STATO MAGGIORE DEu.;Esrn.crro UFFICIO STORICO
Vmcn.10 l LARJ - PIERO CROCIANI - GIANC.ARLO BoEtu
Le Due Sicilie
NELLE. GUERRE. NAPOLEONICHE
( 1800- 1815) Tomo Il• (1806-1815)
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PARTE Il
La resistenza ( 1806-181 5) A) LA
COBELLIGERANZA SICILIANA
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800
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LA R[SISTENZA (
1806- 1815)
10. GAETA
( 1806)
A. Il contesto strategi.co e l'interpretazione storica L'impiego dell'esercito per /,a stmtegia marittima
L
a sconfitta an-nu-nciaca dell'esercito napoletano in Calabria, tutto sommato meno decisiva del previsto, non modificava il quadro strategico del Mediterraneo. l francesi tornavano a Taranto e per la prima volta si affacciavano sullo Stretto con 10.000 uomini, ma l'efficace reazione della divisione navale Sotheron al primo accenno di concentramento di battelli e di artiglierie pesanti (indispensabili per assediare Messina ma vulnerabili nel trasferimento via mare da ]àranto a Punta del Pezzo) dimostrò che lo sbarco in Sicilia era meno facile di quanto riteneva Napoleone. Senza contare che una forza d'occupazione di 40.000 uomini, ancora alle prese con Gaeta e obbligata a controllare a tempo indeterminato coste minacciate, una capitale infida e linee di rifornimento rudimentali e insicure, era un prezzo salato per una semplice passeggiat:a militare. Sull'altro piatto della bilancia, gli inglesi incassavano il controllo della Sicilia, cui aspiravano fin dall'inizio della guerra, e il 6 marzo, lo stesso giorno della rotta di Lagonegro_, i russi aprivano un nuovo fronte occupando Cattaro prima dell'arrivo dei francesi e complicando la quest:ione ottomana.
Per la terza volta nella storia militare inglese il concentramento di 8.000 soldati a Messina (sostenuti da 12.000 borbonici ancora in armi in Sicilia e a Gaeta) mise di fatto una consistente forza terrestre a disposizione della strategia marittima, come era avvenuto mezzo secolo prima in Canada e poi in Egitto. Geloso della sua autonomia, l'esercito non lo gradì, ma il comandante, generale Craig, se ne andò lasciando la grana al
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suo vice Stuart, un uomo irresoluto che non seppe opporsi alla prorompente personalità dell'ammiraglio Sidney Smith, arrivato a Palermo il 21 aprile con l'incarico, datogli da Collingwood, di comandante del Mediterraneo Centrale. Smith aveva espresso chiaramente la sua concezione strategica a Wi ndham, prossimo a diventare segretario di stato alla guerra nel governo dei Talenti: «surely - gli aveva scritto - Lord Nelson's death ought not to operate so very disadvantageously to us as to change our system into a simplc and passive one of defence, when active operations towards destroying the enemy's means of annoying us and our allies are so much more efficacious to that end». Per questo aveva chiesto artiglierie terrestri, shrapnel e navi lanciarazzi (nonché di essere «exonerated from all plaguing money transactions .. . I have no time to sit like a derk at a desk counting pence when the enemy are bcfore me»). Dieci anni dopo Smith stava ancora aspettando il rimborso delle spese non giustificate fatte sulla costa napoletana, ma il suo arrivo a Palermo fece pendere la bilancia a favore del partito dell'intervento sul Continente contro l'opzione della strella difensiva sostenuta da Acton col pieno appoggio di Elliot. l:astio antiborbonico e la demonizzazione della regina Maria Carolina, massima fautrice dell'intervento, hanno radicato nella storiografia inglese il ritratto negativo di Smith tracciato dai generali inglesi che non potevano soffrirlo: un cinico assetato di protagonismo, disposto, pur di passare alla storia, a sacrificare i "principi morali" e gli interessi nazionali dell'Inghilterra ricorrendo ai "briganti" e accettando senza esserne autorizzato un incarico politico d a un alleato infido e abietto (la commissione for<linandea per la riconquista del Regno, datagli il 28 giugno). A parte la questione dei "briganti", certo non peggiori d egli indiani canadesi o dei guerriglieri spagnoli tanto cari alla storiografìa liberale, Smith incoraggiò in effetti il sogno della riconquista del Regno, di estremo azzardo dal punto di vista militare e irrazionale dal punto di vista strategico. Tuttavia la riconquista era solo una bandiera propagandistica: lo scopo (o almeno il vantaggio) dell'intervento non era politico, ma strategico. Come scrive Piers M ackesy, che pure è uno dei critici più severi di Smith, l'impiego dell'esercito per la strategia marittima fu l' efficace risposta inglese all'impiego d ella flotta per la strategia continentale cui Napoleone fece
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ricorso dopo Trafalgar, tenendo pronte le sue squadre navali non per attaccare di nuovo ma solo per costringere la flotta nemica a disperdersi su vari punti. La "guerra peninsulare" iniziata da Smith nel maggio 1806 in Calabria e ai fianchi di Gaeta cd estesa negli anni seguenti alle due altre penisole dd Mediterraneo (Balcanica ed Iberica) confermò la vecchia lezione del Canada e quella recente dell'Egitto: "come una potenza terrestre poteva minacciare una marittima tenendo una jleet in being, così l'esercito del Sea Power, protetto <la una barriera d'acqua salata, poteva logorare k masse disperse dell'esercito napoleonico. li teatro più naturale d'impiego dell'esercito britannico non era il Continente ma il Mediterraneo, dove la superiorità non dipendeva dalla sorpresa ma dal piì1 sicuro sistema di interrompere i rifornimenti del nemico".
Storie nazionali e storia strategica Lottica nazionale condiziona a tal punto la storiografia, non solo politica, ma anche militare, che neppure una storia "strategica" come quella di Mackesy è riuscita a mettere a fuoco il rapporto tra la <lifosa di Gaeta e la battaglia di Maida. La storiografia inglese ha fatto di quella fortuita vittoria - dovuta agli errori del nemico e non sfruttata - un'epopea della fanteria di mestiere, una sorta di Valmy "liberale", distorcendo la prospettiva fino a dimenticare che mentre Stuart sbarcava 5.000 uomini in Calabria, Smith ne sbarcava 300 (corsi) a Capri e 1.800 (siciliani) a Gaeta di rinforzo ad altri 4.400; che le forze francesi impegnate stÙ fronte di Gaeta (12.000 uomini) e del Golfo di Napoli (3.000) erano quasi il doppio di quelle in Calabria (9.000); e, fast hut not least, che la linea di collegamento fra i due corpi francesi era interrotta in più punti dagli sbarchi degli emigrati e dall'insurrezione di Principato, Basilicata e Calabrie. Anche la storiografia francese ha distorto la prospettiva, trattando separatamente le vicende dei tre fronti (Gaeta, Maida e Fra Diavolo), minimizzando le sconfitte subite dalle armi nazionali e diffamando la resistenza col supporto delle ipocrite pugnalate di carta inferte dai generali inglesi alle spalle dcll' odiato collega della marina. La difesa di Gaeta, che fu non sblo il presupposto, ma addirittura il perno della controffensiva anglo-siciliana, è stata perciò presentata come una patetica bia arria, un vano tentativo di ritardare un esito scontato. La
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storiografia napoletana non era in condizione di offrire un giudizio diverso, perché il suo scopo non era di ricostruire il quadro della guerra del Mediterraneo, bensì di ritagliarne i fili che le occorrevano per tessere l'arazzo, in parte illusorio e consolatorio, di una storia militare e politica "nazionale" - acriticamente recepita dalla moderna storiografia italiana. Gaeta vi comparve brevemente con Civitella nella galleria del valore sfortunato (anticamera della riconciliazione), finché il 1860 non la consegnò definitivamente alla "memoria dei vinti". Come vedremo, la cronaca dell'assedio dimostra però che l'esito non era affatto scontato. I patti di resa, col recupero di almeno 4.000 uomini, dimostrano che i francesi si sentivano con l'acqua alla gola. Allargando appena la scala geografica e temporale, si vede poi che i borbonici controllavano ancora le Isole Pontine, chiave del Golfo di Gaeta, e che gli inglesi si erano nel frattempo impadroniti di Capri (tre giorni prima della maggiore sortita da Gaeta) e delle coste della Calabria Ultra II, riprese dai francesi solo diciotto mesi dopo. Depurando la storia strategica dalle distorsioni nazionali, risulta dunque che Maida fu solo un episodio, di per sé meno importante della difesa di Gaeta e dell'attacco combinato alle coste (marina e forze irregolari), della più generale battaglia del Tirreno, protrattasi per cinque mesi e concl usa in modo interlocutorio.
B. La piazza La piazzaforte di Gaeta Appartenente all'antica provincia napoletana della Terra di Lavoro, il promontorio di Gaeta da il nome al vasto golfo compreso tra Capo Circeo e l'arco formato dalle isole di Ponza, Ventotene, Ischia e Procida, avendo Terracina e Sperlonga a Ponente e Formia (Mola), Scauri, Minturno e le foci del Garigliano e del Volturno a Levante, incurvandosi in quest' ultima direzione e formando perciò il lato meridionale della piccola baia di Formia. Fstrcma propaggine meridionale degli Aurunci, il promontorio è formato da due rilievi rocciosi separati dall'istmo di Montesecco. Il più inter-
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no culmina dal lato verso Formia col Monte dei Cappuccini, che fronteggia a tiro di cannone il rilievo pit1 esterno, coronato dalla cosiddetta Torre d'Orlando (mausoleo di Munazio Planco). Largo appena 600 metri, l'istmo è il punto pitl stretto del promontorio, il cui ultimo tratto ricorda il profilo di una gallina accovacciata, col becco proteso verso Formia. La base della "gallinà' è larga il doppio dell'istmo: il petto sporge di 100 metri a Levante e la coda di 500 a Ponente, formando con l'istmo l'ansa del Serapo. Il monte sorge sull'ala, la città di Gaeta occupava allora soltanto la testa e il petto (tra il fianco meridionale del monte e la baia) , col porticciolo tra hecco e bargigli, i due antichi castelli sulla nuca, a difenderla dai saraceni, e la Porta di Terra tra le zampe. D all 'altra parte dell'istmo c'era il Borgo Gaeta (ora Borgo Elena), disteso lungo la spiaggia sotto la collinetta del Montesccco (200 m.) e il Monte dei Cappuccini. Ben visibile da Form ia, Gaeta si raggiunge dalla via Appia., che passa per lt ri e Formia e attraversa il Garigliano. H fì.)rtino S. /\ndrea alle gole d'ltri era l'avamposto verso Roma, e la diramazione da Mola (percorso obbligato del carreggio) correva lungo la spiaggia a semicerchio della baia, esposta al tiro delle unità capaci di operare sottocosta (un l'empo le galere, sostituite dalle pi ì1 economiche lance cannoniere). Prima degli inglesi, il M edi terraneo lo dominavano gli spagnoli e per questa rag ione i viceré di N apoli si preoccuparono soprat tutto di difendere il fronte a terra, tracciato 1ungo la base del la "gallina" e fortificato tra il 1506 e il 1538. La .linea era ben scelta: sporgendo nel mare dai d ue lati, aveva il vantaggio di non poter essere avviluppata e di infilare dalle due estremità i lavori d'attacco. Inoltre il terreno la rendeva inaccessibil e dal lato del Serapo, restringendo il settore vulnerabile ad un tratto di 330 metri verso Levante, difeso da opere munite d i fosso, strada coperta e spalto. Il tracciato della cinta aveva però vari inconvenienti. Seguiva in fatti l'andamento irregolare del terreno scosceso e accidentato, che ro.mpeva l'insieme dei suoi fuochi e ne annullava una parte. Inoltre in alcuni punti (in particolare al bastione detto non a caso "di breccia") era molto elevata, col vantaggio <li scoprire i lavori del nemico e il difetto di esporsi ai suoi fuochi e infine le opere alle due estremità sfruttavano solo in parte le opportunità della posizione e non infìlavano interamente i lavori d'assedio. La cinta non si poteva però spostare senza ingenti spese e nei successivi miglioramenti non si seguì mai un piano generale. Si cercò di ridurre l'esposizione dei
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punti elevati raddoppiando lo spalto, che davanti al bastione S. Giacomo era triplo, e coprendo la parte inferiore del rivestimento del bastione della Breccia con una falsabraga e una piccola opera davanti al fossato. Anche la tecnica di costruzione era difettosa. I terrapieni erano infatti intagliati nella roccia oppure rivestiti di marroni, anziché di piote (zolle) o fascine, e le schegge prodotte dai fuochi dell'attacco provocavano un micidiale effetto mitraglia. Inoltre gran parte delle artiglierie era esposta ai tiri di rimbalw e non si era provveduto a spostarle o a proteggerle con blinde o traverse.
Le opere e la guarnigione dei 1806
Nd 1806 il fronte a terra era ancora formato dalle stesse opere che avevano sostenuto l'assedio austriaco del 1707 e quello borbonico del 1734. Sulla sporgenza del Serapo si trovavano, nell'ordine, le batterie 'fransilvania, del Secco e Tre Croci e il bastione Piattaforma con la sottostante batteria Cinquepiani. Al centro i bastioni della Breccia (da dove erano entrati gli austriaci il 30 settembre 1707) e Sant'Andrea (con la batteria mortai, la mezzaluna e la falsabraga che copriva anche la controguardia del lx1stione San Giacomo) e la batteria Regina che scopriva il Monte dei Cappuccini. A Levante quelle del fuco, della Conca (dove era stata aperta la breccia spagnola nel 1734) e Cappelletti, poi la Porca di Terra difesa dalla Cittadella e da un'opera avanzata e le batterie Sant'Antonio e Annunziata che infilavano il Borgo. La guarnigione consisteva in 6.000 uomini: 500 cacciatori Appuli, 3.000 reclute inquadrate da 500 veterani (secondi e terzi battaglioni Principe l , Carolina II e Reali Presidi), 1.670 galeotti graziati (1 ° e 2° corpo franco), 230 artiglieri di linea (X e XIV compagnia) e litorali, 22 cavalieri e 80 marinai con 2 cannoniere e 2 bombardiere. Il governatore, principe d'Assia, aveva l'aspetto, il tratto e la fama dell'ussaro. Gli si attribuiva una quantità di storie e aneddoti, molti relativi alla determinazione di difendere a ogni costo la piazza: raccontavano, tra l'altro, che aveva buttato da un bastione un'amante che l'aveva supplicato d'arrendersi e gettato al vescovo le chiavi della cantina affinché fosse il sant'uomo a moderargli le bottiglie quotidiane.
Comandavano l'a rtiglieria e il genio i maggiori Ferdinando Landini e Luigi Bardet, il Reali Presidi il settuagenario colonnello Prancesco Hotz, i
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cacciatori Appuli il tenente colonnello Luigi Sandid, i corpi franchi il colonnello Michele Pezza, col fratello Giuseppe Antonio come maggiore. Smobilitato nel 1799 e nel 1801, il 18 dicembre 1805 Pezza, ossia Fra Diavolo, era stato convocato a Napoli dal ministro della guerra Forteguerri, condotto in carrozza da palazzo Acton a Palazzo Reale e ricevuto dalla regina e da Damas, ricevendone l'incarico di formare i corpi volanti della Terra di Lavoro, i cui quadri furono nominati il 1O gennaio 1806. Il 3 febbraio, d'ordine della regina, Forteguerri ordinò ai corpi volanti di non opporsi alle truppe francesi, ma il 9 il principe d'Assia richiamò Pezza a Gaeta per guidare le incursioni nelle retrovie nemiche.
C. Il blocco {l Ofebbraio - 6 aprile) Riepilogo della prima settimana di bkcco (vedi cap. 2, §. A) Abbiamo già narrato la cronaca della prima settimana: avanzata francese su Itri e Mola e ritiro dei cacciatori Appuli nella piazza, intervento delle cannoniere e uccisione del generale Grigny sulla spiaggia (1 O febbraio) , occupazione del Borgo e primo scontro coi cacciatori nei giardini d i Montesecco (11), inizio del blocco sotto il comando del genera.le Guiot de Lacour col 6e dc ligne e prima avanzata esplorativa sotto lo spalto (13), morte dell'aiutante Lamy nell'improvvido tentativo del caposquadrone Tascher di recapitare di notte l'ordine di resa della reggenza (13-14), intimazione forrn.ale, negoziato nel Borgo in casa del console ottomano con l'aiutante di campo del principe d'Assia, convenzione armistiziale non ratificata per malintesi (15-16), sostituzione del 6e dc ligue col 62e e ricognizione della piazza diretta dai comandanti del genio d 'armata (Vallongue) e del blocco (Lazowski). O
Il rapporto Vallongue e il consiglio di guerra del I marzo In base allo studio dei due assedi precedent i e alla ricognizione della piazza, il generale Vallongue individuò due fronti attaccabili tra la Cittadella e il bastione di Breccia. In attesa di poter acquisire nuovi dati con l'approccio dei lavori, la scelta del più conveniente doveva es:,;ere rinviata,
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ma potevano essere entrambi battuti dalk stesse posizioni_ Ciò rendeva necessario dirigere i lavori in entrambe le direzioni, ma l'onere aggiuntivo era limitato e compensato dal vantaggio di mantenere il difensore nell'incertezza e di obbligarlo a dividere le forze. I lavori dovevano iniziare dal Borgo e la prima batteria collocata sullo spiazzo della Torre Tralina (indicato anche come "M. Alatrino") sotto la cima dei Cappuccini e sopra il colle ("mammellone") del Montesecco, a 600 metri dalle prime opere e al livello delle più ekvate (eccettuata la batteria Regina) , utilizzando in seguito il Montesecco per spingersi sino a 150 metri dalla strada coperta_ Quattro vincoli logistici allungavano tempi e costi: a) il terreno roccioso dei lavori; b) la distanza dei siti in cui si potevano reperire i materiali occorrenti per la costruzione dei gabbioni e fascine (i più vicini a 10 chilometri, nei boschi di Fondi); c) la difficoltà di reperire mezzi di trasporto (in mancanza di equipaggi militari e nel timore di fare requisizioni che poteva110 innescare rivolte); d) la vulnerabilità dell'unica linea di comunicazione agli attacchi delle cannoniere (nel tratto Mola-Borgo), delle forze irregolari (area degli Aurunci) e combinate (alla foce e al ponte del Garigliano).
11 rapporto Vallongue, limitato agli aspetti tecnici dell'attacco ~ù fronte di terra, non considerava ovviamente quello strategico, del resto ben presente a tutti, e cioè l'impossibilità, in mancanza di forze navali, di impedire il rifornimento marittimo della piana. Essendo perciò impossibile acquisire la superiorità logistica per esaustione delle risorse del difensore, era giocoforza puntare tutte le risorse sull'acquisizione della superiorità di fuoco. Preoccupato dai fabbisogni calcolati da Vallongue, Giuseppe chiese di studiare un sistema più rapido cd economico dell'assedio per ottenere la resa della piazza_ Il consiglio di guerra riunito il 1° marzo da Masséna, con C. I3enhier, Vallongue e Dulauloy, decise perciò di effettuare un bombardamento dimostrativo contro la città (con una batteria di mortai nel giardino degli_ Agostiniani) e il porto (con una di cannoni al ponte Calegno presso l'antica dogana del Borgo, che doveva tirare a palle arroventate per incendiare i legni).
Tl fiasco del bombardamento dimostrativo (J 6 Jèl~braio-2 1 marzo) La relazione francese asserisce che il principe d'Assia diffidava del corpo franco, ma furono proprio gli ex galeotti, inquadrati dagli uomini di fìdu-
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eia di Fra Diavolo, ad effettuare i colpi di mano più audaci e insidiosi. TI 16 febbraio, con 6 harche, sottrassero al nemico 4 trasporti di viveri portandoli nella piazza e il 23 con 80 uomini fecero una ricognizione sui posti avanzati francesi. Dal 17 al 27 febbraio arrivarono 8 ufficiali d'artigli e ria e 9 del genio con 22 minatori, ] 60 zappatori e 138 artiglieri a piedi per costruire le batterie, 45 pontieri per costruire il ponte sul Garigliano e 140 artiglieri a cavallo per difendere il litorale dalle cannoniere (utilizzando sia pezzi a cavallo sia gli enormi massi piatti sparsi lungo la spiaggia come siti per batterie da campagna). Inoltre una compagnia del G2e fu distaccata a Mola per confezionare gabbioni e fascine e arrivarono anche 537 dragoni e 300 carabinieri corsi per pattugliare le retrovie minacciate dalle forze irregolari. TI genio era comandato dal colonnello Lazowski, l'artiglieria dal generale Salva, morto il 4 marzo di febbri maligne e sostituito dal capohattaglione Sappel. Il 6 marzo, mentre i francesi iniziavano la costruzione delle due batterie degli Agostiniani e del Borgo, Fra Diavolo sbarcò da solo, in uniforme da colonnello, tra Sperlonga e il lago di Fondi, aggirò le cime degli Aurunci per il versante settentrionale da Campodimele a Monticelli e riunì un piccolo corpo volante per ripetere una ddk sue imprese del 1799, l'attacco al ponte del Garigliano. Questa volta fu meno fortunato: una pattuglia dette l'allarme e, fallita la sorpresa, riuscì a stento a tornare a Gaeta. Ma costrinse il nemico a distogliere truppe per rafforzare la sorveglianza delle re trovie e a distaccare il generale Valcntin con l'incarico di braccarlo sui monti. 11 9 marzo alle otto di sera i francesi iniziarono il collegamento tra le due batterie. 11 10 arrivò il 10e de lignee nel corso del mese, impiegando contadini requisiti e fino a 24 muli per pezzo, giunsero le prime artiglierie pesanti da Napoli, con 19 ufficiali d'artiglieria (incluso il capobauaglione Corda, comandante <lel parco) e uno del genio, 36 operai con 1 ufficiale e altri 302 artiglieri e 45 pontieri francesi. Partito il 3 marw da Genova, e navigando con bandiera inglese, il 14 arrivò a Mola anche il brick _Endymion (insegna di vascello Ferrin) armato con pezzi da otto. TI 1 5 le 4 cannoniere di Gaeta tentarono di colarlo a picco, ma furono respinte dalla batteria di Castellane. Tuttavia la notte stessa il bride s'incagliò tra gli
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scogli a causa di una tempesta: recuperato a fatica, rimase in avaria presso la spiaggia tra Conca e Vindice. TI 16 Vallongue lasciò a Campredon il comando del genio d'armata per assumere quello dell'arma sotto Gaeta, con Lazowski direttore dei lavori. Il 18 il principe Giuseppe arrivò con Masséna e i comandanti dell'artiglieria e del genio d'armata per ispezionare i lavori: si raccomandò di fare p resto e lasciò Dulauloy e Campredon al quartier generale di Castdlone (sobborgo occidentale di Mola). Il 19 arrivò a Castellone, con una speronata, anche il già famoso corsaro ligure Bavastro, l'amico di Masséna. La notte seguente le due batterie furono armate entrambe con 5 pezzi, e apersero il fuoco all'alba del 21. I .a piazza rispose con 80 pezzi, metà dei quali concentrati contro la batteria dei mortai: dopo un'ora una bomba colpì fortuitamente il deposito della batteria. Provocò 1m solo forito, ma fece crollare parte del chiostro retrostante: le piazwle rimasero ingombre di rottami e la vetustà degli aHì.1sti neutralizzò 3 mortai. l tiri di volata della batteria del Borgo costrinsero le barche ad allontanarsi dal porto, ma non riuscirono ad incendiarle e fece cilecca anche un brulotto lanciato <la Bavastro. Alle 9 i francesi avevano tirato in tutto 80 colpi: tre quarti caduti in acqua e gli altri del tutto innocui, come del resto quelli sparati dalla piazza. Il bombardamento fu ripetuto il 22 con un minor numero di pezzi, e seguito dalla seconda intimazione, col prevedibile risultato di offrire il destro al principe d'Assia per uno dei suoi sarcasmi più azzeccati (disse infatti che avrebbe dato la risposta sulla breccia). Il 19 Fra Diavolo era uscito con 120 uomini per molestare le retrovie nemich e. Dopo aver sorpreso e trucid ato il presidio <li Itri, si annidò a Sant'Olivo (Monte Croce) ncll' enclave pontificia di Pontecorvo. Inseguito da Valentin, il 23 respinse un attacco del capobattaglione Ronetti a Rocca Guglielma, rifugiandosi poi sulle colline sopra la valle <lei Sacco.
Approcci allo spalto e nuovo bombardamento (25 marzo--5 aprile)
Prima di decidersi a passare ali' assedio, Vallongue fece approvare il progetto di costruire trincee d'approccio dinan;,,i al Montcsccco (N. 6, 7, 8) per colpire la strada coperta con la moschetteria, e una attraverso
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l'istmo (N. 5) per collegarsi dal Ponte Cakgno con la spiaggia del Serapo, onde potervi collocare una batteria costiera e coprire così gli approcci dai tiri d'infìlata delle cannoniere nemiche. Aperta la N . 5 la notte del 25-26 marzo, all'alba il 62e dc ligne fece la seconda ricognizione verso lo spalto: il 28 furono aperte le N. 6 e 7 e il 3 1 la N . 8, che le collegava sulla destra con lo sbocco dal Borgo (Ponte Calegno), iniziando contemporaneamente la batter.ia costiera collocata nei giardini del Serapo. 11 piano alternativo trovava conforto nelle notizie che si cercava di raccogli ere sul morale dei difensori. TI governatore aveva fatto arrestare vari ufficiali di cui non si fidava e il comandante del porto, Vincenzo Cascanti, disertò a fine marzo per motivi ignoti, lasciando la famiglia nella piazza. Fornì informaz ioni sullo stato delle difose ma soprattutto lusingò i francesi, raccontando che la guarnigione era demoraliuata e propensa alla diserzione e perfino alla rivolta. Completati tali lavori il 2 aprile, si fece il 5 un secondo tentativo di bombardamento della città dal piazzale della Tralina coi morrai e del porto dal Borgo, con una seconda batteria avanzata a 600 m etri e armata di un mortaio da Lre pollici e 2 pezzi da ventiquattro. 11 risultato fu anche peggiore del precedente: la collocazione della nuova batteria poteva essere individuata dalla città e contro di essa furono diretti i tiri delle batterie borboniche S. Antonio e S. Maria di Vico. Poté tirare solo 30 bombe prima di essere smontata, con 5 artiglieri feriti, e naturalmente anche la tena in timazione fu respinta.
D. Il primo assedio (7-30 aprile) L'apertura dell'assedio (7-24 aprile 1806)
Non rimase allora che dare avvio all'assedio. L8 aprile D edon assunse il comando dell'artiglieria sotto Gaeta e, dopo un dettagliato studio del terreno, concordò con Camprt:don la posizione delle batterie e il tracciato
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degli attacchi, dirigendoli contemporaneamente dai due lati del Montesecco contro la Cittadella e il bastione della Breccia, finché dai primi fuochi si potesse riconoscere quale dei due fosse il più vulnerabile. Il capitano dei minatori Laforcade individuò inoltre i punti deboli del lato di Ponente e i punti d'accesso alla batteria Cinquepiani e al soprastante bastione Piattaforma. La notte del 7-8 aprile furono aperte le prime due porzioni {N. 1O e 11) della la parallela ai lati del Montesecco, il 9-10 i collegamenti (N. 3 e 4) dal piazzale Tralina, poi quelli (N. 12-16) col sobborgo e con una nuova batteria mortai. Fu necessario abbattere molte opere murarie, fare ingenti movimenti di terra per pareggiare i dislivelli e impiegare le mine per far saltare la roccia, mentre la scarsità degli effettivi limitò i lavoratori a 500 uomini per turno. I pezzi in cattivo stato furono rimandati a Napoli, ma a metà aprile il parco aveva già 11 cannoni da ventiquattro e 8 da sedici libbre e 5 mortai <la dodici pollici e 5 da 11ove, con 9.500 libbre di polvere, 150.000 cartucce, 7.100 palle e l.500 bombe.
1110 aprile arrivarono a Gaeta, con la scorta del vascello lntrepid, le fregate funo (Richardson) e Minerva (Vicugna), rifornimenti e 530 rinforzi (300 granatieri Reali Presidi e Valdirnazzara I, 103 complementi per il corpo franco, 72 artiglieri e 57 pionieri), in sostituzione di 600 reclute che furono imbarcate per ricostituire in Sicilia i fucilic..:ri R. Presidi. TI giorno seguente la _Minerva sparò una bordata contro I' Endymion, che non subì danni ma approfittò della notte per rifugiarsi a Napoli. Il 12 aprile il 62c fece la terza avanzata agli spalti per riconoscere il terreno su cui si dovevano costruire i nuovi tratti di trincea. 1116 arrivarono 350 pionniers noirs, un corpo di colore formato con prigionieri delle Antille e complec,11:0 nel Mediterraneo con africani di tutte le razze, nonché il capobattaglione Alfonso con 84 artiglieri napoletani. Il mattino del 17, scoperti i lavori fatti dai francesi durante la notte, la piazza aprì il fuoco tirando 1.200 colpi che fecero solo 3 feriti. I difensori ripararono intanto la batteria S. And rea armandola di 4 mortai, costruirono una traversa al bastione d ella Breccia per coprirlo dalle bomhe e armarono la punta di Transilvania per battere la batteria del Serapo (e) e prendere di striscio il tratto N. 11 della parallela.
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La cattura della Bergère alle fòci del Tevere (17 aprile) Intanto il capitano Charles Jacques César Chaunay Dudos tentò di raggiungere Gaeta con una flottiglia di 9 unità e 97 pezzi: • • • • • •
wrvctta Bergère (XVlll-12, 1-36 carronata e 189 uomini}; bricl( Abeille (XVIII-8, II-36 carronate e 160 uomini); hricl( Légère e _fanus (XII-8); bombardiera Victoire (XII-18 e 2 mortai p esanti); cuttcr Gauloise, "ketch" cannoniere (JV-4 e 1-36) }ttlouse, Gentil/e e Provençale.
Informato alle due del pomeriggio del 17 aprile mentre incrociava 6 o 7 leghe ad Est di Civitavecchia con la fregata Sirius (XXXVI-18), alle quattro e un quarto il capitano William Prowse avvistò la flottiglia sottocosta. Questa si schierò in ordine di battaglia alla foce del Tevere, contando che i bassi fondali scoraggiassero la fre3;Ha nemica. Prowse decise invece di attaccare; a forza di bordare, alle sette arrivò a tiro di pistola e dopo due ore di combattimento la Bergère si arrese, mentre le altre unità si rifugiarono nel Tevere.
L'asserita trattativa con Fra Diavolo (23-25 aprile) Secondo documenti francesi, due ufficiali (Merluzzi e Pezzucca) del corpo franco sarebbero entrati in trattative col generale Lacour per sollevare la guarnigione e consegnare la piazza, a.~serendo di agire su mandato di Pezza. Il 23 aprile arrivò a Mola un ufficiale di gendarmeria incaricato da Saliceti di concludere l'accordo, ma ha Diavolo avrebbe disertato l'app untamento del 25 a Sant'Agostino perché offeso dalla modesta entità della somma accordata da re Giuseppe per comprarlo (12.000 franchi, contro i 50.000 ducati proposti da Masséna), riuscendo poi a reimbarcarsi a Sperlonga e a tornare a Gaeta.
La sortit,1 del Serapo (25 aprile) Non fu comu,nque Fra Diavolo, ma il capitano Langellotti, aiutante di campo del governatore, a comandare la sortita verso il Serapo effettuata . alle quattro del mattino dd 25 aprile con 300 uomini del corpo franco
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divisi in tre sezioni. Le due alle ali penetrarono nel ridotto sulla spiaggia e nella trincea Santi Apostoli, inchiodando un pezzo da sedici. La terza attaccò i posti del Casino di Catanzaro e della Madonna della Catena situati al centro degli approcci e mise in fuga i lavoratori, che si riunirono alle code delle trincee. Il settore era difeso dai carabinieri corsi, che in quel momento erano al campo dietro Montesecco impegnati nella pulizia delle armi. Il sottotenente di guardia, Scbastiani, fu ucciso, il tamburino Colombani ferito e finito col calcio del fucile mentre tentava di battere la generale. Secondo la versione borbonica, il principe d'Assia, visto dalle mura che il nemico accorreva dal campo, avrebbe dato il segnale di ritirata, mentre la versione dei corsi è che fu il loro contrattacco alla baionetta, sostenuto dai pionieri neri, a mettere in fuga i napoletani. I borbonici ammisero 24 perdite (3 morti, 2 dispersi e 19 feriti rientrati), i corsi 46 motti e feriti. La relazione francese minimizza, parla di 4-5 moni e 7-8 feriti per parte, di un capitano corso ucciso, del capobattaglione corso Gentili ferito all'occhio e di un pezzo "subito disinchiodato senza danni", sostenendo che il giorno dopo fece fuoco contro un brick inglese venuto a "lupeggiare" davanti alla batteria (e), danneggiandone l'alberatura. Aggiunge però che l'episodio indusse gli assedianti a rafforzare le opere più avanzate con sacchetti di terra, ad avanzare le sentinelle notturne ai piedi dello spalto e a formare una guardia di trincea comandata da un colonnello. La relazione borbonica aggiunge che la notte del 26-27 i francesi focero un falso attacco.
Ammutinamento al campo francese? (30 aprile) I .a relazione francese registra., al 1O aprile, la diserzione di sei forzati, seguita da altre e ricorda i tentativi fatti dal principe d'Assia per indurre i pionieri neri a disertare verso la piazza, sostenendo che i difensori, avendo individuato il sito in cui erano accampati i "neri", li bombardavano di conri nuo per demoralizzarli e che avrebbero diffuso avvolti nelle bombe i proclami che ti.trono effettivamente indirizzati ai pionieri neri per indurli a disertare. 'fa.ce però gli ammutinamenti che secondo le carte Masséna si sarebbero verificati nel campo francese il 30 aprile per i ritardi nella paga, la cattiva organizzazione della sussistenza (i viveri erano distribuiti quotidianamente ali' alba a l O chilometri di distanza dai campi, imponendo ai
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corpi una corvée che C. Berthier definiva "più penosa del servizio di trincea'') e k epidemie di tifo, dissenteria e oftalmia che avevano colpito u n terzo della forza con molti decessi. l ribelli avrebbero reclamato la presenza di M asséna, lo scoraggiamento si sarebbe impadronito degli ufficiali e per riprendere in mano la situazione I ,acour avrebbe fatto pubblicare che la piazza aveva ormai esaurito i viveri e stava per capitolare.
E. Sidney Smith (1 ° maggio - 5 gi,ugno) L'arrivo di Srnith e la sospensione dell'assedio 0-8 maggio)
Tanto più deprimente dovette essere perciò per gli assedianti vedere il 3 maggio l'arrivo di Sidney Smith con 4 vascelli (Pompée ed lé,xcellent da 74 e Athénien e Intrepid da 64), 1O trasporti di rifornimenti e la Divisione cannoniere di Palermo (capitano di fregata Emanuele I ,ettieri) con 12 unità di rinforzo. huono inoltre sbarcati 4 cannoni di coperta dell' Exce!fent. Secondo la relazione francese erano invece 3 pezzi da 33 con 2.000 palle e 2 mortai e il principe d'Assia, geloso di Smith, avrebbe rifiutato i serventi inglesi e la ragione per cui non fece alcuna sortita sarebbe stata di non consentire agli inglesi di parteciparvi. Quel che è cerro è che si sbarazzò di ha Diavolo e <lei suoi fratelli perché li sospettava di tradimento. Secondo una versione diede loro il permesso di passare agli ordini di Smith, secondo un'altra li fece arrestare e imbarcare in catene per essere condotti a Palermo e fu l'ammiraglio a prenderli con sé. TI ritornimento d'artiglieria per la piazza era però un dettaglio, rispetto all'attacco combinato delle forze irregolari contro le retrovie dell'assedio e di quelle navali contro il Golfo di Napoli, culminato con la presa di Capri. Pur minimizzando, la relazione francese ammette che l'arrivo di Sidney Smith indusse· a sospendere l'assedio e a convertirlo, sia pure provvisoriamente, in semplice blocco: infatti tutto il materiale d'artiglieria fu subito rimandato a Napoli per armare le batterie del Cratere, tenendosi pronti, se .- necessario, a rimandare anche i pezzi.
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Non appena la squadra fu avvistata nel Golfo di Salerno, i francesi decisero infatti di armare le batterie del Cratere e proteggere i collegamenti con Gaeta con una testa di ponte al Garigliano, costruita a tempo di record il 1°-3 maggio e armata con 2 cannoni e 2 obici. Il 3 maggio il maresciallo Jourdan, governatore militare di Napoli, dette a Partouneaux il comando delle truppe del Cratere, col 22e légère e il 101 e de ligne sulla destra del Golfo e nelle isole e il 20e <le ligne sulla sinistra da Vigliena alla Punta Campanella. Sul fronte di Gaeta furono rinforzate le batterie costiere e ne fu aggiunta una nuova sulla spiaggia del Serapo, ma il 6 maggio la squadra inglese salpò da Gaeta per il Golfo di Napoli e 1'8 i francesi furono costretti a rimandare a Napoli metà del 62e (2 battaglioni su 4) e gli 80 artiglieri napoletani. In compenso proseguirono i lavori d'approccio cominciando la notte del 7-8 i primi due rami (N. 10 e 11) della parallela ai lati del Montesecco. Secondo la relazione francese, la pia:o,a rispose con pots àfèu e fascine incatramate e con "un piccolo sbarco dalla parte di Fondi per far legna, forse nella speranza di bruciare gli approvvigionamenti di gabbioni" (si tratta dell'incursione fatta l' 11 a Sperlonga dal corsaro "Gazzetiello", ossia Antonio Albano di Ponza, il quale, in realtà, catturò anche una delle 3 speronare che l'avevano inseguito). Jl 1O tornò a Napoli una delle comitive di persone facoltose o in vista sfollate dalla capitale per timore di uno sbarco o di una rivolta, raccontando di essere stata fermata e svaligiata presso Capo Miseno dai marinai di una lancia inglese, che li avevano chiamati "giacobini" e minacciati di condurli prigionieri in Sicilia
La crociera nel Go(fo e la presa di Capri (10-15 maggio) In realtà le operazioni condotte da Assia, Fra Diavolo e Smith dal 10 al 15 maggio dimostrano una stretta concatenazione e si svolsero in un clima di entusiasmo determinato, cerco ad arte, dalla notizia di una grande vittoria russa e della morte di Napoleone. Lasciate ]uno e Minerva a Gaeta, il 9 Smith salpò coi vascelli e il 10 comparve nel Golfo incrociando davanti a Napoli, salutato dalle innocue cannonate <li Castel dell'Ovo. Intanto il vascello Fagle, che già incrociava nel Golfo, cannoneggiò Castellammare e Smith lo incaricò di prendere Capri , guarnita da 260 cacciatori del lOl e de ligne. Una barca che porta-
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va 2 pezzi da trentasei fu inseguita e presa sotto Massalubrense da 2 cannoniere siciliane (TV Afan de Rivera) e dalla feluca corsara San Luigi, (di padron Crescioni di Gaeta). Effettuata una ricognizione dell'isola all'alba dell' 11 maggio, il capitano Charlcs Rowley mandò una lancia parlamentare a intimare la resa. Consultatosi coi suoi ufficiali, il capitano Joseph Chervet decise di resistere e schierò 140 cacciatori fra i vigneti di Marina Grande, tene~donc 20 all'altura di San Michele e 20 a Capodimonte, in cima alla Scala fenicia che era l'unico accesso praticabile ad Anacapri. Alle nove, per coprire lo sbarco, il vascello si avvicinò a tiro di fucile, tanto che la moschetteria francese uccise un marinaio e ferì il primo tenente, .James Crawky. Il vascello rispose con una bordata da entrambi i ponti e lasciò 2 meno vulnerabili bombardiere borboniche a proseguire il fooco contro i posti di Marina Grande e Capri città. Sloggiati dai vigneti, alle dicci i cacciatori si rifugiarono dietro le mura di Capri e 36 baccelli sbarcarono 500 marinai e rnarines, i primi comandati da due tenenti dell' Eagle e del Pompée, gli altri e.fai capitano Richard Bruce, assistito dal capitano John Scannus e dal tenente George P. Carroll. Chervet tentò di arroccarsi al vecchio fortino antisaraceno del Castiglione, sopra Marina Piccola, ma fu centrato alla testa dalla pistola di Stannus. A notte i marines dell'Athénienne sbarcarono a Marina Piccola e, guidati da un boscaiolo del luogo, salirono ad Anacapri arrampicandosi dal Passetiello e presero alle spalle il picchetto di Capodimonte. Smith intimò di nuovo la resa entro mezzanotte e siccome il presidio si arrese alle tre, sulle prime non voleva dare quartiere: poi si convinse a credere sulla parola che il tamburo di resa, non udito dagli inglesi, avesse battuto prima dell'ultimatum e sbarcò i francesi a Massalubrense. Le perdite inglesi furono di 2 morti (un marinaio e un marine) e 11 feriti (Crawlcy, 4 marinai e 6 rnarines), contro 4-5 francesi. Chcrvet fu sepolto con tutti gli onori al Castiglione. Sulla terraferma, intanto, Dulauloy ispezionava le coste e il 12 fece un rapporto rassicurante: non c'erano ancoraggi da cui il nemico potesse far fooco e perciò non servivano batterie, solo colonne mobili. Il 14 gli inglesi bombardarono Baia e si sparse la voce che, al Lago fusaro, Jourdan fosse a stento sfuggito ad un'incursione di marinai inglesi mentre ispezionava la costa con 4 guide a cavallo. Il 15 il re informò Napoleone della perdita di ·· Capri. Limperacore sentenziò di averla prevista e aggiunse che le isole
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erano insignificanti e indifèndibili, meglio perciò non sprecare uomini per presidiarle. Per precauzione, il 17 si alzò a Napoli la catena di sbarramento del porto, non tanto per non far entrare gli inglesi quanto per non far uscire i mercantili. Il 19, da Capri, Smith proclamò infatti il blocco del commercio, dando tempo sino al 1° giugno ai padroni di barca o feluca per raggiungere Gaeta, Capri, la squadra inglese o i porti siciliani, pena la cattura e la confisca del battello e del carico. Trasferitosi a Capri, Pezza prese il comando di 200 emigrati e forzati inviati dalla Sicilia coi quali fallì il tentativo di prendere Ischia.
L'insurrezione di Làmerota (11-16 maggio) I piani di Smith non prevedevano ancora di far insorgere la costa ti rren ica. Lunica eccezione riguardò il Cilento, perché da lì le forze irregolari potevano irradiarsi dalla Certosa di Padula a Lauria e tagliare le comunicazioni tra Napoli e Cosenza. Ll 1 maggio insorse Camerata e i vecchi capimassa Guariglia e Rocco Stoduti di Ispani tornarono alla macchia, ma il 14 furono costretti a imbarcarsi per Capri con le loro bande e già il 16 Camerata tornò sotto controllo francese . (Larea rimase però turbolenta, tanto che il 28 vi fu trasferito il 1° battaglione corso e alla fine di giugno le rivolte a Sasso e Calvello anticiparono l'insurrezione del 14 luglio. Due fratelli di Guariglia morirono poi in carcere a Salerno e in settembre furono emesse 4 condanne a morte in contumacia e 3 a pene detentive).
Le incursioni diversive attorno a Gaettt (12-14 maggio) Intanto a Gaeta si era preparata una robusta sortita, preceduta da attacchi diversivi per allontanare le truppe nemiche dalle trincee. A tale scopo già la notte del 12-13 un commando di 50 o 60 uomini del corpo franco , comandati dal tenente Gennaro Parisi, era sbarcato tra Sperlonga e S. Agostino e, con lungo giro, aveva sorpreso la batteria d ella Madonna della Catena (h), isolata e molto distante dagli altri lavori, mettendo in fuga la guardia e inchiodando i pezzi, 4 secondo i borbonici, uno solo da dodici secondo i francesi. Ad indicare loro la strada sarehbe stata una donna dd posto; avrebbero però approfittato della sortita per darsi al brigantaggio, finché, uccisi o catturati alcuni dai contadini ("rivoltati dalle loro infa-
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mie"), gli altri si sarebbero vilmente arresi, cercando di ottenere l'amnistia con la consegna di 5 o 6 preti loro istigatori. Sdegnato anch'egli per i loro crimini, il nobile principe d'Assia avrebbe fatto mettere ai ferri il tenente, rientrato a Gaeta con tre soli uomini. La versione borbonica è invece che lo stesso commando ripeté l'operazione la notte del 14-15, mentre a.Itri 1 00, imbarcati sulle lance e barcacce delle fregate, simularono uno sbarco a Scauri. Incanto la Minerva e 4 cannoniere facevano fuoco sulla spiaggia di Mola e Castellone, altre 4 sul Borgo di Gaeta, le rimanenti sulla spiaggia del Serapo e l'artiglieriaAella piazza sui lavori d'approccio per far credere imminente una vigorosa sor: c1ta. Lacour dovette perciò dividere le sue truppe (corsi, "neri", 62e e 1Oe), spiccandone parte verso i punti minacciati (con l'effetto di ragliar fuori dalla piazza il commando di S. Agostino, costretto a guadagnare le montagne), tenendo però saggiamente il grosso di rinforzo alla guardia alla trincea. Sul far dell'alba regnava stÙ fronte un perfetto silenzio e Lacour, ritenendo ormai fallita la sortita, fece rientrare ai campi le truppe rimaste tutta la notte sotto le armi, lasciando solo 100 granatieri alla guardia del Montesccco e 75 corsi sparsi "en tirailleurl' fra le dune del Serapo.
La sortita del 15 maggio
Alle 8 del mattino riprese il tiro d'artiglieria e dopo mezz'ora una bomba d ette il segnale di sortita. La colonna, in attesa fin dalla notte sulla strada coperta, contava 605 uomini (25 arditi e 8 compagnie). Gli ardici (24 sottufl-ìciali scelti e un ufficiale) si lanciarono di corsa sul centro dei lavori, seguiti da 140 fucilieri che si schierarono in linea con la destra verso la Tralina e la sinistra ai giardini d'Olivo, per coprire 4 compagnie di 70 assaltatori, due dirette sui giardini e le trincee del Serapo, le altre sulle trincee del Montesecco. Altri 160 fucilieri rimasero di riserva, mentre 200 lavoratori, coma!ldati dal capitano del genio Roberti, seguirono gli assaltatori per distruggere le opere. Sorprese le sentinelle, la compagnia di centro scese nella trincee, inseguendo le squadre dei lavoratori, guidate dai capitani Martin e Grandjean, .. che fuggivano verso la parallela: Lazowski, ufficiale di servizio, ebbe l'abi-
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sforacchiato dalle pallottole, il capo di stato maggiore dd genio, capitano Nempde, fu catturato con tre gravi ferite. I granatieri di guardia alle teste dei due attacchi furono tagliati fuori: la versione borbonica è che si dettero a "fuga precipitosa" e si fermarono solo "dietro i giardini" del Montesecco, la francese che "ripiegarono verso il plateau, difendendo il terreno palmo a palmo" e che il comandante, capitano Morizot, fu ucciso. to
Le due versioni concordano nel numero dei pezzi (4) inchiodati alle batterie (e) e (g) e sul fatto che la colonna di sortita occupò le dune del Serapo, tutte le trincee e la parallela (secondo i francesi anche il Borgo) ma divergono sui tempi e modi della ritirata. Cuna dice che i borbonici tennero la parallela per due ore, dando tempo ai lavoratori di Roberti di guastare le opere e raccogliere gli attrezzi abbandonati dal nemico e che si ritirarono al segnale, dato dalla piazza quando si videro avanzare due forti colonne nemiche per la montagna dei Cappuccini e una rerza per il Borgo, con in testa la cavalleria, che subì perdite sorto il tiro incrociato dei bastioni e delle cannoniere. Laltra versione è che i corsi si riunirono davanti al loro campo e i "neri", baraccati presso la 'forre (Tralina?), accorsero alle armi alle prime fucilate e, insieme a qualche lavoratore, caricarono alla baionetta le batterie (e) e (g), ricacciando il nemico che oppose debole resistenza (una trentina di napoletani, tagliati fuori, cercò scampo nei campi, ma, inseguiti dai corsi, furono tutti uccisi o catturati). Il lOe, accampato dietro la cresta degli Agostiniani (" recollers"), arrivò a cose fatte, perdendo qualche uomo per il fuoco della piazza. I ,a Naval H istory of Great Britain giudicè> poi la sortita "tolerably successful". Quanto alle perdite francesi, una fonte indica 10 morti e 30 feriti, un'altra 53 in tutto, compresi 6 prigionieri (tra cui Nempde) e 1 ufficiale morto e 6 feriti. Danni dichiaraci, 4 pezzi inchiodati e 60 pale e picconi (ma anche 100 fucili) presi dal nemico. Il proclama del principe d'Assia dichiarò 7 9 perdite, inclusi 20 feriti rientrati: i francesi fecero 1520 prigionieri. Vanno aggiunti 50 dispersi del corpo franco tagliato fuori nella precedente azione notturna, costata 4 morti e 6 feriti alla fregata }uno. (Trasferito a Palermo, N ernpde rimase 17 mesi in una cella del Castellammare in attesa di essere liberato per scambio: corse anche il rischio di essere impiccato in rappresaglia per l'esecuzione del colonnello Pezza).
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i francesi sulla dfensiva (17 maggio ~ 5 giugno) Inserita nel complesso delle operazioni navali, la sortita costrinse i francesi a tenersi sulla difensiva. Il 17 Lacour fu sollevato dal comando, assunto dal divisionario Gardanne, al quale furono dati di rinforzo un brigadi ere (Donzelot), 3.000 fanti e 56 zappatori. 11 21 Dedon riprese il comando dell'artiglieria sotto Gaeta, tenuto in sua assenza da Sappel. Sul posto c'erano 52 bocche da fuoco, inclusi 16 mortai, 2 pezzi da battaglia da dodici e 2 obici da sei pollici, con 20.000 palle, 5.000 bombe o obici, 19 migliara di polvere e 39.000 cartucce di riserva. Un nuovo calcolo stabilì un fabbisogno di 100 bocche da fuoco (20 mortai), di cui 56 (40+16) per gli attacchi, 19 (15+4) di riserva e 25 per le batterie costiere, integrate da 30 cannoniere. Occorrevano inoltre 64.000 palle, 700 migliara di polvere, mezzo milione di cartucce, 1.000 vetture e 350.000 franchi per acquisto di legname e pagamento di giornate di lavoro. Quanto ai lavori del genio, dal 17 al 20 si fecero solo riparazioni e opere contro le sortite (spalleggiamento nei siti destinati alle batterie di breccia, ridotto alla cesta dell'approccio di destra, rinforzo delle batterie già armate), seguiti da una pa4:sa di due settimane.
i movimenti delle truppe francesi (J 5-28 maggio) Il 15 maggio, subito dopo aver respinto la sortita, i "neri" erano stati mandati n elle retrovie. Secondo la relazione lo si fece per impedire che, sdegnaci dai volant ini borbonici che li esortavano a disertare, cercassero di vendicarsi attaccando la piazza di propria iniziativa: ma il fatto non liquet. Al l giugno le forze di blocco contavano ancora 332 "neri"; sembra si avesse l'intenzione di usarli come guarnigione delle 30 cannoniere richieste da Dedon e che fossero a Mola (infatti il 30 giugno Masséna li impiegò per far sgombrare manu militari le centinaia di donne, avventurieri, turisti e spie borboniche che allietavano le festose notti del quartier generale). O
Il 17 maggio 300 granatieri della nuova guardia reale napoletana, formata d a compagnie scelte dei reggimenti francesi, furono inviati di rin. forzo al ponte del Garigliano. Lo stesso giorno, durante una ricognizio-
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ne notturna, il capitano dei corsi Santolini fu decapitato da una cannonata che uccise anche altri 3 uomini della pattuglia. Altri 2 caddero durante un'ispezione diurna del capitano Franceschetti. Il tenente Buttafuoco fu deferito al consiglio di guerra per aver mancato la cattura di un canotto (gli si rimproverava di non essersi gettato in acqua, ma fu assolto). TI 21 arrivò da Ancona anche il colonnello Leonardo De Giovanni col II e 111 battaglione della legione corsa, collocati uno in linea sotto Gaeta e uno a Minturno. Quello scelto fu trasferito il 28 a Salerno, e il I (Gentili) nel Cilento, col grosso a Vallo di Lucania, 2 compagnie distaccate alle Torri di Licosa (Salvini) e di Sapri (Savelli) e una (Grimaldi) a Camerata, Roccagloriosa e Torre Orsaia. Fu raddoppiata anche la fanteria di linea francese, richiamando il grosso del 101c da Ischia e Procida e il 6e dalla Calabria (le prime aliquote arrivarono sotto Gaeta rispettivamente il 18 e il 28 maggio). Il l giugno 4.263 fanti, inclusi 246 corsi, 332 "neri" e 460 del 1Olc, erano in parte accampati davanti alla piazza o distaccati a S. Felice Circeo, Fondi, Il ri, Ca.stellone, foce del S. Attanasio, Sperlonga e Capo della Puma. A Castellone si trovavano anche 300 dragoni del 30e con posti di corrispondenza a Itri, Fondi, S. Agata e ponte dd Garigliano, guarnito dai 300 granatieri della guardia reale. O
TI tentativo di comprttre i! principe d'Assia (28 rnaggio-7 giugno)
Durante lo stallo i francesi tornarono a sperare di poter risolvere la questione con una trattativa sottobanco. Un appunto di C. Benhi er rivela che i francesi avevano nella piazza un "a.ffìdé dont on espère de tirer parti". TI 28 maggio, con la scusa di recapitare una protesta. per una cannoniera che era stata tanto insolente da bombardargli l'alloggio a Casrellone, Gardanne inviò 11 n parlamentare dal principe d'Assia, il quale si scusò per l'incidente, ne incolpò Richardson - il comandante della }uno - e si lasciò andare ad una tirata contro le prepotenze dell'Alleato e contro il mancato arrivo di soccorsi da Palermo. Il parlamenta"re ne ricavò l'impressione che il principe fosse disposto ad arrendersi e così il 7 giugno gli fecero offrire da un emissario (ma invano) un milione di franchi e il grado di generale di brigata nel nuovo esercito "giuseppista".
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R Il secondo assedio (6 gi.ugno - 19 luglio) La ripresa dell'assedio e la morte di Vallongue (5-28 giugno)
TI 31 maggio Stuart scrisse a Wmiam Windham, più con stupore che con entusiasmo, che la resistenza di Gaeta era "sorprendente". A conti fatti, la crociera di Smich costrinse i francesi a stabilire 16 batterie costiere e assicurò alla piazza una proroga di 5 settimane, che avrebbe forse potuto provocare l'arroccamento francese era Napoli e Salerno se la sconfitta di Reynier fosse capitata uno o due mesi prima o magari nel Golfo di Policastro invece che in quello di Sant'Eufemia. Proprio in previsione del prossimo attacco, Masséna e Giuseppe decisero di eliminare la spina di Gaeta e, arrivato ormai il grosso delle artiglierie, la notte del 5-6 giugno ripresero i lavori del genio per la costruzione delle batterie di bombardamento, di controbatteria e di breccia. La notte del 16-17 furono inoltre aperti due rami di trincea a destra del Montesecco, coronaci poi da una piaz,,a d'armi. Il Borgo subì vaste demolizioni per consentire il trasporto dell'artiglieria alle batterie e fu interamente spogliato di porte e travature, usate per le blinde. Si colmò un dislivello di G metri, in alcuni punti si lavorò sulla dura roccia, si ·dovette portare la terra coi sacchi e riempire i gabbioni sul posto. Alternando le corvées alla guardia di trincea, il soldato dormiva appena una notte su due.
1110 giugn~ arrivarono a Gaeta 10 trasporti scortati da 1 vascello e 1'11 le cannoniere della piazza s"'imbossarono" di fronte alle batterie del Borgo per proteggere lo sbarco dei rifornimenti e dei rinforzi (146 granatieri Valdimazzara I). Non arrivavano piì1 i viveri freschi portati dai corsari all'inizio del blocco, ma la guarnigione non era ancora alla fame e il palato napoletano schifava il gustoso stoccafìsso della Ruyal Navy. Tifo e dissenteria, che serpeggiavano nel campo francese a un ritmo di 20-30 casi al giorno, erano ancor più micidiali nella piazza: molti malati (forse centinaia) furono però evacuati a Ponza. Cominciarono le diserzioni, sempre più Frequenti (dalle mura di Levante, dove il fondale era più basso e consentiva di camminare fino al Borgo). Vi fi.1rono ancora tentativi di sortita, il maggiore il 15 o 16 giugno, con ~ 50 uomini in cesta e 100 in riserva; ferm;iri ;il piede dello spalto da una
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carica della guardia di trincea, rientrarono con 1 morto e 7 feriti . i-;u ampliata la batteria Regina e modifìcato l'armamento delle altre, ma il tiro contro le opere d'attacco, pur continuo, era poco effìcace: forano colpiti solo 2 affusti e 1 pezzo al1e batterie di breccia. 11 12 giugno, però, una scheggia portò via parte del cranio di Vallongue mentre ispezionava la batteria (o) con Dedon e Lazowski. Sostituito da Camprcdon, spirò il 18 a Castellone, dopo atroci sofferenze, e in seguito fu tumulato nel bastione della Breccia. Lasciò scritto di aver individuato un punto debole della cinta e che si riprometteva di andarlo a verificare con una barca: si suppose che alludesse al Cinquepiani, oppure al bastione Trinità. Man mano che i lavori avanzavano, aumentava il bilancio delle perdite dovute al fuoco della piazza. Dal 20 al 30 giugno vi furono 6 morti e 18 feriti e fo sospesa la costruzione della seconda parallela, "cravail trop meurcrier". Il tenente dei minatori Augoyat, futuro scrittore militare, ebbe entrambe le cosce tr~1passate da un "biscaglino" (palleLLa <li mitraglia). A fìne giugno arrivarono anche 660 italiani del 2° e 3° di linea, il 1° luglio 500 liguri (l/32e légère) e poi altri italiani, napoletani e cacciatori a cavallo francesi rimasti a Mola e Fondi e al Garigliano. 11 servizio quotidiano impegnava 3.800 uomini: 1.200 per la guardia alle trincee, 300 di riserva, 1.200 lavoratori in due turni (diurno e notturno) e 1.100 nei d istaccamenti. All'artiglieria erano assegnati 1.200 uomini, inclusi 400 cannonieri ausiliari istruiti due volte al giorno e 400 impiegati a Fondi ud i' officina di fascine e gabbioni, con 40 vetture addette al trasporto. Si attendeva parte dei mortai da Pescara e Brindisi e le muni'.l.ioni erano tanto scarse che si promettevano 3 carlini per ogni proietto nemico recuperato. C'erano pochi artiglieri esperti, appena uno per pezzo, e la maggior parte degli ausiliari non era istruita. Il Golfo di Napoli continuava peraltro a essere ben guarnito: il 1° luglio (quando gli inglesi stavano per sbarcare in Calabria) c'erano a Procida 686 uomini dd 22e légère e ad Ischia 839 del 22e e lOl e de ligne. I! 20e d e ligne aveva il comando a Resina e 21 compagnie tra Posillipo, Castel ddl'Ovo, Vigliena, Pietrarsa, Portici, Resina, Torre Annunziata, Castellammare, Vico, Sorrento e Punta Campanella (dirimpetto a Capri, difesa da 5 compagnie di Corsican Rangers al comando di Hudson T.owc).
LA JU:SISTENZA ( 18,~ 0=6_ -1_._,8,c__1._,5___,_)_~- -- - --
L'arrivo di Masséna e il ritorno di Smith (28 giugno 1806) Come diremo meglio pii.1 avanti, ai primi di giugno Smith aveva concordato con Stuart, a Messina, lo sbarco in Calabria, ma aveva poi interrotto i contatti per andare a Palermo a consultarsi con la corte. La sera del 25 giugno, quando le truppe erano già imbarcate a Milazzo, Stuart ricevette una lettera di Smith (probabilmente ispirata dalla regina) che gli chiedeva di sbarcaì·e a Gaeta, ormai allo stremo, per costringere i francesi a levare l'assedio. Stuart non modificò i piani e lo stesso Smith lasciò presto cadere l'ipotesi di Gaeta, visto che il 28 giugno accettò da re Ferdinando l'incarico politico di riconquistare in suo nome il Regno partendo dalla Calabria. lo stesso giorno re Giuseppe arrivò a Mola accompagnato da Masséna. Per cinque ore ispezionò le trincee sotto il fuoco nemico: una fu colpita pochi istanti prima del suo arrivo, con 3 morti e vari feriti, inclusi l'ufficiale di trincea e il suo domestico. Masséna rimase a Mola, nominato "directeur du siège" .per una manovra di Jourdan e dei suoi nemici, che volevano tenerlo lontano da Napoli e speravano nel suo fallimento. Il re era scandalizzato dal maresciallo: aveva chiesto ] 60.000 franchi a Parigi per spese riservate, una tangente di 20.000 per aggiudicare un appalco, 60.000 piastre alla commissione degli alloggi di Napoli. Il 6 giugno l'imperatore aveva fatto scriveré a C. Rerchier di farsi restituire da Chavardès, Delort e Franceschi le regalie principesche che il maresciallo aveva fatto loro a Padova (rispettivamente 48.000 e 20.000 franchi e una spada di mille zecchini). Si diceva che a Trieste avesse perso al gioco 7 milioni di lire. Manteneva un sacco di impiegati civili, certo k sue spie, si sospettava ch e avesse aiutato il partito dell'indipcndenz,a italiana. Cesercico temeva i rapporti fatti al maresciallo dai suoi occhiuti e odiati aiutanti di campo ltra cui il milanese Pranceschi Losio, ucciso in duello nel 1809 in Spagna dal napoletano Carlo Filangieri, che gli aveva chiesto soddisfazione dei suoi sarcasmi sui terroni]. Non che fosse un moralista, ma appena arrivato, Masséna mise fìne alle allegre serate di Mola facendo sgombrare la bella gente dai "neri", mandò gli ufficiali di stato maggiore a comandare le compagnie sotto il fuoco, rimproverò Lamarque che se la legò al dito, proibì il recupero di materiali dalle case del Borgo e di marmi dalle grotte di Formia e fece una lavata di capo a un ufficiale trovato dav:rnti :-ilh cosiddetta Tomba di Cicerone.
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Il combattimento anfibio di Castellone (29 giugno - 6 luglio 1806) Il 29 giugno il principe d'Assia respinse la quatta intimazione e la sera del 1° luglio 6 bombardiere borboniche attaccarono il Borgo per un'ora nel tentativo di molestare il trasporto dei pezzi alle batterie appena ultimate, ma le bombe provocarono solo il crollo dì due case, con 3 civili morti e 13 militari feriti. Il giorno seguente le stesse unità bombardarono il parco d'artiglieria: non vi furono danni, ma una bomba cadde vicino ad uno dei depositi di polvere e per precauzione furono tutti rimandati ad Ieri. Il 3 luglio erano già nelle batterie del Montesecco 23 mortai e 21 pezzi. In mattinata arrivò a Castellane la 1 a divisione cannoniere franco-napoletane comandata da G. J3. Bausan, ma nel pomeriggio giunsero a Gaeta 3 vascelli, l fregata e 7 tra.~porti con gli ultimi rifornimenti e rinforzi (1.380 fi.tcilieri e cacciatori VaJdimazzara I e 400 cacciatori albanesi). Alle undici di sera del 4 luglio (lo stesso giorno di Maida), le 12 scialuppe di Rausan (di cui solo 4 armate di pezzi pesanti) ancorate al lido di Castellone tra le 2 batterie costiere, forono attaccate dalla marina borbonica con 17 cannoniere e 3 bombardiere a semicerchio per l'azione di fuoco e G lance e barcacce delle fregate per il successivo abbordaggio. Contemporaneamente altre 4 cannoniere simularono uno sbarco diversivo al mulino di Mola, situato dalla parte del Garigliano. Gli equipaggi giuseppisti ebbero 5 morti e 2 feriti e Bausan fece scendere a terra quelli delle 8 scialuppe armate alla leggera. Le cannoniere borboniche rivolsero allora il tiro contro le batterie, cui si era aggiunto 1 pezzo volante, per consentire alle lance e barcacce di catturare le scialuppe abbandonate. L:operazione fu però impedita dalle catene di fèrro delle ancore e dall'intervento di 2 battaglioni accorsi da Mola, che fecero fì.wco dalla spiaggia e anche con l'acqua alla cintola, e a mezzanotte, dopo aver consumato invano 300 bombe e 500 cannonate, i borbonici tornarono a Gaeta con perdite maggiori del nemico. Guarnite ognuna con 12 granatieri per ordine di Masséna, le sciai uppc rimasero peraltro a Castellone senza dare alcun contributo alì'assc<lio. Le crociere inglesi impedirono inoltre l'arrivo da Napoli della 2a divisione, costretta ad ancorarsi alla foce del Garigliano, dove fu attaccata a tiro di pisrola da 14 unità borbonich e . .Sostenuta da 2 pezzi da campagna, la 2a divisione colò a picco due scialuppe nemiche e n e ebbe una disalberata, risalendo poi il fiume per mettersi sotto la protezione della test:.i di
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LA RESISTENZA .'-'(1""80="'6'---1._.8.,_1,._,5,_,.)_ _ _ __
ponte. Rimase qui vari giorni, bloccata da 1 fregata e 4 cannoniere lasciate nei paraggi.
L'arrivo di re Giuseppe e la battaglia delle artiglierie (5-9 lugiio) Il 5 luglio re Giuseppe si trasferì a Mola per assistere all'ultimo atto dell'assedio. Nelle due notti seguenti le batterie furono armate e alle 3:40 del 7 luglio apersero il fuoco con 89 pezzi. I difensori abbandonarono rampari e cammini coperti, mentre le scialuppe s'imbossavano ai lati dell'istmo per il tiro d'infilata. Due furono colpite quasi subito e il principe d'Assia fece rientrare le altre. Non essendo riusciti a localizzare in precedenza i siti delle batterie francesi, ben mascherati, i difensori poterono iniziare a rispondere solo con la luce del giorno, prima con 15 pezzi, poi con 30, ma a sera tacquero di nuovo, con 5 pezzi smontati, 5 depositi munizioni esplosi e le merlature demolite, mentre i fr:rncesi continuarono il fuoco anche di notte. Vascelli e fregate, tenuti fuori tiro dai bassi fondali, e comunque in rispetto dalle batterie costiere, non potevano dare alcun concorso. Per i francesi la giornata fu tuttavia funestata da un grave incidente: presso Ponici, infatti, esplose un convoglio di munizioni diretto a Gaeta, provocando 60 mot~ti e il crollo di molte case. Acquisita fin dall'inizio la superiorità di fuoco, il giorno dopo i francesi ini1/.iarono il tiro di breccia contro i bastioni della Cittadella, Cappelletti e della Breccia, smontando altri 5 pc'ZZi nemici. Con 4 pezzi e 4 mortai la batteria Regina pareggiò il conto e demolì le case del Borgo per smascherare e intasare di macerie le batterie che vi erano annidate; due bombardiere tentarono invano di avvicinarsi e il bastione Piattaforma mitragliò i tiratori nemici. Il successo fo rattristato dall'arrivo a Mola di un ufficiale spedito da Reynier, mentre era ancora in corso la battaglia di Maida, a preavvisare il re che le cose si stavano mettendo male. Il 9 le ere brecce erano aperte, ma i colpi non erano abbastanza forti e per allargarle si decise di incrociare i tiri costruendo un' altra batteria (x) all'altezza della seconda parallela. Stavolta le 2 bombardiere riuscirono a tirare qualche colpo conto il borgo, ma una fu colpita.
li ferimento del principe d'Assia (10-17 luglio) Il 1O luglio il principe d'Assia, mentre
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trovava alla falsabraga
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Sanr'Andrea, allo sbocco della batteria di Breccia, fu gravemente ferì to alla cesta dal crollo di un muro e il comando della piazza fu assunto dall'ufficiale di grado piì1 elevato piì1 anziano, il colonnello Francesco Hotz comandante del Reali Presidi. Trasportato in fin di vita a bordo del Thunderer, il principe fu dato per morto e la notizia, che si cercò di tenere nascosta, fu data quel giorno stesso ai francesi da otto disertori e confermata da civili di Gaeta (ai quali pare fosse consentito circolare liberamente tra le opposte linee!). Aperte nelle due notti precedenti le comunicazioni ai lati della seconda parallela per cui dovevano passare le colonne d'assalto, alle otto di mattina del 12 luglio Masséna fece sospendere il fuoco e inviò Donzelot, un suo aiutante di campo e il colonnello del genio napoletano Francesco Costanzo, a recapitare la quinta intimazione di resa. Luffìciale di guardia alla porta marittima non li fece entrare, dicendo che il principe non poteva ricevere nessuno ma assicurando che avrebbe recapitato la lettera. Il consiglio di guerra riunito da Hotz espresse a maggioranza il parere che la piazza poteva resistere ancora 15-18 giorni e che in tale lasso di tempo la situazione poteva mutare. I:argomento era fondato: infatti due giorni dopo gli inglesi sbarcarono gli emigrati ed estesero l'insurrezione dalla Calabria al Cilento e al Vallo di Diano, prendendo tra due fuochi i resti delle truppe sconfitte a Mai<la. Fu così respinta l'offerta di resa, e alle otto di sera i francesi ripresero il bombardamento. Per un paio di giorni la piazza rispose con rinnovato vigore, il terreno roccioso ritardò la costruzione della batteria (x) e le brecce non fecero progressi. La notte del 14 il figlio del gran cacciatore reale (il duca di Cassano) portò a Mola la notizia della sconfitta, della ritirata e dell'insurrezione generale e il 16 giunse il rapporto di Reynier scritto il 5 luglio a Catanzaro, insieme alla notizia dello sbarco inglese nel Cilento. Il re era talmente scoraggiato da decidere l'arroccamento attorno alla capitale: ordinò infatti a Reynier di ritirarsi a Matera e, se necessario, ad Avellino. Intanto, però, i rivestimenti dei bastioni furono demoliti al disopra del cordone e le schegge dei mattoni decimavano i difènsori, mentre gli spalleggiamenti di gabbioni e sacchi di terra riparavano meglio gli artiglieri francesi. Il 17 i difensori · armarono una nuova batteria alle Tre Croci per controbattere il Montesecco, ma i francesi terminarono la batteria (x) e stabilirono il 20 luglio come Jata dell'assalto alla breccia.
LA RE.51ST[NZ.A ( 1806- ( 815)
l,a resa dellti piazza (18-I9 luglio) I viveri erano da tempo razionati, le mumz10ni quasi terminate. Distrutti i parapetti, i difensori non avevano più alcun riparo dal fuoco nemico. La breccia del bastione Cittadella era già praticabile: per attaccarla occorreva però passare il bassofondo del mare, col rischio di un intervento delle cannoniere. La breccia al bastione omonimo non era ancora spianata, ma stava per entrare in azioue la batteria (x): inoltre non aveva davanti alcuna opera e lo stretto fossato era ormai ingombro di macerie, rendendo facile il passaggio dalla strada coperta alla rampa. In entrambi i casi il successo dell'attacco era aleatorio, ma tentare la sorre significava rinunciare all'ultima possibilità di salvare almeno la guarnigione portandola in Sicilia. Il 17 erano arrivati nella rada altri 2 vascelli e I fregata, portando le forze navali a 4 vascelli, 5 freg,1te, 28 cannoniere e molti trasporti. La mattina del 18 la fanteria francese manovrò sotto la piazza ostentando la sua disciplina. Hotz riunì allora il consiglio di guerra e decise di chiedere la resa a condizione del libero passo per la Sicilia. La handiera bianca fo alzata alle tre del pomeriggio. Le richieste di Hotz erano l'impegno a conservare e rispettare la religione cattolica apostolica romana, l'imbarco della guarnigione con tutte le artiglierie da campagna, la salvaguardia dei fe; iti e il rispetto dei funzionari civili borbonici e l'entrata dei francesi dopo l'imbarco dei difensori. Masséna non voleva perdere altro tempo e altri uomini per prendere Gaeta di forza, col n emico alle porte di Salerno. Accordò l'imbarco della guarnigione, a condizione di non combattere per un anno e un giorno e di non contrastare chi voleva passare al servizio di re Giuseppe, le concesse di portare con sé solo 8 pezzi da campagna, pretese la consegna immediata della piazza, nominò plenipotenziario il suo capo di stato maggiore, Franceschi, e lo fece accompagnare da Costanw, che meglio poteva convincere i suoi connazionali ed ex-colleghi. Hotz delegò a sua volta Bardet, promosso tenente colonnello durante l'assedio, e Gaetano Barone, comand ante del 1° corpo franco. Gli articoli furono redatti da Bardet in italiano e Napoleone rimproverò poi a Masséna di non averli fatti tradurre in francese, contravvenendo agli usi di guerra che prevedevano la redaz ione n ella lingua del vincitore. La resa fu firmata alle undici di sera e subito ratificata da Hotz. e da Masséna, che ricevette l'elogio di re Giuseppe. Il 19, entra-
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te le truppe francesi, l'aiutante comandante François Chavardès assunse il comando della piazza. A sera la guarnigione salpò per la Sicilia. Il capitano dell'Athénien, John Giffard, scrisse al generale Fox che era stata conclusa "a most ahominable capitulation".
Statistiche dell'assedio Inclusi i morti per malattia, k perdite francesi furono 820, di cui 110 artiglieri, 63 genieri, 27 ufficiali e 3 generali morti (Grigny, Salva e Vallongue, che fu poi tumulato all'interno del bastione della Breccia). Negli ultimi undici giorni le batterie della piazza fecero 44 morti (incluso un tenente d'artiglieria) e 208 feriti, inclusi il colonnello Foresti del 2° di linea italiano (ferito al piede 1'8 luglio), 4 capitani e 2 tenenti d 'artiglieria e genio rnon comprese però le 60 vittime dell'esplosione di Portici]. Le perdite borboniche furono 950, inclusi I 52 disertori (di cui 47 negli ultimi dodici giorni) e i civili periti nel bombardamento (dati francesi) , ma esclusi prohahilmenre i feriti già evacuati a Ponza. Durante il bombardamento la guardia di trincea fu aumentata a 3 battaglioni e si susseguirono al comando della trincea i generali D onzelot, Lacour, Valentin, Lamarque, Lanchantin e C aracciolo e come comandanti in 2° i colonnelli Dufour, Soulier, Cardenau, Foresti , Ruffini e Pignatelli. 11 colonnello d ei corsi D e Giovanni, promosso generale di brigata il 23 luglio e trasferito a Napoli, morl il 3 agosto di febbre paludosa contratta a Minturno.
In cinque mesi di blocco, quattro <li trincea aperta e undici giorni esatti di fuoco (dal 7 al 18 luglio, esclusa una pausa di dodici ore il 12 luglio, durante il negoziato), i francesi consumarono 68.720 colpi, 367.000 cartucce e 250 tonnellate di polvere, costruirono 28 batterie e un ponte e impiegarono 9.000 gabbioni, 32.000 fascine o salsiccioni, 171.000 sacchi <li terra e 96 vetture e carretti. La piazza consumò 107.000 colpi , 290.000 cartucce e il doppio di polvere d egli assedianti; vi furono t rovati 140 cannoni, 21 mortai, 7 obici, 1.850 fucili , 5. 500 libbre di polvere, 70.000 cartucce, pochi proiettili di calibro imperfetto e scarsa quantità di viveri.
Il costo dell'assedio, escluse le spese di trasporto e le straordina rie per le truppe, fu di 6.730.000 franchi: il 6 % (430.000) per acquisto e costru-
LA RESISTENZA
(.~1=8 = 06-~1=8~1~5~)_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
ziom: di materiali, il 12% (800.000) per i danni alla campagna, sobborgo, città e fortificazioni e 1'82% (5.565.000) per le munizioni.
La sorte della guarnigione
Oltre 4.000 uomini furono evacuati da Gaeta. Trecento malati gravi furono sbarcati a Ponza. Albanesi, rinforzi siciliani, artiglieri e pionieri rientrarono alle loro sedi in Sicilia, e il resto formò la 2a Brigata del nuovo esercito istituita il 31 luglio, ricostituendo il Reggimento Reali Presidi coi reduci di linea e formandone uno nuovo (cacciatori Philipstahl) con l'ex-corpo franco. I cacciatori Appuli furono riuniti coi cacciatori reduci dalla Calabria in un unico battaglione detto poi l cacciatori. (v. infra, cap. 16, §. A). O
Al momento dell'imbarco, oltre un migliaio rifiutarono di passare in Sicilia e chiesero di servire i francesi: erano "tutti delle truppe di lineà' (cioè non il corpo franco e forse nemmeno le reclute), e tra loro 30 uff-ìciali. Furono lasciati a Gaeta come deposito reclute, con l'intenzione di formare con essi il 3° reggimento di linea, che doveva essere organizzato da Luigi de Gambs. Il 17 settembre furono però versati nel 2° di linea e inviati a Mantova nel febbraio 1807. De Gambs avvertiva che gli abruzzesi non mangiavano per indebolirsi ed essere lasciati indietro negli ospedali. Dopo diciotto mesi d'inferno nell'orrida e micidiale guarnigione di Mantova, nel giugno 1808 i sopravvissuti di Gaeta videro come una liberazione l'ordine di marciare in Spagna. Qualcuno, da lì, riuscì sicuramente a tornare in Sicilia, di nuovo al servizio di re Ferdinando.
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Tab. 101 - Guarnigionc di Gaeta (10 !èhhraio - 19 luxlio 1806) Stufo Mt1gJ!iore tiella viazza Cariche principali Aiutanti di campo e di piazza fìovernatore e ADC cap. Andrea T.angcllotti Ten. Gen. Principe d'Assia Philipstadt comandante e ten. Giovannino Col. Comct Tenente <li Re ADP segretario cap. Federico Esbaldoeheim Maggiore <li piaZ7a Felice Lerig ADP cap. Giuseppe Ferrara e tcn. Cristc11oro Simeone O <l ' Art: Cap. Angelo V(P)alenza Com. dell'a1tiglieria Magg. Ferdinando Lan<lini e Carlo Ros(si), ten. Arcangelo Giannelli Federico La Torre Com del (ìenio Magg. Luigi Bardet U <lei Genio: Cap. Michclangcln Roberti , ten. Domenico Avallone, Diego Afan de Rivera Real Marina Comandante del l'orto di Gaeta Vincenzo Cascanti (disertalo al nemico) Com_ Squadriglia Cannoniere <li Gaeta Piloto graduato Domenico Di Martino Fregata Minerva C.F Carlo Vicugna (arrivato l' 11 aprile) Divisione Cannoniere di Palermo CF Emanuele Lellieri (arrivalo il 6 maggio) [ruppe pre.~enti il 10 febbmio Corpi Comandanti Effellivi DiffcRei. Dorb. Rcl. frane renza '/ 3° Princinc Reale 1 1.218 600 -618 2" e 3° Real Carolina Il ? I 148 850 -298 2" e 3° Reali Presidi 1.129 Col. frarn.:esco Tfolz 990 - 139 Cacciatori Annuii TC Lui<,i Sandiel 500 :no -190 l ° Corpo Franco (graziati Col. Michele Pezza, poi 1.039 2.000 +370 Cao. Gaetano Barone Ma~g. Oius. A. Pezza 2° Corpo Franco (graziati) 630 Distaccamento cavalleria 22 16 -6 X, XIV cn. 2° Art. Re!!,ina Landini 154 140 -14 Arti!!lieri Litorali 76 27 -52 (80) Souadri<>lia Cannoniere Di Martino TOTALE 5 996 4.933 -1.063 Ri11(f,rzi .mcce.5,5ivi Arrivo Corni RelDorb. Rei. frane. Diff ll.04 Artiglieri (cp . di formazione Messina) 172 1-54 -I 8 Zappatori (cp di formazione Messina) +57 12 0 -3 7 Granatieri Reali Presidi + 150 -1 50 Gra11atieri Valdimazzara I I 150 -I SO Corpo franco formato a Ponza 103 -1 03 Re!!gimenti Val<lemonc e Valdinoto +200 1200 11.04 Imbarcate 600 reclute R. Presidi oer Palermo -600 -600 10.06 Cìranalicri Valclimazzara I I 146 -146 Regaimento Valdimazzara +600 +600 0107 3 Btg Valdimazzara (l '-'-2 '-' fucilieri , cacciatori) + 1.380 Cacciatori Albanesi +400 +400 Saldo tra rinforzi e ritiri 2.458 1.274 - 1.184 SOMMA TRA GUARNTGTONE E RTNFOR7.T 8.454 6.207 -2.247
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Tab. 102 - Batterie della piazza (178 bocche da fuoco) Batterie (pezzi) Armamenlo Batterie (pezzi) Transi! vani a (3) Bastione di Secco (:!L_ delle Tre Croci {}) _ _ _ Cinque Piani (4) Piallafomia (3) Bastione della Breccia {81 dei Mortai S.Andrca (9) della Regina (17)
Armamenlo
l-33, Il-24 di Com:a ( 13) lll-24 , X-Mo. 12 TT-24, TT-16 Cappelletti (2) II- 18 TT-16, !_:Mo 12 Cittadella e fianchi (9) I-36, H-24, VJ-16 IV-16 Bastione Cittadella (l) T-12 TIT-16 Porla di Terra (8) IV-12, !-6, TT obici TV-24, IV Mo. II petrieri TV-24, V-16 Sant'Antonio (5) III-56, II-24 VTTT-36, TTT-24, del la Nunziata (2) I-24, I- 16 11- 12, 1V Mo. 7 della Favorita (3) TTT-24 Falsabraga (mezzaluna H-12 del Vico (3) 111-36 S Andrea e controguardìa H-6 Interna di S. Maria (2) !I-36 San <lìacomo) (5) I petriere Esterna cii S Maria (I O) X -24 del Fuco (3) TTT-24 San Matteo (l) I Mo. da 8 pollici TTT-36, TTT-30, TX-24, V-16, TX- 11 , TT-6, VTT-4, T-'.l , T-2, T- 1, VT Ncll ' J\rscnalc (49) obici da 6 l)ollici , li mortai da 12, 1 da 9 , 1 da 6. Entrando nella piazza il l <J .07 forono trovate sui rampan 58 bocche da fuoco fuori uso.
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LE DUE SICILIE NELLE GU!_RRE NAPOLEONICHE (1806 - 1815)
Tab. 103 A - Armée de Siè?,e a Gae/a - A) Siatolvfazziore Generale A. comatulanti del blocco e <le/L'assedio Aiutanti di campo Generali Periodo OR Lacour fil) etaudc Malhieu (ìardanne Mar André Masséna, duca di Rivoli , principe di Essling
Generali Fram;cschi CEMl C. A. Valcntin Franc,:ois X. Donzclol Maximilicn Lamarquc Lacour G. B. Caracciolo di Vietri Lanchantin
eap. Darsenval Te Cìaillard, cap. Plique e (ìardannc Col. Franccschi es Sibuet e Rossi CR Pini - tcn_ Pclct
8. Generali di Brigata Aiutanti di C,UllEJO
Cap. Marin Tcn. Har<lon eap. Hriges, len. Perisc, ten. nap. Ulanco Cat). Darsenval Cap. nap. Bonsano Cap. Pera e Lanchantin
13 febbraio - 18 maggio 17 maggio - 17 giugno 28 giugno - 19 luglio
Periodo Varie ispezioni al campo Al campo <lai 2 aprile Arrivalo il 13 maggio Arrivalo il 12 giugno Tornato il 28 giugno Arrivato il IO luglio Arrivato il 13 luglio
C. Stato MaL l.!iore Generai.e Arrivato il U ff. Inferiori AJ.'._J.'.iunli es Dumaret, CEM A.S. 17 maggio Cap. Charles L. Montigny 4 luglio Stn Milonas TC Aimé 6luglio Co l. Fournier Stn nap. Emanuele Sicardi Leone Almeyda, nap. Uff Superiori Aagiunti Arrivato il Cap (ìrangc es gend. Formi 24 giugno Cap . Auclaire CS Debouillé 4 luglio Cap. Durivoire CS Lamare 4 luglio (ìiuscppc Costa, nap. Palombi, uff. con-isp. nap. Totale: I maresciallo, 8 generali, 32 uffici ali Ì\iulanli Cuniandanti
---
Arrivato il 14 giugno 16 giugno J'-) giugno 24 giugno 1 lugllo
4 luglio 6luglio '/
?
L A RESISTENZA ( 1806-
423
181 5)
Tab.103 B-Arrnée de Sièxe a Gaeta -B) U.fjiciali d'A rtixlieria e Genio Co mandanti GB Salva, com. Art. a ssedio CB Sappel, 4e RAP GB F r. L. Dedon Duc los Cen. e Ujf. superiori GD Ch. F Dulauloy ( :H ( :orda, I )i r. Parco CB Verrier, 4e RAP CI3 Rouge!., 2e RAP CR Alfonso, nap. Col. Prost, C. lcr RA C e s Sczìllc, lcr RAC CI3 Pasquale Vìola, nap Capitani
A. Artiglierut (60) A iutanti di campo Cap. A ugé
Periodo 26 febbrai o t 3 marzo 8. Ill- 12 .IV; 26.IV-28. V Cap. Tirnn Bury, Nicolan 8-26 aprile, 27-V-19.VJI Anivato il Capitani Arrivati il Varie ispezioni Jacquet - Nicolau 12 marzo 8 marzo Mcunicr - I )clruiisicux 20 marzo 10 marzo A n i! 16 aprile 12 marzo Manlelel 2' RAP 26 aprile in marzo Bailly in giU!!l10 1° giugno A rrivati il Tenenti 1(, giugno L'lfond - Lapaillon, 2" RAP 24 febbraio giugno Bei llìgjcr - Bourccrol 27 fc hhraio Lambe rt, 2' RAP 4marzo Aniva li il Legrand, 2' RAP 10 marzo 13 fehhraio Adc nnt l~oile,rn A hcillc 12 marzo 26 rebbraio 20 marzo Oudry - St Miche!, 2' RAP 27 febbraio Noffre l, 1'·' RAC 1n mar:t.( ) 4marzo Vìngarlncr, 2" RAP 4luglio 8 marzo Clennont Tonnerre, 2e RAI' 4 luglio 11 marzo
J_;1cnslc 4c R AI., I3erlhìer 2e RAP Soupl y - T.egranc..1 Muller Baill y Tieurlol - Valuel Pare d'art.: CB Corda (8. III), cap. A ndricux (11.ll), Lcbcau, Colin (IV ), A ugé (V) 2c Don Pontonnicrs: c ap. Lanus, tcn. Thomassin . . 15c Cie Ouvriers: cap. T homas Train - 4e ///·': lc n. ( :armi nel , ( :olomic r, sln Fc likcr- 6e I/on his: Lcn l.>ommi cr, Hidcllc, Monnìcr - 7e JJon bis: cap. Cardcau, tcn. O pignières. Nicderlaudcr, Touchon H. Genio (23) Comandanli A'iulanti di campo Periodo 18 febbraio - 15 marzo Col. Lazowski GB Vallongue Castillon 16 marzo - t 18 giugno GB Campredon Dopo Vallo ngue Ten. T hionville 26 giugno - J9 luglio Pontet GB Chambarlhac Periodo Direttore dei lavori Periodo Capitani Capi di S. M: P. M . Nempde D upoye t LUI- P. 15.V Col. Ltzowski da l 16 m,u zo I ,csagc dal 1.S maggio Uffi ciali superiori Arri valo il Capii.ani Anivali il TC l_;icostc 17 giugno Dcsprcz 16 marzo TCFranc . Costanzo, nap. 27 giugno V ie tar Martin 12 aprile Baudrand 13 aprile Capitani Arrivalo il Chatelain. na p. (G. Royalc) 24gìugno Iseani 25 febbraio Mai llard 27.11- 1.'i.l V Ten ente Arrivato il 10 marzo Lesage Miliffi ol 17 fcbhraio le C ic Mincurs: cap. Laforcade (17 fehhraio)- len. Augoyal (17 giugno). .le Cic/3e Bon Sapeurs: cap. Mcrdìcr (febbraio) - tc n. Lcmanccl (21 maggio) 3c C ic/Jc flon Sapcurs: cap. Cirandjean (25 fehhraio) - lcn. Rotlanger (21 maggio)
424
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1806 - 18~1~5_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _
Tab. 103 C
, frmée de ."l'ìè?,e a Gaeta - C) Truppe /<'rancesi
Artiglieria
mr.
Corpi l'Jc Cie/2e RAP 3e Cie/2e RAP 16e Cie/2e RAP 2c Cic/2e RAP 15e Cie/2e RAI' 6e Cie/2e RAP Dct 7e/2e RAP Det. I leR/\1' Del. l8eRAP
Arrivo 24.02 27.02 4/ 10.3 11.()1 12.03 20.03 04.07 04.07 0407
Truppa
Corpi le Cie Mineurs le Cie/3e Sap 3e Cie/3e Sap.
Arrivo lJlT Truppa 17 02 22 (2) febbr. (2) 82 25.02 (2) 78
Corpo 6e de ligne
Colonnello Dufour
62e <le ligne
Caslclannc (ma1or) Leonardo De Giovanni (t 3.08)
o
72
()
66 76 75 70 81 20 15
o o o o o o
o
lS
Corpi le/ ler R/\C 3e/lerRAC* 5c/lcrRAC 3e/2e B l'ont. * 5e/2e D Ponl. I Se Ouvri crs
Arrivo Uff fobbr. ? 'I
25 .02 11 .03 marzo
Totale Artiglieria
Truppa 50 45 45 (2) 45 40 (1) 36
o
o o
o
(60)
751
Treno: in marzo 4e Bl' e 4e bis; in giugno 6e Hl' (4e, 6e), 6e bis (2e, Je, Se), 6e DP
Genio
I .egion Corse Elite/ 1era Gaeta 2e al G arigliano 3e Fondi , Ttri , lOe de ligne l'iom1iers Noirs
I/32 ° légère Garn. de Naples Totale Fanteria
-
Corpo 10e dragons 28e dragons 14e ehasscurs D. 4c chasseurs D. 24c <lragons D . 2 5e chasseurs Totale Cavalleria
-
l+entili
Cousourny Thomas (0 )
Guyar<l
-
Cadcnau Espert (major) Giaci. Rullini -
Arrivo lrn1)pa Uff. 21.05 31 21.05 25 (23) 238
Fanteria -
Cap<_>~atl. Mialcl Lucas Thierry
Soulier
Grena<liers GR IOie dc ti gne
Corpi 5e Cie/3e Sap. 7e Cie/3e Sao. Totale Genio
Julien
-
Permanenza I 1-18JJ2. Tornato il 27.05 e 1' 8 e I 0.06. Dal 18 02 Tn maggio ridotto da 4 a 2 btg battaglioni: El ile/ I er: 27.02 - 28.05 2c: 2105-67 3e: 21.05-19.07. dal I O marzo. 16.04-15.05. Tornato il 22 06 e n 07 17.05 al fìari gliano il 7.07 140 a Mol a J\rr. 18.05 , 14c 22.06 50 u. al Crarigliano Arrivato il 1° luglio Arrivalo il 4 luglio
lrnppa Uff. 2') 1.245 42
1.313
41
697
53
1.357
18
50')
')
300
56
1.313
25
481
6
ViO
2')')
7 165
Cavalleria Colonnello Dupré ?
Caposq. 'l'ha rbouri ec ?
Sachs
-
-
-
TOTALE TRUPPE FRANCESI
-
P ermanenza Dal 28.02 Garigliano, Mondrag. 14.06 Gar. , Castellone 1-6.07 lì-arigliano 2.07 Garigliano 6.07 Garù.diano
Truppa UfT 22 250 259 6 11 115 3 79 I 22 I IO 44 735
426
* La 3a cp pontieri il 2 5.02 al Garigliano per la costruzione del ponte, venuta al campo il
9.089
'.l e 5 marzo ( I caporale e 4 u. rimasti al Garig liano. La 3''/l er RAC con I uff. e I 6 u. al Garigliano. (") 11 CB Jean Thomas era maggiore di trincea.
425
LA RESISTENZA ( 1806- J8 I 5)
Tab. 103 n - ,1rrnéc dc Sìè9.e a Gaeta - D) Truppe lisiere Artiglieria Corpo 3a cotnJ)agnia/1 ° RAP nauoletano
Permanenza Dal 16 aprile al 9 maggio
Uff
TTUIJl,il_
n
.~
Fanteria Corpo I O leggero nap.
2" di linea ital. 11/3" di linea ìtal. Corno 1° cacci aturì na p.
Colonnello A. l'i gnatelli di Cen.:hiara f.'oresti
-
Capobatt.
Robill ard Lorot
Cavulleria Permanenza 6 luglio al Cìarigliano
Colonnello Vincenzo Pìgnatelli Strongoli
Totale franco-napoletani Totale Italiani
Permanenza 1° e 16 luglio: 1 cp a Mola e I a fondi 27 giu~no 3 luglio, il 7 al GarigL
Tru1)pa Uff 35 772
12 20
500 5 11
Truppa Uff 4S6 13 48 1.312
52
1.011
426
LE DUE SICILIE N(LLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1806 - 1815)
'/'ah_ I 04 - Batterie impic~ate nel! 'allacco di Gaeta (134 bocche da ji,oco) N a
Località Agostiniani
Armata 21.03
Pezzi 6Mo.
funzione e variazioni Bombardamento della ciUà. Disarmata il 21.03. Riarmata con TI-Mo il 5.07. d Ponte Calegno VT-24 lb 21.03 Incendio del porto. Poi ridotta a lU-24. Disarmata il 5.07. e Serapo * 05 04 1- 16 e l obice Copcttura degli attacchi contro i tiri d'infilata d. cannoniere e R. Transilvania obice riL il 12.04. R . con ll-24 il 27.04 f Cresta M. Secco 05.04 TT-24, 1-Mo. Dornbar<lamcnto della città. Disarmata il 5.04. Riarmata con 1-33 e I-24 il HJ7 c Montsecco '/ ? Disarmata eer l'avanzata delle lrinccc !! Montesecco * 27.04 I, tJOi II-24 Ridotta a 1-24 il 7_07. h M. d. Catena* 12.05 1-12 lb Sost I- 16 il 14.05_ Aum. II-16 il 24 05 I ? 25.05 ll-33 lb D 30 05 . Conservata in annam. il 7.07 b Montesecco 07.07 IX-24,IV- I6, Tiro di controbatteria contro la Batteria VII-33, II-? Regina. k ? 07.07 V-Mo 9 po. Batterie di mortai per il bombardamento J,____ ? 07.07 lll- 16 lb . delle opere nemiche. 07.07 II-Mo. 12 po ._l1l___ Montcsecco 07.07 TT-Mo 13 po_ ____ri_____ - ~agazzini Sale o ~ Montesecco 1007 11 obici 6 J>O- Dallctia di breccia. ..___ - ~I) fianco M Secco 07.07 VI-24 lb Batteri a di hrecci a_ q fianco M. Secco 07.07 IX-24 Batteria di breccia. Rimpiaa.ata con V-24 eV-33 il 14-1 5.07 r Montcsecco 08.07 11-24 Batteria di breccia. I I Mo. 9 il 14 07 - Ul-33 il 18.07 'I s 0707 VI-Mo. 12/9 Bomhardarnento delle orere t Montesecco 0707 lV-24, I ob. Balleria di breccia. Ritirato I-24 il 14.07 Il '/ 07 07 1-36, I-33 Tiro di cnntrobatteria V Montesecco 07-07 ill-33 Datlcria di hreccia. X Lato della seconda Iniziata il 10.07 per incrociare i tiri con le 1iarallela hattcrie di breccia. 'l'enninata il 17.07. Batterie spiaggia, Borgo e Mola Armate con X-33, 11-24 e IV- 12 da baltaglia. Datterie del Oarigliano Armate il 30 TV con l obice 6, noi con TT-12 e TT obici da6 Pare,> d'artiglieria V-36, VIH-24 lì1ori servizio, lil-1 6, V-12 (cattivi pezzi di marina), 1-3, l V obici da 6, l-13 , 1-9 * Batterie attaccate dal corpo franco: la (e) il 2.'i aprile e il 15 maggio, la (h) il 13 mam!io, la (g).il 1.'i maggio. Inchiodati I, I e 4 pez zi . ~
~
~
LA RESJST[NZA ( 1806-18 I 5)
Tab. 105 -Trincee aperte nell'atfacco di c;aeta (9 marzo- 18 luzlio 1806) Località I Ponte Calegno 2 Ponte Calegno 5 Tstmo 6 Monesecco 7 Montsecco 8 Ponte Calegno .J Piazzale Tralina 4 Piazzale Tralina
N
~
')
?
10 Montesecco
,__11 M·ontesecco 12 Montesecco 13 Istmo
14 Tstmo 15 Istmo 16 Tslmo 17 Istmo - Ponte (ìarigliano 18
'I
19 ? 20 ? 21 ? 22 M. Secco - Scrapo 31 ·Montesecco 32 Montesecco
~
Ancrtura 09.03 09.03 25-26 01 28.03
28.03 3103 ')-I0.04 9-10 04 6-7.04 7-8.04 7-8 04 10-11.04 16-17.04 18-1') ()4 18-19 04 18-l'J.{)4 27-28.04 1-3.05 ')
7-8.05 7-8.05 17-20.05 17-20.05 10-11.07 11-12.07
Funzione Rampa per la batteria i\gostiniani Rampa Dal ponte Ca]egno alla spiaggia <lei Sernpo Avvroccio verso la strada cernerla Approccio verso la strada cope1ta Colleg_ con trincea dx. allungato a M. d_ Catena ? '!
Budello sulla destra Porzione destra della la narallela Porzione sinistra della 1a parnllela Budello con sbocco nel sobborgo Budello con sbocco sulla sx della la parallela Bu.<lelli con shocco sulla dx della Ia narnllela Il.per la dx la parallela Prolungato il 17-20.05 D. per la dx la oarallcla. Piazza <l 'armi il 1-3.05 Dudello di comunicazione Testa di ponte 9
Budello Budello Ridotto l)Cr la di fesa degli a11procci tdx 11arallcla) Collegamento tra le hallcrie (e) e (g). Prima uscita dalla seconda 1Jarnllela Seconda uscita dalla sewnda oarallela
-
427
428
LE 0 UE SICILIE. NLLLE. GUERRE NAPOLEONICHE (1 80"'6"----- _,_,18,,_1'--=5"--J_ _ __
Tab. 106
Comando della Gauche du C olphe de Navles Situazione al 25 m11,:,:in .l 806 Opere Posizwne Pezzi Ut1mini
Forte di U alestro fo rtino Unci no T. Annunz iata T di Rivigliano Rattcria Edle Forte Castellamm. Molo Nuovo Castellammare Batteria Puzzano Batteria Sorrento affusti di marina Sorrento T. Campanella TOTALF.
NO di Torre del G reco SO di Torre Annunz iata
V I-33 VIII-33, T-4
-
-
sullo scoQJiO omonimo Castel Iammare 2 batteri e c asamattate, (2a batteria disarmata) Piazza O di Castellammare Scar pata a dx del Porto
1". Granatt!llo Portici e Resina
f . Galastro F U ncino T A nnunz iata
Rivii:diano Castellammare Molo N uovo Canlicrc Datl. Pozzano Vico Sorrento Massa Termini D. Campanella TOTA LE
-
I
-
-
1
disarmata XXVIII-33 13 Situa;.ion e al 13 lu,:Jfo 18(16
5
33 tb 24 li,
-
-
18 1b
-
-
-
-
7
-
-
-
-
-
2 2
-
-
8
-
-
-
IJ 2 2
-
4
-
-
2 l
-
-
-
-
3
21
32
8
4
18
-
4
-
587 -
- 20e de tigne
-
8
-
50 IO ie de lignc 15 20e de lignc
4/ 12
-
-
- -
Corpi
IO
2
- 20 20c de ligne ]() c annonieri 200 20e de ligne
-
P ezzi 36 lb
F. l'ietrarsa
l
Batteria a sx del naese A tre piani, sulla Punta
Opere F. Vigtiena
di sarmata Xlil-33
I-33 IV col. IO IV-12
Corpo
Uff Truppa 2 30 29c de ligne 1 26 29e dc li gne 6 2 16 20c de Jigne I 20 20c de ligne
-
8
-
nanoletani 20e de tigne nanolctani 20e dc lignc 20c dc ligne (G) 29" de tigne 23° dragons (E) lcr RAP non combattenti 20e de ligne 20e deti1me 20e de tigne 30° dragon s cannonieri 20e dc Ji gne 20e dc li gne 20e de Jigne Cannonieri (di staccati) 2Ue dc ligne 20e dc li1me 20e de tigne 20e de tigne 20c de ligne cairnonieri
-
- UffUomini Truppa 1
18
-
12 17 13 29 351 24 84
I
I
I 1 1
I I
2
I
2 2
I
18 78 25 25 160 30
7 24 180 25 9 (8)
30 55 80 30 40
-
8
16
1.372
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1806- 181 5)
11. LA GUERRA PENINSULARE (Giugno - Settembre 1806)
A. Il laboratorio calabrese
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La guerra Peninsulare eninsulare" è il termine geografico scelto dalla storiografia inglese per indicare la guerra combattuta in Portogallo e in Spagna contro Napoleone. In un famoso saggio sulla battaglia di lvlaida, Sir Charles Oman, autore ddla monumentale History ofthe Peninsular War (1902) che sostituì quella di Napier, vide nella vittoria riportata dagli inglesi in Calabria un anticipo delle vittorie di Wellington sui marescialli di Napoleone e in particolare la dimostrazione che i progressi tecnici delle anni da fuoco e la disciplin4 avevano già ristabilito la superiorità dell'ordine lineare sull'ordine profondo e l'attacco in colonna con cui i francesi avevano sconf-ìtto f-ìno ad allora prussiani, austriaci e russi. Gli studi successivi hanno per lo pÌtl contestato la ricostruzione e l'interpretazione omaniana di Maida, ma hanno messo in luce l'altra vistosa analogia tra la campagna di Stuart in Calabria e quelle del futuro duca di Wellington in Portogallo e in Spagna, vale a dire lo sfruttamento della superiorità navale e della resistenza interna da parte di un esercito regolare. Oggi cominciamo a vedere meglio, stùla scorta di Piers Mackesy e di Christopher Hall (Wellington's Navy, 2004), che in realtà avvenne piuttosto l'inverso, e che fu semmai la marina a sfruttare l'esercito. Certo fu cosl per la Penisola Napoletana. Lo sbarco in Calabria era solo una parte, e non la principale, del piano strategico di Smith, il cui perno era Gaeta e il cui scopo non era né occupare la Calabria né liberare Napoli, ma semplicemente disperdere e logorare il maggior numero possibile di francesi sulla linea di comunicazione tra Napoli e Cosenza (così come avvenne nel _1808-10 dai Pirenei a ' tarragona). Napoleone lo comprendeva bene, quan-
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do il 1G aprile tagliò corto con le richieste di rinforzi scrivendo seccamente: «il n'y a que trop de troupes à Naples». Questo risultato fu ottenuto e mantenuto per tutto il resto della guerra, anche se nel 1807 Napoleone recuperò una parte delle forze per occupare (inutilmente) le Ionie evacuate dai russi e nel 1811, dopo aver a sua volta distolto dalla Spagna una buona divisione inglese, poté fìnalmente rimpiazzare l'Arrnée de Naples col nuovo esercito murattiano, misto d'indigeni e mercenari "napoletanizzati", che gli avrebbe vibrato tre anni dopo un'irrilevante pugnalata alla schiena. Smith fu censurato dalla storiografia nazionale, adagiatasi quasi senza eccezioni sul punto di vista dei suoi detrattori dell'esercito, ma il tipo <li guerra che inventò nel 1806 fu applicato con successo nel 1809-13, non nell'intera Penisola Iberica ma sulla costa orientale e anche in Adriatico, dove forse ottenne i successi pit1 rilevanti sul piano strategico, archiviando con duemila uomini e quattro fregate i grandiosi piani del nuovo Alessandro Magno.
Analogie e differenze tra /,1 Calabria e /,a Spagna Nel Colpo d'occhio per la riconquista dell'iso/4 di Capri, scritto dal capitano Pietro Colletta nel settembre 1808 per Saliceti, ma non presentato, si legge: «se la guerra d'insurrezione è il sistema favorito dell'Inghilterra, effìcace ne' suoi disegni, e, dirò, necessario ne' suoi mezzi, non mancheranno delle occasioni per turbare il bene della pace civile. Già le nuove della Spagna, [o vere, od esagerate] (in parte) grandem. esagerate dalla mal izia, fanno il giro del regno». La "guerra d 'insurrezione" era solo un aspetto di un metodo che sarebbe calzante definire "guerra peninsulare" e corretto brevettare a sir Sidney Smith. Era caratterizzata dal controllo delle isole minori: non soltanto come basi per operazioni anfibie, speciali e clandestine, ma soprattutto per la guerra economica, condotta ceno anche coi corsari ma in primo luogo coi mercanti, che aggiravano il blocco continentale proclamato dalla Francia. Questo ruolo fu svolto nel Mediterraneo da Lissa, Capri, Ponza e Minorca, empori terminali di Malta e pÌLJ importanti di Cagliari, Messina, Siracusa, Gibilterra e Tunisi. Lo spostamento di ricchezza dai porti alle
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isole prodotto dalla guerra non assicurò soltanto un vantaggio economico e dunque militare, ma fece anche un'efficace concorrenza al molto che il sistema napoleonico aveva da offrire alla nascente borghesia italiana, provocando in pochi anni un deciso spostamento "dei cuori e delle menti" dalla Francia a favore dell'Inghilterra.
Il secondo elemento della guerra "peninsulare" era lo sfruttamento dell'insofferenza per l'occupazione stracciona, che invece di portare ricchezza (com'era accaduto nel 1801-02 e nel 1803-05 in Puglia) portava requisizioni con immancabili estorsioni e rappresaglie sulle campagne, spremute per nutrire non solo gli occupanti ma anche le città, rese più parassitarie <li prima dall'assedio economico e dalla discriminazione politica ddla classe dirigente. Linsofkrenza non si tradusse ovunque in resistenza e guerriglia. Tguerriglieri spagnoli sono passati alla storia, ma la guerriglia interessò solo il Nord e varie province collaborarono coi francesi, proprio come accadde nel Regno di Napoli, dove la guerriglia arse in Calabria e per alcuni mesi in Basilicata e Principato Citra, mentre si spense quasi subito in Abruzzo e 1erra di Lavoro. La guerriglia spagnola fo LUltavia so1o un aspetto di un pii:1 vasto movimento di resistenza nazionaJe, che mancò del tutto nel Regno di Napoli. Vi fu una resistenza borbonica, al limite un'ambigua resistenza "cattolica'', non una resistenza nazionale "napoletana'' e neppure "calabrese". Queste identità certo esistevano, ma dal punto di vista meramente culturale, non dal punto di vista politico. [Secoli di storia hanno trasformato il Giardino delle Esperidi nel Pianeta Venere, in cui l'autonomia viene gelosamente difesa, sì, ma non colla spada sulle mura, bensl a tavola e a letto, con annesso grand-guignol di tradimenti, venefici e massacri. f.orse l'unico dominio che non si fece assorbire del tutto fu quello austriaco del 170734 e anche per questo non lasciò rimpianti né storiografia. Per napoletanizzare lo stato di Carlo di Borbone ci volle un personaggio eccentrico come il figlio Ferdinando, ma lo stato dei corsi (Giuseppe Bonaparte e Saliceti) era già "una faccia una razza"] . Smith accese la miccia del barile, ma la polvere calabrese non era quella spagnola. Era "la guerra del povero contro il ricco", come scrisse re Giuseppe, "della povera gente, di chi non ha lavoro contro la classe pit1 elevata", come spiegò Stuart a Fox (da non confondere con la guerra di das-
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se, che presuppone una coscienza collettiva, non la semplice identità personale)_ Fu per questo che il calvinista Reynier, trasformato dal suo stesso rigorismo filantropico in uno spietato giusti:,,,iere, poté armare il ricco contro il povero, piegare la guerriglia con la guerra civile e ripagare la barbarie con una barbarie più grande_ Fu per questo che le imprese e il valore, che ora narreremo, non crearono una nazione.
B. La campagna di Maida (5 maggi,o - 22 luglio 1806) Reynier e Stuart alle prese con /,a Calabria C5 rnaggio-25 giugno) Bloccaci dagli inglesi i tentativi di riunire mezzi da sbarco sulla costa calabrese dello Stretto e di farvi arrivare artiglieria pesante da Taranto, Reynier si era dedicato a consolidare l'occupazione della Calabria, dando priorità alla costruzione di una carreggiabile per il trasporto dell'artiglieria e dei rifornimenti, anche allo scopo di poter limitare le requisizioni che innescavano le rivolte delle campagne. Come abbiamo già accennato, già il 5 maggio aveva scritto al re di non avere abbastanza forze e viveri per poter tentare lo sbarco in Sicilia preteso da Napoleone. Il 17 lo scrisse anche a Saliceti, fidando sul suo freddo realismo. Il 23 un capitano del genio franco-napoletano (Tommaso Lanzetta) impeg nato in rilievi topografici alla foce dell' Agri fu catturato a Poi icoro d a un corsaro. Il 3 1 Reynier fece di nuovo presente di avere appena 9.240 uomini validi (inclusi 630 svizzeri e 2.528 polacchi), un terzo dei quali disperso tra presidi, posti di corrispondenza e colonne mobili. Nella citata lettera del 31 maggio a Windham in cui esprimeva meraviglia per la resistenza di Gaeta, Stuart scrisse anche che u na rapida vittoria inglese in Calabria poteva innescare una rivolta popolare in grado di impedire per mesi ogni progetto di invasione della Sicilia. :Cossessione di un possibile sbarco francese spiega la ragione per cui ai primi di giugno, quando Smith rientrò a Messina e gli chiese rinforzi per rnarines e partigiani, invece di limitarsi a negarglieli per non impiegare le truppe a spizzico, Stuart gli propose a sua volta di attaccare la Calabria con gli uomini
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non strettamente indispensabili per tenere Messina e Milazzo, non per occuparla ma solo per distruggere i magazzini e l'artiglieria pronti per l'invasione (e, secondo Bunbury, anche per costringere il nemico a togliere l'assedio da Gaeta). Smith concordò con Stuart ma partl da Messina per correre a Palermo ad avvisare la corte e non dette piit sue notizie. Il generale concordò quindi il supporto navale col capitano Fellowes della fregata Apollo, scrisse anche all'ammiraglio Senjavin per chiedergli di fare una dimostrazione diversiva sulla costa pugliese e preparò la spedizione accuratamente e nel massimo segreto, condivi.so solo da Bunbury. I trasporti, equipaggiati di viveri, salparono uno alla volta da Messina e nel pomeriggio del 25 giugno era.no tutti a Milazzo, dove fu imbarcata l'artiglieria (6 pez:Li da campagna e 10 da montagna coi relativi cavalli e muli). Le truppe designate, che nei giorni precedenti avevano farro addestramento, marciarono di notte e prima dcli' alba erano già a bordo.
Il concorso dei calabresi (6' - 28 giugn.o) Quanto al concorso dei calabresi, era l'unico punto su cui Stuart fosse d'accordo col suo capo di stato maggiore Bunbury, il quale, a proposito dei capirnassa rifugiati in Sicilia che facevano la spola con la Calabria per organizzare l'insurrezione, scriveva: "no reliance can be placed on their promises or their intelligence; and those leaders are gcncrally the most worthless scoundrels and the mosr savage ruffians of their respective bands" . Secondo uno studio redatto il 27 agosto a Cosenza dal colonnello Costanzo, comandante del genio di Masséna, solo 19 dei 66 paesi del distretto (pari ad un quinto degli 80.000 capifamiglia) erano borbonici; altri 23 (12.000) li seguirono trascinati dalle circostanze, 8 (11.000) rimasero neutrali e 16 (30.000) "giuseppisti". Verdier, rimasto a Cosenza con 1.000/ 1.200 uomini, fu il primo a doversela vedere con l'insurrezione. Dal 6 all' 11 giugno la colonna mobile di Cosenza percorse a scopo dissuasivo otto piccoli ceneri della Sila: solo a Spirello, Caccuri e Gerenza erano segnalati una dozzina di capimassa, Ancora il 13 giugno re Giuseppe assicurava a Napoleone che Reynier .preparava la spedizione in Sicilia, "senza fanfare e con successo", ma a fine
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giugno Cosenza era bloccata a sud dalle masse di Dipignano (Giuseppe Mele) e verso la Sila da quelle di Pedace (accampate, sotto vari capi tra cui Leonetti e Santoro, ai boschi del Mangone), Mangone (fortunato Gambini), e Rogliano (Cadetto Francesco Gabriele e suoi fratelli) e dai banditi capeggiati dal prete Giuseppe Vitale di Bava (RC), datosi alla macchia per aver dovuto (in quanto unico maschio della famiglia!) uccidere il seduttore della sorella. Preceduto da agguati e tensioni, Panedigrano sbarcò a Pellaro e fece incursioni a Reggio e Scilla. Respinto e inseguito, attraversò l'Aspromonte saccheggiando le case dei "giuscppisti", sgozzò 5 francesi sorpresi presso Monteleone e lanciò un proclama in cui dichiarava che stava "passando di vittoria in vittoria". Tn compenso la jacquerie borbonica convinse i possidenti e i galantuomini a schierarsi in blocco dalla parte del nuovo regime, con la creazione di guardie civiche e provinciali e di un'efficace rete inforn1at1va.
Da Milazzo a Sant'Eufèmia (26gi.ugno-2 luglio 1806) Rimasto a Palmi dal 6 maggio al 27 giugno e recatosi a Reggio il 28, Reynier fu informato da un disertore che gli inglesi volevano sbarcare Carbone e Panedigrano nel Golfo di Policastrn, ma continuò a ritenere che il punto pitt probabile dello sbarco fosse invece il Golfo di Sant'Eufcmia, a Ponente del punto più stretto della Calabria, l'istmo collinoso, attraversato dai fiumi Amato e Corace, che separa la Sila Piccola dalle Serre (le propaggini settenrrional i del]' Aspromonte), col Golfo di Squillace a Levante. Il 29 si recò a Scilla per osservare la spedizione e il 30 tornò a Palmi, dopo aver ordinato alle forze mobili e ai minori distaccamenti <li attestarsi a Eladelfia, Nicastro e Ti rio lo, per avere all'occorrenza una linea di ritirata su Catanzaro e Cotrone. I.:unico a ignorare ancora quale fosse la destinazione di Stuart (e a che punto fossero i preparativi) era Smith. Non appena completato l'imbarco delle truppe, Stuart ricevette una sua let~era <la Palermo, probabilmente ispirata dalla regina, in cui gli chiedeva di sbarcare a Gaeta, ormai stremata. Stuart decise di ignorarla e salpò il mattino del 26. Nella speranza di ingannare i francesi sul luogo dello sbarco, il 28 una flottiglia di 36 vele anglo-siciliane con a bordo 624 uomini del 20th Poot fece una dimostra-
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zione diversiva davanti a Reggio, con l'ordine di raggiungere poi il grosso del convoglio. Lo stesso giorno un proclama reale nominò Smith commissario reale per la riconquista del Regno, dandogli facoltà Ji nominare i capi dei corpi volanti, e ordinò a tutte le autorità militari, politiche cd ecclesiastiche e in generale ai ."fedeli sudditi" di secondare le operazioni che stava per intraprendere. Con ordini reali dd 29 furono consegnate a Smith le bandiere e le armi per i volontari calabresi e Fra Diavolo (insignito del ducato di Cassano, revocato al vecchio titolare per essere divenuto cortigiano dell'usurpatore) fu confrrmato colonnello con 40 ducati al mese, più 50 di gratifica una tantum (i fratelli Giuseppe, Vincenzo e Nicola furono confermati nei gradi di maggiore comandante del 2° corpo franco, maggiore e capitano con paghe di 36, 20 e 15 ducati; i nipoti franccsco e Domenico, fìgli di Vincenzo, semplici volontari, furono in seguito promossi tenente e capitano per meriti di guerra). Durante la navigazione, il convoglio di Stuart avvistò spesso all' oriz·1.onte un grande vascello: era il Pompée, con a bordo 100 soldati e gli emigrati di Fra Diavolo e Giuseppe Necco di Scalea. Diretto ad attaccare Amantea, Smith invece non avvistò il convoglio e lo superò quando, la sera del 30 giugno, Stuart ftcc gettare l'ancora nel Golfo di Sant'Eufemia. Due calabresi in barca a remi vennero ad avvisare che lì c'erano solo poche centinaia di francesi e, rassicurato, Stuart mandò in ricognizione il colonnello Oswald. Sbarcato presso una torre in rovina detta Bastione di Malta, Oswald si spinse al villaggio di S. Eufemia, a 2 miglia di distanza: appena emrato nel fitto della macchia fo attaccato da 300 polacchi, ma ne catturò 82 al prezzo di 1 solo ferito. Gli altri fuggirono a Sud passando l'Amato e l'Angitola per riparare a Monceleone. Il resto degli inglesi sbarcò il 1° luglio e il grosso avanzò a San Biagio, a due miglia dal punto di sbarco, dove si costruì un ridotto con sacchi di sabbia "ro protect our re-embarkation in case of disaster". I lunghi frangenti rallentarono lo sbarco dell'artiglieria e Stuart spiccò una ricognizione a Nicastro, tre miglia più all'interno. Il 2 arrivò il brigadiere Filippo Cance11ieri "con grosso stormo <li volontari calabresi", descritti invece da Bunbury come 200 "ruffians of the lowcst dcscription". Stuart non rinunci<'> a servirsene, rna quando S1nith
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gli comunicò l'incarico politico datogli dal re di Sicilia e gli delegò la facoltà di dare ordini ai nativi, rispose che non gli occorreva altra autorità se non quella del re d'Inghilterra e che in qualità di comandante in capo di un'armata britannica intendeva agire in modo del tutto indipendente dalla coree di Palermo e dai suoi consigli.
Frtl Diavolo ad Amantea e il blocco di Cosenztl (/-3 luglio)
Poco attenti alla complessa geografia della Calabria e ingannati dal pregiudizio verso Smith, gli storici militari inglesi hanno taciuto o ridicolizzato l'attacco portato il 1° luglio dal Pompée su Amantea. E' probabile che non fosse coordinato con lo sbarco a Sant'Eufemia deciso autonomamente da Stuart, ma gli coprl comunque il fianco sinistro da un attacco di Ver<licr, che aveva 1.100 uomini a Cosenza e 420 polacchi ad Amantea. Respinta dal capitano bkuhnwski l'intimazione di resa recapitata da un palischermo, il Pompée fece fuoco tutta la notte e il mattino del 2 la guarnigione, informata dello sbarco inglese a Sant'Eufemia, si rifugiò sulle montagne di Carolei, sotto Cosenza, inseguita dagli abitanti guidati da Antonio Mariano che fece prigionieri e uccise il quartiermastro Goghel, in fama di molte ricchezze, sorpreso da solo lontano dalla colonna. Sbarcarono poi 30 inglesi (rientrati a sera) e 60 emigrati. Ricevuti soccorsi da Cosenza, Iakubowski costrinse M ariano a ritirarsi e il 3 riprese i colli sopra Amantea. Pezza vi insediò luogotenente di giustizia Domenico Cavallo e governatore d elle armi Rodolfo Mirabelli, fratello del colonnello Roberto. Verdier organizzò frattanto una seconda colonna mobile con altri 500 polacchi e 200 patrioti (Abbate), e con essa Deguisans piombò su 2.000 insorti dei casali della Sila accampati a Mangone: respinto, si ritirò combattendo alla chiesa di Coculo presso Rogliano, poi al colle dell'Oliva a tre miglia da Cosenza, dove poté tornare al cader della notte.
Ltl decisione strategica di Reynier (2 luglio 1806)
TI senso dello sbarco a Sant'Eufem ia era di tagliare la ritirata ai francesi costringendoli a combattere a fronte rovesciato. Occorreva perciò impadronirsi della valle dell'Amato e della posizione di Tiriolo (verso le fonti del fìume) che domina Catanzaro e le Oue Ca.labrie. Reynier si era schic-
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rato "a fionda'' all'imbocco della valle, con la sinistra a Viladclfia e la destra a Nicastro, tenendo il centro arretrato a Tiriolo. Cunico modo in cui Stuart poteva aggirarlo era di incunearsi nell'ampio varco tra i due capisaldi nemici risalendo la valle dell'Amato per le colline a Sud del fiume (Maida, Girifalco e ]forgia) in modo da arrivare a Marina di Catanzaro (IO km sono la città), dove poteva di nuovo collegarsi alla flotta. Era però una manovra a'i,zardaca, anche perché Sruart ignorava la posizione del nemico e nei primi due giorni dallo sbarco un guinto dei suoi uomini si era ammalato di febbre malarica. Per questa ragione il generale meditò il reimbarco e richiamò al campo i distaccamenti inviati in ricognizione. Reynier, che si era trincerato nell'ottima posizione di Filadelfia, intuì giustamente k intenzioni di Stuart e, contro il parere del capo di stato maggiore Franceschi Delonne e del colonnello Lambert, aiutante di campo del re Ciuseppe, decise il 2 luglio di avanzare a San Pietro di Maida, a poca distanza dall'Amato, per indurre Stuart a dare battaglia o assalirlo nel suo campo, 15 km piì1 a NE.
La marcia di Stuart su Maida (3 luglio 1806) Il mattino del 3 luglio Stuart apprese che Reynier era accampato a San Pietro di Maida, che la sua forza era stimata a 4.000 uomini, con 300 cavalieri e 4 pezzi, e ne attendeva alrri 3.000 (da Nicastro e Tiriolo) entro uno o due giorni. Reimbarcarsi in presenza del nemico sarebbe stato altrettanto azzardato che attaccarlo, senza contare il punto d'onore. Stuart si era già misurato con Reynicr in Egitto e appena due settimane prima aveva scritto a Smith "that the issue of a second conflict will prove to Mr. Regnier if hc ventures co put it to the test that we are as much superior to bis boasted legions on Terra Firma as his countrymen have found and acknowledged us (or rather you) upon thc waters". Secondo i calcoli di Bunbury (errati) il resto delle forze nemiche non poteva arrivare a Maida prima del 5: occorreva perciò attaccarlo il 4, compensando l'assenza di cavalleria con la batteria da campagna e con la leggera superiorità numerica che presumeva di avere. Resta il mistero dei 2 o 3.000 indigeni dati per presenti da tutte le relazioni, ma di cui non si fa cenno n ei resoconti dell'azione tattica. Le fonti inglesi e francesi trasudano razzismo e alterigia . che possono aver indotto omissioni.
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Lasciate 4 compagnie svizzere (maggiore Fisher) al campo trincerato, Stuart ordinò dunque la marcia al nemico seguendo la costa sotto la protezione della fregata Apollo con 2 trasporti logistici e nel tardo pomeriggio andò di persona, con qualche ufficiale di stato maggiore e una compagnia di granatieri, a. riconoscere il campo m:mico. Lo fèce anche Reynier, scortato da 40 cavalieri, e per pochi minuti i due generali non si incontrarono. Reynier era accampato sul fianco di una collina, sotto S. Pietro di Maida e sopra la sinistra dell'Amaro, facilmente guadabile ma con tratti acquitrinosi. Stuart scartò subito l'opzione, più redditizia ma rischiosa, di "fissare" il cam po francese per marciare direttamente a Tiriolo e collegarsi con la flotta a Marina di Catanzaro e a Cotrone. Il fianco destro del nemico era protetto infatti da una fitta macchia, mentre l'altro era più esposto e meno dominante. Stuart decise perciò di tentare di aggirarlo, non tanto per distruggere la forza nemica, quanto per tagliarlo da Filadelfìa ed aprirsi la strada per Monteleone e Reggio e, in prospettiva, per Messin::i, rnme del resto fece dopo la battaglia, vinca per caso ultra petitum. A sera Stuart dette gli opportuni ordini. La marcia notrurna fu però rallentata dalla difficoltà di trasportare l'artiglieria: i calabresi dettero una mano, ma sembra che :mlo tre dei sei pezzi da campagna siano stati (o abbiano potuto essere) portati al seguito della fanteria.
La bauaglùt di Maida (4 luglio): a) !et manovra di Reynier All'alba del 4 luglio Reynier vide le quattro brigate inglesi, meno di 5.000 uomini con 17 pezzi, che avanzavano in colonna lungo la spiaggia. «Had gen. Reynier thought proper co remain upon his ground - scrisse poi Stuart - the difficulties of access to him wcre such that I could not possihly havc made an imprcssion upon him». Invece i lrancesi scesero dalla collina per schierarsi di traverso all'Amato: e dovendo compiere una rotazione con perno sulla sinistra, le tre brigate entrarono fatalmente in azione l'una dopo l'altra e la destra venti minmi dopo l'ini7.io dell'azione, quando le sorti erano già state decise. Oman pensò che fosse una scelta intenzionale e la mise in conto alla supposta mania dei francesi di attaccare in colonna. Lo stesso Oman ammise peraltro che dal confuso rapporto di Reynier non si può inferire con certezza che l'ala sinistra francese abbia realmente attaccato in colonna (cioè con un fronte di compagnia pari a soli 60 fu cili per battaglione) e David Chandler
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dimostrò in seguito che in realtà l'ala sinistra francese attaccò su tre linee (cioè con un fronte e perciò con una potenza di fooco doppia o tripla). Oesvernois (comandante della Calabria dal 1813 al 1815 e più preciso di quanto il suo stile ampolloso induca a ritenere) sostiene che non si trattò affatto di una manovra intenzionale, bensì del risultato casuale di uno scontro preliminare fra le opposte truppe leggere, che indusse il comandante dell'ala sinistra francese, Compère, a impegnare tutta la brigata, trascinando a quel punto anche il centro (Peyri) e la destra (Oigonnet) contro la parre maggiore della linea inglese, anche per parare il rischio di una sua conversione a destra per tagliare a sua volta Compère dal campo francese. Lipotesi di Desvernois avrebbe senso se l'intenzione di Stuart fosse stata di puntare su Tiriolo; ma in tal caso avrebbe rafforzato l'ala destra per fissare il campo francese, mentre vi collocò solo un migliaio di tiratori scelti (brigata leggera Kempt), sufficienti per coprire la sfilata del grosso lungo la costa. E' più probabile che Reynier abbia compreso <lalla direzione di marcia delle giacche rosse che il nemico voleva cavarsela passandogli sotto il naso (per costringerlo a ritirarsi su Filadelfia o addirittura per precederlo su quella posizione) e che abbia ordinato la conversione a destra per costringerlo a com battere.
b) lo schieramento inglese Osservando la manovra francese, Stuart non riuscì a comprendere se il nemico si stava ritirando (come sperava) oppure intendeva dare battaglia. Ma nel dubbio dovette fronteggiare l'ipotesi peggiore e fo costretto anche lui a far compiere una mezza rotazione (anche se pit1 breve e quindi pit1 rapida) alle brigate di centro e di retroguardia, allineandole con la leggera ad angolo retto col campo francese, col rischio che Compère le prendesse di fianco infilandole una dopo l'altra come le perle di una collana. Tutto dipendeva dalla capacità di Kempt di precedere i volteggiatori n emici nella fora macchia sulla sinistra dell'Amato che lo separava dal campo francese. Intanto le altre brigare si allineavano secondo l'ordine di marcia: la 2a brigata (Acland) occupò il centro, la la (Cole) la sinistra, appoggiata ad un'altura boscosa e sostenuta dalla 3a (Oswald), in riserva dietro la la. Lemoine accorse a sostenere Kempt, mettendo in batteria un cannone e due obici _dietro l'intervallo tra la destra e il centro. Due o tre pezzi da montagna
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erano inoltre collocati negli intervalli fra i due battaglioni di ciascuna delle prime tre brigate (e altri due erano con la brigata di riserva).
e) la distruzione dell'ala sinistra francese e la cattura di Compère Compère aveva con sé metà dell'intera forza francese e due volte e mezza la forza della brigata Kempt. La sua brigata era anche la migliore: formata dal ler légère e dal 42e de ligne, era stata all'avanguardia nella campagna di marzo contro i napoletani e li aveva sharagliati a Lagoncgro e Campo Tenese. Era logico che attaccasse subito. T volteggiatori precedettero i 270 siciliani e corsi inviati da Kempt sull'altra riva dell'Amato ad attestarsi nella macchia e li misero in fuga. Accorsero a sostenerli due compagnie leggere inglesi: il capitano di testa, MacLean, fu subito ucciso, ma il collega risrahill la situazione, riunì i corsi e i siciliani e li sostenne finché non misero in fuga i volteggiatori e li inseguirono fra la macchia e i rovi, rientrando poi subito in linea col resto del battaglione leggero, proprio nel momento in cui subiva l'attacco dei carabinieri e cacciatori del ler légère. Lattacco in colonna poteva avere successo solo dopo che la linea nemica era stata decimata dai volteggiatori e dalle scariche di mitraglia: non era questo il caso di Kempt e Compère conosceva il suo mestiere. Attaccò dunque non in colonna, come pensava Oman, ma su tre linee, come ha dimostrato Chandler, con un fronte di fuoco equivalente a quello offerto dalle due linee di Kernpt. La prima scarica avvenne a l 50 metri, la seconda a 70. A quel punto Kempt ordinò un passaggio di linea per consentire ai suoi tiratori scelti di togliersi le ingombranti giacche. Compère pensò che si stesse ritirando, fece sospendere il fuoco e ordinò la carica alla baionetta. "Steady Jight infantry! Wait for the word. Let thern come dose!": gli inglesi fecero fuoco a 25 metri, falciando la prima linea. Perito due volte, Compère caricò con due o tre uomini e fu catturato. 11 resto del1a légère si dette alla foga inseguito dalla Light. Reynier scrisse nel suo rapporto che il l er légère aveva m ancato del vigore che supponeva in soldati di simile reputazione. (Si vantavano di discendere dalle Gardes Françaises e dalJa Garde Nationale dc Paris, ma da cinque mesi stavano nel Regno di Napoli: non si può escludere ch e a creare il panico, gridando "si salvi chi può", fosse stato davvero, come poi fo detto, un fante napoletano, magari uno degli cx-prigionieri pre.si dal 1era Lagoncgro o Campo Te11ese).
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d) la fuga dei polacchi e lo sfondamento del centro francese Le tre linee del 42e, che avevano in canto attaccato la brigata Acland ed erano già state decimare da due volate d' artiglieria, forono contagiate dalla fuga del lcr e inseguire da Acland, che prese così contatto con la brigata di centro francese, comandata da Peyri e formata da 900 polacchi e 600 svizzeri. Si d isse che gli scozzesi, avanzando in mezzo al fumo degli spari, prQicro le giacche rosse del ler suisse per l'uniforme del Warrcville (anglosvizzero); fatto sta che furono decimati da una scarica improvvisa e furono a loro volta sul punto di cedere: il maggiore D avid Stewart li ricondusse in linea, mentre l' 81se mise in fuga i polacchi. Reynier cercò personalmente di fermarli, ma ebbe il cavallo ucciso sotto di lui.
e) la tenut1.t dell'ala destra e la ritirata di Rlynier Tsolati dalla fuga dei polacchi, gli svizzeri ripiegarono in buon ordine sulla brigata di dQitra (composta dal 23e légère), entrata in linea 20 minuti dopo l'inizio della baccaglia. Franceschi tentò di caricare la batteria inglese col 9e chasseurs (Chasscurs de Lorraine) ma Cole fu rinforzaco da Oswald e Digonner rimase sull a difensiva per coprire la ritirata dei resti dell'ala sinistra, inseguiti da Kempt che prese il campo francese e tutti i rifornimenti. Intanto arrivò dalla spiaggia il colonnello Rohert Ross col 20th Foot, reduce dalla diversione di Reggio. Bunbu,y glì spiegò la situazione e lo schierò in bersaglieri nel bosco sull'estrema sinistra della linea. Ci vollero vari e scariche di Ross e l'avanzata di Cole per convincere il nemico a ritirarsi, p rotetto da Fr:rnceschi coi cacciatori.
Nel pomeriggio Stuart rimandò la maggior parte delle truppe alla spiaggia per mangiare e riposarsi. Un a ricognizio ne di cacciatori al galoppo colse la brigata Cole mentre si rinfrescava in acqua e non pochi corsero nudi ai fasci d'arme.
j) Le perdite Le perdite inglesi furono di 45 motti, inclusi 1 ufficiale e 3 sergenti, e 282 foriti, inclusi 11 ufficiali, 8 sergenti e 2 tamburini (le compagn ie leggere e i fi ancheggiatori del 35th Sussex ebbero 12 morti e 70 feriti). l fran-
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cesi persero circa 500 morti, pii:1 320 feriti portati al seguito da Reynier. I prigionieri presi sul campo furono 715, inclusi 102 svizzeri e 250 polacchi (catturati dal1'8lst). Il ler légère ehbe 7 ufficiali morti e 13 feriti, il 23e 2 e 1O, il 42c 3 e 7, gli svizzeri 1 e 5. A Compère, trattato con ogni riguardo, dovette essere amputato un braccio. Furono 1-èriti i capibattaglione Gastebois e Rey del lcr e 23e, Clavel svizzero e Nencha polacco (futuro comandante murattiano delle piazze di Bari e Monopoli e antenato di ufficiali dell'Aeronautica italiana). Preso prigioniero dai massisti, c;uglielmo Pepe fu condannato a morte come traditore, ma riuscì a fuggire.
g) se ci jòsse stato Lui, caro Lei! (21 luglio 1806) Il 21 luglio, informato di Maida, Napoleone scrisse al fratello da Saint Cloud: «Lart de la guerre, dont tout le monde parie, est une art difficile: vous n'avez pas un homme dans tout votte consci] qui en ait les premièn.:s notions ... je regrette cette grande quancicé d'affàires qui me reriennent à Paris. Si j'avais été à Naples, pas un Anglais ne serait débarqué, ils auraient été envdoppés avant quatte jours par des forces doublcs et poursuivis par des colonnes de cavalerie; pas un n'aurait échappé. Mais qu'y faire? Cc résultac aurait été obtenu par des mouvements de brigades en échclons».
Tl colloquio tra Smith e Sturtrt a bordo del Pompée (rera del 4) Arrivato alla foce dell'Amato nel corso della battaglia, a sera Smith accolse il vincitore a bordo del Pompée. Secondo Bunbury Stuart aveva assistito, più che diretto, la battaglia, ma il festeggiato era lui e gli spettava esprimere un desiderio. In pratica il generale chiese gentilmente all'ammiraglio di togliersi dai piedi, andando a soccorrere la povera Gaeta. Bunhmy osservò poi giustamente che a Gaeta non servivano le navi e che l'unico modo di soccorrerla sarebbe stato spedirvi un migliaio di fanti inglesi. Smith non volle però contrariare l'ospite: gli mostrò la sua collezione di turbanti turchi e gli promise che si sarebbe occupato di Gaeta. Come vedremo, lo fece anche, indirettamente, con lo sbarco di 1.500 guerriglieri nel Cilento, ma Stuart finse di non accorgersene e raccontò sospirando a Fox e a Moore, arrivati a sostituirlo, che Smith aveva lasciato lo Stretto non prima del giorno in cui Gaeta era caduta e continuava a
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1-rastullarsi in bagattelle costiere coi st101 amati cannibali nel Golfo di Policastro. Pur tenuto conto della sua cattiva salute, Stuart meritò pienamente la disistima dei suoi ufficiali. Nessuna delle attenuanti che gli storici inglesi si sono sforz.ati di trovargLi cavillando sulle sue istruzioni, sulla scarsità di supporti logistici e sulla malaria (e calunniando Smith e i volontari) può ca ncellare il fatto che l'eroe di Maida si rifiutò semplicemente e per principio di cooperare con la marina e coi 15.000 volontari calabresi, lucani e salernitani e di impedire a Reynier di devastare dieci paesi della costa Ionica e di trincerarsi a Cassano con 4.000 regolari e 1.000 patrioti in attes:1 dei G.000 di Masséna.
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ricognizione della compagnia Colborne (5-6 luglio 1806)
In realtà Stuart fece ponti d'oro a Reynier. Solo il mattino del 5 luglio Kempt spiccò una compagnia a scoprire da che parte si era diretto il nemit"O. Era la leggera del 20th, comandata dal capitano John Colborne, fun1 ro segretario <li Moore in Spagna e comandante <lei 52nd a Waterloo (dove, di sua iniziativa, bersagliò di fianco la colonna della Guardia imperiale facendola "reculd') . Fiero della viteoria ("I begin tu eh in k as our ancestors did that onc Englishman is equal to two Frenchmen"), Colborne proseguì dritto per le :-1spre colline ad Est di Maida finché, arrivato a notte a Borgia, si accorse di aver perso k tracce del nem ico e tornò indietro. Il mattino Reynier era infatti già a Catanzaro e non era passato da Borgia, ma più a Nord, direttamente dalla valle dell'Amalo per Marcellinara e Tiriolo, dopo aver girato intorno a Maida.
Il proclama di Maida (7 luglio) Stuart rimase tre interi giorni accampato a San Pietro di Maida. "Ouring forcy-eigh t hours - scrisse Bunbury - our troops remained kicking their heels and eacing grapes while the Generai was absorhed in his compositions". Erano il famoso proclama umanitario del 7 luglio, che ammoniva i nativi a non usare per private vendette le armi donate dagli
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inglesi per la comune difesa e offriva 6 ducati per ogni prigioniero consegnato vivo e intero (20 per gli ufficiali). Fu preso sul serio, se al 18 settembre (secondo Oman) il numero dei prigionieri francesi presi in Calabria era di 2.732 (inclusi molti polacchi, svizzeri e napoletani passati poi al servizio inglese e anche borbonico).
La resa di Montefeone, Tropea, Reggio e Scilla (7-22 luglio) Stuart si dedicò invece a ripulire, senza fretta, la parre meridionale della Calabria dagli ultimi angolini occupati dal nemico. Solo il mattino del 7 luglio spiccò Oswald (10th e 21 st, 2 pezzi da dodici e I obice) a Monteleone: il presidio, 3 compagnie del 1/lcr polonais, si arrese senza sparare un colpo. Il resto del hattagl ione si arrese a Tropea alla fregata Apollo (Fellowes). Recatosi a Monteleone, a sera Stuart ordinò ad Oswald di marciare subito su Scilla (adelante, pero con juicio). Scilla era già stata bloccata da 300 calabresi quando, il mattino ddl'8, Stuart decampò da San Pietro di Maida per seguire Oswald, il quale indugiò tutto il giorno a Tropea per prendere in consegna dalla marina i 350 prigionieri polacchi e il 9 marciò così lentamente da trovarsi a sera poco oltre Mileto. Ad agire fu ancora una volta Smith, ordinando al capitano William Hoste e al brigadiere Broderick, rimasto a Messina, di passare lo Stretto e prendere Reggio. 11 9 luglio, alle 7 del mattino, la divisione Hoste (fregata Amphion, corvette Halcyon e Wizard e 6 cannoniere e bombardiere) sbarcò Broderick poco a Sud della città, con 400 chasseurs hritanniques, 800 napoletani (duca ddla Floresta), 2 obici e pezzi da montagna. 11 capobattaglione Aubrée non rispose all'intimazione ma alla prima cannonata si arrese con 632 uomini (ler e 23e légère, 42e de ligne, lV/ler suisse, 6e e 9e chasseurs, le, 2e e 4e compagnie del 2e RAP). Il I O Oswald arrivò appena a Bagnara e solo nel pomeriggio ddl' 11 a Scilla, dove il mattino Smith aveva già fatto sbarcare 200 marinai e marines con 3 pezzi navali, rinforzati dagli chasseurs britanniques arrivati poi da Reggio. Resosi conto che i suoi peu,i non scalfivano la roccia del forte, il 12 Oswald chiese pezzi da diciotto: il 14 ne arrivarono 3 da Messina, ma bisognò costruire le piazzole e solo il 17 poterono aprire il fuoco, sloggiando i difensori dal terrapieno e danneggiando le mura. Il 19 arrivarono da Messina 3 pezzi cfo ventiquattro: apersero il fuoco il 2 1 e la breccia il 22,
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giustiflcando la resa del capobattaglionc Miche! con 281 francesi (inclusi 200 del 23e légère, 40 artiglieri e 10 zappatori) cui furono generosamente concessi gli onori militari e l'imbarco per Tolone sul Laurent Beltington senza restrizioni all'impiego. Del presidio faceva forse parte un centinaio di patrioti, perché il capitano John Jone.s testimonia nelle sue memorie che Miche! uscì con 351 uomini validi e che nel forte c'erano molti altri foriri e malati, senza contare i 38 caduti durante l'assedio (inclusi 3 ufficiali).
IL ritorno di tre brigate inglesi a Messina Nelle tre settimane successive alla battaglia Stuart rimase del tutto inerte, impegnato contro Scilla come se si fosse trattato di Gaeta. Da Reggio trovò il tempo di fare un'ispezione a Messina, che nessuno certo minacciava, ma solo dopo il suo ritorno a Reggio apprese che il generale Moorc:, pitt anziano di lui, era arrivato nel Mediterraneo. Colse ciò a pretesto per rispedire tre brigate a Messina, lasciando in Calabria solo 3 o 4 battaglioni inglesi, e rimase per tutto il mc:se di agosto a Palmi con 1 brigata di fanteria e 1 reggimento di cavalleria napoletani comandati dai brigadieri Fardella e Acton. ,_
C. La ritirata francese
e l'insurrezione della. Cala.bria (4 luglio - 3 agosto 1806) La ritirata di Reynier a Catanzaro (5-20 luglio I 806) Secondo il capo.squadrone d'artiglieria Griois la colonna dei fuggiaschi fu riordinata già a due tiri di cannone da Maida, ma i fatti inducono a pensare che ciò sia accaduto solo all'arrivo a Catanzaro. La sera del 4 luglio gli abitanti di Marcellinara scambiarono per uniformi inglesi le giacche rosse del / er suisse e una delegazione scese: incontro ai pennacchi che cavalcavano in testa. Cosa sia avvenuto è incerto: secondo Reynier gli svizzeri erano nervosi ed equivocarono il suo gesto di alzare entrambe le mani, falciando la delegazione con una scarica. Saliti in paese, gli svizzeri trovaro-
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no 6 francesi "nudi, stremati e pron ti per essere arrostici" e il pretesto per un civile saccheggio (con tanto di donne sgozzate).
Il mattino del 5 Keynier arrivò a Catanzaro, dove scrisse il rapporto al re. A sera i 320 feriti di Maida furono imbarcati su 38 barche alla Marina di Catanzaro per dirigerli a Cottone, ma il vento contrario obbligò il convoglio ad approdare sotto la Torre Greca di Capo Rizzuto, dove fu catturato dagli insorti di Isola, e consegnato agli inglesi. Catanzaro e Tiriolo erano un buon ridotto difensivo, ma la città era bloccata dai partigiani, le carceri piene di centinaia di rei di stato borbonici e Reynier era a corto di viveri e munizioni. Dopo una no tte di continui allarmi, la mattina del 7 proseguì perciò per Cotrone, dopo aver fucilato un paio di rei di stato per convincere gli altri a seguire la colonna senza protestare. La marcia fu rallentata dalla rappresaglia su "Schipani" (Cropani?) dove si erano trovati cadaveri di francesi e patrioti inchiodati sulle porte, tanto che a sera erano ancora al Castello del Tàcina. T:8 le masse del Marchesato tentarono di sbarrare il passo alla colonna, ma furono travolte dal ler légère, che foce poi una strage ad Isola. Trascorsa la notte a Cutro, evacuata dagli uomini e con donne e bambini terrorizzati, il mattino del 9 Keynier entrò a Cotrone. Da qui inviò subito corrieri a Cosenza e verso la Puglia, che furono tutti intercettati e uccisi dai partigiani. Lebrun riuscì invece ad arrivare a Taranto via mare e di qui a Mola (dove il 16 consegnò al re il rapporto di Reynier su Maida). L 11 luglio Reynier apprese che Stuart non l'aveva inseguito. Decise perciò di tornare a Catanzaro, lasciando a Conone il capitano d 'artiglieria Suppley con 2 compagnie polacche, 200 malati e feriti, l'artiglieria di riserva e molto materiale. Il 12 bivaccò a Cropani e a mezzanotte del 13 sopra Catanzaro, dove entrò il mattino del 14. Durante la marcia aveva rimandato Digonnet a riportare l'ordine a Cotrone, sollevatasi alla sua partenza, e fece poi rappresaglie, col solito saccheggio e incendio, a Tiriolo e Cicala.
La ritirata di Verdier a Policoro (5-21 luglio 1806) Nel frattempo Verdier aveva ottenuto dai capimassa di Dipignano (Mele e Caruso) una tregua di quattro giorni e, riuniti l.500 soldati e patrioti, era piombato alle Pianette di Rovito sulle masse di Pedace
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(comandate da Santoro e altri fuoriusciti), disperdendole e tornando a Cosenza con la musica in testa e una bandiera borbonica. Il 7 ricevette però una lettera del tenente colonnello "Le Jenn" con la notizia della sconfitta di Reynier (la lettera fu scritta da Lejeune, catturato a Scigliano assieme ad Alquier, su richiesta del Cadetto Gabriele e in cambio dell'incolum.ità garantita dal parroco: i due prigionieri attestarono poi di essere stati ben trattati). Verdier decise allora di evacuare Cosenza, ma prima dovette andare a riprendere i polacchi e i patrioti richiamati da Carolci, che erano stati circondati dagli insorti ai Vadi. Finalmente, lasciali feriti e malati, il 9 poté evacuare Cosenza e, tagliato il ponte sul Crati, risalire il fiume verso la Puglia con 600 soldati e parecchie centina ia di patrioti. Il 13 era a Tarsia, da dove inviò verso Napoli il capobattaglione polacco Biatonski, con 200-250 malati e feriti e l'ordinatore Marchand Duchaume con la cassa di 30.000 ducati (v. infra). 1114 Yerdier fu affrontato davanti a Cassano d,11le masse del prete Igna,.io Monzilli e il 15 da quelle di Michele Campagna di Castrovillari. Il rinvenimento di cadaveri di soldati e giuseppisti seviziati è una costante nei resoconti, usata per scusare se non giustificare orrori che oggi sarehhero considerati crimini di guerra e che già a quell'epoca erano concepibili solo da Eboli in giù. Ricorre anche a proposito di Cassano, dove Verdier ammassò i prigionieri nel sobborgo prima di darlo alle fiamme. La colonna si fermò il 21 a Policorn, sotto la foce d ell'Agri. Pressato da Cancellieri, Smith se la cavò con un proclama del 19 luglio da Bagnara, in cui minacciava rappresaglie sui prigionieri francesi se i generali nemici non avessero cessato le misure di rigore contro i civili, la cui unica colpa, diceva il proclama, era ")' essere stati t estimoni della sconfitta" francese.
Gli 8.000 volontari della Calabria Citra (10-18 luglio)
Nel frattempo Cosenza era stata occupata da Antonio Versace di Bagnara ("Gernaliz" o "Genialitz"), un ufficiale regolare che le stesse fonti francesi rico noscono cavalleresco e generoso, nominato comandante provinciale dalla corre di Palermo. Il 10 to rnò tuttavia Giambattista De Michele, primo audirore e ras di Longobardi , liberato da Vcrdier con promessa di tenere a freno le vendette ma dec iso a fare le sue autonominandosi
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preside; arrivarono anche Panedigrano, Carbone e Fra Diavolo a contendere a Genializ il comando militare. Resosi conto di non potersi imporre ai calabresi, Pezza se ne tornò subito da Smith. Carbone ottenne il 18 da Cancellieri il comando della Calabria Citra. Quello della Calabria Ultra fu dato allo stesso preside De Filippis, ma la corte di Palermo separò l'organizzazione delle masse dal comando, incaricando della prima il sindaco di Cosenza, Ferrari Epaminonda e nominando un "ispettore dei corpi volanti" nella persona di Alessandro Mandarini, capomassa di Maratea già nominato da Smith vicepreside di Basilicata e delle limitrofe province di Salerno e Cosenza. 11 consigliere Raffaele Dc Giorgio fu inoltre inviato a Reggio come commissario civile delle Due Calabrie. Riconosciuto umano e generoso da Guglielmo Pepe (al quale risparmiò la vita senza vendicare quella del figlio giustiziato in maggio a Cosenza) Panedigrano era privo di incarichi ufficiali, ma era il vero capo riconosciuto dalle masse e l'unico in grado di disporre, entro certi limiti, degl i 8.000 volontari della provincia.
L'insurrezione del Cilento e del Vallo di Diano (14 luglio)
Tornato Pezza da Cosenza, Smith tenne intanto consiglio di guerra a bordo del Pompée con lui e con altri capimassa campani, lucani e calabresi (Costantino Papa di Sanseverino, Vincenzo Costa di Eboli, Antonio Guariglia di San Mauro, Rocco Stoduti d'Ispani, Giuseppe Necco di Scalca e il cappuccino fra Luigi da Belvedere). Si decise di tagliare la strada della Calabria e di estendere l'insurrezione dalla Calabria alla Basilicata, sia per prendere tra due fuochi le truppe sconfìttc a Maida, sia per impedire il trasferimento di Masséna in Calabria una volta presa Gaeta. (T volontari costavano poco: il capitano Vicugna, della fregata borbonica Minerva, pagò a Guariglia, Stoduti e Necco appena 1.125 ducati per tre mesi di paga di 1.500 uomini) Il compito di far insorgere il Cilento e la Basilicata fu dato a Guariglia e Stoduti (col figlio Francesco), che il 14 luglio furono sbarcati con 300 uomini a Scario nel Golfo di Policastro. Intanto le fregate cannoneggiarono le torri di Licosa e di Sapri, difese da.Ile compagnie corse Salvini e Savelli e bloccate dagli insorti. Guariglia bloccò Vallo di Lucania con 400 uomini. Pasquale De Rosa e Nicola 'fommasini ne riunirono 500 ciascu-
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no a Nord e a Sud dell'Alburno (a Sicignano e Sant'Angelo Fasanella), i primi per bloccare il passo dello Scorzo, gli altri per minacciare Eboli dall'alta valle del Calore. Bloccata da Stoduti con 1.000 uomini, Lagonegro fu poi presa da Necco, promosso perciò maggiore dalla corte di Palermo.
la cattura della colonna Biatonski (14-16 luglio 1806) Lo sbarco e l'insurrezione furono fatali per i distaccamenti minori. Uno di 25 corsi fu sorpreso e trucidato a Roccagloriosa, uno di 15 fanti del 14e légère a Lauria. La colonna Biatonski inviata da Verdier fu sorpresa da Necco 3 km oltre Lauria, alla costa della Seta. Furono uccisi 50/100 uomini (inclusi l'ordinatore e 2 ufficiali), catturati la cassa, Biatonski, il capitano Amira, il tenente Hulot (aggiunto di stato maggiore) e 1 50 uomini (di cui 25 feriti gravi). Risulta che il vescovo di Policastro Lu<lovico Lodovici, residente a Lauria, intervenne a favore di 13iatonski e che i prigionieri fiuo110 consegnati a Smith, trasportati a Capri e sbarcati dagli inglesi a Napoli. Nondimeno, per scusare l'eccidio commesso tre settimane dopo a lauria dai francesi, una fonte inventò che i prigionieri forono uccisi e che a Lauria forano rinvenuti 200 cadaveri orribilmente mucilati.
Le colonne Mermet e Vintimille (15-25 luglio 1806) Nella lettera scritta il 16 luglio da Mola il re annunciava a Reynier l'imminente arrivo di Mermet con una colonna di soccorso di 1.200 uomini. Mermet, comandante <lcl Principato Citra, non era però in condizione di muoversi: il 15 luglio aveva scritto a sua volta a Berthier che la "rébellion" era cominciata, che le guardie civiche erano "d'une pusillanimité qui fatigue" e che la sua colonna bastava a malapena a coprire il capoluogo: aveva 450 uomini del I/52e a Salerno, distaccamenti del lOle ad Eboli e altrove e 350 corsi scelti mandati a Capaccio a sostenere Gentili, di cui non aveva pit1 notizie. Quest'ultimo aveva intanto tentato una sortita coi civici di Vallo di Lucania, ma era rientrato con 3 morti. Il 18, evacuata la Torre di Sapri, Sa.velli requisì alcune barche per farsi portare a Salerno: i marinai lo sbarcarono invece a Palinuro p er farlo cadere in bocca a G uariglia, ma costui ~ra andato a bloccare la 'lorre di Cdso (presso Pollica, sulla destra
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dell'Alento) difesa da alcuni corsi e patrioti (il clan dei Mazziotti, ras di Cdso) e Savelli poté riunirsi con Gentili a Vallo. Stesso errore foce De Rosa: invece di bloccare lo Scorzo, sprecò tre giorni per trucidare 4 patrioti rifugiati nel castdlo di Sicignano e si fece cosl passare sotto il naso il generale di brigata (ex-borbonico e ora giuseppista) Vintirnille du Luc con una colonna mohile di 280 uomini. Lasciati a Polla 100 fanti napoletani incapaci di marciare, Vintimille proseguì con 60 gendarmi, 70 dragoni del 7e e 50 volontari del battaglione ufficiali napoletani e il 18 incontrò a Casalnuovo il presidio di Lagonegro che l'aveva evacuata il 17 abbandonando a Necco il magazzino con 7.000 paia di scarpe e 180.000 cartucce. Avendone appena 40 a testa, i[ 19 Vintimille andò coi gendarmi, i dragoni e gli ufficiali a rifornirsi a I ,agonegro. Nd timore che Tommasini gli potesse tagliare la strada alle spalle, Vintimille ripiegò ruuavia a Polla per attendere rinforzi, mentre Stoduci si attestò ad Atena Lucana, all'altro capo del Vallo di Diano, con 2 cannoni avuLi Jagli inglesi. La caduca di Gaeta non fu creduta dagli insorti, ma consentì ai francesi di riprendere subito il controllo del Vallo di Diano. Già il 23 Mermet spiccò il battaglione di Salerno, che il 24 attaccò il passo dello Scorzo e attraverso Controne, mal difeso da Tommasini, aggirò il M. Alburno su cui era arrestato De Rosa, prese, saccheggiò e dette alle fìamme Sicignano e raggiunse Polla. forte ora di 730 uomini, il 25 Vintimille marciò contro Stoduti, lo aggirò a destra da San Pietro (che fo saccheggiata), prese i cannoncini e mise in fuga gli insorti davanti alle mura di Arena.
!,a cattura del parco d'assedio .francese a Cotrone (20-30 luglio)
Tornato a Messina e appreso che Reynier era tornato a Catanzaro, Smith pensò di impadronirsi dei 48 pezzi d'artiglieria pesante di Taranto che erano stato mandati a Cottone per la grande spedizione in Sicilia. Limpresa fu affìdata al capitano William Hoste, che salpò il 20 luglio con la fregata Amphion, 2 cannoniere siciliane e un convoglio di trasporti con a bordo il 78th Highlanders (Md ,eO(I) e il capitano del genio Boothby.
Il 23, quando la flottiglia aveva già doppiato Catanzaro, giunse a Reynier la lettera del re scrittagli il 16 da Mola (spedita via mare a Taranto e di lì via terra a Cotrone e poi a Catanzaro) con l'ordine di ritirarsi a Matera e, se
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sloggiato, ad Ariano e poi ad Avellino, dove avrebbe trovato ad attenderlo Mermet con 1.200 uomini. Ma intanto Hoste era arrivato a destinazione e il 24 gli scozzesi sbarcarono a Nord di Cotrone collegandosi coi volontari. Nelle sue memorie Boothby scrisse che erano "splendidi patrioti, un po' barhari" e che "cooperarono con zelo" occupando la città, bloccando Suppley 1iclla cittadella e arrestando 100 patrioti, molti dei quali subito trucidati. Nel rapporto di Reynier si legge sì di uno sbarco nemico avvenuto il 24, ma di un battaglione anglo-italiano alla Marina di Catanzaro, ossia a Sud e non a Nord della città. Non reggono né l'ipotesi di un doppio sbarco né quella di un refuso: Reynier mentì deliberatamente sul luogo dello sbarco inglese per nascondere di aver abbandonato a Cotrone il parco d'assedio poi preso dagli inglesi. La prova è che, pur essendo rimasto ancora rre giorni a Catanzaro per preparare la partenza ordinata dal re, Reynier non spedì nessuna colonna alla Marina, come avrebbe sicuramente fatto ~e gli inglesi fossero slati tanto sconsiderati da sbarcare in quel pw1to. Reynier partì solo il 26, portandosi appresso 2.000 rei di stato e centinaia di patrioti e pernottò a Cutro dopo averla saccheggiata. La marcia fu tormentata dai tiri dei partigiani e dcll'Arnphion. TI rapporto del generale fa del sarcasmo sui polacchi che si gettavano a terra ad ogni cannonata benché la fregata fosse troppo lontana per poterli colpire, ma è reticente su quanto avvenne il 27, quando la colonna giunse in vista di Conone. Reynier si limita a dire infatti di aver mandato Peyri coi polacchi sulla spiaggia, di averlo richiamato vedendo che le navi inglesi non si muovevano e di averlo infine lasciato di retroguardia, addossando a lui la responsabilità di aver piantato in asso la cittadella. Tace quel che sappiamo da Roothby, e cioè che gli scozzesi erano già sbarcati e che alle prime fucilate rinunciò a misurarsi di nuovo con truppe assai meno numerose ma ben pit1 disciplinate delle sue. Ciò spiega anche perché "proseguì" per le montagne, abbandonando a Cottone polacchi, feriti, malati, patrioti, materiale e soprattutto i 48 pezzi pesanti. Suppley fece del suo meglio, resistendo nella cittadella sino al 30 luglio.
Le stragi di Strongoli e Corigliano (29 luglio - 3 agosto 1806) Il 2 8 , coi 3.000 uomini che gli restavano, Reynier bivaccò ai piedi del1'. erta di Rocca di Neto e il 29, alle dieci del mattino giunse sotto Strangoli.
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Accolto a fucilate, fece assaltare il paese dal ler légère, e i fuggiaschi di Maida si rifecero sui civili con atrocità peggiori del solito (stupri, fìamrne, un prete sgozzato sull'alrare, un altro in una cappella laterale), narrate con raccapriccio dagli stessi testimoni francesi e scusate coi presunti racconti di 10 prigionieri polacchi trovati nel paese, superstiti di un gruppo <li 28, uccisi uno al giorno e <lati in pasto ai restanti (ma altre fonti dicono solo che Furono liberati 25 prigionieri). Per loro disgrazia gli assalitori trovarono cantine ben fornite: Reynier dovette fare varie soste per far smalcire la sbornia, ma un centinaio di uhriachi rimasti indietro subirono nei campi l'atroce vendetta calahrese. La sera del 29 giunsero a Cirò. Secondo alcuni consegnò i viveri e fu saccheggiata lo stesso. Secondo altri la popolazione era in anni, ma Reynier, stanco di eccidi, la graziò, lasciando i suoi uomini sul greto del1'asciutto torrente, tormentati dal caldo e dalla sete. Il mattino del 30 giunsero a Cariati, e anche qui la truppa fo fatta bivaccare fuori dal paese. TI 31 furono accolti con sollievo a Rossano, pingue e leale al nuovo regime (un cavallo di razza della scuderia del duca fini in possesso di Griois). Reynier negò il presidio di 300 uomini chiesto dai maggiorenti di Rossano e consigliò loro, dopo la sua partenza, di proteggersi innalzando la bandiera borbonica; ma soddisfece l'infame istigazione (attribuita a un prete, forse per mondare le mani dei galantuomini) a punire la rivale e ferdinandea Corigliano. La colonna vi arrivò il 2 agosto. Anche qui la memorialistica mescola come al solito fatti e abbellimenti letterari: all'intimazione di consegnare i viveri, gli abitanti avrebbero risposto di venirseli a prendere, esibendo per sfregio sulle mura i cadaveri mutilati dei francesi e dei patrioti. Inviati in avanscoperta, i volteggiatori del 42e (o del ler?) furono accolti da una scarica a tradimento, ebbero 20 perdite e scapparono. Qui le versioni divergono: una dice che i difensori furono abilmente attirati allo scoperto da una fìnta carica, un'altra che uscirono da soli, rincorrendo i volteggiatori, e che furono caricati da Reynier coi pochi cavalli che gli erano rimasti (lo stato maggiore, le guide e qualche cacciatore a cavallo). Poi i fanti espugnarono le mura e incendiarono il sobborgo. Propagato dal vento (Reynier) o appiccato di proposito da soldati scatenati (Griois) l'incendio incenerì l'intero paese, senza impedire un "horrible carnage" (Courier). Griois scrive di aver strappato alcune monache dalle unghie degli stupratori e visto Reynier che
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ne colpiva altri col bastone. (Scarica l'onta sui polacchi primitivi, ma le fonti calabresi li considerano in genere più umani di svizzeri e corsi, dando b palma del crimine proprio ai coscritti francesi). Ripresa la marcia e scoperto un ufficia.le carico di bottino, Reynier lo foce proseguire nudo. L1. sera del 2 la colonna bivaccò ad Oria e il 3 fu affrontata davanti a Cassano dal tenente colonnello Raffaele Falsetti di Lago/Amantea (detto "Centanni", già comandante del 3° Reggimento provinciale di Cosenza), che, perduri 110 volontari e 2 pezzi nel tentativo di aggirare il nemico, si ritirò a Saracena verso Castrovillari. A mezzogiorno Reynier entrò a Cassano (il ducato di Fra Diavolo), dove si trincerò in attesa di riunirsi con Verdier e proseguire insieme per Matera, secondo gli ordini del re.
D. /,a marcia di Masséna da Napoli a Cosenza (16 luglio - 17 agosto 1806) Le Calabrie in stato d'assedio (21-3 l luglio 1806) ,.
Come abbiamo detto, re Giuseppe aveva avuto la conferma della sconfìtta di Maida già il 14 luglio e il 16, ricevuto da Lebrun il rapporto di Reynier, gli ordinò di ritirarsi a Matera e se necessario ad Avellino, dove l'avrebbe fatto sostenere da 1.200 uomini. In quel momento, incerto su quanto tempo Gaeta avrebbe ancora potuto resistere, il re pensava dunque ad un arroccamento attorno alla capitale. La decisione di riconquistare la Calabria non fu neppure l'immediata conseguenza della resa di Gaeta. Questa avvenne il · 19, ma la spedizione fu decisa solo il 27, otto giorni dopo. Inoltre il re non volle assumerne da solo la responsabilità: sottopose infatti al consiglio dei ministri la d ecisioue di inviare Masséna in soccorso di Reynier. Furono i nemici del maresciallo ad approvarla, per le stesse ragioni per cui l'avevano facto mandare a Gaeta, cioè per toglierselo dai piedi con La speranza che si rompesse il collo. Probabilmente Saliceti lo fece sapere all'interessato tramite il suo aiutante di campo Franceschi Losio. Ciò spiega la ragione per cui il maresciallo, accettando il 28 luglio il comando del corpo di spedizione, pose la condizione che il re lo scg11is-
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se con la riserva. «Oui, je serai le lieutenant très obéissant du maréchal», fu la sapiente risposta dell'accorto Giuseppe.
Il 28 luglio, da bordo del Pompée nelle acque di Poli castro, Smith confermò nei loro uffici le autorità che avevano alzato la bandiera del re Ferdinando ed erano state approvate dal popolo e ordinò le milizie in "truppe civiche sedentarie", "guardie rustiche mobili" e "volontari reali". Sempre lo stesso giorno Napoleone scriveva sprezzante e forioso al fratello "troppo buono" di "non perdonare i calabresi", di farne focilare 600, meno dei soldati che gli avevano "scannato", di distruggere 5-6 villaggi, di confiscare 30 patrimoni come indennizzo ai reggimenti.
11 31 luglio, prima ancora di aver ricevuto la lettera, il re proclamò la legge marziale nelle Due Calabrie: esecuzione sommaria d ei nemici dello stato presi con le armi in pugno, confisca dei beni dei ribelli a rimborso delle spese sostenute dai comuni fedeli per somministrazioni alle truppe, per il resto a carico dei comuni ribelli, perquisizione dei conventi e arresto dei frati che entro ventiquattrore non avessero denunciato chi di loro aveva dato manforte ai nemici dello stato, protezione e premi ai sudditi fedeli.
Le.forze di Masséna
TI 26 luglio Napoleone aveva scritto a Giuseppe: «il paraìt que personne ne sait oì:1 sont vos troupes, qu'elles sont disséminées partout, et en force nulle part». Per rioccupare la Calabria il maresciallo chiese 12.000 uomini, ossia la stessa forza con cui Reynier l'aveva conquistata in marzo, senza doversela vedere con l'insurrezione e con 6.000 regolari inglesi. Re Giuseppe glieli concesse (pur tenendo al suo diretto comando i 6.000 della riserva, formata per un terzo dalla guardia reale) e pose agli ordini di Masséna anche le truppe di Reynier. Come vedremo, una dimostrazione di Sidney Smith nei Golfi di Salerno e Napoli indusse a lasciare la riserva nel Principato Citra (al comando di Lamarque) e perciò Masséna arrivò al confine calabro con 6.000 uomini soltanto. Con l'aggiunta dei 4.000 di Reynier e Verdier ne ebbe 10.000, con i quali poté rioccupare solo la Calabria Citra e la parte superiore della Calabria Ultra, e forse non ci sarebbe riuscito se Stuart non gli avesse dato una mano ritirando le sue truppe a Messina.
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Inizialmente furono assegnati a Masséna 4 reggimenti di Gaeta (6e, I Oe, 62e e 102e), 1 battaglione corso, 200 granatieri polacchi, 100 gendarmi na poletani, 100 dragoni e I compagnia d 'artiglieria a cavallo. ln realtà i reggimenti assegnati furono il doppio: 2 leggeri (T/14e e 22c) con 2.257 uomini, 4 di linea (6e, 29e, 52e e 102e) con 5.500, la legione corsa ( 1.741) comandata da Bernardino Luigi Cattaneo di Aiaccio e il 1° leggero napoletano (1.165) comandato da And rea Pignatdli Cerchiara. Inoltre due reggimenti dragoni (7c, 23e). L'artiglieria includeva 10 pezzi da cam pagna (6 cannoni e 4 obici) e 7 da montagna. (La forza attribui ta ai regg imenti è quella degli effettivi e occorre sottrarvi mediamente un qu in to di malati e distaccati). Q ueste forze affluirono a Salerno già d al 19 luglio, al comando dei divisionari Gardanne e Mermct, il primo in avanguardia ad Eboli con 4.500 francesi (22e légèrc, 29e e 52e dc ligne e 23e dragons) e 1.000 napoletani, l'altro ad Agropoli con 1.500 cor~i e il 7e dragons per coprire il fianco destro di Gardanne. Il re e Lamarquc eran o a Napoli con 6.000 di riserva (gua rdia reale, 6e, 102e, l/ l 4e). Per rendere possibile il concentramento delle forze, furono create nelle p rovince 20 colonne mobili, riunendo i distaccamenti di linea con la gendarmeria e le guardie proviticiali. Restavano comunque a difesa delle piazze e delle comunicazioni 5 reggimenti di lin ea francesi (ler, 10e, 20e, 62e, lOl e), 4 italiani e 2 napoletani, 3 battaglioni autonomi (T/32e légère, piormiers noirs e 1/2° leggero napoletano) e 13 reggimenti di cavalle ria (di cui 1 polacco, 3 italiani e 2 napoletani) per un complesso di almeno 16.000 combattenti, riuniti nelle tre Divisioni della Terra di Lavoro (d'Espagne), degli Abruzzi (Dombrowski) e della Puglia (frégéville).
Mermet a Cùccaro, Laurito e Roccagloriosa (1 °-3 agosto 1806) 0
Il ] agosto Masséna partì da Napoli con la riserva (8 compagnie granatieri), lo stato maggiore, i comandanti dell'artiglieria Mossel e del genio Francesco Costanzo, l'ordinatore Colbert e l'amante in carica (la moglie dell'aiutante comandante Leberton, che, vestita da ufficiale, cavalcava al fianco del premu roso maresciallo). Incaricato di riunirsi con G:mla.nne a Sapri, il 1° agosto Mcrmet mar-
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ciò a Vallo e vi rimase il 2 per disarmare il borgo di Novi, dove fucilò due capri espiatori consegnati dagli abitanti in cambio del perdono. Intanto il caposquadrone Martigue esplorò gli Alburni col 7e dragons, rastrellò 17 sospetti tra Sicignano e Pétina, sorprese Tommasini sull'altura delle Piaggine e spiccò una pattuglia a inseguirlo fino a Torraca (dove fu attirata con l'inganno e trucidata a tradimento dal capomassa Falco). Dopo una romantica notte a Victri, il mattino del 3 agosto il maresciallo passò in rassegna ad Eboli l'avanguardia di Garc.lannc. Mermet intanto ripuliva il Cilento: si mise in marcia prima dell'alba, preceduto dai battaglioni corsi Caraffa e Bonelli che espugnarono Cùccaro Vetere, subito punita per la strenua resistenza. Arrivato a Montano, Mermet spiccò Gentili a sinistra su Laurito, difesa dal capomassa Speranza (un'ora di combattimen to, poi la rappresaglia) e attaccò a sua volta Roccagloriosa, difesa da Stoduti con 700 volontari. Lazione fu diretta dal colonnello Dufour del 6e, m::i le compagnie c<ffse Grimaldi e Casalta furono c.:itate all'ordine del giorno per aver dato la scalata alle mura ed espugnato il convento dei cappuccini. Caddero 21 francesi (1 ufficiale) contro 200 volontari, gli altri si sganciarono e il paese tu dato alle fiamme per vendicare il massacro <lei 25 corsi (l 4 luglio) ma fu risparmiato un centinaio di abitanti rimasti m paese.
Gàrdanne a l,agonegro, Torraca e Sapri (4-5 agosto 1806) Passata la notte a Roccagloriosa, il mattino del 4 agosro Mermet si riunì con Gentili a 'forre Orsaia e marciò su Policastro, dove SLoduti si era trinceraco coi superstiti, sostenuto da 4 cannoniere distaccate da Smith (che incrociava nel Golfo col Pompée, 2 fregare, 3 brick e 20 scia.luppe) . Non osando sfidare le navi, Mermet tornò a T. Orsaia. Ndla stessa giornata del 4 il re partì da Napoli con la guardia reale e Masséna arrivò alla Certosa di Padula, dove stabilì il suo quartier generale e da dove emanò un ordine del giorno alle truppe e un proclama ai calabresi. Alle truppe prescrisse di rispettare gli abitanti, per non spingere a ribellarsi anche i più tranquilli rendendo così la guerra pili lunga e disastrosa. Commettere saccheggi e rapine «ce serait se conduire comme ceux que nous devons punir; et il est indigne de vous, soldats, de suivre ces honteux excmples». Ai calabresi, «avant d ' user Ics moyens de rig ucur qui sont
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<:ntre mes mains», disse che erano stati ingannati e che erano privi di appoggi e di speranze e offrrse il perdono a chi deponeva le armi. forse ascoltò un conventuale che da quattro mesi faceva la spia per i francesi, molto apprezzato per le sue informazioni circa i progetti borbonici. intanto Gardanne prese Lagonegro: nel tentativo di difonderla Genializ perse 100 uomini e 6 peu,i navali sbarcati a Sapri e someggiati fin lì. Il battaglione spedito da Gardanne a collegarsi con Mermet trovò tuttavia la strada sbarrata dalla rupe di Torraca e, non osando attaccarla, tornò a Lag;onegro. informato degli eventi, Masséna ordinò a Gardanne di recarsi di persona con 3 battaglioni (29c, 52e, napoletani) e 100 dragoni e gendarmi, a prendere Torraca, per poi attaccare Sapri insieme a Mermet. Alle otto del mattino del 5, avanzò egli stesso a Lagonegro, che fece mettere in stato di difesa dal capohattaglione del genio Lorenzo Montcmayor (che fortificò il convento dei cappuccini dotandolo di un ospedale e di 3 forni da 500 razioni). Tra la notte del 4 e il mattino del 5 agosto Gardanne agganciò la coda dei massisti in foga, ne uccise 30 sul campo, fucilò i 100 che si erano arresi e prese Torraca senza incontrare resistenza, ma il ritrovamento dei cadaveri dei dragoni giustificò il solito saccheggio e incendio. Raggiunto Mermet a Torre Orsaia, Gardanne marciò cori lui su Sapri. Stoduti si reimbarcò suJle navi inglesi, che fecero vela verso Ponente, per ingannare il nemico sulle proprie intenzioni e indurlo a tornare indietro per coprire Salerno.
Lamarque con 6.000 uomini contro il Pompée (6-8 agosto) Lo stratagemma funzionò, perché il re, arrivato la sera del 5 alla Certosa di Padula, tornò subito a Napoli, dove rientrò 1'8 agosto, quando già circolavano in città le copie dell'indignata risposta di re Ferdinando (postdatata da Palermo 12 agosto) alla legge marziale proc!amata dall' usurpatore, nella quale dichiarava gli insorti "soldati dei suoi Reali Eserciti", ordinava loro di trattare i prigionieri "col rigore della rappresaglia" e confiscava i beni posseduti in Sicilia dai suoi sudditi napoletani che non l'avevano raggiunto a Palermo. Mentre guardia ed equipaggi reali arrancavano per Sa.lerno dietro al Pompée, l'imperatore incalzava implacabile e patetico: «j'attends de savoir
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la quantité des biens que vous avez confìsqué en Calabre, le nombre des révoltés dont vous avez fait bonne justice. Faites fusiller trois personnes par village, les chefs des rcbelles. N 'ayez pas plus d' égards pour !es prètrcs que pour !es autres». La semplice crociera del Pompée neutralizzò l'intera riserva, vale a dire metà del corpo di spedizione, rimasta a presidiare le retrovie al comando di I ,amarque, che ripartl la sua forza fra Vierri, I ,aurino e S. Lorenzo di Padula:
• a Vietri 2.000 uomini della guardia reale, 400 dragoni e 2 pezzi; •
a Laurino il quartier generale, 1 battaglione del 14e légère, 800 napoletani, 400 dragoni e 2 pezzi; a San I .orenzo di Padula il colonnello Dufour col 6c de ligne, 400 napoletani, 400 dragoni di cui metà appiedati e 2 pezzi.
E il vessillo borbonico sventolava ancora nel Cilento, sulla rocca di Camerata detta "la Piccola Gaeta'', inaccessibile da tre lati, trincerata dal lato esposto, con 7 cannoni e 300 volontari guidati dal figlio del frudatario (Paolo Marchese, duca di Poderia)_
La riunione di Reynier e Verdier (5-8 agosto 1806) Arrivato il 3 agosto a Cassano, il 5 Rcynier aveva spiccato una ricognizione a NE alla ricerca di Verdier (Peyri con 2 battaglioni). Scacciati gli insorti da Oria e scontratosi con una banda a Roseto, il 6 Peyri trovò l' avamposto di Verdier a Rocca Imperiale. 11 7 Verdier abbandonò Policoro e 1'8 raggiunse Reynier a Cassano, riunendo così 4.000 regolari, 500 feriti, un migliaio di patrioti e 2.000 prigionieri (stipati nella stretta e fetida Torre, covarono l'epidemia che decimò poi, vendicatrice, anche le truppe di M asséna).
Il martirio di Lauria (7-8 agosto 1806) Il 13 luglio il capitano de Cardona, inviato da Palermo, aveva preso possesso di Lauria. Il 7 agosto, vigilia ddl'attacco, furono uccisi, come sospette spie del nemico, il dotto re in utroque Antonio Segreti e il figlio Pier Francesco. 8 enedetta dal vescovo e capeggiata dai cinque fratelli
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Cucchi, la difesa contava sull'alfiere dei cacciatori Donato Micucci d i Roccanova (con alcuni regolari sbandati) e sull'imminente arrivo degl'inglcsi. Da Maratea arrivarono però solo 2.000 volontari col vicepreside Mandarini, il tenente colonnello Stoduti e i maggiori Necco e Guariglia, i quali assistettero passivi, dalle alture di Trecchina, al martirio di Lauria. Alle sei del mattino del1'8 tre colonne avanzarono parallele su Lauria. Fatto alto al villaggio di Bosco (cos ta della Seta), Masséna spiccò Gardanne a sinistra per il Monte La Spina a tagliare la fuga verso il Sinni lma si disse poi che Masséna aveva lasciato un varco per la fuga degli abitantiJ e Oonzclot a destra a dissuadere Mandarini. Alle undici il maresciallo avanzò con Vintirnille sul poggio a sinistra della grande strada (ove un secolo fa sorgeva una quercia detta ancora "di Masséna"), collocò il posto di comando e 3 pezzi da montagna. A recapitare l'intimazione di resa furo110 mandati due contadini di Nèmoli , accolti a fucilate (si inventò poi la storia della cesta con la testa dell' ufficiale parlamentare rispedita al miLLente). Dopo due cannonate intimidatorie, i pezzi appoggiarono l'assalto di 12 dragoni (tenente Chasset) e dei carabinieri della 22c légère (capitano Ligard), arrivati a mezzogiorno davanti alla barricata che sbarrava il ponte. Caduti 3 dragoni e 9 carabinieri, furono due compagnie di volteggiatori (ma i corsi rivendicarono p0:j l'onore) a finire il lavoro, con una carica alla baionetta, l'incendio di Lauria Sottana e l'espugnazione della città alta, difesa casa per casa anche dai frati e dalle donne coi sassi e il pugnale. Una, Angela Perrone, fu uccisa mentre suonava le campane a stormo in un' estrema richiesta di soccorso. Mentre Lauria ardeva, un centinaio di superstiti furono sgozzati nelle grotte perlustrate dal capitano Martbey (leggiamo che d al fondo delle grotte si faceva fuoco sui soldati, ma anche che c'erano donne e bambini). 11 vescovo si giustificò asserendo di essere stato obbligato dai ribelli pena la vita: il re lo confinò ad Assisi, da dove fu richiamato un anno dopo ad istanza d ei lauriani. Una fonte dà 25 perdite francesi, altre 1O solo fra i dragoni e 7 5 fra i corsi (col tenente Galvani ferito): il rapporto al re dice 17 morti e 36 feriti. Costanw stimava che fossero periti un terzo degli abitanti e i nove decimi delle case. Esagerava: le case distru tte furono solo 368, altre 400 gravemente danneggiate. Le fonti francesi danno 734 uccisi, 4 17 in città (inclusi 12 cappuccini e 5 preti) e 31 7 nei dintorni. Dei 111 nomi registrati dal parroco di Lauria Superiore, 36 sono di donne. Dei 341 prigionieri, scam-
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parono la forca i pochi con addosso un'uniforme (li impiccavano per risparmiare le munizioni e fare spettacolo, ma anche per sfruttare la credenza popolare che morire come Giuda sbarrasse le porte al Paradiso). Masséna scrisse che fo il vento a propagare il rogo dal sobborgo alla città alta: non liquet, perché ciò avrebbe ostacolato il saccheggio, mentre il bottino venduto (come d'uso) il giorno dopo fruttò ben 90.000 ducati. A comandare Lauria rimase il maggiore del 3° italiano Giovanni Battista Casella (un emigrato napoletano del '99 che aveva servito nella Legione Italica del 1800), che su ordine di Larnarque inviò 120 gendarmi e volontari e 200 guardie provinciali a "pacificare" l'arca tra Maratea e Montegiordano ("cette police ~ dice un documento ~ excitée à frapper et détruire, exécuta d'horribles besognes").
La riunione di Ma,1:réna e Reynier tt Gtstrovi!!ari (9-11. Vlff)
Passata la none a Lauria, il 9 Masséna riprese la marcia preceduto da Gardanne. Il 29e de lignc uccise 200 insorti che avevano tentato di fermarlo a Castelluccio e alle dicci del mattino i dragoni erano a Rotonda, da dove esplorarono le valli del Sinni e dell' Agri. Appreso che Reynier era a Castrovillari, il maresciallo gli scrisse di attaccare Morano per prendere tra due fuochi le masse di Carbone, ma queste si erano già ritirate di fronte ad una ricognizione di 300 uomini spiccata il 7 agosto da Reynier. Tn marzo la prima marcia francese in Calabria era stata tormentata dal gelo e dalla fame, la seconda lo fu dal caldo torrido e dalla sete. La sera del 10 i volteggiatori erano a Casrrovillari. I soldati ehbero un giorno di sosta, i rnpicgato per costruire un ospedale e 2 forni da 500 razioni (uno a Cassano). Masséna sapeva che 15.000 insorti erano riuniti a Terranova, sulla sinistra del Crati (sotto Spezzano e sopra Tarsia), ma 1' 11 apprese che erano avanzati a Saracena, sulle montagne a SO di Castrovillari, con falsetti accampato a San Basile, 4 km ad O e sopra la città, e inviò a sorprenderlo la legione corsa. Fu un disastro: precedendo di un'ora la colonna, il tenen te Multedo attaccò da solo: fu ferito e trucidato con 20 uomini, gli altri fuggirono a Saracena, i cadaveri dei corsi rimasero esposti per due giorni e Cattaneo cercò di placare Masséna dando la colpa al defunto. Dalla parte opposta d ella città altri corsi misero in foga Re Coremme (Antonio S:mtoro) e dettero alle fiamme due paesini alban esi (Frascineto e Porcile).
LA RESISTENZA (
1806-1815)
la marcia su Cosenza (12-.l 4 agosto 1806)
Le ricognizioni notturne chiarirono che gli insorti erano tornati a SE verso il Crati e il 12, lasciati a Castrovillari gendarmi, patrioti e 500 uomini del 52e, si riprese la marcia su Cosenza. Verdier e Reynier direttamente al Crati per Spezzano e Terranova a risalire entrambe le rive (il primo la sinistra da Tarsia, l'altro la destra da Bisignano per Luz:t.i, Rose, S. Pietro e Rovito). Masséna, invece, seguì la strada consolare per Casello, preceduto da Gardanne (su tre colonne). Mermet era in retroguardia (contro San Basile e Saracena) e Franccschi fiancheggiava per Sammarco, Montalto, Rende, Cerisano, Mendici no e Carolei. Prima di Casello Gardanne incontrò un parlamentare degli insorti, Leonardo Leonetti (uno dei capirnassa di Pedace), latore dell'intimazione di Panedigrano di sgombrare la provincia e consegnare i patrioti. Masséna, indignato dall'insolenza, ordinò di fucilarlo, ma alla Aera risposta di Leonetti ("tal morte sarehhe a me di gloria, a voi d'infamia") lo rimandò libero dai suoi. Panedigrano aveva 9.000 uomini al campo di San Lorenzo, sulla Sila Grande, e il 12 attaccò Reynier a Terranova con le masse di Genializ, Falsetti e Panzanera. Cai-icate dal 9e si ritirarono, ma, rinforzate da hancatrippa (Giacinto Pisano, altro ., capomassa di Pedace), sorpresero il campo dei corsi. Tuttavia a notte, accesi i foochi per ingannare i francesi e abbandonando moltissimi viveri per troppa fretta, evacuarono San T,orenzo e si attestarono poco più a SE, a Moccone Camigliarello (15 km a NE di Cosenza, sotto Monte Curcio, propaggine di Botte Donato), con Panedigrano al centro su un pianoro dominante, alquanto lontano dalle ali (Gcnializ in una selva sulla destra della strada consolare e Carbone a sinistra). Alle quattro del mattino del 13 Masséna lasciò Castrovillari con lo stato maggiore e i granatieri. Rimasto sulla sinistra del Crati a fronteggiare Verdier e ripiegato sotto Tarsia, Falsetti fu sorpreso dagli albanesi di Mongrassano che volevano rubargli la cassa delle paghe e ferito dal patriota Capparelli. In giornata Verdier arrivò a Tarsia e Gardanne sloggiò con una carica 1.200 insorti dalle alture di Spezzano. Arrivato a Bisignano e rinforzato dalla cavalleria di Mermet, Reynier attaccò Genializ, che dopo un'iniziale resistenza fi.1 trascinato dal cedimento del centro e della sinistra. Subito dopo lo scontro GeniaI iz propose agli altri due la ritirata generale a Cotrone. Tacciato di :_viltà, si ree<.> con parecchi moderati e d evoti a Cosenza, dove fu raggiunto
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dagli altri due e si tenne un secondo consiglio di guerra, in cui Genializ accettò il piano di Panedigrano di dare battaglia sulle propaggini della Sila a SE di Cosenza, con una prima linea a Mangone (tenuta da Panedigrano e Genializ) e una seconda a Scigliano (predisposta da Carbone). Il 14 Masséna marciò su Cosenza. Il prode Vintimille (al quale restavano ancora tre settimane di vita) gli aveva allietato la vista facendogli trovare ai lati deHa strada alberi pieni d'impiccati. '!emendo che i volontari volessero resistere a Cosenza, davanti al villaggio di Luzzi Masséna schierò le truppe in battaglia: a mezzogiorno i volteggiatori con 5 pezzi risalirono la sinistra del Crati e videro tranquilla la città dei Sette Colli. Intanto Franceschi occupava Carolei e Reynier Rovito. Le autorità vennero a complimentare il maresciallo. TI vescovo consegnò 27 feriti e un magazzino farmaceutico abbandonati da Vndier cinque settimane prima. I borbonici avevano abbandonato 2 cannoni, 8 vetture e molti effetti militari. Furono innalzate le forche agli ingressi principali della città e ricostituita la guardia civica; Costanzo fortificò con 6 pezzi e 200 uomini il vecchio castello adibito a prigione e Leberton impiantò un ospedale da 100 letti ud convento dei cappuccini. Per controllare i Casali, le truppe furono accampate (e in seguito baraccate tagliando 400 piante di gelso) sulle alture di Gramazio a sinistra del torrente Busento, dove Masséna pose anche il quartier generale (a Palazzo Misasi, oggi via Rivoluti N. 31-33). Il 17 arrivò al campo del Busento una tribtt di trafficanti e le piazze del Ponte, della Cattedrale e del Re furono trasformate in mercato permanente del bottino di guerra, acquistato da maltesi, siciliani e tunisini per un valore di 300.000 ducati.
La morte di Genializ e il reimbarco di Paned~<;rano (15-17. VIJJ) Il 15 Mcrmet avanzò a Carolci con 1.200 uomini (102e e dragoni) per coprire Cosenza e Reynier partì per Cotrone col ler e 23e légère, il 42e dc ligne e il 9e chasseurs. Il 16 partì Verdier con l.800 corsi e polacchi per occupare la costa tirrenica da Paola a Saveria, mentre a Cosenza rimase Gardanne coi granatieri, il 22e légère e il 29e de ligne. Avanzando per Aprigliano, Reynier si imbatté con Genializ "che si recava a sorprendere Cosenza". Secondo il Greco lo scontro sarebbe avvenuto a "Guarassano, boscosa contrada ro tta da un rivo", toponimo che non abbiamo trovato, e
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Versace sarebbe morto mentre "dirigeva il fronte a Sant'Elia". Un monte di quel nome esiste a O di Nicastro, verso la costa Tirrenica: se il posto è quello, vuol dire che dopo la sconfitta Geuializ si era ritirato a SO. La versione ufficiale fu che era caduto in combattimento, ma la vedova sostenne in seguito che il marito era stato assassinato a tradimento da Undicita, sicario prezzolato da un ufficiale borbonico in ritiro (Raffaele Mazzei di Santo Stefano), allo scopo di potersi appropriare dei fondi avuti in deposito. Reynier nominò capitano dei civici di Aprigliano un patriota che gli aveva portato il cavallo di Gcnializ. sostenendo di averlo ucciso lui. 11 cadavere fu esposto per due giorni al ludibrio prima di essere bruciato dai contadini. l suoi uomini si sbandarono, mentre Carbone e Panedigrano, accusati in seguito di aver omesso di soccorrere Genializ, si reimbarcarono. Ciò indica che approfittarono della resistenza di Versace per coprire la loro ritirata da Scigliano ad Amantea.
E. Il contrattacco di Sidney Smith e l'avanzata di Masséna a Monte/eone (I O agosto - 11 settembre 1806) Tl contrattacco di Smith dal Go!j-ò di Salerno (12-20 agosto 1806) Ora che Masséna era passato, Smith cercò di costringerlo a tornare indietro, sollevando la Piana del Sele e gli Alburni con un nuovo sbarco nel Cilento, preceduto da una dimostrazione nel Golfo di Napoli. Il 1O agosto 8 vascelli e fregate, 2 bombardiere, 2 brick, 8 cannoniere e 12 trasporti incrociarono davanti a Castellammare, ma due giorni dopo il Pornpée, il Thunderer, il brig-sloop Halcyon (XIV-24 carronate e II-6, capitano Henry Whitmarsh Pearse) e 18 cannoniere attaccarono di nuovo la 'forre di Licosa. Il tenente Hessor fu ucciso da una cannonata a bordo del Pompée, mentre il tenente John Wc1ller con le lance del Thunderer sbarcò i rnrtrines del capitano Horlock. Il 14 il presidio francese si arrese e gli inglesi poterono sbarcare 500 emigrati, parte con Guariglia per sollevare il Cilento e parte con Fra Diavolo per marciare su Eboli e Sicignano. Dieci fimti del 32e si arresero
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ad Agropoli, Casalicchio fu saccheggiata, 450 tomoli di grano furono imbarcati per Malta, ma la civica di Celso (ossia la handa Mazziotti), sbarrò il passo dell'Alento e l'avanzata su Vallo, impedendo a Guariglia di collegarsi con Camerota, ancora in mano al duca di Poderia. Inoltre, avvisato da una staffetta arrivata da Licosa, la notte del 14 il generale Montbrun spiccò da Salerno i 130 uomini che aveva sottomano e che il 15 si attestarono a Castellabate, poco a Nord di Licosa, sbarrando la strada a Pezza. Il 17 il re tornò da Napoli a Villa Q_uisisana di Salerno e ordinò a Lamarque di riprendere il controllo delle comunicazioni. Spiccato il 6e de ligne a CaBtelluccio (tra Lauria e Rotonda) per controllare Maratea, Lamarque marciò con 300 granatieri della guardia reale a riprendere il Cilento. Dopo tre ore di combattimento, il 18 i 130 francesi di Castdlabate si ritirarono ad Agropoli in attesa di Lamarque, portando con sé una bandiera borbonica, "un mulet sur lequel était Fra Diavolo" e 4 prigionieri, incluso un amico <li Pezza (Francesco Fusco, fucilato poi a Napoli per dare un esempio). La flottiglia inglese tentò invano di precederli, ma l'arrivo di Lamarque impedì lo sbarco di Pra Diavolo, che tornò a Capri. Il 19 Lamarque avanzò a Castellabatc e il 20, fatta saltare la Torre di Licosa, gli inglesi evacuarono Guariglia e Tommasini sharcandoli poco pitt a Levante (sulla sinistra dell'Alento e a Ponente di Palinuro).
L'Avant-garde de l'Arrnée de Sicile e la situazione al 20 agosto Il 20 agosto l'imperatore inviò al re un Projet pour l'ernplacernent de l'Arrnée de Naples. I:idea era di suddividere i 14 reggimenti francesi in due aliquote, otto in prima linea in Calabria, ribattezzati Avant-garde de l'Armée de Sicile e riuniti in 2 Divisioni (Reynicr e Verdier) e sei in riserva in Campania, anch'essi riuniti in due Divisioni pitt piccole (Girardon a Salerno e d'Espagne a due ore da Napoli). Mermet doveva proteggere le linea di rifornimento da Auletta a Rotonda coi 6 reggimenti di dragoni (in parte appiedati e addestrati a comhattere a piedi) riuniti in 3 brigate a mezza giornata di marcia l'una dall'altra, con aliquote del 32e légère (ligu ri). Le piazze (Gaeta, Napoli, Capua, Pescara e Taranto) dovevano essere tenute dai depositi, dai corsi, dai mercenari (pionieri neri, svizzeri e La Tour d'Auvergne) e dalle truppe straniere (polacchi, italiani e napoletani). Sulla carta funzionava, ma la fantomatica Avant-gardc dc l'Arrnù de
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Sicile era in qud momento imbottigliata lungo la strada da Morano a Scigliano, con Cosenza minacciata a SO dalle masse di Amantea, Scigliano e Grimaldi (coordinate da Mandarini e collegate con Maratea dal Pompée L' dalla flottiglia siciliana appoggiata all'isola di Dino); e a E dalle masse della Sila, sostenute dal duca della Floresta che occupava Cottone con 800 regolari borbonici. Di fronte, a tre giorni di distanza, c'era ancora Stuart, arroccato a Palmi con 3.000 anglo-siciliani comandaci da Fardella e Nunziante e i volontari catanzaresi di Cancellieri e Papasodaro che conI rollavano il versante tirrenico dell'istmo fin oltre l'Amato, mentre quello ionico era controllato a Tiriolo dai cosentini di Carbone e Panedigrano, sbarcati a Marina di Catanzaro. Da Messina erano arrivati a Reggio polvere e piombo e il brigadiere Acton con nuclei di ufficiali per inquadrare i volontari in due battaglioni semiregolari ("Cosenza" e "Catanzaro"), vestiI i con uniformi bianche con le mostre (rosse e gialle) delle due province.
li contrattacco di Smith dal Colj-ò di Policastro (22-27 agosto) 11 22 agosto Lamarque comunicò da Castellabate che gli inglesi continuavano ad incrociare tra Licosa e Palinuro e che gli insorti del Cilento e della Basilicata si erano conG.e ntrati tra Ascea e Pisciotta (erano 1.200, tra cui molti scampati alle stragi di Lauria e di Sapri, riuniti al comando di Scaduti). Il 23 agosto tre trasporti partiti da Capri li rifornirono di fucili e 300 inglesi tentarono un nuovo sbarco alla punta di Licosa. Lasciati 200 uomini a Castellabate, Lamarque accorse con gli altri 230 a Licosa e le lance inglesi tornarono alle navi con 30 perdite, incluso il colonnello, ucciso da una fucilata a bordo del canotto. Stoduti fu respinto dal 6e, accorso nd frattempo da Castelluccio. Il 27, dopo un fallito tentativo a Pisciotta, una flottiglia con 2 bombardiere, 1O cannoniere e 14 trasporti sbarcò tra Sapri e Maratea 1.500 volontari (10 compagnie) che marciarono di nuovo su Lagonegro. Lasciata parte del battaglione a difendere il paese, D eb elle sbarrò lo ro la strada attestandosi a Rivdlo.
!,e fallite spedizioni su Cotrone e Amantea (17-24 agosto 1806)
Il 17, liquidato Genializ, Reynier aveva messo in fuga la massa di Lorenzo Martire (50 morti) e saccheggiato e incendiato Pedace prima di
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tornare nella Sila, marciando verso la costa Ionica su Cotrone, che credeva (o fingeva di credere) ancora in mano a Suppley. Respinto a Ceriani (?), il 18 sostenne una breve scaramuccia con le masse di Biafora, Pignanelli, Specchiale e "Occhio di Pecora" (il figlio del barone Barberio) che persero 90 uomini (incluso un cappuccino che incitava alla lotta, impiccato con altri 50 dopo la resa) e il 19 espugnò San Giovanni in Fiore e lo mise al sacco. A sera ricevette l'ordine di Masséna di tornare indietro e marciare urgentemente su Scigliano coi suoi 1.500 uomini. Infatti il giorno prima (18) Mermet era stato assalito a Carolei dalle masse di Scigliano e Grimal<li, comandate rispettivamente da Giacomo Costanzo ("Nierello", pastore di Verberuso) e Francesco Saverio De Rose rche appena il 1 5 agosto era stato nominato capitano della civica, e lo era ancora nel 1810!1. Mermet le aveva respinte e inseguite stÙ Monte Cocuzza (1541 m., a NE di Amantea) ma era stato costretto a sua volta a ripiegare su Scigliano, e di qui a Carolei. 'fornando da San Giovanni in Piore, il 21 Reynier insegul sulla sua destra un reparto di volontari che fuggendo attraverso la Sila si asserragliò nella Chiesa di San Lorenzo (4 km a NE di Moccone, dove sette giorni prima si era attestato Panedigrano) e la fece dare alle fiamme con tutti i difensori. Un attacco di Nierello ad alcuni cavalieri sorpresi a foraggiare provocò per rappresaglia il sacco di Pedivigliano (presso Scigliano). Intanto Masséna aveva spiccato i gendarmi in perlustrazione, e Verdier, con 1.500 uomini, a Paola, per discendere poi la costa sino a humefreddo, alle spalle del Cocuzi',o, che il maresciallo intendeva far attaccare a tenaglia da NE (Mcrmet) e da SE (Reynier). Il 24, come stabilito, Mermet attaccò frontalmente Nierello per spingerlo a fuggire verso Amantea ed essere intercettato da Reynier, che doveva sbarrargli la strada a S. Pietro di Amantea (muovendo da Scigliano per Altilia e Grimaldi). Nierello resistette varie ore sul Cocuzzo e tornò indisturbato ad Amantea, quando Reynier era ancora ad Aielli. Già stremata dalla marcia in montagna, la sua colonna era stata infatti bloccata da De Rose per quattro ore sulle rive del Savuto (confine tra le attuali province di Cosenza e Catanzaro) e aveva poi perso altro tempo a saccheggiare Grimaldi. Tornando a Scigliano Reynier fu attaccato poi da Rosario Nicastro che cercò invano di attirarlo nel bosco del Mango ne: sfuggita ali' accerchiamento, la massa attaccò poi la coda
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della colonna. Non osando attaccare da solo Amantea, Mcrmet si accontentò di fare una breve ricognizione a Lago (nell'alta valle del Catocastro) c il 27 tornò a Carolei. Lo stesso giorno Stuart ordinò a Cancellieri di avanzarr.: a Monteleone con 1.500 volontari. 1124 Reynier aveva scritto a Vintimille, a proposito di Amantea: «il ne faut pas faire connaitre aux habitants qu'on y attache tant d'importance» (al contadino non far sapere ... ). Il 25 gli toccò giustificarsi con Masséna, :11 quale non parve vero di potergli fare, il 28, una solenne lavata di capo, rimproverandogli di aver modificato la tabella di marcia.
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/,'ordine di cessare le rappresaglie e l'amnistia (17. VI.ll~] !X) •
Le poche ore trascorse a C:astrovillari assieme a Masséna e alla corte di madame Leberton erano bastate per urtare i rigidi principi morali di Reynier e per convincere a sua volta il gagliardo peccatore cattolico che l'ascesi calvinista era olio sull'incendio. L'esempio l'aveva già dato lui a Lauria, il deterrente pit1 efficace dell'intera campagna di Calabria. Oistruggere oscuri paesucoli nell'illusione di fare terra bruciata attorno ad una guerriglia sfuggente e fanatica serviva solo a reclutare le bande e prolungare la guerra. scriveva («Or écoutez, vous qui dites que nous ne faisons rien: Courier, aiutante di campo di Reynier, ad un amico a Napoli ~ nous pendìmes un capucin à San Giovanni in Eore, et une vingtainc de pauvres diables qui avaienr plus la mine de charbonniers que d'autre chose ... lei nous n'avons pu pendre qu'un père et son fils que l'on prit endormis dans un fossé. Monseigneur excusera; il ne s' est trouvé que cela. Pas une àme dans la ville: tout se sauve et il n'esr resté que les chats dans les maisons».) Già il 17 agosto, da Cosenza, il maresciallo aveva ordinato di cessare le rappresaglie indiscriminate, cominciando poi a mandare sotto processo qualche militare per incendio, stupro, esecuzioni o assenze arbitrarie. «Ce pays scrisse in quei giorni Masséna- est si difficile, si malsain, si bizarrcment con1-ìguré, habité par des hommes si mobiles, si inconstants, si passionnés, et si braves, quoi qu 'on !es puisse dire, qu'on n e saurai prendre trop de précautions». Il 1° settembre accordò l'amnistia «à la partie du peuple calabrais que dcs intrigants ont entrai né dans la révolte pour se mettre eux-mèmes à l' a-
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bri des chàtiments qui méritent leurs crimes», promettendo premi per la consegna dei capi. Anche Lamarque scriveva a fìne agosto a Bcrthicr di aver risparmiato Catona e Pisciona, quartier generale dei briganti, perché credeva che il re voleva pacifìcare e non distruggere e che non pagava dei francesi per fare delle sue province un deserto (ciò non gli impedì, pochi giorni dopo, di fare 590 morti a Camerata e Vibonati).
L'involuzione criminale della guerriglia borbonictl A quei tempi la guerra regolare era già abbastanza organizzata da essere più micidiale della guerriglia. Ma la guerriglia fa più orrore di un campo di battaglia o di una città affamata, bombardata, espugnata, umiliata, perché fa gravare sulla coscienza personale la responsabilità morale e politica che nella guerra regolare è invece collettivamente delegata ai capi. Nella guerriglia (e controgucrriglia) non è possibile mistificare, allraversu la gloria militare e i nobili ideali, la turpe banalità della violenza inflitta e subita. Com'è noto, la filosofia della prassi vide non senza ragione che la difkrcn:t,a tra la politica armata (resistenza e rivoluzione, ma anche repressione e controrivoluzione) e il crimine è che la prima sa quando formarsi. La campagna di Basilicata, Principato e Calabria ne è un esempio. Il punto culminante arrivò alla fine d'agosto, quando Masséna seppe fermare le sue orde mentre i coraggiosi, come il pastore Nicrdlo, che combattevano contro un ingiusto invasore furono pugnalati alle spalle dai criminali che avevano avuto il torto di tollerare tra le loro file. Il sintomo pit1 evidente che la resistenza aveva p erso l'iniziativa politica fu lo scatenarsi d elle vendette private, che annunciavano l'involuzione della guerriglia in brigantaggio. Proprio nella seconda metà di agosto avvennero le stragi più efferate (a Fiumefreddo, Longobardi, Celico, Pedace, Acri, Ragliano, Santa Sofìa). Furono perfino affogati in mare 24 donne e 4 bambini d i clan rivali (e perciò realmente divenuti, o semplicemente tacciati di essere, giuscppisti). Ne furono autori e promotori Francatrippa, Re Coremme e piì.1 ancora il ra.~ di Longobardi, Dc Michele, che teorizzava lucidamente la priorità dello sterminio dei sedicenti "patrioti, spie, delatori, sicari a Re Francesco (ossia "francese")" come l'unico modo di vincere i francesi con la "guerra popolare" e ripristinare il "nazionale indipendente regime" (v. il suo proclama ali. a q uesto capitolo).
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/,a "pacificazione" del Cilento (J -11 settembre 1806) 0
Il 31 agosto i capimassa della penisola Sorrentina (Autuori, Il Sordo di Praiano, Paolo d'Amore di Minori e Lorenzo Gatto e Antonio Gamardella di Cetara) fecero un'incursione alla Meta di Sorrento, respinta dalla colonna mobile del 32e légère. ln Basilicata, però, Stoduti fallì due attacchi (il :1 l agosto e il 1° settembre) contro Rivello, avamposto di Lagonegro. Nel Cilento, il 31 agosto Necco arrivò dall'Isola di Dino a rinforzare G uariglia a Camerota, mentre Lamarque marciava ad attaccarla, dopo aver spiccato i volteggiatori ad aggirarla da Nord per M. Bulgheria e Licusati. Il 1° settembre, riuniti a Centola i vari distaccamenti, Lamarque attaccò sotto un violento temporale la "Piccola Gaeta", coi colonnelli Dufour :11l'esrrema sinistra e Goriz sulla destra, diretti contro i punti pii1 accessibili. Sfondata la porta murata, respinto un primo assalto, intervenuta anche la civica di Castellabate e Pisciotta, finalmente 300 soldati entrarono in città, caricando alla baionetta e infilzando chiunque trovavano. Intanto Guariglia, Necco e i volontari si erano calati dalle mura cd avevano sorpreso il battaglione appostato sulla spiaggia, infliggendogli 13 morti (incluso un capitano) e 80 feriti. Riuscirono così a imbarcarsi, ma due barche furono colate a picco dal tiro dei francesi. ~
Punita Camerota, Lamarque "railla en pièces" difensori e abitanti di Vibonati e per la sesta volta entrò a Sapri. Riorganizzatisi a Battaglia, assaliti e dispersi da Michele Carrascosa, capobattaglione del 1° di linea napoletano e futuro generale murattiano, i superstiti fi.1ggirono a Mararea, seguendo poi Mandarini e Nccco allo Scoglio di Santo Janni e infine all'Isola di Dino, ove stazionavano una divisione di 5 cannoniere e la fregata Minerva.
L'avanzata su Cotrone, Catanzaro e Monte/eone (J 0 -7 settembre)
1128 agosto Vcrdier ritentò la manovra a tenaglia contro Amantea, con Vintimille a Fiumefreddo e Pranccschi ad Aiello, ma dovette tornare indietro perché nel frattempo francatrippa aveva attaccato per sei ore Bisignano, difcsa dal tenente Fabiano Bagnaninchi con 60 corsi. Molestato durante la marcia da Parafante e arrivato il 30 agosto ad Acri, _base di Francatrippa, Verdier poté fare solo danni e qualche vittima inno-
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cente. A .Fiumefreddo Vintimille contrasse la malaria e morì il 4 settembre all'ospedale di Cosenza, insieme al colonnello del 102e de ligne. Tuttavia l'aria era cambiata anche in Calabria. Alla fine di agosto Stuart se ne andò definitivamente e Masséna ruppe gli indugi. TI 1° settembre, contemporaneamente all'amnistia, iniziò la marcia a Sud. Mentre Verdicr disarmava i Casali della Sila e Peyri e Mermet vigilavano a Terravecchia e a Scigliano verso San Giovanni in .Fiore e Amantea, Gardanne marciò a Sant'Eufemia e Reynier (col 23e légère, gli svizzeri, il 9e chasseurs e i volteggiatori del Ier légère e 42e de ligne) mosse da Scigliano su Nicastro. Cancellieri e Papasodaro, che erano a Nicastro con 2.500 uomini, ripiegarono a Filadelfìa (che fi.1 saccheggiata dai massisti). Il 2 Reynier entrò pacificamente a Nicastro, il 3 andò a Sambiase per collegarsi con Gardanne e il 4 tornò a Nicastro. Lo stesso giorno Masséna partì da Cosenza coi granatieri, i corsi, il 22e légère, il 29e de lignee il 7e dragons e pernottò a Scigliano, presidiata dai volteggiatori del 42.e. Lavanzata francese lungo la costa Tirrenica provocò il ritiro <lei borbonici anche da quella Tonica. Già il 4 settembre da Palermo si chiedeva al preside di Catanzaro di rimediare alla "precipitosa fuga" di Panedigrano e Carbone, ma anche il duca della Floresta, coi suoi 800 regolari, si reimbarcava da Cotrone.
Il mattino del 5 i massisti affrontarono da soli Rcynier sulla destra d ell'Angitola (a Francavilla, dietro Filadelfia); persero molti uomini e la bandiera del battaglione Catanzaro (portata poi in trionfo a Cosenza) ma riuscirono a ritirarsi sulla sinistra del fiume. RirnasLO in attesa di Masséna (arrivato a Nicastro la sera del 5 e a Filadelfia il 6), Reynier attese la notte del 6-7 per guadare l' Angitola a 6 km dalla foce e iI mattino del 7 accolse il maresciallo alla Rampa dcll'Angitola, dove la notte prima avevano bivaccato i resti d ei massisti prima di sciogliersi e tornare sull'Aspromonte (mentre Cancellieri e i capimassa si erano imbarcati per Palmi). Ripresa la marcia, fiancheggiati lungo la costa dall'avanguardia di Gardanne (Donzclot) e complimentati alle porte di Monteleone dal clero e dai magistrati, alle due del pomeriggio del 7 settembre Masséna e Reynier entrarono in città, evacuata poche ore prima dai regolari borbonici, ritiratisi all'Aspromonte. A Monteleone Masséna installò non solo il quartier generale, ma anche la coree di madame Lcberton, completa di tea-
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salotto, gioco d'azzardo e duelli. Il marito fu inviato con Mermet e Franceschi ad innalzare il tricolore nei paesi e organizzare le guardie provinciali, Gardanne a vigilare humdì-eddo, Digonnet a Pizzo e Reynier a Mileto. Lordinatore Colbert riorganizzò l'amministrazione, ripartendo la Calabria Ultra in 4 distretti (Nicastw, Pizw, Monteleone e Mileto). 1ro,
TI 9 settembre il corpo di spedizione era così dislocato:
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Verdier (corsi, polacchi, 14e légère, 52e de lignee 29e dragons) da Cosenza al confine con la lhsilicata (Lagonegro, Castrovillari, Risignano e Rossano); Merrnet (1 er légère e /i2e dc lignc) a Sud di Cosenza (Scigliano e Rogliano); Gardanne (29e e 102e de ligne) a guardia dell'istmo (Nicastro, Sambiase, Maida, Eladclfia e Pizzo); Lucottc (granatieri, 22e .légère, 7e dragons) a Montclconc; Reynier (23c légèrc, svizzeri e 9e chasseurs) a Milero, con l'avanguardia (Abbé) a Serninara e avamposto al Piano della Corona, di fronte alb posizione della Mclia tenuta da Numiante coi Reali Sanniti.
TI 2 settembre Napoleone scrisse al re di forrifìcare Castellammare, dove poteva resistere ad oltranza; il 12 lo avvisò che la guerra con la Russia stava per riprendere: entro otto giorni avrebbe però fatto pace con l'Inghilterra, dando a Perdinando di Borbone le Baleari in cambio della Sicilia. Bisognava perciò mai-ciare \enza indugio su Cotrone, Scilla e Reggio. Ripeté l'ordine il 19: tanto pit1 urgente, ora che la pace con l'Inghilterra era sfumata.
R La spedizione di Fra Diavolo in Abruzzo (21 agosto -11 novembre 1806) Lo sbarco ti Sperlonga (21 agosto - 6 settembre 1806)
Tornaco a Capri il 21 agosto e ricevute, tramite il ciambellano de Fiore, nuove istruzioni di Palermo, Fra Diavolo riprese il progetto di sollevare la Terra di Lavoro e collegarsi con la resistenza abruzzese, per poi attaccare dal Molise e dall'Irpinia le retrovie di Masséna, mentre Smith le minacciava dal mare. La partenza era stabilita per il 23 agosto, ma dovette essere rinviata per il maltempo al 4 seuembre: alle undici il Pornpée salpò con :ilrre 6 navi inglesi e borboniche e 530 emigrati ed ex galeotti. Il 5 si tentò
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lo sbarco a 'lerracina, ma le 2 cannoniere inviate in ricognizione furono respinte con 1 morto e 6 feriti dal tiro del forte e della batteria della spiaggia. La flottiglia puntò aHora a Sperlonga dove Pezza sbarcò alle due di notte del 6. Spiegata la bandiera mandatagli dalla regina con 1a scritta "Viva Dio Viva il Re - Exuftat in Regno suo" e formati i suoi uomini in 3 compagnie, al fare del giorno Pezza marciò per la sinistra del Monte Cefalo su Fondi. Sloggiato davanti a sé un posto guarnito di fanti francesi, a mezzogiorno Pezza entrò ad Itri a cavallo di un mulo grigio, accolto davanti a casa sua dal cappuccino Bonaventura Ranallo, detto Ducenta: i 30 granatieri francesi erano fuggiti, ma 7 furono raggiunti e crocifissi. Mentre Pezza dettava un proclama al copista Pietro Vanni, 150 volontari si arruolarono nella Legione della Vendetta e venne disarmata la civica di San Guglielmino.
Da Itri a Sora (7-1 O settembre 1806)
Valentin, comandante della guarnigione di Gaeta, aveva intanto spiccato Chavardès col 11/3° di linea italiano verso Terracina e il l/ler de ligne a ricacciare gli inglesi da Sperlonga per poi rioccupare Pondi e Itri. Alle undici del 7 settembre gli italiani attaccarono Itri. Pezza li tenne a bada, ma all'arrivo dei francesi dovette abbandonare la parte inferiore del paese per concentrare la difesa davanti alle corri romane. A notte riuscì ad aprirsi un passaggio fino alla via Appia, abbandonando 132 morti e feriti, il suo segretario Veldieghcn e 5 galeotti che per rappresaglia furono crocifissi come i granatieri. Chavardès ebbe 17 perdite: spiccate 2 compagnie di granatieri a inseguire Fra Diavolo e lasciati 426 uomini di presidio a Itri, mise gli altri tra Fondi e Sperlonga con 175 cacciatori del 25e ai posti di corrispondenza e 5 compagnie civiche per le pattuglie notturne. Risalita dall'Appia sulla sinistra degli Aurunci, la legione passò la noue sotto il monte faggeto e levò il campo prima ddl' alba, ma la coda fu raggiunta dai granatieri, che uccisero 22 uomini, incluso fra Ducenta (riempiendogli la bocca di terra, per dileggio dei suoi sermoni). Seguendo la cresta degli Aurunci, la sera dell'8 Pezza arrivò a Rocca Guglielma (presso Esperia). Qui apprese che due colonne marciavano a tenaglia sugli Aurunci: a Nord Duhesme da Frosinone per Pontecorvo, a Sud il caposquadronc Porestier da Capua per Spigno Saturnia, mentre Cavaignac sbar-
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rava il Garigliano pattugliando la riva sinistra fra Teano e Venafro. I ,asciati Rocca Guglielma i 30 uomini meno validi, Pezza decise allora di tornare ad Est, andando ad annidarsi sul Monte Calvillo (la cima più elevata degli Ausoni, tra ¼1llecorsa e Pofì), dove raccolse i volontari di Pontecorvo, Ceprano e Mignano, incluse alcune guardie provinciali che .si strapparono la coccarda francese per riprendere quella reale. I preti di Pastena inviarono viveri e 20 donne si offersero per i servizi. :i
Raccolti 1.100 uomini, il 9 Pra Diavolo marciò di nuovo a Ovest, tallonato <la Forestier che gli prese 15 uomini e qualche mulo. Passato il Liri, a San Germano incontrò Cavaignac. Deciso allora a raggiungere l'Abruzzo da Sora, attraverso la Val Roveto, durante la notte scavalcò le Mainarde e scese ad Arpino, dove arrivò alle sei del mattino del 1O settembre, acclamato dagli abitanti e accolto dal canonico con la benedizione del vescovo di Atina. La legione riprese la marcia verso Sora alle tre del pomeriggio, quando già stava arrivando Forestier, seguita da molti arpinati, che però furono abbandonaci nelle montagne, dove non pochi morirono di fame. Fra Diavolo arrivò a Sora il I O con appena 386 uomini, perché durante la marcia notturna le nuove reclute si scoraggiarono e tornarono ai loro paesi. Il giorno prima il governo giuseppisca aveva messo sul capo del più famoso dei "briganti" una t~glia di 17 .000 ducati.
Il fiasco degli insorti abruzzesi ( 11-22 settembre 1806) Forestier non poteva attaccare da solo Sara e così Pezza ebbe due settimane di tempo per fortificarsi. Dette inoltre appuntamento a Sciabolane, comandante dei corpi volanti abruzzesi, ignorando che l'abile generale Partouneaux, comandante della Divisione dei· fre Abruzzi, l'aveva già convinto a disarmare in cambio dell'amnistia (e il 26 settembre la sua banda fu presa al servizio francese, col nuovo nome di 1a compagnia franca di guide). Negli Abruzzi Ultra e Cina restavano attivi solo due ex-capimassa del '99, Michele Ferranti di Penne ed Ermenegildo Piccioli di Navelli, già ufficiale di cavalleria. L'insurrezione del Molise era stata prevenuta già in agosto, quando Dombrowski aveva catturato e fatto impiccare a Isernia il locale capomassa, barone Ricci, con tutto il suo seguito di 21 persone. Ignorando apparentemente le mosse e gli appelli di Fra Diavolo, 1'11 settembre Piccioli sprecò i suoi 600 uomini per bloccare il maggiore
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Moscati della guardia provinciale nd palazzo Barberini <li Gagliano. La sua unica precauzione fa, il 15, di inviare 26 uomini in ricognizione sulla strada Popoli-Sulmona, ma, per ripararsi dalla pioggia, costoro si rifugiarono in una grotta e si fecero passare sotto il naso la colonna mobile condotta dal tenente di gendarmeria Errigo Alò, ex-patriota del '99. Così a mezzogiorno del 16 Alò attaccò Gagliano con 115 volteggiatori del l er de ligne. Perduti 12 morti e centinaia di sbandati, Piccioli si gettò coi superstiti sul M. Sirente, e il 18, per Luco, Trasacco, Gioia e Scanno puntò fìnalmente sulla Val di Roveto per raggiungere Fra Diavolo. Respinto da un'altra colonna, Piccioli dovette però scendere su Avezzano. Tl 19, rinforzato da 40 volteggiatori del 22e légère e 20 cacciatori a cavallo italiani (tcnrnte Battaglia), Alò marciò per Navelli, il Sirente, Aiello e Cerchio e all'alba del 20 sorprese a Celano alcuni insorti e ne uccise 40. A mez:mgiorno Piccioli tentò d i dar battaglia <lavanti ad Avezzano, rinforzato a sua volta dagli abitant i e dagli insorti accorsi dalla Val Roveto, ma perse altri 120 uomini, inclusi 40 fucilati sul posto dopo la resa.
Tl 21-22 Alò e Bauaglia rastrellarono la montagna di Luco, fucilando gli insorti catturati dai contadini e dalla civica e Alò ebbe ordine di spingere Piccioli verso la Valle di Roveto. Il piano del generale d'Espagne, comandante la divisione di Capua, era infatti di chiudere Piccioli e l~ra Diavolo nella stessa morsa.
La presa di So ra (I 8-24 settembre)
Il 18 i-;orestier avanzò su Sora risalendo la destra del Liri: fatto alto alla Selva, vide 400 insorti uscire dalla città per attaccarlo e li fece prendere di sorpresa da un reparto di cavalleria che ne fccc strage, m a, valutando che gli insorti fossero 5 o 6 mila, retrocesse a Isola Liri. Fra Diavolo magnificò la vittoria, fece cantare il Te Deum e armare gli abitanti. ringegner Visentini mascherò 12 vecchi pezzi sul lato meridionale, eresse barricate 100 metri dietro la porta e fortificò le case che dominavano la vallata. Almeno sulla carta, la difesa poteva contare su 2.665 uomini e il 22 una compagnia attaccò la granguardia di Forcstier. Lo stesso giorno Cavaignac si collegò ad Aree con Forestier e il 2.3 d'Espagnc fece il piano d'attacco su tre colonne, due contro le porte San
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I .orenzo (Cavaignac) e Pontecorvo (Thomas), una per aggirare il paese da sinistra (Forestier). Il 24 Thomas attaccò per primo col lOe de ligne, ma i volteggiatori tentarono invano per tre volte di scalare la rupe sulla sinistra de Liri, mentre i cannoncini da montagna risultarono inefficaci contro la batteria dei difensori e l'arrivo di Cavaignac fu ritardato dalle imboscate \.'.Sterne. Passato mezzogiorno d'Espagne diresse personalmente l'attacco e stavolta, dopo aver preso una batteria che infilava l'attacco, volteggiatori e granatieri poterono forzare la porta ed entrare nel paese senza incontrare alcuna resistenza. Accusando di tradimento gli abitanti di Sora, Fra Diavolo aveva già evacuato il paese alle due del pomeriggio, abbandonando i tèriti, 5 bandiere e 8 cannoni. TI 1Oe ebbe 20 perdite, inclusi i capitani Courzot e Chenavia, feriti mortalmente, le altre colonne 10 feriti. D'Espagne lasciò Thomas a presidiare Sora con 300 uomini e spedl Cavaignac a sottomettere i paesi fino a Tagliacozzo e Forcstier a inseguire Pra Diavolo.
la catabasi di Fra Diavolo (25 settembre - 30 ottobre 1806) ha Diavolo si era diretto ad Est verso Veroli, dove arrivò il 26 con 450 uomini e impose una contribuzione di 10.000 ducati, sotto minaccia di dare il sacco. Lintenzione era di scendere a Terracina verso la flotta inglese, ma Duhesme e Valentin gli sbarravano la strada e perciò risolvette di attendere il momento piì1 propizio in una posizione pit1 sicura. Il 28 salì perciò sul Monte Viglio, da dove, scavalcando i Simbruini, poteva scendere nella Val Roveto. Era però senza viveri e i francesi sbarravano la strada, per cui fu costretto a ridiscendere in Ciociaria. 11 mattino del 3 ottobre fu rifornito dai monaci della certosa di Trisulti, da cui apprese che d'Espagne era tornato a Capua. A Pofì apprese che Partouneaux faceva perlustrare le strade; camuffo la legione da truppa civica, prese il nome di "Dominique Salvierta", passò il Sacco presso Ceprano sotto il naso dei dragoni di Ouhesrne, risalì al Monte Cavillo e la sera scese a San Giovanni Incarico, dove si fece aprire le porte e consegnare viveri e acquavite dal sindaco, firmando il buono di requisizione col nome di "Matteo". Ripartito all'alba del 9 ottobre, si diresse al monte Appiolo, dove i[ 1O ri~rdinò la legione (428 volontari, 27 donne e 12 mubttieri), disrrihuì 70
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cartucce a testa e nominò maggiore Lorenw Maz:,.a e capitani delle 4 compagnie i fratelli Nicola e Vincenzo, Gaetano Compagna e Vito Adelizzi. La notte scese da solo a Itri travestito da pastore per riabbracciare la moglie (Fortunata Rachele De franco) e i figli. Udito il rullo di tamburi dalla parte di Fondi, alle cinque del mattino dell'I 1 la legione si mise in marcia per il Liri, ma arrivata a Rocca Guglielma apprese che a Teano c'era già una colonna partita il giorno prima da Napoli (comandata dal padre di Viccor Hugo, Léopold Sigisbert, maggiore del 20e de ligne, era composta dai cacciatori del 2° di linea napoletano, dai volteggiatori della guardia reale, dagli esperti ex-focilieri di città, ribattezzati 1/2° leggero, dalla compagnia Riolacci dei corsi e dai pionieri neri). Consigliato da due dei suoi capitani di sciogliere la legione, Pezza li tacciò di viltà e decise di continuare. Sotterrata la bandiera della regina per non farla cadere in mano al nemico, e lasciati indietro 16 miliziani e 5 Jouue sLremaLi, nel pomeriggio la legione enLrÒ a S,m Viuore (del Lazio) camuffata da truppa civica e il giorno dopo un candido aiutante di Parrouneaux li mandò a San Germano per "fermare i briganti". 11 trucco fo scoperto alle dicci di sera, quando l'avanguardia formata da 10 siciliani incontrò fuori San Pietro Infine un sospettoso sergente maggiore dei pionieri neri (compagnia Hippoletti). Avvisato dalle urla dei siciliani trucidati dai neri, Pezza ritornò di corsa a San Vittore, requisì del vino e andò ad accamparsi ad Acquafondata, dove si unirono 27 insorti abruzzesi. Attaccato alle nove del 14 dai cacciatori corsi arrivati da Venafro (capitano Galvani) e pugnalata una pastorella che aveva avvertito i francesi, Fra Diavolo scavalcò di nuovo le Mainarde sotto una tormenta di neve, a sera requisì viveri a Filignano e il 15 guadò il Volturno a Montaquila perdendo 14 uomini travolti dalla corrente, ma la compagnia di Nicola Pezza, che si era diretta pii, a Nord, fù circondata a Cerro dai civici del capitano Pasquale Tagliente. Le altre compagnie forano attaccate il 16, prima di mezzogiorno, a Miranda, dal capitano Cochet, accorso da Isernia con 1 compagnia della guardia reale e 120 civici. Nel feroce combattimento tra gli alberi e i canneti perirono 125 volontari, inclusi un cappuccino e 45 prigionieri fucilati sul posto, altri furono dispersi, incluso Vincenzo Pezza. (Lepopea del Re~~imento Real Corso registra, senza precisare la data, il massacro, dopo
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strenua resistenza in un casolare, di 15 convalescenti in rientro al deposito di Gaeta, sorpresi "dalle bande di Fra Diavolo" sulla grande strada di Puglia tra Mirabella Eclano e Savignano, a SO di Benevento. Non si può escludere che sia stata opera dei resti della compagnia di Vincenzo Pezza). Con Fra Diavolo rimasero in ogni modo appena 80 uomini, con cui raggiunse Boiano, dove il 22 fu attaccato da Hugo perdendone altri 6 (incluso il tenente Arido), oltre agli ultimi muli. Sganciatosi per i boschi di Vinchiaturo, sfilò per Morcone e Pontelandolfo, scese per la destra del Calore e lo passò il 23 ottobre a Castelpoto (a valle di Benevento). Incontrati 120 dragoni sulla strada di Puglia li ingannò spacciandosi per "il capitano Antri della guardia civica" e facendosi consegnare dei viveri. Avvisato il 24 che il nemico setacciava le due rive del Calore e Hugo marciava di nuovo da Napoli, si rifugiò in uno stabbio isolato sopra Forino con 35 superstiti. Assalito il 27 dai civici, ebbe 11 morti e 9 prigionieri ma h nebbia gli permise di fuggire verso Resina. 1128 altri 5 furono uccisi nel passaggio del monte Pertuso e 7 lo abbandonarono (incluso Adelizzi, in seguito riconosciuto e decapitato dai parenti delle vittime). Arrivato il 29 ad Amalfi, non poté trovare una barca né fare segnali alle vedette inglesi e si separò allora da Compagna e dagli altri due fedelissimi che l'avevano seguito fino all'ultimo.
La morte di Fra Diavolo (31 ottobre - 1 1 novembre 1806)
Rifugiatosi nel monastero degli Agostiniani a Sant'Angelo di Cappella e poi presso un parente della moglie a Siano, il 31 ottobre ha Diavolo fu rapinato e ferito da tre malviventi sulla strada di Eboli e il 1° novembre si presentò sotto falso nome dal farmacista di Baronissi. Insospettito, Matteo Barone avvisò il fratello Nicola, tenente della civica, che condusse il sedicente "Giuseppe Malorà', in stato d'arresto, alla gendarmeria di Salerno. 11 capitano Vorster lo interrogò a lungo, ma non l'avrebbe mai identificato se per caso non fosse arrivato proprio allora un corriere del 2° leggero napoletano (cioè un ex-poliziotto) che lo aveva visto ad Itri. Riconosciuto dal sergente Matteo Ravese, ammise rassegnato la propria identità. La mattina del 3 novembre il colonnello Michele Pezza duca di Cassano entrò a Napoli incatenato su una carretta scortata dagli ulani polacchi, costretto a sfìlare per via 'foledo tra due cordoni di truppe, trat-
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tato da brigante anziché come legittimo combattente. Hugo, che reclamava il suo quarto d'ora per avergli dato la caccia, protestò e chiese invano il permesso d'incontrarlo. Saliceti gli offerse invano le spalline giuseppiste a condizione di denunciare la rete della resistenza. Fu giudicato in due ore il 10 novembre.:, da un tribunale straordinario la cui composizione fu poi segretata, distruggendo l'incarto. Sorvolando sulla circostanza, non irrilevante, che Pezza si era tolto l'uniforme, la condanna a morte di un combattente suscitò lo sdegno di Palermo e si propose addirittura, per rappresaglia, di focilare l'unico uflìcialc francese in mano borbonica, il capitano Ncmpde preso nella sortita di Gaeta. Secondo alcuni, Fra Diavolo sarebbe stato condotto al patibolo in uniforme di brigadiere borbonico, ma non è verosimile che abbia ricevuto un tal riconoscimento, contraddittorio con la condanna. Morì l' 11 novembre, maldestramente impiccato, in quella stessa Piazza Mercato che era stata teatro del supplizio di Eleonora Fonscc1 Pimentel e di tanti altri martiri della Repubblica Partenopea, dei quali, da almeno un secolo, si continua a piangere "l'illacrimata sepoltura".
Ermenegildo Piccioli, Michele Ferranti e Sciaholone Quanto a Piccioli, isolato dopo la defezione di Sciabolone, battuto più volte e braccato nel vallone di Roveto, tramite il suo segretario, padre Domizio lacohucci di Aielli, trattò la resa con Partouneaux e il caposquadrone Michele SoHìetti (dei cacciatori a cavallo italiani) e passò al servizio dei francesi formando la 2a compagnia franca di guide a cavallo dell'Abruzzo Ultra TT. Nel frattempo, il 26 ottobre, caduti il capitano d'Hardivilliers e altri 13 uomini e rimasto con 37 di cui solo 22 illesi, il tenente Rémy d'Hauteroche aveva consegnato il castello di Loreto Aprutino a l•crranti, il quale si considerava ancora sotto il superiore comando di rra Diavolo, e ai suoi luogotenenti Ignazio Fiore (Delli Fiori) di Loreto Aprutino e Giuseppe Dell'Orso di Cugnoli, capi comitiva di briganti. La vittoria fu breve, perché un soldato piemontese di nome Régis, travestito da abruzzese, era intanto riuscito a dare l'allarme a Penne, da cui sopraggiunse Piccioli (che nelle sue memorie d'Hauteroche chiama
LA RESISTENZA (
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"Piscicora") con le guide. Proprio col denaro avuto da ha Diavolo e con la promessa dell'amnistia, Piccioli poté assoldare i due briganti. Ferranti (che d'Hauteroche dipinge come umano e leale, con la sciarpa rossa da capomassa, l'abito di velluto nero con ricami d'argento e un grande pennacchio) fu abbandonato dai suoi uomini ma almeno non ucciso: poté così ricostituire la banda con Giovanni di Giovanni di Collecorvino e Paolo Mazza e continuare la resistenza per tutto il 1807 prima di rifugiarsi in Sicilia. Il 14 marzo 1807 97 guide si ammutinarono sequestrando 22 soldati italiani. Domati dalla colonna mobile di Foggia e condotti a Chieti, i superstiti furono divisi in due gruppi e fatti partire in ceppi con la scusa di mandarli in Francia e man mano fucilati lungo la strada fra Popoli e Isernia. Ferito dagli ammutinati, giustificatosi con Partouneaux e condotto al forte di Sanr'Elmo per essere giudicato, Piccioli fu assolto, ma destituito e posto sotto sorveglianza della polizia (sentenza che Partouneaux giudicò troppo mite, convinto che Piccioli avesse continuato a cospirare).
C8 maggio 1807 Sciabolonc fu incaricato di formare in Abruzzo una nuova compagnia cacciatori di montagna. 1ì·asferito a Capua, morì il 26 marzo 1808 in circostanze ignote.
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PROCLAMA DI GIAMBATTISTA DE MICHELE Primo auditore di Longobardi, dicembre 1806 Compagni, non hanno i nemici vinto le masse ma esse ad arte si son ritratte dalla foga dei cavalli e dai folmini del cannone_ Guerra popolare non può definirsi in giusta battaglia. Molto sangue straniero bagnò un tempo queste terre, moltissimo le bagnerà quindi innanzi se sarete concordi, intrepidi, perseveranti_ Rammentate, vedete quei monti inaccessibili, quei folti boschi accennanti a strade e paesi; questi sono i propugnacoli che ci diede la provvidenza. Di là dobbiamo fulminare i Francesi, discendere ad insidiarli, a preciderne i viveri e le munizioni, e poi offensori, inoffesi, rapidi, sottrarci in sicurezza_ Per tal modo, sfinito, menomato l'esercito, per disperazione fuggirà; ovvero il fugarlo tornerà agevole pugnando con lui il clero, la plebe, la nobiltà, regie squadre, alleati inglesi, fuoco di castello, flagello di mal.mia. Ma la guerra prima, orrenda deve farsi a coloro che ai tempi dell'empia infame repubblica si sono a noi fieramente scoperti nemici, ai patrioti, spenti i quali la vittoria ci sarà facile, certa, e sopravvivendo dubbiosa, dif:_ fìcile, perché scaltri e periti dei luoghi saranno guida alle forestiere squadre e veementi eccitatori, opporranno insidie ad insidie e renderanno accessibili i nostri ardui ricoveri. Spie, delatori, sicari a Re Francesco (*), osano chiamarsi patrioti quando per opera loro svanisce ogni apparenza di patria. Sotto questo Re, N apoli avrà vano titolo di Regno, effettiva miseria di provincia. Non contenti dello spoglio, alle confische, agli esili, alle morti de' suoi borhoniani onoraci, abusando le parole ci chiamano brigallli a contaminare la nostra fama. Noi briganti! Scuotere il giogo straniero, restituire al trono il legittimo Re, e ciò per rialzare gli altari, correggere la morale, riordinare lo Stato a nazionale indipendente regime, sono scopi di nostri voti, di nostre opere, di nostro pugno_ Armeggiare a torme per decreti e ordinamenti di verace costituita potestà, cooperare coi regolari, sono i nostri mezzi, giusti, quanto è giusto respingere nemico col quale ogni modo ed eccesso di combattere torna onesto, se aperta la guerra.
C. Cesari, Memorie Storiche Militllri, l , 1911 , pp. 182-83. (*) ossia "francese", cioè Giuseppe Napoleone.
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Tab. 111 - Forze contrapposte a Maida - 4 lu.rdio 1806
FRANCESI INGLESI Commandanl: Gcn. Div. Jcan L. E. Reynier C. in C.: Maj. Gen. Jolm Stuart Chef d'E. M.: GB Franceschi Ddonne C. or Staff: Buubmy Slima Halaillons H1iga<les Baualious Effettivi Dri gadcs I er légère (2) 2.400 T,ighl Bdc Sicilian Volunl. 100 Compèrc 42" dc tigne (2) Corsican Rangcrs 172 (Gauchc) (Kcmpl) 704 (Righi) Light Dn (Kernpt) (2 mounlain !!Ulls) (,00 I V, lcr Suisse (I) 2.i78Lh (Macleo<l) 738 Peyri 2ncl Bdc 6::l() (Ccnlrc) I " Polonai.s (2) 900 1,81 st (Plenderl.) (Adand) (2 p. cle monl.) (Cenlre) (3 mounlain g11115) Tl' légère (2) 1.200 lsl Bde Grcuadier Du 732 Digonncl 781 ( l)roìle) (2 p. de mont) (Cole) 112711' (Smitl1) (Lert) (4 mou11tai.I1 gurn) 3"1 Bde 1158th (Johnston) 576 287 (Oswald) Waucwil.lc (Rcscrvc) (2 mounlain guns) 9 halaillous 5 .100 Tufantry 7 battalions 4.720 Infanlcric !I: 201h Fool (Ross) 624 - C:,1 v,1lcrìc 'J' cha sscur.; :mo Cavalry None Arlill.c1ic -1 pièces dc 1110111,tgue Artillcry 4 six-poumls, 2 howìtzcrs (ccnlrc cl gauc.:hc) (Lcmoìne) 11 four-pds mouut. guus I .i ghl Hn: 7 Lìghl cics (201h, 1127th, li35th, l ,58th, l,61'1 1181st, Wallcwillc) e I Flank Coy (35'"). Grcuadicr Do (O 'Callaghan ): 6 cics (201b, 1,271h, 1d5lh, 1,581h, 1,81st, Wattcwillc ). * entrato in linea verso la fine della ballaglia. Stato delle forze inglesi (Stuart, Blmb111-y) : 4.795 escluso il 20th Foot. Altre forze inglesi: Messina e Milazzo (gcn. Bruderick): 1 e 2135th, l16lsl, C hasscurs Ilrilanniques, 20th Llghl Drngoons. C apri: 5 cics Corsicau Rangcrs. Forze francesi in Calabria: 3 1 maggio (Rcynicr): 9.240. 1° luglio (Oman): 360 ufficiali e 8.831 uomini (di cui 6.440 a Maida.) Forza della fanteria francese in Calabria secondo gli effettivi d ei reggime nti che ri sullavano al ministero della gucna di Napoli: 8. 111 ( l er légèrc I .,IB7 - 23e légère I .S23 - 42c dc tigne 1.487 - lcr polouais 2.528 - !Vi lcr suisse 630). Stima delle forze di Reynier a Maida: Oman 6 .440 (5.690 fanti, 328 cacciato ri, 373 cmmonicri ); Archivcs Nat. 5 .360 inclusi i maiali ; Bcrlhicr 5 .0 50.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICllr. ( 1806 - 181 5)
Tab. 112 - Ra1J1Jresaf!lie francesi in Calabria, JJasilicala e Salemitano ( I ROfi) Data 09.0:-J.()(, 3 1.03.()(, 04.()4_()(, i\ p1ilc 21.05.0(, 21.05.06 04.07.()6 06.07.06 ()80706 15.0706 16.07.06 24.07.06 25.07.0(, 26.07.06 29.07.06 02.fl8.0(, 03.(l8.0(,
Paese o località
Morano (CS) Sovcrìa Mannelli Martirano (CZ) Savelli, Cassano Pedace (CS) Civitella Tronto Marcellinara (CZ) Schipani (CZ) Isola C. Rizzuto C.assano (CS) Tiriolo (CZ) Sicignano (SA) S. P1ctro (Si\) 0 1tro (CZ) Stron~olì (CZ) <:ori !!li ano(< :s) Cùccaro V. (Si\) m OK06 r :1llfito (SA) 03.08.06 Roccag1oriosa 05.08.06 Torraca (SA) 08.(l8.()(, Lauria (P/.) I l.(l8.0(, Frascineto Porcile 12.08.0(; S. Has1lc (CS) 17.08.0(, Pedace (:S) 19.08.0(, S. ( iiovanni 1-'iore 2 1.08.06 Chiesa S. Lorenzo 2 1.08.06 Pedivigliano (CS) 24.08.0(, Grimaldi (CS) 30.08.06 Acri ()J Jl').06 Cmn erota (SA) 02.09.06 Vibonati (SA) 24.09.06 Sora (ffi) 29.09.06 ( '.api strano (CL) 29.09.06 Ccntrachi (CZ) _ 29.09.06 Chìaravalle rCZ) 29.09.06 S. A ndrea (CZ) 05.10.06 Cicala (CZ) 06.10.06 S. Pietro Guarano 15.10.()(, Acri (< :S) 16.10.06 IJm!!ohucco (( :s) 27.1 2.06 lJmgohardi (( ~/,)
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Generale respo nsabile e truppe Revnier (soldati sbandati) Verdier (Col. mobile L1ffon) Verdier (Col. mob1le Ltffon) Vcrclicr (colonna mobile) Vcrdicr (colonna mobile) Saint Cvr (durante l' assallo) Reynier (]Viler suisse) Revnicr Rcynier Verdier Rcvnicr M ermet (1152c) Mermet (I152' + altri) Rcvnicr Rcvnicr ( lcr Iégère) Rcynicr (42c dc ligne) - - M ermet (flatt. Caraffa e Donelli) Merrnet matl. corso<icntili) Mcrmct (Batt. corso) Gardannc (2')e, 52e, 1° le~g. nap) Masséna (cp scelte 52c, cor~_) _ _ Reynier (corsi) - -Reynier (corsi) Rcynicr Reynier Reynier M ennel? Reynier Reynier L1marque (guardia reale nap.) I ~1mar,1uc (iwardia reale nao.) d ' 1-'.spagnc ( 10c dc !ìgne) I ,ucollc (Rés. ( ìren. - 22c légère) I ,ucotte (Rés. Grcn. 22e légère) I ,ucoUe (Rés. Grcn. - 22e légère) I .ucolle (Rés. Circn. - 22e lé gère) Franceschi Ve rdier (eccidio vo11.1 52e) Verdier (corsi- Il52e) - Verclier (corsi - li52c) Verdier ( col. mobile l3crthelot)
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LA RESISTENZA ( 1806- 1815)
Tah. 113 - Forze nel Frine. Citra, Basilicata e Calabria (6110 agosto 1806)
Corps d'expéditions des Calabres ( IO aj!osto 1806) Comm. cn chef Mar. Masséna C; H Franccschì I). Chef d'E. M. Dumares1 Adjudant Com. Ad_judanl Com. C'hameau J\djndanl C:om. hiurnicr Divisioni o Brigale Uff. gemo Crl) Rcynicr Sèbe- Delphin GB Digonnet 'J'cn. C:oscnz CìB Peyri (;iJ Comf)èrc (ìl) Vcrdier -
Comm. dc l'art. ( ~ornm. <lu génie
Offi e i crs du géni c C. Ordonnateur
<iH Mosscl Col. f'. Costanzo Hcauforl - Courb,tyre Colbert Emmcry, Lepondre Dislocazione Cassano Cassano Cassano Cassano Cassano Cassano Cassano c·assano C:astrovì Ilari Castrovillari CastrovillaJ"i
lnsp. des revues Truppe ler légèrc (2) '1-2c tic tigne (2) 2.1 ' légère (2) 9' chasseurs (-) 14" légère (2) l" Polonais (3) !Vi l " Suisse ( 1) I)ét. 'Jc chasscurs 22" légèrc (2) GO Gardannc <iH Vinlimìllc "I" 29c dc lignc (2) ];52c dc lìgnc (Peyri) GB Donzelot I .agoncgro GD Debcllc Cap. Lorenzo L 52c dc lignc (I) 111° lcgg. nap. (l) 1.agoncgro (Lliv. Uardanne) Montcmayor Lagoncgro 29' dragons GD Mcrmcl Légion Corse (3) Castrovillari I02' dc lignc (2) Caslrovìllari Cast.rovillari 7" dragons Cìl3 L ucotte Réserve grenadiers Castrovillarì Effettivi dei Reggimenti ll1VJali da Napoli in luglio: l; l4e légère 730 - 22c légère 1.527 Légion Corse 1.741 -t 29c dc ligne 1.481 - S2e de ligne 1.361 - \02e de ligne 1.343 -1° leggero napoletm10 (6.1 ufficiali). I corsi su 3 htg, gli altri su 2. t morto di malattia il 2 settembre all'ospedale di Cosenza . 10 pezzi da campagna (4 da sei, 2 da quattro, 2 ohici da sei polltci, 2 obici da 5.G) 7 pezzi da montagna da quattrn libbre. Réserve (6 agosto 1806) 2000 garde royale Viesti Garde Roy;ilc 400 dragoni Viesli 2 pezzi Viesti c;n I~1marquc l; 14e légère Laurino 4tx) dragoni Laurino I O leggero nap. (800) Laurino L1uri110 2 TJCl'.Zi 6' de ligne S. Lorenzo l'adula Col. Dufour ~ dragoni (200 app.) S. Lorenzo l'adula I leggero nap. (400) s. Lorenzo l'adula 2 pezzi O
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE N A P_,O"'L"'E""O"-'N'-"lC"'-H-'-'E'--''{-'-l-"'8"'06,,_----'1"'8"'15,,,)'-------
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Tab. 114 - P roiet pour l'emplacernent de l'Armée de Na11le8 (Napoleone 20.8.06) A vanl-f.!arde de l'Armée de Skile Divisions
Ré11.imenls lli1me Chass 14e 29e 6c 23c 52e Corses lOe 4e 23e 20e l " napol. lOle 16e 102c 3 D1iga<les (7°, 23°, 24°, 28°, 29•, 30~, 6 pc7.zi , 12c Jégère.
l lé2ère
le - REYNlliR 2e-VERDfER Jc - GARDANNE (Réserve) MERMET , (Rés. Drngons)
Quatiier Général Reggio Cosenza
Emplacement Da S. Euièmia a Marina Catanzaro D opo Cotronc
Cassano
Con lì ne della Calabria Da Auletta a Rotonda a mezza giornata l' una dal! 'altra
Troupes de l'I11térieur Divisions GlRi\RDON
D'ESPJ\.GNF. NAPLES
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GAETE PESCARE POUlLLE
CAPOlrn
Régimcnts Garde Ruyale à pied/chcval 6° - 62c dc li gne 2'' di linea italiano l e, lé!!ère - le' et 42··· 1i 2ne l e, I'olonais - Ie, Suisse I napoletano - l htg corso 0 ') - 2.5c Chasseurs Piunniers No1rs Ré11. La Tour d 'Auvernne 3° <li linea italiano Cacciatori a cavallo italiani 5° di linea italiano Dragoni Napoleone l O cacciatori a cav. naooleta no Dép6t Général de I'Armée
Emolacements Salerno
A deux heures <le Nanlcs Gamison
(ìarnison
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Garnison Taranto - Corrispondenza Taranto ( :ass ano e viceversa
Garnison
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1,\ RESISTENZA ( 1806-181 5)
Tah. 115 - Corpo di ~pedizione in Calabria (9 settembre 1806) Dislocazione Divisimù Re 0 •:-irn.enti Cosenza - Bisignano I ,égion Corse VERDIER 14c Jégèrc - 52° dc ligne Rossano - Cassano I cr Polonais - 2':f dra!!OllS Castrovillari - I ,agoncgro 1e, lé_gère - 42c dc li!mc Sciglianu e Rodiano (CS) MERMEf Nicastro - Sambiasc GARDANNli 29° dclignc Maid,1-Filadelfia - Pizzo I 02c dc li_gnc 23" légère - IV; le' suisse Milclo RJ!YNIER 9" chasscurs Monleleonc LUCOITli Réscrvc grenadiers 22" légèrc - 7'' drn!!ons RINFORZI ARRIVATI IN O'ITOBRE: !Oc dc li1,,'l1c - J4e diasseurs FOR7...,A AL 1° novcmhre: 12.000 (950 morti o feriti, 772 mo1ti di malallia, 270 dispersi o prigionieri, 2.146 negli ospedali, 7.862 presenti).
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LE DUE S1c1ut NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 "-"--_,1'-"8'-'-l"-'5)c__ _ __ _ _ _ _~
LA RESISTENZA
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LA Rf.51STENZA ( 1806- 18 15)
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L'ULTIMA IMPRESA
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Marcia verso I'Abruno (6-18 settembre 1606) Ritira.te. da. Sora e fugft verso Salerno (24 $ettcmbre- l 0 novembre)
Posizione delle forze francesi
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( I 806 - 1815)
LA RESIST~NZA BORBONICA (._,, 1806 ""'---- l'--"8_._,,IS'L)_ _ __
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12. LA GUERRA PENINSULARE (Settembre 1806 - Settembre 1808)
A. Autunno di gu,erriglia (settembre - dicembre 1806) La situazione in Calabria e il richiarno di Masséna rionfatore della guerra continentale, affa.~cinato dalla strategia globale, Napoleone sottovalutò la "guerra asimmetrica" opposragli dagli inglesi e le diA-ìcoltà create dalla guerriglia. Appare anche da una lettera scritta il 1° marzo 1807 da Oesterode al re Giuseppe, in cui ritìutava ogni paragone tra la durezza della campagna della Grande A rmée e quella della guerriglia nell'Italia meridionale.
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ln realtà i successi rii; ortati nella prima settimana di settembre (la ripresa del Cilento, l'avanzata a Monteleone e il controllo dell'istmo di Catanzaro) non modifìcavano la situazione di stallo in cui si trovava non solo il I corpo in Calabria, 1na l'intera Armée de Nap!es, a causa della guerriglia alimentata dalle isole e dai punti i.n mano agli angloborbonici (Capri, Maratea, isola di Dino, Amantea, Scilla, Reggio e Cotrone). Il 27 settembre, mentre falliva un secondo attacco ad Amantea, arrivò a Montdcone Compère, liberato per scambio dalla prigionia: smentì tutte le speranze nate da false voci sull'arresto di Acton (in realtà il suo allontanamento dal governo, in agosto, aveva rafforzato il partito bellicista), sulla partenza della regina per la Germania e sull'imminente rinuncia dei Borboni al trono di Napoli. Anche la speranza di poter ricevere truppe fresche dalla Francia fu delusa daJla notizia, arrivata a Cosenza il 2 ottobre, della guerra con la Prussia (scoppiata il 21 settembre). Un reggimento (ler de ligne) e uno squadrone (14e chasseurs) giunse-
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOL[ONICHE { 1=806~'-~1~8~15~)~-~
ro in ogni modo da Napoli in settembre, riportando i presenti del I corpo a 12.000. Il rapporto del 1° novembre indicava però 2.146 ospedalizzati e ben 1.992 perdite, di cui 950 morti o feriti in combattimento, 772 morti di malattia e 270 dispersi o catturati. Le perdite si riferiscono probabilmente al solo trimestre agosto-ottobre, ossia a partire dal momento in cui Masséna aveva assunto il comando del I corpo. Se si aggiungono i morti di Maida (500) e i prigionieri in mano inglese al 18 settembre (2.732) si vede che il precario (e strategicamente inutile) controllo della Calabria era già costato l'equivalente di una divisione. Presa Maratea e richiamato per la campagna di Polonia, il 12 dicembre Masséna poté finalmente rimettere il comando del I corpo a Reynier e partire da Monteleone, portando con sé 620 soldati scelti (180 granatieri del 29e e 52e de ligne, 290 volteggiatori e 100 carabinieri del lcr e 22e légère e la compagnia delite del 29c dragons). Acclamato il 28 a Napoli, il 12 gennaio partì per Parigi um l'incarico di comandante dell'Ala Destra deUa Grande Armée in Polonia. In sei mesi, solo a Cosenza, erano stati impiccati 230 borbonici. Riassunto il comando, il 14 dicembre Reynier concesse il perdono a chi deponeva le anni, esclusi i capimassa, offrendo l'arruolamento nei "corpi franchi calabresi". Al 15 dicembre il I corpo aveva 8.405 presenti, inclusi 61 O corsi, 600 polacchi, 300 svizzeri e 185 cacciatori a cavallo, ripartiti quasi a metà tra le due province (2.250 a Cosenza, 915 a Nicastro, 740 a Castrovillari, 680 a Monteleone, 665 a Seminara, 650 a Pizzo, 650 a Catanzaro, 560 a Scigliano, 400 a Soveria, 255 a Mileto, 240 a Nicotera, 210 a Bisignano, 70 alle Serre e 60 a Tropea). Esponiamo adesso la cronaca della guerriglia, suddivisa per provincia.
l Principato Citra e Basilicata
Le incursioni dall1sola di Dino e da Capri (5-12 settembre)
Già all'inizio di settembre Smith aveva approfittato dell'avanzata di .Masséna su Monteleone per molestare nuovamente le ,-etrovie del mare-
LA RESISTENZA BORBONICA ( 1806- 1815)
sciallo. Il primo obiettivo fo Mormanno, paese di confine tra Calabria e Basilicata, dove l'odio antifrancese era alimentato dal timore di perdere i proventi del contrabbando. La plebe insorse perciò contro i patrioti e aprì le porte a Necco, arrivato dall'isola di Dino: tuttavia alla comparsa di Peyri, arrivato da Castrovillari con 500 regolari e 150 civici, gli stessi contrabbandieri mutarono partito e assalirono alle spalle i borbonici, che si salvarono a stento abbandonando i due cannoni che avevano piazzato alle estremità del paese e il ricco bottino preso nei paesi costieri. Peyri proseguì poi per Lagonegw, sbloccando Dehelle nuovamente minacciato dai 1. 500 uomini di Guariglia. l..:11 settembre il colonnello Ruffini, comandante della Sinistra del Golfo (di Napoli), inchiodò sulla spiaggia di Positano uno sbarco di 100 galeotti appoggiati da 4 cannoniere di Capri, costringendo Gamarddla e il Sordo di Praiano a reimbarcarsi con 30 morti e 5 prigionieri. ln compenso la diversione nella penisola Sorrentina cosLrinse Espagne a sospendere l'attacco progettato contro l'isola di Dino. Nuovi tentativi furono compiuti nella seconda metà di settembre da Lamarque ed Espagne. 11 Monitore Napoletano del 3 ottobre riferiva compiaciuto che il 29 settembre il colonnello A. Pignatelli Cerchiara (l'ex comandante del Principessa fanteria catturato a Campo Tenese e tornato a Lago negro in agosto col l leggero napoletano) aveva espugnato Torraca, dove si erano trincerati 900 tra insorti locali e massisti sbarcati da un legno siciliano, e ne aveva fatto "orribile macello", menando poi strage anche di quelli che cercavano di raggiungere la spiaggia. ln realtà il 25 settembre e il 5 ottobre Pignatelli aveva per due volte tentato invano, da Maratea, d i attaccare l'isola di Dino, ben protetta da 5 cannoniere sicilianl'. e dalla fregata Minerva. O
Lo sbarco a Sapri e la ritirata a Maratea (15-24 ottobre) Nell'isola giunse da Palermo anche il maresciallo Roscnhcim, per dirigere uno sbarco a Sapri, efl-èttuato il 16 ottobre da Guariglia, Stoduti e altri capi minori con 1.200 volontari. I3attuto un fl'.parto del 1° leggero napoletano accorso da Torraca (che perse 8 ufficiali uccisi o feriti), i massisti espugnarono il paese dopo ere ore di combattimento, catturando 94 png1onien.
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LE DUE SICILIE NELU GUERRE NAPOLWNICHE (_,_,18,,,,06"'-------_,_,18,..,_l,,_,_51_ __ __
I massisti si spinsero alle porte di Vallo, ma il 21 forono battuti a San Biase e si ritirarono ben 25 km a SE (a Caselle in Pittari e Morigerati). Il 24, rimasti a corto di viveri e munizioni e appreso che stava arrivando l' avanguardia di Lamarque, comandata dal capobattaglione delle guardie provinciali Gaetano Bellelli, si ritirarono a Maratea.
li ritorno di Mandarini dall'isola di Dino a Maratea (28 ottobre) La notte del 27-28 ottobre un fortunale danneggiò gravemente i barconi ormeggiati all'isola di Dino: una feluca colò a picco con 30 marinai e un fulmine spezzò l'albero della fregata Minerva, che ruppe gli ormeggi e fu trascinata in alto mare. La flottiglia dovette tornare a Palermo per riparare le avarie e Mandarini, temendo di restare isolato durante la stagione invernale, decise di tornare a Maratea con la popolazione e di chiudersi coi massisti nella rocca (un gruppo di case fonifìcatc in parte collegate da una muraglia).
TI consiglio di guerra includeva i tenenti colonnelli Rocco Stoduti e Raffaele Falsetti, il 1° maggiore Antonio Guariglia, il maggiore Giuseppe Necco, il capitano Francesco de Cusatis, Carlo Pianese (incaricato degli affari segreti del re), il tenente di cavalleria Gregorio De Lieto e Luigi Maria Leo, assessore con voto. Cinnante, Dc Rosa e De Sio comandavano i corpi volanti, formati dall'unione di varie masse, tra cui quelle di 'fommasini, Brando, Gugliotti e Lombardi. Il presidio disponeva anche di artiglieri inglesi.
Sbarco a Policastro e blocco di Camerota (7 0-15.XI)
Nel Vallo di Diano operavano ancora De Rosa e Santoro. Costoro collegati a Sanza e Buonabitacolo coi partigiani del C ilento - erano accampati a 3 km ad O di Padula (a Sassano e San Giacomo) e scorrevano di continuo i paesi sul lato occidentale del Vallo (da S a N : Piaggine, Sacco, San Rufo e Sant'Arsenio). In tutto il Vallo il governo giuseppista controllava solo Atena Lucana e altri tre paesi presidiati da 230 regolari (1 50 a Padula, 30 a Sala Consilina e 50 a Polla). Per prevenire l'imminente offensiva su Maratea, Mandarini foce com-
LA RESISTENZA BORBONICA (1806-1815)
piere un attacco diversivo nel Cilento e rinforzare la guerriglia nel Vallo di Diano. Imbarcati allo scoglio <li San Nicola un migliaio di volontari calabresi, con pochi soldati e qualche cannone, il 10 novembre Guariglia, Stoduti e Tommasini sbarcarono a Policastro e bloccarono Camerata, difesa da 100 francesi, mentre Tommasini raggiunse De Rosa e San toro e il 15 saccheggiò Diano, difesa solo da pochi corsi, ritirandosi all'arrivo della guarnigione di Padula.
L'investimento di Maratea (27 novembre - 4 dicembre)
Il 26 e 27 novembre Mandarini ricevette a Maratea ordini da Palermo di riprendere le operazioni anche in Basilicata tagliando le comunicazioni nemiche. La situazione reale era però ben diversa da quella immaginata a Palermo. I francesi avevano rinviato l'offensiva su Maratea e Ama11tea i11 attesa che la 1.itagio11e i11ver11ale impeclisse alle 11avi nemiche di soccorrere le due piazze e ora Lamarque era in marcia con 4.000 uomini, 1 cannoni e 1 obice per eliminare la spina che minacciava le comunicazioni con la Calabria. Arrivato proprio il 27 al campo trincerato di Lagonegro tenuto da Pignatdli Cerchiara, il 28 proseguì per Policastro e Sapri e il 29i la colonna del maggiore Guye (comandante interinale del Real Corso) sbloccò Camerota uccidendo 100 massisti e proseguendo subito per Maraiea. Mara tea contava 4.000 abitanti e 3.000 difensori, inclusi quelli rientrati dal Vallo di Diano. 11 consiglio di guerra riunito lo stesso 27 da Mandarini destinò 1.200 uomini alla difesa del castello, 1.000 con Necco all'avamposto del Castrocucco e 800 (imbarcati su 1 cannoniera e 3 sciabecchi governati da Agostino Mosca, Falsetti, Vincenzo Culotta e Carlo Pianese) per mantenere le comunicazioni con la squadra inglese e approvvigionare la piazza di viveri e munizioni. La piazza fu investita il 4 dicembre: i francesi avanzarono su tre colonue, la sinistra lungo le falde della montagna contigua al castello, il centro per la strada che conduceva al paese inferiore, la destra ad aggirare il castello per la valle di Santa Maria. Pignatelli fu richiamato da Sapri e si attestò coi 500 napoletani alla strada di Trecchina per fron. teggiare Necco.
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L'assedio di Maratea (5-9 dicembre) Lamarque pose il quartier generale nel convento dei Minori Osservanti di fronte al castello, Camus dalla parte opposta, per dirigere l'attacco dal lato meno accessihile. Due pezzi forono messi in hatteria sull'altura di Mantinia e a fatica si issò un obice sulla roccia della Suda. Si fecero poi venire da T,agonegro altri 2 pezzi da dodici per battere k mura e i due torrioni ai lati della porta, che erano stati minati e muniti di feritoie. Respinta l'intimazione di resa, iniziò il fuoco. Per risparmiare le scarse munizioni i difensori fecero ricorso anche ai sassi, facendoli rotolare sulle truppe attestate ai piedi della roccia. I ,a compagnia di Scigliano, comandata da Tommasini, si specializzò nel togliere le spolette alle granate nemiche per impedirne l'esplosione. Il 6 comparve al largo una divisione siciliana (fregate Minerva e Sirena e corvetta Aurom) coi trasporti occorrenti per imbarcare la guarnigione. La notte del 7 dicembre la flottiglia esterna tentò uno sharco alla spiaggia di Tlicini (Licini): la piazza era però troppo lontana per poterlo appoggiare con una sortita e i francesi accorsero alla spiaggia. A giorno inoltrato Necco e Falsetti riuscirono a sbarcare con 40 uomini, ma furono respinti con molte perdite. Visto che era ormai impossihile imbarcare la guarnigione, la divisione borbonica fece vela per la Sicilia (si disse che la decisione sarebbe stata influenzata dallo zio di Mandarini, Luigi, capitano di uno dei trasporti, furioso col nipote, tanto sciocco da aver abbandonato il sicuro rifugio dell'isola di Dino per intrappolarsi in terraferma). Anche i francesi avevano subito gravi perdite e Lamarque rinnovò perciò l'intimazione. Mandarini chiese condizioni onorevoli e il generale, non avendo l'autorità di accettarle, promise di trasmetterle al re e accordò una tregua in attesa della risposta. Durante la notte fece però esplodere una mina, con l'unico risultato di far riprendere il combattimento. Deciso l'assalto generale all'alba del 9, durante la notte i francesi tentarono di approntare una seconda mina alla porta del castello, ma furono scoperti e mitragliati dal cannoniere Luigi Coppola: i difensori fecero una sortita catturando molti prigionieri e i barili di polvere portati dai francesi. Perduti così altri 200 uomini, all'alba Lamarque chiese una tregua per raccogliere i feriti_
LA RESISTENZA BORBONICA ( 1806~1815)
La resa di Mamtea e !ti sorte dei difensori (10-15 dicembre)
Durante la tregua Mandarini riunì a Palazzo Siciliani il consiglio di guerra (Piancse, De Lieto, Stoduti, Guariglia e De Cusatis), che approvò la sua proposta di rinegoziare la resa, stipulata il 1O con Lamarque. Agli ufficiali fo concesso di andare in Sicilia o restare al di qua del Faro, ai paesani e ai volontari (riconosciuti legittimi soldati borbonici in virtù del dispaccio reale del 12 agosto) di tornare a casa con carta di sicurezza segreta firmata dal generale, previo solenne giuramento di non prendere pii1 le armi contro re Giuseppe: nel fìrmare il documento, Mandarini aggiunse per iscritto che giurava "altresì di non servirlo giammai". In seguito Mandarini, Guariglia e Tommasini furono invitati a Lagonegro da Lamarque, che li accompagnò poi a Napoli da Saliceti. Il ministro espresse loro l'ammirazione d el re per i prodi, fedeli e umani difensori di Lauria, Dino e Maratea, con l'offerta di entrare al suo servizio. Mandarini rimase però fedele al suo doppio giuramento: attraversò 1a Calabria portando con sé la bandiera borbonica e giunto a Palermo fece rapporto alla corre. Ritiratosi a Cefalù aperse un negozio a vantaggio dei poveri del paese e di parecchi emigrati e alla restaur:-1zione fu nominato intendente di Calabria Citra. Elusa la sorveglianza d(ila polizia, Rocco e francesco Stoduti riuscirono quasi subito a raggiungere la Sicilia. Guariglia scontò con otto anni di detenzione a Fenestrelle l'aver rifiutato il grado di capitano. Lo accettarono invece Nicola Tommasini, Pasquale De Rosa, Antonio Gugliotti e Luigi Costa di Eboli, trasformando le rispettive masse in altrettante compagnie di guide riunite poi nel corpo dei cacciatori di montagna del Principato Citra, comandato da Gerardo Curcio di Polla. Alla fine del 1807, dopo varie vicende, fìnirono però quasi tutti per disertare e fuggire in Sicilia. Maratea entrò anche fra i primi allori del giovane esercito italiano: vi presero parte infatti anche una compagnia d'artiglieria italiana e il 2° di linea comandato da Pietro Foresti, segnalandosi per "bella condotta" e gravi perdite. Furono citati per ricompense gli ufficiali Donegani, Olè e Magri di fante ria, Lirelli d'a rtiglieria e Ceracchi del treno e 34 tra sottufficiali e soldati. Le fortificazioni del castello furono d emolite dal generale Camus. In compenso Costanzo eresse due batterie all'isola di Dino e all'i. soletta di Circlla.
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11 Calabria Citra
L'attacco di Alice su Scigliano (19-20 settembre)
I prigionieri catturati da Franceschi nello scontro del 15 settembre a Mai da (v. infra, Calabria Ultra) furono condotti nei rispettivi paesi per la pubblica esecuzione. Il 17 furono fucilati a Rogliano i tre fratelli Gabriele, il 18 toccò ad 8 volontari di Scigliano. Questi ultimi furono però vendicati dal contadino-capomassa Alice di Cannavali, che il giorno prima aveva minacciato di attaccare il paese se non fossero stati liberati. 11 presidio, comandato da Digonnet e forte di 500 regolari, si fece prendere di sorpresa dall'attacco di Alice, sferrato da tutti e 4 i rioni del paese: parte dei francesi si ri tirò nelle rovine del castello, gli altri, con 2 cannoni, a Monte Stornello. A salvare la situazione Furono i patrioti guidati da Pallone e il contrattacco di Fournier, con civici e regolari, nel rione Lupia. Alice si ritirò indisturbato con una sola perdita (un prigioniero, subito impiccato); non riuscì però ad impadronirsi <lei tesoro dell'armata, di passaggio a Scigliano (rimandato indietro da Masséna, arrivò a Cosenza il 20 settembre, non senza aver subito un secondo attacco alle porte della città).
La seconda Jpedizione (Verdier) su Aman1e,1 (27-2R settembre)
Collegata a Maratea, Amantea era la spina principale nel fianco sinistro francese. Dopo il primo tentativo abbozzato a fìne agosto da Reynier, Verdier ne effettuò un secondo più diretto il 27 settembre, con 2.000 uomini (ler de ligne, 22e légère, civica cosentina di P. Abbate e P. Firrao) e 2 pezzi leggeri. Il generale portò con sé I ,uigi Amato, già capitano borbonico a 'folone e colonnello a Otricoli, poi ufficiale repubblicano e francese e colonnello della gendarmeria giuseppista, originario di Amantea e amico di Mirabelli, nella speranza di convincerlo ad arrendersi. Non volle però rinunciare a tentare l'assalto della bicocca, malgrado le obiezioni del colonnello del ler Desgraviers Berthelot, che eseguì l'ordine solo per dovere di obbedienza. Falliti tre attacchi con forti perdite, l'indoman i (28) Verdier tornò a Cosenza, mentre Amantea festeggiò la vittoria Fucilando 7 presunti patrioti. Il 30 l'alfiere Raffaele Stocchi, a.iutante <li Mirabelli, andò a prendere rifornimenti a Pietramala e poi altri maggiori direttamente a Messina.
LA RESISTENZA BORBONICA ( I 806~ 1815)
La strage di San Pietro in Guarano (3-6 ottobre)
ll 3 ottobre, inviati a requisire paglia per i materassi a San Pietro in Guarano (10 km a NE di Cosenza) e affrontati dai massisti di Giuseppe Cozza e Giacomo Ferrari, i volteggiatori del 52e de ligne irruppero in paese uccidendo 2 insorti e fucilando un prete. Formaci poi i fasci d'arme si diedero a scoperchiare le case per prendere la paglia e ahhassarono la vigilanza, facendosi così sorprendere dalle masse di Pedace (Lorenzo Martire), Spezzano Grande (Salvatore Amantea) e Rovico (Serafino Clemente). Furono massacrati quasi rutti: il tenente Valleris, imbottigliato nel precipizio di Cucchiaro e costretto ad arrendersi, fu arso vivo insieme ai suoi 22 uomini. Si salvarono solo il capitano Deguisans e altri 3 o 4. La rappresaglia fu effettuata il 6 (o il 1O?) ottohre da Verdier, con 2.000 francesi e patrioti cosentini comandati da Pasquale Ahhate di Cribari: il paese fo dato alle fiamme incluso il Santuario della Madonna e perfino Vcrdicr ccrcÌl di frenare il s,1echegeio e {jli eccidi commessi dai bravi borghesi.
L'attacco ai paesi giuseppisti: a) Aprigliano e Acri (J 2-17 ottobre)
Circa il 12-15 ottobreJe masse di Pedace (Martire) e S. Giovanni in Fiore (Biafora) marciarono su Aprigliano, "di giorno e con pompa militare", inducendo così il capitano Vigna a sguarnire il paese per andare ad appostarsi con la civica (rinforzata da quella delle Piane) a San Cristofaro. I massisti evitarono l'imboscata e arrivarono da un'altra strada, ma il paese fu salvato dai patrioti capeggiati da Guglielmo Calvdli, che resistettero a.I rione Serra e al campanile, cd anche da un temporale che bagnò le cartucce degli assalitori, costringendoli a desistere. Radunati 4.000 uomini a Bisignano, il 14 (15) ottobre Santoro attaccò Acri per vendicare l'esecuzione di tre capimassa. Il tenente d'artiglieria Giuseppe Ferraro si chiuse nel forte col piccolo presidio (12 corsi) e 100 patrioti e non poté impedire ai massisti di fucilare 25 galantuomini. Accorso da Bisignano con 50 corsi e 30 patrioti, il t enente Bagnaninchi riuscì ad entrare nel forte e a respingere un secondo assalto. Riuniti 1.600 uomini (corsi, 1/52e d e ligne, civica), Verdier marciava intanto da Cosenza e, battuto De Michele che aveva tentato di fermarlo affrontando. lo in campo aperto a Carolei, arrivò a Bisignano alle dieci di .scr:1 dd 16
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 - 1815)
ottohre. Le masse si dileguarono, ma una perse 20 morti e una handiera in un'imboscata dei volteggiatori. Frenati saccheggi e vendette, durante la notte Verdier inseguì Santoro a Longobucco e, avendola trovata deserta, bruciò 32 case, fucilò 1 donna e 12 vecchi e il 17 (18) tornò a Cosenza con la bandiera e un prigioniero (in seguito impiccato).
b) l'attacco di De Michele a Paola (7 5-26 ottobre)
Il 15 ottobre, contemporaneamente all'attacco di Santoro su Acri, De Michele aveva attaccato Paola, bloccando i patrioti nel castello e abbandonando la città alle vendette dei borbonici e al sacco dei contadini. Accorso da Castrovillari con 350 polacchi e molti civici, rinfùrzato durante la marcia da 4 compagnie di corsi e lasciate in retroguardia a Montalto Uffugo 60 guardie albanesi di S. Benedetto Ullano e San fili, il 19 Peyri attaccò Paola: i massisti subirono forti perdi i-e, ma , inchiodati i loro 2 cannoni (da dodici e da sette), riuscirono a sganciarsi, ahhandonando cavalli e bagagli. Rifugiatosi con 2 o 3 uomini nel convento dei cappuccini, De Michele riuscì a sfuggire gettando agli inseguitori un fazzoletto pieno di argenteria (non si può escludere che la mancata cattura possa, almeno in parte, essere dipesa da uno scarso impegno dei polacchi, che in quel periodo erano in urto coi francesi per il tradimento delle promesse d 'indipendenza). Lasciati a Paola gli albanesi e i patrioti locali, Peyri attraversò la Sila per riportare l'ordine nel distretto di Rossano (sulla costa Ionica), devastato dalle bande di Re Coremmc che da San Giovanni in Fiore e Cotrone si erano intanto spostate più a N (a Cariati). Fu però respinto e il 23 rientrò a Castrovillari. Verdier distaccò tuttavia da Cosenza un suo aiutante di campo (Lu:l.'l.ien o Lucien) per dare la caccia a Dc Michele coi cacciatori corsi: il 26 lo scovò a San Lucido (4 km a S di Paola) e gli inflisse altre ] 50 perdite.
e) l'attacco di don Chicco a San Fili (primi di novembre)
Ai primi di novembre il capomassa don Chicco, prete di Falconara Albanese (tra S. Lucido e Fiumcfreddo) attaccò San Fili (nella valle del Crati) per "punirlo" ancora (dopo la vendetta sommaria già fatta dai sanfedisti del '99) della fucilata che aveva sfìoraro il tìncrn della croce cardi-
LA RESISl"ENZA BORBONICA ( 1806-1815)
nalizia di Ruffo. Don Chicco marciò con 600 volontari, depredando per via molti armenti e uccidendo qualche mandriano, ma fu respinto dai civici e patrioti, e perfino dalle donne, di San Fili e messo in fuga, con forti perdite, dai patrioti di 13ucita accorsi al comando di Pasquale Gentile. (Proclamato re dalla sua massa, don Chicco fu preso il 29 dicembre, dopo fiera resistenza, dal capitano dei corsi Dario Casalta e 1mp1ccato a Cosenza, coronato per dileggio con una corona di spine).
Spedizione di Verdier su San Giovanni in Fiore (i 0-16 novembre)
11 10 novembre Verdier partì da Cosenza con 3 battaglioni (l/52e, corsi e riserva) per attaccare S. Giovanni in Fiore. Dopo una marcia ritardata da un vallone paludoso, fu affrontato da Francatrippa (G. Pisano) con 800 uomini: dopo un breve combattimento i massisti si sganciarono con la perdita di 17 uomini uccisi sul campo o focilati dopo la cattura. Il paese si sottomise e fu graziato: Verdier free però fucilare 7 civili trovati con le armi in pugno e rientrò a Cosenza il 16 con un bottino di 50 huoi e 150 pecore.
La mancata offénsiva borbbnica su Scigliano (17-19 novembre)
A metà novemhre Pietro Paolo Gualtieri di Scigliano raccolse a Sovcria Mannelli 2.000 volontari (di cui 500 in uniformi bianche col colletto rosso, distintivo del battaglione Cosenza) per attaccare il campo del 42e a Scigliano. Vincenzo Fabiano di Gimigliano copriva le spalle, attestato a Castagna con altri 900 uomini. Loperazione fu però prevenuta dalla spedizione di Franceschi, partito da Nicastro il mattino del 17 con 500 volteggiatori e 60 cacciatori. I massisti si dispersero ali' arrivo della colonna, che passò la notte a Soveria e il mattino del 18 marciò su Castagna. Prima del paese trovò 700 massisti schierati in battaglia, che dopo un breve scontro si ritirarono verso Carlopoli: inseguiti per due ore, persero solo 1O uomini. Tornato a Soveria, Francesch i vi trascorse anche la notte del 18 e la giornata del 19. Intercettata l'intimazione di resa indirizzata da Alice al colonnello Bourgeois, comandante a Scigliano, durante la notte Franceschi marciò su Motta Santa Lucia per sorprendervi la banda dell'insolente contadino,
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spiccando inoltre 200 cacciatori del 1er légère per il colle di Porchia per tagliare loro la ritirata verso Serrastretta e Carlopoli. Arrivato a Motta il mattino del 20, trovò il paese deserto e tornò in giornata a Nicastro.
Spedizione di Verdier su Martorano (17-21 novembre) Il 17 novembre Verdicr ripartì (con corsi, polacchi e riserva) per sorprendere a Lago (presso Amantea) la massa di Marcorano, sfuggita alla contemporanea operazione di hanceschi. All'arrivo della colonna mohile i massisti si erano già ritirati e Vcrdier marciò aHora su Martorano (punita col saccheggio e la fucilazione di civili presi con le armi in pugno), tornando a Cosenza il 21.
Spedizione di Peyri su r:ariati (fine novembre) Respinto il 21 (o 22) ottohre da Cariati, Peyri vi tornò coi polacchi alla fine di novembre. Re Coremme disponeva di 2 cannoni grossi, alcuni cannoncini artigianali (di legno con cerchietti di ferro) e molti buoni focili . Peyri, al contrario, era privo di artiglieria: vani furono perciò i suoi tentativi di convincere il paese ad arrendersi e alla fine dovette desistere e tornare a Castrovillari con gravi perdi te.
III Istmo di Catanzaro e Calabria Ultra
La sconfitta di Papasodaro a M,iùia e Tirio!o (/5-21 settembre) A seguito dell'avanzata di Masséna a Monteleone, il 16 settembre Acton e le squadre di ufficiali inviate a inquadrare i volontari forono richiamati a Messina. 'lì.tttavia Cancellieri e Papasodaro tornarono v ia mare da Palmi, riunirono di nuovo le masse rifugiatesi in Aspromonte e marciarono su Maida per riprendere il controllo dell'istmo e tagliare i collegamenti fra le due Calabrie. hanceschi Delonne, che si trovava al vecchio campo di San Pietro di Maic-b con 300 fanti e 50 cavalieri, li prese abil-
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mente in trappola, fingendo di ritirarsi a Catanzaro e appostando 100 uomini in un fossato a NE dell'abitato. Appena Papasodaro entrò a Mai<la, franceschi tornò indietro per attaccarlo: dopo aver resistito varie ore, all'arrivo di altre due colonne di 200 francesi da Nicastro e da Pizzo i massisci si ritirarono a loro volta verso Catanzaro, cadendo così nell'imboscata e perdendo 300 uomini. Inseguito da Franceschi con 300 fanti e 25 cavalieri, Papasodaro si rifugiò allora aTiriolo, dove fu attaccato <la Camus con 1.200 regolari e civici. T massisti li respinsero per tutto il giorno e a notte, eliminato a colpi di pugnale un posto di guardia, riuscirono a ritirarsi verso l'Aspromonte.
Le operazioni di Lucotte contro Paptlwdaro (25.IX-1 °.X)
Il 25 settembre, forse per sostenere la ritirata di Papasodaro, gli inglesi sbarcarono 400 forzati siciliani tra Gerace e Gioiosa Tonica, che si attestarono a "Castel San Giovanni" (forse San Giovanni di Gerace). Papasodaro non riuscì a raggiungerli, perché fo intercettato da Lucotte (con 300 regolari e le colonne mobili di Soriano e Serra San Bruno) a Capistrano (circa 15 km a E di Montdconc e 20 a NO del bosco di Stilo). Uccisi 150 massisti e saccheggiato il paese, Lucotte inseguì i superstiti a Centrache (patria di Papasodaro) e poi a Cliìaravalle e Sant'Andrea (presso Badolato), tutti puniti col sacco e l'incendio selettivo delle case dei "briganti". Le fonti accennano ad una sconfitta subita dai massisti anche ad Arena (4 km a S di Soriano) , ma non è chiara la sequenza rispetto alle altre operazioni (svoltesi nel raggio di 20-30 km a NE). Ignoriamo le perdite francesi, ma un aiutante di campo di Lucotte fu ferito. Guglielmo Pepe, maggiore della civica, convinse molti ad arrendersi: non però Abramo, capomassa di Gimigliano, sopra Tiriolo, che respinse alteramente ogni lusinga. Il 1° ottobre Luigi Dani, già alfìere del Reggimento Alemagna, fu incaricato di organizzare gli ex-"briganti" in 4 compagnie ausiliarie.
Le operazioni di Franceschi contro Pap.asodaro e Leoneui (2-6 ottobre)
In trattative entrò lo stesso Papasodaro, rimasto con soli 16 uomini: ma riformò il corpo volante a Gasperina (6 l<m a NE di Ce ntrache) e, assali-
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to da Franceschi, puntò di nuovo sull'istmo, inseguito a Squillace e poi nell'alta valle dd Corace, sopra Tiriolo. Pranceschi lo attaccò di nuovo a 'faverna, bruciò Cicala che l'aveva accolto a fucilate e il 6 ottobre tornò a Maida, dove trovò l'ordine di sbloccare Catanzaro che nel frattempo era stata bloccata da Leonetti con 1.500 massisti della Sila e 4 pezzi. Anche in questo caso Franceschi usò uno stratagemma. Elusa col favore delle tenebre la sorveglianza dei massisti, a notte fece entrare in città la cavalleria e appostò la fanteria sul rovescio del campo nemico. A mezzogiorno la cavalleria usd al galoppo piombando sul campo di sorpresa e, fuggendo, i massisti caddero nell'imboscata della fanteria, perdendo 200 uomm1 e tutti i cannoni.
Le operazioni di Reynier contro Papasodaro (22-27 ottobre) Il 22 ouobre, da CaLanzaro, Reynier aveva spiccalo il colo1111dio Le Brecon, con 400 uomini, a riprendere Cropani: visto che gli insorti si erano già rifugiati a Cotrone, T,e Rreton avanzò verso la piazza. Alla vista dei francesi, la piccola guarnigione (50 artiglieri con 3 ufficiali) e le bande si imbarcarono sulla flottiglia, rientrando in città quando la colonna nemica tornò a Catanzaro. Intanto Reynicr era accorso ad affrontare Papasodaro, ricomparso con 1.400 uomini al Piano della Corona. Il 24 partirono da Mileto 500 uomini del 23e légère, seguiti il 25 da Reynier con gli svizzeri e i cacciatori a cavallo. Sottomessa il 27 Bagnara, che aveva rialzato il vessillo borbonico, il 28 Reynier attaccò Papasodaro al Piano della Corona. T massisti evitarono l'im pari combattimento ma 70 forano raggiunti e sciabolati dai cacciatori. Il 25, però, il vescovo francofìlo di Oppido Mamercina era stato rapito e portato a Reggio - attraverso l'Aspromonte - da 150 volontari sbarcati a Gerace dalla Sicilia. Il 26 ottobre Raffaele Di Giorgio fo esonerato dall'incarico di commissario civile delle Due Calabrie e sostituito da Angelo Fiore.
Le spedizioni su Zungri, Gerace e Bovalino (i 7-2 7 novembre)
TI 1 5 ottobre il b rigadiere Cancellieri era stato inviato di nuovo a Scilla "col battaglione volante Calabro <li recente formazione" e 873 fùcili della
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Sala d'armi di Palermo e altri da Messina, per assumere la direzione e il comando '-'dei battaglioni volanti formati e da formarsi nelle Calabrie a nonna del R. dispaccio in istampa del 27 febbraio" (a cura dei presidi De Filippis e Carbonc), mcttrndo ai suoi ordini anche le forze regolari già presenti, ossia il Reggimento R. Sanniti (Nunziante), I 00 cavalieri del V.1ldinia·aara (2° maggiore graduato Giuseppe De Luca), 20 pionieri con un tenente e 4 cannoni da montagna (someggiati). Il 17 novembre Masséna spiccò da Monteleone 350 granatieri scdti pcr dispcrdcrc le masse sbarcate dalla Sicilia (con uniformi bianche e mostre giallc: probabilmente il battaglione Calabro) e quelle che si andavano raccoglicndo sulla cresta di Zungri (fra Tropea e Milero) e disarmare le infide guardic civichc. Appreso che il nemico preparava uno sba rco sulla costa Ionica ddl'Aspromonte, Reynier inviò a controllarla il capobattaglione Pochct, dd 22e légère. Partito il 23 dalle Serre con 300 uomini, Pochct discese la costa per Badolato, S. C aterina, Monasterace e Roccella sino a Gerace. Lo sbarco (200 uomini con petrieri) cbbe luogo il 2 7, più a Sud (a Bovalino, Ardore), ma dopo due ore di combattimento con la colonna accorsa da Gerace, i siciliani si reimbarcarono su 15 feluche, lasciando sul terreno 50 motti, inclusi 3 ufl-ìciali. T francesi ebbero solo 6 feriti, incluso lo stesso Pochec.
La dimostrazione sulla M elia (20-25 dicembre) Riassunto il comando della C alabria, Reynier decise di compiere una dimostrazione contro le forze borboniche attcstatc ai Piani d ella Melia sopra Scilla al comando di Cancellieri. L' operazione impegnava 2. 000 uomini: 400 (22e légère) da Monreleone; 650 (l 02e) con 2 pczzi d a Pizzo; 300 (svizzeri) da Palmi e 6 50 (23e légère) d a Seminara. Cobicttivo era Gallico, 1O km a SO delle posizioni borboniche e 6 a N di Reggio. Prima a muovere fu, il 20 dicembre, la colonna di Mon teleone, puntando su Santo Stefano d 'A~promonte per aggirare l'ala destra borbonica. Il 2 1 Rcynier avan zò a Palmi col quartier generale e il 9e chasseu rs e il 22 p roseguì con le colonne di Pizzo e Palmi per la strada di Sola no, puntando frontalmcnte sulla Melia, mentre la colonna di Semin ata marciava per Santa Eufèmia ai Piani d 'A~promonte, seguendo la prima colonn a aggirante già attcstata a Santo Stefano.
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A mezzogiorno del 22 Reynier si trovò di fronte alle posizioni nemiche, separato solo da un profondo vallone. A causa della fitta nebbia impiegò un'ora ad attraversarlo e non si avvide che il nemico si era intanto ritirato a Scilla. Dovette perciò accontentarsi di un ritardatario ucciso e quattro contadini presi con le armi in pugno e impiccati. Lasciata alla Melia metà dd 102e per osservare Scilla, Reynier marciò su Gallico: l'avanguardia incontrò forte resistenza, ma a sera arrivò davanti al torrente Pentimele. Secondo il rapporto francese, il mattino del 23 furono catturati 5 cavalieri nemici, ma uno riuscì a fuggire. A mezzogiorno arrivò a Gallico anche il 23e e, dopo aver osservato col cannocchiale i borbonici che lavoravano al forte di Reggio, Rcynicr ordinò di rientrare alle sedi. 11 rapporto sorvola sullo scontro avvenuto il 23 e 24 a Pentimele coi Reali Sanniti e i cavalieri del Valdimazzara, che suscitò invece il compiacimento di re Ferdinando: lo storico può ipotizzare che la verità stesse nel mezzo. Incendiate al ritorno le baracche erette dai borbonici al campo della Melia, Reynier rientrò a Monteleone il giorno di Natale. 11 30 dicembre dettava ai suoi colonnelli le seguenti disposizioni: «surveillance plus active du massif de Scilla, puisque, faute d' artillerie, on ne peut pas déloger Ics Anglo-Siciliens dc la pointe. Reconnaissance à conduire vers Squillace. Occupation de Cotrone. lnvestissement d'Amantea, puis de Fiume Freddo».
B.Amantea (dicembre 1806 - febbraio 1807) La piazza, di Amantea Già bizantina, poi angioma e spagnola, gelosa di un'indipendenza garantita dalla fedeltà a lontani sovrani e da prosperi commerci, la piccola Amantea si vantava di aver umiliato tre assedianti, nel 1268 il duca di Catanzaro e nel 1528 e nel 1648 i francesi; e di aver riscattato nel 163032, prima col d enaro e poi con un'eroica resistenza, la sua libertà venduta da Filippo IV di Spagna al signorotto della vicina e rivale Belmonte.
LA RESISTENZA BORBONICA (1806- 1815)
Separata da Belmonte solo dalle alture del Camolo e dalla stretta gola solcata dal Catocastro, l'antica Amantea sorgeva alla foce del torrente a 300 metri dal mare, su una roccia di _50 metri a picco sulla spiaggia. Approdo e sobborgo erano sul lato meridionale, detto del Paraporto. Tremila abitanti, una floniglia e varie famiglie influenti e ben imparentate a Cosenza le attribuivano allora un certo peso nella bilancia della provincia. I ,a difesa cousisteva in un antico muro con due torrioni muniti di 7 spingarde a guardia delle porte laterali e nel sovrastante castello, di forma irregolare, munito di 3 pezzi pesanti, dominato però, dal lato del Paraporto, dal poggio della Canavina, su cui sorgevano il monastero delle Carmelitane e la cappella di San Bernardino. A monte del torrente, a 4 km dalla città, sorgeva il villaggio di S. Pietro e ancora più oltre Lago, avamposto di Amantea e punto di riunione delle masse obbedienti a Giambattista De Michele, auditore di Longobardi e padrone di Fiumefreddo, che minacciava Cosenza dalla posizione di Monte Cocuzzo. Dopo i falliti tentativi di agosto e settembre, i[ 15 ottobre il re aveva sollecitato Masséna a liberarlo fìnalmente di Amantea («je ne puis pas laisser cene position encore enrre !es mains de l'ennem i»). Come nel GL50 di Maratea, l'operazione era stata però rinviata in attesa che la stagione invernale ostacolasse il sostegno navale alla difesa delle due piazze e solo a metà novembre l'ingegner Costi11zo aveva cominciato ad allestire a Monceleone il materiale occorrente, a cominciare da 4 affusti di marina per la batteria di breccia e il ponte di legno sull'Angitola, il più moderno di tutta la Calabria. La terza spedizione contro Amantea ebbe inizio ai primi di dicembre, contemporaneamente a quella di Lamarque contro Maratea.
Il terzo fiasco di Verdier (3-9 dicembre) Verdier partì da Cosenza il 3 dicembre con 1.300 fanti (200 corsi, 300 coscritti della légère e 800 veterani del ler de ligne), 50 dragoni scelti del 29e, 50 artiglieri e zappatori e 100 civici cosentini (Firrao e Abbate), con 2 obici e 2 pezzi da tre someggiati, tutti con affusti di marina. Affrontato lungo lo stretto sentiero dai luogotenenti di De Michele (Giuseppe Mancuso "Parafante", G iuseppe Mele, Vincenzo Presta e Ignazio Morrone) e forzato il passo a l prezzo di molte perdite, a sera la colonna arrivò a Laco. La marcia prosecul il 4, fìanchecciata per le creste,
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a destra dai corsi e a sinistra dalla 12a compagnia del l er, e protetta in coda dai volteggiatori con frequenti scariche contro i punti a rischio di agguato. Poco prima di San Pietro, scelto come base dell'assedio, la colonna incontrò sulle colline a sinistra 1.200 massisti (le bande di Alice, Rosario Nicastro, Paolo Gualtieri, Marcello Lopez e Raffaele Stocchi) che si ritirarono in città con 30 perdite dopo una carica dei coscritti. Il grosso si accampò alla Canavina, coi granatieri in avamposto al convento, corsi e coscritti al Camolo Grande per impedire soccorsi da Belmonte. Il 5 dicembre, mentre si costruiva la batteria sul poggio della Canavina, i difensori fecero una sortita e bersagliarono il convento da una casa fortificata (Sacchi) situata a tiro di fucile. La notte il maggiore Drouet (Droit) occupò di sorpresa il sobborgo col II/ler e all'alba del 6 tentò la scalata, coperta dagli obici e da attacchi diversivi. T difensori concentrarono però il fuoco su quello principale e gli assalitori dovettero ritirarsi con 40 morti e molti feriti. Tn giornata, accortosi che i francesi avevano distaccato una forte colonna per andare a prendere viveri a Cosenza, Gualtieri e Mele fecero una sortita riprendendo parte del sobborgo. Presta, che aveva tentato di intervenire da Belmonte, fu respinto dai corsi e costretto a ritirarsi con 90 perdite, ma a mezzogiorno del 7 attaccò di nuovo e stavolta furono i corsi a subire perdite, anche se alla fine riuscirono a respingerlo con_un'abile manovra. Fallì anche una sanguinosa sortita di Mele dal lato del Paraporto. Constatato che i pezzi da montagna non erano in grado di aprire la breccia accanto alla porta, si fece ricorso agli obici, controbattuti dai 3 pezzi pesanti del forte. Arrivato il colonnello Huard con 500 fanti del 42e, la sera dell'8 Verdier tentò l'assalto del Paraporto, preceduto da Montemayor con 7 zappatori, guidati dal tenente di gendarmeria Gaspare Cozza, originario di Amantea. Gli esploratori si avvicinarono in perfetto silenzio, invisibili nell'oscurità: pure una donna, Elisabetta Noto, dette l'allarme, scatenando una tempesta di sassi e fucilate contro il piede del bastione. Gli esploratori incassarono in silenzio, malgrado la morte di uno zappatore e il ferimento di Montemayor: rassicurati, i difensori rimproverarono la donna per il falso allarme e stavano per andarsene quando un raggio di luna illuminò un obice tratto dal campo e le truppe in attesa. I difensori concentrarono allora il Fuoco e contrattaccarono dal sobborgo. I 3tanatieri amH:carono
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inutilmente attraverso le rupi irte di travi: i sassi gettati dalle donne ruppero le scale, ahre ne furono appoggiate, ma alla fine gli assalitori si ritirarono con 6-8 morti, 60 feriti e 200 prigionieri: a malapena 50 ne uscirono incolumi. Cozza aveva già portato in salvo Montemayor caricandoselo sulle spalle. Durante la notte Verdier tolse l'assedio, giustificandosi con la mancanza di pezzi da dodici, e rientrò il 9 a Cosenza coi feriti in barella o in groppa ai cavalli dei dragoni. I prigionieri furono poi imbarcati per la Sicilia e gli amanteoti festeggiarono la vittoria fucilando due galantuomini e un plebeo ingiustamente accusati di tradimento.
/,e Jpedizioni su Fiume.freddo e Longobardi (12-27 dicembre) Lo schiaffo di Amantea e la successiva partenza di Masséna rialzarono il morale della guerriglia e Vcr<lier dovette subiLo reagire con una dimostrazione di forza. TI 12 dicembre, lo stesso giorno del passaggio delle consegne tra il maresciallo e Reynier, Berthelot marciò col suo reggimento (ler de ligne), il 1er polonais (Lakoski) e molte guardie provinciali assetate di vendetta (capitani Miceli, Zupi, Staffa e Frangdla) a sottomettere i paesi della costa, cacciango i borbonici di villaggio in villaggio, fino a Fiurnefreddo. Popolazione e massisti si chiusero nel castello e la colonna, priva d'artiglieria, dovette tornare a Cosenza. Riassunto il comando, Reynier preparò con cura la spedizione decisiva su Amantea, facendola precedere dalla dimostrazione sulla Melia (v. supra, §. A, III) e da una sorpresa contro Longobardi, il paese di De Michele. Il 26 d icembre partirono da Cosenza due colonne, una a destra, lungo la costa, per attestarsi a San Lucido e bloccare Fiumefreddo, l'altra, condotta da Berthelot, su Longobardi. Smarritosi sul M. Cocuzza a causa della pioggia e dell'oscurità notturna, Berthelot poté attaccare solo all'alba del 27, mancando in parte la sorpresa. De Michele poté perciò opporre fiera resistenza e imbarcarsi coi più fìdi e compromessi, sia pure perdendo 60 uomini e la corrispondenza con Palermo. Saccheggiate e bruciate le case dei borbonici, Berthelot tornò a Cosenza con gravi perdite. Tornato in paese, De Michele fece violentare e trucidare due nipoti (figlie della sorella), una delle quali aveva aiutata i francesi per vendicare il fidanzato ucciso ,bi massisti_
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La quarta spedizione su Amantea (29 dicembre 1806) La spedizione decisiva ebbe inizio il 29 dicemhre, con la partenza di Verdier da Cosenza e la ricognizione di Amantea effettuata personalmente da Reynier. Mentre il grosso rioccupava le posizioni del Camolo e della Canavina, Ortigoni si attestava a Sant'Eufemia per collegare il campo con Monceleone e Peyri bloccava Bclmonte col ler de lignee 2 pezzi da montagna. Nel tentativo di indurlo ad arrendersi con l'inganno, Peyri mandò a dire a Presta che Amantea si era già arresa. Il rifiuto di ricevere i parlamentari del capomassa e la pretesa di imporre la resa incondizionata, fecero però fallire il trucco e una ricognizione del capitano Cosenz (accolta a fucilate col ferimento di 2 zappatori) convinse Peyri che non conveniva sottrarre tempo e mezzi all'assedio principale per assediare anche Belmonte. Gli assedianti erano 3.800, il doppio della volta precedente: 400 corsi, 600 del ler (Hen:helot), 760 del 52e (Pastol), 40 cacciatori a cavallo e 2.000 guardie provinciali (maggiore f<alcone). l corsi erano sul Camola (località Pianomarina), il lcr presso Lago per difendere le retrovie e proteggere il passo di Vadi (Livadi), il resto alla Cannavina (con una compagnia del 52e distaccata a San Pietro). In seguito arrivarono altri 600 fanti del 29e da Scigliano e 800 del 42e (Goguet) da Saveria (impiegati come colonna mobile tra Scigliano e Aiello). Lo stato maggiore includeva un aiutante di campo del re (colonnello Bigarré), i gendarmi amanteoti Amato e Cozza, gli ufficiali del genio Costanzo, Montemayor, Cosenz e Rossi e il cavalier Orazio Peli iccia, della civica di Tropea, esule del '99.
/,a costruzione e l'armamento delle batterie (2-1 O gennaio 1807) Lartiglieria, comandata d al caposquadrone Griois e partita il 2 gennaio, includeva adesso, oltre ai 2 obici e ai 2 pezzi da montagna, anche 2 da campagna, 1 da dodici e 1 mortaio (mentre quella d ei difensori consisteva di 4 pezzi da quattro al castello, 2 da montagna a Porta Paraporto e 1 di ferro da diciotto al saliente del bastione Catocastro). Il piano elaborato il 2 da Montemayor e approvato da Verdier e Griois il mattino del 5, al loro arrivo al campo, prevedeva di mettere in batteria il pezzo da dodici e un obice alla cappella del Carmine, il mortaio e l'altro obice alla C annavina e i pezzi da campaena ,11 Camolo Grande_ l lavori ebbero ini-
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zio la notte del 4 gennaio; furono modesti, sia per la locale scarsità di legname e mano d'opera, sia per la mancanza di denaro, al punto che Verdier dovette anticipare di tasca sua 140 ducati, sul modesto totale di 962 speso per l'assedio (485 per materiali e 477 per la mano d'opera). Il mattino dd 5 gennaio si aperse il fi.1oco coi pezzi da montagna per coprire i lavori e a notte fu aperta la parallela a 50 metri dal mare. I pezzi pesanti dovevano però arrivare da Lagonegro e le batterie poterono essere armate solo la notte del 1O.
il rffornimento navale e il primo assalto (I 1-15 gennaio) Il 6 erano comparse al largo la fregata Minerva e due corvette, ma il rifornimento della piazza fu tentato solo a mezzogiorno dell'l l, quando da tre ore la prima batteria aveva iniziato il tiro di breccia contro il Paraporro. La scialuppa carica di viveri fu accolta da una scarica a mitraglia dei pezzi da montagna e costretta ad allontanarsi con morti e feriti. All'una una corvetta sparò una hordata e una feluca qualche cannonata; l'inutile dimostrazione fu ripetuta il mattino del 12, ma nel pomeriggio si avvicinò l'intera flottiglia (fregata, corvette, l galeotta e 2 cannoniere), furono messe in mare varfé scialuppe e l'alfiere Scocchi scese alla spiaggia per riceverle. Anche stavolta i pezzi da montagna impedirono il rifornimento, ma a sera la flottiglia finse di andarsene e le scialuppe, tornate durante la notte, poterono finalmente sharcare pane dei rifornimenti. Scoperto l'inganno, il mattino del 13 Verdier decise di costruire una ridotta sulla spiaggia per impedire altri sbarchi incrociando il tiro con le batterie di breccia, e a tale scopo guidò personalmente l'assalto dei guastatori del 52e. f<u un disastro: l'intera flottiglia, aumentata a 8 vele, intervenne a coprire una robusta sortita guidata da Stocchi sui giardini del borgo: i francesi ebbero 30 feriti, inclusi i colonnelli Cuvier e Pastol, e ne abbandonarono alcuni nella ritirata dal sobborgo. A sera fu aperta la breccia, ma a notte la flottiglia completò il rifornimento affidando alle onde il resto del carico e coprendone il recupero da parte Jegli amanteoti con continue bordate contro le posizioni francesi. Solo la notte seguente, quando la flottiglia aveva già fatto vda per la . Sicilia, i francesi riuscirono a tagliare la città dalla spiaggia prolungando la
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paraJlela fìno al mare. T,a stessa notte del l 4, giudicata praticabile la breccia, Peyri guidò personalmente l'assalto delle compagnie scelte del ler e 52e, ma dovette desistere dopo aver perduto 80 morti e molti feriti, tra cui, nuovamente, Montemayor. Nella città assediata andavano intanto crescendo le tensioni fra gli abitanti e le bande esterne. Il capitano Ignazio Morrone approfittò della demoralizzazione degli assedianti per andarsene da Amantea coi suoi 200 uomini: uscì la sera del 15 dal lato del Catocastro, sorprese i corsi e raggiunse incolume Belmonte.
Cotrone e San Giovanni in Fiore (8-16 gennaio) Durante la seconda settimana d'assedio i francesi consolidarono il controllo della costa Ionica. 11 6 gennaio una colonna civica, seguita da una di regolari, ricacciò sul]' Aspromon re Papasodaro, riapparso tra Squ illace e Roccella. r:s il colonnello Jean Baptiste Billiard, con un distaccamento del 29e, occupò Cotrone sem,a incontrare alcuna resistenza, accolto bene dalla popolazione, catturando nel castello 60 regolari borbonici e nel porto 5 navi siciliane. f.rancatrippa (Pisano), annidato sulla Sila a San Nicola dell'Alto (8 km a NO di Strongoli), reagì attaccando San Giovanni in .fiore (25 km a SE), con l'intento di costringere Verdier ad abbandonare l'assedio di Amantea per accorrere in soccorso di Lambert, che difendeva il paese con 400 fanti del 29e e i civici locali (capitano Pizzi) rinforzati da quelli di Aprigliano (Vigna). Il piano era di presentarsi davanti al paese con 400 uomini a cavallo, per stanare e farsi inseguire dai francesi facendoli cadere nell'agguato teso loro da 1.600 massisti a piedi, mentre gli abitanti, d'accordo con una parte dei civici locali, dovevano insorgere e trucidare quelli del1'odiata Aprigliano. Il p iano non fi.mzionò, sia perché i sospetti erano stati d isarmati e tenuti sotto stretta sorveglianza, sia perché Lambert non fo tanto ingenuo da inseguire in forze i cavalieri nemici, limitandosi a far uscire solo un reparto di regolari per occupare un'altura a sinistra dei massisti e uno di civici (tenente Vuono). Quest'ultimo riuscì ad uccidere il capomassa di Spezzano Piccolo (Sganga), unico caduto di tutta l'operazione, conclusa col rapido rientro in paese delle due colonne giuseppiste e il ritiro della cavalleria fordinandea.
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L'inasprimento dell'assedio e l'armistizio (16:_20 gennaio) Il 16 gennaio fallì un nuovo esodo di massisti dalla piaz:,,,a: solo pochi riuscirono a raggiungere i monti_ Bigarré partì per andare a riferire al re, Griois e il tenente Pedrinelli per raggiungere ad Aversa il lcr RAC richiamato a Verona. Lartiglieria dell'assedio passò al comando del capobattaglione Saint Vincent. D'ordine di Verdier, Amato scrisse al compaesano Rodolfo Mirabelli, comandante di Amantea, per esortarlo ad arrendersi. TI 17 furono messi in batteria un secondo mortaio al Carnaio e un secondo pezzo da dodici al Carmine, si fece un falso attacco verso il mare per far sprecare munizioni ai difrnsori e la notte si iniziò la costruzione di una mina, scavando una sinuosa galleria tra i macigni e arrivando così rapidamente alla base del muro. TI 18 i granatieri del 1er intercettarono un tentativo di rifornire la piazza per segreti sentieri, sequestrando 48 vaccine e 40 ovini e il 19 le batterie impedirono l'approdo di una lancia spedita da una fregata inglese. Sfruttando la sicura demoralizzazione dei difensori, a sera Amato scrisse una seconda lettera e questa volta Mirabelli rispose, proponendo una tregua di dieci giorni, spirati i quali senza aver ricevuto soccorsi, avrebbe negoziato la resa, salvi fìn /fora la vita e i beni degli abitanti e il proprio personale trasferimento in Sicilia. Peyri, comandante dell'assedio in assenza di Reynier, accettò e fece sospendere il fuoco. Tuttavia il 20 arrivò Reynier, visitò i posti e le opere, spedì esploratori in vari luoghi e a sera, violando la tregua, fece riprendere lo scavo della mina, che adesso, trovata la roccia, proseguiva al ritmo di mezzo m.e tro al giorno. Scoperta la frode, i difensori iniziarono a loro volta la costruzione di una contromina.
La sorpresa di Longobardi e l'eccidio dei capimassa (22 gennaio) Reynicr approfittò della tregua per infliggere un duro colpo alla guerriglia, spiccando Berchelot col 1er e il 42e su Longobardi, dov'era riunito il grosso delle bande di D e Michele. Stavolta la sorpresa riuscì perfettamente. Pur subendo anch'essi gravi perdite, i francesi uccisero 300 massisti, inclusi il tenente colonnello Raffaele Nicastro, 5 tenenti (Gaetano . Bosco, Vincenzo De Simone, Gennaro Gualtieri, Luigi Virale e Francesco
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Mauro) e 3 sergenti (due fratelli Cicerelli e un Aceto). Catturarono inoltre due capimassa poi fucilati a Cosenza (Pietro Paolo Gualtieri e Nicola Pizzini, cognato di De Michele e parente delle due ragazze stuprate e trucidate per aver aiutato i francesi). Scovato dentro un acquedotto da d ue volteggiatori del 42e, Presta donò loro una borsa d'oro per non farsi uccidere sul posto e poi riuscì a fuggire spingendoli dentro un burrone mentre lo conducevano prigioniero . .Saccheggiato il paese e date alle fìamme le case dei borbonici, la colonna prosegul per Fiumefreddo, dove distrusse le barche cariche di viveri per Amantea, tornando infìne al campo. Da qui, ancora ignaro del successo, Reynier scriveva nelle stesse ore al re che le truppe erano ancora demoralizzate dal fiasco del 15 e doveva perciò farle sostituire da altre fresche.
li mancato rifornimento e l'accordo di Mirabelli (22-30 gennaio) Sempre il 22 gennaio, Costanzo scriveva a sua volta da Cosenza a Campredon che Amantea era difesa "par des gens qui veulent se battre"; che era per la Calabria quel che era stata Gaeta per l'intero Regno, che D e Michele, Alice, Francatrippa e Panedigrano tenevano impegnati continuamente m età degli assedianti; che il paese aveva solo alberi di fico e ulivo inadatti per costruire fascine e gabbioni; che c'erano al campo solo 30 zappatori; ch e il pezzo da dodici era fuori uso per eccessivo impiego (250 colpi in due giorni) e che era stato necessario mandare un ufficiale con 50 artiglieri a prendere altri pezzi a Cassano e Castrovillari. Dal 24 al 29 i francesi costruirono una linea di controvallazione dal Paraporto al Camolo Grande. 11 25 furono destinati di rinforzo ad Amantea i 400 cacciatori reduci da Gaeta, benché fossero ancora vincolati dai patti di resa (per questo mutarono il nome da Appuli in "l battaglione"). 11 27 ricomparve la fregata inglese e una barcaccia tentò invano di portare munizioni. Un an1anteota, Francesco Secreto detto "Gal Gal", si calò con una fune, tra una grandine di pallottole, dal bastione del Catocastro e a nuoto raggiunse la fregata prima che scomparisse ali' orizzonte. Riapparve il 29 assieme alla flottiglia siciliana, tornata con a bordo il 1° cacciatori: il ridotto francese sulla spiaggia rispose al fuoco delle navi, Stocchi abbozzò di nuovo una sortita con 40 uomini per accogliere le lance, ma dovette rientrare subito con gravissime perdite e il vento allonO
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tanò le navi. A sera Reynier arrivò da Montelcone e passò la notte al campo per dirigere la costruzione delle trincee d'attacco contro il bastione minato. T1 30, scaduta la tregua, le batterie ripresero il fuoco e le navi fecero la loro ultima comparsa all'orizzonte. Amato rinnovò l'appello alla resa, Mirabelli si recò personalmente al campo francese e, dopo lungo negoziato, firmò il patto alle condizioni richieste il 19.
La sconfessione di Mirabelli e la ritrattazione della resa (31 gennaio) Tornato in città ed esposto il contenuto dell'accordo, Mirabelli fu violentemente contestato sia dai volontari esterni, perché non veniva accordata loro alcuna garanzia, sia dagli amantcoti pit1 estremisti e sospettosi che lo accusarono di averli traditi in combutta con Amaro. Su proposta dell'alfiere Marcello Lopez, la maggioranza decretò la condanna a morte di Amato non appena catturato e impose a Mirabelli di ritrattare l'accordo. Tentando di prendere tempo, il comandante della piazza mandò a dire a Peyri che temeva disordini e che avrebbe risposto l'indomani circa la ratifica del patto di resa. Ma fu poi costretto a scrivere una lettera dal tono insolente (in cui i francesi erano tacciati di essere "conculcatori di altari, loquaci di lihertà e proptgnatori di più turpe servaggio") che indusse Reynier a rompere ogni ulteriore contatto.
L'assalto finale (I 5 fèbbraio) 0
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ln un clima di esaltazione sanguinaria la città si preparò all'ultimo atto d ella sua tragedia. Venne fucilato un patrizio (costringendo il fratello ad applaudire alo scempio del cadavere) e linciato sotto gli occhi della famiglia un galantuomo che aveva consigliato la resa; scoppiarono risse tra amanreoti e forestieri, furti, rapine, i prigionieri furono seviziati, gli ostaggi scherniti e condotti come scudi umani al bastione minato, in primo luogo i parenti di Cozza e Amato (dando così modo al colonnello di far bella figura con Reynier, incitandolo a non aver riguardi per i suoi parenti). M entre i difrnsori costruivano un contromuro per parare l'dfètto della mina e preparavano trappole per l'assalto finale, gli assedianti ultimarono ere fornelli di mina (dietro il rivestimento del bastione, all'angolo ddb
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spalla per formare con le macerie un rampa praticabile e un terzo per vincere la resistenza della muraglia). 11 4 riprese il bombardamento continuo, provocando gravi danni alle case, senza però riuscire a provocare incendi. A notte i fornelli di mina forono caricati con 1. 900 libbre di polvere e all'alba forono fatti esplodere. Una compagnia di carabinieri e una di volteggiatori dettero allora l'assalto alla breccia, seguite dai carabinieri del 22e e dai legionari scelti cosentini guidati dal tenente Prancesco Caselli che sventolava il tricolore francese. Lassalto fu però fermato dal contromuro e dalle scariche micidiali fatte dalle case fortificate e Reynier dovette sospendere l'azione, costata già 30 morti (incluso un sergente pugnalato sulla breccia dal popolano Piscitello, a sua volta trafitto dalla baionetta del sergente). A notte parte dei carabinieri, preceduti da Mantemayor con 8 zappatori, montarono alla breccia per costruire un alloggiamento sul bastione, gli altri aprirono una comunicazione dalla Casa Sacchi alla breccia. Eliminate in silenzio le sentinelle, i carabinieri furono però bersagliati man mano che arrivavano stÙ ripiano e i granatieri del 52e inviati di rincalzo furono respinti con legni, tizzoni, olio e acqua bollente. Lazione costò 6 morti e 27 feriti, inclusi 2 ufficiali e 5 zappatori. Non si poté costruire l'alloggiamento, ma si aperse una comunicazione a zigzag per la breccia sino al resto del bastione, consentendo di occupare l'indomani le prime case e poi la piazza.
Lti resa di Amantea ( 6-7fèbbraio) I forestieri (Mele, Marrone e Lopez con le loro bande e gli uomini del defunto Nicastro e dell'amanteota Stocchi) decisero di aprirsi la strada o morire combattendo; usciti cautamente dal Catocastro, non trovarono però sorveglianza (forse perché i francesi li fecero passare per non dover subire altre perdite) e si misero in salvo. All'alba, non appena se ne furono andati, Mirabelli mandò il tenente 'frigona a capitolare e avendo Reynicr respinto ogni patto formale, andò di nuovo a scongiurarlo di graziare la città e i volontari che non si erano macchiati di particolari delitti. Alla fine spuntò l'amnistia per gli abitanti, esclusi coloro che avevano impedito l'esecuzione della resa, a condizione di giurare fèddtà a re Giuseppe. Ai massisti che volevano fruire dell'amnistia era concesso di iscriversi in una lista, riservando al generale in capo la decisione sulla loro
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sorte, con l'impegno a valutare gli eventuali attestati favorevoli rilasciati dagli ostaggi. Mirabelli, con la famiglia e Stocchi, era libero di ritirarsi in Sicilia. Reynier scrisse al re: «j'aurais tenu davantage à !es avoir tous à discrétion et en faire un grand excmple, si nos munitions n'avaient pas été épuisées, et si je n'avais pas été dans la nécessité de pcrdre encore beaucoup de monde pour les forcer des maisons s'ils continuaient à se défendre avec l'opinàirreté qu'ils avaient montré hicr» '!ornato in città, Mirabdli si scontrò ovviamente col rifiuto dei pit1 compromessi, ceni di essere esclusi dall'amnistia. Passarono le ore e Reynier, furibondo, rinunciò ad ordinare l'assalto finale solo per le preghiere di Amato e Cozza. Quest'ultimo, a rischio della vita, sall in città e aiutò Mirabelli a convincere i pitt ostinati a liberare la porta meridionale. Alle dieci di mattina del 7 febbraio fu issata la bandiera bianca: due compagnie di granatieri entrarono per la breccia e la porta, un'altra del ler d al Catocastro e i volteggiatori occuparono il castello. Sul vascello inviato a prendere Mirabelli, Fox fece imbarcare un centinaio di rei di staro calabresi detenuti a Messina e, raccolto dallo stesso Mirabelli l'avviso che molti erano vittime delle calunnie di De Michele e gli altri rei solo di delitti minori, li liberò, ricambiando l'amnistia concessa da Reynier. La civica c'bsentina si cinse il capo dell'alloro di Amantea, con ricompense e promm,ioni a tutti gli ufficiali, a cominciare da Abbate e Firrao. Ma, tranne il picchetto comandato da Caselli, la civica nou prese parte attiva all'assedio. I francesi ebbero 600 morti, due terzi dei quali per malattie. Gli abitanti erano ridotti a 800 (ma in parte erano sfollati prima dell'assedio). Abbattute le mura, furono subito passati per le armi 20 volontari già denunciati da Mirabelli al governo borbonico per "eccesso <li sfrenatezzà': altri 20 furono poi giudicati e fucilati a Cosenza. Fu poi esami nata la lista di quelli che avevano chiesto di fruire dell'amnistia e altre focilazioni vi furono il 3 marzo d 'ordine del generale corso Ortigoni, rimasto a comandare la piazza (dove ebbe pessima fama). Le cronache ricordano un sarto e uno "speziale manuale", morti fìeramente. I.:"ltalian Saragossa" tornò alla ribalta solo nell'aprile 1808, quando Grazia de Pretiis, stuprata durante l'assedio dal capomassa Mele, sterminatore della sua famiglia, e rinchiusa per vergogna nel convento di Costantinopoli a Cosenza, fu romanticamente rapita dal colonnello Charles Louis Montigny, che la mise incinta e ne fece la sua donna.
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La resa di .Fiurnefreddo e la.fucilazione di De Michele (7-10 jèbbraio) 11 7 febbraio, il giorno stesso della resa di Amantea, Re Coremmc aveva tentato ancora di aiucarla con un attacco diversivo su Rossano, respinto però da una compagnia del ler de ligne e dalla civica dei paesi vicini. Perduti molti uomini e uno dei suoi 2 cannoni, Re Coremme dovette rifugiarsi nel suo nido di Cariati. L'8 Reynier scatenò l'offensiva finale contro le bande dell'area d i Amantea, spiccando Berthelot su Fiumefreddo e Goguet sui paesi minori (a 'ferrati graziò il capomassa Antonio Perciavalle in cambio dei favori di sua figlia). 11 9 le hande esterne scesero dal Cocuzzo a sbloccare il castello di Fiumefreddo, ma furono respinte dai legionari provinciali con forti perdite. 11 1 O, dopo qualche ora di fuoco con un mortaio e un pezzo da dodici, Dc Michele chiese la resa agli stessi patti di Amantea, ma, aizzato dai patrioti, Berthclot pretese la resa a discrezione. Tuttavia, temendo che il diavolo aiutasse anche stavolta l'auditore, i giuseppisti promisero di risparmiare la guarnigione se consegnava il capomassa. Scovato nel suo nascondiglio dai suoi stessi uomini, De Michele fu fucilato alla schiena il 21 febbraio con altri 25, inclusi 4 preti, il parroco e il galantuomo cosentino Raffaele Matta, traditore del suo ceto. 11 plotone d'esecuzione era composto dal clan rivale degli Zupi i quali braccarono però invano la famiglia dell'auditore, già riparata in Sicilia, dove gli orfani furono beneficati dal re Ferdinando con l'ammissione in collegi religiosi. Con la caduta di Amantea, Fiumefreddo e Belmonte (evacuata da Presta) cessò la resistenza organizzata nei distretti costieri della Calabria Citra. «'fous les rassernblcmcnts de brigands - scriveva il 12 febbraio Reynier a re Giuseppe - sont actuellement détruits; les populations qui étaicnt rebelles demandent grace et il ne reste plus que d es ba.ndes particlles et une irritation dans les esprirs qu'on pourra bientòt dissiper par un gouvernement ferme et une administration probe». Su questa base, il 20 marzo il re poté scrivere all'imperatore che l'ordine regnava in Calabria. Tuttavia, rotta l'arnia, le vespe si dispersero dovunque, condannando la Calabria Cicra ad altri quattro anni di b rigantaggio e repressione, sfruttati d agli inglesi per l'aiuto indiretto che continuavano a dare alla sicurezza della Sicilia e al redur::imento dei Ct1/,1brese Free Còrps.
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Il_fiasco di Pqri a Longobucco (18-1_9 febbraio)
Il versante ionico della Sila era troppo periforico per intralciare le linee d'operazione militari. Si comprende perciò che Reynier abbia trascurato di volgersi in forze contro Francacrippa e Re Coremrne, annidati a San Nicola dell'Alto e Cariati. Peyri, divenuto ormai il secondo in comando in Calabria, si fece però convincere da un patriota di Longobucco a farvi una spedizione e il 18 fobbraio partì da Acri con 600 uomini, contando sulla sorpresa. Tuttavia un prete inviato a preavvisare i patrioti del paese informò invece i borbonici, i quali chiamarono Pietro Sanroro, fratello di Re Coremme, e tesero un'imboscata alle falde del Monte Salomone, due miglia ad Est di Longobucco. Ostacolata dalla nebbia e dal bosco innevato, la colonna principale dovette ritirarsi con gravi perdite (lo stesso Peyri ebbe il cavallo ucciso), ma quella aggirante condotta dal capitano dei dragoni Casimire piombò alle spalle dei borbonici e li inseguì fino ai colli del paese. Lasciati qui <li guardia pochi uomini, il resto dei 200 francesi :mdc\ a saccheggiare longobucco, stuprando anche delle monache. All'alba i paesani si resero conto che Peyri si era veramente ritirato e attaccarono il drappello lasciato di guardia al passo, ributtandolo sul paese. Casimire fu ucciso mentre, spada in pugno, si faceva loro incontro, i soldati fùggirono verso Rossano scendendo per l'angusto e sassoso torrente tra le fucilate dei paesani e i sassi scagliati dalle donne, perdendo 30 morti e 50 feriti (uno preferì buttarsi da una rupe piuttosto che fìnire in mano ai calabresi) contro 2 e 4 paesani. Reynier rinunciò a ulteriori tentativi, limita ndosi a spedire Droit di rinforzo a Rossano, dove il sotto intendente Marini Serra governava il distretto çon saggezza ed equilibrio.
L'incursione di Necco a Mormanno e Orsomarso (14- 15 marzo)
Dopo la resa di Maratea, inseguito da I .afon Blaniac n elle aspre boscaglie di Magliano (Cilento), Necco si era salvato facendo spargere la voce di essersi rifugiato in Sicilia. Riparato invece nel Vallo del M èrcure (un bacino residuato da un lago del Pleistocene) tra Ca.~telluccio e Rotonda, ricomparve il 14 rnarw a tiro delle mura di Mormanno. Accolto a fucilate da i paesani e dal piccolo presidio francese, Necco si ritirò con un morto e qualch e fèrito, piombando però il 15 su Orsomarso, l'emporio dove venivano
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vendute le merci portate dai famosi contrabbandieri di Mormanno. Diciotto patrioti, tanto valorosi da resistere nel campanile e tanto ingenui da credere alla parola di Necco, furono fucilati non appena si arresero. Feroce e astuto, Necco continuò poi la guerriglia, decimando le colonne di gendarmi e legionari inviate a dargli la caccia. Predate 4 barche a Diamante, in aprile Necco sbarcò a CefaH1 con 94 uomini e il 28 raggiunse Francatrippa, Leonetti e Re Coremme, riparati anch'essi a Palermo, assieme ai quali fu aggregato alla spedizione del principe d'Assia.
C Il nuovo quadro strategi.co (gennaio-maggio 1807) Il mutamento del!t, strategia inglese nel Mediterraneo (1806/07) Malgrado la rapida sconfitta della Prussia, l'apertura del fronte Orientale (con la campagna di Polonia) aveva provocato grandi illusioni a Palermo. Anche William Windham (titolare del War Office nel governo "di Tutti i Talenti" presieduto dal suo omonimo Lord Grenville, che si batteva a favore dei cattolici inglesi) si fece influenzare d all'idea del ministro a Vienna Adair di utilizzare il papa come capo spirituale della controrivoluzione in Italia e riprese perciò, nell'autunno 1806, la vecchia idea whig d ella Vandea italiana, appoggiata dalle forze inglesi in Sicilia, per costringere la Prancia a tenere forze consistenti nella Penisola nonostante l'uscita di scena dell 'Austria. Questi progetti non tenevano però conto né del diverso punto di vista dei militari che avrebbero dovuto metterli in pratica, né delle conseguenze che l'apertura del fronte Orientale ebbe non solo nel t eatro Baltico, ma anche in quello M editerraneo. Napoleone seppe comprendere per primo, con la creazione dell'Armée de Dalmatie e la missione del generale Sebastiani a Costantinopoli, che la guerra diretta contro la Russia dava alla Francia l'opportunità di incunearsi nella sfida ormai secolare tra la Terza e la Seconda Roma e recidere l'arteria ch e, dall' India, alimentava lo sforzo bellico inglese.
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Le iniziative di Napoleone provocarono un repentino cambio di strategia da parte del governo inglese. War Office e Ammiragliato imposero infatti una spedizione nei Dardandli per distruggere la flotta turca, al duplice scopo di sostenere la Russia e dissuadere Costantinopoli dall' alleanza con la Francia. Quella decisione mutò lo scopo strategico della presenza inglese nel Mediterraneo: non più, com'era stato fino ad allora, il sostegno agli alleati occidentali, ma l'intervento diretto ndla questione d'Oriente e il definitivo prevalere della strategia marittima su quella continentale. Ciò modificava anche i rapporti con Palermo e l'impiego delle forze inglesi in Sicilia. Inviato di rinforzo nei Dardanelli, Smith lasciò la Sicilia e la corte perse il suo unico alleato. Il sostanziale fallimento dell'operazione, condotta dall'ammiraglio Duckworrh nel gennaio-febbraio 1807, provocò inoltre la decisione del governo di distaccare 5.000 uomini dalla Sicilia per occupare Alessandria e sostenere la milizia circassa (i mamducchi) nella guerra civile contro gli albanesi guidaci da Mohammed Ali, proclamatosi viceré dell'Egitto e considerato fìlofrancese.
li progetto di spedizione arl/,io-siciliana (fèbbraio-marzo 1807) 11 generale Fox ricevette l'ordine proprio nel momento in cui la notizia della vittoria russa di Pulcusk e dell' indecisa bauaglia di Eylau (7-8 febbraio) avevano convinto lui e Moore a rimuovere la loro opposizione pregiudiziale ad un intervento anglo-borbonico sul Continente. Non vi sono dubbi che l'iniziativa della spedizione sia partita dalla corte di Palermo (anche se in seguito la storiografia borbonica sostenne la tesi patriottica del "sacrificio" richiesto dagli alleati), ma all'inizio di marzo Fox e Muore sembravano d'accordo, se non altro perché, a furia <li chiedere e ricevere rinforzi , avevano ormai accumulato 20.000 uomini e dovevano pur trovare qualcosa da fargli fare. Dal richiamo di Masséna e di alcuni reparti scelti la regina aveva dedotto che nel Regno di Napoli fossero rimasti non più di 10.000 francesi e che bastavano 12.000 anglo-siciliani per riconquistarlo. I suoi calcoli, anche se non la sua illusione di poter riconquistare o almeno mantenere Napoli dopo la neutralizzazione d ell'Austria, avevano convinto Drummond, consigliere diplomatico di Fox. TI piano, abbozzato piL1 che elaborato, dalla corte prevedeva tre sbarchi: uno preliminare e dive rsi-
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vo in Calabria, uno principale nel Golfo di Policastro e uno di emigrati a Sperlonga, con l'aggiunta di operazioni clandestine per assassinare re Giuseppe e far insorgere Napoli pilotate da Ponza (dove in gennaio si era insediato il principino di Canosa) e da Capri (sede di un centro informativo autonomo, meno efficiente di quello borbonico, creato da Hudson Lowe e Richard Church, entrambi veterani della guerra insulare nel Mediterraneo ed accesi sostenitori dell'offensiva in Italia).
La spedizione in Egitto e il contrasto anglo-borbonico (marzo) Fox e Moore furono costernati dall'ordine di distaccare 5.000 uomini in Egitto, non tanto perché ciò anmùlava implicitamente la spedizione in Italia, quanto perché (giustamente) trovavano assurda la destinazione. Moore andò addirittura a Malta per cercare di convincere Duckworth a rinunciare all'Egitto offrendogli 8.000 uomm1 per tornare a Costantinopoli a distruggere la flotta turca in arsenale. Lordine del governo dovette essere però eseguito e il 6 marzo il generale rraser si imbarcò con 5.000 uomini, inclusi 600 Sicilian volunteers aggregati ai 6 battaglioni britannici. La partenza di fraser fece esplodere i contrasti accumulatisi nei mesi precedenti tra la corte e i generali alleati, convinti che le forze indigene fossero un moltiplicatore di forza solo a condizione di essere direttamente comandate e anche organizzate <lall' occupante, come i Sicilian volunteers e le truppe napoletane deU'Armée de N aples (e in seguito quelle portoghesi di Wellington). Le truppe borboniche (5.000 napoletani, 1.000 esteri e 5.000 siciliani) erano invece al comando del principe d'Assia, ristabilito dalla ferita di Gaeta e promosso capitano generale. Pur ritenendo "tolerable" solo 1. 500 soldati napoletani (quelli che si trovavano in Calabria?) e non tenendo nemmeno in conto gli insignificanti presidiati siciliani, i-;ox temeva che il minuscolo residuo potesse essere usato per pugnalarlo alle spalle: sospettava infatti segrete aperture della regina verso Napoleone per recuperare il trono di Napoli dandogli in cambio il controllo della Sicilia.
I preparativi a Palenno per una spedizione autonoma (14 ap rile) lì1ttavia, m algrado lo scetticismo del principe d'Assia, la corte proce-
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dette autonomamente nei preparativi della spedizione. ln marzo aveva assegnato al principe 5.000 uomini: 3.000 napoletani (metà <lei quali già in Calabria e il resto vincolati dai patti di Gaeta che scadevano il 20 luglio), 600 granatieri e cavalieri siciliani e 1. 500 irregolari calabresi rifugiati in Sicilia. Il 14 aprile decise di riunire una seconda divisione di 5.000 uomini (4.000 siciliani e 1.000 esteri e albanesi) a Palermo, al comando del tenente generale Bourcard, destinata a sbarcare nel Golfo di Policastro. E' arduo ricavare dalla documentazione lacunosa e contraddittoria i veri motivi per cui la corte si ostinò in un'impresa così azzardata. Probabilmente inAuirono la sottovalutazione delle forze francesi rimaste nel Regno di Napoli (ritenute pari ai 10.000 uomini che si contava di poter impiegare), un soprassalto d'orgoglio nei confronti dell'alleato e la speranza in un suo ripensamento una volta iniziata l'operazione e ottenuti i primi successi.
Il ripensamento del governo inglese (18 aprile - 21 maggio) Che la corte di Palermo lo sapesse o meno, c'era effettivamente la possibilità di un ripensamento. Il 20 marzo Alessandria si era arresa, ma il 31 marzo e il 19 e 21 aprile P,raser subì tre umilianti sconfitte perdendo 1 .400 uomini. In marzo i "Talenti" si erano dimessi per il rifiuto del re di riconoscere i diritti politici dei cattolici. Casclereagh, tornato al War Office nel nuovo governo Portland, era propenso a ritirare le truppe dall'Egitto per trasferirle n ei Dardanelli, come aveva proposto Moorc, ma m ucò idea dopo aver letto il rapporto di Duckworth, arrivato il 18 aprile. Irritato dalle brutali espressioni di Moore nei confronti della regina, e ottenuta la parola del re di escluderla dal consiglio di stato, in aprile Drummond perorò presso il suo governo l'appoggio alla spedizione borbonica. Seniattendere conferma, il 9 maggio il principe ereditario salutò a Palermo la partenza della spedizione. 11 13 maggio, due giorni dopo lo sbarco a Reggio, giunse a Londra la richiesta del governo russo di azioni diversive per distogliere una parte delle for1,e francesi impegnate in Polonia. Si decise di agire sia da Stralsunda che dalla Sicilia, si decretò l'invio di fuci li per armare la milizia siciliana in modo d a poterla surrogare nelle guarnigioni ai regolari mobilitati per la spedizione e si chiese di nuovo ai russi di vigilare su un possibile tradimento siciliano. Il 18 maggio Pox scrisse a
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Drummond che ogni ulteriore sostegno alla regina sarebbe stato solo uno spreco di uomini e di denaro. Ma il 21 maggio il suo governo gli scrisse di invadere il Regno di Napoli con 20_000 anglo-siciliani. Decise inoltre il richiamo di Fraser in Sicilia, l'invio di sir Arthur Paget a Costantinopoli per trattare la pace con la 1ùrchia e il raffor,.amento del blocco economico dei Dardanelli per sostenerne l'azione diplomatica. ln quelle stesse ore, nell' estremo angolo della Calabria tirrenica, due piccole colonne di regolari borbonici stavano convergendo dai Campi d'Aspromonte e dai Piani della Mclia contro il campo francese ai Piani della Corona.
D. Mileto e Cotrone (9 maggi.o - 13 luglio 1807) Il corpo di spedizione del principe d'A.uia La versione ufficiosa sulla spedizione, redatta sul Giornale del tenente colonnello del genio Luigi Bardet e rielaborata in un pio articolo dell'Antologia Militare, contrasta nettamente col Giornale anonimo conservato nell'archivio della Segreteria di Guerra (ASN, SM, N. 8, f 341) e che sembrerebbe scritto (in terza persona) dal maggiore Pousset, comandante dei granatieri Valdimaz'.l,ara II, una durissima requisitoria contro il principe d'Assia. Il principe partì senz'alcun piano e avendo per stato maggiore unicamente gli aiutanti di campo, Andrea Langdlotti e i tenenti von Klinger, Wockinger e Demetrio Lecca (albanese). Solo una settimana dopo, a Reggio, nominò Nunziante brigadiere "funzionario" (dandogli per stato maggiore il capitano Roherci e il tenente Afan de Rivera del genio), il maggiore Martucci quartiermastro e Bardet direttore del genio. A bordo della corvetta Aurora c'erano pure Rosenheim (che andava solo a passare la rivista ai Reali Sanniti) e uno <lei brigadieri T~chudy (messo fi.10ri uso da "un'ipocondria terribile"), Cancellieri, De Riseis, e vari "ministri politici" (tra cui il colonnello marchese di Saint Clair e l'esente delle guardie Chastelloux, emi grati francesi confidenti della regina).
Il 1° marzo si trovavano in Calabria 1.606 uomini (1.019 Reali Sanniti, 92 c;icciatori di S. A. R., 231 cacciatori Calabri, 31 fucilieri di montagna,
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74 ufficiali volontari, 12 cavalieri Valdimazzara, 23 dragoni urbani, 50 artiglieri, 30 trenieri e 44 pionieri) con 5 pezzi da montagna. T Fucilieri Sanniti erano alloggiati nel castello di Reggio, i granatieri nei rnaga'.I.Zini dentro il Palazzo <li Monsignore. Avevano solo piccole vedette sull'asse Reggio-Scilla, con tre posti d'allarme a Terreti, Orti e Calanna e un avamposto a fiumara di Muro (5 km a SO di Scilla, tenuta dagli inglesi), con posti esploranti dai Piani della Melia ai hoschi di Solano (tra Bagnara e Piani d'Aspromonte). I cacciatori Calabri erano invece 35 km a SE di Reggio (a Staiti, sopra Capo Spartivento). Tncluse tali forze, furono assegnate alla spedi:t.ione 25 compagnie di fanteria, 2 d'artiglieria, 1 di pionieri, 4 squadroni e 7 unità irregolari, con 11 pezzi (5 già sul posto e 6 imbarcati a Palermo):
• 10 compagnie di R. Sanniti (comandate interinalmente dal tenente colonnello
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Francesco Milano duca di San Paolo, maggiore Gaetano Pastore); I compagnia di cacciatori di S. A. R. (capitano Salvatore Laudi) formata da emigrati campani e aggregata ai R. Sanniti; 2 compagnie di granatieri Valdimazzara II (maggiore Giovanni Pm1sset) che dovevano formare un battaglione misto con le due dei R. Sanniti: 8 compagnie di cacciatori Philippsthal (tenente colonnello Maitzen); 4 compagnie di cacciatori Appuli (tenente colonnello Luigi de S:rndiel); 4 squadroni Vald.imazzara ~avalleria (colonnello Leone Di 'fora e maggiore graduato Giuseppe De Luca); 2 compagnie d'aniglieria (capitano Ros) con 8 (o 9) pezzi da montagna someggiati (sono menzionaci anche 2 cannoni da quattro e un obice da campagna); 1 compagnia pionieri (capitano Angelo Palenza); Battaglione Calabro (tenente colonnello Vincenzo Veneti e Mirabelli); 6 mas.~e (Nccco, Pancdigrano, francatrippa, Re Coremme, I .eone1ti , Carbone).
TI rapporto ufficiale indica un totale di 5.053 uomini (inclusi 2.871 fanti, 381 cavalieri, 126 artiglieri, 71 pionieri, 104 non specificati e 1.500 massisti). Una tahella del 4 maggio indica tuttavia una cifra leggermente superiore, con 3.711 regolari (1.247 Reali Sanniti, 203 granatieri Valdimazzara TT, 1.207 cacciatori Philippsthal, 394 Appuli e 92 di SAR, 281 cavalieri, 126 artiglieri, 79 trenieri e 82 pionieri).
Sbarco a Reggio e avanzata ai Piani della Corona (9-22 maggio)
La fanteria (3.000 regolari e massisti) e i pezzi partirono da Palermo su
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34 bastimenti venuti da Messina, la cavalleria e il treno furono traghettati da Messina. Limbarco avvenne ("col massimo disordine, senza prevenire preventivamente i corpi") la sera del 7 maggio, saJ urato dal duca di Calabria. "Dopo 28 ore di felice navigazione" (scortata da Minerva e Aurora) la fanteria sbarcò a Reggio la sera dd 9. Assia sbarcò il 10, festeggiato dagli ufficiali col grido di "viva il Re!"; ascoltò il Té Deum, emanò un proclama in cui annunciava la remissione delle imposte e indennità e prometteva di accogliere al servizio borbonico, col loro grado, i disertori dal nemico e lo stesso grado di ogni ufficiale nemico catturato o ucciso. Copie del proclama furono distribuite a vari esploratori per diffonderle nei paesi, compito che in realtà non fu eseguito. [8 maggio Reynier aveva ordinato il concentramento delle sue forze a Monteleone, lasciando Abbé a Seminara con 1.400 uomini, ma nessuno, a Reggio, aveva idea di dove fosse né si preoccupava di cercarlo. Secondo il Giornale manoscritto, tutti si aspettavano una rapida marcia al nemico: invece il principe d'A.,sia rimase inerte un'intera settimana (lasciando ai comandanti di corpo organizzare qualche "pa.'>seggiata militare"), in attesa dei cavalli e dei muli che erano stati mandati via terra e traghettati da Messina. Solo il 16 il maggiore Pastore partì con 250 Sanniti e 30 cavalieri per rinforzare i posti e solo il 17 Martucci fece una ricognizione (che il Giornale qualifica «supposta») ai Piani della Corona, contando 700 fanti e 60 cavalli n emici (il rapporto retrodata la ricognizione di Martucci al 13/15 e asserisce che Bardet ne foce una seconda il 16, trovando le posizioni non trincerate). Secondo il Giornale l'avanzata da Fiumara di Muro fu improvvisata da Langellocri: solo all'ultimo momento Assia salì all'Aspromonte per osservare il nemico e scoprendo che aveva forze maggiori di quanto si supponeva («lo spionaggio e carteggio segreto, aperture di comunicazioni con li Paesi Nemici, cosa tanto necessaria ad un'Armata, t utto fu dimenticato») . Malgrado le precauzioni, il movimento non sfoggì al nemico e Reynier venne da Monteleone con 200 uomini a fare la ricognizione, tornando poi a Seminara. Il Giornale non accenna ad altre tre operazioni menzionate invece dal rapporto: a) sbarco di Cancellieri, con 700 massisti e 100 cacciatori Appuli sostenuti dalla corvetta e 8 cannoniere, sulla spiaggia tra Gioia e Rosarno, per occupare gli sbocchi dal bosco e tagliare ai francesi di Seminara la ritirata su Monteleone; b) diversione di Pousset, coi 500 cacciatori calabresi venuti da Staiti, attraversando l'Aspromonte per Motta
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Galati e Oppido Mamertina ed esplorando l'area davanti all'ala destra; c) sbarco a Cotrone di Santoro, con 300 massisti, 2 obici e 2 galeotte. Lasciati a Reggio pochi Sanniti, il 21 i regolari avanzarono da Fiumara ai boschi di Solano e il 22 sui Piani della Corona, con una colonna frontale (cacciatori Philippsthal, i Sanniti, 2 pezzi e 6 plotoni di cavalleria) comandata da Maitzen e Martucci e tllla aggirante (massa Necco, granatieri siciliani, 2 plotoni di cavalleria, 2 pezzi e mezza compagnia pionieri) comandata da Necco, che doveva «il giorno 22, senza indicare l'ora, prendere alle spalle il Nemico» (da Sinopoli e Sant'Anna). Il principe seguiva dai Piani della Melia con 3 compagnie del 1° cacciatori, 1 squadrone e 2 pezzi. Incontrato alle undici un avamposto di 50 francesi, la colonna frontale aspettò schierata per un'ora di sentire gli spari della colonna aggirante prima di accorgersi che il nemico (seguito dagli abitanti) aveva evacuato Seminata e Palmi. Langellotti fece poi entrare in paese la truppa affamata che si dette al saccheggio, quando c'erano i magazzini di viveri lasciati dai francesi. Finalmente il mattino del 23 arrivò l'appaltatore con gallette e formaggio e il principe ascoltò un nuovo Te Deum. La sera del 24 l'armatdla avanzò di nuovo alla cieca su Rosarno: trascinando a braccia i cannoni per 12 miglia di pessima strada che non s'era provveduto a far sistemare dai pionieri. Alle due di nott! erano a metà strada (a Rizziconi) e Nunziante dette l'alto. Bivaccarono sen:ta avamposti né parole d'ordine ("Santo"). All'alba del 25 ripresero la marcia e all'una erano ammucchiati in un fossato dietro i[ Mésima, da dove non potevano vigilare né opporsi ad un attacco nemico. A Rosamo doveva esserci Cancellieri: in effetti era sbarcato, ma appena messo pied e a terra i massisti s'erano sparsi a devastare i paesi. [La notte del 22-23 la polizia di Saliceti fece una retata in tutto il Regno, arrestando 84 persone, tra cui il colonnello marchese I .uigi Palmieri e i complici del colonnello Agostino Mosca (già incontrato comandante di feluca alla difesa di Maratea), già arrivato a Ponza con l'incarico, datogli dalla sua regina, di assassinare il re "usurpatore" .J
Lo scontro di Serrata (25 maggio)
Secondo la versione ufficiale, a Rosamo arrivarono delegazioni dei paesi limitrofi ad offrire viveri pur di far cessare i saccheggi e le violenze
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commesse dai massisti. Anche per toglierli di mezzo, Assia avrebbe allora ordinato a Carbone di condurre la massa Leonetti a Squillace e Catanzaro e a Cancellieri di imbarcarsi con quelle di Pa.nedigrano, Francatrippa e Carbone per S. Eufèmia, per tagliare i collegamenti tra Cosenza e Mon teleone. Francatrippa se ne sarebbe però andato di propria iniziativa a saccheggiare Mileto e il mattino del 25 Cancellieri si sarebbe imbarcato con appena 42 uomini invece di 500. Incontrato un avamposto, Francatrippa l'avrebbe messo in fuga, ma a sua volta sarebbe caduto in un'imboscata "fra Terranova e Radicenà' (non siamo riusciti ad identificare i toponimi, ma'lerranova Sappo Minulio si trova pit1 a S di Rosarno, 8 km ad O di Seminara) e salvato da Di Tora prontamente inviato dal principe con uno squadrone dei suoi cavalieri Valdimazzara.
Il Giornale e la relazione Reynier consentono di capire meglio come andarono in realtà le cose. l ,0 scontro accadde ben più a Nord di Terranova S. M., cioè a Serrata, 8 km a O di Rosarno, sulla sinisLra del Mésima. C'era i-;rancatrippa, ma era agli ordini del capitano Gennaro Parisi e oltre ai massisti c'erano "42" cacciatori Philippstahl e uno squadrone di cavalleria. Si trattava di una regolare ricognizione inviata, di loro iniziativa, da Sandiel, Pousset e Milano, i quali, costernati dall'inerzia del principe, avevano deciso di fare qualcosa di militare. Parisi incontrò a sua volta non un ava.r nposto, ma una ricognizione del 23e légère che, alla loro vista, ripiegò al fiume. Secondo la relazione francese fu una finta per attirare il nemico allo scoperto: in ogni modo furono caricati sul fìanco destro da 2 compagnie volteggiatori e da 80 (o 25?) cacciatori del 6e e subirono 117 perdite. Il Giornak aggiunge che Parisi tornò al campo il mattino del 26 e che il principe, dopo averlo degradato per aver attaccato di propria iniziativa, decise di avanzare su Mileto per vendicare l'affronto inAitto al "suo" reggimento.
!:avanzata su Mileto (26:..2 7 maggio I 807) Sicuramente la relazione borbonica può aver avuto interesse, per attenuare la responsabilità della sconfitta, ad esagerare le violenze dei massisti e l'ostilità della popolazione calabrese contro i militari napoletani, ma le fonti francesi confermano che la popolazione aiutava i francesi. Non sorprende, del resto, che i napoletani fossero considerati "stranieri" e oppressori non rneno se non ancor piìt dei francesi, coi quali e' era stato comun-
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que il tempo di raggiungere un modus vivendi. Ciò dimostrava che lo scopo strategico dello sbarco era fallito, mentre il confronto tattico col nemico restava un azzardo. Eppure alle 18:00 <ld 26, lasciata a Rosarno una riserva di 200 cacciatori Appuli, Assia ordinò di passare il Mésima usando il carreggio per fare un ponte di fortuna. Le truppe lo passarono in disordine e ci vollero ore per riordinarle sull'altra sponda: far passare i 6 pezzi da montagna fu un'altra impresa. Era notte quando giunsero a Milero, e per evitare saccheggi il principe lasciò le truppe fuori del paese, dove entrarono solo quartier generale, sussistenza e un picchetto di cacciatori Philippsthal con 2 pezzi per la guardia all'alloggio del principe. Davanti al paese c'era solo Sandiel con 2 compagnie di Appuli, 1 squadrone e la massa Necco, che all'alba del 27 scambiarono qualche fucilata con gli esploratori nemici. 11 Giornale aggiunge che il principe liberò due spie prese da Sandiel (una era un monaco) e che nd campo borbonico enuava e usciva chi voleva. Col pretesto di recapitare a Reynier un'intimazione a sgombrare le Calabrie, Assia inviò a Monteleone il quartiermastro Martucci e il capitano di cavalleria Tanfani, con l'incarico di riferire sull'entità e le posizioni delle forze nemiche. Reynier rifiutò di riceverli, fece rispondere che l'indomani sarebbe arrivato a Reggio e che riteneva vergognoso per un principe così illustre comandare dei briganti. Ascoltato il rapporto di Martucci e le notizie del vicario di Mileto, zio del maggiore De Luca, Assia si rese conto di avere di fronte una forza doppia della sua (almeno 4.000 uomini contro 2.000, con 6 pezzi contro 6). Tutti gli ufficiali protestavano che la posizione fuori paese, a mezzo tiro di fucile dalle case e con la destra scoperta era assurda. Nunziante e Bardet consigliarono di temporeggiare in attesa dello sbarco di Bourcard nel c;olfo di Policastro, ritirandosi per le Serre, la Mongiana e Squillace, pur mantenendo la posizione dei Piani della Corona per coprire Reggio. Il principe rispose "bene, si vedrà". Svegliato pii1 tardi da Nunziante per dirgli che era possibile andarsene non visti, chiese che ora fosse e alla risposta che erano le quattro, rispose "dormiamo".
La battaglia di Mileto (28 maggio 1807) Intanto Reynier avanzò da Monteleone con 3.246 uomini e 6 pezzi (4 da montagna e 2 obici). Comandate dal capo di stato maggiore Sénécal e
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dai generali Abbé, Camus e Millet, le truppe includevano il 22e e 23e légère, il 52e de ligne, il 6e chasseurs e guardie civiche. La relazione borbonica indica invece 20 compagnie del 29e de ligne, 9 del Reggimento mercenario La'four d'Auvergne (non altrimenti testimoniato), 2 battaglioni del 23e e del 52e e il 9e chasseurs. Mezz'ora prima dell'alba Abbé attaccò gli avamposti col 22e (o 29e). La cavalleria e 2 pezzi furono mandati a sostenerli, dando così tre quarti d'ora al quartier generale e alla sussistenza per uscire da Mileto. I granatieri di Pousset, con 2 pezzi e 30 cacciatori Philippsrhal, custodivano la destra; il resto era schierato dietro un fosso a mezzo tiro di fucile dalle case, i cacciatori Philippsthal in prima linea e i Sanniti in seconda. Il maggiore Pastore, coi granatieri Sanniti e i cacciatori di S. A R. era a sinistra, con 4 pezzi e la cavalkria. Unica via di ritirata era un angusto sentiero in salita. Entrato nel paese, Ahbé formò i] reggimento su due colonne: due battaglioni del 23e légère, ognuno sostenuto da 1 squadrone, si schierarono alle ali, occupando le ultime case del paese e aprendo il fuoco sui cacciatori Philippsthal dalle fìnestre e terrazze. Lartiglieria fece vivo fuoco sulle case e la cavalleria caricò la testa della colonna nemica che cercava di uscire dal paese: la relazione francese dice che i ranghi del 22e (29e?) furono sfondati, tacendo però la cattura del tenente colonnello Laborige. Caricati dai cacciatori a cavallo francesi, gli squadroni siciliani si ritirarono in disordine. 11 principe richiamò i cacciatori Philippsthal facendoli passare dietro i Sanniti. Qualcuno cominciò a gridare "alla baionetta, alla baionetta!": Sanniti e granatieri siciliani accennarono a caricare, cosa assurda perché il nemico non s'era schierato. Nunziante e Poussec li fermarono rimandandoli indietro. l Sanniti lo fecero in disordine, e al vederli tornare i cacciatori Philippsthal e i cavalieri, non ancora riordinati, furono presi dal panico cominciando a fuggire, imitati dai Sanniti e poi anche dai granatieri siciliani. I francesi presero i pezzi e il campo e inseguirono la massa in fuga verso Rosarno. Qui Pousset trovò il principe: si offrl di fermare i fuggiaschi, A~sia gli prese la mano dicendogli "i miei n emici rideranno a Palermo! Noi abbiamo fatto molto, ora bisogna che pensiamo a noi". Reynier dovette scontare la vittoria sorbendosi un carme del poeta patriota Vincenzo Mollo, ma l'epopea borbonica non fu da meno: celebrò Mileto come Maida, con una medaglia commemorativa, e aggiunse o ingi-
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gantì particolari: la cavalleria francese che passa "per secreta porca del Vescovado"; il cadetto Migliaccio spirato tra le braccia del padre capitano che corre a "vendicarlo" al grido di Nunziante "avanti Sanniti!"; Nunziante che ha due cavalli uccisi sotto di sé; Assia che abbatte con la pistola due cacciatori a cavallo che gli hanno intimato la resa, poi, trascinato al riparo dal devoto Lecca, chiede a Nunziante di sacrificarsi per coprire la ritirata; i Sanniti, formati "in doppio quadrato" che si arrendono solo quando hanno finito le munizioni e in buona parte tengono fino al calar delle tenebre, ritirandosi poi "in falange per sentieri intricati e boschivi".
Ia ritirata a Reggio (28-29 maggio 1807) Il Giornale scrive: «non c'era pii.1 un solo ufficiale, superiore o subalterno, che conducesse un uomo, tutto essendo disperso come dei pezzetti di carta gettati <la un balcone». h1 rotta disordinata: parte prese la via dell'Aspromonte, parte quella di Gioia e Rosarno, seminandola di armi, bagagli e sbandati. Leggiamo nelle carte francesi che tu sciabolato presso Seminara un gruppo di miliziotti che aveva gettato le armi e applicato il bando Reynier, impiccando tutti i paesani trovaci con le armi in pugno. Le carte borboniche dicono i11tvece che gli abitanti di Gioia, Palmi e Seminara fecero fuoco alle spalle dei soldati per vendicarsi delle violenze commesse dai massisti e che i contadini arrestavano gli shandati consegnandoli ai francesi (forse dietro ricompensa, co11.1' era avvenuto nove mesi prima con gli sbandati francesi di Maida). Nella lettera del 28 giugno in cui chiedeva di confermare la promozione a tenente colonnello a N ecco e il titolo di "battaglione Real Carolinà' alla sua massa, l'unica ad essersi ben condotta e aver combattuto con coraggio e intrepidezza, il principe d ' Assia scrisse invece che erano stati gli stessi massisti a sparare contro i soldati in ritirata per saccheggiare i bagagli.
La resistenza del castello di Reggio (29 maggio - 1 ° giugn.o) Arrivato a Reggio probabilmente il mattino del 29, Nunziante trascorse il resto della giornata a riordinare le truppe e predisporre il reimbarco della cavalleria, il principe andò a Scilla a chiedere aiuto agli inglesi, tor. nando a notte a Reggio. Il mattino del 30, appreso che i francesi arrivava-
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no già da Fiumara di Muro e Santo Stefano, il principe s'imbarcò con Metzer «lasciando tutto nella massima confusione, dicendo da sopra la fìluga che lui andava a Messina per prendere rinforzo» e ordinando a Nunziante di imbarcare tutti, anche i 200 Sanniti e 3 pezzi rimasti nel castello (maggiore Righetti e capitano Leonardo Cacciatori). Nunziante era appena salito sulla corvetta Aurora quando vide il nemico che investiva il castello. Sceso a terra e riuniti 4 ufficiali del reggimento (aiutante maggiore Bischietti, tenente Schmidt, alfieri Almeyda e Botta) e un alfiere del genio (Ruiz), tornò di corsa al castello per dirigerne la difesa, passando incolume attraverso la moschetteria nemica. A sera 2.000 francesi al comando di Abbé bivaccarono sulle alture e il mattino del 31 aprirono il fuoco con 2 pezzi da montagna. Uno fu però subito scavalcato dall'artiglieria del castello e l'altro finl fuori uso poco dopo. Malgrado ciò il capitano del genio Sèbe fece ugualmente l'intimazione di resa, seguita dal capitano Pelliccia della civica di Tropea (già incontrato all'assedio di Amantea), venuto ad offrire gradi e ricompense a Nunziante in cambio della resa e a minacciare ritorsioni contro la moglie e i quattro figli in ostaggio a Napoli in caso di resistenza. Nunziante rispose con un proclama in cui incitava i Sanniti a resistere evocando la gloria del Reggimento. Alle quattro del pomeriggio si videro i francesi manovrare sulle alture e durante la notte tolsero il blocco, proseguendo per Bova alla marina di Gerace. La tenuta del castello salvò i cavalli di regio conto rimasti sulla spiaggia e consentì di completare l'imbarco e di recuperare nei giorni seguenti varie cenci naia di sbandati che altrimenti sarebbero caduti prigionieri del nemico. Il 7 giugno Nunziante ricevette una. lettera di Moore, datata Messina 29 maggio, che gli manifestava «vero compiacimento nel rendere giustizia alla condotta serbata dal Reggimento Sanniti, che in realtà a somm' onor vostro torna per averlo sì egregiamente reteo ed esaltato» e 1'11 giugno la promozione a brigadiere. Il 30 giugno vi fu un'insurrezione al rione Sbarre a seguito di molestie alle ragazze da parte dei massisti alloggiati nel convento dei frati Riformati.
[TI mattino del 2 giugno vi fo una sommossa a Napoli durante l'esecuzione del marchese Palmieri, del suo aiutante Baldassarre Paliotti e di altri due condannati. Assalita nel tentativo di liberare il giovane marchese, la truppa fece fuoco provocando una cinquantina di morti e feriti, portati al
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San Giacomo. Palmieri, che era riuscito a rifugiarsi in un cortile, fu subiro riacciuffato, riportato sul patibolo, scannato e afforcato con gli altri tre compagni di sventura.]
Le perdite e /,a sorte dei contravventori al patto di Gaeta
All'appello fatto a Reggio l'indomani della battaglia, risultavano mancanti 2.056 uomini (495 Sanniti, 101 granatieri siciliani, 947 cacciatori Philippsthal, 229 Appuli e 71 di SAR, 92 artiglieri, tutti i trcnieri e 52 pionieri), ma pochi giorni dopo ne erano stati recuperati almeno 253.
Aliquote Fanteria Artiglieria Pionieri Treno ' - - - -· Totale Cavalleria
4 maggio 3.143 126
82 79 3.430 281
29 maggio UIO 34
30
1.374 286
? giugno 1.439 80 40 68 1.627 304
Perdite 1704 L\6
42 11 1.803 -
-
~
Secondo la relazione borbonica, ulteriori recuperi verificatisi nei giorni seguenti consentirono di ricostruire lo scheletro dei reparti e di ridurre in definitiva le perdite a soli 700 uomini, di cui 400 morti e frriti e 300 prigionieri. Jn realcà le perdite furono più del doppio: un documento borbonico indica 7 pezzi (inclusi 2 obici), 1.305 fucili, 1.476 baionette, 356 carabine e 1.633 uomini, più dei 1.470 indicati dai documenti francesi: 21 morti (incluso il maggiore De Luca), 157 feriti e ] .292 prigionieri (di cui 85 ufficiali). Il 12 giugno Assia inviò Lecca a Monreleone per recare soccorsi ai feriti borbonici e richiedere a Reynier la lista dei prigionieri, il cui ultimo scaglione transitò per Cosenza il 30 giugno. Tra i prigionieri c'erano 52 graduati dei cacciatori Philippsthal. Cosrorn, come gli Appuli, avevano violato il patto di Gaeta di non combattere per un anno (ossia non prima del 20 luglio) e in teoria rischiavano la fucilazione. Ebbero salva la vita, ma i 20 ufficiali furono inviati al durissimo carcere di Fenestrelle e la truppa ai lavori forzati nella fortezza di Alessandria. U n convoglio di 27 1 cacciatori Philippsthal e briganti cr:.i il 12 luglio a
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Pontemale, il 25 ad Ancona, il 3 agosto a Bologna e il 7 a Torino, giungendo ad Alessandria il 14. Quanto alle perdite francesi, i 600 "morti" e "molti" prigionieri asseriti dalla relazione borbonica sono un'invenzione, ma qualche dubbio suscitano anche le cifre fornite dalla relazione francese, solo 13 morti (inclusi 2 ufficiali), 70 feriti e nessun prigioniero. Non si può escludere che fosse un'invenzione anche la cattura di Laborige, ma nemmeno che in realtà sia stato scambiato con Sandid, catturato sul campo ma liberato poco dopo (tanto che in giugno fece parte del tribunale incaricato di giudicare Santoro). Tale liberazione sarebbe infatti altrimenti sorprendente, perché anche Sandiel, contravventore ai patti di Gaeta, avrebbe dovuto finire a Fenestrelle. Sappiamo del resto che i pochi ufficiali siciliani prigionieri furono tutti scambiati con ufficiali francesi, mentre i napoletani furono "condoni in Alta Italia per essere (ri)lasciati sotto la parola d'onore": un documento dd 29 luglio ne elenca 40 (9 capitani, 1 aiutante maggiore, 11 tenenti, 4 sottotenenti, 14 alfieri, 1 chirurgo), pii:t 15 equiparati (3 portabandiera, 2 aiutanti, 9 cadetti e 1 volontario).
I tentativi di sbarco a S. Eufemia e Amantea (28-30 mag_(?;io) Alcune fonti danno Panedigrano presente alla battaglia di Mileto, dove sarebbe sfì.tggito alla cattura imbrattandosi la faccia di sangue e fingendosi morto. Altre lo danno invece a bordo della Aottiglia di CanceJlieri che il 28 (o 29) incrociò davanti a S. Eufemia. Dissuasa dall'ostilità della popolazione e dall'arrivo da Nicastro di una forte colonna del 22e, la flottiglia fece vela su Amantea, trovando però schierata sulla spiaggia la truppa di Ortigoni e i civici di Claudio De Luca e Mirabelli Mauro. L'arrivo (al mattino del 29 o del 30) di Berthelot con 600 fanti del ler <le ligne, convinse Cancellieri a desistere da ulteriori tentativi.
La spedizione e l'a1)·edio di Còtrone (20 maggio - 13 luglio) Il distaccamento francese di Cotrone era partito il 20 maggio per Monceleone. Il 22 sbarcò Re Corcmme, semhra con appena 80 uomini , accresciuti sul posto a 3-400. Il presidio, formato da pochi cacciatori napoletani, artiglieri litorali e legionari, resistette alcuni giorni sperando
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RESISTENZA llORBONICA (1806-1815)
nell'arrivo della colonna Arcovito, rimasta però bloccata a Cosenza, finché il 27 la plebe insorse e aperse le porte ai massisti. Spiccato il 2 giugno a Cotrone coi polacchi, Peyri la trovò saldamente in mano ai borbonici e si limitò a bloccarla occupando le colline: il rinforzo del 23e légère si rivelò tuttavia insuffìciente e si dovettero chiedere altre truppe e pezzi da dodici. Intanto il 7 giugno da Reggio fu inviato Langellotti con materiali, cannoni e rinforzi (cacciatori Philippsthal e massisti) per Re Coremme. Il 13 giugno Reynicr arrivò di persona col 22e de lignee con artiglierie, ma il calibro era insufficiente per le poderose mura e si sperava di prendere la pia'.aa per fame e/o sfruttando le discordie interne fra i capimassa e la stanchezza della popolazione per le violenze. Il ] 7 l'Aurora tornò a Reggio con Re Coremme in stato di arresto per eccessi e abusi e con un tenente del genio incaricato di riferire sulla situazione della piazza e prelevare altri materiali e pezzi e altri 70 cacciatori. Il 20 gli avamposti di Fiumara di Muro e della Melia furono rinforzati e ispezionati il 21 da Nunziante e il 25 dal principe d'Assia. Quest'ultimo si trasfrrì poi a Cotrone, dove sbarcò il 29 col tenente colonnello Lettieri e altri 69 cacciatori Philippsthal, arrivati così a 331 (piL1 138 a Messina). Reggio e i suoi avamposti erano presidiati da 1.090 uomini (970 fanti, 80 artiglieri e 40 pionieri), che il 30 respins~ro una sortita nemica sulla Mdia. Intanto era ripresa la guerriglia, due dei quattro ponti costruiti dai francesi erano stati distrutti e Costanzo si era trasferito al campo di Cotrone per coadiuvare Sèbe nella costruzione delle parallele e di un ridotto sulla collina dirimpetto alla città (S. Maria della Scala). Era però già iniziata l'estate e metà degli assedianti aveva contratto la malaria. TI bombardamento, che doveva iniziare il 1° luglio, dovette essere rinviato perché non c' erano abbastanza artiglieri in grado di servire ai pezzi. Il 2 il principe d'Assia ripartl, lasciando il comando a Lettieri. Il 5 tutti gli ufficiali, da Reynier in gii:1, avevano la febbre. Il 9, tuttavia, 2 peni da dodici apersero il fuoco dal ridotto e tre giorni dopo la breccia era aperta. 11 13, alla vigilia dell'assalto, le artiglierie della piazza cessarono di rispondere al fuoco. Le colonne francesi non incontrarono resistenza e trovarono le porte aperte. La notte prima l'intero presidio era stato evacuato, assieme ai borbonici più compromessi, dalla flottiglia siciliana (1 fregata, 2 polacche, 10 sci::il11ppe e parecchi corsari).
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Radunati in piazza gli abitanti, Reynier chiese ai pochi patrioti sopravvissuti di indicare i responsabili delle violenze. Gli arresti furono 200: i semplici sospetti fi.1rono inviati a Napoli, gli altri giudicati a Cosenza e Fucilati, mentre i giovani furono arruolati nell'esercito napoletano.
Il fallito sbarco ad Amantea {19-23 luglio) Il 19 luglio un convoglio di munizioni cadde in un'imboscata a Campo Tenese_ La scorta scappò abbandonando 4 cassoni. Un fulmine fece strage dei partigiani festanti. Il 23 la flottiglia di Cancellieri riprovò a sbarcare ad Amantea. Peyri accorse con 800 uomini alla spiaggia, la flottiglia tentò pit1 avanti, a Paola; dissuasa da civici e 22e, tornò a Messina con le pive nel sacco.
La sicurezza interna nel Regno di Napoli (25 agosto 1807) L'l 1 giugno uno dei legnetti del Cristallaro (Salvatore Bruno), corsaro a Capri e agente di Hudson Lowe, aveva sbarcato a Sorrento Agostino Mosca, che doveva sparare all'usurpatore durante la sua annunciata visita alla ridente penisola. Gli arresti del 22 maggio avevano fruttato e Mosca cadde nella trappola tesagli dalla polizia napoletana (che lasciò poi credere ad un arresto fortuito su delazione di una ragazza corteggiata dal vanesio e loquace "colonnello") . Gli furono "trovate addosso" lettere della strega di Palermo e cantò alla grande. Lo afforcarono a Napoli il 12 luglio, mentre i borbonici se la svignavano da Cotrone. Un rapporto del ministro d ella guerra Lamarque del 25 agosto indicava l'Abruzzo come l'unica provinc ia a ncora turbolenta. I capi dell'insorgenza, rientrati dal Tronto, si erano rifugiati sul Gran Sasso "où il est impossibile de les atteindre". TI 12 una banda di 400, guadata la Pescara a San Valentino ed attaccata dalla colonna mobile di Chieti, si era ritirata verso l'Aquila attraverso la valle di S. Leonardo e aveva assalito Sulmona, perdendo 50 uomini e 40 cavalli n ello scontro col 2° napoletano e il 6e chasseurs. L'ufficiale del genio Monval era stato però sorpreso e assassinato al confìne del Molise con la sua scorta e si erano dovuti inviare da Venafro distaccamenti corsi e il 2° italiano per custodire le Cinquemiglia e altri 300 uomini in M olise.
LA RESISTENZA BORBONICA ( 1806-1815)
In compenso Napoli era la capitale europea con meno disordini. In Terra di Lavoro c'era solo qualche brigante tra Itri e Fondi: bastava una scorta di 1O uomini per viaggiare sicuri [ma il 22 ottobre 1806 il colonnello Claude Bruguière, del 4° chasseurs, era stato ucciso al bivio di Sant'Andrea presso GaetaJ. Piana del Sele, Vallo di Diano, Cilento e Policastro erano percorribili senza scorta: la banda Vuozzo, formata verso Melfì, era quasi completamente distrutta, il preside Caraciulo e il prete Paladini, catturati dal Reggimento La 1our d'Auvergne dentro una serie di caverne e impiccati, restava una sola banda presso Lagonegro inseguita da 300 corsi. Un battaglione del 20e e uno squadrone del 25e chasseurs avevano rastrellato parte della Basilicata (Marsica e San Quirico a Sud, Mana e Montemilone a Nord) catturando 300 briganti, fucilati dopo giudizio. Tn Calabria c'erano ormai solo piccole bande e la Puglia del tutto tranquilla.
r'eccidio e la rappresaglia di Parenti (13-14 ottobre 1807) La Calabria riservò ancora un'amara sorpresa. In settembre esordì con un massacro di armenti nella Sila la nuova comitiva di Giuseppe Morelli, luogotenente di Nierello. Il 13 ottobre una compagnia dd 29c (capitauo Corncaux), smarritasi nei monti, fu attirata a Parenti con l'inganno e fatta a pezzi a tradimento, inclusa una ragazza al seguito dei soldati. La rappresaglia fu eseguita l'indomani dal colonnello Saint Martin: 50 case bruciate, imposta una taglia di 400 ducati, l'intera popolazione deportata a Cosenza per convincerla a consegnare i responsabili. Morelli riuscì però a fuggire, decimando con continue imboscate la colonna inseguitrice. .
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E. Tilsit e Corfù - Reggi.o e Scilla (luglio 1807- febbraio 1808) La rinuncù1 ,dia "seconda spedizione" anglo-siciliana ln giugno Sir Arthur Paget, inviato col vascello Montagu a trattare la pace con la Turchia, aveva fatto sosta a Palermo (dov'era stato ambasciatore sei :umi prim:-1) mentre la propaganda napoleonica inzuppava il pane
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nelle carte e nella confessione che inchiodavano i mandanti di Mosca. Paget recava l'ordine del governo di invadere il Regno di Napoli e, trasformando la disfatta di Mileto in un'eroica impresa, la corte fece presente di avere ancora pronti a Palermo 5.000 uomini (quelli destinati a sbarcare nel Golfo di Policastro): il 16 giugno li ribattezzò "seconda spedizione" e si ricordò perfino di nominare il comandante (promuovendo masesciallo Minichini) e il quartiermastro (il solito Fardclla), con 2 brigadieri di fanteria e 1 di cavalleria, più una riserva granatieri comandata da Saint Clair. Fox e Moore, al solito, non ne vollero sapere. A quanto sembra non sollevarono il buon argomento del fiasco di Mileto, tanto poco facevano conto sul contingente siciliano. Dissero che il governo non aveva letto con attenzione i loro rapporti e si era basato unicamente su quelli di Drummond, rincirrullito dalla strega; i francesi non erano affatto diecimila, ma almeno il doppio, mentre loro potevano metterne in campo al massimo 11 .000, avendo dovuto mandare 1.800 rinforzi in Egitto e un reggimento a sedare la rivolta (in aprile) dei mercenari albanesi a Malta. Paget si fece convincere. Sospese il ritiro dall'Egitto e in agosto proseguì per Tenedo, dove Collingwood aveva riunito metà della squadra per sostenere il negoziato di pace.
La pace di Tilsit (7-9 luglio 1807) La decisione di Paget fu saggia. Il 30 giugno era arrivato a Londra un memorandum russo che accusava gli inglesi di averli appoggiati solo a chiacchiere e giustificava la fine dell'alleanza. Il 7 luglio lo zar firmava la pace a Tilsit, accettando di evacuare il Mediterraneo e, nelle clausole segrete, di consegnare ai francesi la flotta e Corfù. Tilsit fu il punto culminante della guc.:rra mondiale napoleonica come Dunkerque fu il punto culminante della guerra mondiale hitleriana. Entrambe segnarono l'isolamento internazionale che l'lnghilterra aveva già dovuto affrontare nel 1778-83, ma Napoleone aveva in mano carte migliori di Hitler. Non era infatti più costretto, com'era stato fino ad allora e come sarebbe stato anche Hitler dopo Dunkcrque, a bluffare sulla Manica guardandosi le spalle d alla Russia. Invece della Manica, avrebbe potuto vai-care lo Stretto di Messina. Il risultato strategico sarebbe stato più importante di quello che Hitler si illuse di poter conseguire con l'in-
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via dell'Afrikakorps senza prima prendere Malta e distruggere la Mediterranean Fleet. Privata dei rifornimenti alimentari dalla Sicilia, entro la fìne del 1808 Malta sarebbe stata neutralizzata. E' vero che gli inglesi avrebbero potuto, in parte, sostituirla con Minorca, Creta o Cipro, mal' economia di guerra creata nel Mediterraneo in risposta al blocco continentale proclamato da Napoleone, avrebbe certo subito un duro colpo. Quanto alla fattibilità, lo stesso imperatore, quand'era montato in cattedra contro il pratico buonsenso del fratello avvocato, aveva definito lo Stretto "un fiume", sottintendendo che non richiedeva il genio di Cesare sul Reno o di sé stesso sul Danubio. Cunico vero ostacolo era la Mediterranean Fleet, ma, a tremila chilometri dalla Madrepatria, con un fronte venti volte più ampio (dai Dardanelli a Cadice) e con dietro popoli e governi famosi per i fiaschi militari e i repentini voltafaccia, non era certo paragonabile con l' Home Fleet. Naturalmente Napoleone pensò alla Sicilia: ma non come al fronte prioritario. Delegò l'impresa al fratello e a quel Reynier che s'era fatto battere a Maida (dove si era rammaricato di non essersi potuto trovare di persona, ché altrimenti avrebbe preso prigioniero l'intero corpo di spedizione inglese sbarcando poi subito a Messina). 11 tempo di tornare in Italia lo ~ trovò, in novembre: ma non per andare a Napoli, bensl a Venezia, a compiacersi della flotta in cantiere che, quand'anche fosse stata varata prima di Lipsia, non poteva uscire in mare aperto per via del banco di Malamocco. Non si può escludere che un segreto o inconscio timore di un possibile fiasco personale u-a Scilla e Cariddi lo abbia sottilmente indotto in errore, facendogli sprecare l'occasione di Tilsit per un'operazione secondaria come l'occupazione di Corfi1 e una chimera come l'idea di usare la flotta russa per prendere Lisbona alle spalle. Napoleone vide giustamente che, dopo Tilsit, «tout porc(ait) à penser que la guerre du cominent (était) tcrminée, rous les efforts d(evaient) se jeter sur la marine». Ma il genio dell'offensiva continentale fece dopo Tilsit maldestri esordi negli arcana della strategia periferica, che non gli era congeniale e non era appropriata al suo scopo. Forse fatalmente, data l'inferiorità marittima, sperperò infatti tutta la potenza della Francia ad entrambe le estremità del Mediterraneo, la Balcanica e l'Iberica, a spese dell'Italia, che restava, "dall'Alpi alle Piramidi", l'unica Penisola decisiva.
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L'occupazione di Corfù (13 luglio - 1 ° settembre)
Corfù ricorre nella corrispondenza napoleonica dal 1796: ma dopo Tilsit diventa un chiodo fisso. Invece di lasciarla ai russi, la volle per la Francia; per sottrarla agl'inglesi, per marciare verso l'Tndia, per coprire Venezia. Ad occupare Corfo gli inglesi non ci pensavano proprio: tutto quello che potevano fare da lì lo potevano fare meglio direttamente da Malta. Anche Napoleone poteva fare meglio da Taranto tutto quello che si illudeva di poter fare da Corfo: sprecò, per tenerla, palate di franchi, un'intera divisione terrestre e (forse) l'occasione di sbarcare in Sicilia. Con quattro fregate e 2.000 uomini strapagati dai proventi del commercio e delle prede, gli inglesi gli distrussero poi ugualmente l'inutile dominio delle coste adriatiche, aprendogli due empori a Mezzogiorno e a Tramontana di Corfù, affondandogli la flotta, bloccandone i residui ad Ancona e Venezia e sbarcando a Fiume, Trieste e Comacchio. Poi, dopo l'abdicazione e la p:1cc di Parigi, rimpatriarono pure il presidio francese e issarono I' Union ]ack sull'arcipelago. TI 13 luglio, accompagnaro da un ufficiale russo incaricato di informare l'ammiraglio Senjavin, il comandante Terrier partì da Tilsit per portate a Milano e Napoli gli ordini imperiali relativi all'occupazione delle Ionie. Il viceré Eugenio doveva occuparsi dei rifornimenti, re Giuseppe dello sbarco del corpo d'occupazione - 4.000 uomini metà francesi e metà italiani prelevati dall'Année de Nttples, il cui capo di staro maggiore, César Berthier, era nominato governatore. 'frrrier giunse a Napoli il 2 agosto. TI 3 il re comunicò a I3errhier il suo nuovo incarico. Inizialmente designato per Corfù, il 52e de lignc aveva subito troppe perdite all'assedio di Cotrone e dovette essere sostituito dal 6e (che era già stato a Corf'u dal 21 novembre 1797 al 20 maggio 1798). 11 resto erano un battaglione italiano (1/5°), due compagnie d'artiglieria francese (11a e 15a/2° RAP) e due di zappatori (lc/2c francese e 2a italiana); totale 2.943 uomini (1.090 italiani) inclusi 95 ufficiali. La truppa ignorava la destinazione: temeva fosse la Sicilia e al momento dell'imbarco alcuni tentarono di disertare. Imbarcatosi a Brindisi il 7, il 9 Terrier incontrò il conte Mocenigo, rappresentante russo presso la Repubblica Septinsulare: ancora ignaro del loro destino, il senato applaudì l'annuncio della pace. Ripartito il 12 e sbarcato il 14 ad Otranto, Terrier raggiunse Rerthicr a Lecce: lo informò che gli
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abitanti ce l'avevano coi russi per aver perseguitato e deportato in Siberia i dissidenti e avrebbero accolto bene i francesi. Ma bisognava sbrigarsi: Mocenigo s'era impegnato a mantenere il segreto, ma i russi erano costernati di dover cedere le Toni e e la flotta e nel senato locale c'erano 4 o 5 creature degli inglesi. Non si poteva perciò escludere che il nemico fosse avvertito e tentasse di intercettare il convoglio. Non c'era modo di scortarlo: il capitano di va.~cello Sibille, storico comandante delle forze navali dell'Année d1talie e poi dell'Armée de Naples, aveva solo 3 barche a remi ("mosche") , 2 corsari (il mezzo sciabecco l'Etoile de Napoléon e la feluca I! véloce) con equipaggi dimezzati dalla diserzione. Scarsi anche i trasporti: 34 pescherecci ohhligavano a fare due viaggi. Il primo, slittato di due giorni per il forte vento, andò bene: partito da Barletta all'alba del 18, il 1° scaglione (1.007 italiani e 310 francesi) sbarcò il pomeriggio del 19. Ripartito a notte coi trasporti vuoti, nel pomeriggio dd 20 Sibille avvistò 5 vele inglesi (inclusi un v:1scelln e una fregata) a NE dell'Isola di Fanò; favorito dal vento, poté tuttavia rifugiarsi sulla costa albanese e, calata la notte, navigò a fanali spenti, arrivando ad Orranto nel pomeriggio del 21. Il 2° scaglione, partito il mattino del 23, sbarcò a Corfo il 24, ma 3 grandi barche, rimaste in coda, furono catturate dagli inglesi, che fecero così p~igioniero il colonnello del 6e, Devilliers, con la moglie, 135 soldati e 235 civili (rimpiazzati <la 293 uomini dell'8le). Occupate le altre isole e Parga, il 1° settembre Berthier proclamò l'annessione delle Ionie all'impero francese, incorporando nella guarnigione le forze locali (400 guardie assoldate, 2 corvette e 3.000 ausiliari albanesi; ma le Ionie avevano una rendita di 1,4 milioni di franchi, mentre le spese erano già allora di 340.178 franchi mensili).
Le conseguenze di Tilsit sulla difesa della Sicilia (23.JX-25.X) La reazione del governo inglese a Tilsit fu di distruggere la flotta danese per evitare che finisse in mano ai francesi, di coprire l'India con missioni in Punjab, Afghanistan e Persia, di fare la pace con la Turchia (col ritiro unilaterale dall'Egitto) e di formare una riserva strategica a Gibilterra da impiegare a seconda delle circostanze per rinforzare la difesa delle colonie oppure delle coste della Manica ovvero per attaccare Cadice o impedire ai francesi di impadronirsi della flotta portoghese. Canning dichiarò alla
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corte di Palermo che J'Inghilterra voleva mantenere la Sicilia, ma in realtà si preparò ad evacuarla. Rinviò infatti la fìrma del trattato che la impegnava a concedere un sussidio annuale e a mantenere nell'isola una forza di 10.000 uomini e scrisse a Moore di ritirarne 8.000 per formare la riserva strategica, rimpiazzandoli con le truppe rientrate dall'Egitto. Salpato il 23 settembre da Alessandria, f<raser sbarcò a Palermo il 17 ottohre. TI 18 Moore si imbarcò col "fìore ddl' esercito" e il 25 salpò per Gibilterra, lasciando il generale Sherbroke a difendere Messina e Siracusa con 10.000 uomini. Secondo Moore solo la flotta poteva difendere la Sicilia, con due squadre a Siracusa e Palermo collegate da una linea semaforica e una flottiglia sottile a Messina. Rassicurato sulla situazion e nell'Egeo, Collingwood prese stanza a Siracusa con 4 vascelli, richiamò Troubridge con altri 4 dall'Alto Tirreno a Palermo, ne inviò 2 di scorta al convoglio di Moore e distaccò I vascello e 2 fregate a guardia di Corfi1 (dove il 25 ottobre arrivarono da' Jolone 2 fregate e 1 corvena francesi). A difendere lo Stretto c'erano I vascello da 64 e le cannoniere. Tre sloop incrociavano la costa tirrenica (Lavinia a Livorno, Apollo in Sardegna, Kingfisher a Capri) per avvistare le eventuali uscite della squadra di 'folone e di convogli da Napoli, due (Delight e Bittern) lo Stretto di Messina e la costa ionica della Calabria per impedire eventuali trasporti navali di artiglierie da Taranto a Reggio e uno (Ambuscade) a Pantelleria per scoprire tentativi di aggiran1emo per la costa nordafricana e collegare Siracusa e Palermo. Secondo Collingwood la corte di Palermo vedeva la minaccia francese contro la Sicilia con perfetta indifferenza. Durante l'estate le relazioni anglo-siciliane avevano infatti toccato il punto più basso, tanto che Moore era stato costretto ad andare a Palermo a scusarsi con la regina per le frasi offensive rifrritcle da Drummond. Non essendo riuscito ad ottenere il comando delle truppe siciliane, Moore si era pesantemente ingerito negli affari interni, arrivando a proporre l'annessione all'Inghilterra o almeno l'assunzione <liretta del governo lsenz,a contare che un suo decreto per reprimere il commercio tra i due Regni aveva suscitato anche le proteste di certi m ercanti di Leeds], Non sarebbe stato dunque sorprendente che la regina, circondata da emigrati francesi, sperasse davvero, come insinuavano gli inglesi, in un accordo hasa to su un cambio d'alleanza.
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Co~fo o la Sicilia? (25 novembre 1807 - 12 jèbbraio 1808)
ln realtà per poter sbarcare in Sicilia i francesi dovevano anzitutto prendere Scilla. Ammaestrati dai successi di Maratea ed Amantea e dai problemi incontrati a Cotrone, ritennero di rinviare l'operazione alla stagione invernale che ostacolava il sostegno navale alla difèsa della piazza. Per questa ragione solo il 25 novembre re Giuseppe ordinò al ministro Lamarque di procurare a Reynier tutti i mezzi necessari per sottomettere Scilla e Reggio. In quel momento la Sicilia era scomparsa dall'agenda: Napoleone si trovava a Venezia in visita alla fotura flotta franco-itali ana, il negoziato di pace anglo-turco era stato interrotto e l'Armée de Dalmatie stava studiando il modo di marciare su Mostar e Salonicco per collegarsi con l'Armata russa della V..'llacchia. Ma già in dicembre la difficoltà di cooperare con una Russia alla ricerca di una rivalsa nel Mar Nero e di rifornire Corfù con gli inglesi in giro, convinsero Napoleone che non era possibile pensare all'lndia senza aver prima cacciato gli inglesi dal Mediterraneo. Il 12 dicembre Napoleone apprese che 10.000 soldati inglesi avevano lasciato la Sicilia e, ritenendola ormai sguarnita, pensò di cogliere il momento per attaccarla, o rdinando a tal fine la riunione delle squadre atlantiche a 'folone e l'allestimento del corpo di spedizione da imbarcare a Napoli. Tn quel momento, però, era un vero azzardo. Pur ignorando le cifre, Napoleone aveva certo un'idea della forza a disposizione di Collingwood: nel gennaio 1808 erano ben 70 unità navali (27 vascelli, 18 fregate e 19 sloop) con 24.263 marinai e 25.188 soldati. E' vero che la truppa era dispersa (11.839 in Sicilia, 5.498 a Malta e 7.851 a Gibilterra) e le navi dovevano bloccare Cadice e Dardanelli, sorvegliare Cartagena, difendere le basi e mantenere i collegamenti; ma restava pur sempre una riserva strategica di 15 vascelli per fronteggiare un'eventuale riunione della fl,eet in being francese per colpire in Sicilia oppure a Costantinopoli e l'unica speram,a di poter sbarcare era di ingannare il n emico sulla destinazion e d ella squadra francese. Ciò complicava ulteriormente la già ardua questione di sincronizzare i movimenti navali e terrestri. Tutto induce a ritenere che nell' idea di Napoleone l'attacco alla Sicilia avesse mutato scopo: non pii1 conquistarla per affamare Malta e scacciare gli inglesi dal Mediterraneo, ma farvi una semplice diversione per bloccare l'immaginario disegno inglese di prendere Corfo. I tentativi di Paget di
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accordarsi direttamente coi pascià europei e la comparsa di una forza navale inglese al largo di Corfo gli fecero temere un attacco anglo-albanese: il 22 dicembre calcolava che sarebbe scattato a febbraio e il 31 Berthier gli scrisse da Corf'u che All Tepelena aveva radunato 10.000 uomini davanti a Sanra Maura e che l'attacco era imminente. A fargli improvvisamente cambiare idea circa la Sicilia fu tuttavia il timore che un attacco russo a Cosran tinopoli facesse precipitare la situazione prima che la Francia potesse intervenire per determinare a proprio favore la sorte dell'Impero Ottomano. G ià il 15 genn aio, per calmare la Russia, ritirò l'impegno assunto col sultano scrivendogli di rassegnarsi a riconoscere l'autonomia dei principati d anubiani. Il 18 lesse nuovi dispacci allarmanti da S. Pietroburgo e il 22 discusse con Metternich l'ipotesi che la Russia volesse forzare la spartizione della Turchia come prezzo dell'alleanza. Il 23 gennaio il viceré d'Italia chiese di porer mandare un suo aiutante di campo, con un uffìciale di marina, a dirigere il rifornimento navale da Otranto e Brindisi. l napoletani avevano infatti commesso l'errore di fare grosse spedizioni con bastimenti di medio tonnellaggio e di farle partire in convogli di 30 o 40, col risultato che dei due primi convogli solo 3 navi erano scampate alla caccia nemica e gli altri erano bloccati nei porti pugliesi. Conveniva invece ripartire i carichi su moire navi piccole e farle partire in continuazione e separatamente, moltiplicando così le possibilità di sfuggire al nemico e riducendo il danno in caso di cattura. Tnoltre, com e riferiva il viceré il 4 fehhraio, agli inglesi si era aggiunta la bora. I venti contrari bloccavan o da un mese i 2 brick di Ancona e 2 bastimenti d i Venezia carichi di biscotto e avevano dirottato da C orfo a Brindisi 1 altro hrick e 2 golette. Il 2 3 e 26 gennaio l'imperatore ordinò di mandare a Corfù 6 cannoniere con materiali d 'art iglieria e del genio e 10 operai e di cercare rifornimenti alternativi, almeno di vettovaglie, in Albania (e in effetti arrivavano, perch é il pascià di Berat, rivale di Alì, non rispettava l'embargo decretato da Giannina per ricorsione n ei confronti del voltafaccia francese). TI 24 gennaio, all'improvviso, Napoleone si accorse del piccolo particolare ch e un piano di sbarco in Sicilia semplicemente non esisteva! Scrisse inforti ::il re di Napoli di non avere a Parigi nessuno che conosces-
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se le coste della Sicilia e che non si poteva rischiare uno sbarco senza studiare i venti e il cabotaggio. Gli chiese perciò di inviargli urgentemente - entro il 1 O febbraio, giorno stabilito per la partenza della squadra di Tolone! - e con la massima segretezza, particolari sulla costa, ingegneri di terra e di mare esperti, qualche siciliano e un ufficiale di marina. Le sue richieste di informazione dimostrano che a Parigi si ignoravano anche i dati più elementari della situazione e gli arruffati conteggi fatti dallo stesso Napoleone in base al vago état de situtttion inviatogli il 15 dicembre da Napoli sono degni di un wargamista alle prime armi. Il 17 gennaio - scrive l'imperatore - è partita la squadra di Rochefort (con 4 vascelli che nella lettera si arrotondano a 10): il 10-15 febbraio saranno a Baia dove Jourdan e Saligny li aspettano con 9.000 uomini; altri 9.000 partono da Scilla (a proposito: l'avete già presa?) sulle barchette di Napoli. Sbarcate da qualche parte vicino Messina. Piazzate subito due batterie a Scilla e Torre del Faro, di 16 pezzi pesanti e 6 mortai. Sbarrato lo Stretto, gl'inglesi se ne vanno: con 13.000 francesi e 2-3.000 napoletani "la Sicile est prise"! Rinsavito, il 29 gennaio si convinse a rinviare sine die la presa della Sicilia e di mutare da offensiva in difensiva la missione delle squadre riunite, impiegandole solo pe/ far giungere a Corfù i rifornimenti pesanti. Il 2 febbraio, solo per guadagnare tempo, spedì allo zar una proposta per una spedizione congiunta in India attraverso Costantinopoli, sostenuta da un attacco diversivo russo alla Svezia. N ell'altalenare delle istruzioni, il 4 rehhraio, in un rapporto a N apoleone, Gantheaume mise saggiamente nero su bianco quel che aveva creduto di capire: «le principal object de nutre expédition est de débloquer cette piace (Corfou) et de favoriser le passage des troupes qu' elle attend de l'ltalie)>. Troppo semplice! L11 febbraio , il giorno dopo che era salpato da Tolone, il ministro della marina Decrès gli rispose che, approfittando della spedizione a Corfù, le squadre riunite di Rochefort e di Tolone potevano fare "anche" lo sbarco in Sicilia «que cha ngeraic la face d e la Méditerranée» . C ontemporaneamente, d 'ordine d ell'imperatore, il ministro spedl a Napoli il capitano di fregata Roquebert per conoscere le intenzioni del re e scrisse a quest' ultimo «Votre Majesté décidera l'a ttaque d e la Sicile»!
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LE DUE StCILll NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1806 - 1815)
il "Delight" e la presa di Reggio (I 5 dicembre - 7 jèbbraio 1808)
Intanto a Napoli erano proseguiti i preparativi per la spedizione di Scilla. Reynier aveva fortificato le coste contro gli sbarchi e reso praticabile all'artiglieria la strada postale da I ,agonegro a Seminara; il 15 dicembre iniziò la costruzione del tratto successivo verso Reggio. In Calabria erano arrivati di rinforzo i reggimenti mercenari lsemhourg e La Tour d'Auvcrgne (tra Cosenza, Nicastro e Monceleone) e la fanteria della guardia reale condotta dal generale Charles Sai igny. TI 15 gennaio il re pose il quartier generale a Persano, col resto della guardia, il 102e de ligne, 800 svizzeri e 420 napoletani dislocati in riserva tra Salerno e Policastro. Un trasporto di munizioni era riuscito ad arrivare da Napoli approfittando del maltempo che aveva bloccato a Capri, per pit1 giorni, lo sloop Kingfisher. T'.11 gennaio lo sloop attaccò presso Ogliastro Cilento un convoglio di 38 trasporti, affondando una cannoniera napoletana. Il 27 il generale Abbé bloccò Scilla (v. infra). 1130 Cavaignac avanzò su Reggio e i volteggiatori del 62e (?), con un pezzo da campagna, attaccarono presso Pentimele (storpiato da alcune fonti in "Pimpinella") 4 cannoniere siciliane di scorta ad un convoglio di rifornimenti per la piazza. Perso il tiro per via del mare mosso, le lance andarono in secco e, bersagliate da altri pezzi, al calar della notte furono prese ali' abbordaggio.
In soccorso del convoglio salparono da Messina gli sloop Delight e Biuern, seguiti poi dalla fregata Glatton (capitano Setcombe). Arenatosi per una libecciata, il mattino del 31 il Delight fu assalito dai francesi e dopo due ore di combattimento e 20 morti (inclusi il comandante e Setcombe, salito a bordo per tentare di disincagliarlo), si arrese con 4 ufficiali e 60 uomini (secondo una fonte l'equipaggio sarebbe stato composto da 43 napoletani e 64 inglesi). Sempre a causa del mare il Bùtern non poté impedire al nemico di recuperare i 18 pezzi del Delight, ma all'alba del 1° febbraio i suoi canotti riuscirono almeno a bruciare il relitto. La sera del 30 gennaio Saliceti era sfuggito per poco alla bomba collocata da una cellula borbonica sotto la sua abitazione a Napoli. Il 31 Reynier si accan1pò presso Vito e Cavaignac sui colli reggini presso Pondera. Il 2 febbraio i francesi attaccarono le barricate al largo di Porta Mesa difese dalle masse Panedigrano, Francatrippa, Re Coremme, Nicastro, Stocchi, Marrone e Necco, reimbarcatesi con 200 pc.:rdite.
LA RESISf[NZA BORBONICA (1806- ~ 18 ~ 1=5,______ _ _ _ __ __ _ _ _ __
Respinto dalle batterie francesi un tentativo di Sherbroke di sbarcare da Messina, il forte di Reggio capitolò. Il comandante, colonnello Sandiel, fo biasimato dalla storiografia borbonica per aver ceduto 9 pezzi, le cannoniere del porto e 45.000 cartucce, ma in realtà ottenne l'importante risultato di salvare la guarnigione (60 ufficiali e 720 militari e civili, inclusi 312 cacciatori ex-Appuli e 318 del ½1ldemone, 25 cavalieri Valdimazzara e 14 artiglieri) che il 7 rientrò a Messina senza limitazioni all'impiego.
La presa di Scilla (27 gennaio - 17 jèbbrttio 1808) Come abbiamo accennato, il 27 gennaio Abbé aveva bloccato Scilla. La notte stessa alcuni inglesi erano sbarcati a Cannitello (poco sopra Villa San Giovanni e Punta del Pezzo) e., riunitisi con 600 volontari locali, avevano assalito la granguardia francese. Contrattaccati alla baionetta, 60 riuscirono a reimbarcarsi e 47 a rifugiarsi snll' Aspromonte, 127 furono catturati e gli altri uccisi sul posto. Caduta Reggio e ricevuti rinforzi, 1'8 febbraio Abbé attaccò la città bassa [col 23e (légère) e il 7e (dragons) oppure col 22e e il 60e?], ma fu respinto dalla sola popolazione, senz'alcun aiuto da parte delle 3 compagnie inglesi (1162nd) che guarnivano il forte. Da Messina fu spedito un copvogLio a mettere in salvo gli abitanti, che a mezzogiorno dell' 11 fecero una sortita sul porto, sfìlando con gravi perdite sotto la moschetteria nemica. Una barca sovraccarica, dopo aver costeggiato il grande scoglio, fu affondata a cannonate, con 50 vittime. Presa la città bassa, due batterie francesi poterono cominciare il tiro di breccia contro il forte e il 15 fecero crollare la muraglia. Il 17, approfittando del vento favorevole e protetti dalle lance dello sloop Electra, arrivarono i trasporti da Messina e durante la notte la guarnigione scese per una scala intagliata nella roccia Ano ad una cala riparata dove poté reimbarcarsi. I francesi trovarono nel forte 19/23 pezzi (12/19 da dodici a ventiquattro, 2 mortai e 2 obici) e 450 barili di biscotto.
La crociera di Gantheaume (!Ofebbraio - 10 aprile 1808) Il 1O fehbraio, quando Ganthcaume salpò da Tolone per riunirsi al largo coi vascelli di Rochefort, c'erano 4.500 uomini tra Reggio e Scilla, con 16 pezzi <la campagna, 800.000 cartucce e 400.000 razioni di biscot-
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to, 3.000 nel resto della Calabria (Saligny) e 3.000 in riserva tra Lagonegro e Salerno, con 50 cannoniere, 20 pezzi, un milione di cartucce e un milione di razioni. Il re era convinto (erroneamente) che gl'inglesi non avessero lasciato nell'isola pit1 di 6.000 uomini. 11 1° marzo gli segnalarono da Scilla che erano più di 8.000 e proprio quel giorno sbarcarono a Palermo 5.000 rinforzi da Gibilterra. Un fortunale costrinse 2 delle 3 navi onerarie a tornare indietro, Gantheaurne perse il contatto con la retroguardia (Cosmao) e il 19 febbraio arrivò a Corfi1 con 6 vascelli e 2 fregate mentre Cosmao lo aspettava al punto di riunione nel Canale d 'Otranto con 4 vascelli, 1 corvetta e l'oneraria superstite. Dopo alcuni giorni d'attesa, il 25 Cosmao entrò a Taranto, da dove mandò un corriere a Napoli per chiedere notizie di Ganrheaume. TI 6 marzo scrisse ancora da Taranto sollecitando ordini, ma avvisando di ritenere «le passage du détroit et surtout le débarquement comme à peu près impossiblcs dans cettc saison». C:ollingwood apprese solo il 2 marzo l'uscita in mare del nemico e solo
il 1O salpò da Maretimo con 15 vascelli pensando di trovarlo nel Golfo di Napoli a imbarcare truppe per l'invasione della Sicilia. Lo stesso giorno re Giuseppe apprese che Gantheaume era a Corfu e subito gli scrisse di portarsi a Taranto per imbarcare le truppe e attaccare Messina. T:arnmiraglio non volle però rischiare; e free bene, perché nel frattempo Collingwood era tornato indietro e, lasciati 4 vascelli a Palermo, stava girando attorno alla Sicilia per andarlo a cercare proprio a 'faranto, dove l'avrebbe certamente imbottigliato. Sfuggito più per fortuna che per prudenza alla vana caccia datagli d agli inglesi nel Canale di Sicilia e nello Tonio, il 10 aprile rientrò incolume a Tolone. Collingwood lo apprese il 25.
La partenza di Reynier e la pac~ficazione della Calabria Invece di essere premiato per la presa di Scilla, Reynier fece da capro espiatorio per la mancata spedizione in Sicilia. Napoleone gli imputò la capitolazione troppo favorevok di Reggio, conclusa in realtà da Cavaignac, e prese le difese di quest'ultimo quando il re si lagnò che gli aveva mancato di riguardo omettendo di indicare fra i suoi titoli gli incarichi di corte. Disapprovato dall'imperatore, Reynier presentò le dimissioni da comandante superiore in Calabria adducendo motivi di salute e il 15
LA RESISffNZA BORBONICA (1806-1815)
aprile partì per Napoli, sostituito per breve tempo da Maurice Marhieu, con Peyri come secondo e Partouneaux a Cosenza. Con la presa di Reggio e Scilla la resistenza borbonica cessò del tutto nella Calabria Ultra. Nella Citra le "masse" a carattere militare si erano ormai trasformate in "comitive" dedite al brigantaggio. Le maggiori erano quelle di Nierello, Parafante e Bartolo. Una dozzina di minori infestavano i distretti di Castrovillari (Carminantonio, Mescio, Perronc e Adduci), Cosenza (Mdc, Perri, Frogo, Rosarino, Telluzzo e Golia) e Rossano (Ciamotaro, Santoro, Kinigò e De Chiara). Golia, con molti uomini a cavallo, aveva trucidato il 19 febbraio a Cervicati 15 galantuomini impegnati in una battuta di caccia: a fìne luglio fu ucciso sulle montagne di Ragliano da un reparto del 62e e il generale Dufour ne reclamò la taglia. In marzo il tenente d'Houdouan, con una pattuglia del Reggimento Isemburg, scovò e trucidò in un casolare in contrada Tarifi due luogoten enti di De Michdc che poco prim.a avevano ten tato di vcndicarlo assalendo con 60 uomini Longobardi (ben difesa dal capitano civico Saggio). Il figlio naturale dell'auditore, Vincenzo Presta, fu invece ucciso a Bdmonte in una faida privata. Sconfitta la guerriglia, si cercò di frenare la persecuzione dei veri o presunti ferdinandei, che nk cava anche i ceti garantiti. Con bando del 19 maggio Partouneaux incitò le vittime a d enunciare "gli abusi dei civici protervi" e minacciò pene esemplari ai calunniatori. Il 2 giug no il generale subentrò a Mathieu nel comando superiore delle Due Calabrie, avendo come capo di stato maggiore il colonnello M omigny, e fu sostituito nel comando provinci ale da Luigi Amato, promosso generale di brigata. In o ttobre, di ri torno da Napoli, l'intendente Briot fu assalito a Campo Tencse dalle bande riunite di M escio, Pcrronc e Can ninan tonio e salvato dalla civica di Morano (capobattaglione Aronne). Ciò non impedì il 1° dicembre al nuovo re Gioacchino di dichiarare cessato lo stato di guerra in Calabria.
IL ritorno di Stuart e la drole d e guerre (ap rile-settembre 1808)
Una delle conseguenze indirette della crociera di G anrheaume fu di sbloccare la ra tifica (avvenuta il 30 marzo 1808) del trattato anglo-siciliano che impegnava l'Inghilterra ad e rogare.: un sussidio annuo di 400. 000
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sterline e mantenere un presidio di 10.000 uomini, aumentabili in caso di necessità, in cambio del governo diretto delle piazze di Messina- Milazzo e Siracusa-Augusta e della franchigia dai dazi sulle merci inglesi e sulle forniture per le forze navali e terrestri in Sicilia. Scelto da Castlereagh perché era l'unico generale disposto a difendere la Sicilia con forze limitate a 10.000 uomini e a 10.000 tonnellate di naviglio da trasporto, in aprile Stuart tornò a Messina per assumere il comando delle forze terrestri, tornate in quel momento al livello di 18.000 uomini. All'insaputa di Stuart, ma con l'avallo della corte e di Hudson Lowe, Canosa condusse da Ponza una spedizione dimostrativa su Ischia. Partito il 28 maggio con 47 vele (fregate Venere, Minerva, Sirena, pacchetti Leone e 1ùrtaro, galeotte Attiva e Veloce, 1 hrick, 2 sciabcccotti, 11 cannoniere, 2 bombardiere e 24 trasporti), 400 cacciatori Albanesi e 5 corsari, il 31 maggio e il 2 giugno sostenne due aspri scontri con le cannoniere napoletane, rientrando a Ponza il 17 giugno. Alla fìne di giugno Stuart e Drummond ricevettero istruzioni di dare il massimo appoggio alla "resistenza italiana" e il 13 luglio Collingwood ricevette 1' ordine di distaccare una fregata ad Ostia per sostenere la progettata fuga del papa da Roma (l'operazione si svolse poi invano in agosto e settemhre). TI 1O luglio una colonna di 300 francesi accorsa da Ragliano arrivò troppo tardi per salvare un convoglio spinto dagli inglesi sulla costa e preso all'arrembaggio da 500 marinai e marines. C8 e 9 settembre una flottiglia anglo-sicula (2 sloop, 2 galeotte, 8 cannoniere e 1 bombardiera) che portava 3 compagnie maltesi di rinforzo a Capri predò sotto Diamante 30 bastimenti e le lance di scotta, con un bottino di G0100.000 sterline.
LA RESISTENZA BORBONICA (1806.,__-_,_ 1 8 " - " - ' 1 5 ~ - - - - - - - - -- - -- - - - - - - - - --
Tab. 121 - Como di spedizione in Calabria (9 sellemhre ltì06) Reggimenti Dislocazione Divisioni Cosenza - I ~isignano VERDIER Légion Corse 14" légère - 52c de Jigne Rossano - Cassano l "' Poi on ai s - 2 9c dragons Castrovillari - Lagonegro 1er légère - 42• dc ligne Scigliano e l<ogliano (CS) MliRMT\T 29c de ligne Nicastro - San Biagio GARDANNE 102c de tigne Pizzo - Maida - Filadelfia 23c Jégère - I/ l er suisse Mileto l{J\YNIER 9• chasseurs l .lJCOTTli Réserve grenadiers Monlcleonc 22° légère - 7° dragons RINFORZI ARRIVATI IN OTTCmlrn lOe de ligne 14e chasseurs FORI.A AL 1° novembre: 12.000 (950 morti o feriti, 772 morti di malattia, 270 dispersi o prigionieri, 2.146 n egli ospedali, 7.862 presenti)
-
Tab. 122 - Dislocaz ione del lei' Corps d 'Armée in Calabria (15 dicemhre IN06) Calabria Cifra Calabria Ultra Forza [,'orza Dislocazione Unità Dislocazione Unità le' ]égèrc 400 Scminara 23e de ligne 650 Soveria 15c chasseurs 15 'i60 T/1 er suisse 42e de tigne Nicotcra 240 Sci!!.liano 1/l e, sui S!\ç 60 Bassignano corsi 210 Tropea 2'/c dc li gnc 180 Mileto 2 pezzi da mont 9" chasseurs 75 280 Cosenza Col. mob. ler L. 800 14" légère Monteleone 'i2c dc li gnc 350 3 pezzi da mont. 22° légère 400 I er Polonais 300 Pizzo I 02" de ligne 650 I .égion Corse 400 La Serra 22e légère 70 Convalescenti 400 650 Catanzaro 14e/102c 400 52e de ligne Nicastro 860 Castrovillari 22e légère 55 l er Polonai s 300 9e chasscurs 9c chasseurs 40 ~
TOTALE
4.160 4.245 TOTAl.1,: Truppe ricondotte da Jtfassét1a a Nttpoli: 620 (180 granatieri <lei 29c/52e, 150 volteggiatori del l er légère, 140 d el 22c légère, 100 carabinieri del 1er légère, 5 0 della compagni a d 'élite d el 29c <lragons)
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LE DUE 5JCJLIE NELLE GUERRE NAPOLWNICI-IE ( 1806- 1815)
Tab. 123 - Divisione URii ordini del Ren. César /Jerlhier - Situaz. 28 a!!osto 1807 Stato MaJ!gi"re (ìcncrali GD César Berthier AC Forestier, C EM ( il-l C:ardcnau
Corrunissmio di ~uerra
Aiutanti di Campo C-1p L1stours, <ranelli CB A uder, lcn_ Sornav Cap. Lavareille
Com_ Art. e ( ìcnìo Col. I)cdon (art_)
1-lrissc
Commiss_ aggiunto
C:13 Baudrand (genio) Uff_ napoletani genio
l JIT. d' Art e Genio C-1p_ Monnier, Gognely, Morel Cap_ Léou, Monlval Tcn. i\ngovat I .ogcrot, Chelli, Pescasio f)esoug-cons
Truppe partite dal 4 febbraio al 25 luf!lio (:orpi 2a13e fac. Jer Lancicrs la e 2a Cp Art. a cav_ Q. 11;2° linea italiano Q. II,3° linea italiano O- Ili 5° linea italiano I - ll,42e de ligne I - Ili ler légère I132c légèrc I, k.r polonais 2° cacciatori cav . nap. 1° di linea nap. 6c 13011 bis du Trnin
Comandante Rozemnski ?
Huard Hourgcois
Giacinto Ruffini 'J
Zenar<li Higarré
7.063 Trunne rinim·te ( :omandantc ( :ol. I)cvilliers CB L1chè/e Cap_ Dufresnov Cap_ Maute lin '/ '/
Rimasti C orni 1- IL6c dc Jilmc li5° di linea italiano lle e 1Se,2e RA P le Cie,3e I3o!l.__Sap_ 2a C ol 1° zaopatori it. Dét. 8 le de lig ne
De.ftinati a Corfi't
Cavalli ( )sscrvazioni 4'Xl Part. 4.02 Grande A rmée 154 106 Partita il 5 febbraio - Partito il 23 febbraio 183 194 - Partito il 23 febbraio - Partilo 23 febbraio 220 1.004 20 Partito il 10 marzo 952 19 Pa1tito il 10 marzo 419 7 Partito il 10 ma!:!~io 445 7 Parli lo iJ 22 maggio _ (,41 350 _Partito il 24 luglio 1.740 19 Partito il 25 lu~lio '>2'> 445 Parti!(_) il 28__3iu~no 58(,
-
Partiti Corvi 6e de li~ne [,5° di linea italiano 1 lc C:ici2c RJ\P 15c Cici2c RJ\P le Cicd c l~on Saocurs 2aC:p11° 1.appaloti iL
U omini
Uff.
55 29 4
5 2 2
.97 Destinati a Corfù Comandante D evilliers C I3 LICbè7.e -
?
? Cap. I3olland
1.463
-
Tnmpa Osservai.ioni 1-587 9')7
-
(,5 70 (,0 (,f)
-
2.839
-
Uomini Cavalli Osservazioni 1.642 u lmharcalo a Otranto 1.02(, 13 Imbarcalo a B arletta 140 10 Imbarcalo a Barletta - Imbarcato a Otranto 62 - Imbarcato a Darlella 68 2')3 10 In oartenza il 1° JX
3.231
46 -
Nl-l - Il 1" sca glione (950 fanti e 57 zappatrni italiani e 150 f,inli e 14{) artiglieri francesi) sbarcalo a C orfù il 17 agosto. Il 2-1 agos to :-. barche ritardatarie con 135 militari ùel (,e dc ligne incluso il colonnello D evilliers, e 235 ci vili furono callurale dagli ing lesi. Occupate anche Brazza e Lissa_
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L A RESISTENZA BORBONICA ( 1806- 18 1S)
T ab. 124 -Armée de Naples - Armée Napo litaine - Situazione l" a,zosto 1808
Armée de Naples F.mplaccmcnt E ffectif A nnée i\ rmée Corps de l"roupcs d e Naples Napolit Off TOT Cìcn Div 4 le' de tigne 38 1442 l schia 3 56 2349 C hi eti Gen. B rig . 7 10 10" dc lignc Adj. C omm. 6 67 2760 Reggio - 20" de Jigne l 45 1540 Naples Insp . R.evues - 29• de ligne 48 1782 R esina Sous-lnsp. 3 - 52" de lignc Tntcndants 60 2 166 C at anzaro 3 62" de tigne S . Jnt 1e classe 7 I 01 • de ligne 62 2 175 S cilla ') l 02° dc lignc 55 202 1 Lecce S . I nt 2" classe LM7 S cilla AD CCD/CE 8 10 22" l égère 43 46 1443 Monteleone i\DC ca p. 22 23 23" légèrc C omm. Gen. l 73 2823 G aeta/Ca! - Rég. Latour d' i\. 2 86 29 17 Calabre - R e g. Tsernbourg C omm. O rd 4 C omm. O rdin. 676 24 771 - Infanterie Adj. Comm. IO - 28e Dragons 25 585 .Foggia EM A11illcric 19 72 4c Chasseurs 22 579 N aples/Cal. 45 9e Chasseurs EM Géni e 13 22 409 SM Capua EM des Places 104 25• C hasseurs 23 562 Calabre E. M. Gènèral 99 2'67 92 2 135 3° li~11e italiemw 28 1.004 Tschi a Armée Napolitaine Corps (le F.flè cti_t:___________ E m placement Effeet:if orr TOT Troup. Trnupes Off 7') l 30') C apo e I er R. i\rtillerie à pied 73 751 1"'' R. l égère Comp d 'Ouvricrs 3 56 2e R. légère 66 1.640 Naples 453 R oyal Corse 92 2.044 A vellino Train d'artillerie J9 42 6 S2 Cìacta Comp . Sap. et M in. 12 276 R oyal A fri cain Cannonicrs Littoraux 253 1°' R. Suisse 128 3.650 Naples/Cal. 5 22 475 Polla (SA) l.78') C hass. Montagne J\rtj llerie et (,éni e 11 2 7 188 Avellino Corps Vétérans 35 628 Comp. (ì cndan11crie 45 833 Infante1ie 436 9 .95 8 Annigcri 136 3.976 I cr C hasseurs eh 44 85 1 Nola Gradi
Mii. .Touissant pension O ff. réfonnés ARMEE DE Ni\l'LES ARMF.F. Nt\POLIT. D ANS LE ROYA1JME H ORS D U R OYAUMTI
108 1. .05 8 895 1 095 1.990 2 16
1308 I er li gne I-II Ilon 1 058 I c r ti gne n TR on 28009 2c tigne 1-li B on 18.322 2c lignc 111 Ron 46.33 1 2" RCC 1-2 .Ese 2e RCC 3-4 Esc 4 807
62 23 62 26 24 14
2011 170 18 17 323 39S 12 1
l3an:elone M"antoue Avignon Mantoue Rarcclonc Mantoue
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAl'OLEONICHE ( 1806 - 1815)
ASSEDIO DI AMANTEA (29 dicembre 1806 -
6 febbraio 1807)
Assalto notturno dell'8 dicembre (da una stampa del 1830)
r
"'
La città
di Amantea.
(Da una stampa
del
secolo XVIII)
LA RESISTENZA BORBONICA L' (l_.,,_ 806""- _._,IBc-1~5)'------ -- - - --
S.E. il Tenente Generale Marchese D. Vito Nunziante
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( l.~806 ~ - _-~18~15=)_ __ __
BATTAGLIA DI MILETO (2s maggio 1so7) o
- 1..
. '2
Monte leo
LA RESISTENZA BORBONICA {1806-1815)
13. LA GUERRA INSULARE (1808- 181 5)
A. Capri (6 settembre - 17 ottobre 1808) Da Re Gius<JJpe a Re Gioacchino (18 aprile-6 settembre 1808)
1 18 aprile, da Baiona, Napoleone ragguagliò il fratello re di Napoli sulla sua decisione di non riconoscere l'abdicazione di Carlo IV a favore del figlio Ferdinando e di dichiarare che la dinastia dei Borboni aveva cessato di regnare anche in Spagna. Il 2 maggio, ignorando ancora la repressione della rivolta madrilena, comunicò al cognato Murat che aveva deciso di metterlo sul trono di Napoli per dare al fratello quello di Madrid. Ottenuta il 5 1i1aggio la cessione della corona spagnola, il 25 dichiarò all'assemblea senatoria di Baiona l'intenzione di collocarla "sul capo di un altro sé stesso". 1123 Giuseppe cedette il comando al maresciallo Jourdan e partì da Capodimonte coi ministri Miot di Melico e Roederer dichiarando che andava a Milano per consultazioni con l'imperatore. TI 6 giugno, la vigilia dd suo arrivo a Baiona, fu proclamato re di Spagna da Napoleone e il 7 firmò lo statuto del Regno, che il 20 estese a Napoli. Cannuncio ufficiale fu dato il 28 dal Monitore Napoletano e lo statuto pubblicato a Napoli il 4 luglio. Il suo ultimo atto come re di Napoli reca la data del 5 da Baiona.
I
Riavutosi dalla crisi di panico che l'aveva colto all'annuncio d ella corona e aggravata dall'imperiale lavata di capo per la strage della Puerta del Sol, il 28 giugno Murat partl da Burgos, il 15 luglio firmò a Baiona il trattato con cui Napoleone gli cedeva in perpetuo i suoi diritti sulla corona di Napoli e, dopo lunghi indugi prima ai bagni termali e poi a Parigi e una nuova sfuriata napoleonica, il 22 agosto si decise finalmente a partire per Napoli, viaggiando per Torino, Milano e Roma e, accolto ad
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE. ( 1806- 1815)
Aversa, fece trionfale ingresso nella capitale nel tardo pomeriggio del 6 settembre.
Genesi del& spedizione di Càpri
Napoli attendeva con trepidazione l'arrivo di Murat. Pesavano i suoi precedenti: il diktat di Firenze, la sistematica opposizione al governo Melzi, l'affare del duca d'Enghien, la brutale repressione del Dos de Mayo. Si temeva che avrebbe smantellato l'autonomia saggiamente garantita dal primo re francese riducendo il Regno ad una provincia dell'impero. Saliceti, superministro della guerra e polizia e capo della strapotente lobby corsa, non era preoccupato dal cambio di sovrano. Lungi dall'indeholirlo, accresceva semmai la sua influenza: come molti marescialli napoleonici, Murar aveva una personalità gregaria e superficiale, pitt influenzahile di un avvocato riflessivo e prudente come Giuseppe; ed era ben controllai-o dalla moglie, anche lei corsa, la sorella di Napoleone designata reggente dal trattato di Baiona (e capace di affascinare Metternich per quel raro innesto di una testa forte su un busto notoriamente generoso). Interessato a servire Carolina Annunziata, Saliceti comprese che una fulminea riconquista di Capri, apprezzata dai ceti finanziari e commerciali e congeniale alla figura eroica del nuovo re cavaliere in contrappunto al più scialbo predecessore, sarebbe stato il modo più rapido per creare consenso intorno alla nuova dinastia franco-corsa. Nel vivo della guerra peninsulare Capri aveva avuto minore importanza strategica di Camerota, Maratea, l'isola di Dino, Amantea, Scilla e Cotrone. Ti.mavia tra la designazione di Giuseppe al trono di Spagna e l'arrivo del nuovo re Gioacchino era mutata la situazione mili rare del Regno. Sconfitta la guerriglia e cessata la guerra peninsulare, era proseguita quella insulare, con l'attacco al commercio napoletano. Benché le vere basi del n emico fossero a Ponza, Messina e Palermo, Capri sbarrava la circolazione tra i due Golfi principali del Regno, minacciava il regolare rifornimento della capitale, violava il blocco sostenendo il contrabbando, dava un sostegno pratico e morale alla resistenza borbonica e, soprattutto, alimentava l'attendismo. Sen/avere la brutale chiarezza di Clemenceau, sia Maria Carolina d' Austria che re Giuseppe sapevano per istinto che la guerra era una faccenda troppo seria per lasciarla ai militari. Entrambi affidarono perciò il
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fronte di Napoli ai rispettivi poliziotti, il principino di Canosa, comandante supremo a Ponza e tutto sommato più abile del babbeo irlandese di Capri (un militare che si credeva poliziotto) e Saliceti. Fu lui a convincere Murat che la spedizione avrebbe avuto successo e a farla progettare dai suoi uomini di fiducia, il corso Cipriano Franceschi (suo intendente personale) e l'avvocato toscano Tito Manzi (capo della polizia politica), i quali controllavano la rete informativa di Hudson Lowe mediante un falso corrispondente pilotato dal duca di Laurenzana (commissario generale della città di Napoli) e avevano nell'isola un doppio agente (il contrabbandiere corso Antonio Su:aarelli) e vari informatori (come il falso monaco ingenuamente incaricato da Lowe di dirigere l'osservatorio caprese di Santa Maria del Soccorso). Oa costoro Saliceti aveva appreso la modesta entità della guarnigione (5-600 uomini) e l'esatta posizione delle fortificazioni: ma era convinto che non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di combattere, perché sarebbe ri uscito a for m11t::ire handiera ai compatrioti che formavano ['incera guarnigione inglese.
Descrizione dell1sola Trentun chilometri a ~E di Napoli, Capri è geograficamente e geologicamente una continuazione della penisola Sorrentina, da cui la separa un braccio di mare (Bocca piccola) di 5 km. Lunga 6.25, larga fra 3 e 1,5, con un circuito di 18,5 e una superficie di 1.040 ettari, l'isola sorge da un mare profondo tuua montuosa, con due masse di diversa altezza (Capri e Anacapri) nettamente separate da un istmo a sella di cavallo, tra i monti San Michele (m. 249) e Castiglione (m. 257) a levante e la corona semicircolare di Anacapri a ponente, con le cime di Anginola (m. 494), Cappello (m. 515), Solaro (m. 589) e Cocuzza (m. 552). I primi due si prolungano coi Monti Tiberio (m. 354) e Tuoro (m. 265) e la punta del Monaco verso la penisola Sorrentina. A strapiombo verso Capri, Anacapri scende invece verso il mare aperto (la Bocca grande) come un dente cariato, formando un vasto pianalto in parte coltivato coi paesi di Caprile e Anacapri (m. 275). Unico accesso ad Anacapri era allora la Sca.la Fenicia di 515 (o 536?) gradini intagliati nella roccia che sbocca a Capodimonte (m. 285) - a N dell'Anginola, sopra il santuario di S. Antonio e i Bagni di Tiberio (presso l'ultimo tornante ddl' attuale strada rotabile).
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Non essendo ancora epoca di .free climbing, solo pochi esperti e audaci "schioppaiuoli" (cacciatori) si azzardavano ad arrampicarsi per il pericoloso percorso alternativo del PassetieUo, che dal centro dell'istmo, attraverso i costoni meridionali del Cappello, conduce al santuario dei corallari capresi di Santa Maria Citrdla (m. 494), sullo sperone nord orientale del Solaro. (T marines dcll'Athénienne erano stati i primi militari a passare di lì la sera dell' 11 maggio 1806 per prendere alle spalle il posto francese d i Capodimonte). Formato da alte scogliere di granito, il contorno dell'isola è quasi ovunque a strapiombo sul mare, lievemente pitt dolce al porto di Tragara (alla punta di SE, sotto il Tuoro, presso i famosi Faraglioni) e ad Anacapri, che presenta sul lato occidentale (tra Punta Carena a SO e Punta di Vitareto a NO) tre coppie di calette (le centrali a forma di piccolo fiordo) separate da tre punte (Pino, Campetiello e Orrico) sovrastate <la antiche torri (di Guardia, m. 198, Matcrita, Molino e Damecuta); anch'esse però incassate tra scogliere di 30-40 m. a picco sul mare. Altre due cale (Massullo e Matromania) sono sul lato orientale dell'isola. Oltre a 1ì-agara, gli altri approdi sono ai due lati dell'istmo; la Marina grande a tramontana, verso il Golfo di Napoli, proseguita ad O dai Bagni di Tiberio; la piccola o del Mulo a me:,,zogiorno, 1,5 km ad O di Tragara, verso il Golfo di Salerno.
Le fortificazioni e la guarnigione inglese (1806:..08) Cisola aveva allora 4 .000 abitanti. Lowe aveva promesso una ghinea a chi riusciva a sbarcare su punti non ancora noti. Arrivato nel luglio 1806 insieme al presidio corso, il colonnello del genio Pasley aveva riparato le mura di Capri, eretto un telegrafo ottico a S. Maria Citrella e costruito (riattando edifici diroccati e vecchie ridotte antisaraccne con una spesa di 5 mil ioni di franchi) tre fortini a S. M aria del Soccorso, S. Michele e S. Maria Citrella, armati coi 2 pezzi da 36 catturati a Massalubrense l' 11 maggio 1806 e altri 9 inviati dalla Sicilia (I-42, II-36, TT- 18, IV-4) cd ispezionati in agosto personalmente da Moore. Sembra che i pezzi fossero in tutto 21, di cui sette da 32/36/37 a Capri: due all'ingresso del paese, due al forte S Michele, uno al Castiglione (Castle Hill), uno sopra la grotta di Matromania (200 m.) e uno a Santa Maria del Soccorso (sopra le rovine
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del Palazzo di Tiberio, dirimpetto alla batteria francese di punta della Campane Ila). La Marina grande era <lifosa da 2 batterie litorali con 4 pezzi pesanti, appoggiate da due denti (armati da 1-4) collegati da due linee di feritoie_ L unica strada praticabile per l'abitato di Capri, situato a 300 metri dalla riva e 138 pit1 in alto, era in parte battuta da 3 pezzi leggeri in posizione arretrata. 11 sovrastante forte di Monte S. Michele (m. 249) batteva entrambe le Marine e le due cale orientali dell'isola, ma era a sua volta dominato da Anacapri. Lowe affidò al caprese Nicola Morgano la direzione di altri lavori difensivi tra la città e le due marine, utilizzando i muretti divisori. Le difrse naturali di Anacapri erano potenziate da un fortino (S _ Antonio) a Capodimonte in cima alla Scala Fenicia (fiancheggiata nel tratto superiore da due linee di feritoie) , dal forte di S. Maria Citrella sul lato settentrionale del Solaro e da fortini e linee di feritoie cretti alla Gradella (sopra la Grotta Azzurra, scoperta solo nel 1826), a Damecuta e cala d'Onico e alla punte di Campetiello e del Pino, che battevano rispettivamente le cale centrali (Rio Cortjcella e Rio Latino) e meridionali (Tombosicllo e Limbo) sopra Punta Carena. Il paese era collegato al mare da due ripide e tortuos/ discesc che conducevano alle estremità del lato occidentale dell'isola, a tramontana la cala di Orrico, sotto Damecuta, e a mezzogiorno quella del Limbo sotto la torre Migliera (di Guardia) e presso Punta della Carena_ Lapprodo più facile era al Limbo, che si trovava ad angolo morto rispetto alla torre. Era però battuto da un pezzo da 32 alla punta di Pino e difeso da un doppio trinceramento in terra e pietra; inoltre la strada che saliva al paese, ripidissima e tortuosa, era stata sbarrata (secondo il progetto di Pasley eseguito <lai tenente Church , comandante del presidio di Anacapri) da un fosso lastricato di tavole chiodate, con un ponte levatoio collegato con un sistema di leve ad una batteria di barili riempiti di sassi. La guarnigione, iniz ialmente di 200 marines, era stata sostituita da 5 compagnie di Corsican R.angers comandati da Lowe. Dopo Maida era arrivato anche il resto del Reggimento, per un totale di oltre 700 uomini, inclusi 44 sottufficiali e 640 capora.li e soldati. Il presidio includeva inoltre 1 caporale con 8 artiglieri e 200 tra miliziani scdti ed emigrati napole-
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tani. Anacapri era custodita da 200 regolari con 5 pezzi da campagna (gli unici che era stato possibile issare sul pianalto) e 40 miliziani. Marina Grande era custodita anche da una barca di guardia (S. Antonio) e dalla fregata inglese di stazione (Ambuscade, capitano William Durban). D 'estate era frequentata dai corsari e da 5-6 cannoniere (Ignazio Cafiero) distaccate da Palermo o da Ponza.
La preparazione def/,a spedizione (6-__28 settembre JR08)
Nel fèbbraio 1807 il vento aveva allontanato la fregata inglese di guardia e i francesi avevano colto l'occasione per tentare lo sbarco. La notte del 2 marw il generale Christophe Antoine Merlin era partito da Baia con 1. 500 polacchi, svizzeri e francesi (compagnie scelte del 62e, IO le e 102e e 1 d'artiglieria), scortato dalla flottiglia napoletana comandata da Bausan (1 corvetta, 2 brick, 1 battello con mortai e 36 cannoniere) ma., colto dalla tempesta, aveva dovuto rientrare con 3 cannoniere e 1 barca naufragate e 21 soldati annegati. Continuando il maltempo, il 12 la spedizione era stata annullata.
C'era dunque una base da cui partire per riprendere il progetto. La prova che Saliceti l'aveva già abbozzato prima ancora dell'arrivo di Murar è che già il 6 settembre ordinò l'armamento delle uniche due vele quadre della flottiglia napoletana, la fregata Cerere di G. B. Bausan e la corvetta Fama di Matteo Correale. Murat ne fu estasiato e 1'8 scrisse a Napoleone: «je ne désespèrc pas de pouvoir bientòt annoncer à V. M. la reprise de Capri» e aggiunse ch e poteva contare sul generale Moliterno e altri influenti consiglieri di Maria Carolina d'Austria per sottrarre agli inglesi anche la Sicilia. Intanto Saliceti aveva cercato di infiltrare la guarnigione anglo-corsa con 50 finti disertori del Reggimento Real Corso al servizio napoletano. In realtà sembra che sia avvenuto piuttosto il contrario. Il ten ente francocorso Pietro Boccheciampe avvisò infatti il fratello Vincenzo, tenente dei rangers, che si stava preparando la spedizione di Capri. Suzzarelli riuscì tuttavia a convincere Lowe che il vero obiettivo era Ponza, per vendicare l'affronto subito in giugno con la dimostrazione di Canosa contro Ischia. Ciò indusse Lowe a spedire I'A mbuscadea Ponza, privando così Capri della s ua migliore difesa. Il 14 sbarcarono a Capri il tenente colonnello del
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genio Bryce e il maggiore Hamill con 700 soldati maltesi, reduci dalla preda fatta 1'8 e 9 sotto Diamante (v. supra, cap. 12, §.E).TI 16 le tre compagnie corse distaccate ad Anacapri furono rilevate da 4 maltesi e si prepararono a tornare in Sicilia. Tuttavia, a seguito dell'allarme dato da Boccheciampe, Lowe decise per prudenza di trattenerle a Capri. Lo stesso giorno, però, la coree di Palermo ordinò alle fregate Sirena e Minerva, in vista della cattiva stagione, di rientrare da Capri a Ponza. TI 18 Murac scrisse a Napoleone di aver saputo che i corsi scavano per essere rilevati da truppe scadenti e l'imperatore (che dopo la perdita di Capri si era dichiarato assai scettico sull'importanza delle isole minori) si degnò di dargli un cauto benestare alla riconquista, riconoscendola vantaggiosa non di per sé, ma solo per indurre il nemico a sprecar forze in Sicilia (<<elle signalerait d'autant mieux votre arrivée qu'elle ferait craindre aux Anglais pour la Sicile, ce qui serait fort utile»). 11 20 l'entusiasmo scemò: Murar comunic<'> <li aver appreso da una lettera di Lowe, intercettata da Manzi, che le truppe appena sbarcate erano di rinforzo e che i corsi sarehhero rimasti. Saliceti lo rassicurò dicendosi sicuro di poter far disertare anche i maltesi e il 22 il re riferì di aver ordinato il concentramento delle forze navali a Napoli, col pretesto di festeggiare l'arrivo della regina, attesa il 25. Il 28 comm1ijò che tutti i mezzi erano già pronti, che il tempo cattivo impediva ai vascelli nemici di bordeggiare nel Golfo e che, al ritorno del bel tempo, avrebbe tentato un colpo di mano.
Così parlò O' ?eluso (30 settembre - 3 ottobre 1808)
A parte il re cavaliere - che del resto tra i suoi titoli da operetta aveva a nche quello di grand'ammiraglio dell'impero - nessun altro militare era stato fin allora coinvolto nel progetto. Alla fine, tra il 28 e il 30 settemhre, venne però il momento di chiamare il capo di stato maggiore I ,amarque per concordare con Saliceti i dettagli esecutivi. Il ministro aveva un'infarinatura di arte ossidionale: sapeva che bisognava prendere il punto dominante, in quel caso Anacapri; e poiché aveva letto in un Rapport et plain d'attaque pour s'emparer de C'apri, stilato a quanto sembra in base ad una ricognizione fatta da O' Peluso, pescatore di Massalubrense, che la cala piì:1 agevole era quella del Limbo a Punta Carena, l'aveva scelta come luogo dello sbarco. Lamarque gli fece osservare che proprio per essere la più faci-
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le era certamente la pit1 vigilata e difesa e che le buone regole imponevano una ricognizione preliminare del genio. Saliceti aveva sottomano l'uomo giusto: Pietro Colletta, che gli aveva fatto la perizia tecnica sull'attentato subito il 30 gennaio e che lui aveva già raccomandato facendolo promuovere da capitano a tenente colonnello contro il parere del comandante del genio Campredon. Chiese perciò a lui un rapporto tecnico (di cui è rimasta la bozza: Colpo d'occhio per la riconquista dell'isola di Capn). In realtà Colletta sdottoreggiò complicando le cose: sulla cala del Limbo e sulla necessità della ricognizione dette (ovviamente!) ragione a Larnarque, ma propose in alternativa di lasciar perdere Anacapri e conquistare prima Capri (con un sanguinoso ma eroico attacco anfibio a Marina grande), per poi mettere il blocco terrestre ad Anacapri e attendere pazientemente, incassando bombe ai piedi della Scala Fenicia, che la Aorta inglese si stufasse di rifornire gli assediati dalla cala del Limbo.
In ogni modo si offrì di fare personalmente la ricognizione, che a causa del maltempo fu rinviata al 3 ottobre, vigilia del D-day. Fece il giro dell'isola su una barca noleggiata, travestito da marinaio: ovviamente le vedette si accorsero del tizio che armeggiava col cannocchiale cercando maldestramente di coprirne i bagliori con un panno nero. Attirò proprio così la loro attenzione e qualche fucilata, fo inseguito da due lance, cannoneggiato per errore da una batteria francese, arrestato al ritorno a Massa, rispedito a Napoli da Saliceti che lo portò da Murat ad esporre i suoi rilievi. Il promettente giovanotto capì l'antifona e si limitò a con fermare l'ovvio oracolo di O' Peluso, e cioè che si poteva sbarcare dalle due marine, dal Limbo e dalle cale occidentali (aggiungendo di averne contate ben otto). 11 re, more suo solito, approvò commosso quel che non aveva capito, lo affiancò a Lamarque e lo spedì sulla C'erere.
Il mandato di Larnarque {1°-3 ottobre 1808) In realtà la ricognizione di Colletta era stata solo un contentino <li Saliceti a Lamarque per imporgli il suo piano. Il contrasto era infatti emerso sabato l ottobre, nel consiglio di stato durato dalle nove del mattino alle tre del pomeriggio. Sicuramente innervosito, domenica 2 Murat aveva ugualmente conferito a Lamarque il "com:rndo d elle forze di terra e <li O
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mare per la spedizione" e nel pomeriggio aveva passato in rivista le truppe della spedizione (1.200 fanti scelti e 100 artiglieri e genieri con 4 pezzi da campagna) che sfilarono lungo la riviera di Chiaia dal Chiatamone a Posillipo. La sera ordinò la requisizione di tutte le barche, lo sbarramento del porto per impedire alle spie di dare l'allarme a Capri e l'imbarco delle truppe. Arrivate alla darsena, le truppe la trovarono però completamente vuota. I marinai avevano infatti chiuso le barche nelle rimesse per non farsele requisire e non c'era neppure il materiale promesso dalla Marina. Svegliato alle cinque del 3 ottobre dall'aiutante comandante Jean Thomas, Lamarque protestò con Saliceti; costui, accorso alla darsena e constatata l'incuria del collega della marina, commendator Pignatelli, gli fece una scenata e provvide lui stesso a requisire tutte le barche che poté trovare e una tartana per supplire a quelle mancanti. Non bastava: i soldati, terrorizzati dal mare., non volevano salire su quei gusci oppure pretendevano di sistemarsi a loro genio, ma ci voleva altro per piegare un Saliceti. Alle nove Murar riunì a Palazzo Reale i comandami designati e consegnò a Lamarque il Piano d'attacco preparato da Saliceti che gli imponeva di sbarcare al Limbo e occupare il son1mo della Scala Fenicia. Le istruzioni allegate al piano limitavapo la discrezionalità del comandante ai soli casi di maltempo o di comparsa di forze superiori nemiche prima dello sbarco. Lamarque lamentò i ritardi della marina che non aveva ancora fornito gli argani, indispensabili per portare i pezzi dal punto di sbarco al ciglio di Anacapri. Murar andò in collera, dicendogli che se non gli sorrideva di comandare la spedizione l'avrebbe sostituito con un brigadiere. Alla fine (secondo le memorie di Lamarque) gli disse di arrangiarsi come meglio credeva (<<Vous dirigerez votre attaque au Limbo ou à la Grande Marine enfin où vous pourrez débarquer») e rasserenò sé stesso promettendo la promozione al grado superiore a chi fosse sbarcato per primo.
Lo stato maggiore e le forze della spedizione Il guascone Lamarque aveva infine accettato l'incarico soprattutto perché aveva ottenuto di portare con sé, come volontario, il capitano del genio Piene Michel Nempde catturato due anni e mezzo prima sotto Gaeta e rientrato dalla dura prigionia a Palermo. 11 generale si ripromette-
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va infatti, non appena arrivato sotto Capri, di affidare a lui la superperizia sul punto di sbarco. Sulla Cerere si imbarcarono anche due aiutanti comandanti (Jean Thomas e Luigi Bernardino Cattaneo), gli aiutanti di campo del re Rochambeau e di Lamarque Vinccnt Peyris e il capobattaglione del 1Oc <le ligne Picrre Gaston Henry Livron, futuro comandante della cavalleria della guardia reale a Tolentino. A bordo della fregata troviamo altre comparse del futuro melodramma murattiano: l'ex-corsaro maltese Barbara, Pietro Colletta, Francesco Pignatdli Strongoli (gallonato divisionario e altro futuro oracolo della storiografia risorgimentale) e il colonnello calabrese Luigi Arcovito, già aiutante di bandiera del comandante della flotta svedese nella guerra baltica del 1788-92. La flottiglia (Bausan), includeva le due vele quadre (De Simone e Correale), 30 cannoniere con pezzi da ventiquattro, 1 bombardiera e 10 paramelle armate. Come trasporti le Instructi.ons adressées à M . le G'én . l,amarque chargé de l'expédition indicano 180 barchette a remi, ma il mezzo fiasco della requisizione nella darsena di Napoli accredita la cifra <li 60 che si ricava da altre fonti, supplendo alle mancanti con le vele quadre e la tartana requisita da Saliceti. Piccole barche capaci di 10 uomini erano pit1 idonee a sbarcare nelle piccole cak c la dispersione riduceva il vantaggio delle batterie nemiche, costringendole a consumare pit1 munizioni e limitando le perdite. Le eruppe contavano 1.974 uomini, con 100 cartucce e 8 giorni <li viveri a tcsta. Erano inclusi 6 aggiunti di stato maggiore, 5 ufficiali d' artiglieria, 5 del genio, 55 cannonieri, 45 zappatori e minatori c 1.858 granatieri, carabinieri e volteggiatori: le compagnie scelte di 12 reggimenti, cinque della nuova Armata napoletana (Guardia Reale, R. Corso, R. Africano, 1° c 2° leggero) e sette dell'Armée de Naples (lOe, 20e, 52e e 102e de ligne, ler suisse, Tsembourg e 3° italiano). Con 588 rinforzi spediti dopo lo sbarco, forono in tutto 2.363. T,e truppe erano ripartite in trc piccole divisioni di 945 , 486 e 544 uomini con 16, 8 e 6 cannoniere e la 1a anche con la fregata, la corvetta, 1 bombardiera, 2 mortai e 2 pezzi <la montagna, comandate dai generali di brigata hançois Detrès (la) e Pierre Monserras (3a) e dall'aiutante comandante François Chavardès (2a), la prima per lo sbarco principale del Limbo, le altre per attacchi diversivi sulle due Marine. Tn particolare la 2a
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divisione doveva limitarsi ad impegnare le difese di Marina grande cercando di attirare il nemico da quel lato e la 3a girare l'isola per la Bocca piccola, riunirsi con una sezione proveniente da Salerno e tentare uno sbarco diversivo a Tragara o a Marina piccola. 11 proclama alle truppe diceva: «Soldats, depuis deux ans un drapeau ennemi flotte au haut des tours de Capri: depuis deux ans, vous jetez des regards d'indignation sur cette ìle, que tout votre courage ne peut sauver. C'est de là qu'une reine sacrilège menace Naples de ses vengeances et défie sans cesse votre valeur. Soldats, puissiez-vous supporter plus longtemps un parei! affront? N'ètes-vous pas des soldats français? N'etes-vous pas les dignes compagnons des guerriers de la Grande Armée? Et comment pourraient vous résister, les vils satellites de cette reine impie?». Un altro, preparato da Saliceti per i suoi compatrioti al soldo inglese, li esortava a riunirsi coi loro parenti e amici che avevano chiesto l'onore di sbarcare per primi, mescolando offerte d'impiego e minacce di esilio perpetuo se no n addirittura di vendette trasversali («ogni proiettile che verrà tirato da voi forà versare il sangue di un parente o di un amico ma qualunque possa essere la vostra condotta i vostri nomi sono individualmente noti»).
L'inizio della spedizione
(3 ottobre -
4 ottobre ore undici)
Per coprire Su'.l:1.arelli, lo stesso Saliceti free in modo da avvisare Lowe dell'imminente attacco. Alle t re del mattino del 3 ottobre, quand'era ormai troppo tardi per for tornare in tempo l'Ambuscade da Ponza, una barca inviata d a Saliceti portò lettere e giornali stranieri e il pescatore avvisò Lowe oralmente. Nel pomeriggio un altro battello proveniente da Massaluhrense confermò la notizia. Lowe raddoppiò le vedette, allertò i guardacoste e fece portare in barca un pezz.o da trentadue alla marina di Tragara e alzare un secondo semaforo ai Due Golfi (Parate) per collegare entrambe le marine. A sera, terminata l'acccn.sione dei 1.920 lampioni della capitale, la polizia sequestrò le scale uncinate dei lampionai che dovevano servire per montare sul ciglio occidentale di Anacapri e le inviò alla darsena. La parte112a avvenne a scaglioni, tra le ventitre del 3 ottobre e le tre del 4, navigando in una fitta nebbia e col vento contrario che disperdeva le b arche. Alle sei, arrivari a 8 miglia ,b C::ipri, il vento cadd e e le barche ripresero b
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formazione, ma la nebbia si diradò e le vedette maltesi dettero l'allarme. Lowe schierò 840 uomini a Capri: 3 compagnie corse a Marina grande, 3 (Church, Nicholson e Susini) di riserva alla rocca di Capri, I al Castiglione e Marina piccola, 3 a Tragara (una al porto, una sul Tuoro e una alla Grotta Romira o della Forca) e 2 maltesi ai Ragni di Tiberio (Palazzo di Mare). Hamill aveva 560 uomini ad Anacapri: 2 compagnie con 2 pezzi a Gradella e Damecuta, 2 con 3 pezzi alla Torre Migliera (ora 'forre di Guardia) sopra il Limbo con un'avanguardia al Rio Latino, 3 al centro (a Monticello, Torre del Molino e cala del Rio) e l a Capodimonte. [In seguito sia Lowe che Church scaricarono tutta la colpa della sconfitta sul defunto connazionale Hamill: vanno perciò prese con riserva le loro affermazioni <li avergli rispettivamente ordinato e consigliato di far scendere i suoi uomini pii1 in basso: se lo avesse fatto, non sarebbe stato poi in grado di concentrarli rapidamente, come fece, sul punto di sbarco. In particolare è inconsistente l'accusa di aver assunto uno schieramento troppo "arretrato": le posizioni indicare sono tutte a tiro di schioppo dalle caleJ. Verso le dicci la 3a divisione proveniente da Salerno doppiò la punta della Campanella e la prima cannonata tirata da Santa Maria del Soccorso cr.:ntrò una barca. Intanto la 2a divisione si metteva in panne davanti a Marina grande seguita dalla 3a e dalle vele quadre. Lowe fece sbarrare il porto con una catena di barche da pesca, mandò la compagnia di Church di rinforzo negli orti sopra Marina grande e scrisse ad H a mill di rinforzare Capodimonte. Alle 10.30, convinto che ormai il nemico intendesse sbarcare a Marina grande, Hamill mandò di sua ini:,.iati va 2 compagnie di rinforzo a Lowe. lQaesto fu poi un a ltro capo d'accusa postuma, ma irrilevante, perché le 2 compagnie furono rimandare indietro insieme alle tre di riserva corse e H amill le diresse a Damecuta non appena capì dalla ricognizione di Nempde che quello era il punto minacciato.J
La ricognizione di Nempde (4 ottobre, mezzogiorno - ore tredici) Infarti solo dopo mezzogiorno l'ala destra francese (la divisione) e le vele quadre sfil arono verso Occidente, tornando però davanti a Marina erande subito dopo aver staccato 4 lance con Nempde, Livron e il capita-
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no Rancorelle (ADC di Detrès) per la ricognizione delle cale occidentali. Nempde si portò anzitutto al Limbo e constatata l'impossibilità di superare gli apprestamenti difensivi inglesi, risalì la costa scartando le cale successive, tutte sbarrate da muri. Solo dopo cala Lupinaro vide che il ciglio della scogliera si abbassava in alcuni punti sino a 8-1 O metri sul mare: l' ostacolo era la risacca, che rendeva difficile accostarsi ai macigni. Ascoltato il rapporto, Lamargue si recò personalmente a verificare a bordo di una lancia e, ritornato sulla Cerere, ordinò alla la divisione di sbarcare alla cala d'Orrico: in testa la barca di Thomas, con l'aiutante maggiore del lOe Prançois Antoine Mineaux, il sergente portabandiera Antoine Martin e 4 zappatori.
Lo sbarco ad Orrico (1 ottobre, ore quattordici - diciannove) Notata presso la Punta ViLareLa una roccia piatta a fior d'acqua con dietro una fèssura defilata dal tiro nemico, Thomas la scelse come punto di sharco. La risacca dette il tempo alle vedette maltesi di centrare due zappatori, ma al terzo tentativo Martin riuscì a saltare sulla roccia, legare la barca ad una sporgenza e appoggiare due scale. Due terrazze soprastanti dettero l'appoggio per s91lare la prima parete di scogli di 12 metri, poi un'altra retrostante di 6-7 metri, dove fu piantata la bandiera. Alle due erano già sbarcati 40 uomini e i capitani del genio Sèbe e Sandray demolirono con una carica un muro di 1O metri che chiudeva il fondo della fessura. Un'ora dopo, quando altri 300 uomini erano sbarcati sotto il tiro dei maltesi, intervennero anche 2 pezzi in batteria sul poggio di Damecuta. Arrivato alle quattro con Peyris, Lamarque si rese conto che rischiavano di restare imbottigliati, col nemico a 120 metri, sopra di loro. Thomas gli rispose che in qualche modo ne sarebbero venuti fuori: non era possibile ritirarsi, bisognava avanzare. Alle cinque, quando erano già sbarcati 650 uomini, ci provò, ma appena usciti dalla fessura una scarica abbatté 3 ufficiali e 12 soldati. Falliti altri due tentativi (col ferimento di 2 capitani e 1 sergente), La marque decise di attendere la notte: rimandò indietro scale e barche e ordinò alle altre due divisioni di cessare gli attacchi diversivi e sbarcare alle cale centrali della costa occidentale (Lupinaro e del Rio). Intanto, in mancanza di argani, fece issare a forza di braccia i 2 mortai e i 2 pezzi da campagna.
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La causa della sconfitta inglese e la responsabilità di Lowe
Hamill aveva nel frattempo tenuto consiglio di guerra. Molti erano del parere di contrattaccare alla baionetta e ricacciare il nemico in mare, ma il maggiore, che aveva già avuto 3 morti e 5 feriti, preferì non rischiare inutilmente altre perdite, pensando che il nemico non avrebbe osato arrampicarsi per 40 metri sotto il fuoco. TI rifiuto di Hamill fu poi considerato la causa della sconfitta inglese, ma questa era in realtà già stata determinata dagli errori e dall'opportunismo di Lowe. Mentre la la divisione sbarcava ad Onico, le altre avevano eseguito gli ordini con una certa fortuna: la 2a aveva distrutto la catena di barche al porto di Marina grande e centrato un pezzo da 36 alla Cesina. Il pezzo di S. Maria del Soccorso aveva centrato una barca al passaggio della 3a, ma in compenso quello di Matromania era esploso al primo colpo precipitando in mare da 200 metri e la 3a divisione aveva impegnato per quattro ore sia Tragara che Marina piccola duellando col pezzo da 36 e i due da 4 del Castiglione. I .owe aveva sopravalutato le due diversioni e, quando alle tre aveva ricevuto il messaggio di Hamill che gli comunicava l'attacco a Damecuta, si era guardato dal raggiungerlo o dal mandargli altri rinfor'.l.i e gli aveva anzi ordinato di tram.:nere il nemico finché poteva e di salvare il reggimento ripiegando a Capri e mantenendo solo il forcino Citrella (inutile e indifendibile). Quest'ordine, se non assolve del tutto Hamill, gli da certo una buona attenuante: mentre addossa a Lowe la responsabilità maggiore. Alle sei, quando vide che entrambe le divisioni nemiche lasciavano le m arine di Capri per dirigersi alle cale occidentali, il comandanLe non poteva certo avere più dubbi. Invece di assumere lui stesso la difesa di Anacapri, scelse di abbandonare i maltesi al loro destino e di chiudersi a Capri con la debolissima speranza di poter resistere fino all'arrivo della Aotta liberatrice. Pu dunque lui a dare per perduta una battaglia che non ebbe cuore di combattere, dando poi la colpa ad un uomo che non poteva più difendersi e inchiodarlo alle sue responsabilità.
La presa di Anacapri (4 ottobre: ore venti ~ ventidue)
Alle otto di sera Hamill aveva circa mille uomini, con 220 corsi m seconda linea alla Gradella (Church), a Capodimonte (Nicholson) e alla
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Torre Migliara (Susini) e 600 maltesi e 200 miliziani borbonici in prima linea, a Damecuta, Monticello, Materita e Migliara. Tndeboliro da 100 perdite (quasi tutte del lOe) avute durante lo sbarco, rinforzato da parte della Divisione Chavardès e non ancora dalla Monserras, Lamarque doveva averne pochi di più. Il piano d'attacco prevedeva di avanzare sul paese dalle cale d'Orrico e Lupinaro e di aggirare Damecuta sbarcando un reparto alla Grotta Azzurra, che doveva salire per la Scala Romana alla Graddla tenllta da Church. Entrambe le colonne dovevano avere circa 500 uomini, quella d'Onico 400 del lOe e 100 rinforzi dell'lsembourg, l'altra 100 guardie reali, 160 del 52e, 150 italiani e 100 napoletani.1128 corsi del capitano Pompei erano destinati alla Gradclla. La notte era chiara, ma l'ombra del Solaro nascondeva gli attaccanti mentre il chiarore lunare scopriva i bianchi muretti guarniti dai maltesi. La colonna di Lupinaro fo scoperta a 300 metri di distanza dal rumore della marcia: i maltesi del Monticello n:mcttero di essere aggirati sulla sinistra e tagliati fuori dal paese di Anacapri: molti ripiegarono, i pochi rimasti fecero una scarica nel buio. Arrivati non visti a 20 metri di distanza, i tamburi batterono la carica: sembra che qualche ufficiale maltese abbia ordinato un contrattacco alla baionetta, obbligando i pochi rima.~ti in linea a cessare il fuoco per inas~are la baionetta. furono tutti travolti e fatti prigionieri. Hamill, rimasto con l'insegna Brickell e una pa ttuglia fu circonda to da una del 1° leggero napoletano comandata dal sergente abruzzese Loreto Antico, che fèce fuoco uccidendo i due ufficiali. Rimproverato da I ,amarq ue, Antico asserì di aver invano intimato tre volte ad Hamill di arrendersi: sostenuto da una testimonianza, fu creduto e decorato. Intanto la colonna di Orrico aveva travolto i maltesi di Damecuta e li aveva inseguiti per i vicoli di Anacapri. Al rumore dei primi spari, Church aveva buttat o di sotto il cannoncino che aveva e si era ritirato verso Capodimonte m entre Pompei saliva la Scala Romana. Incrociò delle ombre, rispose in francese al chi va là datogli in quella lingua, ma la giacca rossa di qualche dannato maltese che s'era voluto aggregare alle sue verdi lo fece scoprire e inseguire per un po'. 'lì-ovato Nicholson, il futuro eroe d ell'indipendenza greca decise che non valeva la pena negarsi alla storia per difendere la chiave di Anacapri, che pochi minuti dopo fo occupata dal nem ico , guidato dal sergente disertore dei r:rncers Furnello.
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I due ufficiali si dirc.ssero invece al Passetiello, a loro ben noto. Qui trovarono Susini e uno schioppaiuolo di Capri che dietro lauta ricompensa s'era infine convinco a portare a Church un biglietto di Lowe, che lo pregava di trasferire nel forte di Santa Maria Citrella i barili d'acqua e viveri lasciati al sottostante santuario ("hermicage") dei corallari. Nel forte c'erano le famiglie dei maltesi sposati, 60 donne e bambini, e 150 soldati di quel corpo ripiegati dalla Torre Migliara dietro a Susini. Giustificandosi con l'osservazione che la bicocca era indifendibile e comunque troppo piccola per ospitare anche i corsi, Church passò l'ordine di andare a prendere i viveri ad un'insegna maltese. La pericolosa discesa del Passetiello aggiunse un morto e un ferito alle 34 perdite delle 3 compagnie corse ( l O morti, 5 feriti e 19 dispersi). Alle dieci di sera Anacapri era in mano ai francesi. Durante la notte la 2a e 3a divisione wmpletarono lo sbarco alle cale Limbo e Lupinaro e gli abitanti requisiti per aiutare i soldati a issare a Citrclla i 4 pezzi sbarcaci ad Orrico [lo sforzo del traino umano su un dislivello di 500 metri a 4 5° fu tale che la truppa consumò anche il paio di scarpe di riserva; inutilmente, perché gli effetti del tiro da quelle altezze si rivelarono insignificanti.]
Il difficile conto delle perdite maltesi
Con la resa, alle tre del mattino, del fortino Citrella, scampò da Anacapri solo qualche dozzina di maltesi che aveva fatto in tempo a scendere da Capodimonte. Insieme alle due compagnie rimaste ai Bagni di Tiberio i superstiti del reggimento furono in tutto 196. Poiché la forza era di circa 750 uomini, le perdite dovrebbero essere circa 550: le fonti francesi danno invece 12 morti (2 ufficiali), 14 feriti e 681 prigionieri e dispersi. Un'altra da 604 prigionieri inclusi 26 ufficiali e il conto tornerebbe, a condizione di includere nella cifra anche i 19 dispersi corsi e 60 donne e bambini (523 prigionieri furono rinchiusi nei castelli dell'Ovo, Nuovo e del Carmine: altri in varie carceri della capitale). La presa di Anacapri costò ai francesi 10 morti e 99 feriti o dispersi (14 e 121 secondo Colletta), quasi tutti durante lo sbarco.
L'investimento di Capri (5-7 ottobre 1808)
Da Posillipo Murat aveva inutilmente scrutato col cannocchiale le sorti della battaglia. Solo alle tredici del 5 ricevette il primo higlictto di
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Lamarque che gli comunicava la presa di Anacapri. In città la disperazione delle mogli dei marinai requisiti aveva diffoso la voce di un disastro: nel pomeriggio del 5 lo spettacolo dei prigionieri maltesi creò entusiasmo. I successivi biglietti di Lamarque, scritti alle 17, alle 20 e alle 23, erano meno trionfali: Lowe aveva respinto la resa, intimata il mattino alle 1O: 250 volteggiatori e corsi avevano disceso la Scalea Fenicia e preso i Bagni di Tiberio, ma le difese di Capri erano forti. Ci volevano ancora tempo, viveri, munizioni e i dannati argani della marina. La batteria Citrella aveva danneggiato il Palazzo Inglese, ma occorrevano i grossi calibri. Nempde, Sèbe e il collega Dubousquet avevano scovato ai Bagni di Tiberio una piccola ansa (Scoglio Ricciuto) defilata dal tiro nemico e tracciato la strada d'attacco alle trincee di Capri, ma 30 cannoniere non avevano potuto impedire l'arrivo di una feluca spiccata da Ponza al rombo del cannone di Capri né la beffa di un sergente dei rangers (Antonio Schiano) che, sfidando le cannoniere, era riuscito a recuperare 2 barche dalla Marina grande ed a metterle al sicuro a Tragara. Già il mattino del 5 la Cèrere aveva visto arrancare controvento la testa della squadra nemica (4 fregate, 2 corvette, 2 brick, 2 mezzegalere, 12 cannoniere e 8 trasporti: a bordo il tenente colonnello Buddey con 200 inglesi del 58th Foot e 600 svizzeri del Watteville). Lasciato Chavardès d4presidio ad Anacapri, all'alba del 6 le altre divisioni attaccarono Marina grande: alle undici era presa. Visto che i capresi cornhauevano con gli inglesi, Lamarque scrisse a Lowe che avrebbe bruciato le case da cui si faceva fuoco. Lowe gli rispose di averli autorizzati a seguire i loro doveri e principi e che non avrebbe tollerato di farsi imporre da un comandante francese la condotta da seguire verso i sudditi di un'altra potenza. Alla cala dello Scoglio sbarcarono viveri, utensili, sacchetti da trincea e 8 pezzi (III- 18, III- 12, II-9) messi subito da Nempde in batterie costiere a Marina grande e Bagni di Tiberio. Murat tuonò, col petulante corruccio dei regali tromboni: «j'ai voulu vous rendre justice; mais à mes yeux on n'a rien fait tant qu'il reste quelque chose à faire». L'l notte del 6, appoggiati dalle batterie costiere e dalle cannoniere, Detrès e Thomas avanzarono ai piedi del muro, ma era troppo in alto per le scale e rinunciarono. Murat incalzò: avanti con gli attacchi frontali, uno, due, tre! 11 guascone gli rispose per le rime tramite Saliceti, scrivendo al ministro che lui era un vecchio cavallo cui serviva l'avena e non gli sproni. Con Murat funzionava trattarlo male: il mattino del 7 sbarcarono a
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Orrico, Scoglio e Marina Grande 400 fucilieri del 1oe, il colonnello del genio Charles d'Hautpoul con 3 ufficiali, gli ultimi 45 genieri di Napoli, 20 artiglieri e altri 11 pezzi (IV-24, 11-12, 1 obice e 4 mortai). Intanto Lamarque avanzò sotto Capri per prendere le cisterne e occupare la Casa Bianca a 200 metri dalle mura, con Monserras a sinistra, Oetrès al centro e Chavardés a destra verso il Castiglione. Le avanzate inglesi ripiegarono in città e i 2 pezzi alla porta (1 carronata da 32 e I-36) furono inchiodati. All'alba del 7 era comparsa a 20 miglia la flottiglia borbonica di Ponza comandata da Salvatore Valguarnera (2 fregate, 2 pacchetti, 2 galeotte e 1O cannoniere). Alle sette partl da Tragara un canotto col pagatore dei corsi Cleeve, mandato da Lowe a protestare per il ritardo più che a concordare il da farsi, visto che il vento contrario costringeva la flottiglia a bordeggiare.
Dissedio francese e il blocco inglese (8- I 2 ottobre 1808)
Oppresso dall'ansia da prestazione, Murar cedette alla tentazione di barare sfruttando i tempi sfasaci della corrispondenza postale con Napoleone e 1'8 gli scrisse annunciandogli la presa <li Capri non ancora avvenuta. Il 9, conformandosi al precedente stabilito nel 1806 da re (;iuseppe, andò col consiglio di stato ad omaggiare San Gennaro di preziosi regali. Al compiacimento dell'imperatore, ignaro di essere stato ingannato a proposito di Capri, seguì poco dopo una sprezzante lezione sull'opportunismo politico: «j'appris que vous avez fair des singeries à Saint Janvier. faire trop d e ces choses-là n'en impose à personne et fait mal». Mentre il re annunciava la vittoria, Cerere e Fama filavano verso Baia seguite dalle cannoniere, tranne 2 lasciate imbossare ai Bagni di Tiberio e 6 di retroguardia (TV François Bourgoud). Tn due ore di combattimento con la flottiglia di Ponza, una tu disalberata e un'altra si arenò ai Bagni, dove fu colpito il magazzi no viveri. Lamarque era bloccato e poteva comunicare solo via telegrafo con la punta della Campanella. Il re offerse 200 luigi al barcaiolo capace di riportargli notizie del suo capo di stato magg10re. Mentre il re faceva le sue devozioni, il capitano Durban, arrivato con l'Arnhuscade, concordava con Lowe, sotto gli scrosci di una pioggia torrenziale, il tiro contro il poggio centrale dell'istmo (dei Due Golfi o Parate)
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dove Nempde costruiva la batteria di breccia. Peggio stava il suo collega Hyacinthe Morlaincourt, sguazzando a Monte Solaro per preparare la batteria contro iL Castiglione e le opere costiere di Mulo e Tragara e cercando di scacciare il pensiero di quando avrebbe dovuto issarvi i pezzi che vi erano destinati (I-24, ll-12, 11-9, 1 obice e 4 mortai). Tre giorni di tempesta non impedirono il fuoco continuo dei pezzi e della carronata del Castiglione sul poggio della batteria di breccia né la prosecuzione dei lavori Il e al Solaro e un nuovo falso attacco notturno alla città. J ,e navi anglo-sicule dovettero tenersi al largo fuori dal fortunale ma il mattino dell' 11 due fregate, 4 corvette, 2 brick, 2 galeotte e 14 cannoniere poterono di nuovo circondare l'isola, sbarcare 3 ufficiali, 57 marines e 10 marinai e prendere a bordo Cleeve con la cassa (30.000 talleri) e l' archivio messi al sicuro da Lowe. Alle quattro di pomeriggio una bordata uccise ai Bagni di Tiberio il capitano dei carabinieri lsembourg, ferendo il tenente. Intanto Barbara condusse da Napoli a Castellammare una tartana carica di munizioni e altre portarono viveri a Sorrento e Massa, dove Matteo Correale riunì una flottiglia di 25 cannoniere e 63 barche. I ,a sera del 12 ottobre Cerere e Fama uscirono da Baia per attirare le vele quadre anglo-siciliane lontano da Capri e il re partì in carrozza con Saliceti, Pignatelli e largo seguito per Sorrento, dove trascorse la notte.
Il rijòrnirnento di Larnarque (J 3 ottobre I 808)
Le vele quadre siciliane e la fregata inglese Mercury si erano già allontanate da Capri la stessa sera del 12, sospinte verso Ischia da un leggero vento da SE. Solo l'Ambuscade si era manten uta 2 miglia a N dei Bagni di T iberio, mentre le cannoniere siciliane (TV Ignazio Cafìero) s'erano imbossate sotto il forte San Michele. Il mattino del ] 3 il re raggiunse la Punta d ella Campanella, scendendo a villa Rossi al Belvedere dell'Annunziata, mentre le cannoniere uscivano da Massa seguire dalle barche (sembra che quelle di coda abbiano tentato di svignarsela e Correale abbia dovuto rimetterle in fila a cannonate). Ci sono due versioni sul comportamento di Durban. Secondo una fu abilmente attirato verso Ischia dalla comparsa e dal rapido dietro-front della Cerere e Fama. Secondo un'altra le due unità murattiane rientrarono subito avendo incontrato al largo di Ischia la squadra siciliana, mentre
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Durban, avvisato dal telegrafo inglese di Capri dell'attesa uscita delle cannoniere da Massa, invece di dirigere contro di loro fece il giro dell'isola per andare inutilmente a sbarrare la Bocca piccola, dove si ritirarono anche le cannoniere di Ignazio Cafiero, inferiori di numero alle 25 napoletane. Correale le schierò a cordone per coprire le 63 barche che intanto filavano rapide ai Bagni di Tiberio: il carico fu sbarcato in mezz'ora, gettando in acqua, per far prima, la parte che poteva galleggiare: perfino i generali scesero in acqua per andare a raccogliere le casse_ In coda alle barche che tornavano a Massa sfìlarono le cannoniere, scaricando anch'esse nello stesso modo altri rifornimenti: una sola fìnl arenata ai Bagni. Cafìero sbarcò a Tragara gridando di essere stato abbandonato dagli inglesi, Durban, superiore in grado a Lowe, ne respinse sdegnosamente le rimostranze e Lowe dovette prendersela con la fregata "siciliana". Lamarque elogiò marina («manceuvre parfaitement») e barcaioli sorrentini («sont des grenadiers français») c canonizzò Murat («V. M. qui a toujours fail des mirades, sait le secret d'en faire faire aux autres»)_
1114 Murat scrisse a Napoleone che le forze sull'isola erano ora approvvigionate per sei mesi per duemila uomini, la flotta nemica aveva preso il largo, il regno continuava a vivere nella tranquillità, la guardia nazionale era fedele e non c'erano in Sicilia che 4 o 5.000 uomini: sarebbe dunque venuto il momento, concludeva, di tentare una spedizione. Ciò spiega perché pochi giorni dopo il re si ostinò nel pretendere a tutti i costi la cattura della residua guarnigione di Capri: anche mille uomini potevano fare una certa differenza ed era certo meglio fare il possibile per non doverseli poi trovare di nuovo di fronte in Sicilia. Ma l'ostinazione di Murar su una questione in fondo secondaria rischiò di volgere il momentaneo successo in una catastrofe ben peggiore di Maida ed esiziale per l'esordio del nuovo sovrano di Napoli.
In effetti il rifornimento di Lamarque ribaltò la situazione militare sull'isola e ne determinò la caduta. Ciò avvenne però solo per un complesso di circostanze fortuite: il ritardo di dieci giorni che il maltempo provocò alla robusta spedizione di rinforzo (2.000 uomini e artiglierie) partita da Messina al comando del generale McFarlane e il buonsenso e la rara tenacia di Larnarque nd cogliere al volo l'opportunità di convincere Lowe alla resa e nel tenere fermo di fronte all'impuntatura di Murat.
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L'apertura della breccia (14-15 ottobre 1808)
All'alba del 14 ottobre la batteria dd Solaro aperse il fuoco sulla città e le opere nemiche smontando la carronata da 32 che doveva controbattere la batteria di breccia e questa, a sua volta, iniziò il tiro a mezzogiorno col primo pezw da dodici puntato personalmente da I amarque a 350 metri dall' obiettivo. Coperti da fucileria contro le mura 3 mortai furono messi in batteria dietro il convento della Casa Bianca e Thomas fece la ricognizione per collocare una mina sotto le mura. Il mattino del 15 la breccia fu aperta. Non potendo ripararla gli inglesi vi costruirono dietro una palizzata, ma 20 di loro furono colpiti dai volteggiatori che già sparavano attraverso la breccia. Alle tre arrivò da Sorrento la tartana di Barbara con l'artiglieria e il generale Reynier latore dell'ordine di Murat (ispirato dall'imperatore) di prendere prigioniera la guarnigione nemica. Esaminata la breccia e rilevato che, essendo molto più in alto delle posizioni francesi, l'assalto sarebbe stato sanguinoso, i due generali concordarono <li reiterare l'inti1nazione di resa.
La resa di Capri (J 5-17 ottobre 1808)
Sospeso il fuoco alle 17:00 del 15, Peyris recapitò l'intimazione di Lamarque con la richiest~ di un abboccamento con Lowe. Costui, rimasto con un solo pezzo, per guadagnare tempo concordò una tregua sino all'indomani alle 8:00 e l'incontro all'alba alla Casa Rossa. Alle 22:00 Lamarque ne scrisse al re, mentre Lowe utilizzò la tregua per far sbarcare i rinforzi (arrivarono però solo i 200 inglesi, perché i 600 svizzeri furono impediti dalle condizioni del mare). Lindomani, alla Casa Rossa, fu Lowe a dettare la sua condizione irrinunciabile: ritiro in Sicilia con armi e bagaglio. Lamarque gli obiettò di essere vincolato dall'ordine del re, Lowe replicò di non riconoscere re "as he called him, general Murar" e gli lasciò scritte le richieste, accettando che fossero sottoposte alla ratifica di "un superiore" di Lamarque. TI generale sapeva di non poter impedire a Lowe di imbarcarsi a Tra.gara e desiderava chiudere al pit1 presto. Temendo però la reazione di Murat, corresse il testo, in particolare aggiungendo il riconoscimento di Gioacchino "roi des Deux Siciles" e spedì Pignatell i a recapitarlo al re. Murat, che aveva già spedito a Lamarque un rimprovero per aver concesso una notte di respiro al nemico, andò su tutte le furie e, calmatosi, ordinò <li accordare al mas-
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simo, ai soli ufficiali, la libertà sulla parola in Inghilterra. A portare la risposta spedì, invece di Pignatelli, il primo aiutante di campo, colonnello Charles Antoine Manhès. Ma c'era mare mosso e né con una barca né poi con la tartana di Barbara il colonnello riusciva ad arrivare a Capri. Intanto il tempo passava, la tregua scadeva al tramonto: Detrès e Thomas premevano. Lamarque aveva saputo da un aiutante di campo che due giorni prima, in una riunione al quartier generale di Massa, Murar aveva esclamato, a proposito della guarnigione: "qu' on prenne Capri et qu'ils s' en aillent". Infine alle 16:00 ratificò egli stesso la resa. Alle 17:00, quando 2 compagnie erano già in marcia per prendere possesso di Capri, arrivò finalmente Manhès. Richiamati i picchetti, Lamarque corse a Capri con Detrès e Thomas a chiedere a Lowe di rendergli la ratifica. Lowe pretendeva che l ,amarque rischiasse la testa per fare onore alla sua firma: punro sul vivo, il generale provò a mettere per iscritto le ragioni per cui si accingeva a disobbedire al re, a un tratto il sano affetto alla propria pelle prevalse sull'assurda sfida postagli da Lowe. Alla fine Lowe gli concesse di fare un secondo tentativo, prolungando la tregua all'indomani mattina. li nuovo tentativo di convincere Murar fu affidato a Thomas e ad un altro aiutante di campo del re, Daru. Svegliato, il sovrano ebbe una nuova crisi di collera che fece tremare il letto. Ordinò di aprire subito il fuoco, ma per fortuna era tempo cattivo e i segnali ottici e acustici non Furono visti né uditi da Capri. Saliceti sospirò, andò dal sabreur, e tornò con la ratifica.
TI mattino del 17 ottobre arrivò a Tragara il trasporto Mel,pomene col tenente colonnello sir John Dalrymple, 130 fanti del 62nd, artiglieri e rifornimenti, annunciando di essere seguito dal brick Roncia con la Royal Arrillery e da altri 17 trasponi col generale McFarlane e 3 battaglioni. Il sorriso di Lowe si spense in un attimo, quando daH'altra Marina arrivò Thomas con la ratifica.
li laborioso reimbarco degli inglesi (l 8-22 ottobre 1808) Gli usi di guerra prevedevano che sui forti capitolati la bandiera del vinto dovesse sventolare sotto quella del vincitore. Ma gli inglesi giocarono d'astuzia e al posto della britannica alzarono la siciliana, provocando l'ira di Lamarquc che il 19 la fece togliere di forza. l trasporti inglesi erano
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arrivati il 18, ma il mare mosso rallentò l'imbarco. Larnarque temette che Lowe tentass~ una sorpresa e fece circondare la guarnigione inglese che era stata concentrata alla Certosa del Castiglione in attesa del reimbarco. Il 20 i trasporti poterono accostare e il 22 il convoglio partì per Milazzo.
Le perdite e la sorte dei civili 11 bilancio delle perdite al solito è impreciso. La cifra di 20 morti (2 uffi-
ciali) e 36 feriti (3 ufficiali) inglesi sembra riferirsi alle sole perdite subite il primo giorno ad Anacapri, mentre è pii, credibile quella di 750 prigionieri (inclusi i 26 ufficiali maltesi), dispersi o passati al nemico (86 corsi e 10 svizzeri passati nei corrispondenti reggimenti nazionali al servizio francese). I francesi ebbero circa 300 morti e feriti, un terw dei quali il primo giorno. Lamarque riconobbe che la popolazione parteggiava in massa per gli inglesi. Durante l'attacco Lowe aveva fatto evacuare i civili <li Capri a MoueLa, una valletta riparata sotto il Monte Tiberio. Subito dopo lo sbarco Saliceti aveva spedito ad Anacapri due commissari di polizia e il 17 andò di persona a Capri. 1l patto di resa prevedeva il rispetto delle opinioni politiche degli abitanti, ma dall'immunità erano esclusi gli emigrati e i condannati. All'inizio i soldati francesi commisero saccheggi~e violenze (una ragazza, Teresa Brunetta, inseguita dai franc~i fu issata con funi sulle mura) repressi severamente da Lamarque. Murar non mantenne la promessa fatta il 3 ottobre di promuovere al grado superiore il primo che avesse m esso piede sull'isola: il primo era stato il sergente Martin, ma Thomas l'aveva seguito un istante dopo ed era stato il primo tra gli ufficiali. finché rimase al servizio di Murar restò colonnello e fino all' 11 luglio 1811 fu governatore di Capri [«mais vous ètes un petit souverain, je vou.~ lasse charte bianche, vous ères le plus heurcux des hornmes!>} gli rispose Murat quando chiese di non lasciarlo invecchiare a Capri. Fu in effetti molto apprezzato anche per lo sviluppo che impresse all'agricoltura dell' isola. Equivocando il suo nome, Mariano d'Ayala inventò un "Tommaso Marziale, aiutante generale napoletano, sbarcato per primo a Capri"].
La rivendicazione della vittoria da parie di Napoleone e Murat Irritato dagli accenni fatti il 18 e 29 ottobre da Murar e dal suo ministro d egli esteri Gallo alla comune vittoria («les drapeaux de V. M. et le
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mien flottent sur Ics tours»; «la reddition de l'ìle aux rroupes de S. M. l'Empereur des français et de S. M. le Roi des Deux Siciles»). Napoleone rispose: «cela est ridicule. Capri ayant été prise par mes troupes je dois apprendre cet événement par mon ministre de la guerre à qui vous devez en rendre compre. Il faut avoir soin de ne rien faire qui puisse sous ce point de vue blesser moi et I' Arméc français». Alle scuse di Murat l'imperatore rispose di concordare con lui che Lamarque aveva «fait une bètise en laissam échapper les Anglais». 11 2 novembre Murat trasmise al mrmstro della guerra francese (Clarke) una lista di segnalati per la legion d'onore, chiedendo di poter distribuire lui stesso qualche croce dell'ordine francese. Il 4 Napoleone ordinò a Clarke di cancellare dal rapporto sulla presa di Capri scritto da Murar la frase «'mes troupes', qui a l'air de mettre Naples a coté de la France» e di proporgli le ricompense da dare agli individui nominati nel rapporto. TI 9 dicembre, da Madrid, scrisse poi a Clarke di manifestare il suo "mécontentement" al re di Napoli per essersi arrogato il diritto di decorare i suoi soldati senza avergliene chiesto il permesso. Murar, infatti, aveva distribuito ai reggimenti francesi 71 croci del nuovo Ordine delle Due Sicilie creato da Giuseppe, col criterio del "tetto" usato da Napoleone dopo le grandi battaglie (si "stanziava" un certo numero di croci che veniva ripartito fra i corpi partecipanti in proporzione al merito collettivo, lasciando ai comandanti di designare i decorati, scelti fra i migliori di ciascun rango gerarchico, ufficiali, sottufficiali e truppa)_ Murar ne concesse 15 alla Marina, 12 allo stato maggiore di Lamarque (praticamente a tutti!), 8 all'artiglieria e genio, 6 (di cui due riservati agli ufficiali) alla guardia reale (su 100 partecipanti!), al lOe de ligne e al Real Corso e 3 agli altri corpi francesi, svizzero e italiano. Significativamente mancano nella lista proprio i due corpi napoletani (1 ° e 2° leggero). La presa di posizione di Napoleone costrinse la stampa napoletana a minimizzare l'impresa: «Se questa piccola conquista non può pretendere la stessa gloria di una grande, bisogna pur dire che presentava molte difficoltà e molti pericoli» (Monitore napoletano). Lo stesso Murar rinviò all'S marzo 1809 la sua visita a Capri, con Lamarque e Correalc (e il 9 eresse Ponza in municipio, segnalando la volontà di conquistare anche l'altra
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base nemica). Tuttavia la vittoria fu celebrata da una cantata di Paisiello, e Murar dette il nome Capri al primo vascello varato a Castellammare il 21 agosto 181 O e non rinunciò ad attribuirsi personalmente la vittoria. La medaglia commemorativa reca sul dritto il suo profilo e sul rovescio la scritta "Avvenimento al Regno - Presa di Capri", con l'immagine di Capri circondata di vascelli e barche che allude non allo sbarco del 4 ottobre, ma ali' episodio del 13. Murat si fece ritrarre da Schmidt (nel 1811) mentre dal Belvedere osserva il combattimento assieme a Pignatelli, Saliceti, Reynier e Correale. Un concorso (premio 1.500 ducati) "per due macchie in pittura o disegno una delle quali esprimesse l'attacco di terra, l'altro l'attacco di mare" fu vinto da Odoardo Fischetti: i due quadri, che rappresentano lo sbarco d'Orrico e Murat al Belvedere, furono esposti al musco di San Martino di Napoli.
Ia reticenza inglese e l'inchiesta parlt1,mentare del 1809
Lirritazione di Napoleone con Murat limitò anche lo sfruttamento propagandistico: la stampa francese si limitò a riprendere quella napoletana senza dare troppa importanza a quella vittoria periferica, riducendola ad una specie di omaggio che i parenti poveri dell'Armée de Naples avevano voluto dare ai guerrieri della Grande Armée. Gli inglesi tentarono di nascondere la sconfìtta semplicemente ignorandola. Gli Annua! Register fòr 1808, che riportavano i minimi dettagli dalla Spagna, tacquero la perdita di Capri: non ne parla neppure la semi ufficiosa Naval History of Creat Britain, pubblicata nel 1822-24. Arrivato il 26 ottobre a Milazzo, Lowe trovò una gradevole lettera di Stuart e la certc-zza che non gli avrebbero chiesto conto della sconfitta. Alla fine si decise di dare tutta la colpa al defunto Ha.mili e ai maltesi (dimenticati in rrancia fino al 1813), esaltando la condotta in realtà assai discutibile di Church e del reggimento corso. I militari riuscirono per un po' a mettere la cosa sotto silenzio. Ma alla fine, anche a seguito delle brutte notizie dalla Spagna (con la morte di Muore alla battaglia della Corufia il 16 gennaio 1809) la perdita di Capri finì alla Camera dei Comuni, che il 29 marzo ordinò la pubblicazione di tutti i documenti relativi a Capri. Le lettere di Stuart a Castlercagh, di I,0we a Stuart e di Church a Lowe furono riunite e trasmesse al parlamento. Ma il 22 aprile Wellesley sbarcò in Portogallo e fece presto dimenticare i colpi inferti da Capri e dalla Corufi.a al mito di Maida.
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B. La spedizione di Ischia e Procida (9 giugno - 24 luglio 1809) La falsa minaccia napoleonica sulla Sicilia La presa di Capri <lette un immediato sollit.'Vo al commercio napoletano: in due giorni arrivarono nella capitale 22 mercantili bloccati da settimane in Calabria e 8 da Marsiglia. Dal punto di vista operativo la situazione mutava di poco. Con le artiglierie lasciate dagli inglesi, l'isola era munita di 43 pezzi: furono inoltre riattati i forti di Citrdla e Castiglione, rinforzate le due Marine, eretti fortini circolari o mezzelune a Capodimonte, Gradella e Orrico e alle punte di Pino e Campctidlo e l'effetto dissuasivo fo dimostrato dal resto della guerra. Ma le crociere inglesi continuavano da Messina e da Malta e da Ponza e Palermo anche quelle siciliane. In realtà il vero vantaggio della presa di Capri fu, come aveva previsto Napoleone, di contribuire a distogliere u11a buona divisione inglese dal fronte della Catalogna.
TI 4 e il 19 novembre Napoleone scrisse a Murat di allestire con la massima pubblicità GO bastimenti lasciando trapelare che servivano per lo sbarco in Sicilia e il re trasmise l'istruzione a Lamarquc e Partouneaux. Lui ci credeva veramente: una squadra del 20e de ligne aveva fatto un'incursione al Faro; «que je suis desolé de n' etre pas autorisé à agir», scriveva il 29 novembre. Immaginava di sbarcare dalla flotta <li Tolone a Trapani e Palermo per marciare su Messina rinforzato dai siciliani oppure sbarcare a Torre <ld Faro con le cannoniere come aveva fatto ad Orrico. Contava di non dover neppure assediare Messina: avvenuto lo sbarco, gl'inglesi avrebbero trasferito tutte le forze in Portogallo. Era esattamente quello che Napoleone temeva, mentre avanzava su Madrid guardandosi il fianco destro da Moore. Ma l'entusiasmo di Murat gli faceva gioco, perché sicuramente avrebbe convinto il nemico a non distogliere forze dalla Sicilia. Già da Burgos aveva mandato a Fouché dettagliate istruzioni per disseminare false .notizie stùle gazzette europee circa un'imminente offensiva in Sicilia. A metà ottobre, allarmato dalla notizia del trasferimento <li una divisione francese da Erfurc alla Spagna, Castlereagh aveva ordinato a Stuart di spedire in Catalogna l'aliquota ecced ente la guarnigione ordinaria prevista dal trattato anglo-siculo, nssi:i 8.000 uomini, ma il generale rifiutò pren-
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dendo a pretesto la situazione determinata dalla presa di Capri, non solo sotto il profilo militare ma anche sotto quello politico dei rapporti con la corte di Palermo. La concomitante richiesta di Drummond, su ordine del suo governo, di acconsentire a ridurre il presidio inglese in Sicilia al disotto del limite stabilito dal trattato fu rifiutata dal re, che la interpretò come l'inizio del ritiro. Stuart indirizzò a Circello una protesta formale per le voci di un prossimo disimpegno inglese dalla Sicilia.
Il giorno di Natale Stuart ricevette un nuovo pressante appello di Casclereagh a fa.r partire la divisione per la Catalogna. TI 16 gennaio 1809 Moore fu ucciso alla Coruna e la sconfitta nel bastione avanzato sembrò annunciare una spedizione atlantica contro le Isole Britanniche come quella della Grande Armada. Collingwood, che aveva dovuto tornare da Minorca a Malta per riparare l'ammiraglia Ocean, approfittò della sosta forzata per recarsi a Palermo, dove non era ancora mai stato, in visita alla corte. Ferdinando gli sembrò un gcntiluom.o di campagna fìnitn sul trono per caso e, prevenuto, trovò ovviamente la regina "immorale e dissoluta'': lei, dal canto suo, tirò un respiro di sollievo, essendosi immaginata che l'ammiraglio fosse venuto a intimarle di esiliare gli emigrati francesi suoi consiglieri. Appreso che Stuart aveva ricevuto l'ordine di inviare 8.000 uomini in Catalogna, Collingwoodtordinò a Martin di preparare la scorta e cercò di convincere il generale ad obbedire, anche perché l'arrivo dell'esercito avrebbe alleggerito il compito della marina nel sostegno alla resistenza catalana. Stuart si aggrappò alle precedenti istruzioni, che gli davano d iscrezionalità di agire in Spagna oppure in Italia a seconda delle circostanze, alla notizia appena ricevuta che le navi russe ancora in Adriatico avrebbero potuto essere impiegate contro la Sicilia, ad una stima che valutava a 45.000 uomini le forze francesi a Napoli e infìne, messo alle strette, alla mancanza di generali capaci di comandare una divisione autonoma. Ltmica forza che l'Inghilterra poté recuperare d all a Sicilia furono i rinforzi non ancora partiti (2 reggimenti e il resto del 20th light dragoons) che furono aggiunti alle forze di Wellesley per il Portogallo.
Il sostegno all'Austria Il nuovo intervento dell'Austria, provocato dal timore di una guerra preventiva resa possibile dai successi conseguiti in Spagna da Napoleone,
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ebbe ovviamente ripercussioni anche sulla Sicilia. Il 1° novembre 1808 Canning aveva promesso aiuti, ma il 24 dicembre aveva respinto le richieste austriache (2,5 milioni di sterline per il riarmo, 5 all'anno per il mantenimento di 400.000 uomini e apertura di credito illimitata a Malta). Nel gennaio 1809 l'Austria riprese l'iniziativa di alleanza: un nuovo inviato straordinario a Londra (il conte Wallmoden) passò da Malta in febbraio e il 26 marzo un altro emissario del conte Stadion, il savoiardo Sallier de la Tour, giunse a Palermo con la richiesta di inviare una squadra inglese nell'Alto Adriatico e con proposte per le corti di Palermo e di Cagliari relative a spedizioni su Napoli e Genova coordinate con l'offensiva austriaca in Italia. La Tour non era però autorizzato a negoziati formali e non conosceva la data d'inizio delle operazioni austriache. Lo stesso Wallmoden, giunto a Londra il 28 marzo, apprese la dichiarazione di guerra austriaca del 6 aprile solo il 21, quando la notizia arrivò a Londra: e il 22, quando comparve sulla stampa britannica, l'Austria aveva già subito ad Eggmi.ihl la sua prima sconfitta. Informato il 16 aprile delle richieste di La Tour e rassicurato dalla pace dei Dardanelli e dalla situazione nel resto del Mediterraneo, Collingwood autorizzò due diversioni nell'Alto Adriatico (llargood) e nel Basso Tirreno (Martin), con le seguenti forze navali:
forze Vascelli Fregate Sloop Bombarda
Alto Adriatico
Basso Tirreno
Norlhumberland (74) Hxcellent -lvfonta,;.>;u (74) Spartan (38), A mphion (36), Thame s (32) , M<'rcury (28) lm ogen, Acor n. Redwing, Beslard A1eteor
Canopus (80) - Spartiate (74)- Warrior (74) Alceste (38) - C':yane (22) &:.spoir (18) -
Pur di non mandare truppe in Spagna Stuart accettò di prendere parte alla diversione su Napoli con 10.000 uomini e la corte ne fornì con entusiasmo altri 6.000 pii1 le proprie forze navali, illudendosi che fosse finalmente arrivata l'ora della riconquista. In realtà per la corte borbonica e le forze inglesi del Mediterraneo si riproduceva, sia pure in tempi meno ful minei e senza la complicazione russa, la stessa situazione strategica del
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novembre 1805, in cui aspirazioni particolari (quella borbonica al recupero di Napoli, quella austriaca a indebolire l'Armée d1talie) potevano essere compiaciute ma non soddisfatte dalle forze inglesi.
IL contingente borbonico
La regina impose che il comando nominale della spedizione fosse dato al figlio prediletto Leopoldo ("che va a imparare il mestiere delle armi"), ma naturaJmente i due comandanti effettivi, Stuart in terra e Martin in mare, non tennero nel minimo conto il suo parere. Prima della partenza la regina lo condusse dal re per riceverne la paterna benedizione. Imbarcato inizialmente sul pacchetto Tartaro, nave comando delle forze borboniche, il 17 giugno il p rincipe si trasferì con Ascoli, Circello e La To ur sulla Minerva, dov'erano già il comandante (Bourcard) e il quarticrma.o;tro (Fardella) della divisione siciliana. La divisione contava 4 brigate con 6.100 regolari , di cui 2.000 imbarcati a Milazzo insieme agli inglesi e 4.098 a Palermo: • • •
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Brigata di fanteria Num.iaote: colormelli Milano (800 Reali Sanniti) e Zweyer (800 Reali Presidi) a Milazzo; Brigata di cavalleria Lepdtano Muscettola: colonnelli Caracciolo (Principe Reale) e Coglitore (Valdinoto) a Milazzo; Brigata di fanteria Saint C lair: colonnello Massimo Selvaggi (1 _025 granatieri reali), capitano Salvatore Lindi (274 volteggi~aori di S. A. R.) e tenente colonnello Ignazio Gaetani (753 granatieri di linea) a Palermo; Brigata di fanteria du ca della Floresta: colonnelli T\chudy (627 Reggimento Estero) e Collareale (806 Reggimento V,ldimaz,.ara) a Palermo; Artiglieria (rneu.a brigata a cavallo con 8 pezzi), pionieri, pontonieri, minatori e zappatori: totale 359 a Palermo, comandati da Macry; 244 conducenti del treno a Palermo.
Sulla composizione e forza della divisione ci sono tuttavia dati contrastanti, anche perché la d esignazione dei reparti variò più volte e fu oggetto di discussioni con Stuart (il quale avrebbe preferito che aJla brigata del duca della Horesta fosse assegnato un secondo reggimento siciliano anzich é l'estero). Non è neppure sicura l'entità delle truppe tecniche effettivamente accordate a Stuart: Circello gli scrisse infatti i] 13 maggio che I'a rtiglieria a cavallo e i pionieri erano indispensabili per difendere Palermo.
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Altre fonti includono anche il terzo reggimento di cavalleria (Valdimazzara) e tre battaglioni cacciatori (Valdinoto, Valdemone e Philippstal1l) che però a quell'epoca non esistevano più. Nei ranghi dell'esercito figurava invece un migliaio di volontari (532 volontari calabri, 159 del battaglione volante, 291 della compagnia di terra): probabilmente furono questi gli irregolari sbarcati a Reggio. Altri volontari calabresi ( Calabrese Free Corps) erano con gli inglesi. Secondo Bunbury forono imbarcati 14.250 uomini, inclusi 2.760 borbonici (700 cavalieri, 120 artiglieri a cavallo, 1.600 fanti e 340 calabresi). A Messina rimasero solo 1.830 inglesi, 1.300 svizzeri, 300 cavalieri napoletani e 400 calabresi: tuttavia altri 1.190 inglesi (Brigata Smith) salpati con la spedizione forono poi rimandati indietro. Le forze navali (capitano di vascello Carlo Vicugna, che al:t,ava l'insegna sul 1àrtaro), includevano le fregate Minerva e Sirena, 4 cannoniere e 2 corsari della flottiglia Castrone di Palermo, nonché lo sciabecco Collegio Nautico. Pur non essendo inizialmente compresa nell a spedizione, fo chiamata il 3 luglio a Ischia anche la Flottiglia di Ponza agli ordini del principino di Canosa, composta dalla fregata Venere, la corvetta Aurora, la galeotta Veloce e 18 cannoniere, con 416 cacciatori albanesi. Altre due corvette, Galatea e Stabia, e 18 cannoniere erano ~1 Messina. Tenuto conto dei volontari, delle forze navali, dei marinai dei trasporti, complessivamente il contingente borbonico doveva essere di circa 10.000 uomini.
La partenza della spedizione (28 aprile - 9 giugno) [La sera del 29 aprile l'Arciduca Giovanni, comandate delle forze austriache sull'Adige, ricevette l'ordine di ritirarsi per coprire Vienna.l Il 28, riuniti in consiglio particolare, Circdlo, M edici e Ac;coli avevano concordato con la regina la politica da tenere nei confronti dei sudditi napoletani che avevano collaborato con gli usurpatori e il 2 maggio Ascoli e Circello ricevettero altre istruzioni verbali. La spedizione non era stata però ancora allestita quando, il 3 maggio, arrivò a Palermo la notizia della dichiarazione di guerra austriaca. Il 4 Ac;coli e Circello, rischiando la cattura in mare da parte di un corsaro francese, si recarono a Santo Stefano di Camastra, sede del quartier generale di Stuart, per concordare la cooperazione. Mentre si allestiva la spedizione, due vascelli furono intanto mandati a minacciare Napoli e dall'8 al 10 incrociarono nel Golfo cannoneggiando Capri , Castellammare e il fortino Viglicna.
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La forza e la composizione delle truppe siciliane assegnate era già definita il 10 maggio, e il 13 Circello comunicò a Stuart i nomi dei comandanti del "corpo d'armata" (Bourcard) e della fanteria siciliana (Nunziante). Stuart accettò malvolentieri di riconoscere il comando, sia pure nominale, del principe Leopoldo e dichiarò che avrebbe impiegato con gli inglesi esclusivamente le due brigate di Milazzo (aveva del resto bisogno di cavalleria, non avendo più il 20th light dragoons), l'artiglieria e i pionieri, mentre avrebbe utilizzato le brigate di Pakrmo solamente per le previste diversioni da effettuare a Reggio e Policastro. Il 15 il marchese Corvara portò a Palermo una lettera dell'Arciduca Giovanni coi bollettini di vittoria delle Armate di Germania e d'Italia.
Il 17 Stuart comunicò che avrebbe dedotto dal sussidio il costo delle razioni inglesi date ai 2.000 siciliani sotto il suo diretto comando. Il 18 fece imbarcare a Milazzo la cavalleria e le guide calabresi (30 esploratori dipendenti dallo stato maggiore inglese) e il 19 i corpi franchi calabresi. Il 20, mentre a Palermo si ordinava l'armamento delle fregate Sirentl e Minerva, il generale informò Circello che le sue truppe si stavano imbarcando e che sarebbe stato opportuno che anche i borbonici fossero pronti per il 23, in modo da potersi impadronire delle isole del Golfo <li Napoli non appena gli inglesi fast.ero sbarcati in qualche punto della costa attirando su di sé i francesi. 11 21 Circello gli rispose che il 23 avrebbero fatto vela per Milazzo la "la divisione delle Reali Truppe" (brigata Nunziante) con 20 giorni di viveri, la vice intendenza di campagna, l'uditoria, l'ospedale e la cassa militare, muletti e carrettieri e coi trasporti occorrenti per il Valdinoto cavalleria che già si trovava a Milazzo. Propose inoltre di aggiungere alla spedizione anche il corpo calabro. fintanto il capitano Cozza, coi gendarmi e i legionari cosentini, disperdeva al bosco del Gariglione (nella Sila, presso Rogliano) la massa ivi riunita da rrancatrippa, proclamatosi "capo delle masse delle Due Calabrie", catturando la cassa di 6.000 ducati datagli dalla regina per finanziare la ripresa della guerriglia calabrese.l [Il 21 -22 maggio l'Arciduca Carlo fu battuto da Napoleone ad Aspern.J
Il 23, mentre la guardia imperiale marciava su Vienna, Nunziante partì per Milazzo e alle tre di notte Circello informò Stuart che Bourcard era imbarcato e pronto. Il 26 il generale rispose di aver sospeso la partenza p er infau-
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ste notizie sopravvenute, in particolare il richiamo dell'Arciduca Giovanni in Austria e di non partire senza suo nuovo ordine, mantenendo però le truppe a bordo. A fine maggio l'intera squadra di Napoli fece una dimostrazione contro Ponza. Il 7 giugno Murat ordinò a Pignatelli Strangoli di espugnarla con 400 uomini, limitandosi a distruggerne le difese. L'8 mutò idea e decise di occuparla, facendola fortificare da Colletta. Il 9 annullò la spedizione, accusando Pignatdli di aver fatto sfumare l'occasione con la sua pignoleria, mentre la guerra richiede rapidità. Nel frattempo erano giunti a Stuart ordini perentori da Londra e il 5 le truppe forono nuovamente imbarcate. Il 9 arrivò da Trieste la notizia che Vienna era caduta ma l'imperatore proseguiva la guerra nella speranza di poter staccare la Russia dalla Prancia e Stuart dene l'ordine di partenza. A quel punto, infatti, rinunciare alla spedizione avrebbe avuto conseguenze esiziali per le alleanze e compromesso irrimediabilmente la tenuta della Sicilia. Il mattino del 1O giugno i convogli inglese e siciliano salparono da Milazzo e Palermo e, riunitisi alle Eolie, proseguirono per il Golfo di Policastro con una forza di 9 vele quadre, 50 cannoniere, 206 trasporti e 16.000 uomini.
La difesa della Ctilabria (11 giugno - 16 agosto} Murar fu tra i primi comandanti supremi vittime del t elegrafo ottico e dei successivi mezzi di comunicazione a grande distanza che davano l'illusione dell'informazione "in tempo reale" e di poter dunque comandare le operazioni militari dalla capitale. Ricevuti già il 9 o il 10 i primi segnali sui preparativi e i movimenti del nemico, Murar concentrò la difesa su Napoli, ordinando a Partouneaux di presidiare Reggio e le altre città calabresi coi soli legionari e ritirarsi sulla capitale; per sostenerlo durante la ritirata, trasferì a Matera il Reggimento de La Tour d' Auvergne (rimpiazzato a Lagonegro con la brigata Ottavi, trasferita a sua volta da Nocera). L'l l, mentre il telegrafo segnalava che numerosa flotta nemica era salpata da PaJermo e Milazzo, la flottiglia di Messina sbarcò a Reggio il marchese della Schiava con 1.000 volontari e altri 400 con 2-300 inglesi nel Golfo di Gioia. Saliti alla Melia per bloccare Scilla, gli inglesi trovarono che il forte era stato abbandonato e fatto saltare, di propria iniziativa, da
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Partouneaux. 11 12, via telegrafo, il generale ricevette il contrordine di restare a Monteleone, distaccare fone sopra Policastro e sorvegliare le coste coi legionari.
Il 13 giugno un proclama di Stuart sconfessò Francatrippa e Bizzarro (Francesco Moscato) e il comandante inglese di Messina, generale Mackenzie, mise sul loro capo una taglia di 200 pezze (non è chiaro se gli imputassero la strage di 9 bambini, figli dei legionari di Crichi). Avvistato ad Amantea, poi a Cetraro, il passaggio della spedizione lungo le coste calabresi non suscitò insurrezioni. 11 14 o 15 la brigata Saint Clair sbarcò a Policastro e poi a Sapri: sembra che non ci siano stati combattimenti e che granatieri e volteggiatori siano rimasti solo il tempo necessario per armare la massa Scarola (v. infra).
Un ordine del giorno del 20 da Monreleone rese noto che il caposquadrone Grasson (4e chasseurs) e il capobattaglione Rochet (22e légère e 20e de ligne) avevano ucciso 25 inglesi e 18 "briganti" e fatto 97 prigionieri. TI 22 giugno il re ordinò a Ottavi di fare una ricognizione su Policastro e il 24 a Partouneaux di attaccare la Melia e conservare Scilla. 11 27 gli inglesi si reimbarcarono abbandonando gran quantità <li munizioni, viveri e attrezzi coperti da 200 "dragoni inglesi" (o cavalieri Valdimazzara?) contro la colonna Cavaignac. A1iche della Schiava evacuò Reggio. lln luglio un gruppo di patrioti offerse ad Abbé 2.000 volontari per sbarcare in Sicilia. In una lettera del 9 luglio a Giuseppe Poerio (commissario straordinario a Reggio e Catanzaro) Murat rivendicò a sé il merito di aver salvato la Calabria coi suoi ordini. Rimproverò invece Parrouneaux per aver distrutto il forre di Scilla, «un atto che renderà, chissà fin quando, impossibile l'impresa di Sicilia». Il generale si giustificò con la contraddittorietà degli ordini ricevuti, il 7 e 9 luglio il re ne informò l'imperatore che il 1O agost o dette torto al generale: Murar gli tolse il comando della Calabria, dandolo a Cavaignac. Il 16 agosto sfilarono per Cosenza 97 prigionieri inglesi (inclusi 2 capitani e l tenente) scortati <lai 22e: i cronisti annotarono che sembravano "arditi e franchi" e la scorta "cortese".J
La dijèsa del Go!jò (1 4-2 4 giugno 1809)
Il 14 giugno il diarista napoletano D e Nicola annotava: "vi è un sordo allarme né so da che cagionato. Si parla di sbarchi succeduti o vicini a
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succedere". Murat ordinò ai comandanti del genio e della marina, Camprcdon e Lostangcs, di segnalare alle navi di rientrare a Procida, sharcando rinforzi a Tschia e Procida. Il 16 passò in rivista la nuova guardia borghese annunciando imminenti battaglie, salì all'altura del Carmine per osservare una flottiglia, ordinò l'invio di cannoniere a Cuma, predispose il trasferimento della famiglia reale a Gaeta e reiterò l'ordine di rinforzare le isole. Tenendo conto che il grosso dell'esercito (13.000 uomini) era attestato tra il Garigliano e San Germano al comando di Pignatelli, si comprende che Murat temeva che gli inglesi volessero sbarcare a Pozzuoli per tagliarli la ritirata a Gaeta e aveva pensato di sventare il loro piano resistendo era il Garigliano e la formidabile piazzaforte e mantenendo i collegamenti con le retrovie (il piano era giusto dal punto di vista militare, ma implicava un prezzo politico elevatissimo, l'abbandono della capitale, senza contare le forze attorno a Salerno). Tn ogni modo ciò spiega perché Murar si preoccupasse giustamente di Ischia e Procida e non di Capri. Tn realtà dei suoi ordini fu eseguito solo il trasferimento delle cannoniere a Cuma (portando a 30 quelle nel Golfo di Gaeta e sguarnendo quasi del tutto il Golfo di Napoli) e non il rinforzo di Ischia e Procida (tanto grande doveva essere il panico provocato da quegli ordini). Il 20 la stampa ruppe il silenzio sulla spedizione anglo-sicula, dandola però ancora in Calahria quando ormai tutti l'attendevano da un momento all'alcro. Il 22 le cannoniere anglo-sicule impegnarono le guardie provinciali allo Scaricatore sulla costiera amalfitana. La sera del 23 il telegrafo di Salerno segnalò che il nemico aveva doppiato Capri e si dirigeva su Ischia e Procida. La regina e Saliceti convinsero il re ad annullare il trasferimento della famiglia reale a Gaeta per le implicazioni funeste che avrebbe avuto dal punto di vista politico. Cambiando repentinamente piani, Murat decise allora d'inchiodare gli inglesi sul bagnasciuga: ordinò via telegrafo il rientro delle cannoniere, invano dissuaso (a suo dire) da Pignatelli e dal capitano di vascello Robcrti, i quali gli fecero osservare che si sarebbero trovate la strada sbarrata dalla squadra nemica. Guglielmo Pepe racconta che Murat lo mandò a portare a Pignatelli Strangoli l'ordine di avvicinarsi alla capitale, schierandosi al Volturno sopra i Campi Flegrei, col quartier generale a Pozzuoli. Tornato dalla missione, Murat lo rimandò a Ponuoli per far passare a Ischia un battaglione svizzero, ma al suo arrivo Pepe trovò già la squadra nemica a impedire ogni comunicazione con le due iso le.
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La distruzione delle cannoniere napolet,me (24-27 giugno) La sera del 24 la squadra di Martin diede fondo tra le due isole e la
Cyane (Thornas Staines), 1' F1poir (Robert Mitford) e 12 lance siciliane bloccarono il Canale di Procida, mentre Stuart intimava la resa ai presidi francesi. Bausan, che si trovava a Pozzuoli con la Cerere e la Fama, ricevette l'ordine di aprire il passaggio alle cannoniere. Il mattino del 25 giugno gli anglo-siculi sbarcarono ad Ischia (gli inglesi a Lacco Ameno e i granatieri di Saint Clair a forio) e il comandante del presidio francese (Agostino Colonna di Stigliano, catturato brigadiere a C. Tenese e promosso maresciallo di campo da Murat) si chiuse nel castello col III battaglione del 1° leggero napoletano, 30 invalidi e 60 artiglieri. Intanto alle otto ebbe inizio il tentativo di Bausan. Lo scontro durò appena dieci minuti, dalle 9:30 alle 9:40; dopo alcune bordate di Staines, Bausan rientrò a Pozzuoli. La sera il comandante di Procida (il corso Dionigi, che aveva pochi invalidi e artiglieri) si arrese: venne così meno alle cannoniere di Gaeta anche l'appoggio delle due batterie di Procida che incrociavano il tiro con quelle del promontorio (Miliscola e Capo Miscno).
A questo punto passare il CanaJe di Procida era impossibile: ma il re non conosceva quella vile?, parola. Il 26, mentre la regina si faceva vedere in carrozza a Cbiaia coi fìgli, Murat assistette da Miliscola, con Campredon, Detrès e Pignatelli, alla distruzione delle sue 30 cannoniere e 1O fuste comandate da Caracciolo. Lo scontro con la Cyane, l' Espoir e le cannoniere siciliane durò dalle 06:25 alle 10:00. La Naval History ammette 3 morti e 6 feriti sulla Cyane e vanta 18 cannoniere nemiche prese e 4 distrutte. Le fonti francesi ammettono 5 unità catturate, 8 affondate e 18 arenate e vantano 2 lance siciliane affondate e un brick siciliano incendiato dalla batteria di Miliscola (comandata dal capitano Orsini). Solo 6-8 cannoniere poterono raggiungere Pozzuoli, dove, in ogni caso, erano altrettanto inutili che a Gaeta. Nel pomeriggio Staines si occupò dei resti della flotta napoletana. La batteria di Pennato, che doveva sbarrare l'accesso alla baia di Pozzuoli, si arrese con 15 uomini e TV-36 (inchiodati). Alle 19:00 C,yane, Espoir e 23 cannoniere siciliane bloccarono il porto. Alle 8:00 del 27 giugno la bonaccia fermò la Cy,me sotto il tiro della batte ria di Capo Miseno, ma alle 10:00 Staines scese in una lancia, sbarcò con 300 marines, marinai, tede-
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schi e calabresi e prese la batteria, con 37 prigionieri, IV-36 (inchiodati) e 1 mortaio gettato in mare. Nel pomeriggio Bausan tentò l'uscita su Napoli. Alle 17:00 Staines iniziò l'inseguimento e alle 19:20 iniziò il duello tra la Cyane e la Cerere, a mezw tiro di pistola tra le due navi e a 3 miglia da Chiaia, gremita di spettatori. Dopo 10 minuti arrivarono in barca, di rinforzo alla Cerere, i marinai della guardia reale: secondo gl'inglesi Bausan avrebbe abbassato la bandiera, rialzandola alle 19:45 all'arrivo di un secondo rinform. Cessò il fuoco alle 20:30 ma ormai era in salvo. Staines perse un braccio, incassò 45 colpi, gravi danni all'alberatura, 4 pezzi fuori uso, 2 morti e 20 feriti. Bausan 50 morti e 100 feriti e il commosso abbraccio a bordo, con tanto di "mon brave", da parte del re cavalier grand'ammiraglio.
Dove sbarcare? Genova, Livorno, Pozzuoli, Civitavecchia
Gli obiettivi della spedizione erano stati lasciati nel vago. La regina aveva respinto la proposta del re di Sardegna di un attacco combinato sardo-siciliano su Genova, ma Vittorio Emanuele I, per aiutare l'Austria, aveva deciso di sbarcare a Civitavecchia con 3.000 uomini e chiese perciò a Stuart un paio di reggimenti. Il 21 luglio Collingwood scrisse a Stuart che l'ltalia era del tutto sguarnita e a Livorno c'erano solo 300 uomini, invitandolo ad agire in Toscana. La Tour, a sua volta, gli chiedeva di sbarcare sul promontorio di Procida, ricacciare le colonne francesi non ancora riunite ai Campi Flegrei ed entrare in Napoli provocando una rivolta generale. Stuart rispose che le forze nemiche, benché divise, equivalevano alle sue, che per entrare a Napoli bisognava prima prendere i castelli e che in ogni caso non sarebbe stato possibile tenere la capitale. La penuria di acqua e viveri e un'epidemia a bordo che l'aveva costretto a sbarcare ad Ischia 800 malati e 4 00 cavalli, erano buoni argomenti, ma il rifiuto di Stuart provocò una nota di protesta presentata il 28 giugno da Tommasi e A.,coli. Il 3 luglio, quando la regina lo seppe, definì Stuart «le général dont la tactique est évacuer». Il 6 luglio il papa fo detronizzato e arrestato e scomunicò Napoleone. Stuart preparò 4.000 uomini per sbarcare a Civitavecchia.
La presa di Ischia e il rientro in Sicilia (30. VI-24. VII.1809) 11 30 giugno, rifiutata l'offerta di tornare al servizio borbonico dimen-
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ticando il passato, terminata la strada d'artiglieria e armata con pezzi pesanti una batteria in posizione dominante il castello d'Ischia, Colonna si era arreso agli inglesi, col patto di esser messo al sicuro a Malta e non estradato a Palermo. La scorta degli altri prigionieri (in gran parte poi arruolati nell'esercito siciliano) fu un buon pretesto per far partire Nunziante e la sua brigata. Al suo posto fu chiamato a Ischia Canosa; ma il maltempo gli impedì di salpare da Ponza prima del 9 luglio.
Il proclama del principe Leopoldo, preparato dalla regina, diceva: «annunziando le vittorie inglesi in Spagna, le tedesche in Germania, bandisce in nome del padre oblio, perdono ed estremi rigori contro chi si dia a sangue e rapine». Fu invece Murar (rimproverato da Napoleone in novembre per l'indulto concesso dopo la presa di Capri) a ripristinare le norme contro gli emigrati, il brigantaggio e la corrispondenza col nemico: il consiglio dei ministri del 17 luglio deliberò la confisca dei beni degli emigrati a favore delle vittime del brigantaggio, l'arresto dei parenti dei d11chi di Ascoli e del Gesso e di Canosa e l'incorporazione nell'esercito reale dei napoletani che servivano in quello siciliano, con obbligo di presentarsi subito, sotto minaccia di essere fucilati come ribelli in caso di cattura. Il 21 luglio Murar ricevette da Torino una copia del Moniteur con la laconica notizia della vitto'ria di Wagram (6 luglio) e la free trasmettere a Stuart col commento che la pace con l'Austria era "sicura e vicina" (l'armistizio era stato firmato l'l 1 luglio). Il 22 Stuart fo informato da Collingwood che la squadra di Tolone si accingeva a salpare con 13 vascelli e 7-8 fregate contro 9 e 1 inglesi e poteva volgersi sia contro Ischia sia contro la Sicilia. Stuart decise perciò il ritorno a Messina, ignorando le proteste del principe Leopoldo. Distrutte le fortificazioni di Tsch ia e Procida e gettati a mare i cannoni, il 24 la spedizione fece vela su Milazzo e Palermo con un bottino di 1.500 prigionieri e 100 cannoni.
Dalla resistenza. al brigantaggio (maggio ~ settembre 1809) I;insorgenza italiana del 1799 fu un fenomeno relativamente omogeneo, in cui i tratti comuni prevalgono sulle differenze pur notevoli che si registrano perfino all'interno di una stessa provincia, e che presenta forti analogie con quanto avvenne allora anche in altre parti d'Europa. Nell'estate 1809 sembrò che in lta.lia si stesse verificando un nuovo '99,
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una seconda Spagna. Un'insorgenza con tratti "tirolesi" pit1 che spagnoli si verifìcò tuttavia solo nel Venero e nelle aree sulla destra deJl'Adige e del Po che potevano essere raggiunte dall'esempio e dagli emissari tirolesi e austriaci. Londata di violenza che sconvolse il tratto meridionale degli Appennini non fu invece insorgenza e neppure guerriglia. Dopo il fallimento dei corpi volanti (febbraio 1806) e la sconfitta delle masse mobilitate in Abruzzo, Cilento, Basilicata e Calabria (giugnodicembre 1806), la corte di Palermo non era pit1 in grado di riaccendere la guerriglia, ma soltanto il brigantaggio endemico; con denaro e promesse, cioè adottando il si.scema dei "manutengoli", i haroni latifondisti che proteggevano i briganti rifogiati ne1le loro terre in cambio di piccoli favori, incluso beninteso l'omicidio su commissione. Certamente le nuove bande formatesi ne11' estate del 1809 includevano anche superstiti della precedente guerriglia e fanatici politici e la ferocia di cui aveva dato prova la guerriglia non era LanLo diversa dal crimine. Ma le biografie dei capi e l'analisi delle loro imprese mostra110 una netta difkrenza tra le "masse" dei volontari borbonici del 1806 e le "comitive" di briganti del 1809. Indubbiamente la corte di Palermo ottenne qualche momentaneo vantaggio. Diffuse il panico, ingarbugliò i movimenti militari, mise a segno qualche colpo. Ma finì per compattare il consenso intorno al nuovo governo ben oltre la cerchia dei "patrioti" e per sporcare una causa altrimenti legittima. La provincia su cui si faceva maggior conto, cioè la Calabria, si mobilitò per dare la caccia ai brigami. In un elenco di 11 maggiori ricercati stilato il 1O agosto dall'intendente di Calabria Citra, figura un solo esponente della vecchia guerriglia, cioè Papasodaro, cui si può al massimo aggiungere Bizzarro, già luogotenente di Niere1lo. In una nota del 7 settemhre si afferma che dei 454 ricercati, 31 O erano stato già uccisi e ne restavano solo 144. Il 12 settembre fo decretata la leva forzosa per formare il 5° di linea "Real Calabrià'. Il 15, durante un attacco a Tiriolo, hancatrippa fu ucciso da un prete patriota che gli sparò in bocca. A novembre le uniche comitive attive erano quelle di due luogotenenti di Nicrello (Parafante e Friddizza).
La provincia pit1 turbolenta fu nel 1809 quella di 'lèramo. Alla fìne di maggio Civitella fu saccheggiata dai briganti: difesa dal capitano della civica Pio Grazia D e Micheli e da due famiglie di patrioti (Filippi e Pepe), fo abbandonata dal com:rnd:mte militare (maggiore Falcone), fuggito col pre-
LA RESISTENZA BORBONICA (1806-1815)
sidio a Campli, dove fu infine scovato dal comandante della provincia, Chavardès. In luglio c'era un nucleo di 500 (comitive Caldarola, Luca De Masi, Cosimo, Il Medico di Monte Monaco) che poteva assomigliare ad una massa; ed altre comitive isolate dedite alla pura grassazione: Cimarichdla (Serafino De Sa.ntis), Catracchia (Antonelli), Cavallone (Cocciarecchia di Loreto), Candido Clemente (ex parroco di Pagliaroli), il prete Tori. Due sindaci erano stati uccisi, scriveva l'intendente (il corso Colonna di Leca) e gli al rri, terrorizzati, rifornivano i briganti. Dopo la rivolta di Colonnella (18 agosto) l'intendente scriveva che la situazione era "scabrosissima". Seguiva il Molise: in maggio s'erano formate nel Matese le bande Antonelli e del Maligno (Sabatina Lombardo di Roccamandolfi). Il 14 luglio il maggiore Gabriele Pepe, comandante della colonna mobile, ebbe uno scontro al passo di Carovilli. ln estate ne sorsero altre: Ba~sariello e Verdarelli (ognuna di 200 uomini), Dragonetti, Rosignoli (Venafro e Cassino), Panctta (Isernia e Sora). In tutle le altre troviamo menzionato un solo capocomitiva, in Terra di Lavoro (Mezzavoce, alias Francesco Stecchetti, ucciso in agosto) .
Te masse Scarola e Càrmù;antonio (estate 1809)
Gli ultimi epigoni della vecchia guerriglia borbonica sembrano essere stati i 2.000 volontari delle masse Scarola e Carminantonio. La prima sembra essersi formata dopo lo sbarco di Saint Clair a Policastro. ll 27 luglio 450 a cavallo attaccarono Potenza: respinti con 100 morti dai legionari di Aprigliano, scamparono in parte nelle Murge, dove ai primi di agosto erano segnalati due nuclei distinti, di 30 e 120 (di cui 97 a cavallo, con 2 donne) comandati da Scozzetta (Rocco Bonomo), braccati da Ottavi (Matera) e Pignatelli Cerchiara (Lagonegro). Respinto un attacco di Scarola su Lagonegro, il sotto intendente Laboulinière gli impedì poi di riunirsi con le masse di Campo Tenese (Canninantonio, Calcedonne e Gaetano La Nigra di Sanseverino) e il 30-31 sorprese Carminantonio sulle montagne di Senise eliminando 100 dei suoi uomini. Ciò non gli impedì però, a fine agosto, di bloccare una colonna di 500 francesi a Campo Tenese. Privo di rifornimenti , Scarola scese in Calabria per tentare di imbarcarsi con 1.200 uomini e artiglieria. Pasquale Abbate cercò invano di formarlo coi legionari di Acri e g1i albanesi del capitano Chiodo. Dalla
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Sila Agarò, Scarola scese a Sant'Eufemia. Respinto cd inseguito dal caposquadrone Bernard, si volse alla costa ionica. Sorpreso a Cerchiata dal capitano Cozza salì al Pollino. Tn dicembre lo scovò il 1° leggero napoletano di Pignatelli Cerchiara. Rimasto solo, si affidò ad alcuni pastori, che Io vendettero al boia pn la taglia di 1.000 ducati.
l,e spedizioni autonome: Ischia, Ionie, Moliterno (1809-181 O) La cotte di Palermo considerò un affronto il comportamento di Stuart e di Martin verso Leopoldo e il rifiuto di sbarcare. Girava l'aneddoto, falso ma ben trovato, che Stuart, avendo chiesto a un ufficiale francese preso a Ischia che decorazione fosse quella che portava sul petto ed essendosi sentito rispondere che era l'Ordine delle Due Sicilie di re Gioacchino, avesse detto: "basterebbe una, perché l'altra è di re Giorgio". Nel tentativo di dimostrare la propria autonomia, la corte fece compiere una dimostrazione navale autonoma dalla flottiglia di Ponza, al comando di Canosa e del capitano di fregata Domenico <le Almagro, con le fregate ½~nere e Sirena, la galeotta Véloce e 13 lance. Approfittando della distruzione delle cannoniere nemiche, il 14 agosto la flottiglia tornò a Ischia non ancora rioccupata, ne prese di nuovo possesso e nel pomeriggio del 15 si portò a tiro di cannone da Napoli e fece fuoco dall'alba al tramonto nel tentativo di guastare la festa per il genetliaco di Napoleone, rientrando poi il 20 a Ponza. Intanto era maturata la decisione inglese di intervenire nelle Ionie e il 23 settembre il brigadiere o~wald salpò con 1.900 uomini. Queste forze cominuarono tuttavia a essere considerare un semplice distaccamento, sia pure permanente, della guarnigione della Sicilia, forte in quel momento di 20.539 uomini (e salita nel gennaio 1810 a 23.046 inclusi 2.500 nelle Ionie). Il dissidio con gli inglesi riportò in auge Moliterno, il principale ispiratore della politica amibritannica imposta dalla regina alla corte. Già il 6 agosto si cominciò a profilare la preparazione di una nuova spedizione al suo comando, con l'autori:t:t;azione ad alienare beni di fidecommesso, seguita il 24 dall'ordine di mantenere in servizio i trasporti rientrati a Palermo e di aumentarli di numero per poter imbarcare 7.000 uomini e 1.300 cavalli. La portata delh spedizione si ridusse però in seguito alla
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pura rioccupazione di Ponza, evacuata in novembre, di propria iniziativa e per timore di un colpo di mano da Napoli, da Canosa, che al suo ritorno evirò a stento il processo ma non il confino. Le truppe assegnate includevano 1.391 regolari (574 del 2° Reali Presidi, 527 cacciatori di mare, 106 cavalieri del 3° Valdem one, 51 artiglieri di linea e 32 ausiliari, 8 artefici, 32 pionieri, 25 trenieri e guide) e 360 volontari emigrati ("guide della real corona"), con 14 trasporti a vela (6 per la fanteria, 4 per i cavalli, 2 per l'artiglieria e 2 per l'ospedale). Da vari dispacci del 26 ottobre, 20 e 31 dicembre, del 4 e 21 gennaio 1810 si ricava che erano previsti cappellano, uditore, banda musicale, tipografia. Il 1° febbraio il tenente colonnello d'Andrea passò in rivista le truppe, ma l'iniziativa e soprattutto il nome di Moliterno, inviso al governo inglese, provocarono un nuovo energico intervento di Stuart e la definitiva archiviazione del progetto.
C. La spedizione di Murat contro la Sicilia (25 marzo -23 settembre 1810) La perdita d'importanza dilla Sicilia Il 25 ottobre morì a Malta il governatore sir Alexander Bali. Il 23 dicembre lo seguì nella tomba Saliceti. Collingwood si spense il 7 marzo 181 O a bordo del vascello appena salpato da Port Mahon per riportarlo in patria. la morte di tre protagonisti della guerra del Mediterraneo coincise con lo spostamento dell'asse strategico dalla penisola italiana all'Iberica. Malta e la Sicilia conservarono un peso economico e logistico, ma la pace anglo-turca consentì di spostare la questione della cooperazione strategica anglo-austriaca dal Tirreno all'Ad riatico, un teatro operativo pit1 diretto e redditizio. Archiviata la spedizione indiana, Napoleone perse ogni interesse per il mezzo ponte italiano sul Mediterraneo e dunque anche per la Sicilia. Non voleva più scacciarne gl'inglesi: voleva impedire che se ne andassero. Murar invece voleva conquistarla per avere finalmente una guerra "suà' e dare sostanza al suo titolo di re delle Due Sicilie. Ma se una era di re Giorgio, l'altra non era sua, ma di Napoleone, che gliel'aveva data in comodato e la ten eva con le sue truppe e b sua handicr:L Nd 181 O
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Napoleone incorporò il Regno d'Olanda nell'Impero francese e pensò di fare altrettanto col Regno d'Italia e col Regno delle Due Sicilie. Sulla questione della Sicilia ebbero un braccio di ferro da cui Murat uscì umiliato, ma di cui in seguito anche Napoleone avrebbe pagato qualche prezzo.
Genesi delltt spedizione rnurattiana (25 marzo-25 aprile 1810) focendo saltare il forte di Scilla, Parcouneaux aveva fornito in fondo un buon pretesto a Murar per potersi dimenticare della Sicilia. A ricordargliela fu Napoleone, non si sa quanto intenzionalmente, in una conversazione avuta a Compiègne nel marzo 1810 durante i festeggiamenti per le sue seconde nozze austriache e probabilmente originata dalle noti'.l.ie di uno sbarco inglese a Bosaglia e del bombardamento di Reggio (26 gennaio) che aveva provocato tre vittime civili, tra cui una donna incinta. Il 25 marzo Murat scrisse entusiasmato al suo nuovo ministro di guerra e poli'.l.i,1, Hector Daure, che l'imperatore gli aveva promesso 25.000 uomini e gli ordinò di riarmare di nuovo le cannoniere [il 17 marzo era stato ordinato il disarmo delle divisioni di Scilla e Taranto: il 22, da Cefalonia, gl'inglesi attaccarono Santa Maura e il 30, da Messina, bombardarono nuovamente ReggioJ. Subito pressato di richieste, 1'8 aprile l'imperatore scrisse al re di cominciare intanto a riunire truppe in Calabria e non rispose alla sua immediata richiesta di un colloquio. Infine gli fece dire da Clarke che approvava il piano in tutta la sua estensione e Murar partì fdice. La regina, rimasta a Compiègne, gli scrisse già il 25 di aver molta paura che non sarebbe riuscito a prendere la Sicilia. Napoleone ignorava che il suo vero uomo in Sicilia era in realtà Stuart, ostinato a non privarsi di un solo battaglione per la Spagna. Ma anche per Stuart la difesa della Sicilia era piì1 un pretesto da opporre ai solleciti del suo governo che una reale preoccupazione: 1'8 aprile ritìutò seccamente <li ricevere il duca d'Orléans, genero di re Ferdinando, per discutere un piano di com une difesa dell'isola, cavillando che la pianificazione era di esclusiva competenza dei governi e un piano di difesa era già stato comunicato a Palermo da Londra. Aggiunse che Fardella, il quartiermastro generale siciliano inviato a concordare i dettagli militari, si era rifiutato di metterli per iscritto dichiarando che la regina l'avrebbe sconfessato se non le fossero p1:1c:mt1.
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La cattura dell'Epen1ier (3 maggio 181 O) Ricostituita con una sottoscrizione della camera di commercio e vari espedienti, la flottiglia contava 62 cannoniere e 12 speronare, ma il 1O aprile ne erano pronte solo 18 e 4. In ogni modo il 29 la maggior parte salpò da Napo Ii per la Calabria. Il 25 aprile le fregate Spartan e Successe il brick Espoir predarono tre bastimenti sotto Terracina e il mattino del 1° maggio fecero una dimostrazione al molo di Napoli di fronte alle navi napoletane. Murar decise di reagire all'affronto attaccando ali' arrembaggio lo squadrone inglese. La divisione napoletana riuniva la Cerere (Ramatuelle), la Filma (G. De Cosa), il brick Epervier (R. De Cosa), la corvetta Principe Achille (Vincenr) e la 3a divisione cannoniere (Bourgoud), per un totale di 95 cannoni, 968 marinai e 400 soldati svizzeri. I '.attacco ebbe inizio alle 7:00 del 3 maggio e si risolse in un fiasco peggiore dei precedenti. TI combattimento fu sostenuto dalla sola Spartan (38 cannoni e 258 uomini): manovrando abilmente, alle 7:58 il capitano Jahlcd Brcnton spazzò il ponte della Cerere con una bordata a tiro di pistola decimando gli svizzeri, poi catturò l' L'pervier e inseguì le due unità maggiori verso Baia. I3renton fu gravemente ferito ed ebbe 1O morti e 22 feriti: valutò le perdite nemiche a 150 morti e 300 feriti, ma le uniche cifre sicure sono quelle relative all' Epervier (11 morti e 87 prigionieri). Negli stessi giorni, reduce da Santa Maura (arresasi il 16 aprile), Ronca (Giuseppe Monteleone di Fabrizia, CZ), già luogotenente di Francatrippa e ora capitano dei free corps, fece un'incursione alla Croce Ferrata (dirimpetto a Messin a) uccidendo 30 francesi.
Le direttive di Napoleone e lo SMG dell'"Armata in Calabria" Napoleone approvò la spedizione per dissuadere trasferimenti di forze inglesi d alla Sicilia alla Spagna, tuttavia pose limitazioni tali da renderla d i fatto impossibile. Tale era infatti la condizione che vi fossero la certezza del successo e mezzi da trasporto sufficienti per effettuare lo sbarco con un solo viaggio, ossia per 15.000 uomini. Non potendo subordinare un re ad un generale, Napoleone dette a Murat il comando dell' Arrnée de Naples, ma nella sua qualità di maresciallo di Francia e dunque nel quadro d ella subordinazione gerarchica all'imperatore, fatto salvo il comando esclusivo delle forze napoletane ausiliarie. Inoltre affidò al colonnello Led ere, inviato dal ministro della guerra a ispezionare la difesa costiera napoletana, l'in-
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carico di fare sondaggi riservati circa un'eventuale annessione ("riunione") del Regno all'Impero. Infine gli impose come capo di stato maggiore, al posto di Charles Jean Louis Aymé, l'ispettore generale della fanteria francese, Paul Grenier: tenuto conto che si era ventilato di dare a Murat un incarico analogo per la cavalleria, sembravano un dittatore col suo magister equitum. I ,o stato maggiore generale includeva i comandanti del genio (Campredon), dell'artiglieria (Tugny) e l'ordinatore in capo (Maret). Il snvizio di sussistenza era appaltato alla società Caffieri, sotto la regia dell'ordinatore Vauchelle: Murar se ne lagnò, dicendo che stavano morendo di fame con le tasche piene e.li soldi (13 giugno), che i ritardi nella distribuzione dei viveri ostacolavano le operazioni, che la razione militare in Calabria costava il doppio che a Napoli e insinuando che Vauchelle fosse un ladro. Comandata dal capitano di vascello De Simone, la marina era amministrata da Piquet sotto il controllo del sotto ispettore Chastan. I servizi di riparazione erano appaltati alla società di costruzioni navali M aurin.
Le forze assegnate e il contingente "napoletano"
Due terzi delle forze erano francesi (15.000 su 22.000), riuniti in due corpi, il I (Partouneaux) accampato a destra di Scilla (cioè sulla costa tirrenica della Calabria) e il II (Lamarque) a sinistra (cioè sullo Stretto). Lunica forza di cui Murar poteva disporre senza dover chiedere il preventivo benestare dell'imperatore era il contingente napoletano, composto di 2.400 uomini della Guardia Reale (Déty) e 4.100 della Divisione di linea (Cavaignac), in riserva centrale a Scilla con 8 battaglioni e 3 squadroni:
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1 reggimento cavalleria della Guardia Reale ("colonnello generale" Dery) su tre squadroni (guardie d'onore, veliti a cavallo, cavalleggeri); I reggimento fameria Guardia Reale ("colonnello generale" Lavauguyon) su tre battaglioni (Granatieri, Volteggiatori, Veliti): 1 reggimento leggero (Real Corso: col. Cattaneo) su 2 battaglioni (I e lll); 1 reggimento scelto napoletano (D'Ambrosio) su 3 battaglioni (18 compagnie granatieri, volteggiatori e carabinieri del 2° leggero e del 3° e 4" di linea detti "Principe Reale" e "Reale Sannita"); I sezione d'artiglieria a cavallo della guardia reale e 12 pezzi da campagna; 1 compagnia zappatori .
Anche il contingente "napoletano" era dunque composto per due terzi da
LA RESISTI.NZA BORBONICA ( 1806~ 1815)
francesi (guardia reale e corsi). Francesi erano comandante (Cavaignac) e capo di stato maggiore (tenente colonnello Desbreat) della Divisione di linea: quest'ultima includeva però un maresciallo di campo siracusano (Giuseppe Scarlata detto Zenardi) e i colonnelli Angelo D'Ambrosia (reggino) del 4° di linea e Giuseppe Rossarol, del 3°, fratello del capo della polizia borbonica a Messina, fucilato dagli inglesi per sospetta intelligenza col nemico.
Le forze di sicurezza interna in Calabria
Altri 4.000 napoletani erano impegnati in compici di sicurezza all'interno della Calahria (12 posti fissi solo nella Citra), includenti 36 compagnie del centro dei 3 reggimenti (2° leggero e 3° e 4° di linea) rimasti nel Regno (il 1° e 2° di linea erano in Spagna), i battaglioni di marcia di 2 nuovi reggimenti di linea non ancora completati (5° Calabria e 6° Napoli), il resto dell'artiglieria, 4 squadroni di cacciatori a cavallo, la gendarmeria e 8 compagnie distrettuali. Gli editti del 21 e 22 giugno stahilirono la responsabilità dei comuni per i danni provocati dai paesani datisi al lxigantaggio e resero pii1 Facile heneficiare dell'amnistia ai borbonici, rimuovendo la condizione di dover servire nell'esercito napoletano. TI 29 luglio, a seguito degli allarmati rapporti di Daure circa la sicurezza interna, il generale Manhès, che si~ era già fatto la fama di "pacificatore degli Ahruzzi", fu trasferito a Cosenza comandante delle Due Calabrie (ma solo il 27 settembre ricevette i poteri di alca polizia, estesi poi alla Basilicata, che gli consentirono di eliminare in pochi mesi i resti del brigantaggio).
La ba,ttaglia dei convogli (16 maggio -IO giugno)
Partito da Napoli il 16 maggio, Murar giunse a Cosenza il 19 sera, il 24 proseguì per Nicastro e Catanzaro e il 28 era a Monteleone. TI 24 proclamò una nuova amnistia fruibile entro dieci giorni, termine proroga to di un mese il 31 maggio. TI 21 la regina gli scrisse di nuovo <la Parigi per metterlo in guardia. Il re aveva però cominciato ad avere sentore delle difficoltà: sempre il 21 il ministro di Francia Hue de Grosbois scrisse al ministro Champagny che in un momento di abbandono il re gli aveva confidato che qualcuno dei suoi capi gli sembrava pii1 colpito dalle difficoltà che dai vantaggi dell'impresa. Per far arrivare mezzi e rifornimenti da Napoli e Taranto erano stati noleg-
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giati 782 mercantili scortati da oltre 60 cannoniere e appoggiati alla difesa costiera. Le crociere nemiche ritardavano i convogli ma i primi attacchi lungo la costa tirrenica ddla Calabria furono respin ti con perdite limitate (25 maggio Capo Alice, 7 giugno Bagnara, 1O Pietra Nera, 12 S. Lucido, 22 Corona di Scilla, 26 S. Eufemia, 29 Bagnara). Il 1O giugno, dopo lo spettacolo felice dal Belvedere della Campanella e quelli infausti cfalla batteria di Miliscola e dal Carmine di Napoli, il re poté finalmente assistere alle Pietre Nere ad una naumachia vittoriosa. Il 9 aveva scritto a Napoleone che per dominare lo Stretto bastava fortificare la costa dalla Torre del Cavallo a Punta del Pezzo.
Il "partito di Murat" in Sicilia (6 giugno -20 giugno 1810) Confortato dall'accoglienza avuta in Calabria, dall'entusiasmo dei giovani patrioti (Colletta, Pocrio, Arcovito, Pepe) e dai rapporti degli emissari a Palermo, Murar era convinto di avere in Sicilia "un partito suo", come scrisse il 6 giugno a Daure, rimproverandolo per aver attivato la spia Cassetti (canale di comtmicazione tra la polizia napoletana e quella particolare di Maria Carolina) per sondare le re-.1zioni <ldla regina e della cotte di Palermo in caso di sbarco. Stuart vedeva le cose come Daure: il sostegno avuto dai messinesi provava ai suoi occhi che il partito di Murat era in realtà il "partito francese" protetto dalla regina. l:apparente indifferenza della corre nei confronti della minaccia d'invasione confortava i suoi peggiori sospetti. Solo il 20 giugno, dopo reiterate richieste di Stuart e in risposta ad un proclama di Murat, re Ferdinando si decise a prendere posizione di fronte alla minaccia sullo Stretto e alle voci di contrasti con gli alleati. Esortò i siciliani "buoni e fedeli" a non lasciarsi illudere dalle effimere promesse dell'invasore, che non sarebbe riuscito ad ispirare nei siciliani diffidenze verso gli alleati e a far credere all'affermazione che avrebbe incontrato poca resistenza per il preteso disaccordo tra il governo e i suoi alleati e invitava a sua volta i soldati napoletani a non mostrarsi troppo creduli, perché le forze alleate agivano in perfetto accordo; a non lasciarsi sedurre dalle promesse stolte di bottino, a non doversi pentire un giorno della loro temerarietà.
lo schieramento delle fòrze anglo-siciliane nel giugno 181 O Lo schieramento delle for.le in Sicilia lasciava però dubitare di una piena
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armonia, perché i due eserciti erano nettamente separati: tranne 3 battaglioni annovercsi a Siracusa, Agrigento e Trapani, tutti gli inglesi erano schierati tra Messina e Milazzo con perno alla rupe di Castrogiovanni; i siciliani erano invece concentrati tra Palermo e Trapani, salvo il reggimento cavalleria Principe Reale, in avanguardia a Barcellona col duca della Floresta. Bisogna però considerare che Trapani e Palermo erano realmente sotto la minaccia della fleet in beingdi Tolone (13 vascelli e 8 fregate), benché in quel momento Napoleone meditasse di impiegarla piuttosto per liberare (con truppe imbarcate in Corsica) i prigionieri francesi presi in Spagna e tenuti alle Baleari. Inoltre il contingente siciliano al diretto comando di Stuart era pur sempre più numeroso dei 2.000 napoletani riuniti a Piale: includeva infatti la flottiglia di Messina (45 cannoniere, 900 marinai e 150 cannonieri), i corpi franchi calabresi e 1.500 miliz.iani scelti (senza contare i volontari siciliani di guarnigione a Malta, che consentivano pur sempre di recuperare un battaglione inglese per la Sicilia).
L'isolamento di Murat (l J giugno - (,luglio 1810) 1'.11 giugno Murar rese espliciti per la prima volta i suoi crucci, lagnandosi con Napoleone che i residenti francesi a Napoli, inclusa la rappresentanza diplomatica, deridevano la spedizione. Perché disonorarlo in mezzo ai suoi sudditi? Perché non riunire piuttosto Napoli all'Impero e dargli il generalato della cavalleria imperiale di cui gli aveva parlato a Compiègne? TI 16 la regina gli scrisse da lì che Napoleone l'aveva apostrofata in modo sgradevole e allarmante: «Ebbene! Prenderà la Sicilia? Ah, eccolo in collera con mc! Che strana testa! Si adombra di tutto».
TI 25 giugno il re tentò un colpo di mano per assaggiare le difese nemiche, ma la riunione delle barche a Scilla fu completata solo alle tre del mattino, ora prevista per lo sbarco. TI 2 1uglio il generale Campbell, comandante di Messina, decretò la rappresaglia contro la cosca calabrese. Il 5 luglio Murar avanzò i magazzini da 'fropea a Scilla e Bagnata e trasferì il quartier generale da Scilla a Piale, pochi chilometri distante, dov'era accampato il contingente napoletano. Il 4 e il 6 se la prese con l'incapacità della marina di assicurare il regolare vettovagliamento: calcolava che senza i ritardi dei convogli (imposti dalla superiorità navale inglese) sarebbe stato in Sicilia già da due settimane.
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Orgoglio e sconforto (9-21 luglio 1810)
La lettera del 9 luglio mostra i primi segni di scoraggiamento: in ogni modo - si giusrifìcava Murar - aveva già ottenuto "un assez beau résulrar" bloccando interamente il commercio inglese in Sicilia. Con i nostri gusci di noce teniamo in scacco un'intera squadra e una flottiglia di cento bastimenti (12 luglio). Cominciò a prendersela con l'imperatore, per aver posto condizioni cosl "crudeli" per l'impresa: ma lo stesso Grenier (hen individuato come il Cerbero mandatogli da Parigi) aveva riconosciuto che il 29 giugno era sfumata una splendida occasione! (14 luglio) . Sconforto: «les marins désertenc: voi la le second scorridore qui passe à l' ennemi, j'en suis désesperé>> (16 luglio). Soprassalto d'orgoglio: «je suis enchancé de l'esprit qui anime la marine et toute l'armée, tous brulcnt d'impatience de passer le détroit» (20 luglio). TI 21 luglio tentazione <li barare: ordine a Daure di riprendere i contatti palermitani tramite Cassetti. Lo stesso giorno la Gazzetta britannica di Messina pubblicò la fiera risposta dei "soldati tedeschi al servizio britannico in Sicilia'' contro l'appello alla diserzione lanciato dal principe di Hohenzhollern Hechingen, passato al servizio francese. Naturalmente tacendo la fucilazione di 16 soldati an noveriani trovati in possesso di volantini col proclama.
Verso l'annullamento della spedizione? (25 luglio - 6.1lgosto)
Il 25 la spedizione sembrò ricevere un colpo decisivo: distrutto sopra Amantea un convoglio di munizioni. Materiale non pii1 sostituibile, ammise Murar il 27. Il 4 agosto Hue riferiva da Napoli d'aver notato crescente esitazione tra i ministri a proposito della Sicilia: non era pii1 certo che lo sbarco sarebbe avvenuto, ma restava l'esperienza militare del re. Due giorni dopo, letto sul }ournal Français del 6 il resoconto della perdita di «un des convois les plus importants de l'expédition et qui était n écéssaire pour son complement», il diplomatico giudicò che si stava preparando l' opinione pubblica all'eventualità di un ritiro. TI 5 agosto, mentre a Piale Murar imprecava contro la sussistenza che lo costringeva a vivere "jour le jour", la moglie gli riferiva da Compiègne di aver detto a Napoleone che lui era addolorato: il fratello le aveva risposto che Gioacchino era un gener:.ilc cldl'impero e doveva ubbidire; che lui non aveva alcuna intenzione di
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prendere la Sicilia non potendo mantenerla e voleva solo che il bluff continuasse almeno fìno a novembre. Il .fournal lo decrittavano però anche a Londra: il 7 settembre Lord Liverpool scrisse al pavido Stuart che i giornali francesi sembravano preparare l'abbandono dell'invasione e lo incalzò ad eseguire una buona volta l'ordine di mandare i dannati 4 battaglioni veterani in Spagna, rimproverandolo di aver rimandato vuoti i trasporti su cui ne erano appena arrivati 2 di reclute. La percezione di Stuart era invece ben diversa: in luglio chiese il comando anche delle forze siciliane attorno alla capitale e rifiutò sdegnosamente la controproposta di riceverlo solo dopo lo sbarco. A sua volta il re rerdinando respinse anche la richiesta subordinata del generale di avere a sua disposizione i 12 battaglioni di milizia scelta riuniti al centro della Sicilia. Concesse solo un nuovo proclama (10 luglio) contro il «comune nemico» che voleva portare «la desolazione, l'obbrobrio e la morte».
L'attacco inglese ai mezzi da sbarco (7 agosto - I O settembre) T.a notte del 7-8 agosto i generali Dety e Lavauguyon, con le scorridore e due lance della guardia reale con 24 granatieri, fecero una ricognizione della costa siciliana a Sud di Messina, mettendo in allarme le guardie nemiche e tornando incolumi alla base. L8 Bausan andò di persona a fare la ricognizione della costa con la cannoniera offerta dal Tribunale di Commercio di Napoli. Il 9 oltre cinquanta legni anglo-siculi non riuscirono a distruggere i mezzi da sbarco riuniti nel porticciolo della Punta del Pezzo.
L 11 agosto Circello comunicò a Stuart che, <late le circostanze, il re aveva· deciso di mettersi personalmente alla testa dell'esercito e della milizia (comandati rispettivamente dai principi Francesco e Leopoldo) e nominato luogotenente generale il generale Bourcard, comandante della piazza di Palermo, aggiungendo che il piano di difesa restava quello approvato da Stuart. Invece, con lettera del 15 a.Ile autorità militari, il re abbozzò un piano di difesa autonomo, che prevedeva l'abbandono della Sicilia Orientale e l'arroccamento sulle Madonie a difesa della capitale. Il 13 agosto un attacco napoletano a Messina rovinò la fèsta per il genetliaco di Maria Carolina: il 15 Reggio celebrò con una grande fiaccolata quello di Napoleone e il 17 con un gran ballo in casa di Carlo Plutino
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quello di re Gioacchino, funestato però da un attacco in grande stile del nemico, con tentativo di approdo per bruciare i mezzi da sbarco. Quale capo di stato maggiore, Grenier corrispondeva direttamente col ministro Clark.e per le questioni relative alle truppe francesi: lo informò che era ormai impossibile non solo tentare lo sbarco, ma anche tenere le posizioni. Nessuno fa il suo dovere, scrive Murar il 10: Vauchelle e Caffìeri certo rubano, pazienza se fossero almeno capaci di far arrivare i viveri! La ditta Maurin non sa riparare le barche rovinate dal superlavoro e dal nemico. Il 18 torna a chiedere di Cassetti. Il 26 nuova sorpresa notturna sulla costa siciliana. Il 27, mentre percorre le linee dopo una serie di scontri costieri, i soldati gridano "In Sicilia, in Sicilia!". Il pomeriggio del 4 e il matti no del 5 settembre attacchi del contrammiraglio Martin per distruggere la flottiglia: 5 morti, 18 feriti, 1 scorridora affondata, 5 cannoniere e 5 trasporti danneggiati. Attaccata il 10 a Pentimele da 1 corvetta, 1O vele quadre e 35 cannoniere, la divisione cannoniere Caracciolo ebbe 2 morti e feriti e alcune unità incendiate.
!,a decisione e il piano di sbarco (11-15 settembre} Grenier e gli altri generali non ritirarono le loro obiezioni, prima di tutto l'insufficienza quali-quantitativa dei trasporti, che obbligava a sbarcare in due ondate successive anziché simultaneamente, come prescrivevano invece le istruzioni imperiali. Ll I Daure riferl le voci che correvano a Napoli sulla spedizione: si diceva che nel campo di Piale regnavano intrighi e divisioni, che i generali francesi avevano aperLamente manifestato la loro ostilità all'impresa: « on va m eme jusqu'à dire que le général Grenier a mis sous les yeux de V. M. des instructions qu'i l a de l'empereur pour ne laisser embarquer les régiments français qu'autant qu' il verrait une prcsque certitude de succès». Senza parlare del guascone T.amarque che si permetteva facezie, dichiarando di credere alla spedizione come al Vangelo. Bisogna leggere Daure con riserva, perché la messa in guardia del re contro i generali era in teressata: il 12 aggiungeva infatti quel che gli stava veramente a cuore, cioè che Compère manovrava sottacqua per scippargli il ministero (a questo provvide tuttavia più tardi il buon poliziotto MagheUa, mettendo sotto il naso del re le prove inoppugnabili della tresca di Daure con l'infedele regina).
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In realtà l'equinozio, coi forti venti da Sud, costrinse la flotta nemica a rompere la linea d'ancoraggio e a ritirarsi nella rada di Messina. Ciò rendeva difficile attaccare i trasporti e il 15 settembre Grenier mise a punto il piano di sbarco. L:obiettivo era impadronirsi del promontorio del Faro, in modo da poter sostenere (con pezzi da campagna costieri) il successivo sbarco dell'artiglieria pesante per l'assedio di Messina e il rifornimento logistico. Partouneaux, col I corpo, doveva sbarcare alla punta del Faro e prendere il campo trincerato, T.amarque, col secondo, a Sant'Agata (ultima contrada a N di Messina prima del bivio per Faro Superiore) e marciare sul campo di Curcuraci, seguito dal re con la guardia reale. Cavaignac, con la Divisione di linea napoletana, doveva compiere una diversione 20 chilomelri a Sud di Messina, sbarcando tra Scaletta Zanclea e Santo Stefano di Briga, da dove poteva minacciare la piazza e collegarsi col I corpo attraverso i Monti Peloritani. I movimenti notturni dovevano essere coordinati con segnali luminosi: un razzo imbarco, un secondo partenza dai tre diversi punti della linea, altri razzi inizio dell'attacco simultaneo. Compiuto lo sbarco, i convogli dovevano subito rientrare alle basi: in ogni caso, infatti, la rea·,.ione delle forze navali nemiche non avrebbe consentito di riportare indietro le forze sbarcate e, privi della protezione delle batterie costiere, i convogli sarebbero stati inevitabilmente distrutti.~
La p artenza e l'annullamento della spedizione (I 7-18 settembre) La tempesta che aveva costretto le navi nemiche a rifùgiarsi nel porto impediva però anche la partenza dei gusci di noce: bisognava cogliere al volo fa finestra di opportunità concessa da Nettuno al Marte di Murat. Verso la sera del 17 il vento cadde e i piloti dissero che c'erano le condizioni per tentare l'impresa. Il I e il 11 corpo s'imbarcarono alle undici; l' ordi ne per Cavaignac (comunicatogli dal sottocapo di stato maggiore, colonnello Romeuf) era di regolarsi a sua discrezione e la Divisione di linea napoletana s'imbarcò a mezzanotte. «L:armée était route embarquée à minuit et devait passer le détroit scrisse il 20 settembre Murata Napoleone - lorsque, à la grande surprise d e tous les marins, survint une calme plat, qui a duré toute la nuit et empèché le d épart de l'expédition ... J'étais dans ma barque, où j'ai cspé-
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ré jusqu'au jour qu'un vent favorable me porterait sur la rive opposée, mais, trompé dans mon attente, j'ai du fai re le signal au général Cavaignac de se remharquer». (Nella concitazione, m entre trasbordava da una barca a un'altra, gli capitò di finire in mare: fu ripescato da un marinaio, suhito decorato.) Nella relazione Grenier si legge che le divisioni francesi «se trouvaient privés du moindre souffle de vent et n'avaient pu exécuter leur 1110 uven1en e». La giustificazione del vento non fu creduta da storici autorevoli come Jacques Rambaud (che ipotizza «una trovata diplomatica») e Picrs Mackesy. Le prove addotte dallo storico navale, cioè il parere dei piloti e il fatto che Cavaignac era ben riuscito ad approdare, non sembrano schiaccianti, tenuto conto che le divisioni francesi dovevano puntare a Nord di Messina verso il faro e la napoletana a Sud e poteva perciò supplire la mancanza di vento con la corrente che la portava verso la costa siciliana (difaui, come vedremo, la barca a remi di Cavaignac poté raggiungere il suo convoglio che, con un'ora di vantaggio, era ripartito dal punto di sbarco verso la costa calabrese). Non si può dunque concludere in modo così categorico che si tratti di una versione di comodo.
La sorte della Divisione napoletana (18 settembre 181 O) Precedendo Cavaignac con 15 barche cariche di corsi, Zenardi era sbarcato per primo, verso le 2:00 del 18 settembre, 3 miglia piì1 a N del punto stabilito, alla foce di un torrente, dove era stato sospinto d ai venti e d alla corrente. Trascorse un paio d 'ore in attesa del resto della divisione, mandò in ricognizione sulle alture davan ti alla spiaggia il capitano Pianelli. Arrivato al villaggio di Santo Stefano di Briga, costui fu accolto a fucilare dai miliziani e dai loro familiari e ripiegò alla spiaggia. Zenardi stava pensando di reimbarcarsi per tornare in Calabria dalla costa Tonica, quando finalmente arrivò il resto della divisione (probabilmente verso le 4:30). Un quarto d'ora dopo lo sbarco i 5 battaglioni erano in formazione e, compiuta una breve ricognizione con Zenardi, Cavaignac inviò parte dei corsi, col maggiore Francesco Venturini e il capohacraglione Giuseppe Luigi Suzzoni, in avanscoperta sulla strada costiera per Messina, schierò D 'Ambrosio col 4° di linea a sinistra per guardare le provenienze e fece occupare le alture <la Rossarol con gli altri due battaglioni.
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Nel frattempo la milizia aveva dato l'allarme. Sospettando che si trattasse di una mera diversione, Campbell si era limitato a inviare un picchetto di cavalleria (le fonti parlano di dragoni inglesi, ma non è escluso che si trattasse piuttosto di dragoni leggeri miliziani). Il picchetto s'imbatté nei corsi che avanzavano e la sorpresa reciproca fu tale che il picchetto poté attraversare la colonna e galoppare verso la piazza senz'essere inseguito neppure da qualche fucilata. I corsi proseguirono in colonna serrata fino a Contesse, a 2 miglia dal punto di sbarco e alla luce del giorno videro il nemico che si stava schierando di fronte a loro con 2 pezzi e cavalleria alle ali (erano i carabinieri annoveresi, il 1121st Foot e due compagnie siciliane). Inviati in avanscoperta i volteggiatori lungo la spiaggia, Venturini schierò le sue 2 compagnie carabinieri (Casahianca e Ornano) sul poggio a sinistra e i cacciatori dietro una diga sul torrente Santo Stefano, con la destra al mare. Sopraggiunto assieme ad un ufficiale, il capo di stato maggiore della divisione, Desbreat, trovò la posizione troppo esposta e ordinò di spostarsi sull'altura coperta di macchie. Venrnrini tentò di opporsi, temendo di restare tagliato fuori dalla ritirata al mare, chiamò pure a consulto i capitani, ma alla fìne obbedì. Le macchie erano piene di miliziani e contadini armati: i corsi ebbero vari morti e feriti, J,Ila ne catturarono 50. Venturini e Desbreat impedirono ai soldati di farli fuori sul posto. Nel frattempo una staffetta inviata a richiamare indietro i volteggiatori era stata ferita e catturata. Intanto Cavaignac aveva ricevuto l'ordine di reimbarco segnalato dal telegrafo di Campo Calabro (sopra Villa San Giovanni). Sembrava una beffa, perché, in ottemperanza agli ordini, la divisione Caracciolo era già ripartita un'ora prima per la costa calabrese. Al generale era rimasta però una barca a remi, con la quale riuscì a raggiungere Caracciolo e a farlo tornare indietro. Dal poggio in cui si trovava Venturini vide i battaglioni napoletani che si riunivano alla spiaggia e li avrebbe seguili se Desbreat non l'avesse convinto che il movimento non significava necessariamente un reimbarco e che dovevano attendere ordini. I corsi sospettarono poi di essere stato deliberatamente sacrificati da Cavaignac per coprirgli la ritirata. Il generale sostenne di aver mandato un portaordini che non era riuscito a passare essendosi trovato di fronte le giacche rosse. In ogni modo Campbell non perse tempo con i corsi: li lasciò sulla collina circondati dai miliziani e corse alla spiaggia per catturare la forza principale.
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Dei corsi si salvarono solo i volteggiatori, che essendo rimasti lungo la spiaggia riuscirono a precedere gli inglesi e a saltare sulle ultime barche. D'Ambrosia non tèce in tempo: formò un quadrato coi ritardatari del 3° e 4° di linea e formò il nemico finché le barche non fiuono fuori tiro. Fu piantato in asso anche il distaccamento del 2° leggero inviato sopra il villaggio di Santo Stefano. Toccò poi ai corsi: Venturini propose di gettarsi alla macchia e provare a imbarcarsi da un'altra parte, Desbreat lo convinse ad arrendersi per non rischiare una sorre peggiore dei temuti pontoni in Scozia. Gli inglesi ebbero 3 feriti, i mili:t,iani e i contadini 1 morto, 1 disperso e 5 feriti. La Divisione napoletana ebbe 795 prigionieri, di cui 631 corsi, 13 zappatori, 45 fanti del 2° leggero, 38 del 3° di linea e 68 del 4°. Nel totale sono inclusi 42 ufficiali, di cui 36 corsi. Fatti sfilare per Messina, furono insultati ("facce di caifassi", lancio di pietre e bucce d'arancio). r;urono poi trasferiri a Malta, da dove D'Ambrosia e il capitano Carrascosa riuscirono poi a fuggire. Nel marzo 1811 gli ufficiali anziani (tra cui quasi tutti i corsi) furono liberati senza scambio e tutti gli altri (tranne varie dozzine di corsi arruolatisi nei rangers) furono liberati a seguito di un accordo di scambio (10 febbraio 1812). In merito ai combattimenti, Murat affabulò di cariche di cavalleria e di 2 ufficiali inglesi uccisi di fronte al granitico quadrato dei suoi fanti. Il 1O ottobre, a seguito di un esposto di una suddita napoletana residente a Messina, Daure informò Murat di saccheggi commessi dai corsi nelle poche ore in cui erano rimasti sul suolo siciliano. Stuart donò ai contadini i fucili catturati ai corsi. Ricevuto un nuovo sollecito ad inviare truppe in Spagna, il 16 ottobre rassegnò le dimissioni al suo governo, restando in comando in attesa del suo successore. Il 18 ottobre, per suo incarico, l'ammiraglio Martin consegnò a re Ferdinando la bandiera color amaranto donata da re Gioacchino al Real Corso. l resti, chiusi in una teca, sono ancora nell'archivio di stato di Messina.
Il ritiro e le recriminazioni (23 settembre 181 O - 2 1 maggio 1811)
Nella lettera del 20 settembre, Murat si preoccupò di giustificare il fallimento, minimizzando le perdite («quelques hommes») e sostenendo che il tentativo aveva «convaincu tout le monde de la cercitude du passage en Sicile» e che aveva verificato il contrasto tra gli inglesi e i siciliani (credeva
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di sapere che l'esercito borbonico aveva h~ciato Palermo per arroccarsi a Castrogiovanni, al centro dell'isola). Ben diverso il tono della lettera scritta il 23 da Reggio, in cui comunicava la rinuncia alla spedizione e la decisione di togliere il campo il 1° ottobre. Dette la colpa del fallimento ai generali che l'avevano contrariato e mal assecondato e di cui l'imperatore aveva fatto «des personnages trop riches et trop irnportancs». Pur avendo riunito trasporti per 20.000 uomini, avevano continuato a dire che erano sufficienti solo per 8.000. Lirritazione crebbe al punto che il 26 ottobre annunciò formalmente, con ordine del giorno alle truppe, lo scioglimento dell'Armata e il differimento della spedizione, dichiarando che lo scopo che l'imperatore si era proposto facendo minacciare la Sicilia era stato raggiunto, provando che le flottiglie nemiche non potevano impedire il passaggio dello Stretto a delle semplici paranzelle e che la Sicilia sarebbe stata conquistata quando si sarebbe voluta "seriamente" conquistare. Il 1° ottobre iniziò il ritiro delle truppe e del materiale. 1 convogli forono attaccati dalle forze navali nemiche il 3 ottobre allo scoglio di Cirella a Nord di Diamante e ancora il 9 nel Golfo di Napoli, perdendo 23 trasporti. Informandone l'imperatore, Murar ammise che il nemico aveva ripreso le sue posizioni e che il risultato non era stato un successo completo, aggiungendo di aver fattd tutto quel che era umanamente possibile. Il 13 ottobre il nemico tornò a incrociare davanti a Gaeta. Le spese straordinarie per la spedizione erano ammontare a 1.483.038 ducati. Le perdite ammontavano a 200 bastimenti, 2.000 marinai e oltre 800 prigionieri. Il 28 Napoleone gli fece rispondere da Clarke che l'ordine del giorno del 26 settembre era un atto d'insubordinazione eccedente i pott:ri di un semplice generale in capo di un'Armata imperiale quale egli era, aggiungendo che le truppe restavano a Reggio agli ordini di Grenier (con implicita destituzione da comandante dell'Armée de Naples). Il 4 novembre Napoleone gli scrisse che agiva senza la minima prudenza: se voleva tornare a Napoli, chi l'obbligava a dichiarare che metteva fine alla spedizione? Gli aveva pur fatto sapere che intendeva mantenere le sue truppe in atteggiamento di minaccia contro la Sicilia fìno a gennaio. Esaminate le carte dello Stretto mandategli dal re, il 22 dicembre Napoleone gli scrisse che, se erano esatte, si stupiva che non fosse sbarcato. Se aveva i mezzi per far passare 15.000 uomini avrebbe dovuto passa-
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re, invece di fare un inutile esperimento costato l'intero reggimento corso. Il 25 gennaio e il 1O febbraio 1811 gli scrisse che era colpa del suo stupido ordine dd giorno se la maggior pane ddle truppe inglesi in Sicilia era stata adesso trasferita in Portogallo (ma non era vero). Il 1° marzo, beffardo, lo informò che la squadra di 'folone (16 vascelli, 11 fregate e 20 trasporti da 800 tonnellate con 20.000 uomini) era pronta per essere impiegata in Sicilia o altrove a seconda delle circostanze. Mandasse a Tolone la sua fregata e il suo nuovo vascello ( Capri), inutili a Napoli. TI 21 maggio, magnanimo, concesse di nuovo al cognato l'opportunità di ritentare in proprio la conquista della Sicilia, ormai quasi sguarnita dagli inglesi. D'estate aveva tutto il tempo. Ma niente vascelli di 'folone!
l,o scioglimento dell'Armée de Naples (24 giugno 1811) Con decreto imperi:~!,'. del )4 giugno 1811 l'Arrnée de Naples fu sciolta e sostituita dal Corps d'Observation de l1talie Méridionale, alle dirette dipendenze del ministro della guerra imperiale, con Grenier comandante, Thomas capo di stato maggiore, Morgan ad Otranto per la corrispondenza con Corni e Fressinet a disposizione di Grcnier. Riunito nelle "località più salubri" tra Capua, Gaeta e Napoli e con l'artiglieria e il treno a Roma, non doveva essere impiegato "dans la police du pays" né essere comandato da alcun ufficiale al servizio del re di Napoli. Restava tuttavia a carico dell'erario napoletano per soldo, sussistenza, viveri di campagna e vestiario, reclamando anche le somme anticipate nel 1810 e 1811 a tale ultimo titolo dal tesoro imperiale per conto di 9 reggimenti (lOe, 20e, 62e, lOle de ligne, 22e légère, 9e e 14e chasseurs, Isembourg e La Tour d'Auvergne). Il 1et Régiment suisse era trasferito a Roma.
11 corpo era composto da una sola Divisione su tre brigate con 15 battaglioni: • •
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la Brigata (Sénécal) con 5 battaglioni del 22e légère; 2a Brigata (Lanchantin) con 6 battaglioni del Reggimento La To ur d'Auvergne (incluso il IV in rientro dalla ( :aralogna); 3a Brigata (Duvuz) con 4 battaglioni del Reggimento lsembourg. Artiglieria: 2 compagnie d'artiglieria a pied i con 2 batterie di 6 pezzi.
Trasferito a Verona e inquadrato nella Grande Armée come 35e
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Division (Grenier), il 10 gennaio 1813 entrò a Berlino. In marzo la 1 brigata fu composta dal 6e e 112e de lignee la JT da truppe italiane.
D. La Divisione anglo-siciliana in Spagna e Liguria (1812-14) La brigata siciliana in Spagna (/5 novembre 1812) Con la mancata spedizione in Sicilia, seguita dal ntuo delle forze francesi dal Regno murattiano, il vulcano italiano si spense. Vi furono ancora sbarchi di briganti e bombardamenti sulle coste della Calabria e operazioni anticabotaggio lungo le coste tirrenica, ionica e adriatica del Regno, ma l'operazione di maggior rilievo fu, il 26 febbraio 1813 , la rioccupazione di Ponza da parte degli inglesi , che la utilizzarono come loro base commerciale e logistica. Lord Bentinck, succeduto a Stuart, imbrigliò l'iniziativa strategica, se non proprio l'intera politica estera, della corte di Palermo: ~ siccome l'Inghilterra non aveva alcuna ragione diretta per fare la guerra al "Generai Murar", riconvertì il ruolo dei reggimenti inglesi in Sicilia da forza di dissuasione in forza d'occupazione e nell'estate del 1812, dopo aver piegato la resistenza della corte, poté finalmente mandare parte delle truppe in Catalogna (che Napoleone aveva separato dalla Spagna e annessa all'Impero), con l'intenzione però di comandarle personalmente e di ridimensionare quel parvenu di Wellington da Eroe della Penisola a Dioscuro del Portogallo. In giugno spedì Maitland in Catalogna con 4.000 anglo-tedeschi: ma Bentinck intendeva bilanciare la riduzione d elle forze <l'occupazione col disarmo della regina, togliendole da sotto le unghie quella patte dell'esercito su cui sembrava potesse maggiormente contare, cioè i reggimenti napoletani formati <lai reduci da Campo Tenese, Gaeta e Mileto e rinforzati coi prigionieri di Ischi a e Procida e della Spagna, che il nuovo parlamento siciliano aveva ridesignato "esteri" per sottolineare che gli emigrati avevano finito di comand are. La corte, che aveva già contribuito con propri contingenti alle spedi zio-
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ni inglesi in Egitto del 1807 e nelle Ionie del 1809-1 O, si impegnò, col trattato addizionale del 12 settembre 1812, a tenere a disposizione degli inglesi, oltre al reggimento di stanza a Malta (35 ufficiali e 1.341 uomini), ai corpi franchi calabresi (1.500) e alla Flottiglia di Messina (45 cannoniere e 1.200 uomini), una Divisione di 7.314 uomini (265 ufficiali), 681 cavalli (264 d'artiglieria) e 24 pezzi, con impiego limitato al Mediterraneo, comandante inglese e brigadieri designati da Bentinck. La prima brigata della Divisione, composta da 2.300 uomm1, tutti napoletani, fu destinata ad operare nella parte meridionale della provincia di Valcncia, che il maresciallo Suchet aveva trasformato nel bastione avanzato della Catalogna. Il contingente includeva: • • •
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3 ufficiali di stato maggiore {capitani Pietro Vial, france.~co Del Carretto e Francesco Ruiz); 600 granatieri reali (tenente colonnello francesco Galluzzo); l .380 fanLi (1 ° reggimento estero su 2 battaglioni) al comando del colonnello Gaetano Pastore, già maggiore dei Reali Sanniti; 200 cavalieri (2° e 3° squadrone del 1" cavalleria ex-Principe Reale, tenente colonnello Ruffo Scilla); 1 compagnia d'artiglieria (capitano Giuseppe Garzia) con 6 pezzi.
Imbarcata a Palermo il 14 novembre 1812 e salpata il 15, la brigata arrivò il 25 a Port Mahon, tranne un'aliquota imbarcata su alcuni trasporti costretti dalla burrasca a tornare a Palermo. Il 27 la brigata partì per Alicante, dove sbarcò il 3 dicembre, acquartierata nei dintorni della città a Palamos (granatieri), S. Fas, S. Juan e Muchamiel al comando del generale Campbell, in attesa di Lord Bentinck. Il 25 dicembre erano presenti 1.262 fanti (77 ufficiali) e 226 cavalieri (22 ufficiali). Arrivata il 31 dicembre anche l'aliquota ripartita da Palermo, la brigata fu riunita al comando del colonnello Pastore. La brigata entrò a far parte dcll"'Esercito Combinato" composto da 15.280 fanti, l.000 cavalieri e 36 pezzi. Oltre alla Brigata Pastore il corpo includeva la divisione Carey dei corpi franchi calabresi (352 con 16 ufficiali), 5.400 spagnoli (Reggimenti Cuesta, Guadalajara e Mallorca e Divisione Roch), 3.900 fanti (27th, 57th, 10th e 58th Foot) e 800 cavalli (20th light dragoons e ussari di Brunswick-Oels) inglesi, 2.000 annoveresi, 400 svizzeri (Dillon) e 1.000 anglo-italiani.
LA RESISTENZA BORBONICA (1806-1815)
La battaglia di Biar e Castalla (12-13 aprile 18 13) Il 13 febbraio 1813 la brigata napoletana fu inviata a Xixona (Tijona), poco a N di Alicante, al posto degli anglo-italiani, ritirati dal fronte a seguito di diserzioni e ammutinamenti. Il 25 l'inetto e indeciso generale Murray assunse il comando al posto di Bentinck, trattenuto in Sicilia da questioni politiche (di cui trattiamo nel cap. 20). Il 3 marzo la brigata prese parte alla prima ricognizione su Alcoy (ancora più a N di Jijona) e il 6 i granatieri, col 27th Foot, penetrarono in Alcoy tallonando la ritirata nemica. Occupata la linea Tibi ~ Alcoy, il 17 un battaglione napoletano fu inviato all'estrema sinistra (a Sax, presso Elda, a NO di Alicante) . Il 19 tutta l'armata si concentrò a Castalla (ad O di Alcoy) su tre linee, con la destra a Castalla e la sinistra alle montagne di Tibi. Il 20 la brigata avanzò a Biar, alle falde dei monti Cids, per sostenere l'avanguardia del generale Frederick Adam (includente i calabresi) che occupava gli sbocchi del passo. Il 12 aprile, muovendo da Villena, l'avanguardia di Sucher attaccò il passo di Biar: Adam si ritirò dopo lunga resistenza: si distinsero i calabresi, che subirono 59 perdite. I granatieri reali, assieme ad una brigata inglese, sostennero la ritirata dell'avanguardia. 11 13 aprile Suchet attaccò in forze l'ala sinistra dell'Armata combinata, schierata lungo una cintura di colline a Ovest di Castallt, che era stata fortemente fortificata. Lattacco fu respinto e ancora una volta i calabresi di Adam si distinsero contro il 12le dc ligne. Il 1° estero e gli squadroni si trovavano a Castalla con Clinton e non presero parte all'operazione principale.
llfìasco di Tarragona (3 giugno - 17 agosto 1813)
Rimasto inattivo a Castalla, Murray ideò poi una diversione su 'farragona. Sostituito il 27 maggio a Castalla dal duca del Parque, Murray tornò ad Alicante e, lasciata la cavalleria a Muchatniel, il 28 s'imbarcò sulla squadra dell'ammiraglio Benjamin Hallowell, forte di 180 trasporti e il 31 salpò per la rada di Salou in Catalogna, ove sbarcò il 3 giugno, investendo subito Tarragona. Benché la città fosse praticamente priva di difese, dopo l'assedio del 1811, l'attacco fo condotto in modo talmente scriteriato che l'impresa terminò in un fiasco. Due capitani e un tenente dei cacciatori napoletani furono decorati per aver respinto il 4 giugno, con la perdita di 1 morto e 12 feriti, una sortita sul colle dell'Olivo. La sera dell' I 1
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la brigata fu riunita all'Olivo per prendere parte all'attacco notturno, seguendo lo stesso acquedotto attraverso il quale la notte del 29-30 maggio 1811 era entrato il capitano Vacani con gli zappatori italiani. Due compagnie cacciatori napoletani munite di scale dovevano assalire il rivellino El Negro a fianco del condotto. Loperazione fu però annullata da Murray, che, preoccupato dall'arrivo di una colonna di soccorso francese , il 12 si reimbarcò abbandonando 18 pezzi pesanti e il materiale d'assedio. Il 19 giugno, lo stesso giorno in cui Wellington batteva il nemico a Vitoria, Lord Bentinck sbarcò ad Alicante e assunse il comando dell'Armata combinata. Il 25 sbarcarono anche rinforzi della brigata napoletana, la cui fanteria formò la "Brigata di drittà' della la Divisione (Clinton), mentre la cavalleria fu riunita con quella inglese al comando di Lord Frederick Bentinck.. Avendo Suchet abbandonato Valcncia per concentrare le forze in Catalogna, il 2 luglio l'artiglieria partì per Alcoy, seguila il 3 dal resto dell'Armata, che il 9 entrò a Valcncia. Durante la sosta, su ordine di Bentinck, fu riunita la giunta per esaminare i cadetti e i "soldati esenti da meccaniche" da nominare uffìciali. Passando in rassegna la 1a Divisione, Bcntinck chiamò fuori dai ranghi il tenente Zumtobel del I estero elogiandolo per la condotta tenuta a Tarragona. O
Ripresa la marcia il 18, il 21 la la Divisione era a Vinaroz, dove fu raggiunta il 23 dalla 2a. Intanto si cercava di costruire un ponte sull'Ebro, traghettato poi il 26 e 27, men tre la la Divisione era già arrivata via mare a Balaguer, dove il 28 si riunì tutta l'Armata. T1 29 Bentinck mosse su Tarragona e il 30 investì la piazza, occupa ndo il colle dell'Olivo. Nei primi scontri i napoletani ebbero 2 morti e 3 feriti. La piazza fu però soltanto bloccata e il 17 agosto, fatte saltare in aria le rimanenti fortificazioni, il presidio si ritirò dietro il Llobrega t presso Barcellona. 11 25 agosto i borbonici erano 1.994, inclusi 103 ufficiali: 579 (28) calabresi, 1.160 (60) fanti, 161 (11) cavalieri e 94 (4) artiglieri.
La scorifìtta di Ordal (settembre 1813)
Occupata Tarragona, Reus e Villaseca, l'Armata avanzò poi sulla linea da Villafranca a Vinaroz, con posti avanzati alle gole di Ordal (tra le valli
LA RESISTENZA BORBONICA ( 1806-18 I 5)
di Villafranca e Llobregac) e un posto intermedio a S. Golgat. l ,a notte del 12 settembre Adam si fece sorprendere nella gola di Ordal e ripiegò in disordine a Villafranca; le perdite furono di 1.4 58 spagnoli e 517 inglesi, inclusi 51 calabresi dispersi (1 ufficiale). Dopo essersi qui ,lttesrato, il 13 Bentinck ripiegò dietro Arbos protetto da 8 pezzi e dalla cavalleria comandata da Frederick. Nell'azione si distinse la cavalleria napoletana, caricando quella francese che cercava di penetrare in Villafranca e subendo 12 perdite (6 morti, 4 feriti e 2 dispersi). La ritirata prosegul poi per Ventrell e Tarragona, con un caposaldo a Santa Cristina. Lasciato il comando a Clinton, Bcntinck tornò a Palermo. Intanto 'farragona fu fortificata trasportandovi tutto il materiale da guerra la.~ciato ad Alicante e il 21 settembre le truppe assunsero i loro quartieri, la cavalleria e gli spagnoli a Reus, la fanteria a Tarragona. Al 1° ottobre la forza era ridotta a 597 granatieri (da tempo comandati interinalmente dal capitano Francesco Culli) e 1.335 fanti del 1° estero. A seguito della caduta di San Sebastian e Pamplona e della ritirata francese ai Pirenei, il 22 ottobre il quartier generale e la divisione Mackenzie avanzarono a Villafranca e il 24 la brigata napoletana fu alloggiata a 'forreybarra. Su queste posizioni rimase fino al gennaio 1814, sostenendo occasionali scontri a Ordal, finché il 18 gennaio Clinton forzò le posizio-· nidi San Vicente e penetrò nella valle del Llobregat. TI 6 febbraio l'Armata bloccò Barcellona. Il 14 la brigata napoletana fu inviata con una inglese alle gole di M artorell per catturare le guarnigioni di Lerida, Mequilenza e Moncoa le quali, ingannate da un falso ordine scritto da un aiutante d i Suchec (Juan van Hallen), si erano arrese a condizione di potersi liberamente ritirare a Barcellona: accerchiate, dovettero deporre le a rmi: tra esse c'era · anche il generale Lamarque. 11 19 febbraio la brigata tornò sotto Barcellona attestandosi a S. Felice e Sarria, dove il 23 respinse una sortita francese. Il 3 marzo Ferdinando VJT d i Spagna passò per Sarria, salutato dall'esercito, proseguendo per Valencia.
TI corpo d'armata anglo-siciliano nella campagna del 18 I 4
L8 gennaio 181 4, da Palermo, Bentinck informò Lord Bathurst di aver concentrato 6.000 inglesi e 5.000 siciliani, con 400 cavalli e I 8 cannoni, per sbarcare in Corsica allo scopo di farla insorgere: un piano ch e aveva
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concordato con Neipperg ma che fu bloccato dalle istruzioni del suo governo che gli imponevano di concludere la pace con Napoli. Anche in cambio dell'armistizio firmato a Napoli il 3 febbraio 1814 con Murat, Bentinck dettò le sue condizioni per la cooperazione militare contro l'Armée d'ftalie che resisteva agli austriaci tra il Mincio e il Po. Il piano limitava l'azione delle truppe napoletane alla destra del Po (fìno a Piacenza e Alessandria) e riservava alle fort,e inglesi la costa tirrenica da Livorno a Genova. Intanto si allestiva in Sicilia il "corpo d'armata anglo-siciliano", forte di 14.656 combattenti, di cui oltre 5.000 borbonici (4.500 dell'esercito siciliano e 618 calabresi al soldo inglese), 4.700 inglesi, 3.000 tedeschi, 1.200 anglo-italiani e 300 greco-albanesi. La residua guarnigione inglese in Sicilia era ridotta a 4.636 combattenti. Il corpo era articolato in due divisioni, la la al diretto comando di Bcntinck, la 2a del generale Mcfarlane. Inglesi erano i quattro generali di hrigata, sebbene alla la divisione Fosse aggregato anche un hrigadiere "siciliano" (Roth). Borbonici erano però i capi di stato maggiore (capitano Desaugct della la e maggiore Della Rocca della 2a) e al comando era aggregato anche il nizzardo Pietro Vial. Il contingente siciliano, equivalente al resto della Divisione mobile prevista dal trattato addizionale, includeva il battaglione guardie siciliane, i reggimenti "esteri" 2° (C Mari), 3° (Del Conte) e 4° (Catalano), il 2° cavalleria su 3 squadroni, una brigata d'artiglieria su 2 compagnie e 1 compagnia pionieri. Alla la Divisione (8-786 uomini, con 345 ufficiali e 624 cavalli e muli) erano assegnati il 2° estero, il 1° squadrone del 2° cavalleria, 2 squadre d'artiglieria a cavallo con 4 pezzi da campagna, 1 compagnia d'artiglieria a piedi con 12 pezzi da montagna, 1 compagnia ingegneri da campagna. Il resto del contingente era ripartito fra le due brigate della 2 3 Divisione.
Lo sbarco a Livorno e /,a marcia a M. 1'àscia (20Jf-12.4. .1814)
La 1a Divisione, al comando interinale del generale Montresor, s'imbarcò il 20 febbraio a Palermo (siciliani) e Milazzo (inglesi) e il 9 marzo sbarcò a Livorno, già presidiata da un battaglione del 7° di linea napoletano. Il 13 i trasporti tornarono a Palermo per imbarcare la 2a divisone e Moncresor iniziò una lenta marcia su Pisa e Lucca, entrando il 23 a Sarzana. Il 24, approfìttando di una negligenza dei francesi attestati alla
LA RESISTENZA BORBONICA {1806-1815)
batteria di S. Croce che dominava la foce della Magra, il 5° tedesco e i canotti del!' Fdinburgh e Swallow presero le opere. 11 25 Montrcsor si attestò sulla Magra mettendo in batteria i suoi pezzi mentre nel Golfo della Spezia arrivava l'ammiraglio Rowlcy con le navi America, Edinburgh, Furieuse, Swallow e Cephalus e la corvetta siciliana Aurora. Presa Lerici ed entrati alla Spezia, gl'inglesi bloccarono il Porte Santa Maria (arrcsosi il 30 con 3 ufficiali e 75 uomini). TI 28 rnarzo salpò da Palermo il 1° scaglione (4.000 uomini) della 2a Divisione, seguito il 3 aprile dal 2°. Il 1°-5 aprile Montresor si recò a conferire con Bcntinck, lasciando in comando Roth con istruzioni di non muoversi. Arrivata il 7 aprile a Livorno la 2a Divisione, Bentinck si portò alla Spezia con l'America, ordinando a Montresor di ava,l'./,ate su Sestri e Chiavati. rs la brigata Roth attaccò i granatieri e i volteggiatori del lOle dc lignc che si ritirarono dopo accrnita resistenza per non essere tagliati fuori dai pa rtigiani della Val Fontanabuona comandati dal "maggiore" Levcroni. Il 9 la squadra bombardò Recco, occupata il 10. Ll 1 la squadra fece una finta su Savona simulando uno sbarco e I' Ahukir inv iò un parlamentare al comandante di Genova, generale Prcsia, con proposte d'accordi. Il mattino del 12 Montresor attaccò la posizione di Monte Fascia: i francesi tennero tutto il ~orno, ripiegando poi a notte su Sturla (alture di Albaro, 7 km ad E di Genova), con la destra al mare coperta da una batteria di 4 pezzi e la sinistra a .forte Richelicu.
Tl cornbattùnento di Sturla e la presa di Genova (13-17 aprile) Il 13 Bentinck pose il quartier generale a Nervi, dove arrivarono emissari di vari partiti genovesi, e su sua richiesta la squadra da Tolone fece vela su Genova. Carrivo dei trasporti dalla Sicilia facilitò l'avanzata a Sturla, consentendo di effettuarla via mare anziché attraverso la tortuosa e diffìcile strada delle montagne. Dal 13 al 16 l'artiglieria preparò l'attacco finale, mentre in città si svolgevano manifestazioni con l'antica bandiera della Repubblica e inneggiando alla pace. Alle 2:00 del 17 aprile la squadra del!' ammiraglio Pellew giunta da 'folone ( Caledonian, Boyne, Union, Prince of Wales, Pernhroke) e la divisione Rowley (America, Aboukir, lphigenie, Furieuse, Swallow e CephalUJ) apersero il fuoco contro le hatterie costiere e alle 5:00 iniziò quello delle batterie terrestri contro le opere di Sturla.
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Intanto il 3° anglo-italiano (Ciravegna) prese l'opera esterna del Forte S. Tecla, evacuato dai difensori e il tenente colonnello Travcrs, coi calabresi e i greci scesi da M. Fascia, ottenne la resa del Forte Richclieu. A mezzogiorno i francesi erano dietro il Bisagno. Il 18 Fresia firmava la resa a S. Martino d'Albaro. Dal 13 al 17 aprile il corpo anglo-siculo aveva avuto 37 morti (1 ufficiale) e 174 feriti (7 ufficiali), la marina 3 (1 ufficiale) e 1O, più 1 disperso. Imbarcatasi il 16 aprile a Tarragona, il 27 sbarcò a Genova anche la brigata napoletana della Catalogna. Dopo poche settimane le truppe rientrarono in Sicilia. In luglio il Reggimento siciliano di fanteria fu trasferito da Malta a Corf'u, dove fu sciolto nel 1816.
Il ritorno a Napoli Come abbiamo già detto nella Staritt militare del Regno Murattiano (l, 42-43), le forze siciliane entrarono nei piani politici e strategici elaborati contro Murat, nell'inverno 1814-1815, da Talleyrand, dal duca d'Orléans e da Wellington e basati su una spedizione congiunta (attraverso il Piemonte e la Toscana oppure con uno sbarco dalla Sicilia) delle tre corti borboniche di Parigi, Madrid e Palermo. Metternich li bloccò sul nascere e l'intervento diretto dell'Austria contro Murat trasformò gli ultimi anni di regno di Ferdinando IV - divenuto nel 1816 I delle Due Sicilie a seguito della formale riunione d ei due Regni - in un cupo protettorato. Piì.1 che una spedizione militare, il ritorno dell'esercì to borbonico a Napoli, nel maggio 1815, fu una sorta di smobilitazione, almeno dal punto di vista psicologico. Le domande di rientro presentate dai vecchi militari traboccano dai fasci d'archivio. I.:amalgama che era fallito in Sicilia tra i militari "esteri" e quelli "indigeni", fallì anche nel Continente fra "ferdinandei" e "murattiani" (v. Storia militare del Regno Murattiano, 1, pp. 175-76, 212-16; II, 70-71, 480-82, 613-14; 111, 30-32, 100-101).
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Tab. 131 - Truppe impieRate per la spedizione di Capri (4 -17 ottobre 1808) Stato Mas!!!:iore Comandante la spedizjone: Gen. Div. Maximilien Lamarquc, capo di SMG ADC del Re: Rochambeau; AlX'. di I ,amarquc Vinccnt Pcyris Aiutanti Comandanti: Jean Thomas e Luigi Bernardino Cattaneo Volontario: capitano del genio Pierre Michcl Ncmpdc Aggiunti: Gen. Div . .Francesco Pignatclli Strongoli - Col. Luigi Arcovito Ten. Col. Pietm Colletta -T. V. Barb~u-a 3a Divisione 2a Divisione la Divisione (A. C. Chavardès) (Gcn. B. Monserras) (Gcn. B. Dctrès) Centro Ala Sinistra Ala Destra Truone e cannoniere assegnale - Adj. Comm. Adj. Commandant 1 Ac~j. Comm. 2 Adj. d'E. M. 2 Adjoints d'E. M. 2 Ac~j. d'E. M. 2 Off. d'art. 2 Off. d 'art. 1 Officicrs d'art. I 2 Off. du gé1ùc 2 Off. du génie 01fo.:iers du eénie 100 102< tigne G 100 ( ìarde Royalc 100 102" de tigne V 100 I cr suisse - G 120 10< dc tigne - G 400 1° leggero - C 100 l()" de ligne - V 100 Illi3° italiano G 75 2° leggero( : 80 Ti3° italiano - V 75 Dél. Salerno 200 52° de ligne - G 80 lsembourg - e 100 52" de ligne - V - 128 R. Corse-Cì 450 Infantcrie 520 Infantcrie 888 Infanteric 10 30 Cannoniers 15 Cannoniers Cannoniers 10 20 Sap.1Mineurs 15 Sapeurs Sap.1Mineurs 486 TOTALE 544 TOTALE 945 TOTALE 6 ÌJ6 Cannoniere 8 Cannoniere Cannoniere 01>erazioni 1>reviste Sbarco diversivo a Tra Sban:o pri11cipale a Cala Attacco diversivo a gara o Marina piccola del Limho (Capo Carena) Marina grande Operazioni effettive ciel 4-5 ottobre Divers. su Marina Divers. su Tragara Sbarco a Cala d'Onico grande- Sbarco al Limbo Sbarco a C. Lupinaro (Capo Vitareta) Suooorto di fuoco della la Divisione 2 mortai e 2 pe:r.zi da montagna, 1 Frc!!'ala, 1 Corvelta Rinforzi snccessivi 588 uomini (di cui 400 fucilieri del I Oe, 50 genieri, 20 artiglieri) per un totale di 2.363 V =Voltigucurs. G =Grenadiers. C =Carabinieri napoletani e Iscmbour_g.
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Lo sbarco francese a Capri (4 ottobre 1808)
CAMPAGNE DI CALABRIA (1806-1810) (Battaglie di Maida 4 luglio 1806 e di Mileto 28 maggio 1807, sbarco di Santo Stefano 18 settembre 1810)
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Battaglia di Castalla 2-3 aprile 1813
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Lordinamento militare in Sicilia (1806-1815)
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE { 1806 - 1815)
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA {1806-1815)
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14. PIANIFICAZIONE E COMANDO (1806-1815)
A La pianifi.cazione militare Effettivi e spese militari dal 1R06 al I RII
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n mancanza di uno studio esaustivo delle fonti archivistiche di Napoli e Palermo (assai impegnativo e di non sicuro risultato) non siamo ancora in grado di stimare con adeguata approssimazione il costo della guerra in Sicilia: possiamo tuttavia trarne un'idea dai conteggi parziali che abbiamo finora rinvenuto. Le sole spedizioni in Calabria costarono 4_925.618 ducati in tre anni (il 22% nel 1806, il 40 nd 1807 e il 38 nel 1808). Altri 541.941 ducati furono assorbiti in 10 mesi (maggio 1807- febbraio 1808) dall~ spese straordinarie per l'esercito (332.335) e la marina (209.606). Inizialmente l'esercito fu composto da circa 13.000 uomini, di cui 5.000 recuperati d alla Calabria e 2.000 da Gaeta. La marina contava 17 unità maggiori, 70 cannoniere, 413 b ocche da fuoco e 6.843 uomini_ Nel maggio 1807 l'esercito aveva circa 16.000 uomini, di cui due terzi truppe mobili (3.7 00 in Calabria, 5.000 a Palermo e 2.000 a Messina e Milazzo) . Nonostante le 2.000 perdite subite a Milero, al 29 febbraio 1808 l'esercito (inclusi 1.797 invalidi) contava 14.805 eftèttivi, di cui 954 ufficiali e aiutanti, con una spesa mensile di 51.230 onze, 13 tarì e 19 grana (= 153.7 03 ducati e 9.5 grana). 11 nuovo ordinamento del 6 febbraio (e del 28 marzo per l'artiglieria) prevedeva 15.459 uomini (inclusi 654 ufficiali e aiutanti) con 1.800 cavalli, per 11 reggimenti (granatieri reali, fanteria, guarnigione e cavalleria), 1 battaglione (cacciatori albanesi) e l'artiglieria (escluso il treno). In dicembre tali corpi avevano 11.608 effettivi, ma ad essi si dovevano aggiungere 3.596 di altri corpi no n ancora riformati (ala-
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LE DUE
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NELLE GUERRE NA_,,_P""""L O E""O"--"N""IC!.-"HE"-' . Cu_:180"""6_-__,__,18,,,t-"'5') --- - - - - -~
bardieri 63, cacciatori reali 105, calabresi 1.210, di mare 304, treno 264, genio 41, pionieri 146, compagnie di dotazione 477, ufficiali e aiutanti aggregati all'Annata dei volontari siciliani 245, invalidi 741) per un totale di 1 5.204 con 1.453 cavalli e 57 pezzi (30 da campagna e 27 da montagna). A queste cifre vanno però aggiunti altri 12.714 individui a carico dell'erario (stato maggiore generale 38, officina topografica 18, officine militari 167, corti militari 85, ospedali militari 55, stati maggiori delle piazze 47, artiglieri litorali 2.202, volontari siciliani in servizio n elle piazze 7.388, custodi 82, presidiari 703, forzati 1.399 e relegati 530), per un totale di ben 27.918 persone. Circa 6.000 uomini furono designati nel maggio 1809 per la spedizione di lschia e Procida, ma vi presero parte solo 2.420 (700 cavalieri, 1.600 fanti e 120 artiglieri a cavallo), oltre a 340 calabresi al servizio inglese. Altri 1.391 regolari e 360 volontari furono assegnati in dicembre alla progettata spedizione del principe di Molitcrno nelle Isole Pontine, poi sconfèssata per le proteste inglesi. A partire dal gennaio 1810 la principale preoccupazione della corte divenne la difesa interna contro la dissidenza baronaJe. Malgrado le pressanti richieste dell'ambasciatore Lord Amherst e del generale Stuart, il re mantenne il grosso delle truppe a Palermo e dintorni anche durante la minaccia franco-napoletana sullo Stretto, limitandosi a inviare un contingente simbolico (un reggimento di cavalleria e poche compagnie di cacciatori) al comando del duca della Ploresta (con ordine segreto di ritirarsi in caso di avanzata delle truppe francesi) . Secondo l'officina di conto e razione, nell'ottobre l 8 l O la spesa mensile dell'esercito era di 75.344 onze (= 226.032 ducati), e la media del biennio precedente di 73.267, pari a 2 19.801 ducati, ossia 2.637.612 su base annua, appena un terzo del costo dell'esercito d 'anteguerra, ma superiore del 35% al sussidio annuo concesso nel luglio 1806 dal parlamento siciliano (1.703.000 ducati) e aumentato nel febbraio 1810 a 2.153.000. E ciò senza contare le spese per la marina, che secondo la stessa fonte avrebbe comportato nell'agosto 1810 una spesa mensile di 91.757 onze o 275.271 ducati (peraltro non convince che la m arina superasse l'esercito addirittura di oltre un quinto, quando nel 1792, con dimensioni ben maggiori, non arrivava ad un sesto!). Nel 1811 erano in servizio 18.477 uomm1 e 1.621 cavalli, scest a
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA ( 1806-1815)
18.334 e 1.388 nel gennaio 1812. Il personale del 1811 comportava, a pieno organico, un costo mensile di 101.812 onze in guarnigione e 119.808 in campagna(= 3.665.232 e 4.313.088 ducati su base annua) , di cui circa 1'83 e 1'85% di sole paghe. Il vertice militare incideva sui due totali per il 3.5 e il 3.3%: in particolare i 21 generali costavano, coi foraggi, 1.492 onze in guarnigione e 1.908 in campagna, lo stato maggiore generale 454 e 464, quello delle piazze 1.392, l'intendenza 137 e la direzione degli ospedali militari 97. Il dissesto era però tale che in luglio le truppe rimasero più giorni senza pane e per far fronte ali' esigenza si dovettero licenziare gli ufficiali e gli aiutanti in soprannumero e sospendere tutti i sussidi. Furono inoltre riviste le paghe degli ufficiali con lievi aumenti per i subalterni e aumentata di 3 baiocchi (=3 grana napoletani e 6 siciliani) la retta ospedaliera.
L'ordinamento Bentinck (7 4 settembre 1812-1 ° ottobre 1813)
li 14 settembre 1812, due giorni dopo la fìrma del nuovo trattato anglo-siciliano, il governo presentò al parlamento il nuovo "piano di forza". Tenendo conto delle successive correzioni del 4 novembre per l'artiglieria e del maggio 18 U per il reggimento di guarnigione, il piano comportava un totale di 17.062 teste (inclusi 746 ufficiali ed esclusi stati maggiori, invalidi e aggregati) e un costo mensile di guarnigione (paghe, vestiario, rancio) di 145.442 ducati (1.745.304 annui) e 1.768 cavalli di real conto per un importo di 12.803 (annuo di 153.636). Laspetto più qualificante era il forte aumento d elle paghe degli ufficiali, in teoria finanziato dalla riduzione del loro numero (licenziando 197 ufficiali in esubero), nonché del prest dei comuni da 7 a 6 grana di Napoli, mascherata dalle nuove tariffe in moneta siciliana (onza = 30 tarì = 600 grana siciliani di 6 piccioli = 3 ducati = 300 grana napoletani di 12 piccioli). L'aumento delle paghe era però solo teorico, perché in realtà il pagamento degli stipendi venne sospeso per 1nesi, mettendo letteralmente alla fame gli ufficiali con carico di famiglia. Il costo della razione di campagna era di 18 baiocchi (= 18 grana nap. o 36 sic.) pro capite, pari, per 16.146 teste, a 1.060.792 ducati all'anno. Adottando "nuovi criteri" (cioè tagliando le razioni) si calcolava di poter
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLWNIO"E ( 1806 - 1815)
risparmiare 17 onze e 27 tarì (= 53:35 ducati) a settimana per ogni cento uomini, cioè di ottenere un risparmio del 42% (447.672 ducati e 65 grana all'anno): in eHètti la razione viveri di guarnigione fu stabilita a 17 grana siciliani, pari a 8.5 napoletani (di cui 0.5 in contanti in aumento al prest e 8 in natura) e inoltre il beneficio, accordato il 1° maggio a tutto l' esercito tranne compagnie di dotazione, guarnigione e treno, fu revocato il 14 settembre per le truppe dell'armata stabile. Nel settembre 1812 il parlamento stanziò 1.464.864 onze (= 4.394.592 ducati) per le forze armate, di cui il 76% (3.342.592) per l'esercito e il 24% (1.052.000) per la marina. Il totale comprendeva il sussidio inglese ed era vincolato per il 27% (1.346.700) alle forze assegnate agli inglesi (colonna mobile e flottiglia di Messina) e per il 16% (708.184) alla "formazione di un nuovo piano di forza". Le spese discrezionali si riducevano cosl al 58%, pari ad una previsione media mensile di 194.975 ducati (di rni 1/i./iOO per le forrifìc::izioni). Nei primi undici mesi d'esercizio la media effettiva fu di 199.450, ma per il mese di agosto 1813 il segretario di guerra e marina chiese un assegno di 560.055 ducati - adducendo 89.268 di spese per "partite arretrate" (gratifiche di vestiario e rimonta, prezzo del frumento e accomodi d'artiglieria e treno). Rilevato che tale richiesta intaccava la quota vincolata al nuovo piano di forza ("che non s'è finora realizzato") con un residuo di soli 293.889 ducati, il comitato di finanza si riservò di chiedere conto al governo "di queste straordinarie largizioni come pure di quelle once 105.201 (= 31 5.603 ducati) di debiti di mesi anteriori a tutto agosto 1 81 2". Il 24 novembre 181 2 partirono per la Catalogna circa 2.500 uomini (inclusi 800 reali granatieri, 1.262 fanti e 226 cavalieri). Al 1° gennaio 1813 l'esercito (esclusi gli alabardieri e le compagnie di dotazione) contava 16.621 uomini, con 1.265 cavalli e 54 pezzi (36 da campagna e 18 da montagna) e la colonna mobile era al 94% degli uomini stabiliti dal trattato (6.890 su 7.314) e al 77% dei cavalli (488 su 633). Al 1° ottobre gli effettivi erano diminuiti a 15.229 e 1.206 cavalli. Pitt di un terzo della colonna mobile era in Spagna, ma quest'ultima era scesa al1'87% degli uomini (6.390) e al 68 dei cavalli (433). Nel febbraio 1814 il resto della colonna mobile più 2 unità "stabili" (battaglione guardie siciliane e 2° cavalleria), per un totale di circa 4.500 uomini, fu ripartito fra le 2 divisioni anglo-si ciliane invi ate in Toscana e Liguria.
L'ORDINAMENlO MILITARE IN $1C)LIA (1806-1815),_
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Il sussidio inglese (1805-1815)
Come si è detto, nel gennaio 1804 l'Inghilterra aveva concordato un sussidio in conto delle somme dovute al re di Sicilia per viveri e attrezzi somministrati alle squadre inglesi nella passata guerra e per le munizioni, viveri e denari forniti per il blocco e l'assedio di Malta. Fino a tutto marzo 1806 erano state pagate circa 400.000 sterline (1.661.352 ducati), di cui il 58 % (940.000 ducati) entro il 1° settembre 1805 e il resto nei sette mesi successivi. Tali somme erano però rigorosamente vincolate alla difesa della sola Sicilia, anche se una parte delle ultime tranche.i· fu stornata per la campagna del 1805-06. Inoltre l'entità del sussidio fu raddoppiata in via d'urgenza dall'ambasciatore Elliot su richiesta del generale Lacy. 1118 febbraio 1806Acton scrisse a Castelcicala che senza 700.000 sterline non era possihile "tirare avanti". 1113 e 14 marzo entrambi chiesero aiuti a .fox e il 6 aprile Elliot informò Tmd Mulgrave di essersi sentito autorizzato a dare soccorsi alla corte di Palermo in proporzione di 300.000 sterline, ossia il doppio "of the annual subsidy ... which had bcen previously granted as a secret aid". Il 14 maggio Castelcicala reiterò la richiesta a Fox di aiuti sufficienti "à repondre à toutes les exjgenccs", non solo per la difesa della Sicilia ma anche e soprattutto per "une guerre très active, très dispendieuse et tr~s nécéssaire dans le Royaume dc Naples". TI 21 luglio, con nota riservata e segreta, Fox gli rispose che erano stati destinati alla difesa della Sicilia 6.124 uomini e 145 cannoni con molte munizioni. Il 1° settembre Castel cicala repli cava di vedere "avec peine que rien n'est ancore parti", né i 6.000 uomini promessi da Fox e tanto meno il successivo aumento di altri 4.000. Il 7 ottobre scrisse a Lord viscount Howick che l'assegno m ensile di 25.000 sterline bastava appena per coprire il deficit delle spese correnti per la difesa della Sicilia, citando l'opinione del generale Craig "que tout autre effort, entrcprise ou augmentation ... doivent ètre payé par l'Angleterre, si on vouloit qu'il eùt lieu". TI trattato del 30 marzo 1808 confermò sia il sussidio di 300.000 sterline (= 1.260.000 ducati) a contare dal 10 settembre 1805, in rate mensili di 25.000 (105.000 ducati) che una forza di 10.000 uomini, aumentabile se necessario, interamente a carico dell'Inghilterra, con l'impegno a tutelare i diritti del Re di Sicilia nel quadro della futura pace. In compenso la corte cli P::ilcrmo si impegnò a destinare il sussidio interamente alle
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spese militari, a non concludere una pace separata con la Francia, a d elegare agli inglesi la difesa e il governo militare di Messina e di Augusta (di vitale importanza per il rifornimento di Malta), a chiudere i porti ai nemici dell'Inghilterra e ad aprirli alla flotta e ai mercantili inglesi, rinunciando ad ogni dazio o diritto sulle merci inglesi e su provvisioni, viveri e munizioni di guerra per la flotta e l'esercito inglese in Sicilia. Nell'agosto 1808 il ministro Canning rifiutò di aumentare il sussidio, dichiarando di sperare che la corte di Paleremo convenisse che i successi in Spagna erano pii1 importanti di un tentativo abortito di riprendere Napoli. Laumento di un terzo (400.000 sterline = 560.000 onze = 1.680.000 ducati, 140.000 al mese, pari ai due terzi del costo medio del1'esercito siciliano) fu tuttavia concesso più tardi, col trattato "addizionale" del 13 maggio 1809.
Tn realtà, come osservava nel 1841 Bianchini, storico delle finanze borboniche, il sussidio era "apparente", essendo più che compensato dalla franchigia accordata per trattato ai rifornimenti per le forze inglesi in Sicilia e per Malta; senza contare l'apertura dei porri che "rendeva la Sicilia mercato ed emporio delle man ifatture i nglcsi respinte da altri stati". Bentinck utilizzò inoltre il sussidio anche come arma di pressione politica: lo sospese infatti nel dicembre 1 811 per dare forza al suo ultimatum. Durante la carestia del marzo 1812 fece distribuire parte del grano depositato nella piazza di M essina e impiegò 25.000 ducati della cassa militare inglese per comprare frumento e rivenderlo a buon mercato, per accrescere la popolarità dell'Inghilterra e dei baroni associati nell'impresa. Col trattato addizionale del 12 settembre 1812 ottenne inoltre di vincolare 1'82°/c, del sussidio per il finanziamento delle forze mobili siciliane poste a sua disposizione - in particolare il 66.8% (374.073 onze = 1.122.219 ducati) per la Divisione di 7.3 14 uomini, 633 cavalli e 24 pezzi e il 1 5% (88.000 = 264.000) per la real flottiglia di Messina - lasciando disponibili solo 305. 78 1 ducati per le forze sotto controllo nazionale. Nel 181 3 furono pagati agli inglesi 18.000 ducati a compenso dei cavalli reduci dall'Egitto tenuti in quarantena per la peste di Malta. La proposta di celebrare con medaglie d'oro e un monumento l'aiuto inglese ai liberali siciliani (" Foedus anno Constùutionis primo") e di inviare una commissione del parlamento a ringraziare il principe Reggente d'Inghilterra S11scitò
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
polemiche e fu insabbiata da una inconcludente commissione proposta dal demagogo Rossi. Il conte Manzone replicò che spettava semmai all'Inghilterra ringraziare la Sicilia, senza il cui sostegno non avrebbe avuto Abukir, Malta e tante altre vittorie. Nel giugno 1814, preoccupato da un ritiro del contingente inglese a seguito della pace di Parigi, il principe di Villafranca, ministro degli esteri dell'ultimo governo liberale, indirizzò a Londra una nota formale chiedendo il mantenimento delle forze necessarie alla conservazione della sicuro.za e tranquillità del regno e poi una seconda in cui sollecitava una dichiarazione formale del governo britannico, che tuttavia non rispose e iniziò il graduale ritiro delle forze. Il 5 luglio, a seguito della riassunzione dei poteri da parte del re, Bentinck sospese il sussidio e pensò di proclamare di nuovo la legge marziale, ma ne fu dissuaso dal ministro Castelnuovo e dal nuovo rappresentante diplomatico a Palermo A'Court. Quest'ultimo, nel memorandum del 21 ottobn:, notifo.:ò che l'Inghilterra, "per non voler esercitare alcuna influenza mii itare sui consigli del re e della nazione ... crede(va) opportuno ritirare le sue milizie dall'Isola" e intanto riduceva l'assegno mensile a 22.000 sterline (92.364 ducati). Il 1° marzo 1815 il re comunicò al parlamento la cessazione del sussidio. Nel maggio 1815 le truppe inglesi pa-*tirono per N apoli, tranne il presidio di Messina, ritirato il 15 ottobre. I.:lnghilterra pagò in dieci anni 3.664.000 sterline (=1 5.388.800 ducati) , pari all'l.6 p er mille delle sue spese di guerra del periodo 1793-181 5 (circa 2,3 miliardi di sterline).
Tl sussidio parlam entare (I 806-1813)
Il complesso d ei 19 donativi ordinari e straordinari impost i nel Regno di Sicilia dal 1494 al 1786 assommava ad una rendita annua di 1.253.349 ducati , di cui 1 .020.000 versati ali' erario di Napoli per l'esercito e la marina. Nel 1783 furono imposti al tri 180.000 ducati per il terremoto di M essina, prorogati fino al 1794. C essata questa imposta, cominciarono i sussidi straordinari per le spese di guerra: il parlamento del 30 agosto 17 94 concesse 450.000 ducati all'anno per un quadriennio, cifra raddoppiata a 900.000 per il quadriennio successivo dal parlamento del 14 settembre 17 98. Il sussidio fu confermato nel 18 02 e nel 1806 in misura di 450 .000 duca ti (per un totale annuo di 1.7 03.000) e il parbmcnto dd luglio 1806
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LE DUE 5LCILJE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1806 - 1815)
concesse inoltre un assegno annuo di 25.000 ducati alla regina e votò una spada d'oro al principe d'Assia per l'eroica difesa di Gaeta. ln complesso, nei sedici anni dal 1794 al 1810 la Sicilia erogò 29 milioni di ducati, di cui 9 di sussidi straordinari. Come abbiamo visto il parlamento del 1 5 febbraio 181 O respinse la richiesta del segretario d'azienda Medici di accrescere il sussidio di 1.080.000 ducati (totale 2.783.000), limitando l'aumento a soli 450.000 (totale 2. I 53.000) e per la sola durata della guerra: stanziò peraltro 51.310 ducati per istituire una gendarmeria rurale di 216 teste (su 24 compagnie di 1 capitano e 8 gendarmi). Gli editti del 14 febbraio 1811, con cui si era cercato di reperire la somma mancante, furono revocati dal vicario generale nel gennaio 1812. Lo sbilancio che aveva favorito la rivoluzione ricadde fatalmente stÙ nuovo governo liberale. Nel parlamento del 18 giugno 1812 il principe di Castelnuovo, ministro delle finanze, presentò per la prima volta il bilancio dello stato, che presentava un dcfìcit di ben 2.332.7 28 ducati. Malgrado ciò l'opposizione, nel tentativo di costringerlo a dimettersi, lo accusò strumentalmente di aver occultato i conti, e la camera, sorda alle note di Bentinck, alle pressioni del vicario e all'appello dello stesso ministro, che la scongiurava di "non atterrare il piano dell'armata", rinviò ogni decisione su nuovi stanziamenti all'attuazione della riforma fiscale. Dichiarate abolite tutte le tasse e imposte in virtù delle deliberazioni del parlamento del 1810, fu approvato un "piano promodale" basato su un tetto di entrate di 5.543.061 (composto per oltre il 30% dal sussidio inglese, per il 43% dalla rendita fondiaria ,11 7.5% e per il resto da altre rendite e dazi), con un'uscita di 6.198.267 e un deficit di 505.203 ducati. Nel febbraio 1813 il deficit era però ancora di 930.354, il debito pubblico era salito a 3 milioni e il governo era costretto a un nuovo prestito di 450.000 ducati per tacitare i creditori, mentre le truppe, anche per effetto della carestia, rimasero in marzo più giorni senza pane. Il 12 luglio Castelnuovo riferì nuovamente ai Comuni sullo stato disastroso delle finanze che non permetteva di pagare i soldati né i creditori né di rimborsare il prestito ottenuto con la garanzia inglese. 11 ministro della guerra Ruggero Settimo aggiunse che gli ufficiali, non pagati da due mesi, erano costretti a mendicare i mezzi di sussistenza. Per tutta risposta l'avvocato Emanuele Rossi, capo degli estremisti, accusò Castelnuovo di attentato alla costituzione per la pretesa di anteporre la deliher:.i del sussidio alla
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
riforma. Ma il governo non poteva avviarla senza i piani delle esazioni che da dicci mesi invano sollecitava dall'organo preposto ad esigere i conti dello stato (la vecchia deputazione del Regno). Il 27 luglio, a seguito della decisione del parlamento di istituire un comitato per l'esame del sistema fìnanziario e di un progetto di sussidio "promodale", il governo si dimise. Pungolato dagli inglesi, il nuovo ministro della guerra Naselli indirizzò alla carnera una richiesta di 439.056 ducati, dichiarando che gli ufficiali non trovavano più credito né alloggio e dando un quadro desolante delle condizioni del!' esercito e delle fortezze, ma ottenne solo l'autorizzazione a contrarre l'ennesimo prestito di 150.000 ducati ..
Effèttivi e bilanci nel 1814-15
TI parlamento del 22 ottobre deliberò che i sussidi continuassero ad essere esatti secondo il piano promodale del 1812, approvò il prestito di 942.600 ducati contratto con garanzia inglese e la vendita di 19.500 ducati di rendita al 5% (per ricavarne un capitale di 390.000) e un bilancio (per la prima volta ripartito in "classi", ossia per dicasteri) di 5.777.472 ducati, con un attivo di 60.777. Le spese militari rappresentavano ben il 60%, d i cui il 36% (2.100.000) pe/ le "forze ordinarie di terra e di mare" e il 24°;b ( 1.392.000) per il "sussidio straordinario di guerra". T1 bilancio della gendarmeria rurale (ridotta da 24 a 23 compagnie d'armi) era raddoppiato a 107.085 ducati (1.8%), pit1 6.000 per la "polizia di terra e di mare". Il 16 gennaio 1815 il ministro delle finanze (ora Ferreri) fu di nuovo accusato in parlamento di malversazione e di aver presentato un rendiconto generico e non dettagliato. Il 3 febbraio il marchese Torretta denunciò che malgrado la concessione dei sussidi la milizia non era ancora stata pagata. Ferreri tentò di giustificarsi ma i deputati non lo lasciarono parlare. Con rapporto del 10 marzo il comitato di finanza accusò il ministro di aver paralizzato la riscossione delle tasse e negò che il Regno fosse alla bancarotta, sostenendo che rispetto ai conti del ministro aveva un "vantaggio" di 3.460.644 ducati (67% per crediti fiscali e 33 per errato computo dei debiti). Il 31 marzo il re indirizzò al parlamento tre durissimi messaggi, in cui tra l'altro lo accusava di non aver fatto nulla di buono e lo esortava a votare la dote d ell'erario. In aprile, in cambio di un sussidio napoletano di . 25 milioni di franchi, l'Austria accettò di mettere a disposizione (e a cari-
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAl'OLEONICHE ( 1806 - 1815)
co) del re un corpo di 10-12.000 uomini da impiegare a Napoli o in Sicilia. Il 30 aprile, "vicino a mettersi alla testa dell'esercito", Ferdinando chiese "pronti sussidi secondo le imperiose circostanze", ammonendo le camere che "la dotazione dello stato non (era loro) regalo spontaneo, da potersi sospendere o differire ad arbitrio", bensì "il primo dei (loro) doveri". "Voi non l'avete adempiuto - continuava il re - per circa sette mesi. Lo stato ne ha sofferto scossa''. L esercizio in corso (1814-15) prevedeva un'uscita di 6.817.578, con un deficit di 2.659.635. Per l'esercizio in corso le richieste di Ferreri erano di 2.2.514.600 ducati (per il 52% di aumento finanziato con tasse e soprattasse su fondiaria, macinato, animali e altro e per il 48% di sussidio straordinario di guerra da finanziare con mutuo coattivo sui capitalisti e cittadini facoltosi) e per il seguente (181516) di 1.295.100 (il solo aumento). Approvate dai Pari, le richieste suscitarono tumulti contro il re alla camera dei Comuni, che votò solo il sussidio straordinario e i due terzi degli aumenti. Per tutta risposta il 15 maggio il re sciolse il parlamento, il 17 s'imbarcò lasciando come luogotenente a Palermo il p rincipe ereditario e il 30 salpò da Messina,sbarcando a Napoli il 4 giugno. Nel maggio 1815 furono rimpatriati, con la Divisione McFarlane, 7.773 uomini (granatieri, guardie, cacciatori e pionieri reali, 1°-4° estero, cacciatori calabresi, 2° cavalleria, artiglieria e treno): molti ufficiali napoletani degli altri corpi si offersero di partecipare alla spedizione come semplici soldati volontari. In agosto restavano in Sicilia solo le unità siciliane e il 5° estero, per un totale di 8.273 uomini (inclusi 600 invalidi, 56 telegrafisti, 320 volontari siciliani e 112 alabardieri). Ai militari furono riconosciuti solo otto mesi di arretrati, pagati per giunta in biglietti di credito che finirono per essere onorati non prima del 1820!
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L'ORDINAMENfO MILITAIUC IN SICILIA (1806-1815)
'/'ah. 141 l(ffe ttìvi dell 'H5ercilo 1808-1812 Armi e Corpi lebbraio Dicembre Febbraio 1808 1808 1809 Granatieri Reali 587 1.127 1.125 128 27:l 265 Volteggiatori R '! Cacciatori Reali 104 105 A I ahardicri 63 63 ? Fanteria di linea 6.435 5.882 5.993 Cacciatori 1.745 407 384 407 Cacc. Albanesi l.368 Cacc. Calabresi 505 l.2!0 Cacc. di mare 304 304 Cavalleria 1.679 1.259 1.266 Ar!i!,llieria 1.081 1.147 1.175 Treno 191 264 294 Genio ? 41 41 Pionieri 138 146 151 Guarni~lone 1.057 1.51 3 1.521 Invalidi 740 74 1 734 Comp. Do!aL.ione 521 477 ? U a!,lgrega(i A VS ? 245 ? 15 204 14644 TOTALE 15358
Dicembre 1809 1.142 332 'I
? 6.925
Luglio 1811 1.101 374 143 80 8.552
Gennaio 18.12 1.143 353 98 83 9.82 1
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407 82 483 1.225 1.403 272 38 212 1.620 688 '! '! 14 .829
326
344
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-
793 1.241 1.2 14 275
817 1.207 1.1 78 261
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338 1.644 507 530
2 18 1.552
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17.168
'I
759 ? 17.834
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LE DUE SICILIE NELLE GUERJU: NAPOLEONICHE { 1806 - 1815)
Tab. 142
Ordinamento Bentinck: costo del personale e cavalli in guarnigione
Corpi Uranatieri Reali Guardie Reali Reggimento Fanteria FANTERIA (18 btgL Regg. Cavalleria 3 Sq Regg. Cavalleria 4 Sq CA VALLERJA ( 11 s) Corpo Politico 3 Ilrigate a piedi Compagnia a cavallo Compagnia artelìci Treno Plotone cacciatori TOT. ARTlULIER!A Ingegneri delle piazze lngegneri campagna Ingcgncri lo[logralì TOT. GENIO Curnpagnie Dolazione
l'rest SU e Truppa uiorno mensile Teste 786 85:59 2.603:4 672 74:27 2 .259:0 1340 95 :17 2.894:7 12 178 921:27 28()20:4 425 42:l l 1 280:9 561 51: SS 1.568:0 1.566 145:21 4.416:8
-
-
-
780 107 66 170 23 1.146
65:16 12:36 8:68
l.981 :9 375.9 264:0 1.788:9 80:9 4:4917
2:66 88:86
-
-
-
330
26: 18
796:5
-
-
-
BO
Paga U eAiut.. leste mensile 24 1.113:6 24 1.226:4 46 1.916:4 416 17.671.2 27 1.206:0 32 U27:4 69 3.860.8 31 1.036:5 93 ·, 926:5 5 256:4 4 176:5 ll 489 :0 I 31:5 145 5.916:4 31 1.342:6 17 765:2 8 498:6 56 2:417:8 18 516:4 27 1.111:2 11 536:3 4 150:0 60 2.333:9 746 32 200: l
26: 18 796:5 297 45:20 1.374:8 Rcgg. Cìuamlgionc 925 59:70 l.8 15:9 13:50 410:6 Cacciatori Reali 102 Pionieri Reali 102 I l:80 ~ - - 358:9 TOTALE AL TRT 1.426 130:20 3.960:2 16.316 1.382: 41.685.6 TOTALE PAGIJE Paghe mensili per 746 ufficiali c aiutanti Prcst mensile per 16.316 sottufficiali e truppa 324 razioni di foraggio per utliciali (a 5 ducati) (in guarnigione) Gratilìca per lume e fuoco (0:64) agli lJ inl'criori (tranne artiglieria) Massetta di 3 grana (tranne Uuardie R., Treno, Uuarnigione e cp. dotaz.) Massetta di 2 grana al giorno per il Regg. Guarnigione Rancio in guarnigione di 8 grana al giorno (tranne Treno e cp dotaz) Vestiario, letto e armi per truppe a piedi: ducati I al mese pro capite Vestiario, letto e armi per truppe a cavallo ducali l :55 Vestiario, letto e armi per i I treno (I :45) e il Regg. Uuarnigione (0:80) Vestiario e letto ( 1:50) e annamento (2:20) per le co111pag11ie <li <lutazione Fondi di cancelleria ( 12/15 ducati x Regg.) e processure (2/ 1 x Rcgg.) TOTALE spese per il personale Rimonta dei cavalli di Real Conto ducati I :28 (100 dei cacciatori R.~ 0:60) Razioni di foraggio di guarnigione (ducati 4 :80 orzo e 1:20 paglia) Fondo per forra ti.ire e accomodi del treno lHi importi sono espressi in ducati napoletani l onza = 30 tari = 3 ducali)
Totali Teste Mensil e 810 :uno 694 3.485:4 1387 4.811.1 12600 45.691.6 449 2:4969 2.995:4 8277 6 1.635 31 l.OJ6:5 93 5.908:4 103 632.3 70 440:5 181 2.277:9 24 11 2:4 1.291 10.408:0 31 1.342:6 147 1561:7 8 498:6 386 3.214.3 115 1.911:2 952 2.927:1 113 946.9 508·9 106 1:486 6.294: l 17.062 73 885:7 32.2001 746 16.316 41.685: 6 1.620:0 430 275.2 13.262 12.101:6 925 562:7 .15 .849 38.565:9 13.553 13.553:0 l.668 2.5 85:4 1.095 986.5 297 1.098.9 202 :9 17 062 14544 1:8 l.768 2 195:0 J.768 10.608:0 240:0 -
w,
~
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
Tab. 143 - Ripartizione dell'Esercito Siciliano nel mai,i•io 1815 Presenti in Sicilia nell'agosto 1815 Partiti per Napo] i nel magi i o 1815 Effettivi 347 327 626 120 100 1303 1.230 995 1.164 362 432 105 376 39 20 111 3 2 107 4
Comi I3attaglione Guardie Siciliane Rati. Guardie Napoletane Battaglione Reali Granatieri Squadrone Cacciatori Reali Com])agnia Pionieri Reali 1° Reggimento estero 2" Reggimento eslero 3° Reggimento estero 4° Reggìmenlo Estero Cacciatori Calabresi 2" Cavalleria I suuadrone del 3" Cavalleria Artiglieria a piedi ( 1a Brigata) Artiglieria a cavallo (squadra) Artefici e pontonieri (squadra) _Treno d'artiglieria (2 divisioni) Ingegneri di piazza lngegneri topografi ci Ingegneri di campagna ( l l'll) Commissarialo di camoa!!na
-
-
Totale
'
7.773
Corpi Alabardieri
1° Reggimento siciliano 2" Reggimento siciliano 3° Reggimento siciliano 4° Reggimento leggero 5" Ree:e:imento estero l " Cavalleria
Artiglieria a piedi (2 Brigate) Artiglieria a cavallo (2 squadre) Artefici e pontonieri (4 squadre) Treno d'artiglieria (1 divisione) Ingegneri di piazza lngegnerì topografici Lrne»ncri di campagna 12 cp) -
G uarnigione di linea e aggregali Compagnie di Ustica e Pantelleria Invalidi Volontari Siciliani Telegrafisti inclusi quelli dì Messina Bassi ullìl'iali aggregati in Messina
Effettivi 112 -
-
~
600 1.030 700 400 1 020 4 66
770 (68?) l 10 70 ?
2 11
l.500 283 600 320 56 25 8.273
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LE DUE SICILIE NELLE GUERR=E~N~A~ PO=L=EO =N=IC=H=E~{l=806~-~·=8=15~)_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
B. Il Comando e lo Stato Maggiore Il comando generale dell'l.:,'sercito e la capitania generale di terra Sciolto l'esercito di campagna e licenziato Damas, nd marzo 1806 il re riassunse direttamente il comando generale dell'esercito. TI 14 luglio il principe d'Assia fu nominato capitano generale di terra per l'eroica difesa di Gaeta e con le dimissioni di Acton, seguite sei settimane dopo (26 agosto), rimase l'ufficiale più elevato in grado e come tale comandò la spedizione di Mileto della primavera 1807. TI 15 febbraio il re aveva intanto affidato al principe ereditario l'ispezione generale delle truppe riunite a Palermo e dintorni e il 28 settembre pose alle sue dipendenze tutte le ispezioni particolari delle armi e corpi. Col nuovo ordinamento del 6 febbraio 1808 i principi Francesco e Leopoldo ebbero il comando generale, rispettivamente, dell'Esercito e della Reale Armata dei Volontari Siciliani, avendo come aiutanti generali i brigadieri duchi del Gesso e di Saint Clair, mentre il principe d'Assia assunse la presidenza del ripristinato supremo consiglio di guerra.
Nel 1809 il principe Leopoldo ("che va a imparare il mestiere delle armi") ebbe il comando nominale della spedizione combinata di Ischia e Procida e Bourcard quello del contingente siciliano. Il loro parere fo però del tutto ignorato dai comandanti inglesi (ammiraglio Martin e generale Stuart), mettendo a nudo i contrastanti obiettivi strategici perseguiti dai due alleati. Ne fu un riflesso il consenso alla proposta del discusso principe di Moliterno di rioccupare autonomamente le Isole Pontine evacuate di propria iniziativa dal principino di Canosa e di riprendere da lì la destabilizzazione del regime muracciano. A tal fine, con decreti del 9 agosto 1809 e del 12 febbraio 181 O Moliterno fo autorizzato ad alienare i propri beni vincolati a fidecommesso per impiegarne il ricavato nella spedizione, e gli forono assegnati 1.391 regolari e 360 volontari siciliani. Liniziativa suscitò la protesta formale di Stuart, il quale dichiarò che "il re di Sicilia, considerando la posizione ddl' esercito inglese nell'Isola, non doveva formare nessun progetto senza rivelargli i motivi e l'oggetto". TI governo dovette umiliarsi a negare di aver dato alcuna a utorizzazione a Moliterno, assicu-
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (l 806-'--' 18"--'l'-"S)L___ __
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rando "di non avere alcuna intenzione di adoperare in qualsiasi impresa una persona poco gradita al governo inglese". Il contrasto tra il governo e il braccio baronale del parlamento sulla richiesta di sussidio e il rischio di tumulti a Palermo dettero il pretesto alla corte per rifiutare di mettere le truppe sotto comando inglese, tranne la flottiglia cannoniere di Messina e un contingente simbolico al comando del brigadiere duca della Floresta (con istruzione segreta comunicata dal duca d'Ascoli di ritirarsi qualora le truppe n emi che avanzassero contro di lui). Il 16 ottobre Stuart si dimise daJl'incarico a lui sgradito e fu sostituito dal generale Maitland, mentre l'ambasciatore Amherst fu richiamato in aprile per "aver mancato di energia, di tatto e di perspicacia".
Il 21 luglio 1811 il segretario di legazione Douglas, reggente l'ambasciata, chiese al nuovo comandante della squadra, appena arrivato nella rada di Palermo, di farsi consegnare i baroni arrestati , "essendo le autorità inglesi in facoltà di respingere con 1a forza ogni minima violazione del governo siciliano". Lammiraglio Pellew rispose di essere disposto a intervenire solo su formale richiesta degli stessi arrestati, i quali però non vollero aggravare la loro posizione con un atto di aperta ribellione, anche nel timore di subire la confisca dei beni e altre rappresaglie contro le famiglie. ;,
Sbarcato da Pellew il 22 luglio, il tenente generale Lord Bentinck univa alla rappresentanza diplomatica presso la corte di Palermo il comando in capo delle forze terrestri e navali del Mediterraneo, ad ccce,.ione della flotta e della guarnigione di Malta. Ripartito il 27 agosto per consultazioni a Londra e tornato il 7 dicembre, in un colloquio con la regina chiese "imperiosamente", oltre alle riforme politiche, il comando supremo di tutte le forze, il presidio delle piazze fortificate e una guarnigione inglese a Palermo. Cedendo alla minaccia della forza, il re ottenne se non altro di poter dare forma costituzionale e dinastica alla dittatura di fatto: il 16 gennaio 1812 nominò il principe ereditario vicario generale "con pienissima clausola di alter e,,;;;o" e il 26 Bentinck ottenne il comando generale delle truppe siciliane col grado di capitano generale di terra. TI 14 settembre gli fu accordata una gratifica di 1.200 duca ti e si specificò che le sue "fucoltà" erano "le stesse di un comandante dell'esercito in campagnà ', inclusa quella di "licenziare e assumere per il tramite del ministro della guerrà'. Inoltre la nuova costituzione siciliana riconobbe ovviamente al re "il comando come generalissimo delle forze di terra e di mare".
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Trasferite in Spagna le truppe napoletane migliori, nel marzo 1813 Bentinck usò le inglesi per piegare il tentativo del re di riassumere il potere, trasferendo il comando delle truppe inglesi da Messina a Palermo, occupando la capitale con 8.000 uomini e mandandone poi 5.000 a Castelvetrano per affrettare la partenza della regina (partì con lei anche il principe d'A~sia, già esautorato dall'abolizione del supremo consiglio di guerra). Con la pace di Parigi il quadro politico mutò radicalmente. Già sollevato (il 3 aprile 1814) della rappresentanza diplomatica a Palermo e dissuaso dal principe di Castelnuovo, Bentinck rinunciò ad opporsi ancora alla riassunzione dei poteri da parte del re e il 16 luglio lasciò la Sicilia. Lo stesso giorno il re, "avendo accordato a Lord Bentinck la dimissione da esso chiesta dal Real Servizio, ed avendolo in conseguenza esonerato dal Comando Generale delle (sue) Reali Truppe", lo "affidò" di nuovo al principe ereditario, avendo come "com:rnd:rnte in secondo" il comandante delle truppe inglesi in Sicilia, tenente generale McParlane. Ll 1 maggio 1815, in vista del ritorno a Napoli, il re nominò il principe Francesco luogotenente generale in Sicilia. Il comando delle truppe passò a McFarlane, ma col solo incarico di ricondurle a Napoli insicme al contingente inglese. Il 24 maggio, effettuato lo sbarco, la British Army of the Mediterranean fu sciolta e il 4 giugno Mcfarlane rimise il comando delle truppe napoletane al maresciallo Saint Clair, "sotto gli ordini del principe Leopoldo", presidente del ripristinato consiglio supremo di guerra. Quest'ultimo esercitò le funzioni di vertice collegiale e fu abolito il 30 agosto 1816 con la nomina del conte Nugent a organizzatore e comandante generale col grado di capitano generale, avendo alla sua "immediazione" il tenente generale Angelo Minichini.
I 34 generali del 1806._ 12 Dei 10 tenenti generali in servizio nel 1806, due restarono a Napoli (duca di Gravina e principe di Ripa), due passarono al servizio di re Giuseppe (Naselli e de Gambs), uno morì (principe di Curò) e uno fu congedato (Damas). Rimascro con re Ferdinando il principe d'Assia (promosso capitano generale), Salandra (colonnello generale dei granatieri rcali, morto nel 1810), Rourcard (governatore politico e militare della
(,,' ORDINAMENTO MILITAR!:: IN SICILIA _(~1=806~ - 1=8=15~}_ _ _ _ __
piazza di Palermo) e Salvatore Naselli (capitano degli alabardieri, sostituito nel 1808 dal principe d'Aci). Nel febbraio 1808 il grado fu accordato al "fedelone" principe di Butera, direttore della Reale Armata dei Volontari Siciliani. Dei 19 marescialli di campo, 9 non fecero pii1 parlare di sé, 2 consegnarono le piazze di Pescara (Salis) e Capua (Gualengo), 4 passarono coi francesi (Colonna di Stigliano, Almagro, Parisi e poi anche Capece Minutolo) e solo Circello, Arriola, Rosenheim e Acton restarono in servizio. Furono promossi marescialli i brigadieri Minichini e principe della Cattolica, coi rispettivi incarichi di comandante della Divisione spc<lizionaria e poi della la Divisione e di maggior generale (capo di SM) dei Volontari Siciliani. Nel 1808 fu insignito del grado anche il principe di Ruoti (comandante delle R. guardie del corpo, presidente della giunta di rimonta e membro del supremo consiglio di guerra). Dei 41 brigadieri, 22 scomparvero dalla scena (inclusi i 2 catturati a Campo Tcnese, P. T.schudy e Silvestro Ricci) e 5 furono ammessi al servizio di re Giuseppe (Malaspina, Pinedo, Agostino Colonna, Montemayor e Winspeare). Restavano 14 brigadieri, sette recuperati dalla Calabria (Fardclla, Minichini, dell'Uva, Leporano, Novi, Dc Cesare e Carlo Tschudy/e sette che al momento della ritirata si trovavano a Reggio (Mugnoz) o in Sicilia (fernandez intendente generale, Guillamat capo del genio, Cusani ispettore degli invalidi, Massa tenente degli alabardieri, De Gregorio governatore di Siracusa e il principe della Cattolica). Nei nuovi organigrammi ne figurano però solo 9: Fardella, Minichini, dell'Uva, Leporano, Novi, Cusani, Fernandez, Guillamat e della Cattolica. (De Cesare fu forse esonerato per gli eccessi commessi durante il suo comando della piazza di Cotrone e Carlo Tschudy congedato a domanda). Furono in seguito promossi brigadieri i colonnelli siciliani duca della Floresta e Bernardo Beccadelli di Bologna e i napoletani Vito Nunziante, Lattanzio Sergardi, Filippo Cancellieri e Giambattista Colajanni. Furono inoltre insigniti del grado i tre aiutanti di campo reali (principe d'Aci, duca d'Ascoli e conte di Thurn), i due aiutanti dei principi reali (Gesso e Saint Clair) e i 5 aiutanti generali dei volontari siciliani (principi di Collareale, della Scaletta, di Curò e di Carini e Michele Requesens).
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Dei 34 generali in servizio nel 1808, uno (Circdlo) era ministro degli esteri, 3 aiutanti reali (Aci, Ascoli e Thurn) e 7 appartenevano ai volontari siciliani (direttore tenente generale, maggior generale maresciallo di campo e cinque aiutanti generali brigadieri). Lo stato maggiore generale dell'esercito ne aveva 23: un capitano generale (Assia), 2 tenenti generali (Salandra e Bourcard), 5 marescialli (Arriola, Minichini, Rosenheim, Acton e Ruoti) e 15 brigadieri (Gesso e Saint Clair, aiutanti dei principi reali; Fardella, Floresta, Bologna, Nunzianre, dell'Uva, Sergardi, Leporano, Novi, Guillamat, Fernandez, Cusani, Cancellieri e Colajanni). TI 10 maggio 1809 Stuart richiese Fardella quale comandante della Divisione siciliana assegnata alla spedi:t.ione nel Golfo di Napoli, con Leporano e della Ploresta quali comandanti della cavalleria e fanteria. Il 13 Circello gli rispose che il re aveva scelto invece Bourcard, con Nunziante come brigadiere della fanteria.
Stati maggiori di campagn,1 e ispezioni generali (I 806-07)
Nella prima fase del periodo siciliano, lo stato maggiore generale borbonico continuò a non disporre di una struttura permanente di supporto. Sciolti gli organi creati il 3 dicembre 1805 per l'esercito di campagna, solo il 24 novembre 1806 il marchese di Saint Clair fu incaricato di creare una "cancelleria dello SMG", con una dotazione mensile di appena 60 ducati. Il 2 dicembre alcuni uffìciali delle reali guardie del corpo furono destinati allo SMG, ma il re aggiornò ogni decisione sulla proposta del principe d'Assia di dotare gli ufficiali di SMG e gli aiutanti di campo reali di uniforme e distintivi particolari: al contrario, il 13 gennaio 1807 fu decisa la "separazione" dello SMG, "tornando gli individui al loro destino", e abolito l'incarico di quartiermastro, destinando il brigadiere Fardella "all'istruzione della cavalleria" (incarico confermatogli il 9 marzo, destinando inoltre Minichini all'istruzione della fanteria). Lintento di questi provvedimenti era probabilmente di tornare al vecchio ordinamento di pace, incentrato sulle ispezioni generali d'arma, confermate nel 1806 ai marescialli Rosenheim e Acton. Le loro competem,e furono però limitate dall'affìdamento al principe ereditario, il 15 febbraio 1807, dell'ispezione delle truppe di stanza a Palermo e "vicinanze". Il 22 fu emanato un regolamento sul "mndo in cui gli ispettori (dovevano) rego-
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806- 1815)
larsi con S. A. R.". Il 28 settembre tutte le ispezioni particolari furono poste alle dipendenze dd principe e il 30 ottobre le ispezioni dei corpi di fanteria di stanza a Palermo furono ripartite tra Minichini, dell'Uva e il duca della Horesta, lasciando a Rosenheim solo l'ispezione sui corpi cacciatori in formazione a 'frapani. Q_uartiermastro generale della spedizione di Mileco era il maggiore Martucci, con vari ufficiali di stato maggiore incluso Demetrio Lecca. Aiutante di campo del principe d'Assia era ancora, come a Gaeta, Andrea Langellotti. Erano addetti allo stato maggiore anche il colonnello marchese di Saint Clair, emissario della regina, l'esente delle guardie del corpo Cesare Chastelloux e gli ufficiali del genio Bardet, Roberti e Ruiz. Le truppe riunite in aprile a Palermo rimasero per mesi senza un organo di comando. Il 18 giugno furono nominati i comandanti (Minichini della Divisione di linea e Saint Clair della riserva granatieri) e ii quaniermastro generale (Fardella), il 20 giugno si presentò un pro getto per istituire un corpo di "guide di stato maggiore" con 600 volontari a piedi e 200 a cavallo e il 22 luglio si assegnarono agli ufficiali dello SMG gli "averi" di cavalleria, ma il 22 agosto il re rispose a Bourcard, che gli aveva sottoposto i modelli delle uniformi dello SMG, che al vestiario si sarebbe provveduto "quando si dovrà marciare" e solo il 30 ottobre furono nominati 29 ufficiali "addetti al quartier generale di Palermo del R. corpo d'armata": • •
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1 quartiermastro (Farddla) con 1 tenente ADC; 1 co mandante dell'artiglieria (maggiore Andrea Dupuy) con 2 capitani ADC; 1 comandante del genio (capitano renente h ancesco Fradi) con 1 alfìere ADC; 4 uffìciali di SMG (2 tenenti colonn elli, 1 tenente, 1 alfìere); 12 aggiunti allo SMG (3 capitani, 3 ten enti, 2 sottotenenti e 4 alfì eri); 1 intendente di campagna (commissario ordinatore Biagio Natale); 1 direuore generale del treno e bagagli (maggiore Giovanni de Sii va); 1 commissario generale delle sussi.~tenze (maggiore Giuseppe C lary); 1 vicedirettore degli ospethùi; l vicario generale (mons. Giovan ni Ra11ista Capozzi); l uditore ge nerale {[,dice Ferr;Ùoro).
Gli ufficiali assegnati al quartier generale erano tenuti a procurarsi il cavallo e a tal fìne ebbero un anticipo di 72 ducati da scontare in otto rate sulla paga.
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Comandanzia generale e Stato Maggiore Generale (1808-11)
Alla nomina (15 febbraio) del principe ereditario a comandante generale, seguì l'istituzione (29 febbraio) dei seguenti organi, per un complesso di 2 generali e almeno 33 ufficiali e aiutanti: •
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segreteria particolare della "comandanzia generale dei Re1tli Fsaàtl' (o "delle Armt'), composta da 1 segretario e 5 uffìciali; "ispe:àom: generale dell'esercito" con un tenente generale ispettore delle Division i (13ourcard), 1 sottoaiutante di campo, 1 tenente colonnello, 3 ufficiali inferiori e l aiutante; "stato maggiore genert.tft1' con un quartiermastro generale (fardella), un sotroquartiermastro (tenente colonnello graduato esente delle guardie del corpo conLe Cesare Chastelloux), 3 aiutanti del QMG (tra cui un ahro esente delle guardie del corpo, il tenente colonnello Filippo Salu,.zo Corigliano), 6 aiutanti rnaggiori (3 capitani e 3 tenenLi) e vari ufficiali civili e militari addetti alla cancelleria (inclusi 1 sottotenente e l alfìere); "stillo rmtggiore di Calabria"; con 2 tenenti colonnelli e 7 uffìciali iufèriori .
Il 3 aprile furono approvati i distintivi di SMG (ricamo a foglie d'oro) e di grado (ricamo particolare per il capo; asola al collare per il sottocapo; dragona e bottoni d'oro per gli aiutanti quartiermastro; dragona e bottoni d'argento per gli aiutanti maggiori dello SMG; solo un'asola d'argento, senza ricamo, per gli ufficiali aggiunti). Il 9 aprile Chastelloux e Saluzzo furono esonerati dai loro incarichi di stato maggiore. Il 24 aprile furono nominati 6 aiutanti maggiori dello SMG (4 capitani tenenti e 2 tenenti), addetti al comando generale e allo SMG al tri 3 sottotenenti e 2 alAeri e istituito un "offìcio topografico" (v. infrtt, cap. 17, §. E) incaricato di levare e incidere la carta della Sicilia. 11 27, a richiesta di Fardella, si stabilì infine la "pianta dei soldi" per tutti gli uHìciali dello SMG. Il 7 maggio fu nominato sottoquartiermastro il tenente colonnello d'artiglieria Edmondo Offaris (O'Farris). Tn ottobre furono concesse a Fardella 100 onze mensili per "spese segrete".
ll 1° dicembre fu inoltre emanato un Regolamento di Sua Maestà per lo Stato Maggior Generale che si terrà come ordinanza da tutto l'Esercito, contenente dettagliate disposizioni operative e logistiche sul servizio di campagna. Nel I capitolo, art. I , lo SMG era defìniro "primo Corpo dell'Esercito", con il compito di "conservare uno stabile sistema su di tutti gli affari riguardanti l'Esercito e pel pronto disbri go di quanto sia d'uopo
L'ORDINAMENTO MILITAR[ IN SICILIA (1806~1 8 15)
disporsi". Compito del quartiermastro generale (scelto nella classe dei generali) era, "per disposizione e con intelligenza del . .. comandante generale", di "(dar) fuori in nome del medesimo tutti gli ordini, o altre carte, che necessitino, colla sua sottoscrizione e indicazione della sua caric,ì'. Il sottoquartiennastro generale (del grado da tenente colonnello a brigadiere) doveva rimpiazzare il superiore in caso di vacanza o di assenza e "incaricarsi del primo dipartimento della cancelleria dello SMG". Erano inoltre previsti 3 aiutanti quartiermastri generali (tenenti colonnelli o maggiori) "per porli alla testa dello stato maggiore delle Divisioni" distaccate "e per essere impiegati nelli dipartimenti della cancelleria" e 6 aiutanti maggiori dello SMG (capitani e subalterni) "per commissionarli nel particolare dettaglio de' dipartimenti della cancelleria, per affidar loro gli ordini d'importanza per la sicuren.a del ricapito e per servire da sotto aiutanti" negli SM delle Divisioni distaccate. Lo SMG includeva "gli ufficiali aggiunti" allo SMG (tenenti e alfieri) e "i segretari pe' registri delle carte". Si «considera(va)no nello" SMG gli aiutanti di campo dei generali e comandanti e "annessi allo" SMG:
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i comandanti dell'artiglieria e del corpo del genio; il direttore generale del treno e regio bagaglio; l'intendente generale di ca1Ìipagna: il vicario e l'uditore generali; il direttore generale degli ospedali e chi ne faceva le veci in campagna; il direttore della posta militare in campagna; il comandante di piazza del quartier gen erale, incaricato del dettaglio del servizio in campagna; il gran prevosto, ufficiali ed aiutanti a lui appartenenti; le truppe di fanteria e cavalleria e le guide assegnate al quartier generale; i civili delle diverse amministrazioni impiegati n ei vari rami del servizio dell'faercito cd i militari che per ordine del comandante generale e per la natura d elle loro funzioni erano al seguito o addetti allo SMG.
Dislocato a Corleone, lo SMG fi.t gradualmente ordinato come corpo autonomo. Con dispaccio del 27 maggio 1809 gli ufficiali di SMG furono cassati dai ruoli dei corpi di provenienza, assegnando loro il rango di anzianità nel "ruolo generale dell'esercito". Nel dicembre 1809 Torrebruna fu assegnato alla spedizione di Moliterno quale capo di SM e comandan• te dell'artiglieria, con Andrea del Puente del genio. Il 1 5 giugno 181 O tutti
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NArDLEONICHE (1806 - 1815)
i corpi dell'esercito furono inquadrati in un'unica divisione al comando <li Bourcard, con uno stato maggiore generale divisionario, un vicario generaJe, un uditore di guerra, marescialli, brigadieri, parco, treno, cassa e ospedale di campagna. Le ispezioni disposte da Bourcard con l'invio di capitani e maggiori di SMG suscitarono però le proteste degli ispettori, brigadieri e commissari di guerra e l'accusa di "eccesso di potere". Nell'ottobre 1810 l'"esente" Filippo Saluzzo, passato nel frattempo "all'immediazione" del duca d'Orléans (che si trovava allora in Sicilia), fece valere il grado di colonnello di fanteria addetto allo stato maggiore generale datogli in precedenza dal governo spagnolo per chiedere l'avanzamento di un grado nell'esercito siciliano (invocando un precedente creato a favore di tre alfieri di vascello dell'armada spagnola, ammessi al servizio siciliano come tenenti di vascello).
Non avendo maneggio di denaro, lo SMG era immune, almeno in teoria, dalla malversazione, ma esposto all'usura: nel 1811 etnerse che alcuni
ufficiali avevano preso in prestito (da una strozzina) 150 ducati al tasso del 24% annuo. A quell'epoca, morti Bourcard e dell'Uva, i generali dell' esercito erano rimasti 21 e costavano 4.476 ducati al mese in guarnigione e 5.724 in campagna: il costo dello SMG era di 1.362 e 1.392, appena un terzo della spesa per lo stato maggiore delle piazze (4.176). Nel gennaio 1812 essendosi ridotti a tre soli gli ufficiali addetti allo SMG, se ne aggiunsero altri due, col solito anticipo di 72 ducati per l'acquisto del cavallo.
Bentincli e lo stato maggiore siciliano (1812-15) Il 2 1 gennaio 1812 Parddla e lo SMG furono posti agli ordini di Lord Bentinck, "il quale per gli oggetti di disciplina, mosse e organiz'.l,az.io ne delle truppe" doveva "rivolgersi alla R. segreteria di guerra e marina''. Si rilevava però che, "non essendo l'esercito in campagna'', tale assetto caricava lo SMG di "innumerevoli compiti", esautorando quasi del tutto la segreteria. Fu confermato sotto quartiermastro generale il tenente colonnello Edmondo O'Farris. In agosto fu concessa ai 76 membri dello SMG una gratifica di 1 5 ducati (per un totale di 1.140) e un'altra di identico importo fu promessa per settembre ("quando ci sarà il denaro"). Tuttavia il 28 agosto lo SMG segnalava di aver finito la carta e di non avere i soldi per ricomprarla.
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA {1806-1815)
Il trattato addizionale del 12 settembre riservò agli inglesi il comando della colonna mobile e la scelta dei brigadieri siciliani. Il 2 ottobre si specificò che lo SMG doveva essere pagato dal re e non già sui sussidi inglesi vincolati per la colonna mobile. Il 28 ottobre il corpo di SMG fu di fatto sciolto, disponendo l'aggregazione di tutti gli ufficiali e aiutanti di campo ai vari reggimenti "nei quali formano i loro a.~censi" (avanzamenti) e la cessazione dal servizio di SMG con la promozione a maggiore. la costituzione del 1812 riservò ai siciliani tutti gli incarichi di governo e gli impieghi civili e militari e fu costituita una giunta presieduta dal brigadiere siciliano principe di Carini per esaminare le posizioni degli emigrati civili e militari. Col nuovo ordinamento ddl' esercito gli ufficiali napoletani furono in gran parte concentrati nei reggimenti "esteri" e la maggior parte dei generali e colonnelli furono congedati o sostituiti, furono aboliti il supremo consiglio di guerra, i posti di brigadiere d'artiglieria e del genio e, il 29 ottobre, i comandi permanenti di brigata e divisione, riservandosi di assegnarli di volta in volta ai brigadieri e marescialli. Il nuovo organigramma includeva; •
1 tenente generale (estero) comancL1nte della piazza di Pa1ermo (Rourcard);
•
5 marescialli di campo (un siciliano e quattro esteri) ispettori della fanteria mobile (Rosenheim) e stabile (Minkhini), della cavalleria (Acton), della guardia reale (della Cattolica) e dei cacciatori e pionieri reali (Saint Clair); 6 brigadieri (cinque siciliani e un estero), di cui quattro già in servizio (duca della Horesta e Beccadclli con la colonna stabile, f<ernandez intendente generale e principe della Scaletta governatore di Messina) e due neo promossi (Roth e Moncada) assegnati alla colonna mobile.
•
Saint Clair, amante della regina e aio nonché aiutante del principe Leopoldo, prediletto da Carolina, nel giugno 1813 partì assieme a loro e al principe d'Assia per Vienna e tornò a Napoli col principe Leopoldo il 22 maggio 1815. La brigata siciliana in Spagna fu comandata da un semplice colonnello (Pastore), avendo come capo di stato maggiore Francesco Del Carretto. Nel febbraio 1814 Roth e Moncada furono assegnati rispettivamente alla 1a (Montresor) e alla 2a (McFarlane) Divisione anglo-siciliana. Benché malato, Nunziante volle seguire a titolo personale la spedizione in Liguria .. ma le sue condizioni di salute e un incidente diplomatico lo costrinsero a
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 - l!il5)
tornare quasi subito a Palermo. Borbonici erano però i capi di stato maggiore della divisione anglo-sicula inviata in Spagna nel 1812 (francesco Ruiz) e delle altre due inviate in Liguria nel 1814 (capitano Desauget della 1a e maggiore Della Rocca della 2a). Il 16 giugno 1814 fu il capitano nizzardo Vial, capo di stato maggiore della Brigata Roth, a guidare la marcia della Brigata inglese Hohnstedt da Nervi per tagliare la ritirata ai presidi dei forti Richelieu e Santa Tecla e minacciare la posizione di San Martino, mentre Della Rocca, dopo la resa di Genova, condusse 2 battaglioni siciliani a occupare il forte di Gavi. Il 20 marzo 1813 fu costituito un plotone di 28 guide di staro maggiore (tenente, primo sergente, tromba, maniscalco, tre caporali e 21 guide) con sgargiante uniforme (dolman blu scuro con mostre, trecce e galloni rossi, fascia bianco-rossa, shakot nero con placca romboidale recante le armi reali e piumetto nero con cima rossa), armato di carabina, pistole e sciabola_ Il 27 settembre fu adottato un "nuovo piano per lo stato maggiore delle piazze". Il 30 marzo 1814 lo SMG fu aumentato di altri tre aiutanti maggiori. Nel maggio 1815 fu inviata a Napoli anche la tipografia da campagna, aggregata alle Guardie Reali, con compositore, torcoliere e rispettivi aiutanti. Il rimpatrio dello SMG fu completato nel luglio 1815.
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L'ORDINAMENTO MILITARE IN SIOLIA (1806- 1815)
'/'ab. 144
L ',1/to Comando borbonico dal 1806 al 1815 Comanclunti Generali clell'Esercil.o
Capitano generale principe d'Assia Principe ereditario Francesco Principe Leopoldo Capitano generale Lord William Bcntinck Principe ereditario Francesco Tenente Generale McFarlane (delegato) Principe Leopoldo Conte Lival Nueent von Westenrath
Dal 14 luglio 1806 al 6 febbraio 1808 Dal 6 febbraio 1808 al 26 gennaio 1812 Com. Generale della RA VS ( 1808-1812). Dal 26 gennaio 1812 al 18 luglio 1814 Dal 18 luglio 1814 all ' ll maggio 181 5 Dall' 11 maggio al 4 giugno 1815 Presidente del Supremo Cons. di Guerra 1815- 16 Dal 30 agosto 181 6 al 6 luelio 1820
Ministri Data
Indirizwe composizione
E8leri Giu8tizia finanze Guerra eM. Conservatore Acton Migliorini Luigi dc Medici Ammiraglio Napoletano F orte_guerri Agosto 1806 Conservatore T. di Somma Migliorini Luigi de Medici Brigadiere Mdi Circetlo Cola_janni Napoletano Giugno 1808 Conservatore T. di Somma Migtiorini Luigi de Medici Mar. Manuel y Napoletano Mdi Circcllo Arriola Giugno 18 l O Di apertura idem Hmanuclc P di Trabia(+) Idem I) Tornasi dir. Misto Parisi Dicembre Di chiusura idem idem D. Tornasi Gargallo M. di 1811 Misto Castellentini 27 marzo I Liberale Principe di Principe di Principe di Principe d'Aci (*) 181 2 Siciliano Ddmonle Cassaro Castelnuovo Gennaio rimpasto idem Idem(") Idem Amm. Ruggero l8U Settimo Mar.w 1813 lT Liberale idem Principe di Idem Idem Siciliano Carini .t Agosto 1813 I Reazionario Duca Aut. Avama duca A vv. marchese Maresciallo di C.uallieri Ferreri Diego N ascili Siciliano Lucchesi Ottobre 181 3 III Liberale Principe di P rincipe di Gaelano A mm. Ruggero Sicili ano Villafranca Carini ( 0 ) Bonanno Settimo 5 lug li o 1814 lTRca:1,ion. Antonio Avarna duca Avv. marche se Maresciallo Diego Naselli Siciliano Lucchesi di Gualtieri F erreri 4 giugno Restauratore Marchese di Marchese Luigi de Medici Maresciallo 181 5 N apoli Napoletano Circcll o Tommasi Saint Clai r (") ( I) Morto l' 11 se!lembre l 811. (*) Dimessosi a seguilo di un alterco con Ilenlinck. (") Privato de lla carica di maggiordomo di corte su richiesta di Bentinck. (") Con Cesare Ai rold i direttore dell'interno. (" ) Sotto gli ordini del principe Leopoldo. Mar/.o 1806
Consig_lieri <li Stato Nel l 81 O nominati Medici, Mi gli orini e i principi di Rulcra e di Cassaro. Nel 181 l i principi di Pm1anna, C utò e Cattolica. La Costituzione del 1812 prevede un consiglio di stato composto dai 4 segretari e da un minimo di 2 ad un massimo di 12 consiglieri, esclusivamente siciliani . Nell ' ottobre 18 13 n o minati i principi dì Fitalia e Cattolica.
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LE DUE SJCJLIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1 806 - 18 15)
Tab. 145 -I Generali dell'J,;sercito e della u_ Armata Volontari Siciliani (1808-12) I Capitano Generale Dimesso il 2(,8. 18()(, Morto nel 1811. Giovanni Edoardo J\cton (30.'J 1.7')7) Presidente del S. Consiglio di Guerra (°) Principe L cl' Assia Philipstahl (14.7.1806) 3 e poi 2 T e nenti Generali Vincenzo Revertera duca della Salamlra Col. Clen. dei Granatie ri Reali (m. 6.10.1810) Hmanucle 1-lourcard Ciov. politico e mili lare di Palermo e Ispettore Generale delle Divisioni Principe di 1-lulera Direllorc della R Armala dei Volontari Siciliani 7 Marescialli di Campo Tommaso di Somma marchese di Cin:ello Segretario agli esteri da l 1806 al marzo 1812 Segretario di guerra e marina (1806-1811) G iovanni Battista Manuel y Arriola Luigi Adolfo <li Rosenheim Comm1dante e Ispettore della 2a D ivisione 11arone Gins<'.ppe I •:doardo Aclcm C:omandanlc e lspcllore della Cavalleria Angelo Minichini Comandante e Ispettore della la Divisione C:o mandanle delle R. <ruardie del Corpo, Principe di Ruoti presidente della giunta di rimonta e m. del SCG P1incipc della ( :aLlolica Magg. Cien. della RA VS e m. del SCG, poi C.olonnello gcn. dei Granatieri Reali (1811812) 23 Brigadieri
Giambattista l 'ardella l'rmc1pc di Leporano I auigi Fernantlez Peiteado r:rancesco Dell'Uva Marchese Uaelano Cusani Carlo Novi Patrizio Ciuillamat Duca della b"loresla Bernardo Beccadelli di Bologna Vito Nunziante marchese di S. rerdinando Lallanzio Se,gardi Giambattista Cola jarmi 1-'i lippo Canccllien Giuseppe Reggio e Grugno, principe d' Aci
Qua rti ermastro generale Comandante ddla 2 a Urigata di t:a valkria
Inten<lenle Generale dell'Esercito Presidente della giunta vestiario e reclutamento Ispettore degli Invalidi Comandante del Real Corpo d ' Artiglieria Comanùante del Real Corpo del Genio ( :ornandante della 1a 1-lrigala di fanteria Comandante della 2a Brigata di fanteria Comm1dante della 3a Drigata cli fanteria Comandante della la Brigata di cavalleria Comandante della piazza di Siracusa Capo subalterno della piazza di Palermo Ai ulanlc reale di S. I\IL e com degli alabardieri e cacciatori reali. Arrestato il 19 .7.18 11. Segretario di guena e marina <lai 27.3 al dicembre 18 12. 1\ iulanlc reale di S M e m del SCCr Troianol\farulli duca d'Ascoli Conte Giuseppe di Tlrnrn (Marina) Aiutante reale di S. M . e m . del sr.G Duca del Gesso Aiutante generale del principe Hancesco Marchese di Saint ( :laìr ( 0 ) Aiutante generale del principe Leopoldo com andante della Riserva grana tieri A iutante Maggior Generak de ll a RAVS Principe di Colla reale Principe de lla Scalclla A. M. G. della RAVS, poi Gov. di Messina Aiulanle Maggior ( ìenerale della RA VS Mic hele Requesens A. M. G. della RA VS, poi eap. degli alabardieri Nicola rilangieri principe di Cutò A M. ( ì de lla RA VS, poi pres. <riunta di Staio Principe di Carini 0 ( ) Partito con la r<'.gina e il principe I .copoldo il 14.(,.1813. SCG = Su premo Consiglio Guerra. RAVS = Reale Annata dei Volontari Siciliani.
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806-1815) __
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15. L'AMMINISTRAZIONE
A. Segreteria di guerra e marina e intendenza militare La segreteria di guerra e marina dal 1806 al 1811
e
ol ritiro in Sicilia Forteguerri rimase a capo della marina (sino alla morte, il 5 gennaio 1809), mentre la segreteria di guerra e marina passò a Colajanni. Nel giugno 1808 quest'tùtimo fu promosso brigadiere e nominato governatore di Siracusa, e alla segreteria fu richiamato il maresciallo Giambattista Manuel y Arriola, capro espiatorio della sconfitta del 1798. 1 poteri del segretario continuarono ad essere limitati prima da una giunta di geherali istituita il 2 dicembre 1806 per esaminare la condotta degli ufficiali e poi dal supremo consiglio di guerra, ripristinato 1'8 giugno 1808 con la presidenza del principe d 'Assia. Nel gennaio 1808 la segreteria comprendeva 18 addetti con un costo annuo di 11 .172 ducati: •
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4 primi ufficiali di dipart im ento con so ldi di 86, 84, 82 e 80 duca1i; 1 secondi ufficiali di dipartimento con soldi di 56, 54, 52 e 50 ducati; 4 aiutanti di dipartimento con soldi di 38, 36, 34 e 32 ducati; 1 primo uftìciale d'archiviario e registrati con soldo di 64 duca ti; 1 aiutante addetto alla segreteria con soldo di 30 ducati; 4 inservienti (primo e secondo portiere, un barendiere graduato e un facchino) con un costo mensile di 93 ducali incluse le spese straordinarie.
l:uffìciale del primo dipartimento era incaricato del pagamento del soldo ed erano previsti premi di incentivazione per un totale di 720 ducati annui. Gli editti del febbraio 1811 inclusero anche gli impiegati della . segreteria tra gli obbligati ali' acquisto dei biglietti della lotteria fondiaria.
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LE DUE SICILIE NELLE, GU[RRL NAPOLEON ICHE ( 1806 - l 815)
I nuovi stipendi in onzc erano identici agli antichi: un maggiore continuava a guadagnare 84 ducati e i capitani da 81 a 51, ma a 4 ufficiali in ritiro (due capitani e due alfieri) ne toccavano solo 33. Tuttavia il personale godeva di gratifiche per doti o malattie sul fondo "diritti per il rilascio delle patenti militari", finanziato dagli ufficiali promossi. Il secondo portiere ne ebbe una di 50 ducati per la dote alla sorella e il 30 gennaio 1812 un addetto alla segreteria, con stipendio di 16 ducati, ne ottenne una di 18 per "vestirsi a lutto con la fàrniglia". Il 12 aprile 1812 il primo ufficiale andò in pensione conservando il soldo pieno di 86 ducati. Anche allora i ministeriali avevano il cuore tenero: i risparmi sulle "spese di gasto" della segreteria (994 ducati) e sullo stipendio del quarto uffìciale vacante (960) furono in parte impiegati per una donazione ai due reclusori del Cuore di Gesù e della Badiella delle Orfane a Monreale, che ospitavano le figlie dei militari, allo scopo di poter comprare le attrezzature per tessere e filare.
la successione dei ministri dal 181 O al 1820 Confermato nel governo "d'apertura" nell'estate 181 O, Arriola fo sostituito nel dicembre 1811 da un barone siciliano, Gargallo marchese di Castellentini, noto come poeta e membro acquiescente della deputazione permanente del parlamento. Il ricambio di un solo ministro e b persona scelta a ricoprire l'ufficio furono considerati da Bentinck un'aperta sfida alle sue richieste di svolta politica e con la sua nomina a comandante generale la segreteria fo di fatto quasi del tutto esautorata e ridotta a mera cancelleria esecutiva dello stato maggiore generale.
Nel primo governo liberale siciliano, formato il 27 marzo 1812 sotto la tutela di Bentinck, la segreteria di guerra e marina fu assunta dal principe d'Aci, tornato trionfatore dalla relegazione assieme ai principi di Belmonte e Castelnuovo, che assunsero a loro volta le segreterie degli esteri e d' azien da. Latteggiamenro polemico nei confronti dei colleghi e rivali politici, la rottura coi liberali sulla questione <.ki fedecommessi e il passaggio nel campo realista e non da ultimo la pretesa di restituire autonomia e potere decisionale al suo dicastero, conclusa con un violento alterco con Bentinck, portarono nove mesi dopo alle sue dimissioni e alla successione dell'arnmiraglio Ruggero Settimo. Il 28 luglio 1813 il governo si dimise
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per l'atteggiamento ostruzionistico del parlamento, dominato dagli estremisti capeggiati dall'avvocato Emanuele Rossi, che rifiutava di discutere lo stanziamento dei fondi chiesto da Castelnuovo fìntanto che non fosse stato presentato il piano delle entrate (ritardato ad arte dalla deputazione del Regno) e attuata la riforma tributaria.
In assenza di Bentinck, impegnato in Spagna, fu formato in agosto un nuovo governo reazionario, ancorché composto di siciliani, con l'avvocato marchese Antonio Ferreri alle finanze, il duca Lucchesi Palli agli affari esteri (un vecchio cortigiano, subito bollato dagli inglesi con la trita battuta "estero agli affari") e il maresciallo di marina Diego Naselli d'Aragona alla segreteria di guerra e marina. 'fornato a Palermo il 3 ottobre, Bentinck impose al vicario gc.:nerale di licenziare il governo (definito dai liberali "tre inetti guidati da un furho", cioè Ferreri) e formarne uno liberale, confermando Ruggero Settimo alla guerra e marina e il principe di Carini alla giustizia e sostituendo Castelnuovo e Bdmonte, ormai irriducibili avversari, con Gaetano Bonanno e il principe di Villafranca, personaggi di secondo piano dominati, come gli altri due, dal proconsole inglese. Riassunto il potere il 4 luglio 1814, il re richiamò al governo i ministri reazionari e il 4 giugno 1815, arrivato a Napoli, richiamò Luigi de Medici ~ alle finanze e Circello agli esteri, attribuendo la segreteria di guerra e marina al maresciallo Saint Clair che lo aveva preceduto nella capitale tornando da Vienna assieme al principe Leopoldo, nominato presidente del rip ristinato supremo consiglio di guerra. Il 15 agosto Naselli, promosso tenente generale, assunse l'interim della sola marina e il 10 gennaio 1817 subentrò nella segreceria di guerra e marina, mantenuta fino al 4 agosto 1820.
L'intendenza generale e le officine militari
Il brigadiere Luigi Fernandez Peiteado conservò l'intendenza generale dell'Esercito di Sicilia che ricopriva dal 1802 e il 3 maggio 1806 le spese delle R. Truppe di Napoli furono separate da quelle del R. di Sicilia. Dall'intendente generale (definito "primo scheff-è del corpo politico militare" dal titolo XXIV dell'ordinanza sul regolamento della gerarchia militare del 18 ottohre 1808) dipendevano ben 12 organi, con 170 ufficiali e _ impiegati (giugno 1808):
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segreteria (segretario cornm. <li guerra Domenico Pietromasi); officina con 17 adderti: 2 ufficiali maggiori (comm. di guerra); 3 uffìciali (uno vacante), 3 aiutanti di prima e 2 di seconda classe, 5 soprannumerari, l portiere (sergente) e 1 barendiere (soldato invalido);
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contadoria principale con 17 addetti: 1 contadore principale (comm. ordinatore Domenico Merlo e Splendore), l ufficiale maggiore {comm. di guerra marchese Domenico M ....), l cassiere {cornrn. di guerra), 5 ufficiali (di cui uno vacante), 1 archiviario, e; soprannumerari, l portiere ("paesano" = civile) e l harendiere {soldato invalido);
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tesoreria militare con 16 addetti: tesoriere generale (principe della Catena), 1 uFfìciale maggiore (comm. di guerr:1), 6 ufficiali, l ufficiale superante, 5 soprannumerari, 1 portiere (paesano), I harendiere; corpo politico (tit. XXIV dell'Ordinanza 18 ottobre 1808) con l O commissari: I ord inatore (Antonio Manuel y Arriola) e 9 comrn. di guerra (1 a Palermo e gli alti·i a Messina, Siracusa, August:a, Trapani e Ponza); intendenza e officine di campdgnrt con 6 addetti: 1 vice intendente (comm. ordinatore Biagio Natale), l direuore dell'officina (comm. di guerra Luigi del Re), 1 segretario (tenente colonnello), 2 ufficiali e l aiutante; real provianda con 18 addetti, di cui 9 alla segreteria (1 ufficiale, 1 archiviario, 2 aiut;111ti, 1 agente, 1 portiere sergente invalido e 3 magazzinieri dei frumenti, di legno e carboni e dell'olio) e 9 alla contado ria p:1nicolare (1 sovrintendente, 6 ufficiali e 2 aiutanti); soprintmdenza dei viveri efòrag,gi con I soprintendente e 2 impiegati; Giunte militari d'azienda e proviandt1 con 27 impiegati di cui 6 a Messina (un segretario di azienda, due di amministrazione, un aimante magazziniere, un razionale e un impiegato all'olio), 1 a Milazzo, I a'laormina, 4 a Siracusa, 3 ad Augusta, 5 a Trapani, 1 a Favignana e 6 a Girgenti; gùmt11 di rimonta con 1 presidente (principe di Ruoti) e 3 membri e 16 addetti (1 segret:ario principale, 1 razionale, 7 rimontìsri, 2 capitani, 1 alfiere, 1 aiutante, l foriere, 1 portiere e 1 ordinanza); giuntd di redut11zionecon 1 presidente (brigadiere Dell'Uva) e 2 impiegati (segretario e razionale); Gùmtt1 de 1!(:stiari con un presidente (brigadiere Dell'Uva), 4 membri e 30 addetti di cui 2 alla segreteria, 2 alla razionalia, 2 alla concroleria, 3 alla tesoreria, 4 ai depositi (dei generi grezzi e dei generi costruiti), 5 alle offìcine di costruzione, 2 soprannumerari, 3 harendieri e 7 assistenti.
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Gli organici suhirono in seguito poche variazioni, con l'aumento di 4 addetti dell'ofl-ìcina di intendenza (un aiutante di seconda, un portiere e 2 soprannumerari) e di un ufficiale superiore presso la tesoreria, l'abolizione del posto di commissario di guerra di Ponza e il trasferimento a Palermo di quello di Messina.
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
B. L,amministrazione dei corpi e le paghe L'amministrazione interna dei corpi Nell'ottobre 1809 l'amministrazione delle gratifiche per rimonta e redutazione fo confermata ai competenti organi centrali (giunta e capo) mentre quelle per barbiere, "lustro" e riparazioni di armi e monture furono attribuite ad un consiglio di battaglione composto da 7 ufficiali (il barbiere riguardava l'acquisto di forbici e vassoi, il lustro quello di pettini, cipria e cerotto per capelli, grasso e spazzole per scarpe, bianchetto per marsine, cera per giberne e baffi, forbici per unghie, scatolette per il grasso, borsa per ago e filo, spazzole per panni, stecche per botta, battipanni, forme per caschi e giberne, specchietti a mano per soldati. Per risparmiare, il 27 luglio 1809 era stato abolito l'uso di incipriare il codino dei granatieri).
Il 16 maggio 1810 il fondo di grazia fu abolito, istituendo al suo posto il fondo di banda. Il 29 agosto fu esteso a tutti i corpi il fondo di cancelleria già previsto per i granatieri reali (12 ducati al mese per i reggimenti di fanteria, 16 per quelli di cavalleria e 6 per i battaglioni autonomi). L8 settembre il fondo di banSa fu abolito e gli strumentisti furono inquadrati direttamente nella piana minore dei reggimenti (con paga di graduato, pit1 una gratificazione di 5: 10 ducati ai capibanda). Tuttavia nel 1812 i fondi di grazia e di banda, come gli utensili e le spese per "riparo d'armi", furono inclusi nelle gratificazioni di vestiario (1 ducato mensile pro capite nei corpi a piedi, 1:55 in quelli montati, 1:45 nel treno e 0:80 nel reggimento guarnigione). Nel 1815 il fondo d' ingaggio quinquennale era di 18 ducati per recluta (un terzo in più dell'anteguerra) , il fondo di rimonta di ducati 1:28 per ogni cavallo di regio conto (ma di soli 0:60 per i l 00 in dotazione ai cacciatori reali), i fondi di cancelleria e "processure" di 12 e 2 ducati al mese per i reggimenti d i fanteria, guarnigione e invalidi, di 15:30 e ] per q uel li di cavalleria e di 6 e l per battaglione autonomo e per il treno. Quest'ultimo aveva inoltre un fondo mensile di 240 ducati per ferrature, accomodi e riparazioni di finimenti, basti, traini e altro (con rendiconto , trimestrale).
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE I 1806 - 1815}
Paghe, gratijìche e masse Nel gennaio 1807 si stabilì che il prest fosse pagato ogni quindici giorni_ 11 16 aprile 1808 la paga del soldato di fanteria fu stabilita a 24 .5 grana al giorno (ducati 7.35 mensili), di cui 7 di prest, 8 di vestiario, letti e armamento, l per il lustro, 4 per la razione di pane, 3 per il rancio e 1 grana e 6 calli per legna e olio. TI 9 novembre 1810, "atteso l'esorbitante prezzo della carne vaccina" (11 grana per 8 etti), la ritenuta per il rancio fo raddoppiata da 3 a 6 grana, con pari riduzione del prest e il 17 novembre si stabilì la razione di campagna (18 grana). Il 26 novembre Bourcard propose l'aumento di 1 grano e il 2 giugno 1811 fo aggiunta alla paga una "massetta" di 3 grana. In compenso il 14 settembre fu abolito iI rancio per l'armata stabile. Il I 3 maggio 1812 si stabilì, in mancarl'./,a di monete d'argento, di pagare il prest in monete di rame. Nel 1812-1 5 la paga della truppa era composta dal prest, variabile da 6 a 43 grana al giorno a seconda del grado e dell'arma, la massetta (di 3 grana in guarnigione e 4 in campagna e di 2 per il reggimento guarnigione), la razione di pane e legna (4), il rancio di guarnigione (16), la massa per vestiario, letto e armi (1 ducato al mese nelle truppe a piedi, 1:55 in quelle a cavallo, 0:80 nel Reggimento guarnigione e 0:75 per gli invalidi, questi ultimi con la sola razione di pane e legna). Negli averi del treno erano compresi prese, massetta, pane, rancio e legna. Quelli delle compagnie di dotazione includevano la razione di pane e legna, ma venivano corrisposte anche una gratifica per vestiario e letti di 1 :50 e una per armamento di 2:20 pro capite. Agli "individui Lelegrafìci" (cioè ai militari addetti al telegrafo costiero) erano corrisposti gli "averi" del corpo di appartenenza più gratifiche di 16: 18, I 4: 18 e 6:38 ducati per il primo e secondo telegrafico e il "serviente". La paga degli ufficiali (e di tutti i militari in artiglieria) includeva il soldo, spettante anche in licenza, e il soprassoldo, spettante solo in servizio attivo. Il 9 giugno 1807 si accordò che parte della paga degli ufficiali in campagna fosse versata direttamente alla famiglia. Gli ufficiali di cavalleria e quelli superiori delle altre armi godevano di un certo numero d i razioni di foraggio (del valore di 5 ducati mensili) in base al grado e alla circostanza di essere in guarnigione o in campagna_ Le nuove paghe del 6
L'ORDINAMENTQ MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
luglio 1811 ridussero il numero delle razioni dei generali e degli ufficiali superiori. Per missioni speciali spettavano agli ufficiali una diaria di 1 ducato e agli inferiori gli averi di campagna. Agli ufficiali inferiori, esclusi quelli d'artiglieria, spettava inoltre una gratifica per "lume e fuoco" di ducati 0:64 al mese. Altre gratifiche erano previste per le medaglie al valore (2 grana napoletani al giorno), la veteranza (3 grana per i sottufficiali e 2 per i soldati dopo 24 anni di servizio, aumentata della metà dopo 36 e raddoppiata dopo 48) e la rafferma (30 grana per ogni mese di servizio oltre il termine dell'ingaggio). Agli ufficiali in servizio spettava un attendente (trabante) preso tra i soldati in ritiro del Reggimento Guarnigione oppure tra gli invalidi (dispacci del 2 aprile 1808 e del 17 maggio 1809).
C. Sussistenza e vestiario La soprintendenza generale per le sussistenze
Il 9 marzo 1799 era stata istituita in Sicilia una deputazione di provianda e vestiario, composta d~ll'intendente generale, dal brigadiere ispettore del Reggimento Valdimazzara, dal commissario ordinatore, da un commissario di guerra membro e segretario e da 5 civili, assistita da due officine centrali con 18 addetti (8 di segreteria e archivio e 10 di "razionalità" o con tadoria) istituite il I O maggio e dotata della stessa uniforme del personale delle officine militari (blu con paramani e colletto rosso ricamati e bottoni d'argento per gli ufficiali e senza ricami e con bottoni bianchi con seri tta "agenti di proviandà' per il personale esecutivo). Benché nel 1800 il vestiario fosse stato attribuito ad un nuovo organo autonomo, nel marLo 1 802 le due officine di provianda contavano 24 impiegati. Il 1° dicembre 1806 fu istituita una commissione economica militare (o "di sussistenza") composta da un commissario generale, da un provveditore generale e da un ufficiale per brigata (ognuna delle quali disponeva di lO agenti: 2 forieri, 1 macellaio e I fornaio rispettivamente con 2 e 4 garzoni). Probabilmente la commissione fu sospesa in febbraio assieme allo stato maggiore generale, dal momento che il 30 maggio 1807 la tro_,vi:.imn "rimessa in attività". TI 2 aprile i viveri esistenti presso l'Annata di
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campagna includevano 219.097 razioni di pane, 92.912 di galletta, 92.127 di carne (ossia 140 buoi vivi), 117.400 di vino, 27.440 d'olio e 9.831 di fieno, corrispondenti a 117.400 razioni complete e 9.831 di foraggi. Si calcolava che per 2.100 uomini occorrevano (in misure napoletane) 236 cancara di farina (21 O quintali), 42 di carne (37.4 q.li), 5 di sale (4.4 q.li) e 17 di legna (15 q.li) e 43 botti di vino (225 ettolitri). Il 18 giugno 1807 si segnalava l'urgenza di stabilire una pianta degli impiegati nel ramo delle sussistenze di viveri e foraggi. Il 30 ottobre il maggiore Giuseppe Clary fu nominato commissario generale delle sussistenze della Divisione spedizionaria di Palermo. Nel giugno 1808 il servizio era ripartito fra la soprintendenza viveri e foraggi e la real provianda (con segreteria, contadoria e magazzini di frumento, legna e carboni e olio), con 8 giunte periferiche di azienda e provianda (a Messina, Milazzo, Taormina, Siracusa, Augusta, 'li:-apani, favignana e Girgenti), in tutto 48 impiegati, piì.1 un numero imprecisato di agenti esecutivi. TI 1° settembre 1809 fo attivata una soprintendenza generale per le sussistenze di e.sercito, marina e servi di pena in Sicilia e nelle Isole minori, composta dai dm.: attuali amministratori (Carlo Marsella e Onofrio Melazzo), "con l'intervento" del commissario ordinatore Manuel y Arriola per l'acquisto e la somministrazione dei viveri e foraggi. La soprintendenza disponeva di 1 segretario aiutante e 1 "razionalerià' (3 razionali, 1 aiutante e I amanuense) diretta da Arriola, nonché del personale esecutivo addetto ai forni e magazzini. H 17 gennaio 1811 forono ripristinate in tutto il Regno le giunte di provianda. A seguito del trattato del 12 settembre 1812 fu soppressa l'intendenza di campagna e creato un officio economico dell' aTmata mobile.
La razione viveri di campagna e di guarnigione
Gli Averi di campagna del 6 dicembre 1805 davano al soldato 8 etti d i pane (30 once), 2 di carne (8 once), 1 (4 once) di riso o pasta (oppure uno e mezzo di fagioli), 670 grammi di legna (25 once) e 9 di sale e 54 centilitri di vino. Nei giorni di magro era previsto un piatto unico di 188 grammi di riso o semola e 27 di lardo. L8 febbraio 1806 il primo piatto fu aumentato a 5 once di farro, riso o pasta "tritatà' (ali' epoca la pasta era considerata una leccornia da signori: la gente comune e i soldati erano già fortunati se pntcv:rnn m:rn giare la spezzatura resid ua della pasta). Il 1°
L'ORDINAMEITTO MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
dicembre 1802 fu emanato un nuovo Piano di sussistenze delle Truppe in Campagn.a. Il 23 gennaio 1807 il vescovo di Palermo accordò al cappellano maggiore di far uso della facoltà di licenza ai militari di cibarsi di carne o latticini anche in Quaresima e nei giorni di digiuno e astinenza. Le nuove tariffe del 13 agosto 1808 aumentarono il pane a 952 grammi, sostituibili però con 634 di biscotto, abolirono il primo piatto (riso o pasta, fagioli, semola) e diminuirono il vino a 49 cl(= 1 caraffa siciliana). In campagna la razione da bocca era data anche agli uff-ìciali (una ai cadetti, 2 agli uffìciali da alf-ìere a maggiore, 3 ai tenenti colonnelli, 4 ai colonnelli, 6 ai brigadieri, 8 agli aiutanti reali, 10 ai marescialli, 15 ai tenenti generali e 20 al capitano generale). Invece della razione in natura si poteva però pagare a ufficiali e sottufficiali un controvalore (parziale) in denaro di 1] grana (napoletani). In caso di imbarco (disposizioni del 3 settembre) la carne fresca era sostituita (per un massimo di due mesi) da un etto e mezzo di carne salata oppure di formaggio sardo o siciliano (tranne nei giorni di magro). Alle truppe imbarcate per la spedizione di Ischia e Procida furono date le razioni inglesi, scontandone l'importo dal sussidio. In cambio il 15 maggio 1809 Stuart pose il veto alla nomina del marchese della Schiava quale commissario ai viveri.
In guarnigione la razioife viveri spettava inizialmente soltanto ai granarieri reali (ma con ritenuta di 7 grana sul prest), m entre alle altre truppe toccava solo la razione di sei etti e mezzo di pane e 22 kg di legna al mese. Razioni di pane erano accordate anche ai generali per i loro servitori (16 al capitano generale, 12 ai tenen ti generali, 10 ai marescialli, 6 agli aiutanti reali, 5 e 4 ai brigadieri di cavalleria e fanteria). Dal 1° maggio 1812 la razione viveri in guarnigione dei granatieri reali fu ridotta: in compenso il beneficio fu esteso a tutti gli altri corpi (tranne i cacciatori Albanesi che godevano {li paga maggiore, e il Reggimento Guarnigione che non prestava servizio attivo), incaricando della somministrazione gli amministratori dei viveri e foraggi. Tl 3 magg io si ordinò l' esposizione della tabella con le nuove razioni in tutti i locali in cui si somministrava il rancio. La nuova razion e per i giorni di grasso preved eva 2 etti (8 once) di carne (alternando 4 giorni di carne vaccina e 3 di castrato, porco o cappone) e poco meno di primo piatto (al ternando due giorni con _, 7.5 once di pasca, uno con 7.5 di farro e uno con 8 di legumi). Nei gior-
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nidi magro si alternavano 8 once di legumi (per tre giorni), 6 di baccalà (per due) e 6 di formaggio (per uno).
Il 20 maggio si segnalavano lagnanze dai corpi sulla qualità del pane. Tn giugno si confermò il pagamento della razione in contanti per i subalterni e i graduati di piana minore. Il valore della razione, calcolato a 18 grana (baiocchi) fu ridotto a 17 (uno di aumento del prest in contanti e 16 in natura) dal nuovo piano del 14 settembre, che limitava inoltre il rancio di guarnigione alla sola armata mobile, sopprimendolo per la stabile.
La razione di fòraggio La razione di foraggio in guarnigione per i cavalli di real conto (7 litri di orzo e 7 kg di paglia) costava 6 ducati al mese: in campagna erano previste razioni differenziate per cavalli da sella (7 le e 9 kg), da tiro (9 lr e 9 kg) e di fanteria (6 le e G.G kg) del valore di 6.30, 7 :50 e 5 ducali. In campagna l'orzo poteva essere sostituito da avena o grano d'India, oppure da brenna o favetta, in quantità superiori all'orzo ma ritenute di pari valore nutritivo. A seguico della grave carestia del 1812 le razioni furono temporaneamente surrogate o diminuite: 1'8 aprile si prescrisse di dare erba (invece del pascolo) ad una parte dei cavalli e al resto la crusca; il 3 maggio fu inclusa nella razione la brenna, in quantità doppia della paglia; il 7 la razione fu ridotta ai cinque noni (uno d'orzo, uno di favetta, uno di grano d'India e due di brenna). Il 25 maggio si segnalava però il ripristino dell'intera razione di orzo. Le nuove razioni stabilite il 14 settembre 1812 prevedevano per i cavalli da sella 21.6 litri d'avena (un tomolo e un mondello siciliani) d'avena e 2 quintali e rotti di paglia (2.7 cantaia) al mese (= circa 73 cl e 7 kg al giorno) e per i cavalli da tiro e da ufficiale di fanteria la stessa quantità di paglia e circa 8 e 6 litri d'avena al giorno (13 tomoli e 2 carreggi e 10 tomoli al mese). Come in passato, le razioni di foraggio superiori ad una spettanti agli ufficiali per i loro cavalli privati era.no pagate in contanti in ragione di 5 ducati. Già ridotte dalle nuove tariffe del 6 luglio 1811, furono ulteriormente ridotte ad un massimo di due il 14 settembre 181 2.
L'amministrazione del vestiario C:omc si è: ::icccnn::ito, nel 1800 l'::imministr::izione del ve.5tÌ::irio era stata
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separata dalla sussistenza e attribuita ad una deputazione con 2 commissioni straordinarie. Questi organi cessarono le loro funzioni dal 1° maggio 1801, decentrando la provvista e costruzione del vestiario ai consigli d' amministrazione dei corpi, i quali dovevano acquistare i generi secondo i campioni bollati conservati in duplice copia presso l'ispezione d'arma e l'intendenza e dare rendiconto quadriennale delle apposite gratificazioni mensili. La situazione in Sicilia rese necessario tornare all'accentramento del servizio, con una giunta presieduta dal brigadiere dell'Uva (che era anche presidente della giunta di redutazione) e composta di 6 membri (l'intendente di campagna, un commissario di guerra, un colonnello, un maggiore e 2 negozianti). Inizialmente la giunta fu incaricata solo della "costruzione" del vestiario, lasciando l'acquisto <lei panni ai consigli d'amministrazione dei corpi, ma il 25 dicembre 1807 anche questa incombenza fu accentrata nella giunta. Nell'aprile 1808 la giunca aveva 38 impiegati, di cui 18 addetti agli uffici (segreteria 2, razionalia 2, controleria 2, tesoreria 3, con 2 soprannumerari e 7 barcndieri), 13 al deposito (portiere, 3 invalidi al deposito generi grezzi, 3 al deposito generi lavorati e 4 ali' officina di campagna e 2 barendieri) e 7 assistenti alle cinque officine di costruzione (una delle quali nel Castellammare di Palcriho). Nel maggio 1810 la presidenza della giunta passò a Candrian, colonnello brigadiere del Reggimento Guarnigione. Dalla giunta continuavano a dipendere segreteria, razionaleria, concroleria, tesoreria, magazzini dei generi grezzi e costruiti, sartoria e scarperia. Nel maggio 1812 la giunta fu abolita e la provvista del vestiario fu nuovamente decentrata ai corpi, con un fondo mensile accresciuto da 0:68 a 1 ducato a testa nei corpi a piedi e da 0:80 a 1:55 in quelli a cavallo (compn:nsivo però anche di letto, lettiera e manutenzione armi). Nell'agosto 1807 il costo per la sola confezione del vesnano del Reggimento Estero fu di G.000 ducati, mentre un anno dopo il Reggimento granatieri reali ne spese in tutto 32.330 (pari all'intera gratifica di ducati 0:68 al mese pro capite per la durata del quadriennio). Dal 29 novembre 1809 al 22 giugno 1810 furono riattate 376 tende in tela d'Olona o bruna di Sicilia, incluse 111 di ufficiali, 220 per comuni, 3 per ospedale, 2 per cappella, 8 mansarde e 30 per fasci <l'arme. I conti della giunta relativi al 1809 furono approvati il 27 febbraio 1811.
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l,a premiata ditta Sunning Una Memoria per la costruzione del vestiario per l'Armata, del 18 aprile 1807, caldeggiava l'adozione del panno blu (che alcuni corpi erano riusciti a procurarsi), più vantaggioso di quello bianco per ragioni economiche e di manutenzione e pulizia. Il panno bianco doveva essere infatti necessariamente di qualità fìna, perché lasciava intravedere tutti i "falli" di tessitura, e durava di meno, perché per pulirlo occorreva stropicciarlo, oltretutto con la "pietra di pipa" che doveva essere importata dalla Germania (I' equivalente siciliano, una pietra calcinosa detta "bianchetto", oltre ad una scarsa resa, aveva il difetto di bruciare il panno, consumandolo in pochissimo tempo): senza contare che difficilmente i ro'.l.zi soldatacci avevano tempo e pazienza per un lavoro tanto laborioso e delicato come la puli'.1.ia del panno bianco. Almeno da una certa distanza, il panno blu maltessuto e bisunto faceva un effetto migliore: il Reggimento Estero, che lo aveva adottato per primo, "compariva" meglio degli ahri, bt:uch<: il suo vestiario fosse "assolutamente inutile". Oltre a resistere meglio alla polvere, il panno blu "compar(iva) ancora buono" mediante una tintura poco costosa ("campecolo"). Questa perorazione all'insegna dd pii1 virtuoso risparmio dava però adito a qualche sospetto: il panno blu bisognava importarlo (guarda caso dall'Inghilterra ... ): la memoria proponeva perciò di adottare un vestiario di transi'.l.ione in "doppio cotone, che poi, quando si troverà il panno, potrà servire per abiti di quartiere" (caricando perciò sull'erario una doppia spesa, senza con tare la maggiore esposizione dei soldati, vestiti leggeri, alle malattie invernali, con decessi e maggiori spese d'ospedale). Incautamente la giunta andò a scegliere per questo esperimento proprio le 1.500 uniformi dei cacciatori Philippsthal, i "ragazzi" del battagliero capitano generale principe d'Assia, l'eroe di Gaeta e il prossimo liberatore del Regno, il quale montò su tutte le furie e ricorse direttamente al re accusando la giunta <li inettitudine e sabotaggio. La cattura di mezzo reggimento a Mileto risolse poco dopo la questione e il 12 marzo 1808 fu ovviamente approvata la disinteressata offerta di panni blu e grigi Bristol per le R. 'fruppe presentata da Mr. John Sunning, "negoziante inglese in Messina" . Nel 1811 e parte del 1812 s1 comm1ss10narono a Londra generi di
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vestiario per 122.043 ducati, in particolare per 558 canne di panno blu mezzo fino, 1.339 di panno blu Bristol, 3.080 di panno grigio per cappotti e 550 scarlatto (non reperibile in Sicilia) e 14.763 canne di tela per camicie. Parte del panno ruhio proveniva però da una fabbrica di Trabia e il cotone era siciliano o maltese. Per parecchie stoffe siciliane, però, i prezzi pagati dalla giunta (presidenza Candrian) erano superiori a quelli inglesi.
D. Sanità, invalidi, cappellani l,a sanità militare Anche per l'intero periodo siciliano la sanità militare continuò ad essere direua da Giovanni Vivenzio, con rango e paga di brigadiere (201 ducati al mese). Nd giugno 1808 esistevano 6 ospedali militari di cui 5 in Sicilia (Palermo, Messina, Siracusa, Augusta, Trapani) e 1 a Ponza e 5 sale militari in ospedali civili convenzionati (Girgenti, Marsala, Mazara, Termini e Catania), con un personale direttivo di 41 unità: J,
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13 controlori di cui 8 di OM (inclusi uno giubilato a Palermo e uno ritirato da Capri a Palermo) e 5 di sale militari; 14 medici di cui 9 presso gli OM (inclusi 2 maggiori e 1 pratico maggiore di fisica a Palermo, un medico giubilato a Messina e nessL1110 a Capri) e 5 presso piazze, castelli o isole (a Capo Passero, Pantelleria, Castello di Augusta, Siracusa e Ustica); 14 chirurghi, di cui 7 presso gli OM (incluso 1 pratico maggiore a Palermo), 6 in isole minori (Ventotene, Lipari, Ustica, Favignana e 2 a Pantelleria) e 1 giubilato nel cas1el lo di Augusta.
Relativamente agli altri incarichi, i documenti menzionano solo lo speziale e l'infermiere di Ponza e un aromatario ad Ustica, forse perché negli altri OM il resto del personale sanitario (speziali, pratici di medicina e chirurgia, infermieri) era avventizio (mentre gli inservienti erano a cottimo oppure in carico agli invalidi, presidiari e forzati). Ogni anno, tra maggio e giugno, si effettuavano cicli di cure termali a Termini lmerese: nel 1812 passarono le acque 127 fortunati militari, incluso un .. prigioniero "francese".
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L'ordinamento del 1808 prevedeva 30 uffìciali medici inseriti nelle piane minori dei corpi (13 chirurghi maggiori e 17 secondi). 11 chirurgo maggiore dei granatieri reali aveva paga di 34 ducati, i 7 dei reggimenti di fanteria e guarnigione di 32, i quattro di cavalleria e cacciatori reali di 30, quello d'artiglieria (Nicola Melario) di 38. La paga dei secondi chirurghi (inclusi due dei granatieri e uno degli invalidi) era di 18 ducati (25 per quel! i dei cacciatori reali e albanesi e d'artiglieria e treno), per un totale di 761 ducati al mese (9.132 annui). L'esame dei secondi chirurghi per l'avanzamento a chirurgo maggiore si svolse nel settembre 1809 e il 14 giugno 1811 Vivenzio fu incaricato <li esaminare (attraverso un suo delegato) i candidati al posto di chirurgo nei volontari siciliani. Le paghe dei chirurghi furono confermate dalle nuove tabelle del 6 luglio. L'ordinamento del 1812 aumentò invece il numero dei chirurghi di corpo a 35 (15 + 19 + 1 pratico <li chirurgia nelle guardie reali) e di un terzo in media le paghe. Dieci chirurghi maggiori (guardie reali, fanteria di linea e guarnigione) passarono da 32 a 38:40 ducati ( +20%); 4 di cavalleria e cacciatori reali da 30 a 39:90 (+33%); quello d'artiglieria da 38 a 47:60 ( +25%); ma l'aumento maggiore riguardò i secondi chirurghi di fanteria (12, inclusi uno dei granatieri reali e due di guarnigione), cavalleria, cacciatori reali e invalidi, passati da 18 a 30 ( +66°;b) e i due del treno e pionieri da 25 a 35 (+40%), mentre al pratico delle guardie reali ne toccarono 18, per un costo mensile di 1.159:20 (+ 56%). Probabilmente il posto di pratico aveva la stessa funzione dei posti di cadetto o di alunno d'artiglieria e genio, ossia di preparare all'avanzamento a ufficiale effettivo. I chirurghi maggiori erano equiparati ai tenenti, ma dopo 20 anni di servizio potevano ottenere il rango onorario e la paga di capitano della loro arma.
Il Reggimento invalidi Fino al 1799 l'unica unità di invalidi presente in Sicilia era la IX compagnia del battaglione invalidi di Napoli, distaccata a Catania. Istituito nel 1799 su 4 compagnie, nel dicembre 1806 il battaglione invalidi di Palermo aveva 810 effettivi, aumentati a 852 nel marzo 1807, quando il brigadiere Cusani, ispettore degli invalidi, propose di riordinare i vari dis-
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taccamenti in 8 compagnie di varia forza (due per ciascun V.tllo, una per la Costa di Mezzogiorno e una deposito): • • • • • • •
la V:ùdimazzara I (147) a Palermo; 2a Valdimazzara II (101) a Trapani, Taormina, Mazara, Favignana e Maretimo; 3a Valdemone I (75) a Messina e Milazzo; 4a Valdemone II (165) a Lipari, Ustica e Capri; 5a Valdinoro I (113) a Siracusa e Città Reale; Ga Valdinoro li (78) ad Augusta e Catania; 7a Costa di Mezzogiorno (112) a Girgenci, Licata, Sciacca e Pantelleria; 8a Deposito (57) a Palermo.
La compagnia di Palermo forniva inservienti agli organi centrali (segreteria di guerra e marina, stato maggiore generale e officine militari) e all' ospedale militare, le altre distaccamenti di custodia e di guardia, anche nelle isole minori e perfino a Capri, dove le truppe regolari erano esclusivamente inglesi. Il piano fu approvato, ma solo il 3 settembre furono nominati gli ufficiali delle 8 compagnie.
Il 29 febbraio 1808 gli invalidi erano aumentati a 1.765, inclusi 32 ufficiali, ma un migliaio furono recuperati per formare il reggimento di Guarnigione e il battaglione invalidi diminuì progressivamente da 741 t (dicembre 1808) a 734 (febbraio 1809) a 688 (dicembre) a 621 (luglio 1811), di cui solo 400 presenti e gli altri ritirati alle proprie case. ln aggiunta all'ammissione agli invalidi il 21 giugno 1811 furono previste anche la "veteranzà' dopo ben 48 anni di servizio e la "mezza veteran~[ dopo 36.
Ii piano del settembre 1812 riduceva gli organici a 30 ufficiali (colonnello, due tenenti colonnelli, due maggiori, 5 capitani, 10 tenenti e 10 alfieri con paghe di 75, 54, 42, 32, 33, 24 e 18 ducati) e 500 uomini (10 sergenti e 220 soldati "vantaggiaci" con prest di 0:20 e O: 15 e 20 .sergenti e 250 soldati "sensigli" a O: 175 e O: 13), per un costo di 3.369 duca.ti mensili inclusi la gratifica di vestiario e iJ fondo di cancelleria. Naturalmente la riduzione rimase sulla carta e nel 1813 il corpo fu riordinato su una piana di 1O (colonnello, tenente colonnello, maggiore, quartiermastro, chirurgo e cappellano) e 8 compagnie, due di 99 "vantaggiati" (3 ufficiali, 2 sergenti, 6 caporali e 88 comuni) e sei di "sensigli" (con lo stesso numero di ufficiali e graduati ma senza numero prestabilito di soldati). Le prime 2 sensiglie (dallo .- spagnolo sensillo = semplice) erano riunite con le 2 di vantaggiati nel 1° bat-
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taglione e composte dagli invalidi "inutili" al servizio e autorizzati a restare alle loro case, mentre le altre 4 (2° hattaglione) servivano per i distaccamenti. Nell'agosto 1815 si trovavano in Sicilia 600 invalidi.
I cappellani militari Anche in Sicilia i cappellani militari dipendevano dal cappellano maggiore di corte, che nominò vicario generale castrense monsignor Giovanni Battista Capozzi. [ordinamento del 1808 prevedeva 18 cappellani inclusi nelle piane maggiori dei corpi, di cui 14 con paga di 18 ducati (2 dei granatieri reali, 6 della fanteria, 2 del reggimento guarnigione, 3 di cavalleria e 1 degli invalidi) e 4 con paghe maggiori (artiglieria, treno, cacciatori reali e albanesi), per un costo mensile di 375 ducati. [ordinamento del 1812 aumentò il numero a 20 e raddoppiò quasi le paghe: undici dei granatieri, guardie reali, fanteria e invalidi da 18 a 36 ducati, cinque di cavalleria, artiglieria e treno a 39:90, tre del reggimento guarnigione a 24 e uno dei cacciatori reali a 48: 15, per un costo mensile di 715:65. Il 5 luglio 1811 fu concesso ad w1 cappellano con 40 anni di se1vizio lo stesso beneficio speuante agli ufficiali di pai·i anzianità, cioè il ritiro a paga intera. Ai cappellani spettava inoltre un attendente (trabante). Nel 1808 erano in servizio presso gli ospedali militari altri 10 cappellani, 2 a Palermo, 2 a Messina e uno a Trapani, Aub'llsta e Siracusa (dove ce n'erano altri due giubilati e uno aggregato). Nell'ottobre 1811, forse a seguito di qualche contestazione, si ribadì che il vicario generale doveva interpellare i vescovi prima di proporre al re la nomina <li un cappellano. Anche a Palermo esisteva una "parrocchia militare" di origine spagnola (San Giacomo dc' Militari). Nel 1809 i cappellani di marina erano Marco Cimenti, Antonio Giordano e Michele Giunti. Il 23 aprik: 1815 fo nominato un vicario ecclesiastico per la spedizione a Napoli.
E. Reclutamento, stato e avanzamento
Il reclutamento per ingaggio Nella prima fase del periodo siciliano il reclutamento dell'esercito con-
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sistette nel recupero dei militari riparati, anche individualmente, in Sicilia (il 1° febbraio 1807 si decise di non congedare neppure i napoletani divenuti "inabili al servizio"). La reclutazione fu riaperta il 20 giugno, per colmare le perdite subite a Mileto, istituendo una giunta presieduta dal brigadiere dell'Uva. Il 31 agosto 1808 la redutazione dei corpi siciliani fu attribuita al direttore dell'Armata Sicula, tenente generale principe di Butera. Inizialmente la fonte principale di reclute non siciliane fu il fronte calabrese, con l'afflusso sia di emigrati che di disertori e prigionieri. Nel luglio 1807 si stabilì di "proporre" al Reggimento Estero i prigionieri "non francesi" (corsi, polacchi, italiani), il 15 ottobre si ordinò di riconsegnare i disertori inglesi ai corpi britannici e il 18 dicembre fu emanato un regolamento per la reclutazione estera. Con l'invio di truppe franco-napoletane in Spagna, il primato passò al fronte spagnolo, perché gli inglesi cedettero all' eserciLo siciliano i prigionieri e i disertori napolelani, fìn dall'inizio numerosi. Già il I O ottobre 1808 quelli provenienti dal vecchio esercito borbonico furono obbligati a completare la ferma con l'aumento di un anno a titolo di san,.ione. Tn mancan,.a di "fìliazioni" (documenti) erano tenuti a ferma quinquennale, menLre gli sltanieri e i naturali che non avevano mai appartenuto all~esercito borbonico erano vincolati per la sola durata della guerra, con la raccomandazione ai colonnelli di cercare di persuaderli a contrarre l'ingaggio di otto anni. Il 25 settembre 181 O furono incorporati 541 individui venuti dalla Spagna, di cui 100 nel Reggimento Estero. Fu incorporata anche una parte dei 300 napoletani catturati il 18 senembre 181 O alla spiaggia di S. Stefano (mentre gli inglesi attinsero ai prigionieri del Real Corso per completare i loro Corsican R,mgers). In base all'accordo stipulato il 1O febbraio 1812 tra il tenente colonnello Coffìn e il generale franco-napoletano Galdemar, i prigionieri che non avevano accettato di servire negli eserciti siciliano o britannico furono consegnati a Reggio e quelli inglesi e siciliani a Messina. Nel secondo ultimatum del dicembre 1811 a Circello, Bentinck biasimò il reclutamento di _5 .000 prigionieri e disertori dell'esercito francese, deplorando che l'esercito siciliano contasse 14.000 esteri e napoletani, a suo dire pii1 di impedimento che di aiuto in caso di invasione. La protesta era strumentale: nel maggio 1812 Bentinck pretese infatti lo scioglimento ~ della giunta di redutazione e la cessione di un migliaio di soldati esteri per
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l' Italian Levy e poi anche delle due partite di 81 e 500 reclute arrivate il 6 giugno dalla Spagna (ne furono però licenziati 17, dopo aver accertato che erano di nazionalità francese). Sospesa la reclutazione "esterà' (inclusi i napoletani), si cercò di incentivare l'ingaggio dei siciliani, riducendo (con dispaccio del 12 gennaio 1813) la ferma da 8 a 5 anni. 11 dispaccio dell'll maggio, seguito dallo Stabilimento relativo alle spese della reclutazione in Sicilia e dell'arresto dei disertori, del 23 novembre, "considerate le attuali difficoltà di reclutare in Sicilià', abolì l'assegno fisso mensile per il fondo di reclutazione, sostituendolo col rimborso delle spese effettivamente sostenute dal corpo (per u n massimo di 18 ducati per ogni recluta ingaggiata con ferma quinquennale). Si confermò inoltre l'assegno mensile di reingaggio di 30 grana (pari a 18 ducati nel quinquennio) ai militari con ferma scaduta trattenuti in servizio per causa di guerra (inclusi quelli del Reggimento Guarnigione) e si stabilì un premio di 3 ducati per l'arresto di un disertore.
La diserzione
La diserzione dall'esercito borbonico in Sicilia rimase sempre limitata: l'aliquota napoletana era già stata scremata da coloro che avevano disertato prima e dopo Campo Tenese o avevano rifiutato l'imbarco per la Sici lia dopo la resa di Gaeta e includeva un buon numero di ex-massisti che odiavano i francesi e avrebbero rischiaro serie conseguenze se avessero tentato di rimpatriare; senza contare che l'ingaggio nell'esercito assicurava se non altro da mangiare e d a dormire. G li unici incentivi alla diserzione erano l'insofferenza alla disciplina e l'offerta di ingaggi migliori. La sanzione comminata il 24 dicembre 1808 nei confronti d ei disertori dei volontari calabresi e dei volteggiatori di S. A. R. fu di 8 anni di ferma nella linea e il 22 aprile 1809 si stabilì, in ca.so di diserzione semplice, di infliggere, senza processo, la bastonatura e l'aumento del servizio. A partire dal 1811 la diserzione cominciò tuttavia a diventare preoccupante, per via d egli ingaggi concorrenziali offerti sottobanco dai reclutatori inglesi e dell'impossibilità di impedire l'imbarco per Malta. Anche Murat cercò di approfittare della discriminazione attuata contro l'aliquota napoletana dell'esercito "siciliano": coi decret i N. 2241 e 2242 del 26 agosto 1814 offerse infatti ai soldati napoletani in Sicilia di passare
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al suo servizio mantenendo i loro gradi e con una gratifica e indennità di due mesi di soldo per gli ufficiali, 6 ducati per i sottufficiali e 4 per i militari di truppa, con l'intenzione di riunirli in un reggimento da formare a Castellammare. L'appello non fu tuttavia raccolto.
Il Collegio Calasanzio e la Sala d'educazione di Monreale Le funzioni del convitto militare di Napoli furono in certo modo supplite in Sicilia dal collegio Calasanzio di Palermo e dalla Sala di educazione per figli di militari istituita con R. dispaccio dell'8 novembre 1808 a Monreale, sede del Reggimento Guarnigione. Gli allievi erano ammessi tra i 7 e i 12 anni e al 16° passavano nell'esercito quali soldati "esenti da meccaniche" (cioè dai servizi di caserma) e i migliori erano ammessi in artiglieria come "volontari nobili". Le figlie femmine dei militari, non minori di 7 anni, erano invece ammesse nei reclusori del Sacro Cuore di Gcsi.1 e della Badiella delle Orfane.
I cadetti e gli "esenti da meccaniche" Con prammatica del ~25 gennaio 1756 era stata creata nell'esercito napoletano la "classe" dei soldati "discinti" (di famiglia nobile o "civile"), esenti da "meccaniche". TI 1° maggio 1799 i "distinti" furono sostituiti dai "privilegiati" (i quali potevano farsi sostituire nelle meccaniche da altro soldato se lo trovavano) con limitazioni di numero stabilite il 24 luglio (2 per compagnia) e il 16 dicembre (purché la compagnia avesse almeno i tre quinti dell'organico).1113 giugno 1800 i posti di privilegiato furono riservati ai distinti (detti "cadetti" in cavalleria) che si erano ben comportati durante la Repubblica e in seguito il beneficio fu esteso anche ai figli degli ufficiali e distinti prigionieri. 11 25 luglio 1806 la classe dei privilegiati fu sdoppiata in quelle degli "esenti da meccaniche" (detti "volontari nobili" in artiglieria) e dei "cadetti", destinati rispettivamente alla carriera da sottufficiale e da uffìciale, ciascuna con 2 piazze per compagnia o squadrone. Distintivo dei cadetti era un cordone di filo bianco mescolato di lana scarlatta alla spalla destra e quelli graduati di caporale o sergente portavano inoltre la dragona. 11 20 ~ ottobre i cadetti furono previsti anche nelle compagnie di dotazione delle
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Isole e si stabilì che fossero scelti nella classe dei soldati privilegiati di età corrispondente. Il 29 maggio furono formalmente equiparate, ai fini del1'anzianità, le classi dei v0lontari, distinti e privilegiati. Il 17 agosto 1807 fu concesso ai cadetti graduati <.h sottotenente di vestire come gli ufficiali (tranne quelli dei granatieri reali, che servivano e vestivano da sergenti, dal momento che nel loro corpo gli ufficiali avevano rango e paga del grado superiore e mancava quello di alfiere). Allo scopo di assicurare un'istruzione migliore e più uniforme il nuovo ordinamento del 6 febbraio 1806 riunì i cadetti più giovani in una compagnia del Reggimento Guarnigione di Monreale, con un organico di 27 quadri e 233 cadetti e un effettivo di 11 e 150. TI 14 ottobre i cadetti graduati sottotenenti dei granatieri reali chiesero lo stesso trattamento dei loro colleghi di linea (ossia di poter servire e vestire d a ufficiali, con "ciaccò e spenzer", anzich{ da sergenti). L0rdinanza concernente il regolamento del/i, gemrchia militare dd 18 ottobre 1808 d ivise i cadeui in tre classi: i piìt anziani presso la compagnia guardie del corpo (ma non sembra che la misura sia stata attuata) , i piì1 giovani presso la compagnia di Monreal e per compiere gli studi militari e gli altri presso i corpi in ragione di due per compagma. Il 4 aprile 1810 gli esenti da meccaniche e i volontari nobili furono ammessi a concorrere con i caporali alle vacanze di posti di sottufficiale. Il 31 luglio 1811 fu concesso loro di frequentare la mensa sottufficiali al termine di set-vizio, continuando però a vestire da soldato semplice. Il 9 aprile 1812 si stabill un massimo di quattro esenti da meccaniche per compagnia di fanteria e guardie reali.
L 'avanzamento ("ascenst.,,,/ Lavanzamento avveniva a vacanza nell'ambito di ciascun corpo fino al grado di maggiore e in quello di tutto l'esercito per i gradi superiori. Con R. ordine del I dicembre 1806 si stabilì di non ten er più conto di suppliche per promozioni, ma esclusivamente del merito di guerra (principio richiamato nel 1808, indizio che la vecchia prassi continuava). Modifiche alla precedente normativa furono apportate dall'Ordinanza concernente il regolamento della gerarchia militare di tutti gli impieghi, promoz ioni e nomine da farsi per essi impieghi del 18 ottobre 1808 e dallo Stabilimento da O
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osservarsi sulla classe di maggiori e tenenti colonnelli del 1O gennaio I 810. Con dispaccio del 22 maggio 1809 si stabill che gli ufficiali di stato maggiore generale prendevano anzianità sul ruolo generale degli ufficiali dell'Eserci to e non più su quelli <lei corpi di provenienza. 11 27 luglio 1811 gli alfieri neopromossi ottennero il beneficio di poter rateizzare in 12 riten ute mensili di 1 ducato il pagamen to del diritto di patente di 12 ducati spettante agli impiegati della segreteria di guerra e marina.
Nel 1812, a seguito della soppressione del supremo consiglio di guerra, la valutazione dell'anzianità in rapporto ai nuovi organici dell'esercito fi.t deferita ad un'apposita giunta di generali e il 29 ottobre fu emanato un nuovo regolamento, che unificava gli ascensi degli ufficiali di fanteria, stato maggiore e treno fin dal grado di alfiere nell'ambito del ruolo generale dell'esercito e, per i pionieri, fin dal grado di sottotenente. Gli ascensi degli ufficiali di cavalleria erano unificati nell'ambito dell'arma e quelli dei granatieri, guardie, cacciatori e pionieri reali e <l'aniglieria e genio restavano come in passato nell'ambito del corpo (sempre sino al grado di maggiore). La vacanze di cadetto delle armi di linea erano coperte dai soldati esenti da meccaniche e quelle di alfiere dai cadetti, entrambe per esame. Le vacanze di sottotenente er~no ricoperte per anzianità dagli alfieri in concorso coi primi aiutanti con 1O anni di anzianità, quelle dei tre gradi successivi sino a capitano comandante scegliendo il pii.i anziano del grado precedente. Il quartiermastro era invece scelto dal consiglio d'amministrazione fra i sottotenenti del corpo e l'aiutante maggiore nominato per merito fra i tenenti. Il secondo maggiore era scelto per esame fra i capitani comandanti e gli ascensi a tutti i gradi superiori avvenivano per anzianità nel quadro generale dell'esercito. I commissari di guerra (col g rado di tenente colonnello) erano scelti fra gli "officiali" delle officine militari e i commissari ordinatori (col grado di colonnello) tra i commissari di guerra.
TI requisito di saper leggere e scrivere per l'ascenso a caporale non era d erogabile, ma agli artiglieri "abili nel mestiere" che dopo 16 anni di servizio si reingaggiavano per altri otto, erano concessi gli "averi" di caporale: e con 2 4 anni e il quarto reingaggio ottenevano un prest di 20 grana. TI 5 luglio 1811 si stabilì l'obbligo di esame per l'avanzamento a ciascun _ grado di sottufficiale sino a 2° aiutante (scdto fra i primi sergenti e i por-
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tabandiera o porta stendardo del corpo), mentre il grado di l aiutante era attribuito per anzianità nel ruolo generale dell'esercito.
Ricompense
Nel febbraio 1807 fu istituita la Medaglia d'onore per i reduci di Gaeta, con nastrino rosso, e il 1° settembre 1807 quella per i feriti nella battaglia di Mileto e nella difesa di Crotone. Il 20 luglio 1810 fu aggiunta al Real Ordine di San Ferdinando e del Merito la classe dei cavalieri della Piccola Croce, "per gli Uffiziali dei Reali Eserciti che nelle azioni di guerra si distinguessero luminosamente".
Disciplina Tra le disposizioni disciplinari, ricordiamo l'obbligo per gli ufficiali di indossare sempre l'uniforme (3 marzo 1799) e di portare paramani e bavero del colore delle mostre "vestendo il roccappotto", con divieto di porcare abusivamente fìocchi al cappello e alla spada (9 gennaio 1809) e vestire l'abito pagano (3 ottobre 1808); il divieto per sottufficiali e soldati di uscire dalle piazze sem,a permesso scritto del comandante (11 maggio 1808) e per i soldati di portare armi se non in servizio o in quartiere (15 agosto 1809) e di "servire pagani" (2 aprile 1808); l'ordine di far arrestare le prostitute trovate nei pressi delle caserme (1 ° settembre 1811). La sodomia ("vizio nefando") scatenava contraddittorie misure omofobe: la "cassazione dal cingolo militare, in catena coi forzati obbligati ai servizi più abietti (ogni fine mese) 50 frustate inflitte dai complici e dai forzati, in catena con mezzo prese per il resto della ferma. Se tornassero nell'esercito, vanno destinati alle galere per un periodo pari all'ingaggio. Disposizione da comunicarsi con riservatezzà' (21 gennaio 1809).
La giustizia militare e fa condanna a morte di Rossarof
T,a giustizia militare era amministrata da un uditore generale (Pelice 1-<erraloro) inserito nel quartier generale della Divisione di Palermo e da ben 15 corti militari con 85 membri (Palermo 15, Messina e Girgenti 8, Trapani, Milazzo e Catania 6, Siracusa, Marsala, Mazara, Termini e Licata 5, Augusta e Taormina 4, Pantelleria 2 e Lipari 1). Il 31 luglio 1807 si con-
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fermò l'ordine che vietava la tortura nei processi militari. I.:8 giugno 1808 si deferì al foro civile la cognizione sui reati infamanti commessi da militari all'esterno dei luoghi militari e il giudizio sui civili correi di militari e il 27 novembre 1811 anche la cognizione sui reati commessi o subiti da ufficiali mentre vestivano abusivamente abiti civili. La giurisdizione mil itare fu ulteriormente limitata dalla costituzione siciliana del 1812, che aboliva i fori privilegiati. Il principio fu attuato dal R. dispaccio del 14 febbraio 1815, che limitò la giurisdizione militare ai soli reati militari. La presenza degli inglesi trasformò in incidenti diplomatici i due processi per i complotti anti inglesi del 1808 e 1811 a Messina. Nel secondo caso Lord Bentinck. sollevò un conAitto di giurisdizione, pretendendo di far giudicare da un tribunale di guerra nominato da lui stesso e composto di ufficiali inglesi il capitano Rossarol (capo della polizia segreta borbonica a Messina, fratello di un uffkiale murattiano e trovato in possesso di una lettera autografa <ldla regina indirizzata al generale Manhès). I .~ solu zione di compromesso fu un tribunale misto presieduto dal generale Campbell i cui membri siciliani erano il principe della Scaletta (nuovo governatore di Messina al posto del tenente generale Danero), i colonnelli Ramirez, Coglitore e Cafiero, il tenente colonnello Lucchesi e il maggiore l ,a Rocca. (Rossarol ft} condannato a morte, gli altri quanro maggiori imputati alla relegatio in insulam e altri al carcere o all'esilio).
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Vecchie e nuove pazhe dezli Ufficiali dell'Esercito 6 luf!,lio 181 I Granatieri fanteria Cavalleria A,t. a Atfalieria VP NP VP NP VP cavallo Nl' Vl' NP 160 160 200 200 200 200 1SO 190 130 130 170 170 158 158 % 90 78 78 96 96 88 ')5 85 80 65 75 82 82 75 70 75 S7 57 75 75 52 70 82 36 32 32 38 37 38 :n 30 34 22 24 42 27 24 24 20 20 20 20 25 2S 32 34 32 32 30 30 38 18 20 18 18 18 18 25 25 16 15 17 16 19 17 17 22 16 12.5 14 17 14 17 20 60 54 46 46 70 70 52 54 75 45 43 38 :l8 45 45 42 46 30 30 22 24 27 27 27 27 35 20 25 18 20 21 23 16 19 18 20 -
Gradi Brigadiere Colonnello Tcn. Col 1°Magg. 2° Magg. A. Magg. Q. Mastro Cappellano 1° Chirurgo 2" Chimrgo 1° aiutantt: 2° aiutante Capitano Cap. 'fon. Tenente Sottotenente Alfiere Alunno I') Capitano generale 569 ducati, 66 grani e 6 calli; tencnlc gen. ,127:31; maresciallo 285 04 Artefici: canitano 60, cauita110 tenente 50, tenente 30, primo aiutante 20, secondo 18.
Genio 200 158 96 70 70 -
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54 46 27
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'foh. 151 B - Vecchie e nuove razioni di forar,r,io per l'li uf/ìciali 6 luxlio 181 I Tn 1warni!.!ione In ca,nuat?na Costo Cìuar.!!!_K__ Cìradi G.R. Fant. Cav . G.K Fant. Cav. N " R. Importo V 181 2 N V N V N V N V N V N (ducati) I3rigadiere 6 5 18 - 4 3 5 3 - 6 4 90 Colonnello 2 2 2 2 4 3 6 6 4 3 5 4 27 135 I en. Col. 2 2 2 2 4 5 5 4 3 5 4 27 135 Magg. 2 2 2 2 3 2 4 4 3 2 4 30 3 150 Aiut. Magg I I 1 I 2 2 3 - 2 2 2 9 45 QMastro 2 2 - 2 2 2 2 2 3 6 30 Cappellano I I 2 2 1 I 2 3 3 15 2 Capitano - 3 2 3 2 2 4 3 22 11 0 Subalterni 2 2 2 2 2 I I 3 88 440 Chirurghi 2 2 I I 2 2 Aiutanti I - 2 2 I * * Totale 1812 8 8 72 68 85 54 l.l 50 - - - - 230 V = vecchie razioni 11 agosto 1808). N = nuove razioni 6 lm1lio 1811\. * Cav. Rer,io Conto. I ,e raz.ioni superiori a una possono essere corrisposte in denaro al valore di 5 ducati. 11 14 settembre 1812 le rn:1.ioni limitate per tutti gli ufficiali ad un massimo di due. ~
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'/'ab. 152 Pa[!,he dello Staio Maggiore Generale 1812-15 (ducati) U-radi Capitano Generale Tenente Cìeneralc Maresciall o di Campo Brigadiere Fanteria Brigadiere Cavalleria Brigadiere d'Art. e Genio Aiutante QMG Ten. Col. Aiulanle QMG Maggiore Aiutante Maggiore Capilano Aiutante Maggiore Tenente Direttore O. Topografico Sollo dir. O. Topografico Capitano in 2° O T Tenente O. Topografico Capo Tneisorc O. T. Aiutante Disegnatore O . T. ADC Capitano ADC Capitano in 2° ADC Tenente ADC Sollotenenle ADCA!fiere Commissario reale di guerra Vicario <lell ' Armala Uditore di campagna Medico al QU- campagna
Soldo 569:61 427:31 285:80 191:00 234:00 219:60 115:00 98:40 84:00 54:00 l 15:00 98:40 55:20 39:90 36:21 27:90 84:00 54:00 39:90
35: IO 31 :50 72:00 50:00
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R. Foraggio U-. C. 10 14 8 11 4 6 4 3 5 3 3 4 4 4 3 4 3 4 2 1 4 4 3 4 3 4 2 3
3 3 2 2 2 2 -
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4 4 1 3 3 3 3 3 1
Soldo + Foral!.gio Campagna Guarnig 61 '):6 l 619:61 467 31 482:31 305:80 3 15:80 206:00 2 11 :00 249:00 259:00 234:60 239:60 1:\5:00 135:00 113:40 118:40 99:00 104:00 64:00 69:00 135:00 135:00 118:00 113:40 70:20 75 :20 49:90 54:90 36:21 36:21 27:90 27:90 99:00 104:00 6'):00 74:00 49:90 5-1:90 45:10 49:10 31:50 36:50 82:00 87:00 50:00 65:00 96:00 75:00 -
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Razioni viveri 20 15 8 6 6 6 3 2 2 2 3 2 2 2
I I
2 2 2 2
2 3 4 4 I
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE'--'N '-"A '--'-PO'--""L"'E"'O'-'-N'-'-IC,,,Hc.eE"-. .L!llcs8ee06,,·_-_,t_,,8ccl,,_5), __ __ _ _ _ _ _ _ _ __ ~
'/'ah. 153- C:omnosizione delle razioni difora,;,(Tìo (13 agosto 1808)
Razione di 1tuarnif!inne 'J'utti i cavalli Generi Ouantità in misure siciliane Quantità in misure moderne Costo in ducati
Razione ((Uotidiana O,zo Pa!!lia 3,2 misure 8 rotoli 7,1 kb! 7,37 lt 0:16 0:04
Quantità e costo mensile Paglia Orzo 4 tomoli 2-4 cantaia 2,21 hl 213,6 kg 4:80 1:20
Razioni di canwagna Cavallo da sella
Razione ouotidiana Quantità e costo mensile l'a,,Jia Orzo* Orzo Paglia J ,2 misllre IO rotoli 4 tomoli 3 canlaia 7,17 lt 8,9 k!! 2,21 hl 267,3 kg 0:16 4:80 1:50 0:05 Cavallo da tiro Razione m1otidiana Quantità e costo mensile Generi Orzo* * Orzo Pab!lia l'a!!lia Ouanlilà in misure siciliane 4 misure IO rntoli 5 tomoli 3 cantaia 9,2 I lt 8.9 kg Ouantità in misure moderne 2,76 hl 267,3 kb! Costo in ducali 0:20 6:00 1:50 0:05 Cavallo di.fimteria Razione ouotidiana Quantità e costo mensile Generi Orzo Pa"1ia Orzo Pag~ 2,6 1nii,.u1~e 10 rntoli Ouanlilit in misure siciliane 3.25 tomoli 2.5 eantnin Quantità in misure moderne 5 99 lt 6,6 k!!. l ,80 hl 267,3 k!!. Costo in ducati O: 13 0:037 3:')0 1.10 * Oppure avena (4 misure = 9.21 lt); brenna (8 misure - 18.43 lt); ìavctta ( 1 6 misure - 3.C.8 lt) ** 01111._u_re avena (5 111isure - 11.52 IQ; brenna (I O misure= 23 Il}; favella (2.66 misurc~6. l4 lt) Generi Ouantità in misure siciliane Ouanlità in misure moderne Costo in ducati
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L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA 11806-1815)
'l'ah. 154 ,1 Nuove pa'.!,he de Il 'Esercito 14 settembre l R 12 - A) Uf!ìciali Ufficiali delle Varie Armi Vecchie e nuove paghe delle varie Anni (ducati) J\1tiglieria e Uenio Fanteria e Guardie Cavalleria Gradi VP NP VP NP Vl' Nl' 189:60 158:00 204:00 Colonnello 130:00 156:00 170:00 93:60 96:00 I 15:20 88:00 114:00 78:00 Ten. Col. 56:00 78:00 TCComm. 84:00 65:00 78:00 82:00 98:40 75:00 Maggiore <)():()() 52:00 75:00 2° Maggiore 57:00 :,8:00 45:60 A. Maggiore 32:00 45:60 38:00 22:00 36:00 42:00 39:90 39:90 Q. Mastro 70:00 84:00 52:00 63:60 Capitano 46:00 55:20 54:40 Cap Ten. 38:00 45:60 45 00 54:00 42:00 40:00 42:90 Guardia l'r. 39:90 27:00 39:30 Tenente 22:00 36:00 27:00 :,o:oo 33:00 Aiut. (ì. Pr. 25:00 30:00 U. Mag. la 30:00 30:00 T Fonditore 18:00 30:00 21:00 35:50 2" lenente 31 :15 18:00 Alfiere 16:00 28:80 15: 00 20:00 G.Mm!.2a TOTALE UFI:• ICJALl E COSTO MENSILE lN DUCATI Aht1mi, Aiutanti, Canne/Ja11i, CliirurKlii 30:10 Alunno 15:00 26:40 16.00 28 :50 17:00 27:90 Aiutante 2 8:50 14:00 27:90 2° Aiutante 12:50 Cavaicalore 28:50 24:00 Veterinario j, 24:00 Revisore 24:00 Segretari ll :50 J\iut. Segret. 10:20 18:00 C. Maestro 15:40 C Maestro 39:90 25:00 39:90 20:00 Cappellano 20:00 36:00 47 :60 ChirurgoM. 32:00 38:40 30:00 38:40 38:00 :,o:oo 18:00 30:00 25:00 35:00 2" Chirurgo 18:00 Pratico Chir. 18:00 TOTALE Slll'ENDJATI E COSTO MF.NSTLE TN DUCA TI
Totale Costo Mensile 15 2.551 :20 1.803:00 17 I 78:00 17 1.41 7:20 3 270:00 13 58 1:40 15 559:50 94 5.57760 4<) 2.348:40 42:<)() I 105 3.908 70 I 33:00 7 210:00 I 30: 00 <)J 2 786: IO 94 2.766 60 ]J 260:00 537 23.22:l: 60
N.o
16
:n 32 3 3
I 2 2
4 4 15 14 15 l 146
481: 60 \I J.788: 60 85:50 72:00 24:00 48:00 23 :00 72:00 61: 60 559: 00 546:80 460:00 18:00 4.240:10
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Lt
DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806- l8.-'-' l5 =---- - -- -- - - --
Tab. 154 B~Nuove pa~he dell'Esercito 14 settembre 1812 H) Solluf/ìciali e truppa Piane 1lfi110ri delle Varie Armi
Gradi l'o1taba11diera Forieri Profossi Tambur Magg. Manisc. Magg. Sellai C.li Tamburi C.li Ouastatori Strumentisti Gran Casse Timpani Armieri
Vecchio e nuovo prest ( 0 rnna di Napoli/ ,iorno) fìuardie R Fanteiia Cavalleria Art. a piedi e Granatieri pionieri VP NP VP Nl' VP NP VP NP 36:0 25 31:7 40:0 42:3 43:3 26:0 20 22:0 25:0 32:3 29:0 34:0 32:5 20 28:6 30:0 29:0 30:0 33:3 37:4 16 28:6 - 30:0 - 26:7 2S:7 - 26:7 25:7 16:4 13:6 - 11:5 16:4 8 B:6 18:0 16:0 12:3 11:() 11.0 7:0 - 11:0 7:0 20:0 13:0 10 8:0 25:0 24 -
TOTALE IN ORGANICO Pia11e Minori delle Varie Armi 1° Sergenti 33:3 32:S 17:0 28:5 2 " Sergenti - 22:5 14:0 18:5 Caùetti 26:0 - 30:0 Trombe Maniscalchi C.li forieri Caporali 22:0 16:0 n:o 12:0 '):() Carabini eri - 12:0 8:0 Fuochisti l a mb./Pifferi 10:0 11 :0 7:0 7:0 Distinti * 8:0 7 :0 Privati** 9:0 10:0 7:0 6:0 Allievi Trabanti 9:0 10:0 7:0 6:0 TOTALE IN ORGANICO * Fiancheggiatori , P rimi A1ti glieri, Primi Pionieri. ** Guardi e, G ranatieti, Fucilieri , Cavalieri, Secondi
Totale Tn duca ti
43 11 l''., 9
10 90 9 9 13
223
,47:2 _
3
3 IO
39:0 29:0 27:0 24:0 24 O
20:0 1S:O
2')·() 21:0
-
-
-
-
107 290 166 22
-
-
Il
-
-
-
100
l5.0 8:0
10:0
13:5 11:5
S'i O
-
-
12:0 7:0 10:0 8:0 7:0 7:0
9:2 8:5 8: 0 7:0 6: 0 6:0
-
-
-
8:0
7:0
-
7:0
-
-
-
A rtiglieri, Secondi P ioni eri
6:8
4 :4 2 :7 7:7 7:7 Ll:7 14:1 11:4 6:7 6:7 l:5
23:3 20:0 25 :0 20:0
-
4:4
32:0 72:2 44:0 5:3 2:6
498 36 188 828 Il 120 304 465 14 .585
69:6 41:8 3 :3 15:6 5') :8
734: 18:2 29:6 11 28
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L'ORDINAMENTO M ILITARI IN $1CIUA ( 1806-1815)
Tab. 154 C - Nuove pae,he del! 'Esercito 14 settembre 1812 - C'.) Corpi particolari Cìra<li
Artiglieria, Treno, fìuarnìgione, Cacciatori e Pionieri Reali CeP. A11iglieria Regg. Comp Treno G uam. Dotaz . Reali CD. Cav Artefici
Total e Costo Mensile
N.o
Paghe mensili de1:li U/Jìciali (ducati) Colonnello T. Colono. Maggiore Capitano SD Aiut. Magg. Q.Mastro Aiut Dir. ')1:50 Cap. Com. 70:80 Cap. Ten. 4'):SO 42:90 Tenente Sottoten. Alfiere TOT /\Lr-: 1N ORGANICO
189:60
-
156:00
-
-
93:20 78:00
-
l 14:12
-
64:80 41:40
-
-
-
-
-
54:00
-
36:00
-
39:00
-
-
-
-
S4:40
-
-
39:90
36:00 30:00 27:60
46:00 45:20 24:00 18: 20 18:10
90:00 55:10 39:1 5 33:2 1 30: 15
-
-
2 2 l
1 2 1 1 12 4 14 Il
li 62
345 .60 207:32 78:00 64:80 95:40 36:00 39:00 716: 70 10030 495:45 297:8 1 277:23 2.753:6 1
Pa1:he mens ili delle pinne minori (ducati) Tesoriere Contadore l' Contarlore S Aiutante 33 :90 3 1:90 2° Aiutante 3 1:50 30:90 Magazziniere Veterinario F oriere Cappellano Chirurgo f 2° Chirurgo TOTALE IN ORGANfCO
36:00 '10:00 18:00 27:90
27:90 27:90 12:00 3<J:')() 35:00
-
-
-
26:40
12 :SO
-
-
-
5:30
-
24:00 38:40 30:00
-
48:15 30:03 30:00
-
-
1
-
I
-
I 10
2 l l 4 3 3 2 29
36:00 30:00 18:00 184:00 62:40 27:90 27:90 27:90 112:05 103:43 60:00 689:58
Presi Sottufficiali e Trunna (f!ra11a) Piana Minore 4 0:8000 - v . f ant. ·,9:()() 48: 16 28:50 19:00 43:00 17 4:3466 44:00 Sergenti 2 0:6531 36:33 Serg. Forieri 29 :00 2° Sergenti 38:00 24:00 38: 16 18:50 18:33 33:00 39 8:9298 31 :00 4 1:2200 Cadetti Trombe 24:00 33: 16 28:00 3 0:85 16 C. le Forieri 19:00 :l5:66 14 4 :8258 17:00 19:00 71 8:5700 12:00 Caporali 15:00 19:00 15:00 Carabinieri 8:00 36 2:8800 n :oo 6 0:7800 Fuochisti l'):00 3 0:5700 Capi Mastri 2'):50 4 1:7282 Sellai 47:00 48:16 Maniscalchi 24:00 48: 16 28:00 4 1:4832 l l0:4500 la classe 9:50 16:00 33 00 6 :00 15:00 11:00 1055 2a classe 9:40 13:00 10:00 138 139000 7 :00 21 I:4700 3a classe 22 l: 6600 Tamb./Pitleri 7 :00 11:00 Traban ti 6:00 6 :00 10:00 43 3:0600 TOTALE IN ORGANICO 1486 167.3 985 * Il personale del tre no e delle cp di dotazione con l)aga intera, senza ritenute per la massa.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1806- 1815)
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806- 1815)
16. FANTERIA E CAVALLERIA ( 1806- 181 5)
A. La Divisione napoletana in Sicilia (1806-1807) Le forze in Sicilia nel m,zrZfJ 1806
A
Ila fìne del 1805, col richiamo a Napoli dei 1.900 napoletani di stanza a Messina (1.298 del Reggimento Abbruzzi e 597 cacciatori Appuli), la guarnigione dell'Isola era ridotta alla sola Divisione Siciliana su 6 reggimenti (Valdimazzara I e II, Valdemone e Valdinoto fanteria, Valdemone cavalleria e 2° artiglieria Regina) e 2 battaglioni cacciatori (Valdimazzara e Valdemone), comandati dai colonnelli principe di Collareale, Giovanni Bittista Arau, duca della Floresta, Bernardo Beccadelli di Bologna, Francesco Perollo, Francesco Saverio del Re e dai tenenti colonnelli Giuseppe Ramirez e Giacinto Cajafa. In tutto 62 compagnie (36 fucilieri, 8 cacciatori, 8 granatieri, 8 d'artiglieria e 2 di pionieri) e 4 squadroni, con un organico di pace di 7.523 uomini (5-540 fanti di linea, 834 cacciatori, 62 1 cavalieri, 384 artiglieri e 144 pionieri) e 517 cavalli, coperto per due terzi, pit1 un migliaio tra alabardieri (40), cacciatori reali (100), invalidi (400), torrieri (150) e compagnie di dotazione delle Isole (500).
La sera del 18 marzo arrivarono a M essina circa 2.000 napoletani, i resti delle unità d istrutte a Lagonegro e Campo Tenese, tra cui erano a ncora organizzate solo quelle addette alla scorta dei principi (2 battaglioni di granatieri reali e 2 squadroni del Principe l cavalleria) e 2 compagnie di granatieri Sanniti. In seguito furono recuperati altri 3.000 uomini della Divisione Rosenheim imbarcati sulla costa ionica della Calabria, i resti di . 8 battaglioni veterani (Principe Reale II, Alemagna, Albania, Reali Presidi
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 - 1815)
e cacciatori Alhanesi, Aprutini, Sanniti e Marsi) e di 8 squadroni (3 di Regina e Valdimazzara e 2 di Principessa).
La fòrmazione della 1a Brigata coi reduci dalla Calabria Diversamente dal 1799, non si procedette all'amalgama delle truppe napoletane e siciliane, ma si cercò invece di ricostituire una Divisione napoletana da impiegare, con aliquote scelte siciliane, sia in supporto della piazza di Gaeta sia della resistenza in Calabria. Al comandante generale delle Armi del Regno, tenente generale Bourcard, furono perciò attribuiti l'ispezione generale delle due divisioni napoletana e siciliana e l'incarico di formare la I a amalgamando i soli reparti riparati dalla Calabria, rinforzati in seguito con 600 reclute prelevate da ( ;aera. Il 15 aprile il re approvò la costituzione della la Brigata napoletana, coi Reggimenti Estero e Reali Sanniti. Quest' ultimo, al comando di Nunziante, riuniva un nucleo di veterani (granatieri Sanniti e 1 ° Principe Il) con gli spezzoni dei quattro reggimenti sbandatisi tra il 6 e il 10 marzo (Ferdinando, Carolina I, Principessa e R. Calabresi). Peggiore era la situazione dell'Estero, formato a Misilmeri coi resti d ei battaglioni Alemagna e Albania. Il comando fu dato al più anziano dei due colonnelli, Candrian: l'altro, de Gamhs, approfittò dell'affron to per congedarsi e correre a Napoli d al padre, già passato al servizio del nuovo re Giuseppe Napoleone, il quale gli foce dare il compito di organizzare il 3° reggimento di linea napoletano coi prigionieri di Gaeta e poi, il 13 settembre, il comando del 2° di linea, i cui ufficiali, in parte esuli del 1799, si ammutinarono all'arrivo dell'ex-emigrato francese nonché famigerato aguzzino dei patrioti detenuti a Capua (a vendicarli provvide poi la comitiva del "brigante" Quagliarella, che lo ammazzò 1'8 ottobre 1810 mentre, promosso generale di brigata, andava ad assumere il comando della Basilicata; al momento d ella cattura, Quagliarella indossava ancora la giacca insanguinata di de Gambs). Laccorpamento scontentò anche Giuseppe Antonio T~chudy, figlio del generale massone Fridolin epurato per la resa di Gaeta e lui stesso epurato per aver servito nella guardia nazionale, ma riammesso nel 1801 come soldato semplice per i buoni uffici dello zio materno Wirtz e del
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA ( 1806-1815)
ministro Foneguerri e divenuto comandante del 1° battaglione di guerra del Principe II, che aveva portato via mare da Cotrone a Messina. Anche lui, come de Gambs, dette le dimissioni per protesta contro la mancata promozione che riteneva spettargli, imitato da tutti gli ufficiali esteri del suo reggimento. Bourcard lo convinse a fatica a ritirarle, affiancandolo a Candrian, ma l'amalgama tra svizzeri, tedeschi, piemontesi e albanesi, benché fossero quasi tutti oriundi o trapiantati e ormai napoletani "al ciento per ciento", rimase solo di facciata. In compenso, l'Estero era il solo reggimento con una banda pagata dagli ufficiali (ma nel gennaio 1807 fu anch'essa posta a carico dell'erario). In dicembre Alemagna accettò finalmente di adottare l'uniforme degli albanesi (coi bottoni gialli e i "coppoloni"), ma all'ultimo si decise di cambiare anche quella degli albanesi ed entrambi i battaglioni adottarono quella blu dei R. Sanniti.
La fònnazione della 2a Brigata napoletana coi reduci da Gaeta
L 11 aprile sbarcò a Gaeta un primo rinforzo di truppe siciliane (300 granatieri Valdemone e Valdinoto, 72 artiglieri e 57 pionieri) seguiti in maggio da 300 granatier~ metà napoletani (R. Presidi) e metà siciliani (Valdimazzara I). In cambio dalla piazza furono prelevate 600 reclute, arrivate a Palermo il 28 maggio e impiegate per completare la 1a Brigata. Seguirono il 10 giugno altri 146 granatieri Valdimazzara T (tenente Corné, figlio del tenente colonnello Lorenzo), incorporati ud 3° Reali Presidi. Il 24 e il 25 giugno furono destinati di rinforzo altri 3 battaglioni siciliani (1 ° e 2° fucilieri Valdimazzara T e cacciatori Valdimazzara) e i cacciatori Albanesi, e questi ultimi arrivarono il 3 luglio. A Ponza forono inoltre distaccate 2 compagnie fucilieri del Valdinoto. La piazza si arrese il 18 luglio e alla guarnigione fu accordato il rimpatrio a Palermo con la condizione di non combattere per un anno e un giorno. Al momento della resa la guarnigione includeva, secondo fonti francesi, 6.207 uomini: • • •
2.440 fucilieri napoletani (3° Carolina, 3° Principe e 3° Reali Presidi); 7 1O cacciatori di linea (3 I O Appuli, 400 Albanesi) 800 granatieri e fucilieri siciliani; 2.000 cacciatori del 1° e 2" corpo franco, costituiti 1'8 gennaio 1806 coi "graziati al
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LE DUE SJCIUE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 • 1815)
militar servigio del preclusorio di Gaeta" e delle Isole Pomi ne, inquadrati in 16 compagnie di 150 uomini, con 70 ufficiali scelti da Scipione Lamarra fra i volontari di Terra di Lavoro (un documento assegna però loro solo 1. 798 cfkttivi, 1.168 del 1° e 620 del 2°); 221 cannonieri (di cui 54 siciliani), 20 pionieri siciliani e 16 cavalieri.
Pil1 di metà si avvalsero del beneficio: la maggior parte dei siciliani, albanesi e cacciatori Appuli, 7 40 cacciatori franchi e oltre metà dei fucilieri napoletani (solo mille accettarono di passare al servizio del nuovo re Giuseppe, che li lasciò a Gaeta per formarvi il 3° di linea, poi versato nel 2°). Il 31 luglio re Ferdinando approvò la costituzione coi reduci da Gaeta della 2a Brigata napoletana e il 18 agosto i nomi dei 2 nuovi Reggimenti, "Reali Presidi", formato coi fucilieri dei corpi regolari, e "Cacciatori Philippsthal", formato con gli ex galeotti. Limmissione non fu però indiscriminata, se il 19 settembre si ordinava di dare la precedenza ai reduci da Gaeta per gli ingaggi nel Reali Presidi, un cui battaglione fu distaccato a Ponza (con la 6a compagnia a Ventotene).
Il Regg,imento Cacciatori Philippsthal (agosto 1806 - aprile 1807) Il 18 agosto si prevedeva di portare il Reggimento Philippsthal a 1.200 uomini entro ottobre e il 3 settembre fu costituito al comando del tenente colonnello Maitzen su 8 compagnie, con uniforme grigia, paramani e pistagna verdi e bottoni rossi. Il vestiario fu consegnato in novembre al maggiore del reggimento (Giuseppe Antonio Pezza, il pili anziano dei fratelli di Fra Diavolo, già comandante del 2° corpo franco formato dai graziati delle Isole Pontine). Il re approvò la proposta del principe d'Assia di formare anche 2 compagnie scelte di carabinieri e il 5 dicembre ordinò di coprire i 446 mancanti con una scelta "fra le classi stabilite dei servi di penà'. Formate il 17 gennaio, il 18 febbraio le due compagnie ricevettero 300 carabine e il 6 marzo si ordinò di formarne altre due. Intanto ci fu una maxirissa tra ex-galeotti e granatieri reali e 1'8 marzo il principe ereditario degradò i bassi uffiziali coinvolti, ammonì gli ufficiali a "badare alla quiete'' e ordinò un'ispezione del reggimento. Tschudy, che ne fu incaricato, trovò varie irregolarità (come la sostituzione delle prescritte fiasche di latta con meno costosi barilotti di legno) e propose addirittura di sciogliere il corpo aggregando gli uomini ai Reali Sanniti.
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA I 1806-1815)
In marzo il Reggimento aveva LO 73 effettivi, scesi a 1. 024 l' 11 aprile. Vacante il posto di colonnello, aveva 7 uomini di piana maggiore, 13 della minore, 32 ufficiali inferiori, 12 cadetti, 12 primi e 25 secondi sergenti, 11 furieri, 40 caporali, 51 carabinieri, 11 tamburi, 10 piffrri e 842 cacciatori. Il I battaglione era armato di 300 carabine, il 2° di 397 fucili calibro 16 guarniti d'ottone. 11 29 aprile ricevette altri 700 fucili rnod. 1800 con baionetta lunga. O
1 Reali Sanniti a R.eggio (ottobre 1806 - marzo 1807)
Intanto, deluse dalla resa di Gaeta le speranze riaccese dalla vittoria inglese a Maida, il 4 agosto erano stati presi provvedimenti urgenti come l'invio del Valdimazzara il (colonnello Arau) a Messina e Milazzo e la formazione di squadre di ufficiali di fanteria da inviare col maresciallo Acton a Reggio per inquadrare gli sperati volontari . Il 15 ottobre vi fu destinato il reggimento migliore (Reali Sanniti), assegnato al brigadiere Cancellieri e ai presidi designati per le due Calabrie, Carbone e de Filippis. Avendo appena 832 dfottivi, Nunziante chiese invano il rinforzo di 2 compagnie di "camiciotti" albanesi (vincolati dai patti di resa a non combattere per un anno): in compenso, il 28 dicembre il re gli fece comunicare di aver "inteso con soddisfazione gli 11Itimi attacchi" dei Sanniti e dello squadrone Valdimazzara "sotto i suoi ordini contro le truppe francesi". 1128 novembre i 4 "ultimi reggimenti venuti nella linea" (fatero, Sanniti, Presidi e Philippsthal) forono sottoposti "per l'istruzione e la buona tenuta'' al brigadiere Minichini. Nel gennaio 1807 il Reali Presidi contava 1.421 effettivi, contro i 646 dell'Estero e i 482 del Valdimazzara I. Più robusti erano il Valdimazzara II (970 al 24 febbraio) e il ½!demone (929 al 5 marzo). Il 28 febbraio i tenenti Giacomo ferrà del Valdinoto e Raffaele Conca del Valdimazzara cavalleria furono inviati a Ponza agli ordini del principino di Canosa, con 2 compagnie fi.tcilieri Valdinoto per dare il cambio a quelle inviate l'anno prima. 11 convoglio tornò con 92 volontari napoletani ("il corpo dei cacciatori di S. A. R. venuto da Caserta", v. infra,§. E), che il 5 marzo fu aggregato in Calabria alla la compagnia cacciatori dei R. Sanniti. Il 9 il brigadiere Minichini fo destinato istruttore di tutta la fanteria, inclusi i corpi siciliani, e il Reggimento Estero fu contratto su 6 sole compagnie (2 granatieri e 4 fucilieri).
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1,,,, 806""'---------'l-""8-'--=15Cl...l_ __
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La mobilitazione per la spedizione di Mileto (maggio 1807)
In marzo tutta la fanteria (8 reggimenti e 5 battaglioni) arrivava a 9.918 eHèttivi, i due terzi dell'organico (14.903): •
•
4.141 dei 1 reggimellli napoletani (647 Estero, 1.019 R. Sanniti, 1.402 Reali Presidi, 1.073 cacciatori Philippsthal); forse 3.500 dei 4 siciliani (969 Valdimazzara Il, l.l 18 Valdinoto, 923 Valdemone, più il Valdimazzara I di cui ignoriamo la forza): 1.583 cacciatori (449 napoletani, '.">56 albanesi e (j8(; siciliani e 92 volontari di S. A. R.); 694 del 1° battaglione granatieri della Guardia reale.
Cunico reggimento quasi completo, con appena 50 mancanti, era il Reali Presidi: ma aveva solo 932 "atti a marciare", con 97 "non atti" e 368 distaccati con licenza. Fu comunque riarmato coi fucili "di Germania" tolti al Valdemone e gli furono date le bandiere del vecchio Reggimento, la colonndla conservata a Messina presso l'artiglieria e la sensiglia data in un primo momento ai Reali Sanniti. Il 9 maggio questi ultimi ricevettero dal re, "in premio del valore e tèdeltà", la colonnella dei Reali Calabresi, ricamata dalla regina nel 1799 e il 19 chiesero di avere anche la scnsiglia dei Calabresi, anch'essa conservata a Messina, in cambio di quella ceduta al Reali Presidi. Tn violazione dei patti di resa, due dei corpi reduci da Gaeta, i cacciatori Philippsthal e Appuli, furono reimpiegati in operazioni di guerra prima del termine di un anno e un giorno, che scadeva il 20 luglio 1807, esponendoli così alla punizione del nemico in caso di cattura. Tn maggio furono infatti entrambi assegnati al principe d'Assia per la spedizione di Milcto. Alla data del 4, i due corpi principali della spedizione (Reali Sanniti e cacciatori Philippsthal) avevano in media il 17% in più di effettivi rispetto a marzo, mentre la forza dei cacciatori Appuli era invariata. E' probabile che un aumento medio di un sesto (1.500 uomini) vi sia stato anche per gli altri sei reggimenti di linea, dal momento che furono anch'essi mobilitati, nei limiti del possibile. Con ordine del 14 aprile Fu infatti costituita a Palermo una Divisione di rinforzo, composta da 4.000 siciliani e 1.000 esteri e alhanesi. I corpi di linea furono mohilitati su l o 2 battaglioni fucilieri e 2 compagnie di granatieri e tre (Estero, Valdemone e Valdinoto, coi c:1cciatori Valdemone) furono trasferiti a
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA ( 1806 -1815)
Palermo, limitando il seguito a 4 lavandaie e 1 vivandiera per ogni battaglione: il resto delle mogli fu lasciaro nelle vecchie guarnigioni assieme ai soldati meno atti a marciare, riuniti in 2 compagnie deposito. TI 25 aprile, concluso il movimento, erano concentrati a Palermo 11 battaglioni di campagna: • • •
G fucilieri, di cui 2 già di guarnigione (1° e 2° fucilieri Valdimazzara I) e 1 affluiti da Messina ( 1° Valdcmonc) , Siracusa (I" e 2° V..ldinoto) e Milazm (1 ° Estero); 2 gr:rnarieri (I Estero e Valdimazzara I, 2'' Valdinoto e Valdemone); 3 can:iatori (Albanesi, Valdimazzara e Valdcmonc). O
Altri 3 battaglioni fucilieri (1° Valdimazzara Il e 1° e 2° Reali Presidi), 1 cacciatori (Valdinoto) e 2 compagnie granatieri (Reali Presidi) rimasero a Messina e Milazzo. Compensando un migliaio di nuove reclute con gli inabili lasciati ai depositi, si può stimare in 5.000 uomini la forza concentrata a Palt:rmo e a 2.000 quella di Messina. Al 4 maggio 1807 si trovavano in Calabria 3.143 fanti regolari (1.247 Reali Sanniti con 92 cacciatori di S. A R. e 203 granatieri Valdimazzara Il, 1.207 cacciatori Philippsthal e 394 Appuli armati di carabine). Num.iante aveva funzioni di brigadiere e i corpi erano comandati dai tenenti colonnelli Milarl.o duca di San Pietro (Sanniti), Maitzen (Philippsthal) e Sandiel (1 ° cacciatori) e dal maggiore Pousset (Valdimazzara) . Il 28, a Mileto, furono perduti circa 1.400 fanti, 1.305 fucili, 1.476 baionette e 356 carabine.
I Reali Sanniti dopo Mileto Le perdite maggiori in combattimento furono quelle dei Reali Sanniti, che si trovavano all'ala destra e sostennero l'urto principale <ld nemico. Secondo una fonte ebbero 485 perdite e 762 superstiti: un'altra indica invece 666 perdite (inclusi 51 ufficiali e cadetti) e 579 superstiti (inclusi 49 all'ospedale). La discrepanza potrebbe dipendere dal successivo recupero di sbandati: di conseguenza i Sanniti ne avrebbero recuperati 183. 1'.11 giugno Nunziante fu promosso brigadiere e il comando del reggimento passò al tenente colonnello Francesco Milano duca di San Paolo, già _comandante del 5° battaglione granatieri sotto Darnas e ferito nel 1798 a
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LE. DUE. SICILIE. NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1806 - 1815)
Montalto di Castro, sempre con Gaetano Pastore come maggiore. Il 1O luglio incorporò i resti dei granatieri Valdimazzara II (tranne gli ufficiali, trasferiti al Valdimazzara I), il 17 agosto riebbe la banda, ceduta dall'artiglieria e il 24 fo riarmato coi moderni fucili rnod. 1800. Il 18 dicembre aveva di nuovo 770 effettivi su 10 compagnie (8 fucilieri e 2 granatieri).
La sorte dei cacciatori Phìlippsthal
A Mileto i cacciatori Philippsthal erano schierati in prima linea a tiro di fucile dallc ultime case del paese, occupate dal 23c légère. Inizialmente ressero sotto il fuoco e si sbandarono in consegucnza di un'intempestiva carica e del successivo ripiegamento dei Reali Sanniti, schierati dietro di loro, i quali fecero un improwiso passaggio di linea pcr sostenere la cavalleria. Pii, di metà dei cacciatori furono catturati, inclusi 20 ufficiali e 32 graduati. Avcndo ripreso a combattere prima del termine pattuito a Gaeta, i cacciatori Philippsthal e Appuli subirono condizioni più dure: gli ufficiali furono inviati al carcere di Penestrelle e circa 270 ex-galeotti ai lavori forzati ad Alessandria. TI Reggimento perse circa 730 uomini. In giugno ne restavano 468, di cui 138 a Messina c 331 a Cotrone (tornati a Reggio in luglio). Il 24 agosto si segnalava chc quelli di Reggio erano privi di fucili. Il 1° ottobre il corpo Fu inviato a Trapani per essere riorganizzato da Rosenhcim, assieme a 1.21 O volontari calabresi (542 dei battaglioni Calabro e Carolina e 668 del Carbone), ammessi nell'esercito il 30 settembre, e a 223 cacciatori Siculi reclutati fra i rci di omicidio semplice. Contratto a battaglione, al 29 febbraio il corpo aveva 476 effettivi, inclusi 27 ufficiali e cadetti.
B. La Fanteria di linea dal 1808 al 1815 La riorganizzazione dopo Mileto (giugno-dicembre 1807)
TI 16 giugno le truppe di Palermo erano state ri unite al comando di Minichini nella cosiddetta "Divisione sped izionaria", con fardella quar-
L'ORDINAMENTO M!!JIARE IN StCIL=IA ~ {l=806~-1=81=5~)- - - - -- -- - - - - - -~
tiermastro e 3 brigate (2 di fanteria e 1 di cavalleria) comandate da colonnelli brigadieri_ Ai primi d'agosto i cacciatori albanesi furono inviati apresidiare le Isole Pontine e il 17 agosto lasciò Palermo anche il Valdinoto fanteria, rimandato a Siracusa. In luglio furono istituiti 2 cadetti per compagnia e il 30 ottobre le ispezioni dei corpi di fanteria di Palermo e Messina furono ripartite tra Minichini (R. Presidi, R. Sanniti e cacciatori Albanesi, di S.A.R., Valdemone e Valdinoro), il duca de11a Floresta (Valdimazzara I e II) e dell'Uva (Estero e cacciatori Valdimazzara), mentre Rosenheim ebbe quella dei cacciatori di Trapani (Philippschal e calabresi) e il governatore di Messina quella dei cacciatori di Reggio (Appuli e Valdcmonc). Il 24 settembre fu ordinata la ripresa della rcdutazione dell'esercito e il 30 settembre furono incorporati nella fanteria leggera 3 battaglioni di volontari calabresi. Il 1° dicembre il Valdimazzara l aveva 1. I 38 effettivi.
L'ordinamento del 6.febbraio 1808
Con forse 1.600 nuove reclute a compensare le perdite di Mileto e successive, nel febbraio 1808 la fanteria (esclusi cacciatori calabresi e siculi) era risalita a 8_924 effettivi\indusi 588 ufficiali e cadetti), che il 6 febbraio furono riordinati su 3 brigate di linea (duca della Floresta, Bernardo Ileccadelli e Nunziante) di 2.510 fucilieri e volteggiatori, 1 riserva scelta di 2.921 granatieri (Saint Clair) e 1 battaglione autonomo di 621 cacciatori albanesi, per un totale di 11.072 teste, ossia un quarto in piì1 degli effettivi e un terzo in più di quelli entrati nel nuovo ordinamento (infatti 586 cadetti e inabili furono accorpati coi 741 invalidi in un "reggimento di guarnigione")_ Le prime due brigai-e (comandate dai famosi colonnelli brigadieri siciliani del 1799) e gli albanesi furono riuniti in una Divisione di 5.805 teste agli ordini di Minichini; una 2a nominale agli ordini di Rosenheim fu costituita dalla 3a brigata di Nunziante (siciliana) e da una 4a nominale (Candrian) formata dal reggimento guarnigione (I -422 teste) e da uno nuovo di "volontari calabresi" che doveva essere formato dal marchese della Schiava coi battaglioni di ex-massisti (Calabro, Carolina, Carbone) e ,graziati (Siculo)_
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Posta sotto l'ispezione di Salandra (colonnello generale ispettore dei granatieri) e comandata da Saint Clair, la riserva fu costituita dai corpi della guardia reale (2 hattaglioni granatieri e 2 compagnie volteggiatori di S.A.R.) e <la 3 battaglioni granatieri di linea formati dalle 12 compagnie reggimentali. I sci reggimenti di linea - 1 estero a Palermo, 2 napoletani a Milazzo (Reali Sanniti e Reali Presidi) e 3 siciliani a Termini (Valdimazzara), Siracusa (Valdemone) e Corleone (Valdinoco) - erano su 11 compagnie: 8 focilicri di 140 teste, I. volteggiatori e 2 granatieri di 123, queste ultime separate dal reggimento e riunite nei battaglioni di riserva. Alle 66 compagnie di linea (48 + 6 + 12) si aggiungevano 10 dei granatieri e volteggiatori reali (140) e 9 del Reggimento guarnigione, 8 di fucilieri (140) e 1 per l'istruzione dei cadetti (260).
La riforma, completata dal Piano generale dAlafanteria e cavalleria delle Reali truppe, volontari siciliani e Guardia Reale del 28 marw, comportò lo scioglimento (avvenuto però solo in luglio) di 1 reggimento siciliano (Valdima:aara TT) e 4 baLtaglioni cacciatori (i napoletani Philippsthal e Appuli e i siciliani Valdimazzara e Valdemone), con una diminuzione di 26 compagnie (8 fucilieri, 2 granatieri, 16 cacciatori) e un risparmio di 122 posti di ufficiale (inclusi 18 di piana maggiore), i cui titolari furono però in parte reimpiegati nei reggimenti granatieri e di guarnigione e per coprire le vacanze negli altri corpi.
1131 maggio 1808 lo stato maggiore generale emanò un'istruzione sull'impiego dei nuovi fucili inglesi (Metodo particolare per alcuni tempi di maneggio d'arrm). Seguirono modiflche ali' Ordinanza p er le manovre emanate il 13 agosto a seguito dell'ordine reale di istruire le truppe alla manovra per Brigata e Divisione. Emanata il 12 marzo 1809, la disposizione di effettuare ogni quindici giorni un "esercizio istruttivo" delle truppe fu rinnovata l' 11 dicembre.
l tre battaglioni granatieri di linea (1808 - 1812)
l tre battaglioni granatieri di linea erano costituiti dalle compagnie distaccate dalle brigate: la 1a (Reali Presidi e Reali Sanniti) formava il 1° battaglione (napoletano) , b 2:i (Fsrcrn e V:ildimazzara) il 2° (misto) e la 3a
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(Valdemone e Valdinoto) il 3° siciliano. Lorganico era di 492 uomini (4 x 123), ma l'effettivo medio rimase sui 380 sino ali' aprile 1809, portandosi in autunno poco sopra i 400 e solo nel 1811-12 arrivò quasi al completo. Il 14 giugno 1808 i primi due battaglioni, di stanza a Palermo, furono armati con 500 fucili mod. 1800 ceduti dai granatieri reali e 580 cangiarri dei disciolti battaglioni cacciatori. Il 22 dicembre furono dotati di un proprio consiglio d'amministrazione e resi del tutto autonomi dai corpi di provenienza, dai quali continuarono però a dipendere per il reclutamento. TI 1O maggio 1809 contavano 743 granatieri, assegnati al secondo scaglione della spedizione di Ischia e Procida. Lispezione del 31 gennaio 1812 ai battaglioni granatieri trovò i fucili inglesi in ottimo stato e il comandante del 3°, tenente colonnello Ignazio Gaetani, fu elogiato per la cura particolare dei generi di vestiario. Col nuovo ordinamento i battaglioni forano sciolti il 26 settembre, facendo rientrare il personale ai rispettivi corpi. Gaetani fu promosso colonnello del 3° reggimento siciliano (ex-Valdinoco). Lorganico dei nuovi corpi prevedeva 2 compagnie di 132 granatieri (4 ufficiali, 30 sottufficiali e 98 comuni).
T tre Reggimenti siciliani {1808 - 18 I 5) !,
Il 5 marzo il Reggimento Valdemonc fu portato all'organico degli altri costituendo il 2° battaglione fucilieri per la guarnigione di Trapani col personale e i fucili inglesi ceduti dal Valdimazzara II. Quest'ultimo fu sciolto il 16 marzo e le insegne (6 bandiere e 4 banderuole) furono consegnate il 23 aprile alla R. Sala d'Armi. TI 30 aprile 2 compagnie del 2° Valdimazzara furono inviate a dare il cambio a Ponza e Ventotene alle due del Valdinoco inviate in dicembre. Quest'ultimo corpo ricevette il 14 giugno altri 50 5 fucili inglesi. La compagnia di Ponza fu impiegata per costruire le nuove opere difensive: in caso di attacco 12 fucilieri dovevano guarnire la torre, 12 il posto dell'Ospedale, 8 la batteria Pascalotti e 130 i trinceramenti. Nell'ottobre 1809 ebbero il cambio da 2 compagnie del Valdemone: e con esse partì anche il 1° fucilieri ½1ldirnazzara per dare il cambio ai cacciatori albanesi, da oltre due anni nelle Isole Pontine. Queste furono però evacuate il 22 novembre, di propria iniziativa, dal principino di Canosa, rientrato a Palerm o con le sei compagnie siciliane. Il 28 febbraio i sei corpi siciliani avevano 4.242 effettivi, appena 348
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(7.6%) in meno dell'organico stabilito per i tre corpi lasciati in vita (4.590). Eppure, malgrado il recupero di 1.752 dai tre disciolti, i nuovi corpi rimasero molto al disotto dell'organico. TI 1O maggio 1809 il Val<limazzara, assegnato al 2° scaglione della spedizione di Ischia e Procida, aveva 806 uomini a Palermo: il 25 agosto, dislocato nel castello di Termini, ne aveva 841, pit1 34 trabanti (attendenti degli ufficiali) e 954 in settembre. Il 12 settembre il Valdinoto ne aveva 7 99, con 442 mancanti inclusi il colonnello e il tenente colonnello e l'ispettore notava "cattive regole per disciplina e ordine". Il Valdemone, che in settembre aveva 97 0 uomini a Trapani e 24 a Favignana, il 9 ottobre era in aumento da 1.040 (con 1.039 fucili inglesi) a 1.161, inclusi però 51 trabanti in soprannumero, per cui i mancanti erano in realtà 439. Dei 7 09 di cui era indicata l' origine, 352 erano napoletani, 15 forestieri e appena 342 siciliani (48%) . Fino all'aprile 1809 i tre corpi ebbero in media 840 focilicri e volteggiatori invece di 1.284, appena cioè i due terzi dell'organico. La media era di 988 nel dicembre 1809 e nel gennaio 1810 il Vaklcmone era a 971, ma il Valdimazzara era sceso a 819 (col l battaglione a 240 inclusi 17 ufficiali) e in settembre la media era scesa di nuovo a 795 (7 05 fucilieri e 90 volteggiatori). TI 6 novembre il Valdinoto era risalito da 82 1 a 1.073 (ma con 264 assenti). Nella rivista passata il 25 aprile 1811 a Termini lmerese da Minichini, al Valdimazzara risultarono 1.110 uomini (7 di piana maggiore, 34 di minore, 36 ufficiali inferiori, 15 cadetti, 137 graduati e 881 comuni), con 173 mancanti. Le armi includevano 1.043 focili inglesi, 100 cangiarri a testa di leone e 128 per cacciatori. In luglio i tre reggimenti erano finalmente completi (con una media di 1.282) , ma già il 13 settembre il Valdinoto aveva 92 mancami, anche se la media dei comuni (l.061) registrata nel febbraio 1812 sembra indicare che fossero ancora quasi completi. O
Col nuovo ordinamento imposto da Lord Bentinck il 14 settembre 1812, ai tre reggimenti furono dati nuovi nomi ("1 °, 2° e 3° siciliano"), nuovi colonnelli proprietari (Enrico Requesens, Pietro Anfossi e Ignazio G aetani) e un nuovo ordinamento su 9 compagnie (2 granatieri, 6 focilieri e 1 "fiancheggiatori"), per un totale di 1.390 (inclusi 49 ufficiali). Inizialmente il 3° fo assegnato all'Armata mobile, ma in seguito passò anch'esso alla "stabil e", sostituito nella mobile dal 4° estero (ex-cacciatori di mare).
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SIOLIA (1806 "-"'---" -l"'-' 8 1 ' - " ' 5 ' - - - - - - - -- -- - - - - -
Nel gennaio 1813 avevano 4.170 effettivi (1408 + 1.389 + 1.373), scesi però il 1° ottobre a 2.496 (458 + 1.218 + 820), con sede il 1° a Termini, il 2° a Siracusa e Agrigento e il 3° a Trapani. Nel marzo 1814 i reggimenti cedettero parte <ld loro personale per formarne uno nuovo leggero (4° siciliano) assegnato alla 2a Divisione anglo-siciliana (McFarlane) per la spedizione di I ,ivorno e poi dislocato a Messina con 447 effettivi. Nel maggio 1815 i primi tre reggimenti ne avevano 2.572 (629 + 1.153 + 790) scesi in agosto a 2.330 (600 + 1.030 + 7 00) più 400 del 4° leggero a Messina e 320 volontari siciliani a Palermo e Milazzo.
i due Reggimenti napoletani, poi 1° e 2° estero (1808-1815)
Al 28 febbraio 1808 i quattro corpi di fanteria napoletana avevano insieme 3.943 eHèttivi, 883 in esubero rispetto all'organico dei due reggimenti in cui furono accorpati (Reali Presidi e Reali Sanniti). Anch'essi, come i tre siciliani, rimasero tuttavia sotto organico, con forza media di 830 fino ali'aprile 1809. In maggio furono destinati alla spedizione di Ischia e Procida al comando di Nun:taiante: non risulta però che abbiano preso parte agli sbarchi e colpi di mano effenuati dagli inglesi. '!ornati in sede a fine luglio, tra settembre e dicembre mantennero ancora una forza ;I media <li 984 effettivi. Il 28 dicembre il 2° Reali Presidi, con 574 effettivi, fo destinato, assieme ai cacciatori di mare, alla spedizione dd principe di Molitcrno, in seguito annullata.
l Reali Sanniti erano 884 al 20 gennaio 181 O, 1.098 al 30 aprile (7 dì piana maggiore, 33 della minore, 36 uHìcialì inferiori, 13 cadetti, 137 graduati e 87 2 comuni), 918 (inclusi 70 volteggiatori) il 27 agosto, 858 (inclusi 90 distaccati e 18 in ospedale) il 5 settembre, 872 (inclusi 98 volteggiatori) l' 11 settemhre. A queste due ultime date il Reali Presidi aveva 907 effettivi (6 di piana maggiore, 22 della minore, 33 trabanti, 758 fucilieri e 88 volteggiatori) di cui 103 assenti (11 %), scesi sci giorni dopo a 861 (inclusi 87 volteggiatori). In compenso nel 1811 -12 anche i due reggimenti napoletani, come i tre siciliani, furono pressoché completati, con una forza m edia di 1.274 fucilieri e volteggiatori (di cui 1.039 comuni). Col nuovo ordinamento del 14 settembre 1812 i due reggimenti, di stanza a Palermo e Milazzo ed entrambi assegnati all'Armata mohile, pas_sarono in coda ai tre siciliani, mutando nome (" 1° e 2° estero") e colon-
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nello (il barone Carlo Zweyer sostituito da Gaetano Pastore e Francesco Milano duca di San Paolo da Cesare Mari). Nel 1813 la reale tipografia della Guerra stampò le Mod(ficazioni di alcune manovre di fanteria che d'ordine del capitan generale Bentinck si devono eseguire dalle truppe.
il i° estero in Càtalogna e il 2° estero in Liguria {1813-14)
Nel gennaio 1813 i 2 reggimenti, assegnati alla Brigata Roth, avevano insieme 2.849 effettivi, 11 Opii1 del completo. In Catalogna fu inviato solo il l O estero (colonnello brigadiere Pastore, tenente colonnello Museroldi, maggiore Cardona e chirurgo Troja), che il 25 dicembre 1812 contava 1.262 uomini (77 ufficiali), ridotti a 1.150 (50 ufficiali) nell'agosto 1813, Purono decorati <li medaglia di bronzo al valore il capitano dei cacciatori Paolo Caracciolo per la battaglia di Ca.stalla (13 aprile) e il capitano Giuseppe D'Errico e il tenente dei cacciatori Cipriano Novi per l'attacco del 7 giugno al Fuertc Olivo <li Tarragona (non menzionato da Va.cani, storico delle truppe italiche in Spagna, che ignora di proposito le "siciliane"). In quest'ultima azione fu ferito il tenente dei cacciatori Giovanni Zumtobel, chiamato il 13 luglio alla testa delle truppe ed elogiato da Bentinck. 11 4 agosto furono rimpatriati per invalidità il capitano Giovanni Zerilli, il tenente Raffaele Crispino e, a domanda, il capitano Raffaele Marenghi e il volontario G. Bonocore. In agosto il tenente Micheroux reclutò 56 napoletani catturati dal capo guerriglia Frayle Nibot. TI 1° ottobre al reggimento erano attribuiti 1.335 eff-èttivi. Il Reggimento rimase in Spagna fino alla caduta di Barcellona nel 181 4, salpando poi per Genova dove arrivò dopo la resa francese. Il 2° estero (1.302 effettivi al 1° ottobre 1813) formò poi, col l O squadrone del 2° cavalleria, la Brigata siciliana (Roth) inquadrata nella 1a Divisione (Montresor) del corpo d'armata anglo-siciliano destinato ali' Alta fralia. Salpata da Milazzo il 20 febbraio 1814, la Brigata sbarcò a Livorno il 12 marzo partecipando alla lenta avanzata sulla Spezia e all'attacco finale del 16 giugno contro i forti a Levante di Genova, in cui fu ucciso l'alfiere Ricci.
Il rientro a Napoli e il II/2 ° estero all'assedio di Gaeta (7 815)
Rientrati alle sedi nel maggio 1814, entrambi i reggim enti furono asse-
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gnati alla Divisione MacFarlane, sbarcata a Napoli il 24 maggio 1815. Alla partenza da Milazw avevano rispettivamente 1.303 e 1.230 effettivi. Il 28 giugno 1815 il ll/2° estero (tenente colonnello Figueroa e maggiore Salvatore Landi) partì da Napoli con 504 uomini e 100 artiglieri per partecipare all'assedio di Gaeta, dove arrivò il 3 luglio. Il 9 e 10 luglio furono feriti Landi (al volto), i tenenti Gaetano Salamone e Vincenzo De Meo e 4 soldati (Giovanni Santarelli, Giuseppe Marullo, Pasquale Strano e Francesco Cerato).
Il Reggimento Estero, poi 3° Estero (JROR-15) Fin dal 31 luglio 1807 i prigionieri di guerra francesi ammessi al servizio borbonico erano stati riservati al Reggimento Estero (che spese 6.000 ducati per il rinnovo del vestiario) e il 18 dicembre era stato emanato un regolamento particolare per la sua redutazione. Il 1° ottobre 1808 si dispose che i prigionieri "francesi" provenienti dal vecchio esercito borbonico fossero tenuti a completare la forma. Al 28 febbraio 1808 il Reggimento, comandato dal tenente colonnello Tsdmdy, aveva solo 680 effettivi (inclusi 59 ufficiali e cadetti). TI 31 agosto, dedotti i granatieri assegnati al 2° battaglione di riserva, aveva 649 fucilieri e volteggiatori, don 635 mancanti al completo di 1.284. Il 10 maggio 1809 il corpo (627) fu assegnato alla spedizione di Ischia e Procida, benché Stuart avrebbe preferito sostituirlo con un secondo reggimento siciliano. In agosto rientrò con 611 effettivi e 673 mancanti, ma risalì a 775 in settembre coi prigionieri e disertori presi nella spedizione. Nel gennaio 1810 ne aveva ancora 778, ma coi prigionieri presi in Spagna e Calabria, 1'11 settembre era già a 1. 110 fucilieri e 98 volteggiatori e sicuramente attinse ad una parte degli 800 catturati dagli inglesi il 18 settembre nello sbarco della Divisione Cavaignac presso Messina (sicuramente non ai 536 del ReaJ Corso, riservati ai loro parenti dei Corsican Rangers, ma a quelli del 3° e 4° di linea murattiani). Il 14 novembre si ordinò la costituzione di una seconda compagnia volteggiatori Esteri "con 60 reclute venute dalla Spagnà' e con 112 fucili inglesi e 114 cangiarri e il 7 aprile 1811 di un 3° battaglione fucilieri. TI 29 maggio l'Estero aveva 2.045 effettivi, con un esubero di 14 5 rispetto all'organico di 12 compagnie fucilieri e 2 volteggiatori, rnn 8
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dello stato maggiore, 30 del minore, 56 ufficiali inferiori, 4 cadetti, 214 graduati e 1 .733 comuni. In luglio ne aveva ancora 2.050 e nd febbraio 1812 i comuni erano 1.747. Naturalmente quel numero faceva gola anche agli inglesi: il I O maggio 1812 il re, fra diverse "disposizioni per diminuire il suo Esercito", consentì "a coloro che lo desiderino" di "passare alle bandiere britanniche", cedendo 16 ufficiali, 2 cadetti e 581 "reclute venute dalla Spagnà', ossia i disertori e i prigionieri del1'8° di linea murattiano. Ne approfittarono in particolare quelli del Reggimento Estero: già il 14 luglio ben 1.157, pit1 della metà, erano passati al servizio inglese. Gli altri, pur restando formalmente al servizio borbonico, passarono poi sotto diretto controllo inglese insieme al resto delle unità operative e col nuovo ordinamento dd 14 settembre 1812 assunsero il nuovo nome di "3° Reggimento Estero" (in una lista di 5, di cui quattro formati dai corpi napoletani) e forano assegnati all'Armata stabile, ma in seguito trasferiti alla mobile. Di stanza a Corleone, il 3° estero aveva come gli altri un organico di 1.390 teste su 9 compagnie. Assegnato alla Brigala Roth, nel gennaio 1813 aveva 920 effettivi, aumentati a 1.258 in ot1·obre. Nel marm 1814 fo assegnato alla 2a Divisione anglo-siciliana per la spedizione di Livorno. Rientrato in luglio a Palermo, nel maggio 181 5 il 3° esLero si imbarcò per Napoli con 995 uomini. Colonnello proprietario del 3° estero era Emanuele del Conte. Rifiutato il comando delle It,tLian kvies oftèrtogli da Bentinck, Tschudy aveva infatti dato le dimissioni, passando in Calabria con una lettera di raccomandazione della regina Maria Carolina per il famoso generale Manhès. Trnsfèritosi poi a Napoli, l'altra regina Carolina, allora reggente in nome del marito che combatteva in Germania, gli dette il 19 giugno 181 3 il compito di riorganizzare ai depositi il nuovo 5° di linea Real Calabria, erede di quello assediato a Danzica. E certo T~chudy non fu l'unico del suo reggimento a varcare lo Stretto.
C. La Fanteria leggera {1806-12) ll 1 ° Battaglione Cacciatori ex-Appuli {1806._08) Come si è accennato, nel di cembre 1805 il battaglione cacoaton
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Appuli, comandato dal tenente colonnello Luigi de Sandiel e dal maggiore Giambattista Canone, era stato assegnato al corpo russo a Mignano. Rimasto di guardia alla frontiera del Liri dopo il ritiro degli alleati e forte in gennaio di 5 50 effettivi (inclusi 16 ufficiali), all'arrivo del nemico si era ri tirato nella piazza di Gaeta prendendo parte alla difesa. Rinforzato il 5 luglio da 146 fucilieri Valdimazzara I, il 18, al momento della resa, era ridotto a 31 O uomini. Passato in Sicilia sotto parola di non combattere per un anno, probabilmente incorporò parte dei cacciatori reduci dalla Calabria: il 19 ottobre il principe d'Assia richiedeva infatti per il battaglione 588 serie di vestiario e 245 caschi. In dicembre fu riarmato parte con carabine e parte con fucili, ricevendo anche 452 cangiarri, una nuova uniforme (di panno nero con fascia rossa e pennacchio) e il nuovo nome di "1 ° battaglione cacciatori". Il 23 gennaio 1807 il 1° cacciatori aveva 411 atti a marciare (11 d i piana maggiore e minore, lG ufficiali inferiori, 61 graduati, 8 banda e guastatori e 315 comuni) più 31 non atti e il 25 fu destinato di rinforzo ad Amantea. Non avendo potuto sbarcare, in febbraio fo inviato a Reggio, dove aveva in marzo 449 effettivi, scesi a 394 il 4 maggio, quando fu assegnato al principe d'Assia, subendo 165 perdite a Mikto. Rimasto a Reggio con 229 superstiti, ancoraJ in agosto privi di armi, il 3 ottobre incorporò gli elementi regolari del "battaglione focilieri incominciato dal preside di Catamaro de Filippis" e il 30 fu posto sotto l'ispezione del governatore di Messina. Sciolto a seguito del nuovo ordinamento del 6 febbraio 1808, aveva a quell'epoca 332 effettivi (con 25 quadri).
I Battaglioni cacciatori Valdimazzara e Valdemone {1806:_08)
Nel 1806 i due battaglioni cacciatori siciliani di stanza a Palermo (Valdimazzara) e Siracusa (½ildernone) erano ancora comandati dai tenenti colonnelli Giuseppe Ramirez e Giacinto Cajafa e dai maggiori Pietro Carlier e Spiridione Dandolo. TI 25 giugno il primo fu designato di rinforzo per Gaeta, ma la partenza fu annullata. T due corpi contavano 687 effottivi (320+367) al 23 gennaio e 686 nel marw 1807, con 136 (44+92) mancanti al piede di pace di 44 1. Le ispe·1.ioni di febbraio e marzo definirono il Valdimazzara "il pitt indisciplina-to di t utto l'esercito" e "il più scadente di tutti" i corpi cacciatori. In apri-
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le anche il Valdemone fu trasferito a Palermo per far parte della Divisione Spedizionaria e Cajafa chiese un sussidio per consentire agli ufficiali di rifarsi l'uniforme. Ai due battaglioni forono rispettivamente distribuiti 92 fucili mod. 1800 con baionetta corta e 306 vecchi. Il 15 ottobre il Valdemone fu trasferito a Reggio col suo armamento e il 30 posto sotto l'ispezione del governatore di Messina, mentre il Valdimazzara rimase a Palermo sotto quella del brigadiere dell'Uva. All'atto dello scioglimento, il 29 febbraio 1808, contavano rispettivamente .361 e 353 effettivi (con 24 e 37 quadri).
Le compagnie volteggiatori reggimentali (dal giugno 1807) Nel giugno 1807 furono istituite in ogni reggimento due mezze compagnie di 59 volteggiatori (2 ufficiali, 2 secondi sergenti, 3 caporali, 3 carabinieri, 1 trombettiere e 48 comuni) e il 25 luglio fu redatta un'istruzione delle truppe leg,gere col metodo di disporle in tiragliatori. Le compagnie reggimentali furono riunite a Palermo per l'istruzione: il 3 novembre anche i Reali Sanniti ebbero ordine di costituire la loro e inviarla a Palermo. TI nuovo ordinamento del 28 ottobre 1808 prevedeva 6 compagnie volteggiatori reggimentali di 123 teste, tutte formate a Palermo e addestrate ancora in agosto e settembre dal maggiore Cossio. Il 29 settembre l'organico diminuì a 122, sostituendo i 2 tamburi e il piffero con 2 "trombini". In ottobre troviamo inoltre menzionate altre "compagnie franche" di volteggiatori. Ll 1 settembre 1810 le 6 reggimentali avevano 552 effettivi, con 186 mancanti al completo (250/c,). Il 14 novembre si ordinò all'Estero di formare una seconda compagnia con 60 reclute venute dalla Spagna. Il 15 febbraio 1812 le 7 compagnie avevano 785 effettivi, esclusi gli ufficiali. Cordinamento Bentinck del settembre 1812 prevedeva una nona compagnia "fiancheggiatori" per reggimento. Diversamente dalle altre 8, era però una mera formazione tattica, ottenuta dalla riunione dei I O volteggiatori assegnati a ciascuna compagnia di linea, con tre ufficiali (capitano in 2°, sottotenente, alfiere) e un 1° sergente. Sugli otto reggimenti si trattava d.i un complesso di 652 uomini, un sesto in meno dei volteggiatori in servizio in gennaio. Nel maggio 1815 le compagnie del 1°, 2° e 4° estero
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assegnati alla Divisione McFarlane furono riunite in un "battaglione fiancheggiatori".
1 cacciatori Siculi (5 agosto 1807 - ottobre 1808)
TI 4 agosto 1 807 fu approvato un progetto presentato dal capitano tenente del Valdimazzara cavalleria Gennaro fanfano e dal tenente dei granatieri reali Felice Woschinger per reclutare un battaglione di "cacciatori Siculi" fra i rei di omicidio "per difesa" o "per rissa", latitanti o inquisiti, "trugliati" con ferma di 8 anni. l.:incarico di formare il battaglione fu dato agli .sce.s.si proponenti: il 22 .settembre furono emanate apposite istruzioni, il 28 si decise di armarlo con fucili "di Germania" e il 3 ottobre di formarlo su 4 compagnie di 150 teste. Stanziato a Trapani coi cacciatori calabresi e Ph ilippsthal, al 29 febbraio 1808 aveva 223 effettivi inclusi 11 ufficiali.
I cacciatori volontari calabresi {settembre 1807- settembre 1812)
Il 30 settembre 1807 furono immessi nell'Esercito 1.173 volontari calabre.si (v. infra, cap. 16) di stanza a Messina, 668 al comando del colonnello Carbone e 505 dei Lmttaglioni Calabro e Carolina reduci da Mileto e comandati da Giuseppe Necco. 11 3 ottobre questi ultimi furono inviati a Trapani per essere organizzaci da Rosenheim assieme ai cacciatori Philippsthal e Siculi, mentre gli altri rimasero a Messina a disposizione degli inglesi. Col nuovo ordinamento del 6 febbraio 1808 i volontari calabresi furono destinati a formare il secondo reggimento della 4a Brigata, al comando del marchese della Schiava. Il reggimento non fu però costituito e, con la costituzione dei Càlabrian Free Corps a M essina, il 24 agosto 1809 furono sciolti anche i due battaglioni di Trapani, formandone 5 compagnie cacciatori di 118 teste (4 ufficiali, 3 sergenti, 4 caporali, 2 tamburi, 1 piffero, 4 trabanti e 100 comuni) aggregate ai corpi di linea, tranne l'Estero. Nel gennaio 181 O le compagnie di Valdimazzara e V.1ldemone avevano 76 e 72 effettivi e 71 in aprile quella dei Reali Sanniti. Erano in tutto 336 all'l 1 settembre 1810, 407 al 13 aprile 1811 , 405 in luglio e 373 i soli comuni al 15 febbraio 1812. Tn ottobre le compagnie furono amalgamate con quelle di volteggiatori per formare le 8 compagnie fian, cheggiarori previste dal nuovo ordinamento dell'esercito.
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114 agosto 1814 il re accolse la richiesta di alcuni ufficiali del Calahrian Free Corps, sciolto dagli inglesi in luglio, di costituire un nuovo battaglione cacciatori volontari, con un organico di 650 teste su 4 compagnie di 164, inclusi 19 ufficiali e 7 di piana minore. TI 19 settembre ne fu nominato ispettore il duca Milano e il 12 ottobre gli forono assegnati fucili e cangiarri mod. 1800 e le vecchie buffetterie del 2° estero (sostituite da altre inglesi al momento della partenza per Livorno). Organizzati a Messina, nel gennaio 1815 i cacciatori calabresi erano 296 (inclusi 1 solo ufficiale e 20 sottufficiali), saliti a 362 alla partenza per Napoli con la Divisione McFarlane. Nel 1816 il haccaglione costitul il nucleo del ricostituito Reggimento di linea Real Farnesc.
L'offèrta di una compagnia di corsi al servizio siciliano Un
docume11to
Jd 23 Jiu.:mhrc 1807 riguarda l'offerta prodotta da
Salvatore Franceschi per la formazione di una compagnia corsa al servizio siciliano. Non sembra che il progetto sia stato realizzato.
i Cacciatori di Mare poi 4° e 5° Estero (J 807-1815) Per dare un sistemazione, e al tempo stesso mettere sotto controllo i massisti napoletani rifugiati a Palermo e impiegali come corsari e contrabbandieri nella Flottiglia Castrone, il principe d'Assia propose di riunirli in un corpo di volontari di marina e spedirli a Ponza. La proposta fu accettata e dell'organizzazione fu incaricato Castrone, comandante della flottiglia corsara e contrabbandiera che prendeva ordini direttamente dalla regina. Il 25 marzo 1807 fu costituita una compagnia di 150 cacciatori di mare comandata da Domenico Pezza, diciottenne nipote di Fra Diavolo, già veterano di Amantea, Sapri, Palinuro e Licosa. I cacciatori di mare si aggiunsero ai 300 emigrati napoletani ("cacciatori della regina") organizzati a Ponza da Giuseppe Castellano e dotati di propria uniforme (giacca azzurra e cappello tondo con scritta "Emigrati" sulla placca di metallo eforato). Il 27 novembre furono spedite a Ponza anche le compagnie di Nicola Pezza e Vincenzo Cosca (200 "cacciatori provinciali" in giacca celeste con scritta "Fedeltà"). Il 15 gennaio 1808 l'alfiere 'fonini fu spedito a Ponza con 150 fucili di Germania per gli emigrati. I volontari erano
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accampati alle Porna: in caso di attacco dovevano difendere il campo, mentre la compagnia di Pezza doveva occupare la posizione della Dirupata fino al Calzone del Muto. In marzo, su richiesta del principino di Canosa, comandante supremo a Ponza, Castrone presentò un progetto per riorganizzare gli emigrati in una "compagnia di mare", da formare a Trapani dove Rosenheim stava già tentando di organizzare militarmente i massisti calabresi e i graziati dei reclusori di Gaeta e di Sicilia. Il 12 giugno Castrone fu incaricato di proporre gli ufficiali <ldla piana maggiore e in agosto propose di organizzare un battaglione di "cacciatori di mare" su 4 compagnie di 63 teste e una piana di 10, in tutto 262, al comando di un tenente colonnello. In novembre, a seguito della presa di Capri, i volontari di Ponza si ammutinarono e molti, temendo di fare la stessa fine dei volontari borbonici presi dal governo murattiano, disertarono imbarcandosi su naviglio mercantile o corsaro. 11 1° dicembre gli emigrati furono richiamati a Palermo e qui i cacciatori della regina e provinciali furono riuniti nella cosiddetta "compagnia di terra" (304 effettivi da dicembre a febbraio, scesi a 291 nel marzo-aprile 1809), mentre gli uomini di Pezza forono destinati ai cacciatori di mare. Quest'ultimo corpo venne infine formalmente costituito il 5 luglio 1809, dandone il comando interinale al 1° maggiore graduato Giuseppe Antonio Pezza, fratello di Fra D iavolo e già maggiore d ei cacciatori Philippsthal, rimasto senza impiego dopo lo scioglimento di questo battaglione, avvenuto pochi mesi p rima a Trapani. Il corpo aveva una pianta di 687 teste e rango addirittura di reggimento, con 8 compagnie di 84 (più 4 e 11 di piana maggiore e minore) per un totale di 36 ufficiali. Inoltre fu dislocato a Carini, presso la capitale, assegnando a ciascuna compagnia un sottufficiale istruttore tratto dal reggimento di guarnigione. Il soldo del corpo fu d eterminato il 20 settembre e in novembre il corpo fu assegnato alla progettata spedizione del principe di Moliterno. 111 ° settembre i cacciatori di mare erano 442, incluso un plotone autonomo di 16 artiglieri, aumentati a 474 il 14 dicembre (con 369 mancanti al completo di 823) e a 483 due settimane dopo (un'altra fonte gliene accredita 597). Il 10 gennaio 1810 furono spedite le patenti di nomina agli ufficiali scelti da Castrone, ma il 20 luglio fu destinato al comando del
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corpo il tenente colonnello Morich con Carlo Tschudy come maggiore. L'l 1 settembre il corpo aveva 527 effettivi, ma il 27 vi furono aggregate le 360 guide della Real Corona (di cui 63 a cavallo). Ciò spiega l'aumento a 801 nel I uglio 1811 e a 81 7 nel gennaio 181 2 (con 1 colonnello, 1 primo maggiore, 26 ufficiali inferiori, ben 6 aiutanti, 2 provosti, 7 portabandiera e I 6 primi sergenti tra effettivi, "graduati" e "aggiunti", 20 secondi sergenti, 1 cadetto e 1 volontario). Il 7 marzo 1812 il corpo fu incluso nella fanteria di linea e il 5 maggio, per ragioni finanziarie, il re accordò alle 63 guide a cavallo e ai 16 cannonieri aggregati il congedo a domanda, con facoltà di passare al servizio inglese. Se ne avvalsero 7 cannonieri: gli altri 9 chiesero in novembre l'ammissione nei cannonieri di marina. Con l'ordinamento del 16 settembre 1812 i 2 battaglioni dei cacciatori di mare, di stanza a Monreale, formarono il 4° e 5° reggimento estero (colonnelli proprietari Filippo Catalano e Filippo Salluzzo), assegnati il '1° all'Armala mobile e il 5° alla stabile. Nel gennaio 1813 avevano 633 e 739 effettivi, aumentati a 1.067 e 928 in ottobre. Nel maggio 1815 il 4° rientrò a Napoli con 1 . l 64, mentre il 5° rima.~e a Palermo con 1.140, scesi in agosto a 1.020. Il 29 maggio Domenico Pezza fo ammesso come capitano nei Reali Granatieri. Anche il 4° estero prese parte all'assedio di Gaeta dal 23 luglio al 9 agosto 1815.
D. I Cacciatori Albanesi (1806-12) I Cacciatori Albanesi in Sicilia (marzo 1806 ~ agosto 1807) Inviati in Abruzzo nel dicembre 1805 al comando del maggiore Giovanni Spiro, i cacciatori albanesi seguirono la ritirata della Divisione Rosenheim in Calabria e da lì, nel marzo 1806, si imbarcarono per Messina. Fotti in dicembre di 395 effettivi, saliti in gennaio a 420 (inclusi 29 quadri), il 24 giugno i "camiciotti" furono destinati di rinforzo a Gaeta, dove arrivarono il 3 luglio. Il 18, al momento della resa, erano ancora 400. Ignoriamo quanti scelsero di tornare in Sicilia, liberi sulla parola di non combattere per un anno: sicuramente non tutti, se nel
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marzo 1807 il battaglione aveva solo 360 effettivi pur avendo incorporato 27 reclute in febbraio (grazie ad "alcune somme liberate" il 13 gennaio), con 259 mancanti al completo di 619. Nondimeno il 10 marzo si ordinò la formazione di un secondo battaglione di 4 compagnie "vestito come l'altro, conservando però camicia al di fuori e coppole loro". Si capisce che il provvedimento fu preso su richiesta di Spiro, inviato a Corfo col figlio Michele per reclutare tra i profughi della costa epirota riparati nelle Ionie sotto la protezione russa. Qualche recluta effettivamente arrivò in Sicilia, ma il flusso, ostacolato dai governi russo e ottomano, si interruppe in agosto, con l'occupazione francese dell'Arcipelago a seguito del trattato di Tilsit. Vani furono i 12 ducati per recluta stanziati il 13 agosto e la proroga di sei mesi per la formazione della 1a compagnia del 2° battaglione concessa il 24 ai "primati" (kapetan) Christo, Attanasi e Siderio Adamo e rinnovata per altri tre il 27 dicembre. Un altro progetto, presentato dai primati Giorussi, Nicola C:1.snedi e Spiro, tornato da Corfù, fu, ugualmente invano, approvato il 1 2 dicembre.
Il battaglione a Ponza (agosto 1807 - novembre 1809) Intanto, il 14 aprile, funico battaglione esistente era stato inviato a Palermo per far parte della Divisione spedizionaria (lasciando però a M essina le famiglie e una compagnia deposito formata dai non atti a marciare). Scaduto il 20 luglio il termine patteggiato a Gaeta, in agosto il battaglione fu inviato di presidio a Ponza al comando del maggiore Cusmi Strina e del primate Adamo, con una compagnia (capitano Z accaria Vretto) distaccata a Ventotene, il cui governatore era esso pure albanese (tenente colonnello Giovanni Cicca) e socio in affari con Salvatore Bruno, l'ex-"cristallaro" di Napoli che nel 1799 aveva com battuto assieme ai la;,,zari e ai camiciotti contro i francesi ed era ora divenuto impresario di un a flottiglia di corsari e contrabbandieri. Unico battaglione cacciatori mantenuto dal nuovo ordinamento del febbraio 1808, alla data del 29 gli albanesi erano ancora fermi a 382 (inclusi 26 quadri). A Ponza, 100 erano alloggiati nella Torre della Rotonda sopra il porto e il resto nell'attiguo baraccone, assai malridotto, esposto alle intemperie e privo di latrine. Il 1° marzo 40 albanesi furono stabiliti in località Santa Maria, dove ebbero varie occasioni di azzuffar.si
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con gli emigrati napoletani accampati alle forna. Il 29 maggio Strina e Adamo, con 18 ufficiali e le compagnie di Ponza, si imbarcarono per la spedizione di Ischia e presero parte ai due scontri navali del 31 e del 2 giugno contro le cannoniere napoletane: non sappiamo se vi fossero albanesi fra la quarantina di perdite riportate dalla squadra borbonica. TI 3 giugno fu imbarcata anche la compagnia di Ventotene e il 16 tutte tornarono alle sedi.
Il 23 novembre Spiro ebbe ordine di raggiungere il suo battaglione a Ponza, dove intanto gli prepararono ricco alloggio con stalla: partì con 3 cacciatori, 5 donne, cavalli e bagaglio da pascià. Il suo arrivo portò comunque un miglioramento, perché finalmente il baraccone fu dotato di cloaca e riparato da un barbacane (senza con ciò diventare "abitabile"). TI piano di difesa di Ponza distribuiva i 282 cacciatori fra i posti dell'Ospizio (40) e dell'Ospedale (30), i trinceramenti dei giardini Pascalotti (100) e Onorato (90) e i fossati sotto il cannone (8), la batteria Leopoldo (8) e il ciardino dd comandante (6)_ Il battaglione prese parte anche alla spedizione di Ischia e Procida del luglio 1809, imbarcandosi per ultimo su 2 polacche. Non risulta però che sia stato fatto sbarcare. Finalmente, il 1° ottobre, dopo due anni e due mesi trascorsi alle Pontine, il battaglione fu avvicendato e il 29 sbarcò a Palermo. Appena un mese dopo fu destinato ad un altro arcipelago, questa volta le Eolie.
li battaglione a Lipari (dicembre 1809 - mag_r:io I 812) Dal dicembre 1808 al febbraio 1809 la forza era rimasta a 407, aumentando a 416 in aprile per scendere a 410 in settembre e tornare a 407 in dicembre. In luglio, però, gli inglesi avevano preso Zante, Cefalonia, Itaca e Cerigo: e senza neppure dover combattere, grazie alla defezione delle 9 compagnie albanesi che i francesi vi avevano messo di presidio. Gli inglesi se ne tennero 548 per formare un battaglione ( Greek Light Infantry), che il 22 marzo 1810 fece una pessima figura nello sbarco a Santa Maura, dove, in compenso, altre 12 compagnie con 34 ufficiali e 789 chasseurs albanais passarono dalla parte degli inglesi. I ,a notizia volò, se già il 28 marzo re Ferdinando ordinò l'immediata cosLituzione dd secondo battaglione d ei suoi cacciatori albanesi. Per Gicca e gli altri primati era una n otma pessima: loro volevano reclute per poter essere promossi di grado, non dover spartire la torta con
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altri 34 ufficiali sicuramente più risoluti e cattivi di loro, visto che erano tutti armato/es e klephti sopravvissuti alle stragi del sanguinario pasha di Giànina. Possiamo intuire che dovette esserci un mezzo ammutinamento, visto che il 5 maggio il maggiore e i 4 capitani furono convocati a rapporto nientemeno che dal principe ereditario Francesco. Fosse per questo o per l'opposizione inglese, da Santa Maura non vi furono arrivi, tanto che l' 11 settembre la forza era di soli 339 cacciatori. Ma in ottobre l'accorto Spiro decise che era arrivato il momento di tagliare la corda con la cassa del reggimento. forse lo imitarono anche altri ufficiali, se il 31 fu designato a comandare il nuovo battaglione un semplice tenente (Ducca). Intanto la forza continuava a diminuire e all'inizio del 1811 era ridotta a 326. Una fonte indica 881 in luglio: ma è difficile darle credito, se il 2 gennaio 181 2 risulta di 344 e in maggio di 309 (11 ufficiali, 8 di piana minore, 8 bandisti, 4 cadetti, 2 7 sergenti, 19 caporali, 24 carabinieri , 4 guastatori, 12 tamburi e pifferi e 192 comuni). Godendo di paga superiore, nel gennaio 1812 il battaglione fu escluso dalle nuove razioni accordate al resto dell'esercito e 1'8 maggio, per ragioni finanziarie, fu disciolto, riducendo il presidio delle Eolie a 2 compagnie distaccate a rotazione dalla Brigata di Milazzo. "Sua Maestà - dicevano le norme del 17 maggio terrà presenti tutti gli individui allo stesso corpo appartenenti ed i bravi Albanesi ritirati nella loro patria, sperando che il Cielo voglia sccondare le sue mire, e che possa fra breve richiamarli al Suo Real Servizio, per poter concorrere alla comune causa sul Continente, ben sicuro dello sperimentato loro zelo, attaccamento e bravurà'. Il 24 si consent l inoltre ai congedati di prendere servizio negli altri corpi di fanteria leggera (cacciatori volontari calabresi e volteggiatori).
E. La Guardia Reale Il l O battaglione Granatieri Reali a Palermo (1806-07)
Sbarcati a Messina la sera del 18 marzo 1806 e inviati a Palermo, i granatieri reali furono contratti su un solo battaglione di 803 teste, comandato dal tenente colonnello Roth e dal maggiore Selvaggi, sotto gli ordini
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del colonnello generale e ispettore Salandra. Il 31 dicembre il corpo contava 611 eff-èttivi e 588 presenti, di cui 491 ahili al servizio (22 ufficiali, 8 di piana minore, 12 cadetti, 4 sergenti, 29 bassi ufficiali, 20 tamburi e pifferi e 396 granatieri) e 97 inabili (6 pratici e barbieri, 37 trabanti e 64 non atti a marciare). Al 17 febbraio 1807 gli effettivi dei granatieri e dell'annessa compagnia cacciatori di S. A. R. (v. infra) erano saliti a 694 (inclusi 19 ufficiali, 9 di piana minore e 8 bandisti) con 109 mancanti al completo di 803, ma il l marzo i granatieri erano sempre 397, di cui ben 204 impegnati nei servizi quotidiani (guardia al palazzo 81, al principe di Sardegna 24, al Buongoverno 16, di retenzione ossia di picchetto 40, rancieri e quartiglieri 20 e travagliatori 23). In dicembre i granatieri erano 587 (25 ufficiali) e i cacciatori 128. 0
Nei servizi di parata gli ufficiali e bassi erano armati di alabarda, sostituira in campagna dalla sciabola. Quelle distribuite nel 1805 dall'artiglieria erano però di pessima qualità. Abbiamo già detto che in marzo i granatieri reali furono coinvolti in una rissa coi cacciatori Philippsthal: il principe ereditario ammonì gli ufficiali, e il 21 luglio espresse "insoddisfazione" per l'indisciplina del corpo. Vietò inoltre all'aiutante maggiore del corpo, che aveva il titolo di "aiutante di campo" essendo addetto ad un generale come Salandra, di portare all'omero il distintivo ("laccio d'oro") degli aiutanti di campo dei generali. Il colonnello era pcrsonalmenLe responsabile della custodia dei palazzi in cui si trovava la famiglia reale e prendeva "il santo" (la parola d'ordine) dal re o dal principe dopo i capitani delle guardie del corpo e degli alabardieri. Portava, come costoro, il bastone, "secondo l'antico sistema delle Guardie italiane e svizzere" e l'uniforme del corpo con le insegne del suo grado (almeno maresciallo di campo). I.a guardia al palazzo era comandata da un capitano.
Il Reggimento Granatieri della Guardia Reale (6 ottobre 1808)
Nel febbraio 1808, quando il corpo aveva appena 587 effettivi (25 ufficiali) , fu, come abbiamo già accennato, riportato al rango di Reggimento su 2 battaglioni, a ciascuno dei quali era aggregata una compagnia di 140 volteggiatori (v. infra) . Diversamente dal passato, la guardia reale era assegnata, insieme ai granatieri di linea, alla riserva comandata da Saint Clair
L'ORDINAMENfO MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
e in caso di guerra era prevista l'assegnazione di un battaglione alle dirette dipendenze del generale in capo. J:organico complessivo dei granatieri e dei volteggiatori reali era di 1.441 (47 ufficiai i) contro i 1.360 (32) del vecchio corpo di Napoli e le sole paghe comportavano un costo mensile di 12.527 ducati (150.324 annui), lievemente superiore alla spesa calcolata nel 1803 per il vecchio reggimento. La paga (metà di soldo e metà di soprassoldo) dei gradi più elevati era inferiore a quella del 1800: -13. 7% in media da colonnello a maggiore, 10% per i capitani, -6.7% per i capitani tenenti. Il taglio era però in parte compensato dalle razioni di foraggio, accordate, non solo in misura superiore al passato, ma anche in tempo di pace, al colonnello (6), tenente colonnello (5) e maggiori (4) e in campagna anche agli altri ufficiali (3 ai capitani e capitani tenenti e 2 ai subalterni e ai due cappellani: come in cavalleria, pur essendo un corpo a piedi). La paga della truppa era invariata, con una ritenuta di 16 grana al giorno (8 per vestiario, letto e armamento, 1 per il "lustro", 4 per il pane, 2 per il fondo di massetta, 1 per legna e lume) e il presr in rapporto al grado (9 per il comune). Gli ufficiali avevano una ritenuta per l'ospedale militare particolare del corpo: ma era riservato ad essi soli, e il costo era in parte scaricato sulla truppa, cl{e vi contribuiva con una ritenuta del 4°/<i. Veniva considerato un beneficio (non concesso al resto dell'esercito) il godimento della ra:,,ione in natura anche in tempo di pace: ma i militari dovevano pagarla con un'ulteriore ritenuta di 7 grana sul prest (4 per 5 once di riso, farro o pasta oppure 8 di legumi e 3 per il rancio di carne) che di fatto azzerava o quasi il già modestissimo potere d'acquisto della paga minima. Dal 1° maggio 1812 la razione viveri fu accordata a tutto l'esercito, mentre fu ridotta <la 36 a 24 libbre la razione di pane ai granatieri e volteggiatori reali e sospesa quella di pasta e riso e di conseguenza il prest fu corrisposto in denaro (ma in moneta di rame svalutata). Pit1 vantaggioso era il privilegio del letto singolo, concesso anche ai soldati semplici. 11 passaggio nei granatieri reali era in ogni modo considerato un premio, riservato ai corpi di linea nazionali, con esclusione dell'Estero: ogni semestre ciascun corpo dava infatti 6 uomini, con altezza minima di rn. 1,73. Oltre a queste 60 reclute annuali, il reggimento era ::ilirnentato da ingaggi diretti. Il corpo aveva 39 trabanti (attendenti) per
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gli ufficiali: non erano però inclusi ndl'organico delle compagnie perché non potevano essere scelti tra i granatieri. Tutti i granatieri, della guardia come di linea, portavano il codino. Il 22 luglio arrivò da Cagliari la pelle per i berrettoni dei granatieri reali. TI 16 agosto il principe ereditario non mancò di esprimere "sorpresa" per averli visti montare la guardia a Palazzo Reale "con le calzabraghe a pampiera''. Il 22 settembre, in occasione del rinnovo del vestiario, i secondi sergenti dei granatieri chiesero di averne uno particolare per il loro grado, come si usava nei volteggiatori. 11 14 ottobre i cadetti graduati sottotenenti eh iesero a loro volta di poter vestire come gli ufficiali e prestare il servi:,.io da subalterno, anziché da sergente. Il regolamento del 16 aprile 1.808 per la banda e corpo dei tamburi prevedeva un concerto settimanale per grande e piccola banda e un'ora di "tocchi e marce" ogni sabato. Più numerosa delle altre ba nde reggimentali, quella dei granatieri aveva 13 elementi (1.0 strumentisti a I O ducati, 1 tamburo per la grancassa a 2:30 e 2 suonatori di piattini a 2:70) e in seguito fu anche potenziata, se il 19 giugno si richiesero 4 clarinetti, 12 quartini, 12 corni da caccia, 1 tromba e 1 fagotto. TI 17 settembre arrivò anche il primo dei tre mori previsti per le bande reggimentali: si chiamava Barca Tnmdati ed era stato scelto personalmente dalla regina (hony soit qui mal y pense). Era difficile trovarne, se il terzo moro (anch'esso di cognome Barca, come Annibale), arrivò solo nel settembre 181 O. Il comando effettivo di entrambi i corpi (granatieri e volteggiatori) fu assunto da M assimo Selvaggi, promosso tenente colonnello, sotto gli ordini di Salandra. N ell'agosto 1808 i granatieri furono riarmati con fucili inglesi, 500 sciabole per il l battaglione e 302 cangiarri con la testa di leone riparati dall'artiglieria per il 2°. Dal gennaio 1809 al febbraio 1812 gli effettivi dei granatieri si mantennero sulla media di 1.124, con appena 3 7 mancanti all'organico di 1.161. Il 10 maggio 1809 1.025 furono assegnati al 2° scaglione della spedizione di Ischia e Procida. Alcuni erano impiegati come "piagginari" nelle riserve di caccia reali: nel maggio 1811 furono dotati dell'apposito vestiario (giacca e giacchetta di panno monacale, stivaletti di vacchetta e cappello tondo) e in agosto furono ammessi a domanda nella nuova compagnia dei pionieri rea.li. O
Salandra morì il 6 ottobre 1810. Le sue funzioni furono supplite ime-
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SIC=ll~IA~(~ISOG~-~18=1=5)~---- -- - - - - - - --
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rinalmentc da un aiutante di campo del re (il duca d'Ascoli) col titolo di sotto ispettore generale dei granatieri. 11 12 gennaio 1811 agli uffìciali dei granatieri e volteggiatori reali fu accordata la graduazione al grado immediatamente superiore e il 16 agosto i due corpi, unitamente al nuovo dei cacciatori e pionieri reali, furono dichiarati "di Casa Reale". Rimasta vacante per quindici mesi, la carica di colonnello generale e ispettore fu infine attribuita il 18 gennaio 1812 al principe della Cattolica, in riconoscimento dell'opera prestata per l'impianto del corpo.
il ReggimenJo delle Guardie Reali (14 settembre 1812)
La Divisione mobile messa a disposizione degli inglesi col trattato del 12 senembre 18] 2 includeva un battaglione di 81 O granatieri (inclusi 23 ufficiali). l~unità fu tratta dai granatieri e volteggiatori reali, che di conseguenza in ottobre furono scissi in due diversi corpi , i[ Battaglione Reali Granatieri, su 4 compagnie, destinato agli inglesi e il Reggimento Guardie Reali, assegnato all'Armata stabile e composto da due battaglioni su due sole compagnie distinti per nazionalità, uno di Guardie Napoletane e uno di Guardie Siciliane con precedenza sul primo, comandati rispettivamente da Selvaggi e dal colonnello Giovanni Statella. Il 18 ottobre il principe della Cattolica fu conferitato comandante del nuovo Reggimento e per completare il battaglione delle Guardie Siciliane vi forono trasferiti 102 granatieri di linea dei reggimenti siciliani. Inquadrati da un colonnello proprietario e un tenente colonnello comandante (Francesco Galluzzo), i Granatieri Reali avevano un organico di 124 quadri (20 ufficiali , 8 di piana minore, 8 cadetti, 16 sergenti, 24 caporali, 24 carabinieri, 12 tamburi, 8 pifkri e 4 guastatori) e 22 trabanti, più il "numero che avanzerà da' granatieri e volteggiatori" una volta formato il Reggimento Guardie Reali. Quest' ultimo aveva un organico di 697 teste, con 16 ufficiali, 12 di piana minore, 12 bandisti, 72 cariche di compagnia come l'altro corpo, 564 "privati" e 21 trabanti.
li 24 novembre 1812 i Reali Granatieri partirono per la Catalogna con oltre 800 uomini al comando di Galluzzo, ma in seguito il comando interinale fu assunto dal capitano calabrese Francesco Culli, nominato a quel grado da Ruffo, già in servizio nei cacciatori Calabri e nei cacciatori di Mare, veterano di Maida e di Milcro e molto popolare nell'esercito anche per aver
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pazientemente sopportato una serie di mancate promozioni. Si segnalò anche il tenente Domenico Puccemulton. Il 1° ottobre 1813 e'erano 597 reali granatieri in Spagna e 344 guardie siciliane e 323 napoletane a Palermo.
11 3 aprile 1814 le guardie siciliane, in uniforme corto di foggia inglese, salparono da Palermo per Livorno col 2° scaglione della 2a Divisione anglo-siciliana (MacFarlane). Il 22 settembre, in occasione delle disposizioni sul lutto di corte per la morte della regina, i reali granatieri forono equiparaci alle guardie e il 4 ottobre trasferiti sotto l'ispezione del principe della Cattolica, concorrendo alla guardia delle reali persone e a quella della piazza di Palermo.
Nd maggio 1815 i 3 battaglioni avevano insieme 1 .300 effettivi (347 guardie siciliane, 327 napoletane, 626 reali granatieri), ma secondo un'altra fonte solo 1.062 (inclusi 16 di piana maggiore, 32 di minore, 61 ufficiali inferiori, 12 bandisti), pii1 21 servitori e 21 lavandaie. Le guardie napoletane reclamavano un'indennità di 80 scudi per gli ufl-ìciali superiori e 40 per gli inferiori per potersi rifare l'uniforme di foggia inglese come le guardie siciliane. Il 6 maggio i granatieri della guardia partirono per Messina e la guardia al palazzo reale di Palermo fu rilevata dalla reale fanteria di marina.
I Volteggiatori di S. A. R. (marzo 1807 - settembre 1812) Tra le truppe stanziate in Calabria al 1 ° marzo 1 807 fìgura una compagnia di 91 "cacciatori di Sua Altezza Reale" (il principe ereditario) comandata dal capitano Salvatore Landi e "arrivata da Caserta" (evidentemente un corpo di emigrati casertani costituito a Ponza). TI 1 5 aprile si ordinò di costruire 60 cangiarri per completare il suo armamento e il 28 maggio combatté a Milero aggregata alla la compagnia cacciatori dei Reali Sanniti, riparando a Messina con 21 superstiti che furono inviati a Palermo e aggregati ai granatieri reali. Evidentemente figurava tra loro anche un sacerdote, dal momento che il 20 luglio fu istituito un posto di cappellano dei cacciatori di S. A. R. Il 3 dicembre il capitano Taralli propose di creare un'analoga compagnia volteggiatori intitolata al principe Leopoldo, comandante della R. Armata dei Volontari Siciliani.
Il 29 febbraio 1808 la compagnia, ribattezzata "volteggiatori di S. A. R.", contava 128 effettivi inclusi 5 ufficiali. Con lo sdoppiamento del battaglio-
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ne granatieri, il 28 marzo fo costituita la "2a compagnia volteggiatori di S. A. R.", aggregata al 2° battaglione, stabilendo per entrambe un organico di 281 uomini (due compagnie di 140 piit il citato cappellano). Il nuovo corpo cominciò perfino a dettare la moda: il 29 aprile i cacciatori reali, di maggiore anzianità, ebbero le trombe sul modello di quelle dei volteggiatori di S. A. R. In giugno si chiesero per armarli 258 fucili inglesi e 264 cangiarri.
Il 5 settembre il corpo aveva solo 147 effettivi, con 134 mancanti al completo e il 5 ottobre si decise di completarlo con parte dei disciolti cacciatori calabresi. In dicembre i volteggiatori erano 273, con appena 8 mancanti. Nel febbraio 1809 erano scesi a 265, ma il 10 maggio ne furono assegnati 274 alla spedizione di Ischia e Procida e il 23 agosto erano 277. Tn settembre si decise allora di aumentare gli organici a 402, duecento per compagnia; in dicembre erano 332. Scesi a 309 nel settembre 1810, risalirono a 389 nel gennaio 1811 , quando fu accordata la "graduazione" al grado superiore agli uffìciali, che dal 25 maggio 1809 godevano degli stessi "averi" dei loro colleghi dei granatieri. Nel settembre 1812 i volteggiatori furono amalgamati con i granatieri nei due nuovi corpi delle Guardie Reali e dei Reali Granatieri. i,
Guardie del Corpo ed Alabardieri (I 808-15) Nel 1806 fu respinta seccamente l'oflèna dei baroni siciliani di creare una guardia nobile, ma in occasione della riforma del 1808 furono riordinati anche le guardie del corpo e gli alabardieri. Il capitano delle guardie era scelto "era i generali in cui concorrino le circostanze di nobiltà generosa e che sia uno dei primari baroni del suo Regno", gli altri tre ufficiali (tenente, sottotenente e alfiere) tra i marescialli e brigadieri, gli "esenti" tra i "tenenti colonnelli vivi dell'Esercito ... di nascita conosciuta, sudditi di S. M. e delle nobili famiglie dei suoi Regni", i brigadieri e sotto brigadieri tra i capitani e i tenenti e le guardie tra i cadetti pii, anziani e di maggiore nobiltà. In vacanza del generale comandante, il comando della compagnia fu attribuito al maresciallo principe di Ruoti. Lasciata vacante la capitania degli alabardieri, anch'essa riservata a un generale o brigadiere, l'ispezione della compagnia fu attribuita al principe d'Aci, hrigadiere ai utante reale e ispettore dei cacciatori reali in Sicilia. Arrestato il 19 luglio 1811 quale promotore della protesta baronale contro
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il dazio dell'l% su tutti i pagamenti, fu sostituito dal duca d'Ascoli, altro brigadiere aiutante reale, a sua volta sostituito dal brigadiere principe di Cutò, che nel 1813 fu privato del comando su intimazione di Benrinck. La vecchia pianta prevedeva 62 teste (capitano, tenente, sergente o provosto, 3 caporali proprietari e uno dragonante e 55 comuni) e nel dicembre 1807 la compagnia aveva 3 ufficiali e 59 alabardieri. Nel marzo 1808 Aci propose un organico di 105 teste (capitano, due tenenti di cui uno onorario, provosro, cappellano, 4 cadetti, 4 caporali, un foriere, un tamburo e 90 comuni), ma il 5 gennaio 1809 fu approvato un aumento di sole 20 teste (2 caporali dragonanti e 18 aJabardieri). Lo scopo dell'aumento era di accordare agli alabardieri due giorni di riposo per uno di servizio (con 24 per turno). Gli 8 "più deboli" (gli aggregati?), addetti "alle commissioni" meno gravose, montavano tuttavia in 4 ogni due giorni. Nel gennaio 1812 la compagnia era al completo su 83 effettivi: in settembre Be11Linck si illuse di lagliarli a 55, ma nell'agosto 181 5 gli alabardieri palermitani erano saliti a 112.
! Gtcciatori e Pionieri Reali (!806-1815)
Col recupero di 22 uomini della compagnia di Napoli, nel maggio 1806 i cacciatori reali di Palermo furono riordinati su 1O1 teste (inclusi comandante, capitano, quartiermastro, 2° tenente, alfiere, cappellano e chirurgo), cui si aggiunsero in settembre 4 cadetti: il soldo fu stabilito nel marzo 1807. Posti sotto l'ispezione del principe d'Aci e il comando del tenente colonnello Giuseppe Della Valle e vestiti alla cacciatora (giacche verdi e cravattino nero) , nel febbraio 1808 i cacciatori reali erano 104, inclusi 8 ufficiali e in aprile erano armati con 107 fucili, 70 pistole, 7 4 sciabole e 107 cangiarri. Aggregati nominalmente alla la Brigata di cavalleria, in dicembre erano 105 con 69 cavalli. Forse scontento degli tÙtimi arrivi, il 13 settembre 1809 Ferdinando vietò di reclutare nuovi cacciatori senza la sovrana autorizzazione. Un anno dopo erano B4 e 143 in luglio, quando, per la citata vicenda, il principe d'Aci fì.i sostituito dal duca d 'Ascoli. Il 16 agosto il corpo fu dichiarato "di casa reale", con graduazione degli ufficiali al grado superiore, e accresciuto di una compagnia di "pionieri reali" formata dai "travagliatori de' diversi reggimenti che attualmente servono à Colli ed a Bocca di Falco, da quelli che essendo Piagginari e si tro-
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vano tra i Granatieri Reali e suoi Volteggiatori e desiderano passarvi e dell'istessi Cacciatori Reali che ora compongono la 2a Compagnia del detto Corpo e sono distaccati nelle (reali) riserve (di caccia) o Marinai (pescatori)". Il corpo dei "cacciatori e pionieri reali" era ordinato su due unità di 100 teste (squadrone cacciatori e compagnia pionieri). Comandante del corpo rimase della Valle, graduato colonnello; ufficiali delle due unità erano i capitani Gaetano Sergio e Giuseppe Baccher, i tenenti Guglielmo Vergnaschi e Camillo Baccher, il sottotenente Gaetano Morabito (vacante il posto corrispondente nei pionieri) e gli alfieri Federico Besia e Pietro Durante, tutti graduati al grado superiore, come pure i 5 cadetti, graduati alfieri. 11 28 agosto il sottotenente Gaetano Morabito fu nominato aiutante maggiore con funzioni di appoderato e segretario del consiglio d'amministrazione e le piane maggiore e minore furono stabilite in 9 teste (comandante, aiutante maggiore, cappellano, aiutante graduato di alfiere, due chirurghi, foriere, sellaio e armiere). Il 12 settembre il corpo ricevette 99 fucili mod. 1788 San Lcucio e 60 sciabole inglesi (46 in ferro e 14 in orcone) con foderi d'ottone. Il 31 dicembre lo squadrone cacciatori fu aumentato di 10 teste montate, portando l'organico del corpo a 219 (in seguito accresciuto a 226, inclusi un tenente graduato capitano aggregato e un maniscalco) . ;,
l.:ordinamcnto Bentinck ridusse l'organico a 203 (11 di piana maggiore e minore, 106 cacciatori e 86 pionieri) , dando l'ispezione del corpo al maresciallo Saint Clair (il quale cessò nel giugno 1813 seguendo la regina esiliata). Nel gennaio 1813 gli effettivi erano però ancora di 107 cacciatori e 100 pionieri e in dicembre di 226 in tutto, con una doppia serie di fucili con baionetta (da caccia e da campagna), ottime sciabole inglesi, pistole di calibri diffèrcnti e cangiarri. Nel maggio 1815 partirono per Napoli 120 cacciatori e 100 pionieri reali.
R La Cavalleria Da Messina a Mi!eto (aprile 1806 - maggio 1807) Diversamente dalla fanteria, la cavalleria assegnata all'esercito di cam-
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pagna aveva subito perdite inferiori e forse la metà (600 uomini) poté essere recuperata. Il 5 aprile il reggimento Valdimazzara fu già in grado di formare una compagnia montata per scortare l'ingresso del re a Messina assieme ad una del Valdemone, unico reggimento dell'arma rimasto in Sicilia. Il 12 aprile i reggimenti Re, Regina e Principessa furono disciolti e i loro resti impiegati per completare i tre residui (Principe, Valdimazzara e Valdinoto: quest'ultimo fu certo "salvato" in virtt1 del suo nome "siciliano", pur non essendo composto da siciliani).
I primi ad essere riorganizzati e riarmati furono il Valdimazzara e il V.aldinoto, richiesti dal generale Stuart, privo di cavalleria, per le operazioni successive alla battaglia di Maida; su parere conforme degli ispettori d'arma, Acton e Ilourcard, il re glieli concesse il 21 luglio, ognuno su 400 uomini montati. Il solo Valdimazzara, però, fu destinato il 15 ottobre a sbarcare in Calabria, di rinforzo ai presidi di Reggio e Scilla e in reahà un solo squadrone (comandato dal maggiore graduato De Luca) prese parte alle azioni di dicembre, meritando il compiacimento del re. Comandato dal tenente colonnello Leone Di Tora, al 6 marzo 1807 il Valdimazzara aveva 428 effettivi, inclusi 47 non atti a marciare e 79 distaccati, con 193 mancanti al completo di 621. Dei 301 presenti, 22 erano di piana maggiore e minore, 16 ufficiali inferiori, 65 graduati, 5 bandisti e 193 comuni. A quella data il reggimento aveva in Calabria solo 12 uomini, rinforzati da 30 dragoni urbani di Reggio, ma il 4 maggio ne aveva in linea 381. Il 25 Di Tara, con uno squadrone, salvò un reparto sorpreso dal 23e légère a Serrata sulla sinistra del Mésima e il 28, a Mileto, caricò il 22e (o 29e) rompendo la linea nemica, ma, presi d'infilata dai tiratori nemici, i 4 squadroni siciliani si ritirarono sotto la carica di 2 di cacciatori a cavallo (del Geo 9e), rientrando poi a M essina con 304 superstiti. De Luca fu uno dei pochi caduti della battaglia.
La riorganizmzione della cavalleria dopo Mileto (1807-08) Nel dicembre 1806 il quartiermastro Par<ldla era stato incaricato dell'istruzione della cavalleria e nell'aprile 1807 era stata assegnata alla Divisione spedizionaria di Palermo una brigata comandata dal colonnello brigadiere Lattanzio Sergardi, coi reggimenti Principe Reale e Valdinoto
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L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806- 1815)
comandati dai tenenti colonnelli Cesare Carafa e Vincenzo Coglitore. In luglio i due corpi avevano rispettivamente 421 e 430 effettivi con 333 e 364 cavalli, il Valdimazzara 348 e 278 e il Valdemone (colonnello Pietro Moncada duca di San Giovanni) 445 e 295, in tutto 1.644 e 1.270. Al 29 febbraio gli effettivi erano 1.667, inclusi 157 quadri. Nel febbraio 1808 il distaccamento del Valdimazzara a Reggio perse 21 uomini e 23 cavalli e il reggimento, che aveva fatto cattiva figura a Mileto, fu cassato dal nuovo ordinamento dell'arma: i suoi uomini e cavalli ripartiti fra i reggimenti Principe e Valdinoto e il nuovo corpo dell'artiglieria a cavallo, mentre Carafa, promosso colonnello, prese il comando del Valdinoto. (A quanto pare, i 4 stendardi del V..-tldimazzara furono versati alla sala d'armi non prima del 1811). Nominalmente furono mantenuti il comando divisiona.le di Acton e i due di brigata, dati a Sergardi, promosso brigadiere, e al principe di Leporano. In realtà la 1a brigata fu costituita dal solo reggimento Principe più uno "da formarsi", supplito sulla carta dai 100 cacciatori reali. Fu stampata a Palermo l'Ordinanza di S. M per le manovre delle truppe di cavalleria redatta da Farddla, e 1'8 giugno fu istituita una giunta di rimonta presieduta dal nyiresciallo principe di Ruoti e composta da 2 ufficiali superiori, l "pagano (civile) esperto degli usi di questo Regno" (al quale furono poi attribuite anche le funzioni di segretario) e l razionale, col supporto di 4 ufficiali aiutanti di cavalleria e 2 aiutanti veterinari scelti nel reggimento guarnigione (in dicembre la giunta aveva 14 addetti: 7 rimontisti, 2 capitani, l alfiere, 1 aiutante, 1 foriere, 1 portiere e 1 ordinanza). La giunta era incaricata di vendere i cavalli di scarro e acquistare i nuovi, tutti insieme una volta all'anno, con le norme previste dal regolamento per l'impiego dei fondi di rimonta del 12 giugno 1802. Nel 181215 il fondo di rimonta era di ducati l :28 al mese per ogni cavallo di real conto (e di 0:60 per i 100 dei cacciatori reali).
Nel dicembre 1808 i tre reggimenti avevano 1.261 effettivi (430
+
382
+ 449) ma soltanto 861 cavalli (125 + 344 + 392) t: i cacciatori reali 105,
tutti montati. La razione di foraggio in guarnigione (7 litri di orzo e 7 kg di paglia) costava 6 ducati al mese: in campagna erano previste razioni differenziate per cavalli da sella (7 lt e 9 k g), da tiro (9 lt e 9 kg) e di fanteria (6 lt e 6.6 kg) del valore di 6.30, 7:50 e 5 ducati.
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La cavalleria nel 1809-15 Al 16 marzo 1809 l'armamento della cavalleria includeva 908 carabine, 2.274 pistole e 26.630 cartocci (i 4/5 della dotazione, che doveva essere <li 1O per carabina e paio <li pistole, con 2 e 3 pietre focaie, senza contare il munizionamento occorrente per l'istruzione al tiro). TI 1O maggio Stuart chiese di trasferire a Milazzo il Principe Reale, per farlo partecipare alla spedizione nel Golfo di Napoli assieme al Valdinoto, che già si trovava a Barcellona, entrambi al comando del principe <li Leporano. Il 28 dicembre il 3° squadrone Valdemone (106 effettivi) fu destinato alla spedizion e del principe di Moliterno, ma al 13 fèbbraio 1810 non aveva ancora ricevuto stendardi e porta stendardo. Il 28 marzo formò uno "squadrone carabinieri" insieme a 63 volontari, le "guide a cavallo della real coronà', anch'essi assegnati a Moli terno. ln giugno la cavalleria sostituì le vecchi è sciabole tedesche con nuove e migliori inglesi. Dal dicembre 1808 al dicembre 1809 la cavalleria mantenne una media di 1.256 effettivi. La cifra relativa al 15 giugno 1810 (993 con 40 ufficiali e 36 cadetti) potrebbe riferirsi ai soli presenti, dal momento che la media dei dati relativi al 1811 e 1812 è di 1.219. T cavalli, però, diminuirono di un terzo dai 1.270 del luglio 1807 ai 1.054 del dicembre 1808 agli 880 del 15 giugno 1810, per risalire a 1.064 nel 1811 e scendere di nuovo a 889 nel gennaio 1812, più un plotone di 30 "guide dello stato maggiore" costituito sulla base del plotone di 24 cacciatori addetto alla scorta del treno d'artiglieria. TI contingente previsto dal trattato angìo-siciliano del 12 settembre 1812 includeva un reggimento di cavalleria di 449 uomini (inclusi 26 ufficiali) e 41 7 cavalli. Col nuovo ordinamento del 16 settembre i reggiment i avrebbero dovuto essere ridotti a due soli su 4 squadroni, ma il 28 ottobre si decise di mantenerli tutti e tre, riducendo i] primo a 3 squadroni. Principe, Valdinoto e Valdemone mutarono il nome in "1 °, 2° e 3° cavalleria"; anch'essi, come gli otto di fanteria, con un colonnello proprietario (Fabio Caracciolo, Vincenzo Coglitore e Alessandro Lecchese) e un tenente colonnello comandante. Il 1°, assegnato all'Armata mobile, era su 3 squadroni di 140 sciabole, con 449 uomini (inclusi 20 ufficiali, G cadetti e 54 cariche) e 417 cavalli, ossia la forza prevista dal trattato. Gli altri due, assegnati all'Armata stabile, erano invece su 4 squadroni e 597 teste (25
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
ufl-ìciali, 16 di piana minore, 8 cadetti, 76 cariche, 376 "privati" montati e 96 appiedati). TI 25 novembre fu aggiunto alla piana minore dei reggimenti un aiutante veterinario. Nel gennaio 1813 la cavalleria aveva 1.137 effettivi (393 + 413 + 331) e 823 cavalli (284 + 284 + 255): il 1° era riunito col 3° siciliano nella Brigata Moncada, l'altro era sotto l'ispezione di Acton. In esecuzione del trattato di alleanza, due squadroni del 1° cavalleria furono inviati in Catalogna col tenente colonnello Ruflo Scilla. TI 25 dicembre 1812 contavano 226 uomini (22 ufficiali), ridotti a 161 (11 ufl-ìciali) nell'agosto 1813. Il capitano Scoppa effettuò una carica il 13 aprile a Castalla. TI 4 agosto il tenente Del Negro, rimasto ammalato ad Alicante, fu rimpatriato. Al 1° ottobre il 1° aveva 405 effettivi e 265 cavalli, col 1° squadrone a Palermo e il 2° e 3° in Spagna. Gli altri due corpi avevano 475 e 235 uomini e 354 e L37 cavalli. Nel 1814 il 2° cavalleria fu assegnato al corpo d'armata anglo-siciliano in Alta Italia: il 1° squadrone salpò il 20 febbraio per Livorno con la Brigata siciliana (Roth) della ] a Divisione (Montresor), gli altri due partirono il 3 aprile col secondo scaglione della 2a Divisione (MacFarlane). Il 27 marzo 18] 5 il 2° cavalleria aveva 406 effettivi (21 uffìciali, 14 di piana minore, 6 cadetti, 54 graduati e cariche, 311 comuni), 24 trabanti e 298 cavalli. In maggio partirono per Napoli 432 del 2° cavalleria e 105 del 3° (gli altri furono incorporati nel 1°, unico reggimento dell'arma rimasto nell'Isola, che aveva in agosto una forza di 466 uomini).
Reggi.mento Guarnigione e compagnie di dotazione li Reggimenfo di Guarnigione
Lordinamento del 6 fèbbraio 1808 riunl il personale anziano o non atto a marciare in un reggimento di guarnigione su 8 compagnie fuci lieri di 140 teste, piì:1 9 di piana maggiore e 33 di minore e una nona compagnia d'istruzione composta di 27 quadri, in cui furono riuniti fìno a 233
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 - 1815) _
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cadetti ammessi con real ordine nei vari corpi "affine - come specificava il R. ordine del 7 giugno - d'istruirsi maggiormente nel servizio e in qudk teorie necessarie a un buon militare affine di poter sollecitamente ascendere per esame ad ufficiali". Al reggimento, dislocato a Monreale al comando del colonnello brigadiere Candrian e inquadrato ndla 4a Brigata della 2a Divisione, era inoltre attribuita la funzione di deposito d'istruzione delle reclute. Man mano che venivano considerate "perfettamente istruite", queste ultime erano rimesse al capo della redutazione generale per la destinazione ai vari reggimenti. Questi ultimi erano però autoriZ'zati a scegliersi direttamente i loro granatieri presso il deposito di Monreale. Parte del reggimento era distaccata in castelli (152 in quello di Girgenti nel settembre 1809).
Il personale trasferito nel nuovo corpo era inizialmente di 1.765 unità. Sceso a 1.516 (929 effettivi e 586 aggregati) in dicembre, si mantenne su tale media sino al diu:mhre 1809, quando aumenlÒ a 1.620 (902 1 718). Cresciuto a 1.940 (1.142 + 798) nd luglio 1811, nel gennaio 181.2 era diminuito a 1. 552. Le variazioni riguardavano ovviamente soprattutto il numero degli aggregati, cioè cadetti e reduce. Bentinck abolì il reggimento, ma era una misura inattuabile in una società vischiosa come quella, e anche ingiusta, considerando la particolare estrazione e condizione dei militari borbonici, come faceva notare una relazione del 1813, secondo la quale si sarebbero ridotti "alla mendicità individui che licenziandosi non si possono trasferire alla loro patria". Senza contare che sciogliere il corpo significava inoltre togliere il principale ammortizzatore degli effetti sociali prodotti dalla stessa riforma Bentinck, che aveva aumentato a 197 gli ufficiali esuberanti , per non parlare della truppa. Della qt1estione si fece carico lo stesso vicario ge11erale princi1Je Francesco, che l'l 1 maggio 1813 dispose il mantenimento del corpo su un organico ridotto di 954 teste (11 di piana maggiore, 7 di minore e 6 compagnie di 156). La forza effettiva aumentò peraltro dai 1.792 di gennaio ai 1.91 7 di ottobre e nel maggio 181 5 era di ben 2.051 (866 effettivi e 1.185 aggregati), scesi in agosto a 1.500. Poiché il corpo rimase in Sicilia, tale cifra indica che molti napoletani preferirono conservare il posto anziché avvalersi d ell'opportunità di rimpatriare: si comprende che nove a nni di lontananza dovevano aver del resto allentato, se non del tutto reciso, il legame coi paesi d'origine e la speranza di potervi trovare da vivere.
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA {1806-1815)
Le Compagnie di dotazione delle !fole Accresciute il 20 ottobre 1806 di 2 cadetti ciascuna, le compagnie di volontari per dotazione delle isole di Pantelleria, Lipari, Ustica e Favignana contavano 388 effettivi pitt alcuni soprannumerari. Il 27 novembre 1807 forano arruolati altri 47 individui aumentando a 38 i soprannumerari di stanza a Favignana. Nel febbraio 1808 la forza complessiva era di 523 uomini inclusi 30 ufl-ìciali: in dicembre era diminuita a 477 (inclusi 89 soprannumerari), probabilmente a seguito del trasferimento di personale al reggimento di milizia costituito a Lipari in novembre (volontari Eoli). Nel settembre 1809 le compagnie avevano 483 effettivi (compresi 94 soprannumerari), ma in dicembre fu costituita ad Ustica una seconda compagnia di volontar1. Esclusi in un primo momento dal!' aumento di 3 baiocchi concesso il 21 giugno 1811 per i giorni di degenza in ospedale, i presidiari delle isole furono in seguito ammessi a tale beneficio. Nel gennaio 1812 la forza era aumentata a 75 9 (181 a Pantelleria, 142 a Favignana, 344 ad Ustica e 92 a Lipari). l?ordinamento Bentinck ridusse le compagnie da cinque a tre sole di 104 teste (una a Pantelleria, una tra Favignana e Maretimo e una metà a Lipari e metà ad Ustica) con un colonnello proprietario e 2 aiutanti aggregati. Le paghe erano di 52 ducati per il colonnello, 15:10 per i capitani, 8 per i tenenti, 6:20 per i sottotenenti, 6: 1O per gli alfieri, 4:50 per gli aiutanti, 1:23 per i forieri, 1:27 per i primi sergenti, 1 :25 per i secondi, 1:21 per i caporali, 1:15 per i tamburi, pifferi, guastatori e soldati. Gli effettivi erano al solito superiori, se nell'agosto 181 5 i soli reparti di Pantelleria e di Ustica ne avevano 283.
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LE 0U[ SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1 806 - 18~ 15~ - - --
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Tab. 161 - Ordinamento e forza della Fanteria (marzo 1807-fehhraio 1808) Corpi Effetti vi Organico Ordinamento 6 febbraio 1808 di guerra Mar.1807 29.2.1808* Corpi Forza Ordin. Granatieri della 694 803 587 (25) Granatieri 1.164 8 cp. Guardia Reale Volteggiatori 281 2 CD. Estero 1.452 680 (59) Estero 647 1. 132 6 Regg. R Sanniti 1.452 1.019 771 (49) R Sanniti 1.132 ( 1 I cp.) R. Presidi 1.402 1.452 l 456 (77) R. Presidi 1.1 32 1S~Ou. Cacc. Philipstahl 1.073 476 (27) Valdimazzara 1.452 1.132 (SM 41 , Valdimazzara I 1.452 '? l 035 (65) Val demone 1.132 Volt Va1dimazzara 11 1.452 ')69 710 (53) Val di noto 1.132 123, Val demone 1452 1118 857 (58) l O granatieri 492 Fuc. Val di nolo 1452 923 926 (63) 2" granatieri 492 I 132 fanteria di linea 11616 7. 15 I I 6.9 1l (451) 3° granatieri 4')2 Gran. I° Cacciatori 738 246) 62 1 449 332 (25) Volteggiatori Cacc. Albanesi 62 1 246 356 382 (26) Stato Magg. Valdimazzara 62 1 319 353 (37) Tot. Linea 9.252 66 CD Val demone 621 367 361 (24) Albanesi 621 ''Inclusi Cacc. Siculi 223 (J I) Guarnigione 1.1 62 233 Cala!Jri/Carolina 505 (00) Cp Cadetti" 260 cadetti Cacciatori 2.484 1491 2.156 (123) Altri corpi 2043 12 CD . ~l·ANTERIA. 14.903 9.336+ 'H,54(599) l'ANTJ__,;JUA 12.740 88 cu. * L e cifre tra parenlcsi si riferi scon o agli lJfficiali. Cp. = compag nia. SM = stato magg iore e minore. L'ordinamento del 6.2.1808 assegna alla linea 300 ufficiali , 246 sergenti (66 primi e 180 sccondi), 360 caporal i, 360 carabinieri , 72 g uast atori , B8 tamburi, 66 pi1le1i , 72 bandisti e 306 trabanti. Annata del principe Efleltivi in Calabria B ilancio al 28.05 .1 807 d'Assia in Calabria (Mileto) 01.03 1807 04.05.1807 Superstiti Perdile Regg. R eali Sanniti 1.019 1.247 762 485 Cacciatori di S. A. R. 92 92 2I 71 Rcgg. Cacciatori Philipstahl 1.207 260 94 7 <+ranatieri Valdirnazzara Il 203 102 IOI Cacci atori Appuli (1 ° Batt.) 394 165 229 Cacciatori Calabri 23 1 ? ? '! Fucilieri di montagna 31 '! ? '! C p Uffiziali Volontari 74 Totale Fanlcria 1.447 3 .143 UI O 1.833 Valdimazzara Cavalleria 12 281 286 Dragoni U rbani 23 Arliglie1ia 50 126 34 92 Treno d'artiglieria 30 79 79 P ionieri e Genio 44 82 :rn 52 Totale Armata l.606 :n11 1.6 60 2 .056
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA ( 1806-1815)
Tah. 162 - I, 'Ordinamento del 6 /èbhraio 1808 lu Divisione - mur. cam. Angel.o Minichini 1a B,igata - duca della l·'loresta 2a Brigata - Bernardo Beccadelli Reggimenti Colonnelli Reirn:imenti Colonnelli Barone Carlo 1/.weyer Estero TC Giuseppe Tschudy R Presidi R. Sanniti Francesco Milano Valdimazzara Ignazio Peshier 2a Divisione - mar. cam. L A. di llosenheim 3a I ~rigata - Vito Nunzi ante 4a Brigala - vacanlc Reggimenti Colonnelli Reggjmenli Colonnelli Val demone CGB Roberto Mirabelli Guarnigione CGB Michele Candrian T. C. Ignazio Gaelano Voi Calabresi CGB della Schiava Valdinoto Ili.ferva - marchese di Saint C/air Reggimento Granatieri Guardie Reali Baltaglioni Granati<;:ri <li Linea 1° - R. Presidi e R. Sanniti IO - tcn. i.;ol. Massimo Selvaggi 2° - Estero e Valdimazzara 2° - ten col Cìiovanni Statella Voltecwiatori di S. A R. (M. Selval!l!i) 3° - Valdemone e Valdinoto CGB = Colonnello graduato di brigadiere. T C : = tenente colonnello
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEO"'N'-"l"'Cc!..!H'-'=E--'-(-'-'18,,,0G""---'.-:_,_,18"'1c,,5e,_)_ __ _ _ _ _ __ _
Tab. 163 -Ordinamento del 6 febbraio J80R Gradi e Categorie Col. Generale e Isp. Colonnelli Tenente Colonnelli l " e 2" Maggiori Aiutanti Maggiori Ten Quartiermastri Canuellani Piana Mal(!a\iore l e 2° Aiutante l O e 2° Chirurgo Portabandiera forieri Maniscalchi Sei lari Profossi Aiutanti Cavalcatori Veterinari Tamhur Maggiori Caporali Tamhuri Capornli Ciuastatori Bandisti Armieri e sotto arm Trabanti Piana Minore Capitani Capilani Tenenti Tenenti Sottotenenti Alfieri Ufficiali inferiori Primi Sergenti Secondi Sergenti Caporali Carahinicri Tamburi/Trombe Pifferi Guastatori Maniscalchi Trabanti Volteggiatori Granatieri F ucilieri Cacciatori Soldati montati Sol dati smontati Cadetti Total e Ree!!imenti Cavalli O
6Regg. Linea
1 Regg I Regg. * 3 Regg. Granatieri Guarn.i!!ione Cavalleria 1 I I 3 I l 1 3 l 2 2 6 1 I 2 l l I 3 l 2 2 3 5 9 9 18 l 2 2 6 3 2 I 6 4 12 1 2 2 6 3 3 I l l 3 3 3 I I l I l 1 8 13 1 2 2 3 9 2 9 35 33 48 16 4 IO 9 6 IO I 6 10 4 8 12 4 12 10 9 9 24 4 16 40 :~6 60 4 IO 9 12 12 :n 26 24 24 60 54 72 24 48 'l4 72 8 30 18 24 16 9 8 9 12 16 40 36 236 928 -
1 Batt. Cacciatori
6 6 12 6 6 6 42 12 12 24 12 -
6
6 6 6 72 6 42 204 66 18 48 66 66 264 66 180 360 360 132 66 66
264 600 1.200 5.376
-
-
896
-
-
496
-
-
-
-
-
-
J.260 192
-
-
9.180
62 1
1.492
-
* incluse 2 compagnie Volte!!!!iatori
di S. A. R.
233 1.422 -
-
1.794 1.602
Totale I li 12 23
IO 12 14 83 23 24 40 23 3 3 12 3 3 9 7 8 93 14 62 336 95 35 82 101 103 416 101 274 558 546 2 12 91 83 12 356 836 2.1 28 6.272 496 1260 192 233 14 .509 1.602
L'ORDINAM~NTO MILITARE IN SICILIA (1806-1.~8~1=5~ - - - - - - - - -- -- - - - - - -
Tab. 164- Effettivi della Fanteria dal dicemhre 1808 al t'ebbraio 1812 15 02 Corpi Dicem. Febbr. Aprile Settem. Dicem. 11.09 Luglio 1810 1811 1812 1809 1808 1809 1809 1809 l 142 1.091 1.117 l.111 * 1.149 Gnmalie1i R. l.l27 1.125 1.133 :mx :n s* Volt S A. R. 273 265 276 276 332 309 ·rn1 384 ? 413 405 370 486 V 1" granatieri :rn:, 413 403 388 489 1.105 * 2° granatieri 381 384 :,68 469 I\ 3° granatieri 369 371 369 398 403 2.949 2.554* Riserva 2.531 2.529 2.161 + 2.649 2.685 2.526 ]()45* 843 848 862 l.018 1.024 920 1.289 R. Presidi 822 944 955 943 1.260 1.033* 81') R. Sanniti 787 77') 771 l.028 2.050 l.747* Estero 631 662 '/ 'I 1031* 1.284 Valdimazzara 837 852 853 960 913 1.071* 879 888 ? I.OSO 858 1.286 Val demone 857 954 821 1277 1.083* Val di nolo 796 794 803 ? '/ 373* Cacc. Volont '! (336) (405) 785* inclusi inclusi (552) (?) Volteggialori inclusi inclusi inclusi ? 5.714 5.483 8.446 8.168* Regg. Linea 4.751 4.854 4.228+ 410 407 339 326 344 416 Albanesi 407 407 'I 'I Cal ahro/Carol. 542 544 82 668 538 532 ? Voi. Calabri (,68 15() 286 ? IlalL Volante :, 04 291 Comp. Terra '/ 801 81 7 527 Corpo di Mare 483 I 161 Cacciatori 2.285 2.079 1.3981 '/ 972 866 1.127 Tot. Fanteria 9.567 9.462 7.787+ '! 9.371 8.875 12.522 11.883+ * Le cifre si riferì scono ai soli comum, esclusi i quadri . Le cifre fra parentesi indicano il totale dei volteggiatori e dei cacciatori volontari (inclusi negli effettivi del rispettivo reggimento) . * 11 1O maggio 1809 il prime! scaglione della spedizione di Ischia e Procida contava 2.000 uomini a Milazzo (Regg. Sanniti e Presidi fanteria, Principe Reale e Val di noto cavalleria) e il secondo 4.000 a Palenno ( 1.025 granatieri e 274 volteggiatori reali , 743 granati eri , 627 del Rcg g. Estero, 806 del Valdimazzara, 359 artiglieri e 224 conducenti d el treno).
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLWN'--'1,.,,Ce..,Hee.E_,_(,..,180=6_-_,t'-"8"--15,,_,)'------ - -- - - -- -
'J'ab. J 65 - Forza della Cavalleria in Sicilia J 8 08- J8 I 2 Conumdante e lsvettore mares·ciallo barone Acton Brigadieri Rc1wimenti Com. lug_ 1807 Com. 6.2. 1808 Col. 7.6.1808 Colonnelli 28. 10.1812 Mostre I !ottoni
la - Lattanzio Sergardi Principe R. Valdimazzara Col. L. Sergardi ? Col. L. Di Tura
2a - principe di Leporano Valdinoto T Col Coglitore T. Col. Coglitore Cesare Carafa
-
Leone Di 'l'ora J7abio Caraeeiolo gialle oro
Valdemone Col. P. Moncada Pietro Moncada
-
Vincenzo Coglitore
Pietro Moncada Alessandro Lecchese
scarlatte oro
verdi argento
crem1s1 argento
..
Effettivi
Date Maggio 1807 Luglio 1807 2') feb 1808 (di cui uflìciali) Dicembre 1808 liebbraio 1809 Aprile 1809 Dicembre 1809 15 giugno 18 10 (di cui utliciali) (di cui cadetti) 1° setl 1810 luglio 1811 18 11 (imprec.) gennai o 1812 15 fob. 181 2
Principe R.
Val di m a7.zara '/ 428 42 1 348 441 B7 (43) (4 1) 430 sciollo mar;:o 431 4:'4 399 360 (15) ( 18) 166 422 417 416 3<JO+Uff -
Valdinoto 460 4:lO 44 1 (36) 382 388
38') 270 (9) ( 18) 273 399 365 367 336 1-Uff
Val demone ? 445 460 (3 1) 447 447 450 437 363 (16) (18) 430 424 425 424 3% 1-lTff.
Total e 888+ 1.644 1.679 (151) 1. 259 1 266 1.274 1.225 993 (40) (54) 869 1245 1.207 1.207 L1 22+U ff
Val di noto 364 344 229 344 287
Valdcmonc 295 372 32 1 352 296
Totale 1.270 1.054 880 1064 889
:w:;
Ca,,alli D ate Luglio 1807 D icembre 1808 15 giugno 1810 18 11 (imprecis) gennaio 18 12
Princ ipe R. 333 338 330 ~68 306
Armi Carabine Pi stole Cartocci
Principe Reale 256 672 5.000
Valdimaz.zara 278
-
-
Armamento al 16.3.1809 Valdinoto 3 10 774 8.580
V al demone 342 828 13 050
Totale 908 2274 26.630
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L'QRDINAMENTO MIUTl',RE IN SICILIA (1806-1815)
Tab. 166 A~ Ordinamento Bentinck del 16 sellembre 1812 Gradi e Categ01ie Col. proprietari o Col. comandante I. Col. comandante Maggiore Aiutante Maggiore Cappellano Ten Quartiermastro Piana Maggiore Aiutante Chirurgo maggiore
2° Chirurgo Portabandiera Foriere Maniscalco magg. Sellaro l'rofossi Aiutante Cavalcatore Tambur Maggiore Caporal Tamburo Caporale Guastatori Danùisli Armiere. Piana Minore Capitani Capitani in 2a Tenenti Sottotenenti Alfieri Ufficiali inferiori Primi Sergenti Secondi Sergenti Cadetti Caporali Carabi ni cri Fuochisti Tamburiff romhe Pifferi Guastatori Maniscalchi Volteggiatori Granatieri f ucilieri Cavali eri P rimi Artigl ieri Secondi Artiglieri Allievi Artiglieri Conduttori
Trabanti Totale Reggimenti Quadrupedi
I Ratt Reali (ìranat
l Div. Ari. e Treno
I Comp . A ri. a cavallo
-
-
I
-
-
-
J) ,Innata Mobile 4.Regg. 1 Regg. Fanteria Cavalleria TotaJe (2 Hatt.) (3 sq) 4 1 5 -
l 2
l
6
I
1
-
-
-
-
-
2
-
1
4 4 4 4 4 24 8 4 4 16 8
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-
-
-
3 2 1
1
1
-
I
I
I
l
-
-
4
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I
-
4 4 4 48 4 108 32
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1
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-
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I 7 4 4 4
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16 4 12 8 24 24
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6 37 19 7 5 19
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l 14 2 l .)
3 6 15 3 6 6 18 18
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-
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,4 50
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-
-
-
320 784
I 5
13 1 4 7 l 4
4 5
48 6
142 42 16 44 43 42 187 47 127 81 25 1 234 20 87 40 4 7 360 1.404
-
-
22 806
62 126 62 15 J')S
5 11 2
180 5.548
449
3.312 354 97 112 126 62 222 7.313
-
153
10~
-
~17
674
6:l
-
-
738
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1 ~= 80=6,_-___._. 18 =1._,,S,._)_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
Tab. 166 B - Ordinamento Bentinck-11) Armata Stabile: Fanteria e Cavalleria Gradi e Categorie
Guardie Reali
4 Regg. Fant.
2 Regg. Cav .
3 Comp. Dolazionc
R.egg. Invalidi *
Totale
I Colonnello generale I l 8 Col. proprietario 4 2 1 T. Col. comandante l 4 2 2 9 4 4 2 10 Maggiore Aiutante Maggiore l 4 5 l 4 2 7 Cappellano 7 'l'en. Quartiermastro 1 4 2 24 12 5 47 l Piana Maggiore 5 2 8 4 2 16 Aiutante 7 Chirurgo maggiore 1 4 2 2° Chirurgo I 4 7 2 24 Portabandiera 16 8 Foriere 2 8 4 3 17 2 2 Maniscalco magg 2 Sellaro 2 Profossi I 4 2 7 2 2 Aiutante Cavalcatore 5 Tambur Maggiore l 4 5 Caporal Tamburi l 4 Caporale Cìuastatori l 4 5 60 Bandisti 12 48 Anniere. I 4 2 7 Piana Minore 23 108 30 5 166 5 48 Capitani 4 32 4 3 Capilani in 2a 4 8 4 16 Q 8 IO 53 3 l enenti SoUotcncnli 4 36 8 3 51 16 16 3 IO 65 Alfieri 40 12 25 233 12 144 Ufficiali inferi ori Aiutanti 3 3 _.,, 8 IO 61 36 Primi Sergenti 4 Secondi Sergenti 12 96 16 3 20 147 Cadetti 8 64 16 6 94 Caporali 24 192 48 12 276 192 48 12 2 52 Carabinieri 12 64 16 6 98 Tamburi/Trombe ,n Pitleri 8 32 3 Guaslalori 4 3 7 8 8 Mani scalchi 320 Volteggiatori 320 Granatieri 564 784 1.348 246 3 .558 Fucilieri 3.3 12 Cavalieri 944 944 220 220 Vantaggiati 250 250 Sensigli Trabanti 21 172 193 Totale Reggimenti 697 5.540 1.1 86 3 15 530 8.268 ')94 Quadrupedi 994 * Negli invalidi c i sono 10 seri::enti e 220 soldati "' vanta1wiati" e 20 e 250 "sensig li " .
L'ORDINAMENTO MlLITARf. IN SICILIA (L!.l~80s,,6,::--'--'l8,Jlc,; 5'L)_ _ __
_
_ _ _ _ __
739
_
Tab. 166 E - Corvi dell'Esercito Siciliano JR] 2-1815 Effettivi Reggimenti
Ouami gione
G. R. Siciliane G. R. Napolet. R. Cìranati cri I " Siciliano 2° Siciliano 3" Siciliano
Palermo Palermo Palermo Termini Siracusa Aug. Trapani Milazzo Milazzo Corleone Messina Palermo Messina
LO Estero
2° Estero 3 Estero 4'-' Estero 5° Estero Cacc. Calabri Fanteria l" Cavalleria 2° Cavalleria 1° Cavalleria Cavalleria D1rez1one 12 Cp Art. 1 Cp. A. Cav . I Cp. Artefici Treno Artiglietia T. di Piazza T. Campagna I. T oooarafi Ingegneri Guarnigione Cp Dotazione Invalidi Cacciatori R Pioni eri R. 1 }
TOTALE Cavalli Cav. Animali Art. pezzi numero
I I
Comandante Statella M. Selvaggi 1". Galluzzo R. Rct1ucscns P. Anfossi 1. Cìactani O .l'astore C. Mari E. <lei Conlc F. Catalano F Salluzzo (ì_
-
Palermo Palcm10 Palermo
F. Caracciolo
-
-
l'alermo Palermo Palermo Palem10 Palem10
Leop Moles
V Coglitore A. Lecchese
-
Palermo Palerm o Palermo
;,
G.B.Mei
Monreale Pantelleria Palermo Palermo Palermo
Candrian
-
-
<la 12 camp 6
I I
Della Valle Della Vall e
Organico
Oennaio 1811 697 362 I\ 333 I 12+NT) 82') 1.389 1.385 1.185 1.373 1.385 1.408 1.385 1.4 16 1.385 1411 1385 920 1385 6'.B U85 73')
-
-
11.889 449 593
10.835 393 413
S')'l 1635
331
1 137 38 1.1 72 168 79 33 1 1.788 41 234 7 282 l. 792
30 773 202 72 209 1.286 35 345 8 188
315 530 117
86
?
580 107 100 16.621 823 442
16.246 1.411 547 Arth!.licric campali da 8 camp. I da 4 camp. I obici 4 21 5 I
l
l I
Ottobre Maggio 1813 1815 347 344 321 327 597 626 458 629 1.218 1153 820 790 l. '.B S l 303 1.302 1.23 0 1.258 995 1067 1154 1.164 928 362 9.650 10 .080 405 466 475 432 235 105 1.115 1.003 29 853 109 70 250 1.311 32 305 7 344 1.917 2 .05 1 '? ? 540 600 22 6 226 I\ A 15.00'.l 75 6 154
da4 mont. 18
I
Totale 54
740
LE DUE SICILIE N ELLI:, GUERRE NAPOLLONICHE ( 1806 -
18 15)
Tab. 167 - Reggimento di Guarnigione e invalidi 1807-1815 Effettivi Or amci Gradi 1808 1813 Date Effettivi Aggregati Invalidi Totale 1 Dicembre 1806 810 810 Colonnell o 852 852 Ten. Col. I 1 Marzo 1807 1-154 854 Maggiori 2 I Urdin. I nvalidi 2 2.276 A M. Guarnigione 1.422 854 I Mar-".o 1808 1.765 inclusi 740 2.505 Q.M. 1 ')2') 586 74 1 2.256 Cappellani 2 3 Dicembre 1808 3 2 Febbraio 1809 936 585 734 2.255 Chi rurghi Marzo 1809 945 584 726 2.255 Portabandiera 4 2.24] Forieri 724 2 2 Aprile 1809 944 575 1 Dicembre 1809 902 7 18 688 2.308 TamburM. 847 ? ? ? Profosso I I Gennaio uno '/ 'I Armiere 2 l Settembre 1810 885 632 'I U. inferiori 18 Aprile 1811 1.1 25 ? 392 36 1.142 798 623 2 .563 Sergenti 35 24 Lugliol811 ? ? G raduali 108 72 1.644 inclusi 1811 '/ '/ Guastatori 1() (ìennaio 1812 1.552 inclusi 530 530 F ucilieri 896 780 Uni. Benlinck 23] 1.792 inclusi 580 2.372 Cadetti Gennaio 181 3 l ') ?.7 Oltobre 1813 1.917 inclusi 540 2.457 T ,unh11ri Maggio 181 5 866 1.1 85 600 2.651 Trabanti 45 26
'/'ah. 168 - C'ompa',!,nic di Dotazione per le Isole minori !R08-1812 Favi1.?.nana Totale Ustica Date Pantelleria LiDari 523 (?) 137 (]8) Febbraio l 808 197 ('?) 108 (-) 81 (-) 170 (51) 85 (-) 80 (-) 142 (38) 477 (89) Dicembre 1808 157 (45) 100 (-) 87 (10) 139 (38) 483 (94) Settembre 1809 (? ) 759 ('!) (?) 344 142 (38) 181 92 ( - ) Gennaio 1812 Nn Le cifre tra oarentesi indicano i so1)fannumerari (inclusi nel totale).. Guarni}:ioni nelle isole ai 1° selte1nhrc /809 Totale Aliquote Pantelleria Lipa1i Ustica Favi1mana 1()0 87 139 483 Cp. Dotaz ione 157 222 Arti glieri Litorali 15 160 47 162 35 250 Invalidi 53 54 54 G iubilali 25 30 Artiglieri Li nea 5 1() IO Dist. Guamig. 36 Cann. Marina 8 28 1.160 1160 Regg. nolio l3') 2245 Totale 287 1.635 184 Ordinamento B entinek settemhre 1812: ::; compagnie di 104 uomini (una a Pantell eria, una divisa tra Favignana e Ma retÌmo e una m età a Lipari e metà ad Ustica) con un colonnell o proprielario e 2 aiutanti aggregati.
L ' ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA { 1806- 1815)
Ta.b.1 69 - Organici dei Corp i di Casa R eale Gradi e incarichi Cacci atori Reali Pionieri Reali A lahardicri 1806 1812 1811 181 2 1809 18 12 T . Col. Com. 1 I A.M.Q.M. l 2 Cappellano l 1 I I A iutante grad. alf I l Chirurgo M. I I I 2'' Chirurgo I 1 Foriere l l Sellaio I I Maniscalco I Armiere I I Capitani 1 I 1 I l I Tenenti l I 1 l I Sollotenenli I I I 1 Alfieri I I I I Serg . l'rovosto I P . Sergenti I 1 I I S. Sergenti 2 3 3 2 Cadetti 4 2 2 3 2 J Caporal i 8 8 8 8 3 C.li dragonanti Trombe 2 2 Tamln ni 2 2 l Pifferi I I A labardieri 73 48 Cacciatori 80 80 Pionieri 80 79 Trabanti 6 6 -' Totale 105 11 7 100 106 84 55* * P iù un prevosto gradua to ca pita no. C R = Cacciatori Reali. PR = P i onie ri R eali .
741
742
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806- 1815)
.·~ ·CIACE GIOVANNI GICCA/f. .NTE COLONNBLLO RITIRATO IN PALERMO · .•. . . . > DAL COMANUO _DIVN ISOtA-DI NAPOLI' - ._llOPO la' AVER MILITATO '
.'
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-· NEL REGGIMENTO MÀCEDÒNE '
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AL SERVIZIO
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Qi!L RI PERD1NANDOB.
NACQ.VI' 11' lllfMÀIIS çiTT4 lilrJBO DA~J$MgTI$). FRATELLO DEL TINBNTH' «f)ffil&tt CONTE D: STRATTI GIOOA VISSE ANNI fi-9.
ROl~H6Ìf EN Kt"PU), -
Jìtj1oìrJ nelllomplelfo de!cl{t;,tiore IL -PjllMO:Dl MARZO JSJ2,.
IL TENENTE CìlNIBALE Qll\-1ETRIO ·LBOOA Fl<}Lftl DEL.LA 'fttllUA ìlEL DEFVNW
PER ·o NtqNB··tA 'MEMORlt\_
POS8JtV1tSTA UPlDE Lapide tombale del Ten. Col. Don Giovanni Gicca, comandante di Ventotene, collocata nella Chiesa di S. Nicolò dei Greci in Palermo; distrutta questa Chiesa dal bombardamento del 9 maggio 1943 la lapide, ritrovata intatta, fu trasferita nella Chiesa della Martorana
L'ORDINAMENTO MILITARE ~ l=N~S= IC=IL=IA~(=l806~-=18=15=)--
-
- - - - - - -~
- 743
17. ARTIGLIERIA E GENIO ( 1806- 18 15)
A. I vari ordinamenti del/,a Reale Artiglieria la prima riorganizzazione dell'artiglieria in Sicilia (1806._07)
cl gennaio 1806 i reggimenti Re e Regina artiglieria avevano nel Regno di Napoli 1.211 veterani (101. ufficiali). Due anni dopo ne avevano nel Regno di Sicilia ben 1.007 (102 ufficiali): 614 (56) del Re e 393 (45) del Regina. Dedotta l'aliquota <ld Regina che già si trovava in Sicilia (con un organico <li pace di 384 uomini) e i 211 recuperati da Gaeta, almeno 400 dovevano essere in parte nuove reclute fatte in Sicilia ;, e in parte i resti delle 3 compagnie (210 uomini e 15 ufficiali) del
N
Reggimento Re che avevano seguito le Divisioni Rosenheim e Minutolo in Calabria e dei cannonieri addetti ai battaglioni di fanteria. Di tutto riguardo è però il recupero degli ufficiali, sia pure considerando che una parte dei 102 in servizio nel 1808 proveniva sicuramente dagli alunni e dagli aiutanti sottufficiali del 1806; specie se si tiene conto che il 3 marzo 1806 re Giuseppe aveva ammesso al proprio servizio 17 ufficiali e 24 sottufficiali per inquadrare le prime 4 compagnie <ld futuro 1° Reggimento a piedi napoletano (nel marzo 1807 aveva 621 effettivi, di cui 108 ufficiali). Gli artiglieri recuperati dalla Calabria furono inizialmente tenuti a Messina di rinforzo alla piazza. TI 29 aprile 1806 fu però destinata a Gaeta una compagnia stÙ piede di guerra (75), con personale tratto dalle tre compagnie e rimpiazzato in queste ultime dai cannonieri di fanteria. 11 25 giugno "le bandiere dell'artiglieria di Napoli che ricrovansi depositate nei reali magazzini" di Palermo furono date al Reggimento Regina e si dispose il richiamo da Gaeta della X e XIV compagnia del 2° battaglione Regina, che
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 - 1815)
vi si trovavano con 152 effettivi all'inizio dell'assedio. Alla difesa della piazza presero parte 224 artiglieri: i 211 superstiti arrivarono a Palermo in luglio. Il 21 luglio, nell'idea di sostenere la testa di ponte in Calabria, si dispose la costituzione a Messina di un grande arsenale d'artiglieria. In novembre fu assegnata alla spedizione del principe d'Assia una brigata da campagna su 4 compagnie (288 uomini), completate con gli spezzoni del Reggimento Re e 48 individui del Regina di stanza a Messina. Nel marzo 1807 furono inviati a Reggio 50 artiglieri e 30 trenieri con 5 pezzi da montagna. Il 6 aprile si ordinò di completare le prime due compagnie (1 a e 2a) della brigata da campagna con soldati di fanteria presi dai corpi destinati a marciare e il 18 si riaperse la redutazione del 1° battaglione Regina di stanza a Messina. 11 4 maggio la spedizione in Calabria includeva 126 artiglieri e 79 trenieri con 9 pezzi da montagna e 3 da campagna (2 cannoni da quattro e 1 obice da sei), comandati dal capitano Ros. A Mileto furono catturati il tenente Filippo de Lieto, l'alunno Gaetano Polizzi e tre sergenti (Antonio Weimbergh, Giuseppe Martino e Giuliano Corné). Da Mileto rientrarono a Reggio soltanto 40 artiglieri e 68 trcnieri.
La riorganizzazione dopo Mi!eto {1807-08) Intanto, il 27 maggio, era stata istituita a Palermo una giunta d'artiglieria composta da due reduci da Napoli (il brigadiere Novi e il colonnello Puccemulton) e dai colonnelli del Re e Alvarez de Leon che si trovavano già in Sicilia, il primo comandante del Regina e l'altro direttore delle piazze. La giunta approvò una "regola generale" per il munizionamento dei corpi sul piede di guerra e di pace e per l'istruzione, stabilendo un minimo di 1O carrocci e 2 acciarini per fucile e 1O e 3 per coppia di pistole, creò una mezza compagnia a cavallo e riorganinò il 1° battaglione Re su 1O compagnie (1 a e 2a brigata e metà della 5a), di cui le prime tre da completare subito coi reduci dalla Calabria e da Gaeta per essere assegnate alla Divisione spedizionaria di Palermo al comando del maggiore Andrea Dupuy. Il 18 luglio si ordinò di completare il 1° battaglione Regina per via di redutazione (aperta il 24 settembre). Nel quadro del generale riordino dell'esercito deciso nel febbraio 1808,
il 28 marw fu riordinata anche l'artiglieria, posta al comando dd brigadiere Carlo Novi e suddivisa in tre "rami", il Reggimento e due direzioni, dd-
L' ORDINAMCNTO
MILITARE IN SICILIA ( 1806-1815)
l'artiglieria delle piazze e dell'arsenale (colonnello comandante Francesco Saverio del Re e colonnelli direttori Antonio Alvarez de Leon e Michele Puccemulton). Lorganico complessivo dell'a.rtiglieria era di 1.186 teste: •
•
un Reggimento d'artiglieria di 1.063 (63 ufficiali); una Direzione delle artiglierie delle piazze di 1.5 ufficiali (I colonnello direttore, 3 tenenti colonnelli sottodirettori a Siracma, Messina e Trapani, 1 tenente colonnello per le batterie del cratere di Palermo, 9 capitani tenemi di residenza, l tenente guardia principale) e 20 guardamagazzini (secondo la pianta stabilita il 7 febbraio 1807 e col soldo stabilito il 16 dicembre 1788); una Direzione dell'Arsenale di 2 ufl-ìciali e :-S sottufficiali; una compagnia artefici e pontonieri di 83 (3 ufficiali).
Lorganico sistemava 87 dei 102 ufficiali g1a 111 servizio, nonché 16 allievi ("alunni") che avevano già compiuto gli studi teorici a Napoli, assegnati uno per compagnia per l'addestramento pratico. (sostennero l'esame per la promozione a tenente il 19 aprile 1809) . L o rganico dd Reggimento, 1.063, era calcolato in rapporto ai ] .007 effettiv i dei 2 battaglioni (1 ° Re e 1° Regina) in servizio al 29 febbraio e non richiedeva perciò nuovi reclutamenti: •
•
una piana maggiore di 1 O (colonnello, renence colonnello, 5 maggiori, 2 aiutanti maggiori e un cappellano); una piana minore di 5 (1 J e 2° chirurgo, tambur maggiore, rnporal tamburo e profosso) più la banda di 1O strumentisti; 4 brigate a piedi (una da campagna e tre da piazza) su 4 compagnie di 52 teste, ciascuna su 4 squadre di 11 (se rgente, caporale, fuochista, 2 primi e 2 secondi artiglieri e /i allievi) e un nucleo comando di 8 (capitano comandance, capitano tenente, tenente, alunno, 2 aiutanti, primo sergente e tam buro); mezza brigata a cavallo su 2 compagnie di 103.
Come si vede, l'artiglieria, che il 18 agosto 1807 aveva dovuto cedere la propria banda ai Reali Sanniti, ne ottenne una nuova, reclutata in maggio nel reggimento guarnigione e tra i "superanti rimasti nei corpi di lin ea" (limitata a 1O elementi, raggiunse in settembre i 60, evidentemente pagaci per cinque sesti dagli ufficiali con ritenuta sullo stipendio).
La rivoluzione di Bentinck (settembre-novembre 1812) Lordinamento del 1808 fu stravolto dal trattato del 12 settembre 181 2, non solo perché metteva a disposizion e d egli inglesi metà deU'arti-
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE { 1806 - 1815)
glieria siciliana (449 artiglieri, 62 trenieri e 264 cavalli), ma soprattutto perché imponeva l'ado,,ione dei pii1 sobri organici inglesi, dimezzando le compagnie da 18 a 9 e perciò il numero degli ufficiali inferiori (da 54 a 27) nonché degli alunni (da 16 a 7) e degli aiutanti (da 36 a 18). Ciò consentì inoltre a Bentinck di abbattere la scure sull'intero vertice dell'artiglieria siciliana, mandando a casa Novi e i tre colonnelli, tagliando 5 dei 12 posti di tenente colonnello e maggiore e infine sostituendo i titolari con persone di sua fiducia. Il nuovo ordinamento accorpava infatti in una sola le due direzioni delle piane e dell'arsenale e l'attribuiva allo stesso comandante del "Reggimento della Reale Artiglieria", colonnello Leopoldo Moles, ponendo alle sue dipendenze due soli tenenti colonnelli, uno per il comando effettivo del Reggimento e l'altro (Ferdinando Macry) per la sottodirezione dell'arsenale, sopprimendo il comando batterie del Cratere di Palermo e le sottodirezioni di Messina, Siracusa e Trapani e riducendo da 5 a 2 i maggiori di brigata, da 9 a 6 gli uffìciali di residenza (di cui 4 semplici tenenti arniché capitani tenenti) e da 7 a 5 i guardamagazzini di 1a classe. In compenso erano aggiunti un maggiore direttore della sala d'armi e un aiutante fonditore. Se Bencinck riuscì ad epurare il vecchio vertice napoletano, non ce la fece però coi quadri inferiori. Alla fine si giunse ad un compromesso, sanzionato il 4 novembre da un nuovo ordinamento p articolare dell'artiglieria, che "sacrificava" solo un quarto delle unità (una brigata a piedi e una compagnia a cavallo) e in piL1 ripescava 12 tenenti, aggiunti alle residue compagnie a piedi. In definitiva salvarono il posto 59 ufficiali inleriori su 69, 12 alunni su 16, 28 aiutanti su 36 e 60 sergenti su 90 (ma 13 dei 30 esclusi furono ripescati nel nuovo incarico di "caporale furiere" e gli altri andarono a ingrossare le fila del reggimento di guarnigione). Messa al sicuro la base, gli artiglieri cominciarono poi a demolire anche l'indigesta riforma del vertice che aveva inchiodato le loro carriere. Il 22 febbraio 1814, mentre Bentinck era in procinto di salpare per Livorno, si riorganizzò infatti "la piana maggiore del Corpo Reale", con un direttore generale, tre colonnelli (comandante del Reggimento e direttori per le piazze e l'arsenale) e sei tenenti colonnelli (3 sottodirettori e 3 comandanti le tre brigate, "rimanendo abolita la classe dei maggiori in detto corpo").
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILI/\ (1806-1,_.,, 8._._,15,,____ _ _ _ _ _ _ __
B. Le varie specialità dell'artiglieria Le 4 e poi 3 Brigate a piedi Per secoli il criterio ordinativo dell'artiglieria da campagna è stato il rapporto "nove uomini e un cannone": la compagnia di 72 teste dava i 54 serventi necessari per una batteria di 6 pezzi su 3 sezioni, ciascuna servita da un ufficiale e 18 uomini: tale era l'organico della brigata da campagna di 3 compagnie riunita nell'ottobrel807 a Palermo, con 3 squadre di 18 uomini per i pezzi da quattro da campagna e 8 di 14 per quelli da montagna. Lordinamento "assistenziale" del marzo 1808 riduceva però le squadre a 11 uomini soltanto, armati di cangia.rro e carabina come i pionieri "cosicché possano sparare da dietro i carriaggi", da costruire però "a poco a poco con le canne inutili dei fucili di fanteria". Sia in settembre che in dicembre gli effettivi delle brigate a piedi erano solo 727, con 120 mancanti al completo (inclusi 65 artiglieri, 31 fuochisti e 1 tamburo). La I compagnia arrivava a 51, due a 49, quattro a 48, due a 47, una a 46, due a 42, una a 40 e tre a 39. Carmamento includeva 620 fucili corti con bacchette, cangiarri per comuni e secondi sergenti e sciabola per primi sergenti, li.utanti e banda. Inclusa la piana reggimentale (24 nel 1808) nel febbraio 1809 gli artiglieri a piedi erano 771, aumentati a 911 in marzo e a 926 in aprile. Nd maggio 1809 furono assegnati alla spedizione di Ischia e Procida 359 artiglieri. Nel settembre 1809 la forza era di 1.224, segno che le compagnie erano state portate ali' organico di guerra con 1' aumento degli allievi artiglieri tratti dalla fanteria: a Palermo si trovavano 11 compagnie, con 847 uomini nella piazza e 55 distaccati a Ustica e Lipari; a Messina due (97 nella piazza e 17 a Milazzo); una tra Siracusa (44) e Augusta (19) e due a Trapani (135). In dicembre, però, l'effettivo era diminuito a 984, di cui 51 (VII compagnia) a.~segnati (con 8 artefici, 32 ausiliari e 25 trenieri e guide) alla spedizione del principe di Moliterno. Lartiglieria a piedi contava 851 uomini e 11 cavalli nell'autunno 1811 e 785 uomini nel gennaio 1812 (in febbraio i comuni erano 649). Il trattato del 1812 prevedeva di fornire agli inglesi una "divisione d'artiglieria e treno" di 399 uomini (21 ufficiali) e 153 cavalli. Come abbia-
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mo detto, ciò comportava l'adozione dell'ordinamento inglese, con compagnie di 104 uomini anziché 52 come le siciliane. Gli effettivi già in servizio furono perciò ripartiti in 7 compagnie, tre di 104 come da trattato e quattro di 107 assegnate all'armata stabile, per un totale di 740 uomini, più 37 trabanti. Lattuazione della riforma era però difficile, perché gli esuberi nei gradi di ufficiale, aiutante e sergente dovevano essere compensati dall'aumento degli allievi, con un complessivo deficit del livello di addestramento delle unità. Questa ragione tecnica, unita alla pressione sociale degli esuberi, spiega perché il 4 novembre si arrivò ad un compromesso, tagliando una sola anziché due delle 4 brigate a piedi e salvando altre 5 compagnie, per un totale di 1.2, aumentate da 52 a 72 teste in pace e a 96 in guerra mediante l'aumento di 24 allievi. La brigata inviata in Spagna era comandata dal capitano Giuseppe Garzia. Al tre due compagnie furono inviate nel 1814 in Liguria. Nel maggio 1815 partirono per Napoli con la Divisione McFarlane 376 artiglieri a piedi con 6 pezzi da montagna di cui due someggiati. ln agosto le compagnie rimaste in Sicilia continuavano ad avere 770 effettivi.
La Mezza Brigattl d'artiglieria a cavallo Lartiglieria a cavallo, che era stata mvano proposta nel 1803 da Torrebruna, fu costituita nel 1807 per la spedizione del principe d 'Assia, fortunatamente troppo tardi per potervi prendere parte. Nella relazione del 22 maggio Bourcard propose una compagnia di 90 teste su 6 squad re di 9, con 8 uomini trasferiti dalla cavalleria per la cura dei cavalli "finché non ne siano capaci i bassi uffiziali" e il resto dall'artiglieria a piedi, con preferenza per chi aveva servito nell'artiglieria leggera del 1800. Bourcard proponeva di formare subito mezza compagnia su 3 squadre (2 ufficiali, 45 uomini e 50 cavalli) da inviare in Calabria: il re approvò il 27, vigilia della catastrofe di Mileto. 11 15 giugno si ordinò l'acquisto di 50 cavalli e il 30 si rimise alla sovrana approvazione il figurino dell'uniforme. TI 6 agosto il re respinse la proposta di attingere personale da l Reggimento Valdemone ma il 3 settembre accordò il soldo e il 26 novembre le razioni di foraggio spettanti alla cavalleria.
11 28 marzo 1808 l'artiglieria a cavallo fu elevata a men a brigata su 2 compagnie di 103 teste, su 3 squadre di 28 (sergente, caporale, 1O primi
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e 16 secondi artiglieri) e un nucleo comando di 19 (capitano, 2 tenenti, 2 aiutanti, primo sergente, caporale furiere, 8 fuochisti, 2 trombe, sellaio e maniscalco). Per completan.: l'organico il 29 aprile vi fu destinata un'aliquota del disciolto Reggimento Va.ldimazzara. Comandate dal maggiore Roberto Pelletterie e di stanza a Palermo, le due compagnie avevano al 23 settemhre 76 e 69 effettivi, con ineguale distribuzione dei primi e secondi artiglieri (9 e 46 la la e 23 e 29 la 2a). In dicembre gli uomini erano 146 e i cavalli 135. Gli uomini erano 149 nel fehbraio 1809, 166 in settembre e 167 in dicembre. Il 1Omaggio 1809 Stuart richiese la mezza brigata, con 8 pezzi, per la spedizione di Ischia e Procida, ma il 13 Circdlo gli rispose che se partiva non sarebbe rimasta a Palermo alcuna unità d'artiglieria e negè> anche l'invio dei pionieri e pontonieri.
Nel giugno 1810 l'artiglieria a cavallo sostituì le scadenti sciabole di Germania con le ottime inglesi, ma non ottenne il ricambio delle mantigli<.: <.: <lei valigiotti, fuori uso. Nel I 811 erano 176 uon.1.ini con 126 cavalli, nel gennaio 1812 175 con 160, e in febbraio i comuni erano 157 .In luglio sembra fosse operativa solo mezza compagnia con 6 pezzi, con pistole cal. 18 e guanti di morlacco giallo. TI trattato del 12 settembre 1812 prevedeva di fornire agli inglesi una "divisione" di artiglieriakl cavallo di 112 uomini (inclusi 5 ufficiali) e 11 1 ca vali i. Il nuovo ordinan1.ento dell'esercito attuato in conseguenza del trattato destinò a tale ruolo la la compagnia, col nuovo organico di 112 uomini (3 squadre di 32 piì.1 1. l del nucleo comando e 5 trabanti) e 104 cavalli e mantenne anche la 2a (su 90 uomini) inquadrandola nell'Armata stabile. L'organizzazione della la unità finì tuttavia per svuotare la 2a, che fu infine soppressa il 4 novembre dal nuovo ordinamento particolare dell'artiglieria, che lasciava in vita soltanto la la compagnia. Nel maggio 1815 fu assegnato alla Divisione M cFarlane un reparto <li 39 uomini con 2 pezzi da otto e 2 obici da sei. Il resto della compagnia fu chiamato a Napoli il 31 dicembre 1815.
Le due compagnie di artiglieri ausiliari di Palermo
Il 12 ottobre 1808 furono costituite a Palermo 2 compagnie di 7 0 artiglieri ausiliari (4 squadre di 17, più primo sergente e tamburo), con facoltà di reclutarle anche nei corpi di volontari calabresi di Trapani e con l'u-
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niforme dell'artiglieria ma con <liffrrenti spallette, inquadrate da un capitano e un aiutante effettivi. Gli ausiliari erano 137 in dicembre, 140 nel febbraio 1809, 134 in settembre. In dicembre 32 furono assegnati alla prevista spedizione del principe di Moliterno. Nel 1811 erano ridotti a 107 e nel gennaio 1812 a 101.
Gli artiglieri litorali Il controllo inglese era limitato esclusivamente alla piazza di Messina. Il 13 gennaio 1807 il re approvò il comportamento del governatore di Milazzo "nel riscontro della prctcnzione degl'inglesi di volersi impossessare delle 4 batterie di quel fronte a mare" e particolari istruzioni furono stabilite riguardo ad analoghe richieste. Col trattato del 30 marzo 1808 fu posta sotto controllo inglese anche la piazza di Augusta, di fondamentale impominza per i collegamenti con Malca, e poi anche quella di Siracusa. Il 22 ottobre 1807 la giunta interina d'artiglieria dette disposizioni per l'arruolamento di 158 artiglieri litorali in Palermo, "servendosi degli attuali capisquadra" e il 30 furono distribuite istruzioni a stampa per le torri di segnalazione, presidiate da un capo e 3 uomini. Gli artiglieri litorali non erano addetti soltanto alle batterie costiere, ma anche alle Aottanti e ai minori battelli armati in servizio foraneo. 11 16 aprile 1808 si ordinò di intensificare l'istruzione degli artiglieri e artiglieri litorali, specificando che gli esercizi della prima domenica del mese dovevano avere maggior durata degli altri . Gli artiglieri litorali erano 2.002 nel dicembre 1808 e 2.008 nel settembre 1809, ordinati in 37 compagnie di 53 teste, così distribuire (tra parentesi la forza alle due date): • • •
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9 a. Palermo (438 - 444), Ustica (11 - 4 7) e Termini (I 9 - 19); 1 e poi 3 a Lipari (64 - 160); 10 a Messina e Milazzo (536 - 532); I a Catania (54 - 69) 4 ad Augusta {220 - 2 18) 4 a Siracusa (168 - 168) e Mazara (39 - 38) 2 e poi 1 a Marsala (94 - 53); 1 a Licata (48 - 27) e Pantelleria (O - 24); l e poi nessuna a Girgenti (57 - O); 1 a Trapani (181 - 180) e Favignana (43 - 29).
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806~1815)
TI 30 novembre 1809 gli artiglieri litorali di Lipari furono aumentati da 69 a 160 (forse trasferendovi due compagnie da Marsala e Girgenti) e nell'isola fu inviato il capitano tenente d'artiglieria Giovanni Antonio Gambati con 2 aiutanti, 2 sergenti, 20 artiglieri e 6 cannoni da montagna (4 someggiati e 2 "a lettiga") per addestrare gli artiglieri litorali al servizio di campagna. Il 18 luglio 1810, il giorno stesso del fallito sbarco franconapoletano, si dispose di scegliere "dai pitL atti alle armi 37 1 artiglieri litorali" per formare 7 compagnie di 53 teste a Messina. In mancanza di altri dati, è difficile comprendere se si trattasse di un aumento delle compagnie da 1O a 17 oppure di una contrazione da 1O a 7. Il 13 gennaio 1811 il distaccamento <li Pantelleria fu in compenso aumentato a 80 uomini, probabilmente per il timore di incursioni barbaresche.
C. Il treno d'artiglieria La riorgmiizzazione del treno d'artiglieria (1806._07)
La riorganizzazione pel treno d'artiglieria ebbe 1111z10 il 30 ottobre 1806 con l'ordine di rimontare 63 animali da tiro per la spedizione in Calabria, seguito il 1° dicembre dall'ordine di acquistare 50 bestie da soma e 1O carrette per i pezzi da campagna. 11 21 febbraio 1807 si d ispose l'addestramento degli animali del treno, abituandoli al fuoco del cannone. Il 4 aprile il personale fu riordinato su direzione (32), deposito (48), plotone cacciatori (16) e tre divisioni, una di 68 e due di 47 teste, le prime due per i pezzi da campagna ("linea") e la terza per quelli da montagna, per un totale di 258 uomini, 186 cavalli e 126 muli. Lorganico era composto da:
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7 ufficiali (maggiore direttore generale, capitano conduttore generale, quartiermastro, aiutante maggiore, 3 tenenti comandanti di divisione); 8 impiegati (cappellano, segretario di dire~.ione, 1 contadori, veterinario, magazzi11 iere);
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18 sottufficiali (5 aiutanti e 13 sergenti); 15 maestranze (6 sellai e 9 maniscalchi); 195 "trcnieri" (vetturini , cocchieri, postiglioni e mou.i) di cui 27 caporali; 15 c~cci:itori (di cui 4 caporali),
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ln marzo erano a Reggio 30 uomini della 3a divisione con 5 pezzi da montagna. Il 4 maggio, con l'arrivo della 1a divisione di linea, gli effettivi del treno in Calabria erano aumentati a 79. li 7 l'arsenale di Messina fu incaricato di "accomodare" le nuove carrette del treno "per adattarsi dei carrettini con munizioni da guerra'' (rimorchi). A Mileco fu perduto non solo il materiale ma anche tutto il personale del treno, evidentemente datosi alla fuga. In ottobre fu disposta una nuova requisizione di cavalli da tiro per il treno della brigata da campagna assegnata alla Divisione mobile di Palermo e furono costruiti affì.1sti da quattro, cassoni, carri da montagna con rimorchio, carrette a cassone, cassoni per cartocci fi.tcilieri, reti per le palle, retoni per i toppi di fìeno, balle di guarnimenti.
ll treno rial 1808 al 1815 Diretto dal maggiore e poi tenente colonnello Giovanni de Silva, il 29 febbraio 1808 il treno contava 12 ufficiali e 179 uomini e il 28 marzo fu riordinato su 355 uomini e 570 animali: •
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direzione di 5 (maggiore direttore generale, sotto direttore capo del consiglio d'amministrazione, capitano al dettaglio e comandante della 1a divisione, aiutante maggiore con funzioni di controloro contabile, cappellano); piana minore di .5 (chirurgo, veterinario, magazzi ni ere, capi maniscalco e sellaio); 2 divisioni (la e 2a addette all 'artiglieria a cavallo) di 62 teste (1 comandante, 1 aiutante, 2 primi e 2 secondi sergen1i, 2 manisGÙchi, l sellaio, 8 caporali e 45 comuni) con 110 cavalli; 3 divisioni (3a e 4a addette ai pezzi da campagna e 5a a quelli da montagna) di 59 teste (con 1 maniscalco e 2 comuni in meno) e I 00 an imali; 1 deposito di 16 teste (l aiutante, J secondo sergente, I maniscalco, 1 sellaio, 2 caporali e 10 comuni) e 20 animali; l plotone di 28 cacciatori montati per la scorta del treno e dello staro maggiore generale (l comandame, 1 aiutante, 1 primo e 1 secondo sergente, I maniscalco, 2 caporali, I tromba e 20 comuni).
Il 14 aprile si dispose che a partire da maggio ogni 26 del mese tutte le macchine del treno da campagna e l'artiglieria a cavallo si recassero al campo di m,movra scortate da mezzo squadrone e da una compagnia volteggiatori. 11 17 agosto la dipendenza d'artiglieria fu incaricata di ispezio-
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nare il treno da campagna esistente nei reali magazzini e far suhito riparare e approntare 116 veicoli: • • •
29 affusti (5 da dodici, 12 da quauro da battaglia, 5 a lettiga, 7 di obici da sei); 54 cassoni ordinari (24 da dodici, 12 da quanro, 18 da obice); 31 cassoni speciali (20 fucilieri, 8 di parco, 3 di munizioni); 2 forge da campagna.
Il 10 settembre il treno contava 368 uomini e 420 animali, con 98 e 136 mancanti al completo di 466 e 556, ma in dicembre era già sceso a 264 e 295. Nel fehbraio 1809 gli uomini aumentarono a 294: per completare l'armamento occorrevano 8 carabine, 2 sciabole e 27 paia di pistole. In maggio furono assegnati alla spedizione <li Ischia e Procida 224 conducenti. Gli uomini erano 270 in settembre e 272 in dicembre (di cui 25 assegnati alla spedizione <lel principe di Moliterno). Con manifesto del 13 giugno 1810 Stuart ordinò un censimento di mule e mtùattieri a Messina e dintorni, disponendo esercitazioni mensili. La diaria di requisizione era di 1O tarl per il mulattiere (uno ogni due bestie e munito di "segno distintivo") e 6, pii, il foraggio, per ogni mula. 1119 novemhre 1810 fu attribuita ad Acton, ispettore di cavalleria, anche l'ispezione del treno. TI 7t dicembre furono arruolati 30 allievi vetturini. Nel 1811 il treno aveva 275 uomini e 262 cavalli, nel gennaio 1812 362 e 261. La divisione d'artiglieria e treno prevista dal trattato del 1812 includeva 153 animali del treno. Lordinamento del 14 settembre assegnò alla divisione mobile i 153 animali con 62 conducenti e aJla stabile il resto dd treno, ridotto a 2 sole divisioni con 143 uomini (9 di piana maggiore, 110 conducenti, 24 cacciatori) e 192 animali. Nel maggio 1815 partirono per Napoli 111 crenieri. In agosto la divisione rimasta in Sicilia ne aveva 70.
il servizio dei Regi bagagli Parte dei cavalli del treno erano impiegati per il servizio della real corte. Continuava inoltre a dipendere dal direttore del treno anche il servizio dei trasporti al seguito. 11 Piano dei regi bagagli spettanti alle truppe in marcia del 3 dicembre 1808 assegnava, per la marcia "alla leggera", 4 cavalli per battaglione (cappella, chirurghi, armiere, cassa e cancelleria) e 6 per reggimento di cavalleria (inclusi 11nn per maniscalco e sellaio e uno di riserva),
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nonché 3 muli per compagnia o squadrone (2 per marmitte, armi esuberanti e bagagli ufficiali e 1 per le munizioni). Negli altri due casi (marcia "con mante" e "con tende e grandi bagagli") spettavano 26 e 44 animali per battaglione e 26 e 36 per reggimento di cavalleria, piì.1 i muli di compagnia e squadrone. Il nolo per vettura o mulo (con carico di 120 rotoli= kg 95.16) era di 0:70 ducati (7 tarì) al giorno, pii.1 0:11 per razione viveri del conducente (uno per vettura o per 2 muli): il foraggio era invece a carico del fornitore, che doveva pagare (a ducati 0:25) l'eventuale razione in natura. Ovviamente si poteva ricorrere a requisizione, regolata con dispaccio del 21 maggio 1809.
D. Il materiale d'artiglieria Gli stabilimenti d'artiglieria
A parte l'arsenale di Messina istituito nel luglio 1806 ma ceduto agli inglesi, gli stabilimenti d'artiglieria (arsenale, sala d 'armi e fonderia) erano a Palermo, sotto la direzione dal colonnello Michele Puccemulton, già direttore delle manifatture militari a Napoli, assistito dal tenente colonnello Ferdinando Macry (già direttore del parco di campagna) come sotto direttore della montatura e riatto delle armi nonché da un foriere, un "fiscale dei lavori" e un capo maestro di montatura, tutti col grado di 1° sergente. Nel settembre 1812 la direzione degli stabilimenti fu unificata con quella delle piazze e attribuita al colonnello comandante del Reggimento, aggiungendo a Macry, nominato direttore dell'arsenale, manifatture militari e artiglieria delle piazze, un maggiore direttore della sala d'armi e un aiutante fonditore. Il 22 febbraio 1814 la direzione del!'arsenale fu separata da quella delle piazze cd entrambe dal comando del reggimento, ripristinando l'assetto del vertice anteriore alla riforma Bentinck. (Macry, giudicato "mediocre" da L. Blanch, era sicuramente parente di Saverio, rimasto professore di chimica alla scuola d'artiglieria e genio di Napoli e membro, dall'ottobre 1808, della giunta manifatture, arti e industrie). A corto di maestranze esperte, rnaterie prime e forza motrice, gli stabi-
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limenti di Palermo non potevano certo raggiungere il livello, pur modesto, di quelli di Napoli e Torre Annunziata. Eseguivano tuttavia la costruzione degli affusti e del carreggio, la fusione dei proiettili e degli attrezzi, la montatura, il riattan1ento e la costruzione (limitata) di fucili, carabine, pistole, baionette, cangiarri e sciabole ed erano inoltre incaricati del deposito e della distribuzione delle armi e delle munizioni (sia alle truppe regolari che alle masse calabresi).
la compagnia art~fìci e pontonieri Sulla base di un nucleo di operai rientrati da Gaeta fu ricostituita a Palermo una compagnia artefici e pontonieri per la costruzione degli affusti e del carreggio. Al 13 giugno 1807 troviamo menzionato un progetto di ponti volanti per sbarcare le artiglierie. Nel febbraio 1808 la compagnia contava 3 ufficiali e 71 uomini, riordinati il 28 marzo su 5 squadre di 15 (sergente, caporale, capo maestro, tre operai di 1a, tre di 2a e sci di 3a classe) e un nucleo comando di 8 (capitano, capitano tenente, tenente, 2 aiutanti, capo sergente, sergente furiere e tamburo), per totale di 83 teste. Tn settembre la compagnia aveva 77 effettivi, 75 in dicembre, 76 nel febbraio 1809, 79 in settembre e dicembre (inclusi 8 assegnati alla spedizione del principe di Moliterno). Erano 80 nel 1811 e 81 nel gennaio 1812- Nel maggio 1815 ne tornarono a Napoli 20: malgrado ciò quelli rimasti in Sicilia erano, in agosro, 11 O.
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L'Officina di montatura e riatto d'armi Diretta dal tenente colonnello Macry assistito da un caponia.~tro militarizzato col grado di primo sergente, l'officina di montatura e riatto d'armi impiegava operai civili pagati a cottimo. Un rapporto del 31 marzo 1808 denunciava, sia pure riferendosi al "passato", le "pessime manifatture" e il "criminoso riauamento di pii1 migliaià' di armi da fuoco, "usando tra l'altro negli acciarini del ferro anziché l'acciaio". Abusi che si cercò appunto di limitare col regolamento emanato in agosto. Nel sem.:mbrc 1812 la direzione della ~ala d'armi fu attribuita ad un maggiore.
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T,a Fonderia proiettili e attrezzi
Non ebbero seguito il progetto del gennaio 1807 di stabilire a Palermo una fonderia di cannoni e la proposta del febbraio di creare una direzione per le costruzioni d'artiglieria, tanto meno il progetto di un nuovo tipo di cannone presentato in marzo da un Giuseppe Rampollo, al quale si rispose di fabbricarne il prototipo sperimentale a proprie spese. Senza esito rimase anche l'incarico, dato il l 6 agosto 1808 al maggiore Giuseppe dc Ribas, di impiantare una fonderia di cannoni. Il 25 marzo 1810 (ma secondo altre fonti già dal luglio 1809) il personale addetto alla fusione dei petrecci e proiettili a Sant'E .... (Sant'Euno?) fu militarizzato (cioè pagato in pianta fissa anziché a cottimo) e riunito in una "squadra fonditori", che il 16 agosto fu aggregata come sesta squadra alla compagnia artefici pontonieri. L'ordinamento del settembre 1812 prevedeva soltanto un aiutante fonditore inserito nel corpo politico, indizio della probabile smilitarizzazione degli altri operai.
Il parco da campagn.a e da montagna
Abbiamo visto che a Mileto furono perduti 9 pez:t.i da montagna e 3 da campagna. Nel dicembre 1808 il parco era composto da 57 pezzi, inclusi 27 da montagna (di cui 6 inviati a Lipari per istruzione degli artiglieri litorali) e 30 da campagna (6 da dodici, 4 da otto, 15 da quattro e 5 obici da sei), corrispondenti a 9 batterie (4 + 5) con ere pezzi di riserva. Nel marzo 1809 furono inviati in Spagna mille fucili e 4 pezzi da campagna da quattro. Nel 1812 il parco era di 54 pezzi, di cui 18 da montagna e 21 da campagna da quattro, restando invariato il numero degli altri. Nel maggio 1815 fu destinato alla spedizione a Napoli un cerco numero di pezzi da montagna.
L'armamento individuale dell'Esercito
Nella relazione del 22 febbraio 1807 sullo Stato delle armi, il capitano generale d'Assia scriveva: "i Reggimenti ch'erano in Sicilia sono armati con focili di diverso calibro e forma e forse del peggio ch'erano negli Arsenali di S. M.; quelli risultanti dalla Guarnigione di Gaeta hanno un armamenLO misto puranche, e necessitano di accomodi, e il Reggimento Estero, reliquia dell'Esercito di Calabria ha pur dc' bisogni. La Sala d'Armi ha delle par-
L'ORDINAMENTO _MILITARE l~N~S=IC=IL=IA ~ !1=806~·=18~1=5)~----------------
tite di fucili, sebbene non uniformi di calibro, e costruzione pure da farsene uso e le Sale di Armamento di Cefalù e Termini lmeresc, nella massa de' fucili riposti per la milizia, somministrare possono un terzo dei servibili, da adattare a i1ualcuno dei corpi del!' Armata. li Reggimento Reali Presidi, siccome qui rimane, dovrebbe consegnare nella Sala d'Armi tutto il suo armamento, nel di cui numero ve ne sono di quelli del 1800, ed i rimanenti di diverse forme, ma leggieri, riceverebbero dalla Sala d'Armi (in cambio) per tutte le teste della forza i fucili di costruzione Germanica. Il Reggimento Valdemone depositerebbe alla Sala d'armi tutto il suo armamento, che è germanico, che questo passerebbe, aggiungendosi quelli che già tiene, al Reggimento Reali Presidi per comple10, e prenderebbe in cambio per quanti sono i suoi individui altrettanti fucili dal deposito di ·termini, a sua scel1a i migliori. li Reggimento Valdinoto 855 della stessa forma, il Reggimento Estero 15 parimenti del 1800, ed il Reggimento Cacciatori di Philippsthal al completo colle 300 carabine, di già ricevute, otterrebbe per tutte le teste che marciano in campagna, 134 facili del 1800, 397 guarniti d'ottone del calibro da 16, e quelli che superanti al Reggimento fanteria Valdimazzara 2" rimetterebbe alla Sala d'Armi, previo ordine ... Alcuni corpi hanno cangiarri esuperanti, altri mancami".
Il 2 diccmbn: 1806 fo approvato un nuovo modello di fucile, ma Puccemulton lo affossò perché difettoso, come pure il modello del maggiore Seguro approvato in precedenza a Napoli "e fatto costruire da lui sul1' ordine" e il 17 aprile 1807 ottenne l'approvazione di un proprio modello. Tuttavia si dette la precedenza alla produzione di cangiarri e baionette d'acciaio per la spedizioni del principe d'Assia e il focile Puccemulton fu poi archiviato dall'arrivo, in luglio, con la nave Indostan, di 10.000 Brown Bess inglesi con un milione di cartucce a palla, che furono depositati nello Spedaletto di marina e poi distribuiti, previa brunitura delle canne, alle truppe, cominciando in novembre dai granatieri reali. La distribuzione delle nuove armi alla fanteria regolare si protrasse per almeno sei mesi, complicata dalla sopravvenuta riorganizzazione dell'esercito. Man mano che veniva sostituito, il vecchio armamento passava ai corpi presidiari e ai cacciatori calabresi (ma il 4 luglio 1808 400 fucili inglesi furono dati anche ai volontari siciliani e il 1° novembre si promisero carabine inglesi in premio alle migliori "guide calabresi"). Altri ingenti quantitativi di fucili inglesi arrivarono nel febbraio 1811 (in settembre si dava per completata la distribuzione) e probabilmente altri furono distribuiti nel 1812- 14 alle truppe inviate in Catalogna e poi in 'foscana e Liguria. Nell'ispezione del febbraio 1807 ai granatieri reali si giudicavano le sciabole costruite dalla sala d'armi di pessima qualità. In aprile si acquistò un imprecisato quantitativo di lame offerte dal console ottomano Giansardi.
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LE DUE 5JCJLIE NELLE GUERRE NAl'OLEONJCHE (1806 - 1815)
L'l cavalleria era però annata di vecchie sciabole austriache, finché nel giugno 1810 le esigenze di tutte le armi furono soddisfatte dall'arrivo di 3.000 eccellenti sciabole inglesi, rimaste in servizio ancora fino al 1860.
E. Il Genio e i pionieri li Corpo del Genio Alla spedizione <li Milcto parteciparono tre ufficiali <lel genio, il tenente colonnello Luigi Bardet, il capitano Roberti e l'alfiere Ruiz. TI quartier generale della Divisione spedizionaria riunita a Palermo nel giugno 1807 includeva un comandante del genio (capitano tenente Francesco Fradi) con un alfiere aiutante. T1 2 aprile 1808 il corpo del genio, comandato dal brigadiere Patrizio Guillamat, includeva 2 tenenti colonnelli, uno direttore e l'altro sottodirettorc (Barckt), 1 maggiore, 18 capitani e tenenti (inclusi alcuni distaccati dall'artiglieria o da altri corpi) e 12 soprastanti di prima e seconda classe (istituiti per la Sicilia con R. ordine del 15 giugno 1802). Con la stessa disposizione i pionieri furono trasferiti dalla dipendenza <ldl' artiglieria a quella <ld genio. La R. ordinanza dell' 11 febbraio 1809 stabilì che i lavori del genio non fossero piì1 effettuati per appalto bensì in economia, avvalendosi dei pionieri e dei servi di pena addetti alle piazze. Inoltre dovevano essere previamente autorizzati e i preventivi approvati dal comandante del genio: in agosto il capitano tenente Carlo Afan de Rivera ricevette la "reale disapprovazione" per i lavori effettuati senza autorizzazione nelle Isole Pontine. In dicembre e ancora nel febbraio 1809 il corpo del genio contava 41 effettivi, scesi a 3 8 nel dicembre 1809. Tl 14 settembre 181 2 il corpo fu posto alle di pendenze del colonnello direttore Giovanni Battista M ei e riordinato in tre rami, "ingegneri di piazza, di campagna e topografici", corrispondenti al corpo del genio, alla brigata pionieri e all'officina topografica. Gli ingegneri di piazza includevano 11 ufficiali (colonnello direttore, tenente colonnello sottodirettore, maggiore, 2 capitani comandanti, 2 capitani tenenti e 4 tenenti di cui
L'ORDINAMENTO MILIIARt IN SICILIA (1806-1815)
due vacanti) e 24 sottufficiali (8 primi e 8 secondi aiutanti e 8 capimastri). Le nuove paghe degli ingegneri di piazza (espresse in onze di 30 tarì, del valore di 3 ducati) erano, per gli ufficiali dei vari gradi, di circa 189, 114, 84, 63, 54 e 39 ducati, per i primi aiutanti di 27 e per i secondi e i capimastri di 9 (per un costo complessivo di 1.090 ducati mensili e 13.079 annui). L'ordinamento Bentinck, che penali:,.zava gli ufficiali del genio confondendoli con quelli dei pionieri e addirittura coi capimastri, fu abolito nel 1815 formando un Corpo Reale del Genio, composto di soli ufficiali qualificati. con "gli onori e prerogative di corpo di Casa Reale", su 3 "dipartimenti", delle piazze, di campagna e topografico, con un direttore generale, un colonnello direttore delle piazze, tre tenenti colonnelli (un sottodirettore delle piazze e 2 comandanti dei dipartimenti di campagna e topografico) e 3 maggiori (uno per ogni dipartimento) e 16 ufl-ìciali inferiori, otto deJle piazze (2 capitani comandanti, 4 capitani in secondo e 2 tenenti) e otto di campagna. Nel maggio 1815 partirono per Napoli 3 ingegneri di piazza. J,
L'Officio topografico di Palermo (1806-15) Comandante del genio a Gaeta e promosso tenente colonnello durante l'assedio, Luigi Bardet fu l'unico dei 4 ufficiali dell'arma in servizio nella piazza rimasto fedele a re Ferdinando. La sua proposta di rilevare e incidere una carta della Sicilia fu approvata nel gennaio 1808 e il 22 aprile fu nominato direttore dell"'officio topografico" con paga di 11 4 ducati. ln giugno l'ufficio contava altri 5 ufficiali (un maggiore sotto direttore, due secondi capitani e due tenenti, con paghe di 84, 54 e 39.9 ducati) e 13 addetti (segretario e impiegato di segreteria, 3 disegnatori, 5 incisori inclusi un capo, un incisore di caratteri e un allievo, 1 custode e 2 assistenti). fu brevemente aggregato presso l'ufficio De Grandi, già subalterno del Reggimento svizzero Christ al servizio sardo, autore tra l'altro di schizzi delle posizioni dell'Authion, che dopo Marengo si era arruolato come volontario nell'esercito napoletano. Richiamato a Vienna dal padre, che sperava di impiegarlo nella Landwehr, divenne poi ufficiale dell'ltalian 1.evy.
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760
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICI-I[ ( 1806 - 1815)
Uniformi e distintivi degli addetti all'ufficio topografico furono regolati il 25 agosto 1809 (ricami in oro o in argento simili a quelli degli aiutanti di SMG per i sei ufficiali topografi, uniforme blu con mostre e profilo scarlatto, bavero con bordino d'argento e bottoni bianchi per i disegnatori e incisori qualora fossero uff-ìciali o cadetti e uniforme del corpo di provenienza per gli aggregati da altri corpi). Il 30 ottobre 1809 fu inoltre aperta al pubblico la biblioteca dell'ufficio topografico. 11 nuovo ordinamento del settembre 1812 trasferì il personale dallo stato maggiore generale al corpo del genio (ramo degli "ingegneri topografici") con organico di 8 posti (tenente colonnello, maggiore, 4 capitani in seconda e 2 tenenti) di cui uno vacante, confermando le paghe del 1808. Nel 1813 apparvero le Riflessioni politiche e militari sulla Sicilia compilate dall'Ufficio Topogn~fico (Palermo, R. Stamperia di guerra). Nel 1815 l'ufficio fu reinserito nello stato maggiore generale come 3° dipartimento topografico, mentre il personale rimase inquadrato nel corpo del genio. L'organico fu ridotto però ai soli uHìciali superiori, rientrati a Napoli il 24 maggio.
La Brigata Pionieri Il presidio della Sicilia includeva 2 compagnie pionieri a forza ridotta (72). Il 25 maggio 1806 queste furono accorpate in un'unica compagnia di 100 teste e una seconda venne formata a Messina con i resti delle due compagnie divisionali riparate dalla Calabria. Metà di quest'ultima, con due ufficiali e un sergente artificiere fu inviata a Gaeta in giugno: furono proprio i pionieri a subire il maggior tasso di perdite durante l'assedio, 16 morti, 18 feriti e solo 20 superstiti al 18 luglio. Il 16 ottobre gli altri 50 pionieri rimasti a Messina furono destinati tutti in Calabria e in novembre si riorganizzò, con i reduci da Gaeta, anche la 1a compagnia di Palermo. Il 1° gennaio 1807 le due compagnie forano riunite in una "mezza brigatà', col vecchio organico di 146 teste (4 sezioni di 34 su 2 squadre di 17, più 4 ufficiali, 4 aiutanti, 1 primo sergente e un tamburo). Non fu accolto il suggerimento dell'ammiraglio Sidney Smith di includervi anche 8 marinai pontonicri per gli sbarchi. Assegnata alla spedizione di Mileto e comandata dal capitano Angelo Palenza, veterano del 17 98 e di Gaeta, la la compagnia aveva in marzo 44 uomini in Calabria, saliti poi a 73 e
L'ORDINAMENTO MILITARE IN 5LCILLA (1806-1815)
ad 82 (inclusi però nelle ultime due cifre anche alcuni uffìciali del genio) il 4 maggio: 52 furono perduti il 28 a Mileto. Il 5 luglio anche la 2a compagnia fu assegnata al corpo mobile di Palermo, dando incarico di addestrarla al capitano Tanghi. In agosto fu completata con gli esuberi degli altri corpi, armata con 118 carabine da cavalleria (modificate dalla sala d'armi con l'aggiunta di anelli portacorrea e una seconda fascetta per poterle portare a tracolla) e riequipaggiata con nuove uniformi (blu con mostre rosse, stivaletti neri, caschetto e berretto da fatica). Nel tèbbraio 1808 i pionieri erano 188, inclusi 8 ufficiali. T1 28 marzo l'organico delle compagnie fu ridotto da 146 a 122 teste, su 3 squadre di 31 (1 secondo sergente, 1 caporale, 1 sotto caporale, 4 primi e 8 secondi pionieri e 16 allievi), una di 17 (tre graduati e metà dei pionieri e allievi) e un nucleo comando di 12 (capitano, capitano tenente, 2 tenenti e 2 sottotenenti, 2 aiutanti, 1 primo sergente, 2 tamburi e 1 piffero). In aprile gli inglesi avevano a Messina due squadre di 30 pionieri, una presa nei loro reggimenti esteri e una in quelli nazionali, addette ai lavori stradali.
J1 1° settembre 1809 i pionieri erano 218 (108 a Palermo e 100 a Messina), m:-i al 31 ottobre ne risultavano in servizio solo 142, con 104 mancanti al completo di 246. Carmamento includeva carabine, cangiarri alla cacciatora e sciaboll per primi sergenti. Nel 1811 i pionieri raggiunsero i 338 effettivi con 2 cavalli, e il 1° aprile fu aggiunta una terza compagnia, elevando il rango dell'unità a brigata e quello del comandante a tenente colonnello. Fu tuttavia mantenu to lo stesso numero di ufficiali, riducendoli da 6 a 4 per compagnia (con l solo tenente e l solo sottotenente) e diminuendo perciò l'organico da 122 a 120 teste. Nel gennaio 1812 la forza era però già scesa a 253 e in febbraio i comuni erano 218. Il 14 settembre 1812 i pionieri furono riordinati col nuovo nome di "ingegneri di campagna" su un organico di 345 teste (5 di piana e 2 compagnie di 170 su 2 sezioni di 85) che in pratica aboliva la terza compagnia e riduceva gli ufficiali da 15 a 11. In compenso il rango del quarto ufficiale di compagnia era elevato a t enente e le paghe equiparate a quelle degli ingegneri di piazza. Le altre erano: allievo pioniere 3 ducati, pioniere di seconda classe 3:01, di prima 3: 12, tamburo e piffero 3: 15, caporale 3:33, secondo sergente 6, primo sergente e secondo aiutante 6:02,
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LE DUE SICJLI[ NELLE GUERRE NAPOLEO "'N"-"IC"'--H"'-E-'--'(1_.s,806,,,,-'-'--c...,l.,,_8'-"l5<Ll_ __ _ _ __
_ _
primo aiutante 27:03, alunno 30:01, 2° chirurgo 33:01, tenente quartiermastro 39:03, aiutante maggiore 39:08, per un importo mensile di 1.806 ducati che, aggiunti ai 1.584 di massa(= 16 grana al giorno x 330 sottufficiali e comuni) davano un costo annuo di 40.680 ducati. Nel 1815 gli ingegneri di campagna furono separati dai pionieri e formarono il secondo dipartimento di campagna del corpo reale del genio, composto da 10 ufficiali (tenente colonnello comandante, maggiore, 2 capitani comandanti, 2 capitani in secondo e 4 tenenti). ln maggio partirono per Napoli 107 ingegneri di campagna. In agosto l'unità rimasta in Sicilia contava 211 effettivi.
Artefice d'artiglieria
Brigata pionieri
763
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA (1806-1815)
Tab. 171 - Reale ArliJ:lieria - Ordinarnen/o del 28 marzo ]80R Gradi e Categ01ie
M Brigala a cavallo
4 Brigate a piedi
Brigadiere Comandante Col. Comandante del Regg. Colonnelli Direllori Ten . Colonnello del Rcgg. T. Col. l3atterie del Cratere T Col. SoUodirettori T. Col. Commissario Maggiori di brigata l " e 2'' Aiut. Magg. Regg. Ten. Guardia principale ~ pncllano Piana Maggiore Chirurghi 1° Sergente Foriere I O Serg. Fiscale de lavori l " Scrg Capo M. Montatura Guardamagazzini la (ì uar<lamagazzini 2a cl Segretario per lo direzione A iutanti di segreteria Tambur Maggiore Caporale tamburo Capornle profosso Strumentisti Piana Minore Capitani comandanti ;, Capìlani in secondo Tenenti Alunni I O e 2° Aiutanti Primi Sergenti Capo Serg. e Serg Foriere Secondi Sergenti c~porali Forieri Caporali Fuochi sti 'J'amburi/lrombc Capi maestri Sellaio/Maniscalco Primi J\1ti glieri Secondi Artiglieri A llievi Arli!!lieri Organico di pace * Nella Compagnia Artefici ci son o
Direzioni Arsenale
Piazze
l
I
-
-
-
I
I
-
4
-
-
I 5
-
2
-
-
I 1
7
2
-
-
-
1
-
l
-
1
-
-
-
-
-
-
1 3
-
-
I
5 2
-
-
-
-
I
11
2
-
-
l I I 10
15 16
I
-
I
-
7
-
13
-
I
-
-
2
-
4
2
I
-
-
-
~
-
-
-
64
6
-
-
-
2 6 12 4
-
-
-
32 1(,
4 2
64 64
16
-
4
-
-
I da 12 camp. I 6 I I
da 8 camp. 4
I I
da 4 camp. 15
ohici 5
I I
I
l IO
-
41 19 26 21 16
2
36
-
18
2 5
75
I
I 1
2
-
2
5
-
75 76
l
21
-
5
5
-
-
4 203 239 286
15* 128 60 15* 128 96 30* 256 8"-'' 202 39 5 858 18 artefici di la classe, 9 di 2a e 2 1 di 3a. Arti2lierie campali
pezzi numero
l
7
-
-
16
I
I
-
·'-
-
2
-
-
9
20
-
23
-
-
11 I
-
2
I
2 I
-
-
16 16
1
-
-
1
Totale
-
-
1
Comp. Artefici
1 197
<la4 mont.
I
Totale
27
I
57
764
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 - 1815)
Tab. 172
Distribuzione de';{li arli';{/ieri e pionieri al 1° settembre 1809
Piazze Palermo Ustica Termini Lipari Milazzo Messina Catania Augusta Siracusa Licata Pantelleria Mazara M.lrsala
a piedi
847 25
166
-
-
-
30 17 97 19 44 -
-
-
-
-
-
-
-
135
166
Pavignana
Tranani Totale
Compa~nie <l'Artiglieria a cavallo ausiliari
1.214
artefici 7')
134 -
-
-
-
lJ4
Artigl. Litorali
444 47 19 160
-
-
7')
532 69 218 168 27 24 38 SJ 29 180 2.008
Totale Pionieri
108 110 218
1.778 72 19
190 17 739 69 237 212 27
24 J8 53 29 :115
-~
'/'ah. 173 - Confronto tra l'ordinamento f)roposlo e quello attuato nel 1812 Brigate artiglieria a piedi Ordinamento proposto (Bentinck) Ordinamento A. Mobile Numero delle I!rigate Numero delle Compagnie Forza delle cp in pace Forza delle co in guerra Capitani comandanti Capitai1i in secondo Tenenti Uiliciali inferiori Alunni I" e 2" Aiutanti
l
/\.. Stabile l
3
4
104 104 3 J
107 107 4 4 4 12 4 8 4 12
3
9 J 6
Sergenli maggiori
3
Secondi Sergenti Caporali forieri Caporali Fuochistj Primi Artiglieri Secondi Arti gli eri A llievi Artiglieri Tamburi Totale Trabanti Riserva a lli evi (24 x cp) * media
9
14 14 63 62 126 3
312 15
-
Totale 2
Attualo
7 106* 106*
12 72 96
7
12 12 24
7 7 21 7 14 7 21
-
-
24 24 48
38 38
<)(,
192 4
428 22 -
111
158 318
3
48 12 24 12 36 12 36 36 144 288 144
7
12
740 37
864
-
288
60
~
L'ORDINAMENTO MILITARE IN SICILIA {1,_.806 ,,,,,,e.c -1'--'8'--'l""SL)_ _ _ __ _ __ _ _ _ __
'l'ah. 174 - Reale Arti'{lieria - Ordinamento del 4 novembre 1812 Compagnia 3 Brigale Compagnia Corpo Gradi e Categorie politico Artefici a cavallo a Diedi I Col Comandante e dir. del CP I Ten. Colonnello 1 T. Col. Direttore Arsenale Maggiori di bri gata -' l Magg. Dir. Sala d'anni 1 Ten. Col. Commissario I Aiutante Maggiore del Corpo l Qumtiennastro tenente Cappellano l 5 Uuardamagazzini I a classe 14 Guardamagazzini 2a classe I Ten. Guardia principale 23 Piana Maggiore 8 l Chirurgo maggiore I 2" Chirurgo 1 Aiutante Guardia Principale I Aiutante Fonditore 2 Revi sori l Caporale tamburo I Caporale prolàsso 4 Trabanti 10 8 14 Piana Minore I 1 Capitani comandanti 12 12 2 Capitani in secondo 24 2 4 1 Tenenti 12 Alunni 2 2 24 l O e 2° /\iulanli ~ 12 1 Sergenti maggiori 2 Primo Scrg. e ruriere 6 36 2 Secondi Sergenti 12 I Caporali tùrieri 3 5 Caporali 36 36 6 Fuochi sti 3 Tromhcttieri 5 Capi maestri I Sellaio I Maniscalco 18 34 Primi Arti glieri 144 9 288 50 Secondi Artigli eri 144 21 A llievi Artiglieri Tamburi 12 60 5 Trabanti 70 37 Organico d.i pace 886 11 2 288 Aumento di A ll ievi Artiglieri 70 l.174 112 37 Organico di guerra 104 Cavalli * Nella Compagni a Artefici c i sono 18 arteli ci di I O classe, 9 di 2a e 2 1 di 3a.
765
Totale
1 I I 3
1 l 1 l I 5 14 1 31
I 1 1 1
2 l I
14 22 12 14 31 12 28 13 2 44 13 44 42 3
5 1 l 196 347 ]65 12 65 1.105 288 1.430 104
Arti!!licric campali pezzi numero
I da 12 camp. I 6 I I
da 8 camp. 4
I I
da 4 camp. 21
obici 5
da4 monl. 18
I I
Total e 54
766
LE DUE SICILIE NELLE GUrnRE NAPOLEONICHE (1806 - 1815)
Tah. 175 - Ordinamento Bentinck Treno e Genio Ingegneri di fìradi e incarichi Piazza Camoa1ma Tooografici Col. di rettore I T. Col. direttore 1 T. Col. sollo dir. 1 T. Col. comandante 1 -
Maggiore Capitani Capitani in 2a Tenenti Alunni Aiutante Maggiore Quartiermastro ~ iali04) Primi Aiutanti Secondi Aiutantj 2'' Chirurgo Capimastri Capo Tamburo Primi sergenti Secondi sergenti Caporali Tamburi Pifferi Primi Pionieri Secondi Pionieri /\)unni Totale (388)
l
-
2 2 4
2
-
2 4 4
4
-
Il 8 8
-
-
I 15
8
-
I
-
-
I
-
-
35
2
I
8
-
I
4 16 16 8
-
-
Treno d ' Artiglieria Cìradi e in cari chi Teste T . Col. Direttore 1 Sottodirettore cap I Cappellano 1 2° chirurgo 1 /\iut. Vete1inario l Magazzl nl ere I Capo sellaio I 2° sellaio I Foriere 1 Alfieri 2 1° Sergente cacciatori l 2° Sergenti 3 Tromba l C.li Cacciatori 2 Caporali 13 Maniscalchi 2 Cacciatori 18 Conducenti I 53
- T otal e - Animali A. M obile
20'1 -
Animali/\. Stabile
192
-
153
4 40
- NR 62 conducenti alla Divi sione
80
-
160 345
-
8
d'artigli eri a dell'Amata Mobile e 9 1 alle 2 Di visioni del Treno della Stabile. 21 cavalli pl otone cacc.
C)
I Volontari Reali (1806-1815)
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I
768
LE DUE SICILIE Nf.llE GUERRE NAPOLEONICHE (1806 - 1815)
Dragone leggero dei Volontari Siciliani
I VOLONTARI
REALI (1806-1815)
18. I VOLONTARI SICILIANI (1808-1818)
A. Il Novello Esercito de' Volontari Siciliani l'Editto del 21 febbraio 1806
e
on editto del 21 febbraio 1806 il re destinò "tre dei principali baroni", i principi di Trabia, di Ca.~saro e di Belmonte, a "proporre i mezzi più pronti e pit1 efficaci di armamento", una riedizione della giunta del 1799. I.:editto rendeva un opportunistico omaggio allo "spirito patriottico" e all'"attività ed entusiasmo siciliano", facendo intendere ai Gattopardi che i francesi non si limitavano a mutare re, ma rivoluzionavano l'intero sistema sociale ed economico: l'unico modo di salvarsi era, per i baroni, di cooperare col re "per la comune difesa della Patria, costituzione, leggi, persone e proprietà e quanto ha in questo mondo di ~ più sacro e più caro".
Il progetto del principe della Cattolica (26 marzo 1806) Il brigadiere Giuseppe Bonanno Branciforte principe della Cattolica era l'unico dei tre "colonnelli sici 1ian i" del 1799 ad essere stato promosso generale. Dichiarato prigioniero di guerra dai francesi alla consegna della piazza di Capua e liberato per scambio, non appena rientrato a Palermo si affrettò a presentare un progetto per l'arruolamento di volontari da parte dei baroni e delle università del Regno, che fu subito diffuso dalla segreteria di stato con circolare a stampa del 28 marzo. Di per sé non era certo una novità: la milizia volontaria era stata creata già nel 1798 con la forza di 24.000 uomini (inclusi 2.7 00 a cavallo) su 21 reggimenti comandati da baroni. Dissimulato da argomenti patriottici e organizzativi, il progetto aveva certamente uno scopo p oli tico, con ogni probabilità quello di rientrare nel gioco rimescolando le carte del virtuale potere militare rimasto in mano ai baroni siciliani.
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Sulle prime il progetto rimase lettera morta: il 26 giugno 1806 fu attivato il Reggimento di Palermo e in settembre furono allistati nuovi miliziotti secondo i vecchi organici, mentre nel luglio 1807 i tre Reggimenti di Messina (città e Forie di Mezzogiorno e di Tramontana) cedettero 2.000 fucili ai volontari calabresi. In febbraio il principe ereditario era stato però nominato ispettore generale tanto della linea quanto della milizia e 1'11 ottobre passò personalmente in rivista il Reggimento di Palermo. Con ogni probabilità fi.1 lui a convincere il re a mettere la cosa in mano al principe della Cattolica, sotto il controllo politico del principe Leopoldo e del principe di Butera, il fedelissimo (o "fedclone" come amava farsi chiamare) dei baroni siciliani, un vecchio cortigiano che aveva accompagnato il re nella sua seconda fuga a Palermo. S'indovina che la decisione di azzerare il vecchio organigramma delle milizie dovette dar luogo a laboriose trattative e che la radiosa soluzione fu infìne offerta dal raddoppio dei posti, sia quelli di rilievo politico (passati da 21 a 42) sia quelli di ufficiale (da 754 a 1.463), con una robusta iniezione di quadri di carriera (245) scelti tra quelli pa.~sati in esubero a seguito d ella contestuale riforma della linea. Lassurda richiesta di Castelcicala al ministro degli esteri fox di ben 36.000 fucili Birmingham per la milizia siciliana (quando era sembrato un miracolo averne 10.000 per la linea) sembra una foglia di fico messa a giustificare la patente contraddizione tra l'intento conclamato di migliorare istruzione e approntamento della milizia e la decisione di spalmare le risorse disponibili, già insufficienti per 24.000, su un organico quasi doppio (40.000) e di raddoppiare i quadri nominando chi pagava di ta.~ca sua un certo numero di uniformi. Che il vero scopo della riforma fosse solo politico e consistesse proprio nel mutame nto di nornenklatura è confermato anche dal fatto che, diversamente dalla prassi ordinaria per i corpi di linea, in cui prima si stabilivano gli organici e poi, spesso dopo mesi, si provvedeva alle nomine, il vertice della nuova milizia fu nominato dallo stesso provvedimento istitutivo (real dispaccio del I febbraio 1808). O
Tl Real dispaccio del 1 ° febbraio 1808 Il Real dispaccio scioglieva i reggimenti di milizia istituiti nel 1798 e ne incorporava comuni e bassi ufficiali in un nuovo "esercito sedentario d i milizie locali" o "Armata de' Volontari Siciliani", che aveva per "oggetto
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principale ... la difesa del Regno dall'invasione dell'inimico". 11 termine "difesa'' non era usato in senso generico, ma specifìco: "essendo la difesa in questa guerra non solamente diretta a conservare lo Stato, ma la proprietà ancora dei particolari, ed i privilegi dc' diversi ordini", il re non dubitava che i siciliani avrebbero cooperato a completare l'armata, "e per la fedeltà e amor costantissimo" alla sua persona e famiglia "e per l'interesse proprio e particolare di ciascun ordine a conservare l'attuai forma di governo; essendo noto ad ognuno per le notizie che pervengono da luoghi occupati dalle Armate Pranccsi, che la Feudalità vi si abolisce, che i beni delle Chiese sono invasi, che tutto giorno nuove gravezze, e pesi s'impongono, e che gli artegiani, cd i pacifici abitatori delle campagne sono svelti per forza dalle case loro, cd inviati in luoghi lontanissimi a guerreggiare per oggetti affatto contrari agl'interessi politici della Patria loro". TI dispaccio nominava comandante generale il principe Leopoldo, assistito dal principe di Butera nell'incarico di "direttore generale" e col grado di tenente generale. Nominava inoltre il principe della Cattolica "maggior generale" col grado di maresciallo di campo e i principi di Collareale, della Scaletta, di Cutò e di Carini e il barone Michele Requesenz aiutanti maggiori generali ispettori delle 5 divisioni (quattro di fanteria e una di cavalleria) col grado di brigadieri. Nominava infine 36 baroni "colonnelli proprietari" di altrettanti reggimenti voÌomari (9 di guarnigione, 23 di cacciatori e 4 di dragoni leggeri) e Michele Burgio colonnello del Reggimento Zappatori.
Il regolamento e i compiti della milizia
Il dispaccio era integrato dalla Reale Ordin,mza. per l'istruzione e regolamento del novello Esercito dei Volontari Siciliani, anch'essa del 1° febbraio, in dicci capitoli e 176 paragrafi, l'ultimo dei quali (X.1 7) ne riservava la pubblicazione alla R. Stamperia di Palermo, vietando, sotto pena di sequestro e distruzione delle copie, ogni diversa stampa. Compito della milizia, specificato nel regolamento, era la "difesa generale del proprio paese" (I. 1), con "impiego nel solo bisogno dello Stato e nell'interno del Regno", ma con facoltà del governo e delle autorità militari territoriali (comandante generale delle armi e governatori di piazze, castelli e luoghi militari) di impiegare i volontari "per una straordinaria circostanza, sia di quiete p11hhlica, si:~ di rnisma politiG1 e di una solenne
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festività" (Vll.29); era però vietato ai magistrati impiegarli come birri (X.7). 1 volontari erano soggetti all'autorità permanente del capitano generale, dei generali impiegati, dello SM generale e dei comandi militari territoriali (X.2) e tenuti all"'ubbidienza e rispettosa subordinazione" agli uffìciali di linea, tenendo presente che "la diflèrenza tra i due eserciti non (doveva) ispirare sentimenti di prerogativa alcunà' (X.17). Se riuniti in corpi o distaccamenti, i volontari erano inoltre soggetti alle ordinanze generali di guarnigione, di campagna e del codice penale (X.l).
Le norme integrative (6 febbraio - 4 maggio 1808)
Il Piano generale di difesa del/,a Sicilia del 6 febbraio e il Piano Generale del/,a Fanteria e Cavalleria del 28 marzo inquadrarono la nuova milizia nelle "Reali Forze degli Eserciti di terra" , consistenti "in due Corpi d'Armata, uno denominato Reale Esercito, a cui si intendono addette le Compagnie di Dotazione delle Isole ed il Corpo degli Invalidi, e l'altro nominato Reale Armata dei Volontari Siciliani, tutti sotto il supremo comando del Re, che ha creato S. A. R. il Principe Ereditario Comandante Generale dei detti Reali Eserciti, e Don Leopoldo Comandante del\' Armata dei Volontari Siciliani". Con R. dispaccio del 20 febbraio furono impartite alla gran corte disposizioni in deroga alle normali in vigore per consentire ai baroni di vendere beni vincolati da fedecommesso per "apprestare i mezzi necessari al vestimento degli individui dell'Armala e per qualunque altra spesa". Con circolare a stampa del 29 furono pubblicate le nomine degli uditori e prouditori. Il 9 marzo fu istituita una giunta di vestiai-io presieduta dal principe di Collareale, l' 11 si stabilirono le "somme da pagarsi per ottenere un grado" ncll'AVS, il 19 si chiarì che gli ufficiali godevano del "beneficio degli impieghi e non già di semplice graduazione", il 28 fu varato il "piano" del personale di carriera trasferito nei reggimenti volontari (aiutanti maggiori, quartiermastri e primi e secondi aiutanti) e il 5 aprile si concesse agli aiutanti di conservare l'uniforme del corpo di provenienza fin quando il loro reggimento non avesse ricevuto il vestiario. Il 4 maggio fo aggiunto all'AVS anche un Corpo volontari siciliani di marina. Al manuale dei fencibles inglesi tradotto da Torrehruna nel l 798 (Istruzioni dirette agl'inglesi per opporsi alle invasioni del nemico tradotte e corredate da
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ttnnotazioni da Giannantonio Torrebruna, Reale Stamperia, Palermo 1799) se ne aggiunse uno tradotto dal francese (Atlante delf'istruzioni dirette ,zlf'uffiziale di fanteria del sig. de Candi, Reale Stamperia, Palermo 1808).
B. Reclutamento, amministrazione e foro militare
Reclutamento, esenzioni, wngedo, esclusione, diserzione
TI regolamento del 1° febbraio 1808 confermava il principio che in caso di difesa "ogni uomo è soldato", ma concepiva l'Esercito dei Volontari Siciliani come "un'armata particolare sceltà' tratta dai soli "atti alle armi e a tollerarne le fatighe" (T.1). I volonrari erano scelti "in proporzione al numero dei naturali arti alle armi" (1.3), con obbligo delle università di formare il proprio contingente solo fra i propri naturali dai 16 ai 40 anni (T.6), inclusi "tutti gli attuali cosiddetti miliziotti" (1.7), tranne chi, per particolari circostanze, non rientrava nei requisiti richiesti (X.3), ed i campieri a cavallo dei baroni (1.4 e X.3 e 5), ed esenti i capi di numerosa famiglia, i vedovi con prole, gliJu.nici di casa e gli esercenti ("persone che abbiano un apnto negoziato") (I.5). Erano esclusi per indegnità i mendicanti e gli esercenti mestieri infamanti, incluso quello di birro (X.7).
Il dispaccio stabiliva il termine ordinatorio di un mese per completare il reclutamento (11.4) e considerava "completi" i reggimenti quando raggi ungevano i due terzi degli effettivi ed erano nominati i due terzi degli ufficiali di milizia tenuti a sostenere le spese di vestizione (X.16). Era previsto l'allistamento di volontari in soprannumero ("superanti") per supplire i "proprietari" nelle vacanze (X.6). Potevano essere allistati come "superanti" anche tamburi di età inferiore ai 16 a nni (X.14). Il dispaccio non contemplava il caso di mancanza di un numero sufficiente di "volontari": è da presumere un tacito ri nvio agli usi e statuti locali sulle requisizioni personali da parte <lei baroni e delle città demaniali.
Il volontario era libero di trasferire il proprio domicilio all'interno del Regno, ma tenuto a darne preventiva informazione ai superiori, sotto pena di essere considerato e punito com e "emansore" se si trasferiva <lai circon-
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dario di un reggimmto ad altro dello stesso Vallo o disertore se si trasferiva foori dal Vallo (X.9). Il congedo era accordato per limiti di età al compimento del 40° anno, per invalidità (cattiva salute attaccata da mali cronici, mutilazione di un membro, perdita dcll' occhio destro o dei denti canini di destra), per cattiva condotta o per rubrica di delitti che comportavano lo scioglimento del "cingolo militare" (X.8).
Paghe, vitalizi, rancio, utensili, caserme e letti Gli ufficiali di milizia non avevano diritto a soldo (V.1), mentre ai sottufficiali e militi spettava una diaria di 5 carlini siciliani (25 grana napoletani), di cui 4 di prest in contanti e 1 di ritenuta per il riattamento del vestiario, cuoiame e armamento, aumentata per i volontari a cavallo di 1 carlino per la mazzetta di cavalleria e di 3 in denaro per la razione di foraggio (T.8; V2). T,a diaria era pagata per i soli giorni di effettivo servizio, m entre per quelli di mera istruzione spettava soltanto ai residenti in località diversa da quella in cui si teneva l'esercizio (VI.9). I volontari dovevano provvedersi a proprie spese di una borsetta per la pulizia e di biancheria (2 camicie e 3 paia di calze di filo) e quelli di cavalleria anche di morale, cavezza e sacchetto con l'occorrente per la cura del cavallo. ln mancanza vi provvedeva la cassa <l'economia, col "discanto" del valore dal prest: ogni sei mesi si dovevano rinnovare una camicia e un paio di calze (VIl.39). Agli invalidi per ferita era promesso un vitalizio di 5 carlini al giorno e di 3 alle vedove dei caduti: inoltre il re prometteva "tutta la (sua) considerazione ai figli Orfani dei bravi morti sul campo della Glorià' (VII.44).
Il rancio in natura spettava solo in caso di impiego in località lontane dal focolare "ove non possono ricevere vitto dalle famiglie": in tal caso veniva applicata una ritenuta di 24 grana siciliani (12 napoletani) sul prese di 10 (V2). La provvista tempestiva dei viveri incombeva al foriere o in sua vece ad un "sottufficiale intelligente", punito in caso di trasgressioni, ritardo o cattiva qualità. Durante le marce il foriere e un ranciere ogni due squadre dovevano precedere la truppa per far trovare pronto il rancio. I ,a distribuzione avveniva solo a mezzogiorno ed era fatta dal primo sergente o dal sottufficiale più anziano in presenza di un ufficiale (VII.37). In "tempo di guerra attiva", i volontari ricevevano dai regi provvisionieri le stesse razioni di campagna e di foraggio d ella linea (VIl.36). Il dispaccio
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raccomandava ai colonnelli ("vogliamo lusingarci che ... ") di provvedere "per conto proprio" agli utensili per il rancio (una marmitta di rame e un cucchiaio da caldaia per squadra e un piatto a scodella di ferro bianco e una posata in ottone per volontario) (VIl.39). Per conservare armi, cuoiame e arnesi e consentire il temporaneo acquartieramento di reparti le università dovevano destinare locali (preferibilmente conventi, magazzini o case baronali) da adibire a caserma (Vll.32) o stalla (VII.33) e somministrare la "sottopaglia:" per dormire (Vll.34). Il fondo per letti, lumi e fuoco era pari all'imporro di una diaria pro capite, da accantonare per ogni mese di servizio (V3).
Vestiario, uniformi, armamento, bandiere e stendardi
Per le spese d'impianto il dispaccio contava sull'emulazione dei baroni, offrendo ai colonnelli che procuravano di tasca propria vestiario, arnesi dei cavalli, bandiere o stendardi, casse di munizione e di economia, cappelle e banda, la facoltà di creare gli ufficiali del proprio reggimento (11.8). Inoltre la concessione dei gradi di ufficiale era condizionata all'impegno di vestire ed equipaggiare a proprie spese un certo numero di volontari commisurato al grado e al l'arma (Il/>). Si calcolava che le buffetterie ("cuoiame"), come le armi , non avessero bisogno di rinnovo (X.15) ma di semplice mantenimento. Il costo del rinnovo del vestiario, diluito nel tempo, era a carico delle università, che a tale scopo dovevano accantonare 1 carlino al giorno per 45 giorni di servizio all'anno per ogni volontario a piedi (pari a 6:75 ducati pro capite nel triennio) e 2 carlini per 15 giorni per qudli montati (4:50 ducati). Il vestiario delle truppe a piedi includeva casco, giamberga e calzabraga invernali di panno, giubba e due calzebraghe estive di cotoncino, due paia di scarpe, cravatta, bonetto di (1uartiere, cappotto, giberna, portasciabola, correa da fùcile con zappatiglia. I cacciatori avevano inoltre una pelle di montone da usare sia come mucciglia (arrotolata e legata dietro le spalle) sia per dormire in bivacco (in servizio di custodia dei litorali). 11 vestiario delle truppe montate (dragoni leggeri e artiglieria a cavallo) includeva inoltre un paio di stivali, un sopracalzone di panno e marocchino, un paio di guanti alla cri.spina, una gualdrappa in pelle di montone, una valigia e la sella con testiera e briglia (V6-7) . I.:istruzione si svolgeva in abiti civili:
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il vestiario era conservato presso il capitano (Vl3) e usato solo in caso di riunione per servizio: i generi e le armi (numerate) erano distribuiti dal primo sergente e ritirati al termine del servizio, con addebito dei generi consumati o logorati per incuria (VII.30-31). Larmamento e le munizioni da guerra erano forniti di real conto e depositati rispettivamente nei capoluoghi di compagnia e battaglione o squadrone. l consegnatari erano "rigorosamente responsabili, sotto sovrana indignazione, che armi e munizioni non (fossero) impiegate che per Real Servizio". Le munizioni potevano essere dispensate solo per ordine dell'ufficiale superiore in comando del reggimento, dandone subito conto al colonnello proprietario e all'ispettore della Divisione (V.14). I volontari portavano sul copricapo lo stemma borbonico dei tre gigli. Il colore della giamherga era verde per tutti i corpi, ma variava la foggia: quella dei cacciatori era "più corta e bottonata a petto cavalcato". I reggimenti si distinguevano per il colore delle mostre (scarlatto Valdimazzara, celeste Valdemone e nero Valdinoto) e per il numero sui bottoni. Quelli di guarnigione avevano calzabraga bianca, stivali neri, alamari (bianchi per i soldati e d'argento per gli ufficiali), casco per i fucilieri e berrettoni di pelo per i granatieri, mentre i cacciatori avevano calzabraga grigia "alla marinarà', bottoni dorati e casco. I dragoni vestivano all'ungherese: giamherga corta guarnita di lanetta e calzabraga verdi, stivali neri , fascia rossa e bianca, casco <li ferro e mantiglia di pelle tigrata. T reggimenti Valdimazzara 1° e 2° si distinguevano per il colore delle guarnizioni del colletto scarlatto (giallo e bianco per la truppa, oro e argento per gli ufficiali): anche il Reggimento Valdinoto aveva sul colletto nero un laccetto giallo (dorato per gli uHìciali). Ltmiforme dei tamburi era "guarnita della trcna (trina) della Nostra libreà' e le trombe di "lacci rossi e bianchi, colori della Nostra librea''. Artiglieri e zappatori vestivano di grigio con mostre verdi e casco e si distinguevano per il colore dei bottoni, giallo e bianco (VI.8-13). Le bandiere (una per ogni battaglione <li guarnigione e reggi mento cacciatori) e gli stendardi (uno per squadrone) erano bianchi con "al centro l'Aquila di Sicilia in atto di volare, conservando nel suo petto li tre Gigli d 'oro, stemma di Nostra Famiglia. Alli quattro angoli le due Armi d ella Valle e della Città capoluogo incrociate" (IV12). Le bandiere e gli stendardi consegnati il 5 maggio 1811 ai 4 reggimenti di guarnigione di Palermo
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e ai 2 di dragoni leggeri Valdimazzara erano però leggermente diversi, perché nei quattro angoli recavano gli stemmi alrernati della città capoluogo e della Trinacria distinta intorno dal nome del rispettivo promontorio del Vallo, e a caratteri più visibili sull'alto dd drappo il nome del Reggimento: le cravatte recavano inoltre i seguenti motti: "Dio, il mio Re - Salviam la Patria - Vincere, o morire - Pugna il Ciel per Noi". Cassa militare e consigli di amministrazione
In ogni capoluogo di reggimento era istituita una cassa militare per la custodia degli averi relativi ad un mese, e una seconda nel capoluogo di ciascun battaglione con gli averi di 15 giorni. Per la cavalleria erano previste 12 casse di squadrone, tre per reggimento, con gli averi di 15 giorni (V4). Le casse dei reggimenti guarnigione (per 1.263 teste) dovevano dunque avere un accantonamento di 14. 523 ducati napoletani, quelle dei cacciatori ( l.073) di 11.879:50 e quelle dei dragoni leggeri (617) di 4.319 (le prime corrispondenti a 45 giorni di servizio, le terze a soli 15 giorni), per un totale di 433.104 ducati. Il costo gravava sulle università in proporzione agli uomini e cavalli forniti. In marcia il comandante del distaccamento riceveva dalla cassa economica paga, averi e foraggi per 5 giorni (15 se si trattava di una intera 1t,ompagnia, metà dei fondi per un intero battaglione o un quarto per uno squadrone)_ Il quartiermastro del reggimento era incaricato del conteggio e rimborso dei soccorsi somministrati dalle università per vitto, alloggio e foraggio nei transiti e nelle residenze dei reparti (VII.35). Erano previsti consigli d'amministrazione di reggimento (formato dagli ufficiali superiori e da tutti i capitani) , battaglione (tenente colonnello, aiutante maggiore e tutti i capitani) e compagnia (tutti gli ufficiali) , con obbligo di riunione mensile, incaricati di verifìcare gli averi dei volontari, ripartire i fondi e provvedere alla costruzione dei letti e degli utensili e alla somministrazione del rancio nella via più economica mediante assienti. Nei consigli di compagnia era previsto l'intervento di tre rappresentanti eletti, che al termine del consiglio ascoltavano le disposizioni e davano la loro approvazione o le loro lagnanze per iscritto (V16). Si dovevano tenere conti separati per averi, cavalli e generi di vestiario, armamento e arnesi, nonché per gli artiglieri e zappatori inclusi nelle compagnie (V.18).
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Foro militare e sanzioni disciplinari
I volontari godevano dcll'"eccczione hostica in tutta l'estensione" (II.14) ossia del foro militare, inclusi mogli e figli coabitanti (III.5). Le cause civili e criminali attive e passive erano giudicate dal pro-uditore del domicilio del volontario (IX. I) e quelle per delitti puniti con pene maggiori della relegatio in insulam da un consiglio di guerra composto da individui del battaglione di appartenenza (JX.1 O). Era previsto in ciascuna università un pro-uditore scelto tra chi aveva esercitato la carica di giudice civile o criminale, con preferenza per chi le avesse esercitate entrambe e per i laureaci in utroque iure. Il pro-uditore era nominato dal protonotario del Regno per le università demaniali o dal barone sulle teme proposte dalle università di sua attribuzione, con le stcsse rcgole stabilite per l'elezione degli ufficiali baronali (IX.2 cfr. III.8).
TI foro civile era limitato alle cause relative a tutte le azioni personali, tranne quelle che producevano azioni reali o sopra beni feudali o nascenti da lettere di cambio, nonché le cause annonarie. Le esecuzioni personali dovevano esscre eseguite esclusivamente col braccio militare (lX.3). Nelle cause civili passive il giudizio di seconda istanza spettava all'uditore generale dell'esercito (IX.9) .
I1 foro criminale riguardava tutti i delitti militari e comuni tranne quelli infamanti (furti anche senza violenza, assassini, venefìci, omicidi premeditati o deliberati o con vantaggio o su commissione, falso nummario e testamentario, falsità in pesi, lettere dì cambio e scritture pubbliche, lenocinio e incendio) o commessi con armi proibite (IX.4). 11 porto di armi proibite, se diretto contro i volontari, era punito con cinque anni di servi zio nella linea e l'arresto del reo doveva essere eseguito col braccio militare (JX.6). Le cause con complicità di pagani spettavano alle giurisdizioni militare e pagana "combinate'' (IX.7). In caso di complicità con militari di diversi corpi, di linea o di volontari, si applicavano le norme delle generali ordinanze sulla giurisdizione militare (TX.11). I delitti eccettuati dal foro militare erano di competenza del foro pagano, tenuto però a informa rne il "superiore militare" e richiedere la sospensione del reo dal cingolo militare e la sua consegna alla giuri~dizione pagana. Si applicavano ai volontari le stesse pene previste dalle generali ordinanze ma la pena della bacchetta era sostituita da un aumento della pena detentiva (galera, presidio o relegazio-
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ne) in ragione di un anno per ogni dieci giri di bacchette (IX.13). I volontari del corpo di appartenenza dovevano assistere alle esecuzioni (IX.15). Il processo era formato dal pro-uditore del focus cornmissi delicti (eventualmente diverso dal titolare del giudizio, ossia quello del domicilio del reo), con l'intervento di un ufficiale del corpo di appartenenza e sempre di grado superiore a quello del reo. Arresto ed esecuzione potevano essere eseguiti solo col permesso dei superiori militari e con la forza militare a disposizione del pro-uditore. Tn caso di flagranza il reo poteva essere arrestato ;mche dai birri, ma con l'obbligo di consegnarlo subito alla forza militare (TX.8 e 14). Lassoluzione comportava la restituzione del volontario al corpo di appartenenza e la trasmissione degli atti al giudice militare (lX.5). Le mancanze disciplinari ("piccioli delitti") erano punite dai superiori del reo secondo le generali ordinanze per la linea, fino ad un massimo di otto giorni di arresto o prigione. Erano proibite le pene corporali ("bacchette, bastone e qualunque indecente maniera") sotto la "massima responsabilità" degli ufficiali generali e superiori e la minaccia di severi castighi per gli utlìciali e sottufficiali trasgressori (IX.12).
C. Organizzazione dell'Armata dei Volontari Siciliani
Lo Stato Maggiore Generale
TI comando generale era riservato ad un principe reale (TI.11) e il direttore generale era scelto dal re "nella persona del pii, distinto e benemerito barone del Regno" (TI.12). Riferivano al re per il tramite della R. segreteria di guerra e marina o dell'ispettore generale (VII.1). Ispettore generale dei volontari siciliani era il maggior generale, col grado di maresciallo di campo, scelto fra i generali dell'esercito, "preferibilmente di nazione Sicilianà' e "direttamente responsabile verso il re dell'organizzazione, istruzione e disciplina, sotto gli ordini del comandante generale e del direttore" (11.12; VII.2). Conservava i registri generali dei volontari ed era responsabile della pronta ed esatta esecuzione di tutti gli ordini della R. segreteria, del capitano generale, del comandante genera-
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le delle Armi del Regno, dello stato maggiore generale e del comandante generale e direttore generale dell'AVS. Per il tramite del comandante generale e in suo luogo del direttore generale, rappresentava tutte le sue riflessioni, variazioni e progetti, presentava le proposte di nomina, ascenso, ritiro e aggregazione degli ufficiali. Visitava e ispezionava i corpi ogni volta che lo riteneva necessario con facoltà di dare disposizioni e obbligo di rendere conto al re. Aveva diritto di chiedere alla deputazione del Regno, ai tribunali e ai corpi "tutti quei lumi che potranno bisognargli per l'esatto adempimento". Faceva rapporto mensile al re, al comandante generale e al direttore generale di tutta la forza, novità e stato dell'AVS. Aveva alla sua immediazione un proprio stato maggiore generale formato da un aiutante generale e due aiutanti, con facoltà di nominarli di sua scelta fra gli ufficiali dell'esercito di linea, e da un segretario nominato dal re su sua proposta (con paga di 30 ducati al mese). Gli era assegnato un fondo di spese d'ufficio ("spese di gasco") di 100 ducati al mese, più 50 per ognuno degli aiutanti. Gli aiutanti maggiori generali, col grado di brigadiere, erano scelti fra baroni che avessero cognizioni militari (II.13). Erano incaricati della sotto ispezione e del dettaglio generale di tutti i corpi della propria Divisione e di passare ogni anno, all'inizio della primavera e a fine autunno, "riviste rigorose ed esatte" della durata di due o tre giorni e nella seconda riunivano i reggimenti per battaglioni e compagnie. Erano responsabili di disordini e lagnanze. Risiedevano a Palermo gli ispettori delle Divisioni Valdimazzara 1a e 2a e di Cavalleria, gli altri a Messina (Valdemone) e Catania (Valdinoto). Il sottoispettore vigilava sul rispetto della "mappa generale" di distribuzione delle quote fra le università che erano tenute a comunicargli le variazioni della popolazione per riceverne gli ordini corrispondenti; reclamava dai giuraci e conservatori delle università tutti i generi e somme dovuti; Armava le patentiglie dei volontari e accordava il congedo per fine ferma, invalidità o motivi di famiglia. 11 sottoispettore della cavalleria vigilava che i dragoni avessero i requisiti prescritti. Potevano scegliersi due aiutanti, uno dei quali con funzioni di segretario (4 .16; 5 .17; VIT.3).
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l 37 baroni colonnelli proprietari TI re affidava l'esecuzione del reclutamento "ai nostri baroni come il ceto principalmente interessato all'attua! forma di governo che regge la Sicilia". Ad essi era riservato in via esclusiva l'incarico di colonnello proprietario, scegliendo quelli che non fossero impediti da altri incarichi o da età (II. l). Avevano lo specifico incarico di promuovere la reclutazione per completare (''entro un mese") e mantenere al completo il reggimento, con le "necessarie facoltà sopra tutte le università assegnate al corpo" (Il.3), e rispondevano direttamente al re che fosse al completo, nonché delle munizioni eventualmente assegnate. Non erano tenuti a risiedere nel capoluogo del reggimento se non in caso di riunione dell'incero corpo e, se per qualche valida ragione non potevano, dovevano ottenere il permesso del re. Ricevevano dal direttore e rimettevano all'aiutante maggior generale sotto ispettore lo stato settimanale del reggimento (Vll.4). Se dimostravano "talento e genio militare", gli stessi colonnelli potevano ascendere a generale (III.2).
Ai colonnelli che equipaggiavano il reggimento a proprie spese, inclusi casse, banda, bandiere e cappella, era data "focolrà di crearne gli ufficiali" (II.8). In ogni modo spettava loro la nomina degli individui di piana minore, esclusi gli aiutanti (TT.1 O), e degli uffìciali del proprio corpo agli i, impieghi vacanti, nonché la proposta di "individui di distinta nascita e b eni di fortuna con buona condotta e prove non equivoche di applicazione e genio militare" per il grado di alfiere (Vll.4). Erano responsabili d ella disciplina solo se il corpo era riunito: altrimenti avevano "solo l'autorità necessaria a conservare il dovuto spirito di subordinazione militare" e potevano irrogare punizioni solo "p er causa di mera p ertinenza del servizio". Non potevano "passare un individuo da una squadra all'altra perché nessuno può essere forzato a cambiare domicilio" (Vll.4).
Il personale di carriera (ufficiali e aiutanti) Gli organici prevedevano 308 militari di carriera, di cui 190 ufficiali (1 colonnello degli zappatori, 37 tenenti colonneUi direttori, 38 maggiori, 76 aiutanti maggiori, 38 quartiermastri) e 118 aiutanti (74 di fanteria e cavalleria e 44 degli zappatori e pontieri). Nel dicembre 1808 ne erano in servizio 245 (80%), aumentati a 291 (94%) nel luglio 1811.
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TI personale di carriera, scelto a preferenza fra quelli di "nazione Sicilianà' (II.2), continuava a godere degli averi del proprio grado e arma, incluse le razioni di foraggio in denaro (Vl). I direttori erano scelti fra i tenenti colonnelli, maggiori e aiutanti maggiori fra gli ufficiali di grado inferiore, gli aiutanti fra i portabandiera e i primi sergenti di linea (II.2 e 5). l maggiori potevano essere promossi tenenti colonnelli di linea oppure direttori dei volontari, "purché di saggia condotta e talenti militari'', mentre gli aiutanti maggiori avanzavano a capitano di linea per anzianità (III.4). TI direttore, sotto gli ordini del colonnello, era responsabile della organizzazione, istruzione, manutenzione e disciplina del corpo, con obbligo di residenza nel capoluogo. Doveva assolutamente evitare di "ingerirsi coi magistrati e giurati delle università per ciò che non attiene strettamente al servizio", ma far osservare con fermezza (pur senza "usare giammai violenza") le norme relative alla giurisdizione e somministrazione di averi ed alloggi, dando suhito conto senza riguardo alcuno delle inadempienze al sonoispettore e al colonnello. Doveva essere sempre consultato dal colonnello e in sua assenza poteva rivolgersi direttamente al sottoispettore e dare tutte le disposizioni convenienti al miglior servizio, facendone rapporto settimanale al colonnello (VII.5). 11 maggiore riuniva le incombenze dei due maggiori dei corpi di linea e conservava l'archivio presso di sé, con obbligo di residenza nel capoluogo e possibilità di avanzare a primo maggiore di linea (Vll.7). Gli aiutanti maggiori esercitavano nei battaglioni le stesse funzioni del maggiore, conservandone gli archivi con l'assistenza dell'aiutante per organizzazione, istruzione, disciplina e dettaglio e del foriere maggiore per averi e manutenzione (VII.8)_ Il quartier mastro risiedeva nel capoluogo ma con obbligo di portarsi ove comandato dai superiori (Vll.10)_ Gli aiutanti potevano essere promossi ufficiali solo nella linea, anche se riunivano i requisiti per ufficiale di milizia. ln caso di vacanza erano sostituiti dai portabandiera di milizia, i quali non potevano però aspirare ad ulteriori avanzamen ti (VTT.12).
Gli ufficiali di milizia Gli organici p revedevano 1-402 posti <li uflìciale di milizia (76 tenenti
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colonnelli e 1.326 di compagnia). Gli ufficiali erano nominati dal re (salvo la facoltà di "creazione" da parte dei baroni colonnelli proprietari che equipaggiassero il corpo a proprie spese e la "proposta" degli alfieri) fra "nobili, civili o persone facoltose, di buona condotta e che non (avessero) mai esercitato mestieri vili". Per la prima formazione i gradi erano accordati a chi equipaggiava a proprie spese un certo numero di uomini (15 fanti o 8 dragoni per il grado di alfiere, 25/ l 5 per sottotenente, 35/20 per tenente e 65/35 per capitano). Il grado di tenente colonnello era riservato ai primi due di ogni corpo che completavano la quota di capitano e quello di maggiore ai primi due che la presentavano (II.6-7). Le quote furono però subito ridotte (a 10/6, 20/12, 30/16 e 54/32) con R. dispaccio dell'J 1 marzo, che aggiunse inoltre la quota di 120/70 per il grado di tenente colonnello. Agli ufficiali di milizia non competeva soldo alcuno, "giacché il principale scopo che deve muoverli a servire in questi corpi è la difesa dei propri diritti, delle patrie leggi e quella delle rispettive loro proprietà; sicuri noi - aggiungeva il re - che d'altro conto non li sprona se non il solo punto d'onore" (Vl). Tuttavia ad essi spettava la patente e il titolo ed erano "considerati nell'esercito di linea per la loro antichità", potendo "aspirare ad a.~censo regolate nell'esercito previo rigoroso esame" (TTT.1 ). A coloro che contribuivano alla vestizione era concessa l'esenzione vitalizia da qualunque impiego civico (111.6) e promesse evenruali "cariche civili" (III. 7). Gli ufficiali non potevano "ahusare del rispetto loro dovuto per gli affari propri e mescolarsi di particolari interessi", né "proteggere per malinteso zelo i loro dipendenti per condotta irregolare" (VII.9) . Erano tenuti a risiedere nelle rispettive residenze di comando, assegnate in ragione di uno ogni tre squadre di fanteria e due di dragoni (Vll.6). A condizione che almeno un ufficiale restasse presso la compagnia, in tempo di pace potevano ottenere un congedo di 15 giorni col permesso del superiore immediato, prorogabile per altri 15 dal di rettore dandone conto al colonnello e al sotto ispettore di Vallo (lY.15). A quest'ultimo spettava inoltre, tramite il direttore e dandone conto al colonnello proprietario, accordare agli ufficiali di assentarsi dal capoluogo (IV13). I tenenti colonnelli di battaglione potevano a turno scambiarsi la residenza,
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purché fosse presente il direttore nell'altro capoluogo, col permesso del colonnello e del sotto ispettore che poteva accordarglielo per un mese, occorrendo quello del re per periodi superiori. In assenza del direttore e del colonnello proprietario dipendevano direttamente dal sotto ispettore e prendevano il comando del reggimento (VII.6). Per la prima formazione gli ufficiali di milizia erano tutti riuniti nel capoluogo del corpo per il tempo necessario ad apprendere non solo le ordinanze generali, ma anche i principi di tattica, mediante l'istruzione impartita dal direttore e dal maggiore, corredata da un "ristretto trattato di tattica a stampa" (VI.4). Lavanzamenco avveniva all'interno del corpo, "per merito prima e anzianità poi", sino al grado di tenente colonnello. TI passaggio nella linea era limitato ai soli capitani, i quali, previo esame, potevano concorrere coi parigrado di linea alle vacanze di secondo maggiore di linea (III.3; Vl.9). Tuttavia, con norma contraddittoria, si prevedeva l'avanzamenti dei tenenti colonnelli di battaglione a tenente colonnello o colonnello di linea (VL6)_
Tsottufficiali di milizia e i capisquadra Per la prima formazione, erano confermati sottufficiali quelli già in servizio nella milizia: il resto erano scelti all'interno di ciascuna compagnia da una giunta formata dagli ufficiali superiori del corpo più l'aiutante maggiore del battaglione e il capitano della compagnia (Il.9). Si dovevano scegliere persone che avessero "migliore opinione nel Paese, intelligenza, inclinazione al mestiere delle armi e, possibilmente, sapessero leggere e scrivere". La promozione ("per merito e applicazione, non mai per antichità", Vll.19) avveniva solo all'interno della compagnia, rimpiazzando i caporali con soldati della medesima squadra, i sergenti con caporali del plotone e i primi sergenti e forieri tra i secondi sergenti della compagnia. Fra tuttavia consentito trasferire i soli sergenti da una università all'altra qualora non vi fossero soggetti idonei nella compagnia col posto vacante (X.4)_ Tsottufficiali erano riuniti, per non oltre un mese di seguito, nel capoluogo di battaglione per essere istruiti dagli aiutanti maggiori e aiutanti sugli esercizi, manovre, doveri e ordinanze generali (VI.7-8). l portabandiera, pur avendo gli stessi obblighi dei volontari, potevano assistere gli
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aiutanti nei limiti dei loro particolari interessi, risiedevano presso le compagnie periferiche per disimpegnare le commissioni di cui fossero incaricati (VII. 13) e potevano avanzare solo ad aiutante dei volontari, senza poter passare nella linea (VTT.12). I forieri maggiori risiedevano presso i battaglioni, i primi sergenti e forieri presso le compagnie, i secondi sergenti uno ogni tre squadre di fanteria o quattro di cavalleria e il restante personale di piana minore presso il reggimento (VII.14, 19-2 1) . I primi sergenti erano incaricati del dettaglio di servizio, disciplina e custodia di anni e vestiario, i forieri dd conto degli averi, razioni e foraggi (VTT.20). Nei luoghi privi di ufficiali i sottufficiali erano responsabili del disturbo alla quiete arrecato dai volontari (VII.22). Le squadre, su un caporale e nove comuni in fanteria (inclusi guastatori, tamburi e pifferi) e otto in cavalleria, dovevano essere formate per intero da volontari della stessa comunità e da questa rimpiazzaci per cambio di domicilio, morte o fuga (in questi ultimi casi con attestato del parroco o del capitano di giustizia) (VTT.19). Trombetti di cavalleria e strumentisti dovevano essere possibilmente tutti della stessa comunità (VTT.24). Tamburi, pifferi e trombetti erano riuniti per istruzione, per non oltre un mese, nel capoluogo di battaglione, sotto la vigilanza del tamburo o della tromba maggiore. I pifferi dei cacciatori dovevano saper suonare ilf ornetto da caccia (VTT .23-24).
l cappellani e i chirurghi Gli organici prevedevano 76 cappellani (due per reggimento), 38 chirurghi maggiori di reggimento, 76 di battaglione e 317 pratici di chirurgia assegnati alle compagnie (tranne quelle di zappatori e artiglieri). I cappellani erano scelti fra i pit1 degni ecclesiastici del circondario (X. IO) ed esercitavano il 1ninistero solo se il reggimento era riunito (VII.I I), i chirurghi tra i professori laureat i che si impegnavano a risiedere nel circondario e i pratici tra gli studenti di medicina o chirurgia che dimostravano "buona disposizione", scelti dal colonnello su proposta del chirurgo maggiore che firmava la relativa patentiglia (X.11-12; VII.14-15). I chirurghi conservavano i registri dei volontari annotando a margine le loro qualità fisiche, erano responsabili dell'ammissione e dei congedi per motivi di sai ute e tenuti ad assistere i voi on tari del prnprio corpo (V 11.14) . 1 cappellani e i chirurghi erano a mezzo soldo, pagato sul fondo della cassa di eco-
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nomia e ricevevano il soldo intero solo se impiegati in guerra (V.5). I pratici ricevevano una "moderata grarifìcazione corrispondente alle loro farighe e impegno" (VII.15).
Gli armieri Gli organici prevedevano 38 maestri armieri reggimentali con 156 garzoni, i primi residenti nel capoluogo e gli altri distribuiti uno ogni due compagnie. Dovevano ispezionare e riattare le armi con paga secondo tariffa sul fondo della cassa di economia (Vll.16 e 18).
I _9 Regg·imenti di Guarnigione T reggimenti di guarnigione (quattro a Palermo, gli altri a Trapani, Milazzo, Messina, Catania e Siracusa col 2° battaglione ad AugusLa) avevano un organico di 1.327 teste inclusi 48 ufficiali, su piana maggiore di 10, piana minore di 31 e 2 hattaglioni, ciascuno su una compagnia di 119 granatieri e quattro di 13 l fucilieri, per un totale di 11 .943 teste di cui 432 ufficiali (IV 1-4). Ai granatieri doveva essere destinata "la pili bella gente e di migliore condotta e la cui opinione sia di non equivoco coraggio" (X.3). Tali reggimenti erano destinati a rimpiazzare il servizio delle truppe di linea partite in campagna, incluse la custodia di trinceramenti, avamposti e litorali e la guardia ai teatri e luoghi pubblici (Vll.44). Erano riuniti per istruzione due volte l'anno, una settimana a primavera e una in autunno (VI.1 5).
i 24 Reggimenti Cacciatori I reggimenti cacciatori (6 della Divisione Valdimazzara l, 4 e poi 5 della II, 7 della Valdemone e 6 della Valdinoto) erano su 1.097 teste inclusi 40 ufficiali (piana maggiore di 1O, piana minore di 39 e 2 battaglioni, ciascuno su 4 compagnie di 131) per un totale di 26.088 teste di cui 960 ufficiali (IV5-7). Oltre al servizio di guerra, cacciatori e dragoni svolgevano il servizio di polizia per buon ordine e sicurezza nelle università e nelle Valli. I magistrati avevano il diritto d'impiegarli in tali servizi col permesso dell'aiutante maggior generale sotto ispettore, tenuto a darne subito conto al comandante generale delle Armi (VII.45). Oltre all'istruzione individuale
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e <li squadra o plotone, era prevista una riunione annuale nel capoluogo del reggimento, in primavera, prima dell'inizio dei lavori agricoli, per l'istruzione al servizio di campagna, bivacco, marce militari e manovre di battaglione e linea (VI.14).
l 4 Reggimenti di Dragoni Leggeri e gli artiglieri a cavallo TI regolamento prescriveva alle università baronali e demaniali, escluse le città piazze d'armi, di arruolare un volontario a cavallo ogni dieci a piedi (II.4). I:organico dei corpi montati era peraltro superiore al decimo dei 25.000 cacciatori, essendo di 3.000 (2.700 dragoni e 300 artiglieri a cavallo). Come la _yeornanry inglese, la cavalleria era reclutata fra i "campieri" ("provvisionali", "guardiani montati") salariati dai haroni (I.4), inclusi "quelli che lo sono stati e le genti montate" (X.3). I haroni erano tenuti a somministrarli in proporzione al numero che mantenevano al loro servizio per il controllo delle loro terre. ln caso di mobilitazione conservavano il posto, col divieto di licenziarli per tale causa: se la mobilitazione era parziale, i baroni erano tenuti a fornirli fino ad un massimo di metà dei propri. Qualora occorresse chiamarli tutti, i baroni erano tenuti a pagare il salario soltanto alla metà, in modo da poter impiegare il resto della somma per procurarsi dei sostituti (X.5~.11 barone era tenuto a notificare al comandante di plotone il congedamento del campiere dal suo servizio e a surrogarlo. Il campiere licenziato era cassato dai ruoli dei dragoni e trasfèrito in fanteria, a meno che non promettesse di conservare il cavallo (VII.28). Listruzione si svolgeva tutte le prime domeniche del mese nei capoluoghi di squadrone e plotone (Vl.12). Oltre all'istruzione di fanteria, idragoni dovevano apprendere a "montar bene e rendersi padrone del cavallo, maneggiare le armi con destrezza, separarsi e riunirsi sollecitamente al cocco di rromha" (VI.2), per essere poi in grado di formarsi e caricare in squadroni (Yl.5). Erano previsti 4 reggi men ti di dragoni leggeri (Valdimazzara I e II, Valdemone e ½1Idinoto), con capoluoghi a Marsala, Termini, Castro Reale e Noto. I reggimenti erano su 693 teste (10 di piana maggiore, 19 di minore, 4 squadroni di 2 compagnie di 83), inclusi 36 ufficiali di milizia e 4 di carriera (più 2 aiutanti) (JV.8-11 ). Ad ogni reggimento erano aggregati 75 artiglieri a cavallo (sottufficiali e comuni), a disposizione del corpo
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reale di linea (IV 18), scelti fra i campieri e le gemi montate "più robusti e snelli e provvisti di cav,11li migliori" (X.3). Gli organici prevedevano in tutto 40 sellai e 40 maniscalchi, uno per ciascuna delle 32 compagnie di dragoni leggeri e delle 4 di artiglieria a cavallo, più i maestri delle due arti inseriti nelle piane minori dei 4 reggimen ti, recluta ti fra gli esercenti di tali arti (VTT.17; X.13) e pagati sul fondo della cassa di economia (Vll.18). Come si è detto, per la cavaUeria si prevedeva un accantonamento di fondi pari a soli 15 giorni, ossia appena un terzo rispetto a quello previsto per i reggimenti a piedi. Sicuramente le esigenze di servizio erano ridotte rispetto ai compiti assegnati a1le unità di guarnigione o di cacciatori (nei servizi ordinari erano richiesti soprattutto squadre o plotoni, raramente un'intera compagnia o squadrone). Tuttavia si comprende che si cercasse di favorire i baroni, limitando al minimo sia la durata della regia corvéesia l'entità dell'accantonamento di fondi nelle ca.~se reggimentali. Questi ammontavano infatti, per i quattro reggimenti, a 17.276 ducati, di cui il 42.8%1 per il prest (7.404), il 10.7% per il fondo vestiario (1.851), altrettanti per la mazzetta di cavalleria, il 3.6% per il fondo letti (61 7) e il 32.1 % per i foraggi (5. 553).
Gli artiglieri e i pontonieri
Al servizio di artiglieria, pontieri e zappatori erano destinati i volontari "più robusti" (IV.19): in particolare all'artiglieria a piedi erano assegnati "quelli di taglia vantaggiosa e più robusta salute" (X.3). Diversamente dagli altri corpi, il regolamento non specificava la forza del "reggimento" d'artiglieria a piedi, che era composto solo di sottufficiali e comuni a disposizione degli ufficiali del corpo reale per l'impiego nelle piazze. Costoro erano aggregati in soprannumero alle compagnie di fanteria, con .separata indicaz.ione nei piedilista d a trasmettere ai sotto ispettori divisionali e al direttore generale, i quali, a seguito di ispezione, potevano ordinare alle università di rimpiazzare quelli giudicati non idonei "al cannone o alla zappa" (VII.27). Artiglieri e zappatori facevano l'istruzione di fanteria con 1a squadra territoriale cui erano aggregati (VT.13). Gli artiglieri erano inoltre istruiti nel loro particolare servizio presso le piazze: era previsto però anche l'invio di i.strnttori d'artiglieria nei comuni più lontani (Vl.6).
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l pontonieri formavano 3 compagnie, una per Vallo, di 109 teste inclusi 2 ufficiali, 6 aiutanti di carriera, 22 sottufficiali e graduati, 48 pontieri, 30 marangoni e 1 pratico, "col doppio incarico di costruire i ponti volanti e scortare in qualità di marangoni il passaggio delle truppe e loro mun izioni nei fiumi e torrenti" (IV.18). I marangoni dovevano essere "effettivamente tali" (VU.19). Oltre all'istruzione di fanteria, i pontieri dovevano saper "costruire e distruggere ponti volanti, (aver) perfètta cognizione d i tutti i passi angusti, montuosi, ritorti e poco conosciuti del Regno, onde condurre le Lruppe con sollecitudine e sicurezza in quel tal luogo e posizione adatto a respingere il nemico e inviluppargli la sua ritirata, principalmente verso la marina" (VI.3).
Il Reggimento zappatori Gli zappa Lori, scelti tra"i piì.1 robusti faticatori villani" e "la gente di campagna più laboriosa'' e aggregati in soprannumero ai plotoni e compagnie di cacciatori, erano impiegati per la costruzione delle strade del Regno (Vll.25), riuniti ali'occorrenza in un reggimento di l.658 teste inclusi 71 ufficiali (su piana maggiore di 9, minore di 17 e 2 battaglioni, ciascuno su 8 compagniepi 102) (TV18-20). Erano confermati ufficiali "quelli delle attuali milizie" (IV.21).
Onori e precedenze
I volontari dovevano assicurare la guardia d'onore alle bandiere, come servizio perpetuo e gratuito (Vll.42) e le guardie d'onore a turno con la linea (VJII.4), inviare guardie e ordinanze al maggior generale e ai sotto ispettori (VIII.8), rendere e ricevere gli onori dovuti agli uffìciali e persone militari di ogni grado (Vlll.3 cfr. 1), rendere gli onori (mediante la presa d 'arm i) all'arrivo e partenza dei Reali, del capitano generale, dei loro superiori e di tutte le altre persone prescritte dalle ordinanze (VTTT.6-7) e gli onori funebri, con scariche, ai loro ufficiali (con un picchetto prefrribilmente formato da membri dell'unità comandata dal defunto) (Vlll.10) e ai generali con tutte le altre truppe della guarnigione (VTTT.11). In occasione della festa del SS. Sacramento i volontari dovevano riunirsi nei rispettivi comuni per rendere gli onori (VTil.5) . I volontari cedevano la
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dritta alla linea, ma i granatieri avevano la precedenza sui fucilieri e cacciatori di linea (VIIL3)_
D. Le vicende dei Volontari Siciliani dal 1809 al 1818 Effettivi dei I 808-09 e provvedimenti del 1809
TI 1O novembre 1808 il re espresse la sua soddisfazione per il completamento dei reggimenti, il 12 autorizzò una compagnia di Messina a partecipare alle pubbliche cerimonie nella nuova uniforme pagata con le 500 onze oHèrte dal senato e il 19 ordinò di standardizzare l'armamento dotandoli di fucili dello stesso modello e calibro_ In dicembre risultavano distaccati presso l'AVS 245 ufficiali e aiutanti di carriera su 270 e i reggimenti di guarnigione (escluso quello di Trapani) contavano 7.388 effettivi (i quattro di Palermo con 5.209, quello di Messina 742 a Messina, quello di Milazzo 163 a Milazzo, 103 a Taormina e 400 distaccati a Messina, quello di Siracusa 77ì di cui 301 al 2° battaglione di Augusta). Per la parata del maggio 1809 ai 2 reggimenti dragoni leggeri del Valdimazzara furono dati 4 stendardi che si trovavano nei magazzini e 158 sciabole francesi. Il 7 giugno 1809 il reggimento di Trapani contava 1.087 effettivi, con 4 bandiere ma con armamento per soli 400 uomini e vestiario per 70 più 10 bandisti (l'anno dopo le uniformi erano aumentate appena a 125). Al 1° settembre 1809 i volontari di Palermo erano 5.555 (1.477 + 1.308 + 1.512 + 1.258) e al 31 la Divisione Valdimazzara I ne contava 10.925 (I e 2° guarnigione 1.47 1 e 1.307, cacciatori Girgenti 1.122, 'lermini 1.226, Licata 1.146, Polizzi 1.146, Corleone l.143, Sutera 1.193). Con real dispaccio del 30 aprile fu aumentata la paga per i volontari in servizio e il 27 dicembre furono specificati i generi di vestiario da somministrarsi a ciascun uomo di ogni arma dei volontari siciliani. 0
I Cacciatori della Piana di Palermo e i Volontari EoLi e di Ustica
Il 30 marzo 1809 si dispose la costituzione di un ventiquattresimo reggimento cacciatori (Piana di Palermo) assegnato alla Divisione di sinistra del Valdi mazzara (2a).
I VOLONTARI
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Già il 26 novembre 1808 si prevedeva di formare un battaglione di naturali delle Isole Eolie su 4 o 6 compagnie, poi istituito il 1° maggio 1809 come Reggimento dei Volontari Eoli (o Reggimento Eolio), con bandiera e banda, su 2 battaglioni, il 1° con i naturali di Lipari e il 2° con quelli delle altre isole dell'arcipelago, ciascuno su 4 compagnie di 100 teste, esclusi gli ufficiali. ln luglio si ordinò di dotarlo di 4 bandiere come quelle degli altri reggimenti di volontari. Tnquadrato da 4 ufficiali di carriera (tenente colonnello, maggiore e 2 aiutanti maggiori), il l settemb re il corpo contava 1.160 effettivi. TI presidio dell'Arcipelago includeva anche altri 475 elementi: 25 artiglieri di linea e 160 litorali, 28 cannonieri di marina, 162 invalidi e 100 fanti della compagnia di dotazione aggregata al Reggimento Eolio, pit1 uno o due battaglioni regolari. Il 22 novembre 1809 fu istituita una compagnia volontari anche nell'Isola di Ustica. O
Le Guide della Real Corona Un corpo autonomo di volontari, solo nominalmente "siciliani", le Guide della Real Corona, fu creato il 20 dicembre 1809 per la spedizione del principe di Moliterno. Al 26 gennaio 1810 le guide erano 192, inclusi 1O quadri (due tenenti colonnelli, uno direttore e uno sotto comandante, un quartiermastro, due primi e un secondo aiutante, un porta bandiera e tre forieri, di cui uno volontario) e una compagnia di 1 83 (4 ufficiali, 1 primo sergente alfiere, 3 secondi sergenti, 6 caporali, 6 carabinieri e 163 guide) e il 31 gennaio ne forano stabiliti gli "averi". Tn 1-èbbraio il corpo fu ordinato su 4 compagnie a piedi e una a cavallo di 63 teste, che il 22 marzo fu unita col 3° squadrone Valdemone (106) a formare il Corpo dei Carabinieri della Real Corona. Il 28 marzo fu istituito un distintivo speciale (tre asolcttc d'oro ad angolo sulla manica) per gli ufficiali regolari arruolaci come soldati semplici nelle guide. Il resto d ella truppa era formata da sottufficiali dell'esercito regolare, che erano già 250 il 12 aprile, quando si ordinò di non accettarne altri. l volontari, benché qualificati "siciliani", dovevano essere in realtà in maggioranza napoletani, che si arruolavano per poter tornare nella loro patria. In giugno fo emanato il regolamento di disciplina delle guide, che 1'11 settembre erano 360 (297 a piedi e 63 a cavallo). Il 27 settembre lo stato maggiore fu però abolito e le compagnie aggregate ai cacciatori di mare. Il 25 ottobre vari individui dell'ex-corpo
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emigrati napoletani passarono nelle "guide della R. Corona presso i cacciatori di mare". TI corpo fu abolito nel giugno 1812 nel quadro della riduzione dell'esercito, dando facoltà alle guide di passare al servizio inglese.
La milizia siciliana nella difèsa dell'estate 1810 Nonostante il risentimento nei confronti degli emigrati napoletani e del governo borbonico, in Sicilia era forte l'avversione popolare contro i francesi, coltivata soprattutto dalla propaganda inglese. Una famosa canzone dell'epoca diceva: "Cni su brutti sti facci di 'rnpisi I senza scarpi, cosetti e cammisi I Quandu i viditi tiratici 'mpanzal Viva li N,grisi, Mannaj,t la Fnmzr1!': Nell'estate 1810, quando Murar si affacciò sullo Stretto minacciando lo sbarco, si manifestò una reale volontà di resistenza, contrastante con le esitazioni e i calcoli politici della cotte influenzata dal cosiddetto "partito francese" capeggiato dalla regina. I messinesi lavorarono volonLariamente alla sistemazione delle batterie inglesi e un decimo della popola·1.ione fu registrato per i turni di guardia nei 12 quartieri istituiti il 2 luglio dalla deputazione suprema di sicurezza pubblica. Naturalmente anche il re, con proclama del 10 luglio agli "amati e fedeli popoli di Sicilia", non mancò di esortarli ad aggiungere i loro "aiuti, assistenza e mezzi" alle forze reali e alleate e tenersi pronti ad unirsi alle truppe per opporsi all'invasion e. Nondimeno persistette nel rifiuto di mettere le truppe reali e i volontari siciliani sotto il comando del generale Stuart. Il piano di difèsa concordato con gli inglesi prevedeva di mobilitare 12 battaglioni scelti di cacciatori volontari: ma il 25 Circello scriveva a Stuart che occorrevano 40.000 onze (120.000 ducati) e il 27 gli chiedeva insidiosamente il permesso di armarli coi fucili delle sale d'armi delle tre piazze sotto comando inglese (Messina, Siracusa ed Augusta). Inoltre il re respinse la richiesta di Stuart di porre almeno queste truppe sotto il suo comando: e per sottolineare che si t rattava di un rifiuto categorico, lo fece informare (l' 11 agosto da Circello) che aveva deciso di mettersi personalmente alla testa del1'esercito e dei volontari siciliani comandati dai principi reali, con Bourcard come luogotenente generale. Con lettera del 15 alle autorità militari abbozzò anzi un piano di difesa autonomo, cha prevedeva in sostanza l'abbandono della Sicilia Orientale e l'arroccamento sulle montagne a difèsa di Palermo.
l VOLONTARI RLALl (1806- 1815)
TI 28 agosto si dispose la formazione <li 2 compagnie scelte per ciascun reggimento di cacciatori e dragoni leggeri, riunite in 12 battaglioni di 539 teste (di cui 400 comuni) e 4 squadroni di 169, inquadrati da due ufficiali di carriera (un tenente colonnello direttore e un aiutante maggiore) e il 30 si ordinò di inviare bandiere e stendardi in tutti i capoluoghi. L8 settembre gli artiglieri litorali furono riuniti in Reggimento e si invitarono i colonnelli a limitare a 1O il numero degli strumentisti delle bande reggimentali. Sia il governo borbonico sia il comando inglese enfatizzarono molto aldilà del vero il contributo dato dai volontari e soprattutto dai paesani armati alle operazioni del 18 e 19 seccem bre contro lo sbarco della Divisione Cavaignac. Il villaggio di Santo Stefano, da dove si era fatto fuoco, fu preso alla baionetta dal capitano Pianelli, che fece prigionieri una ventina di paesani. Pii1 efficace la resistenza alla spiaggia di Mili, dove parecchi soldati corsi furono uccisi a fucilate mentre si ritiravano al bosco del cavaliere Calamara dove si arresero poi agli inglesi: il loro comandante (maggiore Venturini) e il capo di SM di Cavaignac (tenente colonnello Desbréat) impedirono ai corsi di passare per le armi una cinquantina di prigionieri, inclusi vari paesani armati. Dal rapporto fatto ali'aiutante maggior generale ispettori della 3a Divisione VS Valdemone, brigadiere principe di Collareale, dal tenente colonnello Giacomo Natoli, direttore del Reggimento cacciatori Forie di Messina, si apprende che egli ed il maggiore Emanuele Reyes si limitarono a riunire 400 uomini del 1° battaglione nella fìurnara di Cammari rimanendovi fermi in attesa di ordini. Altri 200 furono riuniti nei luoghi di sbarco dall'aiutante maggiore Gaetano Cardinale, ma a dirigere gli scontri alle spiagge di Mili, Galati e Santo Stefano furono in realtà tre sergenti (Pitelli della IV /1 °, Pietro 'fopica della IV/2° e Pietro d'Errigo della IV/1 °). Topica vantò la cattura di 14 prigionieri e la presa di 2 tamburi guarniti in orcone, ma il rapporto menziona un solo caduto (figlio di un volontario di S. Stefano), 5 feriti (2 volontari, 2 fìgli di volontari e 1 maestro fabbricatore) e 1 disperso e la perdita di 4 fucili rotti o rubati. Sappiamo inoltre che 2 compagnie di "volteggiatori" siciliani furono aggregate alla colonna anglo-tedesca spiccata da Messina all'alba del 19. Stuart gescì abilmente i rapporti d'immagine: spedì l'ammiragl io Martin a consegnare al re, che la fece esporre nella cattedrale di Messina,
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la bandiera del Real Corso, quasi fossero stati i siciliani a catturarla (i resti, sopravvissuti al terremoto del 1908, sono ancora conservati nell'archivio di stato di Messina), regalò ai contadini le armi prese al nemico (e poi ritirate dal governo borbonico) e, tramite il governatore Danero, espresse a principe di Collareale la sua "tenutezza per la generale e obbligante offerta della cooperativa assistenza de' corpi dei volontari affine di seconda re le disposizioni prese dall'Annata Brittannica per resistere al comune nemico". Il 2 ottobre Stuart ringraziò Circello per l'autorizzazione (sia pure tardiva) a chiamare alle armi il popolo delle campagne nel caso di un nuovo tentativo di sbarco, non mancando di aggiungere, con un filo d'ironia, che era del resto improbabile dal momento che il nemico si scava ritirando dalla Calabria.
Provvedimenti del 1810-13 Presa da sincero entusiasmo, la regina invitò a pranzo gli eroici comandanti dei volontari siciliani. Anche il re recitò la sua parte: il 10 novembre 181 O dispose la solenne benedizione delle bandiere e degli stendardi e il 13 tornò a sollecitarne l'invio ai capoluoghi ancora sprovvisti. Inoltre, con R. dispaccio dello stesso giorno "ogni uomo indistintamente" fu dichiarato "soldato per la difesa della Patria, della Religione e della Real Coronà' e si ordinò di redigere l'ennesima inutile lista di "compagnie ausiliarie" locali di rinforzo ai volontari. Tuttavia soltanto il 5 maggio 1811 si svolse a Palermo la solenne cerimonia della consegna delle bandiere e degli stendardi ai 4 reggimenti guarnigione e ai 2 di dragoni leggeri del Va.ldimazzara, descritta con dovizia di panicolari dalla Gazzetta britannica
di Messina.
Il 7 febbraio 181 l i colonnelli di questi due ultimi reggimenti chiesero di trasferire nei dragoni i sottufficiali di fanteria che avevano un cavallo, dando in cambio un volontario di fanteria. Il 14 giugno furono previsti gli esami dei candidati ai posti di chirurgo ndl'AVS. In luglio gli ufficiali e aiutanti distaccati dalla linea erano saliti a 291 , mentre i volontari di marina erano 1.238. Il 23 maggio 1812 i reggimenti guarmg10ne cessarono il servmo di piazza, ma cacciatori e dragoni continuarono ad essere impiegati per la vigilanza sull'esport,J'.l,ione clandestina di grani per Malta in eccedenza alle
I VOLONTARI
REALI (1806-1815)
quote concordate con gli inglesi e per i cordoni sanitari disposti con ordinanza reale del 5 settembre ] 81 2 per la peste e febbre gialla di Smirne (litorale di Noto e Avola, reggimento cacciatori Noto) e nel 1813 lungo le spiagge di Tusa e Carini e poi anche di Aci, S. Antonio e S. Filippo. Questi servizi suscitarono non poche questioni con le università locali, danneggiate dalle franchigie dai dazi di consumo concesse ai volontari e le occupazioni di stabili: quelle del Valdimazzara si autoridussero le somme da corrispondere per la diaria dei volontari, suscitando a loro volta le proteste dei comandi. Scarsi risultati dette il tentativo, autorizzato da Bentinck, di fare appello alle ambizioni degli ufficiali di milizia per completare le truppe di linea con reclute siciliane. Il 12 gennaio 1813 si offerse infatti agli ufficiali di milizia e ai gentiluomini di ottenere un grado di ufficiale effettivo reclutando un certo numero di volontari dai 16 ai 35 anni e con altezza minima di m. 1,65 (300 per il grado di tenente colonnello, 200 per quello di primo maggiore, 100 per primo capitano, 75 per capitano in 2°, 40 per primo tenente, 30 per secondo tenente e 20 per alfiere). l reclutatori potevano chiedere un anticipo pari alla metà del premio di ingaggio pro capite(6 onze = 18 ducati) per il numero di reclute corrispondente al grado al quale aspiravano. Le reclute doveva.go essere consegnate ad uno degli otto depositi stabiliti a Palermo, Catania, Trapani, Niscemi, Caltagirone e Marsala, dove avrebbero ricevuto abito di quartiere con bonetto e la paga.
Lo scioglimento dei volontari siciliani (J 8 gennaio 1818}
Lo svuotamento della costituzione siciliana, la fine della guerra, il ritorno del re a Napoli e la luogotenenza del principe ereditario in Sicilia preludevano al graduale scioglimento dei volontari siciliani. TI primo passo fu, il 19 giugno 1815, l'abolizione del maggior generale e degli ispettori divisi011ali siciliani, sostituiti da generali di linea (comandanti dei Valli e ispettore della cavalleria). In agosto erano ancora in servizio il Reggimento Eolio e 320 volontari scelti a Milazzo e Palermo e il decreto luogotenenziale del 2 ottobre confermò che i volontari continuavano a presidiare l'Isola insieme alla linea: nel gennaio 1816 foro no infatti impiegati nel cordone sanita rio da Milazzo a Siracusa creato a seguito della comparsa a Bari della peste di Corf'u.
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LE 0UE_S1CIL1L NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
L'unificazione dei due Regni di Napoli e Sicilia con editto del 10 dicembre 1816, seguita dai decreti reali del 22 aprile e 25 luglio 1817 che riordinavano la milizia provinciale di Napoli, comportava l'estensione del sistema anche alla Sicilia. Con decreti reali del 18 e 19 gennaio 1818 nn. 107 l e 1081 i volontari siciliani furono infatti disciolti e sostituiti da 8 reggimenti provinciali (Palermo I e JT, Trapani, Girgenti, Messina, Catania, Siracusa e Caltanissetta) su 3 battaglioni distrettuali (su 4 quello di Messina), ognuno con una compagnia scelta o "mobile" (3 ufficiali, 17 sottufficiali e graduati e da 90 a 150 volontari in rapporto alla popolazione della provincia) e (teoricamente) una compagnia "sedcntanea'' in ogni circondario.
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I VOLONTARI REALI (1806-1815
1'ab. 181 ~ Generali e Colonnelli proprietari dei Volontari Siciliani (l°.2.1808) Stato Marutwre Generale J'itol.ari Comandante Generale Direttore Generale Maggior Generale Aiutanle M. G. Ispettore Vaklimazzarn I Aiutante M. G. Ispettore Valdimazzara TI Aiutante M. G. Ispettore Valdemone Aiutante M. G. Ispettore Valdinoto Aiutante M. G. Tspcttore della Cavalleria
S. A. R. il principe Leopoldo TI principe di Rulera (tenente generale) TI principe della Cattolica (maresciallo) Nicola Filangieri Principe di Cutò (brigadiere) Rarone Michele Rcqucsens (brigadiere) Principe di Collareale (brigadiere) Principe della ScaleUa (brigadiere) Principe di Carini (brigadiere)
Baroni Cohmnelli proprietari dei 36 Re~~imenti Reggimento
Barone Colonnello
i a Divisi.one Vahlimazzam l O Cìuamigi one PA 2'·' Guarnigione PA 4° Cacc. Tennini 8° Cacc. Corleone 7'' Cacc. Polizzi 9° Cacc. Sutera 6° Cacc. Licata I" Cacc U-irgenti
Ppe di Camporeale Conte di San Marco M. Montemaggiore Duca di Valticani Principe Xiara Ppe di San Cataldo Duca di Montai ho l'pe di Raffadali
2a Dil•isione Valdimazzara 3° Cìuarnigione PA 4'' Guarnigione PA Guarnigione Trapani
Ppe di Campofranco Conte di Adernò Ppc di Pandol Ìtna
10° Cacc. Monreale 2° Cacc. Mazara 5° Cacc. Marnala 3° Cacc . Sciacca
Duca di Palma Ppe di Niscemi Ppe di Aragona Ppe di Mtntevago
Divi.fione Cav. /)rago11i Lel!l!eri I " Valdimaz Marsala 2° Valdimaz Termini Valdcmonc C. Reale Valdinoto Noto
l'pe di Villafranca Duca di Camaslra Ppe di Malctto Ppe di Reburdone
Reggimento
Barone Colonnello
3aDivisione Va/demone Guarnigione Messina Guarnigione Milazzo I O furie di Messina 2 ° Cacc. Patti 3 " Cacc. Cefalù 4 ° Cacc. Traina .5 ° Cacc. Taormina 6 " Acireale 7" Castro Reale
l'pe di Sant'.Elia S. Ppe di Spadafora M. di Roccalumcra Ppc di Militello Ppe di Gran Monte Ppe di Belvedere Ppc di Mola figlio Ppe di Ganci l'pe di Roccaliorita
4<t Divisione Valdinoto Guarnigione Catania nuarnigione Siracusa* 3° Cacc. Lentini I ° Cacc. Noto 5° Ragusa 6 " Terranova 2 ° Caltagirone 4 ° Caslrogiovanni
* Col 2" Hattaglione ad .i\ugusta Reggimento Zavvatori Colonnello
-
Duca Mislcrhianco M. di Castellentini Ppe di Linguaglossa Ppe di Larderia Conte di Villarosata l'pe di U-iard inell i Ppe di I3iscari figlio Conte di Priolo
Michele Bun1.io
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LE DUE SICILIE NELLE GUERR[ NAT'OLEONICHE (1800 - 1815)
Tab. 182 - Averi delle casse reggimentali dei Volon!ari Siciliani ( / 0 . 2.1808) Kcggimenti Guarnigione Cacciatori Dra~oni l,. Presi (4 carlini siciliani) in grana sic. (e nap.) 40 (20) 40 (20) 40 (20) IO (05) l O (05) Fondo vestiario, cuoiame e armam. ( I carlino) 10 (05) Mazzetta per cavalleria (l carlino siciliano) 10 (05) Foraggi (3 carlini siciliani) in grana sic. (e nap.) 30 (15) Averi pro capite al giorno in grana sic. (e nap.) 50 (25) 90 (45) 50 (25) Teste Retribuite 617 1.263 1.033 Costo di un Regg. per giorno di servizio (ducati) 315:75 258:25 277:65 Periodi di servizio previsti in un anno (giorni) 45 45 15 Fondi da accantonare per assicurare il servizio I J.621:25 4 .164:75 14.208:75 Fondo per lelti, lume e legna (5 carlini a testa) 315:75 25825 154:25 14.524:50 Totale averi delle casse di ogni reggimento 11.879:50 4.319:00 9 Numero dei reggimenli 24 4 l '!O 720:50 285.108:00 Totale fondi da accanlonarc (ducati) 17.276 00 Totale complessivo (ducati) 433. 104
I V O LONTARI
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REA LI (1 80~- 18 15)
Tab. 183
Organici dei Regp,imenti dei Volontari Siciliani (1 °.2. J 808)
Baroni Col onnelli C ol onnello Ten . Col Direttori Ten. Colonnelli Maggiori Aiut. Magg. di Rtg Ten. (.luartiermast ro Cappellani Pi ana M aggiore Aiutanti C hirurghi Maggiori Chirurghi di Bt g Portabanùi era F orie ri Maggiori Trombe Maggiori Tarnbur Maggiori Strumentisti Caporali Tamburi Caporali fì 11astato1i. Sellaio e Mani se. Maestri A rmieri Garzoni del M. A . Piana Minore C apitano Tenente Sottotenente Alfiere U tlic iali inforiori Aiutanti P rimi Sergent i Sergenti Sergenti Fori eri Caporali Sellai e Ma ni scalchi Capi marangoni fì uastatori T rombe Tamburi e Pi fferi (ì ran atieri fuc ilieri Cacciatori Dragoni Z appatori Pontieri M arangoni Pratici ùi Chirurgia TOTALE N* dei Reggimenti TOTALE
Reggimenti G uarnigione C acciatori Dragoni Zappatori ] l I
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9
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38 156 1.068 333 333 330
16
20
IO 1.327
68 66
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:no
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37 I 37 76 38 76 38 76 379 74 38 76 100 76 4 34
32 16 64 16 128
120
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Totale
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1. 087 24 26.088
4 2.772
1.658 1 1.658
3:n :r n 3.786 64
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Dm
SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEO]'.llCH~( l800- 1815) _ _
Soldato dei Corpi Calabresi (1809}
I VoLONTARJ
REALI C1806- 1815l
19. I VOLONTARI CALABRESI
A. La gu,erra dei volontari (1806-07)
Differenza tra corpi volanti e masse
ra le fatiche proprie dello storico militare, una delle piì1 ardue è, notoriamente, stimare l'effettiva entità delle forze partigiane. Con le dovute cautele, quelle borboniche del 1806 si possono stimare in circa 20.000: 5.000 abruzzesi e campani, 3.000 salernitani e lucani, 9.000 calabresi del Cosentino e 3.000 del Catanzarese. Le province interessate avevano una popolazione co1nplessiva di circa 3 milioni di abitanti: ne risulta perciò un t1sso medio del 7 per mille, pari a quello della Resistenza italiana del 1943-45 (con 200.000 partigiani su 28 milioni di abitanti delle province coinvolte). Bisogna tuttavia tener conto che la resistenza borbonica fu assai più circoscritta, dal punto di vista geografico e sociale, di quella italiana: tra i centri della resistenza, quello pii1 popoloso fu Lauria, con 7. 000 abitanti, e la guerriglia fu localizzata in aree costiere o montuose con bassa densità di popolazione. La provincia più coinvolta (ma anch'essa non interan1ente) fu la Calabria Citra (Cosenza), che aveva solo 339.000 abitanti ed ebbe perciò un tasso medio di mobilitazione del 4 per cento.
T
La corte di Palermo continuò a classificarle "corpi volanti", ma in realtà le masse erano di fatto alquanto diverse dal modello previsto dal regolamento del 27 febhr,1io 1806. Pur essendo anch'esse localizzate (nel senso che erano inquadrate dai parenti e dagli amici del capomassa e appoggiate a particolari paesi), differivano dai corpi volanti sia per composizione che per modalità d'impiego. I corpi volanti erano formati infatti da nuclei
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
omogenei di compaesani e dovevano operare esclusivamente a stretto contatto con forze regolari. Le masse, al contrario, erano maggiormente selezionate da filtri ideologici e reclutate in modo clandestino e fonuiro, in prevalenza tra persone sradicate, latitanti, soldati sbandati, superstiti di paesi incendiati. Solo in pochi casi (in pratica solo a Maida, a Pentimele e a Mileto) operarono a contatto di forze regolari. Combatterono anche in campo aperto, di rado attaccando per prime e più spesso attestate sul terreno scelto da loro, con vie di ritirata che raramente i francesi riuscivano a tagliare (avvenne tra il 12 e il 16 luglio sopra e poi sotto Cosenza e anche in altre circostanze). Le operazioni tipiche erano qudk del "mordi e fuggi": scorrerie, sbarchi, imboscate, resistenza alle porte o nelle rocche dei paesi e sganciamento (quasi sempre con successo).
T,e colonne mobili francesi costrinsero le masse a divenire a loro voi ta molto più mobili di quanto prevedesse il regolamento sui corpi volanti. Le troviamo infatti operare spesso a notevole distanza dalle basi di radicamento, foori dd distretto e non di rado della stessa provincia, seguendo connessioni geografiche che raramente i francesi riu~civano a prevedere in base alle sole carte militari (ma compensavano l'inferiorità con le 511.1ide indigene). L'origine delle masse (22 marzo~ 18 magg,io 1806)
La differenza pit1 macroscopica tra i corpi volanti e le masse sta però nella loro origine: i primi dovevano essere mobilitati dall'alto, da commissari regi, le altre si costituirono dal basso, intorno a capi scelti dai o impostisi sui gregari e quasi tutti diversi dai notabili individuati dal governo. Come abbiamo circostanziato (1!. supra, cap. _9.8}, il tentativo di organizzare i corpi volanti nel febbraio-marzo 1806 si era risolto in un fiasco clamoroso. A Lagonegro arrivarono appena un centinaio di volontari salernitani e lucani e a Campo Tenese a stento 300 calabresi. Fu l'occupazione francese a produrre la resistenza e l'insurrezione: non solo per reazione contro le requisizioni e i soprusi e gli abusi commessi dai soldati, quanto per odio contro le famiglie emergenti che approfittavano del nuovo governo per acquisire nuovo potere, specialmente nei piccoli centri, dove le contrapposizioni erano più nette e meno mediate dalle istituzioni. Linsurrezione non fu né una resisren7~l 11:1zion::i le né tm::i gu erra civile o di classe: seguì piuttosto,
I VOLONTARI
REALI (1806-1815)
come una colata lavica, la frastagliata conformazione di una società già devastata dal terremoto del 1783 e dalla catastrofe politica del 1799 e in cui odio e vendetta potevano diventare l'unica ragione di vita. Non furono briganti o ex-sanfedisti, ma un contadino di Soveria, Carmine Caligiuri, a iniziare la sollevazione popolare, apertasi il 22 marzo con la rivolta contro le requisizioni di animali. Estesa ai paesi vicini (San Biagio, Petronà, San Tommaso, Morra Santa Lucia, Conflenti, Martirano, Mannelli), la rivolta fu stroncata dalla morte di Caligiuri, ucciso il 28 dai patrioti di Scigliano e dalla rappresaglia contro Soveria, ma i superstiti si dettero alla macchia al comando del pastore Giacomo Costanzo di Verberuso, detto "Nierello" e dei fratelli Nicastro di Scigliano. In apparenza l'ordine fu ristabilito, tanto che fu proprio a Scigliano che il 13 aprile il principe Giuseppe ricevette la notizia di essere stato fatto re di Napoli. Il 1° maggio il generale Verdier scriveva che la rivolta era stata soffocata. Invece il 3 maggio cinque famiglie di Pedace (tre plebee e due "civili") , istigate dal parroco, assaltarono la casa dei fratelli Leonetti (curato, medico, farmacista, procuratore e notaio) e ne uccisero uno. Il procuratore, che si trovava a Cosenza, pretese una rappresaglia militare, concessagli a malincuore da Verdier. Sacco, incendio e 26 cadaveri per una faida locale, seguiti nel solo mese di maggio;d.a 200 esecuzioni sentenziate dalla commissione militare di Cosenza presieduta dal colonnello François Dufour, ebbero effetti controproducenti. In particolare la fucilazione esemplare, il 18 maggio, del figlio del capomassa Panedigrano, fortunato Gualtieri, il cui cadavere, esposto al pubblico dileggio, fu trafugato e sepolto dai borbonici. I fuoriusciti di Pedace divennero il secondo fuoco di guerriglia: venivano da lì Leonardo Leonetti, Lorenzo Martire e i più famosi e feroci Francatrippa (Giacinto Pisano) e Re Coremme (Antonio Santoro).
I volontari nella campagna di Maida (giugno-luglio 1806)
La strategia di pura difesa della Sicilia, sostenuta da Acton e dall'ambasciatore inglese Elliot, fu rapidamente battuta dalla regina col decisivo intervento di Sidney Smith, che voleva emulare Nelson e riconquistare il Regno, approfittando della resistenza di Gaeta che impegnava il grosso delle truppe francesi, dell'intervento russo in Dalmazia e del nuovo fronte che stava per aprirsi in Germania. Sia pure con esitazioni, il generale
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Stuart accettò di sbarcare in Calabria, dove, in giugno, Reynicr disponeva di 9.240 uomini, un terzo dei quali malati e un altro terzo disperso in compiti di presidio. Intanto i capimassa rifugiati in Sicilia facevano la spola con la Calabria per organizzare i nuclei di resistenza. Dal 6 all' 11 giugno la colonna mobile di Cosenza percorse a scopo dissuasivo otto piccoli centri della Sila: solo a Spirello, Caccuri e Gerenza erano segnalati una dozzina di piccoli capimassa. Preceduto da agguati e tensioni in Calabria Cicra, Panedigrano sbarcò a Pellaro attaccando Reggio e poi Scilla. Respinto e inseguito, attraversò l'Aspromonte saccheggiando le case dei "giuseppisti", sgozzò 5 francesi sorpresi presso Monreleone e lanciò un proclama in cui dichiarava che stava "passando di vittoria in vittorià'. Con proclama del 28 giugno il re ordinò a tutte le autorità militari, politiche cd ecclesiastiche e in generale ai suoi "fedeli sud di ti", di secondare le operazioni che il contrammiraglio Sidney Smith stava per intraprendere per riconquistare il Regno, dandogli facoltà di nominare i capi dei corpi volanti, incaricati di arruolare gente armata e operare d'accordo con le milizie reali e il 29 ordinò di dargli le bandiere reali e i focili da consegnare alle masse. Il 30 Stuart si imbarcò a Messina con 5.200 uomini, inclusi 100 volontari siciliani e il 1° luglio sbarcò a S. Eufemia_, dove fu raggiunto dal brigadiere Pilippo Cancellieri, incaricato di comandare i volontari calabresi. Stuart, anche per polemica con Smith e per giustificare il mancato sfruttamento della vittoria di Maida, li descrisse poi nei termini peggiori, dichiarando che erano del tutto inaffidabili: il suo capo di stato maggiore, Bunbury, scrisse che il 2 luglio arrivarono al campo 200 "ruffians of the lowest description". I rapporti di Giuseppe a Napoleone sulla battaglia di Maida raddoppiano intenzionalmente il numero degli inglesi e danno presenti 3-4.000 "briganti", ma non risulta alcun concorso diretto dei calabresi alla vittoria, se non il semplice trasporto delle artiglierie da Sant'Eufemia. Furono però le masse a eliminare i presidi isolati e a rendere un inferno la ritirata di Verdier e Reynier a Cassano. Molti soldati furono trucidati, ma un numero maggiore fu consegnato vivo agli inglesi, per riscuotere il riscatto promesso da Stuart con proclama del 7 luglio (6 ducati per un soldato e 20 per un ufficiale). I prigionieri francesi presi stÙ campo di M aida furono solo 7 15, ma al 18 settemhre gli inglesi ne avevano in mano
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2.732 (parte dei quali passò poi al servizio inglese e anche borbonico). Meno efficace fu però il monito di Stuart che le armi da lui consegnare ai volontari non dovevano servire "a soddisfazione di private vendette", ma "unicamente a fulminare quelli che avevano osato conculcar(li)". Intanto Amantea era stata occupata da Fra Diavolo, che vi insediò Raffaele Mirabelli, fratdlo del colonnello, mentre Giuseppe Necrn, capo dei miliziotti di Paola, fi.1 promosso maggiore per aver occupato Lagoncgro. Bloccata a fine giugno dalle masse <li Gambini, Vitale, Cadetto Gabridc, Mdc e Caruso e dai fuoriusciti di Pedace annidati al bosco del Mangone, respinte due sortite, Cosenza fu evacuata il 9 luglio. Il giorno prima 300 volontari avevano bloccato Scilla, arresasi agli inglesi il 23. Il 14-15 il capobattaglione polacco Biatonski fu sorpreso presso Lauria perdendo 45 morti e 150 prigionieri, inclusi lui stesso e altri due ufficiali. I francesi in ritirata commisero rappresaglie atroci, con esecuzioni, incendi e stragi di civili e di preti, contro i paesi che tentavano di resistere o in cui scoprivano (o scrivevano di aver scoperto) i cadaveri arsi o seviziati di soldati e fìlofrancesi. In qualche caso, come a Strongoli e a Cassano, i volontari tentarono di affrontare il nemico in campo aperto. Dalle cronache del 1806 si ricava un totale di 36 sperduti paesi saccheggiati e per la maggior parre anche dati alle fìam91e con o senza stragi di civili: 8 nel Principato Ci tra, 16 nell'arcuale provincia di Cosenza e 12 in quella di Catanzarn, piì.1 Civitella del Tronto (Teramo) e Lauria (Potenza).
il comando dei volontari reali nel territorio occupato dal nemico La vicenda dei "commissari" provinciali scelti dalla corte alla vigilia o nel corso del primo anno di guerra dimostra che il governo borbonico non ebbe mai un vero controllo della resistenza fatta in suo nome. Due, il marchese Rodio per la Basilicata e il barone Ricci per il Molise, furono eliminati coi rispettivi stati maggiori prima ancora di poter cominciare (rispettivamente in marzo e in agosto). Fra Diavolo, commissionato per la 'ferra di Lavoro, fu risucchiato prima dalla difesa di Gaeta e poi dal comando degli emigrati campani passati agli ordini dell'ammiraglio Smith e impiegati più come fanti da sbarco e incursori che come partigiani. Altri due, i vecchi sanfedisti Sciabolone per l'Abruzzo Ultra I e Sciarpa per il Principato Citra, negoziarono la loro neutralità coi generali francesi
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passando poi entrambi al servizio del nemico e trascinando con sé, in ottobre, anche le bande dell'Abruzzo Ultra II (Ermenegildo Piccioli) e Citra (Raffaele Ricciardi) e in dicembre, dopo la presa di Maratea, le bande di Eboli (Luigi Costa) e del Vallo di Diano (Tommasini, De Rosa, Gugliotti). Braccato dalle colonne mobili, Fra Diavolo non poté sostituirli e non sembra sia stato attuato il progetto presentato il 27 ottobre dal preside De Riseis di sbarcare in Puglia per riaccendere i fuochi di guerriglia in Molise e in Abruzzo (dove continuò a combattere il solo Michele Ferranti di Penne). La ritirata delle forze francesi dalla Calabria <.ktte luogo, nel luglio 1806, ad un vuoto di potere che né il generale Stuart né il governo borbonico vollero o seppero colmare. Fallì anche, per le rivalità personali, la soluzione autonomista: a Cosenza accorsero intriganti esiziali come Carbone, satrapi sanguinari come de Michele e un outsider come Fra Diavolo, emarginando l'equilibrato ma troppo debole Genializ (AnLonio Versace). Le masse ubbidivano però solo a Panedigrano, benché privo di incarichi ufficiali. Il rappresentante della corte, Cancellieri, ebbe la prudenza (e il torto) di restarsene accanto a Stuart, ossia inattivo: e la riparti,,ione da lui stabilita il 18 luglio (Cosenza a Carbone e Catanzaro a De Filippis) rifletteva la mappa del potere creata dall'insurrezione sanfèdista del 1799, senza tener conto che era clamorosamente fallita nel fèbbraio 1806 ed era stata soppiantata da nuovi capimassa testati sul campo, indeboliti però dal carattere ombroso dei calabresi. Palermo complicò ulteriormente l'organigramma separando l'organizzazione d elle masse dal loro comando, incaricando della prima il sindaco di Cosenza, Ferrari Epaminonda. Alessandro Mandarini, individuato e commissionato in luglio da Sidney Smith in forza dei poteri conferitigli da re e confermato dalla corte di Palermo, coordinò effìcacemente, dall'isola di Dino, le operazioni anfibie sul Golfo di Policastro e le incursioni lungo la strada consolare dal Monte Alburno al Monte Pollino, tramite abili comandanti di settore: Antonio Guariglia nel Cilento, Rocco Stoduti e Giuseppe Necco in Basilicata e Raffaele Falsetti "Centan ni" al confine calabrese. Alla fine di ottobre, temendo di restare isolato a causa della cattiva stagione, Mandarini commise però l'errore di tornare in terraferma, col risultato prevedibile di farsi neutralizzare con l'assedio e la resa di Maratea (10 dicembre).
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Le direttive di Sidney Smith ai volontari (28 luglio I 806) Con ordine generale del 28 luglio da bordo del vascello Pompée nelle acque di Policastro, Sidney Smith confermò negli antichi uffici tutte le autorità che avevano alzato la bandiera del re cd erano state approvate dal popolo. l padri di famiglia dovevano formare "truppe civiche sedentarie", i primogeniti le "guardie rustiche mobili" e i cadetti i "volontari reali" riuniti in bande di 100 uomini che si dovevano concentrare alla frontiera settentrionale della Calabria Citra. I volontari dovevano presentare all'ammiraglio o ai colonnelli Cancellieri e Carbone un certificato di persona rispettabile per ottenere il decreto reale. Si prometteva il grado di capitano ai primi che si fossero presentati con una compagnia completa. Era vietato alle colonne di volontari attraversare gli abitati. I ,oro compito era di sostenere le forze regolari: da sole potevano combattere solo in piccoli sconrri: in caso di disfatta, dovevano ritirarsi presso i forti per fare la guerriglia alle spalle degli assediami.
l,e direttive di Napoleone (28 luglio e 5 agosto 1806) Lo stesso giorno, letti i rapporti sulla Calabria, Napoleone scriveva furibondo al fratello: "s~ non prenderete provvedimenti pitL energici sarete vergognosamente detronizzato alla prima guerra continentale". Bisognava "disarmare, far giudicare e deportare molti". "Non perdonate i calabresi. Pate fucilare almeno 600 ribelli: essi mi hanno scannato un numero maggiore di soldati". Esaltava l'efficacia dissuasiva degli esempi dati da lui stesso in Egitto (40 ribelli impiccati agli alberi) e a Piacenza (due villaggi bruciati, 6 preti fucilati): "se vi regolerete con energia, i calabresi e gli altri non si muoveranno per trent'anni". Minacciava di confiscare egli stesso m età delle rendite pubbliche e private della provincia ribelle a titolo di indennizzo del suo esercito. "Ma se voi comincerete ad adottare per principio - concludeva con disprezzo - che i calabresi non si siano ribellati e che vi abbiano sempre portato affezione, la vostra bontà, la quale non sarebbe altro ch e debolezza e paura, diventerebbe molto funesta alla Francia. Voi siete troppo buono!". E ancora il 5 agosro scriveva che stava aspettando di sapere la quantità dei beni confiscati e il numero dei giusti:òati, raccomandando di fucilare tre persone per villaggio e di 11011 usare riguardi ai preti.
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''E' la guerra del povero contro il ricco" (I O agosto 1806) Nella risposta del 10 agosto Giuseppe dimostrava di aver presente la natura sociale della guerra, anche se tendeva a interpretarla in modo un po' semplicistico, secondo lo schema classico della jacquerie: "rutti i grandi signori del Reame, che sono pure i più ricchi possidenti, stanno con me. Quasi tutti gli altri abitanti si armano contro l'ordine che li protegge, appena che li spinge una forza straniera e fa loro dimenticare la pusillanimità naturale. E' la guerra <lel povero contro il ricco". Negava di essere un "re fannullone": aveva fissato la fondiaria al ventesimo della rendita, stabilito tribunali speciali e in soli otto giorni fatto fucilare o impiccare più di 600 "briganti". Di più non poteva fare, con appena 6.000 uomini, oltre ai 15.000 a.~segnati a Masséna e altrettanti ammalati.
'Jérrorists and Freedom Fighters (31 l-u,t?,iio - 12 agosto) Infatti già il 31 luglio re Giuseppe aveva proclamato la legge marziale nelle Due Calabrie, con facoltà di giustiziare sul posto chiunque fosse trovato armato e di emettere sentenze inappellabili purché eseguite entro le ventiquattrore. Con real ordine da Palermo del l 2 agosto, re Ferdinando denunciò il "foglio in istampa a forma di legge in data 31 luglio" che "un invasore e sedicente re del (suo) regno di Napoli (aveva) avuto l'ardimento di promulgare ... col parere dei suoi supposti ministri e consiglieri di stato". Dichiarò perciò gli insorgenti legittimi combattenti ("essendo giustissima e consentanea al diritto puhhlico la generale insurrezione dei popoli del mio Regno di Napoli contro l' usurpatore e suoi favoriti sono perciò considerati come soldati dei miei Reali Eserciti tutti coloro che vi avranno parte, prendendo le armi in mio favore per iscacciarlo e distruggerlo") con ordine di rappresaglia ("dichiaro e ordino che li nemici cad endo in potere d elle mie reali forze combinate, debbano essere trattati col rigore della rappresaglià'). Infine prometteva premi agli insorti sui beni da confiscarsi in Sicilia ai sudditi non emigrati (o rientrati) da Napoli. Abbiamo già ricordato (supra, cap. 5, §. E) che secondo Luigi Blanch il maresciallo Minutolo aveva implicitamente avallato, con la convenzione informale conclusa il 5 marzo alla Certosa di Padula con Reynier, la prassi francese di negare ai volontari privi di uniforme la qualità di legittimi combattenti e la tutela in caso di cattura e perfino <li 1-esa sul campo. ln
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effetti lo stesso generale Compère scrisse di aver fatto "qualche esempio" già tra i prigionieri presi a Lagonegro e in seguito l'impiccagione (o tutt'al più la fucilazione) dei civili presi con le armi in pugno o sospetti divenne la prassi abituale. Si focero però eccezioni quando la resa era negoziata: quella di Maratea del 10 dicembre riconobbe ai volontari la qualità di soldati dei Reali Eserciti, e perciò di legittimi combattenti, addirittura in virtù del real ordine del 12 agosto.
l,a frammentazione delle masse calabresi nell'autunno 1806
Lunico commissario governativo ad avere un relativo successo fu in defìnitiva Cancellieri: ma solo limitatamente alla Calabria Ultra e al Catanzarese e solo tramite il particolare prestigio goduto dal capomassa Giuseppe Papasodaro di Centrache. Screditato dai troppi reimbarchi strategici, Panedigrano perse invece il controllo <ldla trentina di masse cosentine, che fìnirono per frammentarsi in quattro gruppi, due .sulla costa tirrenica, a Fiumefreddo (De Michele) e Amantea (Rodolfo Mirabelli) e due .sulla Sila, uno a S-E di Cosenza (tra Scigliano e Nicastro) e uno ad Est (Pedace e San Giovanni in fiore). Luogotenenti di Dc Michele erano il figlio naturale Vincenzo Presta (Belmonte), Giuseppe Mancuso, Ignazio Marrone, Giuseppe Mele (Dipignano), Antonio Perciavalle, Antonio Matta, Raffaele Falsetti "Centanni": più indipendenti i capimassa che presero parte alla difesa di Amantea (Alice di Cannavali, Rosario Nicastro, Paolo Gualtieri, Rafiàele Stocchi). A Sud di Cosenza operavano Giacomo Costanzo "Niercllo" di Scigliano (coi .suoi luogotenenti Paolo Gualtieri e Paolo Mancuso "Parafante"), i fratelli Gabriele (Rogliano), hancesco Saverio De Rose (Grimaldi), don Chicco (Falconara Albanese), Serafino Clemente (Rovico), Vincenzo Fabiano (Gimigliano). Capimassa di Pedace erano Leonetti, Martire, Re Coremme e Francatrippa; di San Giovarmi in Fiore Biafora, Pignanelli, Specchiale e Occhio di pecora (Barberia). La caduta di Amantea, .seguita dalla presa di Fiumefreddo e dalla fucilazione di De Michele, segnò la fine dell'insurrezione calabrese. La guerriglia andò sempre più degenerando in mero brigantaggio, alimentato dagli inglesi e <lal governo borbonico a.l solo scopo "economico" di impegnare e
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logorare forze nemiche. Mutò anche il ruolo dei volontari emigrati in Sicilia, sempre meno concepiti come forza irregolare da proiettare oltre lo Stretto, fino alla decisione di inquadrarli nella fanteria leggera per compensare le difficoltà di reclutamento dell'esercito.
I briganti amnistiati al servizio di re Giuseppe (J 806-07) Già il 1° settembre Masséna aveva oR-èno l'amnistia ai volontari che deponevano le armi. Il 26 settembre la banda di Sciabolone fola prima ad essere ammessa al servizio del nuovo re col nome di la compagnia franca di guide dell'Abruzw U1tra l. ll 1° ottobre Luigi Dani fo incaricato di formare 4 compagnie ausiliarie con i briganti calabresi convinti da Guglielmo Pepe a cedere le armi. Il 4 ottobre si formò in Salerno una compagnia franca di guide della Divisione di '!erra di Lavoro al comando di Gerardo Curcio. 11 1° novembre Masséna ailìdò al colo1111dlu Arcovito per la Calabria Ultra e al maggiore Pepe per la Citra il compito di organizzare due corpi franchi. Riassunto il 12 dicembre il comando delle Calabria, il 14 Reynier bandì da Monteleone la proroga al 31 dell'amnistia "concessa dal re ai sedotti" (§. 1), esclusi "incitatori di rivoltà' e capimassa (§.4), a condizione di giurare fedeltà al nuovo re e di non turbare più l'ordine pubblico, offrendo l'alternativa tra il confino nel proprio paese sotto garanzia e vigilanza. di tre proprietari (§. 2) e l'arruolamento nei "corpi franchi calabresi" (§. 3). Il 18 dicembre furono istituite altre 3 compagnie franche di guide a cavallo abruzzesi con le bande dipendenti da Ermenegildo Piccioli (2a e 3a dell'Abruzzo Ultra Il) e quella di Raffaele Ricciardi (4a dell'Abruzzo Citra). Il 7 gennaio 1807 Curcio fu nominato tenente colonnello ispettore delle (4) compagnie di Principato Citra (quella ebolitana di Luigi Costa e altre 3 formate da capimassa arresisi il 10 dicembre a Maratea: Tommasini, D e Rosa e Guglioni). Il 16 gennaio le compagnie franche d'Abruzzo (4), Principato (4) e Calabria furono designate "di montagna" (per il cui vestiario furono spesi 8.515 ducati). Il 14 marzo 97 cacciatori delle due compagnie di Piccioli si ammutinarono sequestrando 22 fan ti italiani: catturati dopo un tentativo di resistenza, furono in seguito fucilati lungo la strada tra Popoli e Isernia. TI 16 aprile i due corpi franchi calabresi furono contratti a compagnie franche (con un organico totale di 232 uomini inclusi 8 ufficiali, 10 sottufficiali, 16 caporali e 8 trombette). 1:8
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maggio Sciabolone fu autorizzato a formare negli Abruzzi una nuova compagnia cacciatori di montagna. Altre furono poi formate, alcune illegalmente, da Pasquarelli, Imbombo, Croce e duca d'Acca<lia.
Il Battaglione c,icciatori di montagna (21.XIIJ807-24 . VIII.1809) Alla fine del 1807 tutte le compagnie abruzzesi furono incorporate nei reggimenti regolari, mentre il 21 dicembre quelle del Principato e calabresi furono riunite (come aveva già proposto il 4 maggio Pignatelli Strongoli) in un Battaglione cacciatori di montagna su 5 compagnie, con un organico di 460 e un effettivo di 327, sempre al comando di Sciarpa. Il 6 aprile 1808 vi furono incorporate altre due compagnie calabresi, una di cacciatori reclutata nel settembre 1806 fra i patrioti e una di amnistiati comandati da Longo organizzata a Lagonegro (nel trasferimento a Salerno ebbe però 60 disertori su 86 effettivi: 50 furono ripresi e 16 condannaci alla galera: Longo fu impiccato come istigatore della discnione). Su un organico di 7 compagnie e 657 uomini, il ] settembre il battaglione contava 475 cflèttivi (indu~i 22 ufficiali e 29 soldati in ospedale). ln autunno fu impiega.to tra l ,agonegro e Mormanno. Assegnato il 24 aprile 1809 alla Divisione Compr re incaricata di difendere il Golfo di Napoli, contava in maggio 498 effettivi inclusi 23 ufficiali. Aumentato in settembre a 540 uomini, con decreto del 25 agost o 1809 fu incorporato nel 1° leggero per ricostituire il llI battaglione (catturato in luglio d agli inglesi a Ischia) e il 31 dicembre contava 812 uomini. Nell'agosto 1809 Murat pensò di istituire due nuovi battaglioni di amnistiati con le bande Scarola (che il 27 luglio aveva invano attaccato Poten:za) e Lorenzulo (preso ad Acerra dalla gendarmeria), 111a il 6 settembre annullò il progetto. 0
B. La regolarizzazione dei volontari (I 807-1809) I battaglioni cacciatori calabresi di Messina e Palermo Come abbia mo accennato, il 7 settembre 1806 C ancellieri si era imbarcato a Sant'Eufemia coi capimassa di p endenti, ritirandosi a M essina. Qui
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aveva riunito circa 700 massisti, e chiesto 400 fucili per completare I'armamento di costoro, che egli indicava come "fucilieri di montagnà'. 11 9 ottobre fu autorizzato a riordinarli in «battaglione cacciatori calabresi" sul piede dei battaglioni volanti stabilito il 27 febbraio (comandante, sottocomandante, sei capi centuria, sei sottocapi e 60 capisquadra), con giacche di panno bigio con mostre gialle e il tipico "cappello tondo" alla calabrese. Anche i tenenti colonnelli Falsetti e Veneti, che si trovavano già in Calabria, chiesero di poter organizzare localmente corpi volanti di "fucilieri calabresi". T volontari di Messina si ammutinarono, interpretando questi ordini come un segnale della volontà di ritirarsi dalla Calabria e di trasformarli in truppa regolare. Quasi a dissipare il sospetto, il 15 ottobre furono inviate a Cancellieri le "istruzioni e facoltà" per passare in Calabria "col battaglione volante Calabro di recente formazione" e 837 fucili della Sala d'armi di Palermo e altri di Messina, con l'incarico di dirigere e comandare i "battaglioni volanti formati e da formarsi" e riauivare i reggimenti provinciali su compagnie di 150 teste, mettendo ai suoi ordì n i i presidi De Filippis e Carbone per organizzare i volontari di Catanzaro e Cosenza e Nunziante come comandante dei regolari (837 Reali Sanniti, 100 cavalieri Valdimaz'l,ara, 20 pionieri e 4 cannoni da montagna someggiati).
Il 27 novembre furono assegnati a Cancellieri, accampato attorno a Scilla con le masse, 400 fucili caL 18, 24.000 cartucce e 2 pezzi da dodici. Il 16 dicembre fu però bocciata la proposta del colonnello Castrone di spedirgli di rinforzo, oltre i servi di pena, anche gli inquisiti di delitti. Nel gennaio 1807 il battaglione volante di Rocco Stoduti (3 centurie salernitane) fu trasferito in Calabria. In febbraio la lista delle forze in Calabria menzionava 231 "cacciatori calabri" e 31 "fucilieri di montagnà'. Sembra però che la maggior parte degli emigrati si trovasse ancora in Sicilia. Il 10 marzo si accennava a disordini dei massisti; al 13 è datata un'informativa sulla massa di Santoro; il 31 Carbone fu incaricato di formare a Palermo un "battaglione calabro" cui il 1O aprile fu aggregata la massa del canonico d'Epiro, sciolta per "disordini". Il 22 aprile fu emanato un "sistema come pagarsi le masse in Palermo". Frattanto, attaccato da Lafon Blaniac nel Vallo di Mercurio e inseguito nella boscaglia di Magnano, Necco aveva "pianurizzato" le masse spar-
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gendo la voce di essere andato in Sicilia, e, con veloce marcia per le selve di Serra e Arboreto, il 14 marzo aveva tentato di attaccare Mormanno, difesa da Fullon. Fallita la sorpresa, il 15 aveva occupato Orsomarso fucilando 15 patrioti che si erano arresi dopo aver opposto resistenza. Predate 4 barche a Diamante, in aprile Necco sbarcò a Cefalù con 94 uomini, arrivando il 28 a Palermo, dove fu aggregato alla spedizione del principe d'Assia.
1 volontari calabresi nel/,a spedizione di Mileto (maggio 1807) La spedizione contava 1.500 volontari calabresi. Il 17 maggio 700 furono assegnati a Cancellieri per effettuare uno sbarco diversivo nelle spiagge di Gioia e Rosarno, che non ebbe poi luogo. TI 22 Cotrone insorse e aperse le porre a Santoro. 11 24 il principe d'Assia spiccò Carbone verso Squillace e Catanzaro con la massa Leonetti e ordinò a Cancellieri di sbarcare a S. Eufemia con le masse Carbone, .Francatrippa e Panedigrano per minacciare Monteleone alle spalle: i capimassa decisero però di loro iniziativa di attaccare Mileto nella speranza di poterla saccheggiare e il 25, mentre Francatrippa veniva respinto con gravi perdite dal presidio francese, sold 42 massisti si presentarono per imbarcarsi con Cancellieri. 11 28, dissuaso dalle contromisure francesi, il brigadiere rinunciò a tentare uno sbarco ad Amantea o Paola. La massa Necco, aggregata ai Reali Sanniti, si distinse alla b attaglia di Mileto, ma Assia accusò le altre di essersi rifiutate di ten ere le posizioni, di essere fuggite al primo colpo di fucile e di aver addirittura fatto fuoco sui regolari in ritirata per saccheggiare i bagagli. Informato poi degli eccessi commessi dagli uomini di Santoro a Cotrone, spedì una corvetta a preltvarlo per essere portato a Palermo (dove fu poi inquisito dall'uditore Fraveth per abuso del grado di generale e infine assolto).
1128 giugno il principe scrisse al brigadiere Colajanni, direttore di guerra, che il corpo di Necco era "l'unico ad essersi condotto bene" nella campagna e si era "battuto con molto coraggio e intrepidezza" . Sollecitava perciò dal re l'approvazione del titolo di "battaglione Real Carolinà' da lui conferito al corpo la vigilia della battaglia e la promozione di Necco a tenente colonnello.
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I Battaglioni Cawbro e Carolina (giugno-settembre 1807) A Messina i resti dei volontari furono riordinati su 2 battaglioni , "Calabro" e "Carolina'', comandati dai tenenti colonnelli Vincenzo Veneti e Giuseppe Necco, con Panedigrano come maggiore. 11 20 luglio Reynier scriveva a re Giuseppe che in Sicilia si intendeva creare coi briganti calabresi due nuovi reggimenti, "Real Carolina" e "Principe Leopoldo". Tn agosto i due corpi contavano insieme 700 uomini e 446 fucili di Germania cal. 14 e furono loro assegnati due chirurghi. Le masse reduci da Cottone (Santoro e Nicola Gargiulo) compivano ogni sorta di abusi; in agosto Francatrippa Fu arrestato "per troppi delitti" e il re chiese una relazione sui corpi dell'armata di Calabria, inclusi i battaglioni Calabro, Carolina e cacciatori Siculi (reclutati fra i rei di omicidio per rissa o difesa)_
Il 30 settembre i volontari forono incorporati nell'esercito e inviati a Trapani insieme ai cacciatori Philippsthal per essere riorganizzati dal maresciallo Roscnheim in 3 hattaglioni cacciatori (4 compagnie di 150 uomini). Il "hattaglione cominciato dal preside de Filippis" (i "fucilieri di montagna del tribunale di Catanzaro") fu disciolto, incorporando i regolari nel O I banaglione cacciatori (ex-Appuli) e i massisti nei battaglioni Calabro e Carolina. Non ebbe seguito un progetto, presentato a settembre, per creare un corpo di calabresi nobili a cavallo.
Il Reggimento Volontari Càlabresi (febbraio 1808 - agosto 1809)
Il 1° febbraio le trincee sulla sLrada di Reggio, che ritardarono l'avanzata nemica, erano presidiate dai corpi volanti di Panedigrano, N ecco, Nicastro, Stocchi, Pisano, Santoro e Morrone, al comando di Necco: con ogni probabilità erano reclute nuove, non i volontari già incorporati nei tre battaglioni di Trapani. TI 29 frbbraio il Calabro e il Carolina contavano insieme 505 effettivi, formalmente privi di ufficiali, essendo inquadrati <la capi centuria e sottocapi "pagani". Solo nella Calabria Ultra erano però attive ben 17 comitive, quattro mobili (Parafante, Nierello, Bartolo e Golia, quest'ultima a cavallo) e le altre radicate nei distretti di Cosenza (Perri, Frigo, Rosarino, Mele e Terluzzo), Rossano (Ciamotaro, Dc Chiara, Santoro e Kinigò) e Castrovillari (Carminantonio, Mescio, Adduci e Perrone).
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Il 2 aprile Roscnheim fu incaricato di organizzare e istruire il Reggimento Volontari Calabresi (8 compagnie di 100 teste) previsto dal nuovo ordinamento dell'esercito e il 16 maggio ne fu nominato comandan re al posto del marchese della Schiava, inizialmente designato. Il Reggimento aveva come istruttori 12 ufficiali effettivi (2 capitani, 2 tenenti, 4 sottotenenti e 4 alfieri), ma gli altri erano in maggioranza "pagani" (provenienti dai corpi volanti). Il Calabro era armato di ottimi "fucili della ~forre (Annunziata)", il Carolina di fucili di Germania pii1 scadenti. Il reggimento aveva già la sua banda (4 clarinetti, 2 corni da caccia, 2 trombe e 1 fagotto) e la sua uniforme (giamberghe e giacche blu con mostre scarlatte, spallette, frange e filettature color melangolo, calzebraghe di cotone bianco, stivaletti di panno nero, casco di panno con pennacchio verde e rosso e "finimenti" di lana nera "all'ussara'', cappotti grigi) e il 5 giugno Veneti e Necco chiesero di poter avere la bandiera data dalla regina ai volontari calabresi del 1799, custodita fino al marm 1806 dal Reggimento Reali Calabresi e attribuita poi ai Reali Sanniti. Gli elementi migliori furono trasferiti in giugno ai volteggiatori di S. A. R. e altri in ottobre alle due compagnie di artiglieri ausiliari. TI 24 dicembre la pena per la diserzione dai volontari calabresi e dai volteggiatori di S. A. R. fu stabilita in otto anni di ferma nella linea. Non essendovi nuovi reclutamenti, il reggimento rimase largamente incompleto, con 542 effett ivi in dicembre e 544 nel febbraio 1809. Il battaglione Calabro aveva in giugno solo 224 uomini (4 ufficiali) e il Carolina 9 capi centuria (capitani) e 12 sottocapi (tenenti). Infine il 24 agosto il reggimento fu disciol to, formandone 5 compagnie cacciatori volontari di 122 teste aggregate ai reggime~ti napoletani e siciliani di linea ( v. cap. 16C).
C. I Calabrese Free Corps {1807-1815) il battaglione Catanzaro, poi Carbone (nov. 1807- rnarzo 1808) Rivale di Cancellieri, Carbone lo aveva intanto screditato presso la regina e gli aveva sobillato contro i capimassa, riuscendo infìne, il 13
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novembre 1807, a sottrargli la direzione delle masse in Calabria. Il 31 dicembre Cancellieri completò la propria disgrazia fallendo ancora una volta un tentativo di sbarco a Bagnara. Nel giugno 1808 era capo subalterno del generale Bourcard per gli affari della piazza di Palermo. Una nota riservata del ministero dell'interno lo definiva "attivo servitore del re e molto diverso da Carbone in coraggio, esattezza e sostegno prudente", aggiungendo che "la prevenzione contro di lui presso S.M. la Regina deriva da' maneggi e dall'invidia di Carbone, che manda fogli anonimi e suscita clamori ingiusti". Carhone riorganizzò i massisti su 2 battaglioni volanti (Catanzaro e Cosenza), che il 5 gennaio 1808 furono elogiati per la valida difesa del Castello di Reggio. Caduta Reggio il 4 febbraio, i due battaglioni ripararono a Messina, rispettivamente con 7 e 6 centurie e 626 e 486 uomini (totale 1.112). Il 3 marzo il battaglione Catanzaro fu posto a disposizione del generale inglese Sherbroke per presidiare la marina di Sane' Alessio e mantenere le comunicazioni con gli Chasseurs Britanniques. Malgrado le sollecitazioni di Sherbroke, il battaglione partì da Messina solo il 20 aprile, quando il governatore Danero lo ritenne sufficienLernente ''<.iisciplinato". Essendo un corpo volante, il Catanzaro era comandato da un "pagano" col rango di maggiore (Tarantino): ma nel metterlo sotto controllo inglese il re ritenne pii, opportuno darne il comando a Carbone, che era ufficiale effettivo, seppur proveniente dall'Armata sanfedista. Il "battaglione calabrese al servizio inglese" fo pertanto designato "Battaglione Carbone". Ignoriamo dove furono destinati i volontari del battaglione Cosenza, sciolto il 15 marzo 1808. Pur avendogli dato il comando del battaglione al servizio inglese, il 20 marzo 1808 si ordinò a Carbone di trasferirsi a Trapani per organizzarvi al cri due corpi volanti al diretto servizio borbonico. Ali' ordine era allegata una lista di 990 volontari con disposizioni particolari per ciascuno di essi, ma la costituzione dei previsti corpi volanti fu archiviata dal rifiuto di Carbone di lasciare Messina. TI 23 agosto fu infatti reiterato l'ordine di portarsi a 'frapani e di cedere il suo battaglione volante di 641 uomini al generale Sherbrooke
I VOLONTARI REALI ( 1806-1815)
L'accordo del settembre 1808: a) il Battaglione Carbone
In settembre il quartiermastro generale inglese Bunbury concordò con una controparte borbonica (pii1 probabilmente il colonnello Artale che Carbone) di sciogliere il battaglione al servizio inglese e di formare al suo posto piccoli corpi franchi. Il re approvò il piano il 1° novembre, trasferendo il comando del battaglione al servizio inglese da Carbone al generale Stuart e dando al colonnello Artale la direzione dei corpi fran chi da formarsi . Stuart rin u nciò a sciogliere il battaglione e bandì invece l'arruolamento diretto dei corpi franchi . TI Battaglione Carbone continuò perciò a figurare nei ruoli, con 668 effettivi in dicembre, 538 nel febbraio 1809, 544 in marm, 532 in aprile e ancora 82 nel dicembre 1809. Nei ruoli del febbraio 1809 figura inoltre un "battaglione volante" di 286 effettivi, dimezzato in marzo a 151 (159 in aprile). Il battaglione continuava ad essere sparpagliato in piccoli nuclei nei paesi attorno a Messina, il che rendeva quasi impossibile tenerli a freno. Con lettera del 5 gennaio Carbone riferiva che a Savoca il corpo franco Ronca era stato coinvolto in uno scontro a fuoco coi parenti del galantuomo Procopio assassinato <lai calabresi, sedato solo dalla cavalleria inglese, con un bilancio di 5 morti (tre calabresi e due siciliani) e moltis;, simi feriti.
L'accordo del settembre 1808: b) le Guide Calabresi
T:accordo di settembre p revedeva inoltre un reparto di "guide calabresi" (ma reclutate in realtà in tutto il Regno) a disposizione del servizio informazioni inglese. Il piano sottoposto in dicembre al re prevedeva un orga nico di un capitano, un sergente maggiore dei Corsican Rangers, tre sergenti e 30 guide, armati con fucili napoletani leggeri muniti di correa per essere portati a tracolla (riservando le carabine inglesi come premio per audaci imprese). Tutti, tranne il capitano, dovevano essere "vestiti con un uniforme liscio rassomigliante la forma del costume calabrese". Un tariffario del novembre 1809 stabiliva una razione di una libbra e mezza di pan e e mezza di carne, più mezza pinta di vino. Tra gli agenti figuravano i fratelli Criserà (arrestati a Reggio in dicembre dalla polizia n apoletana e costretti a mutare bandiera), i quattro fratel-
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li Natale e il massaro Agostino Vizzari. Accusato di fare il doppio gioco a favore di Murat per fruire dell'amnistia, Vizzari fu arrestato 1'8 gennaio 1809 per ordine di Bunbury e rinchiuso nel forte del Salvatore col suo compagno Domenico Messina. Scarcerato il 2 febbraio col patto di fare il doppio gioco a favore degli inglesi e rimandato a Palmi, fu assassinato in luglio per una faida con altri due capimassa (Orlando e Geronte). L'accordo del settembre 1808: e) i Corpi.franchi calabresi
L'accordo di settembre prevedeva il reclutamento, esclusivamente fra i calabresi, di corpi franchi da 66 a 200 uomini aggregati ai corpi inglesi di fanteria leggera, con ferma da 9 a 12 mesi e col vincolo di impiegarli esclusivamente nei domini del re di Sicilia (inclusi quelli aldilà del Faro). I quadri dovevano essere esclusiva1nente calabresi, ma con gradi puramente funzionali, validi solo all'interno del corpo. Ciascuno era inquadrato da un capitano, un tenente e 4 sergenti, con l'aggiunta di un sergente ogni 15 volontari in più e di un secondo tenente e la promozione del primo tenente a secondo capitano se superava i 150 effettivi. Il bando di novembre offriva una paga di 3 tarì e 7 baiocchi e prorn.etteva in premio ai primi volontari che si fossero presentati la razione di una libbra di pane per la moglie e mezza per ciascun figlio.
Il 1° novembre il re aveva deputato il colonnello Arta le alla direzione dei corpi franchi al servizio inglese, ma Stuart incaricò dcli'organizzazione il colonnello Bunbmy. TI capitano Francesco Anzalone ebbe invece il comando del centro di reclutamento di Patti, dove furono immagazzinate 2.000 uniformi, nella previsione di poter reclutare in Calabria 7.000 volontari.
il reclutamento in Calabria (gennaio-agosto 1809)
Il reclutamento fra gli emigrati in Sicilia dette scarsi risultati, che Stuart imputava al disinteresse di Carbone e del governatore di Messina, generale Danero. Decisamente migliori i risultati ottenuti in Calabria, dove migliaia di persone alla macchia non aspettavano che di potersi rifugia re in Sicilia. TI 23 gennaio 1809 l'intendente napoletano di Calabria Ultra C.i11sepp,: de Thomasis segnalava che "masse brigantesche" erano scese alla
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marina per imbarcarsi per la Sicilia (inseguiti da Cavaignac erano caduti in un'imboscata dei civici) e che 80 "assassini" sbarcati dalla Sicilia avevano compiuto un'incursione presso Gioia Tauro. Il 4 frbbraio 16 capimassa del Catanzarese si imbarcarono per Messina e il G due di essi (Orlando e "Bizzarro") furono ricevuti da Bunhury: tuttavia, insoddisfatti del trattamento proposto, ripassarono lo Stretto. In Calabria operavano però anche reclutatori inviati dalla Sicilia: Antonio Codispoti di Ardore, sbarcato a Spanivento, consegnò al generale Read le prime 57 reclute il 22 aprile e il 26 maggio de Thomasis riferiva a Napoli che stava reclutando in una dozzina di paesi, promettendo 15 grana al giorno e doppia razione. L8 luglio dc Thomasis rifèriva che alcuni giovani di Laureana rispondevano all'appello dell'ex-capomassa Geronte e altre reclute partivano da Cinquefrondi e Giffone e il 30 agosto dava notizia dell'imbarco di massisti su lance inglcsi a Sant'Eufcmia, aggiungcndo però che i maggiori capimassa erano riluttanti a seguire gli ufficiali borbonici venuti ad ingaggiarli.
Organizzazione e disciplina (febbraio-settembre 1809)
11 4 febbraio Stuart giuttificò a Castlereagh la decisione di creare i corpi franchi calabresi. Da tempo il re di Sicilia aveva posto ai suoi ordini "a body of rcfugcc Calabrese" (il battaglione Carbone), ma era disorganizzato, "curiously armed and dothed" e di conseguenza "useless". Col consenso del re, aveva perciò ingaggiato i volontari "as a free corps in British setvice - under the limitcd conditions of being cmployed only in thc Dominions of his Sicilian Majesty - fora term of nine or twelve months or a longer period as may happen to be required by circumstances of che ,, moment. TI 5 febbraio, quando a Patti erano già arrivate 400 reclute, Stuart nominò gli ufficiali delle 7 centurie già formate (inclusi i capitani abate Candidoni e Gennaro Gualtieri, primogenito di Panedigrano). 1127 aprile SLUarL richiamò inoltre Carbone a Messina per dirigere il servizio informazioni in Calabria. Non ci è stato possibile accertare quale fosse l'inquadramento (borbonico o inglese) d ei volontari sbarcati il 12 giugno ( 1.000 a Reggio e /iOO a
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Gioia Tauro) dal convoglio anglo-siciliano diretto a Ischia e Procida. Il 13 giugno, in qualità di "colonnello in capite" dei free corps, Stuart condannò le atrocità commesse a Monteleone da Francatrippa e Bizzarro e il generale Mackcnzie, da Messina, pose sul loro capo una taglia di 200 pezze. Il Monitore Napoletano del 26 luglio bollò il provvedi mento come mossa propagandistica degli inglesi per accreditarsi agli occhi dei calabresi come garanti della legge e dell'ordine. I corpi franchi ebbero il battesimo del fuoco nella spedizione di Ischia e Procida. Durante l'attacco a Pozzuoli del 27 giugno un reparto di 30 o 40 calabresi prese parte con 300 marines e mercenari tedeschi all'incursione guidata dal capitano Staines contro la batteria di Capo Miseno e alla cattura di 37 artiglieri. Secondo Bunbury il loro comportamento fece buona impressione, ma l'impiccagione ad Ischia <li due o tre calabresi rei di saccheggio confermò l'opinione che erano un branco selvaggio ("a wild set"). Tornato a Messina, Stuart se la prese con Carbone rimandandolo a Trapani e fece pubblicare dalla Gazzetta britan nica del 27 settembre che aveva assunto personalmente la "colondcy" dei corpi franchi e nominato loro ispettore il tenente colonnello sir John Dalrymple, distaccato dal Malta R.egiment, aggiungendo di averli fatti riunire a Curcuraci e che intendeva portarli a 500 uomini. Complessivamente, però, Stuart ne era soddisfatto: il 25 settembre scrisse a Castlereagh che erano non solo "a body of very good I igh t troops", ma anche "a set of men of whose hostili ty to the common enemy there can be no question" e sottolineò ch e erano l'unità "meno costosà' ("cheapcst") d ell'esercito, essendo ingaggiati senza premio ("bounty money") . In ogni modo, dopo l'evacuazione del forte di Scilla avvenuta il 2 7 giugno, gli inglesi abbandonarono a sé stessi i volontari rimasti a com battere in Calabria. Ancora alla fine di agosto i corpi volanti d i Carminantonio, M escio e Perrone riuscirono ad accerchiare 500 francesi nella conca di Campo Tcnese, ma il 15 Francatrippa fo ucciso nell'attacco di Tiriolo e la banda Scarola riuscì a stento a sfuggire alla caccia delle colonne mobili passando dalla Basilicata in Calabria. In novembre restavano attive in Calabria Ultra solo le comitive Friddizza (Rossano) e Parafante (Sila).
I VOLONTARI
REALI (1806-1815)
Le Regulations di sir fohn Dalrymple (settembre 1809)
Le R.egulations di Dalrymple far the Formations and Government of the Calabrese .Free Corps, pubblicate poi anche in italiano (Regolamento, formazione e governo dei corpi franchi calabresi al servizio di Sua Maestà britannica, Messina, Giovanni del Mobolo impressore britannico, 1809), limitavano la fora di ogni corpo ad un massimo di 131 teste, inclusi un capitano, 2 tenenti e 8 sergenti. TI reclutamento non era più limitato alla sola Calabria, ma esteso anche alle altre province del Regno di Napoli. I volontari dovevano giurare di "servire onestamente e fedelmente re Giorgio all'interno dei domini del (loro) sovrano Ferdinando IV contro il comune nemico per un anno" dalla data di arruolamento, di "obbedire agli ordini" di re Giorgio e dei propri superiori e di "osservare e sottostare" al regolamento di disciplina del corpo e agli Articoli di Guerra, dando attestazione che gli erano stati letti e spiegati. Per ammutinamento, diserzione, saccheggio e stupro era prevista la pena capitale: disubbidienza, negligenza del servizio, perdita o distruzione di armi cd effetti, risse e insubordinazioni erano puniti con supplementi di istruzione, reclusione i4 isolamento o punizioni corporali. Queste ultime, ancora in vigore sia nell'esercito borbonico che in quello inglese, erano ridotte per i volontari calabresi in servizio britannico, come eccezionale concessione ai costumi locali, al solo "bastinado", ossia alle percosse sulla pianta dei piedi fino ad un massimo di 50 colpi, escludendo dunque la fustigazione. Era confèrmata la paga di 3 tarì e 7 baiocchi(= 37 grana nap., di cui 15 in contanti e il resto per razione e vestiario) e accordata la razione di pane alle mogli e la mezza razione ai figli al seguito. 11 vestiario, della durata di nove mesi, includeva giacchetta, sottoveste e berretta di panno turchino con fodera in pelle, pantaloni di panno resistente, stivaletti n eri, cappello di feltro alla calabrese, due camicie, un fazzoletto nero da collo, due paia di scarpe, due pettini, un giravite e uno spilafocone. Larmamento prevedeva fucile con correggia e giberna uguale a quelle dell'esercito siciliano, con facoltà di tenere le giberne leggere alla calabrese. Ai volontari che si distinguessero si promettevano armi di superiore qualità o con particolar ornamenti o ricompense in denaro, o entrambe, a seconda Jcl ffi(:rito.
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La la Divisione Oswald nelle Tonie (1810) Il 27 dicembre 1809 il re concesse il suo benestare all'invio di 300 calabresi nelle Ionie e all'approntamento di altre 4 compagnie di riserva. 1119 gennaio 181 O la 1a divisione dei corpi franchi, forte di 289 volontari, si imbarcò a Messina per Zante al comando dal maggiore Oswald, figlio del brigadiere comandante la spedizione nelle Ionie e il capitano Giuseppe Monteleone Ronca andò in Calabria a reclutare rinforzi. L 11 febbraio Stuart comunicò a Lord Liverpool che i corpi franchi calabresi avevano "spontaneously offered an extension of their services upon any special objet of duty upon the Coasts of the Adriatic and the Mediterranean in gcneral". La divisione prese parte allo sbarco di Santa Maura del 22 marzo e si scontrò col 1/2° di linea italiano, perdendo 2 morti (incluso 1 ufficiale) e 19 feriti (inclusi Oswald, il capitano 'faverna e i tenenti Amatino e Tarantino).
Il pugno di ferro del generale Maitland (novembre 1811) Naturalmente la spartizione dei volontari calabresi fra il governo borbonico e il comando inglese in Sicilia non aveva reciso parentele e clientele. Nel maggio 1810, ad esempio, il tenente Vafaro dei Free Corps si raccomandò ai buoni uffici di Carbone, che glieli concesse, per chiedere a Stuart un aumento di soldo per mantenere la famiglia. E lo stesso governo borbonico non mancò di fare concorrenza agli inglesi riorganizzando i corpi volanti: nel luglio 1810, durante il confronto armato sullo Stretto, Necco, Santoro, Morrone, Stocchi, Falsetti e Nicastro sbarcarono nuovamente in Calabria per operare sulle retrovie dell'Armata franco-napoletana. Tra le comitive la più attiva fu quella, a cavallo, di Parafante: in maggio e giugno aveva riportato due vittorie contro i legionari di Aprigliano e di Grimaldi e le milizie locali ("guardie della Sila"): ancora in novembre fece strage fra 50 civici di Ragliano, ma il 15 febbraio 1811 fu sorpreso con gli ultimi 8 uomini nel hosco Migliuso presso Nicastro e ucciso dopo strenua resistenza (con successiva rappresaglia "legale" contro la sua famiglia, fatta giustiziare a Cosenza dal generale Manhès). Nell'agosto 181 O le comitive Benincasa e Bizzarro contrastarono l'avanzata della colonna Livron su Nicotera. Nel distretto di Castrovillari le comitive Carminantonio, Mescio e Perrone, sfuggite alla colonna mobile Freret,
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bloccarono il 7-8 settembre la batteria Cirella (a Nord di Diamante), impedendole di proteggere i convogli attaccati dalla flottiglia di Messina, e durante lo scontro navale del 3 ottobre, bersagliarono dagli scogli sotto la batteria le cannoniere napoletane che cercavano di accostare per sfuggire all'attacco nemico. De Chiara, operante nel distretto di Rossano, si imbarcò per la Sicilia con 90 uomini. Nel gennaio 1811 la ferma fu aumentata a tre anni e in tre mesi un migliaio di volontari contrassero il nuovo ingaggio. ln luglio i volontari erano 1.275 su 12 compagnie, nove a Catania e tre nelle Ionie. In novembre tre volontari calabresi che avevano scritto o ricevuto lettere dai parenti furono condannati a morte a Messina per corrispondenza col nemico. L-i. sentenza draconiana suscitò proteste e minacce di ribellione se non fossero stati liberati. Il generale Maitland sottomise i corpi franchi schiaffeggiandoli con un guanto di sfida: li fece infatti assistere in armi all' esecuzione, facendo loro distribuire anche le munizioni, ma schierando dietro di loro i mercenari tedeschi con le armi cariche. La notte del 2 dicembre fece poi arrestare molti calabresi, catanesi e messinesi che "per prove evidenti erano stati in comunicazione col nemico all'oggetto di tradire la causa comune", inclusi il colonnello De Filippis, il tenente colonnello Di Mariata, il capitano Spatica e l'abate Minasi di Scilla, nonché due livornesi e un francese. Il 6 dicembre fu infine arrestato lo stesso capo della polizia segreta borbonica di Messina, capitano Rossarol, fratello di un ufficiale murattiano. Quest'ultimo, inquisito dal colonnello Coffìn, fo poi condannato morte da un tribunale di soli siciliani presieduto dal nuovo governatore di Messina, principe della Scaletta, mentre i tre ufficiali calabresi forono condannati alla relegazione in un'isola (dc Pilippis e Di Mariata per la sola durata della guerra, Spadea per quindici anni).
Ltl Divisione Ronctl tl Lisstl e Trieste {1812-13)
Il capitano Ronca condusse in Adriatico altre 3 compagnie, che il 24 aprile 1812 presero parte allo sbarco a Lissa, dove rimasero poi di presidio, e il 13 ottobre 1813 a quello di Trieste. Ronca rivendicò presso il principe ereditario Francesco di essere stato fèrito da una bomba alla coscia sinistra e di aver avuto 2 morti e 7 feriti nell'assalto del 23 ottobre al colle
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della Scianza, dominante il castello di San Giusto (sul totale di 1O morti e 35 feriti suhiti dalle forze inglesi).
La Divisione Carey in Catalogna (1812-13)
Il 25 giugnol8l2 una divisione di 352 volontari calabresi (inclusi 14 ufficiali), comandata dal maggiore sir Octavius Carcy, salpò per la Catalogna assieme alle altre forze anglo-siciliane, seguita pochi mesi dopo da una seconda divisione. Il 13 gennaio 1813 Bentinck scriveva a Bathurst che i calabresi "are brave and make very good light troops, perhaps the best in the Mediterranean". Inquadrata nella brigata leggera Adam assieme a una compagnia di carabinieri svizzeri (de Ro/4, al 2127th Foot e al 1st Ita!ian Levy, la prima divisione confermò la sua fama nella battaglia di Castalla del 12 aprile 1813, assicurando la difesa del villaggio di Hiar al pre:ao di 59 perdite. In seguito Bentinck rivide il suo giudizio: il ] 2 settembre, alla vigilia della sconfitta di Ordal, scrisse infatti a Bathurst di essere insoddisfatto dei corpi franchi, in particolare del "numbcr of low-bred, bad Calabrese officcrs". Alla battaglia presero parte entrambe le divisioni e furono esse a consentire lo sganciamento aggirando il fianco destro della colonna d'attacco nemica. La prima ebbe in tale azione un solo ferito (un ufficiale), la seconda 50 dispersi (forse disertori).
I volontari calabresi a Ponza e a Genova (1813-14)
Nel gennaio 1813 i volontari calabresi presero parte allo sbarco di Pietra Nera (presso Palmi) e in marzo una divisione sbarcò a Ponza assieme al 10th Foot agli ordini del tenente colonnello Coffìn. Nel 1813 il corpo raggiunse la lorza massima di 1 .475 uomini su cinque divisioni di tre compagnie (due in Spagna, una nelle Ionie, una a Lissa e una in costinizione in Sicilia). Il 20 febbraio 1814 Bentinck. informò Bathurst di aver modificato il regolamento dei corpi franchi in modo da poter trattenere in servizio fino ad un massimo di altri sci mesi gli uomini che compivano la ferma mentre il corpo era impegnato in operazioni, accordando loro in cambio un aumento di paga. Con la la Divisione anglo-siciliana sbarcarono a Livorno due divisioni calabresi con 618 volontari (29 ufficiali e 60
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sottufficiali), pitl 7 servitori, 28 donne e 6 cavalli e muli, che il 17 aprile presero parte, assieme a 300 albanesi ( Greek light infantry), all'attacco della colonna Travers contro San Martino di Albaro a Levante di Genova. Non risulta che i calabresi vi abbiano subito perdite. Salpata da Tarragona il 25 aprile, la divisione della Spagna sbarcò a Messina il 18 maggio con 12 ufficiali e 302 uomini. Un manifesto del comandante britannico della piazza, Du Plat, in cui si biasimava la cattiva condotta di alcuni membri del corpo franco, fu ripreso dalla propaganda murattiana (v. Il Monitore delle Due Sicilie del 4 giugno).
Il licenziamento dei corpi franchi cal.abresi (J 814) Alla pace generale i corpi franchi calabresi furono la prima delle unità mercenarie reclutate durante la guerra ad essere disciolta. A seguito di una petizione degli ufficiali fu accordato un certo numero di pensioni o assegni di invalidità, previo esame medico-legale. TI sergente Basile Amadea, con quattro anni di servizio e una grave ferita ad una coscia, ottenne la gratifica di un anno di paga, mentre il comune Giuseppe Bruno, con un'invalidità permanente al braccio destro ebbe un vitalizio di sci pence al giorno. Fu negato invece ~gni aiuto al volontario Guarnese, la cui invalidità era di origine venerea. Il chirurgo della divisione delle Ionie, dottor Renza, divenne protomedico a Corfì.t, dove si distinse nello studio e nella profilassi delle epidemie, sino al 1831, quando si trasferì a Madras. La maggior parte dei volontari si trovò semplicemente sul lastrico dalla sera alla mattina. Il Monitore delle Due Sicilie del 4 giugno 1814 pubblicò un manifesto del comandante britannico a M essina, Du Plat, contro «i pochi cattivi» del corpo franco calabrese, accusati di aver tenuto «cattiva condotta». Secondo Desvernois, comandante militare della Calabria, la polizia borbonica ne arrestò varie centinaia con una retata notturna per completare i 19 corpi franchi sbarcati la notte seguente in diversi punti della costa calabrese. Le bande commisero furti, incendi, omicidi e stupri ma in cinque giorni la gendarmeria e la linea, coadiuvate dai civici e dai paesani, incluse molte donne armate, ne eliminò 488, molti dei quali impiccati o decapitati. Altri 242, giovani e incensurati, furono inviati a Napoli sotto buona scorta e, amnistiati il 19 giugno, furono incorporati in vari reggimenti. Con lettera del 2 luglio Desvernois chiese l'avanzamento
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del comandante del distretto di Gcracc (capobattaglione Serge) e del capitano Poerio della 4a compagnia scelta che aveva battuto "il celehre Vittorio Marassodi" (evidentemente uno dei capi dei 19 corpi franchi). Il 4 agosto re Ferdinando approvò la proposta avanzata il 28 marzo da Ronca e da altri 30 capitani del "dimesso corpo calabro" di formare un battaglione cacciatori calabresi di 650 teste (5 di piana maggiore, 5 di minore e 4 compagnie di 160) con l'uniforme dei Free Corps, "cangiarri simili a quelli dei fiancheggiatori di linea", "l'armamento costruito nel 1800 e il cuojame che lasciò il 2° estero quando partì per l'Italia". Il 18 settembre ne fu nominato ispettore il colonnello Milano duca di San Pietro. Costituito a Messina, il 1° febbraio 1815 il battaglione aveva 296 effettivi (inclusi un ufficiale, 20 sottufficiali e 4 trombe) , aumentati a .362 il 1° maggio. Sbarcato a Napoli il 24 maggio, il battaglione formò nel 1816 l'ossatura del nuovo reggimento di linea Real Farnese.
PARTE III
Gli inglesi in Sicilia ( 1806-1815)
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE {1800 - 1815)
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Ufficiale del 2° Reggimento e soldato del 3° Reggimento delle Leve Italiane
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INGLESI IN SICILIA ( 1800 - 1806)
20. I COMANDANTI INGLESI ( 1806- 181 5)
A. La British Army in Sicilia {1803-08) I piani inglesi per l'occupazione preventiva di Messina {1803-04)
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esperienza del 1798-1800 aveva dimostrato che la possibilità di cenere Malta dipendeva dall'aff-lmsn di rifornimenti e soprattutto di grano dalla Sicilia, e che le condizioni strategiche della Calabria (caratterizzate dalla mancanza di strade tra Lagonegro e Reggio e da uno stato endemico di potenziale insurrezione), associate al dominio del mare, consentivano di separare la difesa della Sicilia da quella del Regno di Napoli, anche s ma bisogno di mantenere una testa di ponte 1 oltre lo Stretto. Inoltre la difesa terrestre della Sicilia poteva essere imperniata su Messina, pur essendo necessario premunirsi contro un'eventuale sorpresa della flotta di Tolone su Palermo o Trapani, nonché mantenere Milazzo come base per operazioni di difesa preventiva sulla costa tirrenica e Augusta-Siracusa come base logistica per la spedizione dei rifornimenti a Malta. Nel maggio 1 803 la ripresa della guerra e la rioccupazione della Puglia da parte dei francesi, che minacciava contemporaneamente la Grecia, l'Impero ottomano, l'Egitto e la Sicilia, posero il problema di prevenire un eventuale colpo di mano su Messina attraverso la Calabria. A Nelson, rimandato nel Mediterraneo, fu data istruzione di occupare Messina col tacito consenso napoletano per mantenere l'utilizzazione dei porti siciliani, ufficialmente negata dal governo borbonico per imposizione della hancia. Arrivato a Malta il 15 giugno, Nelson chiese al comandante dell'Isola, generale Villettes, di mettergli a disposizione 2.000 uomini, ma la guarnigione ne aveva solo 5.000 e Villcttcs poté ;:iccordagliene solo
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1.200 (pari alla forza inviata a Messina nel 1799). 11 25 giugno Nelson arrivò a Capri e trasmise all'ambasciatore Ellior il compi to di negoziare con Acton il taci to consenso ali' occupazione preventiva. Il caso di Messina era un buon esempio del famoso "dilemma del prigioniero". Loccupazione preventiva della piazza avrebbe infatti provocato la marcia di Saint Cyr su Napoli e l'argomento usato da Elliot ("anche se viene presa Napoli, la Sicilia è al sicuro; ma se viene presa la Sicilia, anche Napoli è perdura") non teneva conto del punto di vista borbonico. I:accordo segreto del luglio 1803 previde solo il mantenimento di un vascello inglese nella rada di Napoli per imbarcare il re e la corte in caso di pericolo, l'invio di un colonnello inglese a Messina e l'impegno d ei napoletani a riarmare la flottiglia e riattare le difese della piazza. Le truppe inglesi restavano invece a Malta, pronte a sbarcare al primo segnale di allarme. Acton respinse inoltre la richiesta di Alquier di chiudere nuovameme i poni agli i11glesi, come contraria alla neutralità. 'luttavia, nei mesi seguenti, rassicurato dalla media'.l.ione russa e dall'atteggiamento di Saint Cyr, il governo borbonico si sentì meno dipendente dal sostegno inglese e nel gennaio 1804 Acton concordò con Elliot, Nelson e Villettes di tenere Messina soltanto con truppe nazionali, lasciandovi il contingente napoletano di 2.000 uomini (Reggimento Abbruzzi e cacciatori Appuli) ritirato da Malta a seguito d ella rottura della pace di Amiens. ln cambio accettò di destinare al potenziamento della difesa della Sicilia il sussidio concessogli in conto delle somme dovute dagli inglesi per viveri e attrezzi forniti nella passata guerra e durante il blocco di Malta (cap. 14, §. A). In oltre, concluso l'accordo, Acton informò il ministro fran cese che gli inglesi avevano rinunciato ad occupare Messina. I complessi n egoziati del 1804 tra l'Inghilterra, la Russia e Napoli dimostrarono che l'ostacolo maggiore ad una cooperazione contro la Francia era la pretesa inglese di separare la difesa della Sicilia da quella di Napoli. Minacciata di invasion e, l'Inghilt erra non poteva inviare rinforzi nel M editerraneo, ma la Russia, il cui scopo era di allontanare la minaccia francese dalla ( ;recia, condizionava la sua garanzia militare a N apoli, il suo impegno a con correre alla difesa della Sicilia e la stessa alleanza offensiva con l'Austria, ad un intervento congiunto sul Co ntinente, chiedendo ::ill'Tnghilterra di fornire un contingente di 10.000 uomini. In mancanza
831 di ciò, la Russia incoraggiava Napoli ad ottenere il ritiro di Saint Cyr per via negoziale, offrendo in cambio un sussidio, la chiusura dei porti alle merci inglesi e la rinuncia ad ogni misura di riarmo.
La spedizione del generale Cmig {marzo 1805 - marzo 1806) Finalmente il governo inglese accettò in parte le richieste russe e nel gennaio 1805 destinò 4.000 soldati di nuova leva per formare a Malta una riserva strategica di 7.000. La Russia aveva chiesto di destinare al comando in capo del Mediterraneo Lord Hutchinson o sir John Moore, distintisi in Egitto: fu invece scelto il generale James Craig, comandante dell'Eastern District, impopolare per gli scatti d'ira e la presunzione, ma uomo di studio, che in India aveva fatto esperienza di operazioni oltremare e di strategia marittima. Gli furono affiancati come vice il maggior generale sir John Stuart, che si era distinto ad Alessandria, e come capo di stato maggiore il colonnello Bunbury, rimasto in tale ufficio anche sotto i successivi comandanti. Il compito prioritario di Craig era di difendere la Sardegna e Alessandria per preservare le comunicazioni tra l'esercito e la flotta: ma doveva occupare la Sicilia Sii! re Ferdinando avesse chiuso i porti agli inglesi o l'invasione francese sembrasse imminente, attenendosi alle istruzioni del!' ambasciatore a Napoli Elliot e limitandosi in ogni caso a difendere la Sicilia e la Calabria. A richiesta di Craig, che intendeva cautelarsi, si specifìcò che doveva previamente informare il governo napoletano e i ministri russo e austriaco. Seguirono altre istruzioni sulla cooperazione coi russi, con l'autorizzazione a porsi sotto il comando di un generale russo superiore iri grado e ad intraprendere operazioni limitate fuori della Sicilia, in particolare difendere Napoli contro un'invasione o inseguire i francesi sconfitti dai russi. Il convoglio di 45 trasporti sa.lpò da Plymouth il 19 aprile, con 2 battaglioni per Gibilterra e 4.000 uomini per Malta, inclusi 2 squadroni e 12 pezzi mcdi e leggeri con materiali da montagna, chiesti da Craig per l'ipotesi di dover operare a Napoli o in Calabria. TI viaggio si svolse durante la campagna di Trafalgar, sotto la protezione degli squadroni di blocco ai porti francesi, e dovette sostare alcuni giorni nel Tago e piLt a lungo al largo di Gibilterra, arrivando alla Valletta solo il 18 luglio.
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Respinto il piano russo che prevedeva un doppio sbarco <lei russi a Napoli e degli inglesi a Taranto, Craig convinse i russi a operare uno sbarco congiunto a Napoli. Rinviato a seguito del trattato di Parigi e del ritiro di Saint Cyr, lo sbarco fu ugualmente effettuato il 20 novembre e le truppe inglesi furono schierate alla frontiera con lo stato pontificio. Alla notizia di Austerlitz Craig chiese l'immediato reimbarco e rifiutò anche la proposta russa di un arroccamento in Calabria. Il 12 gennaio gli inglesi distrussero il ponte sul Garigliano e il 14 cominciarono il reimbarco, evacuando Napoli entro il 19. Il governo borbonico cercò tardivamente di aggrapparsi alla neutralità verso la francia, richiamata nelle istruzioni del 15 gennaio al principe d'Assia, cui si ordinava peraltro di difendere la piazza di Gaeta in caso di attacco francese. Per la stessa ragione il 20 gennaio il re rifiutò a Craig il permesso di sbarcare a Messina e glielo accordò solo il 16 febbraio, non appena avuta notizia che l'Armée de Naples aveva iniziato le osrilirà. Già malato, in marzo C:raig tornò in Inghilterra, lasciando il comando interinale a Stuart.
Il comando interinale del generale Stuart {marzo-luglio 1806)
Ignaro degli eventi, il 2 marzo il governo inglese ("i Talenti") si era riunito per discutere della Sicilia e aveva confermato l'istruzione di Craig di sbarcare a Messina anche senza il consenso del re. Stuart proseguì le misure di difesa iniziate da Craig senza troppo badare alla sovranità borbonica, reclutando di propria iniziativa volontari siciliani inquadrati da ufficiali inglesi. Larrivo a Palermo, il 21 aprile, del contrammiraglio Smith fece però pendere la bilancia dalla parte della corte e del partito della riconquista e in giugno, con l'arrivo di altri 4.000 rinforzi, le forze inglesi in Sicilia aumentarono a 12.000 uomini, con 8 battaglioni nazionali e 3 stranieri, più 2 squadroni e 11 compagnie di volontari siciliani. Sia pure con riluttanza, Stuart si decise a impiegare metà delle sue forze per sostenere le operazioni di Smith e dei volontari campani e calabresi. Distaccò 5 compagnie ad occupare Capri, ma negò a Smith le truppe per presidiare le batterie costiere espugnate dai volontari; sbarcò con 5.200 uomini nel golfo di Sant'Eufemia e attaccò le posizioni di Reynier, prese Reggio e Scilla e distaccò un reggimento a Cotrone, ma evitò di sfruttare la vittoria, attenendosi strettamente alle istruzioni ricevute: alla fine di
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luglio, appreso che il generale Moore, più anziano di lui, era arrivato n el Mediterraneo, rimandò il grosso a Messina e rimase a Palmi fino alla fine di agosto con 3 soli battaglioni inglesi e una brigata napoletana. Questa resipiscenza, e la successiva caduta del governo dei Talenti, salvarono Stuart dal dover rendere conto del suo operato al governo inglese, che proprio in luglio si era dimostrato pronto a sacrificare la Sicilia, accettando la proposta del plenipotenziario russo a Parigi d ' Oubril di cederla a re Giuseppe dando in camhio a re Ferdinando le Baleari. Ebbe la sua parte, naturalmente, anche il mito di Maida, la prima battaglia terrestre inglese commemorata da una medaglia: fatto cavaliere dell'Ordine del Bagno e conte di Maida da re Giorgio e insignito da re Ferdinando di una sciabola d'oro, Stuart passò nei fasci militari inglesi come "the Hero of Maidà', ma non era apprezzato negli ambienti politici e ancor meno dai suoi ufficiali, che lo consideravano un fatuo incompetente e un irresoluto (secondo Bunbury, durante la bauaglia si era comportato più <la spettatore che da comandante).
!generali Fox e Moore (luglio 1806- ottobre 1807) Intanto era arrivato da Gibilterra il successore di Craig, generale Henry Edward Fox, fratello del ministro degli esteri, uomo affahile ma indeciso, senile e malfermo in salute. Per questa ragione gli furono affiancati il già famoso tenente generale sir John Moore quale vice comandante (con l'implicita funzione di comandante militare effettivo) e il segretario di legazione A'Court, con funzioni di incaricato d'affari in assenza del generale. Geloso di Moore, che a suo giudizio gli aveva usurpato la gloria di Alessandria,· Stuart chiese il congedo. Morto in settembre Charles James Fox, alla fìne del!' anno il fratello generale fu esonerato dalla rappresentanza diplomatica a Palermo, attribuita al ministro Drummond.
11 21 luglio 1806, con nota riservata e segreta, Fox informò il governo borbonico che erano stati destinati alla difesa della Sicilia 6.124 uomini con 145 cannoni e molte munizioni. Il 1° settembre Castelcicala lamentava che "rien n'est encorc parti", né i seimila promessi da Fox né il successivo aumento di altri quattromila. ln agosto le truppe inglesi in Sicilia erano 13.556 (inclusi i volontari siciliani), ma in autunno a rrivarono i rin forzi promessi end gennaio 1807 la forza ammontava a 2 0.1 58 uomini.
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Pur senza sposare la tesi del ministro Adair che da Vienna caldeggiava una nuova Vandea italiana come quella del 1799, il governo dei Talenti pensò di impiegare le forze in Sicilia per alleggerire la pressione francese in Polonia e di formare nuovi reggimenti siciliani inquadrati dagli inglesi. Quest'effimero entusiasmo aggravò i contrasti col governo borbonico: signifìcativamente, il 12 gennaio 1807 il re Ferdinando approvò l'operato del governatore di Milazzo, che aveva rifiutato di cedere agli inglesi le quattro batterie del fronte a mare e gli inviò istruzioni circa il comportamento da tenere in caso di future richieste. Nel frattempo il governo inglese aveva mutato idea: suggestionato dal timore di Collingwood che i francesi intendessero occupare l'Egitto mettendosi d'accordo con la Turchia o con la Russia, decise l'occupazione preventiva di Alessandria. Invano Moore si recò a Cihilrerra per dissuadere l'ammiraglio Duckworth dall'eseguire la spedizione: il 6 marzo il generale Akxander Mackenzie Fraser partì dalla Sicilia con 6 battaglioni e 2 squadroni per l'Egitto, dove subì due umilianti e sanguinose sconfitte senz'alcun risultato politico. Intanto Moore, influenzato dai salotti liberali di Palermo e forte della sua esperienza di deputato al parlamento inglese, si ingeriva nella politica interna siciliana, per riformare la costituzione e abolire il feudalesimo, convinto che un piccolo sbarco francese avrehhe innescato la rivoluzione e che ['isola potesse essere tenuta solo prendendo direttamente il controllo delle risorse e guadagnandosi il sostegno del popolo. Urtato dalle b rutali espressioni di Moore n ei confronti della corte, Orummond e ntrò in crescente contrasto con i generali e quando, in marzo, si vantò di essere riuscito a ristabilire la piena autorità del re ottenendo l'esclusione d ella regina dal consiglio di stato, Fox replicò che l'avevano ingannato, che tutto continuava come prima e che era meglio un governo baronale piuttosto della corruLione che imperava tra gli emigrati napoletani. Persuaso da Hudson Lowe e dalla regina che l'Italia era un barile di polvere e che i francesi avevano solo 10.000 uomini in Calabria, in aprile Drummond suggerì al nuovo governo Pordand di dare il massimo appoggio alla spedizione del principe d' Assia in Calabria. 11 governo inviò 1.800 rinforzi in Sicilia per ripianare le 1.400 perdite subite in Egitto e il ministro degli esteri Canning ordinò a Fox di sbarcare con 20.000 anglo-sici-
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liani. Lo fece però il 21 maggio, appena una settimana prima della rotta di Mileto. Nella risposta Fox non fece riferimento alla sconfitta del principe d'Assia, ma all'esiguità delle sue forze: dedotti i 6 battaglioni in Egitto e un altro inviato a sostituire il corpo Frohberg ammutinatosi a Malta, poteva riunire al massimo 15.000 uomini, inclusa la Divisione siciliana di Palermo. (In luglio, inclusi i 1.800 rinforzi arrivati in maggio, c'erano 11.973 inglesi in Sicilia e 7.068 in Egitto). Secondo Fox in Sicilia da un momento all'altro poteva scoppiare una rivoluzione. Lamministrazione napoletana era nel caos, il re non si occupava di nulla, decideva tutto la regina. Dipendeva da lei anche l'esercito, che Fax asseriva di non poter controllare. Erano 6.000 uomini, di cui appena 1.500 "tolerahle" e il resto simili ai London Volunteers ma senza la loro disciplina e il loro entusiasmo. Gli ufficiali erano per lo pit1 piccolo borghesi delle grandi città con una massa di avventurieri svizzeri, greci e italiani. La paga era irrisoria e, malgrado il sussidio inglese, in arretrato di mesi. Le fortezze abbondavano solo di cannoni, ma senza affusti, munizioni e viveri. Le armi mandate da Castkreagh per la milizia erano state distribuite ai regolari che non avevano neppure un moschetto adatto al serv1z10. Drummond concesse iFox di chiedere l'ispettorato delle truppe siciliane, ma il l O luglio giunse al generale l'ordine del duca di York di rimettere il comando a Moore. Lamhasciatore aveva riferito alla regina l'opinione di Moore che bisognava rispedirla a Vienna e il generale dovette andare a Palermo per scusarsi. Riuscì a calmare la regina, ma non ad ottenere il comando delle truppe siciliane. Inoltre re Giorgio rifiutò di ratificare il trattato che confermava il sussidio e impegnava l'Tnghilterra a mantenere in Sicilia 10.000 uomini.
A metà settembre Castlereagh (allora segretario di stato per la guerra e le colonie) ordinò a Moore di mandare 7.000 uomini a Gibilterra per creare la riserva strategica. Il 23 l'armata d 'Egitto salpò da Alessandria e il 17 ottobre arrivò a Palermo. Con dispaccio del 15 re Ferdinando ordinò di riconsegnare ai reggimenti britannici i disertori passati al servizio borbonico. TI 18 Moore si imbarcò con 8.000 uomini, "il fiore dell'esercito", e il 25 salpò per Gibilterra, lasciando il comando interinale al generale John ,Coape Sherbrooh:.
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il comando interinale del generale Sherbrooke (I 807-1808} Per rimpiazzare Moore fu scelto il generale sir Brent Spencer, che il 20 dicembre partì dall'Inghilterra con 7.000 rinforzi, seguito da Beresford con altri 3.000 da Madera, per aumentare le forze nel Mediterraneo a 35.000 uomini, di cui 22.000 in Sicilia. 11 convoglio fu però disperso da una tempesta e metà delle navi, con Spencer, fu costretta a tornare a Falmouth, da dove poté ripartire solo il 21 febbraio. Il resto delle navi raggiunse Gibilterra, il cui governatore, generale Dalrymple, le fece proseguire subito per la Sicilia, che si riteneva minacciata dalla spedizione dell'ammiraglio Ganreaume, poi risoltasi in realtà nel semplice rifornimento delle Ionie. Nel gennaio 1808 restavano in Sicilia solo 11 .839 inglesi, incluse le 3 compagnie che presidiavano il forre di Scilla, reimbarcatesi il 17 febbraio. Il convoglio di Gibilterra arrivò a Palermo il 1° marzo, sbarcando 5.000 uomini, inclusi 4.000 annoveresi. Il 30 marw fu stipulato un nuovo trattato, che impegnava l'Inghilterra a mantenere in Sicilia, a proprie spese, 10.000 uomini, aumentabili in caso di necessità. In cambio il governo borbonico rinunciava ai dazi sulle merci inglesi e sui rifornimenti per la Aotta e l'esercito inglese in Sicilia e delegava agli inglesi la difrsa e il governo delle piazze di Messina- Milazzo e Augusta-Siracusa, di vitale importanza per il rifornimento di Malta.
B. Il ritorno di Stuart (1808-11) La guarnigione della Sicilia (aprile 1808 ~ dicembre 181 O) Intanto Casdereagh dette il comando della Sicilia a Stuart, che gli assicurò di poter tenere l'isola con soli 10.000 uomini e con 10.000 tonnellate di naviglio da trasporto (con una spesa annua di 150.000 sterline, per il nolo mensile di 25 scellini a tonnellata). Arrivato in aprile, Stuart ebbe in realtà a disposizione una for1,a ben superiore al minimo: 17 .766 uomini nel luglio 1808, 17.326 in gennaio e 18.008 nel luglio 1809. Ma.lgrado l'impegno assunto con Castlereagh e al quale doveva la sua nomina, Stuart
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non si dimostrò tuttavia disposto a impiegare fuori della Sicilia l'aliquota eccedente i 1o_ooo uomini. Informato da Drummond del piano del sedicente Biancamano per sollevare l'intera Italia, alla fine di giugno il governo ordinò a Stuart di e.lare ogni aiuto alla resistenza italiana, senza pii, limitarsi al Regno di Napoli, e di pianificare addirittura l'esfiltrazione del papa, per ucil izzarlo come guida spirituale dell'insurrezione. Pur essendo scettico sugli italiani ("they have nor che Spanish spirit. The people are licentious, the nobles unprincipled"), Stuart prese a pretesto l'ordine di agire "nell'intera Italia" per rifiutare ogni successiva richiesta di intervento tanto in Spagna quanto nel Regno di Napoli. A metà ottobre, allarmato dalla notizia del trasferimento di una divisione francese da Erfurt in Spagna, Castlereagh ordinò a Stuart di inviare 8_000 uomini in Catalogna e a Drummond di chiedere il consenso borhonico ad una riduzione delle truppe inglesi in Sicilia al disotto del contingente stabilito dal trattato_ La presa di Capri (con la perdita del reggimento maltese) e la minaccia di Murat sullo Stretto e della flotta di Tolone su 'frapani e Messina offersero a Stuart un buon argomento per rifiutare, protestando per 1'eccessiva percentuale di stranieri nelle sue forze, la mancanza di vascelli a Palermo e l'inaffidabilità dei siciliani. A Natale Stuart ricevette un nuovo solleciti a inviare truppe in Spagna e nel gennaio 1809 arrivò Collingwood in persona per cercare di convincerlo, ma il generale fu irremovibile, aggiungendo che le sue istruzioni erano di agire in Italia o in Spagna a seconda delle circostanze, che aveva solo 7.000 uomini per fronteggiare 45.000 franco-napoletani e non un solo generale capace di ricoprire un comando autonomo e che già due reggiment i destinati alla Sicilia erano stati dirottati in Portogallo. Indeciso per carattere, consapevole di non essere in grado di comandare personalmente sul campo e della profonda disistima del suo esercito, nel maggio 1809 Stuart esitò tre settimane prima di intraprendere la spedizione nel Golfo di Napoli: la ritirata austriaca dall'Adige sembrò del resto dargli ragione e solo l'arrivo di migliori noti'.l,ie da Trieste, il 9 giugno, lo convinse infine a salpare con 10.000 inglesi e 6.000 siciliani. Un cronista siciliano asserì che il generale inglese intendeva "agire senza comunicare alla coree le sue operazioni, perché (era) circondato di soggetti i quali fa(ccva)no tutto sapere a Napoli" e mise in ridicolo il concorso horboni-
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co ("per imbarcare due miseri reggimenti son corsi più di venti dispacci e (il ministro) A rriola fu in segreteria fino a 1O ore di notte ad appianare un milione di difficoltà. Avuto l'avviso della partenza è scoppiata quasi un' epidemia fra gli uffìciali che non volevano più partire"). La breve campagna ricalcò inoltre lo schema di Maida: malgrado il successo simbolico <li Procida e Ischia, il 24 luglio Stuart tornò in Sicilia, col pieno consenso dei comandanti inglesi ma assestando un altro colpo alle relazioni con la corte di Palermo. TI 23 settembre il brigadiere Oswald salpò con 1.900 uomini per le Ionie, divenute distaccamento permanente della guarnigione inglese in Sicilia, forre di 20.539 uomini nel gennaio 1810 e di 23.046 in luglio (inclusi 2.500 nelle Ionie). Ndl' aprile 1810 Stuart ricevette l'ordine di mandare 4 primi battaglioni in Spagna non appena avesse ricevuto i rimpia·,.zi di seconda linea e poco dopo l'ordine di far parti re subito i primi due senza attendere i rimpiazzi. Appreso dai giornali francesi che Santa Maura era stata occupata, T,ord Liverpool promise a Stuart anche il rimpiazzo della forza nelle Ionie, ma lo avvertì che solo un pericolo imminente in Sicilia poteva esimerlo dall'inviare i 4 battaglioni in Spagna. Stuart rispose che il nemico stava concentrando truppe e navi sullo Stretto e che lui poteva opporgli solo 14.000 uomini, dovendo presidiare cinque piazze (inclusa Trapani, minacciata dalla squadra di Tolone) e non poteva dunque privarsi né dei 4 primi né dei 4 secondi battaglioni in arrivo. 11 7 settembre Lord Liverpool gli scrisse che ormai i francesi sembravano intenzionat i ad abbandonare l'invasione e che il governo inglese aveva deciso di dare priorità assoluta alla Spagna e lo rimproverò per aver rimandato vuoti i trasporti che gli avevano appena portato 2 secondi battaglioni. Per evitare ulteriori ritardi, col dispaccio arrivarono anche 5 fregate incaricate di imbarcare le truppe. Sostenuto dal parere dei comandanti dell'esercito e della marina in Sicilia, Stuart rifiutò ancora una volta <li sguarnire l'isola, ancora minacciata da un ritorno delle for'.l,e nemiche e da un attacco della squadra di Tolone, e si limitò a far partire solo gli Chasseurs Britanniques. Tuttavia, rendendosi conto di non potersi opporre ad un ordine del governo, il 16 ottobre rassegnò le dimissioni, restando al suo posto fino alla sostituzione.
In dicembre il governo ordinò il trasfèrimento in Spagna di altri due
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reggimenti e limitò la guarnigione della Sicilia a 10.000 uomini, quella delle Ionie a 700 regolari e 1.300 irregolari greci e quella di Malta a 4.000. Nel gennaio 1811 la forza presente in Sicilia e nelle Ionie era però ancora di 18.550 uomini.
l contrasti tra Stuart e il governo borbonico (1808-1 O)
Pur evitando le ingerenze politiche di Moore, Stuart non aveva del resto guadagnato la fiducia del governo borbonico. Nel giugno del 1808 il generale venne a sapere dal governatore di Capri, l ludson Lowe, della fallita spedizione <li Canosa a<l Ischia. A dicembre levò gran clamore per la scoperta di una presunta congiura fìlofrancese a Messina, salvo a farsi poi (marzo-giugno 1809) sdegnato portavoce delle proteste del notabilato locale contro i metodi inquisitori della commissione Artale, con la richiesta provocatoria <li trasferire il processo alla giurisdizione britannica. Altre tensioni si ehhero circa il finanziamento dei lavori del genio a Siracusa e Augusta, la leva di 500 volontari siciliani, la partecipazione del principe ereditario alla spedizione nel Golfo di Napoli e la scelta dei comandanti borbonici, gli incidenti provocati a Messina da ufficiali inglesi ubriachi, l'uso degli alloggi e delle armi, la raccomandazione di uHìciali borbonici da parte di Stuart. ;, Contrasti pit1 sostanziali riguardarono la cooperazione strategica e militare anglo-siciliana. Il 30 marzo 1809 Stuart rifiutò <li recarsi a Palermo per partecipare ai colloqui con l'inviato austriaco La Tour, facendosi rappresentare dal generale McFarlane. La regina confidò a La 'four di temere che gli inglesi volessero annettere la Sicilia. Non a torto, se è vero che Stuart, sentendosi rispondere dagli ufficiali catturati a Ischia e Procida che la decorazione da loro portata era l'ordine murattiano delle "Due Sicilie", avrebbe detto: "basterebbe una, perché l'altra è <li re Giorgio". E Lord Amherst, subentrato a Drummond con istruzioni di reprimere con la forza ogni minima violazione del governo siciliano, non tardò a sposare la causa dei baroni e a riprendere la tesi di Muore, che lo scontento popolare contro il governo borbonico sarebbe stato sfruttato dai francesi, se gli inglesi non si decidevano ad assumere direttamente il governo del paese. A sua volta Stuart diffidava della regina, circondata di emigrati francesi e divenuta zia di Napoleone con le nozze di sua nipote l'arciduchessa
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Maria Luisa, convinto che corrispondesse con Parigi tramite Vienna (sotto la bandiera di tregua) o Luciano Bonaparte, prigioniero a Malta degli inglesi. (Considerata non a torto l'unico uomo della corte borbonica, la regina era da tempo la bestia nera degli inglesi per la sua ostinata opposizione alla cessione del suo esercito: ci si rammaricava che i francesi non l'avessero catturata, confrontando la situazione della Sicilia con quella del Portogallo, dove la fuga dei Bragança in Brasile aveva lasciato mani libere a Wellesley. Quando si sparse a Londra la fola della morte improvvisa di Napoleone e annunciarono al re pazzo che era morto "il suo peggior nemico", Giorgio III pensò che si trattasse della strega di Palermo). Nel marzo 1809 Stuart sollevò una protesta formale per le voci su un'autonoma spedizione per la riconquista del Regno di Napoli affidata a Moliterno, inviso al governo britannico, dichiarando che il re di Sicilia, considerata la posizione dell'esercito inglese nell'isola, non doveva formare nessun progetto senza rivelargli i motivi e l'oggetto, costringendo il re ad una penosa smentita. L8 aprile 1810 rifiutò seccamente di ricevere il duca d'Orléans, genero del re, per discutere un piano comune di difesa dell'isola, ribadendo che la pianifìcazione era di esclusiva competenza dei governi e che un piano di difesa era già stato comunicato a Palermo da Londra. Stuart scrisse che il brigadiere Farddla, capo di stato maggiore borbonico inviato a concordare misure militari, avrebbe rifiutato di metterle per iscritto, dichiarando di ritenere che la regina l'avrebbe sconfessato se non le fossero piaciute. ln luglio il generale chiese formalmente il comando delle forze siciliane, rifiutando la proposta evasiva di assumerlo solo do po un eventuale sbarco nemico. A sua volta il re respinse la richiesta di cedergli almeno il comando dei 12 battaglioni di milizia scelta siciliana. L 11 agosto Circello comunicò a Stuart che, date le circostanze, il re aveva d eciso di mettersi personalmente alla testa dell'esercito e dei volontari siciliani comandati dai principi reali, con Bourcard come luogoten ente gen erale, aggiungendo che il piano restava quello approvato da Stuart. Invece, con lettera del 15 alle autorità militari, il re abbozzò un piano di difesa aut onomo, che prevedeva l'abbandono della Sicili a Orientale e l'arroccamento sulle montagn e a difesa della capitale. Si sospettò che il duca d'Ascoli avesse d ato disposizioni segrete al duca della Plorcsta, comandante della piccola avanguardia siciliana, di ripiegare su Palermo in caso di sbarco nemico. Se gli stessi inglesi sosten evano ch e la Sicilia era sull' orlo
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della rivoluzione, suona ipocrita il commento derisorio o sospettoso alla decisione del governo borbonico di cenere le proprie truppe attorno a Palermo, dove si temeva un'insurrezione in concomitanza con la festa di Santa Rosalia o della nuova sessione parlamentare convocata per il 24 agosto per correggere le deliberazioni prese in gennaio. 11 5 ottobre, dopo i complimenti reciproci per la vittoria di S. Stefano e l'autorizzazione del re a proclamare la leva in massa delle campagne in caso di sbarco, Circello annunciò a Stuart la visita di Farddla per sottoporgli un nuovo piano di difesa e suddivisione delle truppe. l.:agenda del generale dimissionario incluse una ripicca tra il senato di Trapani e il generale Kronfeldt circa il divieto di usare il fossato del castello come discarica, la consegna al re della bandiera del Real Corso presa a S. Stefano, I' autorizzazione del re a reclutare sudditi siciliani per l'armamento delle batterie inglesi e il conferimento dell'ordine di San Gennaro. Timeo Danaos, Stuart rispose l' 1 1 novembre che poteva fare a meno delle reclute siciliane e che non poteva accettare la decorazione fìn quando il suo operato non fosse stato approvato anche dal re d'Inghilterra. La freddezza era fondata: i] l 8 novembre Circello gli comunicò infatti che, viste le continue insurrezioni, il re aveva deciso di inviare sul continente un corpo di 2.000 uomini al massimo, per ~ piì:1 non della linea, al comando del duca di Moliterno, aggiungendo che la spedizione era autonoma: se però Stuart poteva e credeva, sarebbe stato gradito l'intervento d elle navi inglesi a protezione dello sbarco. Il 29 Stuart rispose di non essere affatto d'accordo, minacciando di informare il suo governo qualora lo sbarco fosse avvem1to. Ancora una volta il governo borbonico cedette, rinunciando definitivamente alla spedizione di Moliterno, e, con gesto d istensivo, con real ordine del 9 dicembre dispose che le truppe britanniche in Sicilia fossero "considerate e riguardate come Reali Truppe".
La crisi politica del febbraio-luglio 18 I I Nel gennaio 1811 Lord Liverpool d ecise il richiamo di Amherst per aver mancato di energia, di tatto e di perspicacia e il ripristino dcli' assetto di comando del 1806-08, riunendo in una stessa persona il comando in capo "delle forze britanniche marittime e terrestri del Mediterraneo, con eccezione della Squadra e di Malta'' e la rappresentanza diplomatica a
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Palermo, affiancata da un comandante in secondo con funzioni di comandante immediato delle forze terrestri. I due incarichi, analoghi a quelli già ricoperti da Fox e Moore, furono attribuiti al tenente generale Lord William Bentinck e al maggior generale Frederick. Maitland, ma il loro arrivo a Palermo slittò di ben sei mesi, durante i quali Stuart e Amherst continuarono ad esercitare le loro funzioni. Furono perciò loro a dover affrontare la crisi politica aperta dai reali editti fiscali del 14 febbraio, giudicati lesivi delle prerogative del parlamento, che suscitarono la "rimostranza" di 45 baroni al re e !"'energica protesta" presentata il 24 aprile alla deputazione del Regno. Questi documenti furono inviati al principe reggente e alla stampa inglese, che scatenò una violenta campagna contro la regina: ma alla protesta contro l'imposta dell'l per cento sui movimenti di denaro si unirono anche i commercianti inglesi. Pressati dai loro amici liberali, Stuart e Amhcrst risposero di non potersi ingerire, ma promisero di intervenire presso il loro governo non appena tornati in patria. Con editto del 19 luglio il re dispose l'arresto dei cinque baroni che avevano promosso la protesta. TI 22 arrivò a Palermo il vascello dell'ammiraglio sir Charles Cotton, subentrato sedici mesi prima a Collingwood, con a bordo Bentinck e Maidand. Il segretario di legazione Douglas, reggente l'ambasciata in assema di Amherst, corse dall'ammiraglio, gli mostrò le istruzioni che autorizzavano l'uso d ella forza e gli chiese di prelevare i baroni dalla nave che li doveva portare nelle varie isole in cui erano stati relegati. C:otcon accettò di fermare la nave borbonica ma non di prelevare i baroni, dichiarando che li avrebbe presi a bordo solo a loro richiesta, e gli interessati rifiutarono per timore di rappresaglie contro le famiglie.
C. Lord Bentinck (1811-15) l,a conquista del proconsolato (1811-13) Secondogenito del III duca di Portland, colonnello e membro del parlamento a ventidue anni, Lord Bentinck aveva fatto la campagna d'Olanda
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IN SICILIA ( 1800 - 1806)
e la seconda d'Italia negli stati maggiori del duca di York e di Suvorov prima di assumere, nel 1803, il governatorato di Madras. Richiamato nel 1807 a seguito della rivolta dei sepoys a Vellore, al rientro in patria aveva reclamato contro i dirigenti della Compagnia delle Indie. Inviato nell'agosto 1808 in Portogallo, aveva svolto una missione diplomatica presso la funta suprema spagnola di Siviglia e comandato una Brigata nella campagna della Corufia e poi una Divisione, svolgendo nel frattempo varie missioni in Germania per organizzare la King's German Legion. Sbarcato il 23 luglio 1811 a Palermo, dove si insediò dopo una breve visita a M.essina per assumere il comando militare, Bentinck condivideva l'idea di Moore e Amherst che per piegare la corte ai voleri dell'Inghilterra occorreva sostenere il "braccio" baronale del secolare parlamento siciliano, simile alla Camera dei Lord, dove un nucleo di baroni in fama di liherali per precedenti relazioni coi circoli whig londinesi mercanteggiava il "sussidio" chic.sto dal re conrro una riforma del sistema di ripartizione del carico fiscale (apparentemente democratica ma tendente in realtà a rimescolare la lottizzazione del latifondo), con punte di estremisti che reclamavano l'abolizione dei fedecommessi. Motivato da ragioni geostrategiche, l'appoggio inglese ai baroni "di sinistrà' non era privo di una coloritura ideologica: dall'esperienza delÌe juntas spagnole Bentinck aveva tratto, come molti inglesi di tendenza whig, l'idea che per combattere Napoleone bisognava strappargli il controllo "dei cuori e delle menti" o, come si diceva allora, delle "nazioni", ossia dare maggiore rappresentanza e potere ai cet i emergenti della nobiltà, del commercio e delle professioni. Idee analoghe a quelle prevalse in Austria con la guerra patriottica del 1809, incunabolo della grande sollevazione nazionale avvenuta in Germania nel 1813. Già il 2 agosto Bentinck indirizzò una durissima nota a Circello, denunciando in coni enfatici e insolenti il malgoverno horhonico e dichiarando che le milizie inglesi non avrebbero potuto sostenere un tal sistema contro la resistenza del popolo. Dopo un burrascoso colloquio con la regina, in una seconda nota biasimò la relegazione dei baroni e la presenza di 14.000 napoletani e forestieri nelle truppe siciliane, inclusi 5.000 disertori e prigionieri francesi che in caso di invasione potevano essere <li impedimento e non di aiuto e il 27 agosto tornò in Inghilterra per consultazioni, delegando il comando e la legazion e a Maitland.
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Tornato a Palermo il 7 dicembre, Bentinck sfruttò l'imbarazzo d ella corte per la scoperta del complotto antibritannico di Messina e per le testimonianze e le confessioni che chiamavano in causa i pii1 stretti consiglieri della regina e perfino Circello, Ascoli e il principe di Luzzi e denunciavano un presunto accordo austro-siciliano per sollevare i mercenari tedeschi di stanza in Sicilia, cacciare gli inglesi con l'aiuto dei francesi, restaurare i Borboni sul trono di Napoli e dare la Sicilia all'arciduca Carlo. In un burrascoso colloquio con la regina, che lo definì "quel rude sergentaccio", Bentinck poté quindi permettersi di chiederle "imperiosamente" il comando supremo di tutte le forze, il presidio delle piazze fortificate e una guarnigione inglese a Palermo. Preso direttamente il controllo del partito liberale, dilaniato dalle fazioni personali, il 15 gennaio 1812 costrinse poi il re a promulgare la costituzione parlamentare, cedere il governo al figlio Francesco quale vicario generale e ttlter ego, epurare l'esercito e la polizia, smantellare l'amministrazione Castrone e dargli il comando delle truppe, ribattezzate "siciliane", col grado <li capitano generale borbonico.
In aprile i tanto disprezzati esteri congedati dal servizio borbonico per ragioni finanziarie furono ammessi al servizio inglese: in luglio erano 1. I 57, assegnati ai reggimenti svizzeri De Roll e Dillon. Ciò consentì a Maidand di partire per la Catalogna coi rinforzi senza sguarnire troppo la Sicilia. Inoltre Bentinck impose una revisione del trattato anglo-siciliano, firm ato il 12 settembre. L'art. 2 aggiungeva alle unità già poste sotto il controllo inglese - la Aouiglia di Messina e il Royal Sicilian Regirnent of ròot (35 ufficiali e 1.341 uomini) che aveva prestato giuramento a re Giorgio III, figurava nell'Anny l,ist ed era <li guarnigione a Malta - una Divisione siciliana di 7.314 uomini (245 ufficiali), 681 cavalli (inclusi 264 d'artiglieria) e 24 pezzi, con impiego limitato al Mediterraneo e con un comandante inglese e brigadieri designati da Bentinck tra i generali borbonici. Inoltre il trattato vincolò 1'82% del sussidio al ma ntenimento della Divisione e della flottiglia di Messina e comportò un completo riordinamento delle forze siciliane, con la sostituzione di quasi rucci i generali e colonnelli. Il 24 novembre 2.5 00 "esteri" dell'esercito "siciliano" (ossia proprio l'aliquota napoletana che Bentinck aveva strumentalmente defin ito inaffidabile) partirono per la C atalogna con altre truppe inglesi, formando una nominale Anglo-Sicilian A rmy di 2 divisioni (Clinton e Mackenzic) che si distinse il 12 e 13 aprile 1813 nella battaglia di Castalla.
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Il 26 luglio 1812 la regina scriveva a Latour che a Palermo era in corso "une mauvaise parodie singerie, aher plump und ungeputz (però pesante e grossolana) de la révolution française sous la protection et la direction du ministre anglais". In ottobre, quando Bentinck giunse a chiedere l'esilio ddla sovrana, Ferdinando la difese e si fece poi convincere da lei a sfidare il proconsole, tornando a Palermo, accolto dall'entusiasmo popolare, per riassumere il potere. Per tutta risposta, il 10 marzo 1813 ottomila soldati inglesi occuparono Palermo consegnando in caserma i 3.000 napoletani. Il re tentò di resistere rifugiandosi nella villa della Favorita, ma Bentinck riunì i ministri presso il vicario e, col loro assenso., il 22 fece circondare la villa e puntare i cannoni per costringerlo ad abdicare. Il 29 si accontentò di una convenzione che impegnava il re a ristabilire il vicariato in tutta la sua pienezza e ad esiliare la regina. E siccome lei non si decideva a partire, ordinò a McFarlane di marciare su Castelvetrano con 5.000 giacche rosse e il 16 giugno Maria Carolina lasciò per sempre la Sicilia.
La sjìda con Murat (J 813- I 4) Loccupazione inglese di Ponza, il 26 febbraio 1813, pose fine di fatto alla dròle de guerre anglo-napoletana. Il 10 maggio Bencinck inviò al governatore di Ponza, tenente colonnello John Coffin, le condizioni concordate col vicario genera.le principe Francesco per trattare l'accordo commerciale chiesto da Napoli e, partito per la Catalogna a sostituire il generale Murray, sostò brevemente a Pon'.l.a, dove il 5 giugno rifiutò l'autorizzazione a trattare una convenzione militare, pretendendo come condizione la consegna di Gaeta come piazza di deposito e sicurez'.l.a e il riconoscimento dei diritti delle reggenze barbaresche. Battuto il 12 settembre a Ordal, Bentinck si reimbarcò il 22 con l'autorizzazione di Wellington e, sbarcato a Palermo il 3 ottobre, subito destituì il ministero realista formato in agosto e sciolse il parlamento para.lÌ7:zato d all'estremismo parolaio <lei tribuni delle arti minori. ln novembre autoriz'.I.Ò il tenente colonnello anglo-austriaco Catinelli a sharcare in Toscana con 900 icalian levies per sollevare l'Italia contro Napoleone, ma la spedizione, benché appoggiata da una robusta forza navale, abortì in pochi giorni per l'attendismo dei lucchesi e l' imprevista resistenza della piazza di Livorno. Il 4 dicembre Bcntinck espose al principe ereditario il
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progetto, poi definito da lui stesso un mero "sogno filosofico", di cedere la Sicilia all'Inghilterra in cambio della restaurazione sul trono di Napoli e di un ingrandimento territoriale a spese del papa. Implacabile avversario di Murar, nel gennaio 1814 Bentinck forzò le istruzioni del suo governo rifiutandosi di accedere all'alleanza austronapoletana e solo a malincuore si rassegnò il 3 febbraio a firmare a Napoli un mero armistizio, imponendo però a Neipperg e a Gallo il suo progetto di cooperazione militare per la campagna d'Italia che limitava l'azione delle truppe napoletane alla destra del Po (fino a Piacenza e ad Alessandria) e riservava alle forze inglesi la costa tirrenica da Livorno a Genova (il che gli consentì poi di opporsi efficacemente alle mire annessioniste di Murat, sostenendo che la Toscana doveva costituire la base di operazione delle forze inglesi). Il 20 febbraio la 1a Divisione anglo-siciliana (Montresor) si imbarcò a Palermo e Milazzo e il 9 marzo sbarcò a Livorno, già presidiata dai murattiani, da dove Benrinck lanciò un improvvido appello all'insurrezione per l'indipenden:,,,a italiana (simile del resto ad altri due austriaci) e il 1.6 incontrò Murata Reggio senza riuscire a provocare la rottura_ Mentre la 1a Divisione avanzava cautamente sulla Spezia e la 2a (McFarlane) salpava a sua volta per Livorno, Bentinck incontrò Gallo a Reggio, conferì con Bellegarde a Verona dal 22 al 27 marzo e rese omaggio a Modena il 30 e a Bologna il 1° aprile al papa Pio VII (in prudente rientro dall'esilio). Il 3 aprile, però, il governo inglese lo sollevò dalla rappresentanza diplomatica a Palermo, attribuendola al console generale a Messina, A'Court, e lo stesso giorno Castlereagh gli indirizzò una dura nota da Digione (quartier generale delle Alte Potenze Alleate). Il 17 aprile, quando Napoleone aveva già abdicato, le !taLian kvies, i éaLabrian Free Corps e la Greek Light lnjàntry attaccarono i forti a Levante di Genova, costringendo il presidio francese alla resa. Il 24 Murat si congratulò con Bentinck inviandogli in dono la sua spada, che l'altero generale accettò solo "a titolo di curiosità", rimettendola a sua volta al principe reggente Giorgio. intanto Bentinck aveva promesso ai genovesi la restaurazione della loro Repubblica e inviato il generale McFarlane a Milano per sostenere le speranze dei rivoluzionari lombardi, ma le sue promesse furono frustrate dallo sbarco a Genova del re di Sardegna e dalla decisione.: dell'imperatore
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Francesco di annettere la Lombardia. Il 25 maggio Bentinck si imbarcò a Genova per Palermo e il 31 Lord Bathurst gli vietò di fare avances alla corte di Palermo senza ordini preventivi.
La nuova fùnzione delle truppe inglesi in Sicilia (J 8 14) La pace di Parigi con la Francia e l'armistizio con Napoli posero la questione del ritiro delle truppe inglesi dalla Sicilia. Avendo deciso di privilegiare la cooperazione con l'Austria, lasciandole mani libere in Italia ed essendo pressato dall'esigenza di ridurre le spese, il governo britannico era intenzionato a ritirarle, ma i liberali siciliani le consideravano la loro unica garanzia contro una ripresa del potere da parte dei reazionari. In giugno, con due note riservate, il ministro degli esteri del governo liberale, principe di Villafranca, chiese a Bencinck di ottenere dal suo governo una formale dichiarazione circa il mantenimento delle truppe. Bentinck accolse di buon grado la richiesta e scrisse a Castlereagh che nelle attuali circostanze era del tutto impossibile ritirare le truppe e che occorrevano almeno due o tre anni per consolidare il governo costituzionale. Ma, rassicurato sulle intemioni del governo inglese, il 1 luglio re Ferdinando riprese il potere. Dissuaso dagli stessi liberali siciliani dall'idea di un nuovo colpo di fon:a, il 16 Bentinck lasciò scorffitto l'isola che pure aveva sinceramente amato e che aveva sognato di poter governare in nome dell'Inghilterra. Rassicurato da A'Court sulla non ingerenza iuglese, fu allora il re, ancora in guerra con l'usurpatore Murat, a chiedere il mantenimento d ella guarnigione, segno tangihile dell'impegno inglese a sostenere i suoi diritti sul trono di Napoli, anche se la popolazione era ormai ostile agli inglesi e li fischiava quando passavano. ln un primo momento il governo inglese sembrò tuttavia irremovibile: corse voce di un negoziato con Murat per vendergli l'intera British Army Rotilla di Messina e 160 marinai e cannonieri napoletani che avevano chiesto di passare d al servizio inglese a quello napoletano furono consegnati al comando murattiano in Calabria. Con memorandum del 21 ottobre A'Court informò la corte che l'Inghilterra credeva opportuno ritirare le sue truppe dall'isola non volendo esercitare alcuna influenza militare nei consigli del re e della nazione. La successiva decisione di sospendere il ritiro, già cominciato, dipese solo in parte <bile pressioni borboniche: maggior peso ebbero quelle del
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LE DUE 51C1LIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
duca di Wellington, che da mesi scava concertando con Luigi XVIII una vera crociata antimurattiana e il 13 settembre aveva presentato un progetto ( Our plans againstMurat) che prevedeva di sbarcare in Calabria con un esercito anglo-ispano- portoghese di 35.000 uomini e 60 cannoni, sostenuto da 10.000 siciliani e da una flotta comandata da Sidney Smith. Un nuovo piano del 25 dicembre, presentato a Lord Liverpool e Casdereagh, prevedeva invece di partire da Marsiglia e Tolone e sbarcare 40.000 uomini e 60 pezzi nel Lazio, calcolando una campagna di quattro mesi e una spesa di 1.5 milioni di sterline. Ottenuta il 22 gennaio 1815 l'autorizzazione a recarsi a Vienna, il l febbraio Wellington incontrò Castlereagh e Schwarzenberg, gettando le basi dell'alleanza anglo-austriaca contro Murat. O
La sconfitta di Bentinck (7 815)
Tgnaro di questi sviluppi, Benci nck aveva mantenuto i contatti coi liberali italiani, restandone influenzato fino a lasciarsi abbagliare anche lui dall'astro di Murat: il 15 gennaio 1815, da Firenze, scrisse che l'Italia lo amava e che l'lnghilcerra doveva sostenere l' unità italiana per erigere una barriera tra Austria e Francia onde evitare il ripetersi di un'alleanza continentale com'era avvenuto nella guerra dei Sette Anni. A riportarlo coi piedi per terra non bastarono i bruschi colloqui avuti a Roma il 21 e 22 gennaio col cardinal Pacca e lo stesso Pio VII, intransigenti custodi della sovranità temporale e dell'integrità dei domini pontifici: scava infatti per recarsi a Napoli quando, per sua fortuna, un'improvvida lettera di Gallo gli fece saggiamente cambiare idea.
In febbraio, ricevuto dal re di Sardegna, gli chiese invano di poter insediare di nuovo il quartier generale del Mediterraneo a Genova (dove stanziavano il [4th Foot e 3 reggimenti di Tta!ian !evies), ma vi tornò il 12 marzo a seguito della crisi determinata dalla foga di Napoleone e dalle mosse di Murat, nei cui confronti Bentinck. mantenne un atteggiamento ambiguo: il 23 marzo gli inviò il colonnello Dal1ymple, attese il 5 aprile per dichiarare lo stato di guerra (misura che, in base all'armistizio anglonapoletano, dava ancora un termine di tre mesi prima dell'inizio delle ostilità) e ricevette inoltre il colonnello Macirone, inviato da Murat. TI 13 aprile Gallo gli trasmise la richiesta del re di Napoli di intavolare un negoziato per potersi conformare ai voleri dell 'Tnghilcerra. Ma intanto
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INGLESI IN SICILIA (1800 - 1806)
Mcfarlane allestiva in Sicilia un corpo di spedizione, forte al 22 aprile di 7.650 uomini: 4.950 siciliani e appena 2.700 inglesi. Questi ultimi includevano 150 ussari di Brunswick, 300 dragoni leggeri, 100 artiglieri, 900 fanti inglesi (1110th e 1st/3rd), 600 svizzeri (De Roll) e 650 tedeschi (KGL). 115 maggio Bentinck informò Lord Bathurst che, ritenendo ormai imminente la caduta di Murat, avrebbe sospeso l'esecuzione degli ordini di cooperare con gli austriaci. Finalmente, su richiesta di Metternich, il governo inglese lo richian1ò in patria abolendo la British Army of the Mediterranean, sciolta il 24 maggio, al momento dello sbarco di Macfarlane a Napoli. 11 25 Bentinck si imbarcò a Genova e il 18 giugno, non appena arrivato a Londra, indirizzò a Bathurst un memoriale difensivo dai toni aspri e risentiti che gli valse un nuovo incarico presso Wellington, troppo tardi però per prendere parte alla gloria di Waterloo. Il 22 aprile 1815 la Divisione in Sicilia, comandata da McFarlane, contava ancora 7.650 uomini (2.700 inglesi e 4.950 sicili,mi). T1 contingente inglese era composto da 150 ussari di Brunswick, 300 dragoni leggeri, 500 fanti del 1110th Poot, 400 del 113rd foot, 600 del De Roll e 650 della King's Gcrman Lcgion. Il contingente siciliano includeva 300 cavalieri e 150 artiglieri. Le forze navali (ammiraglio Pcnrose) contavano i vascelli Queen e Tremendous (Campbell) a Genova, Aboukir a Livorno, Rivoli in ;, viaggio da Palermo a Napoli, Partridge e Wizard. ln maggio il grosso delle truppe inglesi in Sicilia sbarcò a Napoli, proseguendo pochi giorni dopo per Genova. Le ultime truppe inglesi lasciarono Messina il 15 ottobre. Tornato privatamente a Napoli in settembre, Bentinck fu convinco dal ministro austriaco a reimbarcarsi quale persona non grata, con grande sollievo di re Perdinando ("se a voi ha reso l'appetito - disse al ministro degli esteri Circdlo - a me ha procurato una nottata tranquilla!"). Caduto in disgrazia e rimasto senza impiego fino al 1821, nel 1827 fu nominato governatore generale del Bengala, dove giunse nel luglio 1828. Nel 1833 fu il primo a ricoprire la nuova carica di governatore generale dell'India istituita con l' East Indias Company Charter. Costretto da motivi di salute, nel 1836 lasciò l'India per Parigi, dove morì nel 1839.
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INGLESI IN SICILIA ( 1800 - 1806)
21. LE TRUPPE INGLESI ( 1806- 181 5)
D. I Reggimenti inglesi in Sicilia I venti battaglioni nazionali inglesi in Sicilia
Due battaglioni, del 30th e 89th foot, furono le prime unità inglesi a mettere piede in Sicilia. Sbarcati il 1O marzo 1799 a Palermo, prosegui rono per Messina, restando <li guarnigione nella cittadella fino a dicembre, quando forano trasferiti all'assedio deHa Valletta. In seguito un reggimento di cavalleria (20th Light Dragoons) e 18 battaglioni nazionali inglesi si avvicendarono in Sicilia dal 1806 al 1815. La forza di 4.000 uomini partita da Plymouth il 19 aprile 1805 e arrivata a Malta il 18 luglio eta composta da 2 squadroni del 20th e 4 battaglioni nazionali di nuova leva (20th, 1127th, 1135th e 1161st). La forza imbarcata a Malta il 1° novembre 1805 era composta, secondo Bunbury, <la 5.446 nazionali (4.656 fanti, 307 dragoni, 469 artiglieri e 14 genieri) e 1.912 esteri. Secondo la nota delle truppe sbarcate a Napoli il 20 novembre, i nazionali erano invece 5.362 (4.574 fanti, 351 dragoni, 416 artiglieri, 21 genieri) e gli esteri 1.935. Queste truppe, sbarcate a Messina il 16 febbraio 1806, furono seguire in aprile, sempre secondo Bunbury, da 1.370 inglesi (81st e 2178th). Ai primi di maggio partirono da Plymouth a.Itri 4 battaglioni, arrivati in giugno. Cinque (20th, 1127th, 1158th, 2178th, 1181st), con 4.538 uomini, combatterono il 4 luglio a Maida (dove l'artiglieria, 16 pezzi, era comandata dal maggiore Lemoine) e un distaccamento del 1/61st partecipò alla presa di Reggio. Il 2178th, comandato dal colonnello McLeod, fu poi inviato via mare a Cotrone. Secondo Bunbury al 1° agosto le forze terrestri in Sicilia contavano 11.249 uomini, di cui 2.73 1 distaccati (58th, 217 8th, 81st e corsi) e 8.518 sugli Stretti <li Messina, con 10 battaglioni
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nazionali (6.742), 311 dragoni, 436 artiglieri e genieri, 629 svizzeri e 400 volontari siciliani. In agosto arrivarono altri 1.516 esteri (De Roll e Chasseurs Briranniques); il 17 agosto salpavano da Plymouth anche 3 battaglioni del 1st Foot Guards (1 st 3rd e scelto, composto dalle compagnie granatieri e leggere e comandato dal colonnello Henry Clinron). Al 1° dicembre la forza era di 17.559, di cui 728 corsi a Capri e 16.831 in Sicilia, inclusi 487 volontari siciliani, 287 dragoni, 736 artiglieri e genieri e 2.559 del 1st Guards. Alla spedizione in Egitto (6 marzo-19 settembre 1807) presero parte i dragoni leggeri e 4 battaglioni nazionali (1/31 st, 1 e 2135th e 2178th): il colonnello McLcod fu ucciso il 21 aprile a El Hamed con 292 uomini. In settembre tornarono in Sicilia, ma 8.000 uomini (1st Guards, 31st, 2135th, 1152nd, 1161st) furono trasferiti a Gibilterra. Il 1° marzo 1808 arrivarono 2 battaglioni inglesi (I/10th, 44th) e 3.600 annoveresi per fronteggiare la minaccia della flotta francese, ma in aprile lasciarono la Sicilia il 20th (presente il 21 agosto alla battaglia di Vimeiro) e il 2178th. I..:8 settembre una compagnia (O'Brien) del 58th prese parte all'attacco di Diamante. Al 1° gennaio 1809 restavano in Sicilia 9 battaglioni naz.ionali con 7.942 effettivi. Alla spedizione di Ischia e Procida parteciparono il 1127th, il 2135th, il 1158th e il 2162nd, coi battaglioni scelti granatieri e leggero, mentre la brigata del colonnello Smith (2127th e parte del 10th) rientrò a Messina, guarnita dal 21st e 1135th. TI 16 agosto sfilarono per Cosenza, in din.,-zione di N apoli, 2 capitani, un tenente e 80 soldati inglesi catturati nella fàzione di Palmi, seguiti due giorni dopo da altri 14 presi a Scilla: fece impressione il loro "contegno ... ardito e franco ... sia coscienza del proprio valore, sia sentimento trasmesso dalla loro potente baJJdiera". Anche le scorte (del 22e léger e del 5° di linea napoletano) erano "condiscendenti e cortesi oltre il solito, forse in ricambio dei generosi trattamenti di Stuart alle milizie di Reynier". Dopo la spedizione il 1131st fu sostituito dal 2127th, arrivato in agosto: in settembre tre battaglioni erano a Messina (1/ l 0th, 1135th, 1144th), uno a Torre del Faro (1121st), due a Pozzo di Gotto e Barcellona (1 e 2127th) e tre a Milazzo (1158th, 1162nd e 1/81 st), con un totale di 7.895 uomini. Il 22 settembre il 1135th (801) partì da Messina per le Ionie col tenente colonnello Oswakl e i battaglioni nazionali nell'Isola. scesero a otto. Nell'aprile 181 O Stuart ricevette l'ordine di mandare 4 battaglio ni in Spagna, ma la minaccia franco-napoletana contro la Sicilia gli consentì di
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IL SISTEMA MILITARE BORBONICO { 1800 - 1806)
rinviare sine die la partenza. Il 18 settembre il 1/21 st (fucilieri scozzesi), accorso da Messina con 2 compagnie svizzere, batté a Santo Stefano la retroguardia della Divisione Cavaignac. Alla fine del 181 O partirono per la Spagna solo gli Chasseurs Britanniques e gli ultimi squadroni del 20th Light Dragoons, seguiti nel 1811 dal 1127th, 1158th e 1/8lst. ll l novembre 1811 250 uomini del 1162nd (maggiore Darby), appositamente prelevati a Milazzo, sbarcarono nel porto di Palinuro coi marines e i marinai della Thames e Impérieuse, senza riuscire a prendere la batteria, distrutta il giorno dopo dal fuoco delle due fregate. Nell'azione fu ucciso il tenente Kay del 62nd. Il 24 aprile 1812 il 1135th sbarcò a Lissa, nuova base strategica per operazioni anfibie sulle due sponde del Medio e Alto Adriatico. O
Dopo la partenza della Maidand's Force per la Catalogna, nel giugno 1812, rimasero in Sicilia solo 3 barragl ioni nazionali (1 /21 st, 2127th , 1144th), rinforzati però da 4 nuovi ( I e 2/10th, 2114th, 75th). In ottobre il 2127th fu spostato da Milazzo a Palermo assiem e al 2° estero (Reali Presidi) per formare brigata col 1st e 2nd ltalian Lcvy, con i quali partì in novembre per la Spagna. Il 26 tèbbraio 1813 il tenente colonnello John Coffìn rioccupò Ponza coi due battaglioni del 10th Foot, restandovi poi governatore. Al 25 agosto 1813 le forze terrestri del Mediterraneo contavano 15.701 uomini, inclus~304 dragoni. Nel 1814 restavano in Sicilia 6 battaglioni, 4 (1 /21 st, 1163rd, 2114th e 1131st) assegnati al corpo anglo-siciliano sbarcato in marzo a Livorno e 2 (35th e 75th) a Messina. Il 2114th era di guarnigione a Genova ancora nel marzo 181 5. ln maggio sbarcarono a Napoli 3.000 uomini, di cui 1.400 inglesi (10th e 31 st e uno squadrone), che poi proseguirono per Genova. Le ultime truppe inglesi lasciarono Messina solo nell'ottobre 181 5. La croce di Malta che compare nelle insegne del 62nd _foot e di altri 11 reggimenti inglesi, fu adottata all'epoca del soggiorno in Sicilia, in omaggio all'Ordine gerosolimitano insediato a Catania. Nel cimitero inglese di Messina sono sepolti 12 ufficiali inglesi morti nel 1809 (i capitani Augustus Camerone Thomas Hunter del 21st, caduti in servizio), 1811 (il capitano J. H. Hill del 2127th e quattro tenenti del 3 rd KCL, 1144 th, 21st e artiglieria), 1812 (due tenenti del 27 th e 75th, un quartiermastro del 2 1st e un conduttore dell'Ordnance Store) e nel 1814 (un aiuto chirurgo dell'artiglieria). Inoltre il pagatore Henry Dickson della British Army Flotilla morto nel 1822, due mogli (del tenente colonnello Frederick Adam e di un ser-
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gente del 58th Foot) e due bambini figli di ufficiali del 10th e 75th morti nel 1810-12.
I cinque battaglioni annoveresi (King} German frgion) Delle forze inglesi in Sicilia fecero parte anche 4 battaglioni di linea (3rd, 4th, 6th e 8th) e una batteria a piedi (3rd Foot Battery) della legione annoverese (King's German l ,egion). Queste unità, reduci dalla spedizione di Copcnhagcn dd settembre 1807, erano state assegnate alla spedizione di 7.000 uomini in origine destinata a Lisbona. Salpata da Portsmouth in dicembre, la spedizione dovette rientrare in porto a causa delle tempeste e poiché i francesi avevano già occupato il Portogallo, fu destinata a Messina, dove sbarcò nell'aprile 1808. Nel gennaio 1809 i reparti in Sicilia contavano 3.434 fanti: alla spedizione in Sicilia parteciparono 2.400 uorn.ini del 3rd, 4th e 6th. In sellembre i bauaglioni (3rd, 4th, 6th e 8th) erano dislocati a Contesse, Augusta, Venetico e Siracusa. Il 7 giugno 181 O il generale Stuart promise a Circdlo un'inchiesta sugli incidenti provocati a Messina da ufficiali ubriachi della legione annoverese e dell'artiglieria britannica. In luglio un proclama del principe di Hohenzollern Hechingen, al servizio francese, invitò i connazionali che servivano nell'esercito britannico a disertare con la promessa di essere, a loro scelta, rimpatriati o ammessi al servizio francese. Sulla Gazzetta Britannica di M essina (N. 41 del 21 luglio) comparve una "Rispostà' dei "soldati tedeschi" al principe, in cui dichiaravano di essere "abbastanza fatigati ed arrossiti dei nostri propri principi ed ufficiali, i quali o vendettero la patria ai francesi o se ne fuggirono davanti a quelli" e assicuravano che a Messina c'erano "grandi preparativi per ricever(li) con pubblico splendore". Sedici soldati tedeschi furono tuttavia fucilaci per essere stati trovati in possesso di una copia del proclama. li malco nLenLo era intatti diffuso, specie tra gli ufficiali che si sentivano vilipesi e discriminati dai loro colleghi britannici. Nell'estate 1811 furono perciò sobillati dal sedicente barone dalmata Giovanni Battista Domenico Jacobi (licenziato un anno prima dal servizio segreto britannico e principale indiziato del complotto scoperto in novembre a Messina), il quale cercava di accreditarsi nell'entourage della regina assicurando che i reggimenti stranieri in Sicilia erano pronti a ribell arsi contro gli "stupidi mercanti" inglesi.
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Il 3rd, 4th e 8th fecero parte della Maidand's Force sbarcata ad Alicante il 10 agosto 1812, seguita in novembre da 2 battaglioni provvisori (granatieri e leggero) formati dalle compagnie scelte del 3rd, 7th e 8th. Alla fine dell'anno restavano in Sicilia solo le compagnie fucilieri e la 3rd foot lhttery. 11 7 febbraio 1814 McFarlane si lagnò con Narbonne della straordinaria diser:,.ione dei battaglioni annoveresi, specie del 7 th. Nondimeno il 3rd, 6th e 8d1 furono assegnati alla la Divisione anglo-siciliana sbarcata a Livorno il 9 marzo, mentre il 7th e la batteria rimasero in Sicilia. Il 24 marzo una pattuglia del 3rd, appoggiata dai canotti delle navi Edinburgh e Swallow, prese le opere francesi alle foci della Magra. Nel maggio 1815 il 6th e 9th furono trasferiti a Napoli e poi a Genova. Il 4th e 7th lasciarono Messina in ottobre.
I corpi stranieri a) gli Chasseurs Rritanniques Il battaglione e poi reggimento degli Chasseurs Britanniques, creato il 1° maggio 1801 in Austria dai resti dell'Arrnée de Condé, ma reclutato in seguilo fra prigionieri e disertori polacchi, croati, spagnoli, italiani e svizzeri, servì in Sicilia dal 1806 al 181 O, sotto il colonnello John Ramsey (J.803-14) e i tenenti colonnelli Thomas Charles le Forestier (1801-09) e James S. Barns (aggiunto fi 6 novembre 1806 e sostituito il 21 aprile 1808 da John B. O'Neill). Secondo Bunbury a Malta s'imbarcarono 562 cacciatori, ma il 20 novembre 1805 a Napoli ne sbarcarono 636. TI 9 luglio 1806 tre compagnie parteciparono alla presa di Reggio, rientrando a M essina in settembre. Lincorporazione di 3 15 prigionieri presi in Calabria portò gli dfrttivi a 867. Dal marzo al settembre 1807 il corpo prese parte alla spedizione in Egitto e il 31 marzo, nell'attacco di Rosetta, coprì la ritirata subendo 300 perdite, che furono pit1 tardi ripianate con prigionieri e disertori presi in Spagna, tanto che il 1° gennaio 1809 era risalito a 801 effettivi. Partecipò con 550 uomini alla spedizione di Ischia e Procida, e il 24 giugno le compagnie scelte sbarcarono a Ischia: il 3 0 giugno le altre compagnie subirono un centinaio di perdite alla presa del forte di Scilla, ma furono compensate dai nuovi prigionieri presi al nemico, tanto che al 1° settembre gli effettivi erano aumentati a 808. Il 22 un battaglione partì da Messina con l'Oswald's Force destinata alle Isole Ionie. Dei 31 ufficiali originari ne restavano in servizio solo 7 . Nell'autunno 181 O gli ultimi 920
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cacciatori lasciarono la Sicilia e l'intero reggimento (colonnello Rarnsey e tenenti colonnelli O'Neill e William Eustace) fu trasferito in Portogallo con una forza di 1.740 uomini. Lasciate due compagnie a Cadice, le altre dieci sbarcarono a Lisbona il 27 gennaio 181 1.
b) TI Reggimento svizzero De Roll Reclutato nel 1795 dal barone de Roll d'Emenholrz, di Soleure, il Reggimento Dc Roll aveva un lungo e glorioso stato di servizio quando, nell'autunno 1806, fu trasferito da Gibilterra in Sicilia. Comandato a qudl' epoca dal tenente colonnello Sonnenberg e dai maggiori Vogelsang e barone dc Capcl, il l novembre aveva 709 effettivi in Sicilia e 658 il 1° dicembre. Il 6 marzo 1807 sbarcò in Egitto con 761 (inclusi 32 ufficiali), subendo poi 17 perdite alla presa di Alessandria e oltre 300 (inclusi 14 ufficiali) il 21 aprile a El Hamed. Le perdite furono poi in parte compensate da "disertori spagnoli" e da un centinaio di serbi, greci e albanesi del Reggimento Montjoye~Frohberg (sciolto in giugno a Malta, dove il 4 aprile si era ammutinato tentando poi di resistere nel forte Ricasoli). O
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Rientrato a Messina, al l luglio aveva 861 uomini e in dicembre 908, scesi a 805 nel gennaio 1809. In febbraio i disertori svizzeri e tedeschi rifugiati a Ponza rifèrirono che molti altri loro camerati erano disposti a disertare e per agevolarne la fuga varie barche furono mandate a incrociare sulla costa di Sperlonga. Le compagnie scelte De Roll presero parte alla spedizione di Ischia e reclutarono fra gli svizzeri al servizio francese che si erano ammuLinati a Procida. In settembre il corpo contava 862 uomini e in novembre il maggiore de Basset ne condusse altri 400 del l/4eme suisse che dopo la convenzione di Cintra (Portogallo) del 30 agosto 1808 avevano accettato di passare al servizio britannico. Alla fine dell'anno il reggimento raggiunse così i 1.361 effettivi. Nel marzo 1810 Basset partì per le Ionie con le 2 compagnie scelte (granatieri e cacciatori) impiegate nello sbarco a S. Maura, e fu poi comandante a Ccfalonia. Tornata in Sicilia, il 18 settembre la compagnia cacciatori (Mi.iller) concorse coi fucilieri scozzesi allo scontro di Santo Stefano e fu il tenente.'. dc Planta a catturare la famosa bandiera del Real Corso. Il 7 marzo 1811 il barone von Eben und Buren fu nominato tenente colonnello e il Reggimento fu articolato in due battaglioni di 6 compa-
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gnie. La forza, ridotta a 1.200 uomini nel gennaio 1812, fu accresciuta a 1.481 con una patte degli svizzeri e tedeschi congedati in aprile dal servizio borbonico. TI Reggimento fu però smembrato: 2 compagnie (4a e 6a) rimasero nelle Ionie (e i[ 24 aprile sbarcarono a Lissa con 260 uomini): tre (7 a, 9a e 1Oa) furono inviate a Malta e tre ( la, 2a e l J a) , con 11 ufficiali e 320 uomini, formarono con cinque del Reggimento Dillon il battaglione provvisorio Roll- Dillon (maggiore Mohr), partito in giugno per la Spagna con la Mairland's Force e sbarcato ad Alicante il 10 agosto. Nel secondo semestre del 1812 il De Roll ebbe in Spagna "solo" 18 disertori, contro i 1O1 del Dillon.
A Messina rimasero solo lo stato maggiore e 4 compagnie (3a, 5a, Sa e 12a) comandate dal maggiore Vogelsang, ma in novembre fu inviata in Spagna anche la 5a cacciatori (97 uomini). Morto il barone de Roll, il 2 settembre 1813 la colonelcy del Reggimento fu attribuita al barone de Rottenburg, senza tuttavia mutare il nome d el corpo. Sciolto il Dc Ro1l~Oillon, il 24 aprile 1814 le 4 compagnie della Spagna si imbarcarono a Tarragona sulla fregata Malta e il 4 maggio arrivarono a Genova. Durante l'estate rutto il Reggimento, tranne le compagnie a Malta, fu riunito a Messina. Promosso maggior generale, il 31 dicembre Sonnenbcrg fu sostituito dal tenente colonnello Roberts e il 2 febbraio 1815 il maggiore Maitland subentrò a de Capel, passato in ritiro. Il D e Roll contava allora l.353 e in maggio distaccò la compagnia cacciatori e 2 di fi.1cilicri per la spedizione a Napoli, mentre il 28 maggio Vogelsang sbarcò a Reggio. In ottobre il Reggimento fu trasferito a Corfù. Ridotto a 982 effettivi il 25 dicembre, nel maggio 1816 il De Roll fu riunito a Corfù e disciolto il 23 agosto a Venezia.
e) TI reg_?,imento svizzero Watteville Creato nel 1801 dal barone Frédéric dc Watteville coi resti dei 4 reggimenti svizzeri reclutati nel 17 99 e una forza di 37 ufficiali e 837 uomini, il reggimento Waneville era di guarnigione a Malta dal 1° novembre 1801. Nel novembre 1805 prese parte con 541 uomini allo sbarco a Napoli. Nel 1806 ne contava 922 e 287 (4 compagnie) presero parte alla battaglia di Maida, mentre altre 4 rimasero al campo trincerato col maggiore Fischer. Il 1° agosto aveva 629 uomini, il 1° dicembre 891 e il 1° luglio 1807 861.
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Nell'ottobre 1807 fu trasterito a Gibilterra con 826 effettivi, ma tornò in Sicilia nella primavera del 1808 e in ottobre distaccò 300 uomini di rinforzo a Capri, dove, a causa delle condizioni del mare, poterono sbarcarne solo 100, e solo alla vigilia deJla resa. Rientrato a Milazzo, nel gennaio 1809 il corpo contava 853 effettivi, di cui 606 presero parte in giugno-luglio alla spedizione di Ischia e Procida. La compagnia leggera operò il 18 settembre 1810 contro la Divisione Cavaignac. Lasciò la Sicilia nel 1811, desti nato in Irlanda: fo però trattenuto a Cadice e nell'ottobre 1813 inviato in Canada.
d) I Reggimenti misti De Meuron e Dii/on Dopo il suo ritorno nel Mediterraneo, nel 1809, fo brevemente in Sicilia anche il reggimento De Mcuron, che nel 1813 contava 2.000 uomini di cui 800 svizzeri, 500 tedeschi, 300 olandesi, 200 alsaziani e 200 di altre nazionalità (soprattutto italiani e polacchi, con alcuni austriaci e spagnoli). Composto da uomini di 22 nazionalità, ma in maggioranza italiani e spagnoli, il Reggimento Dillon era stato di guarnigione a Gibilterra e a Malta: nel gennaio 1809 aveva 709 uomini a Messina e 766 in settembre. rapporto del Reggimento al citato battaglione provvisorio De Roll-Dillon fo di 5 compagnie (554 uomini). Nella primavera 1813 l'intero reggimento (1.449 omini) fu inviato in Spagna (a Cartagcna).
E. Il Sicilian Regiment ofFoot I Sicilian Volunteers da Messina aff'l.!,gitto {1806-1807)
Il 10 maggio 1806 il generale StuarL fece pubblicare a Messina
un
bando d'arruolamento di volontari calabresi e siciliani, offrendo loro un premio di ingaggio di una sola sterlina (contro le 2:18:4 offerte ai maltesi) e una razione giornaliera di mezzo rocolo di carne e mezzo di pane. I volontari dovevano presentarsi al convento di S. Girolamo nella Strada Nuova, per essere inquadrati dal maggiore di brigata conte francesco Rivarola (corso). In giugno era già pronta una compagnia, presente a Maid;.i con la divisione dei Corsican Rifles.
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Preso in contropiede da un'iniziativa che violava palesemente la sua sovranità, il governo borbonico cercò, con consumata destrezza, di metterci sopra il proprio cappello. Il 4 luglio, lo stesso giorno della battaglia di Maida, un real ordine estese il reclutamento a Palermo e ufficializzò la "sanzione di S. M. il re delle Due Sicilie" al "corpo de' volontari reali siciliani e calabresi che la nazione britannica sta(va) armando a Messina", o "Reggimento fanteria leggiera Volontari Reali Siciliani". Il real ordine integrava, o per dir meglio correggeva, le condizioni d'ingaggio, specificando che oltre alla sterlina in contanti e alla razione di pane e carne spettavano al volontario anche una sterlina in generi di vestiario e una diaria di 22 grana e mezzo e che la razione includeva anche un quarto di v ino, lume e fuoco. Inoltre garantiva che il reggimento sarebbe stato impiegato "nei domini di S. M. Siciliana durante la guerra attuale col governo francese" e invitava i siciliani "di buona famiglia" a offrirsi come ufficiali, riservando il posto di 1° maggiore al principe di Villadorata. Sembra infine che il governo borbo11ico avesse tentato di spostare il centro di organizzazione dei volontari in una delle piazze rimaste sotto il suo esclusivo controllo: infatti il 29 agosto il nuovo comandante inglese, generale Fox, richiamò il corpo dei volontari siciliani da Catania a Messina, per mettere fine alle asserite irregolarità del reclutan1ento.
Il 1° agosto i volontarferano 400, aumentati in quattro mesi a 487. Il 5 febbraio 1807 furono nominati il colonnello (maggior generale John Coape Sherbrooke) e altri 12 ufficiali (tenente colonnello George Duncan Robertson, maggiori Michael White I .ee e Rivarola, 4 capitani tra cui il piemontese Giambattista Ciravegna e 5 tenenti, di cui uno inglese e q uattro italiani). Cinque compagnie - 24 ufficiali e 548 volontari - presero parte alla sp edizione in Egitto, ognuna aggregata ad uno dei reggimenti della Fraser's Force. Durante lo sbarco del 6 marzo 1807 ad Alessandria i volontari ebbero 7 morti e 10 feriti: non risultano perdite successive, a meno che non siano incluse nelle 500 subite il 31 marzo a Rosetta dal 1135th Foot e dagli Chasseurs Britanuiques e nelle altre 900 del 19-2 1 aprile a El Hamcd. Ll 1 giugno passò capitano nel reggimento Alexandre dc Roverea, Aglio del colonnello di uno dei 4 reggimenti svizzeri del 1799 (nel 1809 passò in Spagna come aiutante di campo del generale Lowry Cole: ferito ad Albuera nel 1811 , cadde a Sorauren il 28 luglio 1813). Una delle fram mentarie notizie che abbiamo potuto reperire ci informa che un corpo di Sicilian Vòlunteers fu formato nel genn:iio 1808
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Lr. DuE S1c1u~ NELLE GUERRL NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815}
nell'Isola di Wight "from remnanrs oF the deven Sicilian compagnies attached to British regimems in the Mediterrancan''. In realtà la Fraser's Force lasciò l'Egitto il 19 settembre e tutti i corpi inglesi, tranne il 2135th, rientrarono a Messina. Sembra improbabile che le compagnie siciliane, incluse quelle formate nel frattempo a Messina, siano state trasferite in Inghilterra: è più verosimile che abbiano seguito i vari reggimenti ai quali erano aggregate e che solo una (quella del 2/35h?) o poche siano finite per tale ragione a Wight, da dove forano rimandate in Sicilia.
Tl Sicilian Regiment ofFoot a Malta (J 808-1816) Nel marzo] 808 il reggimento è del resto testimoniato a Messina. Il 20 aprile il re accordò a Sherbrooke il permesso di reclutare un centinaio di complementi, per rimpiazzare le perdite subite in Egitto e i congedi con<..:essi a richiesta di baroni siciliani: come ,-edutc il governo borbonico offerse però i calabresi detenuti nelle carceri di Messina e l'l 1 giugno gli inglesi fecero sapere di non volerli pii:1. Il 3 aprile 1809 Stuart scrisse a Circello di essere andato a Castro Reale per ispezionare i 500 volontari richiesti nell'ottobre 1808 e messi insieme con grande fatica dal principe di Collareale, trovando che nelle ultime 2 noni c'erano stati I 00/ 1 50 disertori. Considerato che lo scopo per cui erano stati richiesti non esisteva pii:1, i rimasti, che erano per lo più operai con carico di famiglia, li aveva congedati con un mese di paga. Analogamente furono sospesi i reclutamenti dei volontari da inviare ad Augusta. Intanto il reggimento era stato trasferito di guarnigione a Malta e il 2 gennaio 1809, schierato sulla piazza principale di Floriana dal maggiore Rivarola, aveva ricevuto le bandiere, bened ette dal vescovo rerdinando Mattei e "crooped" attraverso le file per essere toccate dai soldati, che inneggiarono tre volte al re, festeggia_n do poi con un "lauto pranzo" in caserma. Alla cerimonia presenziò il nuovo governatore di Malta, maggior generale Hildebrand Oakes, che nel pomeriggio visitò la caserma dei siciliani sottobraccio alla moglie del suo predecessore Alexander Bali. La sera gli ufficiali offersero un ballo al Palazzo della Conservatoria, illuminato e decorato con le armi reali, il trofeo del reggimento, il ritratto di re Giorgio TTT sul trono britannico e drappi con scritte inneggianti al re, a Oakes, al "cavalier Stuart eroe di Maidà' e al colonnello Sherbrooke, nonché una
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1806)
lapide con la seguente iscrizione (in italiano): "TI Reggimento Siciliano promette solennemente di mantenere e difendere le sue bandiere fino all'ultima goccia di sangue, Malta, 2 Genn. 1809". Il 25 gennaio 1809 il comando del reggimento passò al maggior generale Ronald Crauford Ferguson, mentre Robert Mowbray fu aggiunto come secondo maggiore. Il 7 marzo 1811 Rivarola avanzò a secondo tenente colonnello, Mowbray a primo maggiore e Henry F. Mellish a secondo maggiore. Dei 71 ufficiali transitati nel corpo nel triennio 181012, erano siciliani o italiani soltanto il cappellano (Francesco Pulejo), un chirurgo aiutante (Giuseppe Taberna), due capitani su sedici (G. B. Ciravegna e Pietro Stella), un terzo dei tenenti (11/12 su 33) e un paio di msegne.
In italiano erano compilati, in 13 paragrafi, gli Ordini permanenti per il Reggimento Siciliano di Fanteria Leggera al servizio di Sua Maestà Britannica stampati a Malta nel 18L3, che sostituivano la prima edizione del 1808. La lingua di servizio era però l'inglese e la pronuncia siciliana era oggetto di caricature: "who comes-ie dere-ic?" (chi va là, ah?) chiede la sentinella. "Rondi" (ronda), risponde l'ufficiale, lui pure siciliano. "Whata-rondi?", replica la sentinella: e alla risposta "Great-a-rondi" (ronda maggiore) chiama fuori la gua>i·dia: "Santi Scatenauti, Guard turn-out-ie!". Nel 1813 l'uniforme era quella deHa fanteria leggera inglese, "casco" (shakot) con corno da caccia, giacca rossa con mostre verde chiaro e forse l'insegna d ella Trinacria (come si può dedurre da un paio di cimeli rimasti, una placca di cinturone e una custodia porta-pifferi). Il reggimento aveva un organico di 1.23 1 teste, su: •
stato maggiore di 12 (colonn ello, due tenenti colonnelli, due maggiori, cappellano, aiutante, pagatore, quartiermasrro, chirurgo e due aiutanti);
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stato minore di 7 (sergente m:1ggiore, quartiermastro sergente, m aestro di banda, rambur maggiore, sergenre pagatore, sergente armaiolo e maestro di scuola) ;
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1O e poi 12 compagnie di 1O1 (capitano, due tenenti, insegna, sergente d'affari, 4 ser-
genti, caporale vice sergen te, 4 caporali, 2 cornette, un vice caporale, 4 caporali tem poranei, foriere, guastatore, 1 O carabinieri e 68 fucilieri).
Nel 1814 il Reggimenco fu trasferì to a Corfù, tornando poi a Malta dove fu disciolto nel 1816.
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LE DUE SICILIE NELLE. GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815}
R I Royal Corsican Rangers l Corsican Rangers in Egitto (1799-1802)
Un primo corpo di ranger corsi (detti in francese "franc- tireurs") fu reclutato dal capitano Filippo Masseria, con commissione del 25 giugno 1799, fra i "paolisti" rifugiati a Minorca. Completato su 7 ufficiali e 226 uomini già il 1° ottobre, il 1° luglio 1800 il corpo fu posto al comando del maggiore irlandese Hudson Lowe, già capitano del 50th Foot (il reggimento inglese assegnato aJla Brigata Estera). Inquadrato a Gibilterra nella riserva comandata <lal generale Moore e assegnato alla spedizione in Egitto, il corpo partecipò allo sbarco di Abukir dell'8 marzo 1801 con 10 ufficiali (tutti corsi tranne Lowe e l'aiutante chirurgo Smith), 9 sergenti, 2 tamburi e 209 comuni, con 44 perdite (4 morti, 25 feriti e 15 prigionieri). 11 13 settembre il corpo contava 232 eH-èttivi, inclusi 51 malati: gli ufficiali includevano i capitani Masseria, Paolo Morani, Francesco Benedetti e Panattieri e i tenenti Antonio Guitera, A. F. Girolami, Giovanni Arata, Giuseppe Panattieri, Francesco Gentili e Giovanni Susini. Il sergente J. Nott ottenne da I ,owe una medaglia d'argento "for merit in thc corps". 11 1° gennaio 1802 il corpo, già decimato dalle malattie, si trovava a Malta, dove fu sciolto il 1° luglio a seguito della pace di Amiens.
I Royal Corsican Rangers da Malta a Maida (I 803-06)
Il 14 settembre 1803 Lowe ricevette l'incarico di reclutare un nuovo corpo corso su uno stato maggiore di 8 (tenente colonnello, maggiore, aiutante, quartiermastro, pagatore, chirurgo e 2 aiutanti) e 1O compagnie di 60 uomini. Aggirando il rifiuto del governo sardo, neutrale, di consentire il reclutamento sul proprio territorio, Lowe affidò il compito al capitano corso francesco Rivarola, che dalla Maddalena dirigeva i suoi agenti in Corsica. Le reclute, ingaggiate anche in Sardegna e a Napoli, erano poi inviate a Malta, Il 25 ottobre 1804, raggiunti i 500 effettivi, il corpo fu ammesso al servizio britannico col nome <li Royal Corsican Rangers e Lowe ne fu nominato tenente colonnello comandante. I ranger erano armati con carabine rigate Baker da 20 e vestiti in giacca corta verde scuro con mostre scarlatte, pantaloni blu, ghette nere e shaknr nero con coccarda nera, piumetto
GLI INGLESI IN SICILIA (1800 - 1806)
verde e il distintivo della fanteria leggera (corno da caccia di metallo bianco). Il 28 febbraio 1805 ne fu nominato maggiore John McCombc. Inglesi erano anche il pagatore Clceve e il chirurgo Banb, corsi l'aiutante, il quartiermastro, sei capitani su 10, undici tenenti su 12 e quattro insegne su 9: gli altri erano inglesi, tedeschi o italiani. Il 1° novembre il corpo contava 709 effettivi, di cui 674 imbarcati per Napoli, che formarono poi l'avanguardia inglese a Itri e Fondi e nel febbraio 1806 sbarcarono a Messina. Il 15 maggio re Giuseppe informò Napoleone di aver rimandato nei loro dipartimenti alcuni ufficiali corsi già al servizio inglese che avevano chiesto di passare al suo servizio, non ritenendo di potersi fidare di loro. Il 13 giugno l'imperatore gli rispose che avrebbe dovuto farli arrestare e inviare a Fenestrelle in quanto colpevoli di ribellione. In giugno Lowe Fu inviato con 5 compagnie a Capri, occupata l'l l maggio dai marines, mentre McCombe, con le altre 5, partecipò alla battaglia di Maida, dove i ranger ebbero 3 morti e 5 feriti (vi prese parte anche il tenente Richard Church, foturo eroe dell'indipendenza greca: McCombe fu poi insignito della medaglia d'oro concessa il 22 febbraio 1808 ai comandanti dei corpi che avevano partecipato alla battaglia). Il reparto in Calabria prese pioi parte all'occupazione di Monteleone e all'assedio di Scilla (7-23 luglio) e il 26 agosto si imbarcò per Capri. frattanto Lowe reclutava prigionieri e disertori della legione corsa dell'Armée dc Naples: tra costoro il sergente Salvatori, comandante della 'forre di Licosa, attaccata il 14 agosto da Fra Diavolo, che passò al servizio inglese con patte dei suoi uomini. Ciò spiega l'aumento degli effettivi d ei ranger, passati dai 656 del 1° agosto ai 728 del 1° dicembre.
Hudson Lowe e i Royal Corsican Rangers a Càpri (1806-08)
A Capri Lowe ebbe l'occasione di d imostrare le dubbie qualità che lo avrebbero poi portato a passare alla storia come il carceriere di Napoleone a Sant'Elena. Comandante militare di Capri, esautorò il governatore civile borbonico e si servì dei contrabbandieri e dei corsari per organizzarvi un centro informativo in concorrenza con quello di Canosa a Ponza, fidandosi ciecamente dell'avventuriero e fa lsario Antonio Suzzarelli, già capitano del Reggimento Dillon, che gli faceva arrivare da Napoli libri r:m, vm1
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sopraffini e regali per Graziella, la ragazza caprese da cui aveva avuto un figlio: senza mai sospettare che il corso Suzzarelli faceva il doppio gioco per conto del ministro di polizia Saliceti, già suo compagno di studi. Il 6 febbraio 1807 il capitano Rivarola passò maggiore nel Royal Sicilian Regiment. Il 16 aprile fu aggiunto ai Corsican Rangers un tenente colonnello (Walker) e 1'11 giugno un secondo maggiore (Schummelkettel). Dislocata ad Anacapri, la compagnia comandata da Church aveva un tenente piemontese (il conte di Saint Laurent, già capitano deH'Armata sarda) e uno tedesco (Hatzenhuhler). Nei ranger servivano anche vari napoletani, sia tra gli ufficiali che fra la truppa. Il 2 novembre 1807 due sergenti napoletani, Domenico Mazzola e Alessandro Carlese, disertarono da Capri sbarcando alla punta della Campanella. Per meglio preparare l'attacco a Capri, nel settembre 1808 Saliceti tentò di far disertare la guarnigione nemica infiltrando 50 falsi disertori del Real Corso. In realtà fu il tenente Pietro I3occheciampe, del R. Corso, ad avvisare il frarello Vinccmo, tenente dei ranger, che si stava preparando la spedizione. Né ehhe effetto il proclama, con allettamenti e oscure minacce di esilio e vendette trasversali, indirizzato il 3 ottobre da Saliceti ai compatrioti ("Corsi, i vostri compatrioti saranno i primi a scendere sulla terra che voi difendete. Essi hanno domandato questo posto d'onore più nella fiducia di abbracciare i loro fratelli che di combatterli ... Ogni proiettile che sarà tirato da voi farà versare il sangue di un parente o di un amico, ma qualunque possa essere la vostra condotta, i vostri nomi sono già tutti individualmente noci: non avrete mai più la speranza di rivedere la vostra patria e i vostri amici se l'occasione presen t:e andasse perduta. Chiunque tra voi desideri entrare al servizio di S. M. conserverà il grado ora posseduto"). A quell'epoca il reggimento contava oltre 700 uomini, inclusi 44 sottufficiali e 640 caporali e soldati, con 7 compagnie a Capri e 3 ad Anacapri. Queste ultime furono sostituite da 7 maltesi sbarcate di rinforzo il 16 settembre, e il 4 ottobre 3 compagnie corse erano a Marina Grande, 3 a Capri, 1 di riserva sulle alture dietro Tragara e le altre al forte di Castiglione, a Marina di Tragara. Dopo lo sbarco francese a Orrico, Lowe rimandò di rinforzo ad Anacapri Je compagnie dei capitani Nicholson e Susini e del tenente Church. Quest'ultima, che si trovava all'estrema destra di fronte a Gradola, rimase tagliata fuori dall'attacco notturno del nemico (in parti-
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colare dei 128 granatieri franco-corsi del capitano Pompei), ma con una buona dose di fortuna riuscì a raggiungere quella di Nicholson a Capodimonte presso la Scala Fenicia e a ritirarsi poi nel forte di S. Maria Cetrella, tenuto da Susini. Non potendo resistere, i ranger riuscirono a raggiungere Capri per il ripido "Passetiello" indicato loro da uno "schioppaiuolo" inviato da Lowe. Le perdite di Curch furono, il 4 ottobre, di 10 morti (inclusi 2 precipitati durante la discesa dal Passetiello), 5 feriti e 17 dispersi. l corsi difesero il resto dell'Isola ancora per dodici giorni, finché il 16 ottobre Lowe si arrese con l'onore delle armi e il rientro in Sicilia senza condizioni. 11 capitano F. A. Girolami, che comandava il forte della Villa di Tiberio, creò qualche diff-ìcoltà prima di lasciarsi convincere ad ammainare il vessillo inglese. Negli scontri del 6 ottobre i ranger ebbero 1O morti, 14 feriti e 31 dispersi (incluso un sergente): dal 12 al 15 altri 6 morti e 1 5 feriti (inclusi Church e il maggiore Cuppon). Lowe citò nel suo rapporto il maggiore Schummelkettel, i capitani Giovanni Arata (che l'aveva accompagnato dal generale Lamarque per trattare la resa), Church, Nicholson, Susini e Antonio Guitera, i tenenti Boccheciampe, Paolo Zcrbi, Hatzenbiihler e Giuseppe de la Guidara e le insegne Agostini e von Bibra (che avevano difeso "Castle Hill", cioè Castiglione), Corbara (inviato a Messina a chiedere rinforzi) e Cuppon, il,:>agatore Cleeve d'aiutante Lowen. Alcuni ranger avevano dei parenti nel reparto franco-corso (il battaglione Galloni) sbarcato a Capri. Ferito mortalmente, Pietro Boccheciampe spirò due giorni dopo fra le braccia di Vincenzo. Il giovane ranger Carabelli, che serviva nella compagnia comandata dal padre Simone, rifiutò il grado di ufficiale offertogli dallo zio Giambattista, capitano del Real Corso, e lo invitò piuttosto a passar lui nei Ranger, assicurandogli il suo appoggio per la promozione a sergente. La beffarda risposta dell'imberbe volontario compensò la defezione di 87 ranger, incluso un sergente, passati nel Real Corso.
I Royal Corsican Rangers da Milazzo a
Corfù (1809-17)
Sbarcati il 26 ottobre a Milazzo, al 1° gennaio 1809 i ranger erano solo 404. Per far dimenticare la brutta figura di Capri, si fece ricorso alla gloria di M aida: il 19 febbraio fu concesso al reggimento di aggiungere il nome della battaglia alla Sfinge che già decorava i suoi bottoni in ricordo . della spedizione in Egitto. Il 4 giugno la for,.a era risalita a 730 uomini e
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442 presero parte alla spedizione di Ischia e Procida. Il 22 settembre 32 ufficiali e 620 ranger partirono per le Ionie e 550 furono impiegati a Santa Maura nell'aprile 1810. Lowe, che aveva fìrmat:o la resa di Cefalonia, rimase poi governatore di S. Maura e, promosso colonnello, la.~ciò il reggimento il l gennaio 1812. Altri 14 ufficiali furono destinati a inquadrare la Greek Light Infantry. O
Solo nel 1810 il Reggimento Real Corso al servizio napoletano ehhe 293 disertori, in parte passati nei Rangers. Tuttavia, malgrado le pressioni subite nel campo di concentramento di Malta, appena un decimo dei 572 prigionieri del Real Corso catturati il 18 settembre 181 O alla spiaggia di S. Stefano accettarono di passare al servizio inglese. Il 7 marzo e il 16 maggio 1811 furono nominati due nuovi maggiori (Mackay e Johnstone) e il 13 giugno il tenente colonnello "Walker fu sostituito dal barone Thuyll. In dicembre il reggimento raggiunse il picco di 1.543 effettivi e furono costituite due nuove compagnie. 11 28 febbraio 1812 furono nominati altri due tenenti colonnelli (Ansley e Karclay) e il reggimento fu articolato in 3 bar1aglioni, uno <lei quali, con 280 uomini (capitano Gerolini e tenente Perretti), sbarcò a Lissa il 24 aprile. Destinati in settembre ad appoggiare la sfumata insurrezione montenegrina, i Rangers furono poi impiegati nelle operazioni anfìhie condotte sulle due sponde dell'Adriatico nel 1813-14. Alcuni autori accreditano ai Rangers una partecipazione alle operazioni del marzo-aprile 18] 4 in Liguria e alla spedizione di Napoli del maggio 1 81 5, ma non ne abbiamo trovato conferme. Nel giugno 1811 il reggimento passò invece di guarnigione a Corfì.1, evacuata dai francesi in esecuzione della pace di Parigi. Il 1O agosto 18 I 5 Schummelkettel fu promosso tenente colonnello e il capitano Domenico Rossi maggiore. Il reggimento fu sciolto a Corfo il 28 marzo 1817.
G. I c01pi maltesi Il Royal Malta Regiment (1806-1811) Il Royal Malta Regimcnt fo formalmente istituito il 7 dicembre 1804, ma soltanto il 30 marzo 1805 il comandante delle truppe inglesi a Malta, maggior generale W A. Villettes, svizzero, ricevette la nomina a colonnd-
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lo del corpo maltese, con l'ordine di reclutarlo con volontari disposti a servire fuori dall'Arcipelago. A inquadrare il Reggimento furono inizialmente destinati 7 ufficiali inglesi, inclusi il tenente colonnello John Dalrymple e i maggiori J. Hamill e A. Meade. Altri 16 ufficiali (i capitani maltesi E. e F. Testaferrata e il romano F. Ubaldini, i tenenti G. A. Trevisan, G. Mirabelli, S. Velia, L. Cauchi e G. Arena, le insegne G. Consolat, G. Vella, F. Busett, C. Bonello e G. B. Pajas, i chirurghi J. e E Camilleri e G. Schemhri) furono trasferiti dai corpi provinciali maltesi. Tra gli altri uHìciali troviamo un capitano L. Lazzarini (già tenente del 15th Foot dal 1798) e un tenente Saverio Mitrovich (già al servizio veneziano, poi nei Maltese Pioneers in Egitto nel 1801). Le condizioni d'ingaggio (altezza di 5 piedi e 3 pollici, età dai 18 ai 35 anni, ferma possibilmente illimitata o almeno decennale, premio di 2: 1 8:4 sterline in contanti e 1:13.4 in generi di vestiario) non erano però alleuanti e Villettes fece più volte presente che l'unico modo per reclutare il reggimento (rimasto a 450 uomini) era limitarne l'impiego al Mediterraneo e ammettervi anche spagnoli e siciliani. Il corpo era talmente inesistente che il maggiore Hamill poté partecipare da solo, col battaglione granatieri, alla battaglia di Maida, dove fu ferito. Nell'ottobre 1806 l' accorpamento dei due battaglioni provinciali maltesi conseutì tuttavia di trasferire il personale eccedente al nuòvo corpo, il cui organico fu stabilito nel gennaio 1807 su 10 compagnie e 1.126 teste, inclusi 50 ufficiali. Il 20 luglio 1807 il corpo raggiunse 999 effettivi (esclusi gli ufficiali e inclusi 50 sergenti, 47 caporali e 22 tamburi) e 1'11 novembre salpò per la Sicilia al comando del maggiore Meade, con 950 uomini e 1O donne per compagnia. Intanto Villettes fu trasferito nella Giamaica e il comando del Reggimento p assò il 4 gennaio 1808 al colonnello E. Paget e il 22 febbraio al colonnello J. Murray. Rimasto dieci mesi di guarnigione ad Augusta, il Reggimento fu destinato di rinforzo a Capri. Salpata da Milazzo, 1'8 settembre 1808 la spedi·1,ione si imbatté presso Diamante in un convoglio nemico di 38 mercantili e 4 cannoniere e 3 compagnie maltesi presero parte (subendo 2 perdite) all'attacco condotto dal tenente colonnello del genio Bryce. Sbarcate a Capri il 16 settembre, 2 compagnie furono dislocate in città, una a Limbo e 7 sulle alture di Anacapri, con una forza di oltre 700 uomini, inclusi 49 sottufficiali e 620 comuni_ Una settimana prima dell'attacco francese il
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tenente Trevisan scoperse una barca sospetta e fece aprire il fuoco senza tuttavia colpirla. Sparsi stÙ perimetro di Anacapri, inesperti, mal comandati dal testardo irlandese Han1ill (che respinse il suggerimento di Richard Church di attaccare i francesi al piede delle rocce) e con scarse riserve di munizioni, i maltesi non riuscirono a impedire lo sbarco del 4 ottobre a Orrico e alle otto di sera furono travolti dall'attacco nemico. Si salvarono solo 120 uomini e akune famiglie che riuscirono a scendere la scalinata Fenicia per Capri prima dell'arrivo del nemico: altri 250, che si erano rifogiati nel forte in cima a Monte Solaro con 60 donne e bambini, si arresero all'alba. Hamill fu ucciso in località Monticello assieme al suo ufficiale aggiunto, insegna BrickeH, dopo aver rifiutato di rendere la spada ad una pattuglia comandata dal sergente abruzzese Loreto Antico. I maltesi ebbero 77 morti e 604 prigionieri, inclusi 26 ufficiali, ed esclusi i 60 civili. 11 5 ottobre i prigionieri furono sbarcati a Napoli e rinchiusi nei castelli. La notte del 4 l'insq~na Perry e due sottufficiali erano audacemente tornati al paese di Anacapri a prendere la bandiera del Reggimento, rimasta nell'alloggio di Hamill. Fatta a pezzi, arrivò a Napoli nascosta sotto la gonna dalle mogli di due tenenti (Saveria Mitrovich e Clara Velia) poi rinchiuse a Castel <lcll'Ovo. Temendo una perquisizione, alla fine le signore la bruciarono nel caminetto. Un sottufficiale maltese, che aveva ucciso un francese sorpreso nel tentativo di stuprare la moglie, fu assolto dal tribunale militare <li Napoli. Nel gennaio 1809 i resti del reggimento, 196 uomini, erano ancora in Sicilia, ma poco dopo rientrarono a Malta, dove ricevettero una nuova bandiera. TI 16 marw Hamill fu rimpiazzato dal maggiore W Cowell e il 27 maggio Murray cedette il comando al colonnello J. Broderick, ma nel febbraio 1811 arrivò l'ordine di scioglimento e il 25 aprile la nuova bandiera fu solennemente depositata nel Palazzo dell'Università a Città Notabile.
I prigionieri di Càpri al deposito di Mont-Dauphin {1809-14) I prigionieri di Capri, trasferiti in Francia via terra (passando anche per Sulmona), passarono cinque anni nel deposito di Mont- Dauphin (Hautes-Alpes). Nel luglio 1812 l'agente inglese incaricato di distribuire i fondi ai prigionieri dichiarava di dubitare che il governo britannico tenesse ancora a mezzo soldo gli uomini del Royal Malta, sciolto da tempo, e
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trovava scandaloso che gente di così bassa estrazione avesse osato contrarre debiti per un totale di 10.000 franchi, sapendo di non poterli saldare. Un altro filantropo, il tenente di gendarmeria Boisson (che, per il bene dei prigionieri, li picchiava col nervo di bue e una sbarra di ferro e tratteneva la diaria francese di 15 centesimi, acquistando con essa una libbra di carne e una di legumi ogni quattro giorni), scriveva nell'agosto 1813 che la maggior parte dei maltesi e dei marinai detenuti avevano scritti in faccia "tous Ics signes de la piraterie" e mostravano "un penchant décidé pour le vice" e il furto. Sembra per altro che gli "inglesi" fossero trattati meglio dei "marinai" (siciliani, sardi e di ogni sponda del Mediterraneo): i primi alloggiavano infatti nelle due caserme della piazza, gli altri in casematte insalubri. Durante la prigionia il Royal Malta registrò 29 morti (18 soldati, una donna e 10 bambini) contro 86 marinai e 15 soldati di altri corpi. Le mogli dei "maltesi" partorirono 55 neonati (ma nove non sopravvissero), cim~ue uomi11i sposamuo <lo1111e Jd posto (l'insegna Pruhaska la fìglia dell'impresario dell'ospedale militare) e uno una prigioniera siciliana. Un caporale dei Corsican Rangers sposò una ragazza di Bastia, anch'essa prigioniera. La condotta di alcune prigioniere creava problemi di disciplina e nell'ottobre 1812 dodici furono imbarcate a Marsiglia per Malta. Appartenevano forse al re,ggimento gli 8 ufficiali evasi nel giugno 1809 e ndl' agosto 181 O mancando alla parola data. Nel 181 O altri otto furono trasferiti al centro di raccolta degli ufficiali inglesi di Verdun.
La 1st War Co~ Royal Maltese Sappers and Miners {1808-15) Nel luglio ] 805, su proposta del capitano Dickens, comandante del genio a Malta, si autorizzò l'arruolamento con ferma decennale e premio di 4 sterline, dei 250 operai e garzoni maltesi addetti ai lavori del genio civile e militare. Nel gennaio 1806 furono reclutati, con ferma triennale, 197 "maltese artifìcers", di cui 78 per i lavori a Malta e Gozo (sotto l'aiutante maltese Matteo Bonaria) e 119 (con un aiutante scelto dal genio inglese) per servire a Gibilterra o in altri posti del Mediterraneo. Quest'ultima aliquota, designata il 1° maggio 1st company (o War o Mediterranean Company), si distinse il 9 aprile 1807 prendendo per scalata il Forte Ricasoli, da dove 8 irriducibili del corpo Frohberg continuavano a far fuoco contro il centro di Floriana.
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Il 30 luglio 1807 arrivò a Messina il sergente Evan Roberts con un caporale e 29 artefici maltesi della la compagnia per sostituire il distaccamento della compagnia artefici di Gibilterra, considerati una massa di ubriaconi incapaci. In autunno i maltesi furono distaccati per lavori ad Augusta e Siracusa ma nel 1808 tornarono a Messina per la riparazione delle opere di difesa. Rinforzato in aprile da altri 17 artefici, il distaccamento partecipò con 39 uomini alla spedizione di Ischia e Procida e in settembre ne inviò 8 nelle Ionie, seguiti da altri 1O. Nel febbraio 181 Ola 1a compagnia aveva 69 uomini in Sicilia e 18 a Zante (rientrati in maggio dopo la presa di S. Maura) e nel giugno 1811 89 a Messina. Nel giugno 1812 41 artefici maltesi furono inviati a Tarragona col maggiore del genio Thackeray e in ottobre la la compagnia contava 108 effettivi. Nel 1813 gli artefici maltesi forono ridcsignati Royal Maltese Sappers & Miners e nel febbraio 1814 la la compagnia di Palermo ne contava 110, di cui 16 inviati a Livorno e 7 a Corfo. Altri 39 erano addetti dal 1813 al corpo anglo-siciliano ad Alicante: costoro presero parte alla difesa del passo di Biar, alla battaglia di Casralla, all'assedio e presa del forte di Balaguer e al secondo e terzo assedio di' larragona. Saliti a 49, sbarcarono a Genova nel maggio 1814. Nel maggio 1815 la 1a compagnia distaccò 60 artefici, arrivati a Napoli il 27 e ripartiti il 2 luglio per Genova, dove il 18 ottobre furono raggiunti dal r<.:Sto degli artefici rimasti a Messina e Corfo, per un totale di 101.
H. Calabrese Free Corps e ltalian Levy (rinvio) Benché organizzati, pagati e inquadrati dagli inglesi e impiegati Hl Spagna e in Liguria, né i Calabrese free Corps né i tre reggimenti dell'ltalian Levy possono essere del tutto assimilati alle altre unità straniere della British Army, come del resto si ricava anche dalla loro significativa assenza dall'Army Lise (a differenza del Sicilian Regimcnt of foot) . I Calabrese Pree Corps, di cui abbiamo trattato nel cap. 19, furono mere unità ausiliarie, reclutate in concorrenza col Re di Sicilia fra i volontari calabresi rifugiati o espatriati. L'ltalian Levy fu addirittura il nucleo di un esercito dell'i ndipendenza italiana creato per accordi segreti e personali con l'arciduca Francesco d 'Austria Este, aspirante per matrimonio alla successione sabauda, con l'intesa di massima di impiegarlo per sollevare l'Italia Centrale contro la dominazione francese. Ne abbiamo ricostruito le videndc ndl' opera Il Regn,o di Sardegna nelle guerre napoleoniche e le legioni anglo-italùme (7799-1815), Widerholdt Frères, Invorio (NO), 2008, pp. 269-351.
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Tab.211 - Ministri degli Esteri e della Guerra britannici 1801 -15 l)a la di variazione 3.1801 518()4 U805 7.1805 2. 1806 9.1806 3.1807 10.1809 12.1809 4. 1812 6.1812
1-'orcign Sccrclarics
Tilolari del War Office
Lord Ilawkesbury I .ord Harrowhy Lord Mul grave idem Charles James Fox t Grey, Visc. Howick
Ilenry A ddington William Pill j r. Idem Idem Lord Grcnvillc Idem l)ukc o f Portland Spencer Perceval Idem Idem Lord Liverpool
( ìcorgc ( :anni ng
Marquis or Wellesley Earl of Balhursl \l.iscount Castlereagh Idem
Sccrclarics of Stalc for War and the Colonies Lord llobart I .ord C:amden Idem V iscount Castlereagh William Windham Idem Viscount C:astlcrcagh Lord Liverpool hlem Idem Earl or Bathurst
Tab. 212 - Forze terrestri inglesi nel Mediterraneo 1803-1 J (Mackesy el al.) I )ate 1803 luglio 1804 ge1m aÌL> 1804 luglio 1805 gcnn.~ 1805 giugno 1805 luglio 1806 gennaio 180(, luglio 1807 gennaio 1807 luglio 1808 gennaio 1808 luglio 1809 gennaio 1809luglio 1810 gennaio 1810 lug lio 1811 gennaio 1813 25 ago.
( ìi hi Iterra 4.712 4.21(, 4.435 3.536~ 3.318 5912 6.401 (i.452 (, ').17 6.432 7.851 S.552 5.84'.l
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IVlalla 4.670 GS71 7.543 7.435~ 6.680 9.024 n.d. 4.550 574') 6.06] 54')8
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17.766 17.'.'2(,
18008 20.539 b 23 .01(, h, c 18.550 b 15.70l h
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§ Secondo altre fonti al 1° gennaio 1805 le truppe nel Mediterraneo erano J 1.076 (4.586 a
Ciihillcrm e (i.490 a Malta, di cui 5 12 e 456 artiglieri). * In agosto. a. Inclusa la f'raser's f'orce in Egitto (7.068). b. Inclusa l'Oswald's Force nelle !sole Ionie (2 500) e. Incl usi 1 741 Calahresc Free C:orps e Circek I ,ight Jnfantry Composizione della f'raser's f'orce in Egitto (6.3. -19.9.1807): 20'" Light Dragoons, 3 1st, 1st e 2nd;'l5lh , 2ndi78Lh , lk Roll ' s, C:hasscurs Hrilannìqucs, Lighl Hn, Si cilian Volunleers (compagnie aggregate a ciascun re~gimento), dist Royal Artillery e Rovai Engineers. Composiz ione della Oswald's f'orce: l 135tb, De Roll, 280 Royal Corsican Rangers, 28 9 Calabrese 1-'r cc C:orps, 548 Crrcck I.ight lnfanlry.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE {1800 - 1815)
Tab. 213 A-Truvve in.Qlesi a Napoli (]805), a Maida (1806) e i n Sicilia (1 809) Sharco R. di Napoli Hallaglia di Maida Forze terrestri in Sicilia nel 1809 Novembre 1805 4luglio 1806 Sede nel set!. Reggimenti Effettivi 1o.I Rcooimcnti Forza Regg_ (cp) Forza 1°.rx 1809 (ircnadicrs 732 Grenad. (6) 485 l ' 1110th Foot 962 891 Messina 90(, 715 Light 1311 (8) 704 l "12lsl 1·ool 903 T d Faro Llght Inf (,8') 20th 1-'oot (8) 20th hlol 624 l'\ 27''' Foot 886 880 PozzoGollo 1;27"' Foot 912 l ' 1127 th (8) 781 2nd, 271" f'ool - 8(,7 Harcdlona0 th 57(, 1;35" f'ool 862 1",58 (8) 1' 1131" l·'oot - 820 6(,4 2'"'178'' ( 10) 80(, 1;61'' Foot 738 l "1351' f'lXll 801 Messina (,3() 1''144'" l'oot - l st18l" (8) 883 884 Messina - - 1'115811' Foot 8L6 818 Milazzo t - l ' ,62™' f'oot 874 874 Milan.o - l st181'1 Foot 989 977 Milazzo (, hallaglioni -1.574 7 htg 56 cn~ 4538 9 batta~ioni 7.942 7.895 Wattcvillc 541 Wallev. (4) 287 Wattcville 853 853 Milan.o 63(, Corsican (2) 8(,2 Messina Ch. B1itann. 272 De Roll's 805 758 Sicilian (1) C. Hritanniqucs Corsican R. 801 898 Messina ' - Dillon 709 766 Messina - Corsican Rang. 404 470 Milazzo - - Royal Malta 1% - -
-
-
-
3 batta1?1ioni
- -
Cacciatu1i
1.935 7 co*
559 5 battae.lionì - K ing' s German - I .c~on (3rd, - 6th, 7'", 8 1" Dns)
-
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-
- -
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- -
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-
197
-
-
3.%5 3.849 3.434 J.4(,4 Con lesse, Venetico, Augusta, Sira.cus::-i
(,83 Harccllona 2011' L. Drag. 351 20"' L. Drag. 16 20th Light Drag. 281 41(, 1lorsc Art. R. i\rlillcry 1% R. Artillery 358 Messina 350 - R. Engìneers R Engineers 21 ? ? Messina 15.902-1(,.24') TOTALE 7.297 TOTALE 5.249 TOTALE Compagnie a Maida: 6 granatieri (20Lh, 1'',27 lh, l' '13SLh, l"1S8th, l"1 8lth, Wattewille), 7 ]eggere (20th, l st;27Lh, l ' t,35lh, l't i'i81h , l."1 6 l st, l st18lth, Wattewille), 1 fiancheggiatori (1''13Sth), 2 di Corsic an Raniers, 1 di Sicilian Volunteers. Il 20"' f'oot sbarcù alla rine della battaglia. Arti glieria a Maida (magg I .cmoinc): 1O cannoni da montagna da quattro, 4 da campagna da sci e 2 obici. A Messina e Milazzo sì trovavano altri 4 battaglioni (1 e 2135th, l i6l st e Chasseurs IJritanniques) e i dragoni, a Capri 'i cp di Corsirnn Nangen 0 li 2nd127th arrivò in Sicilia nell ' agosto 1809
-
- --
873
GLI INGLESI IN SICILIA ( 1800 - 1806}
Tab. 213 B - Truppe inxlesi secondo Runlmrv Giugno 1809 Malia Messina Sicilia Sicilia Reggimenti 01.11.05 01.08.06 01.12.0G 01.07.07 lmbarc Sicily 307 311 287 209 300 20th Lùdll Drnc:oons 4(XJ S94 300 R. Artillery 469 436 736 14 i 54 E:i16oineers ' I R. Statl Corps 44 725 2.528 1st Guards - Flank Bn 919 i 1st Guards - I si Bn 91S i I st Guards - 3nl Bn 900 Grenadier Bn 757 763 756 900 I ,i ght Infantry Bn 764 700 10th Recirnenl 7IO 20th Regiment 714 616 767 1.()40 630 609 608 21st Regirncnt 721 720 27th Regiment - 1st 939 797 6()4 61S 620 27th Regimcnt - 2nd 776 77331~ Regimcnt 708 670 35th Regimcnl 1st 780 458 35th Regimcnl - 2nd 419 600 44th Regimeut - 957 52nd I .i_ght lnfantry 961 70(, 698 896 700 58th Rccimcnt 848 60') 87S 657 61 st Rcgiment 753 498 650 62nd Rc_gimcnl 2;78th I lighlandcrs 757 965 .. 635 908 700 81 st Regimcnl 612 480 Plank Cies 39, 44, 81 334 Convalesecnts 5.386 9.564 13.928 9.105 5.870 2.920 NAZION ALI 360 Scelto estero 658 - _ 900 Dc Roll ' s 720 WaUcville' s 641 629 891 861 500 Dillon's Re1,,'llllent 5(,2 550 867 c:hasseurs Britann. - 2.070 3rd, 4th , 6th KGL 7('f) 656 728 700 730 Corsican Ran_gcrs 400 487 Sicilian V oluntccrs 340 400 Calabrese ] ,'r ee ( :orps 1.6R5 3 .63 / J .561 4.770 1.8{)() ESTERI 1.912 2.420 300 Trnppc Sici.liane 1.0.666 13.060 5.020 TOTALE 7.368 11.249 17.559 6.048 PRASER 's in Edtto -
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815)
Tab. 214 - L'AnRlo- Sicilian Army alla hallaRlia di Castalla ( 12-13 avrile 1813) Grande Unità Comandante Btg Forza Unità Adam Advancc Guard 3 1179 2127"' (lnniskilling) Fool 1 coy De Rolrs ( l '" riflcs) Calabrese f'ree Corps 1 st Anglo-llalian I ,cvy Rcgt 1'' I)ivìsion 4.03(, 1° Rcgg tistcro (Pastore) (2 Btg) Chnton 5 4th Line Bn, King's German T.cgìon 11581" (Rulhlandshirc) 1-'oot 21(,71" (South Ilamoshìre) f'oot 2'~ Division 4()45 De Roll-Dillon Provisional Bn Mackenzie 5 2'"' Anglo--Italian Levy Regi Ll011' (North I .incoln) Foot 1127th (lnniskilling) Foot 1,81"1-'<xll Cavalry (7) 1.036 201h Lìghl I)ragoons (2 sqs) Foreign hussars (80 men) Brunswick-Ocls Hussars (2 sqs) 1° Cavalleria si cli ano (2 sq) Hus. de Almansa e I)rag Ohvcnza . Artillery 500 30 uezzi l " Spi1uish Div. Whillingham 6 '> 'JOl Rcg. 2° Murcia, Reg. Uu.adalajara "Mallorquina" Reg. C6rdoha , Rcg Mallorca (caz. y granad.), Reg. <; 0 Granaderos 2 nd Spanish Div. 5 '1.01') ? Roche TOTALE Sir John Murrav 24+7 18.716 30 oezzi NOTA. Al 25 dicembre 1812 ìl 1° hslcro contava 1.262 uomini (77 uffi<;iali) e ìl 1° e 2° sq uadronc del 1° cavalle1ia 226 (22 ufficiali). Nell ' agosto 1813 restava.no in Spagna uso fanti (50 ufficiali) e 161 cavalieri (11 ulTicialì)
Gu
INGLESI IN S1c.~ ,L=IA,___.__,_(_._,J800='--·---"0l80=6,_)-
-- 875
- - - - --
'J'ab. 215-Corpo d 'annata anglo-siciliano 15jebbraio 1814 (Weil) Componenti Comandanti B1igadicri
1st Division Lord I3entinck M. G. Montrésor M . G. Ilornstcdt I3rig. sic. Roth
I Jfficiah Impiegati e cadelli SI J e Tarnhuri Soldati Ordinanze non wmb. Totale Donne Cavalli e muli Trnppe inglesi: battaglioni
345 53 S<,8 7.558 2(,2 8.78(, 249 624 1121st e 1163rd Foot :-!"1, e?, 8'" KGL 3"" Italian Lcvics
2nd l)ivision Ltn Gcn McFarlane M (i Rame! M. G. Gossclin 244
Tr. Inglesi in Sicilia
I (,4 -
180+92 4.200 n.d. 4.636 6 .183 n.d. 196 n.d. 353 20"' Light Dragoons 14th e 3 1" Fool 35"' e 75"' l~oot 7111 King' s Gcrn,an I~ g. l" Greek Light lnfantrv Resto c:lcll '811' KGT, Italian Levies Greek Light Inf. Distaccamenti Royal Artillcry Art. Italian Lcvics Calabrese hcc (: Royal Engineers 1" llalian Lcvies Staff Corps R Artilkry Guardie Siciliane 2° Estero (C. Mari) Truppe siciliane l sq. 2° cavai Ieri a 3° Estero (del e.onte) 4° !-:stero (Catalano) 2 s4 2° Cavalleria Bri gala Artiglieria Cp Pionieri Su 14.656 combattenti delle due Divisioni, circa 4.500 erano rcg<>l ari bmbonici, 1200 volontari italiani, 618 calabreii (inclusi 29 ufficiali, 60 soth1fficiali e 7 orc:li nanze, più 28 donne), 300 greci e circa 3.000 tedeschi. Gli i11glesi erano circa 4.700.
543 5347 49
876
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 -__._18"'-'--'l5<L___ _ __ __ _ _ _ __
Tab. 216 - RegRimenti inRLesi che servirono in Sicilia ( 1806-1815) Rc!!!!imcnti Costit. In Sicilia Colonnello 1815 20th I .igh1 Drngoons (Jamaica Light Drag.) l ' 1 e 3'";1 • Foot Guards l "1 1Olh 1-'oot (North Lincoln) 2""11011' Foot (North Lincolu) 2"'1114th l 'oot (I3uckinghamshirc rial 1809) 20th Foot (East Dcvonshi.re) 1 l ' 121 '' I'oot (Royal North Hrilish Fuzilicrs) 1st e 2nd 127 th 1-'oot (Enniskillcn) 1"131'1 Foot (IIuntingdonshirc) l" c 2""d 5th 1-'ool (Susscx) l"144th 1-'oot (East fascx) 1'1152"'1 (Oxford Lighl Infanlry) Rcgimcnt 1"158th Foot (Rutlandshi.re) 1"161'' Foot (South Glouceslershirc) 1"162'1" Fool (Willshire) 2"'162th Foot (North Lim;oln) 63n! ['ool (Easl Suffolk) 75 th Fool (Ilighland fino al 1809) 2,78'" I'ool (fhghland) (Ross shirc Bu(Ts) I". 81" l 'oot (Loyal Lincoln Vohmtccrs) Royal Starr Corps King's Gcrman Legion (3"'' ,t'h, (,'", 7 11', 8 th Linc Bns, 1"'1 Foot Dtry) Dc Mcuron' s Regiment De Roll's Regimenl Wallcvillc's Rcgirncnt Dillon' s Regi.meni Chasseurs Hrilanniqucs Roy,tl Corsican Raugers Royal Mal la Regitncnt lfoyal Malta Sappcrs ancl Mincrs (l" Coy) Sicilian Rcgiment of Lighl Tnfanlry Calahresc I 'rcc C orps Dukc or Y orks' s Greek Lighl rnrantry ltaliau Lcvy (I'' - 3'') Royal Regi.men! of A11illcry Roval .En°ineers
1759; 17')1 1656 1(,85
1685 1688 167811688 1(,90 1702 1693 1741 1755, 1803 1758 1756 1756 -
1757 17'.J:1 1793 17'.J:1
1806-10 1806-07 1807-12 1809- 12 1812- 15 1806-08 180(,-14 1806-11 1806-15 180(,-15 1806-14 1806-07 1806-11 1806-07 180(,- 14 1806- 10 181-11812-14 180(,-09
1803 16
1806-1 l 1806- 15 1808-14
-
..
1781 1816 1795-1816 1801 - 1816 1795-1814 1801-1814 1803-1817 l&OG-1811 1806-181 6 1806- 18 16 1809-181 4 1809- 1814 1813- 1814 1716
[813? 180(,- 15 1806-11 1806-13 1806-10 1806-14 1807-0') 1808 15 1806- 15 180')-14 1809-14 lSH- 14 1806-15 1806-15
-
-
LO Staplcton FM Duke of York LO Th. Mailland Idem I Jr J-larry Calvcrt LG John Sluarl Ci. William Gordon G. F Llarl ofMoira Giri of Mulgravc Dukc or Richmond Ea.rl of Suffolk I .( T Hild. Oakcs Earl of Cavan Cr. Cieorgc I Icwctt G. Samucl llulse Idem Earl of Balcaires G . R Abcrcromhy LU S . Auchmuly n l Jcmy Jolmson MG J.13rown fM Adolphus, dukc or C.unb.riùge MG George Walkcr MG F. Roltcnhmg MG L. dc W alteville ?
(Col. John Ramsey) MC r Huclson Lowc Col. J. Brode.rick -
LG R. 1-'erguscm LG John Stuart Col. R. C hurch BG Latour r~irl or Mulgravc 1--ilrl of Mul!!ravc
GLI
INGLESI IN S1C,~IL=IA~(=l8=00~-~l8=06~)_
877
_ _ _ __ _ _ _ __
Tab. 217 A - Ufficiali del Sicilian Re1<irnent o( Foot (1810-1812) Nomina
Army Lìsl 1812
Armv List 1811
Army Lìst 1810
Colonnello
25.01.09
Ronald Crau. J-icrguson
050207
Cìcorgc I). Robcrtson
07.03.11
-
ldem
Idem Tenenti Coùm11elli Idem Francesco Rivarola
Idem
Idem
Mal!J!ÙJTi
06.02.07 1201.09 07.03.11 07.09.10
forancesco Ri varola Robcrt Mowhray -
J
20m 07
f'rancesco Pulejo Richan1 Whìte
(promosso Lcn. col.) Robert Mowbray Hcnrv F Mcllish Cappellano idem J"aJ!a.lore Idem
I
Idem Idem J
Idem Idem
Aiutante 05.05.07 18.04.11
Charles Drodibullet .
~
John Nurg
rn.11.os
J
2.'H l3 l l 11.0(,.07 16.0')07
1·
Alexander !3roadl"oot Criuscnnc T ahema
06.02.07 07.02.07 08.0207 10.02.07 02.(>4.07 11.06.07 20.01.08 11.02 08 0.3.0308 31.lH.08 16.l 1.09 25.1 2.()9
Robcrt Ca rter Wìlliam Fairtlough John Cirave11,na Francis J. Edward~ C. Willìam Muller Alcxandcr dc l<overea Nicholas Andora Hcnry Craig Charles Glau Count dc Clcrmont
21 (l8.10
.
01.11.10 2') 11.1 O 26.09.11
.
.
e
-
.
.
Geon..!e l(inu Quarliernuntro 1.dcm ChirurJ!O e a.uislenli G riffith Jones Idem Idem Capitani ( /6) Idem Idem Idem
.
Idem Idem
IIdem Idem Idem Idem Idem Idem
.
.
.
.
Idem Idem
Idem Idem
.
.
Idem Idem Ninian Craig Danicl Wright Jolm de St Laurcnt Mclch1or de Polignac Pietro Stella
Idem Idem Idem Idem
.
.
Idem Idem B. J. Mnllcr l 'ricdhcrg
878
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 · 1815)
~Tab. - -217 - -B-- -- ------------- - - - - -- - -- - - -~ ~ SeR,ue: Uflìriali del Sicilian ReRiment of Foot ( /RJ0-1812) Nomina 06.02.07 0802()7 09.02.07 10.02 07 110207 15.04.07 1(,.04 07
17.04.07 21.01.08 10.06.08 11.0<>.08
11.06.08 12.06.08 13 ()6 08 140608 15.0(,.08 1606.08 1.5.09.08
(Hll .08 ()(, ()4 ()')
08.11.09 m 110'>
A1mv List 1810 Vincenzo Mignola Cavalier PicLro Stella Charles Stuart Cavalier Mariano Avama Creorgc King Vincenzo Odiardi 1-'rancis Stuart Cav. Antonio D 'A mico Carlo F Cavallacc .Tames Macleod Vincenzo Tedeschi Allan McPherson Charles Drodihussct John Slohìe Almar Roquefcuille C. V. von Zglinicky c;iuseppe Paravicini ITenry Stuart Tommaso da f'ossi 'I'. Hartoli Bai thazar Osorio
21.0210
22.02.10 2.1.08.10 12 0').10 13.09.10 28.11.10 2') 11 IO 18.04.11 01 os 11
1107.11
03.11.08 12.01.09 06.04.09 07.11.()'J ()')_ 11 ()')
12.09.10 13 0') 10 07.11.10 08.11.10 27.11.1() 28.11.10 29.11 10 01.05.11 02.05.11 11.07.11
Army List 1812
C. Camillo I3aronc
08.02.10
14.06.08 16.0(,.()8
Army Lìsl 181.1 Tenenti (33)
Mariano Zugianni I )e Couloumè Gilherl Slewart ( iustavus de Roquefeuil Charles Wm. Thompson Giovanni B. Zerbi Rosignoli
(promosso cap.) Idem
Idem
Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem
Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem
Idem Idem Idem Idem Mariano Zugianni l)c Coulommé Gilhcrt Stewart Gust. de Roqucfcuillet Cha. Wm. Thornpson G. I3. 7.erhì i\lcxandcr Robe rtson IIemyMiles Andrew Vicusseux Y oung Turner C harles Mili lnseime (promosso Lcn.) (promosso ten.) (promosso len.) (promosso ten.) (promosso ten.) (promosso ten.)
Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem Idem
Idem Idem Idem Idem Idem Idem
Francesco Rivarola Nalhanicl Strode deThom Alexamlre de Roquefe uil Whcinsle r Charlcs Henry Joseph Massardo MalcoJm Smith Richard Harnct .lohn Charles C rauford
PARTE IV
La Real Marina ( : 800-1 ;' 15) , 1
. .. 'e
\.,
880
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815)
Il vascellp Sannita do 7 4 cannoni, insieme ad altri · cinque, costituivo lo punta di diamante della nuova Real Marino voluta da
Acton.
LA REAL MARJJ\IA _(_._, 1800="'--_-- ' - - ' 1 8 . . . , . 0 6 " ' - - - - - - - - - - - - - - - - - - -- --
---
22. LA REAL MARINA (1800-1815)
A. La Real Marina nel 1800-06
Composizione e impiego della Jl,0tta borbonica nel I 800- I 802 Potenziata da Acton a partire dal 1779, nel 1792-98 la marina napoletana aveva raggiunto il culmine della sua espansione, con una moderna flotta d'altura, sia pure non oceanica, la più grande mai posseduta da uno stato italiano di antico regime. Illustratasi nella spedizione di Algeri (1784), ma tenuta in rispetto dalla spedizione francese nel Golfo di Napoli (1792), la squadra napoletana aveva poi dato, al comando del toscano Forteguerri, un contributo di un certo rilievo alle operazioni alleate durante la guerra della Prima Gbalizionc (spedizione di Tolone nel 1793, battaglia di Capo Noli nel 1795, blocco della costa ligure nel 1795-96) . Ministro della marina dal 1780, nel 17 91 Acton aveva assunto anche i dicasteri degli esteri e del commercio e anche i successivi ministri degli esteri (Castelcicala nel 1795, Gallo nel 1798) rimasero titolari di commercio e marina. Sotto di loro il bilancio raddoppiò da 653.000 a 1.250.000 ducati e nel 1798 la marina raggiunse la forza di 8.600 uomini e 183 unità: •
• • • • •
6 vascelli (Sannita, Guiscardo, Tancredi, Partmope, A rchirm:de da 74 costruiti nel 17 86-95 su progetto di Antonio Itnbert e S. Gioacchino da 64 an1uistato a Malta nel 1780); 6 fregate da 40 varate a Napoli e Castellammare (Minerva, Sibilla, Aretusa, Sirena, Cerere e Pallade); G corvette da 30, 24 e 12 varate a Castellammare (Stabia, Fortuna, Aurora, Fama, Galatea e Flora); 4 sciabecchi da 20 varati a Napoli ( Rohusto, Diligenle, Vigilante, Difensore); 4 sciabecchi obsole1i (S. Antonio, S. Ferdimmdo, S. Gennaro Il I érribile, S. Gennariello); 2 pacchetti ex inglesi (Leone, lartt1ro) ;
881
882
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLrnNJCHE ( 1800 - 181 5)
• • • •
•
3 golette (Prudente, Rondine, Veloce); 4 brigantini (Sparviero, Lipari, Vukrmo, Stromboli); 12 galeone da 3 varate a Napoli (Attiva, Allerta, Levriera, Aqui!.t, Fako, Serpe, Coru:t:zioru:, S. Antonio, S. Gennaro, S. Giuseppe, S. Francesco, S. Rosalia); 122 lance cannoniere; 14 lance bombardiere.
Oltre metà del naviglio sottile (72 cannoniere e G bombardiere custodite nelle grotte di Posillipo) fu incendiato il 28 dicembre 1798 per non farlo cadere in mano al nemico e 1'8 gennaio 1799, per la stessa ragione, furono incendiati nella rada di Napoli tre vascelli ( Guiscardo, 'Jàncredi e S. Gioacchino), una fregata (Pallade), una corvetta (Flora) e una gabarra; un quarto vascello (Partenope) fu affondato dalle maestranze dell'arsenale di Castellammare di Stabia per ostruirne il porto, una fregata ( Cerere) fu catturata dai francesi e 4 cannoniere naufragarono nel viaggio per la Sicilia. Restavano al governo borbonico un terzo dei vascelli e i tre quarti delle fregate e corvette, ma la maggior parte fu posta in disarmo (sia per avarie non riparabili a Palermo, sia per mancanza di equipaggio sia per la cessione di materiali alla flotta inglese). Le unità in Sicilia erano pur sempre 86 (11 d'altura, 17 costiere e 58 sottili): •
2 vascelli da 74 (Sannita e Archimede);
•
4 fregate da 40 (Minerva, Sibilla, Aretusa e Sirena); 5 corvette (Stabia, Fortuna, A urora, Fimu1, Galatea);
•
2 sciabecchi da 20 ( Robusto, Vigilante);
•
2 pacchetti ex-inglesi (Leone, JarLttro);
•
I goleua (Diana); 4 brigantini (Sparviero, Lipt1ri, Vulamo, Stromboù);
•
8 galeotte (Attiva, Levriem, Allert,1, Prudente, Rondine, Pr1ko, Aquila, Serpe); 50 lance cannoniere;
•
8 lance bombardiere.
A causa d elle ristrettezze di bilancio e della situazione politica, la composizione della flotta non subì grandi variazioni nei sei anni successivi, a parte il recupero della Cerere nel giugno 1799, il naufragio della goletta Diana a Milazzo nel febbraio 1801, il varo di due nuove galeotte nel 1805 ( Veloce e Vespa) e la radiazione del Sannita, disarmato e venduto per demolizione nel 1805 e delle sei galeotte più vecchie.
LA REAL MARINA (1800 • 1806)
Nel maggio 1800 la marina concorse al blocco di Genova con una fregata da 40, 3 corvette da 24, 2 brigantini e 6 galeotte, che il 6 maggio bombardarono San Pier d'Arena, Albaro e il quartiere della Marina. Si distinsero in particolare la corvetta Fortuna, il brigantino Stromboli (che prese parte al blocco di Savona) e la galeotta Levriera, il cui comandante, alfiere di v,Lscello Raffaele de Cosa, fu personalmente elogiato dall'ammiraglio inglese, Lord Keith. In luglio le fregate Sirena e Aretusa furono inviare di rinforzo al blocco navale di Malta, dove rimasero sino alla resa francese (avvenuta il 5 settembre). l.:Inghilrcrra accettò la chiusura dei porti alle navi inglesi imposta dall'armistizio <li Foligno del 18 febbraio 1801. Le clausole segrete della pace di Firenze del 26 marzo prevedevano inoltre l'invio in Puglia di una for'.l.a di spedizione francese di 8-10.000 uomini per l'Egitto, la crea'.l.ione a Taranto di una base avanzata per la squadra di Tolone e la consegna di tre fregate borboniche (Minerva, Cerere e Aretusa). Pensando di utiliZ'Larc l' ar-
mamento di una di esse per la nuova base navale, i francesi chiesero che la consegna avvenisse a Taranto, ma il re si oppose per non provocare gli inglesi e le fregare furono consegnate il 13 e 14 giugno ad Ancona. Per rappresaglia, gli inglesi incendiarono in Adriatico il brigantino Lipari. In ottemperanza al trattato, il 7 ottobre si ordinò a Forteguerri di non lasciar scendere a terra soldati da.Ile navi inglesi di passaggio nei porti siciliani. Il 2 marzo 1802 Napoleone ringraziò per il soccorso dato in dicembre a Siracusa a 21 O naufraghi francesi. Dopo la pace di Amiens le fregate di Ancon a furono restituite e il 23 settembre 1802 l'intera squadra (vascelli A rchimede e Sannita, fregate Minerv,i, Sirena, Aretusa) partì per Barcellona col principe ereditario Francesco duca di Calabria che si recava in Spagna per le nozze con l'Infanta Maria Isabella. Ripartita il 12 ottobre, scortando le fregate spagnole S0ledt1d, Ct1bildti e Guerrera che recavano la coppia reale, rientrò a Napoli il 19.
La difèsa del commercio contro i pimti barbareschi (1800-03)
Incoraggiate dall'Inghilterra, le potenze barbaresche avevano intanto ripreso la guerra di corsa contro il commercio d elle minori potenze europee, minacciando in particolare i rifornimenti di grano per la Sicilia. Il 25
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maggio 1800 Zurlo scriveva che dalla Calabria non sarebbe arrivato neppure un tomolo se non si allontanavano i corsari. In settemhre, nel canale di Sicilia, il vascello Archimede, comandato da Forteguerri, mise in fuga 7 corsari algerini, incluse 2 grosse fregate. Tuttavia nel febbraio 1801 i bastimenti noleggiati dal senato di Palermo per caricare grano in Puglia e Abruzzo rimasero fermi per settimane a Messina, rifiutando di proseguire senza sco rea.
Il 14 marzo Forteguerri informò Acton di averli persuasi a partire con la promessa di farli scortare al ritorno da Brindisi a Palermo. Nel chiedere il rinnovo dell'annuale "permissione agli armatori particolari in Sicilia di agire contro i barbareschi", elogiava inoltre gli abitanti di Ustica, che avevano chiesto una cannoniera e un capo artigliere offrendosi di armarla ed equipaggiarla e auspicava che l'esempio fosse imitato da altre comunità marittime ("se prende piede questa vocazione di riceversi in vari luoghi della cosLa dd mezzo giorno della Sicilia qualche lancia cannoniera da armarsi dalle marine stesse nascerà una nuova difesa sempre permanente nei luoghi esposti, e senza quasi la minima spesa per il regio erario"). Acton aveva già disposto una crociera del vascello Archimede, con due fregate e una corvetta, per d are la caccia alla squadra tunisina: nel maggiogiugno le navi napoletane sloggiarono i tunisini dalle acque del Lazio e rifornirono di armi e munizioni le torri litorali pontificie. Nel 1801 arrivò nel Mediterraneo la prima spedizione navale americana, comandata dal commodoro Richard Dole. Nel giugno 1802 una delle sue fregate, in sosta a Messina, suscitò un incidente diplomatico sequestrando, per completare l'equipaggio, la banda del Reggimento Valdemone, attirata a bordo col pretesto di un concerto. [accordo segreto Acton-Elliot del luglio 1803 impegnò Napoli a difendere la Sicilia contro i francesi e l'Inghilterra a finanziare il riattamento delle piazze e l'armamento delle cannoniere a Messina e a mantenere un vascello al largo di Napoli per evacuare la famiglia reale in caso di pericolo.
Il ritorno dei francesi a Taranto alimentò il sospetto che la base potesse essere messa a disposizione della flottiglia algerina. Il 1O maggio il diarista De Nicola annotava la voce che il fuoriuscito Saint Caprais coman dava una flottiglia barbaresca e il 1° luglio l'ordine di armare la Minerva. In ottohre, a seguito dell'attacco di una flottiglia tunisina a Licata, si ordi-
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nò l'armamento degli abitanti dei litorali siciliani e calabresi, mentre furono venduti alla Sardegna 6 cannoni navali da dodici e due delle 1O mezzegalere in disarmo. Lambasciatore Alquier dichiarò di ritenere che l'armamento delle coste fosse diretto contro la Francia e intimò il disarmo. 11 21 novembre il re scrisse ad Accon di rispondergli che agli abitanti della Calabria si era soltanto "ordinato di tenersi pronti ad accorrere contro i pirati. Che se poi i francesi cred(eva)no di andar compresi in quella classe, ne (avevano) ben ragione", aggiungendo che lui non si faceva "mettere i piedi in faccia" e che Napoleone "sbagliava rotondamente" se credeva che "i due fratelli" (ossia i re di Napoli e di Spagna) fossero "ugualmente buoni". 'fottavia fu giocoforza cedere all'intimazione francese, tanto piti odiosa dopo una nuova razzia tunisina nella provincia di Lecce, dove i corsari avevano potuto impunemente sequestrare 164 abitanti sorpresi nelle loro case, nell'inerzia degli occupanti francesi. Nel 1806, a fronte di un centinaio di barbareschi prigionieri a Capua, cc n'erano 900 napoletani a Tunisi, 118 a Tripoli e un numero imprecisato, ma elevato, ad Algeri.
La fàllita spedizione contro Tunisi (marzo-giugno 1804)
Nel gennaio 1804 Actq n preparò la rappresaglia: l'obiettivo era di catturare o affondare l'ammiraglia tunisina ancorata a levante del molo o nella rada intermedia tra Capo Cartagine e La Goletta. La Cerere, mascherata con bandiera inglese, doveva penetrare nella rada di Tunisi, "di giorno e col favore dei venti del 4° quadrante", e abbordare la fregata nemica o, se non era possibile, spararle una bordata. Le barcacce e le lance dei 4 legni maggiori della squadra (comandare da Cosovich, Brunaccini, De Raffaele, Cacace, Maurich Acton, Hantaver, Thurn e Di Palma) dovevano seguire la Cerere per tagliare gli ormeggi della fregata e prenderla a rimorchio oppure per attaccarla con ohici e mitraglia e cercare di impadronirsene. I ,a Sirena doveva coprire la Cerere distruggendo gli eventuali corsari ancorati fuori Porto Farina.
In febbraio furono stanziati in gran segreto 101.500 ducati per riparare l'Archimede e il 3 marzo il capitano di vascello Diodato Micheroux salpò con l'Archimede, le fregate Cerere e Sibilla e le corvette Aurora e Fama (capitano di fregata Raffaele de Cosa). La squadra fece varie prede, ma a causa dei venti contrari non riuscì a penetrare nel golfo e ad attaccare la
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fregata. Il 9 luglio Micheroux si giustificava con Acton del mezzo fìasco: "poteva riuscir meglio, se il vento lo avesse favorito. E' sempre bene, però, che quei barbari abbian veduto le nostre armi così da vicino". Certamente quella vista non doveva averli troppo impressionati, se il 1° maggio cinque bastimenti erano stati predati tra Ponza e il Circeo dalle lance armate di 4 corsari barbareschi.
Tt concorso napoletano alla spedizione americana contro Tripoli Nel frattempo il pasha di Tripoli Yusuf Caramanli aveva umiliato gli Stati Uniti catturando il 31 ottobre 1803 la fregata Phi/,adelphia arenatasi su un banco di sabbia, col comandante Bainbridge e l'intero equipaggio di 307 uomini. Lepisodio aveva suscitato forte impressione in Europa e il commodoro Edward Prehle, comandante della terza spedizione americana nel Mediterraneo, aveva accettato il sostegno offertogli dal re delle Due Sicilie, basando la sua squadra a Siracusa. Non mancarono però problemi e incidenti: gli americani lamentarono ogni genere di truffe da parte dei siracusani, mentre i francesi che occupavano la Puglia inviarono armi e rifornimenti a Yusuf e loro agenti sabotarono le munizioni della squadra americana depositate a Siracusa. Grazie alle informazioni che Bainhridge era riuscito a far pervenire da Tripoli (nonché alla perizia del pilota palermitano Salvatore Catalano, poi divenuto capitano di vascello dell' V. S. Navy) il 16 febbraio 1804 il tenente Steph en Decatur riuscì ad entrare nel porto, usando una nave tripolina catturata e alzando bandiera britannica, e a distruggere la Phi!adelphia. I fondali di Tripoli erano però troppo bassi per consentire alle fregate di avvicinarsi a distanza utile per il bombardamento: occorrevano le unità sottili di cui era dorata la marina borbonica e re Ferdinando ne concesse a nolo dieci (8 cannoniere e 2 bombardiere) con 96 marinai. Furono proprio queste a conseguire l'unica vera vittoria americana: il 3 agosto attaccarono il porto, infliggendo a Yusuf la perdita di 6 navi (3 affondate e 3 catturate) e 122 uomini contro 13 americani e siciliani. I successivi auacchi del 7 e 24 agosto e del 3 e 4 settembre furono meno fortunati: saltarono in aria una cannoniera siciliana e un brulotto americano. Il 10 settembre Preble passò le consegne al suo successore Barron e tornò in America, accolto come un eroe e salutato dal papa Pio VII con inusuale
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esagerazione ("ha fatto più lui per la causa della cristianità in poco tempo e con pochi mezzi che le pit1 grandi potenze cristiane nei secoli").
il ritiro della flotta in Sicilia (<;ennaio-febbraio 1806) TI 18 aprile 1805 Nelson salpò alla caccia della flotta di Tolone che si sarebbe conclusa sei mesi dopo a Trafalgar, lasciando a Napoli il capitano Frank Sotheron con l' Excellent (74) e 5 fregate, pit1 una russa. Circa 170 napoletani e siciliani combatterono a Trafalgar a bordo delle navi inglesi, inclusi 30 dei Royal Marincs. Dopo una ricognizione costiera dall'Ambuscade (Durban), il 20 novembre 20.000 anglo-russi sbarcarono a Napoli e Castellammare, per ripartirne tra il 14 e il 19 gennaio 1806. Nelle condizioni materiali in cui si trovava, fu già molto che la flotta borbonica riuscisse a riparare quasi al completo in Sicilia e ad assicurare l' evacuazione della corte da Napoli e un limitato sostegno logistico ali' esercito in Calabria. Il 23 gennaio 1806 il re s'imbarcò sull'Archimede (comandato da Carlo Vicugna) per Palermo, scortato dall' Lxcellent e seguito dalle fregate Sibilla e Sirena, dalle corvette Aurora (Cf Ruggero Settimo), Fama, Stabia, Galatea e Fortuna, dai brigantini Vulcano e Stromboli e dai pacchetti Leone (CF Giuseppe de 13lasi) e 1àrtaro (I O pilota Gaetano Cafìero). Prima di lasciare il Golfo, de altre unità riuscirono a portare 1.531 forzati e graziati al servizio militare da Napoli alle Pontine e altri 103 da Ponza a Gaeta e a rifornire la piazza e le isole dipendenti. Tornata a Napoli per prendere il reggente Naselli, la Fama salpò il 2 febbraio assieme alla Cerere che aveva imbarcato a sua volta il personale di corte e gli effetti personali della regina. La Minerva (G. B. Staiti) salpò per ultima il 13, portando a Sapri i principi reali e proseguendo poi per Messina e Palermo. Tornate a Napoli e finite sul litorale <li Castdlammare a causa di una tempesta, la Cerere e la Fama si arresero il 14 fèbbraio ai francesi, rinnovando la sorte già subita dalla Cèrere nel gennaio 1799, quando era stata presa al molo di Napoli. (Per la loro cattura finì sotto processo il capitano di fregata Salvatore Valguarnera, rinchiuso in castello nel novembre 1806 e scagionato solo nel settembre 1807: non sono chiare le imputazioni, dal momento che, a quanto sembra, le navi erano comandate in realtà dai parigrado Santalucia e de Cosa).
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Oltre a queste unità, rimasero in mano dei francesi solo la fregata Arctusa (in disarmo), il brick Sptlrviero, la goletta Gioiti, 7-8 cannoniere e
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15 feluche o barche. Pit1 grave fu la perdita delle maestranze dell'arsenale di Castellammare e di numeroso personale passato al servizio di re Giuseppe (inclusi il brigadiere Antonio Gagliardo, i capitani di vascello Sarno, Gonzales e Lino dc Almagro e il commissario della rada di Napoli Lorenzo de Roberti, mantenuto in servizio su consiglio di Masséna). Secondo le fonti del Bianchini, alla marina in Sicilia rimasero 87 unità (1 vascello, 3 fregate di fila, 4 corvette, 2 pacchetti, 2 brigantini, 5 galeotte, 60 cannoniere e 10 bombardiere) e 6.843 uomini. Altre fonti ne indi cano 5.525, inclusi 1.170 forzati, con 3.045 ufficiali e marinai al dipartimento di Palermo (con 1 vascello, 2 fregate, 1 corvetta, 2 pacchetti e 1 brigantino in armamento) e 1.310 (277 di pianta fìssa e 1.033 di nuova leva) a quello di Messina (3 galeotte, 28 cannoniere, bombardiere e obusiere, 7 lance ausiliarie e 3 barche armate). Lunico gruppo navale operante nel Continente era la flottiglia di Gaeta, comandata dal piloto graduato Domenico Di Marcino, con 2 cannoniere e 2 obusiere e 80 uomini (inclusi un piloro, un guardiano e due cannonieri per cia.~cuna unità). 11 re negò invece l'invio di cannoniere a Cotrone, richiesto da de Gambs per evacuare il suo battaglione (gli fece rispondere da Acton che gli bastava aver perso un Regno e non voleva perdere anche le cannoniere!). Infatti la marina assicurò solo l'evacuazione attraverso lo Stretto e le truppe rim aste sulla costa Ionica della Calabria raggiunsero la Sicilia su tra.~port i noleggiati di propria iniziativa.
B. La campagna di Sidney Smith (1806) Il comando del Mediterraneo Centrale a Messina (21 ap r. 1806)
Scortato il re a Palermo, Sotheron tornò di stazione a Messina coi vascelli Excel!ent (74), l ntrepid (64) e le fregate Sirius, Apollo e A mbuscade. Il 16 frbbraio, dopo averli fatt i attende re tre settimane a bordo delle navi, re Ferdinando autorizzò lo sbarco a Messina degli 8.000 soldati inglesi. Il 2 1 il comandante in capo del Mediterraneo, ammiraglio C ollingwood, apprese del 1-iriro d elle forze anglo-russe da N apoli e, t emendo un a ttacco
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congiunto franco-ispano da Tolone e Cartagena su Trapani o Palermo, il 7 marzo inviò di rinforzo a Sotheron i vascelli Eagle (74) e Athénien (64). Il 26 arrivò a Cadice, col Pornpée (80), il contrammiraglio sir William Sidney Smith, che si recava ad assumere i] comando della stazione navale di Gibilterra. Collingwood gli dette invece quello del Mediterraneo Centrale e delle forze navali siciliane (di cui gli trasmise la lista), incaricandolo di condurre in Sicilia o a Malta tutti i vascelli che si trovavano a Gibilterra, con istruzione <li difendere la Sicilia e di occupare tutti i porti necessari (aggiungendo a Messina Siracusa o Augusta), con o senza il consenso del re Ferdinando. In aprile, mentre Napoleone incitava il fratello a sbarcare d'impeto in Sicilia senza preoccuparsi di prendere Gaeta ("la Sicile est tout et Gaète n'est rien") e i pezzi pesanti di Taranto erano trasferiti via Cotrone a Pizzo, le cannoniere borboniche neutralizzavano le batterie costiere improvvisate dai francesi, consentendo così alle fregate inglesi di distruggl'.re nei porti cabhresi i battelli riuniti in vista dello sbarco.
Il concorso navale alla difèsa di Gaeta (10 ftb. - 19 luglio !R06) 11 10 febbraio le cannoniere di Gaeta avevano fermato la colonna francese che da Mola puntara sulla piazza, uccidendo il generale Grigny. eunica linea di collegamento con gli avamposti stabiliti nel sobborgo di Gaeta seguiva la costa del Golfo, esposta ai continui attacchi delle cannoniere, mal contrastare dalle batterie da campagna francesi. Il 14 marzo arrivò a Mola il brick francese Endymion, armato con pezzi da otto. Il 15 le cannoniere di Gaeta lo attaccarono sen'.l.a esito e con perdite (alcuni marinai morti, tra cui il comandante di una scialuppa, e alcuni soldati feriti), ma quella stessa notte, a causa di una tempesta, il brick si incagliò sulla costa tra gli scogli: recuperato a fatica, le avarie non riparabili a Mola lo costrinsero a restare all'ancora nella spiaggia tra Conca e Vindice. 11 19 arrivò a Castellane con una speronara anche capitan Bavastro, che durante il vano bombardamento del 21 marzo tentò inutilmente di incendiare il porto di Gaeta con un brulotto. In seguito, però, la batteria del Borgo limitò fortemente l'uso del porto. Alla fine di marzo, per ragio ni ignote, il comandante del porto Vincenzo Cascanti piantò moglie e figli nella piazza e disertò al nemico, portandogli notizie preziose. Prima ancora dell'arrivo di Sidney Smith, Acton spedì a Gaeta un
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primo rinforzo di uomini e munizioni, arrivato il 1 O aprile con la scorta del I' lntrepid e delle fregate da 32 ]uno (Henry Richardson) e Minerva (ora comandata da Carlo Vicugna e armata con XXVT-18, IJ-6 e XJV carronate). Una fregata attaccò subito l' Endymion; fu allontanata dal tiro costiero francese, ma il brick approfittò della notte per andare a Napoli e le cannoniere borboniche poterono così continuare a scorrere la spiaggia molestando i rifornimenti nemici, mentre due corsari portavano a Gaeta viveri freschi e informazioni. Il 17 la fregata Sirius sorprese sotto Civitavecchia una flottiglia francese di 9 unità leggere che cercava di raggiungere Gaeta e dopo quattro ore di combattimento alle foci del Tevere catturò la corvetta Bergère, mentre le altre unità (3 hrick, I bombardiera, 1 cutter e 3 cannoniere pesanti) si salvarono risalendo il fiume. Arrivato a Palermo il 21 aprile, Sidney Smith partì subito per il Golfo di Napoli col Pompée, l' l.:,xcellent, l'Athénien Qohn Giffard) e I' lntrepid (Philip Wodehouse) e 12 cannoniere siciliane (capitano di fregata Emanuele Lenieri). TI 30 aprile giunsero in Sicilia i vascelli Ajax e Thunderer. quest'ultimo sostituì l' Excellent, salpato il 1° maggio con l'Ajax per scortare in Inghilterra il convoglio di Malta. Dopo aver bombardato Reggio, il 4 maggio arrivarono davanti a Gaeta vascello, 2 fregate, 12 brick e 10 trasporti, seguiti da 1 vascello a rre ponti e 1 fregata e il 7 da altri 2 vascelli. Le batterie francesi non riuscirono a molestare il rifornimento della piazza, dove furono sbarcati 4 cannoni di coperta dell' Exceflent e 2 morrai à semel/e. il principe d'Assia rifiutò tuttavia i cannonieri di marina inglesi. Il 6 maggio lo squadrone comparve nel Golfo di Napoli, dove fu raggiunto dal vascello da 74 Fagfe (Charles Rowley) e il 1O incrociò davanti a Castellammare. Ll 1 il corsaro Gazzetiello di Ponza aveva incendiato a Sperlonga un deposito di fascine per l'assedio di Gaeta. La sortita del 15 maggio fu preceduta da sbarchi diversivi ai fìanchi del nemico. La notte del 12- 13 le lance e barcacce della }uno e della Minerva (scortate dalla Minerva e da 4 cannoniere) sbarcarono a Sud di Sperlonga 100 (o 60) uomini del corpo franco per attaccare la batteria capo S. Agostino. La notte seguente altri 50 incursori del corpo franco distrussero la batteria della Madonna della Catena e la notte del 14- 15 simularono uno sbarco a Scauri. La grande sortita del 15 sul Moncesecco fu appoggiata da 2 divisioni cannoniere (una
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delle quali comandata da Richardson) e dalle barche armate delle due fregate. Secondo la Naval History of Great Britain le uniche perdite dell'azione furono quelle della }uno (4 morti e 6 feriti). 1112 i marinesddla squadra avevano preso Capri catturando una compagnia cacciatori del JOle de lìgne. Nell'azione si distinsero 2 homhardiere siciliane. Il 14 fu cannoneggiato il castello di Baia. La sortita di Gaeta e la presa di Capri costrinsero i francesi a sospendere l'assedio, a spostare i materiali d'artiglieria alle batterie dd Cratere, e a disporre lo sbarramento notturno del porto di Napoli. Dopo aver proclamato la guerra di corsa contro il commercio di Napoli e sbarcato truppe nel Cilento, alla fine di maggio Sidney Smith tornò a Palermo, lasciando a Capri la sola Eagle con una delle due divisioni cannoniere siciliane distaccata da Gaeta e sostituita a fine giugno da 4 cannoniere inviate da Messina. Il 10 giugno 1O trasporti sbarcarono a Gaeta rifornimenti e 600 rinforzi. Il 3 luglio ne arrivarono altri 2.000 con 3 vascelli, 1 fregata e 7 trasporti, seguiti il 17 da altre 3 unità. Le navi (4 vascelli, 5 fregate e sloop, 28 cannoniere e molti trasporti) rimasero presso Gaeta fino alla resa e durante gli undici giorni di bombardamento (7-18 luglio) sbarcarono anche alcuni cannonieri di marina inglesi di rinforw ai pochi artiglieri siciliani. La sera del 19 imbarcaront la guarnigione e salparono per la Sicilia.
Le cannoniere a Caste/Ione e ai Garigliano (4-6 luglio 1806) I conLinui attacchi delle cannoniere borboniche sulla spiaggia di Mola facevano pochi danni direni, ma impedivano al nemico di portare polveriere e magazzini sulla linea di rifornimento costiera e lo costringevano a tenere l.100 uomini con 4 pezzi pesanti alla foce dd Garigliano. TI 18 maggio l'artiglieria francese riuscì a disalberare una cannoniera borbonica, ma il 28 una bombardò l'alloggio del comandante dell'assedio. Gardanne mandò allora un parlamentare a lagnarsi della scorrettezza e, secondo la relazione francese, il principe d'Assia gli avrebbe dato ragione, cogliendo l'occasione per un'incredibile tirata contro Richardson e la pretesa degli inglesi di spadroneggiare! Per difendersi dalle scialuppe nemiche, i francesi ne chiamarono 24 da _Napoli, guarnite dai Pionniers Noirs. La relazione francese sostiene che si
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rivelarono però del tutto inutili, se non dannose, perché non erano in grado di attaccare: ancorate a Castellone sotto la protezione di due batterie costiere, finivano semmai per attirare più spesso il fuoco nemico contro la spiaggia, rallentando l'affiusso dei materiali occorrenti per l'assedio. Le prime 12 (divisione Bausan) arrivarono il 3 luglio, poche ore prima della squadra inglese, e furono attaccate alle undici di sera del 4, da 17 cannoniere e 3 bombardiere disposte a semicerchio, con 6 lance e barcacce alle ali per l'abbordaggio. Il fuoco degli assalitori costrinse gran parte dei marinai a scendere a terra: le cannoniere volsero allora il tiro contro le batterie costiere e le lance e barcacce tentarono l'abbordaggio. L'intervento di un obice dell'artiglieria a cavallo e di 2 battaglioni accorsi da Mola, che frccro fuoco dalla spiaggia (e alcuni scesero anche in acqua fino alla cintola) fece però fallire la manovra, né fu possibile tagliare le pesanti catene di ferro che trattenevano a terra le scialuppe franco-napoletane, per cui a menanotte gli anglo-siculi dovettero ritirarsi. Secondo i francesi gli assalitori spararono 300 bombe e 500 palle senza colpire nessuna scialuppa ed ebbero perdite ben superiori a quelle della divisione Bausan (5 morti e 2 feriti). Gli anglo-siculi intercettarono tuttavia la 2a divisione nemica in arrivo da Napoli con un convoglio di rifornimenti. Per sfuggire alle fregate, le scialuppe si ancorarono alla foce del Garigliano, protette ai fianchi da 2 pezzi da dodici e il 6 luglio respinsero l'attacco di 14 legni nemici, colandone a picco un paio. Una fu tuttavia disalberata e la divisione risall il Garigliano fino al ponte in attesa che le fregate nemiche si allontanassero. Queste rimasero invece ancorate alla foce del fiume dal 9 al 13 luglio e le loro lance e barcacce, insieme con 4 cannoniere borboniche, fecero incursioni nel Cilento (Agropoli) e nella Penisola Sorrentina (a Minori, Amalfi e Castellammare) e incetta di viveri pn Gaeta. 11 7 luglio, all'inizio del bombardamento francese, le cannoniere della piazza attaccarono le batterie del borgo, ma subirono molti danni e 2 dovettero essere rimorchiate in porto, per cui il principe d'Assia ne sospese l'impiego.
T'appoggio navale alla guerriglia (luglio ~ settembre 1806)
Incanto Sidney Smith era rientrato a Palermo e il 28 giugno il re lo aveva nominato comandante in capo delle regie forze nel Continente per l'appoggio decisivo da lui dato al piano di riconquista sostenuto dalla regi-
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na (lo stesso giorno il re aveva approvato anche la proposta del capitano Santillo di formare una compagnia di 200 marinai pontieri e pontonieri per servire con la Flottiglia destinata al riacquisto del Regno di Napoli). Il 30 giugno, mentre il Pornpée cannoneggiava Amantea, il convoglio del generale Stuart arrivò nel Golfo di Sant'Eufèmia e il 1° luglio sbarcarono i 5.300 uomini che il 4 sconfissero Reynier a Maida. Dopo la vittoria Stuart e Smith concordarono che a difendere Gaeta dovesse essere la flotta e il 6 Stuart decise di ritirarsi, mantenendo il controllo delle coste calabre. Il I O luglio 4 vascelli e Gfregate comparvero nel Golfo di Salerno e il 17 nella rada di Gaeta, troppo tardi però per impedire la resa della piazza, avvenuta il giorno seguente. Rimasto al largo della Calabria col Pornpée, il 6 luglio Sidney Smith d istaccò la fregata da 32 Amphion (William Hoste) a Messina a prendere il comando della forza incaricata di sbarcare a Reggio il generale Broderick (corvelle Halcyon e Wizard, sei cannoniere siciliane e vari battelli requisiti). Lo sbarco e la resa avvennero il 9 e le guarnigioni francesi di Reggio e Scilla (arresa.~i il 28) furono poi trasportate a Tolone dal Laurent Rerlingto n. Intanto Sydney Sm ith datava il 19 da Bagnara e il 28 dal Golfo di Policastro nuovi proclami e ordini ai calabresi. Il 5 la civica di Cetraro (CS) aveva respinto 2 navi j nglesi e 1 brigantino siciliano che tentavano di predare una paranzella. Il 15 gli inglesi sbarcarono a Carona (RC), catturando una compagnia francese con l'aiuto degli insorti, e il 25 sbarcarono Guariglia ad Agropoli, mentre la flottiglia di Hoste imbarcava il 78th Highland per Cotrone, arresasi il 30 alla prima intimazione. Caduta Gaeta, il resto della squadra inglese, con h1 Minerva e le cannoniere, si era ritirato a Capri, dove il 2 agosto erano segnalati 3 vascelli, 2 fregate, 4 corvette, 20 lancioni armati e 30 trasporti che sbarcavano centinaia di massisti in giacca blu e calzoni bianchi. Il 9, sconfitti a Lamia dal1'avanguardia di Masséna, i massisti d ella Basilicata si rifugiarono n ell'Isola di Dino, manten endo però i collegamenti con la costa m ediante sciabecchi e battelli. Intanto il generale Fox, subentrato a Stuart nel comando delle forze terrestri e preoccupato dall'appoggio dato da Smith agli insorgenti, aveva spedito Moore, con una fregata, a controllare e riferire. Moore raggiunse il Pompée il 13 agosto: lo stesso giorno in cui, protetto da 1 vascello, 3 fregate, 2 corvette e 10 cannoniere, Fra Diavolo sbarcava a "Li cosa con 500 "g iacch e blu". Le unità rimaste a Cap1·i (2 fregate, 2 cor-
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vette, 8 cannoniere e 2 bombardiere) salutavano intanto con salve di cannone il genetliaco della regina Carolina, mentre (secondo una relazione) 8 trasporti avrebbero sbarcato un rinforzo di 1.200 "giacche rosse" (ma il presidio era composto solo da 700 Corsic.-u1 Rangers, che indossavano giacche verdi e sbarcarono metà in giugno e metà 1'8 settembre). Il 17 Pezza dovette reimbarcarsi e tornare a Capri, senz'aver potuto tagliare le retrovie di Masséna. Il 18 re Perdinando espresse la sua soddisfazione per la condotta della Real Marina e approvò poi varie provvidenze a favore di individui di "pianta fissa'' distintisi durante la campagna (al capo maestro armiere Antonio Migliaccio fu concessa ad esempio l'uniforme dei cannonieri di marina). TI 22, trasmesso a Fax il comando delle masse del Cilento, Smith fece vela su Capri, dove il 27 si trovavano 4 fregate, 1 brick, 2 trasporci e 4 cannoniere. Dopo aver effettuato due incursioni (il 28 a Procida e il 31 a Meta di Sorrento), il 5 settembre la legione di fra Diavolo fece il suo ultimo sbarco a Sperlonga, protetta dalle cannoniere di Ponza_ Il 7 la flotta assicurò il reimbarco di Guariglia a Camerata assalita da Lamarque, ma l'azione costò l'affondamento di una cannoniera siciliana. L8 settembre Sidney Smith fece vela per Palermo con 2 vascelli, 4 fregate, I brick e 2 trasporti, lasciando a Capri solo Vicugna con la Minerva, 4 cannoniere e 1 bombardiera armata a corvetta e la flottiglia corsara del "Sordo di Praiano" (4-5 barche che il 10 sbarcarono a Positano 100 massisti, respinti con 30 perdite). Il 10 gli inglesi sbarcarono a Sapri e il 19 a Sperlonga per sostenere il reimbarco di Fra Diavolo, impedito però dalle forze francesi. Le dimissioni di Acton, alla fine di agosto, e la sua sostituzione con Circello avevano intanto rafforzato il partito della riconquista: le truppe borboniche erano state sottratte al comando inglese e riunite a Palermo per la "seconda spedizione". Smith sostenne il progetto di Circello, asserendo che la sua forza navale non poteva difendere la Sicilia e che l'attacco delle coste napoletane era l'unico modo di prevenire uno sbarco. Ma, col sostegno di Moore, Fox bocciò il piano come "perfectly erroncous and defective" e ammonì Smith a non cooperare con esso. Collingwood, a sua volta, lo amm onì a non disperdere il suo squadrone, che doveva invece restare riunito come riserva strategica del M editerraneo.
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Con lettere e rapporti riservati Moore, Elliot e il suo successore Drummond rovinarono il credito di Smith presso il governo (e in seguito presso la storiografia) inglese, accusandolo di essersi spinto, per vanità e ambizione personale, al limite del tradimento, avendo sollecitato un incarico politico da un governo straniero e preteso a tal titolo di disporre delle forze iuglesi in Sicilia e in Calabria, nonché di aver appoggiato una fai.ione della corte borbonica contro i ministri e i generali inglesi. Né si risparmiarono ipocrite tirate sulla lesione dei "principi" morali che (secondo loro) avrebbero sempre ispirato la condotta inglese, per l'appoggio di Smith agli insorgenti: in realtà non peggiori della legione levantina con cui lo stesso Smith aveva fermato Napoleone a San Giovanni d'Acri o delle future guerrillas spagnole, ma dipinti (strumentalmente, solo per gelosia personale e spirito di casta) come un branco di canaglie e criminali senza ideali politici, usando gli stessi epiteti e stereotipi coniati dal nemico.
C. La difesa della Calabria (1806-08) ;,
ll controllo del Basso Tirreno (ottvbre - dicembre 1806) 11 25 settembre il re approvò gli "appuntamenti" delle forze navali con cordati tra Smith e il capo del dipartimento navale di Palermo (colonnello Diego Naselli), che prevedevano lo stazionamento di 3 divisioni, con 14 cannoniere e 2 bombardiere, a Capri (4+1), Ponza (6) e Isola di Dino (4+1) , comandate da Domenico Di Martino (ora tenente di vascello), Andrea Cosovich (pilota graduato) e Francesco Morabito (pilota). La prima divisione doveva restare a Capri fìnché il tempo lo permetteva, poi, secondo le circostanze, trasferirsi a Porw,a o rientrare a Palermo. T,a Minerva era a sua volta inviata nei paraggi di Dino, per incrociare la costa da Palmi ad Amantea e sostenere i massisti lucani finché non avesse ricevuto il cambio dalla corvetta Aurora_ La fregata partì da Capri il 1O ottobre; la furiosa tempesta del 27 convinse i massisti ad evacuare l'Isola di Dino trasfèrendosi a Maratea e costrinse la Minerva a rientrare anzitempo a Palermo con avarie n ell'opera mista e nelle velature. Lancoraggio rimase perciò sguarnito per ere settimane, perché solo il 16 novembre si ordi-
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nò la partenza dell'Aurora. Tn compenso a fìne otrohre fu spedito a Ponza uno "sciabecchetto" col tenente di stato maggiore generale Francesco Del Carretto incaricato di una ricognizione militare nel Continente e il maggiore di polizia hancesco Frilli, incaricato di una missione imprecisata con Carmine Lancellotti e l'alfiere graduato di marina Tommaso Cosich. Quanto agli inglesi, in ottobre l'Athénien naufragò mentre tornava da Gibilterra con dispacci e 30.000 sterline di materiali, il Pompéee l'lntrepid incrociavano nei golfi <li Policastro e di Napoli e la fregata ]uno tra Ponza e Procida. A fine novembre la ]uno fu inviata in osservazione a Tolone e il 26 si ordinò a Lettieri (ora maggior generale della marina) di farla rilevare dalla siciliana Sirena (Giuseppe Valguarnera). Compito della fregata era impedire il rifornimento di Gaeta e i collegamenti tra Medio e Basso Tirreno, di fendere Capri unitamente all' lntrepid e attaccare la flotta nemica se avesse tentato operazioni contro i volontari sulle coste del Cilento, Basilicata e C:alahria. LAurora doveva a sua voha conservare l'ancoraggio, impedire il rifornimento delle forze nemiche in Calabria e difendere la costa da Palinuro a Scalea di concerto col preside Mandarini, il tenente colonnello Stoduti e i maggiori Necco e Guariglia. Terminati gli accomodi, la Minerva doveva tornare agli ancoraggi della costa calabro-lucana (Orecchio di Porco e isola di Dino), interdire operazioni nemiche contro l'isola di Dino e la penisola di Scalea e stabilire collegamenti di piccoli legni con Capri. Il dipartimento di Messina doveva infine stabilire crociere di piccoli legni dal Faro a Scalea e sostenere la guarnigione di Amantea. I ,e unità dovevano essere rilevate di tanto in tanto e tutti i dettagli erano rimessi alle decisioni immediate di Sidney Smith. La Sirena arrivò a Capri il 9 dicembre, con due trasporti di viveri. La barca corsara del "Cristallaro" (Salvatore Bruno) era naufragata con altre cinque, quella di Auruori era in missione e l'unica rimasta nell'isola era la barca della dogana di Napoli, equipaggiata da 25 doganieri disertati col visitatore Arcangelo per darsi alla guerra di corsa e arrivata a Capri con Andrea del Po. Il 10 dicembre due divisioni cannoniere napoletane (Federici e Barbara) si salvarono dall'attacco del Pompée gettandosi sotrocosta. Il 17 i 3 legni corsari di Ponza (la martegana di Giacomo Di Marco e le tartane dei fratelli Clemente e Nicola Di Campo) furono incorporati nella Real Marina, presi in consegna da marinai cannonieri e trasferiti a Palermo_ Gli equipaggi dei corsali furono arruolati individualmente con
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paga di marinaio di 2a classe (4 ducati e 77 grana) o di guardiano di vascello (7:80) e ripartiti fra gli equipaggi di altre unità militari.
Le operazioni sulla costa calabrese (dicembre 1806-luglio 1807)
TI 1° dicembre furono acquistate 1 O polacche per i collegamenti attraverso lo Stretto. 11 7 tre sciabecchi comandati da Falsetti, Vincenzo Culotta e Carlo Pianese e una lancia governata da Agostino Mosca tentarono di sbloccare Ma ratea, ma i francesi respinsero con perdi te lo sbarco effettuato da Necco a Licini. Il 20 dicembre Vicugna, con la .Minerva e il pacchetto Tartaro, rinforzati poi da altre tre navi (corvetta, goletta e cannoniera), fo incaricato di sbarcare rinforzi e rifornimenti ad Amantea. Tuttavia le condizioni del mare e le batterie francesi fecero fallire i tentativi effettuati il 6 e 1'11-] 2 gennaio 1807: il 13 le unità siciliane, aumentate a otto, apersero il fuoco tutte insieme, riuscendo così ad avvicinarsi abbastanza da poter gettare in mare casse sigillare di viveri che nottetempo furono raccolte dalle harche subito messe in acqua <lai difensori. Le batterie francesi frustrarono anche i tentativi effettuati il 19 e 27 gennaio da una fregata inglese (raggiunta a nuoto da uno dei difenséri, Francesco Segreto detto "Gal-Gal"). Ll 1 marzo la fregata tentò uno sbarco ad Ascea (SA).
In gennaio Smith era partito col Pompée per comandare la retroguardia della spedizione dei Dardanelli e da Il rientrò in maggio in Inghilterra. Nel comando del Mediterran eo Centrale, con sede a M essina e con 5 vascelli, gli subentrò il vice ammiraglio Edward Thornborough, terzo titolare dell'incarico dopo Duckworth e Smith. TI 7 maggio la spedizione del prin cipe d'Assia salpò da Palermo e il 9 sbarcò a Reggio, con la scorta dell'Aurora (CF de Almagro, poi TV Longo) e di 8 cannoniere di M essina. La flottiglia non fu però in grado di assicurare gli sbarchi diversivi nelle spiagge di Gioia, Rosarno e Sant'Eufèmia tentati da Cancellieri e fo poi impiegata solo per il rientro a Messina dei superstiti di Mileto e per il rifornimento della piazza di Cotrone. TI capitano di fregata Ruggero Settimo, nuovo comandante della M inerva, fo elogiato per uno scontro avvenuto in giugno con 4 cannoniere di Gaeta. Ignorando la spedizione di Mileto, il ?. 1 maggio il ministro degli este-
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ri inglese fox ordinò al fratello, comandante militare in Sicilia, di invadere il Regno di Napoli con 20.000 anglo-siciliani, allo scopo di costringere Napoleone ad alleggerire la pressione contro le forze russe in Polonia e Dalmazia. Il progetto, ispirato da Drummond che si era andato convertendo al punto di vista della regina Carolina, nonché da Richard Church e Hudson Lowe, fu alla fine archiviato dal governo e Moore, che l'aveva duramente osteggiato, subentrò a Fox nel comando delle truppe inglesi. Intanto per la "seconda spedizione" del generale Bourcard nel golfo di Policastro erano stati allestiti a Palermo 80 tra sciabecchi grandi e piccoli, polacche, marregane, brigantini e bombarde. Per completare gli equipaggi si incorporarono perfino quelli delle navi predate e il 27 giugno la gente di mare raccolta in Messina fu organizzata in due battaglioni. Il 16 luglio salpò da Messina un convoglio di trasporti scortato da 8 cannoniere e 14 legni armati, che il 17 sfilarono lungo la costa calabrese fino al Pizzo e il 23 bombardarono Amamea e poi Paola nel vano Lelllali vo di sbarcare il brigadiere Cancellieri e 1.500 volontari. Il 28, non appena tornati a Messina, si ordinò di armarli di nuovo insieme alla galeotta Véloce.
La difesa dello Stretto (Reggio e Scil!t.t 27 genn.-17Jèh. 1808) Nel settembre 1807, per compensare il trasferimento di 8.000 uomini dalla Sicilia a Gibilterra, Collingwood prese stazione a Siracusa con 4 vascelli e Thornborough a Palermo con altri 4: un nono (da 64) era a Messina. Secondo Collingwood la corte di Palermo vedeva la minaccia francese sulla Sicilia con indifferenza e i tentativi di proibire i traffici col nemico provocavano proteste dei negozianti sia a Palermo che a Londra. Nei mesi successivi, le unità di Messina si limitarono a mantenere il controllo dello Stretto e i collegamenti con Reggio e Scilla, ancora in mano borbonica. Uno sloop era mantenuto in permanenza nello Stretto, tre pattugliavano la costa tirrenica e un quinto la costa ionica della Calabria per impedire il trasporto di artiglierie da Taranto al Pizzo. Un trasporto di munizioni riuscì tuttavia ad arrivare da Napoli, approfittando del maltempo che aveva bloccato a Capri, per più giorni, lo sloop Kingf-ìsher. L 11 gennaio 1808 lo sloop attaccò ad Ogliastro presso Salerno un convoglio di 38 trasporti, affondando una cannoniera napoletana. Il 27 falll invece un tentativo di sbarco a Villa San Giovanni.
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Tre giorni dopo, sollecitata da Napoleone, impaziente di prendere la Sicilia, scattò la marcia francese su Reggio. Il 30 gennaio quattro cannoniere siciliane che proteggevano un convoglio di rifornimenti per Reggio furono attaccate presso Pentimele da una compagnia di volteggiatori con un pezzo da campagna. Le cannoniere persero il tiro a causa del mare mosso e infine furono costrette ad andare a secco: i padroni dei trasporti proposero di imbarcare gli equipaggi, ma nel pomeriggio i francesi misero in batteria altri pezzi, incluso uno pesante da 12, danneggiando i trasporti: e al calar delle tenebre i granatieri nemici catturarono le cannoniere aJI' abbordaggio. Lo scontro fu avvistato da Messina e in soccorso del convoglio salparono gli sloop Delight e Bittern, seguiti poi dal Gfatton (50) comandato dal capitano T. Seccombe. Travolto dal libeccio e arenatosi, al mattino del 31 il Defight fu a.~saliro dal nemico. La pioggia e l'oscurità impedirono al Bittern di soccorrere il Delight, che, dopo due ore di combattimento e 19 morti, si arrese con 5 ufficiali e 60 uomini. Il comandante (C:fì Ph ilip Cosby Handfield) fu ucciso e Setcombe, che si era imbarcato sul Delight per dirigere il recupero, mortalmente ferito. Tutta la notte il Biuern cercò invano di scagliare le "carcasse" inviate a tale scopo da Messina, ma non poté mantenersi a tiro e solo con la luce del giorno Drowne poté mandare i suoi canotti a brucia~e il relitto, senza poter impedire al nemico d i recuperare i 18 pezzi del Delight(XVI-24 e 11-8). (Secondo un'altra versione, il 1° febbraio _30 barche di Messina, con 800 combattenti, avrebbero invece tentato di recuperare il relitto; a darlo alle fiamme sarebbero stati i francesi, respingendo con molte perdite l'unica barca che aveva tentato di spegnerle. Le altre, dopo aver accennato a dirigere sul porto di Reggio, avrebbero virato per M essina.) 111 7 febbraio, approfittando del tempo favorevole e protetti dalle lan ce dello sloop Efectra (capitano Trollope), i trasporti di Messina imbarcarono le 3 compagnie inglesi di guarnigione al forre di Scilla, scese a mare sotto il fuoco nemico per una scala intagliata nella roccia: una barca, carica d i 50 uomini, fu però affondata dai pezzi francesi.
La minaccia navale francese sulla Sicilia (jèbbraio-ottobre 1808) Perdute le ultime basi sulla costa calabrese, la difesa dello Stretto riposava ormai solo sul vascello da 74 Montt.igu (Otway) e sui 4 sloop che
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incrociavano il Medio Tirreno per segnalare i movimenti della squadra di Tolone (Apollo in Sardegna, Lavinia a Livorno, Ambuscade a Pantelleria e la bombarda Meteor in viaggio per Capri). Il 22 febbraio Collingwood apprese che lo squadrone di Rochefort era entrato nel Mediterraneo e il 2 marzo si riunì a Maretimo con gli squadroni Strachan e Thornborough (per un totale di 15 vascelli, pit1 uno da 7 4 a Siracusa p er collegarsi con Harvey che incrociava nello Ionio). Il giorno prima era arrivato a Palermo un convoglio con 5.000 rinforzi spediti da Gibilterra. Il 1O marzo, lasciato a Palermo l'ammiraglio Martin con 5 vascelli, Collingwood partì alla caccia del nemico. Ignorava (come del resto lo stesso re Giuseppe) che Napoleone aveva mutato la missione delle squadre congiunte di Rochefort (Allemand) e Tolone (Ganteaume) e aveva sostituito lo sbarco in Sicilia delle truppe ammassate in Calabria con un semplice (e superAuo) rifornimento di Corfii. Solo il 25 aprile, al termine di una vana caccia, Co!!in~Nood apprese che il nemico era tornato a Tolone. In maggio Castlereagh rimandò Stuart in Sicilia con ist:rm,ione di tenersi sulla stretta difensiva e rimandare tutti i trasporti non necessari, riducendo il naviglio da 15.000 ad un massimo di I 0.000 tonnellate, sufficienti per un breve trasporto di 8.000 uomini ma non per una spedizione in Italia. ·l httavia, in giugno, Stuart e Drummond ricevettero istruzioni di dare il massimo appoggio alla "resistenza italiana". Le crociere anglosiciliane continuarono intanto a rendere insicura la navigazione costiera: il 1O luglio predarono un convoglio costretto dal vento avverso a sostare presso Ragliano, dando poi alle fìamme le barche e le cannoniere di scorta, abbandonate dai loro equipaggi. Un colpo analogo, contro un convoglio di 38 m ercantili e 4 cannoniere, fu effettuato 1'8 e 9 settembre a Diamante da 2 sloop (il Weazle da 18 di Henry Prescott e un altro del capitano Pierce), ch e sbarcarono 3 compagnie del reggimento maltese (in viaggio di trasferimento da Augusta a Capri) e una del 1158th agli ordini del tenente colonnello del genio Bryce: gli inglesi vantarono 30 n avi distrutte e un bottino da 60 a 100.000 sterline, mentre la versione franconapoletana fu che l'attacco era stata respinto d all'intervento di gendarmi e legionari calabresi. All'operazione parteciparono però anche le galeotte Vespa e Levriera, con 8 cannoniere, 1 bombardiera e alcune lance siciliane. Tn ogni modo le cannoniere prese a Diamante non poterono essere riutilizzate dagli inglesi.
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L'istituzione dt~i volontari di marina (1807-11) Il 2 luglio 1807 si ordinò ai comandanti di Ustica, Pantelleria e Lipari di indurre gli individui arruolati nelle mili'.l.ie a portarsi a Palermo per prestare servizio come marinai sulle lance cannoniere e bombardiere del dipartimento. Nel quadro della riorganizza'.l.ione delle milizie siciliane avvenuta nel febbraio 1808, fu istituito anche un corpo di volontari di marina. La compagnia di Lipari contava 81 uomini esclusi gli ufficiali e con dispaccio del 4 maggio si ordinò di mobilitare 600 uomini, inquadrati da 3 consoli e 20 rais capi lancia, per armare i 20 lancioni di Palermo, concedendo ai consoli l'onore dell'uniforme di aiutante della fanteria di marina e ai volontari quella di ''marinai di pianta" (uniforme blu con risvolto e collare blu o celeste per i soprannumerari, coi bottoni della R. Marina). Non fi.1 tuttavia possibile reclutare fra i liparoti i 180 marinai occorrenti per le 2 galeotte armate in maggio a Messina. In dicembre, esclusa Palermo, i volontari allistati nelle alLre piazze erano già 1.044. li 9 febbraio 1809 fu disposto l'allistamento dei marinai palermitani, con norme sulla classitìcazione dei rais e sotto rais (col grado di padrone e sottopadrone) e sulle esercitazioni mensili. Nel luglio 1811 i voi on tari di marina erano 1.238, di cui 67 a Lipari (un capo e 26 in servizio ordinario, 23 distaccati al servi'.I.Ì)> postale e 17 esenti).
D. La Flottiglia e i corsari di Ponza, (I 807-09) Guerra di corsa e operazioni speciali nel Golfò (1807-08}
TI 13 gennaio 1807 l'Inghilterra aveva proclamato il blocco della costa napoletana, una misura che il governo di Palermo ritardò sino al 22 maggio. Organi borbonici a Capri erano il governatore politico (Francesco M . Carrano Vairo) e il direttore della sezione distaccata dalla Reale Stamperia di Palermo (Gaetano Boniglia), ma la vera autorità era ovviamente il comandante militare inglese, il famoso Hudson Lowe, che manteneva i contatti con il Continente tramite i corsari capresi. Per rendersi indipendente d agli inglesi, in gennaio il governo borbonico istituì un proprio cen. tro informativo e operativo speciale a Ponza, dandone incarico al principi-
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no di Canosa, col grado di capitano e la facoltà di disporre sia dei massisci rifugiati sia delle forze regolari ivi stanziare. Inoltre (il 16 gennaio) ribadì che le sei cannoniere di Ponza (Cosovich) dipendevano dal dipartimento di Palermo, di cui costituivano la "3a di visione" (le altre due, la la con 12 e la 2a con 1O cannoniere, erano a Palermo). La fregata Sirena partiva intanto da Capri per Messina e Palermo con altri emigraci (massisti e marinai) destinati ad equipaggiare la flottiglia corsara diretta dal famigerato tenente colonndlo Castrone, uno degli agenti mantenuti dalla regina. Socio di Castrone a Capri, con una flottiglia di 4 sciabecchi, 1 speronara e I lancia, era Salvatore Bruno, che faceva la spola con Palermo (dove partecipò ai consigli di guerra tenuti dalla regina il 15 febbraio e il 9 maggio). Rivale di Canosa e Cancellieri nella direzione delle operazioni speciali sul Continente, e sobillato dal governatore inglese di Capri, Hudson Lowe, Bruno si vantava di aver ottenuto l'adesione alla "società" del governatore di Ventotene (tenente colonnello albanese Gicca) e progettava d i riaccendere l'insurrezione lungo le coste napoletane. In aprile il re riconobbe che a Bruno spettava una parte (un ottavo) anche sulle prede fatte in sua assenza dai corsari capresi (in particolare la reale spero11ara dell'alfiere Francesco Saverio Iacono e la barca di guardia di padron Giuseppe Cinque). D'altra parte il 4 aprile il re accordò la gratifica di 2 mesi di stipendio all'equipaggio della Sirena e di un mese a quello dd pacchetto Tartaro (che in marzo, con equipaggio rinforzato di 25 marinai e 15 soldati, aveva portato a Ponza 2 tenenti e 1 soldato <li cavalleria aggiunti allo stato maggiore di Canosa), per un'audace dimostrazione fatta nel Golfo di Napoli. La flottiglia di Bruno si unì inoltre a quella effettuata il 3 0 maggio dalle navi inglesi, ch e nella rada della capitale salutarono con salve di cannone l'onomastico di re Ferdinando. In giugno i francesi fecero sgombrare da Casalicchio il grano mietuto, per evitarne la razzia d a parte dei corsari capresi, come era avvenuto l'anno prima. Il 22 luglio un corsaro di Ponza, facendo uso della bandiera francese, predò due barche di Procida sotto il naso delle cannoniere di Cuma, suscitando il rimprovero del ministro della marina napoletano. Il 13 agosto Capri salutò con salve dei corsari e luminarie il genetliaco della regina Maria Carolina e le cannoniere siciliane, con una bombardiera
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inglese, spararono una salva contro quelle napoletane ancorate a Massa. Tra i corsari capresi, protetti da Hudson Lowe, troviamo attivi in ottobre il tenente colonnello Costantino Papa e il capitano Costa, ma anche Il Sordo di Praia.no (Salvatore Gallo). Di quest'ultimo il 6 settembre 1807 si ordinò l'arresto per eserci'/,io abusivo della corsa: forse non aveva pagato i diritti spettanti a Castrone sul rilascio delle patenti e sui privilegi di ancoraggio e falangaggio (concessi ini'/,ialmente ai soli legni noleggiati dalla R. Marina ed estesi il 16 gennaio 1808 anche ai "capitani di mare", ossia ai corsari patentati). Della flottiglia Castrone avevano !atto parte anche un corsaro russo (nel 1806) e un Trentacapilli (forse lo stesso che nell'ottobre 181 5 arrestò Murat al Pizzo, dove era stato condotto da Barbara, un excorsaro maltese ammesso nel 1807 nella marina di re Giuseppe). La cattiva stagione sospese le operazioni dei corsari capresi, ma si intensificarono quelle dei pontini: il 4 novembre il ministro della marina napoletano protestò col capo di stato maggiore generale per le accuse di inerzia nel contrasto ai corsari rivolte dal comandante della piazza di Gaeta alla locale divisione cannoniere, ma le continue scorrerie lungo la costa di Gaeta indussero infine a spedirvi il brigantino Abeille (26 dicembre). t
Gli attentati a re Giuseppe e a Saliceti e l'esjì!trazione di Pio VII Fu uno d ei legnetti del Cristallaro a sbarcare presso Sorrento, l' 11 giugno 1807, il mancato attentatore del re Giuseppe (l'imprudente "colonnello" Agostino Mosca, già incontrato tra i difensori di Maratea, giustiziato il 12 luglio). La seconda e ultima operazione speciale dei servizi segreti borbonici sul Continente tu l'attentato a Saliceti, anche questo risoltosi in un fiasco e nell'eliminazione di altri nuclei della resistenza da parte d ella polizia napoletana. Come mandante fu sospettato inizialmente Salvatore Bruno: sembra però, malgrado le posteriori smentite di Canosa, che Vincenw Mascolo abbia ricevuto a Ponza la "macchina infernale" da lui portata a Napoli il 26 gennaio 1808 e fatta esplodere la sera del 30 sotto l'appartamento del ministro. Purono invece gli inglesi a fallire il tentativo di esfiltrare Pio VII. Il 13 luglio 1808 Collingwood ricevette a Cadice l'ordine del suo governo di . distaccare una fregata dalla Spagna per andare a prendere il papa, il quale
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doveva sfuggire alla sorveglianza francese e arrivare alla spiaggia romana. Collingwood distaccò l'Alceste da 38 (Murray Maxwell), arrivata a Palermo il 12 agosto e ripartita il 20 a.~sieme allo sloop Acorn. Dal 31 l'Alceste, con a bordo tre preti, incrociò per vari giorni davanti ad Ostia attendendo invano l'emissario del papa. Da Palermo arrivò invece Giuseppe Vanni da Caldarola, capomassa marchigiano del 1799 e ora "colonnello" siciliano, il quale si offerse di eseguire la missione. Sbarcato a Fiumicino il 13 settembre, fu atteso invano per altre due settimane: era stato subito catturato al momento dello sbarco e fucilato come spia il giorno seguente.
Lafl,ottiglia borbonica a Ponza (luglio 1807 - aprile 1808) Nel luglio 1807 la Minerva aveva scortato a Ponza i cacciatori Albanesi e 6 cannoniere inviate a dare il cambio alla precedente divisione. ln agosto Canosa fece arrestare e spedire a Pakrmo 4 dei 6 comandanti (piloti Giambattista Di Martino, Raffaele Pugliese, Antonio Monti e Raffaele De Pascale) per aver "sparlato in materia di Stato": furono poi 1mniti con una diminuzione di stipendio per tre mesi. Sempre in agosto arrivò anche il làrtaro, con affusti per Ventotene e artiglierie per Ponza e una grossa polacca con tre mesi di viveri per la Aorriglia siciliana. In ottobre quest'ultima comprendeva le fregate M inerva e Sirena in crociera tra Capri e Ponza, il Tartaro e una divisione cannoniere a Ponza e altre due a Capri, distaccate d a Messina (pilota graduato Paolo Stinca) e Palermo (TV Domenico Di Martino). La divisione di Ponza era comandata d al tenente di vascello Michele Pignatelli di Monteroduni, che nel dicembre ] 806 aveva disertato dalla marina n apoletana e raggiunto Palermo. In vista della "stagione avanzata", Naselli voleva richiamare almeno una delle due divisioni di Capri, nonché la Sirena: il re decise invece di mantenere l'ancoraggio finché fosse possibile, richiamando la M inerva e facendola sostituire a Capri dal Jartaro. Il 3 ottobre l'intera Aottiglia, comandata da Valguarnera (Sirena), inseguì le cannoniere napoletane fino al forte del capo di Sorrento, contro il quale tirò inutilmente una sessantina di colpi. Il 18 Valguarncra fu posto agli ordini di Canosa, promosso colonnello e comandante delle forze di terra e di mare stanziate a Ponza, dove forono mantenute la Sirena (salvo un breve ritorno a Palermo per riparazioni) e la divisione cannoniere di Palermo, mentre quella di
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Messina fu richiamata da Capri. A Ponza rimase anche il Tartaro, incaricato di collegamenti rrisettimanali o mensili con Palermo. (Dell'equipaggio faceva parte il sergente d ella fanteria di marina Domenico Mataloni, condannato a cinque anni di presidio per aver ucciso in una rissa, l' 11 novembre, il soldato Domenico Brunetti. TI 12 dicembre il comando interinale della fanteria di marina fu attribuito a Raimondo Crell). In dicembre furono inviati a Ponza anche la Minerva, il pacchetto Leone (con equipaggio rinforzato di 25 marinai e 15 soldati) e la corvetta Aurora, consentendo alla Sirena di scortare a Palermo un mercantile predato. 11 12 gennaio 1808, prendendo a pretesto la pace franco-russa di Tilsit, tre navi russe arrivate dall' Adriatico furono sequestrate nel porto di Palermo e incorporate nella marina borbonica coi nomi Venere (una fregata da 50 cannoni ma di mediocre costruzione), Colomba (ex-Capricciosa) e De/:fino (una pohcca e uno schooner 1nercantili, armati in guerra con 12 pezzi). Il 30 aprile la Venere (Vicugna), la Sirena e il Tr1rtaro furono destinati a scortare un convoglio di rinforzi per k Isole Pontine.
La fàllita spedizione di Iscfia (28 maggio - I 7 giugno 1808) I rinfor,,i erano destinati ad una spedizione su Ischia agli ordini di Canosa, di cui Stuart era all'oscuro (ne fu poi informato da Hudson Lowe). A fìne maggio Canosa disponeva di 47 vele (fregate Venere, Minerva, Sirena, pacchetti Leone e Tartaro, l brick, galeotte Attiva e Veloce, 2 sciabeccoui, 11 cannoniere, 2 bombardiere e 24 trasporti), con 400 cacciatori Albanesi, più i corsari. Questi ultimi avevano già subito due scacchi il 22 aprile e il 6 maggio <lall'Aheille e uno di 15 uomini era stato catt urato il 25 maggio da una delle cannoniere di Gaeta, m a il 28 riuscirono a sorprendere e distruggere il telegrafo di Ischia , uccidendo l'operatore. Lincursione, seguita da tre giorni di calma, ebbe però l'effetto controproducente di allertare il nemico indicando l' obiettivo della flottiglia borbonica.
Il 31 maggio, quando finalmente la flottiglia di Canosa e Vicugna com parve a Ponente di Ischia, si trovò contro le 11 cannoniere delle divisioni Correale e Sanson a Ponente del Canale <li Procida. Messi in fuga i 5 corsari che precedevano di 10 miglia b formazione borbonica, Correale dires-
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se su Forio d'Ischia dando fondo sotto la batteria e rispondendo al fuoco delle navi siciliane, finché, caduto il vento alle 5 del pomeriggio, queste rimasero ferme. Correale ne approfittò per attaccarle, concentrandosi sulla Sirena (che i borbonici cercavano invano di rimorchiare con barche a vela) e sul Iìirtaro (che rimase disancorato). Alle 19 rientrarono in azione le cannoniere siciliane e il combattimento si protrasse per un'altra ora, finché, ripreso il vento, la flottiglia siciliana si allontanò verso Salerno, dove fu raggiunta da altre forze provenienti dalla Sicilia. La flottiglia ricomparve a Sud di Ischia (alla punta Sant'Angelo) il 2 giugno, impegnando un secondo combattimento dalle 1O alle 3 pomeridiane con la divisione napoletana in linea sotto il Testaccia e subendo 40 perdite contro 16 napoletane (5 morti e 11 feriti) e gravi avarie (la Minerva perse l'albero di gabbia, il Leone parrocchetto e bompresso, tre cannoniere furono rasate e una bombardiera messa fuori combattimento). C8 giugno la \lénere si mostrò a Capri e dopo aver inuri Imen le incrociato tra Ischia e Procida, il 17 giugno la flottiglia rientrò nelle Pontine.
L'intervento della flott~f;lùi borbonica a éapri (7 -16 ottobre 180R)
Poco dopo Vicugna salpò per Palermo e 1'8 luglio, durante il viaggio, le fregate e il Tartaro ebbero un scontro nelle acque di Capri con le cannoniere murattiane. Il 22 e 23 luglio queste ultime (Saint C:aprais) attaccarono per la prima volta Capri, attivamente difesa dalla barca di guardia 5. Antonio e dalla batteria del porto, col successivo intervento di due brick inglesi. TI 6 agosto furono inviate a Ponza le galeotte da 3 \léloce e Attiva (TV Infante e Staiti), seguite da Leone, Minerva, Sirena e altri legni minori di ritorno da Palermo. TI 10 e 22 agosto il corsaro franco-ligure Còraggioso predò presso Anzio 2 corsali pontini (Mrtrirt Carolina e Stella di Mt1ria Carolina) con le loro 3 prede. TI 1O settembre 4 marinai di Ponza, rei di tentata diserzione, furono condannati a Palermo a una dose di legnate e al servizio militare a bordo del Vulcano. La flottiglia contava 16 unità (2 fregate, 2 pacchetti, 2 galeotte e 10 cannoniere) quando mise alla vela per accorrere a Capri attaccata dai francesi. Il mattino del 7 ottobre Valguarnera giunse in vista dell'isola, ma il vento contrario lo mantenne a 20 miglia. Hudson I ,owe gli mandò incontro dal porticciolo di Tragara un canotto col tesoriere pagatore Cleeve che,
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sfuggito alle cannoniere napoletane, raggiunse la Sirena. Salito a bordo, Cleeve investì Valguarnera, e, sordo alle ragioni del comandante, dichiarò che se non interveniva era meglio che se ne andasse. Costretta dal vento a bordeggiare rutta la notte, al mattino dell'8 la flottiglia era ancora a 10 miglia. T,a Sirena andò a bombardare la spiaggia di Orrico, dove era avvenuto il primo sbarco francese, ma fo tenuta in rispetto da un obice. Tnranto gli altri legni misero in fuga alla Marina di Tiberio 6 cannoniere napoletane, una delle quali si arenò e un'altra rientrò a Napoli disalberata. Chiuso cosl il blocco, la divisione inglese Durban (Ambuscade, Mercury e Halcyon), arrivata a sera dalla Sicilia, al mattino del 9 poté avvicinarsi a Tragara e sbarcare i rifornimenti per la guarnigione.
Il 9 si arrivò anche lo sciabecco corsaro di Giuseppe Di Napoli, che rimorchiava 2 bombardiere rimaste a Ventotene, ma un furioso uragano costrinse le unità maggiori ad allontanarsi nuovamente da Capri. Le condizioni del mare rimasero sfavorevoli ai borbonici e il 13 obbligarono i legni sottili a rifùgiarsi a Tragara o negli anfratti della costa orientale. Correale, che si era rifugiato a Massa, ne approfittò per scortare con la Cèreree 26 cannoniere un convoglio di 60 trasporti. Inferiori di forze (con 38 cannoni contro 90) le 17 unità siciliane ( Tartaro, 2 galeotte, 12 cannoniere e 2 bombardiere)~ affrontarono il combattimento alla Marina Grande, danneggiando 10 unità napoletane, ma non poterono impedire il rifornimento. Il 14 un nuovo fortunale allontanò i legni siciliani e costrinse la Veloce (che nello scontro aveva avuto 1 morto e 1 ferito e avarie al paramento) a riparare a Messina. Il 15 le poche lance sicule non poterono impedire l'arrivo di altri 8 Li-asporti alla Marina di Tiberio.
Ta flottiglia di Ponza dall'ottobre 1808 al maggio 1809 Dopo la resa inglese, la flottiglia rientrò a Ponza, dove il timore di un prossimo attacco francese stava provocando molte diserzioni fra gli emigrati napoletani, che cercavano di lasciarla imbarcandosi sui corsali o i mercantili (tanto più che a giudizio dello stesso ufficiale del genio, Ca rlo Afan de Rivera, la Aottiglia non era in grado di impedire uno sbarco n emico, come aveva dimostrato la presa di Capri). "Attaccato da universale salsedine in tutto il corpo", il comanda nte delle cannoniere di Ponza (piloto graduato di tenente Paolo Strinca) fu sostituito a fìn e novcmhre dal 1°
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piloto graduato di alfiere Antonio di Rosa. Il 20 dicembre fu emanato a Palermo un nuovo regolamento per la gestione contabile del personale delle cannoniere, in modo da evitare che il semplice trasferimento da una lancia ad un'altra comportasse un'interruzione del soldo. A quella data erano in servizio 52 lance (38 cannoniere, 8 bombardiere e 6 obusiere): 8 a Palermo (6 C + 2 B), 18 a Messina (10 C + 4 B + 4 0), 8 a Lipari (C) e 18 a Porl'./,a (14 C + 2 13 + 2 O). Tn gennaio le 8 lance di Palermo furono mandate metà a Messina e metà a Ponza per sostituirne altrettante danneggiate. A fine dicembre, su richiesta dell'ammiraglio Martin, il pacchetto Leone (TV Carlo Acton) fu inviato a Messina e sostituito a Ponza da un brigantino inglese. Nel gennaio 1809 furono richiamate a Palermo anche le altre vele quadre (Sirena, Minervtt, Tartaro), sostituite da lla fregata Venere (CF de Gras Prlville), dalla corvetta Aurora (CF Antonio Valvi) e dalla galeotta Veloce. Le altre due fregate furono inviate ai lavori e a Palermo rimasero in armamento solo il Tartaro (TV Carlo Barone) e i due legni (Leone e Attiva) richiamati da Messina (dove furono sostituiti dalle corvette Galatea e Stabia, rimaste in armamento sino a dicembre). Il 1° febbraio 1809 si ordinò alla flottiglia di far incrociare qualche barca scortata da legni da guerra sotto Sperlonga, per facilitare la diserzione dei mercenari tedeschi e svizzeri in servizio costiero e condurli a Ponza. ln vista dell a spedizione anglo-sici liana nel Golfo di Napoli, 1'8- 10 maggio una divisione inglese composta da 3 fregate, 2 brick e 2 corsari cannoneggiò Capri e Castellammare e il fortino Vigliena e il 14 maggio attaccò sotto Terracina un convoglio di 34 mercantili, salvato dalla 2 a divisione cannoniere (Caracciolo) accorsa da Gaeta (sembra erronea la datazione dello scontro al 14 marzo asserita da de Laugier). A fine maggio la squadra napoletana effettuò una dimostrazione n elle acque di Ponza, senza reazioni da parte della Venere e Aurora. A Napoli si stava però preparando una spedizione contro Ponza: l'ordine di parten:t,a fu dato il 7 giugno da Murai-, ma revocato il 9, con l'accusa al ministro d ella marina di aver fatto sfumare la sorpresa con una serie di ritardi. A Palermo si temeva piuttosto un'incursione della squadra di 'folone sulle Eolie, dove il 14 marzo furono distaccate, fra i vari rinforzi, anch e:'. 3 cannoniere.
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Le operazioni dei corsari dall'ottobre 1808 al maggio 1809 _Anche a Palermo si era sviluppato l'armamento in corso: tra le ditte del 1808 incontriamo Caviglia, Pilippo Cherpenzano, Lazzaro De Nicola. Il 24 agosto era stato istituito il tribunale delle prede e regolata con real dispaccio la concessione delle patenti. Cattività dei corsari fu però danneggiata dalla perdita di Capri. Già il 28 ottobre era stato catturato uno sciabecco giunto a Capri ignaro di tutto (era di proprietà dell'alfiere graduato F. Calogero e comandato da un parente di Gazzetiello, il capitano di mare Francesco Albano, il quale, una volta liberato, rifiutò, assieme all'equipaggio, l'impiego nella marina siciliana offertogli a compenso dd legno perduto). L8 novembre un altro sciabecco con 8 cannoni e 70 uomini era stato messo in fuga dalle cannoniere di Gaeta, e un terzo catturato in dicembre (arruolando l'equipaggio, composto da 8 marinai greci, nel la nuova marina napoletana). In gennaio troviamo già in azione nelle acque di Ponza un corsaro napoletano (con una preda siciliana e dnc inglesi), altri tre in maggio (con 1 preda sarda, 2 siciliane, 1 maltese e 1 inglese), mentre due genovesi predavano un brigantino inglese e uno austriaco addirittura sotto Palermo. Più rare divennero le vittorie borhoniche: il successo maggiore si verificò in gennaio, quando il coffiale di Lazzaro De Nicola catturò una cannoniera napoletana: il comandante (AV Donato Bianchi Montrone) fo punito come ribelle e relegato a Favignana, gli 11 marinai (napoletani) incorporati nella Real Marina e i 5 soldati (3 francesi, I corso e 1 genovese) inviati a Messina come prigionieri. In maggio il corsaro calabrese Domenico Gambardella, di Vettica Minore, prese da solo un'altra cannoniera (incorporata in agosto nella marina siciliana), nonché I scorridora e 2 barche, ricevendo in premio la nomina a capitano di mare, concessa in agosto anche a padron Bartolomeo Catanzaro per aver liberato quattro prede fatte da due corsari francesi. Gli equipaggi dei mercantili predati erano obbligati a servire nella R. marina siciliana: nel marzo 1810, 130 inabili furono congedati, sbarcandoli sul Continente con minimo sussidio di sopravvivenza.
La spedizione di Ischia e Procida (10 giugno - 24 luglio 1809) La forza navale inglese assegnata alla spedizione di Ischia e Procida, e comandata dal contrammiraglio Martin, comprendeva i vascelli Canopus
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91 o LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 • 1815) da 80 (Charles lnglis) e Spartiate (sir Francis Laforey) e Wtirrior (John William Spranger) da 74, la fregata da 22 Cyane (Thomas Staines), il brigsloop Espoir da 18 (Robert Mirford) e la flottiglia cannoniere di Messina (William Rohinson). E' però testimoniata anche la fregata da 38 Alceste, il cui capitano (Murray Maxwell) rilevò il 9 giugno che i trasporti siciliani addetti al convoglio inglese erano "buoni ma sporchi", raccomandando di fare lavaggi con limoni e acqua marina. I legni da guerra e <la trasporto siciliani assegnati a Martin erano comandati dal capitano di vascello Vicugna, che dal 5 aprile alzava l'insegna sul pacchetto Tartaro. La scorta del convoglio borbonico, pronto dal 23 maggio ma salpato da Palermo e Milazzo solo il I O giugno dopo una serie di rinvii, era formata dalle fregate Minerva e Sirena e da 4 cannoniere, cui si aggiunsero poi anche 2 corsari della flottiglia Castrone, comandati dal tenente di vascello De Blasi. l convogli inglese e siciliano si congium;ero alle Eolie, <la dove salparono l' 11 giugno, p reced uti dallo sciabecco Collegio Nautico, inviato il 7 a Ponza con nuovi ordini per Canosa e d c Gras Préville.
U 12 giugno il convoglio anglo-siciliano, formato da 60 legni da guerra e 206 trasporti, sbarcò 1.300 regolari e volontari a Reggio (evacuata dai francesi) e 600 nel Golfo di Gioia. Il 19 il convoglio fu segnalato in rotta verso Ponente; il 22 alcune cannoniere impegnarono le guardie provinciali della costa amalfitana. Segnalato il 23 dal telegrafo della penisola Sorrentina, il 24 il convoglio entrò nel Golfo di Napoli, dando fondo <lavanti a Ischia e Procida e distaccando Staines, con la (yane, l' Apoir c 12 cannoniere sicule, a bloccare il Canale di Procida e la costa a Sud. Pensando in un prim0 momento di chiudersi in Gaeta, Murat vi aveva mandato la maggior parte delle sue cannoniere: ma quando si lasciò convincere (da Saliceti e dalla regina) a restare a Napoli e richiamò le cannoniere nel Golfo, Staines sbarrava già il passaggio obbligato. 11 25 Murar mandò la divisione Bausan ( Cerere, Fama e 8 cannoniere) incontro alle 30 cannoniere e 10 foste di G. Caracciolo, ma Staincs costrinse Bausan a rientrare a Pozzuoli, mentre Procida si arrese alla prima intimazione, togliendo ai franco-napoletani il controllo del Canale, che poggiava sul tiro incrociato della batteria di Procida con le batterie costiere (Pennato, Miliscola e C Miseno). 11 26 Caracciolo tentò ugualmente di passare, ma
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appena doppiata la punta di Baia Staines gli scatenò contro le lance borboniche. Solo le cannoniere di testa (6 o 7) e qualche fusta riuscirono a mettersi sotto la batteria di Miliscola e a raggiungere poi Pozzuoli. Delle altre, 8 furono affondate, 5 catturate e 18 si arenarono sulla costa, di cui 8 recuperate dalla marina borbonica (a compenso delle 2 colate a picco nello scontro). La sconfitta comportò anche la resa della batteria di Pennato, consegnata da 15 disertori. Il 27 giugno Staines attaccò Poz,,uoli, guidando personalmente, a bordo di una cannoniera, un'incursione di 300 inglesi, tedeschi e calabresi per distruggere la batteria di Capo Miseno che aveva fatto fi.wco sulla éyane, fermata dalla bonaccia_ La divisione Bausan ne approfìttò per tentare di rientrare a Napoli, e all'inseguimento presero parte anche 21 cannoniere borboniche e le galeotte Attiva e Veloce, che, dopo aver accennato a penetrare nella rada di Napoli, serrarono anch'esse sLÙla Cerere, rimasta in coda e impegnata nel famoso ed epico duello con la Cyane. Il castello d'Ischia si arrese il 3 luglio_ Chiamato dal principe Leopoldo, nominale comandante supremo della spedizione, Canosa salpò il 9 da Ponza con la flottiglia, lasciandosi dietro 2 polacche per imbarcare i cacciatori Albanesi_ Il decreto murattiano del 17 luglio, che garantiva la con;, servazione del grado ai militari borbonici che passavano al servizio napoletano, non provocò diserzioni né fra le truppe né fra i marinai, ma la notizia di Wagram e dell'armistizio di Znaym fece decidere a Stuart e a Ma rtin la fìne della spedizione, malgrado gli appelli del principe Leopoldo a non abbandonare gli insorti della costa salernitana e calabrese. Distrutte le fortificazioni e rovesciate in mare le artiglierie di Ischia e Procida, il 24 il con voglio salpò per la Sicilia, facendo lungo il percorso qualche dimostrazione e sbarco di massisti. Il 2 agosto i comandanti delle galeotte Attiva e Veloce e della la e 2a divisione cannoniere furono promossi capitani di fregata (TV Gaetano Infante, Giambattista Staiti e Domenico Di Martino e capitano graduato della fanteria di marina Ignazio Cafiero), quelli delle divisioni cannoniere 3a e di M essina alfieri di vascello (alfieri graduati della fanteria di marina Antonio di Rosa e Gaetano Cafiero). Il 10 settembre furono ammessi n ella marina siciliana 5 piloti napoletani presi a Procida o sulle cannoniere (Tommaso Cacace, Giovanni Cafìero, Salvatore Di Martino, Carlo Fortini
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e Giosué 'frombetta, i primi tre sicuramente parenti di piloti o ufficiali borbonici). Il 25 ottobre si dispose l'ammissione nel corpo della R. fanteria di marina dei prigionieri di Ischia e Procida e dei disertori francesi.
La dimostrazione navale di Napoli e Ischia (12-23 agosto 1809)
Tornato a Ponza, il 12 agosto Canosa ne ripartì con la flottiglia, ora comandata dal capitano di fregata Domenico de Almagro e composta dalle fregate vénere e Sirena, dalla galeotta Veloce e da 13 lance (incluse due bombardiere), con l'obiettivo di guastare la festa che si stava allestendo a Napoli pn il genetliaco di Napoleone. Si ignora se la spedizione fosse un'iniziativa di Canosa o fosse stata ordinata da Palermo per riaffermare la propria autonomia militare e i diritti borbonici sul trono di Napoli in polemica col disimpegno di Stuart e Martin (come sembrerebbero indicare l'ordine del 24 agosto di mantenere in servizio i trasponi rientrati ,1 Palermo, pronti ad imbarcare 7.000 fonti e 1.300 cavalli, nonché i preparativi segreti per la spedizione di Mol iterno che provocarono la nota di protesta del generale Stuart e l'imbarazzata smentita borbonica). Arrivato la sera del 14 agosto sotto Ischia e appreso che non era stata ancora rioccupata, Canosa prese pacifico possesso del castello e alle 2 del pomeriggio del 15, mentre Murat stava consegnando a Chiaia gli stendardi alle guardie d'onore, la flottiglia si porrò a tiro di cannone da Napoli, focendo fuoco fino al tramonto contro le 60 cannoniere e paranzelle armate pronte per la parata navale, ma troppo lontano per poterle colpire. Dopo aver incrociato ancora qualche giorno, il 20 Canosa lasciò Ischia, rioccupata la sera stessa dai francesi, e il 23 rientrò a Ponza.
La flottiglia di Ponza (settembre - ottobre 1809)
Dopo la perdita di Capri e il ritiro della flotta inglese dal Golfo le Isole Pontine erano ormai in prima linea: ma proprio per questo ora piL1 che mai rappresentavano il presupposto dell'autonomia politico-militare che Palermo intendeva giocare nel suo difficile rapporto con gli inglesi. Il 29 agosto il !,eone (CF Acton) fu posto a disposizione degli inglesi, ma si decise di avvicendare le unità della flottiglia e del presidio senza ridurne l'en tità: il 20 settembre lo sciabecco Collegio Nautico fu inviato a sostituire la
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barca corriera, inadatta al collegamento con Palermo; l'Aurora, che doveva "dare i profomi" allo scafo per liberarlo dai topi, ebbe ordine di effettuare il lavoro a Ponza; e il 1O ottobre la Minerva e il Tartaro salparnno per dare il cambio alle due fregate, seguite da 3 cannoniere di rinforzo e da un convoglio con le truppe di ricambio e i rifornimenti. Rientrate a Palermo il 19 ottobre coi trasporti N. 22, 39, G8, 86, 111, 113 e 114, le fregate Venere e Sirena recavano l'usura del lungo ciclo operativo: la prima era ormai "condannata al disarmo", l'altra aveva una falla che le impediva di navigare. A parte le 13 lance operative di Palermo e la flottiglia di Messina a disposizione degli inglesi (Leone e 1O lance), la flottiglia di Ponza, con 3 vele quadre, 2 galeotte e 18 lance, riuniva perciò l'intera forza navale borbonica. TI comando doveva passare a Valvi, comandante della Minerva, ma costui si ammalò durante il viaggio e fo sostituito da Infante, comandante dell'Aurora. Questa passò al comando di Staiti, sostituito sulla ì!éloce da Pignatdli di Monteroduni.
L'evacuazione di Ponza e tafi.ne della.flottiglia (nov. -dic. 180_9) Canosa, che si aspettava da un momento all'a.ltro l'arrivo del nemico, non aveva però alcuna 'intenzione di compiere i gesti eroici che re rerdinando si attendeva da lui. La spedizione napoletana salpò effettivamente il 18 novembre, ma fu subito annullata per una delle improvvise resipiscenze cui andava soggetto Murar. Bastò tuttavia la notizia ad indurre Canosa all'evacuazione di Ponza, anzi ad una vera e propria foga, visto che non si preoccupò di distruggere le artiglierie e la polvere di cui disponeva e di avvisare il presidio di Ventotene, neppure di fare segnalazioni dal mare quando la flottiglia sfilò in vista dell'isola. Salpata il 23 novembre, la flottiglia fu colta da una furiosa tempesta. Tre lance cannoniere naufragarono, altre tre (comandate dagli alfieri [,dice Cafìern, Giambattista Di Martino e hancesco Cacace, tutti e tre di Piano di Sorrento) approdarono il 27 a Castellammare. Secondo Il Monitore Napoletano 5 cannoniere, 1 scorridora e 1 scialuppa si arenarono alla costa di Licosa, al Sele, a Pesto, a Cetraro e alla Torre di Fusignano, ma in realtà le lance perdute furono solo 6, perché le altre 12, sia pure con gravi avarie, raggiunsero comunque Lipari o Stromboli, dove trovarono rifugio anche i 3 legni maggiori e qualche trasporto. Canosa rimase due mesi a Lipari, finché non fu confinato a
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Termini, dove visse in stato di indigenza fino alla restaurazione, assistito tuttavia dal suo amico e mentore Cancellieri. Quanto alle navi, riuscirono faticosamente ad arrivare a Milazzo, dove il 1° dicembre ricevettero i viveri spediti da Palermo, ma erano in condizioni tali che, dopo un vano tentativo compiuto dall'l 1 al 14 dicembre, si dovette rinunciare a farle proseguire per Termini o per Palermo (le 4 cannoniere più danneggiate furono lasciate a Cefalù, altre 8, incluse le 2 bombardiere, e i trasporti, tornarono a Milazzo). La Minerva aveva gravi avarie, Aurora e Tartaro erano disalberati e le uniche unità in armamento erano il Leone, le galeotte, un brick (Stromboli) , la polacca ( Colomba), lo schooner (Delfino), 23 lance (10 a Palermo e 13 a Messina) su 60 e 20 legni minori (8 a Messina, 10 a Palermo e 2 a Lipari). Il 14 dicembre lo Stromboli fu inviato a prelevare la guarnigione di Ventotene. Ponza fu occupata da un presidio francese non prima del 4 gennaio 1810, e Ventotene il 7.
E. La difesa dello Stretto (1810) La flottiglia e l'arsenak di Messina Nel 1809 la R. Marina aveva ceduto alla R. Navy il controllo della Sicilia Orientale, abolendo il dipartimento di Messina e ponendo la propria flottiglia agli ordini del comandante inglese, William Robinson, col grado di capitano di fregata siciliano, preposto anche all'arsenale di Messina. (Nel 1812 la flottiglia britannica era comandata dal capitano Robcrt Hall o Hull, col grado di brigadiere siciliano: decorato nel 1813 dell'ordine di San Ferdinando e del Merito, Robertson fu invece promosso capitano di vascello solo nel 1815 per aver preso parte all'assedio di Gaeta cd aver ricevuto le chiavi della città, da aUora inserite nel suo stemma di famiglia. Tornato al servi,.io inglese a Corni, Robertson fu poi riammesso al servizio borbonico e addetto ad uno stabilimento di manifatture militari e fabbricazione di polveri). Il 10 gennaio 1810_ si ordinò l'armamento della corvetta Gal.att·a per
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dare un qualche rinforzo alla modesta flottiglia di Palermo, ma quest'ultima, sia per mancanza di mezzi finanziari, sia per decisione politica del governo borbonico, rimase sulla difensiva, limitandosi ad effettuare gli ordinari servizi di pattugliamento e collegamento (lo Stromboli portò truppe a Lipari e Termini). Il 22 aprile l'Aurora fu assegnata alla crociera del capitano Jaheel Brenton (Spartan 38, Success 32, 1.!,'spoir 18) nel Golfo di Napoli, ma non all'epico duello del 3 maggio con la Fama (le fonti inglesi non menzionano però una "corvetta", ma solo uno "sciabecco" borbonico). La forza principale era però la British Army Fio tilla (45 battelli con 150 soldati e 900 marinai), rinforzata dalle cannoniere borboniche di Messina (TV Letterio Natoli) e poi anche da quelle di Palermo, inviate controvoglia, cedendo alle reiterate richieste di Stuart: inoltre paga e razioni degli equipaggi furono diminuiti , provocando la defe7.Ìone di una cannoniera, passala al nemico. Per mantenere la discipìina fu necessario pagare gli arretrati e concedere le razioni inglesi, deducendo la spesa dal sussidio britannico. In mancanza di ricerche, si può solo supporre che anche gli equipaggi dei legni sottili inglesi, essendo stati reclutati in Sicilia, fossero composti in maggioran:t.a da siciliani ed emigrati dal Regno di Napoli e che aliquote di sudditi borbonic4fossero presenti anche a bordo delle unità maggiori: tuttavia solo il 29 ottobre 1810, cioè un mese dopo il ritiro francese dalla Calabria, il generale Stuart ottenne il permesso di reclutare 2 o 300 cannonieri per il servizio delle barche armate. Di questa flottiglia, arrivata a contare durante l'estate almeno 80 legni (e dunque circa 2.000 soldati e marinai), si ignora ancora quasi tutto, salvo le cronache, parziali e spesso confose, degli scontri avvenuti nello Stretto: da una lettera dd capitano Hall a Bentinck risulta che si distinsero in tali azioni il capitano lmbert e gli ufficiali Mollo, Gelsomino Patella e Pietro 'frapani. Nel proclama del 10 luglio 1810 ai popoli di Sicilia il re celebrava "l'eroico valore della Nostra Reale Marina" che, unitamente alle forze inglesi, aveva fìno ad allora "resi vani" i tentativi del "crudele nemico", che doveva "alla fuga la vita''. Cl l agosto l'ammiraglio Martin lodò i tre co mandanti delle unità navali borboniche di Messina (i capitani di fregata Gaetano Infa.nte e Ignazio Cafìero e il tenente di vascello Letterio Natoli, comandanti, rispettivamente, di due "vele quadre" che non abbia. mo potuto identificare, e d elle cannoniere), creati dal re cavalieri di San
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Ferdinando e del Merito insieme aJohn Hilton e Richard Moorman. TI 13 anche il generale Stuart testimoniò il coraggio e lo zelo della Flottiglia Reale unitasi alle sue forze. Immancabilmente, qualcuno cercò di approfittare della doppia dipendenza: Natoli si raccomandò infatti a Stuart per ottenere la promozione a capitano di fregata (maggiore), provocando l'irritazione del re, il quale fece rispondere a Stuart che in marina c'erano 12 ufficiali di maggiore anzianità. TI 3 ottobre il re spedl a Martin altre sei croci di cavaliere dell'ordine di San Ferdinando, per il capitano William Hoste e il maggiore Reade e per gli ufficiali ritenuti più meritevoli dall'ammiraglio inglese.
Le operazioni della Flottiglia di Messina (1810) Nel proclama del 20 settembre, col quale dichiarava "rimessa ad altro momento" la conquista della Sicilia, Murar indicava in "più di cinquanta" i combattimenti sostenuti dalla sua marina nei quattro mesi precedenti. La maggior parte erano state azioni difènsive delle cannoniere, appoggiate da truppe e artiglierie costiere e campali, contro gli attacchi delle forze nemiche (indicate nel proclama in "2 vascelli, 4 fregate e 80 scialuppe di grosso calibro") ai convogli di rifornimenti per l'Armata di Calabria provenienti da Napoli o da Taranto (che impegnarono ben 782 legni mercantili). Dei cinquanta combattimenti, siamo riusciti a rintracciarne solo una ventina, a cominciare dal quasi innocuo bombardamento di Reggio compiuto il 30 marzo da 2 cannoniere e 2 bombardiere. 11 26 maggio 2 corsari calabresi e 1 trapanese attaccarono a Capo Alice un convoglio di 23 barche provenienti da Taranto, salvate dalla reazione dei paesani armati, nonostante il successivo intervento di una fregata e un bride 11 7 giugno, a Bagnara, 5 cannoniere murattiane ne respinsero 15 messinesi: il 1O, alle Pietre Nere sotto Palmi altre 7 di scorta a un convoglio proveniente da Capo Vaticano combatterono per quattro o sei ore contro 50 legni anglosiciliani, uno dei quali fo abbordato e preso da due canotti equipaggiati dai marinai della guardia reale murattiana. Il 12 il convoglio successivo, attaccato a San Lucido d a un brick e una goletta, fo difèso dalla divisione Montemayor. Bloccato a Tropea per alcuni giorni dalle crociere nemiche, e uscito il
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21 giugno con la scorta della divisione Saint Caprais, un convoglio di 200 vele fu attaccato il 22 alla Corona di Scilla da 27 cannoniere e 4 scorridore. In sostegno delle cannoniere, Murat in persona inviò da Scilla 8 scorridore e 12 barche con fucilieri: dopo due ore di combattimento gli anglosiciliani virarono per Messina, ma rientrarono in linea alle 4 del pomeriggio con un rinforzo di 1O lance e 6 scorridore cariche di truppe condotto dallo stesso generale Stuart. Le cannoniere di Saint Caprais debordarono la linea nemica, colta alle spalle dalla flottiglia di Scilla, e tentarono l'abbordaggio. In quattro ore di scontri, la lancia capitana messinese fu presa e altre 4 colate a picco: il resto tornò a Messina sfilando sotto le batterie da campagna caricate a mitraglia e rimorchiando 3 lance in avaria. Le perdite murattiane si limitarono ad appena 5 feriti. Il 26 giugno la divisione Barbara salvò un convoglio attaccato da un vascello da 7 4 nel Golfo di Sant' Eufemia. 11 29 l'attacco si ripeté a Bagnara, con 50 cannoniere, 2 bom.bardiere, scorridore e lancioni appoggiati da una corvetta e un bride Le cannoniere murattiane (Dclgado e Saint Caprais) avevano creato uno sbarramento a Scilla, ma furono ritardate dal vento e dalla corrente e la prima divisione messinese riuscì a passare senza contrasto e attaccare il convoglio. Seguì un combattimento di dieci ore, ma 72 trasporti ;iuscirono ad arrivare a Scilla. Le perdite murattiane furono di 6 morti e 11 feriti: i due legni maggiori messinesi riportarono avarie e una cannoniera colò a picco. Un tentativo di sbarco presso Bagnara e Favarina fu respinto dalle truppe francesi. Sotto le vittorie vantate dai fasti murattiani, si indovina però una realtà molto diversa, che si può ricavare dalle imprecazioni di Murat contro il "détestable service" della sua marina e dal suo ordine del giorno del 17 luglio dal campo di Piale: "braves marins! - diceva Murat des làches, des traìtres, indigncs d' ètrc panni vous, vicnncnt de passer à l'ennemi!". Il 21 luglio 80 vele messinesi tentarono d'incendiare un convoglio nel porto di Pizzo, collegato al campo di Piale. Il 25, nelle acque di Cetraro, presso Amantea, gli inglesi colsero il primo successo (taciuto dalle cronache franco-napoletane, come rileva la Naval History of Great Britain): la fregata Thames (32) e i brig-sloop Pilot (18) e Weaz el (18), comandati dai capitani Granville George Waldegrave, John Toup Nicolas e Henry Prescott, attaccarono un convoglio di 32 trasporti di feso dalla 7a divisione di G. Caracciolo (5 cannoniere da diciotto, 2 con
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carronatc da trentasei, 4 scampavia con pezzi da quattro, sei o otto e una scialuppa con piattaforma girevole) e da due batterie costiere. Coperti dal fuoco delle navi, ancorate in linea di battaglia, i marine.i· della Thames (tenente David McAdan) misero fuori uso le trincee nemiche con la perdita di un solo morto e sei feriti, consentendo ai 18 canotti messi in mare dalla fregata e dagli sloop di distruggere quasi tutte le unità nemiche (scamparono solo un trasporto, una cannoniera e due scampavia). Limprcsa valse a Prescott il grado superiore. Un altro convoglio, difeso da Caracciolo, fu distrutto il 29.
11 4 agosto si s--volse una delle rare azioni offensive della marina murattiana (citata all'ordine del giorno dell'Armata): tre divisioni cannoniere (Bausan e Bougourd) attaccarono nello Stretto sci legni nemici (tre cannoniere e tre bombardiere) e ne misero in fuga altri 29 accorsi da Messina. Quattro giorni dopo 15 cannoniere messinesi attaccarono invano, sparando ben 200 colpi, la cannoniera 'J;-ibunale di Commercio, che Bausan conduceva personalmente a saggiare le correnti in vista dell'imminente sbarco in Sicilia. Il 9 agosto 50 cannoniere e 5 bombardiere anglo-siciliane tentarono invano di distruggere la flottiglia nemica riunita nel porco di Pizzo. La notte del 7-8 (o del 26-27?) agosto i generali della guardia reale Déry e Lavauguyon, con 25 granatieri, fecero un'incursione notturna nel porto di Messina, tornando incolumi alla base. TI 27 i messinesi risposero con vari cannoneggiamenti costieri e nuovi tentativi di distruggere in porto la forza da sbarco murattiana furono compiuti il 4 e 5 settembre. Uno scontro violentissimo fra le due flottiglie, con tentativi di arrembaggio da parte d ei murattiani, si ebbe nello Stretto i! 17 settembre, vigilia dello sbarco della Divisione Cavaignac alla spiaggia di S. Stefano. Questo rappresentò comunque uno smacco per la flottiglia di Messina, perché le unità impiegate (1 corvetta, 2 hrick e legni minori) non riuscirono a intercettare il convoglio francese né all'andata né al ritorno.
In compenso le navi inglesi attaccarono ripetutamente la flottiglia murattiana durante il viaggio di ritorno (il 3 ottobre allo scoglio di Cirella a Nord di Diamante, danneggiando 5 cannoniere, il 9 davanti a Napoli, predando 9 lancioni con 63 prigionieri, subito rilasciati) e il 13 ottobre incrociarono davan ti a Gaeta.
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R La Rea/Marina dal 1811 al 1815 L'ordinamento del 31 gennaio 18 l O TI 31 gennaio 181 O era stato istituito il Real Corpo di Marina delle Du e Sicilie e nominato un consiglio di marina per stabilire anzianità e classi degli ufficiali, in modo da unificare la "marina venuta da Napoli" con quella rimasta in Sicilia. TI corpo aveva la seguente organizzazione:
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coman<lante del corpo {brigadiere Diego Naselli, comandante il dipartimento di Palermo); generale direttore <li tutta la marina {caposquadra conte l:<rancesco de la Tour); intendente per le R. Finame del ramo di Marina {colonnello commissario Donato Micheroux); ispettore dell'arsenale per l'artiglieria, l'armamento e il disarmo {colonnello franccsco Lucchesi Palli); rnaggimc incaricato del dettaglio (Lctticri l 806-09, Ignazio Staiti 180'), de Gras Préville I 81 O, Salv:11ore Valguarnera 1813); ispettore dell'arsenale su tuui i rami (Ignazio Staiti nel 1810); ufficiale di assistenza per le costruzioni e i] risarcimento; capitani dei porti di Palermo (hrigadiere Emanuele Lettieri) e di Messina (CV Giovanni Ramon); comandante <lei marinai rnirnonieri (brigadiere Giamb:uris1a de Sterlich); consiglio del corpo di marina, presieduto dal generale direttore e composlO dall'intenden1 e, dall'ispettore dell'arsenale, dal maggiore di dettaglio e da un capitano di fregata segretario.
Il 20 settembre 181 O fu emanato un nuovo regolamento della scuola nautica istituita nel settembre 1806 nella Real piazza di Trapani (ne esisteva un'altra a CefaH1). Sempre nel 1810 il personale dei semafori costieri fu trasferito dall'esercito alla marina. Ogni stazione disponeva di tre addetti (un capo, un secondo telegrafista e un "serviente" tratto dagli invalidi), con gli "averi" del corpo di appartenenza pii1 un'indennità mensile (16.18, 14.18 e 6.38 ducati). Nell'agosto 1815 erano in servizio 56 "individui telegrafici", inclusi quelli di Messina, con una stazione al Palazzo Reale di Palermo.
Le unità rutvali nel .l 810-11 Nel dicembre 1809 era stato preso in carico il bastimento danese , ls,,ibella. I corsari barbareschi comparivano spesso nelle acque di Capo
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Passero e nell'aprile 1810 predarono una bombarda messinese. TI 23 maggio 1810 le 60 unità sottili (49 cannoniere, 3 obusiere e 8 bombardiere) furono riunite in 4 divisioni, ognuna su 3 plotoni di 5 legni. Il 13 giugno si dette l'uniforme al comandante del brigantino ¼foce armato per regio conto. Con dispaccio del 26 dicembre si ordinò l'aumento di forza dei legni armati, disarmando invece le galeotte Veloce e Attiva. Il 6 febbraio 1811 si ordinò la partenza di 6 unità (fregata Minerva, corvette Aurora e Galatea, pacchetti Leone e Tartaro, brigantino Stromboli) e dei corsari di Castrone per "diverse commissioni" sulle coste della Sicilia.
Il 27 marzo erano però in armamento solo Galatea, Leone e Tartaro, con l'aggiunta delle navi ex-russe Colomba e De/fino, in tutto 471 uomini d'equipaggio (esclusi gli uffìciaJi e inclusi 54 cannonieri e 92 fanti di marina). In luglio un plotone cannoniere di Messina fu spedito contro la Torre del Cavallo, che aveva fatto fooco contro mercantili inglesi. Non si può escludere che le callure di 10 e 3 fdudu: napoktam: avvenute a f-ìnc agosto e ai primi di settembre nelle acque di Capri e attribuite dalle fonri murattiane agli inglesi, siano state compiute in realtà da navi borboniche. In ogni modo non risultano aver preso parte alle crociere delle fregare inglesi svolte in luglio tra Napoli e Civitavecchia ( Unité, Thames e Cephalus) e in ottobre-novembre tra Positano e Palinuro dalla divisione Duncan (Jmpérieusee Thames, con una divisione del 62nd Foot). Del resto l'arsenale di Palermo doveva avere poco lavoro: il 21 giugno 1811, per razionalizzare l'impiego delle maestranze, si accordò infatti all'artiglieria e al genio di poter impiegare gli operai di marina quando non addetti a lavori in arsenale.
l,a rmtrina siciliana sotto Iord Bentinck (l 812-13) Già esonerato il 16 settembre 181 O dalla distribuzione dei sussidi agli emigrati napoletani, ndl'aprile 1812 Castrone fu privato anche dell'amministrazione della flottiglia corsara, trasferita alla segreteria di marina, e le unità maggiori della flottiglia (pacchetto 5. Antonio e goletta i ndagatore) furono incorporate nella R. Marina. 11 trattato anglo-siciliano del 12 settembre 1812 vincolava una parre d el sussidio (84.000 onze = 252.000 ducati) al mantenimento della Flottiglia (unificata) di Messina. Fin dal 17 giugno la flottiglia borbonica
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era stata infatti incorporata nella Britannica, attribuendo al comandante di quest'ultima, capitano Robert Hall, anche il grado di brigadiere siciliano, con facoltà di scegliere ufficiali ed equipaggi, e in seguito anche l'uso della bandiera siciliana. Nel maggio 1812 le forze navali borboniche furono allertate per la comparsa di una forte squadra algerina, ma, grazie alla mediazione inglese, furono stipulate tregue con le reggenze di Tunisi e Tripoli per la durata dell'alleanza anglo-siciliana e Tunisi restituì 500 schiavi siciliani, contro un riscatto di 315 duri colonnati di Spagna. Nuovi contrasti cogli inglesi sorsero però per l'estensione della quarantena alle navi e alle truppe provenienti dalla Spagna o dall'Inghilterra, disposta dalla deputazione di salute pubblica creata a Palermo nel maggio 1813 per impedire il contagio della peste di Malta. Alle rimostranze di McFarlane al ministro Castelnuovo, segul l'accusa di sabotaggio rivolta da Bentinck alla deputazione. Sembra che a mostrare la bandiera borbonica sulla costa di Napoli fossero rimasti i soli corsari, annidati nell'isola di Palmarola. A parte l'inefficace bombardamento di Reggio compiuto nel luglio 1812 dalla Aottiglia di Messina, l'unica impresa navale siciliana che troviamo ricordata per quell'anno (nel mese di maggio), fu infatti l'attacco presso lo Scoglio della Botte ad un convoglio napoletano concluso con la cattura di tre lancioni, impresa che valse ad Antonio Albano il grado di "capitano di mare". La marina siciliana non prese parte né alla scorta delle forze inviate ad Alicante né alle altre operazioni inglesi del 1812, in particolare gli attacchi del 16 e 28 aprile a Policastro (brig-sloop Pi/01; capitano Nicholas) e del 14 maggio a Sapri ( Tharnes e Pilot) e la dimostrazione compiuta in agosto contro Ponza. Il 24 febbraio 1813 le fregate Thames (38) (Charles Napier) e Furious (42) (William Mountcey), saggiarono le deboli difese di Ponza e il 26 l'attaccarono decisamente, sbarcando 2 battaglioni del 10th Foot. Il 28 la Tharnes fece vela per Malta coi 185 prigionieri napoletani. Il 6 marzo il Tartaro salpò da Palermo per andare a prendere a Milazzo le truppe inglesi destinate a occupare la capitale (e frustrare il tentativo di re Perdinando di riassumere il potere) , seguito 1'8 dal Leone, comandato di scorra ad un trasporto di viveri per Ponza. Il 23 aprile rientrò in linea la Galatea, che il . 21 luglio fu inviata a Ponza a sostituire l'Aurora. Il 14 giugno la M inerva
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imbarcò a Mazara la regina Carolina per ricondurla in patria, ma dopo una lunga sosta a Zante (dal 19 giugno al 3 agosto) e una seconda a Tenedo (dal 17 agosto all'8 settembre), foce ritorno a Palermo, mentre la regina prosegul per Costantinopoli a bordo del Tartaro, che aveva accompagnato la crociera. Arrivato il 13 settembre a Costantinopoli e rientrato poi a Palermo, il 13 dicembre il 'fùrtaro salpò per Milazzo con le truppe in partenza per la spedizione in Alta Italia. Nel 1813 fi.1rono venduti per demo! izione il vascello Archimede e le galeotte Prudente e Serpe e nel 1814 anche la fregata ¼~nere, il cui valore fu rimborsato al governo russo, le galeotte Attiva, Veloce, Allerta e fevriera, i brigantini Stromboli e Vulcano e la goletta Tndr1gatore. Furono mvece restituiti ai russi la polacca Colomba e lo schooner Delfino.
La nuova org11:niz:u1zione del 1 ° gennaio 1813
TI 1° gennaio 1813, su proposta dal nuovo ministro, capitano di fregata Ruggero Seuimo, la marina fu riordinata su un organico di 2.416 teste, inclusi marinai e maestranze "di nuova leva'' arruolaci per completare gli equipaggi dei legni armati. Fu inoltre stabilita una ritenuta mensile di 4 tarì sul soldo dei marinai per dotarli di uniformi ("per essere tutti uniformemente vestiti"). Il corpo degli ufficiali di guerra contava 55 ceste, di cui 7 per il servizio del dipartimento e 48 per il servizio di mare: •
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I maresciallo caposquadra comandan1e generale della manna (brigadiere Ignazio Stai1i); 2 capitani di vascello graduati di brigadiere, uno intendente della R_ Marina (Diodato Micheroux) e uno ispetwre dell'Arsenale (f<rancesco Lucchesi Palli); 2 capitani di vascello per il servizio di mare; .1 capitano di va.~cello o di fregata delegato alle rivis1e e ai pagamenti; e; capitani di fregata, di cui Lmo maggior generale della R. Marina (in realtà era il capitano di vascello Salvatore Valguarn era), due sottoispettori per il servizio dell'arsenale (uno per gli armamenti e l'artiglieria e uno per le costruzioni) e tre per il servizio di mare; 3 capitani di fregata graduati per il servizio di mare; 28 tenenti di vascello per il servizio di mare, di cui 2 ufficiali al dettaglio, 1 aiutante maggiore e 4 destinati al corpo marinai cannonieri come capitani d elle compagnie; 12 alfieri <li vascello.
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Erano previsti inoltre:
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4 uflìciali idraulici (maggiore direttore, primo tenente graduato di capitano, alfiere graduato di secondo tenente e capo maestro: il 29 marzo 1809 era stata abolita la classe degli "alunni" idraulici, reclutando il corpo fra gli uffìciali di marina o delle armi dotte dell'esercito); 38 del corpo politico (capitano di vascello graduato di brigadiere intendente, colonnello commissario ordinatore contadore principale, 4 tenenti colonnelli commissari di guerra, 7 primi, 12 secondi e 12 terzi ufficiali di contabiliti1 e 1 primo aiutante di contabilità).
TI ruolo d'imbarco includeva 1.222 teste: • • • •
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11 cappellani (uno per l'ospedale e 10 per l'imbarco); ] ] chirurghi (1 maggiore per l'ospedale, 4 primi e 6 secondi graduari di primo e secondo tenente); 60 ufficiali di pilotaggio (10 primi, 22 secondi e 12 terzi piloti, 14 pilotini e 2 piloti pratici); 70 uHìciali di manovra (2 primi nostromi per l'arsenale, 7 per l'imbarco, 11 secondi 11os1rnmi, 23 primi e 27 secondi guardiani); 50 bassi uflìciali di mare, di cui I O barbicrotti per l'ospedale e l' imbarco e 10 di mare tra timonieri, sommozzatori (termine usato per la prima volta nella marina napoletana), nuestri di stiva, alberanti, spallieri, dispensieri e cuochi d'equipab:rgio; 1.007 di marineria (180 rnarinai di pianta fissa, 368 di nuova lev:1 di prima, 209 di seconda e 150 di ten~i clas.<1:, GO grumetti e 40 alunni); 8 maestri di razione (uno per l'ospedale e 7 per l'imbarco e i magazzini); 5 portieri.
CArsenale includeva un costruttore graduato di primo maggiore e un macchinista, con 204 maestranze : • • • • • • • •
83 maestri d'ascia (5 capi maestri, 1 aiutanti, 48 maestri di pianta e 26 di nuova leva); 2 tornieri (entrambi di pianta); 59 cah1;ui (2 capi maestri, 2 aiutanti, 30 di pianta e 25 di nuova leva); 14 maestri di vele (2 capi maestri, 8 di pianta e 4 di nuova leva) ; 7 bottari (l capo maestro, 4 maestri di pianta e 2 di nuova leva); 1 maestro fanalaro (di pianta); 4 maestri rcmolari (di pianta); 1 capo maestro fornaio; 1 maestro ramaro di pianta; 1 tappezziere e guardaroba; 11 armieri (un capo armiere secondo aiutante del R. Corpo de' marinai cannonieri graduato di primo tenente, un capo maestro, un aiuto e 8 maestri di pianta); 20 apprendisti (giovanetti di maestranze) di varie arti.
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La Reak Accademia delle Guardie Marine Perduta la sede di Napoli (dove, con decreto del 30 giugno 1806 era stata ristabilita l'accademia della nuova marina giuseppista, con 44 guardie marine e allievi), nel settembre 1806 la compagnia delle guardie marine borboniche era stata ricostituita a Palermo con 9 allievi, con sede in un appartamento del palazzo del duca di Monteleone e col nome di "collegio dei cadetti di marina'' (da non confondere col "seminario" o "collegio" nautico di Trapani). Il 12 maggio 1808 la compagnia contava 4 ufficiali, 1 istruttore navale, 2 maestri di "carattere" e di manovra, 2 profi::ssori di inglese e francese, 1 portiere, 4 capi e 7 servienti d'arme (camerieri e cuochi). Le guardie marine erano allora 15, di cui 6 dragonanti da ufficiale e imbarcate, promosse alfieri di vascello nel dicembre 1810. ln tale occasione furono ammessi altri 15 allievi, su 30 aspiranti dai dieci ai diciott'anni (inclusi due La Tour, uno undicenne e l'altro dodicenne, rimasti "in educazione nella casa palerna") . Nei giugno 1811 il collegio riprese il nome di accademia e il 4 giugno furono nominati i professori, ma il 14 gennaio 1812 l'accademia fu "dismessa" per ristrettezze di bilancio: le !,'ltardie marine tornarono a casa, i 9 "proprietari" conservando uniforme e paga mensile di 9 ducati, i 1_5 "graduati" con promessa di essere richiamati non appena possibile. In luglio 1O guardiamarina furono assegnati, insieme con 2 tenenti di vasceJJo istruttori, alla Bottiglia Britannica di Messina, che funzionò per un triennio da scuola pratica dei futuri ufficiali siciliani, anche se altri furono impiegati pure presso altre unità navali (nel 1814 fu concessa una gratifica ad un piloto graduato di alfiere e ad un alfiere di vascello per lezioni impartite a 3 guardie marine imbarcate sulla corvetta Aurora). TI 4 gennaio 181 5 otto dei 13 guardian1arina che avevano servito nella Flottiglia Britannica furono promossi alfieri di vascello. Non a caso, dunque, il Nuovo dizionario tascabile di marina itcdian(}-inglese e inglese- italiano, o sù1 collnione d'una gran varietà di termini di marina e navigazione i più necessari nelle due lingue fu stampato nel 1812 proprio a Messina (tip. Giovanni Del Mobolo). Lordinamento del 1° gennaio prevedeva un capitano <li vascello direttore (Luigi Renato de Gras Préville) e 4 0 guardie marine. Per l'avanzamento a ufficiali di guerra era richiesto un periodo minimo di sei anni di carriera di stato maggiore. Naturalmente l'accademia non era l'unico canale di accesso: almeno un terzo degli ufficiali di guerra prove-
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niva dagli ufficiali di pilotaggio e qualcuno anche da marine estere. Nel 1810 tre siciliani (Pietro Notarbartolo, Giuseppe Tarallo e Giuseppe De Blasi) che, "dopo 'frafalgar", si erano arruolati da "pagani" nell'Armada spagnola raggiungendo il grado di alfiere di vascello, forono ammessi col grado superiore nella R. marina. [il De Blasi sopra citato sembra persona diversa dal "tenente di vascello G. De Blasi" catturato a Napoli stùla corvett; Fortuna e scambiato nel 1808 con prigionieri francesi].
I Reali corpi di fànteria di marina e dà marinai cannonieri Costituito nel 1736 come battaglione, nel 1793 il Reggimento della Real Fanteria di Marina contava 1.025 teste su 3 divisioni di 4 compagnie, e il corpo dei marinai cannonieri 488 su 4 compagnie. Ribattezzati "legione navale" e "artiglieria navale", entrambi i corpi avevano servito la Rcpuhhlica, rispettivamente con 7 e 4 ufficiali. Al 24 aprile 1799 la legione contava 324 effettivi, inclusi 1 cappellano, 2 chirurghi, 11 amministrativi, 6 invalidi e 24 musicanti delle due immancabili bande, "turca" e "virtuosa''. Entrambi i corpi furono ricosti rui ci nel 1800 e nel 1806 l'aliquota maggiore, basata a Napoli, passò di nuovo coi francesi, tranne i distaccamenti imbarcati swle navi Iiparatc a Palermo. Con decreto del 24 giugno i due corpi di Napoli vennero fusi in un "corpo militare della marina" con un organico di 400 fanti, 200 cannonieri e 100 bombardieri e nel luglio 1807 le "truppe di marina" napoletane contavano 904 effettivi. A Palermo furono invece ricostituiti cx-novo entrambi i corpi, al comando dei tenenti colonnelli Raimondo Creli e hancesco dc La Tour. Al 12 maggio 1808 gli effeuivi erano, rispettivamente, 793 e 284: i fanti su 3 divisioni (I, II, III) di 4 compagnie di 59/62 più 20 ufficiali, 21 aiutanti, 3 aggiunti e 16 invalidi, i cannonieri su 4 compagnie di 65/67, 14 di piana maggiore, 3 di minore e 2 aggiunti. L'ordinamento <lei 1° gennaio l 81 3 ridusse l'organico del Real corpo della fanteria di marina a sole 509 teste: •
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5 di piana maggiore (colonnello comandante, primo maggiore graduato di tenente colonnello, aiutame maggiore graduato di capitano, cappellano, primo chirurgo graduato di primo lene nte); 16 di piana minore (foriere, profosso, rambur maggiore, caporale dei tamburi , 1O strumentisti, 1 grancassa e l. armiere);
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4 compagnie di 122 teste con I 6 ufficiali (4 capitani, 4 primi e 1 secondi tenenti, 4 alfìeri graduati di secondi tenenti), 4 capi sergenti, 16 sergenti, 28 caporali, 28 carabinieri, 32 tamburi e pifferi, 8 distinti, 35(, privati.
In compenso l'organico del Real corpo dei marinai cannonieri aumentò a 346 (più 4 tenenti di vascello): • 4 di piana maggiore (un capitano di vascello graduato di brigadiere comandante, un
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capitano di fregata maggiore, un cappellano e un chirurgo graduato di primo tenente}; 2 di piana minore (foriere e profosso); 1 compagnie di 86 teste comandate da tenenti di vascello, su due primi e due secondi aiutanti graduat·i di capitani e tenenti (tra cui erano scelti aiutante maggiore e quartiermastro); 1 capi sergerni, 18 primi, 18 secondi e 3G terzi capi, 84 appuntatori, 84 marinai cannonieri di seconda e 84 di terza classe e 8 tamburi e pifleri.
La marina nel 1814-15 La Real Marina partecipò a1la spedizione in Toscana e Liguria del marzo-aprile 1814 con 12 legni comandati dal brigadiere Tommaso Vicugna (Minerva, 3 corvette, 2 brigantini, 2 galeotte e 4 unità minori). Tl 25 marzo l'Aurora prese parte, con la divisione Rowley, allo sbarco ddla 2a Divisione anglo-siciliana a Lerici. La corvetta Fortuna, da 24 cannoni, si distinse, una prima volta sfuggendo alla caccia di 3 vascelli francesi e una seconda contribuendo alla cattura di una nave genovese carica di viveri. Riassunto il potere il 4 luglio 1814, il re richiamò al governo i ministri reazionari e Ruggero Senirno fu nuovamente sostituito dal maresciallo di campo Diego Naselli d'Aragona. Sempre in luglio, nel quadro della riduzione delle forze inglesi in Sicilia, la flottiglia di Messina fu smobilitata. Di passaggio per Roma diretto in Francia, il generale Filangieri confidò nel corso di una conversazione che erano in corso trattative con Napoli per vendere l'intera flottiglia a re c;ioacchino. Il 20 settembre, su richiesta del re Ferdinando, il ministro hritannico X Court sospese il ritiro, ma il 25 il comandante delle truppe britanniche, generale M cFarlane, fece consegnare al generaleArcovito, comandante della Calabria Ultra, tutti i 160 n apoletani congedati dal servizio inglese, ammessi, con gratifica e col loro grado, a servire nella marina murattiana. TI 23 aprile 1815 furono armate la Minerva, l'Aurom e 8 polacche, ma
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il ritorno dd re a Napoli fu scottato dalla fregata Sirena e dalle corvette Stabia, Galatea e Aurora, ma le prime tre unità furono poste subito in disarmo (la fregata con una grossa falla in carena). Il 6 maggio, in previsione della partenza dei granatieri della guardia reale per Napoli, la guardia al Palazzo Reale di Palermo fu rilevata dalla fanteria di marina. Nel luglio 1815 la Reale Marina aveva in servizio 3.063 uomini: •
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75 uffìciali di guerra (4 brigadieri, 11 capitani di vascello, 1O di fregata, 24 tenenti di vascello, 26 alfieri): 29 della compagnia dei guardiamarina; 349 del corpo marinai cannonieri (rispetto ad un organico di 474 su 3 compagnie di 3 t1ffìciali, 5 sottufficiali e 150 comuni); 545 della fanteria di marina (su un organico di 509); 6 ufficiali del ramo idraulico (su un organico di 4); 66 del corpo politico (su un organico di 38); 18 impiegati delle segreterie; 1. 553 dei ruoli d'imbarco (19 medici e eh irurghi, 18 pratici di chirurgia, 11 cappellani, 60 piloti e pilotini, 13 piloti pratici, 22 nostromi, 61 guardiani, 48 hassi ufficiali di mare, 164 marinai di pianta fìssa e 985 di leva, 79 grumetti o mozzi e 73 servitori); 153 degli equipaggi degli 8 lcuti trapanesi; 24 degli equipaggi delle 4 lance reali; 38 dei rami alieni (porti, telegrafi e avvistamento); 207 maestranze dell'arsenale macchinista, 13 armieri, 85 maestri d'ascia, 4 nuesrr i di opera sottile, 61 calafati, 5 tornieri, 17 velai, 6 hottai, 2 fanalari e 13 remolari).
tI
Il personale era decisamente sovradimensionato rispetto alla forza navale. Vendute per demolizione in gennaio la fregata Sibilla e la corvetta Fortuna, restavano in luglio solo 8 unità principali (fregate Minerva e Sirena, corvette Aurora, Stabia e Galatea e tre pacchetti) di cui cinque in armamento:
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fregata Minerva (C[, G. B. Staiti) armata con 26 cannoni e 14 carronate da 24 e con un equipaggio di 384 uomini inclusi 3 1 c:mnonieri e 62 fanti di marina; corvetta Aurora (CF Carlo Acton) con 22 cannoni e 8 carronate da 24 e un equipaggio di 251 uomini inclusi 20 cannonieri e % fanti; pacchetto Leone (CF Giuseppe <le Blasi) con 1O carronate da 1O e I O cannoni e un el1uipaggio di 150 tmmini; pacchetto 'Jàrtaro (pilota graduato di alfiere Gaetano Catìero) con 12 cannoni e 4 carronate e un equipaggio di 68 uomini; pacchetto S. Antonio, armato a polacca, addetto al servizio postale e ai collegamenti con le Eolie.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
Tn settembre fu riarmata anche la Galatea (Cr Giovanni Antonio della Spina) e in novembre il Leone e il Tartaro (passati al comando dei primi piloti Francesco Patur:w e Giuseppe Cafiero) forono addetti al servizio di corrispondenza Palermo- Napoli. I legni sottili erano in luglio 117, ma dei 57 principali (galeorra véspa, 9 bombardiere e 47 cannoniere) solo due erano armati (cannoniere). Dei 60 minori ne erano armati 47 (9 leuti trapanesi, 8 feluche, 6 lance, 16 paranzelle su 23 e 8 scappavia su 13: la tredicesima unità in disarmo era l'unica speronara ancora non radiata).
~
LA REAL MARINA (1800 - 1806)
Lo Stato Maxxiore della Marina (1803-05) 1 Capitano Generale Cavalier D. Giovanni Aclon 2 Tenenti <ìenerali Rarlolomeo Forteguerri - Segretario Marina Giovanni Danero - Gov. Piazza di Messina 1 Capo:,.quadra Marchese Niccola Espluga com. del Dipartimento di Messina 7 Bri,:adkri Gl'M Messina Porli Sicilia G. D. Guillichini Tommaso Vicugna Dip. di Napoli Conte Cìiuseppc di Thurn Francesco Marescotti Preside Chieti lsp . Arsenale Antonio Cìagliardo Conte Francesco de la Tour Dir di Palermo (Gior1.?io Jac,1uet) Fant. Marina Giacomo fardella 6 Capitani di Vascello F. S. Calcagno Accademia delle G. M. Carlo de Vicugna (l') Diodato Mieheroux (P) G-ius. de Almagro Tntcndcnza di Messina G. B. dc Slcrlich (Grad) Marinai cannonieri Diego Naselli 4 Capitani di Va,çcello af!f!ref!ati - Diego del Coral P Navigazione Mere. Lino de Almagro Com. R. Darsena Domenico de Vera Preside Monteti.1sco Porlo di Messina Giovanni Ramon 9 Capitani di Fre[!ata Suh lsp. Costruz. Luigi Mastclloni Emanuele Lellieri Magg. Dip. di Napoli Filippo (ìianchi Sub Isp. Annamenti Salvatore Valguarnera Fr. Lucchesi Palli lgnazio Staiti L. R. de Gras Pievi Ile G. D. del Coral I A.M. Oip. di Messina Costruttore in cano Carlo dc Cosa Antonio lmberl 6 Capiitmi tli Fre,taJa twl'regati Ruggero Vit.agliano Isp. Riviste e l'agam. Annibale Adami Cantiere Caslellam. Giuseppe Marlincz (P) Frane. Morcaldi ;, Gir. Quallromani (P) Batteria Granatello Aniello Carrabba 2 Vftìciali tiella Fanteria di Marina Maggiore Giuseppe Waller Raimondo Crell Tenente Colonnello 2 Capitani di Porto Ten . Vasc_ Andrea Canarozzolo I Napoli Cap. fant. Giovanni Fileti I Palermo 1 Colonnello E rrico Sam:hcz - Direttore del corpo degli Ingegneri Idraulici 2 UJJìciali del Corpo Politico Francesco Trabucco Tesoriere Dir. Contadoria Napoli Gius. Falconieri I Mancante nel 1804-05. (P) - Promosso al grado nel 1804. (Grad.) - graduato
Tab. 221
I
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L E DUE StCLLJE N ELLE GUERRE NAPOLEO NICHE ( 1800 · 18 15)
Tab. 222 A-· Le mai!i!iori unj tà navali (1800-1 5): a) caratteristiche A) Vascelli da 74 ·- - ------
Archimede
Sannita
··-----------Cerere
------
Minerva
Sibilla
Sirena
'----
------- - ---
Aretusa Venere
Varato 10.9.1795 a Scafo 111 legno con carena ramata. Tre ponti. Tre Castellammare. a lberi a vele q uadre con randa alla mezzana e Venduto per bom pr esso. T re batterie di cui due coperte . demoliz ioni! I8 I 3. Disarmato il 4.2._1809_a_Palermo . Varato 12.9.1 792 a Slt!sse caratteristiche de l precedente, ma con due Castellammare. sole batterie (dì cu i una cope rta). Disarmato nel 1805. Venduto per demolizione_ 1805____ -·
B) Freflate da 40 Varata a Napoli il 3.3.1 783 . Presa dai francesi 14.2. 1806 a Castellammare Varata a Napoli il 19. 10. 1783 . Arenata e venduta per dcmolìz. 182 l Varata 3 1. 1.1 788 a Ca\tellammare Venduta in l'A per demolizione 1815 Varata 3.7.1 789 a Caste llammare. Venduta a NA per demolizio11e 1836 Varata l0.8.1789 Venduta D 1815. Predata ai russi in Palenno 12.1. 1808
Scafo in legno con ca rena ramala. Due ponti. Tre a lberi a vele quadre e bompresso. Batteria coperta ( ll-36 e X- 18). XV III carronate da 24 in coperta. Il 12 e TT-6 su a ffusto -----------------------........._. Scafo lll legno c on carena ramala. Due ponti. Tre a lbere a vele ,1uadrate e bompresso. Una batteria coperta (XXX ll-24) e X IV carronate da 24 in cooerta -- --·-·---·-· S tesse carallerislich e del la prec edente ma con XXVt- 18 in batteria e Xl V carronate 24 in c ope11a. In disa rmo a Pa lcrmo(ncl dic . .l809egiu. 181J).
_______
Stesse caratteristiche de lla precedente. In disarmo dal dic. 1809 al 1813, da l lug. 18 15 al marz n 18 16 e dal 30.3. 1832 all' ll.5. 1833 . Stesse caratteristiche delle due pret:edenti. D isarmala a Messina nd g_iug_r_io_l_~_l 5. In disarmo nel clic. 1809. Il 15.6. 18 13 pagato ai russi il controvalore. Venduta nel 181 4.
C) Corvette Fama
Aurora
Fortuna
Galatea
Stabia
.- .........., .. __________
Varata 15. 9. J 789 a Castellammare . Presa da i francesi il 14.2. 1806 Varata 15.4.1788 a Castel lammare. Vendut.a nel 1823 e demolita.
-- - ---
-
.. -··-······------------------
----------·
Scafo in legno con carena ramata. 600 l. l In ponte <lì co pe1ta. Tre a lberi a vele q uadre con randa alla mezza na e bo mpresso. Batteria scoperta (Vl-6 e XV lll-12). ----·--Scafo in legno con carena nunata. 600 l. Un ponte di coper ta. Tre alberi a vele 4ua<lrn co n randa a lla n1ezzana e bomp resso. IJna b alleria in coperta (XVlll -1 2 e V l-6). D isannata nel 1820
Varata 15 .10.1 788 Stesse caratteristic he della precede nte ma con a Castellamma re . un sol o po nte e una so la ba lleri a scope rta . Venduta a Pa lc nno XXIV -1 8 e VI- 10 ca rro nate in coperta. Armata per de m o liz. 181 5 ... L~m lo n e l,.giu.-d ic. 1809. Varata 15.1 0. 1787 a Stesse caratteristiche della precedente ma senz.a le carro n ate . In am·rn mento ne l 1806, 1809, 18 10, Castellam mare. Venduta per dem. 18 13, 18 15-1 6, 182 1, 1823, 1824, 1825, 1827, Dono il 1832 .........-........ 1828. Varala I0.1. 1786 a Scafo in legno con carena ramata. Due ponti. Tre Castellammare, a l beri a vele quadre e bomprnsso. XXIV -1 8 in batteri a. A rmata so Io ne I fc b.- dic. l 809 e nel giu. Venduta nel 1823 a )815. Napoli.
--------------.............
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LA REAL MARINA ( 1800 - 1806)
O) Pacchetti Tartaro
Acquistalo nel 1789 Scafo in legno. Un ponte di coperta. Due alberi a pioppo con vele quadre. Vlfl-4 B. L. su affusto. in Inghilterra Venduto nel 1830. Acquistato nel 1786 Leone Scafo in legno. Un ponte di coperta. ? alberi a vele a Napoli quadre. VIII-4 B. L.. su affusto. Vcnduto nel 1836. f-- - - - - - + - - - - - - - - - - + - - - - -- - - - - -- - - - · ··-··-···-- ·-··-----·--F. Castrone 1809-12, Scafo in legno. Un ponte di cope11a. Tre alheri a SAntonio. poi R. Marina. pioppo con bompresso. V!Jl-10 B. L. Venduto nel 1840.
f-------~-------E~)~B_r~if!~•a_i_tt1_·n_i. _----··-···-·-·-----·············--································· Scafo in legno. Ponte di coperta. Due alberi a vele quadre e bompresso. Xli pezzi da 8 . AHesosi il 3.5.1810 all'lTMS Sparlan , rcst. a1 13orboni e venduto per demolizione nel 181 O. Stesse caratteristiche del precedente. In disarmo <lai!' 1 1.3.1806 a Palermo.
Varato a Napoli i I 14.1.1782. Preso dai francesi 23. I . 1806
Vulc:ano
Stromboli
Varato a Napoli il 31.8.1782. Vend. per dcm.ncl 1814 Varato a Napoli il ·10.9.1782. Vend. per dcm. nel 1814
Stesse caratteristiche del precedente. Disarmato il 15.6.1813 a Palermo.
!--------~----··-·-···------···-·········· ---··········· ············· ······ . .
Colomba cx Capriu:io~a
G) Sclwoner (Golette)
t - - - -- - - - ~- - - - - - ~ - ~ - - ~ - - - ~ - - - - · - - - · - - ---- ------------
Predata ai n1ssi in P alermo 12.1 . l 808 1--------+--R_e_s_li_(_u_i_La_1_1e.!J!l 4 ___ Predata a PA 1799 Diana Naufragata 180 1 F. Castrone 1812 Indaga/ore Venduto nel 1813
Dcljino
Scafo in legno. Un ponte dì coperta. Due alheri a vele auriche e bompresso. Xll pezzi. Trasporio detenuti setl. dic. 1809. Scafo in legno. lJn ponte di coperta. Due alberi a vele quadre e bompresso. Scafo in legno. Un ponte di coperta. Due alberi a vele auriche e bompresso.
H) Galeotte _________________ ________ _ __, Veloce
V. a Nai)oli 1805 _ -·-·-·--·--·-- --- - - ---- -·-- - ----- - - - - - - - - - - -----1 V. a Napoli 1785 -- -·-·························-········ f~_e.~1·v_){_/_ _ _ _+--v_._a_N_a~P·O_li_l_805_...... . ··············-········-····························· ·······················-·· ··----·--··-- f--L_t_,v_,_·ù_,r_a_.---~V_. Na_poli.. l 785........... . ............. ............. ···-·····-····-- ·-·--·- ·- -- ·---- - - - --1
a
/) Sciabecco
Collegio Naulico -Acquistato nel 1812 dalla Flottiglia Castrone
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE {I 800 , 1815)
Tab. 222 B - Le unità navali 1806-15: b) Comandanti e overazìoni A) Vascello da 74 Archimede CV .Forteguerri ?
CV Micheroux CV Carlo Vicugna Conte de la Tour CV Carlo Vicrnma
Settembre 1800 -- Canale di Sicilia contro i pirati Mag.-giu. 1801 - Coste del Lazio contro tunisini Mag. giu. 1804 - Spedizione a Tunisi Febbraio 1806 - Trasporto del re a Palermo Febbraio 1807 - Crociera a Cagliari Disarmato il 4.2.1809 1813 Venduto uer demolizione.
B) Freeata da 40 Minerva Cf, Giuseppe Thum ?
CFG.B Staiti CF Carlo Vicugna Idem ldem T<lem Idem CF R. Settimo ? '/
? ? ')
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CF Gaetano Infante Idem ldem 29.8.09 CF A. Valvi 1.11.09 C.F Infante Idem ? '? Tommaso Vicugna CF G. B. Staiti
Apr.- giu. 1799 - Golfo <li Napoli 12- 19 ottobre 1802 Crociera a Barcellona 13 febbraio 1806 trasporto dei Principi a Sapri 11 mano- luglio 1806 - Foce Garigliano e difesa di Gaeta 4-6 luglio 1806 combattimento di Agosto-settembre l 806 - <li stazione a Capri . l0-27. 10.1806 - Ancoraggio all'Isola di Dino e rientro a Palermo 20.12 13.1.1807 Rifornimento piazza di Amantea 9.2.1807- Viaggio a Cagliari l l _7-27.9 1807 - Flottiglia di l'onza e ritorno a Palermo 23.11.1807 - scorta a rinforzi per Ponza 30 4 .1808 - ritorno a Ponza 28-5-17.6. 1808 - spedizione di Ischia 31.5 e 2.6.1808 comhaUimenti nel Canale di Procida e ad Ischia 8.7.1808 - comb. acque <li Capri con cannoniere nap. 16.9.1808 - trasporlo rinforzi a Ponza 7-16.10.1808 Blocco e comb. navali a Capri 28.1-1 °.4. 1809-Accomoùi a Palermo 21.5.1809 - Spedizione F.olic e Calahria 1.0.6-24.7.1809 Spedizione di Ischia e Procida 25.6.1809- scontro navale a Miliscola 10.10.1809 a Ponza (il CF Valvi sost. per malattia dal Cl! Infante) 23.11 .1809 - Evacuazione di Ponza 13.I2.1809-Trasporti truppe alle Eolie e Pontine diccmhre 18()')- in disarmo per gravi avarie .Febbraio marzo 1811 in armamento in Sicilia 13.6-8.9.1813 - Trasporto della regina da Milazzo a Tenedo Marzo-~aprilc 1814 blocco di Genova Lu<>lio 1815 - riarmala dopo grandi lavori <li modi fica
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LA REAL MARINA I1800 - 1806)
- - - -·- --~-------
----
Tah. 222 C -· Le unità navalii 806-15: segue b) Comandanti e operazioni C) Fre}!ata da 40 Sirena
? '!
? 9
'? ? Gius. Valguamcra (4.4) Idem ldem Idem Idem Idem ?
,, ? ? ? ?
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8.7.1799-trasporto del n: nella rada di Napoli Vll-Xll. 1800-Blocco di Malta Ottobre 1802 ··· Crociera a Barcellona 23. 1.1806 - Fuga del re a Palermo 26. J I . l 806 - Inviata a Ponza Gennaio 1807 -- rientrata da Capri a Palermo 4.4, 9. 7 e ott-1807 - Scorte convogli a Ponza 18.11.1807 agli accomodi a Palenno e poi rit. a Ponza 26.12.1807 - ritorno a Palenno scortando mere. predalo 31.5 e 1.6.1808 - combattimenti a Mondragone e 1schia 8.7.1808 - combattimento al largo di Capri 10-16.10.1808 -- Dlocco e combattimenti a Capri 7.11.1808 - 28. l.1809 - di stazione a Pon7.a 1.2.-5.4.1809-Accomodi a Palermo 23.5.1809 - Spedizione di Ischia e Procida 24.-26.6.1809 -Attacco Ischia e scontro Miliscola 12-23.8.1809 ... dimostrazione navale di Napoli e Ischia 25.8.1809 - scorta truppe da Palermo per Ischia l.l O. I 809 - inviala a Ponza 19. l.0.1809 rientrata a Palermo e disarma (a per falla in carena Luglio 1815 - rientro del re a Napoli e poi in disarmo per falla
D) Fregata da 50 Venere .
CV Carlo Vicugna Idem Idem Idem CV de Gras Préville Cl:-' Dom. dc Almagro .
-
l 2.1.1808 - predata in porto alla squadra nissa 30.4.1808 ... Scorta convogli a Ponza 28.5.-17 .6.1808 - Spedizione di lschìa 31.5 e 2.6.1808 - Combattimenti nel canale di Procida 8.6.1808 - trasferita da Ponza a Capri 4.2-8!'7.1809- di stazione con la rlolliglia di Ponza 9-24.7.1809-chiamata a Ischia dal principe Leopoldo 12-23.8.1809 -- Dimostrazione navale a Napoli e Ischia 19. I0.1809 -· rienlmla a Palenno e disarmala 1814 - venduta per d emolizione
E) Fre1:ata da 40 Sibilla CF de Gras Préville '!
-
Aprile 1799 - Combaltimenlo navale a Castellammare Gennaio 1806- 1-iuga del re e poi iJ1 disarmo a Palermo Gennaio 1815 - Venduta per demolizione
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Lt DUt SICILI[ NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815}
'l'ah. 222
I)
-!,e unità navalil 806-15: se}!ue b) Comandanti e operazioni
F) Corvetta Aurora ? CF Ruggero Settimo ? CF de Almagrn Idem ? 'I
cr Antonio Val vi CF nactano Infimte TV Staiti Idem
TV Staiti ? '/ '! CF Carlo Aclon
Maggio giugno 1804 Spedizione di Tunisi foebbrnio 1806 - fouga del re e poi in disarmo a Palermo 1611 lX06 - Tnviata all'ancoraggio dell'lsola di Dino 9 .2.1807 - in armamento Maggio- giugno 1807 - spedizione a Reggio e Cotrone 31.12.1807 da Palermo a l'onza Gennaio 1809 - flottiglia di Pon:,.a 21 .3-4.4 e poi nuovamente fino 25.8.180') - a Ponza 29.8.1809 in armamento Fine ottobre 1809 - flottiglia di Ponza 23.11.1809 - cvacua:,.ionc di Ponza fJ.12 .1809 - ln disarmo a Palermo (disalberato) 10.1.1810 - rientrata a Palermo per accomodi 22.4.-maggio 1810 - assegnata alla crociera della Div. Brenton Nel febbraio marzo 1811 - In annamento in Sicilia. Mau.c>-aprile I 814 - blocco di Cìenova Lwi.lio 1815 - Rientro del re a Naooli
(~J 'I
'!
? ?
? ? CFG. A. della Snina
? ? '/
Con,etta Galatea
1806 - fuga del re e poi in disarmo a Palermo Febbraio dicembre 1809 - di stazione a Messina I O. I. I 8HJ - riam,ala a Palermo Dal febbraio 1811 ln armamento in Sicilia Mar:,.o- aprilc 'I 814 - blocco di Cìenova Luglio 1815 rientro del re a Napoli e poi in disarmo Settembre 1815 - riarmata H) Corvettll Stt1bù1 1806 - Fuga del re a Palermo e poi in disarmo Febbraio Dicembre 1809 di stazione a Messina Lu!!lio 1815 -rientro Jel re a Nanoli e noi in disarmo
I) Corvetta F ortu11a ? 'I
-
1806 - Fuga del re e poi in disarmo a Palermo Marzo-aprile 1814 - blocco di Genova (ì cnnaio 181 5 - V en<lula per demo I.i zion e
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LA REAL MARINA ( 1800 - 1806)
'/'ab. 222 J,; ? ? ?
Le unità navalii 806-15: se~ue b) Comandanti e operazioni L) Pacchetto Tartaro 20.12.1806- 13.1.1807 - Rifornimento piazza di Amantea
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? ? CV Carln Vicugna TV Carlo Barone ? '/
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? Pii grad (ìac Ca lìcro
IO pii. Gius. Caficro ? ? 'I
'! '! '/
TV Carlo Barone CFC. Acton
? CF Giu. de Blasi 1" pii. Fr. Paturzo
28.2.1807 in armamento. 4.3. trasporto di Canosa a Ponza Agoslo-2.12.1807 - Flottiglia di Ponza e rientro a Palermo :rn 4. l 808 - a Ponza 28-5- 17 .6.1808 Spedizione di Ischia 31.5.1807 - disalberato nel comb. al largo di Mondragone 7-l(d0.1808 -Blocco e combattimenti a Capri 13.10.1808 combattimento a Marina Grande di Capri 28.1.-5.4.1809 - Tn disarmo a Palermo per accomodi 2:l 5-24.71809 - Spedizione di Tschia e Procida 10.10.1809- da Palenno alla Flottiglia di Ponza 2111 1809 - evacuazione di Pnnza 9.12.1809 in disarmo a Palermo (disalberato) Dal febbraio I 811 - In armamento in Sicilia 63.1813 trasporlo truppe inglesi da Palermo a Milazzo 14.6-13.9.1813 trasporto della regina da Mazara a Costantinopoli 13.12.1813 - trasporto truppe da Palermo a Livorno l,uglio 181 5-i nannamcnlo Nov. 1815 - servizio corrispondenza Napoli-Palenno 1'.Q Pacchetto le,me Dicembre 1807 - a Ponza 285-17.61808 - Spcdizinnc di Ischia 2.6.1808 parrocchetto troncato nel comb. a Sud di Ischia 12.7 e 25.8 scorta truppe a Ponza 7- ](i J O I 808 - Blocco e combattimenti a Capri 23 .12 .1808 Dopo accomodi trasporto truppe a Ponza 28.1.1809 - in armamento 29 .8. , 9.12.1809 ln armamento a Messina con gli inglesi Dal febbraio 181 I - In armamento a Palenno I.uglio 181 5 - in annamcnlo Nov. 1815 - servizio corrispondenza Napoli-Palermo
N) Gal.er.,tte Attiva TV Gaetano Infante Idem Idem Tdcm idem ?
-
6.8.1808- a Ponza 7- 16 10 l 808- Blocco e comhattimcnli a Capri 10.6-24. 7.1809 Spedizione di Ischia e Procida 27 .(,.1809 - combattimento navale di Pozzuoli Dicembre 1809 - in armamento a Palermo Marzo- aprile I 814 - blocco di Genova 1814 - venduta per demolizione
O) Gt1l.eotte Velbce '/
TVG. D. Slaili Idem Idem Idem C1" G . B. Staiti Pignatelli Monteroduni Tdcm Idem ?
-
28.7.1807 annata a Messina 6.8.1808 - a Ponza 7-1 6 10. l 808 - Hloccn e comhallimcnli a Capri 10.6-24. 7. 1809 Spediz ione di lschia e Procida 27 6 1809 - comhallimcnlo navale di Pozzuoli I 2-23 8. 1809 Dimostrazione a Napoli e Ischia Fine Ottobre I 809 - Flottiglia di Ponza 2111 .1809 - cvacua;,.ionc di Pon1/.a Dicembre 1809 ln armamento a Palermo Marzo-aprile 18 14 - blocco di Genova 1814 - venduta per demolizione
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICI-I[ ( 1800 - 1815)
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Tab. 222 F - Le unità navalil806-15: se1-rue b) Comandanti e operazioni P) Brif!a11ti110 Stromboli 17.5.1809 - scorta truppe a Ponza 14.12-6.1.1810 Inviato a prelevare la guarnigione di Ventotene Gennaio 1810 - trasporto truppe a Lipari e Tcnnini Tmcrcsc Febbraio- mar.1.0 181 l - Tn armamento in Sicilia Marzo-aprile 1814 - blocco di Genova 1814 venduto ner demolizione
Q) Bril!a11tino Vulclmo Marm- aprilc 1814- blocco di Genova 1814 venduto oer demolizione
R) Po!J1cca Colomba
'------
12.1. I 808 - predato in porto alla squadra russa - Nel dicembre 1809 e dal marzo I 8 I I in armamento. 1814 restituita al !!.OVerno russo
S) Sclwoner Deljmo 12.1.1808 - predalo in porlo alla squadra russa - Nel settembre 1809 armala a Palermo per lrasnorto dctcnuli . Dal marzo 1811 in armamento. 1814 restituito al !!.overno rnsso
1J Sciabecco Collef!io Nautico 7.6. e20.9.1809
collel!arnentu Palermo - Pom.a
U) Cialeotte Prudente 1806 - in disarmo a Palermo 1811
vencln1a ner- rlemolizinnc
J,) Galeotte Serpe 1806
In disarmo a Palermo. 1813 - venduta neT demolizione W) <laleotte Allerta 1806 - ln disarmo a Palermo. 1814 - venduta per demolizione
X) Galeotte Levriera 180(i - In disarmo a Palermo. 1814
venduta oer demolizione
Y,l Galeotte Vesva 1806-1815-in <lisanno a Palermo
Z) FlottiPlia Castrone Maggio 181 2 - Acquistati i.I pacchetto S. Antonio (in servizio postale) e la goletta Inùagalore /venduta uer demolizione nel 1813).
LA REAL MARINA I 1800 - 1806)
'/'ab. 223,I
Situazione delle unita' siciliane al 9 dicembre 1809 (lsp. 1. Staiti) A) Va~·ce/1.o da 74 (1) Archimede " In disarmo, cd inutile alla naviga:1.ione, e mancante allrcsì di molti generi del suo armamento, perché dati con Real ordine alla Fregata Venere e Corvetta Aurora" B) Fregate ria 40 (4) "condannata al disarmo" Venere "in disarmo col bisogno di immensi accomodi e quindi inutile alla Sibilla navigazione; sprovveduta dei suoi alberi maggiori, perché quelli che le appartengono del lullo fradici , e mancante altrcsì della maggior parie del suo armamento perché dato in differenti epoche alle fregate in atti vità" Sirena " ha una falla che le impedisce la navigazione e deve andare in carena; liene tut!o l'armamento a bordo" Minerva "in attività di navigazione, attualmente in Milazzo" C) Corvette (4) Au.rora " in attività di navigazione, come sorra" Fortuna " in disarmo, e hisngnevnle di serissimi accomn<li , e mancante della maggior parie del suo armamento, essendo venula in \al modo da Messina; in oggi mancante di due alberi maggiori per doversi mandare in Trapani alla corvella spagnola." St,ibia " esistente in Messina, altualmenle armata a !lottante, bisognosa per altro di notabilissimi accomodi" Galatea "in disanno, sebbene pronta di carena ed ogni sorta d'accomodo essenziale, mancando però di vari generi d 'armamento, come a dire, di varie vele omene, gomcncltc, ghcrlini e vari tipi di manovra, essendo in tale stato venuta da Messina" D) PacchetJi (2) Tartaro e /,eone "in attività di naviga:t.ione, il primo in Mila:t.w, ed il st.>c(mdo sotto gli ordini del Ueheral Stuart" ll) llrq.:antini, polacca e ,fchooner (4) Stromboli "pronto in tutto in armamento" Vulcano "in disarmo, ma pronto di carena, ed accomodi, mancante però di vari generi <l 'armamento, come a dire, vele, gomene, gomenetle, gherlini, e<l altri capi volanti " " pronta di lutto in attivi1à. di navigazione" Poi . Colnmha Scuner Delfino "pronto di tulto in armamento" F) Galeotte (4) Veloce "pronta di tulio in armamento" Attiva '~n armamento pronta di tutto l'essenziale, mancandovi yualche piccolo genere d'armamcnlo" Ve.1pa " in allivilil. di naviga:1.ione sebbene abbia hisngno d' un rimpia:1.zo di velarne, che 1itrovasi pronta, e costruita in questo regio arsenale e di cor<laai, per i quali s'allen<lono le Reali <lelermina:t.ioni, essendosi rappresentato per I' acQuisto del canape" Levriera "in disam10 col bisogno d ' un serio accomodo, e da tirarsi in terra"
937
938
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800- 1815)
Tah. 223 E ·· Situazione delle unità siciliane al 9 dicembre 1809 (lsp. I. Staiti) G) Cannoniere e Bombardiere (66) Dipartimento di l'alcnno (30 unità.)
,.,._,..,..,.,.,.,..
Divisione di Ponza (18 unità)
"pronte di carene ed accomodi, ma in parte bisognevoli d 'ormeggi per i quali si attendono le Sovrane determinazioni a tenore delle richieste fatte di canape": 8 cannoniere (2 pronte in due giorni) e 2 bombardiere pronte; 6 cannoniere a cutter pronte di carene e accomodi ma mancanti di ormeggi; 13 cannoniere e I bombardiera che 11011 si possono accomodare per "totale mancanza di legname" e inoltre "quasi tutte mancanti d'ormcl!;gì". 18 unità (12 ca1111onicrc, 2 obusicrc, 4 bombardiere) "di cui 13 in buono slalo, ed in attività di navigazione, e altre 5 (4 cann . e I bomb.) bisogna di carena, e di notabili accomodi, per le quali vi è l'ordine Reale di cambiarle con g_ucllc di llUcsto_di2artimcnto"_........................................... .................... .. ·-·-··· .._____ 16 cannoniere c 2 bombardiere (5 "a tenore dei rapporti perdute", 11 attualmente a Milazzo, 2 a Stromboli, "ignorandosi al presente in quale slalo sieno per ritrovarsi le stesse in rapporto a vele, tende e cordaggi"
Messina 1'alcnno Lipari
"8 lance e barcacce ausiliarie, tre delk:_gualì armale col cannone" I spcronarn (Col'riera)c 9 fduchc ___ ............. ... 1 ~ 117,cJla am1ata(Stapio)_e _1 feluca ___
Messina, Lipari e altri luoghi (18 unità)
H) Altri lew1i sottili (20) .................................... .......... ___________
----·--·--------------·-------~Tab. 224 - Ruolo J:'quipLlf!J!i delle Navi in armamento il 2 7 marzo I 8 I I Ruolo d'imharco Cappellani Contadori Chirurghi Piloti Nostromi Guardiani Padroni lancia Mastri d' ascia Calafali Maestri di vela Maestri armieri Sommozzatori T . e Marinai Grumelli Mozzi Dispensieri Cuoco Cannonieri
Corvetta Galatea I
Pacc hetto Leone I
l
I I 4 2 1
·----·--- ---··--·-··-·-- --·-- ---------------~
Truooa Totale
I
4 2
I
Polacca Colomba
Schooncr Delfino
1 I
.
-
.. 2
I
2 I 1
2
I l
2 l 1
I
-
I 1
2 2
64 6
2 I 14 25 131
2
Pacchetto Tartaro l 1 I 4 2
~
J
1
-
1 l I 1
..
.
..
..
-
.
..
-
-
I 56 4 2
l
-
-
56
32 4 2
18 2 2
1 13 23
114
4 2 1 13
23 114
-----------
I
.
8 12
6
69 ·------------
9---······-··--·
43 ______ .......................
939
L A REA L MARINA {1800 - 18061
Tab. 225 ~ Unità in armamento nel lu?,lio 1815 Unità maf!r!iori Fregata Corvelta Tipo Nome Comandante Cannoni Cannoni di bronzo Carronate Ufliciali di guerra Corpo politico Ruolo d ' imbarco
Cannonieri F anl:eri a di marina Tola lc F.quipaggin
Mi nerva CF Cìiamhallisla Slaili XXVI-18 11-4 XIV-24 I CF com. dellaglio; 3 TV; 2 GM. I contadore I cappellano; 2 chirnrghi , 6 piloti; 8 nostromi; ') maestranze; 8 bassi uflìciali ; 185 marinai; 20 servitori. 31 62
384
Aurora CF Carlo Acton
Pac chetti Tarlam CF G iuseppe A lfi ere gra<l. dc Rl asi fìac. Cafiero
!,eone
-
X VTU- 11
X TT-8;
Vlll-8; 11-3 11-4 Vlll-24 cope1ta X-I O 3 I V; 4A V; 5 6GM. l contadore 1 I cappellano; 99 2 chirurghi; 5 piloti; 7 nostromi; 7 macslranze; 9 bassi unì ciali ; 135 marinai; 15 servitori; 20 14 36 36 252 155
Vlll-4 l V-24
?
'/
? 68
legni sottili Tipo Divisione Palermo D eputa,. di Salute Flolliglia Me ssina Divisione Catania Divi sione Siracusa lsole Eoli e Serviz io Reale Com. ~cn. Marina Totale
Cannon.
Paranz.
F eluche
Sc appavi a
4
(,
-
-
-
-
Leuli 4 2
-
-
12
- ;, 2
2 I
-
-
-
8
2
-
-
-
-
-
-
-
Lan ce
4 2 6
T. 14 2 20 2 3
2 4 2 49
2 16 8 8 9 [J,zità Ìll di~ar mo a Pale rmo : Frega1.e 5,'ihilla e S'irena; Corve tte Fortuna, Stabia, c;alatea; Galeotta Vespa; 9 bomba rd iere; 45 cannoni e re; 1 speronara; 7 paranzelle; 5 scappa vi a . Trasporto corrispo11denza e collegame11to C(JII Lipar i: pacche tto armato a polacca S. Antonio (I pil ota g ra.duat n e 50 equipaggio) .
Fonti eBibliografia
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·.1 nten~o :Din,tt.o,c ,.G.~t.ile.,de' 1'1ilitaH :B,m;;Uoiii Wol,n1i,, :¾ ,ine ·nel \.foro ,rtgi<tr-o ,jo1:'k~dilitt1>., ;indic~ote :a, nonrc., ;il otoi:n"" <~< · <0n ;fa :r.ii di•I"!"~ ,~ scfriionc .<lè' '.V:olon~fj ,ii ,~tanno ,n;_ ;fa -1'•tri2, ·i ':Ceiiiwri.~ ·e'.!~ ·}'tofe~sio~e ,icgli ,~l_lii ~ii ., ·eod~ :ninaado :Mllt :Pto:vln-.:te !di ,S_iltrno_, ,e ,¾ltll i :B1illitJct3.,~ :prçprh- ,,r:il11no.,l i •,tt>ttì ;i ,l'riiilt-r,j :del /foro <niHl1are ·, ;per 'I.o -sèjo >tempo '" \ncntc 'VCBO qntlla --parte .,lei ~étno_, ,~!i'l ll;'UJ.l'ilat~ ,l;ll'Ala 'lini- C:u1 ,.,.,, •nunoo .,;n ;atiivii,1 ldi ,fr,(\."tt.-i~io,, 1>U~clifmen·,,; ·[tO~ ma -<!ella ·~~ale ;,\rm.~t'!:; hi ,fanlutc,-. ·.e ,noie :1i .RE ,c}lc :,! x;.,.t ,v::auèro ':lì ;cmr ;eilr.mìlìtxri .,anteç•a•nt•m:!!fo::j è-.c,··-0ut-•nt<: 1 ' ,;r.c,.
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fonnc~lo .D. ·l>uu~sco i-Cad><>PC ."1,snnu ,1·..su~le iocnìco 'id'.in-mi-f ,ç"1inue ,sewi~io. ,.-jç ~'lle r~.niit> ,di 'Retì ·'Cooto_.. ·d~cÌ:UTI?-~ :r ~~ no J?iti:ttorc .~nor_..ilç _'dc',B~ttfilioni ~phn~i,, ,èhe 'O~l ~odo ·~I';~·, :d_~rl" dì -gmi_~ ve11iicfo'j11,e_,,._.da/Car,<>~,q•~dta ,i~èlusf!'!~èote ..·in l!i>. <S1 ·st1.nn<> .-o~:,.n,t2:,.ndo ,ielk ,C.ahL9c,, 1'oY~ ;poggia :t ~h ;dm-·-· : ~w .. .'"lrtr.He ,J\ '.C~po .•J.1 ICçittuua ··11cev.-..4.,e,,,_t'ju.e <'ç,>tl1!)l. -"1 i;1or~ '.t.._•\lél!~ '.Reiie Arnrm.• '('....,:nuu·~~ 1'tt~~nto1S._!if,<i:he ii( •'<.'.o1oonèt-:, ~ot~o.:Capò ,r~ , •;\ :Sott?,2C_onì1;,ailDtc '«tt!e; <-ffel•i! iC!lin:il!~ · lo C; rbunc :pront~rReMc <o:t .iapp11éhi ,;& ;,ro:segu1re , -e ·.:Ciinpirc mtlk '<hiJtc ,\l.,eei :; il •f!'lah ,.p2t,nnen11 .,lovrn;ol) 1f;,.rs1 · rpel' l'ffll:uo ,del~ -C,1.b,ie :I• o,g,nh~n:oac· .li'-.,ucier0<i ·B,m.-r;lfooi '.Vo1ami., ,-secon-:.· ;0a.$a :Ai ,C.mpag~a ,ogni .qilin'ilkiJfornì,, :fo ;forza <i:tif,Rìvith . -Il:. ~.;l le . :·e-go}e :tabilite .né':Rc_iH-o;Dif.p~~d _"<lè""~-4 .._~ -t e :.3 i., ..ddlo ~on.o ~ s:-utic;iTSi _da.i Comnì1~saij &i ~Gu~rr:t, .-'dove . ~tiitnrro ,, ,o .'\?A f.Jn ... t) enni1~ · nd ..(ncio '"!~&Oef(~c. . · _. _;1 i'iona:•r,ti :d~ ·t:?li_, , (.h Ot!itinard dal ~Uirtitore ~_t trn!r..ile~., :ilie"'·dcs:ii,.. ·l. Ogni.,,Ebtt2tiir.-nc ·~1d).:1tc i:tf.¼ <.omrost_c;, j3i ;,;~!Cinto "Vò11}Dtl.~~ ~rl ~liihe ,.i :Q<J~rt;cr ··1'1~s! ìi:-:.·.co:n_.t:o"\~cr •b. ' Uett.a. l_-C~~n...,, .per ~t~ -~j -~--~-~lù~·: i -~.;_ J_ ùl"l' . .:O:{i ,;;_;;:~ : ,{i -~.i;1)-1i 7 •'ià Ì:n(!.i j$.f.0f»:.ì,i<O)Cfltè di •.fOCÌlif c;JitU>(>•e :&f.' ·\'"fl"'n<r. Ì Ì , : J;,è .'d,c1i :,:,1,.:.HJ."~~CO_t1i!. -il · rn_rCi l-,.'l t e e-e• .s.'fond > t cdi ··.::omf>.ii ff>-Cr . pon1re. fod.o.i:so h. ,..mu:,idnm: d.! ~c_ue:rr1.~\ ncrah:..1-:cbe ;àcV' ,ts.3cre: :'t isprun/,th11c -d·CHa ~ctlu. ~i1é1 ~Q~i.rìier \\1;1.. -<-1,e L'H~ -io.mmìnisn2u· .: ii ~eil .·C-~to, ,i oV.e. ,;r;,~oclli:;· -e. ·sul.dt.~:. ·t-t"ti, ~e .-.de•;fu_,z~onind :da ~cmn.."n'1s-s:ifj .di Gucn•;, >c ~!a.r_.~_gl~ 1ggiu... ~·hu . ht~-~e~ Cenwrie,) ·-C(Hf:po~n ·t:i:1sCiln2:·<l_~ et~-!~ -~_t1mlu.~ I i;ip1!.fitJ' f-'St1 ~-drr.~g:i.mcuti. a~}b_}for..rt:,~ ~i:nilinre '<COn ib*,)i.eftt ~!i:')i;.. ,l p;aCa.: l,; d1ec_1 .-S:i~:u.1rc: ··~o!1 _-~vver ~~'-e1c ~cm:s~a,JCS<!:.ll.:l3.1t1:cgi'sone.1d.a.:~.n. n~·u:nu .-'J{_ B:1cUtl1,on_ 1 -~<.1}_~n11 \c~a:r:nr.o. :di_ ! -m~mt.nt_O -t -~h-~ }l.i~!~t' : {:"_ ,~m~;,J,nH~" ::= · ì~I fO 1 ~om!\m:J~M.e :.; :l~ ~Cen,ui_f'.U .:(1t. pn .-ç~~ ~ "?~ dal_~fr~:!d re .1...an\.V-O :.i:c~1~;? 1.b :~u..e:rr~; ~$1 _·.t~oro Ù ~ J\' ~ ·~~Ho ...c1po;, e b., Sn~-~~-r~ .da ,ila ·-C:1p!) Sq~1,1~r~.., ;O-g1u Cc~_t~rti) :-u.- _d~J_'.e-l~e:ra ~ 1 ,:J.ur;u.rmo · 9-cll<i. prai:,r,e lrit ::,e: • ,~~:n_U~ :_!. tt ~ol;'> :,;, P!~v,~~slun è .JJ> :'J ,rr,buro, ,cd ..1111 :I',lft:·o. élNtlo~u9,.,,•,r1;:~'!,f il1 ,«.p«c ..J,~w,~rg,o '.ilet ';'ffil ,s?lnvo!o ·_tren.t• <s--flii,_,·:pct ,<»u<heTrca ccli ,dossc. d,cll, g<:>:e .al!>,, Ile ,irm,, ·"''·'11P•c•q:l m&,•,a•1 . t utJ . ,h !'Cin-o,Sq11,a,~ ·1pcfos1v,nmae rn ·,gnL, , •· ~h~_9-¼ft ~cHa .nuo~~:i. hy-~, non :.accor-2,,_inr.zr.d!ri.iÌj· tt;l\ (;oq,i -d.d tt ...\_;, ~IL :.Dir.cui>re ~tnru1c pro~urci¼ ;Q!~.•i.d&Ui .i~,,Bat.~t1i.Jni ;ve_,. ~Ùr-<ii§I';".V.-Nolouhrj, 4',qo~Ji/l!»ocmtr~li~rmi\ii . . ~i;,:~<t Jan,i,t uui,.:n~·ezl, _\,'fiì:,,i,,Ji, -_d 3.n;iJJi!ii1àli hl.i J,Mil)z~.- t tcit> i .irt,~.~ ·~·~~!~-~Q,, é~~ ':~~~?·1~t~;~1~~~~i.~~c~P!(.d_1.0:;,(~~Af':{ ., ~·~.tf..ìn~v,rnì.l..~ro.~nHlf: :Pro:--J.ritLe~; .~~tJd~ ~1.ofb,il~)~li~;· O!>'l"!',~~ -i.àle.•s~,r.,,;,sn,1~w:1e •.;n.n ,r4cc v., ~ . p~ç, . 11>l1,~• t~?~ /GJ, ,tt-ocn_au, fl,rd,.,,d.;., .i.i~!''~,?! ']o/'\i ,. " •_ _ 1'>fflln ~'ìo~ 'l'•lì.ronr, ·ìJopo ·lcrliltn~l~ lh w~ut.e ,x i)è!T.__,,,- ', .101>< W<llfflh "\:nll.~u•;,;9 ;J • .:]1;t;?, .,,_o<nfll'!'n\:l<ti~ ,.._ . . ..~:· Gl'Jnd~v)dù) do' B•tt~glioni \V,<ilin_li ; hrnt,r~ ~·o. dé' pi'ctc4çnt'e uiicò'.o ' '''m.'PfC<Ì '~:l~<! 'iltll!H '·~{i,,;~~'fp\ ·,. '" ... ,abu, ,· g-uernm . dt pat,_tn:1:11, .-_e{c9!J;c:etti ,ed, ç<1fori 1•\'er<i'd.-1:fo ì ·uo· sçlt~11t.o · quesu., se:~_·f!ledeu l)lj ,fn~rç, m•·ggtor1:\lcl!a <~~:t,-. <!o d~.sli abi1i ;· a. ,l:ì?,li?i.ò',*,!_1.D·.ic.:tt.ore,geo~r~1,e-i-.J~\ij?.l}re :p,> \ .·fÌe.r :_ o.rren. c.r.ll._'la, :•ò!~~~i_t;t,;.~}:c.::~.c'Qll'. Iìitr~;;)c)'t.arii!µ~ . •.. 'lì~-~.?, ronno l'':' ~lrro ,?'"JnU~'»_,)111hiar·c::U.B ·pea,mch!~-~i ~~ : ._~,tt.t:ìi;li~o1., <à~~perer~ .'~ .1•1;i,w1p!iJ1ìbèn~1<:,t.m':.~~C~tJ :'1~~ :l'ro1~; ,rn, t ~, lpo ,~qo_,~u ,por,cr.nno .auéhe '.!• ..,,~!ll~~, ) ,., . ; -,vl~e','-1 qu:ili , 11e!lo <Cmf.rgto:,,Fiit:!'tl.ltgùo;:i - du,r.'omo ~
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.c,l11.!ifp.ùo, ~nlli.~i4~~\.t:t !liiiff
. èÌt~~,i;t l'-c~ui<:ià.
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;Yi?ri)!1-'~ :.:m•_li~io,d.b1, ,
:l",~ nt_ltlià nuhtare ,- -.m._:w.:i:mp•\ ·,~ . u~i,·,:~ -iU:l :·"~nt1oe.e' " · '., .. . munir•:,d~l\c ·;tjrme dd c;,po_'.dc\b: :Cem,uri'.t ·• .e -~d ,Comu!ltn d el .lht.t>g!ionè , ,clll Y-Jjt\!;~u.opt> .det:{?irtttorc ;teneti!c. ;::::;. · -c:$,o·
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nf, dcl,-J!led-es,mo . i., ,in ,cul d_~ . . •· .formoht.Ì<> .d.5ll~ ,P*_n!iP.~ :'."~ i.i l .~.~ .t~.ç!.'.t9.·~r·~?t.ig1ia.~li,u<.... ce{!.· C')¼,,utfcoli.• ~·. N. N. :=i d_s .• .••• :l\glu~~!~l,• ,~·~ ~et ·~N~?çs<' .t!t-: ·~• .s1 ~ ~:SCrt, , :gli>.-do ~l!3'._,t11:c.-1<1nc ~gcnmle _iln_ter1~" a~l ·_(x,lolJ!l•llo :C•-rb~ne. • 10 VolQnaqo, del ._f.l~tt.J&\tql)c__ .n._u.m••.., ..•.·,-.·.\ç}fit J?rcv1:i·~.\.l: .dt ~ ., ".· .., e.d ~igan1.-.:a.:1.01t.c.- .de ·B.att.:1;_hon\ '.V ._ola~~ .'.ne1Jr: .C····a. hlìi!e '., ··l,.!,1.l'r~v,v,ed~t;• ,<h ,f<;i:ile,..!~ t<'Q!l!oi!';' ;porhce .la ,mnnu:tQr.e .da guc ·. Juog~,. d .cs~~°.ne ·pct l ,u1~cr111a_ ~ue,z.1cno. ~ e?1~ ·<Id Co_: u_; .~erv.Jr~, ,e ,i;od,cçl Ji ~r.9'1.,ajl,ir~rt· .du,un. ,l'!i. :rre~e-!\t_e, ,gut • 'l lo,1nf-llo '(;;•~.ll-ì~ .- _i '•. ,cd <>rga~a.1,u ,~ Wobt>u .ra •• P~t.o 1,i ,. •• ~ •• ·,a ,é1 ·f.: .._ -1 806•• ::;: .N! N •.~C2! 0 ,ìt:Gt n, 4.nelle 'Prov10cu:,.;jl1,.S:lerno,~ 1: ,dc!la ~u :: __ uau ::::: ·N. -yi ••~0Q1an<l_~nr<; f4~l!h.m_gli()il.e\ ;!:E',W.l~}1 ;01nt1aL :Su'* J..b~t:t :h? ;1:om~nùato. 'Che_ :11 ~prt1_1mw, . 1>•wo .o ,< gencnJc,10.Fe,.,u.1> :::z ..N..}:{, · . · 1 : .spc;;!mi· ,pet :ma~o .delta 'Rci1_.Scgtct~na ddìtato., ·. un~ 'e Ma.. .. . 3· _qo~2p_<l_1ott ·?.j' m..tu,tifoné (_u9iìoncrl .-,l:l.. ,t.:le ,cd). ri~:i ,:e . ~i .,j»il>!ilì,hì ,, ·ttegu:t i ,'." f~ccìa .•esceguirc :J~·~uni 'i:o1oro ,. n•.•i:o .d , ·.·pn· tll·" .il-:SO«<>~'C<lma1.1~:tli~e gg,or,!'~ .,qn~I.0.f.. .-!Il.o.·.,ifa n .:.av .~.. e ..:a.Mag/iicir.:;(ì.LC l.·.tu.alm<:lltC . .·i. .• . .•·· gnd<> $upe, i11r.e:; ,~condo · 1 .Clll :s11etth · ,.<Cassaa ' ·J. .·. !),...~7. > :E · cl>bn,10. . · ,.8<,6.. .. · ·
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FONTI E BIBLIOGRAFIA
A. Fonti
Fonti Archivistiche:
a) Archivio di Stato di Napoli:
Guide - AIJINNAR[, Marina, «L:Archivio Borbone nell'Archivio di Stato di Napoli: le carte "riservate" della Segreteria particolare del Re», in Renata De Lorenzo (cur.), Risorgimento, Democrazia, Mezzoy,iorno d1tafia. Studi in onore di Alfònso Scirocco, Milano, E Angeli, 2003, pp. 414-430. MAZZOLENI , I., Le Jònti docummtarie e hibliagrajìche rù! seca!o X al m:ola XX, cansavtlte pre.(1·0 l'Archivio di Stato di Napoli, Ane Tipografìca di Napoli, 1974).
Archivio Borbone - Carte di Ferdinando IV, fasci 214, 217, 218 (Carte Acton), 249 (Sul nuovo sistema delle Reali forze degli Eserciti, 7 giugno 1808, corpo dei Cacciatori Reali), 355 (Armamento, 1808-10), 356 (1802 - Mappa dimostrante la forza
dell'Esm.ito di S. M. Siciliana)t
Archivio Riservato di Casa Reale - Carte del re Francesco I, fasci o volumi:
37 (1 796), 186 (1812, 1818-20), 236 (1812), 251 (1806), 273-75 (1807), 276 (1808),
343, '1. 44 (1799), 355 (1799- 1800), 532 (1807- 12), 660 (Ordini del giorno 1811), 661 (Ordini del giorno 181 2),
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LE Dui;_SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
676 (Reali dispacci 1806 - llatt. Volanti, Rgt Provinciali, ritirai:a in Calabria), 677, 678 (Reali dispacci 1806), 685-702 (Reali dispacci 1807, mensili per Armi e materie), 703-19 (Reali dispacci 1808, mensili per Armi e materie), 775 (Reali dispacci - Rgt. fant. R. Abruzzi), 798 (ordini in ordine alfahe1ico per materie, 1808-12), 799 (1810-14), 801 (1808-11), 820 (Armata Sicula, Espedienti 1809), 826 (dispacci, 1816), 871 (1808), 874 (Riserva Espt'.dienti 1808), 875-77 (1808), 903 (dispacci, 1807), 915 (dispaçci Gran. R. fino 1808, Valdimazzara e R. Sanniti fino 1810- 11), 916 (fapedienti di Riserva, 1812), 917-20 (dispacci di regolamenti, 1808-11), 920 (regolamento sul rancio, J 809-1 O), 923 (dispacci di regolamenti, Artiglieria, Granatieri, Trasponi 1806-07), 924-25, 927, 934-37 (dispacci di regolamenci, 1808- 12),
924 (nuove paghe 1811-12, riorganizzazione artiglieria), 925 (1811-12), 926 (riorganizzazione Marina, 13.1.1813), 935 (copie dispacci, 1812), 946 (reali dispacci di regolamenti , 1808- 1O), 975-85 (giunta dei vestiari, 1808-11 ), 978 (riviste vestiario ai Reggimenti Esteri, R. Presidi e di Cavalleria), 983 (Armata dei Volontari Siciliani, 1810- 11), 1008 (rapporti S. M. Generale 1809) ,
FONTI E BIBLIOGRAFIA
1009, 1010 (1809), I O12 (rapporti dell'Ispezione general e, 1807), I 050 (riviste d'ispezione alla Brigata Pionieri 1808-09), 1051-52 (riviste d'ispe7.ione al Regg. Granatieri Reali 1807, 1809), 1053 (riviste d'ispezione ai GranatieriRcali, 1810-11), 1054 (Riviste d'ispezione al 'freno, 1807-08), 1056 (riviste d'ispezione al Regg. d'Artiglieria, 1808), 1057 (riviste d'ispezione ai Volteggiatori di S. A. R. 1808-11), 1058 (riviste d'ispezione ai Batt. Volanti C alabro e Carolina, 1808-09) , 1059 (riviste d'ispezione al Batt. Voi. Cacciatori Albanesi, 1807), 1060 (riviste d'ispezione al Rau. Cacciatori Albanesi, 1810-11), 1061 (riviste d'ispezione al Regg. Cacciatori di Mare, 1809), 1062 (riviste d'ispezione al Regg. cacciatori Philippsthal, 1807), I 063 (riviste d'ispezione al 1° Battaglione cacciatori Appuli, 1807),
1064 (riviste d'ispezione al Ratt. cacciawri Valdimaz7,.ara, 1807), 1065 (riviste d'ispe7.ione al R~tt. cacciatori Valdernone, 1807), 1066 (riviste d'ispezione al Regg. Estero, 1807), 1067 (riviste d'ispezione al Regg. Estero, 1808-11 ), 1069-7 1 (riviste d'ispezione al Regg. G uarnigione a lì·apani, 1809- 11) 1072-73 (riviste d'ispezione al Regg. font. Valdemo ne, 1808- 11 e 1807), 1075-77 (riviste d'ispezione al Regg. fant. Valdimazzara a Termini, 1807-11 ), 1079-80 (riviste d'ispezione al Regg. fant. Valdinoro, 1808 e 18 10-11), 1085 (riviste d'ispe7.ione :11 Regg. cav. Valdcmonc, 1808-11), 1086 (riviste d 'ispezione al Regg. cav. Valdimazzara, 1807), 1087 (rivis1e d 'ispezione al cav. \';'lldinoto, 1807), 1101 (Ispezione del Principe Ereditario), 1103 (riviste d'ispezione al Regg. Reali Presidi, 1810), 1110 (stato, vacanze, avanzamento e ritiro degli Ufficiali dell'Esercito, 1812),
1111 (corpo delle G uiJc della Real Corona, 1810),
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1 800'---'1=81,._,,5,_ ) _ __
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111 2 (piani della formazione dell'esercito nel 1808), 11 13 (spe.~a mensile per l'Esercim, 1808), 1114 ( l 808 - Carteggio Ramo Guerra 18 11), 1117 (1805 - Istruzioni alle Offìcine di Campagna), 1126 (Regg. Prov. e Urbani - Stato dell'Esercito di Napoli 21 genn. 1801), 1127 (Reggimenti Provinciali), 1129 (S. M . geru.:rale e delle piazze, 1803-12), l 136-37 (Progeui d'artiglieria e macchine s. d.) ,
1142, 1143 (rapporto della forza di fanteria e cavalleria, 1807), 1144 {forza dei corpi, 18 12), 1145 (1805 R. Guardie del C orpo, Parata di Piedigrotta, 1808 Gerarchia Mii.), 11 46 (faercito di Sicilia, 181 5), l 150 (1800-0 5 - Cacciamri Albanesi), l 153 (riviste ai Granatieri Reali, 1810-11), 11 55 volume (Granatieri Reali, 1800-08),
11 60 (piano di riforma dell'Esercito del 1812), 1161 (Moliterno),
1162 (viveri e foraggi), 1163 (regol. I 807-08, SMG, Off Topografica, Ispezione gen., passaggi mii.), 11 70 (Rappr.esentazioni di vari generali, 1806-07), 1171 (Rappresentazioni del gen. Bourcard, 1807) , 1173 (proposte Damas per la cavalletia, 1800), 1175 (Regolamenti e progetti militari 1799), 1179 (Granatieri Reali, 1807), 1181 (1805), 1184 (lettere del capitano gcn. principe d' Assia, 1807-08), 11 85 (Carte d el QM gen. fardclla., 1807) , l 189 (carte relati ve alla formazione dei plotoni volontari},
11 92-93 (Lettere d,d capitano gen. principe d'A.~sia, 1807).
FONTI [ BIBLIOGRAF'-C IA_.____
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Min. Esteri, fascio 6914 {1803 - Regolam. per la formazione di una brigata d'artiglieria a cavallo)
Min. Finanze, fasci 1922 (1809-1817 - Nitriera all'Arenaccia), 1916-1921 e 1923-1 %1 (Nitro e polveri).
Sezione Militare (Pizzofakone) N. 2 - Scrivania di Razione. Re11li Ordini (R,,mo militare), 1619-1806, volumi:
44 (fogli 145, 146, 178), 74 (1806), 90 (1804 - fogli 90, 91, 102), 148 ( 1788-1792), 179, 188 (1802), 191 (1799-180 I), 197 (1801), 203 (1800-1803), 205 (1802), 2 05 bis (1800 - Granatieri nazionali della Guardia R.), 209, 211 (Murar), 212 (1 786), 214 (dal 25 gennaio 1801), 217 (]801 -02), 220 (1801), 222 (1802-04), 223 (can e personali di ufficiali e truppa delle Milizie 1801-02) , 224 (varie 1801 -02), 228 (giornate di spedalità), 231 (1802-1803: Nuovo piano per l'Accademia militare, Rego lamento sul llagaglio e il Lreno d'artiglieria, Costruzione di alabarde, Medaglia d'onore <l'oro o <l'argento),
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LE DUE SICILIE N ELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 18 00 - 181 5)
2 32 (documen ti di pagamento 1802- 1805), 233 (varie 1803-1804), 235 (1804 - Artiglieria, Treno, (;enio), 2 36 (disen ori dell'artiglieria, dismesso C orpo dei Fucilieri d a Mo ntagna, Ospedale d i C apua, Schiavi turchi prossimi a battezzarsi am messi nei Cacciatori Albanesi), 247 (1801 ), 248 (180 1), 25 1 (1801) , 256 (1802, 1805); 259 (Espedienti di Marina, Reggimenti Regina e 2" Estero 17 94). 260 (1802), 262 (1805).
N. 3 - Scriva11u1 di Razione. Registri contabili (R,tmo militare), 1622-1806, fasci: 256 (Truppe a Massa e Fucilieri di M ontagna, 1799) , 337 {1800), 3 59 (1800), 428 (1805).
N. 6 - Riviste Antiche, 1734-18 06, fascio 464 (Granatieri Reali),
N- 7 - Segreteria di Guerra - Generali Antichi 17.34-1806 fa~cio 16 (Generali 1802-1 806)
N. 8 - Segreteria di Guerra (Segreteria A ntica), 1735- 181 5, fasci: 6 (1799 - Assedio di Gaeta, Castel Sant'Elmo),
9 (1787-1 788 - R. Accademia), 12/bis (1803 - C orpo del Genio),
FONTI E BIBLIOGRA,_.,_,._.Fl"--'A~-----
- - - - --
13 (1804 - Real Convitto Militare di Gaeta), 25 (Sicilia, 1799-1 802), 38 e 38/bis (1800-180 I - Reggimenti Provinciali), 48 (Scuola Reale Politecnica e Militare), 49 (prigionieri di guerra), 53 (1808 - Aniglieria), 54 (1807-1811 -Amminislra?.ione Polveri e Salnitri), 55 (1806 - 1° Regg. Fanleria Leggera napoletana). 56 (1806 - 1° Reggimenro Fanteria di linea), 58 (1806 - prigionieri di guerra, Deposito di Mantova, 2° di linea), 59, 60 (1807-08 - 2° Reggimento fanteria di linea), 61 (gendarmeria scelta, poi Corazzieri), 69/bis (1784-88), 83, 87, 89, 103, 118, 134, 214 (S. M. c;enerale, 1807-14), 233 (M;uina, 1811), 236, 244 (S. M. Generale 1807-14), 246 (1809-10), 251 (Reparti al servi7.io inglese), 256 (1802 - Vestiario), 260 (1800), 262 (1802),
2GG (1804) 267 (1804 - Damas Ispettore Gene rale), 268 (1804 - Winspeare Rrigadiere del Genio), 269 (I 805 - nomina generale Lascy, allistamento militare), 271, 272 (1807), 276- 81(1808),
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hE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
283-84 (1809), 289 (1810), 290 (1811), 291 (Riviste dei Reali SanniLi, 1811), 293 (1810), 296 (piani dell'artiglieria, del genio e dei pionieri, 1808), 297-300 (1809), 301 (1810), 302, 303 (181 I), 304 (1812), 323 (1799), 332 bis (1815), 336 (1801-1805 - Fucilieri di città, SM Esercito di Campagna, Leva del 4 dicembre, rei. Rodio), 337, 338 (Carte Damas, 1804-08), 311 (maggio 1807 - Battaglia di Mileto), 342 (Cacciatori Reali), 343 (1799-1800 - Vestiario, nuova organizzazione dell'esercito), 344 (1799-1802 - Ordini Generali), 373 (1806 - Difrsa di Gaeta),
?,77 (1794 - Cassa di campagna in Lombardia; Marina in Sicilia), 382 (1801 - Corpi per la .~ped izione a Malta), 392 (1809-1 O - Truppe in Sicilia), 394 (1806-08, vestiario, Cacc. Philippsthal, Appuli), 396 (riviste Cacciatori, Pionieri, Granatieri e Volteggiatori Reali, 1811-1 2), 402, 40'.i (1803- 1805 - Rapporti di forza; forza d_ Fanteria, sett. 1804, Cav. e Fant. Siciliana, 1805), 105 (1802 - Giunta Arsenale - Conto Tesoriere Marina 'frabucco), 409 (1815 - Spedizione di Napoli), 4 15 (1900 - Reclutamento Baroni di Sicilia),
fONTI E BIBLIOGRAFIA
498 (1810), 517 (Artiglieria 1808-15),
522 (Artiglieria), 525 (Battaglioni Volanti, 1806-07), 526 (Campagna di Calabria 1807), 538 (Cavalleria 1809), 539 (rivista d'i.~pezione al Regg. cav. Valdinoto), 565 (1806), 613 (affari di Marina, 1806),
614 (affari di Marina, 1809), 6/42 (stato degli averi, soldo, viveri e foraggi), 613 (domande per partire come vol. per la spedizione di Napoli, 1815),
652 (1800), 653 (Carte del capitano gen. principe d'Assia - I - 1801),
(i55 (Carte dd capitano gen. principe d'Assia - TTT - Campagna del 1805-06), 656 (Carte del capitano gen, Pfincipe d'Assia - IV - 13att. Cacciatori Carolina), 657 (Carte del capitano gen. principe d'Assia - V - Ordini del giorno, 1808),
659 (Carte del capitano gen. principe d'Assia VII - Ordini del giorno, 181 O), 660 (Carte del capitano gen. principe d'Assia VIII - Ordini del giorno. 18 l l ), 661 (Cane del capitano gm. principe d'Assia - IX - Ordini del giorno, 1812),
663 ( l 806, Piazza di Messina), 675 (campagna del 1805-06 - Composizione del Corpo Russo), 689 (1806 - 1810 = Marina),
690 (1800-1804 - Riviste Rgr Valdemone, Valdimazzara, 1805 - C acc. Apuli), 699 (1801 - abolizione R. Accademia Nunziatclla), 700 (1772-1794 - Accademia Militare), 701 /bis (Real Collegio Militare della Nunziatella), 706 (Scuola d'Artiglieria e Genio), , 716 (1806 - 10, Stato Maggiore),
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LE
DUE. S1c 1m N[LLE GUERRE NAPOl.f.ONICHE (1800 - 18 15)
737 (Rivista delle Masse di Michele Pezza), 740 (editti a stampa enunati Palermo p er l'occupazione dei francesi del 1806), 742 (1810 - Reggimento Cacciatori di mare a Ponza), 748 (I 802 Sicilia - Incidente con la fregata america na), 749 (1800 - G uardia Civica), 750 (1800 - Palazzo), 765 (1767- 1799 Puglia), 767 (1799- 1805 - Riviste Reggimento fanteria Real Carolina l
0 ) ,
768 (1801-1804 - Riviste Reggimento fant:eria Real Carolina 2°), 769 (Reggimenti svizzeri , anche francesi), 773 (Corpi svizzeri), 775 (1800- 1805 - Riviste Reggimento Real Abrm.zo), 778 (1800- 1805 - Riviste Battaglione Cacciatori Marsi), 779 (1805 - Riviste Cacciatori C ampani), 782 ( 1800 - Rivista Reggimento Real Alban ia), 785 (1800-1804 - Riviste Regg. Real Ferdinando, Invalidi), 786 (1802- 1804 - Riviste Reggimento Fanteria Real Carolina Il), 787 (Riviste d'ispezione a vari Reggimenti di Cavalleria), 788 ( J800-1805 - Riviste Regg. Valdemone, V:.Jdimazzara ( ::walleria), 790 (riviste d'ispezione 1797-180 1 - Regg. Cav. Principe Alberto, Sanniti, Dragoni Leggeri , Real foerdinando, Real Carolina),. 792 (1800- 1804 - Rivista Reggimemo Cavalleria Regina), 807 (Principessa Re,Je Cavalleria),
810 (Milizie Provinciali), 816 (Scuola d'artiglieria di Capua), 819, 820 (1 ° di linea napoletano), 823, 825 (Guardia di Sicurezza); 827 (1803 - Dipendenza Treno e Bagaglio),
Abruzzi, fedeli
IL SISTEMA MllllARE BORBONICO (1800 - 1806),_
_ _ _ _ _ _ _ __ _ _ __ _ _ __
851, 8 52 {1808 - artiglieria napoletana), 853 {1811 - Divisione napoletana in Spagna, Campagna del 1815), 854 (stati di servizio), 858 (Murat, 1814), 859 (Guardie d'Onore), 861 (trasferimenti, congedi, dimissioni), 865 (Amministrazione Invalidi San Martino), 8(;7 (1812 - artiglieria napoletana), 874 (Scuola Politecnica), 879 ( 1799-180 l - Riviste Real ( :orpo ( :acciatori i\lbancsi) , 880 ( 1803-1804 - Rivi.~1e Reggimento Alemagna), 881 (1801 - 1805 - Riviste Fanteria Leggera, Cacciatori Aprutini), 885 (Riviste Reali Calabresi 1803-04), 886 (Libretti nominativi Regg. Prov. ChieLi e Cosenza, 1805), 888 (1803 - Rivista Granatieri Reali), j,
890 (1803-18065 Riviste Regg. Fant. Luccr a e Matera; Dragoni Lucani), 894 (1803 - Riviste Rcgg. Fanteria e Cavalleria Principe Reale T), 895 (1801 - 1806 - Riviste Reggiment o Reali Presidi), 896 (1800- 1806 - Riviste Reggimento Fanteria Principe I), 897 ( 1801-1804 - Riviste Regg, Fan te ria e Cavalleria Principessa Reale), 898 (1801-1806 - Riviste Reggimento Reali Sanniti e Ilatt. Cacciatori Sanniti), 899 (1800-1803 - Riviste Corpo Reale d'Artiglieria in Sicilia)
900 (1800- 180 I - Riv. i\lemagna, Presidi, Art., Teramo; 1805 -Aprutini), 90 1 (Riviste Valdemonc, Ustica, Pantelleria, Palermo, Messina), 903 (cacciatori i\lbancsi, 1807-08), 907 (Riviste R. Principessa, 180 1, 1° Btg Art. Regina, 1803), 915 (1806-1808 - Riviste Granatieri, Volontari Eoli), 917(1 792-94, 1801-1 802 - GiumadelVestiario),
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800
~
1815)
918 (1815-1817 - inventario e recupero armi portatili), 919 (1817-1819 - recupero armi portatili), 920 (1805 - Riviste Reggimenti Provinciali fanteria. e Cav. Teramo), 921 (I 800 - Ordine di San Ferdinando - Reggimemi Urhani di Napoli), 923 (1808), 927(1811), 929 (1803-1804 - esami Alunni), 935 (1816 - Polizia Militare), 93(i (1799 - Truppe a Massa in Ventotene), 1054 (riviste truppe, 1807-08), I 291 (1807- 1811 - Amministrazione Polveri e Salnitri).
SA - Registri: 2 (1803-1805 - Riviste dal Reggimento (;ra11atieri Reali), 8 (1810-11), 9 (1808-13 - Ospedale Militare di Napoli),
Excerpta, fa.~ci: 350-352 (paghe, razioni), 602 (Riviste Compagnia Alabardieri), 701 (1801 - Reclutamenti esteri e nazionali).
N. 9- Segreteria di Guerra (Pandette, matrimoni), 1753-1806 N. 11 - Segreteria di marina. F.speclienti, fascio 284 (1 795)
N. 12 - Segreteria di Guerra, Libretti di vita e Costumi (1735-1814), n. 43 Battaglione Cacciatori Albanesi
N. 13 - Conti del Decennio (1806-1813), Parte II - Marina, fasci 1-Vll (Corrispondenza da Napoli e da Palermo).
FONTI E BlllLIOGRAFIA
N. 14 - Ministero della Guerra, 1815-1865, fasci 2492 (cronistoria dei Volontari Albanesi 1799-1812),
N. 25 - Comando Artiglieria (1799-1861), fascio I (1799- 1805).
N. 32 - Somministrazione alle Truppe francesi 1801-04
N. 37 - Giunta del Vestiario (1756-1806), fasci 17 (1800); 18 (1800);
N. 39 - Viveri e Fomggi 1771-1811 N. 44 - Filiazioni 1677-1806
N. 49 - Ufficio Topografico
N. 62 - Aggiusti, fa.~ci: 235 (l 800 - Piana Maggiore Fsercito) ,
236 ( 1800 - Pionieri, Pontonieri, Regi Bagagli e Treno d'Artiglieria), 237 (1800), 238 {1800), 239 (1800 - Battaglioni Cacciatori), 240 (1800 - Reali Calabresi, Fucilieri di Montagna),
24 1 (1800 - Regg. Real Borbone, Principessa Reale, Yaldinoro Cavalleria), 242 (1801 - Cavalleria),
213 (1801 - Riviste di commissariato a Reggimenti di cavalleria)
244 ( 180 I - Fanteria), 245 (1801 - Invalidi, Fameria),
. 246 ( 1801 - Fantnia),
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LE DUE SrcruE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800- 1815) _
_ _ _ _ _ _ _~
217 ( I 801 - Cacciatori), 248 (1801 - Cacciatori), 249 (1801-02),250 (1802 - Cavalleria) 251 (1801 - Fanteria), 252 (1802 - fanteria), 258 (1803 -Artiglieria, Accademia, Pionieri, Artefici, Pontonieri, Gran.), 259 ( 1803 - Cadleria), 260 (1803 - Cacciatori Calabresi, Sanniti, Marsi), 261 (1803 - Reali Calabresi e Cacciatori Reali), 263 (1803 - Invalidi, Albanesi, Cacciatori Alhanesi), 268 (1804 - Reggimenti Urhani di Napoli), 2(i9 ( I 804 - Cavalleria), 270 (I 804 - Albania, Cacc. Albanesi, Carolina l e 2", Sanniti, Gran. Reali), O
271 (1804 - Cacciatori Calabri, Siculi, Campani, Aprutini),
272 (1804 - Cavalleria), 273 (1804 - Real rerdinando), 274 (Cacciatori Reali, Cacciatori Naturali di Fondi), 276 (1804 - Reali Albanesi, Reali Calabresi), 279 (1805 - Alabardieri, Accademia, Manifattura, Ferdinando, Presidi, Granatieri), 280 ( 1805 - come sopra), 320 (1799- 1800- Reggimento Montefusco), 329 (1806 - Riviste Cavalleria).
N. 63 - Giunta Arsenale 1453-1819, fa.sci 397 (1799-1800), 399 (1799 - giustifìcazioni di spese), 400 (1800), 403 (1801 - conti del tesorie re di marina Trabucco). 405 (1802
conti del tesoriere di marina 'lì-abucco).
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Conti militari - fasci 5, 14, 15, 24, 26, 30, 40, 48, 53.
Espedienti di marina - 284 (179 5).
Giunta Letti - 78-83 (1800).
(Documenti ASNa - Segreterùt di guerra e marina relativi al Coljò di Napoli 1806~1815 visti da Umberto Broccoli anteriormente ai bombardamento)
Segreteria di gu.erra e marina - Archivio del Capo dello Stato Maggiore Generale, fasci: 1045, 1046, 1047, 1048, 1049 bis, 1182-83 (Piazze), 1930 (Cacciatori Albanesi), 1955, 1961 (Reale Marina), 1974 (Rapporti Riservati). Segreteria di guerra e marina -Archivio riel Capitan Generale Philippstha~ fasci: 2012, 2013, 2014, 2015, 2018, 2058, 2077, 2248 (Sbarco degli Inglesi). Registri copialettere 9 e 14 (corrispondenza del com.te S. M. Art. Tugny).
Memorie militari - Segreteria di guerra 1071 (studi sulle campagne 1798-1806 e stùle difese di Civitclla del Tronto e di Gaeta e sulle truppe anglo-napoletane e anglo-siciliane in Spagna, poi pubblicati nel Poglio Periodico Militare del Deposito della Guerra e nell'Antologia Militare).
b) altri Archivi Italiani
AS Avellino - Intendenza - B. I
AS I.:Aquila - Cart. XVT Guardia Nazionale - B. 4427
AS Palermo - Real Segreteria, filza 1452 (onorificenze al generale Stuart e all'ammiraglio Martin), 4863-4865 (conti delle spese straordinarie per le spedizioni di Calabria 1806-1808), 4966 (Cane relative alla rottura d ei trattati), 5358 (Corpo dei Volontari Siciliani), 5421 (Imporro de' sussidi agli emigrarti napoletani).
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE N/\ ~PO ~ L=EO ~N ~ l=C~H~E,("1~800~_ - ~l8~1=5~)_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
AS Sulmona - Fondo Presidi e Guarnigioni - B. 24-28, 31-33. AS Teramo - Intendenza di Abru=o Wteriore Primo, busca 83. Biblioteca Civica di Foggia - Giornale Patrio Villani {a cura <li Pasquale di Cieco). Biblioteca Comunale di Palermo. - CASTELLI, V., Principe di Torremuza, ciamberlano di ferdinando, Cronac,i di Sicilia, mss Q_q. H. 181. I I)., Giornale storico della città di Palermo, mss Qq. H. 207 (dal 2 gennaio 1810 a tutto dicembre 1812), 208 (dal primo gam1J.io al trmtuno dù.nnbre 1813). Racwlta dei Reali Dispacci, LX, H. 15, 20, 21, 22. Biblioteca d'Artiglieria e Genio. Roma - Ordinanza di S. M il Re delle Due Sicilie Pel Servizio del Lòrpo Reale del Genio, Palermo, 1815. Biblioteca della Reggia di Casel'ta - Libretto di vita e costumi del Corpo Cacciatori di Man:.
Biblioteca Militare Centrale. Roma - ms. XX I /488/ I e 2 Ch,trles Stuart conte di Maida, Corrispondenza 1809-1810. Biblioteca militare del presidio <li Napoli - ms. s. d. n'' 3/1 512 Difèsa della Piazza di Gaeltl da' 10 febbraio tl /8 luglio /806: Biblioteca Nazionale di Napoli. - Stato Milit,ire del Corpo R. d'Artiglierùt Napoletana dall'anno 1812. LII 5-1 . Biblioteca Provinciale di Campobasso. Gabriele Pepe in Spagna).
- Carte Pepe: Galimazia.s (Diario di
Biblioteca S. Martino, Napoli - Real.t: Ordinanza per i Volontari Siciliani (E II 6).
Museo del Risorgimento di Roma - Archivio - B. 65/34 ( Cacciatori a cavallo del Raw). Società Napoletana di Storia Patria. Napoli AFAN DE RIVERA, Carlo, Memorie militari .sul Regno detle Due Sicilie, ms. XXX D. 2 Carlo, Autohiogr-ajìa di Carlo Fifangù:ri, 1m. XX, 122/74 - Lo c;RROT,
FILANGIERI,
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FONTI E BIBLIOGRAFIA
Raffaele, Memoria storica sàentijìco - politico - militare del n:gno dl?lle Due Sicilie d,d 1734 al 1815. BSP ms.
XXVII
C. 6. - Miscell.anea di Arliglieria per servire di iljuto di memoria
ttgli Ujfiziali dd Corpo Re,de delle Due Sicilie, Napoli 1805, 163 pp., ms. XII G 81.
c) Archivi francesi
Archives de la Guerre, Service Historique de I' Armée de Terre, Vincennes - C4
(Armée d'Jtalie), carton 33. es (Armée de Naples et I/es Ioniennes), canons 1-6 (operazioni), 12 ( Correspondance 1801-18])); 31 (Lettere dd direttore del/;: Riviste e Coscrizione); 33-34 (Rapports du ministre de la Guerre et de la Marine, chargé de la police générale, au Roi Murat, du 16 mai au ':)juillet 1811; suite du précédent du 14j uillet au 13 ao11t 1811); 35 ( CorreJponrùna: du meme ministre .rur certttÙll?s iljfàires réservées, de 22 oi:tobre 1809 au 5 ,wril 1810.); 41-42 (éòrrespondance du ministre de /.t,1, f'olice adre.w!e
ilu roi età d'autres personnes, du 17 juillei ilu 3 I décembre 181 O; Comme le précédent, du (; aout au 17 juillet 181 O); 49 (Situations de l':Armée napolitaine au 1er mai et au 7 juillet 1809); 50 (Documents relatifi aux troupt:s napolitr.1.iru:s dtms li:s Ft1Jts Romains); 51 ( Correspondtmce de )oseph). XL carton 24 (Etats des officiersfrançaispassés dans la Garde napolitaine de Joseph).
Archives des Affaires Etrangères, Pa.ris - Correspondance de Naples - Rcgistrcs
130-135 (ambassadeurs J\ubusson, Grosbois, Durant).
Archives NationaJes, Paris - Série AF TV (Sécretairerie d'EtELt impérùde)- cartons 1116 (ri!pport1· de l.ttrnttrque); 1685, 1686, 17 15a (co rrespondttnce de l't:mpereur ou
du ministre de l,1 guerre ilvec Naple;); 1714c ( lellr-es du Roi )oseph à Napoléon). - Archives
MurELt- cutons 31 AP5- 16 (correspondance du Roi de Naples adressée aux Ministrcs dc la Guerre et de la Policc généralc); 31J\P 10- 42 Uou rnal dugénéral Rossetti, 1806-1830);
47 Uournal de Crenier en Calabre, 1810); 31AP 1 L - Archives defoseph Bonaparte, roi de Naplcs et puis roi d'Espagnc, inventaire par Chantal de Tourtier Bonazzi, Paris, 1982.
Bibliothèque Nationale, Paris - Département des Manuscrits - Fonds ltrdiens R 1 124- 1126 ( Répn:ssion du brigandage ditm le Royttume de Naples e notizie sulla marin,l) .
13. .1126 (Etrlt d.e l'Arm ée m1polit11ine enj11m 1ier 1806).
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815)
d) Archivi inglesi*
Public Reconl 00:ìce, Londra. Admiralty: Sicily, volume No. 430. Foreign Office: Austria: volumes No. 116, 11 7, 118, 119 (I .ord Stewart). Sicily. No. 63, 64 (Lord William Bcminck, 1814); 65, 69, 70 (William A'Court 181 4- 15); 67 (Castelcicala 1814); 72 (Castelcicala 1815); 7 1 (Lord William Bentinck. foagan); 73 (Domcscic Various 1815). Italian St,ttes: No.7, 8 (1814-15). Tuscany No. 21 (Lord Rurghersh 1814); 22, 23, 24 (Lord Burghcrsh 1815). WarOffice: Sicily, No. 182 (1811); 185, 18(ì (Army in the Mediterranean); 187 (Sicily, Naples, Genoa, Mac Farlane); 52 (Secretary of State).
* Indicati in M. H. Wcil Uoachim Mitmt, 1909, V, pp.
XXX
e: LI V) e: non consultati pc:r quc:st'opcra.
961
FONTI E BIBLIOGRAFIA
2. Fonti a stampa
a) Atti normativi, Giornali, Opuscoli, Regolamenti
Annuari di Corte. -Almanacco Reale (di Napoli), per gli anni 1810, 1811, 1813 (Biblioteca del Sen:uo, Roma). Calendario e Notiziario ddla Corte pa iìmno 1798 ... 1804 . .. 1805 (Stato Milit,1re), Napoli, Stamperia Reale.
Artiglieria napoletana. - Tavoft: di tutti i pe:z.zi in ferro ed in legno necessari per gli ajfùsti 11,:tture e macchine di artiglieria ad uso degli arsenali di costruzione e degli uffiziali del corpo mde di artiglieria, Napoli, 1801, per Vincenzo M:1zzola. Regolamento per le scuole tecniche della Real Artiglieria e del Real Corpo dd Genio, Napoli, 13 luglio 1801. (Giovanni Antonio TORREBRUNA), Saggio dei!t: Tstruzioni teoriche dtite ,il Real Còrpo dell'artiglieriil e del genio nel corso del/anno 1802, (Napoli), Nella Stamperia Simoniaca, (1802). l&.l"Co!ta di pmtiche di artiglieria per uso de' btl5si utfiziali del maggiore M11rio (,';JJJt.~ CEMTNUTOLO, Napoli, Nella Stamperia Reale, 1804. Regolamento sulla domandtt e tenuta delle armi porttltili e sulle munizioni da somministrarsi alle trnppe, Napoli, l 808. Pratiche di artiglierÙl nellt? m,movre di forza usate ne' movimenti delle divase bocche,, fiwco ed altri p1:si grt1vi di quell'arma ilrricchite di dieci tavole, Napoli, ndb stamperia reale, 1815. Rnt!i decreti portanti l'organiz,wzione nominativa di diverse p11rti del corpo di Artiglieria sotto la data de' 3 ott<fbre 1815. Cappellani militari napoletani. - istruzioni ai Cappe/I.ani Cumti de'reggimenti fatte da Ferdinando III Re delle Du,: Sicilie pell'esatto adempimento del loro ministero, con
alcune Sacre Litur1;ie annesse pd comodo de' medesimi, Palermo, 1799.
GUARJNI, I..,
Cr1talogo de' Cappellani maggiori del Regno di Napoli, Napoli, l 819.
Cavalleria siciliana (esercizio e manovre). - Riflessioni zoologiche economiche e militari su la pratica di castrare i atv1tl!i pr1:sso di1Jerse nazioni, Napoli, 1803. Ordinanza di S. M: per l'eserciz io, e per le manovn: dt:l/11 sw1 Truppil di Cavalleria, Palermo, dalla reale stamperia, 9 aprile 1808 (rist. nel 1825).
Esercito Siciliano. - Memoria del Geru:rau? Principe della Cattolica al Parlamento del 1813, Palermo, 1813.
Fanteria siciliana (esercizio e manovre). ~ Ordinanza di Sua Maestà contenente alcune istruzioni da servir di appendice tJlla rnde ordinanza per l'esercizio e manovre delle sue tmppe di fanteria, Napoli, nella stamperia reale, addl 21 ottobre 1798. Modiji.t.il?.Ùmi
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
di alcune manovre di fanteria che d'ordine del caJJÙtm gau:raù: Bentinck si devono eseguire rùlle truppt:, Palermo, dalla reale tipografia del la Cuerra, 1813.
Giornali. - Gazzetta britannica (Messina, 1806-1815). Gazzetta dell'Arno (181415). Gazzetttt di GaeJa (1815). Gazzetta di Messina. &àzzett,i Universale (llN Napoli, XXII, 4 - L - 8). Gazzetta universale pa ftt Sicilia. Giornale dell1ntendenZll d'Abruzz o Gteriore (1807- 12). G_ degli atti dell'lnt. dt:!la 2a Prov. di Abruzzo Ulteriore ( 1808-1 5). G. dell'Int. della Prnv. di Abruzzo Ulteriore (1807-14). G. dell'Jnt. di Cttltibria Citr11 (1811). G. degli aui dell'!nt. dd/a Prov. di Principato Citra (1807- 11) G. dell'!nt. di Principato Ultra ( 1809- 15). Giorrude di Palermo. Monitore Napoletano, bisettimanale, I0 marzo 1806 - 1° febbraio 1811, poi fuso col Corrit:re di Napoli nel Monitore delle Due Sicilie, creato con decreto reale dd 10 gennaio 1811 (ultimo numero pubblicaio il 19 maggio 1815; poi Giornale ddu: Due Sicilie, primo numero pubblicato il 23 maggio). Registro politico della Sicilia_ Giustizia militare siciliana. - Decreto di s_ M. il re inlllrrtll a/k;. pr11tica da osservarsi dal fòro ordinario ne' casi in cui questo è ttbilitato ad arrestare i militari delinquenti, Palermo, 1800. Còdù:e dei delitti e delle pene per le Truppe di Sua Maestà sicilir.ma, (italiano e francese), Napoli, nella stamperia reale, 8 maggio J807. Manu11!t: d/ wnsigli di guerra .1pa-ùtli creati col decreto del 1.9 vendemmiaio anno 12 contro Id diserzione che contiene tutte !t: leggi decreti regolamenti e circolari del ministro della guerrrt molto necessario a' giudici di hrn c<mos1.ae per assolversi o cotu!tmnare un diserlore, (italiano e francese), Napoli, presso Gaetano Nobile, 1808. C. EL. (Colonnello .Felice LOMl\i\RDO), Milnuale militare cioè cllllezione di leggi e regolamenti per le truppe di S'. M_ il re delle Due Sicilie red.atte dal C F. L., Napoli, presso Antonio Garruccio, 1812, tomo l Pttrt,: giudiziaria (18071811 ). COLLETIA, Pietro, Progetto di un codice penale militare (18 agosto 1816), in Opere inedite o rare, Napoli, 1861, I , pp. 367 ss.
Legislazione siciliana. - Decre1i del Prtrutrru:nto di Sù:ilia dal novembre
1811 al
maggio 1815, Palermo, s_ d. Raccolta dei bills e decreti del Pt1r!t1mento di Sicilia (18131814-1815), Palermo, 181 7.
Marina Siciliana. - Regolamento approvato da S. M pel taglio de' legnmni ne' boschi delf,i Sicilia, Palermo, 1809. Nuovo dizionario t,iscttbile di rrutrina italiano-inglese e inglese-ilitliano, o sia collez ione d'una gran varietà di termini di mttrinrt e navigazione i più necess11ri nelle due lingue, Messina, presso Giovanni Del Mobolo, 181 2.
Milizie Urbane del Regno di Sicilia. - 8sercizio e manovre per l'istruzione delle milizie urbane del regno di Sicilia, Jn Palermo, nella reale stamperia, 1798. Orfanotrofio Militare di Napoli. - Collezione di dispacci, decreti, regolamenti, istruzioni. rt:ali rescritti F: ministeriali di ma.,,ima relativi 11/l'ùtruzione, dot,1.z:ione ed ttmmi-
FONTI E BIBLIOGRAFIA
nistrazione dell'O,jànotrojìo Militare del/Esercito e dc//,a Reale Mt1rina, Napoli, Tip. fu Migliaccio, 1850.
Real Ordine di San Ferdinando e del Merito. - Istruzioni e statuti del Real Ordine di San Ferdinando e dd Maito sttibiliti da S. M. il re Ferdinando IV, Palermo, 1800.
Reclutamento militare in Sicilia. - Regolamento per la redutazione delf'F.sm.·ito, Palermo, nella Stamperia Reale, Ai 23 settembre 1800. Ristampato per Real Ordine nd la stamperia reale di Napoli, Palermo, 23 settembre 1800.
Reggi menti Provinciali napoletani. - f-RAVETH, E, La milizia provinciale del Regno di Nr1poli, Napoli, 1786. Reale Hditto per !tifòrmazione ed organizzazione de' n:ggimenti provinciali di fimteria e cavalleria del Regno di Napoli, Palermo, 12 luglio 1800, Napoli, nella stamperia reale, 1800. Ristretto delle leggi e disposizioni cfg riguardano i reggimenti provincia, form,llo dal preside della p rovincia di Lecce marchese Della Schiava per uso dt,r,li uffiziali di detti reggimenti, e de' giudici militari, e pagani della provincùt stt:sstl, In Lecce, nella pubblica ~tamperia di Vincenzo Marino, 1802. Ristretto delle leggi e disposizioni i:he riguardano i reggimenti provinciali formato per uso degli uffìziali de' suddetti corpi e de' giudici militari e pagani delle province di questo regno di Napoli, In Napoli, nella stamperia Simoniana, 1803.
Reggimento Siciliano ai servizio britannico. - Ordini Permanenti per il Reggimento Siciliano di Fanteria Leggiera nel servizio di Sua Maestà, 2a ed., Malia, 1813. A rmy List, 1810, 1811, 1812. Sanità militare siciliana. - VlVEN Z lO, Giovanni (Direttore generale), Memoria intorno alle cautele, e mezzi per conservare la salute di ur/Armat11., Palermo, 1800. (1.0 C EROT, Ferdinando), Piano degli Ospedali (di campagna), Napoli, (6 ottohre) 1800 . Istruzioni per il regolamento de' Regi Speda/i M ilitttri delle Due Sicilie disposte (il l" marzo 1802) d.al direttore gmattle di e.ui (Vivenzio) ed approvate (il 5 maggio) da S. M. il Re N S. (D. G.), Palermo, d alla Reale Stamperia, 1802. Servizio interno, di guarnigione e di campagna siciliano. - Regolamento pro1111isionale formato d'ordine di Sua Maestà sul servizio delle sue truppe di fànterùt in cmnpagntt, Napoli, nella stamperia reale, addì 22 febbraio 1798. Istrnzioru?diretttl agli uffiziali di fanteria per tracciare e costruire le opere di campagna e mettere in istato di difesa diversi posti, come cimiteri, chiese, castelli 11ill.aggi città borghi, di DE GAUDI con annotazioni di BELAIR, P:ùermo, 1807.
Stato del Regno di Napoli. - Dizionario statistico de' paesi del Regno delle Due Sicilie di qua dal Fam, N apoli, Trani cd., 1824. N O LLI, A., Rapporto generale sulla situd-
963
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LE DUE_$1CIUE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE {1800 - 1815)
zione del ReJ;}'W di Napoli, Napoli, 1808 (13iblioteca della Deputazione di Storia Patria, SV III D7). ZURLO, Giuseppe, Rapporto sullo stato del Regno di Napoli dopo l'awento al trono di S. M il re Gioacchino Napoleone per tutto l'anno 1809, Napoli, Trani ed., 1811 (Biblioteca di storia moderna e contemporanea, Roma).
Stato Maggiore Generale siciliano. - Rtgolamrnto di Sua Maestà per lo Stato Mttggiore Grnrmle che si terrà come ordinanza di tutto l'Esercito, Palermo, nella reale stamperia, 1° dicembre 1808.
Sussistenze napoletane. -
(f-ORTEGUERRI, Bartolomeo) , Reali Disptlcci pello strl-
bilimento degli Averi di Gtm/Htgntt delle Truppe di S. M (rl: G.}, Palazzo (Napoli), 6 dicembre 1805.
Truppe Leggere napoletane. - Tstruzioru: per le Truppe Leygere del 1" Tenente d'lnfànteria al serviz io di S. M Siciliana Carlo del!tt Rocctt, Roma, 180 I .
Volonlari Siciliani. - Reale Ordinanz:.a per la istituzione e Regni.amento del novello esercito de' Volontt1ri Siciliani, Palermo, al 1° di febbraio 1808.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRf. NAPOLEONICHE ( 1800 . 181 5)
di un cittadino imparziah: sulla congiura del principe di Ctmosa e sopra i G1rbonari. Epistola critica din:tttl all'estensore del foglio letterario di Londra, corretta e accresciuta. In questa nuova edizione si aggiungono due altri opuscoli d'argomento analogo, Dublino, Nel mese d'Ottobre del 1821.CARRASCOSA, Mémoires historiques, po!itiques et militrJin:s sur la Révolution du royaume de Naples et sur !es causes qui l'ont amenù ... , I ,ond re.~, 1823. (CIANCIULLI ?), «La Divisione de' soldati napole1an i in Danzica nel J813», in Antologia militare di Napoli, III (] 838), 5, pp. 155-2 14 {con «Lettera scritta da un testimone oculare del blocco e assedio di Danzica», ibidem, 6 , pp. 119-122). CIOITONl, A., Relazione della Ratt1tglia di 7òlentino, li 7, maggio, 1815, Macerata, Stamperia Cortesi, 1815. COLU :"Tli\ , Pietro, Aneddoti più notabili della mia vita, in Opere inedite o mre, Napoli, 186 1, I, pp. lii ss. ID., Pochi.fatti su Gioacchino Murat, ihidem, T, pp. 197 s.~. ID., Memoria militare sulla campagn.a d1talia dell'armo 1815, ihùùm, T, pp. 395 ss. ID., "Relation de la prisc dc Capri», in Archivio storico per le proviru:e r111pole11me, 15 aprile 1925. 1D., Lettere e scritti inediti di Pù:tro Colleua, a cura di Nino Cortese, Società Napoletana di Scoria Patria, Napoli, 1927. C:OURIER, Mémoires, correspondance et opuscules inédits de Paul Louis Courier, Paris, Sautelet, 1828, 2 voli. ID, Oeuvres complètes, Paris, Librairie Finnin-Didot, 1878. ID, Journal, unito alle lettere a M de Sainte Croix, in «Revue Rleue», 17 mars 1806. CRESCERI, barone, Memorie segrete del Gabinetto di Ni1poli e Sicilia, SLiL:mngsberidlle der kaiserlichen Akademie der Wissenschaftcn, CXX.VH, 1862. DAMAS, Mémoircs du comte Rogerde Damas 1787-1806; publiécs et annotécs par .Joseph Rambaud, Paris, Plon, 191 2, 2 voli. D'AMilROSlO, Angelo, «Précis militaire et policique de la campagne de Joachim Murar en ltalic conrrc lcs Autrichiens, la dernière année de son règne», Carnet historique et littéraire, llI, janv.-juin 1890 (cur. M. NAV/\RRE) = Mural nel 1815. Memorie e corrispondenze. Compendio militare e politico delltz campagna di Gioacchino Murat, in Italia, wntro gli Austriaci. Seguito da documenti sull'ultima spedizione e sulla morte di Murat, Associazione "lolentino 815, 'folentino, 2003. D'AYALA, Mariano, Memorie storico-militari d,zl 1734 al 1815, Napoli, E Fernandes, 1835. ID., Le vitt: d,:'più celehri c1tpitani e soldati napoletani dalla giornata di Bitonto fìno a' dì nostri, Napoli, Stamperia dell'Iride, 1843. ID., Napoli militare, Napoli, Starnperi;l dell'Iride, I 847. ID., «La Vita di Pietro Colletta», in Pietro Colletta, Opm: in edile o rare, Napoli, 18G l, pp. III ss. ID., Bihtiografia mi/ilare italùtrut antica e moderna, 'forino, Stamperia Reale, 18 54. ID., Memorie di Mariano D'A_yau1, a cura di Michelangelo D'Ayala, Napoli, 1886. DFDFM DF CELDER, Mémoires dugénéral baron Dedem de Gelder 1774-1825. Un générttl hollandi.lÌs sous le Premier Empire, (ambasciatore di Murar in Olanda), Paris, Plon Nomri1, 1900. DE LAUCIER, Cesare, Gli Italiani in Russia. M emorie di un ufficiale it1tliflno per servire alla storia della Russia, della PolonirJ 1: dell'!talù, nel I 812, Italia, 182(;-1827, 4 voli. ID., Concisi ricordi di un sol.dato nilpoleonico, l<irenze, 1870. DE NICOLA, Carlo, D iario Napoletano 7798-7825, Società di Storia Patria, Napoli, 1906, 3 voli. (estratto dall'Archivio storico Napolet1mo, 1899-190(,), rist. a cura di R. Dc Lorenzo, N apoli, 1999. DE R tVAROL, A., Notice historique sur la Calabre pend,mt !es dernières rf.volutions de NapleJ~ Paris, 1819. DESVERNOTS, Sou.venirs militairt:s du haron D,?.wi:rnoù, 1mcien général tlU service de ]oachim Murat, roi de Naples, wmrrumdeur de f.tt Ugion d'honneur et de l'Ordre ro_yal des Deux Siàles, Paris, Ch. Tavera, 1858; Mém oires du général B.on Desvernois, d'après les manuscrits orìgìnau.x, 1789- 1815 - bcpédition d'i:,gypte - J:e Royaunu: de Napfes, (pubi iés
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MESTICA, Giovanni, La hattaglia di Trilentino, con documenti inediti o sconosciuti, Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Province delle Marche, VI, 1903. (NECRONJ DJ RIPATRANSONE, Giuseppe, conte), La battaglia di Tolentino. Memorie istoriche scritte da un contemporaneo, Roma, Tip. Delle Scienze, 1847. PIGNATELLI STRONGOLI, Francesco, Memorie intorno alla storia del Regno di Napoli dall'anno 1805 al 1815, Napoli, 1820. PRIMAVERA, :fortunato, Memorie reltttive allr1 h,maglia di Macerata avvenuta nel maygio dell'armo 1815Jr,t l'Armata di S. M. l'imperatore e Re Francesco I d'Austria e quella di Giortcchino Napoleone, Re di Napoli, con aggiunte dei_fatti che la precedettero e delle conseguenze che ne derivarono, Macerata, Tip. Mancini, 181 5 (risi. in ,,Piccola Biblioteca Marchigiana", a cura di Sracchetti e Binni, Corridonia, T A. P., 1962). RELA7/0NF di tutti i jàui d'ttrmi accaduti nella Battaglia data in Monte Mi!one rltlll'Armat,t austriaca al Re Gioacchino Murat li 2 e 3 maggio 1815, Macerata, Stamperia Cortesi, 1815 (rist. Macerata, Stab. Mancini, 1889; risL anast. a cura della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Pollenza, 1995). RINIERI, padre Ilario, Il Congresso di Vimna e la Santa Sede (1813-1815), «La diplomazia pontificia nel secolo XIX», voi. IV, Roma, 1901. SCHTARTNJ, Pompilio, «La prima impresa per l'Indipendenza italiana e la Battaglia di Tolentino», in Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia patria per le Marche, nuova serie, X, fase. 11, 1915. SCI IIRMFR, foriedrich, Oberleutnant, Fel.dzug des Osterreicher grgm Kiinig Joachim Murat im j,1hre 1815, 23 Bcilagcn, 2 Tafeln, Prag, Svaton, 1898. SCHNEID, Frcderick C., Napoleon's Italian Carnpriigns, I 805-18 I 5, Westport, Connecticut, Pareger, 2002, pp. 145-160 e 20 l-208. SPADONI, Domenico, «Quella del 1815 fu veramenre la prima guerra per l'indipendenza italiana?», in Atti e Memorù: del XV Congresso della Società di Storia del Risorgimmto, Macmtt-a, 1927, Cingoli, Tip., E Luchetti, 1928. SPORSCHII ., Johann, rèldzug der Osterreicher gegen _Toachim Murat im _Tahre I 8 I 5, Rrunswick, 1818. Srt:lPPA, T., «La disfatta di Gioacchino Murate gli sbandati in Loreto)), in Rivista Abruzzese (Teramo) , XVII, 1902, N. 1. TACCONE, N., «Stefano Patrizi e la resa dell'Aquila», in Rivistll araldica, 1977, pp. 5- 13. V C'' dc Br. (von CARDA o Constant VILLAR ?), témoin oculaire, Campagne dn rtutrù:hiens contre Murat, en 1815, Bruxelles, Wahlen, 182 1, 2 voli. (trad. ital. del capitolo V, 1 voi., a cura e con saggio introduttivo di Elvio Hermas Ercoli, col titolo Constant Villar, Campagna dqJi ,tustriaci contro Murat nel 1815, Associazione Tolentino 1815, San Severino, Litografica Grafica & Stampa, 2002). Maurice H. WEII ., }nttchim Murat. La dernière année du Règru:, Paris, Alhen Fonremoing, 1909, 5 voll. (i primi due dedicati ai prodromi della crisi e agli aspetti politico-diplomatici, gli altri tre alla condotta delle opera~.ioni, basata soprattutto sulle corrispondenze politico-diplomatiche e i fè ldakten austriaci, in particolare: le uhi111e esitazioni dì Murar, 111, pp. 1-210; l'offensiva napoletana, III, pp. 213-465; l'offensiva austriaca, IV, pp. 1-250; la battaglia di Tolentino, TV, pp. 251 -435; la ritirata, la convenzione di Casalanza e la restaurazione borhon ica, V, pp. 1-297; la difesa di Gaeta, V, pp. 297-385; wui con ampie appendici di documenti e biografie). ZJMA, Herhert, Mural ovvero il sogno dell'Italia unita. La campagna di Tolentino del 1815 e fa fine a Pizzo, con una postfazione di N. Raponi, Associazion e Tolentino 815 in collaborazione con la rivista di storia militare Pallasch, 2001. 00
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Il rientro di Re Ferdinando a Napoli (4 giugno 1815)
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LE DUE SICILI[ NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - .~1~8 15~ -- - - - - - - - - - - - -- -
Abbreviazioni
A. de Naples = Armée dc Naplcs. aiuL. = aiutante. amm. = ammiraglio ammin.
=
amministratore/ -zionc.
art. = artiglieria. AV = alfiere di vascello. avv. = avvoc.:1.to.
C.= caduto.
e.ace. = cacciaLOri. cap. = capimno. cav. = cavalleria. CF = capitano di fregata. CB = capobattaglione. com. = comandante.
comm. = commissario/commissione. rnns. = consiglio/consigliere. cp - compagnia (e). CR = Casa Reale.
es = caposquadrone. (:v = capitano di vascello. col. = colonnello. dir. = direttore. Div. = Divisione. dott. = dottore. [ = figlio. F. = ferito. fant. = fanreria. frat. = fì-aLello. gen . = generale. gen . brig. = generale di brigata. gen. div. = generale di divisione. gov. = governatore isp. = ispettore.
LH = Legion d'onore (decorazione frauc.). m. = morro. magg. - maggiore. mar. = maresciallo. MB = megaglia di bronzo (decorazione sic.). mii.= militate (i). min. = ministro. nap. = napoletano. OM = ospedale militare. P. = prigioniero (caLLUraLO). proc. = procuratore. prof. = professore. prop. = proprietario. prov. = provinciale. R. = Real, Reale, Reali, Royal. rappr. = rappresentante. Regg., Regr = Reggimenro. rcp. = repubblicano (a). segr. = segrem ri o. scrg. = scrgen Le. serv. = serv1Z10. sic. = siciliano. SM = stato maggiore. ten. = tenente. ren. col. = tenente colon nello. ten. gen. = tenente genera1e. TV = tenente di vascello. uff. = ufficiale. voi. = volontari. VD = Valdemone. VM = Valdimazzara. VN = Valdinoro.
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INDICE DEI NOMI
A Ahhate, Angelo Maria, cap., gov. del castello di Amantea (1804-05), pp. 155. Ahhate, Pasquale, <li Caligiuri, paLrioLa e CB della civica di Cosenza (1806-7), pp. 140, 501 5, 513, 523, 603. Abbé, LouisJcan Nicoh~. ( 1764-1834), gen. brig. francc.~c in Calabria ( 1806-07), gen. <liv. in Spagna, pp. 475, 532, 536, 552-3. Abbcnantc, Baldassarre, uditore di guerra a Durau.ano (T di Lavoro) (1804), p. 377. Abeillc, tcn. d'art. all'assedio di Gaera ( I 806), p. 423. Abercromby, sir Ralph, (1734-1801), ten. gcn., C. a<l Alessandria, pp. 2:l, 25. Abramo, capomassa <li Gimigliano (CZ), (18067), p. 509. Abruzz.ese, Alessandro, capomassa operante rra Fondi e Terracina durante l'assedio di Caern (1806). Accadia, duca d', capomassa, poi capo di una cp ausiliaria irregohu-e ( 1806), p. 811.
Aceto, serg. dei voi. calabresi, C. il 22 gcnn. 1807 a Longobardi, pp. 519-20.
stro delle Due Sicilie, pp. 8, 10, 15-7, 23, 2931, 33, 34, 36, 39, 40, 47, 48,115,116,130, Ll2, 140, 144, 1.54, 156, 158, 161, I 62, 177, 19.'l, 205, 212, 213, 217, 237, 258, 262, 275. 296, 322, 327, 311, :l52, 356, 390, 395, 449, 497, 641, 650, 661, 662, 803, 830, 881, 884-6, 889, 894, 929. Acton, Giuseppe l'.doardo, barone, (1737-1830), fraL. del prec. e cognato del principe d'Assia (marito <ldla sorella), brigadiere, isp. della cav., pp. 20, 22, 78, 90, 132, 111-7, 150-1, 164, 199, 261, 265, 283. :n9, 376, 169, 508, 653-4, 659, 662, 697, 726-7, 729, 736, 753. Acton, Henry, ( 17')0-?), f di Giuseppe Fdoardo, ten. del 13rg Light Dragoons a Waterloo. Actou, Maurich, AV a Tunisi (1804), p. 885. A<lair, ministro inglese a Vienna e Costantinopoli, pp. 526, 834. Adam, Frederick, (1781-1853), ten. col., com. l'av,111guardia anglo-sic. a Ca.stalla, poi magg. gcn., pp. 623, 625, 853, 874. Adami, Annibale, CF aggregato ( 1804-05), pp. 156, 929.
Aci, principe <l', cap. gen., (?-1 790), pp. 3:U, 334.
Adamo, Pasquale, <li Tropea, capomassa del l 799, nel 1806 a Pizzo e Reggio.
Aci , principe d', reclutatore <ld primo Regg. Valdimaz,.arn fonr. ( 1754), p. 319.
Adamo, Siderio, primate (kapetan) albanese, p . 715-6.
Aci (laci), principe di, v. Reggio e Grugno, Giu-
Addington, Henry, (17 57-1844), primo minimo inglese (1801 -01), pp. 37 , 8/2.
seppe. J\dand, sir Wroth Palmer, (1770-1816), magg. gcn a Maida, pp. 56, 443, 445, 485.
Adduci, capo comiLiva calabrese del distretto di Rossano (CS), pp. 555. 814.
A'Court, William barone Heytesbury, ( 17701860), 1° comm. per gli affari di Malrn, console a Messina e rappr. inglese a Palermo (1812-15), pp. 613,833, 846-7, 926.
.Adclizzi, Viro, cap. di Fra Diavolo, trucidato n el nov. 180(,, pp. 480-1.
Acquata, duca d', corrisp. da Napoli del.I.a regina M. Carolina, venduLo a Saliceti.
Adernò, conte di, barone col. propr. del 4° Regg. guarnigione di Palermo, p. 797 .
Acton, Carlo, TV com . il pacd1ello Leone (1809), CF com. corv. Aurom (1815), pp. 908, 912, 927, 934-5, 939.
Aester, gen. russo, com. <li brigala del corpo di spedizione russo a Napoli, p. 56. Afan de Rivera, AV borbonico (1806), p. 405.
Acton, Giovanni Edoardo barone <li Aldenham, ( 1736-181 I) , cap. gen. di mare, primo mini-
Afan dc Rivera, Carlo, ( 1779-1852), n. a Gaeta da Emanuele dei marchesi di Villanoeva y las
Adcnot, rcn. d'art. all'assedio di Gaeta, p. 423.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815}
Torres, cap. Len. del genio a Gaeta, com. dei monai a Capri, poi a CoLrone, Ponza e Ventotene, pp. 420, 530, 758, 907.
Alessio, CB del genio giuseppista, poi sotto d ir. a Napoli. Alfano, Vito, cap., com. la ' lorre di Capo l'a.~sero
Afan de Rivera, Diego, ten. d'art. in Calahria, arresrnro da Ruffo, retrocesso ad aggiunto, difesa di Gaeta, pp. 301.
Alfonso, col. com. del 4° Regg. urbano di Salerno (1805), p. 377.
( 1804-05), p. 338.
Afon dc Rivera, Emanuele, magg. di piazza a Reggio Calabria (1804-5), p. 155.
Alfonso,
Afa.n de Rivera, Pietro, (1763-181')), [ di Pietro, dei marchesi di Vìllanueva y las Torres, ten. col. d'art., autore di una Memoria sulle manovn· difùrZd ch1· occorrere possono per '1, man~ff..r!Jo ;• mrwimento delle macchine d'art., col. comm. nel la R. segreteria di stato e di guerra, scgr. dclb conunissione per il riordino dell'esercito, passato al serv. di re Giuseppe, pp. 81, 31-i.
Alì Mohamme<l (Mehmet), v. Muhammad Alì.
Afan de Rivera, Raffaele, rral. minore di Carlo e
Afliata, Giuseppe, (1784-1864), principe di Villafranca, min. degli esteri dei gov. liberali, col. propr. del Regg. dragoni leggeri voi. Va.ldimazzara I (Marsala) , pp. 643, 661, 675-6,
suo segr. a Ponza, p. 907 _ Agostini, insegna dei Corsican Rangers a Capri (1808), p. 865. Agostini, Andrea, cap. ADC del principe d'Assia alla difesa di Gaeta (1806), p. 420. Aiello, rerdinando, hrigante della handa Hisceglia, amnistiato, poi giusri',iato ( 181 O).
cn
dcli' art. giuseppista a Gaeta, pp.
100,123. Alì di Tepdena, detto "Arslan" (Leone), (17411822), pascià di Ciànnina, p. 550. Alice, di Cannovali (CS), contadino e capoma.~sa, pp. 504, 507, 514, 520, 809. Allem:ind, Z:icharie, Jacqucs, coouanun., com. la squadra di Rochefort, (1808), p. 900.
797,817. Alliala di Villareale, principe di, reclutatore del Rcgg. Real Palermo (I 735), p. 319. Almagro, v. de Almagro.
Airoldi, ( :esare, dir. dell'interno in Sicili:i, p. 661.
Almagro, v. Lopez de Al magro.
Alb,rni, Giustiniano, l 0 tnagg. del Rcgg. prov. di Aversa (2° T. di Lavoro), poi tcn. col. del 7° urbano ciuà di Napoli (1801-05), p. 372.
Almeida, f. di Nicola, alfìere del Regg. R. Sanniti a Reggio ( 1807), p. 538.
Albano, Antonio, dello "Gazzetiello", di Ponza, corsaro e cap. di mare, pp. 404, 890, 920. Albano, Francesco, corsaro (sciabecco di F. Calogero, 1808) e cap. di mare, p. 909. Alhari, residente venero a Napoli, p. I 1?. Alherti, cap. del genio nap. in Sicilia, forse informarore di C. Pepe (1806). Albi, Giuseppe, frat. di Rosario, mandante dell'uccisione di G . Mele (26 ott. 1808). Albi, Rosario, avv. coselllino, sequestrato e ucciso da un sicario di G. Mele (1807). Aldanese, Bartolomeo, Len. col. gov. del Molo di G irgenti, p. 338. Alemagna, Pietro Antonio, (1765-?), di Sporano , scrivano al rrihunale di Cosel17.~, condannato dalla com m. mii. di Cmam.aro per insorgenza (12 sctt. 1806). Alessandro I di Russia, v. Romanov, Alessandro. Alessandro M;ignn, l'· /i}'i.
Almeida, Leone, cap. aggiunto di SM ,ùl'asscdio di G aeta, p. 123. Afquicr, Charlcs Jcan Marie (1 752-1826), vandeano, minisLro (i-ancese a Madrid, Firenze, Napoli, Roma e Stoccolma, pp. 24-5, 31, 34-
7, 39, 4 1-5, 47. 49, 5 1, 122-3, 149, 222, 451, 830, 885. Alò, Errigo, CH della CN di Napoli nel 1799, tcn. di gendarm eria dell'Aquila, p. 478. Alti mare, Vincenzo, brigante di Spezzano Grande (CS). Altrui, Biagio, cassiere della giunta dei quartieri di Cap ua (1805), p. 199. Alvarez, Silvestro, 2° magg. <lei Regg. Principe (1799), 1° magg. del Principessa cav. (1804), p. 282. Alvarez de Leon, Anronio, sorrn dir. d'art. a l'escara (1 798), col. f. f. di dir. d'art. a Napoli (1804) , poi a Ventotene (1807) e infine di tulle le piaize siciliane (1808), pp. 288, 292, 295, 31/i, ?liii.
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INDICE DEI NOMI
Alvare:,, de Leon, Francesco, frat. di Antonio, magg. com. l'an. della Div. Micheroux a Torre di Palme, pp. 136, 287. Alvarez y Lobo, Antonio, utl del genio sotto Ferdinando e i re francesi. Amadea, R:isile, serg. dei Calabrian Free Corps, p. 825. Amame, l'ersozio, reo di srnto borbonico, detenuto a Capua (marzo 1806). Amantea, Salvatore, di Pedace, capomassa a Spo.zano Grande ( 1806), p. 505.
Napoli, poi C:13 della 3a legione Salentina rep. (1 799), p. 253. Andru:lZi, Demetrio, ten. col. del Regg. ValdinolO fant. (1804-05), pp. 337. Anfossi, Arnonio, ma~., com. il castello della Ihucola (Augusta), p. 338. Anfossi, Pieno, 1° magg. addeuo ai Regg. di milizia di Palermo (180-1), agg. al Regg. Valdinoto fant. (1805), com . il 2" Regg. sic. (exValdemone) (1812), pp. 70-1, 73') . Angellotti, Andrea, v. .I .angcllotti, Andrea.
Amalino, ten. dei Calabrian hee Corps, F a Santa Maura nel marw 181 O, p. 822.
Angelucci, Bernardino, I O magg. del Rcgg. Valdimazzara 11 funt., rit. nel 1805, p. 3:37.
Amato, Luigi, (1753-1820), di Amantea, capo di SM della Div. Verdier, com. la piazza di Cosenza, membro della comm. di verifica degli uff paLrioLi, col. isp. della gendarmeria, pp. 50/4,516,51'), 521, 523, 525.
Anrep von F.lmpr, Roman Karlovich, (17571807), oriundo svedese, lmernno, gcn. di cav. , com. del conringenre russo a Napoli nel 1806, C. a Mohrungen (Prussia) il 25 gcnn . 1807, pp. 38, 55, 58.
AmaLruda, Giuseppe, razionale del R. Fondo de' Lucri di Napoli, p. l<J<J.
Ansley, ten. col. dei Corsican Rangers, p. 866.
Amhrosini, Pietro, conrrollore ddl'OM di Pcsc1ra, p. 187 . Amhs, Ciovanni H., f. del pres. Gius. Antonio, alfiere del Regg. Alemagna (I 802-04). Amherst, William Pitt, (1773-1857), Lord, ministro inglese a Palermo, pp. 638, 651 , 839,
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Amira, cap. del l er Polonais, P il 14 luglio 1806 presso Lauria, p. 45.'I. Amoroso, Vincenzo, di M elissa (CZ), comm. alla leva delle masse (1806), p. 366. Amstuz, Antonio, alfiere del Regg. Alemagna (1802-04). Anasra.,i, Domenico, mastro notaro all'udienza di guerra di Palermo ( 1804), p. 339. Ancler, C:H aggiunro allo SM del corpo di spedizione nelle Ionie ( 1807), p. 558. Ancona, Giuseppe, magg., gov. del castello di Gallipoli (1804-05), p. 155. Andora, Nicola, cap. del Sicilian Regimenr of Foot, p. 877. Amlreola, Giuseppe, uditore di guerra ad Eholi (SA), p. 377. Andrieux, cap. del parco d'art. ali' assedio di Gaeta, p. -123.
Antico, Loreto, serg. di linea nap., uccise Ha111ill a Capri il 4 ott. 1808, pp. 579, 868. Antonclli, Ferdinando, detto "Catracchia", capo comitiva del Matesc (1809), p. 603. Anrondli, Llligi, frnr. e luogotenente di Ferdinando, p. 603. Antonerri, Domenico, ren. della 2a/ll R. Corso, I~ in Sicilia il 18 orr. 181 O. Antonetti, Ciulio, 1° magg. del Regina cav. in Alta Italia, poi col. del Principessa cav., rit. nel 1804, pp. 134, 283. Antonini, Stefano, alfiere del Regg. Siracma, aggregato al Valdinoto (1 799) . "Autri, cap. della civica" (falsa identità di Fra Diavolo), v. Pe'l.za, Michele, p. -181. Anzalone, Francesco, cap. com. il cenlro di reclut. dei corpi franchi a Pani, p. 818. Apr,a, Francesco, col. graduato cornm. ordinatore (1804-05), pp. 170, 200. Aprea, Michele, cap. prof. di disegno alla Nunziarella, poi ten. col. sotto dir. del genio, (1804 05), pp. 300, 3 15. Aragona, principe d', v. Cassano. Arata, Giovanni, ten., poi cap. dei Cor.1ican Rangers a Capri (1808), p. 862, 865.
Andruzzi, cap. del Regg. Macedonia, p. 253.
Arau, Giovanni B., col. del Regg. Yaldima7.7,'Ua Il fant. (1804-08), pp. 337,693, 697.
Andruzzi, Costantino, capoleginne ddl.i G N di
A,au, V i11~<:111.u, 2" rna~. Jcl Rcgg. i\l,l,ruzw a
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 18Q9 - 1815)
Messina (1804-05), pp. 282, 337. Arcambal, Michele, esenle soprannumerario delle R. guardie dd corpo (1805). Arcambal de la Voute, Jac'-lues Philippe d', (17511843), ordinatore in capo della prima A. de Naples e min. di guerra e marina rep., comm. gen. di palazzo, comm. gen. dell'esercito, memhro della sez. guerra e marina del cons. di staro., pp. 66, 159.
Arriola, v. Manuel y Arriola. Arroja (Arroj, Arroyo), Pietro, rnp. del corpo reale, prof. di disegno e di fìgu ra alb R. accademia mii., passato al serv. dei re fran ce.~i, p. 193. Anale, marchese, col. dir. dei voi. calahresi {1808), delegato a Messina per giudicare le persone arrestate per cospirazione anti-ingle_çe ( 1809), pp. 817-8, 839.
Arcangelo, visitar. della dogana di Napoli , emigrato e corsaro a Ponza ( 1806), p. 896.
Arm1i De Michele, Michele, inc. della leva delle m:L1se a Catanzaro (1806), p. 365.
Arcieri, Serafìno, udirore, assessore al tribunale mii. di "lèramo ( 1804-05), p. 376.
Asburgo, Carlo V d', (1500- 1558), sacro romano imperatore, p. 15.
A rcovito, 1.uigi, (1766-1834), di Reggio, maresciallo di campo murattiano, pp. 541, 574, 610,629,81 0.
Asburgo, Filippo IV d', re di Spagna, Sicilia e Portogallo (1621-1665), p. 512.
Ardir, tcn. dei volteggiatori del Ier dc ligne, li il 16 sctt. 1806 a Cagliano (AQ). Ardizzonc, Emanuele Maria, razionale del R. Fondo de' Lucri di Sicilia, pp. 199, 339. Arena, C ., serv. al hlocco della Valletta, con la Malrese l.ighr lnf. all'Elba, cap. della milizia, ten. del Roy,il Malta Regr ( 1805), m. di febbre ad Augusta ( 1809), p. 867. Arena, Ottwio, marche.~e, avv. fìscale del R. Fondo dc' lucri di Napoli(l804) , p. 199. Arezzo (Aricn7.o?), col. di funr. a '!olone, p. 134. Arido, rcn. di Fra Diavolo, C. il 22 orr. 1806 alla Sella di Vinchi.1ruro, p. 48 I. Aricl17.0, marchese d', rnp. gen. di terra, pp. 129, 134. Arienzo, tnarchcsc d', rcn. gcn., cap. delle R. guardie dcl corpo e isp. gen. dcli'esercito, pp. 154, 191,199,247, 26(,. Arigancllo, Francesco, detto "Geronte" , capomassa di Serra (RC), pp. 818-9.
Arley, v. Harlcy. Armenio, Vincenzo, 1° cap. per vigibnza pri:-.sso b scuola d'art. e genio (1804-05). Amò, Antonino, cacc. voi. IV cp/1 ° Batr. Foric di M essina (1810), p. 793. Amò, C di Anlonino, civile, F. il 18 sete. 1810 a S. Stefano (ME), p. 793.
Asburgo Lorena, Carlo (Karl Lu<lwig) d', (177 11847) , arciduca, duca di Tcschcn e fcld ma resciallo, pp. 51, 595, 844. A~burgo Lorena, Carolina Maria d', (1752-1814), sorella di Mai-ia Antonietta di Francia, consorte di Ferdinando IV e regina delle Due Sicilie, pp. 9, 12, 16, 17, 30, 33, 34, 41-:\ 46, 48, 49, 51, 52, 57, 59, 61, 62, 64 (rilrallo), 77, 123, 124, 132,135,141,149,171, 205, 2 12, 214, 223, 253, 279, 289, 364, 366, 590, 395, 413, 476, 180, 1'J7, 527-:rn, 544, 548, 565, 570, 5') I, 593, 595, 600- 1,.604, 606, 610- l, 613,621,6-11, 651-2, 659, 68 5, 698, 708, 7 12, 720, 722, 792, 794, 803, 815-6, 851-5, 839-10, 842-3, 845,854,8 87, 892-3, 897, 902, 922, 932. Asburgo Lorena, Ferdinando lii d', (1 769-1824), granduca di Toscana, arciduca d'Ausrria, granduca di Wiìrzburg, p. 24. Asburgo Lorena, f<rance.çco d', ( I 768-1853), saçro romano imperatore hance.1co !I, dal 1805 imperarore J:rancesco 1 d'Austria, pp. 158, 846. Ashnrgo Lorena, Johann, (1782- 1859), arciduca e feldmaresciallo, p. 594-5. A1burgo Lorena, Maric:: Auro inelle, ( 1755-1793), rc::gina di Francia, p. 9. Asburgo Lorena, Marie Louise, (l 791 - 1817), figlia ddl'imp. Francesco I e seconda moglie di Napoleone, imperatrice dei francesi , duchessa di Parma, pp. 606, 840.
Arnò, Vincenzo, cacc. voi. IV cp/1° Batt. Foric di Messina, F. il 18 sett. 181 O, p. 793.
Ascoli, v. Marulli, Troiano, duca d'Ascoli.
Aronne, CB della civica di Morano, CB dei legionari di Cast"rovilla ri (1809), l'· 555 .
Assia Philippsrhal (von H cssCll Dannstadt) , Luigi, (1 7(,(,-1817), col. brig. del Rcgg. Re cav.
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INDICE DEI NOMI
in Alca lcalia nel 17954-96, nw·csciallo di campo <lei 1798, ten. gen. gov. di C:aern e poi cap. gen. di terra in Sicilia, pp. 59, 72, 114 (ritrallo), 128, 130, 132, 134, 135-8, 146, 148, 1/4'), 154, 155, 255, 288, 296, 32 l, 394,395, :~98, -102--1, 107,408,410, 414-6, 420, 526, 528-39, 541,644,650, 652, 6515, 661-3, 674,696,698,709, 7 12,744,748, 756-7, 813, 832, 834-5, 890, 891-2, 897. Assisi, Giovanni, di Cosenza, comm. alla leva delle masse calabresi (1806), p. 366. Ananasi, primate (kapelan) albanese (1807), p. 715.
Avallane, Domenico, trn. del genio alla difesa di Gaeta (1806), casermiere <li la classe muratti ano alla difesa con Begani (1815), pp. 301, 420. Avallon(e), Giuseppe, magg. dei cacciatori Calabri, P a Campo "lè nese il 9 marzo 1806, poi al serv. <li re Ciuseppe, pp. 85, 86, 257, 283. Avarna, duca di, Gualtieri, ministro della gimrizia siciliano, p. 661. Avarna, Mariano, cavaliere, Leu. <lei Sicilian Regimenr of foot, p. 877.
Artanasi, Michele, rcn. col. del Regg. R. Carolina 11 ( I 804-05), p. 314.
Avitahile, Paolo Cresccmo Martino, (1 7911850), di Agerola, ren. d'art. F. alla difesa di Gaeta, poi P di guerra al Chiìreau d'lf, poi gen. persiano e del Punjah, gov. di l'eshawar.
Anbrée, CB francese, com. del presidio di Reggio, arresosi il 9 luglio 1806, p. 448.
Avril, cap. d'art. all'assedio <li Gaeta (1806), p. 423 .
Auclaire, ca.p. aggiunto <li SM a Caeca, CB ADC di Foreslier (l 806) , pp. 422, 558.
Ayala, Gaetano d', magg. comm. poliLico d'arl. ( 1804-05), p. 315.
Audibcrt_, comm. di 1,oli·1.i:t del porto di Napoli (1806), p. Augé, ca.p. ADC del gen. lxig. Salva, A. de Naples (l 806), pp. l03 ., 423
Ayala, Lino d', magg. com. dell'art. da campagna a Tolone (I 79:3), poi gov. del ca.~tello di Tran i (1804-05), pp. 134, 1-18, lii'), 155, 287 , 314.
Augcr, cap. dei volleggialOri lsembourg, C. a Capri l'l 1 Ott. 1808, p. 58:,.
Ayala, Mariano d', ( 1809-77), n. a Messina, ull: e storico militare nap., p. 587.
Augier, comm. di g11erra del CA ailc droitc (1806), p. I 03. ~
Ayala, Raimondo <l', sotto dir. <l'art. del Valdemone a Messina (1804), pp. 314, 331.
Aug-oyat, ten., cap. dei minatori e scrirrore mii. (Gaela e Ionie), pp. 4 12,423, 558.
Aymé, Charlcs Jean Louis, (1770-1852), aiutante com., barone dell' Impero, poi gen. <liv., ciamhellano, ADC del re, capo di SM ddl'A. <le N aples, poi del!' A. murattiana, confinato in Van<lea, reinregraro nelle funzioni, pp. 103,608.
Auricchio, Vinccnw, cons. tog-alO alluario del s. cons. di guerra ( 1804), pp. 199, 376. Auri.~icchio, Andrea, ten. del Rcgg. Terra di Lavoro, ,1ggi111no ,il V.ildim,r,,.,na (l 799). AusLria-Este, arciduca hancesrn d', (I 780-1846), fuwro duca di Modena, p. 871. Autuori, Crescenzo, di Celara (SA), sanfedista del 1799, tcn. col. del l O Regg. prov. <li Salerno (1804-05), fuoriuscilo, corsaro e capomassa a Capri ( 1806-07), pp. 358, 373, 473, 896. Autuori, Caetano, fuori11.~ciro di Cetara (SA), doppiogiochista ( I 806).
A:aarili, Francesco, fiscale della giunta di direzione delle R. manifatture mil. e della giunta del treno d'art. e bagagli (180/4-05), pp. 303, 3 14,3 15. Azzia, di Capua, "satel lite di Saliccri" cd cstortore dei corrisp. nap. con Palermo.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
B Baccher, Camillo, (1778- 1866), IO ten. dei e.ace. reali, cospiratore borbonico arrestato dai rcp., poi cap. , magg. e col. dei pionieri reali a Palermo, pp. 208-9, 267, 725. Baccher, Cennaro, ( 1767-99), impiegato alla contadoria di marina, fucilato il 3 giugno 1799 dai rcp. nel corrile del Castelnuovo, pp. 2089. Baccher, Gerardo, (1769-99), tcn. quartiermastro Ji Abbruz:.w cav., amarne di Luisa Sanfelicc dc Molino, fucilato come il precedente, pp. 208-09. Baccher, Ciovanni, cap. dei cacciatori reali, arrestato dai rep., pp. 208-9, 267, 725. Bacchcr, ( :imeppe, parente dei precedenti, uff. cp di disciplina repubblicana, p. 268. lhccher, Placido, (1781-1851), f. di Vincenzo, impieg;iro nel commercio, poi prete, famoso per un presepe da lui alk-.stiro, m. in odore di santità, p. 209. I3acchcr, cav. Vincenw, (?-1818), padre dei precedenti (n. De Gasaro, assunse il cognome del primo marito della madre, oriundo inglese o tedesco), amico e protetto <li Ac:ton, detenuto otto anni a Fenestrelle, pp. 80, 208-9, Bachemetiev, uff. dello SM russo nel Regno di Napoli , p. 58. Badolati, Giuseppe, comm. di guerra ren. col. (1804-05), pp. 170, 200. I3adolati, Vincem.o, ten. col., magg. di piazza a Siracusa (1804-05), p. 3:38. Bagnaninchi, Fabiano, tcn. della 4a/III R. Corso a Bisignano (oll. 1806), pp. 173, 50.5. Bagnati, Saverio, pro<:. fìsc:ale dd trilmnalc mii. di Catanzaro ( 1804-05), p. 376.
Bai, cap. dei volteggiatori del I Oe de ligne, i:. a Capri (ott. 1808). Ralathicr, Scipione, cap. del Regg. Corso, I~ in Sicilia il 18 sctt. 181 O, poi CH dei volreggi;irori della guardia reale. Ilalbo, cav. Gaetano, (1763-1815), di Chieri, frar. dd conte Prospero ( I752-1837), inviato straordinario sardo a Vienna, San l'ierrohurgo, M adrid e Lisbona, p. 15. Baldi, Vìnccnzo, udirore d.i guerra di Vernotico (LE), p. :'>77. Baldino, romano, cap. del Roy:11 Malta Regimenr, P. ad Anacapri. i.I 4 ott. 1808. Bali, sir Alcxandcr John, ( 1759-1809), rear ad mirai e gov. di Malta, pp. 605, 840. Hallerri, L., proc. fiscale del tribunale mii. J i Monrefusco, p. 376. Banks, ( :., chirurgo della milizia maltese, poi del R. Malra Regr (1805-11), p. 862. Harha, Antonio, (1730-1806), ardii Lello delle forrifìcazioni del tribunale della sanità nap. e aurore di un codice per il funzionamento di detto trih11nale, accademico di San Luca, esaminatore degli ingegneri, prof. di geometria solid;i alla R. accademia mii. ( 1804-05), p. 193. Rarhara, corsaro malrese, TV e harone murattia.no, trasporrò e ahha.ndonò Murar al Pizzo (1815), pp. 574, 583, 585-6, 629, 896, 903, 917. Barbari, Donato, uditore, assessore del tribunale mii. di Matera ( 1804-05), p. 376. Barbcrio, detto "Occhio di Pecora", f. del barone, capo111assa ddb Sil:1 (1806), pp. 470,809.
Baillie, Henry, uff. irlandese della marina russa nel Mediterraneo ( 1799- 1807), p. 269.
Barberio, barone di, prestò i suoi armigeri alta colonna mobile di Cosenza (Perrin), (giu . 1806), p. 470.
lhilly, cap. d'art. all'assedio di Caera ( 1806), p. 423.
I3arca, Annibale, (246-182 a. C.), con<lorriero cartaginese, p. 720.
I3ainbridge, William, ( 1774-1 833), di l'rinceron, CF ddl'U. S. Navy, com. la fregata Phi/.adelphia callurala il 31 oll. 1803 nel porto di Tripoli, p. 886.
Barca, Trundati {Tnmdam), "moro" della banda dei granatieri reali sic., p. 720. Barca, altro "moro" della banda dei granatieri reali sic., p. 720.
INDICE DEI NOMI _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~
Barci, Lorenzo, parroco e Jifonsore di Mongrassano (CS) conlro Falsetti (13 ago. 1806). Ibrclay, Len. col. Jei Corsican Rangcrs, p. 866. Bardet, Fe<lerico, (?-1836), ren. del genio addeuo all'ufficio topografico e poi dir., studioso <li arte litografica, p. 759. Bar<let, Luigi, prof. di modellatura alla Nunziatella, magg. e poi ten. col. del genio a Caera ( 1804-06) e Mileto (1807), capo dell'officina topografica di Palermo e cartografo della Sicilia, pp. 258, 300, 315, 394, 417. 420, 530, 532, 535. 655, 758-9. BardeL, Teodoro, cap. a Gaeta, confinato a Ventotene dal principe d'Assia, giudicato e assolto a Palermo ( I 80(,), p. 120. Bar<lon, ren. ADC di DonzeloL all'assedio di Caera ( 1806), p. 422. Barilla, Tobia, uditore <li piazza a Reggio Calabria (1801), p. 378.
di Baronissi ( I 806), p. 481. l\arron, James, CF <lell'LJ. S. Navy, com. le fregate New Yùrke<l Hssex nel Mediterraneo ( 180105), p. 886. Barron, Samuel, CF rlell'U. S. Navy, com. le fregate l'hiladelphia ( 1801 -02) e Presitient (1804-05) nel Mediterraneo (1801-02), p. 886 Barse, brigadiere del corpo anglo-sic. a Genova (1814). Bartoli, 'J:, cen. del Sicilian Regimcnt ol"Foot, p. 877. Bartolo, capo comitiva nel distreuo di Catanzaro ( 1808-09), pp. 555, 811. Bass, TV della Aottiglia borbonica <li Messina (1810), p. 915. Ha.~sarerri, capo comitiva del Principato lllrra ( 1808). u
Bamahò Carascon, col., dir. del 3° Regg. prnv. di I .uccra (ISM-05), p. 373. Barnct, magg. gen. inglese, com. di Brig. della 2a Div. anglo-sic. ( 1814), p. 875. Barnct, Richard, insegna del Sicilian Rcgimcnt of Foot, p. 877. Barns, James S., ren. co l. degli Chassetks Britanni<1ues, p. 855. Barone, fom. di Longobardi (CS), ebbe 14 donne e 2 hambini affogati in mare <lai sicari (Mandarini e Cicerelli) di N. Presta (ago. 1806) .
llassaridlo", capo co, 11 iI iva del Molise ( I 80809), p. 603.
Basset, <le, magg. del Rcgg. anglo-svizzero De Roll, p. 856. Bassi, Agostino, rcn. e poi aiut. magg. del Regg. Alemagna ( 1802-04). Bassi, "fomeo, capo comitiva dell'Abruzz.o Citra (1809). Bathursr, l.ord l lcnry, (1762-18:H), 3" Earl of, segr. agli esteri (1809), poi alla guerra e colonie ( 1812-27), pp. 625, 821, 846, 848-9,
872.
Barone, cap. del Regg. Ferdinand o sbarcato a Vcn 101 e11e il 13 giugno 18 15.
Ha.traglia, ten. dei cacciatori a cav. italiani in Ahnt7.7.0 (1806), p. 17 8.
Barone, Carlo, TV com. il pacchetto Leone, poi del Ttmflro, pp. 908, 935.
Barrisra, Michele, di Avellino, capo maestro armiere a T. Annunziata dal 1773, p. 3 11.
Barone, Camillo, ren. del Sicilian Regiment of Foot, p. 877.
Harrisra, Rafbclc, anelìce della fabbrica d'armi di ' lorreAnnunziatadal 1801 , p. 3 11.
Barone, Caetano, cap., com. del 1° corpo franco a Caern ( 1806), pp. 258,117,420.
Hartista, Tommaso, artefice della fahhrica d'armi di "lòrre Annunziata dal 1801, p. 3 1 I.
Barone, Giuseppe, brigadiere nap. (1798-1804) , pp. 135, l37, 138, 154.
Haurlrand, cap. del genio all'assedio di Gaeta e nelle Ionie (1806-7) , pp. 423, 558.
Barone, Luigi, proc. focale presso il supremo cons. <li guerra (1804-05) , poi amtnin. delle rendite marittime e delle fortificazioni (18103), pp. 199, 376.
Rauet, Camillo, teu. <lei pionieri reali a Palermo (1811), p. 725.
Barone, Marreo, farmacis ta di Baronissi (1806), p. 48 1. Barone, Nicola, frar. di Matteo, tcn. della civica
Hauer, Giuseppe, cap. dei pionieri reali a Palermo, p. 725. Bausan, Giovanni Battista, ( 1757-1 825), di Sorrento, Cdel ten. gen . Ciuseppc (?-1790) , CV, dir. della marina rep. e com. le forze navali
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1,.-,8,,-0,,,0c_-__,1'-'8'--'l"""SL)_ _ _ _ __ __ _ _ _ _ _ __
gmseppisrc, pp. 156, 207, 111, 570, 574, 599-600, 613,892, 910-1, 918. Bavastro, Giuseppe, ( 1760-1833), di Sampierdarena, corsaro ligure, pp. 73, 398, 889.
13cncdctto XIV, v. Lamberrini, Prospero. Be.net, Ferdinando, 2° magg. del Principessa cav. (1804-05), p. 283.
lhyo, Giuseppe, 1" magg. del Valdinoto fam., rit. nel 1804, p. 337.
Bcnct, Giovanni, tcn. col. com. il Regg. prov. San Germano (5° T. di Lworo) ( 1804-05) . P373.
Ba7.aine (lhzine), comm. di guerra, A. de Naples (1806), p. 103.
BeneL, Giugurta (Giuseppe?), 2° magg. del Regg. Reali Presidi (1804-05), p. 282.
Beaucrof'L, TV com. le cannoniere del vasc. Pompey a Salerno (16 mag. 1806).
Benevenlo, duca di, v. Ta.llcyrand.
Heaufort, uff. del genio del corpo di spedizione .in Calabria ( 1806), p. 487. Beauharnais, Eugènc dc, ( 1781-1824), f di Josephine Tascher e figliastro di Napoleone, viceré d'Italia, pp. li 2, li 7, 546, 5 50. Heaulliaux, cap. della 2e cie voltigumrs del lcr dc lignc (colonna mobile Al<'>), p. 478. Beaumonc, Salvatore dc, rcn. col. del 5" cacciatori voi. ahnra.csi (1/98), col. dei R. Calabresi, poi CB del l leggero nap., p. 282. O
Beu:adelli di Bologna, cav. Bernardo, col. del 2" cacciatori voi. lucani (1798), membro della giunra di difesa di Sicilia, col. del ValdinoLo font., poi hrigadiere della Div. siciliana, pp. 322, 327, 337, 653-4, 659, 662, 693. 701, 733.
Benincasa, Lorenzo, (1777-1.81 O), detto " li Viceré", di S. Biase (CZ), capornassa, p. 822. Bentinck, Lord Frederid,, (1781-1828), frat. di William, tcn. col. della cav. anglo-siciliana in Spagna, pp. 624-5. l:lenrinck (o Cavendish-BenLinck), Lord William Henry, ( 1774-1839), ten. gen. inglese e cap. gcn. sic., pp. 114 (ritratto), 128, 130, 621 -7, 642-3, 65 1-2,658, 661, 664-5, 679, 685, 704, 706, 708 , 7 10, 724-5, 730- 1, 745-6, 795,824, 842-9. 875,915,920. Bcnza, dorr., chirurgo della div. dei corpi frand 1i calabresi nelle Ionie, p. 825. Bcraldi, /\moni o, prere di Longohucco (CS), infiltrato in paese dal patriota Compagna per preparare la sorpresa di Peyri, avvertì la popolazione (tèb. 1807), p. 525.
Heccadelli di Bologna, Girolamo, com. la squadra dei vascelli.
Berardi, Vincenzo, di Morano (CS), comm. alla leva delle masse (1806), pp. 366, 367.
Bcckcndorf, magg. del battaglione albanese (suliota) al scrv. russo.
Beresford, sir William Ca rr ( 1764-1854}, maresciallo, visconte, generalissimo dell'esercito portoghese e viceré del Portogallo, p. 836.
Begani, Alessandro, (1770- 1837), di Napoli, cap. d'art. a Tolone, poi ad Ancona, uJI. cisalpino-italico e infine maresciallo di campo murattiano, p. 134, 287. Bei lliger, tcn. d 'art. all'assedio di Caera, p. 423 . Bdlegarde, Heinrich Joseph Johanncs, ( 17561845), conte e fdd maresciallo austriaco, pp. 19, 20, 22, 23. 846. Bcllclli, Gaernno, CH e poi col. della Legione prov. del Cilento, p. 500. Belmonte, v. Vernimiglia e Cottone, Giuseppe.
l:lermonti, Bartolomeo, ten. col., com. il Regg. prov. Avellino (I" Molllefosco), (1804-05), p. 373. Hernard, CS francese a Salll' Eulèmia (CZ), p.
604. Tlcroldinghen, Sebastiano, svizzero, f. <lei cancelliere Cio. Sebastiano, 1° aiut., poi aiut. magg. e cap. ten. del Regg. Alemagna (1800-04). Benhclot, v. Dcsgraviers Herrhelot, François Gamvct.
Bcnac, v. Renac.
Benhier, Louis Alcxandrc, ( 17 53-1 8 15) , principe di Wagram e Ncucharel, maresciallo di Francia e capo di SM di Napoleone, pp. 28, 40, 65, 66,
Beuedeui, Francesco, cap. dei Corsican Rangers, p. 862.
Berthier, Louis César Gabrid, (l 765~1819), derto de Berluy, fral. di Louis Alcxandrc, ?,Cl1.
l:lelvedere, principe di, barone col. propr. del Regg. cacc. voi. Ti-oina (4"VD), p. 797.
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INDICE DEI NOMI
div., capo di SM dell'A. rf<, Nr1pks, poi gov. delle Ionie, pp. 66, 93, 396, 103, 110, 413, 422, 453, 472, 485, 546-7, 550, 558. Berthier, cap. del 2e RAP all'assedio di Gaeta, p. 423.
8ibra, von, insegna d ei Corsica11 Rangers a Capri, p. 865. Tiigagni, comn1. ordinaLore <ldla cav. napolernna in Al La iLalia, p. 134.
I\crrhicr, ten., primo francese a sbarcare in Sicilia nel 1807.
Bigarré, Auguste Jullien ( 1775-1838), u.ff. francese, col. del 1° di linea nap., tcn. gcn. franco- ispano, pp. 516, 519, 559.
Rcrrolini, Filippo, cap. del Regg. Sannio, rifugiaro a Palermo e aggregato al Regg. Valdimazzara ( 1799).
Biguglia, Andrea, aiutante magg. del E in Sicilia il 18 sctt. 1810.
Beruti, volteggiatore del 32e légèrc, insignito della LH (I'ositano, 11 setr. 1806), p 499. 13esia, Federico, alfiere dei cacciatori reali a Palermo (1811), p. 725. ncrschart, Giuseppe, Len. del Regg. Alcmagna (1804). Reurlot, cap. d'art. all'assedio di Gaeta (1806), p. 423. Biader, ten. d'art. , linciato .1d Aversa il 16 genn. 1799, p. 288. Riafora, capomassa di San Giovanni in Fiore (CS), (1806), pp. 470, 505, 809. Bianchi, Cimiamo, CV, dir. del corpo di cosLruzione della marina rep. ( 1799).
II R. Corso,
Billiar<l, Jcan naptiste, col. del 26e (29e?) de ligne a Conone (8 gen. 1807), p. 518. Biondi, V, proc. lìscale Jd tribunale mii. di Chieti (1804-05), p. 376. Biscari, principe <li, f , barone col. propr. dei cacc. voi. Caltagirone (2° VN), p. 797. Bischietti, aiuranre magg. dei Reali SanniLi a Reggio (1807), p. 538. Bisogno, Giuseppe dc, col. comm. ordinatore delb r ov. nap. in Ah;, halia (1794-96), poi brigadiere ( 1798), prcs. della giunta dd treno (1804-05), pp. 15/4, 303,315. '(Tiizzarro", v. Moscato) Francesco.
Bianchi, Pasquale, amminisLraLore dei viveri per le for,.e borboniche a Ponza.
Illanch, Luigi, (1784-1872), di Lacera (FG), tcn. del 2" guardie reali, I~ a Campo Tencsc, cap. dei veliti della CR murarriana, scrirtote mii., pp. 27, 51-3, 58, 59, 82, 83, 86-8, B5, 152, 16 I, 229, 230, 245, 246, 251, 272, 290, 295,367,754,808.
Bianchi, Pietro, cap. d'art., linciato ad Aversa il 16 genn. 1799, p. 288.
Hlanch, Raimondo, padre di Luigi, comm. di guerra, poi brigadiere nap., p. 154.
Bianchi, Teodoro, CB della 4a legione lucana della Rep . uap. (1799).
Illanco, nap., Len. ADC di Lamarque all'assedio di Gaeta (1806), p. 422.
Bian chi Monlrone, Donato, AV nap. , t nel feh. 1809 e inviato a Favignana, p. 909.
Blasi, Alessandro, magg. <lì piaz7.a a Pescara (1804-05), p. l 55.
Bianèhini, Lodovi co, storico nap., pp. 117, 123, 642,888.
Blengini, uff. dell'art. napoletana, p. JO'J.
Bianchi, Luigi, capo delegazione di Ponza a Napoli (3 l dic. 1809). f.
Bianco, Carlo, razionale dcli' orfanotrofio mii. di Napoli, pp. 192, 199. Bianco, Giacomo Antonio, (m. 1788), fonditore, padre di Giov. Antonio, p. 309. Rianco, Giovanni Amonio, torinese, appalt. della fonderia del Castelnuovo, p. 309. Bianco, Luigi, avv. e proc. dcll'orfanotrolìo mii. di Napoli (1804-13), pp. 192, 199. BiaLouski, CB del l er polonais, E il 14/1 5 lug. 1806 presso Lauria, pp. 451,453,805.
Bionde!, Francesco, magg. del 9° Regg. urbano città di Napoli (1801-05), p. 372. Hlumenthal, Gaspare, 1° magg. Jd 1° Regg. prov. Luccra (Campobas'l;o), p. 373. Iloccanera, A11gdo, detto "Leone.~sa", chirurgo dd corpo reale, dell'accademia mii. e degli Incurabili, p. l 80. Boccheciampe, Ciovanni Francesco, disertore dei reparri anglo-corsi, sedicente Infame di Spagna, capo sanfedista in Puglia, pp. I 4 I , 21 4 . Bocchcciampe, PieLro, Leu. della 7a/II Corso, C. a Capri nell'art. 1808, pp. ')70, 861-5.
1000
LE DuE SICILIE NELLX GUERRE NAPO = LE=O=N~l=n~IE~(1=800=_-_cloc_B~15=}_ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
Boccheciarnpe, Vincenw, frat. di Pietro, tcn. dei Corsican Rangers a Capri, pp. 570-1, 8(,4-5. Bock, v. de Bock, Adamo (Abramo). Boeri, Giancarlo, (1944), di S. Remo, storico mii. italiano, p..'J. "Boia", brigante calabrese (lug. 1810). Boileau, tcn. d'art. all'assedio di Caera, p. 423. Boisson, tcn. della gendarmeria imperiale, com. del campo di Mont Dauphin, p. 869. Boissy, barone dc, membro della. giunta dei generali napoletani, pp. 140, 211.
743, 803. 804, 807-8, 810, 815, 833, 863, 888-9, 900, 903. Bonaparte, Luciano, (1775-1840), fraL. di Napoleone, principe di Canino, pp. 3'), 810. Bonaparte, Maria Armum;iaLa Caroline, (17821839), sorella di Napoleone, moglie di Mural, granduchessa di 13erg, poi regina delle Due Sicilie (1808- 14), infine di Napo.li (1815), pp. 566, 598-9, 606,609,614, 708, 910.
Bolland, cap. ddl'8 le de ligne, com. del distaccamento nelle ionie (1807), p. 558.
llonaparrc, Napoleone, ( 1769-1821 ), primo cnnsolc della Repubblic,a fran ce.se, dal 1804 imperatore dei Francesi, pp. 16, 18, 23, 24, 2736, 39, 41-4, 47-9, 53, 57, 58, 60, 65, 66, 87, 88, 1:34, 149, 214, 343, 389, 404, 405, 413,41 7 ,433-4,436-7,446,458,468,475, 488,497,526-8, 544-6,549-51, 554.565-6. 570-1, 582, 584-5, 588, 590-1, 595. 600-1. 604-8, 610-3, 615, 619-21, 804, 807. 840, 843, 846, 848, 8(,3, 883, 885, 889, 895, 898-900, 912.
Bolognini, Gaelano, segr. del tribunale mii. di Lucera, p. :·>76.
Bonaria, Maueo, aiuL. dei Maltese Artifìcers, p. 86').
Bonanni, aiutante del casLcllo dell'Aquila sotto re Ferdinando e i re francesi , p. 71.
Bonavita, Maueo , ten. della 4a/II Corso a Capri ( 1808), poi cap., fulminato nel forte di Scilla il 12 luglìo 1812.
Bolano, Vince n7.0, udirore di guerra. di Matera, p. 377. 13oldoni, Mid1cle, ten. d'art. a 'lorre di Palme, p. 288. Bolla, commerciante di Lagonegro dei france.si, p. 85.
e
informatore
Bon:umi, barone, avv. dei poveri, tribunale mii. dell'Aquila, p. 376. Bona.uno, Gaetano, min. delle finanze nei gov. liberali in Sicilia, p. 665. Bonanno Branciforre, Giuseppe, ( 1766/671820), principe della Cattolirn, redurarore del Regg. sic. Principessa font., brigadiere com. la piazza di Capua, maggior gen. dei voi. siciliani, capo fazione del partito liberale, trucidato il 17 luglio 1820, pp. 63, 144, 146, 151, 320, 322, 324, 325, 329, 334, 653, 65'), 661-2, 72 1-2, 769-71 , 797. Bonapane, Elisa (Maric Anne E lise), ( 17771820), sorella di Napoleone, sposa di Pasquale (Fdice) llaciocchi, granduchessa di Toscana, p. 25. Bonaparte, Giuseppe, (l 768-1844), fou. di Napoleone, re delle Due Sicilie ( 1806-08) e poi di Spagna (1808- 14), pp. 30, 57-60, 62, 63, 65-71 , 80, 81, 88, 103, 131, 190-2, 26 3. 279, 301, :307, 345, 396, 398, 401 , 405, 111 ,113, 41 5-7, 435-7 , 441,446,450, 4531, 157-9, 161,468,472,47 5,484,497,503, 5 ti, 5 19-20, 522-4, 528, 533, 542, 54 5-6, ) 4'}-)0, ))2, 5)4, 565-6, 582, 588, 696,
Bondli (Borrelli), forane.esco, cap., prof d'architettura mii. alle scuole d'art., poi 1° cap. del genio murattiano, p. 292,313,314. Tionclli, f.rancesco, ( 1759-?), di Aiaccio, CB dd I légion corse, poi CS della gendarmeria e com. prov. del Molise, p. 424, 460, 486. Bonello, C., ren. nella milizia maltese, insegna del R. Malra Regr (1805-11), Len. del R. M alta Fencible Regt, p. 867. Bonetti Casimiro, magg. dei cacciatori Marsi, ine. di formare i battaglioni volanti, CJ3 della COJ01ma mobile contro Fra Diavolo (1806), pp. :-;61, 398. Boniglia, Gaetano, aiut. di S. Bruno e dir. della R. stamperia di Capri ( 1807), p. 90 I. 13onnemain, comm. di guerra, A. de Naples, poi intendente nap. e ordinatore a NapoÌi e Reggio, p. 103. Bonocore, Ciovanni, vol. del 1° estero in Spagna, congedaro a domanda (181 3), p. 706. Bonomo, Rocco, detto "Scozzetta'', luogoten. del capomassa Scarola (I 809), p. 603. l:lonsano, ten . ./\.DC del gen. brig. C~racciolo di
1001
INDICE DEI NOMI
Vierri all'asseJio di Gaeta, p. 422. Hoon, Luigi, I magg. del Rcgg. Ahhruzzi in Sicilia (180/i-05), pp. 282, 337. O
BooLbby, cap. dei Royal Engineers a Cotrolle e memorialista, pp. 454-5. 13oragginc, Pasquale, cavalier, col. gov. di Castel dcll'Ovo ( 1805), pp. 148, 155. Borbone, Carlo di, (1716-88), duca (ii Parm:1 e Piacenza, Jal 1735 re di Napoli e Sicilia, dal 1759 re Carlo III di Spagna, pp. 8, 9, 36, 115,127,128,157,310,319,341,435. Borbone, Carlo Lodovi co di, re d'Etruria (180107), p. 24. Borbone, Carlo IV di, (1748-1819), [ di Carlo III e frar. di PcrdinanJo III J i Napoli, re di Spagna dal 1788 al 1808, pp. 36, 565, 885. Borbone, Ferdinando di, (1751 -1825), f. di Carlo di Horhone, re Ji Napoli (F. IV) e di Sicilia (E 111), dal 1816 delle Due Sicilie (E l), pp. 6 (ritratto), 1 O 2, 15-8, 23, 24, 29-32, 35-7, 39, 46-8, 51, 52, 59. 61, 62, ')] , 99, 123, 127, 128, 130, 135. 141-6, 150, 157, 159-6 1, 173, 18 1, 197, 211-'l, 227, 232, 238, 242, 248, 254, 274, 2') 1, 322, 324, 326, 328, 329, 384 (meJaglione), 1 13, 419, 512, 59 1, 593, 606, 610, 613, 618, 628, 638, 643, 645-6, 650-2, 654-5, 659, 665, 674, 694. 6%, 116, 726, wf, 750, 759. 769-72. 774, 779-84, 790, 792-5, 804, 8078, 816-9, 821 -2, 830, 833-5, 840-5, 847, 819, 860, 871, 883, 885-9, 892-4, 902, ')01, 913, 915-6, 920, 926. Borbone, Ferdinando di (1784-1835), principe delle ./lswric, poi re Ferdinando VJJ di Spagna, pp. 3 1, 565, 625. Rorhone, hancesco Gennaro di, (l 777- I830), f. di FerdinanJo, duca di Calabria, p rincipe ereditario, com . gen. dei Reali eserciti ( 180812), vicario gen. di Sicilia con poteri di alter ego (1812-14), intìnc re delle Due Sicilie ( 1825-30), pp. 23, 3 1, 4 1, 46, 59, 61, 62, 79, ')0, 91, 102, 127, 128, 145. 150, 151, 153, 161, 175, 264, 272, 352, 356, 35'), 365, 366, 435, 440, 461, 529, 532, 613, 644, 650-2, 654-6, 661, 696, 717, 722, 730, 770, 772, 792, 795, 823, 8/40, 814-5, 883, 887. Borhone, lsahdla, infallla di Spagna, m. di hancesco e regina delle Due Sicilie, pp. 3 1, 883. Rorhone, Lwpoldo di, (1 790-185 1), f. di Ferdinamlo, principe reale, principe di Salerno,
com. gen. della R. Armara dei voi. siciliani (1808-16), com. in capite Jella spedizione combinata anglo-siciliana (1809), presidente del supremo consiglio <li guerra (1815- 16}, pp. 59, 61, 79, 90, 91, 150, 151, 264, 272, 593, 595. 601, 604, 613, 650, 652, 654, 659, 661, 665, 770-2, 792, 797, 840, 887, 911. Borbone, Maria Amelia ' leresa di, (l 782-1866), C di Ferdinando IV e moglie di Louis Philippc d'Orléans, ulrima regina di Francia, p. 12. Borbone, Maria Antonieua di, f di Ferdin:1ndo IV, moglie dd principe delle Asturie e regina di Spagna, p. 31. Rordli, Carlo, prof di disegno con fì gnra alla Num.iatella, p. 193. Borclli, Giovanni, ten. ADC dd principe d'./lssia a Gaeta ( 1806), p. 420. Borghese, Luigi, sottoten. gradualo 1° tcn. ddb R. funt. di marina siciliana, addetto alla carena di sbarramento del porto <li Capri. BoroZ(lin, Mih:1il, maggior gcn. russo e lcn. gcn. nap., com. dei granatieri Siberiani della guar,fot reale napoletana, pp. 11, 15, 269-7 1, Borrello, hancesco, Ji Fardella, capomassa in Rasilicala (lug. 1806). Borrello, di Francavilla Angirola (CZ), capo d i una comitiva (ago. 1809). Bosco, Gacrnno, ren. dei voi. calabresi, C. il 22 gcnn. 1807 a Longobardi, p. 519. Roseo, Pasquale, irpino, comm. di pofo.ia al Pendino (NA), p. 277. Botta, alfiere dei R. Sanniti a Reggio (l 807), p. 558. Botti, Giuseppe, nff del Regg. Borgogna, poi del Principe Alherto cav. (179')). Bo11rhon, Louis Philippe, (1773-1850), duca d'Orléans e di Chartrcs, f. di 1.ouis Philippe Joseph (Philippe Egalité) e genero di Fer<linando N, ultimo re di h ancia (1830-18), pp. 606,628, 658,840. Bourbon, I .ouis Sranislas Xavier Je, (1755-1824), conte di Provenza, poi Louis XVIII re di Francia, p. 847. lfourcarJ, Emanuele dc, (1744- 1820), col. sub isp. Ji fanL., com. il Regg. Calahria, poi maresciallo di campo co.m. l'avanguar<lia Jd corpo d 'armata di San Germano, ten. gen. com. e i.sp. dei granatieri della guardia reale, poi
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LE DUE S1aur. NELLE GUERKf NAPOLEONICHE ( 1800c._- _l,_,8"-1""5)c___ _ _ __
com. gcn. delle armi <lei R. di Sicilia e della piazza di Palermo, isp. gen. delle Divisioni e <lei corpi di fom. e cav., cap. gen., pp. 12-4, 16, 17, 22, 120, BI, 132, 135-8, 142-4, 146, 149, 154, 209, 210, 239. 242, 255, 256, 271, 277, 323, 32'), 333. 338, 529, 53.5, 593-5. 607, 6 I 3, 650, 652, 654-6, 6589, 662,694,726, 748,792,811,816, 840, 898. Bourccrot, ten. <l'art. all'assedio di Gaeta (1806), p. 423. Bourgeois, col. francese a Scigli:1110 ( I 806), p. 507, 558. Bourgoud, Frnnçois, TV francese, CF e barone murattiano, com. le uniLà sottili in Calabria (1810), pp. 582, 915. Boussard J'Hauteroche, Rémy, (1787-?), ten. francese e memorialista, pp. 482-3. Bragança, famiglia reale del Portogallo, p. 840. Brnncaccio, Salvatore, esenre sopi-,rnnumerario delle R. guardie del corpo (1805). Brancari, Nicola, magg. del Regg. Prov. <li Nola (l"T. <li Lworo), (1805), p. 373. Br,rncaLo, Antonio, cacc. voi. del Regg. Forie di Messina (l" Batt., IV cp), p. 793. Branciforrc, Francesco, brigadiere nap. (1801), p. 154. Brando, cnpomassa a Maratea (<lic. 1806), p. 500. Braschi, Angelo, di Cesena, papa Pio VI (177 51799), p. 1O. "I3raun" (Browne),gen. austriaco richiesto dalla regiua di Napoli, p. 132. Bravo y 13enavi<les, Saverio, uditore di guerra a Soriano (CZ), gov. di Morma11110 (CS), commissionato alla leva delle masse (1806), pp. }(,(,, 377. Brenron, sir Jahlcel, (1 770- 1844), n. nel Rhode lsland, f. dell'ammiraglio omonimo (1729 1802), CV, co111. la fregala Spartan, murilato il 3 mag. 181 O, pp. 607, 915. I3ressac, cavaliere di, col., agente francese a Napoli (1790), p. 132.
ria cav. nap., m. in Spagna di fehhre putrida
il 14 serr. 1809, p. 422. Briot, Pierre Joseph, intcndenLe di Abruzzo Cina, poi <li Calahria Citra, pp. 81, 555. I3rissa<:, v. Bressac, cavaliere di. Tlrissc, comm. <li guerra nelle Ionie (1807), p. 558. BroadfooL, Alexander, chirurgo del Siciliau RegimenL ofFoot, p. 877. Brocco, Giuseppe, marchese di Picrr,unagg., brigadiere a Torre di Palme e sulla linea del Voman.o, com. e isp. della I a Div. di fant. e cons. ordinario <lei supremo cons. <li guerra, pp. 135,137,138, 147, 154., 282,376. Broccoli, Umberto, gen. italiano e storico mii. , p.
3. Broderick, J., ten. col. 11 th Garrison Bn, com. inglese della piazza di Reggio, col. del Royal Malra Rcgt (1809- 11), pp. 56, 448, 485,
868, 89,t Bron, gen. brig., Div. Dragons, A. de Napk:s (1806), p. 103. Brontc, duca <li, v. Nelson, 1 loratio. Brouyèrc, Noel, col. <lei 4e chasscuts e ADC di re Giuseppe, ucciso il 22 ott. 1806 a Itri mentre tornava dalla Prussia col rapporto sulla campagna di Napoleone, p. 543. Bruce, Richard, cap. dei R. marines a Capri (1 I mag. I80(,), p. 105. Brnce, com. di brigata del corpo anglo-sic. a C cnova (1814), p. Bruggiser, Ciuseppe, alfiere dd Regg. Alema gna (1804). I3ruguière, Clau<le, v. Brouyèrc, Noel. 13ruix, Eustache, (1759-1805), vice ammiraglio francese. flrunaccini, piloto nap., com. di lancia nella spedizione contro 1 irnisi ( 1804), p. 8 8 5. Brnnc, Guillaume Marie Anne, ( l 763- 181 5), maresciallo di Francia, p. 23.
I3rickell, H., insegna del Malta Rcgt (1805), C. ad Anacapri il 4 ott. 1808, pp. 579, 868.
Brunetti, Domenico, fante di marina del TilrtrJro ,1 Ponza, ucciso in una rissa dal scrg. Mataloni I' I I nov. 1807 , p . 905.
Brickcll, J., cap. <lei Royal Malta Rcgiment (1805-11), poi del 24tli Foor, p. 579.
Bruni, Mic hele, don., uditore <li g. a S. Ciovanni Incarico e Rocca Guglielma, p. 377.
Briges, Michcl Vìcror, cap. ADC di 1.amarquc ali' assedio di G aeta ( 1806), col. del 2° cacciato-
Rruuo, Giuseppa, di Catanzaro, trucidata il 7 sett.
Bruno, voi. cici corpi franchi calabresi, p. 825.
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INDICE DEI N,_.,0"-'M ...l_ __ _ __
180') a Triolo dai horhonici per aver accompagnato un reparto francese (i figli infami costretti a berne il sangue).
13ru no, Luigi, f. <li Salvatore, agcnre anglo-borbonico a Capri. Bruno, Salvatore, dcno " Il Cristallaro", dilensore di Napoli nel gcnn. 1799, capo di un'unione realista, capo della flottiglia corsara di Capri (1806-08), pp. 542,715,896, 902-3.
gen.), capo di SM della BriLish Anny in rhe Mcditerranean, autore di Narratives of Some
P,.ssage., in the Greilt "\.%r with Franu 17991810 (Londra, 185-1), pp. 45 , 437, 439, 41 I , 445-7, 485, 801, 81 7-20, 831. Buonsollazzi, Luigi, dir. del 3° urbano ciLLà di Napoli, p. 372. Burdin, comm. di guerra dell'A. dc Naples, p. 103.
Brycc, tcn. col. dei Royal Engincers a Capri (1806), pp. 571, 867, 900.
Burgio, Michele, col. del Regg. Zappatori dei voi. sic., pp. 771. 797.
Bucci, Pasquale, capomassa sanfedista e brigante di Campobasso, p. 14 .
Buscia 'fodaro , Maria, di S. Demetrio Corone (CS), brigantessa con 1-'riddizza.
Huckley, Len. col. del 58th Fool a Capri (on. 1808), p. 581.
HtL~ett(u), F., capo dei lavori d'assedio ai Porri Manocl e T igné ( 1799-00), cap. tcn. nell'art. costiera, insegna del Royal Malta Regt (1805), I~ a Capri 4 ott. 1808, ten. del Royal Malrn Pencible Regt, p. 867.
Bufalctti, di Rionero, capo di una comitiva lucana nel Principato Citra (mao.o 1811). Bugli.ari, hancesco, · (1742-1806), vescovo di S. Sofia d' Epiro (CS) e rettore <lei collegio italo-greco, trucidato il 17 ago. 1806 da sicari della fa m. Lopez. Bunbm9, sir Henry Edward, ( 1778 1860), col. (poi ten.
Butcrn, principe cli, delegato alle torri costiere della Sicilia, Len. gcn. dir. gen. della R. Armata dei Voi. Sic. , pp. 333, 655, 661-2, 770-1, 797. Buna, Antonio, allìere del Rcgg. Siracma, poi aggregato al Valdinoto (1799). Hurrafuoco, Giovanni Casimiro, ten. della 3°/l R. Corso. BuuaFuoco, Simone, ten. dei corsi a Gaeta, poi cap. dei volr. del II R. Corso, p. 410.
1004
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800._--'l'-"8'--'l-"'"51. .__ _ __
e Cacau:, piloro nap., com. di lancia nella spedizione contro Tunisi (1801), p. 885. Cacace, Francesco, di Piana J i Sorrento, AV com. di cannoniera sic. a Ponza, l'. a Castellammare (27.11.1809), p. 913. C.1cacc, Tommaso, pilota di cannoniera nap. I'. a M iliscola (26 giu. 1809) e ammesso nella. mari.na sic., p. 912. Cac.·nrlL, }t:;m Bapciste, (1769-1813), aiucanre com., A. de Naplcs (1806), p. 103. Cac<:iatori, Leonardo, c.1p., com. Jd Castel lo di Rc:ggio (1807), p. 538. "Cadetto Ca bride", v. Gabride. Ca<lolino, Cactano PieLro, Ji Cremona, impresario della fonde ria <li Ponrevico. p. 171. Cadolino, Cirobmo, comm. di guerra ten. col. a Capua (1804), pp. 170, 171,199,200. Ca<lolino, Giuseppe Maria, Pierro, p.1 71.
f e socio di Gaetano
Cafìero, c.ol. sic., giudi<:c: dd cons. di guerra misLO di Messina, p. 685. Cafìcro, Amonio, tdegrafìsr:i murartia.no a Ponza, P. il 26 Id,. 1813, inviato a Mal La. Caficro, Feliu:, <li Piana di SorrenLo, AV com. di cannoniera sic. a Po nw, P. a Castdlammare (27 nov. 1809), p. 913. Caliero, Gaetano, l O pilota del pacchetto Jàrtaro, alfiere gr:iduato ddb Eme. <l.ì marina, com. di div. cannoniere a Mc:ssina, poi AV (9 ago. 1809), pp. 887, 927, 935. 939. (:tfiero, Giovanni, pilota <li cannoniera nap., P. a Miliscola (26. giu. I R09) e ammesso nella marina si<:., p. 912. O
Cafiero, Giuseppe, I piloto, com. il pacchetto Tartaro (sete. 18 15), pp. 928, 935.
rattiana in Cal.abria (1810), p. 608, 6 14. Cajafa, Giacinto, ten. col. dei cacciatori Valdemone (1804-08), pp. 337,693, 709- 10. Calastro, Giuseppe, alfiere <lella pia7.7A1 sic. di Pom.a (1807-09). Calcagno, Francc::sco S., CV, co1n. l'accademia del le guardie marine, pp. 156, 929. C.'llcedonne, capo comitiva lucano ( 1809), p. 60.1. Caldarola, capo comitiva dell'Abruzzo Ultra Il (1809), p. 603. Cali, Francesco, assessore, udilore <li guerra nella piaz1~, cli Milazzo (1801), p. 339. Caligaris, Pietro, di 1òrino, aiut. del IO batt. foci licci <li SM ( 1798), porcabandicra, poi sot to lc:n. del Regg. J\lemagna (1802-04). Caligiuri, Carmine, contadino <li Soveri.i Mannelli (CS), capo della prima insurrezione anrifranccsc, ucciso il 28 mar,.o 1806 a Seiglia110 , pp. 9'.,, 803. C:alogr.ro, Franctsw, alfiere graduato, armatore del corsaro di Albano ( 1808), p. ')09. Calranissella, conte di, rcd.urarore dc:i regt\· sic. Prindpessa e Ferdinando c:iv. (1796-98), p. 320. Calvaruso, principe di, marcsciaHo <li campo nap. (1804), p. 155. Calvdli, ( :uglicl.mo, di Arrigliano, p:itriora, difensore di !\cri (I Oott. 1806), p. 505. Calvelli, lgn,1zio, fm. e sodale di Luigi, p. 228. Calvelli, I.uigi Amonio, <li Aprigliano (CS), incaricato delle leve: <lei coscrirri e delle masse, Gtpomassa con Re Coremmc a Cotrone (1806), pp. 228, 366, 367. Calvclli, Vincenzo, frar. e sodale di Gui;Jidmo, p.
Cafiero, Ignazio, TV delle cann. si<:. a (:tpri (ort. 1808), pp. 570,58 1,581, 911., 9 15.
Camarddla, Giovanni, di CameroLa, spia sic. arr. nd mag. 181 Onel Principato Citra.
Cafiero, Michele, capo posw tdegrafìco mmattiano a Pom.a, P. il 26 leb. 1813.
Camastra, <luca di, barone col. del Regg. dragoni leggeri di 'lèrmini (2° VM). p. 797.
Cafìero, (n. 1. 799), garwne aiut. relcgrafista a Po111A 1, P. il 26 {èb. 18 13.
Cam<len, Lord John Jdli:ey Pratt, (1759-1840), 2° Fari e 1° marchese di, segr. alla guerra e alle c.olonie ( 1804) e Lord l'rcsidem of the Co-
C:affieri, impresario dei servi1.i della marina mu-
1005
lliDICE D[I NOMI
uncil ( 1807-12), p. 872.
Smitb (20 apr. 1806).
Camcr, Carlo, alfìere del Regg. Alemagna ( 180201).
Cancellieri, Antonio, cap. comm. politico d'ar l. (1804), p. 315.
C:uneron, Augustus, cap. del 21st Foot a Messina, C. nel 1809, p. 853.
Cancellieri (Cancellier), Filippo, uff. sanfedista, poi col. magg. di piaz1A1 a Napoli, brigadiere dir. e com. dei battaglioni volanti, pp. 77, 85, 148, 119,155,366,367,439, 151 -2, 469, 471,174, 508, 510-1, 530, 532-1, 540, 542, 653-1, 662, 697, 804, 806-7, 809, 811-3, 815-6, 897-8, 902, 914.
C:amerola, Francesco, cap., segr. della giunt:1 econ. delle bande (1805), p. 354, 372. Camilleri, E, serv. nei Maltese l'ioneers in Egiuo e nel Provincia! Corps,.poi aiut. chirurgo nel R. Malta Regt, P. ad Anacapri il 4 orr. 1808, poi nei Pencibles, p. 867. Camilleri, J, chiru rgo della milizia maltese, del R. Malta Regt, del Provincia! Corps e del R. Malta Felcible Rcgt, p. 867. Campagna, Michele, di Casrrovillari (CS), capomassa (luglio l 806), p. 451. Campagna, Vincenw, sanfodista arre.~tato (179')), tcn. co I. del Regg. prov. di Cassano ( l ° Cosenza), inoricato della leva delle masse (180(i), pp. 211,36 5,373. Campana, v. Sambiase, Ferdinando, principe di Campana. Campanella, Domenico, uditore di guerra di C:inlianuva (TE), p. 377. Campbell, Hcnry Prederick, magg. gen., com. la piazza <li Messina (1810), pp. 58,611 , 617, 622, 685. ;, Campi, ADC di Masséna (1806), p. 103. Campochiaro, <luca di, diplomatico nap., passalo al serv. dei re francesi, p. 7 1. Campofranco, principe di, reclutatore del Regg. Sicilia c.1v. (1 754), p. 3 19.
Candia, France.çco, magg. del Regg. prov. di Sessa (4° T. cli Lavoro) , (1804 -05), p. 373. Candidoni, abate, cap. dei corpi franchi calabresi, p. 8 19. Candrian, Giuseppe, cap. del Regg. Alemagna ( 1802-01), p. 252. Can<lrian (Kandrcan), Michele, rnagg. e poi col. del Regg. Albania a Roma e Napoli, poi del Regg. Estero in Sicilia, infine col. brigadiere <ld Regg. Guarnigione di Monreale, pp. 52, 144, 247, 251, 254, 282, 6/3, 675, 6')/4, 70 I , 730, 733, 739. Candrian, PieLro, cap. del Regg. Alem agna ( 1802-01), p. 252 . Canfora, Giuseppe, cons. dell'udienza di guerra e casa reale, asse.çsore di giusLizia nella giunta delle R. manifarrure mii. (1804), pp. 199, 376. Canino, Paolo, alfìere, gov. del castello di S. Leonarrlo a Favignana (1804-0 5), p. 338. Canino, Salvo, gov. dell'Isola di Maretimo (18010 5), p. 3'.'J8. Cannella, Giuseppe, alfiere, com. dell'ergastolo di S. Stefano (1805), p. 155.
Campofranco, duca di, barone col. propr. del 3° Regg. Guarnigio ne di Palermo, p. 797.
Ca11neto, principe di, v. Gironda.
Camporeale, principe, barone cui. propr. del 1° Regg. Guarnigione di Palermo, p. 7')7.
Canning, George, (1770-1827), segr. agli esteri nel governo Portlan<l (1807-09), pp. 547, 592,642,834,872 .
Campredon, Jacques D avid Martin, (1 7611837), gen. brig. del genio, A. de Naples, poi al serv. nap., pp. 66, 398, 399, 412, 423, 520, 572, 587, 599, 608. C:unus (Le), Louis, (1760-1813), gcn. brig., A. de Naplcs, m. a Virepsk il 6 aprile 1813, pp. 103, 105, 502, 509, 536.
Canova, Antonio, (1 757- 1822), _çc11lrore italiano, p. 102. Cantatore, capo comitiva lucano tra Grouole e Grassano (estate 18 .10) . Capano, Giacomo, 2° magg. del Regg. R. Ferdinando (1804-05), p. 282.
Canale, Giovanni, inviato a Capri per arruolare 50 cacciatori (12 on. 1806).
Capano, Michele, brigadiere graduato nap., p.
Canale, Raffaele, di Capri, autorizzato a reduLare 50 cacciatori .loc~l i ;igli orrlini di Sidney
Caparo,wlo, Andrea, TV, cap. del porto cli Napoli (1804), pp. 156, ')29.
B5.
l 006
LE
DUE SICILIE NELLE GUEIUlE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
Capece, due.a della Regina, hrigadicre nap., p. 154. Capecdatro, arcivescovo di Taranto, p. 27. Capece Minurolo, Antonio, (1 768-1838), "il principino di Canosa" (poi 4" principe di Canosa), com. a Ponza, ministro di polizia, csponenle della reazione, pp. 1'J6 (ritratto) , 528, 556, 567, 594, 601, 601-5, 650, 697, 703, 7 13, 902-5, 910-4. Capecc MinuLOlo, Fabrizio, (1738-181 7), padre di Anronio e Raimondo, 3° principe di Canosa, prc.s. del consiglio di reggenza, passalo al serv. dei re francesi , pp. 54. Capece Minmolo, Giuseppe, hrigadierc, tnagg., poi ten. delle guardie del corpo napoletane, pp. 154, 266, 2(,7. Capece Minutolo, Mario, magg. imerino del corpo reale, com. le hancric dell'ala sinistra del Golfo, dir. delle scuole pratiche di Napoli e autore di una Raccolta di pratiche d'art. per uso de' b,1ssi ujjìzia/i (1801), pp. 292,314. Capece Minurolo, Raimondo, (1769-1827), brigadiere spagnolo, maresciallo di campo nap., passato al serv. dei re francesi, pp. 54, 57, 62, 77, 78, 80-3, 85-7, 150-2, 231, 245, 262, 264, 2')0, 366-8, 653, 743, 808. Capccc Minu1olo, vescovo di M.ilcro, zio del principino di Canosa, p. 535. Capece Piscicclli, duca, col. del Regg. baronale Principessa funt. (1796-98) . Capece Scondito, col. del Regg. Re cav. a Roma (1800-01), pp. 1.44, 215,261. Capel , cap., capo di SM d'art., A. de Naples (1806), pp. I03. Capd, barone de, magg. del Regg. anglo-svizzero Dc Roll, p. 856-7. Capiraneo, Eusebio, ten. col. del Rcgg. prov. di Bari (2° Trani), (1804-05), p. 373. "Capohianco", v. Federici, Vincenzo. Capocasale, Ignazio, alfiere del Regg. Sannio, poi del Valdimazzara (1799). Capon, insegna dei C.:orsican Rangers, C. a Capri il 15 ott. 1808. Capone, Domenico, uditore di guerra di Lecce (1804-05), p. 377. Capone, Pasquale, uditore di guerra di M. Falcione (Momefusco), (1805) , p. 377. Caporeale, Stefano, avv. dei poveri all'udienza di
guerra e CR (1804), pp. 199, 376. Capozzi (o Capponi?), C:iovanni B., vicario gen. mil. in Sicilia ( 1808), pp. 655, 678. Cappahianca, Ciuscppe, udiLOre di guerra di Fragnetto (Monrefusco), (1805), p. 377. Capparelli, Amelio, Len. col. del 4° urbano ci uà di Napoli (1804-05), p. 372. Capparelli, patriota e difensore di Mongrassano (CS) contro Falsetti (1806), p. 465. Cappello, Girolamo, (1877-?), col. e storico mii. italiano, p. 3. Cappi, Nicola, (1770-?), col. del 5° di linea italiano, poi del 2°, p. I 06. Caprara, Antonio, capomassa sanfedista (1799), p. 212. Ca.puro, informaLOre del col. Ruffini a Capri (estate-aulunno 1806). Caputo, capo di comitiva lucana, arrostito in una caverna alb Forcstclla di Spinazzola nell'ago. 18 1l. Cara, Anronio, esipo maestro armiere a' lorre .1\.nnunziata dal 180 l. Carabba, Aniello, CF aggregato della marina nap. (1804), pp. 156, 929. Carabba, Casimiro, CV aggregato del corpo di costruzione della marina rep. (1799) poi ammes.~o come CF non in attività di servizio nella marina giuseppista ( 1806). Carabclli, Giovanni Battista, cap. dell'8a/I R. Corso, F in Ahru'.i'.7.0 (1807), a Capri (orr. 1808), poi CB, p. 865. Carabelli, Simone, fral. del prec., cap. dei Corsican R11r,ger-; a Capri (ort. l 808), p. 865. Carabclli, E di Simone, sold. dei Corsietm RanJ;m a Capri ndl' otr. 1808, p. 865. Caracciulo, Carmine, deputalo ai viveri delle truppe borboniche dal parlamento di Cosenza nel fcb. 1806, abbandonò l'ufficio rendendosi irreperibile. Caracciolo, Francesco, ( 17 52-99), pronipote di Michele Reggio, brigadiere di marina, com. delle c.annoniere repubblicane, condannato a morte da un consiglio di guerra della marina, impiccalo a bordo della fregata Minerva il 29 giugno 1799, p. 207. Caracciolo, Gaetano, cavalier, cap., gov. del Castello d'Iscl1ia (1804), p. l 5'i.
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lliDICE DEI NOMI
Caracciolo, Giovanni, esente delle R. guardie del corpo ( 1804-05).
del R. Corso, maresciallo di campo murarriano, pp. 460, 486.
Caracciolo, Giovanni, TV murattiano ( 1806-15), corsaro a Tmagona (1813), p. 614, 617, 908, 910- 1, 911,918.
Cara man li, Yusuf, pasha di Tripoli ( 1795- 1832), p. 886.
Caracciolo, Tbrio, di l'azzano (RC), brigante rnlabrese. Caracciolo, Paolo, cap. dei cacciatori del 1° csrero sic. in Spagna, MB per M. Olivo di Tarragona (7 giu. 1813), p. 706. Caracciolo di Forino, Fahio, (1 761- 1839), nominalo da Molitcrno com. dd Torrione del Carmine (17 gen. 1799), magg., ten. col. e col. del Principe I cav. (1800-1812), col del 1° civ. (1812- 15), com. le province di 13ari (1821-25) e Reggio (dal 1827), pp. 261, 59:>, 728, 736, 7.19. Caracciolo di Roccaroman,1, Lucio, (177 1-1836), col. del Principe Leopoldo I cav. a Roma e Capua, "com. in 2° del popolo nap.", gen. brig. repubblicano, "com. gen. delle masse in "frrra di Lrvoro", 1° ~cudiere di Murar e maresciallo di campo, pp. 12, 139, 119, 210, 239. 240, 260, 281, 288. Caracciolo di Torella, principe, uff. d'ordinanza del re e ten. della guardie del corpo, p . 267 . Caracciolo di -forclla, Gimeppe, (F87- l857), duca di Lavello, marito di Caterina Saliceti. Caracciolo di Vietri, Giovanni Hattista, (I 7621825), cavaliere di Malta, cap. ten. del Rcgg. Napoli cav. in .Afra Italia, magg. del Regg. Borhone, col. del Rcgg. Abruzzo cav., capobrigata cisalpino, col. dei c.1cciatori a cavallo ir,1liani, poi del 1° nap., gen. brig., tcn. gen., luogoten. gen. della Calabria (1821), pp. 72, 418,422. Caraciulo, ex-preside, capomassa lucano, impiccato nel giu. 1807 a Lagoncgro, p. 543. Carafa, Biagio, alfiere Jel Regg. 13orgogna (1799) , p. 209. Carafu, Cesare, 2" magg. del Napoli cav. in Alta lta lia ( 1794-96), poi ten. col. del Valdimazzara ( 1804-05) e col. del Valdi.noto in Sicilia, pp. 134, 337, 727, 7%. Carafu (Cajafa), Giacilllo, rcn. col. Valdemone cacciatori ( 1804-08), p. 337. Caraffa, Ignazio Giovanni Ilattisra, ( 1769-post 18:30), barone di Mirabello, CI3 del I corso, l.H per la difesa di Licosa ( l 3 aia;o. 1806), col.
Car,1melli, Carlo, portabandiera del l Macedonia, voi. nel Regg. Valdemonc ( 1799). C:arascon, Antonio, tcn. col., gov. Jel astdlo di Vieste (l 804-05), p. 155. Carascon, 13arnaba, col. dir. dd 3" Regg. prov. di Lucera (Luccra), (1805), p. 373. Caravclli, Viro, (1724-1800), di Monre Peluso (oggi lr.~ina, Matera), sacerdote, docente di matematica all'accademia dei guarda stendardi e precettore Jel duca di Calabria, autore di T:lementi &!l'art. (1 773) e dell'architmura miL (1776) , p. :ì04. Ca rhone, Francesco, rcn. del le milizie di ScilL, (RC), poi col. preside di ' leramo, dir. interino dei corpi volanti calabresi, preside di Cosenza, pp. ')0, 141 , 148, 149, 155, 211 , 241. 364, 366, 367, 376, /438, 452, 464-6, 469, 474, 51 , , 531. 554,697, 700-1, 7 11, 806-7, 812-3, 815-20, 822. Carhuccia, Antonio, magg. dei pionieri nap. ( 1804), p. 301. Cardaillac, cadetto dei volteggiatori lsembourg, distintosi a Capri (ou. 1808). Cardelli, Giovanni Domenico, uditore di guerra di Gagliano (AQ), p. 377. Cardenau, Augustin, geu. brig., com. in 2° delle Ionie, p. 558. Cardinale, Gaetano, aiur. magg. del l Batt. cacc. voi. Furie di M essina. Cardeau, cap. del treno aH'.1ssedio di Gaeta, p. 425. Cardenau, /\ugusrin, col. del 10Ie de lignc sorro Gaeta, poi gcn. brig. com. in 2° della spedizione nella Io nie, pp. 4 18, 42/i. Cardinale, Gaetano, aiutante magg. del IO Bart. cacc. voi. Forie di M essina, p. 793. Cardito, principe di, fiduciario della regina Maria Carolina di Napoli, pp. 4 1-3. Cardona, hriganle lucano, F. e E a Francavilla sul Sinni (6 leb. 1807). Cardoua, magg. del I O esrero (R. Presidi), in Spagna (181 2- 14), p. 706. Cardosa, Francesco, CV graduato aggregato della marina nap. ( 1804), p. 15h
1008
LE DUE ~ICILIE N~LLE GUERRE NAPOLEONICHE { 1800 • l 815)
Cardli, Federico, prof. di storia sacra e profana alla Nunziatclla, p. 194. Carelli, Ciovanni Domenico, proc. R. Fondo <lei Lucri di Napoli (1804-05), poi scgr. delle rendite marittime e delle fortifìrnzioni (181011), p. 199.
cav. in Alta Irn Iia, 2° magg. Regg. Pri neipcssa,
CS 2"/2" ussari rcp. , riammesso in serv., C B del l " di linea nap., ruagg. e poi col. del 2° di linea nap. in Catalogna, poi ren. gcn. muratriano, com. il I corpo nap. nel 1821 , pp. 473,
618.
Carelli, Teodosio, abare, prof. di catechismo alla Nunziatella (1805), p. 194 .
Carra Saint Cyr, Claude, (l 760-1834), conte, gcn. brig. (poi di divisione), p. 27.
Carey, sir Octavius, magg. dei corpi franchi cal. in Sp,1gna (1812-14), pp. 622,824.
Carreras, Emanuele, tcn. col. del l e poi del 2° Regg. urbano di Napoli (1804-05), p. 372.
Carfora, v. Canfora, Giuseppe.
Carrillo (del), Em anuele, brigadiere nap. (1798-
Carini, principe di, brigadiere aiut. magg. gen. dei vol. siciliani, isp. della cav., ministro della giustizia, pp. 653, 659, 661-2, 665, 77 1,
Carrillo de Albornoz, José, duca di Montemar (J663-17/i7) , cap. gen. spagnolo, p. 128 .
797. Carlese, Alessandro, nap., serg. dei Corsican Rangers, disertore il 2 nov. 1807, p. 864. Carlier, Pierro, magg. dei cacciarori Valdimazzara (1804-05) , pp. :ì:37, 709.
O
1804), pp. 137 , U 8, 147 . 154,282.
Cmoll, George P., ten. dei Royal mariues dell'Athénienne a Capri (mag. 1806), p. 405. Carronc, Giovanni Barrista, magg. , poi ten. col. dei cacciarori Appuli (1804-05), pp. 283,
337,709.
t.~uJigiolo, Pietro, reo Jj !-.l.:-tlo borbonico) detenu to ,1 Capua (mar. 1806).
Cartcr, Roberr, c:1.p. dd Sicìlian Regimenr of Foot, p. 877.
Carlo, arciduca, v. Asburgo Lorena, Carlo d'.
Canu;o, capomassa di Dipignano (C:S), (1806), pp. 450, 80 5.
Carlo Ili di Spagna, v. 13orbone, Carlo l1l di. Carlo IV di Spagna, v. Borbone, Carlo IV di. "CarminanLonio", capo comitiva di Castrovilbri, giustiziato ud 181 I, pp. 5 55, 603, 814, 820,
822. Carmine!, tcn. del treno all'assedio di Gaeta (1806) , p. 423. "Carnefice", luogorenenrc di Parafante, ucciso nel dic . 1810. C1rncssale, Giovanni, proc. fiscale al t ribunale mii. di Chieti (1804-05), p. 376. Carnevale, Bonaventura, proc. fiscale al tribunale mii. di Lecce (1801-05), p. 376. Carola, Raffaele, cap. d'art. della Div. Michcroux a T. di Palme (1798) , p. 287. Carolina di Napoli, v. Bonaparte, Maria Annunziata Carolina.
Caruso, Seranona, (1796-?), di Cosenza, brigantessa. Carvelli, v. C.alvelli. Carvctrn, D omenico, cap. dei focilieri di montagna di Catanzaro ( 1807), p. 281. Casablanca, Pietro Pao lo, cap. dei carabinieri corsi, P. in Sicilia il 18 sett. 1810, p. 6 17. c,._,aJe, capopopo lo di Corigliano (28 lug. 1806). Cas~lta, Dario, cap. dei carabinieri del III R. Cor· so (1806) , pp. 460, 507. Casano, magg. co m. del j" R . Ferdin ando a Mormanno (9 m arw 1806), p. 83. Ca.,arri, v. Casalta, Dario. Cascanti, Vinceuw , cap. del porto a Gaeta, disertore (1806), pp. 399, 420, 889.
Carrano Vairo, Francc.sco, gov. politico di Capri (1806-08), p. 90 I.
C asella, Calcedonio, (?-184 5), ufl: borb. , rep., della Legion e irnlic.1 (1800), 2" cap. degli ingegneri geografi iralian i, magg. del 3° di linea italiano, poi della Legione prov. di Basilicata, com. a 1.auria (1806), mar. di campo murattiano, collezionista <li quadri , bronzi, stampe e d isegni, p. 464.
C arrascosa, y Zerezed,1 y Azebron, Michele, ( 1774-1855), r1. a Palerm o (o a Paternò), cap.
Caselli, Francesco, ten. dei legionari scelti cmenrini ,d Amanrea (1 806-07), pp. 522-3.
O
C arone, Pasquale, l ten. del Rcgg. Regina fant., poi voi. sic. ( 1799). Carrana, F., avv., avv. dei poveri al t ribunale mii. Terra di bvoro (1801-05), p. 376.
1009
INDICE. DE.I NOMI
Casimirc, cap. dei dragoni francesi, C. il 19 fcbb. 1807 a 1.ongobucco, p. 525.
556, 589-91, 819-20, 835-7, 846-8, 872, 900.
Casncdi (Caspc.rri, Casncni), Costanrino, primate (kapetan) epirota e reclutatore dei cacciatori J\lbancsi, pp. 258, 259, 281, 283, 715.
Castri li, tcn. col. del 2/.1 Orh Foot sbarcato a Pon1a il 24-26 fcb. J 813.
Caso, Lorenzo, proc. dd poveri, tribunale mii. di Lucera (1804-05), p. 376. Cassano, duca di, min. degli affàri ecclesiastici, gran cacciatore di eone ( l 806), p. ,j 16. Cassano, Giuseppe Maria, principe d'Aragona, col. propr. del Rcgg. cacc. voi. di Marsala (5° VM TI), p. 797. Cassaro, principe di, v. Statella. e Napoli. Casselli, Giuseppe, proL di fisica alle scuole <l' arl. di Napoli, pp. 293, 314. Casselti, spia e agente di colleg.imenlo tra Napoli e Palermo, pp. 610,612,614. Cassiani, Giovan Nicola, di Vaccarizzo Albanese (CS), brigante. Casrclannc, magg. del (,2c dc ligne all'assedio di Gaeta (1806), p. 424. Castclcicala, principe di, v. Rullo, Fabrizio e Paolo. Castellani Castelli, Pasq ualc, tcn. com. il forte di Rcvigliano (1801-05), p. 155. Castellano, Giuseppe, capomassa di emjgrati (cacciatori della Regina) a Ponza, p. 712. Castellentini, marchese di, barone col. propr. del Regg. guarnigione di Siracusa e Augusla, p. 7')7. Castelli, Fabio, dir. <lei ')" Regg. urbano cillà <li N:1poli (1805), p. 372. Castelnuovo, principe di, v. Cottone, Carlo. Castiglia, cap. del Regg. ValdinoLO II cav. a Siena (1801), p. 261. Castiglione, Antonio, marinaio, assolto per l'attentato al principino di Canosa e innaffiato nella marina sic. (<lic. 1808).
Castrone, cavalier, sic., ten. ml. isp. di alra polizia mii., c.1po <lei centro informativo cli Palermo e dell;i c. d. "amministra1.ione Castrone" preposta alla flottiglia corsara privata della regina, pp. 594, 7 12-3, 812, 844, 902-3, 910, 920. Casrronovo, Prancesco, frat. <lei seguenti, fondirore a l\1lermo, p. 308. Casrronovo, Girolamo, R. fonclitore al Castelnuovo di Napoli, p. 308. Casrronovo, Vincenzo, fonclirore a Palermo, p. 30/l. Castropignano Eboli, Francesco, duca di, cap. gen. nap., pp. 128, 129. Caraiano, padron di barca, com. di sciabecco d ella flottiglia Castrone. Catalano, Filippo, col. del /4" Regg. estero (ex-1" cacciaLOri di mare), (1812), pp. 626, 714, 73'). Catalano, Francesco, atluario ali' udienza gen. <li guerra e CR (180/i), pp. l ')9, .'>76. Catalano, Luigi, cap. del Regg. Sannio, poi aggregalo al Valdima:z:,ara fanl. (17')')) . Catalano, Salvatore, di Palermo, pilola dell' USS lntrepid com. dal TV Stephen DecaLur cl1e il I G fcb. 1805 distrusse nel porto di Tripoli la fregata Philadefphù1 catturata d,ù libici, premiato con la cittadinanza americana, poi CV del!' U S Nm,y, p. 886. Catam~,ro, Bartolomeo, com. di paranza della flottiglia Castrone, cap. di mare, p. 909. Catatcno (?), (tcn.?) col. del Rcgg. Re cav. (v, Capece Scondito), p. 245 . Catena, principe della, v. Reggio e Reggio, Giuseppe.
Castiglione, Giovanni, condannato all'esilio a Trieste per l'attentato al principino di Canosa (dic. 1808).
Catinclli, Carlo, (1 780-1869) , di Gorizia, ten. col. austriaco, p oi del 1sr ltalian levy, economista e scrittore, p. 84 5.
Castillon, cap. capo di SM del genio, A. de Naples (1 806), p. I OJ , 423.
C:itolini, Giuseppe, pagatore <lclb cav. napolcra n;1 in Alra lrnlia, pp. 134 , 17 1(v. anche Ca<lolino).
Castlereagh, Rohert Stewart, ( I769- 1822), visconie di, 2° marchese di Londonderry, .çegr. di mro alla guerra e alle colonie (1805-09) , segr. di stato agli esteri (1812-1822), pp. 529,
Carranco, l .uigi Be rnardino, ( 1769-1832), parente dei Bonaparte, com. dei Tiraillcurs du Po, poi col. del R. Corso, tcn. gcn. murattiano,
1Q1Q
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (l 800 - l 8 l 5)
pp.459,464, 574,608,629. Cauaneo, cap. aggiunto allo SM della 3a Div. Cavaignac, P. il 18 sell. 1810 in Sicilia.
Ceracchi, Giuseppe, Len. del treno italiano, D iv. Lechi, (a Maralea), pp. 106, 503.
Cauella, brigan le calabrese, attivo nel marzo 1811 nel Principato CiLra.
Ceresano, duca di, magg. borb., P. il 11 mar. 1806 assieme a Rodio sulle montagne di Pomarico, p. 94.
Cattolica, principe della, v. Bonanno Branciforte, Giuseppe.
Ceralo, Francesco, fame del JT/2" estero, F. all'assedio di Gaeta (1815), p. 707.
"Catracchia", v. Amonclli, Ferdinando.
Ceravigna, v. Ciravcgna.
Cauchi, L., insegna del R. .Malta Regiment a Capri, p. 867 .
Ceravolo, Francesco, capomassa di Palmi, rifiutò l'amnistia nel sett. 1808.
Cauro, Ogniss:1mi Piem1, ( 1781-?), cap. del Regg. Corso, E il 18 serr. 181 O in Sicilia.
Cerutti, cap. del genio nap. a Capri (ott. 1808), poi in Calabria.
Cav;1ign;1c, J;1cques Marie, ( 1773-1856), visconte, scudiero del principe Cimeppe, gen. hrig., poi di div., com. la 3a Div. (nap.} in Calabria, pp. 476-9, 552, 554, 597, 608-9, 615-7, 707,793,818 , 852,918.
Cesare, Caio Giulio, (100/2-44 a. C.), console, imperatore, triumviro, p. 545.
Cavallace, Carlo F, ten. del Sicilian Regiment of Font, p. 877. Cavallo, Baldassarre, di Amantea, galantuomo, fuc. il 9 dic. 180(, da Mi.rabelli, p. 515. Cavallo, Domenico, luogotenente di giusti,.ia ad Amantea (1806-07), p. 440. "Cavallone", v. Cocciarecchia. C:1vallncci, ( :osranrino, appaltatore della ferriera delb Mongiana ( 1739-42), p. 306. Caviglia, corsaro di Palermo ( 1808), p. 909. Cavrois, Jean François, (1748-1806), gen. brig., A. de Naples (1806) 103. Celebrano, Camillo ( 1-1828), L di Francesco, modellatore di porcellane a Capodimonte, prof: di disegno di figura alla N uuàaLella, p. 195. Celebrano, Francesco, (1729-1814), oriundo barese, dir. dei modellatori e pittori delle porcellane di Portici e prof: di disegno di figura alla Nunziatella, p. 195. Cellinì, Giuseppe, (1770-181 7}, chierico di Ripatransone, gen. della montagna ( 1799}, pp. 11-3. Ccllosi, Giuseppe, cappellano dei Reali Calabresi (1802-04), p. 197. Ceminara, Nicola, di Scigliano, vol. calahrese a Maida (4 lng. 1806) coi cinque fì gli (Filippo, Luigi, Michele, Raffaele e un altro). Cenicob, Bernardo, arcivescovo di Reggio, p. 92. "CeuLauui", v. ralscui, Ra[Ldc
( :esari, sotto ten. del Regg. R. Corso, P in Sicilia il 18 setr. 1810. Ce.,ari, ( :a rio, cap. del Regg. R. Corso, E in Sicilia, poi com. la pi:1zza di Lecce. Cc.-,1ri, come, tcn. col. dei dr;1r;oni di Vcnafro (2° T di Lavoro), (1804-05), p. 572. Cesari, Cesare, (1870-?), gen. brig. e storico mil. italiano, pp. 3, 484. Chamharlhac de Lauhespin, .Jacques Antoine, (1754-1826), barone, gen. hrig. del genio all'assedio di Caera, p. 423. C:hameau, aiutante com. del corpo di spedizione nelle Calabrie, p. 487. Ch;1mpagny, Jean lhpri.,te de Nompère de, ( 1756-1834), duca del Cadore, ministro degli inrern i ( 1804-07) e poi degli esteri ( 18071 l) .imperiale, p. 609. Championnet, Jcan faicnne, ( 1762-1800), ge11. div., p1·i1no com. della prima A. de Nap/eJ, pp. 65, 139, l 58, 159, 20(,, 305. Chandlcr, David, storico mii. inglese, (m. ott. 2204), pp . 442,444. Charny, v. Orléans. Chasscloup---L·rnbat, François, (1 7 54-1833), mard1csc di, gcn. div. del genio, pp. 27. C hassct, tcn. del 29c dragons a Laurìa (8 ago. 1806), p. 163. C hastan, André, capo burò e sotto isp. alle riviste della marina murattìana, p. 608. C hastellotlX (ChatdatlX), César dc, tcn. col. gradualo esente delle R. guardie del corpo e sotto quartiermastro gen. a Palermo ( 1807-9), pp. 530, 655-6.
1011
INDICE DEI NOMI
( :hàrelain, 2° cap. del genio della guardia reale ginseppi.~rn, incaricato dell'edilizia ospedaliera a Napoli, p. 423. Channay Duclos, Charles Jacqucs Cé.sar, com. della corvem Hr.rgère, E il 1.7 aprile 1806 alle foci del 'levere, p. 40 l. Chavardès (Chavardez), f.'rançois, ( 17 57-post I830), aiuranre com. francese, poi al serv. nap., pp. 413, 418, 476, 574, 579, 58 1-2, 603,629. Chelli (Cheli), Benedetto, alunno del corpo idraulico della marina giuseppist.1, poi tcn. del genio nelle Ionie e infìne cap. degli ,,1ppatori , p. 558. Chenavia, cap. del I Oe de ligne, C. il 24 · sctt. 1806 a Sora, p. 479. Chcrpenzano, rilippo, corsaro di Palermo { 1808), p. 909. Chervet, Joseph, ( 1766-1806), cap. dei cacciatori del l Ole de ligne, C. a Capri l' I I maggio 1806, p. 105. "Chianca", v. Nunnari, Saverio. Chiara.monti, Barnaba, di Ceseua, papa Pio VII (1800- 1823), pp. 16, 17, 23, 143,526,600, 837, 845-6, 848, 886, 903--1.
Ciafrone, Gaelano, cap. comm. politico d'art. (1804), p. 315. Ciamotaro, capo comitiva di Rossano (180')), pp. 555,814. Cianciulli, Michelangelo, (1 734-1819), di Montella (AV), caporuota, membro del cons. di reggenza del 1806, p. 62. Ciavarri, Filippo, col. comm. ordinatore graduaro (1804-05), pp. 170, 200. Ciavoli, Filippo, magg. dei dragoni provinciali dell'Aquila (1805), p..172. Cicca, v. Gicca (Gjk), Strani. Cicchidlo, Giovanni Antonio, di S. Chirico Raparo, brigante, ucciso nel mag. 1811 dalla civica presso Asco Ii Satriano. Ciccone (Cicconi), Ort-ivio, magg. dei dragon i leggeri a Roma e Siena ( 1800-0 I ), poi del Regg. Principe li cav. (1804-05), pp. 21, 144, 145,243,260, 283. Ciccrclli, rre fratelli, si.cari di V. Presta, due serg. dei voi. cii. C. il 22 gcnn. 1807 a Longobardi, il rerzo arso vivo nel mar. 1808 in un casolare presso ' l:irifi, pp. 519-20. "Cimarichellà', v. De Sanris, Serafino.
Chiatti, spia di Rcynicr in Calabria ( 1806).
Cimali, Domenico, ten. del corpo di mare a Palermo (ott. 1808).
Chiavct(ta), padre, monaco Basiliano, c1po redattore della C, =1111 Brù,mnictJ di Messina, p. 854.
Cimenti, Marco, cappellano della R. marina sic. (1810), p. 678.
( :hiemi, Santo, capomassa di Scminara (Calabria Ultra) (giu. 1809).
Cimino, Giovanni Ilattisra, col. d'an., pro1: di arirmerica ragionata e geometria piana all'accademia mii., impiegato ncHa pinr~1 di Capua (1804), pp. 133, 139, 140, 289, 309, 310,313,3 15.
Chiodo (Chiodi) , cap. dei legionari albanesi di Calabria Cirra , p. 603.
Cinnante, capo di un corpo volante a Marate:t (dic. 1806), p. 500.
Chlopicki de Necznia, Jos·,.cf Gregorz, (17711854), di Wie7.mia (Ucraina), col. polacco al serv. italiano e francese.
Cinque, Giuseppe, padron di barca, com. la barca di guardia a Capri (ott. 1808), p. 902.
Chichagov, Pavcl, (1767-1849), ammiraglio e ministro della marina russo, p. 38
Choderlos de Laclos, Pierre de, ( 1741-1893), autore delle l.iaisom dangereuses e gen. d'art. francese , pp. 28, 35. C hristo, kaperan alhanese, reclutatore del 2° batr. cacciatori alhane.~i ( I 807), p. 7 15. Church, sir Richard, (1784-1873), ren. e poi cap. del Royal Corsican Rangers a Maida e a Capri, poi capo di SM nelle Ionie, futuro "liberatore della Crecia", pp. 528, 569, 576, 57880, 589, 863- 5, 868,898.
Cioffi, Gaudenzio, di Garaguso, delto "Occhialone", brigante ucciso nel mag. 1811 presso Ascoli Satriano. Ciotti, Ciacinro, magg. del I O prov. di Teramo ( 1804-05), p. 373 . Cipollaro, Domenico, uditore di guerra di rrancavilla (LE), p. 377. Ciravegna, Giambattista, ( 1774-?), voi.o piemontese a Tolone, sottoten. degli ussari di Condé, ten. col. del .ird ltalian levy, poi brigadiere sardo, pp. 627, 85'), 860.
1o12
LE DuE__SiCILIE NELLE GuEm J\IA_POLEONICHE ( 1800 - 1815)
Ciravegna, Giovanni, cap. del Sicilian Regiment of Foot, p. 877. Circcllo, marcl1ese di, v. di Somma, Tonunaso. Clarke, Guillaume Henry Jacques, (1765-1818), ministro della guerra imperiale, pp. 588,606, 614, 619. Clary, François Joseph Marie detto Marius, (1786-1841), gen., frat. di Désirée, regina di Svezia (1777-18(,0), pp. 95, Cla1y, Giuseppe, magg. del Regg. prov. di S. Germano {5°T. di Lworo}, poi comm. gcn. dc.Ile sussistenze della Div. di Palermo ( 180708), pp. 373, 655, 670. Clavd dc Brcnlcs, Louis, figlio di una filosofa, amico di Voltaire cd esponente del partito .liherale del Vaud,CB del 4e/ I er Suisse, feriro a Maida il 4 luglio 1806, p. 446.
assolto e reintegrato. Cochet, cap., com. la colonna mobile di Isernia (1806), magg. del lOe a Capri, p. 480. "Codino di Cane", capo di comitiva a Cava del Tirreni (apr. 1810). Codispoti, Antonio, di Ardore (RC), reclutato re dei corpi franchi calabresi, p. 81 '). Codispoti, Giuseppe, di Ardore (RC), capomassa (1809). C0Jlì11, Jobn, Len. col. del 10Lh Foot, com. inglese a Ponza (1813-15), pp. 679, 823-1, 815,853. Coglitore, Vineenw, ten. col. del Valdemone cav., poi del Valdinolo (2" civ.), pp. 357, 593, 685, 727-8, 7%, 73').
Cleeve, pagatore dei Corsirnn lbngers a Capri ( 1808), pp. 582-3, 862, 865, 906-7.
Colaj,umi, Giambauisla, col. comm. ordinatore, segr. di slalo e di gue.-ra e marina, pp. 22, 35, 79, 83, 'JO, 115, 160-2, 1')8, 291, 324, 32'), 515, 356, 653-4, 661-3, 813.
C:lcmcncca11 , Ccorgcs, (1841-1929), uomo poliLico francese, p. 566.
Colajauni, Tommaso, segr. del consiglio supremo di guerra (1804-05), pp. 199, 376.
Clemente, Candido, ex parroco di l'agliaroli rimosso per cattivi costumi, capo comitiva nel Teramano (1809), p. 603.
Colbert, 1.ouis Pierrc Alphonse, (177(,-1843), di Parigi, conte, ordinatore in capo dcll.'A. de Naples, col. /\DC di Murar, gcn. brig. francese, pp. 67, 103,105,459,475,487 .
Clemente, Serafino, capomassa a S. Pietro in Guarano (3 ou. 1806), pp. 505, 809. Clericò, Nicola, di Gasperina, brigante calabrese (seu. 1809). Clermont, conte di, del Sicilian Regiment of Foot, p . 877. Clermonl Tonnerre, cap. ADC di Giuseppe N., cap. dell'art. della guardia reale e della baueria ciLtadina a Gaela, minisLro della guerra alla Restaurazione, p . 123. Clinton, sir Hemy, (1771-1829), aiut. gen. di Moorc, frat. del ten. gcn. ClinLon, sir William He nry (1 769- I 816), le n. gen., com. l'Armala anglo-sic. ad Alicanle e Castalla, pp. 623-5, 844, 874. Cobcnzl, Johann Ludwig, conte, ministro imperiale per le conferenze, vicccanccllierc di stato, ministro degli esteri e cancelliere segreto, p. 18. Cobmg Saalfeld, principe Josias, tèldmaresciallo austriaco, p. 132. Cocciarecchia, di Lorcro Aprutino, detto "Cavai.Ione", capo comitiva (1809), p. 603. Cocch.iglia, Giuseppe, tcn. alla ditèsa di Gaeta, confinato a Ponza pct sospetto tradimento.,
Colbornc, sir John, ( 1778-1863), barone Scaton, cap. della light company del 20th Foot a Maida (1806), com. di Brig. in Spagna, col. del 52nd a Waterloo, poi gcn., p. 447. Cole, sir Galbraid, T.owry, (1 772-1842), gcn. brig. a Maida, di div. in Spagna, pp. 56, 443 , 445,485. Colier, sergente magg. dei volteggiatori lsembourg, anche a Capri (1808). Colin, rnp. del parco d 'assedio a Gaeta, p. 423. Collareale, principe di, col. del Valdiman ara fum., brigad. aiut. magg. gcn. dei voi. sic. , isp. della 3a Div. (VD), pp. 337, 593, 653, 662 , 693, 771-2, 793-4, 797, 860. Collerrn, Pietro, ( 1775-1831 ), gen. del genio e storico nap., pp. 288, 434, 572,574, 580,
596, 6IO. Colletti di Castelbuono, Michelangelo, barone, p. 334. Colli Marchini, Michelangelo Alessandro, ( 17381808), di Voghera, barone, tcn. maresciallo austriaco, com. del Corpo ausrro-sardo, poi delle truppe pontificie in Romagna, cons. privato dd principe di Sassonia., pp. 13(,, 141.
1013
INDICE DEI NOMI
Collingwood, Cuthbert, (1750-1810), vice admiral, secondo com. in capo Jd Mediterraneo dopo Nelson, da Trafalgar alla m. (7 marzo 1810), pp. 38'), 544, 548-9, 554, 556, 591,
600-1, 605, 888-9, 894, 898, 900, 903-4. Colnago, Pasquale Andrea, cap. alla Nunziatella,
p.
1n
Colombani, tamburino corso, C. il 25 aprile 1806 soLLo GaeLa, p. 402. Colombani, Orazio, serg. magg. wrso, cav. LH per la difesa dd fortino di Licosa (13 agosto 1806), poi cap. dei carabinieri del III R. Corso. Colomicr, tcn. del treno sollo GaeLa, poi com. il treno della guardia reale nap., p. 423. Colonna di Leca, Simone, corso, int. Ji Calabria Cirra e poi di Abruzzo Ultra I, p. 603. Colonna di Stigli,rno, Andrea, (1718-1820) principe, maresciallo di campo, passalo al serv. dei re francesi, pp. J.16, 151, 192, 199, 653. Colonna di Stigliano, Michele J\go,tino, (17651830), frat. del principe, ren. col. del R.cgg. Regina c:1v. in Alra lmli,1 , brig;idicrc, passato al scrv. Llei re france.~i, pp. 57, 78, 81, 82, 88, 134, 1:35,
147, 154,245,279, 283,599,601 ,653. Columho, Cimeppe, percerrore del R. fondo <le' Lncri di Napoli (1804-05), p. 199. Comite, Alessio, dir. del 3° drngoni urbati i c.ittà di Napoli (1804-05), p. 372. Compagna, Ca.etano, cap. della legione di Fra Dia volo (1806) , pp. 480- 1. Compère, Clamle Antoine, (1774-1812), frnr. di Louis, col. gen. della CR nap., com. della Div. nap. in Catalogna, C. alla Moscova il 7 sett. 1812, pp. 61 4, 8 11.
insegna del Royal Malta Rcgt (1805-11), poi rcn. del Royal Malta Fencible RegL, p. 867. Comarini, Giuseppe, controscrittore del hmdo <le' lucri in Sicilia ( 1804), pp. 199, 339. Conry, M;issimiliano, terzo dir. della ferriera d i Sti.lo, gestore della Mongiana, arrestalo nel
1799, p. 506,507. Coppola, Lnigi, cannoniere dei difensori di Marare;i (dic. 1806), p. 502. Coqucmont, Alessandro de, col. degli alabardieri di Napoli (1804-05), p. 267. Corafa, Giorgio, di Cefalonia, come, org;ini:m1tore del Regg. Macedonia, p. 253. Corbara, insegna dei Corsican Rangers a Malta
(1808), p. 865. Corda, CB d' art. com. il parco cf;issedio a Gaeta
( 1806), p. 423. Corfi1, Liborio, quartiermastro dell'art. rep. 0799), p. 313. Corbyons, Giovanni, magg. Jd corpo di fant. Marulli a Capua, poi Harr. c;icciarori Calabri,
p. 337. Corbyons, Paolo, l O magg. del Regg. Val<lemone fanL., riL. nel 1805, p. 337. Corda, ten. di SM francese all'a.ç.,edio di Gaeta ( 1806), pp. 307, 397. "Corcmme", v. Santoro, AnLonio. Corigli,mo, Amlrea, armatore di corsari e contrabbandieri, agente di Carbone a Messina, arresrnro dagli inglc.si per sospctro doppio gioco (ago. 1809). Cornacchia, Francesco, uditore di piazza a Civitella del 'fronto ( 1804-05), p. 377.
Compè.-e, Louis Fursy H enry, (1768-1833), conte, gen. brig., A. de Naples, E a Maid;i il 4 luglio 1806, poi al serv. nap., pp. 81 , 85-7, 89,
Corneaux, cap. delb cp del 29c dc lignc massacrata a Parenti (1807), p. 513.
103, 105, 231, 367, 368, 443, 444, 446, 485, 497, 809.
Corné (ComeL), Len. <lei granatieri Valdimazzara I a Gaeta ( 1806), p. 695.
Conca, Ra(Iàele, ten. del Valdimazzara cav. a Pon-
Corné (Corner}, Pelice, co l., com . gli invalidi di Napoli (1804), pp. 148, 188, 199.
za
(1807), p. 697.
C ondé, Louis H enry Joseph, (1736-1818), principe di, Juca di Borbone, p. 153.
Corné (CorneL), Giuseppe, col., ten. di Re a Gaeta (1804-06), pp. 148, 155,420.
Consalvi, Conce~io, segr. del tribunale m ii. di Chieti (1801-05), p, 376.
Corné (Corner), Lorenzo, ten . col. del Valdimaz7.ara II fanr. (1804-05), pp. 337 , 695.
Consalvi, Ercole, (1757-1824), cardinale, primo minimo di Pio VII, p. 31.
Corné (CorneL), Pietro, cap. ten. d' art., p. 136.
Consolar, G., ten. dei Maltese Provincia! Corps,
Coroua, istruttore di morale e carechismo alb scuola mii. di Napoli (1806) , p. 193.
1014
LE
DUE SICILIE NELLE GUERRE NAl'OLEONICHE (1800 - ~1 8 ~ 1 5 ~ - - - - - - - - - - - - - - --
Corradini, Ferdinando, <lir. delle 1ìnall'te nap., pp. 117, 119, 161. Correa, Raffaele, ten. <li cav., ADC <lei principino di Canma a Ponza (1807-09). Concalc, Giuseppe, frat. di Mmeo, TV, CF e CV rcp. e murnrnano.
Concalc, Matteo, (1764-1836), di Salerno, com. la 5a div. galeotte sulla costa Ligure, poi brigadiere rep., TY, CF e CV murauiano, pp. 570, 574, 583-4, 588-9, 905-7.
1799 sopraffece il presidio francese di Civirella del Tronco e consegnò la piazza al capom:L~sa De Donatis. Cossio, magg. istruttore delle cp volteggiatori reggimentali a Palermo (1808), p. 710. Costa, Diodato, magg., gov. del Castello di Termini Imcrcsc (1804-05), p. 338. Costa, Giuseppe, cap. aggiunto di SM all'assedio di Gaeta ( 1806), p. 422.
Corsi, Cesare, col. e storico mii. iwliauo, p. 3.
Cmra, Luigi, dir. del treno <l'art. sanfedista (1799), p. 211.
Corsi, Dionisio, 2° magg. <ld Re cav. in Alta Italia, col. del Principe a 'liirre <li Palme (l 798) e Roma (1800-0 l), preside di L11cern, al serv. francese, pp. 134, 144, 148, 149, 155,376.
Costa, Luigi, di Eboli, capomassa sanfedista rivale di Curcio, difensore di Maratca, poi cap. dei cacciatori di montagna giuscppisti (180609), p. 503, 80(,, 810.
Cones, uff di marina al scrv. russo, com. il vasc. Asi([ a Corlù (ago. 1807).
Costa, Vincenzo, di Eboli, capomassa sanfedista, I magg. del1'8° Regg. urbano, corsaro, cap. dei cacc. prov. a Ponza, poi delle guide Jdla R. Corona, pp. 452, 903.
Cortese, Francesco, (1767-?), sollo isp. alle rassegne italiano, poi segr. gcn. della guerra, iulìne Jir. Jdle rassegne e coscrizione a Milano, p. 106.
O
Costantiui, Giuseppe, (1758-1 R08), deuo "Sci:i.-
Cortese, Nino, (l 893-1976), <li Perugia, storico iraliano, p. 3.
bolonc", di Lisciano (Al-'), com. delle "truppe parriorriche montagnole" Jell'Ascolano, pas-~aro al serv. francese, pp. 11, 13, 22, 29, ')'), 359, 477, 482-3, 805, 810-11.
Corvara, marchese, corriere austriaco a Palermo (15 mag. 1809), p. 592.
Costanw, luogotenente di Panedigrano, inviato ad Amantea nel lug. 1806.
Cosby Handficld, P., CF inglese, com. del brick Delight, C. il :31 gcnn. 1808 presso Reggio, pp. 552, 899.
Costanzo, Francesco, ( I 767-1822), di Catania, uff. del genio al serv. ponrifìcio, nap., repubblicano, cisalpino-italico, maresciallo di campo murattiano, pp. 136, 159, 29'), 416,117 , 423, 437. 459, 463, 465, 187, 503, 513, 516, 520.
Coscarelli, Ignazio, cap. dei granatieri calabresi di Ruffo (1799), p. 211. Coscio, v. Cossio magg. Cosenz, Luigi, f. di hançois Cousin, rep., 1" cap. poi CB del genio, poi maresciallo <li campo murarriano, padre del gen. garibaldino Enrico (1820-98), pp. 487,516. Cosich, Tommaso, AV graduato, inviato a Poma (oll. 1806), p. 896. Cosimo, capo comitiva ddl'Abruzw Teramano (1808-9), p. 603. Cosiron, v. de Cosiron, Giovanni Ballista. Cosmao Kerjulien, Julien, (l 761-1825). barone, contrammiraglio ( 1808), p. 554. Cosovich, Andrea, pilora graduato di cannoniera a Pon7.a, pp. 885, 895, 902. Cossio, Giovanni Antonio dc', 2° ren. dei fuc. Regina, F. a Torre di Palme (1798), poi CB del 2" batt. della legione Carafo rcp., il 2 mag.
Costanzo, Giacomo, detto "Nicrcllo", di Verbcruso presso Scigliano, pastore e capomass.1, C. nel gi11. 1809, pp. 470, 472, 543, 555. 602, 803,809,814. Corra, Vincenzo, magg. dell'8° urbano ciuà di Napoli (1804), p. :i72. Cotton, sir Charles, (l 753- 181 2) , admiral, terzo com. in capo del Mediterraneo dopo Nelson e Collingwood (1810-11), p. 842. Cottone, Carlo, (1 756-1829), marchese <li Villahermosa e principe di Castelnuovo, uomo politico sic. ,· capo del movimento costituzionale, pp. 643-4, 652, 661, 661-5. Courbayre, uff. del genio del corpo di spedizione in Calabria (1806), p. 487. Courier, Paul L., CB com. il parco d' nrt. in Cablnia, P. di un brick inglese I' J I giu. 1806 alla
1015
INDICE DEI NOMI
foce del CraLi, memorialista, pp. 80, 456, 471, Cnurwt, cap. del l Oe de ligne, C. il 21 sell. 1806 a Sora, p. 479. Cousoumy, CB del lOe de ligne all'assedio di Gaeta (1806), p. 121. Cowell, W., cap. poi magg. del Royal Malta Regimeul, p. 868. Cozza, Gaspare, di Amantea, Gtp. di gendarmeria e ADC del col. Amato, pp. 514-6, 521, 523, 595, 604. Cozza, Giuseppe, capomassa a San Pietro in Cuarano (3 ott. 1806), p. 505. Craig, Henry, cap. del Sicilian Regimenr of Foot, p. 877.
O
Crispino, Raffaele, ten. del I estero (R Presidi), in Spagna, rimpatriato, p. 706. "Crist,ùlaro", v. Brnno, Salvatore. Cristiano, Michele, di Belcastro (CZ), hrigante. Croce, rnpomassa, poi capo di una cp ausiliaria irregolare, p. 811. Crociaui, Piero, (1938), di Roma, storico mii. italiano, p. 3. Cucchi, cinque li-al. di Lauria, capi della resisLenza (8 ago. 1806), p. 462. Culorra, Vincenzo, com. di sciabecco corsaro a Maratca, pp. 501, 8')7. Cuoco, Vincenzo, (1770-1823), patriota e storico nap., p. 273.
Craig, sir James, (1748-1812), ten. gen., com. in capo del Mediremneo dal marr.o 1805 all'aprile 1806, pp. 44-6, 50, 55, 58-61, 63, 92, 389,641, 831-3.
Cuomo, Fr,mcesco, duchino di Casalnuovo, detenuto repubblicano, p. 213.
Craig, Niuiau, cap. del Sicilian Regiment ofFoot, p. 877.
Cuppon, insegna dei Corsican Rangers a Capri (1808), p. 865.
Crauford, John Charlcs, insegna del Sicilian Regiment ofFoot, p. 877.
Cmcio, Gerardo, detto "Sciarpa", di Polla (SA) , caporale dei birri del]' udienza di Salerno, capo massa sanfedisrn delle Valli del Cilento e l'oli c,1stro, col. del 3° p rov. Salerno (Polla), Len. col. dei cacciatori di montagna al serv. dei re france.~i, pp. 77, 8 1, 214, 358, 364, 365,367,373,503,805, 810- 11.
Craufurd, Robert, (1764-1812), maggior gen., com. della Light Div. in Spagna, p. 860. Craufurd Ferguson, Ronald, magg. genA ren. col. del Sicilian Regimenr of Foor, pp. 860, 877. C rawley, James, I ten. del vascello Fagle, F. a Capri l' I 1 maggio 1806, p. 405 . O
Crell, Raimondo, ten. col. com. la fonr. di m;1rina ( I 804-13),pp.156, 905,925,929. Cresceri, von, ministro ;1usrri;1co ;1 Palermo (181 3). C rescioni , padron di barca di Caern ( I 806), p. 405 . Cresr, caderto del Regg. lsembourg a Capri (on. 1808). Criserà, Antonino, agenre borbonico, gu ida calabrese, arre.~rnro dalla poli7.ia nap., infiltrato in quella sic. e arrestato dagli i11glcsi (1808-09), p. 8 17 . Criscrà, Fommaro, frac. di Antonino, guida calabrese sulla freg. Mercury, p. 81 7. Criserà, Francesco, frat. di Antonino, guida calabrese sulla frcg. Merrnry, p. 817. Criscrà, Giov,rnni, frac. di Antonino, di cui condivise la sorre, p. 817.
Cuppon, rnagg. dei Corsican R.-ingcrs a Capri ( 1808), p. 865.
Curta;e, cap. del Regg. Sannio, poi ab,gregato al Valdimazzara a Palermo (1799). Cusani, Gaetano, marchese, brigadiere, poi com. interinale della Divisione in Sicilia e isp. degli invalidi di Palermo, pp. 135, 137, 138, 140, 142, 146, 117 , 151, 189, l'J'J , 205, 210,239, 281,329, 653-4,662,676. Cmani, Michele, col. del Rcgg. Mcssapia alla difesa di Tolone ( 17')3), p. 151. Cutò, principe di, v. Elangieri, Alessandro. Cucro, fra Antonio d;1, fucilato a Napoli il 4 ago. 1806 per complotto antifrancese. C uvier, col. francese, F. ad Amantea il 13 genn. 1807,p. 51 7. C 7.1rtoryski, Adam Iuri, (1 770-186 1), principe polacco, membro del consiglio degli affari e.~reri russo, pp. 37, 39, 45.
1016
LE DUE SICILIE NELLE GUERRL NAPOLCONICHE ( 1800 . 18151
D Dabi, Stefano, cap. e poi magg. dei cacciatori Albanesi.
Damerzit de Laroche de SahugueL, Jean François Léonard, gen. francese, pp. 23, 24.
Dabrowski, v. Dombrowski.
])'Amico, Anronio, cavalier, ten. del Sicilian Regimcnr of Foot, p. 877.
d'Addiq;o, A., segr. del Lribunale mii. di Terra di Lavoro (1804-05), p. 376. D 'Aff-l irro, Leonardo, magg. dei cacciaLori Campani (1804-05), r- 283. Da Fossi, Tommaso, tcn. del Sicilian Regiment of fooL, p. 877. D'Ajeui, Girneppe, assessore mii. a Pantelleria (1804-05), p. 339. d'Alessandro, Giuseppe, proc. dei poveri al tribunale mii. di ' ]i-ani (1804-05), p. 376. Dalla Rossa, Anronio, magistrato, comm. di campagna in Terra <li Lavoro, dir. di poi izia a Napo Ii ( 1803-04), pp. 274-5.
D'Amore, Angelo, uditore di guerra ad Altavilla (Montefusco), (1804-05), p. 377. D'Amore, Paolo, di Minori (SA), capomassa (1806), p. 473. Dandolo, Spiridione, magg. del Valdemone cacciatori ( 1804-06), p. 337. D 'Andrea, Michele, artdìc.e alla fohhrica d'arm i di Torre Annunziata. D'Andrea, len. col., com. in 2° della spedizione di Moliterno (1809-10), p. 605.
Dall'Orso, v. Dell'Orso, Cimeppe.
D:mero, Giovanni BauisLa, (1724-?), tcn. gen. di marina, gov. di Messina, pp. 13'), 142, 156, 323,325,685,794,8 16,818.
Dalrymplc, sir I lcw Whitefor<l, ( 1750-1830), len. gen., gov. di Gibilterra, p. 836.
Danglemont, com. l'arr. dell' A. d'ohservation du Midi (180:3-5), p. 35.
Dalrymple, sir John P. 1-Iamill Macgill, ( 17711853), 8" come SLair, C del gcn., cap. e magg. del 60th (Royal American) Fool, Len. col. del Malrn Regimenr ( I 804-11), organizzatore dei Calabrian F ree Corp.~, col. dello SM di Hentinck, uomo politico e memorialisra, pp. 586, 820- 1, 8/i8, 867.
Oani, Luigi, alfiere del Regg. Alemagna ( 180204), poi giuseppista, inc. di organiZ7~1re le cp ausiliarie in Calabria (1806-7), p. 509.
Damas, Roger de, ( 1765- 182:>), conte, cugino di · lalleyrand, uff. al serv. russo, poi nap., maresciallo di campo nella campagna del 1798, ten. gen. com. il corpo d'armata di Roma (1800- l) e poi l'cscrciro di c.1mpagna in Calabria (1806), pp. 17 , 19-23, 36, 41, 42, 48, 54, 56, 57 , 59, 60, 62, 74 -9, 81 -7 , 89-92, 114 (ritratto), 123, 128, 136-8, 142-6, 14915 1, 154, 16 1, 175, 180, 2 12, 230-2, 24 1, 242, 260, 262, 264, 265, 272, 287-9, 321, 32:3, 364, 395, 650, 699. d' Ambrosia, Angelo, (177 1-1822), di Reggio C:., cadetto dd Rcgg. Re, P. a Tolone ( l 793), CR del III/2a legione Voltura (1799), uff dei dragoni Latour in Moravia (1801), col. del 1° di linea "Real Sannita" , ['. il 18 sett. 1810 a Contesse (ME), poi ren. gen. murattiano, pp. 608-9, 616,618.
Dapuy, uff. d'art. a Napoli, p. 309. Darby, magg. del I 162nd foot, p. 852. Dardon, cap. del Regg. Principe II (o Principessa?) cav. a Campo Tenese, p. 85 . Darsenval, cap. /\OC di Guiot dc 1.ac.onr all',medio di Gaela, p. 122. Daru, f J dl' imendenLe conte Picrrc Anroinc Noel Bruno (1750-1830), col. ADC tiì Murat, pp. 586, 8 1O. Daun, Wirico Filippo Loremo, (1668-1748), conte di, maresciallo ausrriaco e viceré <li Napoli (1 707-08 e 17 13- 19), p. 341. Daure, H ector, comm. di guerra francese, dir. gen. delle riviste e coscrizione e poi minisLro di guerra e marina con l'interim della polizia a Napoli, pp. 606, 609-10, 612,614,618. D'Auria, Pasquale, proc. fiscale al trihunale mii. di Terra di Lavoro, p. :37 6. Davis, insegna del Malta RegimenL a Capri.
d'Ayala,
v• .Ayala.
1017
INDICE DEI NOMI
dc Almagro, Domenico, CF sic., com. delle fregare Aurora e Vt·nere, della flottiglia di Ponza e del secon<lo sbarco ad Ischia ( 1809), p. 604, 897, 912, 933-1.
De Brun, Raimondo, col., sub isp. degli invalidi in Sicilia, pp. 189, 199, 337.
de Almagro, Emanuele, maresciallo <li campo gov. Jella piazza di Si1acusa, cons. ordinario mii. del supremo cons. di guerra, poi ammin. delle rendite marittime e Jdl'orfanotrofio mii., pp. 146, 154, 164, 376, 653.
De Carles, Anronio, pa<lre scolopio, rctrore del
de Almagro, Cimeppe, CV propr., incaricato dell'inrcndenza di Messina e co.lll. la Torre del Faro, passato serv. dei re francesi, pp. 156, 338,929. dc Al magro, Lino (Pino), com. della corvetta Fortuna a 'folune e della fregata Minerva a Livorno, CV gradualo com. della R. darsena, poi giuseppisla, pp. 15(,, 888, 929. <le Angelis, Pietro, alfìere, prof. <li lingua italiana all'università degli sru<li della Nunziatclla, p. 1')5.
De Angelo, Raimondo, rnpo del corpo sciolto
De Candia, Prancesco, 2° magg. com. il 2° Regg. prov. Terra di Lavoro, p. 3n. collegio mii. di Gaeta, p. 194.
Dc Casrro, Emanuele, uditore di guerra in Sicilia { 1799), p. 209_ Dccarur, Srephen, (1779-1820), commodoro ddl'U.S. Navy, p. 886.
Dc ( :ecco, hanu:sco Saverio, scgr. del tribunale mii. di ' leramu, p ..176. Dc Cdis, Caetano, 2" magg. del Valclinoto fant., poi magg. delle milizie siciliane, pp. 332, 337. Dc ( :esare (Cesari), Giovanni Barrisra, domestico corso, se<licente principe di Sa,w>nia, gen. della cav. sanfedista in Puglia, poi brigadiere di cav., pp. 56, 75 , 79, 141 , 147, 150, 154,
214,211,251,264,653.
De Chiara, Rosario, c.apo comitiva <lei distretto di
Montefusco, p. 240. De Bartolumeis, Gaetano, (?-1801), padre scolopio, primo rettore del collegio mii. <li Gaeta, p. 194. de Beaumont, v. Beaumont, Salvatore. Debcllc, Aug11sre Jean Bapliste , (qSl-1831), gcn. brig., A. de Naples, pp. 103, I 05, 469, 487, 499. De Bevy, Giacomo, alfiere del Regg. Alemagna (1802-04). De Biler, Luigi, cap. del Regg. Alemagna (180204). De Blasi, AV spagnolo e TV siciliano, p.
')25
De l3lasi, TV sic. com. di 2 corsari della flotti glia Casrrnne ( 1809), p. 910. Dc Blasi, Giovan ni, marchese, avv. fiscale del fondo de' lucri in Sicilia, pp. 199, 339. De ~!asi, Giuseppe, CF del pacchetto Leone, p. 887, 910, ')25, 935, 939. O
De Blasi, Zaccaria, tcn. col. del l prov. di C hieri (Chieli), p. 373. de Bock (Bock), Abramo, barone, col. sub isp. della cav., p. 132. de l\ock (Bock), Adamo, barone, brigadiere nap., pp. 140, 146, 154, 164,199,376. Dcbouillé, CS aggiunto cli SM all'assedio di Ca.era, p. 122.
Rossano (1809), pp.
555, 814, 823.
De Conciliis, Gennaro, prof. di matematica sublime alle scuole d'art. di Napoli, anche sotto i re francesi, pp. 292, 314.
Dc Conciliis, Ciovanni, pp. 1° magg. del Rcgg. Regina cav., p. 283 . Dc Conciliis, Lorenzo, (1776- 1866), di Avclli110, allìere aiur. del col. Lucio Caracciolo di Roc.caromana (I 799), degra<lato a soldato, distintosi a Siena e promosso. tcn. (1801), com. del bau. volante di forino (1806), poi al scrv. francese , p. 36 5. De Cosa, Carlo, ( :r:, poi aiutante magg. fonr. di marina, p. 156. De Cosa,Giuscppe, (1769-1820), AV a Tolone, CV repubblicano, AV e CF giuseppista, ucciso il 19 sctt. I 820 nel bomb. del forte di Solento (Bagheria), p. 607. D e Cosa, R1ffoele, (1768- 1856), frac. di Ci11.~eppe, com la galeotta Ll'vriem a G enova ( 1800) e la corvcrra I-ama :i'! imisi (1801), poi al scrv. dei re francesi, pp. 607, 883, 885, 887 . De Cosiron , Ciovanni Bauisla, com. dcll'arr. d i piazza rcp. (1799), pp. 30'), 313. De Coulommé, insegna e poi len. del Si.cilian Regimcnt of Foor, r- 877. Dccrès_ , Dcnis, ( 1761-1820), duca di Saint Ger-
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815)
main, vice ammiraglio, ministro della marina imperiale, p. 55 l. I )e Curtis, Michele, gov. politico, uditore di guerra e membro della giunra dei quartieri di Capua ( 1804-05), pp. 199, 377. De Cusatis, Francesco, cap. dello SM Jj Mandarini a Marntea, p. 500, 503. De Dominicis, Miel1de, dir. ddl'OM di ' leramo, p. 188. Dcdon Duclos, François Louis, (1762- 1830), di ToLLl, dello "Dedon aìné", gcn. di brig. com. l'art. all'assedio di Gaeta, pp. 3')8, 409, 412, 423. Dedon Duclos, frac. e collega del prec., col. co111. l'art. nelle Ionie, p. 558. Dc Donatis, Donato, canonico di Fioli (TE) e gcn. sanledista, fucilato nelle gole di Popoli il 10 giugno 1807, pp. 11-3, 99, 113. de Duret, _lean Baptistc, CB del I Isemhourg a Gaela, Avignone, Tolone e Rossano, p. 424. De Ferdinandi, S:rnti, magg. del genio nap. (1804-05), pp. 300, 313-5.
D'Egidio, Luigi, proc. dei poveri al lribunale mii. di MonLdi.1sco, p. 376. de Giorgio, R., p. 452. de Ciorgio, Raffaele, pres. di camera, cons. togato del sup. cons. di guerra, emigraro a Palermo nel genn. 1806 dopo aver hruciaro (probabilmente su ordine della regina) gli atti della giunta di staro per i funi del 1799, pp. 199, 278,376. Dc Giovanni, Leonardo, (1759-1806), di Baslia, rnpobrigata della legione corsa, poi gen. brig., m. di febbre paludosa il 3 agosto 1806 a Napoli, pp. 410,418, 124.
De Grandi, ren . del Regg. Christ al serv..~ardo, voi. dell'esercito borbonico, addetto all'officina LOpografìca di Palermo, poi uf[ dell'Italian lcvy, p. 759. dc Gras Préville, Luigi Renaro, CF, com. La fregata Venere, poi rnagg. gen. della marina a Palenno (1810), pp. 156, 908,910.919, 921 ,
929, 933. Dc Gregorio, Marcello, magg. del Rcgg. Siracusa a Longone (Elba) , col. del Rcgg. Reali Presidi, brigadiere gov. di Siracusa, pp. 139, 1/42, 146, 147,151,321,324,338,653.
De Filippis, Costaillino, col. dei fucilieri di 111011tagna e capo sanfedista, preside di Catanzaro, condannalo a Messina per _çospctto tradimento, pp. 14s. 149, 155, 210, 273, 281, 376, 452, 5 11 , 685, 697, 709, 806, 812, 814,823.
de Guz.man, Enrico, viceré di Sicilia (1692-95), p. 321.
De Filippis, S., scgr. del tribunale mii. di Tcm di Lworo (1804-05), p. 376.
D e TTorariis, Cosmo, chirurgo magg. in Calabria, p. 188.
Dc Fiore, v. Di Fiore, Angelo.
Dejan, C.:iuscppc, ten. col., gov. del castello di Barlerrn, poi dell'Isola d' Ischia, p. 155.
ns,
Dcfossé, sollo ten. d'art. , A. dc Naplcs (1806), p. 103. de Gambs, Jean Danicl, (1744-1823), di Strashurgo, ten. gcn., presidente del Supremo consiglio di guerra, poi passato al _çerv. dei re fra ncesi, pp. 17, 128, 13 1-5, 137,138, 110, 112, 143, 146, 148, 154, 155, 161, 2 11, 2U, 239, 240, 25 1, 376,419, 653, 694. de Gambs, Luigi, f. di Jcan Daniel., uff. del [ 0 E.stero, brigadiere gradualo al hlocco di Capua, col. del Regg. Alemagna, poi gcn. brig. giuscppisla, trucidato 1'8 ort. 181 O da Quagliarella, pp. 99, 140, 141 , 144, 210, 247, 2_51,252, 282, 694-5, 888 . D e Gennaro, Raffuclc, ( 1777-1823), di Barletrn, esule in Francia, CS dello SM di mv., A. dc Naplcs, poi gen. brig. muracriano, p. 103.
Deguisans, cap. dei volteggiaLOri del 52e de lignc a S. Pietro in Cuarano, pp. 110, 505.
Dejean, .Jean François Aimé, (1 74')-1824), come, gen. di brigata del genio, p. dc la Granelais, Rodolfo, cap. d'art. napoletana, p. 84. de la Tour d'Auvergue, Godefroy Mauricc Marie .Joscph , (1 770- 1837), discendente illegittimo dal mar. ' l\1rcnnc, organiz.z.alore e primo col. del Regg., p. 536, 543 , 592, 596, 620. de la Tour, Francesco, conrc, CV com. il Guiscardo a Tolone, com. Archimede (1807), brigadiere isp. dell'arsenale, com. dei 1narinai cannonieri, poi caposquadra dir. gen. di tutta la marina a Palermo, pp. 156,919,925, 929 , 932 . de la · I011r, due allievi nel collegio di marina sic., p. 921.
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INDICE DEI NOMI
dc la Tour Sallier, Vittorio Amedeo, (1774-1858). di Chamhéry, f. <lei Len. gcn. sardo Giuseppe Amedeo marchese <li Cordon (1737-1820), uff sardo, col. austriaco, col. dell'Italian levy, brigad. della Ia Div. anglo-siciliana in Spagna, pp. 592-3, 600, 840. de la TremouiJle, duca, hrigadiere uap., pp. 135, 137. De Laugier, Cesare, ( 1789-1871), ulL Loscano, italiano, murattiano, .~rorico mii. p. 908. de la Vega, Francesco, hrigadiere, dir. gen. dd genio, pp. 147, 154, 291, 299, 315.
Del Bono, Antonio, uditore gen. mii. in Palermo, p. 339. Del Campo, Francesco, cavaliere, comm. ordinatore tiwlare, pp. 170, 200. Del Carretto, Francesco Saverio, (1778-1861), di Harletta, ten. di SM, svolse una ricognizione gen. nel 1806, cap. di SM dclb 1)iv. anglo-siciliana in Spagna ( 18 l 2-14), poi isp. e com. della gendarmeria borhonica, pp. 622, 65'), 896. del C:arrillo, v. Carrillo.
Lecce (1804-05), p. 376. De Lictcriis, Andrea, giudice uditore di guerra a Procida (T. di Lworo), (1804). p. 377. De LieLO, Len. di cav. aggiunro allo SM di Mandarini a Maracea (1806), pp. 500. 503. cle Liguoro (Liguori), Andrea, ten. ml. del Regg. Principe cav. in Alca ]calia ( I792-96), col. del Regg. Regina (1800-05), pp. 134, 144, 261, 283. Delirala, Raffaele, capomassa, luogoten. di Santoro a Cotrone. della Cattolica, princ ipe, v. Ilonanno Branciforte, Giuseppe. della Floresra, duca, organi:i.zatorc dd 6° cacciatori voi., memhro della giw1ta di difesa della Sicilia, com. del hattaglione granatieri a Roma, col. del Valdcmone font., brigadiere, com. delle truppe nella Sicilia Orientale, pp. 11-'i, 217, 320, 322, 325, :326, 3) 7, 448, 469, 474, 59:3, 611, 638, 651 , G53-5. 659, 662, 693, 701, 733, 8/iO. della Gllardia, Antonio, 1° magg. del Regg. Principes.,a cav., p. 283.
l )el Carte, v. Del Conte, Emanuele.
della M,rnra, duca, col., membro della giunt,1 economirn delle hande, pp. 35-'i, 372.
del C:astillo, Antonio, tcn. di Re nella piazza di Siracusa (1801-05), p. 338.
della Miranda, duca, <:acciatorc magg. di corre, pp. 147, 268.
del Cerviglio, cap. sanfrdista ( 1799), / 211.
d ella Regina, duca, v. Cape<:e. 0
Del Conte (Del Carte), Emanuele, col. del ~ Regg. eslero sic., pp. 626, 708, 739.
del Coral, Diego, CV aggregato, presidente della navii~azione mercantile, pp. 156, 929. del C:oral , Gaetano, comm. di guerra col. ( 180405), PP· 170, 199, 200. del Coral, Giovarmi Battista, C f; ai11r. magg. del dipartimento di Messina, pp. 156, 929. Dc I .ena, Carlo Anlouio, uditore di guerra di Lagonegro (Matera), p. 377. Dcltìco, Melchiorre, (I 744- 18)5), di l.eognano (TF.) , fìlosofo e uomo p olitico, p. 34 1. Del Fuenre, Andrea, <:omm . di guerra, spedizione del principe di Molitemo, p. 605. Del Fucrrc, Francesco, ten. col. interino d'art., sotto dir. della fabbrica tfarmi di Torre Annunziata, pp. 3 1 l , 313, 314. Delgado, Girobmo, TV com. la. 7a D iv. cannonierc murattian o ( 1809-10), p. 9 17. del Ciudice, A., proc. fì scalc del tribunale mii. di
della Rocca, tcn. di SM al QG di D amas a Castrovillari, ,,1p. quartiermastro gcn. della 2a Div. McFarlanc in Liguria, magg. com. la colonna su Savona, pp. 626, 660. della Rocca, Carlo, I O ren., autore dell'Istruzione per le truppe /eggiere (Roma, 1800 2" ed. Palermo 1807), p. 256. della Rocca, Giovanni Battista, ten. col. del 1° dragoni prov. di '.lcrra di Lavoro (Aversa), p .
372. della Rossa, v. Dalla Rossa, Antonio. della Schiava, marche.se, v. Mastrilli. Vincenzo Maria. Della Spina, Giovanni Anronio, CF della Galatetl (1815), pp. 928, 934. d ella Torre, Giuseppe, col. sub isp. di cav.. p. 132 . della Valle, G iusepp e, tcn. col. dei cacciatori reali, p. 268, , 724- 5, 739. Del li Fiori, v. Fiore, Ignazio. Dell'Orso, G ius<:ppe, di C:uf\noli, capo comitiva,
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poi nei volteggiatori, impiccato 1'8 dic. 1806 presso Lorem Aprutino, p. 482. dell'Uva, Francesco, hrigadiere nap., pp. 56, 79, 135, 147, 150, 154, 282, 653-5, 658,662, 666,673,701,710. Del Mobolo, Giovann i, stampatore in Messina, pp. 82 1, 924. Del Negro, ren . del 1° cav. (ex-Principe) in Spagna, rimpacri:ito per malattia il 4 agosto 1813, p. 729. Dclorr, Jacques, (1773-1846) , aiutante com., A. de Naplcs(1806),pp.103, 105,413. de Lo.mngcs, C harles, capo mii. della marina giuseppista (1806), p. 597. Dd Pezzo, hanccsco, di Cosenza, commissionato alla leva delle masse (1806), p. 366. Dclphin, ulI del genio del corpo di spedizione delle Calabrk (1807), p. 487.
I)el Po, Andrea, impiegato di dogana a Napoli, profugo a Capri (1806), p. 896. Del Pozzo, Ignazio, arrefìce della fabbrica d'armi di Torre Annunziata, p. 3 10. Del Pozzo, Raffaele, avv. e proc. del monte delle vedove di marina (1804), p. I 56. dd Puente, Andrea, comm. di guerra senza grado mii.. pp. 170 , 17 1, 199,200,657. del Puente, Ciovann i, scgr. del pio Monte delle Vedove, pp. 171, 191 , 199. d el Re, Francesco Saverio, magg. d'art. a Tolone, col. del Regg. Regina in Sicilia, poi del Regg. a piedi, pp. 131, 170, 287, 292 , 295 , :H li, 33 1, 337, 693, 693, 744. del Re, Luigi, comm. di guerra ten. col., dir. dell'officina d'intendem.a in Sicilia, pp. 170, 171, 200, 666. Del Rio, Anionio, ten. gen., ministro di guerra e marina, p. 157. <lei Sole, marchese, esente delle R. guardie del <.:orpo ( 1804-05), p. 267. D e Luca, capopopolo di Corigliano (27 ago. 1806). Dc Luca, Antonio, di Po111.a, padron di l,arc1. della flottiglia l.'Ofsara di S. Bruno, p. 896. D e Lurn, Claudio, cap. dei legionari scelti di Calahria Citra ad Amamea, p. 540. De Luca, Frane.esco, tcn. de.Ila CIV. regolare sanfedista, p. 2 1 I .
De Luca, Giuseppe, magg. grnduarn del Rcgg. Valdi mamua mv., C. a Mileto il 28 maggio 1807, pp. 5 11 , 53 1, 535, 539, 726. De Luca, Luigi, di Ponza, padroni barca della flottiglia corsara di S. Brnno, p. 896. Dc Magistris, Beniamino, padre scolopio, prof. d i i1aliano e geogmfìa al collegio mii. di Caeta, p. 194. De Maio, Andrea, soLtoLen. alle scuole mii. di Napoli, p. 193. De Maio. Gaetano, giudice, p. 275. De Maio, Gaspare, cappellano dei Reali Calabresi (1802-04), p. 197.
Dc Maio, Luca, revisore alla sala d'armi di Napoli dal 1761 , p. 3 10. D e Marino, Amadio, proc. de i poveri al trihunale mii. dell'Aquila (1801 -05), p. 376.
Dc Marrino (Di M.), Domenico, pilota com. le cannoniere di Gaeta, T V a C.-ipri (1808), com. la la Div. cannoniere (1809), poi CF, pp. 70,420,888,895,904, 911. De Martino (Di M.), Giamhartisra, di Piano <li Sorre nto, pilota, poi AV, com. di cannoniera borbonica a Pon7.a , arrc-.~rato (1807), pp. 904, 9 1'.-$. De Martino (Di M.), Giuseppe, TV giuseppisra, poi C F della fregata &ti.zia. De Marrino (Di M.), Giuseppe, segr. del.l'udienza di guerra e di CR (1804), p. 376. De Mart.i no (Di M.), Salvacore, pi.lora com. <li cannoniera uap., E a M iliscola (1 80')) e ammesso nella marina sic., p. 912. De Masi, Domenico, detto "Nico Leone", di Pampodio (Re), c.ap omassa.
D.: Masi, Lurn, capo comitiva abruzzese ( 1809), p.@3. Dembowski, Giovanni Battista, (1773- 1822), capobarr. A.DC <leU'isp. gen. delle truppe polacche, poi aiuc. com. del la Div. Ledù, infine gen. brig. italiano, pp. 67, 103, 106. de Medici, v. Medici d'Orraiano, Luigi de. De Meo, Vincem.o, ten . del II/2° esrero, F. il 1O Iuglio 181 5 sotto Gaeta, p. 707. <le Merval, com. del QG <lei principe G iuseppe, p. 103. Dc Michele, Franct-sco, di Rogliano (CS), canoni-
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INDICE DEI NOMI
co, commissionato per la leva delle masse, p. 366. Dc Michele, Giamharrista, primo au<litore di Longobardi e capomassa, fucilato il 21 febb. 1807 a Fiumcfreddo, pp. 4 51, 472, 484 (proclama), 505-6, 513, 515 , 519-20, 523-4, 555, 806, 809. De Micl1cli, Costantino, 1° magg. del Regg. Albania, pp. 254, 282. de MoeLscl1, v. Moctseh dc l.ht7.. De Montille, fran(:('.SC, primo dir. dell'arsenale di Castelnuovo, p. 309. De Naro, Giuseppe, raz.i onalc dcll'orfanorrofìo mii., p. 192, 199.
monacata, rapita da Montigny, p. 523. dc Pretiis, Pierro, Ciuseppe e Luigi, frat. di Amantea, trucidati da C. Mele, p. 523. Dc Raffàclc, Dc Rcnzi, Gabriele, dorr., 11dirore di piazza a Capua (1804), p. 377. Dc Rcinis, I.copoldo, ministro della guerra rep., giustiziato i.I 12 dic. 1799, p. 208, 267. Dc Rcnzis, Stanislao, barone e cap. di milizie della Terra di bvoro ( 1804), p. 226. Dcriard, comm. di gucrr,1 della Div. Duhesme, A. dc Naplcs (1806), p. 103.
De NaLalc (Biagio Naralc?), controllore dell'OM di Teramo, p. 187.
De Riscis Simone, Luigi, dei baroni di Cucchio, capomassa chictino, col. preside di Cosenza, pp. 90, l 48, 149, 155, 365, 366, 376, 530, 806.
De Nicola, Carlo, diarista nap. ( 1798-l 825) , pp. 228, 22'), 277, 357, 597 , 884.
De Riva, Giacomo, magg. del 1° Rcgg. ttrhano città <li Napoli (1801-05), p. 372.
De Nicola, Lrn..irn, corsaro sic. ( 1808-09), p. 909.
Dc RobcrLi, v. Robcni, Lorenzo (dc). Dc Robertis, Alessandro, alfiere del Regg. Campagna, poi del Rcgg. Agrigento (1799), infine com. l'isola e l'crgasrolo di S. Stefano
dc Nihcll, v. Nihcll. dc Novcllis, Gregorio, udirore di guerra a Verzino (CS), p.:377.
(1805), p. 155.
Dentice, An tonio, brigadiere com. le milizie abruzzesi. p. 138.
Dc Roberto, Ramiro, rc.n. col. com. <lei depositi di cav. a Capua (1 794-96), p. l 34.
Dentice delle Stelle (Venato l)entice),Nincenw, (1741- 1818), maresciallo di campo, pp. 136, I 39, 176, 228, 231.
De Rocl1cs, Giuseppe, col. organ. dei Regg. prov. di Salerno (1804-05), pp. 358, 373.
Dc Pascalc, cap. di polizia a Messi na, accusatore dei frac. Friserà, p. 817.
De Roll d'Ermenholz, (?-1813), barone, di Soleure, primo col. del Rcgg. omonimo, p. 855, 8 57.
De Pascalc, Raffàcle, pilota com, di cannoniera a Ponza, arrestato (1807) , p. 904.
De Rosa, caporale d'art. sanfedista (1 799), p. 288.
dc Pincdo, v. P inc,fo.
De Rosa, Giovanni, com. del corpo volante a
D'Epiro, Antonio, canonico, luogoren. di Ruffo (1799), col. dei corpi volanri e ., osperro doppiogiochista (1806-09), pp. 211, 238, 240, 365-7, 812.
De Rosa, Giuseppe, di Arzano, chirurgo di bart. del Regg. Alemagna (1802-04), p. 180.
D'Epiro, Muzio, frac. d.i Antonio, cap. sanfedista (1 799), p. 211.
massa calabrese a Napoli (1 799), p. 240.
De Rosa, Nicola, magg. del Castel dcll' Ovo (1804-05) , p. 155.
D 'Epiro, Nicola, tcn. col. dei R. Calabresi, poi com. dei cacciatori Aprutini (1 799- 1805), p. 282.
D e Rosa, Pasquale, capomassa del Vallo di Diano a Maratea, poi cap. dei cacciatori di montagna (Curcio), arrestato per omicidio, pp. 452, 454, 500-1, 503, 806, 810.
D e Piro, Vincenzo (1736-99), nobile maltese, 2° barone di Burdoch e 2° marcl1csc dc Piro, capo dell'insurrezione m altese e col. del Rcgg. sic. a Malta.
De Rosa (Rose), Francesco Saverio (Salvio), di Crimaldi (CS), comm. per la leva delle masse, capomassa, poi nella gendarmeria ausiliaria mur;irriana, pp. 366, 809.
<le Prc tiis, Grazia, d i
D 'Errico, Giuseppe, cap. dei cacciatori dd 1° ,-slc-
A1na111.e.1 ,
stuprata da Mele,
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LE Du E SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815)
ro (nap.) in Spagna, MB per l'attacco al Monte Olivo di T,uragona (7 giu. 1813), p. 706. D'Errico, Raffaele, <lott., uditore di guerra di Picdimollle d'Alife ('L Lavoro), p. 377. D'Errigo, Pietro, di S. Srefano (ME), I O serg. <lei cacciatori voi. delle Poric di Messina (I batt. , IV cp), p. 793.
Numiatdla, p. 194. dc Sivo, Antonio, magg. del 1° dragoni Terra <li Lavoro (Aversa}, p. 372. Deslandes, pagatore gcn. dcll'A. de Naples e poi deffa guardia reale nap ..
O
Dery, Pierre César, (1768- 1812), 11. a S. Pierre (Martinica), creolo, col. gen. della mv. della GR muraLLiana, gen. brig., C. iI 18 ott. 1812 a Winkowo, pp. 608,613,918. dc Sandiel (Sandier), v. Sandiel. D e Samis, Pasquale, ten. dir. dcU'arscnale del Lreno d'art., pp. 303, 310, :315. De Sanris, Serafino, detto "Cimarid,dla", capo comitiva di Abruzzo UILra II, p. 603. De Sariis, Alessio, dou., uditore di guerra ad Aversa ('forra di Lavoro), p. 377. D csauge1, Robeno, (1786-1872), rnp. di SM sic., q11aniermastro gcn. della la Div. Monrrésor (1814), pp. 626, 660. Dcsbrcat, Len. col. capo di SM della 3a Div. nap. (Cavaignac), I~ a Contesse (ME) il 18 sell. 1810, pp. 609, 61 7-8, 793. De Settis, Antonio, col. dei Rc.ùi Calabresi di Ruffo, poi del Rcgg. prov. di Tropea (2° Caranzaro), (1804-05), pp. 181, 210, 2/l I, 358,
%5, :1n Desgravicrs Iknhelol, François Caniver, (1 7681812), col. del ler de ligne, gen. brig., C. a Salamanca (Los Arnpiles) il 26 luglio 181 2, pp. 486, 504, 5 15-6, 519, 5:11. De Silva, Giovanni, magg. e poi Len. col. del treno d'arr. e bagagli, pp. 315, 655, 752. De Silva, Raffaele, cap. del Lreno <l'art. e R. bagagli (1804-05), p. 3 15. Dc Simone, Fra11cesco, CF, poi C:V e barone murauiano, com. le forze navali in Calabria (1810), pp. 574, 608. De Simone, V incenzo, ren. dei voi. calabresi, C. a Longohardi il 22 gcnn. 1807 , p. 519. De Simio, chirurgo dir. dell'ospedale da campo della D iv. Damas, p. 180.
dc Sougnez, Raniero, tcn. di Re nella piazza d i Augusra (1801-05), p. 338. d'F.spoud1cs, cap. del Regg. Siracusa a 1.ongonc (I 79')) , p. 321. D esprez, cap. del genio all'assedio di Gaeta, p. ii23. Dessougeau (Desougeons), comm. di guerra aggiunto, spedizione nelle Ionie, p. 558.
De Srefono, TV, com. la galeol~L Attiva. De Scefono, Giuseppe, comm. di polizia mnrartiana a Napoli e a Capri, p. De Stefano, Pasquale, capomassa, p. 278. d'Estcngo, Gabride, 2° magg. del Rcgg. Carolina Il, p. 282. 1YF.stcngo, Pasquale, aHìerc confinato a Ventotene dal principe d'Assia, accusato di tradimento <la Gicca e deferir:o al consiglio di guerra di Palermo.
de Sterlich, Ciovanni Battista, (1752-1848), di Chieri, CV graduato dei maJÌuai cannonieri, futuro viceammiraglio, pp. 156, 919, 929. Dcsvernois, Nicole Philibert (1771-1859), col. di GIV. francese, maresciallo di campo nap., e mcmo rialisla, pp. 443, 825. Dc T hom, insegna del Sicilian Regimcm ofFoo l, p. 877. <le Thomas, ( :iovanni, col. sub isp. di cav. , brigadiere, intendente dcli' esercito in Sicilia, pp. 13t 135, 142,168, 32~ l)eThomasis, G iuseppe, (1 767- 1830), di Montenerodomo (CH), rep. del 1799, sotto imcndenle a Sulmona, intendente in Calabria UILra, proc. gen. della cassazione, comm. di Ben evento e intendente di Capua, esule a Firenze., pp. 818-9. De ' lì-anso, ('SCntc delle guardie d corpo napoletane, p. 267
dc Sio, capomassa dei difensori di Maratca (dic. 1806), p. 500.
Detrès (Dcstrées), François, (1764- 1815), di Arras, gen . brig. a Corfù, Foggia e Capri, poi ADC del re e cen. gen. murattiano, pp. 574, 577,582,586,599, 6 29.
dc Sio, Gaetano, alfiere, prof. di g1amrnatirn alla
Dctrnisieux, cap. d'art. all'a.~sedio di Gaeta,
de Sinno, v. Sinno, marchese di.
1023
INDICE DEI NOMI
(1806) , p. 423.
fugo a Capri (1806), p. 8')6.
De Vera d'Aragona, Domenico, col. di marina, preside di Moutefusco (1804-05), pp. 148, 155. 156,376, 'J29.
Di Mariara, ten. col. sic.:. a Messina, condannato alla rclegaz. per tradimento (1810-11), pp. 685,823.
Dcvilliers, col. del 6c dc lignc, E il 23 ago. 1807 nel Canale d'Otranto, pp. 547, 558.
Di Martino, v. Dc Martino.
dc Vinritnillc, v. Vinrimille du Luc.
Di Napoli, Giuseppe, di Pon7,~, padrone di scia-
Di Michele, v. Dc Michele.
Dc Vogue, Carlo, 1" t<.:n. del Regg. Sannio, poi voi. nei corpi sic. (179')).
becco corsaro della flottiglia Castrone, intervenuto a Capri (oLL 1808), p. 907.
de Witte, Antonio, ten. col. del 6° Rcgg. urhano c.:itt.à di Napoli (I 804-05), p. 372.
Di Nicola, Lazzaro, corsaro di Palermo (1808), p. 909.
Diaz, Emanuele, cap. d'ari:. all'assedio <li Gaeta del 1815, p. 750.
Dionigi, uff corso, com. il presidio di Procida, arrcsosi il 24 giu. 1809, p. 599.
Di Campo, Clemenre, padrone di tartana corsara a Ponza, p. 896.
Di Palma, piloto nap., com. di la.ncia nella spedizione contro Tunisi (1804), p. 885.
Di Campo, Nicola, padrone di tartana corsara a Ponza, p. 8%.
Di Paolo, Giuseppe, reclutatore nap., fucilato a Lecce nd 1801, pp. 10, 223.
Dickens, cap. dei Royal Enginccrs a Malta, p.
Di Rosa, Antonio, 1° piloto graduato di .1lfìere com. la 3a Div. cannoniere ( 1809), poi AV, p. 908.
86 1). l )ickson, Henry, pagatore della British J\1my rlocilla, m. a Messina nel 1822, p. 853. Die<lrid1stein, Mauriz von, col. capo di SM <li Mac.:k, pp. 128, 136. Oicz, Alfonso, tc.n. col. del 4° prov. di Salerno (Vallo), p.373. Di Piore, Angelo, cons. ed ex-uditore c\i Reggio, sanfedista, poi comm. civile borbonico per le Due Calabrie dal 26 ott. 1806, p. 5.10.
Di Sangro, Domenico, cap. gcn. di terra e com. di reggenza, p. 129. Di Sangro, Domenico, segr. della giunta de' quartieri di Capua (1804-05) . p. l')'). di Sinno, v. Sinno, marchese <li.
Di Giacomo, Francesco, 2° ten. del Regg. R. Calabria , voi. sic. a Palermo ( 1799).
di Somma, Tommaso, ( 1737-18126), marc.:hese di Circello, diplomatico nap., pp. 1O, 17, 44, 46, 49-51. 58, 60, 146, 154, 591, 593-5, 613,653-4,661 -2,665, 679,749,792, 794, 840- 1, 843-4, 84'), 851, 860, 894.
Di Giorgio, Raffale, comm . civile delle Due Calabric, dcstirniro il 26 ott. 1806, p. 5 1O.
Di Stefano, Pasquale, <li IuLrodacqua, luogotcn. di Pronio ( 1799) e cospiratore.
D i Ciovanni , Ciovanni, <li Collecorvino (PE), luogotcn. di M. Ferranti (1806-7), p. 483.
Di Tota (Di Toro), Leone, di Sora, capomassa sanfedista, ren. col. del Regg. Valdimaz:,,ara cav. e poi del Valdinoro 11, col. del Regg. Principe (1° cav.) in Sicilia, pp. 149, 2 14, 239. 240, 245, 260, 281, 283, 337, 53 1, 534. 726. 736,
Digonnet, Autoine, (1763- 1811), gcn . brig. A. de Naples (1806-7), pp. 103, 443, 445, 450, 475,485,487,504 . Dillon, Guglielmo, brigadiere nap. (m. ante 1806), pp. 135, 140. 153,206.
Diversi, Emanuele, col., gov. del castello di Baia, pp. 148, 155.
Dilotri (Diletti) , Paolo, com. int. del Regg. Macedonia, poi 2" magg. del Rcgg. Albania, ( 1804-05), pp. 254,281,282.
Dole, Rich.ard, commodoro dell' U. S. Navy nel M editerraneo, p. 884.
Di Ludolf; Francesco, f. del min. nap. a Costantinopoli, sotto tcn. del Regg. Alemagna (180201).
Dombrowski (Dabrowski) , Jan Enryk, (17551818), gen. div. polacco al serv. italiano e poi francese, pp. 67, 74, 459, 477,
Di Maio, v. Dc Maio.
Dominelli, Ignazio, dir. della scuola di veterinaria di Napoli (1803-05) , p. ?65
Di Marco, C i:icomo, padrone di rnar1eg:rna, pro-
1024
LE DUE S1ow: NELLl GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815) -
Donadio, B., proc. dei poveri, rrihunalc mii. Terra di Lavoro (l 804-05), p. 376. "Don Chicco", prete e capomassa di falconara Albanese, impiccalo a Cosenza nel genn. 1807, pp. 506-7, 809. Donegani, uff. dc.I 2° di linea italiano a Mara.rea (dic. 1806), p. 503.
- - - - --
- - - --
-
487, 555, 803. Dufrcsne SainL Léon, Alexandre, ren. col. e aiut. com., A. de Naples, (1806), p. I 03. Dufrcsnoy, cap. com. l'lle cie/2e RAI' (1 807), p. 558.
D'Onofrio, v. Onofrio, Francesco.
Duhesme, Philibcrt Guillaume, (1766- I 8 I 5), gcn. div., C. a WaLerloo, pp. 68, 69, 74, 79, 80, 93,
Donzelor, François Xavicr, (1764- 1843), gen. hrig., poi di div., barone, collle, pp. 409, 4 I 6, 418, 422, 463, 474, 487.
Dulau loy, Charlcs François, (1 764-1832), conre di Randon, com. l'an., A. de Naples (1806), pp. 27, 66, 67,103,396,398,105,423.
Doria, Anton Raffaele, di Cotronc, capo sez. marina del min. della guem rcp., p. 158.
Dumarest, CS aiutante com. a Gaeta e in Calahria (1806), pp. 422, 487.
Douglas, segr. della legazione inglese a Palermo (1811), pp. 651,842.
Dumarteau, Fahri1.io, 2° tcn. del Regg. Sannio ( 1799). p. 210.
Dovret, CB francese, dato per C. all'assedio di Amantea (?).
Oumarteau, Giovanni ltmista, CB del II/I a legione Sannita rep. ( 1799), poi cap. murauiano (ADC di l'ignarelli Cerchiata), p. 210.
Dragoneui, capo wmitiva del Molise (1809), p. 603. Drodihuss(ff)er, Charles, tcn. e poi aiuL del Sicilian Regiment of Foot, p. 877. Droit (Drouet), magg del .lcr dc ligne ad Amantea e Corrone (1806-7), pp. 511,525. Drowne, Cl; com. il Bittern (1 ° fcb. 1808), p.
8'J'J. Drummoud, cons. diplomatico del gcn. Fox a Palermo (1806-7), pp. 527, 529-30, 544, 548, 556, 833-5 , 837,839,895,898,900.
Dumas, Alexandre Davy de la l'ailletcric, (18021870), ( del gcn. Thomas Alexan<lrc, romanziere e drammaturgo fomcese, p. 139. Dumas, Marhieu, (1 753- 18]7), conte, gen. div., quarriermastt·o di Napoleone a<l Austerli rz, ministro della guerra di re Giuseppe, pp. 66, Duncan, CV com. l'I !MS lmpérieuse, p.
no.
Dlllican Roherrson, Ceorgc, tcn. col. del Sicilian Regiment ( 1807-1816).
Dubousquct, cap. del genio a Capri ( 1808), p. 58 1.
Dw1Jas, sir David, ( 1735-1820), quartiermastro gen. (17')6-1803), poi com. in capo (180911) della British Army.
Ducc.a, tcn. dei cacciatori Albanesi, com. del secondo reparto, p. 71 7.
D undas, sir Henry, (1742-18 11), 1° visconte Mclville, ministro delle colonie, p. 53.
" D1iccnta", v. Ranallo, Bonaventura.
Dupbt, George Charles Augusrus, magg. gen., ultimo com. delle Lmppe inglesi a Messina ( 18 15).
Duchaumer Marchand, sorto isp. alle riviste dell'A. de Napks, ordinatore in Calahria, C. il 14/ I 5 luglio 1806 presso Lauria, pp. 103, 451,453.
l )upont, gcn. frances e, p. 160. Dupré, col. del 30c dragons ali' assedio di C aera ( 1806), p. 424.
Duchéne, Pierre, cap. dell'an. nap. In missione a Parigi e Strashurgo ( I 787-88), p. :308 .
Dupuy, Andrea, magg. com. l'art. nel Q_G del corpo <l'a rmata di Palermo (1807), p. 655, 744.
Duclou, impresario delle sussistenze della marina nap. in Calabria (I 8 I O), pp. 606, 611 .
Durante, Pietro, alfiere dei pionieri reali a Palermo (1811), p. 725.
Duckworth, sir John Thomas, (1 748-1817), vice amm. inglese, pp. 527-9, 834, 897 .
Durazzo, Angelo Frane., sotto tcn. della 7a/III R. Corso, P. in Sicilia il 18 sctt. 1810.
Dudrcne ux, E., cap. del Royal Malra Regr (1804), P. ad Anacapri il 4 ott. 1808.
Durhan, William, Cr; cap. della fregata Ambum1de, pp. 58, 907.
Dufour, François Marie, (1765-1815), col. del 6e dc ligne, PI'· 93, 4 18, 424, 460, 462, 473,
Duret de Tavel, capo della colonna mobile in Basi1ica1.a.
1025
INDICE DEI NOMI
rr-
Durivoire, cap. aggiunto di SM all'assedio di Gaeta, p. 422.
148, 155, 338.
Duvuz, gen. brig., Corps d'observation de l'ltalie Méridiuuale (1811), p. 620.
d'Urso, Filippo, avv. dei poveri presso il supremo consiglio di guerra, pp. 199, 376.
D y neley, Thomas, ull: d'art. inglese a Maida e Scilla, poi ten. gen., memorialista.
Dusmct dc Smours, Giuseppe, col., gov. del casrello di Reggio, poi dell,i pi,w.a di Mila,.zo,
E Ehen und Buren, barone von, ren. col. del Re~. Dc Roll, p. 856.
IZ.~haldochcim, Federico, cip. ,1iutantc di pian.a segr. a Gaela ( l 806), p. 120.
f,.çhanirz, l.uigi, 2° magg. del Rcgg. Re cav. ( 1804-05), p. 283.
Escamard, Vìncenw, I O cap. dei pontonieri, prof. d'art. ragionata alle scuole teoriche d'art. ( 1804-06), pp. 76, 288, 292, 302.
Edwards, hancis J., cap. del Sicilian Regimenr of Fuut, p. 877. Elia, Giuseppe, prnL di disegno di campagna ali' accademia mii. (1804 -05), p. 193 # .Elliot, sir Gilbcrt, (1751-1814), scozzese, viceré di Corsica, ministro inglese a Napoli, pp. 324, 36, 39-41, 45, 49, so, 59, 60, 149, 390, 641,803, 830-1, 884,895. Emmery, soLLo isp. alle riviste, A. de Naplcs, in Calabria e nelle Ionie, pp. 66,187, 558.
bcohar, Pierro d', brigadiere nap., pp. 135, 147, 154. 282. Espagne, Jean Louis Brigitte, (1769-1809), gen. div. dell'A. de Naples, C. il 21 maggio 1809 a Essling, pp. 67- 9, 71, 76, 1.59, 168, 178-9, 486,488, 499. E.~pluga, Niccola, marchese, CV, caposquadra e com. il Jip. di Messina, pp. 156, 929.
F.nchcndronner, Cli del 14e légère in Basilicata.
&tevan, Manuel, capomastro armiere a "forre Annunziata <lai 1773, p.
Enghien, Louis Antoine I lenri dc Bourbon-Condé, duca d', ( 1772-1804), p. 566.
Estillir, Giuseppe d', tcn. col., gov. dd castello Gom<1ga di Messina (1804-05), p. 338,
Epp, Carlo, sotto ten. del Regg. Alemagna (180204).
Eusrache, William, ten. col. degli Chasseurs Briranniques, p. 855.
Enriquez, Gasparo, I O magg. del Regg. Principe cav. in Afta Italia (1 794-96), poi ten. col. del Principe Il (1804-05), pp. 134, 283.
Ey<luux, TV com. il brick Abeil/,,, inviato sotto inchiesta a Tolone per non aver difeso la corvetta Bergère (1 7 apr. 1806), p .10l.
Erler, Ciuseppe, alfiere del Regg. Alemagna (1804).
Exmourh, Lord, v. Pcllcw, sir Edward.
Errichdli, Francesm, magg. di piazza a Capua (1801-05), p. 155. Erriquez, Antonio, 1° magg. del 6° urbano della Città di Napoli (1804-05), p. 372.
Expert, vagucmesrrc della casa del principe Giuseppe ( 1806), p. 103.
1026
LE
DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1 ~ 800 ~ _-~1~8~1=5)~ - - - - - -- - - - -- - - -
F Fabiani, Vitaliano, ammuustrarorc economico della fobbrirn d 'armi, pp. 31 I, 314, 315. Fabiano, Vincenzo, di Cimigliano (CS), capomassa (1806), pp. 507, 809. Fairdough, Wìlliam, cap. dd Sicilian Regiment of Pool, p. 877. Falanga, Francesco, aiutante magg. (lei treno e regi bagagli, p. 303, 315. Falco, rnpomassa del Vallo di Diano, p. 460. Falcone, Francesco, magg. com. delle compagnie scelte <li Calabria Citra, p. 516. Falcone, com. mii. murauiano di Civitella del lì·onto (1809), p. 602. O
Falconi, Tommaso, tcn. col. del l Rc-gg. prov. dell'Aquila, incaricato Jdb leva delle masse (1806) , p. 364, 373. Falconieri, Giuseppe, dir. int. della contadoria di marina a Napoli (1804), pp. 156, 929. Falsetti, Raffaele, detto "Centanni", ten. col. del 3° Regg. prov. di Cosenza (Rossano), commissionato della leva delle masse, c:1pomassa, dato per C. il 22 germ. 1807 a Longobardi ma sopravvissuto, pp. 228, 358, 365, 366, 457, 464-5, 500, 501-2, 806,809,312, 822,897 .
:-m.
Famà, Clemente, emissario del ten. col Diego Naselli a Capri ( 1808).
zato (lei Calabresi", poi tcn. col. del 2° Regg. prov. di Cosem.a, incaricato della leva delle masse., pp. 211, 228, 358, 365-7, 373. Fava, Daniele Antonio, uditore <li guerra e di piazza ad Amantea (CS), pp. 377, 378. Favalli, Giorgio, len. col., magg. di piazza a Messina, p. 338. Favi, Antonio, dir. dell'8° Regg. urbano cirrli d i Napoli e membro della giunta economica delle bande, pp. 354. 372. Fedele, Biagio, capomassa sanfedista, poi capo brigante a Gaeta e Itri, p. I-i. Fedele, Paolo, uditore di guerra a Tropea (CZ), p. 377. Fcdcrici, Francesco, ( 1738-99), barone, col. del Regg. Napoli cav. in Alla Italia, maresciallo di campo, gen. rep., decapitato il 23 on. 1799, pp. U1, U5, 139, 206-8. Fcdcrici, Vincenzo, TV 1nurattia110, com. ]a 3a Div. cannoniere di Gaeta, p. 896. Federici, Vincenzo, di Altolia (ME) , detto "Capobianco", firmatario Jdl' appello del baroncino di Pietramala. ai calabresi per invadere la Sicilia, poi capo dei carbonari. Federico, Lucrezia, moglie di Giovanni Martino, eroina della resistenza borbonica in Calabria.
1:anali, v. 1:radi, Francesco.
Felice, Raffaele, udi core di guerra a Barletta ("I rani), p. 377.
Fanfano, Gennaro , cap. del Val<lirnazzara cav., p. 7 1 l.
Felici, Pietro, di Trapani, cappellano dd Regg. Abbruzzi, p. 197.
Fardclla, Gaspare, AV (1 799).
Fcllowes, Edward, cap. della fregata Apollo (1806), pp. 437, 448.
Fardclla, Giacomo, brigadiere di marina, com. il dipartimento di Palermo, pp. 156, 929. Far<lella, Ciovanni Battista, (1762- 1836) . marchese di Torrearsa, ten. col. del Regg. Re cav. in Alta Italia, brigadiere, quartiermastro gen ., poi ten. gen. e minislro della guerra, pp. 1.5, 5-'i, 59, 61, 62, 7 9, 89, 91, 134, 136, 142, 146, 147, 150-2, 154, 232, 251, 257, 262, 264, 283, 302, 323-5, 327, 329, 449, 469, 544,593,606, 6 53-6, 658,662, 700, 726-7, 840-1. Fascetti, Agostino, ten. com. del "picchetto avan-
Féraud, ord inatore in capo dell'A. de Naples, poi al serv. nap., pp. 66, I03. Ferdinandi, v. De Fernando, Saulo. Ferdinando lii di Toscana, v. Asburgo Lorena, Ferdinando d'. Ferdinando IV di Sicilia, v. Borbone, Ferdinando di. Ferdinando VII di Spagna, v. Borbone, rerdinando di. Ferguson, Ronald Crauford, col. del Sicilian Regi r11 e111 of" Foot, p. 877.
INDICE DEl__!N~O ,!,Ml!!!_ I _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _
Ferino, Pierre Marie Bartholomé, (1747-1816), di Craveggia (NO), gen. div., senatore dell'Impero, poi pari di Francia, p. 97. Ferlazzo, Rosario, segr. del Fondo de' lucri in Sicilia, pp. I 99, 339. PernandC7. Pciteado, Luigi, brigadiere, intendente dcli'esercito in Sicilia, pp. 142, l/46, I 51, I69-71, 200, :'24, 653-4, 659 , 662, 665. Ferr~ , Giacolllo, ten. del Regg. Valdinoto cav., dist. a PomA1 presso Canosa, p. 697. Ferrajoli, Luigi, ren. col. <lei Regg. dragoni prov. di Salerno (Nocern), p. 372. Ferraloro, Felice, udirore gen. dell'esercito in Sicilia, p. 655. Ferranti, Michele, capo massa di Penne nel 1799 e 1806-07, pp. 477, 482, 806. Ferrara, Giuseppe, cap. aiutante di piazza a Caeta, p. 420. Ferrara, Paolo, cap., sotto dir. del genio a Caera, p. 288. Ferrari, Giuseppe, col., storico mii. italiano, p. 3.
~
(3° Monrefmco), (1804), p. 373.
hgueroa, ten. col. del 2° estero al secondo assedio di Caer.a (1815), p. 707. hgurelli , Ciacomo, quartiermastro del Rcgg. Real Palermo { 1799), poi c.ap. della compagnia di dotazione di Favignana ( I 804-05), p. 333. Filangieri, Alessandro, (1740-1806), principe di Cute\ maresciallo di campo com. la cav. i.n Alta Italia, isp. <lell'arma, ten. gcn. gov. di Messina e viceré di Sicilia (1803-0G), pp. 133, 134, 142, 146, 154, 323, 324, 328, 333. Filangieri, Carlo, ( 1783-1867), principe di Satriano e duca di T1ormina, f. del giurista Gaetano (1752-1788), maresciallo di can1po murattiano, irnprendirore, pp. 413, 926. Filangieri, Nicola, principe di Curò, f. di Alessandro, brigadiere aiur. magg. gen. dei voi. sic., isp. della la Div. Val<lima7.7.ar.1 I poi com. degli alabardieri, liccm.i;1to nd 1813 s11 imimazione di Bentinck, pp. 653, 661-2, 724, 771, 797.
Ferrari Epaminoncb, Antonio, marchese, sindaco borbonico di Cosen7<1, organizzatore delle masse, m. in carcere 1'8 ott. 1806, forse avve lenato, pp. 90, 806.
Fileti, Giovanni, cap. di fant., cap. del porto di Palermo (1804-05), pp. 156, 929.
Ferraro, Giacomo, capomassa a San ; Pietro in Guarano (1807) , p. 505.
Pioni, Giovanni, comm. di guerra teu. col. a I'alenno nel 1815.
Ferraro, Giuseppe, ten. dell'art. giuseppi.~ra, <lifensore di Acri ( 1807), p. 505.
Fiordiriso, ten. del 3° R. Ferdinando a Mormanno, dovette rinunciare a difendere il convento per l'insurrezione degli abitanti, p. 83.
Ferreri, Antonio, marchese, avv., min. delle fin. nei gov. reazionari in Sicilia, pp. 645-6, 661,
665.
Filippi, Euniglia patriota di Civitdla del 'lronto, p. 602.
Fiore, Angelo, v. Di Fiore. Fiore (Dclii Fiori), Ignazio, di Loreto Aprutino,
Ferreri, Ignazio, cap. sub dir. divisionale del treno (1798), p. 136.
capon1assa a Penne, a1nnisLialo e fitLLo uc<.:i<l.~-
Pcrri, Stefano, prof di calligrafia al collegio mii. di Gaeta, p. 195.
Fiore, Luigi, frat. di Ignazio, C. il 27 oll. 1806 a Lorero Aprutino, p. 482.
Ferrin, insegna di vascello, com. il brick Endy · mion a Mola di Gaeta (1806), p. 397 .
Fiore, Saverio, spia borbonica arrestata nel mag. 181 O nel Principato Citra.
Fesch, Joseph, ( 1762-1 839), fratellastro di Letizia Honaparre e zio di Napoleone, arcivescovo di I.ione e ambasciatore a Rollla, pp. 60, 66.
Fiorenza, ' lommaso, fo11ditorc di proiettili d\ur., p. 308.
Fesra, Cimeppe, arr11ario del R. fondo dc' Lucri di Napoli (1804-05), p. 199. Fevillart, Antonio, col., gov. del Ca.~rello cfOrran to (1804-05), p. 148, 155. Feydau, Giacomo, brigadiere nap. , pp. 138, 154. Figliuoli, marchese, dir. del Regg. prov. di Ariano
rc dal gcn. Parrouneaux, p. 482.
Fioriserra, Gaspare, l magg. del 1° prov. Catanzaro, poi dei dragoni di Geracc, p. 372. O
Firrao, Francesco, patriota cosentino e magg. mumriano, pp. 91, 504, 513, 523. Pirrao, ' lommaso, principe di Lmz i, viceré di Sicilia , poi segr. agli inrcrni. nel min. sic. (I 799), ministro degli esteri, pp. 39, 4 1, 49,
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1028
LE DUE SICILIE NELLl GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 1815)
50, 58,321,322,844. Fischeui, Francesco, pro[ di disegno di figura alle scuole d'art. di Napoli, p. 314. Fischetti, Odoardo, pittore, autore dei quadri "Mutar alla Casa Rossi" e "sbarco ad Ottico di Capri", p. 589. Piralia, principe di, cons. di staro 6(,1.
:1.
l'alermo, p.
Heckenstein, Giusto, (I 774-?), f di Ignazio, cadetto delle !,'ll:trdie svizzere (178 5}, alf dd 1° estero riparato a Palermo (I 79')) , sotto ten. del Regg. Alemagna (1802--0/4). Fleckenstein, Ignazio, ten. col., gov. del castello di 1àranto (1804-05), p. 155. Fogliani d'Aragona, Giovanni, marchese di Pellegrino, p. segr. di staro agli esreri, guerra e marina, poi viceré di Sicilia ( 1755-73), p. 157. 1:olgori, Nicola, aimame del duca d'Ascoli, 1° magg. dei fucilieri di città, pp. 275, 279, 283. Fonscca, Michele, uff. dell'art. repubblicana, pp. 313-5. .Fonscca Chavcz, Giuseppe, ( 1742- 1808), ren. gen. del corpo reale d'.irr., pp. 136, I 36, 139, 287, 289, 313.
Fortini, Carlo, pilota di cannoniera, calt. a Miliscola e passalo n. marina sic., p. 912. Fouché, (1759-1820), di Nantes, ministro di polizia (1799-1802 e 1804-10), gov. delle prov. Illiriche (1811-13), ducad'Orranro, pp. 590. rournier, aiur. com., A. de siège a Caeta, spediz. in Calabria, pp. 420, 487, 504. Foux, ten. del genio borboni co a Pom.a ( 1807). Fox, Charles Jamcs, (1749-1806), scgr. agli esteri, frat. del gen., pp. 770, 833, 872, 898. Fox, Edward Henry, ten. gen. com. delle lorzc inglesi in Sicilia, pp. 418, 455 , 416, 523, 5279, 544, 641, 833-5, 842, 859, 893-4. 898. hadi, Prancesco, cap. com. il genio nel QC div. di Palermo, pp. 655, 758. " Fra Diavolo", v. Pe7.7,1, Michele. "Fragamponc", brigante abrm.zcsc, cm11rato ;i Civita S. Angdo (1807). Fraja, C.aclano, chi rurgo di battaglione dei Reali
Calabresi ( 1800-04}, p. 180. "Francatrippa'', v. Pisano, Giacinto . Franceschetti, Domenico Cesare, (1775-1853), d.i BasLia, cap. corso, p. /410.
Fonseca Pimentel, Eleonora, (1752-99), n. a Roma da genitori portoghesi, scrittrice e patriota, giustiziata il 17 agosto 1799, pp. 270, 289,482.
Fr:mceschi (-etti 1), Salvatore, reclutatore di voi. corsi al servizio sic. (1807), p. 712.
Fontana, Carlo, dir. del 2° Regg. prov. di Chieti (Vasto), p. 373.
rranceschi, Ciovanni Battista Maria, di Bastia (1766-1813), gen. hrig. dell'A. de Naples e capo di S.M. di Masséna, m. a Danzic,1, pp. 6~ 80, 85, 86, 91,103,105.
Fontana, To1.nmaso, dott., uditore di guerra ad Aree (Terra di l .avoro), p. 377. foresti , Pietro, ( I 777-1809), col. del 2° di linea italiano, (a Maratea) poi del 5" in Spagna, C. il 19 sett. 1809 all'assedio di Gerona, pp. 106, 4 18, 420 , 503. Forestier, CS, SM di cav., A. de Naples, pp. I 03, 476-8, 485,486, 487,558. Fom er, Pietro, col., gov. della piazza d'Augusta, p. 338. Forni, cap. aggiunto di SM all'asse.d io di Caera, p. 422 . Forni, Ciuseppe, magg. al Castelnuovo, p. 155. Forreguerri, Bartolomeo, (175 1- 1809), di Siena, viceammiraglio com. gen. della marina, ministro di guerra e marina, pp. 122, 1:-$1, 147, 155, 160-2, 198, 207, 300, 324, 395, 661, 663, 695, 881, 883-4,'>29, 932.
hanceschi, Cipriano, intendente personale di Saliceti ( 1808), p. 567.
Fra.nceschi Delonne, Jean Baptistc Franccsquì detto, (l 767- 181 O), di Lione, gcn. brig. dell'A. de Naples e aiutante di campo del re e genero del gen . Dumas, m. P a Cartagena il 23 orr. 181 O pp. 413, 420, 44 1, 445, 465, 466, 473, 475, 485, 504, 507 -9. Franccschi 1.osio, France.~co, ( 1770-1809), di Milano, col. ADC di Masséna, scudicre del re G iuseppe, ucciso in duello nel 1809 in Spagna da C. Filangieri, pp. 105,413, /420, /457. Francesco I d'Austria, v. Asburgo Lorena, Francesco. I :ranchi,
Costantino, maestro armiere, revisore a T. Annum.im 1770-1807, p. 3 10.
Franchi, Luigi, c.apomassa la7.ialc, poi ,1genre ., egrero nap., pp. 27 6, 359.
INDICE DEI._ N ~O ~ M~I _
_ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __
Franchi, Mariauo, caporuota, assesrnre al tribunale mii. dell'Aquila, p. 376. Franchi , Serafino, uditore di guerra a Civirelb {TF.), p. 377. hanehini, Domenico, giudice di vicaria, fiscale ddl' udienza di guerra e CR, p. 376. Franci, Giuseppe, comm. di guerra ten. col., uff magg. all'intendenza di Napoli, pp. 170,171,200. hangella, cap. dei legionari scelti di Calabria Citra all'assedio di Amantea, p. 515. Frascolla, signor, com. del Regg. baronale Terra di Lavoro (1798). Frascr, v. Mackenzie Frascr, Alexander. Fraverh, Francesco, proc. fiscale del supremo comiglio di guerra, uditore clcU' esercito in campagna ( 1805-06), pp. 150, 813. "Fray Nibot", capo guerriglia catalano, p. 706. hégéville, C:harles de Cau, marchese dc, (1762-1841 ), gen. div., A. de Naplcs, com. della 3a DM (Puglie), richiamato per sopruso, pp. 66, 'J'J-101, 103, 459. Freno, Rocco, informatore sic. del gen~ Digonncr (1809). Freret, com. la colonna mobile di Castrovillari {18 10), p. 822. Fresia, Maurizio, (17 46- 1826), brigadiere di cav. sardo, gen. <liv. francese, com. di G enova (181'1), pp. 627-8.
_ _
Fressinet, l'hilibert, ( I7(,7-1821), barone, gen. brig., A. de Naples, pp. 67, 620. «
Frid<lizza
»,
v. Fusaro, Francesco.
Frignano, Mario, segr. del R, Fondo de' Lucri di Napoli, p. l')'). Frigo, c.apomassa, p. 814. hilli, Francesco, ten. col. ADC del duca d'Ascoli, magg. dei fucilieri di città ( 1804-05), pp.275,279, 283,896. Friozzi, Francesco, tcn. col. del Regg. Principe I cav. (1804-05), p. 283. Frogo, capo comitiva in Calabria Cirra (1809), p. 555. Frohlich, Michacl von, tcn. gcn. austriaco, pp. 11-3. Fubisler, ten. del Sicilian Light lnfanrry Regimenl (1806), p. 860, 877. Fuga, Ferdinando, (16')')-1781), di Fircnanch irnrn, p. 3 1n
7A' ,
Fuliker, tc:n. del treno all'assedio di ( :aera (1806), p. 423. Fullon, ulI francese, difrusure <li Mormanno (14 marzo 1807), p. 8.13. fornello, .~erg. dei Corsican lhngcrs, disertato a Capri il 4 orr. 1808, pp. 579, 865. Fusaro, Francesco, detto "Friddizza", luogolen. di Nierello, giustiziato a Cosenza il 25 genn. 1811, pp. 602, 820. Fusco, Felice, magg., pro[ di Lauica e calcolo subliminale all'a=1.demia, po. 293, 19/4 . Fusco, Francesco, luogotcn. di Fra Diavolo,
fuc. a Napoli nel scu. 1806, p. 468.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815),_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _~
G Gabriele, Francesco, Luigi e Nicola, frar. di Rogliano, capimassa, focilati il I 5-17 sett. I 806 a Cosenza, pp. 438, 45 1. , 504, 805, 809. Gactani(o), Ignazio, tcn. col. com. del Regg. Valdinoto font. ( 1808), poi il 3° battaglione granatieri di linea, col. del 3° Regg. siciliano (ex-Valdinoto), pp. 593, 703-4, 733, 739. Caetani, Luigi, magg. aggiunto al Regg. Principe Il civ. (1804-05), col. del l" cavalleggeri murattiano, p. 283. Gaetano, col. nap. giuseppista, m. di (ebbre il 2 sell. 1806 all'OM di Cosenza. Galler (Gasser?), Pietro, 2° magg. del Regg. R. Sanniti (180/4), p. 282. Ga!lori, cap, del Rcgg. R. Corso, P. in Sicilia il 18 sert. 1810. Cafrone, Gaetano, uff dell'art. repubblicana, p. 313. Gages, Giovanni Bonaveulura, Thierry Dumont conte di, (1682- 1753), trn. gcn . spagnolo, p. 128. Gagliardo, Antonio, brigadiere di marina nap., pp. 156, 888, 929.
il 18 sett. 181 O a S. Stefono, p. 793. Callo, Caerano, detto "Il Sordo di Praiano", capo corsaro della flotti glia Castrone a Capri, arrestato nel sett. 1807, PP- 473,499, 894, 90:i. Calloni, Paolo, CB del III Corso a Capri (oll. 1808), poi aiut. com., p. 865. Galluzw, Francesco, ten. col. dei granatieri reali sic. in Spagna (1812- 1/4), pp. 622,728. Galluzw, Pasquale, cap. alla Nunziatclla (180006), p. 1')3. 0
Galluzzo, Pietro, col., pres. del TM e dir. del l Rcgg. prov. di Salerno ( 1804), poi di Macera (I 805), com. la piazza di Capua sorro re Ciuscppe. pp. 373, 376.
G,Jv,llli, Francesco, Len. Jei cicc. Corsi " Lauria e Venalio ( 1806), cap. F. a Capri (on. 1808), P. in Sicilia ( 18 setl. 181 O), tcn. col. dei volteggiatori della GR, p. 46:ì, 480. Gam(b),udclla, Antonio, di Cetara (SA), capomassa, p. 473, 499. Gam(b),rniclla, Domenico, di Verrica Minore, corsaro, poi rnp. di mare, p. 909. Gamarddb, Simeone, padron di barca, p. 909.
G alanti, Gennaro Maria, uditore di guerra ad Arri (TE), p. 377.
Camhari, Ciovann i Andrea, cap. ten. d'art., com. i voi. litorali di Lipari (1809), p. 751.
Gabnri, Cinseppe Maria, ( I 743-1806), di Santacroce del Sannio, economista., autore della Descrizione delle Sidlie ( 1786-94, 5 voli.), p. 341.
Gambini, Fortunato, di Ma.ngone (CS), comm. alla leva delle masse e capomassa (1806), pp . 366, 1'.'>8, 805.
es
Galdemar, Jeau JaC(jlles, francese , aiut. com. e mar. di campo muraui:uw, p. 67'). Caldi, D., segr. del tribunale mii. di Montefusco,
p. 576. Galeano, brigante in Calabria Ultra, p. l 4. Calcano, Giuseppe, don., assessore mii. a l;iormina, p. 339. "Gal Gal", v. Secreto, f<rancesco. Cali,rni , Ferdinando, ( 1728-1 787), di Chieti, ahare, economista e letterato p. 178. Caliani, Giovanni, col., preside dell'Aquila, pp. 148, 155, 376. Galletta, Giuseppe, vol.o superante dei caccialori voi. delle Fone di Messina (I" Ratt. lV cp), E
Gambo ne, Giovanni Antonio, cap., gov. ,kl Castello dcll'Alicata (1804-05), p. 338. Ganci, principe di, baro.ne col. propr. del Regg. cacc. vol. di Acireale (6° VD), p. 797 . Ganmi, cap. .ADC di C. Rerthier nelle Ionie ( I807), p. 558. Ganrheaume, Honoré Joseph Antoine, (175 5181 8), ammiraglio francese, pp. 23-5, 29 , 55 1, 553-5, 836,900. Gardanne, Gaspar<l Arné<lée, (1758- 1807), gen. div., A. de Naples, pp. 67, 7 1, 7/i, IO.i, 105, 409,410, 459-61, 16.1-5, li 71-5, 557, 891. Gar<linez, magg. d'an. della Div. Sassonia a Falleri (1 798), pp. 136,288. Gargallo, marchese di Castellentini, poeta, min.
1031
INDICE DEI NOMI
di guerra e marina sic., pp. 661, 664. Gargiulo, Nicola, capomassa, nel fdJ. 1806 si offi:rse di condurre un corpo volante in Puglia , nel mag. 1807 provocò i peggiori eccessi a C:orrone, p. 814. Garnier da Lahoissière, Pierre Dominiquc, ( 17561827), gen. frnncese, p. 12.
murartiano con rete infom1ativa in Sicilia (1809). Gentile, Pasquale, capo dei parriori di 811cira (1806-07), p. 507. Gentile, Saverio, uditore di guerra a Montuoso (SA), (1804-05), p. 577.
Garofulo, reclutatore e primo col. del Rcgg. Real Farnesc (1735), p. 319.
Genrili, CH della .legione corsa, F. a Gaeta, rit. per infermità col grado di col., pp. 402, 410, 453,460.
Garofulo, Giacinto, ten. col. degli Alabardieri di Napoli, p. 267.
Gentili, Francesco, ten. dei C:orsican Rangcrs a Capri (1808), p. 862.
Ganippo, Natale Maria, uditore di guerra ad Angri (SA), p. 377.
"Gerardo di Potenza", capo di una comitiva a cav. tra Grottole e Grezzano (1810).
Gania, Giuseppe, cap. d'art. in Spagna, poi brigadiere e ministro di guerra e marina, pp. 622, 748.
Gcrig, Felice, magg. di piazza a Gaeta, p. 155.
Garzia, Marcello, alfìere del Regg. Principessa rifugiato a Palermo nel 1799.
"Gernaliz", v. Versace, Antonio.
Carzia, Niccola, comm. di guerra tcn. col., pp. 170, 180. Gasparri, Luigi, dell'Elba, uff. del genio, com. la piaz7.1 di Casrrovillari ( 181 I ). Casser (Caffer?), Pietro, 2° magg. dei Reali Sanniti, p. 282. Gasrebois, CB del lcr légèrc, F. a Maida il 1 luglio ;, 180(,, p. 446. Gaston, Ignazio, ten. col., p oi col. dei Reali Sanniti, pp. lii/i, 217, 2 81, 282. Gatto, conte, ten. col. del Royal Malta Fencible Regimenl.
Cermiog, Ciacomo, ren. ADC di Curò in Alta Italia (1794-96), p. 134. Gerolini, cap. dei C:orsican Rangers (1812), p. 866.
a
Lissa
"Ceronte", v. Ariganello, Francesco. Gervasio, Agostino, (1730-?), agmriniano, vescovo di Capua e cappellano magg. di con:e (1797-1806), p. 1%. Gcrvino, Ludovico, capomassa, luogoten. di G. Salomone (1 799), p. 210. Gesso, duca di, brigadiere, aiutante gen. dei principi reali, pp. 90, 60 I , 650, 653-4, 662. Giacchi, Nicolc\ ( 1877-?), di Novara, gen. di divisione e storico mii. italiano, p. 3.
Gauo, Lorenzo, di Nicotera (CZ), capom:ma.
Giacomoni, Saverio, cap. della 2a/I R. Corso, E in Sicilia il I8 setl. 181 O.
Gauo, Lorenzo, di Cetara (SA), capomassa, p. 473.
Gianchi, Filippo, CF propr., sub isp. dell'armamento (1804-05), pp. 156, 929.
Gatto, Luigi, di Cetara (SA) , capomassa.
Giannattasio, Felice, ahare, prof. di c<1lcolo sublime alla Nunziatella, p. 194.
Gaudier, hlippo, alfìere del Regg. Alcmagna (1802). Caunrlet, magg. del 62nd Poot, di rinforzo a Capri ( 1808). Cavassa, Simon.e, di Genova, spia di Verdier a Reggio (apr. 1806) . "Gazzetidlo", v. Albano, Antonio.
Gianndli, Arcangelo, ten. d'art. alla difesa di Caela (1806), pp. 2%, 420. Giansardi, console ottomano a Palermo e fornitore di lame all'esercito sic., p. 757. Giardinelli, principe di, col. propr. del Regg. cacc. voi. di 'lerranova (6° VN), p. 797 .
"Genializ", v. Versau:, Antonio.
C icca (Gjk), Giovanni, (1 743-1812) , di Drimades (Epiro), ten. col. , com. le "lremiri (1804), poi gov. di Ventotene (1805-09) , pp. 155, 259, 7 15-6, 752 (lapide) , 902.
Genovesi, Girolamo, reo di stato deportato a 1:avignana, poi ten. di piazza a Reggio e agente
Gicca (Gjk), Michele, C di Giovanni e capo dei camiciotti sanfedisti ( I /99) , pp.213, :L'j8.
Gazzola, di Piacenza, conte, com. gen. dell'art. napole tana, p . 131.
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LE DUE S1C1LIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800. 1815)
Gicca (Gjk), Stra.tti, conte, zio di Ciovanni, ten. gen. rcchitatore del Regg. Macedonia ( 1737), p. 253. Giffard, John, CV dcll'HMS Athénien a Gaeta (1806), pp. /418, 890. Gigliozzi, Giovanni, dott., uditore di guerra a Sora (180/4-05), p. 377. Ginevra, cap. nap. al serv. italiano, p. 21. Ginosti, Ottavio, dott., uditore di guerra a Caserta (1804-05), p. 377. Gioacchino delle Due Sicilie, v. Mural, Joa4ui111. Ciordano, Antonio, cappellano della R. marina sic. ( 181 O), p. 678. Ciordano, Fiorenzo, inrnricaro di formare i harcaglioni volami (1806), p. 364. Ciordano, Cactano, uft. dell'art. rep. e murarriana, p. 31:3. Giordano Orsini, Emanuele, alfiere del R. Farne_o;;c, poi voi. in un corpo sic. (1799). Ciordano Orsini, Pietro, alfiere del Regg. R. Sanniti, poi voi. in corpo sic. ( 1799). Giordano Orsini, Teodoro, tcn. del corpo reale, pro[ di geometria piana e aritmetica ragionala all"'università degli studi" della Nunziatella, p. 1')5. Giorgio III di Gran Bretagna, v. Stuart. Giorgio IV di Gran Bretagna, v. Stuart. Giorussi, Demetrio I'anu, primate (kapetan) albanese della Ciarnuria, p. 7 15.
Cirolami , H. E, cap. dei Corsican Rangers a Capri (1808), p. 862, 865. Girolami, Domenico, uditore, assessore al tribunale mii. di Chieti (l 801-05), p. 376. Gironda, Giuseppe, (1781- 18 51), 3 ° principe di C1nneto, maresciallo di (.ampo, ten. isp. delle R. guardie del corpo, pp. 133, 138, 154, 266. Ciuliani, cap. dei carabinieri I R. Corso, f~ in Sicilia il 18 sett. 181 O. Giuliano, Giuseppe, cappellano ddl'osp. <li S. Giacomo e cospiratore rcp., p. 197. Giuliccri, Francesco, (1767-1841), barone, n. a Messina, uff. dcli' art. napoletana, pp. 136, 309. Ciunri, Michele, cappellano della R. marina sic. (1810), p. 678. Giuranna, Carlo, di Venino (CZ), commissionalo alla leva delle masse ( 1806), pp. %6. Giuranna. Donato, di Umbriatico (CZ), comm. alla leva delle masse (1806), p. 366. Giurelli, Giovanni, 1° aiutante <l'art. a Torre <li Palme, p. 288. Giuseppe Napoleone d elle Due Sicilie, v. 13onapane, Giuseppe. Giuseppi, ren. corso, disrinro.~i a Rocc.1gloriosa, p. Ciusrini, ten. col. com. la colonna di "fagliacozzo nel 1798, passato al serv. dei re francesi, pp. 136, 321. Gjk, cognome albanese, v. Gicca.
"Giovannell'e Chiaia", padron di barca, p. 210.
Glau, Charlcs, c.ap. del Sicilian Rcgimcnt of Foot, p. 877.
Ciovannelli, Raffaele, cons. straord. fisso tog-.1.to al sup. cons. di guerra, pp. 199, 376.
Cli chi, Arnnasio, primate epirora a Napoli, reclutatore del Regg. Macedonia, p. 253.
Ciovanni, arciduca, v. Ashurgo Lorena, Ciovanni
Goddet, ten. <lei 1O1e de ligne a Capr i, arresosi 1'11 maggio 1806, p.
d'. Giovannini, ten. ADC del principe d'Assia a Gaeta, p. 420.
Goghel, q ua.rtiermastro del lcr polonais, C. il 2 luglio 1807 presso Amantea, p. 440.
Giraldi, Francesco, chirurgo, dir. dell'ospedale da campo della Div. Mid1croux, p. 180.
Coguely, cap. del genio, spedizione nelle Ionie ( 1807), p. 558.
Girard, Claude, col. del 4° di linea italiano, p.
Coguet, col. <lei 22e légèrc a Nisi<la e sotto Amantea, pp. 516, 524.
106. Girardi, Crisanto, Len. col. del 3° Regg. urbano ciuà di Napoli, p. 372. Girardon, Antoine, (1 758-1806) , gen. brig., m . il 5 dicemhre 1806, pp. 206, 468, 488. Cirasole, Marzio, assessore di piazza all'A4uila, p. 578.
Golia, Nicola, cli Figline Vegliaturo (CS), capo comitiva, ucciso nel dic. 1808 presso Rogliano, pp. 555, 81 4. Golia, Raffaele, di Figline Vegliaruro (CS) , comm. alla leva delle masse, p. 366. Gomcz d'Arsa, Andrea, 2° ren. del Rcgg. Cala-
1033
INDICE DEI NOMI
bria, poi voi. a Orbetello (l 799).
Cravina, duca di, Len. gen. nap. (1804-05), pp.
154, 652.
Comez <l'Arsa, Francesco, cap. borb. alla difesa di Gaela, confìnato a Poma dal principe d'Assia, giudicato e assolro a Palermo ( l 806).
Gravina, Ilcrcngario, depnraco alle Torri della Sicilia, p. 333.
Gonzales, CV nap., passato al servizio di re Giuseppe (1806), p. 888.
Grazia dc Michele, Pio, cap. <lella civica di Civirella del 'fronto (1809), p. 602.
Gordon, sir James Wìlloughby, (1773-1851), col. inglese, pp. 92.
Craziella, <li Capri, amante di Hudson Lowe, p. 865.
Corgoglione, Gerardo, cons. all'udienza gen. di guerra e casa reale (1804-05), p. 376.
Grazioso, Francesco, uditore di guerra a Torre Orsaia (SA), (1804-05), p. 377.
Gori(t)z, col. franc.e.~e, pp. 473, 486.
Greco, Francesco Maria, storico cosentino, p. 466.
Gorritte, Giovanni Antonio, ten. col., dir. degli OM in Sicilia, pp. 182, 188, 200.
Greco, Ca.etano, di Cosem.a, capo brigante, p. 14 .
Cosselin, magg. gen., Armala anglo-sic. in Carnlogna, p. 875.
Creco, Giuseppe Maria, uditore di guerra a Postiglione (SA), p. 577.
Goullus, François, (1758-1814), barone, gen. brig., A. dc Naples, pp. 103, 105.
Gregorio, Leopoldo, marchese di S4uillace, segr. di guerra e marina, p. 157.
Gonvion Saint Cyr, I .aurent, (1764-1830), maresciallo <li Frn1,cia, pp. 32, 33, 37, .18, /4 1-.1, 45, 47-50, 55, 57, 65, 66, 80, 96, 100, 149, 1')8, 222, 223, 259, 279, 306, 486, 830-2.
Grcig, Alexis, vice ammiraglio russo, p. 38.
Gouvru, cap., com. il presidio frane. a Cotrnne (1807), pp. 540-1. Governa, Pasquale, col. sanfè<lisLa, cap. gov. niil. di Cotrone (1804-05), pp. 155, 2.1 1. Coyzucta, segr. di guerra e marina 11:llf-, pp. 115, 157, 510. Grabinski, Joszcf, (I 77 1-1 831 ), capohrigata della la MB polacca, poi gen. brig. della Légion polacco-iralienne, p. 35. Graff, Ciacomo, ten. col., gov. del Granarelln ( 1804-05), p. 155. Crandjean, cap. degli zappatori all'assedio di CaeLa (1806), p. 423. Grange, c.1p. aggi11nro di SM all'assedio di Gaeta (1806), p. 422. Gran Monre, principe di, col. propr. del Rcgg. ca.cc. voi. di Cefali1 (5° VD), p. 797. Grantel, serg. ddla guardia reale nap., distintosi a Capri (ott. 1806).
Crcie, Samuel, ammiraglio russo, p. 38. Grenicr, Paul, ( 1768-1827 ), di Sarrdouis, gen., capo di SM dell' A. de Naples, poi com. il Corps d'ohservation de l'ILalie Méridionalc, pp. 608, 612, 614-6, 619-21. Crenville, William Wyndham, barone, ( 17591854), ministro degli e.steri nel primo governo l'itt (1801) e capo del Cov. di 'Jì.1tti i Talenti (1806-07), pp.10, 526,872. Grcy, Charlcs, ( 1764-1845) , 2° Earl, visconte Howick, Primo Lord dell'Ammiragliato e segr. agli esteri nel governo di Tutti i Talenti, pp. 641,872. Cribeauval, Jean Ilaptistc Vacquerre de, (171 58')) , rifonn. ddl'art. frane., p. 305, 309. G rieningcr, Carlo, ren. del Regg. Alemagna (1802). Grieninger, C. R., ten. del Rcgg. Alcmagna (1802). Criffoh, Jarnes, d1irurgo del Sicilian Regiment of Foot, p. 877.
Granvillc, Lord, Lcvcson Cower, p. 45, 872.
Grigny, gcn. brig., C. il 1O feh. 1806 a CasLellone (Gact~, p~ 70,103,395,418,889.
Grassi, Pasqua le, assessore di piazza a Gallipoli ( 1804-05), p. 378.
Grillo, Filippo, 1° ten. del Real Borbone, rifugiato a Palermo (1 799), p.109.
Crasson, CS dd lie c hasscurs a Monreleone (1809), p. 5')7.
Crimaldi, Pasquale , capomassa del corpo Avellinese, poi ten. col. del 2° Regg. prov. di Salerno (M. Corvino), pp. 238, 240, 373.
Grattero, Giuseppe, alfiere del (,° cacciatori a Palermo (1 799).
Grimaldi, Sebastiano, cap. del I corso nd CilenLo,
1034
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 "------__,_18=15"')_ _ __ _ _ _ _ _ _ __
poi CB <lei ll a<l Amantea, m. nel 1807 di 1mùattia, pp. 410, 460.
Guarnieri, "l<immaso, magg. del 2° prov. Monteli.isco (Montella), p. 373.
Griois, CB dd kr RAC a Maicfo e Amanrca, memorialista, pp. 449,456, 516, 519.
Guerra, Giuseppe, assentista degli OM di c.ampagna, pp. 181, 185, 187, 188.
Grippa, lfogio, (1757-?), di Lecce, cappellano del Regg. Ahhnr,:,.i {1804), p. 197.
Cuerra, Vincenzo, frat. e socio di Gimeppe.
Crorrolelle, duca di, dir. del 7° urbano città <li Napoli, p. 372. Grugno, Ignazio, soLLo dir. d'art. del Valdimanara, p. 331, 314. Guadagni, Luigi, padre scolopio, prof. di marematica e meccanica al collegio mii. di GaeLa (1804-05), p. 194 . Cualengo, Giovanni, (?-1805), patrizio di Ferrara, ren. col. del Rcgg. Napoli cav., maresciallo di campo e gov. di Capua (1804-05), pp. 6:l, 7 1, 1:l5, 147, 148,155,653. GualLieri, Fortunato, f. e uff di Ni cola, fo c. nel maggio 1806 a Coscm.a, pp. 452,803. Gualticri, Gennaro, primogenito e luogoten. di Panedigrano, poi cap. dei corpi franchi calabresi, pp. 519, 819. Gualtieri, Ci11.~eppc, tcn. dei voi. calabresi, C. il 22 gcnn. 1807 a Longobardi, p. 519. Cualrieri, Nicola, detto "Panedigrano", di Conflcnri {CZ), capo massa sanfedista, magg. del 2° prov. di Cosenza, capomassa, pp. 214, 238, 373, 438, 452, 465-6, 469, 474, 520, 531,534, 540, 552, 803-4, 806,809, 81.:.s.1. Gualtieri, Pietro Paolo, di Scigliano, capomassa, fucilaro a Cosem.a nel gcnn. 1807, p. 507, 5 14, 520. Guardi, Crisanto, len . col. del 3" urhano citr.iì di Napoli (1801-05), p. 372. Guariglia, Antonio, di San M auro Cilento (SA), capomassa di Capaccio, magg., poi tcn. col. del Regg. prov. di Vallo (4° Salerno), capomassa, pp. 240, 373, 406, 152-3, 463, 468, 473, 499-0 I , 503, 806, 893-1, 896. Cuarnesc, voi. dei corpi franchi calabresi (1814), p. 825
Guerrero, Carlo, di 'T'orino, 2° tcn. del Regg. Real Napoli fanr. (1799), p. 209. Guerriero, don Giuseppe, spia murattiana in Calabria wn propri informatori i.n Sicilia (1809). Cuevarn, Camillo, (1736-1804), maresciallo di campo, pp. 141, 154, 21:l. Gugliorri (Cuglietti), A.nronio, capomassa a Maratea, poi cap. dei cacciatori di montagna (Curcio), pp. 500, 503, 80(,, 81 O. Guida, P, avv. <lei poveri al trihunale mii. di Matera (1801-05), p. 376. Guillamat, Patrizio, brigadiere, gov. del Castellammare di Palermo, dir. geu. del genio e poi com. del genio, pp. 146, 14/, I '.)4, 3 l '.), 500, 329, 333, 338, 653-4, 662, 758. Guillichini, Giovanni, brigadiere di marina, gov. politico e mii. della pia~,;,~1 di Messina, ( 180406), pp. I 56, :BS, 929. Guiot <le Lacour, Nicolas, (1771- 180')), gen. brig., A. <le Naples, C. il 28 luglio 1809 a Gumpersdorf. pp. 70, 103, 395, 397, :,98, 108, 112, 422. Guitcra, Antonio, Len., poi cap. dei ( :orsirnn Rangers a Capri, pp. 862, 865. Guizzardi, Pierro, { 1769-?), comm. di guerra della Div. I.echi, ( 1806), pp. 67, 103, 106 . Culli, Francesco, (1774-1842), di Scilla, cap. dei R. Calabresi, poi del 3° cacciarnri Calabri, ADC di Carbone, cap. <lei Regg. Cuarnigionc a Palermo, com. inL del 2" granatie ri in Spagn.a (1812-14), pp. 2 11, 625, 721. Guye, Camillc, .magg. com. int. del Regg. R. Corso, poi gen. hrig. in Spagna, p. 501.
~
INDICE Dli NOMI
H Haberg, cap. dei pionieri napoletani, p. 301. Hall, TV, 2° uff. dc.Ila fregata Cyane, F. il 27 giugno 1809 nella baia di Napoli, p. 911
Hcnzlcr, Carlo, f. del cancelliere del principe di Malisburg, ren. del Regg. Alemagna (180204).
Hall, James Christophcr, storico mil. inglese, p. 433.
Hering, John Frcderick, chirurgo del 7Lh KGL Iln io Sicilia (1811-15), memorialista.
Hall (Hull), sir Robert, brigadiere, com. la British ArmyFlotill11a Messina (1810-13) , pp. 914-
Herrnan, Giuseppe, tcn . col. del Napoli cav. in Alta Italia, poi brigacliere com. dei Presidi di Toscana, pp. 134,
5, 921.
Hcrmann, gen. russo, pp. 10, I I, 269.
Hallowell (poi Carew), sir Benjarnin, ( 17601834), n. in America, ammiraglio ingkse, com. le fo17_.e navali in Egiuo e a Tarragona, pp. (,24.
Hernandez, Emanuele, tcn. col. dei cacciatori Campani, pp. 256, 281, 283.
Hamill, John, cap. del 40th Foot, magg. del MalLa Rcgimcnt, E a Maida il 4 lug. 1806, C. ad Anacapri il 4 ott. 1806. pp. '171. 576. 578-'), 589, 867-8.
l lcssor, ren. del vascello I'ompée, C. a Torre I.ico-
Hamilton, sir William, ( 1730-180.1), ambasciarorc inglese a Napoli, p. 212. Handfield, v. Cosby Handfìeld. Hannus, v. Stannus. Hantavcr, piloto nap., com. di lancia nella spedi:1,ione contro Tunisi (1804) , p. 8~.
Hernandez, Pompeo, dott., uditore di guerra nella piazza di Gaeta, p . .178. sa il 12 ago. 1806, p. 167. Hill, J. H., cap. del 2127 th Foot, m. a Messina nd 1811,p.853.
I lilron, John, ufI della British Army Hotilla di Messina (1810), p. 916. I lippolerri, cap. dei pionniers noirs a S, Pietro Infine (1806), p. 480. Hitler, Adolf, ( 1889-1945), 1i.ihrer canccllicrc del III Reich, pp. 544-5.
Hardevilliers, d', cap. france.~e, C. il 26 ott. 1806 a Lore Lo Aprutino, p. 482.
Hoban, l.ord, p. 872.
Hargood, ammiraglio inglese, com. lo squadrone in AdriaLico, p. 592.
Hohenzollern Hechingen, principe di, gcn. prussiano al serv. francese, pp. 612, 851.
Harley, William, col. com. delle masse salemitane, poi Regg. Regina e infine Real ( :arolina I (1799-1800), l'P· 144, 247,28 1.
Hohnstcdt, gcn. Rrig. inglese (KGL) in Liguria (1811), pp. 660, 875.
Harrowby, Lord, p. 872.
Hood, sir Samud, ( 1762- 1814) , vice ammiraglio inglese.
I larvey, William, CV inglese, com. il vascello Standard in Adriatico (1808), p. 900.
Horlock, cap. dei R. marines del 'J'hundaer sbarcatu a Licosa con Fra Diavolo, p. 467.
Harzcnhiibler, ten. dei Cornican Rangcrs a Capri ( I 806-08), pp. 864-5 ,
Hornstedt, magg. gcn. inglese, p. 875.
Hautcrocbe, v. Houssard cl'Hauterochc, Rémy.
Hoste, William, cap. dcll'I IMS Amphùm, p p. 448, 454-5, 893, 916.
Hampoul , Charles d', (1770-?), conrc, col. del genio a Capri (orr. l 808), p. 582.
Hotz, Francesco, col. del Rcgg. R. Presidi, com. inr. di Caeta, pp. 2 82, 394, 416, 420.
Hawkcsbu ry, barone, v. Liverpool, Robcrr Ilan.ks Jcnkinson. Henry, Charlcs, insegna del Sicilian Regiment of fooL, p. 877.
Houard de Saint Aubin, Léonard, ( 1770-1 812) , barone, col. del 52e (12e?) dc lignc in Calabria, poi gen. hrig., C. alla Moscova il 7 setr. 1812, pp. 5 14, 558.
Hcnry, CB del 14c légèrc in Basilicata (1806).
Houdouard, d', ten. del Regg. Tsembourg in Ca-
1035
]036
LE DUE SIClllt NELLE GUERRE NAPOL.EONICHE (1800"----'--_._J_,,,8-'-'15,_,)_ _ __ __ _ _ __ _ _
labria, p. 555.
rnagg. e poi col del R. Corso, pp. 180-2.
I lowick, Lord, v. Grey, Charles.
Hulot, ten. di SM francese, E a L111ria il 14/15 luglio 1806, p. 453.
Huber, Michele, sotto ten. dd Regg. Alemagna (1802-04).
Humblcy, Giovanni, cap. <ld Regg. Alemagna ( I 802-04). Hunter, Thomas, cip. del 21 st Foot a Messina, C.
Hue de Croshois, ambasciatore francese a Napoli sotto Murar, pp. 609, 612.
nd 1809, p. 853.
Hugo, Victor, (1802-1885), di Hi:-.sanç-011, scrittore francese, p. 480.
Hutchinson, John Hely, ( 1757-1832), barone, 2° Earl of Donoughmore, gen ., p. 83 l.
I lugo, Léopold Sigisbert, (1773-1828), di Nancy, padre di Vicror, capobatt. <ld 20e de ligne,
I lacobucci, Domizio, (1769-?), di Aielli (AQ), francescano e segr. di Piccioli, p. 482. lacono, Francesco Saverio, padrone di spcronara corsara a Capri (1806-8), p. 902. lak11hnwski {Iacubosch), cap. dd ler polonais ad Amantea (2 lug. 1806), p. li10. Iannucci, Federico, c.ip. dei Naturali di lschia, p. 255.
"li Maligno", v. Limhardi, Ser:1fìno. "Il Medico di Monte Monaco", capo comitiva abn1zzcsc (1809), p. 603. lmherr, Antonio, CF, costrullore navale, pp. 156, 88 1,915,929. Imbornbo, capomassa, poi cap. di una cp ausiliaria illegale (1806) , p. 8 11. lmhoft; Carlo, Len. dd Regg. Alem agna ( I 802). lmhoff, Luigi Andrea, cap. dd Regg. Alemagna (1802). Infante, Caetano, TV e poi CF, com. la galeotta
e la fregata Minervt1, poi la Veloct' ~ la flotti glia di Messina (1810), pp. ')06, ')1 1, 913,915 , 932, 934-5.
Attiva
Ing-aldo, Francesco, magg., gov. dell'Isola di Pantelleria (1804-05) , p. 338. lnglis, Charlcs, CV, com. il vascello C:anopou.ç (1809), p. 910. Iscard, cap. del genio all'assedio di Gaeta (1806) , p. 423. Ischitella, principe <l', membro permanente della giunta economica <ldle officine mii. a Napoli (1804-05), p. 200. lsembourg, Charles Frédéric Louis Maurice, principe di, (l 766-1829), gen. prussiano, recluratore e primo col. del Rcgg. Iscmbourg, pp. 552, 555, 574, 579, 583, 620. Italinsky, Andrei, amhasciarore russo a Napoli (1799- 1802), poi a Cosranrinopoli (180306), pp. 12, 21, 269.
1037
INDICE DEI NOMI.~ - - - -- -- - --
J Jackson, ministro inglese a Roma (1801-05), p. 40.
Jauch, lforiano, promoLOre dell'insorgenza sanfedista in T. di Lavoro (1799), p. 252.
Jacob, cap. del 52e de ligne, F. a Capr.i ( 1808).
Jauch, Ftùgenzio, f di rloriano, uff. delle masse Di Tora e Roccaromana, poi cap. Len. del Regg. Alcmagna, p. 252, 276.
Jacohi, Ciovanni B. Domenico, scdicenre harone dalmata, ageule inglese e capo complotto a Messina, p. 851. Jacquct, cap. d'art. al!' a.~-~edio di Gaela ( 1806), p. 123.
Jaud1, Gcn n aro, f. di rloriano, ten. del 1° Estero, rifugiato a Palermo, poi QM del Regg. Aiemagna., pp. 20'), 2 52.
Jacquct, Giorgio, hrig-adiere Jella là.ne. di marina nap. ( 1804-85), pp. 151, I 56, 929.
Jauch, Giuseppe, frac. di C orrado, ren. del Regg. Macedonia, eosp. rcalism, p. 253.
Jacquet, Jean Piene, (1779-1829}, col. dei dragoni Regina, A. dc Napks (1806), p. 106.
Jauch, Giuseppe, f. di Corrado, uff. sanledista (massa Di 'lora), poi 2" ten. del Regg. Alcmagna, p. 252.
.lanndli, Gioacchino, tcn., uditore dei granaLieri della guardia reale nap. ( 1804), p. 271. Fc<lcrico, cap. com. la compagnia di dotazione <li Ischia (1804-05), p. 255.
Jann11cc.i,
Jarduck, gen. brig. russo ( 1806), pp.
56, 59.
JaLosLi, Gennaro, udirore di guerra ad Avezzano (AQ), (1804-05), p. 377. Jauch, Carlo Edoardo, maresciallo di campo nap., pp. 135, 142, 321 -1. Jauch, Carlo Felice, f di Floriano, uff. delle masse Di Tora e Roccarom,ma ( 1799), cap. del Regg. Alemagna (1802-04), pp. 252, 276. Jaud1, Corrado, ( 176 1-?), magg. del Regg. Macedonia, capo di un'unione realista, uff. della massa Di 'lè1ra, tcn. col. del Regg. Alcmagna, pp. 252, 253. 282. Jaueh, rer<linando, L di Floriano, 2° ren. del 1° eslero, rifogiato a Pa Iermo, poi sottolen. del Regg. Alcmagna. pp. 209, 252.
Jauch, Luigi, AV murattiano (I la Div. cannon iere 1809; poi cap. <li 1a classe com. la compagnia ruari11ai L.,a11nn11ieri , poi operai d'art.
di
marina), p. 252. Joatd, cap. di SM, A. de Naples, (1806), p. I 03. Johnsrone, magg. dei Corsican Rangcrs, p. 866. Jones, John, cap. inglese a Cotronc, memorialista,
p.
/l"i').
Jourdan, Jean Baptisre, ( 1762-1833), di Limoges, maresciallo di Francia, pp. 96-7, 104, 405, 413,417,4 18, 55 1. Juhinor, cap. dei granatieri del 52c dc lignea Capri (1808). Julicn, CB del 101c dc lignc all'assedio di Gaeta (1806), p. 424.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
K Kay, ten. del 62nd Foor, C. il I O nov. 1811 a Palinuro, p. 853. Kandrean, v. Can<lrian, Michele. Karpov, incaricalo d'affari russo a Napoli, col sostegno di EllioL nel 1805 ruppe le rcla7.ioni diplomatiche per protesta contro l'arresto e l'espulsione del principe Scherbalov (il quale aveva offeso b corre recandosi a Napoli nonostante avesse ucciso in duello nel 1803 il cavaliere <li Sassonia), p. Kcith Elphiustone, George, ( 1745-1823), visconte, ammiraglio, com. in capo del Mediterraneo, pp. 16, 17, 2.i, 883. Kempr, Jamcs, (1 764-185-'i), col., poi magg. gen., com. Ia I.ight Bde a Maim (4 luglio 1806) e in Spar,na, pp. 443-5. 485 . Keysser, col. del 2° esLero a Palermo, ammabtosi e sostituito dal ten. col. G. A. <le ·1sch11dy, (1799).
King, Gcorge, ten. e poi aiut. <lei Sicilian Regimene oF Light Tnfanrrry, p. 877. Kinigò, capo comitiva del distretto di Rossano (CS), pp. 555,814. Kirchberg, cap. <lei Royal Malra Rcgr (1805), F. e P. ad Anacapri, 4 ott. 1808. Kléher, Jcan Bapriste, ( 1753-1800), gen. div. francese, assassina ro il 11 giugno 1800 al Cairo, p. 23. Klenau, _lohann, (1758-1819), barone vonJannowitz, ten. fcldmar. amtr., pp. 11, 269. KJingcr, von, Len. dello SM <lei principe d'Assia a Milcro, p. 530. Kremcr, Michele, Len. <lei Regg. Alemagna (1802). KronkldL, gen. della King's Gcrman Lcgion, com. inglese a Trapani ( 181 O), p. 841. K11rosawa, i\kira, reg:isla giapponese, p. 141.
1039
INDICE DEI NOMI
L Labar, Romualdo, soldato privilegiato del Rcgg. Abbruz1.i ( 1802-04).
l .a Fragola, Malleo, cons. togato del supremo cons. di guerra ( 1801-05), pp. 199, 376.
Laborde Dicy, tcn. co l. f. f. del gen. C. Berthier, capo di SM ddl'A. de N aplcs, p. 103.
L,ghcna , ren. dei pionieri al secondo assedio di G aeta (18 J 5) .
Laborigc (l.ahorie), ten. col. del 2')e dc lignc, P. a Mileto .il 28 mag. 1807, p. 536, 540.
Laghezza, Giuseppe, comm. di polizia a Napoli, inviato nel 1808 a Capri, p. 587.
Llboulinière, sotto in tcnclenre di Lagonegro, p. 603.
I.agh i, Ciuseppe, ten. col., gov. dell'Isob di Ustica, p. 338.
Labourdonnaye, sotto ten. di cav., il 18 sctt. 1806 caricò presso Sora un distacc. della legione di Fra Diavolo.
Laghi, Pietro, com. b compagnia di dotazione di Pantelleria, pp. 333, 338.
I .1hron
de Guevara, v. Ladron.
Lagouski, col. dd genio, svolse con Vallongue la ricognizione Ji Gaeta (18 tèb. 1806).
Labruna, Antonio, prof. di "leggere, scrivere e numerare" alla Nun:,.i,irella, p. l 93.
Laguidara, Cimeppe, de, ten. dei Corsican lhngers, p. 865.
Lachaisc, Jc,1n, (1775-1815), CB del 1/5° di linea italiano a Corfo (1807), p. 558.
La.1",lk, Carlo l'ranccsco, (J71i6-?), col. d'art. nap., rcp., iraliana, di nuovo nap., pp. 28'),
l.achèze, v. Lad1aise, Jean.
:·m .
Lacour, v. Guyot dc I.~cour.
Lahoz Ortiz, G iuseppe, (1773-99), cip. austriaco, gen. cisalpino, capo degli insorgenti marchigiani, C. all'assedio di Ancona 1'11 ott. l 799, pp. 11 -3, 143 .
La Creta, Nicola, capo di una comiri9'a ahruzzese (1811).
Lainez, G aspare, alfiere, com. il forte della Formica (Trapani) (1805), p. :338.
Lacy (Lascy), Maurice, (1740- 1820), oriundo irlandese, gcn., com. delle truppe russe a Corfu, poi dell'Annata corn b. nel R. di N apoli, pp. 45, 48-51, 54, 55, 57-9 , 128,149,290,
l .aino, capomassa calabrese emigrato in Sicilia e tornato coi forzati ( 1806).
Lacoste, ren. col. dd genio all'assedio di G,1crn (1806), p. 423.
641. Ladrou de G uevara, Nico la, ten. col. delle milizie abruzzesi, poi l O magg. del 1° Regg. prov. di l è rnmo, com. la piazza dell'Aquila sotto Murat, rit. nel 18 1 I , p. 373. Lafort:ade, cap . dei minatori all'assedio di Gaeta ( 1806), pp. 400, 123. Laffranc hi (La nfranchi), Giuseppe, CS di SM , pp. 103, 106. Lafon Blaniae (13lagniac), Guilbume _Joseph Nicola.~ de, (1773-1833), gcn. brig., A. de Naple.s, pp. 93, 487, 525, 812. Lafond, tcn. del 2e RAI-' all'assedio di G aeta (1806), p. 1H I.aforey, François, CV, com. il vascello Spartiate, p. 910.
Lalrnski, col. del ler polonais ad Amantea (180607), p. 515. !.,mare, CS aggiunLo di SM all'assedio di Caeta, p. 422. Lamarque, Maximilien, (1770- 1832), gcn. di div. a Gaeta, nel C ilento, a Capri e in Calabria (1806- 10), pp. 4 13, 4 18, 458, 459, 462, 464, 468-9, 172-3, 486, 487, 499-503, 5 13, 542, 549, 571-1, 577, 579, 581-2, 584-8, 590,608,61 4,615,625, 62'),865. Lamarra, Gregorio, giudice, capo subordinato c assessore di polizia per Napoli, p. 275. Lamarra, Scipione, ten. col. del 2° estero, col. del Regg. Print:ipato Ultra, poi R. Perdinando, sub isp. della fant. urbana di Napoli e Terra di Lavoro e gov. del Forre del Carmine, pp. 11 1, 148, 155, 2 14, 24 1, 258, 28 1, 326, 352, 696.
I040
Le DuE S1ow: NELLE
GUERRE NAPOLEON1c1-1c llilOO - 1s " "1'-"s,___ _ _ __ __ _ __
Lamaninière, col. isp. d'art. napolernna, p. 132. "Lambascione", capo di una comitiva pugliese (lug. 1810 presso Andria). l.amberr, rcn. del le RAP all'assedio di Gaern (1806), p. 423. Li.mherr, col. ADC di Masséna (1806), pp. 441, 518. Li.mhert, designato isp. alle riv., A. de Naples, poi capodivisione al ministero di guerra e marina nap., p. 66. Lamberti, Gimeppe, appaltarore della lerriera della Mongiana, p. 306. Lambertini, Prospero, papa lkncdetto XIV (I 740-1758), p. 196. Lampedm;a, principe di, 334. La.my, CS ADC di Reynier, C. sorto Gacra il B frb. 1806, pp. 72, 395. LancclloLti, Carmine, inviato a Pom.a dal ministro di polizia borbonico (orr. 180(,}. Lanchamin, cap. ADC di Land1a11Lin all'assedio di Caera, 422.
p:
Lanchantin , Louis, (1 7 56-1812), gen. brig. , A. de Naples, harone, C. a Krasnoie il 17 nov. 1812, pp. 103. 105,418,422,620. Lancia, Giovarmi hancesco, uditore di guerra ad Airola (Montefa~co), p. 377. Lmcillo LLi, Gesualdo, brigadiere, ADC del principe d'hsia a Mileto e C:orronc (1807).
I.1ndi, Francesco, reclutatore di corpi vol. in Terra di Lavoro (Caserta?), p. 365. I .andi,
Salvatore, cap. dei cacciatori (poi volteggiawi) di S. /\. R. a Milcto, poi magg. del ll/2° estero, F. il 'J/10 lug. 1815 sorro Gaeta, pp. 53 1, 536, 593, 707, 722.
Li.ndini, Ferdinando, cap. e poi magg. d'art. alla dife.~a di Gaeta, pp. 296, 394, 420. Lanfranchi, sotto tcn. del R. Corso, P. il 18 sett. 1810 in Sicilia, cap. dei voi. murallisLi, F. e E al Pizzo (9 orr. 181 5) . Lange, CB aggiunto di SM, A. dc Naples, p . 103. O
Li.ngdé, Alessandro, I magg. dei Reali Sanniti, p. 282. Langelé, Gius., brigadiere, isp. degli invalidi di Napoli (1804), pp. 146, 154, 189, 199. Langcllotti (Angdlotti) , Andrea, ren. ADC di fu sia a Gaela, Mileto e Corrone, pp. 72, 401, 420, 530, 542-3, 54 1, 65 5.
_
Langdlotti, Carmine, mcan cato di m1ss1one a Napoli con Prilli (otl. 1806), p. 996. Langlois, CS del 2° rncciarori a cav. cisalpini a Siena (1801), p. 21.
·L i Nigra, Gaetano, di Sanseverino, capo comitiva in Cabbria Citra, p. 603. Luna, Benedetto, sellaio, fomirorc di patrone e porrn ca 11giani al Batl. D'Epiro (1807). Lanza SLella, Pietro, (?-181 I), principe di Trabia, segr. di guerra e marina nel ministero in Sicilia, poi min. delle finanze, pp. 160, 168, 198, 213,303,32 1, 324,661,769. Lam.ella, Tommaso, cap. del genio muratriano a Capri (1808), tcn. col., giudice nella comm. mii. che condannò a m. Murar (U ott. 1815}. Lapaillon, ten. del 2e RAP all'assedio di Gaeta, p. 423. Luderia, principe di, barone col. propr. del Rcgg. cacc. voi. di Noto (1° VN}, pp. 797. l.arionov, magg. d'art. russa a Corfo (ago. 1807}. ·La Rocca, Giovanni, capo di una comitiva abrn·L1.csc (1811). La Rocca, magg. sic., p. 685.
L1. Scala, lgnaz.io, alfiere, com. il fortino delle Gro lle (ME), (1804-05), p. 338. La Scarperia, Clemente, magg., gov. di Ventotene (1805), p. 155. Lastours, cap. ADC di C. Bcrrhier nelle Ionie (1807), p. 558. Li.sq. v. 1.aq .
T.a tapia, serg. dei granatieri del 111/3° di linea italiano a Capri ( 1808) .
I .a Torre, Federico, teu. provv. d'art. alla difesa di Gaeta, pp. 296, 420.
I .a Tour, v. de la Tour. La Tour d'Auvergne, v. de la Tour d'Auvcrgne. L1 ' lour Sallicr, v. dc la 1òur Sallier, Vittorio Amedeo.
l.aurem.ana, duca di, comm. gen. di polizia muraLLiano della città di Napoli, p . 567. "Laurenziello", capo di una comitiva irpina ( 1808), giustiziato nel nov. 18 I I. L1uzella, cap. del genio giuseppista, C. il 23 maggio 1806 a Policoro, p. 436.
1041
INDICE DEI NOMI
Lavarelle, cap. ADC <lei geu. Cardenau nelle Ionie (1807), p. 558.
Lejcunc, ten. col. francese, I~ a Scigliano ( 1806), p. 451.
l.avauguyon, Paul <le Quéleu de Caussade, conte <le, (1 777-?), emigrato, cap. spagnolo, col. gen. Jdla guar<lia reale murattiana, pp. 608, 613. 918.
.l .cmancel, ren. degli zappatori all'assedio di Gae-
Laviani, Giuseppe, 2° magg. di piazza a Napoli (1804-05) , p. 155. Lazakiewic~, ministro russo presso Vittorio Emanuele I a Roma (I 803-05). Lazowski, col. del genio, dir. dei lavori d'as.~edio a Gaeta (1 806), p. 72, 395, 397, 398, 408, 412, 423. Lazz.1.rini, L., cap. del Royal Malra Regr (poi del 15th Foot), p. 867. l.ebea11, cap. del parco d'art. all'assedio di Gaeta (1806), p. 423 . l.eherron, Henriette, amantt: di Masséna (180607), pp. 459, 471, 474. Leberton, marito di Hennene, col. hors b ligne, aiut. com. in Calabria, p. 459, 466, 475. Le Breton (Lebcrton ?), col. francese in ( :abhria (1806-07), p. 5 lO. Lebrun, corriere di Reynier, p. 450.
ta
(1896), p . 423.
I .emoine,
magg. Royal Arrillery, com. l'art. inglese a Maida il 4 luglio 1806, pp. 160, 185, 851.
Lentzhourg, L. X. <le, cap. del Royal MalLa Regt, I~ ad Anacapri il 4 ott. 1808. Leo, Luigi Maria, assessore con volo nello SM di Mandarini a MaraLea, p. 500. Leo CosLa, Nicola, tcn. col., gov. del Castello di Manfredonia (1805), p. 155. Leon, cap. del genio nelle Ionie (1807), p. 558. Lconardis, Annibale, magg. dei ç;1cci,1tori Sanni ti (1804-05), p. 283. "Leonessa", v. Boccanera, Angelo. Lconcrti, Antonio, di l'eclace, proc. a Cosenza e parriota, p. 803. Leonetti, Leouar<lu, di Pedace, capomassa, pp. 465,509,526,531,531,803,809,81 3. Leoni, Antonio, Len. col. del Rcgg. R. Sanniti (1804-05).
1.c Camus, v. Camus, Christophe.
Leoni, fratelli, ufficiali d'art. della Div. Sassonia a Fallcri (1 798), p. 288.
I .ceca,
Leopoldo, principe, v. Borbone, I .eopoldo.
Demetrio, cap. dello SM <lei prjlncipe <l'Assia a Milero, pp. 530, 537. 655.
Lecchese, Alessandro, 2" magg., poi col. del Valdemone (3" cav.), pp. 337, 685, 728, 7%, 739.
Lcpondre, sotto isp. alle riviste del corpo di spedizione nelle Calabrie( 1806), p. 487.
I.eporano, v. Mmcettola, Giovanni Andrea. l.esage, cap. capo di SM J d genio all'assedio di Caera (1806), p. 423.
Lechi, Giuseppe, (1 766-· I 836), gen. div. italiano, poi ten. gen. muraLLiano, pp. 32, 35, 36, 40, 42, 67-9, 7 1, 72, 71, 79, 80, 85, 93, 94, 98, 103-6, 222.
l.etang, (1769-?), cap. <lei cacciatori del lOle de ligne, l'. a Capri 1'11 mag. 1806.
Ledere, col. , inviato del m inistro Cbrke a Napoli nel giu. 1810, p. 607 .
Leto, Francesco, marchese, ten., dir. del 2° urbano città <li Napoli (1801-05), p. :,72.
Letèochilo, Anronio, vice prcs. del senato seprinsularc (sctt. 1807).
Leuieri, Giacomo, Len. col. del genio a Napoli (1804-05), pp. 288, 300, 315.
Le fo resrier, Thoma.~ Charles, ten. col. degli Chasse11rs Hriranniques, p. 855.
Letticri, Giovanni, ren. di Re nella pian.1 di Me.~sina e com. della cittadella ( 1804-0 5), accompagnò il p rincipe d 'Assia a Cotrone e la evacuò (1807), pp. 338, 54 1.
1.ega, serg. del Regg. R. Corso a Capri, I'. in Sicilia il 18 serr. 18 10. Legnaux, ten. <lella guar<lia reale nap. F. e ciLalo a Capri (1808). Legran<l, ten. J d 2e RAP all'assedio di Gaeta (1806), p. 423. ."Le Icnn", v. J.cjcunc.
Lcnieri, Emanuele, TV relarore nel cons. <li guerra che condann ò a m. Caracciolo, com. della galeotta S. Michele e della flottiglia d'appoggio a Fra Diavolo ( 1799) , Cl; magg. del <liparrimento di Napoli ( 1804-0 5), magg. gen . (1806-9), brigadiere com. il p orro di Palermo
1042
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEO~N=l=CH~E~(l=800=_-~1=8~1=5~)_ __ _ _ _ _ _ _ _ _ __ _ _
(1810), pp. 156,403,420, 8')0, 896, 919,
929. 1.cvcroni, di I3arbagelata, capo degli insorgenti liguri (179') e 1814), p. 627. Levié (Levier), Giuseppe, col. del 3° di linea italiano a "la.ramo (1807-09).
178, 181,198,324,345. Logerot, Raffaele, f. di Ferdinando, cap. del genio, funzionario del mi nistcro della guerra sorto i re francesi, poi dir. della cancelleria del supremo consiglio di guerra, pp.166, 308, 558.
Liberatore, Nicola, comm. di campagna e prcs. del rrihunale mii. di Terra di Lavoro (180105), p. 376.
Lo C:uasro, cap. tcn. del genio sic. (I 809).
l .icciardi, Nicolina, amante e sedicellle giustiziera di ''Bizzarro" (Moscato).
1.ombardi, Giuseppe, don., uditore di guerra a C.:aern ( 1804-06). p. 377.
I .igard, cap. dei carabinieri del 22e légère a Lau-
Lombardo, Serafino, di Roccamandolfi, <letto "Il Maligno", capo comitiva abrnzzese (mag. 1809), p. 603.
ria, p.163. Lindeuù1al, ten. col. del Sicilian Regimcnt of Foot, inviato a Malta per reprimere la rivolta del corpo Froherg, p. 877. Linguaglossa, principe di, col. propr. del Regg. CICC. vol. di Lentini (2° VN), p. 797 .
I .ignori, Vinccnw, uff della civic;1 cosen tina :11l'as.mlio di Amantea (1806-07). Lirelli, cap. dell'art. a piedi italiana (lia cp) a Ma.ratea, pp. 106, .50:l. Lisakcvitz, ministro russo a Roma, p. 40. Usami, Pasquale, dello "Quagliardla" , capo comitiva a. cav. lucana, ucciso nell'apr. 181 I presso Ricigliano (Ofanrn), p. 694. Liverpool, Rohert lhnks Jenkinson, 2° Earl di, ( 1770-1828), homc sccrctary col titolo di barone Hawke.~btwy, pp. 41, Gl:l, 822, 838, 84 1, 848, 872.
I.ivron, Piene Gaston Henry, marchese de, (1 770-?), CB del 10e de ligne a Capri, poi teu. geu. cap. delle guardie murnrriano, pp. 574, 576, 822. Lizzano, marchesa, sorella del principino di Canosa, sfuggim alla retata della polizia. L,odovici, Ludovico, vescovo di Policastro, organinarore della i-csistc1iza sankdista nel Cilento, confinato ad A~sisi dopo la strage <li La.uria, pp. 153, li63.
Lombardi, G1pomassa dei difensori di Mara.Lea (dic. 1806), p. 500.
I .on1bardo, Sebasti,mo, li-al. <lei "Maligno". I .ongo, cap. del 2° leggero nap. a Capri (ott. 1808). Longo, AV com. la corvetta sic. Aurora a Reggio e Cotrone (1807), pp. 530, 897. Longo, l )avcrio, capo mastro armiere a Torre Annww.iata dal 1773, p. 310. Longo, Giovanni, capomassa c.ùabrese, cap. <li una cp franca formata a Ca.strovillari e am1m1tinarasi a Salerno, dove fu impiccato sen7:J. processo ncll'apr. 1808, p. 811.
I.op, Tommaso, uff di marina rep., pres. della giunca di navigazione (1799). Lopcz, fam. borbonica di S. Demetrio, mandante dcli' onucidio del vescovo F. B ugliari, rettore del collegio italo-greco di Santa Sofia (ago. 1806). Lopez, Marcello, di S. Demetrio, alfiere, capomassa ad Amantea, pp. 514, 52 1-2. Lopcz de Almagro, Emanuele, com. gen. della marina nap., p. 13 1. .Lopresti, Antonino e fratelli , di Punta del Pezzo (RC), agenti murattiani e armarori di una flottiglia di polizia del litorale reggino (IO scampavia).
Loffredo, Gerardo, brigadiere graduato, p. 135.
"Lorenzulo", capo di una comitiva, carrurnto il 22 apr. 1809 ad Acerrn, p . 81 I.
Lo Fruscio, Angelo, uditore di guerm a 1òlvc (Matera), p. 377.
Lorot, Martin, CB del 11 /3° di linea italiano all'assedio di Gaeta, p. 425 .
Lo Gallo, G iovanni lhrrisra, proc. focale al tribunale mii. di Matera, p. 376.
Losa, Pietro, ten. d'art. repubblicano, giustiziato a Castellammare, p. 289 .
Logeror, Ferdinando, inrcndcntc gen. del I' esercito, pp. 17, 135, 136, 143, 158, 160, 166-8,
Lostanges, v. de 1.osranges. Louiss, Thomas, CV inglese, pp. 11, 13.
1043
INDICE DEI NOMI
Loverdo, Nicolas, (1773-1837), Len. d'arl., ADC di Masséna, poi gen. francese, p. 105.
Lucchesi di Abama, Giuseppe, gen. di cav. austr., C. il 5 dic. 1757 a Leuthen, p. U5.
I.owe, sir I-ludson, (1769-1844}, col. dei Corsican Rangcrs, gov. di Capri e di Sanr' Elcna (carceriere <li Napoleo ne}, pp. 52, 412, 528, 542, 556, 567-71, 575-6, 578, 580-7, 589, 630 (ritratto), 834, 839, 862-5, 876, 898, 'JO 1-3, 905-6.
Lucchesi Palli, Anronio, (?-1815 ), duca, ministro degli esteri sic., pp. 661, 665.
Lowen, aiul. dei Corsican Rangers a Capri (1808), pp. 863, 865.
Lucchesi Palli, Ignazio, duca, soprinLendenLe al R. Fondo dc' lucri in Sicilia, p. 339.
I .owry Cole,
l.ucien (l.uzzien), ADC di Vcrdier in Calabria, p. 506.
v.
Cole, sir Galbraith l .owry.
Lozza, hancesco, col. dir. del 2° prov. di Lucera (Termoli), (1804-05), p. 373. Lubranu, Casimiro, ADC di Fra Diavolo nella spedizione di Roma (1799), cap. di font. (1800), dir. delle tèlucl1c di Ponza (1807). Lucas, CB del Gc dc lignc all'assedio di Gaeta ( 1806}, p. 424. Lucchesi, ren. col., giudice del cons. di guerra misro di Messina, p. (,8.5.
Lucchesi Palli, Francesco, CF ( 1804), col. ispettore dell'arsenale, poi retro ammiraglio e ministro della marina nap. (1821 -22), pp. 156, 91'), 'J22, 'Jl').
Lucotte, E<lme, (1770-1825) , conte, gen. brig., A. de Naples (1806), pp. 103, 105,475,486, 487,489,509,557. Lupcrano, v. Leporano.
J .usciano, duca di, dir. del Rcgg. prov. d.i Aversa (2° T di I .avoro) e comm. alla leva delle masse ( 1806), pp. 3(,4, 373. Luzzi, v. l'irrao, ·lommaso, principe di Luz:à.
I.ucchesi, Alessandro, v. Lcccbcsc, Alessandro.
M Macchia, Paolo, arrefìce nella fuhhrica d'armi di 1,me Annunziata (1801). Macdonald, Jacqucs Eticnnc Joscph Alcxandrc, ( 1765-1 840), duca di 'Eiranro e maresciallo di i;rancia, secondo com . della prima A. de Naples, p. 65, 205, 208. Macedonio, Yespasi:1no, brigadiere nap. (180405). p. 155. MacFarlam:, ten. gen. della BriLish Army in Sicilia, pp. 129 , 584, 586, 627, 646, 652, 659, 661, 705, 707, 7 11-2 , 722, 729, 748-9, 839, 845-6, 849 , 875. 920, 926.
Mackemic Praser, Alexander, (1756-1809), magg. gcn. com. la sped. in Egitto, la 3rd D iv. a lla Corufia e la 4rh a Wa lcheren, m. di fehhre, pp. 528-30, 548, 597, 834, 859. Mack von l.eiherich, Cari, ( 1752-1828), harone, ren. mareKiallo a usrri:ico, cap. gen. die Rea li E~erciri, capo di SM atmriaco, degradato per la sconfitta di Ulm, pp. 5 1, 11 4 (ritratto), 128, 135-8, 158, 170,205. Mackesy, Piers, storico navale inglese, pp. 3, 390, 391,433.616, 940. MacLean, cap. della light infantry, C. a Maida il 4 luglio 1806, p. 444.
Macirone (Maceroni) , colonnello, agenLe muralrian o, p. 848.
MacLeud, ten. cui. del 78th Hii;hlanders, C. ad El Hamed il 21 apr. 1807, pp. 454, 851.
MacKay, magg. de i Corsican Rangers, p. 866.
MacLeud, James, ten. del Sicilian Regiment of FooL, p. 877 .
Mackenzie, John Randoll, uff dei Royal mari nes, trasferito al 78t h Foot (1-lighlandcrs), magg. gen . C. a ' làlavera ( 1809).
Macry, Domenico, magg. com. il parco d'arl. di Mack, pp. 136, 287.
Mackenzie, sir Alexander, ten. gen. com. di Div. in C atalogna, pp. 625 , 820, 844, 874.
Macry, Ferdinando, magg. inl. del Regg. Re art., l.cn. col. d ir. t-lcll'arscnalc, rn;u1if~1U.urc mii. <.:
1044
LE DUE SICILIE NELLE
GUERRE ~N~/\~PO=LE=O=N~l=C~H=E~{l~S00=~--1~8=1=5~)_ __ _ _ __ _ _ _ _ _ _ _ __
art. delle piazze in Sicilia, pp. 144, 145, 150, 153, 314, 294, 295, 327, .liO, 593, 746, 754-5. Macry, Saverio, pro[ di chimica e fisica della scuola d'art. e genio e membro della giunta manifatture, arti e industrie di Napoli dall'ou. 1808, p. 754. MagaloLLi (Maialetti), A, avv. <lei poveri al trih. mii. di Montefusco (1804), p. 376. Maghella, Nicola (Antonio?), prefetto di polizia, poi miniSLro <li polizia, p. 614. Magliella, Virgilio, 2" magg. del Regg. Regina cav. (1804-05), p. 283. Maglio, Natale, 2" ten. del Regg. Siracusa, poi aggregato al Valdinoro ( 1799).
gliuso (Nicamo) il 15 fcb. 181 l, pp. 473,
513, 555, 602, 809, 814, 820, 822. Mandarini, Alessandro, ( 1762-1820), di Ma ratea, vice preside della lhçilicata, isp. dei corpi volanti, difensore di Marnea (dic. .1806), pp. 463, 469, 500-3, 806, 896. Mandarini, Lnigi, zio di Alessandro, capitano d i mare di Cefalù, p. 502. Manderani, Antonio, dotr., assessore mii. a Lipari (1805), p. 339. Manes, marchese, appaltatore del serv. di provianda (1798), p. 167. Manhès, Charles, (1777-1854), col., A. de Naples, maresciallo di campo nap., pp. 278, 586, 609, 685, 708, 822 ..
Magri, ulf del 2" di linea italiano a Marnrea (dic. 1806), p. 503.
ManLeloL, cap. del 2e RAI' all'assedio di Caeta, p.
Maillard, cap. del genio alLmedio di Gaeta (1806), p. 423.
Mand1011é, Gabriele, (1764-99) , di Pescara, oriundo savoiardo, uff. d'art., gen. e ministro della guerra rcp., g;iustiziato il 2 sett. 17??, p. 136, 1. 39, 158, 159, 209, 210, 287.
Maitland, hederick, Len. gen. !Lella Martinica, in Sicilia e in Catalogna, pp. 621, 651, 823, 876, 842-4, 853-4, 856. MaiLland, magg. del Regg. anglo-svizzero de Roll , p. 857. MaiLzen, v. Meitzen, Francesco. Malaspina, Corrado, (1766-1836), marchese di Fosdinovo, uff. di cav. con trascor.çi rep., delegato della reggenza, poi al .çerv. dei re francesi, pp. 71. Malaspina, Giovanni Battista, brigadiere tup. (1798-0 5), pp. I46, 191, 653. Maletto, principe di, barone col. propr. dei dragoni legg. di Ca.mo Reale (VD}, p. 797. "Malora, Giuseppe», nome assunto da Fra Diavolo a Baronissi, p. 481. Mammone Caerano, mugnaio, brigante, capomassa, cospirarore, pp. 14, 29, 213. Mammone, Luigi., frar. e complice di Gaetano, pp. 14, 29,213. Mancini, CitLçeppe A., dorr., uditore di guerra a ' lèano ('!erra di Lavoro), p. 377 . Mancmo, Girolamo, Maria, barone, assessore mii. ad Alirnra ( 1805}, p. 339.
125.
Manti, Domenico, magg. del Regg. prov. di Reggio (3° Catanzaro) (1805) e comm. alla leva delle masse (1806), pp. 365, 373. Manri, C:iovanni Battisra, cap., com. del Forte di Pentimele ( 1805), p. 1 55. Manuel y Arriola, Antonio, comm. di guerra ten. col. ( 1804-05), poi ordinatore capo del commiss,iriato e sussistenza in Sicilia (1809), pp. 170, 200, 666, 670. Manuel y Arriola, C:a.~parc, magg. interino del Regg. Re ,m. ( I 804), pp. 295, 314. Manuel y Arriola, Giovanni Battista, brigadiere min. della guerra ( 1798), maresciallo di ca1npo, min. di guerra e marina a Palermo ( 180711), pp. 138, 154, 158, I 70, 359, 653-4, 661-4, 838. Manzi, Cristoforo, ren. col. del 13° cacciatori voi. Messapia, poi com. a Orbetello, com . del Regg. prov. di Caserr.a. (3° ' Jèrra di Lavoro) (1804), pp. 210,373. Manzi, Tito, giureconsulto rosca no, cons. di Saliceti, pp. 567, 571. Manzone, conte siciliano, p. 643.
Mancuso, Cimeppe, capomassa del corpo Dc Michele ( I 806), p. 809.
Marasso<li, Vittorio, capo di corpi franchi calabresi, ucciso nel 1814, p. 825.
Mancuso, Paolo, (1782- 1811), detto "ParafanLe", capomasso. della Sib, ucciso nel bosco Mi
Marcellesi, Pancrazio, fornitore di panni per le rnili:tie prov. di Teramo (1801), p. 356.
1045
INDIC[ DEI NOMI
Marchese, Paolo, duca di Poderia, capomassa di Camerota (SA), ( [ 806), pp. 462.
Marini, Michele, caporuota, assessore al tribunale mii. di Luccra, p. 376.
Marchetti, negoziante e spia murattiana in Sicilia (contatto con don Rocco Minasi).
Marini Serra, fratelli di Donnici (CS), focilati d,ù borbonici il 6 ago. 1806.
Marciano, Giuseppe, udiwre di guerra a Bella (Matera) (1804-05), p. 377.
Marini Serra, Vincenzo, di Donnici (CS), sollo intendente di Rossano, p. 525.
Marenghi, Raffaele, cap. del 1° estero (R. Presidi) in Spagna ( 1812-14), p. 706.
Marocco, Giovanni Battista, dott., uditore di guerra a Caiaz:w (T. di Lavoro), p. 577.
Marengo, Ciovanni, ten. col. comm. politico d'art. (1804), p. 315.
Marquez, Emanuele, comm. di guerra Len. col. onorario (1804), pp. 170, 200.
Maresca e Donnorso, Anlonio, duca di Serracapriola, (1750-1822), ambasciaLorc nap. a San Pietroburgo, pp. 13, 15, 17, 18, 34, 37, 18, 270.
Marquis, caporale dei volLeggiawri della guardia reale nap. a Capri (oLL 1808).
Mare.~cakhi, Pcrdinando, ( 1754-1816), minimo degli esteri italiano a Parigi, p. 44. Marescotti, Francesco, conte, brigadiere di marina, preside di Chieti, pp. 148, 155, 156. Marel, ordiualOre in capo, A. de Naples (1810), p. 608.
Marra:ao, capo di una comiLiva tra Filaddfia e S. Onofrio {Calabria Ultra, 1811). Marsella, Carlo, assenLisla dei viveri dell'esercito in Calabria (1806), ammin. e soprintendente gen. della sussistenza mii. in Sicilia (1809), pp. 175 .. Marsiglia, Diego, col., ten. di Re a Cap1L1 ( 180405), pp. 118, 155, 199.
Mari, Cesare, col. del 2° estero (ex-Reali Sanniti), (1812), pp. 626, 706, 739.
Manelli, Gaetano, ten. col., gov. del Castello <li làormina (1801-05), p. 538.
Maria Anmuuiata Carolina di Napoli, v. Bonaparte, Maria Annunziala Caroline.
Manhey, cap. della Div. Gar<lauue ago. 1806), p. 463.
Mari.a J\ntoniena di Francia, v. J\sbmgo Lorena, Marie Antoinene d'.
Maniello, Gennaro, teu. col. del Regg. prov. di Reggio (5° Cat.amaro), (1804), p. 373 .
Maria Carolina di Napoli, v. A.dmrgo Maria Carolina d'.
Martigue, CS del 7e <lragons in Basilicata (1806), p. 460.
~
I .mena,
Mariani d'Orea a, Len. dei volLeggiaLori R. Corso, P. in Sicilia il 18 se LL. I 81 O. Mariatio, Amonio, p. 440. Mariano, Antonio, di I .uigi, di t\manrea, speziale, fucilato dai frane.es i ( 1807). Mariano, Gaetano, di Domenico, di Amantea, sarto, fucilato dai francesi (1807). Mariano, Vincenzo, capo armiere (fabbrica delle canne) a T. Annum.iaLa dal 1775 . Marin , cap. ADC di Valentin all'assedio di Gaeta ( 1806), p. 422. Ma.rin, costruttore navale impresario della marina murattiana (1810) , p. 608,614. Marin, Antonio, 1" magg. dd Regg. Re cav. (l 801-05), p . 285. Marincola, T., avv. dei poveri al tribunale mii. di Catanzaro (1805), p. 376. Marinelli, Raimondo, comm. alle fortificazioni repubblicano, p . 313.
a
Lamia (8
Martin, AnLoine, serg. portabandiera del lOe de ligne, primo a Capri (4 ott. 1808), pp. 577, 587, 614. M.artin, George, contrammiraglio, com. le forze navali a Messina (1809-1 O), pp. 591-3, 599, 604,618,650,793, 910-2, 915. Martin, Victor, cap. del genio all'assedio di Caeta (1806), pp. 407, 423. Martinez, Caetano, di Amantea, plebeo, fuc. da Rod. Mirabelli il 9 <lic. 1806, p. 515. Martinez, Giuseppe, C~ ai cantieri di Ca.~rellammare, al serv. francese, pp. 156, 929. Martinez, Pasquale, cons. assessore d'economia alla direzione della giunra delle R. manifurture mii. e profìscale al R. Fondo de' Lucri di Napoli , pp. 199, Martino, Domenico, uditore di guerra a Son-enro (Terra di Lworo), p. 377. Martino, Giovanni, marito di Lucrezia Pcderico,
] 046
l[ DUE
SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815}
eroina borbonica c;alabrese. Martino, Michele, aiutante magg. del princ:ipino di Canosa a Ponza. Martire, Lorenzo, di Pedace (CS), capomassa, pp.
505, 803, 809.
Massa, Oronzo, u(J: d'arL., gen. rep., giustiziato il 14 agosto 1799, pp. 212,308,313. Massaro, _)oseph, insegna del Sicilian Regiment of Foot, p. 877.
Manorelli, serg. del Regg. R. Corso a Capri, p .
Massarello, capo di hrigami c1labrcsi, riparato in Sicilia nell'autwmo 1810.
Martucci, magg., quartiermastro del princ. d' A.~sia a Milcto, pp. 530, 532-3, 535, 655.
M.assarenghi Dentice, conte, capo di un'unione realista a Napoli, p. 288.
Marulli, conte, preside di Salerno, pp. 365, 366.
Masséna, André, (1 758-181 7), duca di Rivoli, principe d'F.ssling, maresciallo di Francia, pp.
Marulli, Gennaro, F. di Troiano, cap. dei granatieri reali e scrittore mii. Marulli, Carlo, (1771-1834), cap. del Rcgg. Principessa, poi scudiero dei re francesi , col. della guardia civica e prov. e com. di Lecce, p. 35.
55, 57. 58-60, 62, 63, 65-74, 95, 97, 10:3, 105,396,398, 401-3, 409,411, 413-4, 41 67, 122, 437, 447, 457-67, 470-2, 474-5, 498, 50-1, 508, 511, 513, 515, 527, 557, 808, 810, 893-4.
Marnlli, Giuseppe, 2° magg. del Priuc:ipessa cav., poi del Valdinoto II, pp. 283, 39.
Ma..,seria, Filippo, cap. dei Corsiean Rangers, pp.
Marulli, "lì-oiano, ( 1759-1823), 5° duca d'Ascoli, aiutante gen. del re e capo della polizia, pp.
Ma..,simi, Ignazio, assessore al tribunale mii. di
26, 33, 127, 141 , 147, 154,2 10, 7.38, 240, 256,259,281, 28:3, 261, 275-8, 593-4, 6001, 651, 653-4, 662,721 , 72-1., 8-10, 844. Marullo, Ciuseppe, fonte del ll/2° estero, F. all'assedio di Ca.era {l 8 I 5), p. 707. "MarLiale, Tommaso, aiutante gen. nap. sbal"cato per primo a Capri", personaggio i~maginario di Mariano d'Ayala ( v. Thomas, .Jean), p. 587. Marm, Giuseppe, segr. della comm. <l'epurazione rep. ( 1799), p. 207. Masaniello {'foma.~o Aniell o, 1620- 164/ ), capopopolo nap., p. 130. Mascara, Girolamo, marchese, c:1.poruora, vice prcs. dell' udienza gen. di guerra e ca..~a rea le (1804-05), pp. 199, 376. Mascolo, Vinccnm, emissario della regina, allentatore di Saliceti ( 1808), p. 903. Masi, Luca, capo di una comitiva del Teramano
(1808-09). "Masolcllo", brigante abruzzese, catruraco a Civita S. Angelo (1807). Masone, Andrea, maestro veterinario a Napoli
( 1804-05), p. 266. Massa, Carlo, a.,.,e.ssore di piazza a Bari (180-1-
05) , p. 378. Massa, Francesco, assessore di piazza a Callipoli (1804-05), p . 378. Massa, Francesco Pao lo, brigadiere nap., pp. 154, :n2. 653.
861-2. Lecce, p. 376. M,JSsoni, ,erg. dei granatie ri del Regg. R. Corso a
Capri (ott. 1808). M:L,telloni, Luigi, CF sub isp. delle costruzioni a Ca..,tellammare ( 1804), pp. 15(,, 929. Maslracchi, Bartolomeo, confìdenre del caporuora Trevisani a Ponza (1807). Masn-acchi, Giuseppe, dotl., uditore <li guerra a ' lorrc del Greco (1804-05), p. 377. Mastracchio, Angelo, uditore di guerra a Ciuaducale (AQ), p. 377. M astrilli, Luisa Colonna di Stigliano, seco nd a moglie del duca di Gallo (1813). Mastrilli, Maddalena, prima moglie del duca di Gallo, dama d'onore di Caroliue Murar. M:mrilli, Marzio, ( 1753-1833), marcl1cse e poi duca di Callo, diplomatico e minimo degli esteri nap. sotto F~rdinando IV e i re francesi, 9-11 , 17, 18, 26 , 29-32, 34, 36, 39-44,
17, 18, 51, 58, 59, 61 , 158,269, 587, 846, 848, 881. Masrrilli, Vincenzo Maria, marchese della Schiava e di Selice, col. com. il 3° Rcgg. cacciatori calahresi ( 1796-98), prc.sidc e gov. dcli' armi di Lecce, dir. dell'Adriatico e sub isp. delle milizie provinciali, poi col. hrigadiere dei voi. calabresi, pp. 147-9, 155, 2 10, 21 4, 281 ,376,
597, 701, 711, 733, 81 5. Maraloni, Domenico, serg. della fant. di marina (pacchetto Tt1.rt11ro), condannato per aver uc-
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INDICE DEI NO ""M "--"--1 _ _ _ _ _ _ __ _ _ _ _ _ __
c1so 111 rissa a Ponza il soldato Brunetti (l806), p. 905.
Mazzclla, Domrnico, padron di barca_, rrasporrava a Ponza i feriti di Gaeta (1806).
Mararnzzo, Francesco Antonio, di Sambiase, capomassa calabre.se.
Mazzella, Nicola, sabotò uno dei cannoni del molo di Ponza per aimarc gli inglesi (24 Jeb. 1813).
Matarazzo, Cennaro, difensore di AmanLea, emigralo in Sicilia e agente horhonico. Matera, capo di una comitiva in· 1erra di I .woro e Molise (1810-11). Matera, Pasquale, (1768-'J'J), medico siracusano, gen. rep., giustiziato il]() olt. 1799, p. 209. Mathicu de Sainr Maurice, poi dc La Redone, David Maurice Joseph , (1768-1833), conte, protestante, gen. del Corpo d'osservazione del Mezzogiorno, poi dell'A. de Naplc.s e infine al serv. nap., p. 27, 66, 555. Marra, Francesco Stefano, Len. del R. Corso, F. e P. il 18.9.1810 in Sicilia. Matriello, Cennaro, tcn. col. del :3° Regg. prov. <li Catanzaro (Reggio}, p. 373. Matta, Raffaele, di Cosenza, galantuomo e ainr. di Dc Mi.chele, fucilato il 21 lebb. 1807 a Fiumefreddo, pp. 524, 809.
MaZ"Ldla, Salvatore, <li Ponza, corsaro e cap. di mare (28 giu. 1807). Mazzetta, uditore di guerra ad Ischia(' ferra di L1voro) , p. :ì77. Mazziotti, fum. di patrioti di Celso (SA), pp. 454, 468. Mazzola, Domenico, n;ip., scrg. dei Corsicrn Raugers, disertore I nov. 1807, p. 864. O
Mazzoua, capo di comitiva tra 1:iladelfia e S. Onofrio (Calabria Ultra), distrutta nel I 8 I I dalla colonna mobile di Matera. McAdan, David, tcn. dei R. marines della fregata 'J"hames, p. 9 I 8. McComhe, John, m;igg. dei. Corsican Rangers a Maida (4 luglio 1806), p. 862-3. McPherson, All.an, tcn. del Sicilian Regiment of Foor, p. 877.
Mattei, 1:erdinando, vescovo della Valletta, p. 860.
Meade, A., magg. del Royal Malta RcgL (180111), poi del 9 I sr Poot, p. 867.
"Matteo, capitano della civica", fal.,e generalità date da Fra Diavolo al presidio di San Giovanni Incuico (8 olt. 1806), p. 479.
Medici, d'Ouaiano, Luigi de', ( 1759-1830), cw,1licrc, miniSLro delle finanze nap., pp. 75, 123, 164, 594, 611, 661, 665.
Maufragga, ten. del Real Corso, P. in Sicilia il 18 sett. 1810.
Mei, Ciovanni Battista, col. degli ingegneri
Mauro, Francesco, ten. dei voi. rnlabresi, C. il 22 gen. 1807 a Longohardi, p. 5 19. Maurdin, cap. com. la 15e cie/2e RAP (I 807), p. 558. Maxwell, Murray, CF, com. la fregata Alffste (gin. 1809), pp. 904, 91 o. Mazza, Francesco Maria, caporuota, assessore al tribunale mii. di Monrefìisco, p. 376. Mau,a, Lorenzo, cap. e poi magg. delb legione di Fra Diavolo (1806), p. 480. Mazza, Pao.lo, capomassa abruzzese, unitosi a Ferrami al Colle della Stella, p. 183. Mazzarelli, Antonio, alfiere, capomassa del Vallo di Diano (1806), p. 366. Mazzei, Raffaele, di S. Stefano (C\), uff. borbonico in ritiro, accusato <li essere il mandante dell'uccisione di Versace, per coprire l'approP riazione dei !ondi della resistenza.
sic.( I 812-15}, pp. 739, 758. M eitzen, Francesco, 2° magg. del Regg. Princip e I fanl. , poi ten. col. dei cacciatori Philippsthal a Mileto, pp. 282, 531, 533, 696, 699. .Melazzo, Onofi-io, ammin. e soprintendenre ;i llc .~11ssistcnzc m ii. in Sicilia, p. 670. Melher, Angelo, cap., gov. di Ponza (1801-05), p. 155. Mele, Giuseppe, di Amanrea, ferraio, capomassa, ucciso il 26 ott. 1808 a Pia.le (RC) dal sicario Marrazzi, pp. 438, 45 0, 5 13-4, 522-3, 805, 809, 8 14. Mele, Pietro, frat., complice e vendicatore di C:iuseppe, ucciso a tradimenLo. Mellish, Henry E, magg. del Sicilian RegimenL o f" Foot, p. 877. Melluso, Antonio, prof. di disegno di fi gura e d i teoria e pratica <ldle ordinanze all'"univcrsità deisti studi" d.ella Nunziatella, p. 195.
]048
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE {1800 - 1815)
"Melone", di Muro Lucano, capo di una comitiva lu.:ana smnfìnata nel marm 1811 nel Principato Ciua e distrutta il 13 nov. sulle rive dcll'Ofànto. Melorio, Nicola, 1° chirurgo della R. art. sic. (1808), p. 676. Mclzi d'Eril, Francesco, (1753-] 816), duca di Lodi, grnn c.1ncelliere guardasigilli del Regno d'Italia, pp. 35, 566. Mena, Gavino, cap. dell'art. nap. inviato in istru· 7.ione a Strasburgo (1787-88), p. 308. Mendici no, compagno di V. Mele, assassinato con lui a Piale il 26 ou. 1808. Mcndoza, Giovanni, cap. e poi tcn. dei R. Calabresi di R11ffo, poi ren. col. del Regg. prnv. di Gerace (4" Catanzaro), (1804-05), p. 373. Mendoza, lgna-z.io, dote., assessore mii. a Siracusa {1805), p. 339. Menou, Jacques François de Bomsay, (1 7501810), ge11., conte, p. 23. Merari, Emmanuele, cap. int., prof. di disegno d'artiglierie alle scuole teoriche di Napoli (1801-05), p. 314. M.cm1tante, Antonio luogotenente di Binarrn, consegnatosi nd dic. 181 O. Merdier, cap. degli zappatori all'assedio di Gaeta (1806), p. 423. Merenghini, Nicola, ( 1778-?), alfiere del Regg. Abbruai (1802). Mcriquc, sotto tcn. hors la tigne di Masséna (1806). Merlin, Christophe Antoine, gen. btig. ,t Napoli, (l 806), p. 570. Me rlo e Remedi, Ciuseppe, comm. di guerra ren. col. e ministro mii. dd R. Fondo de' Lucri in Sicilia (180/i O'J), pp. 170, 1')'), 200, .'B 9. Merlo e Splendore, Domenico, comm. ordinatore delb provianda in Sicilia ( 1804-09), pp. 169, 170,200,666,919.
ri (1808-09), pp. 555, 814, 820, 822. Messina, Domenico, compagno di Vizzari, p. 818. Mctsch, v. Ma:tsch. Metternich Winncburg Reilstein, prinz Clemens Wenzel Lothar von, (1773-1859) , cancelliere austriaco, p. 550, 566, 848. Meyer, Fridolin, 2° magg. del Regg. V;ùdima;,,;,,ara II fant. (1804-06), p. 337. Meyer, Jacob, soldato del Sicilian Rcgimcnt of Foot, p. 877. Mezzac:ipo, <.:aerano, ren. dell'XI cp art. nap. ( 1800), p. 137. Mezzacapo, Luigi, (1814-1885), di Trapani, maggior gen. italiano, p. l 02. "M.e aavoce", v. Stocchctti, Francesco. Mialct, CB del 6c dc lignc all'assedio di Gaet,1 (1806), p. 422. Mi,u10, marchese di, brigadiere n:1p., p. 1.54. Miceli, di L1ngohardi, rivale di Dc Micl1clc e cap. dei legionari scelti, p. 5 l 5. Miceli, Ak.ssandro, di I .ongob,1rdi (CZ), comrnissionaro alla leva delle maase, p. 366. Miche!, CB <lei genio francese, difrnsure di S<.:illa (7-27 lug. 1806), p. 44'J. Micheroux, ten. del 1° estero sic. in Spagna (1812-14), p. 706. Michc1011x, /\nronio Alberto, col. del Rcgg. Re :1 'lolone, maresciallo di campo, pp. 134-8, 140, 147, 154, 158, 164, 167, 180, 199, 269, 287, 354, 372. 376, Micheroux, Antonio, (1736-1805), cugillo dd maresciallo, diplomatico e ministro degli esteri nap., pp. 23, 24, 2(,, 39, 252, Michcroux , C1rlo, f. di Amonio, alfiere del Regg. Alemagna (1802-04), p. 252. Micheroux, Diodato, CV com. <lell'Archimetle, pp. 156, 885-6, 922,929,932.
Merlin, gen. brig., A. dc Naplcs (1806), pp. 103, 105.
Micheroux, Gaspare, cavaliere, col., gov. della piazza di Trapani (1804-05), p. 338.
Merluzzi, uff. del corpo franco di Gaeta (1806), p. 401.
Michcroux, Giovanni B., tcn. col. del Valdimaz7.arn I, poi del Valdemone funr ., p. 337.
Mcnnct, Julien Augustin Joseph ( I772-1837), gen. div., A. de Naples, pp. 67, 74, 103-5, 453, 459-61, 465-6, 468, 470-1, 474-5 , 486, 187,188,189,557.
M icucci, Donato, alfiere dei cacciatori, difensore di Lauria, p. 463.
Mcscio, capo comitiva del distretto di Castrovilla-
Mier, conte, ambascialOre austriaco a Napoli (181 2- 15), p . 816.
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INDICE Dl:I NOMI
Migliaccio, Antonio, l magg. <lei Valdemone cav. ( I 804-05), p. 33 7. O
Milossevich, col. del 5° <li linea italiano, Div. Lechi (1806), p. 73.
Migliaccio, Antonio, capo maestro armiere di marina, p. 894.
Minasi, Rocco, abate, agente del gen. Digonnct a Scilla, condannaro a Messina per traJimen lo ( 1810-1 I), p. 823.
Migliaccio, cadetto dei Reali Sanniti, C. a Mileto il 28 maggio 1807, p. 537. Migliaccio, cap. dei Real i Sanniti e padre del cad crro, p. 537. Migliorini, ministro degli affari ecclesiastici, pp. 161 , 661. Miguola, Vincenzo, tcn. del Sicilian Regiment of Foot, p. 877. Mignonc, Vincenzo, di Rocchetta, luogotenente di Quagliarella, preso il 27 feb. 1811 al guado dell'Ofanro. Milano, E, proc. fiscale del tribunale mii. di Salerno (1804-05), p. :376. Milano, Francesco, duca di San Paolo, ren. col. del 5° granatieri Div. Damas, com. la massa ( :arrolina a Roma, poi Len. col. del Regg. R. Carolina Il, com. dei cacciatori Calabresi, ten. col. e col. dei R. Sanniti, isp. dei ha rraglioni calabri da formarsi coi corpi franchi licemiati dagli inglesi, pp. 240, 282, 531, 534, 59:3, 699, 706, 7 12, 73~
Minasi, Cirillo, di Paola, frat. di Rocco e di altri due sacerdoti spie, agente di Digonnet a Palcnno. Mineaux, François Anl. , (1782-?), aiut. magg. del 10e de lignea Capri (1808), p. 577. Minervino, duca di, membro della gÌLUlla economica delle bande (1804-05), p. :~72. Minichini, Angelo, brigadiere, poi maresciallo di campo, pp. 2 0, 56, 75, 79, 127, 137, 144, 145, 147 , 150, 154, 242, 249, 251, 257 , 277, 278. 282, 544, 652-5, 659, 662, 700, 701, 7:3:3.
cm,
Minicl1ini, Federico, ren. col. del Regg. R. Ferdinando ( 1804-05), p. 283. Minichini, Viuccmo, col., poi hriga,fo,rc ddl'art. napolerana, pp. 133, 134, 139, 113, 289-91, 300, 309, 733. Minutolo, v. Capecc Minmo.lo, Raimondo.
Milano, 1.uigi, abate, agente segreto Jel duca d'A~ scoli, p. 276.
Minzcle, Gennaro, abate, prof. di geometria piana, aritmetica e algebra nella scuola d'art. e genio a Napoli, ,mche sotto i re francesi, p. 292, :314.
Miles, Henry, ten. del Sicilian Regimellt of Poot, p. 877.
Mioll.is, Sexrius conte di, (\ 759-1828), gen. div. a Roma, pp. 20, 22, U'J.
Mileti, Francesco, frat. di Nicola, costretto ad applaudire lo scempio del cadavere.
MioL de Mclito, André Prançois, (1762-1841), minisrro della guerra e dell'interno murauiano, p. 565.
Milcti, Nicola, di Amantea, patrizio truciuato dai borbonici durante l'assedio. Militello, principe <li, barone col. propr. del Regg. cacc. voi. di Palli (2° VD), p. 797. Mili, Charles, Len. del Sicil.ian Regiment of Foot,
p. 877. Millet, gcn. brig. francese a Mileto (1807), p. 536. Milio, Caetano, (?-1814), CS e poi col. dcll'an. a cavallo it:ùiana, p. 106. Milo, Nicola, com . dei camiciotti sanfedisti (1799), p. 258. Milonas, sottoten. aggiunto di SM all'asseJio di Gaeta ( 1806), p. 422. Milon, Francesco, ( I 786-1865), cap., guardia principale d'art., pp. 292, 3 15.
Mirabella, Antonio, (17 90-?), sedicente emissario anglo-sic. e parente del col. Mirabelli, sollevò i contadini di Oria e Massafra (apr. 1809), p. 603. Mirabelli, Giov. B., cap. della milizia maltese, ten. del R. Ma.lta Rcgt ( 1805-09), p. 867. Mirabelli, Roberto, ten. col. del corpo volanrc, Calabria Ultra, poi com. del 3° c.1cciarori calabresi (della Schiava), col. del Regg. Abbruzzi, col. graduaro brigadiere del Regg. Valdemone, pp. 31. 78, 83, 86, 117, 210, 245, 282, 331. 337, 110, 531, 7:3:3, 805. Mirabclli, Rodolfo, frar. di Roberto, com. delle armi e difensore <li Amantea, pp. 110, 504, 519, 521-3 , 805, 809. Mirabelli Mauro, Giuseppe, c.1po della civica di Amantea (1809), p. 540.
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOL[ONICHE ( l 800=~--1~8=1=5~)- --
MirabiLO, v. Morabito, Caerano. Miranda, Giuseppe, capomassa, amore dell'eccidio <li Calico (14 ag. 180G).
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poi col. del Regg. Re (180/i-05), pp. 144 , 261 , 28:\ 326.
Mirengh i, Raffoele, cap. del 1° estero (R. Presidi) in Spagna, congedato a domanda.
Moncada, Pietro, duca di S. Giovanni, col. del Valdemone cav., brigadiere anglo-siculo in Liguria (1814), pp. G59, 727,729, 736_
Mirone, Anronino, com. l'art. borbonica a Ponza (1808-09).
Moncada, Vincenzo, redutaLOre del primo Regg. Valdinoto fanl. (1 754) , p. 319.
Misterbianco, duca <li, barone col. propr. del Regg. guarnigione di Carania, p. 797.
Monferré, Ciuseppc, rcn. col. del Regg. Albania (1804-05), sorroc.apo di SM di Damas in Calabria, P. a Campo 'Jenese (9 marzo 1806), pp. 78, 83, 87,150,254,282.
Midord, Robert, cap. del hrig-sloop Espoir, p. 59'). Mitiffiot, ten. del genio all'assedio di Gaeta, p. 423. Mirrovich, Saverio, uH: al serv. veneziano, dei Maltese Pioneers in Egiuo, della milizia maltese, tcn. del Royal Malta Regr ( 1805), P. ad Anacapri il 4 ott. 1808, poi cap. del R. M. Fem:ible Regt, pp. 867-8.
Monforte, ( :iuseppc, dorr., assessore mii. a Termini (1804-05), p. 339. Monglas, comm. di polizia per le Isole di Capri, Ischia e Procida e litorali del Colfo, il 13 giu. 1807 arrestò A. Mosca a CasLelhunmare. Monnier, cap. d'art., spedizione nelle Ionie (1807), p. 558.
Mitrovich, moglie cli, P. ad Anacapri il 4 ott. 1808, p. 868.
Momcrras, Pierrc, col. del 29e de ligne in Cilabria, poi dei granatieri della guardia re,Je a Capri, tcn. gen., pp. 574, 579, 629.
Mocenigo, conte, rappresentate russo nelle louie, pp. 546-7.
Monralho, cluca di, barone col. propr. del Regg. cacc. voi. di Licata ((, 0 VM), p. 797.
M,et,ch de Har,., Luigi Enrico de, col. <ld Regina cav. in Alta Italia, poi brigadiere, arresosi il 9 cliccmbre 1798 sul campo <li Calvi, pp. 134-7.
MonLalLo, Mar.liano, dorr., assessore mii. a Mars,ila (1804-05), p. 339.
Mohr, magg., com. il Batt. misto anglo-svinero De Roll-Dillon in Spagna, p. 85G.
Montaperro, Haldass;1.nc, col. del Regg. Principessa, P. a Lagonegro il 6 marzo 1806, pp. 78, 82, 2/i5, 282.
Mola, principe di , figlio, col. pmpr. del Regg. cacc. Taormina (5° VD), p. 797.
Montbnm, gcn. brig., A. de Naples (1806), pp. 103, 105, 468.
Moles, Leopoldo, col. dir. d'art. e com. i.I Regg. art. sic., pp. 739, 74G.
MonLeagudo, Diego de, ren. col., magg. della piazza di Palermo ( 1804-05) , p. 338.
Moleti, Leopoldo, sotto dir. d'aH. <ld Valdi11010, pp. 331,311.
Monrealegrc, Joaguim dc, duca di Salas, primo segr. <li staro horbonico, p. 157.
Mollo, Salvatore, proL di disegno alla 3a cbsse della R. accademia mii. (1804-05).
Momcgader, uff d'art. al Castelnuovo di Napoli (1804-05), p. 30').
Mollo, Vincenzo, di Cosenza, aurore di un carme sulla vittoria di Milero, cons. d'int. di Calabria Citra, pres. della comm. per il prestito per i viveri delle colonne mobili (1809), relarore della comm. per la colonizzazione delb Sii.a (1810), pp. 536, 915.
Monteleone, Giuseppe, di Fabrizia, detto "Ronca", luogorenente di Pisano, poi cap. dei Calabrian Free Corps nel le Ion ie, pp. 607, 81 7, 822-3, 825.
Mollo, uff. della Hottiglia <li Mes.~ina (1810), p. 915. Mombelli, Luigi, cap. degli zappatori italiani, p. 106. Moncada, Cuglielmo, due.a di San Giovanni, ten. col. del Valdimazzara cav. a Roma (1800-01),
Monteleone, duchi di, p. 3:31. MonLello, guida di Fra Diavolo al passaggio dd Volturno a Montaquila ( 15 orr. 180G) . Montemaggiore, marcl1ese di, col. propr. dei cacc. voi. di ·1ermini (8° VM II), p. 7'J7. MonLemar, v. Carrillo. Monrcmayor, Giuseppe, di Catanzaro, uff. della marina murarriano in Calabria, p. 916.
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INDICE DEI NOMI
Montemayor, marchese, brigadiere dir. del genio dell'Adriatico, pp. 300, 315, 653.
Morca.ldi, Lnigi , alfiere del Regg. Ahlm1zzi ( 1802).
Montemayor, Lorenzo, (1768-1841), barone, di Napoli, CB dell'art. rep., poi del genio italiano e franco-nap., F. a<l Amantea 1'8 dic. 1806 e il 14 gcnn. 1807, pp. 73, 79, 106, 136, 147, 154, 313,461,48~ 514-~ 518.
Morrnldi , hancesco, CF aggregato (1804-05), pp. I 56, 929.
Monresoro, l~ilippo, col., preside dell'Aquila, p. 138. Montevago, principe <li, col. propr. <lei Regg. cacc. voi. di Sciacca (8" VM II), p. 797. Monri, Anronio, piloto di cannoniera a Ponza, arrestato ( 1807), p. 904. Mollticclli, Francesco, assessore di piazza a Brindisi, p. 378. Montigny, Charles Louis, col. capo di SM di I'artouneallx, pp. 422, 523, 555. Montmayor, CB del I er de ligne, F. ver.m Lago (Amantea) nel dic. I 806, p. 514. Monrresor, magg. gen. inglese, com. la Div. di Missina e poi la la Div. anglo-sicula in Liguria, pp. 626-7, 659, 706. 729. 846. 875. Montrichard, v. l'errnquer, Joseph. Montuori, capo comitiva del Principato Citra (marm 1811). Mon(t)v,11, (,1p. del genio frane. a Pescàra, C. nell'ago. 1807 in Molise, pp. 542, 558, 558. Monzilli, Ignnio, capomas.~a ( 1806), p. 45 I, Moorc, sir John , ( 176 I· I 809), ten. gen., C. alla Coruna il 16 genn. 1809, pp. 446-7, 527-9, 538, 544, 548, 568, 589-91, 831, 834-6, 8'~9, 81i2-3, 86 2, 893-5, 898. Moonnan, Michad, ufF. della flotti glia di Messina (1810), p. 91(,. Moorman, Ricliard, ufE della Royal Navy a Messina (1810), p. 916. Mora, cap. aggiunto allo SM della Div. I .echi (1806) . Morabito, Francesco, pilota, com. la dì.v. canno· niere all'Isola di Dino (1806), p. 895. Morahito (Mirabito), Gaetano, cap. del Rcgg. Sannio, poi voi. nel Valdemone fant. (1 799), sotto ten. aiut. magg. dei cacciatori reali di Palermo (1811), p. 725.
More.I, cap. d'art., spedizione nelle Ionie (1807),
p. 558. Morelli, Giovanni, capomassa uccisore di Goghel e autore ella strage di l'arenri. Morelli, Giuseppe, preside giuseppi.m di Calabria Cit ra, p. 90. Morello, Carlo, comm. d'art. rep. (1799), p. 313. Moreno, Placido, aiutanre gen. dell'a.rt. rep. (1799), p. 313. Morelli, Giuseppe (o Giovanni?), luogorcnenre di "Nicrdlo", p. 543. Morg-an, gcn. brig. francese a Otr.mto ( I 811 ), p. 620. Morga.110, Nicola, di Capri, intendente dei lavori di lortifì<:a·1.io11e (1806-08), p. 569. Mori, Almerico, I O magg. del Regg. Reali Calabresi (1804-05), p. 282. Mori, Giovanni Battista, cap. del genio, prof. di arte mii. e fortificazione alla Nun:r.iarella, poi ten. col. interino sotto dir. del genio a Capua e membrn della giunta dei q11arrìcri (180405), pp. I 99, 300, 313, 315. Mori, Giuseppe, ten. col. sottoquarticrmastro division;ile (1798), p. 136. Mori, Giuseppe, ten. dcll'XI cp. d'art. n ap. (1800), p. 327. Morich(y), Giuseppe, I" magg. del Rcgg. R. Presidi a Gaeta, poi ten. col. com. dei cacciatori di mare (1806- 1812), pp. 282,711. Morizot, cap. <lei 62e <le ligne, C. il 1806 sotto Gaeta, p. 408.
15
maggio
Morlaincourt, Hyacinthe, cap. del genio fi-ancese, incaricato di restaurare Gael.a dopo l'assedio (1806), poi alla presa <li Capri (ou. 1808), p. 583. Mormile, Carlo, prof. di lingua latina superiore alla R. acc.1demia mii., p. 193. Morrd, TV com. i marinai dell'ha~le sbarcati a Capri I' I I mag. 1806, p. 4 05.
Morani, Paolo, cap. <lei Corsican Rangers, p. 862.
Morrione, Francesco Paolo, comm. di guerra ten. col. (1804-05), pp. 17 0, 200.
Morazzani, Pietro, chirurgo del I Batl. R. Corso, I' in Sicilia il 18 sctt. 1810.
Morris, Richard Valcntinc, f. di Roherr Morris (1 734-1 806), commodoro dell'U. S. Navy
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 18.,_.,l'-"5,___ _ __ _ _ _ _~
nel Mediterraneo, p. 329 Morronc, Ignazio, di Amantea, capomassa cal., p. 513,518,522,552,809,814,822. Morvillo, Carlo, magg. comm. politico <l'art. (1804-05), p. 315. Mosca, Agostino, (1765-1807), di Gragnano, corsaro a Maratea, agente {"col.·") della regina M. Carolina, mancato attentatore di re Giuseppe, focilato a Napoli il 12 luglio 1807, p. 501,533,542,897. Mosca, Agostino, visitatore economico, p. 120.
Mulier, Carlo, razionale della giunta de' quartieri di Capua (1804-05), p. 199. Mullcr, cap. d'art. all'assedio di Caera (1806), p. 423. Miiller, cap. dei cacciatori De Roll-Dillon a S. Stefano ( 18 sctt. 1810), p. 856. Muller, C. William, c.1p. del Sicilian Regiment of Foot, p. 877. Muller Friedlmg, B. J., cap. del Sicilian Rcgimenl of Pool, p. 877. Mulredo, Gian Luca, (1 783-1806), ten. corso, C. a San Basile il 10 ago. 1806, p. 464.
Mosca, Vincenzo, avv. dei poveri al tribunale mii. di Lucera (1804-05), p. 376.
Munazio Planco, p. 393.
Moscadi, "grande maggiore" della I.P di Abruzzo Ulna (1806), p. 478.
Muraa:ioli, sotto ren. del Rcgg. Re,ù Corso, P. in Sicilia il 18 sett. 181 O.
Moscati, Nicola, 2° magg., poi tm. col. del Principessa cav. (1806), pp. 2/45, 263,283. Moscato, Francesco, detto "Bizzarro", di Va;,,zano, brigante, ucciso dall'amante N. Licciar<li e d:ii complici per la taglia nel genn. I 8 I I, p. 597, 602, 8 l 9-20, 822. Mossa, Carlo, uditore di guerra a Bari (Ti-ani) , (1804-05), p. 377. Mosse[. gen. hrig., com. l'art. della spediziorn:: nelle Calabrie (ago. 1806), pp. 459, 487 . Monnicr, Jcan Charles, (1758-1816) , gen. brig. frnncese, p. B. Mottob, di Melfi, capo di una comitiva lucana nel Principato Citta (nmw 1811). Mountcey, William, CF, com. la fregata Furious a Ponza (24-26 fcb. 1813), p. 920. Mowbray, Roben, maggiore del Sicilian Regimcm of Pool, pp. 860, 877. Mugnoz, Angelo, brigadiere, com. la piazza di Milazzo, poi di Reggio (1805-06) , pp. 14 7, 148, 154, 155, 338,653.
Murar, Joaquim, (1767-1815), m:ircsciallo di Francia, grand'ammiraglio, granduca di Berg, re delle Due Sicilie (1808-14) , infine di Napoli ( 1815), pp. 2:ì, 21, 29, 30, 32, 35, 140, 115,151,305,345,368,555, 565-6, 570-/4, 580 -5, 587-')0, 596-601, 604-16, (,18-21 , 626, 628, 680, 708, 792, 81 I, 818, 837, 84(,-8, 903, 908, 910-3, 916-7, 926. Murray, .~ir John, (1768?- 1827), col. del Royal Malra Regr (1808-09), poi del yd West ln<lia, ten. gen. a 'l~rrngona (1813), pp. 623-4, 815, 867-8, 874. Muscarelli, Nicola, ten. col. del 2° Rcgg. prov. Terra di Lavoro (1804), p. 373. Muscerrola, Giovanni Antonio, (1768-1845) , 6° principe di 1.cporano, col. del regg. cav. baronale Principe Alberto (17 97), col. brigadiere dd Val<lima7.7.arn cav., nel fèh. 1808 il fì glio sposò la figlia del mar. Jourdan, poi len. gen., pp. 20, 57, 144, 146 , 147, 150, 154, 245, 264, 59:ì, 653-4, 662, 727-8, 736. Museroldi, tcn. col. del 1° estero (R. Presidi) in Spagna (1812- 1/4), p. 706.
Mugno;,,, Giuseppe, comm. ordinatore lÌtolare (1801-05), poi com. l'albergo R. degli invalidi di Napoli (1810-13), pp. 170, 200.
Musitano, Cregorio, capo della rclc dan<l. borb. a Reggio, denunziato il 17 apr. 1806.
Muhammad Ali, (1 769-1849), viceré d'Egitto (1805-48) , p. 527 .
Musonio, Carlo Maria, uditore di guerra a Polla (SA), (1804-05) , p. 377.
Mulgrave, Lord I lcnry Phipps, (1 755-1831), 1° Earl of, col., inviato mii. a Milano e Torino (1 7')3), com. delle fo17.e inglesi a Tolone, cons. mii. <li Pitt, segr. agli esteri (1805-06), Primo Lord ddl'ammiragliaro (1807-10) e maestro gen. dell'Ordnance ( 1810-18), pp. 641, 872, 87(,_
Mussd (Mosse!), uff Francese rimproverato da Ma.~séna per aver danneggiato la c. d. ·lomha di Cicerone presso Gae ta (1806), p. 4 13. Mu;,,i, Erasmo, avv. dei poveri al tribunale mii. di Teramo e fornirorc di panni alla mili:àa prov. (1 804-06), pp. 3 56, 376.
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INDICE DEI NOMI
N Naglc, Giacomo, 1° magg. del Rcgg. Carolina I (1804-05) , p. 282. Nagle, Pasquale, alfiere dc.I Rcgg. Alemagna (1802). Napier, Charles, CF com. la fregata Thames a Ponza (21 -26 leb. 1813), p. 920. Napier, sir William Franeis Patrick, ( 1785-1860), gen. e storico mii. inglese, p. 439. Napoli, Pielro, cavaliere, col., gov. del Castello del Molo di Palermo ( 1805), p. :338. Napolilano, Felice, eapomassa di Haiano (AV), p. 240. Naselli d'Aragona, Diego, (1 754- 1832), di P,ilermo, principe, len. gcn., prcsidemc dell'udienza g"n. di tl""'n e C:R e del cons. di reggenza del 1806, pp. 12, 13, I 6, 62, 135-7, H0-3, 146, 154, 164, 199, 205, 213, 24 I , 252, 321, 323, :332, 376, 652, 887. Naselli, Diego, brigadiere di marina a Palermo, ministro ,li guerra e lllatina nei governi reazionari in Sicilia, poi dc.Ila sola marina, pp. 156, 615, 661,665,895,904 ,919, 926~929. Naselli, Salvatore, tcn. gen. e c,;1p. degli abhardieri di Palermo (1804-06), pp. J 54, 653.
Paola, c:1pomassa sanledisla, magg. dei corpi volanti, ten. col. del Batt. cacciatori vol. Carolina, pp. 366, 43'), 152-3, 463, 473, 499502, 525-6, 531, 533, 535, 537, 552, 711, 805-6, 812-5. 822, 896-7. Neipperg, A<lam Albrecht, (1775-1829), conte, ten. maresciallo e <liplomaLico austr., marito morganatico <ldla duchessa di Parma, p. 625. Nelson, Horatio, (1758-1805), vice ammiraglio inglese, pp. 11, 12, 16, 29, 32-1, .%, 37, 15, 51 , 21 I, 326, 390, 829-30, 887. Nempde Dupoyet, Pierre, (1775-18.B), cap. del genin, P. il 15 maggio 1806 a Gaela, poi a Capri (1808), infine gen. <liv., pp.108, 1:n, 482 , 573, 576-7, 581 ,583,629. Nrncha, CB del I er polonais, E a Maida il 4 luglio 1806, p. 116. Neri, Rosario, segr. del Lribunalc mii. di Car.1111,1ro (1804-05), p. 376. Nesci, Giuseppe, agenle di Saliceti, impiegato per i contatti con Palermo. Neuburg, Michele, 2° magg. del Rcgg. Valdima, zara I fant. (1804-05), p. :B7.
Natale, quattro fratelli, guide ca labresi al serv. inglese (1809), p. 817 .
Ney, Michd, (176')-1815), duca d'Elchingben, principe <ldla Moscova, maresciallo di Prancia, pp. 57, 65, 66.
Nalale, Biagio, comm. ordinatore titolare ( 180405), poi intendente di campagna in Sicilia (1806-09), pp. 170,1 7 1,200,655, 666.
Nicastro, Raffaele, di Scigliano, f di Rosario, rcn . col. <lei voi. ca!., C. il 22 genn. 1807 a Longobardi, pp. 5 19, 522, 80.1, 811,822.
Natoli, Giacomo, tcn. col. dir. dei cacciatori voi. delle Furie di Messina (181 O), p. 793.
Nicastro, Rosario, di Scigliano (CS), rcn. col. dei voi. , pp. 470, 514, 552, 803, 809.
Natoli, Leuerio, 1V sic., flottigli:i di Messina (1810), pp. 91 5-6.
Nicholas, John Toup, com. il brig-sloop Pilot, pp. 917,920.
Nava, Alessandro, ud.ito re di guerra ad Ariano (SA), (1801-05), p. 377.
Nicholson, cap. dei Corsican R.angers a Capri (1808), pp. 576, 578- '), 864-5.
Navarra, Clemente, (17 56-?}, conte di S. Clemenlino, capomassa marchigiano ( 1799), pp.
Nicolai, Giovanni BallÌsla, len. del Regg. Real Corso, P. in Sicilia il 18 sell. 1810.
11, 13. Nazimov, Theodor, maggior gcn. russo nelle Ionie (1806-07), p. 547. Necco, AnLonio, 1: di G iuseppe, cadetto del B~rr. cacciatori Carolina (5 dic. 1807). Nccco, Giuseppe, di Scalea, capo <lei milizioni <li
Nicolan (Nicolau), cap. <l'an . ADC di Ocdon all'assedio <li Gaela (1806) , p. 422, 423. "Nico Leone", v. De Masi, Domenico. Nicotera, barone, cospiralOre rep., p. 277. Niederlauer, ten. del treno all'assedio di Gaeta (1806), p. 423.
1053
I054
LE DUE SJCJLIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE < ~1=800~_-~1=8~15=)--------~
"Nierdlo", v. Costanzo, Giacomo. Nihcll, Baldassarre de, maresciallo di campo nap., pp. 146, 151, l')')_
Novi, Cipria no, rcn. dei cacciatori del l" estero (R. Presidi) in Spagna, MB a M. Olivo <li Tarragona (7 giu. I8 13), p. 706.
Nisccmi, principe di, barone col. propr. del Regg. cacc. voi. Mazara (2° VM), p. 797.
Novosiltsev, Nilwlai, inviato straordinario russo,
Nobili, Andrea, 2° magg. del Regg. Principe Il fant. (l 804-05), p. 282.
Nugent di Wcstcnrath, conte Lival, (1777-1862), ren. maresciallo austriaco e cap. gen. nap., pp.
Noffrel, ten. del ler RAC all'assedio di Gaela (1806), p. 423. Noja, Vincenzo, len. col. dei dragoni di Trani (Molfetta), (1801-05), p. 372. Noli, Luigi, capomastro mii. invialo a Ponza nel 1770 per costruire il porro e l'abiwto, ancora impiegato nel 1807-9 per le fonifìcazioui sotto la dir. di C. Afun dc Rivera. Nolli, Anlonio, <li Teramo, agenre dei viveri della Div. Micheroux (1798), harone, dir. della sussistenza mii. e ministro delle fìnam.c sotto Murat, p. 167. Nol,
J., serg. <lei Corsican R:111gcrs, p. 862.
Notarbanolo, Pietro, AV spagnolo e poi TV sic.,
p. 925.
p. 41.
127, 129, 130, 652, 661. Nuunari, Saverio, detto "Chianca", di Reggio, art. litorale a Messina, condannato a 5 anni di relegazione per aver tradotto gazzette francesi e murattiane, p. 685. Num.iancc, Vìto, (l 775-1836), <li Eholi, marchese di San Ferdinando, capomassa sanfedi.1ra del Cilento, col. del Regg. Montefusco, dir. del Regg. prov. di Caserta (3° T di Lavoro), col. <lei R. Sanniti, brigadiere, e infine ten. gen., isp. gen. dell'esercito, pp. 11, 21, 22, 78, 85, 88, 141 , 144, 211,239,247, 281, 556, 358, 364, 365, 373, 469, 511, DO, 533, 535-8, '541, 563 (ritrauo), 593. 595, 601, 653-4, 659, 662, C>94, 698-'J, 70 1, 705,
733,812.
N oro, Elisabcna, di Amantea, dette I'alla rrnc I' 8 dic. 1806, p. 511.
Nurg, Georgc, 4uartierm,mro dd Sicilian Regimenl ofFoot, p. 877.
Novi , Carlo, hrigadicrc d'an. napolewua, pp. 38,
Nusro, Giuseppe, 2° len. del Regg. Regina, poi voi. nei corpi sic. (l 79')).
133, 136, 139, 140, l 47, 150, 151, 289. 29l, 300,309,313,314, 653-4, 662, 711, 746.
1055
INDICE DEI NOMI
o Oakes, Hildebrand, ten. gen., gov. di Malta, p. 860. O'Brien, cap. del 58th Foot a Diamante (1808), p. 852. "Occhialone", v. Cioffi, Gaudcn7.io. "Occhio di Pecora'',
v.
Barherio.
Lechi, p. 106. Ompteda, Christian von, barone, rcn. col. com. il 1st e poi il 5th KGL Bn in Sicilia, poi brigadiere (1815), memorialista. O'Neill, John 8., ren. col. degli Cba.~senrs 8ritanniques, p. 855.
"Occhiuzzo", luogotenente di "Parafante", ucciso nel dic. 1810.
Onesli, Riccardo, uditore <li guerra a Taverna (CZ), p. 377.
Odea, Dionisio, l>rigadiere nap. (1801-05), p. 151.
Onoli-io, Francesco, col., gov. del castello di Brindisi (1805), pp. 148,155.
Odca, Michele, maresciallo di campo isp. della font . nap. ( 1787), p. 132.
"'O Pduso", pescatore di Ma.~saluhrense (SA), pp.
Ocliardi, I .uigi, ren. e poi cap. del 5" di linea R. Calabria in Rmsia e Danzica (1812-13).
Opignières, ten. del treno all'assedio di Gaeta, p. 423.
Odiardi, Vinccnw, ten. del Sicilian Rcgimenr of Foor, p. 877.
(_Jppennann, e.naigr~llo Cra11ct'..st, ge11.
Odwaine, Carlo, ren. col., gov. politico e mii. dell'Isola di Lipari ( 1804-05), p. 338.
Oranges, frat., capi dei borbonici <li Piale (CS) , catturati da Deguisans nel giu. 1806.
Offaris (O'rarris?), Edmondo, magg. del 2" art. Regina, Len. col. sollo quaniennaslro gen. in Sicilia, pp. 295,311,331, :337, 656,658.
Ordez, Giacomo, capo maestro armiere J\nnull'Liata dal 1801, p. 310.
O'Farris (Offaris), Federico, 2° magg.~dei granatieri della G R n ap. ( l 804), p. 271. O'Cahy, ten. col. del Reggimento R. 1:erdinando a Roma (1800), pp. 144,247. Olé, uff dd 2° di linea italiano ad Amantea, p. 503. Oliva, Domenico, ten., gov. del Castello di S. Giacomo in Favignana (1804-05}, p, 338. Oliveras, Cinseppe, magg., gov. del Cmello del Castellaccio (ME) , p. 338. Oliveto, Carolino, capo comitiva nel distretto di Catanzaro (sett. 1809). O livieri, Giustino, uditore di guerra a Penne (TE), p. 377 . Oman, sir Charles William Chadwick, ( 18601946), storico mii. inglese, pp. 3, 433, 442, 444, 448, 485. Omodei, Federico, 2° magg. dei granatieri guardie reali, poi gov. del Molo di Girgenti, (180-1-05), pp. 27 1, :B8. Omodco, Vincenzo, cap. aggiunto di SM, Div. ~
571-2.
del genio rnsso, capo di SM di I .acy, pp. 45, 48, 55, 58.
a
Torre
O'Rcilly, Alejandro, brigadiere isp. della cav. napoletana, p. 132. Orlando, Andrea, capomassa di Palmi (1808-09) , PP· 8 18-9. Orléans, Louis Philippe d', v. Bourbon, Louis Philippe. Orléans, Manuel d', conce di Charny, cap. gcn. nap., p. 129. Ornano, cap. dei carahinieri corsi, I~ a Contesse (ME) il 18 sett. 181 O, poi ten. col. del I" leggero, p. 6 17. Orsini, cap. d'art. murattiano, com. la balleria di Miliscola (1809), poi col. d'art. borbonico al secondo assedio di Gaeta (1815), p. 599. Orsini, Antonio, reo di stato borbonico, deporraro da Saliceti (marzo 1806) . Orsini, Ciacinm, ren., dir. del 4° dragoni urbani città di Napoli e membro della giunta economica delle bande (1801), pp. 352, .372. Orticoni (Ortigoni), Andrea, (1 782-?), di Ponticelli (Calvi), sotto tcn. della :ìa/III R. Corso ad Amantea, poi cap. del 2° leggero nap., pp. 523. 540.
1056
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOL.scEO,cNc,_1,.,,C"--'H"'-E-'(-'-'18"'00""--------'-'l8"'1"'5"-)- --
- - - - - - --
Orroli, sotto tcn. del Regg. Corso, P. in Sicilia il 18 sert. 1810.
Ottaviani, Srefono, cap. d'art., scgr. di guena rep. (1799), p. 136, 158.
Osorio, Balthazar, ten. del Sicilian Rcgimcnr of FooL, p. 877.
Ottaviano, sotto ten. del Regg. Real Corso, E in Sicilia il 18 sett. 1810.
Oswald, sirJolm, (1 771-1840), ten. col. hrigad . a Maida e nelle Ionie, poi trn. gm. com. la 5th Div. anglo-portoghese , pp. 139, 443, 445, 448,604,822,838,852,855.
Onero, Antonio de, maresciallo di campo, segr. di stato di guerra e marina, p. I 58.
Oswald, magg. dei corpi franchi calabresi, F. nel marzo 181 O a Santa Maura, poi capo della sezione informativa politico-militare a Ponza (18U- l5), p. 822.
0Lway, CV com. il vascello Mnntagu, p. 899.
Ottavi, Giacomo Filippo, (1767-1855), corso, gcn. brig. italiano, poi Len. gen. isp. della gcnd. murarriana, pp. }5, 19, 50, 67, 73, 79, 93, 94, 98, 103, 105, 106, 596, 597 .
Orrore, ainr. magg. del Rcgg. Real Corso, cilia il 18 sett. 181 O.
P. in Si-
Oubril , d', plenipotenziario russo a Parigi, p. 833. Oudry, rcn. del 2c RJ\P all'assedio di Gaeta, p. 423.
p Pacca, cardinale, segr. di staro della Santa Sede, p.
848. Pacccs, Giovanni BauisLa, cap., prof. di architett11ra civile e mii. alle scuole Leoriche d'art., anche sotto i re francesi, p. I 11.
di Capri, p. 589. Pajas, Giovanni B., ten. della milizia maltese , insegna del R. Malta Rcgt (1805- 11), p. Paladini, prere, impiccato nel giu. 1807 a Lagonegro, p. 543 .
l'acilli, Ciacchio, proc. fìscalc al tribunale mil. di Teramo (1804-05) , p. 376.
Palazzi, G. , avv. dei poveri al rrihunalc mii. di Cosenza, p. 376.
Pagano, Gherardo, uditore di guerra all'Aquila (1801-05), p. 577.
Pala:r.w lo, Salvatore, avv. (ìscale all'udienza mii. del R. di Sicilia, p..3:39.
Pagès, gcn. brig., A. de Naples, in Ahruzzo ( 1806), pp. 103, 105.
Palem.1, Angelo, cap. d'art. alla difesa di G aeta (1806), pp. 288, 420.
Paget, sir Arrhur, ministro inglese a Napoli, pp. 17, 23, 530, 543-4.
Palem,a, Angelo, cap. dei pionieri a Milcto (1807), pp. 531, 760.
PageL, E., col. com . del Royal Malm Regimcnt, p. 867.
Palcnza, Ferdinando, Len. col. dell'8" urhano città di Napoli (1801-0 5), p. 372.
Pagliara, cap. d'art. nap., p. 526. Paini, G iulio, (175 7/58 o 176 1/62 - ?), aiut. com ., Div. I .ech i, (1806), p. 106. Paisiello, Ciovanni, (1 740- 1816), di Taranto, musicista, compose una cantata per la presa
Palenza, Ciovanni, inagg., gov. del castello di Trani ( 1804-05), p. 155. Paliotti, Baldassarre, aiur. del marchese Palmieri, giust. a Napoli il 2 giu. 1807, p. 538.
1057
INDICE DEI NOMI
Pallone, rnpo dei patrioti di Scigliano (CS), (19 sett. 1806), p. 504.
rorc delle truppe; sc;ptinsulari, p. 38.
Palma, duca di, col. propr. del Rcgg. cacc. voi. di Monreale (10" VM Il), p. 797.
Papasodaro, Giuseppe, di Centrache (CZ), capomassa del 1799 e 1806-09, pp. 469, 474, 508-10, 518,602,809.
Palma, F. A., doLt., uditore di guerra a Vcnafro (Terra di Lavoro), p. 377.
Papi, Emidio, uditore di guerra a Sulmona (AQ), (1804-05), p. 377.
Palma, duca di, barone col. propr. del Regg. cacci. voi. di Monreale (10° VM), p. 797.
Papi, Giovanni, cap. dir. del laboratorio foochis ti al Castelnuovo, p. 31 O.
Palmieri, Antonio, proc. fisc.ilc alla giunla di direzione delle maniforrure mil.
''ParafanLe", v. Mancmo, Paolo.
Palmieri, Giuseppe, (1721-93), marchese, dir. delle finanze nap., poligrafo, p. 11 7.
Paravicini, Giuseppe, ren. del Royal M alta (ISOii), poi del Sicilian Regt of Foor (1808), p. 877.
Palmieri, l .uigi, tcn. col., poi col. gr.tduato del Regina c:iv., p. 283.
Pardignas, Giovanni Antonio, col. comm. politico d'art., pp. 170, 17 1,200,292,315.
Palmieri, l'apin, marchese di Marrignano (LE), f di Giuseppe, col. del regg. baronale Carolina, com. la cav. sanfedi.~ra ad Altamura, imp. a Napoli il 2 giugno 1807, pp. 533, 538-9.
Pardignas, Giuseppe, magg. int. d'art. e sanfèdisLa (1799), pp. 171,288,295,314.
Palmisano, Giovarmi, informatore del gen. Digonnct in Sicilia ( 1808). Palomba, Raffaele., ten. aiutante magg. del Lreno d'an., p. 303. Palombi (Palombo) , uff di corrisponde11za nap. all'assedio di Gac;ta, p. 422. Palombini, Giuseppe, (1771-1850), capobrigara del 2° ussari cisalpini, poi col. di? dragoni Napoleone e gen. div., pp. 21, I 06. Palumbo, Vincenzo, comm. repubblicano all'epurazione degli ufficiali, p. 207. Panarrieri, cap. dei Corsican Rangers a Capri ( 1808), p. 862. Panattieri , Ci11seppc, rcn. dei Corsican Rangers a Capri (1808), p. 862. Pandolfina, priIH:ipe di, col. propr. del Regg. Guarnigione di Trapani, p. 797.
Parele, duca di, dir. del 2° dragoni urbani città di Napoli (1804-05), p. 372. Parise, Cesare, com. dd batta~lione volante di Fo
rino (AV), (1806), p. 365. Parisi, Emanuele, dir. di giustizia e grazia, pp. 275, 661. Parisi, Gennaro, cap. dei cacciarori Philippsthal a Milero ( 1807), p. 406, 534. Parisi, Giuseppe, (1750-183 1), di Molircrno, uff del genio, maresciallo di campo e quarriermaslro gen., passato al serv. dei re fran cesi, pp. 128, 135, 136, 139, 140, 147, 151, 299, 308,313,653. Parisi, Pielro, uditore di guerra a Nola (Terra di Lavoro), (1804-05), p. 377. Parmigiano, Michele, di Napoli, chir. magg. <lei Regg. Alemagna (I 802-04), p. 180.
"Panedigrano", v. Gualtieri, Nicola.
Parque, duca dd, Lorenzo Fcrnandez de Villavicencio y San Lorenzo, (1778-1859), com. la 3a Armata spagnola, p. 623.
Panerrn, c.1po comitiva a Isernia e Sora ( 1809), p. 603.
Parlanna, principe di, cons. di staro a Palermo, p. 661.
Panin, conte Nikira Petrovich, vice cancelliere russo, pp. 18, 25, 270.
Partoune:mx, Louis, { 1770-1 835), gen. div., A. de Naples, pp. 67, 7 1, 74, 103-5, 404,477, 4790, 482-3, 555, 590, 596-7, 606,608,615.
Pantelleria, principe di, 321. Panzancra, brigante in Calabria Ulrra, p. 14. Papa, Costantino, di Mercato San Severino (SA), · capomassa, rcn. col. del Regg. prov. di Ca.~erta (3° 'lerra di Lavoro), pp. 238, 240, 358, 364, 373, 452, 903. PJpamloupuulu, Emanude, col. russo, organin.i-
Pasley, cap. dei Royal Engineers a Capri (1806) , pp. 568-9. Pasquale, Ciuseppc Antonio, cap. alla Nunziatella, p. 193. Pa.~<JlL-ili, Giuseppe Galileo, prof di geografia storica alla Nunziatelb , p. 293.
I 058
l,E DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE I 1800 - 1815)
Pasquarellì, capomassa, poi cap. di cp ausiliaria irregolare, p. 81 l.
Pepe, famiglia patriota di Civitdla del Tronto (1809), p. 602.
Pastai, col. del 52c dc ligne, F .~orto Amantea il U genn. 1807, pp. 516-7.
Pepe, Fio restano, (1780- 18 51), di Sq uillacc, frat. di Cuglielmo, maresciallo di campo murattiano, p. 17 1.
Pastore, Gaetano, 2° magg. del Rcgg. Principe Il fa.nt., poi dei Reali Sanniti, poi col. hrigadiere del I O estero (R. Presidi) in Spagna, pp. 282, 531 -2, 536,622,659,700,706, 739 . Patella, Gelsomino, uff dì marina muratriano (1810), p. 915.
Pepe, Gahriele, (1781-1849), di Boiano, CB m urattiano, p . 17 1, 603. Pepe, Gabriele, tcn. col. comm. di guerra, p. 17 1.
Paturzu, Francesco, 1° pilota com. il pacchetto Lmie (1815), pp. 928, 935.
Pepe, Guglielmo, (1783-1855), I~ a Maida il 4 luglio 1806, mar. di campo murattiano, memorialista e scrittore, pp. 96, 17 1. , 209, 277, 446,452,509, 598,610,810.
Pearse, Henry William, cap. della fregata 1111.lcyon, (1806), p. 467.
Pera, cap. ADC di Lanchantin all'assedio di Gaeta, p. 422.
1-'earson, Andrew, sole.lato del 61st Foot a Maida, memorialista.
Peraf.tn de Rihera, duca di Alcalà, viceré <li Napoli {1558-71), p. 341.
Pedrinelli, ten. d'art. francese (del lcr RAC) ad Amantea (1806-7), p. 51').
Perccval, Spcnccr, {1762-181 2), primo ministro della Gran Bretagna., p. 872.
Pedrinelli, b1r,enio, reggente della segreteria di guerra del cardinale Ruffo, col. comm. ordinatore, pp. 170, 171, 198, 200, 314.
Perciavalle (Percivalle), At1tonio, di Tcrrnri , capomassa cal. {1806-07), pp. 524, 809.
Pdrindli, Gabriele, col. del 1° RAP nap., maresciallo di campo murarri,u10, p. 171. Pedrindli, Giuseppe, magg. d'art., com. le hattcrie ala dritta del Golfo (1804), p. 314. Pégot, magg. com. del 1° di linea nap. ( 1806), p. 95.
Perciavalle (PercivalJe), Saverio, di Amantea, galantuomo, fucilato il 9 dic. 1806 da Rocl. M irabelli per ingiusto sospetti di tradimento, p. 515. Perch ié, Ignazio, ten. col. del Regg. R. Prcsid i ( 1804-05), p. 282.
Pelet, ADC di Masséna (1806), pp. 105,422.
Pcrccchi, M., proc. dei poveri al tribunale mil. di Teramo (1804-05), p. 376.
Pellegrini, G. A., dott. , uditore di guerra ad Arpino (T. di Lavoro) (1804-05), p. 377 .
Pcrcz, Francc.sco, sotroten. della cav. sanfi:<lista (1 799), p. 211.
Pellegrino, com. del mercantile che nel mar1.o 1806 trasportò <la Cotrone a Cariati il Rcgg. R. Principe II e il treno d'an. nap., r ispondendo al fuoco <li un corsaro barbaresco.
PereL de Vera, Ignazio, col., gov. del castello di 8ari (1804-05), pp. Jtl8, 149, 155, 2 1I.
Pellegrino, Pietro <li Domenico, di Galati, cacc. voi. della IV cp/2° Bau. Furie di Messina, dispmo il 18 sett. 1810, p. 795.
Perez <le Vera, Natale, cap. magg. dei R. Cabhrcsi, 2" magg. aggiunto del Regg. Valdima7.7.a ra I, poi al VM II (1804 -05), pp. 2 11 , 337 .
Pellettrie, Renato (o Roberto?), magg. com. dcli' arr. a cav. sic, p. 749.
Pcrignon, Dominique Catherine, (1 751 -181 8), senatore e maresciallo di Francia onorario, gov. di Napoli e capo di SM interinale, m arcl1ese, pp. 66, 97, 565.
Pellew, sir Edward, (1757- 18'.13), 1° visconte Exmouth, amm. inglese, pp. 627, 651.
Pernotti, Giuseppe, assessore ;il trihunale mii. di Catanzaro (1801-05), p. :376.
Pc.lliccia, Orazio, cavalier, di Tropea, patriota del 1799 e nff. della civica, pp. 516, 538.
Perolini, Carlo, dott., uditore di guerra a S. Germano (T. di Lavoro), (1801-05), p. :377.
Pcl usi , I~ C:., proc. dei poveri al tribunale mil. di Cosem.a (1894-05), p. 376.
l'erollo, Arcadio (Francesco?), col. del Valdcmone cav., poi brig:idiere, pp. 154 , 337, 693.
Pcnza, Giuseppe, maestro armiere a Torre A.1111unz1ara.
Perrclli, Gaetano, ll<lirore di guerra rnia (LE), (1804-0 5) , p. 377.
a
Sant'Eu!e-
1059
INDICE DEI NOMI
Perrelli, Len. dei Corsican Rangers a Lissa ( 1812), p. 866. Pcrri, Cieco, capomassa della Calabria Cirra, giusLiziato nel 181 O, pp. 555, 814. Perri, Diego, di S. Ciovanni in Fiore (CS), comm. per la leva delle masse, p. 366.
magg. del 2" corpo franco di ( :aera, poi del Regg. cacciatori l'hilippsthal e dei cacciatori di mare, pp. 258, 395, 403, 420, 439, 696, 7B. Pez:t.a, Giuseppe Nicola, capomassa, poi cap. del corpo di mare, pp. 439, 712-3.
I'erruquet de Montrichard, Joscph Elie, (17601828), gen. div., p. 55.
Pezza, Michele, ( 177 1-1806), di Itri, detto "Fra Diavolo", serg. del Rcgg. Mcssapia, magg. dei voi. dell'Ovest, gcn. della R. Divisione dell'ala sinistra, col. dei R. Eserciti, com. del 1" corpo franco a Gaela, poi <ldla Legione della Vcndctra, duca di Cassano, impiccato a Napoli 1'11 nov. 1806, pp. 11-4, 58,143,2 11, 214, 216, 239, 240, 258, 358, 364, 365, .191 , 395, 397-8, 401, 403-4, 406,408,420, 439, 440, 452, 457, 468, 475-83, 696, 7123, 805-6, 862, 893-4.
I'erry, H., insegna del R. Malta Rcgimcnt (1805), I~ ad Anarnpri il 4 ott. 1808, p. 868.
Pezza, Nicola, cap. della legione, C. il 16 o tt. 1806 a Cerro Volturno, p. 480.
Perschié, Raffuelc, f. di Luigi (medico di corte) , cap. del Rcgg. Abbruzzi (1802-01).
Pe21.a, Vincenzo, magg. della legione della Venderrn, pp. 480-1.
Pcrsichelli, Lorenw, (?-1805), conre, ten . gcn., gov. del Castellammare di Palermo, pp. 146, 154, 323, 338.
Peaini, Clemente, padre di due .,orellc stuprate e trucidate da De M ich elc per aver aiu taco i francesi, pp. 5 15, 520.
Pescara, Domenico, ren. gen. com. gcn. della marina nap., p. 13 l.
l'ezzini, Nicola, cognato di D c Miel1ele, fucilaLO a Cosem,1 nel genn. 1807, p. 515, 520.
Pescasio, uff. del genio giuseppista nelle Ionie (1807), p. 558. ~
Pezzini, Placido, di 1.ongobardi, commissionato alla lev:1 delle masse, cap. di Versace, <lifi:nsore di Amantea (1806-07), p. 364,515,520.
Perroue, Angela, eroica cittadina di L1uria, trucidata 1'8 ago. 1806, p. 463. Perrone, Matteo, di S. Dominic,1 , capo comitiva del distretto di Castrovillari, pp. 555, 8 H, 820,822. Perronc, Vincenzo, segr. del tribunale mil. dell'Aquila (1804-05), p. 376.
Peshier, Ignazio, col. del Rcgg. Valdimazzara fant. (1808), p. 733 . Petri, Carlo, cap. d'art. della Div. Michcrou.x a Torre di Palme ( 1798), p. 287. I'ettoli, Domenico, ren., commissionato alla lev;t delle ma.,sc { I 806), p. 366. I'eyri, Luigi, ( 1758-?), gen. brig. (poi di div.) ila· liano, pp. 67, 80, .103, 105, 443, 115, 455, 462,474,485,499, 506, 508, 516, 518-9, 52 1,525 , 541-2. Peyri., , Vinccnr, (1773- ?), A.DC di Lamarque a Capri ( 1808), pp. 574, 577, 585, 629. Pezza, I)omenico J\.nconio, (1789-?), nipote e voi. di r:ra Diavolo, cap. dei cacciaLOri <li mare di Ponza, poi a Paler mo, i111ì11e <lei reali granatieri, pp. 139, 7 12, 7 14. l'emi, Fortunata Rad1ele, nata De Franco (1781?) , moglie di Fra Diavolo, p. 480.
Pezza, Francesco, [ di Vincenzo, voi. della legione della VendeLLa, p. 439. Pezza, C.imeppe Antonio, frac. di fra Diavolo,
Penuca, ufE del corpo franco a Gaeta ( 1806), p.
401. Pianelli, Candido, cap. della 7a/III Corso, I~ il 18 sccc. 1810 a Com esse, pp. 616, 793. Piancsc, Cado, incaricalo di affari segreri e com. di sciabecco corsaro della florriglia ( :astrone ad Amanlea, pp. 500- 1, 503, 897. Pie-udi, Lorenzo, cap. dei cacciatori voi. cal.abrcsi, p. 256. Piccioli, Ermenegildo, di Navclli, uff. di cav., capomassa sanfedi.,ra, capo dei corpi volanti abruzzesi, cap. dei volteggiatori d'Abru:a.o Ultra I e Il , pp. 4 77-8 , 482-3, 806, 810. Pichary, cap. dei volteggiatori fran cesi a Civitella, p. I 01.
Pierce, cap. di sloop inglese, p. 900. Pieri, Piero, (1893- 1979), di Sondrio, storico mii. italiano, pp. 3, 88, 275. Pietra, Giuseppe, com. gen. dell'art. napoletana, p. 131.
l 060
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONJCH__lJ,~1=800~_-~1=8~15=)_ _ _ __ _ _ __ _ _ _ _ _ __
Pietraperzia, principe <li, reclutatore del primo Regg. Valdemone fant. (175')), p. 319. Pierri, Ciov. Simone, sotto ten. della 2°/III R. Corso, E il I 8 sett. 1810 in Sicilia. Pictromasi, Domenico, sanfedista, comm. di guerra ren. col., segr. dell'intendenza gen. in Sicilia, pp. 170,171,200,210,661. Pictropaolo, Alfìo, di S. Srefano, cacc. voi. della IV cp/1 ° Ilatt. Forie di Messina, C:. il 18 sett. 1810, p. 793. Pighetti, Diego, magg. interino del Regg. Re art. (1804-05), pp. 295,314. Pigheui, Luigi, conte, magg., com. la barreria di riserva della Div. Micheroux a T. di Palme e costruì il ponte <li barche alla foce del T1onro (dic. 1798), p. 287. Pigna, Francesco, deliueatore di cannoni al Castelnuovo, p. 308. Pignanelli, capoma.~sa della Sila (S. Giovanni in Fiore), pp. /470, 809. Pignatelli, Domenico, arcivescovo di Palermo e viceré di Sicilia (1802-03), p. 328. Pignatelli, Francesco, municipalista, comm. ali' epurazione degli uffici:ùi, p. 207. Pignatelli di Castelnuovo, Francesco, brigadiere nap., pp. 134, 135. Pignarelli di Cerchiara, Andrea, sottocapo di SM di Mack, ren. col. del Regg. Principe I fant., poi del Principessa e del 1° leggeri nap., catturò Pio VI I in Vaticano, ren. gen. murattiano, pp. 78, 81, 85, 88, I%, 150, 282, 425. /459,49~501,603-~ Pignatelli di Ccrchiara, Fabrizio, brigadiere a 'Iolone, maresciallo di campo, p. 135. Pignatelli di Cerchiara, Nicola, commencL, min. della marina dei re francesi, p. 573. Pignatelli di Marsico, Diego, 1° magg. del Regg. Re cav. in Alta Italia, brigadiere, P. il 14 febbraio 1798 a Porta San Giovanni (Roma), uff. della cav. rep., pp. U4, 2 12. l'ignarelli di Moliterno, Girolamo, (1 77/4-1810), brigadiere di cav., cap. gen. del popolo, gen. rep., cospiratore politico, pp. 99, 130, 138, 139, 158, 159, 206, 570, 604-5, 638, 650, 657, 705, 7 13, 728, 750, 753, 755, 791, 810- 1, 912. Piguatelli di Monteroduni, Michele, TV giuseppisra, foggiro nel dic. 1806 e tornato al serv.
fcrdinandeo, com. la div. cannoniere di Ponza ( 1807) e la galeotta Veloce (180')), pp. 901, 913, 935. Pignatelli di Strongoli, Francesco, (1732-1812), conte di Acerra e marcbese di Laino, brigadiere (1777), maresciallo di campo (1 791), cap. gen. (1 797) e vicario gcn. del Regno di Napoli (1799), pp. 127, 128, 130, 134, 154, 160, 164. Pignatclli di Strangoli, Francesco, (1775-1853). nipote di Francesco vicario gcn., uff. borbonico, poi romano e cisalpino, maresciallo di campo e cen. gen. murattiano, pp. 207, 226, 574, 585-6, 589, 596, 598-9, 629, 81 l. Pignatelli di Strongoli, Salvatore, frat. del vicario gm., p. 307. PignaLelli di Strangoli, Vincenm, ( I 776-1837), col. del 1° leggero nap., poi del IO cicciarori a cavallo, gcn. brig. e ten. gen. murarriano, pp. 72, 418, 425. Pigny, ADC di Masséna, p . l 03. Pigot, maggior gen. inglese a Malta, pp. 17, 327. Pinedo, Antonio, (1 757- 1830), di S. Maria Capua Vetere, col. del Rcgg. Principe cav. in Alta Italia, brigadiere a Campo 'Jenese, maresciallo di campo mnrarriano, pp. 57, 83, 86, 135,136, 145-7, 150, 154,245,262-4,283, 329,653. Pinedo, l .uigi, cap. ADC del principe di Curò in Alca Italia, p. 134. Pini, cap. ADC di Masséna all'assedio di Gaeta, p. 422. Pino, Domenico, (1767-1826), gcn. iraliano, p p. 2 1, 22. Pino, L., avv. dei poveri al tribunale mii. di Salerno, p. 376. Pinon, ren. ADC, Div. i.echi, pp. 103, 106. Pio VI, v. Braschi, Giovanni Angelo. Pio VII, v. Chiaramonti, Ilarnaba. Piquet, capo dell'amministrazione della marina murattiana in Calabria (181 O) , p. 608. Pirajno, Antonio, di Catania, cospiratore democratico, p. 328. Pirajno, duchi di, p. 334. Pisano, Ciacinto, detto "Francalrippa'', di Pedace (C':ì), capomassa, C. a Triolo il 15 sett, 1809, PP- 472-3, 507,518, 520,526,531, 534,552, 595, 597, 602, 607, 803, 809, RU-4, 820.
INDICE. DEI NOMI
1061
l'iscitdlo, popolano e difensore di Amantea, C. sulla breccia il 1 lebb. 1807, p. 522.
nizzatore del corpo reale nap., pp. 131, 132, 28'), 290, 299, 304, 305, 307-9, 330.
Pistorio, Gaetano, aiuLanLe del 1° Barr./Regg. cacc. voi. Foric di Messina, p. 793.
Pompei, Francesco Saverio, ( 1784-?), cap. dei corsi a Capri, magg. del I O leggero nap. in Spagna, pp. 579, 864.
Pitelli, IO serg. dei cacc. voi. delle Forie di Messina (IV/1"), p. 793. PiLt, William jr, (1759-1806), primo ministro e cancelliere inglese (1783-1801 e 1804-06), pp. 38,46,48, 872. PiuisLerna, Francesco Saverio, rcn. col. del 10" Regg. urbano città di Napoli, p. 372. Pizzi, cap. della civica di S. Giovanni in fiore (CS), p. 518. Pizxini, v. Pe-aiui, Camillo, Nicola e Placido. Pianta, dc, rcn. dei cacc. De Roll, prese la bandicrn del R. Corso (18 sett. 1810), p. 856. 1-'lique, cap. ADC di Gar<laune all'assedio di Gacra, p. 422. Plunkeu, Antonio, col., fì,cilato nel 1800 per la resa <lei castdlo dell'Aquila, p. 137. Plutino, Carlo, ili Reggio, incaricato di poliiia murau.iano, p. 613. Pochct, CB <lei 22e légère, li il 27 nov. 1806 a Boval.ino, p. 51 l. Poderia, duca di, v. Marchese, Paolo. Poderoso, Carlo, 2° aiul. <lei Regg~ Alemagna ( 1802). Poerio, Ciuscppc, (1775 1813), di Belca.mo (CZ), giacobin o e patriota, comm. straordinario in Calabria, proc. gen. di <:assazione e cons. di srnro, pp. 597, 610, 825.
Pons, Giuseppe, tcn. col. dir. <lei 1° Regg. prov. di 'lì-ani, p. 373. Pontet, ten. ADC di Chambarll1ac all'a.~sedio di Gaeta, p. 423. Porras y Leon, Michele, magg., gov. politico e mii. di Capri, poi gov. del castello di Barletta, p. 155. Ponland, Williain H enry C:avendish lkncinclc, 3" duca di (l 738-1809), pp. 529,621,834. Pouler, Carlo, tcn. col. dei cacciatori ( :alabri, poi gov. politico e mii. di Capri, pp. 155, 256, 283. l'ousset, Ciovanni, 2° magg. dei R. Calabresi, poi dei granatieri Valdimazzara Il a Mileto, pp. 282, '.>J0-2, 5:1 4, 536, 699. Power, Tommaso, magg. dei cacciarori Calabri, poi tcn. col. dei cac<:iatori Sanniri, pp. 256, 283. Poydevanr, pagatore gen., A. de Naples, pp. 66, 103. Pozw di Borgo, Carlo Andrea, (1761-1842), di Alata (Aiaccio), segr. di stato della Corsi<:a sollo gli inglesi, cons. privato di Alessandro I, tcn. col. nello SM di Lacy, comn,. imperiale a W.1tcrloo, pp. 45, 55. Prairano, Giuseppe, proc. dei poveri al supremo con.~iglio di guerra, pp. 199, 376.
l'oerio, Raffaele, (1792-1853), di Catanzaro, cap. della 4a cp scelu c.1labrcsc, p. 597.
Preble, Edward, commodoro ddl'U. S. Navy nel Mediterraneo, p. 886.
Poesio, aiuLante del 32e légère, LH (PosiLano, 11 Sell. 1806), p. 499.
Prescou, Henry, cap. del bride We1J.Zle, pp. 900, 917-8.
Poli, G iuseppe Saverio, cap., dir. del conviLlo degli odimi mii. e dell'università della Nunziatella, cusLode della biblioteca dc.Ile scuole mii., pp. I 91, 195, 293.
Presta, Antonio, sacerdore, commissionato alla leva delle masse, pp. 366, 367 .
Polignac, Mclchior <le, cap. del Sicilian Rcgimcnt of Foot, p. 877. Polizzi, Vincenzo, proC di geometria solida alla Num.iatclla, col. dir. d'arl. in Sicilia, pp. 142, 323. Pomar, Niccola, dir. della conLa<loria di provianda in Sicilia, p. !G9, 200. l?ommcreul, Louis René de, (l / 4'.>-182'.>), orga-
Presta, Vincenzo, di Longobardi (CZ), f. naturale e luogotcn. di D e Michele, ucciso a lklmonre nel nov. 1808, pp. 5 13, 516, 520, 524-5, 809. Prichard, Ciovanni, col. com. della piazza di Pescara (1804-05), pp.137 , U8. Primiceri, Costanrino, dir. del Regg. prov. di Manduria (2" LE), ( 1804-05), p. 373. Primiceri, O nofrio, com . b compagnia di dotazione di I.ipari, ( 1801 -05), p. 333.
1062
LE DUE SICILIE. NELLE GUERRE NAPOLEONICHE {1800 -
1815)
litttre (1840: Lrad. france.se nel XXXI voi. dello Spect,lleur militaire), collaboratore dell'An-
Primicerio, Salvatore, uditore di guerra a Nocera (SA), p. 377. Priolo, conte di, col. propr. del Regg. cacc. voi. di Castrogiovanni (4° VN), p. 797. Procida, Giuseppe, barone, comm. col. (1804-05), pp. l 70, 200.
di guerra tcn.
Procopio, galantuomo sic. di Savoca (ME), ucciso dai voi. calahresi (1809), p. 817.
tologia militare. Puccemulton, Michele, cap. del corpo reale, prof di geometria solida alla Nunziatdla, ten. col. gov. di Castel <lcll'Ovo (1805), poi dir. della sala d' armi di Palermo e dcli' arsenale d'art., pp. 155, 2')2, 311, 314., 722, 744-5, 754,
756.
Prohaska, E A., insegna del R. Malta RegL (1807), E ad Anacapri, 4 ott. 1808, p. 869.
Puccinclli, Antonio, fr,1t. di Carlo, alfiere del 6° cacòarori , rifugiaro a Palermo (1799) .
Pronio, Giuseppe, (1760-1804), di Introdacqua, com. le masse marsicane ( l 799) e poi i cacciatori Aprutini, pp. 14, 29, 240, 256, 260,
Pnccinelli , Carlo, alfiere del Regg. Messapia, rifugiato a Palermo (1799).
281, 283. Pt0wse, William, cap. della fregata Siriusa Fiumicino ( 17 apr. 1806), p. 400. Puccemulton, Domenico, ( 1791 -1843), n. a Messina, L <li Michele, voi. nel Regg. Principe Reale (l 7')'J), ten. nei R. granatieri a Ischia e Procida in Spagna (1808-15), MB, poi ten. col., esaminatore degli ali. del collegio mii., autore <li una Istruzione elemmtare per le soldatmhe leggae (1852) e del Diritto delle genti
Pugliese, Pietro, caporuoLa, assessore ,ù tribunale mii. <li Cosenza (1801-05), p. 376. Pugliese, Raffaele, piloto di c.~nnoniera a Ponza, arrestato ( 1807), p. 904.
Pukc, Giovanni lhrrista, ten. col. dd Regg. Re cav. (1804-05), p. 283. Pulejo, l'rancesco, cappellano del Sicilian Regimcm of Foor, pp. 860, 877.
in guerra e di tdcuni partico!ti.ri doveri del mi-
Q "Quagliarci la", v. I .i.~a nri , Pasquale. Quarta, li, proc. dei poveri al tribunale mii. di I .ecce, p. 376. Quattromani, Girolamo, CF aggregato, batteria di Granatello, p. 156.
Quinzi, marchese, dir. d ei dragoni prov. dell'Aquila, poi col. della legione prov. Abruzzo Citra e barone murattiano, p. 372.
INDICE DEI NOMI
1063
R Radclifle, Ann, ( I764-1823), scrittrice inglese, autrice di A Sùilian Romance (1790), p.
Rcadc, magg. inglese, cavaliere di S. Ferdinando e del Merito (apr. 181 O), p. 916.
Raddillè, frat. di Ann, uff. del Sicilian Regimenr of Foot, p. 877.
Rcburdone, principe di, barone col. propr. dei dragoni legg. di Noto (VN), p. 797.
Radet, Etienne, (1762- 1825), isp. gen. della gendarmeria imperiale, p. 281.
Rebutton, duca di, reclutatore del Regg. Real Fa rnese, p. 3 I 9.
R;Jfa., Giacomo, voi. del Regg. cacc. Forie di Me~sina (I Va/ I 0 ), p. 793. Raffa, f. di <..: iacomo, F. il 18 sett. 1809 a S. Stefo no (ME), p. 793. Raffadali, principe di, col. propr. del Regg. cacc. voi. di. Girgenti (I VM), p. 797. O
R:iffoclc, Felice, uditore di guerra e assessore di piazza a Barletta (Trani), pp. 3 77, 378. Ra.ichak, Tàddco conte di, magg. sottocapo di SM di Mack, p. 136. lbimondi, Rocco, cap. dei granatieri Calabresi di Ruffo, p. 21 l. Ramamclle, Hippolyte (o Audihcrt?), CV mura.ttiano, mutilato il 3 maggio 18 lO, scriuore navale, p. 607. 4
"Re Coremme", v. Santoro, Antonio. Reggio Michele, (1699-17')0), principe di Campofìoriro e di Iacì, balì dell'Ordine dì Malta, cap. gcn. di mare e membro del consiglio di reggenza, p. 129. Reggio e Grugno, Gimeppe, (17 69-1820), principe di Aci (laci) , aiurance gen. di re terdinando, cap. clegli alabardieri e isp. dei cacciatori reali, pp. 127, 15-1, 268, 653--1, 661-2, 664, 723-4. Reggio e Reggio, Giuseppe, principe della Carena_, tesoriere delle oHìcine mii. in Sicilia, pp. 169, 200, 666. Régis, piemonrcsc, soldato francese a 1.orcco Aprurino, p. 482.
Rambaud, Jact1ues, storico francese, p. 616.
Rehbindc1; gen. rnsso, pp. IO, 11, 269.
Ramirez, Giuseppe, ren. col. dei cacc. Valdimazzara (1805-08), p. 337, 685,693, 709.
Reicarrincl1er, Claudio, ten., "maestro del fuo co di guerra", p. 306.
Ramirez, Ignazio, cnl. del Rcgg. Principe R. Il fanL. (1804), p. 282.
Rena e, cap. dei volteggiarori dcl lcr légère, C. a Lagonegro il 6 mal7.o J 806, p. 82.
Ramon, Giovanni, CV aggreg., com. il porto di Messina (1804-13), pp. 156,919,929.
Rende, Gaetano, di Tarsia (CS), commissionato alla leva delle masse, p. 366.
Rampollo, Giuseppe, progettista di artiglierie in Sicilia ( 1807), p. 756.
Requesens, Emanuele, dei principi di Pantelleria, dir. del 4° Rcgg. guarnigione di Palermo, p. 797.
Ramsey, John, col. degli Chasseurs Briranniqucs, p. 855. Ranallo, Bonaventura, deuo "Ducenta", rnppuccino di Itri, cappella.no di Fra Diavolo, asfissiato 1'8 sctt. 1806 al campo del Faggeto, p. 476. Rancorclle, cap. ADC di Derrès a Capri (1808) , pp. 577, 629 . R.1uti, capomassa calabrese (I 808-09). Ravcse, Matteo, serg. dei Fucilieri di città, poi del 2° leggero nap.( 1806), p. 481. .Read, magg. gcn . inglese in Sicilia, p. 819.
Requcsens, Enrico, col. propr. del l Rcgg. sic. (cx- Valdimazzara), pp. 704, 739. O
Requcscns, L. de, commenclatore, reclutatore di un battaglione sic., p. 320. Rcquesens, Michele, brigadiere, aiuL. magg. gen. dei voi. sic., isp . della 2a Div. (Valdiman ira Il). pp. 653, 662, 771, 797. Revertera, Vincenzo, duca della Salandra, (?181 O), ten. gcn., com. inr. dell'esercito e "cap. gcn. della linea", com. gen. delle truppe in Sicilia, com. e isp. dei granatieri della guardia reale, pp. 79, ')O, 128, 130, 131, 135-7,
1064
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICl·IE ( 1800 - 18151
142, 146, 150, 151, 154, 271, 272, 311, :-129, 652, 6.54, 662, 702, 718, 720. Rey, CB del 23e légèrc, E a Maida il 4 luglio I 806, p. 446. Reyes, Emanuele, magg. del Regg. cacciatori voi. delle forie di Messina (1°), p. 793. Reynier (Regnier), Jean Louis Ebenezer conte di, ( 177 1-1814), gen. div., A. de Naples, P. a Lipsia (1813), pp. 62, 67-71, 73, 71, 80, 8 1, 859, 91-3, 95, 96, 103-5, 257,367,411 , 415, 416,436-8,410-2,444-7,449-58,462,4646, 468-71, 174-5, 485, 486, 487, 488, 489, 4')8, _501, _509- 12, 515-6, 519-25, 532, 5347, 539, 511 -2, 545,549,552,554,557,585, 589,803-4, 808,810,814,832,852,893. Rczant, v. van Rezanr. O
RC7.iani, Vincenzo, l magg. del Regg. Valdimaz'l.ara 1 fanr. ( 1804-05), p. 337. Rilu.ç, Emmanuele, cap. d'art., dir. delle lèrricrc della Mongiana, pp. 307, 308 Ribas, Giuseppe, magg. d'arr., dir. della fonderia di Palermo ( 1806-15), p. 756. Ribera, Raimondo, 2° magg. del Regg, Principe cav. in Alta lralia, ten. col. del Regg. Valdinoco Il, pp. 134., 261, 285, 5:17. Ricca, Raffaele, uditore di guerra a Nicamo (CZ), p. 377. Ricci, alfiere di fanr. sic., C. il 16 giu. 1814 sorto i forti di Genova, p. 706. Ricci, barone, comm. horh. per il Molise, fucilato a Isernia nel serr. 1806, pp. 477, 805. Ricci, Camillo, dotr., uditore di guerra ad Aquino (lèrrn di L'lVoro), (1804-05), p. 577. Ricci, Luca, (?- 1772), col., dir. della bbbrica d'armi di Torre Annw1ziata e di porcellane di Portici, pp. 3 IO. Ricci, Silvestro, brigadiere nap., P. a Campo ' lènese, pp. 57, 78, 82, 85, 88, 147 , 150, 151 , 154,245,246,25 1,282,653 . Ricciardi, Candido, serg. dei fucilieri di città di Napoli , p. 80. Ricciardi, Raffaele, capobanda ddl'Abmao Citra e poi capitano della IV cp. Franca delle Guide Abruzzesi, pp. 806, 810 Richardson, H enry, cap. della fregata }uno a Caeta (1806), pp. 100, 4 10, 890-1. Righeui, magg. com. del Forre di Reggio (1807). p. 538.
Righini di San Giorgio, Giuseppe, (1781- 1871}, di · forino, uff. dei granatieri sardi nella guerra delle Alpi, ten. dd Regg. Alemagna ( 1802), cognato del col. Odwaine, uff borbonico in Abrll7:m, Calabria, Ischia e Procida, com. dell'ltalian levy in Spagna, Genova e Nizza, tcn. gcn. sardo. Riolacci, Antonio Filippo, cap. corso, LH per la difesa di Licosa (13 Ott. 1806), P· 480. Ripa, Lorenw, 2° magg. del Regg. Regina cav. in Alta Italia, p. U4. Ripa, principe di, maresc iallo di campo inrendente di cunpagna, Len. gen., membro dc.I supremo consiglio di guerra, pp. 1.36, 137, 140, 154,1 67,211,652. Ristori, Augusto, col.. dir. delle manifatture d'armi di 'forre Annunziata, p. 311. Riv;irola, J:rancesco, conte, corso, cap. dei Corsican Rangers, magg. e poi tcn. col. del Sicilian Rcy,imct,t, col. dd Royal Malta Fcncibk· Regt, ten. gen. com. della Royal Malta Anillery, pp. 858-60, 862-3, 877. Rivarob, Francesco, insegna del Sicilian Regimcnt of Font, p. 877. Roberri, T.oremo (de), 2° capo della. legione navale rep., comm. della rada di Napoli, aiut. di bandiera di re Giuseppe, capo mii. della marina murarriana, pp. 73, 598, 888. Roberti, Ferdinando, magg. interno del gen io a Napoli (1804-05), pp. 300,3 15. Roberto, Michelangelo, cap. del genio a Gaeta (1806) , pp. 301, 408, 420, 533, 655, 7 58. Robcrts, Evan, scrg., 1st War Coy, R. Maltese Sappers & M iners a M essina, p. 870. Ro berts, ten. col. del Rcgg. anglo-svi7.7.ero D e Roll, p. 857. Rohertson, Alexander, ten. del Sicilian Rcgiment of Foot, p. 877. Rohemon , Gcorge D., ten. col. del Sicilian Regimene of Fom, pp. 859, 877. Robillard, François, CB del 3" di linea all'assedio di Gaeta, p. 425. Robineau, comm. di guerra, A. de Naples, p. 103. Robinson, William, (1772-1835), TV com, la divisione cannoniere, poi CF dir. dell'arsenale di M essina, addetto a lle manifatrurc mii. e al polverificio di Torre Annunzi;ira, pp. 9 10, 914.
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INDICE DEI NOMI
Roccafio rita., principe di, col. propr. dei cacc. voi. di Castro Reale (7° VD), p. 797. Roccalumera, marchese di, col. propr. dei cacc. voi. Furie di Messina (1° VD), p. 797.
"Ronca", v. Monteleone, Giuseppe. Ronchi, Salvatore, prof di chimica alle scuole d'art. di Napoli, pp. 292, :314. Rondanini, Pasquale, uditore di guerra a Cava dei Tirreni (SA), p. 377.
Rocchi, Claudio, magg. sotto dir. del genio a Pescara ( 1804-05), rr- 300, 315.
Roquebcrt, CF francese a Napoli, p. 551.
Rochambcau, ADC di re Gioacchino ( 1808), pp. 571, 629.
RoqucfcuiHe(t), Al mar, ten. del Sicilian Regi ment of Foot, p. 877.
Roche, Philip, oriundo irlandese, gen. div. spagnolo, pp. 622, 874.
Roquefcuille(r), Alexandre, insegna del Sicilian Regiment of roor, p. 877.
Rocher, CB del 23e légère o del 20e de ligue in Calabria ( 1809), p. 597.
Roquefeuille(t), Gustavus de, insegna e poi ten. del Sicilian Regiment of Foot, p. 877.
Rodinò, Gaetano, aiutante del Rcgg. Sannio a Falleri (1798), cospiratore rep., segr. gcn. dell'intendenza di Calabria Citra, pp. 21 0,277.
Ros, v. Ros(si), Carlo.
Rodio, Francesco, 1° magg. del Regg. Principe II funt. ( 1804-05), p. 283.
"Rosarino", capo comitiva del distretto di Cosenza, ucciso nel d.ic. 1810, pp. 555,814.
Rodio, Giovanni Battista, (1779-1806), di Cmnza ro, rnard1ese, cnL, c:.:tpn dclb spc:c--!izinnc_ sankdista su Roma, vicario gcn. per le province pugliesi, brigadiere, isp. dei corpi volanti alle frontiere, fucilato a Napoli il 27 aprile 1806, pp. I I , 12, 33, 56, 58, 93, 96, 112, 113, 173, 239, 27(,, 279, 307, 367, 359, 360, %4, %5, 805.
Roscitano, Epifanio, accusatore dei fon. Criserà (1809).
Rodriguez, Giuseppe, 1° magg. del j}cgg. Principe I fanc. (1804-05), p. 282. Roederer, Pierre l.ouis, conte di, (1754-1835), ministro delle finanze sorto i re francesi , poi amministratore del ducaro di I3crg, pp. 97, 565. Rohan , principe di, p. 55. Rolland, comm. di gue rra, A. de Naples, (1806), p. 103. Rollo, Leopoldo, alfiere dcJ Rcgg. Messapia, poi del Principe Alberto cav. (1799). Romano, Domenico, uditore di guerra a Massafra {LE), (1804-05). p. 377. Romanov, Alessandro, (1777-1825), zar di tutte le Russ.ic dal 1801, f. di Paolo I, pp. 25, 26, 29,37,38,10,41 , 47,50,57 ,58, 128. Romanov, Paolo, (1754-1801) . zar di tutte le Rmsie, pp. IO, 13, 15, 17, 18, 23, 25, 53, 269,270,544,55 1.
Rosa, Giuseppe, <liArLa!lo (NA), chirurgo di baLtaglio11e del Regg. Alemagna, p. 180.
Rosenheim, Luigi Adolfo di, maresciallo di campo nap., pp. 54, 56, 59, 61 , 65, 76-9, 81, 86, 89, 91,132, 135, 137, 147, 150-2, 151, 161, 175, 199, 232, 245,246,251,252,255, 257, 259. 264, 282, 295, 296, 201 , 302, 352, 376, 530, 653-5, 662,693, 701, 711, 7U-1 , 743, 814-5. Rosignoli, capo comitiva a Venafro e Cassino (1809). p. 603. Rosignoli, insegna del Sicilian Rcgimem of Foot, p. 877. Ross, ADC di Masséna, p. 105. Ross, Robcrt, col. del 20e Poot a Maida il 4 luglio 1806, p. 445. Rossano, Pietro, magg. del fo rte di Sant'Elmo( 1804-05), p. 155. Rossarol, Pederico, soldato privilegiato nel Regg. Alemagna {1802-04) . Rossarol, frat. di Giuseppe, cap. di polizia a Messina, fuc. dagli inglesi per corrispond. col nemico, p. 609, 685, 823. Rossarol, Giuseppe, (1775-182 5), col. del .1° di linea Principe Reale, barone e maresciallo di campo murattiano, pp. 609, 61 6, 685, 823 .
Romeo, Tommaso, cap. sanfedista ( 1799). p. 2 11.
Rossarol, Sebastiano, col., ten. di Re nella pia1.7,1 di Trapani (1804-05), p. 338.
RomeuJ; Alexandre, aiutante com. e sottocapo di SM, poi mare.sciallo di campo, p. 61 5.
Rossetti, Casimiro, magg. dei cacciatori Marsi (1 Ro4-05J. rr- 278, 283 .
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L E DUE. SICILIE NELLE. GUERRE NAPOLEONICHE C1800 - 18 15) _ __ _ _
Ros.si, aiutante:: <l'art. a Torre <li Palme (1 798), p. 287 . Ro:;si, CH ADC di M asséna all'asstc<lio di Gacca (1 806), p. 422, 5 16 .. Ros(si), C arlo, cap. <l'art. alla ditèsa <li Caera (1806) e a Mileto (1 807), pp. 296, 531, 744. Rossi, Carlo, cap. di SM, Div. Lechi, (1806), p. 106. Russi, Domenico, m agg. dei Corskan llangcrs, p. 866. Rossi, Emanuele, avvocato, capo della fazione radicale nd parlamcm o sic., pp. 64.3-1. Rostopcin, Fe<lor, diplomalicu russo, p. 10. Roth, Filippo, ten. col. della guardia reale nap., poi brigadiere <lella Ia Div. anglo-sic. Montresor, pp. 33, 34, 59, 62, 7') , 82., 87, 245, 271, 272, 276, 626-7, 659-<iO, 706, 708, 729,875. Ronanger, ten. degli zappatori all'as.sedio di Caeta ( I 806), p. 423. Row:nburg, F., barom:, ten . col. Jd Regg. dc Roll. poi magg. gm ., p. 857 . RougeL, CB del 2c RAI' al l'assedio di Caera (1 806), p. 423. Roverea, Alessandro de, (1 783-1813), 11. ad Aigle (Vala is), f dd col. Roverea, cap. del Rcgg. Waneville, poi <ld Sicilian Regt of Foot, poi ADC del gen. Lowry Cole, F. a<l Albuera nel 18 11. C. a Smauren il 28 luglio 18 13, pp. 859, 877.
Ruifo di Bagnara, Fabrizio, ( 1763-1832), 2° principe di Castelcicala, p. 18, 31 , 34, 4 1, 45, 47, 188, 611 ,770, 833,881.
Ruffo di Bagnara, Francc.sco, principe della Scalerra, brigadiere com . suballc:rno b piazza di Napoli , poi rcn. gen . e min. di guer ra e marina, pp. 147, 148 , 154, 155, 159.
Ruftò di Bagnara, Paolo, 3° principe di Castelcicala, L e succ. di Fabrizio, ten. del 6Lh (Inniskilling) J ragoons a WaLc:rloo, ren. gen. e luogotcn. gen. in Sicilia.
Rulfo Scilla, G iuseppe, ( 1777- 1854), c.1p. del Regg. Principe I cav. ad Arcrz.o, ten. col. del 1° cav. (cx-Principe) in Spagna, poi brigadiere, pp. 26 I , 622, 729. Huggicro, Eleuterio, col. rep ., condannaco amorrc dalla giunta dei generali. giustiziato il 21 genn. 1800. p. 2 13. Rugis, col. sub isp. J.el gcn io nap.• p. 132.
Ruiz, h anccsco, a l/Ì<:1.c Jd gc:nio a Reggio (1807), cap. capo <li SM della Brigata sic. in Spagna ( 18 12-11), pp. 538, 622, 655. 660, 758. Ruiz, Caerano, ~-ap. alla NunziaLdla. p. 193. R uiz <le C:arvanres, Prospero, brigadiere del la cav. napoletam in Alla Italia, maresciallo <li c.1111po, pp. 133 , 134, 1/46, 154, 164,191,376, Ruoti, principe <li, com. delle: R. guardie del corpo, pp. 653-4, 662, 666,723, 727. Rusciano, Francescanronio, c.ol. J d Regg. R. Ferdinando, pp. 78, 243, 282.
Rowlcy, Josias, cap. del vascello & gle a Capri (11 mag. 1806), rear admiral {1 814) , pp. 105, 627, 890, 926.
Ruscio, Antonio, minisuo pagano n ella giunta dc' quartieri di Capua, p. 199.
Roxas, Domenico, Len. col. d'art. a Pc:scara ( 180405). p. 3 14.
Rus.so, C rescenzo, chirurgo magg. dei Reali C alabresi, p. 180.
Rozemnski. cap. 2a/3° sq. <lei Icr lanciers polC>nais (1807), p. 558.
Russo, C aerano, col. repubblicano, condannato a morte dalla giuma J ei generali, giustiziato il 3 agosto 1799, p. 2 12.
Rueda, Pielro, col., gov. del Castello del SalvaJ.ore (ME), (1804-05), p. 338. Ruffini, C iacinro, cui. <lei 32c légère (ligure), C. il 19 serr. 1809 ali' assedio d i Gerona, pp. 68, 118, 425, 499, 558. Ruffo di Bagnara, Fabrizio, cardinale, pp. 11, 12, 16, 59-61, 127, 130, 139, 142, 143, 149, 159-61 , 168. 171 , 193, 205.2 10, 211, 2.17. 238, 240, 269, 273, 288, 289, 307, 326, 507, 721.
Ruspoli, gran ball dell'Ordine <li Ma.Ira, p. 29.
Rucinelli, G iuseppe, tcn. del Regg. Borgogna, poi aggregalo al Valdemone (1 799).
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lliDIC[ DEI NOMI
s Saharin.i, Francesco, archircrco, p. 303. Sachs, col. del l 4e cha.o;.~eurs all'assedio di Caera (1806) , p. 421. Saggio, cap. del.la civica <li Longobardi, p. 555. Sahuguet, v. Damcrz.il Saija, Francesco, proc. dcll'udieuia mii. a Messina (1801 -05), p. 339. Sainr Caprais, Salvatore di, TV borb.. CF rep., poi murartiano, pp. 32, 884,906,917. Saint Clair, march ese di, Oacq u~ Elisabcth de Vìdard de Vidercy), eruib'Tato funccsc, co1Lfidenu.· <ldla regina, rcn. col. <ldlo SMG nap., poi col. com. la Brig. di riserva (grnnaricri) a Palcnuo, brigadiere, csiliaw da Hcnrinck, pres. del cons. m iu. di guerrn e mari11a, pp. 530, 544, 593, 5')7, 599, 603, (,50, 652-5 , 65'), 661-2, 665, 7 01 -2, 718, 725, 733. Saim Cyr, v. C..arra .Saint Cyr. .Saint Cyr, v, G ouvion , Saint Cyr. Saint L1urcnr, G iovanni de, conrc, uff piemontese, poi c.ap. dei Corsican Rarigcrs a Capri, t:ap. del Sicilian Regimem of f.ooc, ADC di Bentinck, accompagnò Vircorio Emanuele I da Cai;lia ri a Torino, pp. 864, 877. Saint Martin, col. fran cese, aurore <ldla rappresaglia di Parenti (l 4 otr., 1807), p. 543.
Salienti, foran ccsco, dir. delle fortificazioni repubblicane, p. 313. Saligny, Charb, (1772- 1809), durn di San G ermano, gen. div. frru1cese, poi al serv. d i re:: Giuseppe a Napoli e in Spagna, m. a M adrid il 25 fi::b. 1809, p. 55 1-2, 551. Sali nero, Pasquale, dir. d'art. in Sicilia, pp. I 42, 146,329,331,333,337,. Salis. Simone, gov. di Pc::scara, pp. Tl , 1/47, 148, 154. 155, 653 . Salis Marscblins, Rodolfo, ( 1732-1807), isp. gen. delle truppe napoletane, p. 134. Sallicr dc la 1òur, v. de l,1 Tour, Viuorio Amedeo. Salluno Corigliauo, Filippo, rc n. col., e.o;cnte delle guardie del corpo, ai ut. q11arricrmasu-o gcn., poi col. del 5° Rcgg. c::stero (già 2° cacciarmi di mare) in Sicilia, pp. 84, 656, 658, 7 14,739. Salomone, Federico, comm . di guerra ten. col. , comm. gcn. di provianda, me111bro perman. della giunrn c.conomÌ<.;a delle officine mil. a N apoli, rappr. dcll'inlen<lenza. nel supremo cons. di guerra, pp. 136, 167, 170, 17 1, 199, 200, 376. Salomone, Giovruwi, ten. col. del 1" Rq;g. prov. <li CarnmA1ro (1804-05), p. 373.
Saint Vìuccnr, CH d'art., com. l'arr. francese ad Amantea (1806-07), p. 519.
Salomone, ( :iovanni, notaio di H,1risciano e agenu: baronalr ad Arischia. capo deglj insorgcnti aquilani, col., gov. del ca~1:dlo dcli' Aquila, pp. 7 1, 80, 148, 149, 155, 2 12, 214, 240, 256, 345,358, 364.
Sairzcr, Francesco, magg. di piazia ad Augusta ( 1804-05), p. 338.
Salomone, Giuseppe, cap., gov. dell'erga~tolo di Favignana (180 4-05) . p. 338.
Salamone, Gaetano, ten. del 11/7. 0 estero, E sotto Gaeta il 9/ 10 lug. 1815, p. 707.
Salsedo, D omenico, baro ne, comm. di gucna ten. col., pp. 170, 200.
Salandra, <luca della, v. Revntera, Vincenzo.
Salva, Antoiue, ( 1744-1806), gen. brig. d'art., A dc Naples, m. di malattia a Sessa il 5 marzo 1806, pp. 67, l 03, I 05, 397, 4 18, 423 .
Saint Michd, tcn. dd 2e RAI' aU'assedio di Caeta ((806), p. 423.
Salas, v. Montealegrc, Joaqui1n de, <luca di .Salemj, Filippo, ma.mo noraro ùd R. fondo dc' lucri in Sicilia, pp. 199, 339. Saliceti, Chrisrophe, (1757-1 809), ministro di polizia a Napoli, m. il 23 clic. 1809, pp. 93, 'J6, 40 I , 434-6, /457. 482, 503, 533,552, 566-7. 570-5, 58 1, 583-4, 587, (,89, 5')8, 605, 863-4., ')03. 9 10
Salvatori, serg. dei Corsi, f( a l.icosa (l 806) e passato nei Corsican Rangers, p. 862. Salvi, ulf. <li SM, Div. Lecbi, p. 106. "Salvierta, Dom iniquc", nome a.~s1111ro da Fra Diavolo (1806), p. 4n.
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LE DUE S1auE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE ( 1800 - 18 15)
Salvini, Giovanni Battista, (1768-1), di Nessa (Calvi), cap. dei Corsi, pp. 410, 452. Salvo, Giuseppe, CB dell'art. repubblicana, p. 313. Sambiase, Ferdinando, (1776-1830), principe di Campana, giudice <li tribunale durante la reazione, esiliato a Roma, col. del Regg. Principe Reale II cav., detenuto al Castelnuovo, poi com. delle guardie <l'onore di Murar e maresciallo di campo, infìne ren. gen. e (,()Jll. gcn. delle armi in Sicilia, pp. 56, 63,245,263,283. Sananna, fam. di fiumefreddo (CS), afl-ògata in mare dai horh. nell'ago. 1806, rrannc il c.1pofamiglia Luigi (fnggiro) e un bambino (ripcsc.1ro eia mani pietose). San Cara Ido, principe di, barone col. propr. Regg. cacc. voi. di Smera (9° VM), p. 797. Sanche1., Enrico, dir. del corpo degli ingegneri idraulici ( 1804-05), pp. 156, 929.
Sanralucia, CF com. la Cerere (1806), p. 887. Santarelli, Giovanni, soldato del 11/2° estero, F. sorro Gaeta il 9/J O lug. 1815, p. 707. Sanr'Elia Squillacc, principe di, col. del Regg. mi li7.ic delle Furie di Tramontana, poi col. propr. (lei Rc:.gg. vol. sic. guarnigione di Messina, p. 797. Santillo, cap., proponente della cp marinai pontonicri, p. 893. Samolini, cap. dei Corsi, p. 11 O. Santoro, c.,pomassa del Vallo di Diano, pp. 500.l.
Sa.moro, Antonio, detto "Re Coremme", <.:apomassa calabrese, pp. 138, 4 51, 464, 472, 505-6, 508, 524-6, 531, 510-1, 552, 555, 803, 809, 812-1, 822. Samoro, Pietro, frat. e luogoten. <li Antonio, p. 525.
Sanchcz dc I .una, Gaetano, duca di Sant'Arpino, maresciallo di campo isp. della f:rnL, l'· 132, 164,341.
Sappel, CB d'art. ali' assedio di Gaeta (1806), pp. 397, 409, 422.
Sanchez de Luna, Ciorgio, 2° magg. del Regg. Principe l cav. ( 1804-05), p. 283.
Sarno, Giuseppe, uditore di piazza a Pescara ( 1804-05), p. 378.
Sandiel (Saudielli, Sandier), 1.uigi dc, tcn. col. dei cacciatori Appuli, P. a Milero il 28 maggio 1807, pp. 70,256,283, 337, 395,420,531, 534-5, 540, 553, 699, 709.
Sarno, Nicola, CV passato al servàio di re Giuseppe (1806), p. 888. Sarti (Sano), Giuseppe, avv. dei poveri al tribunale mii. di Trani, p. 376.
Sandray (Sandras), cap. del genio a Capri (1808), p. 577.
Sani (Sani), Oronzo, uditore di guerra e assessore di piazza a Trani, pp. 577 e '.178.
Sanfilippo, Halda.~sarre, col. della colonna di Citradurnle barrura a Rieti, pp. 136, 288.
Sassonia, Giuseppe, principe, [ di Xavier, col. del Rcgg. Macedonia, poi maresciallo di campo e isp. di fant., pp. 17, U2, 136-7, 141-3, 211, 212, 2/41, 2/42, 257, 288, '.123.
Sanfìlippo, Giuseppe, proc. fiscale dell' udienza di guem in Sicilia, p. 339. San Ciorgio, barone, capomassa a Sarno, p. 238. San Ciorgio, march ese di, brigadiere nap., p. 154. Sanjuan, Ciovanni Battista, c<1p. degli artiglieri lirorali a Civitclla, p. 99.
Savasta, Francesco, comm. di guerra, uff. magg. della tesoreria in Sicilia, p. 200. Savclli, Francesco, cap. dei Corsi nel Cilento, I~ in Sicilia il 18 setl. 1810, pp. 410, 452-4.
San Luca, marchese di , dir. del 4° Regg. urbano cirr_à di Napoli, p. 372.
Savoia, Vittorio Emanuele I, (1 759-1824), re di Sardegna, pp. 15, 40, 147, 291-2, 600, 846, 8/48.
San Marco, conte di, barone col. propr. del 2° Regg. guarnigione Palermo, p. 797.
Sayaloles, Emanuele, (1720) primo col. dei fucilieri di montagna, p. 278.
Sansevcrino, come, p. 334.
Scaglia, Giovanni Battista, proc. fiscale del R. fondo de' lucri in Sicilia, pp. 199, 339.
Sanson, TV murarriano, com. la Div. c.,nnonicre di Napoli (1810-13), p. 905. Sansone, Carlo, uff. d'art. disertore, P. a Figline, p. 290. Santa Croce del Sannio, haronc di, p. 277.
Scaglione, Felice, uditore <li guerra a Cera.ce (CZ) , p. 377. Scalabrini, Vito, dott., assessore mii. a 'lrapani, p. 339.
-
INDICE DEL NOMI
Scaletta, principe di, col. delle milizie delle Furie del Mezzogiorno e com. del porto di Messina, hrigadiere aiut. magg. gen. dei voi. sic., isp. della 4a Div. (Valdinoto), pp. 653, 659, 662, 685, 77 1, 797, 823. Scandurt·a, Paolo, magg. del 2° art. Regina, pp. 295,314,327,330,331,337. Scandurra, Vincenzo, ten. col. degli invalidi di Sicilia, pp. 18'), 199, 337. Scarlata Xibilia Platamone, Giuseppe, (17731835), detto "Zenardi", di Siracusa, brigadiere della cav. romana, del I3e cl1asseurs, magg. e poi col. del 2" cacciatori a cavallo nap., tcn. gcn. murartiano, pp. 558, 609, 616.
es
"Scarola", capomassa in Rasilicara e Calabria (1809), pp. 597,603,811 , 820. Schembri, G., chirurgo dd Royal Malra Regiment, p. 867. Schettini, Ferdinando, 2° magg. del Rcgg. Valdcmone fant., poi addetto allto milizie sicili~ne, pp. _:i:n, 337. Schiano, Antonio, serg. dei Corsican Rangcrs, F. a Capri (ott. 1808), p. 581. Schipani, Alessandro, capomassa del CilenLo, dir. del I" Regg. prov. di Salerno, pp. 211, 281, 358, 365, 373. Sd1ipani, Giuseppe, v. Tilarico Schif)ani. Schirner, Martino, cappclbno <lei Regg. Alemagna (1802), p. 197. ScbmidL, ten. dei Reali Sanniti a Reggio ( 1807), p. 538. Schmidt, Carlo, magg., dir. della costruzione del ve.~tiario, pp. 169, 200. Schmidt, Giuseppe, 1" magg. del Regg. Alcmagna, p. 252, 282. Scbmidt, I .uigi, alfìere e poi sotto ten. del Regg. Alcmagna (1802-03). Schmidr, (1740-1818), pittore, aurore del quadro "Murar c il suo SM dirigono b presa di Capri", ora nella collezione di Paul Marmonan, p. 589. Schnetz, CS <lei 6e chasseurs, pp. 90-91. Schummdkettel, magg. e poi len. col. dei Corsican Rangers, pp. 864-6. Schwau.enberg, prinz Karl Philipp, Fiirsl zu, (1771-1820), com. supremo, p. 848. "Sciaholonc", v. Costantini, Ciuseppe.
Sciascia, canonico di Bisceglie, ministro del culto per le truppe franco-italiane, p. 198. Sciattoria, Giovanni, magg. di piazza a Mila7.7.0, p. 338. Scigliati, Carmine, len. del Rcgg. Borgogna, aggregalo al Valdemonc (1 799) . Scinda (Scinia), Giuseppe, contadore principale, pp. 169, 200. Scinti, Vìtaliano, segr. del rribunale mii. di Cosenza, p. 376. Scoppa, cap. del I O cav. nap. (Principe Reale) in Spagna (Casmlla), p. 729. Scopparicci, Anronio, calabrese, reo di stato del 1799, spia murattiana a Messina e in Calab ria (1809). Scorri, Hartolomeo, ten. ADC, Div. Lccl1i, p. 106. Scorri, Marcello, dir. di guerra repubblicano, p. 159. Scozzafuva, capopopolo di Corigliano (27 ago. 1806). "Scozzctta", v. Ronomo, Rocco, p. Scurch, Francesco Saverio, cons. togato del!' udicnn gen. di guerra e casa reale, p. 376. Sebasriani, sottoten. corso, C. il 21 aprile 1806 sorto Caeta, p. 402. Sebastian i, Horace François Bas Lien de la Pone, (1772-1851), conte, gen. div., F. a Lipsia (1813), poi maresciallo di Francia, pp. 402, 526. Sèbe, cap. del genio in C ùabria (1806) e a Capri (1808), pp. li87, 5:38, 541, 577, 58 1. Secrel, Pascal Joseph, detto "Vallongue", ( 17631806), gcn. brig. del genio dell'A. de Naples, m. per ferire il 17 giugno 1806 a Ca~tellone (Formia), pp. 66, 72, I03, 395, 396, 398, 412, 418, 422. Secreto, Francesco, detto "Cal Cal", popolano e difensore di Amantea, pp. 520, 897. Securo, Francesco, magg. <l'art. rep., invelllore di un modello di fucile, pp. 313, 756. Segreti, Antonio, dott., ucciso a Lauria il 7 ago. 1806, p. 462. Segreti, Pier Frar1cesco, figlio di Antorùo, ucciso a Lauria il 7 ago. 1806, p. 163. Seguro, v. Securo, Francesco. Selli, Francesco Saverio, uditore di guerra a S. A.
1069
}070
Le
DUE StOUE NELLE GUERRE NAl'OLWNICHE {1800. 1815)
di Conza (Mollldusco), p. 377. Selvaggi, Massimo, 1° magg. <lei granatieri della guardia reale, pp. 150, 271, 272, 593. Selvaggi, Michele, col. del Batt. guardie napoletane, pp. 720-1, 733, 7:39. Semerara, Pasquale, uditore di guerra (LE), p. .">77.
a
Mottola
Sénécal, aiutante com., A. de Naples, pp. 103, 535,620. Senjavin, Dimitri N., com. la sq. russa nell'Adriatico (vasc. Asia), pp. 48, ,u7, 516. Scratti, Francesco, ministro <ldle finanze nap., pp. 120,122, 123, 161, 162. Sergardi, Lattanzio, I O magg. del Rcgg. Napoli cav. in Alra lralia, col. del Valdinoto 11 a Roma, poi del Principe I a Cosenza, col. brigadiere del Valdinolo in Sicilia, pp. 79, 145, 150,261,264,283, 326,653-4,662, 726-7,
736. Serge, CB francese, p. 825. Sergio, Ca.erano, cap. com. lo squadrone cacciatori reali a Palermo (1811), p. 725. Serra, Stanislao, chirurgo, <lir. <ldl'ospedale sanfedista, p. 180. Serracapriola, duca <li, v. Maresca, Antonio. Serrano, Ignazio, col. del Regg. Borgogna a Tolone, brigadiere della Div. Damas nella campagna di Roma, capobrigata della legione Tullia, com. del bau. uHìciali stranieri, P. il 22 dicembre 1800 a Figline Valdarno, degradato e fattosi frare, pp. 134, 139. Sersalc, Domen ico, di CS, 1° ren. dei grau. di linea nap., P. il 18 sett. 1810 in Sicilia. Seccombe, 1~, CV inglese, com. I' HMS Glatt,m, C. il 31 genn. 1808 presso Reggio nella difesa del brick Delight, pp. 552, 899. Serrimo, Ruggero, (177 8-1863), dei principi di Pitalia, di Palermo, retro amm., aderente al partito costilll:t. e min. di guerra e marina, pp. 644, 661 , 664-5, 817, 897 , 922, 926, 932, 934. Severoli, gen. brig., poi di divi. italiano, pp. 35, 67, 80, 85, 94, 103, 105, 106. Scvcroli, Pietro, frat. <li, comm. di guerra della Div. Lechi, pp. 67, 103, I 06. Sezille, CH del ler RAC all'assedio di Gaeta, p. 423.
Sganga, di Spezzano Piccolo, capomassa, C. il 16 genn. 1807 ad Appig.liano, p. 5 18. Sgrcì, Antonio, di Fossato, capo dei voi. di Reggio, impiccaro a Montebello (dove aveva compiuto una strage) il 18 giu. 1808. Sherbrokc, sir John Coape, ( 1764-1830), magg. gen., col. del Sicilian Regr, pp. 548, 553, 816, 835. 859-60. Sibille, (1760-1810), CP francese, p. 547. Sibuet, Benoit, (1773-1813), ADC di M;isséna, A. de Naples, pp. 105, 422. Sicardi, Emanuele, 2° cap. della 3a cp d'art. giuscppisra, aggiunto di SM al!' assedio <li Caeta,
p. 42:ì. Sidcrio, v. Adamo, Siderio. Simeone, Cactano, CB dell'art. repubblicana, p. 313. Simonerri, M;iriano, udirorc di guerra e assessore a Monopoli (Trani), pp. 377, 378. Simoneui, Saverio, marchese, rappresenranre del re presso Rullo, p. 159. Sinno, marchese di, dir. del 5" Regg. urbano cirrà di Napoli e membro della giunta economica delle bande, pp. 354, 372 Sinopoli, conte di, membro della giunta economica del.le bande, pp. :351, 372. Si,·icio, Antonio, col. organizzatore dei Regg. prov. del Monrefusco, pp. :358, :375. Sisti, rerdi nando, segr. del la giu n.ta del treno d'art. e bagaglio, pp. 303, 315. Sk.ipor, col. dei gra.natieri di m,iri na russi, p. 269. Slessor, John Henry, cap. <lei 35 th Foor a Ci.bilrcr· ra, in Sicilia, in Egitto, nelle Ionie, in Alra Italia (1813-14), memorialista.
Smirh, chirurgo dei Corsican Rangers, p. 862. Smith, Malcom, insegna dd Sicilian Regimenr of Foot, p. 877. Smirh, sir William Sidney, (1 76/i - 1810), rear admirai inglese, pp. 96, 97 , 296, 390-1, 403-4, 405-6, 41 l, 413, 433-1, 1%, li58-40, 446-8, 452, 458, 460, 467, 475, li9.'i (ritratto), 498, 527, 760, 803-7, 832, 817, 888-97. Soffierri, Michele, (?-1807), CS dei cacciatori a cav. iraliani in l.11c.111ia (1806), p. 482. Solimena, Francesco, 2° magg. del Valdimazzara cav., p. 337. Somazzi, Pietro, cap. del Regg. Alcmagna (1802).
1071
INDICE DEI NOMI
Sonnenherg, ren. col. del Regg. De Roll, pp. 856-
7. "Sordo di Paiano (Ilr'
V.
Gallo, Gaetano.
Sorgenti, Cherardo Antonio, comm. di guerra tcn. col., organizzatore dei corpi volallli del Principato, pp. 170, 200, 364-7. Soria, Gaetano, uditore di guerra a Stilo (CZ), p. 377. Sorokin, Alexander, CV rmso, pp. 13, 38, 26'). Sommariva, Annihale, (1755-1829), di Lodi, marchese, gen. austriaco, p. 22. So.tumani, l .uigi, 2° magg. del Regg. Alemagna (1802-05), pp. 252, 282. Sonncnberg, tcn. col. del Regg. De Roll, poi magg. gcn., p. 856. Sotheron., Frank, CV inglese, com. il vascello Ex-· cellent, commodoro a Messina ( 1806), pp. :\89, 887-9. S011Iicr, ml. fr;i1,c.,,,c, com. la r;uardia alla trincea di Cam (1806), p. 418.
Soult, (Nicola) _lean de Dieu, ( 1769-1851), duca di Dalmazia , maresciallo di Francia, pp. 21-7, 29, 30, 32. "Spaccapirra", voi. borh., il 15 ago. 1806 m;mgiò pane intinto nel grasso dei cadaveri dei galantuomini bruciati ad Acri (CS), iq ott. impalato e arso vivo dai patrioti di Acri assieme a D. Frias e a T. Padula. Spada, Felice, c.;iporale della IV cp/1 " lhtt. forie di Messina, p. 7 93. Spadafora, principe di, col. propr. del Regg. Guarnigione di Mila7.'.1:0, p. 797. Spadea, cap. a Messina, ,.on,b nn. ,fogli inglesi per tradimento (1810- 11), pp. 685,823. Sparano, Enrico, tcn. col. del I O Regg. prov. ·!erra di Lavoro, p. 373. Specchiale, capomassa della Sib ( 1806), pp. 470, 80'>. Spencer, sir I3rcnt, (1 760-1828), gen. inglese in Spagna, p. 8%. Speranza, capomassa (1806) , p. 460. Sperlinga, duca di, redutar01c del Rcgg. sic. Principe fant. e col. delle miJizic urbane di Palermo (1 7')7), pp. 320, 332. Spinelli, Filippo, Len . gen. isp. di cav., presidente del supremo consiglio di guerra (1800-05), PI-'· 132, 137, 139-142, 1(,4, 211 -3, 240,
241,258,289. Spinelli, Ottavio, col., sottocapo di SM di M ade ( 1798) ; p. 136. Spiriti, Giovanni lhnista, hrigadiere nap. ( 1801), p. 154. . Spiro, Ciovanni, magg. e poi ten. col. dei cacciatori Albanesi, pp. 258,259,281,283, 714-5, 7 17. Spiro, Mid1cle, f. di Giovanni e reclutatore degli albanesi, pp. 71 5-6. Spoto, Vitale, dotr., asseswre mii. a Girgenti (1804-05), p. 339. Spranger, John William, CV com. il vascello Wizrrior, p. 910. Spremolla, Michele, uditore di guerra a Castellammare (SA), (1804-05), p. 377. Stiuillace, v. Gregorio, Leopoldo, marchese di. Squillace, Vincenzo, amministratore delle ferriere della Mo ngiana, p. :,07. Stabile, Sa lvarore, dott., assessore alla pia"lza di Manfredonia ( 1804-05), p. 378. Staffa, cap. dei legionari scelti di Calabria Citra ad Am.amea (1806-07), p. 5 15. Stadion, Johann Philipp Karl Joseph, (1 7651824), conte, p. 592. Staines, Thomas, c.1p. della fregata inglese Cyaru:, mutilato il 27 giugno 1809 nel comh. con la Cerere, pp. 599, 600, 820, 9 10-1. Staiti, Giovanni Banisra, ci:, com. galeotta Veloce e della corvetta Aurora, com. la Minava (1815), poi retro amm iraglio, pp. 887, 9 11, ')15 , ')27, 932, 934-5, 939. Staiti, Ignano, CF a Napoli, TV com. la galeotta Attiwt, poi CF magg. interino a Palermo, sotlO isp. All' armam ento (1810), pp. 156, 906, ')l') , ')22 , 929, 936. Stanca, v. Slrinca. Stancali, compagno del terzo fratello Cicerelli, ucciso presso Tarifi, p. 5 19. Stannus, John, cap. dei Royal marincs a Capri ( I I mag. 1806), p. 105. Statdla, Giovanni, collle, ten . col. addetto alle milizie di Palermo, poi tcn. col. del 2° batr. guardie reali, com. del battaglione guard ie siciliane, pp. 332, 721, 753, T39. Srarella e Napoli, Francesco Maria, (1758- 1823), p rincipe
dì Cassaro, ~cnaturc dl
Palcrn10 ,
m i-
1072
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1,.,8,__,_l.,,.SL__ _ _ _ _ _ _ __ _ __ _ _~
nisrro di polizia e giustizia in Sicilia, luogoten. e cap. gen. del Regno di Napoli, pp. lG, 17, 19, 22, 23, 120, 123, 142-4, 145, lGO, 168, 212, 239, 242, 270, 274, 275, 321, 322, 359-61, 661,661, 769. Stecchetù, v. Stocchetti, Francesco. Stella, Pietro, ten. e poi cap. del Sicilian Regiment ofFoot, pp. 861, 877. Stella, Prospero, cap., gov. del Castello Ursino <li Carania (1804-05), p. 338. Stewarr, David, magg. del 78th Highlanders a Maida (4 luglio 1806), p. 445. Stcwart, Cilberr, insegna e poi ten. del Sicilian Regiment of Foor, p. 877. Stinca (Srrinca), Paolo, piloro graduato com. Div. cannoniere a Capri.
StruHì, Girolamo, uff. della marina rep., com. della darsena di Napoli, CV aggregato, gov. del Monte delle vedove degli uff di marina e dir, del monle di Simone Costa (mariraggio), passato al servizio gimeppisra, p. 156, 929. Stuard, Clemente, ten. col. del Rcgg. Abbruzzi (1802). Stuart, Charles, ten. del Sicilian Regimenr of Fuot, p. 877. Stuart, Frederick Augustus, duke ofYork, (1 7651827), secondogenito di Giorgio III, fìdd marshal, comandante in capo britannico (l 795-1809, 1811-27), pp. 835, 843. SnL-irr, Francis, ten . del Sicilian Regirnelll of Foot, p. 877.
Stobie, John, tea. del Sicilian Regiment of Foor, p. 877.
Stuart, George III, (173 8-1820), re di Cran Bretagna, pp. 46,440, 604-5, 821, 833, 839-40, 844,850.
Stocchctti (Stecd1etti), Francesco, <letto "Mezzavoce", capo comitiva del Matcsc, ucciso nell'ago. 1809 in T di Lworo, p. (,03.
Stuart, Gcorge JV, (1762-1830), principe di Cali es, principe Reggente dal 1811, re <li Gran Bretagna dal 1820, PP- 845-6.
Stucchi, Raffaele, alfiere, aiur. magg. di Mi.rabclli ad Amantea (<lic. 1806), p. 504, 517, 520, 522-3, 552, 809, il I4, 822.
Stuart, Henry, ten. del Sicilian Regimcnt ofFoor, p. 877.
Stoduti, Rocco, di Ispani (SA), capomassa del Vallo di Diano nel 1799 e 1806-07, ten. col. dei corpi volanti, dilensore di Maratea, pp. 240, 365, 406, 4 52, 454, 460- 1, 16.'J, 16'), 473, 499-501, 533,806,812.
Stuart, sir John, 0759- 1815), conte di Maida, magg. gen. e poi ten. gen. della British Army nel Mediterraneo, pp. 55, 390-1, 4 11, 413, 435-8, 440-3, 44(,-51, 458,469,17 1, 174-5, 485, 556, 58')-601, 604-6, 611, 613, 618, 638, 650-1, 654. 707,728,749,753, 792-4, 804-6, 817-20, 822, 831-3, 836-42, 852, 854,858,87G,893,900, 910-2,915-7,936.
Strachan, sir Richard John lk, (760-1828), ammirnglio, p.
Suchet, Louis Gabriel, (1770-1826), duca d' Albufera, mar. di Francia, pp. 622-4.
Strada, Felice, ren. col. dei dragoni prov. di I.ecce (1804-05), p. 373.
Suina, marchese, appalrarore del scrv. di provianda (1798), p. 167.
Strano, Pasquale, fante del Il/2° estero, E il 9/ 1O lug. 1815 sotto Gaeta (1806), p. 707.
Sunning, Jobn, negoziallle inglese a M essina, forniture di panni alle truppe sic., p. 674.
Strina, Cusmi, magg. dei cacciatori Albanesi, p. 7 15-6.
Supino, principe di, dir. del G Regg. urbano città di Napoli e membro della giunta economica delle bande (1804-05), pp. 354, 372.
Stoduti, Francesco, frat. e luogotenente di Rocco, p.152, 50:l.
Strinca (Stanca), Paolo, piloto graduato delle cannoniere di Ponza, pp. 904, 907. Srrocchi, ren. del 5° di linea italiano in Puglia (1806), p. 93. Strode, Nathaniel, insegna del Sici[ian Rcgimcnt ufFoot, r- 877. Strolz, Alexan<lre, col. ADC dell'imperatore, p. 88.
0
Suppley, cap_ d'art. Francese, arresmi a Cotrone il 30 luglio 1806, p . 450, 455, 470. Susanna, Tommaso, dir. della Nunziatella e ministro della guerra rep. (1799), p. 193. Susini, Giovanni, ten. e poi cap. dei Corsican Rangers a Capri (1 808), p. 57G, 579, 580, 862, 864-5.
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INDICE DEI NOMI
Susini, sono ten del Regg. R. Corso, P. in Sicilia il 18 sctr. 1810.
Suiwni, sollo ten. del R. Corso, P. in Sidlia il 18 sctt. 1810.
Suvorov, Alexander Vasilievich, (1729- I 800}, conte Suvarov Rirnniksky, principe lmlysky, feldmaresciallo rmso, pp. 53, 152, 269, 270, 843.
Stmoni, Giuseppe Luigi, CI3 del I Corso, P. a Conre.~se {ME} il 18 sett. I 81 O, p. 616. Szhely, Federico, f. del sen. Ciov. Rodolfo, cappellano <lei Regg. Alemagna, p. 197.
Su:aarelli, Antonio, cap. del Regg. Dillon, contrabbandiere e agente doppio di Hudson Lowc e Saliceti a Capri (1806-08), pp. 567, 570, 575, 8(,3.
T Taberna, Giuseppe, chirurgo del Sicilian Regimcnt oFFoot, pp. 860, 877.
Tarallo, Giuseppe, AV spagnolo, poi TV sic. , p.
"'Jàccone", capo di 11na comitiva lucana ( 180910}, linciato nel rnag. 1811. J
T.1rantino, rcn. dei corpi franchi calabresi, F. a Sanr,1 Maura nel marm 181 O, p. 822.
Tagliente, Pasquale, capo <lei civici di Cerro al Volturno (1806), p. 480.
'tarantino, magg. com. il 1° lhrr. voi. Catanzaro, p. 816.
Tajo dc Poulcr, Emanuele, col., tcn. di Re a Pescara, pp. 148, 155.
Tardieu, comm. di guerra, A. de Naples, p. 103.
Tàbrno, c..ivalier, ricco mercante di Napoli, giustiziato nel 1808 per l'arrenrnro alb vita di re Cimeppe. Talarico Sehipa.ni, Giuseppe, <la Scigliano, capomassa.
925.
Taria (Taris), Emanuele, magg. dei cacciatori Aprutini, p. 283. ' Jàscher dc la Pagcric, Jcan I lcni:y Robcrr, (1 7851816}, cugino dell'imperatrice, ADC: di Ciuseppe Napoleone, poi gen. brig., pp. 72, 395. Tatischev, Dimitri Pavlovich, balì <ldl'Or<line di Malta, invialo russo a Napoli, pp. 45, 46, 4951, 58, 59,
Tallcyrand, Charles Mauricc, (1754- 18:rn), conte di Pcrigord, vescovo d'Autun, principe di Benevento e ministro degli esreri francese, pp. 24, 36, 39, 42-4, 49, 57, 61, 132, 628.
' Javera, Paolo, cap. di SM, Div. I.echi , A. dc Naples, ( 1806), p. I 06.
Tanfani, rnp. <li cav., aggiunto a.Ilo SM <li Assia a Mileto, p. 535.
Taverna, cap. <lei corpi franchi calabresi a S. Maura (1810), p. 822.
Tanghi, cap., istrnllore della 2a compagnia pionieri a Palermo, p. 761. 'lànucci, Bernardo, (1698-1 783), primo ministro nap. , pp. 11 5, 116, 157,158 ,297,3 10.
Tavolaro, Vincenzo, <li S. Benedetto Uliano (CS), notaro, comm. per la leva delle masse (1806), poi magg. del 13att. cacciatori Carolina, pp. 366.
·la.ralli, cap., proponente dei volteggiatori del principe Leopoldo, p. 722.
' Jede.~chi , Vincenzo, ren. del Sicilian Regirncnt of Foot, p. 877.
1074
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 181 5~ - - --
Tclluzzo, capo comitiva del distretto di Cosenza ( I 808), p. 555.
Thom assin, ten. dei pontonieri all'assedio <li Caeca, p. 423.
Tempie, Lord, agem e Ji Pitt presso la regina di Napoli, p. 48.
Thompsou, C harlcs William, insegna e poi ten. del Sicilian Regirncnc ofFoor, p. 877.
Tenahro (Tincbra?), Felice, uditore gen. dell'eser cito in Sicilia (1808).
Thornborough, (1 754-1853), CV inglese congedato nel 18 10 per motivi di salute, pp. 8978, 900.
Termini, Annibale, I magg. del Regg. Carolina Il, p. 256. O
' Jermini, As<lruhale, te n. col. <lei cacc. Sanniti II, poi Marsi, pp. 256, 277-9. 281 , 283. Terranova, duca di, p. :TH. Te rrier, comm . francese udle Ionie, p. 516. Tesini, Luigi, c.1p. d ei granatieri del 3° di linea iraliano a Capri ( I 808). Testa, Agesilao, ten. col. del Rcgg. Valdemone fanr., poi le milizie di Palermo, p. 332. Testa.ferrata, Enrico, magg. della mjlizia malccse, c.ap. del Royal Malra Regt, ADC del gen. Villctte.s, p. 867. Testaferrata, F., (?- 182 1), cap. della milizia maltese, poi del R. Malta Rcgt, P. a<l Anacapri il 4 on. 1808, p. 867 .
Thugut, Johannes Arna<leus Franz <le Paula von, (1739-1818), barone, c.1ncclliere au.miaco, pp. 15. Thurn, AV, <.:om. di lancia alla sped izione contro Tunisi ( 1804) , p. 885 . ·1·hurn Valassina, Ciuseppe conte d i, brigadiere di marina , pres. del consiglio d i guerra che condannò a morte C:irncciolo, aiut. gen. del re;, pp.1 7, 127 , 143, 154, 156,208,359,653--i, 662, 929, 932. Thuyll, h:ironc, te n. col. dei Corsicau Rangers, p. 866. Tipaldi, M ariano, altie rc, pro[ e.Li grammatica all'"università" della N unzi.n ella, p. 195. T iran Bury, cap. d'art., ADC di De<lon all'assedio di ( :aera, p. 123.
' lcstaferrata, haronc, magg. <lei Royal Malta Fencible Rcgimenc.
Tou1assetti, Luigi, dir. <lei Regg. prov. <li Celano (2° J;Aquila) (1 801-05), p. 373 .
Tcxcdor, Giuseppe, magg. <lei castello del Carmine, p. 155.
' lonunasi, marchese, min. J ella giustizia,
p. 661.
Tl,ackeray, magg. dei Royal Engineers a 'farragona (1813), p. 870.
' lommasini, Nicola, c.1 pom.assa delle Valli di S. Angelo (1799), rnpo della cp di Sicignano a Maracca, poi d ei cacc iacori di monr.1gna, pp. 365, 452,154,468, 500-3, 806,810.
Tharhuricr, CS Jd 30e d ragons all'assedio di Gaeta, p. 422.
l ò mmaso, ingegnere calahresc, progettista di u n canale nell'istmo <li Car.am.aco, p. 96.
Thiaski, cap., c.Lir. d el la trapanatura alla fonderia del Castelnuovo, p. 309.
Tonini, alfiere inviato a Po111.:1 con armi per gli emigraci nap. (1807), p. 712.
Thiébam, comm. ordi natore, A. de Naples, p. 105.
' lèmchon, ten. <lei rrcno all'assedio di Gaeta, p. 423 .
Texeire, cap. del corsaro I' EMile de Napoléon, p.
Thieny, CB del 62e de ligne all'assedio <li Gaeta, p. 424. Thiouville, tcn. ADC <li C1mprcdou all'as.~edio di Cacca, p. -123. T homas, cap. della I 5e cic ouvriers all'assedio di Gaeta, p. 423. T homas, Jea.n, (1 770- 1853), CB <lei IOe dc ligne, magg. di crince.1 a Gaeta (1806), aiutante com., sbarcato per primo a Ocrico, gov. di Capri ( 1808- 11), poi gen. brig., pp. 424, 479, 573-4, 577. 520.
Tì>pic.1, Pie tro, serg. del Rcgg. cacciatori vol. Forie di Messina (2° hatr., TV cp), difensore della spiaggia di Galati il 18 sete. 1810., p. 793. Tord1iarolo, principe <li, dir. d el 1° Regg. dragoni urbani città di Napoli e membro d ella giunta economica delle bande, p. 354. 1ò rclla, principe d i, v. C aracciolo. 'forelli, Giuseppe, agente di p olizia, p. 276. Tori, prece, capoma.~sa (mar. 2005). Tornay, tcn. aggiunto al corpo di spedizione nelle Ionie ( 1807), p. 558.
lNDIC~ DEI NOMI_
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Torrebruna, Giuseppe Anton io, col. d'art., <lir. <lelle manifatture mil., pp.17, 143, I li ?, 160, 198, 28'), 29 1, 296, 297, 301, 308., 3 14, 324, 559. 657, 7/i8, 772-3. ' forrcbruna, N icolò, magg. d'arc., poi al scrv. dei re france.~i, pp. 295, 3 14. Torretta, marchese <li. deputalo al parlamento siciliano, p. 645. Torriani, cap., com. interinale <lei 3° R. Fer<linando a Campo Tc ncse, pp. 83, 86. 'forricdli, Carlo, proc. Jti poveri al uihunalc mii. di Matera, p . .176. Tonora, Nicola, cap., prof. di geometria e Lcigonomerria alla N um.iatella, p. 194. Tottora, Pasquale, cavaliere, comm. di guecr.i ten . col., pp. 170, 200. ·toscano, Stefano, proc. <ldla giuma <lei cp1atcieri di Capua, p. 199. Tosi, Gaetano, comm. d i guerra, scgr. <ldla giunta del treno, pp . .103, 3 14-5. Tosca, Luigi, scrg. , prof di r.11ligrafia all'"università" della Nurii iarell:i, p. 195 . Trahia, v. Lanza Stella, principe di '!ì·abia. Ttahucco, Francesco, t('.soriete <ldla marina napoletana (1804-05), pp. 156, 929.~ ' lrapani, Luigi, col., com. <lei Quankre <li Marsala (1804-05), p. 538. ' lì·apani, Pietro, uff della Aottiglia sic. di Messina (1810), p. 9 15 . Travati, Filippo, cap., segr. del gov. della piazza d i Palcr1110, p. 338. 'lravers, teu. col. inglc:;<: all'attacco di G enova ( 18 1/i), pp. 6 28 , 825. ' lì·cnracapilli, corsarn della fl ottiglia Casrronc, p.
')03. Treutacapilli, Gregorio, notabile:: <li Pi120 Calabro, p. 140. Trentacapilli, Raffaele, frat. Ji Cregorio, p. 140. Tresat, Andrea, mag,g. del 1° Reg,g. p rov. di I.cece (1804-0 5), p. 375. Trevisan, G. A., cap. m ilizia maltese::, ten. del R. Malta, I~ a Capri 4 ott. 1808, p. 867-8. Trevisani, F. M ., <lott., uditore:: <li guerra a Sessa (!erra di Lavoro), (1 804-05), p. 377. Trigona, ten. <lei difenso ri di Amanr<';i (1896-07 ), p.522.
Trigona, Caetano, (1783-?), di G aet1, alfiere:: del Regg. Abbruzzi ( I 800), condannato a<l un mese di c:astello a Mal ta per assem.a arbitraria. 1ì·igona, C iovan ni, mag,g. dei <lragoni di C hieti (Vasto), (1804-0 5), p. 372. ' rrivulzio , Alessandro Teodoro, ( 1773-1805), gm . brig. cisalpino, p. 21. Troia (Troja) , uff mc::<lico del l u C1>1:e ro (nap.) in Spagna (I 8 12- 14) , p. 706. ' lroilo, Vincenzo, notaio di Momefalcone (CB), arrestato per cospira1.ionc borboni,,1 (ap r. 1808). Troisi, Giacinto, consultore del governo, ministro tofpto del R. Fondo d c' Lucri in Sicilia e R. delegato dell'orfanotrofio mii. (1804-05), pp. 1?2, 199,339. Tro llope, cap. del b rick rlectra, ((i:b. 1808), p. 89'). ' Lèombctta, G iosué, pilota di cannoni.era nap. I~ a Miliscola (26.9. 1809) e ammesso nella ma rina sic., p. ') 12.
Tropea, Fonunato, ren. dei fucili eri Calahresi di R11ffo (1 799), p. 211. 'lì·opeano, Luigi, proc. dei poveri al rribtmalc:: mii. <li Catanzaro (I !!04-0 5), p. 376. Troubridgc, sir Thomas, (1 758- 1807), rcar a<lmiral inglese, pp. 12, 143,252,269, 326. Tschu<ly, C arlo, mai;g. dei cacciatori d i m are (1810-1 2), p. 7 14. Tschudy, Carlo Luigi de, barone::, uff dell'Armata degli emigrali di C ondé, hrigadicrc nap. a Roma e Siena, pp. 20, 73, 137, 142, 145, 150, 153, 15/i , 3 12,32 1, 3.'H. Tschudy, C1rlo dc, lllaresciallo di campo, gov. <ld pio Monte delle Ved ove, pp. 135, 146, 154 , l 'J l. 199, 65.i. Tschudy, Fridolin <le, barone, cognato di G. Wirtz, brigadiere d elle gmu·die svizzere, poi gov. <li C acca, arresosì nel dicembre 1798 alla p rima intimazione, pp. 57, 135, 137, 25 1, 694. Tschudy, Fridolin , r: <li Ci uscppe A., sorrorcn. dd Regg. Alemagna (180 2), p. 252. ·1schudy, Gaetano, (1 787-?), f. di Pasquale, sorroL. del Regg. Alemagna ( 180 2), p. 252. ' lschudy, Giuseppe Antonio dc, ( 1773- 1840), di Napoli, f. del barone Pridolin , magg. del Regg. M acc::<lonia II e poi <lei R. Napoli, ten.
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LE
DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPO .,..L,,.,E"'O,.__N,_..IC"'H_..E"---('--'l-"800""'---'---'l-"'8-'-I~5)'----------- -- - - - - - - --
col. dd 2" Esttro, poi del Regg. Principe Il a Napoli, col. del Regg. Estero in Sicilia, del 5° di linea R. Calabria (mumrriano), infìne maresciallo di campo, pp. 233 (ritratto), 245, 246, 251, 254. 282, 326, 593, 694, 707-8, 733. 'lschudy, Pasquale de, pp. 57, 78, 82, 85, 87, 88, 138, 147, 150, 151, 153, 154, 164, 199, 245,246,251,254,376,593, 653,696. Tugny, N. F. T. Gondalicr dc, ( 1770-1819), com. l'art. dcli' A. dc Naplcs ( 181 O), poi ministro
della guerra e harone murattiano, p. 608.
·1ujesch, Giuseppe, 1" magg. del Regg. R. Ferdinando (1804-05), p. 282. Turi, Francesco, fonditore d' art., anche al serv. dei re francesi, pp. 309, 3 I 3. Turner, Young, ren. del Sicilian Regiment ofFool, p. 877.
·1urro, conte., ucciso il 26 marw 1806 dagli insorti di Soveria (CS), p. 80.1.
u Ubaldini, F., romano, rnp. della milizia maltese, poi del Royal Malra Regiment, p. 867.
Ushakov, Fedor Fedorovich, ammiraglio rus.~o, pp. 12, 13, 15, 57, 269, 270.
UndiciLa, di Cellara (CS), sicario di Manei, mTise Versace (1806), p. 4(,7.
V Vacani, Camillo, ( 1785- I 862), cap. del genio italiano in Spagna, poi tcn. maresciallo austriaco, storico militare, pp. 624, 706. Vaccari, Francesco, segr. del trihunale mii. di Lecce ( 1804-05), p. 376. Vafaro, ten. dei corpi franchi calabresi, p. 822. Vairo, Gaetano, (1756-?), n. in Cilento, com. dei fucilieri di città (1803-06), passato al serv. dei re francesi, p. 279. Valemin, François, ( I 763-1822), harone, gen. brig., A. de Naples, pp. 103, 105, 397, 398, 418,422,476,479. Valentoni, Luigi, comm . di guerra tcn. col., passato al serv. dei re francesi, pp. 170, 171, 200. Valellloni, Michele, uditore di guerm a Mormanno (CS), p. 377. Valcn1.uela, Emanuele, ten. col., magg. <li piazza a 'lì-apani, p. 338. Valguarnera, Giovanni, CF com. la fregata Minerva a Capri, pp. 582.
Valguarnera, Ciu~eppe, CF, com. la fregala SireruJ a Ponza, pp. 896, 904, 906-7, 932-3, 935. Valguamera, Salvatore, CF prop., dcF. al consiglio di guerra per la cattura della Cereree della Farnll, poi maggior gcn. della marina a Palermo, pp. 156, 887, 919, 922, 929. Vallcjo, France.~co, col. gov. del castello <lei Boschetto <li Portici, pp. 148, I 55. Valleris, ten. del 62e de ligne, arso vivo a S. Pietro in Guarano il 3 ott. 1807 , p. 505. Vallière, Joseph dc, (1717-1776), ren. gen. francese, f. e continuatore del gen. Jean (16671759), riformatore <lei genio e <lell'arl. in Francia, Spagna e a Napoli, pp. 299, 304. Vallongue, v. Secret, Pascal Joseph. Valvi, Antonio, CF, com. la corvetta Aurom e la fregata M inemil a Poma, pp. 908, 913, 932, 934. Valud, cap. d'art. all'assedio di Gaeta, p. 423. van I lallen , Jean, agente di Suchet in CaLalogna, p. 625.
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INDICE DEI NOMI
Vanni, cap. della civica di Piane (CS), gu ida di Reynier.
cial Bn, poi del lt Malm Fcncihlc Regr., p. 867-8.
Vanni, cavalier, com. <li un corpo franco, p. 256.
Venditto, l'asquale, segr. della giunta econom ica officine mii. a Napoli ( 1804), p. 200.
Vanni, Giuseppe, (1763-1808), <li Cd<larola, capomassa marchigiano, fucilato a Roma il 14 sett. 1808, pp. 13, 904. Vanni, Giuseppe, col. dei dragoni provinciali di Teramo (1804-05), p. 372.
Veneti, Vincenzo, sanfedista, reclutatore del Regg. Abbruzzi, ten. col. dei dragoni prov. di Catanzaro (Gerace), poi del hatt. volante Calabro, pp. 372., 531,812, 814-5.
Vanni, Pietro, copista di Itri, amore del proclama di Fra Diavolo (1806), p. 476.
Ventimiglia, Ferdinando, cap. d'art., dir. dell'arsenale Castelnuovo, pp. 139,289,310.
Van Rezanr (van Relar), Vincenzo, magg. del genio a Napoli ( 1804-05), pp. 300, 315.
Venlimiglia e Cottone, Giuseppe, (1766-1814), principe di Belmonte, di Palermo, nipote <lei principe <li Castelnuovo, min. degli esteri sic., pp. 17, 18,662, 664-5 , 769.
Vanvirelli, Caspare, cons. dell'udienza gen. di guerra e CR e as.~essore d'economia al R. fondo de' lucri di Napoli (1804-05), pp. 199, 376. Vanvitelli, Luigi, architetto nap., p. 31 O. Vappiani, Filippo, dott., uditore di guerra a Valle (Terra di Lavoro) (1804-05), p. 377.
Ventriglia, Frnncesco, ministro pagano nella giunLa de' quanieri di Capua, p. 1')9. VerJLurini, Francesco, magg. del R. Corso, P. il 18 setl. 1810 a Contesse (ME), pp. 616-8, 793 Verbasco, v. Vergnaschi, Guglielmo.
Varnicr, Guglielmo, tcn. del Rcgg. Regina, riparato a Palermo nel maggio 1799.
Verdarelli, capo comitiva nel Molise ( 1809), p. 603.
Varoni, pagarore ,1ggi11nro, Div. I.echi, p. 106.
Vatticani, duca <li, col. propr. del Regg. cacc. voi. di Corleone (8° VM I), p. 797. ~
Verdier, Jean Anroine, ( I 767-1839), gen. div., A. dc Naplcs, pp. 35, 67, 73, 74, 80, 86, 87 , 89, 91-3, 95, 96, 103, 104, 105,437,440, 4501, 453, 457-8, 462, 465-6, 468,470, 473- 5, 486, 487,488, 489, 504-8, 5 I3- 19, 557, 557, 803-4.
Vauban, Sebastien Le Prestre, (1633-1707), ingegnere e architetto mii., p. 289.
Vergnaschi (Verbasco), Guglielmo, ren. dei cacciarori reali ( 181 I), pp. 268, 725.
Vaucl1dle(s), comm. di guerra francese, ordinatore in capo murattiano, p. 608, 61'1.
Vernaglione, Salvatore, 1° aiur. graduato di alfiere del I Batt. voi. sic. Forie di Messina, p. 793 .
Vazqucz, capo delle bande es terne di C ivitella del Tronto (1806), p. 100.
Verrier, CB del 4e RAP all' assedio di Caera, p. 423.
Vecchione, Antonio, 1° magg. del Valdimazzara cav., al serv. dei re francesi , p. 337.
Versace, Antonio, <li Bagn:mr., detto "Genializ" o "Gernaliz", ten. col. dei corpi volanti calabresi, C. il 17 ago. 1806 a Sant' Elia (CS), pp. 451-2, 461, 465-7, 469,806.
Vaserri, Filippo, uditore di guerra a Montcforte (SA), ( I 804-05), p. 377.
Vecchioni, Giovanni Battista, cons., isp. dei viveri e foraggi, prcs. del consiglio di stato di re Gimeppe e doppiogiochista, pp. 136, 167. Vd<lleghen, segr. di ha Diavolo, crocifisso a Itri il 7 sett. 1806, p. 476. Velia, Clara, moglie di S., P ad Anacapri il 4 ott. 1808, p. 868. Vdla, G ., ten. di milizia maltese, insegna <lei Royal Malta RegL (1805-11), cap. del R. M. Fencible, p . 867 . Velia, S., cap. dei voi. maltesi, E al blocco della ValleLLa ( 1799-00), aiuL. della mili-àa, ten. <lei Royal Malta Regt ( 1805-06), cap. dd Provin-
Versace, Francesco, di Bagnara, f. del fu pres. Pasquale, giustiziato a Napoli come spia nel feb. 1809. Versace, Serafina, moglie di Antonio, accusò R. Mazzei dell'omicidio del marito., p. 4 61 , 467. Via, Francesco, di Celico (CS), commissionato alla leva delle masse (1806), p. 366. Vial, Pietro, (1 777-1863), di Nizza, uff sardo, austriaco, inglese, ten. del Val<lemone fo nt. (1806), cap. di SM ddla la Div. auglu-si<eilia-
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LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
na in Spagna e poi in Liguria, ulrimo ministro della guerra borbonico a C:aera e a Roma, pp. (,22, (,2(,, (,C,0. Via7.emsky, principe, maggior gen. russo, pp. 38,
56, Vicugn;i, Carlo, CP com. Archimede e Minerva, poi CV nap. a Gaeta, pp. 156, 400, 420, 594
, 887, 890, 894, 905-6, 91 o, 929, 932-3, 935. Vicugna, Tommaso, brigadiere dei porti di Sicilia (1804-05), poi com. la squadra a bordo della Miner1lil (1814), pp. 156, 926, 929, 9:32. Vietri, duca di. v. Caracciolo, Giovanni Battista. Vieussieux, Andrew, Len. del Sicilian Regiment of Fool, p. 877. Vìgna, Michele, di Apriglimo (CS), cap. della civica, p. 505, 518. Villa<lorala, principe di, l" magg. del Sicilian Liglll Infantry Regime11L (1806), p. 859. Villafranrn, principe di . v. Alliata, Ciuscppc. Villarosara, come, col. propr. del Rcgg. e.ace. voi. di Ragusa (5° VN), p. 797. Villcncuvc, ammiraglio, pp. 27, 29, 46,
170,200. Vion, ten. d'art., A. <le Naples, p. 103. Vir7.i, Ciuseppe, dorr., asse.~sore mii. a Catania, p.
339. Vischi, Vince117.o, proc. dei poveri, udiem.1 gcn. di guerra e CR (1804), pp. 199, 376. Visenrini, ingegnere al serv. di .Fra Diavolo, forrifìcò Sora (1806), p. 178. Vitagliano, Ruggero, CF, isp. delle riviste e pagamenti, passato al serv. <lei re francesi, p. 156. Vitale, Amonio, proc. lìscale, udienza gen. di guerra e casa reale (1804), l'P· 199, 376. Vitale, Giovanni, prete <li Bova (RC), p. 438. Vitale, Ciuseppe, di Bova (RC), capomassa, pp.
519,805_ Vitale, Luigi, ten. dei voi. calabresi, C. il 22 genn. I 807 a l.ongolmdi, p. 519. Vitolo, Andrea, chirurgo di battaglione dei Rea li Calabresi, p. 180. Vittari, Matteo, di Cosenza, alfiere del 6" cacciarori sic., p. 21 O. Vittorio Emanuele I di Sa rdegna, v. Savoia.
Villcrres, W. A., svincro, gov. di Malta e col. del R. Malta Rcgr (1804-08), poi com. in Giamaica, pp. 33, 36, 829-:30, 866-7.
Vivcnzio, ( :iovanni, marche.~e, medico di corre e dir. degli ospedali mii., pp. 119, 136, 142,
Vincent, uff di marina muraniano (1810), p.
Vivcnzio, Pietro, cav., dir. del Regg. prov. di N ola (I O Terra di Lavoro, incaricato di formare i battaglioni volami (1806), pp. 364, 373.
607. Vincenr, cap. aggiunto di SM, A dc Naplcs
(1806), p. 10:3. Vincenzo, Nicola, marchese, presidente della corte dei conti, p. 188. Vingarlncrr, le11. del 2c RJ\P all' assedio di Gaeta (1 806), p. 123. Vìntimille du Luc , Charles Félix, (1 762-1806), te n. col. dei dragoni di SM, quaniermastro di Damas a Roma, brigadiere, passalo al serv. del re G iuseppe, m. di malauia a Cosenza il 12 setl. 806, pp. 20, 143, 111, 35'), 151,
463,466,471, 473-4,487.
166,177, 178, 180-3, 185, 187,323, 675-6.
Vizzari, AgosLino, massaro, capomassa di Palmi, ucciso in una faida nel lug. 1809, p . 818. Vogdsang, magg. del Reggimento anglo-sviz~.ero De Roll, pp. 856-7. Voinovich, Nicola, di Trieste, CV rui;so (17991807), p. 270. Volkonsky, Dimitri, principe, maggior gen. russo, pp. I I, 269, 270. Vollaro, Vincenzo, avv. fiscale del supremo consiglio di guerra e dell' udienm gen. di guerra e casa reale ( 1804-05), pp. 199, 376.
Vìola, col. sotto dir. d' art. a Gaeta sotto F. 'Echu<ly, p. 288.
Vorsrer, cap. di gendarmeri a a Salerno, il 2.11.1806 interrogò Fra Diavolo, p. 48 1.
Viola, Pasquale, CB, poi col. della la cp d 'art. giuseppista, p. 423 .
Vretro, Zaccaria, cap. dei cacciarori Albanesi a Ventolene (1807-09), p. 715.
Viola, Vincenzo, pres. della giunta economica delle officine mii. a Napoli, p. 200.
Vuono, Len. dei civici di S. G iovanni in Fiore (CS), p. 518.
Yiulaim:, Gac1,u10, coHuu. di gucna lui. col., pp.
Vuuuu, capo co11Li.ti.v., ddla m11a di Mdtì, p. 54}.
1079
INDICE DEI NOMI
w Wadc, Matteo, oriundo irlandese, veterano di Tolone, magg. gov. e difonsorc di Civicclla del Tronro, pp. 98-!02, 149,155. Waldegrave, Cranville Corge, CF, com. la fregara Thames, p. 917. Walker, len. col. dei Cursiwn Rangers, p. 864, 866. Wallcr, Giuseppe, magg. della font. di marina nap. ( 1804), pp. 156, 929. Waller, John, ren.
del Thunderer ( 1806), p. 467.
WheinsLer, insegna del Sicilian Regiment ofFoot, p. 877. Whitc, Richard, pagatore del Sìcilian Regimcnt of Poot, p. 877. White Lee, Michael, magg. del Sicilian Rcgimcnt (1807-09). Whittingharn, sir Samud Ford, (1772-1841), ten. gen., com. la Div. Mallorquina a Castalla (181:'l), p. 871. Wickham, col. inglese, p. 5:3.
Wallmoden., conte, inviato straordinario austriaco a Londra (1809), p. 592.
Wilkinson, impresario dc.Ila fonderia di cannoni in ferro del Moncenisio, p. 309.
Wandrc, gen. brig., com. l'art. dell'Arn1ée d'obscrvation du Midi (1801 -02), p. 27.
WinJham, William, (1750-1810) , segr. di stato alla guerra e colonie nel gov. Grenville, pp. 3')0, li 11, 456, 526, 872.
Warrcn, tcn. col., com. la 1st Bdc/2nd Div. del corpo anglo-sic. in Spagna. p. 874. Wartensleben, duca di, uff. al serv. nap. , I>· 132. Wattcvillc, Frédéric dc, barone, col. dcli' omonimo Rcgg. anglo-sviz1.cro, pp. 581, 8 57. Warreville, I.ouis de, ( 1776-1836), magg. gcn. anglo-svizzero. Weil, Maurice H., (1834-1927), com. di cav., storico mii. francese, p. :i. "
Winspcarc, Antonio, brigadiere del genio uap., passato al scrv. dei re francesi, pp. 78, 140, 273,300,307,365,376,653. Winz, Len. gen. nap. e gen. in capite nel 1759. p.
1:32. Wi rt7., Giuseppe, col. della brigata estera, gcn. rcpuhhlicano, C. il 13 giugno 1799 al ponte della Maddalena (NA), pp. 139,694.
Wcllcslcy, Archur, (1 769- 1852), 1° duca di Wellington, ficld marshal, pp. 433, 528, 589, 591,621,624,628, 840,845, 847-9.
Wockinger (Woschinger), Felice, ren. dei granatieri reali, addetto allo SM del principe d'A.,sia a Mileto, ideatore d ei cacciatori Siculi, PI>· 530, 7 11.
Wdlesley, Richard Colley, ( 1760-1 842), marchese di, frac. di Arthur, ambasciatore in Spagna, poi segr. agli esteri (1809-12), p. 872.
Wockingcr, Giorgio, 1° magg. dei granatieri della guardi;i reale, p. 271.
Wellington, v. Wdlcslcy, Arùw r. Wembnchcr, Giovanni, soldato privilegiato del Regg. Alemagna ( 1802-04).
Wodehouse, Philip, CV com. il vasc.cllo fntrepid, p. 890. Wrigln, Daniel, cap. del Sicilian Regiment of Foot, p. 877.
Wemhacher, Lorenzo, soldaro privi I. e poi caporale del Regg. Alemagna ( 1802-04).
X Xiara, principe di, barone col. propr. del Regg. cacc. voi. Polizzi (7° VN), p. 7 97.
1080
LE DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
y York, duca di. v. Stuart, Frcderick Augustus.
z Zaccone, Tommaso, uditore di guerra a Capestrano (AQ), (1804-05), p. 377. Zaini, Giuseppe, ren. col., gov. del castello di Monopoli ( 1804-05), p. 155. 1/.1.nnini, Daniele, col. del 3" di linea italiano, A. de Naples (1806), p. 106. Zannoni, Pietro, brigadiere nap., pp. 135, 146,
1.51, 191,199. Zanoli, Carlo, pagatore aggiunto. Div. I .echi, A. dc Naplcs ( 1806), p. I06.
passato al serv. dei re francesi, pp. 75,
83, 86, 151, 251, 282. Zlngaropoli, dorr., assessore mii. a ' l~ranro ( (804-05),
p. 37 8. Zito, Ciuseppe, com. <lei voi. Elbani, membro
Zappello, Cesare, barone, doct., assessore mil. a<I Augusta (1804-05), p. 339.
dd (I ÌUIIIVil;Jil) di difesa di l.ongone ( 1799),
Zaroni, col. <lei Rc:gg. albanese al serv. rns.~o nelle Ionie ( 1806-07), p. 558.
poi ren. col. com. del Regg. prov. di Vasto (2" Chieti), (180405), p. 373.
7.ehenrer, Cinseppevon, (1733-1812), maresciallo ungherese, isp. dell'esercito nap., organizzatore della spedi:lione di Tolone (1793), p.
U2. Zehenter, Nicola, col. del Regg. Principe I funr.
(1804-05), p. 282. Zelada, uff. d'art. linciato ad Aversa il 16 genn.
1799, p. 288. Zelada, Francesco Saverio, (1717-1801), cardinale segr. d.i stato ponti(ìcio, p. %0. "Zenardi", v. Scarlara Xibilia Plaramone, Giuseppe. 7.c:rbi, Giovanni Harrisr_a, insegna e poi ten. del Sicilian Regiment of root, p. 877. Zerhi, Paolo, tcn. dei Corsican Rangers a Capri (oll. 1808), p. 865. Zerilli, Giovanni, cap. del 1° estero (nap.) in Spagna, reimbarc.·uo il 3 agosto 18 ! 3 perché inutile: al scrv., p. 706. Zettera, Vincenzo, calabrese, chirurgo di battaglione del Regg. Alemagna (1802-04), p. 180. Zglinicky, van, C. V., Len. del Sicilian Regimcnr ofFoot, p. 877. Zimmermann, Alessandro, conte, col. dc:I Regg. Real Carolina la Campo Tenese (1804-06),
Zugianni, Mariano, insegna e poi tcn. dc:I Sicilian Regimenr of Foor, p. 877. Zumtobd, Luigi, 2° magg. dei granatieri della guardia reale (180-1 -05), p. 271. Z umtobel, Giovanni, rcn. dei cacciatori del I0 estero (nap.) in Spagna, F. al Fucrre Olivo (Tarragona) cd elogiato da Henrinck il 13 luglio (813, pp. 624, 706. Zupi, cap. dei legionari scelti di Calabria C itra (1806-07), p. 515, p. 515, 52-i. Zuppello, Cesare, dott., assessore mii. ad Augusra
(1801-0 5), p. 377. Z urlo, Giuseppe, ( 1759-1828), ministro delle finanze nap., de.çriruito nel 1803, passato in Sicilia nel (806, rientrato a Napoli nel 1807 per ria.çsumere il ministero <ldle lìnanze sollo i re francesi, pp. 16, 31, 119, 121, 122, 161,
168, 881. Zwcycr (Zuwcycr, Zwcgcr), Carlo, barone, col. del Rcgg. R. Carolina II ( 1800-1806), poi del R. Presidi in Sicilia ( 1806-1 2), pp. 78 , 83,
144,145,247, 282,593,706,733.
-
- - - - - - - - - - - -- - 1081
INDICI DEL VOLUME p.
Presentazione
3
Parte I - La catastrofe (1800-06) A) La politica di sicurezza e la conquista .francese 1. La politica di sicurezza (1799-1806) A. Roma (1799- 1800) 13. Siena e Firenze (1800-01) C. laranto e Messina (1801-03) D. Vaso di coccio (1803-05) E. La spedizione anglo-russa (1805-06)
p. p. p. p. p.
7 15 2(i 37 50
2. La conquista francese (1806) A. CArmée de Naples B. Campo 'lenese (1 ° - 9 marzo 1806) C. Puglia e Calabria (10 marzo~ 12 maggio 1806) D. Civitella (21 fcbbraio----22 maggio 1806) 'là.belle
P· p. p. p. P-
65 74 89 97 103
p. p. p.
p. p.
11 5 127 134 142 154
p. p. p. p. p.
157 165 177 188 198
p.
205 216 223
B) Il sistefna militarr borbonico ( 1734-1 fW6)
3. Pianificazione e Alto Comando (1735-1806) A. La pianificazione militare (1 765- 1806) B. LAlto Comando (1 734-1806) C. La catastrofe dei generali (1 793-99) D. I generali della prima restaurazione ( l 799- 1806) T:1belle 4. Amministrazione, sanità e assistenza (1734-1806) A. La R. segreteria di stato, guerra e marina (1734-1806) ll. Untendcnza generale dell'Esercito (1783----1806) C. La Direzione gen erale degli Spedali militari D. CAssistcnza militare Tabelle
5. Il reclutamento del personale (1800-1806) A. Cepurazione degli uffici ali B. li reclutamento per ingaggio C. Le leve del 1794, 1798 e del 1805
p. p.
1082
LE DUE SICILIE NEll [ GUCRRE NAPOLEONICHE ( 1800 -:_181 ~)c.____
_ _ _ _ _ _ _ __ __
Dall'alfo: Pistola napoletana 1788; Pistola napoletana mod. 1788 per truppa; Pistola napoletana mod. 1788 per ufficiali.
~
INDICI DEL VOLUME
L] I Reali Fseràti e Le Milizie ( I 800-06)
6. l?Esercito di Napoli (1800-06) A. La regolarizzazione delle masse B. T:Eserciio di Napoli C. La fanteria di linea D. La fanteria leggera E. La cavalleria F. T corpi di Casa Reale G. La polizia militare del Regno di Napoli Tabelle
p. p. p. p.
p. p. p. p.
p.
237 237 242 247 255 260 266 272 281
7. Il Corpo reale d'artiglieria e genio (1800-06)
A. Il Corpo reale d'aniglieria e genio B. I.:ordinamento dell'artiglieria C. li corpo del genio, i pionieri e i pontonie1·i D. TI ma1eriale e gli stabilimenti Tabelle
Pp. p. p.
P·
287 29 1 299 304 3 13
8. CEscrcito <li Sicilia (1800-06) A. l Reggimenti Siciliani (I 734-1798) R. ! '. Esercito di Sicilia (1799-1801) C. L. 4a Divisione dell'Ese rcito (1 802-06) O. I corpi locali Tabelle
"
9 Lt milizia del Regno di Napoli e i corpi volanti (1800-06) A. Le antiche rnilizie del Regno (l 5(>3-1800) B. I Reggimenti Urbani e Provinciali (1800-06) C. !.'.organizzazione dei Reggimenti D. I corp i volanti Tabelle
p. p. p.
p. p.
p. p. p. P· p.
319 322 328 332 335
34 1 344 352 359 369
Parte Il - La resistenza (1806-15) A) La cobelligeranza borbonica
10. Gaeta (10 febbraio - 19 luglio 1806) A. li co nLesi:o strategico e l'interpretazione storica B. La piazza C. Il blocco (10 febbraio - 6 aprile) D. Il primo assedio (7-30 aprile) E. Sidney Smi1h (I O maggio - 5 giugno) E li secondo assedio (6 giugno - 19 luglio) l ';tbdle
P· p. p. p. Pp. p.
389 392 395
399 403 4 11 420
1083
1084
LE
Du~ SICILIE NELLE
GUERRE NAPOLEONICHE (1800 - 1815)
11. La guerra Peninsulare (Giugno-Settembre 1806)
A. Il laboratorio calabrese B. La campagna di Maida (5 maggio - 22 luglio) C. La ritirata francese e l'insurrezione (4 luglio - 17 agosto) D. La controffensiva di Ma.~séna (16 luglio - 20 agosto) E. Il contrattacco di Smith e l'avanzata di Ma.~séna E La spedizione di fra Diavolo in Ahmzzo (21. VIIT - 11.XT) Tabelle
p. p. p. p. p. p. p.
433 436 449 457 467 475 485
12. La guerra Peninsulare (Settembre 1806 - Settembre 1808) A Autunno di guerriglia (seuembrc-diccmbre 1 806) L Principato Citra e Basilicata 11. Calabria Ci1ra lii. Istmo di Cuam~uo e Calabria Ultra B. Amamea (dicembre 1806 - febbraio 1807) C. 11 nuovo quadro strategico (gennaio-maggio 1807) D. MiJeto e Cotrone (9 maggio - 13 lugliol807) E. Tilsit e Corf'u- Reggio e Scilla (luglio 1807 - febbraio 1808) 'la.belle
p. p. p. p. p. p. p. p. p.
13 La guerra Insu1are (1808-1815) A. Capri (6 setternbre - 17 ottobre 1808) B. La spedi~.ione di Tschia e Procida (9 giugno-24 luglio 1809) C. L1 spedizione contro la Sicilia (25 marzo - 23 settembre 1810) D. La Divisione anglo-siciliana in Spagna e Liguria (1812-14) Tabelle
p. p. p. p. p.
5c;5
p. p.
637 647 650 661
497 498 504 508 512 526 530
543 557
590 <>05 621 629
B) L'ordinamento militare in Sicilia (1806--1815)
14. Pianificazione e Comando (1806-1815) A. L1 pianificazione militare Tabelle B. Il Comando e lo Stato Maggiore Tabelle 15. CAmministrazione (1806-1815) A. Segreteria di guerra e marina e intendenza milirare B. LAmministrazione dei corpi e le paghe C . Sussistenza e Vestiario D. Sanità, invalidi e Cappellani E. Reclutamento, stato e avanzarnemo 'làhelle
P· p.
p. p. p.
p. p. p.
663 667 669 675 678 686
1085
INDICI DEL VOLUME
16. Fanteria e Cavalleria (1806-1815) A. La Divisione napoletana in Sicilia (1806-07) B. La fanteria di linea dal 1808 al 181 5 C. La Fanteria leggera ( 1806-12) D. I Cacciatori Albanesi (1806-12) E. La Guardia Reale F. La Cavalleria G. 11 Reggimento Guarnigione e le compagnie di dotazione Tabelle 17. Artiglieria e Genio (1806-1815) A. I vari ordinamenti dell a Reale Artiglieria R. Le varie specialità dell'artiglieria C. Il Treno d'artiglieria D. Il materiale d'a rtiglieria E. 11 Cenio e i Pionieri Tabelle
p. p. p.
p. p. p. p. p.
p.
693 700 708 7 14 717 725 729 732
p.
743 747 75 1 754 758 763
P-
7(,9
p.
773
P-
779 790 797
p.
Pp. p.
C) J Volontari Reali (I 806-1815 18. I Volontari Siciliani (1808-1815) A. Il Novello Esercito de' Volontari Siciliani R. Reclu1amento, amministrazione e foro militare C. Organizzazione dell'Armata dei Volontari Siciliani D. Le vicende dei Volontari Sicfliani dal 1809 al 1818 Tabelle
19. I Volontari Calabresi (1806- 1815) A. La guerra dei volontari ( 1806- 1807) B. la regolarizzazion e dei volontari (1807-09) C. I Ca/,ibrese Free Cory,s (1807-181 5)
p. p.
p. P· p.
801 8 11 815
p. p. p.
829 836 842
Pp. p.
85 1 858 861 866
Parte TTT - Gli inglesi in Sicilia (1806-1815) 20. I comandanti inglesi A. La British Amry in Sicilia (1803-1808) B. li rii orno di Stuart ( 1808- 11) C Lord Bentinek (1811- 15) 21. Le truppe inglesi /\. I reggimenti inglesi in Sicilia (1806-181 5) B. li Sicilian Regiment of Foot (1806- 1816) C. 1 Royal C:orsiCLtn Rangers (179 9- 1817) [)_ l corpi maltesi (1806-1815)
p.
1086
L L DUE SICILIE NELLE GUERRE NAPOLLONICl; E ( 1800 - 18 15)
E. Calabrese Free Corps e ltalian Levy (rinvio) Tabelle
p.
870
P·
872
p.
881 888 895 901 911 919 929
Parte IV - La Real Marina (1800-1815) 22. La Real Marina (1800-1815) A. Ll R.e;ù Marina nel 1800-06 B. La campagn a di Sidney Smith (1806) C. La difesa della Calabria ( 1806-08) D. Li. Flottiglia e i corsari di Ponza (1807-09) E. La difesa dello Stretto (1810) F. Li Real Marina d;ù 1811 al 18 15 'la.belle
P· p. p.
P· p. p.
Fonti e Bibliografia Fonti 1. Fonti archivisLi..:he 2. fonti a stampa
P·
Bibliografia 1. Regno del le Due Sicilie 2. Esercito e Marina Borbonici 3. Campagne e operazioni militari
p. p.
P·
970 974 980
Indice dei nomi
p.
989
P·
109 11 0 111 112 429 430 43 1 432 490 49 1 492 494 495 560 564
p.
'.)43 96 1
lndice delle Cttrtine
c. c. e
c. c. c. c. c.
c. C.
C. C. C. C., C.
l - I .a frontiera del Regno di N apoli 2 - Campagna di C alabria 2-19 marzo 1806 3 - Battaglia di Campo Tenese 9 marzo 1806 1 - Assedio di C ivi1.el la (21.2-21.5 . 1806) 5 - Area delle Operazioni anglo-siciliane 1806-1 809 6 - Piano di Gaeta (I O febbraio - 19 luglio 1806) 7 - Fo rtificazioni di c;aeta 8 - Disegno del Golfo di Formia e vista d i G aeta 9 - Terreno della campagna di Calabria 1806 10 - "Battaglia di Maida (4 luglio 1806) 11 - Battaglia di Maida: dettaglio (4 luglio 1806) 12 - Le operazioni di Smith nel luglio-settembre 1806 13 - ['. ultima impresa di Fra D iavolo (5.lX-11.Xl.1806) 14 - Assedio di Amantea (29.12. 1806 - 6. 2. 1807) 15 - Batraglia di Mileto (28 maggio 1807)
p.
P·
P· p. p. p. p.
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p. p. p.
p. p. l'·
- 1087
INDICI DEL VOLUME
C. 16 - Presa di Capri (4-- 17 ottobre 1808) C. 17 - Campagna di Calabria e Sicilia (1810) C. 18 - Battaglia di Castalla ( 13 aprile 1813)
p. p. p.
63 1 633 634
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Indice delle Tltustrazioni 1234567891O 1I -
12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 -
Ritratto del re foerdinando TV di Borbone Ritratto della regina Maria Carolina d 'A ustria Monumento a Matteo Wiide a Civitella del Tronto I C apitani Generali dei Reali Eserciti Dragone leggero {1801) Ritrauo di Giuseppe Antonio dc 'lschudy Soldati R. Alemagna, Albania, Cacciatori Cacciawri Sanniti, Campani, Calabri e .Aprutini Ufficiale di fanteria e Cavalleria, fucil iere Artigliere in gran Lenuta e pioniere in t enuta da Lravaglio Carta delle ferriere della Mongiana Ritratto del principe d'Assia PhilipstadL Ritratto dell'amm. Williarn Sidney Smith Rierano del Principino di Canosa Assalto notturno ad Amantea dell'8.XTT. l 806 La cire;ì di Amantea Ritrauo del Tenente Gen; rale Vito Nunziantc Ritrailo del ten. col. Hudson Lowe lmmagine dello sbarco francese a Capri (4.X.1808) Le C:unpagne di Cal:ibria (1806- 181 O) llan:1gli;1 di Casta.Ila (2-3 aprile 18 13) lmn1aginc di soldaLi (equipaggiamento) Lapide del tcn. col. Giovanni Gicca Dragone dei Volontari Siciliani Soldato dei Corpi Calabresi lJffìciale e S0lda1o della Leve italiane I ml>arco del re Ferdinando per Palermo (1798) Rientro del re Ferdinando a Napoli (181 5)
P-
6 64 102 114 204 233 234 236 285 286 3 18 388 493
p.
496
P·
56 1 562 563 630 632 (i33 (i34 6~)2 7'1-2 768 800 828 879 988
P· p.
Pp. p. p. p. p.
p.
p. p.
p. p. p. p. p. p. p. p. p. p.
"