Hendaye, fino a capo Busto, e a sud, dal limite della frontiera portoghese fino a capo de Gata, presso Almeria, nonché delle isole Canarie e della costa africana del Rio de Oro. La Francia avrebbe sorvegliato la costa atlantica nord-ovest da capo Busto fino ~I limite settentrionale della frontiera portoghese, la costa del Marocco spagnolo e le isole di Ibiza e Maiorca. Sotto la sorveglianza della Germania sarebbe stata la costa sud-est della Spagna, da capo de Gata a capo Oropesa. L'Italia avrebbe tenuto sotto controllo il resto, cioè da capo Oropesa alla frontiera francese e Minorca . Gli osservatori del controllo marittimo avrebbero poLulo essere imbarcati sulle navi delle linee rnarittime normali. Tutto ciò avrebbe avuto effettuazione dal 19 aprile, ma era evidente in partenza l'inefficacia di tale sistema di controllo marittimo, tanto è vero che esso non riuscirà a porre termine all'afflusso di personale all a spicciolata e soprattutto di mezzi e di materiali di ogni genere per entrambe le parti in lotta. L'esacerbazione della campagna antifascista e antitaliana dopo Guadalajara, con il dileggio del soldato italiano, portò la tensione internazionale al diapason e contribuì oon poco a irrigidire Mussolini sulla decisione di continuare ad aiutare Franco, legandosi vieppiù a quest'ultimo e alla Germania nazional-socialista, alimentando il suo livore nei riguardi della Gran Bretagna e della Francia ed esasperando la sua volontà di rivincita. La conseguenza politica di maggiore portata di Guadalajara fu dunque, a nostro avviso, l'instaurarsi di un legame più stretto tra l'Italia e la Germania, preludio alla stipulazione del «patto di acciaio» della primavera del 1939 che sanzionerà un'intesa maturata gradualmente proprio durante la guerra civile spagnola, in particolare dopo Guadalajara, attraverso anche scambi di visite tra Mussolini (nell'ottobre 1937) e Hitler (maggio 1938), ripetuti incontri tra gerarchi fascisti e nazional-socialisti, approcci italiani alla legislazione razziale tedesca, benestare italiano all' «Anschluss» (marzo 1938) e così via. Già nel giugno 1937 il ministro della guerra tedesco, maresciallo von Blomberg, venne in Italia per instaurare «rapporti di cameratismo» con le forze armate
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italiane, che, con una rappresentanza di quelle tedesche, combattevano in Spagna dalla parte di Franco. La tensione dell'immediato dopo Guadalajara divenne ancor più eccitata nei mesi successivi di maggio e di giugno, quando navi italiane e tedesche, in servizio concordato nel comitato di non intervento di perlustrazione delle rotte marine nel Mediterraneo per la Spagna, furono attaccate dall'aviazione della Spagna repubblicana. Ricordiamo in particolare, tra gli incidenti di maggior peso che più inasprirono la situazione politica internazionale: il fermo di navi inglesi e francesi nei porti r epubblicani spagnoli e i danni loro provocati dai bombardamenti dell'aviazione nazionale, legionaria italiana e tedesca della «Condor»; / bombardamenti dei repubblicani, nel porto di Palma di Maiorca il 24 e il 26 maggio, su navi da guerra italiane adibite all'attività di controllo; il bombardamento, nella baia di Ibiza il 29 maggio, dell'incrociatore tedesco «Deutschland» e quello di rappresaglia da parte tedesca sul porto di Almerfa; gli affondamenti nel canale di Sicilia e nel Mediterraneo occidentale di navi mercantili sovietiche dirette a porti repubblicani, ad opera di sottomarini «sconosciuti» (in realtà italiani). Ai primi di giugno, la Germania, senza preavvisare l'Italia, «comunicò» al «comitato di non intervento» la propria decisione di «cessare di prendere parte al piano di controllo e così pure alle discussioni» del comitato stesso, finché non avesse ricevuto garanzie che incidenti del genere (di quello toccato al «Deutschland») non si sarebbero ripetuti» 7 • Ciano chiese spiegazioni a von Neurath che prospettò l'opportunità della permanenza dell'Italia nel comitato di non intervento anche dopo l'uscita della Germania; ma Mussolini, temendo che il diverso modo di comportarsi dell'Italia e della Germania potesse essere interpretato come esistenza di divergenze politiche tra le due, diede mandato a Grandi perché riferisse al comitato di non intervento che anche le navi italiane avrebbero cessato dai compiti di perlustrazione e che il rappresentante italiano non avrebbe più partecipato alle riunioni del comitato stesso. La diserzione italo-tedesca dal controllo marittimo del Mediterraneo e dal comitato impressionò Londra, che la interpretò come volontà dei due paesi di riprendere la piena libertà di azione, con la conseguenza di mandare a monte tutto il lavoro fino ad allora compiuto che, malgrado tutto, era valso a tenere aperto un dialogo e perciò a diminuire il rischio di una guerra europea. Sia Londra che Parigi si deuero da
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fare per far riassumere all'Italia e alla Germania i compiti previsti dal piano di controllo e per farle rientrare nel comitato e vi riuscirono dopo che era stato convenuto che, in caso di attacchi futuri, le quattro potenze (Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna) si sarebbero consultate per un'azione comune e il paese della nave attaccata avrebbe conservato il diritto di agire di propria iniziativa qualora l'azione comune non fosse stata di sua soddisfazione. La rinnovata partecipazione italo-tedesca al piano di controllo ebbe durata breve. Il 18 giugno l'incrociatore tedesco «Leipzig» venne attaccato da 4 siluri non andati a segno e l'Inghilterra e la Francia rifiutarono di decidere un'azione comune sino a che non fosse stato accertato l'attacco denunziato dai tedeschi, che da parte loro reclamavano un'immediata reazione delle 4 potenze. Non fu raggiunto nessun compromesso e il 22 giugno la Germania si ritirò dal piano di controllo, ma non dal comitato di non intervento, seguita immediatamente dall'Italia. Fallito il sistema di controllo marittimo, il comitato rivolse la sua attenzione al problema, sollevato già da tempo dall'Italia e dalla Germania, del riconoscimento alle due parti in lotta in Spagna dei diritti connessi allo stato di belligeranza e al problema, proposto dall'Inghilterra e dalla Francia, del ritiro dei volontari. Le divergenze delle soluzioni discusse, determinate dai diversi effetti che avrebbero prodotto per la Spagna dei nazionali e per quella dei repubblicani, condussero il discorso a un punto morto e, alla fine di luglio, il comitato di non intervento prese di fatto atto che nessuna soluzione sarebbe stata possibile nella stagnazione in cui erano giunte la situazione internazionale e quella delle due Spagne. Nel mese di agosto il comitato fu costretto da quanto stava avvenendo in mare a tornare sulla questione della sicurezza del traffico marittimo mediterraneo s. Dopo che il 3 agosto l'ambasciatore della Spagna nazionale in Roma venne avvisato dal suo governo che correvano voci di imminenti afflussi di mezzi e materiali bellici sovietici ai repubblicani ed ebbe mandato di riferire immediatamente la notizia al governo di Roma perché questo bloccasse il traffico sovietico attraverso gli stretti a sud dell'Italia, giunse a Roma Nicolàs Franco, fratello del generale, con una lettera di quest'ultimo diretta a Mussolini, nella quale, dopo avere ancora una volta illustrato il pericolo di «una posizione strategica in occidente dell'Unione Sovietica tale da costituire un potente centro di propaganda e una base per azioni navali e aree» 9,
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si rinnovava la richiesta di intervento di navi da guerra, di superficie e sottomarine, per il blocco del traffico e dei porti repubblicani. Mussolini non ebbe esitazioni e, respinta la richiesta di Franco circa l'intervento delle navi di superficie italiane in azioni di guerra, s'impegnò a stabilire una particolareggiata rete d'intercettazione nel Mediterraneo per impedire l'afflusso delle navi sovietiche e di altre nazionalità nei porti repubblicani 10. Nel mese di agosto, pertanto, l'attività navale italiana divenne intensissima con risultati notevoli 11 e la decisa determinazione di Mussolini di appoggiar e Franco sino alla vittoria finale si rafforzò ulteriormente, nonostante che alla fine di luglio Mussolini avesse espresso ad Arthur Neville Chamberlain, che aveva sostituito Baldwin nel maggio nella carica di primo ministro, il desiderio di un miglioramento nei rapporti italo-britannici, assicurandogli l'inesistenza assoluta di ambizioni politiche e territoriali italiane sulla Spagna. Può darsi che i tentativi di un nuovo a pproccio italiano al Regn o Unito avessero av u Lu :mio car a ttere strumentale 12; è certo peraltro che la decisione d'interdire il traffico nel Mediterraneo sta a dimostrare che Mussolini, anche a costo di rischiare molto, voleva a tutti i costi la vittoria di Franco, senza peraltro che si giungesse alla guerra con l'Inghilterra, che appunto per questo intendeva tenere sulla corda. Esamineremo, in un capitolo successivo, le vicende della conferenza di Nyon indetta, su proposta inglese e francese, per addivenire a un'intesa sulla sicurezza nel Medeterraneo, raggiunta, senza la partecipazione italiana e tedesca, il 14 settembre. Quanto fin qui annotato è infatti sufficiente a confermare il clima di altissimçi tensione della situazione internazional e durante la primavera e l'estate del 1937, quando le occasioni potenziali per arrivare a una guerra europea furono davvero molte, ma restarono senza effetti solo per il timore che si aveva di essa, stante, tra l'altro, l'insufficienza ancora, anche per la Germania, della preparazione militare per affrontarla. A portare la tensione al diapason furono, dunque, nella primavera e nell'estate nel 1937: da una parte, il dopo Guadalajara con l'accendersi de11a inestinguibile campagna di propaganda di entrambe le parti; dall'altra, la decisione italiana della interdizione del traffico nel Mediterraneo. A ciò si aggiungeva che nessuna delle due parti spagnole, nonostante gli aiuti che continuavano a ricevere, era in grado di realizzare la superiorità politica e militare che le consentisse di risolvere rapidamente e vantaggiosamente il conflitto, Gli aiuti permisero ad
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entrambe di superare i momenti di crisi, di migliorare la propria organizzazione e di ampliare la mobilitazione delle rispettive risorse umane e materiali, ma le operazioni militari, per motivi diversi, non riuscirono a conseguire obiettivi decisivi ai fini della vittoria finale dei nazionali o dei repubblicani_
3. La propaganda corale della stampa repubblicana spagnola, di quella inglese e di parte di quella francese, elettrizzò, dopo Guadalajara, la Spagna repubblicana, ma non illuse il governo e i vertici militari repubblicani che si rendevano esatto conto che il conflitto non s'incamminava verso una rapida conclusione vittoriosa e che essi si dovevano far carico di ulteriori sforzi poderosi, diretti ad un tempo a rafforzare la posizione politica ed economica, interna e internazionale, e a dare vita a uno strumento militare più consistente e meglio inquadrato, addestrato e armato. La sconfitta di Malaga era stata attribuita dagli stessi responsabili politici e militari repubblicani alle deficienze di comando e di disciplina nelle formazioni miliziane. Le cose erano andate molto meglio nella difesa di Madrid e nella controffensiva del J arama e di Guadajara, ma l'apparato militare repubblicano non aveva ancora conseguito l'affidabilità e la credibilità necessarie. Ciò dipendeva in primo luogo dalla insufficienza del potere politico e amministrativo centrale che non riusciva a esprimere un'autorità accettata e sentita che, nel settore militare, consentisse il completo controllo delle forze e la «regolarizzazione» delle unità miliziane, sulle quali continuavano a prevalere le influenze di partito. La centralizzazione del potere, indispensabile in guerra, cozzava contro le diffuse tendenze autonomistiche e contro le divisioni interne dello stesso governo e delle maggioranze popolari, sui quali sempre più avevano buon giuoco i comunisti, la cui invadenza e prepotenza non venivano accettate dai radicali e da una parte dei socialisti, mentre venivano aspramente contestate dagli anarchici e dal «Partido Obrero de Unificacion Marxista», POUM, di tendenza trotzskista. L'ostilità alla centralizzazione era così forte e combattiva che produsse gravi incidenti di piazza, specialmente in Barcellona e, in misura più contenuta, nella stessa Valencia. Le solleva-
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zioni di Barcellona del 3-8 maggio vennero ferocemente represse ad opera dell'esercito repubblicano controllato dai comunisti, con la conseguenza di un ulteriore indebolimento del governo di Francisco Largo Caballero che, da una parte tendeva a opporsi alle mene comuniste e, dall'altra, soggiaceva ad esse in ragione dell'assoluto ed estremo bisogno degli aiuti sovietici e della ne Internazionale. I comunisti, nella sostanza, tendevano ad assumere la pienezza dei poteri politico e militare nella Spagna repubblicana e ad opporsi agli anarchici che, tra l'altro, con i loro eccessi rivoluzionari, continuavano a danneggiare la già disastrata economia e a indebolire ulteriormente la produzione agricola e industriale. Esistevano, inoltre, gravi disaccordi circa la strategia militare da seguire, propugnando Largo Caballero l'offensiva nell'Estremadura per tentare di tornare a dividere in due parti la Spagna nazionale, osteggiata dai consiglieri militari sovietici e dagli stessi socialisti di Indalecio Prieto, favorevoli, come del resto lo stato maggiore madrileno, a offensive nel settore centrale e in quello dell'Aragona. La conseguenza di tanti contrasti sboccò a metà maggio in una crisi del governo e il 17 di quel mese al governo di Caballero succedé quello presieduto da Juan Negrin Lòpez, con titolare del ministero della Guerra Indalecio Prieto. Gli aiuti sovietici rafforzarono nell'estate 1937 il nuovo governo che, da parte sua, mediante la chiamata alle armi di numerosi contingenti di leva riuscì a portare la forza dei repubblicani a circa 450.000 uomini. Ma né l'afflusso copioso dei nuovi aiuti sovietici, né la nuova consistenza raggiunta dalle forze repubblicane elevarono proporzionalmente, come ci si sarebbe aspettati, l'efficienza operativa dello strumento militare repubblicano, minato dalle discordie politiche del paese, oberato dal problema logistico, che la varietà dei tipi e dei calibri delle armi rendeva ancor più oneroso, e indebolito dalla mancanza di quadri professionali medi e inferiori, la quale ultima non permetteva che le unità esprimessero tutta la potenziale operatività di cui sarebbero state capaci. Eppure, attraverso i combattimenti del 1936 e dei primi mesi del 1937, l'esercito repubblicano aveva fatto conoscere comandanti di grande unità di primissimo piano quali, per citarne solo alcuni, J osé Miaja Menant, Vicente Rojo, Enrique Lister, Valentìn Gonzales conosciuto sotto il nome di El Campesino, Sebastiàn Pozas e J uan Modesto. Le concezioni operative, di levatura eccellente, di Miaja, Pozas e Rojo, o per una o per altra ragione, tra le quali an-
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che quella di un impiego prematuro delle unità rispetto al grado di addestramento e di amalgama raggiunto, non valsero, nella primavera ed estate del 1937, al perseguimento dei successi significativi sperati. Le truppe di maggiore efficienza continuavano a dimostrarsi le brigate internazionali, sia perché disponevano di uomini politicamente motivati, sia perché una buona parte di questi si giovavano della esperienza acquisita sui campi di battaglia della prima guerra mondiale. È poi da tener presente che dopo l'accordo, nell'ambito del comitato di non intervento, per impedire l'afflusso di volontari stranieri e dopo i fatti di Barcellona del maggio, che fecero diminuire l'afflusso dei volontari anarchici e socialisti, restringendolo ai soli comunisti, le fonti del reclutamento dei volontari vennero gradualmente essiccandosi e alla fine si prosciugarono del tutto. L'iniziativa delle operazioni restò, nel suo complesso, nelle mani dei nazionali e le offensive tentate dai repubblicani furono sferrate non tanto per conseguire scopi risolutivi, quanto per richiamare altrove le forze nazionali impegnate sulle varie fronti, dando così aiuto a quelle repubblicane investite dalle offensive dei nazionali. Tali furono le offensive repubblicane dell'aprile sulle fronti di Madrid e dell'Estremadura, del luglio sulle fronti di Madrid (battaglia di Br unete) e dell'agosto sulla fronte dell'Aragona. Tutte le offensive repubblicane, seppure alcune riuscirono a ritardare nel tempo la caduta della fronte nord della Spagna, si conclusero con insuccessi e perdite ingenti di uomini e di materiali, a causa delle deficienze di condotta, della insufficienza di operatività delle unità impiegate e della forte resistenza che incontrarono da parte dei nazionali.
4. Dopo Guadalajara, Franco abbandonò l'idea che la conquista di Madrid avrebbe da sola risolto i problemi politici e militari che gli si erano posti fin dal primo momento della insurrezione. Guada]ajara indusse Franco a mutare l'ordine di successione degli obiettivi fissato nel suo piano operativo iniziale, mentre al tempo stesso rafforzò in lui il convincimento che, in una guerra civile, il problema primo da prendere in considerazione è il consolidamento del potere e del prestigio ai fini della situazione in-
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terna. Guadalajara gli offrì entrambe le opportunità, delle quali egli si avvalse. Non risulta, dalla documentazione consultata, che Franco abbia addirittura voluto o quanto meno desiderato l'insuccesso italiano di Guadalajara. Se egli non appoggiò, come aveva promesso, sul Jarama l'offensiva del CTV non fu di proposito, ma perché le forze nazionali sul Jarama, dopo l'arresto della controffensiva repubblicana, erano molto provate e non in grado, anche dopo la riorganizzazione, di affrontare una vera e propria offensiva più robusta degli attacchi locali del 9, del 13 e del 14 marzo. «È forse vero che se gli attaccanti fossero stati spagnoli e non italiani, si sarebbero chiesti, alle truppe sul J arama, dei sacrifici più grandi» 13 e che nè Franco, «né i comandanti a lui subordinati avevano alcun motivo di sacrificare le proprie truppe per faciliLare una vittoria italiana» 14, ma ritenere che Franco abbia tramato e voluto l'insuccesso è un'affermazione non suffragata da riscontri. È invece senza dubbio vero che il concentramento di uomini e di mezzi realizzato dai repubblicani sulla fronte di Guadalajara fu resa possibile dalla mancata offensiva dei nazionali sul Jarama. Una parte notevole delle forze repubblicane - 19 e 52 battaglioni sulla fronte di Guadalajara - erano costituite dagli effettivi della Xla, XIIa e LXXa brigata internazionale, che avevano partecipato alla battaglia del Jarama. Sarà altresì vero che « dopo la battaglia di Guadalajara mo1ti nazionalisti, compresi alcuni membri dello stato maggiore di Franco, brindarono alla salute dei repubblicani, i quali avevano dimostrato che gli spagnoli, anche se rossi, potevano avere la meglio sugli italiani, 1s ma i brindisi e motivi a posteriori non autorizzano le il.I azioni circa una volontà aprioristica di determinare un insuccesso. La verità è che Franco non aveva mai gradito la presenza di grandi unità italiane e l'aveva solo tollerata, costrettovi dal bisogno dell'aiuto italiano. Egli invece capì subito che l'insuccesso italiano della offensiva su Guadalajara gli avrebbe consentito una maggiore capacità d'intervento per ridimensionare le richieste italiane circa l'impiego del CTV. Dopo Malaga e Guadalajara, che furono le due uniche battaglie nelle quali il CTV svolse autonomamente un ruolo primario, l'hnpiego del CTV venne infatti inserito in cicli operativi sviluppati in stretta cooperazione tra il CTV e grandi unità complesse spagnole, con sensibile diminuzione del.l'autonomia operativa del CTV stesso. D'altra parte, Franco aveva ancora bisogno dell'aiuto italiano, tanto che non ebbe scrupolo d'inviare il fratello ai primi di
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agosto a Roma perché Mussolini assicurasse l'intercettazione del traffico marittimo mediterraneo diretto a rifornire i repubblicani. A Mussolini, imbarazzato dell'insuccesso di Guadalajara e sovraeccitato dalla campagna di propaganda antifascista e antitaliana ancora in corso, non parve vero che Franco si fosse rivolto ancora una volta direttamente a lui per sollecitare, quasi implorare, aiuto e glielo diede in termini e a prezzo di rischi senza precedenti, pur evitando il limite che avrebbe potuto far scoppiare una guerra generale, che egli in verità non voleva al pari di Chamberlain, di Blum e del successore di quest'ultimo, Camille Chautemps, che nel luglio 1937 assunse la carica di presidente del consiglio dei ministri della vicina repubblica. Sul piano della politica interna, il 19 aprile venne sancita la costituzione della «Falange espaiiola tradicionalista y de las Juntas de ofensiva nacional sindacalista» (JONS), con la quale Franco si assicurò lo stretto controllo di tutte le formazioni politiche, monarchiche , repubblicane, falangiste, tradizionaliste. Nella zo-
na nazionale i più importanti gruppi politici erano stati, fin dallo scoppio della insurrezione, la «falange» e i «tradizionalisti». 1 tentativi per una loro unificazione, il cui inizio risaliva agli inizi del 1937, erano falliti, mentre Franco voleva da sempre la fusione. Nell'aprile 1937 vi furono episodi di violenza politica in Salamanca e Franco ne approfittò per stabilire per legge la unificazione del movimento tradizionalista e della «falange». La pubblicazione degli statuti coincise con l'arrivo in Spagna del nuovo ambasciatore italiano Guido Viola, che sostituì Cantalupo, le cui valutazioni sulla situazione politica e militare dei nazionali e dello stesso CTV erano state sempre discordi da quelle di Ciano e di Roatta, tanto che Cantalupo si era fatto dei nemici non solo nel partito (Farinacci) e nel ministero degli esteri (Pietromarchi e altri), ma anche nell'ambiente militare. Viola espresse un giudizio positivo sugli statuti del 19 aprile, pubblicati solo in agosto, «ispirati evidentemente ai principi informatori dell'organizzazione fascista», il che mandò in solluchero Mussolini che, a sua volta, incaricò Viola di esprimere a «Franco il mio più vivo compiacimento per la recente.misura da lui adottata nell'ordine interno. Partito unico Milizia unica Sindacato unico, su questi tre capisaldi si svilupperà sicuramente la grande Spagna di domani». In realtà, la unificazione non fu altro che l'affermazione dell'egemonia di Franco e la decretazione della fine delle lotte intesti-
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ne tra i vari movimenti politici della Spagna nazionale. Franco accantonò le questioni istituzionali, rinviò alla fine della guerra ogni riforma, monopolizzò il potere e stabilì che tutte le forze, dalle carliste alle falangiste, avrebbero dovuto cooperare armonicamente al successo del «movimento», anzi della «crociata». La situazione politica interna della Spagna nazionale era comunque sotto tutti gli aspetti assai più solida e stabile di quella della Spagna repubblicana, anche se per merito del regime totalitario e autoritario che Franco veniva consolidando. La stessa situazione economica, quasi paradossalmente, era migliore di quella dell'altra Spagna, ancorché i nazionali controllassero la parte più povera del paese. Si trattava peraltro di regioni prevalentemente agricole, che perciò garantivano una sufficiente disponibilità alimentare e una certa stabilità dei prezzi e tranquillità degli animi. Esistevano nondimeno difficoltà di approvvigionamento dei prodotti industriali e scarsità di risorse finanziarie, ma le prime venivano superate con l'afflusso di materiale bellico italiano e tedesco e le seconde con il ricorso a varie fonti, soprattutto inglesi e statunitensi, per l'apertura di crediti. Ciò, in particolare, dopo la conquista nella primavera - estate delle regioni del nord con le loro notevoli risorse economiche. Nel settore militare venne dato incremento all'attività volta ad assicurare un'attenta amministrazione e vigilanza delle retrovie, mentre venne aumentata la consistenza delle forze operative, che raggiunsero un livello quasi pari a quello delle forze repubblicane. L'impulso maggiore venne conferito al miglioramento qualitativo attraverso la costituzione di scuole e di corsi per ufficiali, sottufficiali e graduati delle varie armi, utilizzando quadri istruttori spagnoli, italiani e tedeschi. Lo strumento militare dei nazionali venne compiendo, nel periodo che va dall'aprile al settembre 1937, un vero salto di qualità. La disponibilità elevata di quadri minori ottenuta con il ricorso a sottotenenti di complemento - «alféreces provisionales» - sufficientemente istruiti professionalmente e a quelli medi con esperienza di combattimento assicurò l'adeguato inquadramento delle unità, il cui addestramento venne meglio coordinato e intensificato, mentre progredirono anche l'organizzazione e il sostegno logistico. Il fallimento delle offensive con attacchi avvolgenti per la conquista di Madrid determinò l'orientamento di Franco a trasferire lo sforzo operativo sulla fronte del nord e cioè delle province basche, la cui occupazione avrebbe portato vantaggi econo-
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miei, strategici e psicologici ampiamente remunerativi. L'acquisizione delle ricche risorse minerarie e produttive di quelle regioni avrebbe consentito una capacità e possibilità d'interscambio con paesi esteri assai spiccate; l'eliminazione di quella fronte avrebbe significato il recupero notevole di forze e di mezzi di cui vi era bisogno per diminuire il dislivello rispetto a quelle repubblicane e la possibilità della costituzione di una riserva generale, che fino ad allora mancava del tutto; il successo della campagna contro le province basche avrebbe inoltre eroso il potere politico e militare del governo di Valencia e aumentato quello del governo nazionale e data una spinta alla elevazione del morale delle popolazioni e dei soldati, malamente scosso dagli insuccessi recenti. Proprio quest'ultimo motivo indusse Franco, ancora una volta con insufficiente disponibilità di forze, a iniziare subito dopo (31 marzo) Guadalajara le operazioni in Biscaglia che, anche a causa <ld ia inclemenza del tempo, procedetter o lentarnente e faticosamente contro un avversario che poté avvalersi di posizioni forti e organizzate - «cinturone di ferro» - e si difese con tenacia, tanto che solo dopo 81 giorni di lotta, il 19 giugno, i nazionali conquistarono Bilbao. Alla campagna concorsero forze italiane e forze miste italo-spagnole, nonché l'aviazione legionaria e quella tedesca della «Condor». All'offensiva contro le province basche avrebbe dovuto fare immediato seguito, negli intendimenti di Franco, quella per la occupazione della regione di Santander e successivamente quella per la conquista delle Asturie. La morte del gen. Mola, comandante della fronte del nord, e il perdurare del maltempo costrinsero a rinviare l'inizio dell'offensiva per Santander e, nella sosta operativa, furono i repubblicani a prendere l'iniziativa nel settore centrale, dando vita a quella nota con il nome di « battaglia di Brunete». L'offensiva repubblicana, iniziata il 6 luglio, non si concluse con un successo locale decisivo ed ebbe quale unico risultato il rinvio al 14 agosto dell'inizio delle operazioni dei nazionali in direzione di Santander, conquistata poi il 26 agosto. A ritardare le operazioni contro le Asturie, condoLte a termine solo nell'ottobre, fu ancora una volta l'iniziativa dei repubblicani che sferrarono un'offensiva sulla fronte dell'Aragona, intesa a occupare Huesca e Saragozza. Anche tale operazione fallì i suoi scopi e si concluse con la conquista da parte dei repubblicani del solo piccolo centro di Bekhite.
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All'inizio dell'autunno del 1937, la situazione politica, strategica e militare di Franco era indubbiamente ben più consistente e solida di quanto lo era stata alla fine dell'inverno precedente. Ma il conflitto conservava il carattere di guerra di logoramento, assunto dopo il fallimento di tutte le offensive dei nazionali sulla fronte madrilena, dove la ricca possibilità di manovra per linee interne aveva consentito ai repubblicani grandi successi difensivi e costretto Franco, dopo 9 mesi dalla insurrezione, a cercare successi parziali su altre fronti. Quelli di Bilbao e di Santander, grazie anche alla partecipazione italiana e tedesca, furono due successi strategici di primo piano, con risultati di indubbio valore anche politico ed economico, ma essi restavano pur sempre nel quadro di una guerra ancora lunga e difficile, della cui fine vittoriosa per i nazionali non v'era ancora certezza. A metà aprile, l'amm. Canaris aveva espresso all'addetto militare italiano in Berlino, col. Efisio Marras, il suo ottimismo circa il crollo dei r epub blica ni, giudicando che questi si t ovassero in una siLuazione molto critica e che Franco, invece, contando sui progressi compiuti in sede amministrativa dalle sue forze terrestri e aeree e dovendo superare difficoltà inferiori di quanto generalmente non si ritenesse, era ormai sicuro della vittoria fi·oale. Canaris, nella s ua valutazione non priva di un qualche fondamento, era andato molto al di là della r ealtà: il crollo dei repubblicani, nonostante la situazione critica di questi nella primavera e nella estate si fosse acutizzata, era ancora, a fine estate, assai lontano.
CAP. Xli -GLI AVVENIMENTI PRINCIPALI DELLA PRIMAVERA-ESTATE
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NOTE AL CAPITOLO XII 1
Articolo di fondo «Guadalajara» del «Popolo d'Italia», in data 17 giugno
1937. 2 Telegramma 649/R/C del 26 marzo 1937, Lancellotti, MAE, Ufficio Spagna, b. 1. 3 Testo del messaggio: «Mussolini a Colli» (pseudonimo di Roatta): «avendo esaminato situazione e anche dopo interpellato generalissimo Franco, ho deciso non portare cambiamenti in Comando forze legionarie. Rima.ne quindi a V.E. comando onore e onere della rivincila. A tale scopo e perché collaborino con Lei, le mando i generali Berli e Favagrossa i quali rimarranno costì il tempo necessario per lavorare alla preparazione della rivincita. Stesso tempo giungeranno gen. Mozzoni come animatore reparti volontari, gen. AllegreLLi per assumere comando 1a divisione e console generale Biscaccianti tutti ottimi elementi. Tutti costoro partiranno lunedì p.v. con mezzo aereo civile. Mi telegrafi se sta bene quanto sopra e ne informi generalissimo». 4
Il «corpo d'armata speciale 0Jv1.» venne progt!ttalo a metà febbraio per
«rintuzzare eventuali possibili rappresaglie del governo rosso di Valencia in conseguenza del notevole afflusso di volontari italiani in Spagna ». I provvedimenti di predisposizione vennero emanati il 19 febbraio. L'attuazione venne limitata: alla immediata costituzione in battaglioni, aventi la formazione organica stabilita (nelle normali sedi di dislocazione), dei reparti di marcia interessati, allo scopo anche di perfezionarne l'addestramento; all'affluenza delle dotazioni ai centri di mobilitazione; alla raccolta degli automezzi presso determinati depositi o località di concentramento. I tempi di approntamento vennero così fissati: per gli elementi dell'esercito, 24 ore per la divisione «Curtatone e Montanara » e i rimanenti elementi del 1° scaglione e 48 ore per le rimanenti unità; per gli elementi della MVSN, da 24 a 48 ore, rispettivamente per gli elementi del 1° scaglione e per quelli rimanenti; per i mezzi della marina mercantile per il trasporto, variabili da un minimo di 4 ad un massimo di 8-12 giorni (a seconda situazione navi in porto od in navigazione); per i mezzi della marina (speciali da sbarco e di rimorchio), variabili per la loro raccolta nei porti d'imbarco, in relazione alla attuale dislocazione nei vari porti. Il corpo di spedizione aveva la seguente articolazione: - I O scaglione in 3 nuclei: nucleo settentrionale, sbarco a Burriana, forze: 1 btg. CCNN_, 1 cp. mitraglieri, 1 btr da 75/13, elementi minori (1 pl. mortai d'assalto, 1 nucleo misto genio), aliquota servizi (I nucleo sezione di sanità, 1 nucleo sezione sussistenza, 1 autosezione ridotta); nucleo centrale, sbarco a Sagunto, forze: 4 btgg. (1 bersaglieri, l alpini, l mitraglieri, 1 carri d'assalto), 2 gr. da 75/13, 1 nucleo misto genio, aliquota servizi (1 nucleo sezione di sussistenza, 1 nucleo sezione sanità, 1 autosezione); nucleo meridionale, sbarco a Cull era, forze: 2 btgg. CC.NN., 1 cp. mitraglieri, 2 btr da 75/13, elementi minori (1 plotone mortai d'assalto, 1 nucleo misto genio), aliquota servizi (1 nucleo sezione di sanità, 1 nucleo sezione sussistenza, 1 autosezione ridotti); - 2° scaglione (grosso) su 2 sbarchi: 1 a Cullera la rimanente parte della divisione CC.NN., 1 a Sagunto il resto dell'intero corpo di spedizione_
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 -1939)
A.C.S., S.P.D.-CR, b. 72, f. 463/R. La documentazione comprende: i telegrammi ricevuti ed inviati da Roma nel corso della battaglia, una informativa anonima dei carabinieri, un rapporto di un ufficiale germanico al suo governo, impressioni del giornalista Luigi Barzini, numerose lettere di partecipanti spesso con commenti vivaci e spesso centrati, articoli della stampa estera sul fatto d'arme. Di particolare interesse un'ampia relazione critica compilata probabilmente dall'ufficio Spagna del Ministero degli Affari Esteri. 6 Lettere dell'addetto militare presso l'ambasciata italiana di Berlino, in data 14 aprile 1937, diretta al SIM, all'oggetto «Spagna». 7 John F. Coverdale. Op. cit., pg. 281. 8 Ibidem, pg. 283. 9 Franco a Mussolini, 3 agosto «937, MAE, Lancellotti, b. 2. 10 Gli italiani avrebbero intensificato la loro vigilanza a Costantinopoli, avrebbero appostato dei sottomarini a Capo Matapan e 4 cacciatorpediniere nel canale di Sicilia avrebbero avvistato i piroscafi in navigazione per la Spagna. Le navi spagnole avrebbero perlustrato il tratto di mare tra capo Spartivento e la costa africana, mentre a 6 sottomarini italiani sarebbe stato affidato il compito di bloccare i porti repubblicani di Barcellona, Valenza e Cartagena (Minute dell'incontro tra Nicolàs Franco e Mussolini. MAE, Lancellotti, B. 2.). 11 Attività principale nel Mediterraneo dal 10 agosto al 4 settembre, data quest'ultima in cui Ciano diede disposizioni all'amm. Cavagnari di sospendere fino a nuovo ordine gli attacchi sottomarini: 11 agosto, silurata e affondata nel canale di Sicilia la petroliera spagnola «Campeador»; 12 agosto, affondata al largo di Barcellona una nave da carico danese; 13 agosto, siluramento della nave da carico spagnola «Conde de Albasola» nei pressi di Pantelleria e attacco alla nave francese «Pararne », che riuscì a sfuggire; 14 agosto, cannoneggiamento e incendio, vicino Tunisi, della petroliera panamense «Macknight»; tra il 14 e il 18 furono affondate 3 navi da carico spagnole e 1 cacciatorpediniere della marina repubblicana; nella settimana successiva, attacco aereo di un piroscafo inglese tra Marsiglia e Barcellona; 30 agosto, affondamento della nave sovietica «Glagoev» al largo di capo Matapan; notte tra il 31 agosto e il 1 settembre, un sottomarino italiano silurò il cacciatorpediniere britannico «Havock», ritenendolo di altra nazionalità, e fu a sua volta contrattaccato, ma riuscì a fuggire restando ignoto; 2 settembre, affondamento del mercantile inglese «Woodford » nel mare di Valenza. 12 John F. Coverdale. Op. cit. pg. 287. 13 Ibidem, pg. 233. 14 Ibidem. 1s Ibidem e pg. 234. 5
CAPITOLO
XIII
IL RIORDINAMENTO DEL CTV DOPO GUADALAJARA E GLI ORIENTAMENTI OPERATIVI
1. I sellori di riordinamento. 2. Il riordinamento del comando. 3. L'inquadramento e l'ordinamento. 4. L'addestramento. 5. L'aggiornamento della tattica e della tecnica d'impiego. 6. Il morale e la disciplina. 7. La situazione del CTV vista da Bastico al suo arrivo in Spagna. 8. Orientamenti operativi del CTV e conflitto di competenza tra il comando spagnolo e quello italiano. 9. La situazione del CTV nell'imminenza della ripresa delle operazioni.
1.
Sul piano tecnico-militare, indipendentemente dalla impostazione e dalla condotta, la battaglia di Guadalajara aveva posto in evidenza numerose lacune e insufficienze e, tra le maggiori, quelle riguardanti il basso livello di professionalità dei quadri ufficiali e sottufficiali, almeno di una notevole parLe, il mediocre grado di addestramento dei singoli e delle unità, l'asfiLticità dell'organizzazione logistica e del funzionamento dei servizi, nonché l'inadeguatezza del vestiario, l'insicurezza dei collegamenti spesso venuti a mancare in momenti critici. Tali carenze congiuntamente alle difficoltà del terreno, ridotto a un mare di fango, e alle condizioni meteorologiche debiliLanLi, erano state corresponsabili di buona parte delle «défaillances» morali, benché episodiche, che erano state poi strumentalizzate per la campagna diffamatoria e calunniosa contro il soldato italiano che, in quella battaglia, nella grande maggioranza, si era comportato bene. La campagna dei mezzi di comunicazione degli avversari aveva avuto effetti deprimenti, che conLinuavano a manifestarsi anche all'interno del CTV, il cui morale, a fine battaglia, nonostante il successo difensivo ottenuto nell'arrestare la controffensiva repubblicana, non era certo di tono elevato. Inquadramento,
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addestramento, morale furono, dunque, i tre principali settori in cui Roatta e, dopo di lui, Bastico dovettero intervenire per un riordinamento «ex fundamentis» dell'intero CTV. Il riassetto ordinativo e organico sarebbe dipeso: da una parte, dalla disponibilità di quadri numericamente sufficienti e professionalmente molto preparati; dall'altra, dalla consistenza che avrebbe avuto la forza effettiva, una volta allontanati quadri e gregari dimostratisi impreparati o inetti, inidonei fisicamente o moralmente, resisi colpevoli di reati o di mancanze disciplinari molto gravi o di malo esempio in combattimento. L'operazione si presentò condizionata da due fattori determinanti: l'impegno assuto dall'Italia nel comitato di non intervento per la cessazione dell'invio di altri volontari; l'opportunità di graduare il rimpatrio del personale epurato per non dare altra esca alla campagna denigratoria in corso e per non destare inquietudini nel paese, dove una parte dell'opinione pubblica, attratta, più che nel passato dopo Guadalajara dagli avvenimenti spagnoli, cominciava a dubitare della giustezza della partecipazione italiana e della sicurezza della vittoria di Franco 1. Il riordinamento ordinativo e organico e, conseguentemente, l'epurazione riguardarono l'intero CTV, ma soprattutto la fanteria delle 3 divisioni CC.NN. Vi furono peraltro unità che, per sopperire a esigenze operative urgenti, dovettero anticipare il loro reimpiego o restare in linea. Si trattava di unità che avevano subito un logoramento assai minore delle altre e avevano dimostrato buona affidabilità operativa per il loro inquadramento e rendimento, a cominciare dalla «Littorio », costituita in patria davolontari dell'esercito di giovane età, sufficientemente inquadrata da ufficiali e sottufficiali professionalmente preparati, comandata da un generale trascinatore di uomini, che si era comportata in misura egregia durante il battesimo del fuoco dei nuovi gregari e l'intera battaglia. La «Littorio» rinforzata dal I e VIII gruppo da 100/17, dal X gruppo da 75/27, dalla 3a compagnia carri e dalla 4a batteria da 20 mm, rimase nella zona di Sigi.ienza, alle dipendenze d'impiego del gen. spagnolo Luìs Moscardò Guzman, inizalmente a copertura del fianco sinistro dello schieramento dei nazionali, che avevano sostituito il CTV, e successivamente quale riserva del settore difensivo Algora-Las lnvernias-Arcolea. Venne ritirata dalla fronte - meno il 2° reggimento e alcune unità di artiglieria - solo il 16 aprile e si raccolse, in un primo tempo, nella zona di Val-
CAP. Xlll • lL RIORDINAMENTO DEL CTV DOPO GUADALAJARA
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ladolid e poi, alla fine di aprile, in quella di Miranda de Ebro, mentre il 2° reggimento e le altre unità minori rimasero in linea sulla fronte di Sigiienza fino all'8 maggio. Altra unità, anche questa comportatasi egregiamente nella battaglia di Guadalajara, subito reimpiegata, fu il «raggruppamento Francisci» (4° e 5° gruppo banderas) - il 6 maggio assunse la denominazione «raggruppamento XXIII marzo» - che il 10 aprile venne trasferito nella zona di Miranda de Ebro (lungo la strada Burgos-Bilbao) e posta a disposizione del gen. Mola e poi impiegata, dal 2 maggio, nel settore di Guernica, a fianco della brigata mista «Frecce nere». La richiesta per tale impiego venne rivolta da Franco e accettata da Roma. Il gen. Mola chiese altre sì che il I gruppo da 100/27, il III da 75/27 e il IV da 149/12, lasciata tra il 26 e il 27 marzo la zona di Sigiienza, venissero trasferiti sulla fronte nord e schierati nella zona di M. Albertia-Ochandiano per partecipare alle operazioni in Biscaglia che ebbero inizio il 31 marzo. Il reimpiego, quasi senza soluzione di continuità, della «Littorio» e del «raggruppamento Francisci », già impegnati nella battaglia di Guadalajara, e le stesse richieste rivolte dai comandanti spagnoli al comando del CTV sono la riprova che il CTV conservava dopo Guadalajara - almeno in molte unità - adeguate capacità combattive. Esempio tipico il «raggruppamento Francisci», costituito da personale della MVSN, che si era mantenuto in un buon grado di efficienza morale e materiale, tanto da venire richiesto per l'impiego immediato in combattimento dallo stesso Franco. La stessa fanteria di CC.NN., dunque, quando comandata da ufficiali preparati e trascinatori, qual'era il cons. gen. Francisci, era uscita a testa alta da Guadalajara. Quanto alle richieste d'impiego di unità di artiglieria a sostegno di unità nazionali, esse si ripeteranno più volte anche nei tempi successivi, sia per la costante penuria di bocche da fuoco di cui continuerà a soffrire l'esercito di Franco, sia per la considerazione, la credibilità e l'affidabilità di cui godeva l'artiglieria italiana 2.
2. Il riordinamento del comando del CTV, che il 28 marzo si trasferì da Arcos de J alòn a Salamanca, venne condotto con grande
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 -1939)
sollecitudine, anche se Roma tentò di non farlo apparire come sconfessione dell'operato nella battaglia di Guadalajara. D'altra parte, dallo stesso messaggio con il quale Mussolini il 26 marzo confermò Roatta al comando del CTV fu facile dedurre che si trattava di una conferma ancora «sub judice», diversamente non sarebbe stato annunciato l'invio in tutta fretta in Spagna del gen. Mario Berti, più anziano in grado di Roatta, sia pure con l'incarico di assistere quest'ultimo nell'opera di riordinamento 3. Il 31 marzo giunsero in Spagna il gen. di divisione Mario Berti e il col. Gastone Gambara, quest'ultimo predesignato alla carica di capo di stato maggiore del comando del CTV. Il 4 aprile arrivò il luogotenente generale della MVSN Attilio Teruzzi, cui venne assegnato quale capo di stato maggiore il ten. coL Faldella, per la costituzione di un «comando gruppo divisioni volontarie CC.NN.» che entrò in funzione il 4 aprile 4 . Giunsero altresì, in aprile, il gen. di brigata Ettore Manca di Mores, i consoli generali della MVSN Muzzuni e Lorenzo Allegretti, il ten. col. Giacomo Zanussi che assunse la carica di capo-reparto operazioni del comando del CTV e altri ufficiali di stato maggiore e di arma per una migliore organizzazione e articolazione del comando. Il 15 aprile giunse in Spagna il generale di corpo d'armata Ettore Bastico che il giorno 16, con lo pseudonimo Roisecco Doria, assunse il comando del CTV, elevato al rango di un corpo d'armata. Roatta restò in Spagna a disposizione del nuovo comandante che dapprima lo incaricò di mantenere i contatti con Franco e successivamente, dal 23 aprile, di coordinare le unità legionarie italiane operanti in Biscaglia - brigata mista «Frecce Nere», «raggruppamento Francisci », 6 gruppi di artiglieria riunite in un'«agrupaciòn legionaria». Nella stessa giornata del 15 aprile il gen. Mario Berti, che fino ad allora si era occupato dell'esame dei fatti di Guadalajara e del riordinamento del CTV, assunse la carica di vice comandante del CTV e il col. Gambara que1la di capo di stato maggiore del comando, tenuta dal 6 al 14 aprile dal gen. Favagrossa che, da quest'ultima data, venne incaricato di funzioni ispettive circa l'addestramento e il riordino dei reparti e successivamente, dal 3 maggio, assunse la carica d'intendente del CTV, in sostituzione del col. Scaroina, che assunse quelle di viceintendente e di capo di stato maggiore dell'intendenza. A partire dal 22 aprile, venne riordinato il «reparto operazioni» del comando, articolandolo in 4 uffici (Operazioni, Situazione, Informazioni, Addestramento e Ordinamento) e ponendovi
CAP. Xlll · IL RIORDINAMENTO DEL CTV DOPO GUADAlAJARA
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a capo il ten. col. Giacomo Zanussi che assunse anche la carica di sottocapo di stato maggiore. Sempre nel mese di aprile vennero costituiti il «Centro addestramento reparti specializzati», il «battaglione motomeccanizzato» e l' «ispettorato dei servizi di polizia », retto dal col. dei carabinieri Giuseppe Piéche, alle cui dipendenze vennero posti il comando dei carabinieri, la milizia stradale, i servizi di polizia alle basi e quelli portuali e ferroviari. Vennero, inoltre, impartite dal comando del CTV disposizioni per la costituzione del «Centro raccolta ed addestramento quadrupedi» e di due reparti di sahnerie per il someggio di 2 batterie di accompagnamento «LiLtorio». Il riordino venne completato entro il mese di aprile e il comando del CTV, ristrutturato e potenziato, assunse una nuova articolazione e costituzione, forse eccessivamente ampie, ma che comunque ne garantirono una funzionalità maggiore e migliore (all. n. 9).
3. Dopo Guadalajara, la crisi d'inquadramento delle unità, già molto avvertita sotto gli aspetti quantitativo e qualitativo da prima, divenne davvero drammatica. Il 23 marzo Ciano, con un suo messaggio a Roatta, comunicò che il giorno 21 avevano preso imbarco nel porto di Genova sul piroscafo «Praga» 19 ufficiali superiori (13 dell'esercito e 6 della MVSN), 107 ufficiali inferiori (57 dell'esercito e 50 della MVSN), 2 cappellani militari della MVSN , 60 sottufficiali (35 dell'esercito e 25 della MVSN), S impiegati postali ed erano stati caricati 15.230 colli di materiale vario (sanitario, di commissariato, automobilistico) s_ L'arrivo di tale personale fu per il CTV come una boccata di ossigeno per uno che sia all'estremo delle forze, ma ben lontana dal sanare i vuoti esistenti e quelli che si sarebbero prodotti dalla epurazione in corso. La portata di tali vuoti, per quanto riguardava gli ufficiali, era pari a metà del fabbisogno organico ed era espressa dalla esistenza in alcuni battaglioni di soli 4 ufficiali subalterni. Il 30 marzo Roatta segnalò all'ufficio «S» del ministero degli esteri il fabbisogno di 500 ufficiali, 450 sottufficiali e 20 carabinieri, autisti e motociclisti (doc. n. 74/a), richiesta riferita all.e vacanze organiche reali, che teneva già conto del personale giunto in Cadice con il piro-
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scafo «Praga». Roatta sottolineò che la richiesta non era esagerata e dichiarò che non avrebbe più condotto le sue truppe al fuoco prima dì aver esaminato, con il concorso dei suoi collaboratori, «uno per uno gli ufficiali» che le avrebbero inquadrate. Ciano il giorno dopo rispose che, per le note ragioni, non sarebbe stato possibile l'invio di un contingente così elevato di personale e che nondimeno sarebbero stati fatti affluire, in piccoli gruppi di 1520 uomini, vale a dire «alla spicciolata»: i quadri di fanteria per il completamento delle perdite delle 3 divisioni CC.NN. fino a 65 comandanti di compagnia, i quadri di artiglieria nel numero richiesto e i carabinieri, mentre per i subalterni e per i sottufficiali si sarebbe potuto provvedere mediante l'istituzione di corsi «in loco», della durata di 3-4 settimane, avviando alla loro frequenza sottufficiali, graduati e soldati distintisi in combattimento com'era stato fatto durante la prima guerra mondiale - e Inediante il conferimento del graèlo di «aiutante di battaglia» ai sottufficiali che alla fine del corso avessero dimostrato di essere in grado di comandare il plotone (doc. n. 74/b). Uno dei provvedimenti possibili per fare fronte alla deficienza dei quadri avrèbbe potuto essere la riduzione delle unità e Roatta vi fece ricorso conferendo alle 3 divisioni CC.NN. struttura binaria (2 reggimenti di fanteria anziché 3), in luogo di quella ternaria, e riducendo da 3 a 2 i plotoni della compagnia fucilieri (doc. n. 75/A-B-C e doc. n. 76). Le 3 divisioni CC.NN. assunsero struttura analoga a quel1a della «Littorio» (2 reggimenti di fanteria, 1 reggimento di artiglieria, 1 compagnia del genio, 1 sezione di sanità, 1 sezione di sussistenza) e ogni divisione (1 a, za, 3a) venne costituita su: 2 gruppi banderas (anziché ~), 1 bandera d'assalto (3 compagnie fucilieri e 1 plotone mortai d'assalto) e, possibilmente, 1 plotone carri «L», 1 compagnia mitraglieri (4 plotoni per complessive 12 armi), 1 bandera complementi (2 compagnie di fanteria e 1 mista), 1 compagnìa ausiliari (3 ufficiali, 4 sottufficiali, circa 100 militari di truppa). Vennero, inoltre, istituiti i corsi, suggeriti da Ciano su parere di Pariani, per gli «aiutanti di battaglia» ·e per nuovi sottufficiali. Tali provvedimenti consentirono un meno inadeguato inquadramento delle unità, specialmente sotto il profilo qualitativo, ma lo stesso Roatta si rese conto che non sarebbero stati sufficienti a coprire i vuoti organici, per cui pose allo studio lo scioglimento di qualcuna delle grandi unità CC.NN., tanto più che l'epurazione veniva aprendo ulteriori vuoti.
CAP. XIII - IL RTORDINAMENTO DEL CTV DOPO GUADALAJARA
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L'epurazione riguardò tutti i livelli. Oltre il gen. Rossi, rimpatriato dopo Guadalajara «per motivi di salute», in verità per il suo comportamento e per essere venuto meno ai suoi doveri, vennero sostituiti anche i generali Nuvoloni, Coppi e il comandante del genio gen. Michele Molinari, alcuni comandanti di gruppo banderas e di bandera, molti capitani, subalterni e sottufficiali. Non tutti perché avessero demeritato o avessero commesso reati o mancanze disciplinari gravi, ma solo per essersi dimostrati impari ai loro compiti e alle loro funzioni, o per motivi fisici o di non attitudine al comando. Per volere di Roatta e soprattutto poi di Bastico l'epurazione venne ispirata a criteri di rigore e di severità. I rimpatriati per vari motivi -feriti, ammalati, rei di reati o di mancanze gravi, inidonei - che, nei mesi di gennaio e febbraio erano stati 582 (85 dell'esercito, 412 della MVSN), furono dal marzo al luglio 1937 ben 8050 (1700 dell'esercito, 6350 della MVSN). Dal 1 gennaio al 31 luglio 1937 vennero rimpatriati 434 ufGcìaìi (154 deìl'esercito, 280 della MVSN) e 8213 sottufficiaìi e truppa. Di essi: 2255 feriti (75 ufficiali), 2658 ammalati (173 ufficiali), 591 per motivi disciplinari (18 ufficiali), 15 ufficiali perché esuberanti, 3128 (153 ufficiali) perché non idonei fisicamente, o professionalmente, o moralmente. Bastico volle che l'epurazione avvenisse «senza debolezze, senza condiscendenze, senza compromessi e senza falsi pudori» e colpisse «gli inetti, gli ignavi, i pavidi, i disonesti» 6 e l'epurazione di 3719 individui (171 ufficiali) sta a dimostrare l'inflessibilità con la quale venne operata 7, Alla fine di maggio, l'inquadramento delle unità, grazie alle varie misure di ordine ordinativo, organico, epurativo, l'afflusso dall'Italia di un certo numero di quadri attentamente selezionati c l'istituzione dei corsi speciali per gli «aiutanti di battaglia» e per i sottufficiali in genere - che non dettero sempre i risultati vol uti soprattutto per la mancanza di provetti istruttori - risultò notevolmente migliorata, conseguendo, attraverso anche le varie perequazioni organiche, un assetto che se non poteva certo dirsi ottimale, era nondimeno sufficiente, se non a coprire tutti i vuoti organici, almeno ad assicurare un minimo inquadramento de]]e unità operative. La nuova situazione ordinativa derivata dalla trasformazione in binarie delle 3 divisioni CC.NN. e dalla riduzione a 2 da 3 dei plotoni fucilieri - provvedimento quest'ultimo che abbassò sensibilmente la potenzialità operativa delle compagnie - non resse all'impatto con la realtà della forza effettiva e fu giocoforza scio-
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gliere prima una, poi due, delle 3 divisioni CC.NN., mentre erano ancora in corso i movimenti conseguenti alla trasformazione in binarie delle divisioni stesse. In data 10 aprile venne sciolta la 3a divisione «Penne nere» 8 , comandata dal gen. Nuvoloni, per sopperire alle necessità organiche della la, della 2a e del «raggruppamento Francisci». La 1a divisione «Dio lo vuole» e la 2a «Fiamme Nere» riassunsero la formazione ternaria, ma i gruppi banderas 9° assegnato alla 1a e I 0° assegnato alla 2a, già entrambi organici della 38, vennero costituiti su 2, anziché su 3, banderas, mettendo così in evidenza che neppure lo scioglimento di una divisione era sufficiente a portare a pieno organico le due che avrebbero dovuto restare in vita_ Il provvedimento comportò che il 9° gruppo banderas assumesse il numero distintivo di 3 ° gruppo banderas, mentre il 10° poté conservare il suo numero distintivo originario. Il comando della 1a divisione venne assunto dal luogo Lenente generale della MVSN Lorenzo Allegretti, che sostituì il comandante interinale gcn. Michele Moìjnari e il vice-comando dal cons . generale Alessandro Biscaccianti, che sostituì il cons. gen. Giovanni Bacchio 9. Il 7 maggio venne sciolta la 1a divisione «Dio lo vuole» (1 °, 2°, 3° gruppo banderas), comandata dal luogotenente gen . Allegretti 10, per completare la «Littorio», la 2a «Fiamme Nere» e il «raggruppamento Francisci», che accusavano ancora deficienze organiche sensibili: il 1° gruppo banderas («Tempesta», «Uragano», «Freccia») venne trasferito alla 2a divisione unitamente alla compagnia mitraglieri divisionale, 3 batterie da 65/17, 2 plotoni mortai d'assalto e 1 plotone «L»; il 2° gruppo banderas («Carroccio», «Falco», «Folgore»), unitamente ai plotoni mortai d'assalto del 2° e 3° gruppo banderas e al gruppo da 100/17, venne trasferito alla «Littorio»; le banderas «Lupi» e «Montenero » vennero trasferite al «raggruppamento Francisci»; il IX gruppo da 100/17 entrò a far parte del raggruppamento artiglieria del CTV; il plotone carabinieri venne posto a disposizione del comando carabinieri del CTV; la bandera complementi e i comandi del 3 ° gruppo banderas e di divisione passarono a disposizione del comando del CTV; le sezioni sanità e sussistenza, l'autoreparto misto, il 71 ° ospedale da campo, l'ufficio postale e la compagnia ausiliari vennero posti a disposizione deJJa intendenza. Vennero altresì assegnate alla «Fiamme Nere» la 1a e la 2a batteria da 20 mm, mentre la 3a, ancora in corso di addestramento, fu posta a disposizione del comando artiglieria del CTV. La 1a divisione
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aveva subìto, dal 10 al 19 marzo, la perdita di 79 caduti (7 ufficiali), 467 feriti (33 ufficiali), 281 dispersi (1 ufficiale), dei quali ultimi solo 2 prigionieri accertati, gli altri verosimilmente da ritenere caduti più che dispersi. A tale perdita complessiva di 827 uomini si aggiunsero via via, dal 20 marzo alla fine di aprile, quelle determinate da malattie, inidoneità fisica, professionale, morale per complessivi 2945 uomini, di cui 30 ufficiali. Lo scioglimento della 3a e e della 1a divisione rese superfluo il «comando del gruppo divisioni volontari CC.NN.», costituito il 4 aprile al comando di Teruzzi. Il comando venne sciolto il 10 maggio e Teruzzi rimase in Spagna quale «generale a disposizione del comando del CTV» con una propria segreteria 11. Al suo giungere Bastico aveva trovato tale comando già costituito e in funzione e non aveva «mutato il già fatto», ma non aveva mancato di rappresentare a Ciano e a Pariani il suo disappunto al riguardo, prospettando che sarebbe stato più conveniente e remunerativo che fossero state affidati a Teruzzi suio compiti ispettivi e non già di comando operativo, complicando e ingombrando così la catena gerarchica di un anello non necessario. Il nuovo ordinamento della prima decade di maggio, cui fece seguito ai primi del successivo mese di giugno la costituzione del gruppo banderas «9 maggio», al comando del ten. col. Giovanni Manildo, comprendente le banderas «Carroccio» e «Lupi» e un plotone mortai d'assalto 12, rimase sostanzialmente invariato fino al mese di agosto, quando venne costituita la divisione «Frecce», riunente la la brigata mista «Frecce Azzurre» e la Ila brigata mista «Frecce Nere», i] cui comando venne assunto dal gen. Roatta t3. Esso comprendeva: la divisione «Littorio» e la divisione «Fiamme Nere», già 2a divisione, entrambe ternarie; il «raggruppamento Francisei», poi «raggruppamento XXIII marzo» 14, su 2 gruppi banderas (4° e 5°) e unità varie di artiglieria, del genio e dei servizi così da essere in grado di operare autonomamente; il raggruppamento di artiglieria; il raggruppamento del genio; il raggruppamento reparto specializzati; l'intendenza con i suoi organi di comando, direttivi ed esecutivi; 1 delegazione d'intendenza; la base sud di Siviglia con la sezione staccata di Cadice (doc. n. 100). Il riordino riguardò, dunque, soprattutto le unità di fanteria - alcune sottoposte durante la primavera aripetuti trasferimenti e cambi di dipendenza - ma interessò anche le unità di artiglieria, del genio e dei servizi e, in particolare, l'intendenza, riordinata e potenziata dal gen. Favagrossa, coadiuva-
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to dal suo capo di stato maggiore col. Michele Scaroina e dal ten. col. Roberto Nasi 1s. Oltre le varianti ordinative e organiche dei complessi maggiori fin qui ricorc!ate, ne vennero introdotte altre nell'ambito delle unità minori 16, che valsero a conferire maggiore potenza di fuoco al CTV e, in particolare, di fuoco controcarro, di cui il comando del CTV non si stancò di sollecitare a Roma il potenziamento. Una di tali richieste riguardò la fornitura di 40 pezzi e.e. tedeschi da 37 mm per la costituzione di 6 batterie su 6 pezzi ciascuna (e 4 di riserva) oppure di altrettanti pezzi italiani da 47 /32, quest'ultima, non esaudita (17), mentre venne accolta quella di altri pezzi da 20 mm con munizionamento controcarri 11. Il 10 maggio il comando del CTV raccomandò, inoltre, a Roma, facendo caldeggiare la segnalazione dal gen. Berti - in quei giorni nella capitale italiana - l'esaudimento delle richieste di nuovi aiuti in mezzi e materiali fatte da Franco, specie quelle relative ai pezzi di artiglieria, «altrimenti» - scrisse Bastico - «non est possibile organizzare massa recentemente chiamata alle armi con la quale esercitare poi sforzo decisivo» 1s. Altri aiuti a Franco furono pure l'istituzione il 12 maggio dei «Corsi italiani addestramento ufficiali spagnoli » (CIAUS), posti sotto la direzione del col Mario Zanotti, con sede in Burgos, e la costituzione di «nuclei» di ufficiali, sottufficiali e soldati italiani istruttori presso le accademie spagnole di Valladolid (fanteria e cavalleria), di Scgovia (artigliera e genio) e di Burgos (genio trasmissioni) 19,
4. Non meno intenso il lavoro compiuto nei mesi di maggio e di giugno in particolare a favore dell'addestramento e dell'amalgama delle unità che, se da un lato furono gradualmente favoriti dal migliorato inquadramento, dall'altro incontrarono non poche difficoltà proprio nella stessa ristrutturazione ordinativa e organica con i conseguenti trasferimenti perequativi e cambi di dipendenza. Il 5 aprile Roatta emanò una sua direttiva, estesa fino ai comandi di compagnia 20, contenente i temi, lo sviluppo e i tempi da dedicare all'attività addestrativa: mezza giornata di ogni giorno feriale all'addestramento al combattimento in senso lato,
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mezza a quello tecnico sull'impiego delle armi , dei pezzi, ecc., intendendo per mezza giornata il periodo compreso tra le 7,30 e le 11,30 e quello tra le 13 e le 17. L'addestramento avrebbe dovuto essere il pensiero «costante e dominante dei vari comandanti, dal più alto al più basso», dando largo sviluppo alle branche palesatesi più lacunose nella recente battaglia, come quella della esplorazione ravvicinata e della sicurezza, rimaste troppo spesso ignorate e trascurate. «Faccio affidamento sulla appassionata collaborazione di tutti» - scrisse Roatta - «affinché sia realizzato, in ogni campo, quanto è indispensabile oltenere per assicurare il successo». Il periodo addestrativo, fissato inizialmente fino al 15 aprile, venne poi stabilito che si chiudesse il 30 del mese 21. Il 18 aprile Bastico, con una circolare estesa fino ai comandi di battaglione 22, tornò sull'argomento, prescrivendo !'«intensificazione dell'addestramento sì da eliminare, nel più breve tempo possibile, tutte le manchevolezze che si sono manifestate e da dar e aj reparti adeguata preparazione bellica (non si perda né un'ora né un minuto)» 2\ risultandogli che l'addestramento si compiva «più sulla carta e con le buone intenzioni, che non coi fatti». Il richiamo, che Bastico comunicò sarebbe stato l'ultimo, sottolineò che quella della intensificazione dell'addestramento era un'esigenza imperativa, che gli sembrava non fosse ancora sufficientemente intesa, da soddisfare con indirizzo pratico e bellico - «si scriva poco e si operi molto» - e specificò le varie modalità di sviluppo delle attività, distinte per ufficiali, sottufficiali e soldati. «Mentre nutro fiducia che ognuno comprenda l'imprescindibile dovere di attuarlo (il programma di epurazione, di elevazione dello spirito, dell'addestramento, ecc.) senza discontinuità d'azione, deplorevoli accondiscendenze o compromessi" ritengo mio preciso dovere di far presente che sarò inesorabile verso chiunque non si mostrasse pari al compito che a ciascuno spetta e alle gravi necessità dell'ora presente». Ancora il 27 aprile Bastico tornò nuovamente a trattare il tema dell'addestramento 24 perché se ne aumentasse l'impulso, gli si conferisse ancora maggiore aderenza alle esigenze di guerra, si desse preminenza all'addestramento della squadra e degli specialisti, a quello riguardante l'esplorazione e la sicurezza, l'esecuzione e la condotta del fuoco, lamentando di aver visto «effettuare marce a scopo di "passeggiata", senza un inquadramento tattico, senza misure di sicurezza, cogli uomini non in equipaggiamento di guerra, con ufficiali pure essi "a passeggio". Non è
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ammissibile che vi siano squadre con un solo e per di più modesto comandante e cioè senza chi fosse e sappia fare da vicecomandante e da capogruppo: dove non esiste ancora un ruolino e dove il cosiddetto comandante non conosce neppure gli uomini! Sono cose che non si concepiscono! E sono dei veri e propri tradimenti, sia che siano compiuti, sia che siano tollerati, o anche non conosciuti! ». Il discorso sull'addestramento riusciva ostico e di difficile comprensione per molti, non perché inusuale e mancassero i testi di riferimento per svilupparlo e praticarlo, m a perché, all'infuori di qualcosa di formale, la MVSN non era solita dedicarvi spazio e tempo e perché, nell'ambito dello stesso esercito, esso veniva sacrificato per altre attività, quello al combattimento ·relegato in secondo piano rispetto all'ordine chiuso, affidato spesso a ufficiali di complemento di 1a nomina impreparati quanto meno alla metodologica addestrativa e svolto quando e dove restavano dal resto tempo e spazio. Non esisteva manua le di tattica e di tecnica d'impiego che non dedicasse all'addestramento un qualche capitolo con alcuni paragrafi, ma che esistesse una vera coscienza addestrativa era fuori della realtà. Quanto all'addestramento al tiro con le varie armi intervenivano pesantemente le ragioni di economia a ridurlo ai minimi t ermini e spesso al di sotto di questi. Sulla base di tale situazione, resa ancora meno sensibile al problema dal fatto che, avendo già combattuto, molti rifiutavano per presunzione di doversi ulteriormente esercitare nell'imparare come si fa la guerra, ci volle del bello e del buono per imprimere nelle menti di tutti l'assoluta necessità della preminenza da conferire all'attività addestrativa per dar e a questa quell'impulso, quel fervore, quella intensità e quell'organizzazione di sviluppo ai quali, prima Roatta in particolare dopo Guadalajara, poi Bastico con toni più aspri e vigorosi, dedicarono, con ripetuti interventi e frequenti visite ispettive, buona parte del loro tempo, pretendendo che i comandanti di tutti i livelli si regolassero allo stesso modo e ottenendo alla fine, Bastico, il perseguimento di un livello addestrativo e di amalgama ben diverso e superiore di quello espresso dal CTV nella battaglia di Guadalajara, tale comunque da poterlo considerare appena sufficiente. Per ottenere ciò il periodo addestrativo non poté essere considerato chiuso il 30 aprile, ma lo si dovette prorogare fino al 15 maggio e naturalmente oltre, fino al sopraggiungere dell'impegno operativo.
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5. Bastico non si limitò a fissare i contenuti e le modalità dell'addestramento e a controllarne l'applicazione, ma avendo constatato in alcuni addirittura la mancanza di idee su alcune questioni d'impiego, in altri l'esistenza di una certa confusione concettuale, intervenne con promemoria e circolari di carattere dottrinale -criteri e modalità di azione - che non erano solo richiami alla normativa tattica e tecnico-tattica in vigore, ma approfondivano, ampliavano e modernizzavano i vari argomenti, arricchendoli con l'introduzione di concetti e di modalità riferibili alle ultime esperienze di guerra, che già indicavano un diverso ruolo dei carri armati, delle armi contro carri e dell'aviazione. Furono oggetto di interventi dottrinali specifici le questioni riguardanti la cooperazione artiglieria-fanteria 2s, l'azione difensiva 26, l'azione offensiva del trinomio fanteria-artiglieriacarri armati 27, i colpi di mano 28, i collegamenti 29, l'impiego del l'arma chimica 30 in seguito alle voci che correvano di un suo prossimo impiego da parte dei repubblicani, la lotta contro i carri armati (doc. n. 77). A proposito della lotta contro i carri armati, nella circolare 5037 del 20 aprile, Bastico poneva in evidenza che la conoscenza reciproca fatta durante la battagli;:t di Guadalajara tra soldati italiani e carri armati repubblicani non doveva essere stata molto fortunata per questi ultimi, visto che gli italiani ne avevano distrutti o messi fuori combattimento 20, ma aggiungeva che, in un primo tempo, soprattutto - per la soverchia impressionaibilità dei soldati italiani, il modesto livello addestrativo a tale forma particolare di lotta, lo scarso numero delle armi controcarro - si era formata «una curiosa leggenda di potenza e quasi d'invincibilità dei carri», che andava sfatata con «molta opera di persuasione» e con «molta pratica di addestramento». Seguiva un «decalogo» di comportamento da seguire nella lotta contro i carri, nel quale, indicate le debolezze e le vulnerabilità dei carri repubblicani - il loro impiego quasi sempre lungo le strade, l'obbligo di fermarsi per eseguire il fuoco mirato, le limitazioni di movimento che incontravano nel particolare terreno, e così via, -venivano illustrati i procedimenti da seguire per colpirli, neutralizzarli, evitarli, in un quadro di un ben congegnato ricorso alla «difesa attiva» e alla «difesa passiva», che poggiano in primo luogo su «testa lucida e nervi a posto da parte di tutti, e soprattutto dei capi».
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Altro documento (doc. n. 78), ancor più significativo, anche questo in termini nuovi e moderni, prefigurante la futura fisionomia che veniva acquisendo il campo di battaglia, fu il vero e proprio «vademecum» tattico, con il titolo «Educazione alla guerra», che Bastico diramò a tutti i comandanti dipendenti, fino al livello di raggruppamento o equivalente, il 27 maggio. In esso venivano sintetizzati, con idee e linguaggio efficaci e con riferimento alla guerra che il CTV stava combattendo, concetti, criteri, procedimenti di lotta, inquadrati in una premessa illustrativa degli scopi e dell'essenza della guerra, della battaglia e del combattimento. Seguivano 7 capitoli nei quali si lumeggiavano l'azione di comando e l'impiego della fanteria, dell'artigUeria, dei reparti specializzati, del genio, dell'aviazione e dei servizi, prendendone in considerazione gli aspetti fondamentali e argomentandone le conseguenze pratiche, con il riuscito intento di sbriciolare i contenuti dottrinali per renderli facilmente assimibilabili e creare così quella disciplina delle intelligenze necessa ria in tutte le gare sportive di squadra, indispensabile nel drammatico sconLro della guerra. Negli interventi dottrinali di Bastico si respirò un'aria nuova, ma non vi fu divaricazione dalla disponibilità reale e concreta delle armi e dei mezzi in dotazione. Quando egli avverte, come nella direttiva per la lotta contro i carri armati, che il numero delle armi controcarro in distribuzione non consente di applicarla, si affretta a preannunziarne _l'aumento: «i pezzi anticarro saliranno sino a dieci in ogni gruppo banderas». Ed è appunto questo restare con i piedi sulla terra, pur prefigurando una lotta diversa rispetto a quella del passato, nella quale già s'intravede chiaramente il duello carri armati-armi controcarro, che confed alle direttive del comandante del CTV un'efficacia operativa e addestrati va molto elevate, di cui si poté giovare il CTV nelle operazioni successive, ma della quale non poté beneficiare l'intero esercito italiano all'inizio della seconda guerra mondiale, perché rimasto attaccato agli schemi del confliLto 1914-18 e dominato dal complesso delle Alpi. Gli ammaestramenti tratti sul piano tattico e della tecnica d'impiego dalla partecipazione italiana alla guerra civile spagnola non vennero trasfusi, come avrebbe dovuto essere, nelle norme e nella prassi d'impiego e rimasero pressoché lettera morta, altrimenti, ad esempio, avrebbe potuto avere un esito diverso la prima controffensiva inglese in Africa settentrinale, quando i carri armati inglesi infusero negli animi dei
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soldati, impreparati a combatterli, la stessa paura che quelli repubblicani avevano, in un primo tempo soprattutto, versato negli animi dei soldati di Guadalajara.
6. Altro problema del riordino del CTV fu quello di elevarne lo spririto e il morale scesi a toni molto modesti, anche ad opera della propaganda avversaria, dopo Guadalajara, nonostante il successo difensivo che aveva arrestato la controffensiva repubblicana. Il primo a sottolinearne l'importanza e l'urgenza della soluzione fu Roatta, che il 4 aprile indicò i provvedimenti da adottare circa la propaganda e la contropropaganda da svolgere nel particolare periodo addestrativo in corso e sottolineò l'esigenza di un' «accurata, appassionata, amorevole assistenza morale alle truppe», mediante un'attività che non avrebbe dovuto trovare riposo e avrebbe richiesto lo sfruttamento opportuno di ogni circostanza da parte di tutti capi, «soprattuto dei minori, per penetrare profondamente nei cervelli e nei cuori dei gregari al fine di ottenere quella saldezza collettiva indispensabile per superare le ore più dure, e vincere» 31• L'elevazione del morale fu curata intervenendo in particolare nel miglioramento dei servizi sanitario, di sussistenza e postale e con l'instaurazione di una «disciplina» che fino ad allora, specialmente nelle divisioni CC.NN., era stata piuttosto approssimata. Uno dei provvedimenti che più concorse a rimettere in sesto il morale fu proprio l'allontanamento dalle unità combattenti degli indesiderabili. Bastico fin dalla riunione tenuta il 16 aprile a tutti i comandanti di grande unità e di unità autonome e ai capi servizio pose come necessità imprescindibile il risollevare ed elevare lo spirito combattivo delle truppe e vi tornò sopra con la già citata circolare 4852 del 18 aprile 32, data sotto la quale diramò altre due circolari -una riguardante la «disciplina» 33 e una l' «esecuzione degli ordini» 34 - lamentando, nella prima, le numerosissime assenze arbitrarie dai reparti che venivano verificandosi giornalmente e, nella seconda, «un certo spirito d'indipendenza da parte di taluni comandi di maggiori unità e di reparti autonomi». Rilevato che le assenze arbitrarie erano «indice sicuro e incontrovertibile di scarso senso di disciplina, di scarsa
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vigilanza, di poca autorità da parte dei comandanti», Bastico vietò di concedere permessi giornalieri a chiunque, salvo che per motivi di servizio, e ordinò la limitazione dei permessi «al minimo dei minimi» e ai soli meritevoli. Avvertì inoltre di aver già punito «colla maggiore severità» i comandanti dei reparti nei quali le assenze arbitrarie si erano verificate e di essere intenzionato a «denunziare d'ora innanzi al tribunale militare, per occultazione di reato, i comandanti che avessero omesso di segnalare tempestivamente l'assenza arbitraria di propri dipendenti». Doveva, insomma, cessare «il quotidiano rastrellamento in città e in paesi anche molto lontani dalla fronte di soldati e legionari che si sono allontanati arbitrariamente e da tempo dai rispettivi reparti». Con non minore fermezza e rigidità Bastico intervenne per pretendere l'esecuzione degli ordini emanati dal suo comando, spesso non eseguiti o ritardati, altro sintomo evidente «di incomprensione dei propri doveri, scarso senso di disciplina, mancanza di fierezza militare », tutte cose che Bastico disse di ,rnon essere nelle sue abitudini di tollerare». Altro indice di quanto in basso fossero caduti il morale e la disciplina dopo Guadalajara, è l'intervento di Bastico, ai primi di maggio 35, sul contegno degli ufficiali e sull'andazzo di farsi raccomandare per lasciare i reparti operativi e gli incarichi di comando delle unità al fine di ottenere «posti più comodi e meno pericolosi in comandi ed uffici delle retrovie e perfino incarichi civili». Nel comunicare di aver sottoposto a consiglio di disciplina «un ufficiale che per essere destinato ai reparti volontari, a scopo evidente di solo lucro, ha dapprima nascosto in Patria una malattia che gli impediva di prestare servizio ed ha poi ripetutamente offerto i suoi servigi quale direttore di mensa, dichiarando che egli non si sentiva in grado di prestare servizio diverso» e nell'avvertire che, in casi simili, avrebbe proceduto con adeguate immediate sanzioni, Bastico rese pubblico il fatto che erano stati severamente puniti e che erano in corso varie inchieste a carico di «ufficiali che hanno fatto debiti, lasciati insoluti conti in alberghi, commesso sperperi di materiali militari, male amministrato somme loro fornite dall'amministrazione militare, dimostrato biasimevole dimestichezza con inferiori e conseguente mancanza di dignità personale, ecc.». Altri interventi riguardarono le perdite di mater iali 36, il contegno delle sentinelle 37, la saggia economia delle munizioni 38, l'avveduto e attento impiego degli automezzi e l'osservanza deJla
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disciplina stradale '39 e altre questioni di ordine vario 40. Molti dei mali rilevati da Bastico erano peccati di origine del CTV, connessi o insiti nelle deficienze iniziali del reclutamento e della selezione, a loro volta derivanti in larga misura dalla fretta con la quale si erano dovute compiere tali operazioni. Altri erano la conseguenza del decadimento del tono morale e disciplinare verificatosi dopo Guadalajara. Ma la terapia prescritta da Bastico ridusse drasticamente i peccati originali e quelli occasionali e, alla fine di maggio, il CTV aveva assunto un tono morale e un comportamento disciplinare che lo rendevano un insieme, sotto tali aspetti, efficiente e affidabile.
7. Quanto finora annotato sugli interventi di Bastico nei vari settori mette in evidenza la capacità che egli ebbe di capire avolo quanto e come fosse disastrata la situazione del CTV dopo Guadalajara e quale sia stato l'impegno che profuse subito per rimetterla in sesto, nella piena maturata convinzione di riuscire a farlo. È di estremo interesse al riguardo la relazione (doc. n. 79/A) che il 16 aprile, due giorni dopo dall'assunzione di comando, Bastico inviò a Ciano e a Pariani. Bastico si limitò a esprimere le prime impressioni e sensazioni ricevute dall'impatto con la realtà spagnola e con quella del CTV, ma nessuna di esse si palesò in tempi successivi bisognosa di smentita o di semplice correzione. Del primo colloquio avuto con Franco in Salamanca, durante il quale egli aveva ascoltato molto e interloquito poco, riferì gli argomenti trattati - situazione politica generale e sue ripercussioni su quella militare spagnola, accenni di sfuggita fatti da Franco alle forze italiane di cui il generale spagnolo si era dichiarato contento, speranze di Franco sul buon esito delle operazioni su Bilbao, importanza che per Franco avrebbe avuto la presa di Madrid («che mi è parso costituisc'a la sua maggiore preoccupazione»), necessità della costituzione di una riserva generale («cosa di cui ho confermato la necessità assoluta») - e sottolineò la cordialità che Franco aveva manifestato nei suoi riguardi, ritenendo da ciò di «avergli fatto favorevole impressione». Dell'incontro con Roatta riferì che questi «aveva accolto il
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provvedimento che lo riguardava con molta serenità » e chiese che venisse lasciato in Spagna «in veste di utile e necessario consulente». Circa i comandanti di divisione, confermò il comando della «Littorio » al gen. Bergonzoli, si riservò di pronunzarsi nei riguardi dell'Allegretti che non conosceva, chiese il rimpatrio di Coppi e la sua sostituzione con i generali Nasi o Frusci, o con altro a scelta del gen. Pariani «purché giovane, provato che unisse tatto e fermezza» e comunicò il rimpatrio del Nuvoloni che non aveva demeritato, ma che era un capo molto «discusso». Si espresse positivamente sulla base di Siviglia e sul distaccamento di Cadice, mentre avanzò riserve sul procuratore generale del tribunale militare, che gli aveva dato l'impressione di un uomo «cavilloso e burocratico», comunque «da tenere d'occhio », e sul presidente, da sostituire subito, sia perché non gradiva l'incarico, sia perché gli era parso «non molto energico». Delle unità costitutive del CTV giudicò «buona» la« Littorio » attribuendone il merito maggiore al comandante e aggiunse, «a quanto mi si afferma», «buoni » anche il «raggruppamento Francisci» e la la e Ila brigata mista. Delle divisioni CC.NN. scrisse «sono quelle che sono» e perciò era in corso l'epurazione degli inidonei e degli indesiderabili. Comunicò che il giorno 16 aveva tenuto rapporto ai comandanti di divisione e di brigata mista, unitamente ai loro rispettivi capi di stato maggiore, agli ufficiali dello stato maggiore del comando, all'intendente e ai capi servizio, impartendo «ordini categorici» nei riguardi della disciplina «che lascia (va) molto ma molto a desiderare», dell'addestramento «che è (ra) all'inizio», dell'armamento «deficientissimo», dell'amministrazione «caotica». Concluse: «ho parlato chiaro e molto senza eufemismi. Spero che mi si ascolti, e in ogni caso, mi farò ascoltare: ma ci vorrà del tempo, ché le manchevolezze sono gravi, profonde, sostanziali». Quanto alle cause dell'insuccesso di Guadalajara riferì che «naturalmente qui tutti cercano di addossare ad altri le proprie responsabilità, ma è evidente che le cause prime sono state: il difettosissimo inquadramento, l'impreparazione addestrativa, la deficiente disciplina, le avverse condizioni atmosferiche, il collasso psichico di qualche comandante». Tutto vero ed esatto, ma a un generale intelligente, preparato, esperto e valido quale Bastico non potevano essere sfuggite la superficialità della impostazione e della condotta dell'intera manovra, delle quali probabilmente omise di parlare, sia perché
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non più rimediabili, sia per non infierire nei riguardi del suo predecessore della cui collaborazione intendeva avva1ersi nel futuro, in particolare in materia di rapporti con Franco e con gli alti comandanti spagnoli. Nella relazione Bastico chiese d'urgenza l'invio di un minimo di 150 carabinieri con i relativi ufficiali e di almeno 10 ufficiali contabili, «energici e competenti», ed espresse il desiderio che gli fosse assegnato il gen. Pitassi, la cui opera avrebbe potuto essere utile «anche quale consigliere (accorto) nei riflessi dell'artiglieria spagnola che, mi si afferma, lascia alquanto a desiderare in fatto d'impiego». Chiese, altresì, l'invio di un certo numero ((circa 200» - carri-biga per la costituzione di nuclei di salmerie, indispensabili per liberarsi dalle strade e tentare la sorpresa, comunicando di aver sollecitato da Franco l'approvvigionamento di muli, basti e conducenti e, rinnovando la richiesta inoltrata da Roatta alla fine di marzo, l'assegnazione di pezzi controcarro - ((più se ne daranno e più presto arriveranno meglio sarà - anche per dare la sensazione alle truppe ((tuttora sotto l'impressione dei carri armati russi» 4 1, di una sicurezza che non hanno. La relazione di Bastico era una cartella clinica nella quale a una diagnosi quanto mai chiara e completa con prognosi riservata, si accompagnava una terapia, in parte d'urto (l'epurazione) e in parte a tempi non brevissimi, che avrebbe dovuto consentire, se non la guarigione immediata di tutti i mali, quanto meno l'eliminazione delle cause dei due maggiori: il basso livello del morale e dell'addestramento, l'indisciplina. A proposito dell'impiego futuro del CTV, a Pariani che gli aveva suggerito di spostare le truppe nella zona Valladolid-Salamanca, Bastico fece presente che sia Roatta che Berti gli avevano sconsigliato il trasferimento, perché la zona indicata non offriva possibilità adeguate di accantonamento, mentre la stagione non era ancora tale da consentire l'accampamento. Le forze, a suo parere, avrebbero dovuto concentrarsi a ridosso del ((saliente repubblicano Caceres-Mérida», che si sarebbe prestato sia allo sviluppo di <<un'azione complessiva in grande stile», sia ((eventualmente ad un'azione a raggio più limitato», ritenendo del tutto inopportuno «ritentare l'avventura di Madrid».
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8. In contemporaneità con l'enorme lavoro che veniva compiendo ai fini del riordino strutturale e organico, morale, addestrativo, disciplinare, logistico e assistenziale, il comando del CTV dové occuparsi di quale avrebbe potuto essere, a riordino ultimato, l'impiego del CTV nelle operazioni di guerra. Al riguardo Pariani aveva esposto verbalmente il suo parere a Bastico prima che questi partisse per la Spagna confermandolo poi per iscritto (doc. n. 79/B). In estrema sintesi Pariani voleva un successo sicuro in un'azione di carattere decisivo e di pura marca italiana. Da qui l'acuirsi delle divergenze da sempre latenti, ma che dopo Guadalajara divennero più manifeste, tra il comando italiano e quello spagnolo. Le divergenze si tradussero in un vero e proprio conflitto di competenze, per la cui soluzione Franco finì con il rivolgersi direttamente a Mussolini, che lo derimé dando in sostanza ragione a Franco. _ È necessario ricordare che mentre era in corso il riordino e si cominciava a esaminare il futuro impiego del CTV, un'aliquota notevole di questo era già impegnato in compiti operativi. La prima ipotesi d'impiego, che fece seguito alle numerose ricognizioni effettuate sulle varie fronti possibili, presentata dal ten. col. Zanussi il 26 aprile, riguardò il concorso italiano alle operazioni dei nazionali sulla fronte di Bilbao (doc. n. ~O). L'offerta di concorso sarebbe stata opportuna «sia per rialzare il morale di fronte a noi stessi, sia, e soprattutto, per rialzare il nostro prestigio di fronte ad amici e nemici», tanto più aggiungeva Zanussi che vi era «più di un'occasione per conseguire il successo». «Peraltro il nostro contributo, per i motivi noti, deve essere assolutamente decisivo per il successo. Deve, pertanto, essere il fattore determinante della conquista di Bilbao». Ma per un tale concorso sarebbero state necessarie forze per il momento non disponibili, mentre sarebbe stato possibile un concorso minore con l'impiego del «raggruppamento Francisci», della «Littorio» se resa disponibile togliendola dal settore di Sigiienza dove tuttallora ancora si trovava e del raggruppamento di artiglieria. Zanussi indicava: per il caso di un concorso del solo «raggruppamento Francisci», la direttrice di attacco di Vergara, fiancheggiante quella della Ira brigata mista «Frecce Nere»; per il caso fosse disponibile anche la «Littorio» - il che avrebbe consentito di operare anche da sudla direttrice Ordufia-Orozco. Ma il 2 maggio si rese necessario
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spostare, per misura precauzionale, su richiesta di Franco, il «raggruppamento Francisci» verso Guernica e sostituirlo nella zona di Berberana con unità della «Littorio» 4 2 (un reggimento di fanteria e un gruppo dell'artiglieria divisionale). Il giorno 4 maggio un gruppo banderas del «raggruppamento Francisci» sostituì 2 battaglioni nazionali sulla sinistra della ua brigata mista e l'altro gruppo banderas venne posto in riserva nella zona di Guernica 4 3. Il comando del CTV incaricò subito Roatta di «fare opera di persuasione presso il comandante dell'esercito del nord (gen. Mola) perché il «raggruppamento Francisci» - che il 5 maggio assunse il nominativo di «raggruppamento XXIII marzo» non venisse logorato in operazioni non redditizie 44 , ma il giorno dopo il 5° gruppo banderas sostituì in linea unità della Ila brigata mista, schierando 2 banderas sulla dorsale di Graziribi e l'altra in riserva nella zona di Giava. Le proposte di Zanussi vennero perciò superate dal forzoso impiego del «raggruppamento XXIII marzo» nella zona di Guernica e dalla non intera disponibilità della «Littorio», il cui 2° reggimento di fanteria ebbe il cambio in linea, da parte delle truppe spagnole nazionali, e poté rientrare alla divisione solo il giorno 8 maggio. Dopo una decina di giorni dall'invio della sua analitica relazione del 16 aprile, Bastico trasmise a Ciano, il 27 aprile, una seconda relazione (doc. n. 81) nella quale, sottolineati i due avvenin1enti più importanti verificatisi nel frattempo - l'unificazione dei partiti della Spagna nazionale e l'inizio dell'offensiva dei nazionali su Bilbao - trattava del riordino e dell'epurazione del CTV e illustrava la situazione delle singole grandi unità e dei vari raggruppamenti, valutando l'insieme di quanto era stato fatto, si faceva e si sarebbe fatto in avvenire con fiducia. Circa le possibilità operative future, Bastico riferiva che la situazione del mo.mento non gli permetteva di fare previsioni a lunga scadenza e che lo stato di fatto che aveva trovato, riflettente le forze italiane, si traduceva nell'impegno delle 2 brigate miste, del «raggruppamento Francisci» e di tutti i gruppi di artiglieria da parte del comando nazionale del centro e del futuro probabile impegno nella battaglia di Bilbao anche della «Littorio». La situazione si sarebbe modificata una volta risoltasi tale battaglia. Nella relazione Bastico comunicava anche che i rapporti con il quartier generale di Franco apparivano «cordialissimi», e che per essere più a diretto contatto con Mola aveva costituito un'apposita delegazione, presieduta da Roatta, che gli era sembrata utile sia nel campo
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dei suggerimenti militari, sia anche per controbilanciare l'influenza del gen. tedesco Sander, che tendeva, ((attraverso una voluta e ben accorta sopravvalutazione dell'aviazione tedesca, ad assumere veste e sostanza di vera e propria direzione delle operazioni su quella fronte». Il 1° maggio Franco convocò Bastico a colloquio in Vitoria, presenti il gen. Mola, il gen. Sander comandante dell'aviazione tedesca, il gen. Roatta e il gen. Andrea Velardi (pseudonimo di Vincenzo Velani), comandante dell'aviazione legionaria italiana, ed espresse, nei riguardi del CTV, l'intendimento di spostarne la parte subito impiegabile sul tergo della fronte Amorrobieta-Guérnica, quale riserva da impiegarsi in caso di necessità assoluta. Bastico oppose il suo deciso parere contrario ad ogni impiego a spizzico delle sue forze e sembrò che la proposta di Franco cadesse, ma il 2 maggio Roatta comunicò al comando del CTV che Mola, in seguito alla difficile situazione in cui si era venuta a trovare la Ila brigata mista del gen. Sandro Piazzoni, aveva ordinato che il «raggruppamento Francisci» - già a sua disposizione dall'8 aprile - si spostasse dalla zona di Orduna in quella di Guernica, per poi inserirsi in linea tra la ua brigata mista e le truppe nazionali. Bastico fece presente a Mola, per il tramite di Roatta, il suo parere contrario a tale inserimento, ma Mola non ritirò l'ordine, assicurò che si trattava di una misura precauzionale e che avrebbe gradito che la «Littorio» prendesse gli alloggiamenti lasciati dal «raggruppamento Francisci» perché il nemico non credesse all'abbandono di quel tratlo della fronte. Posta in tali termini, Bastico ritenne di dover aderire alla richiesta di Mola, «anche per dare prova a Franco di ogni migliore volontà di collaborazione» e ordinò lo spostamento della «Littorio». Di tutto Bastico riferì a Ciano con una lettera del 3 maggio (doc. n. 82/A), nella quale mise in evidenza che le intese con il quartier generale di Franco erano «sempre assai difficili sia per la mentalità dei capi che per il funzionamento del comando», che esisteva «grande difficoltà di ottenere l'impiego a massa» del CTV sotto il diretto comando italiano anche perché il contingente italiano risultava troppo modesto per «potere da solo operare con risultati veramente decisivi e, infine, che sarebbe stato opportuno fosse stata posta fin dall'inizio una premessa politica circa «le condizioni ben chiare in fatto d'impiego delle nostre truppe». A questa lettera seguì un'altra in data S maggio (doc. n. 82/B). L'8 maggio Mola comunicò al CTV, per il tramite di Roatta, il suo intendimento d'impiegare, appena possibile, il CTV lungo le
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direttrici Munguia-Amurrio, Berberana-Amurrio, Lastra de Toza-Arciniega. Bastico fece rispondere che avrebbe studiato il problema 45, il che rispondeva a verità, perché l'ufficio operazioni procedeva negli studi e nelle ricognizioni della fronte nord e li concretava via via in «memorie» che presentava a Bastico. Questi, da parte sua, era dell'avviso che in ogni caso l'impiego delle unità in riordino, «Littorio» compresa, non sarebbe stato possibile se non dopo il 15-20 maggio e confermò di essere del tutto contrario all'impegno in interventi diversivi. Il giorno stesso Bastico comunicò a Roatta di essere rimasto molto sorpreso della comunicazione di Mola in quanto egli non era mai entrato in particolari operativi con Mola e di riservarsi ogni decisione circa l'impiego a massa del CTV, dopo aver esaminato a fondo il problema 46 . Era chiaro, infatti, che il piano di Mola non prevedeva l'impiego a massa, ma azioni a carattere diversivo, sottratte oltre tutto al comandante del CTV, tanto vero che Mola chiedeva chi avrebbe comandato le uni Là italiane e dove quesLi avrebbe dislocato il suo posto comando (ovviamente da intendersi alle dirette dipendenze di Mola). Successivamente, 1'11 maggio, Bastico inviò una nuova relazione a Ciano (doc. n. 83), nella quale, dopo aver illustrato alcuni argomenti politici e militari - tra i quali il bombardamento di Guernica 47 - e dato un quadro delle operazioni in corso e dei progressi compiuti dal CTV nei settori del morale, dell'addestramento e della disciplina, annotando tutto con opportune considerazioni personali, egli affermava «con tutta coscienza che il "grosso" del lavoro riorganizzativo, che gli era stato affidato quale primo compito da adempiere, era stato effettuato, e che confidava di avere il tempo "per completarlo e affinarlo", senza nascondere le "difficoltà da sormontare", che già si profilavano all'orizzonte, nei confronti dei comandi spagnoli. Nel colloquio avuto in Vitoria con Mola il giorno 12, sembrò a Bastico di aver ben chiarito le condizioni per il prossimo impiego del CTV sulla fronte nord 4 8, ma il giorno 15 ricevé da Mola una «istruzione operativa» (doc. n. 84), un vero e proprio ordine esecutivo, che prescriveva, nell'ambito della manovra dei nazionali contro il campo trincerato di Bilbao, l'impiego del CTV («Littorio», «Fiamme Nere», raggruppamento «XXIII marzo») in un'azione, a carattere diversivo, da sud contro la fronte del cinturone di ferro, nel settore di Orduna, da iniziare o dalle 6 del 22 o dalle O del 23, con obiettivo l'allineamento Arciniega-Amurrìo. Il CTV avrebbe dunque formato un corpo di esercito al comando di
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un generale designato da Bastico e posto alle dirette dipendenze di Mola. L'istruzione operativa non teneva nessun conto, o quasi, delle condizioni per l'impiego del CTV poste da Bastico nel colloquio del giorno 12: entrata in azione del CTV non prima del 20-22 maggio; completa disponibilità delle forze, compresa l'aliquota di artiglierie ritenute indispensabili; impiego del CTV in un settore proprio e ad ampio raggio, tali da poter dare ai risultati dell'azione «forma e sostanza» di successo italiano; rifiuto di qualsiasi azione con «semplice carattere dimostrativo o impegnativo», intesa ad alleggerire la pr~ssione nemica su altri settori. Bastico, pur con forma deferente, rispose per le rime (doc. n. 85), richiamando le condizioni per l'impiego del CTV chiarite nel colloquio del 12, sottolineando che, dato l'apporto di forze e il grado rivestito dal loro comandante, l'azione del CTV non doveva intendersi di semplice «esecuzione» di ordini emanati da Mola, ma di «vera e propria collaborazione» fra le forze italiane e spagnoìe «e, per riflesso, fra i con.1.andanti rispettivi»; facendo presente che qualsiasi azione da farsi in comune doveva perciò essere preceduta da accordi preventivi e da intese reciproche; rilevando che la data 20-22 maggio rappresentava un termine che fissava sì il momento della possibile entrata in azione del CTV, ma non in una «qualsiasi azione, ma solo in quella che, a seguito degli accordi, fosse stata ritenuta la più conveniente e la più redditizia per le truppe legionarie». Ricordato che l'operazione di Bilbao era stata organizzata e iniziata con la pregiudiziale che sarebbe stata condotta a termine con le sole truppe spagnole, senza ulteriore apporto del CTV oltre quello già concesso, e che la richiesta d'intervento di tutto il CTV in direzione di Orduna !o impegnerebbe in «una operazione secondaria di concorso», nella quale avrebbe tutto l'onere e il rischio di trovarsi di fronte «la massima parte delle truppe nemiche combattenti a Bilbao, senza avere l'onore di entrare nella capitale basca», dichiarava di non ritenere «conveniente l'impiego previsto nella istruzione operativa del giorno 15, fermo restando che egli era a completa disposizione di Mola per concretare l'impiego del CTV nella direzione, nel momento e con le modalità più opportune per ottenere un successo, sempre tenendo ferme le premesse enunciate nel colloquio della sera del 12 ». Mola incassò la risposta di Bastico senza controbattere, ma la diatriba si trasferì al livello di Franco. Bastico informò Roma il 20 maggio con un'altra relazione (doc. n. 86), nella quale, oltre fare il punto sulla situazione della fronte
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nord e delle altre fronti riferì sia quanto accaduto con Mola, sia i colloqui del giorno 19 avuti con Franco, con l'ambasciatore tedesco Wilhelm von Faupel, con il gen. Sander e con il gen. di squadra aerea Pietro Pinna in quei giorni in Spagna. In previsione di un nuovo colloquio di Bastico con Franco, previsto per il 26 maggio, il comando del CTY elaborò un «promemoria» nel quale venivano tracciate le linee da seguire per realizzare una collaborazione tra i comandi italiano e spagnolo che fosse il risultato di una «fusione di idee e quindi fusione di concetti» e venivano suggerite le modalità da attuare per olienere che, all'atto della ricezione di un ordine di operazioni, comando superiore e comandi inferiori formassero un «blocco unico, perfettamente .orientato, perfettamente deciso sul fine, sullo scopo da raggiungere, rappresentato dalla vittoria da conseguire». (doc. n. 87/A-B). Nel promemoria venivano anche indicate le alternative di impiego del CTV: o nel settore est di Bilbao (settore di rottura), o nel settore Soncillo-Orduna, fermo restando che in e n-
trambi i casi era necessario «poter disporre di tutte le forze legionarie al completo» e di «avere diretto comando di tutte le forze (italiane e nazionali) comunque già dislocate nel settore d'azione prescelto». Frattanto, in precedenza, il comando del CTV aveva elaborato 4 studi circa le possibilità d'impiego del CTV e deciso di scegliere quello che considerava le direttrici Barcenas-Arredondo e Villasanta-Ramales 49_ Nel colloquio del giorno 26, Franco, dopo qualche contestazione dei concetti espressi nel «promemoria», disse chiaramente di «non poter esporre truppe non ancora temprate al combattimento ai rischi di un'azione così dura, come quella di rottura di una cinta fortificata» e confermò il suo intendimento d'impiegare il CTV nell'azione diversiva del settore di Orduna. Bastico reagì con vigore alla confessione di sfiducia del generale spagnolo nei confronti del CTV e il colloquio ebbe termine con un nulla di fatto. Il 30 maggio Franco chiese un nuovo incontro con Bastico, durante il quale insisté sull'impiego del CTV nell'azione sussidiaria nel settore di Orduna, che riteneva necessaria stanti le crescenti difficoltà che incontrava l'offensiva contro Bilbao, ma Bastico, pur assicurando che in caso di necessità non avrebbe «esitato a venire in ausilio delle truppe spagnole», ribadì la sua opposizione all'azione del CTV nel settore di Orduna. Frattanto Bastico e il suo comando erano oramai decisamente orientati a impiegare il CTV: in linea preferenziale, in un'azione autonoma
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su Santander, concomitante o successiva di quella dei nazionali su Bilbao; in via subordinata, in un'azione dal fianco orientale su Bilbao, in linea con le forze italo-spagnole ivi operanti, coordinata nel quadro generale della manovra offensiva su Bilbao. L'azione sul lato meridionale della fronte nel settore di Orduna era stata scartata perché troppo soggetta a reazioni controffensive dell'avversario e si era giunti alla conclusione che l'azione più conveniente sarebbe stata quella realizzabile lungo la direttrice Soncillo-Arredondo-Ramales. Una volta superate le difficoltà iniziali opposte dalla dorsale cantabrica, la direttrice adduceva infatti a località intermedie tra Bilbao e Santander, dalle quali si sarebbe potuto operare: in direzione di Bilbao, contro le forze repubblicane eventualmente r ipieganti da Bilbao su Santander; in direzione nord-ovest, puntando direttamente su Santander con azione tutta italiana. Tali intendimenti vennero portati a conoscenza del comando di Mola il 27 maggio so, offrendo così la coope razione d ell'intero CTV sulla fronte nor d. Il com ando dell'esercito del nord non accolse con molto entusiasmo le proposte del comando italiano e avanzò riserve, limitandosi a comunicare che avrebbe dato mandato al comando della divisione di Palencia - con la quale il CTV avrebbe dovuto operare - di prendere contatto con il comando del CTV. Il 29 maggio il comando dell'esercito del nord comunicò di non poter rendere disponibili l'artiglieria legionaria e il «raggruppamento XXIII marzo» e consentire che venissero trasportati nella zona di Villarcayo, essendo stato rimandato l'inizio dell'azione di Bizcargui s1. Nella seconda quindicina di maggio, in conclusione, sia i rapporti tra comandi militari italiani e spagnoli, sia quelli tra coma ndi militari italiani e tedeschi, sempre stati molto buoni fin dall'inizio della insurrezione militare, pur salvando parzialmente le forme, erano andati guastandosi e tendevano a inasprirsi. Di come e del perché si fosse determinata tale situazione, Bastico con una nuova relazione, il 31 maggio, riferì a Ciano (doc. n. 88). Anche tale relazione risulta di grande interesse perché in essa, nel fare la cronistoria degli ultimi avvenimenti, Bastico metteva soprattutto in luce di: ritenere Franco « sincero» nei riguardi degli italiani e desideroso di offrire a questi il modo di conseguire un successo, ma non in grado di imporre la sua volontà ai suoi dipendenti e al gen. Mola in particolare; dover attribuire ogni responsabilità del deterioram·ento dei rapporti ai tedeschi, in prima linea al gen. Sander, che sembrava avessero assunto il compito di fare il guastafeste.
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I tedeschi, in verità, partecipavano alla lotta con pochi uomini (circa 6000), in gran parte impiegati nell'aviazione. Quanto alle loro forze terrestri, si erano limitati all'impiego dei cannoni contraerei da 88 e di un certo numero di carri armati che, per la loro sagoma troppo alta e per il loro armamento troppo debole, non erano certamente risultati i protagonisti nei combattimenti in cui erano stati impiegati. Ciò che dei tedeschi aveva bene impressionato i comandi spagnoli e lo stesso comando italiano era stata, fin dall'inizio, la qualità dei materiali che avevano portato in Spagna e in parte ceduti a Franco, superiore di quella dei materiali italiani, tanto che spesso il comando italiano aveva prospettato a Roma la necessità di fare altrettanto, inviando uomini preparati e mezzi moderni, anche per controbilanciare l'effetto propagandistico che il materiale tedesco esercitava sugli spagnoli e sullo stesso CTV. Ora in più i tedeschi, coerenti con la loro invadenza, venivano inserendosi in tutti i gangli vitali e in tutti i comandi miiitari spagnoli, assumendo quella veste <li consiglieri che, sul piano ufficiale, avevano voluto schivare, non sostenendo la proposta della costituzione di uno stato maggiore misto spagnolo-italiano-tedesco. Nei riguardi dell'azione sulla fronte nord - alla cui conquista i tedeschi erano molto interessati per motivi economici - erano stati loro a suggerire e caldeggiare, anche per vie traverse, il concorso del CTV. Il gen. Sander si era fatto patrocinatore di tale intervento sia presso Franco, sia presso Roatta, sia in un incontro in Vitoria presso Bastico, che aveva reagito vivacemente, facendogli notare come le sue raccomandazioni costituissero mancanza di deferenza e fossero fuor di luogo, perché fatte senza essere al corrente della complessa e delicata questione dell'impiego delle forze de] CTV e senza sapere che il comando del CTV aveva già scelto e definito come la più conveniente e remunerativa l'azione dalla zona di Espinosa de los Monteros-El Ribera o quella di Arredondo-Ramales. I tedeschi, dunque, facevano poco talché, notava Bastico, «tentava(no) di valersi delle forze nostre per farci concorrere all'azione, ma solo come comparse e non come attori principali». L'azione su Bilbao dové essere ritardata per l'inclemenza del tempo e, successivamente, per la morte, il 3 giugno, del gen. Mola, perito, congiuntamente a 3 ufficiali del suo stato maggiore, in un incidente aereo s2, e sostituito nel comando dell'esercito del nord dal gen. Fidel Davila Arrondo, fino ad allora vicepresidente della «Giunta tecnica di Stato». li ten. col. Vigòn conservò la ca-
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ricadi capo di stato maggiore del comando dell'esercito del nord. L' 11 giugno i nazionali, migliorate le condizioni meteorologiche, ripresero l'offensiva sulla fronte di Biscaglia, ma il 16 l'operazione prevista per il CTV con inizio dal 17, per la quale erano s lati portati a termine tutti i preparativi 53 ed era stato attuato lo schieramento voluto, venne sospesa da Franco fino a nuovo ordine, avendo egli intravisto e considerato eccessive le difficoltà del terreno e giudicando l'azione di Ramales piuttosto distante da Bilbao e non incidente direttamente su quella di Santander. Dopo averne dato comunicazione alle unità dipendenti, il comando del CTV si orientò sull'operazione lungo la direttrice Soncillo-Escudo-Santander 54 . Nelle direttive del comando spagnolo che· sospendevano l'azione su Ramales, veniva prospettalo l'eventualità per il CTV, qualora restasse fermo nel proposito di non voler operare direttamente su Bilbao, di un'operazione da sviluppare con rapidità e sorpresa per recidere, partendo dalla zona di Soncillo, la sacca di Reinosa, a sud della dorsale santanderina. Le forze sarebbero state sufficienti e la manovra avrebbe consentito la conquista di Puerto de Escudo e cioè del passo più importante sulla strada di Santander. L'andamento molto più favorevole del previsto delle operazioni su Bilbao - che venne conquistata il 19 giugno - e la sospensione dell'«operazione nord» ss, ordinata da Franco il giorno 16, dettero alle operazioni del CTV un corso diverso, che esamineremo più avanti, sulla base degli orientamenti espressi nelle ,,direttive generali circa l'operazione ovest» diramate dal comando del CTV il 20 giugno s6 (doc. n. 89/A-B). A metà giugno restava peraltrn aperta e insoluta la questione delle competenze e dei limiti circa l'impiego e il comando del CTV, al quale ultimo il quartier generale di Franco addebitava di aver ritardato e reso aleatorio il successo dei nazionali contro Bilbao per non aver assecondato, a suo tempo, gli intendimenti di Mola. Franco, resosi conto di non poterla risolvere da solo, il 15 giugno fece partire per Roma il ten. col. Villegas, latore di una lettera per Mussolini, nella quale Franco trattava due questioni di fondu: l'impiego delle truppe italiane in Spagna, la richiesta di forniture di artiglierie e di aviazione (doc. n. 90). Nella lettera, che Villegas avrebbe illustrato ampliandone il contenuto ed esponendo i particolari della «vexata quaestio» dell'impiego del CTV, Franco lamentava di non aver potuto ricevere dal CTV il rendimento, che le "eccellenti caratteristiche in armamento, entusiasmo e tecnica avrebbero consentito» per ,,aver incontrato
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nel comando del CTV divergenze con gli ordini impartiti dal comando spagnolo, in quanto «considerati opposti a quelli ricevuti da Roma» e perciò non eseguiti. Ciò poteva dipendere, secondo Franco, dal fatto che in Italia non fossero sufficientemente noti i punti di vista e le ragioni che ispiravano i comandi spagnoli nell'impiego del CTV. Fatto presente che Bastico, «uomo intelligente ed attivo col quale mantengo relazioni cordiali e frequenti», dichiarava che la sua condotta doveva essere subordinata agli ordini che riceveva da Roma e che tali ordini, senza dubbio «per errata interpretazione», risultavano in divergenza «con l'autorizzazione piena che, per il loro (delle forze del CTV) impiego», Mussolini gli aveva dato, «per il tramite del ten. col. Villegas», chiedeva «l'intelligente ed autorevole intervento» personale di Mussolini stesso perché si evitassero, per l'avvenire, le «costanti, laboriose, infruttuose» questioni del passato». La sera del giorno 16 anche Bastico, prendendo lo spunto dal diniego di Franco p er l'attuazione della prospettata aziuue su Ra1nales, mentr e comunicava di aver acceduto alla richiesta di Franco e di aver messo subito allo studio un'altra operazione, chiese di fargli conoscere «se in caso eventuali nuove divergenze tecniche (sarebbe) autorizzato o meno imporre sotto (sua) responsabilità a comando spagnolo (sua) volontà operativa» (doc. n. 91). Pariani, al quale ed a Ciano il messaggio era diretto, annotò: «No. Agire in contrasto è la peggiore delle soluzioni»; del resto Bastico stesso, per la verità, nel suo messaggio aveva chiarito di giudicare «momento attuale avverso qualsiasi creazione conflitto fra i due comandi». Ciano rispose il 17 giugno a Bastico in questi termini: «Presi ordini e d'intesa con Par ian i comunico quanto segue: azioni derivanti da contrasti fra Comandi sono normalmente dannose e quindi da evitare. Approvo pertanto decisione aderire invito Franco che sostanzialmente mantiene in riserva forze V.E. Evidentemente V.E. deve mettersi in grado - agendo in aderenza con Franco - di compiere rapidamente azione che produca aut completi successo, evitando come d'altra parte finora fatto, dispersione forze aut impiego sproporzionato mezzi. Ritengo che più stretto contatto con Franco in questo momento culminante possa produrre intima collaborazione che potrebbe essere decisiva per settore settentrionale. Circa direzione più opportuna V .E. che è sul posto potrà determinarla in base situazione. Ad ogni modo è buona norma se si determina una falla incalzare violentemente il fuggiasco nella direzione stessa del suo ripiega-
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mento per non concedergli tregua arresto. Ciano» s1. A parte i due ultimi periodi del tutto superflui e quasi irriguardosi per Bastico, che di strategia e di tattica sapeva molto di più di Ciano e almeno quanto Pariani, la risposta del ministro degli esteri italiano eludeva il problema di fondo posto dal comandante del CTV e si limitava ad approvare quanto fatto e soprattutto a raccomandare di agire sempre in aderenza con Franco, evitando i contrasti, ma questi, che anche Bastico voleva evitare, avevano un fondo politico e psicologico che erano insiti nella situazione, diremmo addirittura nella natura dei particolari rapporti. Bastico, informato della partenza di Villegas per Roma, ripropose il problema dell'autonomia operativa del comando del CTV in questi termini: «ho motivo ritenere che ten. col. Villegas ... abbia ... missione perorare desiderio generalissimo poter disporre truppe italiane quando, dove et come meglio crede. Dati sistemi operativi spagnoli costantemente attivati da cui rifugge concetto manovra et impiego a massa ci porterebbe a mio avviso ad impiego a spizzico divisioni italiane così come più volte si è già tentato ottenere et a conseguenza esautorare Comando italiano. Esprimo pertanto mio preciso parere per necessità non aderire ad eventuale richiesta del genere et anzi affem1are principio autonomia operativa Comando italiano» s1 bis. A tale messaggio Bastico fece seguire una lunga lettera in data 18 giugno (doc. n. 92/A-B) diretta a Ciano, nella quale, sottolineato «che le divergenze tecnico-operative» fra il comando spagnolo e quello italiano erano «di natura tale da poter essere ben difficilmente eliminate» - e le elencava: diversità delle dottrine strategico-tattico, tendenza spagnola nell'offensiva alla conquista di "limitatissimi obiettivi territoriali" valorizzando al massimo il terreno e non mirando che rarissime volte all'annientamento del nemico, rudimentalità di funzionamento dei comandi spagnoli - chiedeva una «presa di posizione», rispetto al comando spagnolo, per ciò che poteva riflettere l'impiego del CTV nelle prossime future operazioni. Ciano rispose il 22 giugno (doc. n. 93) confermando la nece~sità di «procedere con unità di comando rimanendo inteso tuttavia che (doveva) tenersi fermo , il criterio dell'impiego a massa delle forze legionarie», insistendo perché non si agisse «per contrasto» ma «per convergenza di scopo», chiedendo quali fossero gli intendimenti di Franco ora che era stata raggiunta Bilbao e disponendo che, davanti a una «decisa opposizione» di Franco a una concreta azione del comandante del CTV, Bastico avrebbe
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dovuto far presente a Franco stesso di doverne riferire a Roma per le decisioni ss_ Pariani il 24 giugno (doc. n. 94) diede una risposta analoga di quella di Ciano, richiamandosi al preminente carattere politico della guerra, al quale tutto doveva essere subordinato, raccomandando un maggiore cont~tto con Franco, rammentando che il non agire per contrasto nòn escludeva atti d'iniziativa «purché direttamente concorrenti allo scopo» 59 . Entrambi i messaggi esprimevano raccomandazioni quasi ovvie: l'unica novità era quella di rivolgersi a Roma in caso di gravi contrasti. Ma la vera doccia gelata per Bastico fu il telegramma del 25 giugno (doc. n. 95) a lui diretto da Mussolini: «Comunichi quanto segue al Generalissimo: "Caro Franco, ho ricevuto a mezzo col. Villegas vostra lettera autografa datata 15 giugno. Ritengo che sia stata superata da ultimi avvenimenti conclusi con la presa di Bilbao et con gli accordi operativi di cui mi dà oggi - 25 giugno - notizia il gen. Daria (Bastico). Comunque confermo una volta per tutte mie istruzioni nel senso che legionari italiani sono ai vostri ordini per il loro più redditizio impiego ai fini della vittoria rapida e totale. Vi prego di accogliere i miei più cordiali amichevoli saluti. Arriba Espaiia". Per Daria (Bastico). Con questa comunicazione intendo che epoca per la sceita del piano migliore sia chiusa. È importantissimo liquidare il fronte di Biscaglia anche ai fini internazionali. Comunichi verbalmente a Franco che stiamo esaminando questione ulteriori rifornimenti materiali in relazione a nostre possibilità che sono ora limitate per ovvie ragioni. Informarmi avvenuta comunicazione presente. Mussolini» 60. Il 26 giugno Pariani tornò alla carica con un altro messaggio chiarendo che tutto andava subordinato al raggiungimento di «una rapida decisione definitiva» e che Bastico si sarebbe dovuto preoccupare «solo di fare agire reparti anche separatamel]lte» per il conseguimento di tale scopo. Seguiva la raccomandazione di «più intimi contatti con Franco» 61 . Nello stesso giorno Pariani fece seguito al telegramma con una lettera diretta a Bastico nella quale ribadì il contenuto del precedente messaggio (doc. n . 96/A-B). Quale fosse l'animo di Bastico dopo la comunicazione di Mussolini a Franco del 25 giugno è facilmente rilevabile dalla lettera che Bastico indirizzò a Pariani il 29 giugno (doc. n . 97). Era in preparazione l'azione voluta dal comando spagnolo - la recisione della sacca Reinosa-Soncillo - alla quale avrebbero dovuto partecipare anche truppe spagnole, di cui solo un'esigua parte era già in sito, mentre l'altra (la l y a brigata della divisione «Na-
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varra ») doveva ancora essere trasportata dalla fronte ovest di Bilbao. L'azione su Reinosa sarebbe stata affidata al gen. Ferrer, comandante della 61 a divisione nazionale. Le insistenze presso Franco, Davila e Ferrer erano state continue e vive da parte italiana perché si desse presto inizio all'operazione, ma i risultati vani, perché gli spagnoli «pensano prima di tutto ai loro interessi» - «non hanno fretta alcuna e sembrano seguaci convinti del detto "chi va piano, va sano"» - mentre gli italiani avevano fretta, per cui trovare l'accordo era difficile. I contatti con Franco, diretti o indiretti, vi erano sempre stati , anche se non sempre «dolci », ma non per colpa italiana. Il male era che, dopo la lettera di Mussolini, gli «accordi» nella mente di Franco e «dei suoi addetti » erano divenuti «ordini», sicché la volontà del comandante del CTV aveva subìto «non poche limitazioni ». L'orientamento di Mussolini era comprensibile, per cui si sarebbe proceduto «per accordo», ma i risultati sarebbero rimasti incerti. Esisteva, peraltro, ia convinzione che le truppe italiane, una volta entrate in azione, avrebbero risposto «in tutto e per tutto » alla fiducia in loro riposta, perché il lavoro compiuto era stato «poderoso », tutto era stato «organizzato e rifatto » e il n10rale era alto. La verità del messaggio di Mussolini a Franco era nel fatto che il capo del governo italiano, legatosi alla politica di sostegno del generalissimo spagnolo e non potendo distaccarsene, oramai non vedeva l'ora che la guerra finisse, ben s'intende con il successo dei nazionali e dcJlc armi italiane, in qualsivoglia maniera ottenuto. Bastico non aveva chiesto d'influire sulla direzione politica e neppure su quella operativa generale, ma solo di tutelare le condizioni d'impiego del CTV. Da qui la grande amarezza di Bastico, che, né la rinnovata fiducia da parte di Pariani anche a nome di Mussolini, né il compiacimento di Franco (doc. n. 98) per l'apporto italiano al successo ottenuto in Biscaglia, poterono mitigare, tanto è vero che Pariani il 10 luglio sentì il bisogno di scrivere un'altra lunga lettera a Bastico (doc. n. 99) per chiarirgli, in misura più diffusa, il contenuto delle missive precedenti e per ribadirgli che tutto avrebbe dovuto essere subordinato alla rapida definizione della lotta, «sorpassando con ciò ogni questione di competenza ». Esisteva, inoltre, un aspetto nuovo della realtà, consistente nella maggiore disponibilità, rispetto al passato, di forze nazionali. Mentre nel periodo gennaio-marzo il CTV aveva costituito un rilevante fattore della potenzialità operativa dei nazionali e le
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operazioni di Malaga e di Guadalajara avevano consentito ai nazionali di consolidare la propria struttura politica e amministrativa e di addestrare nel contempo i nuovi chiamati alle armi, dall'aprile in poi, proprio per questo motivo e per la necessità di riordino del CTV dopo Guadalajara, il peso operativo delle truppe legionarie italiane era un po' calato e queste, a giudizio dello stesso Bastico, non erano più sufficienti per condurre operazioni autonome, stanti anche i graduali sostanziosi aumenti e miglioramenti delle forze repubblicane. La nuova situazione consentiva perciò una maggiore libertà di azione al comando spagnolo circa l'impiego del CTV, senza troppi riguardi per le esigenze e per i desideri dei comandi italiani, che il messaggio di Mussolini a Franco pose in difficoltà ancor più gravi di quellè già esistenti.
9. NeJla citata lettera del 29 giugno di Bastico a Pariani, il co 0 mandante del CTV dette per compiuto il lavoro di riordino durato oltre tre mesi e si dichiarò del tutto fiducioso sull'esito favorevole delJe operazioni, alle quali il CTV veniva apprestandosi nella zona di Reinosa, che avrebbero dovuto consentire, in secondo tempo, di puntare da Puerto de Escudo su Santander. Di tale lavoro abbiamo ricordato, per sommi capi, le vie di sviluppo seguite nei vari settori, a cominciare da quello ordinativo e organico, che ci sembra meriti una qualche ulteriore precisazione riferita, soprattutto, al miglioramento della potenzialità operativa. Le varie e successive modificazioni ordinative e organiche, apportate alla struttura del CTV dal termine della battaglia di Guadalajara ai primi giorni del mese di giugno 62, vennero riepilogate e sancite in un apposito fascicolo compilato e diramato il 13 giugno (doc. n . 100) dal comando del CTV. Quest'ultimo aveva assunto in tale data la fisionomia di un robusto corpo d'armata autonomo, costituito ·da: comando; 2 divisioni; 2 brigate miste; 1 raggruppamento autonomo («XXIII marzo»); 1 gruppo banderas autonomo («IX maggio»); 1 raggruppamento reparti specializzati; un comando artiglieria con alle dipendenze 1 raggruppamento su 7 gruppi di artiglieria terrestre e 1 gruppo contraerei su 7 batterie; un comando del genio con alle dipendenze 1 ispettorato del.le trasmissioni, 4 compagnie e 2 plotoni autonomi; l'intendenza;
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il CIAUS (centro complementi e addestramento); il comando dei carabinieri; i reparti della polizia stradale e portuaria; la delegazione italiana presso il quartier generale di Franco; il comando dell'aviazione legionaria; l'ufficio marina. Delle 2 divisioni: la «Littorio» comprendeva 2 reggimenti di fanteria (ciascuno su 3 battaglioni, 2 plotoni mortai d'assalto, 1 batteria di accompagnamento da 65/17), 1 battaglione mitraglieri, 1 reggimento di artiglieria su 3 gruppi, 1 batteria da 20 mm., 1 reparto speciale «L.C. », l compagnia del genio, 1 sezione di sanità, 1 nucleo chirurgico, 2 ospedali da campo, 1 sezione sussistenza, 1 autoreparto misto, 1 reparto salmerie, 1 compagnia ausiliari, 1 sezione carabinieri, 1 ufficio postale; la «Fiamme nere» comprendeva: 3 gruppi banderas (ciascuno su 3 banderas, 2 plotoni mortai d'assalto, 1 batteria di accompagnamento da 65/ 17), 1 battaglione mitraglieri, unità di artiglieria (3 gruppi e 1 batteria da 20), 1 compagnia« L», 1 plotone trasmissioni, 1 sezione di sanità, 1 nucleo chirurgico, 2 ospedali da carnpo, ì sezione sussistenza, l autoreparto mislu, 1 reparto salmerie, 1 compagnia ausiliari, 1 sezione carabinieri, 1 ufficio postale. Delle brigate miste: la «Frecce Azzurre » comprendeva: 2 reggimenti di fanteria (ciascuno su 3 battaglioni, 3 plotoni mortai d'assalto, 1 baLteria di accompagnamento da 65/17), 1 battaglione d'assalto, 1 plotone misto mortai d'assalto, 1 batteria da 20, 1 gruppo da 75/27, 1 compagnia genio, 1 sezione sanità, 2 ospedali da campo, I nucleo chirurgico, 1 sezione sussistenza speciale, 1 ufficio postale; la « Frecce nere » aveva costituzione analoga a quella delle «Frecce azzurre » con la differenza di: 1 battaglione autonomo in luogo del battaglione d'assalto, 1 compagnia guardie di assalto e 1 sezione autoambulanze in più. Il raggruppamento «XXIII marzo » comprendeva: 2 gruppi banderas (ciascuno su 3 banderas, 1 plotone mortai d'assalto, 1 batteria di accompagnamento da 65/17), I plotone mortai <l'assalto autonomo, 1 batteria da 20 mm, 1 gruppo su 3 batterie da 65/17, 1 plotone trasmissioni, 1 sezione sanità, 1 ospedale da campo, 1 sezione sussistenza, 1 ufficio postale, I autosezione, I reparto salmerie, 1 sezione carabinieri. Il gruppo banderas «IX maggio>) era su 2 banderas e 1 plotone mortai d'assalto. Il «raggruppamento reparti specializzati» era costituito su 1 battaglione carri d'assalto (4 compagnie carri e 1 sezione controcarri da 47/32), 1 battaglione motomeccanizzato (1 compagnia motomitraglieri e 1 compagnia autoblindo), I compagnia speciale «L.C.», 1 centro addestramento. Caratterizzavano nell'insieme la nuova fisionomia del CTV,
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soprattutto, il rilevante aumento della potenza di fuoco e della mobilità e la completezza dell'organizzazione logistica, sia al livello d'intendenza che nell'ambito di ciascuna divisione e brigata mista. Successivamente: il 23 giugno venne costituita il battaglione artieri del CTV 63; il 26 giugno venne disposta, sotto la data del 15 luglio, la costituzione di 6 batterie controcarri da 37 mm (ciascuna su 6 pezzi) 64 ; vennero apportate aggiunte e varianti alle formazioni del CTV 65 ; il 3 luglio, il raggruppamento «XXIII marzo» assunse la denominazione di divisione «XXIII marzo» 66; venne costituito il «reparto autonomo per il servizio delle tappe» 6 7 ; vennero istituiti corsi di addestramento per il personale delle batterie controcarri da 37 68; vennero assegnati 6 autocarri per ogni batteria da 37 69 per l'autocarrcggio dei pezzi; vennero costituiti: il «gruppo misto addestramento complementi di artiglieria» presso il CCA 70 ; il II battaglione carri d'assalto e il raggruppamento reparti specializzati assunse, il 25 settembre, il non.1.inativo «raggruppamento carristi » 71; furono via via apportate altre aggiunte e varianti ordinative e organiche alle formazioni del 13 giugno 72 , delle quali di rilievo: la costituzione in data 1 agosto della divisione «Frecce», con le 2 brigate miste «Frecce azzurre» e «Frecce nere», al cui comando venne posto il gen. Roatta 73; la riduzione da ternaria a binaria (2 reggimenti, 1 battaglione d'assalto, 1 battaglione mitraglieri) della «Fiamme nere», con il conseguente scioglimento del 10° gruppo banderas 74, effettuata peraltro solo nel settembre, dopo l'impiego in formazione ternaria nella battaglia di Santander, per la contrazione della forza disponibile. Non meno numerosi furono altresì gli ulteriori interventi del comando del CTV su vari argomenti interessanti il morale 75, la disciplina 76, il comportamento 77 , l'impiego dei mezzi e dei materiali 78, le uniformi 79 e le norme amministrative so_ Ad essi, alle ripetute visite ispettive delle unità compiute da Bastlco, ai vari rapporti tenuti ai comandanti delle grandi unità e ai continui contatti personali e telefonici di questi e dei capi servizi con il comandante e con lo stato maggiore del comando, nonché, ben s'intende, alla appassionata collaborazione di tutti i capi, da quelli di divisione a quelli delle minori unità, si dové il grande progresso morale, addestrativo, logistico che rese a metà giugno il CTV uno strumento bellico idoneo a esprimere la capacità operativa e combattiva che ne caratterizzerà infatti l'impiego, sia delle aliquote operanti in Biscaglia che dell'insieme che agirà su Santander.
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NOTE AL CAPITOLO XIII 1 Significative al riguardo le notizie riportate da J .F. Coverdale dalla pag. 252 alla pag. 255 del suo volume circa: l'effetto deprimente della battaglia di Guadafajara sugli ambienti fascisti, su alcuni settori dell'opinine pubblica italiana che nei loro commenti rivelavano simpatia per la repubblica; i segni d'inquietudine colti dalla polizia a Padova, Genova, Milano, Trento, Verona; l'ascolto da parte di lavoratori dei programmi radio delle stazioni di Barcei lona, Madrid, Bilbao, ecc.; la dimostrazione a favore del governo di Valcncia avvenuta nei cantieri navali di Venezia; la minaccia di agitazioni per sopite speranze e ambizioni peraltro non tale da costituire un vero pericolo per il regime fascista; il malcontento dell'ala sinistra del partito nazionale fascista; gli arresti per l'ascolto di radio Barcellona; le scritte sovversive riapparse sui muri degli edifici pubblici; ecc. 2 Diario storico comando CTV, mese di aprile, giorno 9. 3 John F. Coverdale, "I fascisti italiani alla guerra di Spagna", Laterza, Bari, 1977, pg. 258 . 4 Diario storico comando CTV, mese di aprile, giorno 3, giorno 4 e ull. n_ 6_ 5 Archivio USSME, F-6/74. 6 Diario storico comando CTV, mese di aprile, all. n. 39. 7 Ibidem, ali. 11. 48. I rimpatriati nel periodo gennaio-luglio 1937 furono: nel mese di gennaio, 40 (33 dell'esercito e 7 della MVSN); nel mese di febbraio, 457 (52 dell'esercito e 405 della MVSN); nel mese di marzo, 1228 (186 dell'esercito e 1042 della MVSN); nel mese di aprile, 893 (144 dell'esercito e 749 della MVSN); nel mese di maggio 4474 (734 dell'esercito e 3740 della MVSN); nel mese di giugno, 983 (304 dell 'esercito e 673 della MVSN); nel mese di luglio, 842 (332 dell'esercito e 510 della MVSN). totale: 8643, di cui 1785 dell'esercito e 6862 della MVSN. Di essi: 154 ufficiali dell 'esercito e 280 della MVSN; 1631 sottufficiali e truppe dell'esercito e 6582 delJa MVSN. Cause del rimpatrio: per malattia 2658 (173 ufficiali e 2485 sottufficiali e truppa); per ferite 2255 (75 ufficiali e 2180 sottufficiali e truppa); per motivi disciplinari 591 (18 ufficiali e 573 sottufficiali e truppa); 15 ufficiali per esuberanza organica; 3128 (153 ufficiali e 2975 sottufficiali e truppa per non idoneità morale, professionale o fisica). 8 Diario storico comando CTV, mese di aprile, giorno 10 e al!. n. 23. 9 Ibidem, giorno 15. 10 Ibidem, mese di maggio, giorno 7 e all. n. 21. Il comando gruppo divisioni volontaria cessò di esistere il I O maggio. Il gen. Coppi cessò dal comando della 2a divisione il 7 maggio e venne sostituito dal gen. Luigi Frusci. 11 Diaro storico comando CTV, mese di maggio, giorno 7 e all. n. 21. 12 Ibidem, mese di giugno, giorno 3 e alL n. 7. 13 Ibidem, mese di agosto, giorno 1 e ali. n_ 5. 14 Ibidem, mese di luglio, giorno 3 e all. n. 7_ 1s Ibidem, mese di maggio, giorno 3 e all. n . 9. 16 Ibidem, mese di aprile, giorno 3 e all. n. 4: formazioni ed organici delle di-
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xm -IL RfORDINAMENTO
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visioni la, 2a, 3a e «raggruppamento Francisci»; ibidem, giorno 4 e ali. n. 7: assegnazione organica di gruppi di artiglieria alle divisioni; ibidem, giorno 15: costituzione del comando artiglieria delle «Fiamme nere»; ibidem, giorno 21 e all. n. 65: formazioni organiche degli autoreparti divisionali e del «raggruppamento Francisci»; ibidem, giorno 25 e all. n. 83: costituzione della «Commissione mobile d'inchiesta» con a capo il cons. generale Fausto Vandelli; ibidem e ali . n. 84 e n_ 85: aggiunte e varianti alle formazioni e organici della la e 2a divisione volontari e del «raggruppamento Francisci»; ibidem, 26 aprile e all. n . 86: istituzione dell'«ufficio centrale notizie» con a capo il magg. Valfranco Spilimbergo; ibidem, ali. n. 87: assegnazione delle unità servizi; ibidem, all. n. 88: bando relativo all 'amministrazione della giustizia; ibidem, all. n_ 89: aggiunte e varianti alle formazioni organiche della la e 2a divisione e del «raggruppamento Franci sci »; ibidem, giorno 27: il coJ. Carlo Rivolta sostituisce il cons. generale Fausto Vandelli nell'incarico di vice comandante della «Fiamme nere » e viene sostituito nella carica di comandante del «raggruppamento specializzati» dal col. Valentino Babini; ibidem, giorno 29 e all. n. 96: ulteriori aggiunte e varianti alle formazioni e agli organici della la e 2a divisione e del «raggruppamento Francisci »; ibidem, mese di maggio, giorno 1: costituzione della 1a, 2a, 3a, Sa, 6a e 7 a sezione carabinieri e del deposito carabinieri; ibidem giorno 2: il cons. Emilio Bigazzi assume il comando del 2° gruppo banderas in sostituzione del coL Costantino Salvi e il cons_ Piero Mannelli rimane a disposizione della la divisione; ibidem, giorno 3: costituzione della Sa, 6a, 7a batteria contraerei da 20 mm; ibidem e all. n_ 16: costituzione sotto la data del 10 maggio del «Centro Complementi Addestramento», con sede in Valladolid, al comando del cons. gen_ Lorenzo Allcgretli, vice-comandante il col. Carlo Rivolta, ufficiale superiore addetto il cons.: Pietro Mannelli (costituzione: comando, reparto scuola, gruppo di 4 banderas di complementi e deposito); ibidem: costituzione della 2a compagnia L.C.; ibidem, giorno 7: il gen_ Luigi Frusci assume il comando della «Fiamme nere» in sostituzione del gen. Amerigo Coppi; ibidem: costituzione del III gruppo da 65/17 su 3 batterie; ibidem, giorno 8 maggio: il cons_ gen. Alessandro Biscaccianti assume la carica di vice-comandante della «Fiamme nere»; ibidem, giorno 11 e all. n. 32: il gen. Ettore Manca di Mores assume il comando dell'artiglieria del CTV in sostituzione del col. Mario Zanotti che assume l'incarico di capo del costituendo CIAUS; ibidem, 12 maggio: costituzione dei CIAUS; ibidem, 13 maggio: costituzione della compagnia telegrafisti del CTV, riunendo le varie sezioni della compagnia fotoelettricisti; ibidem e all. n_ 36 e n. 37: denominazione e ordinamento dei reparti del genio; ibidem, giorno 15 e all. n. 44: disposizioni per lo scioglimento di reparti; ibidem, giorno 21 e all. n. 62: assegnazione di servizi alle unità; ibidem, giorno 25 e all. n. 69: someggio delle batterie di accompagnamento; ibidem, giorno 31 e all. n. 83 e n_ 84: costituzione del raggruppamento di artiglieria del CTV e nuova assegnazione organica delle artiglierie alle unità; ibidem, mese di giugno, giorno l: costituzione del gruppo contraerei; ibidem, 6 giugno: il ten. col. Emilio Faldella cessa dalla segreteria del luogotenente generale Teruzzi e assume il comando del 5° gruppo banderas, lasciato dal cons. Michele Olivas destinato al comando presidio di Miranda al posto del col. Mazza trasferito al C.C.A._ 17 Tele n. 4816 del 17-IV-1937 del comando C.T.V. a Roma (Rep_ F-6; b. 75) e D_S_del C.T.V. mese di giugno 1937, giorno 26 e All. n. 58. 18 Tele n. 10283 del30-III-1937 e tele n. 5072 del 20-IV-1937, entrambi del comando C.T.V. a Roma (Rep. F-6; b. 75).
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Tele n . 6510 del 10-V-1937 del comando C.T.V. a Roma (Rep. F-6; b. 328). Diario storico comando CTV, mese di maggio, giorno 12. 21 Ibidem, mese di aprile, giorno 5 e all. n. 11 . 22 Ibidem, giorno 11 e ali. n. 27 . 23 Ibidem, giorno 18 e all. n. 48. 24 Ibidem, giorno 27 e all. n. 91. 25 Ibidem, mese di maggio, giorno l e all. n. 3. 26 Ibidem, mese di maggio, giorno 7 e all. n . 23 . 27 Ibidem, giorno 9 e ali. n. 28bis . 28 Ibidem, giorno 20 e all . n. 56. 29 Ibidem, mese di giugno, giorno 12 e all. n . 19. 30 Ibidem, mese di aprile, giorno 20 e all. n. 55. 31 Ibidem, giorno 4 e all. n. 8. 32 Ibidem, giorno l8 e all. n . 48. 33 Ibidem , all. n. 49. 34 Ibidem, all. n . 50. 35 Ibidem, mese di maggio, giorno 3 e all. n. l O. 36 Ibidem, giorno 10 e all. n . 30. 37 Ibidem, mese di aprile, giorno 20 e ali. n. 59. -18 Tbidem, giorno 18 e a ll. n. 47. 39 Ibidem, giorno 9 e all. n. 21; giorno 12 e ali. n. 29. 40 Ibidem, giorno 8 e ali. n . 16: validità del servizio prestato presso comandi o enti in O.M.S.; ibidem e ali. n. 17 e n. 18: sigle postali e vitto per militari assenti dai reparti; ibidem, giorno 5 e all. n. 12: premi per cattura carri armati russi; ibidem, giorno 8 e all. n. 20: idem; ibiden.1, giorno 13 e ali. n. 30: motivazioni per le ricompense al valore; ibidem, giorno 14 e ali. n. 32: comando di presidio e visite di dovere; ibidem e all. n. 33: materiali di artiglieria; ibidem, giorno 16 e ali. n. 40, n . 41 , n . 42: uniformi, licenze, assegni alle famiglie; ibidem, giorno l 8 e ali. n. 5 l : correttezza di contegno; ibidem, giorno 20 e a li. n. 56, 57, 48, 49, 60e 61: teli da tenda, rilievi, tinteggiatura elmetti, sentinelle, saluto, conservazione armi buffetterie cofani; ibidem, giorno 22 e all. n. 68: codici e cifrari per le trasmissioni R.D.; ibidem, giorno 23 e ali. n. 70: ufficiali di collegamento; ibidem, giorno 24 e ali. n. 74, 75, 76, 77, 78, 79: a utomezzi targhe circolazione stradale, accompagnamento truppa, uniforme, abolizione doppio nome, incetta rnoncte d'argento, fanfare; ibidem, giorno 26 e ali. n . 90: esenzione di spese; ibidem, giorno 28 e all. n. 93: raccolta dati riguardanti i caduti; ibidem, mese di maggio, giorno 2 e a li. n . 7: trasmissione notizie; ibidem, giorno 3 e ali. n. 10: contegno ufficiali-raccomandazioni; ibidem, giorno 5 e ali. n . l7: trasporti ferroviari; ibidem, giorno 6 e ali. n . 20: maneggio c lancio bombe difensive F.l; ibidem, giorno 7 e ali. n . 22: addebito per contravvenzioni alle norme di circolazione stradale; ibidem, giorno 8 e ali. n . 25: gagliardetti per autovetture del CTV; ibidem, giorno 10 e all. n. 30: perdite di materiali; ibidem, giorno 14 e a li. n . 39: fun zionamento interno del comando; ibidem e ali. n. 41: autovetture; ibidem, giorno 15 e ali. n. 45 : premi per materiali rastrellati; ibidem, giorno 18 e ali. n . 52: limitazioni del trattamento economico; ibidem e ali. n. 53: permessi; ibidem, giorno 20 e ali. n . 58: impress ionabilità da parte dei comandanti; ibidem e ali. n. 59: uniformi; ibidem, giorno 15 e ali. n. 69: someggio delle baterie di accompagnamento; ibidem e ali. n. 70: di stintivi per gli automezzi; ibidem e ali. n. 71: disciplina e cura della persona e dell'uniforme; ibidem, giorno 28 e ali. n. 75: trattamento da usarsi ai civili da parte delle unità del CTV in linea; 20
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ibidem, giorno 29 e ali. n. 79: istruzioni e uniformi; ibidem, giorno 30 e all. n. 81: movimenti di militari da un reparto all'altro; ibidem, mese di giugno, giorno 1 e all. n. 3: contegno degli ufficiali che fruiscono di alloggio civile; ibidem, giorno 2 e ali. n . 5: salmerie; ibidem, giorno 3 e ali. n. 8: uniformi; ibidem, giorno 7 e ali. n. 10: norme per l'addestramento tattico dei conduttori di automezzi; ibidem, giorno 8 e all. n. 11: incoscienza; ibidem, giorno 10 e ali. n. 15: riservatezza; ibidem, giorno 12 e ali. n. 18: circolazione giornalisti e fotografi; ibidem e ali. n. 19: collegamenti a filo; ibidem, e ali. n. 20: divieto ai legionari di dormire fuori gli accantonamenti; ibidem, giorno 13 e all. n. 22: impiego della radiofonia; ibidem, giorno 18 e all. n. 36: dipendenza dei militari del quartier generale e del reparto autonomo; ibidem, giorno 20 e all. n. 40: corrispondenti di guerra; ibidem, giorno 23 e ali. n. 48: uniforme; ibidem, giorno 28 e all. n. 59: uniforme; ibidem, giorno 29 e ali. n . 60: sicurezza rispetto agli aerei amici; ibidem, giorno 30 e ali. n. 64: uso delle maschere antigas; ibidem, giorno 15 e ali. n. 30: saluto. 41 Vds. documento n. 76. 42 Diario storico comando CTV, mese di maggio, giorno 2. 43 Ibidem. 44 Ibidem, giorno 3 maggio e ali. n. 13. 45 Ibidem, giorno 8 e ali. n. 24A. 46 Ibidem e all. n. 24B. l 47 Guernica, cittadina della provincia basca di Biscaglia, fu bombardata dall'aviazione della «Condor» verso le ore 17 del lunedì 26 aprile 1937. La cittadina (7000 abitanti) non era mai stata bombardata e in quel momento la fronte era distante una trentina di chilometri. Le incursioni successive di Heinkcl 111 e di Junker 52 devastarono il piccolo centro che, peraltro, costituiva obiettivo militare essendo nodo stradale vicino alla fronte. I tedeschi con i loro bombardamenti e mitragliamenti inflissero perdite elevate alla popolazione civile (1654 morti e 889 feriti ?) e ciò accese una violenta polemica internazionale. Adolf Galland, pilota tedesco poi arruolatosi nella «Condor», riconobbe che i responsabili erano stati i tedeschi, ma sostenne che si era trattato di errore a causa della scarsa visibilità e della inesperienza degli equipaggi. Goering nel 1946 disse che Guernica per la Germania era stato un esperimento. Il governo inglese chiese a quello tedesco d'inquisire sulla distruzione di Guernica, ma il governo nazionale spagnolo oppose un deciso rifiuto. Nella sua relazione a Ciano, Bastico espresse l'avviso che «si sarebbe potuto dare forma alquanto diversa» al rifiuto dell'indagine, «sì da non mettersi in condizioni di dover subire ciò che si è rifiutato recisamente ... oppure di offrire troppo buon giuoco alle interessate insinuazioni altrui». 48 Diario storico comando CTV, mese di maggio, giorno .12. 49 Ibidem, giorno 18. so Ibidem, giorno 27 e ali. n. 72. s1 Ibidem, giorno 29 e ali. n. 77. 52 Ibidem mese di giugno, giorno 3. L'incidente avvenne alle 19, a circa 30 Km a nord-ovest di Burgos. 53 Ibidem, giorno 13. Ibidem, giorno 14 e ali. n. 26 e n. 27 . 54 Ibidem, giorno 16 e ali. n. 32. 55 Ibidem. 56 Ibidem, giorno 20 e all. n. 37 e n. 38. 57 Archivio USSME. F-18-4-14. Per Doria . Suo 7255.
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58 Ibidem. F-18-4-14. «Per Doria. Suo 7274. Maggiore Villegas non s i è ancora presentato. Confermo necessità procedere con unità di comando rimanendo inteso tuttavia che deve tenersi fern10 il criterio dell'impiego a massa delle forze legionarie. Ciò che interessa è che non si agisca per contrasto ma per convergenza di scopo anche di iniziativa nell 'ambito di una superiore direttiva che non può essere data che da Franco. Raggiunto oggi l'obiettivo di Bilbao e data necessità sfruttare successo occorre decidere impiego forze italiane già tenute in ri serva. Gradirò conoscere con precisione quali siano oggi gli intendimenti di Franco a questo riguardo. Qualora l'E.V. trovi decisa opposizione a sua concreta azione dovrà far rilevare a Franco tale contrasto facendogli osservare che V.E. non potrà non riferirne al R. Governo per le.decisioni da prendere . Ciano». 59 Ibidem, F-18-4-7 . «N.011567 . Gabinetto. Ricevuto lettera tua el di Berti. Sono stato troppo tempo estero per non comprendere malessere di certe si luazioni. Ma non bisogna mai dimenticare che costì si tratta di situazione di preminente carattere politico et che tutto deve essere subordinato a questo. Fiducia Duce in voi est completa. Egli conosce perfettamente situazione et difficoltà et voi non avete che ad attenervi sue direttive che sono chiarissime. Ritengo che maggiore contatto con Franco sarebbe utile. Ad ogni modo rammento che come non si deve agire per contrasto non sono ce1·to esclusi atli di inizitiva purché direttamente concorrenti allo scopo. Ultimo telegramma Ciano sembrami chiaro nel senso di mettere concreti quesiti per poter prontamente agire. Rinnovo cordiali auguri et affettuosi saluti. Pariani ». (24-VI-1937). 60 Ibidem, F-18-4-10. 61 Ibidem, F-28-4-). «011761. «Guerra Gabinetto. Per Daria. Tenente colonnello De Michelis mi ha consegnato tua del 21 corrente. Telegramma Duce a Franco in conseguenza caduta Bilbao subordina tutto a rapida decisione definitiva. Preoccupati quindi solo di fare agire reparti anche separatamente per raggiungere tale scopo. Insisto per più intimi contatti con Franco. Fiducia est completa. Pregherei vedere se puoi reslituirmi Berti. Pariani ». (26 .VI.1937). 62 Vds. precedente nota 16. 63 Diario storico comando CTV, mese di giugno, giorno 30 e ali. n. 63. 64 Ibidem, giorno 26 e ali. n. 58. 65 Ibidem, mese di luglio, giorno 12 e ali. 24. 66 Ibidem giorno 3 e ali. n . 7. 67 Ibidem, giorno 7. 68 Ibidem, giorno 12 e ali . n. 24. 69 Ibidem, giorno 21 e al!. n. 30. 70 Ibidem, mese di agosto, giorno 1. 7 1 Ibidem, mese di settembre, giorno 11 e ali. n. 21. 72 Ibidem, giorno 24 e all. n. 41 e n. 42. 73 Ibidem, mese di giugno, giorno 18: costituzione compagnia genio della «XXIII marzo »; ibidem, giorno 3 e all. n. 63: aggiunle e varianti alle formazioni e agli organici del CTV; ibidem, mese di agosto, giorno 18: coslituz.ione della «sezione tecnica studi ed esperienze», presso il quartier generale di Franco, alle dipendenze della delegazione italiana; ibidem, giorno S e all. n. 12: someggio delle artiglierie da 65/17 e costituzione del 4° e 3° repar to salmerie per fanteria ; ibidem, 11 settembre e ali. n. 21: costituzione compagnia mista del genio presso il CCA; ibidem, giorno 13: nuova denominazione dei reparti di fanteria; ibidem, giorno 14 e ali. n . 24: variazioni organiche delle unità; ibidem e ali. n . 25: il 10 bis
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plotone mortai d'assalto assume il nominativo di 6° plotone mortai d'assalto; ibidem, giorno 21 e ali. n. 35: formazioni e organici; ibidem e all. n. 37: costituzione del battaglione radiotelegrafisti del CTV; ibidem, giorno 23 e all. n. 39: aggiunte e variante formazioni e organici; ibidem, giorno 25 e all. n. 46: costituzione del comando presidio di Burgos con a capo il col. Battisti, direttore del CIAUS; ibidem, giorno 26 e all. n. 48: varianti all'ordinamento; ibidem, giorno 27: costituzione del 7° reparto salmerie per trasporto acqua; ibidem, giorno 28 e all. n. 53 e n . 43: costituzione presso le divisioni «Fiamme Nere» , «Littorio» e «Frecce » del comando genio, di una compagnia artieri e di una compagnia trasmissioni; ibidem e ali. n. 55: formazioni e organici degli autoreparli misti divisionali. 74 Diario storico comando CTV, mese di agosto, giorno 1 e all. n. 5. 75 Ibidem, mese di settembre, giorno 2 e ali. n. 2. 76 Ibidem, mese di luglio, giorno 28 e all. n. 38: situazione del morale del CTV; ibidem, mese di agosto, giorno 23 e all. n. 108: incitamento alle truppe; ibidem, giorno 25 e ali. n. 125: incitamento alle truppe. 77 Ibidem, mese di luglio, giorno 13 e all. n . 26: divieto agli ufficiali di farsi raggiungere dalle proprie famiglie; ibidem, giorno 26 e ali. n . 35: abitudine di inviare ad autorità lettere e istanze; ibidem, mese di agosto, giorno 18 e all. 11. 49: bando aggiuntivo relativo all 'amministrazione della giustizia militare; ibidem, giorno 20 e alL n. 68: ordine a Bergonzoli di rima nere presso il suo comand o anziché stare continuamente con le truppe in p rima linea; ibidem, mese di sellembre, giorno 4 e all. n . 8: assenze di militari dai reparti; ibidem e all. n. 9: matrimoni con cittadine spagnole; ibidem, giorno 9 e ali. n. 19: milita ri di transito in Valladolid; ibidem, giorno 25 e ali. n. 45: divie to di partecipare alle manifestazioni pubbliche; ibidem, giorno 29 e all. n. 58: appropriazioni avvenute durante le ultime operazioni e invio di pubblicazioni rosse alle famiglie da parte dei legionari. 78 Ibidem, mese di luglio, giorno 12 e ali. n . 25: visite agli osservatori; ibidem, giorno 23 e ali. n. 40: disposizioni per l'interrogatorio dei prigionieri; ibidem, giorno 30 e ali. 11. 41: riduzione al minimo degli ufficiali che non hanno comando di truppe; ibidem, mese di agosto, giorno 20 e ali. n. 62: trattamento da farsi agli ufficiali nemici e commissari politici prigionieri; ibidem e all. n. 64: costituzione di 3 centurie di prigionieri per lavori nelle retrovie; ibidem, giorno 21 e all. n. 85: riservatezza e custodia documenti di ufficio; ibidem, giorno 27 e all. n. 145: vigila nza dei p rigionieri baschi affida ta alla brigata «Frecce Nere»; ibidem, mese di settembre, giorno 15 e ali . n. 28: censura. 79 Ibidem, mese di luglio, giorno 2 e all. n. 5: chiarimenti ci rea l'uso dei gas tossici da parte del nemico; ibidem, giorno 9: contatti fra l'ufficio «I» del coma ndo del CTV e i baschi; ibidem, giorno 27 e all. n. 36: impiego m ezzi automobilistici; ibidem, mese di agosto, giorno 11 e ali. n. 11: prelevamento dei mate riali; ibidem, giorno 14 e all. n . 19: contrattacchi del nemico; ibidem, giorno 19 e ali. n. 5 I : richieste di bombardamenti aerei; ibidem e ali. n. 52: impiego degli automezzi ; ibidem, giorno 20 e all. n. 71 : necessità della manovra; ibidem, giorno 21 e ali. n. 79: difesa dagli attacchi aerei; ibidem, giorno 23 e all. n. l 05: tiri contraerei; ibidem, giorno 8 e all. n . 152: osser vazione e collegamenti; ibidem, mese di settembre, giorno 4: guida degli automezzi; ibidem, giorno 13 e ali. n . 23: difesa contro attacchi aerei nemici raso terra; ibidem, giorno 15 e ali. n. 27: attribuzioni comandante artiglieria; ibidem, giorno 17 e ali. n . 31: destinazione degli ufficiali di stato m aggiore in servizio di S.M. e contemporanee attribuzioni relative al servizio di S.M .. so Ibidem, mese di luglio, giorno 13 e ali. n . 27: sostituzione del basco col
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LA PARTECIPAZIONE
fTALTANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
berretto a busta kaki; ibidem, giorno 22 e all. n. 31: uniformi; ibidem , giorno 24 e ali. n. 32: distintivi per ufficiali coo incarico del grado superiore; ibidem, mese di agosto, giorno 4 e ali. n. 7: gradi per sottoufficiali e truppa; ibidem, mese di settembre, giono 21 e ali. n . 36: armamento e uniforme. 81 Ibidem, mese di luglio, giorno 14 e ali. n . 28: emissione di vaglia e depositi superiori a determinate somme; ibidem, mese di agosto, giorno 25 e ali. n. 130: variazioni matricolari sugli ufficiali rimpa triati di autori Là; ibidem, mese di settembre, giorno 4 e all. o. I O: visi Le dogana I i che vengono effettuale nei porli di partenza.
CAPITOLO
XIV
LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLE OPERAZIONI IN BISCAGLIA E IN ESTREMADURA 1. La scelta operativa della fronte nord. 2. La prima fase dell'offensiva su Bilbao. 3. Il concorso italiano nella prima fase dell'offensiva. 4. La seconda fase dell'offensiva su Bilbao. 5. Il concorso italiano nella seconda fase. 6. Le conseguenze della caduta di Bilbao. 7. Le operazioni della «Frecce Azzurre» in Estremadura. 1.
Durante la primavera del 1937, mentre il grosso del CTV attendeva alle operazioni di riordino e di rimessa in sesto, la la brigata mista «Frecce Azzurre», la II" brigata mista «Frecce Nere», il «raggruppamento Francisci» e una consistente aliquota dell'artiglieria de] CTV parteciparono - la gran parte sulla fronte nord e la ia brigata mista su quella sud - alle operazioni dei nazionali in Biscaglia e in Estremadura. Particolarmente attiva e intensa fu nello stesso periodo la partecipazione, sulle due fronti e sulle altre, dell'aviazione legionaria italiana che, si può dire, non conobbe soste, come si rileva dal diario storico del comando del CTV 1, che annota le azioni principali e i combattimenti aerei di particolare rilievo. Le operazioni aereo-terrestri gravitarono, dal marzo all'agosto, soprattutto sulla fronte della Biscaglia (Bilbao e Santander), ma anche sulle altre fronti, da quella di Madrid a quella dell'Estremadura e da quella delle Asturie a quelle del}' Aragona e dell'Andalusia, dove spesso, d'iniziativa dei repubblicani, si accesero ripetuti lunghi combattimenti, nello stile della prima guerra mondiale, con l'unico risultato del reciproco logoramento, in una lotta particolarmente aspra nei settori di Madrid, Granada, Leòn, Sorìa, C6rdoba, Cabeza Grande, Avila,Huesca e altri. Di essi diamo qualche cenno in nota 2 per meglio inquadrare quelli che si svolsero sulle fronti della Biscaglia e della Estremadura, nei quali ebbero parte diretta prima aliquote, poi l'intero CTV.
Schizzo n. 31 IL COMPLESSO DELLE OPERAZIONI PER LA CONQUISTA DELLA BISCAGLIA DA PARTE DELL'UNITÀ DEL C.T.V. E DI QUELLE NAZIONALI SUL LORO FIANCO SINISTRO
CAP XIV. LA PARTECTPAZ!ONE ITALIANA ALLE OPERAZIONI IN BISCAGLIA
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Giunti dopo la battaglia di Guadalajara, Franco e i generali nazionali, alla duplice conclusione che non sarebbe stato loro possibile conquistare Madrid e che la guerra sarebbe ancora durata a lungo, essi decisero, nella terza decade di marzo, di spostare il centro di gravità delle operazioni sulla fronte nord e a tale fine riorganizzarono e riequipaggiarono l'esercito di Mola. Ciò che appariva urgente e indilazionabile era conseguire un successo che rialzasse il morale dei soldati e delle popolazioni nazionali, invogliasse i governi di Roma e di Berlino - quest'ultimo particolarmente interessato aì ferro basco - a continuare nella fornitura di artiglierie e di aerei, giovasse al consolidamento del governo di Burgos nel cui territorio falangisti e monarchici davano segni d'inquietudine, i primi impazienti, in attesa della villoria finale, di poter attuare le loro riforme sociali, i secondi timorosi che il prolungarsi della guerra avrebbe rafforzato il potere dei generali e posto in non cale la restaurazione della monarchia. La scelta deìla fronte nord fu determinata soprattuito ti.alla valulazione che non sarebbe stato molto difficile conquistare la Biscaglia, nonostante la «cintura di ferro» che proteggeva Bilbao, anche perché Mola era venuto a conoscenza, ai primi di marzo, per il tramite di un capitano repubblicano che aveva partecipato alla costruzione della cintura di ferro ed era poi passato ai nazionali, dell 'entità e della dislocazione delle forze basche e dell'andamento, la consistenza e lo sviluppo delle fortificazioni, che a forma di ferro di cavallo cingevano al largo la città (schizzo n. 31). Non va inoltre sottovalutato, tra i motivi della scelta, il fatto che i rapporti tra i baschi e il governo di Valencia erano piuttosto difficili e che sia il governo di Valencia sia quello di Barcellona erano in quel periodo particolarmente indeboliti dalle lotte politiche intestine 3_ La linea di contatto della fronte nord correva, il 30 marzo, da nord a sud, dal golfo di Biscaglia grosso modo dallà zona di Ondarroa, a Villareal, per poi piegare verso ovest e sud-ovest. L'esercito basco era al comando del gen. Francisco Llano de la Encomienda che disponeva di 45.000 uomini, male armati ed equipaggiati, di una ventina di pezzi di artiglieria, di una dozzina di carri armati e di una trentina di aerei. Il governo di Valencia era riluttante all'invio di rinforzi sulla fronte nord e, d'altra parte, il blocco impediva il loro trasporto via mare, mentre quello via aerea era reso difficoltoso e pericoloso dalla lunga distanza da superare sorvolando il territorio dei nazionali e dalla scarsità degli aeroporti della montagnosa Biscaglia. Il governo di Largo Cabal-
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUE RRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
lero valutava meno importante della fronte centrale quella del nord e, in più, sia i comunisti che detestavano José Antonio Aguirre, capo dei nazionalisti baschi, sia la gran parte dei socialisti che non vedevano di buon occhio l'esperimento autonomista basco, sia gli stessi repubblicani, pensavano che i baschi, in ragione della proclamata autonomia, se la dovessero vedere da soli contro i nazionali. I nazionali godevano di superiorità quanto ad artiglierie, carri armati e soprattutto aerei, mentre nei riguardi delle fanterie la superiorità dei nazionali era minima dal punto di vista numerico, rilevante quanto ad armamento. La 61 a divisione di Navarra, comandata dal gen. José Solchaga Zala, incaricata dello sforzo principale, era articolata in 4 brigate navarrcsi, attestate tra Vergara e Villareal, al confine tra le due province basche di Biscaglia e di Alava. Preludio alla battaglia fu lo scontro navale, conclusosi vittoriosamente per i nazionali, avvenuto nel golfo di Biscagìia aì largo di Biìbao tra l 'incrociatore nazionale «Canarias» e alcuni pescherecci baschi che combatterono contro l'incrociatore fino a quando ebbero perduto i due terzi dei loro equipaggi. Alla vigilia delJ'inizio della battaglia, Mola avvertì i baschi in questi termini: «Ho deciso di terminare rapidamente la guerra del nord: chi non si è macchiato di assassini e chi getta le armi, avrà salva la vita e la proprietà. Ma se la resa non è immediata, raderò al suolo tutta la Biscaglia, cominciando dalJe industrie di guerra » 4 •
2. Il disegno operativo di Mola prevedeva la suddivisione della battaglia in 2 fasi: la prima da realizzare con un'avanzata spinta fino a contatto della cintura di ferro; la seconda da sviluppare mediante l'attacco della cintura e la conquista di Bilbao. La prima fase si sarebbe articolata in 2 tempi: sfondamento della posizione nemica in corrispondenza del tratto Mondragòn-Villareal e avanzata fin al raggiungimento dei passi Barazar, Sumeltza, Urquiola; attacco nel settore Eibar-Elorrio e successivo dilagamento verso nord, con azione combinata, dai passi occupati nel primo tempo, verso ovest e sud-ovest fino a giungere in prossimità del cinturone.
CAP XIV - LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLE OPERAZTONT TN BISCAGLIA
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Le operazioni ebbero inizio il 31 marzo e il primo tempo della prima fase fu portato a termine 1'8 aprile, dopo aver rotto la fronte montana fra Villareal e Arrechevaleta e raggiunto la zona Ochandiano-Olaetà. Al primo tempo della prima fase delle operazioni, delle unità italiane parteciparono, oltre l'aviazione legionaria, solo 3 gruppi di artiglieria (I da 100/17, III da 75/27, IV da 149/12), ciascuno su 2 batterie, costituenti un raggruppamento unitario, al comando del ten. col. Giulio Bottari. Dei tre gruppi, già impegnati nella battaglia di Guadalajara, il I da 100/17 e il IV da 149/12 avevano lasciato la zona di Sigiienza, erano giunti a Vitoria il 26 marzo ed avevano assunto il loro schieramento il giorno 28; il III da 75/27 aveva lasciato il suo schieramento nella zona di Sigiienza il 27 marzo e poté schierarsi nella nuova zona il 29, in tempo comunque per partecipare fin dall'inizio al nuovo ciclo operativo. Le 24 bocche da fuoco italiane sostennero con continuità e tempestività i combattimenti delle forze navarrine nella zona M. Albertia-Od,andiano, suscitando, per la validità della loro condotta del fuoco e per i risultati conseguiti, ampi consensi dei comandi spagnoli s. Il secondo tempo della prima fase, che avrebbe dovuto seguire immediatamente il termine del primo tempo, ebbe invece inizio dopo una lunga sosta, determinata dal logoramento subito nelle operazioni del 31 marzo-8 aprile e dalle pessime condizioni meteorologiche, solo il 22 aprile, quando la ia, Ira e Iva brigata di Navarra - la ne inizialmente venne lasciata a presidio delle posizioni conquistate nel primo tempo - con un complesso di 26 battaglioni, sostenuti da 35 batterie (33 del primo tempo con in più altre 2 batterie da 105/28 del CTV), dettero inizio a una nuova manovra offensiva convergente su Elorrio. Il secondo tempo della prima fase, che vide impegnate oltre le 6 brigate navarrine anche la brigata mista «Frecce Nere» e il «raggruppamento Francisci», ebbe termine nella terza decade di maggio, quando i nazionali occuparono, dal mare ad Amorobieta, una linea con distanza variabile da 3 a 6 chilometri dal campo trincerato di Bilbao e, successivamente, dal 22 al 24 maggio, l'allineamento Dima-Amorobieta.
3. La Ila brigata mista «Frecce Nere»
6,
con inizio dal 28 marzo
Schizzo n. 32 LE OPERAZIONI DELLA BRIGATA MISTA «FRECCE NERE» E DELLA IV BRIGATA DI NAVARRA NEL 1° TEMPO DELL'AZIONE IN BISCAGLIA
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CAP XIV - LA PARTECIPAZIONE lTALIANA ALLE OPERAZIONI IN BISCAGLIA
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e termine il 2 aprile, si era trasferita da Yuncos (settore del Jarama) nella zona Vergara-Deva a disposizione di Mola. I1 5 aprile venne schierata in linea tra Ondarroa e Urcarregui, all'estremità destra dello schieramento dei nazionali sulla fronte della Biscaglia (schizzo n. 32). Franco fin dal 2 aprile aveva rappresentato la necessità di poter disporre di truppe legionarie, quale riserva, per le operazioni in Biscaglia 7 e, in seguito a istruzioni di Ciano, Roatta aveva disposto la messa a disposizione della fronte nord della ua brigata mista (da schierare tra il mare e lgoibar) destinata a operare su Guernica, del «raggruppamento Francisci» da dislocare in riserva nella zona di Miranda, dei 3 gruppi di artiglieria e della massa dell'aviazione legionaria dislocata tra Vitoria, Logrono, Soria e Burgo de Osma. Conseguentemente il comando del CTV aveva impiantato una delegazione d'intendenza in Vitoria e aveva distaccato ufficiali di stato maggiore di collegamento presso i comandi spagnoli e le grandi unità legionarie s. I] 26 aprile Bastico dispose che Roatta partisse per Vitoria con l'incarico di rappresentante del comando del CTV presso il comandante dell'esercito del nord, gen. Mola 9. L'azione dei nazionali nel settore Eibar-Marquina riprese il giorno 26, dopo che erano stati infranti i tentativi offensivi dei repubblicani sulla fronte di Madrid, diretti ad alleggerire la pressione dei nazionali sulla fronte di Bilbao e a dare più ampio respiro alla fronte m?drilena. Il 27 aprile la Iia brigata mista mosse all'offensiva occupando Berriatua, il 28 Lequeitio, il· 29 Guérnica, evacuata dopo il bombardamento della «Condor», in contemporaneità con la IVa brigata navarrina operante alla sua sinistra. Il 30 aprile la II 3 brigata mista inizialmente sostò in attesa della 1va brigata di Navarra per poi avanzare a ovest di Guérnica proteggendo il fianco delJa IV 3 • Il II battaglione del 3° reggimento, nella stessa giornata, venne lanciato lungo la costa in dire:done di M. Sollube e raggiunse occupandola la cittadina di Bermeo, portandosi così isolato a notevole distanza dal grosso della brigata, il cui 4° reggimento, le artiglierie e le restanti unità erano ancora sulla costa destra della «ria» fiordo (schizzo n. 33). Il nemico, accortosi della scarsa consistenza delle forze di Bermeo, le attaccò con 5 battaglioni e riuscì a isolarle. Frattanto il comandante della brigata, col. Alessandro Piazzoni, aveva disposto che 2 compagnie occupassero le alture a occidente di Mundaca e un battaglione del 4° reggimento raggiungesse Altamira per riallacciare il collegamento tattico con il battaglione di Bermeo. Solo la notte
Schizzo n. 33 LE OPERAZIONI DELLA BRIGATA MISTA «FRECCE NERE» E DEL RAGGRUPPAMENTO «XXIII MARZO» NEL 2° TEMPO DELL'AZIONE PER LA CONQUISTA DI M. TOLLU E M. JATA
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CAP XIV. LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLE OPERAZIONI IN BISCAGLIA
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de] 30 giunse al comandante della brigata, da parte del comando di Mola, l'ordine di non spingersi oltre Guernica verso nord prima che le alture occidentali della cittadina venissero occupate dalla IVa brigata e che venisse garantito il fianco sinistro delle unità avanzanti lungo la costa. Troppo tardi. Nella giornata del 1° maggio unità del II battaglione si spinsero da Berrneo verso il M. Truende, ma vennero arrestate e respinte, mentre le 2 compagnie di Mundaca abbandonarono le loro posizioni e si congiunsero al II battaglione in Bermeo. Per l'intera giornata del 2 maggio, il II battaglione, rinforzato dalle 2 compagnie di Mundaca, con una forza complessiva di 700 uomini, resisté all'attacco di forze valutate 4-5 volte superiori, che agivano anche dalle alture che dominavano la località, e, sostenuto dal fuoco delle proprie artiglierie schierate sull'altra riva della «ria», si difese validamente fino a quando, il 3 maggio, il resto della Ie brigata, affluito frattanto in Guérnica, iniziò ad avanzare per tentare di riaprìre le comunicazioni con Bermco, assediata da tutti i lati dal nemico. Nella giornata del 3, il 4° reggimento conquistò le alture dominanti la costa e, a sera, stabilì il contatto con il II battaglione in Bermeo. Nel frattempo, il 2 maggio, stante la delicata situazione tattica in cui si era venuto a trovare il II battaglione, il «raggruppamento Francisci », in riserva nella zona di Miranda a sud di Orduna, era stato fatto affluire verso Guérnica e sostituito nella zona di Barberana con unità della «Littorio» 10 • Il 3 maggio il «raggruppamento reparti specializzati», venne trasferito nella zona di Miranda e di Harò 11 • Il 4 maggio il 5 ° gruppo banderas del «raggruppamento Francisci» sostituì in linea un battaglione delìe «Frecce Nere» sulle posizioni di Altamira. Immediata la reazione del comando del CTV che dette mandato a Roatta perché intervenisse presso Mola per evitare il logoramento del «raggruppamento Francisci» in operazioni non remunerative 12, in vista del suo previsto reimpiego in seno al CTV. 1 nazionali, con unità provenienti da altre fronti e settori, avevano ai primi di maggio costituito la va brigata di Navarra nella zona di Guérnica, sicché nella zona tra Guérnica e Bermeo, lungo le alture occidentali della strada che collegava le due località, vennero schierate, da nord a sud, la «Frecce Nere», il «raggruppamento Francisci», che proprio il 5 maggio assunse il nominativo «XXIII marzo», e la va brigata di Navarra, mentre più a sud, nell'ordine, sf schierarono la la (zona Goracica), la Ila (zona Durango), la IVa (zona Abadiano-Ochandiano), la II" (zona Mur-
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
guia) brigata di Navarra. Tra il 5 e 1'8 maggio, la va brigata, portatasi nella zona Mundaca-Pedernales, conquistò il M. Sollube, scavalcando le unità italiane, che ne accompagnarono l'azione e ne protessero i fianchi, mentre il 4° reggimento della «Frecce Nere» conquistò il M. Truende e si spinse sino a Cabo Machichaco. La rischiosa iniziativa della spinta del II battaglione su Bermeo, effettuata prima della ricezione dell'ordine di Mola di non estendere per il momento l'azione a nord di Guérnica, consentì, in sostanza, di ampliare la fronte dei nazionali, incrementando cosi la possibilità di avviluppare il nemico, assicurò il possesso di una notevole estensione del terreno e della costa e costituì la premessa per la conquista dei monti Sollube e Truende. L'accerchiamento dell'aliquota delle forze della «Frecce Nere» in Bermeo e la prospettiva di poterle distruggere o costringerle alla resa esaltò anzitempo il nemico e dette l'avvio a una nuova campagna denigratoria da parte della stampa internazionale, che giunse a parlare di una seconda Guadalajara. La realtà dei fatti scemò l'entusiasmo dei combattenti baschi, che invano tentarono di aver ragione degli assediati, e costrinse al silenzio la malevola stampa estera. Per il fatto che l'iniziativa sembrava fosse andata oltre gli ordini di Mola, Bastico incaricò Roatta di un'inchiesta scrupolosa di come fossero andati gli avvenimenti e Roatta ne riferì i risultati il 28 maggio (doc. n. 101). Basticò annotò la relazione di Roatta in questi termini: «tutto è bene quello che finisce bene e in guerra sono i risultati quelli che contano. In questo caso vi è stata delJa "imprudenza iniziale". Ma una volta postavi riparo il risultato è stato più che favorevole. Concordo perciò con le conclusioni del gen. Roatta ». Il 9 maggio la Iia brigata mista «Frecce Nere» si schierò lungo l'allineamento riva destra del rio di Basigo dc Baquio-Crit6nKm 23 della rotabile Bermeo-Munguia, presidiò il Truende, mantenne 3 battaglioni in riserva tra Bermeo e Truende. Lo stesso giorno venne citata nel bollettino ufficiale spagnolo per aver catturato, nel combattimento dell'8 maggio per la conquista di Cabo Machichaco, una batteria nemica da 155 e per aver occupato, congiuntamente al raggruppamento «XXIII marzo», le quote 284 e 311. Al compiacimento di Franco, Bastico aggiunse il suo 13. Il 12 maggio la «Frecce Nere», proseguendo la sua avanzata, occupò le pendici settentrionali di M. Jata e il giorno 13 M. Tollu. Frattanto, dal 12 maggio Roatta aveva assunto il comando de1l'«agrupaci6n legionar ia» costituita dalla «Frecce Nere » e dal
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raggruppamento «XXIII marzo». Il 19 maggio, dopo il fuoco di preparazione dell'aviazione tedesca e italiana e dell'artiglieria italiana, con il concorso di 2 batterie tedesche, il raggruppamento «XXIII marzo» passò all'attacco, avanzò e conquistò la dorsale Gondramendi-Elordio-Ermita de San Marina, catturando un centinaio di prigionieri, mentre la «Frecce Nere» conquistò l'intera dorsale del M. Jata. Il giorno successivo, entrambe le unità effettuarono piccole rettifiche della fronte, occuparono le quote 183 e 194 e respinsero ripetuti tentativi nemici di contrattacco nella zona a ovest di Gondramendi.
4. La seconda fase della battaglia di Bilbao si svolse in 3 tempi: l 'attacco alla cintura di ferro, lo sfondam.ento della cintura, la pc.netrazione in profondità e la conquista della città. L' ll giugno, dopo una lunga sosta operativa, caratterizzata peraltro da combattimenti locali di reazione ai tentativi repubblicani di riconquista di posizioni perdute e dalla progressiva avanzata dei nazionali per il miglioramento e il consolidamento dei successi ottenuti, e dopo µna preparazione di fuoco aereo e terrestre durata 8 ore, con fasi alternate, la ve , la Iva e la ra brigata di Navarra, alle ore 15, ripresero l'avanzata verso l'allineamento Urculu-San Martin de Fica. Le trincee nemiche vennero superate quasi se_n za incontrare resistenza e vennero catturate centinaia di prigionieri storditi dai bombardamenti. Alle 18 le fanterie, superate le difese di Urculu-San Martin, raggiunsero i piedi delle alture sulle quali insistevano le fortificazioni avanzate del cinturone. Nella notte 4 battaglioni baschi attaccarono le posizioni di Urculu, ma vennero respinti dal fuoco della la brigata di Navarra. Il 12 giugno ebbe inizio il secondo tempo della seconda fase con la preparazione dell'artiglieria alternata con quella dell'aviazione e durata, con cadenza lenta, fino alle 12,20. Alle 13, l'artiglieria dette inizio a un fuoco intenso e violento e la fanteria mosse all'attacco delle posizioni del cinturone incontrando una meno che modesta reazione nemica. La va brigata alle 14,30 poté sfondare il cinturone in corrispondenza della zona di Monte Urculu, a nord-est di Bilbao. Alle 15 la Vl" brigata sulla destra della va occupò la q. 347 di Urrusti, alle 14,45, sulla sinistra, la I" bri-
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gata Gastelumendi, mentre la Ila brigata, schierata sulla sinistra della la , serrò in avanti pronta a entrare in linea. L'abitato di Munguia alle 18 venne sottoposto al fuoco della «Frecce Nere», mentre l'aviazione bombardò la strada Santa Maria de LesunaBilbao lungo la quale erano in corso intensi movimenti di mezzi e di truppe nemici. Nella giornata le brigate ampliarono l'occupazione del cinturone e si spinsero a nord-ovest del M. Beriaga. Dal 13 giugno ebbe inizio il terzo tempo. Il giorno 13: le brigate, allargandosi a ventaglio, attaccarono Lurrabezua, aggirandola, e tagliarono la ritirata a 2 battaglioni nemici che, dopo breve resistenza, vennero catturati; occuparono le alture di Santa Marina sgomberate dal nemico; conquistarono M. Beriaga e procedettero verso Derio e Mantuliz, catturando 500 prigionieri. Il 14 giugno le brigate di Navarra sostarono, benché i baschi fossero in rotta, ad eccezione della Ira che giunse a contatto delle fortificazioni di Galdacano, davanti alle quali si arrestò malgrado la debole reazione nemica. Il giorno 15 k brigate navarrine occuparono S. Domingo, S. Roque, Galdacano e la ia brigata, scendendo dal costone di S. Marina, passò il Nervion, raggiunse la strada Bilbao-Miravalles a est del monte e tagliò la strada per Bilbao alle unità nemiche schierate a sud di Galdacano, che ripiegarono verso Arrigorriaga. Il 16 giugno: la va e Vla brigata rimasero ferme davanti alla dorsale dell' Archanda stante la robusta resistenza nemica; la la occupò M. Malmasìn e Arrigorriaga chiudendo la città di Bilbao con movimento aggirante; la Iva avanzò dalla zona di Dima (a sud-est di Bilbao) e occupò Larreda e Artanda (alture a est della rotabile Arrigorriaga-Miravalles). Il 17 giugno la va brigata sloggiò il nemico da Archanda e la r occupò San Esteban, mentre il nemico abbandonò definitivamente Orduna, Saracho e Baranbio. Il 18: la Vla occupò le alture di Luchana, San Bernabé, Landachu; la la le alture Arnotegui ed Arraiz a sud di Bilbao; le altre brigate rimasero ferme sulle posizioni del giorno avanti. Il 19 giugno i baschi delle posizioni di Archanda si arresero e passarono ai nazionali facendo così cadere l'ultimo baluardo della difesa di Bilbao. Alle 15 circa, carri armati e autoblindo nazionali, seguiti dalla ia e dalla II8 brigata di Navarra, entrarono in Bilbao, trovando numerose barricate, i ponti tutti distrutti, ma nessuna resistenza. Sette battaglioni baschi, quasi al completo, si arresero e furono fatti prigioneri, mentre gran parte della popolazione era stata fatta sgomberare nei giorni precedenti verso Santander, dove si erano dirette anche le unità militari intenzio-
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nate a non arrendersi. Unità della ia e della Ila brigata procedettero a schierarsi a ovest di Bilbao per dare sicurezza alla città appena occupata. Nei giorni 20 e 21 le forze nazionali sostarono e si riordinarono, a eccezione della va brigata che venne autotrasportata nella zona Llodio-Amurrio. Il giorno 22 venne ripresa l'avanzata verso il Santanderino e nei giorni seguenti, sporadicamente contrastata da deboli resistenze, essa proseguì lentamente, nonostante l'elevato morale delle truppe, a causa della stanchezza fisica e del maltempo. Alla sera del giorno 29: la vr brigata era stata sostituita neJla giornata dalla« Frecce Nere » schieratasi dal mare lungo la riva orientale del rio Barbadun fino a Santelices; alla sua sinistra erano schierate la Ila brigata sulle posizioni a est della ferrovia Gallarta-San Pedro de Galdames; quindi la l a sulle posizioni S. Esteban, San Martìn, Cabe, Avellaneda; la Iva lungo l'allineamento La Garbea (nord di Va]maseda) - La Nevera-M. Sabugal e la V a lungo l'allineamento Valmaseda-Bortedo. N e i p ri m i giorni di luglio veniva raggiunto, su tutta la fronte, il limite fra la .Biscaglia e la regione di Santander.
5. Anche nella seconda fase della battaglia di Biscaglia sia l'aviazione legionaria che l'aliquota di artiglieria distaccata presso l'esercito del nord continuarono ad agire a favore delle forze terrestr i operanti, sia di quelle nazionali spagnole che di quelle italiane. Di queste ultime partecipò all'intera seconda fase solo la brigata mista «Frecce Nere », mentre il raggruppamento «XXIII marzo» nei giorni 15 e 16 giugno lasciò la fronte di Biscaglia e si trasferì nella zona di Villarcayo, riunendosi così al grosso del CTV 14_ La Ila brigata mista «Frecce Nere » entrò in azione d'iniziativa il 13 giugno (schizzo n. 34), dopo aver chiesto per 2 giorni di poterlo fare e aver ricevuto solo risposte evasive. La sua artiglieria, invece, era già all'opera dal giorno 12 sull'abitato di Munguia di cui, anche ad opera di pattuglie, si voleva sondare la capacità di resistenza. Munguia venne occupata il 13 dalla brigata, che trovò la cittadina distrutta, dopo aver incontrato deboli resistenze sulle alture a sud dell'abitato, superate mediante brevi combatti-
Schizzo n. 34 LA BRIGATA MISTA «FRECCE NERE» NEL 3° TEMPO DELL'AZIONE, PER LA CONQUISTA DI BILBAO
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menti. Il giorno 14 la brigata occupò Plencia 15 e, dopo aver costituito una testa di ponte a ovest della «ria» di Plencia, spinse suoi elementi avanzati sulla riva destra del rio Plencia fino a Castillo de Butròn, occupando S. Maria de Gatica. Il giorno successivo, inseguendo il nemico e superando la sua resistenza, si spinse fino a Urduliz e il giorno 16 proseguì nella sua rapida avanzata fino alle prime case di Las Arenas e all'altura di Axpunta (nord di Desierto), presidiata robustamente dalle forze avversarie, raggiungendo l'imboccatura del porto di Bilbao 16. Il 18 giugno il comando della brigata chiese di cooperare nella conquista delle alture a nord di Bilbao e di attraversare la «ria», ma ricevé l'ordine di sostare, confermato a voce da Franco che si recò presso il comando della brigata per esprimerle il suo compiacimento per i risultati ottenuti. L'ordine di sostare non derivò da considerazioni operative, ma dall'intendimento dei comandi spagnoli di riservare esclusivamente alle unità nazionali l'entrata nella città di Bilbao. Il giorno 19 entraruuu in Bilbao solo i generali Roatta e Piazzoni e qualche altro ufficiale dei rispettivi comandi i quali, riconosciuti, furono fatti segno ad acclamazioni da parte della popolazione 11. Il 21 giugno la brigata oltrepassò la «ria» nei pressi di Portugalete e nei giorni successivi partecipò all'inseguimento delle unità basche in ripiegamento verso Santander. Il 28 giugno sostituì in linea la via brigata di Navarra 1s, il 1° luglio giunse ai limiti della provincia di Santander, il 2 luglio occupò la zona di Somorrostro 19 e il 3 quella di Ontòn, dove venne invano attaccata da forze basche 20 che vennero respinte. In tale zona si sistemò a difesa e vi rimase fino alla seconda metà di agosto, quando riprese l'avanzata nel quadro dell'offensiva su Santander. Sul piano delle perdite, durante le due fasi della battaglia: la ria brigata mista «Frecce Nere» ebbe 50 caduti (4 ufficiali), 232 feriti (13 ufficiali) e 7 dispersi; il raggruppamento «XXIII marzo» 52 caduti e circa 200 feriti.
6.
L'apporto del CTV alle operazioni in Biscaglia fu senza dubbio notevole e determinanti risultarono quello aereo e quello delle artiglierie, mentre la Ila brigata mista e il raggn1ppamento
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«XXIII marzo» si batterono molto bene e con spiccata audacia, conseguendo risultati di rilievo, molto apprezzati dai comandi spagnoli e dallo stesso Franco. Anche la divisione «Littorio» concorse direttamente con la sua artiglieria al successo delle operazioni e indirettamente con lo schieramento di alcune sue unità di fanteria, tenute pronte a fronteggiare ogni eventuale esigenza derivante dall'andamento dei combattimenti. , Così, ad esempio, il 25 maggio un reggimento di fanteria della «Littorio» venne dislocato nella zona di Murguia durante l'attacco dei nazionali contro le posizioni di San Pedro 21. Circa il passaggio della «ria» del Nervion a Bilbao, il comandante della «Frecce Nere», gen. Piazzoni, riferisce, nel suo libro «La brigata "Frecce Nere" nella guerra di Spagna » 22, un episodio, confermato da altre fonti, significativo della situazione. Un ufficiale del 3°reggimento ottenne la resa di 4 battaglioni baschi minacciati da unità di minatori asturiani: mentre la brigata predisponeva iì passaggio delle :;ue unità su barche, i battaglioni baschi, cui erano state lasciate, dopo la resa, le anni, garantirono con successo la sicurezza della zona e la salvaguardia delle installazioni civili, consegnandosi prigionieri solo a cose fatte. Un'altra testimonianza individuale, che ci sembra di un qualche interesse, è que1la di un ufficiale nazionale, ferito durante la battaglia in Biscaglia, il quale scrisse in una lettera a un suo amico, venuta in possesso della legazione italiana dell'Aja, le sue impressioni sulla guerra e sull'avanzata su Bilbao, mettendo in rilievo l'eccellente comportamento della «Frecce Nere » e giustificando quanto era accaduto a Guadalajara (doc. n. I 02). La partecipazione delle forze italiane al ciclo operativo in Biscaglia non andò oltre quanto abbiamo sommariamente riferito, ma volerla ridurre, come fa anche il Coverdale, alla sola impresa di Bermeo - «unico episodio della partecipazione della fanteria italiana all'offensiva di Bilbao degno di attenzione» 23 - è fuori della realtà operativa, perché anche nella prima fase della battaglia la fanteria italiana, presente con la IIa brigata mista e per intero con il raggruppamento «XXIII marzo», combatté aspramente con successo, come già messo in evidenza. D'altra parte, rompere un assedio di forze 4-5 volte superiori e ristabilire il collegamento e le comunicazioni con il grosso della propria grande unità, subito del resto accorsa in aiuto, è impresa che da sola rivela grande capacità operativa e combattiva e indubbio coraggio morale e fisico.
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Nella campagna di Biscaglia il CTV non ebbe e non svolse certamente un ruolo primario, né avrebbe potuto assumerlo stanti le esigenze del riordino da effettuare dopo Guadalajara. Ma la presenza della sua aviazione, di un'aliquota consistente delle sue artiglierie e quella della «Frecce Nere» e del raggruppamento «XXIII marzo» furono di grande ausilio al successo della campagna, che senza tali presenze non avrebbe potuto assumere la consistenza e il ritmo necessari a condurla, nonostante l'eccessiva lunghezza di durata, a buon fine. Va, invece, messo in evidenza che la caduta di Bilbao segnò la fine della libertà dei baschi. Franco fece di tutto per soffocare subito ogni tendenza separatista, arrivando persino ad abolire sul piano ufficiale la lingua basca, mentre in capo a due settimane Friedrick «Bethke della ROWAK, aveva già visitato tutte le miniere di ferro, le fornaci e i laminatoi di Bilbao. Li trovò intatti. Il lavoro riprese immediatamente per alimentare le offensive di Franco e, più tardi, quelle di Hitler» 24 • Altra conseguenza della caduta di Bilbao fu l'inasprirsi della polemica sugli aspetti religiosi della guerra civile spagnola tra gli stessi cattolici, avendo il governo di Franco dato inizio a una campagna di persecuzioni contro il clero e gli ordini religiosi baschi, favorevoli agli autonomisti, incarcerandoli, privandoli dei loro beni, deportandoli in altre regioni della Spagna nazionale e fucilandone alcuni, mettendosi così anche in lotta con il Vaticano.
7. La la brigata mista «Frecce Azzurre» 2s era stata trasferita il
9 marzo nella zona a est di Merida alle dipendenze del comando dell'esercito del sud (Queipo de Llano) e dal 19 marzo, dopo la partenza della 1ia brigata mista «Frecce Nere» per Yuncos sul Jarama, essa aveva costituito l'unica riserva del settore che fronteggiava il grande saliente repubblicano del Tago e della Guadiana. Si trattava di un settore della fronte meridionale molto delicato, in quanto avrebbe consentito ai repubblicani un'azione offensiva diretta a tagliare il fascio di comunicazioni rotabile e ferroviario che costituiva l'unico canale di collegamento fra la base di Siviglia e il CTV. Il settore aveva sempre richiamato l'attenzione del comando del CTV, che aveva rappresentato più volte, fin
Schizzo n. 3 5 OPERAZIONI DELLA BRIGATA MISTA «FRECCE AZZURRE» IN ESTREMADURA NEI MESI DI APRILE E GIUGNO 1937
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dal mese di gennaio, al comando di Franco l'esigenza di rafforzare le difese a sud del Tago e di irrobustire la situazione generale del settore 26, Il 29 marzo, su richiesta di Franco, rivolta per il tramite del col. Gelich, la brigata aveva occupato le località di Villagonzalo e di Guarena, sostituendovi unità nazionali. Il 14 aprile, trasferitasi nella zona di Azuaga, era stata destinata ad agire offensivamente per la riconquista delle posizioni montane della Sierra Grana (schizzo n. 35), attaccate e conquistate dai repubblicani nei giorni precedenti 21. Essa, pur non ancora a pieni organici e senza un adeguato sostegno di artiglieria, aveva proceduto con slancio alla rioccupazione di tali posizioni, meritandosi l'esplicito riconoscimento di Franco 28. Il giorno 21 aveva respinto tre robusti contrattacchi repubblicani, sostenuti in cooperazione con carri armati sovietici, tendenti a rioccupare le posizioni andate perdute il giorno 15. Di fronte alle ripetute sollecitazioni del comando del CTV e stanti le vivaci azioni locali dei repubblicani sulla fronte dell'Estremadura, il comando di Franco, nel corso del mese di aprile, mise allo studio l'esecuzione di importanti operazioni offensive su tale fronte, intese a recidere il saliente, ma da effettuare solo dopo che fosse stata condotta a termine la manovra offensiva nel nord, su Bilbao e Santander, in relazione all'entità delle forze necessarie per garantire il successo delle operazioni in Estremadura 29, Il progetto rimase sulla carta e il 14 maggio Bastico richiamò ancora una volta l'attenzione di Franco sull'«importanza capitale» dell'unica linea di comunicazione Siviglia-Vitoria. Anche Roma aveva manifestato preoccupazioni identiche e Bastico l'aveva rassicurata informandola dei provvedimenti studiati dal comando spagnolo cui, peraltro, non risultavano preparativi avversari che potessero far prevedere un'imminente offensiva repubblicana 30, Il 1° giugno la la brigata mista venne sostituita in linea da reparti nazionali e venne passata in riserva, dislocandola nella zona Azuaga-Fuente de Arco-Berlanga-Ahillones, sì da poter intervenire in una delle direzioni più pericolose (Mérida-Carmona-Motril) di un attacco nemico, che in quel periodo il comando spagnolo riteneva probabile e vicino 31. Il 10 giugno il quartier generale di Franco dispose l'immediato concentramento della «Frecce Azzurre» nella zona Campillo-Retamal per il successivo impiego, in un'azione offensiva lungo la direttrice Llerena-Castuera. Il comando del CTV fece subito presente che l'azione non avrebbe potuto conseguire risultati
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granché remunerativi e chiese che la brigata, non più in linea, venisse passata alle sue dipendenze, in quanto necessaria alla divisata operazione lungo la direttrice Puerto de EscudoSantander 32 , ma il comando spagnolo non aderì alla richiesta e, nei giorni 12 e 13 giugno, impiegò la brigata, fatta rientrare in linea spostandola leggermente più a nord (nella zona di Campillo de Llerena), nel quadro della disposta offensiva locale. In tale operazione, la «Frecce azzurre» occupò il giorno 12 le posizioni nemiche sulle sierre di Avilae di Algallen e il giorno 13, di slancio, ii colle del km. 99, la sella de Higuera de la Serena, sulla rotabile Llerena-Castuera, infliggendo al nemico sensibili perdite 33 e riscuotendo per il suo brillante comportamento l'elogio di Franco e di Bastico 34 • Successivamente, il 16 giugno, con un colpo di mano notturno, la brigata s'impossessò di un'importante posizione antistante Higuera 35. Il 18 giugno respinse un nuovo attacco repubblicano contro le posizioni del suo schieramen to in un combatLimtmto àurato 12 ore, durante il quale subì notevoli perdite, fra cui il ferimento di 2 ufficiali superiori 36. Il 21 giugno si spinse a 10 chilometri a est di Campillo e costrinse i repubblicani ad abbandonare le posizioni di cui si erano impossessati nei giorni precedenti 37 • Il 7 agosto si trasferì, lasciando in sito un reggimento con funzione di riserva settoriale, dalla zona Retamal-Campillo in quella Zafra-Hornaches. Quasi per tutta l'estate, la ia brigata mista «Frecce Azzurre», benché dal 1° agosto fosse divenuta elemento costitutivo della divisione «Frecce», rimase alle dipendenze del comando dell'esercito del sud e sull'impiego che questo ne fece dal mese di aprile in poi Bastico si espresse con giudizio estremamente negativo in particolare sui modi di concepire e condurre la guerra da parte dei nazionali «ed in particolare da parte del comandante del fronte sud, Queipo de Llano» 38. Il 30 giugno Bastico riferì a Ciano e a Pariani sulle operazioni compiute nel settore di Mérida negli ultimi mesi dalla ia brigata mista, mettendo in chiara evidenza gli errori compiuti dai comandi spagnoli e sottolineando, nel contempo, la grande validità dell'operato della brigata, sia nell'azione offensiva che in quella difensiva (doc. n. 103). Bastico sottolineò nella sua relazione: la brillante difesa delle posizioni della sierra Grana tenute dalla brigata sino al 5 giugno; l'avanzata della brigata il 12-13 giugno fino al colle del km 99 della rotabile Llerena-Castuera e l'arresto del contrattacco nemico la sera del 13 giugno - nei combatti-
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menti del 12 e del 13 la brigata aveva perso 23 caduti e 140 feriti e aveva catturato 70 prigionieri -; l'arresto di un nuovo attacco nemico, preceduto da un'intensa preparazione di artiglieria, dopo 3 ore di combattimento che aveva costretto i repubblicani aripiegare in disordine; il colpo di mano che la notte sul 15 aveva sconvolto lo schieramento di un battaglione e di un gruppo di guardie di assalto (2 compagnie) determinandone il crollo; la resistenza della brigata all'attacco nemico del giorno 18 giugno, conclusosi con il ripiegamento avversario, malgrado la brigata, dal 12 al 18 giugno, avesse subito la perdita di circa 100 caduti e 4500 feriti. Esposti tali fatti di maggior rilievo, Bastico faceva rilevare: il lungo impegno della brigata fatto dal comando dell'esercito del sud per scopi difensivi e offensivi; il mancato sfruttamento del successo ottenuto dalla brigata da parte dei nazionali nella brillante operazione del giorno 15 costata perdite sensibili ammontanti, per i soli italiani, a 7 caduti (2 ufficiali) e 95 feriti (7 ufficiali); ii mancalo inLervento della divisione nazionaìe di Càccres verso Orellana la Vieja e della 21 a divisione verso Don Benito, con il conseguente arresto dell'azione della «Frecce Azzurre»; la somma leggerezza con la quale «una brigata di notevole e sicuro rendimento» era stata fatta operare lasciandola per sci giorni di aspri combattimenti senza alcun appoggio d'ala, con le retrovie direttamente minacciate e l'unica via di comunicazione (rotabile per Castuera) alla mercé di incursioni nemiche». Furono senza dubbio anche questi i motivi che indussero Bastico a riunire in un complesso unico - la divisione «Frecce» le due brigate miste, al fine di poter esercitare sul loro impiego operativo un controllo diretto più vincolante di quello fino ad allora potuto praticare. Il 6 settembre il comando del CTV inviò un «promemoria» al quartier generale di Franco circa la dipendenza della divisione «Frecce» 39 e ribadì al comandante della divisione e a quello dell'artiglieria del CTV la loro dipendenza diretta dal comando del CTV, fissandone anche i criteri d'impiego 40 • Ma 1'8 settembre la delegazione italiana presso il comando di Franco consegnò a Roatta un «promemoria», nel quale per la prima volta la dipendenza diretta della «Frecce» veniva rivendicata dal generalissimo. Il promemoria era firmato «d'ordine» dal ten. col. Barroso del quartier generale dell'alto comando nazionale. Roatta riferì a Bastico e questi venne anche informato direttamente dal comando di Franco di come questi intendeva che la «Frecce» fosse alle sue dirette dipendenze 41_
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Bastico, con un suo «promemoria» del 13 settembre, fece presente al comando spagnolo che la «Frecce», di cui faceva la storia dalla costituzione, dipendeva, come tutte le unità del CTV, dal quartier generale del comando spagnolo e che conseguentemente poteva essere posta alle dipendenze operative di un comando nazionale, ma che in questo caso, il comando del CTV aveva il dovere di seguirne i criteri d'impiego ed eventualmente d'intervenire. Nel caso di un intervento a massa del CTV, la «Frecce» entrava invece nel quadro di battaglia del CTV stesso e ne costituiva elemento organico alle dirette dipendenze, in quanto essa era unità legionaria e come tale rappresentava anch'essa l'Italia 42. Il comando spagnolo lasciò senza risposta il promemoria di Bastico, ma il 13 settembre chiese il parere del comando del CTV circa la trasformazione delle 2 brigate miste «Frecce Azzurre» e «Frecce Nere» in divisioni 43. Il 16 settembre il comando del CTV espresse parere contrario a tale trasformazione, adducendo a motivo la mancanza <li personale e di mezzi per dotare le 2 divisioni di propri stati maggiori, di artiglierie, di genio e di servizi 45 .
Schizzo n . 36
OFFENSIVA GOVERNATIVA NEI SETTORI DI HUESCA E SARAGOZZA NEL GIUGNO 1937
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NOTE AL CAPITOLO XIV 1 Principali interventi dell'aviazione legionaria nei mesi aprile-settembre 1937: 10 aprile, bombardamento della cintura di Bilbao e distruzione di aerei repubblicani sull'aeroporto di Reus; 15 aprile, abbattimento di un aereo repubblicano sulla fronte di Biscaglia e bombardamento della cintura di Bilbao; 16 aprile, bombardamento di Andujar e Amovar; 22 aprile, bombardamento di Alcalà de Henarcs; 23 aprile, bombardamento di Elgueta e dei campi di aviazione di Llanags e La Strastra Apatamonasterio; 24 aprile, bombardamento di Bilbao e del porto, dove vengono colpiti piroscafi alla fonda; 25 aprile, bombardamento e mitragliamento della strada Eibar-Ermua; 26 aprile, bombardamento di Alcalà de Henares e di Guerrica; 1° maggio, bombardamento di Caspe; 2 maggio, bombardamento di Albonica; 3 maggio, concorso a massa, con l'aviazione della «Condor», nell'appoggio diretto all'attacco della Ila b r igata mista; 4 maggio, bombardamenti e mitragliamenti nella zona di Bcrmeo; 5 maggio, bombardamenti e spezzonamenti nelle zone di Bermeo e Munguia; 6 maggio, bombardamenti e mitragliRmenti sulle linee della fronte nord; 7 magg io, idem e bombardamento di Guadorano; 11 maggio, bombardamento della stazione ferroviaria di Villanueva dc la Sirena, di navi nel porto di Bilbao e di posizioni repubblicane su M. Tollu; 12 maggio, bombardamento del campo di aviazione di Santander; 13 maggio, bombardamento delle posizioni repubblicane di Munguia e Mosaico, a nord di Plascoz; 14 maggio, bombardamenti sulla fronte di Bilbao; 15 maggio, idem e abbattimento di un aereo repubblicano nel cielo di Saragoza; 16 maggio, bombardamenti sulla fronte di Bilbao e del campo di aviazione di Llamiaco; 19 maggio, bombardamenti e spezzonamenti sulla fronte di Bilbao; 22 maggio, bombardamenti delle opere difensive a sud-est di Bilbao; 23 maggio, bombardamenti sulle opere difen sive del porto di Bilbao; 24 maggio, bombardamenti di artiglierie sulla fronte di Bilbao, del campo di aviazione di Sandica e del porto di Cartagena; 25 maggio, bombardamenti di truppe nella zona a sud di Invernias; 27 maggio, bombardamento del campo di Reus; 28 maggio, bombardamento del campo di Reus; 28 maggio, bombardamento del porto di Valencia; 30 maggio, abbattimento di un aereo repubblicano; 31 maggio, idem nel cielo di Maiorca; 2 giugno, abbattimento accertato di 15 apparecchi nemici e probabile di altri 3 in un combatti mento aereo nella sierra Guadarrama con una formazione di 31 caccia e 5 bombardieri nemici; 4 giugno, abbattimento di 7 Curtiss sulla fronte di Biscaglia e di un altro caccia nel cielo di Guadarrama, con la perdita di un caccia dell'aviazione legionaria; 5 giugno, bombardamento del campo di Somorrostro, abbattimento di I Curtiss, perdita di un caccia; 6 giugno, bombardamento sulla fronte del nord; 8 giugno, bombardamento del porto di Valencia; 10 giugno, bombardamento di Utande; 11 giugno, bombardamenti sulla fronte nord; 12 giugno, bombardamenti sulla fronte nord e su Sagunto; 13 giugno, bombardamenti sulla fronte nord; 14 giugno, idem; 15 giugno, bombardamenti delle località di Villasana, Vivanco, Coduna; 16 giugno, ab battimento di 2 caccia e 2 bombardieri nel cielo di Aragona; 17 giugno, bombardamento di Ontaneda e di trinceramenti a nord-ovest di Bilbao e Tarragona; 18 giugno, bombardamenti di trinceramenti a sud-ovest di Bilbao; 21 giugno, bombardamento di Ontancda; 22 giugno, bombardamc::11Lu di Traslavina; 25 giugno,
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bombardamento di Castellòn de la Plana; 28 giugno, bombardamento di Cifuentes; 30 giugno, bombardamento della fronte sul fiume Ter (Gerona); 1° luglio, bombardamenti delle posizioni di Virtus, Ferro di cavallo, Picones, Alea (Santander), Cifuentes; 3 luglio, bombardamento delle posizioni a tergo di Picones, di Sagunto, Cifuentes, Corredondo e Socecorbo; S luglio, bombardamento di Valencia; 9 luglio, abbattimento di 2 caccia nemici nel cielo di Villarcayo e bombardamento delle posizioni nemiche nella zona di Virtus-Martin Corconte; 10 luglio, bombardamenti delle posizioni nemiche di Las Minas, Balneario di Corconte, La Magdalena e bombardamenti su truppe nemiche nelle zone di Valdemorillo e Villanueva di Portillo; 11 luglio, bombardamenti leggeri su Martin, Picones e nella zona di Valdemorillo e intercettazione di una formazione aerea nemica impedita di raggiungere la zona di Aguilar de Campo; 12 luglio, abbattimento nel cielo di Madrid di 8 caccia e S bombardieri nemici e bombardamenti con bombe incendiarie di Loma de Virtus; 13 luglio, bombardamento del porto di Valencia e delle opere fortificate <li Altos de los Tomos; 15 luglio, abbattimento, congiuntamente con l'aviazione nazionale, di 6 apparecchi nemici (4 dall'aviazione legionaria) e bombardamenti sulle truppe nemiche lungo la strada Valdemorillo-Villanucva <le la Canada; 16 luglio, bombardamento di Alcalà de Henares e abbattimento di 2 apparecchi nemici sulla fronte di Santander; 17 luglio, bombardamento di Villanueva de Pardillo; 18 luglio, abbattimento di 8 bombardieri e 5 caccia, perdita di un apparecchio dell'aviazione legionaria; 19 luglio, bombardamento di AlcaJà de Henares e del porto di Tarragona; 20 luglio, bombardamento del ponte di Tcr fatto crollare e del campo di aviazione di Quintanar de la Orden e mitragliamenti nella zona di Puerto de Escudo; 21 luglio, bombardamento del campo di aviazione cli Tembleque; 23 luglio, bombardamento del campo di aviazione di Albericia, del ponte ferroviario sull'Ebro vicino a Tortosa e di truppe nemiche a Villanueva de la Canada; 24 luglio, dominio assoluto del cielo di Brunete e abbattimento di 7 caccia nemici; 25 luglio, abbattimento in vari combattimenti aerei di 14 apparecchi nemici e bombardamento delle opere portuarie di Barcellona, della fabbrica Hispano-Suiza e di Villanueva de la Canada; 26 luglio, perdita di un apparecchio dell'aviazione legionaria e abbattimento di 2 bombardieri nemici in Aragona e di 2 Curtiss; 27 luglio, mitragliamento delle posizioni di M. Picones; 28 luglio, bombardamento del porto di Barcellona e del bosco di Virtus che s'incendiò; 29 luglio, bombardamento del porto di Mahon e delle posizioni nemiche sulla fronte di Santander; 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25 e 26 agosto, ripetute missioni di carattere vario sulla fronte di Santander; 27 agosto, abbattimento di 8 apparecchi nemici nella zona di Santander; 29 agosto, abbattimento di 6 apparecchi nemici (S Boeing e 1 Curtiss) e colpiti 3 Martin Bomber; 1 settembre, abbt1,ttimento accertato di 5 apparecchi nemici e probabile di altri 2; 23 settembre, bombardamento di Barcellona; 24 settembre, perdita di un caccia legionario; 28 settembre, bombardamento di Rosas. 2 La campagna di Biscaglia durata, comprese le lunghe pause operative, grosso modo il periodo primavera-estate del 1937 e seguita dalla conquista di Bilbao (19 giugno) e di Santander (27 agosto), fu l'avvenimento operativo di maggiore portata e rilievo di quel periodo_ Sulla fronte di Estremadura, i combattimenti, a carattere locale fino alla prima decade di giugno, assunsero, per iniziativa dei nazionali, uno sviluppo di più largo respiro tattico dal 12 giugno e furono caratterizzati da attacchi e contrattacchi accaniti e sanguinosi senza peraltro nessun risultato di ordine strategico. Particolarmente impegnata, nel periodo primavera-e-
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state, la fronte di Madrid, sulla quale di particolare importanza furono: gli attacchi dei repubblicani dei giorni 9, 10, 11, 12 e 13 aprile (posizioni di Cuesta de los Perdices, Casa de Campo, Aguilar, Marafi.osa, Aravaca, città universitaria); l'allargamento della testa di ponte dei nazionali a sud del Tago (7 maggio) e i contrattacchi dei repubblicani per riconquistare le posizioni perdute (7, 9, 10, 11 maggio; gli attacchi dei repubblicani alle posizioni della strada di Casa de Campo e di Cucsta de la Reina del 5 luglio e l'offensiva locale in forze sul settore di Navalagamella-Las Rozas con la conquista di Brunete (6-10 luglio) (schizzo n. 37); i successivi attacchi e contrattacchi repubblicani e nazionali di metà luglio (11-21 luglio); la riconquista parziale, da parte dei nazionali, del villaggio di Brunete (24 luglio); l'occupazione, nel settore di Toledo, il 26 settembre, di Palacio di Sisla, di Casa de la Legua e di Casa de la Estacha. Altra particolarmente attiva fu la fronte dell'Aragona (schizzo n . 36), sulla quale i repubblicani svilupparono.ripetute azioni offensive locali (attacchi e contrattacchi) particolarmente intense nei mesi di aprile, di giugno e della prima metà di luglio, periodo dal quale divennero particolarmente attivi i nazionali che vanificarono il progetto nemico di occupare Albarracin e Gea e di tagliare la rotabile per Teruel e avanzarono occupando una notevole fetta di territorio e molti villaggi, facendo decine e decine di prigionieri e catturando molto materiale fino a raggiungere il 3 agosto l'allineamento GriegosFrias-rio Gabriel-El Vallecìllos-Torila Valdecuenca-Bczas-Campillo. Riaccesasi a iniziativa dei repubblicani dal 23 agosto, con un attacco in forze in direzione di Zuera e di Quinto, la fronte di Aragona tornò a essere teatro di attacchi repubblicani, tendenti a convergere su Saragozza, talvolte contenuti a stento dai nazionali, e comunque, per circa un mese, si susseguirono (nei giorni 24, 25, 26, 27, 28 agosto e 1, 2, 3, 4, 6, 7, 10, 12, 13, 22, 23, 24 e 2S settembre) attacchi e contrattacchi da entrambe le parti, ad alcuni dei quali partecipò anche la brigata mista «Frecce Azzurre» (13 settembre, 28 settembre), che accentuarono l'instabilità di quella fronte, anche se non conseguirono successi di notevole rilievo tatlico. La fronte delle Asturie variamente impegnata e per brevi periodi (8 e 9 aprile, 26, 27, 28 e 29 aprile, 10 giugno, 3 luglio, 2 agosto, 21, 22 e 23 agosto) fino ai primi di setlembre, divenne molto attiva nel mese di settembre: il 5 di tale mese i nazionali raggtunsero la linea Pao-Pares infliggendo gravi perdite di personale e di materiali al nemico; il 6 occuparono Celorio a ovest di Llanes, altre numerose località il giorno 7 e altre ancora il giorno 8 e, dopo essersi consoiidati sulle posizioni conquistate, dal giorno 12 ripresero la loro avanzata mediante la quale giunsero il 30 setlembre all'occupazione del M. Hibeo, Villaverde, Llenin, Tarama, il bosco della Cotera, le quote 405 e 341 di M. Mofrecho, sierra Guana e Corsa!. Tra i settori dove la lotta fu particolarmente accesa ricordiamo: C6rdoba, dove, eccezion fatta per il mese di luglio, si svolsero combattimenti in aprile (1, 2, 4, 6, 7, 9; 13, 15, 17), maggio (1, 11, 15, 20), giugno (13, 17, 19, 25, 27), agosto (29) e settembre (1, 2, 15, 17, 20, 21 e 22); Léon dove la lotta fu pressoché continua e particolarmente intensa e sanguinosa in alcune giornate (20 e 21 aprile, 14, 15, 16, 18 e 30 maggio, 2, 5, 16, 21, 22, 24 giugno, 3, 5, 9, 14 e 16 luglio, 4, 14, 21, 22, 24, 25, 26, 27, 28, 39 e 30 settembre); Granada, Avila,Soria. Il giorno 6 settembre la divisione «Frecce» era dislocata: comando in Paseo Ruisenoras-Saragozza; 1a brigata mista: riva sinistra del rio Ebro, fuori città e ponte di S. Isabel sul rio Gallego; nabrigata mista sulla riva destra dell'Ebro, a sud e sud-ovest della città; le altre unità sulla riva destra dell'Ebro. Essa il 10 settembre entrò in linea con la ya hrigata sulla fronte dell'Aragona: con un battaglio-
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ne in linea nella zona di San Mateo e con 'i compagnia in quella di Zuera, con il resto della brigata fra Zuera-S. Mateo-Villanueva de Callego e Pena Florcon, 1 reggimento a nord e 1 reggimento a sud, con comando della brigata in Villanueva de Gallego. Il 13 settembre il battaglione d'assalto della brigata «Frecce azzurre» rettificò la fronte raggiungendo la ferrovia di Zuera tra il km 3 e il km 4 (Schizzo n. 42). Il 24 settembre, nel settore di Zuera, il 1° reggimento misto «Frecce azzurre» con il II battaglione autonomo «Frecce Nere» e la 3a compagnia carri attaccarono, senza incontrare resistenze, le posizioni di dominio della ferrovia SaragozzaHuesca, consentendone l'esercizio, e si spinsero, occupandola, su Valseca e Pilatos. Alle 15,30 il 2° reggimento «Frecce Azzurre» con la 2a compagnia carri attaccarono da sud Sarda Alta e Paridera de Arriba, mentre da Valscca agirono sugli stessi obiettivi una colonna del 1° reggimento fanteria con la 3a compagnia carri. Il nemico, dopo breve resistenza, ripiegò e le unità miste occuparono Dehesa Boyal, Paridera de Arriba, Sarda Alta, catturando 220 prigionieri. Il 28 settembre, 2 battaglioni del 1° reggimento «Frecce Azzurre» occuparono Sarda e Rogordiu e, mentre 1 battaglione venne lasciato a difesa della località, un altro con le 2 compagnie carri procedé da nord, in concomitanza con altri 2 battaglioni delle «Frecce Azzurre» procedenti da ovest a sud-ovest, tra Regordiu e le pendici est di Valseca, a est di Loma Enmedìo, e le alture a est di Portillo. L'avversario contrattaccò verso Portillo e costrinse una compagnia avanzata a ripiegare. Subito dopo la «Frecce Azzurre»· ristabilì la situazione e stroncò altre due reazioni di movimento nemiche, garantendo alla fine le comunicazioni con Hucsca con robuste posizioni difensive (Schizzo n. 43). 3 Tra la fine di aprile e i primi di maggio, Barcellona fu teatro di una vera e propria guerra civile tra il POUM e la CNT. Già dai primi di aprile, inoltre, era in atto, scatenata dai sovietici e dall'esecutivo del partito comunista spagnolo, una campagna per la destituzione di Largo Caballero da capo del governo. La tensione tra gli anarchici e il POUM da una parte e la Esguerra e il PSUC dall'altra condusse alla fonnazione di un nuovo governo catalano capeggiato da José Tarradellas e composto in tutto da 5 ministri, che venivano dalla Esguerra, dalla CNT, dalla UTC e dai «rabaissaires». Il 16 maggio Largo Caballero presentò le sue dimissioni ad Azaria, che lo pregò di restare in carica fino al termine della progettata offensiva su Brunete e nell'Estremadura. Le condizioni poste dai comunisli per collaborare con un nuovo governo furono ritenute inaccettabili da Largo Caballero che Azaiia sostituì con Juan Negrìn Lopez. Il governo formato da Negrìn comprendeva: 3 socialisti (Negrìn, Prieto ministro della guerra, Zugazagoitia ministro degli interni), 2 comunisti (Hemandez ministro della pubblica istruzione, Uribe ministro dell'agricoltura), 2 repubblicani (Gira! m'inistro degli esteri, Giner de los Rios, ministro dei trasporti e dei lavori pubblici), 1 basco (lrujo, ministro della giustizia) e 1 catalano (Jaime Ayguadé ministro del lavoro). Lo scioglimento del POUM e l'uccisione da parte dei comunisti di Andrés Nin nel giugno 1937 resero incandescente la situazione interna della Spagna repubblicana, sempre più lacerata da lotte politiche intestine, alimentate soprattutto dagli anarchicj e dai comunisti. 4 Thornas Hugh. Storia della guerra civile spagnola. Torino, Einaudi, 1963, pg. 426. s Archivio USSME. F-6, b, 6. 6 La II8 brigata mista «Frecce Nere» - comandata dal col. Alessandro Piaz-
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
zoni - era stata costituita il 18 gennaio 1937 in Badajoz, con personale sbarcato il 15. Era composta da 2 reggimenti di fanteria, ciascuno su 3 battaglioni di 3 compagnie e 1 plotone mortai d'assalto e su di 1 batteria d'accompagnamento da 65/17 . Completavano la brigata: 1 battaglione complementi italiani giunto in Spagna il 20 febbraio e poi trasformato in battaglione d'assalto, I compagnia mista del genio, 1 batteria contraerei da 20 mm, 1 sezione sanità, 1 nucleo chirurgico, 2 ospedali da campo, 1 sezione sussistenza. Nel giugno 1937 ricevé 1 battaglione mitraglieri, nell'agosto 1 gruppo da 75/27. La brigata aveva una forza di circa 7000 uomini, dei quali italiani: il 70% degli ufficiali e il 20% dei sottufficiali e soldati. Il personale spagnolo affluiva nel corso del febbraio e veniva addestrato piuttosto affrettatamente. Il 19 marzo la brigata veniva trasferita a Yuncos per un eventuale impiego sulla fronte del Jarama, ma in data 28 marzo veniva posta a disposizione del gen. Mola, comandante della fronte nord, e veniva avviata nel settore tra Vergara e Deva sul lato orientale della Biscaglia.• 7 Diario storico del comando del CTV, mese di aprile 1937, giorno 2. s Ibidem, giorno 9 aprile. 9 Ibidem, giorno 26 aprile. 10 Ibidem, mese di maggio, giorno 2. 11 Ibidem, giorno 3 maggio. 12 Ibidem, giorno 4. 13 Ibidem, giorno 9 e all. n. 26. 14 Ibidem, mese di giugno, giorno 16. 1s Ibidem, giorno 14. 16 Ibidem, giorno 16. 17 Ibidem, giorno 19. 1s Ibidem, giorno 28. 19 Ibidem, mese di luglio, giorno L 20 Ibidem, giorno 3. 21 Ibidem, mese di maggio, giorno 25 e ali. n. 67. 22 S. Piazzoni. Le Frecce Nere nella guerra di Spagna. Ed. Nazione Militare, Roma, 1939, pgg. 63-64. 23 John F. Coverdale. Op. cit., pg. 262. 24 Thomas Hugh. Op. cit., pg. 471. 25 La 1a brigata mista «Frecce Azzurre» - comandata dal col. Mario Guassardo (pseudonimo Gusberti)-era stata costituita in Siviglia il 15 gennaio 1937, con personale italiano giunto in quei giorni in Spagna con i piroscafi «Tevere», «Calabria», «Sardegna». Era composta da 2 reggimenti di fanteria, ciascuno su 3 battaglioni di 3 compagnie e 1 plotone mortai d'assalto e 1 batteria d'accompagnamento da 65/27. Essa comprendeva inoltre: 1 sezione di sanità, 2 ospedali da campo, 1 sezione sussistenza, 1 battaglione complementi italiani sbarcato il 22 febbraio e divenuto successivamente battaglione d'assalto. La brigata riceverà successivamente 1 gruppo da 75/27 e 1 batteria contraerei da 20 mm. I reggimenti di fanteria comprendevano un 50% di ufficiali italiani, dell'esercito e della MVSN, e il 20% della truppa, mentre l'altro 50% e 80% era composto dal personale spagnolo. Comando, unità di artiglieria e unità del genio erano costituiti prevalentemente da personale italiano. Costituita con personale spagnolo affluito solo alla fine di febbraio, dietro pressante richiesta a Franco del gen. Queipo de Liana, veniva trasferita in zona ad est di Merida il 29 marzo, perché vi potesse eventualmente intervenire come riserva pur continuando nell'attività addt!strati-
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va. Per la difficile situazione nel settore a seguito di attacchi avversari il suo impiego sarà anticipato al 15 aprile. 26 Archivio USSME, F-6, b, 7. 27 Diario storico del comando del CTV, mese di aprile, giorno 14 e ali. n. 34. 28 Ibidem, giorno 18 e ali. n. 45. 29 Archivio USSME, F-6, b. 6. 30 Ibidem, F-6, b. 7. 3 1 Diario storico del comando CTV, mese di giugno, giorno 2 e alL n. 4. 32 Ibidem, giorno 10 e ali. n. 14. · 33 Ibidem, giorno 13 e alL n. 21. 34 Ibidem , giorno 17 e all. n. 34. 35 Ibidem, giorno 16. 36 Ibidem, giorno 18. 37 Ibidem, giorno 21. 38 Vds. doc. n. 103. 39 Ibidem, mese di settembre, giorno 6 e alL n. 14. 40 Ibidem, giorno 7 e alL n. 17. 41 Ibidem, giorno 8. 42 Ibidem, giorno 13. 43
Ibidem.
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Ibidem, giorno 16.
CAPITOLO XV
LA BATTAGLIA DI SANTANDER
1. La battaglia di Brunete e la situazione nei mesi di luglio e agosto. 2. Il terreno della battaglia di Santander. 3. Le forze nemiche. 4. Le forze italiane e nazionali. 5. Preparazione e rinvio dell'offensiva su Santander. 6. Nuova impostazione dell'offensiva. 7. La recisione della sacca repubblicana di Reinosa. 8. L'avanzata e la conquista di Santander. 9. Considerazioni sulla battaglia e sui suoi risultati e conseguenze.
1.
La conquista di Bilbao ebbe effetti politici, strategici ed economici favorevoli per 1a Spagna nazionale, mentre ebbe negative ripercussioni, su1 piano interno e internazionale, per il governo di Valencia. Essa non di meno non segnò la fine della campagna del nord e, non liberando le forze impegnate su quella fronte, non aprì la strada a nuove iniziative strategiche dei nazionali su altre fronti, ma sollecitò la prosecuzione dell'offensiva verso Santander e verso le Asturie. 11 completamento della conquista del resto del nord si pose ai nazionali in termini di urgenza, subito dopo la conquista di Bilbao, al fine di non incappare sulla cordigliera cantabrica durante la stagione delle piogge autunnali e di non concedere tempo ai repubblicani per il rafforzamento delle difese della regione di Santander, dove erano accorse le unità basche ripiegate, volendosi sottrarre alla cattura, da Bilbao. L'interesse dei nazionali era di far presto; quello dei repubblicani d'impedire la ripresa dell'offensiva dei nazionali o, quanto meno, ritardarla fino alla stagione delle piogge che l'avrebbe resa impraticabile. Vi fu unanimità di vedute da parte dei nazionali - comando di Franco, comando dell'esercito del nord, comando di Bastico circa la convenienza strategica di proseguire l'offensiva verso Santander e le Asturie; meno concordi invece i repubblicani su dove applicare i loro sforzi, per i quali, dopo non poche discussio-
Schizzo n. 37 OFFENSIVA GOVERNATIVA NEL SETTORE DI BRUNETE AD OVEST DI MADRID NEL LUGLIO 1937 E CONTROFFENSIVA NAZIONALE
CAP XV - LA BATTAGLIA DI SANTANDER
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ni, scelsero le fronti di Madrid nel settore di Brunete e quella d' Aragona, decisioni anche queste senz'altro valide sul piano strategico. La mattina del 6 luglio, l' 11 a divisione di Lister avanzò per una decina di chilometri e circondò Brunete 1 (schizzo n. 37). I nazionali, sebbene da tempo corresse la voce della imminente offensiva repubblicana, furono colti di sorpresa, ma furono solleciti nell'inviare ingenti rinforzi per ristabilire la fronte là dove i repubblicani l'avevano rotta. Il comando della fronte venne affidato al gen. Varela che poté disporre della 12a, 13a e 150a divisione fatte affluire da Guadalajara, dell'intervento della aviazione legionaria e della legione «Condor» e di artiglieria pesante sottratta dalla fronte nord. L'offensiva repubblicana, bene impostata ma meno validamente condotta ed eseguita, si esaurì il giorno 13 e il giorno 15 le forze repubblicane del gen. Miaja assunsero atteggiamento difensivo, restando in possesso di un rettangolo di terra conquistata ampio 15 e profondo 12 chilometri. Il giorno 18 i nazionali svilupparono la controffensiva e il 24 riuscirono a sfondare la linea repubblicana e a riconquistare Brunete, a eccezione del cimitero che fino al mattino del 25 rimase nelle mani delle truppe di Lister, che poi ripiegò. «I repubblicani conservarono Quijoma, Villanueva de la Canada e Villanueva de Pardillo, ma al prezzo di ben 15.000 morti e 100 aeroplani distrutti. I nazionalisti persero 23 aerei e circa 10.000 uomini» 2. È fuor di dubbio che le perdite dei repubblicani furono elevatissime e gravissime e incisero pesantemente sul morale, tanto che si verificarono casi d'insubordinazione e rifiuti di continuare a combattere nelle brigate internazionali, alcune delle quali dovettero essere poi completamente riorganizzate e riordinate. La battaglia di Brunete riuscì a ritardare di qualche tempo l'inizio della ripresa offensiva dei nazionali contro Santander, ma non conseguì i risultati che i repubblicani se ne erano ripromessi e, soprattutto, le perdite che le truppe di Miaja subirono in uomini e materiali risultarono enormemente sproporzionate ai meno che modesti guadagni territoriali. L'offensiva dei nazionali contro Santander, iniziata il 14 agosto, va inquadrata, oltre che nel clima del dopo Brunete, nella nuova situazione internazionale e interna, che erano venute maturando nella tarda primavera e nei primi mesi dell'estate del 1937. In Francia e in Inghilterra vi erano stati mutamenti di governo: nel maggio, nel Regno Unito Neville Chamberlain aveva sostituito Baldwin nella guida del governo conservatore; in giu-
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gno, in Francia Camille Chautemps aveva assunto la direzione del governo, sostituendo Blum. I nuovi governi, in particolare quello inglese, erano desiderosi soprattutto della fine della guerra civile spagnola o, quanto meno, di ridurla a un fatto interno spagnolo, con il riconoscimento dello «status» di belligeranti alle due parti e il ritiro dei volontari stranieri. Il 18 giugno, l'incrociatore tedesco «Leipzig» aveva riferito di essere stato fatto segno al lancio di 4 siluri da parte di un sottomarino sconosciuto e, in seguito al mancato soddisfacimento della richiesta tedesca di una pronta dimostrazione navale da parte delle 4 potenze partecipanti al piano di controllo marittimo, la Germania e l'Italia si erano ritirate dal sistema di controllo. L'Italia ne aveva approfittato e continuò a farlo specialmente nel mese di agosto - per scatenare una guerra corsara contro il traffico marittimo per e dai porti della Spagna repubblicana. Il comitato del non intervento si era venuto a trovare in una situazione di stallo, dalla quale non si vedeva via <li uscita. Le perdite del naviglio sovietico nel Mediterraneo avevano incrementato l'intransigenza dell'URSS che si opponeva alJa discussione della questione dei diritti di belligeranza finché i volontari stranieri non fossero stati ritirati. Chamberlain aveva cominciato a cercare un compromesso con Hitler e Mussolini in maniera più decisa di Baldwin. Mussolini, da parte sua, aveva accentuato i suoi atteggiamenti bellicosi, tanto che in un discorso pronunziato a Palermo a metà agosto, prima della conquista di Santander, proclamò: «Sia detto nella maniera più categorica che noi non tollereremo nel Mediterraneo il bolscevismo o qualcosa di simile» 2 bis. Yvon Delbos, ministro francese degli affari esteri, aveva proposto di affidare a Roosevelt e a Pio XI un'opera di mediazione in Spagna, ma al tempo stesso il governo francese aveva ordinato all'esercito di prepararsi ad attaccare la Sardegna e il Marocco spagnolo, se gli italiani avessero mandato altri aiuti a Franco 3. Frattanto all'interno della Spagna e nel mondo internazionale, aveva prodotto grande impressione la «carta colectiva», diramata il 1° luglio dall'episcopato spagnolo e diretta ai fedeli di tutto il mondo 4. Sul piano tecnico-militare, entrambe le parti in lotta avevano raggiunto consistenza ed efficienza considerevoli e molto più elevate di quelle dei mesi precedenti, tanto da dimostrare proprio nella battaglia di Brunete, nonostante le carenze di condotta da parte repubblicana, capacità operativa e combattiva di primissimo piano. Dopo la caduta di Bilbao, i repubblicani, che fino ad allora
Schizzo n . 38
BATTAGLIA DI SANTANDER: SITUAZIONE INIZIALE (14 AGOSTO 1937)
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LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA (1936 - 1939)
avevano cercato di temporeggiare, anche per disporre del tempo necessario ad assorbire i materiali che giungevano copiosi dall'Unione Sovietica e per portare il livello addestrativo e combattivo a una media generale soddisfacente - e i progressi erano stati davvero notevoli riferiti alla situazione di partenza del 1936- capirono che era giunta l'ora delle inizjative nei settori sensibili, quali erano appunto quelli di Madrid di Aragona. Brunete fu la risposta a Bilbao, come l'Aragona sarà la risposta a Santander. La scelta delle zone dove passare all'offensiva fu felice sul piano strategico, ma la condotta tattica delle operazioni consentì a Brunetc ai repubblicani ~i costringere i nazionali a sospendere l'offensiva nel nord e a ritardarne la ripresa, mentre la loro offensiva di agosto, dopo Santander, in Aragona si concluderà in un fallimento degli obiettivi generali e locali del movimento repubblicano.
e
2. La provincia di Santander (schizzo n. 38) è compresa fra la cordigliera canlabrica a sud, il mare a nord, le montagne di Ordunte a est, che la separano dalla Biscaglia, la dorsale del Picco d'Europa a ovest, che la separa dalle Asturie. La cordigliera iberica dista dal mare 40-50 chilometri; le sue dorsali sono comprese tra i fiumi Saja, Besaya, Magdalena, Miera, Azon, alle cui testate corrispondono i pochi passi di accesso (puertos) di las Pedraias, Reinosa, El Escudo, Portillo de la Sia, Alto de los Tornos. I passi erano percorsi da buone rotabili e di essi interessavano soprattutto ai fini delle operazioni militari: Reinosa (784 m) superato dalla rotabile e dalla ferrovia Palencia-Torrelavega-Santander; de Escudo (988 m), percorso, lungo la valle del rio Magdalena, dalla rotabile Burgos-Santander. La dorsale cantabrica e quelle che da questa si dipartono non toccano altitudini elevate, ma limitano i movimenti fuori strada a causa del terreno infrarotto, che gradualmente si addolcisce verso il mare. Scarse le vie di arroccamento fra le valli e le comunicazioni importanti. Il possesso della dorsale cantabrica è l'elemento determinante e decisivo per sbarrare dalle provenienze da sud la regione santanderina e il suo superamento lo è per chi intenda raggiungere il mare. Altro scoglio per la penetrazione verso Santander è la zona di Reinosa, la cui difesa è agevolata dalla possibilità di va-
CAP XV - LA BATTAGLIA DI SANTANDER
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lersi a sud del corso del fiume Ebro e a est della serie collinosa di quote, che dal monte Otero, per il monte della Magdalena, scendono verso l'Ebro, coprendo gli accessi al passo de Escudo e di quella orientale verso la zona di Reinosa. Quest'ultima località costituiva perciò per entrambe le parti un obiettivo tattico di estremo valore, anche perché esistevano nella zona le maggiori fabbriche di armi della Spagna. La sacca di Reinosa consentiva, insomma, l'accesso più diretto e breve al mare in corrispondenza di Torrelavega e Santander. L'accesso al mare in corrispondenza di altri settori avrebbe richiesto il superamento di distanze maggiori e di più numerose dorsali, anche se non di grande difficoltà. La regione di Santander offriva, dunque, buone possibilità di difesa per chi occupava le cime delle dorsali e possedeva la zona di Reinosa-San Miguel de Aguayo, vero avancorpo del sistema difensivo generale, mentre obbligava chi tendesse alla conquista di Santander a una battaglia di rottura in corrispondenza dei passi di accesso al mare e, nel caso particolare, alla preventiva eliminazione della sacca di Reinosa, saldamente tenuta dalle forze repubblicane. Si trattava nell'insieme di un'area aspra e ruvida, con passaggi obbligati, non priva nondimeno di potenzialità di manovra. La difesa, inoltre, poteva disporre di successive posizioni di arresto e di contenimento che le conferivano un buon grado di elasticità e flessibilità.
3. Le forze repubblicane presidiavano le cime delle dorsali e la sacca di Reinosa a sud del passo omonimo, costituita dalle testate dell'Ebro e ·dei suoi affluenti, le cui acque si dirigono verso oriente e il Mediterraneo. Esse comprendevano per la gran parte unità santanderine e alcune unità di asturiani. Le unità bascheripiegate da Bilbao erano dislocate sulla regione orientale dell'area. Le difese, inizialmente primordiali, dal marzo, da quando cioè era parso manifesto l'intendimento dei nazionali di agire offensivamente verso il nord, erano state via via rinforzate mediante lavori vari affidati ai richiamati delle classi anziane, in particolare sviluppati sul versante orientale della sacca di Reinosa. Sulla fronte che andava da Aguilar de Campo a Salcedillo, l'organizzazione difensiva repubblicana comprendeva una serie di po-
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stazioni-fortini lungo trincee protette da reticolati, largamente intervallati e solo in qualche tratto sviluppati anche in profondità; sulla fronte che andava dai monti de la Engana alla regione di Brida, era stato costruito una specie di vasto campo trincerato su 4 sistemi difensivi. Di questi: il primo, avanzato, con fronte alle provenienze da sud (rotabile Burgos-Santander) e da nordest (rotabile Villarcayo-Cubillos de Rojo-Soncillo), correva da Bricia a Cavachos; il secondo, avanzato, con fronte alle provenienze da est (Soncillo) si estendeva sulle colline di Raspanera (Montato, q. 909, q_ 991, Torres de Abajo, Terres de Arriba, ecc.); il terzo, avanzato, con fronte alle provenienze da est (Argomedo, monte Maza), copriva la regione collinare di Cabanas de Virtus (abitati di Riano, di Quintanaentello, di Virtus e alture di Picones, Cornia, Peiia Plato, ecc.); il quarto, arretrato, raccordato alle posizioni di Endario, Los Meadores, Las Minas, era investito sulle posizioni che, per q. 921, q. 918, q_ 972, La Magdalena, q. 1023, q. 1022, La Vcnta Nucva, andavano dai monti de la Engana alie aìture di Corconte, appoggiandosi verso settentrione al raddoppio di Alto de Otero Mayor. Ciascuno dei sistemi era, in linea di massima, composto: da una fascia di reticolato antistante le posizioni, larga 3-4 m, doppia nei tratti più sensibili; da trincee in scavo. e anche in roccia o in cemento - particolarmente robuste quelle di Picones e di La Magdalena - costituenti scogli a sé stanti, in grado di vicendevole sostegno, protetti a loro volta da un'altra fascia di reticolato perimetrale, armati di mitragliatrici; da camminamenti, campi minati, ricoveri, rifugi in terra, in roccia, o in cemento; da case isolate o da interi piccoli abitati organizzati a difesa. Il quarto sistema era il più esteso (10 km in fronte e 6 in profondità) e sbarrava, a cavallo della displuviale, le provenienze da Cabanas de Virtus (passo de Escudo). Al di là della displuviale, erano state predisposte numerose interruzioni stradali - di preferenza sui ponti di fondo valle, dove si snodavano le vie di comunicazione - e approntati altri lavori fortificatori nei tratti di obbligato passaggio (strette, ponti, incroci stradali, punti di dominio tattico), ancorché il terreno laterale dominante le valli si prestasse da solo a una resistenza efficace. Le forze a difesa della regione di Santander erano articolate, secondo la ricostruzione di Martinez Bande s, in 2 corpi d'armata (XIV e XV), comprendenti 9 divisioni (4 basche, 4 santanderine, 1
CAP XV • LA BATIAGLIA DI SANTANDER
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asturiana), per un totale di 31 brigate e 103 battaglioni. Forza complessiva: 80.000 uomini, 180 pezzi di artiglieria, circa 70 aerei. L'entità e la dislocazione delle forze nemiche erano note, nei termini riportati, a quelle nazionali. In particolare risultavano: 18 battaglioni schierati e 6 in riserva nella zona di Reinosa; 12 battaglioni (di cui 2 asturiani) a cavallo della direttrice Soncillo-Santander; 9 battaglioni a sbarramento della direttrice Villarcayo-Villasana-Ramales; 18 battaglioni fra Valmaseda e il mare; 25 battaglioni in riserva generale nelle zone di Santander, Arredondo, Laredo. Forze nel loro insieme cospicue in rapporto alle esigenze della difesa, anche se quelle più consistenti e solide erano solo le santanderine e le asturiane poste a difesa della sacca di Reinosa e della dorsale Puerto de Escudo-Alto de los Tornos, mentre quelle basche risultavano molto provate. Il morale della difesa era buono e si manteneva tale in particolare dopo la battaglia di Brunete che i repubblicani n:damizzavano come una loro vittoria e nella prospcltiva della imminente offensiva repubblicana sulla fronte dell'Aragona, nel settore di Huesca-Saragozza, della quale, per galvanizzare il morale delle proprie forze, il governo di Valencia non faceva mistero.
4. Le forze nazionali - 124 battaglioni, 12 squadroni, 106 batterie, 220 aerei (80 italiani, 70 nazionali, 70 tedeschi) - sommavano a circa 90.000 uomini. Di esse faceva parte il CTV, la cui forza al 1° agosto 1937 era di 52.607 uomini, escluso il personale dell'aviazione legionaria e compreso il personale civile (327 unità). Le forze combattenti del CTV - escluse la e e la Ir brigata mista, l'intendenza e la delegazione intendenza, le forze impiegate in compiti addestrativi e territoriali - sommavano a 29.795 uomini. Ai quali, per l'operazione su Santan:der, va aggiunto il personale italiano della Ila brigata mista «Frecce Nere» pari a 1810 uomini (il personale spagnolo era di 4942 unità), per cui alla battaglia di Santander parteciparono 31.605 italiani e non un massimo di 20.000 come erroneamente indica Martinez Bande 6. Le unità del CTV di previsto impiego per l'azione sulla fronte nord furono: la divisione volontari «J .ittorio» (8675 uomini), la di-
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visione volontari «Fiamme Nere» (9584 uomini), la divisione «XXIII marzo» (5491 uomini), la brigata mista «Frecce Nere» (6288 di cui 1810 italiani), il raggruppamento «IX maggio» (1347 uomini), il raggruppamento reparti specializzati (681 uomini), il raggruppamento artiglieria (1979 uomini), le unità del genio (732 uomini), i comandi del CTV, di artiglieria, del genio, dei carabinieri, la compagnia specialisti r.t., l'autodrappello del CTV, il centro addestramento carri armati (Sa compagnia) (809 uomini). Le forze nazionali venne previsto fossero suddivise in 3 masse: «A», schierata in corrispondenza dell'ala orientale e sud-orientale, costituita dalla brigata mista «Frecce Nere», dalla Ira, IIIa e vra brigata di Navarra, dalla e brigata di Castiglia (aliquota), comandata dal gen. Ferrer; «B», schierata in corrispondenza del lato orientale della sacca di Reinosa e dello schieramento meridionale repubblicano sulla dorsale cantabrica - altrimenti detta di Soncillo - costituita dal CTV, da 5 squadroni della cavalleria nazionale e da alcuni battaglioni della Iu brigata di Castiglia (62a divisione), comandata dal gen. Bastico; «C», schierata in corrispondenza del lato occidentale della sacca di Reinosa, costituita dalla e, rva e va brigata di Navarra e dalla re brigata di Castiglia, comandata dal gen. José Solchaga Zala. Le tre masse sarebbero state agli ordini del comandante del nord, gen. Davila. A favore della massa «A» avrebbero agito circa 70 aerei della «Condor», della massa «B» circa 70 aerei dell'aviazione legionaria, prevalentemente caccia, dislocati sugli aeroporti di Vitoria, Saldana (Palencia) e Villarcayo (Burgos), della massa «C» circa 70-80 velivoli dell'aviazione nazionale spagnola. La superiorità aerea dei nazionali risultava schiacciante e ragguardevole quella dell'artiglierie (nella sola fronte del CTV, 70 batterie tra italiane e nazionali).
5. È opportuno ricordare che - oltre la partecipazione alle operazioni in Biscaglia della «Frecce Nere» e, seppure di minor durata, del raggruppamento «XXIII marzo» nonché di una aliquota dell'artiglieria - dopo il 20 maggio, il generale Bastico aveva ritenuto possibile e proposto un intervento dell'intero CTV
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sulla fronte Nord. A talefrne, studiate varie ipotesi, era stato deciso di effettuare una offensiva lungo la direttrice Villarcayo-Ramales, che avrebbe portato le nostre forze a metà strada fra Bilbao e Santander, consentendo loro sia di sbarrare la strada delle unità avversarie in ripiegamento da Bilbao, sia di puntare, volgendosi ad occidente, su Santander. In vista di tale operazione, erano già stati assunti gli schieramenti di artiglieria ed effettuati altri movimenti, quando un intervento di Franco aveva fatto abbandonare l'operazione ritenuta eccessivamente onerosa e pericolosa. Bocciata tale proposta, Franco aveva allora prospettato, nel mese di giugno, la possibilità e la utilità di una azione tendente a recidere la sacca di Reinosa a sud della dorsale cantabrica, in vista di occupare la località ed assicurarsi il possesso delle fabbriche d'armi ivi situate. Bastico aveva posto allo studio l'ipotesi, prendendo in considerazione la possibilità di far seguire quella suggerita da Franco da un'altra azione lungo la direttrice El Escudo-Sanlander. Il· 16 giugno Bastico aveva comunicato a Franco e, per conoscenza, a Davila le condizioni da lui considerate necessarie per l'azione su Reinosa, tra le quali: il concorso dell'intera divisione nazionale di Palencia per tutta la durata del ciclo operativo, della totalità dell'aviazione legionaria e di parte di quella della «Condor», oltre che la restituzione del III gruppo da 75; il passaggio alle dipendenze del comandante del CTV di tutte le forze operanti nel settore; la sostituzione delle forze del CTV in linea con forze nazionali, una volta che non si potesse proseguire, a obiettivi conquistati (Reinosa, El Escudo), su Santander (Doc. n. 104). Franco aveva accettato tutte le condizioni indicate da Bastico e aveva chiesto in visione, per l'approvazione, una volta compilato, l'ordine di operazione (Doc. n. 105). In vista dell'operazione, il 16 giugno il raggruppamento «XXIII marzo» era stato fatto rientrare al CTV dalla fronte della Biscaglia, dove era rimasta del CTV solo la Ira brigata mista «Frecce Nere», mentre il 18 giugno Bastico aveva diramato le prime direttive generali circa !'«operazione ovest» intesa in un primo tempo a eliminare la sacca a sud della congiungente Puerto de Escudo-Reinosa e in un secondo tempo a mettersi nelle condizioni di sboccare a massa su Santander (doc. n. 106). La felice conclusione delle operazioni aveva indotto Bastico, il 20 giugno, a chiedere al comando spagnolo di rinforzare le forze nazionali che avrebbero dovuto operare a ovest della sacca e Franco aveva approvato la richiesta e raccomandato a Bastico di occupare rapidamente la fabbrica di
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armi di Reinosa senza distruggerla (doc. n. 107). Il 22 giugno, infine, Franco aveva impartito le direttive per le operazioni su Santander, da sviluppare dopo che fosse stata recisa la sacca di Reinosa. Nel disegno operati:vo di Franco, l'operazione su Santander avrebbe dovuto portare all'occupazione della provincia e alla distruzione delle forze nemiche precludendo la loro ritirata nelle Asturie. Dallo spiegamento lungo l'allineamento a nord di Reinosa-Puerto de Escudo e della congiungente Ondon-Valmaseda le forze, articolate in 3 masse distinte, avrebbero dovuto avanzare simultaneamente iungo tre direzioni convergenti: da est a ovest lungo la strada costiera, da sud a nord lungo la strada di El Escudo e quella fiancheggiante San Pedro de Rorneral-VillacarriedoS. Maria de Gayo, da sud a nord lungo le valli Besaya e Cabuernija. (doc. n. 108). Il giorno 23 giugno il comando del CTV aveva emanato gli ordini per il trasferimento delle unità nelle zone di raccolta 7 e il giorno 24, dopo il rapporto tenuto da Bastico lo stesso giorno ai comandanti di grande unità, d'arma e ai capo-
servizi per un inquadramento generale sull'azione da sviluppare su Puerto de Escudo-Reinosa s, erano state diramate per iscritto le direttive generali 9, mentre erano state altresì impartite istruzioni al comando della 62a divisione nazionale predesignata a cooperare per il raggiungimento della displuviale cantabrica 10. Il 26 giugno, il comandante dell'esercito del nord, responsabile dell'offensiva su Santander, aveva comunicato di essere costretto a rinviare di qualche giorno l'inizio dell'operazione perché, a causa del maltempo, una delle brigate di previsto impiego non si era potuta ancora trasferire nella zona di attesa 11 • Il 1° luglio il comando del CTV aveva diramato l' «ordine di operazione n. 31 » (doc. n. 109), dopo che il giorno 28 Bastico aveva nuovamente riunito a rapporto i comandanti di grande unità e d'arma e i capi servizio 12, e il 30 giugno aveva trasmesso al comando della 62a divisione e, per conoscenza, ai comandi di Franco e di Davila lo schema delle direttive che lo stesso giorno erano state impartite alle unità del CTV per l'operazione programmata (doc. n. 110). Il 1° luglio, inoltre, era stato precisato che il giorno X-3 indicato nell'ordine di operazione avrebbe corrisposto al 3 luglio ed era stato diramato altresì «l'ordine per i servizi n. 8» (doc. n . 111) relativo all'operazione «Puerto de Escudo-Reinosa». Il 3 luglio Bastico aveva informato Ciano e Pariani della imminenza dell'inizio del-l'operazione (doc. n. 112), descrivendola nelle sue linee generali e tracciandone il quadro di sviluppo che, tempo permetten-
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do, avrebbe dovuto avere inizio il giorno 6 con il bombardamento aereo e di artiglieria. Il 4 luglio Franco aveva inviato à Bastico una nota aggiuntiva alle direttive già date per l'operazione e, prendendo lo spunto da quelle di Bastico alla 62a divisione nazionale, aveva suggerito motivando le indicazioni (doc. n. 113) di: impegnare la maggior parte delle forze nazionali in direzione di Reinosa; giungere a Reinosa con la massima rapidità per evitare che la fabbrica d'armi venisse distrutta dal nemico; riesaminare l'azione secondaria su Aguilar de Campo-Villanueva de la Nia che non avrebbe potuto essere condotta a termine nella prima giornata, avrebbe richiesto forze consistenti per la protezione dei fianchi, si sarebbe sviluppata a 20 chilometri di distanza dal fianco destro delle forze incaricate dello sforzo principale e perciò non le avrebbe potuto coprire e non avrebbe distratto considerevoli forze avversarie; agire rapidamente per tagliare le due strade di Reinosa nella zona di Sopena; riesaminare conseguenternente la distribuzione delle forze. Franco, infine, aveva comunicato che l'aviazione nazionale, per l'esistenza di attività nemica sulle fronti di Guadalajara e Navalagamella e per la necessità di dover impiegare aicuni velivoli neìla zona di Castro Urdiales, non avrebbe potuto concorrere all'offensiva e che avrebbero perciò agito solo l'aviazione italiana e quella tedesca, la prima a favore del CTV e la seconda della 62a divisione, «prevedendo eventualmente, secondo la resistenza, un appoggio mutuo con frazioni dell'una e dell'altra se ciò fosse necessario». Il giorno 5 luglio l'inizio dell'operazione era stato rimandato al giorno 7 perché le unità nazionali non erano ancora a punto; il giorno 6, per le stesse ragioni, Davila aveva disposto il rinvio al giorno 8, nonostante le insistenze di Bastico presso Franco e Davila stesso perché l'operazione non venisse riviata; il giorno 8, fattasi pericolosa la pressione repubblicana sulla fronte di Madrid, dove già dal giorno 7, su richiesta di Franco, Bastico aveva disposto il massimo concorso possibile dell'aviazione legionaria e dove il comando spagnolo aveva dovuto far affluire con urgenza altre unità, tra le quali alcune di quelle che avrebbero dovuto operare in concomitanza con quelle italiane sulla fronte di Santander, l'operazione Puerto de Escudo-Reinosa venne sospesa e rinviata 13. La sera del 5 luglio, il CTV aveva completato il trasferimento delle sue unità nella zona di attesa e tutto era pronto, da parte italiana, per dare inizio il giorno dopo alla battaglia per Santander. Il rinvio dell'inizio dell'offensiva, disposto dai comandi spa-
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gnoli per la mancata messa a punto del dispositivo delle forze nazionali, fu tutto sommato una fortuna perché consentì l'intervento dell'aviazione legionaria e di quella della «Condor» nella battaglia di Brunete, dove le due aviazioni svolsero un ruolo determinante, senza il quale l'offensiva repubblicana scatenata il giorno 7 su quel settore avrebbe potuto avere un'andamento molto positivo per il nemico. D'altra parte, l'improvviso rinvio di un'operazione al momento in cui sta per scattare esercita un'influenza deprimente sul morale delle truppe pronte per condurla. Bastico ben consapevole di ciò, si premurò di far conoscere subito ai comandi dipendenti le ragioni del rinvio, assicurò che il lavoro compiuto non sarebbe andato in fumo perché l'operazione sarebbe stata effettuata il più presto possibile e raccomandò che, nel frattempo, la forzata attesa non incidesse né sul morale delle truppe, né sulla volontà dei comandanti (doc. n. 114). Nel rendere edotto Ciano della nuova situazione mediante la relazione confidenziale n. 29 dell'll luglio (doc. n. 115), Bastico
sostenne che se il comando spagnolo non avesse indugiato oltre il necessario nello spostare dal settore di Bilbao a quello di Reinosa la rvabrigata di Navarra, la recisione della sacca avrebbe potuto aver inizio prima che i repubblicani attivassero ]a fronte di Madrid nel settore di Brunete. Lamentò che ancora una volta la fatalità impedisse al CTV il successo nel quale si aveva fiducia perché - scrisse - al riguardo «posso con sicura coscienza affermare che le nostre divisioni sono oggi delle divisioni veramente belle, forti, salde, agguerrite: farà ancora difetto la poca esperienza e la limitata capacità di comando di qualche comandante in sottordine, ma il morale è alto, il desiderio di combattere vivo, la fiducia nei capi piena, assoluta». Per quanto rifletteva la vita del CTV, Bastico riferì che la disciplina nel complesso era ottima anche nelle unità delle retrovie, l'addestramento dopo la sosta in vista delle imminenti operazioni era ripreso, i servizi funzionavano in pieno e con tutta regolarità come anche il centro addestramento, mentre meno bene funzionavano le scuole che, per quanto avessero dato già buoni risultati, questi non erano ancora ottimali. L'epurazione continuava, ma con ritmo sempre decrescente. Concluse: «in sostanza mi è dato affermare con sicura coscienza che il CTV è ora pronto ad ogni cimento». Altro argomento della relazione fu la questione delle trattative di resa dei battaglioni baschi, problema, secondo Bastico, «tutt'altro che facile», tanto più che egli aveva la sensazione che il governo
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nazionale nicchiasse; proprio per questo aveva inviato Roatta a San Sebastiano e Berti a Salamanca quali suoi delegati, realizzando così un contatto stretto da un lato con i delegati baschi, dall'altro con i comandi di Davila e di Franco 14. Il 10 luglio l'offensiva su Santander venne indefinitivamente posposta al ristabilimento della situazione sulla fronte madrilena e il 24 luglio il comando del CTV decise di riesaminare l'intera operazione alla luce delle varianti di situazione intervenute, quali la limitata possibilità di sfruttare la sorpresa, l'aumento delle forze repubblicane sulla fronte santanderina, il rafforzamento dell'organizzazione difensiva nemica 15 • Ma in precedenza, il 18 luglio, Bastico aveva fatto sapere a Roma di nutrire il sospetto che Franco, nonostante le sue ripetute affermazioni in contrario di voler offrire al CTV l'occasione di un successo ampio e sicuro, cercasse ogni occasione e pretesto per procrastinare l'entrata in azione del CTV. Che Franco non fosse incline a concedere successi esclusivi agli italiani è fuori dubbio, ma nella circostanza del 24 luglio, dopo che le truppe nazionali del gen. Fernando Barròn y Ortiz ebbero riconquistato Brunete, impedì a Varela, che avrebbe voluto inseguire i repubblicani verso Madrid, di farlo, sostenendo che prima era meglio conquistare Santander. Probabilmente fu il sospetto di Bastico manifestato a Roma a provocare il 20 luglio l'intervento diretto di Mussolini su Franco per il tramite di Bastico (doc. n. 116) e il successivo colloquio di questi con l'ambasciatore italiano Guido Viola di Campa1to e con Bastico che sollecitarono l'impiego del CTV, entro il più breve tempo possibile, nella predisposta offensiva su Santander. La risposta di Franco fu ancora una volta piena di promesse (Doc. n. 117/A), ma le notizie raccolte dall'ufficio informazioni del comando del CTV delineavano un quadro diverso, senza dubbio più vicino alla realtà, del modo d'intendere, da parte della Spagna nazionale, la presenza italiana nella guerra civile (doc. n. 117/B). La Spagna nazionale, stando alle informazioni raccolte, apprezzava l'aiuto italiano più come garanzia di sviluppo favorevole della situazione che non come apporto operativo, disponendo Franco di forze sufficienti per condurre la guerra e abbisognando solo di mezzi bellici. Esisteva perciò remora alla effettuazione di azioni italiane ostentative che avrebbero prodotto ripercussioni sfavorevoli sul piano internazionale per gli spagnoli. D'altra parte, gli spagnoli ritenevano che il rendimento utile dei soldati nazionali era superiore di quello dei volontari italiani e tedeschi, tanto che,
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pur non desiderabile, il ritiro dei volontari stranieri, senza il ritiro contemporaneo delle armi e dei mezzi bellici, veniva considerato accettabile. Il valore militare, la capacità dei comandi e il comportamento generale dei volontari italiani erano valutati superiori di quelli tedeschi, ma pur sempre inferiori di quelli spagnoli e ciò in ragione dello spirito orgoglioso degli stessi spagnoli. Quando i comandi spagnoli non aderivano alle richieste e ai suggerimenti dei comandi italiani, ciò non si verificava per motivi di critica o di diversità di vedute, ma per esercitare «una specie di tutela» dei propri poteri. L'informativa rispecchiava certamente orientamenti reali, ma la preminenza data nel mese di luglio alla battaglia di Brunete trovava la sua giustificazione operativa nel pericolo che essa aveva rappresentato e nella onerosità dello sforzo sostenuto, costato ai nazionali oltre 10.000 perdite. Il 1° agosto Bastico comunicò a Roma la decisione di Franco di riprendere l'offensiva sulla fronte del nord, ancorché in data ancora imprecisata, 16 e Mussolini il giorno 4 rispose invitando Bastico a porre a Franco il dilemma: «o i volontari italiani si battono o ritornano. Attuale situazione di disagi~ morale deve finire» 17 • L'8 agosto Davila con il documento n. 3 (doc. n. i 18) impartì le direttive per le operazioni su Reinosa-Puerto de Escudo e Santander, con inizio ad avvenuto rientro sulla fronte nord delle truppe già inviate su quella di Madrid.
6. Il disegno operativo del comandante dell'esercito del nord ricalcò quello del giugno: tre raggruppamenti o masse di forze «A», «B», «C»; quella «A» operante, agli ordini del comandante della 62a divisione, gen. Ferrer, sulla fronte orientale del santanderino, costituita dalla ua brigata mista «Frecce Nere», dalla Iia, ne e Iva brigata di Navarra e dalla la e nra brigata di Castiglia, già quest'ultima sulla linea di contatto, avrebbe assunto inizialmente atteggiamento difensivo e solo in un secondo tempo avrebbe partecipato all'avanzata generale su Santander; quella «B» operante, agli ordini del comandante del CTV gen. Bastico, sulla destra della sacca nemica, costituita dal CTV (meno le due brigate miste) e da unità minori nazionali, avrebbe puntato da est alla recisione della sacca e contemporaneamente si sarebbe affermata
Schizzo n. 39
BATTAGLIA DI SANTANDER: SITUAZIONE DEL C.T.V. AL 14 AGOSTO 1937 ORE 7.00
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sulla dorsàlé cantabrica in corrispondenza di Puerto de Escudo; quella «C», operante, agli ordini del comandante della 61 a divisione, gen. Solchaga, sulla sinistra della sacca, costituta dal comando della 61 a divisione, e dalla I8, IVa e va brigata di Navarra e dalla Ila brigata di Castiglia, avrebbe puntato su Reinosa e si sarebbe affermata oltre la dorsale, immediatamente a nord di quest'ultima località. Il vice-comandante del CTV, gen. Berti, si sarebbe affiancato al gen. Solchaga per garantire il coordinamento delle azioni delle masse «B » e «C». Il giorno 7 agosto, il comandante del CTV tenne rapporto ai comandanti di grande unità, d'armi e ai capi servizio, durante il quale vennero esaminate le questioni riguardanti le operazioni su Santander, il cui inizio il comando del CTV da circa un mese veniva sollecitando in tutte le sedi. L'8 agosto venne impartito l'ordine di occupazione della zona di attesa e delle basi di partenza per le prossime operazioni 18 , ma successivamen te i movimenti vennero r it a r dati di 48 ore 19 • Il 9 a go:,;t o il comando del CTV emanò !'«ordine di operazione n. 35» (doc. n. 119) che abrogava l'ordine di operazione n. 31 del 30 giugno, ad eccezione dei docu,menti «A » (terreno) e «B» (lavori difensivi) de1l'allegato 1 che conservavano vigore e che venivano inviati al comando della 61 a divisione del VI corpo d'esercito che non era in possesso dell'ordine di operazione n. 31 (schizzo n. 39). L'ordine di operazione, all'oggetto «operazione su Puerto de Escudo», precisati scopo (recisione della sacca nemica a sud della congiungente Puerto de Escudo-Reinosa e creazione delle miglioni condizioni per procedere successivamente su Santander), forze e sistemazione del nemico, limiti di settore tra le forze del CTV e quelle nazionali operanti sui fianchi, la consistenza delle forze legionarie (divisioni «Littorio», «Fiamme Nere », «XXIII marzo», gruppo banderas «IX maggio», «raggruppamento reparti specializzati», raggruppamento artiglieria, truppe del genio, ecc.) e di quelle nazionali operanti nell'ambito del CTV (l brigata e 5 squadroni della 62" divisione), esprimeva in questi termini gli intendimenti del comandante del CTV: «operare alla estremità nord-orientale della sacca mediante l'azione di due colonne; quella di sinistra avviata a chiudere la principale via di deflu sso dei rossi da sud; quella di destra mirante direttamente a Puerto de Escudo per impedire l'afflusso da nord delle forze nemiche; tenermi pronto a saldare l'azione di tali colonne ed a manovrare da posizione centrale con la riserva; far concorrere all e prece-
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denti operazfonì le truppe nazionali in linea: in un primo tempo per agganciare le forze nemiche antistanti e assicurare i fianchi, in un secondo tempo per effettuare il rastrellamento nell'interno della sacca; raggiunta la displuviale cantabrica, mettersi immediatamente in grado d'irrompere oltre, per le direttrici di Ontaneda e di Villacarriedo»_ Al disegno di manovra chiaro e semplice, oltre che completo, nella sua esposizione corrispondeva un piano operativo strettamente aderente, con modalità di sviluppo e di esecuzione bene articolate e dosate in una visione spiccatamente unitaria della manovra di recisione della sacca, con riferimento in particolare all'intervento della robusta riserva tenuta in posizione centrale. Il dispositivo si sarebbe articolato in due schiere ed entrambe le schiere in due elementi distinti. Per la recisione della sacca avrebbero agito in 1a schiera: a sinistra, la divisione «XXIII marzo» con una compagnia carri, lungo la direttrice Soncilloalture di Raspa.nera-bi vi 2 chilometri a sud di Bezmrn, con obiettivo intermedio q. 991 di Raspanera e obiettivo d'attacco i bivi 2 chilometri a sud di Bezana; a destra, la divisione «Fiamme Nere» e il gruppo banderas «IX maggio», con due compagnie carri d'assalto, lungo la direttrice Argomedo-Puerto de Escudo, con obiettivo intermedio la zona di Meanderos e obiettivo d'attacco Puerto de Escudo e La Magdalena. In 2a schiera avrebbero agito: il distaccamento celere Babini (5 squadroni nazionali, compagnia motomitraglieri, battaglione autoportato della «Littorio», compagnia autoblindo), raccolto inizialmente nella zona di Sante1ices e orientato a procedere lungo la direzione Sonci11oCilleruelo-Arija; la «Littorio» (meno i1 battaglione autoportato ceduto al distaccamento Bahini), raccolta inizialmente nella zona ovest di Villarcayo e incaricata di concorrere alla protezione del fianco destro del dispositivo, con il vincolo, nel caso di spostamento in avanti, di lasciare, fino a nuovo ordine, un battaglione nella zona di S. Martìn de Valdepores, a sbarramento delle provenienze da nord e nord-est. L'attacco della sinistra avrebbe preceduto di 1-2 ore quello della destra. La «XXIII marzo», raggiunto l'obiettivo d1 attacco, avrebbe inviato la compagnia carri al distaccamento Babini. L'azione principale sarebbe stata quella di destra. Il sostegno dell'artiglieria sarebbe stato garantito dal raggruppamento artiglieria del CTV (meno il III gruppo da 75/27, la 1a, 4a, sa batteria da is C.K.) e. per la sola fase della preparazione,
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dalle artiglierie divisionali della «Littorio», della «Fiamme Nere» e della «XXIII marzo». Il III gruppo da 100/17 della «Littorio» sarebbe rimasto assegnato temporaneamente alla «XXIII marzo». Terminata la preparazione, i gruppi divisionali sarebbero tornati a disposizione delle proprie divisioni. In totale sarebbero stati disponibili 13 gruppi (2 da 149/12, 2 da 105/28, 4 da 100/17, 1 da 75/27 e 4 da 65/17): 7 di cannoni, 6 di obici. Dei gruppi: 2 avevano gittata intorno a 11 chilometri, 5 agli 8 e 6 ai 6 chilometri, gittate modeste specialmente in relazione all'obiettivo della colonna di destra per cui la necessità di schieramenti avanzati, specialmente dei cannoni da 65/17 e degli obici da 149/12. Le due direttrici di avanzata, quasi perpendicolari l'una all'altra, avrebbero consigliato lo schieramento delle artiglierie in una zona centrale del dispositivo tale da consentire il facile intervento a favore di entrambe le grandi unità in 1a schiera, ma la distanza degli obiettivi avrebbe richiesto uno schieramento il più avanti possibile in modo <la sfruttare in pieno le scarse gittate delle bocche di fuoco. L'ordine di operazione n. 35 non poneva al riguardo vincoli di sorta, eccezione fatta per lo schema della preparazione riportato in allegato, e lasciava conseguentemente libertà d'azione al comandante dell'artiglieria che il 9 agosto diramò il suo ordine di operazione (doc. n. 120), che sostituì quello emanato il 3 luglio 20 , al quale, il giorno dopo, avevano fatto seguito alcune precisazioni 21. L'aviazione legionaria avrebbe effettuato missioni di bombardamento, di protezione e di esplorazione. Gli obiettivi da battere durante la preparazione erano indicati in un lucido allegato all'ordine di preparazione, mentre la zona da vigilare e proteggere sarebbe stata delimitata: nel senso est-ovest, dai meridiani di Medina del Pomar e Reinosa; nel senso sud-nord, dai paralleli di Sargentes e di Vega de Pas. L'aviazione si sarebbe tenuta in grado di agire contro bersagli animati entro la zona delimitata, seguendo e ostacolando, con particolare cura, i movimenti nemici lungo le direttrici di attacco, segnatamente da Rucandio e Villanueva Carrales verso Soncillo, Cilleruelo de Bezana e di Arija. L'esplorazione sarebbe gravitata, oltre che lungo le direttrici di attacco, su quelle, elencate in ordine d'importanza, di: RenedoEntrambas Mestas-Puerto de Escudo; S. Maria de Cayon-Vega de Pas-Puerto de Escudo; Reinosa-Balneario de Corconte; Medianedo-Arija-Cilleruelo de Bezana; Arredondo-Portillo de la Sia-Espi-
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nosa de los Monteros; Ontaneda-Vega de Pas-Las Machorras; Puente Viesgo-Santibanez-Selaya. L'organizzazione e il funzionamento dei servizi sarebbero stati regolati secondo l'ordine n. 8 del 3 luglio (Doc. n. 111), modificato il 5 lugJio 22 • L'osservatorio del comando del CTV sarebbe stato collocato su M. Maza e q. 1045; il posto comando presso la centrale tattica di Argomedo; il comando del CTV sarebbe stato dislocato in Medina de Pomar. Il giorno X sarebbe stato precisato successivamente e l'ora d'inizio della operazione sarebbe corrisposta a quella dell'inizio della preparazione. Il 12 agosto: il comando del CTV (allegato n. 9) si trasferì a Medina de Pomar, lasciando a Vitoria pochi elementi; il gen. Berti raggiunse il comando della 61 a divisione nazionale quale rappresentante di Bastico presso tale grande unità che avrebbe agito da ovest in concomitanza con l'offensiva del CTV; venne fissata la data d'inizio dell'operazione per il 14 agosto 23; il CTV assunse la dislocazione prevista per l'effettuazione dell'azione su Puerto de Escudo (schizzo n. 39) e venne definito il quadro di battaglia della mattina successiva. A parte le già sottolineate completezza e chiarezza dell'ordine di operazione n. 35 e degli altri ordini operativi al primo connessi, va tenuto presente il lungo periodo che poté essere dedicato alla preparazione delJ'operazione, pronta sotto tutti gli aspetti fin dai primi di luglio, iniziata solo il 14 agosto, dopo che il comando del CTV e i comandi subordinati avevano avuto tutto il tempo necessario per esaminarne e discuterne i particolari, per riconoscere il terreno di azione e raccogliere informazioni sul nemico. Bene aveva fatto Bastico a non cedere alJe sollecitazioni del suo stato maggiore, in particolare del capo reparto operazioni, ten. col. Zanussi, tendenti a realizzare un maggiore concorso delle forze italiane nella campagna di Biscaglia. Diversamente il CTV non avrebbe raggiunto l'elevato grado di efficienza con il quale ' si presentò alla battaglia di Santander che risultò, come ora esamineremo, un'azione di guerra bene impostata, eseguita e condotta. D'altra parte Bastico non si era tirato indietro nel concedere il concorso italiano richiesto da Franco, specie in aviazione e in artiglieria, alle battaglie di Bilbao e di Brunete che costituirono, tutto sommato, una felice premessa a quella di Santander, non soltanto sul piano strategico militare, ma anche su quello politico e del prestigio dei nazionali.
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7. - 14 agosto La giornata è caratterizzata da cielo prevalentemente sereno, a tratti offuscato da lievi foschie e a tratti da nebbia fitta, poi appaiono nubi basse e si alza il vento. Le condizioni meteorologiche non influenzano granché l'andamento delle operazioni che trovano temporanee limitazioni soprattutto a causa della nebbia nelle tarde ore, dalle 10,45, del mattino. Alle ore 6,48 appaiono nel cielo della battaglia 15 velivoli dell'aviazione legionaria che effettuano un bombardamento leggero sugli obiettivi giacenti in corrispondenza della fronte della «XXIII marzo». Alle 7 ha inizio la preparazione di artiglieria e alle 7,20 la «XXIII marzo» muove all'attacco articolata in 2 colonne e una riserva. La colonna di sinistra parte dal km 150 della rotabile Cubillos-Soncillo e muove lungo la direzione bivio km 320 della rotabile Paradores de Bricia-Cilleruelo de Bezan a con obiettivo intermedio Torres de Arriba-q. 1063 e obiettivo di attacco la fronte Corrales-Cobachos. La colonna di destra parte dal km 152 della rotabile Cubillos-Soncillo, muove lungo la direzione q. 991 da Raspaneda-Cobachos, con obiettivo intermedio q. 991 di Raspaneda e obiettivo di attacco la fronte Cobachos-Bezana. La resistenza opposta del nemico, vivace fin dall'inizio, si fa poi più dura, potendosi avvalere della fortificazione campale molto sviluppata. La divisione riesce nella giornata ad avanzare, a conquistare gli obiettivi intermedi di Torres de Arriba-q. 1063 con la colonna di sinistra e di q. 991 di Raspaneda con la colonna di destra e a occupare le posizioni di Torres de Abajo, Montoto, Bezana, Torres de Àrriba, q. 939 e q. 1063. Sulla fronte della «Fiamme Nere» la preparazione dell'artiglieria ha inizio alle 8,35 seguita alle 10 da un bombardamento pesante dell'aviazione legionaria. La divisione si articola in 3 colonne e una riserva. La colonna di sinistra parte dal fosso del km 153 della rotabile Soncillo-Venta Nueva, avanza lungo la direttrice l'Ermita-Coronia-Cabanas de Virtus-Venta-q. 1032, con obiettivo intermedio Cabanas de Virtus e con obiettivo di attacco q. 1032 di Venta Nueva. La colonna di centro parte dal rovescio di q. 918 (bosco a est di Castrillo de Bezana), muove lungo la direzione q. 918-Riano-M. Picones-Enderio-Los Meanderos-q. 1023, con obiettivo intermedio la zona di Meanderos e obiettivo di attacco le quote 1022 e 1023 di Venta Nueva. La colonna di de-
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stra parte nel momento in cui le colonne di sinistra e di centro giungono sulle posizioni di Enderio e Meanderos, lungo la direzione q. 918-q. 972-La Magdalena, con obiettivo intermedio q. 918 e obiettivo di attacco La Magdalèna. L'avanzata della divisione è duramente e tenacemente contrastata dal nemico che si giova di una bene organizzata e realizzata fortificazione campale, ma le colonne divisionali riescono ad aver ragione di tale accanita resistenza e nella giornata conquistano in successione le posizioni di Riano, q. 947, Ermita, M. Picones, q. 930, Coronia, Enderio, Los Meanderos, Cabanas de Virtus, Las Minas, q. 918, pendici sud q. 921. Poco dopo le 13, il comando del CTV immette nel combattimento il distaccamento celere che, per Soncillo, punta su Cilleruelo de Bezana. Dopo un breve scontro con il nemico, conquista alle 16,14 Cilleruelo de Benzana estendendo poi l'occupazione alle alture che sovrastano da ovest l'abitato, compresa la q. 943. Subito dopo il distaccamento lancia in ricognizione elementi di cavalleria e carri armati verso Herbosa, q. 913 (ovest di Herbosa), la piana di La Virga, località di cui viene accertata l'occupazione da parte del nemico. La mezza brigata della Ia brigata della 61 a divisione, che opera, alle dipendenze del comando del CTV, sulla sinistra della «XXIII marzo», con obiettivo intermedio Rucandio e obiettivo di attacco Montejo de Bricia, per lo scar:so sostegno di artiglieria non compie nessun progresso significativo e riesce a occupare solo la q. 963. L'aviazione legionaria, molto attiva fino alle 10,45 - bombardamento pesante della fortificazione a nord di Soncillo, bombardamenti leggeri a nord di Torres de Abajo, dell'abitato di Espinosa de Bricia, delle fortificazioni di Turena e della zona a sud-ovest di Soncillo, 3 ricognizioni della zona Puerto de EscudoArija, 21 crocere di vigilanza - è costretta a sospendere il suo intervento a causa della scarsa visibilità concessa dalle nubi basse. Le unità nazionali operanti da ovest sulla sacca raggiungono nella giornata le località di: sierra Byar e colle Sommahor (I" Brigata di Navarra); Olalla e Castrillo de Ahya (IVa brigata di Navarra); alture a nord di Cadenosa (V" brigata di Navarra). Alle 9,55 giunge presso il comando tattico del CTV il generalissimo Franco e alle 11,55 l'ambasciatore d'Italia presso il governo nazionale Guido Viola di Campalto. Entrambi ne ripartono
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verso le 14, dopo aver seguito i primi sviluppi della battaglia, della quale, a sera, Franco si dichiara soddisfatto, esprimendo alle truppe che l'hanno combattuta l'elogio per il comportamento tenuto e per i risultati positivi 24 che si concretano nel raggiungimento: da parte della «XXIII marzo», del1a congiungente km 324 della rotabile Cilleruelo de Bezana-Paradores de Bricia, Bezana, q. 939, q. 921, km 5 della rotabile Soncillo-Paradores de Bricia, q. 1063; da parte.della «Fiamme Nere», della congiungente pendici sud di q. 921, q. 918, Las Minas, pendici nord di Los Meanderos, Cabanas de Virtus, rotabile Cabanas dc Virtus-Cillcruelo de Bezana; da parte del distaccamento celere, delle alture a ovest di Cilleruelo de Bezana, compresa la q. 943. La «Littorio» è dislocata nella zona di Quintanabaldo con un battaglione schierato sulle posizioni di q. 728, sud-est di Abedo. Durante la giornata le unità italiane del CTV catturano 450 prigionieri e numeroso materiale bellico.
- 15 agosto Alle 0,30 il comando del CTV, con ordine di operazione n. 36 zs, ordina per la giornata del 15 agosto la prosecuzione dell'avanzata per il raggiungimento degli obiettivi di attacco fissati nell'ordine di operazione n. 35. All'alba il cielo è sereno, ma persiste fino alle 9 la nebbia; mentre per il resto della giornata il cielo si copre per 5/1 O di nuvole. Alle 9 la ((XXIII marzo» riprende l'attacco, ferma restando l'articolazione in 2 colonne, avanza sostenuta efficacemente dal fuoco dell'artiglieria del CTV e, superata una forte resistenza, conquista la q. 1168, i bivi fra il km 319 e il km 321 della rotabile Paradores de Bricia-Cilleruelo de Bezana, il Cobachos, puntando poi su q. 1059, che conquista, e prendendo contatto con la mezza brigata della ia divisione, rimasta ferma nella giornata. La «XXIII marzo» taglia la ritirata alle unità avversarie che presidiano M. Turena (q. 1172) e il M. Cielma (q. 1194) e si sistema prontamente a difesa, prendendo collegamento sulla destra con il distaccamento celere, sulle posizioni raggiunte. Le unità nemiche che difendono la sacca perdono così la disponibilità dell'unica strada per la quale defluire e sfuggire alla morsa delle forze legionarie e nazionali. La «Fiamme Nere», sempre articolata in 3 colonne, conquista con una risolutiva azione, nella mattinata, le quote 918 e 921; poi sosta in attesa che le artiglierie si spostino in avanti; riprende
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quindi l'avanzata e, dopo un'intensa preparazione di artiglieria, attacca e conquista la q. 972, le pendici sud di La Magdalena (q. 1054), il costone antistante da sud Venta Nueva. Il «distaccamento celere», spinge nuovamente unità di cavalleria, carri e autoblindo in direzione di Herbosa, dove esse trovano il costone sud, parallelo alla strada che adduce aJl'abitato, fortemente presidiato dal nemico, con il quale le unità del distaccamento si scontrano in brevi e vivaci combattimenti. Le forze nazionali (JU e IVa e va brigata di Navarra) avanzano, incontrando solo deboli resistenze e occupano La Tenera, Hoyos, Fontellada, il massicio de Endino, Sixtil de Endinos, Colledos, Somohoz, q. 1081, q. 1043, q. 1028 a sud-est di Quintanes de Origuena, La Lora, Lomoquemada, Lomo Encina e sono alle porte di Reinosa, dopo essersi impossessate della fabbrica d'armi e averne evitato la distruzione. Alle 16,17 il comando del CTV ordina alla «Littorio» di spostarsi nella zona di Soncillo 26, alle 16,30 allerta il «raggruppamento specializzati» perché si tenga pronto a muovere in avanti 26 bis, nel pomeriggio richiama l'attenzione del1e unità operanti sul fatto che il terreno fuori strada è minato 21, a sera, 22,35, il comando del CTV dispone che il «distaccamento celere» prenda collegamento sulla destra, lungo la CilJeruelo-Cabanas de Virtus, con il battaglione della «Littorio» fatto schierare a Cabanas de Virtus 2s. Il sostegno diretto dell'aviazione legionaria si concreta nella giornata in: 4 bombardamenti pesanti sulle posizioni fortificate di Puerto de Escudo; 1 bombardamento su truppe repubblicane lungo il rio Pas; 1 bombardamento leggero sulla zona di Villanueva e sull'abitato di Arija; 3 ricognizioni su Puerto de Escudo e Ontaneda; 14 crociere di vigilanza. Una pattuglia di C.R. 32 si scontra con una formazione di caccia nemici, ne abbatte 2 e ne danneggia sicuramente altri 3. A sera la linea raggiunta è segnata: per la «XXIII marzo», dalla dorsale del Cobachos-q. 1058-km 318 della strada Cilleruelo de Bezana-Paradores de Bricia-; per la «Fiamme Nere », dalla congiungente q. 921-q. 918-q. 972-pendici sud-est-sud-sud-ovest di La Magdalena-q. 1054-costoni 500 ma sud di Venta Nueva, carrettera di Cabanas; per il «raggruppamento specializzati», dalla congiungente dorsale del Cobachos-q. 1058-km 318 della carrettera Cilleruelo de Bezana-Paradores de Bricia. La «Littorio» è tuttora in riserva disloca.t a nella zona di Soncillo, con un reggi-
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mento a Santelices e uh battaglione a Cabanas deVirtus in collegamento con il ,,raggruppamento specializzati». Il comando del CTV dispone che per l'indomani la mezza brigata nazionale passi temporaneamente a disposizione della «XXIII marzo» e punti nella direzione Paradores-El Castro-Rucandio con obiettivo Rucandio 29 e ordina verbalmente 30 che la «Fiamme Nere» porti a termine l'occupazione di Escudo. - 16 agosto Alle ore 8,30 riprende l'azione della «Fiamme Nere» su Puerto de Escudo: la colonna di sinistra, stroncati due contrattacchi nemici, conquista la q. 1032 e nel primo pomeriggio si spinge su Penas Gordas; la colonna centrale occupa le quote 1022 e 1023; la colonna di destra sostiene con successo aspri combattimenti e conquista La Magdalena, spingendosi poi nel pomeriggio sulla quota 1199 (Otero) di cui occupa una parte. L'azione della « Fiamme Nere >, è sostenuta da preparazione di a rtiglieria e aerea ed è svolta in cooperazione con carri armati operanti sul davanti del dispositivo di attacco. Verso mezzogiorno la divisione raggiunge così tutti gli obiettivi fissati e, nel pomeriggio, l'avanzata oltre il passo Escudo e l'occupazione delle spalle montane di Peiias Gordas e di Otero conferiscono saldezza e sicurezza al possesso del passo, mentre la divisione provvede a sistemarsi a difesa 31, Frattanto, verso le ore 10, il comando del CTV invia, traendole dal «raggruppamento specializzati», pattuglie esploranti in direzione di Arija, dove ordina poi, alle 10,30 si avvii una colonna, al comando del gen. Bergonzoli, costituita dal «raggruppamento specializzati» e da elementi della «Littorio» con il compito di prendere contatto con le forze nazionali spagnole che avanzano da ovest su Arroyo. La colonna punta su Arija che occupa alle 16,40, dopo aver superato ripetute resistenze sul costone di Villamediana, a Herbosa e a S. Vicente. Essa spinge elementi celeri su Santa Gadea, Llano e Las Rozas, mentre con elementi della "Littorio» si impossessa, alle 15,30, di La Poblaciòn dopo aver combattuto contro unità nemiche in retroguardia. La spinta in avanti di alcune unità su La Riva e sulle alture ovest di Poblaciòn consente di prendere contatto virtuale con le truppe nazionali provenienti da ovest. La "XXIII marzo» sostiene con la sua artiglieria l'azione della mezza brigata (ia brigata di Castiglia) che occupa El Castro e ra-
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strella il Turena (q. 1172) e il Cielma (q. 1194) dove cattura prigionieri cui è ormai preclusa ogni via di ritirata. Le brigate nazionali (ia, Iva e va di Navarra) con rapida avanzata occupano Reinosa, Los Carabelos, Barruelo Chico, San Andres, Aroja, Zuano e Zara, Fontibre, La Mina, Fresno de Rio, Fontecha, Arabillos, le alture di Guariza, Pefias de Abrejos, Las Trancas, q. 1060 e giungono nei pressi di Arroyo. L'aviazione legionaria, dalle 8, quando vien meno la nebbia, opera per l'intera giornata con 11 crociere di vigilanza, riconoscendo ripetutamente la zona di S. Pedro de Romeral, mitragliando truppe nemiche sulla rotabile Giuncedo-Para, effettuando bombardamenti leggeri sugli abitati di S. Vicente e di Corconte, e bombardamenti pesanti su truppe nemiche lungo la rotabile Puerto de Escudo-Bollacin-S. Miguel de Luena, lungo la rotabile Puerto de Escudo-S. Miguel de Luena, sugli abitati di S. Pedro de Romeral e di Barcena. L'aviazione repubblicana attacca un'autocolonna del CTV, ma ripiega quasi subito per la reazione contraerei dell'artiglieria, mentre bombarda Valladolid e Palencia provocando vittime. L'azione della «Fiamme Nere» è oggetto di elogio da parte di Bastico 32 e di Franco e, aUe t 1, 15, raggiunge Argomedo, sede del comando tattico del CTV, e prosegue poi per l'osservatorio della «Fiamme Nere», dove giunge subito dopo la conquista di Puerto de Escudo, ripartendone un'ora più tardi, dopo aver ricevuto il compiacimento e l'ammirazione per l'eccellente comportamento delle unità da parte di Bastico che segnala subito a Mussolini 33 i fatti. Bastico, da parte sua, alle 18 si reca presso il comando della « Fiamme Nere»; ispeziona le truppe in linea e constata le buone condizioni fisiche e le eccellenti condizioni morali delle unità che hanno partecipato alla dura lotta. A sera il comando del CTV emana ordini verbali perché l'indomani: la «Fiamme Nere» e la «XXIII marzo» sostino e si sistemino a difesa sulle posizioni raggiunte; la «colonna Bergonzoli» realizzi il materiale contatto con i naHonali avanzanti da ovest; la la brigata nazionale invii falangisti a S. Martìn de Valdepores per compiti di sicurezza interna. A sera la linea raggiunta dal CTV è segnata: per la «Fiamme Nere», da pendici sud q. 1028 e q. 1022, km 336 della rotabile Burgos-Santander, Cuerto Espina (q. 1208), Pefias Gordas (q. 1298); per la «XXIII marzo», da km 324 della carrettera Cilleruelo de Bezana-Paradores de Brida, Cabachos (q. 1165), El Castro (q. 1165); per la «Littorio», da la Pobla-
:Schizzo n. 40
BATTAGLIA DI SANTANDER: IL 1° TEMPO DELL'AZIONE DEL CTV PER LA RECISIONE DELLA SACCA DI REINOSA ED IL RAGGIUNGIMENTO DELLA DORSALE DEI M. CANTARBRICI (14-16 AGOSTO 1937)
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ciòn, alture ovest della località, La Riva (il rimanente della divisione è dislocata in riserva nella zona di Soncillo con un battaglione tra q. 728 sud-est di Abedo e Santelices); per il «raggruppamento specializzati», da Cilleruelo de Bezana, Herbosa, S. Vicente, Arija, Bimon, Llano, Las Rozas, Gadea; per la «mezza brigata della la di Navarra», da El Castro (q. 1165), Barrio de Bricia. La recisione della sacca di Reinosa diventa così il giorno 16 fatto compiuto (schizzo n. 40). L'operazione è il risultato della cooperazione tra il CTV e le brigate di Navarra, ma è il primo che ne ha sostenuto il peso maggiore. Il successo è opera della superiorità in aviazione e in artiglieria non solo segnata dalla disponibilità superiore dei mezzi, ma anche dalla abilità di iniziativa nel realizzarla nei punti e nel momento voluti. Le fanterie hanno agito su terreni difficili e contro posizioni dominanti difese in profondità. La rottura è stata notevolmente dura: la «Fiamme Nere» ha potuto meglio esprimere la sua capacità di penetrazione stanle la sua costituzione ternaria, la «XXIII marzo» ha incontralo maggiori difficoltà nelle operazioni di rottura e di penetrazione a causa della formazione binaria. Particolarmente vivace è risultato il ricorso alla manovra da parte del comando del CTV, mediante l'inserimento del «raggruppamento celere» il giorno 14 e la costituzione della «colonna Bergonzoli » il giorno 16. Il successo pieno e completo è costato perdite sensibili; il solo CTV ha avuto: 12 ufficiali caduti e 42 feriti, 163 caduti e 816 feriti tra sottufficiali e truppa.
8. - 17 e 18 agosto Il saldo possesso della dorsale cantabrica apre la strada per l'avanzata su Santander, ma la chiusura materiale della sacca e l'occupazione totale di Puerto de Escudo se da una parte favoriscono il proseguimento dell'offensiva, dall'altra esigono il rastrellamento della zona circondata, l'eliminazione delle resistenze residue, l'assunzione di un nuovo dispositivo. 1 giorni 17 e 18 agosto vengono impiegati in tali operazioni che comportano talora anche incontri e scontri sanguinosi con il nemico. Il giorno 17, in particolare, impegna le forze nella rettifica della linea, nella presa di collegamento materiale tra le formazio-
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ni avanzate del CTV e quelle nazionali e nei rastrellamenti. La «Fiamme Nere» occupa la q. 1199 (Otero), senza incontrarvi il nemico; la «XXIII marzo» rastrella la zona di Quintanilla-S. Roman e quelJa sul davanti delle posizioni occupate; la «colonna Bergonzoli» occupa Mediajo Frio (q. 1326) e, dopo breve combattimento, la sella La Cruz de Marquez e la zona di Orgales, prendendo contatto con la 1va brigata di Navarra; il «distaccamento celere» prende contatto con la colonna dei nazionali MoJiner e si scontra con gruppi nemici che ripiegano verso nord, in particolare nella zona di Llano, e li costringe ad arrendersi; la «mezza brigata della radi Navarra» rastrella la zona occupata. I materiali catturati dal CTV sono ingenti e aumentano di ora in ora, mentre i prigionieri superano il mattino del 17 i 2000 uomini. Anche ]a ra e IV 0 brigata di Navarra completano l'occupazione della displuviale a nord di Reinosa e s'impadroniscono di una lunga serie di località (M. Rapero, El Ravoso, Los Vallejones, q. 1129, La Muela, Abadal, Robledo, La Coletona, il vertice Raro, le alture di Fuente de Moro, S. Mario Cetuones, q. 1189). La va Brigata e la colonna Moliner occupano Arroyo e Malataja e procedono al rastrellamento della sacca. L'aviazione legionaria esegue 13 crocere protettive, 4 ricognizioni sulle zone di Escudo, Ontaneda, Selaya, Valmaseda e bombarda Ontaneda (due volte), Saron, Vega Sclaya, le rotabili Alceda-S. Vincente de Torranca e Vega-Entrambas Mestas. Sempre il giorno 17: il comandante del CTV ispeziona la «XXIII marzo» e ne constata le ottime condizioni fisiche e morali. Il comando del CTV predispone pe;r la ripresa del movimento fissando le basi di partenza 34 ; impartisce ordini per la raccolta dei caduti 35, ordina alla {{Littorio )> di porre a disposizione della «Fiamme Nere» 2 squadroni di cavalleria 35 e al gen. Bergonzoli di non far avanzare verso nord unità del «distaccamento celere» 36, dispone il rientro del battaglione arditi e delle compagnie carri armati alle unità di provenienza 37 , porta a conoscenza dell'intero CTV i1 telegramma di elogio di Mussolini 38, ordina alla ({mezza brigata deJla I di Navarra» di accelerare le operazioni di rastrellamento per sostituire i 3 battaglioni della «XXIII marzo» nella zona Cabachos-Cilleruelo di Bezana 39. Anche il 18 agosto è giornata di preparazione e di attesa: le unità del CTV completano l'assunzione del dispositivo offensivo per l'avanzata a nord della displuviale cantabrica; la mezza brigata della ra Navarra completa il rastrellamento; la ra e larva brigate di Navarra continuano ad avanzare verso nord e raggiungo-
Sçhizzo n. 41
LA BATTAGLIA DI SANTANDER 1°, 2° E 3° TEMPO DELL'AZIONE (14-26 AGOSTO 1937)
. v,nortoyo
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no la linea La Guarda-Navijos-Pujado-km 388 sud Bascena-Los Llanos-Pefia Ocenat; la va brigata di Navarra e la colonna Moliner proseguono nel rastrellamento della sacca. L'aviazione legionaria s'impegna in numerose crocere di vigilanza e in ricognizioni delle zone di Selaya, Puerto de Escudo, San Pedro de Romeral. I prigionieri catturati dal CTV ammontano a circa 4500 e sempre più vistoso diventa il bottino in materiali. La mattina una formazione di 17 velivoli repubb1icani vola nel ciclo di Reinosa 40. Il comandante dell'esercito del nord, nonostante le rimostranze di Bastico, sottrae 3 dei 5 squadroni di cavalleria a disposizione del CTV e li incarica dell'ulteriore rastrellamento della sacca, sicché restano a disposizione del CTV l squadrone in atto assegnato alla «Liuorio» e 1 alla «Fiamme Nere ». Per la ripresa dell'avanzata, fissata per le ore 6 del giorno 19 41, il comando del CTV dirama, il giorno 18, l'ordine di operazione n. 38 (Doc. n. 121/A) e il foglio n. 8118 (Doc. n . 121/B) riguardante, quesi'uliimo, prescrizioni particolareggiate per la marcia al nemico. Nella stessa data viene diramato l'ordine per i servizi n. 9, relativo al loro funzionamento durante l'avanzata (Doc. n. 122). Il CTV deve sboccare oltre la displuviale e procedere risolutamente su Santander, compiendo l'operazione in due fasi: la prima fino al superamento della zona montana, la seconda fino al mare (schizzo n. 41 ). L'operazione è inquadrata nel contesto di due azioni laterali affidate a due masse distinte di forze nazionali: una operante a sinistra, lungo la direttrice del Besaya e del Saja; l'altra operante a destra, lungo le rotabili della regione costiera. Nella prima fase il comandante del CTV intende: irrompere lungo là direttrice di Ontaneda e quella del Selaya mediante l'azione coordinata e manovrata di colonne procedenti per i fondi valle e per l'alto; armonizzare la manovra con quella delle masse laterali; proteggere il dispositivo dell'avanzata contro le eventuali minacce provenienti da est; conferire all'azione caratteristiche di continuità, rapidità, energia e decisione. In tale quadro, avrebbero agito in 1"' schiera: a sinistra, la «Littorio», rinforzata da 2 squadroni di cavalleria dei nazionali e da 1 compagnia carri d'assalto, lungo la direttrice Puerto de Escudo-Ontaneda-Renedo con obiettivo Puente Viesgo, incaricando del fiancheggiamento verso ovest un reparto operante sulla displuviale con il compito anche di prendere contatto con la massa dei nazionali avanzante sulla sinistra; a destra, la« Fiamme Nere», rinforzata da 3 squadroni
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della cavalleria nazionale, 1 compagnia carri d'assalto, 1 compagnia autoblindo, 1 compagnia motomitraglieri, lungo la direttrice Puerto de Escudo-Vega de Pas-Selaya-Saron, con obiettivo S. Maria de Cay6n, con protezione del fianco destro a cura della stessa divisione e, appena disponibili, delle unità della ia brigata. Compito: intercettare le comunicazioni Estacas de Trueba-Vega de Pas, assicurando il tempestivo possesso e la sicura difesa di quest'ultima località; guardarsi dalle provenienze da] rio Miera; prendere contatto, appena possibile, con la massa operante più a oriente. In riserva, la «XXIII marzo» e il «raggruppamento specializzati» (meno le unità decentrate) muoventi lungo la direttrice della «Littorio». Le unità nazionali assegnate al CTV e il gruppo banderas «IX maggio» avrebbero provveduto alla protezione delle comunicazioni, conservando inizialmente i compiti e la dislocazione del momento. Il raggruppamento artiglieria del CTV viene articolato in 3 blocchi: uno (1 gruppo da 100/17, 1 da 105/28, 1 da 149/12) alle dipendenze della «Littorio», uno (1 gruppo <la
100/17, 1 da 105/28, 1 da 149/12) alle dipendenze della «Fiamme Nere», uno (1 batteria da 75 C.K. e 1 batteria da 20) alle dipendenze de1la «XXIII marzo». L'aviazione legionaria da bombardamento (pesante e leggero) è previsto intenrenga su richiesta, quella da ricognizione è stabilito che graviti lungo le direttrici Puerto de Escudo-Entrambas Mestas-Renedo-Muriedas, Puerto de Escudo-Vega de Pas-Saron-Muriedas, Entrambas Mestas-Vega de Pas-Las Machorras, Arenas-S. Vincente de Toranzo, Los Carrales-Punto Viesgo, Carvera-Santibafiez, Vargas-Saron, SaronRubalcaba-La Concha-Las Machorras, Saron-Sorales, Torrelavega-Renedo. La zona da vigilare è quella compresa nel senso est-ovest tra i meridiani di Medina de Pomar e Reinosa, nel senso sudnord tra i paralleli di Soncillo e di Muriedas. All'aviazione viene ordinato di essere in grado di agire contro bersagli animati segnalati entro la zona delimitata. Il genio deve disporre nella zona di Soncillo di materiali di rafforzamento, da ponte e da riattamento delle strade (un'aliquota su automezzi, d'impiego su esclusiva indicazione del comando del CTV). La sede del comando del CTV resta a Medina de Pomar, mentre l'osservatorio del CTV si porta su Puerto de Escudo e il comando tattico si trasferisce da Argomedo a Corconte. L'ordine di operazione indica anche 3 linee di attestamento per le grandi unità in 1a schiera: Cilda-Aladreios-km 350 rotabile di Burgos-Guzparras-Mesuce-alture a est e a nord-est di Vega de
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Pas; Cuera-km 359 rotabile di Burgos-S. Liurde de Toranzo-Tablao-Cuenbillo-Cueto; Pico de la Capia-km 367 rotabile di Burgos-La Cantera-Tonizo-S. Maria de Cayon, Serracin. Costituisce limite interno tra le grandi unità in 1a schiera la displuviale tra le direttrici di sinistra e di destra (assegnata alla «Fiamme Nere »). Vengono inoltre fissati i punti di saldatura sulle linee di attestamento tra la «Littorio» e le unilà nazionali e tra la «Littorio» e la «Fiamme Nere». L'avanzata concepita e impostata da Bastico, benché risponda a un criterio generale di sistematicità, tende a essere celere, spigliata, ardita, come risulta chiaramente dal foglio 8118. Gli ostacoli devono essere travolti dallo scaglione di sicurezza, che ha in proprio la sua artiglieria costituita dalla batteria di accompagnamento, ma poiché vale più l'intervento pronto e immediato di un solo pezzo che non l'azione tardiva dell'intera batteria, si facciano muovere uno o due pezzi con gli elementi avanzati dello scaglione <li sicurezza. Le artiglierie del CTV sono ripar-tiLe in parti eguali tra le 2 divisioni in 1a schiera, «non potendosi prevedere quale colonna incontrerà maggiori ostacoli all'avanzata» 4 2_ Le artiglierie divisionali e di corpo d'armata non possono marciare alla velocità della fanteria e debbono percorrere l'unica strada utilizzabile per ciascuna divisione per non rischiare di ritardare la marcia delle grandi unità. Occorre distaccarsi dagli schemi abituali e non esagerare nello spingere avanti elementi di comando delle unità di artiglieria che sono ingombranti e intralciano la marcia dell'avanguardia. D'altra parte, l'intervento dell'artiglieria di corpo d'armata è, durante la marcia, ancor meno probabile di quello delle artiglierie divisionali e comunque, essendo esse motorizzate o autoportate, sono in grado di muovere ed entrare in azione rapidamente. La preoccupazione maggiore deve essere quella di non giungere a Santander dopo le forze nazionali che sono in grado di avanzare molto rapidamente e conseguentemente le fanterie debbono eliminare con la «massima risolutezza» le resistenze che, se forti, vanno fronteggiate con il minimo di forze e aggirate. Anche le interruzioni non debbono ritardare il movimento di avanzata. È questa la visione nella quale Bastico dà il via alla ripresa dell'offensiva (schizzo n. 37) che, nella prima fase, dovrebbe concretarsi in una marcia al nemico, ma che, invece, incontrerà grossi ostacoli nel terreno, molto più aspro di quello delle masse laterali, e nelle successive ripetute resistenze delle forze avversarie, tendenti ad arrestare l'a-
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vanza ta del CTV, anche per consentire alle unità operanti a oriente di Santander di ripiegare a ridosso di quest'ultimo centro abitato. ' - 19 agosto La nebbia bassa e fitta riduce la visibilità in misura moJto ragguardevole e a intervalli cade una pioggerellina che aggrava le difficoltà di osservazione e del fuoco mirato. Il dispositivo di partenza è quello dell'ordine di operazione n. 38, ma la «Littorio» e la «Fiamme Nere» dispongono, ciascuna, di un solo squadrone di cavalleria, proprio in una situazione in cui l'esplorazione tattica e ravvicinata hanno un'importanza determinante. A sinistra del CTV opera la massa costituita dalla Ia, IVa e va brigata di Navarra; a destra la massa nazionale e legionaria che comprende anche la brigata mista «Frecce Nere». L'avanzata ha inizio alle ore 6. La «Littorio», a sinistra, avanza articolata in 2 colonne: quella di sinistra muove per la cresta La Cruz de Marquez-Piedra Lucia-Cilda-Cuera-Pico de la Capia e incontra ostacoli dovuti in gran parte al terreno e alla scarsa, anzi quasi nulla, visibilità, per cui nella giornata riesce solo a occupare il Castrucos (q. 1072); quella di destra muove lungo la valle Besaya, procede lentamente a causa delle interruzioni dei ponti che impediscono l'avanzata delle artiglierie e dei servizi, supera le resistenze nemiche del km 342 (Los Paddos), raggiunge l'allineamento Aladejos-Arrielas, vi prende posizione coprendosi il fianco con reparti di cavalleria lungo la strada per Vega de Pas. Aliquote di batterie di accompagnamento vengono portate a braccia per il superamento delle interruzioni, mentre le unità del genio lavorano alacremente per il riattamento delle comunicazioni. La «Fiamme Nere», a destra, avanza articolata in 2 colonne e 1 distaccamento celere: la colonna di sinistra, lungo la rotabile S. Pedro de Romeral-Vega de Pas, tende a Vega de Pas; la colonna di destra, lungo la direttrice Otero-q. 1259-V. Hoye-q. 635-q. 705-q. 685 (Fuente), ha il compito di intercettare la rotabile per Estacas de Trueba, garantendo il fianco destro della divisione; il distaccamento celere muove, precedendola, lungo la direttrice della colonna di sinistra e tende, dopo essersi assicurata lo sbocco di Vega de Pas, a occupare l'allineamento monte Mesuce-q. 764 (km. 35)-alture a est e nord-est di Vega de Pas. La colonna di sinistra distacca lo squadrone di cavalleria, che muove lungo la direzione
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Coteron (q. 1021)-Bartolo (q- 812)-Cayvela-q. 718-q. 648-Mesuce, per il collegamento e la saldatura con la «Littorio ». La colonna di sinistra e il distaccamento celere avanzano molto lentamente a causa della quasi nulla visibilità, del terreno aspro, delle interruzioni - che il genio si affretta a riattare - e delle resistenze nemiche particolarmente tenaci in alcune località (2 chilometri da S. Pedro de Romeral, S. Pedro de Romeral, El Rosario, q. 835 di Lambarrasa) e a sera prendono posizione sull'allineamento q. 835-q. 635. La colonna di destra, impedita dall'asprezza del terreno e dall'assoluta mancanza di visibilità, non riesce ad avanzare, scende dalla zona di Otero sulla sottostante rotabile a cavallo della quale muove, passando in riserva divisionale. La r e la IVa brigata di Navarra restano ferme sulle posizioni di partenza; la va inizia il concentramento in Reinosa; la mezza brigata della ra sostituisce unità della «XXIII marzo» e del «raggruppamento specializzati», rispettivamente nelle zone di Cobachos e di Arija. L'aviazione legionaria, malgrado il tempo proibitivo, riesce a effettuare 15 crociere di vigilanza. Le condizioni del tempo e le interruzioni, più che le resistenze del nemico, non consentono al CTV quella avanzata celere, spigliata, ardita voluta da Bastico e impongono alla fanteria e al genio sforzi lavorativi pesanti e lunghi, tali da richiedere, tra l'altro, il trasporto di 400 uomini di truppa da adibire al riattamento delle interruzioni stradali 43. Il comando del CTV: alle 12 dispone l'autotrasporto del comando del gruppo banderas «IX maggio» e di una bandera da Orgales a Poblaciòn; alle 18, ordina alla «Littorio» di mandare indietro tutti gli automezzi; alle 19,30 emana disposizioni per l'impiego degli automezzi 44; alla stessa ora, dispone che i battaglioni «Sagardia», a disposizione del CTV, si dislochino: il V e il VI «F.E.T. » a Cilleruelo de Bczana e Virtus, i'battaglioni «Bailén» e «Cerignola» a Pedrosa e Santelices in sostituzione del battaglione «Carroccio» (che si riunisce al suo gruppo «IX maggio» in Corconte a sbarramento delle provenienze da nord e nord-est), !'VIII battaglione «Burgos» e il I battaglione «F.E.T.» si trasferiscono a Espinosa de Los Monteros in riforzo del battaglione «Toscon» 45; alle 20 insiste, per il tramite della delegazione italiana presso il quartier generale di Franco, perché il comando spagnolo dia inizio all'offensiva in Biscaglia 46; alle 20,50 dispone per l'indomani il concentramento del gruppo «IX maggio» in Corconte 47; ordina la distribuzione di
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generi di conforto 48; avvisa la «Littorio» che il nemico sta inviando rinforzi nella zona di Ontaneda 4 9; alle 22 emana le disposizioni per il proseguimento delle operazioni per il giorno dopo (doc. n. 123).
- 20 agosto Ancora nebbia fitta e pioggerella fino alle 11,30; poi cielo nuvoloso per 4/5. Il CTV, in seguito alle difficoltà presentatesi il giorno 19, determinate anche dal dover immettere gli automezzi e i traini su rotabili strette e difficili, per lo più ripetutamente interrotte talché richiedono l'intervento costante delle unità del genio, si propone per la giornata obiettivi piuttosto ravvicinati, ubicati a una decina di chilometri dall'arroccamento rotabile raggiunto il giorno 19. La «Littorio», che inizialmente sosta sulle posizioni di ieri, viene contrattaccata di fronte e di fianco, ma contiene, arresta e respinge il nemico. La colonna di sinistra, rimasta indietro, riprende l'avanzata, ostacolata dal tempo e dal nemico, la cui resistenza supera brillantemente nella zona dello sperone di El Funcal. Su ordine del comando del CTV so deìle ore 11, anche il resto della divisione riprende nel pomeriggio il movimento in avanti. La colonna di destra incontra nel fondo valle e sui fianchi nuove forti resistenze sostenute da batterie da 75 e da 155 e delle quali riesce ad aver ragione. A sera la «Littorio» è sulla linea El Cotorral-prime case di Alcoda-Puerta La Cesura. La «Fiamme Nere», su 3 colonne (quella di sinistra per q. 722 e q. 812, quella centrale per la rotabile, quella di destra per Fuente e Vega de Pas), riprende l'avanzata e, malgrado il cattivo tempo del mattino, le interruzioni e le resistenze nemiche, procede e sbocca nella valle del rio Pas, occupa numerose località e punti tattici (q. 812, Mesuce (q. 764), q. 747, Vega de Pas, q. 685), s'impadronisce successivamente con un colpo di mano notturno di Selaya, dove cattura 3 carri armati nemici. La divisione a sera è sull'allineamento Gusparras-Selaya-Bustillo-alture di Vega de Pas. Anche durante la notte e per tutta la giornata del 20, il genio del CTV lavora senza sosta per il riattamento della viabilità, con· sentendo così in un primo tempo la proiezione in avanti dei veicoli leggeri e in un secondo tempo quella dei veicoli pesanti, talché si deve al genio se l'avanzata è potuta proseguire nella giornata odierna. ·
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La r brigata di Navarra resta ferma; la rva , seguendo il movimento per l'alto della «Littorio», occupa Cuello Helguela; la V a continua a concentrarsi in Reinosa. L'aviazione legionaria bombarda Selaya ed effettua 9 crociere di vigilanza. Una formazione di caccia si scontra con 28 apparecchi da caccia nemici, ne abbatte 10 e ne danneggia 2. Il comando del CTV: alle 9 ripete l'ordine al I battaglione «F.E.T.» di riunirsi per essere autotrasportato in Pedrosa 51; dispone la costituzione da parte dell'intendenza di 3 centurie di prigionieri per lavori nelìe retrovie 52 ; prega l'ufficio «S» àel ministero degli esteri di aderire alle richieste di materiali inoltrate dalla intendenza 53; alle 13,40 dispone che per domani 2 pezzi someggiati da 65/17 siano mes·s i a disposizione del gruppo «IX maggio» a cura della «XXIII marzo» 54; stabilisce che il gruppo «IX maggio», da autotrasportare subito, e il V e VI battaglione «F.E.T.», da autotrasportare l'indomani mattina, operino a proiezione del fianco <l~:;tro, da Vega de Pas in direzione di Puerto de Las Estacas de Trueba e che i rimanenti 4 battaglioni del ten. col. Sagardia impegnino il nemico in direzione Quisicedo-Puerto de Las Estacas de Trueba 55; ordina al gen. Bcrgonzoli, che sta continuamente con le truppe in linea, di rimanere presso il posto comando tattico divisionale 56; alle 20 dà disposizioni che le artiglierie di corpo d'armata non si spingano oltre la strada Vega de Pas-km 350 della rotabile per Ontaneda 57 ; informa alle 21 la «Littorio» circa gli obiettivi assegnati per domani alla IVa brigata di Navarra 58; alle ore 20,30 impartisce gli ordini per la prosecuzione il giorno 21 dell'avanzata (doc. n. 124). A rendere possibile la ripresa dell'avanzata è l'azione della «Littorio». Arrestata in fondo valle dalle robuste azioni nemiche, la divisione con la progressione della colonna operante per l'alto raggiunge il monte El Cotorral, dal quale si rende possibile avanzare su Ontaneda e verso l'arroccamento di S. Vincente de Toranzo. Non meno concorrente alla prosecuzione dell'avanzata il giorno 21 è la conquista di Selaya da parte della «Fiamme Nere» che nella giornata ha potuto avanzare meno lentamente, raggiungere gli obiettivi assegnatile e spingersi oltre. La previsione di Bastico di proseguire l'avanzata verso l'arroccamento di El Soto-Santibaòez è fondata e valida, ma esistono ampie possibilità per il nemico d'investire il fianco destro e le retrovie del dispositivo del CTV provenendo dalla zona del Puerto de Las Estacas de Trueba e dalla valle Miera. Bastico, preoccupato di tale eventualità, trasferisce il gruppo
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banderas «IX maggio», rinforzato da 2 batterie someggiate da 65/17, e 2 battaglioni nazionali a Vega de Pas e ordina loro di procedere verso il passo da nord e da sud per impegnare e trattenere le forze avversarie.
21 agosto Il cielo è sereno al mattino, ma nel pomeriggio si copre di nu-
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vole per i 5/1 O. Le condizioni atmosferiche non creano problemi allo sviluppo delle operazioni terrestri e aeree, queste ultime particolarmente favorite, per i repubblicani, anche daìla vicinanza alla fronte delle loro basi aeree. La «Littorio» nell'avanzare incontra, sulla fronte della colonna di destra, nella zona di Ontaneda, forti resistenze che l'arrestano e che riesce poi a superare mediante l'azione manovrata della colonna di sinistra che, spingendo alcune unità a valle, minaccia da presso il nemico alle spalle. A sera la divisione è sulla linea monte Cuera (q. 521-Sa lcedillo-kn.1. 359) della carretera Burgos-Santander-S. Liurde de Toranzo-q. 563. La «Fiamme Nere», con 2 colonne a cavallo del Pisuena e il «distaccamento celere» in fondo valie, procede malgrado la robusta resistenza avversaria che si avvale del sostegno dell'artiglieria di medio calibro e dell'aviazione che interviene per sei volte - di cui una con molta efficacia - spezzonando e mitragliando le unità attaccanti. A sera la divisione è sulla linea Tablao-pendici sud Cuebillo-bivio carrettera per Puerto Viesgo e Saron-monte Cuedo-Abionzo-q. 481-Picojéniro. Il gruppo banderas «IX maggio» sbarra le provenienze da Las Estacas de Trueba per Vega de Pas. La «XXIII m a rzo» è in riserva nella zona di Soncillo, con un gruppo banderas tra Bollacin e San Andres (km 342 della rotabile di Ontaneda), e il «raggruppamento specializzati» (comando e 1 compagnia carri) in quella di Cilleruelo de Bezana. I battaglioni «Sagardia» avanzano e occupano le quote 1030, 1206, 1369, 1297 dove incontrano deboli resistenze, 1207. La ia brigata di Navarra si schiera sulla displuviale del monte La Guarda; la va sostituisce la l a nel fondo valle Besaya e avanza fino a S. Cruz; la Iva, seguendo il movimento della «Littorio », raggiunge la zona di Butronico incontrando solo deboli resistenze. Le brigate a sera sono sulla linea La Guarda-q. 637-q. 694-q. 700-km 397 carretera Palencia-Santander-Butronico-Coturiasmonte de Tejas.
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L'aviazione legionaria svolge 14 crocere di vigilanza, 4 ricognizioni delle zone di Ontoneda e Argomilla, 2 bombardamenti pesanti tra i paesi di Saron e Vargas e sulle strade tra Vega de Carriedo-S. Maria de Cayon-Redilla Guarnizo. Una formazione di caccia attacca una formazione nemica e abbatte 6 Rata e 1 Curtiss . Durante la giornata il comando del CTV: dispone il rinforzo della «Fiamme Nere» con altra compagnia carri 59; stabilisce che il giorno 22 le unità sostino sulle posizioni raggiunte 60; ordina che venga inviato presso ie grandi unità in 1a schiera un ufficiale del1'arma aeronautica 61; impartisce disposizioni per la rimessa a disposizione delle divisioni delle artiglierie di corpo d'armata 62 e per il riattamento delle interruzioni stradali 63. Bastico, che nel pomeriggio ispeziona le divisioni in 1a schiera, tributa un encomio alle unità carri che hanno compiuto il colpo di mano notturno su Selaya 64 e un'altra alle unità del genio 65 che hanno consentito in questi giorni, con la loro costante attività, il loro spirito di dedizione, la loro passione di soldati, la prosecuzione dell'avanzata. Sulla fronte di Biscaglia ancora è tutto fermo e ciò consente al nemico la manovra di unità e di mezzi a favo re del settore meridionale di Santander, dove il CTV incontra di continuo robuste resistenze. È assolutamente necessario che anche la fronte orientale si metta in movimento e a tale fine il comando del CTV torna a interessare la delegazione italiana (col. Gelich) presso il quartier generale spagnolo perché solleciti Franco a disporre l'entrata in combattimento _di quella fronte 66 bis_ - 22 agosto Il cielo si mantiene nuvoloso per 3/10. La giornata dovrebbe essere di sosta, sia per concedere riposo alle unità affaticate dall'asprezza e lentezza dell'avanzata e dalla tenacia e costanza delle difese nemiche, sia per far capire ai comandi nazionali spagnoli che occorre attaccare anche sulla fronte orientale. Il presentarsi di occasioni favorevoli sulle fronti della «Littorio» e della «Fiamme Nere» consente invece al CTV il raggiungimento dell'arroccamento El Soto-Santibaiiez. La «Littorio», avvertito il fatto che il nemico ripiega, avanza con la colonna di destra nella valle e occupa El Soto. La « Fiamme Nere», con robusto sostegno di artiglieria e per manovra, occupa il caposaldo nemico di Cuehillo (q. 375), non conquistato ieri a
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causa della robusta e tenace difesa opposta dal nemico, e si spinge in avanti, ferma restando la destra nella zona del monte CuetoAbionzo-Picojéniro. La «XXIII marzo» e il «raggruppamento specializzati» conservano la dislocazione del giorno precedente. Il gruppo banderas «IX maggio», sostituito tra oggi e domani dai 4 battaglioni «Sagardia», si trasferisce nella zona Lasilla-Gamona a disposizione della «XXIII marzo» 66. I battaglioni «Sagardia» occupano Churra. La Ia , IVa e ya brigate di Navarra avanzano incontrando deboli difese e raggiungono l'allineamento Alto de Toral-Mozagro (q. 880)-Pico Acelio-q. 647-Garita Collado (q. 693)-Collado-Gedo (q. 540)-SomahozGranja Emilio-Tarriba-q. 363-monte del Tejas. L'aviazione legionaria svolge 13 crociere di vigilanza, 3 ricognizioni nella zona di Argomilla, 3 bombardamenti pesanti sulle strade fra i passi di Saron e Abadilla, di Pena de Penilla e di Vargas Loredo e sul campo di aviazione di Santander. Una formazione di caccia m: attacca una nemica, menlre tenla di mitragliare unità della «Littorio», e abbatte 3 velivoli Curtiss, catturando un pilota. Il comando del CTV: alle 13,45 dà gli ordini per le operazioni di domani (doc. n. 125); alla stessa ora dispone perché venga completato il trasferimento della «XXIII marzo» a cavaliere della carretera di Oneda 6 7; alle 19,30 chiede alle grandi unità dipendenti gli intendimenti operativi per il giorno 23 68; alle 20,30 notifica alla «Littorio» le posizioni raggiunte dalle brigate di Navarra operanti sulla destra della divisione 69, - 23 agosto Il cielo si mantiene sereno e coperto solo per 2/10 e ciò favorisce l'intera attività operativa del CTV e dei nazionali svolta nella giornata, durante la quale si muove finalmente anche la fronte orientale. La «Littorio» riprende il movimento in avanti con due colonne per l'alto, delle quali quella di destra incontra resistenze tenaci che, peraltro, riesce a superare, sicché a sera la divisione è sull'allineamento Cogino-Pefia Encaramba-pendici Pefia Penilla-La Penilla-Pando-Peiia La Seda. La «Fiamme Nere», che incontra solo deboli resistenze, raggiunge l'allineamento Tonizo-q. 402-S. Maria de Cayon-Serracìn-Esles-Pico Miguelon e sbarra con battaglioni nazionali le provenienze sul fianco destro dalla valle Miera. La «XXIII marzo», con a disposizione il gruppo banderas «IX
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maggio» tra Entrambas Mestas e Lasilla-Gamona, è in riserva tra
il km 350 e il km 352 della rotabile di Ontaneda, con un gruppo banderas tra Bollacin e San Andres. Il «raggruppamento specializzati » (comando e 1 compagnia carri) resta nella zona di Cilleruelo de Bezana. La la , Iva e v a brigate di Navarra incontrano poche resistenze e raggiungono l'allineamento Ibio (q. 782 e q. 794)-q. 592-q. 545Sierra Calva (q. 516)-Las Caldas de Besaya-pcndici sud del Jarrafil. Ad esse si aggiunge la Via brigata, proveniente dalla fronte <leila Biscagìia, che sostituisce la P nella zona La Guarda-Ohijos. Sulla fronte di Biscaglia, messasi in movimento, la Ila brigata mista «Frecce Nere » avanza, occupa Castro Urdiales, raggiunge a sera il rio Aguera, oltre 20 chilometri dalla base di partenza di Ontòn. La sua avanzata trascina quella delle brigate nazionali operanti sulla sinistra che avanzano su Ramales, costringendo al ripiegamento le unità basche che le fronteggiano. La II" brigata di Navarra affianca il movimento della «Frecce Nere » e occupa Etolla Hero, Yentosa, Campo, La Novillas, Otafies, Traslavina, Cueto. Le brigate di Castiglia, di cui la ia ha sostituito la via di Navarra, avanzano nella valle del Mena e occupano i villaggi di Villasuso, Soselun, Cadagno, Vivanco, Lezana, Irus, Campillo, Arceo, Burcefia . Sulla fronte delle Asturie, dove i nazionali dal giorno 21 avanzano su di una fronte di 1O chilometri e per una profondità di 15 chilometri e hanno occupato 9 abitati, le posizioni conquistate sono oggetto di contrattacchi che vengono respinti. L'aviazione legionaria effettua bombardamenti pesanti sulla sierra Llana, sul campo di aviazione di Santander e sull'abitato di Renedo e un bombardamento leggero n ei dintorni di San Roque de Riomiera, ricognizioni varie e 16 crociere di vigilanza. Alle ore 9, 2 dei 6 battaglioni «Sagardia » passano a disposizione della «Fiamme Nere » 70, alle 9,45 il comando CTV notifica al gen. Davila che continua l'afflusso sulla fronte del CTV di unità tratte dal settore orientale e s'insiste sulla necessità di attivare tale settore 11, il che avviene su iniziativa della «Frecce Nere», che Bastico subito loda 72 , per cui la decisione di Davila di mettere in movimento il settore orientale, di cui viene data comunicazione alla delegazione italiana presso il quartier generale di Franco 73, risulta superata. Alle 16,55 il comando del CTV comunica al comandante della divisione «Frecce» che, in seguito all'avanzata della brigata «Frecce Nere », è stato dato ordine alle navi da guerra nazionali di non fare fuoco a est di capo Cahallero e, a
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ovest di questo, solo su colonne in movimento verso ponente, in quanto sembra che i baschi marcino verso occidente per consegnarsi alla brigata «Frecce Nere» 73 bis; alle 18,15, comunica alla «Fiamme Nere» l'esito della ricognizione aerea 74; alle 20,20 il comando del CTV, appresa la notizia che Davila intende far entrare in Santander solo una unità italiana e una spagnola, interessa il gen. Berti perché, se la notizia è vera, cerchi di far modificare tale intendimento 75. Alle 20,30 Bastico invia parole d'incitamento alle truppe 76 e alle 22,30 emana l'ordine per le operazioni di domani 24 agosto (doc. n. 126). La giornata del 23 segna, per le unità del CTV, il raggiungimento delle posizioni che costituiscono l'ultimo sistema difensivo avversario che sbarra lo sbocco in piano lungo l' allineamento Cogino-Peiia la Seda-Tonizo-S. Maria de Cayon-Serradn. Il CTV è così in grado di minacciare l'importante arroccamento VargasSaron, nel fondo della valle Pisuena. La conquista dell'ultimo diaframma che si frappone ali'entrata in Santanàer diventa perciò l'obiettivo delle operazioni da condurre domani, mentre frattanto l'abitato di Santander è dalle 12 del 22 agosto in sofferenza idrica, dopo che con la conquista di Ontaneda la «Littorio» si è impossessata dell'acquedotto che rifornisce Santander. È il comando dell'esercito del nord, il giorno 23, a fissare le grandi linee delle operazioni da sviluppare per la conquista della provincia di Santander (doc. n . 127). Tali direttive prevedono che la conquista della piazza di Santander sia affidata al CTV rinforzato dalla IV a brigata di Navarra che agirà sulla sinistra del CTV, mentre questo manterrà la propria destra a cavallo della strada Solaya-Abadilla-Las Presas. Sulla sinistra del CTV opereranno la I", V" e VI a brigata di Navarra che avanzeranno in direzione generale ovest, tendendo all'occupazione dell'allineamento S. Vicente de la Barquera-Cabenon de la Mal. Sulla base di tali indicazioni Bastico intende (doc. n. 126): impegnare fortemente l'avversario al centro del settore di azione con la «Littorio»; avvolgere il fianco destro del sistema difensivo avversario con la IVa brigata di Navarra; costituire all'ala destra del dispositivo offensivo un fianco difensivo in corrispondenza dell'allineamento Serracìn-sierra Cabarga-Rovilla; operare con il grosso delle forze («Fiamme Nere », «XXIII marzo», «raggruppamento specializzati») lungo la direttrice Solaga-Abadilla-Solia-Las Presas, allo scopo di penetrare nel vivo del sistema difensivo nemico e farlo poi cadere per manovra. Bastico stabilisce che operino: in 1a schiera, da sinistra a
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destra, la Iva brigata di Navarra, la «Littorio», la «Fiamme Nere» rinforzata dalla colonna «Sagardia» e da unità specializzate; in za schiera, la «XXIII marzo» e il gruppo banderas «IX maggio» che resta a disposizione del comando del CTV. - 24 agosto Fino alle ore 9 insiste la nebbia, ma poi il cielo si mantiene del tutto sereno. La «Littorio» incontra forte resistenza sulle posizioni di Pico Piano-Casillo-km 365-Pefia Penilla, davanti alle quali è ferma da ieri sera. Bastico dispone che da ovest unità nazionali muovano da Pico de la Capia su q. 310 (Espureo) e da est unità legionarie della colonna di destra della «Littorio» manovrino per cadere alle spalle delle difese. Ma, prima che il movimento dei nazionali si compia, unità della «Littorio» superano le difese e penetrano tra Pico Piano e Cascillo puntando su Piedna Liana. Al centro il nemico resiste e cede solo quando si manifesta una rnanovrn di avvolgimento dalla sinistra per il monte Espureo (q. 310) e dalla destra per La Cantera. La «Fiamme Nere» avanza superando resistenze deboli e sporadiche. La «XXIII marzo» ha un gruppo banderas nella zona di Alceda e il resto della divisione tra il km 350 e il km 352 della rotabile di Ontaneda e il gruppo banderas «IX maggio» tra Entrambas Mestas-Lalsilla-Gamona. Il «raggruppamento specializzati» (comando e 1 compagnia carri) resta dislocato nella zona di Cilleruelo de Bezana. La ia, Iva e va brigate di Navarra avanzano, occupano Torrelavega e raggiungono l'allineamento El Castillo de Carera (q. 258)-Eguera-Torres-Torrelavega-Barreda-S. Eulalia-pressi di Zarita, a cavallo della strada di Renedo. A sera: la «Littorio» è sull'allineamento km 5 della carretera S. Eulalia-Vargas-CarandiaEl Arenai, mentre un'unità mista motomitraglieri-carri d'assalto raggiunge Renedo; la «Fiamme Nere» è sull'allineamento Carcobillo-q. 187-q. 221-q. 229-Sobarzo. Sulla fronte di Biscaglia la brigata mista «Frecce Nere» raggiunge l'allineamento Girales-Curiezo lungo la valle Aguera, mentre 1~ brigate di Navarra sono, a sera, lungo l'allineamento El Puente-Molinar de Caranza-Anbasaguas-Valleverde de Trucios-Lanzas Agudas-La Concha-Lanestosa. Le brigate di Castiglia occupano Bustalanda, Campanas, il crocevia della strada Puerto de Sia-Las Estacas de Trueba, le alture di Los Tornos, Catra e altre località minori. La fronte delle Asturie resta ferma, ma re-
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spinge, infliggendo gravi perdite, un robusto attacco nemico alle posizioni di Bejeda. L'aviazione legionaria interviene con 4 bombardamenti pesanti su Vargas, sul canale di Revilla, sul campo di aviazione di . Ponteros, sul nodo stradale e ferroviario di Solares, su Santander (con lancio di manifestini) e con un bombardamento leggero sul nodo stradale di Solares. Essa effettua inoltre 4 ricognizioni sulle zone di Selaya, Saron e Argomilla e 12 crocere di protezione. La caccia abbatte un Martin Bomber che aveva bombardato il campo di aviazione di Soria. Alle 21 il comando del CTV: ordina alla divisione «Frecce» di avanzare sul rio Ason 77 e le chiede che gli vengano segnalate le necessità di bombardamento aereo 78 ; dirama orientamenti e ordini per la prosecuzione delle operazioni su Santander (doc. n. 128 e n. 129). -
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Il cielo si mantiene sereno per l'intera giornata. Il comando tattico del CTV si trasferisce da Corconte a Ontaneda. La battaglia di Santander si avvia verso la vittoriosa conclusione, mentre l'avanzata del CTV e dei nazionali, comprese le forze della fronte di Biscaglia, procede celermente verso la città. In particolare: la Iva brigata di Navarra, che avrebbe dovuto agire all'ala sinistra, non si muove in tempo, dovendo raccogliere le sue unità sparse su vasta zona, e ad essa subentra la «XXIII marzo» che avrebbe dovuto seguire in 2a schiera la direttrice della « Fiamme Nere»; tutti gli obiettivi fissati vengono raggiunti e, conseguentemente, alle 1.3, 15 il comando del CTV ordina di proseguire in avanti fino a quando a sera: la 1va brigata di Navarra si schiera sulla fronte S . Cibrian (escluso)-Rostro-Virgen de Mare, la «Littorio» tra Las Presas (località compresa) e q. 47 (ferrovia compresa), la «Fiamme Nere» lungo l'allineamento Maliano-Muriedas-Las Presas {località esclusa), provvedendo alla protezione del fianco destro del CTV con 1 battaglione nazionale a Vega de Pas, 2 battaglioni nazionali sul nodo stradale di Pamanes e 3 battaglioni nazionali nella zona più a nord. Ad oriente, sulla fronte di Biscaglia, le unità nazionali e la brigata «Frecce Nere» - questa con un battaglione e un gruppo di artiglieria autocarrati - avanzano senza incontrare resistenze: la« Frecce Nere» supera il rfo Aguera, occupa Laredo e Colindres, accetta la resa delle unità che incontra; le brigate di Navarra occupano Ampuero e Gibaja; le brigate di Castiglia occu-
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pano Ramales, q. 540, le alture a nord e a ovest di Ramales e della strada di Arredando, Herrera, Reguleg, le alture di Cuerno de Ciqueto, sopra la strada di Villaverde de Las Veguillas. L'aviazione legionaria esegue 3 ricognizioni su Solares, 1 crociera su Santander, 4 crocere di protezione, abbatte 1 caccia nel cielo di Soria; sulla fronte di Aragona essa abbatte nella giornata 8 velivoli nemici caduti entro le linee dei nazionali e, sembra, altri 7 caduti in quelle nemiche. È anche la giornata delle richieste di resa da parte di unità basche. Nel pomeriggio si presentano al comando della« Fiamme Nere» 2 ufficiali dello stato maggiore basco, dicendosi incaricati di trattare la resa. Accompagnati presso il comando tattico del CTV in Ontaneda, viene fatto loro presente che non rimane ai baschi altra via che quella della resa a discrezione, rimettendosi alla generosità del vincitore, essendo ormai trascorsi i limiti di tempo previsti per ottenere guarantigie speciali. Sulla fronte di Biscaglia rapresentanti di battaglioni baschi - che avevano iniziato trattative per la resa fin dai giorni precedenti, senza peraltro giungere a una conclusione e lasciando così scadere il termine di 24 ore loro concesso per una resa con guarantigie particolari - si presentano alle unità della brigata «Frecce Nere » con bandiere bianche per trattare la resa, che il capo di stato maggiore dell'esercito basco chiede venga dilazionata di 24 ore 79. La dilazione non viene concessa e le unità basche in parte ripiegano verso il rio Ason e in parte si arrendono. Durante la giornata: alle 0,30 il gruppo banderas «IX maggio» viene passato alle dipendenze della «Fiamme Nere» 80; il comando del CTV, alle 8,30, preavvisa il comando della «Fiamme Nere» della eventuale presentazione di emissari baschi 8 1 e alle 8,30 comunica a Roatta l'invio di automezzi, tende e personale di polizia militare per la sistemazione dei baschi arresisi s2. Alle 13 Bastico rivolge un incitamento alle truppe per il prosieguo delle operazioni 83. Viene disposta la partenza per il mattino di domani di 1 gruppo divisionale da 100/17 e di 1 da 105/28 per la fronte di Aragona 84. Nel pomeriggio elementi della Iva brigata di Navarra vengono autotrasportati in linea sull'estrema ala sinistra del dispositivo ss. Alle 14,30 il comando del CTV dispone che i prigionieri della «Fiamme Nere» vengano inviati a Sclaya e vengano costituiti depositi per le armi catturate 86. Alle 15,15 viene invitata la nave nazionale «Cervera» a sorvegliare l'uscila del porto di Santander s7 e viene data risposta negativa alla richiesta di dila-
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zione del termine di resa per ottenere condizioni di favore 88 . Alle 22,30 il comando del CTV proibisce alle artiglierie divisionali e di corpo d'armata di entrata in azione, senza suo esplicito ordine, l'indomani sulla città di Santander 89 , a conferma delle disposizioni impartite alle ore 20 per l'occupazione della città (Doc. n. 130), cui parteciperanno la Iva brigata di Navarra e un solo reggimento (con la batteria di accompagnamento), preceduto da carri armati, per ogni divisione («XXIII marzo», «Littorio», «Fiamme Nere»). In particolare: la IVa brigata di Navarra occuperà le alture del monte Cueto-El Giardiniero, il reggimento della «Fiamme Nere» le posizioni della Magdalena, quello della «Littorio » il porto e le adiacenze, quello della «XXIII marzo» la zona della città a nord della ferrovia. 26 agosto Il cielo è sereno per tutta la giornata e sul.la fronte di Santan-
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dcr regna la calma, talvolta r otta da 4uald1e scarica di mit ragliatrice e da colpi di fucile. Alle 7,35 il comandante e alcuni ufficiali della «Lillorio» accompagnano presso il comando del CTV in Ontaneda 3 parlamentari del comando repubblicano di Santander: il capitano dei carabineros Angel Botella, il capitano dei miliziani Palmiro Ortiz de Urbiera, il tenente delle guardie d'assalto, capo-missione, Francesco De Grado Recio. Essi dichiarano di essersi presentati alle linee della «Littorio» a nome del «Consiglio dei commissari politici e degli ufficiali marxisti» per trattare la resa della città alfine di evitare inutili spargimenti di sangue e distruzioni. Viene risposto che essi non debbono fare altro che arrendersi a discrezione. Replicano che sono consapevoli di quanto debbano aspettarsi gli ufficiali, ma che la loro venuta presso il comando del CTV tende ad avere garanzie per la vita dei loro soldati, che sono stati obbligati alla lotta. Viene controrisposto che: il comando del CTV, non avendone la facoltà, non può offrire la garanzia richiesta; è, peraltro, disposto a interporre i suoi uffici presso il generalissimo per ottenere che i miliziani di Santander siano trattati con generosità maggiore di quella usuale; non resta loro che arrendersi senza condizioni di sorta, trovandosi la città stretta in una cerchia di ferro . Dopo un'ulteriore lunga conversazione sul tema della resa e degli ostaggi, il comando del CTV decide di rimandare a Santander 2 dei 3 parlamentari - un capitano e il tenente facendoli accompagnare da 2 ufficiali del comando del CTV (il
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maggiore Roberto De Blasio e il 1° capitano Modestino Balsamo), trattenendo come ostaggio il capitano Ortiz de Urbiera, per gli accordi circa l'eventuale resa e le modalità di questa, nonché di concedere un'ora di tempo perché il comando repubblicano dia la risposta definitiva. Frattanto il comando del CTV ordina di non muovere i reggimenti che debbono procedere all'occupazione della città e arresta larva brigata di Navarra, messasi in movimento alle 8 del mattino, sulle posizioni del Monte Cueto. Alle 9,15 il comandante del CTV, con parte degli ufficiali dei comando, si trasferisce da Ontaneda presso il centro trasmissioni, schierato nel bosco, all'altezza del km 379 della rotabile Burgos-Santander, dove viene raggiunto dal comandante dell'esercito del nord, gen. Davila, che poi si reca presso larva brigata di Navarra. Alle 10,45 rientrano i due ufficiali del comando del CTV comunicando che le forze repubblicane di Santander sono pronte alla resa e stanno riunendosi nella "plaza dc toros" e depositando le armi in locaìità prestabilita, mentre la guardia di assalto assume la direzione dell'ordine repubblicano che manterrà fino all'ingresso delle forze del CTV e di quelle nazionali. Il capitano Balsamo si reca a Ontaneda per rilevare il cap. Ortiz che, secondo le intese, deve essere restituito ai repubblicani entro le ore 11,30, ora in cui il comando del CTV ordina abbiano inizio i movimenti delle unità destinate all'occupazione della città. A causa degli ingorghi e delle interruzioni l'autovettura che deve ricondurre il cap. Ortiz in città ritarda e alle 11,45 non è ancora rientrato. La mancata riconsegna del cap. Ortiz comporta, secondo l'intesa, la ripresa delle ostilità. Il maggiore De Blasio raggiunge le posizioni repubblicane e spiega al ten. Delgado i motivi del ritardo, offrendosi in ostaggio a garanzia del rientro del cap. Ortiz che, subito dopo, giunge accompagnato dal cap. Balsamo. La resa diventa operante, i miliziani vengono ritirati dalle posizioni da loro presidiate e il magg. De Blasio si reca all' «Ayuntamento», ne prende possesso e vi fa issare la bandiera spagnola. Poco dopo giunge il generale nazionale spagnolo Monasterio che riceve gli onori della guardia d'assalto e al quale De Blasio consegna l'«Ayuntamento» 9o. Alle 13,20 Bastico con ufficiali del comando lascia il centro trasmissioni e si avvia verso la città dove entra alle ore 13, scortato da una compagnia di carri armati e di motomitraglieri e accolto da manifestazioni di grande entusiasmo, che lo costringono ad abbandonare l'autovettura e a proseguire a piedi fino al palaz-
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zo dell'«Ayuntamento», dove incontra Davila con il quale brinda alle fortune dei due popoli - spagnolo e italiano - e dei due capi. Poco dopo Bastico torna e Ontaneda, sede dal comando tattico del CTV. Si conclude così la battaglia di Santander e il comando del CTV ne dà notizia a Mussolini 91 e a Franco 92 , i quali subito esprimono il loro plauso per la vittoria ottenuta 93 , al quale si aggiungono quelli di Ciano 94, Pariani 95, del capo di stato maggiore della MVSN 96e dell'ambasciatore italiano presso il governo nazionale spagnolo 97. Sono plausi ben meritati e riconoscimenti dovuti, perché la battaglia di Santander é stata impostata, organizzata e condotta da Bastico e dal suo comando in maniera egregia e brillante e combattuta dal CTV con perizia, sagacia e dedizione assoluta. Durante le dodici giornate di operazioni, il CTV ha dato prova, in particolare, di aggressività, slancio, resistenza alle fatiche, tenacia e coraggio, indice di un buon grado di addestramento e soprattutto di uno spirito moìto elevato. Tutto ha funzionato bene: l'organizzazione di comando, quella logistica e quella dei collegamenti. Nota il diario storico del comando del CTV: «Ammirevoli sono stati i genieri, nel loro lavoro di riattamento delle comunicazioni, che non ha conosciuto sosta alcuna» 98 , Ogni tentativo di minimizzare l'importanza politica, strategica, economica e tecnico-militare della battaglia e di sottovalutare il ruolo di protagonista che il CTV vi ha recitato urta contro la realtà del bottino ingente di armi, mezzi e uomini catturati e delle pesanti perdite subite. A tutto il giorno 26 agosto il solo CTV aveva catturato 20.000 prigionieri, mentre aveva perduto 135 ufficiali italiani (31 caduti e 104 feriti) e 1848 sottufficiali e uomini di truppa (393 caduti, 1452 feriti, 3 dispersi) italiani, senza tener conto delle perdite italiane della divisione« Frecce» (brigata mista «Frecce nere») e delle perdite del personale spagnolo delle unità operanti alle dipendenze del comando del CTV e di quello della brigata mista «Frecce nere».
9. Fin qui la cronaca sommaria della manovra offensiva del CTV sulla fronte di Santander conclusasi con la conquista dell'intera provincia. Essa onora le forze armate italiane di terra e del cielo che ne furono le protagoniste pressoché esclusive. Sul
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piano tecnico-militare fu, per l'impostazione e l'esecuzione, una battaglia cli non scarso rilievo in quella situazione e per quel tempo e degna di essere ricordata nella storia delle forze armate italiane che, come si legge nella relazione compilata a caldo dal comando del CTV (doc. n. 131/A-B), la idearono e la condussero brillantemente «con una comprensione ed una abnegazione superiori ad ogni attesa e ad ogni elogio ». Fuori della retorica del tempo e dell'emotività del momento particolare, la relazione del comando del CTV conserva ancora oggi, a più di 50 anni di distanza, intera veridicità, diversamente da quella contemporanea (Doc. n. 132) del ten. col. spagnolo Francisco R. Urbano, ufficiale di collegamento con il comando del CTV, intonata a uno spirito di critica che l'Urbano sapeva essere gradita ai comandi superiori spagnoli cui la relazione stessa era diretta 99. Il piano operativo per la recisione della sacca, maturato gradualmente fin dal mese di giugno, venne tempestivamente modificato alla vigilia della dfottuazione dal comando del CTV, in quanto l'aumento delle forze nazionali, che avrebbero dovuto operare su Reinosa, indusse a rendere contemporanei gli attacchi da est e da ovest e rese inutile la puntata dei celeri ed eventualmente su Reinosa - inizialmente il comando del CTV aveva previsto che lo sforzo da est (CTV) venisse anticipato di un giorno rispetto a quello da ovest - giacché tutto lasciava presumere che la massa dei nazionali, quasi doppia di quella del CTV, potesse pervenire da sola al risultato. Di particolare rilievo nell'ordine di operazione n. 35, ai fini della recisione della sacca, sono la precedenza dell'azione di sinistra («XXIII marzo») rispetto a quella di destra («Fiamme Nere») e la diver genza dell'azione di attacco delle 2 divisioni in 1a schiera. La precedenza dell'azione di sinistra fu determinata principalmente dalla necessità di fare successivament~ concorrere tutta la massa dell'artiglieria alla preparazione su ciascuna delle fronti di attacco delle 2 divisioni, in dipendenza della ragguardevole efficienza dell'organizzazione difensiva nemica e della opportunità e convenienza d'impossessarsi il più presto possibile della zona dei bivì tra la collina di Raspanera e i monti di Bricia, per impedire che l'avversario, risalendo da sud, riuscisse a sgattaiolare dalla sacca prima che si potesse incapsularvelo. La divergenza d'attacco delle 2 divisioni (quello di sinistra in direzione sud verso i bivì, quello di destra in direzione nord per Cabanas de Virtus su Puerto de Escudo) venne compensata mediante l'inserimento di una unità «ad hoc» (cavalleria,
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carri, autoblindo, motomitraglieri, battaglione autocarro) che saldasse l'azione delle 2 divisioni in la schiera, puntando rapidamente sul nodo di Arija per completare la chiusura della sacca, togliere cioè ai repubblicani ogni possibilità di scampo verso occidente e tendere nel contempo la mano alle forze nazionali operanti al di là del fiume. Altro aspetto tenuto ben presente da Bastico fu la protezione del fianco destro determinata non soltanto perché avanzando su Puerto de Escudo l'ala destra del dispositivo sarebbe rimasta scoperta, ma anche perché erano stati segnalati notevoli concentramenti (6-7 battaglioni) di forze repubblicane in corrispondenza delle direttrici per Alto de los Tornos e di Portillo de la Sia, lungo le quali il nemico, una volta sferrata l'offensiva, avrebbe potuto contromanovrare, proponendosi di intercettare la rotabile di arroccamento Santelices-Espinosa del los Monteros, già dominata dalle pendici meridionali dei monti della Engafia, e procedere eventualmente verso la zona dei servizi d 'intendenza avanzata. Anche per la seconda fase della battaglia - l'avanzata su Santander e la conquista della città - l'ordine di operazione n. 38 e quelli successivi, scritti e verbali, fissarono iinee di operazione quanto mai lucide e realistiche tanto che trovarono piena e completa aderenza nella esecuzione. Anche nella seconda fase l'offensiva, pur procedendo per traguardi successivi, da arroccamento ad arroccamento, si snodò nelle modalità e, in parte, anche nei tempi senza deviazioni dal come era stata concepita da Bastico, senza che si verificassero sorprese di sorta, tanto erano state considerate tutte le ipotesi possibili riferite al terreno e al nemico. Lo sviluppo e i risultati dei vari atti tattici e le conseguenze che da ognuno di questi sarebbero derivate furono previsti nella successione concreta in cui vennero realizzati, tanto che si deve obiettivamente riconoscere che, nella battagJia di Santander, alla volontà operativa di chi la impostò e condusse si adeguò con continuità la realtà operativa di chi la combatté, quasi senza nessuna incrinatura. Da qui il ritmo travolgente e la vastità delle proporzioni della battaglia, ricca sul piano tecnico-militare anche di molti insegnamenti, che purtroppo non verranno tesaurizzati. La battaglia di Santander si colloca tra il periodo dell'avvenuto superamento delle vecchie concezioni della prima guerra mondiale e quello dell'avvento delle nuove intese a realizzare la guerra di movimento, che avrà il suo «clou» nelle operazioni condotte dai tedeschi nella prima fase della seconda guerra mondia-
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le. La battaglia di Santander infatti, nonostante il terreno montuoso su cui per la gran parte si sviluppò, assunse le caratteristiche proprie della guerra di movimento nei limiti ovviamente ·c onsentiti dalle armi e dai mezzi di dotazione, quanto ad ampiezza delle fronti, profondità delle penetrazioni e ritmo dell'avanzata. Fu la prima applicazione pratica della dottrina in vigore nell'esercito italiano dal 1935. A tale riguardo particolarmente significative risultano alcune delle considerazioni finali contenute nella citata relazione del comando del CTV. A proposito della esigenza del ricorso alla manovra, al livello divisionale e inferiori, la relazione sottolineò che, nonostante i richiami fatti in precedenza proprio da Bastico e i progressi in materia costanti nella battaglia, persisteva «una certa tendenza da parte di qualche comandante ad affrontare di petto gli ostacoli piuttosto che a rimuoverli ricorrendo alla manovra. La qualcosa trova 'parziale giustificazione nella speranza, il più delle volte manifestatasi illusor ia, di pervenire in tal modo più rapidamente alla risoluzione della lotta». La relazione si espresse anche per questo a favore della formazione ternaria della divisione di fanteria in quanto durante ia battaglia si era constatato che la ternaria, («Fiamme Nere») «era bastata a sé stessa dal principio alla fine della battaglia», mentre le binarie («Littorio» e «XIII marzo ») avevano accusato «più di una volta la mancanza di un elemento di forza capace di risolvere una situazione complessa». Nella divisione binaria non era garantito «il giusto equilibrio tra l'elemento «agilità» e l'elemento «forza»». Non meno importanti le annotazioni della relazione circa l'impiego delle varie armi. La fanteria del CTV aveva messo in evidenza i progressi compiu ti in tempi brevi - aveva camminato, combattuto e «durato» molto bene, rivelando in campo aperto, oltre che uno sprezzo cosciente del pericolo, «una perizia da veterani provati» - ma anche i difetti propri delle truppe volontarie (rendimento incostante, facilità all'entusiasmo ma anche allo scoraggiamento, estrema sensibilità alle vicenze della lotta e all'esempio dei comandanti) per le quali sarebbero stati necessari quadri, oltre che ricchi di entusiasmo come si erano dimostrati quelli che avevano partecipato alla lotta, anche di esperienza professionale che consentisse loro la prontezza e l'abilità di decisioni dirette a evitare sforzi sterili e sacrifici cruenti. Ciò che il CTV aveva fatto per il miglioramento della massa rispondeva a quanto era stato possibile fare, per cui «per perfezionare le qualità guerriere non restava che accrescere
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quelle dei comandanti di reparto», diventando così il problema dei quadri minori essenziale. La fanteria aveva accusato l'assenza di un'arma - il mortaio da 81 - che saldasse il fuoco di preparazione e di appoggio dell'artiglieria alla ulteriore avanzata della fanteria. L'arma non poteva essere il mortaio da 45 di effetti «molto, troppo, modesti», ma quella fino ad allora più volte e inutilmente richiesta: appunto il mortaio da 81. La battaglia aveva confermato il principio che i mezzi essenziali del combatti· mento restavano il coraggio personale, la manovra e il fuoco. La relazione riferì che i mezzi meccanici e ceìeri avevano ÒÌ· mostrato bravura del personale che li aveva impiegati e validità tecnica ed espresse il completo favore all'impiego dei carri d'assalto, sia per spianare la strada alle fanterie lanciate all'attacco, sia per irrompere sul nemico in ritirata. I carri d'assalto, impiegati là dove esistevano le condizioni di base per il loro razionale sfruttamento e non gettati allo sbaraglio dovunque e contro chiunque, avevano rivelato «possibilità opèrat.ive anche in terreno montano» purché non impiegati «ad ogni costo, ma in ambiente adatto, nel momento opportuno, entro i limiti delle reali possibilità». In ogni caso erano da tenere presenti «i'opportunità » che un'aliquota dei carri fosse armata di cannoni e «la necessità di disporre, accanto alla massa dei carri d'assalto, di una notevole aliquota di carri di rottura». Anche i motomitraglieri avevano dato prove, integrati con i carri e lanciati temerariamente «oltre interruzioni stradali che sembravano intransitabili ai più audaci, di azioni brillanti e remunerative, quali erano state la puntata su Vega de Pas, il colpo di mano notturno su Selaya e la conquista e tenuta di Saron. Anche le autoblindo avevano operato molto bene, ancorché di modello superato». Quanto all'apporto dell'artiglieria, la relazione lo definì «formidabile» in tutte le contingenze e «soprattutto nelle più dure e difficili». Le azioni a massa erano state di una potenza e precisione tali da sbalordire spagnoli e tedeschi. Di non minore rilievo erano risultati i rapidi e continui spostamenti di bersagli e di posizioni, gli schieramenti avanzati e la pronta disponibilità alla manovra del fuoco. Anche per ]a guerra del futuro la disponibilità di molta artiglieria si sarebbe tradotta in grande probabilità di vittoria, purché venissero rinnovate le numerose e vecchie «bocche da fuoco ormai logore» e venisse aumentato il più possibile il numero di quelle nuove. Era, inoltre, resasi manifesta la necessità di disporre di un più consistente numero di batterie da
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20 mm per la difesa contraerei delle unità, «che risentono gli effetti deprimenti dello spezzonamento e bombardamento degli aerei nemici, segnatamente se svolto a bassa quota», e l'opportunità che si collaudassero in Spagna le qualità delle artiglierie da 47/32, 75/18, 149/40, 75/36, ecc. mediante l'invio di qualche batteria per realizzare rapidamente quello che non si ottiene in esperienza di anni e anni di pace. Il genio aveva lavorato e funzionato egregiamente e all'arma si doveva la delusione dei repubblicani che si erano illusi d'immobilizzare per una quindicina di giorni l'avanzata su Santander, avendo messo in atto interruzioni stradali imponenti per mole e per numero. Anche nel settore dei collegamenti a filo e radio tutto aveva funzionato a dovere. Il genio non andava che lodato per la sua «capacità, continuità, rapidità» di azione, che avevano ridotto al minimo «e molte volte al nulla» i danni causati del nemico. Nei riguardi della motorizzazione ia relazione espresse alcune perplessità. La disponibilità, in un determinato ambiente e in una determinata situazione di guerra, di una massa di automezzi «atta a moltiplicare la velocità di traslazione dei reparti » si era dimostrata uno «strumento potentissimo di manovra, ma un corpo di spedizione «quasi interamente servito da automezzi» costituiva «schiavitù intollerabile» perché riduceva «al minimo le possibilità operative», provocava «intasamenti cui non si sa come porre rimedio» ed esponeva le unità autotrasportate «alla reazione micidiale delle artiglierie e dell'aviazione avversarie». «In altre parole» - sostenne la relazione - «la motorizzazione concepita come uno dei tanti mezzi di trasporto di truppe e di materiali, limitate al solo campo logistico in vista di un determinato scopo strategico o tattico, è da accettare in pieno. E da condannare, invece, ove si voglia ricorrere ad essa come all'unico mezzo di trasporto... insomma, si può far la guerra anche con la motorizzazione, non con la motorizzazione soltanto. E tanto più ciò si impone, quando si tratti di agire su terreni montani ... Ecco perché, accanto all'automezzo, c'è bisogno del mulo, del cavallo, delle ferrovie ... ed ecco perché c'è soprattutto bisogno delle gambe dell'uomo, che sappiano camminare, e camminare a lungo». Più inserita nel quadro di una guerra moderna la visione della relazione circa la presenza e l'impiego dell'arma aerea nel sostegno delle operazioni terrestri. Durante la battaglia di Santander l'aviazione aveva dominato il cielo, degli scontri terrestri e se
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talora il suo intervento non era risultato strettamente tempestivo, ciò era stato determinato dalla distanza delle basi e dalle condizioni atmosferiche avverse. La sua azione era stata comunque «di capitale importanza» sul piano degli effetti materiali e «soprattutto morali». Per essa doveva valere il discorso fatto per l'artiglieria: aviazione «più numerosa possibile», sia per i compiti offensivi che le sono propri, sia «per opporsi adeguatamente all'avversario che continuamente è rifornito di piloti e di aerei dall'estero». La relazione pose, inoltre, in risalto la situazione delle forze nazionali e di quelle repubblicane che avevano partecipato alla battaglia, esaltando le qualità del soldato spagnolo, nazionale o repubblicano, criticando invece i comandi e i comandanti di entrambe le parti. Le caratteristiche del soldato erano la scarsità dei bisogni, la poca impressionabilità, la molta tenacia, la moltissima resistenza ai disagi di ogni genere, il coraggio. Era un soldato poco militare neìla forma, ma animato da spirito guerriero e disciplinato nella sostanza. Sia il soldato nazionale che quello repubblicano avevano dimostrato insufficienza di addestramento e diverso grado di morale: più elevato quello del soldato nazionale, più basso quello del soldato repubblicano. Dei comandanti e dei comandi repubblicani la relazione sostenne che non erano esistiti che sulla carta e che altro non avevano saputo fare che ordinare alle truppe di resistere in posto, senza mai sfruttare le posisbilità, che pure si erano presentate, di reazioni manovrate. Di quelle nazionali la relazione affermò che, salvo poche eccezioni, non avevano dato «neppure stavolta buona prova di sé». Si erano confermate le divergenze di fondo, sempre esistite nei riguardi del comando del CTV, sul modo di concepire e condurre la guerra, dovute alle diversità sostanziali delle dottrine e delle mentalità. Alla difficoltà «di indurli a vedere e a pensare in grande, a 360 gradi» si erano aggiunte anche questa volta «l'infinita albagia» e «l'irremovibile ostinazione» con le quali difendono «a spada tratta» i loro punti di vista, non volendo mai accedere alle idee altrui, animati più che da incomprensione, da «una istintiva riluttanza a riconoscerne la superiorità di pensiero. Anche questa volta era stato necessario lottare contro di loro prima che contro il nemico» sicché «non è sempre detto che la battaglia più dura e difficile da vincere sia quella che si sostiene contro quest'ultimo». Permase, dunque, anche durante la battaglia di Santander, nonostante tutti i messaggi di congratulazione dei generali Fran-
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co e Davila diretti a Bastico, la scarsa reciproca comprensione, del resto posta in evidenza anche dalla citata relazione del ten. col. Urbano piena di illazioni infondate e di giudizi arbitrari. Secondo tale relazione, tra l'altro, le maggiori perdite subite dal CTV sarebbero dipese dalla inefficacia di condotta delle operazioni da parte delle unità italiane e non già dal fatto che l'avversario avesse irrigidito i suoi maggiori sforzi difensivi, com'era naturale, in corrispondenza di Puerto de Escudo e delle valli che ne discendono, vale a dire della direzione più pericolosa per chi doveva bloccare l'accesso a Santander e che era anche la più breve per l'attaccante. Del tutto condivisibile anche oggi, pur con qualche temperamento, la conclusione della relazione del comando del CTV sui risultati e sulle conseguenze della battaglia sul piano morale, politico, economico e tecnico-militare. La vittoria: sul piano morale, vendicò la diffamazione con la quale si era colpito il pres tigio e il valo re d e i comandi e dei soldati italiani, elevò lo spirito <lei nazionali e del CTV e abbassò quello dei repubblicani; sul piano politico, rafforzò l'autorità e l'ascendente di Franco all'interno della Spagna nazionale e repubblicana e all'estero, sia nelle nazioni amiche di Franco che in quelle ostili o solo indifferenti; sul piano economico, fece acquisire ai nazionali una r egione di notevole ricchezza agricola e industriale e una città e un porto di grande importanza commerciale; sul piano tecnico-militare, dal punto di vista strategico, creò la premessa per la conquista dell'unico territorio - le Asturie - rimasto nel nord della Spagna nelle mani dei repubblicani (che verrà conquistato, per la difficoltà del terreno e l'inclemenza del tempo, solo il 21 ottobre) e trasferì la superiorità in uomini e mezzi dai repubblicani, fino ad allora detentori, ai nazionali che, da dopo la battaglia, poterono disporre di una riserva strategica che consentirà loro di superare altri momenti difficili e di assumere iniziative decisive. Un ex-combattente repubblicano ebbe a dire: «La guerra la perdimos en El Estrecho, la ganamos en Madrid y la volvimos a perder, ahora ya definitivamente en el Norte (perdemmo la guerra nello Stretto, la vincemmo a Madrid e tornammo a perderla, ora definitivamente, nel Nord) ». Sempre sul piano tecnico-militare le perdite subite dai repubblicani furono davvero ingentissime: oltre 50.000 prigionieri, 90 battaglioni di cui circa 15 asturiani, 14 carri armati, 80 cannoni, centinaia di armi automatiche, migliaia e migliaia di fucili e tonnellate di munizioni.
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NOTE AL CAPITOLO XV
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I Scrive Hugh Thomas (Op. cit. pg. 488-489): «La battaglia può essere considerata l'inverso di quelle del Jarama, di Guadalajara e della strada di La Coruna. Da tutte e due le parti si sosteneva di aver vinto. Gli attaccanti (in ques to caso i repubblicani) avevano guadagnato una zona profonda cinque chilometri e larga quindici, ma non avevano conseguito i 101· 0 obiettivi e in realtà avevano perduto tanto materiale e tanti veterani, che si trattava di una vittoria di Pirro. La battaglia !'u anche un duro colpo per i comunisti che l'avevano caldeggiata» . La battaglia diede luogo a dibattiti e controversie circa l'impiego dei carri armati che i repubblicani avevano impiegato in ordine sparso in appoggio alla fanteria, mentre il gen. Varela, su suggerimento del tedesco von Thoma, li aveva impiega ti a massa in corrispondenza del «Schwerpunkt ». 2 Hugh Thornas. Op. cit. pg. 488. 2bis John F. Coverdale. Op. cit. pg. 286. 3 Hugh Thomas. Op. cit. pg. 491. 4 ln aree pr·evale11Le111e11Le anarchiche e socialiste la Chiesa Cattoiica , sia anteriormente al luglio 1936 sia - soprattutto - nel primo periodo del conflitto a carattere rivoluzionario, costituì bersaglio di attiva propaganda anticlericale, di distruzioni o dissacrazioni di chiese ed edifici reli giosi, di soppressione di sacerdoti e religiosi (15 vescovi, 5255 sacerdoti, 2669 religiosi di ordini ':ari, 249 seminaristi, 283 suore). Gli avvenimenti provocarono nella maggior parte della Chiesa spagnola uno schieramento favorevole al successo del movimento nazionale, la cui massima espressione può essere considerata l'invio, da parte dei vescovi spagnoli dei nazionali, capeggiati dal Cardinale Isidro Gomà y Tomas, vescovo di Toledo, di una «lettera collettiva » ai cattolici di tutto il mondo denunciante le offese alla religione e le persecuzioni subite. Essa faceva seguito alla enciclica «Divini rcdcmptoris» del Papa Pio XI, del 1 marzo 1937, che aveva riprovato il comunismo e le effcratezz.e perpetrate sul suolo spagnolo. Il governo di Burgos non mancò di avvalersi dell'appoggio della Chiesa spagnola per rafforzare il suo seguito nelle rorze politiche tradizionaliste e popolari, dando al movimento la qualifica di «una crociata». Non del tutto coincidente con l'atteggiamento del clero spagnolo fu quello del Vaticano, che - come appare dagli «Acta Diurna » pubblicati sull' ;, osservatore Romano » (a) - pur csprimento forti preoccupazioni per l'anticlericalismo di molte forze politiche spagnole e la severa condanna delle esplosioni di violenza si adoperava a favore di una concordia sociale ricercando qualche «modus vivendi » con la repubblica ed i suoi esponenti. A conflitto iniziato, esso tendeva a non identificare la chiesa cattolica con il movimento franchista, qualificando gli avvenimenti come frutto dell'«urto fra due disordini rivoluzionari» (b) e ricercava di garantire in qualche modo la sopravvivenza della fede anche nella zona repubblicana. Questo atteggiamento fu particolarmente vivace in regioni fortemente cattoliche, quale la Biscagli a nella quale specialmente il basso clero si sch ierò con i propri fedeli, notoriamente autonomisti . TI Vaticano, pni , r u indubbiamente al
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fondo di iniziative di religiosi baschi, intese a realizzare una pacifica resa della regione e delle sue popolazioni e forze militari di contro alla concessione di indulti e di qualche autonomia locale. Fu un'attività che, peraltro, ebbe scarso successo; si verificava,- anzi - un periodo di tensione fra il Vaticano ed il governo di Burgos dopo la caduta di Bilbao a causa dell'arresto di un certo numero di religiosi baschi per le loro attività o posizioni politiche, e per la fucilazione di 6 di essi. Anche nel prosieguo esso invocava una condotta unitaria del conflitto e possibili mediazioni (e); ciò anche se, il I aprile 1939, il nuovo Papa Pio XII in un telegramma a Franco lo ringraziava «per la vittoria della Spagna cattolica». Negli anni posteriori alla guerra civile, il regime tese a sottolineare il suo supporto alla fede in vista di rafforzare la propria presa popolare; ma la Chiesa cercò di mantenere una certa autonomia. Anche in vista di evitare 1c accuse del passato, essa tese ad esercitare una opera di moderazione, nonché una modernizzazione delle strutture, aggiungendo a quelle tradizionali della istruzione mo] Leplici iniziative di carattere economico e sociale, quali, ad esempio, la costituzione della «Opus Dei » e l'attività di ordini religiosi nei campi dell'assistenza. Questa attività della Chiesa deve considerarsi parte non minore del successo della riconciliazione nazionale dopo la morte di Franco e nella quasi totale sparizione del for te spirito anticlericale in precedenza assai diffuso. (a) Guido Gonella. "Verso la. 2a guerra mondiale". Bari, Laterza, 1979. (b) Ibidem, pag. 204. (e) Ibidem, pag. 301 e segg. 5 Martinez Bande «El final del frcnte norte». Ed. San Martìn, Ma drid, 1972, pt. 55 e seg. 6 Ibidem, pg. 53. 7 Diario storico comando CTV, mese di giugno, giorno 23 e ali. n. 46. 8 Ibidem. 9 Ibidem, giorno 24 e ali. n. 50. 10 Ibidem e all. n . 51. 11 Ibidem, giorno 26 e ali. n. 57. 12 Ibidem, giorno 28. 13 Ibidem, mese di luglio, giorno 8. 14 ibidem, giorno 9. 1s Ibidem, giorno 24 e ali. n. 33. 16 Messaggio di Bastico a Roma del l -VIII-1937: «7891. SC. A seguito mie continue, pressanti, insistenti richieste, generale Franco deciso finalmente riprendere offensiva su Santander, sospendendo offensiva zona Brunete. Intendimenti si erano delineati due giorni fa, ma attendevo conferma ufficiale giunta stanotte. Brigate Navarra hanno infatti ricevuto stanotte stesso ordine di movimento per effettuare spostamento verso nord. Data ripresa operazioni non est stata ancora precisata. Necessità riordinamento brigate Navarra, duramente provate offensiva Madrid, fa prevedere però che data stessa non possa essere immediata. Per mio conto ripetuta esperienza passato consigliami astenermi qualsiasi precisazione in materia. Doria ». diretto all'ufficio «S» degli esteri, il messaggio venne comunicalo anche al ministero della guerra e al SIM. 17 Messaggio di Mussolini a Bastico del 4-VIIJ 1937: «Generale Doria. Bisogna porre a Franco questo dilemma visto che i giorni passano e si rassomigliano e nel paese basco vi sono ancora poc.he settimane disponibili prima dell'inverno alt
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o i volontari si battono o ritornano alt Attuale situazione di disagio morale deve finire alt Mussolini ». 18 Diario storico comando CTV, mese di agosto, giorno 8 e all. n. 8. 19 Ibidem, giorno 9 e ali. n. 9. 20 Ibidem, mese di luglio, giorno 3 e all. n. 8. 2 1 Ibidem, giorno 4 e ali. n. 11. 22 Ibidem, giorno 5 e ali. n. 13. 23 Ibidem, mese di agosto, giorno 12 e all. n . 12. 24 Ibidem, giorno 14 e all. n. 21 . 25 Ibidem, giorno 15 e aJl. n. 22. 26 Ibidem, e ali. n. 23. 26bis Ibidem e all. n. 24. 21 Ibidem, e ali. n. 26. 2s Ibidem e ali. n. 27. 29 Ibidem e ali. n. 25. 30 Ibidem. 31 Ibidem, giorno 16 e ali. n. 30. 32 Ibidem. 33 Ibidem e ali. n. 34. 34 Ibidem, giorno 17 e all. n. 36. 35 Ibidem e all. n. 37. 36 Ibidem e ali. n. 38. 37 Ibidem e all. n. 39. 38 Ibidem e a]l. n. 41. 39 Ibidem e all. n. 42 . 40 Ibidem e all. n. 40. 4 1 Ibidem, giorno 18 e all. n. 48. 42 Ibidem e ali. n. 45, n. 46 e n. 47. 43 Vengono ripartite: «Fiamme Nere » (adeslra): I/100, I/105, I/149; «Littorio («a sinistra): IX/100, III/105, TV/149. 44 Diario storico comando del CTV, mese di agosto, giorno 17 e all. n. 52. 45 Ibidem, giorno 19 e ali. n. 53. 46 Ibidem e ali. n. 54. 47 Ibidem e all. n. 55. 48 Ibidem e all. n. 47. 49 Ibidem e ali. n. 56. 50 Ibidem e ali. n. 48. 5I Ibidem, giorno 20 e ali. n. 61. 52 Ibidem e all. n. 63. 53 Ibidem e ali. n. 64. 54 Ibidem e all. n. 65. 55 Ibidem e ali. n. 66. 56 Ibidem e ali. n. 66. 57 Ibidem e all. n. 67 ss Ibidem e ali. n. 68 59 ibidem e ali. n. 6 9. 60 Ibidem e all. n. 72. 61 Ibidem, giorno 21 e ali. n. 74 e n. 75. 62 Ibidem e ali. n. 78.
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Ibidem e ali. n. 80 Ibidem e all. n. 84. 65 Ibidem e all. n. 83. 66 Ibidem e all. n. 76. 67 Ibidem e ali. n. 77. 66bi s Ibidem e all. n. 82. 68 Ibidem e all. n. 90. 69 Ibidem e ali. n. 93. 10 Ibidem e ali. n. 94. 11 Ibidem, giorno 23 e ali. n. 97. 72 Ibidem e all. n. 99. 73 Ibidem e all. n. 101. 73bis Ibidem e ali. n. 102. 74 Ibidem e all. n. 103. 75 Ibidem e all. n. 104. 76 Ibidem e all. n. 107. 77 Ibidem e all. n. 108. 78 Ibidem, giorno 24 e ali. n. 116. 79 Ibidem e all. n. 115. 80 Ibidem, giorno 25. 81 Ibidem e ali. n. 122. 82 Ibidem e all. n. 123. 83 Ibidem e all. n. 124. 84 Ibidem e all. n. 125. 85 Ibidem. 86 Ibidem. 87 Ibidem e all. n. 126. 88 Ibidem e all. n. 127. 89 Ibidem e ali. n. 121. 90 Ibidem e all. n. 129. 91 Ibidem, giorno 26. 92 Ibidem e ali. n. 135. 93 Ibidem e ali. n. 136. 94 Ibidem e all. n. 138 e n . 139. 95 Ibidem e ali. n. 141. 96 Ibidem e ali. n. 143. 97 Ibidem e ali. n. 143. 98 Ibidem. 9 9 Martinez Bande. Op. Cit. Allegato 8, pagg. 245-249. 63
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CAPITOLO XVI
DOPO SANTANDER
1. Il concorso italiano sulla fronte dell'Aragona. 2. La questione
dalla resa dei baschi. 3. La questione della dipendenza della divisione «Frecce». 4. La sostituzione di Bastico. 5. Le operazioni sulle altre fronti fino al dicembre 1937. 6. L'attività del CTV durante la sosta operativa: a) addestrativa, b) ordinativa, c) informativa, d) logistica, e) disciplinare e amministrativa. 7. Il CTV nel dicembre 1937. 1.
Il 24 agosto, mentre era ancora in corso la battaglia di Santander, ]e forze repubblicane sferrarono una poderosa offensiva sulla fronte dell'Aragona (schizzo n. 42) per la conquista di Huesca e di Saragozza e per alleggerire nel contempo la pressione dei nazionali sulle fronti santanderina e delle Asturie. L'offensiva, sviluppata dall'armata dell'est 1 - già armata catalana - al comando del gen. Sebastiàn Pozas Perea, si manifestò improvvisa, senza essere preceduta dalla preparazione del fuoco, su 8 tratti diversi della fronte: 3 nella regione a nord di Saragozza, 2 in quella tra Saragozza e Belchite, 3 nella regione più a sud. Le contrapposte forze nazionali 2 schierate su fronte discontinua, di cui solo alcuni tratti fortificati, erano articolate in 3 blocchi maggiori: uno in corrispondenza di Huesca, uno di Saragozza e uno di Terue1, città tutte nelle mani dei nazionali. I repubblicani conseguirono successi locali importanti sia a nord che a sud dell'Ebro, s'impadronirono di Zuera e di Mediana e riuscirono ad attraversare l'Ebro nei pressi di Fuentes. Successivamente, il 6 settembre, conquistarono la località di Belchite, il cui presidio nazionale, dopo una tenace e valorosa resistenza durata più di 10 giorni, rimasto senz'acqua, fu costretto ad arrendersi. L'offensiva repubblicana, tra soste e riprese - particolarmente intensa fra queste ultime quella dei giorni 25, 26 e 27 settembre - continuò
Schizzo n. 42 CONTROFFENSIVA NAZIONALE NEL SETTORE DI ZUCRA (ARAGONA) (24-28 SETTEMBRE 1937)
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CAP. XVI· DOPO SANTANDER
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fino alla metà di ottobre, ma già dalla fine di settembre era cominciata a esaurirsi, per poi gradualmente spegnersi a causa della resistenza e delle controffensive locali dei nazionali (schizzo n. 42). Ancora una volta i repubblicani, pur essendosi battuti egregiamente e valorosamente, mancarono i loro obiettivi strategici e subirono perdite particolarmente elevate e superiori di quelle dei nazionali, che pure uscirono dalla lotta molto provati. Il CTV partecipò alle operazioni sulla fronte dell'Aragona impegnandovi la divisione «Frecce», il raggruppamento dell'artiglieria di corpo d'armata e l'intera aviazione legionaria. Tre gruppi di artiglieria - il III da 75/27, il I da 100/17, il I da 105/28 - vennero urgentemente trasferiti dalla fronte di Santander a quella dell'Aragona il 25 agosto e 2 di essi entrarono in linea il 29 agosto. A tali unità se ne aggiunsero successivamente altre che, con le prime, operarono sulla fronte, dal settembre ai primi giorni di dicembre, in azioni offensive, concorrendo in misura determ inante, t ra l'altro, al successo d ei combattimenti del 22-24 settembre nella zona di Zuera, dove agirono 3 gruppi da 75/27 (di cui 2 organici della «Frecce» e 1 in rinforzo), 2 gruppi da 100/17, 2 da 105/78, 2 da 149/12 e 1 batteria da 150 dei nazionali.'!_ L'invio deila divisione «Frecce» sulla fronte dell'Aragona venne concordato il 28 agosto in un colloquio tra il capo di stato maggiore del CTV e il col. Antonio Barroso del quartier generale di Franco, ma frattanto il comando di Franco alle ore 2,25 dello stesso giorno aveva già ordinato al comando della divisione, per il tramite della delegazione italiana di collegamento (col. Gelich), di trasferire su quella fronte l'.l.ntera divisione. Da parte loro, i comandi dell'esercito del nord e di quello del sud avevano già impartito lo stesso ordine rispettivamente alla brigata mista «Frecce nere » e alla brigata mista «Frecce azzurre» 4 • Franco espresse subito al comando del CTV la sua soddisfazione per la pronta e generosa adesione alla sua richiesta e precisò, come da richiesta di Bastico, che le artiglierie sarebbero state impiegate a massa, finché possibile in sostegno della «Frecce», comunque agli ordini del comandante dell'artiglieria del CTV, gen. Manca s_ La «Frecce» rimase sulla fronte fino quasi alla metà di dicembre, impegnata costantemente, per brigate o per intero, in operazioni offensive locali e soprattutto in compiti difensivi 6 • Di particolare rilievo l'azione della «Frecce» nella liberazione, all'altezza di Zuera, della rotabile e della ferrovia Saragozza-Huesca 7 (schizzo n. 43). Non meno costante, salve le interruzioni determinate dalle con-
Schizzo n. 43
LE OPERAZIONI IN ARAGONA: SITUAZIONE ALLA FINE DEL SETTEMBRE 1937
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dizioni meteorologiche proibitive, e intensa l'attività dell'aviazione legionaria in missioni di bombardamento pesante e leggero, spezzonamento, mitragliamento, ricognizione e protezione s. La «Frecce», il raggruppamento artiglieria e l'aviazione legionaria svolsero nelle operazioni dell'autunno del 1937 sulla fronte aragonese un ruolo comprimario nel contenimento prima e nell'arresto poi della grande offensiva dell'armata repubblicana dell'est, partita con grandi ambizioni strategiche e infrantasi davanti alla valida resistenza delle truppe nazionali e della «Frecce» e al muro di fuoco delle artiglierie e dell'aviazione del CTV.
2. La battaglia di Santander fece salire di volume e di tono la tensione già preesistente tra il comando del CTV e il quartier generale di Franco a causa della questione dei prigionieri di guerra baschi arresisi alle forze italiane, mentre la partecipazione di unità miste alle operazioni sulla fronte aragonese ripropose in termini più aspri il problema della neocostituita (1 agosto 1937) divisione «Frecce», raggruppante la la brigata mista «Frecce azzurre» e la Ila brigata mista «Frecce nere». La tensione, come già rilevato, affondava le sue radici nel terreno molle de1la diversità degli interessi e delle concezioni operative politiche e tecnico-militari; essa era non suscettibile di un qualche compromesso, stanti le difficoltà di ordine etnico, di temperamento, comportamentali delle due parti e, in particolare, l'atavica fierezza e l'eccessivo orgoglio degli spagnoli, i quali mal sopportavano l'ingerenza straniera, che pur avevano sollecitato nel chiedere aiuti esterni, soprattutto negli affari interni quale era, per loro, la guerra civile che stavano combattendo, senza badare che l'avrebbero probabilmente persa in partenza se Italia e Germania si fossero astenute dal venire in loro soccorso. La stessa situazione, del resto, si ripeteva da parte repubblicana dove, a eccezione dei comunisti di obbedienza sovietica, non poche erano le divergenze, le dispute e i malumori interni, specialmente tra i democratici e i socialisti, per le intromissioni dell'Unione Sovietica, della quale peraltro erano perfettamente consapevoli di non poter fare a meno. Il comando del CTV era stato fin dal primo momento decisa-
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mente contrario alla eliminazione fisica e alla epurazione in massa dei combattenti caduti prigionieri. Già dopo la battaglia di Malaga numerosi erano stati gli interventi italiani, a cominciare dal console italiano di quella città, per porre freno alle rappresaglie e alle vendette indiscriminate. Persino il gerarca fascista Roberto Farinacci, durante la sua visita in Spagna del marzo de] 1937, aveva suggerito a Franco una politica di contenimento delle repressioni e delle rappresaglie e aveva riferito a Mussolini che al riguardo delle esecuzioni in massa «non c'era molto da scegliere tra le due parti » e aveva testualmente aggiunto: «a dirti la verità, qui le barbade rosse e nazionali si equivalgono. È una gara al massacro, che è diventato quasi uno sport: sembra impossibile che possa trascorrere una giornata senza che si mandi all'altro mondo un certo numero di persone ... Le popolazioni sono già preparate a questo e non vi fanno caso: siamo soltanto noi sentimentali che ci creiamo la tragedia intima per chi non la rncrita» 9 , Di propria iniziativa, senza avvertire l'ambascialon; italiano, Farinacci presentò una forte protesta a Franco, ma anche Ciano aveva impartito istruzioni all'ambasciatore Cantalupo di protestare per le repressioni di Maiaga. Franco non aveva gradito tali proteste e aveva addotto a giustificazione la scarsa possibilità del controllo completo della situazione o la necessità di garantirsi la sicurezza dei territori conquistati, anche di quelli che restavano prevalentemente «rossi» dopo l'occupazione da parte dei nazionali. Al di là e al di sopra delle ragioni umanitarie, ciò che induceva il governo di Roma e i comandi italiani a una condotta corretta nei riguardi dei prigionieri militari e delle popolazioni dei territori conquistati, erano: l'interesse italiano di far apparire ]'i n tervento nella guerra come difesa dal comunismo e non come appoggio di vendette brutali, e di evitare sul piano internazionale che gli effetti negativi delle esecuzioni sommarie coinvolgessero anche l'Italia; la necessità sul piano tecnico-militare di ammorbi dire e di ridurre la volontà di resistenza delle milizie repubblicane, diversamente esaltata dalla certezza di e ssere fucilati in caso di cattura. C'è, inoltre, da aggiungere che molti comandanti italiani - ufficiali superiori, colonnelli e generali - avevano combattuto la prima guerra mondiale e, per loro, il rispetto della vita del prigioniero era un principio acquisito e sentito, sicché fu unanime e profondo lo sdegno del CTV quando si ebbe notizia che un membro dell'aviazione legionaria, colpito nel cielo di Madrid e
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caduto all'interno delle linee repubblicane, era stato fucilato. Fu solo i] 20 agosto, quando si seppe che un soldato italiano, catturato dai repubblicani durante i combattimenti di Puerto de Escudo, era stato fucilato, che Bastico ordinò emotivamente la fucilazione degli ufficiali e commissari politici che venissero da quella data in poi catturati (doc. n. 133). Non risulta che quell'ordine abbia mai avuto seguito e sia stato una sola volta applicato, mentre è abbondante la documentazione che prova quanto lo stesso Bastico fece per un trattamento umanitario e conforme al diritto internazionale dei prigionieri di guerra, militari e non, mediante numerosi interventi. Di quanto l'Italia aveva operato e veniva facendo di non gradito a Franco e alle autorità spagnole nazionali in materia di fucilazioni e di repressioni, la stampa internazionale taceva, pronta ad addossare gli italiani la corresponsabilità dei veri e propri eccidi mandati a effetto dagli spagnoli, come era accaduto subito dopo la battaglia di ~1.alaga . Non mi11ori ft1rono il cl1iasso e il polverone, sollevati dai «mass media» del tempo ostili alla causa dei nazionali, circa la resa dei baschi, arrivando questa volta ad accusare gìi italiani di essere venuti meno alla paroìa data. La regione hasca, al pari di quella catalana, occupavano, ciascuna, una posizione anomala ne] contesto geopolitico della penisola iberica e storica della Spagna ed erano regioni la cui aspirazione maggiore era l'autonomia, se non addirittura l'indipendenza. Nel primo periodo della guerra, «le province basche, insieme con Santander e le Asturie, erano rimaste tagliate fuori dal corpo principale del territorio repubblicano e potevano essere rifornite di armi solo con difficoltà ... la regione era da tempo una delle zone più fervidamente cattoliche della Spagna e, all'infuori della città industriale di Bilbao, la grande maggioranza dei suoi abitanti era costituita da piccoli coltivatori di tendenze socialmente conservatrici» 10. Da ciò derivava che i baschi erano interessati soprattutto a difendere e preservare la loro autonomia e che il governo repubblicano di Valencia non era granché disposto a impiegare notevole parte delle sue risorse militari a favore della Biscaglia, sottraendole alle regioni centrale e meridionale che ne avevano altrettanto se non maggiore bisogno. Tale situazione di fatto avrebbe potuto favorire il tentativo di distaccare i baschi dalla guerra offrendo loro garanzie di autonomia amministrativa. Sarebbe stato un modo per cercare di abbreviare i tempi della guerra e perciò molto gradito all'Italia. Franco non la pensava
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così; avrebbe accolto una domanda di resa dei baschi solo a discrezione. Mussolini . fin dal dicembre 1936 aveva provato a indurre Franco a fare una qualche concessione concreta ai baschi per staccarli dalla guerra, ma la sua proposta era caduta nel nulla. Anche il Vaticano, interessato o, meglio, fatto interessare dai nazionali per il tramite di Mussolini, perché condannasse i cattolici baschi per la loro alleanza con i comunisti, aveva dichiarato di essere disposto a una dichiarazione del genere solo se fossero slale fatle adeguale concessioni ai baschi. Franco rifiutò e anche il canale della Santa Sede venne abbandonato. Nella seconda settimana di marzo, il marchese Francesco Cavalletti, di recente nominato console italiano a San Sebàstian, fece sapere all'ambasciatore Cantalupa - e questi riferì a Roma - che se i baschi avessero ottenuto garanzie contro le rappresaglie dei nazionali probabilmente sarebbero stati disposti a ritirarsi dalla lotta. Il 21 marzo il cardinale Isidoro Gomà y Tomàs, arcivescovo di San Sebàstian, si incontrò con Cavalletti e gli suggerì che l'Italia si proponesse come garante per un accordo da negoziare tra baschi e governo di Burgos. Cavalletti riferì a Cantalupo che, dopo aver tastato gli umori di Franco, girò il suggerimento a Roma che, dopo qualche esitazione, autorizzò l'offerta ai baschi della garanzia italiana. Cavalletti allora si pose in contatto con il canonico basco Alberto Onaindìa, amico del presidente del governo basco José Antonio Aguirre, che, messo al corrente dell'offerta italiana, si disse interessato alla cosa, ma lasciò l'argomento nel vago, non prese impegni e soprattutto non mostrò nessuna fretta per l'inizio di una negoziazione. Nei successivi colloqui tra Cavalletti e Onaindìa, il console italiano arrivò a offrire ai baschi una sorta di protettorato italiano per alcuni anni dopo la resa e Onaindìa ne riferì ad Aguirre che continuò a tergiversare e tutto il lavorio fino ad allora compiuto non approdò ad alcun risultato positivo. Sulla convenienza di un'azione politica «tendente a sgretolare o, quanto meno, a indebolire la resistenza avversaria» tornò a parlare Bastico ne.I suo colloquio con Franco del 24 aprile e questi, concordando su tale convenienza, mise al corrente il comandante italiano di come erano procedute le trattative tra lui e un emissario del governo basco, affermando che l'emissario non si era fatto più vivo dopo aver appreso quali fossero le concessioni che egli, Franco, aveva dichiarato esser disposto a fare, che nes-
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sun'altra trattativa era stata intavolata successivamente per altri canali e che perciò l'interruzione della trattativa era da addebitare esclusivamente ai baschi. Sebbene Franco avesse infiorato il discorso con alcune inesattezze ~ui fatti, che non erano sfuggite a Bastico, restava il fatto che Franco si era dichiarato disposto ad accettare un'intervento italiano nella trattativa, che sarebbe apparso ai baschi come una forma di garanzia. Bastico riferì subito particolareggiatamente il contenuto del suo colloquio a Ciano (doc. n. 134) e il 27 aprile trasmise altresì il testo delle proposte avanzate da Franco ai baschi (doc. n. 135). Il 3 giugno un ufficiale dell'esercito basco prese contatto con 'l'ufficio «I» del comando del CTV per riprendere una qualche trattativa per la resa, dopo che si erano interrotte quelle con il console italiano in San Sebàstian u. Il comando del CTV chiese a Cavalletti, subito dopo la caduta di Bilbao, di mettere in contatto un proprio ufficiale con il canonico Onaindìa e questi assicurò il console e l'ufficiale che si sarebbe recato a conferire con Aguirre e con il capo delle milizie basche e che sarebbe stata presa in considerazione la possibilità che i battaglioni baschi fuggiti verso Santander, contro i quali il CTV avrebbe dovuto combattere, deponessero le armi (doc. n . 136). Il 26 giugno sbarcarono presso Algost,a altri 2 emissari baschi, incaricati dal governo basco (Euzkadi) di trattare il rientro della popolazione civile in Biscaglia, il rientro dei feriti e quello dei militari e dei componenti del governo (doc. n. 137/A e B), Bastico dispose di continuare la trattativa, che oltre tutto rappresentava una preziosa fonte di notizie, e ne informò il governo di Roma, il cui ministro degli esteri aveva ricevuto nel frattempo due delegati, muniti di regolari credenziali del governo di Aguirre, che avevano assicurato la resa a condizione purché l'Italia invocasse da Franco un trattamento umano nei confronti della popolazione civile, considerasse propri prigionieri di guerra i militari arresisi e non inviasse questi in blocco a combattere contro Madrid, tranne quelli che lo richiedessero espressamente, che avrebbero potuto essere numerosi e che comunque avrebbero dovuto essere posti sotto comando italiano. Il 6 luglio Mussolini, con un messaggio diretto a Bastico perché ne leggesse il testo a Franco, perorò molto caldamente la trattativa di resa e Ciano postillò il messaggio raccomandando ad Anfuso allora in Spagna d'insistere anche lui perché Franco accettasse il punto di vista italiano (doc. n. 138). Il generalissimo spagnolo aderì alla richiesta del capo del governo italiano, ma mise in dub-
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bio il reale intendimento e la stessa possibilità del governo basco di firm.are la resa, ritenendo difficile che le forze basche «obbediscano agli ordini di Aguirre e che i rossi gli permettano di darne» (Doc. n. 139). Il 7 luglio l'inizio dell'offensiva repubblicana nel settore di Brunete alimentò nei baschi la speranza di un rovesciamento della situazione bellica e raffreddò il loro interesse alla negoziazione, tanto che i due delegati baschi tornarono il giorno 9 da Ciano perché l'offensiva contro Santander venisse ritardata, in quanto diversamente, se la resa fosse avvenuta mentre l'offensiva fosse in corso, si sarebbero prodotti disordini in Santandcr e probabilmente le stesse truppe basche «si ostinerebbero in un'accanita resistenza». Frattanto Ciano, che attribuiva «massima importanza alla resa basca nelle nostre mani », aveva invitato ripetutamente Bastico a fare in modo di condurre la trattativa «con la massima celerità» (Doc. n. 140). 1112 luglio Gelich riferì a Bastico che Franco gli aveva detto che la questione della resa dei battagiioni baschi - che erano soltanto 16 e non 40 - aveva per lui poca importanza (Doc. n. 141 ). in quanto il governo di Aguirre già non esisteva più ed era quasi prigioniero dei santanderini che non gli avrebbero consentito, se lo avessero saputo, d'intavolare trattative e, se lo venissero a sapere, avrebbero messo al muro lo stesso Aguirre. Di queste difficoltà Bastico informò Roma (Doc. n. 142). Il 15 luglio Bastico ebbe un nuovo colloquio con Franco e ne riferì a Roma (Doc. n. 143) mettendo in evidenza il suo pensiero e quello di Roatta, cui Bastico aveva dato mandato di sovrintendere alla trattativa 12, circa la volontà temporeggiatrice di Aguirrc, che non rispondeva alle precise domande rivoltegli, determinata dalle ottimistiche previsioni dell'offensiva repubblicana nella zona di Madrid, non ancora a lui nota nella realtà, dalla sospensione dell'offensiva nazionale contro Santan<ler e dalle pratiche difficoltà interne che Aguirre incontrava per la realizzazione della resa. Esiste presso l'ufficio storico dello SME un'ampia documentazione della lunga e tormentata vicenda della trattativa per la resa dell'esercito basco 13, delle numerose note scambiate tra le due parti e della corrispondenza intercorsa al riguardo tra i generali Bastico e Roatta. Da essa si deduce che la parte militare italiana fece tutto il possibile, prima e durante l'offensiva contro Santander, per concretare le modalità tecniche della resa delle unità militari basche nelle condizioni agevolate chieste dai baschi stessi e che, malgrado l'accettazione dei delegati baschi, im-
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pegnatisi tra le ore 13 e le ore 19 del 22 agosto a porre in esecuzione l'accordo, alle ore 24 del 24 agosto, ossia allo scadere del termine stabilito dalle due parti entro il quale avrebbe dovuto essere ultimata la resa, non si era arreso neppure un soldato basco (Doc. n. 144). Nel pomeriggio del giorno 25 due ufficiali dello stato maggiore basco, dicendosi incaricati di trattare la resa, vennero ricevuti presso il comando del CTV che alle loro richiesle rispose che ai baschi non restava che arrendersi a discrezione, rimettendosi alla generosità del vincitore, essendo ormai trascorso il limite di tempo previslo per ottenere guarantigie speciali i4_ Il 26 agosto alle 7,35, dal comandante della «Littorio» e da alcuni ufficiali del comando della divisione vennero accompagnati al comando del CTV tre emissari baschi che dichiararono di essere inviati dal «Consiglio dei commissari politici e degli ufficiali marxisti» di Santander per trattare la resa della città, ai quali fu comunicato di non dover fare altro che arrendersi a discrezione, in 4uanlu il comando deì CTV non puleva off r·ir·e loro la garanzia richiesta circa la vita dei loro soldati non avendone la facoltà e poteva solo interporre i suoi buoni uffici presso Franco per ottenere che ai soldati di Santander fosse riservato un trattamento generoso. La città era ormai stretta in un cerchio di forze, per cui non restava ai santandcrini che arrendersi senza condizioni di sorta 1s. La stessa risposta era già stata data il giorno 25 al capo di stato maggiore dell 'esercito basco, negandogli la proroga di 24 ore, da lui richiestà, per dare esecuzione alla resa 16. Lo stesso giorno Bastico aveva comunicato a Roatta (Doc. n. 145) che la resa dei baschi andava ormai intesa a discrezione, perché i termini di quella concordata erano scaduti e l'avanzata del CTV era divenuta travolgente e precluditrice per i baschi di ogni via di scampo. Il trattamento che sarebbe stato riservato ai prigionieri non avrebbe perciò dovuto essere ascritto agli accordi che i baschi non avevano r esi esecutivi, ma esclusivamente alla generosità italiana. Indipendentemente da queste trallative fra i maggiori comandi, nei termini di una resa a discrezione era stato firmato, il 24 agosto, il cosiddetto «patto di Santona » dal tcn. col. Amilcare Farina, capo di stato maggiore della brigata «Frecce nere», e dal magg. Bartolomé Barba, dell'esercito nazionale, da una parte e dai rappresentanti dell'esercito basco dall'altra, patto, che al paragrafo 7, specificava: « s'intendeva che la resa è senza condizioni, secondo le disposizioni deLtate da S.E. il generalissimo, ri-
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spettandosi la vita di tutti, eccetto di coloro che abbiano commesso crimini» (doc. n. 146). Il 27 agosto 11 battaglioni baschi si arresero alla «Frecce nere», mentre alcune delle autorità basche cittadine e alcuni cittadini (circa un migliaio), in qualche modo «compromessi» con la causa dei repubblicani, s'imbarcarono su navi inglesi che non poterono lasciare il porto, impeditene dalle navi nazionali che ne bloccavano l'uscita. Vista l'inevitabilità della cattura, i fuggiaschi sbarcarono e scelsero di consegnarsi agli italiani. Nella stessa giornata Franco aveva intimato alla «Frecce nere» di costringere gli imbarcati a tornare sulla terraferma e di perquisire la nave, ma la brigata mista si era rifiutata di eseguire l'intimazione e il gen. Piazzoni, comandante della brigata, il giorno 28, rispose per le rime al maggiore Bartolomé Barba che aveva espresso considerazioni poco rispettose e disciplinate per la mancata esecuzione dell'intimazione (doc. n. 147). Il 27 agosto Bastico informò Roma sulla situazione e rappresentò che Franco opponeva difficoltà all'appìicazione di un trattamento di favore ai baschi perché si erano arresi a battaglia conclusa (doc. n. 148). Il 31 agosto Franco ripeté al comando del CTV in termini ultimativi, l'intimazione della consegna di tutti i prigionieri baschi nelle mani degli italiani alle autorità spagnole. Il 2 settembre Bastico riferì a Roma quanto assicurato dal quartier generale di Franco circa il trattamento di clemenza che sarebbe stato riservato ai baschi e circa l'assicurazione che nessuno, tranne i criminali, sarebbe stato condannato a morte, mentre il comando del CTV sarebbe stato ulteriormente consultato sull'intera questione, e comunicò di aver disposto la consegna dei prigioneri alle autorit8. spagnole (doc . n . 149). Tra l'altro Bastico aveva preteso e ottenuto, prima di dare inizio alJa consegna, che un ufficiale italiano dei carabinieri, il magg. Ugo Luca, facesse parte della commissione che avrebbe dovuto vagliare e classificare i baschi arresisi agli italiani, salvaguardando la vita di coloro che non risultassero responsabili di crimini. Il 6 settembre Roatta rappresentò a Bastico le possibili ripercussioni negative, per l'Italia e per eventuali future trattative di resa di altre unità repubblicane, della consegna dei baschi ai nazionali (doc. n. 150/A-B) e Bastico trasmise copia della comunicazione all'ambasciatore Viola, disponendo altresì che Roatta s'incontrasse con Franco per esporgli il punto di vista italiano e le preoccupazioni italiane sulla questione. Roatta incontrò Franco 1'8 settembre e riferì a Bastico l'esito del colloquio (doc. n. 151) e questi ne mise al correo-
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te Ciano (doc_ n. 152), facendo presente che la questione dei baschi poteva considerarsi chiusa al livello militare e che eventuali altri interventi presso le autorità nazionali spagnole sarebbero spettati all'ambasciatore Viola, che egli il 7 settembre aveva messo al corrente di come erano andate le cose. Il 20 settembre Viola, dopo un colloquio con Franco, assicurò Bastico che erano stati concordati criteri di «massima clemenza » (doc. n. 153) e, in realtà, i fucilati, su 655 condanne alla pena capitale, furono in tutto 142 11. Come previsto da Roatta, la stampa francese e inglese (Doc. n. 154) sollevò un grosso polverone sulla mancanza della parola data da parte italiana e anni dopo il Thomas giunse a definire «vergognosa» la condotta italiana 18. È fuori questione, come risulta dalla cronistoria dei fatti e dalla documentazione che ne testimonia lo svolgimento, cmne non vi sia stato nessun venire meno alla parola data da parte dei comandi militari italiani: i baschi avevano chiesto e ottenuto condizioni di favore quam..lu l'offensiva contro Santander non era ancora iniziata e non era neppure imminente; non solo non si erano arresi quando la resa avrebbe avuto grande valore per i nazionali, ma erano addirittura passati all'attacco nel settore di Va!maseda e avevano resistito a lungo durante l'offensiva del CTV su Santander; erano venuti a trattativa, per giunta su più canali, quando erano già stati tagliati fuori da ogni via di scampo, ricercando solo in questo momento l'esecuzione delle condizioni favorevoli loro promesse molto prima e che, con il loro comportamento, avevano fino all'ultimo di fatto virtualmente rifiutato. Niente di vergognoso perciò sul piano del diritto, ma anzi condotta pienamente conforme alle leggi e tradizi0ni belliche. Sotto il profilo etico e politico sarebbe stato più conveniente e remunerativo, per i motivi ampiamente illustrati da Roatta a Franco, che questi avesse confermato ai baschi le più importanti delle concessioni già fatte loro durante le trattative c non più valide per la mancata loro esecuzione da parte dei baschi, in quanto i baschi in pratica si erano concentrati verso est in vista della resa, avevano dimostrato fiducia nella resa stessa, la massa non era stata responsabile dei ritardi, i «compromessi» già imbarcati su piroscafi inglesi ne erano sbarcati su consiglio degli italiani e si erano arresi a questi insieme agli altri «compromessi» rimasti a terra in Santona. Roatta ebbe assicurazione da Franco che: solo i rei di delitti comuni sarebbero stati giudicati secondo i procedimenti ordinari; la truppa sarebbe stata suddivi-
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sa in 3 categorie, di cui la prima, comprendente individui non soggetti a obblighi militari, sarebbe stata posta in libertà; la seconda, composta di individui soggetti a obblighi, sarebbe stata incorporata nell'esercito nazionale limitatamente ai volontari o organizzata in battaglioni lavoratori; la terza, individui pericolosi, sarebbe stata trattenuta in campi di concentramento e in seguito, almeno in parte, trattata come la prima e la seconda categoria; gli ufficiali compromessi avrebbero avuta salva la vita e sarebbero stati scambiati con prigionieri nazionali o legionari nelle mani dei repubblicani. Franco dichiarò, inoltre, di non avere nulla in contrario a una dichiarazione pubblica da cui apparisse chiaramente che tale trattamento di favore riservato ai baschi veniva concesso in seguito a esplicita richiesta italiana. Gli interventi di Bastico e di Roatta presso Franco e l'ambasciatore Viola, che chiamarono in loro sostegno, ebbero risposte rassicuratricì. Non ci sembra che si possano muovere ai due generali e ai comandi italiani addebiti di sorta; essi non si limitarono a operare nel quadro delle norme giuridiche, ma andarono oltre, tentando di ottenere da Franco per i baschi la maggiore generosità e clemenza possibili e io buona misura vi riuscirono. D'altra parte, il diritto delle decisioni in materia era tutto di Franco e questi intese esercitarlo nei limiti derivanti dal fatto che i baschi si erano arresi senza condizioni essendo loro stata negata il giorno 25 ogni altra proroga all'esecuzione del pattuito. Franco era un uomo affatto generoso e clemente; ciò che concesse e che successivamente non sempre mantenne lo si dové alle pressioni degli italiani e dello stesso Mussolini , il quale, a sua volta , non agì tanto per ragioni umanitarie, quanto per considerazioni di opportunità politica: abbreviare la guerra, evitare precedenti che scongliassero per il futuro altre rese. Quanto ai rapporti tra Bastico e Franco e tra comandi nazionali spagnoli e italiani non v'è dubbio che la questione dei baschi e la sua conclusione - che solo in parte andò incontro alJe richieste di Bastico favorevole, malgrado tutto, alla concessione di tutte le agevolazioni a suo tempo concordate, pur consapevole che i baschi non ne avevano alcun diritto - ne acuirono notevolmente la latente asprezza ed esacerbarono ulteriormente l'animo di Bastico, già irrequieto per le incomprensioni e i comportamenti concreti di Franco e degli alti comandi nazionali che dicevano una cosa, mentre ne facevano una inversa_
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3. Proprio nei primi giorni di settembre alla questione basca si sommò quella preesistente, a suo tempo bruscamente e superficialmente messa agli atti da Mussolini, della dipendenza delle trnppe miste. Le brigate miste «Frecce azzurre» e «Frecce nere» erano state trasferite, come già annotato, sulla fronte dell' Aragona, dove erano stati avviati anche 3 gruppi di artiglieria ai quali avrebbero fatto seguito altri. Il 7 settembre Bastico precisò a Roatta e a Manca che le loro rispettive unità conservavano la dipendenza dal comando del CTV e che, pertanto, la eventuale decisione d'impiego sulla fronte aragonese da parte delle autorità nazionali doveva avvenire per il suo tramite ed essere da lui sanzionata, fermo restando che l'impiego avrebbe dovuto essere «a massa et per scopi determinati et precisi» 19, L'S settembre Roatta si recò da Franco per trattare la questione dei b aschi e quella delìa dipendenza deììa «Frecce». À proposito di quest'ultima, Roatta riferì a Bastico l'irremovibilità di Franco a considerare, malgrado il diverso avviso dei comandanti italiani, le truppe miste alle proprie dipendenze dirette, lasciando così «completamente pendente » la questione stessa. Franco aveva chiarito il perché aveva trasferito una delle 2 brigate miste nel settore di Zuera in sostituzione delle truppe nazionali avviate nel settore di Huesca. Il cambio era stato determinato dalla sua volontà di non scindere la divisione «Frecce». Il comandante della brigata trasferita nel settore di Zuera avrebbe avuto alle proprie dipendenze non solo la sua grande unità, ma anche tutti i reparti nazionali compresi nel suo settore, del quale avrebbe assunto il comando e la responsabilità diretti. L'altra brigata sarebbe rimasta a riposo nella dislocazione già assunta sulla fronte aragonese. Roatta aveva preso l'impegno di riferire subito gli ordini di Franco a Bastico e, aggiunse, per quest'ultimo, che gli sembrava al quanto difficile, dopo le spiegazioni ricevute da Franco, di non aderire alla richiesta (doc. n. 155). Bastico aderì e il 10 settembre la ra brigata «Frecce azzurre» entrò in linea sulla fronte dell'Aragona, fra S. Mateo-Zuera-VilJanueva de Gallego-Pena Florcon, dopo aver messo al corrente Ciano del riaccendersi della disputa circa la dipendenza delle unità miste, resa incandescente dalla lettera che il quartier generale del comando nazionale aveva indirizzato a Roatta il giorno 7, nella quale Franco aveva rivendicato a sé in termini duri la dipen-
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denza delle «Frecce», e dalla «nota» che lo stesso quartier generale indirizzò al comando del CTV il giorno 9 (doc. n. 156). Il giorno 13, poiché il quartier generale di Franco aveva fatto direttamente alcune osservazioni al comando della «Frecce» circa alcuni provvedimenti ordinativi attuati nella divisione stessa su ordine del comando del CTV, Bastico colse l'occasione per indirizzare a Franco un «promemoria » nel quale, dopo aver r iassunto la cronistoria delle brigate miste dalla loro costituzione in poi, concludeva dicendo che la «Frecce» era sostanzialmente una unità legionaria, al pari di tutte le altre unità legionarie era da intendersi alle dipendenze di Franco, e poteva essere posta per l'impiego sotto il comando e il controllo operativo di un alto comando nazionale spagnolo, ma che in tale caso il comando del CTV aveva il dovere di seguirne l'impiego ed eventualmente d'intervenire. La «Frecce» poi, in caso d'impiego riunito del CTV, doveva concor rere alle operazioni nell'ambito del CTV stesso di cui e ra parte integrante, essendo anch'essa unità legionaria rappresentativa dell'Italia 20. Il 15 settembre il comando del CTV consigliò il comando della «Frecce» affinché mantenesse, per quanto fosse possibile, ai propri reparti le caratteristiche formali delle unità nazionali, in quanto alcune disposizioni di carattere interno emanate dal comando della divisione erano state male accolte dai comandi spagnoli e dallo stesso quartier generale di Franco 21 • Il 16 settembre Bastico visitò la fronte dell'Aragona, dove era prevedibile in quel momento avrebbe potuto essere chiamato a operare il CTV, e ispezionò nei particolari il settore della «Frecce» 22 • Il 13 settembre il quartier generale di Franco aveva chiesto il parere del comando del CTV circa la possibilità di trasformare le brigate miste «Frecce azzurre» e «Frecce nere» in divisioni a sé stanti 23 e la richiesta, giunta proprio durante la ripresa della disputa sulle dipendenze, era sembrata di senso piuttosto oscuro, quasi ad affermare che anche nel campo ordinativo l'autorità competente a decidere nei riguardi delle unità miste fosse il quartier generale spagnolo. Il. comando del CTV, il 16 settembre, espresse parere decisamente contrario alla trasformazione per le difficoltà che si sarebbero incontrate nel dotare le 2 divisioni di stati maggiori, di artiglieria, di unità de] genio e dei servizi, nonché dei mezzi di collegamento 24 . Va rilevato ancora una volta che, dalla metà di aprile alla fine del mese di settembre, i rapporti tra Bastico e Franco si erano mantenuti costantemente su di una linea di estrema corre ttezza
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formale, anzi di ostentata cordialità da parte del generalissimo che, del resto, era ben consapevole dell'assoluta necessfrà dell'aiuto i~aliano sia in materiali e mezzi che dello stesso CTV, in particolare delle artiglierie e dell'aviazione. D'altra parte Bastico, sia per la battaglia di Estremadura che per quella di Biscaglia, non aveva mosso obiezioni di fondo all'impiego delle brigate miste agli ordini rispettivamente del comandante dell'esercito del sud e di quello del nord. Successivamente, appena delineatasi la minaccia repubblicana sulla fronte madrilena nel settore di Brunete, era stato prontissimo a offrire la cooperazione delle forze terrestri italiane - alle quali Franco aveva rinunziato contando di potercela fare con le sole sue forze - e a mettere a disposizione di Franco l'intera aviazione legionaria, che aveva in misura rilevante concorso al successo difensivo su quella fronte. Non meno sollecito era stato il 25 agosto 2s a far partire per la fronte dell'Aragona 2 gruppi dell'artiglieria del CTV e 1 gruppo dclì'artigìieria àivisionale della «Frecce» (il III da 75/27) e il 28 agosto 26 a consentire, su richiesta del quartier generale spagnolo, che anche il resto dell'artiglieria del CTV e l'intera divisione «Frecce» si trasferissero sulla fronte di Saragozza, mettendo di nuovo a disposizione del comando spagnolo l'intera aviazione legionaria. Il quartier generale spagnolo aveva espresso la sua soddisfazione per la concessione deJla «Frecce» e dell'artiglieria di corpo d'armata 27 • Il 17 settembre Bastico pose a disposizione della «Frecce» il IX gruppo da 100 nella zona di Zuera 28; il 20 ordinò che 2 compagnie carri raggiungessero la «Frecce» e passassero a disposizione della divisione dall'indomani 29; il 21 dispose che tutto il raggruppamento di artiglieria del CTV si spostasse da Tudela e prendesse posizione nel settore della «Frecce» in appoggio all'azione che questa era sul procinto di sferrare 30; il 29 autorizzò Roatta ad assumere il comando del sellare difensivo in corrispondenza della rotabile per Huesca e il fiume Ebro, come da richiesta del V corpo d'esercito, con alle dipendenze anche una brigata nazionale 31_ Di proposito abbiamo voluto elencare di seguito tutti gli interventi di Bastico, su richiesta del quartier generale spagnolo o d'iniziativa, in sostegno delle truppe nazionali proprio a conferma che, da parte di Bastico, vi fu constantemente uno spirito di collaborazione e di cooperazione con i comandi nazionali e con le grandi unità spagnole che mai venne intaccato minimamente, neppure durante i periodi di più acuta tensione dei rapportì. Ba-
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stico non pose mai alla base delle varie controversie con Franco questioni di prestigio personale o di ripicca, ma sempre ed escJusivamente la salvaguardia di un impiego razionale e remunerativo, sia delle unità esclusivamente italiane, sia di quelle miste, i cui gangli vitali - stati maggiori, comandanti elevati, artiglierie, genio, servizi - erano costituiti preva]entemente da italiani ed italiani erano tutti i materiali ed il sostegno logistico. Egli sentiva il dovere di impiegarne remunerativamente le risorse e le energie fisiche e morali, consapevole che se avesse lasciato le unità miste a completa disposizione dei comandi spagnoli, rinunziando a ogni controllo diretto, le unità stesse avrebbero corso vari rischi, tra i quali anche quello di sfigurare e di screditarsi in operazioni per le quali erano meno portate. Di tali rischi e pericoli reali Mussolini e Ciano avrebbero dovuto avere piena consapevolezza, perché Bastico li aveva chiaramente illustrati nelle sue relazioni e nelle sue corrispondenze con l'ufficio «S» del ministero degli esteri, ma entrambi rua11ifeslaruuu più fastidio che preoccupazione nei riguardi della faccenda, che Mussolini riteneva di aver risolto qualche settimana prima con il già ricordato messaggio con il quale, in pratica, aveva da una parte mortificato Bastico, dall'altra voluto assecondare la volontà di Franco, al quale richiedeva soprattutto di far presto a vincere la guerra.
4. Abbiamo già posto più volte in rilievo come le divergenze e i contrasti che ne andavano emergendo tra i governi e gli al ti comandi italiani e quelli spagnoli fossero di carattere politico, strategico, economico e tecnico-militare e come l'inasprirsi o il lenirsi delle tensioni tra le parti dipendesse anche, almeno in una certa misura, dalle qualità, doti, caratteri e comportamenti degli interlocutori. La questione dei rapporti tra Bastico e Franco merita un approfondimento non tanto per il suo significato nei riguardi delle persone, ma in quanto essa illumina la complessità delle relazioni fra i comandi italiani e quelli spagnoli e le difficoltà che i primi dovettero superare operando nel quadro di una guerra civile in altro Paese. Da porre in rilievo come i rapporti a minore livello tra truppa e popolazioni furono sempre improntati alla massima cordialità. Invece, nella estate del 1937, subito
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dopo Santander, le divergenze tra il comando di Franco e quello del CTV si fecero particolarmente acute per il riproporsi del1a questione della dipendenza de1le unità miste e per il sorgere di quella della resa dei baschi, alle quali si sommò la disputa per la ripartizione del bottino di guerra, reclamato per intero da Franco, nonostante che la gran parte di quello catturato nella battaglia di Santander fosse stata opera degli italiani 32. Franco e Bastico erano due personalità diverse, ma entrambe di spicco e decise a far valere le loro prerogative, non riferite a interessi personali, ma a quelli che ciascuno riteneva dovere della sua carica difendere. A rendere i rapporti tra i due ancora più spinosi erano alcuni ufficiali del quartier generale di Franco e di quello dell'esercito del nord, animati da scarso spirito di collaborazione con i colleghi dei comandi italiani e, piuttosto, da orgoglio e suscettibilità. Bastico, da parte sua, non era uomo da lasciarsi confondere dalla stima, considerazione e rispetto che gli venivano t ributati, sul piano ufficiale, in tutte le occa sioni; egli badava al sodo, attento soprattutto che non si verificassero travalicamenti da parte spagnola del mandato affidatogli da Roma circa l'impiego di tutte le forze legionarie, comprese quelle miste, in un contesto unitario e in operazioni di carattere «decisivo ». Il 30 settembre Bastico partì per una breve licenza per Roma e non fece più ritorno in Spagna, dove venne sostituito nel comando del CTV dal gen. Mario Berti in data 10 ottobre, questi appena rientrato da Roma dove si era recato il 3 settembre congiuntamente con il capo di stato maggiore del comando del CTV, col. Gastone Gambara 33_ Circa i motivi del mancato rientro in Spagna del gen. Bastico e della sua sostituzione nel comando del CTV, se per iniziativa del governo italiano o su richiesta di Franco, si sono fatte affermazioni contraddittorie. Nel volume «Mis Conversaciones privadas con Franco», il ten. gen. Francisco Franco Salgado Araujo 34 riferisce che, a una sua esplicita domanda rivolta a Franco per sapere se fosse stato lui a chiedere la sostituzione di Bastico, il generalissimo rispose in maniera assolutamente negativa. Sono state altresì numerose le affermazioni che sostengono il contrario, tra le quali particolarmente importante quella di una lettera di Mussolini al re, riportata nel libro «Corrispondenza inedita di Mussolini » di Duilio Susmel 35, La verità è che la sostituzione fu chiesta da Franco, come riferisce il Coverdale 36bis e come risulta dalla documentazione
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presso il nostro Ministero degli Affari Esteri; fu da lui voluta per liberarsi di un interlocutore fermamente deciso nel salvaguardare le condizioni d'impiego delle unità italiane e di quelle miste. Risulta, infatti, che - in data 19 settembre 1937 - e dietro richiesta di Franco, il maggiore José Diaz de Villegas, addetto militare presso l'ambasciata della Spagna meridionale in Roma, si presentò al nostro ambasciatore a Salamanca, Guido Viola di Campalto, prospettandogli la necessità che fossero sostituiti erichiamati in Italia sia il generale Bastico che il generale Roatta. Egli presentava poi un promemoria con le motivazioni addotte a tale fine (doc. n. 158/A con relativo annesso): promemoria dal quale risultano tutti i motivi di contrasto già esposti e che non meritano ulteriore discussione. Il nostro ambasciatore espresse l'avviso che tale richiesta non potesse essere formalmente inoltrata da lui e che, invece, dovesse essere presentata a Roma dall'ambasciatore spagnolo. Con lettera riservata, egli riferiva a Ciano del p a sso compiuto dal maggiore Villegas. Senza dubbio, in relazione a quanto rappresentato dal nostro ambasciatore, il generale Franco scrisse in data 21 settembre a quello spagnolo in Roma, Pedro Garcia Conde, una le ttera (doc. n. 158/B) perché questi presentasse la richiesta di rimpatrio, limitata peraltro al solo generale Bastico, prospettando anche che fosse suggerita la sua sostituzione con il generale Berti. La lettera era recata a Roma dal maggiore Villegas ed era accompagnata da un promemoria (annesso al doc. n. 158/B) compilato senza dubbio da personale deltalto comando spagnolo, che indicava le già note motivazioni della richiesta. A quelle già esposte si aggiungeva l'affermazione che la mancata partecipazione del CTV alle operazioni sulla fronte Nord avesse ritardato di due mesi la conquista di Bilbao: affermazione del tutto arbitraria e non corrispondente al vero. Posto che le condizioni del complesso del CTV, di cui una parte (div. «Littorio») fu ripiegata dalla zona di Siguenza solo nel maggio, erano ben note al comando spagnolo, e non avrebbero consentito un suo impiego prima del 20 maggio, per questa data ne era stato offerto l'impiego da parte del generale Bastico, che la offensiva su Bilbao fu posticipata anche in seguito alla morte del generale Mola il 3 giugno, non si vede come si possa sostenere tale tesi. È vero, peraltro, che il CTV non partecipò come tale alle operazioni offensive di quel momento, ma la mancata partecipazione va ascritta in primo luogo anche alla
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non accettazione, da parte spagnola, delle proposte di impiego presentate dal Bastico. D'altra parte, non era mancata la partecipazione di unità italiane disponibili («XXIII Marzo» e «Frecce nere»), di unità di artiglieria e dell'intera aviazione legionaria: partecipazione per la quale Franco, a suo tempo, aveva espresso un caldo ringraziamento (doc. n. 98). Nel secondo promemoria si faceva anche riferimento a presunti comportamenti privati poco confacenti del generale Bastico. Il comando del CTV pur essendo al corrente della cosa, anche se non nei precisi termini, non fece alcunché; peraltro il suo capo di stato maggiore, col. Gastone Gambara, scrisse al colonnello Nulli, rappresentante dell'esercito presso l'Ufficio Spagna del ministero degli esteri, per contestare il fondamento dei motivi di contrasto sostenuti dal comando spagnolo (doc. n. 158/C). Analoga contestazione fece l'ambasciatore Viola, in data 25 settembre, con un suo 1m:ssaggio (doc. n. 158/D). Indubbiamente, dalla presentazione della richiesta e dalle motivazioni esposte, seppure verbalmente, anche se egli ebbe a parlare di una «brutta lettera» (presumibilmente quella sottopostagli magari in visione dall'ambasciatore spagnolo), Mussolini risultò fortemente contrariato. Egli non avrebbe avuto ragione di procedere alla sostituzione: Bastico aveva sempre agito in conformità delle direttive ricevute, si era dimostrato attento e geloso custode del prestigio e della autonomia d'impiego del CTV, aveva riscattato ampiamente l'insuccesso di Guadalajara, obiettivo cui Mussolini aveva mirato fin dal mese di aprile. Dunque, o Franco mentì al ten. gen. Salgado Araujo, o questi non riferì con esattezza il suo colloquio con il generalissimo. I contrasti tra Bastico e Franco e il comandante dell'esercito del nord erano nati nell'atmosfera del dopo Guadalajara, quando i comandi nazionali spagnoli, che addirittura ostentavano sfiducia nei riguardi del CTV, avevano tentato d'impiegare le unità legionarie italiane in azioni secondarie a scopi diversivi, non unitariamente in compiti di primo piano. Franco e i comandi nazionali vollero successivamente addossare a Bastico la responsabilità della inazione delle unità italiane durante la primavera e del ritardo nella conquista della Biscaglia, mentre il tutto era dipeso esclusivamente da loro. Non si può d'altro canto non rilevare che Franco e i suoi fossero molto infastiditi e irritati del comportamento della stampa
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e della radio italiane che superesaltavano le gesta delle unità italiane fino a ferire l'orgoglio spagnolo. Ciò era accaduto sia per il concorso dato dalla brigata mista «Frecce nere» nella battaglia di Biscaglia, sia per l'apporto determinante e decisivo dell'intero CTV nella battaglia di Santander. Ma del clamore della stampa e della radio italiana Bastico e il comando del CTV non avevano nessuna colpa; anzi, al contrario, Bastico era energicamente intervenuto presso l'ufficio «S» del ministero degli affari esteri, il 18 agosto e il 25 settembre (doc. n. 157), per protestare contro le esagerazioni e addirittura i falsi e le invenzioni dei giornalisti italiani, la cui «inconsideratezza» provocava «danno at relazioni con autorità spagnole frustrando mia opent per dissipare mammari et attriti». Dopo Santander, comunque, lo scontro tra la personalità di Bastico e quella di Franco divenne più vivace e profondo tanto da indurre quest'ultimo a richiamare l'attenzione di Mussolini sulla opportunità della sostituzione di Bastico, necessaria - secondo lui - per ristabilire una buona armonia tra i comandi. Bastico stesso confermò, in tempo successivo, in un ricorso presentato al Consiglio di Stato contro l'epurazione decisa nei suoi riguardi il 9 aprile 1945 per «filofascismo», i contrasti con i comandi spagnoli, rivendicando il suo comportamento ampiamente dimostrato, in particolare nei riguardi del problema dei prigionieri baschi (doc. n. 158/E). Occorre ricordare che l'allontanamento dal comando del CTV, come appare dalla dichiarazione di Pariani allegata al ricorso, non incise negativamente sul successivo sviluppo della carriera del generale italiano, cui durante la seconda guerra mondiale verrà affidato il comando delle forze italiane e tedesche in Africa settentrionale - lo scacchiere più importante e decisivo per l'Italia - e non intaccherà minimamente il prestigio e la figura di Bastico, del quale il Consiglio di Stato accoglierà il ricorso contro il provvedimento epurativo, reintegrandolo nel servizio con il grado di maresciallo d'Italia. Bastico, ci sembra, accettò con sollievo la sostituzione, quasi una liberazione da un incarico che non aveva chiesto - vi era stato destinato dall'alto e che aveva dovuto svolgere in situazioni di gravi e continue difficoltà, tali che dopo un anno indurranno anche il più accomodante gen. Berti a sollecitare il proprio rimpatrio. Se Franco avesse chiesto in via formale la sostituzione di Bastico forse non l'avrebbe ottenuta e, comunque, un passo siffatto
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avrebbe potuto indisporre maggiormente Musso1ini, di cui Franco aveva ancora assoluto bisogno, non solo per ricevere ulteriori rifornimenti di armi, di mezzi e di aerei, ma anche per il concorso diretto nelle operazioni soprattutto delle artiglierie, dei carri e dell'aviazione italiani, mentre meno indispensabile si era fatta frattanto la presenza delle unità di fanteria del CTV, potendo ora l'esercito nazionale disporre di una propria riserva generale. Il CTV, infatti, non era più l'unica riserva dell'intero teatro operativo, ma solo uno dei corpi d'armata da manovrare, al cui impiego unitario, soprallutto per motivi di politica interna, i comandi nazionali spagnoli, a cominciare da quello di Franco, erano scarsamente inclini. Perché Mussolini accondiscese senza fiatare alla richiesta di Franco e ingoiò il rospo della «brutta lettera», nonostante la personale irritazione e la disistima che tutto sommato nutriva, secondo Ciano, per il generale spagnolo? Lo si può spiegare ove si tenga presente ia particoìare situazione dei momcn i.o, in ragione della quale Mussolini aveva soprattutto la preoccupazione di una sollecita fine della guerra. Ogni fattore - tale avrebbe potuto essere un nuovo attrito tra il governo di Roma e quello di Burgos che avesse allungato, anziché abbreviato, il corso della guerra era per Mussolini da evitare a tutti i costi, anche perché si rendeva conto che per gli altri, Germania compresa, non esisteva analogo interesse. Pur di accorciare i tempi egli era pervenuto, nel mese di agosto, nella decisione di scatenare la guerra di «pirateria» nel Mediterraneo correndo il rischio di un allargamento del conflitto. Egli oramai si sentiva direttamente legato al successo di Franco e lo avevano rafforza to in tale convincimento anche gli attacchi contro l'Italia fascista della gran parte della stampa di tutto il mondo dopo Guadalajara. Non aveva nulla contro Bastico e aveva esultato per la vittoria di Santander che aveva riscattato copiosamente l'insuccesso di Guadalajara, ma essendo la posta in giuoco - la fine della guerra - ben più elevata di ogni altra, ritenne di doversi piegare alla richiesta di Franco, pur nella consapevolezza della umiliazione che subiva. Bastico e Berti, quando Mussolini decise la sostituzione, erano entrambi in Roma e Mussolini ebbe modo di contattarli direttamente o di farli contattare, per cui probabilmente era al corrente della predisposizione di Bastico a lasciare il comando del CTV, per non dover avere più nulla a che fare con i comandi spagnoli, senza rammarico e rimpianto; egli dispose - anzi - che il generale Ra stico
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non dovesse più recarsi in Spagna per congedarsi da Franco, come era stato in un primo tempo disposto (doc. n. 158/F). Il dilemma che il 3 maggio Mussolini aveva illustrato al ministro degli affari esteri della Germania naziona-socialista Costantin von Neurath - «o una rapida avanzata o il ritiro delle truppe italiane» - era venuto meno. Ora si trattava solo di sostenere Franco sino alla vittoria finale, che occorreva assolutamente affrettare, qualunque ne fosse il prezzo, anche quello della completa sottomissione dell'impiego del CTV ai voleri di Franco e di nulla obiettare alla « brutta lettera».
5. La fronte dell'Aragona, attivata dai repubblicani con l'offensiva del 24 agosto, non [u la sola dove si svolsero operazioni importanti dalla fine dell'estate alla fine dell'autunno del 1937. Il 1 ° settembre, infatti, i nazionali, agli ordini del gen. Antonio Aranda Mata, sferrarono la campagna offensiva contro le Asturie e ne bloccarono contemporanemaente le coste (schizzo n . 20). La battaglia delle Asturie fu lenta e faticosa, resa tale soprattutto dai monti di Leòn che costituivano una barriera naturale protettiva del grosso centro abitato di Gijòn e offrivano ai repubblicani eccellenti posizioni di difesa. Anche lungo la direttrice costiera, dove operavano le forze del gen. José Solchaga Zala tendenti a Gijòn da est, l'avanzata dei nazionali, anche per motivi di sicurezza del fianco sinistro, procedé a rilento. Ancora alla metà di ottobre i repubblicani erano padroni di molte delle cime più alte dei monti di Leòn, ma il 15 ottobre le truppe di Aranda e quelle di Solchaga riuscirono a congiungersi sui monti di Infiesta. La lentezza del movimento offensivo era anche dipesa dalla insufficiente aviazione che l'aveva sostenuta, essendo l'aviazione legionaria e quella della legione «Condor» molto impegnate sulla fronte dell'Aragona, e dal maltempo che in molte giornate aveva impedito lo sviluppo di ogni attività operativa terrestre e aerea. Il 17 ottobre il nuovo comandante del CTV, gen. Berti, si recò in Burgos per offrire a Franco il concorso di truppe legionarie sulla fronte delle Asturie e Franco accettò l'offerta 36, i cui termini - 1 divisione, il raggruppamento specializzati, aliquote di artiglieria e dell'aviazione legionaria - vennero concretati il 18 ot-
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tobre tra Berti e il comandante dell'esercito del nord 37 . Lo stesso giorno il comando del CTV comunicò al comando di Franco 38 e al ministero degli esteri italiano 39 le intese intercorse con Aranda per la partecipazione italiana e, a conferma degli ordini verbali impartiti il giorno avanti, diramò le disposizioni per il «trasferimento di reparti del CTV nella zona di Salas nelle Asturie» 40 . Il giorno 20 ottobre i movimenti erano a buon punto; ma il giorno 21 si verificò il crollo della fronte repubblicana delle Asturie e il comando del CTV ordinò il rientro alle proprie sedi delle unità già trasferitesi 41, che ii 22 ottobre eseguirono ii dietro-front 42_ Le forze repubblicane delle Asturie, che fino al 15 ottobre si erano difese con tenacia, abilità e coraggio, si persero d'animo dopo il congiungimento delle forze di Aranda e di Solchaga e si sbandarono, ma molte si sottrassero all'accerchiamento. Da quel momento l'avanzata dei nazionali incontrò resistenze deboli e divenne più rapida anche a ragione del sostegno della «Condor » che, staccatasi in buona parte, alla fronte dell'Aragona, collaudò la tattica del «bombardamento a tappeto }> volando a bassa quota lungo le valli in formazione compatta, assalendo le forze terrestri nemiche da tergo e sganciando su di esse contemporaneamente tutte le bombe del carico. La sera del 21 ottobre le truppe di Aranda e di Solchaga, favorite da una precedente insurrezione di forze filonazionali, che avevano chiesto la resa immediata e incondizionata della città ai nazionali, occupati gli edifici pubblici, fatto arrendere 22 battaglioni repubblicani e costretto alla fuga via mare i capi repubblicani, con alla testa Belarmino Tomàs, entrarono in Gijòn. La fronte repubblicana delle Asturie crollò, ma la resistenza sotto forma di guerriglia, condotta da circa 20.000 uomini rifugiatisi sulle montagne, continuò fino al successivo mese di marzo, impegnando per la repressione corisis tenti forze nazionali. La fine della guerra del nord assicurò ai nazionali il possesso delle industrie di Bilbao e di Santander e dei giacimenti carboniferi delle Asturie, il controllo della intera costa settentrionale della Spagna, l'acquisizione di 18.600 chilometri quadrati di territorio e di circa 1.500.000 abitanti. Sul piano strategico ciò si tradusse per i nazionali nella possibilità di trasferire nel Mediterraneo tutta la loro flotta da guerra e sulle altre fronti circa 60.000 uomini con le loro armi e mezzi. La grande vittoria dei nazionali, oltre che infliggere un grave colpo al prestigio del governo di Valencia e alle forze militari della repubblica, sottrasse a
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costoro ogni possibilità di rifornimenti esterni dalle coste settentrionali della penisola iberica e indusse il governo inglese, toccato nei suoi interessi economici, a un più benevolo atteggiamento nei riguardi dal governo di Burgos e di quelli di questo alleati, in particolare di quello italiano. Non si può non rilevare «en passant» che alla sconfitta dei repubblicani concorsero in una certa misura la sottovalutazione della campagna del nord da parte del governo centrale repubblicano, restio a portare aiuto alla Biscaglia e alle Asturie proprio per le loro tendenze automonomistiche, e il fatto che la campagna stessa non ebbe, da parte dei baschi, dei santanderini e degli asturiani, una guida d'impostazione e di condotta strategica unitaria, ma venne articolata per provincia, ciascuna uno Stato pressoché indipendente, governato secondo propri interessi e diviso anche internamente. Sulle altre fronti, dalla fine dell'estate 1937 all'inizio dell'inverno 1937-38, non vennero sviluppate, né dai nazionali né dai repubblicani, operazioni di rilievo della portata di quelle che vennero condotte sulle fronti delle Asturie - specie nel settore di Leòn - e dell'Aragona, ma l'attività operativa venne contenuta nei limiti propri della guerra di posizione e di logoramento, anche se in alcuni settori - C6rdoba, Estremadura, Madrid, Soria, Jaca, ecc. - vivacizzata da iniziative locali impegnative, dirette prevalentemente a rettificare le linee.
6. Il periodo del quale stiamo trattando segnò per il grosso del CTV - eccezione fatta per la divisione «Frecce», gran parte delle artiglierie di corpo d'armata, l'aviazione legionaria - una lunga pausa operativa, utilizzata per la rimessa in efficienza la riorganizzazione e il miglioramento delle condizioni addestrative, disciplinari, morali e amministrative del CTV che, anche nella battaglia di Santander, ancorché assai più progredite rispetto alla battaglia di Guadalajara, avevano accusato insufficienze, lacune, debolezze e taluni episodi di comportamento deplorevole, in particolare, questi ultimi, durante e dopo l'occupazione di Santander per il verificarsi di furti e di saccheggi, da pare di qualche militare italiano, dei beni di proprietà privata di alcuni cittadini spagnoli che erano fuggiti dalla città, abbandonando le case.
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Dopo la battaglia di Santander: il comando del CTV da Medina de Pomar e da Ontaneda (comando tattico) rientrò in Vitoria, da dove cominciò a funzionare il 28 agosto; la «Littorio», per via ordinaria fino a Reinosa e successivamente per ferrovia, si dislocò nella zona di Logrofio; la «Fiamme Nere» si schierò provvisoriamente nella zona di Santander costituendo un fianco difensivo verso est e successivamente, gradualmente sostituita da truppe nazionali, si trasferì nella zona di Miranda; la «XXIII marzo» si raccolse inizialmente nella zona Villarcayo-Medina de Pomar e successivamente in quella di Haro; il «reparto speciaiizzati» si portò per via ordinaria nella zona di Vitoria; l'artiglieria di corpo d'armata in quella di Briviesca e il genio in quella di Vitoria; l'autogruppo di manovra, una volta attuati i movimenti della «Littorio» e della «Fiamme Nere», si dislocò, tornando alle dipendenze dell'Intendenza, nella zona di Quintana de Puente. La «Frecce» e l'intero raggruppamento di artiglieria, su richiesta di Franco, si trasferirono sulla fronte di Saragozza e così anche l'intera aviazione legionaria, per la quale il comando del CTV sollecitò da Roma l'invio dei velivoli e dei piloti già richiesti 43,
a) Addestramento Nelle nuove zone di dislocazione venne subito ripresa l'attività addestrativa diretta a colmare le lacune manifestatesi nella recente battaglia. Per conferirle un indirizzo quanto più possibile pratico e realistico, il comando del CTV prescrisse d'ispirarla sui riscontri dei combattimenti sostenuti e sulle osservazioni fatte nella recente battaglia circa l'impiego e il rendimento dei reparti e delle armi, del quale chiese una relazione (doc. n. 159). In tale contesto, senza attendere le relazioni delle unità, Bastico, che aveva constatato il persistere dell'orientamento agli attacchi frontali anche quando sarebbe stato possibile e conveniente il ricorso alla manovra, dispose l'esecuzione di esercitazioni tendenti appunto a diffondere il concetto della manovra, sul quale egli aveva molto insistito prima e durante la battaglia di Santander 44. Altri argomenti sui quali il comando del CTV prescrisse un'intensificazione dell'attività addestrativa furono quelli della cooperazione aeroterrestre e della difesa contro gli attacchi aerei nemici «raso terra» 45, sulla quale venne ulteriormente richiamata l'attenzione il 31 ottobre, e successivamente ancora il 18 novembre 46.
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Il diario storico del comando del CTV registra nei giorni 15 e 16 ottobre 2 esercitazioni a partiti contrapposti, una della «XXIII marzo » e una della «Fiamme Nere», alle quali aveva assistito il gen. Berti che ne aveva messo in evidenza gli ammaestramenti da trarne 47 • A esercitazioni di tale tipo ai livelli elevati non si arriva che dopo un lungo e complesso addestramento, che dovette essere sviluppato nel mese di settembre e nella prima metà di ottobre, come del resto è dato rilevare dai diari storici delle grandi unità e di quelle intermedie e minori. Di particolare interesse è la circolare 358 Op. del 2 settembre del comando artiglieria del CTV, nella quale il gen. Manca espose le sue osservazioni sull'impiego dell'artiglieria nella battaglia di Santander. Esse non intaccavano minimamente l'insieme dell'azione dell'artiglieria, che aveva avuto gran parte nella battaglia, ma ne indicavano le esigenze, sulle quali porre l'attenzione per «far si che il complesso organismo artiglieresco vieppiù migliori e tenda a quella perfezione, con sen tita dai mezzi a disposizione » 4 8 • Erano esigenze di carattere eminentemente tecnico, ma incidevano necessariamente anche sulla tattica, e cioè sull'impiego. Nel volume del Manca, aìle osservazioni fanno seguito deduzioni sull'organizzazione del tiro, la condotta del fuoco, gli aggiustamenti, la preparazione, la manovra del fuoco, l'impiego dell'a rtiglie ri a di accompagnamento, il funzionamento del comando, il consumo delle munizioni, i rifornimenti, in buona parte valide tuttoggi, nonostante il progresso tecnico delle bocche da fuoco, dei mezzi di rilevamento e di collegamento, dei procedimenti e delle procedure. Altri ammaestramenti, tratti dall'intervento dei 2 gruppi nella battaglia per la liberazione di Belchite, in quell a di Zuera del 2224 settembre, nell'operazione di monte Oscuro (24-29 novembre) vennero subito trasfusi nella prassi addestrativa che si arricchì di nuove esperienze. Giovò altresì non poco all'addestramento dell'artiglieria lo studio compiuto per il suo schieramenlo nella prevista battaglia di Guadala_jara che, mentre si stava procedendo allo schieramento, venne sospesa con il conseguente dirottamento delle artiglierie del CTV nel settore di Teruel. Dall' ll settembre al 6 dicembre, il comando artiglieria del CTV diramò una serie di circolari addestrative circa l'impiego dell'artiglieria terrestre, contraerei, controcarri nell'azione offensiva e difensiva, in sostegno dei carri armati e nella difesa contro i carri armati, nell'impiego nei colpi di mano, ecc. 49 che, fatte applicare negli esercizi e nelle esercitazioni quotidiani, con-
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sentirono al comando del CTV di portare in linea nella battaglia di Teruel (21 dicembre 1937 - 31 gennaio 1938) un'artiglieria di primissimo piano, capace di esprimere un rendimento da manuale. Elevato altresì fu il grado di addestramento conseguito dalla fanteria, dalle unità carri e dal genio nel periodo della sosta operativa, durante il quale, il 1 novembre, Berti impartì ulteriori disposizioni circa l'attività addestrativa so_
b) Ordinamento Le perdite subite dal CTV nei combattimenti sostenuti fino al 30 settembre sommarono a 1196 caduti (dei quali 104 ufficiali), 4469 feriti (di cui 250 ufficiali) e 450 dispersi (di cui 1O ufficiali). L'esercito aveva perduto in combattimento 2328 uomini e la MVSN 3787. Anche durante la battaglia di Santander il CTV aveva avuto perdite ragguardevoli, per cui si rese necessario proce~ere a una ristrutturazione, a un r ior·Jina.rnenlu e a per equazioni varie che mutarono il quadro di battaglia del corpo volontario italiano (doc. n. 160). Il primo provvedimento disposto da Bastico nel campo ordinativo fu la trasformazione in binarie di tutte ie divisioni, che vennero perciò costituite su 2 reggimenti di fanteria, 1 battaglione d'assalto, 1 battaglione mitraglieri (doc. n. 161). La «Fiamme Nere» dovette sciogliere il I O gruppo banderas. Vennero poi disposti per le esigenze già accennate nel capitolo precedente: la costituzione di 2 reparti salmerie (4° e 5°) per il someggio delle batterie da 65/17, il riordino del «reparto autonomo detenuti» che assunse il nominativo di «reparto autonomo G», la costituzine della «compagnia mista del genio» presso il centro complementi addestramento, la costituzione del b.,=tttaglione radiotelegrafisti del CTV e del II battaglione carri d'assalto, il cambiamento del nominativo del «reparto specializzati», a datare dal 25 settembre, in «raggruppamento carristi», la costituzione del 7° reparto salmerie, la costituzione presso le divisioni «Fiamme Nere», «Littorio», «XXIII marzo», del comando genio, di una compagnia artieri e di una compagnia trasmissioni. La riduzione a binarie di tutte le divisioni non dipese da una libera scelta - Bastico era sostenitore della ternaria - ma dalla penuria di uomini che non bastavano per tenere in piedi la formazione ternaria. Prima Bastico e soprattutto, in un secondo tempo, Berti chiesero il rafforzamento del CTV, le cui forze operative il 1° settemhre ammontavano a 38.441 uomini, in quanto
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dalla fine del mese di febbraio erano giunti in Spagna solo circa 1200 uomini, non certo bastevoli a coprire i vuoti delle perdite in combattimento e quelli determinati dalla epurazione seguita a Guadalajara. L'invio di altri massiccì contingenti di personale italiano in Spagna non incontrò nell'estate-autunno il favore di Ciano, il quale temeva che il fatto potesse provocare una guerra europea, stante la sempre maggiore tensione internazionale a causa della guerra sottomarina scatenata dall'Italia nel mese di agosto su richiesta di Franco, rivolta al governo di Roma per il tramite del fratello del generalissimo - Nicolàs Franco - venuto a Roma per indurre l'Italia a interrompere l'afflusso di armi e mezzi sovietici ai repubblicani 51. Diverso il parere di Mussolini, che non condivideva i timori di Ciano e che fu pronto a ordinare la guerra al traffico sovietico, a rafforzare l'aviazione legionaria e la marina nazionale 5 2 e a disporre l'invio di una nuova divisione una volta che una delle 3 già in Spagna, come previsto, avesse raggiunto la fronte delle Asturie. La caduta di Gijòn non rese più necessario l'invio della «Littorio» nelle Asturie e, conseguentemente, la partenza dall'Italia per la Spagna di un'altra grande unità che era già raccolta e in addestramento, tanto più che nel frattempo si era reso urgente il rafforzamento delle forze ilaliane in Etiopia, dove era scoppiata una preoccupante rivolta. Nei mesi di settembre e ottobre, non di meno, giunsero in Spagna circa 4500 uomini 53, di cui 100 ufficiali, che consentirono al comando del CTV di migliorare l'assetto organico delle forze legionarie e di potenziarne, in particolare, la capacità controcarri e contraerei e quella sanitaria. Il 2 ottobre venne costituito il «battaglione telegrafisti del CTV » 54 , ne vennero fi ssate le formazioni e gli organici 55 e vennero altresì stabiliti formazioni e organici dei reparti salmerie divisionali 56 • Il 5 ottobre venne disposta la costituzione, dal giorno 10, della 3a compagnia del battaglione artieri 57. Il 9 ottobre fu costituita la sa batteria contraerei da 20 mm. 58; l' 11 ottobre vennero fissati gli organici delle batterie controcarri da 37 mm. 59; il 16 ottobre si rese possibile trasferire la 56a batteria controcarri dal centro complementi addestramento al «raggruppamento carristi» 60 e costituire una «sezione addestramento controcarri da 37 mm» presso il centro addestrativo 61; il 24 ottobre vennero impartite le disposizioni per la costituzione dal giorno 30 dei reggimenti di artiglieria della «Fiamme Nere» e della «Frecce» 62. Il 20 ottobre venne disposta, dal 3 novembre, la fusione delle divisioni «Fiamme Nere» e
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«XXIII marzo» in un'unica divisione ternaria - «Divisione Volontari «Fiamme Nere - XXIII marzo» - e la costituzione del terzo reggimento della «Littorio», che aveva sempre mantenuto dal suo arrivo in Spagna la formazione binaria (doc. n. 162). 11 ritorno alla formazione ternaria, tanto da preferire 2 divisioni ternarie a 3 binarie, fu la chiara conferma che le divisioni binarie avevano dato prova d'insufficienza penetrativa e manovriera. Eppure proprio in quel periodo lo SMRE veniva studiando e predispondendo la trasformazione di tutte le divisioni di fanteria dell'esercito da ternarie in binarie, ignorando del tutto le esperienze della guerra di Spagna, che avevano negato la convenienza di sottrarre alla divisione la possibilità di manovrare in proprio, attribuendola al livello superiore. Il 6 settembre rientrò in Italia per licenza il luogotenente generale Attilio Teruzzi, addetto al comando del CTV per le questioni inerenti il personale della MVSN . Egli non fece più ritorno in Spagna e non vt:nne sostituito nell'incarico che venne soppresso 63bis. Il 28 ottobre venne dato l'ordine per la costituzfone, dal 1° novembre, di una sezione contraerei da 20 mm presso il «Centro Complementi e Addestramento» 63; il 29 ottobre il CIAUS si trasformò in sezione del «Centro Complementi e Addestramento» (CCA) 64; il 30 vennero modificate lievemente le formazioni della «Fiamme Nere - XXIII marzo» 65 e venne diramato un ordine del giorno riguardante la fusione 66; il 2 novembre vennero emanati gli ordini per la costituzione, dal 6 novembre, del I, II e III gruppo misto per le divisioni «Littorio», «Fiamme Nere-XXIII marzo», «Frecce», della la e 2a compagnia contraerei mitragliatrici Fiat 35 per il comando del CTV e per il «raggruppamento carristi», di altri 12 plotoni per la «Fiamme Nere-XXIII marzo», di ulteriori 12 plotoni per ciascuna delle 2 brigate miste della «Frecce» 67. Il 4 novembre vennero fissati le formazioni e gli organici della batteria controcarri da 37 68 ; il 6 novembre furono impartite le disposizioni per lo scioglimento delle batterie di accompagnamento dei reggimenti di fanteria e dell'assegnazione organica di una sezione di tali batterie a ogni battaglione di fanteria 69; il 9 novembre venne diramato l'ordine per la costituzione, dal giorno 12, del plotone onoranze caduti, con sede in Vitoria 70; il 14 novembre l'artiglieria del CTV venne ordinata su 3 raggruppamenti: uno piccoli calibri, uno medi calibri, uno contraerei (doc. n. 161); il 20 novembre vennero stabilite la costitu-
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. zione, dal giorno 25, del «reggimento indisponibili» con sede in Puerto Santa Maria (Cadice) e la designazione del console generale Alessandro Biscaccianti a «ispettore delle retrovie» 71; il 1° dicembre venne costituita la 9a batteria da 20 mm 72; il 24 novembre vennero emanate le formazioni relative ai mortai da 81 della 4a compagnia mitraglieri della «Frecce » 73; il 9 dicembre furono fissati i nominativi dei reggimenti di fanteria della «Frecce» (doc. n. 164), mentre già dal 13 settembre, con la circolare 2423, era stata assegnata una nuova denominazione alle unità di fanteria (doc. n. 165). Il lavoro ordinativo del dopo Santander non si limitò solo al necessario riassetto delle unità provate dalla recente battaglia ma, fatte salve le misure di urgenza dirette a tale fine, fu volto al conseguimento di alcuni obiettivi ben precisi: l'aumento della manovrabilità con il conseguente maggiore ricorso alla manovra anche ai livelli medi e minori; la ricerca della maggiore omogeneità possibile ai livelli di divisione e subor dinati unificando strutture e organici; l'aumento della potenza di fuoco terrestre e aereo e in particolare, nell'ambito delle forze terrestri, di quello conlrocarri e contraerei; l'incremento delle unità carri, sottolineando, sia pure sul piano dei desideri e degli auspici, la necessità di affiancare nelle unità carriste ai carri d'assalto quelli di rottura, o medi, armati di cannone. Sia Bastico che Berti e il loro stato maggiore seppero trarre dalle successive esperienze belliche, a mano a mano raccolte nelle varie battaglie e combattimenti, tutti i segnali di mutamento indicativi di concezioni e procedimenti tattici nuovi, naturalmente nel quadro delJe forze e dei mezzi disponibili, alcuni di questi ultimi in verità vetusti, superati o, comunque, con prestazioni operative e tecniche insufficienti per fronteggiare le situazioni, a cominciare dai carri armati che, pur compiendo nella loro modestia costruttiva veri prodigi di bravura, palesarono più volte il loro «handicap» di partenza.
e) Attività informativa Feconda di risultati positivi fu anche l'attività svolta dal comando del CTV ai fini della raccolta delle notizie e della valutazione delle informazioni riguardanti le forze, le fortificazioni, le dislocazioni del nemico. La semplice ipotesi di un eventuale possibile impegno del CTV, o di un'aliquota di questo, su una delle varie fronti trovò sempre pronto l'ufficio «I» del comando a far-
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nire all'ufficio operazioni la situazione particolareggiata del nemico quale, ad esempio, quella redatta il 30 novembre (doc. n. 166) e riferita al giorno 25 dello stesso mese.
d) Logistica Il funzionamento dei servizi, come già riferito, era stato del tutto regolare durante la battaglia di Santander e la dislocazione fatta assumere ai vari organi logistici del tutto rispondente alle esigenze funzionali e di sicurezza. Di particolare impegno furono le attività riguardanti il trasferimento di un'aliquota del CTV nella zona di Salas (Asturie) nei giorni 18-20 ottobre e il suo immediato rientro nelle zone di dislocazione appena abbandonate con inizio dal giorno 22 e, successivamente, il trasferimento del CTV nelle zone di raccolta sulla fronte di Castiglia, compiuto nella prima metà di dicembre, che consentì entro un lasso di tempo assai breve di far assumere al CTV una nuova dislocazione 74_ Che l'organizzazione e il funzionamento dei servizi fossero del tutto soddisfacenti e rispondessero in pieno agli intendimenti del comandante del CTV, lo conferma anche la citazione alì'ordine del giorno del generale intendente, Carlo Favagrossa, fatta dal gen. Berti 1s.
e) Attività disciplinare e amministrativa Gli interventi nel campo disciplinare 76 e in quello amministrativo 77 furono molto numerosi e riguardarono una grande varietà di argomenti, dall'impiego degli automezzi alla disciplina degli autisti, dalla censura della corrispondenza alla concessione delle licenze, dalla normativa circa l'assegnazione delle decorazioni al valore e delle ricompense ai divieti per gli appartenenti al CTV di partecipare alle manifestazioni pubbliche. Berti non introdusse nessuna variante alle disposizioni in materia emanate da Bastico prima e dopo Santander; i suoi inLerventi furono di conferma e di complemento di quelli dei suoi predecessori per quanto concerneva l'area amministrativa, quella burocratica e quella dello stato e dell'avanzamento degli ufficiali e dei sottufficiali. Il 20 ottobre venne emanato un bando aggiuntivo circa il funzionamento della giustizia militare 78 e il 24 novembre vennero nominati ufficiali giudici e avvocati difensori presso il tribunale militare del CTV 7 9, mentre il 14 dicembre vennero im-
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partite le disposizioni circa la denuncia dei reati commessi dai militari di nazionalità spagnola nel quadro del CTV so.
7. La pausa operativa fu, dunque, un periodo interamente e intensamente dedicato all'addestramento e al riordino; essa consentì di rinfrancare e potenziare le risorse del CTV, che verso la fine del mese di dicembre raggiunse uno standard di efficienza operativa superiore di quello - pur esso elevato - conseguito alla vigilia della battaglia di Santander. Bastico, che aveva raccolto l'eredità di Guadalajara, aveva saputo trasformare la fisionomia morale e strutturale del CTV, anche mediante l'accorta opera epurativa, e creare lo strumento che aveva guadagnato la vittoria di Santander, le cui premesse erano stai.e acquisite mediante la lunga, intelligente, fruttifera preparazione spirituale, tattica, tecnica condotta sotto la guida di un comandante abile, capace, volitivo, che aveva avuto grande fiducia in sé e nei suoi uomini, che lo avevano apprezzato e ben voluto, anche perché rigido e severo con sé stesso. Berti, per essere stato il vice-comandante del CTV, per il periodo durante il quale Bastico ne era stato il comandante, conosceva molto bene uomini e cose del CTV stesso e della Spagna e riuscì a determinare un passaggio «soffice» nel sostituire il suo predecessore, di cui era stato leale e convinto collaboratore. Bastico non avrebbe dovuto essere sotituito, ma la scelta di Berti a succedergli fu sagace e appropriata, aliena, come di per sé era, dal prestarsi a critica dell'operato di Bastico. Nel gennaio 1938,il CTV contava su di una forza pari a uomini 39.069; nel suo quadro di battaglia figuravano 2 divisioni ternarie e 1 binaria articolata su 2 brigate miste (doc. n. 167) ed era dislocato in parte sulla fronte di Teruel e per il resto nella zona di Sigii.enza-Medinaceli, ove era stato trasferito in vista di una offensiva su Guadalajara successivamente sospesa per l'offensiva repubblicana su Teruel.
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NOTE AL CAPITOLO XVI 1
L'armata repubblicana dell'est comprendeva il riorganizzato esercito catalano, ora passato sotto il controllo del governo di Valencia. L'offensiva venne sferrata da un'armata, il cui comando era stato affidato a Miaja, comprendente 2 corpi d'armata: il V, agli ordini di Juan Modesto Guilloto, il XVII1 agli ordini del colonnello dell'esercito regolare Jurado_ Il V comprendeva l'l la divisione di Enrique Lister, la 45" di Valentìn Gonzales (El Campesino), la 35" di Karol Szwierczewski (Walter) che inquadrava la XI" brigata internazionale; il XVIII comprendeva la 15" divisione del col. Gal (XIII3 e xva brigata internazionale). In riserva erano la 45" divisione di Emilio Kléber (Lazar Stero) e la 49a divisione di Gustavo Duràn. In tutto: 50.000 uomini, 123 carri armati, 136 pezzi di artiglieria, 150 aeroplani (Hugh Thomas. Op_Cit. pg. 484). 2 Il comando del seltore era affidato al gen_ José Enrique Varela Iglesias. Inizialmente era schierata in linea la 71 a divisione comprcnden le prevalentemente falangisti e solo un migliaio di marocchini. Furono fatte affluire: da Guadalajara, la 12~ divisione del gen. Carlos Ascnsio Cabanillas, la 13" del gcn. FtnianJo Barròn y Ortiz, la 1503 del gen. Eduardo Sàenz de Buruaga y Polanco; dalla fronte nord, la legione «Condor» e artiglierie. «I teorici militari si diedero in seguito un gran daffare per valutare il sign ificalo tattico della batlaglia di Brunete, per ciò che riguarda l'uso del carro armato. Il ceco Miksce, per esempio, che comandata un gruppo di batterie repubblicane, osservò più tardi, nel suo libro «Blitzkrieg », che i carri armati non erano stali utili perché usati in ordine sparso in appoggio alla fanteria, secondo le leorie francesi; mentre Varela, che seguendo i suggerimenti del tedesco Von Thoma (Ritter Wilhelm von Thoma) aveva concentrato i suoi carri armati e aveva cercato un punto tattico di penetrazione (Schwerpunkl), aveva vinto la parlita» (Hugh Thomas Op. cit., pg. 489-490). 3 Al 1° maggio 1937, la situazione delle artiglierie del CTV era la seguenle: «Littorio », il reggimento omonimo su 2 gruppi da 65/17 (I e Il) autocarrati e, successivamente, anche 1 gruppo da 100/17 (su 2 batterie); «Fiamme Nere», 3 gruppi, non inquadrati in un reggimento, uno da 65/17 (III) uno da 75/27 mod. 906 (XI), entrambi autotrasportati, e uno da 100/17 (VIII) autotrainato. I 3 gruppi erano alle dipendenze d'impiego dell'ufficiale superiore più anziano ed erano su 3 batterie di 4 pezzi, eccettuato il gruppo da 100/17 che era su 2 batterie di 3 pezzi ciascuna; raggruppamento «XXIII marzo», 1 gruppo da 75/17 (IV) a ulotrasportato, su 3 batterie di 4 pezzi ciascuna; brigata «Frecce Azzurre», 1 gruppo da 75/27 mod. 911, aulotrainato, su 3 batterie di 4 pezzi ciascuna; brigata «Frecce Nei-e», idem come brigata «Frecce Azzurre ». Ogni divisione o brigata aveva alle sue dipendenze 1 batteria da 20 mm su 2 sezioni (in seguito le batterie saranno 2 per divisione, eccettuata la «Frecce» che ne avrà 3); numerazione delle batterie: 1", 2\ 3a, 4", 6a, sa, 9a_ Ogni reggimento di fanteria aveva in organico I batteria di accompagnamento da 65/17 su 4 pezzi. Le artiglierie diretlamente dipendenti del CTV (o artiglierie di corpo d'armata) comprendevano il 1 maggio 1937: gruppi di medio calibro da 105/28 (I e I Il) e gruppi di medio calibro da 149/12 (II e IV), autotrainati. su 2 batterie di 3 pezzi
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ciascuna; gruppi di piccolo calibro da 100/17 (I, IX, III) autotrainati, su 2 batterie di 3 pezzi ciascuna. Il III venne temporaneamente e poi organicamente assegnato alla «Littorio»; l·gruppo da 75/27 mod. 911, autotrainato, su 3 batterie di 4 pezzi ciascuna, faceva parte del raggruppamento; artiglierie contraerei: 1a, 2a, 33 , 4 3 , 5a batterie da 75 C.K. e 5a e 7a batterie da 20 mm (1 a, 4a e 5a da 75 C.K. impiegate nella difesa dei campi d'aviazione). Le artiglierie del CTV che presero parte ai combattimenti di Zuera del 22-24 settembre si trasferirono nella zona di Saragozza il 19, si schierarono il 21 e lasciarono le posizioni il 30. 4 Diario storico del comando del CTV, mese di agosto, giorno 28. s Ibidem, giorno 30. 6 Principali impegni operativi della divisione «Frecce » dal 1° agosto al 31 dicembe 1937: - 1 agosto: costituzione della divisione; forza: 463 ufficiali di cui 330 italiani e 13.046 sottufficiali e truppa dei quali 3862 italiani; dipendenza d'impiego e dislocazione: la brigata «Frecce Azzurre» dal comando dell'esercito del sud, sulla fronte d ell'Estremadura nel settore di Campillo-Retamales, II8 brigata «Frecce Nere » dal comando dell'esercito del nord, sulla fronte della Biscaglia nel settore fra il monte Mello (escluso) e il mare -; - 3 agosto: la la brigala «F.A.» lascia la linea e si porta in riposo nella zona Villalba de Los Barros-Medica Las Torres-Llerena-Hornaches; - 7 agosto: il comando della divisione si trasferisce in Algorta (Bilabao); - 23 agosto: la II" brigata «F.N. » avanza sulla fronte della Biscaglia, raggiunge la linea del rio Agucrra, occupa Castro Urdiales, giunge con una colonna a Islares e un'altra a Goriezo; - la na brigata «F.N .» raggiunge il rio As6n; occupa Laredo, Colindres, Lingias; sgombera migliaia di prigiorieri su Castro Urdiales; cattura ingente materiale bellico. - 26 agosto: la II" brigata «Frecce Nere» occupa Santona, dove si arrendono 11 battaglioni nemici, Solares e raggiunge Santander; - 27 agosto: la Ila brigata «Frecce Nere» rastrella la zona, cattura coµiplessivamente 25 .000 prigionieri, 13 pezzi da 65 (4 francesi, 4 giapponesi, il resto spagnoli), 1 batteria da 155 e altro ingente materiale bellico; - 30 agosio: il comando della divisione si trasferisce in Saragozza; - 2 settembre: l'intera divisione raggiunge la zona di Saragozza e si disloca: comando in Saragozza; la brigata «Frecce Azzurre» a nord della città fra il rio Gallego e l'Ebro; Il" brigata «Frecce Nere» a sud-ovest della città tra il rio Hucrva e il parallelo di Miralbueno; l 'artiglieria nella zona di Castillo de Pomar; il genio nella zona di Indutrial Quimica; - 12-22 settembre: la I" brigata «Frecce Azzurre » entra in linea sostituendo truppe nazionali, rafforza lo schieramento difensivo, sviluppa attività di fuoco di artiglieria, di armi automatiche, di fucileria, di pattugliamento; - 24 settembre: unità della la brigata rinforzate con la 3a compagnia carri, dopo breve preparazione di artiglieria e aerea, attaccano le posizioni che dominano la ferrovia Saragozza-Huesca, raggiungono rapidamente gli obiettivi, ,p roseguono oltre, occupano Valseca, Pilatos, Sarda Alta, Paridesca de Arriba, Dehesa Boyal, catturano 150 prigionieri; - 26 settembre: unità della I" brigata «Frecce Azzurre» occupano senza contrasto le posizioni di El Vedado-Polito-Carhatuelo, Crocetas;
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- 27 settembre: 1a divisione con la brigata «Fiamme Nere» presidia sulla destra la linea Crucetas-Las Colladas-Barranco; - 28 settembre: unità della l a brigata « Frecce Azzurre» occupano le posizioni di La Guada e di Regordin, superano dopo aver vinto 1a forte reazione avversaria gli obiettivi fissati, respingono un contrattacco nemico sostenuto da carri armati nella zona di Portillo e altri due contrattacchi appoggiati da autoblindo a sud di Porti1lo; perdite 2 caduti, 59 feriti; numerosi prigionieri c notevole bottino; - 29 settembre: la divisione si schiera lungo la linea La Sarda-Regordin-Pilatos-Alto-Portillo-q.381 nord-est Valseca; il comando del settore di Villamayor è assunto dal gen. Roatta, da Regordin all'Ebro; la brigata «Frecce Nere » sostituisce in linea la brigata «Frecce Azzurre»; il settore della divisione viene ripartito in 2 sotto-settori: sottosettore «Zuera» alla «Frecce», sottosetlore «Villamayor» alla brigata mista da posizione (spagnola) che passa alle dipendenze della" Frecce»; - 30 settembre: la divisione viene elogiala da Franco e da Bastico per le azioni compiute dal 24 settembre nel setlore di Zuera; - mese di ottobre: l'attività operativa della divisione si concretò, durante l'intero mese, nel mantenimento delle posizioni del settore difensivo divisionale, sulle quali si alternarono la ya e la Il" brigata; nella respinta di quakhe debole attacco locale e in azioni di contropattug1iamento; nella occupazione di posizioni per il miglioramento e il rafforzamento della sistem,Fione difensiva; in a zioni di inganno; in fuoco di artiglierie di distubro e di repressione; in fuoco di mitragliatrici e di fucileria; nell'assunzione di un'organizzazione difensiva «a caposaldi staccati»; il 29 ottobre il comandante della divisione assunse il comando della fronte nord-Ebro, dalla linea Barlastosas-Atalaya all'Ebro, inglobante il sottosettore Almudevar (tre sottosettori: Zuera, Villamayor, Almudevar). Sul piano ordinativo e organico la divisione continua a completarsi (costituzione del comando genio divisionale, del comando Lappa divisionale, dei reparti salmerie di brigata - comando di reparto, 4 sezioni di 50 quadrupedi, 6 ufficiali, 7 sottufficiali, 242 uomini di truppa, 6 cavalli da sella, 200 muli da soma, 4 da tiro, 2 bagagli, 2 biciclette - , del battaglione mitraglieri, del reggimento artiglieria divisionale); - mese di novembre: attività analoga a quel.la di ottobre, con accentuazione dell'aggressività locale, dei duelli di artiglieria, dell'occupazione di posizione di rettifica e di potenziamento delle posizioni difensive. La seconda metà del mese è caratterizzata dalla preparazione per un'azione locale sul monte Oscu.ro, portata a compimento entro il giorno 30 (il comando nazionale superiore aveva annullato l'ordine di esecuzionè, ma l'operazione venne portala egualmente a compimento quale colpo di mano). Venne effettualo un riordino generale dei caposaldi dei 3 sottosettori; sul piano ordinativo vengono sciolte le batterie di accompagnamento da 65/17 e a ogni battaglione viene assegnata una sezione e vengono riordinate le artiglierie contraerei: 7 plotoni mitragli eri alla « Frecce Azzurre», 8 alla «Frecce Nere», 4 al battaglione mitraglieri divisionale; ; - mese di dicembre: ritiro della linea delle artiglierie del CTV già assegnate in rinforzo alla «Frecce»; sostituzine in linea, da parte di truppe nazionali, di unità della «Frecce Nere»; ritiro dalla linea, nella prima decade di dicembre, dell'intera divisione sostituita da parte della 83" divisione nazionale; trasferimento, parte in ferrovia e parte per via ordinaria, della divisione, portato a termine il giorno 13 dicembre, per la zona di Sigiienza (zona compresa tra la ferrovia Sigiienza-Jadraque, la strada di Francia, e le località di Sigiienza e Mandayona escluse).
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7 Diario storico del comando divisione «Frecce», mese di settembre, giorno 24 e all. n. 72. 8 L'aviazione legionaria nei mesi di ottobre, novembre, dicembre fu impegnata in numerose azioni di ricognizione e di protezione, nonché in azioni di bombardamento e di attacco al suolo e di combattimento aereo. In particolare: il 1 oltobre bombardò le opere portuarie di Barcellona e abbatté in comballimenlo nel cielo di Fuente de Torres 1 bimotore nemico; il 2 ottobre bombardò le opere portuarie di Denca; il 3 bombardò il porto di Alicante, le fabbriche «Cusi» e «Marqués Masnou» sul rio Atella e Valencia; 1'11 ottobre bombardò il ponte di ferro di Lastago; il 12 ottobre fu una giornta di grandi combattimenti aerei durante i quali l'aviazione legionarie abbatté nella mattina 4 Curtiss e 9 Rata, nel primo pomeriggio nel cielo di Fuentes de Ebro ne abbatté 13, ne danneggiò 6 e ne perse 5, mentre mise in fuga una formazione aerea nemica di 40 apparecchi diretta su Saragozza; il 14 ottobre bombardò le linee nemiche sulla fronle dell'Aragona, l'arsenale di Cartagena e i porti di Barcellona, Tarragona, Ebro de Castill6n e il 15 i campi di aviazione di Lérida e Sarinena e le opere portuarie di Tarragona, Barcel· lona e Castillòn dc La Plana; il 16 ottobre bombardò il campo di Bujaroloz; il 17 intervenne sulle posizioni nemiche a sud-est di Fuentes de Ebro; il 18 ottobre concorse con quella nazionale all 'azione sulla fronte di C6rdoba, bombardò concentramenti di forze in località Puebla de Alber6n e il campo di aviazione di Monzòn, nonché, in concorso con quella nazionale, le posizioni e le retrovie nemiche nella zona Mediana Valmadrid, il porto di Palamos, navi da guerra alla fonda nel porlo di Muse!; il 19, in concorso con l'aviazione nazionale, bombardò Gijon, le vie dicomunicazione tra Moltaban e Akaniz, Port Bou, Valencia, Barcellona, Cartagena e i porti di El Musel, Villaroz, Tarragona, Rojos e Culies; il 20 bombardò il passo di Pajares e i porti di Muse!, Benicarlò e Vinaroz; il 21 bombardò un accampamenlo nemico a cavallo della rotabile Lanave-Villaobas, il 22 la baia di Rosas e la stazione di Port Bou, il 23 il porto di Tarragona, dove abbatté una caccia nemico e danneggiò 3 piroscafi a San Foliù; il 25 bombardò il campo di aviazione di Reus e le fabbriche di esplosivi di Badalona, Barcellona e Minorca perdendo un velivolo; il 26 ottobre bombardò il ponte ferroviario sulla linea Saragozza-Reus. Bombardamenti, mitragliamenti, spezzonamenti, combattimenti nel mese di novembre: il giorno 3, il ponte sul fiume Segre in prossimità di Lérida e i depositi militari di Bujarnloz e Barbastro; il 4, i depositi militari di Barbastro, abbatendo un caccia nemico; l'l l novembre, concentramenti di truppe e i depositi militari di Bujaraloz e di Moneda; il 12, le posizioni nemiche di Zuera e Quinto; il 14, gli impianti industriali di Sagunto; il 18, un concentramento di truppe e i depositi miJitari di Bujaraloz; il 19, Lérida; il 20, il ponte del rio Cinca e, nella notte, concenlramenti di truppe e deposili mililari di Sarinema e Castillòn dc la Plana; il 22, concentramento di trnppe nei pressi di Angries (25 chilometri est di Huesca); il 23 notte, la stazione ferroviaria di Granena (est di Tardienta), concenlramenti di truppe in Monzòn (nord-ovest di Lérida), abbattendo un caccia; il 27, il nodo stradale e la slazione ferroviaria di Barracas. Il giorno 3 dicembre, bombardò fabbriche di materiale bellico di Sagunto e il campo di aviazione di Mah6n (Minorca); il 5, l'aeroporto di Candasnos (Bujaraloz), i depositi di Bujaraloz e Muniosa, la fabbrica di aeroplani di Reus, il ponte ferroviario sul rio Mijares a sud di Castellòn de la Plana; il 7, la fabbrica di aeroplani di Reus, le fabbriche di materiale bellico di Barcellona, i nodi di comunicazione di Castellòn de la Plana; 1'8, abbatté 8 velivoli nemici che tentavano di bor-
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mbardare Maiorca; il 13 dicembre, bombardò i ponti e la ferrovia sul rio Mijares; il 20, q.1149 (Teruel), la rotabile Perales-Alfambra-Escorihuela (nord di Teruel), le acciaierie di Sagunto, le vie di comunicazione tra Valencia e Castellòn de la Plana, gli obiettivi militari di Barcellona, il ponte sul rio Mijares (pressi di Castellòn de la Plana); il 22, il nodo ferroviario di Sagunto, la stazione ferroviaria e i depositi di benzina di Castellòn de la Plana, le linee di comunicazione fra Valencia e Castellon de la Plana, le opere portuarie e gli obiettivi militari di Valencia; il 24, il nodo ferroviario di Sagunto e le linee di comunicazione Teruel-Segunto; il 25, concentramenti di truppe nemiche e i paesi di Villastar e di Campillo; il 26, la rotabile ferrovia Teruel-Sagunto-Puebla de Valverde, concentramenti nei paesi di Campillo-Cuevas Labradas e Alfambra; il 27, concentramenti nelle zone di Ortojada, Perales, Rubiales; il 29, in concorso con quella nazionale, concentramenti lungo le linee della fronte di Teruel; il 30, abbatté 8 apparecchi (5 Curtiss, 2 Rata, 1 Martin Bomber) sul cielo di Teruel; il 31, bombardati il paese di Candasnos, sede del comando dell'aviazione nemica. 9 John F. Coverdale. Op. cit. pg. 177. IO 11 12
13 14 15 lb
17 18 19
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John F. Coverdale, Op. cit., pg. 266. Diario storico del comando del CTV, mese di giugno, giorno 3. Ibidem, mese di luglio, giorno 9. A.U.S.M.E. Rep. F-6, buste 12 e 280. Diario storico del comando del CTV, mese di agosto, giorno 25. Ibidem, giorno 26. Ibidem, giorno 25. John F. Coverdale. Op. cit. pg. 173. Hugh Thomas, Op. cit., pg. 491-496. Diario storico del comando del CTV, mese di settembre, giorno 7 e all.
n. 17. Ibidem, giorno 13. Ibidem, giorno 15. 23 Ibidem, giorno 16. 24 Ibidem, giorno 13. 25 Ibidem, giorno 16. 26 Ibidem, mese di agosto, giorno 25. 21 Ibidem, giorno 28. 28 Ibidem, giorno 30. 29 Ibidem, mese di settembre, giorno 17. 30 Ibidem, giorno 20 e all. n. 33. 31 Ibidem, giorno 21. 32 Ibidem, giorno 29 e ali. n. 61. 33 Nella sola zona di Santander erano stati raccolti fino a tutto il 5 settembre: 105 cannoni, 22 carri armati, 290 mitragliatrici, 450 fucili mitragliatori, 30.000 fucili e restavano da raccoglie molte altre ingenti quantità di materiali. 34 Diario storico del comando del CTV, mese di settembre, giorno 3 e mese di ottobre giorno 10. 35 Ten. gen. Francisco Franco Salgado-Araujo, «Mis conversaciones privadas con Franco », Ed. Planeta, Bàrcellona, 1976, pg. 485-486. 36 Duilio Susmel, «Benito Mussolini: corrispondenza inedita», il Borghese, Milano, 1972, pag. 167. 21
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36bis Il Coverdale (Op. cit. pg. 299 e pg. 350 nota 1) dà notizia della lettera di Franco a Pedro Garcia Conde - ambasciatore del governo di Burgos in Italia del 21 settembre 1937 con l'incarico di chiedere la sostituzione di Bastico. La lettera, specifica il Coverdale, è presso il «Servicio històrico militar. Archivo de la guerra de Liberaciòn. Documentaciòn nacional », Corpo Truppe Volontarie (Madrid). 37 Diario storico del comando del CTV, mese di ottobre, giorno l7 e all. n. 25 a) e b). 38 Ibidem, giorno 18. 39 Ibidem, e ali. n. 27. 40 Ibidem. 41 Ibidem e all. n. 28. 42 Ibidem, giorno 22. 43 Ibidem. 44 Con il mesaggio 8267 del 7 settembre, Bastico telegrafò a Roma, dove si trovava Gambara, perché questi insistesse per «completo urgente esaudimento tutte nostre richieste alt. Notizie comandi fanno ritenere prossime operazioni dure et non facili alt. Mando richiesta anche per aviazione et protezione antiaerea alt. Se possibile gradirei essere tenuto corrente situazione politica soprattutto per quanto concerne Mediterraneo alt Ricominciano diver genze vedute circa impiego truppe et artiglierie che vorrebbero usarsi at spizzico et per scopi non ben definiti alt Resisto et resisterò energicamente ogni pressione alt». 45 Diario storico del comando del CTV, mese di agosto, giorno 20 e al I. n. 7 l. Ibidem, mese di settembre, giorno 4 e all. n. 6. 46 Ibidem, mese di ottobre, giorno 3I e all. n. 55. 47 Ibidem, mese di novembre, giorno 18 e all. n. 25. 48 Ibidem, mese di ottobre, giorni 15 e 16. 49 Ettore Manca di Mores. «L'impiego dell'artiglieria italiana nella guerra di Spagna» (Maggio 1937 - Novembre 1938), Tipografia Regionale, Roma, 1941, pg. 146-154. 50 Ibidem, circolari: 396 dell' ll-IX-1937 «Condotta del fuoco. Osservazione» pg. 198-202; 931 del 18-IX-1937 «Impiego dell'artiglieria: la preparazione dell'artiglieria », pg. 202-206; 494 del 30-IX-1937: «Impiego delle batterie da 20 mm. nel caso di allacco di aerei nemici raso terra », pg. 206-208; 507 del 4-X-1937 : «Schieramento, Impiego del fuoco, Spostamento delle artiglierie», pg. 208-216; 535 dell'S-X-1937: «Impiego dell'artiglieria nella difesa: contropreparazione: piano della contropreparazione», pg. 216-220; 537 del 9-X-1937: «Preparazione del tiro: efficacia del tiro, pattuglie, designazione degli obiettivi», pg. 220; 567 del 13-X-1937 «Rifornimento delle munizioni e lo sgombero», pg. 220-222; 601 del 25-X-1937 «Le marce», pg. 222-231; 645 del 1-XI-1937 «Impiego dell'artiglieria: autista, automezzo, cura dell'automezzo», pg. 23ls233; 671 del 2-XI-1937 «Difesa contraerei. Protezione antiaerea», pg. 233-237; 672 del 8-XI-1937 «Impiego dell'artiglieria: mascheramento», pg. 237-240; 681 del 9-XI-1937 «Impiego dell'artiglieria: appoggio all'avanzata dei carri armati, difesa contro i carri armati», pg. 240-244; 731 del 18-Xl-1937 «Impiego dell'artiglieria: addestramento delle sezioni da 65/17 d'accompagnamento», pg. 244-247; 739 del 21 -Xl-1937 «Impiego dell'artiglieria: l'artiglieria nei colpi di mano», pg. 247-250; 837 del 5-XII-1937 «Impiego delJ'artiglieria: marce, mascheramento, osservazione, difesa vicina», pg. 250-253.
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Diario storico del comando del CTV mese di novembre, giorno 1 e all. n . 1. Compendio della «Questione spagnola» dal marzo 1937 al febbraio 1938, MAE, Politica, b.33. 53 Alla fine di settembre fu inviata nelle isole Baleari un'altra squadriglia di bombardieri S. 79 (Nota dell'ufficio «S» su «La questione spagnola dal marzo 1937 al febbraio 1938», MAE, Politica, b. 38). La marina nazionale fu rafforzata all'inizio del mese di ottobre mediante; il trasferimento di 2 cacciatorpediniere l' «Aquila» e il «Falco» - ribattezzati «Ceuta» e «Melilla»; la vendita dell'incrociatore «Taranto» (4500) e di 5 navi minori, che non venne effettuata perché il sottosegretario alla marina fece presente le innumerevoli difficoltà pratiche che si frapponevano a un trasferimento clandestino (Vds. John F. Coverdale, op. cit., pg. 301). 54 Il 22 settembre, sbarcò a Cadice il primo scaglione del I battaglione complementi del genio (Diario storico del comando del CTV, mese di settembre, giorno 22); il 26 settembre, il secondo scaglione del I battaglione complementi del genio (ibidem, giorno 26); il 30 settembre il primo scaglione del I gruppo misto complementi artiglieria (ibidem, giorno 30); il 5 ottobre, il primo nucleo del VII battaglione complementi di fanteria e il primo nucleo dell'VIII battaglione complementi di fanteria e il primo nucleo dell'VIII battaglione complementi fanteria (ibidem, mese di ottobre, giorno 5); il 6 ottobre, il secondo scaglione del VII battaglione complementi di fanteria e, a Siviglia, il secondo scaglione del I gruppo misto complementi di artiglieria (ibidem, giorno 6); il 9 ottobre, il secondo scaglione dell'VIII battaglione complementi fanteria (ibidem, giorno 9); il 13 ottobre, il terzo e ultimo scaglione I gruppo misto complementi artiglieria e il terzo e ultimo scaglione del VII e dell'VIII battaglione complementi fanteria (ibidem, giorno 13); il 16 novembre, il 6°, 7° e8° ospedale da campo e l'ospedale di guerra della C.R.I. n. 75 (ibidem, mese di novembre, giorno 16). 55 Diario storico del comando del CTV, mese di ottobre, giorno 2 e all. 3. 56 Ibidem e all. n. 5. 57 Ibidem e ali. n. 4. 58 Ibidem, giorno 5 e all. n. 8 e 9. 59 Ibidem, giorno 9. 60 Ibidem, giorno 11 e all. n. 17. 61 Ibidem, giorno 16 e all. n. 23. 62 Ibidem e ali. n. 24. 63 Ibidem, giorno 24 e all. n. 39. 63bis Ibidem, mese di settembre, giorno 6 e mese di ottobre giorno 24. 64 Ibidem, mese di ottobre giorno 28 e all. n: 46. 65 Ibidem, giorno 29, pg. 38 e all. n. 47. 66 Ibidem, giorno 30 e all. n. 51. 67 Ibidem e ali . n. 50. 68 Ibidem, giorno 2 novembre e all. n. 3. 69 Ibidem, giorno 4 e all. n. 4. 10 Ibidem, giorno 6 e all. n. 7. 11 Ibidem, giorno 9 e all. n. 10. 72 Ibidem, giorno 20 e all. n. 30. 73 Ibidem, giorno 21 e all. n. 31. 74 Ibidem, giorno 24 e all. n. 33. 7 s Ibidem, mese di dicembre, giorno 3 e all. n. 5. 51 52
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Ibidem, mese di ottobre, giorno 23 e all. n. 37. Ibidem, giorno 2 ottobre e all. n. 6 (disposizioni relative agli ufficiali che si recano in Italia, via Francia); Ibidem, giorno 3 ottobre e all. n. 7 (disposizioni per i legionari partenti in licenza); ibidem, giorno I 1 e all. n. 15 («disposizioni relative all'orario di ufficio »); ibidem, giorno 14 e all. n. 21 («disposizioni relative a licenze e rimpatri»); ibidem, giorno 20 e all. n. 29 («circolare sui rimpa tri per via aerea»); ibidem, 29 ottobre e ali. o. 48 («divieto per gli ufficiali del CTV di farsi raggiungere io Spagna delle proprie famiglie»); ibidem, giorno 30 e all. n. 52 («uniforme e contegno in pubblico»); ibidem, mese di novembre, giorno 5 e ali. n. 6 («divieto ai reparti di comunicare direttamente con autorità in patria»); ibidem, giorno IO e ali. n. 11 («istruzioni relative ai rapporti con la stampa»); ib idem, giorno 19 e all. n. 26 («divieto visite abusive agli uffici del CTV»); ibidem, mese di dicembre, giorno 14 e all. n. 19 («denuncia dei reati commessi da legionari di nazionalità spagnola»); ibidem, giorno 18 e all. n. 26 («autisti di automezzi inefficienti »); ibidem, giorno 20 e all. n . 28 e n. 29 («autorizzazione per sottufficiali di carriera a contrarre matrimonio » e «commissione di disciplina per la retrocessione di sottufficiali»); ibidem, giorno 22 e all. n . 31 («organizzazione del servizio della stazione radiodiffusione del CTV »); ibidem, giorno 23 e all. n. 33 («domande di militari senza il prescritlo parere delle autorità gerarchiche»). 77
78
Ibidem, giorno 1 ottobre e all. n. 1 («disposizioni amminislralive»); ibi-
dem, giorno 9 e all. n. 12 («censimento autoveicoli»); ibidem, giorno 10 e ali. n. 14 («disposizioni relative al visto dei passaporti da parte dei consolati italiani in Spagna»); ibidem, 11 ottobre e all. n . 15 e 16 («orario di ufficio» e «promozioni dei sottufficiali); ibidem, 12 ottobre e all. n. 19 («carteggio d'ufficio»); ibidem, 15 ottobre e all. n. 22 («nastrini e decorazioni»); ibidem, 17 ottobre e all. n. 26 (« Ufficiali in s.p.e. in «S»); ibidem, 21 ottobre e ali. n . 35 («prelevamento carburanti e lubrificanti»); ibidem, giorno 30 e all. n. 53 («peso pacchi postali urgenti »); ibidem, giorno 6 novembre e all. n. 8 («nomina dei rappresentati del CTV nella commissione mista per il conferimento di onorificienze cavalleresche»); ibidem, giorno 10 e all. n. 12 («targhe degli automezzi»); ibidem, giorno 11 e all. n. 16 («compilazione dei rapporti personali degli ufficiali mobilitati del R.E. o della MVSN); ibidem, giorno 12 e ali. n. 19 («avanzamento ufficiali in 0.M.S.); ibidem, giorno 13 e all. n . 21 («concessione delle croci di guerra ordinarie»); ibidem, giorno 21 e ali. n. 32 («concessione della medaglia del sufrimiento per la Patria »); ibidem, giorno 24 e all. n. 34 («nomina di ufficiali giudici e difensori presso il tribunale militare del CTV); ibidem, giorno 29 e ali. n. 37 e n . 38 («uso della cravatta nera a diporto» e «distintivo commemorativo della campagna»); ibidem, mese di dicembre e all. n. 9 («distintivo d'onore per mutilati di gue,-ra e per feriti di guerra»); ibidem, giorno 14 e ali. n. 18 («sgravio pagamento tasse e contributi per i volontari»); ibidem, giorno 17 e all. n. 25 («controllo del contenuto dei pacchi postali»); ibidem, giorno 19 e all. n. 27 («rapporti informativi dei sottufficiali »); ibidem, giorno 20 e all. n . 28 («autorizzazione per sottufficiali di carriera a contrarre matrimonio»); ibidem, giorno 23 e all. n. 34 («avanzamento sottufficiali R.E. e MVSN); ibidem, gim·no 27 e all. n. 36, n. 37, n. 38 («note personali mod. 74», «proposte di avanzamento al grado di maresciallo ordinario ad anzianità e a scelta per l'anno 1938», «promozioni straordinarie per merito di guerra per sottufficiali e militari di truppa »); ibidem, giorno 30 e all. n . 40 («corsi valutativi; esperimenti ed esami per l'avanzamento degli ufficiali in O.M.S., compresi nei limiti di anzianità per iscrizione nei quadri d'avanzamento»).
CAP. XVI • DOPO SANTANDER
79
Diario storico del comando del CTV, mese di ottobre, giorno 20 e all.
n. 32. so Ibidem, mese di novembre, giorno 24 e all. n . 34. 81
517
Ibidem, mese di dicembre, giorno 14 e all. n. 19.
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Le pubblicazioni relative al conflitto civile spagnolo italiane ed estere sono numerosissime. Gli autori hanno fatto riferimento a quelle considerate più equilibrate e/o più significative per la presentazone del quadro politico e la situazione generale e locale. Per le operazioni belliche si sono utilizzate solo le fonti ufficiali spagnole e la documentazione in possesso dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito. Vengono indicate in bibliografia le opere di maggiore interesse. ALCO FAR NASSAES José L., «C.T.V. -Los legionarios i talianos en la guerra cvil espafi.ola -1936-1939", BarceJJona, 1972. «La aviaci6n nacional en la guerra es paiiola », Euros, ilarceilo-
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531
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ELENCO DELLE CARTE
n.
1
La Spagna: principali comunicazioni rotabili
n.
2
Il terreno delle operazioni per la conquista di Malaga (5-8 febbraio 1937)
n.
3
La regione di Madrid
n. 4
La zona delle operazioni del C. T.V. nella battaglia di Guadalajara (8-24 marzo 1937)
n.
5
l,e nperazioni per la conquista di Bi[b{!o (aprile-giugno 1937)
n.
6
La battaglia di Santander: l'azione complessiva (14-26 agosto 1937)
n.
7
Il piano del C. T.V. per il raggiungimento della dorsale cantabrica (14 agosto 1937)
n.
8
L'avanzata su Santander (18-26 agosto 1937)
n.
9
Grafico della costituzione del C. T.V. al 1° agosto 1937
INDICE DEGLI SCHIZZI
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11
12/a 12/b 13
14 15 16 17 18
19 20 21
22 23
24 25 26 27/a 27/b
Spagna = regioni e province ... ........ ... . Spagna = schema oro-idrografico ......... . Spagna = regioni naturali .... . ..... ..... . Spagna = isoterme annue ........... . .... . Spagna = precipitazioni . ......... ...... . . Spagna = ferrovie ........ .. .. ... ....... . Spagna = principali rotabili .............. . Spagna = densità della popolazione . ... . .. . Situazione al 21 ed a fine luglio 1936 .. . .. .. . L'avanzata su Madrid ... ............. ... . L'avvicinamento delie forze di Franco a iviadrid nell'autunno 1936 ...... . . .. ............. . La baltaglia a ovest e nord-ovest di Madrid (dicembre 1936 - gennaio 1937) ....... . ...... . . La. situazione alla fine del 1936 . .... .... ... . Le isole Baleari .. .. ..... ...... . . .. .... .. . Le operazioni di sbarco delle forze catalane nell'isola di Maiorca ...... .. ........ . . ..... . La zona di Ca.dice . .. ....... .. .. . ..... . .. . La regione di Malaga ... ......... . .. ..... . Dislocazione C.1~V. al 31 gennaio 1937 ...... . Le operazioni nella iegione di Malaga .. .... . L'offensiva nazionalista del Jarama . .... . . . . Le Asturie e le operazioni dell 'autunno 1937 .. Il saliente delle Sierre ... .. .............. . Le azioni possibili da parte del C. T. V. .. .... . Battaglia. di Guadalajara: disegno di manovra Battaglia di Guadalajara: situazione iniziale e operazioni del giorno 8 marzo 1937 ........... . Battaglia di Guadalajara: operazioni dall'S all'll marzo .... .. . .. - - ........ .. · · · · · · · · · · · · Battaglia di Guadalajara: situazione dal 12 al 17 marzo .. ...... - . .. . .... .... .... · · · · · · · · Brihuega: situazione ore 12 del 18 marzo 1937. Brihuega: situazione Lra il 18 e il 19 marzo 1937
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28 29 30 31 32 33 34 35
36 37 38 39 40 41 42 43
ALBERTO ROVIGHI e FIUPPO STEFANI
Guadalajara: ripiegamento su 2 a posizione difensiva giorni 19 e 20 marzo . . ............. .. . Schieramento assunto il 21 marzo .. . ... . .. . Dislocazione C.T. V. il 28 marzo 1937 ..... .. . Operazioni in Biscaglia .. .. ..... . ...... .. . La « Frecce Nere» nel 1° tempo (Guernica e Bermeo) .................................. . La «Frecce Nere» ed il «raggruppamento XXIII marzo» nella conquista di M. Tollu e M. lata 2° tempo ....... . ........ ... .. .... .. ... . La «Frecce Nere» nella conquista di Bilbao 3° tempo ... .. . ... . ......... . ....... . . . . La «Frecce Azzurre» in Estremadura ...... . . Le operazioni repubblicane in Aragona nel giugno 1937 ....... . ....... . . . . .. ......... ... . . L'offensiva repubblicana a Brune te nel luglio 1937 .... ...... . . .. . . ...... ..... . ...... . La regione di Santander e situazione al 14 agosto 1937 .. .. ....... ...... .... ............. . Battaglia di Santander: situazione iniziale del C. T.V. al 14 àgoslo 1937 ore 7.00 ... .. ..... . . La recisione della sacca di Reinosa dal 14 al 16 agosto ................................ . L'avanzata su Santander dal 14 al 16 agosto .. La «Frecce Azzurre» nella zona di Zucra .... . La situazione in Aragona: situazione alla fine del settembre 1937 ........... . .... .. .. . . ... .
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299 304 309 386
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INDICE DEI NOMINATIVI DI PERSONA
Aguirre y Lecube, José Antonio Alcala Zamora, Niceto Alcofar Nasses, José L. Alfieri, Dino Alfonso XII, re di Spagna Alfonso XIII, re di Spagna Allegretti, Lorenzo Alvarez Vayo, Julio, del Amedeo Savoia di Amico, Giuseppe Andre, Edgar Anfuso, Filippo Angioy, Paolo Aranda Mata, Antonio Arman, P. Arranz, Francisco Asensio Cabanillas, Carlos Asensio Torrado, José Attlee, Clement Azana y Diaz, Manuel Ayguade Miro, Jaime Babini, Valentino Badoglio, Pietro Baistrocchi, Federico Baldwin, Stanley Balestreri Balsamo, Modestino Balzani, Nicola Barba, Bartolomè Barron y Ortiz, Fernando Barroso Sanchez-Guerra, Antonio Basch, Vietar
98,388,482,483,484 34 122,217,219 156 28 29 182,341,346,350,360,379 97 6,28 195,243 240 76, 137, 138, 141, 157, 169, 195,483 86, 129, 135 102,225,232,240, 498,499 112
80 110, 112, 240, 509 112, 113, 214 83 31,59,97,98,214,411
411
379,433 124, 125, 150, 170 125,126,132,141,170,184 52, 70, 71,83,332,417,418 320 462 158 485,486 110,113,114,240,429,509 71,232,233,234,236,405, 477 73
538
ALBERTO ROVIGHI e FILIPPO STEFANI
Bastico, Ettore
Bayo, Alberto Beer, Umberto Beigbeder Atienza, Juan Bergonzoli, AJlilibale
Bernhardt, Johannes Berti, Mario
Berzin, Ivan Antonovic Beth, Fridrick Biancheri, Luigi Bigazzi, Emilio Biscaccianti, Alessandro Blomberg, Werner Blum, Léon Bocchio, Giovanni Boldini, Giuseppe Bolin, Luis Bonaccorsi, Arconovaldo Bonomi, Ruggero
182,343,344,346,349,351, 352,353,354,355,356,357, 358,359,361,362,363,364, 365,366,367,368,369,371, 372,373,377,381,382,391, 394,403,404,405,406,415, 424,425,426,427,428,429, 430,435,441,446,448,450, 452,454,456,457,458,460, 462,463,465,466,470,472, 475,477,481,482,483,484, 485,486,487,488,489,490, 491,492,493,494,495,496, 497,501,503,506,507,508, 511,514 102, 117, 118, 119 242 79, 80 180,230,242,243,276,277, 296,297,298,300,301,302, 321,360,383,440,441,443, 444,452 80 182,341,346,352,361,382, 429,432,435,457,493,494, 496,497,498,499,502,503, 506,507,508 74 401
157 379 182,341,350,379,506 80,147,327,329 42,51,52, 70, 71, 72,75, 77, 78,85, 123,337,418 180,242,289,350 243 75, 76, 78 118, 119 129, 151
INDICE DEI NOMINATIVI DI PERSONA
Borbon y de la Torre, Francisco Maria, duca di Siviglia Bottella, Angel Bottai, Giuseppe Bottari, Giulio Bowers, Claude Broggi Bulgarelli, Azeglio Bullit, William Cabanellas y Ferrer, Miguel Calvo Sotelo, José Campesino, el Canaris, Wilhelm
Canevari, Emilo Cantalupo, Roberto Cardenas y Rodriguez de Rivas, JuanF. de Carlo Alberto di Savoia Carlo IV Carlo V Carmona, Oscar Carr, Raymond Casares Quiroga, Santiago Castillo, Cristobal del Cavagnari, Domenico Cavalletti, Francesco Celado, Luigi Cerruti, Vittorio Cervera Valderrama, J uan Chamberlain, Neville Arthur Chautemps, Carnille Chiang Kay-shek Churchill, Winston Cialdini, Enrico Ciano, Galeazzo
539
202,209,210,213,215 461 321 389 86 218 243,264,320 92 35,60,95, 100 33,57,58 vds. Ganzales, Valentin
80, 85, 86, 126, 127, 128, 144,145,147,148,149,161, 327,340 319,324 236,303,324,337,480,482 70 6
27 28,29 54 60,62,68 57, 61, 68 71 144,149,155,157,342 482,483 245 77 134
332,337,417,418 71,337,418 48 82,83 6
75, 76,77,78,85,87,119, 120, 125,126,127,132,136,137, 138,143,144,146,149,150, 154,155,157,164,165,167, 169,190,195,196,197,214,
540
ALBERTO ROVIGHI e FILIPPO STEFANI
Ciano, Galeazzo
Clark, George Codovilla, Vittorio Colli Companys y Jover, Luis Conte Rossi Coppi, Amerigo
Corbin, Charles Cot, Pierre Coverdale, John F.
Daladier, Edouard Dall'Olio Davila Arrondo, Fidel
Davila, Sancho De Blasio, Roberto De Felice, Renzo Delbos, Yvon Delgado Serrano Diaz Ramos, José Diaz Villegas, José de Dieckhoff, Hans Heinrich Dollfuss, Engelbert Doria Roisecco Duca di Siviglia Duce Duclos, J acques Duran, Gustavo
215,228,229,279,281,330, 337,342,347,348,351,359, 363,364,365,368,371,372, 373,381,382,391,404,426, 428,463,480,483,484,487, 489,492,494,497,504 85 73 vds. Roatta Mario 97 vds. Bonaccorsi 173,180,237,241,243,258, 260,261,262,271,276,292, 298,301,302,306,397,398, 311,349,360,378 71, 83 70, 72 intr., 8, 88, 121, 122, 141, 149,158,184,219,238,246, 315,321,342,378,400,412, 471 , 493, 513, 514,515 70 141 369,374,424,425,426,427, 429, 430,456,457,462,463, 470 95 462 intr., 6, 8, 53, 56 70, 71, 85,92,418 110, 112 32, 73 494 80 47 Vds. Bastico, Ettore vds. Borbon y de la Torre Francisco Maria de vds. Mussolini, Benito 73 509
INDICE DEI NOMINATIVI DI PERSONA
Eden, Anthony Estrada, Rafael Evscevic, Grigorij Pacchi, Abramo Fal Conde, Manuel Faldella, Emilio
Fanjul Goni, Joaquin Fanti, Manfredo Farina, Amilcare Farinacci, Roberto Faupel, W'ilhelm vun Favagrossa, Carlo Ferdinando VII, re di Spagna Ferraris Ferrer Ferretti, Giovanni Francisci, Enrico
Franco y Bahamonde, Francisco
541
71, 83, 128 117 52 117 33 86, 88, 112, 114, 122, 129, 135,152,153,162,163,188, 190,193,196,197,208,216, 230,232,233,234,235,240, 242,262,276,281,282,283, 284,291,293,294,296,297, 298,301,312,346,379 35 6
485 324,337,480 96,148,1 50, 282,367 167,183,341,346,351,507 27,28 vds. Fald ella, Emilo 374,424,430 135, 158 218,243,260,276,283,284, 292,298,302,306,310,313, 319,345,346,350,351,360, 362,363,364,379,385,391, 393 35, 60, 75, 76, 77,78, 79,80, 81,85,86,87,89, 95,96,99, 100,101,103,104,106,108, 110,115,118,120,126,127, 128,129,131,132,133, 134, 135,136,137,138,139,141, 143,144,146,148,150,151, 152,153,154,155,156,157, 160,162,163,164,165,167, 168,169,170,181,185,186, 187,188,190,193,195,196, 197,205,213,214,221,225, 228,229,230,232,233,234, 235,236,238,255,259,261,
542
ALBERTO ROVIGHI e F1LIPPO STEFANI
Franco y Bahamonde, Francisco
Franco y Bahamonde, Nicolas Freijo, Diaz de Frez:ta, Aristide Fritsch, Werner von Frusci, Luigi Gabutti, Gualtiero Gal Galland, Adolf Gallo, Italo Gambara, Gastone Garda Conde, Pedro Garda Escamez e Iniesta, Francisco Garda Ruiz Gelich,Fernando Gero, Erno Giananotti, Tullio Gidoni, Francesco Gil Robles y Quinones, José Maria Giner de los Rios y Garda, Bernardo Giral y Pereira, José Goded Llopis, Manuel
265, 278,279,281 , 286, 296, 303,310,311,316,317,324, 329,330,332,335,336,337, 338,339,340, 341,342,344, 345, 346, 352,359,361,362, 364,366,367, 368,369,370, 371,372,373,374, 375,376, 382,387,391,394,399,400, 401,403,404, 405,412,415, 418,425,426,427,429,430, 435,437,438,441, 450,454, 456,463,470,471,472,477, 479,480,481,482,483,484, 485,486,487,488,489,490, 491 , 492,493,494, 495,496, 497,498,499,501,504,511, 513, 514 82,95,331,342,504 117, 118 242,289 80 182,360,378 243 509 381 158 182,346,493, 495,514 494,514 240 102
169,236,261,265,278,296, 303,310, 403,454, 477, 484 73 243 243 31,33,57,82 411 59,61,68,69, 70, 71, 75, 78, 84,89,96,97, 100,102,411 35,60
INDICE DEI NOMINATIVI DI PERSONA
Goering, Hermann
Goicoechea Cosculluela, Antonio Goma y Tomas, Isidoro Gonella, Guido Gonzales, Valentin (Campesino el) Goriev Grado Recio, Francesco de Grandi, Dino Guariglia, Raffaele Guassardo, Mario
543
54, 81, 89, 143, 147, 155, 156,157,161,162,165,169, 195,381 33,39, 77, 78,117 471,482 472
240,270,286,334,509 vds. Berzin, Ivan Antonovic
461 87,324,330 75 190,207,208,211,218,241 , 412
Guido Gusberti Hassel, Ulrich von
vds. Warlimont, Walter vds. Guassardo, Mario
Hemandez T01nas, Jcsus
411
Hindenburg Paolo, Beneckendorff Hitler, Adolf
43 43,44,47,49,54, 78,80,81, 89,127,128,143,144,327, 329,401,418 84 73 441 28 509 286 95, 134, 139 90,176,509 99 52 74 112 250 341,342 76 80 33, 34, 91, 97, 98, 99, 102, 175,214,334,387,411 240,286,288,334,417,509 50
Hull, Cordell
Ibarruri, Dolores (Passionaria, la) Irujo, Manuel de Isabella Jurado Kahle, Hans Kindelan y Duany, Alfredo Kleber, Emilio (Lazar Stem) Kol' cov, Michail Konev, Evan Krivickij, Walter Krivosein, S. Lacalle Lancellotti Landini, Amedeo Langenheim, Adolf Largo Caballero, Francisco Lister, Enrique Litvinov, Maksin Maksimovic
149
544
ALBERTO ROVJGHI e FILIPPO STEFANI
Liuzzi, Alberto Llano de la Encomienda, Francisco Luca, Ugo Lucas Luccardi, Giuseppe Lucini, Bruno Lukacs (Mata Zulka) Madariaga y Rojo, Salvador de Madrano Magar Magistrati, Massimo Manca di Mores, Ettore
243,264,275,320 387 486 129 75, 76, 77, 78,129,141 243 286 24,39,524,527 236 117 147 182,346,379,477,489,502, 514
Mancini Manildo, Giovanni Mannelli, Piero March Ordinas, Juan Margottini, Carlo Maria Cristina, reggente Marino, Marino Marras, Efisio Martinez Bande, J osé Manuel Martinez Barrio, Diego Martinez Campos Martini, Giovanni Matthews, Herbert Mazza, Mario Medici, Giacomo Mera, Cipriano Miaja Menant, José
vds. Roatta, Mario
Mije Garda, Antonio Miksce, F.0. Millan Astray y Terreros, José Modesto Guillotto, Juan Mola Vidal, Emilio
351 379 75, 77, 117
117, 118, 119 28 243,260,319 147,340 422,423,472,474,519 99 28 243,264,320 321 243,291,292,301,379 6
286,293 60, 98, 99, 106, 144, 221, 223,224,238,278,282,285, 303,313,334,417,509 99 509 214,235,236 334,509 34, 60, 62, 77, 80, 81, 95, 100,101,104,110,115,117, 120,130,131,132,133,138, 235,238,278,310,339,345, 365,364,365,366,367,368,
INDICE DEI NOMINATIVI DI PERSONA
Mola Vidal, Emilio Molinari, Michele Molteni, Emilio Monasterio lluarte, Fclix Moretti , Nino Morpurgo, Giorgio Morrison, William S. Moscardò Guzman, Luis Moscardò Ituartc, José Mozzoni, Adolfo Miinzenberg, Willy Mussolini, Benito
Napoleone I, imperatore dei Francesi Nasi, Roberlo Negrin Lopez, Jaun Neurath, Cons lantin von Nin, Andres Nulli, Augusto Nuvoloni, Luigi
O]azabal, Rafael Olivas, Michele Onaindia, Alberto Orgaz y Yo Idi, Luis Ortiz de Urbier, Palmiro
545
369,370,387,388,391,393, 394, 411,494 244,349,350 242 112, 113, 462 286 242,291,297,301 92 344 1 ()')
I VL. 1
')Q') -UL..,
182,341,346 73 39,45,46,47,52,53,54,76, 77, 78, 86, 117, 118, ]19, 120,123,124, 125, 12~ 127, 128, 139, 143, 144, 145, 146, !47, !48. !49. 150, 151. 153, iSS, IS6, IS7, 161,162,164, ]65, 169,170,171,185,214, 228,229,233,237,281,311, 31S,317, 323,324,329,330, 331,332,337,341,346,362, 370,371,373,374,375,382, 418,429,430,441,444,463, 470,480,482,483,488,489, 492,493, 495,496,497,498, 504,513,519 27,28 242,291,297,301,352,360 334,411 80,330,498 33,411 158,495 173,180,237,242,243,245, 259,264,267,270, 272,275, 276,349,359,369 39 379 482,483 95,106,108,238 461
546
ALBERTO ROVIGHI e FILIPPO STEFANI
Ovscenko, Antonov Pacciardi, Randolfo Panerai, Antonio Papen~von Pariani, Alberto
Pavlov Payne, Stanley G. Pedrazzi, Orazio Penchienati, Carlo Pescarolo, Daniele Pettinari . Piazzoni, Alessandro Pieché, Giuseppe Pietromarchi, Luca Pilsudski Pinna, Pietro Pio XI Pio XII Pitassi Pittau, Mario Plymouth, lvor Pon Rodello, Martin Pozas Perea, Sebastian Prieto y Tuero, Indalecio Primo de Rivera y Orbaneja, Miguel Primo de Rivera y Saenz de Heredia, José Antonio Prin Principe d'Assia Queipo de Llano y Serra, Gonzalo
Rada y Peral, Ricardo Raeder, Eric
74.
intr., 90, 175, 176, 224 297,298 54 125,129,139,141,144,146, 150,155,157,162,167,168, 180,190,195,228,229,348, 351,359,360,361,362.371, 372,373,374,375,382,404, 426,463,496 285,294,303 30,39 76,236 176 243 319 241,364,39 !,399, 400,411 , 412,486 347 135, 153, 337 49 367 418,471 472
351 243,259,289,291,292,293, 319,320 93, 121 115,117 60,112,221,240,334,475 33, 61,334,411 29 31, 76 28 85 60,62,86,95, 100,101,129, 131,141,185,188,193,195, 202,213,214,401,404,412 240 80
INDICE DEI NOMINATIVI DI PERSONA
547
218,242,244,379 90,175 77, 85, 86, 110, 126, 127, 128,129,130,131,132,134, 135,136,137,138,141,144, 145,146,150,151,152,153, 158, 162, 163, 164, 167, 168, 169,185,186,187,188,190, 193,195,196,197,201,202, 205,206,207,208,209,210, 213,214,216,218,228,229, 230,232,234,235,236,237, 238,239,242,259,260,261, 268,272,274,275,276,277, 278,279,281,282,283,284, 286,294,296,297,298,303, 310,311,315,316,324,325, 337,341,344,346,347,348, 349,351,352,353,354,357, 359,361,363,364,365,369, 377,391,393,394,399,405, 429,460,484,485,486,487, 488,489,491,495,511 Rojo Lluch, Vicente 106,315,321,334 Roosevelt, Franklin Delano 83,418 74,90 Rosenberg, Marcel 52,90, 175,176 Rosselli, Carlo 173,180,202,210,215,218, Rossi, Edmondo 237,241,242,288,289,291, 292,293,294,295,296,297, 298,301,302,312,313,320, 349 Rosso, Luigi 157 Saenz de Buruaga y Polanco, Eduardo 240,509 452,453,455,456,458 Sagardia Sainz Rodriguez, Pedro 77, 117 54,55,81 Salazar de Oliveria, Antonio Salgado Araujo, Francisco Franco 493,495,513,524 218,243,289,291,293,301, Salvi, Costantino 320,379 364,367,368,369 Sander
Rivolta, Carlo Roasio, Antonio Roatta, Mario
548
ALBERTO ROVIGHI e FILIPPO STEFANI
Sanjurjo Sacanell, José Sanz, Eusebio Scaroina, Michele Scheele Sinopoli Sirombo, Carlo Solchaga Zala, J osé Soria, George Sorice, Antonio Spede, Hog Von Spilimbergo, Valfrano Sprega, Ugo Stalin, Iosip Vissarionovic Stasewskij, Arthur Stavinsky, Sergio Alessandro Stepanov Susmel, Duilio Swierczewski,Karol (Walter) Tarradellas, José Tella Cantos, Heli Rolando de Teruzzi, Attilio Thoma, Ritter Wilhelm von Thomas, Hugh
Thomas, Juan Thorez, Maurice Togliatti, Palmiro Tomas Alvarez, Belarmino Tomariz Martel Sabra, Julio Unamuno Jugo, Miguel de Urbano R., Francisco Uribe Caldeavo, Vicente Va]deiglesias conte di Vallat, Xavier Valle, Giuseppe V andelli, Fausto Varela Iglesias, José Enrique Velani, Vincenzo
33, 34, 58, 60,62, 75 286 167,183,245,346,352 81 292 129 388,424,432,498,499 310 151 148, 15i
379 243 44,49, 74, 75,90,91 74 43 73 493,513
509 411 113 180,325,346,351,37~504 81,471,509 68,71,88,91,121, 122,219, 240,411,412,471,487, 509, 513 115, 117 90 73 499 110 27 464,470 411
89 71 78, 119, 124, 144, 149, 151, 155, 157 243, 260,272,319,379 95, 104, 106, 110, 114, 134, 224,417,429,471,509 364
INDICE DEI NOMINATIVI DI l'ERSONA
Velardi, ·Andrea VidaH, Vittorio ., Vigon Suerodiaz, Juan Villalba Villegas Montesinos, Rafael Viola di Campalto, Guido Vittorio Emanuele II re d'Italia W ang-Ching-Wei Warìimont, Waìter Wellington, Arthur Wellesley Yagiie Blanco, Juan de Zanotti, Mario Zanotti, Ugo Zanussi, Giacomo Zayas
Zeurunegui, Luis Zugazagoitia, Julian
549
vds. Velani, Vincenzo
73 369 212,214 324,370,371,372,373,382 337,429,437,486,487, 488, 494,495 6
48 86, i 28, 129, i30, I .B, IJ S 6 95, 104, 110, 112, 11 3
3.'12, 379 243
232,234, 242 ,292,297,346, 347,362,363, 435 i i7 , i i R 77 410
INDICE GENERALE
Presentazione
Pag.
3
Introduzione .... .. ... .... . . . ... ..... . . . .. .. .
»
5
Abbreviazioni ... .......... . ... ..... ........ .
»
9
CAPITOLO I 1.
2. 3. 4. 5.
L'ambiente fisico ..... .................. . L'ambiente umano, sociale e antecedenti storici La situazione politica nel 1936 . .... ... .... . Le Forze Armate nel 1936 ............. . ... . Carattere di fatto interno dell'insurre zione militare del luglio 1936 .... . ... .............. .
CAPITOLO II
1. 2. 3. 4.
- LA SPAGNA NEL 1936
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35
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38
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41
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46
»
48 51
- IL QUADRO INTERNAZIONALE
La crisi economica mondiale . . .... ..... .. . L'imperialismo nipponico, germanico, italiano Il crollo della Società delle Nazioni e del sistema di sicurezza collettiva . . .. .......... .. . . . . Luglio 1936 ................. ... .. .. .... .
CAPITOLO III
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13 24 30
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»
- L'INSURREZIONE MILITARE DEL LUGLIO 1936
1. 2. 3. 4.
Precedenti immediati .................... . Successi e insuccessi della insurrezione .... . . La linea divisoria delle due Spagne ........ . Forze e problemi delle due parti ........... .
» »
» ))
57 59 60
63
552
ALBERTO ROVIGHI e FILIPPO STEFANI
CAPITOLO IV
-
L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL CONFLITTO
Le richieste di aiuti da parte del governo Gira[ e degli insorti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2. L'intervento francese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. L'intervento del Comintem e del Profintern . . 4. L'intervento dell'Unione Sovietica . . . . . . . . . . 5. L'intervento dell'Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6. L'intervento della Germania . . . . . . . . . . . . . . . 7. Il sostegno portoghese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8. La neutralità inglese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. I paesi dell'America . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. Il patto e il comitato di non intervento . . . . . . 1.
CAPITOLO V
1. 2.
3. 4. 5. 6. 7.
8.
1.
2. 3.
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» »
69 70 72 74 75 79
»
81
»
82 83 84
» »
- AWENIMENTI POLffiCI E OPERAZIONI MILlTARI NEll'ESTATE-AUTUNNO 1936
Il progressivo crescendo degli aiuti stranieri . . Gli inani sforzi della S.d.N. e del comitato di non intervento ....... ...... ......... . . ..... . La Spagna dei nazionali ................. . La Spagna dei repubblicani ............... . Le operazioni dei nazionali dal luglio al settembre .... . .... .... ................... . .. . Le operazioni dei nazionali dall'ottobre al dicembre ..... . . ..... .. . ........ .. .......... . La presenza di personale e mezzi italiani nelle operazioni estate - autunno .1936 ........... . L'insurrezione nelle Baleari . . . ........ ... .
CAPITOLO VI
Pag.
-
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89
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91 94
»
96
»
99
»
103
»
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))
108 115
L'INTERVENTO ITALIANO DAL LUGLIO AL NOVEMBRE 1936
Il coordinamento dell'intervento I primi contatti italo-tedeschi sulla questione spagnola e la politica estera dell'Italia .... . .... . La M.M.I.S. al lavoro ...... .. ............ .
»
123
))
126
))
128
553
INDICE GENERALE
4.
5.
Il progressivo aumento dell'attività della M.M.l.S. nei mesi di ottobre e novembre . . . . . . . . . . . . . L'afflusso del materiale bellico ai nazionali e ai repubblicani fino a novembre . . . . . . . . . . . . . . .
CAPITOLO VII -
Pag.
135
»
139
LA GRANDE SVOLTA NEGLI AIUTI ITALIANI A FRANCO
1.
2. 3.
4.
Origine e raginni delia svoita . .... ........ . La riunione del 6 dicembre . . ......... . ... . I provvedimenti di potenziamento e riordinamento dello «staff» responsabile della «ques tione spagnola» e il primo invio di un contingente di 3.000 uom1.n1 ..... . ...... . ... .. . ........ .. ... . L'incontro Mussolini-C-oering in Roma e le riunioni di metà gennaio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ..
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i4.1
))
146
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150
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i54
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159
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160 161
CAPITOLO VIII - IL C.T.V. l,e tre fa.si della partecipazione italiana relative alle forze terrestri . ... .................... . 2. La prima fase ..... ..................... . 3. La seconda fase ..... ..... .............. . 4. La terza fase ...... . .... ................ . 5. Lo Stato Maggiore Misto ...... .. .... ... . . . 6. Il volontariato ....... . ........ .. . ...... . 7. La costituzione e l'addestramento delle unità. volontari .. . ................ .. ... ... .... . . 8. I volontari italiani di parte repubblicana .. .. . 9. Cenni sommari sul contributo della marina e dell'aeronautica italiane .......... .. . ....... . 10. Nota riepilogativa ....... ... ... . . .. . .... . . 1.
CAPITOLO IX 1.
2.
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166 168 169 173 174
»
177
})
178
»
185
»
188
- LA BATTAGLIA DI MALAGA
La genesi dell'operazione ................. . L'attività preliminare e l'impostazione dell'operazione ............................... .
554
3. 4. 5. 6. 7. 8.
9.
ALBERTO ROVIGHI
1.
3. 4. 5. 6.
1.
5. 6. 7. 8. 9. 10.
»
193 197 199 200 201 205
»
211
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221
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228 230 232 236 237
- LA BATTAGLIA DI GUADALAJARA
Il terreno (cenni) ....... .. . .... .. ........ . Le forze nemiche ...... .... .......... . .. . Le forze italiane e nazionali .............. . L'ordine di operazione ......... ......... . . L'avanzata del C. T.V. . ................... . La rinunzia del C. T.V. al proseguimento de li 'offensiva .. ..... ... ........... . .......... . La controffensiva dei repubblicani ... ...... . Il ripiegamento del C. T.V. ......... .... . . . . Il successo difensivo del C. T.V. ...... . . . ... . Considerazioni conclusive sulla battaglia ... .
CAPITOLO XII -
1. 2.
Pag.
- DA MALAGA A GUADALAJARA
Le battaglie del Jarama e di Oviedo ........ . Gli intendimenti di Roma dopo la vittoria di Màlaga ... . ............................. . . Teruel-Valencia o Siguenza-Guadalajara? ... . Le intese con Franco e con i comandi spagnoli La vigilia dell'operazione «Folgore» .. ... . .. . Le previsioni sulla battaglia ........ ...... .
CAPITOLO XI
2. 3. 4.
FILIPPO STEFANI
La preparazione dell'azione . . . . . . . . . . . . . . . . Il terreno dell'operazione (cenni) . . . . . . . . . . . Le forze nemiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le forze italiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L'ordine di operazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lo svolgimento dell'operazione . . . . . . . . . . . . Considerazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
CAPITOLO X
2.
~
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247 249 253 253 259 274 285 300 303 310
GLI AVVENTMENTI PRINCIPALI DELLA PRIMAVERA-ESTATE DEL 1937
Le conseguenze di Guadalajara ............ . La tensione internazionale . .............. .
))
))
323 .328
555
INDICE GENERALE
3. 4.
La situazione della Spagna repubblicana . . . . . La situazione della Spagna nazionale . . . . . . . .
CAPITOLO XIII -
1.
2. 3. 4.
5. 6.
7. 8.
9.
1.
2. 3. 4. 5. 6. 7.
1.
-
333 335
»
343
))
345
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))
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347 352 355 357 359 362 375
LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLE OPERAZIONI JN BISCAGLIA E IN ESTREMA DURA
La scelta operativa della front e ,",lord .... .. . . La prima fase dell'dffensiva su Bilbao ...... . Il concorso italiano nella prima fase dell'offensiva La seconda fase dell'offensiva su Bilbao . ... . Il concorso italiano nella seconda fase ..... . . Le conseguenze della caduta di Bilbao .. .. .. . Le operazioni della «Frecce Azzurre» in Estremadura .... .... ......... .... . .. . ...... ... .
CAPITOLO XV
»
IL RIORDINAMENTO DEL C.T.V. DOPO GUADALAJARA E GLI ORIENTAMENTI OPERATIVI
I settori di riordinamento .. .............. . Il riordinam.ento del comando . . . . . . . . . . L'inquadramento e l'ordinamento .... .. .. . L'addestramento .... ... . . ...... . . .... .. . L'aggiornamento della falli ca e della /ecnica di impiego .. . .. . ........ . .... ...... .. .... . Il morale e la disciplina ... .. ............. . La situazione del C. T.V. vista da Basticu al suo arrivo in Spagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Orientamenti operativi del C. TV. e conflillo di competenza tra il comando spagnolo e quello italiano .... ..... .. ....... ....... ... .. ... . La situazione del C. T.V. nell'imminenza della ripresa delle operazioni ..... .... ..... . .. .. .
CAPITOLO XIV -
Pag.
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385 388
389 395 397 399
))
401
)}
415
LA BATTAGLIA DI SANTANDER
La battaglia di Brunete e la situazione nei mesi di luglio e agosto ..... ... . . .......... . ..... .
556
2. 3. 4. 5. 6. 7.
ALBERTO ROVIGHI e FIUPPO STEFANI
Il terreno della battaglia di Santander . . . . . . . Le forze nemiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le forze italiane e nazionali . . . . . . . . . . . . . . . Preparazione e rinvio dell'offensiva su Santander Nuova impostazione dell'offensiva . . . . . . . . . . La recisione della sacca repubblicana di Reinosa L'avanzata e la conquista di Santander . . . . . . Considerazioni sulla battaglia e sui suoi risultati e conseguenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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420 421 423 424 430 435 444
»
463
Il concorso italiano sulla fronte dell'Aragona La questione della resa dei Baschi .. ....... . La questione della dipendenza della divisione «Frecce» ...... .. . ..... . ..... . ... . . ... . . La sostituzione di Bastico . ..... .. . . . ..... . Le operazioni sulle altre fronti fino al dicembre
»
475 479
»
489 492
1937 ........... . . ... .... .. . . . . . . .. .... .
»
498
L'attività del C. T.V. durante la sosta operativa: a) addestrativa; b) ordinativa; c) informativa; d) logistica; e) disciplinare e amministrativa .. . . . . Il C.T. V. nel dicembre 1937 ............... .
»
»
500 508
Bibliografia .. ..... ... . . ........ ....... ..... .
»
519
Elenco delle carte ......... .. ............... . .
»
533
Indice degli schizzi .. .. . . . ....... .. ...... . .. . .
»
535
Indice dei nominativi .. .... .... . ........... .. .
»
537
Indice generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ...
»
551
8. 9.
CAPITOLO XVI l. 2. 3.
4. 5. 6.
7.
Pag. » » » » »
DOPO SANTANDER
»
»
CARTINE