LE ISTITUZIONI MILITARI

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO U F FI CIO

S TORI C O

EZIO CECCHINI

LE ISTITUZIONI MILITARI SINTESI STORICA

ROMA 1986


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© Ufficio Storico SME - Roma 1986

Stilgrafica s.r.l. · Roma - Via della Mo rtella, 36 · Te/. 4388200


Ai miei colleghi dell'85° Corso dell'Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena


Figure riprodolle da Nadia Bianchini


PRESENTAZIONE

Questo volume del professore Ezio CECCHINI - docente di storia delle istituzioni militari presso l'Università Cattolica di Milano - testimonia di un non comune attaccamento alle nostre Forze Armate in generale, ed all'Esercito in particolare, nel quale unicamente le circostanze vollero che l'Autore soltanto temporaneamente, ma valorosamen1e, fosse cutore sui campi di battaglia dell'Africa Settentrionale, con !'8° reggimento bersaglieri, durante il secondo conflitto mondiale. Lo studio, imponente per mole e per vastità di periodo storico esaminato - in pratica dai primordi all'era nucleare - ha indubbiamente un 'impronta di taglio sintetico, e non poteva esse re altrimenti, ma proprio pe r questo trova la sua naturale collocazione nel novero delle pubblicazioni destinate ai Quadri più giovani dell'Istitu zione affinché, da un 'opera generale, possano indursi quella sensibilità e quell'amore per l'approfondimen to che non saranno secondari alla loro più completa formazione culturale e professionale. Il libro tratta delle trasformazioni delle istitu zioni militari, sottolineandone la progressiva evoluzione organica, tecnica e dollrinale con una disamina che procede in successione attraverso i momenti storici più significativi. Si tratta, in ultima analisi, di un 'opera omogenea, di vasti orizzonti e di facile consultazione, ricca di note e di riferimenti bibliografici e che possiede il pregio non trascurabile di sollevare i ricercatori dai problemi connessi al reperimento delle notizie sulla materia, frazionate in una miriade di fon ti secondarie di ogni lingua e Paese. IL CAPO DELL'UFFICIO STORICO



PREFAZIONE

La storia delle is1i1uz.ioni è disciplina relativamente nuova nella ricerca scien1ifica e nella struttura accademica italiana. A maggior ragione questo può dirsi della storia delle istituzioni militari, una disciplina specialistica nell'ambito di un'altra disciplina che a sua volta conserva una impronta specialistica. Alquanto ristretlo è pertanto il numero degli sludi finora apparsi in Italia in ques/0 campo, specialmente se lo si confronla con quello delle opere pubblicate in ali ri paesi europei. La decisione dell'Ufficio storico dello Stato Maggiore Esercito di pubblicare un'opera generale - uno "standard book" per usare l'espressiva terminologia in uso nel mondo accademico di lingua inglese - sull'intero corso della storia delle istitu zioni militari, dal mondo antico ad oggi, è stata quindi opportuna e coraggiosa. Opportuna perché contribuisce a riempire un vuoto che la stessa novità della disciplina ha finora consentito; coraggiosa perché si è discostata dal più tradizionale ma in ogni caso benemerito impegno di promuovere e pubblicare opere di storia mili/are. Coraggiosa anche perché, come ben sanno gli specialisti di discipline o nuove o che affrontano se/lori o periodi nuovi per i quali manca l'appoggio di studi generali o specifici precedenti, ci si può trovare di fronte a una scelta: o procedere a ricerche particolari e allendere per anni e decenni che altri portino avanti le loro, per poi trarre le conclusioni sintetiche delle une e delle altre in un 'opera di insieme; o compiere l'inte ro percorso anche nelle zone rela1ivamente scoperte 1racciando una propria linea d'interpretazione anche là dove l'appoggio alle ricerche specifiche è incerto o manca del tutto. È stata coraggiosa quindi, anche la scelta di Ezio Cecchini di assumersi il compito di scrivere la prima storia delle istituzioni militari che appare in Italia. La sua estesa conoscenza della storia internazionale gli è stata certo d'aiuto per orientarsi attraverso uno spazio temporale tanto vasto, che scoraggerebbe la grande maggiorun-::.a degli studiosi di storia di oggi, rivolti e quasi costretti a specializzarsi in epoche specifiche. La sua inesausta devozione alle "cose militari ", il suo impegno profondamente sentito di immergere e legare queste "cose militari"


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LE JST!TUZTONI MILITARI . SINT ESI STORICA

alla vita civile pubblica e privata, secondo un 'esigenza eh.e storici, politologi e studiosi di scienze umane tutti, dal più al meno, ormai avvertono, gli ha permesso di portare a termine un'opera vasta quanto necessaria nell'attuale stadio di sviluppo della sto ria delle istituzioni militari in Italia. Se poi studi specifici di altri o suoi porteranno alla correzione di interpretazioni e ricostruzioni di eventi e fasi particolari compiute in un contesto così esteso, sono certo che Cecchini ne prenderà atto con l'interesse appassionato che dedica ai suoi studi e senza preoccupazioni e riserve. Stimolare interpretazioni e ricostruzioni specifiche fondate su nuove ricerche rappresenta infatti il secondo valido com.pita di questa audace iniziativa dell'Autore e dell'Ufficio Storico. PROF. OTTAVIO BARIE*

* Professore Ordinario di Storia Contemporanea Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.


NOTE INTRODUTTIVE DELL'AUTORE

Per la stesura di questo studio mi sono occorsi parecchi anni d i ricerche, di esami di documenti, di consultazioni di testi e di contalli con gli uffici storici militari di diverse nazioni. Considerata l'enorme vastità dell 'argomento, non pretendo di aver dato alle stampe un 'ope ra completa, ma soltanto d i aver effe ttuato u na carrellata sulle p rincipali istituzioni militari della s1oria, soffermandomi su quelle che più distinsero un paese dall'altro e che più influirono sull'evoluzione delle forze armate di tulli i tempi provocando eventi determinanti. Ho cercato di «melte re in p rovelta» il maggior n umero di elementi atti a provocare una reazione conoscitiva, offrendo al lettore, militare o civile, la possibilità di rendersi conto del rilevantissimo peso, positivo e negativo, che le forze armate hanno avuto nelle relazioni nazionali ed inte rna zionali di ogni epoca. Mi auguro che queste pagine non vengano considerate né un'opera letteraria né un'apologia della guerra o del militarismo poiché, come scrisse il generale von S eeckt nel suo «Pensieri di un soldato»: «Il soldato che h a spe rimentato la guerra la teme più del dofl rinario il quale, ignorando che cosa sia la guerra, parla soltanto di pace. La figura del generale mangiafuoco dalla sciabola tintinnante è un 'invenzione della propaganda politica tendenziosa e priva di scrupoli». Non tulle le fo nti, le citazioni e le inform azioni sono siate riportate nelle note a pié di pagina, per non disturbare il lettore con continui ed eccessivi richiami e rimandandolo alla bibliografia specifica fi nale che spe ro servirà ad un eventuale app rofondimento. Mi sento onorato eh.e questo mio lavoro di studio analitico e di sintesi, abbia riscosso il preventivo plauso di alcuni miei ex colleghi (generale R inaldo Cruccu, generale Ennio Michele Santaniello, generale Enrico Nicola Repole), dei quali ho sempre goduto l'amicizia; sono in oltre lusingalo de ll'apprezzamen to del p ro fessor Ottavio Barié, ordinario di s1oria e direllore dell'Istituto di Scienze Politiche dell 'Università Cattolica del Sacro Cuore, mio validissimo maestro, i consigli d el quale mi sono stati indispensabili per portare a termine questa modesta opera. A culli loro va la mia affettuosa stima ed il mio caldo ringraziamento. E.C.



INTRODUZIONE

Nella storia dell'Umanità gli scontri armati hanno sempre costituito l'elemento determinante. L' uomo pre istorico . costruì la sua casa su palafitte e c ircondata da palizzate per difendersi dagli animali ma anche per proteggersi e per prevalere sugli altri uomini. Le armi furono il mezzo principale usato dai governi, fin dai tempi più remoti, per esercitare la loro politica e, in una notevole percentuale di casi, per imporla . Nello scorrere dei secoli, migliaia di battaglie sono state combattute in tutto il mondo per la conquista di un pozzo o cli un campo coltivato, per il possesso di una miniera o per il predominio su di un paese, per la supremazia sui mari o sui continenti. Chiunque abbia calcato i banchi di una scuola sa chi furono i vincitori e gli sconfitt i dei grandi scontri della s toria, ma soltanto pochi addetti ai lavori sanno come vennero preparate, organizzate ed impiegate le forze che sostennero questi scontri; in altri termini, come sono nate e si sono evolute le istituzioni militari cioè il complesso delle leggi e delle disposizioni che regolano e disciplinano la produzione e la raccolta, la conservazione e l'impiego dei vari mezzi d'azione militare, le unità, i servizi di pace e que lli di nuova for mazione all'atto della mobilitazione e durante la guerra.

I più grandi filosofi militari di tutti i tempi, nell'affrontare lo studio dell'arte delle 'armi, hanno sempre messo in primo piano la vitale importaina delle istituzioni mili tari. SUN Zu, il più antico studioso di cose militari (VI sec. a.C.), scrisse nel suo saggio .L'arte della guerra: Normalmente la gestione di molti è uguale alla gestione di pochi. È solamente un problema di organizzazione. Per gestire un'armata s i deve per primo assegnare le responsabilità ai generali ed ai loro assistenti, s tabilire la forza numerica delle schiere e delle file ... Ognuno è subordinato ai superiori e controlla gli inferiori. Ognuno è addestralo convenientemente. Così potrà manovrare sia un esercito di un milione di uomini, sia un p iccolo gruppo ...


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LE ISTITUZIONI MILITARI • S INTESI STOR ICA

MACHIAV ELLl, nel Libro Primo de l suo Arte della guerra, fa dire a Fabrizio Colonna:

Il fine cli chi vuole fare guerra è potere combattere con ogni nimico a lla campagna e potere vincere una giorna ta. A volere fa re que sto, conviene ordinare uno esercito. A ordinare lo eserc ito bisogna trovare gli uomini, armargl i, ordina rgli e né piccoli e né grossi ord ini esercitargli, a lloggiargli e al nimico di poi, o stando o camminando, rappresenta rgli. In queste cose consis te tutta la industria della guerra campale che è la più necessaria e la più onorata.

E per fini re, NICCOLA MARSELLI, il Clauscwitz italia no, nel suo La gue rra e la sua storia: Ogni stato che voglia esistere, deve potersi d ifendere e deve pote r offendere; per il che è mestieri is tituisca cd ordini la sua militare potenza. Gli uomini a rmati ed ordinati sono al certo la parte essenziale di questa, costituiscono la forza viva; ma non sono tutta la potenza militare d'uno Stato, ed havvi un territorio c he l'Esercito deve difendere , e però studiare e rafforzare, e sul quale esso s i distribuisce secondo determinate ci rcoscrizioni. La potenza militare d'una nazione abbraccia adunquc tre grandi elementi: gl i uomini, il materiale, il territorio. Dicendo uom ini si vuole compre nder e tutto c iò che rigua1·da il modo di reclutarli, d'o rdina rl i, d'is truirli, cli a mministrarli; dicendo materiale, s i considera tanto quello stabile quanto quello mobile; dicendo infine territorio, intendesi il patr io suolo da studiare, occupare e r afforzare militarmente.

Le istituzioni militari non sono mai state avulse dalla vita dell e nazioni. Infatti, le condizioni storiche, politiche, economiche e sociali di tutti i popoli hanno sempre esercitato una grande influenza sulJe loro organizza zioni m ili tari e ne sono sempre state il fedele ritratto, generando le profonde differenze che si osservano fra le istituzion i m ilitari nelle diverse epoche e nelle diverse nazioni. Per ques to è diffic ile stabi lire una ne tta delim itazione fra le nor me che regolano la vita in generale di una nazione, cioè le sue istituzioni civili e quelle mi litari. Ma se è ~ero che vi è stata una grande influenza delle organizzazioni c ivili su quelle mi li tari, è pur vero l'inve rso. Economisti e sociologi di diverse naziona li tà hanno riconosciu to che le guerre hanno favorito lo sviluppo del moderno sistema econom ico e quindi della società moderna; il cavaliere medioevale fu il pi ù


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INTRODUZIONE

antico esempio di specializzazione ciel lavoro; i costi della guerra condussero all'espansione ed allo sviluppo del credito, e le richieste di prodotti standardizzati su vasta scala da parte degli eserciti moderni resero necessaria l'introduzione delle tecniche della produzione cli massa nella lavorazione dei metalli e nelle industrie tessili (W. Sombart). La macchina fu diffusa dalla guerra, l'invenzione della polvere eia sparo stimolò la produzione dell'elemento fondamentale della civiltà moderna, il ferro; lo stesso cannone, non essendo altro che una macchina primitiva dotata di una sola camera di combustione, ispirò l'invenzione del motore a scoppio; la guerra produsse l'ingegnere militare, il quale fu il prototipo del direttore d'industria e qualcosa di molto diverso dal semplice artigiano del medioevo; nell'esercito professionale fu elaborata la forma di organizzazione ideale per un sistema di produzione industriale (L. Mumford). Ed infine, si potrebbe fare un'altra considerazione: che sebbene abbiano subito diverse trasformazioni causate dal variare dei concetti regolatori della condotta della guerra, ma principalmente dal progresso tecnologico delle armi, le istituzioni militari sono sempre state più stabil i cli quelle civili. Esse infatti sono un elemento permanente in qualunque periodo storico, sia esso a carattere prevalentemente religioso, commerciale o culturale e qualunque sia il suo ordinamento politico e sociale. Non è mai esistita una società teocratica, atea, plutocratica, comunista, democratica, autocratica, ecc., che sia esistita senza istituzioni militari. Per concludere, quindi, come le istituzioni militari, nel loro complesso, sono strettamente connesse alle reali condizioni della società e dell'epoca nelle quali si attuano, così il loro esame non può essere fatto che insieme a quello deJJa storia che tali condizioni presenta in vita ed in azione, relativamente ai loro aspetti politici, sociali e tecnologici. Questo è quello che si propone il nostro studio.

E.C.



PARTE

PRIMA

L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE



CAPITOLO I

LE TRASFORMAZIONI DELLE ISTITUZIONI MILITARI DALL'ERA ANTICA ALL'ETA' MODERNA

1. DAI PRIMORDI ALL'IMPERO ROMANO

Se dovessimo ricercare la genesi storica delle istituzioni militari, dovremmo risalire al momento in cui l'uomo abbandonò il suo stato di natura che Rousseau definisce essere fra tutte le condizioni possibili, quella in cui gli uomini sarebbero meno malvagi, più felici e più numerosi sulla terra 1, incontrò i suoi simili, si di ede delle istituzioni ed iniziò a subire quella legge di composizione e di dissoluzione così diffusamente spiegata da Spencer nei suoi Primi Principi 2. Secondo questa legge, la materia cosmica passa dallo stato diffuso a quello integrato, nel quale si determina sempre più la divisione dei compiti o del lavoro e la loro connessione nell'unità integrale, fino a che la cosa composta si decompone per andare a r icomporsi sotto altre forme. E così l'universo è una perenne evoluzione che compone e dissoluzione che scompone. E questa legge possiamo applicarla all'uomo che fa parte del tutto. Nella società umana regna, ai primordi, l'identità delle occupazioni, poi, con la diversità dei compiti, si genera l'organismo sociale. Dapprima ognuno fa tutto: si fabbrica la casa, gli indumenti, ara la terra, ne scambia i prodotti, combatte, governa la famiglia ed in seguito la tribù. E' muratore, sarto, contadino, commerciante, guerriero, politico. Con l'ampliarsi dei gruppi, tali attività si differenziano e danno vita ad un corpo con organi diversi, a ciascuno dei quali risponde una di quelle funzioni che, con la loro armonia, fanno il corpo organico politicamente e socialmente istituzionale. Se trasferiamo questa legge alle istituzioni militari, determinazione particolare delle istituzioni umane, r iconosciamo che in esse

1 J.J. ROUSSEAU, 2

H.

SPENCER,

Scrilli politici - UTET - Torino 1970 - p. 631 First Principles. D'Appleton ami Co. - New York 1886.


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L' EVOLUZIONE ORGAN ICA, T ECNICA, DOTTRINALE

si passa dall'omogeneità all'eterogeneità di occupazioni che si vanno sempre più connettendo. Infatti, mano a mano si sviluppa l'esperienza, si vengono a creare nella società militare parti sempre più numerose delegate a diversi e determinati scopi, e fra di loro i rapporti si stringono sempre più. In origine si combatte a piedi o a cavallo. Poi i carri, che in un primo tempo sono destinati solo al trasporto, suggeriscono l'idea di impiegare altri carri come strumenti bellici. Si distinguono fanti, cavalieri, aurighi; s'introduce l'elefante come arma combattente; la fanteria si divide in pesante e leggera e così la cavalleria; spariscono il carro e l'elefante, crescono le macchine belliche con il progredire della meccanica; si stabiliscono le proporzioni fra le armi, i loro modi di combattere ed i loro rapporti; si crea un'organica, una tattica, una logistica, un'amministrazione, un codice dei regolamenti.

Oplita.

Mai come nell'era antica, l'umanità ha seguito la legge citata da Spencer, e la decomposizione è succeduta alla composizione. E non fu soltanto l'urto di forze esterne che provocò conseguenze dissolventi, ma la causa prima fu la corruzione interna. I ,germi della decomposizione si trovavano già nelle istituzioni orientali quando Alessandro le distrusse, in quelle greche quando Roma le d issolse, in q uelle latine quando i barbari le annientarono. Riprendendo il discorso sull'origine storica delle istituzioni militari, parte queste della Civiltà, dobbiamo iniziarlo da quando l'organismo sociale si determinò, quando cioè lo Stato incominciò ad esistere. Nelle epoche precedenti infatti, mancando il substrato sociale, mancò l'individuo, elemento primario di ogni ordinamento; gli eserciti erano masse, valanghe viventi che si muovevano secondo un impulso che poteva essere il fanatismo od il bisogno, mai il


LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI MILITARI DALL'ERA AN TICA ALL'ETA' MODERNA

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sentimento di una missione. La ragione di questa mancanza dì individualismo deve ricercarsi nello stato di civiltà dei popoli ai quali quegli eserciti appartennero: è un fatto costante, provato dalla storia di tutti i tempi, che l'esercito è sempre lo specchio della società di cui fa parte. Si può osservare infatti, che nell'antichissima società cinese l'uomo non aveva ancora il sentimento della propria personalità: erano tutti schiavì, solo uno era libero, l' ìmperatore. Presso gli indiani la società incominciò a dividersi in caste, ma queste erano separate da limiti infrangibili. Nell'Asia Minore, si trovava, al dì là delle caste, l'associazione di popoli dìversi sotto un solo governo, ma erano associazioni imposte e subite; vi si compivano grandi imprese, ma la forza stava nel numero non nell'individuo che non aveva una volontà propria. L'unica eccezione furono gli assiri sotto il regno dì Tiglatpileser III (VIII sec. a.C.). Questo sovrano costituì il più efficiente sistema militare, finanziarìo ed amministrativo mai esistito prima d'allora. L'esercito ne era il cuore. Abolì le disordinate masse di armati e costituì uno stato attorno ad un regolare esercito permanente che ìncominciò ad avere una parvenza di

Catafra110.

ordinamento e di burocrazia. Fu la prima vera società militare della storia. Ma fu di breve durata: l'invasione dei medi e dei babilonesi nel VII sec . a.C. e la distruzione dì Nìnìve misero fine alla società assira.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

In Egitto, le ricchezze del suolo si erano accumulate in poche mani; da una parte si trovava la plebe, povera e serva, dall'altra la potente oligarchia sacerdotale, con il monopolio di una religione materialista e piena di misteri; anche qui si ebbero grandi imprese, compiute con eserciti numerosissimi che tornavano carichi di bottino, ed alle antiche caste si aggiunse quella dei guerrieri.

La falange.

L'individuo, il guerriero che combatteva consapevole del proprio valore e delle proprie capacità, mancò sempre; sembrò volersi manifestare soltanto con i persiani, ma fu un astro che scomparve rapidamente. Piccolo popolo, abitatore delle montagne a settentrione del golfo persico, i persiani si unirono ai medi loro vicini sotto il comando di Ciro, conquistarono tutta l'Asia occidentale e l'Egitto, e con Cambise e Dario I, successori di Ciro, spinsero la conquista in Arabia, sull'Indo, nell'Africa del Nord, facendo raggiungere all'impero persiano il suo massimo sviluppo (seconda metà del VI sec. a.C.). Con Ciro gli ordinamenti militari superarono in qualità quelli di tutti i popoli orientali. Un esempio di quali fossero questi ordinamenti ci perviene da Senofonte che nel Ragionamento di Ciro e Cambise sull'uffizio di un capitano generale si sofferma, fra l'altro, sull'addestramento ed inquadramento degli uomini, sulla disciplina e sulla preparazione dei mezzi: Orbene, studiati il più possibile di atlaccar con la tua gente i nemici quando tu sarai in ordine ed essi disordinati, tu in armi ed essi disarmati ... ed apparecchiati similmente a riceverli trovandoti tu in luogo sicuro ed essi in situazioni svantaggiose... quando furono i corpi dei soldati ben esercitati, ed i loro cuori ben


LA TRASFORMAZIONE D ELLE JSTTTUZ!ONJ MILITARI DALL' ERA ANTICA ALL'ETA' MODERNA

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infiammati e le arti della milizia ben coltivate 3. Aì persiani del tempo di Ciro si deve ascrivere anche l'ìmpiego organico della cavalleria 4. Ma poco dopo, la mollezza del vivere degli asiatici modificò i rozzi costumi dei persiani dispersi nella vastità della conquista: ritornarono i grandissimi esercìti, si scompaginarono gli ordini rudimentali ma scomparve il valore del persiano. Fu nell'epoca seguente, quella greca, che le istituzioni milìtari assunsero una forma concreta. La posizione e la costìtuzìone geografica della Grecia la resero esposta, fin dai primordi, a immigrazioni di popoli d'ogni genere, partìcolarmente dall'Oriente. Il paese montuoso e frastag liato dal mare, dove le masse non potevano agire, fu la causa principale ed iniziale del frazìonamento politico dei suoi abitantì, per i quali la guerra diventò un mezzo indispensabìle di vita e che venne combattuta con il valore e la forza individuali; quindi, sin dall'origine, si ebbe in Grecia la prevalenza dell'ìndìvìduo e la società che ne risultò fu tale che questo potesse esercitarvi tutta la sua attivìtà. Un principio dì ordinamento si ebbe con il governo dei re (dal 1500 al 1100 a.C.), ma le istituzioni militari non poterono prendere una forma stabile data l'indole stessa delle guerre: chiunque che per forza o per r icchezza riusciva a raccogliere intorno a sé una comunità di persone su cui esercitare il suo dominio, diventava re; coloro che non potevano essere re esercitavano la loro azione con imprese personali ed ottenevano la qualifica di .eroi. Fu la guerra di Troia che diede ìnizio all'accentramento delle piccole comunità. I guerrieri greci si trovarono uniti di fronte alle grandi masse degli eserciti asiatici, le cui armi prevalenti erano la cavalleria ed i carri falcati che semìnavano disordine e morte fra i nemici. Guidati dalla necessità di difendersi e di opporsi validamente a q ueste turbe tumultuanti, i greci si riunirono in ordini compatti e profondi per impedire agli avversari di penetrare fra uomo e uomo e produrvi lo scompiglio. Conseguenze di q ueste formazioni furono la disposizione dei combattenti in righe e file per occupare minore spazio e per potersi frazionare in unità minori senza disordinarsi; la marcia a passo cadenzato per non perdere il posto assegnato ad ognuno nella r ìga e nella fila; l'impiego di armi difensive che coprissero gran parte della persona, non potendo

3 SENOFONTE,

Ciropedia - Libro I - Cap. VI.

4 SENOFONTE,

op. cit. · Libro IV · Cap. III.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA. TECNICA, DOTTRINALE

evitare così uniti i colpi nemici con la scherma individuale; ed infine l'uso di armi offensive molto lunghe per colpire il nemico senza uscire di posto ed arrestare l'impeto prima che urtasse contro la formazione. Fu in questo periodo che nacque il primo modello di falange.

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La falange macedone.

Nelle guerre fra le città greche che seguirono quella di Troia e che portarono alla confederazione di repubbliche rette da governi più o meno democratici (V sec, a.C.), gli ordinamenti si perfezionarono, si introdussero le fanterie leggere, più adatte a combattere in terreni frastagliati, a iniziare la battaglia, a sfruttare la vittoria, conservando però come base la massa compatta. In questo periodo si perfezionò anche il sistema di fortificazione: non più mura rudimentali ma compatte e solide, nell'interno del muro non v'era pietrisco, né malta, ma grandi massi connessi e squadrati ad angolo retto, esternamente saldati l'uno all'altro con ferro e con piombo s. Si applicarono anche ritrovati dell'inventiva nelle tecniche d'assedio, come le "sambuche", specie di scale protette a ponte levatoio, catapulte, litoboli, arieti, macchine incendiarie, gas ottenuti con fumi di zolfo e fuoco liquido 6. Nella società greca in continua evoluzione, fra tutte le isti tuzioni, quelle militari furono quelle che godettero delle maggiori cure. Platone nella sua Repubblica sostenne che la società razionalmente organizzata doveva avere le sue origini nella necessità di creare un gruppo di guardiani professionisti. Una volta soddisfatta questa necessità ne conseguiva che questi guardiani dovevano essere istruiti in modo da essere ostili agli estranei e benigni verso i propri concittadini. Il suo stato ideale poteva essere visto come un programma per la creazione di un'efficace ed incorruttibile forza

5 T UCIDIDE,

Storie· I · 91-94

6 TUCIDIDE, op. cit. - IV, 100-VII, 43-XX J, 28.


LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI MJL!TART DALL'ERA ANTICA ALL'EIA' MODERNA

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armata. L'ottenimento di un razionale e giusto sistema sociale, non soltanto dipendeva da questa ma trovava in essa una concreta realizzazione 7. Ogni libero cittadino atto a portare le armi aveva il diritto ed era tenuto all'obbligo del servizio m ili tare. In guerra quest'obbligo cadeva principalmente sulle classi privilegiate, mentre le classi povere, a meno di un'estrema necessità, non erano chiamate; quanto più consistenti erano i beni di un cittadino, tanto maggiore doveva essere il suo interesse a proteggerli, difendendo il suo paese. L'obbligo del servizio era dai 16 ai 60 anni di età, ma per l'esercito mobilitato erano scelti gli uomini fra i 20 e i 40 anni.

Ca valiere romano.

La grande unità greca fu la falange oplitica, così chiamata dagli opliti (da oplon - grande scudo ovale), i fanti pesantemente armati che ne costituivano il nucleo principale, affiancati dai peltasti (da pelta - piccolo scudo rotondo), dotati di armi più leggere e dagli psiliti, armati soltanto di giavellotto, arco o fionda. Questa unità costituiva un ordine serrato e mass iccio, principalmente difensivo, necessario per opporsi alle maree degli orienta7 P LATONE,

La Repubblica · Libro III.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DO'M'RINALE

li. Essa formava, stando in linea, un rettangolo di 256 uom ini di fron te per 16 di profondità. Omero la descrisse con poetici colori: gli scudi stretti agli scudi, gli elmi avvicinati agli elmi, i guerrieri serrati; su questa citta de lla armata ondeggiavano i pennacchi. Come osservò Polibio, soltan to le prime cinque righe potevano far sporgere davanti alla fronte le lunghe sarisse abbassate, mentre le altre undici le a ppoggiavano sulle spalle dei guerrieri della r iga precedente per portare la punta più in alto allo scopo d i smor zare l'impatto delle frecce che il nemico scagliava da lontano. Quindi, in battagl ia, il primo urto era dato, e sostenuto, dalle prime righe, le successive servivano alla sostituzione dei caduti. Non esistevano riserve, l'esito dello scontro dipendeva dall'urto iniziale. Alle ali della falange si schieravano piccoli reparti di cavalleria.

Cavaliere rumano con scudo.

Questa massa compatta, come dice Polibio, richiedeva assolutamente terreno piano, scoperto, unito, senza fosse, senza frane, senza gole, senza eminenze, senza corsi d 'acqua 8. Ma dalla guerra di Troia ad Al essandro, la falange s ubì diverse evoluzion i, trasformandosi in 8

Pousm, Storia gene rale - frammento Libro XVIII.


LA T RASFORMAZIONE ()ELLE ISTITUZION I MILITARI DALL'ERA ANTICA Al.L'ETA' MODERNA

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un organismo più snello e più mobile frazionabile in reparti d i entità minore. Il fraziona mento della falange diede a questa massiccia formazione una maggiore manovrabilità perché si poteva a r ticolare facilmente in colonne per assu mere ordini di marcia e ricomporsi agevolmente in ordini di combattimento idonei al terreno. Epaminonda le fece raggiu ngere il massimo della sua potenza ta ttica ed Al essandro la impiegò nella sua guerra p ienamente offensiva. La disciplina militare fu strettissima; a mantenerla tale concorrevano le leggi, m a soprattut to i rigidi costumi dei cittadini, per i quali il servire con le armi lo s ta to era il diritto più nobile, ed il sottoporsi a lle leggi militari il dovere più onorifico. Lo studio e le pratiche dell 'arte della guerr a erano le principali occupazioni della gioventù greca. Ginnasi m ilitari erano in quasi tutte le repubbliche; frequentissimi erano gli esercizi militari e ginnastici; a Sparta specialmente, l'addestramento militare era tale da far sentire la guerra un riposo in confronto della pace. Dopo Alessandro, iniziò la decadenza della Grecia: nella fa lange prevalser o le armi da getto e le macchine da guerra, segno di mancanza del valore individuale. · Gli sforzi d i Filopemene non riuscirono ad impedire lo sfacelo: la Grecia cadde e sorse Roma per dominare i I mondo.

Spade romane.

Circondata da v1c1111 ostili, R oma, costituita da ll' unione delle tre tribù dei Ramni, Tizii e Luceri, nacque in condizioni che le imposero con violenza il problema dell 'essere o del non essere, ed acquistò il d iritto di esistere media nte la continua lotta armata. La


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

sua prima costituzione non poteva quindi essere che tale da assicurare l'uguaglianza completa fra tutti i cittadini ed il diritto assoluto di proprietà sulla propria famiglia e sui propri beni. L'autorità collettiva dei cittadini fu affidata ad un re al quale ognuno prestava obbedienza; ma· questo re non aveva facoltà di modificare lo stato dei diritti dei singoli cittadini senza averne l'approvazione della comunità di essi . Per l'esercizio dei diritti politici e la ripartizione degli oneri, ciascuna tribù fu divisa in dieci curie, ogni curia in dieci genti, ogni gente in dieci case; si ebbero , così nella città 3 tribù, 30 curie, 300 genti e 3000 case. Tutti i cittadini avevano il diritto ed il dovere di portare le armi. Il re comandava l'esercito e lo raccoglieva, ossia formava la legione (da legere, raccogliere), ogni gente forniva un cavaliere (celeres), ogni casa un fante (milites); la legione, forte quindi di 3000 fanti e 300 cavalieri, si compose di 3 centurie (centinaia) di cavalieri, sotto il comando di un capo speciale (magister equitum),. che comandava anche l'intero esercito in assenza del re, e di tre suoi luogotenenti (tribuni celerum), e di 30 centurie di fanti, comandati direttamente dal re con il concorso di altri tre luogotenenti (tribuni militum). Tutti i guerrieri erano ugualmente armati, perciò non vi fu che una sola specie di fanteria ed una di cavalle ria. Non si conosce precisamente quale fosse l'ordinanza nella quale combattevano le prime legioni, tuttavia è certo che dovesse essere un ordine compatto e profondo, al modo dei greci. La cavalleria, nei primi tempi, si disponeva davanti alla fanteria, in seguito passò sui fianchi ed indietro ad uso di riserva: essa combatteva a cavallo o a piedi a seconda delle circostanze. Ben presto, con il crescere del numero e dell'agiatezza dei cittadini si poterono prima raddoppiare le centurie di cavalleria e poi anche quelle di fanteria, consentendo così, in tempo di guerra, la leva di due legioni comS cu,l i romani. plete. Dopo la guerra le legioni venivano sciolte, meno le sei centurie di cavalleria, che si conservavano anche in tempo di pace per evitare la difficoltà che si sarebbe incontrata a provvederle di cavalli ad ogni chiamata. Per questa ragione i cavalieri, che incontravano una spesa maggiore per prov-


LA TRASFORMAZIONE DELLE 1$TJTUZIONI MILITARI DALl,'ERA ANTICA ALL'ETA' MODERNA

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vedere e mantenere i cavalli, dovendo essere scelti fra i cittadini più agiati, acqui starono nella città una maggiore considerazione. Ma nel frattempo, con l'espansione del dominio di Roma, un nuovo elemento venne ad unirsi ai cittadini romani, i non cittadini, i clienti (clientes), come si chiamarono perché legati a particolari casati e sotto la loro protezione, o moltitudine (plebes), per significare che non contavano se non per il numero, non avendo alcuna parte nei diritti cittadini. Questi nuovi venuti, benché dividessero gli agi ed il benessere dei cittadini, non ottenendone i diritti ed accrescendone così solamente la moltitudine dei clienti, fecero sì che tutti gli obblighi venissero a gravare unicamente sugli antichi cittadini, i patrizi; il patriziato quindi, su cui pesavano tutte le prestazioni personali e segnatamente quella del servizio militare in guerra, andava continuamente r iducendo il numero dei suoi membri, mentre per contro, aumentava la plebe. A introdurre un'importante riforma in tal sen so all'antica costituzione provvide Servio Tullio, penultimo re di Roma (204 di Roma, 550 a.C.). Tutta la popolazione fu divisa in sei classi, in proporzione della ricchezza di ciascuno; nelle prime cinque classi furono compresi i possidenti, la sesta fu costituita dai non possidenti, i proletari. Ogni classe di possidenti fu divisa in centurie, così chiamate perché ognuna doveva dare cento uomini al servizio militare. La prima classe ebbe 98 centurie, la seconda, la terza e la quarta 20 ciascuna e la quinta 28, per un totale di 186. La sesta classe, sebbene la più numerosa, formò una sola centuria e non diede all'esercito militi combattenti ma solamente i suonatori e gli artieri necessari. Tutti gli uomini atti alle armi ed appartenenti alle classi obbligate al servizio, s i dividevano in due bandi: nel primo, composto di quelli dai 17 ai 46 anni d'età, si sceglievano i legionari, ne l secondo entravano i più vecchi che rimanevano a guardia delle mura della città. La centuria fu pure l'unità attiva de lla popolazione; ciascuna doveva concorrere ugualmente a sopportare gli oneri comunali ed aveva un voto nell'assemblea popolare dei comizi centuriati. Con questo sistema però, pur essendo gli obblighi ri partiti su tu tti in proporzione degli averi, i diritti rimanevano prati camente monopolio della classe più ricca, che forniva sì il maggior numero di combattenti, ma disponeva di 98 voti su 187. Nonostante tale r iforma favorisse i patrizi , è innegabile il fatto che alla plebe romana venne concessa la parità di tutti i diritti, essendo essa stata chiamata a partecipare a i doveri 9. 9

Livio, Storia di Roma · Libro I · X LI I-XLIII.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Con l'immissione dei non cittadini, il numero delle legioni venne portato a quattro, ma fu necessaria una differenza fra i fanti, non potendo i meno agiati procurarsi l'intero armamento. Perciò, delle 98 centurie dei cittadini di prima classe, 80 furono di fanti armati di tutto punto e 18 di cavalieri (3 per ogni legione e 6 di riserva). Le 40 centurie della seconda e terza classe furono composte di fanti meno armati e le 48 centurie della quarta e quinta classe lo furono cli fanti armati solo di giavellotti, archi o fionde (veliti).

Fanteria pesanle.

L'ordinamento della legione continuò ad essere del, tipo falangitico con i veliti che combattevano al suo esterno. La riforma di Servio Tullio fu quindi piu ttosto economica che tattica: la legione r imase la stessa di 3000 fanti e 300 caval ieri, solo che si introdusse fra i fanti un terzo di meno armati e si aggiunsero 1200 fanti leggeri. Nel 510 a.C. con l'avvento della repubblica, il governo venne retto da due consoli annuali eletti dall'assemblea popolare nella classe dei patrizi 10, ed il dominio di Roma si estese a tutto il Lazio. 10 L1vro.

op. cit .. Libro II . I.


LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI MILITARI DALL' ERA ANTICA ALJ;ETA' MODERNA

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Le cittĂ latine fornirono contingenti di truppe che formarono le legioni di soci in numero pari a quello delle r omane. cosĂŹ Roma

ebbe ordinariamente due eserciti consolari di quattro legioni (due romane e due di soci), ciascuno comandato da uno dei consoli o dal comandante della cavalleria in caso di assenza di questi. In ogni legione vi erano sei tribuni militari, che comandavano per turno giornaliero. Quando i due eserciti erano riuniti, ciascun console continuava a comandare il proprio esercito, ma le operazioni d'assieme erano dirette, a giorni alterni, da uno cli essi. Questo fu

Fante ria leggern.

un grandiss imo difetto che venne e liminato in seguito dopo aver fatto tristi esperienze. Si rimediò all'inconveniente della divisione del comando con la nomina di un dittatore invece dei due consoli, ma questo si fece so.ltanto quando gravi pericoli esterni o disordini interni minacciarono l'esistenza della repubblica 1 l. Un alt ro inconveniente al quale si dovette ovviare fu quello che il console, scaduto l'anno del proprio consola to, cessava di diritto e di fatto dal comando de ll'esercito a qualu nque punto s i trovasse la campagna incominciata. Tutti questi difetti erano originati dal fa tto che 11

Ltvro, op. cit. - Libro Il - XVIII.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

considerazioni politiche consigliavano di non far prendere a nessun cittadino un'eccessiva influenza sulle sorti della repubblica, e furono tolti soltanto quando le ragioni militari si imposero a quelle politiche. Ad un primo esame, l'istituzione del console, generale-magistrato, non poteva generare dei grandi comandanti, ma non bisogna dimenticare che i consoli provenivano tutti dall'aristocrazia, dalla quale venivano tratti i membri del Senato, motore politico dello Stato, collegialmente ereditario e dotato di uno spiccato spirito militare. La classe aristocratica fu quindi, e necessariamente, una

Trombettiere.

Portainsegne.

palestra di comando per i suoi appartenenti, fra i quali l'assemblea aveva notevoli possibilitĂ per scegliere coloro che riteneva i meglio dotati di valori morali e tecnici. Pur rimanendo in vigore le istituzioni militari fondamentali, con il trascorrere dei secoli e con il succedersi delle guerre, con lo sviluppo culturale e quindi anche dell'arte militare, alla legione vennero apportati notevoli cambiamenti, suggeriti principalmente da considerazioni tattiche. Tali cambiamenti si possono far risalire all'epoca delle guerre sannitiche (IV-III sec. a.C.). La legione rimase composta di 3000 fantĂŹ, 1200 veliti e 300


LA TRASFORMAZIONE DELI. E 1STITUZ!ONI MILITAR! DALL'ERA ANTICA ALL'ETA' MODERNA

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cavalieri, ma la fanteria, che i romani consideravano l'arma principale, venne suddivisa in tre specialità: i triari, militi sceltissimi e più tenuti in considerazione per censo, valore personale e lungo servizio, i principi, i militi che restavano dopo la scelta dei triari e gli astati, i militi più giova ni e meno ricchi. L'armamento era più o meno il medesimo. La modifica più importante fu però l'abbandono dell'ordine falangitico e la suddivisione della legione in manipoli, unità tattica comandata da un centu rione e costituita da 120 fanti per gli astati e per i principi, e 60 per i triari. Dieci manipoli di ciascuna specialità, schierati ad intervalli, furono il nuovo organico legionario che consentì una maggiore flessibilità e quindi una maggiore manovrabilità. I manipoli si presentavano al combattimento individualmente e l'eventuale disordine dell'uno non si comunicava agli altri, la loro formazione ridotta si adattava a qualunque terreno, gli uomini vi agivano liberamente e la cavalleria poteva concorrere a l combattimento della fanteria passando fra gli intervalli delle unità . Circa l'impiego in battaglia sia dell'ordinamento che delle specialità, le interpretazioni degli s torici sono discordi 12. Il concetto della legione manipolare era l'idea dinamica del movimento, in contrapposizione al concetto dell 'ordine fa langitico basato sull'idea statica della massa . Questa diversità è messa in rilievo anche da Polibio: La falange non ha se non un tempo ed un luogo, cd un sol modo in c ui prestar l'opera sua... Laddove qua ls ivoglia romano, ove armato recasi a qualche fazione, s'acconcia ugualmente ad ogni luogo e tempo ed a comparsa di nemici; ed è pronto, ed ha la stessa disposizione, o sia duopo combattere con tutti, o con alcuna parte, o per insegne, o da solo a solo 13.

All'ordinanza manipolare si ispireranno nei secoli a veni re i r iformatori militari, italiani e str anieri; questa ordinanza verrà propugnata da Nicolò Machiavelli che scriverà: [... ] che quel corpo avesse vita, che avesse più anima e fusse composLO di più parti, in modo che ciascheduna per sé stessa si reggesse 14 . 12 E. SCALA, S toria delle fanterie italiane - Stato Maggiore Eserc. - Tip. Reg., Roma 1950 - I - pp. 152-156. 13 Po1,1a10, op. c it. - fram m. Libro XV[II. 14

N.

MACHIAV ÈLLI,

Dell'arte della gue rra - Libro III.


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L' EVOLUZIONE ORGAN ICA, TECN ICA, OOTTRlNA LE

Da questo nuovo ordinamento derivò un'altra modifica alla costituzione militare. Con la riforma serviana la distinzione fra i legionari era dipendente dal censo, nella legione a manipoli questo fu impossibile a causa di un più serio e continuato addestramento; si venne così a creare una classe di militari, e benché l'esercito rimanesse una milizia cittadina, i legionari non furono più classificati secondo la loro sostanza ma in relazione agli anni di servizio ed al valore dimostrato. La recluta romana venne ammessa unicamente negli astati dai quali poi era, pe r merito e lungo servizio. promosso nei principi e finalmente nei triari che, limitati di numero per valore, aspe tto e disciplina, servivano d i modello a tutto l'esercito.

Cavalie re.

Verso il I sec. a.C., il continuo susseguirsi delle ostilità contro nemici esterni, ma principalmente il lungo periodo di r ivoluzioni e di guerre civili, avevano modificato la struttura della potenza romana. Le libere classi medie di cittadini che avevano fornito il nerbo dei vittoriosi eserciti, erano quasi de l tutto scomparse e si era venuta a creare una ristretta classe di ricchi che dominava una moltitudine di uomini degradati dalla miseria e dalla povertà.


LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI MILITARI DALL' ERA ANTICA ALL'ETA' MODERNA

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Moltiplicandosi le guerre, con la crescente e conseguente necessità di reclutare numerosi eserciti, si dovettero introdurre nelle legioni i proletari, i liberti e qualche volta anche gli schiavi; ciò non bastò nemmeno e si ricorse ad elementi non italiani: la maggior parte della cavalleria fu costituita da cavalieri pesanti della Tracia e da quelli leggeri africani, mentre arcieri cretesi e liguri e frombolieri delle Baleari formarono dei reparti ausiliari. Nell'epoca di Mario e negli anni seguenti, l'elemento romano che entrava nella composizione degli eserciti era quasi tutto composto dai cittadini più infimi, i quali non trovavano o sfuggivano il lavoro e si presentavano numerosi ad arruolarsi volontari, sia per la paga che si era incominciata a distribuire, che per i sempre più numerosi permessi di saccheggio che venivano concessi dopo la conquista dei territori. D'altra parte, i nobili ed i possidenti, particolarmente i cavalieri, cercavano con ogni mezzo di esimersi dall'obbligo del servizio militare per ottenere invece cariche ed impieghi nelle provincie soggette. Il mantenere quindi l'antico ordinamento incontrava due difficoltà. La prima era quella di non poter più operare nella fanteria una severa scelta dei migliori soldati senza troppo sminuire il valore della rimanente massa, già di per sé stessa di qualità scadente; la seconda, quella che, con soldati nei quali si Velite. era ridotto il valore individuale, il manipolo d iventava una formazione troppo piccola poiché, quando il soldato comincia a non avere la completa fiducia nelle proprie capacità, cerca di trovare nel numero quella forza che sente mancargli. Venne naturale di creare, di conseguenza, un'unità intermedia fra il manipolo e la legione, la coorte, composta di sei centurie di cento uomini. Dieci coorti costituivano la legione che risultò più compatta senza perdere molto della sua mobilità, con un comando meno frazionato e quindi più rispondente alla volontà del comandante. In altri termini, mentre la legione manipolare si può paragonare ad un moderno reggimento costituito da compagnie, la


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L' EVOLU.,IONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

legione coartale era simile ad un reggimento formato da battaglioni. Vennero inoltre annullate le tre diverse specialità della fanteria e tutti i legionari ebbero il medesimo addestramento e le medesime armi. Le conseguenze politiche di queste riforme militari furono molto sentite. I proletari ammessi in gran numero nell'esercito, vedevano la loro esistenza legata ai guadagni che il servizio procurava, la loro casa fu l'accampamento, l'unica autorità il loro generale. L'antica costituzione repubblicana voleva essenzialmente che ogni cittadino fosse al tempo stesso soldato, e che ogni soldato, prima di tutto fosse cittadino; il nuovo ordinamento invece, portò a fare dell'esercito una casta, a creare uno stato militare nella repubblica. Quando il servire la Patria colle anni non venne più considerato come un nobile diritto, ma come un sempre più pesante dovere, il cui adempimento venne a poco a poco lasciato ai mercenari, agli schiavi e perfino ai barbari, così che gli eserciti non tardarono a considerarsi più che il mezzo per affermare e per consentire la potenza romana, gli arbitri del suo assetto politico e del suo avvenire 15.

Con l'avvento dell'impero ebbe inizio la fase discendente dell'era romana. Nonostante le ancora numerose vittorie, Roma non era più la grande repubblica militare che aveva conquistato il mondo. Nel I secolo a.C. il germano Arminio aveva inflitto nella foresta di Teutoburgo, la prima grave sconfitta alle sue legioni. Cause della grandezza di Roma erano state ]a forza dell'organizzazione politica e militare, la libertà che consentiva lo Stato senza farla degene rare in anarchia; Roma rappresentava la politica, il diritto, le armi. Cause della sua decadenza furono la grandezza esterna e la debolezza interna. Ciononostante, l'ordinamento statale che aveva innalzato Roma a tanta potenza fu così tenace che occorsero quasi cinque lunghissimi secoli di continua demolizione per sfasciarlo. Le istituzioni militari furono quelle che maggiormente contribuirono a mantenergli tanta vitalità ed anche qualche resto di splendore; la decadenza delle istituzioni civili e delle virtù cittadine aveva generato lo stato militare, l'esercito stanziale, ma questo esercito, reso indipendente, almeno come corporazione, dal rimanente della società, mantenne

15

E.

SCALA,

op. ci t. - I - p. 503.


LA TRASFORMA210NE DELLE JSTTTUZlONI MILlTARl DALL'ERA ANTICA ALL' ETA' MODERNA

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una vitalità propria e le sue gloriose tradizioni poterono ancora consentirgli una pan1enza dell'antico valore fino a che gli elementi sempre peggiori che la scaduta società gli forniva, fi nirono per distruggere anche quest'ultima grandezza romana. Se nell'ultima repubblica, la mancanza cli scelti elementi della cittadinanza romana aveva portato alla modifica dell'ordinanza legionare, durante l'impero le formazioni tattiche dovettero necessariamente cambiare peggiorando le qualità del nuovo soldato di Roma. Schiavi, stranieri, barbari, tutto fu incorporato negli eserciti, quindi ordini più grossi e compatti, grande dotazione di armi da getto e di macchine. Al principio del secondo secolo dell'era cristiana, durante l'impero cli Adriano, la legione aveva già una coorte m iliare (di mille uomini), dietro la quale si serravano in ordine quasi compatto altre nove coorti. Al principio del terzo secolo, sotto l'imperatore Alessandro Severo, la legione ebbe tutta la pesantezza della falange senza averne i vantaggi: le coorti vènnero addossate in un ordine ancora più profondo e circondate da macchine balistiche. La cavalleria si coprì di ferro e si armò di archi. Sotto Valentiniano II, al principio del quinto secolo, nulla si trovava, al di fuori del nome, che potesse ricordare l'antica legione, sia nella forma che nella sostanza. Proprio in questo periodo, stranamente, venne scritto il primo saggio di arte militaTriario. re che passava in rassegna tutte le istituzioni militari romane, come ad esempio i metodi cli reclutamento, di addestramento e di impiego degli uomini, la tecnica ossidionale, la logistica e così via 16. L'esercito romano fu l' ultimo a cadere, e con esso crollò 1'intero edificio dello stato. La diversa sorte dell'impero romano d'oriente o impero bizanti16 F LA VIO V EGEZlO, Epitome institutionum rei militaris - traduz. Dell'arte della guerra volgarizzamento di Bono Giamboni - per Giovann i Marenigh, Firenze 1815.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

no, che sopravvisse e durò ancora per molti secoli, fu dovuta principalmente al fatto che esso rimase il più efficiente o rganismo militare del mondo in quell'epoca. Gli imperatori bizantini svolsero effettivamente la loro funzione di capi dello stato mantenendo il controllo su tutte le istituzioni mediante la disciplina e l'organizzazione, ma dedicando una particolare cura alle istituzioni militari, basata sulla costante analisi di queste ultime, dei loro nemici e delle condizioni geografiche del territorio. I risultati di questa analisi furono messi in evidenza da svariati scritti militari fra i quali ne emersero tre: il primo fu lo Strategikon di Maurizio, scritto intorno al 580 cl.e., poco prima che diventasse imperatore; il secondo fu Tactica di Leone il Saggio, scritto intorno al 900 17; il terzo fu un piccolo manuale ispirato dall'imperatore guerriero Niceforo Focas verso il 980. Il più importante fu lo Strategikon un trattato di arte militare in tutti i suoi aspetti, non molto dissimile dai moderni manuali, e che si occupava cli addestramento, operazioni campali, amministrazione, logistica e di diversi altri problemi militari. L'organizzazione e la dottrina discusse in quest'opera, permisero ai Principe. bizantini di adattare il loro sistema alla sfida islamica e di mantenere la loro supremazia sui popoli confinanti per c inque secoli; per altri quattro secoli poi, le vestigia di questo sistema aiutarono a procrastinare la fine dell'impero. L'unità base, sia amministrativa che tattica dell'esercito bizantino, per la fanteria come per la cavalleria, fu il numero o banda di 300-400 uomini, l'equivalente di un moderno battaglione e comandata da un drungario, il colonnello moder no. Cinque o sei numeri formavano una turma - o divisione - comandata da un turmarca e 17

Opera <li cui alla precedente nota 16 volgarizzata dal Joly de Maizeroy col titolo:· In.situtions militaires edito a Parigi nel 177 l.


LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI MILITARI DALL'ERA ANTICA ALL'ETA' MODERNA

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due o tre turme costituivano un tema - o corpo - comandato da uno stratega. Un particolare accorgimento dei bizantini fu quello di costituire le unità con organici differenti, in modo da render e difficile ai loro avversari di valutare l'esatta forza delle armate. Dopo le invasioni arabe e persiane che avevano sconvolto la vecchia organizzazione provinciale dell'impero, l'esercito operativo venne integrato in un'organizzazione geografica di distretti militari. Questo sistema ebbe inizio quando vennero rioccupate le provincie dell'Anatolia e l'autorità locale dovette essere necessariamente esercitata dal comandante militare, responsabile della difesa della regione. Di fronte alla continua minaccia delle incursioni saracene, gli imperatori adottarono permanentemente questo sistema amministrativo civile-militare. Ad ogni distretto fu assegnato un tema agli ordini di uno stratega: il tema era la guarnigione del distretto che si articolava in unità amministrative e militari più piccole alle dipendenze dei turmarchi e dei drungari; il tema era affiancato da una milizia che oggi si potrebbe chiamare guardia nazionale, costituita da tutti gli abitanti abili del distretto e che assisteva con successo i reparti regolari con azioni di guerriglia nel respingere e distruggere gli invasori. Il servizio militare era teoricamente obbligatorio per tutti gli uoAsta10. mini atti alle armi, ma in pratica l'esercito permanente era mantenuto mediante un reclutamento selettivo degli elementi migliori. Contrariamente all'impero d'occidente, quello d'oriente reclutò i soldati fra i suoi abitanti sebbene esistessero nell'esercito alcune unità barbare. Durante la maggior parte della sua esistenza, l'impero bizantino non sentì la necessità di conquiste o aggressioni. Il tenore di vita era alto, la nazione era la più prospera del mondo. Ulteriori conquiste sarebbero state dispendiose in vite ed in ricchezze, e nuovi territori avrebbero incrementato i costi per l'amministrazio-


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L'E VOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRJNALE

ne e la d ifesa. Ma contemporaneamente i bizantini si erano resi conto che la loro ricchezza era una costante attrazione per i popoli barbari confinanti. Questo spiega la politica militare bizantina che fu quasi sempre essenzialmente difensiva. L'obiettivo era la conservazione del territorio e delle r isorse. La strategia bizantina fu di norma un sofisticato concetto medioevale di deterrenza e fu basato sul desiderio di evi tare la guerra se possibile ma, se necessario, combattere per respingere e punire gli aggressori con le minori perdite in uomini e risorse. Il metodo era, usualmente, quello di una difensiva-offensiva elastica, nella quale i bizantini cercavano di spingere gli invasori verso i passi di montagna ed i guadi dei fi umi già predisposti a difesa e poi distruggerli con coordinati e concentrici attacchi di due o più temi.

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La legione manipolare.

Una guerra economica, politica e psicologica, aiutò - e spesso evitò - l'uso della forza bruta. Furono abilmente fomentati i dissensi fra gli irrequieti vicini. Furono, di volta in volta, contratte alleanze per ridurre il pericolo dei vicini più forti. Sussidi agli alleati ed ai capi barbari semi-indipendenti lungo le frontiere aiutarono ad alleggerire i compiti delle forze armate. In tutto ciò l'azione dell'autorità centrale fu facilitata da un'efficiente e diffusa

La legione coonale.

rete informativa di mercanti e di fidati e ben pagati agenti in posizioni chiave negli organi di governo nemici.


LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZION I :\1(LTTARl DALL'ERA ANTICA ALL' EIA' MODER NA

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Gli imperatori non usarono la religione per fini temporali; sinceramente desiderosi di diffondere il Cristianesimo, sostennero sempre l'opera dei missionari in qualunque paese si recassero, anche perché erano convinti che la comune professione della fede cristiana avrebbe creato una barriera contro il paganesimo ed il musulmanesimo.

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La legione attraverso i secoli.

2. IL MEDIOEVO

In Occidente invece i barbari, spinti dalla necessità alla conquista di terre più fertili e più ricche, e dopo aver premuto per più di un secolo, con alterne vicende, ai confini dell'impero, rotte nel V secolo le ultime resistenze loro opposte dalle ormai deboli legioni romane, dilagarono per tutta Europa fino ai confini delle sue più lontane provincie. Distrussero tutto o quasi tutto, poi faticosamen-


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

te riedificarono; ma nell'urto violento, la nuova civiltà subì, rispetto a quella passata, una profonda e radicale tr asformazione. La civiltà romana era stata costruita sull'equilibrio tra la libertà individuale e l'economia sociale: una era la forza motrice che concedeva all'individuo il completo sviluppo della sua attività, l'altra era la forza moderatrice che dirigeva questa attività nell'ordinamento statale. Quando questa civiltà toccò il suo apogeo, l'individuo venne assorbito dallo stato, la libertà venne a mancare, si crearono ostacoli allo sviluppo dell'attività individuale, mancarono le forze ed il progresso si arrestò. Le invasioni dei barbari completarono la distruzione di quanto rimaneva dell'antica civiltà, l'ordinamento politico dell'impero romano. Abituati alla più sfrenata libertà individuale, intolleranti di ogni dipendenza, non potevano governarsi che con debolissimi legami sociali, perciò la loro civiltà non poteva nemmeno accennare ad un principio di miglioramento per un equilibrio fra la libertà e ]'economia sociale opposto a quello per il quale era caduta Roma. L'affermarsi del loro individualismo portò quindi alla scissione dei vincoli sociali e politici, allo smembramento delle istituzioni collettive e, in contrapposizione, al fiorire di comunità singole sempre più numerose e sempre più piccole, spesso limitate ad una città o ad un borgo, dove dominava chi sapeva imporsi con la forza e con la prepotenza. Questo grande fenomeno sociale non poteva non influire sugli ordinamenti militari. Presso i barbari, le istituzioni politiche e quelle militari formarono un tutto inscindibile: popolo ed esercito furo no un'unica cosa, tanto più che, di fatto, gli eserciti non esistevano. Per necessità evidenti essi si raccolsero per combattere ma, per istinto, si sentirono sempre portati alla lotta individuale. Anche nel campo militare il sentimento individualistico andò di pari passo con il sorgere e l'affermarsi dell'individualismo sociale; all'esercito si sostituì la schiera, ed alla guerra condotta senz'arte ma a massa, il combattimento continuo, sminuzzato, confuso. La fanteria fu l'arma prevalente finché mancarono i cavalli, ma non appena poter ono averne, i guerrieri montarono a cavallo e si coprirono dì ferro: la cavalleria divenne praticamente la sola arma combattente. La forza degli eserciti risiedeva nel valore di ogni cavaliere ed aumentò l'attitudine individuale al combattimento a scapito dell'azione collettiva. Furono secoli di continue scorrerie, di orde che non creavano stati ma passavano come sciami di cavallette. La base principale di queste accozzaglie di armati fu l'Europa centro-occidentale dove i guerrieri vittoriosi si ritiravano con il


LA TRASFORMAZION E OELLE ISTITUZIONI MILITAR! DALL'ERA ANTICA ALL' ETA' MODERNA

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loro bottino o si stabilivano nel territorio invaso, preoccupandosi di tenersi abbastanza concentrati per scopi militari. Tuttavia, a poco a poco, fra i conquistatori si fece strada il desiderio di possessi territoriali stabili e che diede vita ad alcuni reami e principati e quindi ad una parvenza di unificazione politica; ma l'istituzione che emerse su ogni altra fu l'ordinamento feudale, logica conseguenza

fc11ll e U!ll'I().

Cavaliere unno.

dell'individualismo barbarico. Il feudo o beneficio era concesso dal sovrano ad un vassallo a patto di un tributo annuo e della prestazione del servizio militare. Il vassallo della corona poteva a sua volta, sul proprio feudo, concedere altri benefici e creare dei vassalli subalterni da lui dipendenti con gli stessi obblighi; e cosĂŹ operandosi di seguito, venne a costituirsi una gerarchia di feudata-


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINA LE

ri, a diversi livelli, ma tutti direttamente o indirettamente dipendenti da un unico centro. L'esercito fu composto esclusivamente dai vassalli della corona e dai vassalli subalterni che combattevano armati di tutto pun to e coperti di ferro, uomo e cavallo. Per val utare la forza degli ese rciti si contava il numero delle lance fornite, ognuna delle quali gene ralmente si componeva di un cavaliere, uno scudiero, un costoliere armato di coltellaccio, un valletto, alcuni paggi e tre o quattro arcieri; cinque o sei lance fornite costituivano la bandiera, che non era un'unità tattica perché l'unica tattica era la scherma individuale, l'unica forza era quella del braccio dei singoli cavalieri, l'unico modo di combattere era la tenzone (detta a spalliera cioè con tutti i cavalieri in una sola linea) nella quale ogni cavaliere ne combatteva un a ltro della parte opposta.

Fanti franchi.

Queste istituzioni, per quanto deboli e sempre ispirate dall'individualismo imperante, indicavano comunque un ordinamento statale che doveva condurre evidentemente ad una reale unificazione politica ed a lla formazione di nuove nazionalità. Il primo consolidamen to di questo sistema si verificò nel territorio occupato dai Franchi, con Carlo Magno il quale, per


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raggiungere i suoi scopi, si preoccupò più delle istituzioni militari che di quelle politiche. Il sistema militare di Carlo Magno fu rozzo in confronto alle organitzazioni dei macedoni, roma ni e bizantini; fu tuttavia un'i stituzione rivoluzionaria, ben lontana da ll 'anarchia militare che aveva prevalso nell'Europa occidentale per quattro secoli e che ritornò dopo la s ua morte. Prima di Carlo Magno, le principali caratteristiche dei fran chi erano state l'ecceziona le vigore e l'eccezionale indisciplina. Anche sotto degli a bili capi come Pipino e Carlo Ma rtello, gli eserciti fra nchi non davano un costante affidame nto e le loro conquiste erano insicure. La ragione p r incipale dei continui e permanenti successi di Carlo Magno fu quella di aver imbrigliato il vigore franco in un'orga nizzazione d isciplinata ed efficiente, dotandola contemporaneamente di una guida personale di prim'ord ine. Come in ogni sistema mi li tare di successo, la disciplina fu il primo ingrediente. Tutti i guerrieri indistintamente erano tenuti a r ispondere agli ordini dell'autorità centrale in un modo sconosciu to a i teutoni fino da quando avevano sconfitto le legioni romane. Carlo Magno istituì un siste ma di reclutamento tramite i suoi vassalli che gli permise di mantene re indefinitamente eserciti campali perma nenti senza provocare tensioni economiche, senza essere costretto ad impiegare plebaglia non fidata, e senza spogliare le provincie dell e r isorse locali, per preservare la legge e l'ordine. Fame visigoio. Ai predecessori di Carlo Magno non riuscì di mantenere eserciti campali per lungo tempo a causa della mancanza cli un'organizzazione logistica. Gli eserciti franchi si erano mantenuti in vita mediante saccheggi e rapine. In territori amici provocavano la resistenza degli abitanti e creavano agitazion i interne; in territori ostili la dispersione delle forze per missioni di saccheggio, spesso portava a l disastro causato da un nemico vigile e concentrato. La scarsezza dei r ifornimenti causava quasi sempre la dissoluzione degli eserciti dopo poche settimane di campagna. Carlo Magno creò un'organizzazione logi-


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L'EVOLUZIONE ORGANlCA, TECNICA, DOTTRINALE

stica che comprendeva colonne di rifornimenti con viveri ed equipaggiamenti sufficienti per mantenere le sue truppe per parecchie settimane; tali colonne venivano continuamente ricostitui te su base metodica ed ordinata. Ciò consentì a Carlo Magno di condurre la guerra a migliaia di chilometri dal cuore della Francia e di mantenere gli eserciti in campagne o assedi durante l'inverno cosa sconosciuta in Europa occidentale dal tempo dei romani. Un elemento chiave del sistema militare di Carl o Magno fu l'uso di posti o villaggi fortificati di frontiera. Questi venivano costruiti lungo le frontiere di ogni provincia conquistata e venivano collegati fra di loro con una strada; un'altra strada collegava ogni punto fortificato con la vecchia frontiera. Dotati di magazzini di rifornimenti, questi forti diventavano le basi per le spedizioni della disciplinata cavalleria franca, sia per mantenere l'ordine nei territori conquistati che per proiettare la potenza franca in ulteriori operazioni a ll'esterno dei confini. Un'altra prova dell'efficacia del sistema fu l'uniformità della dottrina tattica. La preparazione e l'addestramento dei comandanti subordinati è possibile solamente in un'organizzazione militare a ltamente efficiente. La completezza degli ordini di Carlo Magno - che venivano inviati direttamente agi i interessati - dimostrò non soltanto la sua competenza professionale, ma Fante borgognone. an che che questa sua competenza aveva creato un'efficiente corpo di collaboratori. I principa li elementi del sistema di Carlo Magno sono contenuti in una serie di cinque ordinanze imperiali emanate fra 1'803 e 1'813, che costituivano una forma di manuale di servizio. In questi egli prescriveva i doveri dei vassalli nella preparazione delle forze da reclutare; l'ammontare delle proprietà sul quale si basava il reclutamento dei singoli soldati; l'organ izzazione delle unità; le armi e l'equipaggiamento che ogni uomo doveva portare con sé e di cui dovevano essere dotate le unità; l'elenco delle punizioni e così via. La morte di Carlo Magno causò la scomparsa delle sue istituzioni militari o quanto meno la loro confusione con quelle politiche, già abbastanza precarie; ma il suo ordinamento che imponeva ai nobili di fornire per i suoi eserciti dei contingenti


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organizzati, costituì una base per l'accelerazione del processo di feudalizzazione. Un'altra causa di questa accelerazione in Europa occidentale furono le invasioni dei vichinghi e dei magiari. Re e nobili adottarono immediate misure per proteggere le popolazioni, il bestiame ed i centri commerciali. Le caotiche lotte dinastiche fra i successori di Carlo Magno preclusero uno sforzo centralizzato contro le devastazioni degli invasori; e non vi fu un solo capo con l'abilità di ricreare la sua macchina militare ed amministrativa. Conseguentemente le misure difensive e protettive furono locali e disordinate. Queste misure assunsero due forme principali: la costruzione di fortificazioni per proteggere le popolazioni rurali ed i centri commerciali e di comunicazione, e la creazione, da parte di ogni proprietario terriero di forze militari permanenti per guarnire le sue fortificazioni. E fu sotto questo aspetto che i modelli militari di Carlo Magno contribuirono alla creazione di unità abbastanza efficienti anche se di dimensioni molto ridotte. Le operazioni offensive furono però sempre condotte da uomini a cavallo, e cioè dai nobili con il loro seguito. Il ruolo della fanteria era soltanto passivo e difensivo. Da questi sviluppi emerse la società feudale, basata sul cavaGuerriero di Legnano. liere e sul castello fortificato, nella quale il forte proteggeva il debole, ed il debole doveva pagare un prezzo. La classe media indipendente scomparve. Coloro che disponevano di piccole proprietà divennero vassalli dei grandi feudatari, ed in cambio della loro promessa di protezione si impegnavano a servirli come cavalieri. I poveri divennero i servi dei nobili. Benché soggetti ad essere chiamati al servizio militare, venivano raramente mobilitati, se non per difendere il castello del loro signore.


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!..'EVOLUZ IONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

La civiltà medioevale non comportava l'esistenza di un'organizzazione militare speciale, permanente; l'esercito s'identificava con l'aliquota della popolazione che godeva il diritto di portare le armi, vale a dire con la casta feu dale; per conseguenza esso consisteva in una riunione temporanea di combattenti di pari grado sociale e quindi militare 18 .

Il feudalesimo fu basato su un concetto militare riguardante principa lmente la difesa locale. Ogni grande feudatario riceveva le sue terre dal re. In cambio lui ed i suoi uomini dovevano essere preparati a rispondere alla chiamata del re per un dato periodo ogni anno, usualmente quaranta giorni. La sua responsabilità primaria era però la sicurezza locale de lle sue terre per tutto l'anno. Il risultato di questo sistema era che, quando gli eserciti reali venivano radunati ed impiegati per operazioni offensive, mancavano di omogeneità, non vi era una comune fedeltà al re ed alla nazione, non avevano una disciplina basata su un'organ izzazione comune ed un addestramento integrato; inoltre non vi era un'effettiva unità di comando. L'unica forza sociale comune fu la sincera devozione al Cristianesimo. Questo fornì una base per il concetto essenzia lmente morale dell'onore cavalleresco che fu il principale ingredien te del comportamento militare nel Medioevo. In Italia le istituzioni m ilitari furono varie come vario fu il governo della cosa pubblica. Quando i barbari spadroneggiavano per la penisola, le comunità italiane non ebbero armi proprie; con il feudalesimo, i nobili servirono negli eserciti come vassalli dell'impero o come sostenitori di uno de i tanti pretendenti al dominio italiano; con il sorgere dei comuni si ebbero le fanterie comunali che dettero buona prova quando si collegarono per riscattare le loro città dal dominio imperiale. In seguito, però,, le discordie intestine e le rivalità fra comuni, impedirono lo svil uppo delle nascenti forze cittadine; l'ignoranza di ogni principio di ordinamento militare, il disprezzo che in quell'epoca si aveva per la fanteri a, il disordine sociale che regnava in tutte le città e soprattutto la scarsa pratica delle armi, resero le fanterie comunali deboli ed indisciplinate, appena capaci di difendere, e non sempre efficacemente, le mura delle loro città. 18 P. MARAVIGNA, Storia dell'arte mi/ira.re moderna - 3 voli. - Torino, Tip. E. Schi oppo, 1923 - I - p. 43.


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I signorotti che dovevano combattere contro i comuni e fra di loro, si sen1 ivano invece delle Compagnie di ventura, milizie mercenarie, composte generalmente di stranieri rimasti in Italia in seguito alle calate degli imperatori di Germania, a cui si aggiungevano fuorusciti di ogni paese; si univano in compagnie con alla testa un capitano eletto da loro stessi, e si mettevano a disposizione del maggior offerente. Era gente senza fede e senza onore, ugualmente pericolosa, sia al nemico sia a chi la pagava, inc.line più alla rapina che alla guerra e che evitava di sconfiggere il nemico per non far cessare, con la guerra, la paga. Il fatto principale dell'epoca medioevale fu quello delle Crociate. Questo però, benché di carattere militare, non provocò che conseCavaliere burgundo. guenze d'importanza politica e sociale. Per secoli l'Europa occidentale era sopravvissuta al collasso di Roma soltanto perché difesa dagli assalti dell'Islam dal potente impero bizantino. Durante questi secoli nacque e fiorì una nuova vigorosa società germano-latina. Le Crociate furono una naturale reazione di questa società per proteggere l'Europa dalla rinnovata minaccia dell'Islam quando Bisanzio stava vacillando. Molti ecclesiastici considerarono queste Crociate come un mezzo di sfogo e di diversione della bellicosità e brutalità dell'aristocrazia feudale dalle guerre intestine e per i più lodevoli scopi di raggiungimento di obiettivi religiosi. Ma probabilmente la miglior definizione è quella del Runciman: Sia che si considerino come la più straordinaria e la più romantica delle avventure cristiane o come l'ultima delle invasioni barbariche, le crociate costituiscono un fatto centrale della stor ia medievale. Prima del loro inizio il centro della nostra civiltà si trovava a Bisanzio e nei territori del califfato arabo, ma prima della loro fine l'egemonia della civiltà era passata all'Europa occidentale. Da questo trapasso è nata la storia della civiltà moderna, ma per comprenderlo noi dobbiamo capire non soltanto le situazioni esistenti nell'Europa occidentale che condussero al movimento crociato, ma ancor più, forse, quelle esistenti in Oriente, che offrirono l'occasione per le crociate e ne determinarono il progresso e la fine 19.

19

S.

R UNCTMAN.

Storia delle Crociate - 2 voli. - Einaudi, Torino 1966 - I - p. XIX.


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l.'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, OOTIRJNALE

Un'altra conseguenza di queste guerre a sfondo religioso fu l'apparizione di ordini militari di monaci: i Cavalieri del Tempio, i Cavalieri di S. Giovanni (o Cavalieri OspitaJieri) ed i Cavalieri Teutonici. Quest' ultimo ordine, benché costituito in Terrasanta (nel 1190), si trasferì nel tredicesimo secolo in Prussia dove combatté la sua crociata contro gli slavi. I Templari e gli Ospitalie ri però, rimasero in Terrasanta e fornirono il nucleo delle forze combattenti regolari dei re di Gerusalemme. Alla fine del dodicesimo secolo questi due ordini furono p robabilmente la forz a militare più efficiente del mondo conosciuto. I loro membri vennero considerati i migliori consulenti mili tari dai sovrani dell'Europa occidentale. L'arte militare però non fece un solo passo nella lunga lotta sostenuta dai cava lieri c ristia ni per la conquista e la difesa del Santo Sepolcro, ma la civiltà beneficiò del contatto nato dalle guerr e fra l'occidente e l'oriente.

3. LA RINASCENZA

Il secolo XIV vide comparire, quasi inavvertiti, nuovi ordinamenti e nuovi mezzi di guerra che diedero l'avvio al len to rinascimento delle istituzioni militari: fra questi, i più determinanti furono il sorgere delle fanterie, la costi tuzione delle compagnie di ventura italia ne e l'introduzione de lle armi da fuoco. E ' già stato accennato che nel Medioevo l'un ica arma combattente era stata la cavalleria, essendo s tata la fanteria un'arma secondaria di cui si faceva pochissimo conto. Soltanto la completa ignoranza di ogni nozione tattica a veva potuto far prevalere la cavalleria sulla fanteria, com e, a sua volta, la tattica non avrebbe potuto fare un passo di progresso fi no a che non fosse tornata in essere la fanteria, l'unica arma che poteva sviluppare la massima azione collettiva e che poteva avvalersi di qualunque terreno come importante elemento di tattica. E ' certo che le armi da fuoco avrebbero fatto abbandonare l'uso di combattere esclusivamente a cavallo e fatto nascere le fanterie; ma si deve constatare che esse nacquero indipendentemente dalle armi da fuoco e che anche senza queste segnarono la decadenza della cavalleria dal suo posto prevalente sul campo di battaglia. Furono gli svizzeri che, all'inizio del XIV secolo, seguendo l'esemp io dei comuni lombardi, si unirono in lega e, dopo essersi


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

liberati dal dominio della casa d'Austria, perseverarono nell'unione e nella concordia per difendere la loro indipendenza. Troppo poveri per a vere una cavalleria, costituirono soltanto forze di fanteria. Dato che nel paese predominava la pastorizia, era possibile chiamare alle armi gran parte degli uomini validi senza che lo sconvolgimento delle diverse attività de l paese ne soffrisse gran danno. E si trattava di gente avvezza a vivere con poco ed a sopportare fatiche e disagi. Un nuovo e diverso spirito animava poi questa massa di combattenti: sentimento patrio, rispetto della gerarchia, balda e sicura fiducia nelle proprie forze e nei propri mezzi, si contrapponevano al semplice a more di gloria, della fama di valoroso e di valente, quasi unici stimoli spirituali de l cavaliere medievale 20. Le loro profonde ed ordinate masse di fanteria seppero resistere a ll 'impeto de lla cavalleria austr iaca s ui campi di battaglia di Mortgarten (1315), di Sempach (l386), di Nefels (1388), e quei cavalieri coperti di ferro furon o completamente sconfitti. Anche i fiamminghi si levarono in armi contro Filippo il Bello, re di Francia, ed a Courtray (1303), con la sola fanteria inflissero una grave sconfi tta alla cavalleria francese, r eputata la migliore dell'epoca. Ed ancora, la cavalle ria francese fu battuta dalia fanteria inglese, armata del famoso arco lungo, ne1Je giorna te di Crecy (1346), di Poitiers (1356) e d'Azincourt (1 41 5). Risultò evidente che la cavalleria era impoCavaliere tente a rompere le compatte ed ordinate fanterie. germanico. Ciò condusse a modificare l'opinione generalmente ammessa che il soldato a piedi fosse più d'ingombro che di utilità sul campo di battaglia, e la stessa cavalleria francese, tanto orgogliosa del suo valore e della sua nobiltà, si ridusse, dopo Crecy, a mette re piede a terra per combattere la fante ria. Altro elemento di progresso furono le Compagnie di ventura italiane sorte sul finire del XIV secolo. La prima compagnia costituita tutta da italiani fu quella creata da Alberico da Barbiano nel 1377, alla qua le seguirono quelle di Braccio da Montone, del Piccinino, di Francesco Sforza ed altri. Le nuove compagnie italiane 20 P. PIER! ,

p. 237.

Il Rinascimento e la crisi militare italiana - Einaudi, Torino 1952 -


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differivano dalle precedenti per il fatto che quest'ultime erano composte da soldatesche straniere che si riunivano in gruppo, eleggevano un capo e si vendevano con lui senza consentirgli autoritĂ piena e si comportavano da soldati o da predoni, a seconda del loro interesse. La compagine morale e disciplinare delle compagnie italiane era invece solida ed incomparabilmente superiore: in esse erano i capi, i condottieri (da condotta, il contratto di incarico nel quale era specificata la consistenza delle truppe da fornire, la durata dell'impegno ed il compenso fissato) che le radunavano a poco a poco, cominciando con l'ammettenri amici o gente a loro

Cav aliere italiano.

conosciuta, tenendole costantemente sotto controllo. La fama della quale i capi godevano presso i gregari, faceva sÏ che al materiale vincolo dell'arruolamento si aggiungesse in questi ultimi un sentimento di ammirazione e talvolta di riconoscenza, e ciò aumentava la saldezza della compagine. Fu questo, indubbiamente, il primo esempio di organismi militari nei quali la forza di coesione risiedesse prevalentemente nell'elemento morale. Queste compagnie si moltiplicarono e si composero di cavalleria (in prevalenza) riunita in lance (5-6 uomini d'arme), e di fanteria riunita in bandiere


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA. DOTTRINALE

(una ventina di uomini); esse fecero della guerra un mestiere che richiedeva il minor uso del suo strumento principale, il mate riale umano, ed il suo maggior risparmio. La manovra venne anteposta all'urto e la guerra divenne esercitazione d'astuzia, non più atto di forza. Durante le battaglie i morti ed i fe r iti erano pochissimi e le maggiori perdi te erano rappresentate dai prigionieri che potevano venir riscattati m ediante il pagamen to di una somma di denaro 2 1. Il declino delle compagnie di ventura itali ane, ed europee, venne segnato in Francia nel XV secolo, allorché con il consolidarsi dell'autorità regia, Carlo VII (1422-1461) sostituì tali compagnie mercenarie con quindici compagnies d'ordonnance consistenti di 600 gens d'a rmes circa, vero e proprio esercito permanente, per man tenere l'ordine in Francia e nelle quali il soldato era pagato di rettamente dallo Stato. L'elemento determinante per lo sviluppo dell e istituzioni militari, in particolare della tattica, della fortificazione, dell'organica e della logistica, e che fece sentire la sua influenza anche sullo svolgimento della civiltà moderna, fu la polvere da sparo, impiegata come forza di propulsione ne lle armi da getto. L'invenzione della polvere da sparo è attribuita a l monaco Bertoldo Schwartz, nato a Gossler nel 1330; però lo Sc hwartz tutt'al più portò qualche perfezionamento a l modo di fabbricarla, ma non inventò la composizione della polvere né applicò alle armi da fuoco la fo rza di tensione dei gas prodotti dalla sua combustione, poiché è accertato che prima di Cavaliere f ra11cese. lui esistevano già armi che la nciava no proiettili per mezzo della polvere. Senza risalire ai tempi antichissimi nei quali i cinesi usavano una polvere incendiaria per lanciare razzi, nella cui compos izione entrava forse il nitro ed il carbone, e

2 1 E. RICOTTT, S1oria de lle compagnie di venlura i1a/ia11e - 5 voli. - Ediz. dell' Ariele - Roma 1965.


LA TRASFORMAZION E DELLE ISTITUZIONI MILITARI DALL'ERA ANTICA ALL'ETA' MODERNA

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nemmeno fino ai tempi dei bizantini che usarono nelle guerre d'assedio, e specialmente quelle navali, il celebre fuoco greco di cui è dubbia la composizione, alcuni ricettari segreti degli arabi, come ad esempio Il libro dei fuochi attribuito ad un certo Marco Greco, erano noti a studiosi europei. E' certo che li lessero Ruggero Bacone ed il domenicano tedesco Alberto Magno, maestro di san Tommaso d'Aquino, che vissero nel XIII secolo, e che conobbero la composizione della polvere, se non l' uso per il quale poteva essere impiegata come forza di propulsione.

Generale tedesco.

Arciduca del Tirolo.

Le esperienze iniziali furono fatte con recipienti o tubi metallici, pieni di polvere che lanciavano proiettili a forma di freccia. A causa di problemi di peso e di dimensioni e della difficoltĂ di manovrare questi arnesi che spesso esplodevano, tali esperienze risultarono negative. Le prime armi da fuoco europee realizzate in metaJJo fuso, furono costruite in Italia. Documenti infatti riportarono la loro presenza a Firenze nel 1325, in val d'Aosta nel 1346 e a Bologna nel


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1397. Per un'ironia del destino, coloro che realizzarono queste armi furono quelli che unici conoscevano l'arte della fusione dei metalli e che fino ad a llora aveva no lavorato per il p iù pacifico degli scopi, e cioè i costruttori di campane: la primitiva forma delle bombarde si avvicinava infatti moltissimo a quella delle campane. Le scarse notizie sul primo inventore delle armi da fuoco e sull'epoca precisa nella quale apparvero, dimostra I.a poca importanza che sul principio ad esse si diede. Probabilmente perché i primi esemplari furono estremamente imperfetti, di caricamento lento e pericoloso, di difficile maneggio e di effetto incerto; furono generalmente di piccolissimo calib ro, fermate su ceppi o cavalletti e servirono specialmente come armi da muro 22. La loro sempre crescente infl uenza sull 'arte militare non si fece sentire che molto tempo dopo. Nel loro complesso, le istituzioni mi li tari medioeva li non offrono molta materia di osservazione. Nel secolo XV, in Italia e nel resto d'Europa, l'inizio della politica con scopi ben definiti ed a largo raggio, con il richiedere la costituzione di eserciti di notevole intelaiatura, portò ad un loro deciso sviluppo. Gli eserciti delle grandi monarch ie venivano reclutati con elementi feudali, mercenari e nazionali. I primi, con prevalenza di cavalleria pesante, erano rappresentat i dai titolari degli an tichi feudi che i sovrani avevano soppresso gradualmente sostituendoli con gradi e dignità mili tari; i secondi, assoldati dai re, in ogni parte d 'Europa; i nazionali, ingaggiati tanto dai piccoli quan to dai grandi stati, a l fine di dimhrnire la spesa per i mercenari ed avere elementi di più sicura fedeltà. Il secolo cruciale per la storia del mondo fu il XVI. Esso segnò l'inizio della Riforma e di un periodo di cruente lotte religiose che causò durevoli effetti politici, mili tari e culturali in tutto il mondo. Il più notevole sviluppo delle istituzioni militari in questo secolo fu quello relativo al settore navale c he era rimasto relativamente statico per circa duemila anni durante i quali il controllo del mare era stato esercitato lungo le coste da gale re a remi. Alla f ine del XVI secolo le galere erano state sostituite, nella maggior parte del mondo, da navi da guerra a vela, a r mate di grossi cannoni. Da Salamina a Lepanto, la condotta delle battaglie navali aveva subito

22 Disegni delle prime armi da fuoco italiane sono riportati su: De re militari di Roberto Valturio.


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poche modificazioni: l'obiettivo era sempre stato quello di speronare od abbordare il nemico. Le fragili galere non erano molto differenti dalle navi usate dai romani nelle guerre puniche; la forza motrice era fornita dai remi con l'aggiunta di alberi attrezzati con qualche vela per aumentare la velocitĂ quando i venti erano favorevoli. Le prime navi a vela nell'Europa settentrionale erano adibite al trasporto dei soldati che, una volta affi ancate le navi

Cavaliere dell'ordine del Te,nplari.

Cavaliere germanico dell'ordine della spada.

nemiche, dovevano impegnare gli avversari combattendo come in terraferma. Dopo l'avvento della polvere da sparo, sia sulle galere che sulle navi a vela, vennero montati dei piccoli cannoni sui castelli di prua e di poppa. All'inizio del XVI secolo, un certo Descharges, carpentiere navale di Brest, inventò il portello, un'apertura sulla fiancata della nave, protetta da un coperchio incardinato, che facilitava lo stivaggio delle merci. I costruttori navali inglesi, spinti dalla decisione di


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Enrico VI di montare grossi cannoni sui suoi vascelli, si appropriarono dell'idea che permise loro di install are delle a rtiglierie che potevano sparare dai ponti inferiori cli una nave. Nacquero così le batterie di murata, scomparver o definitivamente i remi e vennero aumentate le vel ature. Gli spagnoli seguirono immediatamente questo esempio. La nave che ne risultò venne chiamata galeone e offrì la possibilità di combattere da lontano con le artiglierie e di compiere viaggi oceanici a lungo raggio. Questi vascelli modificaro-

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Cavalieri dell'ordine di S. Gio va ,mi.

no completamente sia la tattica che la strategia nava le. Mentre gli spagnoli continuarono a considerare le navi come fortezze galleggianti che trasportavano una guarnigione di solda ti, gli inglesi coltivarono e perfezionarono la tecnica della navigazione a vela, delle manovre nel combattimento a distanza e del maneggio delle artiglierie, considerando l'abbordaggio, affidato ad un piccolo contingente di fanti di marina, una fas e finale e non indispensabile dello scontro. Per quanto riguarda la strategia, le potenze maritti-


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me, Portogallo, Spagna ed Inghilterra, istituirono basi navali in tutti gli oceani per poter difendere gli interessi economici nazionali che incominciavano ad espandersi in tutto il mondo. La tecnica di combattimento adottata dagli inglesi, diede loro un netto vantaggio sulle flotte delle altre nazioni. Lord Drake fu probabilmente il più responsabile fra gli uomini di mare inglesi ad aver iniziato quella catena di eventi che doveva portare l'Inghilterra a]Ja supremazia sui mari. Un evento che, se non fosse rimasto isolato, avrebbe potuto rivoluzionare ancor più decisamente il settore navale, fu la costruzione dei primi vascelli corazzati, realizzata dall'ammiragl io coreano Yi Sung Sin. Questo ammiraglio, rimasto praticamente sconosciuto, verso la fine del XVI secolo, ottenne due grandi vittorie sulla flotta giapponese, vittorie che salvarono la ,Corea, e probabilmente la Cina, dalla conquista degli uomini del Sol Levante, modificando così il corso della storia. Gli strumenti di queste vittorie furono alcune navi da guerra corazzate che lo stesso ammiraglio progettò, costruì ed impiegò in battaglia. Le navi testuggine di Yi, erano delle galere a remi, coperte completamente da una calotta di lamiera di ferro irta di lunghi aculei per impedire l'abbordaggio. Poiché le galere non erano comuni in Oriente, il suo impiego cli remi e rematori prote tti da piastre corazzate rivela il genio immaginativo dì quest'uomo che si era reso conto che il suo progetto richiedeva una forza motr ice diversa dal vento. I vascelli erano dotati cli grossi speroni di ferro ed armati con diversi cannoni che sparavano attraverso deì portelli ricavati nella corazza. Altre feritoie consentivano agli arcieri di lanciare frecce incendiarie contro le vele, il sartiame e gli scafi di legno delle navi nemiche. Yi morì al momento della sua vittoria finale. Con lui scomparve la nave corazzata che ricomparirà soltanto più di due secoli dopo, duran te la guerra di secessione americana.

4. L 'ERA MODERNA I due secoli XV e XVI, segnarono nella storia la transizione fra la preparazione e l'affermazione della civiltà moderna: con l'uno si chiuse l'età medievale, con l'altro ebbe inizio l'età moderna. In questo passaggio si affermarono anche i nuovi elementi di progresso delle istituzioni militari che, alla fine del XVI secolo si


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uniformarono alle infl uenze dei nuovi mezzi d'azione. Dall'impiego di masse inorganiche si passò gradatamente al frazionamento degli eserciti in grossi blocchi che presero il nome di avanguardia, battaglia (da qui l'origine della parola battaglione; i francesi e gli spagnoli ebbero dall'Italia la voce battaglia - bataille, batalla - sia per indicare un reparto che il combattimento) e retroguardia. Tali frazioni della massa, in conseguenza della loro pesante composizione, poco articolata e poco idonea a manovrare, ripetevano le caratteristiche della fa lange ed e rano particolarmente vulnerabili a ll'artiglieria. Data la ancora scarsa efficacia delle armi da fuoco portatili, la grande maggioranza de lla fanteri a era costituita da picchieri ed a labardieri. Soltanto verso la metà del 1600 gli armati di a rmi da fuoco supereranno il numero dei picchieri, e li faranno scomparire definitivamente nel primo decennio de l 1700 quando sui fucili verrà innestata la baionetta, apportando una determinante semplificazione nell'armamento della fanteria ed una notevolemodifica delle tecniche di combattimento. I primi a snellire le formazioni furono gli spagnoli. Nel 1505 re Ferdinando creò venti unità chiama te colunelas (colonne), ognuna delle quali consistente di 1000-1200 uomini fra picchieri, a labardieri, archibugieri, ed organizzata su cinque compagnie. Fan te co razzalo spagnolo. Questa fu la prima formazione tattica basata su una coerente teoria di impiego delle armi, che a pparve in E uropa occidentale da l declino della coorte r omana. La colunela fu la genesi del moderno battaglione e del moderno reggimento. Era comandata da un cabo de colunela (capo di colonna) o colonel. I francesi copiarono subito il valido concetto di colunela ed adottarono anche il grado militare che persiste attualmente in tutti gli eserciti. Negli anni che seguirono, gli spagnoli svilupparono un'unità maggiore chiamata lercio, formata da tre colunelas; il suo nome probabilm ente deriva dal fatto che essa comprendeva un terzo dei componenti della fanteria dell'esercito spagnolo. Il te rcio o quadrato spagnolo era costituito da soli picchieri ed archibugieri. Ques ta

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formazi one, come l'antica legione romana, divenne l'unità fondamentale dell'esercito, una formazione permanente con una precisa e fissa catena di comando, abbastanza grande e diversificata da svolgere operazion i indipendenti. I francesi seguirono ancora l'esempio spagnolo. Nel 1534, Francesco I, credendo di far rivivere le istituzioni romane, creò sette legioni provinciali, ognuna di 6000 uomini, nelle quali erano obbligati a servire i sudditi non appartenenti a classi privilegiate; ma j] servizio militare era già divenuto un mestiere e la massa della popolazione era da lungo tempo disabituata alle armi, e quando queste legioni, che di romano avevano soltanto il nome, furono messe a lla prova, i soldati o si rifiutarono di battersi o disertarono in massa e poco dopo furono sciolte. Fu invece imposta una nuova tassa detta la solde de cinquante mille hommes de pied ritornando al reclutamento per ingaggi. In Piemonte invece venne ordinata una vera milizia nazionale. Un'ordinanza de l duca Ema nuele Filiberto nel 1560, prescrisse che tutti i comuni dello stato formassero delle liste dei cittadini dai I 8 ai SO anni d'età, e che fra questi si scegliessero gli uomini necessari per mantenere 23.000 fanti. Furono armati e pagati da.I duca e divi s i in colonneZZ[ (dal titolo del comandante) di 2400 uomini ognuno; i colonnelli erano divisi in 6 compagnie, le compagnie in quattro centurie e queste in quattro squadre 23. La Balestriere. cavalleria, composta quasi tutta da giovani gentiluomini, era divisa in compagnie di archibugieri e cavallegger i. L'esercito piemontese fu uno dei meglio organizzati dell 'epoca e l'istituzione della milizia nazionale fu copiata, più o meno felicemente, anche dagli altri stati italiani, e le condotte incominciarono a scomparire. Negli eserciti europei, l'azione generale cli comando era esercitata dal re. Il suo principale assistente, in pace ed in guerra, era il connestabile-, un membro della nobiltà, rinomato per il suo valore

23

V. G1c:;uo, Miliz.ie ed eserciti d 'Italia - Ed. Ceschina, Mila no 1927 · p. 76.


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t; EVOLUZTONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

personale. Altri eminenti nobili valorosi, specialmente in Francia, portavano il titolo onorifico di maresciallo. Quando il sovrano era presente sul campo di battaglia, automaticamente esercitava il comando. Il suo secondo in comando, che poteva essere il connestabile o uno dei marescialli, esercitava le sue funzioni m ilitari come luogotenente generale. In assenza del monarca, il luogotenente generale comandava in nome del re. Sotto il comando operativo del sovrano e del suo luogotenente generale, vi era un ufficiale amministrativo conosciuto come sergente maggiore generale. Esperto soldato, non necessariamente un nobile, il sergente maggiore generale era, in effetti, il capo di stato maggiore. Questo era responsabile del rifornimento, organizzazione e formazione per la battagl ia delle eterogenee unità di un esercito del sedicesimo secolo, un lungo e complicato processo, dominato dalla confusione. Nelle sue funzioni amministrative era assistito, presso le unità subordinate, da altri ufficiali amministrativi, conosciuti come sergenti maggiori o sergenti. Al di sotto del re e del connestabile, non esisteva /,'arciere del Perugino. una gerarchia militare permanente o una catena di comando. I luogotenenti generali ed i sergenti maggiori generali venivano nominati soltanto prima della campagna. I sovrani tenevano sempre a loro disposizione un certo numero di unità permanenti, destinate a fornire il nucleo degli eserciti radunati per la guerra. Gli ufficiali di queste unità erano quasi sempre nobili. Le spese per il mantenimento di un grande esercito permanente erano proibitive per le economie nazionali di quel tempo. Perciò in tempo di guerra contavano principalmente su


LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI MILITARI DALL'E RA ANTICA ALL' ln'A' MODERNA

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mercenari arruolati tempor aneamente per incrementare le loro forze relativamente scarse. Tali mercenari, in maggioranza fanti svizzeri e lanzichenecchi tedeschi, erano, di regola, dei buoni combattenti, ma non avevano sen timenti pa triottici e, frequentemente, e rano poco affidabili. Non era raro per loro chiedere un premio alla vigilia di una battaglia, minacciando di abbandonare l'esercito o di passare al nemico, se la richiesta non fosse stata accolta. Questa inattendibilità dei mercenari fu una delle ragioni per le quali i generali erano riluttanti a rischiare una battaglia impegnativa. Oltre a quello de l piccolo ducato di Savoia, l'unico esercito che s i diversificò da quelli disordinatamen te ordinati europei fu lo svedese, quando Gustavo Vasa diede inizio all'ascesa del suo paese a livello di grande potenza. La Svezia non usò mercenari: il nucleo del suo esercito fu costituito da unità regolari permanenti, relativamente numerose, pagate dallo stato, integrate in tempo di guerra, se necessario, con la leva di una ben addestrata milizia. All'infuori delle poche citate, le istituzioni militari non fecero altri progressi. Ciò che maggiormente faceva sentire Ja sua mancanza, era una norma fissa e ben determinata per stabilire i diritti ed i doveri di ogni appartenente all'esercito ed un'efficace, costante e previden te amministrazione; l'incertezza d'autorità e l'insufficienza amministrntiva facevano sentire i loro effetti negativi sulla disciplina, con grave danno degli apparati mili tari. Ma sul finire de l secolo, nelle Provincie Unite d'Olanda, si verificò una grande riforma militare che fu d'esempio per tutti gli altri eserciti. Il fatto che il primo esercito moderno, Alabardie re caratterizzato dalla sostituzione dell'efficienza del secolo XV!. tecnica al valore persona le e dalla trasformazione delle operazioni militari da una forma di avventura ad un settore programmato della pubblica ammin istrazione, venne creato non nelle maggiori potenze de l tempo ma in una società rel ativamente arretrata e decisamente non militare, merita un esame più approfond ito. Gli olandesi delle provincie protestanti che sotto la guida di Guglielmo d'Orange il Taciturno si erano liberati dal giogo della

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Spagna che però continuava a rappresentare una minaccia, riuscirono a costituire un esercito regolare e permanente, al quale imposero una rigida disciplina, mai vista sul continente europeo dai tempi dei romani . Grazie alla rapida espansione del loro commercio, essi furono in grado di pagare i loro soldati, bene e puntualmente. Il risultato fu un esercito omogeneo, disciplinato, professionale, molto superiore a quello spagnolo. Il merito della riforma è attribuito a Maurizio di Nassau (1567-1625), figlio di Guglielmo, ma con lui collaborarono validamente il capo civile del~ la repubblica Johan van ~ Oldenbarnevelt ed il cugino William Louis di Nassau 24. Il rinnovamento delle forze armate olandesi corrispose esattamente al punto di vista della società borghese. In conformità al concetto calvinista che respingeva la nozione di una comunità organizzata gerarchicamente, la società olandese fu organizzata su di una base pluralistica 25. Vi fu in pratica una netta divisione fra i setO P,rchier/ ~Ma:;c/2e/7,en· tori civile e militare. Il ,,q rrhibug,'er/ comandante dell'esercito Formazio"ni spagnole. era soltanto un capo militare operativo. Gli Stati Generali ed il Parlamento nazionale gli davano gli ordini e supervisionavano la loro esecuzione attraverso dei commissari. La condotta della guerra era così soggetta a logici precetti borghesi 26 L'azione fondamentale cli Maurizio fu l'istituzione del profes-

=

24

P. GEYL, The Revolt of the Nelherlands (1555-1609) · Benn, London 1958 - p. 219.

25

J.C. RIEMERSMA, Religious Factors in Early Dutch Capitalism 1550-1650 Mouton, The Hague 1967 p. 31. 26 W. HAHLWEG, Die Heeresreforrn der Oranier und die Antike · Junker und Di.innhaupt, Berlin 194 1 - pp. 20 e ss.


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sionalismo militare mediante la disciplina. Con lui la parola disciplina subÏ un'ulteriore evoluzione nel suo uso. Originariamente, essa si riferiva al processo di acquisizione della cultura ed era il bagaglio dei discepoli fin dai tempi di Platone e di Socrate. In seguito distinse lo stato di conoscenza acquisita dall'uomo dotto. Nel diciassettesimo secolo il processo di professionalizzazione del soldato la usò per denotare un sistema ed un metodo di addestramento e di mantenimento dell'ordine.

i

Lanziche necchi.

Gli effetti dell'opera di Maurizio furono immediati. Negli eserciti spagnolo, inglese e olandese aristocratico, avversari degli olandesi protestanti, vigeva il concetto aristocratico della guerra come occupazione del gentiluomo. La tradizione della classe nobile incoraggiava l'idea che un soldato combatteva per la gloria, spinto da un senso di dovere verso il suo sovrano; la ricompensa era la gratitudine del re e la proprietĂ dei territori conquistati al nemico. I soldati dovevano accettare il riscatto e la preda in sostituzione della paga. I governanti lesinavano le spese per un'organizzazione


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L'EVOLUZION E ORGANICA, TECNICA, OOTTRJNALE

la cui efficienza era misurata dal grado in cui si manteneva da sola. E questa era la debolezza di questi eserciti. Una societĂ come la Repubblica olandese, dominata da una classe mercantilistica, non aveva problemi di tal genere. Il mantenimento del commercio e del credito era lo scopo piĂš importante. L'investimento in una forza armata era considerato come una delle spese fisse di quella compagnia commerciale in forma estesa che era la repubblica. Il commercio, non la guerra, era la maggiore occupazione dello stato e dei suoi governanti. In netto contrasto con gli spagnoli, la strategia olandese era impostata su di una base economica. li l, 0 La riduzione delle forze olandesi ad una grandezza consona alle risorse finanziarie dello stato, pose le fondamenta per una serie cli riforme militari. Collocando i soldati sulla base cli salariati, gli olandesi trasformarono la prospettiva sociale dell'esercito. L'organizzazione doveva reggere non per il senso di onore e di lealtĂ verso il sovrano ma in termini cli contratto. La radice della disciplina non era un codice interno ma un modello cli lavoro regolare per una regolare paga. La paga regolare distrusse l'etica aristocratica. Il lavoratore salariato non era un gentiluomo. Queste modifiche trasformarono la componente mercenaria delle forze olandesi da una fonte di debolezza ad un pilastro di forza. Un esercito basato su di un sicuro e soddisfacente sostegno finanArchibugi e archibugieri ziario, era facilmente controllabile sul del secolo XV. campo e sempre rispondente ai suoi comandanti. I periodi fra le campagne potevano essere sistematicamente impiegati per migliorare l'organizzazione e l'addestramento. I vantaggi di questo sistema vennero rappresentati in un libro di incisioni, pubblicato nel 1607: Wapenhandelinghe (L'esercizio delle armi) di Jacob de Gheyn 27. In una raccolta di 116 27

Di quest'opera esiste un'edizione moderna con commenti di J.B. The Exercise of the Arms - McGraw-Hill, New York 1971.

DE GHEYN,

KIST, JAcoB


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illustrazioni, l'autore raffigurò, in una serie di movimenti, le posizioni opportune per l'uso delle tre armi basilari della fan teria: l'archibugio, il moschetto e la picca. Il Wapenhandelinghe ¡ f.u il primo manuale di pratica d'armi stampato a l mondo e caratterizzato da quattro importanti particolari: 1) l'uso di una determinata arma veniva scomposto in una serie di passi distinti; 2) questi passi erano previsti in un ordine logi co e numerato; 3) ad ogni passo era collegato un esplicito comando verbale e 4) la serie di passi e comandi formavano un c iclo completo.

Archibugiere tedescu.

Archibugiere con archibugio a miccia.

Questo metodo di addestramento non fu utile soltanto ai soldati che venivano messi in grado di ripetere perfettamente ogni movimento, ma anche agli ufficiali e sottufficiali che potevano programmare e valutare ogni manovra. Richiamandosi alla nozione romana dell'ordinamento legionario, gl i olandesi impiegarono formazioni ordinate ma molto piĂš leggere, combinando l'ordine militare fis so con l' uso delle armi da fuoco. In particolare adottarono una manovra chiamata la contromarcia il cui concetto era molto semplice. I soldati venivano ordinati in righe (di solito cinque). La prima riga sparava e subito


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNlCA, DOTTRINALE

invertiva la marcia verso la retroguardia e incominciava nel frattempo a ricaricare le armi. Mentre era impegnata in questa operazione avanzava insieme alle altre righe che in successione sparavano ed eseguivano la contromarcia e, giunto il suo turno, ritornava nuovamente a sparare. L'uso della contromarcia dimostrava il grado nel quale il sistema olandese ruppe con il passato. Come manovra, la contromarcia era sovversiva in quanto violava il principio fondamentale di mantenere una fitta massa unita a tutti i costi. Permettere ai

Lancieri olandesi.

soldati di lasciare le righe del fronte era considerato negli altri eserciti un invito al panico ed alla ritirata. Quello che gli olandesi fecero fu una dimostrazione dell'efficacia del nuovo addestramento e della capacità dei loro ufficiali. La grande imprecisione ed inesattezza delle anni da fuoco relegava il valore militare individuale ad un'importanza secondaria. Gli elementi vitali erano i movimenti meccanici standardizzati e l'abitudine all'obbedienza. Il metodo olandese impiegò le armi da fuoco come una parte del sistema e non come armi individuali. Questa riforma della condotta


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della battaglia fu analoga al cambiamento, nella produzione industriale, dal lavoro artigianale alla linea di montaggio. Sostituì i criteri di conoscenza, qualificazione e responsabilità con l'abitudine. Ogni compagnia rappresentava un'unità produttiva, ogni soldato un operaio salariato. Il fatto che il soldato ordinario fosse un dipendente salariato dello stato piuttosto che un avventuriero, non solo lo rendeva più incline alla disciplina ma ampliava anche il concetto del suo dovere di assimilare le nozioni di necessità militare. Fino al tempo di Maurizio, per esempio, i soldati avevano considerato l'uso della vanga per lo scavo delle trincee, come un compito lesivo della loro dignità. Era abitudine degli eserciti requisire contadini locali per i lavori di trinceramento e fortificazione. Nel nuovo esercì to olandese, la vanga fu una normale parte dell'equipaggiamento del fante. Per quanto riguarda la struttura del comando, le forze armate olandesi erano inquadrate da un corpo ufficiali particolarmente addestrati per l'organizzazione e la guida di uomini destinati a manovrare sul campo di battaglia; tutte le unità operative erano direttamente rispondenti alJ'abiMoschetto e mosche11iere del secolo XVI. lità tecnica dei loro capi. Il concetto di un esercito costituito da unità composte da uomini perfettamente addestrati era correlato con il concetto di un corpo ufficiali caratterizzato dalla loro appartenenza ad una categoria specializzata di tecnici esperti e rafforzato da un sistema che li assegnava ad unità le cui prestazioni erano in diretta relazione all'applicazione delle loro particolari capacità professionali. Il successo di questo sistema fu confe rmato dalle imitazioni. L'esercito olandese divenne una scuola per una generazione di ufficiali europei occidentali. Famosi comandanti come Gustavo


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Adolfo, Turenne e Federico di Prussia, furono direttamente o indirettamente istruiti nell'esercito olandese o nella prima accademia militare moderna, istituita da Giovanni di Nassau nel 1619 a Siegen e destinata a dare un'istruzione militare ai figli della nobiltà protestante tedesca, basata sulle pratiche dell'esercito olandese ma anche sugli antichi testi storici d i arte militare, specialmente sulle opere di Eliano e di Vegezio. L'esercito dei Paesi Bassi può essere considerato come il primo caso moderno di organizzazione militare, simile negli scopi alle organizzazioni produttive che germogliarono nel periodo della Rivoluzione Industriale.

Ca valiere.

Un altro grande progresso nel XVI secolo, ebbe luogo nel sistema di fortificazione. Sul finire del secolo precedente, i perfezionamenti nelle artiglierie avevano dato all'attacco una superioritĂ sulla difesa tale da rendere obsolete le fortificazioni medioevali. Le sottili ed alte mura delle antiche opere si abbassarono, si inspessirono e si interrarono, sia per opporre bersagli meno vulnerabili e piĂš resis tenti alle artigliede nemiche, sia per potervi appostare le


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proprie. In Germania sorse così il sistema poligonale per merito di Albrecht Dtirer la cui opera principale fu Istruzioni per la difesa delle città, castelli e borghi (1527). Ma dove l'ingegneria militare maggiormente si sviluppò e perfezionò fu in Italia con Francesco di Giorgio Martini che realizzò per primo il sistema bastionato e che scrisse il Trattato cli architettura civile e militare ed il Codice di macchine e fortificazioni; Antonio de Corcliani da Sangallo, Michele Sammicheli, Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico e Nicolò Tartaglia: Quesiti ed Invenzioni diverse (1546). Quest'ultimo scrisse anche il primo trattato di balistica: Nova Scientia. Per contro, il milanese Gabriele Busca, si preoccupò di ridare la superiorità all'attacco con la sua opera: Della espugnatione et difesa delle fortezze pubblicata in Torino nel 1585.

Picchiere olandese.

Di problemi militari si occuparono anche altri studiosi e filosofi di questo secolo; primo fra tutti Nicolò Machiavelli con il Principe e L'arte della guerra. Come dice il Maravigna: L'arte della guerra è un vero trattato completo di teorica dell'arte militare, sia dal punto di vista organico, sia e soprattutto del combattimento; è un trattato classico che contiene i principi fondamentali moderni della condotta degli eserciti e nel quale per la prima volta viene consacrato e formulato il fondamento etico del dovere militare, proprio come oggi noi lo intendiamo 28.

28 P. MARAVIGNA,

op. cit. p. 87.


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRlNALE

I suoi concetti erano basati sulla sua stessa esperienza, combinata con l'intenso studio della storia militare classica. Egli sostenne che le antiche legioni romane . dovevano essere il modello delle forze militari del suo tempo, ma sbagliò nel sottovalutare l'efficacia delle armi da fuoco e della cavalleria. Per lui l'esercito ideale era quello composto dalla milizia popolare con procedure destinate ad assicurare il mantenimento del controllo civile. Le idee del Machiavelli, largamente diffuse fuori d'Italia per mezzo della stampa, vennero tradotte in pratica dai maggiori stati d'Europa. In Francia emerse l'ugonotto François de la None, uno dei principali capi protestanti nelle guerre di religione francesi, la cui opera più interessante fu Discorsi politici e militari.

1v1oschettiere olandese.

Moschelliere spap10lo.

Il XVII secolo completò la transizione dal medioevo all'età moderna. Scomparvero le compatte formazioni falangit iche cedendo il posto all'ordine lineare; le armi da fuoco portatili soppiantarono le picche e l'artiglieria mobile divenne un'arma combattente alla pari della fanteria e della cavalleria. Gli eserciti si trasformarono in forze armate permanenti con un'organizzazione amministrativa e tattica, e con una consolidata gerarchia di comando. Le guerre persero il loro carattere di mobilità e si localizzarono all'assedio di fortezze, allungando quindi notevolmente la loro durata. Ogni bell igerante tendeva a colpire le comunicazioni dell'altro


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per tagliargli i rifornimenti e, una ,1olta raggiunto lo scopo, si rafforzava sul terreno cercando di evitare la battaglia in attesa di ripetere, dopo qualche tempo, un tentativo del genere del primo. Il carattere delle guerre fu quindi difensivo e di logoramento, data l'importanza assunta dalle linee di comunicazione. I movimenti furono impacciati a causa dell'esistenza dei magazzini e della necessità del loro spostamento. I grandi condottieri di questo secolo, Gustavo Adolfo, il Condé, il Turenne, il Montecuccoli, tentarono di sottrarsi alle influenze ambientali, ricercando la decisione della guerra per mezzo della battaglia, ma non i-iuscirono a raggiungere lo scopo in modo completo: L'unità amministrativa fu il reggimento, sia di fanteria che di cavalleria, ordinato su di un numero variabile di battaglioni o squadroni. L'unità tattica fu la brigata di due reggimenti nella quale il reggirnen to si articolava in unità minori (battaglioni, squadroni, compagnie). I reggimenti o le brigate erano comandati da un colonnello, i battaglioni da un tenente colonne llo e le compagnie (o squadroni) - la 1\foscheaie,re tedesco. cui origine erano state le compagnie di ventura dei secoli precedenti - da capitani; gli ufficiali subalterni erano i tenenti. Prevalevano le truppe me1-cenarie, non essendo ancora instaurato (se non parzialmente), il sistema di reclutamento nazionale. La costituzione di unità permanenti accelerò la quasi universale adozione del sistema delle proprietà che sostituì il sistema feudale e quello delle compagnie di ventura. Il colonnello era il proprietario del suo reggimento e riceveva dal sovrano una somma di denaro e l'autorizzazione (personale o tramite i suoi capitani) di assoldare la truppa. Il colonnello inviava i suoi collaboratori nei paesi e nelle campagne per ingaggiare gli uomini traendoli dai contadini, vagabondi e delinquenti, mediante i mezzi più svariati.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Il comandante del reggimento veniva pagato periodicamente secondo il numero degli uomini, il loro equipaggiamento e le armi. Il soldato era obbligato a curare con la sua paga la manutenzione del corredo e delle armi; da ciò la necessità di avere al segui to dei . reparti, calzolai, sarti, armaioli, rivenditori di ogni genere e quindi un enorme numero di persone non combattenti, motivo cli indisciplina e disordine. L'onere finanziario del reclutamento e del mantenimento dell'esercito dava al sovrano il diritto di sovrintendere all'amministrazione ed all'addestramento dei reggimenti e limitava il diritto di proprietà precedentemente esercitato dai comandanti. Ma questo diritto poteva essere molto redditizio. In aggiunta al profitto derivante dalla direzione economica dell' unità (spesso condotta con molta parsimonia o con ]a frode), un ufficiale poteva vendere la sua proprietà, perciò la patente di colonnello aveva un valore commerciale. Questo uso di vendere la patente continuò in parecchi eserciti - specialmente in Inghilterra - anche molto tempo dopo la generale scomparsa del sistema delle proprietà. Sino a che i gradi si comprano e si vendono e le unità dell'esercito sono proprietà degli ufficiali e non dello Stato e gli ufficiali speculano sopra l'ingaggio che, in certi paesi ed in certi periodi dell'epoca considerata, assume forma di vera fratta dei bianchi ed il carattere di caccia spietata all'uomo, l'esercito non è certamente un ambiente benvisto ai singoli ed alla società, nella quale, del resto vive da intruso ed il soldato è considerato un paria eà un obietto di disprezzo. L'ufficiale, separato dal gregario da una barriera insuperabile, si considera verso quest'ultimo come straniero. L'ufficiale non è, infatti, un Capo, ma un imprenditore ed il soldato un essere privo di personalità che non ha altro compito se non quello di subire il sopruso, di sopportare senza lamentarsi la disciplina b r utale ed umiliante e di ubbidire automaticamente: unica e legittima aspirazione del soldato, per conseguenza. è quella di disertare al momento propizio 29.

Un grande contributo alla modifica di queste deteriori istituzioni fu fornita da Raimondo Montecuccoli, con il suo Aforismi dell'arte bellica, uno dei migliori trattati di arte militare di quel periodo. Egli inizia la sua opera parlando degli uomini:

29 P. MARAVIGNA,

op. cit. - p. 183.


LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTIT UZIONI MILITARI DALL'ERA ANTICA ALL'EIA' MODERNA

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Si assoldano gli uomini non già della feccia del volgo né a caso, ma si vogliono scegliere d'infra i migliori che siano sani, arditi, robusti, sul fiore dell'età, indurati ne' disagi de' campi e delle arti faticose, non infingardi, non effeminati, non viziosi 30.

E sul finire riprende l'argomento: Ma se tanto ha da soffrire il soldato, ed a sì rigorose pene egli è soggetto, a gran ragione dee esser e equivalen te il premio. Decade la milizia colà dove de' soldati poco conto si tiene 31.

La più significativa evol uzione delle istituzioni militari del secolo si ebbe in tre grandi stati: l'Impero germanico, la Svezia e la Francia.

5.

ORDINAMENTI MILITARI GERMANICI

In Germania, il reclutamento si effettuava in gran parte per arruolamenti mercenari, per il rimanente con la leva che non era regolata da nessuna norma e le poche reclute che se ne ricavavano erano costrette al servizio arbitr ariamente e con la forza. L'arbitrio colpiva naturalmente i più poveri, l'ingaggio allettava i vagabondi ed i delinquenti, cosicché il soldato tedesco era il rappresentante dell'infima e peggiore classe del popolo: i nobili entravano nell'esercito soltanto per coprirvi gli alti gradi della gerarchia. La fanteria era ripartita in reggimenti di 1500-2000 uomini su dieci compagnie, metà di picchieri e metà di moschettieri. Le formazioni di combattimento erano ancora massicce e compatte e non assumevano precisi ordini di battaglia. La cavalleria era di quattro specialità: i corazzieri, coperti di ferro quasi come nel medioevo, armati di spada e di pistole; i carabinieri armati d i archibugio leggero, pistole e spada e difesi da elmo e pettorale cli ferro; i dragon i, difesi sol tanto dall'elmo e armati di moschetto e spada; gli ussari o croati che costituivano la cavalleria leggera, armati di sciabola e di archibugio. Anche la cavalleria si divideva in reggimenti su un numero variabile di compagnie o cornette. Sul campo però si raggruppava in squadroni Aforismi dell'arte bellica · Lib. I · cap. Il - Lit. f-IX.

30

R.

3J

R. MONTECUCCOLI, op. cit. - Lib. lII · cap.

MONTEClJCCOLI,

V ·

XXIV.


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L'cVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

di 3-5 cornette (100-120 cavalli). La carica veniva effettuata al trotto o caracollo fin sotto la linea nemica per romperne la compattezza con il fuoco; poi lo squadrone caricava con le spade, riservando sempre una pistola carica per farne uso nella mischia. L'artiglieria, pur dotata di un numero eccessivo di calibri e molto pesante, era la migliore d'Europa, dopo quella delle Provincie Unite d'Olanda, con materiale ben costruito, prevalentemente in bronzo. Per quanto r iguarda l'organizzazione generale dell'arma, l'Impero era diviso in quattro circoli, che oggi si chiamerebbero direzioni territoriali d'artiglieria, incaricati esclusivamente della costruzione e manutenzione; essi erano provvisti di abbondante materiale di riserva ed in caso di mobilitazione dovevano fornire ciascuno un determinato numero di bocche da fuoco, complete di munizioni, uomini e cavalli.

6. ORDINAME NTI MILITARI SVEDESI Il sistema di reclutamento dell'eserci to svedese si basava sul servizio militare obbligatorio a carattere nazionale, istituito da Gustavo Vasa e mantenuto anche in seguito, ed era in stretta dipendenza con il diritto della proprietà fondiaria: ogni determinato numero di poderi doveva fornire, armare e mantenere un determinato numero di soldati. Il nucleo della fanteria era quindi formato col sistema regionale. Essendo però la Svezia molto scarsa di abitanti, questi non erano sufficienti a fornire il numero necessario d i soldati ed il re Gustavo Adolfo dovette ricorrere all'elemento straniero mediante arruolamento di mercenari che però scelse con rigoroso criterio. L'esercito venne snellito limitando al minimo indispensabile l'ingombro del numeroso seguito di carri e di personalè ausiliario, a vantaggio di una notevole celerità nel movimento dei reparti. Uno dei maggiori meriti di Gustavo Adolfo fu la severa, ma nello stesso tempo giusta e liberale disciplina alla quale seppe abituare le sue truppe; a ciò si unì il perfetto ordine e la più scrupolosa puntualità nel pagamento degli stipendi ed in ogni altra somministrazione ai soldati. La percorrenza della scala gerarchica dipendeva esclusivamente dal valore e dal merito; nessuno infatti poteva ottenere un grado senza avere prima servito come soldato semplice ed aver percorso tutti i gradi intermedi. Ciò correggeva in par te il difetto intrinseco


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del reclutamento mercenario poiché dava a questo eserc ito un carattere particolarmente speciale, in un'epoca nella quale, in tutta Europa, il privilegio a nnullava ogni merito ed i gradi s i ottenevano soltanto per diritto di nascita. Nell'esercito svedese il soldato, non rappresentando soltanto l'infima classe sociale, come avveniva altrove, era tenuto in maggior s tima e sen1 iva con maggior soddisfazione. Fu anche il primo ad e ssere dota to di uniforme. La fanteria svedese era divisa in otto compagnie composte cli picchieri e moschettieri con prevalenza di questi ultimi. L'unità tattica era la brigata della forza di due r eggimenti che essendo soltanto di carattere amministrativo, si frazionavano in drappelli che si disponevano su sei o tre righe. I drappelli di moschettieri fiancheggiavano quelli dei picchieri che si mantenevano serrati nei ranghi, mentr e i primi conservavano un certo intervallo per facilità di manovra (specie per la contromarcia). Esistevano anche r eggimenti di soli moschettieri per supporto alla cavalleria. La cavalleria si divideva in reggimenti su un numero variabile di cornette (100-J 20 cavalli); le sue specialità erano i corazzie ri, armati di sciabola e due pis tole, e lmo e mezza corazza, e dragoni, a rmati di moschetto, spada e pistole. L'unità tatti ca era lo squadrone (ca. 270 cavall i) su tre r ighe di profondità, in ordine serrato; fra uno squadrone e l'altro, s ulla stessa linea, erano interposti drappelli cli moschettieri. Durante l'attacco, i cavalieri avanzavano al passo insieme a i moschettieri che sparavano per Picchiere. scompaginare lo schieramento avversario. Giunti a distanza utile, gli sq uadroni caricavano a m assa compatta e sciabola sguainata, d iventando così uno strumento d' urto pi ù controllato ed efficace della cavalleria medioevale. Dopo la carica, g li squadroni si riordinavano di e tro i propri drappelli di moschettieri che intanto li proteggevano con il fuoco; così pure per sostenere l'urto della cavalleria nemica, erano i moschettieri quelli che spiegavano tutta la loro a zione lo ntana


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prima che, arrivati quasi ad immediato contatto, gli squadroni si spingessero al contrattacco. L'artiglieria, di grosso calibro, era ancora troppo pesante; ma Gustavo Adolfo adottò una specie di piccoli obici dotati di doppio munizionamento a palla ed a scatole di mitraglia e costituì una leggerissima artiglieria reggimentale che veniva schierata in prima linea con la fanteria e la cavalleria. Questi pezzi, trainati da un cavallo e serviti da due soli uomini, furono in principio cli lamiera di ferro cerchiata di cuoio (perciò detti cannoni di cuoio) poi furono costruiti in ferro fuso per opera dell'inglese Hamilton. La celerità di tiro venne notevolmente aumentata con l'introduzione del cartoccio in leggera foglia cli legno e con unito il proiettile. Dopo quelle olandesi, le istituzioni militari svedesi furono quelle che più delle altre segnarono un grande progresso nella storia. Oltre a restituire alla cavalleria la sua funzione istituzionale di massa d'urto, Gustavo Adolfo bilanciò in ogni formazione l'azione lontana con quella vicina: infatti, i moschettieri svedesi, supportat i dalla leggera artiglieria reggimentale, nell'offensiva davano modo, sia alla fanteria dei picchieri che alla cavalleria, di superare lo spazio battuto dalle armi nemiche; nella difensiva spiegavano tutta l'azione del fuoco per tener lontano il nemico; i vari elementi dello schieramento potevano svolgere i due modi d'azione senza cambiare essenzialmente la formazione. A differenza degli altri eserciti, quello svedese godette sempre d i una disciplina severa ed esemplare.

7. ORDINAMENTI MILITARI FRANCESI

Nella prima metà del secolo, l'esercito francese non differiva dagli altri del continente europeo e non era certamente il migliore. Richelieu e Mazarino avevano adottato parecchi ordinamenti svedesi senza però ottenere grandi risultati. Fu con l'effettiva assunzione al trono di Luigi XIV, nel 1660, che le istituzioni militari subirono riforme tali da consen tire la p revalenza francese in Europa. Merito di queste riforme va principalmente al ministro della guerra cli Luigi, il marchese di Louvois, che continuò con più efficacia l'opera precedentemente iniziata dal padre Michel Le Te llier. Il reclutamento dell'esercito rimase simile a quello imperiale cioè l'ingaggio di mercenari nel paese o all'estero fatto dai capitani o da commissari (in Francia chiamati racoleurs) integrato dalla leva ma senza


LA TRASFORMAZIONE ll ELLE ISTITUZION I M ILITARI DALL'ERA ANTICA ALL'EIA' MODERNA

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norme di giustizia e di equità: si chiedeva un certo numero di uomini a d un comune o provinc ia che doveva raccoglier e la gente richiesta con il danaro o con la forza. Il soldato quindi continuò a rappresentare l'infima classe della società. Gli ufficiali appartenevano sempre alle caste privilegiate, ma venne soppresso l'acquisto dei gradi inferiori, la cui nomina fu deman data ad ispettori generali mentre prima, i gradi d i tenente, sottotenente, insegna di fanteria e cornetta di cava lle ria era no venduti dai capitani propr ietari della compagnia. La vendita da parte dello stato dei gradi di capitano e colonnello, venne sostitui ta con la promozione secondo un turno (ordre de tableau), dopo un periodo di permanenza in ciascun grado e dopo a verne dimostrata la capacità. L'ufficiale poteva anche essere promosso fuori turno per merito di guerra. Il conferimento dei gradi di generale rimase di pertinenza rea le. Per quanto r iguarda il lato a mministrativo e logistico, già nel periodo di Riche lieu si er ano istituiti i commissari che inizialmente e rano dei semplici pagatori in luogo dei capitani che fino ad a llora avevano amministra to le compagnie per proprio conto, spesso defraudando contempora nea men te lo stato ed il soldato; a questi seguirono gli intendenti che furono i controllor i delle operazioni a mministrative e della effettiva presenza de i soldati porta ti sui r uoli dai capitani. Ma sotto il Louvois l'am inistrazione assun se una parte importantissima negli eserciti francesi: gli intendenti, commissari e tesorieri costituirono una burocrazia c ivile, l'intendance, c he traeva a utorità dire ttamente dal mini st ro e che doveva provvedere agli a pprovvigionamenti degli eserc iti in campagna, ai magazzini nelle basi e sulle linee d'operazione. Nacque così un più disciplina to sistema logistico che consentì a Luigi XIV di mantener e un apparato militare di circa 400.000 uomini con armate ca mpali che raggiu nsero talvolta i 100.000 uomini, effettivi enormi per quei tempi, e che tennero brillantemente testa per un quarto di secolo ad una coalizione che comprendeva tu tte le potenze europee. L'importanza e l'autonomia date all'intendenza costrinsero però i generali a regol are le loro ope razioni a seconda dell'ubicazione dei magazzini e delle linee di approvvigionamento stabili te dagli intendenti; qua ndo la distanza delle armate dai magazzini rendeva impossibi le il rifornimento, era necessari o sostare per dar tempo ai convogli di costitu ire altri magazzini, con conseguente aumen to della vulnerabilità delle linee di comunicazione e lentezza delle o perazioni .


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L'EVOLUZIONE ORGANICA. TECNICA, DOTTRINALE

Le forze francesi furono le prime ad avere un servizio sanitario attuato con criterio organico: le armate ebbero al loro seguito delle ambulanze ed ogni piazzaforte fu dotata di ospedale. La fanteria era ordinata in reggimenti che però erano soltanto unità amministrative mentre l'unità tattica era il battaglione costituito da 10 a 18 compagnie di 50 uomini ciascuna. L'ordinamento della fanteria venne modificato dall'introduzione del fucile cioè un moschetto in cui l'accensione era provocata da una pietra dura battuta contro un acciarino o facile in luogo del serpentino e della ruota. Alcuni fanti scelti vennero muniti anche di granata a mano, palla di ferro vuota all'interno che, riempita di polvere e dotata di una miccia alla quale si dava fuoco, veniva lanciata contro il nemico; questi fanti vennero chiamati granatieri e formarono la testa delle colonne negli assalti a luoghi for tificati. Sul finire del secolo furono riuniti in compagnie ed armati come gli altri soldati per servire da truppe scelte. La fanter ia fu quindi suddivisa in fucilieri, granatieri e picchieri; questi ultimi scomparvero nel 1703 quando, per merito attribuito al famoso Vauban, venne adottata la baionetta a ghiera da inastare sul fucile. La cavalleria ebbe anche in Francia lo squadrone su 3 o 4 compagnie di 40-50 cavalli come unità tattica; i gendarmi costituivano la cavalleria pesante, i carabinieri la cavalleria Carabiniere francese. leggera armata di carabina e sciabola e i dragoni, la fanteria montata. L'artiglieria non subì grandi modifiche mantenendo svariati calibri. Il sistema di fortificazione, che in Europa aveva fatto progressi, ebbe in Francia in Sebastiano Le Prestre signore di Vauban, il suo grande perfezionatore. Una delle più importanti opere fu l'applicazione della fortificazione a l terreno nel collegamento delle piazzeforti alle linee strategiche del paese, che diede avvio alla guerra di cordone. Fu costruita una catena di fortezze, ognuna dotata di materiali, equipaggiamenti e rifornimenti necessari ad un esercito. Le unità in marcia potevano contare su qualsiasi posto fortificato per rifornirsi di qualunque cosa abbisognassero, compresa l'artiglieria pesante. Nello stesso tempo, un esercito nemico, per avanzare, era costretto ad eliminare, uno dopo l'altro, tutti questi forti che si trovavano sulla sua direttrice di marcia.


LA TRASFORMAZIONE DE LLE ISTITUZIONI MILITARI DALL'ERA AN TICA ALL'ETA' MODERNA

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Ma dove emerse il talento di Vauban fu nell'arte dell'espugnazione. Il difetto principale degli attacchi, come si conducevano in precedenza, consisteva nel fatto che i vari lavori di approccio non si prestavano scambievole appoggio, sia nel concorrere ad abbattere la difesa, che nel resistere alle sortite degli assediati; per eliminare questo difetto Vauban ideò il sistema delle parallele che riunivano, fuori dalla portata della mitraglia, alla portata della moschetteria ed ai piedi dello spalto, le teste delle trincee d'approccio, e servivano a coprire le batterie, sostenere i lavori successivi e rendere quasi impossibili le sortite. Il secolo XVII fu l'era delle monarchie assolute e la guerra divenne il lavoro dei re. Un sistema militare basato su una stretta disciplina, un'amministrazione centralizzata e truppe ben addestrate a lunga ferma, fu particolarmente congeniale a questa forma di governo. Ne risentì anche l'economia civile, perché il sempre crescente costo delle guerre creò continue necessità di denaro e quindi sempre maggiori tassazioni. L'effetto sulla società fu profondo perché il susseguirsi delle guerre provocò sempre nuove richieste di materiale umano. Il r eclutamento obbligatorio è dunque il solo mezzo per soddisfare ai bisogni dello Stato necessari alla sua difesa; e così l'imposta del sangue è diventata dovunque un obbligo pubblico 32.

La scienza e la tecnologia vennero poste, in misura sempre maggiore,al servizio della guerra. Il servizio militare, specialmente per gli ufficiali, incominciò a divenire una professione in tutta Europa e l'addestramento del personale assunse una grande importanza. La prima accademia militare dei tempi moderni fu costituita, come già detto, nel 1619 da Giovanni di Nassau, seguita, poco tempo dopo, dall'Accademia Reale di Richelieu. Il secolo XVIII fu un periodo che Toynbee chiamò un ciclo di invenzioni, trionfi, letargo e disastri 33 ma non portò, almeno fino alla r ivoluzione francese, grandi progressi nelle istituzioni militari. Tutti gli stati seguirono l'esempio di Gustavo Adolfo modificando i loro ordinamenti e la struttura degli eserciti, e mantennero sotto le 32 A.V. DE MARMONT, Dello spirito delle istituzioni militari, Le Monnier, Firenze I 939 - p. 130. 33 A. TOYNBEE, A Study of History, Somervell Abridgement - voli. 1-6 Oxford-New York 1947 - p. 336.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRIN ALE

armi un gran numero di uomini seguendo l'esempio della Fra ncia. Fu l'epoca di Eugenio di Savoia, di John Churchill duca di Marlborough , di Pie tro il Grande e di Carlo XII, ma il più grande fu Federico II di Prussia, l'unico per il quale si può parlare di progresso. Nei p rimi anni de l secolo la tecnologia degli armamen ti provocò modifiche sostanziali nelle formazioni della fan teria: la sostituzione del moschetto a ruota con il fucile a pietra aveva aumentato la cadenza di fuoco e l'adozione della baionetta a ghiera aveva fatto scomparire i picchieri. L'accresciuta efficacia del fuoco fece sentire il bisogno di ridurre la profond ità delle formazioni allungandone invece la fronte. Nacque così l'ordine lineare consistente in uno schieramento di due lunghe linee sottili, ognuna di tre ri ghe di fucilieri, continue e paralle le, distanti fra loro 300 metri, con la cavalleria alle ali ed i fianchi prote tti da lavori di for tificazione od appoggiati ad ostacoli naturali. L'avanzata con una simile formazione in terreno rotto era diffic ile: la r igidità dell'ordinanza e la tendenza a non romperl a predisponevano più alla difensiva che all'offensiva. L'artiglieria, schierata lungo la fronte, non poteva sfruttare neppure la sua scarsa mobilità. La cavalleria era ancora elemento di manovra, m a il suo impiego non corrispose alle caratteristiche dell'arma. Bisognerà attendere gli anni di Federico per vedere queste formazioni più manovriere ed il coordinamento ra zionalizzato fra le diverse armi. In quegli anni inoltre, nella seconda metà del secolo, si combatterono le tre grandi guerre che lasciarono un'impronta indelebile nella storia militare, e non solta nto militare, del mondo. La guerra dei Sette Anni (1756-1763) fece assurgere la Prussia al rango di grande potenza: le sue isti tuzioni militari, in un fu turo non molto lontano, sarebbero diventate il modello per tutto il mondo; questa guerra consolidò anche l'impero coloniale britannico sparso in tutti i continenti e distrusse quello francese ne ll'America del nord ed in India. La Rivoluzione Americana (1775-1783) diede vita agli Stati Uniti d'Amer ica e le guerre rivoluziona rie della Francia (1791-1800) portarono questa nazione ad essere la potenza milita re terrestre che dominò l'Europa. Nel '700 le potenze europee con interessi ed influenza mondiali erano l'Inghilterra, la Francia, la Spagna, la Russia e l'Austria. Il regno di Prussia era un piccolo stato costituito da p rovincie sparse fra il Niemen ed il Reno, inframmezzato da territori della Germania che in quel periodo era soltanto un'espressione geografica comprendente un coacervo di ducati indipendenti, principati e città sui


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quali dominava nominalmente il Sacro Romano Impero detenuto dalla casa d'Austria. Federico II, salito al trono nel 1740, .fu, dagli eventi e dalle condizioni in cui versava la Prussia, costretto contro la sua indole a diventare guerriero per studio e forza di volontà. Infatti la situazione in cui si venne a trovare allo scoppio della guerra di successione d'Austria, con uno stato frazionato, senza frontiere, senza fortezze, chiuso fra gli svedesi in Pomerania e gli austriaci in Slesia, fra la Sassonia e la Russia, lo spinse ad abbracciare il partito della guerra pena la perdita dei suoi domini. Nell'impossibilità di difendersi per la mancanza di organizzazione militare territoriale, intraprese la guerra offensiva e campeggiata. Federico aveva ereditato dal padre uno stato in buon assetto politico e finanziario, un esercito perfettamente ordinato, armato, istruito, disciplinato, forte di 80.000 uomini, il quarto più grande esercito d'Europa, anche se il territorio della Prussia era il decimo in ordine di dimensioni e soltanto il tredicesimo in popolazione. Il riordinamento dell'esercito prussiano era incominciato fin dal principio del XVIII secolo ed il maggior merito va attribuito al principe Leopoldo di Anhalt Dessau che dopo una lunga serie di esperienze pratiche nei campi d'istruzione, mise in grado le truppe di compiere quelle evoluzioni che Federico sfruttò e perfezionò e che gli consentirono di ottenere le sue grandi vittorie. Gli eserciti di quei tempi erano infatti dei blocchi indivisibili, composti di dozzine di reggimenti. Potevano essere mossi sul teatro di guerra soltanto con grandi difficoltà e potevano passare parecchie ore prima che essi potessero modificare la loro formazione di marcia in ordine di battaglia. Una volta entrati in combattimento, gli eserciti procedevano a massacrarsi a vicenda, scambiandosi cannonate e scariche di moschetteria a bruciapelo. Ciò che preoccupava i comandanti non erano le considerazioni umanitarie riguardo ai soldati, ma il sapere che ogni caduto rappresentava la perdita di qualcosa come tre anni di investimenti in razioni ed il tempo perso dell'istruttore. Federico, costretto a r icercare battaglie rapide e decisive perché non poteva permettersi un tipo di guerra che avrebbe consentito ai suoi nemici di impiegare tutte le loro superiori forze contro di lui, rese il suo esercito più articolato e quindi più manovrabile, e sottopose i suoi uomini ad un continuo e massacrante addestramento. Il soldato prussiano, attraverso un'incessante e rigida disciplina, incluso il passo cadenzato, divenne un professionista ma fu reso consapevole del compito che doveva svolgere. Le unità prussiane potevano cambiare direzione o fronte simultaneamente o per piccoli gruppi


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1.' EVOLUZIONE ORGANICA, Tl:.CNICA, DOTIR INAI. E

in successione; potevano assumere la form azione di battaglia direttamente da quella di colonna marciante o viceversa, anche su terreno rotto o irregolare. Inoltre, il fuoco pe r plotone sostituì le più formali scariche di fucileria di grosse formazioni.

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L'ordine obliquo.

Il r isultato fu una fante ria mobile che poteva essere faci lmente manovrata sul campo di battaglia, in modo tale da produrre il massimo effetto di fuoco e d 'urto su di un punto prestab ilito. Ciò rese possibile il famoso ordine obliquo, cioè lo sfruttamento della rapid ità di spostamento delle truppe per ottenere la superiorità numerica sul punto della linea nemica ritenuto più debole. L'ordine obliquo è descritto dallo stesso Federico: La mia prima regola riguarda la scelta del terreno e la seconda la disposizione della battaglia. E' qui che si può fare un'applicazione utile del mio o rdine di battaglia obliquo. Si rifiuta un'ala a l nemico e si rinforza quella che deve fare l'attacco. Con ciò voi porta te tutte le vostre forze s u l'ala del nemico c he voi volete prendere di fianco 34.

34

Die lnstruction Friedrich des Grossen

fur seine Ge11erale von 1747 · Art. XXII.


LA TRASFORMAZION E DELLE ISTIT UZIONI MILITAR( DALL' ERA ANTICA ALL' ETA' MODERNA

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Federico avanzava, di norma, con uno schieramento obliquo rispetto alla linea avversaria, preferibilmente contro un'ala, cosicché mentre il nemico, con un fronte rigido, lineare, su un'ampia fronte, quasi sempre senza riserve, non era in grado di manovrare per parare in tempo la sua azione, le truppe prussiane più lontane costituivano u na riserva disponibile per alimentare l'attacco con una successione crescente di sforzi. Lo scompiglio che veniva a crearsi era tale che l'impiego fulmineo della cavalleria riusciva a determinare quasi sempre il crollo definitivo. L'apparato militare prussiano si differiva dagli altri anche riguardo il reclutamento e l'ordinamento. Lo Stato era diviso in circoli ciascuno destinato ad alimentare un reggimento di fanteria; la cavalleria era reclutata su tutti i circoli fra gli agricoltori proprietari di cavalli, per avere uomini già pratici al maneggio e governo di questi animali. Ogni anno i singoli circoli di reclutamento formavano la lista dei cittadini che per età cadevano sotto l'obbligo della leva e quindi, con l'assistenza di un ufficiale del reggimento, si procedeva alla scelta degli uomini adatti al servizio. Per completare gli organici del reggimento, quando necessario, si ricorreva all'ingaggio di stranieri; in questo modo questi ultimi non formarono mai corpi separati ma vennero suddivisi in tutti i reggimenti di fanteria. La cavalleria invece era esclusivamente alimentata con nazionali poiché quest'arma, destinata ad agire nei momenti più decisivi della battaglia, doveva essere formata da elementi più affidabili. Il soldato di Federico II ci è stato rappresentato in caserma come vittima della brutalità degli ufficiali e sottufficiali, in piazza d'armi ed in combattimento come un automa. Se così fosse stato un condottiero, anche della capacità di un Federico II, non avrebbe potuto conseguire i risultati che il re prussiano conseguì; d'altro canto l'esercito non avrebbe potuto costituire un organismo naz.ionale tenuto in così alta considerazione presso il popolo prussiano, u n elemento di progresso e di decoro sociale quale esso fu per il paese ed un modello che tutta l'Europa si affrettò ad imitare. L'esercito cli Federico era invece una macchina sapientemente dosata e congegnata, nella quale l'elemento morale aveva su tutti gli altri un'importanza capitale, una funzione di primo ordine 35.

Pochi generali e molti soldati era il principio di Federico, perché egli giudicava, e non a torto, essere più difficile trovare un

35

P.

MARAVIGNA,

op. cit. · p. 327 .


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L'EVOL UZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

buon generale che formare un esercito numeroso; era quindi molto rigoroso nella scelta dei comandanti dei grandi corpi tattici e per i quali preparò dettagliate istruzioni (vedi nota 34). Fu il primo a creare un corpo specialmente addetto al servizio dello stato maggiore, embrione di quello che doveva essere, nel secolo successivo, lo Stato Maggiore Generale di Scharnhorst; in un primo tempo furono soltanto dodici ufficiali da lui scelti fra i maggiormente distinti dell'esercito per istruzione e valore, li esercitò personalmente al rilievo cartografico, alla costituzione dei campi e negli svariati· rami del servizio speciale ad ogni singola arma, e li fece organi autorevoli per la diramazione degli ordini del comandante in capo. La classe degli ufficiali continuò a rappresentare quasi esclusivamente l'elemento aristocratico della Prussia; non bastava però essere nobile per essere ufficiale come negli altri stati, ma fra i nobili era necessario il merito e l'attitudine, e nessuno poteva essere ufficiale senza aver prima servito, per un periodo più o meno lungo, nelle file dei soldati con il titolo di cadetto. La definizione di nobiltà era inoltre molto più elastica in Prussia che negli altri stati. Federico non avrebbe potuto tollerare lo stato di cose che si era sviluppato negli ultimi anni dell'esercito dell'ancien régime in Francia, dove le autorità pretendevano la completa prova dei quarti di nobiltà: vi erano molte dinastie militari prussiane che non avrebbero superato l'esame. Quello che importava a Federico non era tanto il sangue blu che scorreva nelle vene dei suoi ufficiali, quanto il fatto che egli doveva essere l'unico uomo con l'autorità cli determinare esattamente in che cosa consisteva la nobiltà. Così gli aristocratici prussiani non furono mai indotti a quegli estremi di reazione come i loro colleghi francesi dei decenni 1770 e 1780, che temevano di essere sopraffatti dalla prosperosa borghesia. In effetti Federico preferì ufficiali poveri ad ufficiali di altro genere, considerando che essi furono i più coscienziosi ed i più devoti al suo servizio 36. La fanteria del tempo di Federico era ordinata in reggimenti di circa 1700 uomini suddivisi in due battaglioni di uguale forza. Tuttavia, per un· assurdo ed illogico ordinamento, il battaglione era frazionato in due tipi di organizzazione completamente separati, uno dei quali era amministrativo e l'altro tattico. L'organizzazione amministrativa del battaglione era di sei compagnie (cinque di foci36 Die Politische Testamente Friedrichs des Crossen, supplemento a Politische Correspondenz, Bcrlin 1920 - p. 149.


LA TRASFORMAZIONE DE'.LLE ISTITUZION I MILITARI DALL' ERA ANTICA ALL' ETA' MODERNA

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!ieri ed una di g ranatieri), mentre quella tattica era di cinque compagnie fucili eri: sul campo di battaglia Federico desiderava avere a disposizione alcune uni tà di soldati particola rmente fidati ed aggressivi; queste erano formate da uom ini scelti che e rano concentrati nelle du~ compagnie granatieri dei reggimenti. Tutte le volte che l'esercito si preparava per le manovre o per la guerra, le due compagnie granatieri reggimentali si univano a due compagnie di un altro reggimento pe r formare un battaglione autonomo di granatieri. Un'altra par ticolarità del battaglione di fan teria prussiano e ra che una volta disposte in linea le compagnie su ddivise in pl otoni, gli ufficia li ne assumevano il comando da destra a sinistra, secondo il loro ordine d i anzianità; quest'uso portava al la conseguenza che i soldati non erano sottoposti sempre agli stessi capi, difetto abbastanza grave, che Io stesso Federico riconosceva, ma che non volle e liminare essendo una trad izione dell'esercito prussia no. L'influenza crealiva di Federico fu probabil mente maggiore nella cavalleria che non nelle alt re armi delle sue forze, data la g rande impo rtanza che egli diede a lla gue rra a cavallo. Dopo un poco bri ll a nte debu tto all'inizio degli anni q uaranta, i cava lieri prussiani acquisirono gradualmen te efficienza ed a lto morale, e nella Guerra dei Sette Anni, giunsero a dare il colpo decisivo in b a ttaglie come Rossbach, Leuthen e Freiberg. I corazzieri, cavalleria pesante, ed i dra goni, cavalleria media che si distingueva dai corazzieri soltan to perché non po rtava la mezza co razza, erano ordinati in reggimenti della forza media d i 700 cavalli, divisi in 5 squadr oni di due compagnie con 3 ufficiali e 70 caval ieri. Il loro compito era quello di infrange re l' urto della cava lleri a e di schiacciare i fianch i della fanteria. Gli ussari formarono una categori a di cavalieri leggeri, originata in Ungheria, ed impiegati in compiti che richiedeva no ve locità e m obilità, lavoro di pattugliamento e r icognizione, scorreria , insegu imento e sicurezza dei fianchi e della retroguardia della cavalleria pesante sul campo di battaglia. I reggimenti ussari avevano u na forza doppia degl i a ltri reggimenti di cavall e ri a ed erano divisi in dieci squadroni. Nell'esercito la cavalleria era nella proporzione di l/5 de lla forza tota le. L'artiglieria, formata di cannonieri (militari) e personale per il traino (borghesi), fu l'arma che meno progred ì sotto Federico II. Solo verso la fine de lla Guerra dei Sette An ni fu aumentata fino a raggi ungere il rapporto di sette pezzi ogni mill e uomini. I calibri erano quattro. I pezzi da 3 e 6 libbre (dal peso del proietto), erano denominati da bauag/ione ed erano distribuiti nei battaglioni di


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

fanteria a1l'inizio di ogn i campagna; il loro compito era di fornire un supporto di fuoco sul campo di battaglia come armi di accompagnamento; questi pezzi equipaggiavano anche l'artigl ieria a cavallo. I pezzi da 12 erano classificati pezzi di batteria, cannoni pesanti, raggruppati in massicce batterie da piazzare in punti particolarmente vantaggiosi del campo di battaglia. Il pezzo da 24 completava la gamma dei cannoni pesanti, era denominato d'assedio; dato il suo elevato potere d'urto era impiegato per abbattere i m uri delle fortezze. Federico adottò in campagna anche gli obici, già altrove conosciuti ma poco in uso, i quali lanciavano granate a mitraglia.

Cannoni del XVI secolo.

Anche il genio formò un corpo speciale, ma gli ingegneri militari prussiani valevano poco rispetto a quelli degl:i. altri paesi: questo per la naturale conseguenza del sistema di guerra adottato da Federico, per il quale le fortezze avevano un'importanza del tutto secondaria. In generale, poi le truppe d'artiglieria e del genio, erano tenute in Prussia in minor considerazione di quelle di fanteria e cavalleria. Dopo la Guerra dei Sette Anni, gli altri eserciti europei, impressionati dalle vittorie del piccolo stato che aveva saputo tener testa e vincere le più grnndi potenze coalizzate contro di lui, cercarono di modellarsi su quello prussiano e, specialmente in Francia, lo spirito di imitazione arrivò all'eccesso; ma gli imitatori


LA TRASFORMAZIONE DELLJ:l ISTITUZIONI MILITAR I DALL'ERA ANTICA ALL'EIA' MODERNA

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si tennero più alla superficie ed alle forme che non alla sostanza delle istituzioni militari della Prussia. Unico ramo dell'apparato militare in cui avvennero grandi perfezionamenti fu l'artiglieria per opera di un ufficiale fran cese, Jean Baptiste de Gribeauval, che sull 'esperi enza prussiana, rivoluzionò l'arma, partendo dal principio che dovesse avere tanti materiali quanti erano i suoi speciali imp ieghi, cioè da campagna, da piazza, d'assedio e da costa. Le qualità del materiale da campagna dovevano essere la leggerezza nei movimenti, la precisione nel tiro, la facilità nella manovra; per questa specie di artiglieria adottò tre soli calibri per i cannoni da 4, 8 e 12 libbre ed uno da 6 pollici per gli obici; introdusse utili modifiche nei particolari di costruzione allo scopo di aumentarne la resistenza e per diminuire il tormento dell'affusto ne llo sparo. I pezzi vennero alleggeriti ed i carriaggi rinforzati; i cavalli vennero attaccati in pariglie anziché in fila, con tiro a timone anziché a stanghe, i conduttori - che fino ad allora erano dei civi li salariati - divennero soldati; si adottarono i cassoni e gli avantreni; nel puntamento Gribeauval impiegò per primo l'alzo verticale fissato all a culatta del pezzo ed applicò agli affusti la vite di mira, già in uso in Germania. A quell'epoca ogni arsenale aveva un modo particolare di costruzione e le diverse parti de.I materiale non erano sempre uguali né nella form a né nelle dimensioni; ciò presentava, fra molti a ltri inconvenienti, il grave svantaggio di non poter avere delle parti di ricambio adatte indistintamente a tutti i vari materiali. Gribeauval s ta bilì che tutto il materia le dovesse essere costruito sempre e dovunque secondo un modello unificato rendendo così intercambiabili le parti di tu tti i pezzi. Verso la fine di questo periodo, due nuove invenzioni influirono notevolmen te sui metodi di combattimento. Nel 1784 l'ufficiale inglese Henry Shrapnel inventò la granata d'artiglieria - che prese il suo nome - costituita da un proietto riempito di palle di piombo ed esplosivo. Scoppiando in aria, lo shrapnel scagliava le palle su una vasta zona di terreno, provocando gravi danni a truppe allo scoperto. Nel 1798 l'americano E li Whitney, inventore della sgranatrice del cotone, si dedicò alla costruzione di armi leggere. Con l'invenzione di una maschera di montaggio e la divisione delle sue forze di lavoro, cos truì dei fuci li le parti dei quali erano intercambiabili in tutti gli esemplari: questo fu l'inizio della produzione bellica di massa. Per il resto tutto rimase stazionario fino a quando la Rivoluzione Francese e l'era napoleonica sconvolsero l'Europa.



CAPITOLO

II

LA RIVOLUZIONE FRANCESE E L'ERA NAPOLEONICA

1. LE ISTITUZIONI MILITAR[ DELLA RIVOLUZLONE

Sul finire del XVIII secolo, in Francia, scoppiò la grande rivoluzione che diede un definitivo assetto alla moderna civiltà e provocò grandi sconvolgimenti in tutte le istituzioni, comprese quelle militari. Infatti, la rivoluzione militare iniziata dai francesi fu di importanza paragonabile a lla rivoluzione politica e sociale che aveva assalito la Bastiglia e detronizzato i Borboni. E ssa fu innescata dalla crisi convulsiva verificatas i nel 1776 nell 'America del Nord con la rivoluzione delle tredici colonie britanniche che con la loro dichiarazione di indipendenza propugnarono per prime le idee di uguaglianza e di libertà·, affermando, fra l'altro, che i governi esistono solo per il consenso e la volonlà dei governati. I gravi prob lemi sociali creati dai regimi assoluti dei monarchi europei, erano resi ancora più acuti dalle condizioni storiche della Francia che la facevano un popolo accentrato, unito e povero, dominato da un'aristocrazia vana, avara e di sorgan izzata, con una pubblica amministrazione disordinata, un esercito mal comandato, indi sciplinato e senza coesione, e che lo spinsero a compiere una drastica riforma con la rivoluzione. Per quanto riguarda l'esercito, gli effetti della rivoluzione furono immediati e violenti. Insubordinazioni, ammutinamenti e defezioni, prepararono l'ultimo grado de]lo sfacelo; l'emigrazione in massa di quasi tutti gli ufficiali, minacciati come a ristocratici da l popolo e dagli stessi soldati, compì la disorganizzazione di tutto lo stato militare. Al principio del 1789, l'esercito francese compr endeva: 1) L'Armée Royale (Armée de ligne), reclutata con arruolamento mercenario di francesi e stranieri (durata dell'ingaggio: 8 anni). 2) Le milices, m ilizie o truppe provinciali, reclutate con leva per estrazione a sorte fra i cittadini.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, D01TR!NALE

L'Armée Royale, permanente, era destinata alle operazioni di guerra, le milices, chiamate alle armi in tempo di guerra, avrebbero dovuto venir impiegate soltanto per la difesa territoriale. Allo scoppio della rivoluzione, l'esercito regolare crollò; venne costituita la Guardia Nazionale. L'Assemblea, fedele al concetto che nulla doveva limitare le libertà individuali, respinse la proposta del Comitato Militare di emanare una legge sulla coscrizione nella quale, come logica conseguenza della parità dei diritti, era proclamato il dovere di tutti d i concorrere alla difesa della patria, e considerò sufficiente tale milizia, giudicando inutile l'esercì to permanente, istituzione creata dalla monarchia. Le poche unità dell'esercito reale rimaste fedeli alla Repubblica, vennero integrate da volontari poco disposti ad accettare la disciplina tradizionale e che costituirono la grande maggioranza. Le prime truppe furono mal ordinate, male armate, non istruite e non disciplinate, ma l'amor di patria e di libertà, prodigiosamente esaltato, sostituiva in esse ogni qualità militare: fu con battaglion i di volontari e cli guardie nazionali che Dumoriez vinse nel 1792 le prime battaglie della rivoluzione a Valmy e Jemappes. Tale carattere patriottico della originaria rivolution e, ammirevole anche se macchiato di colpe, fu quello che più profondamente influì, trasformandolo, nell'esercito francese, e che, per suo mezzo, rinnovò l'arte militare I .

Ma quando, nel 1793, gli eserc1t1 stranieri va1-carono nuovamente le frontiere e la situazione si fece più grave dell'anno precedente, il 23 agosto venne decretata la leva di massa, per la quale tutta la Francia, uomini e cose, fu messa a disposizione del governo. Diceva il decreto: Fin da questo momento i francesi tutli saranno ii{ requisizion·e permanente pel servizio dell'esercito: i giovani si spingeranno in mezzo ai combattimenti, gli ammogliati fabbr icheranno arm i e trasporteranno vettovaglie; le donne faranno tende, abiti e provvederan no al servizio degli ospedali; i fanciull i faranno filacce del vecchio pannolino; i vecchi sulle pubbliche piazze afforzeranno il coraggio nei guerrieri, predicheranno odio contro i re, amore alla repubblica.

1 A. VACCA voi. I, p. 27.

MAGGIOLINI,

Da. Valmy a Waterloo - 2 vo li. - Zanichelli, Bologna [939,


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Dopo i tempi di Roma, apparve cosi, per la prima volta, un esercito nazionale, nel quale venivano arruolati gli abili dai 18 ai 25 anni, ad eccezione degli ammogliati che, insieme a quelli dai 25 ai 30 anni, rimanevano a disposizione del governo; i cittadini dai 30 ai 60 anni costituivano la riserva impiegabile soltanto in caso di bisogno; in seguito, nel 1798, la legge J ourdan regol ò definitivamente la coscrizione ne l senso che tutti i cittadin i dai 20 ai 25 anni, senza esclusione, dovessero prestare servizio nell'eserci to per cinque anni. La coscrizione quindi divenne la fonte basilare del reclutamento fra ncese e questa possibilità di mettere la nazione in armi rese possibile la politica delle conquiste napoleoniche. Per armare le truppe sorsero dappertutto innumerevoli fabbriche d'armi; furono precettati tutti gli armàioli, i lavoratori in metalli e persino gli orologiai disponibili. Furono impiantate decine di fonderie per la produzione di cannoni in bronzo ed in ferro. Mancando, per la produzione della polvere, il salnitro, che difficilmente e scarso arrivava dall'India, questo venne estratto dalle cantine, obbligando i proprietari ad eseguire le operazioni di scavo. Anche i più eminenti uomini di scienza diedero il loro contributo allo sforzo della nazione: Fourcroy, Chaptal e Berthollet si adoperarono per realizzare i surrogati alle materie che cessavano di giungere dall'estero; Cabanis organizzò ospedali; Larrey introdusse per primo le ambulanze per i feriti sul campo; i fratelli Chappe inventarono il telegrafo visivo. L'esercito così riunito, fu costituito da tre categorie di reparti combatten ti; i corpi d 'ordinanza (ex reggimen ti reali), i battaglioni della Guardia Naziona le ed i battaglioni di volontari, ognuno con caratteristiche proprie a discapito dello spirito unitario. I quadri di questi reparti costituirono uno dei più gravi problemi organizzativi ed operativi. Mentre la quasi totalità degli ufficiali di artiglieria e genio, provenienti da classi borghesi, era rimasta al suo posto, quelli di fanteria e cavalleria vennero tratti dai sottufficiali o, nella maggior parte, eletti dalla truppa; vennero quindi favoriti i demagoghi ed i caporion i, ignoranti ed inesperti, che causarono indisciplina e cattivo comportamento delle truppe. La maggior parte degli insuccessi subiti dalle armate francesi nelle prime campagne della rivoluzione si dovette a ll'insufficienza qualitativa e quanti ta tiva dei quadri . Non esisteva una dottrina tattica: il milione di uomini sotto le armi veniva impiegato a massa per ottenere una schiacciante superiorità numerica suJ campo di battaglia. La parola d'ordine


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era: Basla con le manovre, basta con l'arte militare; occorrono soltanto fuoco, acciaio e patriottismo! E l'incitamento agli uomini era: Il nostro scopo è lo sLerminio, lo sterminio fino alle estreme conseguenze 2. All'iniziale reclutamento tumultuario, seguì una regolare coscrizione che fece entrare nell'esercito, a seconda dei bisogni, il numero di uomini necessario a completarlo. Anche l'ordinamento assunse un carattere più stabile e regolare. La costituzione dei battaglioni di volontari aveva prodotto un pericoloso dualismo, determinato da ragioni politiche, fra questi ed i reggimenti dell'armée de ligne. Per far cessare tale dualismo fu ordinata l'amalgama con la quale vennero sciolte tutte le unità costituite da volontari ed il loro personale venne passato a far parte dei reggimenti dell'armée de ligne; questi, pur conservando la stessa composizione organica, assunsero il nome di mezze brigate. Le operazioni dell'amalgama vennero completate nel 1795. Due mezze brigate formarono la brigata, ma la riunione era fatta soltanto per la battaglia. La fanteria fu ripartita in fanteria di linea e fanteria leggera: la mezza brigata era costituita da tre battaglioni di 700 uomini l'uno, divisi in nove compagnie; una compagnia per battaglione era formata con uomini scelti e si chiamava di granatieri nella fanteria di linea, di carabinieri in quella leggera. L'armamento del fante era il fucile con baionetta a ghiera cal. 17,5, del peso di kg. 4,375 e lungo m. 1,52 con gittata massima di 900 metri, efficace verso i 250 m. Ogni mezza brigata disponeva di una batteria di sei cannoni da 4 libbre (secondo il peso in libbre francesi kg. 0,409), servita da una compagnia d'artiglieria a piedi; questa artiglieria reggimentale, nel 1796, fu r idotta ad una batteria per brigata, servita da artiglieri volontari per deficienza di truppe di quest'arma ed anzi, nello stesso anno, nell'esercito d'Italia, fu completamente abolita e riunita all'artiglieria divisionale. La cavalleria si divise in cavalleria di linea e cavalleria leggera, ordinate ambedue in reggimenti. Ogni reggimento di cavalleria di linea (corazzieri e carabinieri) aveva una fo rza di circa 500 cavalli divisi in fre squadroni di 170; i reggimenti cli cavalleria leggera (dragoni, cacciatori ed ussari) avevano ciascuno 900 cavalli divisi in quattro squadroni di circa 230. Uno o due reggimenti non addetti 2

M.

REINHARD,

Le Grand Carnot - Parigi 1950, voi. Il, pp. 100-108.


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alle divisioni potevano costituire la brigata di cavalleria, due di queste la divisione di cavalleria, in tal caso le venivano assegnate alcune batterie a cavallo. In genere la cavalleria non fu ben montata né ben addestrata e non brillò per rendimento né sul campo tattico né in quello strategico. L'artiglieria fu da costa, da fortezza, da assedio e da campagna; quest'ultima divisa in reggimenti a piedi, di venti compagnie, ed a cavallo di sei; ogni compagnia doveva prestare servizio ad una batteria di sei pezzi . Vi erano anche delle compagnie operai ed un battaglione di pontieri. I pezzi in dotazion e erano cannoni da 12, 8, 4 libbre ed obici da mm. O, 165; i cannoni lanciavano la palla p iena e la mitraglia (scatole c ilindriche d i latta o di cartone contenenti pallette di piombo e rottami di ferro), gli obici proiettili scoppianti a mitraglia; cadenza di tiro due colpi al minuto, raggio d'azione efficace: da 600 a 1000 metri. Il genio, nel 1794 era cos tituito da zappatori e minatori, ordinati in battaglioni di 8 compagnie c iascuno. Ebbe pure delle compagnie di aerostieri destinate al maneggio degli aerostati che si vollero impiegare nelle ricognizioni, ma che vennero presto abolite (1798). Il servizio di Stato Maggiore veniva disimpegna to dagl i aiutanti generali ed aiutanti di campo scelti dai generali, coad iuvati da ufficiali del genio e da ingegneri geografi. Ai servizi amministrativi si provvedeva per mezzo di appalti vigilati da agenti governativi: in generale però questi servizi erano insufficienti perché male organizzati da a ppaltatori disonesti, prevaricati dagli stessi controllori. La costituzione della Divisione, grande unità tattico-amministrativa, fu La più importante innovazione dell'eserci to rivoluzionar io. Lazare Carnot, capitano del genio, membro del Comitato Militare della Convenzione, fu l'anima di vaste riforme. Fautore dell'offensiva e della concentrazione degli sforzi per la ricerca della decisione nella battaglia, riuscì a far abbandonare i I vincolante sistema dei magazzini. La scarsità dei mezzi finanziari, l'esaurimento delle risorse locali, specialmente nei territori di confine, a limentarono la tendenza a far vivere gli eserc iti nei territori ed a spese degli stati con i quali la Francia era in g uerra. Aboliti i bagagli inutili, diminuito il carreggio, le truppe guadagnarono in snellezza ed adattabilità alle circostanze: obbligate a vivere con quello che trovavano sul posto, non ebbe ro vincoli di sorta e si trovarono avvantaggiate, in quanto a mobilità, in confronto a quelle avversa-


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rie, ancora legate ai magazzini. Da questi provvedimenti nacquero altre necessità: per vivere senza magazzini e per sfruttare le risorse locali bisognava dividersi, da ciò l'idea cli costituire unità leggere, in grado di effettuare rapidi spostamenti ma con notevole capacità di manovra e di fuoco. Furono perciò creati gruppi di unità con elementi delle tre armi e dei servizi, che ebbero il nome di divisione, vera e propria trasformazione organica che influì anche sulla condotta della guerra. Questa grande unità fu costituita da: uno stato maggiore; un numero di brigate cli fanteria variabile da 2 a 5; un numero di squadroni variabile da 5 a 10; due batterie d'artiglieria; servizi. Forza media: 10-12.000 uomini. Nei primi tempi, l'unità divisionale ostacolò anziché favorire il funzionamento del comando delle armate ed il coordinamento degli sforzi fra le divisioni, perché ciascun comandante tendeva ad agire autonomamente. Tale fatto, tuttavia, se portò danno nella condotta delle prime operazioni, ebbe il grandissimo vantaggio cli creare nei comandanti l'abitudine all'iniziativa ed il senso della responsabilità. Mentre negli eserciti dei secoli XVH e XVIII, la rigidità degli ordinamenti portava a far sì che il comandante in capo, emanati gli ordini iniziali, difficilmente poteva intervenire e, se lo faceva, era per affidare ad un generale il comando di una linea, cli un distaccamento o di un'ala, nella divisione, l'impiego concorde delle tre armi, sotto il comando di un capo conosciuto, la stabilità dei comandanti nelle singole unità, l'adattabilità al terreno ed alle più svariate situazioni, fecero raggiungere l'altissimo vantaggio di una grande autonomia, cli una scioltezza e mobilità fino ad allora mai viste e quello di una coesione spirituale nuova, fattore importante, spesso decisivo, sull'esito della battaglia. ' Nonostante le vicissitudini e gli errori, l'esercito, fin dalle prime battaglie della Guardia Nazionale, fu il migliore strumento politico della Repubblica; come simbolo dell'unità nazionale diede ad ogni cittadino la consapevolezza di essere parte attiva dello stato e trovò l'energia cli raccogliere le forze necessarie per condurre una guerra offensiva: la sola guerra che poteva salvare la Repubblica dall'attacco delle potenze europee tendente a distruggerla e che condusse la Francia vittoriosa alla conquista temporanea del predominio politico del contine nte. La nazione in armi con le sue vittorie, costituì una grande linea


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divisoria nella storia umana. Goethe, che era con l'armata prussiana a Valmy, e la vide ritirarsi dinnanzi alle forze r ivoluzionarie della Francia, ebbe ragione di dire ad un gruppo di ufficiali: Da questo luogo e da questo giorno, data un'era nuova nella storia del mondo, e voi tutti potete dire di essere stati presenti alla sua nascita .

2. L'ESERCITO IMPERIALE

Con la seconda rapida campagna d'Italia che doveva culminare nella vittoriosa battaglia di Marengo, nell'esercito repubblicano ebbe inizio un graduale e profondo processo di modificazione, voluto da Bonaparte, che si concluse con la c reazione dell'esercito imperiale. Nel 1800, il P rimo Console aveva decretato che la coscrizione fornisse il contingente necessario per la difesa del paese; con successivi decreti aumentò il contingente a nnuo fino a portarlo, nel 1803, a 120.000 uomini. Alla fine del 1804, secondo fonti semi-ufficiali, l'apparato militare francese assommava ad un totale di 610.976 tra ufficiali e truppa, suddivisi in 472 battaglion i, 320 squadroni, 8 r eggimenti d 'artiglieria a piedi e 6 a cavallo. Per esigenze strategiche e di grande ta ttica, Napoleone istituì il Corpo d'Armata, che divenne l'unità tattico-logistica fondamentale, comprendente reparti di ogni arma in misura tale da poter svolgere un'azione isolata di una certa importanza, con una fisionomia propria, impressa dal comandante, quasi sempre un maresciallo de ll'impero, al quale Napoleone lasciò libertà addestrativa e disciplinare. Di norma, un corpo d'armata era costituito da due a quattro division i d i fanteri a, da una b rigata o divisione di cavalle ria, parecchie ba tterie d'artiglier ia ed un certo numero di reparti del genio e servizi. L'esatto numero di divisioni e di cannoni assegnati ad ogni corpo d'armata variava a seconda delle necessità, s ia per confondere lo spionaggio nemico e sia come riflesso dei suoi compiti e de l talento del suo comandante. Nel 1805, per esempio, variava da l IV Corpo di Soult con 41.000 uomini, al VII Corpo di Auge rau con 14.000, al VI Corpo di Ney forte di 24 .000 uomini; la media era di tre divisioni di fanteria ed una cli cavalleria, supportate da 36 cannoni. Le divisioni di fanteria di corpo d'armata comprendevano un reggimento di fanteria leggera, 2, 3 o 4 reggimenti di fan teria di linea, 12 pezzi di artiglieria; forza media 7.000


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uom1m. La divisione di cavalleria di corpo d'armata consisteva in 11 squadroni di ussari e cacciatori, di reggimenti diversi. Lo strumento di guerra principale di Napoleone fu la Grande Armée, la Grande Armata, la cui origine data dalla costituzione dei famosi campi sulle rive della Manica nel 1803, dove si stava organizzando un'enorme massa armata il cui obiettivo era lo sbarco in Inghilterra. La Gran de Armata era sotto il diretto comando di Napoleone e con la sua potente forza offensiva gli diede un notevole vantaggio sugli avversari. Con la costituzione di questa grande unità, l'imperatore ottenne nella sfera militare quello che aveva già ottenuto nella sfera politica: la concentrazione di tutti i poteri nelle sue mani. Essa non rappresen tò l'intero esercito imperiale ma soltanto quella massa che agì sotto il diretto comando di Napoleone e con la quale egli corse per dieci anni l'Europa. Quando questa era impegnata in un determinato teatro di operazioni, in altri luoghi si dovette giungere a dei compromessi di comando. In Spagna dove, eccetto una breve apparizione nell'inverno 1808-1809, Napoleone non esercitò il comando diretto, le conseguenze furono gravi. Nel 1805 la Grande Armata aveva un ordine di battaglia che comprendeva sette corpi con formazioni ausiliarie alleate. Inoltre vi erano tre grandi formazioni che Napoleone teneva sotto il personale controllo: - la Cavalleria in Riserva d'Armata, su sei divisioni di cavalleria pesante; - l'Artiglieria in Riserva d'Armata, che concentrava quasi un quarto dei cannoni disponibili; - la Guardia Imperiale, il corp d'élite delle forze francesi. Il comando della Grande Armata era esercitato personalmente da Napoleone tramite il Quartier Generale Imperiale, che si suddivideva in tre grandi organi: - la M.aison casa militare dell'imperatore, che svolgeva funzioni politiche e militari. Comprendeva generali, aiutanti di campo, ufficiali d'ordinanza, scudieri, segretari, dignitari e funzionari di corte, che l'imperatore impiegava come meglio credeva; - lo Stato Maggiore Generale che disponeva del personale necessario a scrivere sotto la dettatura di Napoleone i suoi ordini e trasmetterli al M.ajor Genera!, il generale Berthier fino al 1814, ed al governo. Il M.ajor Genera! era il Capo dello Stato Maggiore Generale e curava la redazione e la diramazione degli ordini ai corpi d'armata precisando i particolari;


LA R IVOLUZIONE FRANCESE E L'ERA NAPOLEONICA

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lo Stato Maggiore del Commissario Generale che si occupava dei servizi logistici e che non funzi onò mai così armonicamente come i primi due. Sul campo cli battaglia, però, Napoleone si circondava soltanto di pochi fidat i collaboratori e di una piccola scorta. In pratica egli era l'ufficiale alle operazioni di sé stesso e prendeva tutte le decisioni. Benché Berthier fosse molto efficiente nelle sue funzioni esecutive, non partecipò mai alla pianificazione delle campagne. Nel 1806, Napoleone gli diede istruzioni di ... aderire strettamente ai miei ordini. Io solo so cosa devo fare ... e Berthier a sua voi ta disse a Ney nel 1807 che[...] ]'Imperatore non ha bisogno né di consigli né di piani di campagna. Nessuno conosce il suo pensiero ed il nostro dovere è di obbedire 3. I comandi di grande unità, corpi d'armata e divisioni, avevano a loro volta un proprio stato maggiore. Napoleone, come capo dello stato e comandante supremo, aveva notevoli vantaggi nel mantenere il completo controllo delle operazioni, ma provocò anche degli scompensi. Benché le forze ai suoi ordini fossero salite da poche decine cli migliaia a centinaia cli migliaia cli uomini, egli non modificò mai il suo accentrato sistema di comando. In questo modo non poté mai crearsi capaci ufficiali ad alto livello, nonostante disponesse di ottimi comandanti di brigata e di divisione. Gli ufficiali di stato maggiore conservarono sempre le caratteristiche originarie della scarsa omogeneità, dipendente dalla disparità delle origini e dalla improvvisazione della loro formazione, ed inoltre dalla mancanza di una positiva esperienza a causa della limitatezza dei compiti a loro affidati dalla particolare concezione che Napoleone aveva del comando. Questa fu una delle principali manchevolezze dell'apparato militare napoleonico, e che si manifestò cli estrema gravità in Spagna. Un'altra notevole imperfezione di questa macchina eia guerra furono gli improvvisati e disordinati servizi logistici e sanitari. La rivoluzione aveva sostituito al sistema dei magazzini, lo sfruttamento delle risorse locali. Napoleone, rendendosi conto che in questo modo sarebbe stato impossibile mantenere una grande massa d'uomini, aveva creato enormi depositi di rifornimento dell'armata, ma rimase sempre il problema di trasportare i viveri ed i materiali

3 S.J. WATSON, By Command of the Emperor: A Life of Marshal Berthier - The Bodley Hea<l, London I 957, p. 9.


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al seguito delle truppe. Queste quindi lasciarono al loro passaggio pesanti tracce di incontrollate requisizioni, furti e soperchierie: la maraude divenne un'abitudine che provocò risentimenti locali ed ebbe effetti negativi sulla disciplina. Durante le soste notturne gli uomini occupavano interamente i villaggi dei d intorni o, non disponendo di tende, dovevano accontentarsi di bivacchi improvvisati; talvolta erano costretti a dormire sulla terra umida e ghiacciata o sulla neve; nel d icembre 1812, in Russia, in una sola notte morirono migliaia di soldati. Napoleone rimase essenzialmente il generale Bonaparte della prima campagna d'Italia, quando comandava un piccolo esercito di straccioni che si mantenne completamente con le risorse locali, le provviste ed i materiali catturati. Non essendo riuscito ad acquisire una sostanziale autonomia logistica, la sua strategia rimase sempre legata alle rapide manovre ed ai colpi decisivi, dettata, almeno in parte, dal problema di come mantenere sul campo enormi forze senza un'adeguata organizzazione dei rifornimenti. A Sant'Elena affrontò questo argomento: Senza una completa rivoluzione nei metodi dell'istruzione dei soldati, e forse anche degli ufficiali, non si potrà mai avere quello che intendo per un vero esercito moderno. Esso non può crearsi senza modificare profondamente i nostri servizi logistici: i forni, i magazzini, l'organizzazione amministrativa, i mezzi di trasporto. Ver o esercito non ci sarà se non quando, come nelle legioni romane, il soldato riceverà le sue razioni di grano, avrà il suo mulino a mano e potrà cuocere il suo pane sul suo forno portatile... Non ci sarà vero esercito finché trasformando radicalmente gli odierni sistemi, non sarà fatta scomparire la spaventosa burocrazia imbrattacarte. Io avevo concepito tutti questi cambiamenti, ma per attuarli era necessario un periodo di pace assoluta; con un esercito combattente sarebbe stato impossibile; i soldati si sarebbero ribellati e mi avrebbero mandato a spasso ... 4

Il servizio sanitario, nonostante gli sforzi cli Pierre-François Percy e Dominique Larrey, chirurghi capi della Grande Armata, fu sempre disastroso. Il materiale sanitario, le bende, i medicamenti, gli strumenti e le stesse ambulanze, erano sempre in coda ai convogli dell'esercito. Solo i primari chirurghi potevano procurarsi 4 LAS CASES,

pp. 651-652.

Il Memoriale di San.t'Elena - 2 voli. · Rizzoli, Milano 1930, li vol.,


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un cavallo, pagandolo di tasca propria; gli altri medici andavano a piedi, con il sacco sulle spalle, come i soldati, ma dietro di loro. Arrivavano sul luogo di lavoro stanchi, coperti di polvere e di fango, non certo in condizioni ideali per operare. Reclutati fra i . RE<?GIMENTO iW ANZANTE IN COLONNE Ol M TTAGLIONE

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Formazione ia11ica: colonna di divisione.

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L'EVOLUZION E ORGANICA. TECNICA, DOTTRINALE

fare eccezione per il servizio sanitario della Guardia, tanto cara all'imperatore. S ul campo cli battaglia, nemmeno un portaferiti. Non abbiamo abbastanza uomini - dicevano i grandi capi - per permettere che i soldati abbandonino il fucile. I feriti in grado di muoversi si trascinavano penosamente verso le retrovie; a voi te i compagni li soccorrevano. Le ambulanze di avanguardia verso le quali venivano trasportati i feriti, teoricamente disponevano di posti su cui stenderli, di bende cli fortuna, medicamenti, oltre ad una o due casse con strumenti per amputare o trapanare. Nove volte su dieci questo materiale non arrivava al momento della battaglia o r isultava introvabile in mezzo alla confusione dei carri e dei cannon i. Bisogna dire che in caso di disfatta, non importa cli quale esercito perdente facesse parte, il ferito aveva una possibilità su mille d i esser-e raccolto prima di morire 5 . Le armi combattenti dell'esercito imperiale seguirono, più o meno, la linea di svi luppo emersa durante la tarda Repubblica. La fanteria solo nominalmente divisa in fanteria cli li nea e leggera, rimase l'ossatu ra delle armate di Napoleone e fu sempre l'arma più numerosa. Le vecch ie mezze brigate ripresero la denominazione cli "reggimenti". Nel 1804 esistevano 89 reggimenti cli fanteria di linea e 26 leggeri. Sia i reggimenti di linea che quelli leggeri avevano pressappoco la stessa organizzazione ed il medesimo equipaggiamento. Fino al 1806, il reggimento tipico era composto da tre battaglioni su nove compagn ie di 100-130 uomini, inclusa una compagnia d'élite, granatieri per la linea e carabinieri per la leggera. Con un ordine del 4 settembre 1806, Napoleone riorganizzò i reggimenti in tre batlaglioni di otto compagnie, le compagnie fucilieri restanti vennero concentrate in un battaglione cl' élite; i voltigeurs (volteggiatori). I granatieri furono selezionati fra gli uomini più coraggiosi e forti, con almeno due anni cli servizio. Essi erani impiegati in battaglioni per speciali missioni difficili, con paga extra e venivano esclusi dai lavori di fatica . I voltigeurs, per contrasto, erano scelti fra gli uomini più leggeri ed agili e svolgevano compiti di avanguardia e pattugliamento; in caso cli necess ità questi com pi ti venivano svolti anche da interi reggimenti di fanteria leggera, i cosiddetti tiragliatori, addestrati a l combattimento in piccole unità . Due anni più tardi l'organico del reggimen-

5 Cil. in G. pp. 91 -92.

BLOND,

S10ria della Grande Armée 1804-1815 · Rizzoli, Milano I 98 I,


LA RIVOLUZION E FRANCESE E L' ERA NAPOLEON ICA

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to venne ancora modificato. Con un ordine datato 18 febbraio 1808, Napoleone stabilì che in futuro i reggimenti di fanteria di linea e leggera consisteranno di un comando e cinque battaglioni: i primi quattro saranno battaglioni operativi ed il quinto sarà il battaglione deposito. Ogni battaglione operativo consisteva cli sei compagnie, una di granatieri, una di voltigeurs e quattro di fucilieri, tutte di uguale forza 6. Gli effettivi complessivi di un reggime~to erano stabiliti in 3970 uomini, benché, in pratica, tale numero non venisse mai raggiunto. Di rado vi furono più di due o tre battaglioni disponibili per l'azione, ed il logoramento operativo ridusse la forza effettiva a circa 600 uomini per battaglione.

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Fonn.azione uwica: l'ordine misco.

La colonna ideata da Carnot e perfezionata da Napoleone, fu la formazione d i combattimento più usata dalla fanteria francese. Essa, in pratica , era un adattamento del vecchio sistema lineare: l'impiego di un numero di unità di linea (solitamente battaglioni) in profondi tà per dare una maggior forza materiale e morale aJl'attacco. Le singole unità, se necessario, potevano operare in formazione lineare. 6 E . PICARO, Preceptes et lugements de Napoleon - Bcrger-Levrault, 1913, p. 141.

Paris-Nancy


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Il grande valore tattico della colonna risiedeva nella sua flessibilità e versatilità. Essa permetteva al comandante di spostare un grande numero di uomini sul campo di battaglia con un miglior controllo e molto più rapidamente, poteva operare in terreno rotto o collinoso ed assumere diverse formazioni. In pratica, lo spiegamento delle colonne di marcia in colonne d'attacco richiedeva molto meno tempo dello schieramento delle colonne di marcia in ordine lineare. I volteggiatori ed i tiragliatori potevano venir distaccati senza modificare le formazioni. I fucilieri si potevano rapidamente schierare in due o tre linee di fuoco o in quadrati: la situazione tattica divenne così più d inamica. La colonna veniva preceduta da unità di tiragliatori che prendevano contatto con il nemico ed alle quali forn iva la riserva tattica. Nel caso di forte resistenza, si spiegava in linea investendo il nemico con continue scariche di fucileria; quando questo dava segni di sbandamento, si riprendeva l'avanzata nell'ordine lineare o, riducendo la fronte, s i riprendeva la formazione di colonna.

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Fucile francese .

La fanteria francese non brillò mai per il suo addestramento al tiro (tranne per i reparti speciali), ma si rese famosa per la grande resistenza alle marce. I trasferimenti ordinari venivano effettuati nell'ordine di 10-12 miglia al giorno, ad una velocità cli circa tre miglia all'ora. Ma le marce forzate, parte importante della strategia cli Napoleone, erano molto differenti: il percorso giornaliero poteva ess~re raddoppiato o triplicato, le t ruppe potevano essere costrette a marciare giorno e notte. Il moschetto del fante, modello 1772 o le sue varianti del 1794 e 1802, era un'arma abbastanza buona, ma ve ne fu sempre una certa scarsità. La produzione era principalmente demandata all'industria privata: ispettori, di solito ufficiali d'a rtiglieria, sovrintendevano alla fabbricazione e collaudavano le armi prima dell'accettazione. Esclusa la modesta produzione degli stati satelliti, l'Impero fabbricò in totale 3.926.257 armi leggere di tutti i tipi, ma anche così non si riuscì a soddisfare tutte le necessità e le unità cli seconda schiera


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soffrirono sempre di parecchie deficienze 7. Napoleone non riuscì mai a procurarsi la grande riserva di tre milioni di moschetti che egli considerava essenziale. La cavalleria fu completamente ristrutturata. All'inizio dell'impero, quest'arma era inferiore a quella degli eserciti avversari. Consapevole che una guerra offensiva si poteva fare soltanto con almeno la parità nella cavalleria, Napoleone si preoccupò di trasformarla in una potente forza d'urto, capace di rompere il fronte nemico, di sfruttare il successo con l'inseguimento e di effettuare ricognizioni in forze. A differenza della fanteria, l'arma a cavallo era suddivisa in specialità ben definite con compiti specifici. La cavalleria pesante, che comprendeva i corazzieri (15 reggimenti) ed i carabinieri (2 reggimenti) aveva il compito di affrontare i cavalieri avversari e di sfruttare il successo contro la fanteria. I suoi reggimenti, di circa mille uomini robusti su grossi cavalli, con corazze ed elmi ed armati di una pesante sciabola, erano considerati i migliori d'Europa; essi fecero parte della riserva di cavalleria di Napoleone e giustificarono sempre le sue aspettative. La cavalleria di linea, i dragoni (da 20 a 30 reggimenti) svolse principalmente i compiti di cavalleria da battaglia anche se talvolta venne impiegata nel suo ruolo originale cli fanteria montata. I circa 1200 dragoni che componevano un reggimento erano armati, oltre che di sciabola da cavalleria, cli un corto moschetto, una baionetta e due pistole. I reggimenti leggeri, ussari (10-13 reggimenti), lancieri (30 reggimenti) e chasseurs a. cheval (30 reggimenti), costituirono il nerbo de ll'arma a cavallo napoleonica ed ebbero anche l'organico più numeroso (1800 cavalli per reggimento). Eccetto i lancieri, gli uomini erano armati di sciabola, carabina e pistole. Svolsero sempre azioni a cavallo quali ricognizione e fiancheggiamento della fanteria, ma principalmente effettuarono in ogni battaglia le celebri cariche che li resero famosi. La cavalleria napoleonica fu inquadrata in brigate e divisioni omogenee, pesanti o leggere, inser ite nei diversi corpi d'armata. Nella Grande Armata esisteva pure, come abbiamo visto, un corpo di cavalleria di riserva, agli ordini diretti dell'imperatore. Napo-

7

n. 4.

M.

GLOVER,

Pen.in.sular Prepa.ration. - Cambridge University Press I 963, p. 47,


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

leone impiegò grandi masse di cavalleria benché sapesse che da sola non poteva sopraffare una solida fanteria supportata dall'artiglieria. Di norma, le cariche di cavalleria erano precedute da un pesante bombardamento ed appoggiate dall'artiglieria a cavallo. La grande carica di Murat a Borodino fu accompagnata da 100 pezzi d'artiglieria a cavallo. Cariche senza supporto d'artiglieria come quella di Murat con oltre 10.000 sciabole contro i russi a Eylau, o l'epica impresa della cavalleria polacca al passo cli Somosierra nel 1808, furono l'eccezione. A Waterloo, cariche senza supporto, cinque in due ore, furono respinte con gravi perdite, dai massicci quadrati della fanteria inglese.

Cannone f ran.cese da 6 libbre.

Da buon artigliere, Napoleone dette molta importanza all'impiego clell'artiglieria 8 benché la qualità ed il numero dei pezzi non fossero mai eccezionali. Costituiva la potenza cli fuoco dell'esercito ed il suo impiego a massa fu spesso risolutivo in battaglia. Nonostante ciò, l'artiglieria imperiale fu relativamente piccola. L'originaria Grande Armata aveva soltanto due pezzi per ogni mille uomini, nel 1807-1809 tre per mille e l'introduzione dell'artiglieria reggimentale li fece salire a 3,5 per mille. Ma non fu mai raggiunto il traguardo di cinque per mille, ed in molte campagne Napoleone fronteggiò un nemico con un rapporto artiglieria-fanteria superiore al suo. Ad Eylau, per esempio, l'artiglieria russa superò quella francese di quasi due a uno; a Lipsia gli alleati ebbero un vantaggio di tre a due. Difettarono anche i mezzi di trasporto in cavalli, avantreni e cassoni munizioni. In diverse battaglie le necessità

8

E.

P JCARD,

op. cit., p. 212.


LA RIVOLUZIONI:. FRANCESE E L' ERA NAPOLEONICA

95

superarono il flusso dei rifornimenti e talvolta le batterie furono ridotte al silenzio per mancanza di munizioni. La forza massima di .quest'arma fu di nove reggimenti a piedi e sei a cavallo su 28 compagnie; in più vi erano 21 compagnie a piedi e otto a cavallo della Guardia imperiale. La compagnia era sinonimo di batteria e comprendeva sei cannoni e due obici in quelle a piedi e quattro cannoni e due obici in quelle a cavallo. Napoleone sfruttò al massimo la manovrabilità dell'artiglieria francese; la sua tecnica preferita, particolarmente usata negli ultimi anni quando la qualità delle sue truppe declinò, fu l'impiego della grande batterie, il concentramento delle bocche da fuoco nel punto del suo massimo sforzo sul campo di battaglia, per fare a pezzi la linea nemica e permettere alla sua fanteria di avanzare. Il corpo scelto della Grande Armala fu la Guardia Imperiale che, all'atto della sua costituzione, nel 1804, contava 5000 fanti, 2000 cavalieri e 24 cannoni, circa 8000 uomini; ma per tutto il periodo napoleonico le vennero continuamente aggiunte sempre nuove un ità: nel 1805 aveva già superato i 12.000 uomini, in Russia erano 56.000 e nel 1814 raggiunse il massimo organico di 112.000 effettivi. La Guardia fu un corpo autonomo, composto da tutte le armi e completo di servizi amministrativi e logistici propri. Ne facevano parte uomini di diverse nazionalità, francesi, belgi, polacchi, mammelucchi ed altri, ed era l'ambizione di Napoleone in quanto simbolo del suo impero. Gli elementi costitutivi della Guardia erano tre: - la Vecchia Guardia, composta di uomini scelti, con almeno quattro anni di servizio e due campagne; -:- la Guardia Media, nella quale erano inquadrate truppe scelte con minore anzianità e che includeva anche le migliori unità straniere dell'esercito imperiale; - la Giovane Guardia, alla quale venivano assegnate le migliori reclute delle classi di leva, La Guardia Imperiale fu sempre tenuta separata dalle altre unità ed ebbe sempre un trattamento diverso e migliore: ogni soldato della Guardia raggiunse un grado superiore ai suoi compagni del resto dell'esercito, ricevette una paga più alta, ebbe migliori uniformi, caserme, razioni viveri e servizi. Era praticamente un esercito nell'esercito. Napoleone fu sempre geloso della sua Guardia e non la impiegò se non come forza risolutiva della battaglia, tenendola come estrema riserva. In alcune grandi battaglie, ad esempio Austerlitz e Borodino, gli amati granatieri, i grognards,


96

L' EVOLUZIONE ORGANICA. 1 1:.CNICA. DOTTRINALE

non vennero mai impiegati, e certe volte vennero impiegati troppo tardi. Fino all'ultimo fu fedelissima all'imperatore e la frase di Cambronne a Waterloo: «La Vecchia Guardia muore ma non s'arrende» è rimasta famosa nella storia. Nell'esercito imperiale furono comprese anche parecchie formazioni straniere, che nel loro insieme diedero un notevole contributo di forza alle armate francesi. o ·ueste formazioni possono essere suddivise in quattro categorie: - soldati provenienti dalle zone incorporate nel grande impero che, di norma, ad eccezione dei reggimen ti olandesi e croati, prestavano servizio nelle unità francesi; - contingenti forniti dagli stati satelliti, Regno d'Italia, Regno di Napoli, Regno di Westfalia e Granducato di Varsavia; - truppe degli stati alleati, soprattutto quelle della Confederazione del Reno; per breve tempo ne fornirono anche la Prussia, l'Austria e la Spagna; - unità minori, a livello battaglione o reggimento, costituite da volontari irlandesi, hannoveriani, portoghesi, prussiani ed altri. Alla campagna di Russia parteciparono uomini di 25 nazioni e la metà delle forze che nel 1812 attraversarono il Niemen fu costituita da truppe straniere. Questa enorme massa di combattenti, ad eccezione di alcune unità, servì con più o meno entusiasmo la causa dell'impero; dove l'occupazione francese portò quelle riforme politiche e sociali che coincisero con le aspirazioni nazionali, si verificò una più sentita e valida adesione e cooperazione. Il Regno di Westfalia, uno sta to composito creato dopo Tilsit, con territori dell'Assia, Hannover e Prussia, e governato dal fratello di Napoleone Gerolamo, contribuì alla forza militare di Napoleone molto di più della sua dimensione e le truppe westfaliane servirono ' con distinzione dappertutto 9. Ne l 1809, l'esercito di coscritti comprendeva 20.000 fanti, 3500 cavalieri, 1500 artiglieri e 2000 Guardie, con generali francesi e ufficiali e sottufficiali ai reggimenti tedeschi. I westfaliani si batterono molto bene in Spagna dove soffrirono molte perdite. Nel 1812, costituirono un grosso corpo di 38.000 uomini inviato in Russia dove fu pesantemente decimato. Rimasero fedeli all'imperatore fino al 1813, quando il loro paese

9

O.

pp. 50-52.

CoNNELLY,

Napoleon Satellite Kingdoms - Free Press, New

Yor k

L965,


LA RIVOLUZIONE FRANCESE E L'ERA NAPOLEONICA

97

venne invaso dagli eserciti della coalizione. Un ufficiale westfaliano, Gunncr Wesemann, rico rda che quando i russi proposero ai wes tfaliani prigionieri di arruola rsi nella legione russo-germanica che si stava costituendo per combattere Napoleone, tutti gli uomini si rifiutarono dichiarando che quell'atto sarebbe stato incompatibile con il loro onore militare 10. I polacchi servirono fe delmente e valorosamente l'imperatore in tutte le sue campagne. La prima unità polacca della Grande Armata fu la Legione della Vistola di Dombrowski, costitui ta nel 1807 da tre reggimenti di fanteria ed uno di lancieri; una seconda legione venne creata l'anno successivo ed a mbedue le unità furono des tinate a l sen 1izio in Spagna. Quando Napoleone istituì il Granducato di Varsavia, nel 1808, venne organizzato un ese rcito naziona le polacco che comprese 20 reggimenti di fanteria, 18 di cavaller ia e 2 d'artiglieria. Oltre a brigate e divis ion i inquadrate in diversi corpi dell 'Armata, Poniatowski guidò il V Corpo polacco in Russ ia e nel 181 4 ]'VIII Corpo polacco venne quasi completamente distrutto nella battaglia di Lipsia. Pochi polacchi disertarono e fra i settecento veterani della Guardia che seguirono Napoleone all'Elba, si trovava uno squadrone di lancieri polacchi che r itornarono con lui in Francia nel 1815. L'esercito del Regno di Napoli fornì uno scarso contribu to a lle campagne dell'impero: una divi s ione in Spagna, una divisione più una brigata in Russ ia . Provenie nti dalle classi più povere, che non ricevette ro nessun beneficio politico o sociale dal regime fran cese, i soldati napoletani dimostrarono uno scarso entusiasmo per una causa non sentita. Le loro percentuali di disertori fu rono alte ed il valore combattivo scarso. Le t ruppe del Regno d'Italia, le pri me ad avere nome, corpi e bandiere italiani, seguirono tutte le vicende napoleoniche, distinguendosi per valore, disciplina e a ddestramento. Il bollet tino n. 37 della Grande Armée, datato da Schonbrunn 26 dicembre 1805 (ventiquattro giorni dopo la ba ttaglia di Austerli tz), dice tra l'altro: [... ] le genti d'Italia hanno dimost rato molta energia, sono piene di spirito e di passione[...]. La Guardia Reale (italiana) è stata sempre a fianco della Guardia Imperiale e dovunque ne è stata degna. Dei 30.000 italiani invia ti in Spagna ne sopravvissero soltanto 9000. Il bollettino n. 25 dell 'Armata di Spagna dice: [... ] da quella dei roIO H.H.C. WESE\1AN, Kanonier des Kaisers, Kriegscagebuch des Heinrich Wesem.an 1808-1814. !-I .O. Wcscman Verlag Wissenschaft und Politik, Koln 1971, p. 90.


98

L'EVOLUZIONE ORGANICA. TECNICA, OOlT RINALE

mani nessuna altra epoca è stata tanto gloriosa per le armi italiane. Le perdite furono altrettanto pesanti in Russia, dove perirono 20.000 dei 27.000 italiani del Corpo di Eugenio. Durante la ritirata di Mosca le truppe italiche si distinsero per il loro grande valore nella battaglia di Malo-Jaroslavetz: L'onore di questa giornata appartiene a Voi ed ai Vostri bravi italiani i quali hanno deciso una così brillante vittoria disse Napoleone al Vicerè 11. La condotta di guerra di Napoleone non fu soltanto frutto del suo ingegno ma si basò su teorie elaborate durante tutto il diciottesimo secolo ed in parte poste in atto durante la Rivoluzione. Come sostenne Liddel Hart, Marlborough, Eugenio, Maurizio di Sassonia e Federico, si resero conto anch'essi che la rapidità di movimento, la sicurezza del movimento, la facilità di manovra ed un efficiente servizio logistico, erano le condizioni primarie per la vittoria 12 . Essi però mancarono dei mezzi materiali per tradurre in pratica le loro teorie. Napoleone, capo assoluto e militare, fu invece in grado di realizzarle e ne conseguirono così le sue brevi e decisive battaglie. Ma la sua fu più arte che scienza militare. Egli evitò sempre gli stereotipi e sviluppò sempre i suoi piani per ogni campagna ed ogni battaglia in modo tale che i suoi nemici non seppero mai cosa dovevano aspettarsi da lui. Ciononostante le sue teorie, come egli stesso dichiarò 13, furono basate su semplici principi. La distruzione della principale forza campale del nemico piuttosto che la mera occupazione del territorio o la conquista della capitale nemica fu il suo obiettivo primario. In Europa vi sono molti bravi generali dichiarò nel 1797 - ma essi guardano troppe cose tutte in una volta, mentre io vedo una sola cosa e cioè la parte più forte dell'esercito nemico. Io cerco di annientarla, pensando che le questioni meno importanti si sistemeranno da sole 14. Pianificando con cura le sue campagne, ed in grado cli dirigere personalmente gli aspetti militari e politici della guerra, egli fece uso del sistema dei corpi d'annata e della ben sviluppata rete stradale dell'Europa Centrale per costringere i suoi avversari ad 11 Cit. in Stato Maggiore Esercito · Ufficio Storico, L'Eserci10 e i suoi Corpi · Sintesi Storica - voi. I, Roma 1971. pp. 12-!3-16.

12 13

B.H. LrnOFòLL HART, The Gos1 of Napoleon, Faber and Fabcr - London 1933. p. 33. E. PICARO, op. ci t. , p. 23.

14 D.G. Cl·IANDLER, pp. 206-207.

Le campagne di

Napoleone .

Rizzoli, Milano

I 968,


LA RIVOLUZIONE FRANCESE E L'ERA NAPOLEONICA

99

una battaglia decisiva, alla quale doveva seguire un energico inseguimento che annullava la volontà di resistere degli avversari ed elevava il morale delle proprie truppe. La m igliore dimostrazione di questo concetto furono le campagne di Ulma-Austerlitz e Jena-Auerstadt. La strategia è l'arte di usare in maniera esatta tempo e spazio scrisse l'imperatore. - Essa comprende la programmazione e l'esecuzione dei movimenti dall'inizio di una campagna di guerra sino al momento decisivo. Come abbiamo visto, Napoleone insisteva sul fatto che la battaglia costitu iva soltanto una parte della programmazione strategica. Ogni campagna vittoriosa poteva, nella sua mente, essere divisa in tre parti: il movimento per entrare in contatto, la battaglia, ed infine la fase di inseguimento e l'azione conclusiva. Naturalmente queste non erano fasi autonome, tutte e tre erano collegate l'una all'altra, perché una campagna m ilitare è essenzialmente un tutto unitario, un u nico tema che passa attraverso vari stadi 15.

Accentrando su di sé tutto il potere pianificativo e decisionale, metodo che però talvolta gli provocò degli scompensi, preparò sempre accuratamente i presupposti per una grande e decisiva battaglia. Ancora prima che le ostilità avessero inizio, nascose sempre al nemico le sue intenzioni facendo censurare i giornali e chiudendo le frontiere. Messa in moto la Grande Armata, una cortina di cavalleria leggera nascondeva le direttrici cli marcia delle truppe, precedendole e fianchegg iandole, proteggendo le co1punicazioni e raccogliendo informazioni sul nemico. I corpi d'armata marciavano separatamente, coprendo tutta la zona cli operazioni, spiegandosi per centinaia di chilometri. Una volta localizzato il nemico, i corpi si riunivano in una vasta formazione a quadri la tero, conosci uta come il bataillon carrée. Lo schieramento veniva ridotto ad un giorno di marcia fra i corpi fino a quando uno di questi entrava in contatto con il nemico, lo impegnava bloccandolo, mentre gli a ltri corpi si affrettavano a raggiungerlo. Quando le comunicazioni non furono adeguate alle esigenze, Napoleone ottenne a lcune delle sue vittorie con l'arrivo fortuito di forze d istaccate, la corsa al cannone: Marengo, Eylau, Friedland furono gli esempi. Su l campo d i battaglia Napoleone usò due grandi manovre. La prima, per linee interne, la praticò quando dovette affrontare un

15

D.G. CHANDLER, op. cil., p. 232.


100

L'E VOLUZION E ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

avversario numericamente più forte: in questo caso divideva le sue forze in una avanguardia, due ali ed una riserva ed avanzava rapidamente per occupare una posizione centrale dividendo l'eser-

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cito nemico; tenendo impegnata una parte, muoveva le sue riserve per guadagnare la superiorità locale sull'al tra e sconfiggerla. Se invece il nemico era in forze inferiori od uguali, adottava una


101

L.\ RIVOLUZIONE FRANCESE E L'ERA NAPOLEONICA

manovra di avvolgimento per linee esterne, inducendo l'avversario ad avanzare contro quella che lui aveva portato a ritenere la sua forza principale e conducendo in quel settore un'azione di contenimento; contemporaneamente il grosso dell'armata sfilava su uno o ambedue i fianchi del nemico in marce forzate costringendolo ad arrendersi o a dare battaglia senza la possibilità di una via di ritirata. Nelle campagne cli Buonaparte noi scorgiamo il predominio della manovra centrale ma senza esclusione di quella per linee convergenti ed esterne; il predominio degli attacchi diretti, ma sempre che è possibile, associati con quelli avviluppanti; la cura per le proprie comunicazioni, ma quando è necessario e razionale, un fare a fidanza con il proprio genio, col valore già sperimentato dei propri soldati, de' bravi generali che lo secondavano a meraviglia, e marciare arditamente sulla linea di r itirata d ell'avversario senza molto sottilizzare sulla sicurezza della ritirata verso la propria base. ... La giustificazione derivante dalla necess i là e consistente nel metodo di esecuzione è, d'altra parte, la condanna di quei sistemi di Scienza militare che fanno abuso di formole assolute. Buonaparte ebbe ragione di operare come fece; tanto più che egli non ha violato nessun principio della guerra reale . .. . La teoria pura può considerare l'unica linea d'operazione come un ideale; ma la teoria della guerra reale non può considerare quell'ideale come un principio assoluto, dal quale non mai s ia lecito discç>starsi senza peccare. Per questa l'assoluto sta nell'operare in guisa da poter combattere con superiorità di forza, con la maggior massa possibile e necessaria; il che, in certi casi, si consegue meglio con due che con una linea d'operazione 16

La sua organizzazione basata sul corpo d'armata fu, in seguito, adottata in tutta Europa e la sua strategia divenne un modello per le future generazion i di pianificatori e fu la base per molte vittoriose operazioni moderne. Ma il sistema napoleonico ebbe anche i suoi punti deboli. Accentrando su di sé tutto il potere pianificativo e decisionale, Napoleone non fu in grado di occuparsi di tutti i dettagli organizzativi, provocando notevoli scompensi. Quando fa llì o fu assente, e si presentarono difficoltà, queste non furono superate o lo furono

16

voi.

m,

N. MARSELLJ, La guerra e la sua storia - 3 voli. - F.lli Treves, pp. 244-245-247.

Milano

1881.


102

L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

soltanto in parte. Il suo scarso interesse verso il progresso tecnologico gli impedì di procurarsi mezzi più moderni ed efficienti che lo avrebbero portato a risultati più decisivi e definitivi. L'esempio più evidente fu il suo rifiuto all'offerta di Fulton di costruire una flotta di navi a vapore che gli avrebbe probabilmente consentito lo sbarco in Inghilterra. Queste manchevolezze però nulla tolsero alla sua arte ed alla sua magistrale improvvisazione sul campo di battaglia. Il suo

La manovra per linee esterne.

strumento, l'esercito, pure con le sue imperfezioni, come qualsiasi istituzione, trasfo rmato e reso più potente dal suo genio carismatico, fu il prodotto dell'esperienza storica sua e dei grandi capitani suoi predecessori. Infatti, dal rinascimento dell'arte militare dopo il medioevo fino a Gustavo Adolfo, ebbe luogo la preparazione di tutti gli elementi costitutivi di un esercito: truppe stanziali, armamenti perfezionati, imponenti fortificazioni, organizzazione amministra-


LA RIVOLUZIONE FRANCESE E L'ERA NAPOLEONICA

103

tiva r ispondente a i bisogni di una guerra, ordini tattici adatti alle nuove arm i; Gustavo Adolfo fece inl ravvederc per un momento l'idea di basi e di linee d i operazioni, ma questa si spense con lu i. Con Tu renne, l'idea si disegnò più chiara mente, le basi e le linee di operazioni acqu istarono un'altissima importanza, ma non si seppero determinare obiettivi s trategici decisivi; s i ebbe quindi un continuo muoversi con piccoli eser citi, una conti nua schermaglia per coprire le proprie linee e tagliare quelle dell'avversar io, poche battaglie e non r isolutive, molti assedi e lunghe campagne; poco dopo gli eserciti s i appesantirono nuovamente e a ll'arte strategica si oppose la passiva resistenza delle fortificazioni, alla tattica la simmetria ·dell e formazioni. Con Federico la tattica prese il p rimo pos lo nell'arte bellica e la battaglia r ilornò ad essere l'azione più importante della gu erra; ma dalle più sanguinose ba ttaglie non si seppe trarre p roporzionato profitto e gli eserciti ebbero sempre il tempo di rifarsi in forze per ricominciare daccapo . Federico non vide il legame intimo che passa fra i vari rami dell 'arte m ilitare, non ebbe un'i dea chiara dell'unico principio direttivo che deve informarli e farli mu tuamente servir e all 'unico scopo: la vittor ia che r isolve la campagna, non quella che decide la battaglia. La rivoluzione creò ordini più leggeri, grandi eserciti più mobili, la logistica se ne avvantaggiò moltissimo; essa vide la superiori tà delle masse sugli estesi cordoni e volle trasportare le fo rme della tattica nel campo della strategia; quindi le larghe manovre esterne per circondare il nemico se nza avveder si che in strategia non si hanno fra due o più masse, quei rapporti che solo si possono avere sul campo d i battaglia fra due o più a ttacchi e manca in conseguenza la possibilità di scambievole a ppoggio. Napoleone invece, non solo formulò il principio fondamentale di tu tta l'arte m ilitare, ma s tabilì le relazioni fra la strategia e la tattica: la strategia doveva servire a lla tattica nel preparare le migliori condizioni per dar baltaglia, ma la battaglia doveva servire a raggiungere uno scopo strategico, la vir tu a le distruzione delle forze dell'esercito nemico. Napoleone e levò l'ar te mili tare al grado di scienza esatta nella sua teoria, c he qua ntunque di difficile a pplicazione per la grande varietà d i fo rme che assunse, offrì un sicuro mezzo di r icerca per risalire dagli effetti alle cause che li producevano, servirono di studio e d i insegnamento. Infat li una comp leta letteratura di scienza mi litare in forma didattica incominciò ad appar ire sola-


.104

L' EVOLUZION E ORGANICA, TECN ICA. DOTTRI NALE

mente dopo le guerre napoleoniche. Fra gli studiosi e scrittori europei di cose militari ne emersero due: - Karl von Clausewitz, ufficiale prussia no che combatté in tutte le campagne contro Napoleone, dalla disastrosa Jena alla vittoriosa Waterloo. Dopo aver fatto parte del gruppo dei Riformatori dell'esercito prussiano, divenne di rettore della Kriegsakademie di Berlino e dedicò la maggior parte del suo tempo allo studio ed all'elaborazione di tratta ti sulle trascorse campagne. La sua opera più conosciuta fu Della Guerra che raccolse le sue teorie e dottrine; la sua principale fon te di ispirazione fu il genio del suo vecchio nemico: Napoleone. Nonostan te avesse elaborato i principi fondamentali della guerra, egli sostenne che in p ratica essi erano sempre soggetti ad un numero quasi in finito di modificazioni dovute all 'influenza di agenti esterni dei quali, quelli ps icologici e morali erano i più importanti e si oppose sempre alla codificazione de lla dottrina sulla base delle leggi e dei princ ipi della guerra. Nella premessa alla sua opera dice: In questo s tudio non si troverà per tanto nu lla di s istematico a ll a superficie. Invece d i una dottrina compiuta non abbiamo da offrire che frammenti. La forma scientifica vi si esprime con la tendenza a scrutare l'essenza de i fenom en i bellici ed a mostrare la loro correlazione con la natura delle cose di cui si compongono. Non si è mai, qui, indietreggiato davanti a lla consequenzialità filosofica . Ma dovunque il ragionamento si dipanava in un filo trop po esile, l'autore ha preferito romperlo pe r ricorrere invece alle prove forn ite dall'esper ienza dei fatt i. Come molte piante non producono frutti se il loro fusto si slancia troppo in a lto, così occorre che ne lle arti pra tiche le foglie e i fi o ri teorici non prendano soverchio sviluppo. Occorre non a llontanars i troppo dal terreno che loro conviene: e cioè dall'esperienza 17.

Clausewitz fu il più grande fi losofo de lla guerra e la sua filosofia influenzò la grande maggioranza degli studiosi militari che lo seguirono. - Antoine Henri l amini, svizzero di nascita, servì nelle armate napoleoniche, ma nel 1813 passò al servizio de lla Russia r ifiutando 17

p. 14.

K.

VON CLAUSEWITZ,

Della Guerra - 2 voli. - Mondadori, Milano 1970, voi. I,


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però di prendere parte, direttamente o indirettamente, alle operazioni contro Napoleone. Gli scritti di Jomini furono numerosi. Il suo primo libro: Trattato sulle Grandi Operazioni Militari scritto mentre militava nell'esercito francese, fece dire a Napoleone: Egli insegna ai miei nemici il mio intero sistema di guerra! La sua opera più completa è Sommario dell'Arte della Guerra che con quella di Clausewitz è rimasto un classico nella letteratura militare. Anche negli Stati Uniti l'arte militare ebbe il suo primo cultore: Dennis Hart Mahan, ufficiale dell'esercito ed insegnante all'Accademia Militare; si dedicò ad un'analisi scientifica delle operazioni militari del passato ed in particolare di quelle di Napoleone. I suoi studi divennero la base dell'istruzione teorica degli ufficiali americani. La sua opera più importante fu: Advanced Guard, Outpost and Detachmenl Service of Troops, with the Essential Principles of Strategy and Grand Tactics che divenne il testo ufficiale del suo corso a West Point. Il professionalismo militare subì un continuo sviluppo con l'apparizione di una teoria militare coerente e scientifica. Questa teoria divenne la base per una sistematica educazione militare a tutti i livelli, un elemento essenziale per il professionalismo nel senso moderno. Come le altre professioni, questo sviluppo fu, in larga parte, il risultato dei successivi impatti dell'Era dell'Illuminismo e della Rivoluzione Industriale sulle vicende umane e si manifestò principalmente con l'apparizione di numerose scuole militari, delle quali le più quotate furono il Reale Collegio Militare Britannico di Sandhurst (1802), l'Accademia Militare francese di St. Cyr (1808), l'Accademia. Militare americana di West Poinl (1802), la Kriegsakademie prussiana (181 O).

3 . GLI ESERCITI AVVERSARI DELLA RIVOLUZIONE E DELL'IMPERO

a. L'esercito dell'impero absburgico Sul finire del XVIII secolo ed all'inizio del XIX, l'esercito austriaco, nonostante alcune modifiche sperimentali, rimase quello creato da Maria Teresa e da Giuseppe II, mantenendo il suo carattere di forza armata al servizio della dinastia. Il corpo ufficiali, aristocratico ed internazionale, era legato da un impegno


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di lealtà personale e professionale soltanto verso il sovrano; i p1u alti gradi erano riservati ai membri della dinastia ed a quelli delle grandi famiglie nobili, mentre i gradi inferiori erano ricoperti dagli appartenenti alla nobiltà minore ed in piccola parte dalla borghesia. Le promozioni, dal grado di maggiore in su, erano riservate al sovrano, mentre quelle dei gradi inferiori erano prerogativa dei colonnelli proprietari dei vari reggimenti. Il reclutamento della truppa avveniva mediante coscrizione selettiva nelle terre ereditarie di Austria, Boemia e Gali zia, e con arruolamento volontario in Ungheria e nel Tirolo. Una notevole parte degli effettivi dell'esercito veniva reclutata anche nei piccoli Stati del Sacro Romano Impero. Un'altra istituzione dell'impero absburgico erano le "zone militari di frontiera" in Croazia ed Ungheria, che fornivano un considerevole numero di soldati, i Grenzer (guardie di frontiera), in origine truppe leggere; dopo le riforme di Maria Teresa, queste venne ro addestrate ed impiegate come fanteria di linea. Infine erano sopravvissute due vestigia dell'organizzazione militare medievale: in Ungheria la nobiltà era ancora soggetta al servizio cavalleresco e formava la insurrectio in difesa del reame, mentre in Tirolo, i liberi contadini costituivano delle unità mili ziane di tiratori scelti, i lager. Alla fine del '700, l'esercito regolare era forte di circa 300.000 uomini, suddivisi in 57 reggimenti di fanteria di linea, 17 reggimenti Grenzer, 32 reggimenti di cavalleria, 3 reggimenti di artiglieria campale e piccoli contingenti di zappatori, minatori e pontieri. Il più alto organo di comando dell'impero era l'Hofkriegsrat, il Consiglio di Guerra di Corte in Vienna, un corpo misto militare e civile; la dottrina militare, fino a l 1807, fu quella indicata dal Regolamento Generale ciel 1769, e laborato dal feldmaresciallo Moritz conte Lacy, che prevedeva tattiche rigide e lineari ed imponeva una cauta strategia basata sui magazzini e su comunicazioni sicure, rendendo il sistema militare austriaco estremamente pesante e poco manovriero. La fanteria aveva come unità tattica il battaglione, su sei compagnie fucilieri . Ogni reggimento disponeva di due compagnie granatieri che venivano inquadrate durante le operazioni in separati battaglioni per essere impiegati nel punto più decisivo della battaglia. Il metodo cli combattimento della fanteria sopravvalutava il valore della salva controllata e della linea compatta. Il regolamento diceva:


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Una fa nteria regolare, addestrata e sol ida, a rangh i serrati e passo veloce, non può essere d isturbata da scaramucce isolate; essa deve entrare in conta llo con il nemico il più rapidamente poss ibile, per r espinger lo e decidere l'azione il più pres to possib ile. Questo è il metodo che salva le vite; la fucileria d isordinata e le scaramuccie costano perdite e non decidono n ulla.

Soltanto dopo le prime campagne contro i francesi, la fanteria austriaca imparò a combattere in ordine aperto con speciali reparti di tiratori, sos tenuti da fo rmazion i serrate. L'artiglie ria godeva di una ben meritata reputazione: gli uffic iali e sottufficiali venivano addestrati in apposite scuo le e la truppa e ra costituita da sudditi aus triaci scapoli, robusti e capaci di leggere e sc rivere. La maggior parte de i pezzi cam pali, incl usi gli ot timi 6 libbre, era distribuita come linea cannoni a i battaglioni di fante.ria; il rimanente, che formava ba tterie da 6, 12 e da 18 libbre, era inquadrato ne lle batte.rie della cosiddetta artiglieria di riserva. Vi era puCam1011e austriaco. re un certo numero di batterie a cavallo dotate di pezzi da 6 libbre e con l'equipaggiamen to montato su cassoni prolungati. La cavalleria, considerata fra le migliori del mondo, era articolata in nove reggimenti corazzieri, due di carabinieri e sette di dragoni con funz ioni d'urto, ed in qua ttro reggime nti di cava lleggeri, nove di ussari cd uno di lanceri, che godevano un'ottim a reputazione per l'impeto e la qualità delle loro cavalcature. Quando · nel 1801 , l'arciduca Carlo, fratello dell 'imperatore Francesco II e conside rato il miglior capitano austriaco dai tempi di Eugenio, venne nominato presidente del Consiglio di Guerra di Co r te e min istro della Guerra e della Marina, le isti tuzioni mil itari absburgiche vennero sottoposte a diverse riforme amminis trative, di organico ed operative che, seppure mo lto lentamente, ne mi gliorarono l'e ffi cienza. Il Consiglio cli Guerra d i Corte venne suddiviso in tre grandi d ipartimenti: il I, Dipartimento Militare, divenne responsabile della


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direzione generale, del servizio genio, dell'artiglieria, delle zone m ilitari di confine; il II, Dipartimento Politico-Amministrativo, che si occupò del reclutamento e rimonte, equipaggiamento, sussistenza, paghe e servizio sanitario; mentre il III, Dipartimento Giustizia, amministrò le corti marziali e le altre materie disciplinar i. L'elaborazione dei piani di guerra e la loro esecuzione vennero affidati ad una organizzazione permanente, lo S tato Maggiore del Quartiermastro Generale, che precedentemente funzionava soltanto in caso di guerra. Per rendere più popolare il servizio militare, e malgrado l'ostilità dei consiglieri dell'imperatore i quali temevano che il soldato congedato sarebbe potuto diventare una guida per delle r ivolte popolari, Carlo ridusse i termini dell'arruolamento, che in precedenza duravano fino all'inabilità, praticamente a vita, a dieci anni per la fanteria, dodici per la cavalleria e quattordici per l'artiglieria ed il genio. Vennero adottate unità più grandi, brigate e corpi: questi ultimi però cli dimensioni lim itate con 20-30 battaglioni, 16-24 squadroni e 70-90 cannoni. Il metodo d'impiego della fanteria non subì grandi modifiche anche se la classica formazione lineare incominciò ad essere protetta da leggeri reparti di tiragliatori che dovevano ritirarsi al momento della carica alla baionetta. Carlo impiegò anche la colonna per i movimenti rapidi e adottò una particolare variante, la massa di battaglione, per consentire alla fanteria cli muoversi ma, nello stesso tempo,.di respingere le cariche della cavalleria, ed in seguito una formazione più piccola,la divisione di massa.costituita da due compagn ie serrate una dietro l'al tra per snellire i movimenti. Riguardo all'impiego delle altre due armi, venne prescritta la concentrazione della cavalleria come forza d'urto e la riunione dell'artiglieria in unità più massicce abolendo quasi intèramente i pezzi in dotazione ai battaglioni. L'esempio francese di un esercito nazionale di massa trovò dei seguaci anche in Austria, ma Carlo fu dalla parte dei conservatori e si oppose a lungo alla creazione di una milizia popo]ar·e. Soltanto nel 1808 aderì a questa idea poiché una tale milizia era meno costosa dell'espansione dell'esercito regolare e perché, con il tesoro depauperato, questa era l'unica via per rimediare dopo quindici anni di lotte e di sfortune, alla povertà delle nostre risorse. L'8 giugno 1808, un decreto imperiale istituì la Landwehr, una milizia popolare che inquadrava tutti gli uomini abili che non prestavano


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serv1ZI0 ne ll'esercito; ma la natura dell'impero absburgico, con i suoi dissensi nazionali ed i timori di rivolte, impedì il completo sfruttamento del potenziale umano. Nella primavera del 1809 vennero costituiti c irca 70 battaglioni equipaggiati con semplici bluse grigie, un grande cappello nero cd armali con una grande varietà di moschetti, ma soltanto 15.000 uomini entrarono in azione. Dopo Wagram, l'esercito si sbriciolò, Carlo venne destituito e la Landwehr smobili tata; ne ven nero ricostituiti temporaneamente alcuni battaglioni nel 1813 ma soltanto per fornire i complementi alle truppe regolari. Il trattato di Schonbrunn de ll'ottobre 1809 limitò le forze armate austriache a 150.000 uomini ed i depositi di armi e munizioni furono requisiti dai francesi. 11 rivitalizzato Consiglio di Guerra dovette affrontare enormi difficoltà e ricorrere a numerosi sotterfugi per preparare la struttu ra di un nuovo grande esercito, e riuscì nel suo intento. Quando nel 1813 l'Austria entrò in guerra contro Na poleone, l'esercito di sponeva di 300.000 combattenti su un totale di 480.000 uomini, che nell'inverno dello stesso anno diventarono 550.000. Il successore de ll 'arciduca Carlo, il principe Schwarzenberg, dimostrò di aver imparato la lezione sulla condotta di guerra napoleonica, adottando nuovi metodi operativi sul campo di battaglia: colonne d'attacco protette da tiraglialori e supporto d'artiglieria a massa durante l'assalto. L'esercito austriaco fu la più grande forza continuamente impegnata contro la Rivoluzione e l'Impero. Ripetutamente sbaragliato, si ri organizzò sempre per combattere il suo grande avversario, ed alla fine fornì i I maggior con Lingen te per la sconfitta di Napoleone.

b. L'esercito britannico Contrariamente alla marina che riuscì sempre a tenere in scacco que lla francese, l'esercito affrontò il conflitto contro Napoleone con gravi deficienze, sia nel personale che nei mate riali; trasE:urato nella disciplina, senza dottrina e molto debole di numero, raramente infatti raggiunse la forza massima cli 40.000 effettivi . Il potenziale militare britannico fu sempre limita lo dalla quasi caotica amministrazione dell'esercito ai più a lti livelli e dal rifiuto di decretare la coscrizione da parte del Parlamento, preoccupato di


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salvaguardare la sua supremazia. Gli ufficiali, impreparati professionalmente e non motivati spiritualmente, provenivano dalle class i superiori e costituivano un coacervo di ricchezza contadina o mercantile, talento, nascita, relazioni e favori. La truppa era formata da volontari provenienti dalle più basse categorie delle popolazione ed in buona parte disadattati sociali; nell 'esercito erano inquadrate anche unità straniere, in prevalenza germaniche. I1 controllo di tutte le forze terrestri era esercitato dal Gabinetto tramite il Segretario di Stato alla Guerra ed alle Colonie, la cui funzione principale, come capo del War Office, era la direzione delle truppe permanenti e temporanee, del controllo delle finanze e dell'amministrazione del personale. La responsabilità operativa e addestrativa dell'esercito era affidata al Comandante in Capo che esercitava il suo comando tramite le Horse Guards (Guardie a cavallo), coadiuvato dall'Aiutante Generale per quanto riguardava il personale, la disciplina e l'addestramento e dal Quartiermastro Generale che si occupava delle caserme, dei campi e dei trasferimenti; quest'ultimo poteva assumere eventualmente anche alcune funzioni operative incluse le informazioni. La produzione, l'approvvigionamento, la distribuzione e manutenzione delle armi e delle munizioni e la conduzione del personale dell'artiglieria e del genio erano di pertinenza della Direzione d'Artiglieria con a capo il Mastro Generale d'Artiglieria. Altri uffici del Segretario di Stato erano investiti di poteri decisionali su q uestioni militari come ad esempio i servizi sanitari ed i magazzini; inoltre il Commissariato era sotto il controllo del Segretario al Tesoro e l' Home Secretary supervisionava le forze ausiliarie quali la Milizia, la Yeomanry (cavalleria della milizia) ed i Fencibles (guardie nazionali). Tutto questo apparato misto di organ i civili e militari, ognuno con una certa autonomia e con svariate responsabil ità che spesso si accavallavano, provocò notevoli scompensi che impedirono la re'alizzazione di comuni propositi e per anni contribuì pesantemente al negativo svolgimento delle operazioni. L'esercito inglese non ebbe mai grandi unità operative fino al 1809 quando Wellington costituì le divisioni nella penisola iberica; queste rimasero le più grandi formazioni fino al 1815 quando il Duca costituì, con le forze alleate, tre corpi di fanteria ed uno di cavalleria. La fanteria rimase sempre la spina dorsale dell'esercito. La sua unità amministrativa di base fu il reggimento che, fino al 1803, fu costituito da un solo battaglione operativo; più tardi se ne aggiunse


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un secondo con funzione di centro di reclutamento e d i difesa territori al e. Il battaglione bri tannko, con forza varia che non superò mai i 500 effettivi, consisteva in dieci compagnie delle quali una di fanteria leggera ed un'altra di granatieri. Nonostante una certa varietà di moschetti, l'arma pi ù diffu sa, fino al 1797 fu il moschetto B riLish Land PatLern, sostituito poi dall'India Pattern a canna più corta. Fra le unità di fanteria si distinguevano tre reggimenti Fucilieri dotati del fucile Baker, di alta precisione a lla distanza di 200-300 passi. Nel 1793, l'esercito comprendeva 92 battaglioni che salirono a 192 nel 1809 e a 218 nel 1813. All'inizio del 1800 la fanteria leggera venne riunita in reggimenti che, unitamente a quelli fucilieri, rappresentarono il nuovo sistema di combattimento bri tannico basato sugli effetti di un fuoco mirato e controllato, effettuato da truppe c he potevano combinare la mobilità dei tiragliator i con la disciplinata saldezza della linea.

Fucile inglese.

La fanteria leggera inglese, con uno speciale addestramento e parzialmente armata con fucili che potevano effe ttuare un tiro rapido con l'uso cli proiet tili sottocal ibrati o mirato individuale con l'impiego di proiettili di calibro regolare, era in grado di combattere individualmente od in piccoli reparti in ordine aperto davanti o sui fianchi dell'eserc ito o, se necessario, anche in li nea; essa, con i fucilieri, rappresen tò la fanteria polivalente del futuro. Nonostan te i primi successi del metodo francese, i britannici ritennero che la compatta linea su due righe - nella quale ogni uomo impiegava individualmente la sua arma - era in grado di sviluppare un volume di fuoco maggiore di quello della colonna. Il successo di Wellington fu dovuto in parte a questo ed in parte alla sua tattica imperniata su tre concetti fondamentali: non esporre la sua linea al fuoco dell'artiglieri a nemica fino all'inizio dell'azione, proteggerla contro i tiragli a tori e volteggiatori ed assicurare i suoi fianchi. Il primo scopo lo ottenne schierando la sua linea, quando possibile, su posizioni defilate, il secondo con l'impiego de lle


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truppe leggere ed il terzo appoggiandola ad ostacoli naturali od affiancandola con la cavalleria che tuttavia fu sempre relativamente debole. O Itre che con il precìso tiro mirato la fanteria si difese con successo dalle cariche della cavalleria francese con la formazione in quadrato. La cavalleria, suddivisa in reggimenti leggeri e pesanti, ebbe diverse denominazioni: Guardie a Cavallo, Guardie del Cor po, Dragoni Guardie e Dragoni Leggeri. La sua massima espansione fu raggiunta nel 1808, quando contò due reggimenti di Guardie del Corpo, un reggimento di Guardie a Cavallo, sette reggimenti di Dragoni Guardie, cinque reggimenti di cavalleria pesante ed undici reggimenti di Dragoni Leggeri. I reggimenti di cavalleria erano composti da quattro squadroni su due sezioni di 80 uomini, ma nel servizio all'estero, le difficoltà di trasporto dei cavalli, le perdite in combattimento e le malattie, ridussero notevolmente gli organici.

Cannone del secolo X V I Il.

Oltre alla sciabola ed alle pistole, la cavalleria pesante era dotata di una carabina piuttosto ingombrante con la canna da 26 pollici di lunghezza, mentre quella leggera disponeva di una carabina con la canna da 16 pollici dotata di una catenella che collegava la bacchetta alla ca9na per impedirne la perdi'ta durante il caricamento e quindi più adatta per le azioni a cavallo. Ma le armi da fuoco non ebbero molta importanza: la cavalleria inglese preferì sempre la carica con la sciabola. Nonostante numerosi episodi di valore, la cavalleria britannica non si distinse mai per la sua efficienza a causa del cattivo addestramento e della scarsa esperienza di ufficiali e gregari. L'artiglieria, pur avendo raggiunto un certo grado di tecnicismo, fu sempre inferiore, sia in numero di pezzi che in peso dei proietti, a quella francese. All'inizio del periodo napoleonico, il parco era un miscuglio di calib ri e modelli: cannoni da 3, 6, 9 e 12


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libbre e vari tipi di obici di ferro e di bronzo, ed i suoi materiali non furono tra i migliori. Nel 1802 vennero ritirati i cannoni da battaglione e costituite le brigate per fanteria e squadroni per l'artiglieria a cavallo; ambedue furono equipaggiati con cinque cannoni da 6-12 libbre ed un obice leggero da 5,5 pol lici. Wellington fu sempre a corto di quest'arma, principalmente per la mancanza di equipaggi addestrati. La mi gliore unità fu la Reale Artiglieria a Cavallo su quattro squadroni , che nel 1812 erano saliti a 12. Ogni squadrone poteva essere suddiviso in tre sezioni, ognuna con due cannoni da 6 o 9 libbre ed un obice da 5,5 pollici; gli squadroni furono organizzati come unità autonome con propri maniscalchi, conducenti ed altri specialisti , in modo da pote r agire indipendentemente. Nell'esercito britannico servirono diverse unità straniere costituite da francesi emigrati, siciliani, m altesi e greci. La più famosa, distintasi brillantemente in tutte le campagne sul continente, e specialmente nella penisola iberica, fu la Legione Germanica del Re creata con i soldati esuli dell'Hannover dopo che, nel 1803, il loro eserc ito fu costretto a capitolare da Napoleone. Ordinata su due brigate di fanteria di linea, una leggera ed una di cavalleria, con reparti di artiglieria e genio, in breve tempo raggiunse la forza di 18.000 effettivi. Fu conside rata fra le migliori unità delle forze armate britanniche e la sua cavalleria leggera la migliore dell'esercito. I suoi uomini ritornarono in patria nel 1816. c. L'esercito russo La moderna storia delle istituzioni militari russe fu caratterizzata da una continua lotta fra gli occidentalizzati che tentavano di ricomporre questo vas to stato su di un nuovo modello, e coloro che volevano difendere e rafforzare il sistema orientale e slavo della Santa Russia. Gli sviluppi militari sotlo gli zar possono essere visti come un genere di dialogo fra due influenze in conflitto: da una parte la rigida ed opprimente disciplina di piazza d'armi di Potsdam, e dall'altra un tipo di guida ispira la, capace di raccogliere attorno a sé le riserve della forza fondamentale della massa della nazione russa 18.

1~ C. DUFl'Y, Borodino and the War o/ 1812 - Sccley, Scrvice and Co., London 1972, p. 36.


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Ma nonostante le alterazioni nella struttura, causate dalle lotte interne e dai capricci e pregiudizi dei diversi sovrani, due caratteristiche rimasero immutate nell'esercito russo dal XVII al XX secolo: i principi fondamentali di Pietro il Grande e le a lte qualità combattive del soldato semplice. Lo spirito, le istituzioni e la dottrina di Pietro, perfettamente conformi allo spirito della nazione, si dimostrarono così efficaci che influenzarono le generazioni che lo seguirono. I soldati russi si distinsero sempre per la loro tenacia ed abilità nell'affrontare i pericoli e nel sopportare le privazioni. Uno storico inglese ·contemporaneo li dipinse come fisicamente validi, abituati alle avversità, alle intemperie ed allo scarso cibo, capaci di lunghe marce e duro lavoro, feroci ma disciplinati, ostinatamente coraggiosi e suscettibili di entusiastiche eccitazioni, devoti al loro sovrano, al loro capo, al loro paese 19. I soldati venivano reclutati mediante coscrizione fra i contadini, periodicamente selezionati dalle autorità locali, fino a raggiungere le quote imposte dal governo. Fino al 1793 la durata del servizio era a vita, poi Caterina lo modificò a 25 anni; in effetti la situazione cambiò molto poco poiché i militari, incapaci di leggere e scrivere, lontani per così lungo tempo da casa, perdevano qualsiasi contatto con le famiglie ed anche se sopravvissuti, cosa abbastanza opinabile, non tornavano più al villaggio natale. La maggioranza degli ufficiali di fanteria e artiglieria pr oveniva dalla piccola nobiltà e dai grossi possidenti, ma esisteva anche una certa quota di stranieri: di scarsa cultura e male addestrati, non erano in grado di prendere decisioni impegnative ed incapaci di imporre la disciplina. Gli appartenenti all'alta nobiltà entravano nell'esercito attraverso varie scuole cadetti e prestavano servizio nelle Guardie, in · reggimenti scelti di cavalleria o nei quartieri generali. ~bbastanza colti ma poco istruiti, non avevano alcuna competenza di lavoro ammini strativo e di servizio di stato maggiore, attività che, tranne alcune eccezioni come per i generali Suvorov e Kutusov, veniva generalmente affidata ad ufficiali di p rovenienza straniera come ad esempio Barclay de Tolly e Jomini. Quando Caterina salì al trono, richiamandosi ai principi del suo grande avo, si sforzò di imprimere alle istituzioni militari le

19 Sm R. W !LSON, Brief Remarks on the Cha.racter and Composition o/ the Russian Army - Egerton 181 0, pp. 10-11.


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vecchie caratteristiche russe e come gesto simbolico fece adottare all'esercito un' uniforme ispirata al costume nazionale in sostituzione delle uniformi di stile prussiano. L'armata campale, che, a lla morle di Pietro, si era limitata a lla dife ns iva, riprese l'iniziativa manovrala per merito di Rumiancev e Suvorov e venne potenziata l'industria be l1ica. Furono a dottati miglioramenti nella lattica, tuttavia la dottrina in generale non subì grandi mutamenti e la maggior parte dei comandanti continuò a basarsi sulla massiccia colonna e sulla baionetta; talvolta venne impiegato anche l'ordine lineare, raramente però linea e colonna furano usate insieme e la cooperazione fra le tre armi fu sempre scarsa. Eccellenti idee e grandi realizzazioni vengono lanciate o ottenute da uomini d i valore d i cui Caterina è ricchissima, ma la loro sfera d'influe nza non supera la cerchia delle truppe che essi comandano direttamente. Insufficientemente sostenuti da un potere centrale non troppo benevolo, essi non influiscono sull'insieme dell'esercito. Nell'esercito di Caterina non vi è un'organizzazione stabile, ma un'improvvisazione r iuscita cd a volte geniale 20.

Nonostante le ottime prove durante la guerra dei Sette Anni, il rendimento dell'esercito dim in uì nelle guerre contro i turchi, gli svedesi ed i polacchi; molti reggimenti erano sotto orga nico e miseramente equipaggiati, il supporto logistico quasi inesistente. Questo fu dovuto, oltre alla scadente amministrazione ed all'inefficienza degli ufficiali degli sta ti maggiori, anche agli imprevedibili capricci di Caterina c he, da una parte sosteneva Suvorov, ma dall'altra elevava i suoi incompetenti favoriti agli a lti comandi. Sebbene sulla carta le forze armate contassero 400.000 uomini, gli effettivi non superavano la metà. Alla morte della madre, il nuovo zar, Paolo I. volle dare un nuovo ordine a ll 'esercito per porre fine agli abusi del regno precedente e, rompendo con le tradizioni nazionali, ridiede vita a lla scuola prussiana dell a quale però copiò soltanto gli aspetti esteriori. Ancora prima di salire sul trono aveva creato, a Gatcina, una s ua tenuta, un piccolo esercito di modello prussiano, comandato da uffic iali da piazza d'armi russi e pruss iani, che non avevano mai sentito fischi are una pallottola. Gli aspetti dominanti dell'addestra20

S.

A NDOLENKO,

S1oria dell'Eserciio russo - Sansoni, Firenze 1969, p. 124.


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mento di questa armata in miniatura con uniformi prussiane, erano stati le esercitazioni in ordine chiuso, le evoluzioni di parata e la brutale disciplina a colpi di bastone. A questi gatciniani lo zar affidò la riforma dell'esercito, del quale assunse il comando creandosi uno stato maggiore personale. Vennero creati dodici d istretti territoriali (nove europei e tre asiatici) sotto la sorveglianza di tre ispettori (fanteria, cavalleria e artiglieria) alle dirette dipendenze dell'imperatore, con numero di truppe variabile a seconda delle possibilità. Non essendo previste grandi formazioni tattiche, le unità venivano assegnate dai reggimenti ai comandanti sul campo che le inquadravano in colonne e le impiegavano secondo ì loro concetti personali. L'esercito, ad effettivi ridotti rispetto a quello di Caterina, era d iviso in tre grandi elementi: la Guardia, la linea ed i cosacchi. La Guardia era un corpo speciale costituito da tutte le armi, mentre la linea era l'elemento più numeroso nel quale aveva la prevalenza la fanteria, ordinata in reggimenti su due battaglioni e suddivisa, in pratica soltanto nominalmen te, in granatieri, moschettieri, fucilieri e cacciatori; i granatieri erano spesso considerati unità speciali ma i cacciatori che, eccetto per alcuni tiratori scelti, erano armati di moschetto come i fanti di li nea, non avevano niente in comune con le truppe leggere degli altri eserciti europei. La cavalleria, che raramente veniva impiegata in grandi formazioni come forza d' urto, era pesante (corazzieri) con reggimenti su un numero variabile di squadroni, e leggera (dragoni, ussari, ulani) i cui reggimenti si articolavano su c inque squadroni. L'artiglieria era numerosa ma i pezzi antiquati e pesanti, serviti da artiglieri male addestrati; i calibri comprendevano cannoni da 3, 6, 8 e 12 libbre e obici da 9 e 18 libbre. I cosacchi erano una peculiare istituzione dell'esercito russo, appartenenti a tribù nomadi d i frontiera della R ussia meridionale; il loro nome derivava dal russo kasak o dal kirghiso kossak che entrambi significavano nomade. Essi costituivano reparti di cavalleria irregolare, comandati da propri atamani liberamente eletti in assemblee ann uali ed erano mobilitati per specifiche campagne durante le quali non ricevevano paga ma erano autorizzati al saccheggio. Durante ]e guerre contro Napoleone i cosacchi continuarono ad aumentare di numero: nel 1812 esistevano 20 reggimenti di 600 uomini, armati di lancia, sciabola e pistola. Talvolta costituirono brigate con i calmucchi ed i baskiri, uomini delle tribù mongole dell'Asia, ma con scarso successo poiché questi ultimi, pur essendo feroci guerrieri, erano armati di lance ed archi.


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L'opera nefasta di Paolo e dei suoi gatciniani si manifestò nel 1799 durante la guerra contro la Francia. I generali Hermann e RimskiKorsakov, sostenitori della prussianizzazione, vennero battuti in Olanda ed in Svizzera, mentre Suvorov, fedele alla tradizione russa, portò il suo esercito di vittoria in vittoria in Italia settentrionale grazie alla sua grande abilità di comandante ed al valore dei suoi soldati e non certamente per merito della mediocrità dell'apparato militare. Il successore di Paolo, Alessandro I, cercò di eliminare gli abusi e le eccentricità istituiti dal padre, ma i suoi cambiamenti furono soltanto di forma. Eliminò le uniformi del modello prussiano, nel 1802 creò un Ministero delle Forze di Terra (rinominato Ministero della Guerra nel 1808), organo essenzialmente amministrativo che provvide al riordinamento dell'esercito, che nel 1805 risultò costituito dalla Guardia, con 3 reggimenti di fanteria, 1 battaglione di cacciatori, 2 reggimenti di corazzieri, 1 di ussari, 1 di cosacchi ed 1 batteria di artigl ieria a cavallo e dalla linea, con 13 reggimenti di granatieri, 83 di moschettieri, 22 di cacciatori, 6 di corazzieri, 30 di dragoni, 8 di ussari, 3 di ulani, 1 di tartari, 2 di artiglieria, 1 di pionieri e 1 di pontieri. Quasi tutti i reggimenti di fanteria erano formati da tre battaglioni dalla forza nominale di 738 uomini. I reggimenti di cavalleria leggera erano su 10 squadroni di 150 cavalli, mentre quelli pesanti contavano 5 squadroni. L'artiglieria era organizzata in tre tipi di batterie: pesanti con 8 cannoni e 6 obici, leggere con lo stesso numero di pezzi ma di calibri più leggeri ed a cavallo con soli calibri leggeri 21. Il disastro di Austerlitz dimostrò l'evidente necessità di urgenti riforme che però, invece di ispirarsi alla tradizione nazionale, furono la brutta copia delle istituzioni francesi. Vennero aumentati gli effettivi e creati numerosi nuovi reggimenti di fanteria e cavalleria. L'artiglieria, per merito del suo Ispettore Generale Arakseiev, venne radicalmente trasformata con il Sistema del 1805 che la dotò di cannoni da 6 e 12 libbre e obici da I O e 20 libbre a lunga gittata. La produzione delle bocche da fuoco fu notevolmente potenziata e vennero adottati sistemi moderni di elevazione a vite invece dei vecchi cunei, e migliori apparati cli puntamento. Eccetto per quelli asiatici, scomparvero i distretti territoriali e gli ispetto-

21 F.v. SCHUBERT, Un.1er dern Doppeladle r. Erinnerun.gen ein.es Deutschen im Russischen Offizierdienst 1789-1814 - Kochler, Stuttgart I 962, pp. 46-48.


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rati e vennero create le divisioni, inizialmente 12 ed in seguito 18, costituite da 18 battaglioni, 20 squadroni e 82 cannoni. La campagna del 1806 finì con una pace onorevole soltanto per il valore e la tenacia dei soldati, e le successive contro la Svezia e la Turchia, non modificarono sostanzialmente né la dottrina di guerra, né i metodi d'istruzione delle truppe. Quando nel 1811 Barclay de Tolly divenne ministro della guerra, diede poca importanza alle esercitazioni di parata e migliorò il sistema di addestramento al tiro della fanteria, ma la cattiva qualità e la scarsità di precisione dei moschetti russi, dei quali esistevano 28 calibri diversi, fecero della baionetta l'arma principale del soldato; organizzò pure speciali campi d'addestramento dell'artiglieria, che fu riordinata in batterie campali costituite da tre compagnie, una pesante · e due leggere, ognuna con 12 pezzi. Nel 1812 Barclay adottò un sofisticato schieramento tattico, basato sulla divisione con tre brigate di fanteria: dietro una cortina di cacciatori, la prima brigata si doveva schierare in linea con le altre due brigate di supporto in ordine misto. L'artiglieria prendeva posizione con una grossa batteria per ogni ala ed al centro, mentre la cavalleria divisionale costituiva una riserva alle spalle dell'ordine di battaglia. Ma il sistema, dato il cattivo addestramento degli ufficialì e dei soldati, non fu sempre ben compreso o seguito. A Borodino, dove Barclay venne sostituito nel comando da Kutusov, le formazioni erano troppo serrate e completamente esposte al fuoco a lunga gittata dei francesi. All'atto dell'invasione frances e, gli effettivi dell'esercito comprendevano 365.000 fanti ripartiti in 170 reggimenti, 76.000 cavalieri in 66 reggimenti e 40.000 artiglieri che servivano 1699 cannoni; ma le forze campali assommavano a soli 210.000 uomini, il rimanente costituiva i reparti destinati alla sorveglianza del Caucaso, alle frontiere con la Turchia, alla neo-conquistata Finlandia, inoltre vi erano truppe ai depositi, in addestramento e di guarnigione. Barclay introdusse anche il sistema del corpo d'armata nelle due armate occidentali, di norma su due divisioni di fanteria, alcuni reparti a cavallo e d'artiglieria. Per aumentare la potenza d'urto, inquadrò i granatieri in divisioni separate ed introdusse anche le divisioni di cavalleria. La riorganizzazione di Barclay fu chiaramente orientata sul modello francese, ma l'esercito russo del 1812-13 non r aggiunse mai la flessibilità, la manovrabilità, la rapidità di concentrazione dei corpi e la snellezza divisionale della Grande Armée.


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Le vittorie r usse sul finire della campagna furono dovute essenzia lmente a lle condizioni atmosferiche ed alla profondità strategica, ambedue sfruttate da Kutusov, ed alla fe rma determinazione di Alessandro di resistere. Un altro fattore determinante fu il diffuso carattere nazionale della guerra. Poche furono le diserzioni e la opolchenie, milizia frettolosamente raccolta, dimostrò un sorprendente spiri to combattivo. La guerra contro i fra ncesi ridu sse le fo rze armate russe in uno stato preoccupante a causa dell'enorme logorio e delle gravi perdite di equipaggiamenti, materiali e munizioni, ma ciononostante erano diventate uno dei quattro maggiori eserciti della lotta contro Napoleone e continuarono ad essere una delle grandi potenze militari d'Europa. Alla fine del periodo napoleonico, Alessandro I compì un atto c he provocò gravi conseguenze. Conside rate le notevoli spese che il mantenim ento delle forze armate imponeva allo stato, perché non farle sostenere, in parte, direttamente dalla popolazione? Lo zar decise perciò di acquartierare nei villaggi i reggimenti di fanteria e cavalleria, istituendo le colonie militari. Ad ogni battaglione corrispondeva un distretto, ad ogni compagnia un villaggio. I soldati avrebbero a iutato i contadini nei campi ed i contadini avrebbero imparato il mestiere delle armi senza lasciare il villaggio. In effetti il contadino venne trasformato in solda to mentre il soldato venne ridotto allo stato di servo. Nonostante i vantaggi concessi: r iduzione delle imposte, scuole per i figli dei contadini e cure mediche gratuite, si diffuse un sempre crescente m alcontento; numerose delegazioni si recarono dallo zar: Aumenta le imposte - gli dissero - domanda ad ogni famiglia di fo rnirti un soldato, confi sca i nostri beni, deportaci nel deserto; noi accetteremo tutlo. Noi abbiamo braccia, la voreremo e vivremo in pace; ma non toccare le nostre abitudin i, i costumi dei nostri padri, non trasformarci tutti in soldati!

Ma la pesante istruzione m ilitare, affiancata dai lavori di costruzione e nei campi, divenne sempr e più oppressiva ed insostenibile al pun to di provocare frequent i rivolte represse senza pietà. Nel 1831 presero una tale estensione che fu necessario liquidare d'urgenza l'eredi tà di Alessandro 22.

22

s. A NDOLE NKO,

op. c it., pp. 2 .12-2 13.


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d . Le istituzioni militari prussiane Lo stato che in questo periodo, prima e più di ogni a ltro, modificò e perfezionò le sue istituzioni militari, divenute poi modello per tutti gli altri eserciti, fu la Prussia. E queste modificazioni militari meritano un particolare approfondimento perché è indubbio che per buona parte del XIX secolo (ed anche per molti anni del XX) la superiorità militare prussiano-germanica fu l'elemento determinante della politica europea. Nell'esercito prussiano degli ultimi anni del XVIII secolo non si erano verificati progressi significativi: nonostante alcuni provvedimenti amministrativi, la dottrina ed il metodo di combattimento erano rimasti quelli federiciani . L' unica sostanziale modifica era stata la creazione, nel 1787, di 12 battaglioni fucilieri, destinati ad azioni rapide, autonome, con formazioni più leggere; inoltre, in ogni compagnia di linea, vennero selezionati dieci uomini addestrati come tiratori scelti, Schutzen, e dotati, come i fucilieri, di un'arma più leggera e precisa. Al rigido ed efficente controllo di Federico II, negli alti comandi era subentrata una considerevole confusione: il Dipartimento Militare del Direttorio Generale, organo di servizio civile, gli Ispettori Generali e l'Aiutante Generale, esercitavano le loro varie e sovrapposte funzioni senza alcun collegamento. Il corpo ufficiali aveva perso i suoi elementi migliori durante la Guerra dei Sette Anni e l'immissione cli molti ufficiali stranieri era anelata a svantaggio della sua omogeneità. Federico Guglielmo III, succeduto nel 1797 al godereccio Federico Guglielmo II, si rese pienamente conto che ciò che era accaduto in Francia non poteva non provocare ripercussioni nell'ormai antiquato ordine militare e sociale prussiano. Il suo intervento innovatore fu però notevolmente contrastato dai vecchi ufficiali che avevano combattuto con Federico il Grande: il loro unico scopo era quello di tenere i loro soldati soggetti ad una ferrea disciplina e cli addestrarli ad eseguire perfettamente le manovre che avevano consentito le vittorie passate. La creazione dell'Oberkriegskollegium (Consiglio Superiore cli Guerra) destinato ad essere il massimo organo militare, non diede alcun risultato positivo in quanto costituito dai capi degli organi già esistenti. L'atto del sovrano che in seguito si manifestò altamente determinante per il futuro delle istituzioni militari prussiane, fu la sua accettazione nei ranghi dell'esercito, nel 1801, di un oscuro


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ufficiale hannoveriano, Gerardo Giovanni Davide von Scharnhorst, creato nobile ed assegnato in breve tempo allo stato maggiore del Quartiermastro Generale, il principale assistente militare del re, dove assunse la supervisione delle scuole militari. Nel 1801 fondò una società di discussioni militari, l'Associazione Militare, che aveva come traguardo la realizzazione delle riforme dell'esercito; divenne così l'educatore di una nuova generazione di ufficiali che avrebbe svolto un grande ruolo nel decennio seguente. La sua opera venne facilitata dal colonnello von Massenbach, che nel 1801 aveva elaborato un nuovo regolamento per gli ufficiali dello stato maggiore, seguito da due memorandum per i quali, sotto l'aspetto organizzativo, egli divenne il padre dell'idea di uno stato maggiore unitario. Questi memorandum, nei quali egli prescriveva l'istituzione di un organo permanente che fungesse da centrale di pianificazione già in tempo di pace, contenevano, anche se formulata male e disordinatamente, l'idea fondamentale dello stato maggiore generale prussiano. Massenbach prescriveva la preparazione di un piano di operazioni sempre aggiornato per ogni possibile zona di guerra ed il lavoro doveva essere suddiviso in tre teatri d'operazioni, Austria, Russia e Francia: il suo progettato stato maggiore generale doveva essere articolato in tre sezioni. Inoltre riteneva opportuni dei periodici viaggi d'istruzione in tempo di pace per conoscere il terreno nelle possibili zone di operazioni e viaggi informativi all'estero, un preludio alla successiva istituzione degli addetti militari, una costante alternanza fra il servizio allo stato maggiore ed alle truppe e, come importante diritto dei futuri Capi di SM Generale, I' Immediatvortrag (libero e incontrastato contatto diretto) con il sovrano e quindi l'illimitata influenza sulle sue decisioni 23. A seguito delle proposte di Massenbach, il re, nel .1803, ordinò la riorganizzazione dello stato maggiore del Quartiermastro Generale, con un notevole ampliamento delle sue competenze. La Prussia disponeva così per la prima volta di un embrione di Stato Maggiore Generale che tuttavia stentò ad avere il giusto impiego all'interno dell'organizzata disorganizzazione del vertice militare. A fianco, teoricamente al disopra dello stato maggiore del Quartier-

23 W. GORLITZ, Der Deutsche Genemlstab - Frankfurter Hefte, Frankfurt am Main 1953, pp. 24-25.


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mastro Generale, rimaneva l'Oberkriegskollegium. La maggior influenza sul Comando dell'Esercito era però sempre esercitata dall'Aiutante Generale del Gabinetto Militare del sovrano. In tutto questo confuso sovrapporsi di competenze emerse la personalità di Scharnhorst che non sprecava parole per un nuovo sistema definito ma sosteneva la realizzazione di nuove fondamentali dottrine: il rafforzamento e l'integrazione dell'esercito con una milizia, l'organizzazione di div1sioni miste con tutte le diverse armi e propri stati maggiori, per le quali egli addestrava i necessari ufficiali di stato maggiore alle truppe e l'adattamento delle formazioni di combattimento alle esigenze del tempo. Ma nonostante l'azione stimolatrice di Scharnhorst ed i parecchi tentativi dell'ultimo minuto, l'apparato militare prussiano affrontò Napoleone, nel 1806, in uno stato di notevole inferiorità sia dottrinale che organizzativa e numerica. La più importante innovazione, la formazione delle divisioni, venne fatta soltanto quando le truppe erano sulla strada per Jena. Le divisioni dovevano consistere di due brigate di fanteria, ognuna con 4 o 5 battaglioni, una brigata di cavalleria con 10 o 15 squadroni e due batterie d'artiglieria. In aggiunta, ogni divisione doveva avere un battaglione di fanteria leggera e 5-10 squadroni di cavalleria leggera. Ma il nuovo sistema era ancora lontano da essere perfetto. Le d ivisioni avevano troppo poca artiglieria e la cavalleria era troppo dispersa per usare la tattica d'urto per la quale era stata addest rata. Inoltre, nessuno degli anziani generali aveva esperienza nel comando di anni combinate. In pratica, l'adozione delle formazioni divisionali, in quel momento, aggiunse soltanto confusione. Quando l'esercito prussiano scese in campo, sulla carta appariva imponente: 2 reggimenti di guardie a piedi, 57 reggimenti di moschettieri (linea), 29 battaglioni di granatieri, 24 di foci) ieri, 3 battaglioni ed uno squadrone montato di jii.ger (èacciatori), 4 reggimenti di artiglieria a piedi ed uno a cavallo, 13 reggimenti di corazzieri, 14 reggimenti di dragoni, 9 reggimenti ussari e 1 reggimento lancieri. I battaglioni di fanteria di linea, tre in ogni reggimento, avevano comunemente 5 compagnie di 174 uomini, inclusi 16 tiratori scelti e 4 cannonieri; i battaglioni fucilieri comprendevano 4 compagnie di 165 uomini ciascuna, dei quali 90 erano prussiani e 75 stranieri; la stessa proporzione fra prussiani e stranieri si trovava anche nei reparti granatieri a svantaggio della loro omogeneità.


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La cavalleria pesante era inquadrata in cinque squadroni per reggimento i cui effettivi assommavano a 841 combattenti e 51 non combattenti; i reggimenti di cavalleria leggera, di norma, erano su 10 squadroni per complessivi 1544 combattenti e 51 non combattenti. L'artiglieria, sulla carta, si presentava molto potente. Ogni battaglione di fanteria aveva assegnato un cannone da 6 libbre; ognuno dei 4 reggimenti di artiglieria a piedi aveva 9 batterie con 6 cannoni da 12 libbre e due obici da 10 libbre; il reggimento di artiglieria a cavallo era costituito da 20 batterie di 6 cannoni da 6 libbre e due obici da 7 libbre. I pezzi da battaglione stentavano a seguire la fanteria ed i reggimenti cli artiglieria venivano eccessivamente frazionati fra le unità e non impiegati a massa; non esisteva una riserva da impiegare in caso d'emergenza 24. Ma la mobilitazione fu così disordinata che gli effettivi di molte unità non furono completati cosicché, contro i 160.000 uomini di Napoleone, la Prussia ne schierò soltanto 128.000, comandati dal vecchio duca di Brunswick. Il pensiero di Scharnhorst, nominato suo Capo di SM, venne manifestato in un suo scritto: «Quello che deve' essere fatto io lo so anche troppo bene; quello che si sta facendo lo sa solo Dio» 2s. L' umiliante disfatta di Jena-Auerstaclt ed il trattato di Tilsit del 25 luglio 1807, che impose alla Prussia gravi sacrifici territoriali ed economici, dimostrarono ai prussiani l'urgente necessità di una drastica revisione delle istituzioni militari, politiche e sociali. Le riforme militari dovevano perciò venire effettuate contemporaneamente a quelle politiche. Federico Guglielmo III creò la Militar Reorganisationskommission "MRK" (Commissione di Riorganizzazione Militare), a capo della quale fu nominato il generale Scharnhorst. La maggior parte dei membri di questo nuovo organismo era costituita da tipici ufficiali aristocratici cli vecchio stampo, sostenitori dei concetti e della dottrina che avevano portato l'esercito alla 1-ecente distruzione. Due soli membri condividevano le idee di Scharnhorst e accettavano la sua determinazione che le riforme dovevano essere fondamentali e non superficiali. Uno era il primo ministro, barone 24 MILITiiROESCHICHTLISCHE FORSCHUNGAMT, Handbuch zur deutschen 1\rtilitiù-geschichte 1648-1929 - 8 voli. - Bernard und Gracfe Verlag flir Wehrwesen, Frankfurt am Main 1964, voi. II, Rainer Wohlfeil, pp. 160-161-162. 25 Cit. in J .D. HITTLE, The Military Staff. Its History and Development S tackpole, Harrisburg (Pa.) 1961, p. 63.


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Heinrich Friedrich Karl von Stein, unico membro civile della commissione, fautore di una poi itica innovatrice, intesa alla soppressione della servitù della gleba, alla limitazione dei privilegi della nobiltà ed a l raggiungimento dell'uguaglianza di tutti dinanzi alla legge; sebbene i suoi enormi sforzi per riformare l'intero s istema governativo non gli concedessero molto tempo per partecipare ai lavori della commissione, ne volle far parte per dimostrare la sua approvazione dei nuovi metodi negli affari militari. L'altro era il colonnello Augusto Wilhelm Anton conte Neidhardt von Gneisenau, proveniente da una nobile ma decaduta famiglia di militari della Germania meridionale, strettamente legata all'Austria. La MRK. fin dall'in izio, ebbe vita difficile: oltre all'ostilità di alcuni dei suoi componenti, si trovò cli fronte anche aJle manovre di Napoleone che, preoccupato dalle informazioni su lle attività riformiste di Stein e Scharnhorst, pretese la destituzione del primo ministro e con il trattato di Parigi nel 1808 impose i termini che avrebbero, secondo lui, impedito il ritorno della potenza militare prussiana: l'esercito dovette essere limitato a 42.000 ufficiali e soldati. I militari dovevano essere dei volontari a lunga ferma e non era permessa una mili zia nazionale o qualsiasi altra forma cli forza di riserva. Nonostante Ja perdita dell'appoggio di Stein, Scharnhorst, con molta pazienza ma con ferma determinazione, riuscì a sostituire tre vecchi parrucconi conservatori della MRK con altrettanti giovani ufficiali distintisi nella guerra contro i francesi: Karl von Grolman, Hermann von Boyen e Karl von Clausewitz. Scharnhorst, Gneisenau, Grolman, Boyen e Clausewitz furono i cinque uomini che passarono alla storia come i "Riformatori". Essi, fra i quali predominò il brillante genio di Scharnhorst fino alla morte prematura nel 1813, furono i responsabili della creazione cli quella supremazia militare che caratterizzò gli eserciti prussiano e germanico per più di un secolo. Il loro obiettivo finale fu la fondamentale revisione del sistema di comando dell'esercito e delle relazioni di questo con lo stato, il popolo ed il re. Il principale concetto innovatore di Scharnhorst può essere così riassunto dai suoi scritti: Una mente singolare e decisa, un intelligente talento organizzativo può probabilmente creare un esercito efficiente da qualsiasi gruppo di uomini. Lo fecero i greci ed i· macedoni, lo fece ro i romani; lo fecero pure parecchi monarchi francesi, Gustavo Adolfo, i predecessori d i Federico ìJ Grande e recentemente lo ha fatto Napoleone per i


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francesi. Ma un magnifico esercito di una generazione non può essere congelato in uno stampo e rimanere ugualmente formidabile nella successiva generazione, anche se rimane fedele al modello in ogni dettaglio. Le cose umane sono dinamiche, la tecnologia cambia le armi e gli equipaggiamenti, gli eserciti devono cambiare con i tempi. Quando ad un talento organi:aativo ne segue un altro - come si verificò con i primi re Hohenzollern di Prussia - in tal caso l'esercito rimarrà dinamico e cambierà anche se il modello generale rimarrà il medesimo. Ma quando la mediocrità segue il talento ed il modello rimane lo stesso, il declino è inevitabile. Così anche nella guida operativa cli un esercito, come Annibale, Federico e Napoleone hanno dimostrato, normali generali e normali eserciti non possono facilmente sconfiggere un genio anche quando il suo esercito non è così buono come il loro. Ma un genio operativo, al comando cli un esercito creato da un genio organizzativo è virtualmente invincibile, così come dimostrarono Alessandro, Giulio Cesare, Gustavo Adolfo e, più recentemente, Federico il Grande e Napoleone.

Scharnhorst ed i suoi collegh i decisero quindi che alla Prussia serviva un sistema con il quale - per quanto u manamente possibile - l'esercito prussiano avrebbe dovuto essere creato da un genio organizzativo e guidato in battaglia da un genio operativo. Scharnhorst infatti espresse una volta il suo pensiero molto espi ici tamente: Normalmente non è possibile per u n esercito disfarsi dei generali incompetent i. La gran de autorità che il loro grado conferisce ai generali ne è la prima ragione. Inoltre i generali costituiscono una cricca, sostenendosi tenacemente uno con l'altro, tutti convinti d i essere i m igliori rappresentanti dell'esercito. Ma noi possiamo almeno dar loro dei capaci assistenti. In tal modo, gli ufficiali di stato maggiore sono quelli che devono affiancare i generali incompetenti, fornendo quei talenti che altr imenti dovrebbero essere ricercati fra i comandanti 26.

I concetti base e la terminologia non erano una cosa n uova nell'ambiente militare internazionale. Organismi più o meno denominati Stati Maggiori erano sempre esistiti nella storia ed erano sempre stati l'anello di congiunzione fra i comandan ti e le unità combattenti. Ma questi consistevano in un gruppo di ufficiali 20 REINIIARD

HoHN, Scharnhorsl Vermiìchtnis - Bonn 1952. pp. 312-313.


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destinati a portare messaggi ed a tenere informato il comandante d i ciò che si verificava oltre il raggio della sua visione diretta. A questi si aggiunsero col tempo altri aiutanti incaricati di tenere documenti, scrivere e copiare ordini, fare e portare mappe. In tempi più recenti, con l'aumentare delle dimensioni degli eserciti e della complessità delle armi, questi organismi erano stati sviluppati a livelli diversi e quindi le brigate, le divisioni ed i corpi d'armata avevano avuto lo stesso genere di supporto. Per chiarire la distinzione fra questi stati maggiori subordinati e quello del generale comandante, nel diciottesimo secolo ci si riferì a quest'ultimo come allo Stato Maggiore del Quartiermastro Generale o del Generale. Ma con il massiccio sviluppo degli eserciti e degli armamenti, che stavano diventando permanenti, sia in pace che in guerra, con l'esigenza di mantenerli ed amministrarli in pace e di assicurare il loro pronto intervento in guerra, anche gli stati maggiori erano divenuti permanenti per svolgere sia le operazioni amministrative che operative, e lo Stato Maggiore del Generale aveva assunto la denominazione di Stato Maggiore Generale. Gli sforzi dei Riformatori si orientarono principalmente su questo Stato Maggiore Generale, che doveva diventare una collezione delle migliori e più esperte menti dell'esercito, addestrate ed organizzate in modo da funzionare come un unico cervello, sempre pronto ad essere responsabile dei comandi e dei desideri del comandante in capo, in modo da garantire il conseguimento cli sagge decisioni anche da parte del meno abile dei capi, e se questo avesse commesso un errore si fosse potuto riparare. A completamento della loro opera, i Riformatori desideravano trasformare l'esercito in un esercito di popolo, al quale tutti i prussiani avrebbero dovuto affezionarsi e creare uno spirito comunitario nazionale. L'invasione francese del 1806 era stata accolta da una diffusa indifferenza popolare. La gente comune vedeva la guerra come un affare personale del re, combattuto dall'esercito del re, un conflitto che per loro significava poco, eccetto tasse più alte e la spiacevole necessità di sopportare il passaggio degli esercì ti sulla loro terra. I cinque Riformatori concordavano con il concetto di monarchia costituzionale che il primo ministro Stein sperava cli creare ed attraverso la quale il nuovo esercito prussiano sarebbe stato l'esercito del popolo così come l'esercito del re. Essi erano convinti che un elettorato responsabile avrebbe potuto essere anche un popolo patriottico strettamente legato all'esercito che sentiva essere il "suo esercito".


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Essenziale per tale trasformazione era che l'opportunità di raggiungere posizioni di comando non fosse limitata ai vantaggi della nascita, ma fosse una r icompensa al merito. Una delle principali debolezze dell'esercito prussiano era stata la politica di mantenere il corpo ufficiali chiuso a chiunque non appartenesse alla nobiltà e di richiedere a questi uffic iali aristocratici poco più che coraggio ed obbedienza. Scharnhorst riconosceva che il coraggio e l'obbedienza erano impor tanti qualità per gli ufficiali, ma in un esercito di massa, nel quale la guida avrebbe dovuto essere esercitata con l'esempio e lo spirito, piuttosto che con l'irreggimentazione e la brutalità, l'aristocrazia doveva essere d'intelletto piuttosto che di nascita. Allo scopo quindi di permettere l'apertura del corpo ufficiali sia ai borghesi che agl i aristocratici, Scharnhorst stabilì un sistema di esami, ma mantenne il diritto degli ufficiali di un corpo di dare il loro gradimento o negarlo, per ragioni morali o disciplinari, all'ammissione dei giovani aspiranti. Sorse così una gerarchia militare unitaria con elevato spirito di corpo, legata da consuetudini comuni, da una legge morale e da un particolare ed infrangibile codice cavalleresco. Vennero create tre scuole mi li tari a Berlino, Konigsberg e Breslavia, aperte a tutti i giovani in grado di superare gli esami d'ammissione, senza riguardo allo stato sociale d'origine. L'Accademia per Giovani Ufficiali che Scharnhorst aveva iniziato a riorganizzare negli anni precedenti la guerra del 1806, fu ulteriormente ristrutturata nel 1810 sotto la sua diretta supervisione e fu inizialmente chiamata Scuola Militare per Ufficiali; poco dopo fu ribattezzata Scuola Militare Germanica. Nel 1859 fu r iconosciuta come K riegsakademie o Accademia di Guerra e fu per lungo tempo la più famosa scuola di preparazione militare del mondo. Un altro sviluppo nell'alta amministrazione delle forze armate fu la sua centralizzazione, nel 1808, in un Ministero della Guerra. Il re, tuttavia, temette che questo potesse sfidare la sua autorità, e per questa ragione i due corpi separati che dovevano costituire tale ministero, il Dipartimento Generale della Guerra ed il Dipartimento Amministrativo, non ebbero un capo unico fino al 1814, quando il generale Boyen fu nominato ministro della guerra. Scharnhorst divenne capo del Dipartimento Generale e Capo dello SM Generale. Un altro problema da affrontare fu quello del rafforzamento dell'esercito, gravemente r idotto dalle sconfitte subite, del rimpiazzo delle anni e degli equipaggiamenti catturati dai francesi e dello


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sviluppo di nuove dottrine di guerra. Nel 1807 Clausewitz scrisse: [...] noi mancavamo di tutto il materiale da guerra e di rifornimenti e per i prossimi cinque o sei anni non potevamo aspettarci di mantenere un considerevole esercito con le nostre sole risorse 27. Per quanto riguarda il rafforzamento dell'esercì to, le restrizioni francesi e l'avversione del re ad introdurre una m ilizia popolare, crearono grandi difficoltà. Scharnhorst, con un inganno pienamente r iuscito, aggirò l'ostacolo della limitazione a 42.000 effettivi imposta da Napoleone, adottando un sistema di reclutamento basato sul servizio obbligatorio a breve termine, sottoponendo gli ufficiali ad uno sforzo enorme: istituì cioè dei depositi di addestramento militare in ogni provincia, dove ogni anno veniva chiamato un certo numero di uomini, con l'obbligo di tenersi pronti per un dato tempo a ritornare sotto le armi ("Krumpersistem") così, nel 1813, la Prus·s ia poté opporre alla Francia più di 120.000 soldati istruiti ed addestrati. Anche il rimpiazzo delle armi e dell'equipaggiamento si presentò difficile e gravoso. La maggior parte dei moschetti erano stati catturati dai francesi che li avevano usati per armare la Confederazione del Reno. Ai prussiani rimasero armi obsolete o danneggiate, e nonostante la creazione cli nuove officine e l'ampliamento cli quelle esistenti, ci vollero molti anni per giungere ad una dotazione soddisfacente; lo stesso dicasi per le artiglierie. Un notevole aiuto per il riequipaggiamento dell'esercito la Prussia lo ottenne dall'Inghilterra e dall'Austria. In conformità alla nuova dottrina vennero adottate formazioni tattiche permanenti che, contrariamente a quanto avveniva nell'esercito francese , eb bero forza uguale. Poiché l'apparato militare ridotto non permetteva la costituzione di divisioni, l' unità tattica base divenne la brigata mista, formata eia due reggimenti di fanteria, ognuno con un battaglione cli fucil ieri e due dj moschettieri, un battaglione di granatieri e J 0-14 squadroni di cavalleria; ad ogni brigata vennero assegnate una batteria a piedi di sei cannoni (12 e 6 libbre) e due obici (7 e 10 libbre) ed una a cavallo; l'esercito disponeva pure cli un corpo d'artiglieria di riserva. In tempo cli guerra, due brigate costituivano un corpo. I nuovi Regolamenti del 1812 prescrissero che la fanteria fosse l'arma principale sul campo di battaglia con una combinazione di

27 KARL VON CLAIJSEWITZ,

Schriften, Aufsiit ze - Studien-Briefe - Ed. W. Hahlweg,

Vancnhoerk umi Ruprecht, Gèittingen 1966, voi. I, p. 74.


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tiraglia tori, colonne e linee: vennero eliminate le differenze fra truppe di linea e leggere e tutti i reparti furono addestrati ad assumere le diverse formazioni ed ai diversi sistemi di combattimento. La tattica della fanteria fu impronta ta ad un graduale aumento della pressione sul nemico mediante lo schieramento della brigata in considerevole profondità. La cavalleria, cli solito tenuta in riserva o sui fianchi, doveva agire in stretta cooperazione con la fanteria e le sue cariche venivano effettuate in formazione di colonna. L'impiego dell'artiglieria fu orientato sulla massima possibile concentrazione del fuoco. Il nuovo sistema tattico diede maggiori responsabilità ai comandanti di battaglione e di compagnia e r ichiese un alto livello di addestramento, coraggio, disciplina ed iniziativa. Nel 1813 vennero attuate le idee cli Scharnhorst per un nuovo sistema cli mobilitazione nazionale. Il 3 febbraio un edi tto diede il via alla formazione di distaccamenti volontari .lager per impieghi specia li, i cui effettivi dovevano essere reclutati fra i giovani in grado cli pagarsi l'equipaggiamento e le uniformi, provenienti principalmente dalle classi medie e alte. Il 9 febbraio venne istitui ta la Landweh1; una milizia nazionale che comprendeva tutti gli uomini dell'età fra i 17 ed i 40 anni. Infine, il 21 aprile fu stabilita la creazione della Landsturm, una guardia nazionale senza uniformi destinata alla guerriglia contro il nemico invasore, ma che non fu mai chiamata all'azione. In conclusione, l'apparato militare prussiano prevedeva un esercito permanente nel quale i coscritti dovevano servire per tre anni fra l'età di venti e ventitré anni nei reparti regolari, e per due anni successivi rimanere disponibili come riserva mobilitabile immediatamente in caso di emergenza. La Landwehr, entità separata di m ilizia, aveva come nerbo principale sette classi di riservisti fra l'età di ventisei e trentadue anni, in grado di essere mobilitati con una certa rapidità per combattere con l'esercito regolare; all'inizio questa milizia soffrì di scarsità di armi ed equipaggiamento; gli ufficiali venivano eletti dalla truppa fino al grado di capi tana, mentre gli ufficiali superiori erano nominati dal re. Malgrado ciò i suoi reparti, nel 1813, combatterono bene ed alcuni si distinsero per la loro tenacia e valore. Verso la fine del 1813, l'esercito campale era costituito da quattro corpi d'armata, la Guardia ed alcuni reparti autonomi. Ogni corpo aveva quattro brigate miste di regolari e Landvvehr; il IV corpo era costituito quasi interamente da unità Landwehr; la


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maggioranza era costituita da truppe regolari, ma fra queste e la Landwehr, in quel periodo, non esistevano grandi differenze. Il soldato prussiano era molto cambiato: mentre nel 1806 era un riluttante coscritto od un mercenario, nel 1813 era animato da un radicato spirito patriottico e da un profondo odio per i francesi. Dai soldati semplici era nato il motto: Con Dio per il Re e la Patria 28. Durante gli ultimi combattimenti contro Napoleone, il russo conte di Nesselrocle fu notevolmente impressionato dal comportamento dei prussiani e dichiarò che essi erano ritornati ad essere i prussiani di Federico. La Prussia aveva raggiunto la meta indicata dai Riformatori: l'esercito popolare. Ma nello stesso tempo, i Riformatori erano consapevoli di aver fallito nel perseguire un importante obiettivo: la costituzione nazionale. Non esisteva un corpo di rappresentanti eletti dal popolo, verso il quale il nuovo esercito popolare doveva essere responsabile, cosÏ come era stato inteso da Stein, Scharnhorst e dai loro colleghi.

28 M tLJTARGESCHICHTL!SCIIE FORSCHUNGAMT,

op. cit., p. 127.


CAPITOLO

III

DALLA RESTAURAZIONE ALLE GUERRE MONDIALI

A. G ENERALITA'

L'era napoleonica, le cui vicende avevano coinvolto l'intera Europa, diede un nuovo impulso alle istituzioni militari. La Francia, sulla quale si modellarono quasi tutti gli stati dell'Europa meridionale, dopo alcuni tentativi fa lliti di r istrutturazione, si mantenne ferma nelle istituzioni militari napoleoniche; la Prussia invece e gli stati del nord, partendo dalle stesse istituzioni, si spinsero ancora più avanti. I grandi eserciti nazionali, creati durante le guerre dell'impero francese, furono conservati anche durante la pace: ciascuno degli stati europei non voleva essere il primo a deporre le arm i, e, d'altra parte, le turbolenze in terne facevano dapperturro presagire un rinnovarsi della rivoluzione tanto temuta dalle monarchie. Si sentì inoltre il bisogno di nuovi ordinamenti adatti a mantenere in numero questi grossi eserci ti ed aumentarli ancor di più, sino al massimo possibile, in caso di guerra. Eccetto che in Inghi lterra e negli Stati del Papa, venne ins taurato il principio della coscrizione; gli eserciti divennero così tutti nazionali e l'obbligo del servizio alle armi gravò su tutti i cittadi ni. Fu semplice eccezione se qualche stato s i servì di alcuni corpi composti di mer cenari svizzeri come la Francia fino al 1830, il regno delle Due Sicilie e lo Stato della Chiesa. Allo scopo di poter raddoppiare almeno, in caso di guerra, la cifra degli uomini sotto le armi, si istituirono delle riserve nazionali, dividendo in due parti l'obbligo del servizio militare, la prima alle bandiere, la seconda alle proprie case, per ritornare nelle file ad ogni chiamata. In Francia, la restaurazione abolì la coscrizione per ricorrere all'arruolamento volontario, ma questo, visti i risultati, fu presto abbandonato. Con una legge del 1818 fu stab ili to che il contingente annuo fos se formato dai volontari e completa to, per mezzo di


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

sorteggio, fra i giovani entrati nel ventunesimo anno d'età: il servizio venne fissato a dodici ann i, di cui metà sotto le armi e metà di riserva in servizio territoriale. Con altra legge del 1824, il servizio fu portato ad otto anni e soppresso il servizio di riserva; nel 1832 il servizio fu limitato a sette anni. Nel 1815 venne adottato uno speciale ordinamento. Tutto l'esercito fu sciolto e furono create invece le legioni dipartimentali: ogni dipartimento forniva una legione composta dalle tre armi, si fece così rivivere il nome delle prime milizie regolar i di Francia (le legioni di Francesco I, 1534) e si imitò imperfettamente il sistema territoriale prussiano. Ma nel 1820, questo sistema venne abbandonato per ritornare a lla formazione per reggimenti. La rivoluzione del 1830 fece scomparire i corpi di mercenari svizzeri, che in parte formavano la guardia reale sotto i Borboni; in cambio furono creati dei reggimenti composti da volontari stranieri e l'occupazione dell'Algeria diede origine ai reggimenti di zuavi, ai battaglioni di tiragliatori algeri.ni, agli squadroni di Cacciatori d'Africa e di Spahis, all'inizio reclutati fra indigeni africani, poi completati da francesi che ne formarono la più gran parte. L'Inghilterra continuò nel suo reclutamento per arruolamenti volontari, possibile solamente con l'ordinamento politico ed·economico del paese. L'Austria, in un primo tempo, sciolse i suoi corpi d'armata, le divisioni e le brigate, senza però ridurre di molto il numero dei reggimenti. Il reclutamento era territoriale perché l'impero si divideva in circoli di leva, ciascuno dei quali alimentava esclusivamente un certo numero di reggimenti; ma questi non avevano stanza fissa nel proprio circolo e vi lasciavano solo il deposito; così il sistema aveva tutti gli inconvenienti dell'ordinamento territoriale senza averne i vantaggi, ed era piuttosto una necessità cagionata dalle molte lingue parlate nell'impero absburgico, al fine di avere reggimenti in cui tutti parlassero allo stesso modo. I moti d'Italia costrinsero poi l'Austria a ricostituire le sue grandi uni tà in permanenza. La Prussia, grazie alla radicale trasformazione politica e militare delle sue istituzioni provocata da Scharnhorst e dai suoi colleghi, disponeva, nel 1815, di otto corpi d'armata, uno per provincia, ed un corpo della guardia; i corpi d'armata, composti ognuno di due divisioni di fanteria ed una di cavalleria, si reclutavano negli stessi paesi ove avevano stanza fissa e si mantenevano in permanenza con i loro stati maggiori, quadri e senrizi vari, al completo e con tutti


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i materiali occorrenti alla guerra. Con il nuovo ordinamento dell'esercito, articolato in truppe regolari e Landwehr, la Prussia poteva mobilitare, in pochi giorni, 580.000 uomini in pieno assetto di guerra e con i quadri al completo. Ma poco dopo la pace, i reazionari aristocratici, nel costante timore che le riforme avrebb ero potuto minacciare l'egemonia della nobiltà sul corpo ufficiali, tentarono di ridurre ed annullare i progressi realizzati dai Riformatori. Nel 1819, durante le manovre, cogliendo a pretesto lo scarso rendimento della Landwehr, causato dalla scarsezza dei fondi concessi, convinsero il re a porre questa forza sotto il diretto controllo dell'Esercito. Secondo il concetto dei Riformatori, la Landwehr doveva essere l'anello di congiunzione fra l'esercito ed ·il popolo ma doveva rimanere, in tempo di pace, separata dall'esercito, con propri ispettori facenti capo direttamente al Ministero della Guerra. Amareggiati da questo provvedimento, Boyen, Ministro della Guer_ra, e Grolman, suo Capo di Stato maggiore, · rassegnarono le dimissioni. La militarizzazione della Landwehr e le dimissioni dei due alti ufficiali, furono molto più importanti politicamente che militarmente. L'interrelazione del popolo, dello stato e dell'esercito stava scomparendo. Senza una costituzione, senza istituzioni rappresentative, senza la spinta emotiva di una guerra per la patria, la borghesia diventava sempre più ostile verso il dominio aristocratico e quindi verso l'esercito, che di quel dominio era la più ovvia manifestazione. Distruggendo il concetto cli esercito popolare, che era stata una delle principali mete di Scharnhorst, i reazionari assicurarono la perpetuazione di un modello di relazioni fra civili e militari che provocò le più tragiche conseguenze per la Germania ed il popolo tedesco. Negli anni che seguirono, il prevalere della reazione diede il via all'invecchiamento dell'esercito (almeno nelle sue forme esteriori), ed al suo allontanamento dal popolo. La proporzione dei borghesi nel corpo ufficiali - che aveva raggiunto il quaranta per cento nel 1815 - declinò decisamente. La crescente antipatia della borghesia per l'esercito era contraccambiata dagli ufficiali aristocratici. Ma nell'esercito vi era un'istituzione che non era esistita prima del 1806 e che nel secondo decennio del secolo aveva dimostrato la sua validità a tutti gli ufficiali che l'avevano accettata ed apprezzata, a prescindere dalle loro idee politiche ed origini sociali: lo Stato


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L'EVOLUZION E ORGANICA. TECNICA, OOTIRI:-!ALE

Maggiore Generale creato da Scharnhorst. E questa is tituzione fu l'artefice del lento ma costante miglioramento professionale ed operativo dell 'esercito prussiano, miglioramento che lo portò a i trionfi del 1866 e del 1870. Uno storico militare moderno ha così condensato l'essenza del sistema dello Stato Maggiore prussiano del diciannovesimo secolo. Le caratteristiche significative dello Stato Maggiore prussiano - che risalivano ai giorni di Scharnhorst - furono: l 0 ) la quasi autonomia dello Stato Maggiore Generale nell'ambito del più ampio Ministero della Guerra; 2°) la sua particolare attenzione a lle teorie e dottrine militari ed a quello c he poteva essere chiamato l'addestramento post-nomina degli uffic iali e 3°) la rotazione degli ufficiali di stato maggiore fra il Grande Stato Maggiore Generale (Grosser Generalstab) ed i pos ti di comando alle truppe (Truppe ngene ralstab). L'entrata alla Scuola di Guerra era mediante esami di concorso. I suoi breve ttati (a lla fine del diciannovesimo secolo circa un terzo dei cent.ocinquanta che ven ivano ammessi), venivano assegnati, per un' ulteriore esperienza di due anni, a lavoro topografico, esercizi sulle mappe e giochi di guerra. Di quelli che avevano partecipato a l corso annuale sotto la supervisione personale del Capo di S.M. Gene rale. tre o quattro candidati divenivano membri permanenti dello Stato Maggiore Ge nerale 1.

Dall 'esempio dello Slato Maggiore Generale prussiano der iva una definizione che si adatta ad esso ed a tut ti i successivi S tati Maggior i Generali in ogni parte del mondo: Uno Stato Maggiore Generale è un gruppo di milita ri altamente addestrati, accuratamente selezionati, la cui funzione, in pace ed in guerra, è di assistere la guida militare della nazione nella pianificazione, controllo, direzione, coordinamento e supervisione de lle attività di tutti gli elementi m ilitari subordinati, nel modo più efficien te possibile, nello sforzo comune di raggiungere una determinata meta od obiettivo. Il capo ed il governo prendono le decisioni e danno gli ordini, la responsabilità dello SM Generale è quella di provvedere a tutto il possibile appoggio per assicurare che le decisioni ed i comandi siano tempestivi, validi ed efficaci. Così i tipi di reclutamento ai qua li, più o meno, si uniformaro-

I T. ROPP: War in the Modem World - Durham, N.C., Dukc Univers ily Press, 1959 - p. 137.


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no tutti gli altri stati d'Europa, furono il francese, l'inglese, l'austriaco ed il prussiano. In quanto all'ordinamento delle varie armi fu generalmente adottato il reparto per reggimenti divisi in battaglioni, squadroni o batterie, corrispondenti alle unità tattiche di ogni arma; faceva eccezione il battaglione austriaco, che per essere di una forza considerevole, 1300 uomini, era solamente una divisione amministrativa, e per unità tattica della fanteria fu adottata la divisione di due compagnie. Un'innovazione molto utile fu portata nell'ordinamento del personale di artiglieria, prima nell'esercito francese, poi in molti altri, con l'abolizione del treno d'artiglieria. Questo corpo, come era stato creato da Napoleone, era distinto dall'artiglieria per avere gerarchia propria e uomini esclusivamente istruiti a condurre i cavalli destinati al t raino dei materiali delle batterie; ciò comportava che al servizio delle artiglierie in campagna dovevano concorrere due specie di truppe, cannonieri e conduttori, spesso in conflitto fra loro per le attribuzioni ed i fabbisogni. Per evitare tale inconveniente furono dati all'artiglieria stessa i cavalli necessari al traino del materiale: all'inizio vi fu distinzione fra cannonieri serventi e cannonieri conducenti, in seguito fu tolta anche questa distinzione. Nella prima metà del XIX secolo, per i grandi passi fatti dalle scienze sperimentali, cominciò l'era delle invenzioni dalla quale gli armamenti trassero grandi miglioramenti. Due principali invenzioni contribuirono alla teoria quantitativa della guerra: la capsula a percussione e la palla cilindro-conica che seguì alla rigatura delle armi da fuoco. Nel 1820 il fra ncese Prelat faceva adottare una capsula detonante di sua invenzione e nel 1830 l'austriaco Console presentava dei cilindretti fulminanti perfezionati in seguito da Augustin, pure austriaco; la materia determinante l'accensione nelle capsule era il "fulminato di mercurio" scoperto dall'inglese Howard nel 1800, mentre i cilindretti del Console erano invece a base di clorato di potassio. Così tutte le fanterie vennero successivamente annate di fucili a percussione in luogo di quelli a silice che usavano prima. I fucili a canna rigata erano già da tempo conosciuti: gli studiosi ne attribuiscono l'invenzione al viennese Kaspar Zollner nel XV secolo; Federico il Grande aveva avuto alcune compagnie di tiratori scelti armati con fucili rigati nei quali si usava una palla


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L' EVOLUZIONE ORGANICA. TECNICA. DO'ITRTNALE

di piombo tenero, di diametro leggermente superiore al calibro, per formare le "guide" di tenuta e di rotazione; essi però presentavano l'inconveniente che il proiettile doveva venire forzato nella canna a colpi di mazzuolo essendo fucili ad avancarica. Queste armi a canna rigata, più precise dei moschetti e dei fucili, vennero generalmente chiamate, a partire dal 1600, "carabine", nome che hanno conservato in certi casi anche oggi, e che proviene probabilmente dalla parola araba karab che significa arma. In America, il primo fucile rigato fu il famoso Kentucky rifle i cui primi esemplari risalgono al 1810. Nel 1827, il capitano francese Delvigne presentò un fuc ile il cui proiettile (sferico) si forzava soltanto con pochi colpi di bacchetta sul fondo dell'anima dove era ricavata una camera ristretta per la carica: nel 1836 i bersaglieri piemontesi e nel 1840 i cacciatori francesi ebbero carabine del sistema Delvigne. Nel 1844, il colonnello francese Thouvenin fece adottare una nuova carabina a canna rigata con in culatta un robusto stelo (tige) di diametro metà di

Kentucky rifle.

quello della camera di scoppio, su cui poggiava il proiettile mentre l'estremità della bacchetta era concava. Sussisteva però il problema della frequente deformazione della palla di metallo tenero, causata dai colpi di bacchetta: il proiettile avrebbe dovuto cadere libero nella canna, come in un moschetto, per poi esser reso stagno al momento dello sparo, la forza dell'espansione doveva quindi essere fornita dai gas della esplosione. Dopo alcuni esperimenti del capitano inglese John Norton, nel 1823, fu il già citato Delvigne ad osservare che provando proiettili cilindro-conici con base cava nelle canne rigate d'elle sue carabine, il piombo era forzato verso l'esterno e dentro le righe dalla pressione dell'esplosione: il proiettile, facilmente introdotto perché di diametro leggermente


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minore dell'anima, si era espanso in ques'ultima a tenuta di gas e fino in fondo alle righe. Era la soluzione cercata. Ma fu tuttavia un altro capitano dell'esercito francese, Claude Etienne Miniè, che dette il suo nome al proiettile ad espansione; egli perfezionò la forma del proiettile Delvigne a base cava nel 1849, e vi aggiunse una piccola coppetta di rame, che avrebbe dovuto essere spinta avanti nella base cava del proiettile dalla forza dell'esplosione, assicurando così un'espansione uniforme in tutti i sensi 2. Un'altra invenzione che diede il via ai congegni di sparo usati a tutt'oggi, fu il fucile ad ago (Zundnadelgewehr) dell'armaiol9 prussiano Johann Nikolaus von Dreyse. Richiamandosi ad esperimenti di suoi predecessori, nel 1835 realizzò un fucile a retrocarica, la canna del quale era prolungata da una culatta mobile così chiamata perché era avvitata alla canna e non di un solo pezzo con essa; l'otturatore era un cilindro d'acciaio scorrevole nella culatta mobile secondo l'asse di questa, che in posizione retrograda, lasciava aperta una finestra per la quale veniva introdotta la cartuccia ed in posizione avanzata andava a chiudere la culatta. Mediante una rotazione compiuta agendo su di un manubrio perpendicolare all'otturatore, questo si appoggiava contro una spalletta della culatta mobile bloccandosi fermamente. Il percussore era nell'otturatore e veniva spinto da una molla a spirale quando si premeva il grilletto mediante un meccanismo di scatto e veniva armato tirando indietro un bottone. Il fucile ad ago rappresentò un notevole progresso sul piano pratico: permise di aumentare la velocità di tiro ed eliminò la capsula delle armi a percussione e gli scatti a vuoto. Prima ad adottarlo fu la marina norvegese (1842), poi ne furono armati i corpi di fanteria leggera prussiani (1847) e nel 1848 tutta la fanteria prussiana, diventando uno dei principali strumenti dell'unificazione germanica in quanto permise, in gran parte, le rapide vittorie prussiane contro la Danimarca (1864) e contro l'Austria (1866). Trascurando i vantaggi e considerando i difetti, cattiva tenuta dei gas e tendenza dell'ago a deformarsi, a rompersi ed a corrodersi trovandosi al centro de1la combustione della polvere quando partiva il colpo, gli altri stati non vollero, per un certo periodo di tempo, seguire l'esempio della Prussia 3 .

2

G. DE F LORENTIIS: Storia del fucile - G. De Vecchi Ed., Milano 1973 · pp. 134, 135,

136. 3

G. DE

F LORENTIIS:

op. cit. - pp. 155, 156.


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L'EVOLUZIONE ORGA NICA. TECNICA, DOTTRINALE

Le invenzioni succitate rivoluzionarono ancora una volta la tattica della fanteria: le capsule a percussione resero il moschetto adoperabile anche sotto la pioggia, riducendo i colpi mancati da 411 a 4,5 per m ille, la palla cilindro-conica nella canna rigata rese il fucile l'arma più m icidiale del secolo. Anche negli Stati Uniti si ebbero importanti innovazioni: nel 1835, Samuel Colt fece conoscere per la prima volta la pistola a tamburo, il revolver che divenne la classica arma dei p ionieri insieme al fu cile a ripetizione W inchester, definito con un po' di esagerazione il fucile che conquistò il West. Per la cavalleria, una nuova arma adottata generalmente fu la lancia. Sin da quando era stata abbandonata dopo il medioevo, la cava lleria non l'aveva ripresa fino al termine dell'impero napoleonico, meno gli ulani austriaci che ne erano stati armati appunto sull a fine di quel periodo ad imitazione del la cava ll e ria irregola re russa. Dopo il 1815, in molti eserciti furono creati dei reggimenti di lancieri, ed anche se ne armarono alcuni squadroni (come in Piemonte) o tutta la prima riga (come in Russia) nelle altre specialità della cavalleria di linea. Con l'adozione de lla lancia s i

Fucile a ripetizione «Colt».

ridusse l'impor tanza del lungo spadone diritto di cui era arma ta la cavalleria di linea e si diffuse l'impiego de lla sciabola leggermente ricu rva, di cui vennero armandosi indistintamente sia la cavalleria di linea che i cavalleggeri. Non meno importanti invenzioni e perfezionamenti si verificarono nel materiale d'artiglieria. All'inizio del secolo apparve un'arma nuova: il razzo. Suo propugna tore fu l'inglese s ir William Congreve, che dopo i famos i bombardamenti di Boulogne nel 1806 e di Copenhagen nel 1807, fece istituire nell'esercito britannico il Racket Corps che si distinse nella battaglia di Lipsia nel 1813. In segui to, tali armi furono adottate da vari eserciti (aus triaco e napoletano specialmente) che costituirono delle batterie di razzieri. I razzi, in sè, non erano una novità: i cinesi li conoscevano e li usavano sia per i fuochi d'artificio s ia in guerra; nel suo libro sui


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razzi Willy Ley 4 cita una cronaca dove si afferma che nel 1232 a.C., durante l'assedio posto dai mongoli alla città di Kai-Fang-Fu, i cinesi si difendevano efficacemente impiegando due nuovi mezzi bellici di grande effetto: una specie di bomba che veniva lanciata dalle mura sugli assedianti e delle frecce dal fuoco alato che interpreta come razzi e aggiunge che essi furono introdotti in Europa verso il 1250. La prima idea di propulsione a razzo è, con ogni probabilità, dell'ingegnere militare italiano Giovanni da Fontana, che ne parla nel suo Bellicorum instrumentorum liber scritto intorno al 1420: il razzo doveva servire a spingere un carro da guerra da lanciare contro le mura delle città assediate. Nell'Ottocento, dopo qualche decennio di sporadiche apparizioni, le armi razzo scomparvero, soppiantate dalle perfezionate artiglierie e rimase invece, vastissimo, il loro impiego, in terra e sul mare, come mezzi da segnalazione e illuminanti. L' idea di Congreve si sarebbe realizzata in parte durante la seconda guerra mondiale, e

Fucile a ripetizione « Vulccmic».

soprattutto dopo, quando il razzo avrebbe trovato i congegni di guida che ne fanno un'arma precisa e formidabile. Nel 1844, il maggiore Giovanni Cavalli, dell'artiglieria piemontese, dopo undici anni di esperienze, faceva rigare un cannone a caricamento a retrocarica e a granata ci lindro-ogivale. Dal fucile, dove era già affermata, la rigatura si estendeva alle artiglierie; anche nei cannoni, il proietto, da sferico che era prima, diventava cilindro-ogivale, offrendo, a parità di sezione resistente, un forte aumento di volume e di peso. La forma ogivale, rispetto a quella sferica di ugual volume, consentiva di vincere meglio la resistenza dell'aria; l'aumento di volume permetteva di utilizzare meglio il proietto scoppiante, l'aumento di peso aumentava la gittata migliorando il coefficiente balistico, che è proporzionale al peso ed inversamente proporzionale alla sezione resistente. Il proietto

4

W.

LEY:

Rocke1s - Lrad. i tal. I razzi Milano 1948 - p. 78.


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L'EVOLUZIONI, ORGAN ICA, TECNICA, DOTTRINALE

poteva essere una granata, cioè un proietto scoppiante con spoletta a percussione, o a tempo: quest'ultimo era uno shrapnel già in uso, al quale il maggiore francese Treuille de Beaulieu aveva avvitato sull'ogiva un tappo che conteneva dei canal i riempiti da una miccia il cui tempo di combustione era rigorosamente calcolato. La miccia veniva accesa dalla carica di lancio al momento dello sparo e a seconda di quale dei fori del tappo veniva lasciato aperto, si aveva l'attivazione di un canale più o meno lungo; vi erano quindi diverse durate prestabilite di combustione della miccia. La rigatura, e di conseguenza l'adozione di un proietto più pesante, aumentavano lo sforzo richiesto alla carica di lancio e quindi la pression e esercitata dai gas sulle pareti e sul fondo della bocca da fuoco; questi progressi imposero quindi nuovi studi e favorirono a loro volta il progresso della metallurgia. Per rendere la bocca da fuoco più resistente alle pressioni senza aumentarne le dimensioni e quindi il peso in valori inacce ttabili, vennero ideati vari sistemi: il più comune, realizzato in Inghilterra da Withworth e Armstrong, consistette nel fare il cannone di due o più tubi sovrapposti a caldo ed a forzamento, la cerchiatura delle artiglierie. I metalli comunemente adoperati nell'Ottocento erano il bronzo e la ghisa; il bronzo aveva un limite di resistenza alla rottura più basso della ghisa, ma questa era più fragile. Il metallo ideale sarebbe stato l'acciaio, adottato per primo da Krupp. Il materiale d'artiglieria fu perfezionato anche riguardo al traino ed al servizio. Fu generalmente imitato per l'artiglieria da campo un nuovo sistema di carreggio adottato in Inghilterra. Con questo sistema, l'avantreno dell'affusto e quello del cassone portavano un cofano da munizioni a forma di sedile; anche il retrotreno del cassone ebbe due cofani simili, così i cannonieri serventi potevano sedere sui carri e seguire i pezzi a qualunque andatura. Fu adottato pure un nuovo materiale d'artiglieria da montagna da poter essere trasportato a traino ed a basto. Elevata al grado di scienza, la strategia ebbe molti enunciatori nel periodo di calma relativa che successe alle guerre napoleoniche. Non vi furono conflitti nei quali i principi esposti potessero avere un'applicazione, ma servirono cli proficuo studio le guerre passate e si vide un gran numero di ope r·e d i storia militare, scritte allo scopo di dedurne le dottrine dell'arte militare e le loro espos izioni didattiche suffragate dagli esempi della storia. Conseguenza necessaria di questo movimento scientifico fu che


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si sentisse, mo! to più del passato, l'esigenza di elevare il livello d'istruzione degli ufficiali e venissero perciò coltivati tutti gli altri rami dello scibile attinenti all'arte militare. Ma la mancanza di guerre provocò, nonostante il progresso degli studi teorici, la mancanza dell'applicazione pratica e quindi del mezzo per esaminare le difficoltà di passaggio dal campo della teoria a quello della pratica. Avvenne quindi che ufficiali stimati per la loro dottrina e sapere, fecero talvolta mediocre figura al comando di grandi unità e di eserciti. Le dottrine d'impiego della fanteria e della cavalleria non fecero molti progressi, mentre l'artiglieria migliorò le sue regolamentazioni, imparando a manovrare con rapidità e precisione in tutti i terreni e la sua tattica si fon ciò sulla buona scelta delle posizioni. Le migliori per spirito, istruzione e materiale usato, furono le artiglierie pi.emontese e napoletana, sebbene si mantenessero troppo distaccate dalle altre anni, quasi come se l'artiglieria potesse avere un'esistenza indipendente; ne risultò perciò trascurata la tattica d'assieme. La lezione delle campagne napoleoniche, imperniate su di una battaglia decisiva ed all'occupazione della capitale del nemico senza preoccuparsi di occuparne il territorio scarsamente presidiato, spinse gli stati maggiori dei grandi eserciti europei a cercare di rendere impossibile, senza impiegarvi un intero esercito, l'investimento e l'occupazione cli quei punti di cui le guerre passate avevano dimostrato la prevaleri..te importanza come centri di resistenza o sbocchi strategici. Invece di due o tre linee cli frontiera a piccolo sviluppo, fra le quali rimaneva disseminato un esercito, si crearono pochi ma ben scelti perni di manovra o di difesa, consistenti in grandi posizioni fortificate, capaci di grossi eserciti che il nemico non avrebbe potuto lasciare impunemente alle spalle, nè assediare a causa dell'enorme sviluppo di .lavori necessari, ed essere cli conseguenza obbligato a combattervi con svantaggio. Le piazze di questo genere consistettero di una potente cerchia di forti staccati e di una fortezza centrale, tanto eia formare nell'assieme un campo di battaglia trincerato. Piazze a forti staccati o campi trincerati, come impropriamente furono pure chiamati, vennero costruiti dalla Confederazione Germanica a Ulma, Rastadt, Magonza, Coblenza, Colonia, Wesel; dall'Austria a Linz, Verona (Quadrilatero), Bressanone; dalla Baviera a Ingolstadt e Gemersheim; dalla Francia a Parigi, Lione e Metz.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

B. GLI ESERCITI EUROPEI

1. L'unificazione italiana.

Fra gli stati italiani che per la loro importanza potevano, nella prima metà del XIX secolo, avere un'influenza sulle sorti della penisola, la Toscana, come principato assoluto, era quello che manteneva le migliori istituzioni civili, e sarebbe stato il paese più avanzato in Italia se non fosse rimasto, per negligenza del governo o indolenza della nazione, privo di buone istituzioni militari. Seguiva Napoli che aveva conservato i codici e l'amministrazione di Napoleone con poche innovazioni, aveva un sufficiente ordine nella finanza e per di più un esercito ed una marina ben organizzati; il popolo però era tenuto sotto il tallone di una polizia dura e repressiva. Il Lombardo-Veneto, ben governato come provincia dell'impero absburgico, avrebbe potuto reggere al paragone della Toscana e di Napoli se non fosse stato costretto all'oppressione straniera, da cui odio e sospetto continuo fra governati e governanti. Roma, mal restaurata nel 1814, era sempre peggio governata, disordine nella finanza, cattiva politica, persecuzioni, armi straniere, governo ecclesiastico negli affari laici, formavano di quello stato un vero anacronismo nel secolo XIX. Il Piemonte, dopo il 1814, si era mantenuto lo stato più retrogrado d'Italia fino a quando, nel 1833, Carlo Alberto aveva dato inizio alle riforme; ma nonostante un numeroso esercito ed il tradizionale spirito militare, non si trovò sufficientemente preparato a sostenere la guerra d'indipendenza per la causa italiana. Fra i principali stati, i soli quindi che avevano un'importanza militare erano Napoli e Piemonte.

L'esercito napoletano Veniva reclutato con la leva, l'arruolamento volontario e l'ingaggio mercenario all'estero e qualche volta anche all'interno; la Sicilia, invece della leva, pagava una tassa proporzionata al numero degli uomini che avrebbe dovuto fornire annualmente. Il contingente necessario all'esercito si otteneva per sorteggi fra i validi dai 18 ai 25 anni d'età, con l'obbligo di un servizio di dieci anni dei quali cinque sotto le armi e c inque in riserva alle proprie case; era ammesso l'esonero, il rimpiazzo e lo scambio di numero. L'arruolato volontario doveva servire per otto anni consecutivi senza ulteriore obbligo. L'ingaggio mercenario all'estero era regolato da antiche


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convenzioni con alcuni cantoni svizzeri; quello interno, occasionale, da particolari provvedimenti del governo. E sisteva pure la categoria dei figli di truppa, i figli degli ufficiali e sottufficiali che erano ammessi nell'esercito già all'età di dieci anni. La truppa era sottoposta ad una disciplina durissima con gravi punizioni corporali. Gli ufficiali erano reclutati per la massima parte dal collegio militare della Nunziatella e molti erano ecceJlenti per cultura e preparazione. Tutti erano in una peno.sa situazione finanziaria per l'esiguità degli stipendi, voluta dal re, con il curioso pretesto che gli ufficiali, presi dalle preoccupazioni finanziarie, non avrebbero trovato tempo e modo di inte1:essarsi di politica. I corpi si distinguevano in corpi attivi,cioè reggimenti di fanteria, cavalleria, artiglieria e genio, ed in corpi sedentari, vale a dir e guarnigioni delle piazze e compagnie agli ordini dei comandanti alle armi di ciascuna provincia 5. I corpi attivi comprendevano: i nazionali, ordinati in Guardia Reale (2 reggimenti granatieri, 1 reggimento cacciatori e 2 reggimenti ussari), linea (13 reggimenti fanteria, 6 battaglioni cacciatori, 3 reggimenti dragoni, 2 reggimenti lancieri), artiglieria (2 reggimenti cannonieri, 1 batteria a cavallo, 2 brigate artefici), genio (1 battaglione zappatori-minatori, 1 battaglione pionieri), amministrazione ed altre speciali istituzioni; gli esteri, che erano rappresentati da 4 reggimenti di fanteria svizzera. I reggimenti di fanteria si componevano di due battaglioni su 6 compagnie di 100 uomini, di cui due scelte, cioè una granatieri ed una cacciatori, le altre quattro fuci lieri: in totale circa 1300 uomini. I reggimenti di cavalleria erano ordinati su quattro squadroni di 153 uomini e 135 cavalli. L'artigl ieria doveva fare il servizio delle piazze, degli assedi, dei porti e di 16 batterie da campagna, ciascuna di 8 pezzi trainati dal treno militare, la batteria a cavallo aveva propri conduttori. La forza complessiva dell'esercito era di 35-40 mila uomini nazionali, che in tempo di gue,-ra potevano salire a 60-70 mila, senza contare circa 8000 svizzeri. Questo esercito, relativamente ai tempi e dopo tanti anni di pace, conservava un buono spirito militare poiché contava ancora fra i suoi componenti molti ufficiali mantenuti nei gradi dopo la restaurazione, e che avevano servito negli eserciti d i Napoleone; certamente era il più istruito, meglio ordinato e meglio armato fra gli eserciti degli stati italiani. 5

E. FALDELLA: Storia degli Eserciti Italiani. E<l. Bramante, Milano 1976 · p. 80.


L'EVOLUZfONE ORGANICA, T é CNTCA, DOTTRINALE

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L'esercito piemontese Si reclutava per leva e per arruolamento volontario. I militari di truppa si dividevano in due categorie rispetto alla ferma: «d'ordinanza» e «provinciali». La ferma d'ordinanza durava otto anni in servizio continuo sotto le armi: vi erano obbligati i volontari ed una parte degli iscritti di leva che formavano il contingente annuo per mantenere in numero l'esercito in tempo di pace. La ferma dei provinciali era varia secondo le armi: nella fanteria durava sedici anni di cui i soli primi 14 mesi sotto le armi, il rimanente tempo lo passavano a casa in congedo illimitato; nei bersaglieri quattordici anni cli' cui i primi due sotto le armi; nella cavalleria ed artiglieria tredici anni di cui i primi tre sotto le armi.

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Mosch,uo mod. J ~

Le principali istituzioni militari del Regno di Sardegna, alla vigilia della prima guerra d'indipendenza erano: - La Casa Militare che comprendeva: compagnia Guardie del Corpo di Sua Maestà; compagnia Guardia Reale del Palazzo; compagnia Dragoni guardacaccia; Alabardieri reali di Sardegna. - Il «Real Corpo cli Stato Maggiore della R. Armata» che aveva il compito di raccogliere documenti utili per impiegare le forze militari e quindi anche quello di effettuare lavori topografici. In guerra, gli ufficiali del Corpo, reclutati fra gli allievi della Reale Accademia Militare, trasmettevano gli ordini del comandante ed erano a sua disposizione per qualsiasi incombenza. - L'Anna dei Carabinieri Reali, comandata da ' un maggior generale con il titolo di Comandante Generale. - Il reggimento Cavalleggeri di Sardegna, che incorporava il personale di nascita sarda delle due divisioni carabinieri dell'isola, formando quattro squadroni 6. - La fanteria, che comprendeva 10 brigate: 1 di Guardie su un reggimento granatieri guardie ed un reggimento cacciatori guardie; 9 di linea su due reggimenti, ciascuno di tre battaglioni attivi ed

6

E.

FALO ELLA:

op. cit. - p. 86.


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uno di deposito, su q uattro compagnie che, sul piede di guerra, contavano 250 uomini. I due primi battaglionì di ogni reggimento avevano ognuno una compagnia granatieri, il terzo aveva tutte le compagnie cacciatori. L'arma del fante era il fucile mod. 1844 ad avancarica, a percussione, canna liscia, calìbro mm. 17, gittata massima per tiro mirato 450 passi. Di eccezionale importanza, tra le riforme effettuate durante il regno di Carlo Alberto, fu l'istituzione del corpo dei bersaglìeri su una Proposizione per la formazione di una compagnia di bersaglieri e modello di uno schioppo per suo uso del capitano dei granatieri guardie Alessandro La Marmora; con decreto del 18 gìugno 1836, il re ordinò la costituzione del corpo formato, all'inizio, da uno stato maggìore e 2 compagnie: il 1° luglio 1836 Alessandro La Marmora diede vita alla prima compagnìa nella caserma Ceppi di Torino. Nel 1848 l'esercìto disponeva di tre battaglioni bersaglieri su quattro compagnie. L'arma del bersagliere fu la carabina tipo Delvigne mod. 1848, con pallottola cilindro-ogivale Miniè e calibro 17 mm.

Cannone da 8 libbre.

- La cavalleria era ordinata su 6 reggimenti, ognuno di 6 squadroni con circa 120 cavalli; l'armamento era costituito da sciabola, pistolone mod. 1844 e lancia. - L'artìglieria comprendeva 12 batterie da campagna e 12 compagnie da piazza; delle batterie da campagna, tutte su sei pezzi, due erano a cavallo, otto da battaglia e due da posizione, con cannoni da 8 libbre (mm. 95,9), da 16 libbre (mm. 121,2) e obici da 23 libbre (mm. 151,5) tutti incavalcati sul medesimo affusto Cavalli mod. 1844; di costituzione eventuale erano alcune batterie da montagna dotate di obici da 16 libbre su speciale affusto da montagna.


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRJNALE

- Il Corpo Reale del genio era ripartito in direzioni che provvedevano ai lavori di fortificazione e altri d'ordine militare, una compagnia minatori, tre di zappatori e due di pontieri. L'esercito in guerra, denominato Armata, era agli ordini di un generale in capo (che era inteso fosse il re) ed era formato da corpi d'armata, agli ordini ciascuno di un comandante di corpo d'armata e costituiti da divisioni comandate da luogotenenti generali. La divisione era formata da due brigate di fanteria, due batterie di artiglieria da battaglia e due squadroni di cavalleria (eventuali). Nel 1836 la cavalleria era stata riunita ìn tre brigate di due reggimenti. Il sistema di reclutamento piemontese sembrava migliore di quello napoletano e, rispetto agli organici, lo superava: infatti poteva fornire un esercìto sul piede di guerra di quasi 70.000 uomini, con altri 20.000 ai depositi; più numeroso quindi di quello napoletano sebbene lo traesse da una popolazione di molto inferiore. Ma dietro questo vantaggio si nascondeva un grave inconveniente. Uno stato, in tempo di pace, non poteva mantenere sotto le armi che un esercito proporzionato ai suoi mezzi economico-socìali, ed in tempo di guerra non poteva aumentar lo che entro certì limiti, il cuì massimo razìonale, con il sistema della ferma divìsa in due parti, poteva ritenersi il doppio; se avesse voluto aumentarlo in maggiore proporzione, avrebbe dovuto diminuire la parte della ferma sotto le armi ed aumentare quella in rìserva; questo avrebbe condotto ad avere in guerra la più gran parte di soldati con poca ìstruzione tecnìca e da molto tempo dìsabituati alle armi ed alla disciplina. Questo accadeva appunto con il reclutamento piemontese per il quale, mentre nel tempo di pace si avevano sotto le armi 27.000 uomini, fra soldati d'ordinanza e provinciali, volendo in guerra superare il triplo di questa cifra, e ra necessario lasciare i provinciali brevissimo tempo sotto le armi e troppo lungamente in riserva alle proprie case; si era costrettì cioè a pe,-dere in qualità tutto quello che si guadagnava in quantità. Le formazioni nuove, in tempo di guerra, erano scarsamente efficienti in quanto composte di soldati che erano troppo vecchi e dimentichi dell'istruzione ricevuta, o giovani reclute frettolosamente istruite ed anche male inquadrate per scarsezza di ufficiali; tanto che si dovette ricorrere ad ufficiali di ogni genere; esuli politici, destituit i del 1821, reduci dalle guerre di Spagna e di Portogallo, ufficiali di altri eserciti italiani, richiamati dalla posizione sedentaria e dal riposo 7 .

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A. Tosn Storia dell'Esercito Italiano - ISPl, Milano 1942 - p. 15.


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Di questo sistema se ne videro le conseguenze nella guerra del 1848-49. Dopo i rovesci di questa campagna, si approfittò dell'esperienza per riordinare le forze e rinsaldare l'organismo militare. Nel novembre 1849, il Ministero della Guerra fu affidato al Generale Alfonso La Marmora alla cui opera riformatrice si dovette quell'apparato che servì come nucleo al futuro esercito italiano. La priorità venne data alla ricomposizione di buoni quadri ed alla istruzione delle truppe. I corpi non formavano, in tempo di pace, unità superiori alle brigate di fanteria, al battaglione di bersaglieri, alla brigata d'artiglieria ed al battaglione del genio. La fanteria mantenne le precedenti dieci brigate, ciascuna di due reggimenti di 4 battaglioni ed un deposito di 2 compagnie; il battaglione era su 4 compagnie di 150 uomini. I battaglioni bersaglieri furono portati a 10 su 4 compagnie di 150 uomini e un deposito. La cavalleria fu di linea (quattro reggimenti con 4 squadroni di 140 uomini ed un deposito) e leggera (cinque reggimenti cavalleggeri con lo stesso organico di quelli della linea). L'artiglieria ebbe un Comando Generale, un Comitato centrale, tredici comandi locali, dodici direzioni di stabilimenti, tre reggimenti di cui uno da piazza con 12 compagnie; uno da battaglia con 15 batterie da campo, 2 a cavallo e 5 da posizione, tu tte su 6 pezzi; uno di operai pontieri con 6 compagnie; per il traino dei vari servizi d'artiglieria fu costituito il corpo del treno d'artiglieria su 4 compagnie. Il genio fu composto dal Consiglio Superiore del Genio Militare, otto direzioni, tre sottodirezioni e da un reggimento zappatori su due battaglioni di 5 compagnie. Anche i Carabinieri Reali ebbero un nuovo ordinamento e ripartiti su tutto il territorio dello Stato in nove divisioni (divise in compagnie, tenenze, sottotenenze e stazioni). L'opera più importante di La Marmora, oltre ad una certa selezione tra gli ufficiali con un notevole miglioramento intellettuale e morale dei quadri, fu la legge sul reclutamento del 1854. Base del nuovo sistema di reclutamento fu che, mentre lo stato poteva disporre di tutto l'elemento valido della nazione in caso di guerra, era mantenuta una razionale proporzione fra la forza alle armi sul piede di pace e quella risultante dalla chiamata delle riserve in caso di guerra. Fissato dall'organico il numero massimo degli uomini (circa 35.000) che lo stato, in conseguenza delle sue condizioni finanziarie e sociali poteva mantenere in tempo di pace, fissata a cinque anni la permanenza dei soldati sotto le armi affinché potessero ricevere


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, D0TTR1NALE

una salda istruzione tecnica e morale, veniva con apposita legge annualmente precisato il numero di uomini (in media 9000) necessari a mantenere l'esercito sul piede stabilito, Questo contingente annuo detto di 1 a categoria veniva fornito dai giovani validi prima iscritti nelle liste di leva, nelle quali venivano segnati, nell'ordine stabilito dalla sorte, tutti i cittadini entrati nel ventunesimo anno d'età, Oltre al servizio di cinque anni sotto le armi, gli iscritti di 1a categoria avevano l'obbligo di rimanere nei successivi sei anni in riserva alle proprie case, pronti a ritornare alle bandiere in caso di guerra, Tutti gli iscritti sulle liste di leva, dopo quelli assegnati alla 1a categoria, rimanevano, sotto la denominazione di 2a categoria, sino all'età di 26 anni a disposizione del governo per formare una speciale riserva destinata a colmare i vuoti che la guerra avrebbe prodotto nell'esercito attivo; e poichè questi vuoti generalmente non si verificavano che qualche tempo dopo l'apertura della campagna, gli uomini della 2a categoria non erano tenuti a nessun

Carabina da bersagliere mod. 1848.

servizio durante la pace, potendo ricevere presso i depositi, almeno i più necessari rudimenti d'istruzione tecnica durante la guerra stessa; l'istituzione dei depositi diventava quindi, in tempo di guerra, non solo utile ma indispensabile, essendo il vivaio d'alimentazione dei battaglioni attivi. L'armamento della fanteria di linea era il fucile liscio con pallottola Nessler; quello dei bersaglieri era la caràbina rigata Miniè con pallottola belga (Peeters). L'armamento fra la cavalleria cli linea ed i cavalleggeri non differiva che per essere solamente la prima fornita di ]ancia. L'artiglieria da campagna aveva, in maggioranza, il cannone liscio da 8. La prima dimostrazione di efficienza del nuovo esercito piemontese fu data nella campagna di Crimea, nel 1855, alla quale partecipò con un Corpo di Spedizione di cinque brigate (due divisioni più una brigata di riserva): in tutto circa 18.000 uomini. Ma la prova più dura fu quella durante la seconda guerra contro l'Austria. L'esercito venne mobilitato su cinque divisioni


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miste ed una di cavalleria, in totale 80 battaglioni di fanteria, 10 di bersaglieri, 36 squadroni di cavalleria, 22 batterie d'artiglieria e 5 compagnie del genio: circa 70.000 uomini, 5.000 cavalli e 142 pezzi (di cui 102 da battaglia). Parteciparono inoltre moltissimi volontari accorsi da ogni parte d'Italia: di quelli non incorporati nelle file dell'esercito regolare si formò una brigata di circa 3000 uomini alla quale venne dato il nome di Cacciatori delle Alpi ed il cui comando venne affidato al generale Garibaldi. La campagna del 1859 che, con l'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, diede inizio all'unificazione d'Italia, fu ricca cli esperienze che provocarono diverse modifiche nelle istituzioni militari. Le armi rigate, a causa dell'acquistata prec,s1one e portata, fecero adottare una nuova tattica più sciolta ed e lastica. Nell'epoca moderna la picca e l'urto, superando all'inizio l'arma da fuoco, avevano fatto prevalere l'ordine profondo; in seguito, perfezionatesi le armi da fuoco, con Maurizio di Nassau e Gustavo Adolfo, le masse si spezzarono per avvicinarsi alla linea; quando sul cominciare del secolo precedente, era stato generalizzato l'uso del la baionetta a ghiera, l'ordine profondo era stata la formazione più idonea al combattimento; i perfezionamenti dei fucili al tempo di Federico avevano riportato in campo la linea e la potenza del fuoco; infine le guen-e della rivoluzione francese e del primo impero avevano provocato la rapidità della manovra ed il vigore dell'urto facendo prevalere la formazione in colonna. Gli italiani ed i francesi, nel 1859, dimostrarono l'efficacia degli attacchi frontali, alla baionetta, con formazioni diluite sulla linea: l'influenza delle nuove armi fu che la distanza maggiore dalla quale si doveva muovere per gli attacchi doveva essere superata o con maggior perdita di uomini o con maggiore velocità, cioè, nell'uno o nell'altro modo, con maggiore disordine. Le conclusioni furono che l'ordine doveva diventare uno degli elementi di forza, tanto più difficile a mantenersi per quanto diveniva più necessario; che le colonne dovevano essere costantemente protette da cacciatori; che la cavalleria, negli attacchi, doveva aumentare il più possibile la velocità, ma il suo impiego sarebbe divenuto più difficile e più raro. Intorno all'utilità dell'impiego in campagna delle artiglierie rigate, le opinioni, da principio, furono discordanti; in generale però si ritenne che non dovessero esercitare una grande influenza. Un grande utile la logistica trasse dall'impiego delle ferrovie e dei telegrafi. Sebbene il primo impiego, in ordine cronologico, della


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ferrovia a scopo militare fosse stato effettuato nella guerra di Crimea, durante la quale gli inglesi avevano fatto funzionare una strada ferrata di otto chilometri da Balaclava alle loro postazioni di batteria, durante la guerra del '59, gli eserciti avversari ne fecero un impiego su scala più vasta e venne dimostrata la possibilità di provvedere completamente ad un esercito di campagna che seguiva l'andamento di una linea ferroviaria, senza gravare sul paese occupato. Benché il rapido concentramento dei francesi per strada ferrata presso Alessandria al principio della campagna, avesse accresciuto le incertezze di Giulay, nessun altro utile si seppe trarre dalla ferrovia per grandi operazioni militari. La grande importanza dell'impiego di questo nuovo mezzo di trasporto nell'esecuzione dei movimenti consigliati dalla strategia, fu, per la prima volta, compresa dallo stato maggiore prussiano che lo sfruttò con abilità nella campagna del J 866 contro l'Austria. Dopo la vittoriosa guerra del 1859, cominciò l'aumento successivo di un esercito regolare, il cui nucleo era formato dall'esercito sardo, mediante l'incorporazione degli elementi militari di tutte le provincie italiane. Con l'inserimento dei soldati lombardi provenienti dall'esercito austriaco nell'ottobre del 1859 e con le nuove leve avute durante il resto di quell'anno, sul principio del 1860 l'esercito ascendeva già ad una cifra abbastanza forte e poco dopo, nel marzo del 1860, a seguito dei plebisciti in Toscana ed in Emilia, con l'incorporazione delle truppe formate con grande capacità dal generale Fanti, si ebbe un esercito che contava più di 250.000 uomini, ordinato in tredici divisioni miste ed una di cavalleria, formanti cinque corpi d'annata di buone truppe, fornite di buon materiale, ed in cui l'ottimo spirito e la fiducia nella propria forza rimpiazzavano largamente il difetto d'istruzione delle classi più giovani. Nel maggio 1860 ebbe inizio, con lo sbarco dei Mille a Marsala, quella gloriosa e trionfale epopea che portò Garibaldi sotto Capua con un esercito di volontari abbastanza numeroso e forte da resistere in una giornata campale ai massimi sforzi di re Francesco di Borbone e delle sue truppe. Le ragioni che governarono tutto l'andamento di quell'impresa e le cause che ne determinarono i grandi risultati sono troppo complesse perché l'elemento militare vi abbia rappresentato una parte importante nel senso dell'arte, e perciò essa va registrata di preferenza nella storia politica piuttosto che in quella · militare. Sarà utile comunque soffermarsi brevemente ad esaminare la


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ragione di un fatto che apparve fenomenale: il completo e repentino sfacelo dell'esercito napoletano che, nel 1860, contava 60 battaglioni di fanteria, 36 squadroni di cavalleria e 18 batterie d'artiglieria, per un totale di 74.000 uomini, 6000 cavalli e 144 cannoni; se si aggiungono il personale d'amministrazione, degli stati maggiori, della gendarmeria, dei depositi e dei servizi vari, lo stato militare del Regno delle .Due Sicilie assommava a circa 100.000 uomini. Accenneremo perciò a due sole cause di carattere generale, le quali furono probabilmente sufficienti a produrre in quell'esercito il crollo di tutte le sue istituzioni. La prima fu che, dal 1848 in poi, re Ferdinando II si adoperò per introdurre i peggiori elementi nei quadri e fin negli al ti gradi della gerarchia, particolarmente nel senso di preferire al comando delle truppe le persone più inette a nutrire altri sentimenti che non quello del più basso servilismo. Ciò non esclude che in quell'esercito si trovassero anche dei buoni ufficiali, che in seguito, inseriti nell'esercito italiano, si distinsero per le loro notevoli capacità, ma questi formavano la minoranza; la gran massa era costituita da elementi infidi, di séarsa levatura e d'istruzione superficiale. La seconda causa, che riguardava più da vicino il soldato, fu che, approfittando della facoltà data dal regolamento sulla leva di poter cambiare i dieci anni di ferma, cli cui cinque in riserva alle proprie case, in otto anni di continua permanenza sotto le armi, a discrezione del governo, dal 1848 in poi non furono più dati congedi provvisori, furono aumentati i quadri dell'esercito attivo in relazione all'aumento della ferma e tutti i soldati vennero sempre congedati in modo assoluto dopo otto anni di servizio. Con ciò si tendeva, in primo luogo, ad avere dei soldati i quali, con un più lungo servizio, avrebbero probabilme~te rotto ogri.'i legame con il loro paese d'origine, secondariamente, a non ricevere nelle file, in caso di guerra, dei soldati i quali, per la permanenza nelle loro case durante il servizio di riserva, avessero assimilato sentimenti rivoluziona r i e liberali. Ma tale sistema oltre all'ingente spesa che richiedeva, produceva due grandi inconvenienti: il primo che gli ufficiali, dovendo inquadrare in tempo cli pace tutte le forze disponibili, cioè quelle destinate all'esercito attivo e quelle che servivano ad alimentarlo in tempo cli guerra, si trovarono insufficienti e sovraccarichi durante la pace, per poi trovarsi indeboliti dalle prime perdite; l'altro inconveniente, prodotto dalla lunga ferma e dal completo distacco fra l'esercito ed il paese, fu che l'esercito divenne una specie di casta, dove, in mancanza di


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

tradizioni, si perpetuavano e radicavano tutti i vizi e tutte le abitudini dei vecchi soldati da caserma. Se a queste cause si aggiungevano anche gli abusi e le malversazioni da parte dei capi, non ci fu da meravigliarsi che tale esercito, giunto il momento di operare, in gran parte si disperdesse ed il resto andasse rapidamente a pezzi. Da parte dei piemontesi non si tenne molto ad avere troppi soldati borbonici nell'esercito nazionale, in considerazione della cattiva prova fatta da essi in guerra e della indisciplina ingeneratasi nelle file dell'esercito di re Francesco dopo i primi rovesci. Si licenziarono quindi le classi più anziane e si conservarono alle armi solo le quattro più giovani. Il congedamento di tanta gente però, che succedeva allo sbandamento di grossi nuclei, fu fonte di danni non lievi poiché favorì lo sviluppo del brigantaggio. Degli ufficiali borbonici, alcuni erano passati nel campo liberale, altri erano rimasti fedeli fino all'ultimo ed erano stati premiati dal re di Napoli con promozioni straordinarie, concesse proprio nell'agonia del regno. Dopo lo scioglimento dell'esercito, gli ufficiali napoletani furono ammessi nell'esercito nazionale con i gradi che ricoprivano prima del settembre 1860. Ma non furono molti: i più preferirono liquidare le loro pensioni e ritirarsi 8. Per quanto riguarda l'esercito garibaldino, questo, dopo essere stato tollerato più che accettato, con ordinamento su quattro divisioni, nel 1862 venne sciolto ed i pochi ufficiali rimasti vennero ammessi nell'esercito regolare. Date le disparate provenienze e la diversità (se non addirittura la mancanza) di preparazione, il problema dei quadri fu uno dei più complessi e meno agevoli da risolversi; ma l'inevitabile ampliamento dell'esercito non lasciava molte possibilità di scelta. Bisognava accontentarsi di quello che si aveva e cercare intanto di procurare un nuovo gettito di ufficiali, uniformemente preparatì ed istruiti. A .questo doveva provvedere la Scuola Militare di Modena, istituita con regio decreto del 9 maggio 1860. Questo nuovo istituto sostituiva una Scuola di Fanteria che era stata fondata due mesi prima con sede ad Ivrea, per iniziativa del Ministro della Guerra, generale Fanti, insieme con una Scuola di Cavalleria con sede a Pinerolo. Quest'ultima Scuola fu poi anch'essa fusa nell'Istituto modenese con regio decreto 18 settembre 1865. 8 A. TOSTI: op. cit. · pp. 53, 54.


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Negli anni che intercorsero fra le campagne del 1859 e 1860 e quella del 1866, gli ordinamenti Fanti e Petitti diedero una nuova configurazione all'esercito, ormai nazionale unitario. Naturalmente non tutto era perfetto e difetti esistevano, causati più dalle circostanze che dagli uomini. Fra i problemi finanziari ed organizzativi creati dall'ampliamento delle forze armate spiccava quello, che provocò poi dannose conseguenze, dell'insufficienza dei quadri, oltré che della loro eterogeneità. Infatti, le forze regolari che l'Italia poteva mobilitare in caso di guerra, assommavano a circa 600.000 uomini, mentre i quadri esistenti erano costituiti per ordinarne soltanto 250.000, cioè vi erano i quadri per il solo esercito di prima linea e mancavano completamente quelli, pure necessari, per un esercito di seconda linea, destinato a fornire gli indispensabili presidi nell'interno del paese, a servire di sostegno all'esercito attivo ed a concorrere anche, con questo, alle operazioni in caso di bisogno. Nonostante le difficoltà e le manchevolezze, il regno d'Italia nel 1866, dopo pochi anni dall'unità, fece scendere in campo un esercito di notevole consistenza su due armate e precisamente: - Armata del Mincio, di tre Corpi d'Armata, ognuno articolato su quattro divisioni di fanteria, una brigata di cavalleria, genio e servizi; - Armata del Po, IV Corpo d'Armata, su otto divisioni di fanteria, due brigate di cavalleria, genio e servizi. - Divisione di cavalleria, su due brigate di cavalleria ed una brigata batterie a cavallo. Ogni divisione di fanteria era composta da due brigate di fanteria (su due reggimenti di quattro battaglioni), due battaglioni bersaglieri, tre batterie da campagna ed una compagnia genio. La forza complessiva era di 220.000 uomini, 10.500 cavalli e 636 cannoni. Questo senza tener conto dei depositi, dei battaglioni d'istruzione, ecc. che avrebbero portato la forza a 483.000 uomini ed anche a 520.000 se si calcolavano i 60 battaglioni (di 600 uomini) della Guardia Nazionale, istituita nel 1861. A completare il quadro delle forze dell'esercito campale, si aggiunse il Corpo dei Volontari, agli ordini del generale Giuseppe Garibaldi e organizzato su cinque brigate di fanteria, ciascuna su due reggimenti di quattro battaglioni, due battaglioni bersaglieri, tre batterie da campagna ed una da montagna (dell'esercito regolare), due squadroni guide a cavallo ed una compagnia zappatori del genio (dell'esercito regolare), per una forza complessiva di 38.000 uomini, 200 cavalli e 24 cannoni.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Quella del 1866 fu la prima guerra nella quale un esercito veramente italiano veniva messo alla prova sul campo di battaglia; ma nonostante la superiorità numerica sul nemico, dovette subire un'immeritata disfatta a causa dei gravi errori dei capi e della scarsa preparazione degli ufficiali e dei soldati. I vari elementi dei quali er,a stato composto l'esercito dopo il J 860 erano animati da un grande spirito di emulazione e di entusiasmo. Il desiderio però di mostrare la propria bravura e coraggio aveva invaso eccessivamente gli ufficiali in genere, fino a non far tenere in considerazione le altre qualità indispensabili ad un comandante di ogni livello, e · particolarmente l'istruzione necessaria per l'assolvimento dei compiti affidati. Conseguenza di questo sentimento generale, che metteva il coraggio personale come solo fattore della vittoria, fu che poco o nulla erano state discusse le questioni di ordinamento e di tattica sollevate in molti altri eserciti in seguito all'adozione delle nuove armi ed all'impiego dei nuovi mezzi di guerra: l'unica tattica valida era l'avanti ad ogni costo, quella che era costata tanti sacrifici a S. Martino nel 1859. La campagna del 1866 che, nonostante le sconfitte di Custoza e di Lissa, e grazie alla vittoria dei prussiani sugli austriaci a Sadowa, provocò l'annessione del Veneto all'Italia, e la presa di Roma nel 1870, portarono al completamento dell'unità d'Italia, inserendola nel novero delle grandi potenze europee. Tali condizioni politiche imponevano all'Italia di essere militarmente forte; d'altra parte la situazione interna del regno non si prestava facilmente all'attuazione di vasti e costosi programmi militari. Le vittorie prussiane avevano spinto quasi tutte le nazioni europee a prendere come modello le istituzioni militari germaniche, sia per quanto riguardava la struttura dello Stato Maggiore, sia per l'organizzazione degli eserci'ti. Questi ultimi furono articolati in tre distinte categorie: ' - 1 a linea: esercito attivo, detto anche comunemente esercito di campagna, destinato alle operazioni e composto dalle classi in servizio sotto le armi e dalle più giovani di quelle collocate in congedo dopo il servizio; - 2 a linea: milizia mobile, formata dai riservisti di media età, destinata ad operare subito a ridosso ed a rincalzo della 1 a linea; - 3 a linea; milizia territoriale, costituita dalle classi più anziane della riserva, destinata alla sicurezza interna del paese ed a subentrare nei compiti di guarnigione all'esercito di campagna in caso di suo impiego in guerra.


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Alla luce delle esigenze finanziarie e delle val utazioni di natura sociale, si sancivano alcuni principi orientativi basilari, per i quali, di massima: - l'entità del bilancio per l'amministrazione della guerra avrebbe dovuto raggiungere una cifra corrispondente a l decuplo della popolazione; - la forza sotto le armi in pace sarebbe stata commisurata alla centesima parte del totale della popolazione; - le forze di riserva non avrebbero dovuto superare la metà dei corpi dell'esercito di campagna nei quali sarebbero state immesse all'atto della mobilitazione; - la milizia mobile e quella territoriale avrebbero avuto una consistenza rispettivamente uguale alla forza alle armi in tempo di pace ed alla forza dell'esercito di campagna (che la milizia territo.-iale avrebbe dovuto sostituire in guarnigione durante la guerra). Si fece calcolo, inoltre, che per ogni due milioni di cittadini si sarebbe potuto costituire agevolmente un Corpo d'Armata su due divisioni di 1 a linea per un totale di 35.000 uomini, più una divisione di 2 a Ii nea 9. Ma le diffìcol tà finanziarie e, la configurazione geografica del paese non consentivano all'Italia di porre in atto quelle riforme che, d'altro canto, apparivano necessarie per trasformare l'ordinamento regolato ancora dalle leggi piemontesi in ordinamento nazionale. La soluzione fu trovata dal generale Cesare Francesco Ricotti Magnani che, nominato Ministro della Gue rra nel settembre 1870, resse la carica per sei anni. Sebbene dal 1866 in poi, le annessioni del Veneto e del Lazio avessero accresciuto di altri tre milioni la popolazione del regno, furono soppressi 80 battaglioni di fanteria e 5 di bersaglieri, e l'Italia, che avrebbe dovuto avere, secondo il criterio prussiano, 14 Corpi d'Armata, venne ad averne soltanto 7, più tardi 1O. L'obbligo di servizio venne fissato in 19 anni dei quali: 8 nell'esercito permanente, con una ferma di 5 anni per la cavalleria e di 3 anni per le altre armi; 4 nella milizia mobile e 7 nella milizia territoriale. L'ordinamento dell'Esercito venne stabilito in 7 Corpi d'Armata e 16 divisioni e comprese: 9 STATO MAGGIORE ESERCITO - UFFTCTO STORICO -

p. 170.

L'Esercito e i suoi Corpi op. cit, ·


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L'EVOLUZIONE ORGAN ICA, TECNICA, DOUR!NALE

Carabinieri: 11 legioni territoriali, 1 legione allievi; Fanteria: 80 reggimenti di linea, ciascuno su tre battaglioni di 4 compagnie; 10 reggimenti bersaglieri su 4 · battaglioni di 4 compagnie; 7 battaglioni alpini con un totale di 24 compagnie; - Cavalleria: 1O reggimenti di lancieri e 1O di cavalleggeri, tutti su 6 squadroni; - Artiglieria: · 4 reggimenti da fortepa; 10 reggimenti da campagna, ciascuno su 1O batterie e 3 compagnie treno; alcune compagnie da costa; - Genio: 2 reggimenti, ognuno su 14 compagnie zappatori; 4 compagnie pontieri (trasferitevi dall'artiglieria); 2 compagnie ferrovieri; 3 compagnie treno. Furono istituiti i distretti militari con funzioni molto vaste: oltre, cioè, ad attendere alle operazioni di leva ed all'istruzione dei reparti di 2 a categoria, essi dovevano funzionare da centr i di mobilitazione dei richiamati dal congedo e di formazione dei reparti di milizia territoriale.

L'ordinamento Ricotti portò la forza dell'Esercito a circa 222.000 uomini: 130 ufficiali generali, 1220 ufficiali superiori, 10.800 ufficiali inferiori, 16.400 sottufficiali, 193.000 uomini di truppa. In caso di guerra, il richiamo degli uomini della 1 a e 2 a categoria e della milizia mobile, avrebbe consentito il raggiungimento della consistenza complessiva di 750.000 uomini. Per inquadrare questa notevole massa di forze si provvide con Ì'impiego di ufficiali di complemento tratti dai sottufficiali inviati in congedo dopo dodici anni di servizio e dal personale volontario con ferma di un anno. Ad elevare la cultura dei quadri si provvide pure perfezionando le scuole militari di ogni ordine, istituendo appositi corsi d'istruzione per l'avanzamento da tenente a capitano, con particolare riguardo alla regolamentazione tattica, ed esami per quello da capitano a maggiore; infine vennero inviati ufficiali all'estero per studiarne le istituzioni militari. Una nuova istituzione importantissima per la configurazione dei nostri confini terrestri e che compariva per la prima volta


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nell'ordinamento dell'esercito, fu la specialità degli alpini, costituita nell'ottobre del 1872. Ideatore del Corpo, che doveva avere spiccate caratteristiche territoriali e speciale conoscenza delle nostre Alpi per poter sostenere con sicurezza il primo urto ~ provvedere alle prime esigenze della difesa montana fu l'allora capitano di S.M . Giuseppe Perrucchetti che, attraverso specifici studi riguardanti la difesa di alcuni valichi alpini e l'ordinamento militare territoriale delle zone di frontiera, pervenne a proposte concrete relative all'istituzione degli speciali reparti che trovarono il favorevole consenso e l'entusiastico sostegno del Ministro della Guerra 10. Furono fatti progressi anche nel settore dei materiali: iniziata la costruzione cli nuove artiglierie campali e di maggiore potenza, si introdusse in servizio il cannone da 87 mm. di bronzo, rigato, a retrocarica, con cerchiature d'acciaio in culatta, che sostituì il cannone da 120, passato più tardi alla difesa costiera, insieme a i materiali da 149 e da 280 mm. Nel 1870 fu modificato anche l'armamento della fanteria e dei bersaglieri, mediante la sostituzione del vecchio fucile mod. 1860 e della carabina mod. 1856, entrambi di calibro troppo elevato (18 mm.) con il fuci le a retrocarica rigato mod. 1870 (Wetterly) calibro 10,35 per la fanteria e della carabina Remington (cal. 12,7) per i bersaglieri, armi che, per robustezza, gittata, radenza e giustezza di tiro, erano fra le migliori cli quelle adottate dagli eserciti del tempo. Negli anni che seguirono, fino alla 1 a Guerra Mondiale, tutte le istituzioni militari del giovane regno d'Italia continuarono a subire modifiche, perfezionamenti ed ampliamenti, ma è indubbio che fu con gli ordinamenti che dal Ricotti presero il nome, che si gettarono le vere basi del futuro grande esercito italiano. Questo, ad ogni modo, era auspicato - cd era già molto - dalle maggiori forze del popolo italiano che vedeva - come ebbe a dire in Senato, nel 1876, Luigi Settembrini - che l'esercito era il filo di ferro che aveva cucito l'Italia e la manteneva unita 11.

2. L'unificazione germanica .

In Prussia, dopo il Congresso di Vienna, il prevalere della reazione aristocratica, aveva in parte, rese inoperanti le riforme di Scharnhorst e dei suoi colleghi. Ma Boyen e Grolman, i due IO id.

id. - p. 173.

11 A. T OSTI:

op. cit. - p. 93.


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superstiti dei Riformatori, nei pochi anni durante i quali rimasero ancora in servizio come Ministro della Guerra e Capo di S.M. Generale, rispettivamente, riuscirono a completare l'opera di perfezionamento e consolidamento de] Grande Stato Maggiore Generale, l'elemento principale che consentì alla Prussia di raggiungere, in un cinquantennio, l'unificazione della Germania. Infatti, se a Scharnhorst ed a Gneisenau si deve attribuire il merito della fondamentale concezione del nuovo organo direttivo dell'apparato militare e la dimostrazione della sua validità in guerra, Boyen e Grolman furono gli unici che stabilirono le procedure per tradurre i concetti in una continua realtà operativa e che assicurarono la permanenza dell'istituzione. Nel 1816 Grolman, naturalmente con l'approvazione di Boyen, aveva riorganizzato lo Stato Maggiore Generale in tre principali divisioni, una per ogni potenziale teatro di guerra: ad est relativo alla guerra contro la Russia; a sud con l'Austria, il più probabile nemico; ad ovest per essere preparati a combattere di nuovo la Francia. Ognuna di queste divisioni era responsabile dello studio delle condizioni militari e degli sviluppi interni delle nazioni potenzialmente nemiche nella loro area di pertinenza. Alcuni ufficiali esaminavano il terreno dove probabilmente si sarebbero svolte le operazioni e preparavano appropriati piani strategici, altri redigevano piani per la mobilitazione e lo schieramento in ogni eventualità. L'anno seguente era stata costituita una quarta divisione con il compito di studiare ]a storia militare e che sarebbe rimasta uno dei maggiori elementi dello Stato Maggiore Generale, nonostante i numerosi cambiamenti organizzativi. Durante gli anni che seguirono, nonostante la crisi politica che aveva investito l'esercito, lo Stato Maggiore Generale proseguì tranquillamente il suo lavoro sotto la guida del generale von Milffling, che procedette pure ad una sua radicale riorganizzazione, assegnando le responsabilità su di una base più attuale pur mantenendo la suddivisione su quattro divisioni. La prima fu destinata ad occuparsi di tutto il personale dell'esercito: le sue responsabilità dovevano essere strettamente coordinate con le responsabilità di amministrazione del personale del Terzo Dipartimento del Ministero della Guerra. La seconda divisione aveva la responsabilità dell'organizzazione delle manovre e dei piani di schieramento, di mobilitazione e operativi; essa coordinava anche i piani delle manovre e di guerra con i programmi di addestramento del Primo Dipartimento del Ministero della Guerra. La terza


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divisione era responsabile del materiale tecnico e d'artiglieria. La quarta si occupava della storia militare. Allo Stato Maggiore Generale era stato anche aggregato l'Ufficio Topografico e Trigonometrico. Una delle preoccupazioni principali dello Stato Maggiore Generale era l'eseguità degli ostacoli naturali lungo le frontiere della Prussia. La Prussia Orientale era completamente vulnerabile all'invasione russa, la Slesia all'invasione austriaca, le provincie renane ad un attacco francese. Era presumibile che si sarebbe potuta concludere un'alleanza con l'Austria in caso di guerra con la Russia, o con la Russia se il nemico fosse stato l'Austria. Ma era possibile anche una guerra contro la Francia. In qualunque caso si doveva prevedere che la strategia nemica avrebbe concentrato forze soverchianti contro la Prussia fino dall'inizio. Venne perciò perfezionata la strategia difensiva che avrebbe permesso alla Prussia di affrontare forze molto più numerose, provenienti da due direzioni; tale strategia era concettualmente la stessa di quella adottata da Federico il Grande durante la Guerra dei Sette Anni: l'uso di linee di comunicazione interne per permettere il concentramento della massa dell'esercito contro la minaccia principale, mentre piccole forze ritardatrici dovevano contenere gli altri eserciti nemici convergenti. L'essenziale di questa strategia era nell'abilità di mobilitare, muovere e concentrare le forze rapidamente ed efficacemente. Nel 1829, sotto la direzione del generale von Krauseneck (che mantenne l'incarico fino al 1848) non essendovi nuovi problemi strategici da affrontare, l'innato dinamismo dello Stato Maggiore Generale venne adeguato ad assicurare la costante revisione e l'aggiornamento dei piani che dovevano r iflettere i nuovi sviluppi militari e tecnologici, così come le variazioni degli orientamenti nei possibili eserciti nemici. Nel 1833, oltre al potenziamento della rete stradale interna, venne effettuata una radicale modifica del telegrafo visivo, che assicurò una rapida trasmissione degli ordini a tutti i comandi operativi in sottordine e la pronta ricezione di informazioni dai posti di frontiera. In un secondo tempo, l'esercito prussiano sperimentò il nuovo telegrafo elettrico che era stato presentato per la prima volta da Samue l Morse nel 1844. Non è una coincidenza che la patria di Clausewitz fosse la prima ad afferrare la grande importanza della ferrovia in guerra; anche prima della sua costruzione, la mentalità civile era conscia dell'importanza militare delle strade ferrate. Federico List, un


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grande economista, aveva sostenuto che la ferrovia rappresentava il mezzo che avrebbe permesso alla Prussia di passare dal rango di potenza di second'ordine (dovuta alla sua posizione centrale rispetto a vicini molto potenti e potenzialmente suoi nemici), a quello di potenza di primissimo ordine. Essa potrebbe divenire un bastione difensivo nel centro stesso dell'Europa. Velocità di mobilitazione, rapidità di movimento delle truppe dal centro della nazione alla periferia, e gli altri vantaggi ovviamente offerti dalle «linee interne» dei trasporti ferroviari, risulterebbero di maggior aiuto alla Germania che non alle altre nazioni europee 12. Ogni miglio di strada ferrata che una nazione vicina mette in opera prima di noi, ed ogni miglio in più che possieda, le torna a tutto vantaggio contro cli noi .... è nelle nostre mani lo stabilire se dobbiamo far uso di questa nuova arma difensiva che il progresso ci ha dato, come lo fu nelle mani dei nostri antenati il decidere se adottare o meno il fucile in sostituzione dell'arco e delle frecce 13.

La prima ferrovia in Germania fu inaugurata nel 1835 sulla breve linea Norimberga-Ftirth; nel · giro di due anni, lo Stato Maggiore Generale preparò degli studi sulla potenzialità delle strade ferrate per accelerare_ le operazioni di mobilitazione e cli schieramento; nel-. 1852 venne effettuato il primo movimento di truppe prussiane per ferrovia mediante lo spostamento di un corpo cli 12.000 uomini con cavalli e cannoni verso Cracovia. Un'altra importante e determinante innovazione fu lo studio e l'adozione del fucile ad ago ed a retrocarica Dreyse, del quale abbiamo accennato precedentemente. Mentre le altre nazioni stavano ancora discutendo sui meriti e demeriti dei moschetti ad acciarino ed a percussione, l'esercito prussiano fu il primo al mondo a dotare la sua fanteria di un moderno fucile a, retrocarica che, pur con i suoi difetti, fu uno dei più validi elementi delle sue future vittorie. All'inizio degli anni trenta, l'effetto dell'aumento della popolazione costrinse lo Stato Maggiore Generale a riesaminare le sue pianificazioni del personale e di mobilitazione. Ogni anno, i giovani che raggiungevano l'età del servizio di leva erano in numero 12 EDWARD M EAD EARLE: Makers of modern strategy: Mili1ary Thought from Machiavelli to Hitler - Princeton University Press 1943 - p. 149. 13

id. id. - pp. 150, 151.


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maggiore di quello previsto dal gettito dall'esercito. Poiché il bilanc io e la linea di condotta politica non consentivano un aumento degli organici dell'esercito, troppi giovani dovevano venir esentati dal servizio militare e questo, naturalmente, significava che - nonostante l'aumento della popolazione - il potenziale di mobilitazione della nazione non veniva incrementato; i giovani esentati venivano lasciati sempre nelle riserve e nella Landwehr, ricevendo uno scarso addestramento. Nonostante molti ufficiali lamentassero che un periodo ridotto di servizio avrebbe diminuito la qualità dell'esercito, lo Stato Maggiore Generale di Krauseneck, nel 1833, fece approvare dal re la riduzione del servizio militare attivo da tre a due anni ed aumentò di un anno il periodo di obbligo nella Landwehr, accrescendo così di circa il cinquanta per cento il potenziale di mobilitazione della nazione.

Fucile «Dreyse»: meccanismo.

A causa del c rescente numero degli organici di riserva dell'e-

sercito rispetto alle forze a ttive, venne dato maggior risalto a lle manovre annuali. Allo scopo di preparare gli ufficialì di qualsias i livello ad agire con la massima efficienza in queste manovre e di continuare ad esercitarli, per perfezionare il loro addestramento durante tutto l'anno, venne generalizzata in tutto l'esercito una nuova tecn ica, il Kriegspiel, che già negli anni venti si era diffusa nello Stato Maggiore Generale come risultato logico di analisi di pianificazione e di ricognizione sul terreno, e che era stata regolamentata dal manuale Istruzioni per la rappresentazione di manovre tattiche sotto forma di Giochi di Guerra. Questi giochi non erano una novità assoluta ma avevano un'origine antichissima: i cinesi li giocavano già tremi la anni prima di Cristo in una forma detta Weihai che usava pietruzze colorate come pedine; in India ebbero il nome di ChaLUranga e furono diffusi da bramini che li ritenevano moralmente più giusti della guerra vera e propria. Essi, perfezionati ed


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adeguati alle esigenze addestrative dello Stato Maggiore prussiano, derivavano dal gioco degli scacchi ma, al posto della scacchiera, veniva impiegata una carta topografica. L'essenza del Kriegspiel, come sviluppato dallo Stato Maggiore Generale, era l'opportunità per gli ufficiali di operare insieme come un gruppo di comandanti e stati maggiori su realistiche situazioni di combattimento su delle mappe che potevano o meno rappresentare il vero terreno. Uno o più giudici assicuravano la conformità alla pratica ed alla dottrina, mentre una serie di dadi veniva tenuta a disposizione per introdurre l'imponderabile o le fortune della guerra. Ogni parte faceva i suoi movimenti a turno. Ufficiali designati da ognuna delle parti scrivevano ordini che venivano poi sottoposti al giudice che decideva sui risultati di questi ordini, con o senza l'ausilio del dado. Gli ordini provocavano il movimento di contrassegni - striscie di carta o blocchetti di legno o piombo con appositi simboli - sulle mappe, a seconda degli ordini stessi e delle circostanze della battaglia. L'ondata rivoluzionaria, che percorse quasi tutta l'Europa nel 1848, investì anche Berlino, dove si accesero cruenti scontri tra l'esercito e la folla, con i membri della Landwehr in maggioranza fra i rivoluzionari. Ma il re riuscì a tenere la situazione sotto il suo controllo concedendo la costituzione che, benché limitasse la sua autorità, gli mantenne il potere principale dello stato poiché il diritto del comando supremo dell'esercito era sempre riservato al monarca, al quale gli ufficiali continuavano a prestare giuramento di fedeltà. Durante la rivoluzione, lo Stato Maggiore Generale era troppo impegnato con i suoi doveri per interessarsi degli storici eventi dentro ed intorno a Berlino. Infatti, nonostante il grande significato storico e politico della rivoluzione ed il notevole ruolo avuto dall'esercito, questi eventi ebbero stranamente uno scarso effetto su cli esso e sul suo futuro ruolo neJJa storia prussiana. , Nello stesso anno, la prima guerra pruss.iano-clanese, seguita dalla sommossa popolare nell'Hesse-Kassel, repressa dalle truppe austro-bavaresi, acutizzò lo stato di tensione che da tempo era in atto fra Austria e Prussia. Il Congresso di Vienna aveva definitivamente seppellito il Sacro Romano Impero, sostituendolo con la Confederazione Germanica, una libera associazione di trentanove stati sovrani compresi nelle frontiere del vecchio impero, sotto la presidenza dell'Austria, allo scopo - come diceva l'atto costitutivo - di mantenere la sicurezza interna ed esterna dell'Alemagna, l'inviolabilità e l'indipendenza degli Stati confederati.


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Ma la Confederazione, che avrebbe dovuto formare un corpo di stati indipendenti tra loro con uguali diritti e legati da doveri sanciti da una Dieta residente a Francoforte sul Meno, si dimostrò invece uno strumento per dare a ll'Austria, o meglio a l suo astuto ministro, il Metternich, il mezzo più idoneo a reprimere ogni aspirazione di nazionalità e di unità. Nel 1834 era stato istituito lo Zollverein, lega doganale fra i vari stati della Germania, mediante la quale erano stati aboliti i diritti di dogana all'interno di essi e stabiliti quelli all'estero sulla base unica della tariffa prussiana, con ripartizione dei proventi fra i vari stati in ragione della popolazione. L'Austri a non potè e ntrare a far parte di questa lega a causa delle sue provincie non tedesche. Fu una rivoluzione di carattere economico ma che elevò la Prussia a rappresentante degli stati tedeschi nelle loro relazioni commerciali con l'estero e che a llargò quindi l'orizzonte politico prussiano creando così la questione tedesca, il confronto cioè fra l'Austria e la Prussia, poiché la c rescente potenza di quest'ultima era fonte di preoccupazione per l'Austr ia ed era una minaccia a l tradizionale primato austriaco negli affari germanici. Il principe Guglielmo (fratello del re Federico Guglielmo) divenuto reggente nel 1857 per un colpo apoplettico del re, resosi conto dell a situazione in continuo peggioramento, giunse alla conclusione che l'eserci to necessitava di un sostanziale potenziamento e fece suo un documento a lui sottoposto nel 1858 dal maggior generale von Roon e che lo stesso generale aveva chiamato Osse rvazioni e progelli per una costituzione militare della patria 14 . Tale documento proponeva di a umentare l'organico dell'esercito permanente r itornando ad un sistema di servizio di leva di tre anni. La coscrizione annuale di 40.000 uomini era ancora basata sul piano di Kra useneck del 1833, quando la popolazione della Prussia ammontava a poco più di dodici milioni di unità; nel 1859 essa era salita a più di diciotto milioni. Nonostante il ridotto periodo di servizio istituito nel 1833, circa un quarto di secolo più tardi un terzo del potenziale umano prussiano non r iceveva un'istruzione militare: questi uomini erano persi non soltanto per l'esercito ma anche per la riserva. Roon raccomandava una leva annuale di 63.000 uomini; questa, ed un servizio attivo di t re anni, di quattro anni nella riserva e cinque anni nella Landwehr, avrebbero permes14 MILITA RGESCHICHTLICIIES FORSCHUNGAMT:

op. cit. - voi. IV-I - p. 179.


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so un incremento del quaranta per cento dell'organico dell'esercito attivo fino a circa 200.000 uomini, ed avrebbe significato un sostanziale aumento del numero delle riserve addestrate. Il numero dei battaglioni di fanteria doveva essere raddoppiato e la cavalleria e l'artiglieria aumentate del venticinque per cento. (Per la cavalleria questo sarebbe stato realizzato con il prolungamento del servizio da tre a quattro anni). La riforma avrebbe eliminato la necessità della prima leva della poco soddisfacente Landwehr che sarebbe stata amalgamata con le riserve dell'esercito -regolare sotto il pieno controllo delle autorità militari per provvedere ad una meglio addestrata e sostanzialmente potenziata riserva in caso di un conflitto prolungato. La proposta incontrò difficoltà politiche non indifferenti, principalmente per l'aggravio economico che comportava; ma con l'appoggio dell'autocratico Herrenhaus o camera alta, i membri della quale erano ufficiali o ex-ufficiali o strettamente legati agli ufficiali, e la sospettosa opposizione del liberale Landtag o camera bassa, dopo un lungo periodo di battaglie parlamentari, furono approvate le riforme che migliorarono e rafforzarono il potenziale militare prussiano che venne cosi a contare 81 reggimenti di fanteria, guardia e linea (254 battaglioni), 48 reggimenti di cavalleria, guardia e linea (192 squadroni), 108 batterie e 52 compagnie d'artiglieria, 36 reggimenti di fanteria, guardia e provinciali landwehr (116 battaglioni), 34 reggimenti cavalleria, guardia e provinciali landwehr (144 squadroni) 15. Nel 1858 Guglielmo aveva fatto un altro passo al tamente deter.minante per la riunificazione tedesca: aveva nominato il generale Helmuth Karl von Moltke capo dello Stato Maggiore Generale. Non appena in carica Moltke iniziò ad introdurre le modifiche organizzative che riteneva fossero necessarie, ritornando, in parte, ~ll'organ izzazione orientata geograficamente o strategicamente di Grolman, senza abbandonare completamente il sistema funzionale di Krauseneck. La riorganizzazione di Moltke del 1858-59 divise lo Stato Maggiore in quattro principali divisioni pianificative o dipartimenti, come erano stati recentemente denominati. Il Dipartimento Orientale era responsabile della strategia e della pianificazione relative a possibili osti! ità e alleanze che 15 CARL HANS HERMANN:

Deutsche Militiirf!,eschichte - Bernard und Graefe Verlag. Mi.inchen 1979 - pp. 210-214.


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interessavano la Russia, l'impero austro-ungarico, la Svezia e la Turchia. Il Dipartimento Germanico riguardava tutti gli stati tedeschi (inclusa l'Austria), più la Danimarca, la Svizzera e l'Italia. Il Dipartimento Occidentale o Francese non concerneva soltanto la Francia di Napoleone III, ma anche la Gran Bretagna, l'Olanda, il Belgio, la Spagna e gli Stati Uniti. Venne costituito un nuovo Dipartimento Ferroviario: esso era responsabile del coordinamento generale dell'uso militare delle ferrovie con il Ministero del Commercio ed anche per coordinare questo uso con i piani di mobilitazione e operativi sviluppati dai tre dipartimenti geografici. Benché non avesse responsabilità pianificatrice, il Dipartimento di Storia Militare venne mantenuto come un notevole elemento de.Ilo Stato Maggiore Generale, dividendo i suoi compiti fra l'evasione di richieste e di supporto degli altri dipartimenti e la preparazione di monografie con l'analisi della strategia e della tattica delle operazioni del recente e lontano passato. Nel 1862 Guglielmo, divenuto re nel 1861, completava la sua opera nominando primo ministro Otto van Bismarck. Dopo la campagna del 1859 in Italia settentrionale, MoJtke impegnò sè stesso ed i suoi collaboratori a trarre il maggior profitto possibile dalle esperienze di quelle operazioni che avevano costituito il maggior evento bellico in Europa dopo Waterloo; lavorò intensamente con il Dipartimento German ico, il Dipartimento Ferroviario e quello di Storia Militare. Certamente, il corpo ufficiali prussiano trasse più vantaggio dalle lezioni della guerra italiana del 1859 che non quello franco-piemontese o austriaco che avevano combattuto la campagna. Oggetto di studio e di preziosi insegnamenti, specialmen- · te per quanto riguardava la condotta delle operazioni da ·parte austriaca, fu anche la seconda guerra danese del 1864, nella quale i prussiani intervennero a fianco degli austriaci. Alla vigilia della guerra del 1866, secondo il nuovo organico, la Prussia poteva mettere in armi circa 660.000 uomini, dei quali 370.000 costituivano le truppe campali, 126.000 di supporto logistico e presidi vari, e 163.000 di Landwehr. Contro l'Austria ed i piccoli stati della Confederazione non assorbiti nell'orbita prussiana, la Prussia mise in campo quattro armate: tre con una forza complessiva di 283 .000 uomini (armata dell'Elba, 1 a e 2a armata) destinate ad affrontare l'esercito austriaco (238 .000 uomini) e quello sassone (30.000 uomini), ed una, l'armata del Meno, di 48.000 uomini, destinata ad invadere l'Hannover e l'Assia Kassel, che operò quindi in un teat ro distinto.


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Le armate erano articolate in corpi d'armata costituiti da divisioni di fanteria, cavalleria e grosse riserve. La divisione di fanteria si componeva di due brigate di fanteria, un reggimento di cavalleria, una divisione di artiglieria (4 batterie ciascuna di 6 pezzi) e un battaglione cacciatori. La divisione di cavalleria era formata da due o tre brigate di due reggimenti l'una e di 2 o 3 batterie a cavallo. La riserva di cavalleria dell'armata dell'Elba aveva due brigate di due reggimenti l'una ed una batteria a cavallo, quella delle altre armate variava da uno a due reggimenti, ed in questo ultimo caso, aveva una batteria a cavallo. La riserva d'artiglieria oscillava da 4 a 7 batterie. Ciò che formava la parte veramente ammirevole dell'esercito prussiano, era la sua perfetta organizzazione, per cui poteva compiere tutte le sue funzioni senza scosse e senza attriti, e con la massima sollecitudine passare dal piede di pace a quello di guerra. A cominciare dal comando supremo dell'esercito fino al più piccolo comando tattico, dal Ministero della Guerra all'ultimo ufficio d'intendenza, tutto funzionava in tempo di pace come in tempo di guerra; la mobilitazione dell'esercito era non solo bene studiata e ben preparata dallo stato maggiore generale, ma erano già distribuiti tutti gli ordini ed istruzioni alle singole autorità che li dovevano far eseguire, in modo che bastava un avviso telegrafico per darvi regolare inizio e compimento; tutti i quadri erano sempre al completo per non fare nessuno spostamento alla vigilia della guerra; in conclusione, l'intero meccanismo dell'esercito era sempre disposto in modo da essere pronto, in tempo cli pace, ad affrontare tempestivamente le condizioni possibili e necessarie della guerra. Con la disponibilità quasi pari delle forze, Moltke riteneva che la più rapida mobilitazione e la migliore qualità .delle truppe prussiane, combinate con la velocità e l'audacia, gll avrebbero permesso di concentrare forze superiori sul campo e di ottenere così una grande vittoria in una sola battaglia, tipo campagne di Napoleone. Moltke sapeva che l'esercito austriaco era migliorato dal 1859, ma contava su tre aspetti della superiorità prussiana: equipaggiamento, addestramento e comando. Nell'equipaggiamento, il principale vantaggio era l'arma della fanteria prussiana, il fucile ad ago Dreyse, rigato a retrocarica del quale, a parte qualche solitario osservatore, nessuno si era mai preoccupato; esso era il migliore fra tutti quelli in uso negli eserciti europei, sia per le sue qualità


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balistiche, sia per la facilità e rapidità di caricamento con cui si otteneva una potenza di fuoco straordinaria; inoltre poteva essere ricaricato dai soldati in posizione di a terra, mentre il nuovo moschetto austriaco ad avancarica, benché più curato e con una gittata maggiore, aveva una celerità di tiro più lenta e poteva essere ricaricato soltanto dalla posizione in piedi. Riconosceva che l'artiglieria austriaca, sebbene predominassero i pezzi ad avancarica, era più curata e con una gittata più lunga dell'artiglieria prussiana, più celere nel tiro e dotata per due terzi di pezzi rigati a retrocarica. Ma contava sui modelli d'addestramento prussiani, generalmente più alti, per sormontare la lieve superiorità tecnologica austriaca in fatto di cannoni. Confidava che le unità prussiane di fanteria fossero anch'esse superiori alle loro controparti austriache. Soltanto nella cavalleria concedeva una superiorità agli austriaci, basata sulla loro lunga esperienza di combattimento con i turchi. Moltke considerava il comando, il principale vantaggio prussiano. Egli aveva avuto l'opportunità di studiare gli austriaci nel 1864, in Danimarca, ed aveva notato che i loro modelli di comando non erano molto migliorati dal 1859; aveva la certezza che i comandanti prussiani ed i loro efficienti capi di stato maggiore avrebbero sopravanzato gli austriaci, aspettandosi una uguale superiorità anche ai livelli di comando subordinati. La tattica prussiana si basava sull'efficacia dell'attacco, ma questo doveva essere effettuato dopo aver tratto tutto l'utile di cui la potenza di fuoco era capace. La formazione della fanteria era su tre righe, ma la terza riga, costituita dal terzo plotone di ogni compagnia, doveva coprire quest'ultima in ordine sparso o anche fiancheggiarla nell'attacco in ordine più serrato. L'ordine normale di combattimento era il battaglione spiegato in linea o in colonne di compagnia; ma l'uso di applicare sempre ed intelligentemente la manovra alle condizioni del terreno o alla potenza del fuoco, aveva acquistato un tale carattere pratico e di consuetudine, che rendeva la tattica prussiana la migliore fra quelle in uso presso gli altri eserciti. I brillanti risultati ottenuti dai pr ussiani nella breve campagna del 1866 colpirono talmente le immaginazioni che i più credettero di doverne attribuire la ragione principale al miracolo del fucile ad ago. Certamente, l'influenza di quest'arma fu grandissima ma non potè essere l'unica causa della rotta degli austriaci, perché i prussiani, in tutti i combattimenti, si trovarono in tali vantaggiose


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condizioni di forze che non è necessario ricorrere alla potenza del fucile ad ago per spiegarne le conseguenze. Gli effetti delle vittorie vanno ricercati in una causa superiore e cioè nell'apparato militare prussiano preso nel senso più lato della parola ed inserito nella condizione storico-sociale del paese. L'esercito prussiano, a confronto di quello austriaco, trovava maggiori mezzi sociali in un paese dove le istituzioni militari godevano della massima considerazione e sulle quali si modificavano quelle civili per dare all'esercito i migliori elementi e nella massima quantità; maggiori mezzi morali nella ragione della guerra che rispondeva ad una necessaria condizione storica; maggiori mezzi intellettuali nella diffusione dell'istruzione popolare e specialmente nell'importanza in cui era tenuta l'istruzione degli ufficiali; maggiori mezzi personali nella miglior disciplina del soldato prussiano oltre a tutte le altre qualità delle quali era dotato anche il soldato austriaco; maggiori mezzi economici in un perfetto e previdente assetto finanziario, quando l'Austria, proprio sul principio del 1866, aveva dovuto diminuire il suo bilancio militare per ristrettezze economiche; infine maggiori mezzi materiali nel far scendere in campo una migliore macchina da guerra. Questa macchina era più perfetta, i suoi pezzi meglio connessi, il suo lavoro comportava minori attriti e quindi non esigeva una grandissima forza motrice producendo un lavoro molto maggiore a parità d'impulso. Nonostante fosse stata dimostrata la superiorità prussiana nei confronti di grossi potenziali nemici, Moltke si era reso conto che molte cose erano andate storte e riconosceva alcune deficienze nell'organizzazione, armamento e dottrina prussiani; ognuna di queste manchevolezze avrebbe potuto essere sfruttata da un nemico attento, con risultati incalcolabili. Si preoccupò quindi di ristrutturare il cervello delle forze armate: lo Stato' Maggiore Generale. Questo venne diviso in due grandi elementi: un Dipartimento Principale ed un Dipartimento di Supporto. Il Dipartimento Principale consisteva di tre reparti, tradizionalmente orientati sui compiti geografico-militari, con un piccolo riordinamento relativo alla responsabilità di area. Nel Secondo Reparto (germanico) esisteva una sezione responsabile soltanto delle ferrovie prussiane e tedesche; era praticamente un quarto reparto e pochi anni più tardi venne ufficialmente riorganizzato come tale. Il Dipartimento di Supporto av~va cinque reparti: Storia Militare, Geografico-Statistico, Topografico, Operativo e Triangolazione del Territorio.


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Lo Stato Maggiore Generale, così riorganizzato, dovette in breve tempo affrontare compiti ancora più impegnativi. Nel 1867 Bismarck aveva costituito una Federazione della Germania del Nord che, se nominalmente era un'associazione di stati sovrani, in pratica era un unico stato costruito attorno alla Prussia, con un governo costituzionale centralizzato ed un Bundestag eletto a suffragio universale. Ma nel governo della nuova federazione Bismarck non incluse un Ministro della Guerra, mantenendo soltanto quello prussiano, in modo che la responsabilità costituzionale di detto ministro era chiaramente limitata alle istituzioni politiche della Prussia. Per quanto riguarda le istituzioni militari, l'ordinamento prussiano era stato esteso ed applicato in tutti gli altri stati della confederazione i quali aumentarono i quadri dell'esercito prussiano di altri quattro corpi d'armata e di una divisione. Con apposita legge del 9 novembre 1867, le forze armate terrestri venivano così organizzate: - piede di pace: 1) esercito permanente, 2) riserva dell'esercito permanente, 3) Landwehr, 4) r iserva di reclutamento. - piede di guerra: 1) esercito di campagna (Feld Armee), 2) truppe di complemento (Ersatztruppen), 3) truppe di guarnigione (Besatzungtruppen), 4) Landsturm. Tutti i cittadini validi erano sottoposti all'obbligo del servizio militare dai 17 ai 42 anni d'età. La legge ammetteva molte dispense per ragioni di famiglia, di studio e di lavoro, ma soltanto per il tempo di pace, poiché i dispensati venivano passati alla riserva di reclutamento. Il contingente annuo veniva fissato in proporzione alla popolazione e per ci i-coli di reclutamento, che erano 215 nella confederazione; gli esuberanti, determinati dal sorteggio, venivano rinviati alla leva seguente. Il servizio attivo per gli iscritti di leva cominciava al ventesimo anno d'età. L'esercito permanente comprendeva tutti gli iscritti che intraprendevano il servizio attivo e nel quale rimanevano per tre anni. Esso si ripartiva in un Corpo della Guardia e dodici Corpi d'Armata identicamente organizzati salvo alcune insignificanti particolarità. Tutti i corpi avevano stanza fissa nelle zone dei r ispettivi circoli di reclutamento ad eccezione del corpo della Guardia che si reclutava in tutti i circoli. Ogni corpo d'armata, compreso quello della Guardia, era composto da: 2 divisioni di fanteria ciascuna di due brigate su due reggimenti di 3 battaglioni a 4 compagnie; 1 reggimento fucilieri composto come gli altri di fanteria; 1 battaglio-


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ne cacciatori su 4 compagnie; 6 reggimenti di cavalleria su 5 squadroni; 1 reggimento artiglieria da campagna; 1 reggimento artiglieria da piazza; 1 battaglione pionieri; 1 battaglione treno; 17 depositi permanenti di altrettanti battaglioni landwehr. Gli effettivi di ogni corpo d'armata sul piede di pace ammontavano a 930 ufficiali, 23.068 uomini, 5.566 cavalli e 64 cannoni. La fanteria era tutta armata di fucile ad ago (Dreyse) perfezionato M62. L'artiglieria aveva il cannone rigato a retrocarica (sistema Krupp); il reggimento d'artiglieria da campagna contava tre divisioni montate ed una a cavallo: ogni divisione aveva 4 batterie di cui quelle montate ne avevano due del calibro di 6 libbre, tutte le altre di 4 libbre 16. I quadri dell'esercito permanente erano sempre al completo e proporzionati ad una forza doppia di quella del tempo di pace. Tutti i servizi funzionavano come in tempo di guerra; i

Cannone da 75·A, Krupp.

materiali, le munizioni, l'equipaggiamento si trovavano presso corpi nella quantità necessaria al piede di guerra. La riserva dell'esercito permanente era costituita dagli uomini che avendo servito per tre anni sotto le armi nell'esercito permanente venivano inviati alle loro case, continuando però à far parte delle compagnie, squadroni o batterie in cui prima erano incorporati, e con il solo obbligo di due servizi d'istruzione di otto settimane. In questa posizione i soldati rimanevano altri quattro anni,cioè fino all'età di 27 anni, sempre pronti a ritornare sotto le armi alla prima chiamata. La Landwehr aveva un proprio ordinamento separato da quello dell'esercito permanente. Tutti i soldati della riserva, terminata

16 MILIT.~RGESCHICHTLICHES F ORSCHUNGAMT:

op. cit. - voi. IV - 2 - pp. 345-347.


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quella parte del loro servizio militare, entravano a farne parte e vi rimanevano per altri cinque anni. Essa comprendeva 4 reggimenti della Guardia di 3 battaglioni, 96 reggimenti provinciali su 2 battaglioni e 12 battaglioni separati, detti di riserva: in totale 216 battaglioni. I quattro reggimenti Landwehr della Guardia erano assegnati al corpo della Guardia; dei 96 reggimenti provinciali ne venivano assegnati otto per corpo d'armata. In tempo di pace, i battaglioni erano rappresentati soltanto da 2 ufficiali e 15 uomini di truppa; gli stati maggiori dei reggimenti e tutti gli altri componenti dei battaglioni rimanevano in congedo alle proprie case, salvo ad essere richiamati ogni anno per una esercitazione di otto giorni. Con gli uomini che avevano sen1 ito nella cavalleria si potevano formare, in caso cli guerra, 2 reggimenti della Guardia, 8 di cavalleria di linea, 4 di dragoni, 12 cli ussari, 8 di ulani e 16 squadroni speciali; oltre a ciò si potevano formare 37 squadroni destinati alle guarnigioni delle fortezze e, in caso di bisogno estremo, ogni circolo di battaglione Landwehr aveva mezzi per formare uno squadrone di 120 cavalli. Non vi erano truppe Landwehr specialmente organizzate per l'artiglieria ed il genio poichÊ gli uomini che avevano servito in queste armi dovevano servire i complementi all'artiglieria da piazza ed ai pionieri di guarnigione in caso di guerra. La riserva di reclutamento era rappresentata da tutti i dispensati dalla leva per qualunque causa. Questi pochi particolari sono sufficienti a dimost,~are la fac ilità con la quale l'esercito germanico poteva passare dal piede di pace a quello di guerra. Questa operazione veniva compiuta in due periodi di tempo, nel primo dei quali s i effettuava la mobilitazione, nell'altro il concentramento. La mobilitazione veniva effettuata da ogni corpo d'armata indipendentemente; consisteva nell'organizzare e provvedere di uomini e cavalli e di materiali ciascun corpo d'armata come doveva essere in campagna, riunire tutte le forze e mettersi in grado di muovere immediatamente. Precise regolamentazioni stabilivano le operazioni da farsi ed il tempo nel quale dovevano essere compiute. Il concentramento, invece, riguardava tutto l'esercito, o solamente una parte di esso, che doveva essere t rasportato sul teatro d'operazioni; il concentramento quindi dipendeva da due ordini di ragioni, da quelle strategiche e da quelle logistiche, cioè dallo scopo che si voleva raggiungere e dai mezzi per raggiungerlo. Lo scopo strategico non poteva certamente essere previsto e potevano soltan-


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to essere studiate alcune probabilità; i mezzi logistici non potevano di conseguenza essere preparati in modo determinato, ma si poteva con qualche certezza prestabilire quelli sufficienti ai più probabili scopi: lo Stato Maggiore Generale prussiano aveva appunto il compito di predisporre in tempo di pace i mezzi logistici per i probabili concentramenti dell'esercito ed assegnarne i modi di funzionamento in tutte le parti. All'atto della mobilitazione, ciascun corpo d'armata richiamava sotto le armi tutti gli uomini che gli appartenevano, per completare gli organici di guerra; contemporaneamente formava sette stati maggiori territoriali: 1 di corpo d'armata, 4 di brigata, 1 di ispezione degli squadroni deposito, 1 di artiglieria da piazza, che dovevano assumere il comando dei reparti non mobilitati del corpo d'armata e cioè tutte le unità di deposito dei reggimenti e dei battaglioni, Tutte queste operazioni richiedevano in media dieci giorni e gli effettivi dei corpi d'armata sul piede di guerra venivano costituiti da 959 ufficiali, 40.226 uomini di truppa, 11.805 cavalli e 96 cannoni. L'esercito di campagna, compresi gli stati maggiori, i servizi telegrafico e ferroviario, i 13 corpi d'armata e la divisione assiana, aveva una forza complessiva di 12.923 ufficiali, 543,129 uomini di truppa, 157.968 cavalli e 1284 cannoni. Le truppe di complemento erano destinate a coprire i vuoti che si sarebbero prodotti durante la guerra nell'esercito di campagna e rappresentate da tutti i depositi lasciati dai corpi mobilitati. Le truppe di guarnigione avevano il compito di fornire i presidi delle piazzeforti e le guarnigioni all'interno; potevano inoltre servire di sostegno all'esercito di campagna, sia concorrendo alle operazioni in prima linea, sia costituendo un esercito di seconda linea: erano rappresentate in maggio,ranza da unità della Landwehr. La Landsturm comprendeva tutti gli uomini validi dai 17 ai 20 anni e dai 32 ai 42; non aveva quadri stabiliti durante il tempo di pace; in guerra poteva essere chiamata in caso d'invasione del territor io germanico e per ordine reale, in tal caso si ordinava in compagnie locali. In conclusione, le forze disponibili della Germania del Nord nel 1870 ascendevano, in cifre tonde, a 1.456.000 uomini, 298.000 cavalli, 1764 cannoni. Allo scoppio delle ostilità contro la Francia, la Prussia, con gli Stati confederati, fece scendere in campo circa 380.000 uomini che


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costituivano tre Armate per un totale dì 27 divisioni con 368 battaglioni, 379 squadroni e 201 batterie 17. L'esito della guerra franco-prussiana, o meglio, franco-germanica, che segnò la sconfitta deJJa Francia e l'unificazione tedesca, non fu mai dubbio. Vi fu, da parte dei francesi, un efficiente uso del loro potenziale militare, vi furono degli occasionali errori prussiani, vi fu un certo numero di errori di calcolo da parte cli Moltke e degli altri comandanti ed ufficiali d i Stato .Maggiore prussiani. Ma anche se la Prussia non avesse avuto una soverchiante superiorità numerica fin dall'inizio della guerra, la sconfitta francese sarebbe stata provocata dalla consistente superiore qualità dello Stato .Maggiore prussiano, dalla generale superiorità della direzione della condotta di guerra prussiana, particolarmente ai più alti livelli di comando e dall'elevato addestramento dei combattenti unitamente al loro notevole spirito combattivo. Tutte le superiorità prussiane - una più grande, più addestrata forza più rapidamente mobilitata, un più efficiente lavoro d i stato maggiore e più a lte qualità direttive - furono dovute, senza dubbio, all'eccezionale efficacia dello Stato Maggiore prussiano, creato da Scharnhorst ed autoperfezionatosi negli anni. Uno dei più incisivi commenti sulle istituzioni militari prussiane di quel periodo venne fatto da un loro nemico, il tenente colonnello Leonce Rousset, durante le sue lezioni all'Ecole Superieure de Guerre pochi anni dopo la guerra: ... Il soldato tedesco aveva un addestramento alle sue spalle che gli assicurava una disciplina di ferro e, almeno parte del successo, deve essere attribuita a questo addestramento così come al senso del dovere e dell'onore militare che questo addestramento ispirò in t utti i livelli della gerarchia. Come risultato, gli ufficiali condivisero la determinazione di mantenere l'iniziati va a qualsiasi costo e di compiere il massimo sforzo di cui erano capaci; mentre i soldati vennero stimolati allo zelo ed alla individualità essendo stato ogni uomo addestrato a pensare, ad analizzare ed a formare le proprie idee. I comandanti prussiani contennero i compiti di guarnigione, di caserma e di guardia al minimo possibile, per permettere agli uomini di dedicare la maggior parte del tempo ai servizi operativi; così i soldati furono distolti il meno possibile dall'obbiettivo finale: imparare la loro professione ... ..... Il supporto principale dell'Alto Comando fu il Corpo di Stato

17 CARL HANS HERMANN:

op. cit. - p. 234.


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Maggiore Generale, reclutato fra i migliori ufficiali di tutte le armi che avevano completato con successo l'Accademia di Guerra... ... L'addestramento, la r elativa indipendenza che questo Corpo godeva nell'area delle responsabilità, le regole che lo guidavano ed infine l'alto concetto che esso aveva della sua missione, tutto serviva a sviluppare uno spirito d'iniziativa e di solidarietà che furono ripetutamente dimostrati durante la guerra. Per quanto riguardava i sottufficiali, essi costituivano la vera ossatura delle truppe prussiane. Essi venivano reclutati, per la maggior parte, da speciali scuole militari, dove avevano ricevuto una solida educazione militare che trasferivano nei loro reggimenti, dove essi erano preziosi collaboratori degli ufficiali. Questa speciale posizione, circondata da un rispetto e da un benessere sconosciuto negli altri eserciti, assicurava loro un'onorevole ed invidiabile professione. Con il ruolo a loro assegnato nella struttura di comando, questi sottufficiali potevano praticare e sviluppare le loro qualità militari. L'esercito prussiano era orgoglioso cli loro e giustamente li considerava uno dei principali elementi d 7i suoi futuri successi 18.

Grazìe alle brillanti vittorie ottenute nelle tre guerre combattute, l'esercito divenne la più popolare, la più ammirata, la più rispettata e la più influente istituzione del nuovo impero germanico. Per quarantaquattro anni di pace, le istituzionì mìlitari germaniche prosperarono e crebbero. Il prestigio che lo Stato Maggiore Generale aveva guadagnato si riflesse sull'influenza e sulla responsabilità riguardo all'addestramento, l'organizzazione e l'equipaggiamento dell'esercito in aggiunta alle funzioni di pianificazione alle quali precedentemente erano statì postì dei limiti. Inoltre, gli sviluppi politici del terzo quarto del diciannovesimo secolo, contribuirono anche a l sorgere di un orgoglio nazionale nel quale l'esercito tedesco era l'ovvia manifestazione della guida prussiana in un'unità tedesca altamente popolare. Nell'apparato del nuovo stato imperiale esisteva però ancora un grave difetto: le costituzioni della Prussia e della Germania escludevano l'esercito dal controllo del popolo e dei suoi rappresentanti eletti. Ciononostante la borghesia, timorosa delle idee socialiste, stava diventando lealmente monarchica. Molti dei più ferventi sostenitorì di Bismarck e dell'unità germanica erano stati dei rivoluzionari nel 1848. Per la maggioranza dei tedeschi, il loro 18 L. ROUSSET: Histoire Generale de la Gue rre Franco-Allemande Paris 1886 · 2• ediz. 1911 · pp. 22-34.


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esercito l'esercito imperiale - rappresentava la stabilità così come l'onore e la gloria. Negli anni successivi, tutti i più importanti eserciti del mondo - con vari gradi di impegno o r iluttanza - seguirono l'esempio dello Stato Maggiore Generale prussiano. Fra gli ultimi ad imitarlo furono l'Inghilterra e gli Stati Uniti: l'ovvia efficenza risultante da uno Stato Maggiore Generale centralizzato e coordinato, superò solo con difficoltà i timori delle democrazie anglosassoni che ritenevano che per seguire l'esempio prussiano si sarebbe dovuto diventare militaristi e che l'efficenza militare era, in qualche modo, una manifestazione di militarismo. 3. L'impero absburgico

Le istituzioni militari del!' Austria-Ungheria, coacervo di popoli e di razze e con ordinamenti costituzionali diversi, non potevano avere l'uniformità di quelle delle altre nazioni europee: per questa ragione non subirono grandi modifiche per parecchi anni dopo il Congresso di Vienna. Dopo essere ritornato lo stato preminente nell'Europa continentale, l'impero, con un decreto del 1827, aveva abolito l'obbligo generale e personale al servizio militare, limitando la coscrizione, per integrare il gettito del volontariato, alle classi meno agiate, consentendo però un largo uso della surrogazione mediante il pagamento di determinate somme. Il periodo di servizio, nominalmente, era di quattordici anni, ma realmente non oltrepassava i tre anni per ragioni di bilancio; il contingente annuo si aggirava sui 100.000 uomini. Con tale sistema si potevano tenere sotto le armi circa 300.000 uomini. Esisteva, come riserva, la Landwehr, organizzata in 35 reggimenti di fanteria su due battaglioni, dei quali uno sulla carta, pari a 35.000 uomini, destinati a rinforzare i reggimenti attivi mediante la costituzione in essi, all'atto della mobilitazione, cli. un quarto battaglione. Alla Landwehr appartenevano tutti i sudditi austriaci idonei al servizio fino a 38 anni se avevano servito nell'esercito attivo e sino a 45 in caso contrario. Nel 1848 l'Austria, che più di ogni altro stato si atteggiava a paladina del più ferreo assolutismo, soffrì maggiormente della generale ondata rivoluzionaria. Mentre le rivolte in Galizia ed Ungheria furono represse con l'aiuto dell'esercito russo, le agitazioni in Boemia e l'insurrezione di Vienna minacciarono le istituzioni imperiali e provocarono una crisi anche in seno all'esercito. In


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Ungheria i reggimenti imperiali combattevano contro altri reggimenti dello stesso esercito: i soldati erano divisi non per ragioni politiche o nazionali ma per il puro caso che un ordine dall'alto, a suo tempo, li aveva assegnati a reggimenti che ora si trovavano dall'una o dall'altra parte. A Vienna, i soldati che si apprestavano ad espugnarla, si domandavano dove si trovava la legalità: nell'esercito imperiale o nel Reichstag che, almeno indirettamente, rappresentava la volontà costituzionale in quanto legittimato dall'imperatore? In quel tempo divenne classica una risposta data da un ufficiale preso prigioniero dagli insorti ed accusato di tradimento: a questi egli disse che l'unica sua patria era l'esercito. La dinastia e le sue istituzioni vennero salvate dai reggimenti germanici, cechi e croati, ma il ruolo più significativo per il ritorno alla normalità fu svolto da Radetzky e dalla sua Armata d'Italia. Nel Lombardo-Veneto i fronti erano chiaramente distinti: da una parte stavano i soldati dell'impero e dall'altra i piemontesi con i loro alleati; non poteva esserci nessun dubbio per un suddito dell'imperatore, che non fosse italiano, da quale parte si trovasse la legalità e per quale parte si dovesse desiderare la vittoria. Perfino nel Reichstag, appena ricostituito, risultato della rivoluzione, era stata presentata la proposta di esprimere alle truppe di Radetzky la r iconoscenza popolare per le loro eroiche azioni, servigi e sacrifici e che l'esercito si era meritato l'onore della patria. Radetzky, con le sue vittorie in Italia, fu la figura principale del terzo 'periodo eroico' dell'Austria. Il primo periodo, sotto il principe Eugenio, aveva portato l'ascesa della monarchia absburgica a potenza europea; nel secondo, sotto la guida dell'arciduca Carlo, di Metternich e di Schwarzenberg, tale potenza era entrata in lotta contro le tendenze egemoniche della Francia, a capo c!elle potenze europee. Sotto Radetzky non si trattava più dell'affermazione del la posizione di potenza, ma dell'autoaffermazione della monarchia e della sua esistenza 19.

Con le leggi del 1852 e del 1858 l'organizzazione dell'esercito venne notevolmente modificata. Il reclutamento si effettuava con la leva, i volontari e ]a militarizzazione di alcuni paesi dell'impero. I

19 ALLMAYER-BECKJLESSING: Die K.(u.) K. Armee - 1848-1914 · Ber telsmann Verlag, Milnchen-Gi.itersloh, Wien 1974 - pp. 20, 21.


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giovani all'entrata nel ventesimo anno d'età, formavano una prima classe di leva, al ventunesimo una seconda, al ventiduesimo una terza e così di seguito fino al ventisettesimo anno in cui formavano l'ottava classe. Ogni reggimento si reclutava, come in passato, esclusivamente in un circolo di leva, dove i quarti battaglioni dei reggimenti, in tempo di pace, e i deposi ti in tempo di guerra, avevano stanza fissa ed erano incaricati delle operazioni di leva in collegamento con le autorità civili locali. Il contingente, fissato per legge e distribuito ai vari corpi secondo il bisogno, era dato dal sorteggio operato sulla prima classe di leva; se questa risultava insufficiente, si proseguiva sulla seconda, sulla terza, e così fino alla quinta, ed in caso di guerra anche fino all'ottava. L'obbligo del servizio dei soldati di leva durava dieci anni, di cui otto sotto le armi e due in riserva, ma il governo aveva la facoltà di diminuire il periodo da passarsi sotto le armi, aumentando di pari misura quello di riserva. Nei Confini militari, cioè nelle zone sul confine verso la Turchia, tutti i cittadini validi dai J 6 ai 36 anni di età erano obbligati al servizio in corpi detti Grenzer (confinari), eredità dei tempi di Maria Teresa e parte integrante dell'esercito attivo, e· fino ai 40 anni per il solo servizio dei confini. Infine, uno speciale reclutamento nel Tirolo e nel Voralberg, forniva tre specie di truppe. Una prima ferma di 6 anni, di cui 4 sotto le armi, a.limentava il reggimento Kaiserji:i.ger (Cacciatori dell'Imperatore); una seconda ferma di 4 anni dava i Tiragliatori volontari, una specie di milizia cittadina chiamata solamente in caso di guerra; per ultimo, tutti gli uomini atti alle armi, dal 18° al 50° anno di età, formavano la Landsturm. I reggimenti, oltre al numero progressivo, portavano anche il nome dei colonnelli proprietari, i quali però non avevano il comando effettivo del reggimento ma soltanto il titolo onorifico ed alcuni diritti nelle promozioni degli ufficiali. L'esercito attivo, costituito da 309 battaglioni di fanteria con 387 .000 uomini, 256 squadroni con 42.000 uomini e 38.000 cavalli, 14 reggimenti d'artiglieria su 176 batterie con 1248 pezzi, 160 cavalletti da razzi, 35.000 uomini e 27.000 cavalli, 24 battaglioni genio con 12.000 uomini, per un totale di 476.000 uomini, 65.000 cavalli, 1248 cannoni e 160 cavalletti da razzi, era ripartito in quattro armate: 1 a a Vienna, 2a a Verona, 3a a Buda, 4a a Leopoli, composte complessivamente da 16 corpi d'armata e due corpi di


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cavalleria; ogni corpo d'armata era su 2, o talvolta, 3 divisioni, con una riserva di una brigata di fanteria, otto squadroni e cinque batterie; la divisione aveva 2 o 3 brigate di fanteria e 4 squadroni di cavalleria leggera; infine la brigata si componeva di un reggimento di fanteria, di un battaglione cacciatori o confinari ed una batteria. Con questo ordinamento l'artiglieria faceva parte delle brigate e dei corpi d'armata, la cavalleria delle divisioni e dei corpi d'armata. L'armamento della fanteria era il fuci le rigato ad avancarica di piccolo calibro, con proiettili Delvigne-Pontchara, non fra i migliori dell'epoca, sostituito più tardi dal Lorenz. La cavalleria, oltre alla lancia, della quale erano dotati quasi tutti i reggimenti, e la sciabola ricurva, era armata con moschetto e carabina. L'artiglieria campale aveva batterie con pezzi rigati da 8 (cm 10,1) a piedi e da 4 (cm. 8,12) a piedi ed a cavallo. La tattica austriaca, secondo i regolamenti del 1851-53, aveva fatto notevoli progressi seguendo le nuove teorie derivanti dall'impiego delle armi r igate a tiro più lungo e preciso. La formazione normale di combattimento era la linea di piccole colonne ad intervalli di spiegamento, coperta da truppe sparse e seguita da masse maggiori e da riserve. I più salienti caratteri di tale ordinanza avrebbero dovuto essere la mobilità, l'iniziativa individuale e collettiva, la grande libertà d'azione delle singole unità; il maggiore frazionamento della prima linea doveva aumentare contemporaneamente la mobilità e lo sviluppo della fronte di fuoco, per avvicinarsi di più ad una forma adatta indifferentemente all'urto ed all'azione lontana. Questa tattica era certamente migliore e più razionale di quella spregiudicata dei · francesi e dei piemontesi; ciò nonostante, nel 1859 diede una cattiva prova. La ragione principale di questo fatto fu nello spirito 'che allora r isiedeva nell'esercito austriaco di voler regolamentare tutte le operazioni militari, dalle più piccole alle più grandi, da quelle di mestiere, che potevano essere prescritte, a quelle di arte militare che dovevano essere lasciate alla libera valutazione dei capi. Anche l'istruzione tendeva allo stesso scopo: la brutale disciplina, tradizionale negli eserciti austriaci, era stata trasformata nel voler fare del soldato una macchina di cui il regolamento fosse la forza motrice. Pure negli ufficiali era prevalente l'idea di dover uniformare tutte le azioni ad un dettato regolamentare, dato che la loro intera educazione militare era stata impar tita a misura di regolamen to.


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L'organizzazione delle scuole militari differenziava sostanzialmente da quella prussiana, poiché essa non mirava a dare a tutti i cittadini ed ai militari la cultura professionale per arrivare ai primi gradi della gerarchia, ma s'ispirava a separare anzitutto i militari dai cittadini creando uno spirito di casta partìcolare negli elementi destinati a formare i quadri dell'esercito, sostegno sìcuro del governo contro le aspirazioni nazionalistiche delle varie razze costituenti l'impero 20.

Lo Stato Maggiore austriaco era largamente composto da nobili privilegiati che avevano ottenuto facili posizioni al quartier generale e rapide promozioni attraverso nepotismo, preferenze e favoritismi. Pertanto, la dottrina, alla cui applicazione doveva presiedere l'individualismo e l'iniziativa, non poteva essere applicata nel suo vero spirito. Le conseguenze furono l'incertezza, lo sminuzzamento delle forze, l'abuso dei rincalzi e delle riserve, l'abuso degli atti difensivi . D'altra parte bisogna considerare che la nuova tattica veniva messa in atto per la prima voi ta. Durante la campagna del 1859, nell'esercito austriaco mancò l'unità del comando, e ciò in conseguenza sia delle condizioni personali dei diversi comandi e del conflitto d'opinioni che facevano regna.re al quartier generale dell'imperatore la confusione o quasi l'anarchia, sia dell'organizzazione stessa dell'esercito e del comando in capo che non disponeva di riserve e che non poteva influire direttamente sull'andamento generale della battaglia. Nel 1866, le condizioni generali delle forze armate austriache erano pressoché le stesse del 1859, sebbene fossero stati fatti progressi nell'addestramento e nell'armamento. L'idea di voler considerare il soldato come una macchina si era modificata e sostituita da concetti più liberali e più adeguati allo spirito dei tempi, sebbene le antiche tendenze non fossero del tutto scomparse. Nel 1862, un nuovo regolamento aveva rimpiazzato quello del 1851-53: la cattiva prova fatta dalla tattica austriaca nel 1859, quantunque non per suo vizio ma per inopportuna applicazione, aveva fatto sentire la necessità di tale misura. La nuova tattica ebbe spirito offensivo al massimo grado e perciò non seppe trarre vantaggio dalle migliorate condizioni di armamento; infatti pressoché tutta la parte del fuoco venne lasciata all'artiglieria mentre la 20

P.

MARAVIGNA:

op. cit. - voi. III· p. 164.


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fanteria doveva, con grande aggressività, avanzare in piccole colonne, coperte da una fitta catena di cacciatori. A Vienna, dopo il disastro di Sadowa, si aprì un acceso dibattito sulla riorganizzazione dell'esercito e d elle sue istituzioni; questo finì nel 1871, quando gli austriaci osservarono il risultato della guerra franco-prussiana. Il vecchio Corpo di Stato Maggiore venne abolito e, dopo un breve periodo di confusione, nel 1875 venne creato un nuovo Stato Maggiore Generale sul modello prussiano. Per i successivi quarantacinque anni, lo Stato Maggiore Generale austriaco rimase una fedele imitazione di quello germanico, ma non raggiunse mai un uguale livello di funzionalità. 4. La Francia Nel 1852, Luigi Napoleone Bonaparte, eletto presidente della repubblica francese nel 1848, prese le redini dello stato appoggiandosi all'esercito che sperava in una nuova epoca di glorie militari e si fece accettare imperatore con il nome di Napoleone III. Il nuovo impero trovava evidentemente la sua ragione soltanto nelle tradizioni di gloria militare e di preponderanza politica che la Francia aveva avuto sotto il primo Napoleone. Ma le condizioni dell'Europa non erano più quelle del secolo precedente, né lo spirito del popolo francese si trovava più esaltato dal compimento di una grande rivoluzione, né infine alcun bisogno sociale poteva essere soddisfatto da una prevalenza francese; quindi la gloria militare e la preponderanza politica che si voleva riconquistare alla Francia non potevano essere che artificiali ed effimere e servire soltanto a vantaggio della dinastia dei Bonaparte. L'esercito era praticamente di mestiere e tale caratteristica venne accentuata durante il Secondo Impero. Il reclutamento veniva eseguito, secondo la legge del 1832, per mezzo della coscrizione e degli arruolamenti volontari. La coscrizione si operava sui giovani che avevano compiuto il ventesimo anno d'età, iscritti nelle liste di leva per ordine determinato dal sorteggio; e ra ammessa la surrogazione e lo scambio del numero estratto fra gli iscritti d ella stessa classe. Prelevato da queste liste il contingente annuo determinato da apposita legge, il resto rimaneva esente da ogni altro obbligo di leva, così il servizio militare non era generale e creava una sperequazione ingiustificata fra i cittadini. Il contingente annuo si divideva in due parti. La prima doveva servire per sette anni, dopodiché riceveva il congedo assoluto; la


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seconda rimaneva per uguale tempo in riserva alle proprie case, con l'obbligo di servire tre mesi nei depositi d'istruzione nel primo anno di servizio, due mesi nel secondo, un mese nel terzo. Il governo però, per esigenze economiche, poteva congedare qualche classe sotto le armi prima dei sette anni, facendole poi compiere il tempo rimanente con le riserve. Nel 1855, il Ministro della Guerra, maresciallo Vaillant, fece promulgare una legge che annullava la surrogazione, sostituendola con l'esonero per denaro, fissandone il prezzo a 2800 franchi per i coscritti della classe 1855 ed a 500 franchi per ogni anno di servizio ancora da prestare; veniva in tal modo istituito un vero e proprio privilegio per le classi abbienti, incompatibile con il principio liberale dell'uguaglianza civile e politica. Accanto all'esonero per denaro, venne anche introdotta la rafferma per altri sette anni per i soldati anziani, fissandone il premio a 2300 franchi, per cui veniva ridotta la parte dei nuovi contingenti e diminuita così l'aliquota delle riserve addestrate. L'attività innovatrice del Secondo Impero si scatenò molto più nella forma che nella sostanza. Vennero riportate alla luce quasi tutte le istituzioni napoleoniche. La Casa Militare dell'Imperatore con decine e decine di generali, aiutanti di campo ed ufficiali d'ordinanza; la Guardia imperiale con le sue uniformi ulteriormente abbellite di pennacchi, alamari e buffetterie varie e specialmente lo squadrone delle Cento Guardie con l'elmo sormontato dalla criniera bianca, giubba azzurra, corazze e sciabole scintillanti, impressionavano la fantasia popolare con le cerimonie militari, le riviste, le parate, i caroselli. Tutto l'esercito fu rivestito a nuovo: ricomparvero i berretti di pelo dei granatieri, i tamburi maggiori ornatissimi, i colbacchi in pelle di pantera dei dragoni e quelli sorniontati da aigrettes dei cacciatori e degli ussari, gli schapska (elmi polacchi) dei lancieri, il casco greco dei carabinieri, le corte giacche ungheresi ornate di pelliccia, e così via. Ma il fasto teatrale non fu seguito da un concreto potenziamento dell'apparato militare. Con il reclutamento in vigore ed il contingente annuo stabilito, mentre i rapporti ufficiali parlavano di 630.000 uomini in caso di guerra e 380.000 sul piede di pace, gli effettivi reali dell'esercito francese ascendevano a circa 540.000 uomini dei quali se ne potevano mobilitare quasi 360.000. Tutte le forze terrestri della Francia si dividevano in Guardia imperiale ed Esercito di Linea. La Guardia imperiale si reclutava nell'esercito di linea con uomini scelti e di almeno due anni di servizio; essa formava un


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corpo d'armata di due divisioni di fanteria ed una di cavalleria: in totale 33 battaglioni, 37 squadroni e 18 batterie. L'Esercito di Linea non e ra formato in grandi unità permanenti ed i reggimenti, i cui soldati si reclutavano indistintamente su tutto il territorio nazionale, non avevano stanza fissa ed erano costituiti da tre battaglioni di 600 uomini su sei compagnie più un quarto battaglione di deposito per la fanteria, da cinque squadroni di circa 110 cavalli più un sesto di deposito per la cavalleria, da quindici batterie su sei pezzi per l'artiglieria montata e da otto batterie, sempre su sei pezzi, per l'artiglieria a cavallo. Con tale sistema si credeva di avere un grande vantaggio, in caso di mobilitazione, nel lasciare ignorare al nemico la composizione dell'esercito mobilitato e l'organizzazione dei comandi e dei grossi corpi tattici; si credeva inoltre essere più facile far concentrare le forze su qualunque zona del paese con truppe sciolte ed indipendenti, piuttosto che dover trasportare divisioni e corpi d'armata già costituiti. Ma non si prevedevano con ciò gli ostacoli che si sarebbero presentati per una rapida mobilitazione, la costituzione dei comandi, l'assegnazione di tutto il mate riale occorrente a lle truppe in campagna, la costituzione dei depositi per ricevere gli uomini delle classi riserviste, l'immensa complicazione dei movimenti per il richiamo di questi uomini da tutti i punti del paese ai depositi stanziati in tutt'altri punti, ma ugua lmente sparsi, ed il successivo invio ai battaglioni attivi già avviati verso le zone di concentramento. Esistevano però i cosiddetti eserciti di Parigi, di Lione e d'Algeria, i quali erano permanentemente costituiti in grossi corpi organizzati in più divisioni. Complessivamente, l'esercito di linea si componeva di 446 battaglioni, 360 squadroni e 137 batterie. Per la campagna del 1859 in Italia, oltre a lla Guardia imperiale, vennero costituiti cinque corpi d'armata, ognuno su tre divisioni di fanteria ed una divisione, o brigata, di cavalleria. Ciascuna divisione di fanteria era composta da due brigate di fanteria, due batterie d'a rtiglieria, una compagnia genio ed una compagnia treno. Le b r igate di fanteria si componevano una per divisione di due reggimenti di linea ed un battaglione cacciatori o reggimento di zuavi o ti ragliatori algerini, ed una di due soli reggimenti di fanteria. Le divisioni di cavalleria si componevano di due brigate su due reggimenti e quattro o cinque batterie a cavallo. Le brigate isolate nei corpi d'armata erano rinforzate da quattro o cinque batterie a cavailo.


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L'esercito di spedizione in Italia ebbe un organico di 200 battaglioni, 100 squadroni, 60 batterie, più 15 compagnie del genio e servizi, per un totale di 140.000 uomini, 11.000 cavalli e 360 cannoni. Non tutte queste forze parteciparono attivamente alla guerra: il 5° Corpo, sbarcato a Genova e Livorno, non fece in tempo a raggiungere il fronte. Sulla composizione di questo esercito si può osservare che le divisioni non erano più composte dalle tre armi, mancando la cavalleria che era alle dipendenze dei corpi d'annata. Ciò era vantaggioso per l'impiego delle grosse masse d'urto della cavalleria, ma toglieva nello stesso tempo molto all'autonomia delle divisioni alle quali era indispensabile un'aliquota di quest'arma. L'armamento della fanteria di linea era il fucile rigato ad avancarica, ridotto dai vecchi fucili ad anima liscia; quello della fanteria leggera e della Guardia imperiale il fucile o carabina Minié; tutti facevano uso della pallottola Minié, alla quale era stato tolto il fondello di ferro. L'artiglieria, che era stata oggetto di particolari studi sotto la direzione dello stesso Napoleone, aveva, nella guerra del 1859, 36 batterie da 4 e 4 da 12 di cannoni rigati sistema La Ritte; tutte le altre batterie erano di obici da 12, in dotazione dal 1849 come unico calibro per l'artiglieria da campagna. Nonostante questi perfezionamenti nell'armamento delle truppe, la tattica francese non venne modificata. Venne abolita la formazione normale della fanteria, su tre righe, sostituita da quella su due, ma rimase prevalente il grande uso ed anche l'abuso della baionetta e degli attacchi in furia e cioè in disordine, ovunque il nemico tentasse di resistere: con questa tattica, creduta la migliore perché approfittava di tutto l'impeto del soldato francese, si perdevano in gran parte i vantaggi del fucile rigato, lasciandoli al nemico, pure dotato dello stesso tipo di fucile. Non si trassero nemmeno grandi vantaggi dall'artiglieria rigata, poiché con la tattica degli attacchi disordinati alla baionetta, si dava poco spazio all'artiglieria di esercitare tutta la sua potenza. I successi ottenuti dai prussiani nel 1866 richiamarono l'attenzione dei militari e degli uomini di governo sui gravi difetti dell'esercito francese e si cercò di attuare delle riforme tenendo in considerazione gli ordinamenti milita r i della Prussia ma prendendone a modello più la forma che la sostanza: il fucile ad ago ed il numero degli armati sul campo. Fu allora che Napoleone III incaricò il maresciallo Niel di


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compilare la nuova legge militare del 1° febbraio 1868. Secondo questa legge, la forza armata francese si doveva comporre dell'esercito attivo, della riserva destinata a rinforzare l'esercito attivo e della guardia nazionale mobile destinata a fornire le guarnigioni all'interno ed appoggiare le operazioni dell'esercito attivo. L'esercito attivo era fornito dal contingente annuo, stabilito per legge, dei giovani validi entrati nel ventesimo anno d'età. Questo contingente si divideva in due parti: la prima serviva per cinque anni in continua permanenza sotto le armi, salvo congedi temporanei; la seconda, durante la pace, rimaneva per uguale tempo alle proprie case con il solo obbligo di sei mesi d'istruzione che potevano essere ripartiti in tre anni. Il servizio personale obbligatorio e l'ordinamento territoriale che rappresentavano le basi più importanti della saldezza dell'esercito prussiano non vennero imitati; si lasciarono sussistere gli esoneri per legge e le surrogazioni, e le reclute continuarono ad essere assegnate alle unità indistintamente.

ii

'

Si

so.....,

Fucile Chassepot.

La riserva era composta da tutti i soldati che avevano servito cinque anni nella prima o seconda parte del contingente dell'esercito attivo; il servizio di riserva durava ancora quattro anni senza nessun obbligo durante la pace. La guardia nazionale mobile era composta da tutti i giovani validi esuberanti al contingente annuo, dispensati, esentati o rimpiazzati. Vi restavano cinque anni con il solo obbligo} durante la pace, di quindici giorni d'istruzione, ma per un giorno solo per ogni chiamata. Con un contingente annuo di circa 90.000 uomini (fu di 100.000 nel 1867 e 1868, di 80.000 nel 1869 e 90.000 nel 1870), si calcolava di poter avere 800.000 uomini sotto le armi in tempo di guerra, comprese le riserve, più 500.000 uomini della guardia nazionale: si arrivava così ad un totale di 1.300.000 armati. Però, oltre al fatto che questi calcoli erano esagerati, essi non dovevano avere pieno vigore che con la chiamata della classe del 1875; per la guardia mobile mancavano quasi tutti gli elementi di


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organizzazione, anzi, dopo la morte del maresciallo Niel, il suo successore, maresciallo Le Boeuf, trascurò molto questa istituzione, di modo che, all'epoca della guerra del 1870, esistevano i quadri per soli 150.000 uomini appartenenti a Parigi ed ai dipartimenti dell'Est e de] Nord-Est. Del resto l'esercito attivo era ancora organizzato come nel 1859, salvo alcune lievi modifiche nel numero e nell'organico di alcuni reggimenti delle tre armi; bisognava quindi formare tutti i grandi corpi tattici, dalla brigata in poi, e costituirne i comandi alla vigilia del loro funzionamento. Il materiale era abbondante ma ammassato in pochi punti in modo che la distribuzione ai corpi in caso di mobilitazione sarebbe risultata lenta e difficile. Per la creazione di un esercito di seconda linea, da costituirsi, all'occorrenza, con la guardia nazionale mobile, mancava ogni cosa. La fanteria aveva un'arma eccellente nel fucile Chassepot, derivato dal Dreyse, ad otturatore cilindrico scorrevole con innesco ad ago, calibro 11, gittata massima 1200 metri (ma la precisione oltre i 100 metri lasciava a desiderare). L'artiglieria aveva sempre il cannone La Ritte e usava due calibri, l'uno da 4 libbre, tirato da due pariglie (sei batterie per ogni reggimento montato e otto per quelli a cavallo) serviva specialmente per le batterie divisionali, l'altro da 12 libbre, tirato da tre pariglie (due batterie per reggimento montato) era destinato per le riserve dei corpi d'armata; possedeva inoltre 190 mitragliere (canon a balles). Fin da quando il maresciallo Niel era ancora al ministero della guerra, si era cercato di far adottare alla fanteria la tattica prussiana, ma essendo il battaglione e la compagnia francesi di forza esigua, fu mantenuta l'unità di massa del battaglione rinunciando all'impiego delle linee di colonna di compagnia, impiegando le truppe in ordine sparso (cacciatori) solo per sondare il nemico e coprire gli spiegamenti; la potenza del fuoco faceva prevalere la difensiva ed esagerando l'efficacia degli Chassepots, si volle l'uso, ed anche l'abuso, del fuoco a grandi distanze. Il nuovo regolamento per la fanteria, in data 16 marzo 1869, stabilÏ che il reggimento di tre battaglioni doveva avere due battaglioni in prima linea ed _il terzo con le sei compagnie spiegate in massa dietro il centro della fronte occupata. La tattica della cavalleria non aveva fatto nessun progresso dopo l'epoca del primo impero: anzi, s i era dimenticato il sapiente impiego che di quest'arma si era fatto nelle guerre napoleoniche. Il suo regolamento di manovra portava ancora la data del 1829, con


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poche modifiche introdotte nel 1832 e da una circolare ministeriale del settembre 1868; nonostante molti teorici reclamassero nei loro scritti una nuova tattica ed un miglior impiego in conseguenza delle recenti esperienze di guerra, in pratica si continuo a far uso della cavalleria come nel passato. L'artiglieria era molto abile e manovriera, ma in quanto all'impiego anch'essa si richiamava alla tradizione della prima epoca napoleonica e non volle trarre nessun utile insegnamento dalle guerre recenti. Le idee prevalenti erano che di quest'arma si dovesse fare poco uso sul principio dell'azione al fine di poterne disporre in masse per preparare l'atto risolutivo. Sulla scorta delle sbandierate riforme di ben poca sostanza e della potenza numerica (soltanto sulla carta) delle sue forze armate, la Francia, nel 1870, pr ovocò la guerra con infantile leggerezza, senza un'apparente necessità che ve la costringesse, e senza esservi preparata, né con mezzi propri né con alleanze, ed affrontò l'avversario in condizioni d'inferiorità, sia relativamente al numero che ai mezzi (eccetto il fuc ile Chassepot), alla dottrina ed all'organizzazione. L'esercito del Reno, a concentramento finìto, assommò a circa 300.000 uomini ripartiti in Guardia imperiale e sette corpi d'armata, che comprendevano 26 divisioni di fanteria e 11 di cavalleria, per un totale di 332 battaglioni, 220 squadroni, 151 batterie e 144 mitragliere. In merito alla preparazione, quando la guerra fu ·dichiarata, · nulla era pronto per la mobilitazione dell'esercito. Uno dei tanti vantati pregi dell'organizzazione sciolta dell'esercito francese era quello di poter fare subito muovere i corpi di truppa dalle rispettive guarnigioni come si trovavano composti sul piede di pace, per trasportarli nella zona di concentramento e qui formare i grandi corpi tattici; in breve sarebbero seguite le riserve per completare gli organici, unitamente ai servizi vari ed ai materiali atti a metterli in pieno assetto cli guerra. In teoria, il p~ter portare subito sul teatro d'operazioni una forza imponente per quanto inferiore a quella dell'esercito completo, atta a disturbare le operazioni preparatorie del nemico, costituiva certamente un vantaggio. Ma se ciò era possibile quando gli eserciti erano meno numerosi, cioé quando la differenza fra la forza e l'organico, fra il piede di pace e quello di guerra era piccola, non lo era più in quel tempo, con eserciti molto grandi che, solo per questo fatto, dovevano conservare in pace dei quadri sprovveduti di tutto, poveri di uomini e quindi incapaci cli agire efficacemente prima di un lavoro più o meno lungo di preparazione.


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Nel caso particolare poi, con l'imprevidenza de i responsabili e la mediocre organizzazione dell'intero apparato militare, il muovere i corpi dalle loro località di stanza prima di ricevere le riserve, fornirli di tutto il materiale necessario ed organizzare i comandi e i servizi logistici, divenne un grave problema, e ciò per due ragioni principali: la prima perché la concentrazione dell'esercito per mezzo deJle ferrovie non solo non era stata preparata in tutti i suoi particolari, ma neanche solamente studiata in tutte le sue svariate esigenze, la seconda; che il movimento contemporaneo dei corpi da tutti i punti della Francia alla zona di concentramento produsse necessariamente una tale complicazione da impiegare esso solo, e per molti giorni, tutto il servizio delle linee, e quindi togliere i mezzi per far arrivare le riserve ai depositi e da questi ai battaglioni attivi, per riunire i rifornimenti sui luoghi di concentramento, per fornire i corpi cli materiali e cavalli, e così via. Se si avesse voluto procedere ai due servizi nello stesso tempo, si avrebbe prodotto un ingombro su tutte le vie ancora più dannoso e tale da rappresentare una crisi molto pericolosa all'aprirsi della campagna. Questo avvenne di fatto, e l'esercito francese, prima che fosse riunito e pronto a muovere all'offensiva, si trovò assalito sul proprio territorio. Per quanto riguarda i mezzi e la dottrina d'impiego delle varie armi, riteniamo interessante riportare le osservazioni del già citato ten. col. Leonce Rousse t: Il fucile Chassepot costitui, senza dubbio. la nostra sola supremazia materiale. Era un'arma relativamente leggera, con rimarchevole accuratezza e precisione, con una lunga gittata, sostanzialmente superiore al famoso fucile ad ago (Dreyse) dei tedeschi. La sciabola baionetta, che poteva essere fissata alla sua estremità, era costruita in modo da non diminuire le sue qualità balistiche ed assicurava alla nostra fanteria la possibilità dì impiegare il suo metodo d'attacco favorito. Così, sotto questo aspetto, noi fummo meglio serviti dei nostri nemici, e le perdite sanguinose che essi soffrirono nella prima parte della guerra, così come i loro numerosi arretramenti parziali, furono dovuti tanto all'eccellente qualità della nostra arma quanto alla fermezza dei nostri fant i... ... Per quanto riguarda la cavalleria - il ruolo della quale è essenzialmente dì agire con rapidità e di precedere l'esercito allo scopo dì coprirlo e proteggerlo - l'ìrnpreparazione francese era disastrosa. Invece di lanciarsi verso il fronte per facilitare l'avanzata delle colonne ed anche per tentare di interferire sulla mobilitazione ed il concentramento del nemico, la cavalleria si unì alle forze operative troppo tardi e fu costretta a subordinare i suoi movimenti


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a queste forze, senza spazio sufficiente davanti ad esse per operare con la necessaria indipendenza ... Fu soltanto uno strumento di combattimento al quale il fuoco nemico tolse rapidamente la maggior parte della sua potenza e quasi tutta la sua efficacia ... La cavalleria prussiana era meglio addestrata, più redditizia nella ricognizione e, per mer ito dei suoi capi generalmente giovani e vigorosi, ne derivò un'audace aggressività. Gli ulani, in particolare, furono maestri nell'arte del servizio di pattuglia a lunga distanza sulla fronte delle colonne marcianti ... La cavalleria rappresentò gli occhi e le gambe dell'esercito prussiano ... ... Mentre i nostri avversari erano equipaggiati con pezzi d 'artiglieria d'acciaio a tiro rapido, noi disponevamo di cannoni ad avancarica di bronzo che erano già sorpassati nel 1859. Mentre i tedeschi, per esperienza, sfruttarono il vantaggio di grandi masse d'artiglieria, che furono coordinate in azione ed impiegate con fuoco concentrato, le nostre batterie commisero l'errore di entrare in azione una alla volta; questa sterile e fiacca procedura significò che il numero dei pezzi francesi in posizione non fu mai sufficiente per raggiungere la superiorità di fuoco. Infine, mentre noi mantenemmo un certo numero di batterie di riserva in retroguardia alle nostre colonne, così esse non poterono aprire il fuoco se non troppo tardi, le batterie cli corpo dei nostri avversari furono, quando necessario, impiegate esattamente come artiglierie divisionali non appena incominciò un'azione, assicurando così alle loro truppe un'immediata ed insormontabile superiorità 21.

Rousset riconobbe che la superiorità prussiana in tutti gli aspetti degli affari di guerra fu il risultato di un sistema che appariva rigido nelle sue norme di addestramento, ma era estremamente flessibile nell'impiego, sul campo di battaglia, del frutto di tale addestramento. Il più significativo di tutti i commenti di Rousset fu che egli riconobbe che lo Stato Maggiore Generale prussiano fu il responsabile di quel fertile impeto che produsse, nel 1870, così grandi risultati. · Questa lezione, imparata da Rou sset e da un numero di altri lungimiranti ufficiali francesi, portò allo sviluppo, negli anni fra la guerra franco-prussiana e la prima guerra mondiale, di un sistema di stato maggiore che, pur non raggiungendo l'efficienza di quello prussiano, gli si avvicinò molto. Inizialmente i francesi copiarono l'organizzazione prussiana. Più tardi essi avrebbero r iorganizzato lo stato maggiore in raggruppamenti funzionali: personale, amministrazione, informazioni, ad-

21

L. ROUSSET: op. cit. - pp. 22-34.


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destramento, operazioni, logistica. Questa modifica fu effettuata in parte a causa del tipico interesse francese all'armonia fra la teoria e la pratica, ed in parte perché i francesi avevano un solo nemico del quale preoccuparsi, mentre i tedeschi dovevano essere pronti a sostenere una guerra su uno di tre grandi fronti, o guerre simultanee su tutti e tre. In ogni caso lo Stato Maggiore Generale francese rimase fedele al concetto istituzionale del modello tedesco. Ciò influì molto sull'ottimo e rapido recupero della Francia dalla sconfitta del 1870-71 e fornì l'organizzazione militare e la guida che, nel 1914, consentì dì sopravvivere ad una rovinosa sconfitta e portò sulla strada della vittoria della Marna.

L'Armata d'Africa Come gli altri paesi colonialisti, la Francia si creò, nei suoi possedimenti d'oltremare, reparti indigeni ausiliari per servizi di guarnigione e di polizia, ma costituì anche un apparato militare che, benché all'inizio fosse destinato ad operazioni locali, in breve tempo si trasformò in una macchina bellica tale da rivestire un ruolo decisivo nella storia politica e militare francese. Questa fu l'Armée d'Afrique che ebbe origine dal corpo di spedizione al comando del generale de Bourmont, sbarcato in Nord Africa il 14 giugno 1830 e che dalla conquista dell'Algeria, diede l'avvio alla creazione di un grande impero coloniale. Questo corpo continuò ad espandersi mediante il reclutamento di elementi indigeni, stranieri e immigrati francesi, inquadrati da ufficiali e sottufficiali dell'esercito metropolitano. Destinate in un primo tempo ad operare soltanto in Algeria, queste truppe furono chiamate a combattere ovunque la Francia si trovò impegnata militarmente ed il loro numero continuò ad ingrossare con nuovi reclutamenti man mano venivano occupati nuovi territori. L'Armée d'Afrique fece la sua apparizione in numerosi teatri di guerra, dalla campagna di Crimea alla guerra del 1859 contro gli austriaci in Italia, alle guerre mondiali ed all'Indocina. Le sue prime unità organiche, costituite da appartenenti alla tribù degli Zouauas, furono alcuni battaglioni di fanteria denominati zuavi, su sei compagnie inquadrate da due ufficiali, tre sottufficiali e due caporali europei, e squadroni di zuavi a cavallo, chiamati poi Chasseurs indigénes; contemporaneamente venne posata la prima pietra per la formazione della leggendaria Legione straniera. Il crisma ufficiale per questi reparti fu la legge fatta approvare da Luigi Filippo il 9 marzo 1831, nella quale si autorizza-


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va la formazione di una legione di stranieri e cli co rpi militari composti da indigeni e stranieri al di fuori del territorio nazionale. A queste prime formazioni seguirono due battaglioni di «fanteria leggera » ed alcun e bande di Spahis d 'El Fahs, cavalle ria leggera irregolare, così denominata dal loro com pi to di reprimere il brigantaggio e pr?vvedere alla sicurezza della periferia di Algeri, chiamata appunto El Fahs. Nel 1834, la Legione straniera aveva raggiunto un organico di quattro battaglioni e gli spahis vennero raggruppati in un corpo regolare. Nel 1837, ai Cacciatori d'Africa, reparti costituiti interamente da e uropei fin dallo sbarco e di stanza permanente in Algeria, venne affiancato un battaglione di Tiragliatori d'Africa, composto anche esso da europei r eclutati appositamente per il servizio in Africa; ma, dati i modesti risultati, quest'ultimo ebbe vita breve e ven ne sostituito dai Tiragliatori indigeni. Dopo il colpo di s tato di Napoleone III, il 2 dicembre 1853, le minacce di guerra in Europa crearono la necessità di disporre in Algeria di una potente forza armata, form ata da truppe speciali, ben acclimatate e pra tiche del paese. L'Armata d'Africa fu quindi riorganizzata e potenziata, ed in breve tempo gli zuavi raggiunsero gli effettivi di tre reggimenti più un reggimento Zuavi della Guardia imperiale, i tiragliatori a lgerini fu rono ordinati su tre reggimenti, la Legione straniera contò due reggimenti e quattro reggimenti i Cacciatori d'Africa, i più vecchi reparti dell'Armata. Ognuna delle tre provincie ebbe anche a disposizione un battaglione di fanteria leggera, gli zéphirs. Gli spahis vennero raggruppati in tre reggimenti, ma soltanto sulla carta; gli squadroni erano dislocati lungo l'arco della frontier a e gli uomini vivevano con le loro famiglie su terreno che coltivavano: ogni squadrone formava una piccola tribù. I soldati erano pronti ad ogni chiamata del loro comandante ed erano anche un'ottima fonte d'informazioni. Questa dispersione dei reggimenti spahis fu mantenuta per lungo tempo. Le uni tà del Nord Africa parteciparono a tutte indis tintamen te le campagne, sia europee che in Africa, in Medio Oriente e nel Messico, sia isolate che a fianco di unità metropolitane, offrendo sempre un valido contributo alle operazioni. L'Armée d'Afriq ue, potenziata ulteriormente, sia in armi che in effettivi dopo l'occupazione della Tunisia e del Marocco, nei primi anni del ventesimo secolo risul tava ordinata su: 4 reggimenti zuavi,


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4 reggimenti tiragliatori, 3 compagnie tiragliatori sahariani, 2 reggimenti della Legione straniera, 5 battaglioni di fanteria leggera, 6 reggimenti di Cacciatori d'Africa, 4 reggimenti spahis, 1 squadrone spahis sahadani e 2 battaglioni d'artiglieria 22.

5. L'impero russo Dopo le campagne contro Napoleone, concluse vittoriosamente ·nel 1815, gli ufficiali ed i soldati dell'esercito zarista ritornarono in patria pervasi da una crisi morale generalizzata. Percorrendo l' Europa, si erano resi conto della profonda differenza fra il regime autocratico russo, incredibilmente arretrato e indegno di una potenza che pretendeva di garantire la pace e la prospe rità negli altri paesi, e le istituzioni degli stati occiden tali.In tutte le forze armate si diffuse un grave malconten to, condiviso anche dalla popolazione oppressa dal sistema delle colonie militari istituite a suo tempo da Alessandro I. La prima manifestazione di insofferenza si ebbe quando, nel 1820, il reggimento Semenovsky, il preferito dello zar, si rifiutò di obbedire agli ordini dei suoi capi: l'unità venne sciolta dopo aver subito gravi punizioni e gli ufficiali ed i soldati furono dispersi in tutti gli altri reparti dove propagarono il maleon tento. Nei primi anni che erano seguiti alle guerre napoleoniche, alcuni ufficiali, fra cui molti di grado elevato, avevano costituito una ·società segreta, L'unione della prosperità, che perseguiva l'istituzione di un regime costituzionale e l'abolizione della servitù della gleba. Nonostante le divisioni e le successive filiazioni di altre associazioni segrete, i contrasti di opinioni e la disparità -di tendenze, nel 1825 tutti i gruppi furono dell'avviso che si dovesse agire e misero a punto un piano per la presa del potere nel 1826. Ma il l O dicembre 1825, lo zar Alessandro I morì a Taganrog, secondo l'annuncio ufficiale, ed il confuso interregno indusse i cospiratori ad anticipare l'azione: cosa che venne fatta con una leggerezza ed un'incuria stupefacenti. Nicola venne proclamato imperatore ed il giuramento fissato pe r il 14 d icembre. Approfi ttando della cerimonia, i soldati, anziché prestargli giuramento, avrebbero dovuto deporlo. Ed infatti, i reggimenti granatieri ed i mar inai della

22 GEN.

R. HuRù: L 'Armée d'Afrique 1830-1962 Charlcs Lavanzelle, Paris-Limogcs

1977 - pp.vv.


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Guardia si ammutinarono radunandosi sulla piazza del Senato di Pietroburgo; ma attesero invano un ordine, e l'indecisione dei capi segnò le sorti della congiura. Truppe ribelli e lealiste si fronteggiarono a lungo fino a notte, poi la cavalleria della Guardia caricò i quadrati degli ammutinati e venne respinta da ripetute scariche di fucileria; quando fu dato l'ordine all'artiglieria di aprire il fuoco ed intorno al monumento di Pietro il Grande giacquero i corpi dei morti e dei feriti, la rivolta venne stroncata. Una vasta inchiesta giudiziaria (alla fine cinque congiurati vennero impiccati e più di cento esiliati) rivelò la presenza di numerose organizzazioni rivoluzionarie in tutto l'esercito. Le conseguenze di questo complotto orribile, eccezionale (sono parole di Nicola), furono immense: il processo ai decabristi (da dekabr - dicembre) segnò, da una parte la fine del dominio politico della nobiltà (mentre le alte cariche dell'apparato statale vennero occupate da uomini di varia estrazione privi di tradizioni, formando una tirannica burocrazia nei riguardi dei sottoposti); dall'altra rese la stessa nobiltà, così sganciata dal potere, protagonista dei grandi movimenti ideologici che si andavano delineando e che, costantemente sospettati e repressi, trassero alimento proprio dalle persecuzioni. Per quanto riguarda l'apparato militare, il nuovo zar, scampato, appena agli esordi, al fallito colpo di stato, ereditò un esercito tecnologicamente arretrato, in preda a contrastanti idee e sentimenti, e sottoposto ad una dura tirannia ed a spietate repressioni. Il generale Kuropatkin così lo descrisse: Dopo le guerre fortunate dell'inizio del XIX secolo, il nostro esercito non solo non progredì, ma tornò indietro. Le idee di Arakseiev avevano lasciato una traccia profonda in tutti i suoi strati. Noi avevamo dimenticato che l'esercito era destinato alla guerra. L'aspetto esteriore aveva nascosto l'essenziale. Il maneggio delle armi e gli sfilamenti occupavano i primissimi posti. Il fatto del deterioramento autorizzato cli alcune parti del fuci le allo scopo cli ottenere un miglior effetto sonoro durante il maneggio dell'arma era innegabile. La protezione era la regola nell'avanzamento degli ufficiali: senza protezione non venivano promossi se non quelli particolarmente sottomessi a tutti i capricci dei capi. La Russia intera indossò l'uniforme e si mise sull'attenti. Essa ed il suo esercito non erano autorizzati ad altro che a dire "signorsì", "bene" o "nulla di nuovo". I soldati erano trattati male e mal n utriti; le malversazioni di ogni sorta erano frequenti. La Guardia, con j suoi privilegi, soffocava il resto dell 'esercito. Ogni manifestazione di iniziativa era punita. La


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mm1ma discussione di un provvedimento militare qualsiasi era considerata un atto di rivolta. per quanto riguarda il materiale, avevamo accumulato molto ritardo rispetto agli eserciti stranieri. Era evidente che dal momento in cui il fucile era considerato soltanto un oggetto destinato a produrre effetti sonori dur ante il suo maneggio, non si aveva alcuna urgenza a cambiarlo. Noi ci presentammo nel 1853-55 con armi liscie contro fucili r igati. I nostr i lati deboli erano il comando, lo stato maggiore e l'intendenza. I rifornimenti erano così male organizzati che le truppe mancavano di tutto. Il servizio di sanità era deficiente 23.

Un'altra testimonianza di quel periodo fu quella del generale Adrianov: I regolamenti erano complicati ed assolutamente inapplicabili alla guerra. Le sfilate e le evoluzioni di parata costituivano il coronamento dell'addestramento. L'ordine sparso imposto dalla guerra era considerato nocivo per la disciplina. La campagna era sosti tuita dalla piazza d'armi e dal maneggio. Il tiro era trascurato. La cavalleria si dava alle finezze dell'equitazione da maneggio e trascurava il servizio in campagna. Durante l'esecuzione del tiro si vedevano gli artiglieri compiere in cadenza gesti teatrali e fare acrobazie con gli scovoli. Tutto era rigorosamente r egolamentato. L'iniziativa non trovava più posto. Si inventarono persino formazioni di combattimento valide in ogni tempo ed in ogni luogo. Ce n'erano cinque per la fanteria e l'artiglieria e quattro per la cavalleria 24.

Il servizio militare era obbligatorio per tutti i sudditi validi, ad esclusione della nobiltà che, del resto, serviva volontariamente. Non esisteva un vero e proprio sistema di reclutamento; un ukase dello zar, ad epoche indeterminate, chiamava sotto le armi, senza limiti d'età, una percentuale, variabile di volta in volta, di sudditi in tutto il territorio dell'impe ro o in determinate provincie, e le autorità provinciali erano obbligate a forn irla secondo quote a loro assegnate e traendo i designati dai servi e dai soggetti non appartenenti alla nobiltà, al clero ed alle tre classi della borghesia dedita al commercio. I designati potevano però esimersi dalla chiamata pagando una determinata somma di denaro; i contadini potevano fars i surrogare. 23 KuROPATKIN:

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Note del generale Kuropatkin - Ladijnikov, Berlino 1909 - p. 83.

c it. in Andolenko: op. cit. - p. 255.


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La ferma era di 25 anni, dei quali 15 in servizio attivo, con diritto ad avere congedi nell'ultimo terzo del servizio, il resto nella riserva. L'esercito regolare era diviso in 8 Corpi e precisamente: il Corpo della Guardia, in pratica un esercito nell'esercito, con particolari privilegi, che la isolavano e la rendevano invisa alle altre truppe; il Corpo dei Granatieri e 6 altri Corpi d'Esercito, ai quali si univano ancora l'esercito del Caucaso e le truppe della Finlandia Oremburg e Siberia dell'Est e dell'Ovest, che godevano d'una certa autonomia. Ogni Corpo d'Esercito era ordinato su tre divisioni di fanteria costituite da quattro reggimenti con una forza cli tre battaglioni piÚ un battaglione di tiratori per Corpo; una divisione di cavalleria su quattro reggimenti della forza di quattro squadron i; una divisione d'artiglieria composta da tre brigate a piedi con quattro batterie di otto pezzi e da una a cavallo con due batterie di otto pezzi; un battaglione zappatori. Il Corpo della Guardia era su tre divisioni di fanteria dello stesso organico di quelle degli a ltri corpi ma con due battaglioni di tiratori; dieci reggimenti di cavalleria regolare su quattro squadroni e due reggimenti cosacchi su sei squadroni; una divisione d'artiglieria su tre brigate a piedi ed una a cavallo su tre batterie di otto pezzi; due battaglioni zappatori. Il Corpo dei Granatieri era ordinato come gli altri corpi ma le brigate d'artiglieria a piedi contavano tre batterie di otto pezzi mentre quella a cavallo non ne aveva che due. Oltre alle divisioni cli cavalleria dei corpi di fanteria vi erano tre Corpi cli Cavalleria su otto reggimenti. L'esercito attivo comprendeva quindi 297 battaglioni di fanteria, ognuno con la forza in guerra di 1000 uomini; 260 squadroni di cavalleria cli 150 uomini; 107 batterie d'artiglieria di circa 200 uomini; 9 battaglioni di zappatori, per un totale di 297.000 fanti, 39.000 cavalieri, 2.200 artiglieri, 9.000 zappatori con 856 pezzi d'artiglieria. Dietro all'esercito attivo si trovava quello di riserva, la cui forza, quando veniva mobilitato, era leggermente inferiore a quella dell'esercito permanente, ma che però, in tempo di pace, non consisteva che di una piccola parte della forza totale. In caso di guerra potevano venire costituiti: 246 battaglioni di fanteria, pari a 246.000 uomini, 110 squadroni di cavalleria con 22.000 cavalieri, 80 batterie con 640 pezzi e 16.000 artiglieri, e 6.000 zappatori. L'esercito regolare russo poteva quindi mettere in campo, sul teatro di guerra europeo, 657.000 uomini e 1496 pezzi. Ma l'esercito


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di riserva disponeva di u n numero ridottissimo di quadri e questi, in caso di guerra, venivano formati precipitosamente con ufficiali raccolti da ogni dove, con uomini che avevano già passato presso l'esercito i loro migliori anni di gioventù e di virilità e che, ovviamente, dopo essere ritornati alle loro case, avevano perso molto delle loro capacità fisiche e militari. Le sue formazioni non potevano perciò rendersi operative senza l'immissione di ufficiali tolti dai reggimenti attivi i cui organi di comando venivano così indeboliti. Le forze regolari, in conclusione, una volta mobilitate, si trovavano con il loro organico quasi raddoppiato ma senza quella coesione e robustezza necessarie ad un esercito in campagna. Una particolarità dell'esercito russo era la presenza di unità irregolari composte da cosacchi del Don, del Mar Nero, del Danubio, di Azov, del Caucaso, di Ural, Oremburg e Siberia. Le varie guerre, contro la Persia nel 1826-1828, contro la Turchia 1828-1829, contro la Polonia 1830-1831 e l'intervento in Ungheria 1848-1849, avrebbero dovuto allarmare i maggiori responsabil i militari russi per il continuo decadimento del loro esercito, ma l'unico ad avere dubbi fu Nicola I che si fece la domanda rimasta senza risposta: Perché sotto Suvorov noi trionfavamo a uno contro dieci e ora abbiamo tutte le pene del mondo a vincere a due contro uno? 25. Fu la guerra di Crimea, combattuta contro alcune delle potenze europee, che mise in evidenza gli aspetti negativi delle forze armate russe e spettò ad Alessandro II, successo a Nicola nel 1855, il grave compito di sbarazzare la nazione e l'esercito delle istituzioni che lo avevano portato alla disfatta. Considerata la vastità del territorio, la pesantezza e la scarsa efficienza dell'amministrazione statale e le condizioni politico-sociali dell'impero, le riforme furono 'lente e non sempre rispondenti alle necessità del momento; uno dei primi provvedimenti, nel 1859, fu quello di aumentare gli effettivi dell'esercito riducendo la durata del servizio militare a 15 anni di cui 12 nell'esercito attivo e 3 in congedo illimitato, e consentendo così ad un maggior numero di contingenti di acquisire un adeguato addestramento. Ma ben altri e più importanti erano i problemi da risolvere al fine di dare all'esercito russo quell'efficienza indispensabile per poter competere con le grandi potenze europee: la riforma degli alti comandi, l'aumento del numero degli ufficiali che

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id. id. - p. 217.


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dovevano inoltre essere validamente preparati e dotati di spirito di iniziativa, le riforme del sistema di reclutamento e dell'ordinamento militare, sia operativo che territoriale. Una reale riorganizzazione delle istituzioni militari russe si verificò nel periodo in cui fu Ministro della Guerra il generale Dmitrij Alekseevic Miljutine precisamente dal 1861 al 1881, durante il quale, oltre alla conquista dell'Asia Centrale, la Russia riscattò la sconfitta in Crimea con la fine vittoriosa della guerra contro la Turchia (1877-1878) che, se non fosse stato per l'intervento dell'Inghilterra e dell'Austria, le avrebbe assicurato uno sbocco nel Mediterraneo. Dall'anno 1863, il contingente annuo di leva venne aumentato a 100.000 unità mediante il prelievo di quattro uomini su mille delle popolazioni e classi soggette a coscrizione; nel 1871 il prelievo fu di sei su mille. La guerra franco-germanica dimostrò chiaramente che, in caso di conflitto contro una grande potenza, si sarebbe potuto ottenere un esito favorevole soltanto con potenti masse d'esercito e si riconobbe che in Russia l'esercito, allora senza sufficiente riserva, non avrebbe potuto sostenere una grande guerra. Perciò, alla fine del 1870, furono costituite due grandi commissioni, composte da ufficiali e funzionari civili, che dovevano esaminare i progetti elaborati al Ministero della Guerra per un obbligo generale alla leva e fare delle proposte per la formazione di un esercito di riserva. Tenuto conto delhmmensa estensione dell'impero russo, della sua popolazione così differentemente costituita, delle tante diversità dipendenti sia dalle condizioni climatiche che dalle circostanze locali, il compito di far scomparire i difetti dell'organizzazione precedente senza ledere gli interessi delle popolazioni fu particolarmente difficile e durò diversi anni. Il 1° gennaio 1874 venne emanata la nuova legge sul reclutamento, ispirata al principio.fondamentale della nazione armata, che prevedeva l'obbligo generale del servizio personale esteso a tutte le regioni dell'impero, ad eccezione dei cosacchi, retti da leggi e regolamenti speciali, e di alcune popolazioni transcaucasiche per le quali il servizio obbligatorio veniva stabilito secondo le condizioni locali che costituivano generalmente milizie speciali o truppe irregolari. Tutta la popolazione maschile, senza eccezione per nessuna classe, veniva sottoposta alla leva e per esimersene non era permesso nè il rimpiazzo nè il pagamento; venivano però concesse


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molte esenzioni per motivi di famiglia, di studio, di particolari professioni, ed ai sacerdoti. Ogni anno venivano chiamati, per l'estrazione a sorte, tuttl 1 giovani che avevano compiuto il ventesimo anno d'età: l'estrazione a sorte decideva se essi dovevano appartenere all'esercito attivo od a quello di riserva. Il numero dei giovani che dovevano formare il contingente per l'esercito attivo veniva determinato annualmente dal Ministero della Guerra, i rimanenti venivano immessi nell'esercito di riserva e chiamati per due periodi durante il loro obbligo di servizio, ognuno della durata di sei settimane, per l'istruzione basica sul maneggio delle armi. La durata del servizio nell'esercito regolare era di venti anni, dei quali sei in servizio attivo, nove nelle truppe di complemento (zapass) e cinque nella milizia territoriale (opolcenie); quest'ultima comprendeva due bandi: nel primo passavano tutti i riservisti ed alcuni dispensati, nel secondo la grande massa dei dispensati; solo i territoriali del primo bando potevano eventualmente essere assegnati alle unità combattenti. Esisteva anche la categoria dei volontari, dalla quale venivano tratti, per buona parte, gli ufficiali di complemento. Per quanto riguardava i cosacchi, o truppe irregolari, la legge del 1874 prevedeva tre periodi per complessivi 20 anni: il primo di preparazione al servizio militare, cli tre anni (dai 17 ai 20 anni compiuti), durante il quale tutti dovevano essere provvisti di cavallo e mantenerlo a proprie spese a pari del vestiario; il secondo (12 anni) cli servizio effettivo, suddiviso in 1° bando, durante il quale il cosacco era in servizio permanente; 2° bando, durante il quale era in congedo il limitato ma doveva costantemente essete montato, salvo eccezionali dispense, per poter, in caso di guerra, prestare immediato servizio; 3° bando, durante il quale era in congedo illimitato, ma non più tenuto a ·possedere il cavallo, essendo però obbligato a ricomprarlo in caso di richiamo; il terzo (5 anni) di riserva e di complemento, riservato agli uomini rimanenti del contingente annuale ed a quelli che avevano ultimato la ferma di servizio effettivo. Oltre a questi 20 anni cli servizio, i cosacchi dovevano pure servire altri 10 anni nella milizia. Per provvedere non solo alle operazioni di reclutamento ma anche a quelle di mobilitazione dell'esercito di campagna, il territorio dell'impero, compreso il granducato di Finlandia, era stato diviso in quattordici regioni amministrative dette circoscrizioni militari (okrug) comandate da un ufficiale generale, delle quali


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nove appartenevano alla Russia europea, tre alla Siberia, una a l Caucaso ed una al Turkestan, più una provincia particolare dei cosacchi del Don. Ciascuna circoscrizione militare possedeva magazzini generali provvisti di armi, munizioni, carreggio, oggetti di vestiario, d'equipaggiamento e d'accampamento; alcune principali disponevano di fabb riche e depositi generali per le armi speciali. Oltre a lla ripartizione in circoscrizioni, l'impero era suddiviso in 77 governi e 14 provincie (a loro volta ripartiti in distretti o circondari) a capo dei quali erano ufficia li di vario grado, a seconda dell'importanza del settore, col titolo di "gove rnatori militari" con poteri civili e m ilitari; il compito di essi, oltre alle ordinarie mansioni amministrative, e ra la direzione di tutte le operazioni di leva 26. Gli effetti della nuova legge non furono rilevanti sulla grandezza numerica dell'esercito poiché la fe rma era rimasta più o meno quella di prima, l'ordinamento non aveva subito grandi cambiamenti ed il contingente annuale e ra rimasto sui 150.000 uomini; furono invece positivi sul morale delle truppe a causa dell'obbligo generale del servizio che eliminava i privilegi di classe. Una par ticolare cura venne riservata da Miljutine alla riorganizzazione def Corpo Ufficiali. L'esercito, come abbi amo visto, soffriva di una scarsezza c ronica di quadri. Le poche scuole allievi ufficiali fornivano soltanto un terzo degli ufficiali in servizio, quanto bastava per sopperire alle esigenze della Guardia, dell'arti· glieria e del genio; due terzi erano costituiti dai nobili ammessi al servizio come a llievi ufficiali a seguito di un esame sommario e promossi dopo un tempo relativamente breve di tirocinio. L'Accademia Militare Imperiale, fondata nel 1832, e che avrebbe dovuto preparare gli ufficiali di Stato maggiore e des tinati agli alti livelli delle fo rze armate, non impartiva insegnamen ti dottrinali o scienti· fici e le uniche esercitazioni degli allievi erano quelle in ordine chiuso. Due de ll e massime degli insegnanti erano: Si può vincere senza scienza, mai senza disciplina e La pallottola è pazza, la baionetta è saggia 27. Il Ministero della Guerra provvide a riformare drasticamente gli Istituti militari preposti alla formazione dei giovani ufficiali ed a

26 CORPO DI STATO MAGGIORE: Tabelle re/a1ive alla cosliruz.ione dell'eserciro russo · Voghera Carlo, tipografo delle LL.MM. il Re e la Regina, Roma 1887 · pp. 6-37. 27 ANDOLENKO: op. cit. · p. 257.


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crearne dei nuovi. Dopo il 1870 questi Istituti erano divisi in due categorie a seconda che gli allievi appartenessero o meno all'Esercito. Le istituzioni di quest'ultima categoria erano: - il Corpo Imperiale dei paggi: riservato esclusivamente ai figli del l'alta nobiltà, di età fra i 12 ed i 17 anni, e dal quale si usciva come sottotenente o a lfiere; - il Corpo Finlandese dei cadetti: anche da questo si usciva sottotenente o a lfiere; - i Ginnasi Militari (14) con la fu nzione di preparare gli a llievi per le scuole di guerra; - la Scuola di Artiglieria di Michailow: per la preparazione dei sottotenenti d'artiglieria; - la Scuola del Genio di Nikolajev: pe r la preparazione dei sottotenenti del genio; - le Scuole di Guerra (5): nelle quali venivano accettati gli a llievi che avevano s uperato i corsi dei ginnasi militari e che preparavano i sottotenent i e alfieri cli fanteria e cavalle ria. Gli Istituti Militari per allievi già appartenenti a ll'Eserc ito erano: - l'Accademia di Stato maggiore di Nikolajev a lla qua le venivano ammessi ufficiali con almeno quattro anni di servizio ai reggime nti e con il grado di capitano o maggiore; alla fin e dei corsi venivano promossi di grado; - l'Accademia di Artiglieria di Michailow per i tenenti e capitani con due o tre anni di servizio nell'artiglieria, per la promozione al grado superiore; - l'Accademia del Genio di Nikolajev, con le stesse condizioni di quel la dell'artiglieria; - le scuole dei volon tari, che preparavano i giovani arruolatisi volontari a diventare ufficiali di fanteria e cava lleria. L'avanzamento degli ufficiali avveniva secondo la disponibilità dei posti nelle varie unità e quasi sempre per distinzione in servizio, concetto molto elastico in tempo di pace, e senza tener conto dell'anzianità; cioè dava largo a dito alle protezioni ed a l nepotismo. Il Comando Supremo delle forze armate russe, in tempo di pace, era concentr ato sull'imperatore c he trasmetteva le sue volontà ad esse median te il Ministero della Guerra il quale aveva la dir ezione di tutti i rami dell'amministra zione militare e nello stesso tempo era l'ente centrale per il controllo di questa amministrazione. Gli organi princ ipali de l Mini stero e rano:


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il quartier generale imperiale, con cancelleria, composto dai generali aiutanti di campo e da un gruppo di ufficiali a disposizione per missioni speciali; ad esso apparteneva anche la scorta speciale dell'imperatore costituita da quattro squadroni di cosacchi: due del Kuban e due del Terek; - il consiglio di guerra che si occupava della legislazione ed amministrazione militare, dei bilanci e delle questioni più importanti relative allo stato delle truppe ed agli stabilimenti militari; - il tribunale supremo; - lo stato maggiore generale con un'organizzazione che, in parte, richiamava quella dello stato maggiore prussiano, ma che non poteva paragonarsi ad esso né a quello di altri stati poiché non si occupava soltanto della pianificazione e della preparazione ad eventuali guerre, ma aveva una sfera d'azione molto vasta con compiti che presso gli altri eserciti erano affidati al ministero della guerra ed ai gabinetti dei sovrani; - direzioni generali ed ispettorati delle diverse armi e servizi. In tempo d i guerra, l'imperatore esercitava il suo comando tramite il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e l'Ataman da campo, da quest'ultimo dipendevano tutte le truppe irregolari facenti parte dell'esercito operativo; il Capo di S.M. aveva ai suoi ordini lo Stato Maggiore dell'Esercito suddiviso in tre reparti: 1° il quartiermastro generale presso il comando supremo, per tutto ciò che riguardava le operazioni; 2° il generale di servizio presso il comando supremo, per quanto riguardava gli effettivi delle truppe ed i loro approvvigionamenti; 3° il servizio ferroviario, per la direzione generale delle ferrovie e per la distribuzione delle linee e del materiale mobile tra le armate. L'esercito permanente, dopo le riforme, era suddiviso in: truppe di campagna e cosacchi di primo bando (1 a linea); truppe di riserva, cosacchi di secondo e terzo bando, e truppe da f~rtezza (2 a linea); truppe di complemento per la 1 a e 2 a linea; truppe e reparti ausiliari; milizia territoriale. - Le truppe di 1 a linea erano raggruppate in grandi unità: corpi d'armata e divisioni. Ad eccezione del Corpo d'Armata della Guardia a Pietroburgo, che comprendeva due divisioni di fanteria e due di cavalleria, e del Corpo dei Granatieri a Mosca, composto da tre divisioni granatieri ed una di cavalleria, tutti gli altri corpi d'armata erano ordinati su due divisioni di fanteria (2 brigate ciascuna su due reggimenti con tre battaglioni), una brigata (talvolta una divisione) di cavalleria regolare o cosacca, su due (o quattro)


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reggimenti di quattro squadroni, una brigata d'artiglieria su una batteria da 8 libbre, due da 4 ed una con 8 mitragliatrici. Oltre ai Corpi d'Armata di fanteria vi erano due Corpi d'Armata di cavalleria su due divisioni di due brigate ciascuna con due reggimenti e batterie a cavallo. Delle grandi unità, 23 Corpi d'Armata più due Corpi d'Armata di cavalleria, che comprendevano 48 divisioni d i fanteria e 20 di cavalleria, erano dislocati nella Russia europea; 2 Corpi d'Armata si trovavano nel Caucaso, 2 nel Turkestan e 2 in Siberia. Complessivamente, l'esercito di 1 a linea contava, in tutto l'impero, 842 battaglioni di fanteria, 149 battaglioni cacciatori, 722 squadroni e sotnie di cavalleria, 485 batterie d'artiglieria (2982 pezzi), e 44 battaglioni genio. - La seconda linea comprendeva le truppe di riserva che contavano 128 battaglioni di fanteria, 43 batterie d'artiglieria e 2 battaglioni genio; i cosacchi del secondo e terzo bando, che contavano 16 battaglioni di fanteria, 96 reggimenti di cavalleria con 592 sotnie (squadroni), 19 batterie; e le truppe da fortezza che constavano di 63 battaglioni di fanteria, 58 battaglioni di artiglieria da fortezza, 4 battaglioni di artiglieria d'assedio, 5 batterie d'artiglieria da sortita con cannoni di diversi calibri, da mm. 106,7 a mm. 203,2; la 2a linea disponeva anche di 29 compagnie genio. Queste truppe, abbastanza numerose, formavano un'altra caratteristica dell'esercito russo: benché esse sottraessero degli elementi all'esercito di 1 a linea per le operazioni campali, davano, d'altra parte, il grande vantaggio d'avere in guerra delle piazzeforti presidiate da reparti di truppa e da ufficiali da lungo tempo pratici delle rispettive piazzeforti ed istruiti alla guerra d'assedio. Queste formazioni di truppe da fortezza erano consigliate anche dal fatto che la massima parte delle piazzeforti, specie quella della Polonia e del Caucaso, si trovavano in regioni poco amiche della Russia, e sarebbe stato pericoloso, al momento della mobilitazione, affidarne la difesa a truppe tratte da quelle popolazioni, oppure immobilizzarvi reparti dell'esercito attivo in attesa delle guarnigioni dall'interno. - Le truppe di complemento erano destinate alla preparazione, organizzazione ed invio sul teatro di guerra dei complementi occorrenti per sopperire alle perdite dei reparti di la e 2 a linea dopo l'inizio delle ostilità. In tempo di pace venivano mantenute soltanto alcune unità di cavalleria ed artiglieria, al fine di garantire, in caso di guerra, l'ordinata affluenza dei rimpiazzi in uomini,


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cavalli e materiale; per le altre armi, di più semplice costituzione, venivano tenuti in essere soltanto dei piccoli nuclei quadro. - Le truppe ed i reparti ausiliari erano destinati a servizi territoriali ed a servizi speciali alle truppe combattenti e comprendevano: battaglioni treno, truppe di scorta e comandi locali, personale per stabilimenti mili tari di pena, gendarmi, granatieri cli palazzo, truppe di sanità ed intendenza. - La milizia territoriale (opolcenié) istituita, in tempo cli guerra, soltanto per la Russia europea, era incaricata cli sostituire, in caso di largo sviluppo della guerra, le truppe di 2a linea nei servizi alle spalle dell'esercito combattente. Si poteva paragonare alle Landwehr e Landsturm germaniche e considerare come un 'ulteriore grande riserva di complemento per le truppe cli 1 a e 2 a linea. In caso di mobilitazione era previsto un organico di 640 baltaglioni di fanteria, 80 sotnie di cavalleria e 80 batterie d'artiglieria. In conclusione, la forza totale mobilitabile in caso di guerra dell'intero esercito imperiale era cli 2728 battaglioni di fanteria, (2.474.960 uomini), 1731 squadroni o sotnie di cavalleria (251.235 uomini) e 844 batterie con 6556 pezzi e 40 mitragliatrici 28. Malgrado le numerose nazionalità e religioni dell'Impero russo, le quali natu ralmente si ripercuotevano nell'esercito dando ad esso un carattere piuttosto vario, era tuttavia la gran massa della popolazione slava che imprimeva il suo carattere predominante. Il soldato russo era generalmente di fisico ben sviluppato, alto e robusto, resistente alle fatiche ed alle privazioni, di indole bonaria, devoto ai superiori e disciplinato, di alto sentimento nazionale e di amor patrio verso la Grande Madre Russia. Era dotato di scarso spirito di iniziativa individuale ma, dato l'ambiente geografico e sociale in cui era costretto a vivere ed a svilupparsi, questa era una caratteristica comune all'intero popolo russo. La fanteria, come tutti gli eserciti, costituiva il nuclèo dell'esercito, ed era suddivisa in fanteria della Guardia e di linea, cacciatori, con compiti di fanteria leggera e di protezione della fanteria regolare, plastuni, reclutati fra la popolazione cosacca del Kuban che erano una specie di alpini del Caucaso, e guardie di frontiera. L'unità a mm inistrativa era il reggimento ordinato su quattro battaglioni che rappresentavano l'unità tattica e formati da 4

28 CORPO DI STATO MAGGIORE:

Nolizie sulle forze militari de/1'-impero russo -

Stabil. Tip. Civelli, Roma 1902 - pp.vv.


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compagnie che in tempo di guerra contavano 4 ufficiali e 240 sottufficiali e truppa; molte volte la compagnia agiva autonomamente ed il suo capitano aveva una certa libertà d'azione, sia amministrativa che di manovra. Le condizioni climatiche e locali impedivano un periodo regolare ininterrotto di addestramento. La maggior parte dei reparti d i fanteria, tra la fine delle esercitazioni estive e l'inizio della primavera, veniva ricoverata in molti, piccoli e sparsi accantonamenti ed istruita tutt'al più a l maneggio delle anni, ad esercizi di tiro ed istruzioni teoriche. Al sopravvenire della bella stagione venivano iniziati esercizi pratici di tiro e le passeggiate militari alle quali in Russia si dava grande importanza, ma che venivano effettuate senza esercitazoni tattiche in quanto era proibito danneggiare i campi coltivati; questa istruzione rimaneva quindi molto limitata ed il più delle volte si riduceva ad utilizzare le strade segnate. La tattica della fanteria era abbastanza rigida: la formazione del battaglione era quella con le compagnie schierate a catena con una o due compagnie di riserva a seconda delle circostanze. La compagnia, a sua volta, stendeva normalmente due plotoni in catena e due di riserva, su due linee di fuoco. Pur assegnando una grande importanza al fuoco (il fante russo era un buon tiratore) ed alla cooperazione con le altre armi, l'azione principale del combattimento della fanteria era l'assalto alla baionetta e l'avanti ad ogni costo; il regolamento prescriveva: Benché all'attacco tutte le compagnie si slancino di comune accordo e l'urlo debba essere, per quanto è possibile, da tutte prodotto contemporaneamente, pure ogni compagnia, cercando di raggiungere al più presto il nemico, non deve temere cli oltrepassare le alfre compagnie.

Il grado d i cultura della fanteria russa era abbastanza buono: prendendo come parametro la fanteria prussiana, quella russa non la raggiungeva ma le era più vicina di molti altri eserciti. Dove era deficiente, in confronto con la prussiana, era nella cultura e preparazione del Corpo Ufficiali e nella condotta durante il combattimento. L'armamento del fante aveva subito l'evoluzione della tecnica come negli altri eserciti europei. Nel 1850 erano stati messi a disposizione del governo russo, da parte di quello prussiano, cinquanta fucili ad ago, ma sia che questi fossero stati di cattiva


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qualità, sia che fossero stati dati a persone incapaci di adoperarli, furono dichiarati inutilizzabili; poco tempo dopo venne adottato il sistema Terry Norman che presentava il difetto grave di avere l'accensione separata dalla cartuccia esigendo un'apposita capsula, e rimasero in dotazione per lungo tempo soltanto alle truppe stazionanti in Asia. Nel 1867 si passò al sistema Karle che assomigliava molto allo Chassepot: il Wintowka, fucile a retrocarica a sei righe era, per le condizioni di allora, un ottimo fucile ma di calibro eccessivo e di traiettoria poco rade.nte. L'anno seguente lo si modificò con il sistema Krnka, con cartucce metalliche e con blocco di chiusura incernierato sulla destra della canna, che richiamava il modello Snider. Infine fu definitivamente adottato il fucile a sistema Berdan (americano), che era una combinazione fra

Fucile «Snider»: particolare.

lo Chassepot e lo Snider. Le caratteristiche di quest'arma erano: calibro mm. 10,66 (poi ridotto a mm. 7,62) del peso senza baionetta di kg. 4,29 e lungo mt. 1,37; la vecchia e pesante sciabola baionetta (yatagan) venne sostituita con una baionetta più leggera, disgiungibile, senza fodero perché tenuta costantemente inastata come era uso nella fanteria russa. Alla fine del secolo, tutto l'esercito era dotato di questo fucile. La cavalleria regolare (ad eccezione dei cosacchi) non godeva buona fama in Europa, e molti osservatori militari, specialmente tedeschi, davano giudizi molto limitanti sulle sue prestazioni ed il suo stato, sostenendo che l'istruzione degli uomini non era razionale, che l'equipaggiamento non era pratico e che i cavalli erano di qualità mediocre. Per buona parte del XIX secolo, quest'arma era stata divisa in due categorie a seconda che dovesse agire con l'arma bianca o con quella da fuoco; alla prima categoria appartenevano i


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corazzieri, gli ulani e gli ussari, alla seconda i dragoni. Ma nel 1894, sotto il regno di Alessandro III, tutti i reggimenti di ulani e di ussari (tranne che nella Guardia) vennero trasformati in dragoni e tutti dotati di fucile; tutti i reggimenti di cavalleria vennero uniformati anche se venne mantenuta la denominazione di regolare soltanto per i reggimenti formati con elementi di leva delle popolazioni · russe propriamente dette, polacche e finniche, ed ereditata dall'epoca in cui la cavalleria cosacca era irregolare di fatto; quest'ultima venne annata, equipaggiata e disciplinata come la restante cavalleria, rimanendo ad essa superiore nell'abilità e resistenza nel cavalcare e combattere. Quasi tutti i reggimenti di cavalleria erano ordinati su 6 squadroni (o sotnie) con un organico di guerra di 4-6 ufficiali e circa 150 uomini suddivisi in 4 plotoni. L'armamento per i corazzieri, dragoni e ussari era costituito da sciabola e carabina sistema Berdan (lunghezza mt. 0,971, peso kg. 2,86) munita di baionetta; la prima riga dei corazzieri portava anche una lancia; agli ulani dell'imperatore era permesso portare una lancia di bambù catturata ai turchi; i cosacchi erano dotati di una carabina più pesante, priva di ponte e con un bottone al posto del grilletto, tutti portavano una sciabola r icurva senza guardia e una lancia la prima riga. Di norma la cavalleria veniva tenuta il più possibile riunita: essa provvedeva alla sicurezza dei fianchi con distaccamenti, e se le si presentava l'opportunità, prendeva parte ai combattimenti. L'attacco veniva effettuato a squadroni affiancati in linea compatta contro cavalleria e fanteria ordinate e spiegata contro artiglieria o contro fanteria battuta o cavalleria in ritirata; molto frequente era anche il combattimento a piedi. I cosacchi, oltre alle formazioni della cavalleria regolare, usavano una speciale formazione detta lava: questa, anziché per l'attacco a fondo, era specialmente impiegata per stormeggiare intorno al nemico per disordinarlo e per penetrare, con parte di essa, nelle file avversarie, passando all'ordine ristretto al momento opportuno. L'artiglieria russa, come quella degli altri eserciti europei, aveva attraversato nel XIX secolo vari stadi cli sviluppo. Fino alla guerra di Crimea quest'arma aveva in parte batterie pesanti composte da cannoni da 12 libbre e da obici da 20, ed in parte batterie leggere con cannoni e obici da 10. Dopo questa guerra, le batterie pesanti erano state trasformate in parte nelle cosiddette batterie alleggerite le quali avevano cannoni leggeri (lisci) da 12 e,


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poco più tardi, le altre erano state montate con cannoni da 4 rigati; questi ultimi erano di acciaio fuso, tutti gli altri pezzi erano fatti di bronzo. L'intenzione era di dare a tutta l'artiglieria pezzi d'acciaio fuso che dovevano essere costruiti parte da Krupp e parte nelle fonderie di Perm. Poiché i risultati di questi non erano stati soddisfacenti ed il costo d'acquisto dei pezzi di Krupp era eccessivo, dopo alcuni tentativi si giunse ad ottenere un metallo per cannoni che riuniva alla necessaria durezza una sufficiente elasticità. Tutta l'artiglieria da campagna russa fu quindi armata con questo materiale e precisamente in modo che ogni brigata a piedi ricevette una batteria da 9 e due da 4, ed ogni brigata a cavallo due batterie da 4. I risultati di tiro molto favorevoli che si erano ottenuti con una mitragliatrice costruita in Russia secondo il sistema Gatling, decisero il Ministero della Guerra alla costruzione di un numero tale di queste armi da poterne dare una batteria da 8 pezzi ad ogni brigata a piedi. Per quanto riguarda il munizionamento, fino al principio del 1870, un terzo di questo era costituito da granate a mitraglia con spolette a percussione, ma considerata l'instabilità d'azione di un tale proietto, si costruì una granata che divenne la specialità russa: la scharoche; questa constava di un cilindro riempito di pallette di piombo ed unito ad una palla rotonda. All'atto dello scoppio della carica interna di cui era provvista la scharoche mentre le schegge e pallette si sparpagliavano intorno, la palla rotonda, animata ancora di una certa velocità, proseguiva per la sua via specialmente di rimbalzo, riunendo così i vantaggi dello shrapnel e della palla sferica in modo da poter agire, per esempio, contemporaneamente contro una linea di tiratori e contro la riserva retrostante. I grandi risultati dell'artiglieria durante la guerra franco-prus siana, fecero sorgere anche in Russia il dubbio se l'esercito fosse sufficientemente provvisto d'artiglieria e si giunse alla decisione che quest'arma avrebbe dovuto essere considerevolmente aum-;ntata per poter soddisfare il compito che durante una guerra moderna sarebbe stato ad essa richiesto. Con le disposizioni del 1895-97, le venne dato un notevole incremento, perfezionandone anche di molto il materiale, in modo da poter competere con quella degli altri esercì ti. L'artiglieria da campagna venne ordinata su brigate di 6 e 8 batterie di 8 pezzi in modo che le divisioni di fanteria di corpo d'armata disponessero, la prima di 8 batterie e la seconda di 6, per un totale di 112 pezzi; nelle brigate vi erano due tipi di batterie, le


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pesanti, con pezzi da 9 (cm. 10,7 e gittata mt. 5334) e da 4 (cm. 8,7 e gittata 3000 mt.): solo le due prime batte rie di ogn i brigata erano pesanti , le altre quattro o sei, leggere. L'artiglieria a cavallo venne portata a 48 batterie di sei pezzi da 4 accorciati con gittata di 3100 rnt. e quella da montagna venne costituita con 2 batterie da 8 pezzi da 3 {cm. 6,35 e gittata 2000 mt.). Nel 1889 vennero introdotti anche i mortai allo scopo di battere posizioni fortificate contro cui l'artiglieria da campagna sarebbe stata poco efficace e vennero costituite 25 batterie da 6 pezzi del ca.li bro di cm. 15,2. Sul campo di battaglia, fin dall'inizio dell'azione, veniva impiegato il maggior numero di pezzi che, in vista de l nemico, venivano per buona parte schierati in 1a linea, mentre il rimanente prendeva posizione in 2 a linea e poi, o avanzava in sostegno dalla 1a linea, o cominciava il fuoco in sostituzione di questa che si ritirava, negli intervalli. Ne lle grand i unità, una parte dell'a rtiglieria veniva lasciata in riserva generale. Il genio, come negli altri eserciti, era formato da battaglioni zappatori, pontie ri e ferrovieri, assegnati, a seconda del le esigenze, alle grandi unità; in tempo di guerra era prevista la costituzione di sezioni aerostieri d'armata. Nonostate gli organici ufficiali presentassero l'esercito russo di grande potenza e gli dessero l'immagine di rullo compressore, e nonostante i 170 milioni di abitan ti avessero fatto diffondere l'opinione di serbatoio umano senza fon do, la realtà era diversa e l'utilizzazione del potenziale umano russo era ridotta da servitù sconosciute in Europa. La scarsa industrializzazione del paese, prettame nte agricolo, imponeva di distrarre il minor numero possibile di uomini dall 'economia nazionale: le esenzioni per ragioni di famiglia e di lavoro raggiungevano il 48% delle classi (2% in German ia e 3% in Austria-Ungheria); a questo si aggiungevano i r itardi nell'arruolamento, le riduzioni nella durata del servizio degli studenti e l'esenzione definitiva di diverse categorie di professionisti come medici, veterinari, insegnanti ed altri. Tutto questo portava ad una pericolosa scarsità degli effettivi de i reparti e ad un'inadeguatezza di addestramento sia delle truppe che degli ufficiali di complemento. Inoltre, malgrado gli sforzi cli rinnovamento del gene rale Miljutine, nel campo dottrinale non si erano fatti progressi, ed i principi della guerra di Suvorov venivano travisati o falsamente interpretati. I difetti e le deficienze dell'apparato militare russo vennero m essi in evidenza dall'umiliante sconfitta nella guerra russo-giapponese del 1904-1905 e spi nsero i


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responsabili dell'intero apparato militare ad una revisione generale delle istituzioni che consentirono all'esercito imperiale di fare apprezzabili progressi nell'ordinamento ma specialmente nell'addestramento tattico e nella preparazione degli ufficiali. Denikin disse a suo tempo: "Senza la guerra giapponese noi saremmo stati battuti fin dal 1914!" 29. La rivoluzione del 1905-1906, nonostante sporadici disordini verificatisi in alcuni reparti, non fece presa sulla massa delle forze di terra che fecero fronte dovunque alle sollevazioni, svolgendo un ruolo decisivo per la salvezza del trono. Senza l'atteggiamento fermo e la fedeltà dell 'esercito, la Russia avrebbe conosciuto la guerra civile con dodici anni di anticipo. I capi rivoluzionari se ne resero conto ed iniziarono la loro lenta opera di disgregazione che diede i suoi frutti, aiutata dagli eventi bellici, nel 1917. 6. L'Impero britannico

Nel secolo diciannovesimo, le istituzioni militari britanniche furono oggetto di alterne vicende che pregiudicarono in preoccupante misura la loro affidabilità al punto, in certi casi, di mettere in pericolo la loro stessa efficienza. La buona fortuna - aveva scritto Federico il Grande - è spesso più fatale delle avversità. La storia dell'esercito britannico, particolarmente da Waterloo alla Crimea, ha offerto la prova che .le glorie passate, talvolta, possono minare la via del progresso. Riscaldandosi alla fiamma delle vittorie in Spagna ed a Waterloo, l'esercito britannico si assopì godendo dei suoi allori, mentre la nazione percorreva spedita la via della rivoluzione industriale. Con la fine dell'occupazione in Francia, divennero inevitabili le riduzioni e le limitazioni; il Parlamento evitò le questioni militari, non impedì a lla milizia di disintegrarsi ed esaminò ogni richiesta dell'esercito con spirito freddo e parsimonioso e non votò nemmeno i fondi necessari per dare ad ogni combattente congedato una medaglia di buona condotta 30. I riformatori che avevano denunciato gli abusi e le deficienze dell'apparato militare non disposero dei mezzi per porne rimedio mentre i civili erano così assorbiti nella loro gara con la Corona per

29

30

cit. in Andolenko: op. cit. - p. 313.

questa ed altre notizie seguenti sono tratte da: THE HON. J .W. FORTESCUE: A Hislory of Lhe British Army 13 voli., London 1899 voli. XI-XIII.


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il controllo dell'esercito che trascuravano di occuparsi della scomoda macchina militare, la cui direzione e responsabilità erano distribuite fra tredici differenti uffici. Lo stesso esercito non riusciva a r isolvere i suoi problemi. Il rancio della truppa era scarso ed inadeguato, le caserme insalubri e congestionate, molte reclute erano analfabete e dedite al bere con grave pregiudizio per la disciplina che veniva mantenuta con le frustate. La linea di comando era irregolare e poco autorevole; le promozioni avvenivano mediante l'acquisto del grado, eccetto che in artiglieria e nel genio, metodo che consentiva a molti incompetenti di raggiungere alti livelli nella scala gerarchica ed offriva pochi stimoli a quelli che volevano perfezionare la loro professione. Gli ufficiali dell'esercito erano i peggio pagati dei dipendenti dello Stato (lo stipendio degli ufficiali superiori non era aumentato dal 1714) ed il tipico ufficiale reggimentale trascorreva due terzi della sua carriera nelle guarnigioni oltremare dove l'abilità di mantenere la disciplina era considerata più importante che la conoscenza della dottrina e della storia militare. In effetti, in questo periodo, l'esercito britannico, più che un esercito fu un assieme di variegati reparti, distribuiti per tutto l'impero. Con nessuna disposizione ai cambiamenti, dato che la maggioranza degli ufficiali di alto liveJ\o sosteneva: Perché ricorrere a riforme quando abbiamo avuto un esercito perfelto... ? e poiché anche il Duca di Wellington per tutta la vita si oppose ad ogni progetto di grandi riforme dell'amministrazione militare 31, l'eser cito si trovò presto a fronteggiare nuovi e pressanti problemi. · Il vapore stava rivoluzionando i trasporti, il telegrafo trasformava le comunicazioni, l'avvento delle armi rigate rendeva obsoleta la tattica convenzionale. Le sempre maggiori dimensioni dell'impero aumentarono i suoi impegni fino al punto di non disporre di truppe sufficienti. La sostituzione del mercantilismo con il libero commercio, l'ingrandimento delle città ed il conseguente declino delle popolazioni rurali, le agitazioni per le riforme negli anni trenta, tutto ebbe un forte impatto sulla natura dell'esercito, mentre il rinnovato timore di un'invasione francese nei decenni che seguirono, stimolò l'interesse per le forze di riserva e ravvivò il dibattito fra i sostenitori di un esercito più vasto alimentato da una

31 M. HOWARD: Wellington and the Brilish Arm.y in «Wellingtonian Studies» · Howar d ed., Aldershot 1959 · p. 89.


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coscrizione obbligatoria e quelli che consideravano la flotta il più forte baluardo difensivo della Gran Bretagna, mentre il compito dell'esercito era la difesa dell'impero coloniale. Dei grandi eserciti che avevano sconfitto Napoleone, il britannico quindi fu l'unico che ricorse alle maggiori e più incontrollate riduzioni, ritornando anche al tradizionale sistema dell'arruolamento volontario, annualmente autorizzato dal Parlamento, atto questo che rappresentava una particolare e secolare tradizione. Infatti, poiché il popolo inglese era abituato fin dai tempi remoti a considerare illegale il mantenimento di un esercito in tempo di pace, subito dopo la sua ascesa al trono, Guglielmo III (1689), con il Bill of Rights sancì il principio del mantenimento di un esercito stanziale, purché approvato anno per anno dal Parlamento. Finita quindi la guerra, il principio ritornò valido e l'Annual Act riprese ad essere votato dal Parlamento continuando a cominciare con le medesime parole: Poiché è illegale il mantenimento di un esercito stanziale, il Parlamento approva che per quest'anno possano essere tenuti sotto le armi ... stabilendo ]a forza di un esercito, che senza quest'atto il governo non avrebbe potuto mantenere. A parte quest'ultima particolare tradizione, la ragione essenziale del ricorso al sistema di reclutamento volontario si doveva ricercare nel fatto che, con il reclutamento obbligatorio e le brevi ferme adottate dagli altri eserciti, sarebbe stato impossibile istruire gli uomini, tnandarli nelle colonie d'oltremare, richiamarli in patria per poi congedarli. D'altra parte era inattuabile il sistema misto del reclutamento volontario per le truppe all'estero e del servizio obbligatorio per le truppe in patria, dovendo essere queste le fonti naturali da cui quelle venivano tratte. L'apparato militare britannico, oltre naturalmente alla Marina da Guerra, dipendente direttamente dal Primo Lord del Consiglio dell'Ammiragliato, era articolato in: 1) esercito britànnico, che comprendeva le forze regolari e le forze ausiliarie (milizia, yeomanry e corpi volontari), 2) esercito indiano, 3) forze militari delle colonie britanniche. a) L'Esercito britannico:

1) Forze regolari. L'esercito regolare era basato, come già accennato, sul reclutamento volontario a vita che, in pratica, significava una ferma di


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venti o venticinque anni di servizio, dopo i quali gli uomm1 venivano congedati per inidoneità e quindi non potevano costituire forze di riserva. L'età di arruolamento era compresa fra i 18 ed i 25 anni, ad accezione degli operai e çonducenti d'artiglieria la cui età minima er a fissata rispettivamente a 17 e 19 anni, e dei tamburini e trombettieri, per i quali l'età di ammissione er a compresa fra i 14 ed i 16 anni. Dopo l'ammissione ad un reparto dell'esercito, i militari avevano il diritto di non essere trasferiti ad un altr o senza il loro consenso, a meno che, per cause fisiche, non potessero seguire il proprio reparto all'estero. La truppa si divideva in tre categorie: i sottufficiali (NCOs - no commissioned officers), i tamburini e trombettieri, ed i caporali e soldati (rank and file); nei servizi amministrativi vi erano inoltre i warrant officers, la cui posizione gerarchica era immediatamente inferiore a quella degli ufficiali. Gli ufficiali si dividevano in due categorie: gli ufficiali combattenti (combatant officers) e gli ufficiali dei dipartimenti amministrativi (departmental officers); i primi rivestivano un grado militare, i secondi un grado speciale al proprio dipartimento che conferiva loro un'assimilazione di rango al grado militare. Gli ufficiali superiori ed inferiori delle varie armi potevano trovarsi in due diverse posizioni: assegnati ad un reggimento o a mezza paga; questi ultimi non avevano impiego e ricevevano un assegno detto di mezza paga, ma potevano eventualmente avere un incarico nei d iversi stati maggiori o nel personale permanente delle forze ausiliarie, in questo caso ricevevano l'assegno che spettava all'incarico. Gli ufficial i dell'esercito britannico non erano in grado di vivere con il loro stipendio. Le spese necessarie per partecipare alla vita sociale erano generalmente molto maggiori dei loro introiti e, o erano finanziati dalle loro famiglie, o dovevano fare un oculato uso dei loro beni per mantenere la loro posizione in società. Ogni giovane che desiderava diventare ufficiale ma mancava dei mezzi necessari al proprio mantenimento, poteva arruolarsi nelle forze indiane: in India il costo della vita era basso e gli ufficiali delle forze locali non dovevano sostenere il livello di spese di quelli dell'esercito britannico, né la società britannica in India offriva le occasioni di elevate spese del Regno Unito. L'arruolamento degli ufficiali nell'esercito britannico avveniva mediante l'acquisto del grado con una somma di denaro. Chiunque disponesse dell'importo necessario per acquistare un grado e


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possedesse i minimi requisiti fisici e di educazione, poteva così diventare ufficiale. Il grado era perciò virtualmente di proprietà dell'ufficiale; quando questo lasciava l'esercito, vendeva il suo grado al suo successore e così recuperava l'esborso iniziale; il successore, a sua volta, lo vendeva al suo successore, e così via. Il grado più elevato da acquistare era quello di colonnello di un reggimento; le promozioni a maggior generale ed oltre avvenivano soltanto per anzianità, e gli incarichi di stato maggiore od extrareggimentali erano assegnati a scelta. Così un ufficiale doveva, per ogni promozione, trovare soltanto la differenza di prezzo fra il suo vecchio grado che vendeva ed il nuovo. Con questo sistema lo stato traeva dei vantaggi. L'ufficiale che lasciando il servizio vendeva il suo grado, realizzava una grossa somma di denaro in contanti e quindi non aveva bisogno di pensione. La prospettiva di realizzare questa somma, rendeva talvolta conveniente per un ufficiale di lasciare in anticipo l'esercito, incoraggiando così gli avanzamenti ed evitando ristagni negli alti gradi. Da un punto di vista più serio, il denaro investito era una forma di cauzione per un buon comportamento: un ufficiale degradato perdeva i diritti del suo grado e non poteva rivenderlo. Stranamente, fino a prima della guerra di Crimea, un ufficiale che moriva, per azione nemica o per altra causa, perdeva anche il valore del suo grado: la sua vedova non aveva nessun beneficio ed il suo grado veniva dato gratuitamente ad un ufficiale meno anziano del reggimento, che così otteneva una promozione ed un grado che poteva vendere al prezzo corrente quando lo riteneva opportuno. Da qui derivava un popolare brindisi diffuso fra i giovani ufficiali a una guerra sanguinosa o ad una malsana stagione. Le uniche armi nelle quali gli ufficiali non potevano acquistare i gradi erano l'artiglieria (Royal Artillery) ed il genio (Royal Engineers); per queste infatti era stabilita da vecchia' data l'indispensabilità di un addestramento tecnico e professionale. Nel 1741 era stata fondata la Royal Military Academy, presso il deposito della Royal Artillery di Woolwich; dopo di allora, tutti coloro che aspiravano a diventare ufficiali nell'ordnance corp dovevano frequentare come cadetti la R.M.A. e superare il corso d'istruzione in materie militari e tecniche. Alla fine dei corsi, le assegnazioni ai reparti venivano fatte a seconda della graduatoria di merito; le armi tecniche quindi, per moltissimo tempo, ebbero la crema intellettuale dell'esercito britannico; gli ufficiali di queste armi ottenevano le loro successive promozioni per anzianità.


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Agli inizi del diciannovesimo secolo, il colonnello, poi maggior generale John Gaspard Le Marchant, uomo di iniziativa e di alte capacità intellettuali e professionali, fu particolarmente impressionato dalle scarse prestazioni degli ufficiali britannici nelle prime campagne contro i rivoluzionari francesi benché si fossero dimostrati coraggiosi e competenti, nella misura in cui lo erano anche gli uffic iali degli altri eserciti. Si adoperò quindi per creare un istituto che fosse in grado di preparare gli ufficiali di fanteria e cavalleria come lo era quello di Woolwich per gli ufficiali tecnici; tale istituto, il Royal Military College, fu fondato nel 1812 ed insediato nei nuovi quartieri militari cli Sandhurst. La fondazione del R.M.C. non modificò il sistema dell'acquisto del grado. Un cadetto, una volta superato con successo il corso, aveva assicurato gratuitamente il grado di alfiere o di cornetta che poteva poi vendere con il solito sistema. Tuttavia, questo incentivo finanziario non era sufficiente nella società di quel tempo a rendere invitante l'ingresso a Sandhurst e la maggior parte dei giovani preferiva entrare nell'esercito direttamente come subalterni mediante l'acquisto del grado. Vi furono casi di cadetti che non essendo riusciti a superare i corsi a Woolwich o a Sandhurst, avevano in seguito acquistato i gradi nella linea. Il vantaggio maggiore di frequentare Sandhurst era che i suoi cadetti avevano il posto assicurato nell'esercito, mentre i candidati al grado per acquisto non erano sicuri di trovare un posto libero, ed a quei tempi vi erano venti candidati per ogni singolo posto. Una volta ottenuto il grado, comunque, la grande maggioranza degli ufficiali non si preoccupava piu di perfezionare ed ampliare le proprie cognizioni professionali; questa situazione era causata dal fatto che le promozioni erano lente e gli ufficiali dovevano i loro avanzamenti all'acquisto piuttosto che àl merito od alle conoscenze professionali; essi avevano combattuto i francesi per oltre venti anni senza ottenere vantaggi per la carriera; venti anni dopo Waterloo non esisteva una sola opera di scienza militare scritta in inglese ed il generale John Mitchell, uno dei rari, ed inascoltati, teorici militari dell'epoca, si domandava: Il progresso militare deve essere costantemente ottenuto mediante un illimitato spreco di sangue umano? La storia sembra indicare che questa sia la norma. Perché il progresso non deve provenire dalla forza della riflessione e del pensiero umani? 32. 32 JAY L UVAAS: The education of an army - The University o( Chicago Press, Cassel e Company Ltd., London 1965 - p. 43.


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Il sistema dell'acquisto dei gradi venne abolito dopo il 1870, quando i rapidi successi delle armi germaniche durante la guerra franco-prussiana convinsero i responsabili al governo che gli ufficiali britannici dovevano essere adeguatamente addestrati. La fanteria fu l'arma che durante il periodo di pace, subì il maggior processo di riduzione. La maggior parte dei reggimenti che avevano costituito i secondi battaglioni durante il corso della guerra, ritornarono, salvo poche eccezioni, ai battaglioni singoli, su otto compagnie quelli in madrepatria, su otto ed una di deposito quelli nelle colonie, su nove ed una di deposito quelli in India. Il reggimento continuò comunque ad essere un gruppo sociale di mutuo supporto e di spirito di corpo, i suoi battaglioni, uno o due che fossero, servirono sempre autonomamente, sia in battaglia che in guarnigione e, sotto questo aspetto, ]'organizzazione della fanteria britannica differì fondamentalmente da quella degli altri eserciti, dove il reggimento di fanteria era un'unità combattente con i suoi due o tre batmglioni che operavano insieme. La riduzione del numero dei battaglioni e dei loro effettivi causò seri problemi per ]e crescenti agitazioni popolari sia in Inghilterra che in Ir.landa e nelle Indie Occidentali, da dove giungevano continue e pressanti richieste di contingenti di truppe a protezione del potere civile. La situazione continuò a peggiorare per molti degli anni che seguirono e, nel 1837, la fanteria contava 103 battaglioni, dei quali non meno di 82 erano all'estero. Molti cli questi erano in climi malsani dove praticamente rimanevano in esilio spesso per dieci anni o più, con seri effetti sul loro morale e sulla percentuale di perdite, in battaglia o per malattia. Fortunatamente, in quel periodo, venne introdotto un nuovo turno di servizio secondo il quale i battaglioni iniziavano il loro servizio all'estero nel Mediterraneo, poi andavano ai tropici ed infine in Canada, prima di ritornare a casa; un sistema che salvò la vita e la salute di mo! ti uomini. Nel 1838 venne introdotto il nuovo moschetto a percussione Brunswick che sebbene non molto più efficiente del vecchio a pietra focaia, era molto più affidabile; alcuni anni dopo prendendo come modello il Minié, la Small Arms Factory di Enfield realizzò un moschetto del calibro cli 0,577 pollici ed una gittata sui 1000 mt., il primo della famosa serie denominata Enfield e che nel 1854 fu distribuito a quasi tutti i reparti di fanteria, giusto in tempo per essere impiegato in Crimea dove dimostrò la necessità di formazio-


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ni tattiche con ord.i ni più leggeri e sparsi . I vecchi fu c ili a canna liscia erano così imprecisi che il loro uso più comune era effettuato a ranghi serrati con scariche regolari, le più rapide possibile, mentre il tiro individuale in direzione del nemico era considerato inefficace; con la nuova arma di precisione fino a mezzo miglio, fu necessario addestrare gli uomini al tiro mirato ed al calcolo della distanza. Ma la guerra di Crimea mise ancora più in luce il declino delle istituzioni militari britanniche e la loro impr eparazione ad affrontare una guerra moderna; questo conflitto distrusse virtualmente l'esercito a lunga ferma. Le gravi perdite fra i vecch i soldati vennero rimpiazzate, almeno temporaneamente, da un'accozzaglia cli ragazzi immaturi e spaventati, molti dei quali non avevano mai sparato con i loro fucili prima di essere gettati nelle trincee davanti a Sebastopoli. Negli anni precedenti, le autorità avevano commesso il grande errore di riparare, rappezzare ed aggiungere logorio al già pericolante apparato militare, invece di mettersi al lavoro per dem olire e ricosLruire un forte edificio su nuove e solide fondamenta 33. I grandi cambiamenti nella fanteria ebbero un lento inizio dopo l'Ammutinamento Indiano del 1857, quando dovettero essere colmati i vuoti dovuti allo scioglimento della gran massa dei reggimenti nativi dell'esercito del Bengala: in parte si provvide con reggimenti indiani r imasti fedeli, ma era chiaro che il territorio necessitava di un presidio europeo molto maggiore di quello che precedentemente era stato considerato necessario. Vennero perciò ricostituiti diversi reggimenti su due battaglioni ed il compito principale dell'esercito fu quello di disporre di sufficienti unità per mantenere operanti i turni di servizio all'estero. Durante gli anni sessanta, visti i risultati del fu ci le ad ago prussiano, l'Enfield venne modificato nel fucile a retrocarica rigato con otturatore sistema Sn icler, che fu la prima arma leggera a retrocarica adottata ufficialmente dall'esercito britannico. La tendenza a ridurre il calibro e ad ottenere una migliore precisione di tiro, portò alla produzione del Martini-Henry di 0,45 pollici cli calibro e 1450 mt. circa di gittata; quest 'arma si dimostrò di esecuzione accurata ed efficiente, con una traiettoria molto tesa a vantaggio della precisione.

33 UNITEO SERVJCE MAGAZIN È:

View

IO

Remarks on Defects in Our Military Sistem with a the Future, London 1856 n° 3 · p. 56.


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Quando l'esercito prussiano, dopo la vittoria conseguita su quello francese nel 1870, divenne ìl migliore del mondo, l'interesse nelle cose militari si risvegliò in tutte le altre nazioni. Il governo britannico si rese conto che la necessità delle guarnigioni oltremare doveva essere bilanciata in futuro dal requisito di avere in Inghilterra un forte quadro di unità che avre.bbe potuto essere ampliato, se necessario, in un'efficiente forza campale. Il Segretario di Stato alla Guerra, Cardwell, attuò uno schema per soddisfare tale esigenza. Per quanto riguardava la fanteria, stabilì di mantenere metà del numero disponibile dei battaglioni in patria e metà all'estero, un equilibrio reso possibile dal considerevole progresso delle comunicazioni. Il telegrafo, le navi a vapore, le ferrovie ed il Canale di Suez, resero relativamente facile spostare rapidamente le truppe fra punti distanti l'uno dall'altro, e questo consentì alcune ~iduzioni nelle guarnigioni permanenti. L'idea generale fu che i battaglioni oltremare sarebbero stati Fucile «Martini-Henry». mantenuti molto forti, mentre un sistema di arruolamento per un servizio a breve termine avrebbe presto prodotto una risen1a in grado di consentire ai battaglioni in patria di completare con una certa celerità gli organici con uomini addestrati. Allo scopo di migliorare questo schema, il paese venne diviso in sessantasei Distretti di Brigata, principalmente su base di Contea, ad ognuno dei quali vennero assegnati o un reggimento su due battaglioni, o due reggimenti su un battaglione collegati fra loro; nell'ultimo caso i duè reggimenti interessati riunivano le loro compagnie deposito per formare un deposito comune. Ad ogni Distretto di Brigata furono assegnati uno o due battaglioni di milizia ed un'aliquota di volontari, il tutto sotto un colonnello regolare. Ogni Distretto di Brigata doveva avere un battaglione regolare oltremare ed uno in patria, il primo mantenuto in organico dal secondo. Si ritenne che il reclutamento sarebbe stato agevolato garantendo ad ogni contea un deposito militare e che l'efficienza della milizia e dei volontari sarebbe stata migliorata da una stretta supervisione dei Regolari.


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Il piano era buono, e la sua dettagliata esecuzione fu affidata ad un comitato sotto il generale Patrick McDougall. Quest'organo incontrò parecchie difficoltà, principalmente sulla questione di organizzare i "collegamenti" fra le unità, senza ignorare i sentimenti o le tradizioni reggimentali da lungo esistenti, ed all'inizio si ritenne che lo schema si sarebbe dimostrato inattuabile. Un ulteriore comitato, che includeva nomi famosi come Wolseley e Havelock, fu costituito nel 1876, e presto giunse alla conclusione che l'unica soluzione possibile era quella di rendere tutte le unità di fanteria di un Distretto di Brigata, parti costitutive di un corpo unico. Questo fu posto in essere nel 1881: i reggimenti collegati persero la loro identità separata e divennero il primo e secondo battaglione di un solo reggimento al quale furono aggiunti ·1a milizia, i volontari ed i depositi. Nello stesso tempo, ogni reggimento di linea, vecchio o nuovo indistintamente, adottò un nuovo nome, basato usualmente sulle sue nuove connessioni territoriali, mentre i Distretti di Brigata divennero Distretti Reggimentali. Nel 1886 il nuovo sistema era operativo ed un reggimento tipo era composto di due battaglioni regolari (1 ° e 2°), due battaglioni di milizia (3 ° e 4 °), un battaglione di volontari ed un deposito reggimentale. Una volta completata la riorganizzazione, la fanteria consistette di: - un reggimento Guardie (Granatieri) di 3 battaglioni - due reggimenti Guardie (Coldstream e Scots) ognuno di 2 battaglioni sessantasei reggimenti d i linea, ognuno di 2 battaglion i -,- un reggimento di linea (Camerons) su 1 battaglione - due reggimenti fucilieri, ognuno di 4 battaglioni con un totale di 148 battaglioni dei quali 70 nel Regno Unito, 28 nelle Colonie e 50 in India 34. La struttura generale all'interno del battaglione fu notevolmente cambiata. Esso era comandato da un tenente colonnello assistito da due maggiori ed un aiutante, e consisteva di otto compagnie: Ogni compagnia aveva il suo capitano, due subalterni, un sergente maggiore (colour sergeant), quattro sergenti e circa novanta graduati e soldati.

34 CORPO DI STATO MAGGIORE: Tabelle relative alla costituzione delle forze militari dell'Impero Britannico - Voghera Carlo, Tipografo di S.M., Roma 1880 - pp. 86, 87.


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Le classiche formazioni di combattimento del battaglione erano: in linea, in colonna, in quadrato, in scaglioni obliqui e lineari. Gli attacchi del battaglione venivano condotti su tre linee: la prima era costituita da due compagnie che procedevano in ordine molto largo, su una sola riga ed alternativamente, ognuna proteggendo l'altra con il proprio fuoco; alle spalle di questa linea si trovava la linea di supporto, anch'essa consistente di due compagnie che muovevano in formazioni piĂš serrate ed adeguate alla particolaritĂ del terreno; il rimanente del battaglione, con il comandante, costituiva la terza linea, anch'essa con formazioni dipendenti dalla conformazione del terreno. Le prime due linee attaccavano con nutrite scariche di fucileria fino a circa 200 metri dal nemico, a questa distanza iniziavano l'assalto; la terza linea partecipava all'assalto, se necessario, o proteggeva i fianchi da eventuali contrattacchi o, nel peggiore dei casi, copriva I.a ritirata in caso di fallimento del l'azione. Nel 1888, quando l'esercito tedesco fu dotato di un fucile a ripetizione, anche i britannici adottarono un'arma similare, il Lee-Metford, di 0,303 pollici di calibro e gittata di circa 1900 metri. Nello stesso anno fu deciso di addestrare un distaccamento per ogni battaglione in patria ai compiti di fanteria montata: tali reparti, che consistevano di un ufficiale e trentadue uomini, frequentarono corsi speciali cli dieci settimane e furono addestrati in equitazione, servizi di scuderia, tattica di fanteria montata e tiro. BenchĂŠ l'addestramento basico fosse sui cavalli, essendovi altri mezzi di locomozione, durante i corsi i fanti furono fatti famigliarizzare anche con cammelli, muli ed altre cavalcature. Negli ultimi anni del secolo, i crescenti impegni coloniali, culminati alla fine in SudAfrica, resero essenziale il potenziamento e l'aumento della fanteria. Il fucile Lee-Metford che, con l'introduzione della cordite, presentava un'eccessiva usura della canna, dopo opportuni perfezionamenti nel materiale di fabbricazione, venne sostituito dal Lee-Enfield, che non si discostava molto dal suo predecessore salvo alcune leggere modifiche, e che rimase in dotazione all'esercito fino alla seconda Guerra Mondiale. Non vennero formati altri reggimenti ma, nel 1898, ai reggimenti esistenti venne aggiunto un numero di battaglioni a seconda delle loro capacitĂ di reclutamento. L'unico nuovo reggimento aggiunto all'esercito fu quello delle Guardie Irlandesi, costituito per ricordare il valore dei soldati irlandesi in SudAfrica. L'aumento del numero dei battaglioni non fu l'unica modifica


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organica. Essa fu seguita da quella relativa all'organizzazione interna delle unità di fanteria: venne adottato il sistema della doppia compagnia che ridusse il numero delle compagnie a quattro. Il battaglione consistette quindi di un comando con sei ufficiali e novantatré uomini (incluso un nucleo mitraglieri) e quattro compagnie fucilieri, ognuna di sei ufficiali e 221 uomini; queste, a loro volta, erano ordinate su un comando e quattro plotoni. Le formazioni di combattimento su terreno scoperto vennero diluite e venne data grande importanza alla potenza di fuoco del battaglione, al quale furono assegnate due mitragliatrici Maxim. La fanteria doveva avvicinarsi il più possibile all'obiettivo effettuando un fuoco lento individuale (3 colpì al minuto) in continua cooperazione con l'artiglieria; a distanza ravvicinata, nell'ultima fase dell'azione, l'intensità del fuoco di fucileria doveva aumentare con l'uso del tiro rapido individuale (12-1 5 colpi al minuto) o collettivo (8 colpi al minuto).

Fucile automatico «Maxim»: meccanismo.

Una particolare cura fu prestata anche all'addestramento delle truppe e dei quadri in grandi formazioni tattiche e ad una più stretta collaborazione fra tutte le armi e specialità dell'esercito. La cavalleria, per vari decenni dopo Waterloo, rimase in uno stato paragonabile a quello del J792 e cioè aggressiva, ben addestrata in equitazione, ben montata ma senza addestramento tattico, mentre un gran numero dei suoi ufficiali era completamente all'oscuro dei propri doveri. Le uniche modifiche riguardarono la conversione di alcuni reggimenti di cavalleria pesante in dragoni leggeri, specialità che si era dimostrata molto utile nelle campagne colonial i con avversari relativamente mobili, e la trasformazione di alcune unità di dragoni leggeri in lancieri, sulla scia dei successi dei lancieri polacchi al servizio dei francesi; quest'ultima modifica fu molto discussa poiché la lancia, effettivamente, si era dimostrata efficace in alcune circostanze, ma non era un'arma molto idonea aì


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servizi di avamposto, ricognizione e pattugliamento ed era infatti più adatta alla cavalleria pesante. L'unità tattica per tutta la cavalleria era il reggimento costituito, di norma, da un comando e da otto troops di circa 70 uomini con un capitano e due subalterni; in caso di necessità, due troops costituivano lo squadrone al comando del capitano più anziano. Ai reggimenti di dragoni leggeri vennero assegnati due cannoni leggeri che potevano essere trainati da cavalli o da buoni muli, alla stessa velocità degli uomini montati. La piccola forza che fece parte del Corpo di spedizione in Crimea e che ebbe lo svantaggio di avere degli ufficiali di grado elevato completamente incompetenti, non diede alcun efficace contributo alle operazioni, ad eccezione della leggendaria carica della Brigata Leggera e la meno conosciuta, ma brillante, carica di quella Pesante. Motivi molto più validi ebbe la cavalleria leggera durante l'Ammutinamento Indiano, quando ottenne frequenti successi contro le valorose ma non sempre ben organizzate forze ribelli. Nel 1861 tutti i reggimenti cli Dragoni Leggeri divennero Ussari, mentre l'anno seguente i Dragoni vennero confermati cavalleria pesante definendo così chiaramente le due principali categorie. Poiché la cavalleria pesante era invariabilmente riservata alle operazioni in Europa, questa decisione ebbe l'effetto di escludere i Dragoni dal servizio oltremare in tempo cli pace. Ormai però in Europa, il valore relativo della cavalleria aveva iniziato il suo rapido declino. I cavalli non erano più veloci, gli uomini non erano più forti e le sciabole non più efficaci di quanto lo erano stati cento o duecento anni prima, mentre le armi da fuoco divenivano sempre più micidiali con la rapida, successiva introduzione della capsula a percussione, del fucile rigato a retrocarica ed infine del fucile a ripetizione. ' La cavalleria britannica, benché riluttante ad accettare interamente questi fatti sgradevoli, vide chiaramente la necessità di incrementare la potenza di fuoco; ricaricare un fucile ad avancarica in sella era necessariamente un'operazione lunga e complicata. Subito dopo la metà del secolo, i reggimenti incominciarono a ricevere delle carabine sperimentali: le prime armi a retrocarica furono di origine americana, la Snider fornì una carabina per la cavalleria, seguita più tardi dalla Martini-Henry. La Guerra Civile americana ebbe un considerevole effetto sul futuro della cavalleria in generale e segnò praticamente la presso-


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ché scomparsa del!' arma bianca dal campo di battaglia poiché i cavalieri di ambedue le parti contarono, quasi interamente, sul fucile e la carabina per l'azione a piedi e sul revolver per l'impiego a cavallo. Fu anche dimostrato che, eccetto particolari circostanze, una salda fanteria, armata di fucili precisi ed a lunga gittata, non aveva problemi contro la cavalleria, un fatto che fu ampiamente confermato nella guerra franco-prussiana, pochi anni più tardi. Il ruolo della cavalleria nella guerra in America fu perciò principalmente confinato a compiti di esplorazione, informazione, pattugliamento e scorta convogli. In realtà, i grandi spazi del territorio sul quale si svolse il conflitto, offrirono lo spunto delle azioni classiche dell'arma a cavallo con diversi reggimenti disposti su due righe che caricavano al galoppo con le sciabole: sono rimaste celebri le imprese compiute dalla cavalleria sudista con masse di migliaia di cavalieri; ma, a parte questi famosi episodi, i cavalieri furono raramente visti nel vivo di grandi battaglie, ad eccezione di quando combattevano come fanteria montata. La lezione della guerra americana fu profondamente analizzata da uno dei pochi studiosi militari britannici: il generale Patrick Mac Dougall, che fu il primo soldato europeo a tradurla in un testo di storia. Dai confusi, e spesso contraddittori, resoconti delle battaglie di tutto il conflitto, poiché le conclusioni di un giorno - scrive erano spesso sovvertite dagli eventi del giorno seguente, ne trasse un assunto incontrovertibile: la moderna potenza di fuoco aveva costretto a radicali cambiamenti nella tattica. Le armi rigate ed a retrocarica della fanteria e dell'artiglieria, rapide e semplici da usare, avevano dato un enorme vantaggio alla difesa, ed il ruolo della cavalleria sarebbe stato considerevolmente ridotto poiché la sua unica potenza risiede nell'offensiva e vi sarebbero state poche opportunità per la cavalleria di caricare la fanteria armata con le armi moderne. L'aumentata potenza di fuoco non permetterà più a lungo i travolgenti assalti di Seydlitz e Murat durante i quali grandi masse di cavalleria caricavano compatte le altrettanto compatte formazioni di fanteria 35. Gli argomenti di Mac Dougall furono recepiti soltanto in parte dai responsabili britannici. Un sorprendente aspetto delle riforme nell'armamento della cavalleria, fu il relativamente scarso impatto

35 P. MAc DOUGALL: Modem Wa.rfare as ln/luenced by Modem Arlillery · London 1864 - pp. 135, 136 - 414.


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del revolver. L'invenzione di Colt aveva significato che un uomo a cavallo, con un paio di revolver, aveva dodici colpi disponibili senza ricaricare, più un ragionevole grado di accuratezza nel tiro a quaranta o cinquanta metri: le unità destinate all'impero ed alle colonie, dato il tipo di guerra che dovevano condurre, ne avrebbero tratto notevoli vantaggi. Ma, come accadde anche negli altr i eserciti europei, di quest'arma furono dotati soltanto gli ufficiali ed alcuni sottufficiali. Comunque, l'impiego della carabina prevalse come arma per il combattimento a distanza, lasciando alla sciabola ed alla lancia l'indiscutibile funzione di armi d'urto. Nel 1889 fu presa la grande decisione di abolire la differenza fra la cavalleria leggera e pesante, equipaggiando ed organizzando i reggimenti nello stesso modo. I lancie ri però mantennero la loro caratteristica arma che, dal 1892 fino alla fine del secolo, fu in dotazione anche alle righe frontali di alcuni reggimenti dragoni. Un'altra innovazione fu la reintroduzione dello squadrone come sub-unità amministrativa al posto ciel troop (unità minore). Dal 1895, alcuni reggimenti iniziarono ad essere armati con carabine a ripetizione. Durante le guerre coloniali dell'ultimo quarto di secolo, combattute contro uomini primitivi, male organizzati e mal.disciplinati, quindi vulnerabili a ben addestrati reparti a cavallo, la cavalleria leggera ottenne diversi successi locali che le diedero una falsa idea dell'ormai scarso valore dell'azione d'urto. La guerra in SudAfrica causò, di conseguenza, brutte sorprese ai cavalieri britannici che subirono gravi perdite nelle cariche contro i fucili eri boeri, di solito bene appostati in terreno collinoso e roccioso, da dove potevano sviluppare un tiro molto efficace a distanze di oltre mille metri. L'unica risposta era quella cli un accurato fuoco a distanza e poiché le varie carabine si erano rivelate poco efficaci contro gli eccellenti Mauser degli ~vversari, la cavalleria venne riarmata, non appena possibile, con i fucili Lee-Enfield. Anche le lezioni di questa guerra non andarono perse per l'esercito britannico, e nel decennio seguente, il suo addestramento venne notevolmente modernizzato. Come ci si poteva aspettare, vi furono alcune controversie sul fut uro ruolo della cavalleria: da una parte i tradizionalisti ricordavano i grandi giorni cli Salamanca, mentre, dall'altra, i più lungimiranti r itenevano che il ruolo principale ciel cavaliere nelle guerre future sarebbe stato quello di fanteria montata, un ritorno, in pratica, al ruolo originale dei


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d ragoni del diciassettesimo secolo. Venne raggiunto un compromesso dedicando seria cura all'addestramento al tiro ed all'azione a piedi: una decisione che avrebbe dato importanti risultati nella P Guerra Mondiale, quando la cavalleria venne usata come riserva mobile ed impiegata come fanteria montata. L'artiglieria, come le altre armi dell'esercito, alla fine delle guerre in Europa, ebbe la forza notevolmente ridotta. Nel 1822 la Royal Artillery consisteva di sette scheletriche troops da due pezzi per la Horse Artillery (artiglieria a cavallo) e di nove battaglioni su otto compagnie per la Foot Artillery (artiglieria a piedi). Le eccessive economie nella produzione e nella manutenzione dei pezzi e la mancanza delle esercitazioni pratiche, deteriorarono paurosamente l'equipaggiamento ed il materiale, ed in pochi anni, quella che si considerava la migliore artiglieria del mondo fu ridotta quasi all'impotenza. Occorsero trent'anni prima di dar~ inizio alla realizzazione di alcuni progressi, ma nonostante questi, la campagna di Crimea mise in luce, anche per quest'arma, le numerose debolezze. Fra il 1858 ed il 1860, l'intero sistema d'artiglieria venne revisionato e costituito su basi migliori e più efficienti; la più importante modifica fu la costituzione di unità amministrative permanenti. Questo fu principalmente causato dal fatto che dopo l'Ammutinamento Indiano, gli artiglieri europei (come tutti gli altri soldati europei) del vecchio esercito della Compagnia delle Indie erano stati assorbiti dall'apparato militare britannico, e di conseguenza la Royal Artillery doveva fornire le unità di guarnigione in India; era perciò essenziale che tali unità fossero permanenti con la propria dotazione di personale, cannoni, equipaggiamento e cavalli. I conducenti furono reclutati ed addestrati come parte integrante delle unità permanenti, eliminando così l'insoddisfacente sist~ma della differenza fra cannonieri e conducenti. Nello stesso periodo venne unificata la nomenclatura: i termini battaglione, compagnia e troop vennero aboliti e l'unità base di tutta l'artiglieria divenne la batteria; le divisioni e le subdivisioni furono sostituite da sezioni. L'unità superiore alla batteria divenne la brigata: le dieci es istenti batterie da sei pezzi della Horse Artillery furono raggruppate nella Horse Brigade, mentre con le rimanenti vennero costituite le brigate da campo e d'assedio, ognuna consistente di sette o dieci batterie su sei pezzi. Le nuove brigate furono comandate da colonnelli la cui responsabilità era quasi interamente amministrativa. Il sistema delle unità permanenti rese possibile la specializzazione e così scomparve il vecchio termine generico di Foot Artillery


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che diede vita all'artiglieria campale, pesante campale, da montagna (di recente costituzione), d'assedio e da costa. Un interessante riflesso del ruolo universale degli artiglieri fu l'uso e lo sviluppo dei cannoni-slitta in Canada. Il periodo dal 1860 in poi fu di sperimentazione con le nuove armi e tecniche, e conseguentemente di incertezza. Subito dopo la guerra di Crimea, Armstrong, ingegnere civile, aveva inventato un nuovo e più efficace metodo per costruire i cannoni intubando successivamente canne d'acciaio su un'anima rigata; questi erano pezzi a retrocarica con un otturatore a cuneo che scorreva dall'alto e tenuto in posizione da un vitone. Benché questo meccanismo fosse molto ingombrante e pesante, riequipaggiò ,tutte le batterie con pezzi da 6 (a cavallo) e da 9 (campali). A lungo andare però, il sistema Armstrong non fu considerato soddisfacente e, nel 1866, una commissione del servizio d'artiglieria dichiar ò che i cannoni ad avancarica non solo erano efficienti come quelli a retrocarica, ma erano anche molto meno costosi da produrre e più semplici da usare e da mantenere; questo fu confermato qualche anno più tardi da una seconda commissione, così che nel 1871 i cannoni a retrocarica scomparvero dal servizio rimanendo in dotazione soltanto a poche batterie pesanti campali . Sotto molti aspetti questo provvedimento fu un notevole passo indietro, tanto più che in tutte le nazioni europee si stava diffondendo il cannone a retrocarica e la fanteria britannica era generalmente dotata dell'efficiente fucile Martini-Henry. L'Arsenale di Woolwich continuò a costruire i suoi cannoni rigati ad avancarica in tubo d'acciaio rivestito nella parte posteriore di un jacket di ferro fucinato. Le bocche da fuoco in servi zio nella Royal Artillery nel 1880 erano: per l'artiglieria da montagna da 7 libbre con gittata massima 3200 yar ds (1 yard = mt. 0,914); per l'artiglieria a cavallo da 9 libbre con gittata massima 420b yards; per l'artiglieria da campagna da 9 e da 16 libbre, quest'ultima con gittata massima di 4190 yar ds; per l'artiglieria d'assedio da 25 libbre e gittata di 4430 yards, da 40 con gittata da 4510 yards, da 64 con gittata da 4510 yards e obici da 8 pollici (3800 yards) e 6,3 pollici (4100 yards); i pezzi pesanti campali e da posizione a retrocarica Armstrong erano da 40 libbre con 3000 yards di gittata 36.

36 da Treatise on the Construction and Manufacture o/ Ordnance in the Briti.sh Servi ce - -London 1879.


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Benché da quest'epoca in avanti i cannoni stessero diventando più efficienti e più potenti, essi naturalmente tendevano ad essere più pesanti, un fatto che creava seri problemi per l'artiglieria a cavallo; la sua fun zione era quella di fornire supporto alla cavalleria e per questo essa r ichiedeva soprattutto la mobilità poiché l'incremento della potenza di fuoco risultava inutil e se non applicato nel posto giusto, al momento giusto. Presto però divenne evidente che la retrocarica era un requisito essenziale per l'artiglieria moderna poiché la difficoltà di inserire nella bocca di una canna rigata un pesante proietto calibrato, rendeva il tiro un'operazione molto lenta. Migliorati metodi di fabbricazione risolsero il problema di produrre un efficiente otturatore, e nel 1866 venne adottato un nuovo cannone a retrocarica da 12 libbre per le batterie a cavallo e da campagna; ma benché nel suo genere fosse un'arma eccellente, si dimostrò presto troppo pesante per le prime. Il culmine si ebbe nelle manovre del 1890 quando l'artiglieria a cavallo non fu in gr ado di appoggiare la cavalleria. L'impressione fu così profonda da far prendere in esame la possibil ità di impiegare le m itragliatrici in sostituzione dell'artiglieria per il supporto alla cavalleria. Ma questa soluzione così drastica non fu necessaria poiché il problema venne r isolto con la produzione di un pezzo più leggero che ridiede alla Horse Artillery la sua mobilità. L'introduzione della cordite nel 1890 rese possibile lanciare proietti più pesan ti senza aumentare il peso del cannone ed il pezzo campale fu convertito in 15 libbre . Il nuovo propellente fece aumentare anche la gittata, e quindi il puntamento a vista dove tte essere integrato da quello mediante dei congegni serviti da personale addestrato al calcolo delle distanze. Nel tardo diciannovesimo secolo il reclutamento e ra stato abbastanza buono e nelle piccole e diverse guerre colonia li gli effettivi delle unità furono sempre mantenuti nella norma. Nel 1891 la Royal Artillery consisteva di venti batterie a cavallo dell e quali nove erano in patria e undici in India; settanta campali (che comprendevano alcune batterie di obici da cinque e sei pollici), delle quali trentotto in patria ed il resto in India; dieci da montagna delle quali otto in India, una in patria ed una nel Nata!; novantasei compagni e da guarnigione, ricostituite da poco e distribuite un po' dappertutto. La guerra in SudAfrica fu il primo banco di prova anche per l'artiglieria che si trovò di fronte un avversario che si serviva, tra l'altro, molto bene degli ottimi cannoni Krupp e Creusot. L'espe-


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rienza, preziosa per i britannici, provocò notevoli miglioramenti per quanto riguardava il tiro indiretto da postazioni defilate, l'adozione di scudi protettivi sui pezzi, la velocità di tiro, l'eliminazione del rinculo che costringeva la rimessa in batteria del pezzo ad ogni colpo. Il frutto dei nuovi esperimenti furono due modelli dotati di scudo con un calibro di 13 libbre per l'artiglieria a cavallo e 18 per quella campale, che lanciavano shrapnel ad una distanza di 6000 metri circa e che si dimostrarono i migliori dell'esercito nella 1a Guerra Mondiale. Nei primi venti anni del ventesimo secolo furono messi in servizio, per la cavalleria, alcuni pezzi Q.F. (quick. firing = tiro rapido) del calibro di 75 mm. denominati pom-pom e costruiti dalla Vickers e Maxim. Il genio, che era alle dirette dipendenze di un organismo autonomo, il Board of Ordnance, fino al 1856 era suddiviso in due corpi separati: il Royal Sappers and Miners (zappatori e minatori) ed il Royal Engineers (per tutti gli altri tecnici). Da questa data venne riunito in un unico Corpo, il Royal Engineers e, aboli to il Board of Ordnance, venne posto alle dipendenze del Comandante in Capo. I moderni mezzi tecnologici aggiunsero presto nuovi compiti al Corpo che dal 1870 assunse anche l'incarico del servizio telegrafico e del minamento subacqueo, quest'ultimo per la difesa dei porti militari e commerciali in patria ed oltremare. Nel 1882 venne costituita la prima compagnia ferrovieri e nel 1890 alcune sezioni di aerostieri ed elettricisti. Alla fine del secolo il Corpo contava 51 compagnie delle diverse specialità. Con le riforme del 1905, il Royal Engineers si occupò anche dei nuovi sistemi di trasmissione mediante il telegrafo senza fili e degli esperimenti aeronautici dando vita a quelli che poi sarebbero diventati il Royal Signals Corp ed il Royal Flying Corp. L'unico compito dal quale il Corpo venne sollevato fu il Ìninamento subacqueo che fu affidato alla Royal Navy. 2) Forze ausiliarie Le forze armate irregolari, come già accennato, avevano sempre rivestito, in Gran Bretagna, un ruolo molto importante, e la grande maggioranza dell'opinione pubblica non aveva mai messo in dubbio la loro validità benché l'addestramento a queste riservato fosse molto breve e di conseguenza scarso. Gli avversari dell'esercito permanente sostenevano che la nazione poteva essere sufficiente-


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mente protetta da una forte marina, sostenuta eventualmente da una milizia popolare sotto il valido comando dei nobili di campagna. A sostegno delle loro affermazioni su questo argomento, essi portavano ad esempio i successi dei coloni americani contro i britannici, senza tener presente però che le circostanze erano così nettamente differenti da rendere ridicolo qualsiasi paragone. -Una milizia semiaddestrata poteva, come ultima risorsa, condurre una guerriglia, per la quale il continente americano, vasto e scarsamente popolato, forniva un facile terreno. Uno sbarco nemico sulle coste inglesi avrebbe richiesto un rapido contrattacco sulle spiagge, che difficilmente avrebbe potuto avere successo se condotto da rozzi contadini - quantunque entusiasti - contro soldati disciplinati, Questa opinione fu molto lenta a scemare e scomparve definitivamente soltanto durante il primo conflitto mondiale quando divenne evidente che la guerra aveva cessato di essere un affare esclusivo di eserciti relativamente piccoli. La milizia rappresentò sempre la forza irregolare più consistente e raggiunse il suo massimo organico di 72.000 effettivi nei primi anni del diciannovesimo secolo, quando Napoleone si stava preparando per sbarcare sulle coste britanniche. Ma nel 1807, quando la minaccia dell'invasione si stava già allontanando, fu ritenuto più importante disporre di un forte esercito regolare disponibile per operazioni offensive dovunque fosse necessario, piuttosto di una milizia limitata alla mera difesa territoriale. Nel 1813, il governo offrì particolari premi di ingaggio agli appartenenti a questa forza, disposti a servire sul continente fino a sei mesi dopo il termine della guerra; parecchi reggimenti di milizia servirono come unità distinte e diverse compagnie vennero aggregate a battaglioni dell'esercito regolare. Durante il periodo di pace che seguì, l'importanza della milizia decadde per ritornare ad una certa consistenza durante la guerra di Crimea, quando diversi suoi reggimenti servirono volontariamente nelle guarnigioni del Mediterraneo, rilevando le unità regolari inviate in guerra. Lo stesso si verificò durante l'Ammutinamento in India. Nel 1871 passò sotto il controllo del War Office ed i suoi reggimenti divennero battaglioni dei Distretti di Brigata di nuova formazione con istruttori permanenti dell'esercito regolare e sotto la supervisione dei comandanti dei Distretti. La milizia, la cui forza organica era fissata ogni anno dal Parlamento, costituiva corpi di fabbrica, artiglieria da fortezza e


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genio, ed il personale si distingueva in due categorie: a) personale permanente dello stato maggiore dei corpi, rappresentato da aiutanti (capitani di fanteria, artiglieria e genio dell'esercito regolare) e quartermastri e sottufficiali (generalmente dell'esercito regolare ed in parte della milizia); b) personale della milizia propriamente detto, rappresentato dagli ufficiali nominati dal sovrano e che provenivano dall'esercito regolare, oppure erano giovani civili che entro un anno dalla loro nomina dovevano dimostrare di essere idonei a servire nell'arma di appartenenza, e dalla truppa, il cui reclutamento era basato sull'arruolamento volontario di giovani fra i 18 ed i 35 anni; il periodo di istruzione preliminare delle reclute poteva variare da 8 a 12 settimane, le esercitazioni d'assieme dei corpi non potevano durare per un periodo di tempo maggiore a 8 settimane all'anno; durante il periodo di servizio, l'appartenente alla milizia riceveva le stesse competenze del pari grado nell'esercito regolare; il periodo di ferma era di 6 anni con possibilità di rafferma di altri quattro. L'ultimo intervento di unità consistenti di milizia, si verificò durante la guerra anglo-boera, quando alcuni battaglioni vennero incorporati nel Corpo di Spedizione ed altri servirono ancora nelle guarnigioni del Mediterraneo. Ne 1904, un'apposita commissione costituita per esaminare l'efficienza delle forze di riserva, fu dell'opinione che .la milizia non era idonea a scendere in campo con sue unità e pochi anni più tardi la forza cessò di esistere come tale. Vennero sciolti diversi battaglioni e ne venne mantenuto uno per ogni reggimento regolare come battaglione speciale di riserva le cui reclute, dopo un addestramento di sei mesi, rimanevano a disposizione come rincalzi ai reparti regolari in caso di emergenza. I Volontari. Poiché l'esercito regolare britannico era basato sul volontariato, i «volontari» rappresentavano particolari 'formazioni armate appartenenti alle forze ausiliarie, che vennero create al tempo della minaccia dell'invasione francese. Il paese era pervaso da un grande spirito patriottico ed il numero di coloro che desideravano difendere la loro patria era elevatissimo. Numerosi gruppi di persone si organizzarono ed armarono a proprie spese fino ad essere considerati dei piccoli eserciti privati, autorizzati ufficialmente anche perché il governo non era in grado di sostenere le spese per l'ordinamento, l'equipaggiamento e l'armamento di tutti coloro che erano disposti a combattere, e l'organizzazione di alcuni gruppi venne effettuata mediante sottoscrizioni locali.


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Furono costituite centinaia di piccole unità, equipaggiate nei modi più disparati, male armate e spesso indisciplinate. La massa di queste era di fanteria, ma vi fu qualche reparto cli artiglieria ed un certo numero di piccoli gruppi di cavalleria leggera; questi ultimi furono formati nei distretti di campagna da giovani agricoltori guidati da gentiluomini locali e meglio conosciuti con il nome di Yeomanry che avevano adottato. Una volta cessato il pericolo d'invasione, la maggioranza di queste unità scomparve e quasi tutti i volontari si trasferirono nella milizia locale. Alla fine della guerra, gli unici corpi di volontari a carattere privato esistenti erano quelli della Yeomanry; un'altra formazione privata in essere, ma che risaliva ai tempi dei Tudor, era la Honourable Artillery Company (l'Onorevole Artiglieria), un'associazione i cui membri dovevano occuparsi della science of Artillery, ossia di archi, balestre, schioppi. Lo scopo era il perfezionamento del.la difesa del regno ed alla quale, in effetti l'Onorevole Artiglieria diede un notevole contributo. In tempo di pace i suoi compiti erano, fra l'altro, quelli di sparare le salve dalla Torre di Londra, nelle cerimonie ufficiali che lo richiedevano. Inoltre, scortava i reali quando questi visitavano la City ed il Lord Mayor quando questi si recava in visita ufficiale. La Yeomanry fu una forza particolarmente utile al gover no che, non disponendo di reparti di polizia civile, tal voi ta era costretto ad affidare a reggimenti di cavalleria i servizi di sicurezza interna. La Yeomanry li sostituì soddisfacentemente, specialmente nel periodo di agitazioni dopo Waterloo. I Volontari non furono mai messi alla prova in battaglia, e questa fu una fortuna poiché, dato il loro cattivo ed inadeguato addestramento, i risultati, in confronto con i francesi, sarebbero stati disastrosi. All'inizio della seconda metà del secolo, il risveglio della Francia sotto il Secondo Impero e la maggior possibilità di attraversamento del Canale della Manica, facilitata dai nuovi mezzi cli comunicazione, sia terrestri che marittimi, preoccupò il governo britannico. Dato che la massa dell'esercito era impegnata in India e nelle colonie, si pensò di ricostituire le unità di volontari; la risposta fu così immediata e massiccia che divenne fonte di ulteriore inquietudine: i fermenti politici verificatisi in parecchi stati europei negli anni recenti, rendevano problematico e pericoloso armare consistenti unità di cittadini a carattere privato. I civili inglesi però si comportarono lealmente e vennero sottoscritte


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somme considerevoli che permisero di formare numerosi reparti, principalmente di fanteria, ma anche con piccoli gruppi di artiglieria e genio. La forza organica di questi reparti era fissata dal War Office.

Allontanatesi le prospettive di guerra, le unità di volontari rimasero in vita più che altro sotto forma di circoli di tiro a segno, che confluirono più tardi nella National Riffe Association. Durante la guerra anglo-boera, alcun i battaglioni da loro costituiti prestarono senrizio nel Corpo di Spedizione. Nel 1908, i Volontari cessarono di esistere come tali e divennero unità dell'Esercito Territoriale, ordinato su quattordici divisioni di fanteria e quattordici brigate di Yeomanry. Come già accennato, la guerra in SudAfrica dimostrò che l'organizzazione dell'esercito era difettosa e che non si prestava ad operazioni su vasta scala per la lenta ed imperfetta mobilitazione e per la deficienza di riserve prodotta dall'obbligo di servi zio troppo lungo sotto le armi. Mai precedentemente la Gran Bretagna si era trovata di fronte a problemi così complessi ed urgenti in materia di difesa, causati principalmente dal continuo potenziamento della flotta a scapito dell'esercito. La questione fu lungamente dibattuta e le risultanze apparvero nel primo rapporto del Comitato Imperiale di Difesa. I nostri problemi nazionali di difesa sono molto più difficili e complessi di quelli di ogni altra Potenza. Essi richiedono un esaurien te studio su un campo molto più vasto. I gravi pericoli, ai quali dobbiamo dedicare la nostra attenzione, rimangono e richiedono efficaci rimedi. L'impero britannico è preminentemente una grande potenza navale e coloniale. Non vi sono tuttavia mezzi per coordinare i problemi della difesa, per affrontarli nel loro assieme, per definire le particolari funzioni dei vari elementi e per assicurare che, da una parte, i preparativi in tempo di pace siano effettuati su un piano consistente, e dall'altra, in periodo d'emergenza, possa venire formulata una politica militare basata su dati concreti 37.

Come primo provvedimento, la ferma venne portata a dodici anni, da trascorrere parte sotto le armi e parte nella riserva, con periodi variabili a seconda delle armi. Ultimo in ordine di tempo,

3 7 F.A. JOHNSON: Defence by Committee: The British Committee of Imperia/ De/ence 1885 - 1959 - London 1960 - pp. 59-70.


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l'esercito britannico costituì grandi unità permanenti a livello divisione, composta da 3 brigate di fan teria, ognuna su 4 battaglioni, 3 gruppi d'artiglieria da campagna, ognuno su 3 batterie, 1 gruppo di obici su 3 batterie, 1 batteria pesante e diverse compagnie genio; le brigate di cavalleria erano su tre reggimenti e 1 batteria a cavallo; vennero costituite anche b r igate montate, composte da 2 reggimenti di cavalleria, I battaglione di fanteria montata e 1 batteria a cavallo. Si procedette pure a lla riorganizzazione dell'Amministrazione Centrale, r iunendo nelle mani del Ministro della Guerra i poteri che precedentemente erano sudd ivisi fra vari Mini steri, mentre il Comandante in Capo rimase responsab ile del comando e della preparazione delle truppe. M a la grande e determinante opera di riforme venne svolta dal Ministro Halclane, che assunse la carica nel 1905. Tali riforme si ispirarono a precisi concetti fondamentali e cioè che l'esercito regolare era destinato per la guerra all'estero; che una forza completamente istruita, o rganizzata ed equipaggiata doveva essere tenuta pronta in patria per poter rinforzare le unità all'estero; che dietro a queste forze vi dovessero essere adeguate riserve per colmare le perdi te presumibili durante sei mes i di campagna; che oltre a lle forze da inviare all'estero, ve ne dovessero essere altre nel Regno Unito, organizzate ed istruite in modo da poter difendere il paese in caso d'invas ione e solo eccezionalmente sostenere le truppe a ll'este ro 38. Nel primo decennio del ventesimo secolo, la nuova struttura dell'esercito britannico era la seguente: Autorità Superiori Centrali - Consulente del Governo per tutte le questioni connesse alla difesa dell 'Impero era il Committee of Imperia.I Defence (Comitato della Difesa Impe riale); - il potere esecutivo e ra devoluto al Ministro della Guerra (Secreta.ry of War), responsabile nei confronti del Pa rlamento dell'organizzazione militare e della preparazione alla guerra, e che decentrava tale potere tra i membri dello - Army Council (Consigli o dell'Esercito) i cui componenti 38 COMANDO OBL CORPO 0 1 S TATO M AGGIORE:

dell'impero britannico - Roma 1913 · p. 8.

Notizie sommarie sulle for-z.e militari


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principali erano lo stesso Ministro, il Capo di Stato Maggiore Imperiale, l'Aiutante Generale, il Quartier Mastro Generale, il Mastro Generale dell'Artiglieria.

Circoscrizione Territoriale Il territorio del Regno Unito era fraz ionato in 7 grandi Comandi Territoriali suddivisi, a loro volta, in 67 Distretti.

Esercito regolare - Comandi di Grandi Unità: 6 di divisione di fanteria, 18 di brigata di fanteria, 4 di brigata di cavalleria, 1O di settore di difesa costiera. - Forze operative: I 57 battaglioni di fanteria, dei quali 9 della Guardia e 74 della Linea in patria, 22 della Linea nelle Colonie ed in Egitto, 52 della Linea in India; 31 reggimenti di cavalleria, dei quali 3 della Guardia e 16 della Linea in patria, 3 nel.le Colonie ed in Egitto, 9 in India; 25 batterie a cavallo, delle quali 13 in patria, 1 nelle Colonie ed in Egitto, 11 in India; 147 batterie da campagna, delle quali 99 in patria, 3 nelle colonie ed in Egitto e 45 in India; 107 compagnie da fortezza, delle quali 48 in patria, 20 nelle Colonie ed in Egitto e 39 in India; 77 reparti genio delle varie specialità dei quali 56 in patria, 20 nelle Colonie ed in Egitto ed 1 in India. Riserva regolare dell'Esercito (Army Reserve). Costituita dagli uomini che avevano ultimato il prescritto servizio sotto le armi e che dovevano completare il periodo dell'arruolamento (12 anni); era destinata a completare le unità dell'esercito attivo impegnate nella guerra a.ll'estero ed a sopperire alle perdite durante la campagna; era divisa in varie sezioni a seconda se gli uomini si tenevano a disposizione del Ministro per un anno, per l'invio all'estero in ogni momento (circa 6000 effettivi), oppure solo in caso di mobilitazione (i rimanenti); questi ultimi potevano essere chiamati alle armi annualmente, per un periodo d'istruzione di 12 giorni . Riserva speciale (Special reserve). Istituita per mantenere a numero l'esercito regolare durante sei mesi di campagna e per rinforzarlo eventualmente con unità organiche di riserva. Il suo personale veniva reclutato fra i volontari dai 17 ai 35 anni, con ferma cli 6 anni e con rafferme successive di 4 anni fino e non oltre i 40 anni d'età. L'obbligo d'istruzione era di 6 mesi durante il primo anno e cli 15 giorni negli anni successivi. In caso di guerra, la riserva speciale poteva costituire 101 battaglioni di fanteria, 2


DALI..A RESTAURAZIONE ALLE GUERRE MONDIALI

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reggimenti di cavalleria irlandese e 1 Yeomanry, 2 battaglioni di artiglieria da fortezza e 2 compagnie genio d'assedio. Esercito Territoriale (Territorial Army). Destinato a difendere il territorio nazionale, a sostituire le truppe regolari nei presidi delle piazzeforti terrestri e marittime e concorrere eventualmente, ma solo per spontaneo consenso, alle operazioni delle truppe regolari. Il reclutamento, l'organizzazione, l'equipaggiamento e l'amministrazione delle forze territori ali erano affidati ai County Associations (Comitati di Contea) sotto la direzione del Consiglio dell'Esercito. Tali forze erano organizzate in 14 divisioni di fanteria, 14 brigate montate e truppe suppletive, e le unità da costituirsi erano: 194 battaglioni di fanteria (su 8 compagnie) e 14 battaglioni ciclisti; 55 reggimenti di cavalleria (su 4 squadroni); 172 batterie d'artiglieria delle varie specialità, 76 compagnie da fortezza e 6 batterie da costa; 99 compagnie genio delle diverse specialità più sezioni varie; servizi. Milizie locali. Reparti di consistenza varia, reclutati nelle isole del Canale, di Malta, Bermuda e nell'isola di Man. Riserva nazionale. Detta anche «riserva cli veterani», intesa a fornire all'autorità militare il mezzo di porre prontamente mano sulla maggiore quantità di contingente istruito, in caso di estremo bisogno. Limiti d'età: soldati 50 anni, sottufficiali 55, ufficiali 60 39. Il programma di riforme di Haldane non si limitò al riordinamento ed al potenziamento dell'esercito. Oltre al Collegio Militare di Sandhurst ed all'Accademia Militare di Woolwich, l'esercito ebbe a disposizione, per una migliore preparazione ed un costante aggiornamento professionale dei quadri, degli Istituti superiori quali la potenziata Scuola cli Guerra (British Staff College) cli Camberley e le diverse scuole d'applicazione d'arma, ed inoltre Scuole d'arma per le diverse specializzazioni. Anche l'organizzazione universitaria venne chiamata a concorrere alla preparazione militare del paese mediante l'istituzione degli Officers training corps, sotto l'immediata sorveglianza dell'Army Council; ogni Università fu autorizzata a costituire un certo numero di reparti (plotoni, compagnie, squadroni, sezioni, batterie, ecc.) in relazione al numero degli iscritti, al fine di impartire agli studenti, con la collaborazione di ufficiali e sottufficiali dell'esercito regolare, un'istruzione militare atta a metterli in grado di conseguire il

39

id. id. - pp. 31, 32, 36, 56, 135, 153.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

brevetto di ufficiali nella risen1a speciale o nelle forze territoriali. Infine, i Comitati di Contea formarono compagnie e battaglioni di «cadetti» per l'addestramento di un ulteriore contingente di ufficiali delle forze territoriali. L'uniformità della dottrina venne assicurata dalla pub blicazione del Field Service Pocket Book seguito poco dopo dal Field Service Regulation e venne dedicata una particolare cura all'addestramento collettivo. Lo Stato Maggiore fu riorganizzato sul modello germanico ed ampliato nello Stato Maggiore Generale Imperiale per dare unità all'addestramento, educazione ed organizzazione delle forze militari della Corona in ogni parte dell'Impero. Ma Io speciale significato delle riforme di Haldane fu che il concetto cli primaria importanza di difesa dell'impero, specialmente in Oriente, venne integrato con quello di un più attivo e positivo ruolo in Europa. Considerato che non vi era alcun dubbio su come o contro chi l'esercito sarebbe stato usato in un futuro conflitto, ufficiali britannici, invece di vagare sui campi di battaglia del 1870, incominciarono a visitare e studiare i luoghi di collisione della futura guerra franco-tedesca, una guerra nella quale era dato per scontato che la Gran Bretagna sarebbe intervenuta, con un esercito piccolo, secondo i modelli continentali, ma che grazie agli sforzi di Ha.ldane e dei suoi collaboratori, era «immediatamente disponibile ed altamente efficiente» 40. b) L'Esercito indiano:

Contrariamente a tutte le altre colonie, che prima dell'arrivo degli europei erano abitate da selvaggi o, alla meglio, da tribù primitive, il dominio britannico in India, dove vivevano popoli di antica e sofisticata civiltà, venne sempre considerato un'entità a sé stante, con proprie e particolari norme ed istituzioni, e quindi con un proprio esercito con ordinamenti e forza tali da essere paragonato agli eserciti delle grandi nazioni; sarà quindi opportuno dare al lettore qualche breve cenno di carattere generale. L' impero britannico in India era nato da una serie di stazioni commerciali mantenute dal Governatore della Compagnia di Mer-

40 MAJOR

D.H. COLE e MAJOR E.e. PRIESTLEY: An Outline of British. Military Hislory 1660 - 1939 - London 1939. pp. 297-300.


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canti di Londra operanli nelle Indie Orientali. Questo ente, che aveva avuto il suo statu to dalla regina E lisabetta I nel gennaio de l 1600, ottenne il monopolio del commercio inglese nei mari orientali. Come le Compagnie di altre nazioni europee, la Compagnia delle Indie Orientali aveva il potere, economico e legale, di difendere i suoi interessi, con forze annate proprie, contro competitori stranieri o governanti indiani locali. Quando l'impero Mogul (mongolo) declinò sul finire del diciassettesimo secolo e l'inizio del diciottesimo, le compagnie europee si trovarono coinvolte nelle contese locali degli stati suoi successori. Nella seconda metà de l diciottes imo secolo, le grandi vittorie dei britannici, nel Bengala e nel Carnatico, sulla Com pagnia delle Indie francesi ed i suoi a lleati indiani, portò sotto il loro dominio g randi tratti d i territorio nel sud e nell'est dell'India. La Compagnia delle Indie Orientali cessò di essere soltanto un'impresa commerciale e divenne una potenza indiana: entrò così nella vita politica del Sub-continente, condusse la diplomazia, stabilì alleanze e prese parte a guerre. Uno dopo l'altro, i grandi stati indiani caddero nelle mani dei britannici, o conquistati ed incorporati nell'India britannica, o ridotti a satelliti nella veste di alleati; molti di questi ultimi vennero poi annessi dai br itannici, senza spargimento di sangue, usando la dottrina Mogul che imponeva agli stati subordinati di cadere sotto il potere supremo se il loro sovrano non aveva eredi. L'ondata delle conquiste britanniche si spezzò soltanto sull e colline dell'arida fro nti era del nord-ovest; due invasioni dell' Afghanistan, nel 1839 e nel 1878, diede ro il medesimo risultato: vittorie iniziali, seguite da rivolte delle popolazioni, e umili a nti ritirate. L'aumento del potere della Compagnia in India, provocò una graduale estensione del controllo parlamentare sui suoi affari; la classe poi i tica inglese considerava scorretto e pericoloso che un potere su eserciti, navi e grandi provincie, fosse esercitato senza un controllo parlamentare. Un Atto del Parlamento del 1784 portò tutte le attività militari e politiche della Compagnia sotto una neo-costituita Boarcl of Contro! (Commissione di Controllo); questa fu virtualmente un mini s tero di stato, con un gabinetto, a lla testa del quale vi era il Presidente della Commissione; la Compagnia rimase come agente a ttraverso il quale venivano amminis trati i possedimenti britannici in Indi a. L'attività direttiva della Compagnia era svolta dalla «Corte dei Direttori della Compagnia delle Indie Orientali » for mata da ventiquattro membri eletti dagli azionisti de lla Compagnia stessa.


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L' EVOLUZION E ORGANICA, T ECNICA, DOTTRINALE

L'India n Mutiny (l'Ammutinamento indiano) del 1857 (vedi più avanti), dovuto a diverse cause, ma che fu principalmente una ribellione della componente bengalese dell'esercito nativo della Compagnia e una r ivolta popolare contro la rapida estensione della dominazione britannica in India, servì come occasione per l'aboliz.ione del governo della Compagnia. Il governo britannico decise infatti che da allora l'India sarebbe stata governata direttamente in nome de lla Corona britannica. Il Presidente della Commissione di Controllo divenne il Segretario di Stato per l'India; gli apparati nella madrepatria della Compagnia e della Commissione furono fusi per formare l'India Office ed un Consiglio dell'India, composti da uomini che avevano ricoperto alti incarichi in India, in modo da fornire al ministro quell'esperienza che prima si poteva riscontrare soltanto nella Corte dei Direttori. L'estensione della sovranità britannica fu completata dal Royal Titles Act del 1877, con il quale il Parlamento autorizzava la Regina Vittoria ad assumere il titolo addizionale di Imperatrice dell'India, ma la monarchia britannica non poteva usare il suo nuovo titolo al di fuori dell'India. L'aggettivo imperiale con la sua connotazione nelle tirann ie degli Asburgo, Hohenzollern, Bonaparte e Romanov, era offensivo per molti inglesi e suggeriva una minaccia alle loro antiche libertà. All'inizio del diciottesimo secolo, i possedimenti britannici in India erano divisi nelle tre Presidenze del Bengala, Madras e Bombay, ognuna indipendente dalle altre, ognuna con i suoi funzionari civili e militari, ed ognuna sotto un Governatore e Presidente in Consiglio che era direttamente responsabile al la Corte dei Direttori a Londra. Nel 1774 il Governatore del Bengala venne fatto Governatore Generale dell'India ed i governatori delle altre pres idenze furono posti in sottordine a lui in materia di politica estèra. Il suo controllo venne gradualmente esteso e con il Charter Act del 1853 i suoi poteri nel campo politico, civile e militare furono definiti in termini chiari e precisi. Dopo il trasferimento dei domini dalla Compagnia alla Corona nel 1858, ci si riferì al Governatore Generale come al Viceré dell'India; nonostante la magnificenza cli quest'ultimo titolo, il termine era costituzionalmente scorretto: non vi fu mai un atto statutario per la sua adozione, e non apparve mai in documenti in base ai quali il Governatore Generale deteneva il suo ufficio. Il Governatore Generale era affiancato da un Consiglio, i


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membr i del quale venivano nominati, come lo stesso Governatore Generale, dalla Corona per un periodo di cinque anni, ed ognuno aveva la responsabilità di un dipartimento equivalente ad un piccolo ministero. Il membro per il Di partimento Militare era un uffic iale del servizio indiano, di sol ito un maggior genera le, e si occupava dell'am mini strazione e dei servizi logistici dell'esercito. Il suo compito era quello di forn ire al Comandante in Capo India, uomini, denaro, armi, mezzi e munizioni, necessari all'eserc ito pe r essere in grado di svolgere la politica del Governo. Anche il Coma ndante in Capo India faceva parte del Consigl io del Governatore Generale come Membro Straordinario; di norma vi partecipava soltanto nelle discussioni relative a materie militari o alla politica estera in r e la zione alla preparazione di probabili ostilità. Il Governa tore Generale aveva pure un ufficiale d i sta to maggiore personale, il Segretario Militare, con l' incarico d i occuparsi della se lezione, promozione e congedo degli uffic iali dell'esercito indi a no che servivano con le forze locali sotto il controllo del Governo dell'India. Nel primo decennio del ventesimo secolo, ebbe luogo una lunga e vivace controver sia fra lord Curzon di Kedleston, Governatore Generale dell 'India, e lord Kitchener di Khartum, Comanda nte in Capo India; quest'ultimo sosteneva che il Comandante in Capo India doveva avere la responsabilità non soltanto delle operazioni, addestramento e di sciplina, m a anche dei rifornimen ti e delle necessità amministrative; era contrario a tutte le norme della di sciplina milita re che un ufficiale di grado inferiore al Comandante in Capo potesse dare consigli contro i suoi piani e discuterne libe ramente in Consiglio. Nel 1909 Kitchener ebbe la meglio ed ottenne di essere l'unico militare nel Governo dell'India, come Comandante in Capo e come Membro per il Dipartimento dell'Esercito. I Governi delle due presidenze minori, Madras e Bombay, erano organizzati in modo simila re al governo dell'India, ma su scala più piccola. Il Comandan te in Capo India, di norma un generale o tenente generale de ll'esercito br itannico, esercitava il diretto comando dell'esercito del Bengala ma aveva anche il controllo generale degli eserciti di Madras e Bombay. Non era subordinato al Comandante in Capo dell 'esercì to britannico, né era responsabile verso il War Office britannico, ma soltanto verso il Governatore Generale in


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Consiglio. Aveva una separata responsabilità per il modo in cui venivano condotte le operazioni militari decise da] Governatore Generale e per l'efficienza delle truppe che ne prendevano parte. Era assistito da un gruppo di ufficiali di stato maggiore i doveri dei quali, oltre a quelli connessi con il. comando dell'esercito del Bengala, erano di mantenere i contatti con i loro colleghi nei quartieri generali di Madras e Bombay. Questo gruppo di ufficiali era diviso in due branche, una dell'Aiutante Generale che era responsabile per le questioni riguardanti il soldato sia come individuo sia come elemento inserito nei reparti combattenti, e l'altra del Quartiermastro generale che si occupava delle necessità materiali del soldato e delle unità. Il Segretario Militare si occupava delle nomine, promozioni, trasferimenti e congedi degli ufficiali dell'esercito regolare. Nel 1903 venne creato uno Stato Maggiore Generale con il compito dì occuparsi di questioni di politica generale, della supervisione dell'addestramento in tempo di pace, della condotta delle operazioni in guerra e della dislocazione dell'esercito pe r la sicurezza interna e per l'impiego all'estero; era anche responsabile della stesura dei piani per le future operazioni e della raccolta delle informazioni. Come avveniva nel campo politico, ì Comandanti in Capo cli Madras e Bombay disponevano di un apparato similare ma su scala ridotta. A fianco dei tre eserciti dell~ presidenze, esistevano delle forze minori che non erano sotto il controllo del Comandante in Capo ma erano alle dirette dipendenze del Governo dell'India ed in particolare del Dipartimento Esteri. Tali forze potevano essere poste agli ordini del Comandante in Capo in caso di emergenza, ma la loro principale funzione era la difesa cli determinate zone dove esse stazionavano in permanenza. Il mantenimento di tali trùppe sussidiarie, comandate da ufficiali britannici, armate ed equipaggiate come i reparti dell'esercito, era sostenuto dai principi degli staterelli indiani satelliti, in cambio della protezione britannica. Altre truppe considerate parzialmente autonome erano le due forze di frontiera costituite per la difesa del Sind e del Punjab sulla frontiera occidentale dell'India; consistevano di reparti irregolari di fanteria, cavalleria ed artiglieria, con personale reclutato fra i soldati che avevano servito negli eserciti dei principi regnanti prima dell'occupazione britannica. La frontiera occidentale dell'India britannica era una zona difficile, con un clima duro ed un


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terreno semidesertico; nelle aree montagnose a cavallo del confine, vivevano delle tribĂš indipendenti che ricavavano una parte sostanziale del loro reddito dalle aggressioni agli abitanti delle pianure ed alle carovane in transito. Le truppe regolari britanniche la consideravano come una colonia penale e si erano dimostrate troppo lente ad adottare la tattica del hit and run (colpisci e fuggi) dei predoni che dovevano affrontare e per questa ragione fu escogitato l'espediente di formare delle forze di frontiera locali. Nel 1895, i tre eserciti delle presidenze furono aboliti e sostituiti da un Esercito dell'India diviso in quattro Comandi; questi furono il Punjab (inclusa la forza di frontiera), Bengala, Madras (inclusa Birmania), e Bombay (inclusi Sind e Belucistan). Ognuno era agli ordini cli un tenente generale che era a sua volta responsabile verso il Comandante in Capo India. Le formazioni di guerra dell'Esercito Indiano si uniformarono a quelle convenzionali europee. Tre o quattro reggimenti formarono una brigata e tre o quattro brigate costituirono una divisione di tutte le armi, forte di circa 10.000 uomini. Due o piĂš divisioni potevano essere riunite per formare una forza da campo. Generalmente, ogni brigata aveva almeno un'unitĂ europea e le rimanenti indiane 41. Ufficiali europei. In India vi erano due categorie di ufficiali europei: una apparteneva all'esercito britannico, lĂŹ in servizio per un tempo limitato, o con i loro reggimenti o individualmente, negli stati maggiori o con incarichi particolari; l'altra apparteneva al servizio indiano, dipendente dal governo dell'India, e di stanza permanente. Fino alla fine ciel diciannovesimo secolo, il servizio in India noi1 era mai stato popolare nell'esercito britannico, e tutto quanto era stato ottenuto in questa sede era considerato di scarso valore sociale o militare; in molti casi, gli incarichi in India venivano accettati a causa dei vantaggi economici offerti e non era considerato disonorevole dare le dimissioni o chiedere un trasferimento piuttosto che andare in Oriente. Gli ufficiali europei dell'esercito della Compagnia delle Indie ricevevano i gradi, in nome della Corona, dal Comandante in Capo, ma questi erano temporanei e locali e li autorizzavano soltanto al comando di truppe dell'esercito indiano; ad occidente del Capo di 41 JADUNATH SARKAR:

Military History of india - London 1960.


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Buona Speranza, essi cessavano di avere qualunque effetto. Anche dopo il 1858, quando l'esercito della Compagnia fu trasferito a] servizio della Corona, gli ufficiali delle forze indiane ebbero una condizione inferiore a quelli dell'esercito britannico. Non vi era dubbio che gli ufficiali del servizio locale indiano venivano interamente reclutati da classi più basse nella scala sociale ed economica di quelli dell'esercito britannico. Qualsiasi giovane che sapeva montare a cavallo o mettere un piede davanti all'altro era idoneo per un grado in cavalleria ed in fanteria, mentre era indispensabile una certa preparazione per l'artiglieria e genio. Per questa ragione venne stabilito che i futuri ufficiali delle armi tecniche della Compagnia dovessero ricevere un addestramento professionale: nella Royal Military Academy fu creato un corso addizionale destinato ai Cadetti per il servizio indiano. Con l'espansione dell'esercito britannico durante le guerre napoleoniche, la crescente richiesta cli ufficiali da parte dei Corpi Reali non consentì più spazio alla RMA per il corso speciale e la Compagnia costituì una propria organizzazione di addestramento ufficiali, il Military Seminary, nei pressi cli Croydon, nella quale venivano strettamente seguiti i programmi della RMA. Con il passaggio dell'esercito della Compagnia al servizio della Corona, questo istituto venne abolito e la normale fonte di reclutamento ufficiali fu rappresentata dal Royal Military College e dalla Royal Military Academy. Gli avanzamenti di grado avvenivano per anzianità reggimentale in rigida successione, e nessuno poteva privare un ufficiale della promozione, eccetto una corte marziale. Questo sistema, benché più giusto di quello dell'acquisto, rendeva le carriere estremamente lente (eccetto in tempo di guerra o di pestilenza) e consentiva a uomini non idonei per età o infermità fisica o incompetenza, di raggiungere gradi elevati. Al fine di incoraggiare g!i ufficiali anziani a lasciare il servizio, venne istituito un sistema in un certo senso similare a quello dell'acquisto, conosciuto come il sistema della sottoscrizione: un ufficiale che desiderava abbandonare il servizio, veniva pagato dai suoi subalterni che così salivano di un gradino verso la prossima promozione ed all'ufficiale dimissionario veniva data una somma sostanziosa per compensarlo dello stipendio e della pensione più alti che avrebbe ricevuto se avesse atteso il suo turno di promozione. Ufficiali indigeni. La maggioranza degli ufficiali indigeni (Native Officers) proveniva, salvo poche eccezioni, dai sottufficiali; la loro nomina era di pertinenza dei Governatori su proposta del


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Comandante in Capo. Ad essi veniva affidato il comando diretto delle compagnie, squadroni e batterie, sotto la direzione però degli ufficiali britannici, e potevano rivestire i gradi di jemadar (tenente), subadar (capitano di fanteria e artiglieria), e ressaldar (capitano di cavalleria). A nessun nativo dell'India fu concesso di salire a gradi superiori fino a dopo la 1a Guerra Mondiale, nonostante il proclama della regina Vittoria al momento dell'assunzione del diretto controllo dell'India da parte della Corona britannica, che a nessuna persona, a causa soltanto della sua religione, luogo di nascila, discendenza o colore, sarà impedito di occupare qualsiasi incarico, i diritti al quale saranno dati dall'educazione, abilità ed integrità. Ciò era dovuto a due ragioni. Una di carattere pratico, e riguardava l'idoneità degli aspiranti indiani: questi, come la massa dei soldati, appartenevano alle classi marziali che fra tutte le caste e classi, erano Je più retrograde in termini di educazione occidentale, capacità intellettuali e preparazione culturale. Essi erano considerati marziali a causa delle loro qualità di comando, coraggio fisico, disciplina, e della loro disponibilità ad affrontare i rigori delle campagne ma, tradizionalmente, rifiutavano qualsiasi attività culturale; inoltre, i soldati dichiaravano che non avrebbero obbedito ad ufficiali indiani di carriera di provenienza non marziale. L'altra riguardava un problema di sicurezza: l'Ammutinamento Indiano non era mai stato dimenticato dai britannici, che ebbero sempre una notevole riluttanza ad affidare del potere militare, o di altro genere, a mani indiane. I soldati europei. Come per gli ufficiali, in India vi erano due categorie di soldati europei: quelli direttamente impiegati dalla Compagnia e quelli appartenenti a ll'esercito britannico, di stanza temporanea. Gli europei della Compagnia venivano arruolati soltanto per il servizio nelle Indie Orientali e, come i soldati indiani ed i loro ufficiali, non dipendevano direttamente dalla Corona. Nei primi giorni dell'esercito della Compagnia, venivano impiegati soltanto soldati europei. I sepoys indiani vennero arruol ati ed organizzati lungo le frontiere occidentali non prima della metà del diciottesimo secolo. La Compagnia preferì, dove possibile, usare i suoi dipendenti, ma i tentativi di reclutare gli uomini per i suoi reggimenti furono sempre ostacolati dalla diffidenza parlamentare contro gli eserciti permanenti in generale e quelli non sotto il suo immediato controllo in particolare. Essa era costretta a reclutare soltanto su autorizzazione reale un determinato numero di persone,


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L'E VOLUZIONE ORGANICA, TECNICA. OOTTRINALE

e soltanto nel 1799 ebbe il potere di reclutare ed addestrare uomini in Inghilterra. Poiché il servizio in Oriente richiedeva un esilio autoimposto e vi erano molte probabilità che gli uomini nei ranghi morissero per malattie, incidenti, battaglie od altre cause violente, l'esercito della Compagnia veniva frequentemente scelto da coloro che volevano tagliare i ponti con la madrepatria. Come asilo per soldati di fortuna, avventurieri, furfanti e piccoli criminali, dove venivano fatte poche domande sul passato delle reclute e dove le autorità non erano troppo fiscali sulle risposte, i reggimenti europei della Compagnia delle Indie rappresentarono molto di più in quei giorni, di quello che rappresentò la Legione Straniera francese per più recenti generazioni . Dopo il passaggio dei domini britannici dalla Compagnia alla Corona, i soldati europei appartennero a corpi di truppa dell'esercito britannico distaccati temporaneamente in India. Nonostante l'elemento indigeno rappresentasse la maggioranza 'delle forze armate indiane, fu il soldato europeo a consentire il mantenimento del controllo britannico in India. Nessuna grande battaglia fu combattuta senza un considerevole contingente europeo e questo elemento svolse sempre una parte importante e decisiva. Il soldato indiano, Anche il personale indiano fu un elemento essenziale nella conquista britannica dell'India e del suo successivo presidio. Senza di esso l'impero britannico non avrebbe potuto essere conquistato, e senza di esso la posizione britannica in India sarebbe stata insostenibile. Il reclutamento dei soldati indigeni veniva effettuato direttamente da ogni corpo di truppa a mezzo cli arruolamento volontario. I militari appartenevano a due categorie: i combattenti e gli addetti ad alcune specialità di servizio quali i mahouts (conducenti degli elefanti), i coolies (uomini per il governo degli elefanti), i lascars (operai), i drivers (conducenti ordinari), i maniscalchi, i syces (uomini per il governo dei cavalli) ed i grass cutters (foraggiatori). L'età per l'arruolamento era compresa fra i 16 ed i 22 anni ed il periodo di servizio non era determinato ma il militare indigeno, dopo tre anni sotto le armi, aveva il diritto, in tempo di pace, al congedo; compiuti comunque 32 anni di servizio aveva diritto al ritiro con pensione. Una volta arruolato, il militare indiano contraeva l'obbligo di prestare servizio ovunque venisse mandato sia nei paesi di terrafer-


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ma che in quelli d'oltremare e di adempie re a tutti i doveri militari senza riguardo alcuno alla casLa od alla religione a cui appartiene 4 2. Quest'ultimo e preciso impegno venne categoricamente richiesto dai br itannici dopo la gravissima crisi dell'Ammutinamento. L'aspetto essenziale della società indù era la divisione dei suoi membri in quattro grandi classi st rutturate a loro volta in un complicato sistema di caste, te rmine dato alla molti tudine di gruppi esclusivi basati pa rte sulle regioni, parte sulla razza, parte sull'occupazione, nei qua li si divideva la società indù e [ra i quali era proibito qualsiasi genere di mescolanza, pena la conta minazione ritua le. Gli individui al di fuo ri di questo sistema erano gli intoccabili che eseguivano lavori domestici o degradanti; cristiani e musulmani potevano avere rango e potere, ma erano anch'essi fuori casta, ritualmente impuri e quindi evitati dagli indù, al di fuo ri de i rapporti ufficiali. Serie infrazioni alle norme di casta, come il frequentare appa rtenenti ad una casta r itenuta inferiore nella scala sociale, potevano portare all'espulsione che era una de lle peggiori calamità che poteva capitare ad un indù; un uomo ritualmente contaminato poteva non solo pe rdere il suo posto ne ll'ordine cosmico della sua classe, ma anche quello nella società, nella sua casta, e perciò mescolarsi soltanto con degli inferiori. Da ciò è comprensibile quanto era importante la sua casta per l'indu ortodosso e come il soldato, che era un uomo normale in uniforme, dovesse tenerla in conside razione nello svolgimento dei suoi doveri. Gli ufficiali comanda nti di corpo preferivano arruolare uomini di classi marzia li originari delle zone agricole delle pianure settentrionali, in quanto erano più alti e più robusti della maggior parte degli abitanti dell'India meridionale ed orientale; sfortunatamente questi uomini provenivano da una delle aree più soggette ai pregiudizi di casta e, a lmeno ne ll'eserci to del Bengala, poterono mantenere questi pregiudizi. Nella misura in cui il sistema castale era parte vitale della società indiana, significò essere una potenziale fonte di problemi. Durante la prima metà del diciannovesimo secolo, le concessioni ai sentimenti dì casta divennero eccessive. La molteplicità delle caste, santificate dalla religione e sostenute dalla tradizione, concedette ai soldati di usare uomini di classi più basse per speciali compiti

42 CORPO DJ S.M.: Tabelle relative alla costitu zione delle forze militari dell'impero britannico · Voghera Carlo Tip. di S.M., Roma 1880. pp. 132, 133.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, ()QTTRJNALE

che solo a questi ultimi era concesso di svolgere. I sepoys di classe alta rifiutarono di prendere ordini da ufficiali di classe più bassa, con il risultato che i primi non venivano puniti e che i secondi non venivano più promossi. Nel 1857 fu per una questione di casta che l'esercito del Bengala si ammutinò. Il maiale, per i musulmani era una creatura impura; la mucca, per gli indù, era sacra; per altre sette, toccare una sostanza contenente grasso di ambedue gli animali era una contaminazione rituale. Tale sostanza fu usata dalle autorità militari per lubrificare le cartucce di carta dei nuovi fucili ad avancarica Enfield in dotazione alle truppe indiane dal 1856. Secondo una versione popolare, un khalasi (servo fuo ri casta), offeso da un sepoy di casta elevata, avrebbe reagito beffardamente avvertendolo che il suo orgoglio non aveva più ragion d'essere perché il contatto con il grasso di mucca delle cartucce lo aveva contaminato. La notizia raggiunse rapidamente i più lontani accantonamenti, suscitando ovunque terrore e rabbia. Negli eserciti di Bombay e Madras, dove le nuove armi non erano state date in uso generale, vennero presi opportuni provvedimenti e la situazione rimase relativamente calma. Nell'esercito del Bengala, il danno era ormai fatto: invano le autorità dichiararono che il nuovo lubrificante era composto d i cera d'api ed olio di cocco, invano ricorsero all'espediente, usato dall'esercito di Madras, cli concedere agli uomini di prepararsi da soli il lubrifica nte. Il 23 aprile, a Meeruth, ottantacinque soldati del 3° reggimento Native Cavalry disobbedirono agli ufficiali che avevano ordinato loro di strappare con le dita le cartucce. Il 10 maggio, giorno successivo al trasferimento degli ammutinati nella pr igione comune, dove avrebbero condiviso la sorte dei fuo ri-casta contaminandosi e trascinando nella rovina anche le loro famiglie, i sepoys di tutto il reggimento insorsero: gli europei, ufficiali e civili, con le loro famiglie, vennero uccisi, i prigionieri libera'ti e le sedi · degli enti governativi date alle fiamme, mentre la popolazione civile solidarizzava con gli ammutinati. La rivolta d ilagò in tutto il Bengala: quello che passò alla storia come il Great Mutiny era scoppiato, provocando sanguinosissime perdite e spaventose stragi in ambo le parti. I britannici riuscirono a far fronte prima, ed a reprimerlo, verso la fine del 1858, soltanto con l'invio in India di forze imponenti 43 . 43

M.

EDWARDES:

The Red Yea.r (The lndian Mutiny) Cardinal, London I 975.


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La fanteria europea della Compagnia delle Indie era organizzata come quella britannica. Nel 1857 disponeva di nove battaglioni suddivisi nei tre eserciti (da non confondere con gli altri della Linea britannica), designati, in parte come fucilieri ed in parte come fanteria leggera, ma in effetti questi titoli erano essenzialmente onorifici: sul campo di battaglia tutti avevano il medesimo ruolo, quello di fanteria pesante. In comune con altre unità impiegate come truppe d'urto, questa fanteria godeva la fama di ferocia e brutalità. Dopo il 1860 questi nove battaglioni vennero inquadrati nella Linea britannica che, da allora in poi, mantenne nell'esercito indiano una media di cinquanta battaglioni che compivano un periodo di sedici anni di servizio durante il quale venivano tenuti in organico mediante complementi dei loro battaglioni deposito nella madrepatria. Come per le altre armi, in India stazionava un terzo della fanteria dell'esercito britannico. La fanteria indiana della Compagnia aveva un ordinamento similare a quello europeo. I reggimenti consistevano di un solo battaglione diviso in dieci compagnie, cinque comandate da capitani e cinque da tenenti; ogni comandante di compagnia aveva un subalterno europeo due ufficiali indiani (un subadar ed un jemadar). Nel 1857 l'esercito del Bengala aveva settantanove reggimenti regolari di fanteria nativa, l'esercito di Madras cinquantadue, e quello di Bombay ventinove; ogni esercito aveva poi un certo numero di battaglioni cli fanteria irregolare. Dopo l'Ammutinamento, l'organico venne riformato: i battaglioni vennero ordinati su otto compagnie, come nell'esercito britannico, e divisi in due wing di quattro compagnie, comandati da ufficiali europei; la compagnia era agli ordini di un subadar con un jemadar vice-comandante e costituita da 5 havildars (sergenti), 5 naiks (caporali), 2 tamburi e 75 sepoys. Sul finire del secolo vennero formate le "doppie compagnie" come nell'esercito britannico. L'armamento del fante indiano, fino alla metà del diciannovesimo secolo, fu il medesimo di quello europeo. Fu l'adozione dell'Enfield a percussione, in sostituzione del vecchio moschetto, ad innescare, come suaccennato, la rivolta alla fine della quale i britannici vennero nella determinazione che i soldati indiani non sarebbero stati mai più dotati di un'arma della stessa efficacia di quella dei soldati britannici. Di conseguenza, la fanteria indiana fu armata di un fucile migliore soltanto dopo che l'esercito britannico l'ebbe scartato per uno ancora più perfezionato. La cavalleria europea non foce mai parte degli eserciti della

e


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Compagnia. Ne vennero costituiti soltanto tre reggimenti nel 1857 che vennero poi trasferiti all'esercito britannico nel 1861, al quale avevano sempre appartenuto tutte le unità di cavalleria europea presenti in India dalla fine del diciottesimo secolo. I reggimenti di cavalleria britannica trascorrevano un turno di servizio di nove anni ed erano impiegati esclusivamente per azioni d'urto poiché erano più pesanti, come uomini e cavalli, dei reggimenti indigeni; i servizi convenzionali della cavalleria leggera, di esplorazione, pattugliamento e scorta, potevano essere più efficacemente effettuati dalla cavalleria irregolare indiana. Dopo la riorganizzazione dell'esercito indiano, nel 1860, il numero dei reggimenti cli cavalleria europea fu fissato in nove, circa un terzo della cavalleria dell'esercito britannico, La cavalleria indiana della Compagnia ebbe i primi reggimenti, addestrati secondo lo stile europeo, nel 1796, ed il loro numero aumentò fino al 1857 quando l'esercito del Bengala ne ebbe dieci, quello di Madras otto e quello di Bombay tre. Nonostante la loro qualifica di "cavalleria leggera" essi erano leggeri soltanto sulla carta; vestivano con la foggia dell'uniforme della cavalleria leggera britannica, ma per addestramento, equipaggiamento ed impiego si potevano paragonare ai dragoni europei, cioè truppe d'urto montate. I reggimenti erano formati da sei troops, ognuno comandato da un capitano con un tenente come vice-comandante e costituito da un ressaldar, un jemadar, quattro havildars, quattro naiks, un trombettiere, un maniscalco e circa sessanta sepoys; ogni cavallo aveva il suo addetto-biada, ed ogni tre cavalli un groom (stalliere). I cavalli degli ufficiali e sottufficiali avevano un groom ciascuno. Gli uomini erano armati con una sciabola da dragone e pistole; un uomo, ogni sezione di quattro, portava una carabina. Come nella cavalleria britannica, in combattimento i troops venivano riuniti in coppia per formare gli squadroni. ' Le funzioni di cavalleria leggera vennero, in un primo tempo, svolte da unità fornite dai principi indiani alleati della Compagnia, armate e costituite secondo i sistemi locali; ogni uomo provvedeva al cavallo ed all'equipaggiamento. Quando il numero degli alleati diminuì, la Compagnia costituì tali unità con la qualifica di "cavalleria irregolare" e nel 1857, nel Bengala, servivano diciotto reggimenti, a Bombay sette, mentre l'esercito di Madras non ne disponeva. Le caratteristiche delle unità irregolari erano che ogni reggimento aveva soltanto tre o quattro ufficiali eu ropei e che gli uomini erano armati, vestiti ed equipaggiati secondo la tradiz.ione


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locale e non ad imitazione degli europei. Con ìJ passaggio di tutte le forze alle dipendenze della Corona, questa specialità della cavalleria scomparve. L'artiglieria aveva reparti costituiti dalla Compagnia senza l'appoggio di unità britanniche e ad essa venivano costantemente assegnati i migliori uomini disponibili, mentre i suoi ufficiali venivano addestrati presso scuole britanniche o nel Military Seminary. Contrariamente alla fanteria ed alla cavalleria, i corpi d'artiglieria serviti da personale europeo furono sempre in numero maggiore di quelli con personale indiano. L'unità base era la compagnia con un centinaio di uomini agli ordini di un capitano e due tenenti, e comprendeva cannonieri, artificieri ed operai necessar i ad equipaggiare una batteria di sei cannoni campali ed un numero variabile di pezzi d'assedio e da guarnigione. I pezzi, fino al 1865, erano cannoni ad anima liscia e ad avancarica, per l'artiglieria campale da 9 libbre ed obici da 24 libbre, i pesanti da 18 libbre e mor tai da 8 pollici, da montagna da 3 libbre e obici da 12. Con l'aumentare del numero delle compagnie, queste vennero raggruppate in battaglioni, unità esclusivamente amministrative, su quattro compagnie quelli europei e su sei quelli indiani. Nel 1857, l'esercito del Bengala disponeva di sei battaglioni europei e tre indiani, quello di Madras quattro e uno rispettivamente, e quello di Bombay tre e due. Sul modello della Royal Horse Artillery, in India si trovavano anche aliquote di artiglieria a cavallo. Nel 1857, l'esercito del Bengala disponeva di tre brigate, ognuna composta da tre troops europei ed uno nativo (la prima brigata ne aveva un quinto nativo), quello di Madras di quattro troops europei e due nativi, quello di Bombay quattro europei. Ogni troop corrispondeva ad una compagnia e forniva il personale per servire una batteria di sei can noni da 6 libbre od obici da 12. Diversamente dalle compagnie, nell'organico del troops si trovavano anche conducenti e foraggiatori. La riorganizzazione post-ammutinamento comportò lo scioglimento dell'artiglieria indiana per ragioni di sicurezza; gli artiglieri europei furono trasferiti alla Royal Artìllery; il personale indiano venne gradualmente ridotto, parte venne trasferito ai reggimenti di cavalleria o fanteria, altri vennero congedati, alcuni assegnati provvisoriamente alle batter ie britanniche come ausiliari o addetti


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alle difese fisse o da costa. Le uniche unità d'artiglieria indiana che rimasero a far parte dell'esercito furono alcune batterie da montagna. I miglioramenti tecnici nel materiale d'artiglieria, nella seconda metà del diciannovesimo secolo, corrisposero alla crescente industrializzazione ed al progresso scientifico della società europea, ma tale materiale fu sempre usualmente opsoleto rispetto ai modelli europei e gli uomini della Royal Artillery, al loro arrivo in India, si trovarono a servire pezzi da lungo tempo fuori uso in patria con conseguenze negative sulle loro prestazioni. Il genio disponeva di alcune decine di compagnie zappatori, minatori e pionieri, tutte costituite con personale indiano. La riserva regolare fu costituita in India dopo che questa istituzione venne prevista dall'ordinamento militare britannico. Essa fu composta dagli indigeni che lasciavano il loro reparto dopo tre anni di servizio e rimanevano a disposizione, in caso di mobilitazione, fino ai trentadue anni d'età, ritornando ai loro centri reggimentali per un periodo d'addestramento di un mese all'anno. L' Indian Volunteer Force creata sul finire del diciannovesimo secolo, era considerata come la milizia territoriale indiana e potevano farne parte, mediante arruolamento volontario, tutti gli europei ed indiani di età compresa fra i 17 ed i SO anni. Costituiva corpi territoriali con un numero variabile di compagnie di fanteria e fanteria montata, di squadroni di cavalleria, di batterie e di compagnie genio. I volontari, arruolandosi nei corpi della regione o della città di residenza, ricevevano dal Governo dell'India le armi e le munizioni che poi conservavano nella propria abitazione. S i provvedevano a proprie spese del l'uniforme (la stessa delle truppe regolari), dell'equipaggiamento e, se cli cavalleria o fanteria montata, del cavallo e delle bardature. L'avanzamento si effettuava per esami. Una prima istruzione preparatoria veniva impartita ai volontari sotto la direzione di ufficiali dell'esercito regolare britannico; seguivano poi istruzioni periodiche presso i corpi, fatte nei giorni festivi. Ogni due anni, i volontari facevano un campo d'istruzione della durata di circa un mese; durante i periodi di servizio ricevevano gli assegni come le truppe regolari. I corpi di volontari non costituivano unità indipendenti o condotte da un solo capo, ma dovevano considerarsi come un aggregato di reparti che restavano a disposizione delle autorità


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politiche o militari per la difesa territoriale e servizio di ordine pubblico, mai per operazioni campali 44. Organizzazione territoriale. Con le riforme attuate nei primi anni del ventesimo secolo, l'esercito anglo-indiano, con le unità sempre sul piede di guerra, anzi con una certa eccedenza dell'organico di pace su quello di guerra per rimpiazzare all'atto della mobilitazione gli elementi non disponibili, veniva diviso in due armate territoriali, l'Armata del Nord e l'Armata del Sud, a loro volta suddivise in dieci comandi territoriali di divisione, con mansioni amministrative, logistiche e di reclutamento, relative alle unità dell'esercito attivo, delle riserve e dei volontari della propria circoscrizione. I comandi di divisione non erano di tipo unico ma, per ragioni politiche o climatiche, variavano nella forza a seconda delle regioni in cui erano dislocate. Anche la distribuzione delle divisioni sul territorio dell'impero non era uniforme, ma obbediva a ragioni strategiche, facendosi più fitta verso la frontiera afgana. All'atto della mobilitazione, le divisioni territoriali si scindevano e con un terzo della forza formavano altrettante divisioni mobilitate a tipo unico di 12-13.000 uomini. Con le forze rimanenti, i volontari e le riserve, venivano costituiti reparti destinati a riempire i vuoti che si venivano a formare nelle truppe di prima linea, ed a provvedere al mantenimento dell'ordine ed alla difesa immediata del territorio in cui erano dislocate 45. In conclusione, la storia delle istituzioni militari dell'impero britannico in India, può essere divisa in due grandi periodi: Prima e dopo il Great Mutiny. Il 1857 segnò una svolta decisiva nelle relazioni fra britannici e nativi: dopo questa data esse non furono più completamente cordiali e spontanee come lo erano stat·e precedentemente. La Commissione d'inchiesta, nominata dopo la repressione dell 'ammutinamento, raccomandò che per la futura organizzazione dell'esercito indiano si stabilisse che ogni reggimento nativo fosse composto da uomini di differenti caste e nazionalità, promiscuamente. Oltre a questo e ad altri provvedimenti, venne notevolmente modificata la proporzione fra i contingenti britannici e quelli indiani. Infatti, mentre l'organico dell'Esercito Indiano nel 1857 contava 39.751 britannici (suddivisi in 31 battaglioni di

44 COMAN DO DEL CORPO DI S.M.: Notizie sommarie sulle forze militari dell'impero britannico - Roma 1913 - pp. 181, 182. 45 id. id .. p. 164.


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fanteria, 4 reggimenti di cavalleria, 17 troops di artiglieria a cavallo e 52 compagnie di artiglieria a piedi) e 226.418 indiani (suddivisi in 160 battaglioni di fanteria, 54 reggimenti di cavalleria, 6 troops di artiglieria a cavallo, 36 compagnie cli artiglieria a piedi e 29 compagnie genio), nel 1906, il totale delle forze era di 74.484 britannici (suddivisi in 52 battaglioni di fanteria, 9 reggimenti di cavalleria, 70 batterie d'artiglieria delle diverse specialità e 22 compagnie d'artiglieria da guarnigione) e 158.344 indiani (suddivisi in 129 battaglioni di fanteria, 40 reggimenti di cavalleria, 11 batterie da montagna, un piccolo corpo di artiglieria di frontiera e 33 compagnie genio). c. Forze delle colonie: L'estensione dell'impero coloniale britannico e la distribuzione sparsa dei possedimenti che lo componevano, rendevano il problema della difesa assai complesso; la varietà de.Ile costituzioni di governo, la gradazione complicata dei vincoli cli dipendenza delle colonie dalla madrepatria lo rendevano pure assai delicato. Alla grande varietà di costituzione amministrativa corrispondeva perciò un'altrettanta considerevole varietà nell'organizzazione militare. Alla difesa delle colonie concorrevano contingenti di tre specie e cioè: 1) truppe dell'esercito regolare distaccate nelle colonie; 2) truppe reclutate e mantenute a spese del governo imperiale (parte dal Ministero della Guerra e parte dal Ministero delle Colonie), rappresentate da pochi corpi speciali e costituì te da militari di truppa indigeni inquadrati da ufficiali britannici dell'esercito regolare e della riserva speciale; 3) truppe reclutate e mantenute dai diversi governi locali delle colonie autonome e dei domini. ' Tutte queste truppe, con una certa diversificazione di rapporti a seconda della situazione politica raggiunta dalle diverse colonie, erano sotto il controllo delle autorità centrali britanniche. All'inizio del ventesimo secolo, dato il progresso politico e sociale di alcuni possedimenti, venne loro concessa una certa autonomia( self government) e questo si verificò principalmente per le quattro nazioni coloniali: Canada, SudAfrica, Australia e Nuova Ze landa, che avevano raggiunto un tale grado di sviluppo che non era più possibile tenerle, come per il passato, estranee alla condotta degli affari esteri ed all'amministrazione generale dell'impero, come non sareb-


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be stato più giusto che il peso degli apprestamenti militari a loro difesa gravasse unicamente sul contribuente britannico. Questi domini, da parte loro, non erano più disposti a sottomettersi interamente alla politica del governo centrale senza un accordo sui reciproci diritti e doveri; per quanto riguardava l'aspetto militare di questa politica, essi chiedevano di essere autorizzati ed aiutati a creare forze armate proprie che solo eventualmente, spontaneamente e temporaneamente, avrebbero potuto essere messe sotto il controllo del governo della Corona. Il problema venne discusso nelle conferenze imperiali tenute a Londra negli anni 1902, 1907, 1909 e 1911, e particolarmente nelle conferenze militari che delle prime furono corollario, alle quali intervennero i primi ministri dei vari Domini e dove si addivenne ad un accordo stabilito sulle seguenti basi: 1) obbligo di ogni dominio di provvedere da sé alla propria difesa con forze terri toriali; 2) dovere di mutua assistenza in caso di necessità; 3) uniformità di organizzazione m il itare e 4) creazione di uno Stato Maggiore Imperiale, ossia un organo unico per tutto l'impero, destinato ad assicurare l'unità di comando e di esecuzione, mediante l'esercizio di funzioni direttive ed ispettive 46.

C. GLI ESERCITI EXTRAEUROPE I 1. La nascita della potenza militare statunitense.

La storia delle istituzioni militari degli Stati Uniti ha degli aspetti così diversi da quella delle istituzioni europee che non la si può affrontare senza risalire alle sue più lontane origini. L'esperienza militare degli abitanti delle tredici colonie d'America si era limitata alla loro partecipazione, come truppe ausiliarie (provincials), alle operazioni dei britannici in questo continente, e quando i rapporti con la madrepatria giunsero al punto di non ritorno, essi diedero vita ad un nuovo stato, senza un esercito, senza una marina e senza nessuna idea di quello che sarebbe stato necessario per condurre una campagna mi li tare. Ogni colonia fece del suo meglio per radunare ed organizzare uomini a rmati, cercando di imitare, per quanto era possibile, il 46

id. id. - pp. 197, 198, 200.


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sistema britannico, l'unico modello a disposizione, ma, data la situazione, il rudimentale ordinamento di questi uomini differì considerevolmente da una colonia all'altra, e si videro reggimenti costituiti da mille uomini, a fianco di altri che ne contavano soltanto duecento; lo stesso dicasi per l'armamento e l'equipaggiamento. Alcuni di questi gruppi di contadini e cacciatori, senza nessun coordinamento, senza addestramento ed armati nel modo più disparato, costituirono i primi reparti che affrontarono le truppe regolari britanniche a Lexington, Concord, e più tardi a Bunker Hills nel 1775. Questi scontri, di nessuna importanza militare, causarono gravi perdite fra i soldati di re Giorgio III e fecero nascere negli americani la convinzione che a degli uomini che sapevano sparare bene non erano necessari disciplina, addestramento ed esperienza militare. Con questo spirito venne creato grossolanamente l'Esercito Continentale il cui comando venne affidato al signor Giorgio Washington, un ricco piantatore virginiano che aveva servito con distinzione in una campagna contro i francesi e gli indiani fra le montagne della Pennsylvania, diciotto anni prima. Le continue interferenze del Congresso di Filadelfia, il disaccordo fra le Colonie e le numerose diserzioni fra le truppe, provocarono gravi difficoltà al Comandante in Capo, al quale va il merito di essere riuscito, nonostante gli insuccessi, a far fronte al nemico fino alla prima vittoria di Saratoga. La situazione migliorò sensibilmente con l'arrivo di alcuni ufficiali stranieri, fra i quali emersero il francese La Fayette e l'ingegnere polacco Kosciusko. Il migliore di tutti fu il prussiano barone Friedrick von Steuben, già ufficiale cli Federico il Grande, dal quale aveva assimilato i fondamentali principi dell'arte militare. Washington int~ì immediatamente le qualità di questo ufficiale e lo nominò Ispettore Generale dell'Esercito, con carta bianca per tutto quanto riguardava l'addestramento e la disciplina. La scelta si dimostrò preziosa poiché van Steuben si rivelò uno dei più grandi organizzatori ed istruttori della storia, l'uomo che più di ogni altro contribuì alla creazione dell'apparato militare degli Stati Uniti. Egli si rese conto che sarebbe stato controproducente imporre la tattica e la disciplina prussiane a dei soldati dilettanti e si sforzò di adattare le sue esperienze alla mentalità dei coloni: decise che non avrebbe dovuto semplicemente ordinare ai soldati americani di portare il moschetto in un certo modo o di marciare in una certa maniera; ad essi


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bisognava dire perché una certa cosa doveva essere fatta, ritenendo che una volta compresa la ragione di un ordine, questo sarebbe stato eseguito molto meglio. Per l'insegnamento della tattica minore, costituì una compagnia interamente composta di ufficiali che addestrò personalmente, distribuendo poi i suoi allievi in tutto l'esercito affinché trasmettessero le sue lezioni ai reparti. I suoi concetti vennero raccolti in un libro: Steuben's Regulations for the Order and Discipline of the Troops of the United States (1779) che rimase il manuale ufficiale americano di istruzione mili tare per trentatré anni 47. Al termine della guerra, l'accozzaglia di miliziani male armati si era trasformata nell'Esercito Continentale, formato da soldati addestrati, lo strumento che aveva dato vita ad una nazione libera ed indipendente. Ma la pace cancellò in breve tempo tutto quello che era stato fatto per dare al paese delle forze armate efficienti per la sua difesa. Sette anni di lotte avevano ridotto le Colonie sull'orlo della rovina economica ed il tenore di vita era dovunque ridotto ad un livello di sola sopravvivenza; non era quindi possibi.le né pensabile di sostenere delle spese per un esercito ritenuto ormai inutile. Inoltre, i tradimenti, gli intrighi di alti ufficiali e l'ammutinamento di interi reggimenti, alcuni dei quali avevano marciato su Filadelfia per chiedere paga, vitto e vestiario, convinsero il Congresso che ... un esercito permanente, benché talvolta necessario, é sempre pericoloso per le libertà del popolo. I soldati sono orientati a considerarsi un corpo distinto dal resto dei cittadini. Essi hanno sempre a disposizione le loro armi. Le loro norme e la loro disciplina sono severe. Sono legati ai loro ufficiali e disposti ad obbedi{é implicitamente ai loro ordini. Questo potere deve essere tenuto sotto controllo con molta gelos ia 48,

e l'intero apparato militare venne abolito. Il Congresso rifiutò anche di prestare la minima attenzione al suggerimento di Washington, all'atto delle sue dimissioni da Comandante in Capo, di mantenere in servizio almeno 500 fanti e 100 artiglieri, attribuendo

4; RuSS eL F. WE!GLEY:

History of the United States Army · The Macmillan Company, New York 1967 · pp. 63, 64. 48 MERR I L JENSEN: The New Nation: A History of the United States during the Con.federation · Koopf. New York 1950 · p. 29.


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ai singoli stati l'onere di provvedere alle eventuali necessità militari con le loro milizie. Rimasero in servizio soltanto 55 uomini a West Point e 25 a Fort Pitt, con qualche ufficiale, per sorvegliare i magazzini militari 49. Non bisogna dimenticare la ormai radicata e pericolosa convinzione del Congresso, che rispecchiava l'opinione popolare, sull'inutilità di un esercito permanente, poiché in caso di bisogno, decine di migliaia di minute men, i miliziani pronti on a minute's notice avrebbero impugnato i loro fuci li per difendere la nazione. Lo scioglimento dell'intero Esercito Continentale non consentì a nessuno degli ottantasei reggimenti che lo costituivano di tramandare la loro tradizione ai futuri reggimenti dell'Esercito degli Stati Uniti . Questo stato di cose durò a lungo nonostante gli avvertimenti dei militari, fra i quali Washington che sosteneva: Soltanto truppe regolari sono in grado di soddisfare le esigenze di una guerra moderna, sia per l'offesa che per la difesa .... Nessuna milizia avrà mai i requisiti necessari per resistere ad una forza regolare .... Il successo in un combattimento può essere ottenuto soltanto con una salda disciplina ed un costante servizio delle truppe. lo non sono mai venuto a conoscenza di un solo esempio che possa giustificare un'opinione diversa 50

La situazione non si modificò neppure quando venne promulgata la Costituzione che comprendeva alcune clausole militari destinate alla difesa della nazione. Con esse, il Congresso ricevette il potere di dichiarare la guerra - di costituire e mantenere un esercito, ma di non stanziare fondi a questo scopo per un periodo superiore ai due anni - di costituire e mantenere una marina - di emanare leggi per il governo e regolamenti per le forze di terra e di mare - di mobilitare la milizia per far rispettare le leggi dell'Unione, reprimere insurrezioni e respingere invasioni .... Contemporaneamente, per evitare un pericoloso accentramento del potere militare in un solo organo, il comando venne affidato a ll 'esecutivo, con ìl Presidente Comandante in Capo dell'Esercito, della Marina e della Milizia dei singoli Stati se in servizio federale.

49 JAMES R. JACOJJS: The Beginning of the U.S. Army 1783·1812 - Princeton University Press, Princeton 1947 - p . 14. so JONN C. FnzPATRICK: The Writings of George Washington 39 voli. Gove rnmcnt Printing Office, Washington 1931 -1944 - voi. XX - pp. 49, 50.


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Quando Giorgio Washington venne eletto Presidente, nel 1789, propose un piano per un servizio militare regolare che coinvolgesse tutti i cittadini di età idonea con brevi periodi cli addestramento, ma tutto quello che ottenne fu l'approvazione di una legge per organizzare le guarnigioni di frontiera in un reggimento di fanteria ed un battaglione di artiglieria. Nell'ultimo decennio del secolo diciottesimo, un grande numero di coloni si riversò nei territori del nord-est, scacciandone gli indiani che reagirono violentemente provocando gravi incidenti. Il Congresso autorizzò lievi aumenti delle forze regolari che vennero invia te nell'Ohio e nell'Indiana, unitamente a reparti raccogliticci di milizia. I primi rovesci causarono massacri cli centinaia di uomini lungo tutta la frontiera e spinsero lo spaventato Congresso a votare delle misure d'emergenza senza però iniziare una sana politica di difesa che avrebbe potuto risolvere definitivamente tutti i problemi. Gli effettivi dei regolari vennero aumentati a cinque reggimenti di fanteria, ed il comando dell'esercito fu affidato a Mad Antony Wayne, che lo chiamò legione e lo organizzò in quattro sub-legioni, ognuna costituita da un battaglione di cacciatori, due battaglioni di fanteria, uno squadrone di cavalleria ed una compagnia d'artiglieria. La legione era rinforzata da un migliaio di cacciatori a cavallo del Kentucky, ideali per l'esplorazione ed il fianc heggiamento. Una volta sconfitti gli indiani, la legione fu sciolta, i regolari sparpagliati nei fortini di frontiera con guarnigioni cli una cinquantina di uomini ed il Congresso non votò particolari provvedimenti riguardanti l'apparato militare fino alla guerra del 1812 contro gli inglesi. Nel 1802, l'esercito regolare contava 248 ufficiali, 9 cadetti e 3794 uomini in quattro reggimenti cli fanteria, due reggimenti di artiglieria e genio e due compagnie di dragoni leggeri 51. L'unico miglioramento permanente fu la legge per la creazione dell'Accademia Militare di West Point, nel 1802, durante l'amministrazione del Presidente Thomas Jefferson, ma allo scoppio delle ostilità, nel 1812, questa es isteva soltanto di nome, priva com'era cli insegnanti ed allievi: occorse quasi una generazione prima che gli ufficiali provenienti da questa scuola iniziassero a prestare servizio. In effetti, il vero padre dell'Accademia Militare degli Stati Uniti.

SI

Ame rican Sta/e Papers Military Affairs 7 voli. - Galcs and Seaton, Washington

1832-61 . voi. I - p. 141.


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fu l'allora capitano Sylvanus Thayer, che la trasformò in un efficiente istituto per la preparazione di comandanti alla professionalizzazione dell'esercito. Proprio per questa ragione e per la radicata ostilità contro tutto ciò che era militare, i rappresentanti di alcuni Stati sostennero in sede congressuale che l'Accademia di West Point era incompatibile con le istituzioni repubblicane e pericolosa per i principi di un governo libero, richiedendone l'eliminazione. La stessa Camera dei Rappresentanti istituì una commissione d'inchiesta per un'indagine sull'Accademia e nel 1837 questa commissione riferì che West Point violava "i principi costituzionali, i principi di una sana politica ed i principi dell'economia fiscale" dichiarando inoltre che permettere ai brevettati di West Point di monopolizzare i posti di ufficiale dell'Esercito era una grave violazione de] principio di democrazia 52. Il rapporto della Commissione non influì comunque sul futuro dell'istituzione sebbene perdurasse l'animosità contro il professionalismo militare. Ben diversa fu la storia delle Forze navali fin dal suo inizio. Contemporaneamente alla creazione dell'esercito, il Congresso Continentale aveva approvato la costituzione di una marina da guerra che doveva consistere di tredici fregate (una per ogni colonia), ma poiché le navi non potevano essere forni te con il sistema del contingente base, come per i reparti di terra, ma costruite in luoghi dove si poteva trovare materiale e lavoro, le Colonie vennero invitate a suddividere la spesa. Ma per realizzare questa piccola flotta occorreva de] tempo, e Giorgio Washington, che aveva intuito la grande importanza delle operazioni navali, principalmente per procurarsi armi e munizioni, convinse il Congresso ad armare nel frattempo alcune navi mercantili. Questa flotta raccogliticcia, a differenza dell'esercito di minutemen, non ebbe nessun successo, ed è probabilmente per questa ragione che, da allora in poi, alle forze navali fu concesso un grande numero di professionisti, ed esse vennero mantenute sempre, anche in tempo di pace, in uno stato di approntamento molto migliore delle forze di terra. Nel 1845 venne fondata l'Accademia Navale di Annapolis, l'ammissione alla quale fu sempre più difficile di quella a qualsiasi università civile. 52

id. id. . voi. IV - p. 285.


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Per tutta la guerra d'indipendenza, a causa de ll'enorme divario di forze, non vi fu rono mai, salvo qualche eccezione senza conseguenze, grosse battaglie sul mare fra i due avversari; le uniche operazioni strategiche ed i relativi scontri a livello di squadra, furono effe ttuate dalla flotta francese, giunta per dare man forte ai rivoluzionari. Le navi continentali furono impiegate, quasi esclusivamente, nella guerra da corsa, affiancate da numerose navi a rmate da privati che ne trassero enormi profitti. Venne così stabilita la tradizione di una marina intesa come forza destinata principalmente ad attaccare il commercio del nemico; tradizione che caratterizzò il concetto navale americano per un secolo. L'unico episodio di reale valore, che divenne il simbolo di questa tradizione, non avvenne però nelle acque americane ma in quelle inglesi. Un capitano corsaro dei continentali, di nome John Paul Jones, dopo alcune crociere fortunate nel 1778, si recò in Francia e convinse il commissario degli Stati Uniti, Benjamin Franklin, che il modo migl iore per far sentire la guerra ai britannici era quello di effettuare scorrerie nel le loro acque. Dopo aver cattu rato diverse prede nel mare d'Irlanda, r iuscì a farsi procurare da Franklin una gr ossa ma sgangherata nave mercantile che armò con 42 cannoni e battezzò Bonhomme Richard . Con questo vascello ed una flottiglia di piccole navi da guerra francesi, fece vela verso le coste orientali inglesi. Il 23 settembre 1779, al largo di Flamborough Head, nello Yor kshire, incontrò un convoglio inglese scortato da due fregate: le navi francesi fuggi rono tranne una che impegnò il vascello inglese più piccolo mentre Jones attaccava la capo-convoglio, una nuova e pesante fregata di 44 cannoni, la H.M.S. Serapis. In breve tempo le artiglier ie inglesi squarciarono i fianchi della nave america na dopo averla di salberata. Il comandante nemico gridò a Jones di arrendersi, ma quest'ultimo r ispose con la storica frase: "No, non ho ancora incominciato a combattere!" e lottò tutta la notte, con i pochi cannoni rimasti, i fucili e le bombe. Allo spunta r del sole fu la Serapis ad arrendersi . La Bonhomme R (chard affondò sotto i piedi del suo vittorioso capitano che tornò a casa con la fregata inglese. La notizia che una fregata britann ica con un numero superiore di cannoni era stata catturata da un mercantile armato americano si diffuse in tutta Europa offuscando il prestigio della Gran Bretagna e procurando nuovi sostenitori alla causa americana e nuovi capitani a lla squadra di Jones la cui guerra da corsa interruppe le comunicazioni


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britanniche con le Americhe e fece guadagnare ai continentali ingenti quantitativi di munizioni, materiali ed equipaggiamenti. Il ruolo determinante per la vittoria della Bonhomme Richard venne svolto dai fucilieri di marina, i famosi marines il cui primo battaglione era stato costituito a Filadelfia nel 1775 e che da allora divennero i protagonisti di alcune fra le più belle pagine della storia militare del loro paese. La stessa condotta di guerra venne seguita dalla Marina degli Stati Uniti fino al 1898, nella "quasi guerra" navale con la Francia nel 1797, ne] proteggere il naviglio mercantile americano contro i pirati barbareschi nel Mediterraneo nei primi anni del diciannovesimo secolo, nelle guerre contro gli inglesi nel 1812 e contro i messicani nel 1846, ed anche durante la guerra civile. Per tutto il secolo, le navi americane divennero famose nel mondo per il coraggio e le capacità marinare dei loro equipaggi, l'abilità dei loro capitani nelle evoluzioni singole e la superba pratica d'artiglieria che essi esercitavano incessantemente, la loro elevata velocità unita alla pesantezza dei cannoni che i costruttori erano riusciti ad installare sui ponti. La guerra del 1812 contro la Gran Bretagna dimostrò ancora una volta l'impreparazione dell'esercito, l'indifferenza, o meglio, l'avversione del Congresso verso i problemi militari fino ad allora dimostrata, ed il d isaccordo fra i diversi stati. Il Congresso approvò la sua ottava riorganizzazione de lle forze terrestri in sedici anni, con l'arruolamento di 36.000 regolari più 30.000 volontari federali ed il Presidente Madison mobilitò 80.000 uomini della milizia. Gli stati del New England, dove la guerra era impopolare, rifiutarono decisamente cli inviare un solo uomo; la milizia di molti altri, specialmente di New York, si oppose ad olt1-epassare la linea di demarcazione del proprio stato. Le decisioni affrettate, le cattive paghe, la defezione di alcuni stati, non consentirono di completare gli effettivi delle unità. All'inizio della guerra l'esercito regolare consisteva di diciassette reggimenti di fanteria, quattro di artiglieria, due di dragoni, uno d i cacciatori ed una compagnia genio bombardieri, zappatori e minatori. Ma, ad eccezione di sette reggimenti di fanteria, due d'artiglieria, uno di dragoni e parte della compagnia genio, le formazioni erano ben lontane dal pieno organico. I loro ruolini erano straordinariamente disparati: la forza dei reggimenti di fanteria oscillava· fra le dieci e le diciotto compagnie. Soltanto in seguito, il Con-


OALLA RESTAU RAZIONU ALLE GUERRE MONOIALl

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gresso stabilì l'organico dei reggiment i di fanteria in dieci compagnie di novanta uomini, e ne aumentò il numero da diciassette a venticinque 53 . Gli alti gradi dell'esercito era no tutti occupati da veterani della rivoluzione, per la maggior parte vecchi e pieni d'acciacchi, e pochi di loro avevano rivestito un grado superiore a quello di capitano in guerra o comandato un reparto più grande di una compagnia. Venne tracciato un ambizioso pia no di campagna con tro il Canada come se l'esercito, che sulla carta disponeva di oltre centomila uomini , fosse una realtà; il risultato fu una serie di sconfitte, di rese e di r itirate. Compenso agli insuccessi furono le vittorie riportate dalla marina che in parecchi scontri riuscì a cattura re o dis truggere nume rose navi inglesi. Nel 1813 la minaccia nemica provocò il risveglio del patriottismo e l'afflusso di numerosissimi volontari che permisero di ricos ti tuire l'esercito su basi più consistenti, e le operazioni in terra e sul mare continuarono con alterne vicende. La caduta di Napoleone che lasciava libere tutte le forze inglesi, non intimorì gli a mericani che tennero validamente testa agli avversari anche nel 1814; nel dicembre di quell'anno, la pace di Gand pose fine alle ostilità. Il problema cruciale fu di nuovo quello del comando e della ricerca cli uffi c iali in grado di addestrare i loro uomini e guidarli poi con perizia. Quando furono guidati dai 'vecch i ufficiali - come li chiamò \"linfield S cott - immersi nella pigrizia, ignoranza o nel bere smode rato, nessuno dei quali a veva addestrato le proprie truppe né guidate con abilità e coraggio sul campo d i battaglia, i Regolari americani non poterono compete re con i Regolari britannici. Quando le compagn ie di volo ntari furono guidate da un William Henry Harrison o da un Andrew Jackson, che li impiegarono tenendo conto delle loro limitazioni ma disciplinandoli ed infondendo loro fiducia, lo scontro con gli inglesi spesso non finì in rotta e portò anche alla vittoria 54.

La guerra del 1812 fornì una preziosa esperienza a molti giova ni uffic iali fra i quali emersero Jacob Brown e Winfield Scott, ma ribadì la convinzione dell ' uomo de lla strada e dei politici che

53 KR EIOBERG ANO HENRY: History of Milita ry Mobiliwtion in the United S tates Army 1775-1945 - Washington: Departmcn t of the Anny I 955 - pp. 44-47. 54 WEIGLEY:

op. cit. - p. 132.


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bastava staccare il moschetto dal muro e sparare sul nemico per difendere il paese. L'esercito, che il Congresso dopo la pace con l'Inghilterra aveva riportato ad una forza di 10.000 uomini, si limitò a svolgere un servizio di polizia alle frontiere contro gli indiani fino agli anni quaranta. Durante la presidenza di Monroe, venne nominato Segretario alla Guerra John C. Calboun che, vista l'avversione del Congresso al potenziamento delle forze armate, giunse alla determinazione d i apportare delle riforme strutturali interne, addestrative e dottrinali. Oltre al vigoroso impulso dato all'Accademia di West Point, vennero create altre scuole per tutte le armi dell'esercito e per le diverse specialtà. Il generale Scott revisionò lo Rand Book for Infantry che William Duane aveva scritto nel 1809, e sulla base delle esperienze europee e sue personali, pubblicò il primo manuale di tattica per la fanteria, con diverse innovazioni, prime fra tutte la maggior rapidità nella manovra e la celerità di tiro; qualche anno più tardi riformò l'addestramento della fanteria suddividendolo in tre fasi: l'addestramento dell'uomo, della compagnia, del battaglione. Seguendo i concetti di Scott, nel 1822, il tenente colonnello Pierce Darrow pubblicò il Cavalry Tactics e stabilì le norme addestrative della cavalleria. Progressi significativi furono fatti dall'artiglieria che non aveva mai brillato nelle prestazioni, sia per la scarsità del materiale che per il tipo dei pezzi, da tempo obsoleti, troppo leggeri per provocare danno o troppo pesanti per essere manovrati. Sulla scorta dell'esperienza europea venne autorizzata l'adozione dell'ar· tiglieria da campo, ma per molti anni gli artiglieri rimasero relegati, con i loro vecchi pezzi, sulle coste o nei fortini di frontiera, e soltanto nel 1838 la prima batteria campale raggiunse i reparti, consentendo agli artiglieri di addestrarsi alla manovra unitamente alla fanteria ed alla cavalleria. Ma nonostante gli sforzi dei militari, il concetto informatore della politica militare statunitense rimase quello della fiducia nella milizia che, come disse il Presidente Jackson nel suo discorso inaugurale era: ... il baluardo della nostra difesa ... che per la nostra intelligenza e per il nostro popolo ci deve rendere invincibiliSS.

55 JAMES D. RICHARDSON: Compilation of the Messages and Papers of the Presidenls 1O voli. · Government Printing Office 1899-1903 · voi. IV · p. 438.


DALLA RIZSTAURAZIONG ALLE GUIZRRE MONDIA LI

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Durante questo periodo l'esercito incontrò difficoltà sempre maggiori anche perché l'apertura dell'Ovest richiese un continuo affrontare di sempre più pesanti responsabilità con una forza che non era aumentata e doveva essere sempre più frazionata, e quindi assottigliata dal continuo espandersi della frontiera, sia in lunghezza che in profondità est-ovest, con un rapido aumento della popolazione. I militari, relegati in piccoli reparti lungo una frontiera ostile, si isolarono dalla vita della nazione più di quello che lo erano la maggior parte delle truppe europee. Il paese, eccetto per quelle zone immediatamente a ridosso della frontiera, non conosceva le esigenze dell'esercito, o peggio ancora, non sapeva neanche che esistesse. La vita dei soldati trascorreva fra le d ifficoltà ed i pericoli causati dai continui scontr i con gli indiani. Non certo migliore era l'esistenza degli ufficiali, specialmente dei giovani, che invecchiavano in remoti presidi, con stipendi da fame e con poche prospettive di promozione dato lo scarso sviluppo dell'esercito; per questo, i candidati a West Poin t erano pochi, ed in certi casi, alcuni posti di comando vennero affidati ad ufficiali nominati direttamente dai civili. In tali condizioni i soldati disertavano e gli ufficiali rassegnavano le dimissioni, questi ultimi fac ili tati dal fatto che fino a l 1838 i brevettati dall'Accademia Mili tare erano impegnati per un solo anno di servizio attivo. Nel 1847, dei 1330 ufficiali provenienti da West Point, soltanto 597 erano rimas ti nell'esercito regolare 56 . Questo fu l'esercito che combatté la guerra contro il !vJessico (1846-1848); all'inizio le forze regolari ammontavano a 734 ufficiali e 7885 uomini di truppa, in otto reggimenti di fanteria, due di dragoni e quattro d'artiglieria. Il Congresso autorizzò il passaggio delle forze dal piede di pace a quello di guerra: le compagnie di fanteria ebbero un incremento di effettivi da sessantaquattro a cento uomini; venne costituito un reggimento su dieci compagn ie di cacciatori a cavallo ed una compagnia di cento uomini di zappatori, minatori e pontieri; la durata del periodo di servizio rimase fissata in cinque anni. Nei primi mesi de.I 1847 fu votata la formazione di ulteriori nove reggimenti di fante ria e di uno di dragon i. Subito dopo, ad ogni reggimento di artiglieria furono aggiunte due compagnie. In totale, durante la guerra, nel.l'esercito regolare servirono 30.476 uomini; per la prima volta vennero create grandi uni tà qua li brigate e divisioni.

56 WEIGLEY:

op. cit. - p. 169.


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINA LE

Contemporaneamente all'aumento degli effettivi dell'esercito regolare, il Congresso autorizzò il reclutamento di 50.000 volontari per una ferma di dodici mesi o per la durata della guerra a discrezione del Presidente; quest'ultimo fu anche autorizzato a mobilitare la milizia per il servizio federale e per la durata di sei mesi anziché tre come previsto dalle precedenti leggi. Gli Stati, che avevano incominciato ad arruolare volontari prima delle delibere dell'Assemblea legislativa, formarono i reggimenti senza uniformità, senza addestramento e con periodì di ferma diversi, fatto, questo, che provocò seri problemi come quello, per esempio, di dover nel bel mezzo della campagna, sciogliere interi reggimenti costituiti da uomini arruolati per soli tre mesi. Nonostante gli errori, le manchevolezze e le difficoltà, le forze armate degli Stati Uniti conseguirono la vittoria grazie particolarmente a ll'abilità di Winfield Scott, uno dei migliori generali della storia militare americana. Ma il conflitto fu ampiamente vinto anche dai giovani tenenti e capitani usciti da West Point fra i quali si trovavano quasi tutti coloro che sarebbero diventati generali di ambedue le parti della prossima Guerra Civile. Fu in Messico che misero in atto e perfezionarono la tattica imparata in Accademia e fu qui che impararono per la prima volta come manovrare sul campo delle grandi unità e come doveva funzionare il supporto logistico alle lunghe distanze. Furono questi giovani ufficiali che trasformarono in soldati dei volontari indisciplinati e con scarso addestramento, facendo emergere in essi delle ottime qualità militari. Per loro fu preziosa anche l'esperienza di combattimento acquisita durante i lunghi anni di servizio lungo la frontiera, nelle azioni contro gli indiani a l comando di reparti relativamente piccoli poiché, data la configurazione del terreno messicano, spesso molte battaglie si ridussero a combattimenti spezzettati e limitati ad unità di dimensioni ridotte. La guerra messicana contribuì anche, in buona parte, a creare un embrione di dottrina strategica, le basi della quale erano state poste dai primi due cultori amer icani del pensiero militare: il già citato Dennis Hart Mahan ed il suo allievo Henry Wager Halleck. Ovviamente, anche per essi, il bagaglio teorico proveniva dalle campagne napoleoniche basato però esclusivamente sulle interpretazioni che di queste aveva dato il barone de J omini, che differivano da quelle più moderne di Clausewitz (quest'ultimo non fu tradotto in inglese fino al 1873). Le radici intellettuali di Jomini erano profondamente compene-


DALLA RESTA URA7.l0Nf ALLE GUERRE MONOlALl

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trate nell'Illuminismo del diciottesimo secolo e non accettavano alcuni metodi di guerra napoleonici quali l'indiscriminato spargimento di sangue e le grandi devastazioni dei territori. Per Jomini i principi della strategia erano immutabili, il primario dei quali era quello di far confluire il maggior numero cli forze nel punto decisivo del teatro cli operazioni, dove il nemico poteva opporre forze inferiori; era quasi sempre preferibile manovrare per linee interne costringendo il nemico ad operare per linee esterne: una volta sfondata la linea avversaria, i due tronconi avrebbero potuto essere battuti prima che il nemico fosse stato in grado di riunire le sue forze. In pratica, i problemi strategici cli Jomini apparivano esercizi di geometria. Il concetto del punto decisivo che avrebbe permesso il dominio del teatro di operazioni, tendeva ad allontanare la condotta di guerra dall'obiettivo della distruzione delle forze armate nemiche e tornare verso quello della conquista dei punti geografici più significativi, più caratteristico del diciannovesimo secolo che non delle guerre napoleoniche. Questa interpretazione della strategia di Napoleone divenne la base della dottrina di West Point, compendiata nel testo di Halleck Elements of Military Art and Science pubblicato nel 1846 e seguita dai comandanti americani fino ai primi anni della guerra civile 57. La Guerra Civile (o di Secessione) americana, durata dal 1861 al _1865, fu uno dei più grandi conflitti della storia militare fino alla Seconda Guerra Mondiale, sia per quanto riguarda ]'estensione del teatro di operazioni cli dimensioni continentali, sia per il numero di uomini che vi prese parte. Sebbene, in pratica, le cifre relative ai combattenti debbano essere ridotte in buona misura, in quattro anni il Sud arruolò circa 1.100.000 uomini, mentre le forze armate nordiste ne arruolarono, per vari periodi di ferma, circa 2.700.000, benché le cifre effettive superassero cli poco il milione. Per tutta la durata della guerra, le due parti in lotta si preoccuparono di sviluppare costantemente le loro istituzioni militari e di potenziare l'intero apparato bellico, sfruttando tutti i più moderni ritrovati della tecnologia applicati alle armi portatili, alle artiglierie, ai mezzi navali, alle fer rovie, ai mezzi di comunicazione, alle fortificazioni. Gli esempi più famosi furono il revolver

57 A NTOIN E HENRY DE JOMINI:

Precis de l'art de la guerre 2 voli. Librairie Militaire RUSSE'- F. WEIGLEY: The

de L. Baudoin - Paris 1838 - citato e commentato in: American Way of War - Macmillan 1965 - pp. 76, 77.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Colt, le navi corazzate e i primi esemplari della mitragliatrice Gatling, sebbene ancora rudimentale, in quanto si limitava ad un fascio di canne rotanti attorno ad un asse azionate per lo sparo da una manovella. Una notevole influenza sullo sviluppo del potenziale militare venne esercitata dalla rivoluzione industriale che non solo rese possibile il miglioramento delle armi, ma anche l'aumento del numero e della velocità della produzione. L'industria americana studiò degli accorgimenti che all'origine non erano destinati a scopi bellici ma che risultarono utili in quel campo; per prendere un unico esempio, la conservazione deUa carne in .l atte sigillate, usata per la prima voi ta su vasta scala in questa guerra, fu di grande aiuto per la mobilità e l'economia di peso e massa 58. Tuttavia, per l'ampiezza del territorio e la continua estensione del potenziale umano e materiale, il conflitto americano presentò aspetti notevolmente differenti da quelli delle guerre svoltesi in Europa nel seco.lo diciannovesimo, e si articolò in due fasi ben distinte, i caratteri delle quali fanno apparire la pr ima svolta con criteri appartenenti al diciottesimo secolo e la seconda con dottrine ed organizzazioni che servirono d'insegnamento nelle guerre del secolo seguente. Nella prima fase, durata circa tre anni, furono fatti scendere in campo eserciti raccogliticci, indisciplinati e senza opportuno addestramento, con soldati arruolati a breve scadenza che non esitavano ad abbandonare i reparti al termine del contratto, fosse pure alla vigilia di una battaglia. Un'altra causa di disordine e di confusione fu la presenza di un gran numero di corrispondenti di guerra inviati dai quotidiani, che si infiltravano nei comandi e nei reparti senza nessun controllo e che con l'aiuto del nuovo mezzo di trasmissione, il telegrafo, spedivano giornalmente dispacci ai loro giornali con rivelazioni sui pianj operativi e sui movimenti delle truppe; ad esempio, prima della battaglia di Bull Run, i giornali di Washington pubblicarono il piano dei nordisti ed arrivarono a Richmond prima dell'inizio dei movimenti. I piani di reclutamento ed organizzativi furono così aggrovigliati che lasciarono parecchi ottimi ufficiali professionisti a.I comando di piccole unità regolari, mentre nell'enorme massa dell'esercito volontario i comandanti venivano eletti dai subordinati. Con forze

58 CYRIL FALLS:

pp. 82, 83.

L 'arte della guerra -

Universale Cappell i , Bologna

I 965 ·


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di questo genere non era possibile compiere vaste operazioni, ben coordinate e richiedenti ordine, tempo, sviluppo conseguente e fiducia nei capi; la guerra fu quindi principalmente da posizione, gli ufficiali ed i soldati si formarono con l'esperienza, da qui la lunghezza della prima fase, contrassegnata dall'incertezza. Di frequente le battaglie vennero combattute per diversi giorni consecutivi, quasi sul medesimo terreno, senza provocare grandi spostamenti od effetti tattici e strategici determinanti. La cavalleria effettuò scorrerie devastatrici e ricognizioni in forze, ma le sue azioni furono frammentarie e senza coordinamento con le altre armi. L'unica manovra ardita fu quella del generale sudista R.E. Lee, che con la sua armata passò il Potomac e penetrò nel Maryland a nord di Washington, ma che alla fine si dimostrò una lunga ed inefficace corsa che non portò a risultati decisivi ai fini della guerra. Nél 1864, le operazioni si fecero gradualmente più ordinate e razionali, con piani ed obiettivi chiaramente definiti quando la responsabilità della condotta della guerra venne assunta dal generale Ulysses Grant; il conflitto, da allora, entrò nella nuova e risolutiva fase. La sua dottrina fu imperniata sull'offensiva manovrata ed il suo obiettivo fu la completa distruzione sia degli eserciti nemici che delle capacità economiche della Confederazione per sostenere la guerra. Al generale Meade, comandante l'Armata del Potomac, la principale del teatro di guerra orientale, egli scrisse: Il vostro obiettivo deve essere l'armata di Lee. Dovunque Lee vada, dovete andarci anche voi 59. Il medesimo ordine fu dato al generale Sheridan, comandante l'Armata della Virginia. A Sherman, responsabile del teatro d'operazioni occidentale, rincarò la dose, ordinandogli non solo cli distruggere l'esercito nemico e le sue risorse economiche, ma di spezzare il morale della popolazione mediante il terrore:{...} noi non siamo soltanto un esercito nemico - egli scrisse - ma un popolo nemico, ed oltre gli eserciti organizzati, dobbiamo far sentire al vecchio ed al giovane, al ricco ed al povero, la dura mano della guerra 60. Grant applicò al suo metodo di condotta strategica della guerra i principi che furono quelli dei grandi capitani del passato, e compì 59 Gov e RN EMENT PRJNTING OFFICE, The War of che Rebellion: A Compilation of 1he Officia! Records of the Union and Confede rate Armies 4 seri e, WashingLon, 1880-1901 · voi. xxxm · p . 828. 60 id. id. voi. XXXII p. 246.


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un'impresa che se non fu nuova nel concetto fondamentale, lo fu per i mezzi logistici con i quali il concetto venne attuato. Ed in questo fu brillantemente assistito, nell'ovest, da] generale Sherman che impresse alla guerra quel moto di cui era stata povera durante la prima fase: la sua marcia attraverso la Georgia e le Caroline fu il capolavoro della guerra d'America, un'operazione degna delle antiche campagne di Annibale. Dal punto di vista dell'ordinamento, degli organici e delle istituzioni in generale, gli Stati Uniti del Nord entrarono in guerra senza un esercito nel senso pratico della parola. Dei 1108 ufficiali effettivi in servizio al 31 dicembre 1860, 313 si dimisero per raggiungere i loro stati secessionisti; quasi tutti i reparti di truppa erano sparpagliati dall'Oregon al Texas. Oltre alla perdita di quasi un terzo degli ufficiali, la maggior defezione sofferta dall'Unione fu nel Texas, dove il generale Twiggs consegnò ai secessionisti un quarto delle forze ed un grosso quantitativo di munizioni. Lincoln dispose per l'arruolamento di 75.000 volontari per tre mesi e richiese la milizia agli stati per servizio federale. Ma nel giro di poco più di un mese fu evidente non solo che le forze erano inadeguate, ma che gli stati dell'Unione, pervasi da entusiasmo patriottico, volevano dare più uomini. Il Presidente allora aumentò gli effettivi dell'esercito regolare di 22.000 uomini e della marina di 18.000, e chiamò prima 45.000 poi 300.000 volontari per tre anni. Il Generale in Capo, Winfield Scott, respinse la proposta di distribuire gli ufficiali ed i soldati dell'esercito regolare fra le nuove formazioni per usarli come quadri ed insistette per mantenere intatte le unità regolari come solido nucleo delle armate combattenti e come modello piuttosto che sciame di istruttori. Le forze terrestri dell'Unione furono così composte dall'Esercito Regolare e dall'Esercito Volontario; quest'ultimo era formato da reggimenti di volontari, reggimenti di milizia mobilitata e reggimenti di truppe di colore. L'organizzazione delle forze raggiunse una certa consistenza verso la fine del J861; l'annuario pubblicato il I O gennaio 1862 dava le seguenti cifre: - esercito regolare: 2085 ufficiali e 37155 uomini di truppa compresi lo stato maggiore ed i servizi, con 19 reggimenti dì fanteria, 6 reggimenti di cavalleria e 5 reggimenti d'artiglieria; - esercito volontario: 430 reggimenti di fantei·ia, 35 reggimenti di cavalleria, 35 reggimenti d'artiglieria ed un numero imprecisato di compagnie del genio, per un totale approssimativo di 556.252 uomini, stato maggiore e servizi compresi.


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Per tutta la durata della guerra gli arruolamenti si succedettero con ulteriori chiamate di volontari estese anche agli uomini di colore, con il Militia Act del luglio 1862, preludio alla coscrizione obbligatoria, e con l'Enrollment Act del marzo 1863, che imponeva il servizio militare a tutti i cittadini maschi abili di età fra i venti ed i quarantacinque anni; le surrogazioni e le commutazioni dietro pagamento ridussero però notevolmente il gettito del servizio obbligatorio. Al termine del conflitto gli effettivi superavano il milione con 980 reggimenti di fanteria, 223 di cavalleria, 70 d'artiglieria e 10 compagnie pontieri. Per tutto il periodo delle ostilità erano stati costituiti 1696 reggimenti di fanteria, 272 di cavalleria e 78 di artiglieria. I reggimenti di fanteria, regolari o di volontari, comprendevano un solo battaglione su dieci compagnie, eccezionalmente veniva costituito un secondo battaglione. I reggimenti di cavalleria erano su tre squadroni di tre compagnie e quelli d'artiglieria su tre battaglioni di quattro compagnie a piedi o batterie a cavallo di 6 pezzi ciascuno; gli effettivi dei singoli reparti, sebbene sulla carta rispecchiassero gli standards europei, furono sempre molto inferiori. In un secondo tempo vennero costituite brigate di 10 o 12 reggimenti, divisioni d i 3 o 4 brigate e corpi cli 2-3 divisioni 61 . Lo Stato Maggiore dell'Esercito dell'Unione non disponeva di ufficiali preparati, teoricamente e praticamente, a condurre una guerra di grandi unità, ma svolse un lavoro di alto livello nonostante le innumerevoli deficienze e le continue intromissioni dei civili, Presidente Lincoln compreso. Non esisteva un Capo di Stato Maggiore inteso nel senso europeo, né un ufficio operazioni: gli unici collaboratori diretti del Generale in Capo erano l'Aiutante Generale che si occupava di tutto quanto riguardava il personale e l'Ispettore Generale, con compiti di controllo sull'efficienza dei vari corpi e servizi sul campo. Tutte le a l tre funzioni erano svolte dal War Department (Ministero della Guerra) i cui sub-dipartimenti principali erano: l'Ordnance Department (Servizio d'artiglieria) che si occupava della produzione, acquisto e distribuzione delle armi e delle munizioni; il Subsistence Department (Servi zio di Commissariato) che aveva il compito dell'acquisto e distribuzione dei generi

61 F.P. VIGO RoussJLLON : Puissance Militaire des Etats Un is d'Amérique d'apres la guerre de la secession 1861-1865 - J. Dumaine Librairie Militaire · Editeur de l'Empercur, Paris 1866 - pp. 38-41.


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di sussistenza; il Quartermaster Department (Servizio del Quartiermastro) incaricato di tutto quanto riguardava il vestiario, l'equipaggiamento, accampamenti, caserme, cavalli, salmerie, foraggio e trasporti ferroviari, fluviali, lacuali e marittimi; il Medical Bureau che sovrintendeva a l servizio sanitario. All'inizio della guerra l'armamento era eterogeneo e, per la maggior parte, obsoleto, ma i massicci acquisti all'estero ed il potenziale industriale degli Stati del Nord (specialmente dell'arsenale di Springfield) r iuscirono rapidamente a sopperire a tutte le necessità. Il fucile in dotazione alla fanteria era lo Springfield mod. 1855 ad avancarica a canna rigata modificato, del calibro di 14,5 mm. e con gittata utile di 400 mt. Nel corso del conflitto vennero prodotte armi più pefezionate quali lo Springfield mod. 1861 a retrocarica, con gittata utile di 600 mt.; lo Sharps mod. 1861, con le

Carabina «Remington».

stesse caratteristiche dello Springfield; il Remington mod. 1863 rigato, cal. 12,7 mm., ad otturatore rotante colpo singolo, gittata utile 500 mt., cadenza di tiro 10-12 colpi al minuto; lo Henry mod. 1863, a ripetizione (il progenitore del Winchester) con serbatoio tubolare a 15 colpi, ca!. 11,5 mm., cadenza effettiva di tiro 45 colpi al minuto; nel 1865 fecero la loro apparizione i primi esemplari della già citata mitragliatrice Gatling, ma la nuova arma, dato l'uso sporadico che se ne fece, non riuscì in tempo a far sentire i suoi effetti e trovò invece largo impiego nelle campagne contro gli indiani negli anni seguenti. La cavalleria, oltre che della sciabola, era armata di revolver i cui modelli principali furono i Colt ed i Remington, e, in grande maggioranza, del fucile (o moschetto) Spencer mod. 1860, la prima arma a ripetizione con bossolo metallico, serbatoio tubolare (7 colpi più uno in canna), ca!. 13,4 mm., gittata utile 600 mt. Il materiale dell'artiglieria nordista era inizialmente eterogeneo e molto antiquato, in prevalenza pezzi di bronzo ad avancarica, ad anima liscia da 6 a 12 libbre. Ben presto questi incominciarono


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ad essere sostituiti da un nuovo modello di notevole potenza e mobilità, costruito ad imitazione di una bocca da fuoco francese del 1857 (da ciò il suo nome Napoleon); l'arma era un obice ad avancarica ad anima liscia del calibro di 117 mm., gittata 1500 mt., cadenza di tiro 3 colpi al minuto; a questo si affiancarono i cannoni da tre pollici (76 mm.) di ferro fucinato, a canna rigata, gittata 3500 mt., cadenza di tiro 4 colpi al minuto; quelli da 4,5 pollici (102 mm.) di ghisa, rinforzati in culatta con una fascia di ferro fuso, rigati, gittata 4.000 mt. e cadenza cli tiro di 3 colpi al minuto; fu fatto anche un rilevante impiego di pezzi pesanti, d'assedio e da costa, che raggiunsero dimensioni enormi sia nel calibro che nel peso dell'arma e del proietto lanciato: i più diffusi erano il cannone da 10 pollici (254 mm.) canna rigata, peso del proietto 150 kg., gittata 9.000 mt., le Columbìadi Rodman (dal nome del distretto federale e dell'ufficiale che le progettò) di calibri da 254, 381, 508 mm. e gittata 1.800 mt., di peso che superava le 50 tonnellate e che potevano lanciare proietti cli peso fino a mezza tonnellata, con cariche cli lancio fino a 50 kg. di peso; mortai leggeri da 152 e 203 mm. e pesanti da 254, 381 e 420 mm. (Dictator) con gittata di circa 500 mt . Gli Stati dell'Unione ebbero sempre un rilevante vantaggio sulla Confederazione del Sud per quanto riguardava la produzione dei mezzi necessari alla lotta, armi, equipaggiamenti, ferrovie, ecc.: infatti essi disponevano dell'83,7% della mano d'opera industriale che produceva 1'84% dell'intero valore della produzione manifatturiera e, nel settore trasporti, possedevano il 72,4% della rete ferroviaria. Due cifre sono sufficienti per dare un'idea dell'impressionante sviluppo dell'industria bellica del nord: durante il periodo della guerra vennero prodotti 1.700.000 fucili e moschetti e 7892 bocche da fuoco 62. Gli Stati Confederati del Sud fin dalla loro costituzione ebbero gravi difficoltà nel risolvere i problemi inerenti al la difesa ed al reperimento del materiale bellico. Il loro unico grande vantaggio sul nord era la produzione del cotone, di cui avevano il monopolio. Jefferson Davis, il Presidente confederato, convinto (come Lincoln) della breve durata della guerra, riteneva, e con lui la maggioranza dei sudisti, che ragioni economiche avrebbero costretto l'Inghil terra a prendere le parti dei confederati poiché l' industria tessile era 6 2 MARK MAYO BOATN ER:

p. 767.

The Civil War Dictionary - McKay, N.Y. 1959 - p. 121 e


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il sostegno dell'economia britannica ed il cotone del sud era la materia prìma essenziale . Fino a quando l'aiuto straniero non fosse diventato una realtà, la sua strategia era una difesa lungo la linea delle frontiere naturali della Confederazoine, con un'offensiva sul mare con navi corsare. Fin dall'aprile 1861 aveva offerto lettere di corsa a capitani di navi mercantili armate che vennero inviati in Inghilterra ed in Francia per acquistare armi e negoziare assistenza, mentre ai generali confederati venne ordinato di fortificare i punti chiave lungo i confini. L'apparato militare dovette essere costruito da zero. Lo Stato Maggiore Generale fu strutturato in un modo simile a quello degli Stati Unitì, ma con un sistema pìù centralizzato e più logico, con Comandante in Capo lo stesso Davis, ufficiale uscito da West Point. Quest'organo provvide ad un uniforme sistema di reclutamento, con opportuni depositi e centri cli addestramento, e ad una catena dì comando che fin dall'inizio inviò al fronte dei soldati addestrati e comandati da ufficiali idonei ai loro compiti; questi ultimi erano, in numero notevole, ufficiali che avevano rassegnato le dimissioni dall'esercito dell'Unione per raggiungere i rispettivi Stati di appartenenza ed il rimanente era costituito da uominì delle classi colte e proprietari terrieri abituati al comando, molti dei quali provenivano dal famoso Virginia Military Jnsti tute che non aveva nulla da invidiare all'Accademia di West Point. I soldati provenivano da una popolazione ìl cui modo dì vìvere aveva dato loro la possibilità di conoscere le armì da fuoco e di sapere come adoperar.le. Le prime forze armate della Confederazione furono rappresentate da reparti di milizia mobilitati dai singoli Stati; il 28 febbraio 186 1 il Congresso approvò la legge che istituiva l'Esercito provvisorio confederato, formato dalle milizie dei vari Stati integrate da volontari per un servizio di dodici mesi. Ma ben presto, qi fronte al sempre crescente numero dei combattenti dell'Unione, i sudisti giunsero alla conclusione che per sopravvivere si rendevano indispensabi li misure più drastiche, ed il 16 aprile 1862 il Congresso Confederato, per la prima volta in America, votò la legge sul servizio militare obbligatorio per tuttì gli uomini bianchi validi dell'età fra i 18 ed i 35 anni; emendamenti del settembre 1862 e febbraio 1864, portarono i limiti d'età fra i 17 ed i 50 anni. L'ordinamento delle unità combattenti fu, all'incirca, simile a quello nordista, l'unica differenza di rilievo fu che le divisioni furono formate da un numero di brigate molto superiore. Ben più complesso si presentò il problema dell'armamento,


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data la scarsità di fabbrich e e di materìe prime. I reparti di milizia disponevano in totale di 300.000 fucili o moschetti, ma la maggior parte erano vecchi archibugi a pietra focaia. Le prime truppe vennero armate con 120.000 moschetti sequestrati nei depositi degli Stati Uniti; contemporaneamente vennero inviati agenti in Europa per acquistare il maggior quantitativo di materiale bellico disponibile. Benché fossero notevolmente contrastati da emissari del Nord, che disponendo di maggiori capitali, offrivano prezzi più alti facendo incetta cli tutte le armi sul mercato, gli agenti sudisti riuscirono a procu rarsi 200.000 fucili e moschetti ed un certo numero di cannoni; ulteriori importazioni, la cattura di un numero considerevole di armi al nemico e la rapidamente organizzata, sebbene scarsa, produzione nei pochi arsenali, misero in grado la Confederazione di far fronte fino a lla fine alle esigenze della guerra. La fanteria, dopo un inizio di dotazioni eterogenee, fu dotata in maggioranza del fucile Enfield mod. 1853 e 1858 di fabbricazione inglese, a colpo singolo e canna rigata, cal. 11,5 mm., gittata utile 600 mt., di buone caratteristiche balistiche e discreta rapidità di tiro. Vennero distribuiti anche circa 150.000 esemplari di fucili Sharps, fabbrica ti nella Confederazione su imitazione del modello nordista, ed alcune migliaia di Dreyse prussiani. Molti reparti vennero armati . anche con Springfield e Spencer catturati al nemico. Dal 1862 la cavalleria ebbe a disposizione la carabina Sharps a retrocarica, con canna più corta di quella del fucile e quindi con gittata ridotta. Il grosso dell'artiglieria campale sudista fu sempre costituito da vecchi pezzi di bronzo ad anima liscia da 6 e 12 libbre, ma le importazioni e la produzione locale integraròno le dotazioni con pezzi ottimi e moderni. I pezzi importati furono inglesi e principalmente l'obice Whitworth rigato, cal. 70 mm., gittata 3.000 rnt., il cannone Armstrong, rigato, cal. 76 mm., gittata 3.000 mt., il Blakely da 88,9 mm. ed il pezzo pesante Armstrong a canna liscia, cal. 254 mm., gittata 2.000 mt. Gli arsenali sudisti costruirono un rilevante quantitativo di ottimi cannoni da campagna, i Brooke da 3 pollici (76 mm .) canna rigata, gittata 7.000 mt. ed in minor misura i Napoleone i pesanti d'assedio quali i Brooke cal. 177 mm. a canna rigata, gittata 4.500 mt. e le «Columbiadi» da 254 mm. ad anima liscia. Furono usati anche mortai, per lo più catturati al nemico. Il parco artiglieria sudista rimase comunque sempre d i molto inferiore, numericamente, a quello dell'Unione.


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Le considerazioni conclusive ed il confronto fra i due eserc1t1 contrapposti li lasciamo a Raimondo Luraghi, esperto di storia americana, citando un brano della sua particolareggiata ed interessante opera sulla guerra di secessione: La guerra dunque avrebbe rivelato che le differenze di temperamento fra i due eserciti erano notevoli. Quello unionista era più perseverante forse, più ligio alla disciplina, più adatto a sopportare la buona e l'avversa fortuna senza abbattersi né esaltarsi; più portato a lla metodicità, più alieno dall'individualismo, più ossequiente dei regolamenti, capace di accettare i sacrifici, le sofferenze. le privazioni senza deflettere, per giorni, settimane, mesi. Quello confederato invece era più recalcitrante a lasciarsi disciplinare, più disordinato e pittoresco; più ricco di fiere individualità, avverso a tutto ciò che sapesse di uniformità, cli cieca obbedienza; più facile ad esaltarsi e a deprimersi: ostile magari alla 'routine', insofferente di regole e costrizioni, ma pronto ad imporsi sacrifici inenarrabili quando l'ora suprema suonasse, pronto a slanci travolgenti ed a eroismi sublimi, cui nulla, eccetto che la spontanea dedizione, spingeva i combattenti. Se è lecito fare un parallelo con due tra i maggiori eserciti dell'Europa del tempo (e non dimen ticando, oltre all'odiosità dei paragoni, il fatto che i contendenti in America erano cittadini e non mercenari né sudditi di una monarchia retriva). se dunque un simile paragone è lecito, si può dire che l'Esercito confederato era più simile a quello francese e l'Esercito federale a quello prussiano. Le opposte fanterie, tutto sommato, fatto il bilancio dei rispettivi pregi e difetti, finivano per equivalersi, sebbene il minor conformismo a i regolamenti tattici da parte dei confederati contribu isse a renderli spesso più duttili, più pronti a cercare cli adattarsi alla rivoluzione tattica che l'avvento delle armi rigate stava portando sui campi di battaglia. La cavalleria sudista era invece nettamente superiore a quella federale: e tale superiorità essa avrebbe conservato sin' quasi alla fine della guerra. In primo luogo perché i meridionali, popolo di contadini più primitivi, più abituati alla vita all'aria aperta, cavallerizzi e cacciatori fin dalla nascita, si trovavano più naturalmente nel loro elemento a cavallo; in secondo luogo perché i leaders della cavalleria sudista, meno ligi appunto alle regole prefissate, p iù duttili, seppero meglio intuire le esigenze dei tempi nuovi. Nell'artiglieria accadde esattamente il contrario. Qua i generali del Sud rimasero per lo più legati a vecchi concetti, mentre i loro avversari settentrionali seppero guardare avanti e lontano. Ed anche questo era naturale, sia per il personale che per i quadri. Figli di una società altamente industrializzata, spessissimo operai, meccanici o


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ingegneri, i soldati e gli ufficiali dell'artiglieria nordista, portarono nel servizio della loro armata tutta quella perizia tecnica, tutto quell'intuito che i contadini ed i piantatori meridionali difficilmente potevano possedere 63.

La guerra sul mare fu, almeno per i primi anni, più dinamica di quella terrestre. Nell'aprile 1861, la Marina da guerra degli Stati Uniti consisteva di quattro fregate a vapore, quindici corvette ad elica, quattro vapori a ruota e trenta vascelli a vela di vario tipo: la marina mercantile era la seconda del mondo; quest'ultima era

la corazzata «Merrimac».

minacciata dalla guerra da corsa decisa da Jefferson Davis. Lincoln si rese conto che se il Sud, oltre a realizzare questa minaccia, fosse riuscito ad inviare a ll'estero il suo cotone in cambio di arm i europee, la guerra sarebbe diventata più dura, e su consiglio del generale Scott, dichiarò il blocco completo di tutta la costa sudista. Benché l'impresa presentasse enormi difficoltà, dato che la costa era lunga più di 3.000 miglia, era favorita dal fatto che la Confederazione non disponeva di marina militare e ciò significava che, per il blocco, poteva venir impiegata qualsiasi nave mercantile in grado di por tare un cannone. Entro l'anno vennero messe in servizio più di cento navi armate di vario tipo e l'industria 63

R.

LuRAGHI:

pp. 266, 267.

Storia della guerra civile americana . Einaudi, Torino 1966 ·


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cantienst1ca diede inizio ad un vasto programma d i costruzioni belliche. La marina mercantile fornì un'inesauribile riserva di abili ufficiali e marinai. Nel giro di pochi mesi vennero costruite ventitré cannoniere molto veloci e dodici cannoniere bidirezionali a vapore, che potevano navigare nelle ristrette acque delle coste del Sud. Entro il 1862, nonostante numerosi successi dei sudisti che riuscirono ad affondare più di un centinaio di mercantili unionisti, la marina di cassette di sapone di Abe Lincoln (come la chiamavano ironicamente i confederati), aveva stabilito il blocco di tutto il Sud. Questo rispose con la costruzione di navi contrabbandiere di classe speciale, di linee straordinariamente sottili, motori potenti e combustibile sufficiente soltanto per raggiungere le Bermude e le Bahamas. Per proteggere i porti e le coste dalle navi da guerra unioniste, vennero usate le prime mine subacquee (originariamente chiamate torpedini); vi fu un tentativo di usare queste armi trasportandole fin sotto le chiglie delle navi mediante piccoli sommergibili con propulsione a vapore o a braccia, ma l'esperimento fallì: il problema sarebbe stato risolto alla fine del secolo con i motori a combustione interna, le batterie elettriche, per quanto riguardava le torpedini, con la propulsione ad aria compressa. Durante questo conflitto si verificò inoltre un episodio che ebbe un valore altamente determinante agli effetti delle future costruzioni di naviglio militare: il combattimento di Hampton Road, il primo fra due navi corazzate, la confederata Merrimac e la un ionista Monitor segnò virtualmente la fine delle navi da guerra in legno. La guerra civile americana fornì molti insegnamenti anche per le future guerre terrestri: le nuove armi più perfezionate, a ripetizione ed automatiche, aumentarono notevolmente il potenziale d i fuoco, ed il campo di battaglia fu destinato ad essere spazzato da una grandine di ferro e di proietti sempre più pesanti e , micidiali, provocando una decisiva rivoluzione nella tattica. La fanteria e la cavalleria non poterono più attaccare frontalmente a causa della combinata potenza di fuoco delle armi portatili e delle artiglierie; le formazioni di combattimento si allargarono e divennero più flessibili, la manovra fu all'ordine del giorno ed i comandanti ricercarono la soluzione della battaglia evitando attacchi frontali suicidi. La guerra di trincea e la fortificazione campale furono forse la più ovvia manifestazione della rivoluzione tattica. Un'altra manifestazione si ebbe nel combattimento della cavalleria: scomparve l'azione d'urto e quest'arma si limitò ad operazioni di esplorazione, ricognizione e di riserva mobile, con la funzione di fanteria montata.


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Al termine della guerra, l'esercito del Sud, ovviamente, era stato disciolto, )'esercito regolare degli Stati Uniti aveva mantenuto i suoi effettivi mentre l'esercito volontario, che al 1° maggio 1865 contava 1.000.516 uomini fra ufficiali e soldati, alla fine dell'anno era ridotto a 199.553 unità. Dopo un altro anno erano rimasti soltanto 11.043 volontari, dei quali 10.000 di colore. Per affrontare i problemi della ricostruzione istituzionale e della pacificazione, Grant, rendendosi conto dell'insufficienza delle forze, insistette per aumentare gli effettivi dell'esercito regolare ad 80.000 uomini; il Congresso aderì in parte alle sue richieste, e nel settembre 1867 l'esercito era costituito da 56.815 uomini, dei quali 19.000 dislocati nel Sud 64. Negli anni successivi gli organici vennero però ulteriormente ridotti, prima a 45.000, poi a 30.000 ed infine, nel 1876, a 25.000 uomini.

La coraz.z.ata «Monitor».

L'esercito ritornò alla situazione di prima della guerra, frazionato in centinaia di piccoli posti di frontiera, senza grandi unità, e con questo ordinamento dovette affrontare le n umerose campagne contro gli indiani. L'unica organizzazione militare di una certa funzionalità fu quella territoriale, ordinata su otto dipartimenti ed undici distretti, sotto il controllo di tre divisioni territoriali, Atlantico, Pacifico e Missouri . La guerra del 1898 contro la Spagna non provocò modifiche

64 WILLIAM

1936 - p. 307.

A.

GANOE:

History of the United Siates Army - Applcton-Century, N.Y.


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istituzionali di rilievo ma soltanto l'aumento degli effettivi,necessario per affrontare le esigenze del conflitto. Fino a questa guerra, o meglio, fino alla Prima Guerra Mondiale, gli Stati Uniti rimasero una nazione isolata, non inserita negli eventi militari mondiali e nemmeno nella diplomazia delle grandi potenze. Gli oceani, non l'esercito o la marina, assicuravano la sicurezza americana. Le forze armate americane, fino alla Prima Guerra Mondiale, non affrontar ono mai l'esercito di una grande potenza europea e vennero sempre considerate una forza di polizia il cui compito primario era la sorveglianza dei territori indiani. 2. Il Giappone: dallo "Shogun" all'impero occidentalizzato. L'epoca moderna de] Giappone ed il suo inserimento nelle relazioni internazionali ebbe inizio nel 1853, quando il commodoro statunitense Matthew Galbraith Percy, sotto la minaccia dei cannoni delle sue navi, sbarcò a Yedo ed impose un trattato che apriva alcuni suoi porti al commercio americano. Prima d'allora l'impero era rimasto per secoli inaccessibile agli stranieri e chiuso in un universo di tradizioni medioevali, sotto l'autorità, sebbene effimera, dell'imperatore (Mikado o Tenno), relegato a Kyoto e considerato una divinità, mentre quella effettiva era esercitata dallo Shogun (grande generale), carica diventata dal 1187 monopolio di poche potenti famiglie. Il territorio era diviso in 300 signorie più o meno grandi, aventi ognuna alla testa un autocrate semi-indipendente, il Daimyo, separate fra loro da barriere quasi insormontabili e spesso in guerra fra loro. L'unica istituzione militare era rappresentata dai Samurai o Bushi, aristocratici guerrieri, discendenti da famiglie che, fin dal XII secolo costituivano la guardia armata dei Daimyo.' Da questi dipendevano i kachi o fantaccini, e gli ashigaru o fanti leggeri, la manovalanza armata. I samurai avevano, in pace, funzioni civili, ma per la guerra erano ripartiti in diverse unità combattenti sotto capi designati. Questa casta guerriera doveva uniformarsi ad un codice di leggi morali, il Bushido (da Bushì, il guerriero e Do, la via, o in senso figurato la dottrina), un complesso di principi di onore e di lealtà. Essi portavano due spade, una lunga (katana) ed una più corta (wakizashi) l'uso delle quali era regolato da una precisa e minuziosa etichetta; si addestravano alla scherma, al tiro con l'arco, al maneggio degli archibugi e delle artiglierie, introdotti ne]


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Giappone verso la fine dello shogunato degli Ashikaga, ma combattendo a cavallo preferivano alle armi da fuoco l'arma bianca che permetteva loro di meglio far mostra del proprio valore. Dopo gli Stati Uniti, altre potenze europee conclusero, od imposero, trattati commerciali ai giapponesi, ma la loro penetrazione fu lenta e sanguinosa. L'odio contro i «barbari», lungamente covato, esplose con ripetuti massacri che negli anni «sessanta» provocarono il bombardamento di diversi porti da parte di navi inglesi, francesi, olandesi ed americane. La facilità con la quale le potenze straniere ebbero ragione della resistenza giapponese, imputata alla politica debole ed arrendevole dello Shogun, accrebbe l'avversione verso quest'ultimo ed il favore verso il Mikado e fece sentire la necessità di restaurare l'autorità imperiale, d'accettare le istituzioni straniere e di difendere con nuovi ordinamenti l'integrità dell'impero. Nel 1867, morto il Mikado Konei e succedutogli il quattordicenne Matsuhito, scoppiò la rivoluzione contro lo Shogun e nel 1868 le forze congiunte dei ribelli proclamarono la restaurazione imperiale. Tali fatti diedero origine ad un profondo sconvolgimento in tutto l'assetto politico e civile del paese. L'obiettivo prioritario era la costruzione di un paese ricco e militarmente forte e per ottenerlo era necessario colmare il distacco tecnologico che separava il Giappone dai barbari per ottenere la revisione dei trattati ineguali. Il Mikado si tolse dal suo isolamento e adottò forme di governo moderne; il feudalesimo fu abbattuto e con esso scomparvero molti privilegi; i daimyati furono soppressi e sostituiti da province rette da governatori; fu proclamata l'uguaglianza di tutte le classi davanti alla legge, le istituzioni politiche andarono via via modellandosi su quelle europee e vennero attuate vaste riforme. Il compito di organizzare un moderno esercito nazionale fu assunto da Yamagata Aritomo, samurai di rango inferiore che era stato inviato per un anno in Europa. Nel 1873 Yamagata era m inistro degli affari militari e nel gennaio varò immediatamente la riforma che avrebbe avuto l'impatto più violento nella società nipponica: la coscrizione milìtare obbligatoria. Il secolare sistema a ordini funzionali sovrapposti si fondava sulla r igorosa esclusione del popolo dalle armi; la diffusione della coscrizione obbligatoria, travolgendo l'orgoglio di casta dei samurai ed il conservatorismo della popolazione rurale, provocò reazioni e sollevazioni delle due classi la cui sanguinosa repressione segnò la fine degli ultimi avanzi del feudalesimo e la conferma della stabilizzazione. Nel 1876 ai samurai fu proibito cli portare le spade.


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La costruzione dì un paese ricco e militarmente forte richiese un notevole sforzo finanziario del quale l'onere maggiore dovette essere assunto dallo stato data la scarsità dei capitali disponibili per gli investimenti rischiosi e poco remunerativi propri della fase iniziale dello sviluppo economico e riguardanti nuove attività quali le industrie base, le miniere, la cantieristica e la produzione bellica. Superata la prima fase critica, segnata dall 'aumento del peso fiscale specialmente sui contadini, dal prestito estero, dall'indebitamento pubblico e dall'emissione della carta moneta, seguì, negli anni ottanta un rapido sviluppo in tutti i settori che portò ad una positiva combinazione fra aziende finanziate dallo stato e quelle a capitale privato. L'unico rallentamento dell'espansione si ebbe nell'agricoltura che non aveva tenuto il passo con gli altri settori: l'estensione delle superfici coltivate aveva ormai raggiunto il suo limite naturale e sotto la spinta dell'incremento demografico, il Giappone si era trasformato da esportatore ad importatore di riso. Nelle campagne il livello di vita era così basso e l'imposta fondiaria così pesante da impedire tanto la formazione di risparmio che lo sviluppo di un mercato interno. L'oligarchia al potere decise cli cercare all'estero, nell'esportazione dì capitali e nella guerra, gli sbocchi necessari per un'espansione sostenuta e, ìn vista di questo obiettivo, rafforzò il carattere autoritario e mili tari sta del governo: la Dieta eletta nel 1890 fu sciolta quattro volte in quattro anni ed i ministeri della marina e della guerra furono sottratti al controllo dell'assemblea. I due successivi periodi di sviluppo coincisero significativamente con la guerra cino-giapponese (1895) e la guerra russo-giapponese (1905). La vittoria giapponese sulla Russia fu accolta con orgoglio dai nazionalisti: per la prima voi ta un piccolo popolo asiatico aveva sconfitto una potenza coloniale europea ed entrava di' diritto nel novero delle grandi nazioni mondiali. L'umiliazione più cocente fu inflitta alla Russia con la distruzione di un'intera squadra navale (34 navi su 38) da parte della marina nipponica nella battaglia dello stretto di Tsushima, il 27 e 28 maggio 1905. In pochi anni il Giappone era riuscito a creare una potente e moderna flotta con la maggior parte delle unità costruite in Inghilterra ed in Francia, consigliata ed addestrata da ufficiali inglesi: nel 1912 le navi da guerra giapponesi erano 216 delle quali 15 navi da battaglia e 13 incrociatori corazzati, per una stazza complessiva di o ltre 500.000 tonnellate.


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Per quanto riguardava le forze terrestri, alla fine del primo decennio del ventesimo secolo, e cioè dopo meno di quarant'anni dall'inizio della riorganizzazione, le unità isolate di samurai si erano trasformate in un esercito compatto, efficiente, perfettamente addestrato, armato ed equipaggiato all'europea. La coscrizione obbligatoria, varata nel 1873, imponeva a tutti i cittadini abili, esclusi soltanto quelli che avevano riportato condanne infamanti, di prestare il servizio militare dai 17 ai 40 anni. Erano ammessi i volontari ordinari ed i volontari di un anno. Questi ultimi dovevano aver superato esami corrispondenti a quelli di licenza dei licei superiori, dovevano equipaggiarsi a loro spese e non ricevevano alcuna indenni tà; dopo aver superato altri particolari esami, potevano divenire ufficiali della riserva od essere ammessi alla scuola militare ed essere poi nominati ufficiali effettivi. Il contingente di leva, fissato annualmente con decreto imperiale, era ottenuto mediante estrazione a sorte fra gli iscritti idonei al servizio che avevano compiuto il ventesimo anno d'età. La durata del servizio nell'esercito attivo era fissata, per principio, a tre anni per tutte le armi, salvo alcune eccezioni di congedamento anticipato, specialmente nella fanteria, per esigenze di economia di forza bilanciata. Al termine del servizio sotto le armi, gli uomini passavano alla riserva dell'esercito attivo dove rimanevano per quattro anni e quattro mesi e venivano generalmente richiamati per due periodi di manovre, uno di un mese e l'altro dì quindici giorni. Degli iscritti abili al servizio rimasti in eccedenza dopo la chiamata del contingente annuo, un certo numero, fissato annualmente ed ottenuto mediante estrazione a sorte, era destinato a costituire la riserva speciale dì reclutamento della forza pari a circa un quarto del contingente an nuo assegnato all'esercito attivo, per un periodo di permanenza di sette anni e quatti-o mesi. Gli appartenenti a questa riserva venivano, nel primo anno, aggregati ai corpi, per classi successive e vi compivano un periodo d'istruzione di quattro mesi; venivano poi richiamati nel secondo e quarto anno per altri due periodi d'istruzione di sessanta giorni ciascuno. Ultimato questo periodo gli uomini venivano trasferiti, al pari di quelli provenienti dall'esercito attivo e dalla sua riserva, nell'esercito di seconda linea, corrispondente alla milizia degli altri paesi, e vi rimanevano dieci anni. Infine questi passavano nella prima parte dell'esercito territoriale fino al compimento dell'obbligo di servizio, senza ricevere altra istruzione.


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Tutti gli idonei al servizio dai 17 ai 40 anni, che non erano stati assegnati ad alcuna delle citate categorie dell'esercito, formavano la seconda parte dell'esercito territoriale: non ricevevano alcuna istruzione e restavano a disposizione del Ministero della Guerra per essere impiegati, in caso di necessità, a rinforzo dell'esercito attivo, dopo essere stati rapidamente istruiti. Valutazioni occidentali dell'epoca sulle forze di terra nipponiche stimavano che, complessivamente, l'esercito poteva contare su tre categorie di uomini: - I categoria (soldati istruiti): esercito attivo e riserva esercito attivo, 645.000 unità; riserve comprendenti la seconda linea e la prima parte dell'esercito territoriale che riguardava i provenienti dall'esercito attivo 760.000, per un totale di 1.405.000 unità. - II categoria (soldati con qualche istruzione): riserva speciale di reclutamento e la prima parte dell'esercito territoriale relativa agli uomini provenienti dalla suddetta riserva di reclutamento 220.000. - III categoria (soldati non istruiti): seconda parte dell 'esercito territoriale 5.000.000 65. L'ordinamento militare permanente prevedeva le autorità centrali, l'organizzazione territoriale e l'esercito attivo. Le autorità centrali erano rappresentate dall'imperatore, capo supremo (Dai Gensui) di tutte le forze dell'impero, assistito da un Consiglio di marescialli e da un Consiglio superiore di guerra; alle dirette dipendenze dell'imperatore esistevano tre organi indipendenti fra loro: il Ministero della Guerra, che si occupava del personale militare e degli affari militari generali; lo Stato Maggiore Generale, suddiviso in cinque reparti: difesa dell'impero, statistica degli eserciti esteri, comunicazioni e trasporti, geografia e topografia, ufficio storico; la Direzione dell'Istruzione Militare, dalla quale dipendevano le scuole ufficiali (effettivi e di complèmento), le scuole di specializzazione d'arma e corpo e gli ispettorati d'arma. L'organizzazione militare territoriale si articolava in diciotto circoscrizioni divisionali, corrispondenti alle diciotto divisioni dell'esercito (eccettuata quella della Guardia) che interessavano tutto il territorio del Giappone ad esclusione dell'isola di Formosa e della Corea. Ogni circoscrizione era ripartita in due distretti di brigata, a

65

Le informazioni sull'ordinamento rni.litare giapponese sono t ratte da: COMAN· S.M.: Cenni sommari sulla costituzione dell'E_sercito Giapponese Roma 1912. DO DEL CORPO DI


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loro volta suddivisi in due distretti di reggimento. Ogni reggimento di fanteria reclutava nel corrispondente distretto di reggimento, in modo che gli uomini prestavano generalmente servizio nella loro provincia; le altre armi reclutavano, per ciascuna divisione, nei quattro distretti appartenenti alla divisione stessa. La fanteria e la cavalleria della Guardia reclutavano in tutte le circoscrizioni divisionali in quanto per esse si arruolavano gli uomini più prestanti di ogni provincia, mentre per l'artiglieria, genio e treno, il personale veniva reclutato nella circoscrizione divisionale di Tokio e dintorni. L'esercito attivo comprendeva 19 divisioni (delle quali una della Guardia), 4 brigate di cavalleria, 3 brigate di artiglieria da campagna, 3 gruppi di artiglieria da montagna, 2 brigate, 2 reggimenti autonomi e 10 battaglioni autonomi di artiglieria pesante, 2 batterie di artiglieria a cavallo, 1 brigata comunicazioni, gendarmeria. In tempo cli pace non esistevano grandi unità superiori alla divisione; queste venivano costituite in tempo di guerra od in occasione di grandi manovre. La divisione era formata da: un comando, due brigate di fanteria ciascuna su due reggimenti, un reggimento cli cavalleria su tre squadroni, un reggimento di artiglieria su due gruppi, un battaglione genio, un battaglione treno. Le brigate di cavalleria erano di due reggimenti su quattro squadroni e venivano assegnate, in tempo di guerra, alle divisioni a seconda delle necessità o agivano indipendentemente. In caso di assegnazione alle divisioni, il comandante della brigata di cavalleria aveva alle proprie dipendenze anche il reggimento di cavalleria divisi.anale. Delle tre brigate di artiglieria da campagna, su due reggimenti, una era assegnata alla divisione della Guardia, le altre due a seconda delle necessità, come per la cavalleria. Le unità di artiglieria pesante erano alle dipendenze dei comandanti delle divisioni nel cui territorio erano dislocate. La brigata comunicazioni era costituita da un reggimento ferrovieri su tre battaglioni, un battaglione telegrafisti ed un battaglione aerostieri. Le guarnigioni stanziate al di fuori del Giappone, nell'isola di Formosa ed in Corea, avevano degli effettivi pari, all'incirca, all'organico di una brigata, pertanto costituivano una ventesima divisione. La fanteria comprendeva 76 reggimenti su tre battaglioni di quattro compagnie; la compagnia era formata da 5 ufficiali, 12


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sottufficiali e 139 soldati (213 in tempo di guerra). Ad ogni reggimento era assegnata pure una batteria di 6 mitragliatrici suddivisa in tre sezioni. Il fante era armato del fucile (con sciabola baionetta) modello Arisaka 1905, praticamente un'imitazione del Mauser, di calibro 6,5 mm. e con alzo graduato fino a m. 2.400. Le mitragliatrici erano del sistema Hotchiss someggiate, ed usavano lo stesso munizionamento del fucile. La cavalleria formava 19 reggimenti divisionari su 3 squadroni e 8 reggimenti delle brigate su quattro squadroni, per un totale di 89 squadroni. Lo squadrone era composto da 5 ufficiali, 12 sottufficiali e 124 soldati. Ad ognuna delle brigate indipendenti era assegnata una batteria di 8 mitragliatrici, dello stesso tipo di quelle · della fanteria e che poteva venir suddivisa fra i due reggimenti. L'armamento in dotazione alla cavalleria era la sciabola leggermente curva e la carabina Arisaka 1905, dello stesso modello del fucile da fanteria ma di lunghezza ridotta, senza baionetta e con alzo graduato a m. 2.000. I cavalieri della Guardia erano provvisti anche di lancia. L'artiglieria da campagna era ordinata su 25 reggimenti costituiti da due gruppi di 3 batterie, ognuna di 6 pezzi e 6 cassoni trainati da tre pariglie di cavalli, totale 150 batterie con 900 pezzi. Diciannove reggimenti erano assegnati come artiglieria divisionale; i sei rimanenti formavano le tre brigate indipendenti. In caso di mobilitazione le riserve costituivano ulteriori 125 batterie con 750 pezzi, che portavano la disponibilità complessiva di questa specialità dell'arma a 1650 pezzi. L'artiglieria da campagna aveva partecipato alla guerra russogiapponese con il vecchio cannone Arisaka del calibro di 75 mm., con velocità e stabilità di tiro poco soddisfacenti e privo di scudo. Al principio del 1905 vennero acquistati dalla Casa Krupp 400 cannoni a tiro rapido da 75 mm. ed in seguito la Krupp fornì i lingotti d'acciaio per la lavorazione dello stesso tipo di cannone da effettuarsi nell'arsenale di Osaka. L'artiglieria a cavallo aveva gli organici di quella da campagna ed era dotata dello stesso pezzo da 75 mod. l 905 con affusto alleggerito per consentire il traino al galoppo. L'artiglieria da montagna consisteva di 3 gruppi su 3 batterie di 6 pezzi; queste ultime, in caso di mobilitazione aumentavano a l 8 con 108 pezzi. La bocca da fuoco in dotazione era il vecchio Arisaka da 75 mm. someggiato.


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L'artiglieria pesante, campale, da costa e d'assedio, aveva organici diversi. L'armamento comprendeva cannoni da 100, 105, 120 e 240, e obici da 120 e 150. Il genio costituiva 19 battaglioni (38 in caso di mobilitazione) con personale addestrato per lavori di campagna (zappatori e minatori) e nell'impiego del materiale da ponte. La dottrina di guerra giapponese era interamente orientata sull'offensiva: dava la debita importanza all'azione di fuoco ma riteneva indispensabile l'intervento dell'uomo con il suo coraggio e la sua energia per decidere l'esito del combattimento e per assicurare la vittoria che doveva essere conseguita a qualunque costo senza mai cedere un palmo di terreno al nemico. Pur prescrivendo l'azione combinata delle varie armi, considerava la fanteria l'arma principale, alla quale le altre armi dovevano dare il loro contributo per sostenere l'azione. Il fante era il piĂš diretto erede dello spirito glorioso dei samurai: doveva impegnarsi in qualunque circostanza di luogo e di tempo e portare a termine il combattimento anche senza l'appoggio delle altre armi. Il fuoco costituiva per la fanteria un potente mezzo d'azione, ma era l'attacco alla baionetta che doveva rappresentare l'episodio risolutivo dello scontro. Per la cavalleria non esistevano particolari formazioni di combattimento: doveva essere impiegata a massa ed il suo mezzo d'azione principale era l'arma bianca. Anche per l'artiglieria era prescritto l'intervento a massa: il suo compito era quello di iniziare il combattimento portando in linea il maggior numero di pezzi per conquistare rapidamente la superioritĂ sull'artiglieria avversaria mediante una potente concentrazione di fuoco. In conclusione, pur avendo assorbito molte caratteristiche occidentali, relativamente alle formazioni, alle armi ed alla organizzazione in generale, l'esercito giapponese mantenne il suo carattere orientale con la disciplina portata allo stremo, la piĂš che limitata iniziativa dei subordinati ad ogni livello e l'assoluta obbedienza fino all'estremo sacrificio.

D. IL POTENZIALE NAVALE

Nel XVIII secolo, i grandi velieri, con la possibilitĂ di guadagnare sulla rotta anche con vento contrario, avevano risolto il problema di bloccare le coste nemiche per lunghissimi periodi.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Inoltre, con le artiglierie del tempo, ad anima liscia, ad avancarica, con proietti sferici, lo spessore di 50 o 60 centimetri di legno di quercia dei fianchi delle navi era una sufficiente corazza. Nel XIX secolo, due avvenimenti diedero inizio al completo sconvolgimento del modo di navigare e cli combattere sul mare. Dopo gli esperimenti falliti del francese de Jouffrey, nel 1783, e dell'americano Fitch, nel 1787, l'ingegnere americano Robert Fulton, nel 1807 costruì la prima nave a vapore lunga 50 metri e dislocante 100 tonnellate, e nel 1815, in Inghilterra venne costruito il primo battello metallico per passeggeri. Strano a dirsi, la più grande flotta da guerra del mondo si oppose a queste idee innovatrici: nel 1828, quando l'Ufficio Coloniale britannico chiese a Lord Melville, Primo Lord dell'Ammiragliato, di impiegare un piroscafo per trasportare la posta da Malta alle isole Jonie, ricevette la seguente risposta: Le loro Signorie sentono il sacro dovere di smontare, sfruttando tutta la loro abilità, ogni velleità di impiego dei battelli a vapore, in considerazione che l'adozione del vapore è ritenuta un colpo fatale per la supremazia navale dell'Impero 66. Così avvenne che, quando ventisei anni dopo, la Gran Bretagna fu coinvolta nella guerra di Crimea, all'infuori cli alcune piccole navi da guerra, alle quali era stato adattato un motore ausiliario, e di alcuni rimorchiatori, la sua flotta era composta di navi di legno a vela. Questo quando l'aumentata potenza dei cannoni, con la r igatura dell'anima, la retrocarica ed i proietti cilindro-ogivali, avevano reso le navi di legno così vulnerabili da privarle di quasi tutta la loro forza cli combattimento; la dimostrazione venne data all'inizio della guerra di Crimea quando, nel novembre 1853, una squadra di fregate turche fu quasi distrutta dal fuoco delle navi russe dotate di moderne artiglierie. Il risultato fu tale che immediatamente dopo l'entrata in guerra della Francia, Napoleone III ordinò la costruzione di batterie natanti, protette da corazze capaci di resistere non solo ai proietti pieni ma anche a quelli esplosivi. Questi battelli a fondo piatto, dislocavano circa 1.600 tonnellate ed erano protetti fino a 70 cm. a l disotto del galleggiamento, da lamiere di ferro fucinato dello spessore di 10 cm., portavano sedici cannoni da 56 libbre ed erano dotati di macchine a vapore da 150 CV. Le batterie corazzate furono

66 .loumal of the Royal United Service I nstilution - London 1931 - voi. LCCVI, n° 502 - p. 258.


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impiegate, dopo la presa di Sebastopoli, contro le fortificazioni di Kniburn, che difendevano l'entrata dell'estuario formato dalle foci dei due fiumi Dnieper e Bug; il loro successo fu completo: benché colpite da decine di proietti delle artiglierie russe, subirono soltanto danni lievissimi, mentre il forte fu incendiato, quasi tutti i pezzi smontati e aperte larghe brecce nei bastioni. Da questo scontro nacque, in pratica, l'epoca delle navi da guerra a vapore, blindate e dotate di moderne artiglierie. Il primato della concezione del nuovo naviglio da guerra fu cli un italiano: Uno dei primi a servirsi dell'esperienza fatta a Kniburn come di una buona ragione per prevedere la costruzione di grosse unità corazzate, fu il grande artigliere italiano Giovanni Cavalli, uno dei pionieri dell'introduzione dei cannoni r igati a retrocarica. Nel 1856 propose la costruzione di una batteria galleggiante di 1500 tonnellate e di una nave corazzata -eia ventiquattro cannoni, di 1600 tonnellate o da Lrentasei cannoni e 2400 tonnellate. In entrambi .i casi, egli preconizzava l'impiego esclusivo del ferro, i fianchi inclinati, una specie di corazza in lamiera ondulata e una polenza di macchina sufficiente per permettere a queste navi l'uso del rostr o. Cavalli sostenne energicamente che la creazione delle corazzate di grande dislocamento era inevitabile a causa dei progressi delle industrie metallurgiche e dell'architettura navale 67.

Poco dopo la fine della guerra di Crimea vennero impos tate le prime due navi a vapore e corazzate: la Francia varò nel 1859 la Gioire, una grande fregata in legno ricoperta da piastre di ferro dello spessore dai I O ai 12 millimetri, a propulsione mista vela vapore, e nel 1860 l'Inghilterra mise in mare la Warrior, la prima nave da guerra interamente in ferro, che servì da moclell.o per tutte le marine del mondo. Infine, il 9 marzo 1862, durante la guerra civile americana, avvenne il primo scontro fra navi di ferro; come precedentemente accennato, ad Hampton Road, la nave confederata Merrimac incontrò quella federata Monitor e per tre ore esse si spararono . a vicenda senza giungere ad un risultato decisivo. Ciononostante quella azione si dimostrò densa di conseguenze e fu ben chiaro che

67 J.P. BAXTER:

College, 1936 - p. 23.

The introduction of the ironclad warship ed. The Ha1·vard


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L'EVOLUZION E ORGANICA. TECNICA, DOTTRINALE

da allora nessuna nave di legno avrebbe mai più potuto affrontare una nave di ferro. Così il vapore e la corazza si imposero, ed invece dì vibrare il colpo fatale alla potenza navale inglese, permisero agli arsenali britannici, che usufruivano di una maggiore potenzial ità industriale, di allestire una flotta superiore a quella delle due più forti potenze vicine, sommate insieme; questo non sarebbe stato possibile se fossero continuate le costruzioni in legno, perché, già nel 1838, Russia e Francia potevano riunire una flotta superiore a quella inglese. L'impiego dei metalli per lo scafo, le sovrastrutture ed i macchinari, permise di realizzare rapidi progressi anche sulle dimension i e sulla forma degli scafi. Una svolta nell a tecnica delle costruzioni navali e nella tattica del tempo si verificò nel 1874, con il varo della «Duilio», creata dal generale del genio navale italiano Benedetto Brin: la prima corazzata a torri. La sua particolarità consisteva nell'armamento di artiglieria monocalibro, e precisamente di quattro pezzi da 450 mm. posti abbinati su due piattaforme girevoli nel centro della nave, una per lato, in modo che potessero sparare contemporaneamente dall'uno e dall'altro lato, ad una distanza di tiro, allora considerata eccezion ale, di oltre duemila metri. Lo scafo, tutto cli ferro, aveva la corazzatura centrale ed era munito cli sperone. Unitamente al le grandi navi corazzate, nacquero e si svilupparono altri tipi cli navi. Le torpediniere, cli piccole dimensioni, munite cli apparati motori che imprimevano forti velocità, che portavano la nuova arma, il siluro, e che erano destinate ad attaccare le grandi navi come stuoli di cani da caccia. Per la difesa contro le torpediniere, le corazzate ebbero in dotazione un numero sempre maggiore cli cannoni di medio e piccolo calibro, sparsi in tutti i punti possibili della nave. Come reazione a quèsto tipo di naviglio sottile, nacquero i cacciatorpediniere, più veloci delle torpediniere e muniti di cannoni a tiro rapido. Il sommergibile e l'incrociatore completarono la gamma delle moderne navi da guerra; ma la vera grande nave da battaglia apparve nei primi anni del ventesimo secolo, da un progetto di un altro italiano. Una corazzata della fine del secolo era costruita attorno ai suoi cannoni, per cui il suo impiego si modellava suJie loro caratteristiche. Al tempo stesso le velocità che essa poteva sviluppare in combattimento e la maggiore o minore fac ilità con cui essa poteva


DALLA RESTAURAZIONE ALLE GUERRE MON Ol ALT

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accettarlo o sottrarvisi, dipendevano dalle sue macchine. Perciò sino a quando i grossi cannoni si mantennero lenti nella manovra e nel tiro, le cor azzate non poterono fare esclusivo affidamento sui grossi calibri. I più rapidi pezzi di medio calibro avevano il compito di inquadrare le navi nemiche con il loro fuoco, mentre i grossi calibri intervenivano quando le salve erano a cavallo dei bersagli, per dare il cosiddetto colpo di grazia. È facile immaginare guaii complicazioni logistiche derivassero dalla pluralità dei calibri imbarcati sulle grandi navi e come il tiro navale fosse complicato dalle differenti caratteristiche dei cannoni, d ei proietti e delle cariche. Anche l'osservazione dei punti di caduta poteva diventare difficile in combattimento a causa della difficoltà di identificare con certezza la pr ovenienza dei proietti. Già alla fine del XIX secolo si cercava di battere vie nuove 68.

La strada fu indicata dal colonnello del genio navale italiano Vittorio Cuniberti, con il suo articolo: An idea[ Battleship for the British Navy, apparso nell'anno 1903 sulla più autorevole pubblicazione navale cli quel tempo, il Jane's Figh.ting Ships, nel quale sosteneva che rompendo la tradizione dei campionari cli calibri esistenti sulle navi da battaglia dell'epoca, la nave da battaglia ideale avrebbe dovuto essere armata con il massimo numero cli cannoni uguali di grosso calibro permessi dal tonnellaggio per il combattimento con le navi similari, e con un certo numero di cannoni di piccolo calibro per la difesa contro le siluranti. Per poter raggiungere una velocità relativamente elevata senza gravi sacrifici nella difesa passiva, il tonnellaggio di questa nave doveva essere superiore a quello delle grandi navi esistenti. L'idea, confermata poco dopo dall'esperienza de lla battaglia 0i Tsushima nella guerra russo-giapponese, fu raccolta dall'ammiraglio inglese Jackie Fisher, Primo Lord del Mare, che fece progettare e costruire nel tempo record di quattordici mesi la Dreadnought, che venne varata nel dicembre 1.906. La nave, con un d islocamento di 17.900 tonnellate, era la prima spinta da turbine a vapore (fino ad allora impiegate soltanto su naviglio sottile) ed era armata da 10 cannoni da 12 pollici (305 mm.), ventisette da 3 pol lici (76 mm .) e cinque tubi lanciasiluri 69. 68 Storia della Marina 1805-/980: Tecnologie, profili, battaglie 2 voli. - Fabbri Editori 1979 · voi.Il - pp. 348,349. 69 The Encyc/opedia of S ea Warfare - Hamlyn Pu b lishing Group Ltd. Fe!Lham, Middlesex England 1975 - pp. 32, 33.


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La Dreadnought, che diede il suo nome ad un'intera generazione di navi da battaglia, rese obsolete tutte quelle esistenti a quell'epoca. Nell'ultimo quarto del secolo XIX, tutte le grandi nazioni marinare rammodernarono e potenziarono le loro flotte secondo le nuove tecnologie. La flotta inglese mantenne il primato sul mare, seguita da quella francese; anche la Marina italiana, nonostante i problemi economici, mantenne brillantemente il passo con i tempi; due grandi flotte si inserirono nel novero delle potenze marittime mondiali: la statunitense e la giapponese. Ma quella che più di ogni altra sfidò l'egemonia britannica fu la Marina imperiale germanica, il cui creatore fu l'ammiraglio Alfred von Tirpitz. La Marina doveva

Corazzata «Dreadnought».

diventare lo strumento principale per l'espansione germanica su scala mondiale e l'Inghilterra era il nemico che costituivà l'ostacolo maggiore alla grandezza della Germania. Nel 1898 venne approvata la Legge Navale (Flottengesetz) che era un'aperta sfida alla Gran Bretagna e che portò a stazionare nel Mare del Nord una potente flotta di navi da battaglia con una netta caratteristica antibritannica. L'approvazione della Legge Navale costituì senza dubbio l'avvenimento più importante della politica interna dell'impero germanico fra la caduta di Bismarck ed il principio del ventesimo secolo, e creò un'irrimediabile alterazione nell'equilibrio delle forze internazionali. In questo periodo apparve anche il Clausewitz della guerra


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navale nella pe rsona di Alfred Tayer Mahan, ufficia le della Marina degli Stati Uniti, che si r ese famos o in tu tto il mondo per le sue lucide e logiche ana lisi dei fondamenti del potere navale e per le sue teorie che correlavano la forza nava le con la più vasta s truttura della politica e str ategia nazionale ed in ternazionale 70.

E. LE ISTITUZIONI MILITARI ALL'INIZIO DEL XX SECOLO Il periodo esaminato in questo capitolo e sul quale c i siamo sofferma ti diffusamente, rappresenta quas i certamente il più determ inante agli effetti della storia del le istituzioni militari. Ma i nessun'altra fase storica, a lmeno fino alla Seconda Guerra Mondiale, racchiuse cambiamenti, riforme e progressi tecnologici così rapidame nte realizzati, così decisivi e così duratu r i ne l tempo. È opportuno perciò ricapitolarne i punti essenziali. Fino dalle guerre della rivoluzione francese, la guerra aveva assun to un più spiccato significato politico e le forze armate dello Stato avevano acquistato un'importanza sempre c rescente, mentre la preparazione mili tare si era estesa gradualmente a tutta la nazione. Fra le istituzioni m ilitari e civili si era stabilito un più di re tto collegamento ed in quasi tutti i paesi si era diffuso il principio de ll'obbligo generale e personale del servizio militare. Gli eserciti - emanazione diretta del popolo - erano diventat i sempre più massicci e valevano tanto quanto il paese d'origine, trovando ragion d'essere negli stessi interessi e negli stessi ideali dell a nazione. L'uguaglia nza civile aveva por tato anche a ll'uguaglia nza dei doveri, ma il dovere m ilitare aveva assun to un ca rattere di primaria impor tanza. Poiché era praticamente impossibile tenere permanentemente sotto le ann i masse ingen ti di uomin i, in tutti i paesi si era gener alizzato l'uso del piede di pace e del piede di gue rra, e si era ridotta ulteriormente la fe rma per disporre di eserciti numerosi con il minor aggravio economico sul bil ancio dello Stato. La sproporzione tra l'esercito di pace e quello di guerra aveva creato la mobilitazione, mentre la continua evoluzione dell'arma70 Le sue opere più significat ive son o:. - From Sai/ to Steam: Recollections of Naval Life · Harper, N.Y. I 907. - Naval Strategy, Compared and Contrasted wich the Principles of Milita ry Operacions on Land - Little, Brown - B osLOn 19 11.


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mento, dei mezzi e dei procedimenti d'impiego aveva imposto la necessità dei richiami per istruzione. Presso tutti gli Stati, e particolarmente in Germania, le operazioni di mobilitazione e radunata, che avevano assunto una grande importanza operativa, erano diventate oggetto di studi particolari, e particolare cura era stata prestata all'organizzazione ed al controllo della forza in congedo e, parallelamente, alla formazione dei quadri destinati a completare l'esercito di campagna ed a costituire nuove unità. Con l'aumentata dimensione degli eserciti si erano previste grandi riserve organiche di seconda e terza linea; le ferrovie ed i telegrafi avevano raggiunto una vasta diffusione nel settore militare; erano state adottate nuove armi (rigate, a retrocarica, a caricamento multiplo, a polveri infumi, automatiche) e nuovi mezzi d'azione; erano stati introdotti nuovi procedimenti scientifici per la preparazione ed esecuzione del tiro delle artiglierie e nuovi criteri nelle costruzioni delle fort ificazioni campali e permanenti. La fanteria era andata sempre più affermandosi come l'elemento decisivo della lotta, con la valida cooperazione delle altre armi, specialmente dell'artiglieria, che aveva assunto un sempre maggiore livello numerico, tecnico e qualitativo. L'armamento multiplo e la crescente efficacia del fuoco avevano fatto assottigliare ulteriormente le formazioni, estendere le fronti di combattimento e scaglionare sempre più in profondità forze e mezzi per assicurare la continuità della lotta e l'alimentazione dello sforzo. Divenuta complessa, la guerra esigeva in alto grado l'applicazione della divisione del lavoro e perciò una quantità sempre maggiore e qualitativamente superiore di collaboratori del comandante (stati maggiori) i quali, specializzandosi, davano il proprio contributo alla preparazione ed alla condotta delle operazioni. La mole degli eserciti, le esigenze più complesse, la necessità di far muovere, vivere e combattere immense masse, imposero infine che il funzionamento dei servizi ricevesse un'organizzazione pari all'importanza del compito da svolgere e avesse nell'intendenza generale l'unico organo di direzione e coordinamento. Nel lungo periodo di pace fra il 1871 ed il 1914, alcuni mezzi, nati da invenzioni e scoperte relativamente recenti, diedero una nuova fisionomia alla condotta della guerra: a) - La conquista dell'aria fornì ai comandi un nuovo validissimo eleme nto sia per l'esplorazione e la ricognizione, sia per il


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combattimento, sia ancora per provocare distruzioni in territorio nemico con il lancio di esplosivi. b) - La navigazione sottomarina influì in modo determinante non solo sulle operazioni navali ma anche su quelle terrestri per la grave minaccia che il sommergibile avrebbe esercitato sui trasporti di truppe e materiali di ogni specie da un teatro d'operazioni all'altro. c) - La trazione meccanica consentì di trasportare su strade ordinarie ad una velocità molto superiore a quella realizzata dalla trazione animale, materiali, personale e soprattutto mezzi di combattimento quali artigl ierie, mitragliatrici e relative munizioni; ne conseguì anche la creazione di nuovi mezzi d'azione come carri armati, autoblinde, ecc. d) - La marconigrafia e la telefonia crearono mezzi di collegamento e di trasmissione che permisero un'incomparabile applicazione diretta nella condotta delle operazioni militari . Queste nuove istituzioni formarono l'ossatura delle enormi forze coinvolte nel primo dei conflitti che, direttamente o indirettamente, interessarono l'intera umanità.



C APITOLO

IV

LE GUERRE MONDIALI

l. LA P RIMA G UERRA M ONDIALE

Come si e ra già verificato durante e dopo i grandi eventi bellici dei secoli precedenti, a nche, e maggiormente, la Prima Guerra Mondiale provocò notevoli sconvolgimenti nelle istituzioni civili e militari delle nazioni belligeranti. Primo fra tutti fu il rapido avvicinamento ed il massiccio appoggio delle isti tuzioni civili a quelle militari. Il concetto napoleonico della nazione in armi venne sostituito da quello della nazione in guerra. L'abilità delle nazioni di produrre e di rifornire le loro forze combattenti di armi, materia li e generi di sussistenza, divenne più importante del potenzia le in uni forme. Inoltre, fu evidente che il r itmo di progresso tecnologico stava super ando la capacità degli uomini di seguirlo e, più che negli altri campi d'azione, ciò fu dimostrato in quello militare. La formazione professionale degli uomini che guidarono gli eserciti in questo conflitto era avvenuta in un'era affatto differente, ed essi non furono in grado di far fronte ad una guerra totale che produsse innovazioni tattiche qua li la guerra di tr incea, l'uso dell'aviazione e l'introduzione dei car r i armati, che distrusser o il concetto tradizionale delle procedure di combattimen to. Per quan to riguarda l'apparato militare, all'inizio delle ostilità gli eserciti non differivano mol to da quelli degli ultimi anni del secolo diciannovesimo se non per il numero dei combattenti. La Germania schierò sul fron te occide ntale sette Armate e quattro corpi di cavalleria, per un totale di 34 Corpi d'Armata dei quali 13 di riserva, che comprendevano 76 divisioni di fante ria e 10 di cavalleria. La fo rza terrestre complessiva era di 3.820.000 uomini, dei quali 2.086.000 nell'esercito campale e 1.736.000 nelle truppe di riserva e di presidio. Il Com ando in Capo era nelle mani dell'imperatore che lo esercitava dal Gran Quartier Generale di S ua Maestà l'Imperatore e Re tramite il Capo dello Stato Maggiore Genera le 1. 1 M JLITARGESCHICHTLICHES FORSCHUNCAMT:

op. cit., voi.

V,

p. 2 18.


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L'EVOLOZ!ONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

L'esercito tedesco, pervaso da un senso di invincibilità, non essendo più stato sconfitto da Ligny nel 1815, aveva come sua principale caratteristica il superbo equipaggiamento che lo rendeva migliore di qualsiasi altro esercito nel mondo. Ogni uomo ed ogni unità avevano le loro dotazioni al completo ed erano pronti ad entrare in campagna immediatamente. La fanteria costituiva 406 reggimenti, dei quali 218 di linea, 113 di riserva e 75 Landwehr. Quest'arma godeva di un solido ed accurato addestramento ed era sottoposta ad una rigida d isciplina che però non rendeva gli uomini degli automi ma degli ottimi esecutori di ordini a qualsiasi livello. Educata ad un alto spirito offensivo, sapeva tuttavia combinare l'impeto dell'assalto con lo sfruttamento del fuoco; a questo proposito si deve notare che ogni reggimento, oltre ai tre battaglioni fucilieri armati dell'ottimo · Mauser mod. 98 cal. 7,9, disponeva di una compagnia mitraglieri con sei mitragliatrici Maxim (complessivamente 2500 in continuo aumento).

' ·. Fucile Mauser.

La cavalleria, su 110 reggimenti attivi, 33 di riserva, 2 Landwehr e 1 di. riserva mobile, era dotata di uno spirito molto aggressivo e sebbene orientata verso il combattimento a cavallo, non trascurava l'azione a piedi con il fuoco; anche i suoi reggimenti disponevano di uno squadrone mitraglieri con sei armi. I più grandi progressi erano stati fatti nell'artiglieria, tanto da superare, come preparazione tecnica, quella francese. Una vasta e capillare rete di mezzi cli trasmissione campali consentiva l'esecuzione del tiro indire tto inoltre, un'apposita aviazione d'artiglieria forniva la possibilità di sfruttare al massimo le bocche da fuoco, più numerose e in gran parte più moderne di quelle francesi. L'artiglieria da campo era ordinata su 102 reggimenti (costituiti da 2 gruppi di 3 batterie ognuna di 6 pezzi) dei quali 11 disponevano anche di un gruppo a cavallo, 29 reggimenti di riserva, 2 Landwehr e 40 gruppi di riserva mobile. Le anni in dotazione erano il cannone Krupp da 77 mm. e l'obice leggero da 105 mm. L'artiglieria pesante consisteva di 26 battaglioni (su 4 batterie


LE GUF.RRE MONDIALI

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di 4 pezzi) di obici da 150 mm. e 14 battaglioni (su 2 batterie di 4 pezzi) di mortai da 210 e 280 mm.; senza contare 5 batterie di mortai da 305 mm. e 3 batterie di cannoni da 420 mm. L'aviazione era, per quei tempi, molto progredi ta; già ne erano stati visti i principali compiti e costituiti reparti da caccia, da ricognizione, da bombardamento e da osservazione d'artiglieria; i due ultimi disponevano pure di dirigibili ed aerostati. La dottrina era improntata a ll'offensiva equilibrata, valutando cioè equamente manovra e fuoco, e tenendo conto della necessità di sfruttare al massimo le armi e gli altri mezzi moderni. L'attacco delle fanterie, ad esempio, doveva essere preparato dalle artiglierie, anche pesanti campali e pesanti, portate sul campo di battaglia, ed appoggiato dal fuoco di numerose mitragliatrici. La difensiva era ammessa su alcuni tratti, specialmente per ottenere la superiorità delle forze sui punti decisivi. La Francia, l'esercito della quale aveva 2. .150.000 effettivi (comprese le truppe coloniali) che formavano 85 divisioni di fanteria e 10 di cavalleria, scese in campo contro la Germania con cinque Armate ed un Corpo di cavalleria, per un totale di 21 Corpi d'Armata comprendenti 45 divisioni di fanter ia, 10 di cavalleria e 20 di riserva. L'esercito francese era inferiore, per addestramento ed equipaggiamento, a quello tedesco: le mitragliatrici erano scarse, l'artiglieria da campagna mancava di bocche da fuoco a tiro curvo, poco curata la radiotelegr afia e l'aviazione. La fanteria, armata del moderno fu cile Lebel cal. 8 mm. a r ipetizione e della mitragliatrice Saint-Etienne (2 sezioni per reggimento), comprendeva 173 reggimenti di linea, 31 battaglioni di cacciatori a piedi, 13 battaglioni chasseurs alpins, 10 gruppi ciclisti, oltre a 16 reggimenti coloniali ed un numero imprecisato di battaglioni e compagnie della Legione Straniera. Il fante era un ottimo combattente, dotato di slancio, patriottismo e combattività; non era molto incline alla disciplina formale e forse troppo individualista, ma le sue qualità erano accresciute dall'odio contro i boches e dal disprezzo verso ogni altro soldato, in quanto si sentiva erede della gloriosa tradizione dei grognards di Napoleone, il più grande capitano della storia. Le sconfitte del 1870 erano soltan to fonte di un grande desiderio di rivincita. Le divi sioni di cavalleria vennero mobilitate su tre brigate di 2 reggimenti ciascuna, più una sezione mitragliatrici ed un gruppo di artiglieria a cavallo (8 pezzi). In quest'arma dominava il concetto


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dell'azione d'urto mentre non veniva data molta importanza a quella del fuoco. L'artiglieria, famosa per le sue antiche tradizioni di tecnicismo, si era fatta superare da quella tedesca per una certa riluttanza ad impiegare il tiro a puntamento indiretto e per ]a poca importanza data all'osservazione aerea. L'unico pezzo moderno e di elevate prestazioni era il cannone da 75 mm., superiore a quello tedesco da 77 mm., ma per il resto, le bocche da fuoco francesi erano, per qualità, per numero e per calibro, in evidente inferiorità. Il pezzo da 75 mm. francese, alla sua messa in servizio, aveva segnato un'importante svolta nella storia dell'artiglieria. Fino alla fine del diciannovesimo secolo, gli affusti delle bocche da fuoco erano rigidi, cioè solidalmente collegati alla canna: tutto il pezzo rinculava ad ogni colpo e doveva poi essere riportato in batteria, cioè nella posizione in cui stava prima, dai sen1enti, che erano

Caccia francese: Spad VII.

costretti a puntarlo di nuovo sull'obiettivo. Il rinculo era causato dai gas della carica di lancio al momento della partenza del proietto: tali gas, che non potevano espandersi lateralmente nel cilindro che costituiva la bocca da fuoco, si espandevano spingendo avanti il proietto e, per reazione,l'affusto all 'indietro. Nel 1894, il colonnello francese Deport inventò l'affusto a deformazione che rimaneva fermo mentre rinculava la sola bocca da fuoco, collegata all'affusto da organi elastici e guidata nel movimento, prima all'indietro e poi in avanti, da apposite rotaie dette lisce dì scorrimento. Gli organi elastici erano il freno (generalmente idraulico) che doveva smorzare l'intensa forza viva della bocca da fuoco riducendone gradualmente la velocità a zero, ed il ricuperatore che, a rinculo esaurito, riportava la bocca da fuoco in batteria. Il pezzo da 75 mm. francese fu il primo ad essere costruito secondo questo sistema.


LE GUERRE MONDIALI

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L'impiego dell'aviazione era ancora incerto. In merito alla dottr ina, lo studio de ll a campagna del 1870 aveva portato a conclusioni contrastanti. All'i nizio della sfortunata guerra, i frances i si erano basati sulla superiorità delle proprie armi da fuoco r ispetto a que lle del nemico e quindi avevano dato u na notevole preponderanza al fuoco nei confron ti della manovra. La sconfitta fece r itenere errato il primario concetto dello sfruttamento del fuoco mentre errata ne era stata l'applicazione. In tal modo l'incompleto studio degli eventi della guerra conduceva la parte migliore dell' intellettualità militare di allora a pensare che i perfezionamenti dell'armamento e la potenza del fuoco avevano aumentata la potenza della difesa a ta le punto che nei suoi riguardi l'offensiva aveva pe rduto ogni virtù. S i fuggiva la battaglia e si cercava la decisione nella manovra 2.

Un'altra corrente, capeggiata dal gener ale Langlois, proclamava invece l'eternità del principio napoleonico: La gue rra è un atto di forza. In strategia ·occorre ricercare la battaglia e volerla con ogni energia. Questo concetto venne raccolto e portato all'esagerazione da un gruppo di ufficiali, dei quali l'esponente era il ten. col. Grandmaison, ed autodefinitosi Jeune Ecole. E ssi ritenevano che le grandi masse degli eserciti e le conseguenti estesissime fronti non perme ttevano più di aspettare, come un tempo, le notizie forni te dall'esplorazione e dall'avanguardia per decidere sul da farsi. Il pensiero dominante e ra quello di attaccare a fondo il nemico, dovunque lo si incontrasse, in ogni caso ed in ogni momento, obbligandolo così a difendersi ed imponendogli la propria volontà. Di conseguenza, il concetto base fu l'offensiva a testa bassa che dava scarsa importanza al fuoco: non occorreva preparare l'attacco della fanteria, bastava a ppoggia rlo, e quindi contemporaneità fra fuoco cd avanzata; vennero così svalutate le a rtiglierie pesanti campali e pesanti, mentre l'unica arma tenuta in considerazione fu il pezzo da 75 mm. che poteva, appunto, fornire il supporto a ll'azione delle fanterie. Ogni idea di difensiva doveva essere aboli ta. L'influenza della nuova audace dottrina fu a ltamente determinante anche sul piano d'operazioni con cui la Francia entrò in guerra.

2

Memorie del Maresciallo }offre, A. Mondadori. Milano 1932, voi. I, p. 31.


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L'EVOLUZIONE ORGAN ICA, TECNICA, DOTTRINALE

... nell'agosto 19 J 4 la situazione si presentava così: nell'alto Comando esistevano spiriti sovente paralizzati dalle abitudini contratte in una lunga pratica, e sopratutto l'educazione strategica era quasi tutta da rifare. Gli Stati Maggiori, nella loro generalità, erano bene allenati, bene orientati, privi di esagerazioni già nutrite al risorge re della tendenza offensiva. Dal punto di vista tattico, i quadri non avevano ancora compreso le necessità offensive. Se nell'offensiva scorgevano un dogma al quale non domandavano che di credere per tradizione e per temperamento, non ne avevano compreso tutte le esigenze. In particolare essi avevano una tendenza troppo generale a non tenere sufficiente conto delle condizioni della guerra moderna che non permette più di attaccare come si faceva quando il fucile e il cannone erano ad avancarica. Quanto alla truppa, essa era ardente, allena ta, pronta a tutte le audacie ed a tutti i sacrifici 3.

La Gran Bretagna, come illustrato precedentemente, aveva una situazione, per quanto riguardava le istituzioni militari, del tutto particolare. Dall'inizio dell'era moderna essa era sempre stata una potenza essenzialmente mar ittima, ed era intervenuta in campo terrestre con la sua tradizionale politica di appoggio diplomatico e finanziario agli alleati, il cui sforzo bellico essa sosteneva poi direttamente con un pizzico cli lievito tratto dal suo esercito di professione 4.

L'esercito, basato sul reclutamento volontario, era organizzato secondo le riforme Haldane e, in caso di mobilitazione, avrebbero dovuto essere costituite (ma non esistevano gli effettivi al completo) 14 divisioni di fanteria e 14 brigate di fanteria montata. Le riforme, che avevano allineato l'esercito ai modelli continentali, avevano un difetto, accentuato dagli stretti r apporti stabilitisi, in seguito alla costituzione dell'Intesa, tra gli S tati Maggi~ri inglese e francese. Tali rapporti indussero lo Stato Maggiore inglese ad un modo di pensare tipicamente «continentale», predisponendolo all'idea di combattere al fianco di un esercito alleato, ruolo questo al quale l'esercito inglese, la cui forza non consisteva certo nel numero, non era adatto. Queste nuove idee fecero passare in secondo piano il tradizionale impiego dell'esercito inglese in operazioni anfibie nelle . quali la mobilità, assicurata dal dominio del mare, poteva essere più

3

id. id., p. 39.

4

B.H.

LIDDELL HART:

La prima guerra mondiale Ri zzoli, Milano 1968, p. 65.


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adeguatamente sfruttata. Una forza numericamente esigua ma ben addestrata che colpisca come "un fulmine a ciel sereno" un punto vitale del nemico può produrre un effetto strategico assai più che proporzionale al numero degli uomini impiegati 5.

Nel 1914, la Gran Bretagna disponeva di una Expeditionary Force su 3 Corpi d'Armata, 6 divisioni di fanteria, I divisione di cavall eria e 2 brigate di fanteria montata. Ma i primi d'agosto vennero inviate in Francia soltanto 4 division i di fanteria, 1 brigata autonoma e 1 divisione di cavalleria, seguite, alla fine del mese, da a ltre due divisioni. I soldati di questo primo Corpo di spedizione avevano prestato in medi a cinque anni di servizio regolare, mentre la maggioranza dei riservis ti richiamati aveva servito nei territori dell'impero per sette anni. La stragrande maggioranza degli ufficiali proveniva da Sandhurst e da Woolwich. Poco dopo l'in izio delle ostilità, l'Inghilterra si rese conto che avrebbe dovuto compiere uno sforzo maggiore e giunse, nel maggio 1916, a l servizio obbligatorio generale benché il volontariato avesse fornito un gettito di più di quattro milioni di soldati. Al principio del 1917 l'esercito britannico comprendeva più di 90 divisioni; a questo s i aggiunsero anche un ità provenienti dai Dominions. Il problema più grave fu quello dei quadri che venne risolto, per i sottufficiali, con corsi da t re a otto settimane presso i Comandi territoriali, e pe r gli ufficiali richiamando, per quanto possibile, quelli in congedo, nominando bor ghesi con particolari a ttitudini, e conferendo il grado di sottotenente p ro tempore (temporary officers) a migliaia di stude nti universitari; alle scuol e militari vennero aggiunti i cadets battalions ai quali erano a mmessi i giovani che durante un certo periodo a l fron te avevano dimostrato doti cli coraggio, iniziativa e responsabilità. Anche i problemi derivanti dalle enormi necessità di armi e materia li vennero rapidamente risolti dall'industria britannica. L'Austria-Ungheria, dopo l'annessione della Bosnia-Erzegovina nel I 908, aveva provveduto alla r istrutturazione e potenziamento delle forze arma te. Mentre l'esercito era unificato, la Landwehr era divisa in austriaca ed ungherese. La sua debolezza risiedeva nell a diffico ltà causata dai vari gruppi etnic i e dalle lingue diverse.

5

id. id., p. 67.


300

L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DO'ITRINALE

Spesso gli ufficiali erano costretti a comunicare con i soldati attraverso un interprete. Dopo le sconfitte del diciannovesimo secolo, causate principalmente dalla mediocrità degli Stati Maggiori e dei quadri in generale, venne dedicata una particolare cura agli istituti di preparazione professionale degli ufficiali in servizio permanente; questi provenivano da due scuole nettamente distinte l'una dall'altra, sia per la durata dei corsi, sia per la diversa complessità degli studi, con un'influenza negativa sulla uniformità e compattezza del Corpo. Gli ufficiali destinati allo Stato Maggiore ed agli alti gradi della gerarchia, dopo ave r frequentato un corso di tre anni presso le Scuole Mili tari Superiori (Militii.r-Oberrealschulen), venivano inviati alle Accademie Militari per un ulteriore corso di tre anni; gli altri, destinati in genere a percorrere una carriera più limitata, benché non fosse loro preclusa la via degli alti gradi, dopo un corso di quattro anni presso le Scuole Militari Inferiori (Militiir-Unterrealschulen), venivano assegnati alle Scuole Cadetti (Kadettenschulen), dove rimanevano altri quattro an ni, Alla differenza di cultura andava spesso aggiunta una disparità di condizioni economiche, e spesso anche di condizioni sociali, poiché, mentre nelle scuole cadetti il mantenimento degli allievi era quasi completamente a carico dello Stato (tanto la retta era minima), nelle accademie invece esso era completamente a carico degli allievi. Gli ufficiali di complemento (Reserveoffiziere) erano tratti dai volontari di un anno, previa una preparazione svolta in tr e periodi: il primo, della durata di due mesi, presso i reggimenti in appositi reparti volontari di un anno; il secondo (teorico-pratico) della durata di sei mesi, in apposite scuole ufficiali di complemento; il terzo, d'istruzione pratica degli aspiranti (quattro mesi) nei reparti attivi. A tutti gli ufficiali era fatto obbligo di acquistare o di ampliare la conoscenza delle lingue in uso nei corpi dove prestavano servizio, ed a tale scopo, nell 'interno dei reggimenti, venivano anche svolti corsi speciali. Gli ufficiali di Stato Maggiore - che per le loro funzioni dovevano essere in g rado cli corrispondere senza intermediari con truppe di qualsiasi nazionalità - conoscevano almeno due delle· lingue usuali dell'impero 6.

6 MINISTERO DELLA GUERRA-COMA NDO DEL CORPO Dl S TATO MAGGIORE - U FF!ClO S TORI·

co: L'esercito italiano nella Grande Guerra Roma-Provveditorato Generale dello Stato - Libreria l 927, voi. I, pp. 211, 213.


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La forza terrestre mobilitata comprendeva 1.100.000 uom1m dell'esercito attivo, 350.000 uomini dell e forze d i rise rva e 500.000 Landsturm, e costituì 6 Armate, 16 Corpi d'Armata, 44 divisioni di fanteria, 14 brigate da montagna e 11 divisioni di cavalleria. La fanteria era addestr ata sulla fal sariga delle istruzioni germaniche, e nonostante i problemi delle nazionalità, la disciplina, appoggiata ad antiche tradizioni, era solida. Il fante era, in complesso, un buon combattente, più efficiente però nella difensiva che nell'offensiva. L'armamento era rappresentato dall'otti mo fucile Mannlicher M95 cal. 8 e dalla mitragliatrice Schwarzlose M07 con una celerità di tiro di 375 colpi al minuto. La d ivisione di fanteria era costituita da 2 brigate di 2 reggimenti su 3-4 battaglioni, l battaglione cacciatori, 2 squadroni di cavalleria, 1 brigata di artiglieria da campagna (1 reggimento cannoni e 1 gruppo obici), servizi. I battaglioni di fanteria, gli effettivi dei quali superavano i mille uomini, erano dotati di una sezione mitragl iatrici con 2 arrnì.

Fucile Mannlicher.

La divisione da montagna aveva una costituzione d iversa e precisamente: 2-5 brigate da montagna, ognuna su 4-6 battaglioni di fanteria autonomi, e 1-2 batterie di artiglieria da montagna, 1 squadrone d i cavalleria; 1-3 r eggimenti di artiglieria da montagna; servizi. La cavalleria, suddivisa in dragoni, ussari e ulani soltanto in omaggio alle tradizioni storiche, era ottima nel servizio a cavallo ma poco adatta a l combattimento a piedi. La divisione di cavalleria era composta da 2 brigate di 2 reggimenti e 6 squadroni, 2 gruppi mitragliatrici per cavalleria (8 armi), I g ruppo artiglieria a cava llo su 3 batterie (12 pezzi), servizi. L'artiglieria, che aveva alle spalle antiche tradizioni , era dotata di buon materiale, quasi tutto moderno. Quella da campagna d isponeva del cannone M05/08 cal. 80 mm. e dell'obice M99 da 100 mm. La pesante, assegnata principalmente ai Corpi d'Armata, era ordinata su 12 batterie mortai MII Skoda da 305 mm. motorizzate (24 pezzi); 12 batterie mortai M98 da 240 mm. (48 pezzi) delle quali 10 motorizzate; 32 batterie obic i M99/04 da 150 mm. (128 pezzi)


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ippotrainate; 20 batterie cannoni M80 da 120 mm. (80 pezzi) ippotrainate. L'artiglieria da montagna disponeva di moderni cannoni M08 e M09 del cal. 72,5 ed obici M08 e MlO da 100 mm. che costituivano complessivamente 62 batterie su 4 pezzi 7. La dottrina di guerra si richiamava, nei suoi punti principali, a quella tedesca. Il morale delle forze militari austro-ungariche era senza dubbio elevato, come alto e indiscutibile era lo spirito di sacrificio e di disciplina in esse radicato. Eventi nuovi stavano però maturando: l'idea panslavista, che prima era patrimonio della classe colta, per le ripercussioni delle vittorie balcaniche ancora recenti si faceva strada nella massa degli slavi, ossia in metà circa dell'intera popolazione dell'impero; la cultura, con l'obbligatorietà dell'istruzione primaria, incominciava a progredire; le aspirazioni nazionali rinverdivano o si risvegliavano. L'esercito, destinato a risentirne a non lunga scadenza l'influenza, ebbe nella guerra l'e lemento acceleratore della sua disintegrazione, che doveva condurlo alla rovina, insieme alla Monarchia 8. La Russia, con la sua inesauribile riserva di materiale umano, avrebbe potuto mobilitare un esercito con effettivi cli gran lunga superiori ai suoi avversari, ma le numerose esenzioni e la lentezza della mobilitazione crearono, all'inizio delle ostilità, gravissimi problemi operativi. Anche per quanto riguardava i materiali, la produzione dell'industria bellica era di gran lunga inferiore a quella delle altre grandi potenze. A questo si doveva aggiungere l'enorme lunghezza delle frontiere da difendere e l'inadeguatezza delle comunicazioni ferroviarie. All'atto della mobilitazione, la Russia costituì 9 Armate che comprendevano 59 divisioni di fanteria, 35 divisioni, più alcune unità non indivisionate, di cavalleria regolare e cosacchi, 12 brigate ' cacciatori e 35 divisioni di riserva, per un totale complessivo di 2.712.000 uomini più altri 573.000 di truppe di presidio. Ma al quindicesimo giorno erano pronte soltanto 27 divisioni che attaccarono su due direttrici: una verso la Prussia Orientale contro 1'8 a Armata tedesca, ed una in Galizia contro quattro Armate austriache, creando una pericolosa situazione riconosciuta anche dal granduca Nicola che dichiarò: Mi rendo perfettamente conto che il 7 MILlTARGESCHICHTLTCJlES FORSCH UNGAMT: 8 MtN lSTERO DELLA

op. cit., voi. V, p, 215.

GUERRA: op. c it., p, 247.


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giudizio della Storia mi condannerà, ma non posso agire altrimenti. Il mio primo dovere ed obbligo è di venire in aiuto alla Francia. Il signor Paléologue, ambasciatore di Francia a Pietroburgo scrisse: Il generale Gilinskij considera che un 'offe nsiva in Prussia Orientale è destinata all'insuccesso perché le truppe sono ancora troppo disperse 9. La fa nteria, suddivisa in Guardia, Cacciatori, Granatieri e Linea, fo rmava 347 reggimenti su quattro battaglion i, una compagnia mitraglieri con 8 armi, una compagnia esplorante (un plotone esplorator i a piedi ed uno a cavallo) e un nucleo trasmissioni. L'armamento era costituito dal fuci le Mosin Nagant M91 cal. 7,6 ,. con baionetta trian·;.. golare che, con al,. · ~ cune modifiche, ri~ mase in se rvizio fi. no alla Seconda Gue rra Mondiale, e dalla mi tragliatrice Maxim su treppiede Sokolov MJ911 . L'addestramento c urava particolarmente il tiro, l'individuazione e la designazione degli obiettivi ed il collegame nto con .. .. . l' art iglieria; un a particola re attenMi1ragliall'ice Maxim. zione veniva data a lla manovra dei piccoli reparti (squadre e plotoni) che permise di compensare, in una certa misura, la superiorità numerica dell'artiglieria tedesca. Pur essendo famoso per il suo coraggio e resistenza, il fan te russo non aveva l'intelligenza e lo spirito d' iniziativa necessari per una g uerra modern a. La cavalleria, con le sue specialità di dragoni, ussari e ulani, contava 83 reggimen ti ai quali si aggiungevano 54 reggimenti di 9 A Nl)OLE:s;Ko: op. ci t., p.

327.


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cosacchi. Era armata con il fucile corto Mosin Nagant, sciabola e lancia, quest'ultima in dotazione alle prime righe di ogni squadrone. Ogni reggimento era su sei squadroni più un reparto mitraglieri con 8 armi. Ogni divisione disponeva di un gruppo d'artiglieria a cavallo con due batterie di 6 pezzi. Aveva un livello di addestramento molto elevato nel tiro ma specialmente nel maneggio della sciabola e della lancia. La sua dottrJpa era offensiva ed il mezzo d'azione la carica a cavallo che non v;niva fermata nè dai cannoni nè dalle mitragliatrici nè dai reticolati. L'artiglieria era dotata di discreto materiale ma inferiore a quello tedesco ed austriaco; il grado d'istruzione del suo personale era superiore a quello delle altre armi. Le batterie da campagna e da montagna (su 8 pezzi) ed a cavallo (su 6 pezzi), erano quasi interamente equipaggiate con l'ottimo cannone da 76,2 Putilov Ml 902, mentre le pesanti lo erano con cannoni da 107, obici da 122 Krupp e da 152 Schneider. Nel 1914, l'artiglieria russa comprendeva 814 batterie da 76,2, 85 da 122,19 da 107 e 41 da 152 ma, e il fatto è essenziale per la comprensione delle operazioni sul fronte russo, era insuffici ente: la divisione cli fanteria russa disponeva di 6 batterie da 76,2, quella tedesca di 9 batterie da 77 e 3 da 105, l'austriaca di 5 batterie da 80 e 2 da 100. Il Corpo d'Armata russo di 2 batterie da 122, il tedesco di 4 batterie eia 150 e l'austriaco di 2 da 150. Questa percentuale di uno contro due, con una forte proporzione cli artiglieria pesante presso i tedeschi, rimase immutata fino alla fine della guerra. Come regola quasi generale, l'artiglieria russa avrebbe scarseggiato sempre di munizioni contro un nemico r iccamente fornito 10. La dottrina di guerra aveva come modello quella francese, benchè le caratteristiche del soldato russo fossero molto, diverse da quelle del soldato francese. Le istituzioni militari delle potenze minori, Belgio, Serbia, Bulgaria e Turchia, seguivano i modelli delle grandi potenze. L' / talia, allo scoppio della guerra, si trovava in condizioni di particolare difficoltà. Le istituzioni militari, per molti anni considerate improduttive, avevano dovuto subire notevoli tagli sui bilanci e per cli più la campagna di Libia aveva esaurito gran parte del già scarso quantitativo di materiali e munizioni a disposizione del-

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id. id., p, 322.


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l'esercito. Grazie ai mesi di neutra lità concessi dagli avvenimenti politici, si fu in grado di dar inizio a lla ricostruzione delle forze armate, ma, ne l maggio 191 5, all'e ntrata in guerra, nonostante la febbrile attività ed i rilevanti sforzi compiuti, esse erano ancora lontane dall'essere pronte a sostenere una guerra moderna. Per citare qualche cifra signi fica tiva, l'Italia di sponeva, complessivamente, di 618 mitragliatrici contro le 1534 dell'Austria-Ungheria e le 1900 della Germania; il parco artiglieria comprendeva 1989 pezzi legge ri e pesanti campali contro i 3682 austro-ungarici ed i 5039 tedeschi; i pezzi pesanti e rano 132 in gran parte antiquati e con modeste dotazioni di munizioni. Anche per quanto rigu arda il personale, l'addestramento della truppa e dei quadri di complemento ri sultava insufficiente per le esigenze belliche ed infe riore a quello dell'avversario. Nel complesso, la nostra Lruppa, unita ai propri ufficiali da vincoli di sincero affetto, a nimata da profondo sentimento disciplinare, dava affidamento di quell'eccellente rendimento che gli avvenimenti bellici ampiamente confermarono. La sua istrui.ione professionale, se non perfetta, e se non totalmente rispondente a quel perfezionato grado che sarebbe stato deside rabile, era tuttavia la massima che le era stala consentita dalle non facili condizioni nelle quali l'esercito a veva dovuto continua re a svolgere il suo addestramento attraverso le difficoltà prodotte dalla g uerra della Libia. Quella campagna a veva conferm ato le belle qua lità militari dei nostri soldati, conservatisi moralmente sani attraverso le passioni politiche che travagliavano il Paese, ma aveva a nche posto in luce alcune deficienze dell'istruzione militare e del l'omogeneità dei r eparti. Essenzialmente, aveva confermato come ottimo in genere l'addestramento dei q uadri ufficia li, e come relativamente scarse tanto la preparazione tecnica della fanteria all'esecui.ione del tiro, quanto la manovrabilità delle uni tà minori nelle mani dei loro comandanti, abituati in pace a reparti con organici ridottissimi. Ma all'applicazione delle conseguenti provvidenze si erano sempre opposte sva riate difficoltà che, sebbene di natura diversa, provenivano quasi esclusiva mente da un'unica fonte: la scarsità di mezzi finanziari a disposizione dell'Amm inistrazione della guerra. Per essa, invero, non s i era potuto a ddivenire ad una maggiore frequenza di richiami in servizio degli ufficiali in congedo, unico qiezzo di tenere i quadri al corrente dei progressi della tecnica mili tare. Per essa non era del pari risultato possibile nè aumentare adeguatamente la forza bilanciata (e perciò nemmeno quella delle unità


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elementari), nè intensificare i richiami per istruzione, u111c1 veri correttivi alla brevi tà della ferma ed alla esigua forza di pace. Essi, già adottati su vasta scala dalla maggior parte degli altri eserciti europei, sarebbero stati tanto più necessari nel nostro che per mobilitarsi richiedeva allora ben 13 classi di leva 11.

L'esercito italiano entrò in campagna, il 24 maggio 1915, con una forza complessiva di 23.039 ufficiali e 852.217 uomini di truppa; a mobilitazione compiuta (primi giorni cli luglio) essa ascendeva a 31.037 ufficiali e 1.058.042 uomini di truppa. Comandante Supremo era il re Vittorio Emanuele III con Capo di S.M. il ten. generale Luigi Caclorna. L'ordinamento era su 4 Armate più il Comando della Zona Carnia, il Comando del Corpo di Cavalleria ed un'aliquota di «Truppe a disposizione del Comando Supremo»: 14 Corpi d'Armata, 35 divisioni cli fanteria, 1 di bersaglieri, 4 di cavalleria e 2 gruppi alpini. Le unità mobilitate erano le seguenti: A) Armi e corpi combattenti: - Carabinieri Reali: 1 reggimento su 3 battaglioni con 9 compagnie ed 1 gruppo di 2 squadroni. - Fanteria: 76 brigate con 146 reggimenti, 438 battaglioni e 1707 compagnie. - Bersaglieri: 12 reggimenti con 46 battaglioni a piedi più 12 di ciclisti, 176 compagnie a piedi più 36 di ciclisti. Alpini: 8 reggimenti con 52 battaglioni e 179 compagnie. - Cavalleria: 30 reggimenti con 171 squadroni. - Artiglieria da campagna: 49 1-eggimenti con 134 gruppi e 363 batterie. Artiglieria a cavallo: 4 gruppi con 8 batterie. - Artiglieria someggiata: 18 batterie. - Artiglieria da montagna: 3 reggimenti con 14 gruppi e 50 batterie. - Artiglieria pesante campale: 2 reggimenti con J 2 gruppi e 28 batterie. - Artiglieria da fortezza: 10 reggimenti con 78 gruppi e 277 compagnie. Artiglieria controaerei: 3 sezioni. - Genio: 6 reggimenti con 14 comandi di battaglione che compren-

li MINISTERO OcLLA GUERRA: op. CÌL, p.

79.


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devano le diverse specialità : zappator i, telefonisti, telegrafisti, m inatori, pontieri e ferrovie ri. - Aeronautica: 10 sezioni aerostatiche, 3 gruppi di squadr iglie con 15 squadriglie (58 aeroplani) e 5 dirigibili. R. Gua rdia di Finanza: 18 battaglioni con 58 compagnie. B) Elementi non combattenti: - Milizia territoriale: 198 battaglion i di fanteria e 9 battaglioni del genio con 30 compagn ie. - Compagnie presi diarie: 113 delle quali 10 I di fanteria e 12 di bersaglieri 12. Le armi da fuoco portatili in dotazione all 'esercito erano: il fucile ed il moschetto Mannlicher-Carcano mod. 91 cal. 6,5, prodotti da lle due sole fabb r ic he d'armi esistenti in llalia di Te rni e di Brescia; le mitragliatrici FIAT-Revelli mod. 14 cal. 6,5 e le Vickers Ma xim cal. 7,7; delle 623 sezioni di 2 a rmi previste dall 'organico (una per battaglione per la fan teria ed i bersaglie ri e due per battaglione per gli a lpini) ne erano disponibili soltanto 309 (17 FIAT, 13 Maxim mod. 906 e 279 Maxim leggere mod. 91 1). L'artigli eria da campagna era dotata dei cannoni da Fucile Carccmu - Ma1111/iclier (particolare). 75/906 e 75/911, la pesante campale degli obici da 149 Krupp, quella a cavallo dei cannoni da 75/91 2 Krupp, quella da montagna dei cannoni da 65A, la someggiata dei 70A; il parco d'assedio comprendeva i cannoni da 149A e 149G Krupp, i mortai da 2 10 e gl i obic i da 210, gli obici da 280 e gli obici da 305. La dottrina di guerra italiana aveva molte analogie con quella tedesca: superiorità dell'offe nsiva sulla difensiva; difensiva temporanea dove e quando occorreva; mar cia al nemico su larga fronte per concentrarsi man mano nelle vicinanze de ll 'avversario; a ttacco preparato dal fuoco. Essa però non escludeva, come la tedesca, l'impiego di avanguardie generali e la ricerca delle notizie, e non aveva alcun preconcetto circa le manovre da attuare. In poche parole, l'offensiva vol u ta dalla dottrina italiana era un'offensiva

12

id. id., pp. 168-l69.


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ragionata, differente da quella "meccanica" tedesca e da quella assiomatica francese. Gli Stati Uniti d'America, prima dell'entrata in guerra, non avevano che 200.000 uomini dell'Esercito Regolare, più le varie milizie locali per un complesso di 150.000 armati. Con la dichiarazione di guerra furono obbligati, come la Gran Bretagna, a cambiare radicalmente buona parte delle loro istituzioni militari. Il 18 maggio 1917 fu emanata la legge per il sen1izio militare obbligatorio che prevedeva anche i.I nuovo ordinamento delle forze terrestri in: Esercito Regolare 18.000 ufficiali e 470.000 uomini (8 divisioni), Guardia Nazionale 18.400 ufficiali e 460.000 uomini (17 divisioni), di Armata Nazionale (di nuova costituzione) 17 divisioni. Totale 42 divisioni. Poiché nell'aprile 1917 l'esercito non aveva che 7000 ufficiali dei quali 4500 con appena un anno di servizio, si provvide a chiamare subito 40.000 allievi ufficiali, divisi in gruppi di 2500 in tanti campi d'istruzione, istituiti con gli ufficiali esistenti e con istruttori francesi ed inglesi. Alla fine dell'anno i nuovi ufficiali vennero inviati a lle truppe, salvo a completare l'istruzione in Francia. L'esercito americano non aveva unità permanenti superiori al reggimento: fu prevista la formazione dell'Armata, creati il Corpo d'Armata su sei divisioni e la divisione a fortissimi effettivi (una divisione americana aveva la forza numerica di circa due divisioni francesi o inglesi o tre tedesche). La Divisione dì fanteria era ordinata su 2 brigate di 2 reggimenti su 3 battaglioni e 1 compagnia mitraglieri; 1 brigata artiglieria su 3 reggimenti, 2 da 75 (48 pezzi) e 1 da 155 (24 pezzi); 1 brigata genio; 1 brigata artiglieria da trincea; 1 battaglione mitraglieri autonomo; 1 battaglione collegamenti; servizi. Totale 979 ufficiali, 27 .080 uomini di truppa e 72 pezzi. L'armamento della fanteria era dato dal fucile Springfield americano e dall'inglese Enfield, dalle mitragliatrici Browning, Hotchkiss e Vickers. Il materiale d'artiglieria era rappresentato dai cannoni francesi da 75 e 155 e dall'obice inglese da 8 pollici; l'artiglieria da trincea aveva in dotazione cannoncini da 37 mm., mortai da 58 mm. e bombarde da 240 mm.; tutto materiale francese. La massa dell'esercito americano mobilitato aveva uno scarso addestramento: l'unica esperienza di guerra era stata la spedizione punitiva di un corpo di 15.000 uomini contro Panche Villa alla


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frontiera messicana, dall'aprile 19 14 fino alla metà de l marzo 191 6. A questa data era subentr ato un periodo di r elativa calma durante il quale l'esercito aveva svolto un'istruzione intensiva con corsi speciali per fucilieri e manovre tattiche con l'impiego delle varie unità dal plotone alla brigata. Se i nostri comandi in Europa non furono totalmente digiuni di ma novre ta ttiche di reggimento, lo si deve a ppunto alle manovre eseguite durante la permanenza delle varie unità al confine messicano. In tutto s i può calcolare che, oltre ai contingenti dell'Esercito r egolare, c irca 156.000 uomini della Guardia Nazionale avevano acquistato q ualche pratica di guer ra durante il servizio prestato alla frontiera. Gli uffic iali ed i graduati ai m iei ordini avevano seguito altresì con particolare attenzione lo svolgersi del le ope razion i d i guerra in Europa 13.

L'artiglieria era istruita da persona le francese ma era lontana da raggiungere il livello ed il rendimento di que lla dei maestri. Il trasporto del Corpo di Spedizione in Francia fu r eso lento da lle difficoltà del tonnellaggio; a lla fine del 1917, in Europa vi erano soltanto 190.000 uomini e due sol e divi sioni in linea. Potenziati i trasporti ed organizzate le nuove unità, all'epoca dell a battaglia di Fra ncia, parteciparono alle operazioni 19 divisioni (più 6 incomplete) per un totale di c irca 900.000 uomini e 1392 pezzi d'artiglie ria. Gli eventi del primo grande conflitto mondiale, narra ti, studiati e discussi da esperti di tutto il mondo, non riguardano questo studio se non per gli effe tti che ebbero sulle istituzioni militari; ci occuperemo perciò soltanto di alcune vicende belliche ver ificates i nel principale teatro d'operazioni, il fronte occidentale, che tali effetti provocarono. I piani di guerra dei due avversari e rano basati sulle ri spettive dottrine e differivano enormemente l'uno dall'altro. Da parte alleata non es is teva nessun piano comune, e c iò sia perché la politica, non ave ndo saputo prevedere, si era lasciata sorprendere dagli avvenimenti, sia perché la strategia aveva u rtato fin dal tempo di pace nella sfiducia negli sta ti maggiori dei vari eserciti alleati e nei particolarismi nazionali. L'unico piano esiste nt3 JoHi- J. 193 1, p. 9.

PERSI IING:

Le mie esperienze della Grande Guerra, Mondadori, M ilano


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te, quello francese, era la negazione dell'esperienza storica e dello stesso buon senso: i sostenitori della Jeune Ecòle e della Offensive à outrance trovarono il loro strumento nel generale Joffre, nominato Capo di S.M. nel 1912, formulatore dello sconsiderato Piano XVII secondo il quale la quasi totalità delle forze attive francesi venne schierata lungo la frontiera con il compito di sferrare un'immediata e generale offensiva su tutto il fronte . Oltre all'eccessiva temerarietà del piano, le sue linee avevano il capitale difetto di ignorare totalm~nte il nemico, sia sotto il rapporto delle sue possibilità militari, sia sotto quello delle sue reali intenzioni. L'audacia delle disposizioni prese dal Joffre sta a dimostrare che egli non aveva saputo accogliere a tempo opportuno alcuna seria informazione sul piano tedesco di radunata. Inoltre, numerosi episodi, senza tener conto dei preparativi materiali (ad esempio le ferrovie), dovevano fare almeno ipotizzare l'intenzione tedesca di attaccare in forze a nord violando il territorio belga, mentre nessun rinforzo venne previsto all'Armata francese di sinistra. A merito di Joffre va ascritto che quando il suo piano fallì, non si fece prendere dal panico e ne adottò uno nuovo concepito affrettatamente e basato su quegli stessi principi di massa e manovra che stavano minacciando di distruggere la Francia. Con un eccellente lavoro di stato maggiore, facendo il massimo uso delle ferrovie e sfruttando l'elasticità e la resistenza del soldato francese, riuscì a mantenere l'assoluto controllo delle sue armate; in pieno coordinamento con l'alJeato britannico, al momento giusto emanò i suoi ordini per la controffensiva che riuscì a bloccare la strepitosa avanzata tedesca. Di tutt'altro genere e di eccezionale concezione fu il piano tedesco: [...) non solo fu la molla che nel 1914 mise in movimento le lancette dell'orologio della guerra, ma si potrebbe dire addirittur-a che fu esso a determinare l'andamento del conflitto... Anche se il piano tedesco fallì, persino con il suo fallimento fu esso a determinare il successivo andamento generale delle oper azioni 14.

Il piano tedesco era stato concepito ed elaborato dal generale Alfred von Schlieffen, Capo di S.M. Generale dal 1891 al 1906, ed era esattamente l'opposto dell'ultimo piano approntato dallo Stato Maggiore cli von Moltke dopo l'alleanza con l'Austria-Ungheria e 14

B.H.

LIDDELL HART:

op. cit., p. 71.


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che prevedeva, in caso di guerra su due fronti, un massiccio attacco ad est ed un 'azione ritardatrice ad ovest. La nomina di von Schlieffen a Capo dello Stato Maggiore Generale significò una grande e decisiva svolta nella politica mil itare germanica. Alla luce del crescente pericolo di un accordo russo-francese, Schlieffen cominciò ad avere dubbi c irca la visione del concetto strategico co n-ente di una difensiva-offensiva su due fronti con priorità ad est. Quando l'accordo divenne un fatto concreto nel 1893, egli concluse che era giunto il momento per una fondamentale modifica della strategia: pur essendo d'accordo con Moltke che la Russia era un avversario meno formidabile della Francia, dubitava che si potesse conseguire una rapida e decisiva vittoria contro la Russia in tempo per sviare il pericolo di una grossa invasione fran cese della Germania. I russi potevano sostituire lo spazio a l tempo, attirando le arma te tedesche sempre più profondamente nei loro vasti territori fino a che la Francia fosse stata pronta per sopraffare la ridotta Armata che Moltke aveva ritenuta adeguata per mantenere la linea dei Vosgi e del Reno. In aggiunta a questo problema vi era un c rescente riavvic inamento fra la Francia e l'Inghilterra, in larga parte come reazione britannica alla vistosa ed espansionistica politica coloniale e navale dell 'imperatore Guglie lmo II. Il conce tto base del nuovo piano di guerra che aveva preso forma nella mente di Schlieffen era semplice. Le forze tedesche, relat ivamen te piccole all'est, potevano tener lontana la minaccia russa alla Prussia ed alla Slesia, non solo a causa ciel lento e ponderoso piano di mobilitazione russo, ma anche a causa della netta superiorità combattiva tedesca sui russi. Contando su una pur minima superiorità dei tedeschi sui francesi, Schlieffen decise che avrebbe lanciato il grosso dell'ese rcito tedesco - nove decimi della sua forza mobili tata - contro la Francia, per cercare di ottenere un risultato decisivo prima che questa fosse stata completamente pronta per la battaglia. Sfruttando la massima veloc ità e facendo il miglior uso della manovra, avrebbe cercato di distruggere le armate francesi e conquistare Parigi così rapidamente che l'Inghilterra non sarebbe stata in grado di intervenire nella guerra o, se gli inglesi fossero stati già impegnati, prima che il loro inte rvento sul continente potesse avere un peso preoccupante. Appassionato cultore della storia militare, scoprì, come aveva fat to Napoleone, che nei conflitti antichi e recenti, le manovre, sia


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strategiche che tattiche, su uno o ambedue i fianchi del nemico, avevano quasi invariabilmente fornito la chiave per significative vittorie. Inoltre, le lezioni della guerra civile americana e della guerra franco-prussiana, riconfermate dalla guerra russo-giapponese, avevano dimostrato che il successo tattico nella guerra moderna contro un'elevata potenzialità di fuoco era possibile soltanto operando contro i fianchi avversari, mentre un attacco frontale era da considerarsi un suicidio. Tenendo presente quanto sopra, sviluppò un piano per aggirare a nord il nemico con il grosso del suo esercito: in un gigantesco arco, egli avrebbe spinto l'esercito francese contro i Vosgi e la frontiera svizzera dove sarebbe stato costretto a combattere una battaglia nelle stesse circostanze di quelle in cui si erano trovati Napoleone III e Mac Mahon con le loro armate accerchiate. L'unico problema di questo piano era che, per evitare le fortezze francesi, si doveva procedere all'attraversamento del Belgio, Lussemburgo e Olanda, paesi la neutralità dei quali la Germania era impegnata a rispettare. A chi gli diceva che l'invasione di questi paesi era uno sporco affare, Schlieffen rispose che la guerra è sempre uno sporco affare. Negli anni che seguirono il piano venne continuamente perfezionato: nel dicembre 1905, poco prima del suo ritiro, causato da una grave caduta da cavallo, Schlieffen preparò un dettagliato memorandum per il suo successore. Esso d ivenne la base per il piano operativo con il quale i tedeschi entrarono nella Prima Guerra Mondiale e che venne chiamato il Piano Schlieffen. Le linee fondamentali erano: il grosso dell'esercito tedesco doveva essere schierato sull'ala destra con il compito di avanzare attraverso il Belgio ed il Lussemburgo lungo la sinistra della Mosa, mentre l'ala sinistra ed il centro avrebbero impegnato frontalmente la maggior parte dell'esercito nemico ordinato fra il Lussemburgo e la Svizzera. L'ala aggirante a nord doveva comprendere il 76 per cento dell'esercito occidentale e quasi il 74 per cento dell'intera forza mobilitata dell'esercito tedesco. Sulla frontiera orientale doveva essere schierata una forza di copertura (equivalente a tre o quattro divisioni) che avrebbero dovuto condurre una difesa attiva ritirandosi, se necessario, dietro la Vistola. Schlieffen si aspettava che il compito di questa piccola forza sarebbe stato facilitato da un'offensiva austro-ungarica nella Polonia meridionale dalla Galizia, che avrebbe impedito ai russi di ammassare forze soverchianti contro le deboli difese tedesche in Prussia orientale ed in Slesia.


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Dopo cinque - sette settimane si sarebbe dovuta ottenere una decisiva vittoria contro la Francia, ed allora la massa dell'esercito tedesco avrebbe potuto essere trasferita rapidamente mediante le efficienti ferrovie germaniche, per affrontare i russi sulla Vistola o a sud-est di questa. Schlieffen giustificò lo stanziamento di forze insignificanti all'est scrivendo: Federico il Grande fu ultimamente dell'opinione che era meglio sacrificare una provincia piuttosto di dividere l'esercito con il quale si ricercava e si doveva ottenere la vittoria. L'intera Germania deve gettarsi su un nemico, il più forte, il più potente, il più pericoloso nemico: e questo può essere soltanto gli anglo-francesi 15.

Helmuth Wilhelm von Moltke (nipote del precedente), successore di Schlieffen nel 1906, ne adottò il piano ma con notevoli modifiche che ne viziarono l'essenza. Tolse alcune unità all'ala destra per rinforzare l'ala sinistra ed il fronte orientale. Il risultato di tali modifiche fu che quando si giunse alla guerra, l'ala destra iniziò il suo grande movimento aggirante con sole cinquantacinque divisioni invece delle settantuno previste da Schlieffe~ e senza le sedici divisioni di rincalzo. Questo significò che l'ala destra fu soltanto il 65 per cento della forza occidentale. Invece di essere il 74 per cento dell'intera forza mobilitata dell'esercito tedesco, come Schlieffen aveva raccomandato, fu sol tanto il 54 per cento. La riduzione delle unità, unitamente a diversi errori nella conduzione delle operazioni durante l'avanzata, portò al fallimento dell'offensiva del 1914. Molti storici moderni, fra i quali il famoso esperto militare sif Basi! H. Liddell Hart, hanno severamente criticato Moltke, affermando che il piano era militarmente impossibile da realizzare e politicamente autodistruttivo. Ovviamente, la principale critica di questi storici è diretta contro il formulatore del concetto - lo Schlieffen - e solo incidentalmente contro il suo successore. Fra le critiche militari, le più serie sono quelle rivolte alla sua avventatezza nel rischiare il futuro della sua nazione con una strategia disperata che r ichiedeva una rapida vittoria su di un nemico numeroso e molto ben preparato. Schlieffen non poteva avere la certezza che il suo temerario rischio avrebbe avuto 15 cit. in: GERHARD

RrnER: The Schlieffen Pian New York 1958, p. 172.


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successo; infatti, dicono i critici, i suoi studi storici avrebbero dovuto suggerirgli che avrebbe avuto scarse probabilità cli successo per il fatto principale fra tutti che i requisiti logistici per il supporto delle armate del fianco destro erano al dì sopra delle possibilità tecniche dell'esercito tedesco e di qualsiasi altro esercito dell'inizio del ventesimo secolo. Pur concedendo che il piano era stato di un 'arditezza napoleonica, Liddell Hart sostiene che Schlieffen mancò di tenere debito conto di una grande differenza fra le condizioni dei tempi cli Napoleone ed i suoi: l'avvento della ferrovia. La manovra sarebbe stata possibile a quei tempi e sarebbe ritornata possibile per la generazione seguente, quando l'aviazione avrebbe paralizzato i tentativi dei difensori di spostare le loro forze, mentre lo sviluppo delle forze meccanizza te avrebbe notevolmente accelerato la velocità dei movimenti aggiranti ed esteso il loro raggio d'azione. Ma il piano di Schlieffen aveva poche probabilità di successo decisivo nel periodo in cui venne concepito. L'avanzata tedesca diminuì di forza e perse coesione quando s'inoltrò profondamente nel territorio francese. Soffrì molto per la riduzione de i rifornimenti causata dalla demolizione delle ferrovie francesi e belghe e si trovò sull'orlo del collasso quando i francesi lanciarono una controffensiva partendo dalla zona di Parigi, che fu sufficiente a bloccare l'ala destra tedesca e causò una ritirata generale. Tuttavia, forse il piano avrebbe potuto avere un risultato diverso se Schlieffen fosse vissuto così a lungo da dirigerlo di persona 16. Anche la battaglia della Marna, forse, avrebbe potuto avere un esito diverso se Moltke, preoccupato dell'offensiva russa ad est, non avesse indebolito ulteriormente le forze ad ovest ritirando due corpi d'armata ed inviandoli in rinforzo al fronte orientale dove, nel frattempo, Hindenburg ed il suo Capo di S.M. Ludendorff avevano già conseguito la brillantissima vittoria di Tannenberg. Le quattro divisioni dei due corpi d'armata stavano attraversando la Germania mentre si stavano combattendo le due grandi battaglie. La Marna fu una vittoria francese, ma al termine di essa, le battute annate tedesche rimasero comunque attestate su una linea che comprendeva la maggior parte della Francia settentrionale, in una posizione strategica più favorevole dei vittoriosi alleati. Dopo questa prima fase di movimento, ambedue gli eserciti av-

16 B.H. LIDDELL HART:

prefazione in: Cerhard Ritler: op. cit.


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versari si interrarono nelle trincee protette dai reticolati iniziando quella fase di stallo che continuò per tutta la durata della guerra nonostante le nuove armi, i gas ed i carri armati. I grandi scontri frontali che ebbero luogo negli anni successivi fino al 1918, modificarono ben poco la linea del fronte, ed ogni metro quadrato di terra, conquistato e perduto, costò un enorme sacrificio di sangue. La strategia tedesca fu impostata sulla difesa del terreno conquistato, mentre quella alleata fu dominata dal desiderio di riconquistare i territori perduti. Nel-1915, con l'entrata in guerra dell'Italia, gli imperi centrali furono stretti d'assedio su tutte le loro frontiere. Per quanto r iguardava le coste, la Royal Navy aveva costituito un blocco navale della Germania fin dall'inizio della guerra, isolandola dalle fonti di viveri e di materie prime d'oltremare. Nonostante gli straordinari ed effettivi sforzi del governo tedesco per organizzare efficientemente i rifornimenti ed usare prodotti sostitutivi, il blocco incominciò presto a far sentire la sua influenza negativa sia sull'organizzazione dell'attività bellica che sul fronte interno. Il successo tattico navale dei tedeschi sui britannici allo Jutland non modificò la situazione strategica generale. Contro il blocco, la Germania impiegò la sua nuova arma: il sommergibile. L'effetto morale della prima campagna sottomarina costrinse la Grand Fleet a rintanarsi nei porti ed a non avventurarsi più nel Mare del Nord. Con illuminante candore, la storia ufficiale della marina da guerra britannica afferma: La Grande Squadra poteva pr endere il mare solo con una scorta di quasi 100 cacciatorpediniere, nessuna unità da guerra poteva allontanarsi dalla base senza un'adeguata scorta di unità minori; i sonuuergibili tedeschi erano riusciti ad impedire i movimenti delle nostre formazioni navali in una misura che neppure il più esperto e lungimirante ufficiale di marina era riuscito a prevedere 17.

Quest'arma venne ovviamente usata anche contro il naviglio mercantile ma, 11Jentre i sommergibili potevano attaccare le navi da guerra senza preavviso, secondo le leggi internazionali, le navi mercantili dovevano essere avvertite prima di essere affondate per consentire all'equipaggio ed ai passeggeri di porsi in salvo. In questo modo veniva a mancare la sorpresa, principale vantaggio di

17

B.H.

LIDDELL HART: op.

ciL, pp. 277-278.


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questi battelli, e molto spesso, le navi mercantili potevano battere in velocità i più lenti V-boot e fuggire. Dopo l'affondamento senza preavviso, nel maggio 1915, del· transatlantico Lusitania nel quale persero la vita 1198 persone, delle guaii 128 americani, che suscitò una violenta reazione nei paesi neutrali ed un'energica protesta del governo americano, i tedeschi, nel timore dell'entrata in guerra degli Stati Uniti, il 30 agosto J 915, annunciarono che gli U-boot non avrebbero più affondato navi mercantili senza preavviso. La campagna sottomarina si dimostrò notevolmente efficace, basti pensare che, nel settembre 1916, in una zona pattugliata da 97 cacciatorpediniere e 68 unità ausiliarie, in una sola settimana, 30 navi vennero affondate da due, od al massimo tre, sommergibili. Le contromisure ingles i furono quelle di armare con cannoni le navi mercantili e di travestire deJle navi-esca, note con il nome di navi Q, munite di tubi lanciasiluri, bombe di profondità e cannoni nascosti dietro paratie mobili, e camuffate da navi mercan tili. I tedeschi reputarono le navi mercantili armate bersagli legittimi come le navi da guerra ed il 31 gennaio 1917, il governo germanico notificò agli Stati Uniti che dal giorno successivo, tutte le navi che si fossero trovate nelle acque attorno alla Gran Bretagna ed al largo delle coste degli altri alleati occidentali, sarebbero state affondate senza preavviso e senza riguardo alla nazionalità. I tedeschi mantennero la parola, ed in febbraio gli affondamenti aumentarono drammaticamente. Per un certo periodo di tempo, gli inglesi temettero di dover essere costretti alla resa per fame, ma durante l'estate un nuovo sistema di convogli funzionò efficacemente con grossi gruppi di navi mercantili scortate attraverso l'Atlantico da navi da guerra che disponevano di un nuovo mezzo di individuazione:' l'idrofono, strumento acustico in grado di captare i rumori che il sommergibile produceva o meglio, le vibrazioni sonore ed ultrasonore che lo scafo immerso trasmetteva all'acqua. Nel frattempo, nell'aprile ' 1917, gli Stati Uniti erano scesi in campo a fianco dell'Intesa. Nel 1916, i tedeschi avevano tentato un'offensiva aerea sull'Inghilterra, e particolarmente su Londra, mediante gli Zeppelin, dirigibili rigidi, che dopo alcuni successi iniziali, fallì a causa di una nuova arma preparata dagli inglesi: le pallottole esplosive ed incendiarie. La pallottola esplosiva era in grado di praticare degli


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squarci nei palloni pieni di idrogeno degli Zeppelin, e quella incendiaria poteva dar fuoco al gas uscito dagli squarci. Sui fronti terrestri, la fase di stallo non consentiva più grandi operazioni basate sulla manovra, ma continuava a dchiedere un impressionate consumo di materiale umano e di mezzi. La guerra aveva perso tutti gli orpelli che l'avevano accompagnata dall'epoca omerica: le belle uniformi, le spalline dorate, le sciarpe, le nappe, le dragone alle sciabole, gli squilli di tromba, erano scomparsi nel fango delle trincee, e si era trasformata in una carneficina che altr o non era se non uno scontro ineguale fra il ferro ed il fuoco da una parte e la carne umana dall'altra. Il combattente non aveva più l'armatura di ferro che l'avrebbe scarsamente protetto e gli avrebbe impedito di muoversi: dell'armatura conservava soltanto l'elmetto, di dubbia utilità, come dimostravano le migliaia di elmetti bucati appesi alle croci di legno nei cimiteri di guerra. Contro il filo spinato dei reticolati, contro le pallottole di mitragliatrice, le schegge delle granate, i gas, la carne umana soccombeva facilmente. La guerra quindi era una strage, una inutile strage secondo la definizione di Benedetto XV nell'appello ai capi di stato dell'agosto 1917. La Germania, assediata da ogni parte e con una costante diminuzioAereo inglese Sopwith F.l. Carnei. ne di risorse a causa del blocco, era costretta, come suaccennato, alla difensiva. Lo Stato Maggiore. tedesco però, non aveva sufficientemente apprezzato l'effetto della potenza di fuoco e non si era reso conto del radicale mutamento imposto dal fatto che la potenzialità di un esercito per quanto composto di uomini tra i più coraggiosi, più addestrati e più decisi a vincere, poteva essere neutralizzata da una vastissima disponibilità di materiali e munizioni. La fanteria tedesca continuava a subire le più gravi perdite per la scarsità dell'artiglieria, delle mitragliatrici e delle munizioni. Gli Stati Maggiori francese e inglese, nonostante le loro errate valutazioni tattiche, avevano riconosciuto il valore fondamentalmente importante delle munizioni e del tecnicismo bellico ed avevano sviluppato una nuova dottrina d'attacco basata su una schiacciante superiorità d'artiglieria, m unizioni e, generalmente, d'aeroplani; ma in essa mancava l'elemento sorpresa. Il modello era


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sempre il medesimo. All'inizio veniva effettuata una lunga e devastante preparazione d'artiglieria, talvolta della durata di una settimana; poi la fanteria doveva andare all'assalto lasciando le proprie trincee e gettandosi attraverso la terra di nessuno sulle trincee nemiche. La preparazione d'artiglieria era destinata ad uccidere e stordire gli occupanti della linea nemica e, di solito, durante le prime ore venivano fatti buoni progressi. Era la teoria de l'artiglieria attacca, la fanteria occupa. Ma anche lo Stato Maggiore germanico aveva elaborato una nuova dottrina basata sulla difesa elastica in profonditĂ , mediante diverse linee di resistenza disposte in ordine successivo per lunghezze di chilometri. La lunga preparazione d'artiglieria dava un ampio preavviso dell'attacco imminente ed abbondanza di tempo

Carro inglese Mark I 1\t!ale.

per far affluire riserve verso la zona minacciata. Quando gli attaccanti incontravano le seconde linee cli difesa, nel frattempo rinforzate, la loro artiglieria ed i rifornimenti erano rimasti indietro ed era molto duro portare avanti pesanti cannoni e l'equipaggiamento su cli un terreno cosparso di crateri di granate. Vi erano anche sempre dei punti scoglio di resistenza che il bombardamento preliminare non aveva eliminato e che potevano ritardare l'avanzata per diverse ore. I comandanti continuavano a spingersi avanti con la speranza che un ulteriore tentativo ottenesse lo sfondamento. Il risultato era la conquista di qualche chilometro e migliaia di vite perdute. Ad esempio, nella battaglia della Somme (1916) la preparazione d'artiglieria durò sette giorni, dal 24 giugno al 1° luglio; sul fronte d'attacco dei francesi, lungo 15 km.,


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erano schierati 444 pezzi da campagna e 665 pesan ti, con un totale cli 1109 pezzi e densità di un pezzo ogni 14 metri di fronte, più 300 bombarde; consumo di munizioni: una tonnellata per metro quadrato. La modesta avanzata degli alleati costò la vita a mezzo milione di uomin i mentre i tedeschi ebbero 268.000 perdite. Le due pa rti opposte scelsero diffe renti vie per tentare di risolvere il problema delle trincee. Gli alleati, sotto la guida britannica, ispirata particolarmente da Winston Churchill, Primo Lord dell'Ammiragliato, s i orientarono su una so luzione meccanica. Essi svilupparono il carro armato, costrui to da varie industrie collega te, alle quali furono suddivisi i lavori affinchè tut to rimanesse il più segreto possibi le. Gli opera i incaricati di costrui re lo scafo c hiamarono lo strano cassone romboidale tank (serbatoio) denominazione che poi divenne abitual e pe r i carri inglesi. Il tank "Marl< I" fu costrui to in due version i: il maschio e la femmina (male e female) che differ ivano nell'armamento. TI Mark T masch io, del peso di 28 ton nella te, era lungo circa 10 metri, largo 4 e alto 2,5; come a rmamento aveva due cannoni da 57 111111. Il tipo fe mmina pesava una tonnellata di meno e come armamento a veva soltanto cinque mitragliatrici ca!. 7,62. Ambedue avevano un equipaggio cli otto uom ini, una velocità m ass ima cli 6 km/h cd un'autonomia di 45 km. 18. La prima apparizione di ques ta nuova arma avvenne durante la battaglia della Somme, ma i carri, in numero troppo esiguo e troppo diradati, non raggiunsero i loro obiettivi. Il loro pr imo impiego a massa si ebbe il 20 novembre a Cambrai; dopo aver schierato i mezzi nel massimo segreto, 1000 pezzi d 'artiglieria aprirono il fuoco e 47 6 tank.s a ndarono all'assalto riuscendo a rompere il fronte tedesco ed a penetra re per 10 km. nelle linee germaniche. Ma non fu rono in grado cli sfruttare il successo cd i Ledeschi, non solo tamponarono la falla, ma ripresero prati camente tutto il terreno perduto. L'Alto Comando tedesco non ebbe mai fiducia nell 'arma corazzata e, nella pri mavera de l 191 8, quando fu fatta una dimost razione sperime ntale d i carri a rmati affinchè l'O.H.L. (Oherst.e Hee resleitung: Comando Supremo) se ne facesse un'idea e decidesse circa l'opportunità o meno della loro costruzione, essi furono considerati più adatti per trasportare munizioni che sotto l'as petto cli potenziali barrie re mobili corazzate o di nidi di mitragliatric i, che era 18

B.

BENVENUTI:

I cora zzati Mondadori, Milano 1976, pp. 30-31.


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quello sotto il quale, per l'appunto, erano stati considerati per due anni dagli inglesi e dai francesi. Molto è stato scritto sulla validità dell'impiego di questa nuova arma nel primo conflitto mondiale ma, sebbene i francesi e gli inglesi facessero un uso inadeguato e poco abile dei loro mezzi corazzati, il gran numero di queste macchine, impiegate nelle ultime battaglie del I 918, fu uno degli elementi determinanti che contribuirono a spezzare la spina dorsale della fanteria tedesca. Lo Stato Maggiore Generale tedesco, dapprima sotto Falkenhain e poi soti:o Hindenburg e Luclenclorff, trovò una risposta tattica anzichè tecnica. Prima di tutto venne snellito l'organico della divisione di fanteria che da quaternaria (su quattro reggimenti in due brigate) divenne ternaria (su tre reggimenti) più manovrabile e flessibile. Poi, nell'ambito della divisione, venne elaborata una

Carro inglese: Mark I Female.

nuova dottrina di combattimento basata sull'impiego di piccole unità all'interno di ogni compagnia. Il sistema teneva conto dei principi classici della guerra quali sorpresa, massa, economia delle forze, manovra e sicurezza. Considerando che la caratteristica critica della guerra moderna era la micidialità delle armi automatiche e delle granate ad alto esplosivo dei cannoni a tiro ràpido, ed il tremendo vantaggio che queste armi - combinate con le trincee ed i reticolati - davano ai difensori, bisognava eliminare questo vantaggio difensivo. La sor presa era la chiave della nuova tattica tedesca, e questa doveva essere otten uta effettuando un bombardamento preliminare furioso ma corto, della durata massima d i poche ore, ed inoltre grande cura doveva essere dedicata a mantenere segreto il concentramento delle truppe. L'unità tattica doveva essere una squadra della forza da quattordici a diciotto uomini e dotata di un proprio supporto di fuoco - una mitragliatrice leggera o fucile automatico e mortaio


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leggero. Queste squadre d'assalto dovevano avanzare su un ampio fron te, dietro un fuoco di sbarramento, cercando i punti deboli dello schieramento avversar io. Tutti i centri di resistenza dovevano essere aggirati e superati. Il principio guida era quello di mantenere il momento dell'offe nsiva, spingersi sempre avanti. Una volta penetrate le unitĂ d'assalto, dovevano essere impegnate le riserve per consolidare la breccia; altre riserve dovevano r ipulire le sacche di resistenza sorpassate. UnitĂ piĂš grandi, a livello reggimentale o divisiona le, dovevano ampliare la penetrazione attaccando internamente od alle spalle dei nuovi fianchi del nemico od in altri punti della breccia. L'ar tiglieria doveva essere piazzata a distanze irregolari dalle lince del fronte e doveva essere mossa in avanti a ridosso della fanteria, per mantenere un costante

Caccia tedesco: Fokker Dr I.

fuoco di sbarramento. L'aviazione, che ora aveva una significativa influenza sull 'andame nto della guerra, doveva provvedere ad uno stretto e continuo supporto, mitragliando e bombardando le sacche di resistenza e le r iserve avversarie in movimento. In effett i, in questa nuova dottrina non vi furono grand i innovazioni. Tutti i comandanti, fino dal 1914, avevano tentato di applicare i principi della guerra nelle moderne condizioni per ottenere la sorpresa e poi sfru ttarla. Ciò che i tedeschi fece ro fu di escogitare delle vie sistematiche e pratiche nelle quali questi principi potevano venir meglio applicati nelle nuove ci rcostanze di combattimento e di provvedere a procedure particolari per addestr are e sostenere gli uomini che dovevano metterli in a tto.


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I nuovi metodi di combattimento vennero usati, per la prima volta, dal generale Oskar von Hutier per attaccare il porto di Riga, sul fronte orientale; il risultato fu la rapida conquista dell'obbiettivo che aveva resistito ai tedeschi per due anni. Da questa operazione, la Tattica Hutier fu il nome dato alla risposta tedesca al problema dell e trincee. Questa tattica venne impiegata con successo anche sul fronte italiano e precisamente a Caporetto. Le due vittorie convinsero lo Stato Maggiore Generale tedesco di essere in possesso del sistema per sfondare la linea di trincee sul fronte occidentale e conseguire la vittoria decisiva. Il 21 marzo 1918 venne sferrata l'offensiva sul fronte della Quinta Armata britannica che venne sfasciato consentendo ai germanici d i penetrare profondamente nel territorio avversario. Nonostante le perdite molto severe, il maresciallo Haig ed i suoi generali condussero un'abile ritirata. Le truppe tedesche si erano spinte avanti così rapidamente che la loro artiglieria, i rinforzi ed i rifornimenti non riuscirono a star loro dietro a causa delle difficoltà di muovere gli autocarri e gli altri mezzi attraverso il terreno distrutto dalle granate; i soldati erano estenuati. La spinta cominciò a rallentare ed i tenaci soldati inglesi, con l'appoggio della Royal Air Force ricostituirono un'efficace linea difensiva. Nel frattempo, su urgente richiesta di Haig, venne riunito il Consiglio Supremo di Guerra Alleato, che nominò il brillante ed energico generale Ferdinand Foch, Capo di S.M. dell'Esercito francese, Comandante in Capo alleato sul fronte occidentale. Foch provvide immediatamente a rinforzare la difesa britannica: il 4 aprile la grande offensiva tedesca era fermata sebbene a costo di terribili perdi te. Ludendorff non si diede per vinto e rinnovò i colpi di maglio in altri settori del fronte, ma dopo i successi iniziali, l'azione di comando di Foch ed il valore combattivo dei soldati britannici, francesi e americani impedirono ai tedeschi di raggiungere il loro obiettivo strategico. Nonostante le gravissime perdite inflitte agli alleati, anche i tedeschi avevano sofferto pesantemente: infatti avevano perduto la maggior parte delle loro truppe d'assalto particolarmente selezionate ed addestrate, abbattendo così il morale dei sopravvissuti e rendendo più facile la vittoria agli alleati. Un altro risultato negativo per i tedeschi fu che le loro ripetute offensive, portando gli alleati sull'orlo della catastrofe, avevano spinto questi u ltimi a compiere il passo finale verso l'un ità di


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sforzo e di propos iti che - per egoistiche ragioni nazionali - erano stati così a lungo riluttanti a compiere. Il 18 luglio gli allea ti passarono alla controffensiva: ormai avevano in mano l'inizia tiva ed i tedeschi non l'avrebbero più rigua dagnata. L'8 agosto, il maresciallo Haig lanciò le truppe inglesi e americane nell'offensiva che diede inizio alla bauaglia di Francia. Ludendorff scrisse poi nelle sue memorie: L'8 a gosto segnò la giornata ne ra dell'esercito tedesco nella storia di questa guerra ... Tullo quello che temevo dopo averlo infinite volte avvertito si era ora avverato. Il nostro istrumento di guerra aveva perduto molto del suo valore. La nostra capacità combattiva era stata danneggia ta, sebbene nella grande maggioranza le divis ioni avessero combattuto eroicamente. L'8 agosto segnò la decadenza della nostra potenza d i combattimento e mi tolse la speranza, data la nostra situazione circa i complementi, di trovare un a iuto strategico che riconducesse a nostro vantaggio tale situazione ... La condotta della guerra quindi, prese il carattere di un gioco d'azzardo irresponsabile che io avevo sempre r itenuto fatale. Il destino del popolo tedesco era per un gioco di fortuna troppo superiore, perciò la guerra doveva fi nire 19 .

La giornata nera dell'esercito tedesco fu la conseguenza della nuova condotta generale che assunsero gli eserciti alleati e che fu definita nel memorandum del 24 luglio di Foch. Dopo aver descritto la s ituazione venuta a crearsi in seguito alle prime azioni offensive allea te continuò: Benché la superiorità non sia a ncora nostra, per quanto r iguarda il n umero delle divisioni, abbiamo conseguito l'eguaglianza per n umero di ballaglioni e, in senso più lato, di combattenti. Per la prima volta, data la quantità di divisioni che i tedeschi sono stati costretti a mettere in campo, siamo loro superiori per le riserve e, data la grande quantità di divisioni stanche che i tedeschi saranno costretti a togliere dalla fronte di battaglia, avremo ugua lmen te super iorità di riserve fresche. D'altra parte tutte le informazioni coincidono nel mostrare che il nemico è costretto a mantene re due eserciti: uno di trincea sacrificato, privo d'effcttivi, tenuto a lungo sulla fronte e, dietro questo

19 ERICH LUDENDORFF

II, p. 201 -204, 205.

:

l miei ricordi di guerra 2 voli., Treves, Milano 1923, vo i.


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fragile schermo, un esercito d'assalto, oggetto di tutte le cure del comando supremo, ma già assai intaccato. Inoltre, un'indiscutibile superiorità materiale per l'aviazione e le tanks è dalla parte alleata. Per l'artiglieria, la nostra superiorità ancora debole, andrà crescendo mano a mano che giungerà l'artiglieria americana. Infine, dalla parte alleata, dietro gli eserciti, l'immensa riserva di forze dall'America fa affluire in Francia 250.000 uomini al mese; dalla parte avversaria, conosciamo eccezionali provvedimenti dovuti prendere, in maggio, per porre rimedio alla crisi cl'effettivi, e la difficoltà di mantenere gli effettivi delle loro unità dimostra che un'altra crisi è imminente . .. . Dunque gli eserciti alleati sono giunti a una fase decisiva. In piena battaglia essi hanno saputo riprendere l'iniziativa delle operazioni che, data la loro forza, potranno conservare in ossequio ai principi della guerra. È venuto il momento cli abbandonare la condotta generale difensiva, impostaci finora dalla nostra inferiorità numerica e di passare all'offensiva. Quest'offensiva non cercherà risultati definitivi, ma tenderà, mediante una serie di operazioni che vanno iniziate fin da adesso, verso risultati utili quali: Lo sviluppo ulteriore delle operazioni; La vita economica della Francia; E conserverà agli alleati la direzione della battaglia. Queste operazioni si devono potere eseguire in condizioni cli rapidità che permettano di colpire più volte il nemico; questa condizione ne limita necessariamente l'ampiezza, limitata del resto anche dalla scarsezza di unità che gli eserciti alleati, dopo quattro mesi di battaglia, avranno a loro disposizione per l'offensiva 20.

Gli alleati continuarono la pressione anche a costo di gravissime perdite causate dall'accanita resistenza tedesca. In, ottobre le divisioni germaniche erano ridotte a 185 contro 205 alleate (delle quali 102 francesi le al tre degli alleati comprese due italiane): 900.000 combattenti tedeschi contro 1.400.000 alleati. Un grande contributo alla fine vittoriosa della guerra fu fornito dall'esercito italiano. Dopo la disfatta di Caporetto, il Comando Supremo, organizzata la resistenza sul Piave, condusse a termine, favorito da un grande sforzo delle industrie, il riordinamento delle forze, sia in uomini che in materiali. Nel giugno del 1918, la

°F.

2

FOCH:

Memorie Mondadori, Milano 1931, pp. 495-496.


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battaglia del Piave vide schierate 55 divisioni di fanteria (SO italiane, 3 ingles i e 2 francesi) e 3 divisioni di cavalleria, appoggiate da 7500 pezzi d'artiglieria (di cui però 539 pezzi campa li e 28 pesanti furono tenuti in riserva), 2400 bombarde e 666 aeroplani (dei qua li 100 alleati), contro 58 divisioni austro-ungariche su 13 battaglioni (le italiane ne avevano 12), con 7000 bocche da fuoco e 540 aeroplani. La vittoria sul Piave fu la prima che rialzò gli spir iti degli alleati e segnò la svolta della storia. La vittoria di Vittorio Veneto, con l'eliminazione dalla guerra dell'esercito absburgico, risultò di importanza capitale. L' 11 novembre, sette giorni dopo la resa austro-ungarica, la guerra cessò anche sul fronte occidenta le. Nonostante la sua supremazia, la più efficiente istituzione militare del mondo, lo Stato Maggiore Generale german ico, subì una grave disfatta. Secondo i termini del Trattato di Versai lles, gli alleati ritennero di averla distru tta come avvenne a Zama e Waterloo. La storia che seguì dimostrò tuttavia che que ll a sconfitta, pur severa, fu più paragonabile al Metauro ed a Lipsia.

Bombardiere i1alia110: Caproni Ca.4.

Lo Stato Maggiore Genera le e l'intero eserc ito tedesco non vennero mai meno alla loro superiorità dottrinale, professionale ed organizzativa, e questo fu dimostrato anche negli anni del dopoguerra. Ma questa superiorità venne sopraffatta dall'enorme divar io di mezzi bellici a favore degli alleati. Molti storic i hanno confrontato il potenziale militare dei belligeranti in chiave di numero di combattenti, divisioni, battaglioni, artiglierie, come era stato fatto, abbastanza logicamen te, nel passato, quando e ra sufficiente conoscere il numero degli uomini che componevano gli eserciti ed avere qualche idea sulle arm i in dotazione. Ma dalla Prima Guerra Mondiale in poi, lo sviluppo della tecnologia e dell a produzione industriale, unitamen te a lla diversa disponibilità di risorse delle nazioni in guerra, ha modificato i parametri delle forze attribuendo un'importanza sempre crescente ai mezzi di


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L'EVOLUZION E ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

combattimento. Non fu perciò sufficientemente significativo paragonare il numero delle divisioni contrapposte quando le formazioni cli queste furono sensibilmente diverse da paese a paese e di anno in anno. Nel 1918, per esempio, le divisioni francesi erano forti di 12-13000 uomini, mentre quelle tedesche, di effettivi quasi uguali, alla fine dell'anno si ridussero a 7-8000; le inglesi disponevano di 16.000 uomini, le americane cli 28000, le italiane di 16.000, le austriache di 12-16000, le turche di 3-4000. Anche il raffronto fra i battaglioni era inesatto: benché gli effettivi non differissero notevolmente, ben diversa era la loro potenza cli fuoco: il battaglione francese, ad esempio, disponeva di 44 mitragliatrici, il tedesco di 36, l'austriaco di 24 e l'italiano di 14 (fra le quali le poco potenti pistole mitragliatrici Villar Perosa). . Infine è opinabile anche il numero dei cannoni posseduti dai vari belligeranti; dire che un esercito aveva un quantitativo di artiglierie maggiore di un altro non significa che i I primo avesse una superiorità di fuoco. Fra un cannone antiquato, a tiro lento, trainato da buoi, con scarsa gittata, con proietti a piccola carica d'esplosivo, ed uno moderno a tiro celere, con proietti ad esplosivi moderni, con rapidi mezzi cli trasporto, la differenza era sostanziale ed evidente. Si doveva parlare di proietti e non cli cannoni; si era sostituito allo strumento il suo manico, Ja qualcosa, in passato, non dava notevoli inconvenienti, quando i materiali da guerra, dal più al meno si equivalevano. Ma con la Prima Guerra Mondiale, l'importanza del materiale, e quindi delle artiglierie, crebbe in maniera enorme; i progressi nella costruzione delle armi furono rapidi e decisivi e si avrebbe dovuto tener conto del peso di acciaio e di esplosivo in un'unità di tempo 21. Per concludere l'esame delle istituzioni militari durante il primo conflitto mondiale, riteniamo opportuno rispondere a due quesiti: quali istituzioni militari ne uscirono vittoriose e' come ed in che misura le istituzioni militari risposero alle esigenze generali della nazione in guerra. Per la prima risposta desideriamo usufruire delle parole di Lidclell Hart: Non fu la Francia a vincere la guerra, ma se essa non fosse riuscita a resistere mentre le forze della Gran Bretagna erano ancora in fase di

21

M.

bre 1938.

CARACCJOLO:

Le ci/re e la stwia in Rivista di Artiglieria e Genio dicem-


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allestimento e quelle dell'Ame rica un sogno, la liber azione de lla civi ltà da ll' incubo del m ilitarismo sarebbe stata impossibile. Non fu la Gran Bretagna a vince re la guerra, ma se essa non avesse getta to su lla bilancia tutto il peso del dom inio del ma re e della sua potenza fina nziaria , e se dal 19 16 in poi non fosse ro state le sue a rmate ad addossars i il maggior peso della lotta, la sconfitta sar ebbe sta ta inevitabile. Non furono gli S tati Uniti a vincere la guerra, ma se il loro a iuto economico no n fosse interve nuto ad alleggerire la pressione, se le loro truppe non fosse ro a r rivate a rovesciare il rapporto n umerico delle fo rze in campo, e sopratu tto se Francia e Gra n Bretagna non avessero beneficamente risentito del tonificante effe tto morale dell'intervento a mericano, la vittoria sarebbe stata impossibile. E non dimentichiamo qua nte vo lte, ne l corso del conflitto, la Russia s i sacrificò per salvare i suo i allea ti, prepa rando il terreno per la loro vittoria e , nello stesso tempo per la propria rovina. Infine, qua lunque possa essere il verde tto de lla storia sulla sua politica, un omaggio senza r iserve va reso alle incomparabili doti di resistenza e di a bilità grazie alle quali la German ia seppe e fficacemente tener tes ta, per più di qua ttro anni, a nemici numericamente superiori; un'impresa davvero epica sia sotto l'aspetto militare che sotto q uello umano 22.

In merito al secondo quesito si può affermare c he durante il conflitto, le istituzion i mili tari si trovarono invest ite di un enorme potere destina to ad inquadrare la totalità delle risorse umane e materia li delle nazioni. Un a volta decisa la guerra da parte dei civili, la responsabilità della sua condotta passò quasi immedia tamen te da lle loro man i a quelle dei mi litari. L'apparato di governo sembrò assumere il ruolo d i accettare le s time m ilitari per la necessità di polenzia lc umano e ma teriale, e di organizzare la popolazione non mobilita ta pe r soddisfarle. Il monopolio professionale de lla guida militare e della direzione strategica della gue rra non por tò tu ttavia ad un più ispirato e razionale livello di condotta bellica. La Prima Guerra Mondiale fu la prova più comple ta di un sis tem a militare formale. Da ll'inizio a lla fin e del conflitto poco fu improvvisato. Ogni azi one fu il prodotto di una massiccia e dettaglia ta pi a nificazione esclu sivamente mil itare. I risultati fu rono quasi un iform emen te tragici.

22 B.H. L ll)O ELL HART: op. c il., p .

605.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA. DOTTRINALE

In un certo senso, il professionaJismo militare aveva trionfato. Gli stati maggiori furono in grado di mobilitare più uomini, impegnarsi in tempo più lungo di quanto era avvenuto precedentemente. Nel senso politico di essere in grado di mobilitare le risorse della società per perseguire l'interesse nazionale, il professionalismo ebbe successo. Nel senso militare di produrre risultati commisurati allo spreco di risorse impiegate, il professionalismo fu un fallimento. La politica militare di tutte le grandi potenze coinvolte era stata basata sull'aspettativa di una vittoria decisiva ottenuta attraverso la completa esecuzione del piano. Quando il piano crollò, il risultato fu un punto morto fisico ed intellettuale. Se una dottrina strategica è emersa dalla Prima Guerra Mondiale, questa può essere formulata come il convincimento che la parte perdente fu quella società che non ebbe più energie e risorse per continuare la lotta.

2. FRA LE DUE GUERRE

Il Trattato di Versailles mise fine alla guerra le cui ong1m erano state in gran parte finanziarie ed economiche, e che era stata decisa dalla carestia oltre che dalla rottura e dal disfacimento dell'intero ordine sociale dei paesi sconfitti. Il blocco si era rivelato l'arma principale, seguita dal carro armato il cui effetto morale aveva superato i danni materiali prodotti. La rivoluzione che seguì la guerra fu completa; politicamente distrusse tre imperi, il russo, i.I tedesco e l'austriaco; economicamente e finanziariamente rovinò le nazioni vinte, ma mise anche i vinci tori in una crisi dalla quale si salvarono soltanto gli Stati Uniti. Nel campo prettamente militare, dal conflitto erano emersi nuovi aspetti che avrebbero dovuto spingere i responsabili verso nuovi mezzi e nuove tecniche di combattimento. Era divenuto evidente che le battaglie erano lotte fra stabilimenti industriali oltre che tra eserciti: la produzione delle armi era il fattore decisivo nella battaglia ancor più della leva degli uomini; gli scontri si sarebbero svolti con il carro armato ed il cannone più che con il fucile e la baionetta. Durante il conflitto, le nuove armi, il carro armato e l'aeroplano, avevano avuto un impiego sperimentale e ridotto, che aveva attribuito al carro la funzione di cannone


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corazzato semovente, ed all'aereo quella di cannone o mitragliatrice a lungo raggio. Se la guerra fos se durata ancora un anno, forse questi concetti avrebbero potuto essere modificati. Infatti, nel suo Piano 1919 (che ovviamente non potè essere messo in atto), l'allora colonnello J.F.C. Fuller, Capo di Stato Maggiore del Royal Tank Corps, aveva previsto un massiccio a ttacco frontale di carri pesanti per ottenere una b reccia nella linea avversaria, con unità di carri leggeri per lo sfruttamento dei successi locali; questa massa corazzata avrebbe dovuto essere seguita da forze motorizzate, appoggiate dall'avi azione, dirette contro i comandi e le linee di comunicazione del nemico; vent'anni più tardi, questo progetto sarebbe stato chiamato guerra lampo ed i tedeschi avrebbe ro dimostrato come si doveva realizzarlo impiegando un esercito corazzato, motorizzato ed appoggiato da una potente flotta aerea. Fuller fu il primo a concepire un esercito mi sto, composto di forze terrestri ed aeree, idoneo alle necessità di un progr esso della civiltà tecnologica. In molti suoi scritti sosteneva e sostenne che tale esercito, nel concetto e nelt'armamento, differiva dagli eserciti di massa napoleonici almeno come le fo rze corazzate feuda li differivano dalle orde dei barbari armati che r impiazzarono; tatticamente però, vi era una più stretta parentela tra gli ordinamenti feudali e quelli tecnologici che non tra questi e quelli napoleonici poiché nei due primi gli elementi tattici si integravano più stre ttame nte: ne i prim i la corazza (protezione) e l'arma bianca (potenza offensiva), e rano coordinate dal cavallo (forza motr ice); nei secondi, la corazza e la potenza del p roietto erano coordinate dal motore 23. La guerra di movimento aveva creato anche una nuova esigenza: i mezzi di comunicazione. Nella Prima Guerra Mondiale i generali, una volta iniziata la battaglia, erano sta ti quas i completamente isolati dalle loro truppe. L'unico cambiamento dai tempi di Napoleone era stato il telefono, ma per proteggere le linee telefoniche dal fuoco dell'artiglieria, queste dovevano essere sotterrate a parecchi metr i di profondità, con grande svantaggio per la mobilità dei reparti. Le radio da campo e rano ancora molto ingombranti, molto lente da porre in servizio e con un raggio d'azione ridotto, inoltre si poteva comunicare soltanto con il codice Morse. Ma mentre in questo settore, in effetti, negli anni che seguirono, 23

J.F.C.

FULLER:

Lectures on F.S.R. Il, London 1932, pp.vv.


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vennero fatti rapidi progressi, così non avvenne in quello dei veicoli corazzati. Questa fu la vera lezione tattica del primo conflitto mondiale ma, ad eccezione di un piccolo gruppo di tecnici lungimiranti, quali gli inglesi generale Swinton, colonnello Fuller e capitano Lidclell Hart, ed il francese generale Estienne, i vincitori (come vedremo più avanti esaminando le istituzioni dei vari paesi) rimasero legati all'esperienza della guerra così come era stata combattuta, e cioè quella del carro come appoggio della fanteria. Furono i perdenti quelli che impararono di più; e non soltanto in relazione alla dottrina d'impiego delle forze armate, ma nella visuale più ampia dei rapporti fra le istituzioni nazionali. I vincitori considerarono la guerra come un incidente che era stato liquidato cercando cli ritornare allo statu quo del 1913, mentre in Russia ed in Germania il potere militare non fu più ritenuto il protettore dell'esistenza nazionale ma il suo elemento rigeneratore; le nazioni vinte invertirono il famoso detto di Clausewitz che la guerra è una continuazione della politica di pace e lo sostituirono con l'altro la pace è una continuazione della politica di guerra. Il mezzo da combattimento che più di ogni altro destò un vivo interesse, probabilmente anche per gli sviluppi che era destinato ad avere nel campo civile, fu l'aeroplano. Le conclusioni alle quali si giunse dalle esperienze dell'impiego bellico dell'arma aerea, fornirono le basi sulle quali un esiguo numero di teorici aeronautici costruì l'intelaiatura di una dottrina di guerra aerea che, nelle sue linee generali, continuò ad essere praticata fino alla fine degli anni sessanta. Il più importante e più rivoluzionario di questi teorici fu l'italiano colonnello (poi generale) Giulio Douhet che espose i suoi concetti nella sua opera principale divenuta famosa tn tutto il mondo 24. La sua teoria si basava su due assunti fondamentali: primo, che gli aeroplani erano strumenti offensivi di incomparabile potenza contro i quali non poteva essere prevista nessuna difesa efficace; e secondo, che il bombardamento effettuato da una massa cli grossi velivoli pesantemente armati, di tutti i centri industriali e civili in territorio nemico avrebbe stroncato qualsiasi attività organizzata, annientato tutte le industrie ed annullato la capacità 24 G. DouHET: li

1921.

dominio dell'aria. Saggio sull'arte della guena aerea, s.e. Roma


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di resistenza della popolazione civile. In una guerra futura, che egli giudicava avrebbe avuto il caratte re di staticità della precedente, la parte con la più potente flotta aerea strategica avrebbe automaticamente conquistato il completo dominio dell'aria e sarebbe stata in grado di por fine alla guerra creando un tale stato di panico ne lla popolazione da costringere il nemico a chiedere la pace. Di conseguenza, consigliava di ridurre gli effettivi dell 'esercito e della marina a l minimo indispensabile per assicurare la difesa iniziale dei confini terrestri da ll'irruzione delle forze avversarie; in seguito queste due forze armate avrebbero avuto il ruolo di rastrellare ed occupare il territorio nemico. Le teorie del Douhet, pur contenendo delle pre messe innegabilmente valide, specialmente in r elazione ai bombardamenti strategici (confe rmate dagli eventi bellici che seguirono) erano giunte a conclusioni eccessivamente estreme riguardo al potere aereo assoluto ed al ruolo secondario delle forze terrestri e navali. L'ipotesi che la prossima guerra sarebbe stata nuovamente una guerra di posizione fu un erro re spiegabi le con il fa tto che il Douhet su biva ancora fortemente le impressioni del conflitto da poco terminato e non poteva prevedere, a quell'epoca, gli sviluppi del carro arma to. Allo stesso errore di valu tat-ione va a nche attribuito lo scarso conto che egli fece dell'imporlanza dell'Esercito e della Marina... l'apparecchio da bombardamento ideale del Douhet non differiva di molto, in sostanza, dai quadrimotori inglesi e americani che, in effetti svolsero, durante la seconda guerra mondiale, le missioni strategiche da lui preconizzate e che le at-ioni stesse furono decisive per la r isoluzione del conflitto. Egli aveva senza dubbio sopravvalutato le capacità degli aeroplan i da bombardamento, non tenendo gran conto del pericolo rappresentato per essi dai velivoli da caccia, perché proprio all'epoca in cui compilava i suoi scritti, le prestazioni degli uni s i erano mol to avvic inate a quelle degli altri e il caccia non era allora, un avversario cosi temibile per l'aeroplano da bombardamento come lo fu , più tardi, durante la seconda guerra mondiale 25.

A Douhet sfuggì un fatto incontrovertibile, dimostrato da secoli di storia: che è impossibile alla guerra ed alle isti tuzioni militari il non evolversi. Ogni innovazione o miglioramento negli arma menti o nei mezzi fu sempre seguito da una contro-innovazione o da un 25

G.W.

F EUCHTER:

La. gue rra aerea Sansoni, Firenze 1968, pp. 21-22-23.


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contro-miglioramento che, gradualmente o rapidamente, ne diminuirono l'efficacia; di questo se ne ebbero le prove dagli eventi della seconda guerra mondiale. Naturalmente le tesi sostenute dal Douhet provocarono vivaci discussioni e polemiche. I suoi irriducibili avversari furono i sostenitori del principio che l'arma aerea doveva soltanto sostenere tatticamente, quale arma ausiliaria, l'esercito e la marina nelle loro operazioni, senza possibilità di intervento strategico. Gli esperti militari più realistici le accettavano solo in parte: oltre cioè alla sua funzione strategica, preconizzavano per l'aviazione dei criteri d'impiego più articolati ed orientati ad una stretta cooperazione con le forze terrestri e navali. I più valenti sostenitori di questa posizione furono l'italiano generale Amedeo Mecozzi e l'ingegnere Camillo Rougeron, del Genio Navale francese. Il Mecozzi, pur riconoscendo l'enorme importanza che in un futuro conflitto avrebbe avuto il potere aereo, riteneva che il successo nella lotta non poteva essere ricercato esclusivamente nel campo aereo, ma che doveva essere ottenuto facendo ordinatamente ed armonicamente pesare sulla bilancia tutti gli elementi del potenziale militare, cioè il marittimo, il terrestre e l'aereo. Alla proposizione del Douhet resistere alla superficie per far massa nell'aria, egli opponeva un principio già noto nell'arte militare e di portata più vasta: Resistere in tutti i luoghi, in tutti i tempi e con tutte le forze armate, per far massa .i n un luogo o in un tempo, a volta a volta prescelti, con tutte le forze terrestri, navali ed aeree che si possano riunire a tal fine 26.

Proponeva quindi, oltre naturalmente ai bombardieri, un"'aviazione d'assalto'' costituita da aeroplani piccoli, manegge"'oli, veloci, con modesto carico utile, idonei alle offese contro la superficie, ma atti anche ad imporre il combattimento a tutti i velivoli non da caccia ed a sostenerlo contro i velivoli da caccia dell'avversario. Il Rougeron, pur accettando l'aereo come arma dell'avvenire nei futuri conflitti, condannava principalmente le caratteristiche dell"'incrociatore aereo" proposto dal Douhet, lento e poco maneggevole, facile preda quindi dei cacciatori. Il suo aeroplano ideale 26 R. GENTfLf: S1oria delle operazioni aeree nella seconda guerra mondiale, Scuola di guerra aerea, Firenze 1956, p. 27.


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era un caccia-bombardiere con a lta velocità orizzontale ed ascensionale, elevata quota di tangenza, limita to raggio d'azione: doveva avvicinarsi il più possibile alle caratteristiche degli apparecchi da caccia esistenti alla stessa epoca. AJl'azione di quantità per obiettivi estesi, il Rougeron contrapponeva l'azione di qualità su obiettivi particola rmente sensibili. Alla douhettiana concezione strategica, sostituiva, più o meno esplicitamente, una concezione tattica su obiettivi accuratamente scelti e innegabilmente abbastanza legati a lle operazioni in corso, terrestri e nava li 27. Precorrendo i tempi, oltre al bombardamento or izzontale sostenne anche la grande efficacia del bombardamento in picchiata a bassissime quote per p iccoli obiettivi in movimento. Da tecnico navale quale era, si occupò anche della guerra sul mare, affermando che il confronto aereo-nave sarebbe stato tutto a vantaggio del velivolo, la cui arma ideale avrebbe dovuto essere il siluro aereo per l'attacco contro flotte a lla fonda in bacini mol to ampi e per l'attacco in pieno m are contro formazioni navali molto a perte. Le sue conclusioni furono davvero catastrofiche per le navi, poichè giunse a dire che i velivoli non avrebbero lasciato alle navi molta speranza di sopravvivere: forse, do po una resistenza di qualche decina d'anni, la nave da guerra che non vola sarà morta 28. Nel campo della guerra navale, nel periodo fra le due guerre, il pensiero strategico e ta ttico venne poco curato e distorto, comunque non particola rmente seguito come lo era stato prima del 1914. In parte, ques to fu il risultato di tre principali conside razioni. Primo, nonostante alcuni allarmi, nessuna delle marine, nell'immediato pe riodo post-bellico, poteva individuare il prossimo nemico contro il quale dovevano essere fat ti i preparativi. Fu soltanto negli anni trenta che gli even ti incominciarono a prendere la forma che chiarì la natura del futu ro conflitto e rese possibile l'identificazione dei probabili nemici. Secondo, questo periodo fu dominato da economie nelle forze navali e da accor di internazionali che ebbero come risultato generali e sen sibili riduzioni de l naviglio e che produssero l'effe tto cli scoraggiare le iniziative e le nuove idee. Te rzo, vi era una pun tua le tendenza a correggere gli errori della prima guerra mondiale e questo fu particolarmente vero per i britannici; le conseguenze furono impressionanti: in numerose 27

id. id., p. 33.

28

id. id., p. 34.


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azioni durante la seconda guerra mondiale, la manovra delle artiglierie ed il loro fuoco notturno si dimostrarono estremamente formidabili; l'iniziativa e la decisione delle forze leggere, così carenti alla battaglia dello Jutland, si manifestarono ad ogni occasione; nei combattimenti vi furono frequenti esempi di flessibilità di comando e questo, in particolare, come risultato dello sviluppo del radar che, con la radio, mise in grado i comandanti di conoscere nei dettagli e tenere sotto controllo la situazione. Il concetto della guerra sul mare, d'altra parte, venne distorto da due fattori. In primo luogo, fu dedicata poca attenzione alla guerra economica, specialmente nel settore della difesa del traffico marittimo contro gli attacchi dei sommergibili. L'indifferenza verso questo problema derivò dalla convinzione che il convoglio era l'efficace risposta ai sommergibili ed anche alla fiducia riposta neJl' ASDIC (sigla derivata da Allied Submarine De tection Investigation Committee: Comitato All eato per lo studio dei rivelatori subacquei), come mezzo di rilevamento del sommergibile sommerso, e realizzato verso la fine della prima guerra mondiale. Più tardi, questa apparecchiatura, notevolmente perfezionata, venne chiamata SONAR (Sound Navigation And Ranging: Navigazione e telemetria per mezzo del suono). Secondariamente, sorse un acceso dibattito sul ruolo e l'importanza dell'aviazione navale, collegato inevitabilmente al problema del potenziale aereo in generale. Nei due decenni di pace, il pensiero degli esperti di guerra marittima si divise in quattro grandi correnti riguardo all'aviazione navale. Ad un estremo vi erano i convinti che il potere aereo aveva reso obsolete le grandi flotte da battaglia e la maggior parte delle navi di superficie; all'altro estremo vi erano i sostenitori della tesi che le artiglierie perfezionate, e particolarmente le contraeree, avrebbero ridotto notevolmente il peso dell'intervento àereo nella guerra sul mare. Fra questi due estremi si trovavano altre due fazioni. Coloro che non avevano dubbi sul fatto che un solo aereo poteva affondare una nave da battaglia - e ciò era stato dimostrato nel 1921 dal generale americano Billy Mitchell - ma erano dell'opinione che una maggior protezione della coperta e della linea di galleggiamento avrebbe ridotto di molto i danni che l'aviazione poteva provocare, mantenendo così inalterato il ruolo della nave da battaglia come principale arma sul mare. Gli aeroplani avrebbero dovuto svolgere l'importante funzione di ricognizione con un raggio d'azione di centinaia di chilometri, riducendo l'importanza degli


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incrociatori . Ed infine, l' ultima corrente non solo accettava il ruolo di ricognitore di largo raggio del velivolo, ma vedeva la probabilità che lo scontro fra navi di superficie potesse essere preceduto da una battaglia aerea la quale avrebbe influito notevolmente sulJ 'esito final e. La grande maggioranza degli esperti, comunque, era concor de sul concetto che le fu ture flotte dovevano comprendere anche navi portaerei che avrebbero consentito di conquistare la supremazia nell'aria. Mentre gli americani ed i giapponesi s'incamminarono decisamente su questa strad a, gli inglesi, non solo non progredirono, ma fecero parecchi passi indietro, e la causa prima fu che la Royal Navy dovette cedere la sua dotazione di aerei alla neo-costituita Royal Air Force, mentre le marine americana e giapponese mantennero il controll o della loro aviazione navale. Il primato detenu to dagli inglesi durante la prima guerra mondiale si dissolse rapidamente: i mille aerei che la marina aveva a disposizione nel 1918 in un anno si ridussero de l la metà. Benché gli ingl esi foss ero stati i primi, dopo la guerra, ad approntare una nave a pieno ponte per il decollo e l'appontaggio degli aeroplani (l'Argus) trasformando un incrociatore da battaglia, furono i giapponesi a costruire, nel 1922, la prima vera portaerei progettata a questo scopo (l' Hosho). Inoltre, mentre gli ingl esi non fece ro differenza fra aerei terrestri e naval i, gli americani ed i giapponesi mi sero a punto una serie di apparecchi idonei per l'impiego sul mare, d istinti in ricognitori, siluranti, cacciatori e bombardieri, aprendo un notevole divario qualitativo fra ]oro ed i bri tannici, che divenne ancora più marcato negli anni trenta con l'introduzione dei monoplani nelle marine ame ricana e giapponese. Ai britannici rimasero soltanto due vantaggi: il maggior numero di portaerei (benché il vantaggio fosse superato dalla maggior capacità di trasporto di quell e degli Stati Uniti e de l Giappone) e la più pesante cor azzatura dei ponti e degli hangars 29. Questa rapida panoramica generale del periodo fra le due guerre, che pre lude quella più particolare delle is tituzioni militari delle maggiori potenze mondia li, conduce all'osservazione che se nel campo aereo e navale, quantunque a livelli molto diversi, un'evoluzione vi fu, nel campo delle forze terrestri, salvo modifiche

29 N . WILLMOT-J . PIMLOTT : St ra/egy and Tac1ics London, New York 1979, pp. 11 2- 113-114.

o/

War, Marshall Cavendish,


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TEC NICA, DOTTRINALE

ed ammodernamenti di non rilevante importanza, ebbe luogo nei paesi vincitori un'inconcepibile stasi che li portò alle disfatte iniziali della Seconda Guerra Mondiale. A questo proposito, nel 1948, Liddell Hart scrisse: I trionfi dei metodi tattici tedeschi e delle forze corazzate tedesche nei primi due anni di guerra, gettarono una luce ironica sulle misure prese per disarmare la nazione sconfitta dopo l'altra guerra. Materialmente tali misure si dimostrarono efficaci. Poiché le numerose evasioni praticate dai capi militari tedeschi erano su piccola scala e in sè stesse non ammontavano a un considerevole recupero di forza. Fino al momento in cui il governo nazista si liberò apertamente delle restrizioni del trattato di pace, i progressi effettivi del riarmo materiale della Germania non avevano costituito un pericolo serio. Fu l'esitazione dei vincitori dopo quel momento che permise alla Germania di ridivenire formidabi le. Inoltre, un risultato importante del disarmo forzato fu quello di partire senza ingombri: il suo esercito era interamente libero di quell'accumulazione di armi del periodo 1914-18 che le nazioni vittoriose avevano conservato, un carico di mezzi obsoleti che tendeva a vincolare ai vecchi metodi e che le aveva indotte a sopravvalutare la loro forza. Quando l'esercito germanico in iziò il riarmo su larga scala, ebbe il beneficio di un maggior agio per lo sviluppo delle armi più moderne, suggerito da una più fresca corrente cli idee 30.

La Gran Bretagna, nel l 919, e liminata la coscrizione obbligatoria, ritornò all'ordinamento del 1914 articolato nell'esercito permanente ed al quale erano affidati i compiti di prestigio, e nell'esercito territoriale che, unitamente alla flot ta, aveva il compito di difendere l'Isola. L'eliminazione del pericolo germanico, ]e esigenze di bilancio e la pressione dell'opinione pubblica, ebbero un peso determinante sulla decisione del quasi totale smantellamento dello strumento bellico che aveva conseguito la vittoria sui campi di battaglia del continente. L'esercito, ridotto a 40.000 effettivi, dovette limitarsi a fornire le forze per sostenere la politica britannica verso la Russia ed il Medio Oriente, proteggere il potere civile in Irlanda ed a fornire le guarnigioni per l'impero. Durante gli anni venti vi furono cauti e sporadici tentativi per modernizzare l'esercito ed assimilare le lezioni della guerra. Le discussioni erano incentrate su alcuni concetti fondamentali: sul

30 B.H. LrooELL HART: /

generali tedeschi narrano Rizzoli, Milano 1949, p. 21.


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tipo di guerra del futuro, di movimento o di logoramento nelle trincee; sulle dimensioni e la natura degli eserciti, la nazione in armi od un piccolo esercito professionale altamente addestrato; sulle possibilità e le li mi tazioni del potenziale aereo; ed infine s ull'uso della nuova arma, il carro armato. Nell 'esercito britannico, come negli a lt ri eserciti, i conservator i si opposero a qualsiasi innovazione, sostenuti dal dicastero del Tesoro. La grande depressione del 1929 acutizzò la crisi delle forze armate e la Conferenza sul Disarmo a Ginevra, tre anni più tardi , minacciò ulteriori riduzioni . Contro l'atmosfera di apati a e di rinuncia si levarono le voci di pochi studiosi ed esperti militari (ra i qual i emerse ro i già citati maggior generale J.F.C. Fuller e capitano B.H. Liddell Hart. Fuller, nel 1919, con grande disappunto dei suoi superiori, vinse la Medaglia d'Oro del Roya.l United Service Institution per il suo saggio intitolato L 'applicazione dei recenti sviluppi nella meccanica e nelle altre conoscenze scientifiche alla preparazione ed all'addest ramento per la fu tura guerra te rrestre. In questo e nei suoi scritti successivi aggredì decisamente la mentalità convenzionale responsabile dei tragici errori di calcolo durante la prima guerra mondiale, e !'incapacità di affrontare razionalmente le probabili condizioni di quella futura. Il potenziale meccanico - scrisse - e non il potenziale umano era destinato a vincere le guer re: i gas, l'aeroplano ed il carro armato avrebbero vinto le guerre, e le popolazioni civili sarebbero state coinvolte tanto quanto gli eserciti, e perciò la "riforma nazionale" doveva precedere la riforma. militare. I responsabili della nazione dovevano rendersi conto che i gas potevano distruggere il morale senza necessariamente uccidere, che il dominio dell'aria offriva nuovi mezzi per con durre la guerra, e che il carro armato avrebbe reso obsoleto il soldato a piedi. Era indispensabile che la nazione imparasse a pensare seriamente alla guerra ed a studiare i problemi militari secondo un logico accordo con i fatti . E questo insisteva Fuller - sai-ebbe stato impossibile fino a quando le nostre menti sono condizionate dai nostri sentimenti o dominate dalle nostre emozioni 31. In gue rra, l'arte doveva cedere il posto alla scienza e l'autorità dell'uomo doveva essere affiancata, se non sostituita,dall'a utorità 31 J. F.C. F ULLER: The R eform ation of War, London 1923, pp. 101-11 9, 141-149, 168, 229.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

del metodo. Se la guerra era una scienza - come egli sosteneva doveva essere preparata e condotta secondo metodi scientifici basati sull'analisi, la sintesi e l'ipotesi, ed applicando questi allo studio della guerra, un uomo razionale avrebbe potuto determinare le condizioni, e quindi i requisiti, della guerra futura 32. È impossibile, in questa sede, dilungarci sul pensiero di Fuller, paragonato a quello di Clausewitz ed ampiamente illustrato nelle sue opere; ci limiteremo quindi a riassumere, molto concisamente, il suo concetto principale. Fin dalla nascita dell'umanità, quando due uomini disarmati combattevano fra di loro, ognuno si proteggeva con un braccio e colpiva con l'altro; simi larmente, un comandante combatte con due forze, una salda forza per resistere alla pressione ed una forza attiva per fornire la potenza d'urto. Le due forze combinate costituiscono le fondamenta della tattica. La guerra 1914-18, secondo Fuller, aveva rappresentato un periodo di mediocrità tattica a causa dell'immobilità dell'artiglieria, la forza unicamente difensiva della fanteria e la debolezza offensiva della cavalleria 33. Fuller stabilì i tre elementi che dovevano essere presenti nelle future formazioni cli combattimento: movimento, armi e protezione, e più precisamente, l'artiglieria doveva essere provvista di una maggiore capacità di movimento, la fanteria doveva essere dotata di una maggiore capacità offensiva e la cavalleria doveva essere molto più efficacemente protetta. In poche parole, l'ovvia soluzione risiedeva nello sviluppo delle formazioni corazzate. La funzione classica della fanteria sarebbe stata inutile sul terreno adatto ai carri armati; l'azione d'urto avrebbe dovuto essere svolta dalle unità corazzate, formate da carri da ricognizione ed esplorazione, artiglierie semoventi corazzate, carri anticarro e carri da combattimento; alle spalle di queste si dovevanQ costituire basi per le forze d'attacco con artiglierie controcarro, campi minati e fortificazioni per proteggere le truppe ausiliarie ed i servizi 34. Come Fuller, Liddell Hart sosteneva la creazione di un esercito di nuovo modello, basato sulla meccanizzazione. Sul finire degli anni venti formulò la sua strategia dell'avvicinamento indirello:

32 J.F .C. F ULLER:

The Foundation of t'1e Science of War, London 1926. p. 48.

33 id. id., pp. 81-85, 171. 34

J.F.C. Fuu.ER: Lectures on F.S.R. Ili London 1932, pp.vv.


LE GUERRE MONDIA LI

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Lo scopo della strategia è quello di diminuire le possibilità di resistenza del nemico [...) sfruttando gli elementi del movimento e della sorpresa.

Il movimento poteva essere ottenuto con la meccanizzazione, la sorpresa agendo sulla linea di minor resislenza. In luogo degli a ttacchi frontali dell a prima guerra mond iale c he avevano soltanto respinto il nemico sulle seconde linee di difesa e sulle riserve, Liddell Hart sosteneva il concetto di un profondo movimento sui fi anchi del nem ico o una profonda penetrazione ne lle sue linee da parte di colonne corazza te indipendenti, azione ind irelta mi ran le a tagliare le sue comunicazioni ed a paralizzare i comandi avversar i. La storia aveva convinto Liddell Hart che l'approccio diretto a ll'obiettivo mediante attacchi frontali aveva porta to a risultali negativi. Le vittorie deci s ive erano state conseguite dalla stralegia dell'approccio indiretto, orientato a sconvolgere l'equilibrio morale, mentale e materiale del nemico prima di cercare di sopraffarlo sul campo di ba ttaglia 35. Per realizzare le sue teorie, propugnava lo sviluppo di una fanteria corazzata come par te delle forze corazzate stra tegiche, in contrasto con i sostenitori della fanteria tradizionale o della scuola tutto-carri c he ritenevano, come Fuller, che la fan leria non avrebbe più trovato una collocazione fra gli ele menti combattenti di una forza corazzata. C'erano tuttavia dei divari lra i nostri r ispettivi punti di vista ed anche tra le conc lusioni a lle q uali arrivavamo, benchè concordassimo perfettamente sul problema principale. Fuller si era orma i convinto che il carro armalo avrebbe dominato da solo il futuro ca mpo d i battaglia e che la fanteria sarebbe servita semplicemente a presidiare la regione conquistata dal carro armato. lo invece sostenevo che era insieme possibile e necessaria l'esis tenza d i una fanteria di tipo più mobile, che collaborasse con i carri armati in una formazione corauata, per dare pronto aiuto quando si fosse trattato di superare ostacoli ben di fesi. Io vedevo i fanti come una sorta, così li chiamavo, di "marines dei carri armali", trasporta ti su veicoli corazzati insieme con la flotta terrestre o, per dirla in allri termini, come una "fanteria montata· meccanizzata. Questa e ra la tesi supplementare da me sostenuta nel propugnare la guerra meccanizzata e la combinazione carro a rmalo-aereo co me suo e lemento

JS B.H . LIODELL H ART:

The Remaking o/ Modern Arm.ies London, l 927.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA. TECNICA, OOTTRJNALE

preminente. Insomma: Fuller si concentrava sulla costituzione di un esercito tutto di carri armati, mentre io ero a favore cli un esercito mobilissimo, in cui le armi d'appoggio ai carri armati sarebbero state montate su veicoli corazzati, in modo da poter accompagnare eia vicino i carri armati 36.

Prevalse, ma solo in parte, l'idea del tutto-carri: il Corpo Reale Carri Armali che, contrariamente alla Francia ed agli Stati Uniti le quali avevano, sciolto le loro unità carriste, era stato mantenuto in essere benchè ridotto a soli quattro battaglioni, venne dotato di mezzi nuovi e meccanicamente più progrediti. Nel 1927, a Salisbury Plain venne costituita la prima unità meccanizzata sperimentale nella quale però Ja fanteria era rappresentata in entità trascurabili: la massa era formata dai carri ed il concetto che ne derivò fu che questi ultimi avrebbero dovuto sostituirsi ai ruoli precedentemente svolti dalla cavalleria tradizionale. Questa tendenza a considerare i carri come eredi della cavalleria, ed eventualmente come sostegno della fanteria, continuò a prevalere anche durante gli anni trenta. Soltanto i tedeschi, guidati da uomini come Guderian, realizzarono una stretta collaborazione fra la fanteria motorizzata ed i carri senza diminuire l'operatività strategica e tattica di questi ultimi. Nel 1935, l'organico di guerra della Prima Divisione Panzer prevedeva, oltre alle unità corazzate, due battaglioni di fanteria motorizzata ed un battaglione motociclisti: questa forza equilibrata di tutte le armi fornì lo strumento di precisione che rese possibile la conquista della Francia. Benchè noi attribuissimo una grande importanza alle forze corazzate - dichiarò più tardi un generale carrista tedesco - ci rendemmo conto che i carri non potevano agire senza lo str etto appoggio della fanteria ed artiglieria motorizzate... questa fu una le~ione che i britannici non impararono bene fino al 1942 37_

Pur non accettando interamente le teorie cli Liddell Hart, si cercò di adeguare la fanteria alle esigenze della guerra moderna rendendo i reparti più snelli, più mobili e dotati di una maggiore potenza d i fuoco . Venne iniziata la dotazione, seppur molto lenta36 B.H. 197 1, p. 57.

LIDDELL HART:

37 MAGG. GEN.

F.W. von

L'arte della guerra nel XX secolo, Mondador i, Milano M ELLENTHIN :

Panzer Battles, Casse!, London, 1955, p. 24.


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mente, dei platoon trucks, autocarri per il trasporto di un intero plotone e dei Bren-gun-carriers, veico li blindati e cingolati leggeri per il trasporto di una mitragliatrice leggera e dei suoi serventi: la mitragliatrice Bren, rivelatasi poi molto utile, derivava il suo nome da Brno, in Cecoslovacchia, dove era stata originariamente fabbricata, e da Enfield, la ditta costruttrice in Gran Bretagna. Dal 1935, il battaglione di fanteria britannico, in organico completo, consistette di 122 ufficiali e 646 uomini; il numero di plotoni per ogni compagnia fucilieri fu ridotto da quattro a tre, in totale dodici, ed ogni plotone suddiviso in tre sezioni. La compagnia comando di battaglione fu formata principalmente da specialisti su sei plotoni: uno di trasmettitori-segnalatori, uno antiaereo ed anticarro, il terzo dotato di un mortaio da tre pollici capace di lanciare venti proiettili al minuto; il quarto equipaggiato con dieci Bren-gun-carriers, il quinto di pionieri per la costruzione e la demolizione di ostacoli stradali, l'ultimo costituito da furieri, personale dei servizi e polizia militare. Era certamente stato fatto un notevole passo avanti dalla pesante formazione di mille uomini a pied i, con due mitragliatrici Maxim e qualche carretta trainata da cavalli. Per quanto riguarda i mezzi corazzati, nel 1938 venne istituita una Divisione Mobile che comprendeva la vecchia ed unica Brigata Carri ed alcuni reparti di cavalleria meccanizzata. Questa unità però rimase sempre allo stato sperimentale. Nel frattempo, con il progresso della tecnologia, i carri armati vennero perfezionati, aumentati di numero e suddivisi in due categorie: i carri per cavalleria come, ad esempio, il Vickers Carden-Loyd Mark VI-Tankette costruito nel 1928, del peso di 1,7 tonn., della velocità massima di 40 km/h ed armato di una mitragliatrice ca!. 6,5, ed i carri per la fanteria come il Vickers medium tank MklI, peso 27 tonn., corazza 80 mm., velocità massima 24 km/h, armato con un cannone da 3 lb. e sei mitragliatrici da 7,9 e l' Infantry Tank Mk1l-Matilda, peso 27 tonn., 80 mm. di corazza, velocità 24 km/h, armamento 1 cannone da 40 mm., 1 mtg. da 7,9 ed 1 da 7,7; questi ultimi, in numero maggiore e riuniti in plotoni e compagnie, venivano adibiti all'appoggio delle unità minori della fanteria. Soltanto all'avvicinarsi della guerra, si pensò a costituire delle brigate carri, formate da tre battaglioni di carri pesanti, assegnate poi alle divisioni di fanteria ed ai corpi d'armata. Le teorie d i Liddell Hart vennero finalmente messe in pratica durante la guerra, con la creazione, seguendo il modello teclesco, delle divisioni corazzate, comprendenti aliquote di carri, fanteria ed artiglieria meccanizzate e motorizzate.


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L'EVOUJZJONE ORGANICA. TECNICA, DOTTRINALE

Nell'aprile del 1918 in Gran Bretagna era stata istituita la Royal Air Force mediante la fusione del Royal Flying Corps dell'Esercito e del Royal Naval Air Service dell'Ammiragliato . Inoltre, sempre nello stesso anno, era stato creato il Ministero dell'Aria. Tuttavia, la nuova arma, resa omogenea e sotto un comando unico, subi anch'essa le drastiche limitazioni già imposte alle forze terrestri. Negli anni che seguirono, il primo Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, il generale Hugh Lord Trenchard, dovette lottare strenuamente sia per evitare l'abolizione della RAF, considerata un lusso da parte di parecchi circoli politici e militari, sia per mantenere la sua indipendenza, ma non potè impedire le considerevoli riduzioni a seguito del.la politica di rigide economie. In aggiunta a questo, non furono accettate le sue teorie con le quali egli sosteneva che la miglior difesa del paese era l'offensiva portata

Caccia inglese: Supermarine Spitfire.

sulle basi dell'eventuale nemico con bombardieri a largo raggio, anzichè limitarsi a mantenere prevalentemente l'aviazione da caccia. Per tutti gli anni venti, l'organizzazione ed il potenziamento delle forze aeree seguirono l'orientamento generale che tendeva ad assicurare una valida e sempre sufficiente difesa di Londra, cuore dell'impero, e delle città industriali dell'Inghilterra 38. Il rapido riarmo della Germania nazista e delle altre nazioni, costrinse la Gran Bretagna a modificare la sua politica relativa all'arma aerea ed ebbe quindi inizio il r innovamento e l'adeguamento del materiale alle nuove dottrine che, pur riservando la priorità alla difesa del territorio nazionale, prevedevano anche operazioni strategiche sul territorio nemico mediante il bombardamento di obiettivi industriali e militari. Nel 1935, il numero dei velivoli

.18

R.

GENTILE:

op. cit., p. 70.


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Portaerei inglese Eagle (1932).

Corazzata inglese: Warspite ( 1938).

britannici, in patria ed oltremare, era stimato nella misura di circa 2500 unitĂ , e fu notevolmente aumentato negli anni seguenti. Allo scoppio delle ostilitĂ in Europa, la RAF disponeva di ottime macchine fra le quali il monoplano bimotore da bombardamento Vickers Wellington della velocitĂ massima di 420 km/h, autonomia


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, T ECNICA, DOTTRINALE

circa 1000 km., capacità di carico di 1000-1200 kg. ed armato con 6-8 mitragliatrici; e del caccia Supermarine-Spìtfire, derivato dall'idro Supermarine che aveva permesso di strappare all'Italia la coppa Schneider, con una velocità max di 560 km/h, autonomia 900 km., armamento 8 mitragliatrici o un cannonciao da 20 mm. e 8 mitragliatrici. Seguendo la secolare tradizione, la Royal Navy fu mantenuta sempre in ottima efficienza: le navi da battaglia, pur essendo considerate le regine del mare, dovettero però condividere il loro ruolo, come sopra accennato, con le portaerei che, durante il secondo conflitto mondiale avrebbero dato prova della loro grande importanza operativa. In Francia, l'atmosfera rispecchiava quella della Gran Bretagna, ma la situazione era ancora più grave poichè, se i responsabili di quest'ultima potevano, sebbene con poca lungimiranza, giustificare le loro economie con la barriera della Manica e la presenza della più potente flotta del mondo, in Francia si era verificata una fossilizzazione sia del pensiero sia dell'intera attività militare. Considerandosi ìl paese che, più di ogni altro, aveva contribuito al risultato positivo finale e disponendo ancora dell'esercito più forte e dotato di un maggior numero di carri armati (circa 3000), non riteneva di modificare nè mezzi nè dottrine che, sebbene a prezzo di gravi sacrifici, l'avevano portata alla vittoria. Il vertice dell'esercito, nel ruolo di Comandante in Capo, era occupato dal maresciallo Petain, l'eroe dì Verdun, che venne sostituito, nel 1931, dal generale Weygand, ex-aiutante del maresciallo Foch. Per ambedue questi ufficiali, il pensiero militare era rimasto fermo al 1918: essi erano ferreamente convinti che i mezzi utilizzati per la vittoria nella prima guerra mondiale, compresa la cavalleria, sarebbero stati sufficienti per far vincere anche un'eventuale guerra futura. Ad una commissione d'inchiesta parlamentare, nel 1947, Petain dichiarò: ' Dopo la guerra del 1914-18 per me era finita. Rispetto alla strategia militare avevo una mentalità chiusa. Devo riconoscere che i nuovi mezzi, le nuove armi, i nuovi metodi che venivano introdotti non mi interessavano 39.

Il generale Weygand, nel 1935, raccomandava al Consiglio di guerra dì essere prudente nella meccanizzazione dell'esercito e 39 EVENEMENTS I,

p. 170.


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chiedeva di non dimenticare che i cavalli sono sempre utili, dichiarando che l'esercito aveva urgen te bisogno di più cavalli, sop rattutto cavalli da se lla 40. La situazione non era migliore negli alti comandi e nel corpo ufficiali in genere: un elevato numero cli quadri a tutti i livelli, date le misere paghe, aveva rassegnato le dimiss ioni e si era trovato un lavoro nella vita civile; in aggiunta, la forte diminuzione de lla natalità durante la guerra aveva ridotto in grande m isura il gettito delle classi di leva; consider ato poi che la durata del servizio m ilitare era s tata portata ad un anno, e che quest'anno doveva essere interamente dedicato a ll 'addestra mento de i coscritti, in pratica, la Francia non disponeva di un vero e proprio esercito. Le armi della fanteria e dell'artiglieria non avevano subito sostanziali modifiche: soltanto nel 1936 venne scelto un nuovo fu c ile automatico, ma allo scoppio dell e ostilità ne erano state distribuite soltanto qualche centinaia di migliaia. La fanteria rimase indiscutibilmente l'arma principa le sul campo di battagli a; le migliaia di Renaull F. T. 17, dall a corazza tura leggera, lenti e limitati ssimi nel raggio opera tivo, rimasero il mezzo d'appoggio a lla fanteria e non cos tituirono per lungo tempo unità autonome; questo carro, il primo con torretta girevole, del peso di 7,5 tonn., corazzatura di 16 mm. e ve locità 9 km/h, era s ta to prodotto in due versioni, lo char mit railleur con una mitragli atrice da 8 mm., e lo char canon con un cannonc ino da 37 mm. Nonostante le continue sollecitazioni del generale Estienne e del colonnello De Gaulle, che concordavano con le teorie di Ful ler e di Liddell Ha rt, saltano la cavalleria venne gradualmente meccanizzata con la sostituzione dei cavalli con autoveicoli: nel 1934 venne costitui ta la prima divisione di cavalleria interamente motorizzata; a questa Division Légère Mécanique, compos ta di una brigata carri ed una motorizzata, vennero però assegnati compiti precedentemente svolti dalla cavalleria. I rimanenti carri vennero dispersi fra le unità di fanteria. Il manuale di Istruzioni per l'impiego dei carri armali, pubblicato nel 1930, esordiva: I carri da combattimento sono mezzi destinati ad appoggiare la fanteria ... I carri armati sono mezzi ausiliari messi temporaneamente a disposizione della fanteria. Rafforzano notevolmen te l'azione di quest'ultima, ma non la sostituiscono. Per essere efficace, la loro

40 EVENE~1 ENTS REl'ORT,

pp. 121-1 25.


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azione deve essere sfruttata dalla fanteria a l momento del loro contatto con il nemico; l'avanzata della fanteria e la conquista degli obiettivi da par te di essa sono le sole cose decisive.

Ancora nel 1938, quando le divisioni corazzate tedesche erano ormai una realtà, il numero di dicembre della «Revue d'Infanterie» pubblicava un articolo con le idee dell'alto comando su questo argomento: Neppure i carri armati più moderni possono condurre da soli un combattimento. La loro missione deve restare quella di partecipare alle azioni dell'artiglieria e della fanteria in funzione di pr otezione e di appoggio ... Sul campo di battaglia, il principale nemico del soldato rimane sempre il fante nemico, il quale, come ci ricordano tutte le nostre istruzioni, è l'unico a conquistare le posizioni, a organizzarle e a difenderle. Il carro armato deve essere considerato soprattutto come uno dei mezzi ausiliari del fante.

Lo scetticismo e l'avversione dei vertici dell'esercito verso l'arma corazzata, aveva impedito anche il suo sviluppo tecnico. Fin dal 192 1, il generale Estienne aveva progettato un nuovo carro pesante, dotato di ottime qualità operative, ma, nonostante il successo degli esperimenti effettuati con alcuni prototipi negli anni seguenti, soltanto nel 1935 furono fatte le prime ordinazioni con una produzione di d ieci carri al mese; alla vigilia della guerra, tale produzione scese a otto unità al mese. Questo nuovo carro, lo Char B (peso 32 tonn ., corazzatura 60 mm., velocità max 29 km/h, armamento un obice da 75 mm. in casamatta, uno da 37 mm. in torretta e due mitragliatrici da 7,5 mm.), si rivelò poi, sotto molti aspetti, superiore ai migliori carri costruiti dai tedeschi in quell'epoca. La dottrina militare non aveva subito miglior sortè . I generali della guerra 1914-18 erano rimasti abbarbicati alla loro esperienza vittoriosa del fronte continuo difensivo che, salvo qualche temporanea breccia, riparata a costo di sanguinose perdite, aveva contenuto gli attacchi tedeschi ed alla fine aveva ricacciato gli invasori. Lo Stato Maggiore, convinto della propria infallibilità, fece della dottrina, esclusivamente difensiva, il fulcro della sua attività e mise in atto un'organizzazione ormai superata dai fatti. Ancora nel 1936, nonostante i progressi tecnologici compiuti nel campo degli armamenti, un comitato cli a lti ufficiali redasse il nuovo manuale di istruzioni per l'Eco le de guerre nel quale si diceva:


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... il comitato che ha redatto le presenti istruzioni non r itiene che tali progressi modifichino sostanzialmente i principi fondamentali fin qui stabiliti nel campo della tattica militare. Di conseguenza, esso ritiene che i principi tattici fissati nel 1918 dagli eminenti uomini che sono stati alla testa dell'esercito francese durante la guerra, debbano rimanere alla base dell'impiego tattico di vaste unità 41 .

Il concetto del fronte continuo fu il dogma imperante fino al 1940: Petain sosteneva che questo era stata la grande rivelazione dell'ultima guerra e Weygand dichiarò, nel 1931, che il fronte non fu mai realmente sfondato da nessuna delle due parti. Considerando però che l'eserci to permanente era stato ridotto alla metà rispetto al 1914, e quindi era troppo esiguo per costituire una linea di fensiva continua in attesa delle riserve e che, data la scarsezza di mezzi cli trasporto motorizzati, la mobilitazione e lo schieramento sarebbero stati effettuati per via ferroviaria, si giunse alla decisione, studiata e discussa per parecchi anni, di costruire una linea di massicce fortificazioni lungo tutto il confine con la Germania, ed in particolare ad oriente delle zone industriali e minerarie del settentrione. Nel 1930, l'Assemblea Nazionale approvò una legge che ratificava i piani dell'esercito per la costruzione di una potentissima zona fortificata lungo il confine orientale. La realizzazione dell'opera venne iniziata da Andrè Maginot, a quell'epoca Ministro della Guerra e che le diede il suo nome. La Linea Maginot doveva essere completata per il 1935, anno in cui, in base al Trattato di Versailles, la Francia avrebbe ritirato le truppe dalla Renania. Essa doveva partire da Basilea, sul confine svizzero, e proseguire fino a Longwy, vicino al punto in cui si incontravano i confini francese, lussemburghese e belga. La potenza e la profondità della linea variavano a seconda dei punti, ma per tutti i 130 chilometri era formata da zone fortificate che dominavano le due più importanti arterie aperte all'invasione. Un'altra serie di fortificazioni minori, affacciate direttamente ad est, rafforzava l'ampio confine fluviale del Reno. Subito oltre il confine, le difese delle due zone fortificate avevano inizio con una serie di ostacoli anticarro e di filo spinato, sostenuti da costruzioni rinforzate conosciute come maisons fortes e da fortini, la cui posizione avanzata doveva permettere di individuare gli attacchi e di r itardarli. Alle loro spalle veniva un

41

id. id., p. 76.


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l.'EWOLUZION I! ORGANICA. Tl!CNICA, DOTTRINAL E

profondo fosso anticarro, quindi i forti e le casematte sotterranei che fonn avano la spina dorsale della linea. Protetta da muri di cemento alti fino a tre metri, ogni casamatta ospitava cannoni anticarro a fuoco rapido e mitraglia trici appostate contro feritoie sotterranee con un arco di 50°, nonchè lanciagranate capaci di bloccare i reparti di fanter ia nemici che si fossero avvicinati attraverso il territorio antistante. La guarnigione di ogni casamatta, composta di venticinque uomini, viveva in un acquartieramento ancor più sotterraneo. Superbamente .mimetizzate nel paesaggio circostante, tutto ciò che il nemico poteva vedere di quelle casematte di cemento erano i due piccoli cappelli formati da lle cupole d'osservazione c he le sormontavano. Ma il vero vanto della linea Maginot erano i suoi forti, che si stendevano alle spalle de lle casematte a intervalli di cinque o sette chilometri. Fin dall'epoca di Vauban, gli ingegneri francesi non aveva no più avuto rivali nell'arte delle fo rtificazioni, ed i nuovi mostri di acciaio e cemento erano ver e e proprie meraviglie del mondo moderno. Oltrepassati gli ingressi bui, praticati discretamente ne lla base di qualche collina, le truppe entravano in una civiltà sconosciuta, dove poteva no vivere, dormire, mangiare, lavorare ed esercitarsi per molte settimane senza neppure vedere la faccia della terra, nè più nè meno come gli equipaggi dei moderni sommergibili nucleari. Treni elettrici trasporta'vano i soldati dagli alloggiamenti sotterranei e dalle mense alle torrette dei cannoni; grandi centrali elettriche, ugualmente sotterranee, li fornivano di energia e di luce; potenti impianti compressori immettevano l'aria e garantivano i forti cont ro i gas venefici; immensi magazzini sotterranei, pieni di cibo, carburante e munizioni, permettevano alle truppe di vivere senza contatti con l'este rno fino a tre mesi . I tipi di fo rti erano tre, il più grande de i quali - categoria I - ospitava una guarnigione di 1200 uomini t ra ufficiali e soldati, ed era formato da quindici, diciotto blocchi di cemento, ognuno munito di mir-iadi di cannoni, montati su torrette retra ibili, di un cali bro che variava dai 37 ai 135 mm. Ogni forte era diviso in due, collegato da gallerie profonde oltre la portata di qua lunque proiettile, e per una lunghezza che variava dai 400 metri ai 3 chilometri. A questo modo, anche se metà forte veniva distrutto, l'altra metà poteva continuare a combattere; inoltre, ogni metà era localizzata in modo da poter essere difesa da l fuoco dell'altra metà,dei forti vicini e delle casema tte 42. 42 A LISTAIR H ORNE:

pp. 38-39.

Come si perde u na ba11aglia , Mondadori, Milano 1970,


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Tuttavia, questa colossale e stupenda opera d'ingegneria militare aveva dei difetti: la mancanza di profondità (le postazioni, in ordine successivo, non occupavano, anche nel punto più profondo, una fascia più larga di una ventina di chilometri) e principalmente l'eccessiva lunghezza. Romanticamente, la linea Maginot era stata definita lo scudo di Francia. Ma gli scudi sono tanto più efficaci quanto più agevolmente possono venire spostati, così da proteggere tutti i punti del corpo. La linea Maginot, ovviamente, non poteva essere spostata, e tuttavia non venne prolungata fino a coprire quella che Clausewitz aveva definito la bocca dello stomaco della Francia, e cioè la classica arteria d'invasione che tagliava le pianure belghe, ed attraverso la quale, Schlieffen aveva portato il paese sull'orlo della disfatta totale. La difesa della frontiera settentrionale di fronte al Belgio era un problema di difficile soluzione. Il prolungamento della zona fortificata dal Lussemburgo al mare, oltre a comportare spese che il governo non era in grado di sostenere, non sarebbe stato ben visto dai belgi, che si sarebbero sentiti abbandonati alla mercé dei tedeschi, dato che l'esiguità delle loro forze armate e delle loro risorse non avrebbe impedito all'esercito tedesco di invadere il loro territorio. La questione fu risolta nel 1934, quando Petain, nominato Ministro della Guerra, nonostante la sua reputazione di sostenitore della strategia difensiva, dichiarò che, in caso di un'aggressione tedesca, la Francia avrebbe avuto il compito ed il dovere di entrare in Belgio e di sferrare su quel territorio un'offensiva contro la Germania. A chi prospettava l'eventualità di un'invasione tedesca attraver, so la foresta delle Ardenne, il maresciallo Petain diede una riposta che sarebbe stata ricordata sei anni più tardi: È impenetrabile, purché si prendano alcune precauzioni. La conside·

riamo quindi una zona di distruzione. Naturalmente saranno protetti i lati dalla parte del nemico. Vi saranno costruite delle fortificazioni. Dal momento che tale fronte non avrebbe alcuna profondità, il nemico non vi si potrà impegnare. Se lo farà, lo respingeremo non appena sarà uscito dalla foresta. Questo settore non è pericoloso.

I tedeschi avrebbero dimostrato quanto fosse pericoloso nel 1940, contro i belgi ed i francesi, e di nuovo, nel 1944, contro la 1 a armata americana. Ma anche su questo problema, l'alto comando


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE.

francese avrebbe seguito i consigli del vincitore di Verdun con conseguenze disastrose 43. Con la costruzione della linea Maginot, la ruota del pensiero mil itare e politico francese, che aveva incominciato a girare nel 1870, compì un giro fatalmente completo. Nel 1870, per esprimere il concetto nei termini più semplici, la Francia aveva perso la guerra perché aveva adottato una strategia eminentemente difensiva, arroccata sulle fortificazioni permanenti. Città fortificate come Strasburgo, Metz e la stessa Parigi erano state accerchiate con facilità dai prussiani di Moltke e assediate una ad una. Come reazione contro quella vergognosa sconfitta, la Francia era stata sul punto di perdere la guerra seguente abbandonandosi ad una strategia eccessivamente aggressiva. Ora cercava nuovamente Ja propria salvezza sotto il cemento e l'acciaio. Rapidamente la linea Maginot divenne non solo una compone1,1te strategica, ma un modo di vita. Sentendosi al sicuro diet ro di essa, come Mandarini dietro la Grande Muraglia, l'esercito francese si abbandonò all'inazione atrofizzandosi. Una massiccia combinazione di fattori - rilassatezza, pigrizia, deficienza di sovvenzioni e di uomini adatti - congiurò per a rrugginire la superba arma che il mondo aveva tanto ammirato quel Quattordici luglio 1919 44. L'aviazione, che durante il 'conflitto aveva svolto un ruolo molto importante, nel 1918 disponeva di 4500 velivoli e di una notevolissima industria specializzata. Ma anch'essa venne colpita dall'errata politica militare francese che stava già sgretolando l'esercito, tanto più che l'alto comando la considerava un'arma ausiliaria alle forze terrestri. Durante gli anni venti, non solo venne ridotta di dimensioni, ma continuò ad avere in dotazione gli stessi e rudimentali aerei della grande guerra. Il già citato manuale d'istruzioni si occupava soltanto marginalmente dell'aeroplaq.o: Di giorno va in ricognizione, di notte bombarda. Il maresciallo Petain affermava: Un'azione diretta delle forze aeree in battaglia è illusoria, ed il generale Gamelio rincarava la dose: Non esiste la battaglia aerea. Esiste solo la battaglia terrestre 45. Sol tanto nel 1928 venne creato il Ministero dell'Aria che però non modificò sostanzialmente la situazione. 43 WILLIAM

L.

SHIRER:

La caduta. della Francia Einaudi, Torino I 971, p. 205.

44

A. HORNE: op. cit., p. 41.

45

w. SHIRER:

op. c it.. p. 197.


LE GUERRE MONDIALI

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L'inizio del riarmo tedesco scosse fina lmente dal letargo gli organi responsabili, e nel 1934 venne dato il via ad un piano mo! to ambizioso di ricostruzione dell'ae ronautica che prevedeva l'approntamento di mi lle nuovi velivoli di prima linea e duemila di riserva. Ma il r istagno negli studi e nelle ricerche, e l'impreparazione dell' industria nazion a le, non consentirono di ottene re i risultati spe rati. Ne l 1936, la neo-costituita Armée de l'Air disponeva, in maggioranza, di mate ria le obsoleto e soltan to negli a nni seguenti incominciarono a venir distribuiti mezzi moderni, quali i caccia Morane 406 della vel ocità max d i 480 km/h, 800 km. di autonomia cd a rmati di un cannone da 20 mm. e due mitragliatrici, e Devoitine 520 di velocità super iore ai 500 km/h, con un cannone da 20 mm. e 2-4 mitragliatrici, ed i bombardieri Bloch 162 quadrimotori metallici della velocità max di 475 km/h, capacità di carico 4000 kg. cd autonomia oltre i 1400 km., e Farman 223 simili a i precedenti ma con minore velocità. Alcuni reparti, sia da caccia che da bombardamento, erano equipaggiati con aerei americani . L'aviazione fran cese, alla quale era s tata negata la possibilità di potenziarsi e di rinnovars i, s ia come materiali che come dottri na, si presentò alla prova del secondo conflitto mondial e in condi zioni tali da venir completamente neutralizzata in brevissimo tempo . Negli Stati Uniti , più che in ogni altro paese ex belligerante, s i diffuse l'ideale, purtroppo dimos tratosi poi un'utopi a, del non più guerre. Dei milioni di uomini arruolati, il I O gennaio 1920, non ne rimanevano che 130.000, principalmente de ll 'Esercito Regolare, per mantenere alcuni r eparti d'occupazione in Germa nia e pe r i normali compiti di pace nel territo rio metropolitano. Nonostante le ripe tute r ichieste del War Department e dell o Stalo Maggiore Generale, il Congresso, con il National Defense Act del 4 giugno l 920, pur a umentando gli effettivi dell'Ese rcito Regolare, deliberò che la difesa de ll a nazione sarebbe stata affida ta a soldati non professionisti e cioè ai cittadini della Guardia Nazionale e de lla Riserva Organi zzata, quest' ultima derivata d all'Armata Na zi onale del 1917. Il Presidente fu autorizza to ad u sare la Guardia Nazionale soltanto dietro approvazione del Congresso, mentre il compito principale dell'Eserc ito Regolare sarebbe stato quello di addes trare s ia la Gua rdia Nazionale che la Riserva Organizzata. La massa dei quadri sarebbe stata rappresentata da ufficiali di complemento provenienti dal R eserve 0 //icers Training Corps e dai Citizens Military T raining Camps. Ancora una volta, gli Stati Uniti ritornavano alla tradizione


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L'EVOLUZION E ORGANICA, TECNICA, D01'rRINALE

dell'esercito di cittadini, i Minutemen, pron ti ad imbracciare il fucile in caso di necessità. Un libero stato non può essere democratico in pace ed autocratico in guerra ... Uno stabile governo del popolo deve includere un esercito del popolo nelle sue istituzioni 46.

La nuova legge modificò l'organizzazione territoriale dividendo il paese in nove aree di corpo d'armata con quartieri generali di tre armate. Ogni area di corpo comprendeva una divisione dell'Esercito Regolare, due divisioni della Guardia Nazionale e tre divisioni della Riserva Organizzata. Questi provvedimenti rimasero tuttavia quasi interamente allo stato embrionale. L'opinione pubblica americana degli anni venti era orientata sulla convinzione che le guerre erano finite, ed i numerosi tagli al bilancio del Ministero della Guerra ridussero gli effettivi dell'Esercito Regolare, nel 1927, a 118.750 unità, mentre i quantitativi di armi, munizioni e materiale di ogni genere erano ben lontani dal raggiungere i minimi previsti dai piani di mobilitazione. Il generale Peyton C. March, Capo di S.M. dell'Esercito, nelle sue memorie, commentò che gli Stati Uniti, di loro iniziativa, si erano resi più impotenti della Germania sotto le limitazioni del Trattato di Versailles 47. Agli effetti delle modifiche istituzionali c'è da rilevare la ristrutturazione dello Stato Maggiore Generale secondo criteri più moderni, che venne ordinato su cinque principali sezioni: la prima, Divisione del Personale o G 1, la seconda, Divisione Informazioni Militari o G2; la terza, Divisione Operazioni e Addestramento o G3; la quarta, Divisione Approvigionamenti (logistica) o G4; la quinta, Divisione Pianificazione o GS. Il National Defense Act del 1920 si occupò anche della nuova arma corazzata. Il Tanks Corps venne disciolto ed i 1115 carri, in grande maggioranza leggeri da sei tonnellate costruiti sul modello del francese Renault, furono distribuiti, riuniti in compagnie, alle divisioni cli fanteria e, salvo alcuni tipi sperimentali, rimasero in servizio fino all'inizio degli anni trenta. I criteri d'impiego seguirono quelli france si ed inglesi. 46 JOHN

McAuu:;y

PALMER:

S1a1esmanship or Wa,· Garden City, Doubleday 1927

p. 74. 47 PEYTON

pp. 341. 343.

c.

MARCH:

The Nalion

Cli

War Garden City, Doubleday 1932,


LE GUERRE MONDIA l, I

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Nel 1927, il Segretario alla Guerra Dwight F. Davis, dopo aver assistilo in Gra n Bretagna ad un'esercitazione dell'uni tà meccanizzata sperimentale britannica, diede disposizioni per la costi tuzione di un corpo similare anche negli S tati Uniti; que!'tO avvenne nel 1928 a Camp Meade, Maryland, con la riunione di due battaglioni d i sferraglianti cd obsoleti carri, uno squa drnne di cavalleria blindata, un battaglione di fanteria, un battaglione d 'artiglieria, una squadrigli a di aerei da ricogn izione, ed a ltri reparti minori. L'esperimento non diede buoni risuhati, probabilmente pe r le scarse prestazioni dei mezzi, e dopo pochi mesi la formazione venne disciolta. Il maggiore Adna Romanza Chaffee, intuì tuttavia l'importanza della nuova arma corazzata e continuò a sostenere la creazione di grandi unità form ate da carri armati, fante ria ed ar tiglieria motorizzate. Chaffee era convin to che i carri non dovevano essere considerati armi della cavalleria o della fanteria, ma il nucleo di una nuova arma idonea a riuni re la velocità e la forza d'urto della cavalle ria con la salda resistenza della fanteria. Ma tutto quello che ottenne fu la costituzione di un reggimento (poi brigata) di cavalleria con reparti carri, veicoli cingolati ed artiglieria mo torizza ta, con i soliti compiti tradizionali dell 'arma a cavallo. Questa fu l'uni ca unità corazzata per tutti gli anni trenta. Relativamen te ai mezzi, negli anni venti, gli Stati Uniti sperimentarono diversi modelli di carri leggeri, tutti però di prestazioni medi ocri, e nessuno di questi venne prodotto in serie consistenti. Un effe ttivo progresso tecnologico venne raggiunto, nel 1928, dal carro progettato e cos truito dall'ingegner Christie. Questo modello, in un certo senso rivol uzionario, accoppiava un nuovo sistema di sospensioni a quello per un carro conve rtibile, capace cioè di muovere sia su cingoli che su ruote. Inoltre, il ca rro presentava un nuovo tipo di cingolatura, appositamente studiato per permetterne una facile e rapida rimozione, allorchè il movimento doveva avvenire su ruote. Questa operazione, e naturalmente l'inversa, avveniva in c irca trenta minuti. Qua ndo Christie sottopose il veicolo a lle prove richieste dai mi li tari , il carro raggiunse veloc i là elevatissime: 67 km/h su cingoli e 112 su ruote 48. L'Esercito americano ne acquistò se tte, assegnandone quattro alla fante ria come carri medi T3, e tre a lla cavalleria come combaL 48 PAfl fA LESS I:

p. 110.

Sto ria dei mezzi corazzati, 6 voli.. Fabbri, Milano 1976, voi. l,


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L' EVOLUZIONE ORGAN ICA. TECNICA, DOTTRINALE

car Ti; le caratteristiche principali del veicolo erano: peso 10 tonn., protezione 16 mm., armamento I cannone da 37 mm. ed I mitragliatrice da 7 ,62. Maggior successo che in patria, Christie lo ebbe da parte dei sovietici, che dopo averne acquistato due esemplari ed averne studiato il funzionamento, ne fecero derivare altri mode lli fino ad arrivare al famoso T34. Nel 1934, dopo la costruzione di prototipi similari, l'orientamento dei tecnici statunitensi ritornò ai carri leggeri, dei quali il più diffuso fu l'M2A2 del peso di circa 8 tonn., velocità 40 km/h e armamento due mitragliatrici. Questa visione ristretta del veicolo corazzato venne finalmente modificata nel 1938 con la messa in servizio del Medium Tank M2 del peso di 19 tonn., velocità 41 km/h, armamento 1 cannone da 37 mm. in torretta e 8 mitragliatrici, dal quale derivarono poi i carri più famosi della seconda guerra mondiale, il Grant e lo Sherman. Anche lo sviluppo e l'ammodernamento delle altre armi fu lento ed inadeguato al progresso tecnologico. Sul finire degli anni trenta, la fan teria aveva ancora in dotazione il fucile Springfield Mod. 1903 modificato benchè, anni prima, un tecnico dell'Ordnance Department (Servizio d'Artiglieria), avesse realizzato il fucile semiautomatico Garand; l'a rma an ticarro ed antiaerea principale rimase la mitragliatrice da 12,7 nonostante.l'esercito avesse ordinato i primi esemplari dei cannoni anticarro da 37 mm. su modello tedesco ed antiaerei da 40 mm. mod. Bofors; l'unico mortaio da trincea continuò ad essere il tre pollici Stokes della prima gue rra mondiale, sebbene fossero già stati messi a punto i mortai da 81 e da 60 mm., di prestazioni superiori. L'arma principale dell'artiglieria da campo fu ancora il vecchio pezzo da 75 mm.; la sua sostituzione con il superiore e più versatile obice da 105 mm. era ancora in fase di studio. Nonostante l'Europa fosse sull'orlo della guerra e la campagna giapponese in Cina fosse in pieno sviluppo, il Congresso, ri specchiando la maggioranza dell'opinione pubblica chiaramente isolazionista, fu molto parsimonioso nelle spese per il riarmo, e concesse soltanto un limitato aumento del personale. L~ forza totale dell'Esercito Regolare era cli circa 190.000 uomini, un quarto dei quali era disseminato nei possedimenti oltremare ed il resto frazionato, come ai tempi delle guerre indiane, in circa 130 presidi a livello battaglione. I comandi di corpo previsti dalla legge del 1920 erano soltanto degli organi amministrativi,


LE GUERRI! MONDIALI

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mentre delle nove divisioni previste, soltanto due avevano una struttu ra adeguata, le a ltre erano brigate ad organici ridotti. La Brigata Meccanizzata e due divisioni di cavalleria avevano gli effettivi notevolmente inferiori a quelli previsti per il tempo di pace. La Guardia Naziona le assomma va a 200.000 uomini. All 'atto della smobili tazione, le forze aeree degli Stati Uniti, che verso la metà del 1918, con la denominazione di Air S ervice erano state staccate dal Geni o diventando una nuova arma in seno alle forze te rrestri , furono ridotte del 95 per cento. Benchè nell'Arm_v Reorganization Act fosse pr evisto il riordinamento e l'espansione di quest'arma, non venne praticamente preso nessun s ignificativo provvedimento, principalmente, come nelle a ltre nazioni, per le controversie fra i sosteni tori delle varie teorie d'impiego. La polit ica militare globale degli USA era orientata primariamente verso la c reazione di una potente marina da guerra, che doveva essere il più efficace baluardo per la difesa del territorio e delle linee commerciali. Questa forza armata, che aveva ottenu to perciò i maggior i s tanziamenti finanziari, e che ri teneva l'aeroplano un ottimo mezzo a usiliario per le sue operazion i, chiedeva l'assegnazione di fo rti aliquote di mezzi aerei pretendendone quasi il monopolio. L'esercito invece sos te neva che l'arma aerea era nata come servizio delle forze di terra ed il suo compito doveva r imanere quello di appoggiare le operazioni terrestri. Infine, un isolato aviatore, il brigadiere William Billy Mitchell, era convinto che nelle guerre future, le campagne terrestri e navali, particol armente per quanto riguardava l'America, sarebbero state sussidiarie al principale sforzo aereo, se non totalmen te inutili. Egli sosteneva che la difesa del territor io americano dovesse essere affidata ad una forza aerea indipenden te, e per dimostrare la sua convinzione che la marina era ormai obsoleta, affondò con poche bombe d'aeroplano la vecchia nave da battaglia ex-tedesca Ostfries land nel luglio del 1921: una lezione per il futuro che fu completamente ignorata. In aggiun ta, Mitchell non vedeva nessuna ragione perché, in caso di guerra, l'America non dovesse disporre di una flotta aerea strategica che, guadagnando il dominio dell'aria, avrebbe potuto, durante le ore diurne, colpire le parti vitali dell a macchina bellica nemica, minando così la sua capacità di continuare il conflitto. Diversamen te da Douhet, tuttavia, non vedeva la ragione di terrorizzare la popolazione civile, proba bilmente perché riteneva che gli Stati Un iti, con il loro enorme potenziale industria-


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f.'EVOLUZlONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Portaerei (USA) Saratoga (1927).

Corazzata (USA) Pennsylvania (1931).

le e la mancanza di frontiere terrestri vulnerabili, avrebbero potuto condurre una ]unga campagna di bombardamento senza diffondere il panico fra i civili. Le sue violente dichiarazioni contro i responsabili dell'aviazione gli procurarono la corte marziale, impedendogli di adoperarsi per la concretizzazione delle sue teorie. L'Esercito (in misura maggiore), la Marina ed il Corpo dei Marines


1, E GUERRE MONDIALI

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continuarono ad avere le loro separate aviazioni fino al 1946, ma alcune idee di Mitchell prese ro gradualmente piede, durante gli anni trenta. Nel 1926, il Consiglio trasformò l'Air Service in un più prestigioso Air Corps i reparti del quale, nel 1933, non dipesero più dai comandi di corpo d'armata regionali, ma da un Quartier Generale Centrale delle Forze Aeree, responsabile direttamente ver so lo Stato Maggiore Generale. Con la maggior a utonomia concessagli, il nuovo organo concentrò tutte le sue energie nello sviluppo di un bombardiere pesante, secondo le teorie del potenziale aereo strategico. Ma sia il Congresso che lo Stato Maggiore de ll'Esercito, tentarono di ostacolare questa tendenza: il Congresso temendo la natura aggressiva del bombardiere pesante, e lo Stato Maggiore che vedeva l'aviazione soltanto come supporto tattico alle forze terrestri. Nonostante queste difficoltà, l'Air Corps riuscì a far realizzare dalla Boeing il Bl 7 (Fortezza Volante) con un equipaggio di dieci uomini, velocità max 483 km/h e 9150 metri d'altezza, autonomia 1850 miglia, ala a sbalzo, carrello retrattile, armamento 13 mitragliatrici da 12,7 mm. e 8000 kg. di bombe (carico normale 3000 kg.). Questa nuova macchina, frutto della tecnologia più avanzata, fece il suo primo spettacolare volo nel 1935 da Seattle a Dayton (Ohio) di 3400 chilometri alla velocità media di oltre 350 km/h. I primi esemplari ent rarono in servizio nel I 937. Purtroppo, benchè l' industria americana avesse prodotto alcuni buoni tipi di aerei da caècia e bombardamento leggero, sia per l'esercito che per la marina, questi rimasero inferiori ai velivoli similari tedesch i e giapponesi. Un particolare curioso: il generale Udet, il padre dei bomba rdier i in picchiata dell a Luftwaffe, ebbe l'idea durante un suo viaggio in Amer ica, dopo aver assistito ad una dimostrazione di un prototipo costrui to dalla Curtiss, l' Hell Di.ver (tuffatore verso l'inferno). Quando la guerra in Europa durava già da parecchi mesi, gli Stati Uniti mancavano ancora dei componenti aerei e terrestri del binomio aereo-carro con il quale la Germania aveva introdotto la guerra-lampo. Le istituzioni militari dell'Unione Sovietica sono nate il 28 gennaio 1918, data della creazione dell'Armata Rossa, con effettivi iniziali d i 100.000 uomini. Le esigenze della Guerra Civile (1 918-1920) costrinsero i bolscevichi ad aumentare il numero dei militari fino a raggiungere, nell'ottobre 1920, l'enorme forza di 5.500.000 uomini. Ma le cifre ufficiali erano una cosa e la realtà


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un 'altra. A parte le numerosissime diserzioni, a causa delle devastazioni della guerra e della scarsezza dei rifornimenti anche per la popolazione civile, un notevole numero di cosiddetti soldati erano adibiti a lavori civili quali agricoltura, pesca, r ifornimento di combustibile per le locomotive, riparazione e funzionamento di mulini e fabbriche. Nel 1920, alla fine della guerra, la vittoria dell'Armata Rossa fu una vittoria di Pirro, in quanto l'economia della Russia sovietica era sull'orlo del collasso. Nonostante l'opposizione di Trotzky, che temeva sempre l'invasione da parte dei paesi capitalistici, le forze armate dovettero essere rapidamente smobilitate per provvedere le braccia necessarie alla ricostruzione. Di conseguenza, in breve tempo, gli effettivi si ridussero ad una cifra di poco superiore ai 500.000 uomini. Considerando che questa cifra comprendeva non solo l'esercito e la marina, ma anche le guardie confinarie, è evidente il grado di impotenza raggiunto in quell'epoca dall'Unione Sovietica. I capi politici quindi, consci dell'assieme di aspetti militari, politici e sociali che legavano intimamente le istituzioni militari alla storia ed alla vita del paese, essendo fra gli elementi di coesione più importanti in una nazione così vasta e composta da razze diversissime fra loro, si dedicarono con cura alla dcostituzione ed alla ristrutturazione della potenza militare. La lenta riorganizzazione dell 'esercito tenne conto dell'esperienza della guerra civile che era stata prevalentemente una guerra di movimento, condotta da grosse unità di cavalleria. Venne costituita una forza regolare di divisioni di cavalleria, rinforzata da reparti adibiti alla difesa dei confini e da un eserci to territoriale, le cui più importanti unità, per ragioni politiche, erano di guarnigione nelle città, dove il proletariato avrebbe potuto fornire il maggior numero di soldati. Solo i figli degli operai e contadini potevano prestare servizio nell'Armata Rossa, mentre gli appartenenti ad altre categorie sociali erano costretti a servire in battaglioni lavoratori ed in altre unità non combattenti. In questo periodo iniziale prevalsero uomini esperti nel campo della guerriglia ma di scarsa istruzione, per cui i veri specialisti cli cose militari risentirono delle conseguenze negative della loro origine non proletaria. I capi del nuovo stato sovietico avevano probabilmente studiato, e non dimenticato, la parte giocata da Napoleone ne.Ila storia della Rivoluzione Francese e non intendevano correre il rischio di vedere la loro rivoluzione cancellata da un altro 18 brumaio. Le


Ll:- GUERRG MONDIALI

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forze armate erano, e sono tutt'ora, l'unica entità materialmente in grado nel paese, di abbattere il governo comunista. Istituirono perciò un organo unico nelle forze armate del mondo, il Direttorato Politico Centrale, affiancato al Capo di Stato Maggiore Generale, i cui dipe ndenti e rano, e sono, inseriti negli organici de lle unità militari a qualsiasi livello. I commissari politici, ed i requisiti politici richiesti agli ufficiali sovietici, sono sintomi della profonda influenza che il Fantasma di Napoleone esercitò, ed esercita, sugli uomini di potere del Cremlino. Un notevole apporto alla prima riorganizzazione delle forze armate provenne dal T rattato russo-tedesco di Rapallo del 192 1 e specialmente dalle sue c lausole militari segrete che portarono all'inizio di negoziati per l'installazione di imprese tedesche sul suolo sovietico. I primi con tatti diedero vita ad un organismo che r icevette il nome di Gesellschaft zur Forderung Gewerblicher Unternehmungen - GEFU (Compagnia per lo svilu ppo di imprese commerciali) e che avrebbe presieduto agli accordi militari-commerciali . Con questo ente collaborarono la Albatros Werke (aerei), la Blohm und Voss (somme rgibili) e la Krupp (artiglierie e mu nizioni) 49. Parte di questa produzione era destinata ad essere esportata in Germania per il riarmo dell'esercito tedesco. Vennero elaborati piani che prevedevano concessioni al professor Junk ers per la fabbrica zione a Fili, vicino a Mosca, d i aerei in metallo, di parti di ricambio e d i motori d'aviazione; la fondazione di una compagnia mista russo-tedesca per la fabbricazione di aggressivi chimici vicino a Samara; la produzione di munizioni per art iglieria e di granate in fabbriche russe, sotto la supervisione di tecnici tedeschi so. Gli accord i di natu ra esclusivamente militare, conclusi a Mosca nell'agosto 1922, contemplavano l' uso, da parte della Reichswehr tedesca, di basi militari in Unione Sovietica per le ese rcitazioni dell'aviazione e delle truppe motorizzate, e per lo studio delle tecniche per la guerra chimi ca; i sovie tici avre bbero ricevu to in cambio un pagamento annuo per l'affitto delle basi e sarebbero stati messi a l corrente di tutte le nozioni tecni che, teoriche e pratiche, acquistate a ttraverso le eserci tazioni compiute sul territorio russo.

49 1. DEUTSCIIER:

The Prophet Unarmed-Tr01sky (1921-1929), London 1959, p. 57. so ARTII UR L. SM JTH: Th e Cerman Gene rai S1aff and Russia 1919-1926 in S0vie1 Studies 1956, voi. VIII, n . 2, p. 129.


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L'E VOLUZIONE ORGANICA. TECNICA, DOTTRINALE

Le attività industriali non ebbero lunga durata, sia per difficoltà finanziarie della GEFU, · sia per gli sforzi da parte dei sovietici volti a creare un'industria bellica esclusivamente nazionale, ma la collaborazione con i professionisti mili tari tedeschi aiutò l'Armata Rossa a mode-rnizzarsi, a migliorare il proprio addestramento ed a creare le basi in cui esso avrebbe dovuto svolgersi. Le riforme militari sovietiche del 1924-25 furono principalmente opera del generale Frunze, vecchio rivoluzionario dal 1904, vice di Trotzky e Commissario alla Guerra nel 1925. Comandante di provata abilità e notevole talento, seppe elaborare una filosofia militare coerente ed eminentemente pratica. Benchè non del tutto immune dall'inevitabile tendenza a combattere la guerra futurn nei termini di quella combattuta per ultima, Frunze fu un fervido fautore della modernizzazione dell'Armata Rossa e si sforzò di portarne ad un livello più alto la competenza tecnica. Nel marzo 1924, fissò i particolari della riorganizzazione del Commissariato alla Guerra e degli organi militari centrali. Delle funzioni cli essi sì dava una definizione molto più precisa: lo Stato Maggiore dell'Armata Rossa avrebbe elaborato i piani generali per la difesa nazionale, gli Ispettorati (dell'Esercito, della Marina e dell'Aviazione militare) erano responsabili dell'efficienza militare e dell'addestramento, l'Amministrazione dell'Armata Rossa avrebbe curato gli aspetti quotidiani dell'andamento dell'apparato militare, l'Amministrazione Politica (PUR) doveva dirigere tutto il lavoro politico e d'agitazione nelle forze armate e l'apparato dei commissari, il Capo dei Rifornimenti dell'Armata Rossa doveva occuparsi di tutti gli aspetti del sistema degli approvvigionamenti, e la Commissione Militare di Ricerca studiare e stabilire le esigenze della difesa nazionale. Le amministrazioni mediche e veterinarie si sarebbero occupate delle condizioni sanitarie ed igienichè. L'attenzione di Frunze si concentrò sopratutto sullo Stato Maggiore clell' Armata Rossa. Creato ufficialmente nel 1921, lo Stato Maggiore era diventato un gruppo dalla fisionomia incerta, che si occupava dei problemi dell'addestramento, di quelli dell'amministrazione quotidiana, di quelli della difesa, svolgendo una molteplicità di funzioni che non erano mai state definite in modo preciso. Nel 1924 esso fu messo al centro dell'organizzazione militare sovietica. Tra le sue funzioni c'erano quelle di studiare i problemi connessi con la difesa dello stato, di formulare piani di mobilitazione e di operazioni che tenessero conto delle risorse materiali


LE GUERRE MONOTALI

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disponibili, infine di analizzare e mettere a confronto le esperienze della prima guerra mondiale, de lla guerra civile e di a ltre guerre 51. Una drastica riforma venne attuata anche nei quadri di comando ad ogni livello. Gli specialisti militari (ex ufficiali zaristi e delle guardie bianche) che avevano godu to la protezione di Trotzky, vennero allontanati dalle posizioni di responsabilità e sostituiti con uomini usciti dalle scuole dell'Armata Rossa o che avevano combattuto nell e sue (ile. Il Revvoensoviet Respubliki (Consiglio Militare Rivoluzionario della Repubblica), organo esecutivo centrale, pose fine ufficialmente ad ogni distinzione fra specialista militare e comandante rosso: d'ora in poi s i sarebbe u salo un solo titolo, quello di comandante dell'Armata Rossa. La nuova composizione del Revvoensoviet era il frutto della vittoria d'una cricca m ilitare nella cui formazione Stalin aveva giocato una parte di primo piano ed in cui occupava una posizione di comando. Da questa cricca uscì il nuovo tipo di soldato politico, l'ex sottufficiale fedele a Stalin, con un'educazione militare rudimentale, una superficiale comprensione della dottrina marxista, combinata con la tendenza ad usare la fraseologia marxista a proposito ed a sproposito, ma una capacità di valutare cinicamente ogni situazione nei termini della lealtà a gruppi r istretti 52. Per creare i nuovi quadri cd eliminare l'eterogeneità nella preparazione del personale, nel 1925, con l' Istruzione sulle scuole militari dell'Armata Rossa venne adottato un piano per la scuola unificata. Nelle scuole militari, i cui insegnanti erano in maggioranza uffici ali con un passato di combattenti nella guerra civile, gli allievi ufficiali studiavano materie militari, tecniche di comba ttimento, materie poli tiche e ricevevano un'educazione scientifica e politico-militare. Scopo del sistema scolastico unificato era di dare un addestramento generale più che specialistico, ma nell e sezioni di addestramento a l combattimento vi erano divisioni per le varie armi. Per la preparazione degli alti ufficiali esistevano già le Accademie deH' Armata Rossa e precisamente: l'Accademia Militare, del Genio Militare, d'Artiglieria, di Ammini s trazione Militare, di Avi azione Militare, di Medicina Militare, più l'Accademia Navale e l'Istituto Politico-Militare Tolmaçev. Pur chiamandosi dell'Armata

5 1 JOHN ERJ CKSOK:

1963, pp. 184-185. 52

id. id., p. 190.

Storia dello Stato Maggiore So vietico, Fehrinelli, Milano


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Rossa quasi tutte queste Accademie rappresentavano una continuazione di quelle dell'epoca imperiale. Nel 1924 Frunze, temporaneamente a capo dell'Accademia Militare (che alla sua morte, nel 1925, prenderà il suo nome), inaugurò i nuovi programmi di studio. Era stato Frunze a volere che presso l'Accademia venissero istituite una cattedra di industria militare ed una facol tà di tecnica dei rifornimenti; del programma di studi entrarono a far parte inoltre corsi sull'organizzazione delle retrovie ed a ltri che rendevano più perfezionato l'insegnamento della strategia. Seguì, nel 1925, una riorganizzazione completa dell'Accademia Militare, che venne articolata in tre principali elementi, incentrati il primo sui tre corsi fondamentali che preparavano alti ufficiali al livello di reggimento, di divisione e di corpo, il secondo sulla nuova facoltà di tecnica dei rifornimenti, il terzo sulla facoltà orientale, un corso politico-militare e linguistico per gli ufficiali destinati a prestare servizio nell'Estremo e nel Medio Oriente ed in Asia Centrale 53_ Le riforme Frunze interessarono anche, e notevolmente, la struttura dell'esercito con l'introduzione del sistema militare misto: la milizia territoriale spalleggiata da forze regolari. Gli effettivi dell'esercito regolare vennero fissati in 562.000 uomini che costituivano grandi unità ad organico di guerra, mentre la proporzione numerica del nucleo regolare delle unità della milizia era del 16 per cento della forza numerica totale; questo nucleo regolare veniva sempre mantenuto sul piede cli guerra. La divisione di fanteria comprendeva tre reggimenti fucilieri su tre battaglioni ed una batteria d'artiglieria (6 cannoni da 76 mm.), uno squadrone di cavalleria, un reggimento d'artiglieria leggera, una compagnia zappatori e un parco so.l dati del genio, una compagnia trasmissioni e l'artiglieria divisionale che poteva contare fino a 54 cannoni da 76 mm. e obici da 122 mm. Convinto assertore del principio della manovra elastica e autonoma, Frunze assegnò ai plotoni ed alle compagnie di fanteria un congruo numero di mitragliatrici pesanti e leggere per aumentarne la potenza di fuoco e coprirne.i movimenti. La cavalleria era ordinata in divisioni regolari (su quattro reggimenti e quattro batterie d'artiglieria), brigate indipendenti (su tre reggimenti e due batterie), e divisioni territoriali (su sei reggimenti e quattro batterie). 53 id. id.,

pp. 204-205.


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La q uasi totalità dell'artiglieria, cannoni da 76 e obici da 122, era ripartita fra le divisioni di fanteria e cavalleria; ogni corpo d'armata d isponeva di tre o quattro batterie pesanti campali . Negli anni 1925-26 l'organizzazione dell'esercito sovietico era la seguente: 19 cor pi d'armata, 77 d ivisioni di fanteria (3 1 regolari e 46 territori ali), 11 d ivisioni di cavalleria (d i c ui una territoriale), 8 brigate indipe ndenti d i cavalleria, 77 reggimenti d'artiglieria, per complessive 1212 batterie (su tre pezzi) 54. Nel settore dei mezzi corazzati, durante la gue1-ra civile, erano stati costruiti alcun i primitivi carri armati e autoblinde, mo lte di queste ulti me su telai d i autocarri FIAT l 8BL; non s i verificò alcun progresso fino al 1923, quando la Direzione Centra le dell'Indust ria d i Guerra GUVP intrapr·ese il pri mo studio sistematico di disegni di carri armati e delle esigenze dell'Armata Rossa in questo campo. Venne creato uno speciale Uffic io Tecni co che riuscì a preparare alcuni progetti su tipi di carri apparsi nella guerra 1914-18; nel 1927 l'Armata Rossa ebbe i primi modelli di un carro leggero, il T 18, del peso di 5,5 tonn., dotato di un cannone da 37 mm. e di una mitragliatrice, velocità 22 km/h, equipaggio 2 uomini e a utonomia 60-70 miglia. Nel 1930 venne realizzato un carro più pesante, il T24, di 18,5 tonn., armato con un cannone da 45 mm. e 4 mitragliatrici, con un equipaggio cli 5 uomini. L'aviazione mili tare soviet ica, fino a l 1923, r imase più o meno nelle stesse cond izioni in cui si trovava l'A rmata Rossa nel 1918: i suoi apparecchi ed i relativi motori appartenevano a non meno di tren tadue tipi diversi 55. Il coma ndo sovietico, da q uesta data, si adoperò per l'acquisto di aerei e motor i tedeschi e per la creazione di una scuola d i volo. Le forze aeree erano suddivise in aviazione terrestre, con squadriglie da ricognizione, da caccia e d'addestramento, con un totale di 286 appa recchi, e a viazione navale, con 36 appa recchi. La riorganizzazione delle forze aeree venne condo tta, nel 1924-25, sulla base della differenziazione delle funzioni di combattimen to. Il coman do e l'ammini strazione ve nnero suddivisi in sfere di combattimento e di retrovia; a lla prima appartenevano le squadriglie (terrestri e navali); a lla seconda i servizi d'aeroporto, di riparazione e di rifornimento, l'addestramento e la ricerca, e le

54 I. B ERCHIN: Voennaya Re/orma v SSSR (1924-1925) (La riforma militare nell'URSS 1924-1925). Mosca 1958, p. 192. 55 i<l. id .. p. 219.


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branche specialistiche. L'aviazione con base a terra venne suddivisa in aviazione strategica e tattica, e quella strategica ulteriormente suddivisa in squadriglie di intercettatori, da combattimento, cli bombardieri leggeri e pesanti, e in forze da ricognizione. L'unità base era la squadriglia: quelle cli intercettatori contavano fino a 31 apparecchi, quelle di bombardieri pesanti fino a 8, le altre 19. L'aviazione tattica aveva il compito cli cooperare con l'esercito, dì eseguire ricognizioni tattiche, cli localizzare le postazioni d'artiglieria del nemico; l'unità tattica era formata da 6-8 apparecchi. L'aviazione navale era articolata in unità da intercettazione, ricognizione e per la posa di mine 56. Il materiale era, nella maggior parte, di provenienza straniera, il rimanente di costruzione nazionale, ottenuto copiando i velivoli ed i motori acquistati. La marina militare, per quanto riguardava i mezzi, era rimasta quella dell'epoca zarista. Il personale, che aveva dato segni di irrequietezza politica, cu lm inata con la rivolta di Kronstadt, aveva subito una vasta epurazione, specialmente nei quadri, con la rimozione d i almeno 750 ufficiali e l'immissione d i elementi di provata fede comunista ma senza una preparazione specifica; di conseguenza questa forza era la meno efficiente. Negl i anni trenta, l'avvento dell'industrializzazione - i cui vantaggi iniziali furono quasi interamente devoluti alle industrie belliche - portò uomini nuovi ed idee nuove nel campo della pianificazione strategica e dell'armamento dell'Armata Rossa. I nuovi capi, con alla testa il maresciallo Tuchacevsky, svilupparono il concetto di un moderno esercito motorizzato che potesse contare su poderose forze corazzate e di artiglieria, sullo stretto appoggio fornito da un'aviazione capace di operare come un'art iglieria e che, nello stesso tempo, sfruttasse interamente l'enorme potenziale umano che la nazione poteva mettere a d isposizione delle forze armate. L'impostazione teorica e la pianificazione pratica nel campo militare sovietico, si erano lasciate a lle spalle le idee della guerra civile e tenevano il passo con qua nto stava compiendo la più avanzata macchina militare di quel tem po: la Wehrmacht. Il risultato fu che, nel 1932, l'Unione Sovietica cost ituì il primo corpo meccanizzato del mondo, che comprendeva più di 500 carri armati. Nel 1936 disponeva di quattro corpi meccanizzati, sei brigate meccanizza te indipendenti e sei reggimenti carri indipendenti. Il

56

id . id., p. 226.


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Corpo d'Armata meccanizzato comprendeva 2 o 3 brigate meccanizzate di circa 100 carri ciascuna, una brigata cli fanteria motorizzata ed un reggimento piuttosto consistente di artiglieria da campagna motorizzata; la brigata meccanizzata era costituita da 3 battaglioni corazzati (32 carri ciascuno), 1 battaglione carri armati leggeri (eia ricognizione) e 1 battaglione mi traglieri (autotrasportato). La costruzione dei veicoli in dotazione ai reparti corazzati subÏ notevolmente l'in fluenza occidentale. I primi modelli prodotti derivarono da carri inglesi legge ri: il T27, vers ione russa de l Carden Loyd MKVI, del peso di 1,5 tonn. ed armato con una mitragli a trice da 7,62; il T26 derivato da l Vickers, di 8,5 tonn. e con un cannone da 45 mm.; il T38, ispirato all'A4E 11 britannico, di 3,2 tonn. con una mitragliatrice da 7,62. Il T27 ed il T38 furono i primi carri al mondo ad essere trasportati per via aerea, appesi sotto la fuso liera di bombardieri, durante le manovre del 1935. La produzione di carri medi iniziò dopo l'acquisto d i alcuni esemplari

Cora zz.a ta russa Uk1ia brskaia (1933).

dell'americano Christie: nacque cosĂŹ la serie dei BT (BysLrochodia Tank) dei quali l'ultimo, il BT7, aveva un peso di 13,8 tonn. ed a rmato con un cannone da 45 mm. e due m itraglia trici. Di progettazione sovie tica furono i carri pesanti: il T28 del peso di 28 tonn. con un cannone da 76 mm. ed una mi tragliatrice ne lla torretta centrale, e due mitragliatrici in piccole torrette a la to del posto d i pilotaggio; ed il mastodontico T35, dotato di cinque torrette, del peso di 50 tonn . ed armato con un cannone da 76 mm., due da 45 e 5 mitragliatrici, armamento di molto superiore a q uello dei carri stranieri contemporan ei, conseguenza della grande importanza data dai sovietici al.la potenza d i fuoco di grandi uni LĂ meccanizzate. Il concetto sovietico dei mezzi corazzati in massa era in netto contrasto con la dot trina delle potenze occide ntali che, come abb iamo visto, prevedeva l'impiego di tali mezzi soltanto come


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supporto della fanteria. I progressi in questa direzione furono bloccati dall'errata valutazione di Stalin dell;esperienza sovietica dell'uso dei carri durante la guerra civile spagnola. I corpi meccanizzati vennero sciolti ed i carri ritornarono al loro originale impiego di appoggio alla fanteria. L'efficienza combattiva delle forze armate sovietiche subì un gravissimo colpo nel 1937-38, a causa della grande purga del corpo ufficiali. Pochi avvenimenti contribuirono a determinare la situazione dell'Armata Rossa, prima nel 1939 e poi nel 1941, in misura maggiore della distruzione sistematica dell'alto comando sovietico, condotta a termine da Stalin in quel periodo. La principale ragione che spinse il dittatore ad epurare l'apparato militare fu il desiderio di rafforzare la sua posizione di capo assoluto dell'Unione Sovietica eliminando tutti coloro che non dovevano a lui posizione, autorità e prestigio. La sua vittima più famosa fu il maresciallo Tuchacevsky,

Carro Cristie T3 (sen za cingoli).

ma durante il Grande Terrore l'URSS perse altri due dei cinque marescialli, 14 dei 16 comandanti d'armata, tutti gli otto ammiragli, 60 de i 67 comandanti di corpo, 136 dei 199 comandanti di divisione, 221 dei 397 comandanti di brigata e 75 degli 80 membri del Soviet Militare Supremo. In tutto furono fucilati o i1~prigionati circa 35.000 ufficiali di tutti i gradi. Un'atmosfera di questo genere provocò non soltanto timore, ma anche apatia, inerzia e tendenza ad evitare ogni responsabilità: era infatti molto più sicuro eseguire ciecamente gli ordini che non dimostrare spirito d'iniziativa. Un altro effetto negativo della purga fu che essa portò ai gradi più elevati alcuni esponenti della cricca della cavalleria, un gruppo di sottufficiali e ufficiali che durante la guerra c ivile avevano operato in stretto contatto con Stalin; questi uomini presero il sopravvento sui più specializzati ufficiali di carriera raggruppati mtorno a Tuchacevsky. Con una specie di ritorno al tema delle qual ità


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vittoriose dell'entusiasmo rivoluzionario dei giorni della guerra civile, i nuovi capi insegnarono all'esercito che in qualsiasi circostanza.in guerra, esso sarebbe stato invincibile. Le conseguenze furono .la disastrosa campagna r usso-finn ica del 1939-40 ed il primo periodo dell'attacco tedesco, nonostante i soldati avessero combattu to secondo le migliori tradizioni dell'esercito russo. Il Giappone, grazie alla guerra 1914-18, durante la guale si era schierato con la sua marina a fianco degli alleati, aveva ottenuto, oltre a vantaggi territoriali, una solida posizione nel campo internaziona le che gli clava diritto ad un posto d i pari importanza a quello delle maggiori potenze mondiali. La marina m ilitare giapponese, uscita dal conflitto non solamente intatta, ma anche cons iderevolmente potenziata, occupava il terw posto nel concerto internazionale. L'Inghilterra e gli Stati Uniti, allo scopo di sorvegliare il preoccupante impero nipponico, ma anche di controllarsi r eciprocamen te, promossero, nel 1922, la conferenza cli Washington che limitò gli armamen ti navali delle grandi potenze nel rapporto di 5 (Gran Bretagna) - 5 (Stati Uniti) - 3 (Giappone) - 1,75 (ItaJia e Francia). Il notevole risultato acquisito da.I Giappone con l'essere divenuCarro BTS (senza cingoli). to una delle tre grandi potenze mondiali degli anni venti, fu dovuto principalmente al grande sviluppo del paese ed all'incremento dato alle sue fo rze navali. In un certo senso, i nipponici potevano essere conside rati dei principianti nel campo de ll a costrm.ione delle navi da guerra: infatti fino al tempo della battaglia del mar del Giappone, avvenuta nel 1905, quasi tutte le unità della marina erano state costruite all'estero; tullavia, una volta intrapresa per proprio conto la progettazione e la costruzione, i tecnici nipponici d imostrarono di non essere secondi a nessuno. Come precedentemente accennato, il Gi appone mise in servizio, nel 1922, la prima portaerei del mondo costruila a questo scopo: la Hosho di 7470 tonnellate, velocità 25 nodi e dotata di 2 1 aerei. A q uesta ne seguirono altre, con capacità di traspor to aerei sempre maggiore (70-90); a ll'atto dell'entrata in guerra, nel 1941, l'impero del Sol Levante disponeva di 10 unità di questo tipo. Nel 1920-21 entrarono in servizio due n uove navi da battaglia


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L'EVOLUZIONE ORGA NICA, TECNICA, DOTTRINALE

costruite secondo una tecnologia altamente avanzata che assicurava loro, oltre ad una elevata potenza di fuoco, un'incomparabile manovrabilità; le due navi, la Nagato e la Mutsu, di 39.130 tonnellate, avevano una velocità di 25 nodi ed un armamento di 8 pezzi da 406 mm., 18 da 140, 8 da 127 e 20 da 25 mm. Pochi anni prima del secondo conflitto mondiale vennero impostate le supercorazzate classe Yamato di 65 .000 tonnellate, velocità 27,5 nod i ed armamento principale 9 pezzi da 460 mm. Anche le altre navi da guerra costruite negli anni venti-trenta risultarono,. sia per l'armamento che per la velocità e corazzatura, superiori alle similari inglesi e americane. I sommergibili della classe «I» erano in grado di raggiungere la California e di ritornare alla base senza bisogno di rifornirsi: un'impresa paragonabile, per quel tempo, alle moderne prestazioni del sommergibile americano a propulsione atomica Nautilus . Come le forze navali, anche le forze terrestri vennero gradualmente potenziate ed adeguate al loro futuro compito, che sarebbe stato quello di combattere sul continente asiatico contro la Cina e l'Unione Sovietica. L'ordinamento nipponico prevedeva il Gruppo d'Armata, equivalente all'Armata occidentale, e l'Armata, pari al Corpo d'Armata. L'esercito non era però un'organizzazione rigida. Fino al 1936 la sua formazione base era una pesante divisione di fanteria, su quattro reggimenti della forza di una brigata, con effettivi di circa 25.000 uomini. Alla prova dei fatti, durante l'occupazione della Manciuria nel 193 1, questo tipo di divisione si era dimostrata poco flessibile nella manovra e debole nei trasporti, artiglierie ed armi automatiche. Dopo il 1936, la politica cli conquiste del governo, ormai dominato dai vecchi clan militaristi, coinvolse l'esercito in una vasta gamma di compiti operativi nelle più diverse condizioni: la campagna in Cina, le operazioni antiguerriglia nèi territori occupati, la protezione delle estese linee cli comunicazione e il presidio dei grandi spazi sui confini della Manciuria e della Mongolia. Così, per sopperire a queste e ad altre esigenze, il Ministero della Guerra giapponese fu costretto ad adottare organizzazioni più flessibili e creare delle forze speciali per svolgere i diversi compiti facendo l'uso più economico degli uomini e dei materiali disponibili, La pesante divisione di fanteria venne trasformata in divisione ternaria che dal 1939 divenne l'unità standard dell'esercito e conosciuta come divisione del tipo B (Otsu); essa consisteva cli tre


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reggimenti di fanteria, un reggimento artiglieria da ca mpagn a, un reggimento genio, un reggimento trasporti, un gruppo esplorante moto-corazzato o un reggimento di cavalleria su due squadroni, e servi zi vari, per un totale di 18-20.000 uomini. Ogni reggimento di fanteria era suddiviso a sua volta in una compagnia comando, tre battaglioni di fanteri a , un reparto a rmi pesanti ed una sezione collegamenti. Il battaglione di fanteria era mol to robusto raggiungendo e spesso superando i mille uomini: comprendeva una compagnia coma ndo, tre compagnie fuci lier i, una compagnia m itraglieri e una compagnia mortai, con la possibilitĂ di inserimento d i una quarta compagnia fucilieri. Il reggimento di artiglieria da campagna era dotato di 52 pezzi ed era organizzato su due gruppi cannoni da 75 mm. ippotrainati ed un g ruppo ob ici da 105; il gruppo cannoni comprendeva 18 pezzi ed era s uddiviso in tre batterie ognuna di tre sezi oni con due pezzi; il gruppo obici disponeva d i 16 pezzi ed e ra organizzato in quattro batterie di due sezion i con due pezzi. Brigate d'artiglieria suddivise in reggimenti erano presenti anche a livello Armata, con cannoni da 105 e obici da 150 e da 305 mm. Il reggimento genio era composto da due compagnie pionieri ed una compagn ia pontieri 57. Divisioni di fanteria standard, ma con una maggiore a liquo ta di artiglieria e con batta glioni di fanteria dotati di un maggior numero di effettivi e d i armi automatiche, venivano impiegate in Manc iuria e nella Ci na sette ntrionale; queste unitĂ erano conosciute come divi sioni dc tipo A(Ko) ed alcune di esse disponevano di un battaglione carri. Il terzo tipo di divisi one era la C(He i) o da guarnĂŹgione, una formazione organizzata in due brigate, ognuna di quattro battaglioni di fanteria con un quantitativo di armi d'accom pagnamento inferiore a quello dei battaglioni della divisione standard. Come la definiva il nome, questa unitĂ veniva principalmente usata in compiti di guarnigione e la sua orga nizzaz ione in brigate le consen tiva di essere frazi onata ed usata in operazioni antiguerriglia indipendenti. In aggiunta ai tre differenti tipi di divisione, l'apparato militare giapponese era reso ulteriormente com plicato dall'esistenza di

57 A. S ANTONI: Storia generale della guerra in Asia e nel Pa cifico (1937- 1945), 3 voi!., STEM Mucchi, Modena 1977 voi. I, pp. I 16-117.


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molte brigate indipendenti organizzate ed equipaggiate per ruoli speciali o per impieghi in particolari teatri. Brigate miste indipendenti erano, per esempio, impiegate in Cina, principalmente per servizi di guarnigione o di antiguerriglia. Tali brigate erano preminentemente forze d i fucilieri composte, di norma, da tre a sei battaglioni d i fanteria forti da 750 a 900 uomini con unità relativamente piccole di artiglieria, genio e trasmissioni. I battaglioni avevano tre o quattro compagnie fucilieri e la loro consistenza variava secondo le esigenze. Alla vigilia dell'entrata in guerra, ai battaglioni di queste brigate vennero assegnati mortai e cannoni anticarro; inoltre vennero costituite nuove brigate formate da quattro a otto battaglioni di fanteria del tipo standard, un'unità d'artiglieria su tre compagnie, genio e trasmissioni . Alcune di queste ultime disponevano anche di una compagnia contraerea o di una unità corazzata. Ad organici completi, la forza di tali brigate variava da 3100 a 6000 uomini, a seconda della loro composizione. Per il presidio delle isole nel Pacifico ven ivano impiegati dei reggimenti misti che comprendevano normalmente due o tre battaglioni di fanteria e unità di artiglieria, genio e trasmissioni; alcuni d i essi disponevano di piccoli reparti corazzati o di artiglieria contraerea. I reggimenti di cavalleria, oltre a fornire i reparti esploran ti alle divisioni cli fanteria, erano anche raggruppati in b rigate indipendenti che consistevano cli due reggimenti - su quattro squadroni cavalieri armati di carabine e sciabola e uno squadr one mitraglieri - ed un reggimento artiglieria a cavallo su due compagnie mortai medi o cannoni da 75 mm. Gl i squadroni erano articolati su tre plotoni cavalieri ed un plotone mitraglieri, e lo squadrone mitraglieri includeva anche un plotone anticarro con due cannoni da 37 mm. 58. , Nel 1918, il Giappone, come altre nazioni, aveva acquistato alcuni esemplari cli mezzi corazzati inglesi e frances i, ma lo sviluppo di queste armi ebbe inizio soltanto nel 1925 con la progettazione del primo carro nazionale che fu messo a punto nel 1927 nell ' Arsenale cli Osaka. Negli anni fra le due guerre i nipponici costruirono diversi tipi di cani armati; quell i che inizialmente ebbero maggior successo e 58

A.J.

BARKER:

pp. \3 -14,17.

Japan.ese Army Handbook 1939,45, Jan Allan Ltd .. London I 979


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più larga diffusione furono il carro medio «89» (dalle ultime due cifre dell'anno 2589, che corris ponde al nos tro anno 1929), del peso di 11 tonn., armato con un cannone corto da 57 mm. e due mitragliatrici; e la Tanketta 94 di 2,65 tonn. con una sola mi tragliatrice; ambedue vennero perfezionati, a partire dal 1937, con il ca rro medio Chi-ha e la Tank e tta 97 Te-ke. I primi reparti corazzati di una certa cons is tenza furono costituiti nel 1933 con la creazione di tre reggimenti carri (Sensha Rentaz) su due compagnie di 10 carri. Due di questi reggimenti rimasero di stanza in Giappone ed uno venne inviato in Manciuria. L'aumento della produzione cli questi mezzi consentì la form azione di reggimenti più massicci di 80 carri e di gruppi corazzati (Sensha Dan) che comprendevano tre o quattro reggimenti i quali però, non disponendo di fanteria e artiglie ria, non e rano in grado di operare in ruoli indipendenti. La prìma brigata corazzata (Sensha Ryiodan) apparve nel 1934 e fu composta da un reggimento carri su tre compagnie, un reggimento di fanteria motorizzata, un reggimento d'artiglieria motorizzata con pezzi da 75 mm. ed una compagnia motorizzata di genio pionieri. La dottrina d'impiego, che prevedeva inizialmente piccole unità carriste nell 'organico delle divisioni di fanteria con funzioni di esplorazione, venne modificata durante la guerra cino-giapponese, con l'uso dei carri anche in appoggio della fa nteria le c ui divi sioni ebbero così assegnati un reggimento carri medi ed una compagnia tankette esploranti. L'aviazione giapponese aveva fatto i suoi primi ince rti passi nel 1909 quando era stato formato uno speciale comitato di studiosi, militari e c ivili, per esaminare la possibilità di sviluppo dei mezzi aerei, mentre ufficiali dell'esercito e della marina venivano mandati ad addestrarsi in Francia e negli Stati Uniti . Negli anni segue nti, dopo aver acquistato alcuni esemplari di velivoli frances i e tedeschi, i nipponici allestirono una fabbrica d'aeroplani i cui prototipi furono ispirati ai Farman francesi. Ma l'aeronautica militare giapponese nacque ufficialmente nel 1919, quando vennero create la Sezione Aviazione ne l Ministero della Guerra, ed una scuola di pilotaggio (1920) a Tokorozawa, presso Tokio. Dopo la guerra 1914-18, alla quale partecipò soltanto nel 1914 con alcune operazioni aeree du rante l'occupazione dell a concessione tedesca in Cina e di alcune isole tedesche nel Pacifico, l'aviazione giapponese si riequipaggiò completamente con aerei ed assistenza frances i e inglesi, ma non passò molto tempo per svilu ppare


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l'industria aeronautica nazionale rappresentata dalle tre grandi società Mitsubishi, Nakajima e Kawasaki, che dopo aver costruito delle macchine su licenza francese ed inglese, diedero inizio alla produzione di una lunga serie di aerei che culminò, negli anni quaranta, in quelli che diedero tanto filo da torcere ai loro avversari. L'Aeronautica militare nipponica, dal suo apparire, rimase sempre suddivisa in aviazione dell'esercito e aviazione della marina. L'Aviazione dell'Esercito era ordinata in reggimenti (Rentai) costituiti da tre a sei squadriglie (Chutai), ciascuna con un organico da 9 a 12 aeroplani. L'Aviazione Navale fu la prima al mondo, come abbiamo visto, a disporre di una portaerei costruita a tale scopo, e data la situazione geografica del paese, fu quella più potenziata, specialmente nello sviluppo di reparti d'attacco basati sulle portaerei. Data la rigida riservatezza dei giapponesi in quegli anni, poco si sa delle caratteristiche dei mezzi in dotazione: gli aerei più conosciuti furono i caccia dell'esercito Nakajima 91 (velocità max 299 km/h, armamento 2 mtg.) e Kawasaki Ki-10 (velocità max 400 km/h, armamento 2 mtg.), il bombardiere leggero Kawasaki 93, il ricognitore Kawasaki 88 ed il bombardiere bimotore Mitsubishi Ki-2 (velocità max 255 km/h, armamento 300 kg. di bombe e 2 mtg.); il primo caccia per portaerei fu il Mitsubishi 1 MF 1 (velocità max 237 km/h, armamento 2 mtg.); all'aviazione navale apparteneva anche il Mitsubishi B2M, bombardiere-silurante (velocità max 213 km/h, armamento 800 kg. cli bombe o un siluro e 2 mtg). Le operazioni militari in Manciuria ed in Cina, prevalentemente terrestri, imposero il rafforzamento e la ristrutturazione dell'aviazione dell'esercito, sia nei reparti che nei mezzi. L'unità base divenne il più flessibile gruppo (Sentai) con una sezione comando e tre Chutai. Un gruppo caccia, uno bombardieri leggeri, uno bombardieri pesanti ed un'aliquota di aerei da ricognizione, formavano una brigata aerea (Hilwdan); due o tre brigate a eree formavano una divisione aerea (Hikoshidan), e due o tre divisioni aeree formavano un'armata aerea (Kokugun). L'aviazione navale fu basata sulle flotte aeree (Koku Kantai), costituite normalmente da quattro divisioni portaerei (Koku Sentai) con due portaerei ciascuna. Anche di questo periodo, poco si sa dello sviluppo dei mezzi di volo; citeremo qui soltanto il Mitsubishi A5M4 (velocità max 270 km/h, armamento 2 mtg. da 7,7 e 60 kg. di bombe), primo mono-


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plano da caccia imbarcato nel mondo. Comunque, nella seconda metà degli anni trenta, l'industria aeronautica giapponese, che comprendeva più di 20 stabilimenti, aveva raggiunto un grado di capacità produttiva da fornire a ll e forze terrestr i e specialmente navali dei mezzi aerei in quantità e quali tà tali che nessun esperto aeronau tico straniero si sarebbe mai immaginato. In Italia, a ll'inizio degli anni venti, a seguito degli avven imenti politici verificatisi, si pose il problema della ristrutturazione dell'esercito, alla quale dette il via, nel 1923, l'ordinamento Diaz, dal nome del nuovo Ministro della Guerra. Esso pur facendo un considerevole fondamento sull'elemento uomo teneva il massimo e realistico conto del valore dei mezzi meccanici e della loro pratica applicazione. Princi pio fondamentale era quello di disporre di adeguati nuclei opportunamente p reparati per costituire le varie unità. L'ordinamento Diaz prevedeva la spesa di due miliardi di lire, mentre le disponibilità finanziarie nel 1923-24 raggiungevano soltanto la somma di un miliardo e duecento milioni 59. La situazione quindi richiedeva delle r isoluzioni che facessero coinc idere l'organizzazione m ilitare con le disponibilità di bilanc io, intendendo il governo contenere le spese militari per raggiungere il pareggio. Poichè Diaz non volle assumere tale compito, si ritirò. A sostituirlo, al Ministero della Guerra, fu chiamato il generale Antonino Di Giorgio che iniziò subito a p reparare il suo progetto di riforma. Questa si basava su precedenti studi, seguiti da una proposta del generale Bencivenga, di un esercito scudo e lancia, cioè un organismo militare fortemente addestr ato ma piccolo e sempre pronto a muove rsi, mentre le truppe di leva, dopo un breve periodo d'addestr amento, dovevano essere inviate in congedo 60. Il pregio di questa proposta era quello di dividere in due i problemi che in ogni tempo deve affrontare un esercito: quello dell'addestramento e quello della copertura. Questa divisione permetteva, da un lato di sottrarre il meno possibile i coscritti a lla vita c ivile, dall'altro di affidare la prima difesa del territorio a truppe a ltamente addestrate 6 1. 59 Ministero della Difesa SME Ufficio Storico: L'Eserci10 //alicmo era la 1° e la 2" Guerra Mondiale, Roma 1954, p. 55. 60 Ministero de lla Difesa SME uffi cio Storico: L 'Ese rcii o e i suoi corpi, Roma 1971, voi. I. p. 2 15. 6I MinisLero della Difesa SME ufficio Storico: L'Eserci10 /1aliano ira la 1° e la 2• Guerra Mondiale, Roma 1954, p. 56.


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L' f'. VOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Tutto ciò avrebbe richiesto una forte spesa che la situazione finanziaria non rendeva possibile, Di Giorgio ritenne di poter risolvere il problema mantenendo inalterato il numero delle unità e dei quadri ufficiali, riducendo invece quello dei soldati alle armi. Per questo scopo si doveva mantenere per quattro mesi l'esercito ad effettivi completi e ridurre poi la maggior parte delle unità a reparti quadro per i restanti otto mesi . Ciò comportava un notevole rischio poiché l'esercito, durante l'anno avrebbe avuto, per un lungo periodo, un potenziale minimo anche per far fronte a sommovimenti interni. Nonostante il parere contrario del Consiglio dell'Esercito, il progetto venne sottoposto all'esame del Senato dove incontrò la pal ese ed energica ostilità dei più prestigiosi capi militari che qui sedevano. Mussolini si rese conto allora ... che il progetto Di Giorg io avrebbe potuto costituire il fatto tecnico-politico su cui in Senato e fuori s i sarebbero potute inconlrare le opposizioni in atto e potenziali, per mettere in cris i il governo con l'avallo del re e dell'esercito 62.

Si sbarazzò quindi del suo min is tro ed il 4 aprile 1925 assunse personalmente la carica di Ministro della Guerra; poiché era già Ministro dell'Aeronautica e poco dopo divenne anche Ministro della Marina, nell e sue mani venne accentrata la direzione s uprema di tutte le forze armate dello Stato: Esercito, Marina, Aviazione. Subito dopo venne istituita la nuova carica di Capo di Stato Maggiore Generale, affidata al generale Badoglio, che mantenne anche quella di Capo cli Stato Maggiore dell'Esercito. Il Capo di S.M. Generale fu posto alla diretta dipendenza del Capo del Governo con il compito cli concretare ... gli studi e le disposizioni necessarie per la coordinazione dell'organizzazione difensiva dello Stato, ed i piani cli guerra, dando ai Capi cli S.M. della Regia Marina e della Regia Aeronautica le direttive di mass ima per il concorso della R. Marina e della R. Aeronautica nel raggiungimento di obiettivi comuni. (D.L. n° 866 clell'S.6.1 925).

Per quanto r iguardava l'esercito, il Capo di S.M . Generale dipendeva invece dal Ministro della Guerra ed aveva il compito di presiedere in tempo di pace alla preparazione alla guerra dei quadri, 62 R. D E F E U CE:

l'v1ussolini il fascista - L 'organi zza zione dello Slalo fascista,

E inaud i, Tor ino 1968, p. 54.


LE GUERRE MONDIALI

375

delle truppe e dei relativi mezzi e di esercitare in conseguenza un'alta azione ispettiva sulle truppe, sui servizi e sulle scuole. Al Capo cli S.M. Generale non era comunque devoluto nessun potere di comando effe ttivo rispetto alle tre forze armate dello Stato, e le sue funzioni finivano perciò col venire esplicate nell'ambito prevalentemente della consulenza, del coordinamento e degli studi. A seguito dei provvedimenti presi al vertice dell'apparato militare, nel 1926 fu varato un nuovo ordinamento dell'esercito che portava la firma di Mussolini, in quanto Minist ro della Guerra, e che riduceva le dimensioni dell'organismo mi litare venendo incontro alla decisione di conseguire il pareggio del bilancio. Le linee fondamentali del nuovo ordinamento erano: a) Adozione de lla divisione ternaria (anzichè quaternaria su due brigate dì fanteria di due reggimenti). b) Intelaiatura dell'esercito di pace basata essenzialmente su trenta divisioni ternarie, delle quali alcune ad organici rinforzati. c) Ferma cli diciotto mesi e variabilità del contingente alle armi. d) Intangibilità delle scorte di mobilitazione. Nel febbraio 1927 si provvide a separare le due cariche di Capo cli S.M. Generale e Capo di S.M. dell'Esercito, che fino ad allora erano state riunite nella stessa persona. Tuttavia la ristrutturazione tecnica dell'Esercito venne notevolmente frenata dalle difficoltà finanziarie. Il rinnovamento dei mezzi, specie per le artiglierie, fu quindi molto limitato; comunque, il volume di fuoco di una divisione italiana non era, in quegli anni, molto lontano da quello delle analoghe formazioni militari deglj altri eserciti europei. La situazione venne descritta dal generale Roatta: Nel 1933 - che è stato per noi l'ultimo anno tranquillo in fatto di politica estera - l'Italia era in condizione di mobilitare l'equivalente di 48 divisioni, ossia 40 divisioni di fanteria «ternarie» e col reggimento d'artiglieria su quattro gruppi, numerose unità speciali (bersaglieri, alpin i, cavalleria) e gli elementi non indivisionati corri· spondenti (artiglieria, genio, servizi). Erano inoltre mobilitabili 200 battaglioni costieri. L'armamento e l'attrezzamento non erano moderni; ma la massa in parola costituiva cionondimeno u n insieme serio e che dava pieno affidamento, sia perché omogeneo e mobilitabile realmente al completo, sia - soprattutto - perché la nostra s ituazione internazionale


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

non comportava per l'Esercito, in caso di conflitto, compiti sproporzionati alla sua forza ed ai suoi mezzi. Non eravamo allora nel campo del Reich e prevedevamo soltan.to l'eventualità cli uno schieram en to di fensivo sulla frontiera a lpina. Pertanto tutte le divisioni erano attrezzate per la montagna ed i loro mezzi di trasporto erano basati sul binomio autocarro-mulo 63.

I mezzi motorizzati e corazzati ebbero un lento sviluppo per le già citate difficoltà finanziarie e per la limitata disponibilità di materie prime. Durante la guerra 1915-18, dato il territorio montagnoso sul quale si svolgevano le operazion i, nè da parte italiana nè · da quella austriaca vi era stato impiego di veicoli corazz~ti. Nel 1917, il Ministero della Guerra aveva acquistato alcuni esemplari di carri Schneider e Renault; la FIAT, nel frat tempo, aveva proget. ~ tato un mezzo pesante - il 2000 - di 40 tonnellate, armato di un cannone da 65 mm. e sette mitraCarro italiano: FIAT 2000. gliatrici - ma di questo ne vennero costruiti soltanto due esemplari. Una serie su scala più consistente venne intrapresa nel 1918 con la produzione del FIAT3000, versione italiana del carro leggero Renault F.T . che equipaggiò la Batteria autonoma carri d'assalto, ribattezzata nel 1921 Compagnia autonoma carri armati. Nel 1926, dopo alcune fasi sperimentali ed organizzative, i carri armati cessarono di far parte integrante della fanteria e diventarono una specialità indipendente come a rma destinata ad accompagnare la fanteria e a distruggere i reticolati e le anni automatiche leggere (legge 396 del 1 ° marzo 1926). Un anno dopo venne costituito il Reggimento Carri Armati composto da 5 battaglioni, ciascuno su 4 compagnie di due plotoni carri ed uno misto; ogni compagnia aveva in dotazione un carro comando e 4 carri per plotone: la forza complessiva reggimentale raggiungeva, almeno sulla carta, i 180 carri. All'inizio degli anni trenta, grazie ad una stretta collaborazione con gli specialisti inglesi, sia per quanto riguardava la tecnologia che i metodi di combattimento, e tenuto conto delle zone d'impiego 63

M.

RoATTA:

Otto milioni di baionette, Mondadori, Milano 1946, p. 11.


LE GUERRE MONDIALI

377

(principalmente montane), venne elaborato dall'Ansaldo un carro leggero del peso di 3,2 tonnellate, equipaggio due uomini, velocità max 45 km/h, ed armato di due mitragliatrici binate o, in alternativa, di un lanciafiamme; questo mezzo, di eccellenti qualità nella sua categoria, venne denominato Carro Veloce 33, in seguito L3, e fu il carro più diffuso delle unità corazzate italiane. Poiché si riteneva che largo sviluppo avrebbero avuto i carri veloci data la loro spiccata attitudine alle azioni di sorpresa rapide e audaci potendo svolgere azioni di fuoco di grande effetto morale e materiale contro bersagli animati allo scoperto dotati com 'erano di grande capacità di manovra, nel 1931 venne diramata una Istruzio ne provvisoria sui carri armati veloci nel la quale era previsto l'impiego particolarmente nell'esplorazione, durante la marcia al nemico, nelle soste, nell'attacco e nell'inseguimento 64. Nel corso degli anni venti, la politica navale italiana fu condizionata dalle deliberazion i della conferenza di Washington del 1922, nella quale, come precedentemente accennato, si erano convenute numerose limitazioni agli armamenti navali. Un'altra limitazione per il potenziale navale fu la decisione del potere politico di contenere lo sviluppo dell'aviazione di marina e di procrastinare il progetto di costruzione di almeno una navt: portaerei, in quanto le funzioni della Marina apparivano prevalentemente destinate a mari intern i 65. Pertanto, l'orientamento della Marina fu quello di attribuire preminente importanza agli incrociatori ad alta velocità, ai cacciatorpediniere, ai sommergibili ed ai MAS. L'ammiraglio Di Giamberardino, scrivendo della politica navale di quegli anni, ne diede un'idea precisa: Nell'impossibilità di essere dappertutto, bisognava concepire un'azione sparsa, frazionata, saltuaria, di difesa e di attacco, tutta basata sulla velocità dei mezzi adoperati e sulla sorpresa. Ammesso quindi questo concetto di impiego corrispondente a lla guerriglia, i mezzi relativi non potevano essere che incrociatori veloci e cacciatorpediniere e perciò la Marina è stata costruita per vario tempo con quel maggior numero di tali unità che ci permetteva il bilancio 66.

64 Ministero della Difesa SME Ufficio Storico: L'Esercito Italiano tra la ;a e la 2" Guerra Mondiale, Roma 1954, p. 94. 6S V. GuGLJ ELMOTTI : Storia della Marina Italiana, Vito Bianco, Roma, 1961 p. 133. 66 cit. in: M. MAZZETTI : La politica militare italiana fra le due guen-e mondiali (1918-1940), Beta, Salerno 1974, p . 103.


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L'IW OLUZJONE ORGANICA, T ECNICA, DOTTRINALE

Nel complesso, la Marina italiana, tra il I 918 ed il 1933, fu organizzata con un'impostazione nettamente offensiva nel quadro di tutte le possibili eventualità operative. Il suo potenziale risentiva peraltro del fatto che la linea da battaglia era costituita da corazzate fortemente invecchiate e dall'assenza di un 'aviazione ausiliaria 67. Nata il 28 marzo 1923 e sviluppatasi con una certa rapidità, la Regia Aeronautica si accrebbe notevolmente nel 1926, quando ebbe come sottosegretario, e virtualmente capo effettivo, Italo Balbo, che la portò a raggiungere risultati, non solo spettacolari ed agonistici,che la ponevano tra le prime aviazioni nel mondo, prove ne furono: la conquista di diversi primati mondiali, le numerose vittorie nelle competizioni con le altre aviazioni, le lunghe crociere che culminarono con la Crociera aerea del Decennale. Al termine della gestione Balbo, l'Aeronautica aveva una forza effettiva di 3.095 aerei ripartiti in: 703 da caccia, 538 da bombardamento, 533 da r icognizione, 344 aerei scuola, 957 turismo e reparti d'allenamento 68. Per quanto riguarda i concetti operativi, mentre Esercito e Marina concepivano gli aerei solo come armi ausiliarie, essenzialmente da impiegare per l'osservaz ione del nemico e forse per la protezione di punti vulnerabili, Balbo concepiva l'aviazione impiegata in grandi compiti offensivi di carattere decisivo. E perciò, per primo nel mondo, seguendo ]e idee di Douhet, costituì non già dei reparti aerei, ma un'Armata aerea, organicamente composta dalle varie specialità, mentre a parte venivano costituiti reparti di aviazione ausiliaria per l'Esercito e la Marina. Ma non volle abbandonare l'unicità monolitica dell'Arma aerea lasciando creare, ad esempio, un'aeronautica di marina, perché i vantaggi sarebbero stati largamente compensati dallo svantaggio di dividere l'Arma 69. Dopo l'assunzione al potere del fascismo, venne creata un'altra forza armata, la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Tale milizia aveva lo scopo di sottrarre le squadre d'azione fasciste al controllo dei ras locali e di porle alle dipendenze di un organismo unico centralizzato agli ordini di Mussolini, e quello

67

id. id., pp. 104-105.

68

id. id., p. 117.

69

E.

CANEVARI :

La guerra italiana

2

voli., Tosi, Roma 1948, vo i. I, pp. 188-1 89.


LE GUERRE MONDIALI

379

d'impedire l'estendersi dell'organizzazione para-militare dei gruppi cli destra, particolarmente dei nazionalisti. Ad essa vennero affidati svar.iati e troppi compiti: nel campo politico il concorso nei servizi di ordine pubblico e di P.S., e reparti speciali in servizio di frontiera; nel campo educativo militare, inquadramento, disciplina, istruzione dei reparti giovanili e universitari; nel campo militare, battaglioni di camicie nere inseriti come reparti d'assalto nelle grandi unità dell'esercito, artiglieria controaerea e marittima, milizie speciali (ferroviaria, strada le, postelegrafonica, portuaria e forestale). La Milizia avrebbe reso un buon servizio alle Forze Armate se i suoi compiti fossero stati limitati al mantenimento dell'ordine pubblico, esonerandone completamente l'Esercito, e ciò senza parlare delle milizie speciali, la cui uti lità era, ed è, indiscutibile, prova ne sia il fatto che esistono tuttora similari reparti di polizia. Ma era evidentemente dannoso creare un doppione dell'Esercito con formazion i volontarie da impiegare in guerra e soprattutto affidare alla milizia dei compiti così importanti come la difesa contraerea (che razionalmente doveva dipendere dall'aviazione e farne parte integrante) nonché l'artiglieria marittima, che doveva costituire parte integrante della Marina Militare. Si venne inoltre a creare una scissione morale: infatti esistevano ufficiali nominati con decreto reale (Esercito, Marina, Aeronautica) e ufficiali nominati con decreto del capo del governo (Arma Milizia, Difesa Controaerea, Artiglieria Marittima, Milizie Speciali, Ufficiali della ONB-Opera Nazionale Balilla) 70. La creazione di questa forza armata di partito ebbe come risultato di a lienare al regime l'attaccamento dell' Esercito e di creare ostilità nell 'ambiente milita re; è sintomatico che fra i militari che si dich iaravano apertamente propugnatori del fascismo e miravano alla fascistizzazione dell'esercito, la MVSN non godesse di alcuna considerazione. Nel 1933, incominciò a farsi strada nella mente di Mussolini l'idea di una conquista coloniale, e precisamente dell'Etiopia, in funzione di uno sviluppo del prestigio dello stato fascista, sia in campo internazionale che interno. In quell'anno, la cris i economica mondiale, che aveva colpito anche l'Italia dove aveva raggiunto il suo culm ine nel 1932, incominc iava ad attenuarsi. In Italia infatti, il ì O id .

id., voi. f, pp. 225-226.


380

L'EVOLUZIONE ORGA NICA. TECNICA. oorrRJNALE

profitto netto delle società per azioni , che nel 1931 ammontava a l + 0,08% del capitale azionario, era sceso nel 1932 a - 1,38%, incominciò a salire a +2, 18% nel 1933, a 4,1 0% nel 1934, 5,74% nel 1935 e 7,28% nel 1936 71. L'indice di produzione industriale (1929 = 100) che aveva raggiunto il suo punto più basso nel 1932 (66,8), sali negli a nni successivi a 73,3 nel 193·3, 79,9 nel 1934, 89,0 nel 1935 72 sebbene le prime grandi commesse collegate con l'impresa d'Etiopia fossero state assegnate soltanto verso la fine del 1934/ inizio 1935. Le forze armate dell 'Eritrea, colonia dalla quale doveva partire l'offensiva princ ipale contro l' impero e tiopico, cons istevano nel Regio Corpo Truppe Coloniali , che in caso di necessità, poteva immediatamente mobilitare: un Comando R. Corpo mobilitato con truppe e servizi direttamente dipe ndenti; due comandi cli brigata m ista; tredici battaglioni indigeni; un battaglione mitraglieri; due gruppi di artiglieria da montagna da 65/17; un gruppo autotrainato da 104/32; diversi gruppi bande irregolari, per un totale di circa 20 mila uomini. Un'altra massa, di numero oscillante tra i 30 e i 50 mi la uomini, comprendeva quella categoria di uomini validi che pur non avendo ricevuto alcuna istruzione militare, avrebbero potuto essere chiamati a prestar e servizio in caso di bisogno. Questa massa, mobilitata in un secondo tempo, avrebbe permesso di costituire u n numero di unità pari, ed anche leggermente superiore, a quello delle unità del primo tempo. La costituzione delle suddette unità era però subordinata al personale ed ai mezzi che a vrebbe potuto fornire la m adrepatria. Già nel 1932, lo Stato Maggiore Esercito ed il Comando R.C.T.C. avevano elaborato piani di operazioni e di invio in Eritrea di forti contingen ti di truppe metropolitane in caso di ostilità. Nel 1934, quando ormai la decisione politica era stata presa, lo Stato Maggiore reali;:zò un nuovo piano, a l quale fu dato il nome di Progetto A.O. che prevedeva un massiccio Corpo di Spedizione costituito da t re divisioni di fanteria in formazione speciale, più una grossa aliquota di t ruppe e servizi non indivisionati. Tenendo conto delle caratteristiche tattico-logistiche del teatro di guerra, dei compiti e della speciale costituzione del Corpo di spedizione, e della 7 1 E. SANTAREtL!: Storia del movimento e del regime fascista, Editori Ri un iti, Roma 1967, voi. II, p . 166.

72 T or ino

B. CA1zz1 : Storia dell'industria italiana dal XVIII secolo ai giorni nostri · .1965, p. 473.


LE GUERRE MONDIALI

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necessità di aumentare la potenza di fuoco dei reparti senza appesantirli eccessivamente, si previdero: - comandi leggeri, snelli ed articolati; - divisioni su tre reggimenti di fanteria, un battaglione mitraglieri, un reggimento artiglieria su tre gruppi obici da 75/13 in modo di avere nella divisione un gruppo per reggimento di fanteria, in vista anche della probabili tà eventuale di dover costituire raggruppamenti tattici m isti idonei ad azioni autonome; - reggimenti di fanteria su due battaglioni fucilieri ed uno mi traglieri; - artiglierie divisionali someggiate (con autocolonne munizioni reggimentali); artiglierie non indivisionate, motorizzate; - larga assegnazione di truppe tecniche del genio e cli servizi; - carreggio soppresso e sostituito da abbondanti mezzi s~meggiati ed autocarreggiati 73. Il 5 dicembre 1934, dopo un periodo di scontri di frontiera e di forte tensione diplomatica fra Italia ed Etiopia, gli abissini attaccarono il posto confinario italiano cli Ual-Ual che, al pari di altre piccole ignote località come Fascioda, Agadir, Sarajevo e più tardi Danzica, ebbe una breve ed effimera fama. Il 30 dicembre 1934, Mussolini inviò un promemoria a Badoglio avente come oggetto: Direttive e piano d'azione per risolvere la questione abissina, nel quale specificava che bisogna risolvere il problema al più presto possibile, non appena cioè i nostri apprestamenti militari ci diano la sicurezza della vittoria, e stabiliva l'entità del Corpo di spedizione in uomini e mezzi e l'ottobre 1935 come data del suo definitivo approntamento 74. L'8 marzo 1935 precisava le sue intenzioni al generale Emilio De Bono, precedentemente nominato Comandante Superiore in Africa Orientale: È mia profonda convinzione che - dovendo noi prendere a fine ottobre o fine settembre l'iniziativa delle operazioni - tu d evi avere una forza complessiva di 300.0000 uomini (di cui 100 mila neri fra le due colonie), più 300-500 aeroplani, più 300 carri veloci; sen za queste

7 3 E. CECCHIN I: Organizzazione della campagna 1935-36 in Africa Orientale in Memorie Storiche Militari 1979, SME Ufficio Storico, Roma 1979, pp. 11-12. 74 MINISTERO DELLA G UERRA-COMANDO CORPO DI S TATO MAGG(ORE U FFICIO STORICO:

campagna 1935-36 in A.O. - La preparazione, Roma 1939, p. 159.

La


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L' EVOLUZION E ORvANJ CA, TECNICA. DOTTRlNALE

forze per alimentare la penetrazione offensiva, le operazioni non avranno il ritmo energetico che noi vogliamo ... Per poche migliaia di uomini che non c'erano perdemmo ad Aclua! Non commetterò ma i questo errore. Voglio peccare per eccesso, non per difetto 75.

Nei primi mesi del 1935 si concretizzò l'enorme sforzo logistico dello Sta to Maggiore dell'Esercito per organizzare e tr asportare un grande Corpo di Spedizione in Africa Or ientale. All'addestramento degli uomini e dei reparti venne dedicata una cura intensissima, tenu to conto del rinnovamento dell'ese rcito, dell'emanazione di nuove dottrine cli guerra, dell'introduzione di nuove armi e cli nuovi materia li, che portavano a considerare in parte superato l'addestramento delle classi in congedo cd alla formazione di un ingente numero di spec ializzati. Uno dei principali capisaldi de ll 'attività dello Stato Maggiore fu il complesso di provvedimenti adottati nel settore dei materiali di tutti i generi: munizionamento, materiali del genio, vestiario ed equipaggiamento, materi e prime, viveri, traspor ti, materiale e se rvizi san itari. Per quanto riguarda l'armamento, la fan teria venne dotata della nuova FIAT-1935 (derivata dalla FIAT 1914), del mortaio d'assalto da 45 mm. Brixia e di quel lo da 81 mm., del cannone controcarro e d'accompagnamento da 47/32, de l cannoncino controaereo da 20 mm. e dei carri veloci e d'assalto. La for mazione speciale della Divisione di fanteria non fu l'unica caratteristica del Corpo di Spedizione. L'organico delle grandi unità metropolitane prevedeva l'inserimento, come reparti d'assalto, di battaglioni de lla milizia; nel corso dei preparativi per la campagna e tiopica, nell'intenzione di dare risalto al carattere fascista dell'impresa, vennero costi tuite delle Divisioni di Camicie nere (CC.NN.). La maggiore unità operativa di c ui però disponeva la Milizia era a livello di battaglione, ed inoltre i suoi organici non prevedevano reparti di artiglier ia, genio e servizi, indi spensabili per una grande unità. Ma lgrado alcune ostilità, lo Stato Maggio re Esercito non s i oppose a l la costituzione di queste divisioni, ma mise onerose condizi oni relative non solo all'addestramento, che si svolse sotto il controllo dell'Eserc ito, ma anche per quan to a ttinente alla loro composizione. Infatti venne stabili to che l'inquadramento fino a 75 E. DE BONO: La campagna d'Et iopia - La preparazione e le prime operazioni, I.N.F.C., Roma 1937, p. 8 1.


LE GUERRE MONDIALI

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comandante di battaglione venisse affidato ad ufficiali della milizia, mentre quello relativo a posti di comando di particolare importanza e cioè: comandanti e vicecomandanti di divisione, capi di stato maggiore, comandanti dell'artiglieria, genio e capi servizio, venisse riservato ad ufficiali dell'Esercito 76. !noi tre, gli ufficiali della milizia dovevano riprendere, nelle divisioni mobilitate, il grado che avevano nell'esercito come ufficiali di complemento 77. Così, pur soddisfacendo le esigenze propagandistiche del regime, le divisioni CC.NN. non erano, in sostanza, che unità di volontari, inquadrate da ufficiali di complemento dell'esercito con specialisti e comandanti di grandi unità in servizio attivo, pure dell'esercito. Per quanto riguarda l'organico di queste divisioni, esso fu notevolmente diverso da quello delle divisioni cli fanteria A.O. poiché le divisioni CC.NN. prevedevano: - 3 legioni CC. NN. su 2 battaglioni CC.NN., 1 compagnia mitraglieri e 1 batteria cannoni da 65/17; - 1 gruppo artiglieria someggiato da 65/17 (oltre alle batterie in forza alle singole legioni); - servizi molto ridotti rispetto a quelli dell'Esercito, ad eccezione dell'autoreparto che disponeva d i aliquote maggiori. Tali differenze, se da un lato conferivano alla divisione CC.NN. un carattere di maggiore leggerezza e manovrabilità (tenendo conto delle condizioni del terreno), ne riducevano il numero degli uomini e la potenza di fuoco; queste differenze causarono non poche difficoltà e situazioni particolarmente pericolose in combatt imento. Infatti, se si raffrontavano i due organici nei loro particolari si notava: 1) - il numero degli uomini di una divisione di fanteria A.O. assommava a 576 ufficiali e 15.115 sottufficiali e truppa, mentre per le divisioni CC.NN. era cli 37 4 ufficiali e 10.511 sottufficiali e truppa; 2) - i quadrupedi erano 2.994 nelle divisioni cli fanteria A.O. e 1.724 in quelle CC.NN.; 3) - gli automezzi: 77 per le divisioni di fanteria A.O. e 139 per leCC.NN.; 4) - le mitragliatrici: 246 contro 98; 5) · i pezzi d'artiglieria: 36 contro 24 78.

76 MIN ISTERO DE LLA GUERRA: Relazione sull'allività svolta per l'esi[!,enza A.O., Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1936, p. 40.

77 78

E. E.

CANEVARI:

op. c it. vo i. I. p. 393.

Cr.CCT·ITNI: op.

cit.,

p.

16.


384

L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

C'è da tener presente inoltre che, ad esclusione del notevole numero di reparti non indivisionati, con preponderanza dell'esercito, su quindici divisioni inviate in A.O., nove furono dell'esercito e sei di CC.NN. Fu quindi l'Esercito a sostenere il maggior peso della campagna. La campagna, salvo qualche episodio negativo, è da considerare, nella sua condotta, non come un capolavoro d'arte militare, ma come un'opera classica, nella quale le fasi si sono succedute secondo l'ordine stabilito da un manuale di tattica, e precisamente: . nell'ultimo trimestre del 1935, marcia al nemico; - nel gennaio 1936, presa di contatto; - nel febbraio, organizzazione delle retrovie, concentramento dei mezzi, adduzione dei rinforzi sulle basi di partenza; - fine febbraio, attacco che fa crollare il fronte etiopico ed apre la via allo sfruttamento del successo; - marzo ed aprile, sfruttamento del successo, disgregazione progressiva dell'avversario, annientamento. Non crediamo che possa essere negato che la campagna degli italiani contro l'esercito etiopico (forte di ci_rca 350.000 uomini, con circa 250 bocche da fuoco e 2300 mitragliatrici), per sviluppo e rapidità delle operazioni, sia stata una delle più notevoli e, forse, la maggiore fra le imprese coloniali compiute dalle potenze europee nei secoli XIX e XX. Ed era la prima voi ta, forse, che una guerra coloniale si combatteva contro truppe, una parte almeno delle quali, aveva ordinamento ed armamento tali da giustificare l'asserzione, anche di obiettivi critici stranieri, che quelle operazioni svoltesi in A.O. avrebbero avuto un carattere più europeo che coloniale. Il maggior merito della rapida e decisiva vittoria italiana, senza nulla togliere al grande valore dei combattenti, è da ascrivere senza dubbio all'organizzazione generale, alla preparazione logistica, alla dovizia dei mezzi ed alla costanza dei rifornimenti di ogni genere dalla madrepatria; l'organizzazione dei servizi delle basi, delle strade, superò qualsiasi previsione e rispose sempre pienamente alle esigenze operative. Per poter misurare in tutta la sua entità lo sforzo organizzativo logistico compiuto dall'Italia, basterà dare un semplice sguardo ad alcune cifre risultanti dai documenti ufficiali 79. 79 MINISTERO DELLA GUERRA: Relazione sull'allività svolta per l'esigenza A.O., 1st. Poi. dello Stato, Roma J936 allegati.


LE GUIZRRE MONDIALI

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Per quanto riguarda i vari settori, quelli c ioè dei trasporti, equipaggiamento, vettovagliamento, armi e munizioni, sono elencati qui di seguito i dati più essenziali e sign ificativi: - L'organ izzazione dei traspor ti via terra, per trasferire ai porti d'imbarco i 400 mila uomini circa, gli 80 m ila quadrupedi ed il mezzo milione circa di tonnellate di materiali vari che si dovettero inviare in A.O., richiese l'impiego di oltre 70 mila carri ferroviari. Per il trasferimento in colonia poi, furono impiegati complessivamente 563 piroscafi-viaggio. Il tonne llaggio dei soli piroscafi noleggiati nel periodo febbraio '35 - giugno '36 raggiunse le 649.213 tonnellate. - Gli autotrasporti, dal gennaio 1935 a fine maggio 1936, richieser o, oltre ai mezzi in dotazione organica a i reparti, l'impiego d i 10.517 automezzi nello scacchiere eritreo e di 3.875 in quello somalo. - Per quanto ri guarda armi e munizioni, furono inviati, complessivamente in A.O., 544.000 fucili e moschetti, 13.200 fra mitragliat rici e fu cili mitragliatori, 1700 cannon i, 300 carri armati ed autoblindo, 82 1 milioni di cartucce per fucili e mitragliatrici e 24 milioni per pistola, 4 milion i di proie tti per artiglieria, oltre 3 milion i di bombe a mano, circa 280 mila granate per mortaio e 397 mila per segnalazioni. - Per l'organizzazione de ll'a ttività delle forze aeree in A.O., fino a l 9 m aggio 1936, furono eseguiti 5 mila trasporti fe rroviari con l'impiego d i 6550 carri, 2473 trasporti con a utomezzi, 1980 trasporti con carri stradali trainati, 136 trasporti via mare, che fecero pervenire, tra l'altro (e si cita soltanto il materiale di volo e d'armamento), 386 apparecchi, di cui 170 da bombardamento pesan te, con 309 motori di riserva, circa 2 milioni di bom be di vario tipo e calib ro, e 17 milioni circa di cartucce 80. Durante le operazioni furono impiegati i r itrovati più moderni della tecnica bellica, e come nel 19 11 gli italiani erano stati i primi ad impiegare l'aviazione in guerra, così in Etiopia fu rono i prim i a far concorrere l'arma aerea, non solo ai combattimenti ma anche al rifornimento di viveri e m unizioni a reparti operanti. L'Italia, ultima arrivata nel nove ro delle potenze coloniali europee, spiegò in A.O. una dovizia di mezzi di ogni sorta quale mai, prima d'allora s i era vista in imprese del genere.

so MINISTERO DEGLI AFFARI EST ERI: L'Italia in Africa, Serie storico-militare, Isti tuto Poligrafico dello Stato 4 voli., Roma I964, voi. III, tom o II L 'opera dell'A cronauLica, p. 34.


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L'esperienza della guerra in Africa, spinse lo Stato Maggiore Generale a rivedere molti concetti, sia di ordinamento che operativi, ma prima di tutto a ristrutturare le Forze Armate e principalmente l'Esercito. Il Capo di S.M. dell'Esercito, generale Baistrocchi, diede il via ad un programma cli sviluppo della motorizzazione che prevedeva l'approntamento, per il 1937, di quindici grandi unità motorizzate e meccanizzate. Ma nella seconda metà del 1936 era scoppiata la guerra civile in Spagna, e Mussolini, conformemente alla sua politica, decise cli inviare uomini e materiali in aiuto al generale Franco. Baistrocchi, resosi conto che l'impegno spagnolo avrebbe finito con l'assorbire le risorse italiane proprio quando, in seguito alla campagna etiopica, si imponeva un momento di pausa e di riordinamento, si oppose, ottenendo come unico risultato, il 7 ottobre 1936, la sua destituzione e sostituzione con il suo sottocapo di S.M., generale Pariani. La situazione da quest'ultimo ereditata, in quanto anche sottosegretario alla guerra, era tutt'altro che buona relativamente sia ai magazzini e dotazioni profondamente intaccati per le esigenze della guerra in Etiopia, sia per le assegnazioni di bilancio. Stando così le cose, Pariani ridusse drasticamente i programmi già iniziati da Baistrocchi, e ne soffrirono perciò il rin novo delle artiglierie, la motorizzazione e meccanizzazione delle grandi unità, la costituzione dei reparti corazzati. In questo periodo fece le prime apparizioni il carro medio M 11 dal quale sarebbe poi derivato l'M 13 (divenuto in seguito il veicolo corazzato standard delle divisioni corazzate italiane nella seconda guerra mondiale), del peso di 14 tonnellate ed armato con un cannone da 47 mm. e 4 mitragliatrici da 8 mm. Nel 1937 vennero costituite due brigate corazzate (su un reggimento carri «L», un reggimento bersaglieri e varie aliquote di altre armi e servizi) e due divisio~i motorizzate (su due reggimenti d i fanteria di due battaglioni; un reggimento bersaglieri su tre battaglioni e una compagnia pezzi da 47/32; un battaglione mitraglieri; un reggimento d'artiglieria su due gruppi da 75/27 - 16 pezzi - ed un gruppo da I 00/17 - 8 pezzi - e due batterie da 20 mm. e.a. - 16 pezzi). L'Esercito rimase così, quasi interamente costituito da fanteria (a piedi) e da artiglieria ippotrainata, mentre le unità mobili ne costituirono lo 0,5% (2 brigate corazzate e 2 divisioni motorizzate su 60 divisioni di fanteria). Nelle Direttive per l'impiego delle grandi unità e nelle Norme per il comballimento della divisione ed. 1936, si affermò recisamen-


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te: La fanteria è lo strumento principale e decisivo della lotta. Se essa avanza tutli avanzano; se essa cede tutti cedono... la fanteria rappresenta il movimento, l'artiglieria il fuoco. Come dovessero combattere le unità corazzate e motorizzate nessuno lo sapeva, tanto è vero che, ancora nelle grandi manovre del 1939, cioè dieci mesi prima della nostra entrata in guerra, le norme per l'impiego delle unità corazzate non erano state ancora codificate 81. Esisteva soltanto un Impiego e addestramento carri d'assalto diramato nell'agosto 1936, dove a questi veniva affidato il compito di aprire la strada alle fanterie in terreni non fortemente organizzati, mediante impiego a massa (unità normale d'impiego la compagnia, minima il plotone). Le unità carriste, di conseguenza, dovevano agire sempre in stretta cooperazione con la fanteria 82. Un altro provvedimento che influì negativamente sull'efficienza dell'Esercito, fu la riduzione dell'organico della divisione di fanteria da tre a due reggimenti. Pariani, richiamandosi a quanto aveva dichiarato Badoglio sulla divisione ternaria, dimostratasi troppo pesante per il teatro di operazioni etiopico, e convinto che la fu tura guerra sarebbe stata combattuta in Africa, decise che la formazione binaria avrebbe meglio risposto al concetto organico di alleggerire e semplificare il funzionamento della divisione, permettendo nello stesso tempo di disporre di grandi unità facilmente autotrasportabili, con conseguenti ampie possibilità di manovra, dimenticandosi che questo si doveva ottenere non soltanto in funzione della composizione organica dei reparti, ma soprattutto dei loro mezzi di trasporto. Basti considerare che .l a divisione binaria italiana disponeva di 135 automezzi, mentre la divisione di fanteria tedesca (ternaria) risultava molto più manovriera disponendo di 1000 automezzi e 500 motomezzi 83. Le nuove divisioni, il numero delle quali, ovviamente, aumentò in modo considerevole, disposero cli due reggimenti di fanteria e di tre gruppi d'artiglieria, anziché di tre reggimenti e quattro gruppi delle ternarie. Con il nuovo organico, queste divisioni avrebbero potuto chiamarsi anche brigate miste; ed era soltanto per ragioni morali (dato Premesse tecniche della disfatta, Faro, Roma 1946, p. 48. L'esercito italiano tra la 1• e la za gue rra mondiale, Roma 1954, p . 120. 83 F. ROSSI: Mussolini e lo Stato Maggiore - Tipografia Regionale, Roma, 1951 p. 13 (nota). 81

U.

SPIGO:

82 MlNISTc RO Oli LtA DlfESA SME UFFICIO STORICO:


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che la forza di un Paese era determinata dal numero delle divisioni che esso era in grado di mobilitare e quindi ne alterò il rapporto comparativo con gli altri eserciti), che si preferiva parlare di divisioni anziché di brigate miste. Una delle conseguenze della conquista dell'impero, fu anche l'aumento degli interessi marittimi; l'Italia quindi s'impegnò nella gara per la costruzione di grandi navi, nella quale sarebbe stata sempre soccombente di fronte a potenze più ricche e quindi, soprattutto, nei riguardi dell'Inghilterra. Mancò invece l'incentivo (che venne in ritardo di anni) allo sviluppo di mezzi nuovi quali aviazione navale, mezzi tecnici, mezzi d'assalto, naviglio leggero di scorta e per la caccia ai sommergibili, campo nel quale sarebbe stato possibile realizzare un'effettiva superiorità senza uscire dai limiti concessi dalle disponibilità di bilancio. Si persistette inoltre a negare alla Marina la possibilità di costruire navi portaerei per le ragioni che l'ammiraglio Cavagnari, Capo di S.M . della Marina, illustrò alla Camera il 15 marzo 1938: La Marina italiana persiste invece nella decisione di non costruire navi portaerei con ponte di volo... Il rapidissimo progresso tecnico degli aerei, l'incremento sbalorditivo delle loro caratteristiche, mentre hanno enormemente complicato il problema della nave con ponte di volo, ne diminuiscono di pari passo l'efficienza, intesa come apporto efficace ai compiti aeronavali che riguardano l'esplorazione ed il bombardameno nei teatri d'operazione che più c'Interessano, dotati come sono di appropriata rete di basi aeree 84.

Il concetto si dimostrò errato, nè vale obiettare che mai avremmo potuto avere tante portaerei da proteggere con esse i convogli per le Colonie, per giustificare la mancata costruzione di questo tipo di navi. Quel paio di portaerei che avremmo costruito, avrebbe già potuto cooperare efficacemente con le grandi navi, fuori del raggio d'azione degli aerei con basi a terra, consentendo alla flotta una maggiore libertà operativa. (È un fatto che, a quattro anni dalla succitata dichiarazione gli Stati Uniti d'America ripresero l'offensiva nel Pacifico con tre portaerei contro dieci, e vinsero la battaglia di Midway, svolta decisiva della guerra, con due sole portaerei).

84

p. 90.

E.

FALDELLA:

L'Italia nella seconda guerra mondiale, Cappelli, Bologna 1959


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Il prestigio dell'Aeronautica era uscito grandemente rafforzato dalla guerra italo-etiopica perciò, al termine di questa, lo Stato Maggiore impostò un programma denominato: Programma R o dalla linea che si intendeva raggiungere - Programma dei 3000 apparecchi 85. Esaminando questo programma si nota che il totale dei velivoli era di 3.161, di cui 1097 di vecchio tipo e 2064 di tipi nuovi (alcuni ancora da definire). Questo previsto potenziamento della linea che quantitativamente poteva considerarsi piuttosto ambizioso per quell 'epoca - qualitativamente era impostato su un programma d i costruzioni basato su direttive ormai superate, che non tenevano ben conto delle prevedibili esigenze e di quanto veniva realizzato altrove. Inoltre, il potenziale industriale e le riserve di materie prime erano troppo modesti per permettere, a brevissima scadenza, una radicale trasformazione e perfino per tenere il passo con le rapide evoluzion i delle forme d'impiego. Alla vigilia delle ostilità la situazione si presentò in questi termin i: - gli aerei da bombardamento erano soltanto bombardieri medi che, basando la loro difesa sull'appoggio reciproco delle armi delle formazioni, dovevano essere impiegati senza scorta; secondo le esperienze africane (dove non avevano avuto avversari), erano ritenuti idonei ad intervenire nel campo tattico, in appoggio alle forze terrestri ma, in effetti, erano troppo poco armati e protetti per poter affrontare da soli la reazione aerea avversaria; - fu costituito un solo gruppo (una trentina di apparecchi) di aerei da bombardamento in picchiata che, all'atto pratico, dimostrarono cli non essere adatti a questo impiego e furono successivamente demoliti 86; - non esisteva alcun reparto di aerosiluranti; - i caccia, pur essendo sul punto d i essere superati dai pari velivoli delle altre aviazioni, avevano una buona velocità orizzontale e verticale, ma scarsa autonomia e quindi inadatti ad accompagnare i bombardieri nelle loro missioni. La storia della Germania nel periodo seguente l'armistizio è stata oggetto di così ampi studi e ricerche, da farci ritenere 85 G. SANTORO: L'Aeronautica italiana nella 2" Guerra Afondiale, Ed. Esse, Milano-Roma 1950, 2 voli., voi. I, pp. 27-31. 86 F. PRICOLO: La R. Aeronautica nella 2° Guerra Mondiale, Longancsi, Milano 1971, pp. 132-133.


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opportuno non soffermarci, in questa sede, sulle particolari vicende politico-militari che si succedettero, rimandando il lettore alle numerose opere sull'argomento ed alla seconda parte del volume riguardante le relazioni fra militari e civili. Ci limiteremo pertanto ad esaminare la situazione delle istituzioni militari dal momento dell'armistizio alla costituzione della Reichswehr ed al suo lento sviluppo, fino alla creazione della potente macchina da guerra, la Wehrmacht di Hitler, che vent'anni dopo mise a ferro e a fuoco l'Europa. Nel caos della smobilitazione, della rivoluzione e controrivoluzione, il corpo ufficiali dell'esercito germanico, di cui massimo esponente era il generale Wilhelm Groner, tenne insieme un apparato militare funzionale ed operativo che represse ammutinamenti e rivolte, ristabilì l'ordine e rimase l'unico solido elemento attorno al quale potè essere costruita una nuova nazione. Il 9 novembre 1918, prima di abdicare, l'imperatore Guglielmo nominò il maresciallo Hindenburg come suo successore quale Comandante Supremo delle Forze Armate, e Groner, che nelle ultime settimane di guerra aveva sostituito Ludendorff come Primo Quartiermastro Generale, divenne automaticamente l'effettivo Capo cli Stato Maggiore Generale. La guerra era stata perduta, l'impero era scomparso, ma la nazione rimaneva e doveva essere difesa dalla seria minaccia proveniente sia dalle forze rivoluzionarie interne, che dal vendicativo approssimarsi degli alleati alle frontiere. Groner, rendendosi conto che il crollo delle istituzioni avrebbe potuto essere evitato soltanto con una stretta e leale collaborazione fra il governo legale e l'esercito, la sera stessa si mise in contatto con il nuovo Cancelliere, il socialista moderato Friedrich Ebert, offrendo al governo l'appoggio dell'esercito assicur~nclogli che l'Alto Comando avrebbe riportato quest'ultimo in Germania in buon ordine, a patto che le autorità civili avessero assistito le autorità militari nel mantenere la disciplina, nel garantire i rifornimenti durante la ritirata dalla Francia e dal Belgio e soprattutto - nell'opporsi alla minaccia del bolscevismo alla nazione, usando l'esercito come strumento di questa opposizione. Ebert, prontamente, accettò l'accordo che divenne la base della ricostruzione dello Stato. L'esercito r itornò in Germania, ma la sua affidabilità era minata dagli elementi rivoluzionari al suo interno, spalleggiati dai gruppi radicali, socialisti indipendenti e spartachisti, che si richia-


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mavano alle idee della rjvol uzione bolscevica russa, e che provocarono ammutinamenti e ribellioni, sia nella flotta che nell'esercito, culminati nella defezione dei militari delle unjtà chiamate a difendere il governo a Berlino il 23 dicembre 1918. Questa era la situazione che si presentava a Groner il quale, per mantenere il suo impegno con Ebert, doveva risolvere gravi problemi di diverso genere. Il primo di essi era quello di ricostruire, con i veterani di guerra che aveva no man tenuto la disciplina, una forza armata efficiente e tale da costituire la base di un nuovo esercito del tempo di pace. Inoltre doveva provvedere a l supporto promesso al governo per restaurare l'ordine e ristabilire la piena autorità centrale. Infine, era necessario garantire la sicurezza delle frontiere orientali, vagamente definite, in modo da proteggere la nazione dal pericolo di aggressione da parte di una risorgente Polonia e nello stesso tempo far fronte all e confuse richieste alleate. Il primo provvedi mento per ottenere rapidamente delle forze efficienti e sicure, fu la misura temporanea di autorizzare dei coma ndanti selezionati individualmente a formare uni tà indipendenti con uomini provenienti da un reclutamento volontario fra le centin a ia di migliaia di veterani disoccupati; equipaggiamento, a pprovvigionamenti e paga, sarebbero s tati forniti dal governo. acque così il fenomeno, unico, dei Freikorps (Corpi Liberi), costituiti da uomini c he, o non avevano nessuna possibilità di inserì rsi nelle sconvolte attività civi li, o che preferivano r itornare alla vita militare alla quale si erano abituati durante gli anni di guerra. Poiché e rano de i volontari e servivano sotto dei comanda nti che conoscevano e dei quali si fidavano, questi uomini avevano verso il servizio militare un atteggiamento diverso da que llo dei coscritti che s i erano dispersi durante il periodo de lla demoralizzante smobilitazione. Il numero dei Corpi Liberi non è mai stato chiaramente definito, ma secondo i documenti del Minis tero della Guerra prussiano e del successivo Min istero della Reichswehr, esso si aggirò sulle 200 unità. Questi corpi non avevano un prec iso ordinamento, ma ognuno si era dato una propria struttura: alcuni avevano la forza di una compagnia, mentre altri raggiungevano un organico pari a quello di una divisione con artiglieria pesante ed aerei. A titolo di esempio, accenneremo brevemente all'organizzazione de lle unità più conosciute.


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Uno dei corpi più consistenti era il Landesjiigerkorps (Corpo nazionale dei cacciatori), agli ordini del maggior generale Maerker, articolato su due brigate, ognuna formata da un battaglione di fanteria su tre grosse compagnie dotate di mitragliatrici pesanti e lanciabombe, uno squadrone di cavalleria ed una batteria di pezzi da campo; il Corpo disponeva pure di un battaglione obici pesanti, di un reparto d'aviazione con 19 aerei e di reparti servizi vari; contrariamente a molti altri Freikorps, non aveva nel suo organico reparti costituiti da soli ufficiali o aspiranti ufficiali. Il Landesjagerkorps, in seguito, si trasformò nella 16a brigata Reichswehr. A Berlino si trovava la Divisione Fucilieri di Cavalleria della Guardia, ordinata su tre gruppi da combattimento: uno su un reggimento di dragoni e due reggimenti di fanteria, uno su due reggimenti di ussari e uno di ulani, il terzo su un reggimento di corazzieri e due reggimenti di cacciatori a cavallo; l'artiglieria divisionale era rappresentata dal reggimento artiglieria campale della Guardia con tre gruppi d'artiglieria leggera ed un battaglione obici pesanti; le truppe divisionali comprendevano una compagnia ciclisti, due autoblindo, un battaglione pionieri, una compagnia lanciabombe, un reparto aereo, una batteria antiaerea e servizi vari. Nei pressi di Berlino era stata costituita, ed aggregata alla Divisione Fucilieri di Cavalleria della Guardia con la quale nell'aprile del 1919 formò il Corpo Fucilieri di Cavalleria della Guardia, la Divisione di Marina formata da tre Brigate Marina, ognuna su due reggimenti marina, un reggimento di fanteria, un reggimento artiglieria e truppe divisionali come la Divisione Cavalleria. Delle Brigate Marina facevano parte intere compagnie costituite interamente da ufficiali, alfieri e cadetti di marina. La maggior parte dei Freikorps e dei reparti volontari minori venne poi inquadrata nella Reichswehr Provvisoria autor'izzata: da una legge emanata il 6 marzo 1919 dall'Assemblea Nazionale riunita a Weimar. Questa legge, ed il decreto governativo che la rese operante, sciolsero definitivamente i] vecchio Esercito Imperiale e per la prima volta istituirono un dicastero militare centralizzato. Gréiner si mise immediatamente all'opera per porre in effetto la nuova legge, iniziando a trasformare le unità dei Corpi Liberi in formazioni della Reichswehr. Egli contava di portare a termine l'impresa nella metà del 1920; a quella data l'esercito doveva avere una forza di pace di circa 300.000 uomini, sostanziale riduzione dei 400.000 uomini sotto le armi in aprile e maggio 1919.


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Il nuovo ordinamento prevedeva la suddivisione del territorio nazionale in sette Wehrkreise (Distretti Mi litari Regionali) e la formazione di 20 Reichswehrhrigaden (Brigate dell'Esercito), delle quali 14 con tre reggimenti di fanteria e 6 ridotte con due soli reggimenti, da assegnarsi in numero vario ai singoli Wehrkreise. Il reggimento di fanteria era su un comando, una compagnia esplorante, una forza variabile da due a sei battaglioni quasi tutti ordinati su tre compagnie fucilieri ed una mitraglieri, una compagnia lanciabombe ed una batteria d'accompagnamento su sei pezzi; gli effettivi del battaglione raggiungevano i 23 ufficiali e 886 sottufficiali e truppa e la dotazione di mitragliatrici era di 54 leggere e 9 pesanti. A ciascuna brigata erano assegnati anche un reggimento di artiglieria (su tre gruppi di tre batterie obici o cannoni leggeri, ed una batteria lanciabombe medi), un reggimento di cavalleria (su tre squadroni ed un reparto mitraglieri con 12 mitragliatrici leggere e 9 pesanti), un battaglione pionieri e servizi vari 87. Questa pianificazione fu resa immediatamente inutile dai termini del trattato di pace che gli alleati presentarono ai rappresentanti tedeschi a Versailles il 7 maggio 1919, senza possibilitĂ di negoziato, pena l'occupazione di tutta la Germania. Il trattato imponeva che l'esercito tedesco dovesse essere ridotto ad una forza di 200.000 uomini entro tre mesi ed a 100.000 uomini, inclusi 4000 ufficiali, entro il 3 marzo 1920. Gli uomini dovevano effettuare un periodo sotto le armi di dodici anni e gli ufficiali non potevano dare le dimissioni prima di venticinque anni di servizio attivo. Non dovevano esistere aviazione, artiglieria pesante, carri armati od altre armi classificate offensive dagli alleati. Lo Stato Maggiore Generale doveva essere sciolto e non poteva venire ricostituito sotto qualsiasi forma . Lo scioglimento era anche stabilito per l'Accademia di Guerra e per tutte le scuole cadetti. L'occupazione alleata della Renania sarebbe continuata, in piĂš doveva venir creata un ulteriore fascia smilitarizzata di territorio profonda cinquanta chilometri ad est della zona occupata. La Germania doveva avere sol tanto una Marina simbolica, senza sommergibili e senza navi di superficie superiori alle 10.000 tonnellate. Dulcis in fundo le condizioni piĂš umilianti: la Germania doveva consegnare i suoi capi del tempo cli guerra, che sarebbero stati sottoposti ad un processo con l'accusa cli violazione delle leggi 8 7 MILITARGESCH!Cl'ITUCHES FORSCHUNGAMT:

op. cit., voi. VI, pp. 305-309.


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di guerra e la nazione tedesca doveva riconoscere la sua colpa per aver iniziato e proseguito una guerra d'aggressione. Non appena la Germania fu informata, l'unico risultato positivo dell'annuncio e della pubblicazione dei termini del trattato fu un effetto unificante sull'intero popolo. Tutti i tedeschi, qualunque fosse stato il loro ceto e credo politico, furono concordi nel ritenere inaccettabili tali termini. Lo Stato Maggiore dell'Esercito, il più profondamente colpito dal diktat, dopo aver esaminato la situazione dal punto di vista militare, e resosi conto che, in caso di rifiuto, le forze armate, sebbene eventualmente spalleggiate dalla popolazione, non avrebbero potuto far fronte con successo alla minacciata invasione alleata, e quindi le conseguenze sa rebbero state Ja guerra civile e lo smembramento della Germania, consigliò il Cancelliere di accettare il trattato; quest'ultimo, dopo violenti dibattiti in Assemblea, decise di seguire il suggerimento. La Nazione e l'Esercito, benché amareggiati e con dimostrazioni di protesta, si mantennero relativamente tranquilli. Esprimendo il suo parere ai politici, lo Stato Maggiore Generale si assunse la responsab ili tà dell'accettazione de l trattato di Versailles. Ma Groner, in armonia con la tradizione, protesse i suoi subor dinati da quella responsabilità ed altrettanto deliberatamente difese il suo Comandante in Capo Hindenburg dalle conseguenze del tradimento. Come risultato, Groner si sacr ificò volontariamente, divenendo il capro espiatorio e tutti gli altri esponenti dell'Esercito poterono, e lo fecero, dire che nè essi come gruppo, nè Hinclenburg come persona, avevano preso quella fatale decisione. Dopo la firma del trattato, il 24 giugno 1919, Hindenburg e Groner rassegnarono le dimiss ioni dal servizio. Ai primi di luglio venne costituita una Commissione Preparatoria per un E sercito di Pace, come G1·oner a veva suggerito, a capo della quale fu posto il tenente generale Hans von Seeckt, che ebbe anche l'incarico cli capo della Heeresleitung - HL (Direzione dell'Esercito), organo che doveva assumere l'intera legale giurisdizione consentita dal Trattato di pace, precedentemente esercitata dal proibito Stato Maggiore Generale. La nuova struttura della Reichswehr prevedeva che il comando generale delle forze armate fosse esercì tato dal Ministro della Reichswehr con un suo Gabinetto; dopo una prima provvisoria organizzazione, n.e l J 920 si pervenne all'ordinamento definitivo che pose agli ordini del Ministro il Capo della Direzione dell'Esercito (HL), il Capo dell'Amministrazione dell'Esercito (HV) ed il Capo della Direzione della Marina (ML).


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Il Capo della Direzione dell'Esercito aveva alle sue dipendenze: 1) l'Ufficio Personale (PA), erede del vecchio Gabinetto Militare; 2) l'Ufficio Truppe (TA), che doveva svolgere funzioni di pianificazione e di coordinamento; 3) l'Ufficio Addestramento; 4) sezioni speciali: Commissione di Pace dell'Esercito - Commissione di Pace dell'Aviazione; 5) Ispettorato delle diverse armi e servizi . Il Capo dell'Amministrazione dell'Esercito disponeva di: 1) Ufficio Amministrazione e Commissariato (VA); 2) Ufficio armi e munizioni, materiali ed equipaggiamento (WaA); 3) Ispettorato di Sanità (Sin); 4) Ispettorato di Veterinaria (Vln). L'Esercito consisteva di due grandi comandi operativi (uno per l'Est ed uno per l'Ovest) che, per rientrare nel limite della forza di 100.000 uomini, erano organizzati come due quartieri generali di Corpo d'Annata, ma ognuno in grado di trasformarsi in coman do d'Armata se gli eventi l'avessero permesso o r ichiesto. In subordine a questi due comandi si trovavano i già esistenti sette Wehrkreise che avevano anche le funzioni di comando di divisione operativa. Quattro divisioni di fanteria con due divisioni di cavalleria, dislocate nelle regioni orientale e centra le della Germania, erano alle dipendenze del Comando I Gruppo con il quartier generale a Berlino; tre divisioni di fanteria ed una divisione di cavalleria, dislocate nella regione occidentale, erano alle dipendenze del Comando II Gruppo con sede a Kassel. Là divisione di fante ria, che aveva sostituito la brigata, era composta da un comando e stato maggiore, tre reggimenti di fanteria, un reggimento d'artiglieria, un battaglione pionieri, un reparto da ricognizione e servizi; inoltre, ad ogni grande unità era assegnato uno squadrone di cavalleria autonomo. Il Trattato di Versailles concesse anche la costituzione di 18 reggimenti di cavalleria raggruppati in tre divisioni. I ventuno reggimenti di fanteria erano articolati su tre battaglioni fucilieri, una compagnia lanciabombe ed un battaglione addestramento. I battaglioni consistevano dì tre compagnie fucilieri ed una compagnia mitraglieri con dodici armi pesanti, con una forza complessiva di J 8 ufficiali e 658 uomini. Le armi della fanteria erano rimaste quelle della guerra


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mondiale; poiché erano proibiti i pezzi controcarro, la compagnia lanciabombe reggimentale, oltre ai lanciabombe da 76 e 170 mm. era dotata di un consistente quantitativo di mine anticarro. I reggimenti di cavalleria erano ordinati su quattro squadron i cavalieri ed uno squadrone addestramento, con una forza complessiva di 23 ufficiali e 750 uomini. L'artiglieria comprendeva i sette reggimenti da campo assegnati alle divisioni di fanteria e costituiti da tre gruppi su tre batterie, p iù una batteria d'addestramento, e tre gruppi a cavallo (su tre batterie), assegnati alle divisioni di cavalleria. I pezzi in dotazione erano il cannone da 77 mm. e l'obice da 105 mm. 88. Il nuovo ordinamento della Reichswehr richiese per la sua attuazione un lungo periodo di tempo, anche a causa della crisi in seno all'esercito provocata dal complotto del generale Llittwitz, che ritenendosi l'ufficiale più anziano delle forze annate, tentò, con effimero successo iniziale nel febbraio-marzo 1920, di impadroni rsi del potere appoggiandosi al dott. Wolfgang Kapp, un funzionario governativo che si era guadagnato una certa reputazione come amministratore durante la guerra. Von Seeckt, che aveva gestito la crisi fino alla sua positiva conclusione, divenne praticamente il capo dell 'Esercito e dell'ufficioso Stato Maggiore Generale, mantenendone il controllo per sei anni e mezzo, riplasmando e potenziando il piccolo esercito germanico. Le ferite del putsch non erano ancora rimarginate quando scoppiò una sollevazione nella Ruhr, provocata dagli spartachisti, convinti che il complotto Luttwitz-Kapp avrebbe paralizzato governo ed esercito. Pron tamente, e nonostante il divieto degli alleati, von Seeckt inviò nella zona smilitarizzata truppe regolari ed alcune unità dei Corpi Liberi delle quali era stata programmata la smobilitazione; questi reparti repressero in breve tempo la ribellione e ritornarono nei loro quartieri, ma i francesi, come rappr esa glia per la violazione del Trattato, occuparono militarmente per un mese Francoforte, Darmstadt e Duisburg. Un'altra causa di tensione fu la minaccia del risorgente ed espansionista sciovinismo polacco dopo la vittoria della Polonia nella guerra 1920-21 contro la Russia. Vista l'impossibilità di provvedere alla difesa dell a Prussia orientale e della Slesia soltanto con il suo piccolo esercito in fase di ricostruzione, von Seeckt

88 id. id .. pp. 316-326.


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ristabilì una specie di Corpi Liberi sotto forma di battaglioni di lavoratori (Arbeits-Kommandos-AK) formati da veterani di guerra, e che in breve tempo raggiunsero la forza di 20.000 uomini. Queste unità, le cui uniformi nere fecero loro guadagnare l'appellativo di Reichswehr Nera vennero pagate ed appoggiate Jogisticamente in parte con fondi della Reichswehr ed in parte mediante contributi provenienti da organizzazioni di industriali e di agrari alle quali questi battaglioni erano stati assegnati; la loro supervisione e sorveglianza vennero svolte clandestinamente da un piccolo gruppo di ufficiali dell'Ufficio Truppe della Direzione dell'Esercito 89. Nonostante la segretezza dell'operazione, prima mossa verso il riarmo clandestino della Germania, la notizia giunse a conoscenza della Commissione Alleata di Controllo, ma dopo un breve periodo di clamore, considerato che la minaccia era reale e che una reazione alleata avrebbe imposto l'occupazione del territorio tedesco, non desiderata, malgrado le insistenze della Francia, nè dalla Gran Bretagna nè dagli Stati Uniti, la Reichswehr Nera fu tollerata e la Polonia venne dissuasa da intraprendere qualsiasi azione. Degno discendente di Scharnhorst, Mo! tke e Schlieffen, von Seeckt era consapevole che il riordinamento e la ristrutturazione delle forze armate dovevano assolutamente avere il loro completamento nella perpetuazione dello Stato Maggiore Generale. Sin dall'inzio del suo comando, egli aveva deciso di eludere i termini del Trattato di Versailles che ne proibivano la restaurazione. Fino a quando fosse esistito un esercito doveva esistere uno Stato Maggiore: come si sarebbe chiamato aveva scarsa importanza. Dopo più di un secolo si rinnovava la sfida clandestina a Napoleone ed al Trattato di Parigi da parte di Scharnhorst e dei Riformatori. Il ristretto gruppo di ufficiali di stato maggiore confluito nell'Ufficio Truppe ebbe così l'incarico di analizzare gli eventi bellici della recente guerra per mettere in evidenza le principali cause della disfatta, trarne le debite conseguenze ed adeguare le dottrine, gli organici ed i mezzi dell 'esercito alle esigenze della guerra futura. L'accurata indagine del gruppo di studio portò ad un'unica inequivocabile conclusione: gli insuccessi di Moltke nel 1914 e della tattica Hutier nel 1917-18 erano stati dovuti alle limitazioni in

89 JOHN W. WHEELER BEN NET:

pp. 89-90.

La nemesi del potere, Feltr inelli, Milano, 1967,


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velocità, resistenza e mobilità della fanteria tedesca, che avevano impedito a quest'ultima di avanzare più rapidamente, di far affluire tempestivamente munizioni e rifornimenti di vario genere, di mantenere il costante appoggio dell'artiglieria e di far seguire alle truppe avanzanti di prima linea reparti di rincalzo per consolidare i successi tattici locali. La tecnologia dei secoli diciannovesimo e ventesimo aveva notevolmente incrementato la potenza degli armamenti senza però un pari aumento nella mobilità del loro impiego. Von Seeckt ed i suoi ufficiali intuirono che esisteva una stretta correlazione dinamica fra la potenza di fuoco e la capacità cli movimento, e che la mobilità sarebbe stata la chiave del successo nei futuri conflitti. Carri armati, affiancati da veicoli blindati e cingolati sui quali trasportare cannoni, uomini e rifornimenti, avrebbero fornito la soluzione de l problema, consentendo agli eserciti di muoversi ben protet ti e con una certa velocità su qualsiasi terreno; l'aeroplano, naturalmente, avrebbe fornito un supporto di fuoco mobile. Una delle conseguenze immediate di questa analisi fu la collaborazione militare clandestina russo-tedesca (già illustrata precedentemente), che fornì l'opportunità all'industria tedesca di continuare le esperienze nella produzione di qualsiasi tipo di materiale bell ico (proibita dal Trattato di Versailles), ed in particolare di dedicarsi allo sviluppo d i nuovi carri ed aerei; altrettanto importante fu la partecipazione di ufficiali e specialisti tedeschi all'addestramento ed alle esercitazioni con queste armi proibite. Gettate le basi organizzative e dottrinali, von Seeckt si occupò contemporaneamente di sviluppare un intensissimo programma addestrativo del personale, sia singolarmente che nell'ambito dei reparti. Con un piccolo esercito, l'intento di Seeckt era quello di assicurarsi una massima capacità di espansione in caso di guerra, provvedendo a che ogni uomo potesse essere in grado di'esercitare il comando ad un livello di uno o due gradi superiore a quello esercitato in tempo di pace. Per la preparazione dei futuri ufficiali di stato maggiore, i corsi della disciolta Accademia di Guerra vennero sostituiti da corsi segreti, altrettanto seri e rigorosi, decentralizzati presso i quartieri generali dei sette Wehrkreise. Gli allievi più meritevoli venivano inviati a frequentai-e corsi annuali presso l' Università di Berlino a completamento della loro istrm.ione. Negli anni successivi, nonostante le crisi politiche interne e con gli alleati, il potenziamento ufficiale (e particolarmente quello


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clandestino) delle forze arm ate e dello Stato Maggior e Generale, continuò senza eccessivi intra lci e fu favo rito anche dall'elezione a Presidente della Repubblicda del vecchio ma resciallo Hindenburg. Sul fini re del 1926, il Ministro dell a Reichswehr, Gessler, che non aveva mai gr adito ìl sistema autonomo ed assolutista con cui Seeckt gui dava l'ese rcì to, prese lo spun to dell'autorizzazione alla presenza del principe William di Prussia - figlio dell'ex principe eredita r io - alle manovre estive in uniforme imper iale, per cost ringere il suo generale a dare le dimissioni, con il sostegno del Ministro degli Este ri Stresema n e del Ca ncelliere. Finì così bruscamente il periodo Groner-Seeckt che, in success ione e nel corso di o tto anni, non solo avevano ricostrui to e rivitalizzato lo sconfitto esercito tedesco sull'orlo del collasso, ma avevano ripetutamente salvato la nazione dal caos politico, dalla guerra civil e e dalla di ssoluzione. Si può indubbiamente affermare che, senza l'intensa a ttività di questi due uomini (e specialmente di van Seeckt) svolta intelligenteme nte in varie direzioni, dottrinale, organizzativa, addes trativa ed anche nella produzione industri a le, Hitler non avre bbe potuto, in così pochi anni creare quella poderosa macchina bellica che dominò l'Europa. Dal 1927 a l 1933, a nno che segnò la fin e dell a Repubblica di Weimar, nonostante l'inquietud ine politica e socia le causata dalla depressione economica del I 929-30 e glì intrighi poli tici di alcuni suoi esponenti, la R eichswehr continuò il suo potenziamento con modifiche cd increme nto degli organici, compito quest'ultimo affi dato a d un nuovo Wehram t (Ufficio Forze Armate), creato appunto per coordinare la segreta espansione dell'esercito. 1 ell'ambito del Min istero venne istituito il Ministeramt (Ufficio del Minis tro) che doveva interessarsi di tutti i problemi milita ri riguardanti l'Esercito e la Marina e fungere da collegamento fra i servizi e tutti gli altri minister i e par titi politici. Nei primi due anni di potere, come Cancelli ere nel 1933, come Fiihre r e capo assoluto nel 1934 a lla morte di Hindenburg, H itler iniziò immediatamente e con successo, una vasta azione destinata ad ottenere l'appoggio e la lealtà dell 'Eserci to. I suoi dichiarati obiettivi p rincipali furono que lli di liberare la Germania dalle pastoie de l Tra ttato di Ve rsailles e di elimi nare gli im pedimenti che li mitava no la potenza milita r e tedesca: per dimos trar e la serietà della sua determinazione a ppr ovò rapidamente un piano di espansione dell 'E sercito a ventuno divisioni.


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Naturalmente, a capo delle principali istituzioni militari vennero posti ufficiali che avevano dimostrato simpatia ed ammirazione verso il nazismo: Ministro della Reichswehr fu nominato il tenente generale Werner von Blomberg che, a sua volta, insediò a capo del Ministeramt il fi lonazista colonnello Walter von Reichenau; l'incarico di capo dell'Ufficio Truppe fu affidato al tenente generale Ludwig Beck, uno dei più brillanti ufficiali di stato maggiore, ed infine, nel febbraio del 1934, il tenente generale Werner von Fritsch, ufficiale che aveva avuto modo di esprimere le sue ottime qualità professionali come collaboratore di von Seeckt, divenne capo della Direzione dell'Esercito (HL). Per dare maggior impulso all'espansione, ancora segreta, dell'Esercito, Blomberg affidò la responsabilità del Wehramt al colonnello Friedrich (Fritz) Fromm, anch'egli validissimo ufficiale di stato maggiore che già faceva parte di questo Ufficio. Non appena investito della sua carica, Fromm si circondò di personale altamente qualificato, portando il Wehramt, che nel 1934 avrebbe adottato la nuova denominazione cli Allgemeine Heeresamt -ARA (Ufficio Generale dell'Esercito), a ricoprire la terza più importante posizione militare dopo la Direzione dell'Esercito e l'Ufficio Truppe. Per realizzare i disegni di Hitler, e della maggioranza ciel corpo ufficiali, bisognava raggiungere i requisiti industriali, tecnologici ed economici necessari ad una massiccia espansione dell'Esercito. Tenuto conto delle capacità tecnico-produttive dell'industria e della non indifferente quantità di armi residuate della prima guerra mondiale, Fromm sottopose un piano modificato ed articolato in due programmi simultanei e paralleli. Uno di questi, usando la maggio r parte dell'esercito di 100.000 uomini come base, sarebbe stato una graduale espansione ciel suo potenziale, limitata nel suo incremento dalla combinata disponibilità di giovani ufficiali ben addestrati e dei nuovi materiali ed armi, che allora esistevano soltanto in prototipo od in fase di progetto. ,L'altro, più che un'espansione, doveva essere la creazione ex-novo di un esercito di massa usando alcuni quadri dell'esercito dei «100.000» ed il vecchio ed obsoleto armamento giacente nei magazzini. Il piano di Fromm venne approvato e la prima conseguenza fu l'istituzione, nel giugno 1934, del Comando Truppe Motorizzate, capo cli S.M. del quale divenne il colonnello Heinz Guderian, che negli anni venti, più di ogni altro, aveva svolto un intenso lavoro clandestino per lo studio, lo sviluppo, l'organizzazione, la dottrina e la tecnica delle forze corazzate e della guerra corazzata.


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Nei m esi successivi, in stretto collegamento con i'ARA vennero poste le basi della componente d'élite dell'esercito, mediante la preparazione dei fabbisogni di carri, pezzi d'artiglieria leggera, cannoni anticarro, autocarri, trattori, radio campali ed alt ri nuovi equipaggiamenti per il Comando Truppe Motorizzate. Prototipi vennero sperimentali, modificati o resp inti, ed ordini vennero conferiti all'induslria, una volta approvati i modelli. Contemporaneamente, ogni vecchio comando di divisione ne generò altri due e divenne Generalkommando; il numero delle divi sioni di fanteria salì a ventuno, più due divisioni di cavalleria. Con l'istituz ione del servizio volontario di un anno, la forza complessiva dell'esercito si inna lzò, all a fine de l 1934, a 250.000 uomini. Il 1935 fu l'anno decisivo del riarmo della Germania. Il 16 marzo Hitler, denunciando le limitazioni del Tratlato di Versailles, annunciò che ]'esercito sarebbe stato aumentato a 550.000 uomini in tre ntasei divisioni; Beck rese pubblica la ricost iluzione dell'Accademia di Gue rra. Nell'estate, la prima divisione corazzata effe ttuò una serie di esercitazioni tattiche alla presenza dei vertici dell'Esercito. Subito dopo queste manovre, il nome Comando Truppe Motorizzate venne sostituito da Comando Truppe Corazzate e, nell'ottobre, furono costituite tre nuove divisioni corazzate. Furono anche modificate le denominazioni degli organi direttivi delle Forze Armate: la R eichswehr divenne Wehrmacht; il Ministero della R eichswehr divenne Ministero della Guerra; il Mini stro della Reicl1swehr, Ministro della Guerra e Coma ndan te in Capo della Wehrmacht; la Direzione dell'Esercito (HL), Comando Supremo dell'Esercito (Ob erkommando des Heeres - OKH); il Capo della Direzione dell'Eserci to, Comandante in Capo dell'Esercito; l'Ufficio Truppe, Stato Maggiore Generale (Generalstab); il Capo dell'Ufficio Truppe, Capo di Stato Maggiore Generale dell'Esercito. L'occupazione della Re nania, nel marzo 1936, che suscitò soltanto delle steri li proteste della Franc ia e dell'Ingh ilterra, fece ottenere alla Germania, senza sparare un colpo, la base dalla quale la Francia sarebbe stata attaccata quattro a nni più tardi. Nel fratlempo, e senza un attimo di sosta, continuava l'intensa attività di coordinamento dello sviluppo para llelo de ll'esercito vecchio stile di fan teria-artiglieria, largamente equipaggiato con le armi della prima guerra mondiale e le nuove unità mobili motomeccanizzate che dovevano costituire la principale forza d'urto del nuovo esercito tedesco. Sempre nello stesso periodo aveva inizio un


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programma di addestramento estivo e di fine settimana per gruppi d'età intermedia; tutti questi uomini erano destinati a costituire ventuno divisioni Landwehr (riserva). Nel 1937 si verificò un evento dal quale Hitler prese poi lo spunto per assumere personalmente il completo ed assoluto controllo delle forze armate. Il 5 novembre, il Filh1·er convocò i suoi più stretti collaboratori ed illustrò loro i suoi piani per la conquista del Lebensraum (spazio vitale) del popolo tedesco, che comprendeva l'annessione al Reich dell'Austria, Cecoslovacchia, Polonia e Russia. I cinque uomini presenti, che avrebbero dovuto realizzare il suo progetto erano: il Mini stro degli Esteri barone Kostantin von Neurath, il Ministro della Guerra von Blomberg, i Comandanti in Capo delle tre Forze Armate, il colonnello generale von Fritsch dell'Esercito, l'Ammiraglio Raeder della Marina, ed il colonnello generale Goering dell'Aeronautica. Hitler stabill il periodo 1943-45 quale termine massimo per il completamento del programma, ma disse anche che le Forze Armate dovevano venir approntate rapidamente poiché si sarebbero potute verificare delle opportunità per un inizio delle operazioni entro breve tempo. Rendendosi conto del gravissimo rischio che un tale disegno comportava per la Germania in considerazione del quasi certo intervento della Francia e dell'Inghilterra, tre dei presenti, Blomberg, Neurath e Fritsch, espressero i loro dubbi e consigliarono Hitler cli rivedere i suoi piani provocando le sue ire. Nel giro di pochi mesi, Blomberg, a causa del suo matrimonio con una donna di dubbia reputazione morale, venne costretto a dare le dimissioni; von Neurath venne sostituito con von Ribbentrop e Fritsch, messo sotto l'accusa umiliante (dimostratasi in seguito falsa) cli omosessualità, fu esonerato dal servizio. Il 4 febbraio 1938 il Filhrer riunì gli ufficiali più elevati in grado delle Forze Armate, e dopo aver annunciato l'allontanamento di Blomberg e Fritsch, li informò di aver assunto la carica di Comandante in Capo delle Forze Armate ed im plicitamente anche di Ministro della Guerra. Il generale Wilhelm Keitel, che aveva la responsabilità dell'Ufficio del Ministro, venne nominato Capo di Stato Maggiore del Comando Supremo delle Forze Armate (Oberkomman.do der Wehrmacht - OKvV); l'Ufficio Generale dell'Esercito fu investito di quasi tutte le funzioni amministrative che precedentemente erano state di pertinenza del Ministero. Infine, il generale Walther von Brauchitsch divenne il Capo del Comando dell'Esercì-


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to il cui Capo di S.M., dopo le dimissioni cli Beck, fu il generale Franz Halder. Fino al 1938 esisteva in seno all'Esercito una corresponsabilità del Capo di S.M. Generale alle decisioni dei generali, sino a quelli cli Corpo d'Armata. Questa corresponsabilità, che in caso di diversa opinione del Capo dello S.M. veniva messa in pratica, fu abolita da Hitler. In tal modo avvenne un mutamento fondamentale della posizione del Capo dello S.M. Generale e del Capo di S.M. dell'Esercito in particolare. Tale corresponsabilità era stata trasmessa dalla vecchia Armata prussiana all'esercito dei 100.000 uomini e da questo, dopo il riarmo, alla Wehrmacht del Terzo Reich. Nella prima guerra mondiale essa aveva portato a far sì che il Capo dominasse sui generali comandanti delle grandi unità. Ma Hitler, in base al principio del comando da lui stabilito, ordinò l'esclusiva responsabilità del Capo di S.M. Generale nei confronti della sua persona quale Comandante Supremo della Wehrmacht. Padrone assoluto del potere politico e m ilitare dello Stato, e collocati nei posti chiave delle Forze Armate uomini disposti ad eseguire senza discutere i suoi voleri, malgrado i consigli dei suoi generali, Hitler ordinò l'invasione dell'Austria che si concluse trionfalmente. Il primo passo del suo programma espansionistico aveva avuto un completo successo. Ma i capi militari tedeschi sapevano che le potenze occidentali, presto o tardi, sarebbero intervenu te e, data l'incompleta preparazione dell'esercito tedesco, una guerra contro cli esse significava il rischio di un disastro. D'altro canto, la popol arità di Hitler era tale che essi non fecero niente per opporsi, rinunciando al loro potere e sottomettendosi interamente all'uomo che all'inizio avevano ritenuto di essere in grado di eliminare non appena lo avessero creduto opportuno. Dopo l'incorporamento dell'apparato mi litare austriaco e la costante espansione delle forze armate, gli effettivi dell'esercito, nell'aprile del 1939, raggiunsero all'incirca un milione di uomini in cinquantadue divisioni operative (più altrettante di riservisti e Landwehr con circa 750.000 uomini), delle q ua li 35 di fanteria, 4 di fanteria motorizzata, 6 corazzate, 4 leggere, 3 da montagna ed una brigata cli cavalleria parzialmente motorizzata 90. Le divisioni di fanteria tradizionale erano composte da tre reggimenti di fan teria, un reggimento d'artiglieria ippotrainata su

90 MILITARGESCHTCHTLICHES FORSCHUNGAMT: o p.

cit., voi. VII, p . 315.


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tre gruppi leggeri ed uno pesante, un battaglione pionieri parzialmente motorizzato, un gruppo controcarro motorizzato, un gruppo esplorante, un reparto sanitario parzialmente motorizzato e servizi vari; alcune grandi unitĂ avevano in organico anche un gruppo da ricognizione ed un battaglione mitraglieri. La forza complessiva della divisione era di 17 .000 uomini, 4760 cavalli e 1000 autoveicoli. Le divisioni da montagna comprendevano due (o tre) reggimenti fucilieri, un reggimento artiglieria su due gruppi leggeri da montagna ed uno pesante, un battaglione pionieri, un gruppo controcarro, un gruppo esplorante, un reparto sanitario e servizi vari; forza complessiva 13.000 uomini. Le divisioni di fanteria motorizzata (trasformate piĂš tardi in divisioni granatieri corazzati) erano formate da un gruppo cannoni d'assalto, due reggimenti granatieri motorizzati (poi corazzati), un reggimento artiglieria motorizzata su due gruppi leggeri ed uno pesante, un gruppo controcarro motorizzato, un gruppo esplorante motorizzato, un battaglione pionieri motorizzato, servizi; forza complessiva 16.000 uomini e 4000 autoveicoli. Le divisioni corazzate erano articolate su una brigata carri di due reggimenti ed una brigata granatieri corazzati dĂŹ due reggimenti, un reggimento artiglieria meccanizzata su due gruppi leggeri ed uno pesante, un gruppo esplorante meccanizzato, un gruppo anticarro meccanizzato, un battaglione pionieri motorizzato, servizi; forza complessiva 17 .000 uomini, 400 carri (due terzi leggeri, un terzo medi) e 4000 veicoli. Le divisioni leggere erano costituite da un gruppo corazzato su tre compagnie carri leggeri e reparti di supporto, uno o due reggimenti di cavalleria (piĂš tardi meccanizzati), un battaglione esplorante motorizzato, un reggimento artiglieria motorizzato su due gruppi leggeri, un gruppo anticarro su quattro compagnie con 36 cannoni da 37 mm. e 12 cannoni antiaerei da 20 mm., un battaglione pionieri motorizzato, servizi; forza totale 13.000 uomini 91. Fra le armi della fanteria spiccavano la pistola mitragliatrice MP38 cal. 9 mm; la mitragliatrice MG34 cal. 7,92; i fuciloni anticarro Panzerbuchse 38 cal. 7,92 e Soloturn cal. 20 mm.; i mortai da 50, 81, 105, 120 e 200 mm.; i cannoni anticarro da 37 e da 91

Handbook on German Military Forces - U.S. War Departrnent, 1945, pp. 11-12, 24.


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50 mm., i cannoni antiaerei da 20 mm. singoli e quadrinati. I pezzi d'artiglieria più diffusi erano i cannoni da 75 mm., gli obici ed i cannoni da 105 mm., i cannoni da 150 mm. e gli obici da 210 mm. I carri armati in dotazione alle unità corazzate erano i seguenti: - Pz Kw I: corazza 13 mm., armamento 2 mtg., peso 5,4/6 tonn., equipaggio 2 uomini; - Pz Kwll: corazza 30/35 mm., armamento 1 cannone da 20 mm. e I mtg., peso 9,5/11,8 tonn., equipaggio 3 uomini; - Pz Kwlll: corazza 14,5/57 mm., armamento un cannone da 37/50 mm., 2/3 mtg., peso 15/22,3 tonn., equipaggio 5 uomini; - Pz Kw IV: corazza 20/80 mm., armamento l cannone da 75 mm., 2/3 mtg., peso 17,3/25 tonn., equipaggio 5 uomini

Carro PzKpfw lii.

35 t.: corazza 25 mm., armamento 1 cannone da 37 mm. e 2 mtg., peso 10,5 tonn., equipaggio 4 uomini; - 38 t. : corazza 50 mm., armamento 1 cannone da 37 mm. e 2 mtg., peso 9,7 tonn., equipaggio 4 uomini. Per dare un'idea dell'enorme sviluppo degli armamenti (spe- · cialmente dal 1933), riteniamo interessante citare l'esistenza delle diverse dotazioni di anni dal periodo dell'esercito di 100.000 uomini a quello del 1939 92:

92 M ILIT;\RGESCHICHTLICHES FORSCHUNGAMT:

op. c it., p. 396.


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Tipo di arma Fucili e carabine Mi traglia tric i Cannoni controcarro Lanciabombe Cannoni da 75 mm. Cannoni da 105 mm. Obici da 77 mm. Obici da 105 mm. Obici da 150 mm. Carri armati

Esercito dei 100.000

Esercito del 1939

102.000 1.926

2.770.000 126.800 11.200 4.624 2.933 410

-

252

204 84 12 -

4.845 2.049 3.200

Le unità mobili dell'esercito erano rappresentate da quattordici division i corazzate, motorizzate e leggere, per un totale di circa 200.000 uomini fra ufficiali e soldati, con addestramento ed equipaggiamento moderno e tali da renderle una potente ed inarrestabile forza d'urto. Dietro di essa vi era l'esercito di massa di coscritti con inadeguato numero di ufficiali e sottuffic iali e, data la rapida espansione, con un addestramento poco soddisfacente. Inoltre, queste unità disponevano di anni ed equipaggiamenti antiquati ed insufficienti; l'assorbimento del materiale bellico cecoslovacco aveva discretamente migliorato la situazione ma aveva reso più complicato il problema dei rifornimenti, aggiungendo molti differenti tipi di calibri e munizioni. Malgrado le deficienze, l'esercito aveva al suo vertice lo Stato Maggiore Generale, costituito da elementi accuratamente selezionati e di professionalità tale da rendere l'apparato militare tedesco il migliore del mondo. ' Sebbene non facenti parte della Wehrmacht, avendo ordinamento e comand i autonomi, è opportuno un breve cenno sulle unità combattenti delle SS (Waffen SS). Fino al 1933, alcune unità delle SS (Schutz Staffeln: reparti cli protezione), fonda te da Hitler nel 1925 per la sicurezza delle riunioni del partito, vennero a rmate ed addestrate sulla base dei reparti militari regolari e servirono, a tempo pieno, in caserme proprie. Queste truppe furono conosciute come SS-Verfugungstruppen (truppe a disposizione); il loro nome indicava che esse erano a d isposizione di Hitler per qualsiasi intervento. Nel 1939 ne vennero


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costitmt1 quattro reggimenti (Standarten), che parteciparono alla campagna di Polonia a fianco dei reparti dell'esercito. Durante l'inverno seguente i reggimenti vennero trasformati in brigate e, più tardi, in divisioni, con lo stesso organico delle divisioni della Wehrmacht. Questa branca puramente militare delle SS fu denominata Bewaffnete SS (letteralmente: SS armate) e, più tardi Waffen SS. IL Leibstandarte (reggimento personale) SS Adolf Hitler divenne la divisione SS dello stesso nome; lo Standarte Deutschland, insieme allo Standarte austriaco Der Fuhrer ed al reggimento Langemark, formò la divisione Das Reich; le unità Totenkopf (teste di morto), vennero raggruppate nella divisione dello stesso nome. Queste tre divisioni furono il nucleo delle Waffen SS in rapida e con tinua espansione. Con il prolungarsi della guerra, le Waffen SS divennero il modello per il reclutamento di personale nordico per il servizio militare negli interessi della Germania. Nel 1940 furono creati gli Standarten Nordland e Westland allo scopo di incorporare i volontari germanici nelle Waffen SS; questi, unitamente al già esistente Standarte Germania, formarono la divisione Wiking. Negli anni seguenti le Waffen SS procedettero a creare legioni native nelle zone occupate; tali legioni vennero poi convertite in Brigate e divisioni. Negli anni '43 e '44, le SS effettuarono un frenetico reclutamento di materiale umano nelle zone occupate. Lo sforzo maggiore venne diretto verso l'incorporamento di elementi di «razza germanica» (Volksdeutsche) fu elaborato un metodo che permettesse il reclutamento su vasta scala di stranieri di tutte le nazionalità, pur mantenendo i principi della superiorità nordica. Le scarse unità di stranieri si dimostrarono insufficienti ad assorbire il notevole afflusso di personale; conseguentemente vennero formate intere divisioni con quadri di Waffen SS regolari, integrati da ufficiali e sottufficiali stranieri. Preoccupate dall'aspetto razziale cli queste uni tà, le Waffen SS svilupparono un sistema di nomenclatura che distinse le unità straniere con un'aggiunta al loro nome. Unità contenenti un'alta percentuale di elementi di razza germanica e volontari germanici (ad es. scandinavi, olandesi, valloni e francesi), assunsero la denominazione di Freiwilligen (volontari) come parte del loro nome, ad es. JJa SS Freiwilligen Division Panzer-Grenadier Nordland. Unità contenenti una preponderanza di elementi non germanici (slavi e baltici), ebbero la designazione di Waffen come parte del loro nome,


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ad es. 15a Waffen-Grenadier-Division SS. Gli ufficiali di origine non germanica non potevano far parte a pieno diritto del corpo ufficiali SS. Essi erano denominati Waffen-Fu.hrer der SS ed il loro grado individuale si distingueva nello stesso modo, ad es. Waffen-Untersturmfuhrer. Non vi è dubbio che questa rapida espansione avesse, in un certo senso, modificato il carattere delle Waffen SS come formazione politica d'élite. Ciononostante, le unità di questa organizzazione combatterono strenuamente fino all'ultimo giorno specialmente perché il soldato, ed in particolare l'ufficiale, erano stati coinvolti nell'infinita serie di crimini di guerra, ed una forte propaganda li aveva convinti che il trattamento a loro riservato in prigionia o dopo la guerra, sarebbe stato molto peggiore di quello riservato agli appartenenti alle altre forze annate. Le Waffen SS consistettero di 38 divisioni, tre brigate e numerose piccole unità indipendenti. Delle 38 divisioni, 7 erano divisioni cora zzate e queste ultime formavano la parte più forte e politicamente più fida ta delle Waffen SS. Il r imanente consisteva di 8 divisioni granatieri corazzati, 5 divisioni da montagna, 15 di fanteria e 3 di cavalleria. Un terzo delle divisioni era classificato di non germanici. Fra le divisioni SS, una fu denominata SS Polizei Division, costituita da elementi della polizia incorporati nelle Waffen SS, da non confondersi con l'SS Polizei Regimenter che continuò a far parte della polizia. Delle brigate, una era di granatieri corazzati, le altre di fanteria. Le unità autonome comprendevano reparti tedeschi quali il battaglione della Guardia del Leibstandarte Adolf Hitler; il battaglione speciale Friedenthal di Otto Skorzeny, il battaglione di scorta del Reichsfu.hrer SS, due battaglioni paracadutisti ed al tri; e reparti stranieri quali ad esempio: il battaglione sciatori norvegesi Norge; il corpo franco-inglese Saint George, il battaglione da montagna svizzero, sei battaglioni ostturkish Haroud el Raschid, la legione indiana Freies lndien ed altri. Durante l'ultimo periodo di guerra vennero costituiti 13 Corpi SS, cinque dei quali corazzati, due da montagna, quattro di fanteria, gli altri senza una speciale definizion e. Infine esistette anche un'Armata Corazzata SS, che svolse una parte preminente nella controffensiva delle Ardenne nel dicembre 1944. Le vicende d ell'Aviazione militare germanica al termine del primo conflitto mondiale possono essere simboleggiate nella frase che un pilota tedesco scrisse sulla lavagna operazioni, nel 1918,


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prima di lasciare per sempre il suo aeroporto: Im Krieg geboren, im Krieg gestorben (Nata in guerra, morta in guerra). Il Trattato di Versailles proibì l'uso militare di qualsiasi tipo di aereo ed impose lo smantellamento di tutta l'industria aeronautica tedesca; consentì soltanto un numero limitato di 140 velivoli e 169 motori. L'unico ente aviatorio sopravvissuto fu la Deutsche Luftreederei una piccola azienda per i trasporti aerei civili. Questo totale divieto si mantenne in essere fino agli accordi di Parigi del marzo 1926. Le sole attività aviatorie sul territorio tedesco furono svolte da alcune associazioni civili per il volo a vela e dal Luftsportverband un circolo nazionale di volo fondato da un asso della caccia, Bruno Loerzer. Dopo gli accordi segreti di Rapallo, oltre alla costituzione della già citata GEFV, che consentì ad alcuni industriali tedeschi di continuare la loro produzione in Russia, i sovietici cedettero ai tedeschi un aeroporto in disarmo a 110 km. a nord di Woronesh, dove venne creato il Centro Aeronautico di Lipezk presso il quale furono inviati segretamente aerei smontati, motori, armi, munizioni e circa duecento ufficiali specialisti in tattica aerea, bombardamento, armamento e ricognizione. Contemporaneamente, in seno all'Ufficio Truppe dell'Esercito, e nel corrispettivo ufficio della Marina, venne istituito un Gruppo Difesa Aerea che, naturalmente, oltre a svolgere il lavoro dettato dalla sua denominazione, preparava clandestinamente la rinascita dell'aviazione militare; sempre allo stesso scopo fu creata, nel 1925, una Scuola di pilotaggio civile che brevettava piloti per aerei commerciali, presso la quale ripresero la loro attività anche molti ex-aviatori del tempo di guerra. Tuttavia, la base della futura aeronautica militare fu il Centro di Lipezk dove veniva addestrato il personale (ufficiali della Reichswehr, allievi ufficiali, ufficiali con brevetto civile), sia alle tecniche aviatorie che a quelle di combattimento. Dal 1928 al 1931 uscirono da Lipezk 120 piloti da caccia e 100 osservatori. Questo Centro divenne prezioso anche perché poterono essere,raccolte utili esperienze tattiche, organizzative e tecniche che successivamente venivano elaborate dal gruppo dell'Ufficio Truppe. A Lipezk nacquero le Istruzioni per i piloti da caccia e le Istruzioni per il bombardamento aereo. Infine, gli impianti del Centro servirono per il collaudo dei nuovi tipi di aerei. Dopo gli accordi di Parigi del 1926, la Germania ebbe la possibilità di costruire aeroplani con caratteristiche militari; rima-


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se però il divieto di effettuare voli che non fossero esclusivamente civili. Il Ministero della Reichswehr fu in grado così di ordinare all'industria alcuni prototipi di velivoli che dovevano venire progettati e realizzati con la supervisione di una nuova Sezione Aeronautica dell'Ufficio Armi dell'Esercito. Fu in questo periodo che da una piccola officina di Augusta, fondata da un giovane proget tista di nome Messerschmitt, uscì il monoplano sportivo M17, primo di una lunga serie di aerei che doveva culminare con il famoso Me 109. Sempre nel 1926, alcune compagnie di trasporto aereo civile si fusero costituendo la Deutsche Lufthansa che divenne monopolio dello Stato. Se guardiamo indietro negli anni, è difficile ancor oggi rendersi conto di come in una Germania ancora sconvolta dalle conseguenze della guerra, la mente calcolatrice e le mosse abili del generale von Seeckt siano riuscite ad operare così bene, nella più completa segretezza e dietro l'innocente mascheratura della Lufthansa, in favore dell'aviazione militare. Egli installava i suoi uomini più fidati nelle posizioni chiave dell'aviazione civile tedesca ed assicurava lo sviluppo dei progetti d'importanza militare aeronautica, mimetizzandoli come lavori civili, riuscendo così ad ingannare perfettamente il mondo intero, circa i fini del suo lavoro segreto. Erhard Milch, ex-pilota di guerra, divenne direttore generale della Lufthansa sempre lavorando in stretto collegamento con l'esercito, introdusse nei programmi d'allenamento del personale della Lufthansa materie e prove pratiche che potevano avere valore ed essere utili solo sotto il profilo militare. In tal modo riuscì a poco a poco, a costituire una buona riserva di piloti e di personale di volo già perfettamente addestrati. Come infatti si doveva constatare, molti dei piloti che nel 1939 portarono in volo le formazioni tedesche di caccia o bombardieri, erano proprio uomini trasferiti dall'aviazione civile all'aeronautica militare solo pochi giorni prima dello scoppio delle ostilità 93.

Sul finire del 1930, naturalmente sempre sotto il controllo dell'Ufficio Truppe, con il personale del Centro di Lipezk vennero formate, a Konigsberg, Berlino e Norimberga, tre squadriglie la cui attività ufficiale erano i voli pubblicitari, e raggruppate in una società civile di comodo, la Deutsche Luftfahrt GmbH. (Società Tedesca di Navigazione Aerea), segui te da altre squadriglie trasporti postali il cui personale, piloti militari, prestava servizio in abiti civili.

93

J.

KJLLEN:

Storia della Luftwaffe , Sugar, Milano 1968. p. 72.


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Il primo passo ufficiale verso la costituzione dell'arma aerea fu fatto nel febbraio 1933, quando il Presidente Hindenburg nominò Hermann Goring Commissario del Reich per la Navigazione Aerea. Le tappe seguenti furono: - febbraio 1933: Commissariato del Reich per la Navigazione Aerea che comprendeva il reparto Traffico Aereo del Ministero delle Comunicazioni e quello della Difesa Aerea del Ministero degli Interni; - maggio 1933: trasformazione del Commissariato in Ministero dell'Aeronautica articolato in due uffici: il Luftschutzamt - LA (Ufficio Difesa Aerea) che rappresentava il settore militare del ministero ed era suddiviso in Direzione Voli, Organizzazione Voli, Addestramento, Personale e Difesa Aerea (Flak); l'Allgemeine Luftamt - LB (Ufficio Generale Aeronautica), guidato dal Segretario di Stato Milch, che si occupava del traffico civile ed era responsabile della navigazione aerea commerciale, de ll'organ izzazione a terra, del servizio metereologico, sicurezza aerea, amministrazione, polizia aerea e volo sportivo; - settembre 1933: il LuftschutzamL si tramutava in Luftk.ommandoamt (Ufficio Coman do Aereo) il cui responsabile aveva praticamente le funzioni di primo Capo di Stato Maggiore dell'aviazione. A quest'epoca esisteva già un gruppo caccia, formato dalle tre squadriglie pubblicitari ed una squadriglia aviazione di marina, ed erano disponibili circa 500 piloti ed osservatori dell'esercito e 50 piloti di marina, in parte provenienti dal Centro di Lipezk sciolto nell'autunno 1933 ed in parte (in maggior anza piloti di linea civile) addestrati segretamente in Italia, dove avevano frequentato, in uniforme italiana, brevi ma intensi corsi di tecnica di guerra aerea; l'assistenza di volo ed i servizi a terra erano svolti da un folfo gruppo di specialisti meccanici, telegrafisti, armieri, ecc.; infine, le poche batterie esistenti in precedenza, erano state aumentate e riunite in reparti organici di artiglier ia contraerea dotati di moderni cannoni da 75 mm. e cannoncini da 20 mm. - aprile 1934: venivano costituiti sei Comandi Aerei Regionali, una divisione aerea che diede il via alla costituzione di un gruppo da caccia e due gruppi da combattimento, uno Stato Maggiore dell'aviazione dell'Esercito con cinque squadriglie da ricognizione, ed un comando aviazione navale con una squadriglia da caccia, una plurimpiego ed una da ricognizione; - 26 febbraio 1935: la Luftwaffe (arma aerea) diveniva ufficialmente la terza forza armata del Reich a fianco dell'Esercito e della Marina.


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Il 1° giugno 1935 Goring ebbe il titolo di Ministro dell' Aeronautica e Comandante in Capo della Luftwaffe con un suo Stato Maggiore; l'ordinamento territoriale rimase sui Comandi Aerei Regionali e di Zona mentre l'operativo si articolò in: - 6 Comandi di Gruppo Luftwaffe: il I (Est) a Be rlino, il IÌ (Ovest) a Braunschweig, il III (Su d) a Monaco, il Prussia Orientale a Konigsberg ed il Navale a Kiel; dopo l'annessione dell'Austria venne costituito un altro Gruppo Marca Orientale a Vienna; ogni gruppo comprendeva reparti operativi, organizzazioni aeroportuali, reparti servizi e protezione, artiglieria controaerea; - 6 comandi di divi sione aerea, ognuno costitui to da una squadriglia da ricognizione, da due a tre gruppi da combattimento, un gruppo distruttori (cacciatori di scorta), un gruppo d'attacco in picchiata ed un reparto informazioni; - un comando divisione aerea (VII) formato inizialmente da un reggimento aviotrasportato e da un battaglione paracadutisti. Questo fu soltanto l'inizio: alla fine del 1938 la Luftwaffe disponeva di: 13 g ruppi da ricognizione con 39 squadrigli e; 5 stormi da caccia con 23 gruppi; 14 stormi da combattimento con 30 gruppi; 2 stormi d'attacco in picchiata con 9 gruppi; 5 gruppi aviazione navale con venti squadriglie delle diverse specialità; I g ruppo aerei da trasporto. Lo Stormo Geschwader, paragonabi le al reggimento, era composto da tre gruppi Gruppe (pari a l battaglione), su tre squadriglie Staffe! (p ari alla compagnia), ognuna di nove apparecchi: pertanto la forza di uno stormo era di 8 1 velivoli. Notevole sviluppo aveva avuto anche l'artiglieria controaerea che nel 1938 disponeva di 20 reggimenti con 46 gruppi misti, 14 leggeri, 16 gruppi proiettori fotoelettrici, 24 batterie deposito con funzione di quadro per nuove unità, un reparto palloni di sbarramento. L'attività clandestina e semiclandestina di progettazione ed approntamento dei mezzi di cui sarebbe stata dotata l'arma aerea assunse, nel 1933, un ritmo vertiginoso. Nel 1937 i reparti da combattimento, da bombardamento e da r icognizione a lungo raggio erano equipaggiati con moderni bimotori quali il Do 17 (che per la sua form a a llungata venne soprannominato la Matita Volante), l'Heinkel He 111, più ve loce meglio armato e con maggior capa-


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cità di carico, e con la versione militare del bimotore civile lu 86; questi aerei vennero sperimentati e collaudati con successo durante la guerra civile spagnola. Più tardi apparve un altro aereo, il bimotore Ju 88, che divenne famoso per la sua versatilità: infatti, nelle sue successive diverse versioni perfezionate, fu impiegato come bombardiere medio, in picchiata, da attacco al suolo, aerosilurante, r icognitore, caccia a grande autonomia e caccia notturno. Considerato che la dottrina generale di guerra tedesca affidava all'aviazione il compito primario di appoggio alle forze terrestri come artiglieria volante, fu realizzato un aereo particolarmente adatto all'attacco in picchiata che, data la scarsa affidabilità dei congegni di puntamento degli apparecchi in quota di quel tempo, avrebbe potuto colpire i bersagli con maggior precisione. Il bombardamento in quota richiedeva l'impiego di un grande numero di aerei per colpire un solo obiettivo e per ottenere l'effetto desiderato nonostante la dispersione delle bombe; ciò comportava un notevole consumo di carburante e di esplosivo. L'attacco in picchiata veniva considerato più razionale perché consentiva di centrare con un elevato grado di precisione gli obiettivi chiave e con minore frequenza d'intervento. L'idea di questo genere di bombardamento non era nuova: già nella prima guerra mondiale alcuni piloti l'avevano messo in pratica ma poi abbandonato per l'eccessivo e pericoloso tormento a cui erano sottoposti uomini e macchine; ricerche ed esperimenti erano stati effettuati a Lipezk prima del 1933; nel 1932 la Heinkel aveva iniziato la costruzione del He 50 da a ttacco a tuffo che era stato acquistato in parecchi esemplari dall'aviazione di marina giapponese; anche la Junkers, nel 1933, aveva dato il via alla progettazione di velivoli di questo tipo. Nell'ottobre di quello stesso anno, il Ministero dell'Aeronautica ordinò la costituzione di reparti da bombardamento in picchiata e, dopo alcune esperienze con l'Heinkel He 50 e l'Henschel Hs 123, fu lo lu 87 della Junkers ad essere scelto come quello di normale dotazione di questi reparti benchè fosse lento, poco maneggevole e probabilmente uno dei più vulnerabili tra i velivoli militari moderni. La Luftwaffe non prese in considerazione l'impiego di grossi quadrimotori per il bombardamento strategico nonostante i prototipi presentati dalla Junkers (Ju 89) e dalla Dornier (Do 19). L'unico quadrimotore in dotazione all'Aeronautica durante la seconda guerra mondiale fu la versione militare del Focke Wulf 200, che venne però impiegato per ricognizione marittima a largo raggio, trasporto e, negli ultimi mesi di guerra, irto di mitragliatrici, come ... caccia.


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Relativamente a l materiale dell 'aviazione da caccia, consider ando i compiti che questa doveva svolgere, furono richiesti due diversi tipi: un caccia leggero ad elevata velocità per la copertura aerea delle forze terrestri, per la difesa del territorio nazionale e la protezione degli aerei da combattimento e picchiata, ed un caccia pesante o distruttore per la scorta ai bombardieri medi, attacco al suolo e caccia notturna. Dopo la sperimentazione di vari mode lli, i velivoli standard per questa specialità divennero il Me 109 ed il Me 110, prodotti dalla Messerschmitt. Il Me 109, per le sue particolari prestazioni (velocità ascensionale ed in quota) fu il primo caccia intercettore della storia dell 'aviazione; le diverse serie costruttive con svariate modifiche a seconda dei compi ti a d esso richiesti, lo fecero considerar e, con i suoi 30.000 esemplari, il modello di aereo più costruito durante tutta la durata de lla guerra.

Caccia tedesco: Messerschmit Bf 109 E.

La dottrina di guerra aerea tedesca risentì molto della presenza nello s tato maggiore ae ronautico di ufficiali provenienti dalle file dell'esercito. Essa era orientata su di una stretta collaborazione con le forze terrestri e nava li e prevedeva l'impiego dell'aviazione principalmente come a ppoggio alle truppe in linea mediante un'azione diretta sugli obiettivi nemici a l fronte e nelle immediate retrovie (unità d'artiglieria, nodi stradali e ferroviari, depositi, centri di formazione e logistici). I concetti principali di questa dottrina erano stati precisati nella norma di servizio n J 6 della Luftwaffe emessa nel 1935 ed intitolata Condotta della guerra aerea. Tale norma, pur con successive aggiunte, ri mase invariata fino a lla seconda guerra mondiale. Contrariamente alle teorie del Douhet, la Luftwaffe doveva agire in stretto coordinamento con le altre due forze armate, Esercito e Marina, e non era prevista nessuna sua azione offensiva autonoma. Il conseguimento della vittoria doveva essere ottenuto mediante la distruzione delle forze combattenti nemiche; il bombardamento del territorio naziona le avve rsario e gli attacchi diretti alla popolazione civile erano assolutamente contrari al


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dettato della norma suddetta che tuttavia concordava con il generale italiano nel considerare l'arma aerea prettamente offensiva. Gli obiettivi erano quelli di sempre, l'eliminazione del potenziale bellico del nemico e la conquista del suo territorio: l'aereo era un mezzo moderno per raggiungerli. Naturalmente, prima di concorrere al proseguimento di questi obiettivi, la Luftwaffe doveva inten1enire su basi, aeroporti e centri di comunicazione per eliminare la minaccia aerea avversaria. La dottrina e la tattica aeree con i mezzi moderni erano all'inizio del loro sviluppo per cui i concetti non erano esposti con la dovuta chiarezza ed ancora, in parte, influenzati dalla visuale terrestre della condotta della guerra. In conclusione, alla Luftwaffe erano affidati tre compiti ben precisi: l'azione diretta contro le forze aeree avversarie, l'appoggio ravvicinato ed a lungo raggio all'Esercito ed alla Marina, l'attacco ai centri vitali nemici quali industrie belliche, raffinerie, linee di comunicazione e trasporto; naturalmente era implicito un altro compito: la difesa aerea del territorio nazionale. La modernissima Luftwaffe, che in pochi anni era diventata una relatà, pur disponendo di un elevato potenziale offensivo, era di prestazioni limitate, basata com'era su bombardieri veloci ed aggressivi ma senza il raggio d'azione necessario per raggiungere gli obiettivi più importanti nel caso di una guerra totale. Il tallone d'Achille della Luftwaffe consisteva nel fatto che essa si stava armando solo in previsione di una guerra sul teatro europeo e per di più di breve durata. I bombardieri tedeschi infatti erano studiati solo per fornire appoggio diretto alle truppe lanciate all'offensiva ed erano in grado di attaccare rapidamente e con forza distruttiva solo obiettivi militari di limitate dimensioni; essi però non avevano la possibilità di dar vita ad un'offensiva prolungata contro l'intero territorio di un paese nemico, riducendone a poco a poco la resistenza ed indebolendo il morale della popolazione civile. Questo indirizzo tecnico così poco lungimirante e così opposto alle brillanti teorie del generale italiano Giulio Douhet - il quale già molto tempo prima aveva sostenuto come una guerra moderna sarebbe stata diversa da quelle tradizionali e che in essa sarebbe stato impossibile difendersi totalmente contro i bombardieri a vasto raggio - fu dovuto in gran parte proprio ad Adolfo Hitler.


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Il Fuhrer, infatti, non aveva intenzione di impegnar si in una lotta lunga e logorante con crescenti difficoltà: i suoi piani prevedevano solo una serie di offensive lampo che avrebbero dovuto mettere in ginocchio l'Europa nel più breve tempo possibile 94 .

Nell'estate del I 939 l'ordine di battaglia della Luftwaffe era il seguente 95: - 4 flotte aeree, 6 divisioni aeree, una divisione d'addestramento che comprendevano: 23 squadriglie da ricognizione lontana con 275 velivoli Do .17; 30 squadriglie da ricognizione dell'Esercito con 356 fra He 45, He 46, Hs 126; 15 gruppi da caccia con 788 Me 109 e Ar 68; 10 gruppi distruttori con 431 Me 109 e Me 110; 30 gruppi da bombardamento con 1191 He 111, Do 17 e Ju 88; 9 gruppi da bombardamento in picchiata con 361 Ju 87; 1 gruppo da combattimento con 39 Hs 123; 11 gruppi da trasporto con 488 Ju 52; I 9 squadriglie aviazione navale con 219 velivoli cli vario tipo; unità speciali con 53 aerei; per un totale complessivo di 4201 aeroplani; - una divisione aerea (7a) da aviosbarco con 2 reggimenti suddivisi in 5 battaglioni cli 4 compagnie fra paracadutisti e aviotrasportati, una batteria artiglieria paracadutista, una compagnia esploratori ed una compagnia controcarro paracad utis ta, una compagnia sanità - 42 reggimenti artiglieria controaerea che comprendevano: · 595 batterie pesanti con 2362 pezzi 479 batterie medie e leggere con 5511 pezzi e 1822 proiettori fotoelettrici da 60 cm. 95 compagnie mitragliere controaeree con I 560 m itragliere 177 batterie proiettori fotolettrici con 159 3 proiettori da Ì 50 cm. 9 batterie palloni da sbarramento con 2 16 stazioni. La mancata lungimiranza strategica e l'intervento degli Stati Uniti fecero fallire i piani d i Hitler, ma la potente Luftwaffe costituì uno degli e lementi del binomio aereo/carro che gli consentirono di conquistare quasi tutta l'Europa e di giungere fino alJe porte di Mosca. 94

id. id., p. 125.

95 MILTTARG F.SCHICHTLICH ES FORSCHUNGAMT:

op. cit., pp. 570-571-572.


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La storia della Marina Militare germanica fra ]e due guerre si può considerare parallela a quella delle forze terrestri. Il 21 giugno 1919, nella baia di Scapa Flow, già base della Grand Fleet britannica, la Flotta d'Alto Mare tedesca, costituita da sedici navi da battaglia, otto incrociatori e cinquanta cacciatorpediniere, si autoaffondò. Questo gesto disperato, pur ponendo fine alla Marina imperiale, segnò in spirito l'inizio della rinascita della potenza navale tedesca, rafforzando la compattezza degli ufficiali ed equipaggi e spronandolì a ricostruire ciò che loro stessi, per riscattare la resa, avevano distrutto. Il Trattato di Versailles impose il disarmo del naviglio più moderno rimasto nei porti tedeschi consentì soltanto 6 corazzate (più due di riserva) degli anni 1902-1906, 6 incrociatori (più due cli riserva) degli anni 1899-1903, 12 cacciatorpediniere (più quattro di riserva) e 12 torpediniere (più quattro di riserva) degli anni 1906-1913. Le navi maggiori avrebbero potuto essere sostituite dopo vent'anni dalla loro costruzione, le siluranti dopo quindici, con precise limitazioni: le corazzate non dovevano avere un dislocamento superiore alle 10.000 tonnellate e cannoni con calibro superiore ai 280 mm., gli incrociatori 6000 tonnellate e cannoni da 152 mm., i cacciatorpediniere 800 tonn. e le torpediniere 200 tonn.; la marina tedesca non poteva avere aerei, portaerei e sommergibili. Il trattato impose anche un organico ridotto a quindicimila uomini fra ufficiali e marina i; questi ultimi dovevano impegnarsi per una ferma minima di dodici anni, men tre il periodo di servizio degli ufficiali era di venticinque anni . La Reìchsmarine Provvisoria, autorizzata da una legge emanata il 16 aprile 1919 dall'Assemblea Nazionale, oltre alle limitazioni del trattato di pace, dovette fare i conti, negli anni seguenti, con le ristrettezze dei fondi concessi dal Reichstag. Il naviglio r imasto era assolutamente antiquato e quindi praticamente inservibile alla difesa. Seguendo l'esempio dell'esercito si ricorse a sotterfugi come la costruzione di navi bananiere molto veloci da impiegarsi eventualmente come incrociatori ausiliari, si previde l'impiego di pescherecci come dragamine, si organizzò l'addestramento cli ufficiali mercantili che potessero essere trasfer.iti senza difficoltà nei ruoli militari, e si procedette alla progettazione e costruzione cli strumenti ed apparecchiature radio suscettibili di impiego nella marina da guerra. Mediante l'acquisto di una quota di partecipazione in una società olandese di progettazioni e costruzioni navali, che assunse alcuni dei migliori tecnici sommergibilisti tedeschi, venne


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mantenuto il passo con il progresso tecnologico fino al 1935, quando alcuni dei progetti più moderni di questa società, elaborati per altri paesi, costituirono la base per i primi modelli della flotta subacquea tedesca, Durante gli anni trenta, mentre la ricostruzione procedeva molto lentamente, si sviluppò un'intensa attività di studi, ricerche e discussioni sugli obiettivi da raggiungere, sul genere di dottrina tattica e strategica da adottare e, di conseguenza, sul tipo di navi che dovevano costituire la nuova marina da guerra, Quando si trattò di dare il via alla sostituzione delle vecchie corazzate, si accesero violenti dibattiti sia nell'ambiente navale e sia al Reichstag sul come avrebbe dovuto essere la nave da battaglia da mettere in cantiere. Nessuno pensava di riesumare le idee espansionistiche dell'epoca imperiale e quindi di sostenere un nuovo confronto con l'Inghilterra che rimaneva la più grande potenza marittima del mondo; il problema era quello di costruire una nave non superiore alle 10.000 tonnellate, pesante, lenta ed abbondantemente armata per la difesa delle coste, o mettere a punto un'unità veloce ed a grande autonomia di carattere offensivo, capace di muoversi sugli oceani ed idonea ad una guerra al traffico commerciale, pur rimanendo nei limiti imposti dal Trattato di Versailles. Prevalse la seconda alternativa e nacque così il progetto della corazzata «tascabile» della classe Deutschland da 10.000 tonnellate: con il suo armamento di 6 cannoni da 280 mm. e 8 da 150 mm., una corazza da 100 mm. ed una v'elocità di 26 nodi, questa nave aveva una superiorità nell'armamento e nella resistenza sull'incrociatore da 10.000 tonnellate, ma più veloce, delle altre Marine; d'altra parte poteva sfuggire a navi da battaglia più forti con la sua velocità notevolmente più elevata; rappresentava quindi un tipo completamente nuovo anche per il fatto di essere dotata di un apparato motore Diesel che le consentiva un'autonomia molto più grande (21.500 miglia) senza rifornimento di combustibile. Nel 1928, a capo della Marina venne posto l'ammiraglio Erich Raeder, ufficiale abile ed energico, che si dimostrò subito all'altezza del suo compito aumentando il potenziale bellico della forza ai suoi ordini, anche in violazione del trattato, e creando un corpo di ufficiali competenti ed equipaggi ben addestrati e disciplinati. Raeder ebbe un'occasione concessa solo a pochi: q uella di dirigere per quindici anni una marina da guerra moderna, dalle prime fasi della sua impostazione fino all'impiego in combattimento. I criteri con i quali progettò ed organizzò la nuova marina


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furono eccellenti: per sua sfortuna la guerra scoppiò troppo presto. Raeder mantenne la marina tedesca ad un altissimo livello sotto tutti i punti di vista, nei tempi belli e brutti, riuscì a tenerla lontana dalla politica e impedì che elementi estranei interferissero nell'organizza zione del personale. La sua opera diede in breve tempo ottimi risultati: vennero costruite nuove navi, compresi i moderni incrociatori leggeri da 6000 tonnellate; nel 1932 venne approvato un programma quinquennale di costruzioni navali che comprendeva l'approntamento di cacciatorpediniere, torpediniere e motosiluran· ti e la creazione di moderne organizzazioni cli base per aerei e sommergibili 96. Dopo la sua salita al potere, Hitler approvò l'operato di Raeder; quest'ultimo, nelle sue memorie, così scrive del primo rapporto a l Cancelliere: In questa occasione Hitler mi espose, affinché costituisse la base per l'orientamento futuro della Marina tedesca, la sua concezione politi· ca che culminava con la sua ferma decisione di vivere in pace a tutti i costi con l'Inghil te rra, l'Italia e il Giappone: Non voglio mai trovarmi in guerra con l'Inghilterra, l'Italia e il Giappone. La flotta tedesca deve essere quindi am pliata nei lim iti dei compiti che le spettano in una politica continentale europea. Ma poiché le fo rze navali di s uperficie russe non avevano allora una grande importanza, bisognava considerare intanto sul continente la flotta francese come quella che doveva prendersi a te rmine di paragone nel potenziamento di quella tedesca ... Poco tempo dopo questo rapporto, Hitler mi dichiarò che non era nelle sue intenzioni contestare all'Inghilterra il d iritto di avere una posizione di predominio sul mare adeguata ai suoi inter essi mondiali. Egli voleva confermare questa s ua intenzione con · un accordo particolare sul rapporto di forze fra la flotta tedesca e quella inglese per dimostrare inequivocabilmente alla Gran Bretagna che per lui non si sarebbe mai posto il problema di una guerra fra le due flotte; egli pensava ad un rapporto di forze d i circa uno a tre. [... ] L'intenzione di Hitler di giungere con l'Inghilterra ad un'intesa favorevole e ragionevole per entrambe le parti, coincideva assolutamente con la mia opinione. Il fatto di non essere riusciti, prima della prima guerra mondiale a stipulare un accordo con l'impero inglese sul reciproco rapporto di forze, era stato particolarmente deplorato nella Marina tedesca, perché nessuno meglio di essa riconosceva la vera importanza cli avere per nemico una potenza navale. Era

96

p. 29.

E.

VON DER PoRTEN:

La fine della Marina Tedesca, Longanesi, Milano, 1969


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opinione generale che alla fine eravamo stati messi in ginocchio, malgrado le grandi vittorie in terraferma e la disfatta dei russi, dall'azione del potere marittimo anglo-am ericano. Una tale situazione non avrebbe dovuto verificarsi mai più 97.

L'accordo navale con l'Inghilterra venne stipulato nel giugno del 1935, dopo che Hitler, nel marzo dello stesso anno, aveva denunciato il Trattato di Versailles. Tale accordo concedeva alla Germania di raggiungere un tonnellaggio corrispondente al 35 per cento di quello della più grande potenza navale esistente; potevano così essere costruiti: cinque navi da battaglia, cinque incr ociatori pesanti, undici incrociatori leggeri, due portaerei e sessantaquattro cacciatorpediniere. La Germania poteva costruire anche sommergibili per un tonnellaggio pari al 45 per cento di quello inglese, ma una clausola integrativa le permetteva di arrivare alla parità con il tonnellaggio britannico sottraendo le tonnellate così impiegate al naviglio delle altre categorie dopo averlo comunicato al governo del Regno Unito. Raeder, con un numeroso gruppo di ufficiali, fu uno dei sostenitori dell'accordo con la Gran Bretagna, convinto com'era che non avrebbe dovuto, per lungo tempo, combattere contro di essa. Ma l'accordo fu approvato anche dagli ufficiali che ritenevano inevitabile il conflitto: in caso di guerra, la marina britannica sarebbe stata costretta a sparpagliarsi troppo perché impegnata contro l'Italia e forse contro il Giappone e perché avrebbe dovuto proteggere i convogli. In tal modo la Germania avrebbe potuto raggiungere la parità navale con l'Inghilterra nel Mare del Nord. Questa conclusione dipendeva comunque da due presupposti: che la guerra non fosse scoppiata prima che la Germania avesse r ealizzato il programma di costruzioni ammesso dal nuovo trattato e, in secondo luogo, che le navi da battaglia tedesche fossero più moderne e potenti di quelle inglesi da fronteggiare 98. Nel 1935 la Marina tedesca possedeva soltanto poche navi moderne, e precisamente: tre corazzate classe «Deutschland» da 10.000 tonnellate, sei incrociatori leggeri da 6000 tonnellate e dodici siluranti da 800 tonnellate. Prima di dare il via ai nuovi piani di riarmo navale venne incrementata la costruzione e l'entrata in servizio dei primi sommergibili suddivisi in tre tipi da 250,500 e 97 98

E. R.\ EDER: La mia vila, Baldini e Casloldi, Milano 1960, pp. 254-255-256-257. E. VON DF.R POR'fEN: op. cit., p. 36.


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750 tonnellate la cui prima flottiglia venne costituita nel settembre dello stesso anno e posta al comando del capitano di vascello Karl Donitz. Donitz, che in breve tempo sarebbe diventàto comandante in capo dei sommergibili, si rendeva conto, contrariamente a Raeder, che uno scontro con la Gran Bretagna sarebbe stato quasi certamente ineluttabile; si dedicò quindi a preparare e sviluppare rapidamente l'arma subacquea, convinto che questa avrebbe potuto causare i maggiori danni, se non alla sua flotta da guerra, almeno al traffico commerciale. Il sommergibile stava, in quel periodo, attraversando un momento di declino. L'adozione del sistema dei convogli nella prima guerra mondiale aveva messo in posizione di svantaggio il battello subacqueo isolato; tale posizione era stata aggravata dall'apparizione del già citato ASDIC, apparecchio per il rilevamento ecogoniometrico sottomarino. L'opinione ufficiale britannica considerava quindi quella subacquea un 'arma superata. Donitz credeva sempre alla forza di combattimento del sommergibile e lo considerava ancora un eccellente mezzo d'attacco per la guerra marittima ed il miglior veicolo possibile per i siluri. Ispirandosi ad un'idea già ventilata nel 1917, rimasta però allo stadio teorico, giunse alla conclusione che, per ottenere successo nella guerra ai convogli, i sommergibili avrebbero dovuto condurre azioni combinate in gruppi di diverse unità, ed elaborò quindi una nuova tattica per il loro impiego. Attraverso il concentramento su determinati obiettivi, si presentava la necessità di una collaborazione tattica dei sommergibili impiegati in spati marittimi o campi d'operazione limitati. Si trattava di trovare l'avversario, di segnalarne la presenza e di attaccarlo col maggior numero di sommergibili. Così la fine del I 935 divenne la data di nascita della tattica e.ti branco, sviluppata in seguito magistralmente. La via che doveva condurvi passò per molte tappe. Servì in principio da madrina la tattica delle torpediniere per i compiti di ricognizione e di sicurezza in mare. Si cominciò con la dislocazione di pattuglie di avanscoperta e di avanguardia. All'avvistamento del nemico, l'unità che lo aveva scorto per prima lo attaccava dopo averne segnalato per radio la presenza, e le altre unità subacquee si univano all'attacco. Questo modo di procedere andava bene soltanto contro un'avversario di velocità inferiore. Esso venne per ciò completato con la dislocazione, dietro la pattuglia di testa, di uno o più gruppi di sommergibili, i quali dovevano operare contro l'avversario segnalato.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRIN ALE

In numerose esercitazioni e manovre furono provate le for me tattiche nelle più diverse varianti. Esse condussero fino alla formazione in cerchio in cui l'avversario s'imbatteva e nella quale il primo sommergibile avvistante aveva il compito di mantenere il contatto e gli altri sommergibili schierati in cerchio fungevano da gruppo d'appoggio. Tutte le esperienze tattiche s i traducevano cli continuo in ordini tattici sempre più estesi e corretti 99.

Il programma di costruzioni del naviglio cli superficie fu caratterizzato dall'impostazione cli tre incrociatori pesanti da 10.000 tonnellate con cannoni da 203 mm., di due navi (o incrociatori) da battaglia, Scharnhorst e Gneisenau di 31.800 tonnellate con nove cannoni da 280 mm., dodici da 152 mm. e numerosi pezzi controaerei, autonomia 10.000 miglia e diciannove nodi e velocità massima di trentadue nodi; ed infine delle due corazzate Bismarck e Tirpitz, rispettivamente di 41.700 e 42.900 tonnellate, armate ognuna con otto cannoni da 38 l mm., dodici da 152 mm. e quaranta pezzi contraerei tutti a tiro rapido; la loro autonomia era di 8000 miglia e la velocità massima quasi trentuno nodi . Dopo essersi attribuito il comando supremo di tutte le forze annate, Hitler, nel maggio 1938, comunicò al comandante in capo della Marina da Guerra che anche l'Inghilterra doveva essere considerata un nemico, ma che un conflitto non era imminente. Raede r dovette perciò rivedere la pianificazione riguardante i compiti della sua forza armata in un'eventuale lotta contro la Gran Bretagna e l'approntamento dei mezzi navali per assolverli. Come missione strategica venne previsto l'annientamento della marina mercantile britannica. Per il suo adempimento, Raeder propose a Hitler la costruzione di una flotta ben bilanciata e dotata di rilevante forza di combattimento che avrebbe dovuto attaccare, sotto forma di gruppi di navi di diverso tipo, le vie di con\unicazione inglesi nel libero spazio atlantico e condurre in tal modo simultaneamente la guerra commerciale e la lotta contro le forze navali di protezione. Per la costruzione di tale flotta venne e laborato un programma a lungo respiro che prese il nome di Piano Z. Esso prevedeva che per il 1948 fossero costruite le seguenti unità: sei navi da battaglia da 50.000 tonnellate (oltre alla Bismark ed alla Tirpitz; otto (in seguito dodici) altre unità corazzate di tipo più moderno da

99

K.

DbNITZ:

Dieci anni e venti giorni, Garzanti, Milano 1960, pp. 22-23.


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20.000 tonnellate ciascuna; quattro portaerei da 20.000 tonnellate; un gran numero di incrocia tori leggeri; 233 sommergibi li . Per Donitz e lo stato maggiore dei sommergibili, l'intero Piano Z era una faccenda sballata da cima a fondo, vuoi perché gli inglesi non sarebbero rimasti tranquilli così a lungo, vuoi perché solo i sommergibili (integrati da corsari relativamente poco costosi e perciò sac rificabili come le unità di tipo Deutschland) avre bbero avuto occasione di fare qualcosa nell'Atlantico. L'evoluzione del sommergibile era arrivata, nella primavera del 1939, a lla realizzazione di due modelli fondamen tali: il VII C da 770 tonnellate, di

Incrociatore tedesco Scharnhorst (1938).

dimensioni medie, ed il IX C da 1120 tonnellate a grande autonomia. Raeder, dopo aver assistito, nel luglio del 1939, a lle esercitazioni dei sommergibili nel Baltico, e pur cr edendo che la guerra non sarebbe scoppiata nell'immediato futuro, aderì alle r ichi este di Donitz ed autorizzò l'aumento fino a trecen to unità de l numero di sommergibili previsti dal Piano Z 100.

IOO

E.

VON OER PORTEN:

op. cit., pp. 52-53.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Gli eventi del settembre del 1939 interruppero ovviamente la realizzazione del Piano Z per quanto riguardava il naviglio di superficie e costrinsero lo stato maggiore della marina a modificare anche i piani operativi strategici. Alla vigilia dello scoppio delle ostilità, le forze navali erano costituite da: due incrociatori da battaglia Schàrnhorst e Gneisenau; tre corazzate tascabili Deutschland, Admiral Scheer e Admiral Graf Spee; due incrociatori pesanti Admiral Hipper e Blii.cher, un terzo, il Prinz Eugen era ancora in costruzione, come in costruzione erano le due grosse corazzate Bismarck e Tirpitz; sei incrociatori leggeri; trentaquattro fra caccia e siluranti; cinquantasette sommergibili; naviglio minore (motosiluranti, dragamine, vedette, ecc.). Questa flotta si trovava di fronte a quella britannica, costituita da quindici fra navi e incrociatori da battaglia, sei portaerei e cinquantanove tra incrociatori leggeri e pesanti, e quella francese con sette navi e incrociatori da battaglia, due portaerei e diciannove tra incrociatori pesanti e leggeri. Mentre le navi britanniche erano in maggioranza vecchie e più lente di quelle tedesche, le francesi erano relativamente moderne sia come tecnica costruttiva che come armamento. I compiti primari della Marina furono: 1) protezione delle coste tedesche da attacchi nemici dal mare e dall'aria in stretta collaborazione con le forze terrestri ed aeree; 2) protezione dei collegamenti marittimi nelle zone di mare interessate al traffico nazionale con centri di gravità a seconda della posizione delle forze navali avversarie. I compiti secondari contemplarono: 1) minaccia strategica al traffico marittimo nemico in mari aperti, in offensiva tattica a discrezione dei comandanti operativi; 2) impiego della flotta come mezzo strategico di pressione nella conduzione politica della guerra e per il mantenimento della neutralità di determinati Stati, nell'interesse dei piani germanici. L'esame delle istituzioni militari tedesche ha occupato buona parte di questo capitolo; ciò è stato ritenuto opportuno poiché, solo prendendo esempio da esse ed uniformando a queste i loro mezzi, organizzazione e dottrina, gli alleati, come era successo più di un secolo prima con Napoleone, sebbene con gravi sacrifici, riuscirono ad avere il sopravvento. Dal canto suo Hitler, pur avendo creato in uno spazio di tempo così incredibilmente breve la macchina da guerra più potente di quell'epoca, nella sua inconsulta corsa al dominio del mondo, ed in tempo a ltrettanto breve, la portò alla totale distruzione.


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3. LA SECONDA GUERRA MONDIALE

La storiografia sul secondo conflitto mondiale ha superato di gran lunga quella relativa a tutte le guerre precedenti ed è così vasta e piena di dettagli in tutti i suoi aspetti, che ben poco rimane da dire. L'esame delle istituzioni militari di questo periodo si limiterà quindi a mettere in evidenza le modifiche e le innovazioni che ebbero un peso determinante sui principali avvenimenti: questi ultimi verranno citati soltanto ai fini della nostra esposizione. Dagli albori della storia militare fino a questo per iodo, l'evoluzione delle istituzioni militari, nei secoli e nelle generazioni, seguì sempre il costante, talvolta, rapido e violento progresso della tecnologia e della scienza. Le lance, gli archi e le frecce vennero sostituiti dalle armi da fuoco con una gittata ed un'intensità di rendimento sempre crescente; il mantenimento di grandi eserciti sui teatri d'operazioni fu reso possibile da nuovi metodi di trasporto e di rifornimento; la strategia e la tattica vennero influenzate da mezzi di combattimento sempre più potenti e micidiali, sia nell'offesa che nella· difesa. Il particolare aspetto della Seconda Guerra Mondiale fu la rivoluzione causata, in primo luogo dal fenomenale sviluppo, con tutte le sue implicazioni, del motore a combustione interna e, secondariamente, dalla perfezione raggiunta nel campo dei mezzi di comunicazione. Diversamente dal passato, le truppe si mossero, e le battaglie furono combattute, non più a passo d'uomo, ma alla velocità di un veicolo ruotato o cingolato. I massicci attacchi della fanteria, prerogativa della Prima Guerra Mondiale, lasciarono--il posto a veloci manovre, controllate via-radio, di un ità autonome, operanti secondo un piano integrato e strettamente appoggiate dall'aria. Ma la meccanizzazione portò anche ad un cambiamento radicale della guerra che da scontro di uomini ed armi sui campi di battaglia, si trasformò in guerra totale coinvolgendo anche le popolazioni civili. Un'altra caratteristica cli questo periodo fu che, in contrasto con la Prima Guerra Mondiale quando i capi civili si erano immediatamente messi da parte e le operazioni militari erano gli elementi più importanti, la mobilitazione dell'economia nazionale ed il mantenimento del morale interno furono considerati come parte integrante dello sforzo bellico. La guerra non implicò soltanto la guida delle forze in combattimento, ma qualsiasi altro aspetto


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L'EVOLUZ!ON é ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Gli eventi del settembre del 1939 interruppero ovviamente la realizzazione del Piano Z per quanto riguardava il naviglio di superficie e costrinsero lo stato maggiore della marina a modificare anche i piani operativi strategici. Alla vigilia dello scoppio delle ostilità, le forze navali erano costituite da: due incrociatori da battaglia Schàrnhorst e Gneisenau; tre corazzate tascabili Deutschland, Admiral Scheer e Admiral Graf Spee; due incrociatori pesanti Admiral Hipper e Blucher, un terzo, il Prinz Eugen era ancora in costruzione, come in costruzione erano le due grosse corazzate Bismarck e Tirpitz; sei incrociatori leggeri; trentaquattro fra caccia e siluranti; cinquantasette sommergibili; naviglio minore (motosiluranti, dragamine, vedette, ecc.). Questa flotta si trovava di fronte a quella britannica, costituita da quindici fra navi e incrociatori da battaglia, sei portaerei e cinquantanove tra incrociatori leggeri e pesanti, e quella francese con sette navi e incrociatori da battaglia, due portaerei e diciannove tra incrociatori pesanti e leggeri. Mentre le navi britanniche erano in maggioranza vecchie e più lente di quelle tedesche, le francesi erano relativamente moderne sia come tecnica costruttiva che come armamento. I compiti primari della Marina furono: 1) protezione delle coste tedesche da attacchi nemici dal mare e dall'aria in stretta collaborazione con le forze terrestri ed aeree; 2) protezione dei collegamenti marittimi nelle zone di mare interessate al traffico nazionale con centri di gravità a seconda della posizione delle forze navali avversarie. I compiti secondari contemplarono: 1) minaccia strategica al traffico marittimo nemico in mari aperti, in offensiva tattica a discrezione dei comandanti operativi; 2) impiego della flotta come mezzo strategico di pressione nella conduzione politica della guerra e per il mantenimento della neutralità di determinati Stati, nell'interesse dei piani germanici. L'esame delle istituzioni militari tedesche ha occupato buona parte di questo capitolo; ciò è stato ritenuto opportuno poiché, solo prendendo esempio da esse ed uniformando a queste i loro mezzi, organizzazione e dottrina, gli alleati, come era successo più di un secolo prima con Napoleone, sebbene con gravi sacrifici, riuscirono ad avere il sopravvento. Dal canto suo Hitler, pur avendo creato in uno spazio di tempo così incredibilmente breve la macchina da guerra più potente di quell'epoca, nella sua inconsulta corsa al dominio del mondo, ed in tempo altrettanto breve, la portò alla totale distruzione.


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3. LA SECONDA GUERRA MONDIALE La storiografia sul secondo conflitto mondiale ha superato di gran lunga quella relativa a tutte le guerre precedenti ed è così vasta e piena di dettagli in tutti i suoi aspetti, che ben poco rimane da dire. L'esame delle istituzioni militari di questo periodo si limiterà quindi a mettere in evidenza le modifiche e le innovazioni che ebbero un peso determinante sui principali avvenimenti: questi ultimi verranno citati soltanto ai fini della nostra esposizione. Dagli albori della storia militare fino a questo periodo, l'evoluzione delle istituzioni militari, nei secoli e nelle generazioni, seguì sempre il costante, talvolta, rapido e violento progresso della tecnologia e della scienza. Le lance, gli archi e le frecce vennero sostituiti dalle armi da fuoco con una gittata ed un'intensità di rendimento sempre crescente; il mantenimento di grandi eserciti sui teatri d'operazioni fu reso possibile da nuovi metodi di trasporto e cli rifornimento; la strategia e la tattica vennero influenzate da mezzi cli combattimento sempre più potenti e micidiali, sia nell'offesa che nella difesa. Il particolare aspetto della Seconda Guerra Mondiale fu la rivoluzione causata, in primo luogo dal fenomenale sviluppo, con tutte le sue implicazioni, del motore a combustione interna e, secondariamente, dalla perfezione raggiunta nel campo dei mezzi di comunicazione. Diversamente dal passato, le truppe si mossero, e le battaglie furono combattute, non più a passo d'uomo, ma alla velocità di un veicolo ruotato o cingolato. I massicci attacchi della fanteria, prerogativa della Prima Guerra Mondiale, lasciarono il posto a veloci manovre, controllate via-radio, di unità autonome, operanti secondo un piano integrato e strettamente appoggiate dall'aria. Ma la meccanizzazione portò anche ad un cambiamento radicale della guerra che da scontro di uomini ed armi sui campi di battaglia, si trasformò in guerra totale coinvolgendo anche le popolazioni civili. Un'altra caratteristica di questo periodo fu che, in contrasto con la Prima Guerra Mondiale quando i capi civili si erano immediatamente messi da parte e le operazioni militari erano gli elementi più importanti, la mobilitazione dell'economia nazionale ed il mantenimento del morale interno furono considerati come parte integrante dello sforzo bellico. La guerra non implicò soltanto la guida delle forze in combattimento, ma qualsiasi altro aspetto


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

della vita nazionale. La mobilitazione su di una base ideologica ebbe la meglio sulla mobilitazione in base ai piani militari. La guida nazionale e la guida militare divennero una cosa sola e nelle nazioni impegnate nel conflitto, la componente politica assunse il ruolo attivo di comandante in capo delle forze armate. Per concludere queste brevi considerazioni generali si può infine osservare che la Seconda Guerra Mondiale fu l'assieme di due guerre separate: una combattuta principalmente in Europa e nell'Atlantico, e l'altra nel Pacifico occidentale e meridionale (ed in certe zone del continente asiatico); le due guerre si sovrapposero soltanto occasionalmente e mai in significativo senso strategico. Esse furono combattute isolatamente l'una dall'altra, l'unico fattore unificante fu il coinvolgimento in ambedue dei britannici e degli americani (ed in misura minore dei francesi e dei sovietici). Alla fin e le potenze del Tripartito (Germania, Ital ia e Giappone) vennero sconfitte dagli sforzi congiunti della più grande potenza industriale e finanziaria del mondo - gli Stati Uniti - dello stato più popoloso del mondo - la Cina - della più grande potenza terrestre del mondo - l'URSS - e del più grande impero del mondo - la Gran Bretagna, affiancati da altri paesi minori. Dopo le loro conquiste, i tedeschi ed i giapponesi mancarono cli potenziale umano, industriale e di materie prime per concludere vittoriosamente il loro sforzo; il risultato fu similare a quello della Prima Guerra Mondiale: perse la parte con meno risorse ed energie per sostenere la lotta. Gli insegnamenti furono evidenti - la forza di una nazione doveva fare assegnamento su tre elementi indispensabili: risorse, potenziale industriale e tecnologia sem pre più avanzata. I micidiali scontri frontali della guerra 1914-18 sul fronte occidentale si ripeterono su una scala più vasta, non sullo stesso teatro ma sul fronte russo, in Cina e nel Pacifico. I sovietici persero circa 22 milioni di uomini ed i cinesi 14 milioni. Il costo'in denaro fu enorme, la rovina dell'Europa e d i alcune zone dell'Estremo Oriente fu virtualmente totale. La ragione degli iniziali successi dei tedeschi e dei giapponesi è duplice: primo, che come aggressori essi sfruttarono l'iniziativa strategica usando inoltre tecniche e mezzi mai prima d'allora impiegati; secondo, che le loro prime conquiste allo scoppio della guerra generale in Europa nel 1939 ed in Estremo Oriente nel 1941, li misero in una posizione di superiorità fisica e morale. Gli alleati dovettero combattere duramente per guadagnare l'iniziativa strategica che fu raggiunta soltanto nel 1943.


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La strategia tedesca nella Seconda Guerra Mondiale fu dominata dal principio fondamental e di evitare d'impegnarsi in una lunga ed estenuante campagna del tipo di quella che aveva portato al collasso nel 1918. Una volta decisa l'invasione della Polonia, il compito dello Stato Maggiore fu quello di provvedere all'elaborazione dei piani strategici non soltanto relativi alle operazioni sul territorio polacco ma anche alla possibilità di far fronte ad a ltri avversari. L'esercito polacco era formato da 30 divisioni in servizio a ttivo e da 1O divisioni d i riserva; esso comprendeva inoltre non meno di 12 grosse brigate di cavalleria (una sola delle quali motorizzata). In termini numerici, la sua forza potenziale era ancora maggiore di quanto non facesse pensare il numero complessivo delle sue divisioni: la Polonia poteva infatti mobilitare quasi 2.500.000 uomini addestrati. Ma i rapporti del servizio informazioni assicuravano che l'esercito polacco, nonostante la sua consistenza, non era molto efficiente. Se non fossero interven ute interferenze esterne, lo Stato Maggiore tedesco riteneva che la Polonia avrebbe potuto essere sconfitta facilmente dal più mobile esercito tedesco. Era però da tenere in considerazione che l'Inghilterra, la Francia e l'Unione Sovietica avevano tutte dei trattati con la Polonia, e le due potenze occidentali avevano recentemente affermato la loro determinazione a combattere se la Polonia fosse stata attaccata. L'esercito russo era circa il doppio del nuovo esercito tedesco, tuttavia, le stime del servizio informazioni indicavano che la sua qualità era notevolmente inferiore a quella considerata soddisfacente per le truppe tedesche. Comunque, se l'Armata Rossa avesse marciato in aiuto della Polonia, le probabilità di una vittoria tedesca sarebbero state considerevolmente r idotte. Se alla combinazione fra Polonia e Russia s i fossero aggiunte l'Inghilterra e la Francia, il risultato del confronto sarebbe stato un disastro. La forza numerica degli eserciti delle potenze occidentali era inferiate a quella del nuovo esercito tedesco e la loro qualità e ra considerata scarsa. Benché ambedue avessero recentemente iniziato dei programmi per ammodernare i loro eserciti, questi erano generalmente equipaggiati con armi superate della prima guerra mondiale, considerate inferiori alle nuove armi delle divisioni mobili tedesche. Ma gli alleati avevano disponibilità quasi inesauribili di risorse, mentre ]a produzione industriale e le risorse tedesche erano molto minori. Inoltre, gli a lleati occidentali e l'Unione sovietica avevano un grande numero di uomini addestrati


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L'E VOUJZ!ONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

nelle loro forze di r iserva, mentre le effettive riserve tedesche erano limitate, al massimo, agli anziani veterani della guerra precedente. Hitler, tuttavia, confidava che, con un abile lavoro diplomatico, sarebbe stato in grado di dividere l'Inghilterra e la Francia dalla Russia (manovra che gli riusci con il patto di non aggressione con Stalin), e non pensava che qualcuna di queste potenze sarebbe intervenuta; nel caso peggiore, assicurò allo Stato Maggiore che la Polonia sarebbe stata sostenuta dalla Russia o dalle potenze occidentali e non da tutte insieme. Sulla base di queste dichiarazioni, i pianificatori tedeschi ritennero che una fulminea vittoria sulla Polonia poteva essere possibile; una successiva tenace difesa contro un intervento sovietico od occidentale, avrebbe potuto portare ad una pace negoziata. Una tale strategia sarebbe stata favorita ad est dalla lentezza della mobilitazione russa, ed all'ovest dall'esistenza di una nuova linea di fortificazioni lungo le frontiere della Germania occidentale, il cosiddetto Vallo occidentale o Linea Sigfrido che era stata rapidamente portata a compimento. Mentre si stavano elaborando piani dettagliati di una difensiva strategica per la peggiore evenienza, la principale pianificazione dello Stato Maggiore si concentrò sul principio di conquista (la Polonia) e dividi (le altre potenze). Tale orientamento era giustificato dai risultati delle incruente conquiste del!' Austria e della Cecoslovacchia. Una delle ragioni del rapido collasso della Cecoslovacchia era stata l'abilità dei tedeschi di invadere quel paese attraverso le front iere meridionali con l'Austria, non fortificate. Ora, con le direttrici d'attacco dalla Prussia Orientale a nord e dalla Slesia e Cecoslovacchia a sud, le armate polacche potevano essere completamente accerchiate dalle colonne moto-corazzate tedesche. Relativamente all'impiego delle unità mobili, la nuòva dottrina di guerra, derivata dalle analisi del conflitto precedente, fu essenzialmente l'inserimento dei veicoli corazzati e cingolati nei concetti fondamentali della tattica Hutier, el aborata dallo Stato Maggiore Generale tedesco sul fini re della prima guerra mondiale. Piccoli reparti o gruppi da combattimento di carri e fanteria corazzata su veicoli cingolati, avanzavano rapidamente sotto la copertura della loro considerevole potenza di fuoco, appoggiati da artiglieria semovente e con uno stretto suppor to aereo con caccia-bombardieri ed aerei in picchiata. Una volta riuscita la penetrazione, i gruppi da combattimento si lanciavano avanti per un immediato sfruttamen-


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to, tentando di distruggere o disperdere qualsiasi forza avversaria che incontravano. Facendo il massimo uso delle comunicazioni radio, i comandanti locali sostenevano tali penetrazioni con tutte le risorse a loro disposizione e nello stesso tempo tenevano al corrente i comandi superiori. In tutti i reparti si dava importanza all'audacia, alla velocità, all'azione d'urto e alla potenza di fuoco . Al nemico non era concesso tempo per riprendersi o per spostare riserve al fine di chiudere le brecce. L'arma aerea era chiamata per martellare ogni resistenza o per ampliare il successo. Un ben preparato e flessibile sistema logistico campale, manteneva un costante rifornimento di carburante, munizioni e viveri, raggiungendo anche i reparti più avanzati. In senso lato, questo era il tipo di guerra che era stato condotto da Al essandro Magno, Gengis Khan e Napoleone, modificato soltanto nell'uso degli ultimi ritrovati della scienza e della tecnologia. Il risultato di questa dottrina fu altamente positivo: nel giro di due settimane l'esercito polacco venne completamente distrutto. Conclusa questa campagna, i pianificatori tedeschi si dedicarono interamente al Fall Gelb (Piano Giallo): l'attacco in occidente. Consapevoli che un'offensiva contro le form idabili fortificazioni della linea Maginot non avrebbe avuto successo, e che i francesi, memori della guerra precedente avrebbero manovrato la maggior parte delle loro forze campali nel Belgio per impedire una rinnovata invasione tedesca, il generale Halder, Capo di SM dell'Esercito, ed i suoi collaboratori non videro altra alternativa che studiare un piano simile allo Schlieffen potenziato ed aggiornato secondo i mezzi moderni. Se si fossero potute spezzare rapidamente le difese orientali dei Paesi Bassi e del Belgio, la forza mobile tedesca avrebbe potuto attaccare gli eserciti francese e britannico avanzanti nel Be lgio centrale prima che questi avessero avuto la possibilità di completare il loro schieramento. Ammassando in breve tempo grosse forze in Olanda ed in Belgio, i tedeschi ritenevano di poter sconfiggere gli alleati, respingerli oltre la frontiera in Francia ed evitare così la linea Maginot. Continuando a mantenere una forza soverchiante sull'ala destra, Halder pensava di riusci re a portare ad una vittoriosa conclusione il concetto di Schlieffen che Moltke aveva così male realizzato. Non tutti i pianificatori erano concordi sull'affidabilità di tale piano: fra coloro che attribuivano ad esso scarse probabilità di riuscita si trovava il generale Erich von Manstein, esperto della guerra corazzata e Capo di SM del Gruppo d'Armate A del generale


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L'EVOLUZION E ORGAN ICA, TECNICA, DOTTRINALE

van Rundstedt. Dopo aver discusso il problema con il generale Guderian, comandante di un corpo d'armata corazzato e che si dichiarò pienamente d'accordo con lui, si convinse che i francesi, ricordando il 1914, si stessero aspettando un piano similare e che i tedeschi non avrebbero potuto sfruttare il vantaggio chiave della sorpresa. Considerando la massiccia consistenza delle armate alleate, concentrate in uno spazio relativamente breve, le possibilità di successo tedesche sarebbero state molto scarse. Propose quindi un'alternativa. Secondo il servizio informazioni, i francesi ed i belgi avevano concentrato soltanto poche forze nell'aspra regione della foresta delle Ardenne, nel Belgio orientale e nel Lussembu rgo settentrionale, poichè ritenevano che questa regione montagnosa e boscosa non fosse transitabile alle celeri colonne corazzate tedesche. A detta di Manstein, l'opinione dei pianificatori alleati era che se i tedeschi fossero stati così poco avveduti di tentare un grande movimento attraverso le Ardenne, essi avrebbero potuto trattenerli fino a quando fossero state fatte arrivare le riserve per rinforzare la linea della Mosa, scarsamente difesa. Manstein e Guderian sostenevano che un deciso colpo corazzato cli sorpresa attraverso le Ardenne avrebbe potuto muoversi tanto rapidamente che gli alleati non avrebbero avuto il tempo di organizzare un'efficace difesa e che si sarebbe potuto realizzare un completo sfondamento. Se l'attacco fosse stato continuato vigorosamente, come essi raccomandavano, le forze corazzate tedesche avrebbero potuto raggiungere il Canale della Manica vicino a Boulogne e Calais, tagliando fuori le armate alleate in Belgio e chiudendole in una trappola. Il progetto d i un'operazione così audace sollevò seri dubbi nello Stato Maggiore, in particolare sulla possibilità dei carri tedeschi di attraversare le Ardenne, come Manstein' riteneva e Guderian prometteva. Altri problemi non indifferenti riguardavano il passaggio dei rifornimenti e dei rincalzi attraverso le strette strade della zona che, inoltre, potevano essere facilmente interrotte. Le incertezze vennero eliminate nel corso di ripetuti giochi di guerra durante i quali furono esaminate e risolte tutte le difficoltà che si sarebbero potute presentare durante l'intera manovra: quando il piano fu sottoposto ad Hitler, quest'ultimo lo approvò con entusiasmo malgrado l'opposizione di van Brauchitsch. Le esperienze della campagna di Polonia avevano consentito ai tedeschi di perfezionare la lo.-o dottrina di guerra lampo . Fu così


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accentuato il principio della massa ne lla concentrazione dei carri nelle divisioni corazzate e di raggruppamento di queste in corpi e gruppi. Fanteria ed artiglie ria sostenevano strettamente i carri con l'artiglieria, spesso d irettamente dietro la linea di contatto, che sparava a vista. Forze co razzate leggere e unità d'osserva;:ione a e rea er ano integr a te in gruppi da r icognizione a supporto di ogni g ruppo d'armate. Genieri e rano sem pre disponi bili per lavori di scavo e sgombro, smina mento ed attraversame nto di corsi d'acqua. Arm i controaeree erano d is locate in pos izio ni avanzate e proteggevano i punti di a ttraversamento dei fiumi ed i nodi stradali più importanti dagli at tacchi aerei alleati. Il cannone antiaereo da 88 mm., che aveva dimostr ato la sua versatili tà in Po lonia, [u dest ina to anche all'impiego contr o i carri alleati più pesantemente corazzati di quelli tedeschi . Infine venne inc rementato l' uso delle comunicazioni r adio mediante le qua li i coma ndanti a tutti i li velli potevano esercitare un maggior controllo sulle unità subordinate che non le loro controparti alleate. Durante l'inverno 1939-40 tutte le unità ed i repa r ti vennero istrui ti ed addestrati secondo le nuove ta ttiche e dottrine. Per avere un'idea precisa sul potenziale bellico de lle nazioni a lleate che nel periodo I 939-40 affrontarono la Germania, è indispensabile esaminare l'ins ieme de lle forze cli cui d isponevano, come erano organizzate e come vennero impiega te, e non limi tarsi a q uanto fu schierato sul fro nte occidentale. Soltanto così si potrà comprendere cosa avrebbero potuto fare e cosa non fecero. La Francia poteva mobilitare l'equivalente d i 110 d ivisio ni, non meno d i 65 delle quali in sen,izio attivo. Tra queste ultime andava no annoverate 5 divisioni di cavalle ria, 2 d ivisioni a lpine, 2 divisioni mo to rizza te, 3 d ivision i corazzate ed una quarta in fase d i costituzione, più t rup pe non indivisionate, dette risen,a generale, costituite da carri armati, a rtiglier ia, genio, trasporti. A fianco delle formazion i aeree esisteva no inoltre alcune unità d i fante ria dell'aria costi tuite da repar ti organizzati su una compagnia fucilieri ed una squadriglia ae rei da traspo rto capace di assicurare gli sbarchi della fa nteria sia con il lanc io mediante paracadute sia, ecce:?ional men te, con l'atterraggio. Le forze terrestri si suddividevano in: a) fo rze de l territorio, che comprendevano tu tte le un ità metropolitane campali e di riserva; b) forze d i regione forti ficata, che raggruppavano truppe specializzate per la difesa de lle fortificazion i di fron tiera e del terreno inter posto. L'organizzazione derivava dal compito, quindi molti


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TF.CN ICA. DOTTR INALE

mezzi di fuoco, pochi mezzi di trasporto, raggruppamenti di forza a composizioni variabili a seconda dell'ampiezza e delle caratteri stiche dei settori; c) forze mobili, costituite da truppe d i colore, metropolitane (nordafricane) e coloniali (senegalesi e indocino-malgasci) inquadrate da elementi francesi e d is locate permanente mente in Fra ncia per la difesa della madrepatr ia; esse comprendevano 8 divisioni di fante ria, 2 raggruppamen ti di fo rza pari al la divisione, truppe d i riserva generale; d) forze d'oltremare, destinate a ll 'occupazione e difesa dei possedimenti che erano rappresentate sia da truppe metropolitane che coloniali, costituite da elementi frances i, indigeni e stranieri; nel Nord Africa e nel Levante vi erano truppe in parte indivisionate ed in parte riuni te in raggruppamenti di forza variabil e, valutab ili complessivamente a dieci divisioni miste (5 divisioni miste in Marocco, 3 in Algeria , l in Tunisia, l nel Levante); ne lle colonie extra-mediterranee si trovavano truppe a composizione varia, all'incirca 5 divis ioni (1 divis ione in Africa occidentale, 4 battaglioni e 3 batterie in Africa equatoriale, l divisione nel Madagascar, 2 divisioni in Indocina, 3 battaglion i e 2 batterie in Cina, distaccamenti vari nelle colonie minori). Le divisioni di fanteria (della forza di 16.000 uomini) erano ordinate su tre reggimenti di fanteria (quattro quelle di fan teria alpina); un r eggimento d'artiglieria su tre gruppi cannoni da 75 mm. mod. 1897 (36 pezzi); un reggime nto d'artiglieria su due gruppi obici da 155 mm. mod. 1917 (24 pezzi), (nella divisione a lpina u n solo reggimento con due gruppi cannoni da 75 ed un gruppo obici da 105); un gruppo da r icognizione con uno squadrone a cavallo, uno squadrone motociclisti, uno squa drone d'armi d'accompagnamento (3 mitragliatrici e 3 cannoni e.e. da 25 mm.); una batteria anticarro con 6 pezzi da 47 mm.; un battaglione genio; una compagnia telegrafisti, una compagnia marconi sti; due unitĂ treno, una motorizzata ed una ippotrainata; servizi. Il processo di motorizzazione delle divisioni di fanteria era ancora in corso . La divis ione di fanteria fran cese, rispetto a quella tedesca, aveva una scarsa dotazione di armi controcarro: 33 pezzi leggeri da 25 mm. e 6 da 47 mm. contro 71 fucilo ni da 20 mm. e 72 pezzi da 37 mm. Il reggimento di fan teria era su una compagnia comando (trasmissioni, informazioni); una compagnia servizi; una compagnia cannoni (6 pezzi da 25 mm. e 2 mortai da 81 mm.); tre ba ttaglioni con tre compagnie fucilieri (ognuna dotata di 12 fucili mi traglia tori


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ed un mortaio da 60), una compagnia armi d'accompagnamento (con 16 mitragliatrici, 2 cannoni da 25 e 2 mortai da 8 1). Le divisioni di cavalleria erano s u due o tre brigate di due reggimenti c iascuna ed un reggimento artiglieria a cavallo con due gruppi cannoni da 75 mm., servizi. Il reggimento di cavalleri a e ra costituito da uno squadrone comando, due gruppi squadroni su due squadroni ed uno squadrone arm i d'accompagnamento che disponeva di due plotoni mitraglieri ed uno cannoni da 4 7 e mortai da 81. Gli or ientament i relativi all'impiego di quest'arma, già dagli anni trenta, tendevano verso una sua completa motorizzazione: questo processo era in uno stadio molto più avanzato cli queJlo per la motorizzazione della fanteria . Alcune unità di cavalleria si erano già trasformate in reparti meccanizzati; nei reggimenti a cavallo s i stava effettuando la motorizzazione di un gruppo squadroni, dello squadrone armi d'accompagnamento e de i serv izi. I carri armati facevano parte della riserva generale ed erano raggruppati in reggime nti corazzati su una compagnia comando, due battaglioni carri leggeri ed un battaglione carri pesanti, quest'ultimo con 3 carri leggeri, 3 carri medi e 4 carri pesanti; complessivamente il r eggimento carri disponeva cli 56 ve icoli da combattimento e 2 carri radio. Nello Stato Maggiore fra ncese vigeva sempre il concetto del carro come appoggio alla fan teria e quindi la massa delle unità carri continuava ad essere menta lmente e materi a lmente legata alla velocità del fante appiedato. L'unica eccezione e rano le divisioni meccanizzate di cavalleria denominate Division Légère Mécanique: alla pr ima, costi tuita nel 1934 ne erano state affiancate a ltre due per trasformazione di divisioni di cava lle ria, una quarta era in via di approntamento nel la primavera de l 1940. Allo scoppio della guerra venne affrettatamente creata una Division Curassée format a da quattro battaglioni carri pesan ti; nel gennaio del 1940 le divisioni corazzate diven nero due con l'organico modificato in due battaglioni carri pesanti e due leggeri; poco dopo se ne aggiunse una terza e quando iniziò la campagna tedesca sul fronte occidentale se ne stava costituendo una quarta. Queste divisioni avevano soltanto il compito di s fondare linee fortemente organizzate e non di mettere in atto una guerra di movimento, sprovviste com'erano di fan teria meccanizzata. Comunque, nessuna delle quattro divisioni corazza te entrò in guerra completamente armata e addestrata alla cooperazione con le unità di fa nteria e con l'aviazione.


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L' immobi lismo della dottrina francese nei riguardi della guerra moderna, ed in particolare di quella moto-corazzata, fu tra le cause principali, se non la prima, della rapida disfatta alleata. Questo errore diventa ancora più determinante se si considera che i mezzi corazzati frances i ed inglesi erano quantitativamente e qualitativamente superiori a quelli tedeschi. Infatti il totale dei carri tedeschi impiegato nella campagna occidentale fu di circa 2400, mentre quello dei carri francesi era di 3100 dei qu ali 2285 moderni (più 100 carri inglesi). Anche la qualità era in favore degli alleati: il carro più numeroso delle divis ioni cora zzate tedesche era il leggero Mark II dotato soltanto di un cannone da 20 mm .; più della metà del totale erano Mark I o II me ntre vi erano solo 349 Mark III medi con cannoni da 37 mm. ed appena 278 nuovi Mark IV che portavano cannoni da 75 mm .. I francesi invece possedevano il nuovo carro pesante B con un cannone da 47 mm. in torretta ed uno da 75 mm. in casamatta, inoltre la blindatura era più pesante di qualunque carro tedesco; ed il Somua con un cannone da 47 mm. dotato d i una potenza perforante m igliore di quella di qualsiasi arma avversaria. Il totale complessivo di questi due carri era di 800 unità, più dei Mark III e IV de i tedeschi. Carro francese: Renault R.35. Gli a ltri carri posseduti dai francesi erano l'R 35 Renaul t, e l'fl 35 Hotchkiss, dotati di un pezzo da 37 mm. non molto moderno. L'ottanta per cento dei veicoli corazzati non disponeva di radio. Questa notevole massa corazzata ebbe il difetto di essere impiega ta ne l modo peggiore: circa 700 carri destinati all e divisioni leggere meccanizzate, che avevano compiti precedentemente svolti dalla cavalleria, circa 1700 dispersi in ba ttaglioni d'appoggio alla fanteria, il rimanente in dotazione a lle divisioni corazzate, ognuna delle quali disponeva di metà del nume ro di carri che equipaggiavano le divisioni tedesche. I cannoni controcarro erano di qualità soddisfacente ma d i numero molto limitato r ispe tto alle esigenze: il pezzo da 47 mm. era trainato da vecchi trattori mentre le munizioni venivano trasportate da camion, cosicchè i cannoni potevano percorrere terreno vario, le munizioni no; il pezzo da 25 mm. mancava cli potenza,


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pesava mezza tonnellata ed era, per la maggior parte, trainato da cavalli I OI, Le specialità dell'artiglieria, oltre a quella divisionale ed a cavallo, erano rappresentate anche da: artiglieria da montagna con obici da 75 a 105 mm. - artiglieria motorizzata con cannoni da 105 - artiglieria pesante ippotrainata (cli corpo d'armata) con cannoni da 105 e 155 - artiglieria pesante autotrainata con cannoni da 145 e 155 e obici e mortai da 220 e 280 - artiglieria controaerea con cannoni da 20, 25, 75 e pochissimi esemplari del moderno cannone cal. 90 mm. Anche in quest'arma la Francia era numericamente superiore con 11.200 cannoni contro i 7710 tedeschi; ma era in maggioranza ippotrainata e non disponeva di pezzi semoventi come se ne trovavano nelle divisioni corazzate tedesche. Le specialità del genio, ordinate, di norma, in reggimenti, erano: zappatori artieri, zappatori artieri motorizzati, elettricisti e meccanici, telegrafisti, radiotelegrafisti, delle vie fluviali, pontieri, operai, minatori di regione fortificata, ferrovieri. L'Aeronautica militare francese, come già stato accennato precedentemente, si presentò · al confronto con la Luftwaffe in condizioni di grande inferiorità, sia quantitativa che qualitativa. Infatti, i velivoli effettivamente utilizzabili nel 1940 su tutti i teatri d'operazione erano: 700 cacciatori dei quali 442 di tipo moderno (contro 1200 tedeschi), 390 bombardieri quasi tutti di modello antiquato, salvo alcuni esemplari dei quali si sono precedentemente accennate le caratteristiche (contro 1500 bombardieri in quota e 500 bombardieri a tuffo), 500 ricognitori dei quali 51 di tipo moderno (contro 600); la Luftwaffe disponeva inoltre di 500 aerei da trasporto ·ed un certo numero di aerei leggeri per esplorazione e collegamento 102. La Gran Bretagna possedeva, come illustrato in precedenza, istituzioni militari particolari. Le forze armate britanniche non · erano unicamente quelle della madrepatria, rappresentate da una forte flotta, da un'aviazione in via di sviluppo e da un limitato esercito professionale. L'esercito britannico era quindi la risultante di tutte le forze terrestri dell'impero (l'esercito inglese, l'anglo-indiano, dei Domini ed i contingenti coloniali) caratterizzate da una

101

A. HORNE: op. cit., pp. 191,192.

102

R.

GENTILE:

op. cit., pp. 58, 128.


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L'EVOLUZION E ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

sostanziale unità di dottrina e di istituzioni (costituzione, addestramento, armamento). L'esercito britannico, in altri termini, era la componente materiale e morale delle sparse frazioni armate del Commonwealth. Comandante supremo era il re, il quale disponeva del Comitato di Difesa Imperiale, con un Capo di S.M. Imperiale, incaricato di coordinare la politica navale, terrestre ed aerea dell'impero. Il comando dell'Esercito era affidato al Ministero della Guerra, retto dal Segretario di Stato alla Guerra, dipendente dal Ministero per il coordinamento della Difesa, dal quale dipendevano anche i Ministeri della Marina e dell'Aeronautica. L'esercito inglese, costituito da due organismi distinti, il Regular Army ed il Territorial Army, a differenza degli eserciti delle altre nazioni continentali, non disponeva, in pratica, cli grandi unità operative che in tempo cli pace costituivano l'ossatura delle forze militari terrestri di guerra. I due organismi avevano funzioni ed ordinamento diversi e precisamente: a) IL Regular Army era un esercito professionale, con reclutamento volontario. Nel 1939, dopo laboriose discussioni parlamentari e malgrado forti avversari, era stata decretata, in conseguenza della situazione politico-militare della Gran Bretagna in rapporto a quella europea, la coscrizione, applicata in forma blanda ed avente più che altro di mira il mantenimento in efficienza numerica degli organici dell'esercito permanente che, in pace, rimaneva su base volontaria. La coscrizione era stata attuata: sull'obbligatorietà d'istruzione militare per tutti i cittadini validi di 20 e 21 anni di età; ferma di sei mesi al cui termine i congedati potevano iscriversi per tre anni e mezzo nei ruoli dell'esercito territoriale, oppure passare nella riserva di quello regolare; durata legislativa del provvedimento, tre anni, eventualmente rinnovabili, previa sanzione parlamentare, nel caso che la situazione internazionale lo avesse richiesto. La coscrizione, ad ogni modo, non escludeva e non sopprimeva il sistema di reclutamento volontario, consentendo un rafforzamento dell'esercito regolare ed un raddoppiamento di quello territoriale. Il reclutamento volontario stabiliya la durata dell'obbligo di servizio in dodici anni dei quali, nel servizio attivo, sette per la fanteria e la cavalleria di linea, otto per la cavalleria della Guardia, sei per l'artiglieria ed il genio; gli altri nella riserva. In tempo di pace, l'esercito regolare aveva il compito di presidiare la madrepatria e quei territori alla cui difesa la Gran


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Bretagna era d irettamente interessata (Egitto, Palestina, India, basi navali di Malta, Gibilterra, Singapore, Hong Kong). In tempo cli guerra aveva inoltre funzione di riserva strategica imperiale ed era impiegabile oltremare, ovunque fosse necessario: dai teatri d'operazione europei a quelli dei territori periferici dell'impero; le sue unità erano costantemente avvicendate, in servizio rotativo, in tutti i territori d'oltremare, in turni quinquennali. L'esercito regolare comprendeva una forza globale di circa 170.000 uomini, ordinati in unità delle varie armi e servizi e precisamente: 138 battaglioni di fanteria, di cui 65 nella madrepatria; 4 reggimenti dì cavalleria montata; 17 reggimenti di cavalleria meccanizzata (di norma su tre squadroni autoblindo per un totale di 61 autoblindo e 12 carri esploranti); 70 reggimenti d'artiglieria di varie specialità; 8 battaglioni carri armati; unità varie del genio e servizi. La divisione di fanteria, da costituirsi in caso di guerra, disponeva normalmente di tre brigate cli fanteria, tre reggimenti d'artiglieria (di cui uno controcarro), un battaglione mitraglieri, genio e servizi. La brigata (corrispondente a l reggimento negli altri eserciti) comprendeva tre battaglioni ed una compagnia controcarro su sei pezzi. Il battaglione fuc ilieri era formato da una compagnia comando su quattro plotoni (collegamenti, mortai su sei armi, difesa controaerei, bren gun carrier con 10 veicoli, zappatori e difesa chimica, servizi), quattro compagnie fucilieri e due scaglioni trasporti. La compagnia fucilieri era su tre plotoni, ognuno con tre fucili mitragliatori, un lanciabombe, un fucile anticarro ed un autocarro platoon truck in corso di dotazione. Il battaglione mitraglieri era formato da una compagnia comando e tre compagnie mitraglieri su tre plotoni, ciascuno con quattro armi ed un fucilone controcarro . Complessivamente, l'armamento della divisione di fanteria era il seguente: 5139 fucili Lee-Enfield cal. 7,7: 507 fucili mitr agliatori Lewìs cal. 7,7 e Bren Mkl cal 7,7; 220 fuciloni controcarro Boys Mkl da 0,55 pollici; 66 pezzi controcarro da 12 libbre; 52 mitragliatrici Vickers cal. 7,7; 54 mortai da 3 pollici e 108 lanciabombe da 2 pollici; 90 Bren carriers; 24 cannoni da 18 o 25 libbre; 24 obici da 5,7 o 4,5 pollici. In merito all'arma carrista, a parte le due divisioni corazzate dislocate in Egitto ed ì reggimenti di cavalleria meccanizzata con un migliaio cli carri leggeri, in Gran Bretagna esistevano soltanto 146 carri medi suddivisi in carri per fanteria contraddistinti dal


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grosso spessore della corazza, e carrì Cruiser (incrociatori), contraddistinti da una più elevata velocità e che avrebbero dovuto equipaggiare le unità motocorazzate; ambedue i tipi erano inizialmente armati con un cannone da 40 mm. Oltre al Matilda, nel 1939 aveva fatto la sua apparizione un altro carro per fanteria, il Valentine da 17,7 tonnellate, con 65 mm. di corazza, armamento 1 cannone da 40 mm. (poi da 57) ed 1 mitragliatrice da 7,92 mm., velocità max. 24 km/h; ad esso fece seguito il Churchill da 37,88 tonnellate, con una corazza da 89-101 mm., armamento 1 cannone da 40 mm. ed I mitragliatrice da 7,92 in torretta ed 1 cannone da 76,2 in casamatta, velocità max. 27 km/h. I carri Cruiser adottati dopo alcuni esperimenti, furono il Mark IV A ed il Mark V Covenanter, che risultarono poco soddisfacenti; il più famoso fu il Crusader di 19 tonnellate, corazza 49 mm., armamento 1 cannone da 40 mm., 1 mitragliatrice da 7,92 ed 1 da 7,7 mm., velocità max. 48 km/h; questi ultimi vennero riuniti in regiments su uno squadrone comando con 4 carri e 3 squadroni di 4 plotoni su 3 carri.

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Carro sminatore 1v1atilda Baron J!l.

Dopo le vittorie ledesche in Francia, fu finalmente còmpresa la necessità cli costituire delle divisioni corazzate da impiegarsi in modo diverso dall'esplorazione strategica o dallo sfruttamento del successo; ne furono pianificate nove, ma le prime tre, data la scarsità cli carri Cruiser vennero equipaggiate con i Matilda e Valentine. Tuttavia le brigate delle divisioni corazzate tendevano ancora ad un impiego indipendente secondo gli originari concetti del solo carri invece di partecipare al combattimento in formazioni divisionali ben composte. La situazione non migliorò fino al 1942, quando giunsero i carri medi statunitensi Grant e Sherman (quest'ultimo divenne il più


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diffuso nelle unitĂ carriste). Fu in q1.1est'anno che apparvero le grandi unitĂ corazzate secondo i criteri moderni, pur permanendo le brigate carri per fanteria su soli tre battaglioni carri. Le nuove divisioni corazzate ebbero organici leggermente diversi a seconda se destinate al Medio Oriente o all'Europa, e che subirono diverse varianti fino al 1945: di norma, all'inizio, avevano una forza di 732 ufficiali, 13.943 sottufficiali e truppa e 201 carri, ed erano ordinate su: - un comando di divisione con 8 carri; - un reggimento cli cavalleria blindata con 60 fra autoblindo e carri leggeri, su uno squadrone comando e quattro squadroni di 5 plotoni (ne] 1944 le autoblindo furono sostituite con carri Cruiser Cromwell, corazza 101 mm., armamento J cannone da 75 mm. e 2 mitragliatrici da 7,92 velocitĂ max. 61 km/h); - una brigata corazzata (con 193 carri medi), con un comando (10 carri), 3 reggimenti carri (61 carri ciascuno) ed un battaglione di fanteria motorizzata che consisteva cli una compagnia comando e quattro compagnie motorizzate (con platoon trucks) ognuna su 3 plotoni fucilieri ed 1 plotone con 11 machine-gun-carriers per un totale di 14 scout cars 44 machine-gun-carriers e 6 pezzi anticarro da 2 libbre - la potenza di fuoco di questo battaglione non era uguagliata da nessun'altra di qualsiasi battaglione di fanteria dell'esercito britannico; - una brigata di fanteria su una compagnia comando e 3 battaglioni motorizzati su una compagnia comando e quattro compagnie fucilieri: il battaglione aveva in dotazione 717 fucili, 42 fucili mitragliatori, 50 mitragliatrici leggere Bren, 25 fuciloni anticarro, 6 mortai da 3 pollici, 16 mortai da 2 pollici, 6 cannoni anticarro da 2 libbre, 49 autocarri di vario tipo e 21 carriers; - due reggimenti della Royal Horse Artillery (motorizzati ed in seguito semoventi) ognuno con 24 pezzi da 25 libbre e 6 carri osserva torio; - un reggimento anticarro con 48 pezzi da 6 libbre; - un reggimento antiaereo leggero con 54 cannoni Bofors da 40mm.; - unitĂ trasmissioni, genio e servizi. b) Il Territorial Army era praticamente un duplicato di quello regolare, da mobilitare soltanto in caso di guerra; aveva il compito di sostituire l'esercito regolare nella difesa delle isole britanniche e di concorrere alla formazione del corpo cli spedizione oltremare. In pace ne esistevano solo i depositi reggimentali e gli aiutanti maggiori, che erano ufficiali dell'esercito regolare; il resto dei


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quadri e la truppa erano interamente ed unicamente sui ruoli: la truppa era costituita da elementi volon_tari che una o piÚ volte all'anno erano chiamati alle armi per brevi periodi di esercitazioni al termine dei quali ritornavano alla vita civile. L'esercito territoriale aveva il seguente ordinamento: 9 divisioni controaeree, 18 divisioni di fanteria, 6 divisioni motorizzate, 2 divisioni corazzate, 2 brigate di cavalleria. Le 9 divisioni controaeree dovevano essere adibite - in caso d i guerr a - unicamente alla difesa del territorio metropolitano; le altre 26 divisioni, denominate complessivamente Esercito territoriale di campagna erano destinate a formare, con le divisioni dell'esercito regolare, grandi corpi operativi per impiego oltremare. La cavalleria - 2 brigate e 10 reggimenti - costituiva riserva di truppe a cavallo. Anche la divisione di fanteria dell'esercito territoriale era su tre brigate con una congrua aliquota di truppe divisionali (artiglieria, genio, ecc.). Il reggimento d'artiglieria era su 2 gruppi di 2 batterie; ogni batteria su 4 pezzi. La forza totale dell'esercito territoriale era di circa 200.000 uomini, che però, dopo l'adozione del servizio obbligatorio, era da ritenersi materialmente raddoppiata. L'esercito indiano comprendeva le forze armate di stanza nei vari stati che componevano l'impero delle Indie e che erano di due specie: una, costituita da truppe ben organizzate, armate ed addestrate, distribuite in tutto il terr itorio dell'impero; un'altra, formata da truppe variamente organizzate, istituite in alcuni grandi stati, per i servizi di carattere interno. Complessivamente, l'esercito anglo-indiano comprendeva: un'aliquota di truppe britanniche in servizio rotativo in India (39 battaglioni di fanteria, 5 reggimenti di cavalleria meccanizzata, 26 reggimenti d'artiglieria, unità varie carriste, genio e servizi). Totale circa 65 .000 uomini; - unità indigene: 120 battaglioni di fanteria; 21 reggimenti cli cavalleria, 3 reggimenti zappatori-minatori, servizi. Totale circa 155.000 uomini; - forze annate personali dei Maharajas che governavano gli stati indiani; circa 50.000 uomini. A queste forze, che costituivano l'esercito permanente, erano poi da aggiungere le forze armate di polizia urbana e rurale che ammontavano alla rispettabile cifra di 225.000 uomini.


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L'esercito permanente era, in pace, organizzato su 4 Commands. In guerra poteva costituire una massa iniziale di manovra di 5 divisioni di fanteria e 5 brigate di cavalleria. Anche in India era prevista, in caso di guerra, la creazione di forze territoriali atte a disimpegnare l'esercito permanente dalla diretta difesa del territorio. Esistevano a questo scopo: - un esercito ausiliario, formato esclusivamente da sudditi britannici in India: circa 40.000 uomini; - un esercito territoriale, composto da elementi indigeni: 25.000 uomini - una riserva, destinata a completare la forza cli mobilitazione dei reparti indiani permanenti: circa 35.000 uomini. . In totale quindi, l'esercito anglo-indiano sul piede di guerra ammontava a circa 400.000 uomini. Era però da considerare che in caso di grave conflitto, in cui l'es istenza dell'impero fosse stata in pericolo, tali forze potevano essere quasi decuplicate. Durante la prima guerra mondiale, l'India aveva mobilitato senza sforzo, circa un milione e mezzo di soli elementi indigeni. L'impero indiano rappresentava quindi un poderoso potenziale bellico britannico. Gli eserciti dei Domini godevano - quali membri della Comunità britannica - della potenza militare che derivava dal loro complesso ed alla quale ogni Dominio concorreva per la protezione e difesa che veniva a ricevere dalle comuni forze annate. Senza fare un'esposizione analitica del potenziale bellico di ogni singolo Dominio, ai fini di questo esame è sufficiente conoscere con larga approssimazione il contributo che i Domini stessi erano in grado di apportare ad operazioni terrestri, dovunque gli interessi dell'impero Io avessero richiesto. Australia: 4 divisioni di fanteria, 2 divisioni di cavalleria, 3 brigate miste indipendenti. Canada: 11 divisioni di fanteria, 5 brigate di cavalleria. Nuova Zelanda: 1 divisione di fan teria, 3 brigate di cavalleria. Sud Africa: 7 divisioni di fanteria, 3 brigate di cavalleria. Irlanda Meridionale: 4 divisioni di fanteria. Un totale cioè di oltre 30 divisioni, rappresentanti la immediata seconda linea della difesa imperiale. Ordinamento, organizzazione ed armamento dei contingen ti dei Domini erano pressochè simili a quelli, già accennati, dell'esercito inglese. Elemento di particolare considerazione era l'autarchia che ogni Dominio stava sviluppando nel campo dell'industria bellica, sì da poter provvedere in proprio alla maggior parte delle armi e


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materiali ad esso occorrenti in pace e soprattutto in guerra, allorché le comunicazioni con la madrepatria fossero state interrotte od insidiate. I contingenti coloniali non erano tratti da tutti i possedimenti coloniali poiché una buona metà dell'impero coloniale inglese era rappresentata da terre puramente di sfruttamento economico e di scarso rendimento umano.Le zone degne di considerazione per posizione geografica o potenziali risorse umane erano: 1) il blocco Palestina, Transgiordania, Stati Arabi sovrani; 2) il binomio Egitto-Sudan; 3) il complesso dell'Africa Orientale Britannica. In Palestina erano dislocate: 2 divisioni di fanteria (18 battaglioni parzialmente motorizzati, d istaccati per la maggior parte dalla Gran Bretagna, i r imanenti da Malta e dall'India) senza artiglieria divisionale; 1 reggimento di cavalleria (dalla madrepatria); un raggruppamento d'artiglieria; alcune compagnie carri armati e autoblindo; reparti genio e servizi. Queste truppe, unitamente a quelle del blocco Egitto-Sudan, erano da considerarsi come una riserva strategica nel Mediterraneo Or.ien tale (Egitto, Sudan, Palestina) che avrebbe dovuto assicurare, con eventuali spostamenti cli truppe, la percorribilità delle vie di comunicazione da Gibilterra a Suez. Il concorso militare del blocco Egitto-Sudan era rappresentato dalle seguenti forze: - un ese rei to egiziano, in via di organizzazione sotto il controllo inglese, cli 3 divisioni (15-18 battaglioni e relative truppe divisionali), unità cammellate, di mitraglieri e nuclei d'artiglieria leggera e controaerea; - truppe inglesi in Egitto, comprendenti: 1 divisione di fanteria (su due brigate quasi interamente motorizzate), 1 reggimento artiglieria div isionale e truppe divisionali; 2 divisioni corazzate; 1 reggimento artiglieria controaerea; reparti del genio e servizi; - truppe sudanesi, limitate a 2 battaglioni inglesi r inforzati e 5000 indigeni. Complessivamente, la forza della «riserva strategica» del blocco Palestina-Egitto-Sudan ammontava a circa 100.000 uomini, ma, data la situazione, era in corso un massiccio potenziamento con riserve già predisposte. L'Africa Orientale britannica era costituita da territori separati e diversi per ambiente e popolazione (Kenia, Somaliland, Tangani-


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ca, Uganda, Nyassaland e Zanzibar); erano però uniti, agli effetti militari, in un unico settore di difesa cui sovrintendeva un Comando Forze Armale con sede nel Kenia, che disponeva di 2 brigate ed altre forze locali, con una forza complessiva di 12.000 uomini. L'organizzazione militare di queste colonie era in via di ampliamento ed era prevista, in caso di guerra, la graduale costituzione di circa 130 battaglioni. All'inizio delle ostilità, il primo compito del Ministero della Guerra fu quello di allestire ed inviare in Francia la British Expeditionary Force (Forza di Spedizione Britannica), in conformità agli accordi conclusi da tempo con gli alleati. Tuttavia, a causa dei problemi sollevati dal trasporto via mare e dalla necessità di scegliere rotte alquanto tortuose e porti di sbarco il più possibile lontani dalla frontiera tedesca per sfuggire agli attacchi aerei nemici, i primi contingenti poterono arrivare a destinazione soltanto verso la fine di settembre. La Forza di Spedizione consisteva originariamente di due Corpi d'Armata su due divisioni ciascuno; verso la fine dell'anno, ad ogni corpo venne aggiunta una terza divisione. Nel gennaio 1940 la Forza comprendeva 222.000 uomini, escluse le forze aeree. Contemporaneamente, la Gran Bretagna stava mobilitando l'esercito territoriale ed aveva elaborato piani per l'approntamento di 55 divisioni; ma la prima aliquota di queste unità non sarebbe stata pronta a scendere in campo prima del 1940 inoltrato. Nel frattempo il contributo britannico non poteva che assumere quasi esclusivamente la forma tradizionale, e cioè quella dell'utilizzazione della potenza navale per esercitare un blocco marittimo ai danni del nemico: un tipo di pressione che per la sua stessa natura avrebbe avuto effetti dilazionati nel tempo. Tuttavia, nè in Gran Bretagna nè in Francia esisteva una politica strategica e tanto meno dei piani strategici. Nel settembre 1939 gli alleati si erano trovati automaticamente in guerra con la Germania a causa dei loro impegni con la Polonia. Aprendo una parentesi, si può osservare che, in conformità alle norme di diritto internazionale, le due potenze occidentali avrebbero dovuto dichiarare guerra anche all'Unione Sovietica in seguito al suo attacco (17 settembre) non provocato, contro il territorio polacco da esse garantito. Tale attacco non differiva per niente dall'invasione tedesca del 1 settembre, in seguito alla quale era avvenuta, il 3 settembre, la dichiarazione di guerra anglo-francese alla Germania.


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La strategia francese er a difensiva perché tale strategia aveva trionfato nel 1918. La Francia aveva costruito la linea Maginot perché non vedeva altra soluzione. In caso di guerra essa riteneva di non fare a ltro che difen dersi, chiedendo il massimo aiuto possibile agli inglesi e sperando nell'intervento degli Stati Uniti. Con la convinzione che la Germania fosse di fatto la nazione militarmente più potente d'Europa, riteneva che nulla, all'infuori di una grande coa lizione che comprendesse gli Stati Uniti e possibilmente anche la Russia, avrebbe potuto batterla sul campo. I francesi credevano fermamente che, anche nella guerra meccanizzata, la teoria del vantaggio della difesa di dieci contro uno fu nzionasse a lla perfezione. Non c'è dubbio che con il loro potenziale sia di uomini che di mezzi, avrebbero potuto disporre di un numero maggiore di division i corazzate e motorizzate di quante i tedeschi ne avessero in Polonia, e avrebbe ro potuto lancia rle attraverso la pianura del nord, il Belgio e l'Olanda, contro le formazioni di copertura tedesche sul fronte occidenta le e m arciare verso Berlino, rendendo così impossi bile la guerra-la mpo in Polonia. Ma non ebbero la volontà di farlo. Nel 1939, l'intuizione e l'audacia politico-militare di Hitle r s i dimostrarono stupefacenti. Anche l'Inghilterra non a veva piani definiti ed anch'essa riteneva che la migliore strategia fosse quella difensiva in attesa di conoscere l'atteggiamento degli S tati Uni ti.. Disponendo però dell'impero, dei Domini e delle Colonie, gli inglesi erano dispos ti a dilatare il conflitto dovunque fosse stato possibile, organizzando le loro modeste forze di terra e dell'aria ed esercitando il controllo dei mari. Più vasto fosse stato il conflitto, più le forze ted esche sarebbero s tate disper se. Agli ini ;d del diciannovesimo secolo, prima che in Russia, Napoleone e ra s tato battuto nella campagna peninsulare in Spagna e Portogallo, dove le forze francesi erano state lentamente dissanguate. Dal tempo di We llington le cose non er ano cambiate, ma caso mai m igliorate, per la Gran B retagna, perché ora le armate nemiche non avevano più bisogno soltanto di foraggio per i cavalli, ma anche di petrolio, fe rro e gomma: ed in Europa non ce n'era abbastanza. Seguendo questi concetti, la Gran Bretagna aveva mantenuto in essere la sua potente flotta da guerra ed aveva potenziato l'a rma aerea, basata principalmente sul Comando Caccia che, comunque, e ra ben lontano ancora da essere quella forza che un anno dopo avrebbe sostenuto così val idamente la Battaglia d'Inghilterra . Ma quanto agli armamenti terrestri, considera ti gli enormi progressi


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della tecnica negli ultiini dieci anni, l'Inghilterra era in una situazione di netta inferiorità. Il suo esercito regolare, equipaggiato soltanto per la guerra coloniale, era molto meno pronto ad affrontare una guerra continentale di quello del 1914; la sua funzione era infatti di presidio e di polizia in un grosso impero commerciale. Quando, nel 1935, si era proceduto ad un r ia rmo parziale, le esigenze della marina e dell'aviazione avevano avuto la precedenza assoluta, mentre l'esercito era rimasto quasi nello stesso stato di abbandono in cui era caduto negli anni dal '20 al '30, periodo nel quale contava meno di centocinquantamila uomini. Infatti, per il riarmo delle forze di terra erano stati spesi meno di due milioni e mezzo di sterline, mentre per la marina ne erano stati spesi tredici e per l'aviazione sette e mezzo. Perciò Ja Forza di Spedizione Britannica in Francia era costituita, nell'autunno del 1939, da due divisioni appena sufficientemente addestrate ed equipaggiate, alle quali seguirono le al tre, sprovviste di armi moderne ed i cui uomini appartenevano, per la metà circa, alla riserva. La dottrina cli guerra era rimasta quella di vent'anni prima, e cioè l'infognamento degli eserciti den tro interminabili linee di trincee, protette da mine e da filo spinato, e non quella dello sfruttamento dell'arma aerea e meccanizzata della metà del ventesimo secolo. I soli mezzi corazzati che la Forza di Spedizione possedeva, consistevano in pochi e lenti carri armati da fanteria ed in quei carri leggeri, quasi assurdi con i quali erano equipaggiati i reggimenti di cavalleria. La Forza era a corto cli cannoni anticarro e delle relative munizioni, di protezione antiaerea e mancava di tutto il necessario non solo per attuare una guerra lampo, ma anche per resisterle. La BEF era dotata di un piccolo reparto aereo per il collegamento e cooperazione con l'esercito francese e da una limitata forza aerea da combattimento composta da 220 bombardieri medi e leggeri, 150 caccia e 50 ricognitori. Per queste ragioni, Francia ed Inghilterra, nel settembre 1939, non si mossero. Dopo un inverno senza operazioni degne di nota, e dopo la fulminea occupazione della Danimarca e della Norvegia, l'esercito tedesco, il 10 maggio 1940, iniziò la campagna occidentale. Le forze terrestri germaniche ammon tavano ormai ad oltre 156 divisioni, delle quali 10 schierate ad est, 7 in Norvegia, 1 in Danimarca e 3 nel territorio nazionale; le rimanenti 135 costituirono la massa destinata ad investire la Francia. A sud, 19 divisioni impegnarono 43


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divisioni francesi ed 1 britannica che presidiavano il settore della linea Maginot; 29 divisioni (di cui 3 corazzate), sull'ala destra, sopraffecero rapidamente le 10 divisioni olandesi. Al Gruppo d'Armate A di von Rundstedt, composto di 45 divisioni (più 42 di riserva) fu affidata la manovra più importante (operazione «Sichelschnitt» - Falce radente) contro 52 divisioni frances i, 9 inglesi e 22 belghe: ]a sua punta di lancia, costituita da 7 divisioni corazzate, sfondò il fronte nemico nelle Ardenne e le operazioni si svolsero esattamente come Manstein aveva previsto, concludendosi con una delle più decisive ed importanti campagne vittoriose della storia militare. L'unica possibile minaccia prevista dai pianificatori non si verificò. La massa della fanteria tedesca a piedi, con trasporti animali, seguì le orme delle punte avanzate corazzate e motorizzate, per rastrellare, consolidare, ampliare e difendere la penetrazione. Fu subito chiaro che queste unità non erano in grado di mantenere la velocità di 20-80 miglia al giorno dell'avanzata corazzata, e vi fu così sempre un vuoto indifeso dietro le colonne mobili. Mentre ciò preoccupava il comando tedesco, gli alleati non riuscirono mai ad infiltrarsi in questa zona per tagliar fuori le unità avversarie perché i loro mezzi di ricognizione erano inadeguati a localizzarle ed i loro mezzi mobili per il contrattacco erano sia inadeguati che impropriamente diretti. Una delle ragioni primarie delle vittorie tedesche del '39 e del '40 fu l'incapacità degli alleati di comprendere le nuove concezioni in fatto dì tecnica bellica. Descrivendo, nelle memorie di guerra, il crollo della Polonia, Churchill osserva tra l'altro: Nè in Francia nè in Gran Bretagna si era compresa l'importanza dei nuovi mezzi corazzati che potevano reggere al fuoco delle artiglierie, compiendo avanzate di 100 miglia al giorno 103. Questa frase si r-ivela ancora più impressionante se si pensa che proprio in Gran Bretagna e Francia, per la prima volta, tutta la potenzialità di queste nuove concezioni in fatto di tecnica bellica era stata capita ed illustrata incessantemente attraverso i più diversi canali di informazione, da uno sparuto gruppo di studiosi di cose militari. Sempre nelle sue memorie, occupandosi della Francia nel 1940, Churchill fa la seguente ammissione:

103 W. CH URCHILL: Storia della Seconda Guerra Mondiale 6 voli., Mondadori, Milano 1958, voi. J, pp. 533-534.


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Non avendo da molti anni più avuto particolareggiate informazioni tecniche, non mi rendevo ancora conto della profonda rivoluzione operata, dopo l'altra guerra, dalle incursioni di masse pesantemente corazzate e semoventi a grande velocità. Ne conoscevo l'esistenza, ma questo non aveva modificato, come avrebbe dovuto, la mia intima convinzione 104_

Si tratta di parole che lasciano piuttosto stupiti, sopratutto se si tiene conto che sono state scritte da un uomo che aveva svolto un'azione decisiva nel promuovere l'impiego del carro armato nella prima guerra mondiale. Egli era stato Cancelliere dello Scacchiere fino al 1929, ed il corpo corazzato sperimentale, il primo del genere al mondo, destinato a mettere alla prova le nuove teorie che da anni andavano predicando i sosteni tori della tecnica bellica basata sulla grande rapidità di manovra che il carro armato rendeva possibile, era stato costituito nella Piana di Salisbury nel 1927. ChurchiJI era perfettamente al corrente delle idee di questi uomini, tanto è vero che si era recato a visitare il corpo sperimentale e che anche negli anni seguenti si era sempre mantenuto in contatto con esso. L'Italia entrò in guerra il 1O gi ugna 1940 con tutte le sue istituzioni militari impreparate ad affrontarla, sia relativamente ai materiali, che alla dottrina, ai piani, all'addestramento ed al personale. La forza dell 'Esercito ammontava a 1.634.950 uomini, suddivisa in 75 divisioni e precisamente: 43 di fanteria, 5 alpine, 3 autotrasportabili, 9 autotrasportabili tipo A.S., 2 motorizzate, 3 corazzate, 3 celeri, 3 della milizia, 2 libiche e 2 nazionali in Africa Orientale (oltre a reggimenti non indivisionati, reparti di corpo d'armata e d'armata, presidiari, costieri, antiaerei, servizi, brigate e battaglioni coloniali). La loro dislocazione era: 53 in territorio metropolitano, 5 in Albania, 1 in Egeo, 14 in Africa Settentrionale e 2 in Africa Orientale. Erano in fase di costituzione 1 divisione di fanteria aviotrasportabile ed 1 paracadutisti. - La divisione di fanteria, pur rimasta con la formazione binaria decisa nel 1937, aveva subito diverse modifiche ed era ordinata su: 1 comando 2 reggimenti di fanteria, ciascuno su 3 battaglioni fucilieri, 1 compagnia mortai da 81 ed una batteria d'accompagnamento da 65/17 104

id. id. voi. II. p. 552.


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1 legione della milizia su 2 battaglioni fucilieri ed 1 compagnia mitraglieri 1 battaglione mortai da 81 mm. 1 compagnia pezzi controcarro da 47/32 1 reggimento d'artiglieria su 1 gruppo da 75/13,1 gruppo da 75/27 ed 1 gruppo da 100/17, piĂš 1 batteria controaerei da 20 mm. reparti genio e servizi per un totale di 12.979 uomini, 3.424 quadrupedi, 154 carrette, 270 fucili mitragliatori Breda 30 cal. 6,5, 80 mitragliatrici FIAT 35 o Breda 37 cal. 8, 126 mortai d'assalto Brixia da 45 mm., 30 mortai da 81 mm., 8 pezzi controaerei da 20 mm.., 8 pezzi controcarro da 47/32, 8 pezzi da 65/17,12 pezzi da 75/13,12 pezzi da 75/27; 12 pezzi da 100/17, 127 automezzi e 71 motomezzi. - la divisione alpina aveva la seguente formazione: 1 comando 2 reggimenti alpini, ciascuno su tre battaglioni, 1 sezione sanitĂ , ospedale da campo, 1 nucleo assistenza, 1 reparto salmerie 1 reggimento artiglieria alpina su due gruppi da 75/J 3 1 battaglione misto genio e servizi per un totale di 14.786 uomini, 5.327 quadrupedi, 225 carrette, 166 fucili mitragliatori, 68 mitragliatrici, 54 mortai da 45, 24 mortai da 81, 24 pezzi da 75/13, 219 automezzi, 46 motomezzi. - La divisione celere era costituita da: 1 comando 2 reggimenti di cavalleria, ciascuno su 2 gruppi squadroni a cavallo (su due squadroni) e I squadrnne mitraglieri 1 reggimento bersaglieri su 3 battaglioni ciclisti, 1 compagnia motociclisti ed 1 compagnia cannoni controcarro da 47/32 1 gruppo carri L (leggeri) su uno squadrone comando e 4 squadroni carri 1 reggimento artiglieria celere su 2 gruppi motorizzati da 75/27, 1 gruppo a cavallo dal 75/27 e 2 batterie da 20 mm. e.a. 1 compagnia mista genio e reparti servizi per un totale di 7 .310 uomini, 2.154 quadrupedi, 172 fucili mitraglia tori, 249 mitragliatrici, 16 pezzi da 20,8 pezzi da 47/32, 24 pezzi da 75/27, 61 carri L, 418 automezzi, 539 motomezzi, 32 trattori e 2.500 biciclette. - La divisione autotrasportabile aveva all'incirca lo stesso organico della divisione di fanteria ad esclusione della legione della milizia, e con 456 automezzi, 159 motomezzi e 913 quadrupedi.


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La divisione motorizzata aveva il seguente ordinamento: 1 comando 2 reggimenti di fanteria, ciascuno su 2 battaglioni, 1 compagnia mortai da 81,1 compagnia pezzi da 47/32 e 1 (o piĂš) autoreparto 1 reggimento bersaglieri su 3 battaglioni (di cui 1 motociclisti e 2 autoportati) 1 compagnia pezzi da 47/32 e 1 autoreparto 1 battaglione mitraglieri 1 reggimento artiglieria su 2 gruppi da 75/27,1 gruppo da 100/17 e 2 batterie da 20 e.a. 1 battaglione misto genio e r eparti servizi per un totale di 10.500 uomini circa, 168 fucili mitragliatori, 90 mitragliatrici, 56 mortai da 45,12 mortai da 81,16 pezzi da 20,24 pezzi da 47/32, 16 pezzi da 75/27,8 pezzi da 100/17,53 1 automezzi, 1.170 motomezzi, 48 trattori. - La divisione corazzata era costituita da: 1 comando 1 reggimento fanteria carrista su 4 battaglioni 1 reggimento bersaglieri su 3 battaglioni (di cui 1 motociclisti e 2 autoportati), 1 compagnia pezzi da 47/32 e 1 autoreparto 1 reggimento artiglieria su 2 gruppi da 75/27 (piĂš tardi semoventi da 75/18) e due batterie da 20 e.a. 1 compagnia mista genio e reparti servizi per un totale di 7.500 uomini circa, 76 fucili mitragliatori, 4 10 mitragliatrici, 16 pezzi da 20, 184 carri L piĂš tardi M (medi), 8 pezzi da 47/32,24 pezzi da 75/27,581 automezzi, 1.170 motomezzi, 48 trattori. - La divisione di fanteria aviotrasportabile (in costituzione) si articolava in: 1 comando 1 battaglione esplorante (bersaglieri) su una compagnia ciclisti ed 1 compagnia motociclisti 2 reggimenti fucilier1), ciascuno su 2 battaglioni di 3 compagnie ed 1 battaglione anni d'accompagnamento con una compagnia cannoni da 47/32, una compagnia mortai da 81 ed una compagnia mitraglieri l battaglione controcarro divisionale su 3 compagnie cannoni da 47/32 1 reggimento artiglieria su 3 gruppi di 3 batterie da 65/17 e 2 batterie controaerei da 20 mm . 1 compagnia artieri ed 1 marconisti, reparti servizi


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per un totale di circa 6.000 uomini, 159 fucili mitragliatori, 75 mitragliatrici, 18 mortai da 81,88 pezzi d'artiglieria. - La divisione paracadutisti (in costituzione) comprendeva: 1 comando 2 reggimenti paracadutisti su 3 battaglioni di 3 compagnie fucilieri, 1 compagnia cannoni da 47/32, 1 compagnia servizi (non paracadutisti) I compagnia motociclisti su una squadra comando, 2 plotoni motociclisti e 1 nucleo servizi (non paracadutisti) 1 compagnia mortai da 81 su una squadra comando, 4 plotoni mortai e 1 nucleo servizi (non paracadutisti) 1 gruppo cannoni da 47/32 su 3 batterie di 4 pezzi ciascuna e 1 nucleo servizi (non paracadutisti) 1 compagnia marconisti e I compagnia minatori-artieri, reparti servizi per un totale di 4.000 uomini circa, 336 fucili mitragliatori, 36 mitragliatrici, 36 fuciloni anticarro, 12 mortai da 81,24 pezzi da 47/32, un centinaio di motociclette per paracadutisti. - La divisione della milizia si componeva di: 1 comando 2 legioni camicie nere ciascuna su tre battaglioni, 1 compagnia mortai da 81, una batteria da 65/17 d'accompagnamento I battaglione mitraglieri 1 compagnia pezzi da 47/32 1 reggimento artiglieria su 2 gruppi da 75/27,1 gruppo da 100/17 e 2 batterie da 20 e.a. 1 battaglione misto genio e reparti servizi la forza complessiva era di circa 1.300 uomini; tanto la legione guanto i battaglioni della milizia si differenziavano dalle corrispondenti unitĂ dell'esercito (reggimento e battaglioni di fanteria) oltre che per il diverso reclutamento (volontario nella milizia: obbligatorio per l'esercito) anche per la massa di uomini piĂš ridotta e per la minore potenza di fuoco. - La divisione libica era composta da: 1 comando 2 raggruppamenti di fanteria libica, ciascuno su 1 comando e 3 battaglioni 1 compagnia cannoni da 47/32 2 gruppi artiglieria libica da 77/28 ciascuno su 1 comando e 3 btr. 2 batterie da 20 e.a. 1 battaglione misto genio e reparti servizi


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per un totale di 871 nazionali, 6.353 libici, 216 fucili mitragliatori, 66 mitragliatrici, 8 pezzi da 47/32,16 pezzi da 20,24 pezzi da 77/28 105. Facendo un paragone, esclusivamente quantitativo, con gli eserciti degli avversari, si nota che l'armamento della divisione di fanteria italiana era notevolmente superiore a quello della divisione di fanteria francese per quanto riguardava i fucili mitragliatori, i mortai leggeri, i mortai pesanti e le mitragliatrici, mentre era inferiore relativamente ai pezzi controcarro e acconipagnamento ed alle artiglierie; rispetto a quella britannica era invece sostanzialmente inferiore in tutti i tipi d'arma, ad eccezione di una certa superiorità di mitragliatrici. Tutto quanto sopra, purtroppo, era sulla carta poiché la maggioranza delle unità italiane era incompleta, in varia misura, di organici, armi ed equipaggiamento. Per quanto riguarda il materiale bellico, ne dà dettagliate informazioni il generale Carlo Favagrossa 106 a quell'epoca Capo del Commissariato per le Fabbricazioni di Guerra e Presidente del Comitato per la mobilitazione civile. L'artiglieria avrebbe avuto bisogno cli mille cannoni al mese: l'industria ne produceva settanta. La contraerea disponeva di 225 batterie di vecchio tipo con le quali avrebbe dovuto difendere l'intero territorio nazionale. Erano disponibili 1.500 carri armati, tutti leggeri, settanta fra le 11 e le 15 tonnellate, e non esistevano norme d'impiego per le unità corazzate. Gli autocarri erano 23 mila, le automobili 4.400, le motociclette 12.500. Carburante ne esisteva per quattro o cinque mesi. L'Aeronautica, il 10 giugno contava su 3.434 aerei dei quali soltanto 1.946 in grado di volare e non più di 900 efficienti. Nessuna caccia superava i 500 km/h di velocità ed i bombardieri erano considerati inferiori in tutto a quelli degli altri belligeranti. Ogni mese l'industria aeronautica costruiva da 150 a 180 aerei contro i 1250 della Gran Bretagna ed i 1O mila degli Stati Uniti. Per la Marina la situazione era migliore. La flotta comprendeva 8 navi da battaglia delle quali 4 pronte e 4 in costruzione, 7 incrociatori pesanti armati con cannoni da 207 mm., 12 incrociatori legge ri armati con cannoni da 152 mm., 57 cacciatorpediniere, 71 torpediniere e 115 sommergibili. Delle navi da battaglia, nei primi

105 I dati relativi agli organici sono tratti dall'opera già citata: L'Esercilo J1aliano tra la 1• e la 2° Guerra Mondiale. 106 C. FAVAGROSSA: Perché perdemmo la guerra-Mussolini e la produzione bellica - Rizzoli, Milano 1946, p . .19.


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giorni di guerra erano pronte per il combattimento solo la Giulio Cesare e la Cavour armate con cannoni da 320 mm., le due unità da 35.000 tonnellate Vittorio Veneto è Littorio armate con cannoni da 38 l mm., di potenza determinante in un eventuale scontro, non erano ancora in condizioni di battersi contro le navi da battaglia inglesi e francesi, armate con cannoni da 340 e 381 mm. Tuttavia, nel complesso, le navi erano in gran parte moderne, l'armamento era sostanzialmente buono; buoni l'equipaggiamento, il vestiario e l'addestramento; scarsa la difesa controaerea. La flotta disponeva di nafta sufficiente appena per cinque mesi in Italia e per due mesi in Africa Orientale. Nell'impero, il grandioso apparato bellico del 1935-36 era sol.tanto un ricordo. La situazione delle forze al 10 giugno 1940 e ra la seguente: nazionali Esercito 74.055, nazionali altre Armi 12.818, coloniali Esercito 181.895, coloniali altre Armi 18.078, per un totale di 286.846 uomini contro 90.000 avversari. Per quanto riguarda i mezzi, alcune cifre: 7874 automezzi, 24 carri M, 39 carri L, 126 autoblindo e autocarri blindati, 866 pezzi d'artiglieria (in gran maggioranza da . campagna), 3.313 mitragliatrici e 325 aerei di vecchio tipo (dei quali 183 di prima linea). Il materiale ed il munizionamento soffrivano di deficienze ed usure impressionanti e le possibilità di rifornimento dalla madrepatria erano quasi inesistenti. Per fare qualche esempio, i cannoni, all'infuori di alcuni pezzi moderni, non avevano gittata superiore ai 7.000 metri, inefficaci contro i cannoni britannici da 88 mm. con gittata massima di 11 .000 metri; i 24 pezzi · da 20 mm. non avevano congegni di puntamento contraereo e soltanto 4.000 proietti anticarro. Il materiale radio era deficiente per numero e qualità. Le cifre relative agli uomini sembrano favorevoli ma, mentre le truppe avversarie erano modernamente armate ed addestrate, quelle italiane non avevano adeguato nè l'armamento nè tantomeno l'ordinamento, l'addestramento ed i servizi. Le truppe coloniali erano addestrate per azioni di polizia e dotate di armamento leggero, ma non per operazioni contro reparti moderni ed agguerriti. I reparti nazionali erano costituiti quasi esclusivamente da uomini di età superiore ai 30 anni che si erano fermati nell'impero, dopo la conquista, per costruirsi un avvenire economico e consapevoli della loro separazione dalla madrepatria. Nella sua relazione, Favagrossa fece sapere che sarebbero stati necessari dieci anni per riammodernare le artiglierie, che le scorte di materie prime andavano da 180 a 200 giorni, che sarebbero state


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Aereo i1aliano Macchi 2000.

Corazzata italiana Vi1torio Venew (1940).

necessarie 8.500.000 tonnellate di carburante all'anno e che se ne producevano 15.000, che mancavano lana, carta e pelli, che ogni anno, su di un fabbisogno di piĂš di 34 milioni di tonnellate di merci se ne dovevano importare dall'estero piĂš di 27 milioni (piĂš un


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milione e mezzo di generi alimentari). Un mese prima dell'entrata in guerra, Favagrossa portò a Mussolini i] suo Promemoria 55665 P Situazione in caso di conflillo: Siderurgia: tre mesi; rame: alla giornata; stagno: idem; nichel: quasi nulla; correttivi degli acciai: tre mesi; esplosivi: 50 per cento del fabbisogno a disposizione soltanto a partire dalla fine 1940/41; armamento: consegna di artiglierie 250 pezzi al mese a partire dalla fine 1942; munizioni: 50 per cento del fabbisogno a metà del 1942; gomma:scorte per due mesi. Tale era la situazione italiana. E questa fu ulteriormente ribadita con cruda sincerità in un promemoria dello Stato Maggiore dell'Esercito in data 25 maggio 1940 a firma Graziani, al Capo del Governo. Ma fu tutto inutile perché anche Mussolini era convinto che l'Italia non fosse in grado di fare una guerra lunga ed impegnativa, tuttavia decise l'intervento perché ritenne che la guerra fosse stata già praticamente vinta dalla Germania e che perciò le Forze Armate italiane avrebbero dovuto sostenere uno sforzo limitato e temporaneo. E lo disse chiaramente al generale Francesco Rossi, che aveva compilato il promemoria del 25 maggio: Se dovessi aspettare di avere l'esercito pronto, dovrei entrare in guerra fra anni, invece devo entrare in guerra subito. Faremo quello che potremo. E così avvenne che le Forze Armate italiane dovettero sostenere per oltre tre anni, una durissima lotta in condizioni tali, per deficienza cli armi e cli mezzi, che certamente avrebbero paralizzato altre forze armate, abituate ad agire con larghissima disponibilità di risorse di ogni genere. Per quanto riguar da la strategia da adottare, lo Stato Maggiore italiano aveva da tempo predisposto dei piani per il caso di conflitto o con la Germania o con la Francia. Tali piani non erano piani di guerra ma piani di schieramento delle forze, esclusivamente in funzion e di difesa delle frontiere terrestri e marittime. Erano stati compilati in base al presupposto che .l'Italia dovesse sostenere da sola la lotta o contro la Germania o contro Ja Francia, ed eventualmente contro la Francia e la Jugoslavia alleate. Ma dopo la firma del Patto d'acciaio con la Germania, la situazione era cambiata. In un promemoria in data 27 maggio 1939, indirizzato ad Hitler, Mussolini aveva dichiarato che la guerra fra le potenze plutocratiche e le potenze povere era ormai inevitabile ma aveva sostenuto anche che l'entrata in guerra dell'Italia non avrebbe potuto avvenire prima del 1943. Ancora nel febbraio 1940, Mussolini aveva confermato a Badoglio che non aveva intenzione cli entrare in guerra prima del 1943 a meno che circostanze indipendenti dalla


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sua volontà ci avessero a forza coinvolti nella guerra 107. Lo Stato Maggiore era orientato in questo senso quando, ai primi di aprile 1940, il duce consegnò a Badoglio una Memoria in data 31 marzo, nella quale si stabilivano le direttive operative per studiare i relativi piani e la decisione di entrare in guerra a fianco della Germania. In sintesi, le direttive erano le seguenti difensiva sul fronte delle Alpi, in Albania, Egeo e Libia; osservazione diffidente verso la Jugoslavia; limitate azioni offensive nell'Impero; azione a fondo della Marina. I fatti furono diversi: venne iniziata un'offensiva contro la Francia sulle Alpi; venne scatenata l'offensiva contro la Grecia, ed alle forze italiane in Libia venne ordinato di attaccare le forze inglesi in Egitto, mentre la Marina non effettuò mai delle a zioni a fondo contro le forze navali britanniche. Così, non avendo studiato tempestivamente i piani per le operazioni che successivamente vennero decise, l'Italia attaccò la Francia, per sua fortuna ormai in completo collasso e scese in guerra contro l'Inghil terra, che poteva affrontare soltanto sul mar e, a Malta ed in Egitto, senza un piano adatto alle circostanze, con le tragiche conseguenze che ne derivarono. Alla fine della battaglia di Francia, fece seguito, dopo una breve pausa, l'inizio della Battaglia d'Inghilterra, durante la quale vennero impiegate nuove istituzioni relative all'organizzazione, alle tattiche, ai mezzi di offesa e difesa, che costituirono una delle più significative svolte nella guerra aerea. La storìa non chiarirà mai fino in fondo i motivi per i quali Hitler non tentò un' invasione dell'Inghilterra sulla scia del successo ottenuto in Francia. Ma anche se la Gran Bretagna non era affetta da debolezza morale alcuna, come avr ebbe potuto avere ragione della sorte nemica? Le nostr e truppe metropolitane erano notoriamente quasi disarmate, meno che di fuci li. C'erano infatti cinquecento cannoni al massimo di fanteria e forse duecento carri armati, tra medi e pesanti, in tutto il paese. Dovevano passare dei mesi prima che i nostri stabilimenti potessero produrre abbastanza da compensare almeno le munizioni perse a Dunkerque 108.

107 P. BADOGLIO: L'Italia nella seconda guerra mondiale - Mondadori, Milano, 1946, p. 19. 108 W. CHURCHILL: op. cit. voi. Il, p. 250.


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I tedeschi piazzarono batterie pesanti sulle coste frances i di fronte a Dover, Folkestone ed altre località della costa meridionale inglese e cominciarono a batterle sistematicamente. Quelle batterie avevano una parte importante neJJ'operazione di sbarco Seelowe (Leone Marino), studiata dalla marina germanica fin dall'inizio della guerra; sotto la protezione di quei cannoni il piano tedesco prevedeva la creazione di un corridoio d'attacco nella Manica, difeso sui fianch i da zone minate e, all'esterno di queste, dai sommergibili. Attraverso questo corridoio la marina avrebbe trasportato le unità terrestri e le avrebbe poi rifornite. Nell'incontro che Hitler ebbe il 21 luglio 1940 con i Capi di S.M. delle tre armi, fu sottoli neata tra l'altro l'esigenza di avere un completo dominio dell'aria per intraprendere l'intera operazione: Il famoso piano del corridoio con le sue siepi di campi di mine da venire deposti e mantenuti sotto il baldacchino del\' Aviazione germanica contro la schiacciante superiorità delle flottiglie di naviglio sottile britannico, dipendeva dalla disfatta dell'Aviazione inglese e dalla completa padronanza dell'aria da parte della Germania sulla Manica e l'Inghilterra del sud-est, e non solo sulla regione di mare da · attraversare ma anche sui settori di sbarco. E tanto la Marina quanto l'Esercito lasciarono ogni responsabil ità in merito al Maresciallo Goring 109.

L'imponente forza aerea cqncentrata per l'attacco all'Inghilterra si componeva di tre Luftflolten: una dislocata fra la Francia e l'Olanda, una nella Francia settentrionale ed una fra la Danimarca e la Norvegia. Complessivamente, erano disponibili: per la caccia 10 JagdGeschwadern ed 1 Gruppe (684 Me 109 e 274 Me 110); per l'assalto - 4 StukaGeschwadern (316 Ju 87); per il bombardamento - 1O KampfGeschwadern (1000 fra Do 17, Ju 88, He 111) - in totale 958 caccia, 1316 bombardieri in quota e picchiata, per complessivi 2274 aerei. (In ottobre l'Aeronautica italiana inviò un Corpo Aereo ca.stituito da circa 75 bombardieri bimotori Br 20, circa 100 caccia Cr 42 e G 50 e pochi aerei da ricognizione). Il fatto che la vittoria potesse dipendere dall'impiego strategico dell'aviazione colse cli sorpresa la Luftwaffe, che era stata forgiata essenzialmente per l'impiego tattico: lo Stuka, trionfatore sui campi di battaglia di Polonia e di Francia, era completamente

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id. id., p. 299.


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inadatto al bombardamento strategico. Fin dal 1938, l'aeronautica tedesca, come abbiamo visto, aveva preferito i bombardieri medi e in picchiata, respingendo i prototipi della Junkers e della Dornier, ed accantonando il progetto di un bombardiere quadrimotore con eccellenti prestazioni, l'He 177 che Heinkel aveva elaborato di sua iniziativa, che sviluppava una velocità di crociera di 540 km/h ed era in grado di trasportare 1000 kg. di bombe fino a 3000 km. dalle proprie basi, mentre i bombardieri bimotori avevano un raggio d'azione che non superava i 500 km. L'ordine di produrre in serie i quadrimotori He 177, prima dato, poi revocato nel giugno 1940, quando la vittoria decisiva sembrava a portata di mano, poi dato nuovamente in ritardo, fece sì che l'arma aerea tedesca si trovasse ad attaccare l'Inghilterra con mezzi assolutamente inadeguati. Scrive Heinkel: Gli Stuka, monomotori Ju 87, che avevano ottenuto tanti successi sul continente, erano praticamente inutilizzabil sull'Inghilterra. Una guerra sul mare a grande distanza, e persino un attacco contro i porti occidentali della Gran Bretagna erano impossibili. I bombardieri Hc 111 e Ju 88, con scarse possibilità cli carico, non erano sufficientemente armati per difendersi dalla caccia inglese. E non era attuabile una protezione da parte della caccia tedesca perché il velivolo da caccia standard Me 109 aveva un'autonomia tanto scarsa da dover abbandonare dopo un certo tempo i bombardieri alla loro sorte ed invertire la rotta 110

(Anche se i Me 109 furono muniti di serbatoi supplementari che ne aumentarono l'autonomia. N.d.R.) _ Per aumentare l'efficienza dei bombardamenti e dìminuire le perdite, i tedeschi si valsero di un sistema elettronico, dal nome convenzionale di Knickebein (gamba storta), che permetteva di navigare e centrare con alto grado d i precisione gli obiettivi nell'oscurità ed attraverso le nuvole. Il sistema era stato realizzato dalla Lorenz. A.G. in collaborazione con la Siemens ed in poche parole funzionava nel modo seguente: una stazione ad onde corte (chiamata convenzionalmente Weser) irradiava due fascì paralleli di radioonde, ed il pilota, mediante un apparato dal nome convenzionale di X Gerat, poteva ricevere i relativi segnali in cuffia; stando

1IO E. H EINKEL: A l'assault du ciel (traduz . francese de: «Sturmische Leben»), Pian, Paris 1955, p. 187.


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dentro uno dei fasci riceveva tante linee, dentro l'altro riceveva tanti punti, e quando riceveva insieme punti e linee, sapeva di trovarsi al centro fra i due fasci. Doveva solo manovrare in modo da restarci, e facendo questo egli automaticamente teneva la rotta prestabilita verso l'obiettivo e si accorgeva di essere su questo quando ascoltava in cuffia un al tro segnale, portato da un altro fascio cli radioonde che intersecava il primo esattamente sull'obiettivo; l'incrocio dei due segnali dava una zona di circa un km. quadrato, una precisione molto soddisfacente per quei tempi. Lo Stato Maggiore della Luftwaffe aveva previsto in quattro settimane il Blitz che avrebbe eliminato la RAF e stroncato il morale della popolazione. Per la prima volta, nella storia della guerra, spariva la distinzione, quanto a pericolo, fra chi andava a combattere e chi restava a casa; anzi, per la sua impreparazione materiale e psicologica, il civi le veniva a soffrire in questo tipo di guerra molto più del militare, al quale restava almeno la consolazione cli poter tentare cli r icambiare i colpi ricevuti.

Bombardiere tedesco: Ju 87B «Stuka».

Dall'altra parte della collina erano state approntate le misure per affrontare in modo adeguato la minaccia de ll'invasione. Il Canale della Manica, 21 miglia nel punto più stretto D,over-Calais, separava la Gran Bretagna dalla Francia occupata; questa distesa d'acqua aveva protetto le isole britanniche attraverso i secoli. Esso aveva tenuto a bada Napoleone più di cento anni prima, e nel 1940 era diventato una barriera per le armate di Hitler. Come difesa contro Napoleone, oltre naturalmente alla flotta, i britannici, negli anni 1803-1808, avevano costruito una catena di 64 torri-fortezza dal Kent al Sussex, chiamate Torri-Martello. Le misure difensive contro Hitler furono, ovviamente, più moderne, più numerose e notevolmente diversificate. Per la difesa da terra, a fianco dell'esercito, venne dato un notevole impulso alla mobilitazione civile con la costituzione del


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Royal Observer Corps, formato da volontari, e venne iniziato l'arruolamento di personale femmin ile per il Women 's Voluntary Service , da utilizzare nella difesa aerea territoriale e per altri corpi ausiliari delle forze di terra, navali ed aeree. Venne anche organizzato un reclutamento locale, denom inato Locai Defence Volunteers, con civili di qualsiasi età, armati di fucili ed armi leggere, trasformato più tardi nella Home Guard (Guardia Nazionale). L'organismo mi litare per la difesa antiaerea era rappresentato dall'Anti Aircraft Command, che disponeva di 3744 cannoni a.a., 441 O mitragliere, 160 impianti lanciarazzi e 8500 riflettori. La RAF era organizzata su quattro Commands: 1) il Fighter Command (Comando Caccia), articolato su quattro comandi di Group (Gruppo operativo) che disponevano, complessivamente (nel luglio 1940) di 22 squadrons (squadriglie) di Hurricane, 20 di Spitfire, 8 di caccia triposto Bristol Blenheim, 2 di caccia biposto Defiant; 8 squadrons di Hurricane erano in corso di approntamento. Totale complessivo: 60 squadrons - poiché l'organico di uno «squadron» era di 16 apparecchi, il numero complessivo dei velivoli da caccia ammontava a 960 11 1; 2) il Bomber Command (comando Bombardieri), con una linea di v0lo di 250 bombardieri, molti dei quali appartenenti ai tipi Handley Page Hampden, Armstrong Whitwort Whitley e Vickers Wellington, da considerare, allora, bombardieri pesanti a lungo raggio e capaci di trasportare un carico di bombe assai più elevato dei bombardieri medi della Luftwaffe; 3) il Coastal Command (Comando Aviazione Costiera), con 12 squadrons di ricognitori a lungo raggio con base a terra, 6 di idrovolanti e 2 di aerosiluranti bombardieri; 4) il Training Command (Comando Addestrativo), dal quale dipendevano 3 gruppi d'addestramento. Lo strumento che diede agli inglesi la possibilità di condurre vittoriosamente la loro vitale battaglia d ifensiva, fu fornito da uno scienziato civile, il professor R.A. Watson Watt, che nel 1934 aveva progettato un sistema di localizzazione a distanza cli aerei a mezzo di onde radio e basato su di un congegno elettronico chiamato R.D.F. (Radio Direction-Finding), nome che mantenne fino al 1943, allorché il Comitato per le ricerche elettroniche anglo-americano stabilì di comune intesa che il nominativo ufficiale da attribuire al

111 Dalla relazione ufficiale dell'Air Chef Marshal Sir Hugh C. T. Dowding, pubblicata sulla «London Gazette» n° 37719 del seuembre 1946.


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RDF ed agli altri analoghi apparati, venisse abbreviato per semplicità nella sigla RADAR, che da quel momento assunse un comune significato per gli alleati. L'apparato, installato prima su di un aereo, e nel marzo del 1935 su di una torre in traliccio metallico alta cento metri e dotata di antenna di rilevamento, consentì di localizzare aerei in avvicinamento a grande distanza. Nel settembre del 1935 venne autorizzata la costruzione di una catena di torri fra Southampton ed il Tyne per un totale di 20 stazioni RDF iniziali, che venne chiamata Chain Home (C.H.). Ogni RDF aveva un raggio d'azione di circa 60 miglia (90 km.) in profondità e circa 15.000 piedi (5000 metri) iri altezza. Nel 1938 fu realizzata una seconda linea di avvistamento più interna, la Chain Home Low (C.H.L.) destinata all'avvistamento a bassa quota, che andava da Dover alle isole Shetland, cui fece seguito un terzo sbarramento più interno inteso a proteggere le zone industriali. Tutte queste catene di stazioni vennero incorporate nel sistema generale di difesa aerea che si basava, all'inizio del 1940, su tre ordini di difesa: una prima linea radioelettrica avanzata, come già descritto, costituita da C.H.; una seconda, rappresentata dalla C.H.L. e dai posti di osservazione capillari del Royal Observer Corps; una terza, detta d'intervento, formata dagli Squadrons della caccia, per l'intercettazione, integrata da batterie antiaeree e da riflettori, palloni frenati e linee di sbarramento P.A.C. (Parachute and Cable), costituite da batterie lanciarazzi che proiettavano ad un'altezza di 5-6000 piedi lunghi cavi d'acciaio i quali, al termine della traiettoria, scendevano lentamente verso il suolo appesi ad un paracadute intesi ad imbrigliare eliche o comandi esterni degli aerei nemici e provocarne conseguentemente la caduta o l'incendio con scariche elettriche. Il passo succesivo fu quello di risolvere il problema di raccolta ed elaborazione dei dati: i RDF, gli osservatori dislocàti a terra e forniti di telefoni, e le altre fonti di informazione, comunicavano notizie sui movimenti degli aerei. Solo coordinando queste notizie e presentandole in modo razionale su una carta topografica, si sarebbe potuto ottenere, momento per momento, la situazione; e solo manovrando razionalmente l'aviazione da caccia si sarebbe potuto applicare quella regola dell'economia delle forze che è sempre stata un cardine della guerra. Se si fosse utilizzato il radar semplicemente come un cannocchiale di portata maggiore di quelli ottici e capace di vedere al buio e nella nebbia, si avrebbe avuto l'esempio di un nuovo potente strumento impiegato al di sotto delle


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sue possibilità. Si costituirono quindi i centri di intercettazione regolata da terra: Ground Controlled Jnterception (G.C.I.). Nacque così quel sistema di elaborazione delle informazioni che, debitamente automatizzato e migliorato, funziona ancora oggi in tutti i paesi sia per la difesa aerea del territorio, sia per il settore separato, ma contiguo, del traff ico aereo. Per la prima volta fu data la massima importanza all'intercettazione - scrisse il vice-maresciallo dell'aria Peter Wykeham - che significa raggiungere una determinata incursione e colpirla anzichè mandare in aria una pattuglia e sperare che il nemico vi incappi 112.

Infine, nel sistema di difesa vennero introdotte ulteriori innovazioni tecniche; le principali furono l'adozione del VHF (Very High Frequ.ency per le comunicazioni con gli aerei senza interferenze da parte di estranei; l'installazione a bordo degli aerei dell'IFF (Identifica tion Friend or Foe) per l'immediata identificazione del velivolo e la certezza di avere a che fare con un amico o con un nemico; ed infine l'apparato A.I. (Air lnterceptor), piccolo radar installato a bordo di aerei ed usato per la caccia notturna o ne lla nebbia. Durante la battaglia d'Inghilterra, la cooperazione fra sistemi di localizzazione e controllo, unità da caccia e d ifese terrestri fu esemplare e funzionò perfettamente. Ciò fu possibile ottenere in quanto la difesa aerea, nel suo complesso, era stata posta alle dipendenze di un unico comandante, quello del Fighter Command, l'Air Chief Marshal Sir Hugh C. T. Dowding, che si assunse interamente e meritatamente la responsabilità di tutte le operazioni. Il territorio metropolitano fu suddiviso in box numerati ed integrati nelle quattro zone dei Groups del Fighter Command; ciò comportò la costituzione di un'organizzazione di settore comprendente una sala operativa collegata con RAF, Observer Corps, RDF della difesa a.a., postazioni riflettori, cannoni a.a. e GCI. L'unità base de i combattimenti doveva essere il Wing (stormo) costituito da due-tre squadrons di 16-18 aerei, a loro volta articolati in flights (sezioni) di 4-6 unità, e su questo venne organizzata la struttura del comando. I Wings potevano essere mandati in volo isolati, a coppie o, secondo la massa nemica in arrivo, in formazioni superiori, dalle basi più vicine. Una volta in volo, i Wings rimanevano sempre sotto il controllo tenuto a terra dai settori, con i cui

112

P.

WYK EMAM:

Fighter Command, Putnam, London 1960, p. 51.


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L' EVOLUZION E ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

controllori i piloti erano in stretto contatto, ed erano diretti da quelli contro gli incursori. Dal momento in cui il nemico veniva avvistato, i comandanti di Wings assumevano in proprio la responsabilità dell'intercettazione, del combattimento e della battaglia: da terra non venivano ripresi i contatti via radio finché i controllori non ricevevano notizia che l'azione era terminata. Tutta la pianificazione predisposta dal Fighter Command era basata sul tenere le proprie forze a terra, sempre pronte al decollo immediato, anzichè mandarle a compiere crociere in giro per i cieli, che non avrebbero avuto uno scopo preciso e, quale unico risultato, avrebbero portato ad un gran consumo di ore di volo e di benzina. Era 'd i fondamentale importanza che i controllori non facessero sprecare energie facendo partire in volo troppo presto, od in modo eccessivo, le proprie forze; ma era anche di pari importanza il lanciarle in tempo sufficien te perché potessero eseguire l'intercettazione ed attaccare prima che il nemico potesse giungere, in qualche modo, nei pressi dei propri obiettivi 113. In novembre, dopo distruttivi incendi contro Londra e le più grandi città industriali, l'offensiva aerea si ridusse d'intensità e si trascinò stancamente sino a.Ila primavera del 1941. Il lungo Blitz sull'Inghilterra era terminato: la RAF aveva sostenuto vittoriosamente lo scontro con la Luftwaffe a prezzo della vita di 600 piloti. Giammai nella storia dell'umanità e delle guerre, tutto un popolo ha contratto un sì. grande debito verso un così piccolo numero di uomini. Tanti sono stati debitori a così pochi. Queste fu rono le signi ficative parole con cui Winston Churchill onorò gli uomini che con il loro sacrificio avevano salvato l'Inghilterra dall'invasione . Infatti, come la sconfitta dell'ammiraglio Villeneuve a Trafalgar, nel 1805, per opera dell'ammiraglio Nelson, aveva impedito lo sbarco in Inghilterra di Napoleone, la sconfitta della Luftwaffe di Goering, nel 1940, spinse Hitler a rimandare la resa dei conti con la Gran Bretagna a dopo la conquista della Russia. L'efficacia materiale delle incursioni compiute dai bombardieri tedeschi non fu, di gran lunga, quella che si era temuta prima della guerra da parte degli inglesi. Malgrado l'elevato numero di vittime, in morti e feriti, anche il morale e la capacità di resistenza della popolazione non ne risentirono. Al contrario, la volontà di difender-

I 13

R.

WRTGHT:

244-245-246.

Dowding e la battaglia d'Inghi/1e rra, Longanesi, Milano, 1969 pp.


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si e l'odio contro il nemico, causa di queste perdite, ne vennero accresciuti; un'esperienza, questa, registrata anche fra il popolo tedesco fino alle ultime settimane di guerra. Anche in Unione Sovietica le istituzioni miJitari erano impreparate ad a ffrontare un esercito armato, equipaggiato e condotto come quello tedesco. La guerra contro la Finlandia aveva messo a fuoco la debolezza e l'inettitudine dell'Armata Rossa ad affrontare una guerra modernamente condotta. Tali manchevolezze erano state causate dagli enormi errori delle purghe indiscriminate, dall'imperizia dei comandanti giunti assolutamente impreparati ai propri incarichi di responsabilità ed incapaci di assumere qualsiasi iniziativa, dalla duplicità del comando, politico e militare, r ivelatasi un grosso ostacolo alla rapidità delle decisioni, e dalle grossolane deficienze nell'addestramento della truppa. In effetti, nel 1940, le forze armate sovietiche erano state sottoposte ad un processo di riforme che, per essere completato, avrebbe però richiesto due o tre anni, ma nulla, o ben poco, era stato fatto per tentare di collegare questo processo con la realtà della situazione internazionale e della posizione strategica sovietica. Un ritorno al realismo ebbe inizio dopo che i capi sovietici ebbero assimilato gli insegnamenti della guerra con la Finlandia e delle vittoriose campagne tedesche in Polonia ed in Francia. Uno dei provvedimenti più logici fu quello cli ordinare la ricostituzione delle grandi unità corazzate e motorizzate; un altro fu quello di riprendere a lavorare alla creazione di zone fortificate lungo la nuova frontiera occidentale sovietica, negli Stati baltici, nella Polonia orientale ed in Bessarabia; il duro inverno del 1940-41 costrinse però i russi a rinviare l'inizio di questi lavori . Si cercò di smantellare l'organizzazione esistente nel 1939, ma si fece ben poco per sostituirla con una struttura nuova e moderna, senza un piano programmatico realistico e con buona parte del pensiero strategico e tattico ormai superata. A parte le divisioni di fanteria da ambo le parti (175 URSS, 78 Germania più 9 rumene), alle 17 divisioni corazzate e 15 motorizzate tedesche con 3.500 carri armati, i sovietici contrapposero l'equivalente di 34 divisioni corazzate e 13 motorizzate con 15.000 carri; ma le divisioni corazzate erano in fase di ricostituzione e con una dottrina ancora da elaborare. La conseguenza di tutto ciò fu che il soldato sovie tico fronteggiò la peggior invasione della storia del suo paese armato in modo insufficiente, guidato da ufficiali inesperti ed inquadrato in unità e formazioni solo parzialmente


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organizzate, eppure politicamente indottrina to nella convinzione che il suo esercito fosse invincibile, subendo all'in izio della guerra una tragica sorpresa. Una delle più importanti pubblicazioni russe, la «Storia della Grande Guerra Patriottica dell'Unione Sovietica », trattando della preparazione psicologica dell'Armata Rossa, cita le norme per il suo impiego 1.14: Qualsias i attacco nemico contro l'Unione Sovietica andrà incontro ad un colpo rovinoso eia parte delle sue forze armate. Se un nemico c'impone la guerra la nostra Armata Rossa sarà l'esercito più decisamente all'offensiva che il mondo abbia mai conosciuto. Condurremo la guerra all'offensiva e la porteremo in territorio nemico. L'attività cieli' Armata Rossa m irerà alla distruzione totale del nemico ed al raggiungimento d'una vittoria decis iva con scarse perdite. [. .. ] La strategia sovietica - r iporta la "Storia" - considerava la difesa come parte essenziale della guerra, ma insisteva nel suo compito sussidiar io in rapporto alle operazioni offensive. In linea di principio, la nostra strategia considerava possibile una ritirata forzata, ma soltanto su una parte limitata e isolata del fronte e come misura temporanea, collegata ai preparativi per l'offensiva. Il problema cli grandi uni tà che avreb bero dovuto rompere una minaccia di accerchiamento non venne a ffatto preso in considerazione seriamente.

Le riforme del 1940 ebbero inizio ne l maggio, quando, a ricoprire la car ica d i Commissario alla Difesa, venne chiamato il maresciallo Semen Timoshenko, il quale si impegnò attivamente a colmare le gravi lacune emerse durante la campagna finlandese, rivedendo in primo luogo i programmi ed i metodi d'addestramento dei quadri e delle truppe, adeguando gl i organici delle unità combattenti alle esigenze della guerra moderna, migliorando gli equipaggiamenti e gli armamenti e cercando di porre riparo, nel più breve tempo possib ile, al grave errore della dissolt1zione delle grandi unità corazzate. La divisione di fanteria venne notevolmente potenziata in tutti i suoi componenti: fermi restando i tre reggimenti fucilieri, un battaglione da ricognizione sostituì lo squadrone di cavall e ria; venne aggiunto un battaglione carri armati; l'artiglieria divisionale, anziché da un reggimento dotato di pezzi da 76 mm., fu rappresentata da due reggimenti : uno su un gruppo di tre batterie cannoni da 114 lsioriya velikoi 01ecesivennoj voiny Sovetskovo Soyuza 1941-1945 6 vol i., Mosca 1960, voi. I, pp. 437-438.


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76,2 (su 4 pezzi) e due gruppi ciascuno su una batteria da 76,2 e due balterie obici da 122, ed un secondo su un gruppo di tre batterie obici da 122 ed uno su tre batterie obici da 152; il genio divisionale comprese un battaglione a rtieri, un battaglione trasmission i, una compagn ia chimica, una compagnia protezione antiaerea; servizi e mezzi per l'autotrasporto di un battaglione. Il reggimento di fanteria era costituito da un comando e tre baltaglioni fucilieri. Il comando comprendeva un plotone comando, un plotone esploralori a cavallo, un plotone mascheralori, un plotone musicanti, quattro plotoni chimici, un plotone sanitario, un plotone servizi, un p lotone treno, un p lo tone veterinar io, una compagnia trasmissioni, un plotone servizio politico, un plotone difesa aerea con due pezzi da 76 mm. e 2 mitragliatrici a.a., due batterie su tre pezzi ciascuna da 76 d'accompagnamento. Il battaglione fuci lieri era su una compagnia comando; tre compagnie fucilieri , ognuna su un plotone comando, tre plotoni fucilieri con 9 fucili mitragliatori, un plotone mitraglieri con 4 m itragliatrici, una squadra lanciagranate con 3 mortai; una compagnia m itraglieri con 12 mitragliatric i; una sezione artiglieria di battaglione con 2 cannoni da 45 mm. controaerei. Il battaglione da r icognizione era costituito da una compagnia fucilieri autotrasportata, uno squadrone cavalleria, una compagnia autoblindo, una batteria autocannoni, un repar to collegamenti. L'arma base della fanteria era rimasta il fucile mod. 1891, modificato nel 1930, ma, data la sua lentezza di caricamento, erano stati messi a punto due nuovi mode lli, uno semiautomatico (CBT-40), cd uno completamente automatico (ABT-40), che venivano ad integrare l'armamento tradizionale. Ma la soluzione piĂš razionale al problema della produzione su larga scala e dell'efficienza, sempre in tema di armamento individuale, si ebbe con la realizzai ione, all' inizio del conflitto, della pistola mitragliatrice PPS-h/40, meglio conosciuta come parabellum, arma estremamente semplice e maneggevole, esteticamente poco curata e alquanto rozza per fac ilitĂ cost ruttiva e di manu tenzione, ma di e.levato rendimen to, a limentala da un caricatore a tamburo contenente 71 colpi o da una scatola da 32 colpi. L'artiglieria ricevette in dotazione un nuovo pezzo da 37 mm ., dalle eccellenti caratteristiche polivalenti, che ne consentivano l'impiego sia come controaereo che come conlrocarro, e vennero pure perfezionati, per i reparti divisionali, il vecchio cannone da 76 mm. e particolarmente l'obice da 122 mod. 38, rivelatosi bocca da


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L' EVOLUZTO NI;. ORGANICA, TECN!CA, DOTTRINALE

fuoco insostituibile. li numero delle bocche da fuoco passò dalle 54 della vecchia divisione, alle 102 della nuova. Tutte le artiglierie divisionali erano ippotrainate. L'artiglieria di Corpo d'armata era costituita da un reggimento per ogni corpo, che comprendeva tre gruppi ippotrainati, ognuno su una batteria cannoni da 107 e due batterie obici da 152 mm. L'ordinamento pluricalibro dei gruppi d'artiglieria, tanto della fanteria quanto del Corpo d'armata, era stato probabilmente fatto allo scopo di mettere a disposizione del comando del gruppo gamme di traiettorie idonee a qualsiasi terreno. Esisteva pure la Riserva d 'artiglieria del Comando d'Esercito ordinata in divisioni, brigate e reggimenti, tutti motorizzati; tutte le unità erano dotate di obici da 203 e cannoni da 122 mm. Nella Riserva erano in corso di formazione anche brigate anticarro, destinate a respingere grossi attacchi corazzati, su due reggimenti, ognuno con sei gruppi, dotato complessivamente di 24 cannoni da 76,12 da 107,12 cannoni antiaerei da 85 e 8 da 37115. La divisione da montagna era costituita eia una brigata di fanteria, un reggimento d'artiglieria, un reggimento di cavalleria, servizi. La divisione motorizzata cornprendeva: un comando, un battaglione esploratori, una brigata autotrasportata su due reggimenti di fanteria di tre battaglioni ciascuno ed una batteria d'accompagnamento, un reggimento artiglieria su tre gruppi di due batterie da 76,2 mm., un reggimento carri leggeri su due battaglioni; una brigata carri su q uattro battaglioni carri medi, un battaglione esploratori, un battaglione fucilieri autoportato; una compagnia radio, una compagnia zappatori, una compagnia sanità, una batteria contraerea da 76, una batteria anticarro da 45, un battaglione collegamenti. I Corpi corazzati, come le divisioni corazzate, in via di costituzione, non avevano la precisa figura di Grandi Unità organicamente costituite, ma erano organi cli collegamento ed impiego tattico di più brigate corazzate di due tipi, e precisamente: I tipo costituito da un battaglione da ricogn izione con una compagnia autoblindo, una compagnia carri anfibi, una compagnia carri leggeri - tre battaglioni carri su tre compagnie - una batteria autocannoni;

I 15

id. id., pp. 456-457


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II tipo costituito da quattro battaglioni carri - un battaglione fanteria autoportato - una batteria autocannoni . Nel 1940 entrarono in servizio i nuovi carri: il pesante KV-L da 43-47 tonnellate con un cannone da 76,2 e 3 mitragliatrici, equipaggio 5 uomini, velocità 35 km/h; ed il medio T-34 (che in seguito divenne il carro più diffuso) da 28 tonnellate con 1 cannone da 76,2 e 2 mitragliatrici; equipaggio 4-5 uomini, velocità 55 km/h. La divisione di cavalleria era ordinata su due brigate di cavalleria, ognuna di due reggimenti cacciatori - un reggimento d'artiglieria a cavallo su due gruppi cli 2 batterie da 76 ciascuno un reggimento motomeccanizzato con un battaglione autoportato, un battaglione carri leggeri e una batteria autocannoni da 152 uno squadrone mitraglied uno squadrone collegamenti - un plotone chimico - una sezione aeroplani da collegamento.

Carro medio T34.

I Corpi di cavalleria erano costituiti con la riunione cli pm divisioni di cavalleria più una brigata motorizzata - una brigata carri - artiglieria pesante - aviazione d'assalto. Tutti gli organici di cui sopra subirono diverse modifiche durante il corso della guerra e variarono a seconda dei fronti e delle zone d'impiego. All'Armata Rossa appartenevano anche: - l'Ossoaviachim, un'organizzazione paramilitare di volontari per la difesa chimica ed antiaerea; - la Croce Rossa, istituzione sanitaria per l'addestramento del personale da inviare alle unità operative. Nel periodo 1940-41, anche se la sicurezza, l'efficacia e la potenza dell'Armata Rossa aumentavano di giorno in giorno, tale indiscutibile progresso risultò del tutto retrivo e non fu sufficiente


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ad affrontare la nuova situazione che andava delineandosi con il precipitare degli eventi politici e che vide, di lì a poco, il confronto diretto con la Wehrmacht. L'Aeronautica militare sovietica a ffrontò le tre Luftflotten tedesche con circa 2.800 aerei di ogni tipo, in uno stato di assoluta inferiorità nonostante il suo notevole vantaggio in termini numerici. Sul finire degli anni trenta, l'industria aeronautica, in continua e rapida espansione, aveva p rodotto aerei in grande abbondanza ma, all'inizio del con flitto con la Germania, questi er ano quasi tutti superati o stavano per esserlo. La maggior parte dei velivoli in dotazione ai reparti da caccia era costituita dai J 16 noti con il nome di Rata, impiegati nella guerra di Spagna (vel. max. 525 km/h, armamento 2 cannoni da 20 mm. e 2 mitragliatrici da 7,62 mm.), i r imanenti e rano J 153 e J 15 lenti biplan i rivestiti di tela. I reparti da bombardamento disponevano principalmente del Tupolev SB2 (vel. max. 424 km/h, armamento 4 mitragliatr ici e 600 kg. di bombe). Esistevano pure i vecchi quadrimotori, risalenti al 1931, Tupolev TB3 (vel. max. 215 km/h, armamento 6 mitragliatrici e 2200 kg. di bombe). Il bombardamento strategico, nel senso occidentale della parola, era escluso per mancanza di aerei adatti. Infatti, per tutta la durata della guerra, non vennero mai lanciati, da parte dei sovietici, attacchi a erei su obiettivi industriali, nodi stradali e ferroviari o grossi centri urbani. Come per l'Esercito, anche l'Aeronautica era stata sottoposta ad un completo riordinamento, sempre restando suddivisa in Aviazione dell'Esercito ed Aviazione della Marina. L'Aviazione dell'Esercito dipendeva da] Comandante delle Forze Aeree che, a sua volta, era sottoposto al Commissario del Popolo per la Difesa del Territorio. Le Forze Aeree dell'Eser cito erano articolate in Armate Aeree, in una Unità Autonoma Strategica ed in un Comando Caccia della Difesa Aerea (per la protezione del territorio nazionale). Le Annate Aeree, suddivise in corpi, divisioni e brigate, e dotate di velivoli da caccia, da combattimento e da bombardamento, erano affiancate alle Armate terrestri e sottoposte ai Comandanti in Capo di queste ultime. La dottrina sovietica infatti, prevedeva che tutte le forze aeree venissero impiegate escJusivamente in stretta cooperazione con le forze terrestri, secondo criteri puramente tattici.


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Alle Forze Aeree dell'Esercito appartenevano pure unità aviotrasportate e paracadutiste. Benchè fin dal 1934 l'Unione Sovietica avesse dedicato una particolare cura al loro approntamento e addestramento, non vennero mai effettuate azioni di queste truppe, nemmeno quando la situazione le avrebbe richieste. L'unico impiego di una certa consistenza (a parte piccole azioni isolate), si ebbe nel 1943 sul Dnieper, e fu un fallimento a causa di imprecisione nel lancio e di deficienze nell'armamento, troppo leggero. L'Unità Autonoma Strategica, ordinata come le Armate Aeree, era alle dipendenze dell'Alto Comando dell 'Esercito come riserva operativa. Le Forze Aeree della Marina e rano alle dipendenze dei Comandi Marina (Mar Baltico, Mar Nero, Mare del Nord e Pacifico).

Iliu.shin IL-2 «Sto rmovik,,.

La ragione del quasi completo annientamento dell'Aviazione sovietica nel primo periodo di campagna, oltre che all'inferiorità qualitativa, addestrativa e dottrinale, va ricercata anche nel fatto che la maggioranza dei reparti aerei era stata schierata negli aeroporti vicini al confine ed in quelli della Polonia conquistata, divenendo così facile preda degli attacchi cli sorpresa della Luftwaffe. Negli anni seguenti, l'industria aeronautica, trasferita verso gli Urali ed in Siberia, fornì alle forze combattenti un grande quantitativo di velivoli moderni (integrato dagli alleati), quali: i caccia YAK 1, LAGG3 e Mig3 ed altr i, tutti dalle caratteristiche pressochè uguali (velocità 540-580 km/h, armamento 2 mitragliatrici cal. 12,7 ed un cannone da 20 mm.); il velivolo da fanteria IL2 Stormovik (2 uomini d'equipaggio, vel. max. 404 km/h, 2 cannoni da 20 mm., 1 mitragliatrice da 12,7, 2 mitragliatrici da 7,62, bombe 400 kg.), aereo particolare, corazzato in diversi punti per la protezione del motore e dell'equipaggio, per l'impiego diretto nella battaglia terrestre; il bombardiere medio «Pe2», utilizzato anche per il bombardamento a tuffo e per ricognizione, della velocità massima


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dai 480 ai 500 km/h e con un carico di bombe di 600 kg.; il bombardiere pesante JL4, della velocità massima di 360 km/h, armato con 3 mitragliatrici e con un carico di bombe di 1000 kg. Gli aerei sovietici di nuovo tipo - i caccia Yak 1 e i Mig 3, e i bombardieri Pe 2 - incominciarono ad essere prodotti nel 1940, ma in quantità ridottissime. Così nel 1940 furono costruiti soltanto 20 Mig3, 64 Yak! e 1 o 2 Pe2. La situazione migliorò in una certa misura nella prima metà del 1941, vennero prodotti 1946 nuovi caccia (Mig3, Lagg3 e Yak!) nonché 458 bombardieri Pe2 e 249 Stormovik 112. Ma queste quantità erano del tutto insufficienti ad aumentare in modo sostanziale la percentuale degli apparecchi moderni dell'esercito e, nel giugno 1941, la grande maggioranza degli aerei era del tipo antiquato 116.

Nonostante le nuove dotazioni, l'aviazione sovietica non raggiunse mai il grado di efficienza delle altre aviazioni alleate. Alla fine del 1942, dopo una lunga serie di rovesci sovietici e la profonda penetrazione delle truppe germaniche fino alle porte di Mosca, l'Armata Rossa passò alla controffensiva. La progressiva riduzione dell e risorse della Germania e gli accaniti combattimenti, avevano paurosamente ridotto gli effettivi delle unità tedesche, sia in uomini che in mezzi, anche se Hitler non voleva rende rsene conto. Nel 1943, questo crescente logoramento neutralizzò quasi del tutto i passi avanti compiuti sul piano della qualità dell'equipaggiamento, grazie soprattutto alla produzione dei nuovi carri Tiger e Panther. La gravità di questo indebolimento dell'esercito tedesco era tanto maggiore in quanto, rispetto al 1941, l'esercito sovietico era non soltanto più forte sul piano numerico, ma anche più efficiente sul piano qualitativo, dato che la sua capacità di prestazioni risentiva dei benefici effetti ' çonnessi alla crescente quantità di equipaggiamenti prodotta dai nuovi grandi stabilimenti negli Urali o messa a disposizione dagli alleati occidentali. (Nel corso della guerra l'URSS ricevette un enorme quantitativo cli materie prime e di prodotti fin iti con la legge americana del Lend-Lease. Per fare un esempio: petrolio e derivati per circa 2.700.000 tonnellate; viveri per circa 4.500.000 tonnellate; 14800 aerei di ogni specie; 13.300 veicoli eia combattimento; 430.000 autoveicoli cli ogni specie; 2.000 locomotive e 11.200 vagoni). I suoi

11 6

id. id., p . 415.


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carri armati non erano secondi a quelli di nessun altro esercito: anzi, quasi tutti gli ufficiali tedeschi li consideravano migliori dei loro; pur accusando la mancanza di determinati accessori (l'attrezzatura radio per esempio), sul piano delle prestazioni, della resistenza e dell'armamento, essi avevano raggiunto un alto livello di efficienza. L'artiglier ia russa era di qualità eccellente e le carenze manifestatesi nel 1941-42 avevano portato alla produzione su vasta scala di razzi e lanciarazzi - di più agevole fabbricazione rispetto ai tradizionali pezzi d'artiglieria - di notevoli prestazioni. Il fucile sovietico era più moderno di quello tedesco e capace di una più elevata velocità di tiro, il parabellum era diffusissimo in tutti i reparti, mentre tutte le armi pesanti della fanteria non erano inferiori a quelle tedesche. All'inizio del 1945, le forze armate sovietiche disponevano di una volta e mezza in più di fucili e carabine, tre volte di mitragliatrici, otto volte di carri e semoventi, cinque volte di aeroplani, che nel dicembre 1941117. Erano state anche riorganizzate .le grandi unità corazzate in: Armate corazzate e Corpi d'armata corazzati e meccanizzati; l'unità base continuò ad essere però la brigata, che disponeva mediamente di 64 carri T34. La composizione del Corpo d'armata corazzato variava considerevolmente, ma in genere era di tre brigate carri medi ed una brigata fucilieri motorizzati . Al massimo della forza, i Corpi corazzati avevano inoltre un battaglione esplorante, un battaglione motociclisti, uno o due battaglioni carri pesanti, due reggimenti semoventi, due reggimenti controcarro, un gruppo controaerei, un gruppo mortai ed un gruppo lanciarazzi. Con tale organico, i mezzi corazzati disponibili variavano da 300 a 330, pressochè il doppio di quelli inquadrati in una divisione corazzata tedesca, con effettivi al completo, della stessa epoca. L'organico del Corpo d'armata meccanizzato era simile a quello del Corpo corazzato ma con proporzioni invertite, cioè tre brigate di fanteria motorizzata, ciascuna con un battaglione carri, ed una brigata corazzata 118. Il punto debole dell'Armata Rossa era nei mezzi di trasporto motorizzati, ed a soddisfare questa vitale esigenza contribuirono le

111 V.D. SOKOLOSVKIJ, Marshal of the Soviet Union: Soviei 1vfilitary S t rategy, MacDonald and Jane's, LomJor:{ 1968, p. 136. 1 1s R.M . OGORKIEWICZ: A rmour, Stevens e Sons, London 1960, pp. I O1-102.


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crescenti forniture di autocarri dagli Stati Uniti. Non meno importanti furono gli ingenti quantitativi di generi alimentari in scatola messi a disposizione dagli americani, e che avevano il vantaggio di non essere deperibili e di più facile trasporto; infatti, a causa delle enormi dimensioni delle sue forze armate e dell'insufficienza delle sue linee di comunicazione, il problema dei rifornimenti era il fattore che più di ogni altro impediva alla Russia cli esplicare tutta la sua potenza. Tale problema sarebbe stato più serio se le truppe sovietiche non fossero state abituate a vivere ed a combattere accontentandosi di un livello di approvvigionamento alquanto più basso di quello degli eserciti occidentali. Anche se l'Armata Rossa non arrivò mai ad uguagliare il loro grado di mobilità, essa era più mobile degli eserciti occidentali in rapporto ai mezzi tecnici disponibili, in quanto era in grado di operare ad un livello di esigenze assai più basso. Il suo carattere primitivo costituiva un punto di forza non meno di quanto, per altri aspetti, costituisse un punto di debolezza. I soldati russi riuscivano a sopravvivere in condizioni nelle quali a ltri sarebbero morti cli fame. Pertanto, avendo a disposizione più ampie risorse, le avanguardie dell'Armata Rossa potevano ora esplicare una maggiore capacità di penetrazione in profondità, mentre per il fatto di aver bisogno di così poco, in termini di mezzi di trasporto e cli viveri, il grosso della fanteria riusciva a tenere un passo sufficiente a permettergli di non perdere i contatti con le più veloci avanguardie. Naturalmente, finita la fase difensiva, la condotta strategica della guerra si trasformò rifacendosi ai concetti fondamentali della dottr ina sovietica. Mentre da parte tedesca, l'imperativo era di resistere a qualunque costo, lo scopo primario dell'Armata Rossa era quello di distruggere più fone germaniche possibile e di avanzare verso ovest. Le principali forme di operazioni strategiche furono quindi: - l'accerchiamento di grandi formazioni nemiche e la loro conseguente distruzione; - lo sfondamento del fronte nemico con il conseguente isolamento dei gruppi d'armate nemici. L'accerchiamento dei grandi gruppi nemici fu ottenuto con metodi differenti. I più importanti di questi furono: - attacchi simultanei in due direzioni con lo sfondamento del fronte sui fianchi dei gruppi nemici e sviluppo in profondità lungo linee convergenti (Stalingrado, Lvov, Yassy-Kishnev ed altre operazioni);


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una potente azione d'urto avvolgente destinata a spingere il nemico contro barriere naturali (zona del Baltico e Prussia Orientale); - in casi particolari, accerchiamento di grandi gruppi nemici, ottenuto come risultato dello sfondamento del fronte in parecchie direzioni con il conseguente sviluppo di attacchi in direzioni convergenti ed avvolgimento delle truppe nemiche mediante operazioni in profondità (Bielorussia e Berlino) 119. Grandi progressi furono realizzati dall'Armata Rossa anche sul piano dell'abilità tattica. Mentre nel 1942, sotto questo aspetto, si era registrato un sensibile deterioramento dovuto alla perdita di un'alta percentuale delle truppe più addestrate nel 1941, entro il 1943 la crescente esperienza di combattimento aveva ovviato in larga misura a questa debolezza, ed ora .le nuove formazioni avevano una preparazione di base migliore di quella che le formazioni più vecchie avevano ricavato dall'addestramento prebellico. Il miglioramento incominciò alla cima della piramide. La drastica eliminazione dei vecchi capi aveva creato spazio per la rapida ascesa di una generazione di giovani e dinamici generali, quasi tutti sotto i quarant'anni e - a differenza dei loro predecessori prescelti in base non ai loro meriti politici bensì alle loro doti militari. L'età media degli alti comandanti russi era ora di quasi vent'anni più bassa di quella dei loro colleghi tedeschi, e l'abbassamento del livello d'età provocò un innalzamento del livello di efficienza e di intraprendenza. Gli effetti congiunti del ringiovanimento dei quadri di comando e della progressiva maturazione sul piano dell'esperienza di combattimento, ebbero un evidente riflesso tanto nel lavoro strategico degli stati maggiori quanto nell'abilità tattica delle truppe. Il miglioramento avrebbe dato risultati ancora più marcati se non fosse stato per la tendenza dei generali a continuare ad attaccare per timore o per desiderio di impressionare favorevolmente chi stava sopra di loro, anche quando si imbattevano in una resistenza tale da rendere chiaramente vano ogni ulteriore sforzo. In condizioni come quelle in cui operava l'Armata Rossa, solo i comandanti già ampiamente affermati potevano azzardarsi a non superare quelli che, di volta in volta, apparivano loro i limiti del possibile mentre l'abbondanza del materiale umano incoraggiava il dispendio più indiscriminato. Tutti questi elementi di vantaggio permisero ai sovietici di

119 SoKOtOVSKIJ: op. cit., pp. 140-141.


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proseguire, seppure molto lentamente, l'avanzata a rullo compressore verso il cuore della Germania. Naturalmente questa fu possibile grazie, prìncipalmente, all'enorme massa di aiuti alleati ed ai loro sbarchi sulle coste europee, che costrinsero i tedeschi a distrarre parte delle loro forze migliori dal fronte orientale. Il Giappone, nel 1941, dopo gli interventi in Cina ed in Indocina , con il conseguente embargo delle forniture dì materie prime e specialmente di petrolio da parte dell'America, Gran Bretagna e governo olandese in esilio, fu costretto, per non perdere la faccia, a scegliere la strada della guerra. La carenza di petrolio rendeva indispensabile per il Giappone di iniziare le operazioni entro l'anno e gli imponeva inoltre un ben preciso programma: impadronirsi deì campì petroliferi e delle zone di produzione di altre materie prime, come gomma stagno e bauxite, dall'Asia meridionale, e trasportare tutti questi prodotti, senza incidenti, nel territorio nazionale. Il piano strategico giapponese venne quindi definito. Un improvviso attacco coordinato contro le Filippine e la Malesia, seguito, una volta conquìstati gli obiettivi più importanti, da successivi attacchi contro le Indìe o lan desi e la Birmanìa. In questo modo sarebbero state eliminate tutte le minacce potenzìali prima di conquista re il Borneo, Giava e Sumatra, le isole produttr ìc i di petrolio. Per queste operazioni l'esercito destinò 11 dìvìsioni delle 51 disponibìli e 2 brigate miste delle 159 esistenti: una forza inferiore a q uella di tuttì glì alleatì complessivamente. Ma la superorità navale ed aerea di cui godeva il Giappone gli avrebbe assicurato quasi sempre un vantaggio operativo sul piano locale, ed ìl peso di questo vantaggio sarebbe stato moltiplicato dall'esperienza e dal superiore addestramento dei soldati giapponesi, soprattutto nel campo degli sbarchi anfibi, della lotta nella giungla e degli attacchi notturni. Le divisioni impiegate erano, in maggioranza, le standard del tìpo «B» già descritte, occasionalmente rinforzate da reparti carristi. Dato il terreno sul quale si dovevano svolgere le operazioni, e che non offriva, di solito, grandi spazì di manovra, non vennero previste grandi unità carri. (Per tutto il periodo della guerra vennero costituite soltanto tre d ivisioni corazzate, dislocate esclusivamente in Manciuria). L'Aviazione dell'Esercito (che disponeva complessivamente di circa 1500 aerei di prima linea e di diverse specialità, suddivisi in


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cinque divisioni di 275-360 aerei ciascuna) impiegò per le operazioni terrestri nel Pacifico due divisioni per un totale di 725 velivoli. Mentre l'Aviazione della Marina (che disponeva comples~ivamente di 1381 aerei cli prima linea e 1648 di seconda linea) intervenne con circa 700 velivoli di base a terra o imbarcati. Le forze aeree nipponiche erano numericamente molto super iori a quelle alleate e potevano contare su una netta superiorità quali tativa, sia in personale, che aveva ormai anni di esperienza di combattimento, sia in mezzi: basti accennare al caccia imbarcato Mitsubishi A6M Zero (velocità max. 565 km/h a 6000 mt. di quota, armamento 2 cannoni da 20 mm. e 2 mitragliatrici da 7,7 mm.), al bombardiere in picchiata Aichi D3A VAL (velocità max. 386 km/h, armamento 3 mitragliatrici da 7,7 mm. e 370 kg. cli bombe), all'aerosilurante Nakajima BSN Kate (velocità max. 378 km/h, armamento 1 mitragliatrice da 7,7 mm. ed 1 siluro da 800 kg.), ed al bombardiere Mitsubisji G4M Betty (velocità max. 428 km/h; armamento 1 cannone da 20 mm., 4 mitragliatrici eia 7,7 mm. e 800 kg di bombe).

Mi1subishi A6 At3 «Zero ».

Contemporaneamente al piano relativo agli sbarchi ed alle operazioni terrestri, lo Stato Maggiore della Flotta, sotto la guida del Comandante in Capo ammiraglio Isoroku Yamamoto, elaborò un piano inteso a prevenire, in misura decisiva, l'intervento americano nella guerra, attaccando con un'azione aereonavale la base della flotta statunitense del Pacif ico a Pearl Harbor, nell'isola hawaiiana di Oahu, distante 3400 miglia dal Giappone. La conferma della validità dell'idea di un attacco diretto ad una base navale era stata fornita dagli inglesi, il cui attacco, basato sull'impiego delle portaerei contro la squadra ita liana a Taranto nel novembre 1940, aveva convinto i giapponesi che i siluri potevano essere efficacemente utilizzatt anche in acque poco profonde. Il piano, elaborato nella più assoluta segretezza dallo Stato Maggiore di Yamamoto, venne approvato dallo Stato Maggiore


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della Marina Imperiale, nonostante la violenta opposizione da parte di molti ammiragli di grado elevato. Esso prevedeva l'avvicinamento delle portaerei attraverso l'oscuro e nebbioso Pacifico settentrionale per mascherare il movimento fino ad un punto di lancio a nord di Oahu; di qui, una domenica mattina, gli aerei giapponesi si sarebbero levati in volo per attaccare Pearl Harbor. Non si sarebbe fatto alcun tentativo di sbarcare truppe a Oahu: i giapponesi non potevano sottrarre un numero di navi sufficienti per un'operazione di questo genere, nè potevano rischiare di perdere il vantaggio della sorpresa mettendo in movimento una grossa flotta da trasporto. La costituzione della Forza d'Attacco, al comando del vice-ammiraglio Nagumo, era la seguente:

Portaerei giapponese Soryu (1942).

una divisione navi da battaglia con due unità; una divisione incrociatori pesanti con due unità; tre divisioni portaerei con sei unità sulle quali erano imbarcati, complessivamente, 389 velivoli dei quali 350 destinati all'operazione, suddivisi in: 40 aerosiluranti, 103 bombardieri, 129 aerei da picchiata e 78 caccia 120. Il piano offensivo generale giapponese teneva conto anche delle forze navali contrapposte che, all'inizio del conflitto, erano le seguenti: - 10 corazzate giapponesi contro 9 americane e 2 del Commonwealth; 120 N. POLMAR. M. GENDA, E.M. BROWN, R.M. LANGDON: Aircra/t carriers. A grafie history of carrier avialion and its influence on World events, Doubleday e C., New York 1969, p. 154.


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10 portaerei contro 3 americane; 18 incrociatori pesanti contro 13 americani e 3 del Commonwealth; - 22 incrociatori leggeri contro 11 americani, 7 del Commonwealth e 3 olandesi; - 112 cacciatorpediniere contro 84 americani, 9 del Commonwealth e 7 olandesi; - 64 sommergibili contro 51 americani e 16 olandesi. Mentre tra le parti esisteva un certo equilibrio sotto quasi tutti gli aspetti, i giapponesi avevano un nettissimo margine di vantaggio nelle portaerei. Inoltre vi erano notevoli differenze sul piano qualitativo: le forze nipponiche erano compatte e ben addestrate; tra le due principali basi degli alleati, Pearl Harbor e Singapore, si stendevano 11.000 km. di oceano. Infine la marina da guerra imperiale era molto più efficiente disponendo cli molte unità più moderne, quasi tutte meglio armate e più veloci delle corrispondenti unità alleate, ad esempio, solo la Prince of Wales britannica era all'altezza delle migliori corazzate giapponesi. A vantaggio dei nipponici si trovava anche l'alto grado di perfezione al quale avevano saputo portare le tecniche della guerra anfibia, fattore cli primaria importanza in un teatro come quello del Pacifico sud-occidentale, costellato di isole. L'unico punto debole del Giappone era rappresentato dalla relativa esiguità della sua marina mercantile (poco più cli sei milioni di tonnellate di naviglio), ma questo si sarebbe rivelato un grave svantaggio soltanto più tardi. In breve, i giapponesi iniziarono la guerra con un ampio margine di vantaggio in tutti i campi. Nella fase iniziale, l' unico vero pericolo era rappresentato dalla possibilità di un tempestivo intervento da parte della flotta americana del Pacifico: pericolo che infatti i giapponesi neutralizzarono con l'attacco a Pear l Harbor, durante il quale vennero affondate e messe temporaneamente fuori uso otto corazzate, tre incrociatori leggeri, tre cacciatorpediniere ed altro naviglio minore, mentre dei 349 aerei presentì ad Oaju, 188 furono distrutti e 159 danneggiati. A peggiorare la situazione alleata si aggiunse, tre giorni più tardi, l'affondamento, da parte di aerosiluranti e bombardieri nipponici della Prince of Wales e della Repulse. Ma come i progetti strategici tedeschi, anche quello giapponese aveva un'esigenza vitale, senza la quale avrebbe condotto il paese verso la catastrofe finale: vincere la guerra in una rapida campa-


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gna. Molti alti responsabili della strategia giapponese se ne rendevano conto. Un rapporto ufficiale della Marina Imperiale, redatto durante l'estate del 1941, concludeva: Il Giappone potrà sostenere un ruolo d'attacco per due anni. Poi sarà inesorabilmente dominato dalla produzione industriale americana che verrà decuplicata nel giro di due anni, almeno per quanto concerne le costruzioni navali ed aeronautiche.

L'am!)1iraglio Yamamoto, il comandante della Flotta Combinata, che per aver vissuto per anni negli Stati Uniti conosceva bene il potenziale americano, riduceva invece il successo ad un massimo di un anno: Un anno. E basta. L'ammiraglio Nagano, Capo dello Stato Maggiore Generale della Marina, interrogato dall 'imperatore nel novembre I 941 sulle possibilità che aveva il Giappone di vincere la guerra, r ispondeva: Non crediamo alla vittoria[... ] ma siamo costretti a fare la guerra. Una preparazione intensa, uno sforzo bellico considerevole, sfociarono nei grandi successi iniziali conseguiti dall'impero del Sol Levante in mare ed in terra, ma la valutazione errata delle possibilità industriali americane portò ad una delle più arrischiate decisioni della storia, dando vita per primi ad uno scontro gigantesco, a tre dimensioni, nel corso del quale emersero principi nuovi, configurando forse le guerre del futuro. Il Giappone, portato sin dall'inizio delle ostilità al limite estremo delle proprie possibilità economiche e militari, non potè ulteriormente impedire il capovolgimento della situazione quando gli Stati Uniti misero in marcia la loro enorme macchina di guerra, capace di produrre ordigni bellici inediti, contro i quali esso non potè schierare che una nuova istituzione; i Corpi suicidi: i Kamikaze (dalle due parole kami e kaze - vento divino - in ,memoria del tifone che il 14 e 15 agosto 1281 disperse, al largo delle coste nipponiche, la flotta mongola di Kublai Khan, salvando così il Giappone da una sicura invasione), piloti che si lanciavano a bordo di aerei carichi di esplosivi o di bombe a razzo, contro le navi americane; i Shinyo piloti di canotti esplosivi; i Fukuryu sommozzatori suicidi; i Kaiten piloti di siluri. Questi Corpi suicidi però, conseguirono più successi psicologici che strettamente militari. Come per la Germania, le cause della sconfitta giapponese furono sia, e principalmente, economiche, sia militari. Le perdite cli materiale subite in battaglia non poterono più essere rimpiazzate e non poterono neanche essere completamente


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soddisfatte le più elementari esigenze dell'esercito e della marina. Non solo i comandanti le zone occupate non riuscirono a sfruttare le risorse na turali del posto, ma soltan to una fraz ione di ciò che veniva prodotto riu scì a raggiungere la madrepatria per via del fa tto che la marina mercantile giapponese disponeva di un numero limitato di navi ed a causa dei rovinosi a ttacchi dei sommergibili a mericani contro le navi in navigazione sulla lunga rotta per il nord. Di contro invece, negli Sta ti Unti la mobilitazione economica andava sempre più accelerandosi. Mentre sotto lo stimolo della guerra la produzione del Giappone era a umenta ta di un quarto, quella dell'America era salita di due terzi, ed a ciò si aggiunga che l'efficienza industriale del Giappone era pari soltanto al 35 per cento di quella del suo nemico. Ancora più signi ficativo era il fatto che in Giappone il prodotto nazionale lordo (prendendo come base i'indice del 1940 uguale a 100) agli inizi del 1943 era salito appena di 2 pun ti, mentre quello dell'America era balzato a 136. E si trattava inoltre di un'espansione ben pianificata a tutti i livelli. I giapponesi, invece, non r iuscirono a diversificarla. La loro produzione di armamenti, per esempio, er a aumentata, ma a spese del mate riale non m ilitare 12 1. Relativa mente a lle cause militari, s i può osservare che la Marina Imperiale giapponese, dopo le ininterrotte e spettacolari vitto rie della prima fase della guerra, iniziò il suo declino per due motivazioni essenzia li. Un'inca pacità d i adattame nto dei suoi comanda nti alle tec niche mode rne ed alle condizioni, spesso mutevoli, dei combattimenti: data la loro riluttanza ad una guerra difensiva, quando l'iniziativa passava a l campo opposto, e si veniva no a creare circostanze impreviste, si verificava nel comando un'incertezza pregiudizievole a lla riuscita dell'operazione. Un'incapacità di condotta di guerra con i sommergibili e la mancanza di naviglio adatto (che arrivò troppo tardi) per contrastare la violenta campagna svolta dal naviglio subacqueo americano contro le vitali linee d i comun icazione giapponesi. Le forze aeree nipponiche, partite avvantaggiate si a in qu antità che in qualità, dovettero subi re, s ulla di s ta nza, la supremazia aerea americana, quando gli Stati Uniti fecero scendere in campo velivoli 121 J. T o 1.,1No:

L'eclisse del Sol Levanl.e, Mondadori, Milano 197 1, p. 634.


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di nuova concezione, più veloci, più protetti e con maggior autonomia, mentre il Giappone riammodernò i suoi mezzi quando ormai era troppo tardi. Le ingenti perdite subite portarono inoltre ad un decadimento cli qualità dei piloti perché i vuoti furono colmati da personale affrettatamente addestrato e senza esperienze di combattimento. Anche le forze terres tri, dopo aver inflitto gravi umiliazioni a cinesi, americani, inglesi e olandesi, a lungo andare subirono la stessa sorte delle forze aeree e navali; ma qui il discorso è più ampio. Nel loro complesso, le armi dell'esercito giapponese erano inferiori agli standards occidentali ma, all'inizio, esistevano in quantità sufficienti per le sue necessità ed i soldati che le impiegavano erano tenaci e ben addestrati, audaci nell'attacco, caparbi della difensiva, ed anche quando la situazione si presentava senza speranza, combattevano fino alla morte. Un'elevata percentuale di essi era costituita da buoni atleti ed esperti in arti marziali, ma, a parte questo, i soldati giapponesi erano abituati a lunghe ore di duro lavoro; in effetti, l'origine contadina della loro maggioranza aveva i suoi vantaggi. Per uomini abituati a trasportare sulle spalle fino a cento chili di riso, trascinare pesanti mezzi ed equipaggiamenti lungo i sentieri della giungla non era un problema. Armi pesanti reggimentali ed artiglieria da montagna vennero portate normalmente in posizioni della giungla più profonda, e le truppe alleate spesso si trovavano sotto il fuoco proveniente da direzioni inaspettate. Un altro vantaggio era costituito dalle loro minime esigenze in fatto di alimentazione. Le intendenze non inviavano grandi quantitativi di generi alimentari dalla madrepatria. Le forze d i spedizione in Birmania ed in Cina provvedevano al loro sostentamento con risorse locali; nelle zone più remote, i giapponesi integravano le loro già scarse razioni con caccia e pesca. Nell'esercit'o imperiale non esistevano cucine da campo e nelle unità combattenti non si trovavano cucinieri. Ogni uomo nel reparto era un combattente ed ogni uomo era responsabile della preparazione del suo cibo. Per quanto riguarda le tecniche di combattimento, il soldato giapponese è ricordato principalmente per la sua tattica offensiva piuttosto che difensiva. La fanteria vinse la guerra in Cina, Indocina, Malesia, Indie Orientali olandesi e nel Pacifico - ed in seguito le perdette - con gli attacchi che culminavano sempre in cariche Banzai. Questi assalti, che si dimostrarono efficienti contro le truppe cinesi miseramente armate e quelle alleate, inizialmente


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inesperte, r appresentarono l'aspetto più emblematico della tattica giapponese: basati sul concetto del diciannovesimo secolo che l'arma bianca poteva tener testa a lla potenza delle armi da fuoco, divennero il simbolo dell'ar retrata dottrina nipponica. Ma un nemico deciso, con un ben condotto fuoco cli fucilieria e di armi a utomatiche, poteva stroncare qualsiasi carica Banzai e trasformarla in un massacro. Quando i giapponesi se ne resero conto, e (urono costretti a passare alla difensiva, il loro comportamento, i loro concetti e la loro dottrina si trasformarnono in svantaggio. In conclus ione, i soldati, gli aviatori ed i mar'inai giappones i si batterono con energia, coraggio, disciplina ed abnegazione ammi revoli, ma vennero sconfitti prima che fossero lanciate le due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Gli Stati Uniti, nel periodo immediatamente precedente il secondo conflitto mondiale si trovavano in una situazione, per quanto riguardava gli a pprestamenti militari, più o meno simile a quella descritta, nel 1932, dal già citato genera le March (vedi nota 47), e c ioè che essi, di loro iniziativa, si erano res i più impotenti della Germania sotto le limitazioni del Trattato di Versailles. Soltanto 1'8 settembre 1939, il Pres ide nte Roosevelt, dichiarando una non meglio definita emergenza nazionale limitata, ordinò l'aumen to degli effettivi dell'Eser cito Regolare a 227.000 uomini ed autorizzò la Guardia Nazionale a raggiungere una forza di 235 .000 unità. Questo poco significativo incremento mise comunque in grado lo Stato Maggiore Generale di disporre di elementi per costituire truppe e quarlieri gene rali di corpo d'arma ta e d'armata, che consentirono, nei primi mesi del 1940, di effett uare manovre di grandi unità (mai svolte dopo il 1918) secondo gli insegnamenti della campagna tedesca in Polonia. L'allargamento de l conflitto nell'Europa occidentale spinse il Congresso a votare un ulteriore aumento dell'Esercito Regolare, con i relativi stanziamenti, a 375.000 uomini. Contemporaneamente venne creata una Commissione consultiva del vecchio e poco attivo Consiglio di Difesa Nazionale, allo scopo di elaborare i piani di mobilitazione industriale per un eventuale sviluppo dell'esercito ad una forza di un milione di uomini nell'ottobre de l 1941, due mili oni nel gennaio 1942 e quattro milioni nell'aprile del 1942. Inoltre si provvide a perfezi onare ed aggiornare i corsi delle scuole specialistiche dell'esercito, con particolare cura a quelle destinate alla preparazione degli uffic iali e sottufficiali della Guardia Nazionale e


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della Riserva, allo scopo di disporre _d ei quadri necessari ad un rapido ampliamento dell'intero apparato militare; alle scuole già esistenti furono affiancate una Scuola Truppe Corazzate, una Scuola Anticarro ed una Scuola Artiglieria Controaerea. Tuttavia, una volta allentata la tensione del co llasso della Francia e constatata la tenace resistenza britannica durante la battaglia d'Inghilterra, il Presidente Roosevelt si pose il problema di scegliere fra un impegnativo supporto dei sopravvissuti avversari della Germania od un rapido riarmo degli Stati Uniti. Influenzato dalla maggioranza isolazionista dell'opinione pubblica, decise che gli Stati Uniti sarebbero divenuti l'arsenale della democrazia ed avrebbero assistito la Gran Bretagna e qualsiasi aJtro nemico dell'Asse, anche a spese del riarmo americano. Di conseguenza, la produzione industriale, alla fine del 1940, non incluse alcun carro medio (in parte anche per la lentezza dell'Esercito nello sviluppare i progetti), alcun nuovo obice da 105 mm., alcun cannone antiaereo pesante e praticamente nessun pezzo d'artiglieria pesante. Nel 1941, mentre la più grande industria automobilistica del mondo riversava sul mercato un gran numero cli veicoli e stava preparando i modelli per il 1942, l'Esercito era disperatamente a corto di carri armati poiché tutta la prevista produzione di questi mezzi era stata dirottata verso la Gran Bretagna e la Russia, in base alla legge Lend-lease (Affitti e prestiti). Altrettanto dicasi per le forze aeree: l'Esercito ricevette 4.189 aere i tattici, la Gran Bretagna 6.634; la Russia 1835, la Cina 407 ed altri paesi 109 122. L'irresolutezza della politica militare statunitense durante tutto il 1941, era il riflesso delle incertezze della politica nazionale: molto probabilmente, fino ai dicembre 1941, Roosevelt nutrì la speranza che con i massicci aiuti americani, la Gran Bretagna, l'Unione Sovietica e la Cina, avrebbero potuto sconfiggere le potenze dell'Asse senza l'intervento militare degli Stati Uniti. Le incertezze del 1940 e del 1941 impedirono quindi al War Department di preparare un esercito in grado di far fronte all'attacco giapponese dopo il colpo di Pearl Harbor. Le trentasei divisioni esistenti nel dicembre 1941 non includevano più divisioni di fanteria di quelle in essere, sotto forme diverse, nell'esercito di pace. Una sola divisione ed un solo reggimento di artiglieria 122 R.M. LEIGHTON. R.W. COAKLEY: Cloba/ Logislics and Strategy. 1940-43 (United S1ates Army in World War //: The War Department), Washington: Departmcnt of Army, 1955, pp. 103-106.


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controaerea erano in completo assetto di guerra. Si prevedeva che, nel febbraio 1942, soltanto otto divisioni sarebbero state addestrate ed equipaggiate con il materiale essenziale, ma il quantitativo di munizioni adeguato al combattimento sarebbe stato disponibile soltanto per due di esse. Gli Stati Uniti, con il potenziale militare in loro possesso, non poterono perciò fare altro che mantenersi sulla difensiva per parecchi mesi e perdettero parecchie posizioni periferiche avanzate, incluse le Filippine. L'attacco giapponese a Pearl Harbor, inoltre, mise un luce serie deficienze nei sistemi di sicurezza e sorveglianza militari, fatti funzionare con faciloneria negli anni di pace, e nel tipo di cooperazione fra Esercito e Marina, che sarebbe stata essenziale per concludere vittoriosamente la guerra totale appena iniziata. Nonostante tutto però, l'esistenza di personale specializzato e di piani per la mobilitazione industriale, l'attivazione della Guardia Nazionale, e la recente introduzione di manovre su vasta scala, permisero all'esercito di entrare nella Seconda Guerra Mondiale in condizioni migliori di quella della Prima. Non bisogna dimenticare che la delicata situazione militare degli Stati Uniti era una conseguenza delle sue istituzioni politiche. Comandante Supremo delle Forze Armate era il Presidente degli Stati Uniti, Capo dell'Esecutivo ma sempre soggetto alle decisioni del Congresso, che delegava gran parte dei suoi poteri militari ad altri due civili, il Segretario alla Guerra ed il Segretario alla Marina, ai quali erano subordinati i rispettivi Stati Maggiori Gener ali. L'unità di comando era rappresentata dal Presidente, ma la responsabilità delle forze terrestri ed aeree era affidata esclusivamente al War Department Genera! Staff, e quella delle forze navali al Department of Navy Generai Staff. Come specificato dallo stesso nome, i due organi al vertice dell'apparato militare erano sia ministeri che stati maggiori, ma i problemi amministrativi occupavano un posto più importante a scapito di quelli operativi, specialmente per quanto riguardava l'Esercito. Lo scoppio delle ostilità impose una basilare riorganizzazione del sistema di comando e di ordinamento dell'Esercì to, ed a questo proposito venne creato uno speciale Comitato di Riordinamento sotto la guida del generale Joseph T. McKearney. Allo Stato Maggiore Generale del War Department vennero concessi maggiori poteri, in parte delegati a tre distinti organi. Furono aboliti i comandanti delle diverse armi combattenti e le loro funzioni di addestramento


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e formulazione delle dottrine tattiche vennero assunte dall'Army Ground Forces (Forze Terrestri del! 'Esercì to). Tutte le funzioni logistiche e di supporto vennero trasferite al Service of Supply (Servizi di Rifornimento), più tardi nominato Army Service Forces (Forze Servizi dell'Esercito); gli incarichi dei capi dei diversi servizi, inclusi il Genio ed il Signa! Corps vennero mantenuti ma subordinati al capo del Service of Supply. Infine, le forze aeree dell'Esercito, che come Aìr Corps erano frazionate a lle dirette dipendenze dei comandanti delle forze terrestri, furono raggruppate sotto l'Army Aìr Forces il cui comandante per la prima volta, ne divenne l'unico responsabile verso lo Stato Maggiore Generale. Alle tre nuove istituzioni, l'Army Ground Forces, il Service of Supply e l'Army Air Forces, lo Stato Maggiore Generale delegò i compiti concernenti l'amministrazione, i rifornimenti e l'addestramento negli Stati Uniti. Questi tre comandi dovevano fornire truppe, equipaggiamento, rifornimenti e mezzi di trasporto per tutti i reparti operativi oltremare. La principale funzione dello Stato Maggiore Generale fu pertanto quella della pianificazione e del controllo delle operazioni in tutti i teatri di guerra. Per assistere il Capo di S.M. Generale nel suo ruolo di comando centrale, la War Pian Division (Divisione Piani di Guerra) venne ampliata e potenziata, trasformandosi in Operation Dìvision-OPD (Divisione Operazioni) dello Stato Maggiore Generale; questa divisione non si dedicò soltanto alla pianificazione ma divenne lo strumento attraverso il quale il Capo di S.M. Generale controllò la direzione strategica di tutte le forze miitari, e le sue responsabilità crebbero a tal punto da farle assumere l'aspetto di uno Stato Maggiore all'interno dello Stato Maggiore Generale 123. Il comitato McKearney, il War Department e lo S~ato Maggiore Generale, si dedicarono fin dal giorno di Pearl Harbo'r a riguadagnare celermente il tempo perduto. Rendendosi conto che sarebbe occorso molto tempo per raggiungere la vittoria, si prefissero un programma che prevedeva la costituzione di 213 divisioni per il giugno 1944, e questo partendo da un esercito di poche centinaia di migliaia di uomini, con armi obsolete ed in scarsa quaritità. Il programma delle 213 divisioni non fu mai raggiunto, per le ragioni 123

Rov S. CLINE: Washington Command Post: The Operation Division (United Sta/es Army in World War II: The War Department), Washington: Department of Army, 1951, pp. 67-70, 90-98.


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che vedremo in seguito, ma alla fine del 1942 le divisioni erano salite da 36 a 73, e durante tutta la guerra ne furono mobilitate 91. Nella primavera del 1945 l'Esercito consisteva di 8.300.000 uomini, dei quali però soltanto 2.000.000 costituivano le unità combattenti terrestri, 2.354.210 appartenevano alle forze aeree dell'esercito ed il resto ai servizi o ad unità non combattenti. L'inizio fu particolarmente gravoso a causa degli innumerevoli problemi e difficoltà provocati principalmente dalla penuria degli equipaggiamenti, resa più acuta dall'esigenza di creare rapidamente nuove divisioni; tale penuria si fece sentire fino al 1943. Lo Stato Maggiore Generale stabilì un programma per la costituzione d i divisioni e di unità non indivisionate di tre tipi, A, B, e C, con un grado di priorità a seconda delle tre grandi c~tegorie. Le unità di tipo A avrebbero ricevuto la completa dotazione di armi, mezzi ed equipaggiamenti, e soltanto queste avrebbero potuto essere inviate nelle zone di operazioni. Le unità di tipo B sarebbero state classificate unità d'addestramento con una dotazione di materiali al cinquanta per cento o meno; per quelle di tipo C la dotazione sarebbe stata ancora inferiore. Gli organici delle unità furono oggetto di studi particolari. Fino al 1935 era stata approvata la trasformazione della vecchia divisione quaternaria (22.000 uomini) di quattro reggimenti in due brigate della guerra 1917-18, nella divisione ternaria cli tre reggimenti (15.500 uomini). Negli anni successivi la grande unità subì diverse modifiche fino al 1943, quando il generale Lesley McNair, comandante delle Army Ground Forces stabilì l'organico e le dotazioni definitive della divisione di fanteria, che sarebbe stato il modello base delle grandi unità della Seconda Guerra Mondiale. Nella formazione del nuovo modello, il generale MacNair partì da una serie di presupposti. La divisione doveva essere costituita soltanto da elementi tali da renderla idonea ad avanzare contro una resistenza media. Non doveva essere gravata da numerose armi difensive; il suo compito era quello di attaccare ed avanzare, in caso di emergenza, la sua dotazione di armi avrebbe potuto essere integrata da riserve di pronta disponibilità; non doveva essere appesantita da equipaggiamenti di ogni genere che non fossero stati di immediata necessità. Se una divisione fosse stata dotata di tutto l'armamento difensivo necessario a sostenere un pesante a ttacco, o di tutti i mezzi di trasporto necessari a muoversi in un terreno particolarmente difficile, o di tutti i servizi sanitari necessari qualora fosse stata pesantemente impegnata essa sarebbe stata


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semi-immobilizzata dai suoi stessi impedimenti, che invece avrebbero potuto seguirla in secondo scaglione. Un altro provvedimento importante fu quello di rimuovere tutto il personale superfluo. I soldati non dovevano essere eccessivamente specializzati, ma in grado di assolvere compiti diversi. Piuttosto di possedere equipaggi e cannoni specializzati nella lotta anticarro, le compagnie fucilieri dovevano avere in assegnazione dei lanciarazzi da suddividere fra i plotoni; piuttosto di una moltitudine di trasmettitori, i fanti e gli artiglieri dovevano saper impiegare direttamente i loro telefoni e le loro radio; i fanti dovevano saper condurre gli autocarri al pari degli addetti ai servizi automobilistici; infine, i fanti non dovevano necessitare di genieri per la ricerca e la disattivazione delle mine. Masse di carri o di aerei nemici non avrebbero potuto minacciare tutte le divisioni simultaneamente, pertanto, unità specializzate anticarro ed antiaeree, opportunamente dislocate in posizioni chiave, avrebbero potuto intervenire in appoggio alle unità particolamente impegnate. Un attacco di carri così pesante da non poter essere respinto dalla fanteria con i suoi lanciarazzi e con le armi controcarro e artiglierie divisionali, avrebbe potuto essere affrontato da una forza mobile cli caccia-carri. Lo stesso criterio poteva essere adottato per i servizi trasporti e per i reparti del genio. Sulla base cli questi concetti e dopo un lungo periodo di studi ed esercitazioni pratiche sul terreno, nel 1943 la divisione di fanteria ebbe il suo ordinamento. Con effettivi pari a circa 14.000 uomini, era formata da ventisette compagnie fucilieri (tre per ogni battaglione) ognuna delle quali consisteva di tre plotoni fucilieri ed un plotone d'armi d'accompagnamento; ogni plotone comprendeva tre squadre di dodici uomini con dieci fucili Garand Ml semiautomatici a 8 colpi, calibro .30 (7,62 mm.), un fucile ~ ripetizione Springfìelcl mocl. 1903 calibro .30, ed un fucile automatico BAR (Browing Automatic Rifle) calibro .30 da 20 colpi; il plotone armi d'accompagnamento era dotato di due mitragliatrici leggere Browning calibro .30, tre lanciarazzi anticarro, tre mortai da 60 mm. ed una mitragliatrice pesante Brown ing HB M2 calibro .SO (12,7 mm.). A fianco delle compagnie fucilieri, nell'ambito del battaglione, si trovava una compagnia armi pesanti con sei mortai da 81 mm., otto mitragliatrici da .30, sette lanciarazzi anticarro e tre mitragliatrici da .50. Infine, la compagnia comando di battaglione disponeva di tre cannon i anticarro da 37 mm. (più tardi da 57 mm.), tre mitragliatrici .30, una mitragliatrice .50 e otto lanciarazzi anticar-


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ro. Tre battaglioni più una compagnia comando reggimentale (che includeva sei obici da 105), una compagnia servizi ed una compagnia anticarro con dodici cannoni anticarro, una mitragliatrice .50 e quattro mitragliatrici .30, costituivano il reggimento di fanteria. L'artiglieria divisionale era rappresentata da un reggimento con un comando, una batteria servizi e tre battaglion i; ognuno con una batteria obici da 155 mm. e due batterie obici da 105 mm. Tre reggimenti. di fanteria ed un reggimento artiglieria formavano la divisione, il cui organico prevedeva anche un comando, una compagnia meccanizzata da ricognizione, unità del genio, trasmissioni, servizi d'artiglieria, amministrativi e sanitari. Complessivamente, la grande unità, a dotazioni complete, disponeva del seguente armamento: circa 7000 fucili di diverso tipo, 165 mitragliatrici leggere, 66 mitragliatrici pesanti, 81 mortai da 60,54 mortai da 81,216 lanciarazzi e.e., 63 cannoni e.e., 30 obici da 105,12 obici da 155. I mezzi di trasporto assommavano a circa 1.800 veicoli dì vario tipo 124. Pur mantenendo come modello l'organico sopra descritto, il comando de.Ile Army Ground Forces, considerando i vari teatri d'operazioni nei quali erano impegnati gli Stati Uniti, ritenne opportuno lasciar liberi i comandanti sul campo di modificare gli effettivi e l'armamento delle divisioni a seconda delle situazioni che dovevano affrontare. In pratica, ogni divisione di fanteria fu quasi sempre rinforzata da un battaglione carri e da altri reparti dì supporto. L'accurato ed impegnativo lavoro dedicato alla ristrutturazione della divisione di fanteria, non trovò riscontro nell'organizzazione di grandi unità maggiori. Pur esistendo organici tipo (per il corpo d'armata, tre divisioni più specifiche truppe dì corpo d'annata e per l'armata tre corpi più specifiche truppe d'armata), queste grandi unità furono sempre <li composizione varia ed elastica, e costituite con formazioni di vario genere e tipo, in relazione alle esigenze d'impiego. Per assicurare loro una certa fles sibi lità, si creò un considerevole numero di reparti delle varie armi e specialità a livello battaglione e non indivisionati da assegnare o trasferire da un corpo all'altro, secondo quanto richiesto dalle situazioni contingenti; qua.lora fosse stato necessario impiegare massiccia-

124 K.R. GREENFIELD, R .R. PALMER, B.l, WtLEY: The Organizacion of Ground Combat Troops (United States Army in World War Il: The Army Ground Forces), Washington: Government Printing Office, pp. 300-318.


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mente tali reparti, questi potevano venir raggruppati in combat groups, organizzazione non permanente ma soltanto tattica, mentre i battaglioni rimanevano autonomi, sia amministrativamente che logis ticamente. Dopo le vittoriose campagne tedesche del 1939-40, anche gli Stati Uniti si orientarono verso l'impiego massiccio di carri armati e diedero vita all'Armored Force (Forza Corazzata). Si incominciarono a creare le prime divisioni corazzate sul modello tedesco che, secondo le prime valutazioni dell'OPD, avrebbero dovuto raggiungere il numero di cinquanta-sessanta. I loro effettivi assommavano a 14.620 uomini dei quali 4.848 nelle unità carri, 2.389 nella fanteria corazzata e 2.127 nell'artiglieria corazzata, mentre il loro organico era costituito da un battaglione esplorante, due reggimenti carri, ognuno su tre battaglioni, un reggimento fanteria corazzata su tre battaglioni montati su semicingolati blindati (half-tracks), un reggimento artiglieria su tre battaglioni obici semoventi da 105 ed un battaglione gen io. Complessivamente, la divisione corazzata disponeva di 381 carri, dei quali 273 leggeri mod. M3Al Stuart (12,3 tonn., corazzatura 43 mm., velocità 57 km/h, armamento 1 cannone da 37 mm. e 5 m itragliatrici da 7,62, equipaggio 4 uomini) e 108 medi M3 Grant/ Lee (24,7 tonn., corazz. 50 mm., velocità 35 km/h, armamento 1 cannone da 37 mm. in torretta, 1 cannone da 75 mm. in casamatta e 4 mitragliatrici da 7,62, equipaggio 6 uomini), e di 54 semoventi. Nel 1943 la grande unità corazzata fu riorganizzata su tre battaglioni carri, tre battaglioni di fanteria e tre battaglioni d'artiglieria: il numero degli uomini venne r idotto a 10.937 e quello dei carri a 263 ma l'aliquota dei carri medi venne quasi raddoppiata. Nel teatro di guerra europeo, i carri Stuart e Grant vennero sostituiti dal M24 Chaffee (17,93 tonn., corazz. 25 mm., velocità 56 km/h, armamento 1 cannone da 75 mm., 2 mitragliatrici da 7,62 e 1 da 12,.7, equipaggio 5 uomini) e dal M4A4 Sherman (28 tono., corazz. 76 mm. in torretta e 50 nello scafo, velocità 40 km/h, armamento 1 cannone da 75 mm. - più tardi da 76 - 2 mitragliatrici da 7,62 e 1 da 12,7, equipaggio 5 uomini), il carro più diffuso nelle unità corazzate alleate ma che, tuttavia, risultò inferiore ai Tiger e Panther tedeschi; le sue prestazioni migliorarono quando, alla fine del 1944, venne dotato delle nuove granate hypervelocity armor-piercing HVAP (ipervelocità perforante) per i cannoni da 76 mm., che potevano perforare le corazze dei carri tedeschi eccetto che nella parte frontale; di conseguenza, i carristi adottarono (quando possi-


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bile) la tattica di attaccare sui fianchi ed in numero superiore. Il problema fu definitivamente risolto quando, alla fine della guerra, uscì dalle fabbriche americane l'M26 Pershing (41 tonn., corazz. 101 mm., velocità 32 km/h, 1 cannone da 90 mm., 2 mitragliatrici da 7,62 e 1 da 12,7 equipaggio 5 uomini). Il nuovo ordinamento non previde organici reggimentali, quindi la divisione corazzata risultò essere un raggruppamento di battaglioni carri, fanteri a ed artiglieria, il cui numero poteva variare secondo le esigenze. Per darle più flessibilità, il comando di divisione comprese anche due soltocomandi di gruppo da combattimento, ai quali il comandante poteva assegnare, a sua discrezione, task forces per specifico impiego. La riduzione degli effettivi delle divisioni corazzate fu causata principalmente dalle sempre crescenti necessità di stretta collaborazione tra le divisioni di fanteria ed unità carriste; questa fu anche la ragione che costrinse lo Stato Maggiore Generale a ridimensionare i suoi progetti: infatti, delle pianificate cinquanta o sessanta divisioni corazzate, se ne costituirono soltanto dieci. Nel 1943, le operazioni belliche avevano dimostrato il ritorno ad una guerra di fanteria ed artiglieria, piuttosto che la blitzkrieg tedesca del 1939-40. Il generale McNair scrisse: Una divisione corazzata è valida soltanto nell'inseguimento o nello sfrutlamento del successo. Per operazioni contro un nemico ancora intallo è sufficiente un battaglione od un gruppo carri 125. Come conseguenza del considerevole sviluppo delle armi controcarro e delle loro tattiche d'impiego, i carri da soli non erano più in grado di creare brecce nella linea avversaria; ciò che potevano fare efficacemente era cli unirsi ali' aviazione tattica e cooperare con la fan te ria come una specie-di superartiglieria. Così, la divisione di fanteria, con il supporto cli carri, artiglieria ed aviazione, rimase l'unità di combattimento base dell'esercito; nel teatro d'operazioni europeo, i corpi d'armata vennero di massima costituiti da due divisioni di fanteria ed una corazzata. Le divisioni speciali, formate per compiti specifici, quali la motorizzata, per il deserto o da montagna, vennero riconvertite in unità standard di fanteria. Anche le divisioni aerotrasportate ebbero la medesima struttura di quelle cli fanteria, sebbene con effettivi ridotti che non

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id. id., p . 334.


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superavano gli 8.500 uomini e salvo i mezzi da impiegare per raggiungere il campo di battaglia; questo per quanto riguarda la divisione dislocata nel Pacifico, mentre nel teatro di guerra europeo, le quattro divisioni esistenti furono portate ciascuna ad una forza di 12.799 uomini, con due reggimen ti par acadutisti, un reggimento aviotrasportato su alianti con organico pari al reggimento di fanteria sta ndard, ed un battaglione obici da 105. Un particolare anacronismo: nell'era della guerra corazzata e motorizzata, gli Stati Uniti mantennero in essere una divisione di cavalleria a cavallo su quattro reggimenti, che però si distinse brillantemente combattendo a piedi nel Pacifico sud-occidentale. In conclusione, i fatti giustificarono i dubbi di NcNair sulle eccessive specializzazioni delle grandi unità e confermarono la validità della divisione di fanteria standard, elastica e flessibile subordinata, riguardo agli effettivi ed ai supporti, alla discrezione dei comandanti sul campo. L'elasticità e la flessibilità de lle unità a qualsiasi livello delle forze terrestri dell'eser cito degli Stati Uniti non si fermarono all'ordinamento ed all'armamento, ma furono evidenziate anche nella loro dottrina d'impiego. Nella prefazione de] Manuale di Servizio dell'Esercito degli Stati Uniti del 1941 (pagine non numerate) si legge: Mentre le dottrine fondamenta li di combattimento non sono nè numerose nè complesse, la loro applicazione, talvolta, è difficoltosa. La conoscenza di queste dottrine e l'esperienza nella loro applicazione, forniscono a tutti i comandanti una solida base per agire in par licolari situazioni. Questa conoscenza ed esperienza mettono in grado il comandante di utilizzare la flessibile organizzazione con la quale egli provvede a raggruppare le sue forze in unità d'impiego particolarmente adatte al compimento della sua missione. Regole e me todi prestabili ti sono da evitar e. Essi limitaùo l'immaginazione e l'iniziativa, così importanti nella prosecuzione positiva della guerra. Essi forniscono al nemico un modello operativo fisso che può essere facilmnte contrastato. È funzione del comando coordinare le tattiche e le tecniche delle varie armi e servizi così da sviluppare, con le forze impiegate per un determinato compito, l'azione d'assieme essenziale per il successo.

Tali concetti, sui quali poi si uniformarono effettivamente le operazioni, ed in particolare gli sbarchi nel Pacifico ed in Europa, vennero ulteriormente ribaditi nel capitolo Dottrine di combattimento ed in particolare in due paragrafi:


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113 - Piani e metodi semplici e diretti, con pronta e completa esecuzione, sono spesso decisivi per l'ottenimento del successo. 115 - Attraverso l'azione offensiva, un comandante esercita la sua iniziativa, preserva la sua libertà d'azione, ed impone la sua volontà al nemico. Un atteggiamento difensivo può, tuttavia, essere deliberatamente adottato come espediente temporaneo in attesa dell'opportunità di un'azione controffensiva od allo scopo di economizzare forze su un fronte dove una decisione non è, in un determinato periodo, indispensabile. La scelta da parte del comandante del momento e del luogo giusti per un'azione offensiva è un fattore decisivo per il successo dell'operazione. L'inferiorità numerica non deve necessariamente impegnare un comando ad un atteggiamento difens ivo. La superiorità numerica avversaria può essere sormontata attraverso una maggiore mobilità, miglior armamento ed equipaggiamento, un fuoco più efficiente, un più alto morale, una migliore guida. Una guida superiore spesso mette in grado una forza numericamente inferiore cli essere più forte sul punto dell'azione decisiva [...].

Contrariamente alla visuale tedesca che intendeva la guerra come una libera attività creativa basata su fondamenti scientifici, quella americana la considerava una questione di corretta interpretazione ed applicazione di dollrine in modo tale da utilizzare la flessibile organizzazione a sua (del comandante n.d.r.) disposizione per il compimento della missione. È evidente la differenza fra fondamenti scientifici e direzione scientifica. Nel suo complesso, la condotta della guerra dell'esercito statunitense fu considerevolmente più manageriale di quella del tedesco, evidenziando la dottrina, la pianificazione ed il controllo. La ragione di tutto questo fu probabilmente la relativa inesperienza della maggioranza delle truppe e dei comandanti che, civili fino a poco tempo prima, richiedevano un più alto grado di supervisione e controllo dall'alto. In generale, riflettè l'esperienza di un eserci to che, disponendo di una soverchiante superiorità di materiale, non doveva conta re sulla capacità combattiva nello stesso grado di quello tedesco. Le forze aeree dell'Esercito, unitamente a quelle della Marina, ricoprirono un ruolo decisivo nel corso della guerra e su tutti i fronti. Prima di Pearl Harbor, i piani ed i preparativi delle forze armate degli Stati Uniti erano orientati verso l'Europa: la difensiva strategica nel Pacifico e l'offensiva strategica contro la Germania apparivano la soluzione vittoriosa della guerra contro le Potenze del Tripartito.


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Massicci attacchi di bombardieri pesanti delle AAF (Army Air Forces) contro i due maggiori nemici europei dovevano rappresentare l'azione principale degli Stati Uniti. Nel Pacifico, pochi gruppi di quadrimotori B 17 dovevano essere usati per impedire l'espansione giapponese verso sud; un'aliquota maggiore di questi aerei doveva essere inviata in Europa come supporto agli sforzi della RAF, per distruggere il potenziale bellico tedesco. Questi piani vennero sconvolti dalle inaspettate e sorprendenti vittorie giapponesi iniziate a Pearl Harbor e che, praticamente, eliminarono le forze aere dell'esercito nell'intera zona, costringendo gli americani a concentrare la loro attenzione su questo teatro di operazioni ed a ricostruire gli ordinamenti, le strutture ed i mezzi anelati perduti. La perdita dei materiali di volo nel Pacifico era stata particolarmente grave se si considera che la forza complessiva delle AAF comprendeva (senza contare i velivoli da trasporto, addestramento e collegamento), 3.305 aerei di pronto impiego delle varie specialità (fra cui soltanto 18 bombardieri quadrimotori B17), 1.024 dei quali oltremare, e quasi tutti di tipo ormai superato. La linea caccia era rappresentata dagli obsoleti Seversky P-35 e Curtiss P-36c e dal Curtiss P-40 Hawk (velocità max 563 km/h, autonomia 1200 km. circa, armamento 4 mitragliatrici da 12,7 alari) l'unico in grado di competere con lo Zero, mentre quella da bombardamento comprendeva il bimotore North American B25A Mitchell (velocità max 518 km/h a 4.572 mt. di quota, armamento 3 mitragliatrici da 7,62, 1 da 12,7 e 1.633 kg. di bombe, autonomia 3.219 km.), ed il Boeing B17 Flying Fortress (velocità max 475 km/h a 7620 mt. di quota, armamento 5 mitragliatrici da 7,62 o 12,7 e 1814 kg. di bombe, autonomia 3862 km.). Le possibilità potenziali di sviluppo tecnico, di produzione industriale e di addestramento, consentirono però agli Stati Uniti di passare rapidamente dalla riclot,ta consistenza delle forze aere all'atto dell'entrata in guerra, ad un altissimo livello tecnico, di produzione e d'impiego. Basti pensare che nei soli e decisivi anni di guerra 1942, 1943 e 1944, vennero costruiti 230.052 velivoli militari, di cui 73.630 caccia e 76.985 bombardieri (28.561 quadrimotori e 27.666 bimotori), oltre a 622.116 motori d'aeroplano. (La differenza fra la cifra totale dei bombardieri e la somma dei quadrimotori, rappresenta il numero dei bombardieri monomotori utilizzati sopratutto dalla Aviazione di Marina 126. 126 F EUCHTER:

op. cit., p. 177.


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Venne inoltre perfezionata la qualità degli aerei prodotti, fra i quali spiccarono i caccia Republic P-47 Thunderbolt (vel. max 689 km/h a 9.144 mt. di quota, a utonomia max 2.736 km., a rmamento 8 mitragliatrici da 12,7 e 1134 kg. di bombe), North American P-51 Mustang (vel. max 703 km/h alla quota di 7.620 mt., autonomia max 3.701 km., armamento 6 mitragliatrici da 12,7, 1 cannone da 20 mm. e 908 kg. di bombe); oltre a diverse vers ioni migl iorate dei B17, entrarono in linea anche i bombardieri quadrimotori Consolidated B24 Liberator (vel. max 504 km/h a 7.620 mt., autonomia 3.380 km. con 2.268 kg. di bombe, armamento 10 mi tragliatrici da 12,7 ed infine la Superfortress Boeing B29 (vel. max 576 km/h a lla quota di 7.620 mt., autonomia 6.598 km. con 7.527 kg. di bombe, ar mamento 10 o 12 mitragliatrici da 12,7, 1 cannone da 20 mm.).

Caccia P-5 /D «Musta11g».

L'Army Air Force nel corso della guerra si articolò in «Squadre Aeree» (USAAF) di diversa consistenza a seconda dei teatri di guerra. La massima un ità tattica era rappresentata dal wing composto da 2 a 4 groups, ciascuno suddiviso in 2-5 squadrons, che nel bombardamento e ricognizione contavano 13 velivoli, mentre nella caccia ne contavano 28. Questo tipo di ordina mento rispecchiava la corrente di pensiero che, pur accettando in parte i concetti di Douhet, Trenchard e Mitchell, sosteneva la stretta cooperazione e la dipendenza dall'Esercito dell'Arma aerea. Di conseguenza non erano previste grandi formaz ioni autonome ma reparti di dimensioni tali da poter essere assegnati in appoggio alle grandi unità terrestri per impiego tattico, o raggruppati in numero variabile per impiego strategico. L'orientamento verso l'uso diversificato del potere aereo influenzò anche lo sviluppo dei piani e della produzione dei velivoli, dei quali se ne ebbe una notevole varietà. L'evolversi degli eventi bellici dimostrò la giustezza di tali orientamen ti: l'impiego tattico dell'aviazione s i dimostrò di estrema


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validità sul campo di battaglia, mentre il suo impiego strategico risultò determinante nel sostenere le operazioni terrestri. La Marina militare degli Stati Uniti, nel 1939, era imperniata su una linea da battaglia di quindici corazzate con un'anzianità di servizio oscillante fra i ventisette anni dell'Arkansas ai sedici anni della Colorado e della West Virginia. Altre otto navi da battaglia erano in costruzione o in progetto. La linea da battaglia aveva, come supporto, cinque portaerei (con altre due in costruzione), diciotto incrociatori pesanti, diciannove incrociatori leggeri (nove di recente costruzione e dieci degli anni venti) ed altri quattro in costruzione, più un considerevole numero cli cacciatorpediniere della prima guerra mondiale, settantatrè in fase di approntamento e ventitrè in fase di costruzione o progettazione; in servizio, o di riserva, vi erano sessantuno vecchi sommergibili, ai quali se ne aggiunsero trentacinque nuovi alla fine dell'anno.

Bombardiere pesante: Boeing B-29A «Superfortress»

Con la cadu ta della Francia si profilò la minaccia aJla sicurezza americana derivante dall'occupazione tedesca della costa atlantica e dalla possibilità d'invasione della Gran. Bretagna., Nei secoli precedenti, la Marina britannica aveva sempre impedito a qualsiasi potenza del continente europeo di ottenere il controllo delle rotte marittime dell'Atlantico. Con questa prospettiva, la Marina statunitense, fino al 1922, era stata quasi interamente concentrata nel Pacifico per sorvegliare il Giappone. Nel 1940 però, gli Stati Uniti si trovarono cli fronte ad un possibile movimento a tenaglia attraverso ambedue gli oceani. Mai come in questo momento la Ma.-ina si era trovata in dover·e di giustificare la sua funzione di prima linea di difesa della nazione. Dietro questo schermo si sarebbe potuto organizzare un potente esercito ma, contemporaneamente, le stesse forze navali dovevano essere ampliate e rafforzate.


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L'U.S. Navy iniziò la sua reale espansione dopo l'approntamento del Two Ocean Navy Act del luglio 1940. Una legge precedente, del maggio 1938, aveva autorizzato l'aumento dell'undici per cento del tonnellaggio totale, il nuovo provvedimento previde un'espansione del settanta per cento. La politica degli Sta ti Uniti e ra praticamente diretta a prevenire la conqui sta, da parte della Germania, delle isole britanniche: considerando le tradizionali corre nti d'opinione ame ricane orientate verso l'isolazionismo, il Presidente Roosevelt decise che, come per le fornit ure alle forze terrestri, anche nel se ttore navale la minaccia nazista avrebbe potuto essere a llontanata media nte una politica di shorl of war (guerra non guerra), vale a dire di aiuti militari senza inter vento diretto. Poiché la Gran Bretagna aveva un'immedia ta. ed impellente necessità di cacciatorpediniere e gli Stati Uniti r icercavano ulterior i basi navali per incrementare la difesa del Canale di Panama e della costa atlantica, come prima misura, nel sette mbre 1940 venne firmato il Deslroyer-naval base deal, a fronte del quale la Gran B retagna cedeva agli Stati Uniti i diri tti di sovranità per 99 anni su località destinate a basi navali, militari ed aeree, nelle Bahamas, Jamaica, Antigua, S. Lucia, Trinidad, Guia na Britannica, più Argentia e Be rmuda, in cambio di cinquanta cacciatorpediniere quattro pipe costruiti durante e subito dopo la passata guerra 127. Dopo l'attacco di Pearl Harbor e le susseguenti vittorie navali e terrestri giapponesi, la Marina r imase l' unico baluardo americano nel Pacifico con le tre portaerei esistenti: la Sa ratoga (33.000 tonn., velocità 34 nodi, 90 aerei) a San Diego in Californ ia, la Lexington (gemella della Saratoga e l'Enterprise (19.900 tonn., vel. 34 nodi, 100 aerei), le due ultime salvatesi fortuitamente dal disastro del 7 dicembre. Il programma di costruzioni proseguì con incredibile rapidità, superando abbondantemente i lim iti del Two Ocean Navy Act. Fra il luglio 1940 e l'agosto 1945, le forze navali vennero completate da: 10 navi da battaglia, 27 portaere i d'attacco e leggere, 111 portaerei di scorta e trasporto, 47 incroc iatori pesanti e leggeri, 370 cacciatorpediniere, 504 cacc ia torpediniere di scorta, 217 sommergibili, 975 posa e draga mine, 1915 navi pattuglia, 161 2 navi a usiliarie,

127 S.E. MoRJSON: History o f Uniteci S1a1es Na va.l Operat iun in World War II. 12 voll. · voi. I « The Baule of th e A1/an1ic», Little, Brown and Co., Boston 1959. p. 34.


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66.055 navi e battelli da sbarco, 3.053 imbarcazioni minori, per un totale di 74.896 navi. Le priorità delle costruzioni variarono a seconda del variare della situazione nell'Atlantico e nel Pacifico. All'inizio fu dato ri lievo alle portaerei ed alle navi antisommergibili per far fronte alle due minacce dell'offensiva giapponese ed alla guerra degli U-boot. La produzione delle portaerei procedette costantemente fino al 1945; il 1943 rappresentò il culmine con sei portaerei d'attacco, nove leggere e diciannove di scorta e trasporto. Ogni portaerei disponeva di un carrier air group composto di un numero variabile di squadriglie. All'inizio della guerra l'air group era formato da una squadriglia caccia, una da ricognizione, una da bombardamento in picchiata ed una aerosiluranti. Nel prosieguo delle ostilità, la proporzione dei cacciatori rispetto ai bombardieri aumentò a causa delle necessità di difesa dagli attacchi giapponesi ed al perfezionamento degli aerei da caccia, in grado di portare un carico di bombe. Nel 1945, la forza nominale delle squadriglie caccia e cacciabombardieri di una portaerei d'attacco (classe «Essex») era di 36 aerei, due terzi della forza da combattimento dell'air group. Le portaerei leggere avevano gruppi più ridotti di cacciatori e di bombardieri-aerosiluranti, mentre quelle di scorta avevano un numero di squadriglie inferiore e di diversi tipi. La costruzione dei sommergibili raggiunse il massimo di settantanove unità nel 1944. Le navi da battaglia furono tutte di concezione moderna: classe North Carolina (35.000 tonn. - 9 cannoni da 16 pollici pari a 406 mm., 20 da 5 pollici pari a 127 mm., 96 pezzi antiaerei da 40 mm., centrale di tipo elettronica, radar, velocità 27 nodi); South Dakota (più o meno con le caratteristiche della precedente): Iowa (45.000 - velocità 32 nodi - artiglierie dello stesso calibro delle precedenti ma potenziate ed apparecchiature elettroniche perfezionate). Per sopperire alle necessità della Fast Canier Task Force (Forza portaerei veloce di pronto impiego), nove scafi di incrociatori leggeri in approntamento vennero convertiti in portaerei leggere. Quando diminuì la minaccia dei sommergibili in Atlantico, la produzione di naviglio antisom venne ridotta per dedicare maggiori sforzi e risorse alla costruzione dell'enorme numero di navi e battelli da sbarco richiesti dalle operazioni anfibie nei due grandi teatri d'operazione. Di pari passo si sviluppò la produzione di aerei e di armi per la Marina; la quantità fu condizionata dalle migliorie di qualità per tener testa alle potenziate armi nemiche. Una particolare cura fu


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dedicata a l perfez ionamen to ed a lla diffusione de lle appa recchiature radar e sonar. La Marina ricevette, dal luglio 1940 all 'agosto 1945, 75.000 aerei, più di due terzi dei quali da combattimento. Venne ro prodotte in qua ntitativi massicci armi a ntiaeree ed antisom, in particolare i cannoni Bofors da 40 mm . ed Oerlìkon da 20 mm., e le centr a li dì controllo del tiro accoppiate con i radars. L'aviazione navale fece un notevole sbalzo in ava nti, si a qualita tivo che quan titativo. Partita con velivo li di prestazion i infe rior i a quelli nemici, quali l'insufficiente e poco manovriero caccia Brewster F2A Buffalo, r iguadagnò terreno con i nuovi Grumman F4F Wildcat (ve l. max 53 1 km/h a 6430 m t. di quota, armamento 2 mitragliatrici da 12,7 e 91 kg. di bombe) e F6F Hellcal (vel. max 625 km/h a 5730 m t., a rmamento 6 mi t ragliatrici da J 2,7, 6 proie ttili razzo o 907 kg. di bombe) ed i Chance Vo ught F4 U Co rsair (vel. max 718 km/h a 7986 mt., armamento 6 mitragliatrici da 12,7 o 4 cannoni da 20 m m. più razzi o bombe per 907 kg.; i bombardieri Douglas SBD3 Dauntless (vel. max 402 km/h, autonomia 21 64 km., armamento 4 mit ragliatrici e 544 kg. di bombe), di ottime prestazioni, vennero affiancati dai perfezionati Curtiss SB2C Helldiver (vel. max 452 km/h a 5090 mt., a utonom ia 1785 km., armamento 2 cannon i da 20 m m., 2 mitragliatrici da 12,7 e 907 kg. di bombe); i vecchi aerosiluranti TBD J Devastator, la cui ca rriera fin ì dramm aticamente al la battaglia di Mìdway, furano sostituiti dagli ottimi Grumman TBF (e Eastern TBM) Avenger (vel. max 436 km/h a 3660 mt., a utonomia 1955 km. arma mento 1 mitr agliatrice fissa sincronizzata da 7,7 posta superiormente alla cappottatura de l motore, l mobile da 12,7 ed I mobile da 7,7 ne lla torretta infer iore, 1 siluro da 550 mm. o 907 kg. di bombe - sotto l'ala poteva portare inoltre 8 proiettili razzo). Un poco conosc iuto aspetto dello sviluppo della U.S. Navy fu l'uso, senza precedenti , di mezzi bi-tridimensionali di addestrame nto per la p reparazione di u n enorme numero di uomin i e donne inesperti, da assegnare a i diversi compiti a ltamen te qua li fica ti: ad esempio l'impiego di speciali simulatori che permettevano di addestrare a terra gli equipaggi degli aerei imbarcat i e de i sommergi bili, riproducendo le esatte situazioni di combatti mento. Rela tivame nte al personale, la Marina, che nel 1940 disponeva di 203.127 uomini e donne, r aggiunse, nell'agosto 1945, la cifra di 4.064.455 unità; gli addetti a ll'aviazione nava le salirono da 10.923 (2.965 piloti) nel 1940, a 437.524 (60.747 p iloti) alla fine della guerra. Il Corpo dei Marines (U. S. Ma rine Corps), nel 1939, aveva una


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forza di 19.432 uomini fra ufficiali e truppa, dei quali 4.840 (incluso il personale d'aviazione) erano assegnati alla Fleet Marine Force (Forza di Fanteria di Marina della Flotta). La FMF era organizzata in due unità, denominate brigate, ognuna formata da un reggimento di fanteria ad organici ridotti, rinforzato da scheletrici reparti di supporto; ad ogni brigata era pure assegnato un group aereo. Poco prima di Pearl Harbor, il Corpo dei Marines era salito a 65.88 l effettivi a causa de ll a mobilitazione, iniziata nel 1940, di tutta la riserva; alla fine della guerra annoverava più di 450.000 elementi fra ufficiali e truppa. Nel febbraio 1941 ebbe inizio la graduale trasformazione delle brigate in divisioni, che avrebbero avuto un organico di tre reggimenti di fan teria, uno di artiglieria, servizi, ed i groups aerei vennero trasformati i wings. Durante il corso della guerra le divisioni marines subi rono diverse modifiche derivanti dalle esperienze di combattimento e dagli sviluppi nella condotta della guerra anfibia. La struttu ra di comando del. Marine Corps era molto semplice: fino al 1944, quando venne costituita la Fleet Marine Fbrce Pacific (FMFPac), il controllo dei reparti marines operativi del Sud Pacifico era esercitato dal I Marine Amphibious Corps (/MA C), con compiti però esclusivamente di coordinamento ed amministrativi. Nel settembre 1943 era stato organizzato il V Amphihious Corps (VAC) con funzioni addestrative e di controllo delle truppe da impiegare nell e future operazioni nel Pacifico Centrale. Dal 1941 al 1944 vennero formate sei division i marine operative. All'inizio de lla guerra, l'aviazione del Corpo dei Marines comprendeva soltanto due groups e dieci squadrons con 708 piloti. Nel gennaio 1945 la sua forza aveva raggiunto 5 wings, 29 groups e 132 squadrons di vario tipo con 10.412 piloti, più diverse uni tà e distaccamenti con funzioni varie. Durante la guerra; la U.S. Navy assunse il controllo della U.S. Coast Guard (Guardia Cos ti era), un'istituzione che, in tempo d i pace, era posta sotto l'amm inistrazione del Dipartimento del Tesoro. I suoi mezzi navali ed aerei svolsero svariati compiti come la protezione dei convogli, porti, depositi di esplosivi e di quasi 2.000 km. di b a nchine, la vigilanza delle coste americane, oltre a forni re equipaggi per i trasporti truppe e per i battelli da sbarco, e per altre attivi tà precedentemente svolte dalla Marina. I vertici dei due Paesi che maggiormente dovevano sostenere il peso del conflitto ormai esteso a tutto il mondo, la Gran Bretagna e


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gli Stati Uniti, erano, dal punto di vista istituzionale, notevolmente diversi. La massima organizzazione civile e militare della Gran Bretagna aveva una struttura più funzionale di quella americana. Il Primo Ministro, oltre a presiedere il Gabinetto di Guerra la più alta autorità esecutiva del suo governo, come Ministro della Difesa esercitava un'immediata supervisione sullo sforzo bellico attraverso un Comitato di Difesa che includeva il Segretario agli Esteri, il Ministro della Produzione, i capi civil i del War Office, dell'Ammiragliato e del Ministero dell'Aeronautica, ed i Capi di S.M. delle tre anni; questi ultimi, inoltre, costituivano un altro organo istituzionale: il Comitato dei Capi di Stato Maggiore. Come tali essi non solo rappresentavano le loro singole armi, ma sovrintendevano collegialmente ad uno Stato Maggiore interforze. Negli Stati Uniti, la responsabilità della politica estera ed economica, unitamente a quella della direzione militare della guerra, era concentrata nella persona del Presidente, Comandante in Capo delle Forze Armate, il quale però non disponeva di un adeguato Stato Maggiore in grado di assisterlo od almeno di coordinare le sue decisioni e direttive. Uno dei compiti del Segretario della Guerra era quello di agire da anello di congiunzione fra il War Department ed il Gabinetto, senza disporre però di informazioni tali da permettergli di svolgere interamente la sua funzione. In effetti, fin dal 1903, esisteva negli Stati Uniti un Joinl Army-Navy Board (Consiglio Esercito-Marina congiunti), che però non aveva i mezzi per consentire alle due armi di svolgere un'azione comune, sia pianificatrice che operativa, tenendo conto delle diverse esigenze. Questo Consiglio, nel 1939, era stato maggiormente responsabil izzato dal Presidente Roosevelt e posto sotto la sua diretta supervisione, ma le risoluzioni di questo ente avevano una certa autorità soltanto quando ottenevano la formale approvazione del Comandante in Capo. Per questa ragione i diversi capi servizio, quando nel 1941 iniziarono i colloqui anglo-americani ad alto livello, non poterono disporre del bagaglio di esperienza interforze posseduto invece dai britannici. Soltanto nel 1942, Roosevelt rimediò a questa deficienza nominando un Capo di S.M. del Presidente e ponendolo alla presidenza di un nuovo organismo, similare a quel lo britannico, composto dal Capo cli S.M. Generale dell'Esercito, dal Capo delle Operazioni Navali e dal Comandante del Army Air Force, e che


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assunse la denominazione di Joint Chiefs of Staff JCS (Capi di S.M. Riuniti). Dopo Pearl Harbor, i contatti fra i vertici militari delle due nazioni si erano naturalmente rafforzati, e per ottenere dei risultati più efficaci venne creata una nuova istituzione, unica del genere nella storia militare, caratterizzata dal nome Combined Chiefs of Staff - CCS (Capi di Stato Maggiore Combinati) e destinata a divenire il principale Quartier Generale interalleato. I Capi di S.M. britannici inviarono dei loro rappresentanti permanenti a Washington allo scopo di mantenersi in contatto con i capi servizio americani e coordinare la strategia britannica e statunitense. Periodicamente, i Capi di S.M. dei due paesi si incontravano direttamente per concordare le decisioni strategiche più importanti. In questo modo, il CCS conduceva giornalmente la direzione della strategia interalleata. Nel marzo del 1942 furono chiaramente definite le responsabilità sia dei Capi di S.M. Combinati che dei Capi di S.M. Riuniti americani e britannici. Il CCS era responsabile della formulazione della politica e dei piani per la condotta strategica della guerra nonché delle priorità e delle assegnazioni nella produzione, e delle operazioni oltremare. Sotto il CCS, il mondo venne diviso in tre grandi sfere strategiche. Il JCS americano avrebbe avuto la principale responsabilità dell'area del Pacifico, inclusa l'Australia, e della Cina. Il JCS britannico avrebbe avuto una similare responsabilità per il Medio e l'Estremo Oriente, eccetto la Cina. Il CCS avrebbe avuto il diretto controllo sulJ'area atlantico-europea 128. Queste tre istituzioni, sotto la direzione suprema del Presidente degli Stati Uniti e del Primo Ministro britannico, bloccarono la marea delle conquiste del Tripartito, ne invertirono il flusso e condussero le democrazie occidentali alla vittoria finple. Non è nostro compito illustrare le vicende della guerra, già universalmente note ma, come è stato fatto precedentemente, verranno presi in esame i metodi con i quali la guerra venne condotta, sotto tre diverse angolature, e precisamente dal punto di vista navale (ed aeronavale), aereo e terrestre. La guerra navale fu il principale genere di guerra che Hitler fu costretto a condurre contro la Gran Bretagna dopo il rifiuto di quest'ultima di venire a patti ed il fallimento della battaglia 128

RoY S. CUNE: op. cit., pp. 100-102.


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d'Inghilterra. Non disponendo di una flotta di superficie in grado di affrontare la Royal Navy, la Germania intensificò la lotta sottomarina contro il traffico britannico. La strategia britannica fu principalmente difensiva: la Marina doveva proteggere il territorio metropolitano dall'invasione e mantenere aperte le vie di comunicazione marittime con il resto del mondo. In assenza di un confronto diretto fra le flotte tedesca e britannica e di un deciso impegno navale italiano, la guerra europea sul mare fu combattuta lungo le linee di traffico marittimo, fra le navi scorta britanniche (ed alleate) ed i sommergibili e aerei tedeschi. Gli americani, a loro volta, si trovavano in una situazione strategi_ca particolare, derivante dal loro isolamento geografico. Prima della guerra era stata elaborata una serie di piani atti ad affrontare qualsiasi contingenza, ed era stata presa la decisione che, nel caso di guerra, sia nel Pacifico che in Europa, la priorità sarebbe stata data a quest'ultima. Tale decisione era derivata dalla considerazione che ogni vittoria giapponese avrebbe potuto essere riscattata, mentre una . vittoria tedesca in Europa sarebbe risultata finale ed irreversibile. Quando gli Stati Uniti vennero coinvolti nel conflitto, nel 1941, questa priorità venne confermata e mantenuta, benchè la potenziale superiorità bellica sul Giappone, raggiunta nel 1942-43 avesse messo in grado gli americani di svolgere una più vigorosa azione su ambedue i fronti. Tale situazione si era verificata non soltanto in conseguenza dell'indebolimento delle forze giapponesi, ma anche dell'inesauribile capacità industriale americana: nel 1942 e 1943, ogni tre giorni venne messo in servizio un cacciatorpediniere, e nell'ultimo trimestre del 1943 le costruzioni di navi mercantili raggiunsero la media annuale di sedici milioni e mezzo d i tonnellate. Ma uno degli sforzi maggiori fu dedicato alla produzione delle portaerei che, con i loro successi, segnarono la fine del dominio delle corazzate. Infatti, gradualmente, la nave da battaglia fu relegata ad un ruolo di secondo piano, utile nelle azioni di bombardamento precedenti gli sba,-chi, per un supporto di fuoco alle forze terrestri una volta sbarcate e nella difesa dei convogli. Il loro ruolo fu importante anche nella difesa delle portaerei contro attacchi di navi di superficie e di aerei: in effetti, le portaerei, più vulnerabili e con scarse artiglierie, spesso ricercavano l'assistenza delle numerose batterie antiaeree delle navi da battaglia. Ma questi eran tutti compiti secondari: la ricerca e la d istruzione della flotta nemica erano ormai compito delle portaerei. Nel teatro di guerra atlantico europeo, nonostante alcuni successi delle navi di superficie (incrociatori corsari e corazzate), i


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sommergibili rappresentarono l'arma più efficace contro il traffico britannico: dei quattro milioni di tonnellate di naviglio perduto nel 1940, metà fu per merito dei sommergibili, e le perdite non diminuirono nel 1941 nonostante l'adozione del sistema dei convogli scortati. Gli eventi presero un'altra piega nella primavera del 1943 per due ragioni principali: le misure prese dagli alleati si dimostrarono efficaci nell'impedire una per centuale di perdite che non potesse essere coperta dalle nuove costruzioni; secondariamente, nel 1943, le perdite dei sommergibili tedeschi divennero inaccettabili - 237 nel corso dell'anno. Di tutti i fattori che contribuirono alla vittoria alleata nella battaglia dei convogli, il più importante fu la messa in servizio di un gran numero di navi di scorta tecnicamente perfezionate e con equipaggi altamente addestrati; ciò permise una tattica più efficace ed aggressiva. Lo sviluppo delle appar ecchiature elettroniche ed il loro appropriato uso da parte della scorta convogli, diede ai difensori il grande vantaggio cli scoprire e localizzare i sommergibili prima e non dopo i loro attacchi: il sommergibile perse così la sua immunità ed il vantaggio del primo avvistamento. Inoltre, apparvero nuove armi, principalmente congegni di lancio cli bombe di profondità potenziate a considerevole distanza. Una difficoltà nel distruggere un sommergibile, nei primi anni di guerra, era stata che una nave scorta, in contatto con esso mediante l'ASDIC, perdeva tale contatto quando muoveva all'attacco, ed anzi manifestava la sua intenzione con il rumore dei suoi motori: un accorto sommergibile poteva quindi compiere una manovra evasiva all'ultimo momento. Le nuove armi consentirono di mantenere il contatto, una volta avvenuto, mediante una tattica appropriata. Quando una delle navi scorta localizzava un sommergibile, chiamava a raccolta altre navi indicando la posizione: queste ultime, avvicinandosi a lento moto, formavano un ampio cerchio attorno al punto segnalato, dopodichè saturavano la zona di cariche esplosive a diversi livelli di profon di tà e lanciate a distanza. Difficilmente un sommergibile riusciva a sfuggire ad un tale attacco. Un ulteriore elemento di successo alleato nella battaglia dell'Atlantico fu l'impiego su vasta scala dell'arma aerea a partire dal 1943. Nei primi anni i britannici non avevano potuto mai garantire una protezione aerea dei convogli, vitale per tre ragioni: pr ima, per impedire la ricognizione ed il bombardamento da parte della Luftwaffe; seconda, per svolgere azioni di pattugliamento all'esterno del perimetro dei convogli; terza, per attaccare sommergibili in


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superficie. Un espediente era stato quello di dotare alcune navi mercantili di un aereo catapultabile, ma questo non poteva essere recuperato e quindi veniva abbandonato con notevole dispendio di materiale di volo. Nel 1943 apparve finalmente la soluzione; un massiccio incremento del raggio d'azione degli aerei operanti dalla Gran Bretagna, dall'Islanda e dal continente americano {più tardi anche dalle Azzorre), mise in grado gli alleati di coprire l'intera aerea atlantica privando così i sommergibili tedeschi di una zona di sicurezza per risalire in superficie allo scopo di ricaricare le batterie; e garantendo ai convogli la protezione per quasi tutto il percorso. Diversi aerei vennero inol tre dotati di radar per localizzare i sommergibili in superficie sia con cattivo tempo che di notte, e di cariche di profondità per distruggerli. La protezione aerea ai convogli fu anche incrementata con la messa in servizio di piccole portaerei scorta con quindici o venti velivoli. Per superare la crisi causata dalle misure alleate, i tedeschi dotarono i loro battelli di armi controaere più pesanti ed efficaci, e li fecero operare in gruppi a distanza ravvicinata per assicurarne la mutua protezione, ma con scarsi risultati. L'unica risposta valida fu l'adozione dello schnorckel, un dispositivo che consentiva ai sommergibili di effettuare le operazioni di ricarica batterie e ricambio d'aria durante l'immersione, e la messa a punto di battelli tecnologicamente più avanzati; ma questi provvedimenti giunsero troppo tardi per mutare le sorti della guerra. Nel Mediterraneo, la guerra navale interessò principalmente le vie di rifornimento a Malta per i britannici, e all'Africa Settentrionale per gli italo-tedeschi. Poche campagne, come quella nordafricana, dimostrarono così evidentemente l'importanza del potere navale e l'interdipendenza delle operazioni terrestri, aeree e maritti me, particolarmente per i rifornimenti. Il vantaggio dell'Italia derivante dalla sua posizione geografica fu equilibrato dalle portaerei britanniche, dalla mancanza, da parte italiana, di un'aviazione navale e dalla poco efficiente collaborazione fra Marina ed Aeronautica. La battaglia più degna di rilievo fra navi di superficie fu quella di Matapan, nel marzo 1941, dove una formaz ione britannica, con il concorso dell'aviazione, si scontrò con una squadra italiana (senza appoggio aereo) infliggendole l'affondamento di tre incrociatori e due cacciatorpediniere, mentre le azioni singole più dannose furono l'a ttacco di aerosiluranti britannici (partiti da una portaerei) alla base navale italiana di Taranto il 12 novembre 1940, che immobilizzò tre corazzate, e l'attacco di mezzi d'assalto italiani


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guidati da un pugno di valorosi, contro la base navale britannica di Alessandria il 19 dicembre 1941, che mise fuori uso due corazzate. La scarsa iniziativa della flotta italiana e la superiorità aeronavale degli alleati, consentirono a questi ultimi, nel 1943, di dominare quasi interamente le rotte mediterranee. Con i successi anglo-americani in Atlantico ed in Mediterraneo, divenne possibile alle flotte delle due potenze alleate di svolgere altri compiti di grande importanza: far sbarcare grossi contingenti di forze terrestri sulle coste nemiche e fornire loro un potente supporto di fuoco. I cinque sbarchi maggiori furono effettuati dopo il maggio 1943 e precisamente: in Sicilia (luglio 1943), in Italia meridionale (settembre 1943), ad Anzio (gennaio 1944), in Normandia (giugno 1944), ed in Francia meridionale (agosto 1944). Ad eccezione di Anzio, che fu un deliberato tentativo di aggirare una posizione nemica più a sud nella penisola italiana, questi sbarchi furono tutti assalti diretti ad una costa nemica, con tecniche gradualmente ed accuratamente perfezionate per assicurarne il successo. Benchè la Sicilia sia stata la più grande invasione (sette divisioni sbarcate contemporaneamente), la Normandia è generalmente considerata la classica azione anfibia della Seconda Guerra Mondiale. Pochi sanno fino a che punto la decisione alleata di sbarcare in Normandia sia stata det.e rminata da considerazioni puramente navali. La scelta strategica era limitata dalla necessità di disporre di uno specchio d'acqua sufficiente per 1213 navi da guerra e 2470 navi e battelli da sbarco (più 1656 altre navi per le operazioni di supporto ed i successivi convogli per il trasporto di ulteriori truppe e dei rifornimenti alle armate, una volta attestate sul continente). Soltanto nella zona a sud dell'isola di Wight, nel Canale della Manica, vi era sufficiente spazio per radunare una tale armada e consentire l'afflusso delle forze dai piccoli porti sui fianchi dell'area Southampton-Portsmouth. Lo stretto di Dover era troppo angusto, i porti nel Devon e nella Cornovaglia troppo lontani per consentire alle navi di passare inosservate di notte dall'altra parte del Canale ed i porti dell'Inghilterra sud-orientale, che avrebbero consentito un percorso più breve e diretto, erano troppo piccoli per contenere la forza d'invasione prevista. Anche la data (D-day) e l'ora (H-hour) dell'assalto, denominato Operazione Overlord, furono determinate da considerazioni navali. Era essenziale che l'ondata d'assalto iniziale attraversasse il Canale durante l'oscurità, ed il problema era di averne abbastanza, poiché


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a quella latitudine, in giugno, incominciava a rischiarare alle 0300 ed alle 0430 il giorno spuntava; lo sbarco doveva avvenire alla luce del giorno per un accurato pilotaggio dei mezzi da sbarco, un preciso fuoco d'appoggio delle artiglierie navali e per consentire ai genieri di più facilmente individuare gli ostacoli sulle spiagge. Un fattore insolito era la marea. Sulla costa normanna il montante medio era cli I 8 piedi (1 piede = mt. 0,304) ed il massimo 25. Il gradiente costiero era molto graduale, soltanto un piede per cento. Con queste condizioni, ]'Esercito desiderava effettuare i primi sbarchi ad un'ora di alta marea per ridurre il tempo necessario a percorrere le spiagge esposte al fuoco nemico, e contava su una seconda alta marea durante il D-day per la successiva ondata d'assalto. La Marina, al contrario, sosteneva uno sbarco con la bassa marea, che avrebbe consentito ai mezzi da sbarco di toccar terra al di fuori · degli ostacoli, ed ai genieri di effettuare le demolizioni prima dell'alta marea. Infine, l'Aviazione richiedeva una sufficiente luce lunare per identificare gli obiettivi sui quali avrebbero dovuto essere lanciate le truppe aviotrasportate. Dopo numerose discussioni e come compromesso, fu deciso che l'ora H avrebbe dovuto essere compresa fra una e tre ore dopo la minima bassa marea, e fra dodici minuti prima e novanta minuti dopo il levare del sole che, dal 6 all'8 giugno 1944, doveva avvenire alle 0558. In giugno vi erano soltanto due gruppi di tre giorni nei quali si sarebbero verificate tutte le condizioni desiderate: dal 5 al 7 e dal 18 al 20. Il D-day avrebbe dovuto essere il primo nel quale le co~dizioni meteorologiche avrebbero permesso alle truppe da sbarco di raggiungere le spiagge. Ma se si fosse atteso i.I giorno in cui tutto fosse stato perfetto, l'operazione non avrebbe potuto mai aver luogo. La scelta finale, come lo stesso piano, doveva essere un compromesso, ed avrebbe dovuto essere fatta con molto anticipo, con l'aiuto dei meteorologhi, poiché le unità dovevano iniziare i loro movimenti sei giorni prima della data stabilita. Dovevano essere prese anche misure per una eventuale dilazione qualora le condizioni atmosferiche si fossero peggiorate, ed essere elaborati piani per l'inversione della rotta delle navi ed il loro ritorno nei porti 129.

!29 S.E. MoRJSON: op. cit. voi. XI «The invasion of France and Germany», pp. 32-33.


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L'argomento dello sbarco in Normandia è stato, per decenni, ampiamente affrontato ed illustrato da protagonisti e dagli esperti di diverse nazionalità. Non è quindi il caso di ripetere la storia, già nota, delle operazioni svoltesi in tale evento. Pochi però sono al corrente dell'organizzazione generale dell'invasione, cioè di quanto e come fu preordinato per trasportare, dalle isole britanniche al continente, un'enorme massa di uomini, armi, mezzi, materiali, rifornimenti e vettovagliamenti. Tale organizzazione, unitamente al valore ed alla capacità combattiva degli uomini, dal soldato semplice al comandante supremo, alla qualità e quantità delle armi e dei mezzi, fu l'elemento indispensabile e determinante che concorse alla conclusione positiva di Overlord e della successiva avanzata nel continente. La gigantesca operazione, che non ebbe uguali nella storia delle guerre, fu il risultato di una stretta e fattiva collaborazione, non soltanto fra nazioni alleate con le loro forze armate, ma anche fra istituzioni civili e militari, mai prima di allora verificatasi. In questa parte di capitolo, che si occupa della guerra sul mare, verranno quindi esaminate le attività ed i problemi risolti da queste istituzioni, relativamente all'Operazione Nettuno, aspetto navale dell'Operazione Overlord. Dopo un lungo lavoro preliminare, iniziato nel 1943, nel gennaio 1944 il piano generale d'invasione era già ad uno stadio avanzato. Stabiliti i tre punti chiave e cioè: 1) che l'invasione sarebbe avvenuta ai primi di giugno I 944; 2) che il luogo di sbarco doveva essere nella baia della Senna; 3) che la forza d'attacco iniziale sarebbe stata di cinque divisioni, seguite immediatamente da altre due, l'obiettivo principale fu quello di sincronizzare l'azione iniziale con un'organizzazione capace di provvedere ad un regolare flusso di rinforzi e rifornimenti. I pianificatori dovettero quindi lavorare in continuo contatto con le autorità m ili tari americane e britanniche per il trasporto e con i rappresentanti dell'amministrazione dei due paesi per le navi mercantili. La prima fase doveva essere quella relativa al concentramento delle truppe in data assai prossima al D-day, ed il loro invio, nella massima segretezza consentita dalla situazione, in zone preordinate, divise in truppe d'assalto, primi rinforzi da tenersi come r iserva galleggiante sul mare presso le spiagge, e truppe da far proseguire successivamente. Queste poi dovevano essere suddivise in gruppi di uomini e rispettivi carichi per i vari natanti predisposti, tenendo presente il principio che ogni carico doveva essere equilibrato e


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cioè composto di truppe di ogni categoria e dei materiali e rifornimenti ad esse immediatamente necessari per l'azione. Per la seconda .fase, quella dell'imbarco delle truppe d'assalto, delle riserve galleggianti e dell'ondata successiva, e delle truppe iniziali dell'assestamento a terra, si doveva seguire lo stesso principio del carico bilanciato, tanto più che non potevano essere garantite le stesse condizioni avute nella prima ondata. Nella terza fase, una volta assicurata la testa di sbarco, le forze dovevano essere sostenute e prontamente organizzate con un armonico ed ininterrotto flusso di rinforzi di uomini, materiali, munizioni e vettovaglie. Il combinare un flusso uniforme di uomini e merci di ogni genere, può sembrare, a prima vista, un compito facile. Ma un vasto assieme di circostanze differenti governava la situazione del momento. Per la prima ondata d'attacco, navi ed unità da sbarco potevano essere caricate prima dell'inizio delle operazioni. La loro riunione e l'imbarco del carico, tenendo presente che nulla doveva mancare al combattente anche se un certo numero di navi fosse stato affondato, era un compito difficile, ma semplice in confronto al problema dei successivi rifornimenti ed alimentazione; per questo servizio le navi non potevano essere caricate con anticipo, dovendo fare la spola avanti e indietro attraverso la Manica; quindi il loro compito avrebbe avuto fine soltanto a guerra terminata. Il primo passo nell'affrontare il problema del mantenimento consisteva nel prevedere, alla luce delle esperienze passate, le probabili necessità di una forza in sviluppo, avendo riguardo alla prevista natura dell'operazione, sia per il probabile ritmo del movimento, sia per la possibile durezza dei combattimenti. Questo richiese una stima accuratamente ponderata da parte dell'Ufficio del Comandante delle Forze, in relazione al numero degli uomini, carri armati, veicoli e cannoni che si sperava di sbarcare giornalmente, ed alla luce di tutte le informazioni ottenute sul terreno e sulla disposizione delle forze del nemico. La quantità delle razioni necessarie fu un semplice calcolo, ma la stima del consumo probabile delle munizioni di ogni tipo e del carburante, richiese una profonda esperienza. Così, dimensioni, carichi, percorsi della grande flotta di navi di caratteristiche tanto differ·enti, furono gradualmente determinati. Seguì poi l'esame dal punto di vista della capacità di scarico sulle teste di sbarco, ammettendo possibili perdite o danni a causa di azioni nemiche o del tempo. Considerando che le navi non erano


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tutte dello stesso tipo o standardizzate, ognuna di esse doveva essere trattata come una entità separata. Ma non fu che dopo un grandissimo numero di elaborati calcoli, controllati e ricontrollati, che fu possibile arrivare ad una cifra molto approssimata del numero di uomini e del tonnellaggio materiali e rifornimenti che dovevano essere portati presso la testa di sbarco, in vicinanza della zona di assalto. Anche allora, il ritmo di scarico dipendeva, in parte, da un altro fattore: la capacità di trasporto dalla nave alla spiaggia da parte dei mezzi da sbarco (D.U.K.W. - autocarri anfibi), delle barche e degli altri natanti da traghetto tutti da requisire e molti da adattare in anticipo. Il mantenimento di una divisione cli truppe davanti al nemico richiedeva, a quel tempo, un quantitativo cli generi in natura cli 300-400 tonnellate al giorno. Dato che il primo obiettivo dello sbarco in Normandia per la campagna di Francia era la formazione di una forza di 26-30 divisioni, a cui doveva far seguito un rinforzo di 3-5 divisioni al mese, nel primo periodo di operazioni era previsto un quantitativo fra le 8.000 e le 12.000 tonnellate al giorno, senza contare i materiali per il consolidamento; di più si doveva tener presente che questo quantitativo doveva mensilmente aumentare di 1.000-2.000 tonnellate al giorno, oltre al trasporto delle divisioni destinate a sostegno. La stima del tonnellaggio giornaliero da scaricare imponeva il possesso di almeno un porto, poiché operazioni di questo genere e mole non potevano assolutamente essere effettuate in spiagge aperte ed alla mercè delle vicissitudini del tempo. La conquista, in tempi brevi, dei due porti più vicini alla zona d'invasione, Caen e Cherbourg, era una speranza ma non una certezza. La soluzione a questo problema venne da una grande idea, non di nuova concezione ma sviluppo di una tecnica già nota. Essendo stata 'cli mostrata la possibilità di fabbricare rapidamente grosse strutture in calcestruzzo, si pensò che sarebbe stato possibile costruire un porto, portarlo sezionato attraverso la Manica e s istemarlo per uso dell'invasione della costa. Tale porto doveva avere dei moli forti abbastanza per appoggiarsi sulla spiaggia a bassa marea e sollevarsi man mano con l'alta, con una sufficiente flessibilità per resistere ai movimenti incomposti delle onde. Nacque così il progetto dei porti artificiali - ai quali fu dato il nome ufficiale di Mulberry (mora) - composti da un frangiflutti galleggiante esterno di bombardoni (grossi bidoni metallici) e da moli galleggianti interni fatti con cassoni prefabbricati di calcestruzzo e sporgenti dalle


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spiagge fino a delle testate dove si sarebbero compiute le operazioni cli scarico. L'intera organizzazione dei Mulberry prevedeva dunque il rapido scarico delle navi ed il loro riparo dal mare durante quella operazione. Ma mentre le navi costiere e quelle da sbarco potevano utilizzare le testate mobili dei moli galleggianti, le navi maggiori, ancora all'interno dei frang iflutti, dovevano compiere le loro operazioni di scarico entro barche, chiatte, a utocarri anfibi ed ogni sorta di piccoli galleggianti. Alla necessità di provvedere un riparo dalle intemperie del mare a tutte queste imbarcazioni di difficile sostituzione, fu sopperito mediante il progetto di porti di ridosso formati da una barriera di navi da blocco affondate e che prese il nome convenzionale di Gooseberry (uva spina). Il passo successivo, dopo quello più delicato dello scarico su di un territorio tenuto dal nemico per quattro anni, r iguardava il carico ed il trasporto marittimo di un tonnellaggio della mole calcolata, problema mai affrontato, in tale misura, in precedenti operazioni di guerra. Era perciò evidente che non poteva essere aff rontato se non esercitando l'economia più rigorosa sullo spazio e sul tempo, in modo che ogni tonnellata di naviglio fosse sfruttata al massimo della sua capacità, non solo in ciascun viaggio, ma con il compiere il numero massimo di viaggi in un dato tempo. La necessità cli far fronte a queste richieste essenziali, determinava il più dettagliato controllo sul naviglio che mai si fosse avuto. Detto controllo concerneva il carico effettivo delle navi, il piano preventivo del carico, ed il loro movimento in mare. Il dire che l'ultimo oggetto imbarcato su una nave era il primo a sbarcare sembra ovvio, ma in questo caso diveniva di vitale importanza. Le annate sbarcate dovevano avere le prime cose prima e ciò voleva dire che il carico delle navi traghetto attraverso la Manica doveva essere fatto sulla base le prime cose ultime quando si trattava delle singole navi. Altra complicazione consisteva nella pregiudiziale, di cui già si è fatto cenno, specificata come carico bilanciato. In complesso, ciò non era che il mezzo di assicurare alle unità combattenti ciò di cui, e quando, avessero avuto bisogno, e voleva dire che una nave che trasportava autocarri doveva anche imbarcare gli uomini ed il carburante destinati a questi veicoli; voleva dire che se i cannoni di un certo tipo erano su una certa nave, un carico di munizioni per quei cannoni doveva essere su quella stessa nave; voleva dire che bisognava essere sicuri che un carico di meccanici non viaggiasse


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con cucine da campo e che i cuochi ed i panettieri non venissero imbarcati con apparecchi di dragaggio o materiali per la costruzione di ponti. Il preordinamento del carico fu frutto d i precedenti amare esperienze, ultima delle quali durante la campagna di Norvegia, quando venne effettuato un invio di pezzi controaerei: i cannoni furono imbarcati su di una nave con sistemazione atta ad imbarcarli e sbarcarli, mentre le munizioni relative furono inviate con una nave le cui stive si adattavano a quel carico; sfortunatamente, la nave delle munizioni fu vittima di un attacco nemico ed il risultato fu che le truppe ricevettero molti cannoni che furono del tutto inutili perché il munizionamento era stato affondato. Così il principio del carico bilanciato divenne un vero dogma per prevenire il ripetersi di simili incidenti; i cannoni e le loro munizioni dovevano essere imbarcati sulla stessa nave, in modo che la perdita d i un'unità avrebbe potuto condurre ad una riduzione di potenza, ma non reso senza effetto tutto il rifornimento. Il rispetto di questo dogma comportò altre difficoltà. Una nave poteva essere molto adatta al trasporto di carri o veicoli, ma non ad alloggiare conducenti ed equipaggi, e poteva essere inadatta al trasporto di benzina senza compromettere la sua incolumità; ·parimenti, una nave poteva essere idonea a portare munizioni ma non cannoni. perché i suoi alberi cli carico erano incapaci di sostenerne il peso. La sola via per superare queste difficoltà fu quella cli apportare modifiche strutturali alle navi, con un ulteriore sovraccarico dei cantieri già impegnati per le costruzioni in atto e le ordinarie riparazioni delle navi. Le richieste del carico bilanciato furono così complicate ed imposero una tensione così grande sul già oberato sistema dei trasporti, che fu stabilito di effettuarlo solo per un tempo minimo, ed infatti fu abbandonato non appena le truppe d'invasione si attestarono stabilmente in terra cli Francia. Per assicurare poi che ogni nave trasportasse nel minimo tempo i rifornimenti, e che questi fossero fatti pervenire nelle quantità e qualità necessarie ai reparti combattenti, furono create altre due organizzazioni: u na per il controllo sulla rapidità dei convogli nei due sensi, che ebbe il nome di Turco (Turn-round Control Organization), e l'altra per il controllo dello smistamento dei materiali di consolidamento, chiamata brevemente Buco (Buildup Contro! Organization). Sia Buco che Turco avevano lo stesso obiettivo: r idurre al minimo, e se possibile e liminare, ogni ragione


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di ritardo, il che aveva per effetto l'economia del tonnellaggio. Ma mentre Turco aveva a che fare sia col cammino delle navi verso i porti ove dovevano essere subito messi a disposizione posti di ormeggio e carichi, sia con la riunione delle navi in convogli, e con il loro allontanamento dalla zona della testa di sbarco al più presto pqssibile, Buco doveva occuparsi dei problemi più involuti: coordinare cioè tutto il tonnellaggio disponibile secondo le necessità delle autorità militari 130. Quanto sopra brevemente accennato fu solo uno degli aspetti del contributo delle Marine alleate alla riuscita della più impegnativa operazione bellica di tutti i tempi. Altrettanto importante fu il supporto di fuoco fornito dalle navi da guerra alleate durante la fase più critica dell'invasione, per neutralizzare il più possibile, con il concorso dell'aviazione, i centri di resistenza nemici. Questo si d imostrò essere di vitale importanza particolarmente sulla spiaggia Omaha dove gli americani persero in mare quasi tutta la loro artiglieria e trovarono imprevisti ostacoli sommersi che impedirono l'entrata in azione dei rinforzi. L'intervento diretto delle artiglierie navali fu di grande utilità contro il fuoco nemico e nei contrattacchi, riducendo così le difficoltà dello sbarco e permettendo ai reparti di riorganizzarsi e di procedere verso l'interno. In seguito, il compito delle marine alleate fu quello di sempre, e cioè il continuo supporto delle armate nelle loro operazioni contro le forze nemiche. È comunque fuori cli dubbio che senza la vittoria sulle rotte atlantiche dei convogli, i britannici non avrebbero potuto resistere a lungo da soli e non sarebbe neppure stato possibile il deteminante contributo americano alle operazioni in Europa. Il potere navale fu la base delle vittorie alleate in occidente. La guerra del Pacifico è spesso vista in termini di grandi scontri di portaerei - Mar dei Coralli e Miclway (1942), Filippine e Golfo di Leyte (1944) - che segnarono la fine della Marina Imperiale giapponese, la miglior flotta del mondo nel 1941. Meno conosciuta è la guerra che incominciò immediatamente dopo Pearl Harbor, quando gli americani, paralizzati dalle perdite subite nell'attacco, diedero il via ad una guerra sottomarina senza restrizioni contro il traffico mercantile giapponese. Nel corso della guerra, il Giappone perdette il novantrè per cento della sua flotta mércantile, e quando il lancio

La parte relativa all'organizzazione navale di Over/01·d è tratta da: K. «Operation Neptune» trad. ital.: «L'invasione de/l'Europa», Mondadori, Milan, 1946, pp. 89-98. 130

EDWAROS:


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delle bombe atomiche lo costrinse a lla resa, esso era economicamente, industrialmente e finanziariamente esausto. Del tutto dipendenti dal traffico marittimo per l'importazione delle materie prime e per il trasporto degli uomini e materiali nei vari teatri di guerra, i giapponesi erano fatalmente vulnerabili alla guerra diretta contro le loro linee di comunicazione marittima nello stesso grado dei britannici, ed il commercio ed i trasporti di risorse vennero totalmente annientati nel corso della guerra. Il blocco strategico del Giappone da parte degli americani fu uno degli esempi più evidenti di guerra economica condotta con aggressività da forze navali. Nel corso di questa guerra, gli americani usarono i loro sommergibili nello stesso modo dei tedeschi: in branchi di lupi strettamente coordinati fra di essi per aumentare la loro efficacia. Da parte sua, la marina giapponese, riunita in grosse squadre da combattimento, disdegnò la natura difensiva dei suoi traspor ti, facendo navigare isolatamente le sue navi mercantili, e quando, in seguito ai numerosi affondamenti, queste vennero r iunite in convogli di 5-10 unità, la scorta fu rappresentata al massimo da una piccola nave da guerra, inadeguata a far fronte ai massicci attacchi dei battelli subacquei americani. Dal canto loro, i nipponici non usarono i sommergibili nello stesso modo, e cioè nella lotta al traffico americano, ma dal 1942, quando il numero delle navi da guerra avversarie andò continuamente crescendo, usarono l'arma subacquea contro il naviglio militare, per indebolire la potenza navale degli Stati Uniti. Nonostante qualche isolato successo - come l'affondamento della Yorktown a Midway - non furono però in grado di alterare il rapporto delle forze, anzi, i loro attacchi contro la componente più difesa dello sforzo navale americano ebbero come risultato pesanti perdite fra i sommergibili. ' L'altra possibilità di difesa attiva alleata, dopo la distruzione delle navi da battaglia americane e britanniche, fu costituita dalle portaerei, fortunosamente scampate all'attacco del 7 dicembre 1941, con le quali vennero formati gruppi da combattimento (Task Forces) incentrati su una o più portaerei con la scorta di un n umero variabile di incrociatori e cacciatorpediniere. E con queste Task Forces che agivano semi-indipendenti ma i cui movimenti erano coordinati per fornirsi un mutuo appoggio e che potevano venir concentrate per aumentare il potenziale offensivo, gli alleati ripresero l'iniziativa strategica nel Pacifico, nel maggio 1942, quando durante la battaglia del Mar dei


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Coralli costrinsero alla ritirata la flotta d'invas.i one giapponese diretta verso Port Moresby, nella Nuova Guinea, e nel giugno dello stesso anno, quando ottennero l'insperata vittoria di Midway. Dopo il fallimento del tentativo di estendere il loro controllo alle basi americane e britanniche nelle isole hawayiane e nel continente australiano, in seguito alla battaglia aeronavale di Midway ed alla lunga lotta per il possesso di Guadalcanal, nelle isole Salomone, sulla direttrice di avvicinamento all'Australia, i giapponesi furono costretti alla difensiva. La loro capaci tà di intraprendere brillanti offensive come quelle della prima fase della guerra, era stata annullata dalla perdita di quattro portaerei a Midway, di due corazzate e di molte altre unità da guerra a Guadalcanal, e di centinaia di aerei nel corso di queste due cruci:ali operazioni. Gli alleati occidentali avevano ripreso in mano le redini della situazione e la vera q uestione era se e come essi avrebbero saputo manovrarle. Le fulminee conquiste ed il beneficio della posizione geografica avevano messo in grado il Giappone cli creare una serie di anelli difensivi concentr ici disposti tutti intorno al territorio metropolitano, che avrebbero rappresentato altrettanti ostacoli per ogni controffensiva degli a lleati occidentali e per la quale esistevano poche alternative. Infatti, la direttrice del Pacifico settentrionale non era da prendere in considerazione per la mancanza di basi .adeguate e per la frequenza con cui era battuta dalle tempeste o avvolta nella nebbia. Un'operazione proveniente dalle estreme regioni orientali dell'Unione Sovietica era da scartare per i1 rifiuto di Stalin ad aprire un nuovo fronte contro il Giappone dato il suo impegno a respingere la minaccia tedesca in occidente. Altrettanto dicasi per una mossa attraverso la Birmania e la Cina, resa impossibile dalle difficoltà di rifornimento e dalla scarsa affidabilità dei cinesi. L'unica possibili tà era un'offensiva americana attraverso il Pacifico, con l'alternativa cli due direttrici: o dal Pacifico sud-occidentale, lungo una via che passava per la Nuova Guinea e le Filippine, o attraverso il Pacifico centrale. Data la sua posizione di Comandante in Capo del Pacifico sud-occidentale, il generale Douglas Mac Arthur sosteneva la prima soluzione che avrebbe offerto il mezzo più rapido per togliere al Giappone i territori conquistati dai quali dipendeva per le matede prime essenziali al suo sforzo bellico. I capi della marina da guerra statunitense erano invece orientati verso la via del Pacifico centrale che li avrebbe messi in grado di sfruttare interamente tutta la


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potenzialità del crescente numero di veloci portaerei continuamente rifornite in mare, più di quanto avrebbero potuto fare nelle affollate acque intorno alla Nuova Guinea; inoltre, un'avanzata lungo la direttrice meridionale, più ovvia e prevedibile, avrebbe incontrato una resistenza più dura e continua, e sarebbe stata esposta al rischio di attacchi sul fianco da parte delle forze giapponesi. La decisione finale, nel maggio 1943, fu per una controffensiva a doppia direttrice, un'avanzata simultanea nel Pacifico centrale ed in quello sud-occidentale, che avrebbe costretto i giapponesi a disperdere le loro forze anzichè concentrarle e trasferirle da una direttrice all'altra. Le due manovre avrebbero avuto un andamento convergente in modo da incontrarsi nelle Filippine. Questa doppia controffensiva richiese maggiori e più lunghi preparativi, che diedero conseguentemente più tempo anche ai giapponesi per concretare i loro preparativi difensivi e rendere così più duro il compito che attendeva gli americani. Per realizzare il piano, le Task Forces dell'U.S. Navy vennero raggruppate e potenziate con l'aggiunta cli navi da battaglia ed incrociato1-i pesan ti per il necessario supporto di fuoco alle truppe da sbarco e pe r la protezione da attacchi aeronavali dei trasporti e delle stesse portaerei. Furono pure istituite le Combat Air Patrols CAP (pattuglie aeree da combattimento) formate da cacciatori ed ogn una dotata di un velivolo con a bordo apparecchiature radar per il rilevamento degli aerei nemici; esse costituivano un costante ombrello protettivo su di una forza navale o su di una zona d'operazioni, per respingere attacchi aerei dell'avver sario ed impedire l'osservazione da parte dei suoi ricognitori. Una volta ini ziata, l'offensiva americana assunse un carattere sempre più impetuoso e dinamico. L'azione che si sviluppò, e che venne ricordata con il nome di salto della rana, tese ad aggirare i punti dove si sarebbe incontrata una maggiore resistenza e che sarebbero caduti per mancanza di rifornimenti, e ad occupare le isole dalle quali poteva operare l'aviazione avversaria. Ciononostante, l'avanzata fu dura e costosa per lo spargimento di sangue e gli sforzi richiesti per sopraffare un nemico che fino al termine della guerra combattè fino all'ultimo uomo. L'ultimo disperato tentativo dei giapponesi, nel 1944, di invertire le sorti della lotta mediante l'impiego degli aerei suicidi - dei quali uno su tre provocò danni ed uno su trentatrè causò affondamenti - costrinse gli americani ad apportare modifiche nello


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spiegamento tattico delle forze portaerei. Al fine di ottenere una più efficace difesa contro gli attacchi suicidi, numerose squadriglie di cacciatorpediniere muniti di radar vennero mantenute in posizioni avanzate, a parecchie decine di miglia dalla flotta, mentre le CAP, sempre in volo, erano pronte ad intervenire al minimo allarme; in più venne variata la proporzione degli aerei delle diverse specialità. Precedentemente, le portaerei d'attacco avevano, di norma, una forza aerea composta mediamente da 38 cacciatori, 36 aerei da picchiata e 15 aerosiluranti; alla fine del 1944, queste navi ebbero 73 cacciatori, 15 aerei da picchiata e 15 aerosiluranti, una capacità difensiva molto superiore a quella del passato, ma anche un incremento delle possibilità offensive dovute alle modifiche ed al perfezionamento degli aerei da caccia, che li trasformarono in velivoli plurimpiego; con la dotazione di un migliaio di kg. di bombe ciascuno, ed in grado quindi di effettuare operazioni di bombardamento senza scorta, questi aerei radoppiarono la forza d'urto delle portaerei. Favorite dalla versatilità dei velivoli, le CAP, oltre a fornire protezione alla flotta, potevano anche neutralizzare gli aeroporti nemici. Nel corso delle grandi battaglie del Mar delle Filippine e del Golfo di Leyte, la marina giapponese venne definitivamente distrutta e la U.S. Navy ottenne il completo controllo del Pacifico. È significativo che la firma della resa da parte dei nipponici, ultimo atto della guerra, sia avvenuta a bordo della corazzata Missouri, poiché fu il potere navale che rese possibile la vittoria in questo teatro dì operazioni. Fu però anche l'ultimo evento storico svoltosi a bordo cli una nave da battaglia che, dopo secoli di predominio, cessò di rappresentare il simbolo di tale potere. La guerra aerea ebbe inizio con l'aviazione militare considerata (almeno da parte dei tedeschi) come arma ausiliaria delle forze terrestri. Contrariamente a quanto era avvenuto nei riguardi dell'esercito, per il quale erano state studiate dottrine dì moderna concezione, nessun insegnamento era stato tratto dallo Stato Maggiore Generale della Wehrmacht, dalle esperienze della prima guerra mondiale e dalle operazioni belliche svoltesi nel periodo compreso fra i due conflitti, sull'efficacia e sulle possibilità d'impiego dell'aeronautica in campo strategico. Furono invece gli alleati a concepire la forza aerea come arma idonea a svolgere azioni offensive a vasto raggio, pur continuando ad usarla in larga misura come appoggio tattico alle forze terrestri. I fatti confermarono che fu l'aereo da bombardamento l'attore principale della guerra


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nell'aria ed uno degli elementi determinanti nella strategia in generale. Per questa ragione, le pagine seguenti illustreranno quasi esclusivamente le azioni aeree strategiche, dando per scontato il rilevante contributo dato dal.l'aviazione alle operazioni terrestri. All'inizio delle ostilità, la specialità bombardieri della Royal Air Force non era pronta a sostenere il suo ruolo principale. Pur avendo accettato la teoria del bombardamento strategico, basata sull'assunto che il bombardiere doveva essere in grado di distruggere le parti vitali della macchina bellica del nemico, non aveva velivoli adatti a svolgere questo compito, nè esperienza sulla quale basare la condotta di questo tipo di guerra. Ciononostante, nel primo periodo del conflitto, il Bomber Command della RAF mise in . atto due forme di attacco limitato contro il territorio nemico. Nessuna di esse può essere strettamente definita strategica, ma i loro risultati ebbero determinanti conseguenze sulle future operazioni aeree. Da una parte, i bombardieri effettuarono incursioni diurne contro le città portuali ed il naviglio nemico nel Mare del Nord e nel Baltico, dall'altra, con voli notturni, lanciarono volantini sulla Germania. Le incursioni contro i porti ed il naviglio nemico, compiute dai Vickers Wellington, fallirono lo scopo a causa dei caccia e della difesa controaerea tedesca: dal settembre al dicembre 1939, le forze inviate persero il cinquanta per cento dei loro effettivi, una percentuale di perdite che, se tali azioni fossero state continuate, avrebbero messo in ginocchio il Bomber Command in breve tempo. Lo Stato maggiore della RAF si convinse che il bombardamento pesante non poteva avere successo se effettuato di giorno, e questa convinzione fu avvalorata dall'apparente successo dei voli notturni di lancio volantini, attuati dagli Armstrong Whitworth Whitley che subirono minime perdite. Sorse così l'idea abbastanza comprensibile - che sarebbe stato prudente spostare le azioni dei bombardieri dal giorno alla notte. Lo scopò principale del bombardamento strategico - l'insidia al morale della popolazione civile e la precisa distruzione di obiettivi chiave - non doveva essere abbandonato, ma si doveva rivedere il metodo per conseguirlo. Il bombardamento notturno creò, tuttavia, diversi problemi: gli strumenti di bordo non consentivano un'esatta navigazione, la ricerca ed il centraggio dei bersagli davano scarsi risultati e, nella maggior parte dei casi era una fortuna che gli aerei - progettati per operazioni diurne e con equipaggi non preparati al volo di notte - riuscissero a raggiungere gli obiettivi. La scarsa attendibilità


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di questo metodo fu dimostrata dalle fotografie della ricognizione aerea sulle zone interessate della Germania. L'ovvia alternativa fu il ritorno a] bombardamento diurno, agendo però con estrema cautela, da quote molto alte ed in misura contenuta, rinviando le operazioni notturne al momento in cui fossero stati disponibili velivoli, strumenti ed equipaggi adatti. La decisione definitiva sull'offe nsiva aerea strategica fu presa, nel I 942, dal Capo di S.M. della RAF, il maresciallo dell'Aria Sir Charles Portal, che suggerì la sostituzione dei singoli bersagli, quali stabilimenti industriali, vie e centri di comunicazione, con bersagli più vasti, cioè zone racchiuse in un perimetro di parecchi chilometri, ivi compresi anche grossi centri urbani, che dovevano essere sottoposti ad un bombardamento a tappeto al fine, non solo di distruggere gli obiettivi direttamente interessati alla guerra, ma anche di terrorizzare ed eliminare i lavoratori ed il resto della popolazione civile. Venne così diramata la Area Bombing Directive con una nota aggiuntiva, nella quale veniva specificata la natura del nuovo tipo di offensiva, mettendo in evidenza che i punti da colpire sono le aree urbane e non soltanto i cantieri e le fabbriche. Questo metodo, che non richiedeva il bombardamento di precisione, consentì un nuovo spostamento delle operazioni dal giorno alla notte. Per rispondere efficacemente alla direttiva dello Stato Maggiore della RAF, il comandante in capo del Comando Bombardieri, maresciallo dell 'Aria Arthur Harris, richiese un impressionante aumento sia di equipaggi addestrati, che di materiale di volo; era inconcepibile - diceva - saturare di esplosivi una vasta area bombing con incursioni di qualche decina di aerei; ne sarebbero occorsi invece un migliaio, per radunare i quali avrebbe dovuto impiegare tutta la linea di volo più le riserve ed i reparti d'addestramento. Tale richiesta sollevò clamore nella pubblica opinione: l'aumento degli aerei impiegati avrebbe comportato anche un aumento delle perdite. Tuttavia, l'attacco alla città di Colonia, nella notte del 30 maggio 1942, effettuato dal 1046 bombardieri, che causò gravi, sebbene non irreparabili, danni al centro nemico, ma costò soltanto quarantaquattro veliv.oli, pari al 3,9 per cento della forza impiegata, concorse ad eliminare tutti gli ostacoli al potenziamento della specialità. Il maggior numero degli aerei era soltanto uno degli asP.etti della nuova condotta di guerra aerea, per lo sviluppo della quale era indispensabile disporre di mezzi di volo di prestazioni migliorate e


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dotati di strumenti, per la navigazione ed il puntamento, di tecnologia avanzata. Nel 1942 iniziarono ad entrare nella linea di volo i quadrimotori Shorl Stirling (vel. max. 418 km/h, quota max. operativa 5180 mt., autonomia 3.000 km., armamento 10 mitragliatrici da 7,7 mm. e 6.350 kg. cli bombe, equipaggio 7-8 persone), ed i Handley Page Halifax (vel. max. 426 km/h, quota max. operativa 6.950 mt., autonomia 3.000 km., armamento 6 mitragliatrici da 7,7 mm. e 5.890 kg. di bombe, equipaggio 7 persone), in sostituzione dei Wellìngton, Whitley e Hampden; ma il velivolo che, più di ogni altro, unitamente ai bombardieri americani, risultò essere il protagonista dell'offensiva strategica, fu l'Avro Lancaster (vel. max. 462 km/h, quota max. operativa 7.500 mt., autonomia 2.670 km., armamento 10 mitragliatrici da 7,7 e 9.980 kg. di bombe; equipaggio 7 pers.) che per le sue doti di volo, capacità di carico e strumentazione di bordo, riscosse pienamente la fiducia degli equipaggi.

Bombardiere inglese «Avro Lancaster».

La messa a punto di questi aeroplani fu affiancata dalle r icerche sui mezzi necessari ai piloti, navigatori e bombardieri per svolgere i loro compiti nel migliore dei modi. Il primo risultato fu l'approntamento di un nuovo sistema radar per il raggiungimento e l'individuazione dei bersagli nelle ore notturne, al quale fu dato il nome convenzionale di Gee; tale apparecchiatura metteva in grado il navigatore, mediante il video di un tubo catodico che trasformava in impulsi dei segnali radio provenienti da tre diverse stazioni emittenti nel Regno Unito, di stabilire su di una speciale carta di navigazione, la sua esatta posizione, calcolando il tempo di intervallo fra i segnali delle stazioni collegate fra loro. Questo primo ritrovato presentava il difetto di essere efficace soltanto a distanze limitate, non essend o in grad o cli operare a più cli 400 miglia dalla costa inglese a causa della curvatura della Terra. Dopo breve tempo apparve un secondo dispositivo, denominato Oboe, che si richiamava al precedente sistema tedesco, mediante il quale l'aereo, per raggiungere il bersaglio, seguiva un fascio di onde radar emesso da


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una stazione in Gran Bretagna e diretto sull'obiettivo prestabilito; anche questo però era di raggio d'azione limitato per la stessa ragione del primo. Il gennaio 1943 vide l'introduzione dell'H2S, che non aveva limitazioni di portata essendo un radar installato sul ve livolo. Un'emittente rotante la nciava sul terreno dei fasci di onde che ritornavano poi r iflesse su un tubo catodico ricevitore: pianure, rilievi, centri urbani e corsi d'acqua, davano immagini d istinte che il navigatore interpretava con l'a usilio di una speciale ma ppa, per rilevare la posizione del suo aereo. L'H2S non dava un quadro esatto o dettagli sufficienti per consentire un bombardamento di precisione, ed il risultato dipendeva dall'abilità dell'operatore nel tradurre i segnali sullo schermo, cionostante forniva un elevato grado di probabilità per l'individua izone dei bersagli. Le incursion i vennero effettuate da formazioni sempre più grandi e ad ondate successive; questo a nche per far fro nte al sistema difensivo tedesco, conosci uto come Kammhuber Linie, (dal nome del generale comandante i cacciatori notturni), e costituito da una serie di posti radar collegati con unità cli caccia notturni dislocate in settori lungo tutta la costa, dalla Danimarca a ll'estremità occidentale della Francia settentrionale. L'attività dei bombardieri fu molto faci litata da un espediente c he si rivelò immediatamente efficace: essi venivano preceduti da aerei che lanciavano sul territorio nemico sott ili striscie metalliche - Window - le quali facevano apparire sugli schermi radar l'immagine di grosse formazioni in volo, dirottando così i caccia tori tedeschi dalla zona dell'attacco principale. A completamento de lla nuova tattica, le ondate di incursioni venivano pure precedute da aerei dotati di H2S, da l nome convenzionale di Pathfinders (rilevator i de lle piste): una volta in dividuato con esattezza il bersaglio, questi sganciavano su di esso un quantita tivo di bombe e spezzoni incendiari sufficienti per illuminarlo in tutto il suo perimetro, i bombardieri non dovevano fare altro che seguire i Pathfinders e far cadere il loro carico sulla zona rischiarata dagli incen di. Durante questo periodo di evoluzione nella condotta di guerra aerea, si verificò un evento di estrema importanza: l'entrata in campo degli Stati Uniti che, con il loro potenziale umano ed industriale, promettevano al Bomber Com.mand un valido r inforzo nello svolgimento della sua attività. Ma emersero subito alcune divergenze. In primo luogo, gli americani non si consideravano un semplice r in forzo ma desideravano condurre una loro diretta offensiva aerea. Seconda riamente, non avevano nessuna intenzione


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L' EVOLUZIONE ORGANICA. TECN ICA, OOTTRINALE

di seguire il sistema britannico degli attacchi notturni: esperimenti condotti prima dell 'entrata in guerra, in California, avevano dimostrato che bersagli, anche di dimensioni ridotte, potevano essere colpiti con elevata probabilità di successo da bombardieri d'alta quota, soltanto alla luce diurna. Sfortunatamente erano stati trascurati alcuni particolari, come 1'8a USAAF ebbe modo di constatare a sue pesanti spese, nel 1942 e 1943. Il primo di questi era il tempo atmosferico: per attacchi di precisione da alta quota era essenziale disporre cli cielo sereno e buona visibilità e, contrariamente alla California, in molti periodi dell'anno, le condizioni meteorologiche dell'Europa settentrionale erano cattive. Ne derivavano lunghi intervalli di tempo durante i quali non era possibile svolgere operazioni e, se tentate, abortivano per mancanza di visibilità; ciò portò ad un pericoloso abbassamento del morale degli equipaggi senza causare nessun danno al nemico. In secondo luogo, durante gli esperimenti in California non si era tenuto conto dell'opposizione nemica. Se il cielo era chiaro e la visibilità buona per gli americani, lo era anche per i tedeschi, e quindi gli intercettori potevano facilmente attaccare i bombardieri, e l'artiglieria controaerea necessitava soltanto del contatto visivo senza ricorrere ad apparecchiature elettriche od elettroniche di rilevamento. È inutile dire che, inizialmente, le perdite americane furono gravissime e culminarono nelle due incursioni sulle fabbriche di cuscinetti e sfere di Schweinfurt nel 1943: il 17 agosto vennero perduti trentasei bombardieri su un totale di duecentoventinove; il 29 ottobre ne furono distrutti sessanta su duecentonovantuno. Poiché la maggioranza delle perdite era stata causata dall'attività dei caccia intercettori, nonostante l'introduzione di formazioni compatte combat boxes a mò di scatola nelle quali i bombardieri si fornivano mutua protezione, l'unica soluzione era quella di distruggere la Luftwaffe, non soltanto mediante gli attacchi ad aeroporti, depositi di carburante e fabbriche di materiale aeronautico, ma anche in combattimento, contrapponendo aerei idonei. Ma i velivoli a disposizione, i Lightnings, Thunclerbolts, 1\t!ustangs e Spitfires, mancavano del raggio d'azione necessario per scortare i bombardieri in profondità nel territorio avversario. Soltanto verso la fine del 1943, quando i Mustangs vennero equipaggiati con nuovi motori Rolls-Royce, l'aviazione da caccia alleata fu in grado di raggiungere qualsiasi punto in Europa. Allora, e solo allora, gli alleati incominciarono a guadagnare la superiorità aerea indispensabile per realizzare i loro piani.


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Pur continuando l'offensiva aerea strategica su tutto il continente, fra l'aprile ed il settembre 1944, la priorità fu data alla preparazione, ed i I grosso dei bombardi eri alleati fu destinato ad attacchi tattici sulla costa francese ed a lle linee di comunica zione interne. Le prima a subi re danni irreparabi li furono le reti ferrovia rie fran cesi e belghe: la loro quasi totale paralisi provocò enormi difficoltà nel trasporto delle truppe; armi, equipaggiamenti e principa lmente di materie prime indi spensabili quali minerali di ferro e carbone. Seguirono poi le incursioni sul traffico ordinario, ponti stradali e ferroviari, fort ificazioni, basi di lancio delle bombe volanti e depositi carburante. Il generale Hans Spc idel, Capo di SM del maresciallo Rommel, scri sse: I comandi aerei della Gran Bretagna e degli SLati Unili avevano padroneggiato il c ielo sin dal principio del 1944 e avevano paralizzato ogni altività germanica. Non e ra più poss ibile attuare ricognizione aerea sulle isole britanniche, sui porti e sulle vicinanze delle coste atlan tiche. Non e ra nemmeno possibi le concentrare un numero sufficiente di apparecchi da combattime nto per spezzare l'ininterrotta irruzione del nem ico o per portare a compimento un limitato compito di ricogn izione. I bombardieri degli alleati, ben fornit i di uomini e con grande svilup po di azione, paralizzarono ogni movimento di giorno e infl issero gravi perdite. Gli squadroni di bombardie ri danneggiarono i centri di collegamento ferroviario, glì incroci di strade, gli edifici di ogni genere, così gravemente da rendere insormontabili le difficolLà di riforn imento durante l'invasione. La distruzione delle fe rrovie ad ovest della linea Bruxelles-Parigi-Or leans, rese impossibile organizzare un regolare sistema di rifornimento e di sostituzioni dopo la metà di maggio. Non vi erano mezzi sufficienti nei trasporti motorizzat i per poter caricare materiali, nè sufficiente benzina per far muovere i motori. Il problema dei r ifornimenti costituì una delle ragioni fondam entali dei nostri rovesci nelle operazioni d'Africa nel 1942, nella campagna russa dello stesso anno e nella guerra di movimento nell'Ovest dura nte il 1944. Tutti i ponti della Senna sotto Parigi e tutti quelli della Loira sotto Orleans furono distrutti dai bomba rdier i prima del 6 giugno 1944 13 1.

Quando giunse il momento dell'invasione, gli a lleati impiegarono 12.837 aeroplani, di cui 5.409 caccia, 1.467 bombardieri pesanti e 131 Gf.N.

H.

SPEIDEI.:

Vallo Atlantico, Ed. Corso, Roma 1952, pp. 44-45.


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L'EVOI.UZIONE ORGAN ICA, TECN ICA. DOTTRINALE

1.645 apparecchi da bombardamento medi e leggeri 132 mentre il 5 giugno, la Terza Flotta Aerea tedesca aveva una forza operativa di soli 481 a e rei, dei guaii 64 da ricognizione e 100 da caccia; nel giorno dell'invasione i tedeschi poterono opporre al nemico soltanto 319 apparecchi 133. Nell'autunno 1944, l'offensiva aerea strategica riprese ancora più massiccia ed in continuo crescendo fino alla fine del conflitto, con il completo dominio dell'aria. Tale impiego strategico dell'aviazione raggiunse tutti i risultati desiderati, vale a dire l'indebolimento del morale della popolazione civile e la distruzione dell'industria bellica germanica? Per quanto riguarda il morale dei civili la risposta è negativa. Possono essersi verificati episodi isolati cli panico - per esempio durante gli uragani di fuoco ad Amburgo nel luglio 1943, dove morirono circa 50.000 civili e 60.000 furono feriti, quando quasi un mi lione di abitanti fuggirono dalla città - ma gli indiscriminati bombardamenti a tappeto che seguirono (per esempio a Dresda, nel febbraio 1944, dove si ebbero 135.000 morti, e a Darmstadt, nel settembre 1944 dove, su 115.000 abitanti ne perirono oltre 12.000), ebbero sui tedeschi lo stesso effetto di quello degli inglesi nel 1940-41, cioè causarono la determinazione di resistere uniti alle comuni avversità. È più difficile trarre una conclusione concernente gli effetti dei bombardamenti sull'industria bellica germanica. Gli attacchi misero fuori uso moltissimi impianti industriali, ma per breve tempo, poiché le macchine e gli uomini vennero rapidamente sostituiti o spostati altrove; in aggiunta, l'industria tedesca fu mobilitata gradualmente, al passo con gli sforzi militari, ed è un fatto che nel 1944, la produzione bellica raggiunse un livello più alto che nel 1940, prima dell'inizio dell'offensiva aerea. I dati seguenti sono abbastanza ~ignificativi: MEZZI Aeroplani Carri armati Artiglieri e Sommergibili

132 FEUCHTER: 133

A.

1940

1941

1942

1943

1944

10._200 1.600 6.300 76

11.000 3.800 7.800 218

14.200 6.300 13.600 238

25.000 12.100 38.000 279

39.600 19.000 62.300 229

op. cit., p. 224.

GALLANO :

«Il primo e l' ultimo», Longanesi, Milano 1958, pp. 457-458.


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C'è da domandarsi quali livelli avrebbe raggiunto la produzione industriale tedesca se le incursioni aeree alleate non avessero avuto luogo. In conclusione, fu la sconfitta materiale delle armate germaniche e l'occupazione del territorio della Germania da parte delle forze terrestri alleate che pose fine alla guerra. Il bombardamento aereo strategico, indubbiamente, indebolì il potenziale bellico tedesco e contribu i alla vittoria finale, ma i fatti smentirono le teorie di Douhet, Trenchard e Mi tchell, sull'aviazione come unica arma decisiva. Nel teatro di guerra del Pacifico, lo scoppio delle ostilità trovò le forze aeree statunitensi impreparate a sostenere un'offensiva strategica. Non esistevano basi adeguate ai bombardieri pesanti e, con le avanzate giapponesi del 1941-42, tutte le isole in grado di accorciare le distanze con il Giappone erano state perdute. L'unica alternativa era il territorio cinese sul continente, dove .le armate di Ciang-Kai-shek stavano combattendo i nipponici dal 1937, ma le difficoltà erano quasi insormotabili. Fino a quando le forze giapponesi rimanevano nella zona, ogni aeroporto in Cina era in costante pericolo di essere conquistato o devastato, mentre la lunga e tenue linea di rifornimento sull'Himalaya dall'India, rendeva la manutenzione di una flotta da bombardamento virtualmente impossibile. Un'incursione su Tokio venne condotta dal colonnello Dool ittle con bombardieri B25 Mitchell decollati, il 18 aprile 1942, dalla portaerei Hornet, ma il suo effetto fu più morale che materiale. Le prime azioni offensive strategiche vennero attuate, con la Cina come base di partenza, soltanto nel giugno 1944, due anni e mezzo dopo lo scoppio della guerra ma, all'inizio, con perdite rilevanti principalmente perché i B29 «Superfortress» dovevano sorvolare molti territori occupati dai giapponesi prima di avvicinarsi ai loro obiettivi, e con enormi difficoltà di rifornimento. La riconquista delle isole Marianne nel Pacifico centrale, fornì agli americani una base sicura, ma gli apprestamenti per ricevere i B29 terminarono nel novembre 1944. A quell'epoca, l'attività potè venire intensificata adottando la tattica del bombardamento a tappeto sulle città giapponesi con il lancio, principalmente, di rilevanti quantità di bombe incendiarie, e che culminò con la tempesta di fuoco su Tokio, nella notte del 9 marzo 1945, che causò quasi un quarto di milione di vittime. Ma l'offensiva non diede, anche in quest'area, i risultati sperati: la popolazione giapponese non si abbandonò al panico e le industrie, benchè pesantemente colpite, non cessarono la loro produzione.


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Benché il Giappone fosse ormai allo stremo, la fine della guerra nel Pacifico fu decisa da un solo aereo con una sola bomba atomica in due occasioni, il 6 ed il 9 agosto 1945 su Hiroshima e Nagasaki. Questo evento parve confermare interamente le teorie di Douhet e degli altri pionieri, che volevano l'Esercito e la Marina servizi ausiliari dell'Aviazione, tuttavia non fu l'aereo ma la nuova arma da esso lanciata a dire l'uJtima paroJa del conflitto e, purtroppo, anche la prima per quanto riguardava il futuro. La guerra terrestre, nel teatro occidentale, dopo la campagna di Francia, era continuata con l'attacco italiano alla Grecia, l'impossibile difesa dell'impero d'Etiopia e le offensive, seguite da controffensive, sulla costa mediterranea dell'Africa, fra l'annata italo-tedesca agli ordini de l generale Erwin Rommel e l'Ottava armata britannica, composta da australiani, britannici, francesi liberi, neozelandesi, sudafricani e indiani. Ad eccezione delJa battaglia· di El Alamein che, con quella di Stalingrado, capovolse le sorti del conflitto in occidente, gli scontri in Africa settentrionale, se paragonati all'urto di enormi masse di armati in Russia ed in Europa, appaiono delle scaramuccie. Nel 1941, Hitler era inten1enuto in Africa, a fianco degli italiani, con la speranza di infliggere una schiacciante sconfitta ai britannici nel loro bastione mediorientale e di aprirsi la strada verso il Caucaso da sud. La strategia alleata, una volta spazzate dal Nordafrica le potenze dell'Asse, era quella di aprire un secondo fronte in Europa per aderire alle urgenti richieste sovietiche ed alleggerire la p1-essione della Wehrmacht sull'Armata Rossa. Fu quindi decisa la penetrazione nel molle basso ventre d'Europa con sbarchi in Sicilia e nella penisola italiana. In realtà non vi era altra scelta: la mancanza di navi e di mezzi da sbarco rendeva impossibile l'attraversamen to della Manica prima del 1944. Cautela e prudenza dominarono le operazioni anglo"americane: grande cura fu dedicata a ridurre al minimo le perdite di uomini e materiali e ad evitare la possibilità di una sconfitta. Un fallimento dello sbarco sulle spiaggie italiane non avrebbe rappresentato soltanto un insuccesso di quella particolare invasione, ma avrebbe compromesso i piani futu r i con conseguenze incalcolabili. Perciò, il piano probabilmente più brillante, ma più rischioso, ciel generale americano George Patton, di invadere la Sicilia mediante due sb_archi contemporanei nei dintorni di Palermo e di Siracusa, venne accantonato in favore cli quello più prudente del generale inglese ~ernard Montgomery, che prevedeva di concentrare tutte le forze


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nella zona di Capo Passero, entro il raggio d'azione de lla cope rtura aerea, con indiviso supporto di fuoco dal mare e con le forze di terra in possesso cli una potenza di fuoco maggiore di quella a di sposizione se fossero s la te frazionate. Il 9-10 luglio 1943 1'8 a armata britannica e la 7a armata ame ricana invasero la Sicilia. Un'indicazione dell'estrema complessità cli tali operazioni anfib ie e delle inerenti possibilità cli errore fu la lragedi a da parle delle truppe aviotrasportale che, inavvertitamente sorvolarono la flotta per raggiungere le zone di lancio e furono dec imate dal fuoco antiaereo navale a lleato. Tatticamente, la Sicilia fu un preavvi so del potenziale difensivo del territodo italiano, così diffe rente dai grandi spazi delle pianure russe e del deser to africano. Queslo tipo di terreno, inadatto alle truppe corazzate, fu una delle cause della lenla avanzata )ungo la peni sola, fin o alla primavera del 1945. Ogni resistenza in Sicilia ebbe termine i I 17 agosto, lo stesso giorno in cui Churchill e Roosevelt s i incontrarono a Quebec per concordare la strategia final e per la liberazione dell'Europa. Churchill vedeva la strategia come la preparazione per l'ottenimento dei traguardi politici necessari ad assicurare la pace fu tura, il principale dei qua li era quello d i impedire che l'Europa centroorientale cadesse sotto il controllo sovietico; per questa ragione sosteneva l'approccio in.dirello da sud, con obiellivo Vienna e Budapest. I Capi di SM american i insistevano invece sull'invas ione, al più pres to, de lla Fra ncia att ra verso la Ma nica, per un deliberalo urto con il grosso delle forze nemiche, che dovevano essere distrutte sul campo per conse ntire poi agli Stati Uniti di concentrare i loro sforzi con tro il Giappone. Lo scopo della campagna d'Italia doveva essere que ll o di distrarre il maggior numero possibile di truppe de ll 'Asse dal principale campo di battaglia in Francia. Prevalse il piano americano; ma, sebbene in guerra non ci sia nulla di certo, se fosse stata accettata la proposta di Churchill di usare la Sicilia (ed eventualmente l'Ita lia me ridionale) come base cli partenza pe r uno sbarco ne i Balcan i e da lì procedere conlro il fi anco meridionale dei tedeschi, forse, la guerra avrebbe potuto prendere una piega diversa. Questo piano avrebbe, in caso di riuscita, fatto in modo che i tedeschi sgombrassero la Russia, ma avrebbe, nello stesso tempo, pos to le potenze occidentali in possesso dei Balcani, vale a dire della Romania, Bu lgaria, Ungheria, Jugoslavia e Cecoslovacchia. La Francia non avrebbe ri sentito della guerra, così neppure l'Olanda


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L'EVOLUZIONE ORGANICA. TECNICA, DOTTRJNALE

ed il Belgio, e la Germania sarebbe stata ugualmente costretta alla pace e la vittoria così conseguita avrebbe portato l'intera Europa ad una permanenza sotto l'influsso occidentale. Hitler vide la situazione italiana ed il suo pericolo per la Germania con gli occhi di Churchill e decise di rinforzare quel fronte senza tener conto della resa dell'alleato. Vennero organizzate due armate, inizialmente per complessive 16 divisioni, otto delle quali a sud per effettuare un'azione ritardatrice e otto al centronord per costituire una linea difensiva sugli Appennini. La campagna d'Italia si dimostrò, da parte tedesca, una delle migliori prove di capacità professionale nella storia militare, mentre, da parte alleata, fu la guerra delle occasioni perdute. Lo sbarco a Salerno rasentò il disastro data la rapida e decisa reazione tedesca; d urante l'autunno e l'inverno le due armate anglo-americane (Sa americana e sa britannica) avanzarono con enorme lentezza a causa della configurazione del terreno che rendeva inutilizzabili le truppe corazzate ed i moderni mezzi di trasporto, e delle condizioni meteorologiche. Nel gennaio 1944, gli alleati effettuarono uno sbarco ad Anzio, alle spalle del fianco destro germanico, ma l'operazione fallì per la mancanza cli energia e decisione del comandante. Un'altra occasione, perduta, di intrappolare una buona parte delle divisioni tedesche fu la scelta del generale Clark cli occupare Roma, di nessuna importanza strategica, invece di aggirarla e chiudere la ritirata alla 10a armata tedesca. Anche la decisione cli forzare la Linea Gotica fu alquanto azzardata poiché le armate alleate avevano dovuto rinunciare ad alcune divisioni destinate allo sbarco nella Francia meridionale, riducendo così le loro riserve; inoltre, la natura del terreno non consentì ancora una volta l'impiego dei carri armati e trasformò la battaglia in una serie di combattimenti di compagnia e di battaglione, dove ambedue le parti dimostrarono grande eroismo e spirito di sac;·ificio. La difficoltà dei rifornimenti, la scarsità di rimpiazzo delle perdite ed il fango paralizzarono la guerra fino alla primavera del 1945. Lo sbarco in Normandia, seguito dalla campagna sul continente, è stato senza dubbio l'impresa più grande ed impegnativa del la storia militare di tutti i tempi, per i mezzi, gli uomini e le risorse in esso impiegati. Dopo aver esaminato i suoi aspetti navali ed aerei, concludiamo con i particolari p iù significativi dell'organizzazione generale, dei piani e dei successivi sviluppi terrestri dell'operazione. Fin dall'aprile 1942, Harry Hopkins, inviato speciale del Presidente degli Stati Uniti e George Marshall, Capo di SM dell'Esercito


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americano, si erano recati a Londra per sottoporre al Pri mo Ministro ed a i capi militari britannici u n piano elaborato dal capo dell'Uficio Piani ed Operazioni (l'OPD), maggior generale Dwight Eisenhower, per l'attacco alla Germania. Esso si basava sul comune accordo che la spinta fina le doveva essere condotta attraverso la Manica, in direzione est, sulle pianure dell'Europa occidentale. Era stata stabilita, quale epoca provvisor ia per l'impresa oltre Manica, designata con il nome convenzionale d i Roundup (retata), l'estate del 1943; era stata inoltre prevista un'operazione d'emergenza Sledgehammer (maglio) per un assalto diversivo su d i un punto della costa francese in epoca molto anteriore, se tale misura fosse stata necessaria per dare una mano a salvare la situazione sul fronte sovietico. La piega che gli eventi avevano preso in Africa Settentrionale, a causa dell'avanzata verso est dell'armata italo-tedesca, costrinse gli alleati a concentr are tutte le loro r isorse su questo teatro per prendere le misure necessarie a fro nteggiare il pericolo che incombeva sul Cairo e su tu tto il Med io Oriente. Questa urgenza, unita alla scarsezza d i materiali, specialmente di mezzi da sbarco, ed il breve periodo rimasto in cui il clima avrebbe reso possibile il passaggio della Manica a naviglio di scarso tonne llaggio, obbligarono ad escludere l'azione diversiva Sledgehammer per il 1942. Apparve evidente che l'unica operazione con p robabilità di successo nell 'anno era uno sbarco in Nordafrica (operazione che poi prese il nome d i Torch) che avrebbe consumato la maggior parte delle risorse a lleate nel!' Atlantico, consentendo, nel Pacifico, la sola difesa della linea Haway-Miclway e delle comunicazioni americane con l'Australia . Conclusa vi ttoriosamente la campagna africana ed iniziato con successo l'attacco al territorio italiano, venne definitivamente decisa l'operazione Overlord (Signore Supremo), nome convenzionale che avrebbe sostituito Roundup per l'assalto alla Francia, e, per la preparazione dei piani, fu stabilita come data Ja primavera del 1944. CosÏ, nonostan te l'impegno nel Mediterra neo, si incominciò ad ammassare nel Regno Unito le forze necessarie a ll 'invas ione dell'Europa occidentale. Per realizzare questa gigantesca impresa logistica, fu necessar io provvedere al trasporto; alloggio, ospedalizzazione, rifornim ento, addestramento ed assistenza per 1.200.000 uomini che dovevano essere imbarca ti negli Stati Uniti e trasportati, att raverso l'Atlantico infes tato d ai sommergibili, fino in Gran Bre tagna. Dovettero


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L' EVOLUZION E ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

essere provveduti alloggiamenti e relativi servizi (caserme, accantonamenti, ospedali, magazzini, depositi ed officine). Furono progettati parcheggi per 50.000 veicoli militari, e costruiti oltre 430 km. di ferrovie, mentre furono spediti oltre 20.000 carri ferrovi ari e 1.000 locomotive. La sola aviazione dell'esercito richiese 163 aeroporti, sette centri per il personale navigante e complementi, alloggiamenti e servizi per 450.000 uomini circa e 750 ettari di opere varie e depositi. Due terzi del vasto programma di installazioni aeronautiche richiesero nuove costruzioni ad opera dei genieri inglesi ed americani. Nello stesso tempo, le operazioni d'invasione comportarono progetti per le installazioni da allestire poi in Francia: ospedali, magazzini, depositi, oleodotti, materiale da ponte, ferrovie. Furono ammassati in Gran Bretagna, per esempio, tutti i materiali da costruzione per r iattare completamente il porto di Cherbourg, la cui distruzione era inevitabile. Nel luglio 1943, il flusso dei materiali dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna aveva raggiunto le 765 .000 tonnellate mensili, che poi aumentò fino a 1.950.000 tonnellate nel mese precedente l'attacco. Fu necessario costruire, o procurare dalle risorse disponibili, 3.780 mezzi d'assalto anfibi e 142 navi da carico. Consapevoli che l'invasione attraverso la Manica contro l'esercito tedesco ben trincerato era un'operazione che aveva la possibilità di incorrere in un gigantesco disastro quale mai visto, i comandanti alleati decisero di iniziare un grande bombardamento strategico (vedi la parte relativa alla guerra aerea) che avrebbe indebolito la Germania militarmente ed economicamente. In relazione a questa decisione, furono impartite direttive (Pointblank Directive) ai comandanti delle aviazioni britannica ed americana per lanciare ed intensificare continuamente l'assalto che avrebbe dovuto essere condotto giorno per giorno, per ridurre la' possibilità di resistenza del nemico al momento della presa di contatto delle armate alleate con l'esercito tedesco sul continente. Obiettivi per i bombardieri a largo raggio furono, in ordine d'importanza: cantieri di sommergibili, industrie aeronautiche, trasporti, raffinerie di petrolio ed altre industrie chiave. Le operazioni preliminari cli pianificazione per l'attraversamento della Manica vennero condotte, nel 1943, da un gruppo di ufficiali anglo-americani con alla testa il ten. gen. britannico F.E. Morgan, e distinto con la sigla COSSAC (Chief of Staff to the Supreme Allied Commander). Nel gennaio 1944, quando il generale


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Dwight Eise nhower assunse formalmente il Comando in Capo di tutte le forze allea te, il COSSAC si trasformò in SHAEF (Supreme Headquarter Allied Expedilionary Force), che rimase in funz ione fino alla fine della guerra e r appresentò il primo esempio nella storia di un comando internazionale a lla testa di truppe pure di diversa nazionalità (precursore del comando NATO). Il suo or ganigramma era il seguente: Comanda nte Supremo: gen. Dwight Eisenhower (USA), vicecomandante: maresciallo dell'aria Si r Arthur Tedder (GB), capo di SM: ten. gen. W.B. Smith (USA), comandante in capo navale: a mm. Sir Bcrtram H. Ramsay (GB), comandante in capo dell'aviazione: maresciallo dell'aria Si r T.L. Leigh Mallory (GB), comandante del XXI Gruppo d'Armate (destinato allo sbarco e costituito daJla 1 a armata USA del ten. gen. O. B rad]ey e dalla 2a a rmata bri tannica del ten. gen. M.C. Dempsey) general e Sir B. Montgome ry; per le successive operazioni in Fra ncia, a l XXI Gruppo d'Armate si sarebbe affiancato il· XII Gruppo, il cui comando sarebbe stato assunto dal generale O. Bradley (USA). Questi furono i vertici di un'istituzione militare mai c6stituita prima d'allora e che dovettero affrontare e risolvere problemi precedentemente r itenuti insormontabili. La difficoltà di uno sbarco di rilevante consistenza, su di un territorio nemico protetto da massiccie e moderne forti f icazion i., potevano essere paragonate a quelle di un assalto terrestre contro un sistema difensivo altamente organizzato. Gli attaccanti - similmente ai loro antenati alla conquista di una fortezza - dovevano iniziare la manovra da una posizione di pa rtenza dotata di tu tt i i mezzi per forni re un adeguato supporto di fuoco, ed avanzare su terreno scoperto fino a raggiungere l'impatto con le difese nemiche; in caso di insuccesso, l'azione poteva essere ritentata o, a lla peggio le truppe potevano disimpegnarsi e trincerarsi. Ma nel caso dell'attacco anfibio progettato, l'operazione doveva essere effettua ta senza una protezione diretta, attraverso una distesa d'acqua che non offriva nessun appiglio e da una zona di r iunione lontana dalle 50 alle 100 miglia. L'elemento principale doveva essere la sorpresa, ma non esisteva nessuna tattica idonea a fornire la soluzione che avrebbe dovuto essere r icercata con l'aiuto della tecnologia e dell'enorme potenziale industriale degli Stati Uniti. La preparazione d'a rtiglieria e la copertura di fuoco, della quantità e dell'intens ità necessarie, doveva essere realizzata mediante l'impiego di aerei con base sulla portaerei inaffondabile rappresentata dalla Gran Bretagna; tu ttavia il successo di Ove rlord fu reso possibile sol tanto grazie alla tecnologia.


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Il primo elemento fondamentale fu la costruzione di speciali navi e mezzi da sbarco per consentire ai carri armati, veicoli, cannoni e uomini, di raggiungere la terra ferma il più rapidamente possibile e, una volta giunti, di non arenarsi sulle spiagge. Tali mezzi erano: LST (Landing-ship Tank) navi da sbarco per carri armati; LCT (Landing-craft Tank) mezzi da sbarco per carri armati; LCI (Landing-craft Infantry) mezzi da sbarco per fanteria; LCM (Landing-craft .Mechanised) mezzi da sbarco per truppe meccanizza te - LCVP (Landing-craft Vehicle and Personnel) mezzi da sbarco per veicoli e personale. Il secondo fu il potenziale aereo usato offensivamente su vasta scala, sia in appoggio diretto alle unità combattenti, sia nell'impedire l'afflusso di rinforzi e rifornimenti alle truppe nemiche d i prima linea. Il terzo fu l'impiego cli veicoli corazzati particolarmente attrezzati quali : il DD, carro medio M4 equipaggiato con motore a doppia propulsione, elica e ruote, (da qui la sigla DD - duplex drive) sullo scafo del quale veniva adattata una salsiccia galleggiante che gli permetteva di navigare sull'acqua fino a quando i cingoli non toccavano terra; il carro sminatore Crab (granchio) derivato dal precedente Scorpion, dotato di un sistema costituito da un tamburo rotante sostenuto da due bracci sporgenti anteriormente allo scafo: lunghe catene fissate al tamburo batte.vano un terreno antistante in modo da far esplodere le mine, creando un sentiero bonificato; il carro Churchill III e IV A.V.R.E. (Armoured Vehicle Royal Engineers) armato di mortaio e predisposto per il trasporto di ponti d'assalto, di stendi tappeti di canapa per rendere transitabili terreni pantanosi, di fascine per colmare fossati, di serpenti Bangalore e cariche esplosive; l'A.R.C. (Armoured Ralfl-p Carrier) portarampe corazzato per il lancio di ponti; il Bulldozer corazzato Caterpillar per la rimozione di ostacoli; il B.A.R.V. (Beach Armoured R ecovery Vehicle) speciale versione dell'M4 per il recupero dei mezzi danneggiati sulle spiagge cli sbarco, la cui sovrastruttura aveva una forma simile alla prua cli una nave e che poteva operare immerso nell'acqua fino a tre metri di profondità. Infine, un altro elemento cli grande importanza fu la costruzione e l'impiego dei porti artificiali Mulberry e Cooseberry già precedentemente descritti. Il piano generale approvato quale schema delle operazioni che i CCS intendevano condurre fu:


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Sbarco sulla costa della Normandia. Organizzazione dei mezzi occorrenti per una battaglia decisiva nella regione Normandia-Bretagna e sfondamento delle posizioni del nemico disposte ad arco nella regione. Proseguimento su vasto fronte con due gruppi d'armate, dando maggior importanza a'I gruppo di sinistra per conquistare i porti necessari, raggiungere i confini della Germania e minacciare la Ruhr. Sulla nostra destra ci saremmo congiunti con ]e forze che dovevano invadere la Francia da sud. Organizzare la nostra nuova base lungo il confine occidentale della Germania, assicurandoci i porti belgi e bretoni, come pure quelli mediterranei. Durante l'organizzazione delle nostre forze per le battaglie finali, mantenerci all'offensiva senza soste, fino al limite dei nostri mezzi, sia per sfiancare il nemico, sia per acquistare vantaggio per l'urto risolutivo. Completare l'annientamento delle forze nemiche ad ovest del Reno, continuando intanto a cercare cli costruire teste cli ponte al di lĂ del fiume. Lanciare l'attacco finale come un doppio avvolgimento della Ruhr, di nuovo con maggior forza dalla sinistra, e farlo seguire da un'avanzata immediata attraverso la Germania, in una direzione precisa, da decidere a tempo debito. Occupare il resto della Germania. Questo piano di massima, accuratamente delineato alle riunioni dello Stato Maggiore prima ciel giorno D, non venne mai, neppure momentaneamente, abbandonato per tutta la campagna 134.

Naturamente, la sua parte piĂš delicata era Overlord, la fase iniziale, dalla quale dipendeva la sua vittoriosa conclusione. Nelle sue grandi linee, la pianificazione dello sbarco fu abbastanza lineare ma, come sempre in guerra, i problemi risiedevano nella sua realizzazione, vale a dire l'azione cli comando delle forze in campo. I punti essenziali del piano erano i seguenti: - la prima fase era una poderosa offensiva aerea nei giorni immediatamente precedenti il giorno D per paralizzare il sistema dei trasporti tedesco e distruggere le batterie costiere ed i radars; - l'assalto doveva aver luogo su di un fronte di circa 70 miglia con 15 divisioni, piĂš altre unitĂ non indivisionate, organizzate in due annate e tre divisioni aviotrasportate, al comando del gen. Montgomery; l34 DWIGHT D.

pp. 292-293.

EISENHOWER:

Crociata m Europa, Mondadori, Milano 1949,


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di queste divisioni, cinque rappresentavano la prima ondata, e precisamente, due americane (sulle spiagge Omaha e Utah, settore ovest), una canadese e due britanniche (sulle spiagge Gold, luno e Sword, settore est); le tre divisioni aviotrasportate, una britannica e due americane, sarebbero state contemporaneamente lanciate sui fianchi ed alle spalle del nemico per bloccare le probabili direttrici di un immediato contrattacco; - una volta raggiunte le spiagge e consolidata la testa di ponte, i britannici ed i canadesi, sulla sinistra, dovevano spingersi in profondità nella zona di Caen, per attirare le riserve tedesche in una battaglia d'attrito, mentre gli americani dovevano dirigersi ad ovest per ripulire la penisola del Cotentin ed aggirare, dalla Bretagna, le forze nemiche e permettere così una vasta operazione di unità corazzate da svilupparsi su terreno aperto e verso est; - infine, non appena il tempo e lo spazio l'avessero consentito, sarebbe sbarcata un'altra armata americana ed il generale Eisenhower avrebbe assunto il comando delle ulteriori operazioni in Francia. Nonos tante momenti di crisi - quale ad esempio le difficoltà incontrate dagli americani sulla spiaggia Omaha - tutto si svolse secondo i piani. Da parte tedesca, l' intero apparato militare era ormai ben lontano da quello che aveva trionfato negli anni 1939-40-41, e le alte sfere di comando non avevano l'efficienza ed il coordinamento di quelle della controparte alleata. La suprema organizzazione della condotta di guerra germanica presentava un caotico aspetto e questo fu uno degli importanti fattori nella disfatta finale. Fra l'OKW (Oberkommando der Wehrmacht) e l'OKH (Oberkommando des Heeres) esistevano continue rivalità e tensioni. L'OKW si occupava, sotto la direzione di Hitler, dei teatri di guerra della Norvegia, della Finlandia, dell'Occidente, del Mediterraneo e dei Balcani, m entre l'OKH, sempre sotto il controllo del Fi.ihrer, di rigeva le operazioni sul fronte orientale ma con poteri decisionali limitati. Questo confuso dualismo era stato creato dall'assunzione, da parte di Hitler, del Comando in Capo dell'Esercito e dal suo disprezzo verso lo Stato Maggiore Generale, che egli considerava troppo intellettuale, troppo prudente, antiquato e mancante del fanatismo nazionalsocialista. Tale divisione fu la causa principale dei gravi insuccessi, prima in oriente ed in seguito in occidente. L'OKM (Comando in Capo della Marina) e l'OKL (Comandç in Capo della Luftwaffe) conducevano la loro guerra senza un costante contatto con Hitler.


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Pari situazione, se non ancora più caotica, esisteva nel teatro di guerra occidentale. La suprema autorità militare era rappresentata dall'OB-West (Ober Befehl West: Comando in Capo Ovest) il cui comandante era il feldmaresciallo von Rundstedt: alle dipendenze di questo vi erano il Gruppo d'Armate B, nel settore Olanda-Loira, ed il Gruppo d'Armate G, nel settore Loira-Frontiera spagnola-Costa del Mediterraneo-Alpi. Il comando navale dell'ovest riceveva ordini diretti dallo Stato Maggiore Marina; la Terza Flotta Aerea riceveva ordini da Goering. Le operazioni navali ed aeree non potevano, in tal modo, essere coordinate nè dal Comandante in Capo Ovest, nè dai Comandanti dei Gruppi d'Armate. Un tentativo per coordinare i preparativi di difesa delle tre Forze Armate fu fatto nel dicembre 1943, quando Hitler mandò in Francia il feldmaresciallo Rommel per un'ispezione alla difesa della coste; ma dapprima non ebbe alcuna autorità di comando, e più tardi ebbe soltanto queUa che si riferiva alle truppe che presidiavano il fronte della Manica, vale a dire il comando del Gruppo d'Armate B e che, pur dipendente dall'OB-West, riceveva spesso istruzioni dirette dall'OKW. Questo era il comando operativo più importante per la resistenza all'invasione ma limitatamente alle forze terrestri, poiché le forze navali, costituite da tre gruppi diversi con sedi di comando separate, e precisamente le forze di protezione ovest, i reparti di Schnellboote (motosiluranti) e le flottiglie di sommergibili, dipendevano dal Comando del Gruppo Marina Ovest; inoltre, al quartier generale di Rommel e nelle sedi di comando della Flotta Aerea, mancavano i collegamenti trasversali che sarebbero stati necessari per una stretta collaborazione tattica. Nel dicembre 1943, all'arrivo di Rommel in Francia, la consistenza degli apprestamenti a difesa della zona interessata all'invasione era ben lontana da quella ufficialmente conclamata con le dichiarazion i sul Vallo Atlantico. I porti lungo le circa quattrocento miglia della costa della Manica erano, naturalmente ben fortificati; vi erano inoltre alcune piazzeforti, come quella del Capo Gris Nez, armate con cannoni da 406 mm., e nelle isole del Canale d'Islanda, con undici batterie pesanti, ma l'intera costa non aveva più di 37 cannoni, mentre una fascia irregolare e discontinua di filo spinato e mine copriva le spiagge più aperte. Dopo il suo arrivo vennero interrati altri quattro milioni di m ine e mezzo milione di ostacoli contro gli sbarchi, sia dal mare che dall'aria. Hitler e l'OKW non ritenevano possibile un'invasione alla foce


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della Senna e lungo le coste del Calvados poiché quella costa aveva fondali rocciosi, e per questa ragione le difese in queste zone non erano consistenti. Rommel, invece, non si aspettava uno sbarco al Capo Gris Nez convinto che il nemico non avrebbe cozzato contro le difese più dure solo per abbreviare il viaggio in mare, e riteneva la zona più pericolosa nel tratto di costa fra la Somme e la baia di St. !\falò, ed escludeva anche la Bretagna che, pur presentando porti favorevoli, era un settore che avrebbe ristretto le operazioni dopo lo sbarco; impiegò quindi tutte le sue energie per rafforzarne le difese. Fra il novembre 1943 ed il giugno 1944, il numero delle divisioni di fanteria in Francia salì da 46 a 55 e migliorò anche la loro qualità. La Francia era stata per lungo tempo un'area di riposo per le esauste divisioni del fronte orientale. Più recentemente era stata usata come zona di addestramento per le giovani ed inesperte reclute che, nel giugno 1944, costituivano sei divisioni, più altre due divisioni campali Luftwaffe formate con gli equipaggi superflui della declinante forza aerea d i Goering. Un'altra decina di divisioni presidiava i porti, le piazzeforti ed i bunkers della costa ed era formata da soldati dell'età media di trentasette anni; queste divisioni, inoltre, comprendevano unità cli hilfswillige (circa 60.000 uomini) prigionieri di guerra catturati sul fronte r usso e che si e rano arruolati volontariamente nell'esercito germanico. Infine si dovevano aggiungere cinque divisioni bodenstandige (locali), la cui efficienza combattiva era considerata molto bassa. Sottraendo tutte queste formazioni di valore dubbio, rimanevano una trentina cli divisioni cli ragionevole qualità pronte ad opporsi allo sbarco alleato. Un certo n umero cli queste erano nel posto sbagliato: sei presidiavano la costa mediterranea contro la possibilità di un'invasione sussidiaria dall'Italia: un'altra era sui Pirenei; sette, incluse due eccellenti divisioni paraèadutisti, si trovavano in Bretagna, lontane quindi dalle più probabili spiagge d'invasione; una era imprigionata nelle isole del Canale d'Islanda; sulla Manica rimanevano perciò poco più di una dozzina d i divisioni. Queste erano più piccole delle division i alleate e scarsamente dotate di trasporti meccanici: il novanta per cento dell'esercito tedesco era ormai dipendente da traino animale poiché l'industria automobilistica non era più in grado di costruire i veicoli militari necessari che, in ogni caso, l'industria petrolifera (naturale e sintetica) non avrebbe potuto più rifornire. Ma esse erano abbastanza equipaggiate ed esperte.


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Dietro le divisionì di fanteria si trovava la riserva di dieci divisioni corazzate, sei delle quali ne.Ila Francia del nord, una d'addestramento e due in fase di riordinamento; tutte queste grandi unità, sebbene sufficientemente armate ed equipaggiate, erano ad effettivi ridotti . La condizione delle forze terrestri in occidente è chiaramente descritta dal capo di SM di Rommel, generale Speidel: L'intero fronte atlantico cli 2.500 miglia era presidiato da circa sessanta divisioni statiche. Erano composte dei gruppi più anziani e d i uno scarso numero di uomini provati in combattimento. Gli ufficiali ed i sottufficiali erano in maggior parte troppo anziani per il compito al quale potevano essere chiamati, e non erano in grado di impartire un'adeguata istruzione alle truppe. Il loro equipaggiamento era del tutto insufficiente e poteva compararsi con quello esistente alla fine della Prima Guerra Mondiale. Esse erano fo rnite di cavalli per i trasporti, ma così pochi da rendere molto stentati i rifornimenti. Non erano in grado di affrontare il nemico motorizzato e mobile che si attendeva se l'invasione avesse preso il carattere di una guerra di movimento. Il maresciallo Rommel aveva più volte portato queste deficienze a conoscenza dell'Alto Comando e non aveva mancato di esprimere ad Hitler che quelle divisioni erano inutili per una moderna tecnica di guerra. Ma Hitler aveva rigettato tali vedute ed aveva ammonito che il vero compito delle truppe era di star ferme e di farsi uccidere, non di essere mobili. Le divisioni corazzate non erano perfettamente a punto e la loro istruzione non era compiuta. Esse mancavano di ufficiali esperti e di materiale, ma il potenziale combattivo delle divisioni corazzate era più alto di quello delle divisioni statiche, e poteva valutarsi circa al trenta per cento dell'efficienza tipica del 1940 e del I 941. La cooperazione dell'Arma aerea, nei suoi addestramenti, era risultata più volte senza successo 135.

Per quanto riguarda il tipo di condotta di guerra da adottare per far fronte all'invasione, le direttive che Hitler diede al Comando dell'Ovest erano, in sintesi, le seguenti: Combattere la battaglia decisiva sullo stesso Vallo Atlantico. La difesa doveva aderire alla costa come linea principale di combattimento e tale linea doveva mantenersi a tutti i costi.

!35

H.

SPEIDEL:

op. cit., pp. 39-40.


L'EVOLUZIONE ORGANICA. TECNICA, DOTTRINALE

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I tentativi di sbarco del nemico dovevano bloccarsi prima e durante le operazioni alla spiaggia e i posti occupati dalle forze nemiche dovevano essere distrutti da immediati con trattacchi. Non vi era alcuna libertà di manovra sul fronte ovest, l'ordine era di mantenere ogni pollice di terreno; er a proibito allo Stato Maggiore, nel suo piano strategico, di considerare l'interno della Francia come un campo di battaglia, o di studiare i probabili movimenti del nemico dopo un'ipotetica irruzione. Ogni libero sviluppo di pensiero era così bandito 136.

I categorici ordini di Hitler erano soltanto uno degli elementi che limitavano l'azione di comando di Rommel e del suo Stato Maggiore. Il maresciallo non era padrone in casa sua: sopra di lui, il Comandante Supremo Ovest von Rundstedt, esercitava il controllo sul suo Gruppo d'Armate B e sul Gruppo d'Armate G di von Blaskowitz, a sud della Loira. Il Gruppo d'Armate B disponeva del grosso delle divisioni di fanteria, ma esse erano suddivise fra due armate separate, la 1.sa e la 7\ ad est e ad ovest della Senna rispettivamente, e l'una non poteva essere impiegata per sostenere l'altra senza un preciso permesso di von Rundstedt che, a sua volta, doveva chiedere l'autorizzazione al Filhrer. A peggiorare la situazione, un tentativo fatto da Rommel, in marzo, di assumere il controllo tattico delle unità corazzate, aveva provocato un ulteriore frammentazione del comando. Rundstedt, un tattico ortodosso che non aveva mai sperimentato il potere aereo alleato· di inchiodare al terreno le forze mobili, aveva creato un comando centrale delle truppe corazzate, il Panzer Gruppe West, per tenere le sei divisioni corazzate del nord della Francia in riserva strategica. Il suo intendimento era quello cli impegnarle in un massiccio, classico contrattacco, contro il principale settore di sbarco nemico quando questo fosse stato chiaramente localizzato. Tutto ciò era in assoluto contrasto con il piano di Rommel, basato sulla convinzione che l'unica possibilità di successo sarebbe stata quella di schierare i carri in prima linea, a ridosso delle fanterie, per combattere la loro battaglia sulle spiagge. Tuttavia, un appello all'Alto Comando diede a Rommel il controllo cli tre divisioni corazzate, mentre le altre tre rimasero alla personale discrezione cli Hitler, tramite l'Ufficio Operazioni dell'OKW. Questo compromesso

136

id. id., p. 29.


LE GUERRE MO.NOTALI

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provocò notevoli ritardi al momento della crisi, allorché la tempestività della decisione fu l'elem,ento determinante. Quando gli alleati sbarcarono, la reazione fu tipicamente ostinata ma, sfortunatamente per i tedeschi, più duramente essi combattevano e più sostenevano le loro difese avanzate, più rimanevano intrappolati nella macina degli avversari e più favorivano il loro piano; l'unica speranza sarebbe stata una graduale ritirata per salvare le loro armate, ma questa fu sempre caparbiamente vietata da Hitler, convinto che le VergeltungsWaffen (armi di rappresaglia) V-1 e V-2 e gli aerei a reazione Me262 avrebbero risolto la campagna a favore della Germania. Il valore dei comandanti alleati si manifestò principalmente con la preparazione e le sorprendenti realizzazioni tecniche. Essi riuscirono nel campo tecnico e nell'organizzazione, specialmente nel coordinare e nel comandare i tre rami delle forze armate come se si fosse trattato di uno solo. La condotta dei comandi alleati in Francia fu metodica e razionale tatticamente e strategicamente: attuò il principio di Foch della sicurezza nella manovra, eliminare ogni rischio, mantenere al minimo le perdite ed attaccare a colpo sicuro. Gli eserciti alleati furono quindi come una linea massiccia che spingeva all'indietro il nemico, un rullo compressore che lentamente ma decisamente lo schiacciò nonostante le gravi crisi verificatesi durante l'operazione Market-Garden (l'attraversamento del Reno con un'azione combinata di truppe moto-corazzate e aviotrasporate che fallì con gravi perdite) e la controffensiva tedesca del dicembre 1944 nelle Ardenne. S trategicamente, l'avanzata alleata dalla Normandia, attraverso la Francia, fino al cuore della Germania, fu perseguitata da problemi di logistica. Lo mette in evidenza lo stesso Einsenhower: Sentivamo, lungo tutto il fronte, il crescente strangolamento dei nostri movimenti causato dalle nostre inadeguate linee di comunicazioni. I servizi logistici avevano fatto veramente uno sforzo eroico perché potessimo continuare ad avanzare fino all'ultimo minuto possibile. Vennero organizzati sistemi di trasporto per mezzo di autocarri che . usavano le strade principali della Francia per la maggior parte con circolazione in senso unico. Venivano chiamate le «Red Bali Highway» (strada maestra della palla rossa) e gli autocarri vi procedevano continuamente. Ogni veicolo viaggiava almeno venti ore al giorno. Autisti in più, per il cambio, venivano presi da qualsiasi unità


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potesse provvederli, e i veicoli potevano fermarsi soltanto per il necessario carico e scarico, per il rifornimento e le eventuali riparazioni. Il genio ferrovieri lavorava notte e giorno a riparare i ponti rotti, i binari e per rimettere in efficienza il materiale rotabile. Benzina e nafta venivano portate sul continente per mezzo di tubi flessibili stesi sotto la Manica (PLUTO: Pipe Line under the sea: oleodotto sotto il mare - n.d.r.). Dalle spiagge, la benzina e la nafta venivano pompate nei principali punti di distribuzione per mezzo di tubi poggiati sulla superficie del terreno. I genieri dell'aviazione costruirono basi di atterraggio con rapidità stupefacente e ovunque il morale e la dedizione al dovere erano pari a quelli di ogni unità combattente. Nei mesi che seguirono la fine delle ostilità, ebbi molte occasioni di ricordare e commentare diverse campagne di guerra coi capi dell'esercito russo. Non soltanto parlai con marescialli e generali, ma su questo argomento mi intrattenni per un tempo notevole col generalissimo Stalin. Senza eccezione, questi ufficiali russi mi rivolsero con insistenza una domanda. Volevano spiegassi loro l'organizzazione logistica che aveva reso possibile la nostra grande irruzione che, dalla ristretta testa di sbarco in Normandia, percorse, in una sola corsa, tutta la Francia, il Belgio, il Lussemburgo, fino ai confini stessi della Germania. Dovetti descrivere loro i nostri sistemi per la riparazione e costruzione delle ferrovie, per gli autotrasporti, per lo sgombero dei materiali e degli uomini, e per il riforn imento per via aerea. Essi affermarono che fra tutte le imprese spettacolose della guerra, comprese le loro stesse, il sue.cesso degli Alleati nel rifornire l'inseguimento in Francia sarebbe passato alla storia come il più stupefacente. Forse erano soltanto cortesi, ma, nonostante questo, avrei voluto li udissero tutti coloro che in quelle settimane febbrili, avevano lavorato così duramente affinché il fronte potesse avere ogni libbra possibile di munizioni, di benzina, di viveri, di ,indumenti e di rifornimenti 137.

La disponibilità di risorse ed il problema dei rifornimenti fu vitale, sia nel teatro di guerra occidentale che in quello del Pacifico. La guerra fu primariamente una lotta navale e terrestre, nella quale le operazioni terrestri, benché intense e vitalmente importanti, furono subordinate a quelle navali. La storia della guerra nel Pacifico illustra, come lo possono fare poche altre campagne,

137 DWlGHT

D.

EJNSENHOWER:

op. cit., pp. 388-389-390.


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l'immensa flessibilità del potere navale, ed i risultati che possono essere ottenuti dalla combinazione del potenziale terrestre e di quello navale. Il Giappone era già in ginocchio prima di Hiroshima e Nagasaki: le due esplosioni atomiche non segnarono una fine ma un nuovo inizio. La resa dell'Italia, Germania e Giappone, e le devastazioni dell'Europa e del l' Estremo Oriente erano la prova de] fatto che il vecchio ordine aveva cessato di essere irrevocabile. Già le divisioni fra gli alleati erano ovvie ed il mondo si stava dividendo ideologicamente fra le superpotenze, ambedue alla ricerca di accordo e supporto dagli sconfitti e dai neutrali. Nei grandi imperi coloniali ebbero inizio grandi agitazioni, particolarmente in Asia, ma anche in zone che non erano state interessate alla guerra, ed affiorarono .le aspirazioni nazionalistiche. Questi cambiamenti provocarono lo sviluppo di nuove armi sempre più potenti che avrebbero mutato l'aspetto della stessa guerra.


'


CAPITOLO V

L'ERA NUCLEARE

l. GENERALITA'

Il 6 agosto 1945, la prima bomba atomica venne lanciata su Hiroshima. Quattro metri e venticinque centimetri di lunghezza, un metro e mezzo di diametro, quarantacinque quintali di peso con un cuore di uranio di circa venti chilogrammi. All'altezza di 565 metri, la spoletta fece detonare una carica che spinse in avanti, alla velocità di 1500 metri al secondo, un piccolo frammento di U235, fino a farlo collidere con un frammento più grosso della stessa materia, un pezzo a forma conica posto nell'ogiva. In quel momento avvenne l'esplosione atomica che sviluppò un'energia pari a 20.000 tonnellate di tritolo, causando oltre 100.000 morti e distruggendo praticamente l'intera città. Questa distruzione di massa, risultante dal primo uso delle armi atomiche, convinse i capi politici e militari di tutto il mondo che queste armi avrebbero rappresentato un ruolo decisivo nel mondo post-bellico. Un solo bombardiere, con a bordo un'arma nucleare se avesse potuto raggiungere il suo obiettivo - avrebbe causato gli stessi danni che prima richiedevano centinaia di bombardieri. L'esplosione di Hiroshima segnò la data di nascita dell'arma · strategica per eccellenza e non di un 'altra arma strategica. Infatti, il concetto di impiego di armi a scopo strategico non è nuovo. Un attacco strategico è quello diretto contro uno o più obiettivi nemici con il proposito di una progressiva distruzione del potenziale bellico del nemico e della sua volontà di fare la guerra. La distruzione romana di Cartagine ed il successivo spargimento di sale su tutte le aree coltivabili del suo territorio per renderle sterili, pose fine alla capacità del nemico di condurre una guerra. Nell'era della navigazione a vela, la Royal Navy era un'arma strategica che, oltre al combattimento, era impiegata per bloccare le rotte di rifornimento del nemico. Parimenti nella seconda guerra mondiale, le flotte sottomarine americana e tedesca, e le forze aeree americane ed inglesi, compivano principalmente missioni


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L' EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, D01'fR1 NALE

strategiche. Nel secondo dopoguerra, con l'inizio dell'era nucleare, il termine strategico mutò di significato e divenne sinonimo di armi per la distruzione di massa. Questa nuova potenti'ssima arma non alterò la fondamentale natura della strategia, ma complicò e confuse notevolmente i processi della sua formulazione e della sua realizzazione in situazioni di conflitto. La disponibilità di armi atomiche e dei loro potenti vettori che in seguito vennero costruiti, e cioè bombardieri a larghissimo raggio e missili intercontinentali, e la quasi certa catastrofe che ne sarebbe derivata da] loro uso, divise il concetto relativo alla condotta della guerra in due distinti livelli: un livello superiore concernente una guerra generale o strategica, con l'impiego di armi nucleari, ed uno inferiore, di guerra convenzionale, nella quale, probabilmente, le armi nucleari non sarebbero state impiegate, ma il loro possibile uso non doveva essere dimenticato. L'apparizione del nuovo mezzo bellico e gli sconvolgimenti politici e sociali che si verificarono negli anni immediatamente seguenti il più grande conflitto della storia, provocarono un rilevante squilibrio in tutto il mondo. I responsabili dei nuovi stati, costituiti sulla scia del processo di decolonizzazione, più che delle istituzioni politiche, si preoccuparono primariamente cli quelle militari che avrebbero loro permesso di mantenersi al potere, ma che crearono focolai di tensioni e di attriti. Le potenze che tradizionalmente erano state, fino al 1939, al vertice delle relazioni internazionali, si trovarono, economicamente e militarmente in ginocchio, ad affrontare gravi problemi che la ricostruzione richiedeva, assumendo un ruolo di secondaria importanza e cedendo la supremazia militare alle due superpotenze: gli Stati Uniti, usciti relativamente indenni dalla guerra, e l'Unione Sovietica, che anziché smobilitare, continuò a potenziare il suo apparatò militare ed industriale e che, nel giro di pochi anni riuscì ad ottenere anch'essa il controllo dell'energia atomica. Escludendo l'Europa, impegnata a risollevarsi dalle rovine, furono i nuovi stati a contendersi la supremazia militare, interna e nei riguardi dei vicini, che per le società arabe ed asiatiche più progredite, risultò legata alla disponibilità di aerei moderni, mentre per le società africane, si limitò alla conoscenza delle regole di impiego cli un carro armato o di una batteria controaerea. Ma il vero confronto, a livello mondiale, man mano si sviluppava la tecnica degli armamenti, si fece sempre più pesante fra le due


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società ad altissimo grado industriale e tecnologico, l'americana e la sovietica, rimanendo legato principalmente al controllo di avanzati sistemi strategici. Questo capitolo verrà quindi dedicato all'evoluzione dei nuovi mezzi bellici, frutto del rapidissimo sviluppo della tecnologia che, a loro volta, provocarono determinati mutamenti nelle istituzioni, nella dottrina e nei metodi di condotta della guerra; verranno poi prese in esame le due superpotenze ed i blocchi m ilitari che attorno ad esse si crearono, concludendo con alcune organizzazioni militari atipiche, dato per scontato che le istituzioni degli Stati di nuova costituzione e degli altri minori, si sono modellate su quelle delle grandi e medie potenze e l'importanza delle quali è dovuta soltanto alla loro appartenenza a paesi che, data la loro collocazione geografica, hanno un interesse politico o strategico.

2. LE ARMI NUCLEARI

a. Strategiche. Le prime armi nucleari furono bombe a caduta, lanciate da un aeroplano e che, dotate di una spoletta con altimetro, esplodevano ad una determinata altezza sul bersaglio stabilito. I bombardieri strategici rimasero i principali vettori durante la guerra fredda ed ancora oggi mantengono un posto importante nelle forze armate delle maggiori potenze. Ma fu la tecnologia missilistica che fornì i classici vettori per queste anni. Progettate dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, le bombe a razzo ebbero un rapido sviluppo dopo il 1945, sia nei mezzi di propulsione che nei sistemi di guida. L' iniziale propellente liquido venne ben presto sostituito da quello solido che le rendeva più affidabili e più economiche, con il vantaggio di poter essere lanciate da terra, di norma da silos interrati, dall'aria, da navi di superficie e da sommergibili. I missili balistici vengono lanciati con traiettoria e bersaglio prestabili ti, con un sistema di guida inerziale la cui accuratezza è di importanza almeno pari alla carica trasportata. Si distinguono in: raggio intermedio (lntermediate Range Ballistic Missi/es - IRBM) ed intercontinentali (Inter Continental Ballistic Missi/es - ICBM); inoltre vi sono i missili lanciati dai sommergibili (Submarine Launched Ballistic Missiles - SLBM) normalmente di raggio medio o intermedio. La carica esplosiva trasportata può avere una potenza che varia da decine d i kilotoni (1 kT. = 1000 tonnellate di tritolo) a decine di


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megatoni (1 MT. = 1.000.000 di tonnellate di tritolo) e può essere contenuta in una singola testata su di un solo vettore di rientro (re-entry vehicle RV) o suddivisa in testate multiple su di un veicolo di r~entro multiplo (multiple re-entry vehicle MRV); i più recenti sviluppi della tecnica missilistica hanno consentito l'installazione di diverse testate, guidate indipendentemente l'una dall'altra, su di un singolo missile conosciuto come MIRV (multiple independently targetable re-entry vehicle): con questo sistema, fino a dieci testate possono venir dirette contro bersagli separati, aumentando notevolmente la potenzialità del missile-madre. I missili lanciati dai sommergibili hanno iniziato il loro sviluppo negli anni cinquanta. La possibilità di lancio di questi missili offriva parecchi vantaggi: era virtualmente impossibile effettuare contro di essi un attacco preventivo, potevano essere lanciati dalle immediate vicinanze delle coste nemiche e quindi necessitavano di vettori di media potenza; inoltre, anche con il progredire della tecnica di guerra antisom, il sommergibile rimaneva il meno vulnerabile dei sistemi di lancio. Il Polaris Al fu il primo SLBM ad essere messo a punto, ed i cantieri americani diedero il via alla costruzione di una flotta di quarantuno sommergibili nucleari, ognuno in grado di lanciare sedici missili con testata nucleare. I più perfezionati Polaris A2 e A3 vennero adottati anche dalla Gran Bretagna, e sistemi similari furono sviluppati dall'Unione Sovietica e dalla Francia. I sommergibili lanciamissili sono diventati uno dei più important i componenti dell'armamento nucleare delle superpotenze, specialmente degli Stati Uniti che hanno adattato i loro battelli all'impiego dei più potenti Poseidon, con carica doppia dei Polaris ed in grado di lanciare quattrodici MIRV fino ad una distanza di 3.000 miglia. Nel 1978, all'arsenale dei SLBM si è aggiunto il Trident con otto MIRV, del raggio d'azione di 4.600 miglia. ' L'ultimo ritrovato dell'armamento nucleare è il missile Cruise (da crociera), discendente dalle bombe volanti tedesche. Dotato di un motore a reazione, il cruise, di dimensioni ridotte, può essere lanciato da veicoli, navi cli superficie, sommergibili ed aerei. La sua più importante caratteris tica è il sofisticato sistema di guida che gli consente di colpire un bersaglio ad una distanza di 2.000 miglia con un errore di qualche metro. Il suo radar lo mette in grado cli volare ad un'altezza d'albero e quindi cli evitare i radars nemici. b. Tattiche. Le armi di questo tipo sono destinate ad operazioni in un determinato teatro e non per attacchi contro il territorio


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nemico, anche se per la loro potenza pot rebbero distruggere un'intera città. Generalmente le armi nucleari vengono definite st rategiche o tattiche a seconda del loro uso. Le tes tate nucleari ta ttiche, di potenza infe riore a quella delle testate strategiche, possono essere trasporta te da un missile di r idotte dimensioni e gi ttata, o s parate da un pezzo d'ar tiglieria . Ne l primo caso, ques te armi hanno un raggio d'azione di quattrocento miglia ed una carica di pote nza var ia bile da uno a quattrocen to kilotoni. Con riferimento alla bomba di Hiroshima, di venti kilotoni, è facilmente immaginabile quali devastazioni possono essere provocate da questi s trumenti di guerra, im propria mente defi ni ti tattici e quale effe tto possono a ve re nelle zone europee densa mente popolate. Lo sviluppo della bomba «N» (ai ne utroni) dimostra il tentativo di ridurre i da nni collatera li ad un livello meno distruttivo. Secondo i dichiarati concetti d'impiego delle due superpotenze essi, dichia rati Sw'face to surface missiles - S SM (missili supe rficie-superficie), sarebbero destinati a colpire le unità di r iserva e di rinforzo, nodi ferroviari, depositi e concentramenti di t ruppe ed altri obiettivi m ilitari ma, anche questi ruoli limi ta ti non possono impedire un eventuale pericolo di escalation. L'impiego: l'o ffesa e la difesa. La terribi le potenza di struttiva delle a r mi nucleari ha provoca to una gener a le corrente di pensiero diretta ad impedire il loro uso. La componente essenziale della stra tegia nucleare, fin da ll'inizio, è sta ta la teoria della deterrenza. Un deterrente è un sistema d 'arma capace d i infligger e a l nemico un tale grado di dis truzione da convince rlo di non tr arre nessun vantaggio da un 'eventua le aggressione. Un efficiente dete rrente nucleare si basa su due principi: possibilità di sopravvivenza e di penetrazione. Un deterr ente deve essere in gra do di resister e ad un primo attacco preventivo e provocare poi al nem ico una distruzione tale da persuaderlo che potrebbero essere inflitte perdi te a ncora maggiori, se necessario. Il secondo attacco può essere ottenuto in diversi modi: quando i bombardie ri stra tegici erano considera ti i migliori vettori per le armi nucleari, un cos tante s ta to d'allarme prevedeva un ce rto nume ro di questi aerei in volo, mentre altri e rano pronti a ll 'immedi ato decollo in caso di attacco; la di spersione dei velivoli in dive rsi aeroporti lontani fra loro poteva aumentare la possibilità di sopravvivenza. La comparsa dei missili portò a ll'uso di silos inte r rati e protetti, e lo sviluppo de i somme rgibili lanciamissili sembrò offrire una quasi certa capacità di sopravvi venza per que i paesi che ne


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avessero posseduti un numero sufficientemente grande. Al fine di sferrare il secondo a ttacco con conseguenti danni inaccettabili e di convincere il nemico di essere in grado di metterlo in atto, è necessaria la capacità di penetrare nelle difese avversarie. Nel caso dei bombardieri strategici questa capacità è ridotta dalla presenza di m issili SAM (Surface-Air Missiles: missili superficie-aria) e da moderni aerei intercettori; problema che non es iste quando i vettori sono rappresentati da missili balistici. Per questa ragione sono state potenziate le difese che comprendono, oltre ai SAM, armi antisommergibili ed antimissile; queste ultime sono considerate il più significativo sviluppo degli anni sessa nta e settanta. Nel 1965, l'Unione Sovietica ha creato un anello di missili intercettori attorno a Mosca mentre, nel 1967, g li Stati Uniti hanno dato inizio al programma ABM (Anti-Ballistic Missi/es) consistente in. missili a lungo raggio intercettori ed a corto raggio per proteggere le basi ABM, e distinto con il nome convenzionale di S afeguard. Lo sviluppo delle testate multiple ha indotto gli americani a disattivare il sistema e pertanto l'unico schieramento ABM è rimasto queJJo attorno a Mosca. La messa a punto di missili ancora più perfezionati ed a testate multiple ha aumentato la capacità di penetrazione ed i nuovi Cruise minacciano di aumentarla ulteriormente. Una componente vital e dell'equ ilibrio nucleare è la possibilità di un tempestivo preavviso nell'evento di un attacco di sorpresa, ottenuta da ambedue le superpotenze mediante una serie di catene radar concentriche a grande di stanza fra loro ed in grado di dare l'allarme con un anticipo sufficiente, mentre i satelliti a rtificiali possono localizzare le basi di lancio od i sommergibili in navigazione, come vedremo in seguito.

3. LE ARMI CONVENZIONALI

a. Il carro armato, protagonista, insieme all'aereo, della Seconda Guerra Mondiale, è stato, ed è considerato ancora, uno degli elementi principali della ba ttaglia terrestre, ed è per questa ragione che i progettisti degli stati industr ializzati continuano i loro studi e ricerche per equipaggiare le forze corazzate con mezzi di prestazioni sempre maggiori. Già sul finire della guerra, g li occidentali avevano prodotto carri con cannoni d i calibro maggiorato quali l'americano Pershing M26 di 41 tonnellate e con un cannone da 90 mm., ed il britannico Centurion di 50 tonnellate e


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con un cannone del calibro di 76 mm. ma poi rapidamente aumentato a 83 mm. ed in seguito a 105 mm.; quest'ultimo è stato largamente usato dalle forze corazzate israeliane. I paesi interessati hanno ricercato diverse soluzioni al problema di combinare gli elementi di potenza di fuoco, mobilità e corazzatura entro limiti accettabili di peso e cli costo. I francesi ed i tedeschi hanno dato maggior importanza alla mobilità, mentre i britannici hanno realizzato il più grande e potente carro armato, il Chieftain, del peso Carro armato AMX.30. di 50 tonnellate, con un cannone da 120 mm. e velocità 45 km/h, notevolmente più pesante e lento del francese AMX 30 (peso 34 tonn., cannone da 105 mm., velocità 65 km/h) e del tedesco Leopard (peso 34 tono., cannone da 105 mm., velocità 65 km/h); la scelta americana si è orientata su cli una via intermedia fra il peso e la mobilità, ma ha notevolmente potenziato l'armamento con l'adozione di un sistema cannone/missile, con il M60A2 (peso 45 tonn., cannone/sistema missile Shillelagh da I 52 mm., velocità 51 km/h); di recentissima adozione da parte dell'esercito statuniCarro armalo «Chief tain». tense è il MBT (main battle tank) M-1 Abrams del peso cli 52,5 tonn. e armato di un cannone da 105 mm. con un congegno di puntamento laser-computer che consente di colpire, in movimento, un bersaglio di un metro e mezzo alla distanza di un miglio, inoltre è dotato di un'apparec-


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Ca.rro a.rma.to «Leopard2».

Carro armato M60-A2.

chiatura a raggi infrarossi per visione notturna del comandante, pilota e cannoniere; il motore di questo carro è una turbina a benzina capace di sviluppare 1500 HP, il doppio dell'M60 mosso da motore diesel. La serie dei veicoli corazzati trasporto truppa (APC-armoured personnel carrier), iniziata brillantemente con l'ormai scomparso half-track, ha avuto, come più valido rappresentante il vecchio Ml 13, diffuso in molti eserciti e che verrà gradualmente sostituito dal moderno MICV (Mechanised Infantry Combat Vehicle) M-3 Bradley dal nome del defunto generale Bradley e pi1Ì conosciuto con la sigla Bfv (Bradley fighting vehicle); questo veicolo, corazzato, anfibio e munito di torretta con un cannone da 20 mm., di sei feritoie per l'azione di fuoco dei fucilieri, può trasportare, oltre al pilota ed al cannoniere, nove fanti ed ha come armamento principale un lanciamissili binato per TOW ATGW (vedi avanti); il suo peso è di 19,S tonn. ed il motore turbo diesel di 450 HP può sviluppare una velocità di 72 km/h. Anche i sovietici hanno compiuto progressi significativi, passando dal T 55 (peso 36 tonn., vel. 50 km/h, cannone da 100 mm.) al T 62 (peso 39 tonn., vel. 85 km/h e cannone da 122 mm.) e stanno


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approntando il T 80 ed il veicolo corazzato Bmp sui quali non si hanno notizie precise. Una pari evoluzione si è verificata nel munizionamento relativo alle bocche da fuoco sia dei carri che controcarro: ne esiste una grande varietà che va dal proiettile ad alte velocità e capacità di penetrazione (AP · armour piercing: perforante) che può essere dotato anche di alette stabilizzatrici, al superveloce APDS - armour piercing discarding sabot (perforante a scarto di involucro) con nucleo di tungsteno che abbandona il proprio involucro esterno dopo l'uscita dalla volata, riducendo in tal modo la resistenza dell'aria del nucleo sottocalibro perforante. Altri tipi di proiettili, lanciati da cannoni a canna liscia, sono quelli a carica sagomata o cava, che non dipendono dall'energia cinetica a loro impressa ma . dalla concentrazione in un punto focale dell'energia esplosiva - gli HEAT: high esplosive anti tank (anticarro ad alto esplosivo) la cui camicia di metallo dell'ogiva, all'atto dello scoppio, produce un getto di gas e particelle metalliche che avanzano alla velocità di oltre 9.000 metri al secondo producendo una pressione che perfora la corazza; e gli HESH: high esplosive squash head (testata ad alto esplosivo a deformazione) il cui sottile involucro di metallo si schiaccia contro la corazza ed un'esplosione leggermente ritardata causa la frammentazione del punto colpito proiettandone le schegge all'interno del carro. La difesa del carro dipende principalmente dalla mobilità e dalla qualità e spessore della corazza, questi ultimi limitati dal peso e dal costo: la corazza è costituita, di norma, da settori saldati di accia.io al cromo, il suo peso è spesso pari alla metà del peso totale del carro, e deve essere il r isul tato dell'equilibrio fra mobilità e protezione; l'attuale generazione dei main battle tanks oscilla fra le 34 tonnellate del francese AMX 30 con una corazza di 50 mm. ma in grado di sviluppare una velocità di 65 km/h, e le 50 tonnellate del britannico Chieftain la cui corazza è di oltre 150 mm. ed ha una velocità di 45 km/h. Un altro elemento di difesa del carro è la riduzione dell'angolo d'impatto del proietto; i progettisti hanno dedicato particolari cure per dare ai carri una buona sagoma balistica allo scopo di aumentare la possibilità di deviazione dei colpi in arrivo. Infine, un fattore che può ridurre la vulnerabilità del carro è il suo profilo, che deve essere il più basso possibile, compatibilmente agli altri suoi requisiti. La circostanza ideale per un veicolo corazzato è quella di poter sparare da una posizione defilata in modo da offrire il minor bersaglio; le ricerche per dei


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Carro armalo T55 (URSS).

Carro armato T62 (URSS).

profili sempre pm bassi hanno condotto alla realizzazione di sofisticati sistemi di sospensione, tali da combinare il basso profilo con l'idoneità a percorrere terreni di varia configurazione: uno dei più ragguardevoli esempi dicano a profilo basso è lo svedese senza torretta «S» (37 tonnellate, velocità 50 krn/h, cannone da 105 mm.). b Le armi anlicarro dell'epoca odierna hanno compiuto considerevoli progressi rispetto a quelle della seconda guerra mondiale, delle quali il più famoso esemplare è stato il canµone' da 88 mm. tedesco. Gli ultimi an ni del confli tto avevano già visto l'introduzione dei lanciarazzi a carica cava quali il Bazooka americano ed i Panzerfaust e Panzerschreck tedeschi. Ora, i classici cannoni controcarro, pur con il potenziato munizionamento suaccennato, sono stati, se non sostituiti, massicciamente affiancati dai «cannoni senza rinculo» e, ancor più vantaggiosamente, dai missili guidati che hanno aggiunto una nuova dimensione al combattimento contro i veicoli corazzati. I missili sono relativamente economici, di elevata precisione di tiro, sono in grado di perforare qualsiasi corazza esistente e possono venir impiegati da un solo uomo o montati


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ind ifferen temente su d i un autoveicolo leggero, un mezzo blindato od un elicottero. Il modello più d iffuso in occidente (e che trova il suo equivalente nell 'A T-3 Sagger sovie tico) è l'americano TOW: Tube-launched, Optically tracket, Wire-guided (lanciato da tubo, a rilevamento ottico, filo guidato) realizzato aJ l'inizio degli anni sessanta; il suo funzi onamen to è il seguente: una volta che l'operatore ha inquadrato il be rsaglio nel congegno di puntamento, aziona il dispositivo di lanc io; il missile, appena uscito da l tubo di spiega quattro a li e quattro alette posterior i di controllo; gli impulsi di guida sono trasmessi da un sensore ottico in serito nel dispositivo di visione che misura costantemen te la pos izione di un segnale luminoso emesso da una sorgente installata nella parte posteriore del missile in relazione alla linea di mira e che trasmette il valore dello scarto angolare, sottoforma d i comando elettrico, al calcolatore della scatola di telecomando; q ui il segna le è trasformato in ordini di guida che vengono inviati all'arma mediante due sottili cavi. Lo sviluppo d i queste nuove armi anticarro, e specialmente dei missili, ha spinto qua lcuno a concludere che il dominio del carro sul campo di battaglia sta declinando. Durante la guerra dello Yom Kippur, Israele ha perso molti veicoli a causa dell'uso, da parte egiziana, dei $agger sovietici; ma, in effetti, le perdi te non sono state eccessive, in più la maggior parte di tali perdite s i è verifica ta quando i carri operavano indipendentemente da lle altre a rmi; q uando vennero condotte operazioni con cannoni semoventi e fante ria montata su veicoli c ingolati, le perdi te sono diminuite considerevolmente. Da questa esperienza si può dedurre che, se impiegato con il supporto delle altri armi, il carro armato è, e r imarrà a lungo, il miglior elemento da combattimento delle forze terrestri. c. Le armi porLatili. Il fante della seconda guerra mondiale aveva in dotazione un fuc ile non molto dissimile da quello usato dai suoi predecessori nella guerra 1914-18. La maggioranza d i queste armi aveva l'otturatore a comando manuale, un caricatore da c inque a dieci cartucce, sparava proiettili di piccolo calibro, pesava all'incirca cinque kg. produceva un forte rinculo ed a veva una gittata dai 1500 ai 2000 mt. Le esperienze di combattimen to dimostrarono che il fa nte non era in grado di individuare bene il bersaglio oltre i quattrocento metri e che l'a rma più utile avrebbe dovuto essere semi o interamente automatica, destinata ad un fuoco rapido a distanza r idotta. Già durante il conflitto erano apparsi i primi fuc ili automatici a


ARMI CONTRO CARRO

c.s. 42 MINA ANTICARRO ITALIANA S.T. n. 47 Granata a mano anticarro inglese

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k

PANZERBUCCHSE 39 Fucilane anticarro tedesco

TELLER mod. 35 Mina anticarro tedesca

BOYS MK I Fucilone anticarro inglese

SIMONOV PTRS 1941 Fucilane anticarro russo COCKTAILS MOLOTOV Improvvisati con bottiglie

P.l.A.T. Lanciagranate anticarro inglese Fucilone anticarro giapponese

ANTI TANK ROCKET LAVNCHER 2,36 in. Ml BAZOOKA · USA 8,8 cm. RAKETENPANZERBUCKSE 43 PANZERSCHRECK Germania

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presa di gas quali l'americano Garand Ml ed il tedesco Sturmgewehr (fucile d'assalto) MP44. Il prototipo dei fucili d'assalto postbellici è il sovietico Avtomat Kalashnikov AK 47, derivato dall'MP44 tedesco, calibro 7,62 a tiro selettivo, con caricatore amovibile bifilare di 30 colpi, predisposto per il tiro semiautomatico od automatico, con un ritmo di 600-800 colpi al minuto ed usa una cartuccia intermedia di gittata inferiore (800 mt.) a quella dei fucili tradizionali. \

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Lanciamissili coni rocarro «Sagger».

Attualmente, sia le forze della NATO che quelle del Patto di Varsavia si sono orientate verso la standardizzazione di questo tipo d'arma in diverse versioni, dello stesso calibro (7,62 mm.), ·di leggero rinculo, di facile uso anche da parte di truppe scarsamente addestrate, leggera e molto robusta. Lo sviluppo del tiro automatico ha aumentato la possibilità di colpire il bersaglio anche a considerevole distanza e la disponibilità di mirini sofisticati a raggi infrarossi ed a laser, in continuo perfezionamento e diffusione, consentirà un'elevata prestazione anche a tiratori inesperti. Naturalmente, sono tutt'ora in servizio, specialmente in dotazione alle truppe paracadutiste ed alle forze di sicurezza, le pistole mitragliatrici della nuova generazione, quali l'americana M3Al, la sovietica PPS MJ943, la britannica L2A3, l'israeliana Uzi e l'italiana MAB. Le attuali mitragliatrici non richiedono più, come nell'ultima


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Fucile AK47 Kalashnikov.

Mitragliatrice M60 su sostegno M.122.

guerra, un gruppo di serventi, e le più diffuse sono quelle leggere e medie con elevato ritmo di tiro, dello stesso calibro dei fucili e riflettono la necessità di ottenere un rapidissimo fuoco automatico da un'arma servita da un solo uomo; generalmente le mitragliatrici pesanti sono montate su carr i armati o veicoli cingolati. I progressivi miglioramenti delle armi portatili dimostrano che il soldato moderno può produrre una maggiore intensità di fuoco rispetto al passato, sebbene di durata inferiore e con un considerevole supporto logistico, fattori che hanno completamentè modificato i metodi di condotta della guerra. cl. L'artiglieria rimane una delle armi principali della guerra terrestre. Oltre alle bocche da fuoco destinate a servire di supporto alle altre armi, fin dal 1945 sono stati mantenuti i pezzi speciali per la lotta controcarro e controaerea. I paesi del blocco occidentale dispongono di una serie di calibri che va dai 75 mm. ai 155 mm., quest'ultimo con una gittata di circa 30.000 mt., mentre quelli del blocco orientale vanno dai 76,2 mm. ai 122 mm.; l'Unione Sovietica ha recentemente messo a punto un pezzo ultramoderno da 130 mm. che può sparare sei colpi al minuto ad una distanza di circa 30.000 mt.


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Fucile mitragliatore AR16.

Fucile M 14 ca/. 7,62.

La tecnologia di base delle artiglierie è rimasta generalmente quella della seconda guerra mondiale, ma la mobi.lità è considerata di vitale importanza nella guerra moderna ed i nuovi modelli sono stati realizzati in modo da essere facilmente trasportabili; la soluzione migliore è stata l'artiglieria semovente, ormai generalmente adottata dalla maggior parte dei paesi dell'occidente. Le forze sovietiche sono invece più dipendenti dall'artiglieria trainata, probabilmente perché il loro concetto d'impiego di quest'arma è più orientato verso il fuoco di sbarramento piuttosto di quello cli supporto; tuttavia le unità corazzate schierano semoventi da 122 e 152 mm. L'Unione Sovietica dispone ancora di vari tipi di lanciarazzi, discendenti dalle famose Katiuscie o Organi di Stalin: benché piuttosto imprecisi, se usati in gruppi, possono svi luppare terribili bombardamenti di saturazione. e. I missili da combattimento, ovviamente di prestazioni inferiori a quelli strategici e tattici, hanno enormemente aumentato la potenza di fuoco delle truppe terrestri; oltre all 'impiego controcarro o controaereo, sono anche considerati una forma più efficiente dell'artiglieria convenzionale a lunga · gittata e possono essere adattati a trasportare sia una testata cli esplosivo convenzionale (di nonna 500 kg.) che un piccolo dispositivo nucleare (10 kT.) con un rischio cli radiazioni inferiore; appartengono alla categoria dei suaccennati missili tattici con la denominazione Surface to Surface missiles - SSM (missili superficie-superficie) ed i più noti sono gli americani Lance ed i sovietici Scud. Tuttavia, il loro impiego principale, oltre a quello già citato di


Cannone semovente ÂŤAbbotÂť.

Cannone d a da 40/70

Obice semovente M/09 da 155 mm.


Cannone semovente PZK. 68 Panzerkanone

Obice corazzato MJ974 (URSS)

Cannone semovente M107 da 175 mm.


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controcarro è il controaereo, come natm:ale evoluzione dell'artiglier ia che, data l'elevata velocità dei velivoli attuali, ha perduto gran parte del suo potenziale difensivo. I Surface to Air Missiles - SAM (missili superficie-aria) possono essere basati a terra o imbarcati. Nel primo caso sono fissi (in genere per la difesa antimissìle o a largo raggio), mobili su impianti trainati, o semoventi (sistemi d'arma antiaerei a medio e breve raggio), o portatili, sparabili a spalla da un solo uomo, come avviene per ì missili antìcarro; questi ultìmì hanno fornito alla fanteria una considerevole protezione dagli attacchi aerei a bassa quota. Fra le forze occidentali, il primo, e più conosciuto SAM da fanteria è il Genera! Dynamics FIM-43A Redeye (occhio rosso) costituìto da un tubo tipo bazooka precaricato, cui è collegato il sistema di puntamento ottico per l'acquisizione del bersaglio da parte del sistema di guida a raggi 'infrarossi del missile, ed il congegno di spaLanciamissili semove nte «SCUD-B». ro. Il servente inquadra il bersaglio con il mirino ottico e contemporaneamente avvia la sequenza di lancio: Quando un cicalino lo avverte che il sistema di guida ha acquisito il bersaglio, può fare fuoco; una carica iniziale lancia il missile fuori dal suo tubo e dopo circa seì metri di volo si accende il motore-razzo iniziando così la caccia dell'aereo, prendendo cli mira gli scarichi dei motori. L'Unione Sovietica, ha dedicato una particolare cura allo


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sviluppo dei SAM e, oltre ai suoi reparti, li ha forniti anche alle forze dei paesi aJieati ed amici (vedi gli iniziali successi egiziani e siriani nella guerra dello Yorn Kippur). L'Armata Rossa dispone di diversi tipi di missili antiaerei quali i SAM2 e SAM3, a due stadi, radarguidati, di mobilità scarsa; ma il più valido, per l'impiego tattico, è il SAM6 Gainful montato su veicolo e munito d i radar per rintracciare un velivolo a lunga distanza mentre a breve distanza, il centraggio del bersaglio avviene mediante un dispositivo a raggi infrarossi; contro gli aerei ad alta quota il suo raggio d'azione è di circa 25 miglia, ridotto a 15 miglia per quelli a bassa quota a causa delle interferenze radar avversarie. Il SAM7 Strela è del tipo portatile, con guida a raggi infrarossi e può essere usato da un solo operatore o montato multiplo su di un veicolo. A completamento di questa rapida e, per forza di cose, superficiale panoramica degli strumenti di guerra dell'epoca attuale, rinviando il lettore aJI'esame dello sviluppo delle forze aeree e navali in sede di trattazione delle istituzioni militari delle singole potenze, riteniamo opportuno concludere dedicando un breve spazio al più recente mezzo bellico, e precisamente quello elettronico, per il quale la moderna tecnologia ha fornito apparecchiature che soltanto qualche decina d'anni fa venivano considerate da fantascienza. Già all'inizio dell'ultima guerra, l'elettronica ha svolto un ruolo vitale nelle operazioni terrestri, navali ed aeree, particolarmente con la messa a punto del radar, che è diventato uno dei più importanti ausili della guerra moderna. Dal 1945 è stato dedicato un continuo interesse allo sviluppo della sua efficienza ed attualmente ne esistono svariati modelli a seconda dell'uso al quale sono destinati: a lungo raggio, usati nei sistemi di avvistamento preventivo, dotati di grandi antenne paraboliche, che funzionano a frequenze relativamente basse, o a corto raggio, con antenne di dimensioni ridotte, che possono essere montati su aerei e che agiscono ad alta frequenza. Quando vengono usati per sistemi di difesa aerea, i radars possono essere collegati ad un computer, ed i vari componenti di direzione, altezza, distanza e velocità, sono sottoposti ad un processo di elaborazione per rilevare la rotta del bersaglio; nei sistemi più moderni è il computer che si sostituisce all'uomo nel puntamento e nell'apertura del fuoco delle armi controaeree. Notevoli progressi sono stati compiuti con la strumentazione per consentire il volo a bassa quota: il TFR (terrain following radar - radar segui-terreno)


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sonda la superficie che scorre anteriormente all'aereo (od al missile) con un raggio di elevata precisione che fornisce informazioni ad un computer il quale corregge i comandi del velivolo per evitare colline, fumaioli e grandi costruzioni. Questa apparecchiatura si è dimostrata particolarmente importante per penetrare nelle difese radar che non possono operare a basse angolature a causa delle interferenze del terreno; inoltre, poiché il radar deve agire in linea diretta, non ha la possibilità di localizzazione al di là dell'orizzonte o attraverso una superficie montagnosa. Per questa ragione sono stati realizzati gli aerei ed i satelliti spia: nel primo caso, il sistema più avanzato è l'americano AWACS - Airborne Warning and Contro! System (sistema aviotrasportato di avvistamento e controllo) costituito da aerei modificati Boeing 707, con sigla E-34 (gli equivalenti sovietici sono i Tupolev - Tu-126), che trasportano sul dorso un radar rotante collegato con apparecchiature elettroniche in grado di elaborare i dati ricevuti e trasmetterli ai comandi a terra od a velivoli per comunicazioni. Il tipo di radar usato, non soltanto evita le interferenze dei radars basati a terra, ma fornisce anche un'importante difesa contro gli aerei in volo a bassa quota, essendo in grado di individuarli mediante le onde r iflesse dal terreno, cosa che altrimenti non sarebbe possibile ottenere. Inoltre può dirigere i cacciatori al punto di intercettazione, aumentando notevolmente la loro efficacia. Altri strumenti su questo aereo possono controllare il lancio dei missili SAM e dirigere aerei d'attacco contro centri di disturbo od altri bersagli terrestri. Lo svantaggio di questo sistema è il costo enorme, stimato fra i 54 ed i 94 milioni di dollari per ogni aereo, due terzi del quale sono necessari per le sole apparecchiature elettroniche. Il lancio del primo satellite artificiale Sputnik 1 da parte dell'Unione Sovietica, nell'ottobre del 1957, ha introdotto un'altra dimensione nella tecnologia dei mezzi bellici. Satelliti' sono stati usati fino dal 1960 per comunicazioni militari, avvistamenti a lunghissime distanze, ricognizione e guida missili. Mediante l'impiego di sensori e telecamere di alta precisione, tali satelliti sono ormai usati per l'individuazione delle basi di lancio dei missili e la localizzazione di questi ultimi, di basi militari e dei movimenti di navi, sommergibili e grandi unità; le loro prestazioni sono così elevate ed affidabili, al punto di creare un deterrente nella corsa agli armamenti delle superpotenze, fornendo una chiara indicazione sulla distribuzione di tutti i loro apprestamenti militari. Ciò che queste apparecchiature riescono a fare ha del prodigioso: sembra


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che nei la boratori fotografici della CIA si riesca a decifrare i prezzi delle mele sul mercato di Kiev. Col tempo, ed era prevedibile, sono nati i satelliti antisatellite, provvisti di micidiali laser per distruggere i satelliti da osservazione avversari. Ci si può rammaricare di questa estensione allo spazio delle lotte terrene degli uomini, ma considerando le cose spassionatamente, è preferibile una guerra fra robot, combattuta nello spazio a colpi di laser, a d una combattuta con cannoni, missili ed armi nucleari fra le case ed in mezzo alla gente di questa terr a.

4. LE SUPERPOTENZE

a. Gli Stati Uniti d'America Nel 1945, a lla cessazione delle ostilità, gli Stati Uniti erano l'unica grande potenza, parimenti a ll'Unione Sovietica, in condizione di sviluppare una propria strategia globale e di tradurla in pratica. Fedeli ai loro impegni del tempo di guerra, gli USA, come le altre democrazie occidentali, diedero inizio alla rapida smobilitazione dell'enorme massa del personale alle armi che, dall'esiguo numero di poco più di 300.000 del 1939, aveva superato, nel 1945, i dodici milioni. Per quanto riguarda l'Europa, la cui si tuazione politico-strategica era piena d'incertezze, le forze armate americane, che alla fine della guerra ammontavano a 3.100.000 unità, vennero r idotte, nel 1946, a 39 1.000 uom ini. La disponibilità monopolistica della bomba a tomica aveva modificato il concetto americano della condotta della guerra. Il pensiero strategico degli Stati Uniti, negli anni immediatamente seguenti il conflitto, fu che bombardieri a largo raggio, idonei a lanciare armi atomiche s u città o forze m ilitari nemich e, avrebbero potuto da soli sconfiggere qualsiasi nazione o fo rza ostili agli USA ed ai loro interessi. Per questa ragione, le forze aeree statunitensi (che prima dipendevano principalmente dall'Esercito) vennero riorganizzate come forza autonoma e l'Esercito e la Marina fu rono ridotti ad una forza poco più che simbolica. Il compito principale di queste due


SATELLITI ARTIFICIALI

satelli te • Big Bird •

Il KH -11 segue il satellite • Big Bird • in orbito capsula contenente fo tografie

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TECNOLOGIA DELLE GUERRE SPAZIALI


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ultime forze armate in un futuro conflitto, doveva essere quello di presidio e di supporto all'arma primaria: il bombardiere a lungo raggio. Già nel periodo bellico, l'evidente libertà d'azione delle forze aeree americane, aveva fatto intuire l'opportunità di un'indipendenza organizzativa dell'aeronautica; ma l'esercito, e soprattutto la marina, si erano opposti e la cosa non aveva avuto alcun seguito immediato. Dopo la guerra, l'accresciuta fama dell'aviazione e la sua evidente capacità potenziale di vettore atomico, favorirono la riapertura del discorso nonostante l'atteggiamento avverso della marina che vantava ormai una fortissima componente aerea rappresentata dalle forze imbarcate sulle portaerei e dalle numerose squadriglie basate a terra. Nel luglio 1947, con il National Security Act venne istituito il Department of Defense, dal quale dipendevano a loro volta il Dipartimento dell'Esercito, quello della Marina e, finalmente, quello dell'Aviazione. La suddivisione dei fondi fu nettamente favorevole all'aviazione che doveva completare il rinnovamento del suo strumento più potente: i bombardieri pesanti. L'aeronautica militare americana fu articolata in tre Comandi principali: - Air defense Command ADC, il cui compito era la difesa del territorio nazionale; esso era dotato principalmente di aerei da caccia ed intercettori (sia a pistoni che a reazione) assistiti da un'enorme rete di stazioni radar spiegate a ventaglio per coprire tutti i possibili varchi dall'Alaska alla Groenlandia, al Canada, alle coste del Pacifico e dell'Atlantico. - Tactical Air Command TAC, concepito soprattutto in veste di appoggio ad eventuali forze di spedizione ed articolatò su reparti di bombardieri leggeri, di caccia d'appoggio tattico e di aerei da trasporto per il lancio dei rifornimenti e dei paracadutisti, e per il trasferimento di armi e di mezzi sul luogo della battaglia, - Strategie Air Command SAC, la forza più potente, sulla quale si basava tutta la strategia americana. I suoi bombardieri pesanti potevano, in qualsiasi momento, lanciare una bomba atomica su qualsiasi luogo di qualsiasi continente. Per queste azioni si resero necessarie basi in punti logisticamente adatti, e questa esigenza venne soddisfatta con tutta una serie di accordi e alleanze con cui gli Stati Uniti si assicurarono le basi nei cinque continenti o


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mantennero quelle che avevano già stabilito nella seconda guerra mondiale. Appena costituito, il SAC ebbe una forza di bombardieri quadrimotori pesanti Bl 7, B29 e B50, con i relativi caccia di scorta.Ma ben presto fece la sua comparsa il gigantesco Convair B36 Peacemaker. Concepito nel 1941, quando la strategia americana prevedeva che, in caso di caduta della Gran Bretagna, occorresse colpire la Germania direttamente dalle basi metropolitane, dall'Africa e dall'Asia, il B36 non era giunto in tempo a partecipare al conflitto, ma adesso si svelava un eccellente strumento per la politica atomica degli Stati Uniti. Il nuovo aereo era un bombardiere esamotore a pistoni al quale, nella serie definì tiva, erano stati applicati quattro reattori ausiliari che portavano quindi a dieci il numero dei motori di cui il gigante era provvisto. Il B36 poteva portare, ad una velocità di crociera di circa 350 km/h (vel. max. circa 650 km/h a circa 10.000 mt. di quota) ed a più di 15.000 km. di distanza, un carico offensivo di quattro tonnellate e mezza di bombe, mentre, riducendo l'autonomia a 6.000 km., superava l'incredibile totale di 35 tonnellate di carico, cifra mai toccata da nessun bombardiere al mondo. L'armamento difensivo del B36 era costituito da sedici cannoni da 20 mm. che armavano otto torrette binate tutte retrattili (salvo la prodiera e la poppiera) e comandate a distanza, eccezion fatta per la poppiera che era comandata a mezzo radar; un sistema di puntamento radar permetteva il bombardamento in qualsiasi condizione meteorologica ed anche in totale assenza di visibilità; l'equipaggio era di quindici persone, delle quali quattro di riserva. Con questo aereo gli Stati Uniti finirono così per avere il loro primo bombardiere atomico intercontinentale. Il più significativo aspetto della teoria riguardante il livello superiore di conflitto strategico era il concetto di deterrence (dissuasione): il modo di rendere il costo del ricorso alle armi, nucleari o no, troppo elevato per essere proficuo. Finché gli Stati Uniti possedevano il monopolio dell'evoluzione atomica la situazione era chiara. Essi non progettavano nessun attacco, la loro strategia globale era difensiva, la loro strategia militare si basava sul principio della massive retaliation (rappresaglia massiccia), la minaccia di impiegare ]a forza nucleare contro l'istigatore cli ogni forma di aggressione, diretta o indiretta, convenzionale o nucleare. Le armi convenzionali erano lo scudo, le armi atomiche la spada della rappresaglia. Dato l'enorme peso di questa spada, lo scudo


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non aveva bisogno di essere robusto. Le poche divisioni lungo la Cortina di Ferro rappresentavano il filo per inciampare. Il loro compito era assolto soltanto trattenendo per breve tempo l'attaccante e immobilizzando in tal modo le ostilità fin dall'inizio. Un esempio di minaccia nucleare si ebbe durante la crisi di Berlino,

Carro armato 1vl47 «Pallon».

nel 1948-49: all'inizio del blocco, stazionava in Germania Occidentale uno Squadron di B29 del SAC. In brevissimo tempo i B29 di stanza in Europa (Germania Occidentale ed Inghilterra) vennero portati a novanta.

Carro armato M60-A.l.

Ma nel 1949 l'esplosione della prima bomba atomica sovietica fece fallire la teoria della massive retaliation. Pur mantenendo la supremazia tecnica e quantitativa; gli Stati Uniti non avevano più il monopolio delle armi atomiche. Prevalse quindi la dottrina più logica della risposta controllata e flessibile. Il massiccio impiego, in


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caso di conflitto, di armi convenzionali potenziate e la soglia dell'impiego delle armi atomiche posta il. più alto possibile. In altre parole, costringere l'aggressore, combattendolo con a rmi convenzionali, ad una pausa di riflessione per decidere se gli fosse convenuto proseguire la guerra calcolandone gli effetti generali e le conseguenze. La prima esigenza fu soddisfatta con la progettazione e la realizzazione di anni convenzionali sempre più potenti e più sofisticate. Le spese del Department of Defense, dai circa otto miliardi di dollari del 1949, salirono ai diciassette circa negli anni 1952-1953, nei quali vi fu il maggior sviluppo, per discendere gradatamente ai circa dodici nel 1964 1. L'armamento convenzionale venne potenziato principalmente con la distribuzione alle truppe corazzate, nel 1952, del nuovo carro medio da combattimento M47 Patton, versione finale dei precedenti M26 Pershing ed M46; e dalle ottime caratteristiche (peso 44 tonn., corazza 101 mm., vel. 48 km/h, armamento 1 cannone da 90 mm., 2 mitragliatrici da 12,7,1 da 7,62, equipaggio 4-5 uomini)

Boeing B-52 «Stratofortress».

seguito, nel 1955 dall'M48 (peso 47,7 tonn., corazza 178 mm., vel. 48 km/h, armamento 1 cannone da 90 mm., 1 mitragliatrice da 12,7 e 1 da 7,62, equipaggio 4 uomini). Questi due tipi di carri formarono l'ossatura non soltanto delle unità corazzate stat~mitensi ma anche di quelle di molti altri paesi. Agli inizi degli anni sessanta si verificò un notevole sa.lto di qualità con l'M60 (peso 46,7 tonn., corazza 114 mm., ve!. 48 km/h, armamento 1 cannone da 105 mm., 1 mitragliatrice da 12,7 e 1 da 7,7, equipaggio 4 uomini, autonomia 500 km.), dotato di un'apparecchiatura a raggi infrarossi per la guida, l'osservazione ed il tiro. Le truppe corazzate e meccanizzate vennero inoltre dotate dell'Armoured Personnel Carrier Ml 13, veicolo coraz-

I

Historical Statistics of UniLed States.


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zato per il trasporto truppa (corazza 42 mm., vel. 65 km/h) idoneo a trasportare 12 uomini più il pilota; tale veicolo era il risultato delle precedenti esperienze degli M59 ed M75. L'intervento statunitense più massiccio si verificò tuttavia nel settore aeronautico. Il suaccennato bombardiere a largo raggio B36 venne superato, nel 1951, dal B47 Stratojet il primo esamotore a reazione e con ali a freccia, con un'autonomia ridotta (6.500 km.) ed una C!3-pacità di carico inferiore (9 tonn.) rispetto al suo predecessore, ma con una velocità di crociera (896 km/h) più che doppia. Questo bombardiere costituì la massa delle forze aeree del SAC per gli anni cinquanta ma, a causa della sua minore autonomia si dovette aumentare il numero delle basi nei diversi continenti e sviluppare ulteriormente la tecnica del rifornimento in volo. Il fiore all'occhiello dell'aviazione USA fu però il Boeing B52 Stratofortress, con otto motori a reazione, che iniziò ad equipaggiare i reparti del SAC nel 1955. Con ottime capacità di carico (34 tonn.), velocità di crociera 940 km/h, quota di volo 12.000 mt. ed autonomia 13.500 km., il B52 poteva colpire un obiettivo sul territorio dell'URSS e ritornare negli ';, l Stati Uniti senza rifornimento. Questo fu l'aef; er reo che ebbe la più lunga durata di servizio ' presso le forze strategiche americane e soppiantato, in parte, soltanto dai missili . La storia dei missili strategici USA incominciò quasi in sordina a causa della priorità data, nelle ricerche e nello sviluppo, a l bombardamento a largo raggio, consièlerato il migliore vettore per le armi nucleari. Soltan to dopo la guerra di Corea il problema venne affrontato, seppure con impegno minimo, con lo stanziamento, nel 1953, di due milioni di dollari. Le notizie sullo sviluppo missilistico sovietico convinsero il presidente Eisenhower ad assegnare l'assoluta priorità al programma di ricerche sui missili strategici, assegnando a questo, nel 1955, fondi per 159 milioni di Missile strategico navale SS «Polaris A-3». dollari. Ebbero così inizio gli studi per i


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vettori a combustibile liquido ICBM Atlas e Titan, e IRBM Thor e Jupiter. Questi furono seguiti in breve tempo, grazie ai progressi della tecnologia, da quelli a combustibile solido ICBM Minuteman, installati in silos sotterranei e Polaris, questi ultimi imbarcati su sommergibili (SLBM). L'effetto psicologico delle prove di lancio del primo missile ICBM sovietico (l'SS-6), nell'agosto del 1957, che tolse agli americani l'immunità dalla distruzione da parte dei loro potenziali avversari, seguito dal lancio dello Sputnik, primo satellite artificiale orbitante intorno alla Terra, causò un'ulteriore accelerazione del programma missilistico statunitense, per il quale vennero stanziati un miliardo e mezzo di dollari ne] 1957 e due miliardi nel 1958; fu appunto in quest'anno che ebbero luogo i primi lanci dell'Atlas e del Titan. All'inizio degli anni sessanta, nelle basi di lancio, si trovavano circa 200 ICBM e 100 IRBM. I missili della seconda generazione Minuteman e Polaris divennero operativi fra gli anni 1961 e 1962. Il primo lancio del Minuteman (gittata 5.500 miglia marine e con testata nucleare da 1 Mt.) avvenne nel febbraio 1961; lo stesso equipaggiò il primo squadron del SAC unitamente a] Titan II (gittata 6.600 miglia, testata n ucleare 5-6 Mt.) nel 1963; verso la metà degli anni sessanta apparve il Minuteman II con gittata maggiore. Il primo sommergibile nucleare George Washington effettuò con successo il lancio in immersione del Polaris Al (gittata 1200 miglia, testata nucleare da 800 · kT) nel luglio del 1960; negli anni successivi questo missile venne ulteriormente potenziato con le serie «A2», nel 1962 (gittata 1.500 miglia) e «A3» nel 1964 (gittata 2.500 miglia e carica nucleare da 1 Mt. o tre testate da 200 kT). La seconda esigenza spinse gli Stati Uniti a dar vita ad una serie di trattati stipulati con Stati in diverse parti del mondo: oltre al già esistente Trattato di Rio interamericano di assistenza (1947), vennero costituite altre organizzazioni difensive e precisamente: la NATO (1949), l'ANZUS (Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti 1951), la SEATO (sud-est asiatico - 1954), la CENTO (Medio Oriente - 1955), unitamente ad altri trattati bilaterali. Esaminiamo ora le istituzioni destinate alla difesa 2. Gli Stati Uniti, con una popolazione complessiva di circa

2 I dati sono desunti da: IISS The International lnstitute for Strategie Studies The Military Ba/ance 1982-1983, London 1983.


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230.000.000 di abitanti, mantengono alle armi circa 2.100.000 effettivi, dei quali 185.000 di sesso femminile. Con un PNL (Prodotto Nazionale Lordo) di circa 3.000 miliardi di dollari, hanno stanziato per la difesa, nel 1982-83 circa 258 miliardi. Dal 1 luglio 1973, il servizio militare è volontario, dopo 33 anni consecutivi di coscrizione obbligatoria. Il servizio di leva, istituito per la seconda volta nella storia all'entrata degli USA nella prima guerra mondiale ed abolito nel 1920, era stato ripristinato al loro ingresso nel secondo conflitto mondiale. Ma con l'abolizione del servizio militare obbligatorio è stata mantenuta in essere tutta l'organizzazione di reclutamento relativa, ed i giovani in età di chiamata vengono regolarmente iscritti nei registri di leva; vengono inquadrati nelle forze operative soltanto agli effetti degli organici di guerra, ma debbono entrare a far parte della Guardia Nazionale degli Stati cli appartenenza nei cui reparti effettuano un periodo di addestramento ed ai quali rimangono in forza per sei anni, in funzione di riserve addestrate, a disposizione del governo centrale, dal quale possono essere richiamati in qualsiasi momento su delibera del Congresso. Le Forze Strategiche Nucleari

Offensive: La principale forza militare degli Stati Uniti è costituita dalle Forze Strategiche Nucleari inquadrate nell'ADC e nel SAC. Tali forze che comprendono mezzi misti, e precisamente bombardieri pilotati, missili basati a terra e missili lanciati dal mare, hanno il compito di ritorcere con immediatezza un qualsiasi attacco strategico lanciato contro gli Stati Uniti. L'assieme di tutte queste forze è conosciuto sotto il nome di TRIAD e la diversificazione dei suoi tre componenti consente ad ognuno di questi, da solo, di infliggere un elevatissimo ed inaccettabile livello di danni, anche se si verificasse l'eliminazione degli altri due. I componenti del TRIAD sono i seguenti: 1) Bombardieri pilotati che possono essere utilizzati in vari modi e che offrono i seguenti vantaggi: - azione finale non vincolata; - sono richiamabili e flessibili, ossia possono essere indirizzati su obiettivi diversi; - possono colpire una varietà cli obiettivi con anni diverse ed appropriate;


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- sono riutilizzabili ed impiegabili ai diversi livelli del conflitto. La maggioranza dei bombardieri è èostituita dai B52 «H» e «G» che, con prestazioni migliorate rispetto alle prime serie, sono in grado di trasportare in alternativa alle 30 tonnellate di bombe convenzionali, dodici (più otto in fusoliera) missili AGM (Air to Ground Missile) 69A SRAM (Short Range Attack Missile) o AGM 86A ALCM (Air Launched Cruise Missile) con testata nucleare da 200 kT.; alle forze strategiche appartengono anche i bombardieri a medio raggio Generai Dynamics FB 11 lA che possono sviluppare una velocità massima di 2335 kmn1 (Mach 2,2) a 11.000 mt. d'altezza, dotati di un'autonomia di 5.000 km. e con armamento principale di sei AGM 69A SRAM alari. Nel 1974 era stato effettuato il primo volo di prova del più moderno e sofisticato prototipo di bombardiere, il Rockwell International Bi (vel. max. 2.135 km/h, autonomia 9.800 km. e armamento 24 AGM 69B SRAM o AGM 86A ALCM); durante l'amministrazione Carter i programmi di produzione erano stati interrotti, il presidente Reagan li ha riattivati.

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Rockwell Intermllion.al B-1.

2) Missili basati a terra, che hanno i seguenti vantaggi rispetto agli aerei : sono costantemente pronti; - possono essere mantenuti sempre in allarme; - sono sul bersaglio in un tempo massimo di 30 minuti. Tali missili sono tutti ICBM di cui buona parte con testate MIRV, che consentono di colpire contemporaneamente più bersagli. I tipi di ICBM attualmente in dotazione sono: - Minuteman Il con testata nucleare di 2 Mt. e gittata di circa 12.000 km. - Minuteman III con testata MIRV 3X350 kT. e gittata di circa 13.000 km. - Titan II con testata di 6 Mt. e gittata di circa 15.000 km.

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Sono tutti basati a terra in «pozzi» di lancio ed al1e dipendenze, come i bombardieri, del SAC, unico organo responsabile delle operazioni strategiche missilistiche. 3) Missili lanciati dal mare SLBM, trasportati da sommergibili nucleari che navigano a grandissima profondità e la metà dei quali è costantemente in zona di lancio, me ntre il resto è in navigazione o pronto a prendere il mare. I tipi SLBM sono: - Trident I C4 con testate MIRV 4 X 100 kt. e gittata circa 7.1 00 km. - Poseidon con testa ta RV lO XSO kT. con gittata 5.200 km. o 14X50 a 4.000 km. Difensive: La difesa strategica del continente americano è affidata al NORAD (North American Aerospace Defense Command), organizzazione congiunta statunitense e cana dese, situato nelle viscere dei Monti Cheyenne, otto miglia a sud di Colorado Springs, nello Stato del Colorado e con altissimo grado di sopravvivenza da attacchi nucleari. L'azione del NORAD è diretta dal COC (Combat Operation Center) che occupa 5 km. di gallerie e locali. Il sistema di comunicazioni e di avvistamento r adar, con centinaia di stazioni, è il più grande ed il più sofis ticato del mondo. Il compito del NORAD è di localizzare ed identificare tutti i mezzi aerei in avvicinamento a l continente nordamerica no, se questi mezzi sono nemici, met tere in allarme la popolazione civile ed i mezzi di difesa per distruggerli. I mezzi statunitensi a disposizione del NORAD sono: ~~ a) Fino al 1976, anno della sua fI ldisattivazione, il sistema Safeguard su gli ABM (Anti-Ballis tic Missi/es). b) Aerei intercettori a rmati di AAM (Air to Air Missiles): Sidewinder, Genie, Falcon, Super Falcon, Sparrow. Missile «Titan» Il e Missile SS-14 «Scapegoat». e) Sistemi di a llarme costituiti da

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i)


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satelliti per la sorveglianza mediante raggi infrarossi e telecamere e per la intermittente ricognizione fotografica; da stazioni radar dislocate in diverse località in tutti i continenti; e dallo SPADOC (Space Defense Operation Center) presso il COC in costante collegamento con i satelliti e le stazioni radio per l'identificazione e la classificazione di tutti gli oggetti nello spazio, per il con trollo e le comunicazioni con, o mediante satelliti. Quantitativamente, le forze strategiche degli USA sono: Offensive: - SAC: 1052 ICBM dei quali 450 Minuteman II, 550 Minuteman III e 52 Titan II, e 436 bombardier i a lungo e medio raggio muniti, complessivamente, di circa 1140 AGM-69A e 200 AGM-86B ALCM. - Marina: 520 SLBM su 32 sommergibili nucleari. Difensive: 312 aerei intercettori, in maggioranza F 106 (vel. 2.455 km/h Mach 2.31 - raggio d'azione 966 km., armamento un cannone M-61 a canne multiple da 20 mm. e quattro missili ;....,.--...,,·, AAM. I A far parte delle forze strategiche / ..' J .'. (non nucleari) è entrata recentemente "'!) la «RDJTF» (Rapid Deployment Joint :.....:;:· Task Force: Forza di rapido spiega-1 me nto), costituita da unità già esistenJ,:J) )l .i:- - - -ti delle quattro forze armate e precisa::mente: - un corpo d'armata su un a divisione meccanizzata, una aviotrasportata, una d'assalto aereo, una brigata di cavalleria eliportata e forze speciali; - una forza navale con 3 gruppi portaerei da battaglia; 3 gruppi portaerei da supporto; un gruppo operativo di superfi cie; 5 «squadrons» di aerei antisommergibili; 1 gruppo a nfibio di pronto impiego; 13 navi di suppor to; 1 forza anfibia marine costituita da una divisione, un «wing» dell'aviazione marine, una brigata anfibia marine; Missile SLBM «Poseidon» a

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una forza aerea con 2 squadrons B52H, 6 wings da combattimento, 1 gruppo da combattimento, squadrons da ricognizione: La RDJTF, con una forza di circa 200.000 effettivi, è dotata dei più moderni e sofisticati mezzi di combattimento ed ha il compito di intervenire e combattere ovunque nel mondo, a qualsiasi latitudine e longitudine, su qualsiasi terreno.

L'Esercito La dottrina della risposta controllata e flessibile e gli avvenimenti militari dell'ultimo trentennio hanno imposto agli Stati Uniti il potenziamento delle forze di terra per renderle idonee ai nuovi compiti richiesti. prova ne sia l'ammontare degli effettivi al culmine della guerra di Corea, nel 1952 (1 .660.000) ed a quello della guerra del Vietnam, nel 1968 (1.570.000). Fattori geopolitici sono stati alla base di diverse considerazioni relative .:-·. alla struttura dell'esercito ed allo sviluppo dottrinale. Più importante di tutte è stata l'esigenza di inviare parte del potenziale militare al di fuori del territorio nazionale. Un problema che ha influenzato, ed influenza tutt'ora i piani dell'esercito per quanto riguarda la struttura ed il tipo di forze da impiegare in qualsiasi area del globo, con differenti compiti. La Divisione rimane la più grande unità pluriarma da com~attimento e si configura a seconda della fisionomia d'impiego. Anche se, di norma, vengono inquadrate, in numero variabile, in Corpi d'Armata, le Divisioni possono condurre operazioni indipendenti, specialmente se rinforzate da altri elementi di combattimento e di supporto. L'unità divisionale è destinata a svolgere operazioni convenzionali o miste convenzionali e nucleari, Missile strategico in ogni parte del mondo. «Minuteman» Ili.


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Di interesse appare essere l'organizzazione dei cinque tipi di Divisione esistenti nell'Esercito statunitense, nelle quali alle m inori unità di arma base che le compongono, ovviamente caratterizzate dalla fisionomia d'impiego della G.U. stessa (fanteria, meccanizzata, corazzata, aviotrasportabile, paracadutisti) si affianca una componente per così dire, standard, costituita dalle unità di comando e di supporto per ciascun tipo di Divisione (quartier generale, artiglieria, reparti controcarro, reparti missili, comunicazioni, trasporti, officine riparazioni, reparti di sanità). Ciò sembra essere rispondente a due peculiari concetti del pensiero militare americano: la tendenza a standardizzare al massimo le unità il cui compito non varia particolarmente al variare degli ambienti naturale ed operativo in cui esse devono agire; la n ecessità di razionalizzare quanto più possibile i materiali e le tecniche addestrative, imposta dall'esigenza di ridurre al massimo i tempi di approntamento dei reparti e le infrastrutture nelle quali addestrarli. Il che, stante le dimensioni dell'apparato, è facilmente comprensib1le. Un ultimo aspetto caratteristico della Divisione USA è che, quale ne sia il tipo, il Comandante ha sempre alla mano una riserva precostituita, in funzione sia di elemento decisivo per l'attuazione degli sforzi, sia di serbatoio di alimentazione delle altre unità dipendenti e di ripianamento delle perdite. Ciò conferisce alle G.U. elemen tari un notevole grado di autonomia e di indipendenza nella condotta del combattimento a tutto vantaggio del livello ordinativo superiore che, di massima, dovrà limitarsi a predisporre per loro soltanto il rinforzo del sostegno di fuoco 3.

Senza tener conto delle diverse unità a livello brigata o reggimento, destinate a missioni speciali od al rinforzo delle divisioni, la forza di combattimento dell'Esercito degli Stati Uniti è costituita da sedici divisioni delle quali quattro sono corazzate, sei meccanizzate, quattro di fanteria, una aviotrasportata ed una d'assalto dall'aria (paracadutisti). Fra le brigate indipendenti vi è una brigata di cavalleria aerea (eliportata). Delle sedici divisioni, le dieci corazzate e meccanizzate sono destinate a combattere più efficacemente in terreni aperti sui quali può venire pienamente sfruttata la loro mobilità, rapidità di movimento e potenza di fuoco a lunga gittata. Queste d ivisioni, con i reparti d'artiglieria e servizi di supporto comuni a tutte le grandi

3 CoL. G. STEFANON: Le forze armate degli Stati Uniti d 'America, in: Rivisla Mili/are n. 2, 1975, p. 47.


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unità, hanno il medesimo organico eccetto per il dosaggio del tipo di battaglioni. Quelle corazzate dispongono, di norma, di sei battaglioni carri e cinque meccanizzati, mentre in quelle meccanizzate il rapporto fra i due tipi di battaglione è invertito. La divisione paracadutisti, destinata all'impiego su terreni più ristretti e accidentati, dove il combattimento è più ravvicinato, è formata da tre brigate per complessivi nove battaglioni paracadutisti, tre battaglioni artiglieria, un battaglione corazzato, un battaglione elicotteri corazzati . Mentre la Divisione è la classica G.U. pluriarma, l'unità base di manovra è il battaglione (piuttosto del reggimento come avviene in Unione Sovietica). Il battaglione opera come parte di una brigata che può comprendere da due a cinque battaglioni. Ogni divisione dispone di tre comandi di brigata ai quali vengono assegnati i battaglioni a discrezione del Comandante. Il battaglione corazzato ha in organico 550 uomini fra ufficiali, sottufficiali e truppa con 54 carri, ed è ordinato su un comando, una compagnia comando, tre compagnie carri ed una compagnia di supporto con quattro mortai da 4,2 pollici, cinque missili SAM Redeye per la difesa antiaerea, un veicolo corazzato gettaponte ed un plotone da ricognizione; queste ultime compagnie, in Europa, dispongono di missili anticarro (quattro TOW e quattro Dragon). Il battaglione di fanteria meccanizzata ha il medesimo ordinamento di quello corazzato ma i suoi effettivi raggiungono 891 uomini con 69 veicoli corazzati MJ 13A 1 (o nuovi MICV). Oltre alle classiche armi della fanteria, il battaglione dispone di 18 missili TOW, ognuno montato su un Ml 13, e 27 missili guidati Dragon (più leggeri e con gittata inferiore). Il battaglione di fanteria, con una forza di 749 uomini, ha diverse identificazioni e precisamente: battaglione delle divisioni di fanteria, battaglione d'assalto dall'aria, aviotrasportato o ranger. Ogni tipo di battaglione di fanteria (eccetto l'aviotrasportato) ha una potenzialità anticarro uguale a quello di fanteria meccanizzata, l'unica differenza è lo speciale addestramento che distingue gli assaltatori dall'aria, gli aviotrasportati ed i ranger dai fanti puri. Il battaglione d'assalto dall'aria, oltre ai normali compiti della fanteria, viene impiegato per aggirare le difese avanzate nemiche e per attaccare posizioni neJle retrovie. La sua mobilità è assicurata anche da una grossa dotazione di elicotteri. La fanteria aviotrasportata costituisce normalmente la riserva strategica delle forze terrestri. Il battaglione aviotrasportato è


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equipaggiato primariamente con 12 jeeps dotate di TOW e con 30 Dragon. Il battaglione ranger è particolarmente addestrato per svolgere azioni autonome in qua lunque località del mondo. Altri elementi di manovra de lla divis ione sono gli squadrons di cavaller ia corazzata e cavalleria aerea e, in alcune divisioni, compagnie d'attacco eliportate. Agli squadrons di cavalleria corazzata sono assegnate le funzioni della vecchia cavalleria e c ioè ricognizione, sicurezza, azioni preliminari di operazioni offensive, difensive e ri tardatrici della , divisione. Queste unità, della fo rza di 87 6 uomini fra ufficiali e truppa, sono ordinate su di un comando, un troop (equivalente al nostro squadrone) comando, tre troops d i cavalleria corazzata ed un troop di cavalleria aerea. I veicoli dei troops corazza ti dello squadron sono 27 MSS l, carri armat i leggeri aviotrasportabili ed anfibi (peso 15,8 tonn., ve!. max. 70 km/h; armamento: 1 cannone/ lanciamissili da 152 mm., 1 mitragliatrice da 7,62 coassiale con il cannone, 1 mitragliatrice da 0.5 pollici antiaer ea, quattro dispositivi fumogeni su ogni fianco de lla torretta; equipaggio 4 uomini) . Il troop di cavalleria aerea, su e licotteri, consiste di tre plotoni: uno da esplorazione, uno da ricognizione ed uno armi, quest'ultimo imbarcato su cinque e licotteri d'attacco Beli AH-lGs e quattro AH-1Ss (TOW Cobra) altamente manovr ieri che trasportano una grande varietà di armi quali mitragliatrici da 7,62 mm., lanciagranate da 40 mm., cannoni automatici da 20 e 30 mm. a canne rotanti, razzi da 2.75 pollici e missili TOW. Gli squadrons di cavalleria aerea, con 963 uomini, sono fo rmati da un coma ndo, un lroop comando, tre troops di cava lleria aerea come quello sopradescritto ed un troop di cavalleria corazzata. Gli e lementi di manovra della Divisione sono raggruppati sotto i comandi di brigata a seconda del terreno, del nemico da fronteggiare e la m issione che devono compiere. Ogni operazione tattica offensiva o difensiva - richiede che questi elementi vengano ragguppati o sc4ierati differentemente. Infine, in appoggio alle forze conve nzionali, l'Esercito degli Stati Uni ti dispone di: - 4 battaglioni di missili SSM Pershing con gittata da 160 a 840 km. e testata nucleare da 400 kT.; - 8 ba ttaglioni di missili SSM Lance con gittata da 70 a 120 km. e testata nucleare da 10 kT. o convenzionale da 454 kg.; - 1 battaglione di missili SAM Patriot con gittata di 48 km. e tes tata di potenza variabile nucleare o convenziona le.


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Gli effettivi dell'Esercito ammontano a 790.800 militari con i seguenti mezzi: circa 12.000 carri armati, 20.000 AFV (veicoli corazzati da combattimento), circa 13.000 bocche da fuoco di vario calibro, 17.000 missili ATGW (Anti. Tank Guided Weapon) dei tipi Hellfire, TOW e Dragon, 144 missili SSM Pershing e Lance, un numero imprecisato di pezzi controaerei, sistemi d'arma e missili SAM, 580 aerei ad ala fissa e 8.000 elicotteri. La minaccia principale agli Stati Uniti (ed ai paesi della NATO) è quella prevista proveniente dall'Unione Sovietica o dal Patto di

Missile SSM «Pershing» 2.


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Varsavia, e diretta verso il territorio europeo occidentale. Per questa ragione, oltre ad alcune unitĂ nel Pacifico e nell'Estremo Oriente, un considerevole contingente di forze terres tri americane viene mantenuto in diversi paesi europei, ed in particolare nella Repubblica Federale Tedesca, al fine di essere in grado, unitamente agli alleati, di affrontare una potenziale guerra in questo teatro cl'operazioni. Considerato che un eventuale attacco dei paesi del Patto di Varsavia potrebbe essere sferrato improvvisamente e con soverchiante vantaggio numerico in fatto cli divisioni, carri, artiglierie ed aerei, gli Stati Un iti hanno dotato le loro forze di un equipaggiamento qualitativamente e quantitativamente superiore alle normali assegnazioni, particolarmente nel settore dei missili guidati anticarro, delle artiglierie e delle truppe divisionali di supporto. . Le forze terrestri clegl i USA hanno la seguente dislocaziĂ’ne: I) Nel continente americano (inclusi Alaska, Hawaii e Canale cli Panama) la riserva strategica costituita da: - RDJTF, che comprende un Comando d i Corpo cl' Armata, una divisione meccanizzata, una divisione aviotrasportata, una divisione d'assalto dall'aria ed una brigata di cavalleria aerea; - a rinforzo deJla 7a Armata in Europa: due divisioni corazzate, tre divisioni meccanizzate, due divisioni di fanteria, una brigata cli fanteria, un reggimento di cavalleria corazzata; Alaska: una brigata di fanteria; - Panama: una brigata cli fanteria; - Hawaii: una divisione di fanteria (meno una brigata). Il) In Europa (221.300 uomini): - Germania Occidentale (208 .000): un'Armata, due Corpi d'Armata, due divisioni corazzate, due divisioni meccanizzate, una brigata corazzata, una brigata meccanizzata, una brigata di cavalleria aerea, due reggimenti di cavalleria corazzata, 30 batterie antiaeree dotate di sistemi d'arma SAM HA WK semoventi; 3.000 carri armati. - Berlino Ovest (4.300): una brigata di fanteria. - Grecia (440), Italia (3.800), Olanda (800), Turchia (l.100), altri (2.060). III) Nel Pacifico/Estremo Oriente: - Corea del Sud (28.500): una divisione cli fanteria, una brigata antiaerea su due battaglioni con otto batterie HAWK migliorate.. - Giappone (2.500): una base e personale di supporto.


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Le risenre del personale per la mobilitazione ammontano a 614.300 uomini e donne, dei quali 225.000 dell'Esercito e 389.300 della Guardia Nazionale dell'Esercito. Un aspetto particolare delle Forze Armate statunitensi è quello della presenza del personale femminile che, nell'Esercì to raggiunge circa l'otto per cento del totale. Le statistiche ed i risultati delle diverse prove attitudinali dimostrano che le donne, di livello intellettuale superiore a quello maschile, più ambiziose e più tolleranti della disciplina militare, sono idonee a sostituire gli uomini in molti incar ichi, un tempo svolti esclusivamente da questi ultimi. Per tali motivi il reclutamento femminile è in continuo incremento.

L'US Navy Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Marina degli Stati Uniti smobilitò 3,5 milioni di uomini e migliaia di navi per ridursi a 350.000 uomini e qualche centinaio di navi. Negli anni seguenti, la politica della massive retaliation affidò agli aerei il compito di portare sul bersaglio le armi atomiche, quelli divennero sempre più grandi e perciò vennero costruite enormi portaerei atte a trasportarli. Ma negli anni sessanta, le portaerei trasferirono il compito di lanciare le armi nucleari ai sommergibili a propulsione nucleare, atti a lanciare gli SLBM, e riassunsero il compito di trasportare velivoli per la ricerca antisom, per operazioni anfibie e di appoggio ad operazioni terrestri, oltre, naturalmente, alla protezione del traffico marittimo. Su di un notevole numero di navi da guerra sono imbarcati speciali elicotteri denominati LAMPS (Light Airborne Multi Purpose System: sistema leggero multiscopo aviotrasportato) che consentono la localizzazione di sommergibili açi una distanza notevolmente maggiore di quella possibile con i sonar. Un'altra arma antisommergibile, che non richiede la presenza di navi di superficie è la CAPTOR (enCAPsulated TORpedo: siluro incapsulato): lanciata da una nave o da un aereo, s'immerge nell'acqua e giace sul fondo; come una mina, sente il passaggio del sommergibile e gli lancia contro i siluri. Tuttavia, uno dei compiti principali della Marina è r imasto quello della guerra navale e, in tempo di pace, di gestione delle crisi internazionali. Poiché le navi di qualsiasi nazione possono liberamente solcare i mari di tutto il mondo, due flotte della Marina degli Stati Uniti sono sempre dislocate lontano dalla madrepatria, in


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acque dove vi sono costanti focolai di guerra, in funzione di deterrente o, nel peggiore dei casi, per intervenire, con sortite limitate, per il supporto alle forze cli terra di un piccolo paese alleato, per un massiccio attacco aereo o per un assalto anfibio. Questa versatilità consente al governo statunitense una politica più flessibile in caso di crisi. Se la crisi si trasforma in un conflitto, tale versatilità permette agli USA una partecipazione limitata senza l'impiego di grossi contingenti di forze terrestri; se il conflitto è su vasta scala, le forze navali, a causa della loro posizione e del loro raggio d'azione, sono le prime ad essere impegnate. Gli esempi più evidenti negli ultimi decenni sono stati la Corea, il Vietnam ed il Libano. Diversamente dall'Esercito e dall'Aviazione, la Marina non ha un Capo di Stato Maggiore, e le funzioni di comando sono svolte, in completa autonomia dai Comandanti in Capo dei tre teatri d'operazioni: Atlantico, Pacifico, Europa. L'attività unificatrice di tutte le forze navali è esercitata dal Chief of Naval Operations - CNO (Capo delle Operazioni Navali) che, nonostante il titolo, non ha nessuna autorità di comando: il suo compito è quello di selezionare ed assegnare il personale, i mezzi ed i reparti alle diverse flotte, risolvere, con una visione più ampia, i problemi operativi dei Comandanti in Capo o delle Flotte, sviluppare la strategia navale con il Segretario alla Difesa ed infine, quale membro del Joint Chiefs of Staff, esercitare l'azione di comando delle forze armate e decidere la politica militare degli Stati Uniti agli ordini del Presidente. Le forze navali USA sono inquadrate in quattro flotte, due delle quali (la 6 3 e la 7 3 ) dislocate in acque lontane dal territorio metropolitano ed alimentate, mediante rotazione di naviglio e di personale, dalle altre due (la 2 a e la 3 a). A loro volta, le flotte si articolano in gruppi di navi di superficie (Task Forces), costituiti attorno ad un nucleo principale rappresentato da una o pù portaerei, navi anfibie o navi di rifornimento. La VS Navy ha un organico di 553.000 effettivi, dei quali 25.000 di sesso femminile, e dispone complessivamente di circa 500 navi (più 57 di riserva) e di oltre 4.500 velivoli, dei quali circa 1.350 aerei da combattimento imbarcati sulle portaerei e qualche centinaio, in maggioranza elicotteri, imbarcati su navi minori, incluse quelle d'assalto anfibio. Le principali navi da guerra sono: - 85 sommergibili nucleari (senza contare i 32 assegnati alle Forze Strategiche Nucleari), quasi tutti armati con SLCM (Sea-


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Launched Cruise Missiles) Tomahawk con testata strategica termonucleare o tattica convenzionale; ASM (Anti-Ship Missiles) Standard antiradar e Harpaan antinave. SUBROC (Submarine ta submarine racket) con testata nucleare; - 5 sommergibili diesel-elettrici con armamento convenzionale; - 4 portaerei a propulsione nucleare di circa 90.000 tonnellate e 10 a propulsione convenzionale di circa 60-80.000 tonnellate, con un centinaio di aerei ed elicotteri di tipo vario ciascuna; - 12 portaerei di scorta, di tonnellaggio inferiore e con 60-80 aerei ed elicotteri; - 9 incrociatori a propulsione nucleare armati con SSM, SAM, ASM e ASROC (Anti-submarine racket); - 18 incrociatori a propulsione convenzionale con ASM, SAM, ASROC; - 84 cacciatorpediniere lanciamissili con SAM, ASM, ASROC; - 79 fregate lanciamissili con ASROC, SAM, SSM; - il naviglio inferiore è rappresentato da navi posa-draga mine, navi da guerra anfibia, battelli da sbarco, navi trasporto e officina; - in riserva: 6 portaerei, 4 navi da battaglia, 9 cacciatorpediniere, 4 fregate ed altro naviglio minore. Le forze aeree della Marina, su 12 air wings, sono dotate di aerei da ] ·=··'. :~ .! ; combattimento, d'attacco, da ricognil ; zione, per la guerra elettronica, da t trasporto e di elicotteri di vario gene[' I re. I principali aerei da c~mbattimento e d'attacco sono rispettivamente: il Grumman F-14 Tomcat multiruolo, della velocità max. di 2.517 km/h Mach 2.34 - ed armamento 1 cannone automatico a canne multiple rotanti da 20 mm. e 8 AAM; il Grumman A-6E i ·_: Intruder d'attacco ogni tempo, della ~ velocità max. di 1.006 km/h - Mach 0.94 - e armamento 30 bombe da 500 libbre (227 kg.), ed il Vought A-7E Missile tattico navale «Subroc».

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Corsair II d'attacco, della velocità max. di 1.123 km/h e armamento 1 cannone automatico da 20 mm. e 6.804 kg. di bombe o missili. Gli elicotteri in m aggior numero sono i Sikorsky SH-3A/D/G/H Sea King multiruolo ed i Kaman SH-2F Seasprite attrezzati in funzione LAMPS per la difesa antisommergibile ed antimissile. La dislocazione dell'US Navy è la seguente (naviglio princi pale): Seconda Flotta - Atlantico: quartier generale Norfolk (con basi a Guantanamo-Cuba, Bermuda, Keflavik-Isla nda, Holy Loch-Gran Bretagna: 31 sommergibili nucleari con missili balistici, 41 sommergibili d'attacco, 4-5 portaerei, 76 navi da guerra di superfici e, 27 navi a nfibie. Terza Flotta - Pacifico Orienta le: quarti e r generale Pearl Harbor 1 sommergibile nucleare con missili bali s tici, 30 sommergibili d'attacco, 3 portaerei, 44 navi da guerra d i supe rficie. Sesta Flotta - Mediterraneo: quartier generale Gaeta; 5 sommergibili d'attacco, 2 portaerei, 14 navi da guerra di superfic ie. Settima F lotta - Pacifico Occidentale: quartier gener a le Yokosuka (Giappone); 8 sommergibili d'attacco, 3 portaerei, 21 navi da guerra di superficie. Distaccamento ne ll'Oceano Indiano: 1 task fa rce portaerei con 6 navi da guerra di superficie e 13 navi trasporto. Forze del Medio Orien te (Golfo Persico): 1 nave comando, 4 navi da guerra di supe rficie. Le riserve del personale per la mobilitazione ammontano a 87 .900 uomini. All' VS NA VY, in caso di guerra e su decreto presidenziale, viene assegnata la Coast Guard che in tempo di pace dipende dal Dipartimen to dei Trasporti. Il servizio di guardia costiera è svolto da 45.000 uomini con 41 navi della categoria cacciatorpediniere, 6 rompighiaccio, 79 navi pattuglia, 119 navi minori, 51 aer ei e 93 elicotteri. Il Marine Corps

La posizione del Corpo dei Ma rines nell'organizzazione di difesa degli Stati Uniti è delineata dalla sua relazione con le altre armi. È l'unica branca delle forze armate che non ha un dipartimento separato. Ha infatti uno status paritetico con la US Navy all'interno del Dipartimen to della Marina e, uni tamente al Capo delle Operazioni Navali, il Comandante del Marine Corps dipende


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diretta mente dal Segretario della Ma rina. Il Comandante del Marine Corps è anche uno dei consiglieri militari del Comandante in Capo ma, diversamente dai suoi colleghi dell'Esercito, Marina ed Aeronautica, non ha un seggio fisso nel JCS (Joint Chiefs of Staff). Partecipa alle sedute in posizione paritetica quando si trattan o problemi che riguardano direttamente il Marine Corps. I compiti di questo Corpo abbracciano tre grandi categorie. Il principale è quello di mantenere una fo rza anfibia da essere impiegata in ope razioni congiunte con la flotta, compresi il presidio e la difesa di basi navali avanzate e la condotta di operazioni terrestri necessarie ad una campagna mari ttima. Il Corpo deve anche fornire distaccamenti per la sicu rezza delle basi navali della Marina e delle principali navi da guer r a. Infine, può svolgere speciali compiti a discrezione del Presidente. Il Marine Corps è l'unico servizio armato USA il cui organico è stabilito per legge: infatti, nel Na tional Security Act del 1947, e successivi emendamenti, è stabilito che il Corpo non può superare i 400.000 effettivi e deve mantenere una Forza Marine per la Flotta di non meno di tre divisioni e tre air wings (aerobrigate) con reparti addizionali · da combattimento, supporto e servizi necessari alla completa efficienza delle Grandi Unità. Attualmente il Corpo è organizzato su quattro divisioni (tre regolari ed una di riserva) e quattro wings (tre regolari ed uno di rise rva) più forze di supporto ed una brigata indipendente a disposizione della RDJTF. Tradizionalmente, la più grande unità operativa marine è la division-wing team costituito da una divisione marines ed un wing dell'aviazione marines, più reparti di r inforzo e supporto. Tali teams sono distribuiti fra le due principali Forze Mari ne della Flotta, responsabili delle operazioni dei marines, una nella zona Atlantico/Mediterraneo/Caraibi, e l'alt ra nella zona Pacifico/Oceano Indiano. La caratteristica principa le del team è che sia la divisione che il wing sono di dimensioni maggiori delle loro controparti nell'Esercito e nell'Àeronautica. La Divisione Marine, con i suoi 18.000 effe ttivi, ha il venti per cento del personale in più dell'analoga divisione dell'Esercito, tuttavia, salvo poche eccezioni, le sue forma zioni da combattimento sono meno mobili e possiedono una potenza di fuoco infe riore a quelle dell'Esercito. La struttura base della divisione è rimasta quella della seconda guerra mondia le e cioè organizzata su tre reggimenti di fanteria, ognuno su tre battaglioni che, a loro volta,


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sono formati da una compagnia comando - con un plotone assal to anticarro dotato di 8 mortai da 81 mm. e 8 cannoni senza rinculo da 106 mm. in via di sostituzi one con sistemi TOW e Dragon - e quattro compagnie fucilieri che, oltre alle armi individuali, sono equipaggiati con mor tai da 60 mm., lanciar azzi da 3.5 pollici e mitragliatrici da 7,62 mm. La divisione ha nel suo organico anche· un reggimento d'artiglieria dotato di obici da 105 e 155 mm., un battaglione da r icognizione, un battaglione genio ed altre unità di supporto e servizi. La componente corazzata è fornita dalla forza di supporto che dispone di battaglioni carri con 70 M60Al e reparti anticarro, mentre una limitata mobilità è assicurata dai battaglioni di trasporto anfibio equipaggiati con veicoli corazzati anfibi d'assal to LVTP-7 (Landing Vehicle Tracked Personnel: veicoli cingolati da sbarco personale) che, oltre ai tre uomini d'equipaggio, sono in grado di trasportare 25 marines ad una ve locità in acqua di 13,7 km/h e sul terreno di 63,37 km/h, con un'autonomia di 300 miglia. La forza di supporto dispone pure di batterie di semoventi da 155 mm., obici da 8 pollici e cannoni da 175 mm. Il W ing Marine, a differenza della sua controparte dell'Aeronau tica, ha una struttura più vasta e plu rimpiego, dotato com'è di svariati tipi di velivoli, fra i quali i principali sono: - il McDonneJ I Douglas F-4N/S Phantom II da combattimento, della velocità max. di 1464 km/h - Mach 1.19 - e con un armamento che comprende; oltre al cannone da 20 mm. a canne rotanti, quattro mi ssili AAM (Air to Air Missiles) Sparrow AIM-7 sotto la fuso liera con la possibilità di trasportarne altri due, più quattro Sidewinder AIM-9 sotto le ali; - il McDonnell Dou'g ias A-4M Skyhawk bombardiere d'attacco, della velocità max., a pieno carico, di 1040 km/h, a rmamento 2 cannoni da 20 mm. e 3 da 30 mm. a canne rotanti, 4153 kg. di bombe o missili di tipi diversi - il McDonnell Douglas AV-8A/C Harrier V/STOL (Short Take-Off and Landing: decollo e atterraggio verticale) leggeri d'attacco, della velocità oltre Mach 1 e armamento 2 cannoni da 20 mm. a canne rotanti e sei missili AAM o ASM (Air to Surface Missiles) tattici. Il W ing dispone anche di un cospicuo nume ro di elicotteri fra i quali gli AH-lJ/T(TOW) corazzati d'attacco, che equipaggiano i suoi reparti da ricognizione, trasporto, controllo aereo o da combattimento. La difesa antiaerea del Corpo dei Marines si basa su due sistemi. Ogni Forza Marine per la Flotta ha a disposizione un battaglione LAAM (Light Anti-Aircraft Missi/es: missili leggeri an-


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tiaerei) equipaggiato con SAM Hawk. Per la difesa ravvicinata, ogni wing ha in forza una batteria di 75 Redeye; una sezione con cinque di queste armi viene inoltre distaccata presso ogni MAU (vedi sotto). Dati i molteplici impieghi del Corpo, l'organico de l divisionwing team prevede anche unità particolari per speciali missioni· e precisamente: il MAU (Marine Amphibious Unit) che compre nde un battaglione da sbarco, un battaglione di fanteria con truppe di supporto divisionali ed uno squadron di elicotteri delle diverse specialità; da 2 a 5 MAU costituiscono il MAB (Marine Amphibious Brigade); ed infine il MAF (Marine Amphibious Force) che può a rrivare a comprendere fino a due division-wing teams; quest'ultima però è più una grande unità amministrativa che operativa. Il Marine Corps ha 192.000 effettivi, dei quali circa 4.000 di sesso femminile, con 985 veicoli corazzati anfibi LVTP-7,576 carri M60A l, c irca 700 bocche da fuoco di vario calibro, un numero imprecisato di sistemi ATGW e SAM, 441 aerei e 102 elicotteri. La dislocazione del Corpo è la seguente: I) Stati Uniti: 2 divisioni; II) Hawaii: 1 brigata distaccata dalla divi sione di stanza in Giappone; III) Caraibi-base cubana di Guantanamo (420 uomini): una compagnia mista r inforzata; IV) Pacifico-Giappone/Okinawa: 1 MAF (1 divis ione, l wing), l MAU, 1 battaglione da sbarco; V) Oceano Indiano: 1 MAU dislocato saltuariamente. Le riserve generali ammontano a 37.000 uomini. L 'VS Air Force ·

L'Aviazione Militare degli Stati Uniti è relativamente giovane in quanto, fino al 1947, era soltanto un corpo alle dipendenze dell'Esercito. Benché le AAF (Army Air Forces), alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contassero circa 2.400.000 fra uomini e donne e l'industria americana avesse prodotto 230.000 aerei per lo sforzo bellico alleato, quando l'USAF venne istituita con il National Security Act, come terza Forza Armata, disponeva di circa 300.000 effettivi. Sotto la spinta della guerra fredda, dell'esplosione sovietica della bomba atomica e della guerra di Corea, l'organico dell'USAF venne aumentato del trenta per cento, per ridursi di nuovo negli anni immediatamente seguenti e subire un altro incremento con la dottrina della risposta flessibile.


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L'andamento discontinuo delle assegnazioni del personale e dei mezzi all'aviazione dal 1945 ad oggi, trova la sua giustificazione anche nel passaggio dagli aerei con propulsione ad elica a quelli a reazione; questi ultimi, più veloci, con maggiore autonomia, ed in grado cli raggiungere quote più alte, hanno permesso di ridurre il numero dei velivoli: infatti, i 20.000 circa della fine degli anni quaranta si sono ridotti oggi a circa 10.000. Aerei in numero minore, autonomie notevolmente maggiori e rifornimento in volo, hanno anche condotto alla riduzione della struttura delle basi di supporto, specialmente oltremare. Infine, l'apparizione dei m issili strategici ha provocato un cèrto declino dei bombardieri pesanti, la storia dei quali è stata precedentemente illustrata. Abbiamo già visto l'organizzazione delle forze aeree statunitensi che, specialmente con il SAC, sono un'importantissima compo· nente del potenziale militare strategico. È opportuno tuttavia aggiungere alcune notizie più dettagliate relative a questa Forza Armata che, nel quadro della difesa generale, è la più ramificata e, sotto certi aspetti, più impegnata delle altre. Gli aerei destinati esclusivamente ad azioni di combattimento sono gli eredi dei caccia (fighter) della Seconda Guerra Mondiale; questi ultimi erano velivoli leggeri e veloci, destinati ad attaccare i bombardieri nemici ed impegnare in combattimento i caccia di scorta. L'uso di caccia pe1· attacco al suolo e supporto tattico con l'impiego di cannoni, razzi e bombe si era sviluppato in notevole misura negli ultimi anni del conflitto; da allora, la loro capacità di carico ed i loro ruoli divennero sempre più complessi e, pur mantenendo il vecchio nome di fighter, questi si trasformarono in aerei da combattimento plurimpiego. Oggi un aereo moderno può venire usato indifferentemen te come caccia, supporto tattico, bombardiere medio, ricognitore, ecc. La metamorfosi determinante si ebbe, come abbiamo detto, con l'apparizione del motore a reazione. Dal primo caccia subsonico (vel. 808 km/h) Lockheed P-80 (in seguito denominato F-80 Shooting Star), al primo con a la a freccia North American F-86 Sabre, ed al modernissimo Generai Dynamics F-16, si è verificata un'ininterrotta evoluzione, sia nella tecnica aeronautica che nella strumentazione e nell'armamento cli bordo. L'Aeronautica Militare americana dispone attualmente di una grande varietà di aerei da combattimento: ci limiteremo, in questa sede, a dare qualche notizia sommaria dei velivoli di più larga


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dotazione ed impiego. Il più diffuso rimane ancora l'ormai anziano McDonnell Douglas F-4 Phantom (nato negli anni cinquanta come caccia navale) e del quale sono in servizio diverse versioni: da combattimento, da attacco, da supporto tattico, da contromisure elettroniche e da ricognizione; a seconda delle esigenze è armato con cannoni automatici da 20 mm., con missili AAM, AGM e con bombe convenzionali laser-guidate Paveway; la sua velocità max. è di 2.414 km/h - Mach 2.2 - a 12.000 mt. d'altezza ed ha un'autonomia di 2.000 km. Gli Air combat fighter degli anni sessanta furono principalmente i McDonnell Douglas F-15 Eagle aereo da combattimento ogni tempo, studiato per competere con i nuovi MiG 23 e 25 sovietici, e Genera[ Dynamics F-111 bombardiere d'attacco ogni tempo. Infine, negli anni settanta, è stato messo a punto il più moderno degli air combat fighter il Generai Dynamics F-16, più leggero e più manovriero dei suoi predecessori e, componente molto importante, di costo inferiore, che ha indotto parecchi paes i della NATO ad adottarlo in graduale sostituzione del vecchio F-104. Le strutture ed i sistemi di bordo sono improntati alla più avanzata e recente tecnologia: il pilota controlla l'aereo mediante un combinatore ed il radar, situato nella prua, consente l'impiego per missioni d'attacco e d'intercettazione mentre l'armamento può essere adeguato ai diversi ruoli; la sua velocità max. è cli 2.090 km/h - Mach 1.95 - e, pur avendo un'autonomia cli circa 2.000 km. (per missioni d'intercettazione) il suo raggio d'azione, per missioni d'attacco a bassa quota ed a pieno carico (6.895 kg.) è di 193 km., che aumenta a 546 km. con sole sei smart bombs Mk82 laser-guidate. Per gli indispensabili servizi e supporto logistico, oltre al già citato E-3A (A WACS), le forze a eree strategiche e tattiche statunitensi dispongono d i velivoli con particolari caratteristiche a seconda dei ruoli da svolgere. Fra questi emergono il Boèing KC-135 Stratotanker, per il rifornimento in volo, con una capacità di trasporto di circa 120.000 litri di carburante; il Lockheed C-5A Galaxy che, con un'autonomia di circa 6.000 km. è in grado di trasportare 100.000 kg. di carico o due carri armati M60 ad una velocità max. di 9 19 km/h; il Lockheed C-141 Starlifter con le stesse caratteristiche del precedente ad eccezione della capacità dì carico che è inferiore (32.000 kg.) ma che può essere predisposto per il trasporto di 154 soldati di fanteria, 123 paracadutisti o 80 barelle; infine il Lockheed C-130 Hercules, in servizio dal 1954 ma tutt'ora valido, per trasporto multiruolo, con un'autonomia di 4.000 km. a


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pieno carico di 20.500 kg. ed una velocità max. di 618 km/h. Un aereo di struttura e prestazioni particolarissime, che lo fanno mantenere in servizio nonostante l'appar izione dei satelliti, è il Lockheed U-2 da ricognizione fotografica a grandi altezze e da ricerche stratosferiche e meteorologiche, con una velocità di 850 km/h, quota di tangenza 25.900 mt. e autonomia 6.400 km. Un aereo di questo tipo, decollato il 1° maggio 1960 da Peshawar (Pakistan) per una ricognizione segreta sull'URSS, venne abbattuto nei dintorni di Sverdlovsk, fornendo ai sovietici il motivo per un gravissimo incidente diplomatico. I tre compiti principali affidati all'USAF, offensiva e difensiva strategica, difesa del territorio nazionale ed appoggio alle forze terrestri in diverse località del mondo, hanno mantenuto la sua struttura più o meno pari a quella del 1947, anno della sua fondazione. Essa è rimasta articolata su grandi unità strategiche, tattiche, logistiche, suddivise, a loro volta in: - air divisions (divisioni aeree): costituite da due o più wings; - wings (aerobrigate): unità di combattimento con 3-5 squadrons e con il supporto di reparti logistici e di controllo che le rendono autosufficienti; - \ iroups: unità che consistono di due o più squadron-s- ~i velivoli da trasporto, rifornimento o supporto; - squadrons: unità base costituite da 9 a 25 aerei a seconda dell'Air Force e del tipo dei velivoli. L'organizzazione delle Grandi Unità aeree è la seguente: I) SAC - Strategie Air Command che, in effetti non fa parte dell'USAF ma dipende direttamente dal Presidente tramite il JCS: 2 Air Forces con 10 Air Divisions ed 1 aerospace division formate da: 19 wings da bombardamento strategico; 3 wings missili strategici Titan II; 6 wings missili strategici Minuleman II e III; 2 wings da ricognizione strategica (SR-71, U-2 e RC/EC-135); 4 wings da rifornimento in volo; 2 groups da r ifornimento in volo. II) TAC - Tactical Air Command il cui comandante è anche il comandante della forza aerea dell'US Readiness Command: Comando di pronto rinforzo: 2 Air Forces formate da: 15 wings aerei da combattimento; 2 wings da ricognizione tattica; 1 wing operazioni speciali;


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I wing addestramento tattico; 1 wing controllo aereo tattico; 1 wing sorveglianza e controllo elettronico. III) ADC - Aerospace Defense Command (la componente statunitense del NORAD): 6 squadrons intercettori della Regular Air Force; - 10 squadrons intercettori dell'Air National Guard. IV) PACAF - Pacific Air Force - 2 Air Forces (1 in Giappone ed 1 nelle Filippine): l base aerea divisionale; 3 wings aerei da combattimento; J wing misto; 2 wings base aerea. V) USAFE - US Air Force Europa - 3 Air Forces (1 in Gran Bretagna, 1 in Spagna, 1 in Germania Occidentale): 8 wings aerei da combattimento; 2 wings da ricognizione tattica; 2 wings da trasporto. VI) AAC - Alaskan Air Command: l wing aerei da combattimento; 1 wing misto; 1 group supporto tattico; 1 group sorveglianza e controllo elettronico. VII) MAC - Military Airlift Command (Comando Tras porti Aerei Militari): 2 Air Forces: 5 wings trasporto tattico; 8 wings trasporti generali; 1 wing trasporti aerosanitari. VIII) ATC - Air Training Command (Comando Addestramento Aereo) responsabile del reclutamento del personale, addestramento basico, addestramento al volo, addestramento tecnico, formazion e e addestramento equipaggi, e supervisore dell'Air University, delle scuole specializzate in discipline aeronautiche oltre, naturalmente della Air Force Academy. IX) Air Force Logistics Command, responsabile dei rifornimenti, trasporti, manutenzione e supporto in genere alle Air Forces. X) Air Force Systems Command, la cui funzione è di curare costantemente la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, di sperimentare, valutare e sovrintendere la produzione degli aerei, missili e di tutto il materiale aeronautico.


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XI) Air Force Communication Service, incaricato delle comunicazioni. XII) Air Force Security Service, responsabile della sicurezza delle Forze Aeree, informazioni e dell'analìsì e condotta della guerra elettronica. Le riserve generali dell'USAF ammontano a 160.400 fra uomini e donne e 1.262 velivoli suddivisi ìn 61.900 uomini e 188 aerei da combattimento dell'Air Force Reserve e 98.500 uomini e 1.074 aereì da combattimento dell'Air National Guard. Le Forze para-militari Pur non rientrando ufficialmente nel novero delle Forze Armate, negli Statì Uniti esistono degli Enti che svolgono un'importante attività alle dipendenze, a seconda dei compiti, delle autorità federali, statali o locali. - La Civil Air Patrol è un organo ausiliario delle Forze Aeree che conta 59.000 volontari (dei quali 23.000 cadetti) con 605 velivoli più altri 7.570 pdvati. È organizzato in 8 Regioni Geografiche, 1 wing per ogni stato e 1.883 unità operative. I suoi compiti includono ricerche e salvataggi, soccorsi in caso di disastro nazìonale e supporto d'emergenza alla difesa cìvile. - L'Office of Civil Defense sotto la supervisione del Segretario dell'Esercito, con I 0.000 impiegati civili e cìrca 20.000 volontari a tempo limitato, si occupa della protezione civile in caso di attacco nucleare. L'organizzazione nazionale è decentrata agli stati ed aì governi locali. Il suo programma include lo sviluppo dì un sistema, su scala nazionale, anti fallout (pioggia) atomico, mediante l'approntamento di ricoverì adeguati, l'immagazzinamento di generi alimentari, acqua, materiale sanitario, e di una rete di stazioni ascolto-radìo. Nell'organizzazione sono previsti circa 3.000 Emergency Operating Centers EOC (Centri Operativi d'Emergenza); l'Emergency Broadcast System (Sistema Radio d'Emergenza) che ìmpiega stazioni radio cìvili; il Broadcast Station Protection Program (Programma Stazioni Radio di Protezione) per la protezione anti fallout con 600 stazioni radio collegate con gli EOCs; un sistema d'ascolto e comunicazioni con 65.000 punti collegatì con i centrì di comunicazione militari. In conclusione, questo rapìdo esame delle Forze Annate degli Stati Uniti evidenzia come in esse prevalga la componente strategica costituita dalla Marina (che comprende anche il Corpo dei


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Marines) e dell'Aeronautica, intesa essenzialmente come strumento di applicazione politica della forza militare negli scacchieri strategici lontani. Vi sono altri due aspetti importanti relativi al potenziale_ militare degli USA. Il primo è la particolare cura dedicata all'efficienza delle r iserve delle tre armi e della Guardia Nazionale. Con delle forze armate relativamente piccole e formate da volontari, la fonte iniziale e primaria per una rapida espansione del potenziale militare in caso d'emergenza è rappresentata dalle riserve. Per dare un minimo e superficiale addestramento a delle reclute sono necessari almeno tre mesi; ne consegue quindi che per i primi novanta giorni di un eventuale conflitto l'unica possibilità di rafforzamento militare è fornita dai riservisti che comunque richiederanno circa trenta giorni per diventare operativi. Il secondo aspetto è il serrato legame dei militari con l'industria degli armamenti ed il fatto che gran parte della ricerca scientifica degli Stati Uniti - direttamente o indirettamente viene condotta per conto del Pentagono; sulla scia del gigantesco sviluppo dell'apparato militare, il Dipartimento della Difesa ha ampliato enormemente le sue funzioni e, conseguentemente, ha accresciuto di altrettanto la sua importanza; i militari stessi vengono sempre più cresciuti in un'atmosfera di stretta alleanza con gli ambienti industriali e - cosa ancora più importante - sono educati esplicitamente alla coltivazione ed alla continuazione del rapporto intercorrente con essi: non bisogna a tal proposito dimenticare che l'Industriai College of the Armed Forces che si occupa dei legami esistenti tra guerra ed economia, si trova ad uno dei livelli più elevati del sistema di educazione militare 4.

b. L'Unione Sovietica La storia delle forze armate sovietiche, dopo la vittoria sulla Germania, è stata un continuo susseguirsi di ammodernamenti e potenziamenti. Nel 1945, esse (i cui effettivi ammontavano ad oltre quattro milioni di uomini) erano state mantenute sul piede di guerra e le industrie belliche continuavano a lavorare a pieno ritmo 4 P. VISANI: NATO: Le forze armate nazionali: gli Stati Uniti in: Politica Militare, n.15, 1983, p. 111.


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per prevenire il ripetersi di un 'invasione capitalistica della Grande Madre SocialisLa. Secondo le notizie disponibili, l'Unione Sovietica includeva allora nel suo esercito di pace 175 divisioni che, in caso di guerra, potevano essere aumentate a 500 circa, a rmate ed equipaggia te con ottimo materiale moderno. L'arma aerea, che consisteva principalmente di cacciatori ed aerei da combattimento, aveva una forza considerevole; non si avevano notizie sui bombardier i a largo raggio e sulle ricerche atomiche. La flotta includeva un elevato numero di sommergibili da crociera (secondo stime attendibili 380 unità e 700 in costruzione). In effetti, negli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondi ale, le forze armate sovietiche servirono come sostegno alla politica espansionistica di Stalin che portò, per la prima volta nella storia, una vasta area dell'Europa sotto il completo controllo dell'URSS. L'industria bellica si dedicò principalmente alle truppe corazzate che tanti successi avevano ottenuto come potente avanguardia dell'Armata Rossa. Il T-34, che s i era dimos trato, se non il migliore, fra i più efficienti carri del mondo, venne subito modifica to nello chassis, e nel 194 7, con la nuova torretta, prese il nome di T-54 con cannone da 100 mm., due mitragliatrici da 7,62 ed una da 12,7 antiaerea, più veloce e compatto dei carri occidentali e costruito, in diverse versioni anche in Polonia, Cecoslovacch ia e Cina. Ad esso seguì il T-55, più potente e dotato di snorkel per l'attraversamento di guadi profondi, distribuito in grande quantità agli ese rciti del Patto di Varsavia. Nel 1965 apparve il T-62, di concenzione completamente nuova, del peso di 37,5 tonnellate, corazza tura oltre i 100 mm., sistema di puntam ento laser, con un cannone a canna liscia da 115 mm., una mitragliatrice da 7,62 mm. ed una da 12,7 antiaerea; questo modello fu il principale carro da combattimento sovietico fino a l 1978, quando incominciò a venir sostituito da l formidab ile T-72 di 39 tonneJla te, corazzatura oltre i 120 mm., con un cannone da 122 mm. a canna liscia e munizionamento APDS, ed una mitragliatrice da 7,62 coassiale; questo nuovo carro, attua lmente di lar ga diffusione fra le truppe corazzate, surclassa tutti i mezzi equivalenti occidentali ad eccezione del Chieftain britannico. Negli anni cinquanta venne pure costruito il carro pesante T-10 Lenin, di 49 tonnellate, destinato a sostituire lo Stalin, con cannone da 122 mm., due mi tragliatrici da 14,5 mm. e due da 12,7 e con corazzatu ra cli oltre 210 mm .; pu r essendo a ncora in servizio, il suo peso eccessivo e la scarsa velocità lo hanno reso inadatto ad


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operazioni offensive ed è stato eliminato dalle formazioni sovietiche in Europa. Ne l settor e dei veicoli blindati da traspor to truppa, la ser ie, iniziata nel 1950 con il ruotato BTR-152, è continuata col ruotato BTR-60 ed infine con il cingolato anfibio BMP, in grado di trasportare, oltre ai tre uomini di equipaggio, otto soldati di fan teria a d una velocità di 55 km/h; alquanto più piccolo degli analoghi occidentali, dispone di una notevole potenza di fuo co dotato com'è di un cannone da 73 mm., una mitragliatrice da 7,62 mm. e di missili AT-3 (Sagger).

Veicolo da trasporto e da combattimento.

Oltre al potenziamento della produzione di carri armati ed a rtigli erie, i sovietici , che si erano resi conto dell'enorme importanza dell'aviazione strategica, decisero di rivedere i loro concetti sull'uso del potenziale aereo in guerra. Una grande massa di equipaggiamenti di alta tecnologia, catturati in Germania, vennero trasportati in Unione Sovietica insieme ad un considerevole numero di scienziati, ingegneri e tecnici, che diedero il via ad un intenso sviluppo della produzione aeronautica. Negli a nni c inquanta, il famo so ingegnere aeronau tico Tupolcv progettò e costruì in grandi quantità il Tu-4, copia esatta del bombardiere america no B29. I primi aerei a reazione vennero equipaggiati con motori Jumo e BMW ca tturati a i tedeschi, ma il merito principale del 'progresso in questo settore va ascritto a d un compiacente governo laburista br itannico che, nel 1946, concesse all'URSS la licenza di fabbricazione de i motori a getto Rol.l s-Royce. La ve rsione sovietica di questi


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motori equipaggiò i MiG 15, prodotti in 15.000 esemplari, e che fecero la loro prima apparizione nella guerra di Corea. Ma l'apparato bellico sovietico, sebbene ammodernato e rafforzato, non era sufficiente ad affrontare una situazione militare completamente nuova: a preparare cioè un eventuale conflitto con il suo potenziale avversario, non raggiungibile via terra come lo erano stati i tradizionali nemici, ma che aveva la possibilità di colpire il suo territorio partendo da grandissime distanze. Non possedendo l'arma atomica, le uniche armi di cui disponeva erano bombe convenzionali ad alto potenziale, trasportate dal bombardiere Tu-4 con autonomia dai 5 ai 6.000 km. e con una capacità di carico dalle 7 alle 9 tonnellate; questo aereo avrebbe potuto raggiungere gli Stati Uniti con un volo senza ritorno o mediante rifornimento in volo (operazione che i sovietici riuscirono ad effettuare soltanto sul finire degli ann i cinquanta). Stal.in perciò fece massicci sforzi per ottenere il conseguimento sia delle armi nucleari che dei vettori a lungo raggio. Un programma di ricerche sull'energia atomica era stato iniziato in URSS nel 1942, il primo reattore a grafite era entrato in funzione nel 1946. Il primo esperimento atomico fu effettuato nel 1949 e la prima esplosione termonucJeare avvenne quattro anni più tardi. Per quanto riguarda i vettori venne attuato un programma di sviluppo dei bombardieri intercontinentali: nel 1954 entrò in servi zio il bimotore Tu-16 (codice NATO Badger), con propulsione a reazione, con velocità max. di 945 km/h a 13.000 mt. di quota, autonomia 4.800 km., armamento 6 cannoni da 23 mm. radar-diretti e 9.000 kg. di bombe; nel 1956 divenne operativo il quadrimotore Tu-20 Bear con propulsione a turboelica, velocità max. 870 km/h a 13.400 mt. di quota, autonomia 2.550 km. armamento 6 cannoni da 23 mm. radar-diretti e 11.340 kg. di bombe. Un notevole salto di qualità si verificò nel 1960 con il Tu-22 Blincler, due motori a reazione, velocità max. 1.480 km/h - Mach 1.4 - a 18.000 mt. di quota, autonomia 2.250 km., armamento 1 cannone da 23 mm. radar-diretto 9.070 kg. di bombe. Infine, nel 1973, fece il primo volo il più moderno bombardiere medio sovietico, il bireattore Tu-26 Backfìre, di elevate prestazioni sia dal punto di vista aeronautico che per le dotazioni di bordo (vel. max. 2.125 km/h a 16.500 mt. e 11.000 km/h al livello del mare, raggio d'azione 4.500 km. e armamento 1 can'none nella torretta di coda e 2 ASM alari del tipo AS-6 con capacità nucleare o 8.000 kg. di bombe.


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Ma più che sui bombardieri, i sovietici si orientarono verso il perfezionamento della tecnologia relativa alla propulsione a razzo, che aveva avuto origine durante la guerra. Dopo la sconfitta tedesca, l'URSS si era impossessata di un grosso quantitativo di V2 e di numerosi tecnici che le avevano realizzate. Nel 1947 venne costruito il primo missile a corta gittata (circa 250 km) SS-1, che era in pratica una V2 potenziata, e che fu seguito, nei primi anni cinquanta, dall'SS-2 con gittata doppia. Dopo la scomparsa di Stalin, il progresso nel settore missilistico fu così rapido che i sovietici riuscirono a battere gli americani nella realizzazione di un vettore a razzo a grande gittata. Il 1957 fu una pietra miliare nella storia delle forze armate sovietiche e l'equilibrio mondiale fu completamente alterato: in quell'anno l'URSS sperimentò il suo primo missile ICBM, l'SS-6 (codice NATO Sapwood) a combustibile liquido che, lanciato dal territorio sovietico, era in grado di colpire il territorio degli Stati Uniti. Gli americani avevano perso l'immunità dalla distruzione da parte delle armi sovietiche. Questo vettore, con lievi modifiche, servì anche allo spettacolare lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale della storia. I missili ICBM della seconda generazione, dal 1960 in poi, furono l'SS-7 (Saddler) con una testata di 20/25 Mt. ed una gittata di 10.460 km., l'SS-8 (Sasin), testata 5 mt. e gittata 10.460 km., ai quali seguì una lunga serie di modelli fino ad arrivare all'SS-18, il più grande missile del mondo, lanciato da silo con una gittata di 10.500 km., una testata singola RV (re-entry vehicle) di 40-50 Mt. o 8 testate MIRV da 1 Mt. ciascuna, ed all'SS-20, lanciato da rampe mobili con una testata RV o MRV di potenza varia a seconda degli obiettivi. Unitamente agli ICBM, vennero messi a punto anche i MRBM e gli IRBM quali, ad esempio, l'SS-4 Sandal gittata 1.770 km., testata da 1 Mt. e l'SS-5 Kean 3.200 km., 1 Mt., e gli SLBM, il più recente è l'SS-N-6 Sawfly del quale esistono tre tipi: il primo con gittata di 2.400 km. e testata da 1 Mt., il secondo con gittata 3.000 km. e testata RV da 1 Mt., il terzo con gittata 3.000 km. e testata multipla MIRV. Questo per quanto riguarda le armi strategiche: naturalmente, anche da parte sovietica sono stati approntati missili per tutte le altre esigenze, più o meno come gli occidentali. L'affannosa corsa al riarmo dell'URSS è stata una conseguenza delle sue manovre espansionistiche e dello spiegamento mondiale (anche se talvolta non ha ottenuto gli effetti sperati) della potenza


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militare americana degli anni cinquanta e sessanta. Per mantenere il suo ruolo di superpotenza, in contrasto con gli Stati Uniti, e realizzare il potenziale globale corrispondente, l'Unione Sovietica è stata costretta non solo a sacrificare una grossa fetta del suo reddito nazionale alle spese militari, ma anche a limitare seriamente le sue possibilità di acquisire analoghe posizioni in campi non militari. Le sue basi economiche e tecnologiche sono perciò ancora insufficienti per poter sostenere dei progressi equilibrati in tutti i settori più importanti. La necessità di eliminare il ritardo economico ha influenzato la strategia sovietica che mira a costituire delle zone d'influenza molto al di là del ter reno tradizionale dell'Europa Orientale, sia per ridurre la supremazia occidentale che per allargare le basi esterne dalle quali l'URSS può contare di ottenere in futuro rifornimenti di carburanti e di materie prime. Fatte queste considerazioni, si può concludere che la politica militare sovietica di mantenere un elevato numero di effettivi nelle sue forze armate e di continuare a perfezionare il suo potenziale bellico, h~ tre obiettivi ben distinti. Il primo è quello di rendere inattaccabili l'Unione Sovietica ed i paesi del blocco comunista da qualsiasi aggressore esterno. Il pilastro di questo primo obiettivo sono le forze nucleari strategiche dotate di vettori più potenti e di più lunga gittata di quelli del blocco occidentale. Il secondo è quello di ridurre la potenza, l'influenza ed il prestigio degli Stati Uniti e dell'Alleanza Atlantica (la NATO è vista dai russi come un'alleanza dei paesi capitalistici intesa ad abbattere il socialismo). Per questo, oltre a diverse campagne diplomatiche e propagandistiche, appoggiate dai partiti comunisti europei, sono dislocati in Europa Orientale, nel settore centro-nord, grossi contingenti di forze convenzionali. Il terzo è quello di appoggiare le cosiddette guerre di liberazione in ogni parte del mondo. E non si può dire che i sovietici non abbiano avuto successi nel sud-est asiatico, in Africa e nell'America del sud (senza contare l'invasione dell'Afghanistan). Per far sentire la sua presenza in ogni parte del globo, l'Unione Sovietica ha trasformato le sue forze navali, che fino al termine della Seconda Guerra Mondiale erano destinate alla difesa delle sue coste, in una formidabile Marina con navi portaerei, portaelicotteri e sommergibili nucleari. Una volta raggiunto e superato il potenziale mili tare americano, il pensiero militare sovietico è stato chiaramente manifestato


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da Brezhnev durante il suo discorso al XXIV Congresso del Partito nel 1971: Il popolo sovietico può essere sicuro che in ogni momento del giorno e della notte, le nostre gloriose forze armate sono pronte a respingere qualsiasi attacco nemico da qualunque provenienza. Ogni possibile aggressore deve sapere che nel caso di un tentativo di attacco nucleare sul nostro paese, riceverà un devastante attacco di rappresaglia 5.

A conferma delle parole di Brezhnev, nel 1972, l'Istituto dell'Economia Mondiale e delle Relazioni Internazionli, pubblicò un libro nel quale, fra l'altro, è scritto: Una grande importanza è assegnata alla presenza m ilitare sovietica in varie regioni del mondo, r inforzata da un adeguato livello di mobilità strategica delle sue forze armate. In relazione al compito di prevenire guerre locali ed anche nei casi in cui deve essere fornito un supporto militare alle nazioni che lottano per la loro libertà ed indipendenza contro le forze della reazione internazionale e gli interventi imperialisti, l'Unione Sovietica ha bisogno di forze mobili, ben addestrate e ben equipaggiate ... L'espansione della presenza sovietica e l'assistenza militare fornita da altri stati socialisti sono considerati oggi un fattore molto importante nelle relazioni internazionali 6.

Attualmente, le Forze Armate dell'Unione Sovietica hanno la seguente organizzazione 7. Su di una popolazione di 269.650.000 abitanti, vengono mantenuti sotto le armi 3.705.000 uomini (esclusi 560.000 uomini della Guardia alla Fron tiera, della sicurezza interna ed altre truppe per servizi speciali). Non si hanno notizie precise sul PNL, ma fonti diverse danno il valore dell'incidenza delle spese militari sul PNL intorno al 18%. Il servizio militare obbligatorio è di due anni per l'Esercito e l'Aeronautica e di 2-3 anni per la Marina e la Guardia di Frontiera. s Resoconto stenografico del XXIV Congresso del ParLito Comunista dell'Unione Sovietica - Mosca 1971, vol. I, p . l 96. 6 COL. V.M. KuuSH: Voyermaya Sila i 1\rtezhdunarodn yye Otnosheniya (Forza Milita re e Relazioni Internazionali), Casa Ed. Relazioni Internazionali, Mosca 1972, p. 137. 7 Vedi nota 2 •


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La struttura delle Forze Armate ha subito una lenta evoluzione dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1945, l'Unione Sovietica possedeva un apparato militare articolato su Forze di Terra, Forze Aeree e Marina. Le Forze Terrestri ed Aeree erano subordinate al Commissariato del Popolo per la Difesa, mentre la Marina aveva una struttura propria. Nel febbraio 1946, il Commissariato del Popolo per la Difesa e la Marina vennero riuniti nel Commissariato del Popolo per le Forze Armate che un mese più tardi, divenne il Ministero delle Forze Armate. Nel 1948 venne costituita una quarta Forza: la Difesa Aerea Nazionale. Due anni più tardi, il Minis tero delle Forze Armate venne nuovamente diviso in due Ministeri: il Ministero della Guerra, che controllava le Forze di Terra, le Forze Aeree e le Forze della Difesa Aerea nazionale, ed il Ministero della Marina. Nel marzo 1953 i due ministeri si fusero nell'attuale Ministero della Difesa. Infine, nel 1959, venne istituita una quinta Forza: Le Forze Strategiche Missilistiche 8. Comandante in Capo delle Forze Armate Sovietiche è il Capo dello Stato, affiancato dal Comitato per la Difesa (GKO), quest'ultimo costituito dal Capo del KGB, dal Presidente del Consiglio dei Ministri, dal Presidente del Comitato di Stato per la Pianificazione, dal Segretario del Partito Comunista dell'URSS (CPSU), dal Ministro della Di fesa e dal Capo dello Stato Maggiore Generale. Sotto il controllo del GKO si trova il Comando Supremo (VGK), del quale fanno parte il Primo Vice-Ministro della Difesa che, di norma, è anche il Capo dello Stato Maggiore Generale, il Capo del Direttorato Politico ed i Comandanti in Capo delle cinque Forze Armate. In effetti, il controllo sull'intero apparato militare è eseguito dal Ministero della Difesa che ne è responsabile verso il Soviet Supremo ed il suo Presidium e verso il Comitato Centrale del CPSU ed il suo Politburo. Dal Ministro, affiancato dal Capo del Direttorato Politico, dipendono direttamente le truppe speciali (genio, chimici, trasmettitori, costruzione ferrovie e st rade, servizio automobilistico), le truppe per la difesa civile e le truppe per i servizi di retrovia - TYL). Dal Capo dello Stato Maggiore Generale, che è anche Primo vice Ministro della Difesa, affiancato da altri due Primi Vice-Ministri, uno dei quali è anche il Comandante in Capo delle Forze del Patto di Varsavia, dipendono i Comandanti in Capo delle Forze Armate che hanno pure la qualifica di Vice-Ministro della Difesa. 8 M.V. ZAKHAROV: 50 Let Vooruzhenn.ykh Sii USSR (50 anni delle Forze Armate dell'URSS) - Voyenizdat, Mosca 1968, pp. 477,478 - 291.


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Per semplificare la pianificazione di guerra, i sovietici hanno diviso il mondo in 13 Teatri di Operazioni Militari - TVD, ognuno dei qualì delimita un'area entro la quale le loro forze armate potrebbero agire in tempo di guerra. È probabile che dei 13 Teatri cinque siano continentali, quattro marittimi e quattro intercontinentali. L'azione di comando dello Stato Maggiore Generale viene esercitata tramite organi intermedi. Le Forze Sovietiche sono ordinate, in tempo di pace, in Gruppi di Forze all'esterno, ed in Distretti Militari all'interno. I Gruppi di Forze, in tempo di guerra, si trasformano in Fronti la combinazione dei quali diventa Teatro d'Operazioni Militari. Per esempio, le divisioni sovietiche dislocate in Germania Orientale formano il Gruppo di Forze Sovietiche in Germania che, in caso di guerra, diventerà Fronte e che, unito al Gruppo di Forze Nord (Polonia) ed al Gruppo di Forze Sud (Cecoslovacchia), diventerà il Teatro Centro Europeo. Lo Stato Maggiore Generale controlla l'attività operativa delle cinque Forze Armate, rnentre i singoli Comandanti in Capo sono responsabili dell'addestramento ed il supporto delle truppe, dello sviluppo delle tattiche e dell'approvvigionamento dei mezzi e dei materiali per le loro rispettive forze. In tempo di guerra, lo Stato Maggiore Generale agisce come esecutore del governo nazionale, mettendo in atto i piani per i movimenti ed il controllo delle forze. La più grande formazione operativa ed amministrativa è il Gruppo di Forze (o Fronte), che comprende unità di tutte le Forze Armate: esso può essere composto da tre a cinque Armate, una o due Armate Corazzate, più unità aeree, paracadutisti, missili, artiglieria, difesa aerea, chimiche, genio, trasmissioni, infonnazioni, ricognizione, servizi di retrovia e, se è il caso, navali.

Le Forze Strategiche Missilistiche (Raketnyye Voys'ka Strategischeskove Naznacheniya - RVSN) Dal maggio 1960, le Forze Strategiche Missilistiche sono state elevate a Forza Armata dello Stato, ed il loro Comandante in Capo, che dipende d irettamente dal Ministro della Difesa tramite il Capo dello Stato Maggiore Generale, ha la precedenza assoluta sugli altri Comandanti, indipendentemente dal grado. Questo evento ha completato l'evoluzione della dottrina militare sovietica che dal concetto puramente continentale e terrestre, è passata ad uno più vasto e globale, tenuto conto del rivoluzionario impatto dei nuovi mezzi bellici.


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A queste Forze sono stati assegnati tutti i missili offensivi, terrestri e navali, con gittata oltre i 1.000 km. (i missili con gittata inferiore, designati come «tattici» sono assegnati alle forze di terra e navali) ed i bombardieri strategici. La funzione delle Forze Strategiche Missilistiche è stata ben chiarita: Le Forze Strategiche Missilistiche sono mantenute costantemente pronte al combattimento. Le possibilità di un loro uso sono radicalmente cambiate. Esse sono il mezzo di soddisfare i compiti strategici di una guerra nucleare. Le Forze Strategiche Missilistiche sono in grado si frustrare un attacco nucleare di sorpresa del nemico 9.

I tipi e le quantità di armi nucleari in dotazione alle forze strategiche, con effettivi di 325.000 uomini e suddivise in 6 Armate missili operative organizzate in divisioni, reggimenti, battaglioni e batterie (una base di lancio per batteria), sono i seguenti: 1) ICBM - Missili balistici intercontinentali (circa 1.400): - 570 SS-11 Sego gittata 10.500 km., testata da 20/25 Mt. 60 SS-13 Savage gittata 10.000 km., testata 1-2 Mt. o MRV 3X250 kT. - 150 SS-17 gittata 10.000 km., testata: mod. 1 MIRV 4X750 kT., mod. 2 1 X 6 Mt. - 308 SS-18 gittata 12.000 km., testata: mod. 1 50 Mt., mod. 2 MIRV 8X900 kT., mod. 3 30 Mt., mod. 4 MIRV 10 X 500 kT., mod. 5 MIRV 10 X 750 kT. - 310 SS-19 gittata 10.000 km., testata: mod. 1 MIRV 6x450 kT., mod. 2 5 Mt., mod. 3 MIRV 6 X 550 kT. 2) IRBM e MRBM Missili balistici a raggio intermedio e medio (circa 600): 16 SS-5 Skean IRBM gittata 3.220 km., testata 1 Mt. - 315 SS-20 IRBM gittata 7.500 km., testata: mod. I 1,5 Mt., mod. 2 MIRV 3 X 150 kT., mod. 3 50 kT. - 275 SS-4 Sandal MRBM gittata 1.770 km ., testata 1 Mt. 3) SLBM Missili balistici lanciati da sommergibili (989 su 83 sommergi bili): 1 sommergibile nucleare SSBN classe Typhoon con 20 SS-NX-20 (dati incerti). 9 N.R. PANKRATOV: V.I. Lenin i Sovetskiye Vooruzhennyye Sily (V.I. Lenin e le Forze Armate Sovietiche) - Voyenizdat, Mosca 1967, p. 264.


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- 13 SSBN classe DIII ognuno con 16 SS-Nl8 gittata 8.000 km., testata da 200 a 450 kT. (totale 208 miss.). 4 SSBN classe DII ognuno con 16 SS-N-8 git,tata 9.200 km., testata: mod. 1 1 Mt., mod. 2 800 kT., mod. 3 MIRV 3X200 kT. (totale 64 miss.). - 18 SSBN classe DI ognuno con 12 SS-N-8 (totale 216 miss.). 1 SSBN classe Y-II con 12 SS-N-17 (sperimentale) gittata 4.400 km., testata 1 Mt. (totale 12 miss.). - 25 SSBN classe Y-I ognuno con 16 SS-N-6 Sawfly gittata 3.000 km., testata 1 Mt. o MIRV 2X200 kT. (totale 400 miss.). 1 SSBN classe H-III con 6 SS-N-8. 6 SSBN classe H-II ognuno con 3 SS-N-5 Serb gittata 1.200 km., testata 1 Mt. (totale 18 miss.). 1 sommergibile convenzionale SSB classe G-III con 6 SS-N-8. - 13 SSB ognuno con 3 SS-N-5 (totale 39 miss.). 4) Bombardieri strategici (68.000 effettivi - 3 Armate Aeree delle quali 2 in Occidente ed 1 in Oriente) 809 aerei tipo: - luogo r aggio: Tu-20/95 Bear, Mya-4 Bison (vel. max. 900 km/h, autonomia 11.000 km., armamento 6 cannoni da 23 mm., 4.500 kg. di bombe); - medio raggio: Tu-16 Badger; Tu-22 Blinder; Tu-26 Backfire. La Difesa Aerea Nazionale (Voyska Protivovozdushnoy Oborony Strany PVO Strany) Nel 1945 i sovietici difettavano di una valida organizzazione di difesa aerea. Non avevano un'efficiente rete radar e disponevano soltanto di una rudimentale struttura di controllo caccia che operava sul confine occidentale. Il rapido sviluppo del SAC americano e del Bomber Command britannico, con i loro bombardieri strategici atti a trasportare bombe atomiche e termonucleari, consentiva a questi di penetrare nel territorio sovietico lungo i piĂš di 2.000 km. di confine senza altra opposizione che gli aerei MiG 15-17-19 che non erano caccia ogni tempo e non costituivano un serio pericolo per i bombardieri strategici. Fino al 1960 gli aerei Lockheed U2 sorvolarono continuamente l'intero territorio dell'Unione . Sovietica senza alcun contrasto, partendo dalle loro basi in Norvegia, Turchia, Germania e Giappone. Ma il I Maggio 1960 un U2, pilotato dal tenente Gary Powers, venne abbattuto da un'altezza di 20.000 metri, con un missile terra-aria. Nel 1966 venne spiegato attorno a Mosca un sistema di due anelli concentrici costituito da


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64 rampe di lancio missili a nti-missili balistici ABM-lB «Galosh» (della gittata di 325 km. e testata nucleare). Da allora l'intero sistema di difesa aerea comprende aeroplani, cannoni antiaerei, missili ABM, SAM e di altro genere, ed una vastissima rete radar. Le forze aeree sono fornite ed amministrate dall'Aeronautica ma sottoposte al controllo operativo del Comando Difesa Aerea Nazionale. ' Recentemente, fonti abbastanza attendibili 10, hanno sostenuto che i sovietici stanno sviluppando con successo dei laser in grado di distruggere sia i missili che i satelliti artificiali. Le PVO Strany, con 630.000 effettivi ed organ izzate in 10 Distretti di Difesa Aerea, dispongono di: 1) Missili anti-missili balistici: attorno a Mosca sono stati mantenuti quattro complessi con otto basi di lancio per complessivi 32 ABM-lB Galosh, serviti da una fitta rete radar. 2) Reparti aerei con circa 2.250 velivoli suddivisi in reggimenti e squadriglie, che comprendono intercettori (MiG 23, MiG 25, Su-15, Tu-28P e Yak-28P) e velivoli per avvistamento e controllo AWAC (Tu-126). 3) Reparti di artiglieria controaerea con 9.000 bocche da fuoco da 23, 57, 85, 100 e 130 mm. 4) Reparti di Missili controaerei SAM, con 10.000 basi di lancio fisse e mobili, dotate di una vasta gamma di missili, dal maggiore SA-5 Gammon radioguidato in collegamento radar, con una quota di tangenza di 30.000 mt., al più piccolo SA-7 Grail portatile, o montato su veicolo,con quota di tangenza di 1.500 mt. 5) Reparti di avvistamento e controllo con circa 7.000 sistemi radar. 6) Alle dirette dipendenze del Ministro della Difesa si trova anche l'organizzazione della Difesa Civile, il cui capo è un generale dell'Esercito e vice-min istro della Di fesa. Con 75 posti di comando, è articolata ad ogni livello della struttura amministrativa sovietica nazionale, delle repubbliche, urbana e rurale, e conta 115.000 uomini che, in tempo di guerra, possono raggiungere i 16 milioni.

Le Forze di Terra (Sukhoputnyye Voyska - SV) Tradizionalmente, fino a quando le Forze Strategiche Missilistiche non hanno avuto la supremazia, le Forze Terrestri erano la più importante componente dell'apparato militare sovietico. L'Armata 10 Aviation

Week and Space Tecnology del 2 e 9 maggio 1977.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

Rossa è sempre stata un esercito di massa e, fino alla morte di Stalin, ancora molto lento, nonostante il buon numero di divisioni corazzate e motorizzate. Dopo il 1953, lo S tavka, l'Alto Comando sovietico, impostò un rinnovamento della dottrina imperniato sulla guerra di movimento, ed esercitò un grande sforzo industriale per la motorizzazione e la. meccanizzazione delle grandi masse di fanteria. Vennero potenziate e rinforzate le formazioni corazzate, integrate dalla fanteria motorizzata, componente essenziale per lo sfruttamento del successo. L'attuale esercito sovietico è quindi organizzato, addestrato ed equipaggiato per condurre una guerra offensiva, in grado di coprire grandi distanze ad elevata velocità e di ottenere i massimi risultati dalla manovra, concentramento e sorpresa. Tutte le grandi unità sovietiche sono dotate di un numero notevole di veicoli blindati da trasporto, la struttura dei quali dimostra chiaramente che considerazioni di autonomia, mobilità e potenza di fuoco hanno avuto la priorità su quelle della protezione e confortevolezza degli equipaggi. Inoltre, a disposizione dei comandanti dei vari teatri d'operazione esiste un sempre crescente numero di elicotteri che possono trasformare ' le truppe motorizzate in eliportate, aumentando così le possibilità di rapidi spostamenti. Le Forze Terrestri sono divise in quattro principali specialità: truppe di fanteria motorizzata, truppe corazzate, truppe missilistiche e truppe per la difesa aerea (queste ultime non fanno parte delle PVO Strany). i'vlissile AMB-/B «Galosh».


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La fanteria motorizzata, interamente montata su veicoli blindati, ruotati o cingolati, è la specialità più numerosa delle Forze Terrestri. Il suo equipaggiamento è semplice, di manutenzione relativamente facile e molto efficiente; l'armamento è eccellente e la sua tecnologia, in certi casi, è super iore a quella occidentale. La maggior parte degli equipaggiamenti è prevista per essere impiegata in un ambiente nucleare batteriologico-chimico, le truppe sono dotate di vestiario, medicamenti e dosimetr i per a ffrontare questo tipo di guerra. I carri ed i veicoli blindati sono a tenuta stagna e gli equipaggi possono adoperare le loro armi anche in aree contaminate. Le truppe corazzate sono la forza d'urto delle Forze Terrestri ed i loro m ezzi sono oggetto di costanti studi e perfezionamenti, specialmente per guanto riguarda la difesa dalle anni anticarro. Il Ministro della Difesa (fino al 1976) Maresciallo Grechko, in una sua pubblicazione, ha messo in evidenza che: Le pr inc ipali forze d'urto in un'operazione offensiva - i carri - sono divenuti più vulnerabili, mentre il loro uso sul campo di battaglia è divenuto più complesso. Il continuo processo di perfezionamento delle armi a ntica rro ha impos to compiti gravosi alla scienza ed alla tecnologia. La battaglia fra il carro ed i missili anticar ro si è ora trasferita nei labora tori di r icer ca scientifica, su terreni sperimentali e sull'industria .... Ovviamente, il metodo tradizionale di incrementare le possibilità di sopravvivenza del carro mediante l'aumen to dello spessore della corazza è lontano da essere l'unica soluzione e pr obabilmente non è la m iglior e. Lo sviluppo dei missili guidati anticarro è soltanto all'inizio e la possibilità di perfezionare queste n uove potenti armi è significativa ... Vi sono anche altri problem i, poiché l'ultima parola non è ancora stata detta sull'ar tiglieria anticarro, dove le possibilità di sviluppo sono lontane da essere totalmente esplorate 11.

Le truppe missilistiche e artiglieria sono equipaggiate con missili di gittata inferior e ai mille chilometri, quali l'SS-21 Frog (gittata 70 km., testata nucleare o convenzionale) e l'SS-1 Scud (gittata 300-400 km., testata nucleare o convenzionale); questi missili sono des tinati a distruggere obiettivi nelle retrovie nemiche, compito che in occidente è principalmente affidato all'aviazione tattica. 11 A.A. GRECll l<O: Vooruzhenny Sily Sovetskovo Gosudarstva (Le Forze Armate dell o Stato Sovietico) - Voyen izdat, Mosca 1975, p. 197.


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L'artiglieria, divisa in campale e pesante della Riserva dell'Alto Comando, svolge un ruolo importante nelle Forze Terrestri. L'artiglieria campale è nel!' organico dei reggimenti motorizza ti, cor azzati e nelle unità aviotrasportate, con reparti di cannoni, obici, pezzi anticarro e missili guidati. La Riserva dell'Alto Comando comprende cannoni e mortai pesanti. Un certo sviluppo, sebbene non pari a quanto è avvenuto in occidente, è stato dato all'artiglieria semovente.

Missile tattico «Frog» 7.

Come è già stato detto, questa specialità dispone anche dei leggendari lanciarazzi Katyusha, quaranta tubi di lancio da 122 mm. montati su autocarri e destinati all'impiego diretto sul campo di battaglia in grandi quantità. Le truppe per la difesa aerea dispongono di una grande varietà di artiglieria controaerea e di missili terra-aria, in grado di impegnare aerei a quote basse ed elevate, e forniscono un'ottima, se non com-


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pleta, protezione a tutte le forze terrestri. La maggior parte di queste armi è dotata di grande mobilità anche su terreno vario per il necessario supporto alle truppe motorizzate e corazzate. I sistemi d'arma più diffusi sono gli SA-6 Gainful gittata 18.000 metri, radio-guidati, i SA-7 Strela e gli SA-8 Gecko gittata 6.000 metri radio-guidati, questi ultimi possono impegnare il bersaglio con due missili simultaneamente su differenti frequenze di controllo. Le truppe aviotrasportate (paracadutisti) appartengono alle Forze Terrestri ma sono assegnate come riserva all'Alto Comando. I mezzi di trasporto sono forniti dall'Aeronautica; i carri, l'artiglieria e gli altri equipaggiamenti sono particolarmente progettati per essere lanciati dagli aerei e destinati specificatamente per operazioni aeroterrestri, come ad esempio il veicolo da combattimento anfibio BMD (vel. max. 65 km/h sul terreno e 10 km/h sull'acqua, armamento 3 mitragliatrici da 7,62 mm; 1 cannone da 73 mm., un lanciamissili Sagger, corazza 20 mm.) ed il semovente ASU-85 (ve!. max. 44 km/h, armamento 1 cannone da 85 mm., ed 1 mitragliatrice coassiale da 7,62 mm., corazza oltre 40 mm.). Il loro compito primario è quello di distruggere le basi nucleari del nemico mediante lanci su di esse nella fase iniziale della guerra, ma è probabile che possano venire impiegate per interventi d'emergenza in qualsiasi località del mondo. È corsa voce che durante il conflitto del 1973 in Medio Oriente, le truppe paracadutiste sovietiche sono state tenute in continua all'erta pronte a muovere immediatamente in caso le ostilità fossero continuate. Anche in Unione Sovietica, l'unità classica pluriarma è la Divisione che può essere corazzata, motorizzata o paracadutisti. L'unità tattica base è il reggimento, costituito da quattro battaglioni. La divisione motorizzata (con 13.000 effettivi) è su tre reggimenti cli fanteria motorizzata ed un reggimento carri (più un battaglione carri di riserva), con 500 veicoli blindati trasporto truppe e 266 carri. Il reggimento motorizzato è su tre battaglioni fucilieri motorizzati ed un battaglione carri. Il battaglione motorizzato è su tre compagnie fucilieri, ognuna di tre plotoni su tre sezioni. La fanteria del reggimento carri e di uno dei reggimenti motorizzati è montata sui veicoli blindati BMP, mentre il resto ha in dotazione i BTR-60. Il reggimento motorizzato ha inoltre notevoli elementi di supporto: una forte compagnia da ricognizione su BMP e BRDM (autoblinde anfibie della velocità di 100 km/h su strada e 10 km/h sull'acqua). Il supporto d'artiglieria è fornito da una compagnia


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anticarro equipaggiata con sistemi ATGW quali gli AT-2 Swatter e gli AT-3 Sagger montati su BRDM; una batteria antiaerea di quattro ZSU-23-4 semoventi con sistema d'arma antiaereo quadrinato da 23 mm. e quattro SAM-6 (in via di sostituzione con i più moderni SAM-9) con sistema di guida a raggi infrarossi e montati su BRDM; una batteria di obici D-30 da 122 mm. o di semoventi. La divisione corazzata (con 10.500 effettivi) è su tre reggimenti carri ed un reggimento motorizzato con 325 carri e 350 veicoli blindati trasporto truppe. Il reggimento corazzato (con personale ridotto rispetto al motorizzato) è su tre battaglioni carri ed una compania (in certi casi un battaglione) di fanteria motorizzata; non dispone di supporto d'artiglieria ma soltanto di una batteria di ZSU-23-4 e di SAM-9. La divisione paracadutisti ha un organico quasi uguale a quello della divisione motorizzata ed un equipaggiamento più leggero (3 reggimenti paracadutisti, 1 reggimento artiglieria paracadutista, 1 battaglione antiaereo). Le divisioni motorizzate e corazzate dispongono inoltre di un battaglione da ricognizione con una compagnia paracadutisti per profonde penetrazioni, reparti di radaristi, veico.li corazzati specialisti, cercamine, trasmissioni, chimici (per la decontaminazion~) e principalmente materiali da ponte. Ambedue le divisioni hanno un notevolissimo supporto d'artiglieria campale, anticarro, antiaerea, con cannoni di vario calibro e missili anticarro, terra-aria e terraterra, ed un altrettanto notevole supporto logistico per i trasporti e le riparazioni. Le divisioni sovietiche hanno tre gradi di approntamento: - Categoria 1: fra tre quarti e piena forza, complete di equipaggiamento. - Categoria 2: fra metà e tre quarti della forza, complete di veicoli da combattimento. - Categoria 3: circa un quarto della forza, quasi complete di veicoli da combattimento (alcuni obsoleti). Le divisioni possono essere raggruppate in Armate con organico flessibile a seconda dei teatri d'impiego. Anche l'Armata dispone di un grosso contingente di artiglieria e missili. per suo uso o da assegnare alle divisioni in relazione alle necessità, e di un ampio parco di mezzi di trasporto, con una riserva di veicoli civili di proprietà privata o dello stato, sottoposti a periodiche ispezioni e che, in caso di mobilitazione, vengono militarizzati unitamente a i loro conduttori.


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Gli effettivi delle Forze Terrestri sovietiche ammontano a 1.825.000 uomini (circa 1.400.000 coscritti) su 46 divisioni corazzate, 126 motorizza te, 8 paracadutisti, 8 brigate d'assal to dall'aria (3 battaglioni fucilieri e truppe di supporto), 14 divisioni d'artiglieria e reparti autonomi, con 50.000 carri armati, 62.000 veicoli blindati trasporto truppe, 42.000 bocche da fuoco di vario calibro, ed un numero imprecisato di missili anticarro, terra-aria e terra-terra, montati su migliaia di basi mobili in organico alle formazioni. La dislocazione è la seguente: - URSS Europea: 69 divisioni (23 corazzate, 40 motorizzate, 6 aviotrasportate), più 7 divisioni d'artiglieria. - URSS Centrale: 6 di vis ioni (1 corazzata, S motorizzate). - URSS Meridionale: 24 divisioni (1 corazzata, 22 motorizzate, l aviotrasportata), più 3 divisioni d'artiglieria. - Eu ropa Centrale e Or ienta le: 30 d ivisioni e 10.500 carri (9 corazzate e 10 motorizzate più 1 d'artiglieria in Germania Orientale; 2 corazzate in Polonia; 2 corazzate e 2 motorizzate in Ungheria; 2 corazzate e 3 motorizzate in Cecoslovacchia). - Frontiera Cino-Sovietica: 47 divisioni (6 corazzate, 41 motorizzate) più 3 d'artiglieria. - All'estero: in Afghanistan 3 divisioni motorizzate, 1 aviotrasportata, 1 brigata d'assalto dall'aria; più consiglieri in paesi dell'Africa, Medio Oriente, Sud-est asiatico e Cuba. Le divisioni in Europa Centrale e Orientale sono di categoria 1. Circa la metà di quelle nell'URSS Europea ed in Oriente sono di categoria l e 2. La maggior parte delle divisioni nel centro e nel sud sono di catego ria 3. La Marina (Voyenno Morskoy Flot - VM F)

Durante la Seconda Guerra Mondi ale la Marina Militare sovietica non diede prova di efficienza ed il materiale moderno, sia come navi che sonar e radar, fu messo a sua disposizione dagli alleati. Negli ann i cinquanta, per merito dell'Ammiraglio Sergei Gorshkov, Comandante in Capo dell a VMF, s i verificò un totale cambiamento della politica navale dell'Unione Sovietica e la Marina diventò (come del resto quella degli USA) un'importante componente della dottrina di guerra nucleare, destinando navi di superficie e sommergibili al lancio di missili con testate nucleari. Un notevole salto di qualità avvenne con la progettazione e costruzione, sulla scia degli occidentali, dei sommergibili a propulsione nucleare. La missione primaria della Marina Sovietica divenne:


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il lancio di potenti missili nucleari sugli obiettivi militari del nemico e la distruzione dei sommergibili nucleari e delle portaerei. La missione della flotta include anche la lotta per le comunicazioni marittime allo scopo di distruggere i rifornimenti marittimi del nemico, e l'assistenza alle forze di terra in operazioni anfibie 12.

Ma il compito della Marina non è limitato alla guerra nucleare: con lo sviluppo delle armi convenzionali, la flotta sovietica è stata completamente rinnovata e rafforzata con navi portaerei e portaelicotteri, incrociatori portaelicotteri, incrociatori, cacciatorpediniere e fregate lanciamissili, presenti in tutti gli oceani ed in tutti i mari, diventando così un importantissimo strumento della politica del Kremlino. Una squadra di circa 100 navi è costantemente presente nel Mediterraneo; una base navale all 'Avana permette ai sovietici di compiere azioni aeronavali di ricognizione nel mar dei Caraibi, nelle immediate vicinanze delle acque territoriali degli Stati Uniti; altre basi sono a disposizione della Marina sovietica nel Vietnam, nello Yemen del Sud, in Etiopia ed in Angola. I sommergibili nucleari sovietici sono certamente presenti in tutte le acque. Verso la metà degli anni sessanta, è stata ricostituita la fanteria di marina (disciolta dopo la seconda guerra momdiale) e le sue unità (brigate di 3 reggimenti di fanteria ed I battaglione carri) sono distribuite fra le varie flotte. La presenza di queste truppe è significativa in vista degli interessi internazionali dell'URSS. Un altro aspetto delle forze navali sovietiche è la presenza in tutti i mari della Marina Mercantile e delle flottiglie di pescherecci che, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, hanno raggiunto gradatamente proporzioni enormi. È difficile determinare se la raccolta di informazioni sia il compito primario o secondario del naviglio da pesca: sta di fatto che pescherecci sovietici stazionano al largo di molti porti degli Stati Uniti (e di altri st~ti) e sono particolarmente attivi durante il lancio di veicoli spaziali o di missili balistici. Comunque, è fuori di dubbio che la marina mercantile e la flotta da pesca forniscono, quando necessario, un notevole supporto all'attività della marina militare come, del resto, l'Aeroflot lo fornisce all'Aeronautica. La Marina Sovietica ha un organico di 450.000 effettivi (inclusi forze aeree, fanteria di marina e artiglieria costiera) e dispone di 273 sommergibili lanciamissili da crociera e d'attacco (105 nucleari

l2

M.V.

ZAKHAROV:

op. cit., p. 513.


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e 168 diesel); 290 navi da guerra di superficie di grande e medio tonnellaggio 837 navi da guerra di superficie di tonnellaggio minore; 84 navi anfibie e 91 mezzi da sbarco; 273 navi ausiliarie. Le principali navi da guerra sono: 49 sommergibili nucleari lanciamissili SLCM di diverse classi, armati con missili SS-N-3 Shaddock (gittata 450 km., testata nucleare da 350 kT.), SS-N-7 (gittata 55 km., testata convenzionale), SS-N-9 (gittata 275 km., tes tata convenzionale) .

.

... . . .

--.. ~. -

. . ........

- -.. -~

Incrociatore classe ÂŤiHoskvaÂť.

20 sommergibili diesel lanciamissili SLCM di diverse classi, armati con missili SS-N-3. 55 sommergibili nucleari d'attacco. - 148 sommergibili diesel d'attacco. 2 portaerei classe Kiev (40.000 tonn.) armate di missili SSM, SAM e ASW (Anti-Submarine Warfare) ed in grado di trasportare 14 Yak-36 Porger, recenti reattori VTOL a decollo verticale (raggio d'azione 200 miglia, vel. Mach 1.1, armamento missili AAM e razzi, circa 1.000 kg. di bombe) e 16 elicotteri Ka-25 antisommergibili.


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2 incrociatori portaelicotteri classe Moskva (15.000 tonn.) armati di missili SAM e ASW, e con 18 elicotteri Ka-25. 1 incrociatore nucleare classe Kirov (23.000 tonn.) lanciamissili SSM, ASM, SAM e ASW e 2-4 elicotteri Ka-25; questo incrociatore, entrato in servizio nel 1980 e che verrà seguito da altri in avanzato stato di approntamento, è il primo a propulsione nucleare ed è stato costruito secondo la più recente tecnologia, dotato com'è di armi le più sofisticate, incrementerà le difese della flotta contro attacchi aerei, subacquei e di superficie, e rappresenta un passo importante nell'evoluzione tecnica del potere navale sovietico. 18 incrociatori lanciamissili antisommergibili, fra i quali il più moderno è il Black Com-I (nome convenzionale NATO) del quale non si conoscono le caratteristiche ma che dovrebbe avere le stesse funzioni del Kirov. 15 incrociatori lanciamissili. 42 cacciatorpediniere lanciamissili, fra i quali i più moderni sono quelli della classe Sovremenny (7-8.000 tonn.) destinati alla lotta antinave ed antiaerea ed all'appoggio ad operazioni anfibie, e della classe Udaloy (8-9.000 tonn.) antisommergibili. 27 cacciatorpediniere convenzionali. 77 fregate lanciamissili. 106 fregate convenzionali. 25 corvette lanciamissili. 130 motovedette lanciamissili. 219 motosiluranti. il naviglio minore è rappresentato da navi pattuglia, dragamine (125 oceanici e 165 costieri), navi anfibie, da trasporto ed officina. - in riserva 107 sommergibili, 3 incrociatori, 15 cacciatorpediniere, 10 fregate e 20 dragamine. L'Aviazione Navale è suddivisa in quattro Forze Aer~e (una ogni flotta) organizzate in divisioni aeree formate da 2-3 reggimenti di 2 squadriglie, più unità indipendenti da ricognizione, antisommergibili e trasporto, e dispone complessivamente di 755 aerei da combattimento e di circa 300 elicotteri. I velivoli in dotazione sono i bombardieri Tu-26 Backfire, Tu-16 Badger e Tu-22 Blinder, gli aerei da combattimento Su-17 Fitter (vel. max. 1.700 km/h - Mach 1.6 - raggio d'azione 600 km., armamento 2 cannoni da 30 mm. e varie combinazioni di bombe e razzi) e Yak-36 Porger (VTOL); da ricognizione e contromisure elettroniche Tu-16 Badger, Tu-20 Bear, Tu-22 Blinder; antisommergibili Tu-20 Bear, Il-38 May (quadrimotore a turboelica, vel. max. 724 km/h, autono-


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m ia 7.240 km. e dotato di siluri, bombe, mine e missili guidati), Be-12 Mail (bimoto re anfibio a turboelica, vel. max. 612 km/h, autonomia 4.000 km., dotato cli bombe e mine), ed e licotteri Ka-25 Hormone e Mi-8 Ha ze. La fante ria di marina comprende 5 brigate assegnate: una alle flotte del Nord, del Baltico e del Mar Nero, e due a quella del Pac ifico.

Bombardiere «Blackjack ».

La dislocazione delle forze navali è la seguente: l) Flotta del Nord : 45 sommergibili nucleari lanciami ssili balistici, 140 altri sommergibili, 75 navi d i superficie, 120 navi di superficie minori, 15 navi anfib ie, 75 navi ausiliarie, 80 bombardieri. 2) Flotta del Baltico: 30 sommergibili, 50 navi di superfici e, 292 navi di superficie minori, 25 navi anfibie, 21 navi ausiliarie, l 00 bombardieri. 3) Flotta del Mar Nero (e Mediterraneo): 20 sommergibili, 80 navi di superficie, 210 navi cli superficie m inori, 25 'navi anfibie, 41 navi ausiliarie, 90 bombardieri. 4) Flotta del Pacifico: 25 somm ergibili nucleari lanciamissili balistici, 95 altri sommergib ili, 85 navi di superfic ie, 215 navi di superficie minori, 20 navi anfibie, 77 navi ausiliarie, 330 aerei da combattimento (inclusi 120 bombardieri). Le Forze Aeree (Voyenno- Vozd ush.nyye Sily - VVS)

Le Forze Aeree sovietiche sono organizzate in un modo diverso da quelle degl i Stati Uniti poiché i missili strategici nucleari sono assegnati ad un'altra forza armata, le Fo rze Strategiche Missilisti-


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che e gli aerei intercettori alla Difesa Aerea Nazionale. Pertanto, le componenti del!' Aeronautica Militare sono l'aviazione a lungo raggio (operativamente dipendenti dalle Forze Strategiche), l'aviazione del fronte e l'aviazione da trasporto. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e specialmente negli , anni sessanta e settanta, l'aviazione sovietica ha compiuto costanti progressi tecnologici, sia nelle strutture che nei motori, in misura tale da non essere eguagliata da nessun altro paese industrializzato. L'Aviazione del Fronte è la versione sovietica dell'aviazione tattica statunitense (TAC) ed è destinata all'impiego in concorso con le truppe terrestri ed a compiti particolari quali, unitamente alle unità missili, a distruggere le basi dei missili dell'avversario, le sue forze e riserve, le basi aeree, i centri di comando, le retrovie, le vie di comunicazione. Per svolgere questi compiti dispone di aerei da caccia per guadagnare e mantenere la locale superiorità aerea; da attacco al suolo e caccia-bombardieri per il supporto alle truppe; da ricognizione fotografica e radar; da trasporto tattico ed elicotteri per la mobilità delle forze terrestri; elicotteri armati anticarro; aerei per contromisure elettroniche. I tipi di aerei in dotazione sono di varie specie e versioni; i più numerosi sono: i MiG-21 Fishbed, caccia e caccia-bombardieri (ve!. max. 2.070 km/h - Mach 2.1 - raggio d'azione dai 650 ai 900 km., armamento 2 cannoni da 30 mm. e 2 o 4 missili aria-aria; i MiG-23 Flogger B/G caccia (vel. max. Mach 2, raggio d'azione 900-1.200 km., armamento 1 cannone da 23 mm. a canne multiple e 6 missili _ aria-aria); i MiG-27 Flogger DIJ da attacco al suolo (vel. max. Mach 1.7, armamento 1 cannone da 23 mm. a canne multiple e 4 missili aria-terra o 3.500 kg. di bombe); i Su-17 Fitter da attacco al suolo o ricognizione; i Su-24 Fencer da attacco al suolo (vel. max. 2.655 km/h - Mach. 2.5 - raggio d'azione 805 km., armamento 1 cannone da 23 mm., quattro missili aria-aria o aria-terra oppure 8.000 kg. di bombe); i MiG-25 Foxbat da ricognizione (vel. max. 3.380 km/h Mach 3.2 - raggio d'azione 1.130 km., armamento 4 missili aria-aria); fra gli elicotteri i più diffusi sono il Mi-8 Hip armato con 57 razzi, 4 missili anticarro (ATGM) ed una mitragliatrice da 12,7 ed il Mi-24 Hind con lo stesso armamento del precedente. L'Aviazione del Fronte, con circa 195.000 effettivi, circa 4.480 aerei da combattimento e circa 2.300 elicotteri armati, è organizzata in 16 Armate Aeree, una per ognuno dei 12 Distretti Militari del territorio nazionale ed una per ognuno dei 4 Gruppi di Forze in Germania Orientale, Polonia, Cecoslovacchia ed Ungheria.


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Un'Ar mata Aerea è suddivisa in Divisioni Aeree (in numero variabile a seconda della dislocazione, composte da tre reggimenti, ciascuno di norma con uno specifico tipo di aerei, su tre squadriglie di dodici-quindici aeroplani: in totale 150 reggimenti ed alcune squadriglie indipendenti. Oltre alle 16 Armate, una divisione aerea (1 reggimento aerei, 1 reggimento elicotteri ed unità da t rasporto) è dis locata in Afghanistan. L'Aviazione da Trasporto è l'organizzazione logistica aerea a disposizione di tutte le forze armate ed ha anche una funzione di supporto strategico coordinato dal Minis tero della Difesa tramite lo Stato Maggiore dell'Aeronautica, in costante cooperazione con i comandanti dei Distretti e dei Gruppi di Forze, relativamente alle esigenze operative de!le t ruppe aviotrasportate e delle Forze Terrestri destinate a d essere trasportate con mezzi aerei. L'aviazione da trasporto ha sempre rivestito un importantissimo ruolo nella strategia globale sovietica, sia per la possibilità di trasportare rapidamen te delle truppe e sia per appoggiare l'azione politica. Nella guerra dello Yom Kippur l'Unione Sovietica ha dato un'impressionante dimostr azione dell'importanza dei trasporti aerei militari, non solo nel rifornimento di materiale bellico all'Egitto ed alla Siria, ma anche con la minaccia di far intervenire grossi reparti av iotrasportati qualora le colonne israeliane avessero invaso l'Egitlo. Questa componente delle Forze Aeree dispone di 65.000 uomini e di circa 600 velivoli di vario tipo, leggeri, medi e pesanti che, in caso di emergenza, possono venire integrati dai 1.100 dell'Aeroflot, la più grande compagnia aerea civile del mondo. Fra i mezzi in dotazione il più diffuso è l'Antonov An-12 Cub quadrimotore a turboelica capace di trasportare 20.000 kg. o 90 paracadutisti a 670 km/h con un'autonomia di 1.400 km., questo è in via di sostituzione con il quadrimotore a turboelica Antonov An-22 Cock (velocità di crociera 750 km/h, capacità cli carico 80.000 kg. o 175 paracadutisti, a utonomia 4.200 km .) e con il più recente quadrireattore Ilyushin Il-76 Candid (vel. di crociera 850 km/h, capacità di carico 40.000 kg. o 140 paracadutisti, autonomia 5.300 km). Le Forze Aeree sovietiche sono sempre mantenute ad un alto livello di approntamento, tale che, in caso di ostilità, non necessitana di notevoli integrazioni; un discorso a parte è l'Aeroflot che, come è già stato accennato, costituisce una vasta riserva di aerei da trasporto e di piloti addestr ati.


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Le Riserve generali delle Forze Armate Sovietiche comprendono tutti gli uomini abili fino ai SO anni d'età ed ammontano a 25 milioni, dei quali 5 milioni hanno servito negli ultimi cinque anni. Le forze paramilitari Nell'URSS esistono reparti armati che, pur disponendo di carri, aerei e navi, non dipendono dal Ministero della Difesa ma da due istituzioni civili: il KGB (Comitato per la Sicurezza dello Stato) e l'MVD (Ministero degli Affari Interni). Questi due enti, pur con diverse modifiche e cambiamenti di denominazione, sono gli eredi del NKVD (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni) e della CHEKA (Commissione Straordinaria per ]a lotta contro la Controrivoluzione ed il Sabotaggio) fondati nel 1917 e 1918 rispettivamente. Le truppe cli queste due istituzioni (complessivamente 560.000 uomini) sono organizzate nello stesso modo delle forze armate dipendenti dal Ministero della Difesa, e da quest'ultimo ricevono un considerevole supporto. Il personale proviene dal sistema di reclutamento obbligatorio generale e la durata del servizio è pari a quella delle forze annate regolari; pari sono anche le armi e l'equipaggiamento. Le truppe del KGB sono quasi interamente organizzate nelle Guardie di Frontiera, equipaggiate con navi (per il pattugliamento delle coste), carri, veicoli blindati, elicotteri, aerei leggeri ed altri mezzi bellici moderni. Oltre ad essere scaglionate lungo tutta la linea di confine dell'Unione Sovietica, queste truppe forniscono i sen1 izi di sicurezza e controllo agli aeroporti, porti e posti di frontiera ferroviari e stradali. Dal KGB dipendono pure altre unità speciali, distribuite in tutte le quindici repubbliche, incaricate del controllo e della sicurezza delle basi nucleari, cli installazioni segrete e delle comunicazioni ad alto livello sia civili che militari. Infine, personale scelto costituisce le Guardie del Kremlino che forniscono anche il servizio d'onore al Mausoleo di Lenin nella Piazza Rossa. Le truppe di sicurezza interna dell'MVD dispongono cli armamento leggero e di veicoli blindati. Le loro funzioni sono principalmente il mantenimento dell'ordine pubblico, la protezione di installazioni governative, la guardia ai campi di lavoro ed i servizi di scorta in genere. Durante il periodo di guerra svolgono azioni di retrovia, quali ad esempio la prevenzione dai sabotaggi e la guardia ai prigionieri di guerra.


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Per concludere, l'Unione Sovietica, raggiunta la superiorità sia nelle armi nucleari che in quelle convenzionali, è in grado di lanciare oltre i suoi confini un'enorme potenza militare. Come, quando e dove lo farà, dipendono dal grado cli vulnerabilità dei paesi imperialisti e della Cina.

5. J BLOCCHI CONTRAPPOSTI

a. Il Patto Nord-Atlantico Nel maggio 1945, Churchill, in un telegramma al Presidente Truman, esprimeva il suo pensiero in questi termini: Quale sarà la situazione fra un anno o due? A quell'epoca, gli eserciti americano e britannico si sara nno sciolti, i francesi saranno ancora lontani dall'essersi organizzati su ampia scala, mentre la Russia potrà decidere di tenere attive due o trecento divisioni.

E aggiungeva: Una cortina di ferro si è abbattuta sul loro fronte (russo ndr.); ignoriamo tutto quello che avviene dietro di essa [.. .].

Era la prima volta che questa espressione, ormai famosa, veniva impiegata. Le previsioni del Premier britannico si rivelarono esatte. Mentre l'ammontare degli effettivi delle forze alleate in Europa, al momento della capitolazione tedesca, era cli cinque mi lioni di uomini, un pò più tardi, dopo la smobilitazione, tali effettivi potevano essere calcolati a 880.000 uomini. L'Unione Sovietica, per contro, aveva mantenuto in essere ed al completo, tutte le forze d'occupazione in Europa orientale. In quel periodo gli americani, e con loro parecchi europei, ritenevano che la ricostruzione economica dell'Europa sarebbe stata sufficiente a risolvere anche l'aspetto militare del problema. Ricordando le forze annate imponenti che i vari paesi europei erano stati in grado di mettere in campo negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, ritenevano con una certa ingenuità che, una volta r istabilita l'economia europea su delle basi più o meno comparabili a quelle del 1939, sarebbe stato possibile anche uno sforzo militare collettivo europeo, costituendo delle forze armate sufficienti ad equilibrare quelle esistenti al cli là della Cortina di Ferro.


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Questa speranza era però soltanto un'illusione. Il costo degli armamenti - armamenti convenzionali perchè quelli nucleari a quell'epoca non erano ancora entrati nella realtà militare - era largamente aumentato in paragone all'anteguerra: il costo di una divisione 1947 era parecchie volte superiore al costo di una divisione 1938. I bilanci degli stati europei, anche se incominciavano a ristabilirsi, non erano in grado di far fronte, nello stesso tempo, al costo della ricostruzione politica e sociale, ed ai costi di una difesa militare. Il noto dilemma burro o cannoni non costituiva più una scelta possibile per degli stati democratici: il burro doveva avere la precedenza sui cannoni. Era però indispensabile, per reali zzare tutto questo, l'intervento degli Stati Uniti, l'unica nazione in grado di farlo. Nacque così l'idea di un piano di ricostruzione europea, lanciato, nel giugno 1947, dal generale George C. Marshall, Segretario di Stato americano. Egli propose che gli Stati Uniti venissero in aiuto all'Europa e suggerì che i paesi europei si mettessero d'accordo sulle loro necessità economiche e stabilissero un programma comune, basato sul consenso di un certo numero di nazioni europee, se non di tutte. Questa offerta di aiuto economico, che si concretizzò nell'ERP (European Recovery Program) detto anche Piano Marshall, era anche indirizzata all'Unione Sovietica ed ai paesi situati dietro la Cortina di Ferro. La risposta di Stalin fu un netto rifiuto e l'istituzione del Cominform. Membri di quest'organo furono i dirigenti dei partiti comunisti dei paesi oltre cortina più quelli dei partiti comunisti francese, italiano e, più tardi, olandese. A partire dalla fine del J947, parole d'ordine di agitazione ed istruzioni di scioperi appoggiarono in tutta l'Europa occidentale una forma di opposizione concertata e violenta. Tuttavia, nonostante le difficoltà politico-sociali, il Piano Marshall contrjbuì largamente alla ricostruzione economica dei paesi occidentali, ma non risolse il problema della difesa militare. Le democrazie europee si convinsero che il solo modo iniziale per garantire la loro sicurezza era quello di unirsi. Nel gennaio 1948, Ernest Bevin, Ministro degli Esteri della Gran Bretagna, suggerì una formula di unione occidentale consistente in un sistema di accordi bilaterali secondo l'esempio del Trattato di Dunkerque. Questo trattato era stato firmato nel marzo del 1947 tra la Francia e la Gran Bretagna era di alleanza e mutua assistenza della durata di 50 anni: in base ad esso, i due paesi dovevano unirsi nel caso in cui la Germania avesse tentato una


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nuova aggressione e dovevano anche, attraverso consultazioni costanti sui problemi relativi alle loro relazioni economiche, prendere tutte le misure atte ad accrescere la loro prosperità e la loro stabilità economica, in modo da contribuire in modo più efficace al conseguimento degli obiettivi comuni, economici e socia li, delle Nazioni Unite. Malgrado l'idea fosse stata calorosamente accolta, si ritenne che, essendo il trattato di Dunkerque specificatamente concepito per evitare la possibilità di una nuova aggressione tedesca, fosse preferibile prendere a modello il Trattato di Rio. Questo era stato firmato nel settembre del 1947 dagli Stati Uniti e dai paesi dell'America Latina, ad eccezione del Nicaragua e dell'Ecuador: si trattava essenzialmente di un'al leanza di difesa collettiva contro ogni aggressione ed offriva un esempio di raggruppamento regionale nel quadro dello Statuto delle Nazioni Unite. Nel marzo del 1948 venne firmato il TraflaLo di Bruxelles dai rappresentanti del Belgio, della Francia, della Gran Bretagna, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi. Tali Stati s'impegnarono a costi tuire un sistema difensivo comune ed a rafforzare i loro legami economici e cul turali. L'art. 4 del Trattato stabiliva che, nel caso in cui una delle parti contraenti fosse stata oggetto di un'aggressione armata in Europa, gl i altri paesi firmatari del trattato le avrebbero recato aiuto ed assistenza con tutti i mezzi in loro potere: m ilitari e d'altro genere. La firma del trattato venne seguita, dopo pochi mesi, dall'istituzione di un organismo militare che prese il nome cli Organizzazione della difesa dell'Unione Occidentale alla cui testa venne posto il maresciallo Montgomery. Non si sa fino a che punto gli ideatori del Patto di Bruxelles si facessero delle illusioni sulle possibilità militari effettive di questi cinque paesi. Il suo risultato pratico fu quello di far toccare con mano l'impossibilità di provvedere ad una reale difesa dell'Europa senza un contributo molto sostanziale degli Stati Uniti. Ad aumentare le preoccupazioni ed i timori delle nazioni europee, ma anche degli Stati Uni ti, intervenne, nel giugno del 1948, il blocco di Berlino da parte dei sovietici. In quel periodo di tutte le ostilità meno la guerra generale fra i due blocchi che passerà alla storia come guerra fredda, il blocco di Berlino fu la battaglia più importante. Fu per Berlino che Unione Sovietica e Stati Uniti vennero alla prova di forza decisiva. Dal punto di vista militare, gli Stati Uniti, per la prima volta, fecero pesare su Mosca la minaccia di un bombardamento nucleare trasferendo in Gran


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Bretagna i loro nuovi bombardieri strategici. Dal punto di vista logistico venne organizzata un'operazione che non aveva avuto precedenti neppure al culmine della Seconda Guerra Mondiale. Tutto ebbe inizio per un progetto di riforma monetaria essenziale per la ricostruzione della Germania. Per tutto l'inverno 1947-48, le quattro potenze occupanti avevano esaminato il problema. Essendosi dimostrate vane le discussioni, Stati Uniti e Gran Bretagna decisero di procedere con una moneta separata nelle loro zone, ben sapendo che la Francia si sarebbe unita a loro. Anche i sovietici, dal canto loro, diedero inizio ad una riforma monetaria nella Germania Est e precisarono che questa sarebbe stata estesa a tutto il territorio di Berlino. Gli alleati occidentali si opposero. Le discussioni vennero interrotte ed il blocco, iniziato parzialmente già in aprile, divenne totale nel giugno 1948. Nessuna merce avrebbe potuto raggiungere Berlino per via terra senza l'autorizzazione dei sovietici. Le uniche vie di comunicazione senza possibilità di controllo da parte sovietica rimasero i tre corridoi aerei e gli alleati decisero di rifornire Berlino mediante un ponte aereo. Nel 1945, nelle basi americane d'Europa, vi erano 2.300 aerei da trasporto; nel giugno 1948 erano rimasti un centinaio di vecchi bimotori Dakota C47, con una capacità di carico di due tonnellate e mezza. Il ponte aereo iniziò con questi. Gli esperti del governo militare americano stabilirono in 1439 tonnellate il minimo delle derrate necessarie per l'alimentazione quotidiana dei 2.200.000 civili e delle migliaia di militari alleati a Berlino. A queste bisognava aggiungere 2.000 tonnellate al giorno di carbone. I primi giorni gli alleati riuscirono a trasportare nella città assediata 400 tonnellate giornaliere. La crisi alimentare divenne immediatamente grave: di ciò ne approfittarono i sovietici offrendo generose razioni di viveri e combustibile a tutti gli abitanti di Berl ino Ovest che si fossero registrati a Berlino Est. In una città ancora in rovina e dove i vecchi ed i malati erano in una percentuale molto più alta del normale, meno del due per cento della popolazione accettò l'offerta sovietica. Lo sforzo alleato s'intensificò rapidamente: gli Stati Uniti incominciarono ad inviare i nuovi quadrimotori da trasporto C54 Skymaster con una capacità di carico di dieci tonnellate. Per un anno, con il «ponte aereo» americani ed inglesi riuscirono a rifornire la città con arrivi giornalieri fino a 5.000 tonnellate di merci. Vennero impiegati 441 aerei americani, 147 inglesi e 104


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aerei civili, che trasportarono complessivamente più di 2.300.000 tonnellate di materiali di tutti i generi 13. Nel maggio 1949, il blocco fu tolto improvvisamente e le quattro potenze ripresero i colloqui per decidere il futuro della Germania. Il risultato di questo primo confronto fu la definitiva ed irreversibile divisione, non solo di Berlino, ma di tutta la Germania. In una prospettiva più ampia, dimostrò pure che la guerra fredda nascondeva pericoli reali, e che senza l'intervento americano, questi pericoli non avrebbero potuto mai essere scongiurati. Molti ritennero che la presenza di truppe americane in Germania fosse una garanzia sufficiente a scoraggiare qualsiasi velleità aggressiva da parte sovietica. Tutti i paesi dell'occidente, aderenti o no al Trattato di Bruxelles, erano fermamente decisi a difendere la loro libertà, ma non esisteva un coordinamento generale dal punto di vista militare ed il potenziale bellico di tutti gli stati, inclusi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, era assolutamente inadeguato a far fronte ad un'aggressione da oriente. Esaminiamo le forze militari delle due aree eur_opee ormai definitivamente contrapposte: Oriente: Abbiamo già illustrato precedentemente l'apparato militare sovietico nell'immediato dopoguerra. Di queste forze, nella zona sovietica della Germania si trovavano 11 divisioni corazzate e motorizzate, quattro divisioni di fanteria autotrasportata, da quattro a sei divisioni controaerei ed alcuni corpi d'artiglieria; nelle ex-provincie di Pomerania e Slesia si trovavano sei divisioni d i fanteria, verosimilmente motorizzate. Altre forze, a livello divisione si trovavano in Polonia, Cecoslovacchia, Austria, Ungheria, Romania e Bulgaria. Tutte queste un ità erano molto mobili e già preparate alla guerra. S tavano sotto un comando unico, erano uniformemente armate ed addestrate e, fatto molto importante, a nimate dalla stessa ideologia. La seconda guerra mondiale aveva inoltre rivelato che il comando russo era molto efficiente e che le realizzazioni tecniche e tattiche avevano raggiunto un grado elevato. Occidente: a) Francia. La seconda guerra mondiale aveva disfatto la potenza militare fra ncese. La gran massa delle forze da combatti13 R.COLLTER:

Un ponte nel cielo,

Rusconi,

Milano 1978, p. 3 .14.


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mento disponibili era sparpagliata nelle colonie e specialmente in Indocina. L'esercito metropolitano disponeva di quattro divisioni non modernamente armate nè addestrate. Oltre a queste poteva contare su tre grandi unità con armamento americano, e precisamente una divisione corazzata, armata con gli antiquati carri Sherman e due divisioni di fanteria: queste unità erano le uniche che potevano offrire una certa garanzia operativa. In caso di guerra, la Francia avrebbe potuto mobilitare 40 divisioni, se avesse potuto armarle. Nel 1939, la forza dell'esercito francese comprendeva 110 divisioni, che nel 1940 aumentarono a 126. b) Benelux. Il Belgio possedeva una divisione incompleta. Un'altra divisione era in preparazione; in caso di guerra avrebbe potuto mobilitarne un'altra. Le forze armate olandesi erano allo stadio di progetto. Il Lussemburgo non aveva forze indivisionate. c) StaLi Nordici (esclusa la Svezia). La Danimarca aveva in via di costituzione due brigate. Altrettante in via di costituzione ne aveva la Norvegia. d) Italia. L'esercito italiano possedeva otto brigate in via di trasformazione in divisioni, e tre brigate alpine. L'armamento e l'equipaggiamento erano scarsi ed antiquati. e) Grecia. Isolata com'era e travagliata da problemi interni, non era da calcolare. f) Inghilterra. Oltre all'esercito coloniale, sparso per l'impero, disponeva sul territorio metropolitano di reparti presi diari, ed in Germania di una divisione di fanteria ed una corazzata. g) Stati Uniti. L'esercito statunitense possedeva complessivamente 11 divisioni e mezza, delle quali una di fanteria ed una corazzata (più forze di polizia) in Germania. In più aveva nuove unità in allestimento, ma ancora incomplete. Le due divisioni statunitensi e le due britanniche, rappresentavano le meglio armate e le più impiegabili sul teatro euròpeo, tanto più che soltanto esse disponevano di un numero sufficiente di aerei. In conclusione, per la difesa dell'Europa si potevano calcolare: - otto deboli divisioni e tre brigate alpine italiane nello spazio meridionale e non disponibili per altri teatri di guerra; - sette divisioni francesi, una belga, due statunitensi e due britanniche nell'Europa centrale; - una danese ed una norvegese nello spazio scandinavo. Complessivamente, 22 divisioni, delle quali 18 debolmente armate, vegliavano sulla sicurezza europea nel teatro terrestre. Che la zona più critica, quella centro-europea, non potesse


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venir difesa con le 12 divisioni disponibili non aveva bisogno di alcuna particolare dimostrazione. Le parole di B.H. Lidclell Hart, che d efiniva Schermo di carta il lato occidentale della Cortina di ferro erano una dur a realtà. Era chiaro che le uniche potenze in grado di opporsi, in una certa misura, ad un'aggressione da oriente erano la Gran Bretagn a e, più validamente, gli Stati Uniti. Già nel 1948, alcune personalità americane (il Segretario cli Stato generale Marshall, il sottosegretario Robert Lovett, i senatori Arthur Vanclerberg e Tam Connally) avevano esaminato a fondo i problemi della sicurezza nella regione nord-atlantica. Gli stessi problemi vennero messi sul tappeto dal ministro canadese Saint Laurent e dal Premier britannico Ernest Bevin. Nel giugno 1948, il Senato americano approvò una Risoluzione, presentata dal senatore Vanderberg, nella quale si raccomandava specificatamente: .. . l'associazione d egli Stati Uniti, per via costituzionale, con delle misure regionali o collettive, fondate su di un aiuto individuale e reciproco, effettivo e continuo, ed il loro contributo al mantenimento della pace con l'affermare la loro determinazione ad esercitare il di ritto d i legittima difesa, individuale o collettiva, in base all'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, in caso in cui si dovesse verificare un attacco armato qualsiasi che m inacciasse la loro sicurezza nazionale 14.

Si svolsero conversazioni preliminari tra il Dipartimento di Stato e gli ambasciatori del Canada e del Patto di Bruxell es. Gli esperti americani comp endiarono in sei punti le loro valutazion i sulla sicurezza eu ropea: I - La guerra aveva inde bolito l'Eu r opa occiden tale e ]a sconfitta tedesca aveva c reato un vuoto nel cuore del continente, col risultato di rafforzare l'Unione Sovietica in relazione alla forza deWEuropa Occidentale; di qui una m inaccia per la sicurezza cli quest'area e del Nord -Africa. II - L'ideologia comunista è, per sua stessa ammissione, espansionista, ed essa teorizza a ltresì l'impossibilità di una coesistenza paci fica col mondo non sovietico, ma: I dirigenti del

14 Foreign. R elations of Uniled Sta/es · 1948 · voi. III . Western Europe, Washingto n 1974, pp. 238, 239.


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Kremiino mirano alla massima estensione del loro potere e della loro influenza. Il comunismo internazionale serve loro come poderoso strumento per il conseguimento di questo fine. III - Con la sua espansione, l'Unione Sovietica, grazie anche all'opportuna dislocazione delle sue forze e di quelle dei satelliti, era in grado di controllare l'Europa con la forza. Questi fattori davano sostanza al Programma di intimidazioni destinato a conseguire la . dominazione dell'Europa. A questo programma dava il suo contributo anche l'internazionale comunista, sotto la nuova denominazione di Cominfonn. IV - Benché non ci siano le prove che il governo sovietico progetti un 'aggressione armata, c'è sempre il pericolo che possa accadere qualche incidente tale da condurre alla guerra. E la guerra poteva anche scaturire da un errore di calcolo. V - Negli ultimi tempi i piani sovietici avevano subito alcune importanti sconfitte, grazie all'European Recovery Program, agli eventi greci ed alla defezione di Tito dal Cominfonn. Rimane tuttavia - affermava il documento - un giustificato senso di insicurezza tra i popoli dell'Europa Occidentale. La presenza di truppe americane sul continente era certo una garanzia, ma occorreva qualcosa di più per combattere il timore nutrito dai popoli dell'Europa Occidentale che i loro paesi siano invasi dall'Armata Rossa prima che possa arrivare un aiuto efficace. VI - L'Unione Sovietica e la dittatura del Kremlino, combinando l'uso dell'aggressione diretta con le minacce indirette, operavano come un nemico implacabile della civiltà occidentale, perciò la situazione europea doveva essere considerata come estremamente insicura. Il problema immediato era dunque quello di prevenire un attacco e restaurare la fiducia. Il testo del Trattato Nord-Atlantico venne reso pubblico il 18 marzo 1949, ma già il 15 marzo vennero invitati ad aderire anche la Danimarca, l'Islanda, l'Italia, la Norvegia ed il Portogallo. Il 12 aprile 1949, il Trattato venne firmato dai dodici membri i cui governi lo ratificarono nei cinque mesi successivi. In seguito, tre altri paesi si unirono ai membri originari e precisamente: nel febbraio del 1952 Grecia e Turchia, e nel maggio 1955 la Repubblica Federale Tedesca. Gli scopi difensivi del Trattato erano ben evidenziati: Art. I Le parti si impegnano, com'è stabili to nello Statuto delle Nazioni Unite, a comporre con m ezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale nella quale potrebbero essere implicate, in modo che


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la pace e la sicurezza in ternazionali e la giustizia non vengano messe in per icolo, e ad aste ne rsi nei loro rappor ti internazionali da l rico rrere alla minaccia o a ll'impiego della forza in modo incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite. Art. 3 Allo scopo di conseguire con maggiore efficacia gli obie ttivi del p resente Tra tta to, le parti, agendo individualmente e congiunta mente, in modo continuo ed effettivo, med ian te lo sviluppo delle loro risorse e prestandos i reciproca assistenza, manterranno e sviluppe ranno la loro capacità individua le e collett iva di resis tenza ad un attacco a rmato.

Nella sua formu lazione giu ridica, il Tr attato Nord-Atlantico era un'alleanza non mol to differente dalle a ltre che l'avevano preceduta : un attacco armato con lro una o più de lle parti contrae nti, sia in Europa che ne l Nord America, era considerato un attacco contro tutti i membr i dell'alleanza, i qua li si .i mpegna vano a prende re, immediant amente, individualme nte ed in concerto con gli a ltri, quelle misure c he sarebbero state ritenu te necessarie, incluso l'uso delle fo rze armate, per r estau rare la s icurezza nell'area nord-atlantica. In a ltre pa role, in base al Tra ttato, i membri de ll'alleanza non erano obb ligati automaticamente a contribuire con le loro forze armate a parare l'aggressione; l'inte rvento doveva esse re stab ili to, caso pe r caso, con decisioni individuali e collettive. Il Trattato quindi era un impegno, da parte degli Stati Uniti, di garantire l'inlegrità degli sta ti europei membri dell'all eanza nelle loro frontiere a ttuali, contro un'aggressione esterna, ma non li obbligava a mandare le loro forze a rmate a difendere i loro alleati in caso di a ttacco, Da qui nacque la richiesta dei paesi europei di dare un cer to automa tismo al funziona mento cie l tratta to di aJJeanza. La richiesta si conc retizzò nel pr evedere lo s tanzia mento sul continente europeo di un importante contingente d i truppe americane e br itanniche, la nomina d i un gene rale americano a comandante supremo di ques te truppe e delle fo rze europee, ed un vas to programma di assistenza am ericana, finanziaria e di materiali, per il riarmo dei paesi europei. Gi uridicamente tutto questo non m utava la lette ra del Trattato: la decisione dell 'impiego delle truppe nazionali restava, come prima, alla discrezione dei r ispettivi governi. Ma questa libertà di decisione era, per gli Stati Uniti, r idotta a ben poco, considerato che un'azione offensiva esterna avrebbe coinvolto, non solo le tru ppe amer icane, ma tutto un tea tro d'operazion i di cui era responsabile un generale a mericano. Tulle quesle misure si realizzarono nella creazione dell'Orga-


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nizzazione del Patto Nord-Atlantico, la NATO, complemento ma, allo stesso tempo, qualcosa di differente dal Trattato. La NATO costituì un evento unico e straordinario nella storia delle alleanze m ilitari poiché fu il primo esempio di istituzione che metteva le basi di un complesso sistema di interdipendenza politico-militare destinato a trasformarsi in una struttura organizzativa durevole. A quell'epoca, col preva lere del concetto di considerare le anni nucleari come estrema risorsa, si pensava ancora ad una guerra di tipo convenzionale, che sarebbe stata combattuta soprattutto fra grandi unità corazzate e motorizzate. La sproporzione esistente fra le truppe sovietiche già stazionate in Europa, e quelle occidentali, era tale da permettere alle prime di travolgere facilmente Je difese europee ed a rrivare all'Altantico. La prima cosa a cui occorreva provvedere era di creare in Europa, con le forze europee, americane ed inglesi, un complesso militare in grado di resistere ad un'aggressione improvvisa delle forze sovietiche stanziate fuori dai confin i dell'Unione Sovietica. Evidentemente nessuno pensava che queste modeste forze avessero potuto r esistere ad un .eventuale intervento di tutto il potenziale militare sovietico. Si partiva però dal punto di vista, abbastanza logico, che se la Russia avesse voluto far interven ìre una certa aliquota delle sue forze metropolitane, ciò avrebbe dovuto, almeno teoricamente, dare il tempo e la possibilità di far affluire sul continente anche altri massicci contingenti americani ed inglesi. La NATO, nei primi anni cinquanta, disponeva di circa venti· divisioni con differenti livelli d'approntamento ed a rmamento (e fra queste, le unità americane non erano in numero preponderante), venti aeroporti e circa mille aerei, e la situazione navale non era migliore. Gli organi politici dell'Alleanza erano ancora allo stato embrionale e non esisteva ancora un sufficiente sistema di comando, nè di controllo, di comunicazione o di informazioni, oltre a quello fornito dall e disparate organizzazioni nazionali. Considerati i rapidi progressi dell'URSS nel campo nucleare, missilistico ed anche degli armamenti convenzionali, era evidente che lo sforzo maggiore per incrementare il potenziale difensivo dell'alleanza a tlantica doveva essere compiuto dagli Stati Uniti. Ed in effetti fu quello che avvenne. L'esempio più significativo fu l'aumento delle spese del War Department: dai circa otto miliardi di dollari del 1949, esse salirono ai diciassette circa negli anni 1952-1953, nei quali vi fu il maggior sviluppo, per discendere gradatamente ai circa


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dodici nel 195415. I nuovi tipi di carri e di aerei americani costituirono l'ossatura delle forze armate dei paesi della NATO. La crisi di Suez, nel 1956, mise in evidenza la nuova politica internazionale dell'URSS, intesa a soppiantare l'influenza occidentale nel Medio Oriente. La sfida sovietica che fino ad allora si considerava limitata all'Europa, ed essenzialmente di natura militar e, si stava estendendo in tutto il mondo ed in una varietà dì altre forme, senza una diminuzione della minaccia mìli tare. Il Consiglio Atlantico, riunito per la prima volta a livello di Capi di Governo, a Parigi nel dicembre 1957, rinnovò solennemente la dichiarazione degli scopi difensivi e dei principi di solidarietà dell'alleanza e la posizione dei suoi membri su tutte le questioni concernenti il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. In materia di difesa, il Consiglio decise che la NATO doveva disporre di una forza militare difensiva dotata del massimo di efficienza, tenendo conto dei progressi tecnici e delle più recenti realizzazioni nel campo degli armamenti. Era dunque necessario costituire delle riserve di armi nucleari immediatamente disponibili per la difesa dell'alleanza in caso d i necessità. A causa della politica sovietica in materia di armi moderne, il Consiglio decise ugualmente che fossero messi a disposizione del Comando Supremo delle Forze Alleate in Europa dei missili balistici di media portata. La creazione di tali riserve e l'approntamento dei missili, come pure le loro condizioni d'impiego, dovevano essere determinanti mediante accordi con gli stati direttamente interessati. In conseguenza della maggiore interdipendenza delle nazioni del mondo libero, il Consiglio raccomandò il più stretto coordina mento sul piano dell'organizzazione delle forze, in modo che ciascuno dei membri della NATO fornisse il contributo più efficace per rispondere a i bisogni dell'alleanza e per accrescere l'efficienza delle sue forze 16. La crisi di Cuba, durante la q uale il deciso atteggiamento degli Stati Uniti, sostenuti altrettanto decisamente dai loro alleati, costrinse l'Unione Sovietica ad un'umiliante ritirata, confermò la validità della politica atlantica. Ma nel teatro europeo, nonostante il potenziamento degli apprestamenti militari Historical Statistics of United States. Documentazione NATO - Quinta edizione italiana - Servizio Informazioni della NATO, Brusselle 1977, p. 46. 15

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occidentali, il rapporto di forze risultava sempre a favore del Patto di Varsavia. Il vantaggio quantitativo in carri armati, veicoli blindati, artiglierie ed aereoplani, era notevolmente sensibile. Riteniamo di scarso valore e precisione elencare e mettere a confronto il numero delle unità combattenti di ambedue le parti (corpi, divisioni, brigate, gruppi da combattimento); la composizione di tali formazioni era molto varia, non soltanto fra il patto di Varsavia e la NATO, ma anche fra le forze nazionali delle due alleanze, così che è quasi impossibile fare un paragone in questi termini. Oltre alla disparità di forze, la NATO soffriva di un altro svantaggio: la marcata differenza (relativamente all'alleanza contrapposta) in cui le sue forze terrestri erano schierate nella Regione Centrale, zona di probabile impatto fra i due blocchi. Le forze occidentali erano, senza alcun dubbio, male dislocate in tempo di pace poiché (a parte quelle tedesche) erano cli stanza negli stessi luoghi nei quali si trovavano nel 1945. Queste posizioni non erano state certamente scelte per ragioni mi litari, ma si era dimostrato politicamente impossibile ed economicamente fuori discussione una ridisposizione delle forze, strategicamente e tatticamente più adeguata alle esigenze difensive. Alcune delle più vecchie unità erano di stanza a circa quarantott'ore dalle posizioni di difesa generale (anche se principalmente per ragioni politiche) e la maggior parte delle recenti erano dislocate attorno ad uno dei meno probabili assi di avanzata corazzata dall'est. Per contro, le forze del Patto di Varsavia, particolarmente aumentate negli ultimi anni, erano schierate in modo tale da essere in grado di avanzare virtualmente in qualunque punto lungo la linea di demarcazione con poco, o senza precedente concentramento. Appariva quindi legittimo ipotizzare che questi rapporti, tutti in favore del Patto di Varsavia, difficilmente potevano essere interpretati a scopi difensivi. Il 1966 fu un anno importante e decisivo per i Paesi del patto Atlantico, principalmente a causa di un evento che mise la NATO di fronte ad una quantità di problemi militari particolarmente difficili da risolvere: il drammatico ritiro delle forze armate francesi dalla struttura militare integrata dell'alleanza. La decisione politica della Francia di ritirarsi, incluse anche la richiesta che tutti i quartieri internazionali, tutti i comandi (compreso il Comando Supremo che venne trasferito in Belgio), tutte le unità e le installazioni alleate non sotto il diretto controllo del governo di Parigi, dovevano essere rimossi dal territorio francese.


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Le conseguenze sostanziali del ritiro francese furono 17: - L'insicurezza della disponibilità di 46 aeroporti, 13 centrali di navigazione aerea, 9 basi navali, 2.000 km. di o leodotto, 17 depositi di carburante, 6 stazioni r ifornimento petroliere, 100 stazioni per trasmissioni, 3 grandi centrali operative. Per tali installazioni dislocate su territorio francese la NATO aveva speso 750 milioni di dollari. - La diminuzione di più di due divisioni e quindici gruppi aerei della consistenza delle truppe assegnate allo scacchiere Centro Europa. - Eliminazione della zona di comunicazioni NATO nel territorio dello Stato Francese. - Incertezza sull'utilizzazione dello spazio aereo francese. - Difficoltà per la Forza Mobile del Comando Alleato in Europa nel caso dell'esigenza di un rapido spostamento sul fianco sud-orientale della NATO. - Spostamento del sistema cli rifornimento logistico della 7a Annata USA da ovest-est a nord-sud e contemporaneo spostamento di grossi depositi per circa 820.000 tonnellate di materiali cli rifornimento dislocati in Francia. A parte gli urgenti e pressanti problemi di risistemazione e riorganizzazione, dei quali i più complicati furono r apidamente e felicemente risolti, il ritiro francese ne creò molti altri. Ma paradossalmente, l'evento, che naturalmente fu considerato come una crisi, concentrò i pensieri e le attività dei responsabili politici e militari dei restanti paesi alleati in modo tale che condusse molto rapidamente ad una più omogenea ed efficace organizzazione sulla quale, ancora oggi, la NATO si regge essenzialmente. Nel 1967 venne dato il via allo sviluppo dell'organizzazione di base: fu costituito un Comitato Affari Difesa Nucleare ed il suo Gruppo di Pianificazione Nucleare; fu elaborato il primo Piano Quinquennale delle Forze e completata la prima revisione di vasta portata della strategia della NATO. La strategia militare originaria del filo da inciampare e della rappresaglia massiccia verso la quale l'Alleanza si era orientata a causa del grande squilibrio di forze convenzionali fu riesaminata dal Comitato Militare. Tenuto conto del rapido svi luppo delle armi

17 CAP. DI CORV. KRAUS: L 'integrazione militare nell'Alleanza - Sviluppo della NATO e conseguenze dell'iniziativa francese in Jahrbuch des Heeres - n. 1, 1967-68 Wehr und Wissen, Darmstadt, p. 16 e segg.


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nucleari strategiche da parte dell'Unione Sovietica, il Comitato giunse alla conclusione che prima che le due superpotenze avessero raggiunto l'approssimativa parità in questo campo, dovevano essere aggiornati i concetti base della suddetta strategia. Venne perciò elaborata la dottrina della dissuasione, difesa avanzata e risposta flessibile con distensione che è rimasta invariata fino ad oggi nonostante le crisi internazionali degli ultimi anni. Le principali istituzioni militari della NATO sono rimaste le originarie nonostante i problemi iniziali e le difficoltà incontrate nel corso degli anni, ed hanno dimostrato la loro validità. Esse sono 18: Il Comitato Militare - MC che è la più alta autorità militare dell'Alleanza. e che dipende direttamente dal massimo organo, il Consiglio Atlantico (costituito dai Ministri degli E steri dei Paesi membri e dai loro sostituti permanenti) ed il Comitato di Pianificazione della Difesa - DPC (quest'ultimo con la stessa autorità del Consiglio Atlantico). Il Comitato Militare è formato dai Capi di Stato maggiore di tutti i paesi membri ad eccezione dell'Islanda (che non possiede forze armate) e della Francia, quest'ultima rappresentata dal Capo della Missione Militare francese presso il Comitato Militare. Il Comitato si riunisce, di norma, due volte all'anno a livello Capi di SM, ed è in sessione permanente a livello Rappresentanti Militari. La Presidenza onoraria di quest'organo è esercitata a turno, per un anno, dai rappresentanti cli ciascun paese in ordine alfabetico. L'elemento esecutivo del Comitato Militare è lo Stato Maggiore Militare Internazionale del quale fanno parte circa 150 ufficiali, 150 sottufficiali e 70 civili delle diverse nazionalità. I Comandanti Supremi che, alle dirette dipendenze del Comitato Militare, si dividono le responsabilità dei diversi tea,_tri d'operazione e precisamente: Il Comandante Supremo delle Forze Alleate in Europa (Supreme Allied Commander Europe - SACEUR) che ha la giurisdizione sulle zone dal Capo Nord all'Africa Settentrionale e dall'Atlantico alla frontiera orientale della Turchia, ad eccezione della Francia, Portogallo, Islanda e Regno Unito. Il suo quartier Generale (Supreme Headquarters Allied Powers Europe - SHAPE) si trova in Belgio,

18 Per maggiori dettagli vedi: Documentazione NATO che può essere richiesto a: Notizie NATO via del Giordano, 30 - 00144 Roma.


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ed i suoi comp1t1, in tempo di pace, sono l'addestramento e l'equipaggiamento delle forze sotto il suo comando o ad esso riservate, e la preparazione dei piani di difesa comuni; in tempo di guerra, il controllo e la direzione delle operazioni terrestri, aeree e navali della sua zona, inclusa la difesa aerea della Gran Bretagna. La difesa interna rimane di responsabilità dei diversi Stati. Al SACEUR, in tempo di pace, sono assegnate, o predisposte per l'assegnazione, 66 divisioni, o unità equivalenti (delle quali 24 corazzate) con circa 18.000 carri armati, 3.500 aerei tattici basati su 200 aeroporti; 6.000 testate nucleari tattiche con 3.000 vettori (aerei, missili, obici) la loro potenza è di circa 100 kT. per le bombe e 20 kT. per i missili. Alle dipendenze del SACEUR si trova anche un'unità di aerei AWACS che costituisce la Forza Avanzata di Avvistamento (NATO Early Waming Force . NAEW). In Germania, ma non integrato nelle forze NATO è dislocato un Corpo d'Armata francese costituito da tre divisioni. · In subordine al SACEUR si trovano tre grandi Comandi: 1 - Il Comando Alleato dell'Europa Settentrionale (AFNORTH) che comprende le Forze Alleate della Norvegia e della Danimarca e che controlla anche gli accessi del Baltico ed una piccola parte della Repubblica Federale Tedesca. Nella Regione Nord esistono particolari circostanze politiche, topografiche ed economiche, che richiedono specifici provvedimenti . La Norvegia ha frontiere comuni con la Finlandia, l'Unione Sovietica e la Svezia, e ciò non può non influenzare l'attitudine del suo governo nel campo politico; questa è la probabile ragione del suo rifiuto cli consentire a truppe straniere o ad armi nucleari di essere dislocati sul suo territorio in tempo di pace. Il paese si sviluppa in lunghezza e la popolazione è molto sparsa; le difficoltà del terreno e del clima rendono le comunicazioni nord-sud estremamente difficili anche per via aerea ed il transito est-ovest è favorito soltanto dalle distanze più corte. Data la scarsità della popolazione le forze permanenti sono conseguentemente poche rispetto alle altre Regioni e quindi la validità della sua difesa dipende esclusivamente dalla capacità del Comando Supremo di rinforzare molto rapidamente le forze locali. Ciò richiede naturalmente un'accurata pianificazione, forze ed equipaggiamenti speciali, mezzi di trasporto in quantità adeguata e di vario tipo, ed una ben organizzata ed addestrata capacità di ricezione sul posto. 2 - Il Comando Alleato dell'Europa Centrale (AFCENT) che


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comprende le Forze Terrestri del settore centrale e due Forze Aeree tattiche. La Regione Centrale rappresenta il classico e più importante campo di battaglia europeo, dove si fronteggiano le più massicce, meglio armate e meglio equipaggiate forze di terra e di cielo. Per questa zona potrebbe passare la direttrice d'attacco avversaria verso il cuore dell'Europa ed il periodo di preavviso potrebbe essere molto breve; perciò qui, più che in ogni altro luogo, vi si trovano concentrate le maggiori forze (convenzionali e nucleari) della NATO, la maggioranza delle forze nord-americane ed i maggiori organi di comando, controllo, comunicazioni ed informazioni. 3 - Il Comando Alleato dell'Europa Meridionale (AFSOUTH) che comprende le Forze Navali d'intervento e sostegno dell'Europa meridionale, due Forze Terrestri alleate: una per l'Europa meridionale ed una per l'Europa sud-orientale, le Forze aeree alleate dell'Europa meridionale e le Forze navali alleate dell'Europa meridionale. Anche la Regione Meridionale è in una particolare situazione che la diversifica dalle altre due Regioni . Senza scendere in dettagli sulle difficoltà politiche causate dai disaccordi fra Grecia e Turchia su Cipro ed altri problemi, le situazioni interne dei paesi membri differiscono ampiamente da quelle dei paesi delle altre Regioni. I numer i e gli uomini non sono un problema come nel Nord: Italia, Turchia e Grecia (e Francia poiché molte delle sue coste si trovano nell'ambito di questa Regione) hanno insieme più uomini di quanti siano in servizio negli altri paesi europei alleati; ma le prime tre nazioni sono fra i cinque degli alleati che hanno le più basse spese pro-capite per la difesa. Grecia e Turchia sono fra i membri meno industrializzati, e per questa ragione, come per quella finanziar ia, devono dipendere dagli altri per la fornitura di equipaggiamenti militari. Grecia e Turchia inoltre, dividono le frontiere con il Patto di Varsavia, ed in Tracia-Bulgaria queste sono soltanto a trenta miglia dal mare Egeo. La Regione è anche molto estesa, con tre separati fronti potenziali (quattro se si conta il mare) e certamente ai suoi confini orientali, in caso di crisi, sono necessari urgenti rinforzi c;ome al Nord. È anche da tenere in considerazione che sul litorale meridionale del Mediterraneo si trovano paesi non impegnati dei quali, alcuni almeno, sono probabilmente più inclini ad opporsi che ad appoggiare la NATO.


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- Dal SACEUR dipendono inoltre il Comando della Forza Mobile del Comando Alleato in E uropa (AMF) (forze terrestri) ed il Comando in Capo delle Forze Aeree della Gran Bretagna (UKAIR). Il Comandante Supremo Alleato dell 'Atlantico (Supreme Allied Commander Atlantic - SACLANT) la cui giurisdizione si estende dall'Oceano Artico al Tropico del Cancro e dalle acque territoriali dell'America settentrionale alle coste dell'Europa e dell'Africa, compreso il Portogallo ed esclusi il Canale della Manica e le isole britanniche. Il suo Quartier generale si trova a Norfolk in Virginia. I suoi compiti, in tempo di pace, sono la preparazione dei piani di difesa, la direzione delle manovr e di addestramento integrate e combinate ed assegnazione delle unità; in tempo di guerra, protezione e sicurezza delle vie marittime di tutto l'Oceano Atlantico e direzione generale delle operazioni navali, nucleari e convenzionali, contro le forze e le basi navali nemiche. Dal SACLANT dipendono: 1 - Il Comando del Settore Occidentale dell'Atlantico (COMWESTLANT) che ha in subordine un Comando delle Forze sommergibili del Settore Occidentale dell'Atlantico; un Comando del Sottosettore Oceanico dell'Atlantico; un Comando del Settore Canadese dell'Atlantico e i Comandi delle Bermude, delle Azzorre e della Groenlandia. 2 - Il C~mando del Settore Orientale dell'Atlantico (COMEASTLANT) che ha sotto la sua autorità un Comando Aeronavale del Settore Orientale dell'Atlantico: un Comando Aeronavale del Sottosettore centrale; un Comando delle Forze sommergibili del Settore Orientale ed i Comandi dell'Islanda e delle Faroer . . 3 - Il Comando della Forza Navale Permanente dell'Atlantico (STANA VFORLANT). 4 - Il Comando delle Forze navali d' intervento dell'Atlantico (COMSTRIKEFLTLANT) che ha sotto di sè un Comando della Forza Navale d'intervento ed i Comandi di due Gruppi portaerei d'intervento. Il Comando delle Forze sommergibili alleate dell'Atlan5 tico. 6 Il Comando del Settore Ibero-atlantico. L'Atlantico non è una Regione, nè in senso politico nè in quello m ilitare ma nelle sue acque, le potenziali minacce sono, sotto certi aspetti, più importanti per l'Alleanza che quelle nei settori terrestri. La storia insegna che mentre le battaglie possono essere vinte e perse in aria e sulla terra, così come sopra o sotto il mare, le


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guerre possono essere vinte sulla terra, ma quasi mai (certamente in tempi moderni) da un contendente che abbia perso il controllo del mare. Gli alleati europei dipendono dal sicuro e tempestivo arrivo per mare della maggior parte della loro energia, della maggior parte dei loro viveri e della maggior parte delle loro materie prime, e dal conseguente sicuro arrivo oltremare cli quei prodotti delle loro industrie destinati all'esportazione. Questo significa che, in tempo di pace, gli europei della NATO dipendono per il loro modo di vivere da linee di comunicazione marittime sicure, bidirezionali, ininterrotte. L'Europa Occidentale importa circa i tre quarti della sua energia e delle sue materie prime, e metà dei suoi generi alimentari. Non esiste alcun modo col quale questi possono essere rimpiazzati e mediante il quale il suo modo di vivere r imanga invariato se il libero passaggio di questi rifornimenti sul mare viene interrotto. In misura minore, anche i nordamericani sono nella stessa situazione e gli Stati Uniti, il più potente membro dell'Alleanza, non sono interamente autosufficienti in fatto di energia e materie prime. Da queste correnti di traffico deriva l'enorme importanza dell'Atlantico (così come del Canale della Manica, dei mari del nord e di Norvegia e del Mediterraneo) sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Non è soltanto che i popoli europei della NATO possano morire di fame o che le macchine dalle quali dipende il loro potenziale militare si fermino, ma c'è il rischio che si interrompa l'unica linea lungo la quale raggiungono l'Europa i rinforzi ed i rifornimenti del NordAmerica. Queste brevi considerazioni danno un'idea sommaria dell'enorme responsabilità del SACLANT in questo settore della NATO 19. A conclusione dell'esame del blocco occidentale, sJ può affermare che i mezzi per raggiungere gli obiettivi per i quali l'Alleanza è stata creata, sono cambiati a causa del progresso tecnologico verificatosi in ambedue le parti contrapposte. È cambiata anche la dottrina della rappresaglia massiccia a qualsiasi forma o grado di attacco ar mato che si è modificata in quella di dissuasione, difesa avanzata e risposta flessibile. Per ottenere un certo grado di sicurezza, è necessario che la

19 AMM. SIR P ETER HTLL- NORTON:

pp. 58, 59.

No soft options,

Hu1·st

& Co. Ltd., Lon<lon 1978,


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NATO possieda, e Io dia da vedere, i mezzi e la volontà di far fronte a qualsiasi aggressione, minacciata o reale, dalla pressione o molestia politica attraverso operazioni minori, fino alla guerra generale (nucleare). Il successo sarà ottenuto, come lo è stato nel passato, se qualunque potenzia.l e aggressore non potrà essere indotto a supporre che il suo obiettivo potrà essere raggiunto con la minaccia o l'uso della forza contro qualsiasi nazionale membro dell'Alleanza. Ciò comporta almeno la disponibilità di un potenziale militare convenzionale, in terra mare e cielo, tale da essere certamente in grado di affrontare il massimo peso di forze convenzionali che potrebbero essere riunite e concentrate contro l'Alleanza. Tale potenziale è ancora ben lontano da essere disponibile poiché le forze a disposizione hanno soltanto la capacità di far fronte ad attacchi su piccola scala in qualsiasi posto, e più di uno alla volta, o ad attacchi maggiori per un tempo limitato in attesa di rinforzi; da qui la dottrina della risposta graduale ad una pressione militare, a seconda della natura della pressione e quindi flessibile. Il concetto della difesa avanzata tende a garantire ai paesi che si trovano sui confini orientali della NATO che i loro alleati sono con loro per condividere i rischi che li possono minaccia re più da vicino. In ques to modo, la presenza visibile di forze militari di una mezza dozzina di nazioni-membro nelle aree avanzate, non solo dimostra la determinazione a combattere qualora si dovesse disgraziatamente giungere ad un conflitto armato, ma è anche una grossa componente della coesione politica e militare dalla quale deriva la mutua fiducia 20.

b. Il Patto di Varsavia La presenza delle forze armate sovietiche nell'Europa Orientale è un diretto risultato della Seconda Guerra Mondiale. Già durante

il conflitto l'URSS aveva provveduto ad annettersi l'Estonia, la Lettonia e la Li tuania, alcune zone della Finlandia, della Polonia, della Romania, della Germania nord-orientale e della Cecoslovacchia orientale. Paul Henry Spaak, allora Primo Ministro e Ministro degli Esteri belga, dichiarò cli fronte all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 1948: Un solo paese è uscito dalla guerra avendo conquistato nuovi territori e questo paese è l'Unione Sovietica.

20

id. id. pp. 95-96.


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Tale espansione continuò dopo la disfatta della Germania e fu completata con una politica di controllo dei paesi occupati dall'Armata Rossa; la sua presenza nel cuore dell'Europa Orientale e l'infiltrazione comunista nei governi detti di fronte nazionale costrinsero infatti l'Albania, la Bulgaria, la Romania, la Germania Orientale, la Polonia, l'Ungheria e la Cecoslovacchia a cadere sotto la dominazione sovietica. Soltanto la Jugoslavia - che aveva contribuito sostanzialmente alla propria liberazione - mantenne una misura di autonomia e, nel 1947, affermò la sua indipendenza. Dopo la morte di Stalin, neJ 1953, l'Europa Orientale divenne irrequieta. Nel giugno di quello stesso anno, si verificarono grossi scioperi in Cecoslovacchia, seguiti da sommosse popolari, represse dalla polizia ceca. Agitazioni più serie ebbero luogo nella Germania Orientale e la polizia locale venne sopraffatta. Le forze d'occupazione sovietiche dichiararono la legge marziale, i carri spararono sulla folla provocando centinaia di morti. Il Patto di Varsavia, in pratica, non cambiò la situazione già esistente poiché accordi bilaterali, precedentemente firmati fra Mosca ed i singoli paesi avevano già stabilito le basi per una presenza militare sovietica sui loro territori L'atto costitutivo del Patto venne firmato il 14 luglio 1955 ed i firmatari furono: Unione Sovietica, Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Repubblica Democratica Tedesca, Ungheria e Polonia. (Durante la Rivoluzione Ungherese dell'Autunno 1956 il governo di Imre Nagy emanò una dichiarazione sul ritiro dell'Ungheria dal Trattato di Varsavia, ma dopo l'immediata repressione della rivolta, grazie all'intervento sovietico, la denuncia non ebbe alcuna conseguenza pratica. L'Albania si ritirò ufficialmente dal Patto nel 1968). La ragione ufficiale diretta data per la creazione ,del Patto di Varsavia fu l'inclusione della Repubblica Federale Tedesca nel sistema di difesa occidentale; infatti, il preambolo dal Trattato dice: Le Parti Contraenti[...] prendendo in considerazione[...] la situazione che si è venuta a creare in Europa come risultato della ratifica degli accordi di Parigi che prevedono la costituzione di un nuovo gruppo militare nella forma di una "Unione Europea Occidentale" con la partecipazione di una Germania Occidentale rimilitarizzata e con la sua inclusione nel blocco Nord Atlantico, aumentando perciò il pericolo di una nuova guerra e creando una minaccia alla sicurezza nazionale degli stati amanti della pace [.. .].


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I responsabili dei paesi del Patto si richiamarono insistentemente a questo argomento, collocando la genesi e la ragion d'essere dell'Alleanza nel più ampio contesto di una pretesa aggressività occidentale in generale, senza naturalmente far nessun cenno alle ragioni ben precise della creazione e dello sviluppo dell'organizzazione difensiva occidentale. Molti anni dopo, il maresciallo Yakubovsky, Comandante in Capo delle Forze del Patto di Varsavia, diede la più sincera spiegazione quando qualificò il Trattato come una misura di rappresaglia temporanea, con la quale i paesi socialisti misero fine al monopolio dell'imperialismo nelle alleanze militari 21. In altre parole voi avete creato alleanze multilaterali, noi vi abbiamo seguito creando le nostre. La ragione principa]e,comunque, del Patto di Varsavia, fu indubbiamente il desiderio, da parte dell'Unione Sovietica, di avere uno stretto ed uniforme controllo, internazionalmente istituzionalizzato, sull'apparato militare delle democrazie popolari. Infatti, mentre il Patto Atlantico fu il frutto di una libera decisione dei paesi aderenti dopo lunghi dibattiti parlamentari, il Patto di Varsavia venne firmato improvvisamente su imposizione dell'Unione Sovietica, per perseguire i suoi scopi politici e strategici. Un'altra ragione fu anche la firma del Trattato di Stato con l'Austria, avvenuta il 15 maggio 1955 (un giorno dopo la firma del Trattato di Varsavia). Il Trattato con l'Austria (art. 20 par. 3) prevedeva il ritiro delle truppe sovietiche dal territorio austriaco entro novanta giorni dall'entrata in vigore dell'accordo. Questa clausola interessava direttamente l'ulteriore stazionamento delle truppe sovietiche in Ungheria e Romania. I trattati di pace con questi due paesi, firmati a Parigi il 10 febbraio 1947, prevedevano (art. 22 par. 1 del Trattato con l'Ungheria e art. 21 par. 1 di quello con la Romania) che all'entrata in vigore del Trattato, tutte le forze alleate fossero, entro un periodo di novanta giorni, ritirate dall'Ungheria - o Romania - salvo il diritto dell'Unione Sovietica di mantenere sul territorio ungherese - o romeno - le forze armate necessarie al mantenimento delle linee di comunicazione dell'esercito sovietico di occupazione in Austria. La cooperazione militare stabilita dal Patto di Varsavia giustificò la presenza di unità dell'Armata Rossa in questi due paesi. 21 Krasnaya Zvezda,

Mosca 23 febbraio 1975.


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I primi anni di vita di quello che venne ufficialmente definito Trattato di amicizia, collaborazione e assistenza reciproca non furono fra i più felici. Dopo la denuncia dei crimini di Stalin da parte di Nikita Krusciov dur ante un discorso segreto al XX Congresso del Partito nel feb braio 1956, incominciarono a sorgere dei dubbi in alcuni paes i dell'Europa Orientale sulla validità e la capacità dell'Unione Sovietica di guidare i popoli fratelli. Nel giugno 1956 la Polonia diede il via ad una certa resistenza al controllo imposto dall'URSS. In particolare, molti eminenti personalità polacche manifestarono il loro risentimento per il fatto che le Forze Armate del loro paese fossero state comandate, dal 1949, dal maresciallo dell'Unione Sovietica K.K. Rokossovsky (nonostante avesse assunto il grado di maresciallo dell'esercito polacco). Benché Rokossovsky fosse di origine polacca, nel 1917 si era arruolato nella Guardia Rossa, ed in seguito aveva sempre prestato servizio nell'Armata Rossa. Sotto la guida cli Gomulka, il Partito Comunista polacco raggiunse un accordo con Mosca: ai capi politici e militari polacchi venne data maggior voce in capitolo nella direzione dei loro affari interni e Rokossovsky, con il suo stato maggiore di russo-polacchi lasciò il paese. In Ungheria la situazione si fece più seria. Nell'ottobre 1956 ebbe inizio una grande rivolta. I mezzi corazzati sovietici dovettero fronteggiare migliaia di civili ungheresi. Inizialmente i sovietici si ritirarono, ma ben presto ritornarono in forze. Nonostante il loro valore, i combattenti ungheresi dovettero soccombere · all'impari lotta contro le truppe corazzate. Venne formato un nuovo governo, e per un breve periodo la ribellione sembrò acquietata. Ma i nuovi capi politici chiesero libertà e diritti che Mosca non desiderava concedere. Forze militari sovietiche vennero nuovame~te impiegate per eliminare il nuovo governo e per creare un regime completamente dominato dall ' Unione Sovietica. Durante questi eventi vennero uccisi circa tremila ungheresi. La continua necessità cli una presenza militare sovietica nell'Europa Orientale venne di nuovo dimostrata nel 1968. I capi del Partito in Cecoslovacchia cercarono di ottenere un certo grado di libertà per la loro nazione. Sotto la copertura di manovre militari, alle quali parteciparono forze polacche, tedesco-orientali e cli altri paesi del Patto di Varsavia, ad eccezione della Romania, truppe sovietiche entrarono in Praga, come nel decennio precedente erano entrate in Budapest. Contro lo spiegamento di forze così massiccie.


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il popolo ceco si rese conto che qualunque resistenza sarebbe stata inutile. Nonostante la dissimulata ostilità della maggioranza dei cittadini delle nazioni dell'Europa Orientale sotto il controllo sovietico, le forze non-sovietiche del Patto di Varsavia sono dotate di un ragguardevole grado di efficienza. Una consistente aliquota di ufficiali, sottufficiali e specialisti dei Paesi del Patto viene addestrata in Unione Sovietica, mentre ufficiali istruttori sovietici, a diverso livello, sono presenti in tutte le forze armate alleate; le armi e gli equipaggiamenti sono standardizzati sui modelli sovietici. Al vertice della struttura dell'organizzazione del Patto di Varsavia si trova il Comitato Politico Consultivo (PKK) che, in teoria, è il massimo responsabile riguardo alle decisioni della comune difesa. Esso è costituito dai Primi Segretari dei Comitati Centrali dei partiti, dai Primi Ministri, dai Ministri degli Affari Esteri e dai Ministri della Difesa dei Paesi membri. Il Segretariato Generale, con a capo un alto funzionario sovietico, ha sede a Mosca. Nel 1969 è stato creato il Consiglio dei Ministri della Difesa che ha il compito di sottopon-e al PKK raccomandazioni e proposte. L'organizzazione militare del Patto di Varsavia consiste di un Alto Comando Riunito incaricato della direzione e del coordinamento delle Forze Armate Riunite. Il Comandante in Capo è un maresciallo sovietico che è contemporaneamente Vice-Primo Ministro della Difesa sovietico. Anche il Vice-Comandante in Capo è un generale sovietico. Alle dipendenze del Comandante in Capo si trovano un Consiglio Militare ed uno Stato Maggiore il cui Capo è un generale sovietico e del quale fanno parte ufficiali dei paesi membri. Lo S tato Maggiore è incaricato della pianificazione, della disposizione delle truppe, dell'addestramento e dell'organizzazione delle manovre combinate delle Forze Armate Riunite. Un Comitato Tecnico sòvrintendente la standardizzazione delle armi e degli equipaggiamenti, e controlla la produzione di tutte le industrie belliche dell' Europa Orientale. Tutti questi organi hanno sede a Mosca. I paesi del Patto non hanno una propria difesa aerea, tale compito viene svolto dall'organizzazione nazionale sovietica con le Forze di Difesa Aerea Nazionale; un generale sovietico, vice-comandante di queste Forze, agisce come Comandante della Difesa Aerea per l'E uropa Orientale, ed è responsabile dei sei distretti di difesa aerea nell'area del Patto, in aggiunta ai dieci del territorio dell'URSS; ognuno di questi distretti è provvisto di sistemi di


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avvistamento ravvicinato, stazioni radar, aerei intercettori e missili terra-aria. Le forze aeree locali di ogni paese sono responsabili del loro spazio aereo benchè sotto il controllo del comandante sovietico e nel contesto delle esigenze operative sovietiche. In ogni capitale dei membri dell'Alleanza si trovano rappresentanti sovietici appartenenti all'Alto Comando Riuni to, responsabili delle Missioni Militari sovietiche presso le Forze di ogni paese. Questi ufficiali devono essere distinti dagli addetti militari sovietici e dagli ufficiali del KGB e di altri servizi d'info nnazioni che si trovano in tutti gli stati dell'Europa Orientale per coordinare le attività informative e per sovrintendere ad altre operazioni. L'unica potenza nucleare del Patto è l'Unione Sovietica che, in Europa Orientale, schiera forze combattenti di prima linea pari al 60 per cento di tutte le altre forze del Patto e che ammontano a 30 divisioni ordinate, come abbiamo visto, in quattro Gruppi di Forze. il Gruppo cli Forze in Germania con Quartier Generale a ZossenWiinsdorf nei pressi di Berlino, il Gruppo di Forze Nord con Q.G. a Legnica in Polonia, il Gruppo di Forze Centrale con Q.G. a Milovice a nord di Praga, ed il Gruppo di Forze Sud con Q.G. a Budapest. Le forze non-sovietiche del Patto sono generalmente divi~e in Settore Nord (Germania Orientale, Polonia e Cecoslovacchia) e Settore Sud (Ungheria, Bulgaria e Romania) con 57 divisioni in totale. La Polonia dispone del piu vasto apparato militare non-sovietico del Patto di Varsavia, con 300.000 uomini, 5 divisioni corazzate, 8 divisioni motorizzate, 1 divisione aviotrasportata ed 1 anfibia, 3.200 carri armati in maggioranza T-54/55 e 705 aerei da combattimento principalmente MiG-17 e MiG-21. Le recenti agitazioni politiche in questa nazione hanno portato ad una crescente pressione sulle forze armate con la sempre presente minaccia di un intervento militare sovietico e con il loro coinvolgimento nell'area politica. Le forze della Repubblica Democratica Tedesca sono efficienti, ben equipaggiate e ben addestrate; l'organico comprende 2 divisioni corazzate, 4 motorizzate e molte truppe speciali non indivisionate con 1.500 carri (più 1.600 di riserva) in maggioranza T-54/55 e 359 aerei principalmente MiG-21. Le forze armate tedesco-orientali sono le uniche, all'interno del Patto, ad essere permanentemente e direttamente subordinate al comando militare sovietico del Gruppo di Forze in Germania. Le forze armate della Cecoslovacchia, disorganizzate e demora-


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lizzate a causa dell'invasione sovietica del 1968, hanno lentamente ripreso il loro posto nell'ordine di battaglia del Patto: ]'esercito comprende 5 divisioni corazzate, 5 motorizzate ed un reggimento paracadutisti con 3.400 carri T-54/55: l'aviazione possiede 471 aerei in maggioranza MiG-21. L' Ungheria ha un esercito composto da 1 divisione corazzata e 5 motorizzate con 1.300 carri T-54/55, ma soltanto due terzi delle forze si avvicinano aJla completa disponibilità operativa. L'aviazione ha 140 aerei MiG-21 e MiG-23. La Bulgaria afflitta da problemi economici, mantiene 8 divisioni motorizzate e 5 brigate corazzate (equivalenti a 2 divisioni) con 1.900 carri in prevalenza T-54/55 e T-34, e 248 aerei MiG-17, MiG-21 e MiG-23. La Romania ha compiuto diversi sforzi per allentare i suoi legami con il Patto e l'Unione Sovietica, rifiutando cli sottrarre le sue forze dal controllo nazionale e resistendo ai tentativi sovietici per l'integrazione militare. L'esercito, che scarseggia di armamento moderno, comprende 2 divisioni corazzate, 8 motorizzate, 3 brigate da montagna ed 1 reggimento paracadutisti, con 1.800 carri T-54/55 e T-34. L'aviazione possiede 328 aerei MiG-17 e MiG-21. Il Patto di Varsavia non è da ritenersi un apparato da tempo di guerra, e l'Alto Comando Riunito può essere considerato un'organizzazione amministrativa ed addestrativa. In caso cli operazioni belliche, è presumibile che tutte le forze dell'Alleanza verranno inserite nei Gruppi di Forze trasformati in Fronti e direttamente subordinate all'Alto Comando sovietico.

6.

ORGANIZZAZIONI MILITARI ATIPICHE

a. La Cina Per cercare di comprendere l'organizzazione militare cinese del periodo attuale è necessario ripercorrere nelle grandi linee, limitandoci naturalmente alla storia delle istituzioni militari, le vicende più importanti che sconvolsero q uesto paese, esteso quasi come un continente, nel corso degli ultimi 150 anni, e che portarono la Cina a compiere il passaggio drastico dal più retrivo fe udalesimo alle forme più radicali di socialismo, superando tutte le resistenze e le sopravvivenze anacronistiche e con l'assorbimento di mo! ti tratti significativi della cultura occidentale.


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La professione delle armi, in Cina, non era mai stata considerata onorevole, e questo spiega come soltanto sui primi del ventesimo secolo sia stata avviata una modernizzazione dell'esercito. Nei secoli scorsi, e fino al diciannovesimo secolo, l'esercito era governato dal Ping-Pu, uno dei sei rami in cui si divideva l'amministrazione dello Stato, e che era costituito da un Consiglio, con due presidenti, composto di 24 membri metà cinesi e metà mongoli. L'armamento era rappresentato ancora da archi, freccie, lance e scudi, le armi da fuoco erano poche, cattive e disdegnate. Vi erano tre gradi militari, conferiti per esame, ed il loro distintivo consisteva in un bottone di vario colore sormontante il cappello di forma conica. La professione militare era ereditaria e volontaria. I soldati risiedevano in speciali quartieri nei loro stessi luoghi d'origine e coltivavano la terra o si dedicavano ad altri mestieri per provvedersi il necessario a cui non bastava lo scarsissimo soldo. L'intero contingente, calcolato molto approssimativamente fra 300.000 ed i 700.000 uomini, era ripartito in bandiere di forza imprecisata: 8 manciù, 8 mongole e 8 cinesi, 24 in tutto. Vi erano inoltre la guardia imperiale e le milizie provinciali o della bandiera verde. Dopo la rivolta del Taiping (setta religiosa e politica) che imperversò tra il 1851 ed il 1864, provocando immense rovine e più di venti milioni di vittime, si cominciò a sentire il bisogno di rimodernare l'organismo militare, bisogno sentito anche per i sempre più frequenti e minacciosi contatti con le potenze europee. Per questa ragione si chiamarono istruttori frances i, tedeschi e inglesi, che costituirono, specialmente attorno a Pekino, dei reparti armati ed ist ruiti modernamente. Vennero anche fortificati i punti più importanti delle coste munendoli di artiglierie Krupp. Soltanto dopo la guerra cino-giapponese si constatò come si imponesse una radicale trasformazione degli ordinamenti militari, riforma che fu iniziata nel 1901 e della quale gettò le basi Li-Hung-Ciang, morto nello stesso anno. Fatta una scelta dei migliori elementi delle bandiere. si costituirono due armate: una nella provincia di Pekino, un'altra nella provincia di Hu-pe, sul medio corso dello Yang-tze-kiang; queste formarono il nucleo del nuovo esercito cinese. Furono stabilite precise leggi di reclutamento con determinati periodi di servizio; nelle provincie si costituirono scuole mili tari per la preparazione degli ufficiali; a Pekino si organizzò un'Accademia .Militare affidata ad istruttori giapponesi, una scuola speciale di strategia e tattica, ed un istituto per l'educazione militare dei nobili sul modello di quello già esistente a


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Tokio. Sempre sul modello giapponese, vennero create una scuola preparatoria centrale per l'artiglieria, il genio e la m usica, ed una scuola di sanità militare. Si riordinarono i gradi militari che furono ripartiti in tre classi: ufficiali generali, ufficiali superiori ed ufficiali inferiori. Le truppe erano r iunite in campi appositamente costitui ti, nei q uali vivevano anche gli ufficiali senza le famiglie. Durante questo periodo si era verificato un fatto nuovo che doveva segnare una pietra miliare nella vita della nazione. Ne l 1904, Sun Yat-Sen, uomo politico cinese, aveva fondato il Kuo-MinTang o Partito nazionale (Partito: Tang - del popolo: Min - del paese: Kuo), a carattere rivoluzionario. Il programma prevedeva la rivolta contro la dinastia mancese e la costituzione della repubblica, quale premessa per attuare il triplice demismo (nazionalismo, democrazia e socialismo). Sfruttando gli orientamenti degli intellettuali antimonarchici, coalizzò le forze che potevano ader ire all'iniziativa e, con la benevola complicità delle potenze occidentali aveva fondato, nel 1912, la repubblica cinese, esautorando la dinastia manciù dei Ch'ing. Il proposito di Sun era quello di rovesciare completamente il sistema tradizionale di governo, ponendo le basi per l'adozione di nuovi metodi nell'esercizio del potere. Ma, in effetti, scomparsa l'autorità centrale, il potere si spezzettò fra i vari satrapi provinciali, i cosiddetti Signori della Guerra, che non avevano alcun interesse a rinnovare l'ordine esistente. Poiché essi esercitavano il potere nè più nè meno come prima sulle masse contadine che non avevano partecipato in alcun modo all'abbattimento della dinastia, con l'avvento dei Signori della Guerra il rapporto feudale rimase intatto, ed i nuovi padroni s'imbarcarono in una serie interminabile di contese intestine. In seguito, il Kuo Min-Tang si alleò con il Partito Comunista cinese (fondato nel 1920) ma, nel 1925, due anni dopo la morte di Sun Yat-Sen, il suo successore Ciang Kai-Shek ruppe l'alleanza e abbandonò l'attuazione dei tre principi che divennero la bandiera dei comunisti i quali, abbandonato il mito operaistico ereditato dal marxismo e dall'esperienza sovietica, si rivolsero ai contadini giacché la struttura sociale del paese non era sostanzialmente cambiata e le masse coltivatrici costituivano pur sempre la maggioranza della popolazione. In questo modo i comunisti si inserirono nella tradizione del paese. Secondo le informazioni fornite dai rappresentanti della Cina alla Società delle Nazioni, nel 1927, l'esercito cinese avrebbe dovuto essere costituito da 110 divisioni con 100.000 ufficiali e


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1.500.000 fra sottufficiali e soldati, dotati parzialmente di armamento moderno. Il servizio, in alcune provincie era volontario, in altre obbligatorio. In realtà non era possibile parlare di esercito cinese, inteso secondo i concetti europei, a causa dello stato di anarchia che regnava nel paese. Per le vicende politiche di quel periodo, la Cina, nella lotta di svariatissime influenze e personalità contrastanti, era divisa in numerose fazioni, ridotte in due principali agglomerati: la Cina del Nord e la Cina meridionale, ognuna con truppe numerose, inquadrate da ufficiali cinesi ma anche europei, specialmente tedeschi e russi. L'aviazione, che disponeva di istruttori inglesi, francesi, italiani e tedeschi, possedeva campi, materiale abbandonato ed inservibile, pochissimi apparecchi efficienti. La marina era di dimensioni ridotte ed inadeguata ai suoi compiti; il naviglio era costituito da cinque incrociatori antiquati, qualche cacciatorpediniere e piccole unità ausiliarie quali cannoniere costiere e fluviali. L'unica nave moderna era l'incrociatore Hai-Ci di 4.300 tonnellate, velocità 24 nodi, armamento 2 cannoni da 203 mm., 10 da 120 mm., e 5 tubi lanciasiluri. Le due grandi fazioni, il Kuo Min-Tang, capeggiato da Ciang Kai-Shek, ed il comunismo, capeggiato da Mao Tse-Tung, si scontrarono apertamente nel 1927, quando la 24a divisione e la 20a armata si ribellarono ai superiori non comunisti del Kuo Min-Tang. La mancata partecipazione popolare e l'arrivo di truppe fedeli al regime costrinser o i rivoltosi a ritirarsi prima nello Kwantung ed in seguito nel massiccio del Ching Kang, dove venne costituito l'Esercito Popolare di Liberazione (EPL) o Armata Rossa. Mao si rese conto che per la sopravvivenza dell'Armata Rossa e del Partito Comunista era assolutamente necessario il concreto appoggio dei contadini che, debitamente indottrinati e motivati, avrebbero potu' to poteva to fornire viveri, ricovero e materiale umano. Tale suppor essere ottenuto soltanto con un intenso lavoro politico, svolto sia da soldati che dagli appartenenti al Partito. Le attività politiche e militari si fuser o indissolubilmente ed i militari divennero attivisti politici mentre gli organizzatori politici prepararono i piani per le successive operazioni militari. Il principio base fu che tutte le azioni militari dovevano dipendere dalla direzione politica e quindi i soldati dovevano sottomettersi al controllo politico. Per ribadire questo concetto, Mao Tse-Tung, pur essendo il vero comandante in capo, non assunse mai un titolo militare, diversamente da Stalin e Tito, ma l'esercito fu sempre il principale oggetto delle sue cure:


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Dal punto di vista della teoria marxista dello Stato, l'esercito è la parte costitutiva principale del potere di Stato. Colui che vuole impadronirsi del potere dello Stato e conservarlo deve possedere un esercito forte. Certuni fanno dell'ironia nei nostri confronti accusandoci di essere dei fautori dell'onnipotenza della guerra. Ebbene: è proprio così! Noi siamo per l'onnipotenza della guerra rivoluzionaria. Ciò non è un male, è un bene, significa essere marxisti. I fucili dei comunisti russi hanno creato il socialismo. Noi vogliamo creare una repubblica democratica. L'esperienza della lotta di classe nell'epoca dell'imperialismo mostra che la classe operaia e le masse lavoratrici non possono vincere le masse armate della borghesia e dei proprietari fondiari se non con la forza dei fucili. In questo senso si può affermare che non è possibile trasformare il mondo se non col fucile 22.

Il conflitto fra le due parti si protrasse per più di vent'anni, con la sola esclusione delJa lotta contro il Giappone, durante la quale i due rivali fecero fronte comune. Le immense riserve della rivoluzione, soprattutto nelle campagne, consentirono all'EPL cli superare le enormi difficoltà e consolidarsi sia come partito di impronta nazionale che come forza internazionale con una precisa ed originale fisionomia. Tra gli episodi di questa estenuante ascesa al potere di Mao, il più leggendario fu quello della Lunga Marcia, cioè della ritirata iniziata dai comunisti cinesi nel 1934, attraverso diecimila chilometri, che li portò dal.le provincie centro-meridionali fino alla provincia de llo Yenan, nel nord-ovest del paese. Dopo la pausa della Seconda Guerra Mondiale si riaccese la lotta per il potere, ed in poco più di tre anni, con una serie di durissime battaglie e con una strategia militare, sociale e politica ben precisa, i comunisti conquistarono il paese costringendo Ciang Kai-Shek a rifugiarsi sull'isola di Formosa, sotto la protezione degli americani. Il 1 ottobre 1949 venne proclamata la Repubblica Popolare Cinese e l'Esercito Popolare di Liberazione divenne esercito nazionale, un'istituzione dello Stato, pur mantenendo il carattere di strumento della rivoluzione politica ma con maggiori responsabilità. Infatti, esso doveva eliminare la resistenza organizzativa al nuovo regime, tentare cli ristabilire le antiche frontiere della Cina,

22 MAO TSE-TUNG: Discorso del 6 novembre 1938: La guerra e i problemi della strategia ne Il libro della. Guardie Rosse, Felt.r inelli, Milano 1972, p. 44.


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difendere il paese contro gli attacchi esterni e rinforzare la macchina del governo civile. La guerra di Corea insegnò ai cinesi che per far fronte a forze regolari moderne non era sufficiente il grande numero dei combattenti ma era necessario riorganizzarli e dotarli di mezzi moderni. Il risultato fu che l'EPL dovette dipendere dall'Unione Sovietica per armi, equipaggiamenti, addestramento e dottrina. Sotto la sempre crescente influenza sovietica, l'esercito cinese assunse un carattere professionale e specialistico che lo allontanò dal resto del la popolazione. La nuova situazione non fu gradita da Mao che considerava l'esercito una forza politica; decise perciò che l'affidabilità politica dei militari doveva avere la precedenza sulla loro professionalità. Il soldato doveva essere prima comunista e poi esperto. Le proteste del Ministro della Difesa P'eng Teh-Huai causarono la sua sostituzione con il maresciallo Lin Piao che ebbe come compito primario l'incarico di far rivivere il sentimento politico e rivoluzionario dell'EPL. Bisognava persuadere i m ilitari della necessità di sottostare in ogni occasione alle decisioni politiche. In un articolo sul Quotidiano del Popolo del 30 settembre 1959, Lin Piao, parlando dello sviluppo dell'esercito dal 1949 in poi, scr isse: Nella situazione odierna di ammodernamento dell'esercito, è ancora fondamentale mettere la politica al primo posto? Quale priorità deve essere data all'opera politica e ideologica? ... Dobbiamo dare ancora maggior rilievo alla politica. Il nostro esercito è al servizio della politica, al servizio del socialismo, ed è la politica che deve guidare l'attività militare, come quella quotidiana. In questo contesto, la politica è l'elemento più importante: se il lavoro politico e ideologico non è svolto bene, ogni altra cosa perde significato. E aggiungeva: L'Esercito Popolare di Liberazione è uno strumento della lotta politica. Invece di distaccarsi dalla politica un soldato della rivoluzione deve mettere la politica al primo posto e studiarla con il massimo impegno.

Venne incrementato l'indottrinamento politico e le truppe furono distribuite nelle campagne e adibite a lavori agricoli a fianco dei contadini, per reintegrarli nel popolo; la struttura gerarchica venne eliminata con l'abolizione dei gradi e delle loro insegne: tutti indossarono la stessa uniforme e le sole distinzioni furono una stella rossa sul berretto ed una banda rossa sul bavero; i soldati non chiamarono più i superiori con il grado ma secondo le


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funzioni, a d esempio, il compagno tenente divenne il compagno comandante di plotone; periodicamen te gli uffi ciali vennero trasferiti presso unità diverse per p restarvi servizio come soldati semplici. Ciò significò un ritorno ai principi della guerr igli a della guerra civile, con la divis ione d ell'esercito in capi e combattenti. I propagandisti politici coniarono s logan militari richiamandosi a lle massime di Mao Tse-Tung: Noi siamo per l'abolizione de lla guerra, non vogliamo la guerra. Ma la guerra può essere abolila soltanto con la guerra, e per libe ra rsi de l fucil e è necessario imbracciare il fucile 23... È ccrlo che se gl i imperialisti s i ostinano a scatenare una te rza guerra mo ndiale, centina ia di milioni di uomini passeranno da lla parte del sociali smo e che soltan to un territorio di scarsa estensione resterà in mano agli imperialisti; a nzi è addirittura possib ile che il sistema impe rialista crolli completamente 24_

Il pens iero militare fu condizionato da due teorie. La teoria maoista della difesa attiva incen trata su ll 'addes tram ento de lla Mili zia Popolare che comprendeva form azioni territoriali costituite obbligator iamen te da tutti gli uomini dai 18 ai 45 anni e da tutte le donne dai 18 ai 40 anni. esentati dal servizio militare o che l'avevano completato. La teoria strategica di Lin Piao, ne lla qu a le si affermava che i presenti ed i fu t uri conflitti opponevano il proletariato contadino alle società indus trializzate, le campagne all e citt~1 e che turti i

reazionari sono tigri di carta: terribili in apparenza, in realtà 110n polenti. In una prospettiva a lungo term ine, non i reazionari ma i popoli sono veramente polenti 25. La rivoluzione culturale del 1964 coinvolse anche l' EPL che fu usato come strumento di propaganda nelle città e ne i villaggi. Gli eccessi delle guardie rosse che a vevano sconvolto il si s tema politico e produttivo, spinsero l'esercito ad intervenire, con l'approvazione di Mao, p e r p o rre fi ne a quella c he stava diven tando una minaccia alla sicurezza nazionale. Nel nuovo o rdine, basato su i Comitati

23 24

id. id, p. 44,

MAO TsE-T UNG: Discorso del 27 feb braio 1957: Della gi11s1a soluzione delle contraddi zioni nel popolo, Fcltrinell i, op. ciL., p. 47 . 25 Intervista di Mao con la giornalista america na A. Louise Strong. agosto 1946, Fcltrinelli, op. cit., p. 50.


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Rivoluzionari, i militari rappresentarono la maggioranza negli organi di potere. Nel 1967, i comandanti dell'EPL controllavano lo stato a tutti i livelli, e nel 1969 Lin Piao fu nominato successore politico di Mao Tse-Tung. Ancora una volta Mao, preoccupato del crescente predominio dell'esercito, ristabilì il principio de i politici prima di tutti adoperandosi per ridurre il potere dei militari. Un aereo che trasportava Lin Piao ed i suoi più stretti collaboratori precipitò vicino ai confini occidentali della Manciuria. La posizione politica dell'esercito si deteriorò rapidamente. Nel 1973 i comandanti delle regioni militari vennero trasferiti ad altri incarichi e quindi esautorati dai centri di potere locali; contemporaneamente diminuì la percentuale dei rappresentanti militari nei comitati a tutti i livelli dello stato e nelle organizzazioni di partito. La Costituzione del 1975 sancì che l'EPL doveva essere guidato dal Partito Comunista Cinese e ritornare sotto il controllo politico civile. Tuttavia, l'esercito rimase sempre uno dei maggiori protagonisti nella vita politica della Repubblica Popolare Cinese. Dopo la morte di Mao, nel settembre 1967 l'EPL intervenne nella conseguente lotta per il potere stroncando sul nascere i disordini provocati dai sostenitori della "Banda dei Quattro" ed impedendo che quest'ultima riuscisse a conseguire la supremazia politica. La Repubblica Popolare Cinese 26 con una popolazione di l.024.890.000 abitanti, mantiene alle armi, nelle forze regolari, circa 4.000.000 di uomini e le sue spese militari (secondo notizie incerte) incidono per circa l' 11 % del prodotto nazionale lordo. Il servizio militare di leva è obbligatorio, ma soltanto un cinese su dodici è destinato alle forze regolari (2-4 anni per l'eserci to, 3-5 anni per l'aviazione e 4-6 anni per la marina) i restanti sono inquadrati nella Milizia. Il nome Esercito Popolare di Liberazione - EPL include tutte le forze armate di terra, mare e cielo. Le forze di terra sono suddivise in Forze Strategiche - Forze di Prima Linea - Forze Regionali; inoltre esistono le truppe confinarie e la Milizia. L'EPL dipende da due autorità separate. Da parte governativa si trova il Ministro della Difesa Nazionale che emana le direttive dei membri del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese appartenenti al Consiglio Nazionale per la Difesa. Il Mini-

26

Vedi nota

2.


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stro della Difesa sovrintendente a nche a ll 'Accademia di Scienza Militare. Come in tutti i regimi totalitari, ìl controllo sulle forze annate è praticamen te esercitato dal Pa rtito Comunist a. li Poli thuro del Comitato Centr a le del Pa r t ito controlla la Commissione Militare Centrale (CMC), che è la massima au torità mili tare. Il Comando dcll'EPL, sotto la CMC, è sudd iviso in tre organi pr incipali: lo Stato Maggiore Gener ale, il cui Ca po è il comandante operativo dell 'EPL; il Dipartimento Generale Logistico; il Dipartimento Generale Politico . Questi organi con trollano e dirigono tutte le attività mili tari, logistiche e politiche dell'Ese rcito, Marina, Aviazione ed in pa r ticolare, per l' Ese rc ito, del Corpo Corazzato, d'Artiglieria, del Genio, dei Ferrovieri e Costruzioni, della Seconda Artiglieria; quest'ultima specialità è incaricata della gestione delle a rmi nuc leari strategiche a lle dire tte dipendenze dello Stato Maggiore Generale. Il CMC controlla e dirige anche Ja Commiss ione Scient ifica e Tecnologica pL'r la Difesa azionale, la cui importanza è in continuo aume nto nella nuova era di modernizzazione. L'EPL è diviso in 11 Regioni Militari che hanno primaria mente funzioni amministrative piuttosto che di comando. Ognuna di queste Regioni è suddivisa in Di stretti Militari, di media due o tre pe r Regione. All'in terno de ll 'a rea amministrativa delle Regioni Militari si trova un certo numero di corpi delle Forze di prima linea e varie Forze Regionali (o locali) pe r complessivi 3.150.000 uomini. In caso di guerra, la Regione Militare assume il comando delle Forze Regionali, m entre il comando de lle Forze di prima linea, sia in pace che in guerra, viene esercitato dal Capo di S.M. dell'EPL su direttive del Ministro della Difesa. In genere, le forze aeree e navali sono a disposizione delle autorità regionali, sebbene a particolari condizioni. Le Forze Strategiche

Offens ive: a) La Seconda Artiglier ia (sotto il controllo dell'Esercito) con 4

missili ICBM mod. T-5 della gittata di 13.000 km. e testata da 5 Mt.; 10 missili IRBM mod. T-3 della gittata di 5.600 km . e testata da 2-3 Mt.; 50 missili IRBM mod. T-2 della gittata di 3.200 km. e testata da 1 Mt. o 200 kT.; 50 miss ili MRBM mod . T-1 Tong Feng (Vento dell'Est) gittata 1.100 km., testata 20 kT. (il numero dei missili è soltanto s timato).


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b) 90 bombardieri B-7 (Hong) copia ciel bombardiere sovietico Tu-16 Badge r. e) 1 sommergibile nucleare classe Golf 1 con tre missili nucleari bai istie i. Difensive: a) stazioni di rilevamento radar; b) un considerevole numero cli missili terra-aria CSA-1, copia ciel sovietico V750 (SA-2 «Guideline» in codice NATO), gittata 40 km., quota cli tangenza 25.000 mt., testata convenzionaJe di 154 kg. radar-guidati. e) 4.000 aerei da combattimento delle forze aeree e navali, 16.000 cannoni controaerei.

Le Forze Terrestri I) Le Forze di Prima Linea, suddivise nelle Regioni Militari e ordinate in 42 Corpi d'Armata con circa 43.000 uomini e cli norma costituiti da 3 divisioni (fanteria o corazzate), un reggimento artiglieria, con 66 obici da 122 e 130 mm., un reggimento artiglieria controaerea con cannoni da 85 e 100 mm. un battaglione trasmissioni, un battaglione genio, un battaglione da ricognizione, un battaglione difesa ·chimica. Complessivamente 119 divisioni cli fanteria, 12 divisioni corazzate, 17 divisioni di artiglieria, 4 divisioni anticarro, 6 divisioni artiglieria controaerea, 3 divisioni di cavalleria, 1 divisione da montagna (Tibet), 15 divisioni ferrovieri e costruzioni, numerosi reggimenti indipendenti deJle varie armi, più 67 reggimenti genio, 2 reggimenti trasmissioni, 35 reggimenti trasporti e battaglioni chimici. Il) Le Forze Regionali suddivise in 29 provincie per un totale di 97 divisioni di fanteria (comprese le divisioni di guarnigione e difesa interna) e 130 reggimenti indipendenti (incluse Ìe guardie confinarie). I mezzi principali sono 10.500 carri armati, 4.000 veicoli blindati da combattimento, 18.000 pezzi d'artiglieria fra leggeri, medi e semoventi, 13.500 mortai, 7.800 pezzi anticarro, 10.000 pezzi controaerei, missili antiaerei e anticarro. La Divisione di Fanteria (1.292 ufficiali e 11.314 sottufficiali e truppa) è costituita da: un quartier generale con reparti servizi; 3 reggimenti di fanteria; l reggimento artiglieria con 12 mortai da 120 mm., 18 cannoni da 76 mm., 12 obici da 122 mm., 1 reggimento corazzato; 1 battaglione genio; 1 battaglione trasmissioni; 1 batta-


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glione antiaereo con 12 mitragliere binate da 14,5 mm. e 18 cannoni da 37 mm.; 1 compagnia da ricognizione; 1 compagnia cannoni senza rinculo con 18 pezzi da 107 mm.; 1 compagnia difesa chimica; l compagnia lanciafiamme. La divisione è generalmente costituita da truppe a piedi; le uniche unità motorizzate sono il reggimento corazzato (ad organici ridotti), il battaglione antiaereo, il reggimento artiglieria (trattori), ed elementi del battaglione genio, per un totale di 32 carri e 373 autocarri, questi ultimi impiegati principalmente per il trasporto dei rifornimenti. Oltre alla scarsità di carri e veicoli, vi è pure carenza di moderni mezzi di comun icazione. Le armi della fanteria sono i fucili d'assalto Tipo 56 (copia del Kalashnikov AK-47 sovietico) e Tipo 68 (di progettazione cinese) ambedue del calibro 7,62 mm.; il fucile automatico Tipo 64 (cli progettazione cinese), le mitragliatrici leggere Tipo 56-1 (derivate dal vecchio modello sovietico Degtyarev) e Tipo 67 (di progettazione cinese) e la mitragliatrice pesante Tipo 54 (copia della vecchia mitragliatrice sovietica DShK-38). Il reggimento di fanteria (2.817 effettivi) è composto da tre battaglioni fucilieri (su tre compagnie), una compagnia mortai con 9 pezzi da 82 mm., una compagnia controcarro con nove cannoni senza rinculo da 75 mm., una compagnia trasmissioni, una compagnia genio, una compagnia antiaerea con 6 mitragliatrici da 12,7 mm., un plotone difesa chimica. Il reggimento corazzato della divisione di fanteria (596 effettivi) comprende un battaglione carri con 31 carri (più 1 al comando di reggimento), un battaglione cannoni d'assalto con 10 pezzi semoventi da 100 mm. (derivati dal sovietico Su-85), un plotone esplorante con 3 veicoli blindati, un plotone genio, un plotone trasmissioni, un plotone difesa chimica. La Divisione corazzata (1.148 ufficiai i e 8.600 sottufficiali e truppa con 301 carri) dispone di tre reggimenti carri, un reggimento fanteria motorizzata, un reggimento artiglieria con 10 mortai da 120 mm., 20 cannoni da 76 mm., l 2 obici da 122 mm. a traino meccanico, un battaglione antiaereo con 12 mitragliere binate da 14,5 mm. e 15 cannoni da 37 mm., un battaglione genio, un battaglione trasmissioni, una compagnia da ricognizione con 1O veicoli blindati, una compagnia difesa chimica. Il reggimento carri (1.176 effettivi) è su tre battaglioni ordinati su tre compagnie, ciascuna con 33 carri, un plotone esplorante con 4 carri leggeri e 1O motocarrozzette, un plotone genio, un plotone trasmissioni, un plotone difesa chimica.


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!; EVOLU ZION E ORGANICA, H CNICA. DOTTRINALE

Il reggimento di fanteria motorizzata (2.340 effettivi) è organizzato su tre battaglioni di tre compagnie, un plotone mortai con 4 pezzi da 82 mm., una compagn ia controcarro con 9 cannoni senza rinculo da 75 mm., un plotone trasmissioni, un plotone servizi speciali, un plotone antiaereo con 5 mitragliere da 12,7 mm. Gli automezzi del reggimento comprendono 85 veicoli blindati trasporto truppe e 8 au tocarri . I veicoli in dotazione alle formazioni corazzate sono: i carri T-34 e T-54 (sovietici); il carro T-59 di costruzione cinese sul modello del T-54 sovietico con cannone da 100 mm.; il T-62 di costruzione cinese, del peso di 21 tonnellate e con cannone da 85 mm.; il T-60 carro leggero anfibio del peso di 18 tonnellate con cannone da 85 mm. di costruzione cinese (sul modello del PT-76 sovietico); il veicolo blindato ruotato BTR-60 cost ruito in Cina sul modello sovietico; il veicolo blindato cingolato anfibio K-63, di progettazione cinese, de l peso cli 10 tonne llate, armato con 1 mitragliatrice da 12,7 mm., equipaggio 4 uomini e idoneo a t rasportare 10 combattenti; il veicolo blindato T-56, versione cinese del BTR-152 sovietico; il semovente contraereo costruito su scafo del T-34 sovietico, armato con cannoni binati da 37 mm. La Divisione d'Artiglieria (6.300 effettivi) è costituita da quattro reggimenti artiglieria, ognuno con 34 pezzi: obici e cannoni da 122 mm., cannoni da 130 mm., obici e cannoni da 152 mm.; un battaglione controaereo con 10 mitragliere binate da 14,5 mm., 15 cannoni da 37 o 57 mm. e quatti-o radar pe r la direzione del fuoco; un reggimento lanciarazzi con 32 gruppi lanciarazzi copiati dai sovietici. La divisione è interamente motorizzata. La Divisione Anticarro (4.300 effettivi) è formata da quattro reggimenti, ognuno con 34 pezzi anticarro da 57, 76, 85 e 100 mm., e un battaglione antiaereo con 12 mi t ragl iere binate da 14,5 mm. e 18 cannoni da 37 mm. ' La Divisione Controaerea (3.800 effettivi) comprende due reggimenti medi dotati ciascuno di 10 mi tragliere quadrinate da 14,5 mm. e 20 cannoni da 85 o 100 mm. con 4 radar (uno d i scoperta e tre per il control lo del tiro), e tre reggimenti leggeri, ciascuno con 11 mitragliere quadrinate da 14,5 mm., 33 cannoni da 57 mm. e quatto radar. Generalmente questo tipo di divisione è interamente motorizzato. La Divisione di Cavalleria è su tre reggimenti di cavalleria (ognuno di tre squadroni) senza, o con poca artiglieria. I suoi compiti sono missioni di pattugliamento dei confini o funzioni d i copertura.


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La Divisione Ferrovieri e da Costruzioni (11.200 effettivi) comprende quattro reggimenti di tecnici e specialisti, sia per costruzioni e manutenzioni ferroviarie che per costruzioni di strade e ponti. · I Corpi d'Armata, pur con gli stessi effettivi in organico, si distinguono in due categorie: il tipo A, più modernizzato, con maggiori dotazioni di veicoli a motore, artiglieria media e mezzi corazzati; il tipo B con veicoli a traino animale, artiglieria leggera someggiata e scarsa disponibilità di mezzi corazzati. Le unità di categoria B sono dislocate in terreni montagnosi e forniscono le formazioni per le Forze Regionali. Le unità indipendenti non indivisionate ed alcune divisioni autonome delle diverse armi, costituiscono la riserva delle Forze di prima linea, sia per rinforzo che per rimpiazzo. Alle forze terrestri appartiene anche una particolare unità denominata Unità speciale di Sicurezza 8341 la consistenza della quale si avvicina a quella di un corpo d'armata e che è posta sotto il diretto controllo della Commissione Militare Centrale. Le sue funzioni sono simili a quelle delle truppe del KGB sovietico e precisamente: garantire la sicurezza degli a l ti funzionari dello Stato e del Partito; raccogliere ed elaborare informazioni militari; fornire il servizio di sicurezza alle unità delle forze armate di prima li nea e regionali, al di sopra e indipendentemente dalle forze di polizia.

Le Forze Aeree L'Aeronautica Militare cinese ha svolto un ruolo insignificante nella creazione della Repubblica Popolare poiché la guerra contro le forze nazionaliste è stata esclusivamente terrestre. Immediatamente dopo la vittoria, nonostante gli eventi della seconda guerra mondiale ne avessero dimostrato l'importanza, l'arma aerea aveva subito l'indifferenza degli organi responsabili, e questo er a stato dovuto, quasi interamente, alla dottrina maoista che la Cina avrebbe resistito ad un'eventuale invasione con la guerra di guerriglia, nella quale non era previsto l'impiego dell'aeroplano. Soltanto a partire dal 1950, dopo il trattato di alleanza con l'URSS, ebbe inizio un rapido sviluppo di questa forza armata. L'Unione Sovietica non si limitò a fornire considerevoli quantitativi di aerei di ogni tipo ma inviò anche un elevato numero di istruttori e di tecnici allo scopo di allargare le sue basi di potere creando una forza che, benché nominalmente indipendente, avrebbe dovuto, in


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pratica, dipendere da essa, sia per l'addestramento che per il supporto tecnico. I prim i velivoli in dotazione aJl 'aviazione mi litare cinese furono i MiG-15, che durante la guerra di Corea non r iuscirono a competere con gli americani F-86 Sabre, e gli obsoleti Tu-14. Contemporaneamente fu avviata la fabbricazione d i aerei leggeri a pistoni d i progettazione nazionale o su licenza sovietica, in alcune officine catturate ai giapponesi, insieme ai tecnici, in Manciuria. L'industria aeronautica su vasta scala iniziò nel 1957-58 nei nuovi stab il imenti di Shenyang, vicino a Mukden, dai quali uscirono i primi MiG-17 su licenza sovietica. La produzione aeronautica nazionale continuò, dopo il superamento delle conseguenti d ifficoltà, anche dopo il ritiro dei tecnici sovietici, sul finire degli anni cinquanta, a causa della i-ottura degli amichevoli rapporti Cina-URSS. Lo sforzo dei cinesi si concentrò sui tipi F-4 (nuova sigla del MiG-17), F-6 (copia del MiG-19) ed F-7 (MiG-21) per gli aerei da combattimento; sul B-5, bombardiere leggero copia dell'Il-28, seguito a ]unga distanza dalla copia del Tu-16, del quale era stato acquistato un esemplare in Egitto. Questi apparecchi costituirono l'ossatura delle Forze Aeree della Repubblica Popolare Cinese fino ed oltre gli anni sessanta. Negli anni settanta venne raggiunta la completa autonomia, sia di progettazione che di fabbricazione con i] Shenyang F-6B, dota to di radar prodiero per la ricerca del bersaglio. il Shenyang F-12A, con motore a reazione costruito su licenza Rolls-Royce ed il cui disegno richiama il Mirage 5, ed il Shenyang F- 12B, a geometria variabile. Di questi ultimi modelli non si conoscono le cara tteristiche ma, pur non essendo di certo altamente sofisticati come quelli delle grandi aviazioni mondiali, essi ed i loro predecessori sono in grado di svolgere onorevolmente il compito primario dell'arma aerea: difesa del territorio nazionale. Una grave debolezza dell'aviazione cinese è la scarsà quantità e cattiva quali tà degli aeroplani da trasporto che assommano, in totale, a 400 unità le quali, in tempo di guerra, possono essere integrate da altre 400 dell'aviazione civile. Gli apparecchi sono tutti sovietici di vecchio tipo: An-2, Li-2 (copia del DC-3), Il- 14 e 11-18, ed alcuni Tridente Boeing 707 per uso civile, mentre per la vastità del territorio e la mancanza di adeguate vie di comunicazione, sarebbero necessari velivoli del tipo C-130 Hercules o Antonov An-1 2. Da recenti notizie sembra che sia entrato in produzione un nuovo t ipo di aereo da trasporto dotato d i quattro reattori Pratt & Whitney, il cui disegno si richiama al Boeing 707.


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Le Forze Aeree cinesi contano 490.000 effettivi, incluse le forze strategiche e 220.000 uomini della difesa aerea, con circa 5.300 ve livoli da combattimento e 350 e licotteri. L'ordinamento regionale è su 8 R egioni Mili tari Aeree con 3 comandi regionali minori, mentre l'ordinamento operativo prevede le Divisioni Aeree, costituite da tre reggimenti aerei su tre squadriglie di 12 apparecchi. Ogni divi sione dispone di velivoli con ruoli specifici: in te rcettori, da combattimento e bombardieri leggeri; i bombardieri medi sono raggruppati in reggimenti autonomi . Gli aerei da combattimento (circa 4.000) sono in maggioranza F-6; quelli da attacco a l suolo (500) F-4; i bombardie ri (700) B-5 e Tu-16; i ricognitori (circa 100) F-6 e B-5. Alle dipendenze delle Forze Aeree vi è un Corpo aviotrasportato su tre divisioni paracadutisti ed una divisione indipendente. La Divisione Aviotrasportata è ordinata su tre reggimenti paracadut isti (9099 effettivi) con organico all'incirca simile ai reggimenti di fanteria, ma con armi leggere, un battaglione mortai con 9 pezzi da 120 mm., 1 compagnia esplorante, 1 compagnia controaerea con 3 mitragliere binate da 14,5 mm. e 5 cannoni da 37 mm., 1 compagnia genio. Questa unità è destinata a d azioni di lancio nelle ret rovie per sabotaggi e distruzioni di basi o centri di comunicazione nemici. Il suo armamento leggero non le consente operazioni isolate se non a breve termine. Infine, per la difesa aerea, esistono 20 divisioni di artiglieria e.a. e 28 reggimenti indipendenti, dotati di 100 unità missili GSA-1 e 16000 cannoni da 57,85 e 100 mm. Le Forze Navali

La Marina Militare è stata praticamente creata da ze ro con l'aiuto dell'Unione Sovietica che negli anni cinquanta forni 4 cacciatorpedinier e, 13 sommergibili, 12 navi pattuglia, 2 dragamine e circa 50 motosiluranti, oltre a 2.500 consiglieri per l'addestramento degli equipaggi e l'attivazione dei cantieri. La rottura con i sovietici provocò gravi difficoltà per lo sviluppo delle forze navali ed i pochi cantieri in attività furono costretti a costruire modelli obsoleti non essendo in grado di seguire le nuove tecnologie in questo settore. Con siderando che il ruolo primario della Marina era la difesa delle coste cinesi da una possibile invasione o da un blocco navale, durante gli anni sessanta l'attività produttiva fu c ircoscritta al


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naviglio leggero, motosiluranti ed in particolare sommergibili. Prendendo come modello i più recenti battelli forniti dai sovietici e con l'assistenza della Corea del Nord, venne costruita una settantina di sommergibili prenucleari simili alle classi sovietiche (cod. NATO) Romeo (con 24 mine e 8 siluri) e Whiskey (40 mine e 20 siluri) e un solo esemplare di sommergibile nucleare classe «Golf» dotato di tre missili. La situazione è migliorata nell'ultimo decennio con l'entrata in servizio dei cacciatorpediniere classe Luta dotati di missili CSS-N-4 e dei sommergibili nucleari classe Han dotati anch'essi di missili CSS-N-4 dei quali non si hanno notizie precise. Complessivamente la Marina dispone di 360.000 effettivi (compresi 38.000 delle forze aeree navali e 38.000 della difesa costiera) e consiste di: 2 sommergibili nucleari classe Han con sei missili da crociera; - 101 sommergibili convenzionali; 13 cacciatorpediniere lanciamissili classe Luta e Anshan (ex-sovietico Gordy); 21 fregate lanciamissili; - circa 1.500 navi minori quali naviscorta, navi-pattuglia, motosiluranti, motovedette e dragamine; - 35 navi da sbarco e circa 500 battelli da sbarco di vario tipo; - difese costiere costituite da un numero imprecisato di reggimenti d'artiglieria dislocati nei punti più vulnerabili delle coste, nelle isole e nei pressi delle basi navali, con pezzi da 85,100 e 130 mm. e missili terra-terra CSS-N-2; ' - forze aeree navali, organizzate in 6 divisioni aerei da combattimento e 3 divisioni aerei da bombardamento basate a terra, con circa 800 velivoli, in maggioranza F-6 intercettori e B-5 bombardieri e aerosiluranti. Tutto il naviglio da guerra è articolato in tre flotte: I) la Flotta del Mare del Nord (Mar Giallo) con Q.G. a Tsingtao che comprende circa :\1/i.\sile wa1eg1<" csS-N4. .500 navi, incluse due flottiglie sommergibili;


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II) la Flotta del Mare dell 'Est con Q.G. a Shanghai, di oltre 400 navi, inclusa una flottiglia sommergibili; III) la Flotta del Mare del Sud con Q.G. a Chan Chiang, formata da 600 navi delle quali 25 sommergibili e 4 cacciatorpediniere. La Milizia La marea umana è la grande riserva dell'EPL e si divide in Milizia Armata, con circa 5 milioni di uomini da i 16 ai 40 anni e donne dai 16 ai 35 anni, che hanno prestato o prester anno sen1 izio militare, organi zzati in 75 divisioni quadro e 2.000 reggimenti. Milizia Ordinaria con oll re 6 milioni di uomini e donne fra i 17 ed i 48 anni, non soggetti al servizio militare, che r icevono soltanto un a ddestramento basico e sono generalmente disarmati. La Milizia è sempre stata (ed è tutt'ora) l'elemento base della dottrina militare sviluppata da Mao per fa r fron te ad un'eventuale invasione di una superpotenza quale l'URSS o gli USA. Il concetto era quello di guerra di popolo con la quale il nemico veniva attirato nell'interno del territorio cinese, logorato dalla guerriglia ed in seguito respinto da un contrattacco convenzionale lanciato dalle forze regolari che durante la prima fase doveva no costi tuire la s truttura portante della resistenza fornendo nuclei ben addestrati e ben armati attorno a i quali dovevano raggrupparsi le forze locali e la milizia. Tale dottrina era il risultato di un ins ie me di fattori poli tici, psicologici e particolarmente logistici, questi ultimi gravati da enormi difficoltà. L'EPL è quindi, nel suo assieme, uno strumento adatto, per forza di cose, alla difens iva. Gli episodi locali, come la guerra in Corea nel 1950-51, contro l'India nel 1962 e contro il Vietnam nel 1979, possono far pensare soltanto a mire espansionistiche limitate. Infatti, dall'esame de ll'apparato milita re cinese si può dedurre che l'esercito è quasi paralizzato dalla scarsa disponibili Là di mezzi di trasporto motorizzati e che l'armamento in genere è limitato dalle difficoltà tecniche e finanziarie, tale da non poter competere con un potente esercito moderno; e ques to poten te esercito moderno, potenzialmente, non può essere altro che quello sovietico poiché gli imperialisti Stati Uniti, dopo il loro riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese ed il ritiro del loro supporto alla Cina nazionalista di Taiwan, possono essere considera ti degli alleati di Pekino nella diatriba con l'URSS. La struttura e lo schieramento delle forze terrestri, aeree e navali, dimostra la determinazione cinese, nei limi ti delle sue


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possibilità, a far fronte alla minaccia più sentita, quella da parte dell'Unione Sovietica, anche se non possono essere escluse eventuali azioni verso l'India, il Vietnam e Taiwan. Un elemento interessante della dislocazione delle forze verso nord è che le unità delle «Forze di prima linea» sono mantenute ad una certa distanza dai confini, e questo vuoto è colmato con grossi contingenti di forze locali e della mi 1izia, dimostrazione del concetto della guerra di popolo nella quale l'intera nazione è coinvolta nello sforzo militare. La nuova classe dirigente però, pur non disconoscendo la dottrina di Mao, è orientata verso un vasto potenziamento delle forze armate regolari ed in particolare all'incremento della potenza dì fuoco e della mobilità, delle difese anticarro e della cooperazione aeroterrestre. Le forze aeree vengono sempre più dotate di aerei intercettori di elevate prestazioni e cli sistemi di controllo per la difesa aerea, mentre gli sforzi della marina sono concentrati sui nuovi cacciatorpediniere e motovedette lanciamissili con particolare cura agli aliscafi. Diversi contatti sono stati presi con governi occidentali per l'acquisto o licenza di fabbricazione di mezzi sofisticati, ad esempio con la Francia per i missili anticarro, aerei ed elicotteri, con la Gran Bretagna per gli aerei V/STOL, con la Germania per aerei ed elicotteri, ed in diversi paesi per mezzi cli comunicazione elettronici e sistemi computerizzati, questi ultimi ufficialmente destinati a ricerche petrolifere e minerarie possono venire indifferentemente utilizzati per la guerra subacquea. Per quanto riguarda l'a rsenale nucleare, la Cina, giunta fra gli ultimi nel novero delle nazioni dotate di queste anni, sembra disporre di potenze da 20 kT. a 5 Mt. con vettori, in quantità limitata, della gittata da 3.000 a 13.000 km. La messa in servizio dei sommergibili nucleari lanciamissili classe Golf e Han può dimostrn.re che la strategia nucleare si orienti sui missili lanciati dal mare. In conclusione, la particolare cura dedicata al miglioramento dei mezzi di difesa, pur non escludendo ambizioni regionali, induce a ritenere che la Repubblica Popolare Cinese non abbia aspirazioni cli carattere offensivo globale.

b. Israele La IDF (Jsraeli Defence Force - Forza di Difesa Israeliana) è stata fondata il 26 marzo 1948, dodici giorni dopo la Dichiarazione di Indipendenza, ma le sue origini risalgono agli anni ottanta del


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diciannovesimo secolo, quando iniziò il movimento di ritorno degli ebrei in Palestina, causato principalmente dai pogroms in Russia ed Austria-Ungheria, e subito si presentò per essi il problema dell'autodifesa. Il primo gruppo armato, lo Shomrin (sentinelle) fu costituito da un pugno di contadini ed operai provenienti da un piccolo villaggio ungherese. Nel primo decennio del ventesimo secolo, 30.000 ebrei andarono ad aggiungersi ad altrettanti che già vivevano sul posto, ed il diffondersi degli insediamenti agricoli rese ancora più necessaria un'organizzazione di protezione delle vite dei coloni. Nel 1907 un piccolo gruppo di uomini a Jaffa diede vita ad un'associazione segreta di guardie armate che si chiamò Bar-Giara dal nome di un famoso guerriero ebreo che si era distinto durante la ribellione contro i romani nel 70 d.C .. Questo sparuto gruppo s'ingrossò rapidamente migliorando la sua efficienza, tanto che, nel 1909, fu istituito un corpo armato ufficiale, l'Hashomer (Guardie Armate) che fornì reparti di protezione a tutti gli insediamenti. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Turchia, padrona della Palestina, si era alleata con la Germania. Due ebrei russi, Zeev Jabotinsky, un giornalista di Ode1>sa, e Joseph Trumpeldor, ex-ufficiale zarista, chiesero agli inglesi di costituire un'unità ebraica inquadrata nell'esercito britannico allo scopo di perseguire lo scopo comune: la cacciata dei turchi dalla Palestina. All'inizio i britannici accettarono di formare soltanto un reparto di conducenti di muli: il Mule Corps Sion che venne inviato sul fronte di Gallipoli. Nel 1917, dopo la Dichiarazione Balfour con la quale i britannici riconoscevano agli ebrei il diritto di costituire un Focolare Nazionale in Palestina, la Gran Bretagna accettò la richiesta cli Jabotinsky e Trumpeldor cli organizzare un'unità combattente ebraica da inviare in Palestina. Con i moltissimi volontari provenienti dall'Inghilterra, Stati Uni ti e Canada, vennero formati due battaglioni, il 38° ed il 42 ° dei Royal Fusiliers, conosciuti poi ufficialmente come Legione Ebraica, nella quale si arruolò anche un giovane soldato semplice, Davicl Ben Gurion, il futuro Presidente dello Stato di Israele. Nel settembre 1918 la Legione, giunta in Palestina e rinvigorita da un gran numero di altri volontari locali fino a raggiungere i 6.000 effettivi, si unì alle forze del generale Allenby nel loro attacco finale contro le posizioni turco-tedesche nella valle del Giordano, conquistò la sponda orientale del fiume, avanzando ulteriormente prima della fine della campagna.


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In seguito all'armistizio, la Legione venne d isciolta ed i volontari locali formarono il Primo Battaglione Ebraico che ben poco potè fare contro il rincrudirsi degli scontri armati e degli attacchi arabi nel nord della regione, a Tel Hai, Trumpeldor fu ucciso e divenne un eroe nazionale. L'intensificarsi della violenza e dei massacri nei villaggi, spinse gli e brei a sc iogliere gli insufficienti Hashomer ed il battaglione, e ad inquadrare tutt i gli uomini armati in un'unica milizia territoriale, l'Haganah (Difesa), la prima vera forza armata ebraica. L'Haganah, oltre ai gruppi di difesa locale, costituì, con un migliaio di uomini armati ed addestrati, delle compagnie mobili pronte ad intervenire in tutta la Palestina. Tuttavia, la prevalente corrente pacifista dell'Yishuv (la comunità ebraica locale) limitò l'impiego dei reparti armati alla sola autodifesa, in quanto non desiderava rappresaglie contro gli arabi innocenti. Ma molti uomini dell'Haganah ritenevano che il mistico pacifismo di questa dottrina era fuori tempo e tatticamente sbagliato. In questa controversia, le questioni etiche vennero confuse con quelle tattiche che non avevano niente a che vedere con problemi morali. Il punto focale di questo conflitto interno fu il principio del controllo della comunità sulle forze militari. Un certo numero di comandanti dell' Haganah, che avevano resistito agli ordini dei capi dell'Yishuv, vennero rimossi dai loro incarichi. Per proteggere il controllo pubblico sui militari venne costituito un comitato cli comando formato dai rappresentanti di tutti i gruppi politici. Nel 1934, l'ordinamento dell'Haganah venne modifica to: la milizia popolare doveva trasformarsi in una forza di difesa nazionale. Tutti gli uomini e le donne, raggiunta l'età di diciassette anni, dovevano entrare a far parte dell' Haganah; dopo un periodo di sei mesi cli addestramento, dovevano prestare un anno e mezzo di servizio attivo, dopo del quale venivano trasferiti nel1e unità di riserva. Questa difficile ed instabile situazione si mantenne fino al 1936; da quest'anno in poi, la tensione fra arabi ed ebrei aumentò ulteriormente, anche per l'affermazione di un nuovo capo arabo, Hai Amin e l Hussein, Muftì di Gerusalemme. Acceso nazionalista, egli assegnò ai palestinesi la fanatica missione di condurre la guerra santa contro i non musulmani. Perciò, quando in Europa l'antisemitismo tornò a divampare con Hitler, i profughi ebrei dalla Germania e dal!' Aus.t ria verso la Palestina, trovarono ad aspettarli la feroce ostilità araba.


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Le organizzazioni terroristiche arabe ispirate dal Muftì, svolsero un'intensa campagna di guerriglia in nome della religione: uno di questi gruppi, i Combattenti della Guerra Santa, invitò tutti gli arabi a trasformarsi in fedayn ed a sacrificare sè stessi per la causa di Allah, con la promessa di un posto in paradiso. La campagna si sviluppò non soltanto contro gli insediamenti ed i villaggi ebraici, ma fu fatta anche di attacchi contro stazioni di polizia, ufficiali britannici e l'oleodotto Iraq-Palestina, allo scopo di costringere la Gran Bretagna a fermare l'immigrazione ebraica. Nell'estate di quello stesso anno, Yitzak Sacleh, immigrato dalla Russia, dove aveva prestato servizio come ufficiale nell'Armata Rossa, sostenitore della tattica della controguerriglia, costituì una piccola unità mobile, la Nodedet (Pattuglia) con giovani volontari dell' Haganah di Gerusalemme, con la quale decimò le bande dei guerriglieri arabi con basi nei villaggi interno alla Città Santa, invece di aspettare passivamente i loro attacchi. Ma la politica generale dell'Haganah rimaneva sempre quella dell'autodifesa. L'ala radicale del movimento sionista, i cosiddetti revisionisti non erano d'accordo e volevano conquistare con la forza la terra promessa. Il loro capo, Jabotinsky, fondò l'organizzazione terroristica Irgun Zwai Leumi - IZL (Organizzazione Militare Nazionale), che contrariamente all'Haganah, svolse soltanto azioni offensive, assalendo villaggi e colonie arabe. Dal canto loro i britannici, preoccupati per la rivolta araba capeggiata da Hussein, rinforzarono con due divisioni gli scarsi reparti dell'esercito di stanza in Palestina, ed inquadrarono la polizia in una forza paramilitare sul modello di quella nell'Irlanda del Nord e di tutte le forze di polizia delle loro colonie meno sicure. Ma anche così i britannici non potevano controllare tutto il territorio e, sebbene con riluttanza, furono costretti ad istituire un corpo di polizia ausiliaria con personale ebraico, la Supemumerary Polìce, conosciuta anche come Yewish Settlement Police, armata e retribuita dalla polizia inglese. La maggior parte di queste guardie erano membri dell'Haganah, dotati di regolare copertura dalle stesse autorità e con l'autorizzazione dei capi dell'organizzazione, sempre propensi alle piccole pattuglie di villaggio ed a posti di guardia di tre-quattro uomini. La creazione di questo corpo mise in grado migliaia di ebrei di essere addestrati all'uso delle armi: in totale, la Supernumerary Police comprese 22.000 uomini, il cinque per cento della comunità ebraica, con circa 8.000 fucili a loro disposizione.


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Gli sforzi di Sadeh per formare un esercito ebraico d i unità snelle per la guerriglia stavano per essere frustati quando ricevettero un inaspettato aiuto da un capitano dell'esercito britannico, destinato in Palestina nel 1938, Charles Orde Wingate, un protestante appassionato della Bibbia e che divenne un ardente sionista subito dopo il suo arrivo. Egli considerava i membri dell' Yishuv come i biblici discendenti d i Israele con il compito della restaurazione di Sion. La sua appartenenza al Servizio Informazioni gli consentì cli entrare in contatto con Sadeh ed i suoi superiori. Entro alcuni mesi, il suo fervore sionista venne accettato come sincero ed i membri dell'Haganah lo accolsero a braccia aperte considerandolo come uno di loro ed attribuendogli il soprannome di Hayedid (Amico). Wingate persuase le autorità britanniche a costituire ed addestrare un'unità di controguerriglia sotto il suo comando, per combattere il terrorismo arabo, le Special Night Squads - SNS (Squadre Speciali della Notte). Composte da soldati britannici ed ebrei, cooperarono con gruppi più numerosi dell'Haganah su base clandestina e con la tacita approvazione degli inglesi che consideravano le SNS un mezzo per proteggere il tratto palestinese dell'oleodotto della Jraq-Petroleum Company dai sabotaggi degli arabi; ma per Wingate, le SNS erano il primo nucleo dell'esercito ebraico. Wingate completò la tattica di Sadeh: combattimento notturno ed incursioni stile «commando» per una strategia di difesa attiva. Gli arabi pensano che la notte sia loro - egli disse - e che soltanto loro possano combattere al buio. I britannici, di notte, si barricano nelle loro caserme. Ma noi ebrei faremo loro temere la notte più che il giorno 27.

Sostenne l'uso della bomba a mano e della bai~netta per la lotta corpo a corpo ed u sò i kibbutzim (comunità agricole) come rifugi diurni dove i combattenti potevano venire rifocillati e nascosti agli arabi. Predicò la dottrina del collo di bottiglia, località anguste dove le bande arabe sarebbero state costrette a transitare e dove sarebbero state attaccate da posizioni vantaggiose. Soprattutto Wingate insistette sul principio che la segretezza e la sorpresa erano più importanti del numero degli uomin i e delle armi. La sua

27 YIGAL ALLON:

p. 104.

Shield of David, Weidcnfeld & Nicholson, Jerusalem 1970,


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no più arabi che ebrei , il primo risultato di questa politica sarebbe '.">lato quelli) <li assicurare agli arabi la maggioranza, ed il secondo quello di consegnare il destino dell'Yishuv nelle mani degli arabi. mento per la specialità d'assalto dell'Haganah, il Palmach 28. Wingate diede a Yigal Allon, a Moshe Dayan ed agli altri futuri comandanti dell'esercito israeliano, la loro prima istruzione formale militare, particolarmente nella tattica della controguerriglia. Dayan in particolare, fu un suo grande ammiratore e tutta la sua carriera fu influenzata dal concetto del capitano britannico di colpire sempre al centro delle attività nemiche piuttosto che condurre una difesa statica. La massima di Wingate che la miglior difesa è l'attacco divenne una delle primarie dottrine di combattimento delle Forze di Difesa Israeliane. Ma il suo contributo maggiore fu rappresentato dal fatto che, come ufficiale professionista dell'esercito britannico, le sue vedute esercitarono u n notevole peso sui capi politici dell'Haganah che non avevano fiducia nei loro militari come Sadeh, ma che si convinsero quando Wingate espresse le medesime idee. Nel 1939 i britannici, giudicando il suo atteggiamento pro-sionismo troppo eccessivo, lo trasferi.rono dalla Palestina e sciolsero le SNS. Una delle ragioni del trasferimento di Wingate fu anche la decisione della Gran Bretagna di risolvere il problema palestinese adottando una politica filo-araba; venne pubblicato infatti un Libro Bianco secondo il quale l'immigrazione ebraica e gli insediamenti territoriali sarebbero stati strettamente regolamentati; nello stesso tempo la Palestina doveva avere un au togoverno. Dato che nel paese vivevano più arabi che ebrei, il primo risultato di questa politica sarebbe stato quello di assicurare agli arabi la maggioranza, ed il secondo quello di consegnare il destino dell'Yishuv nelle mani degli arabi. Il Libro Bianco fu accolto dagli ebrei come una dichiarazione di guerra: essi non potevano accettare che fosse loro negato l'accesso al Focolare Nazionale proprio nel periodo in cui la persecuzione nazista li costringeva a cercare rifugio altrove. L'Haganah venne notevolmente potenziato con un migliore e più intenso addestramento e con la creazione di uno Stato Maggiore alla cui testa venne posto Yohanan Rattner, un professore di Haifa. La giurisdizione sui problemi militari passò dalle mani dei politici a quelle dei militari e gli insediamenti vennero pianificati secondo

28

id. id., pp. 104, 105.


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le necessità str~tegiche e politiche. Molti kibbutzim furono trasformati in basi militari dove l'agricoltura era soltanto un'attività secondaria; per questa ragione, la maggioranza degli alti ufficiali dell' Haganah (e più tardi dell'IDF) provenne dai kibbutzim. In conclusione, 'l'Haganah si strutturò come un esercito: uomini organizzati in formazioni combattenti, controllate da un Comando Centrale e da uno Stato Maggiore. Ma, in sostanza, molte erano le manchevolezze: un adeguato rifornimento di armi, uomini addes trati come rincalzi e degli uffic iali esperti atti a guidare gli uomini in l'Ombattimento, erano le necessità più impellenti. Non appena iniziò la seconda guerra mondiale, la maggioranza della direzione dell'Yishuv decretò la piena collaborazione con gli alleati nel loro sforzo bellico. Non dello stesso avviso furono i revisionisti che continuarono la loro campagna di sabotaggi ed uccisioni contro gli inglesi e di rappresaglie indiscriminate contro la comunità araba con i loro reparti armati: l'IZL ed il Lehi (banda Stern). L'Haganah invece incoraggiò uomini e donne dell'Yishuv ad arruolarsi negli eserciti alleati al fine di partecipare alla lotta contro i nazisti, ma anche per addestrarsi nella guerra moderna. · Circa 28.000 uomini e 4.000 donne della comunità ebraica in Palestina si arruolarono volontari in vari reparti dell'esercito britannico, quattrocentocinquanta di essi divennero ufficiali. Quando nel maggio 1941 l'offensiva italo-tedesca in Africa Settentrionale sembrò minacciare la sopravvivenza dell'Yishuv poiché era intenzione dei britannici di ritirarsi dalla Palestina e stabilire una linea di difesa più a nord, il Comando dell' Haganah decise di costituire una forza mobile permanente, il Palmach formato da nove compagnie d'assalto, per la difesa della comunità ebraica contro gli arabi in caso d'invasione tedesca e per la condotta della guerriglia contro i germanici. Questa forza, oltre a provvedere alla sicurezza interna, collaborò con i britannici nella campagna in Siria ed in Libano, ed i suoi ubmini diedero un'ottima prova in combattimento (i futuri Capi di S.M. Al1on e Dayan erano fra loro: Dayan perse un occhio nella campagna). Quando gli italo-tedeschi furono sconfitti in Africa, qualsiasi appoggio inglese al Palmach cessò, ma ormai esso era una forza in potenza, con centinaia di uomini addestrati ad azioni di commando, un buon numero di ufficiali esperti ed un ottimo spirito di corpo. Il Palmach era un gruppo d'elìte: attraeva i figli e le figlie dei pionieri che ora facevano parte dell'elìte dell'Yishuv. Ma fra loro vi era uguaglianza: gli ufficiali non avevano privilegi materiali ed i gradi erano funzionali, relativi al ruolo e non alla persona. Il Palmach era


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la prima istituzione dell'Yishuv che interessava la nuova generazione nata nel paese (i «sabra»). I metodi d'addestramento del Palmach risentivano del r ecente contatto con l'esercito britannico. Per sfruttare interamente l'abilità ed il morale dei suoi membri, il Palmach accentuò la coesione di gruppo e l'azione di comando a tutti i livelli. Nei corsi d'addestramento ogni comandante di squadra era istruito per un comando indipendente e non subordinato. L'esiguità degli effettivi e la mancanza di armi pesanti venivano compensate con l'elevato livello di abilità individuale e con l'alto morale di gruppo. Il Palmach era una forza di fanteria, ma quando divenne l'unica forza permanente dell'Haganah, gli fu affidato anche il compito di creare unità navali ed aeree. Con la copertura di associazioni sportive, si addestrò con alianti, aerei leggeri e motoscafi. Nonostante i pochi mezzi, il Palmach creò i primi aviatori e marinai 29.

Nel 1944, con tutti gli ebrei combattenti nel suo esercito, la Gran Bretagna formò la Brigata Ebraica che prese parte, con l'Ottava Armata britannica, alla campagna d'Italia. Questa formazione, forte di 27.000 effettivi, fu di vitale importanza per la costituzione dell'esercito israeliano negli anni a venire. Fino a quel tempo, gli appartenenti all'Haganah avevano ricevuto l'istruzione basica della fanteria e cioè il maneggio del fucile, della mitragliatrice e del mortaio leggero, e sapevano svolgere azioni circoscritte quali pattugliamento, difesa di piccoli centri, attacchi di sorpresa in reparti al livello di compagnia. L'intenso addestramento ricevuto dagli istruttori britannici coprì ogni settore dell'esperienza militare, stato maggiore e comunicazioni, e servì come solide fondamenta per il futuro. Al termine del conflitto mondiale gli ebrei si trovarono di fronte due avversari: gli arabi, che continuavano la loro campagna di aggressione, ed i britannici, che per amore della cooperazione anglo-araba, dalla quale si aspettavano grandi cose, avevano confermato il Libro Bianco, riducendo l'immigrazione ebraica in Palestina a 1.500 persone al mese proprio quando un'enorme massa di profughi, vittime del nazismo, cercava di raggiungere quella che consider ava la nuova patria. L'Haganah, dopo un periodo di collaborazione con l'IZL ed il Lehi, che terminò presto per la

29 E, LUTTWAK-DAN HOROWITZ: The /sraeli Army, York 1975, p. 21.

Harper

& Row Publishers, New


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spietatezza delle due ultime organizzazioni, si dedicò principalmente all'immigrazione clandestina dei profughi. I suoi uomini si infiltrarono nei campi di raccolta europei ed organizzarono l'avvio verso i porti francesi ed italiani di tutti coloro che desideravano raggiungere la Palestina; acquistarono ed equipaggiarono navi che fecero rotta verso il Medio Oriente. Molte di queste navi vennero intercettate e bloccate dalla Royal Navy, ma molte altre riuscirono nel loro intento. Quando nel novembre del 1947, l'Assemblea Generale dell'ONU approvò la spartizione della Palestina ed il governo britannico decise di evacuare le sue forze di occupazione, fra arabi ed ebrei si scatenò una lotta d'imboscate, agguati e terrorismo che, aumentando d'intensità, divenne una guerra generale nel maggio 1948 quando l'evacuazione britannica fu completata e forze arabe di quattro stati confinanti più l'Irak, con una popolazione complessiva di 40 milioni di abitanti, invasero la Palestina. Nella seconda metà del 1947 l' Haganah consisteva di 43.000 uomini e donne, dei quali 32.000 appartenevano ai gruppi di difesa locale, male addestrati e miseramente armati. L'unica forza permanente era il Palmach con i suoi circa 3.000 uomini e donne. In merito all'armamento, nel dicembre 1947, una stima autorevole dava le seguenti cifre: 10.073 fucili (circa 9.000 disseminati in tutto il paese ed il rimanente in un deposito centrale), 1.900 mitra, 440 mitragliatrici leggere e 186 medie, l'artiglieria dell' Haganah consisteva di 672 mortai da due pollici e 96 da tre pollici, non un cannone, non un carro armato ed una critica penuria di veicoli militari. L' «aviazione» possedeva nove aerei leggeri (soltanto uno con due motori) ed in tutta la comunità esistevano quaranta piloti, venti dei quali ex-ufficiali della RAF 30. Fu con queste armi che gli ebrei, nei primi mesi, si difesero dagli attacchi degli arabi. ' I due paesi che si dichiararono disposti a venderci armi furono la Cecoslovacchia e la Francia. Parte del materiale, ivi inclusi fucili, mitragliatrìci ed un certo numero di pezzi da campagna, arrivarono segretamente per via aerea poco prima che venisse costituito il nostro stato. Tuttavia, la maggior parte degli equipaggiamenti potè essere importata solo dopo la fondazione dello stato e a nche gli ordinativi della maggior parte dei macchinari dovettero attendere fino ad allora. Nei combattimenti prima e immediatamente dopo la

30 ALLON:

Op. cit., p. 187.


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creazione dello stato ci dovemmo dunque difendere con armi inferiori a quelle del nemico, tanto in qualità quanto in quantità. Soltanto dopo la metà di giugno del 1948, e più tardi, armi di tutti i tipi incominciarono ad arrivare alle forze di difesa israeliane 31.

Nel febbraio del 1948, dopo due mesi di combattimenti, le autorità dell'Yishuv dichiararono la mobilitazione generale che consentì la costituzione di nove brigate di 3-4000 uomini ciascuna, e con queste unità la IDF condusse e vinse la Guerra d'Indipendenza contro cinque eserciti considerevolmente superiori in uomini, armi ed equipaggiamenti. A questo punto è ovvia la domanda: come fu possibile ad un esercito che pochi mesi prima dell'inizio della guerra operava con unità non più grandi di una compagnia di cento uomini o quasi, schierare formazioni di migliaia di uomini ed ottenere la vittoria? Oltre alle qualità comuni a tutti i combattenti, e precisamente, tenacia nella difesa, abilità di improvvisare e di ingannare il nemico, la superiore motivazione di uomini che combattevano per la loro patria, vi furono altre ragioni altamente determinanti, descritte da due eminenti studiosi militari di fama internazionale e che cercheremo di riassumere 32. L'esercito israeliano non era una forza militare sofisticata sul modello degli altri paesi. Il suo equipaggiamento era ancora povero, i suoi ufficiali inesperti e di irregolari capacità e qualità, mentre l'amministrazione era ancora caotica. Ciononostante, le sue strutture di base si dimostrarono valide. E se il funzionamento interno dell'esercito era diverso da quello delle forze militari tradizionali, questo non era necessariamente uno svantaggio. Infatti, i successi militari israeliani nel 1948 (ed · anche i seguenti) dipesero molto da questa differenza che derivava dalla natura dell'Yishuv. Il fatto che gli ebrei non avessero tradizioni militari, consentiva loro un vasto campo d'impiego per metodi originali e nuove idee. Non essendo esperti professionalmente, i comandanti delle unità a qualsiasi livello, tendevano a trattare i problemi militari in un modo che poteva essere descritto come intellettuale in opposto all'autoritario; questo rifletteva tutto il peso della tradizione ebrai3 1 DAVID BEN GURION:

Israele - La Grande Sfida, Mondadori, Milano, 1967,

pp. 28, 29. 32 LUTTWAK·I-IOROWITZ:

Op. cit., pp. 54, 55 - 70.


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ca, così come l'atmosfera sociale egalitaria dell'Yishuv. Gli ordini venivano formulati in comune dopo un aperto dibattito e raramente venivano imposti con l'autorità del grado superiore. La dottrina di comando emerse dal corso della guerra. Basata sul principio del mantenimento dell'obiettivo, la dottrina lasciava i dettagli di tattica e di metodo alla discrezione dei comandanti di unità fino a quando raggiungevano e mantenevano i loro obiettivi. Nel mezzo della battaglia, il comandante subordinato, alla testa delle sue truppe, può vedere soltanto un ristretto segmento del combattimento; i suoi superiori, negli alti comandi delle retrovie, hanno una più larga visuale della situazione tattica, ma mancano di immediatezza. Nel corso del combattimento, con le sue rapide opportunità e gli improvvisi pericoli, molto dipende dal livel_lo al quale è presa la decisione tattica. Il più vicino alla scena della battaglia è il più rapido nel rispondere. Un metodo di comando decentralizzato ebbe la prevalenza nell'esercito israeliano del 1948, aumentando la sua flessibilità e fu un riflesso dell'abito mentale dei suoi ufficiali. I comandanti, per quanto giovani, desideravano agire di propria iniziativa. Se questo significò che non esistevano limitazioni per i comandanti sul campo che attuarono soluzioni temerarie in situazioni pericolose, ciò fu la cosa migliore nello specifico contesto della guerra del 1948. I più vittoriosi comandanti israeliani furono quelli che videro che la fragilità degli eserciti arabi poteva offrire un premio all'ardimento; contro un nemico la cui superiorità in potenza di fuoco era, all'inizio, schiacciante, una tattica prudente poteva portare alla disfatta. presero quindi l'unica soluzione che ritennero migliore e cioè quella di adottare delle tattiche che esulavano dalla sfera dei classici dell'arte militare. Gli ufficiali del 1948 avevano molte caratteristiche in comune con le antiche aristocrazie (comprese le aristocrazie, militari) che cercavano il potere od uno speciale stato sociale solo per assumere interamente la responsabilità e la guida del loro gruppo sociale. I giovani che divennero comandanti di brigata, battaglione e compagnia, non consideravano il loro servizio nell'Haganah o nell'eserc.ito come una carriera militare; essi certamente non si ritenevano dei soldati di professione, appartenenti ad una specifica élite militare. La loro cerchia di amicizie rimase quella del loro gruppo originario nei kibbutzim o nelle scuole superiori cittadine, i vincoli sociali fra gli ufficiali dell'esercito ed i civili non furono mai spezzati, così che fin dall'inizio l'esercito fu sempre una parte della società e non un corpo separato.


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La fine della guerra d'indipendenza non pose termine ai problemi militari anzi, li acutizzò, in primo luogo perché le forze armate, che praticamente si erano venute a formare in guerra, necessitavano di una più solida struttura sia operativa che amministrativa e, secondariamente, perché la minaccia araba non era stata eliminata. In quei giorni, il generale Allon disse ai suoi ufficiali: «Noi abbiamo vinto la guerra, ma perso la pace!» 33. Il primo problema era quello della smobilitazione dei più di 100.000 soldati presenti alla fine delle ostilità, e ciò era legato al tipo ed a lla consistenza dell'esercito permanente che il nuovo stato intendeva mantenere per la propria difesa. Considerato che la popolazione assommava a poco più di un milione di unità, che le ris~rse erano scarse, e che la massa degli uomini e delle donne doveva rimanere disponibile per le normali occupazioni civili, ne conseguiva che la difesa di Israele doveva essere basata su di una forza di dimensioni ridotte, di elevata mobilità e permanentemente tenu ta ad un alto stato di approntamento; ma il potenziale umano non poteva fornire più di 30.000 giovani di leva, molto meno di quanti ne occorrevano per tener testa agli eserciti arabi. Si giunse così alla conclusione di creare un piccolo esercito regolare ed un grande esercito di riserva, che avrebbe compreso anche i nuovi immigrati. Venne preso a modello il sistema svizzero di unità permanenti di pronto intervento con la grande massa di riservisti tenuta a disposizione per gli impegni militari generali. Gli appartenenti alle forze armate s i suddivisero in tre categorie: i professionisti, vale a dire un certo numero di ufficiali e di specialisti; i giovani di leva nel numero maggiore consentito; i civili addestrati che, a differenza degli altri eserciti, appartenevano ad unità ben specificate, sia combattenti che di supporto, e che avrebbero costituito la componente più importante delle forze di difesa. Il ruolo principale delle forze permanenti, in tempo di pace, era di fornire un flusso costante di uomini addestrati per le unità dell'esercito di riserva. Nei documenti ufficiali, l'organizzazione delle forze terrestri venne così definita 34: 33 YIGAL pp. 48, 49.

ALLON:

The Makin.g of lsrae/'s Army, Bantam, New York 1971,

34 MA'ARACHOT (Giornale

Ufficiale dell 'JDF) 1068, n . 191, 192.


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In tempo di pace, l'esercito consisterà principalmente di riserve facenti capo ad un'organizzazione di comando professionale. L'apparato di comando amministrativo e tecnico di ogni formazione base (ad es. le brigate) sarà responsabile dell'addestramento e la preparazione delle formazioni, per la rapida mobilitazione e per il combattimento. Nell'immediato futuro si dovr anno raggiungere due scopi: a) organizzare le brigate di riserva su base regionale e b) preparare la macchina amministrativa e di comando e provvedere al gr uppo di tecnici professionisti necessario ad ogni brigata.

Data l'esiguità dell'esercito permanente, questo non poteva essere disperso lungo i confini senza pregiudicare il suo addestramento per dei combattimenti su larga scala. Era quindi necessario inserire nel sistema un certo tipo di difesa locale in grado di contenere un'invasione mentre venivano mobilitate le forze di riserva. A questo si provvide ricorrendo al vecchio ordinamento dell'Haganah: gli uomini che vivevano negli insediamenti ai confini, troppo anziani od inabili al servizio di campagna, così come molte donne, vennero organizzati in gruppi di difesa locale agli ordini dei loro stessi capi; vennero appr ontati piani per rinnovare }'addestramento ed i depositi d'armi e per il coordinamento con le forze operative dell'esercito nella zona 35. La maggiore autorità operativa delle forze di difesa r imase lo Stato Maggiore Generale ma, in subordine a questo, vennero istituiti tre Comandi di Zona in relazione alle tre possibili direttrici d'attacco arabe: il Comando Nord, nella zona di confine con il Libano e la Siria; il Comando Centrale, di fronte alla Giordania; il Comando Sud, sui confini con l'Egitto. Le unità dell'esercito permanente vennero suddivise fra questi tre comandi. Per quanto riguarda i reparti operativi, l'unità tattica base non fu più i} battaglione, dimostratosi durante la guerra del 1948 insufficiente per azioni isolate, ma la brigata di fanteria, corazzata (e più tardi paracadutisti) autonoma completametne autosufficiente, costituita cioè da tre battaglioni e rinforzata da reparti di tutte le specialità e servizi (comprese colonne di rifornimento ed officine di manutenzione e riparazione) che la rendevano idonea ad operazioni indipendenti. L'elevato grado di efficienza richiesto all'eserci to permanente e l'immediata disponibilità richiesta all'esercito di riserva, comportò

35 LvnwAK-HOROWTTZ: op.

cìt.,

p.

77.


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la necessità di un lungo periodo di sen1izio di leva obbligatorio per tutti i cittadini abili al raggiungimento del diciottesimo anno d'età (che fu variato da due a tre anni) e di frequenti periodi d'addestramento posteriori al servizio di leva. Secondo la legge del Servizio di Difesa del 1949, i riservisti maschi potevano essere richiamati alle loro unità per trentuno giorni all'anno fino all'età di cinquantacinque anni; gli ufficiali e gli specialisti potevano essere richiamati per periodi ancora più lunghi. Dall'inizio, il servizio militare obbligatorio fu esteso anche alle donne abili con periodi di ferma ridotti e con diversi tipi di esenzioni, per esempio esenzione totale per le donne madri; inoltre si stabilì che i militari di sesso femminile non venissero addestrati al combattimento ma istruiti al maneggio delle armi solo per difesa personale ed adibiti a funzioni quali, addette agli uffici ed agli stati maggiori, conducenti di veicoli, infermiere, radio-radar-compute,- operatrici, controllo di volo, ecc. Con la creazione del sistema dell'esercito permamente e di quello cli riserva, e l'introduzione del servizio militare obbligatorio per uomini e donne, le forze cli difesa israeliane acquisirono le strutture di base che durano tutt'oggi. Esaminiamo ora le attuali istituzioni militari israeliane. Lo Stato d'Israele, con circa 4 milioni di abitanti, dedica alle spese militari circa il 28,8% del suo prodotto nazionale lordo pari a 21,1 miliardi di dollari. Il servizio militare obbligatorio è di 36 mesi per gli uomini e 24 mesi per le donne (soltanto ebrei e drusi, per i cristiani e musulmani il servizio è volontario) più periodi di addestramento annuali fino' a 54 anni per gli uomini e a 34 (o alla maternità) per le donne. Le forze armate permanenti comprendono circa 130.000 coscritti fra uomini e donne, inquadrati da circa 40.000 professionisti, ufficiali, specialisti, marinai, aviatori. I ruoli di mobilitazione prevedono 500.000 effettivi (comprese le forze di difesa locale) dei quali 100.000 mobilitabili in circa 24 ore, il resto in circa 72 ore. Ogni riservista conosce esattamente il suo incarico ed il codice dell'unità che deve raggiungere. In caso di necessità, lo Stato Maggiore dirama per radio i nomi in codice (periodicamente cambiati) delle unità da mobilitare ed il riservista, all'udire del codice assegnato, si mette in uniforme e raggiunge il proprio reparto; tutti i mezzi di trasporto pubblici e privati sono a disposizione dei militari mobilitati. La scala gerarchica dell'IDF non prevede un Coman dante Supremo od un Comandante in Capo, e l'estrema autorità militare è


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rappresentata dal Ministro della Difesa responsabile verso il Consiglio dei Ministri e verso il Comitato Affari Esteri e Difesa del Knesset (Parlamento). Il Capo dello Stato Maggiore Generale è il comandante operativo dell'IDF che esercita la sua funzione tramite il suo Stato Maggiore articolato nei reparti Pianificazione, Rifornimenti e Logistica, Personale, Informazioni, Amministrativo e Comunicazioni, Avvocatura Generale, Corpo Femminile, Servizi Educativi, Servizi Religiosi, Servizi Sanitari. In subordine allo Stato Maggiore Generale si trovano i Comandanti delle tre Forze Armate, Esercito, Marina e Aviazione con i loro Stati Maggiori. Il Comando dell'IDF controlla: a) i comandi territoriali Nord, Centro e Sud ai quali sono assegnate le unità dell'esercito e che hanno funzioni sia amministrative, logistiche e di addestramento, che operative quali la mobilitazione, lo schieramento e la condotta delle truppe secondo i piani e le direttive dello Stato Maggiore Generale; b) i comandi funzionali e precisamente: il Comando Truppe Corazzate, responsabile della scelta dei veicoli e dell'addestramento basico delle truppe corazzate e meccanizzate; il Comando Addestramento, incaricato della scelta dei metodi di addestramento basico generale e della loro esecuzione; il Comando del GADNA, che fornisce un addestramento premilitare ai giovani dai 14 ai 18 anni, eredi dei ragazzi che avevano formato reparti di corrieri e di segnalatori durante la guerra d'indipendenza; il Comando del NAHAL, responsabile del coordinamento agricolo militare per la sicurezza degli insediamenti nelle zone di confine. Gli Stati Maggiori della Marina e dell'Aviazione sono praticamente integrati nello Stato Maggiore Generale, ma i comandanti di queste due forze godono di una certa libertà d'azione nelle operazioni contro forze navali ed aeree nemiche, mentre il IÒro impiego congiuntamente con le forze terrestri è strettamente coordinato, tramite lo Stato Maggiore Generale, con le unità interessate. L'Esercito

La forza di pace dell'esercito israeliano è di 138.000 uomini e donne, dei quali 120.000 in servizio di leva; in caso di mobilitazione la forza sale a 375.000 unità. La più grande unità operativa è la brigata autosufficiente, dotata cioè di tutte le armi, supporti e servizi per azioni indipen-


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denti e modellata, sebbene con effe ttivi e mezzi molto inferiori, sulla divisione americana. In caso di particolari operazioni, due o più brigate possono venir riuni te provvisoriamente in un Gruppo di Brigate (UGDA). L'esercito è attua lmente costituito da: 20 brigate corazzate delle quali 5 sono mantenute ad organici completi, una ad organici dimezzati e le rimanenti 14 a livello quadri; 9 brigate di fanteria meccanizzata (4 ad organici dimezzati e 5 a livello quadri); 9 brigate di fa nteria motorizzata (con organici come la meccanizzata); 5 brigate di paracadutisti (2 ad organici completi, 1 dimezzati e 2 a livello quadri); 9 brigate d'artiglier ia (la m aggioranza a livello quadri). Le armi, i veicoli e gli equipaggiamenti in dotazione all'esercito, sono fra i più eterogenei di qualsiasi altro esercito del mondo: parte di fabbricazione occidentale, parte di produzione locale e parte di provenienza sovietica, catturate durante le diverse campagne. La fanteria. Le attuali unità di fan teria israeliane possono essere considerate fra le più modernamente armate, equipaggiate ed addestrate. All'in izio degli anni cinquanta i fanti erano dotati di armi di svariati calibri, in maggioranza fucili Lee Enfield cal. 7,7, Mauser cal. 7,92 e mitra Sten cal. 9 mm., che provocavano non poche difficoltà di muni zionamento. Questi vennero gradualmente sostitui ti dal fucile semi automa tico FN FAL cal. NATO 7, 62 mm. costruito su licenza belga. Durante la guerra dei Sei Giorni fu impiegato un certo quantitativo di fucili d 'assalto Colt Armalite M16AI del calibro 5,56 mm. del quale s i notarono diversi vantaggi: la cartuccia era più piccola e legge ra con ridotte esigenze di immagazzinaggio e traspor to, anche per le dotazioni individuali; il fucile stesso era più leggero e compatto. Queste, ed altre par ticolar ità, erano di rilevan te importanza per truppe combattenti nel deserto. Da questa esperienza è nato l'IMI Galil di progettazione interamente israeliana sebbene con particolari che richiamano l'Ml6Al e l'AK47 sovie tico: il suo calibro è di 5,56 mm.; quest'arma è in via di s tandardizzazione in tutte le unità di fante ria . Un'altra arma molto diffusa è la pistola mitragliatrice UZI cal. 9 mm. cadenza di tiro 600 colpi al minuto, una delle migliori del mondo, piccolissima, compatta, che permette al tiratore di sparare raffiche senza gli impennamenti tipici delle armi del genere. Le mitragliatrici sono di diversi modelli: FN MAG, Vickers e Browning caJ. 7,92 e 12,7 mm.


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I mortai sono tutti di fabbricazione nazionale: i leggeri da 52 mm. (copia del britannico da due pollici) e da 60 mm., ed i pesanti da 81 e 120 mm.; questi ultimi, per dare maggior mobilità al supporto della fanteria, sono stati installati su diversi tipi di veicoli blindati, ed in certi casi, mediante modifiche al bipede ed alla piastra, possono sparare attraverso il portello superiore. L'artiglieria. In considerazione del tipo di terreno sul quale devono operare, i pezzi d'artiglieria sono, in prevalenza, semoventi cingolati; quelli ruotati a traino meccanico sono i vecchi obici americani da 105 e 155 mm., e le bocche da fuoco sovietiche di preda bellica: obici M1938 da 122 mm. e D-30 da 122 mm. ed i cannoni M46 da 130 mm.. Tutti gli altri sono rappresentati da semoventi: M109 da 155 mm., il nuovissimo obice M72 da 155 mm. di fabbricazione nazionale, il cannone americano M107 da 175 mm. e l'obice MllO da 203 mm., anch'esso di fabbricazione americana. Israele non possiede missili balistici ma soltanto tattici del modello Lance acquistati dagli USA e riuniti in tre battaglioni per un totale di 218 armi; ogni battaglione dispone di nove basi di lancio mobili M752. Queste armi hanno una testata convenzionale che contiene 836 pallettoni esplosivi a frammentazione che al momento dell'impatto lanciano i loro frammenti su di un'area di 900 metri di diametro. Un'altra arma, da considerarsi a razzo dato che non dispone di sistema di controllo e guida è lo Ze'ev, piccolo missile a corta gittata, del quale esistono due versioni: la prima con testata di 170 kg. e gittata 1.000 metri, la seconda, con testata di 70 kg. e gittata 4.000 mt. Infine, oltre ad un grosso quantitativo di gruppi lanciarazzi Katyusha catturati all'Egitto e Siria, gli israeliani hanno realizzato un loro sistema di genere similare, il MAR290, che consiste di razzi a combustibile solido, di 290 mm., di diametro e gittata 20 km. lanciati da una base montata sullo scafo di un carro armato. ' I corazzati. Agli inizi degli anni cinquanta, il Corpo Corazzato disponeva di circa 60 Sherman M4 alcune autoblindo e circa 200 M3 half-track che equipaggiavano le unità meccanizzate della fanteria. In seguito vennero acquistati i carri leggeri francesi AMX13 e molti altri Sherman residuati i quali furono sottoposti a diverse modifiche e che si trasformarono in M50 con una nuova torretta ed un cannone francese da 75 mm., ed in M51 con un cannone francese potenziato da 105 mm.; questi carri sostennero brillantemente il confronto con i sovietici T62 durante le guerre del 1967 e 1973.


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L'attuale parco carri israeliano consiste in 1.000 Centurion, 650 M48, 810 M60 e 200 M47; inoltre sono pure in servizio 400 T54/55 e 150 T62 catturati efficienti agli eserciti egiziano e siriano. L'esperienza della guer ra dei Sei Giorni ha convinto gli israeliani che le caratteristiche principali di un carro da combattimento dovevano essere, in ordine d'importanza, la corazza di protezione, la potenza di fuoco e per ultimo la mobilità. Dopo dieci anni di studi, i tecnici hanno prodotto un nuovo modello di carro nazionale rispondente ai requisiti suddetti, il Merkava (Chariot), del peso di 56 tonnellate, cannone da 105 o 120 mm. con una dotazione di 400 proiettili; il suo scafo è interamente di acciaio fuso, con una larga e ben angolata piastra frontale; la corazza è in due strati fra i quali vi è lo spazio per il carburante; l'ottimo profilo è in grado cli fornire un'elevata protezione dalle moderne anni anticarro; la torretta ed il vano di combattimento sono situati nella parte posteriore del carro, il pilota è neJJa parte anteriore sinistra dello scafo, mentre sulla destra si trova il vano motore che rappresenta un'ulteriore protezione all'equipaggio. Benché il Merkava (fig. p. 688) sia uno dei più moderni e più aggiornati carri del suo genere, costituisce, per ora, soltanto una piccola a liquota delle forze corazzate israeliane (circa 300 unità). I veicoli blindati trasporto truppe sono circa 4.000, dei quali la maggioranza è rappresentata dagli M 113; sono ancora in servizio alcune centinaia di vecchi half-track destinati però quasi esclusivamente al pattugliamento dei confini ed alla difesa controaerea mediante l'installazione di due cannoncini binati da 20 mm. La principale arma anticarro è il cannone senza rinculo americano da 106 mm., il cui proietto è in grado d i perforare una corazza di 200 mm. ma ogni brigata dispone pure di moderni missili quali gli americani TOW e Dragon, i francesi SS-11, i tedeschi Cobra ed i sovietici Sagger (catturati all'Egitto). Per eliminare la dipendenza dall'estero di queste armi di cui sono necessari grossi quantitativi, l'industria israeliana ha recentemente messo a punto un missile anticarro, il Picket cli costo relativamente basso e dotato di un sistema d i controllo molto efficiente. Esso è stato realizzato in base ai concetti deJla dottrina tattica israeliana, secondo i quali il fante necessita d i un'arma leggera, molto precisa, idonea ad impegnare principalmente i veicoli trasporto truppe avversari e ridurre così il più possibile il supporto della fanteria ai carri armati; ciò non esclude naturalmente la sua possibilità di contrastare questi ultimi.


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Il Picket consiste di un corto tubo di lancio corredato da congegni di puntamento e sparo e che contiene un razzo a carica cava nel cui interno si trova un'unità di controllo giroscopica. Il tiratore, una volta presa la mira, aziona una prima carica di lancio la quale, alla fuoriuscita del razzo, ne accende una seconda che gli imprime una velocità supersonica e fa aprire tre alette direzionali; il sensore giroscopico rileva ogni deviazione della traiettoria e la corregge intervenendo sulle alette. Il peso complessivo dell'arma è di 6 kg. e la sua gittata è di 500 metri. La difesa antiaerea è basata su cannoni leggeri a tiro rapido da 20, 30 e 40 mm. e su sistemi d'arma Vulcan/Chaparral a canne multiple rotanti da 20 mm., più della metà dei quali montati su veicoli blindati Ml13. La fanteria inoltre è dotata del missile portatile americano Redeye SAM precedentemente illustrato. La Marina

Il genere di guerra che Israele è stato costretto a condurre nella sua ancor breve storia e le scarse risorse iniziali; lo hanno indotto ad orientarsi sul potenziamento delle forze terrestri ed aeree, limitando quelle navali al solo compito di difesa delle coste con mezzi leggeri e poco costosi. Dopo l'indipendenza, i pochi motoscafi erano stati sostituiti da unità da guerra obsolete provenienti dai residuati bellici di diversi paesi; nei suoi primi anni di vita la flotta israeliana era costituita da quattro vecchi cacciatorpediniere, due vecchi sommergibili, un battello costiero ex-germanico, tre battelli da sbarco ex-americani ed una dozzina di motovedette, che non le permettevano di competere, sia per la quantità e qualità di naviglio, che per il superato armamento, con le forze navali avversarie, principalmente .. ' egiziane. Il 1967 fu un anno decisivo per quanto riguardava i concetti d'impiego della marina ed i mezzi dei quali doveva essere dotata. Durante la guerra dei Sei Giorni, una flottiglia israeliana aveva effettuato il blocco di Port Said: una motovedetta egiziana ancorata nel porto, con un solo missile (il sovietico nave-nave SSN-2) colpì ed affondò la nave ammiraglia nemica, il cacciatorpediniere Eilat. Questo episodio, il primo della storia navale, dimostrò che un battello di piccole dimensioni, con un equipaggio di pochi uomini, ma dotato di qt1este nuove armi, poteva avere il sopravvento ed affondare con relativa facilità navi di dimensioni molto maggiori;


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causò anche la revisione generale (e non soltanto israeliana) delle dottrine tattiche e strategiche. Lo Stato maggiore dell'IDF, di conseguenza, decise di ristrutturare la marina che avrebbe dovuto essere costituita in futuro da veloci navi di piccole dimensioni, il cui armamento principale doveva essere rappresentato da moderni missili nave-nave. Ed anche sul mare venne adottato il metodo di guerra terrestre, vale a dire che la miglior difesa sarebbe stata quella di attaccare le forze nemiche nelle loro acque. Nel corso degli anni settanta sono stati compiuti notevoli progressi nella ristrutturazione delle forze navali e, contemporaneamente, nell'elaborazione di nuove dottrine. L'attuale Marina Militare israeliana, con 9.000 effettivi, dei quali 3.300 coscritti, dispone di: - tre sommergibili diesel-elettrici tipo 206, costruiti dalla Vickers inglese, di 420 tonnellate in superficie e 600 in immersione, con otto tubi lanciasiluri da 21 pollici ed un sistema di lancio missili antiaerei Blowpipe; - due corvette classe Aliya da 850 tonnellate con propulsione combinata diesel-turbina che consente una velocità di 40 nodi; l'armamento è costituito da quattro missili SSM Gabriele due SSM Harpoon, due cannoni da 76 mm. OTO Melara e sei cannoni antiaerei Oerlikon da 35 mm.; sono anche predisposte per trasportare un elicottero e dotate di un sistema di lancio razzi Bofors da 375 mm. per ]a lotta antisommergibile; - quindici battelli veloci d'attacco classe Reshef da 450 tonnellate, velocità 36 nodi, armamento 4 SSM Gabriel e 8 SSM Harpoon, 2 cannoni da 76 mm., 2 da 20 mm. e 2 mitragliatrici da 12,7 mm.; - dodici battelli veloci d'attacco classe Sa'ar costruiti in · Francia, da 250 tonnellate, velocità 40 nodi, dotati di 8 o 6 Gabriel, alcuni con cannoni da 40 mm. ed altri con un cannone da 76 mm.; - due aliscafi con 2 Gabriel e 2 Harpoon; . - quarantatre motovedette costiere, armate con mitragliatrici Browing da 12,7 mm. e cannoncini Oerlikon da 20 mm.; - una decina di navi e battelli da sbarco per personale e veicoli. Il missile Cabriel, a carburante solido, è l'arma principale dèlla marina israeliana ed è stato costruito dall 'industria aeronautica nazionale a partire dal 1966: ha una lunghezza di 3,35 mt., un diametro di 350 mm. ed una gittata dai 18 ai 36 km.; la testata


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esplosiva di 150 kg. è a scoppio ritardato che gli permette di penetrare nello scafo o nelle sovrastrutture della nave prima di esplodere. Per il sistema di guida esistono diverse versioni: con giroscopio ed altimetro interni, radio e radar; in una versione, l'arma ha installata sulla prua una piccola telecamera che consente all'operatore di scegliere il bersaglio nel caso di alternative e di controllare il missile fino al momento dell'impatto. L'Harpoon, costruito dalla MacDonnell Douglas, ha caratteristiche similari al Gabriel. L 'A vìazione Le prime attività aviatorie della comunità ebraica in Palestina erano state svolte clandestinamente dal Sherut Avir (Servizio Aereo) dell' Haganah, negli anni trenta, con la copertura di circoli privati, e principalmente da tre di questi: il Carme[ Club, il Flying Camel Club ed il Civilian Flying Club. Gli apparecchi, tutti monomotori civili, svolgevano soltanto sporadiche missioni di ricognizione per conto dell' Haganah. Nel 1947 lo Sherut Avir fu in grado di svolgere azioni di più ampio respiro con un pugno di aerei civili del tipo Taylorcraft (americani) e RWD (polacchi) seguiti, poco prima dello scoppio della guerra d'indipendenza, da una dozzina di Auster (britannici), per un totale complessivo di 28 velivoli leggeri e disarmati. Contro di essi, le cinque nazioni arabe schierarono 131 aerei militari moderni dei quali 74 da combattimento (Spitfires) e 10 da bombardamento. I piloti dello Sherut Avir effettuarono numerose missioni di ricognizione e collegamento, e talvolta si trasformarono in bombardieri lanciando dalla cabina granate a mano od ordigni esplosivi fabbricati artigianalmente. Nei primi mesi del 1948, la sparuta aviazione ebraica venne rinforzata da una quarantina di apparecchi di provenie~za americana, i Dragon Rapide, i Norseman ed i Piper Cub tutti progettati per uso civile. Malgrado la schiacciante superiorità nemica, molti di questi velivoli riuscirono a sopravvivere all'impari confronto adottando una particolare tattica difensiva. Il metodo per evadere la caccia avversaria era di effettuare una rapida picchiata, individuare un albero o una casa ed incominciare a volargli attorno in stretti circoli, manovra che non poteva essere compiuta dai più veloci cacciatori e che, per la differenza di consumo di carburante erano costretti, dopo un certo tempo, a ritornare alla base.


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Il 27 maggio 1948, dopo la creazione dello Stato d'Israele, lo Sherut Avir si trasformò in forza armata regolare la Che! Ha'Avir ereditando le macchine e gli uomini e continuando ad usarli nello stesso modo con la sola integrazione di una dozzina di Avia. S-199 brutta copia del Messrschmitt 109, costruita in Cecoslovacchia, i quali formarono una nuova unità, la 101 a squadriglia che il 3 giugno abbattè due bombardieri egiziani conseguendo così la prima vittoria aerea dell'aeronautica israelia na. Altri aerei militari, dei modelli più svariati, vennero acquistati, ufficialmente o con sotterfugi, in diversi paesi. Alla fine della guerra, smobilitati i piloti volontari giunti da ogni parte, si pose il problema di costituire una forza aerea degna di questo nome, con macchine efficien ti, scuole di volo ed attrezzature aeroportuali. Ma la maggioranza dei membri del Knesset sosteneva che la prima difesa di Israele era rappresentata dalle forze di terra, e la quasi totalità degli stanziamenti venne destinata all'approvvigionamento di mitragliatrici, artiglierie e carri armati. Soltanto nel 1951 fu autorizzato l'acquisto di 25 Mustang dalla Svezia e 60 Mosquito dalla Francia, che pur risultando utili, stavano ormai per essere surclassati dagli aerei a reazione in servizio in tutte le maggiori forze aeree del mondo. L'apparizione, nel 1953, dei primi caccia MiG-15 nell'aviazione egiziana, convinse le autor ità responsabili a rivedere le loro opinioni sulle forze aeree ed a dotarle dei migliori mezzi possibili per compensare con la qualità la scarsezza numerica. La realizzazione del nuovo programma aeronautico fu opera del comandante della Che! Ha'Avir, Dan Tolkovski, un sudafricano che aveva servito nella RAF durante la seconda guer ra mondiale. Egli svolse la sua attività di rinnovamento e potenziamento secondo alcuni principi fondamentali che non vennero mai più modificati: 1 - Israele non poteva permettersi una varietà di velivoli specializzati per ruoli militari. Quello di cui il paese necessitava era una certa quantità dei migliori aerei plurimpicgo dis ponibili sul mercato internazionale. I bombardieri erano da scartare. Gli intercettori non erano accettabili; le loro funzioni dovevano essere svolte da cacciatori capaci di battersi contro altri cacciatori ma in grado d i funzionare anche come caccia-bombardieri. Per esempio, Tolkovski, in seguito, resis tette alle pressioni per acquistare gli intercettori "Mystère IIC", immediatamente disponibili, ed aspettò invece i "Mystère IV" capaci di svolgere diversi tipi di missione. 2 - Tolkovski r iteneva che l'obiettivo primario in una futura guerra


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era quello di distruggere la forza aerea nemica, se possibile, nelle prime ore, quando questa si trovava ancora a terra. Allora, e soltanto allora, l'aviazione doveva rivolgere la sua attenzione a missioni d'attacco e ricognizione in appoggio alle forze terrestri. 3 - Quello che contava nell'opinione di Tolkovski era il numero degli aerei efficaci e non quello totale degli aerei in organico. La manutenzione ricevette la più alta priorità. I tempi di rifornimento vennero ridotti in misura impressionante. Nella guerra dei Sei Giorni (e di nuovo nel 1973), dal momento in cui un aereo atterrava dopo una missione, al momento in cui ritornava in volo rifornito di carburante, munizioni e bombe, trascorrevano soltanto dai sette ai dieci minuti questo all'epoca nella quale l'aeronautica militare USA andava orgogliosa di un tempo di rifornimento di venti minuti. Gli egiziani, da parte loro, per la stessa operazione impiegavano dalle tre alle quattro ore. 4 - Secondo Tolkovski, un paese con risorse limitate doveva avere un vantaggio qualitativo. Perciò egli stabilì gli "Standards" per i piloti, probabilmente i più rigidi del mondo. La percentuale di seleiione dei candidati piloti era astronomica.... 5 - I piloti venivano mantenuti sul filo del rasoio con un costante addestramento. Tolkovski sviluppò un corpo di personale di volo che era uguale soltanto al meglio della Luftwaffe nella Seconda Guerra Mondiale. Il paragone diventa ancora più valido quando ci si riferisce all'introduzione della formazione di combattimento di due aerei, basata sul modello della Luftwaffe e che, sebbene piccola, era più funzionale delle pesanti formazioni egiziane di otto o più apparecchi. Un pilota poteva attaccare un velivolo nemico sicuro di avere le spalle coperte dal suo compagno di sezione. Una formazione di due aeroplani poteva anche manovrare più prontamente senza pericolo di collisione 36.

Con questi criteri e con il susseguirsi di ottimi apparecchi, dal Gloster Meteor britannico, ai francesi Ouragan, Mystère, Vautour, Fouga Magister e Mirage, le forze aeree israeliane sostennero brillantemente il confronto con le aviazioni avversarie dotate di velivoli moderni e superiori di numero, e ne uscirono vittoriose sia nel 1956 che nel 1967. Dopo la guerra dei Sei Giorni, mentre l'Unione Sovietica rimpiazzava le perdite arabe con nuove forniture di MiG-21 e Sukhoi Su-7, il governo francese pose l'embargo su tutto il materiale di volo destinato ad Israele. 36 M. RUBINSTEIN E R. GOLOMAN: The lsraeli Air Force Story, Steimatzky's Agency Ltd., Tel Aviv 1979, pp. 67, 68.


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A salvare la pe ricolosa situa zione durante la guerra d'attrito voluta da Nasser negli anni seguenti, intervennero gli Stati Uniti con la fornitura di aerei da combattimento F-4 Phantom ed A-4 Skyhawk, da tr asporto C-1 30 Hercules ed elicotteri Sikorsky S-65. Contemporaneamente, allo scopo di elimina re, a lmeno in parte, la dipendenza dall'estero delle fo rniture per la sua aviazione mili tare, Israele tramite agenti segreti, riuscì a procurarsi i disegni dei motor i e de lle strutture dei Mirage, e dal 1971 incominciò a costruirli segretamente denominandoli Nesher (Aquila). Poiché la loro apparenza esterna era identica a i Mirage francesi, nessuno, al di fuori dell'lsraeli A ir Force e dell'lsraeli Air lndustries seppe che esis teva una versione israeliana di questi apparecchi. Il passo successivo fu la progettazione di un velivolo con la s truttura del più recente Mirage V dotato però del motore che equipaggiava il Phantom a merica no; questo nuovo modello, ch iamato K fir (Leoncino), avrebbe avuto (come in effetti ebbe) le seguenti cara tteristiche: velocità massima Mach 2.3, velocità di crociera 630 miglia orarie, autonomia 1.500 miglia, armamento 2 cannoni da 30 mm. più varie combi nazioni di missili a ria-aria, bombe e razzi. L'appronta mento del nuovo aereo fu ritardato dallo scoppio del quarto conflitto ara bo-israeliano, nel 1973, che mise a dura prova l'IDF e, specialmente, le forze aeree. Durante la guerra d'attrito l'Unione Sovie tica aveva fornito agli arabi sofisticate armi ant iaeree, missili e cannoni di vario tipo. La combi nazione del SAM-6, del sistema d'arma ZSU-23-4 e del SAM-7 portatile (già illustrati precedentemente) ebbe un effetto mic idiale s ull'aviazione israeliana che subì gravi perdite. La crisi fu superata dall 'interve nto a mericano che inviò immediatamente aerei di rimpiazzo, armi e munizioni, e particolarmente utili, apparecchiature e lettroniche per le contromisure nei riguardi dei missili SAM. Dopo il 1973, oltre alla messa in servizio del Kfir, la Chel Ha' Avir ha acquistato i nuovi F-15 ed F-1 6 costruiti dagli americani per far fronte a i MiG-23 e MiG-25 sovie tici. Nel 1981, otto F-16 israeliani, con a bordo ciascuno due bombe da 900 kg., con un volo di 1.000 km., hanno bombardato e d is trutto il reattore nucleare iracheno di Osirak. La strada dai p r imi Taylorcraft e RWD agli F-1 6 è stata lunga e piena di difficoltà, ma è fuori di dubbio che la Chel Ha 'A vir è la forza aerea più esperta e combattiva oggi esistente; la sua linea di battaglia è la seguente:


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECNICA, DOTTRINALE

30.000 effettivi (7.000 coscritti, in maggioranza addetti alla difesa controaerea), 37.000 sui ruoli di mobilitazione; -634 aerei da combattimento F-4, F-15, F-16, Mirage e Kfir, suddivisi in 41 squadriglie intercettori, da combattimento e ricognizione; - un'unità trasporti con Boeing 707, C-130, C-47, KC-707; - circa 150 elicotteri, principalmente CH-53D, BELL 206, Beli 212 e Hughes SOOMD; - 15 battaglioni SAM dotati di HAWK potenziati. Per concludere la breve rassegna dell'organizzazione militare israeliana, vorremmo ripetere le parole del generale Allon che le IDF, fin dalla loro creazione, hanno vinto tutte le guerre ma hanno sempre perso la pace: esse infatti, anche dopo l'ultima guerra dello Yom Kippur, sono state costrette a mantenersi sul piede di guerra con un grave spreco di risorse e di vite umane, con un considerevole danno per l'economia nazionale, e sono ancora impegnate a presidiare Ja parte meridionale del Libano per impedire la ripresa degli attentati terroristici dei palestinesi, ma in una situazione gravida di minacciose incognite. c. La Svizzera Nel XIII secolo, i contadini delle valli di Uri, Schwiz e Unterwalden si unirono in una lega di uomini liberi in una terra libera e dopo una lunga lotta che culminò nella battaglia di Morgarten dove venne bloccato e distrutto un esercito austriaco, si liberarono dal dominio absburgico. Questa lega fu il primo nucleo della Confederazione Elvetica, l'unico stato che per secoli, ad eccezione del periodo napoleonico, non ha mai subito invasioni straniere ed è rimasto tradiziona.l mente neutrale sebb,ene abbia fornito fino ai primi decenni del secolo scorso i più rinomati reparti di mercenari di tutta Europa. Il Congresso di Vienna sancì la sua condizione di Paese neutrale ed il costituirsi delle unità nazionali italiana e tedesca, che la fecero trovare rinserrata fra quattro forti potenze, le fecero maggiormente sentire il bisogno di mantenersi rigidamente neutrale per presen1are la propria unità e per conservare la propria caratteristica di paese necessario all'equilibrio europeo. Così fu anche durante i due conflitti mondiali, grazie all'ospitalità offerta alle pacifiche istituzioni internazionali come luogo per esse più adatto.


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Per sostenere la sua posizione di neutralità, la Svizzera s1 e sempre basata su di una politica militare strettamente difensiva che prevede una forza permanente di 1.500 ufficiali e sottufficiali istruttori di carriera e 25.000 coscritti, ma che le consente di mobilitare in 48 ore un'esercito di altri 600.000 uomini perfettamente addestrati e modernamente armati: un esercito che, in proporzione alla grandezza del territorio ed al numero di abitanti, è il più forte d'Europa. L'organizzazione militare elvetica è l'unica al mondo che permette ai suoi soldati di tornare alle proprie case, dopo il servizio di leva, portando con sè il fucile e l'equipaggiamento, compresa una dotazione sigillata di munizioni, ed è l'unica (imitata in parte da Israele), che mantiene costanti rapporti con i suoi componenti per trent'anni della loro vita, non solo per tenerli aggiornati sui nuovi metodi di guerra e sulle nuove armi, ma anche per farli sempre sentire parte attiva dell'indispensabile istituzione preposta alla difesa del paese. Gli esperti internazionali di cose militari dicono: La Svizzera non ha un esercito. La Svizzera è un esercito. Un esercito di cittadini che hanno fatto una scelta ben precisa, convinti che la neutralità ha un senso soltanto se è una neutralità armata. La strategia svizzera è basata essenzialmente sul concetto di deterrenza attraverso un palese e costante stato di disponibilità del suo apparato militare. L'intero esercito può essere mobilitato ed approntato per il combattimento in unità mobili operative ed in posizioni difensive accuratamente preparate nel giro di 48 ore. Depositi di munizioni sono mimetizzati nei posti più disparati; nelle zone di territorio strategicamente più importanti si trovano enormi caverne, molte antiatomiche, scavate nella roccia, che possono ospitare e proteggere uomini, carri ed aerei; elementi di pista di metallo sono predisposti per ricostruire immediatamente le piste di decollo degli aeroporti danneggiati dall'offesa nemica; grandi ridotti, vere caserme nelle montagne, sono costruiti nelle Alpi e precisamente nella regione di Sargans a nordest, del Gottardo al centro, e nei pressi di St. Moritz a sudovest. Tutti gli accessi alla Svizzera sono preparati per essere demoliti, e demolizioni sono state predisposte per distruggere tutti gli impianti industriali di vitale importanza e tutte le gole più strette, in modo che ogni potenziale aggressore sia consapevole che la conquista della Svizzera risulterebbe estremamente costosa e che le principali risorse del paese potrebbero essere distrutte prima di essere occupate.


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L'EVOLUZIONE ORGANICA, TECN ICA, DOTTRINALE

La struttura difensiva elvetica ha, al suo vertice, uno dei sette membri del Consiglio Federale (l'organo esecutivo del governo) con l'incarico di ministro, o capo, del Dipartimento Federale della Difesa, assistito da un piccolo Stato Maggiore. L'amministrazione è suddivisa fra gli enti federali e cantonali: la Confederazione provvede ad armare equipaggiare ed organizzare le Forze Armate, a nominare gli ufficiali ed a prendere le decisioni operative in caso di emergenza; i Cantoni si occupano del reclutamento delle unità che, per quanto possibile, anche a causa della diversità delle lingue, devono essere formate da uomini dello stesso Cantone, e delle forniture delle armi, equipaggiamenti e mezzi, a spese della Confederazione. In tempo di pace non esiste un comandante in capo; in tempo di guerra o di emergenza nazionale, le due Camere dell'Assemblea Federale si riuniscono per eleggere il Comandante delle Forze Armate che diventa l'unico ufficiale investito del grado di generale. Il servizio militare è universale ed obbligatorio per tutti i cittadini maschi abili fisicamente dall'età dai 20 ai SO anni. Le donne dai 19 ai 40 anni possono prestare servizio volontario con incarichi complementari e per brevi periodi. Ogni classe di cittadini che raggiunge l'età di 20 anni serve per quattro mesi nelle scuole reclute e nelle unità operative per l'addestramento basico e di reparto; al termine del corso viene assegnato all'unità nella quale verrà chiamato a prestare servizio e rinviato alla vita civile che interromperà periodicamente per brevi cicli operativi di aggiornamento. Il servizio militare è suddiviso in tre classi secondo l'età. Auszug (Attivo) dall'età dai 20 ai 32 anni: gli uomini di questa classe sono tenuti a ritornare alle armi tre settimane all'anno per ulteriore addestramento, ma dopo i 28 anni sono di solito esclusi gli uomini al di sotto del grado di sergente. Landwehr gli appartenenti alla quale, dell'età dai 33' ai 42 anni, sono chiamati per due settimane ogni due anni. Landsturm, dai 43 ai SO anni, nella quale è prescritto un periodo di due settimane soltanto per i sottufficiali. Per gli ufficiali ed i piloti sono stabiliti corsi più lunghi ed intensi. Non esistono scuole a llievi ufficiali: ogni soldato può far carriera fino agli alti gradi se ne ha la capacità e le attitudini; la recluta che viene selezionata per diventare ufficiale non può rifiutare; se in seguito decide di rimanere a tempo pieno nell'esercito come istruttore, viene assunta con contratto rinnovabile di anno in anno.


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La Confederazione, con 6.370.000 abitanti, spende per la difesa l'l,8% del suo prodotto nazionale lordo di circa 196 miliardi di franchi. Le truppe di difesa sono suddivise nelle seguenti specialità: fanteria, fanteri a meccanizzata, artiglieria, aeronautica, difesa controaerea, genio, comunicazioni, servizio medico, servizio veterinario, servizio logistico, difesa civile. L'ordine di batta glia comprende: -3 Corpi d'Esercito campali, ognuno s u 2 divisioni di fanteria ed 1 divi sione fanteria meccan izzata; - 1 Corpo d'Esercito da montagna con 3 divi sioni di fanteria; 17 brigate indipendenti: 11 di fanteria da fronti e ra, 3 da fortezza e 3 da ridotto; - unità indipendenti: 3 reggimenti d'artiglie ria pesante, 2 reggimenti genio, 2 reggimenti comunicazioni, 1 battaglione autoblindo. La Divisione di fant. eria è ordinata su tre reggimenti di fanteria, due r eggimenti d'artiglieria, un battaglione da r icognizione, uno di difesa controaerea, uno del genio e d uno comuni cazioni. Il reggimento di fanteria è composto da tre ba ttaglioni fucil ieri ed uno di fante r ia; i b attaglioni fucilieri comprendono tre compagnie fucilieri, una compagnia fucilieri pesanti ed una compagnia di s tato maggiore; il battaglione di fanteri a comprende una compagnia di stato maggiore, una compagnia informatori, una compagn ia controcarro, una di difesa antiaerea ed una granatieri. La Divisione di fante ria m eccanizzata è ordinata su due reggimenti di fanteri a montati su veicoli blindati traspo rto truppe, un reggimento corazzato costituito da tre battaglioni carri ed uno esplorante corazzato; i s upporti sono i medesimi delle divisioni di fanteri a, ma l'artiglieria è dotata d i pezzi semoventi. L'a rmamento individuale del fante è rappresentato dai fu cili SIG 510 cal. 7,62 mm. NATO e SIG 530 d'assalto cal. 5,56 mm.; le mitragliatrici sono le M-5 1 cal. 7,5 mm. derivate dalle MG42, e Je Browning M2HD da 12,7 mm. montate sui mezzi b lindati e corazzati. I mortai (3000 pezzi) sono da 81 e 120 mm . L'artiglieria comprende 1.000 cannoni e obici da 105 e obici da 155; 260 obici semoventi da 155 mm.; 2.000 cannoni anticarro da 90 mm. e da 106 senza r inculo; 20.000 lanciarazzi da 83 mm.; 800 missili guidati Dragon e Bantam; 700 cannoncini antiaerei da 20 mm. e 300 da 35 mm. I veicoli de ll e unità meccanizzate sono: 325 PZ-55 (Centurion), 150 PZ-61 e 340 PZ-68 (di fabbricazion e svizzera con pezzo da 105/51); 1250VTTM113.


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L'aviazione, con 334 aerei, è ordinata su: - tre reggimenti aerei che comprendono 12 squadriglie da combattimento e attacco al suolo, dotate, in maggioranza, di Hunter F-58/T68; - 4 squadriglie da combattimento con F-SE/F: 2 squadriglie intercettori con Mirage IIIS/BS; I squadriglia da ricognizione con Mi rage IIIRS; - 4 squadriglie da collegamento; 4 squadriglie elicotteri Alouette II/III; - una brigata aerea con tre reggimenti aviotrasportati, 1 compagnia paracadutisti, I gruppo aerei leggeri; - una brigata base aerea con tre reggimenti; - una brigata difesa aerea con un reggimento missili superficie-aria su due battaglioni (ognuno con 32 Bloodhound) e sette reggimenti controaerei con cannoni da 20 e 35 mm. - tre reggimenti comunicazioni; - un reggimento logistico. Nel suo rapporto del 29 settembre 1975 all'Assemblea Federale, il Consiglio Federale ha riaffermato e precisato i principi basilari della difesa nazionale negli anni ottanta: [...] L'inserimento dell'esercito nella concezione della difesa integrata è essenzialmente definito dai seguenti principi basilari: - l'esercito, nel suo assieme, ha da compiere una missione difensiva; - esso deve perciò prepararsi, in modo univoco, al combattimento sul territorio nazionale; - una collaborazione operativa, in tempo di pace, con altri Stati non è ammessa per ragioni di politica di neutralità. Tuttavia, se la Svizzera dovesse venire coinvolta in un conflitto, potrebbe essere considerata una tale collaborazione con l'avversario dell'aggressore. Nell'ambito dei nostri obiettivi strategici ]'esercito ha per ~issione di: evitare la guerra; - condurre la guerra; - prestare aiuto alle autorità civili. Evitare la guerra median te prontezza di difesa significa dissuadere. L'esercito, elemento di forza al servizio della nostra strategia, contribuisce in modo decisivo alla dissuasione. L'effìcacia di tale contributo risiede nell'attitudine a raggiungere rapidamente un alto grado di preparazione al combattimento e a condurre una lotta tenace e di lunga durata. La dissuasione deve essere credibile già in caso normale, ma ancora cli più in caso di protezione della neutralità».


L'ERA NUCLEARE

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7. CONCLUSIONE

Termina qui la prima parte della storia de lle istituzioni militari, necessariamente sintetica poiché, per risultare completa, avrebbe richiesto decine di volumi. Avremmo voluto concludere con un ulteriore capitolo, destinato ad illustrare una loro integrale ed universale riforma intesa a trasformarle da forze di guerra in forze di polizia nel senso di tutela della pace, che lo J anowitz definisce in questo modo: L'apparato militare diventa una forza di polizia quando è continuamente preparato ad agire facendo il minimo uso della forza e ricercando sostanziali relazioni internazionali piuttosto che la vittoria, poiché ha assunto un aspetto militare protettivo 37.

Nell'iniziale evoluzione delle Nazioni Unite vi sono state numerose discussioni sulla possibilità di una forza militare mondiale per rinforzare le decisioni politiche e legali di questo organismo supernazionale creato allo scopo primario di evitare le guerre. Questa avrebbe dovuto essere una forza reclutata e gestita direttamente sotto la giurisdizione delle Nazioni Unite come un passo verso il governo mondiale. La pressione delle relazioni internazionali più che i difetti organizzazionali di questo approccio hanno reso il concetto inoperante fin dal suo inizio. Un'altra iniziativa umanitaria, la Forza Multinazionale di Pace inviata in Libano per evitare spargimenti di sangue, ha avuto, alla luce degli avvenimenti succesivi, risultati purtroppo non corrispondenti alle aspettative. Per questo, ·l'ultimo capitolo di questa parte non è stato scritto.

Carro israeliano Merkava. 37

M.

JANOWJTZ:

The Professional Soldier, Free Press, New York 1960, p. 418.



PA R TE

SE C OND A

L'EVOLUZIONE D'IDENTITA'



CAPITOLO

I

IL MILITARE NELLA STORIA DEI POPOLI

1. IL MILITARE DELL'ERA ANTICA

L'analisi dell'identità del militare nella storia della civiltà è un problema di carattere culturale ed ideologico, dedicato alla ricerca di quanto esso è stato importante per le comunità umane e di quanto queste sono state importanti per lui. Tale analisi parte necessariamente dalla preistoria in cui domina l'«uomo armato» impegnato in guerre selvaggie, fatte per vivere depredando, unico modo di esistere in tempi non sociali, per necessità di stato animalesco, e giunge al militare delle guerre nazionali dell'odierna civiltà, compiute sotto il controllo della pubblica opinione. Tra questi due estremi si riscontrano numerosi modelli di genere diverso uno dall'altro, e dai quali trarremo quelli più significativi e determinanti. Fino dalle sue origini, la società è sempre stata condizionata dalla forza che ha reso così potente e dominante l'uomo-guerriero nei confronti dei suoi simili. La trasformazione dell'individuo armato di sassi appuntiti e di clava in uomo guerriero, coincise con la nascita dell'organizzazione sociale, con la creazione della vita agricola ed urbana, per quanto rudimentale poteva essere. Il gruppo (famiglia o tribù) dipendeva dal guerriero, che con la caccia e la guerra ad altri gruppi, forniva la difesa ed il sostentamento (in unione con il contadino) all'intera comunità. Gli armati dei grandi imperi asiatici non si discostavano molto da quelli tribali: rappresentavano una somma di individui agli ordini di un sovrano dispotico sostenuto da una ristretta aristocrazia guerriera e dalla classe sacerdotale. Il primo e reale esempio di militare inteso come istituzione e come simbolo e strumento del potere, legittimo o illegittimo che fosse, si ebbe soltanto con il nascere della polis greca. Le forme politiche ordinate e compatte, imposte dalla ristrettezza dei confini delle città-stato, si rifletterono sull'organizzazione militare, con


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L'EVOLUZIONE D'IDENTITA'

armi, organici, sistemi tattici e disciplina molto migliori dei precedenti, con una conseguente e netta presa di coscienza di tutti coloro che ne facevano parte. L'esercito della polis non era né un obbligo imposto ai sudditi da un monarca assoluto, né una combinazione di mercenari. Ogni cittadino era consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri, conscio di poter trovare la sua sicurezza soltanto nella comunità. Leggi e costumi lo educavano all'amor di patria, escludendo dall'onore di portare le armi solo gli schiavi (salvo casi eccezionali) e gli indegni. Tutti combattevano insieme, nelle file dello stesso esercito, con un fine comune, con uguale fatica e identico rischio. Nella precaria situazione economica, su terreni poveri e con le popolazioni in continuo aumento, in cui si trovavano le comunità della Grecia post-minoica, emersero due città: Sparta e Atene. Sparta offrì un interessante esempio di una società dedita interamente alle pratiche guerriere, che fece dipendere la sua sopravvivenza dalla subordinazione di quasi tutte le altre attività all'efficienza militare, trasformandosi così in uno stato-caserma. A Sparta erano spartiati (guerrieri) gli omoioi, cittadini con pieni diritti, ed i perieci, i sudditi liberi; gli iloti, servi della gleba, di solito fungevano da attendenti portando il pesante armamento degli opliti ed i viveri, e venivano incorporati nelle unità combattenti soltanto in caso d'emergenza. Il cittadino era considerato uno spartiata fin dalla nascita, tanto è vero che i neonati gracili o deformi venivano immediatamente eliminati. L'educazione dei giovani era tutta dedicata allo scopo di produrre sempre maggiori e migliori combattenti. Dall'età di sette anni i bambini venivano educati dallo stato con un intensissimo addestramento fisico che comprendeva flagellazioni annuali in cui veniva premiato il più resistente al dolore. ' L'educazione intellettuale veniva invece limitata. Dai vent'anni in poi, quando iniziava l'obbligo del servizio militare, i giovani erano ammessi in piccole comunità di una quindicina di elementi nelle quali si dormiva e si mangiava insieme, ciascuno portando un contributo mensile in viveri. A ventiquattro anni, il guerriero entrava nei ranghi degli opliti. A trenta la vita comunitaria terminava ed il cittadino, sempre mobilitato fino ai sessant'anni, poteva partecipare alle assemblee e costituirsi una famiglia; per i primi vent'anni di servizio il guerriero faceva parte dell'esercito di campagna, poi di quello territoriale destinato alla difesa della città.


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Anche le donne spartane ricevevano un intenso addestramento fisico, ma più per scopi genetici che strettamente militari, dato che non combattevano. La disciplina era ovviamente severissima: il trattamento infamante dei vili colpiva anche le loro famiglie ed ai guerrieri sconfitti era proibito il ritorno in città. Non esisteva il soldo, ma saltuariamente, venivano distribuiti donativi e premi, dato che lo stato provvedeva al mantenimento ed all'equipaggiamento degli uomini. I comandi erano stabiliti dallo stato che nominava i polemarchi, capi delle cinque more che costituivano la falange spartana, e gli ufficiali inferiori, i penteconteri e gli enomotarchi. Contrariamente alle altre città, la direzione politica era distinta da quella militare: il comando militare era esercitato da uno dei due re, mentre all'altro era affidato il potere politico. Sparta produsse la migliore fanteria pesante del mondo ellenico, forse ancor più temuta dai suoi vicini che non la fanteria pesante svizzera di duemila anni più tardi. Le sue vittorie sugli eserciti delle altre città-stato greche, furono le vittorie di una forza regolare permanente su milizie cittadine, ]e vittorie di uno stato organizzato primariamente per la guerra sugli altri che non lo erano. Ma il prezzo che dovette pagare per l'elevato livello di efficienza bellica fu molto pesante, come spesso accade nei casi dove si cer cano soluzioni militari a problemi politici e sociali. Gli irrequieti e turbolenti sforzi creativi in ogni parte della Grecia, la lasciarono nella sua isola militaristica. La vittoria sugli ateniesi nella guerra del Peloponneso la costrinse a sparpagliare la sua élite di spartiati su tutte le aree sottomesse. La sua sconfitta da parte del tebano Epaminonda, a Leuttra, nel 371 a.C. (largamente dovuta al nuovo ordine obliquo di immensa importanza futura) la ridusse a niente di più che un'arcaica reliquia destinata a svanire nell'oscurità. Ad Atene, come in altre città-stato dell'Ellade che non avevano scelto una soluzione militare ai problemi della popolazione, la guerra era una tragica interruzione nella vita dei comuni cittadini. L'addestramento militare cominciava a sedici anni; fra i diciotto ed i venti i giovani svolgevano servizio ai confini dello stato o in campagna; in seguito potevano essere richiamati per classi d'età, sia per gli addestramenti, sia per la guerra, fino ai sessant'anni. In caso di mobilitazione generale, venivano scelti, di massima, uomini fra i diciotto ed i quarant'anni. La divisione in classi, attuata da Solone, nominato arconte nel 594 a.C., si rispecchiava nell'erga-


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nica militare: i pentacosiomedimni, cioè coloro che avevano una rendita superiore a 500 misure di grano ed i cavalieri (da 300 a 500 misure) fornivano la cavalleria e la fanteria pesante (opliti), gli zeugiti (coloro che potevano mantenere un paio di buoi), prestavano servizio soltanto come opliti, mentre i teti (i lavoratori dipendenti con rendita inferiore a 150 misure), combattevano come fanti leggeri. Nei casi di estrema necessità, i teti venivano .equipaggiati come opliti, e come tali potevano essere arruolati i meteci (stranieri residenti) e persino gli schiavi. Certi corpi speciali, per esempio di arcieri, potevano essere costituiti da mercenari. Nelle prime tre classi venivano scelti gli ufficiali; nelle prime due l'arconte polemarco, cioè il comandante in capo. Le classi più ricche venivano quindi a contribuire alle spese militari proporzionalmente al loro censo, dato che dovevano equipaggiarsi con cavalli e con armamento pesante. La disciplina era fondata sulla ragione e l'amor patrio dei cittadini. La necessità del conflitto era pubblicamente discussa. In caso di guerra tutti i cittadini fra i venti ed i quarant'anni erano tenuti a presentarsi ai tassiarchi, che sceglievano o sorteggiavano gli uomini da mobilitare. Chi si sottraeva all'obbligo militare o dimostrava viltà di fronte al nemico era punito con l'infamia, cioè il disprezzo dei concittadini, una pena che in una comunità così ristretta, era forse peggiore della morte. Questa era applicata solo ai traditori. Chi moriva fuggendo veniva lasciato insepolto. I soldati valorosi erano premiati con avanzamenti di grado, con il pubblico elogio, con il conferimento di corone, cavalli, armi d'onore e privilegi nella spartizione delle prede. I caduti ricevevano solenne sepoltura ed i loro figli erano mantenuti ed educati a cura dello stato che forniva loro armi ed equipaggiamento quando compivano diciotto anni. Anche se il soldato doveva provvedere al suo equipaggiamento, già nel V secolo ad Atene veniva corrisposto il soldo, un'indennità viveri che era doppia per i cavalieri e quadrupla per gli ufficiali. . Ogni anno, dopo la decadenza del potere dell'arconte polemarco (V sec.) all'assemblea del solstizio d'estate, erano scelti dieci strateghi che si alternavano al comando delle forze armate, gli ipparchi, che comandavano la cavalleria, ed i tassiarchi, ufficiali subalterni della falange. A meno che l'assemblea non nominasse uno degli strateghi comandante in capo, essi esercitavano il comando a turno per un giorno. Dalla metà del IV secolo i compiti furono suddivisi: uno stratega per le spedizioni fuori territorio,


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uno per la difesa territoriale, uno per la sorveglianza delle coste, uno per gli arsenali, uno per la marina, uno per l'intendenza, uno per i mercenari. In ogni caso, lo stratega più importante era quello per le spedizioni esterne, tanto che ebbe un predominio politico eccezionale, anche perché era indefinitamente rieleggibile. Pericle, per esempio, fu stratega in continuazione dal 454 al 430 a.C. Il principio elettivo per la nomina degli ufficiali apparirà di nuovo negli eserciti della Roma repubblicana e le sue vestigia sopravviveranno fino al tempo dell'impero. Per concludere questa breve analisi, si può affermare che, ad eccezione di Sparta, il guerriero greco, benché fosse tenuto ad essere disponibile per il servizio militare dai venti ai sessant'anni, rimaneva sempre ed essenzialmente un civile. Le condizioni del guerriero romano erano differenti. Roma era sorta dalla necessità di costituire un'unità più vasta e complessa che non fosse quella familiare per far fronte ad un quasi perenne stato di guerra e che determinò, fin dalle origini, la struttura della città e dello stato, ed influì sulla vita: sociale in genere. Quando i Ramni - una delle tribù dei Latini - piantarono le loro tende sulle rive del Tevere, su uno dei sette colli, furono subito circondati dai Tizii ostili, e si accese la prima guerra. Roma così, per sostenersi ed ingrandirsi, dovette, fino dai primi giorni della sua origine, combattere e si può dire che Romolo, creando la città, creò la legione. La legione e lo stato, nati insieme, ebbero lo stesso sviluppo, la stessa potenza, le stesse rivoluzioni. Per cinque secoli le regole originarie della legione restarono immutate: nessun mutamento né nell'organizzazione né nella disciplina. Il titolo di miles era onorifico e non veniva concesso alle ultime classi del popolo ma a quelle che possedevano una certa fortuna; non , poteva portare le armi se non colui che avendo un patrimonio da difendere e partecipando alla formazione delle leggi, sentiva il diritto ed il dovere di farli rispettare. Erano quindi esclusi dal servizio militare i servi, i liberti, i forestieri e gli infami. Cittadini nei campi come nelle città, animati dal più grande amore per la loro patria e la loro libertà, sottomessi alle leggi dello stato come agli ordini dei loro generali, sobri ed efficienti nei campi come nelle spedizioni militari, i romani pas~avano dai lavori dell'agricoltura a quelli della guerra con semplicità e naturalezza. Essi erano convinti che i loro interessi erano intimamente legati alla conservazione ed alla prosperità del governo libero al quale essi stessi partecipavano e questa convinzione li rendeva invincibili.


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L'obbligo del servizio durava dai 17 ai 45 anni (juniores) nell'esercito campale, e dai 46 ai 60 anni (seniores) in quello a cui restava affidato l'ordine entro le mura della città. I cittadini dovevano provvedersi di armi a loro spese; da qui la loro suddivisione nelle diverse armi rispondeva alle diverse classi sociali cui appartenevano per censo. Le legioni venivano raccolte per leva generale. Vi era anche un certo numero di veterani (evocati) che si arruolavano senza attendere la coscrizione, e fra loro si nominavano i centurioni. Mario introdusse un esercito regolare a lungo servizio nel quale ogni uomo veniva trattenuto per venti anni. Il legionario della tarda repubblica e del primo impero non era un mero mercenario: serviva per la paga (introdotta da Mario) ma benché questa fosse scarsa, raramente si dedicava al saccheggio. Il bottino veniva diviso fra tutti ed era incrementato da donazioni. Benché il soldato dovesse pagarsi il vitto (quasi interamente vegetariano) la paga era sufficiente per vivere ed anche per risparmiare, specialmente allo scopo di garantirsi un dignitoso funerale, al quale ogni buon romano ambiva particolarmente. La legione era diventata un'unità permanente e compatta verso la quale era impegnata, almeno in parte, la fedeltà del soldato. Da tempo era cessato il giuramento di fedeltà al comandante: Mario lo aveva trasferito alla repubblica, e più tardi sarebbe stato trasferito all'imperatore. La legione era anche una comunità morale con uno spirito di corpo pari a quello dei moderni reggimenti, nella quale l'abitudine all'obbedienza era stata sviluppata da un rigido codice di disciplina. Le punizioni includevano la pena di morte per diserzione, ammutinamento ed insubordinazione, bastonature per furto, falsa testimonianza ed autolesionismo. Era prevista anche la degradazione pubblica e le punizioni collettive ad intere unità, decimate mediante l'esecuzione di un uomo su dieci (scèlto a caso) o di un intero reparto. I romani della repubblica e del primo impero tenevano in alta considerazione il loro esercito ed i suoi comandanti ad ogni livello. Gli uomini di una certa educazione e posizione venivano investiti del grado di ufficiale, e specialmente quello di tribuno era il trampolino per una carriera politica dalla quale i più abili ed ambiziosi traevano vantaggio. L'esercito imperiale dei successori di Augusto, che servì da modello agli eserciti inglese, francese e spagnolo molti secoli dopo, rappresentò una nuova società; organizzata con la violenza e la


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conquista, e segnò l'estremo della separazione fra l'organizzazione militare e la società che la sosteneva. I militari imperiali non erano soltanto soldati ma strumenti politici interamente assorbiti nella struttura dell'organizzazione: tutto quello che risiedeva al di fuori di essa era esplicitamente servile ed inferiore. Essi facevano parte di un mondo distinto dalla società civile per le distanze, il genere di vita, l'origine sociale ed anche, sempre di più etnica dei suoi componenti, mondo che avrà un'evoluzione a parte durante i secoli dell'impero. I legionari, che dovevano essere necessariamente cittadini romani, vennero reclutati nell'Italia del nord e nelle provincie più romanizzate, ed il principio venne aggirato concedendo agli arruolati una cittadinanza che restava virtuale per la durata del servizio e non diventava effettiva, con tutti i diritti annessi, che dopo il ritorno alla vita civile. Ma il continuo espandersi dell'impero trasformò l'esercito di cittadini con i suoi valori storici e tradizionali, in un esercito di mestiere che fu costretto ad inquadrare nelle sue file unità autoctone reclutate nei territori conquistati. L'ingresso nell'esercito dei vincitori non era per gli stranieri soltanto un mezzo per guadagnarsi la vita, ma vi avevano anche il loro peso l'attrattiva di una civiltà ed il desiderio di entrare a farne parte. Ma pur appartenendo allo stesso esercito, l'identità del legionario imperiale ebbe due aspetti: quello dei dominatori e quello dei dominati. Quella del dominatore rappresentò l'ideale professionale, un'alternativa alla noiosa e sgradevole routine della vita militare in patria che, pur creando l'immagine del civilizzatore, fece considerare le terre e le persone al di fuori del suo mondo, come legittimato materiale di preda. Ma la classe militare dominatrice non era abbastanza numerosa per potersi occupare dei dettagli di governo delle provincie dell'impero, e fu costretta a creare una classe ausiliaria, un'organizzazione militare locale che funzionasse da cuscinetto fra i governanti ed i governati. I legionari ~ativi, tratti da zone al di fuori del campo di conquista o da gruppi selezionati all'interno di esso, si convinsero di essere stati scelti sulla base delle loro naturali qualità militari e si sentirono in una posizione di vantaggio rispetto agli altri nativi, i barbari indegni di servire nelle file imperiali, fedeli esecutori degli ordini dei loro comandanti, dai quali si aspettavano onore e successo piuttosto che imposizione. In effetti, i legionari del tardo impero non lottarono per un determinato ordine politico o sociale o per un preciso ideale, ma


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bensì per una certa persona. Non riconobbero nessuno se non il loro capo che li legava a sé alimentando grandi speranze; ma quando il loro capo fallì, non essendo in grado di mantenere le sue promesse, cambiarono bandiera. La situazione venutasi gradualmente ma inesorabilmente a creare, nella quale i pretoriani prima e le legioni poi, fecero e disfecero la successione imperiale in mezzo ad un succedersi di carneficine, rappresentò la fine del militare, elemento base dell'istituzione. Le forze civili, anche una riconosciuta aristocrazia, si erano ormai atrofizzate e l'autorità del Senato era ormai ridotta a zero. L'esercito che avrebbe dovuto rappresentare l'unica formazione capace di dar vita, o almeno dar forza, ad un'iniziativa politica atta a mantenere la sovranità imperiale, degenerò in un'accozzaglia di masse disorganizzate ed indisciplinate senza alcuna motivazione. Il legionario romano dovette soccombere al barbaro, segnando la scomparsa del militare ed il ritorno dell'uomo-armato.

2. IL MILITARE FEU DALE-ARISTOCRATICO

Il modello feudale-aristocratico è una base rilevante soltanto se visto come la descrizione delle condizioni dell'Europa occidentale e non completamen te applicabile all'emergenza storica dei militari in altre parti del mondo. Il Medioevo europeo si presentò come una socie tà militare e contadina insieme e precisamente implicò il carattere militare e guerriero della classe dominante e la struttura contadina della società dominata. Nel modello feuda le-aristocratico, i gruppi dirigenti civili e militari erano socialmente e funzionalmente integrati,, ed una rigida gerarchia delineava sia la fonte dell'autorità sia il prestigio di ogni membro dell'élite militare. Nascita, relazioni familiari e valori comuni, assicuravano ai militari l'impersonificazione dell'ideologia dei gruppi dominanti nella società. Il controllo politico era controllo militare perché esisteva un'unità di interessi fra i gruppi aristocratici e m ilitari. Diversamente dall'esercito imperiale romano, che aveva lasciato la società conquistata fondamentalmente immutata e si riteneva soddisfatto di una situazione atta a garantirgli un indiscusso monopolio di potere, l'élite feudale cercò di trasformare le istituzfoni in un'espressione sociale del potere e di possesso dei membri individuali della sua aristocrazia militare.


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L'organizzazione dominante rappresentò per il cavaliere medioevale una condizione dove la capacità militare fu tradotta in un chiaro e concreto pilastro nell'ordine sociale. Valore che per un militare corrispondeva a ricchezza terriera, efficienza che per un capo corrispondeva ad autorità politica. La guerra era considerata la naturale condizione dell'uomo e la società basata sui fattori che la governavano. Dopo l'epoca storica dei secoli bui nei quali dalle grandi selve della Germania era precipitata la barbarie a cancellare i segni della civiltà latina, il Medioevo si presentò come l'età in cui si venne a formare il comune substrato della civiltà europea che scoprì gli ideali della cavalleria e dell'onore, ma divise ancora una volta la comunità umana in dominatori e dominati. L'autorità, il diritto alla proprietà e l'abilità militare furono le caratteristiche di un gruppo nettamente definito; la loro assenza, le caratteristiche dell'altro. L'accoppiamento del diritto alle armi ed alla proprietà fu tuttavia soggetto ad una certa scala di valori. I cavalieri feudali ebbero delle doti che li distinsero qualitativamente l'uno dall'altro e portarono a suddivisioni quantitative. In particolare fu la terra il fattore più tangibile che fornì una misura per la distinzione e la subordinazione all'interno della classe dominante. L'abilità del sovrano di distribuire e ridistribuire la terra fu pari al suo potere di conferire o togliere lo status di cavaliere-signore. La legittimazione di autorità, la genealogia non servile ed il diritto a portare le armi dipesero dallo status conferito. Questo creò l'instabilità del potere feudale. Feudatari aggressivi, particolarmente esperti, usarono la loro autorità per estorcere uno status sempre migliore al loro sovrano. Altri, soltanto aggressivi, furono penalizzati per la loro incapacità di difendere i loro possedimenti. Ad equilibrare questa lotta per lo status vi furono i vincoli che il codice cavalleresco produsse fra i competitori che dipendevano l'uno dall'altro per il riconoscimento ed il supporto nella vi tale ed importante autoidentificazione nel loro ruolo di signori feudali. L'esistenza del guerriero medioevale iniziò e finì entro i limiti della sua struttura militare interna, che non disponeva di una madrepatria dalla quale un candidato pòteva provenire ed essere accreditato senza aver dimostrato le sue capacità. Le sue credenziali erano unicamente quelle di far parte di un corpo di suoi pari. Nell'élite dominante feudale, i pretendenti dovevano, in risposta a questa circostanza, consolidare sé stessi attraverso una com-


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petizione di casta. I riti di iniziazione assunsero la forma di una serie di prove che dimostrarono l'abilità dell'aspirante a rispettare e ad aderire al codice comune. Un complesso apparato di veglie, giostre, tornei, obblighi di fedeltà, tutti rafforzanti i comuni legami di una classe moralmente e marzialmente competente fu la base del suo essere. La competizione che naturalmente fece da sottofondo al sistema, si trasformò formalmente in una dichiarazione di mutua ammirazione, impulsi aggressivi ed in affermazione di fraternità. Nei secoli della grande paura, quando l'Europa cristiana carolingia si trovò da ogni parte assalita, dai normanni delle regioni scandinave al nord, dagli ungari e dagli slavi all'est e dalle incursioni arabo islamiche dei saraceni sulle coste mediterranee, alla classe militare dominante fu affidata non più l'offesa con la guerra in campo aperto, ma la difesa passiva mediante la costruzione di fortezze. Nacque così l'Europa dei castelli che dovevano trasformare il paesaggio nella maniera caratteristica e suggestiva che ancora oggi ci colpisce, e che prima di essere il ritrovo di dame e dei trovatori delle chansons de geste, furono grigie fortezze nelle quali le popolazioni trovavano difesa e riparo al sopraggiungere degli invasori. Cominciò a delinearsi in questo contesto l'ideale della guerra santa contro i nemici del corpus christianum. L'aspetto religioso della guerra cavalleresca concorse a cristianizzare l'Europa: da Carlo Magno ai cavalieri dell'ordine di S. Maria Teutonicorum, le genti pagane, germaniche e slave, sconfitte sul campo, dovettero anche accettare il battesimo, pena la morte; un modo, questo, troppo persuasivo per propagare la fede, se è vero che Carlo Magno, sui campi di Verden, fece sgozzare cinquemila sasson( che avevano rifiutato la conversione. Il Dio biblico degli eserciti ricomparve nel Dio lo vuole che fu il motto dei combattenti crociati. Certo è che i cavalieri cristiani contribuirono non solo a creare la comunità culturale, civile e religiosa dell'Europa, ma con le Crociate posero fine al suo isolamento in cui per molti secoli l'avevano circoscritta le navi corsare islamiche. Le Crociate altro non furono che il ritorno dell'Occidente verso l'Oriente, a riconnettere rapporti non solo spirituali e culturali ma anche economici e mercantili. E fu nelle terre della Siria e della Palestina che con l'importazione del sistema feudale nacquero e si svilupparono gli ordini militari cavallereschi.


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Furono cavalieri detti variamente di S. Giovanni e poi di Malta o Templari che si diedero una regola analoga a quella monasteriale sul fondamento canonico, che permetteva a persona religiosa di hostem ferire sine culpa. I religiosi militari furono Crociati perpetui che fecero voto di tutta la loro vita per la lotta armata contro gli infedeli musulmani. L'istituzione ebbe molto sviluppo dovunque c'era da combattere per la fede: così in Spagna, che per oltre quattro secoli era stata conquistata e dominata dagli arabi, la riconquista fu una lotta armata dei cavalieri cristiani, in cui l'ordine militare di S. Giacomo della spada o di Compostella fu uno dei protagonisti più eroici, e le sue pagine epiche furono scritte dal Cid Rodrigo Diaz de Bivar detto il Campeador. Questo spiega anche perché in Spagna la professione della fede cristiana assunse aspetti esasperati e passionali. Il cavaliere infatti doveva rappresentare tutti gli ideali ed i contenuti della religiosità cristiana, poiché nel cerimoniale, ricco di simboli, della sua vestizione, indossava fra l'altro una cotta nera, segno di morte, una tunica bianca, segno della purezza, ed un manto vermiglio, simbolo del sangue che doveva e~sere pronto a versare per la sua fede. L'ideologia della guerra santa ebbe una lunga elaborazione dottrinale avviata dalla p atristica greca e latina, e che non vide incompatibilità tra il mestiere delle armi e la professione della fede. Su questo fondamento si sviluppò il concetto che gli eserciti dei franchi di Pipino e di Carlo Magno assumessero la difesa della Chiesa e nello stesso tempo che l'imperatore del rinnovato impero avesse una genesi carismatica e divina del suo potere. Il rituale dell'incoronazione degli imperatori franchi e germanici ebbe un carattere strettamente liturgico, il cui momento più significativo consistette nell'unzione sacrale analoga a quella che ricevevano i vescovi. Val la pena, per entrare nello spirito e nella mentalità di quei tempi, ricordare il giuramento che prestò l'imperatore Ottone I, il 2 febbraio del 962: Io re e futuro imperatore dei romani, prometto fermamente e giuro per questi santi Vangeli dinnanzi a Dio, al beato Pietro Apostolo e a te Vicario del beato Pietro Apostolo, fedeltà e che da questo momento sarò protettore e difensore di questa Santa Romana Chiesa e della persona tua e dei tuoi successori, in ogni necessità, in quanto sarò sostenuto dall'aiuto divino.


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Il Papa, allora, gli consegnò la spada con questa formula: Ricevi questa spada che ti viene affidata con la benedizione di Dio e che tu possa con essa, per la virtù dello Spirito Santo, resistere e respingere tutti i tuoi nemici e tutti gli avversari della Santa Chiesa di Dio, e che tu possa difendere il regno che ti è stato affidato e proteggere i castelli e le armate di Dio.

Fu una formula, questa, che affermò, in modo inequivocabile, la defensio ecclesiae affidata alle armi. La difesa e la protezione della Chiesa, dei deboli e degli umili, rappresentò l'ideale cavalleresco innalzato a nobile idea di perfezione virile che poi, in tempi più tristi, diventò la maschera dietro la quale si nascose un mondo di avidità e di violenza. Ma la cavalleria non sarebbe rimasta l'ideale di vita di molti secoli se non avesse contenuto in sé alti valori per lo sviluppo della società e non ne avesse promosso il progresso sul piano sociale, etico ed estetico. Da essa frasse origine l'ideale dell'onore, come segno distintivo di una particolare categoria sociale: la mia anima a Dio, il mio corpo al re, il mio cuore alla dama, l'onore per me. L'aspirazione cavalleresca alla gloria ed all'onore rimase inseparabile dal culto dell'eroe, che nel Medioevo e nell'immediato Rinascimento implicò tutto un complesso di valori morali ignoti nella tradizione classica e pagana.

3. IL MILITARE DELLA NAZIONE-STATO

Dopo un periodo oscuro, durante il quale i militari, ritornati uomini armati diffusero in Europa la violenza ed il saccheggio, ed il soldato si trasformò in capitano di ventura, armigero, lanzichenecco o mercenario, prese forma un nuovo sistema sociale nel quale le componenti non militari aumentarono il loro potere e la loro complessità, al punto di essere in grado di sfidare l'elemento militare. In altre parole, il comando degli eserciti, benché ancora di indiscusso monopolio della classe militare, fu subordinato al problema di amministrare l'ordine sociale generale, e per raggiungere questo obiettivo i gruppi non militari presero possesso di settori vitali dell'apparato decisionale.


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La collocazione storica di questo sistema fu la nazione-stato con la sua tradizione politica di indivisibile ed assoluta sovranità. L'autorità politica, che nella società feudale era l'equilibrio e la somma totale delle proprietà della classe militare, fu elevata ad un'astratta entità che trasformò il sovrano da un aristocratico primus inter pares in un ente qualitativamente unico. Il destino ed il bene della società vennero a trovarsi nelle sue mani: la totalità del suo potere derivò dal caos e dall'anarchia che precedettero la costituzione dello stato. Le distinzioni di condizione all'interno della struttura furono basate sul servizio al sovrano e quindi allo stato. Il pubblico ufficio, non la civilizzazione o la proprietà, rappresentò il significato e la misura del successo. Sotto tale sistema, la nazionalità, vale a dire la residenza sul territorio divinamente affidato all'autorità sovrana, l'addestramento militare e legale, le capacità professionali della pubblica amministrazione, furono le maggiori qualificazioni per una promozione. Le personificazioni istituzionali di queste capacità professionali presero la forma di corporazioni monopolistiche che, come strumenti della comunità, furono, teoricamente, aperte a tutti i sudditi. Ma l'importanza data alla nazionalità ed all'etica professionale servì a preservare la connessione fra proprietà ed autorità militare. Poiché nazionalità significava residenza, il possesso di una proprietà terriera fu considerato una dimostrazione di impegno sociale; i maggiori proprietari terrieri divennero i più residenti e quindi i più validi membri dello stato. Inoltre, poiché il comando militare era considerato il mezzo più efficiente per affermare la dignità e l'autorità del sovrano, i proprietari terrieri, come sudditi più tenuti ai suoi favori ed alla sua volontà, furono logicamente i più degni di guidare i suoi eserciti. L'aristocrazia terriera ebbe così il monopolio di questa attività, e venne educata ed addestrata esclusivamente ad essa ed esclusa da qualunque altra occupazione. Sulla base di questo concetto di relativa importanza sociale, l'élite militare si creò un'immagine di se stessa come cuore e cervello della nazione, la parte dedicata alla direzione ed all'equilibrio della comunità. Per accentuare questo ruolo, gli appartenenti all'aristocrazia militare coltivarono l'abitudine di evitare accuratamente di spendere il loro tempo e le loro energie in qualsiasi attività che avesse potuto essere considerata produttrice di remunerazione: la ricchezza, eventualmente, doveva provenire da un atto di liberalità; era loro convinzione che


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lo stato, in riconoscimento della funzione vitale delle loro prestazioni, avesse dovuto provvedere alle loro necessità materiali. All'interno della classe militare poi, il grado di ufficiale fu regolato, fin dal più basso livello, attraverso un sistema di valori che operò sull'ipotesi che la supremazia dell'élite militare era così fermamente costituita che sarebbe stato impossibile per chiunque farne parte senza aver dimostrato di avere le necessarie doti per l'appartenenza. Poiché però, con lo sviluppo della burocrazia amministrativa, la dominazione dell'aristocrazia terriera si andava riducendo, divenne necessario stabilire il modo di distinguere gli ufficiali, la presenza dei quali rappresentava il potere a basso livello, da quelli che si consideravano i veri rappresentanti del comandante nato e cresciuto. In questo modo, il concetto del ruolo dell'élite militare assunse la forma concreta di uno stato maggiore e di comandi di reggimento, nella quale all'aristocrazia militare venne affidata la direzione della guerra, mentre il combattimento venne lasciato ai nuovi arrivati. La santità del servizio, espressa nell'autorità e nell'organizzazione militare, fu una componente vitale del monopolio aristocratico della guida militare. Poiché i reggimenti erano sotto la responsabilità dei loro comandanti, la nomina degli ufficiali dipendeva interamente da loro. Le unità furono costituite e mantenute dai privilegi garantiti ai comandanti che le arruolavano e non in base ad una funzionale suddivisione della forza nazionale. Come risultato, il prestigio militare si incentrò sulle tradizioni e le condizioni dei singoli reggimenti. L'emulazione all'interno del sistema assunse la forma di una competizione fra i reggimenti per la qualifica di guardie, cioè un'intima connessione con la persona del sovrano. Le ambizioni dei nuovi ufficiali si concentrarono nell'assicurarsi ' ad acquil'ammissione ad un particolare reggimento piuttosto che sire una capacità tecnica militare e le loro limitate capacità furono impiegate a ben figurare sul terreno di parata. L'affermazione della nazione-stato creò l'esigenza di un'organizzazione su vasta scala, con attività complesse e fece sempre più sentire la necessità di una divisione del lavoro e di una struttura gerarchica nella quale ognuno assumesse un compito speciale e ad ognuno venisse assegnata una precisa funzione. In questo modo si sviluppò il modello di organizzazione formale premoderna, una struttura ordinata razionalmente, composta di funzioni coordinate, mantenuta insieme da linee gerarchiche e diretta dall'alto.


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La cosiddetta rivoluzione militare dei secoli XVI e XVII fu prima di tutto una rivoluzione organizzativa in quanto, per la prima volta nella storia dell'Europa occidentale, vennero formati degli· eserciti su vasta scala, ben organizzati e ben disciplinati. L'esercito non fu più una massa bruta nello stile svizzero, né una collezione di individui bellicosi nello stile feudale: divenne un organismo articolato, ogni parte del quale rispondeva agli impulsi dall'alto 1. Nel corso dello stesso processo, la vecchia compagnia che assomigliava piuttosto ad una corporazione, venne assorbita nella formazione strutturata gerarchicamente. I bassi gradi, che prima venivano eletti dalla truppa, furono incorporati nella gerarchia ed il vecchio privilegio della loro amministrazione personale della giustizia venne loro tolto e monopolizzato dai loro superiori. Specialmente le riforme di Maurizio d'Orange - unità tattiche più piccole, miglior disciplina ed esercitazioni, maneggio delle armi pianificato, dettagliato ed accurato addestramento nell'uso delle armi - condusse il soldato verso una condizione di dipendenza organizzativa che il lavoratore civile era ancora ben lontano da conoscere. La mauriziana direzione scientifica militare, diretta primariamente al soldato comune, precorse, e probabilmente divenne il modello, della tayloriana direzione scientifica del lavoro. Questo però sollevò subito il problema della posizione degli ufficiali subalterni e dei sottufficiali. Gustavo Adolfo, re di Svezia, completò la riforma mauriziana assegnando ai comandanti in sottordine il loro posto nell'organizzazione militare. L'importanza del comandante di plotone incomincia con Gustavo 2. Si può dire, senza esagerazione, che in questo periodo l'organizzazione della linea di condotta del militare fu standardizzata per i secoli a venire. L'adozione di uniformi, la nuova terminologia di comando, l'addestramento nel maneggio delle armi, l'introduzione di metodi di esercitazione, di un sistema di ranghi e di unità tattiche, la differenziazione funzionale e di delega ai comandanti inferiori - tutto questo, ed altro, ebbero una significativa e fondamentale importanza nell'evoluzione del militare. Benché la riforma dell'esercito fossè! ampiamente modellata sugli antichi, fu il primo esempio su vasta scala, nella storia moderna, di organizzazione t MICHAEL ROBERTS, The Military Revolution 1560-1660, Inaugura{ Lecture, Queen's University of Belfast 1956, p. 11. z Id. id. p. 9.


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razionalmente pianificata, Da allora divenne un modello standardizzato, imitato continuamente nelle istituzioni militari e non solo in quelle, in Europa, e più tardi in tutto il mondo 3, Gli ufficiali, in tutto questo, vennero scarsamente coinvolti, Durante la rivoluzione militare ebbe inizio la formazione di un corpo ufficiali, ma ancora per secoli gli ufficiali - o almeno quelli agli alti livelli - furono dei mercenari o degli aristocratici, o ambedue, Per il mercenario, fare l'ufficiale fu un lavoro, per l'aristocratico un hobby 4. L'autorità del sovrano sugli ufficiali aumentò ma rimase la peculiare relazione contrattuale, Il comando di un reggimento, o di una compagnia, poteva essere acquistato, con precedenza, naturalmente, dal favorito del re, La marina - o almeno le navi - venne nazionalizzata; le navi da guerra, diversamente, non poterono essere proprietà privata, Questo però non escluse la possibilità di arbitrio ed autonomia fra i comandanti. In quel tempo, il capitano di una nave da guerra era indipendente nella sua politica personale - selezione, addestramento, promozioni, ricompense, destituzioni - come la media dei comandanti nell'esercito s. Il risultato di questo principio di sviluppo delle forze armate moderne fu una netta distinzione fra ufficiali e soldati. La truppa fu assoggettata ad un potere strumentale e ad una dominazione, mentre gli ufficiali rimasero relativamente al di fuori del controllo organizzativo. Soltanto nel XVII secolo inoltrato venne iniziato un addestramento professionale più o meno sperimentale: parecchi. stati tedeschi costituirono accademie militari anche se i corsi erano di breve durata ed offrivano un'educazione generale piuttosto che un addestramento strettamente professionale, ed il progresso tecnologico portò allo sviluppo di una scienza della guerra. La nobiltà, generalmente, affrontò bene questa sfida. Il neo corpo ufficiali non ne scapitò socialmente a causa del parziale inserimento della classe media ma, al contrario, gli ufficiali di nascita borghese divennero nobili: un ufficiale è un gentiluomo. 3 W. HAHLWEG, Die Heeresreform der Oran.ier und die Antike, Junker und Dunnhaupl, Berlin 1941, p. 191. 4

SAMUEL P. HUNTINGTON, The Soldier and the State, Tlte Theory and Politics of Civil-Military Relations, Harvard UniversiLy Press, Cambridge 1959, p. 20. 5 MICHAEL LEWIS, A Socia/ History of the Navy 1793-1815, Allen & Unwin, London 1960, p. 40.


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Nel frattempo si venne a creare una triplice base per la futura professionalizzazione. Primo, i sovrani monopolizzarono il controllo sulle forze armate e formalizzarono l'entrata nel corpo ufficiali mediante un brevetto anche prima che l'addestramento degli ufficiali venisse regolamentato e reso obbligatorio. Secondo, la casta militare aveva ereditato dal periodo cavalleresco il codice internazionale d'onore e lo spirito corporativo. Terzo, incominciò a prendere forma, per l'artiglieria ed il genio, un addestramento realmente scientifico. Ma nonostante tutto ciò la rivoluzione militare · lasciò fuori dalla riforma la maggior parte degli ufficiali. Soltanto nel diciannovesimo secolo essi furono completamente integrati nell'organizzazione formale.

4. IL MILITARE PROFESSIONISTA E GLI ESERCITI DI MASSA

Allo scopo di chiarire nel modo più esatto il concetto di militare professionista, sono opportune, prima ·.di tutto, delle precise definizioni. Il professionalismo militare si riferisce ad una classe ufficiali e sottufficiali uniformata ad un modello secondo il quale il reclutamento, l'addestramento e gli incarich i dei suoi membri sono effettuati in termini di criteri formulati al suo interno; l'esercito di massa, indipendentemente dalla sua grandezza, significa una forza armata destinata ad inquadrare la totalità delle risorse, di materiale umano di un determinato stato. Il concetto di professionalismo militare emerse per la prima volta in Olanda, nel 1585, nel corso della rivolta contro la monarchia absburgica. Il ruolo critico dell'emergente Repubblica Olandese nel creare la nozione di professionalismo militare fu parte integrante del processo durante il quale questo stato giunse in essere. Prima di allora, la guerra era stata considerata, in teoria, come un evento eccezionale, giustificata nella misura in cui rappresentava uno sforzo del potere sovrano per eliminare i disturbatori interni ed esterni dell'ordine naturale. Era condotta dai membri di una classe particolare, la nobiltà, che in virtù di quella funzione, venivano sollevati da qualunque altra responsabilità. La condotta della guerra divenne invece, per gli olandesi, una delle varie funzioni sociali che la nuova classe dirigente doveva assumere. L'esperienza olandese fu tale che la creazione di una forza armata e la creazione di uno stato furono atti simultanei e senza


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precedenti. La necessità di creare delle istituzioni stabili ed efficienti virtualmente dal nulla, modificò radicalmente la prospettiva tradizionale. I capi del nascente esercito olandese divennero professionisti militari di forze armate che non erano una componente convenzionale del tradizionale ordine sociale, ma strumenti specificatamente designati di una particolare politica sociale. L'ufficiale professionista doveva essere preparato ed addestrato per sviluppare speciali capacità atte ad ottenere precisi modelli di attività. Ma la definitiva affermazione del professionista militare si ebbe soltanto dopo la Rivoluzione Francese. Nel periodo che intercorse fra la rivoluzione olandese e la rivoluzione francese, l'aristocrazia continuò ad avere il dominio degli eserciti europei. Gli elementi principali del corpo ufficiali continuarono a venir tratti dai ranghi della nobiltà, ed essi erano prima nobili e poi ufficiali solo incidentalmente. Il nobile di discendenza era considerato come una garanzia sia di fedeltà alla corona, sia di eroismo. Gli ulteriori componenti del corpo ufficiali comprendevano individui che possedevano doti non garantite dall'albero genealogico; questi erano principalmente specialisti - artiglieri e genieri - le cui capacità particolarmente matematiche potevano essere acquisite soltanto attraverso intensi studi. Gli alti gradi, da colonnello in su, erano riservati agli ufficiali dei maggiori gradini della nobiltà o con un albero genealogico di parecchie generazioni. La Rivoluzione Francese sconvolse tutti i vecchi sistemi. Uno dei primi atti dell'Assemblea Costituente abolì i privilegi aristocratici delle forze armate ed organizzò il primo esercito di massa, la «Guardia Nazionale», con la leva di tutti i cittadini, che associò la popolazione in generale all'idea di una partecipazione attiva allo stato. Il servizio militare ed i diritti politici furono strettamente parificati, il primo rappresentò un diritto di tutta la cittadinanza e fu un mezzo, per le classi oppresse, per guadagnare i diritti civili. Da ciò trassero vantaggio gli ufficiali della nobiltà minore e discendenti da borghesi, concentr.ati nelle armi tecniche, la maggior parte dei quali entrò nell'esercito della rivoluzione. Non fu un caso che Carnot, l'organizzatore della vittoria fosse un geniere e che Napoleone fosse un artigliere. Due profonde trasformazioni sociali vennero messe in atto dalla Rivoluzione Francese. In primo luogo, attraverso l'eliminazione del sistema degli stati venne, in teoria, eliminata la divisione della società in classi politiche e non politiche; secondariamente, attraverso l'eliminazione dei gradi di nobiltà, ogni cittadino divenne


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eleggibile per l'ufficio pubblico. Inoltre, a causa delle minacce interne e dei concertati attacchi alle sue frontiere, la difesa militare divenne il compito prioritario dei nuovi cittadini emancipati. L'esercito era stato il bastione dell' ancien regime e perciò era poco affidabile: fu sostituito da una leva in massa della nuova libera società, completata da un corpo ufficiali il cui servizio era una questione di scelta personale più che di tradizionale vocazione. Quello rivoluzionario fu, tuttavia, un esercito di circostanza piuttosto che permanente. Fu creato per affrontare situazioni speciali e per combattere particolari campagne. Lo mantenne in campo più l'ideologia che la capacità e la tecnologia. I francesi avevano scoperto il potere dell'ideologia: avevano creato il principio di una forza militare nata dalla nazione in armi e guidata da un grande talento. La leggenda degli eserciti rivoluzionari e napoleonici, una combinazione di sentimento nazionale e di genio militare che non solo doveva difendere la nazione ma garantire la sua sovrana esistenza, dominò tutta l'Europa. Gli eserciti di massa non avevano soltanto esteso la base politica, avevano anche incoraggiato l'emergenza di un tipo di ufficiale incline a definire la sua fedeltà if!. termini di nazione-stato piuttosto che di regime al potere. Con l'esercito nazionale la società scoprì di possedere energie e capacità che mancavano allo stato; queste energie e capacità, tuttavia, si dimostrarono così esplosive che, negli anni che seguirono la Restaurazione, vennero liberate soltanto in caso di grave emergenza e frenate negli altri casi. Come nel diciottesimo secolo era stato istituzionalizzato l'esercito nazionale di massa, nel diciannovesimo emerse il vero professionalismo militare. Prima del 1800, praticamente, non esisteva un corpo ufficiali professionale; dopo il 1900 non esistette nessun potere sovrano, sia nel vecchio che nel nuovo mondo, senza di esso. I tempi ed i modi del suo sviluppo furono differenti nei diversi paesi. Quello che apparve per primo, e nel modo più completo, fu il prussiano. Una corrente di opinione che aveva incominciato a fluire in Prussia durante gli ultimi anni del vecchio secolo, divenne un torrente nel nuovo ed esplose nel 1806 dopo Jena. Il problema della Prussia era di trovare una difesa contro gli invincibili eserciti nazionali di Napoleone. A molti ufficiali apparve evidente che l'unico modo di affrontarlo fosse quello di sfruttare lo stesso tipo di risorse. Scharnhorst ed i Riformatori sostennero che i prussiani dovevano mobilitare l'intero potenziale della popolazione come avevano


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fatto i francesi. La vecchia e rigida formula che risaliva ai tempi di Federico il Grande e che prescriveva l'uso di formazioni relativamente piccole di mercenari rigidamente disciplinati, non era più valida. La coscrizione generale, in Prussia, non fu di facile attuazione; non fino al 1813, quando la Prussia, alleata con la Russia, dichiarò guerra alla Francia e costituì la Landwehr. Nel frattempo vennero modificate tutte le restrizioni che limitavano l'entrata nel corpo ufficiali prussiano quasi esclusivamente agli aristocratici. Un decreto del 6 agosto 1808 stabilì: Tutti i privilegi di classe esistenti nell'apparato militare sono aboliti, ed ogni uomo, senza riguardo alle origini, ha uguali doveri ed uguali diritti 6.

Le riforme prussiane furono rivolte ad eliminare i vecchi principi tradizionali che ancora dominavano in quasi tutte le nazioni europee: il principio di esclusività di reclutamento limitato agli aristocratici junker ed al dilettantismo di un corpo ufficiali tratto dalla categoria dei gentiluomini non istruiti; l'addestramento non funzionale; il gerarchico e rigido sistema di gradi basato sull'anzianità; la politica di discriminazione contro la borghesia ed i settori della nobiltà minore; la mancanza di integrazione fra gli junker ed i soldati contadini. In contrapposto, i Riformatori crearono il moderno esercito professionale per eccellenza - un corpo ufficiali centralizzato, razionale, efficiente ed altamente istruito, leale verso la dinastia ed ai suoi ideali nazionali. Vennero create migliori scuole per ufficiali, perfezionando i corsi di educazione generale e richiedendo un rigoroso addestramento tecnico. La conoscenza della scienza militare e l'acquisizione di maggior perizia sostituirono la condizione sociale -come cri terio di reclutamento. La Kriegsakademie divenne uno strumento di modernizzazione estremamente importante. Queste riforme, che costituirono la base per Jo sviluppo del professionalismo militare nell'Europa occidentale, ebbero, fra gli altri, un aspetto abbastanza insolito. Di norma, le modifiche nelle istituzioni civili sono la causa di riforme militari. È raro che delle riforme civili provengano da esigenze militari. Questo, tuttavia, fu quello che avvenne in Prussia. 6 HUNTINGTON,

op.cit., p. 31.


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L'entusiasmo popolare, unico modo per creare un esercito prussiano di massa in grado di sconfiggere i francesi, non avrebbe potuto nascere fra coloro che erano ancora considerati al pari dei servi della gleba. L'emancipazione fu inevitabile. La riforma agraria, che cancellò le ultime vestigia feudali, e gli altri riconoscimenti dell'importanza dell'individuo singolo, ottennero il sostegno dei contadini e dei borghesi allo sforzo prussiano teso ad affrontare le armate di Napoleone. Queste riforme sociali furono radicali ma non rivoluzionarie. È molto dubbio che esse avrebbero avuto luogo senza la pressione delle esigenze militari. Il monarca che presiedette alla loro introduzione, il re Federico Guglielmo III, quando venne a cessare la minaccia alla Prussia, fu il primo responsabile di un periodo di reazione che fece di tutto per eliminarle. La potente influenza esercitata dai lealisti del vecchio esercito e dai loro sostenitori, così come la persistenza del principio di nobiltà e l'intimità fra gli junker e la corona, furono elementi di pressione contro la professionalizzazione dell'esercito fin dall'inizio. La resistenza alle riforme fu considerevole poiché esse richiedevano nuove relazioni sociali e politiche, non soltanto fra gli ufficiali e la corona, ma anche fra la corona ed i più bassi strati sociali. La spinta rifo1'matrice cominciò a perdere forza dopo il 1819, quando, al fine di mantenere il carattere aristocratico degli ufficiali, venne ampiamente praticata l'evasione al sistema di esami. Quando i giovani ufficiali non riuscirono più a mantenere gli interessi e gli ideali dei Riformatori, l'esercito fu de-riformato. Il concetto del cittadino soldato illuminato, pienamente attivo nella società scomparve ed al suo posto nacque il concetto dell'esercito come uno speciale mestiere esercitato da tecnici, essenzialmente separato dalla società civile. La vittoria del 1870 su Napoleone III rafforzò il corporativismo dell'esercito e le tendenze militaristiche, invece di legittimare i ruoli di professionalismo-secolarismo militare, il reclutamento oggettivo e la dedizione agli ideali di nazione-stato, mentre l'era delle riforme aveva sottolineato la liberazione nazionale. Parimenti al diffondersi della reazione si affermò il pensiero hegeliano come giustificazione dello stato assoluto nel quale il potere era concentrato nella persona del monarca. Hegel rappresentò la pura essenza filosofica del moderno totalitarismo, ed il nuovo spirito nazionale, uniformato ai suoi concetti, si riflesse principalmente nell'esercito prussiano prima e germanico poi, fino alla prima metà del ventesimo secolo.


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L'esercito prussiano fu perciò una contraddizione: ebbe la più efficiente organizzazione burocratica in Europa ma adottò valori preindustriali e difese tradizioni anacronistiche. Il militare fu un'arma della corona e non una creatura dello stato costituzionale; come difensore del principio monarchico fu contrapposto ai liberali, campioni di idee sociali e del sistema costituzionale e rappresentativo della moderna nazione-stato. Il rapido decadimento delle riforme dell'esercito suggerisce che il professionalismo militare non mise profonde radici soltanto in virtù di riforme burocratiche e della riorganizzazione. Il fatto che la Prussia rimase uno stato conservatore (e talvolta reazionario) fino al 1919 e che la corona rimase virtualmente l'unica fonte di legittimità, militò contro la creazione di una nazione liberale, nonostante l'esistenza di un esercito professionale. In Francia, i militari, dopo il 1815, rappresentarono il primo esempio di corporativismo militare. Per proteggere l'esercito dai pericoli della vita politica francese del diciannovesimo secolo, fu necessario che gli stessi soldati rivedessero, consciamente o inconsciamente, certi loro assunti fondamentali come disciplina, obbedienza, fede ltà e onore militare 7.

I militari dovettero adattarsi a sopravvivere nella lunga lotta fra autorità e società, e ricorsero ad un'autonomia corporativa al fine di impedire la distruzione della loro organizzazione e tradizione da parte dei regimi - monarchia costituzionale, impero, repubblica - che si susseguirono durante quel periodo. I militari furono fedeli a tutti i regimi e refrattari alle differenti ideologie professate dalle élites governanti; furono, alla fine, fedeli ad un'unica autorità: lo stato francese. Questo orientamento corporato, fece dei militari professionisti un silenzioso partner àei regimi in rapido mutamento e non li compromise. Lo storico dell'esercito francese, Raoul Girardet, scrisse: Le rivoluzioni del diciannovesimo secolo furono così numerose e così varie che se l'esercito si fosse fatto coinvolgere avrebbe corso il rischio della completa e rapida disintegrazione. Mantenere l'assoluto disinteresse r iguardo ai problemi politici, fu senza dubbio la

7 DAVID RALSTON,

Soldiers and States, Heath, Boston 1966, p. 116.


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sola via nella quale l'esercito sarebbe stato certo di conservare la sua coesione ed anche di continuare a rimanere in esistenza 8.

L'orientamento della rivoluzione professionale, antagonista dell'anarchia e della mancanza di autorità si- rivolse ai nuovi regimi fino al 1848 perché rappresentavano i princìpi affermatori della rivoluzione, l'uguaglianza degli uomini e la carriera aperta al talento. I militari, durante il Secondo Impero, non dominarono il paese né aspir arono alla grandezza imperiale. Il bonapartismo mescolò alla rinfusa le aspirazioni rivoluzionarie e gli ideali dei militari, ed il professionalismo corporativo divenne l'alleato dell'impero. Fu la Terza Repubblica che diede il concreto avvio al vero professionalismo militare. Dopo la sconfitta nella guerra francoprussiana del 1870, la Francia tentò di miglior are la struttura dell'esercito perfezionando la preparazione degli ufficiali, rafforzando l'apparato militare ed emulando lo Stato Maggiore prussiano. Infatti, in precedenza, nonostante fossero state istituite diverse scuole militari, l'unica in grado di fornire una certa professionalità era stata la Scuola di Stato Maggiore (Ecole d'Etat Major) fondata a St. Cyr nel 1818. Nel 1860, l'addetto militare francese in Prussia aveva osservato che le istituzioni scolastiche militari francesi erano delle scuole agricole in confronto alla Kriegsakademie di Berlino. Soltanto dopo il disastro del 1870, i francesi fecero un reale sforzo per migliorare la situazione: la fondazione dell'Ecole Militaire Superièure nel 1878, sul modello prussiano, aprì un nuovo capitolo. L'introduzione dei concetti dello stato maggiore generale rafforzò l'Alto Comando che aveva sempre mancato di una vera istituzione centrale, almeno in senso tecnico. La Revanche (Prima Guerra Mondiale) fu un tributo alla solidità ed all'efficienza delle istituzioni militari francesi sotto la Terza Repubblica. In Gran Bretagna, mentre nella marina la preparazione professionale degli ufficiali aveva fatto notevoli progressi, nell'esercito era ancora in condizioni di inconcepibile arretrate.zza. Una scuola, aperta nel 1799 dal Duca di York, per preparare ufficiali di stato maggiore, fu riorganizzata nel 1802 come Royal Military College, con un corso di stato maggiore per ufficiali superiori. Soltanto nel 1857, tuttavia, quando la sezione stato maggiore fu distaccata

8

R.

GIRARDET,

La Societé Militaire, cit. in Ralston: op.cit., p. 116.


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come nucleo dello Staff College, la Gran Bretagna si avviò sulla via di un concreto progresso nella preparazione militare, ma tale progresso fu molto lento. Un osservatore inglese, nel 1859, notò che la dedizione degli ufficiali prussiani alla loro preparazione professionale e la loro certezza della promozione per merito piuttosto che per capriccio o denaro, li collocava molto al di sopra degli ufficiali dell'esercito britannico 9. Ancora sul finire del secolo, un generale britannico affermava che l'Inghilterra era divisa fra coloro che sostenevano la tradizione di Wellington e quelli che desideravano rendere il servizio alle armi una professione 10. . I concetti organizzativi e la dottrina di Wellington dominarono l'apparato militare britannico per quasi tutto il diciannovesimo secolo. Il Duca di Ferro fu sempre un convinto assertore che la difesa del paese doveva avere come uno dei suoi maggiori pilastri un sistema sociale le caratteristiche del quale dovevano essere che la classe ufficiali provenisse esclusivamente dai suoi più alti livelli e la truppa fosse tratta da quelli più bassi. La Gran Bretagna, impegnata nel suo sviluppo industriale, perseguì in questo secolo una politica di espansione coloniale e di commercio con l'estero, basata sulla supremazia navale. Il valore della marina fu molto più importante di quello dell'esercito. Di conseguenza, mentre sviluppò le condizioni professionali degli ufficiali della marina, fu molto lenta a riconoscere la necessità del professionalismo degli ufficiali dell'esercito; essi furono prima gentiluomini, quasi sempre signorotti di campagna, professionisti quasi mai. I suoi soldati furono sempre considerati dei cittadini di classe secondaria. Negli Stati Uniti, Io sviluppo del professionalismo militare fu ancora più lento che in Gran Bretagna. Il Congresso, tramite diversi suoi esponenti, sosteneva che il militare professionista era incompatibile con i princìpi della Costituzione: si potevà tollerare, in misura molto ridotta, un tecnicismo militare. Prevalse il concetto di milizia nel quale non trovava posto un esercito permanente. Ciò contribuì ad uno scarso interesse per Jo sviluppo delle istituzioni militari professionali. Anche West Point, che esercitò un'influenza formativa sulla preparazione tecnica degli ufficiali degli

9 HUNTINGTON,

op.cit., p. 53.

JO V!SCOUNT WOLSELEY, The Standing Army of Crear Britain, Harper's New York (feb. 1890), pp. 331-347, cit. in: Huntington op.cit., p. 53.


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Stati Uniti, seguì un programma dì ìnsegnamento prn orientato verso materie civili piuttosto che verso le scienze militari. Produsse - dìsse Huntington - più presidenti di ferrovie che generali. La guerra cìvìle americana, di grande importanza per il generale sviluppo delle dottrine belliche, lasciò la professione delle armi ad un livello ancora più basso. Il pacifismo mercantilista ridusse l'esercito a uno strumento di polizia dì frontiera e, come corpo di professionisti, fu isolato, ridotto e respinto dal resto della popolazione. Abbastanza paradossalmente, l'isolamento dei militari fu l'elemento principale per lo sviluppo del loro professionalismo. Allontanate dalla società civile e racchiuse in loro stesse, le forze armate si trovarono nella condizione di meglio subire l'influenza di valenti riformatori che provocarono l'emergenza di una ben distinta etica professionale americana. Nell'Italia preunitaria, fra i diversi piccoli stati a regime monarchico assoluto che la componevano, l'unico ad avere istituzioni militari paragonabili ai grandi stati europei era il Regno di Sardegna, seguito da quello delle Due Sicilie. Per dare una certa continuità all'esame dell'evoluzione del militare italiano, ci occuperemo perciò esclusivamente di quello piemontese che rappresentò il nucleo attorno al quale si creò l'esercito unitario. Prima della rivoluzione francese, la condizione del corpo ufficiali piemontese era uniformata a quella degli altri stati europei. I gradi superiori ed intermedi degli ufficiali di fanteria e cavalleria erano quasi tutti occupati da nobili; soltanto tra gli ufficiali subalterni, che in parte provenivano dai ranghi dei sottufficiali, era consistente la presenza dei borghesi, invece questi ultimi superavano i nobili nelle armi di artiglieria e genio. Le guerre della rivoluzione francese e dell'impero travolsero gran parte del sistema militare dell'antico regime. Quando, nel 1814, i Savoia riacquistarono il Piemonte, si tentò un recupero archeologico della stagione prerivoluzionaria. Ma le circostanze internazionali ed · interne del Regno di Sardegna imposero ben presto l'adozione di un compromesso tra l'eredi tà napoleonica e la volontà di una restaurazione integrale. La 'misura sabauda' che finì per prevalere, non intaccò in misura apprezzabile i privilegi della nobiltà. Nel 1848 i quattro quinti degli ufficiali superiori dell'esercito inviato sui campi della Lombardia sarebbero usciti dalle file dell'aristocrazia. Bisogna inoltre ricordare che, fino a l 1848, il sovrano era solito nobilitare i borghesi che avevano guadagnato un posto nel nucleo dirigente dell'armata sarda... .


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... Anche se molti ufficiali di provenienza borghese, che avevano combattuto negli eserciti di Napoleone, furono assorbiti, nonostante le misure discriminatorie adottate nei loro confronti nel 1814-15 e l'epurazione seguita al fallimento del 'putsch' del 1821 dalla classe militare piemontese, il loro contributo al processo di professionalizzazione del corpo ufficiali fu, tutto sommato, assai modesto. Molto più significativa fu, su un altro piano, la soppressione della milizia provinciale, una misura che, mentre contribuì ad allontanare la nobiltà di campagna dalla vita militare, accantonò la figura così diffusa nell'antico regime, dell'ufficiale 'part-time': i nuovi tempi esigevano che la carriera delle armi fosse percorsa unicamente da professionisti. 11.

Ma l'esercito unitario, che avrebbe potuto essere stato costituito su basi ordinative, dottrinali e tecniche moderne, seguendo il modello prussiano, non fu una «nuova costruzione» ma soltanto una sovrastruttura imposta su strutture già in essere, di costruzioni ausiliarie e di misure temporanee. Sarebbe rischioso asserire che la prima organizzazione militare unitaria beneficò di quello che di meglio era rimasto delle tradizioni degli eserciti dei vari stati italiani e specialmente del modo di pensare dei loro responsabili. L'esercito partecipò al lungo e faticoso travaglio del consolidamento dell'unificazione, mentre nel corpo ufficiali, superate lentamente e non senza difficoltà le divergenze politiche e sociali attraverso la graduale emergenza di un senso di missione nazionale, la professionalizzazione ebbe il suo definitivo abbrivo. In conclusione, benché nel mondo occidentale il professionalismo militare si fosse sviluppato a diversi livelli, le condizioni, nel diciannovesimo secolo, furono in genere favorevoli al suo progresso, propiziate anche dalla rivoluzione industriale e da quella sociale. Anche i rapporti fra gli appartenenti all'ambiente' militare, a tutti i livelli, vennero influenzati dalle nuove condizioni sociali venute a maturarsi in tutte le nazioni. Il tratto più caratteristico dello sviluppo dell'organizzazione militare fu la definitiva scomparsa dell'identità fra le dicotomie nobiltà-borghesia e ufficialisoldati, scomparsa che aveva avuto inizio ai tempi della rivoluzio-

11

P. DEL NEGRO, La classe militare italiana dall'antico regime alla prima guerra mondiale in: Atti del convegno di studio: La sicurezza e la condizione militare in Italia, Rivista Militare, Quaderno n° 2/84, p. 103.


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ne francese. Il criterio organizzativo prese il posto delle distinzioni di status. Scomparve la vecchia differenza fra nobiltà e borghesia ed al suo posto venne introdotta una distinzione secondo il grado militare ed il grado di professionalità. Appare evidente il paragone fra questo sviluppo nella condizione militare ed il graduale declino dei diritti del padrone nell'impresa industriale. Come la nobiltà aveva a disposizione un privilegio di nascita, il figlio dell'imprenditore possedeva un privilegio senza sforzo; la variazione da nobile ad ufficiale fu pari a quella da proprietario a dirigente stipendiato: una variazione da status attribuito a status guadagnato. Si può anche dire che in ambedue i settori si verificò un crescente professionalismo dei livelli più alti; un'evoluzione dal privilegio di classe alla professione. Il ventesimo secolo vide così il compiersi del processo evolutivo del militare professionista con un mutamento di fondamentale importanza, e cioè la scomparsa dell'assunto che le qualità richieste ad un ufficiale si dovessero trovare soltanto in uno strato della società. I criteri di condizione sociale in merito alla decisione se un uomo fosse stato in grado di essere un ufficiale, e che erano stati applicati per secoli con rare e brevi concessioni, furono completamente dimenticati. 5. IL MILITARE ATTUALE

Dopo la Seconda Guerra Mondiale fino ai nostri giorni la condizione del militare, sebbene gradualmente, ha subìto un'ulteriore radicale trasformazione, assumendo caratteristiche che non hanno più niente in comune con quelle di soltanto mezzo secolo fa. È cambiato anche lo status dell'ufficiale professionista, che non è più considerato come la più elevata forma di servitore del paese, il più direttamente coinvolto nella difesa e nell'interesse nazionale. Piuttosto è uno fra la moltitudine di funzionari pubblici; il fatto che appartenga ad un gruppo che è il più autonomo e più organizzato di tutti, non fa di lui un funzionario qualitativamente differente, ma piuttosto un elemento che accentua i problemi burocratici generali di pubblica responsabilità. A questo hanno contribuito gli sviluppi della tecnica militare, e non soltanto militare: la crescente dipendenza da sistemi altamente complessi di distruzione di massa ha collocato l'idea della sicurezza nazionale in un ambiguo contesto.


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Dall'inizio del secolo, l'accumulo delle risorse industriali e tecnologiche, le nuove formule organizzative, la divisione del lavoro, i sofisticati stati maggiori, hanno condotto ad una sempre più incrementata integrazione fra l'organizzazione di difesa militare e quella civile. Il punto di partenza è stato la differenziazione funzionale e la suddivisione delle unità militari, causate dai nuovi mezzi di guerra. Le tradizionali categorie della fanteria e cavalleria sono state soppiantate da una complessa differenziazione di vari tipi di fanteria e dalla sostituzione dei cavalli con mezzi motorizzati, blindati e corazzati; l'artiglieria ed il genio hanno raggiunto altissimi livelli di tecnicismo, le unità logistiche si sono enormemente moltiplicate, così come le funzioni di stato maggiore e di comando. In tempi recenti, a tutto questo, si è aggiunto un complesso sviluppo nei sistemi di comunicazione (sotto molti aspetti più complicati ed efficienti di quelli civili), sanitari, di trasporto e tecnici (ricerca ed organizzazione delle risorse per la costruzione di armi e di mezzi, la costruzione e manutenzione di fabbricati, strade, porti e la gestione di una vasta miscellanea di altre attività). Non esiste nessun'altra professione che offre · ai suoi membri un così sistematico addestramento e così numerose possibilità in una così vasta gamma di funzioni socia.li. Si è quindi venuta a creare una situazione di trasferibilità di prestazioni fra le sfere militari e civili, rendendo i militari adattabili a compiti civili. Tecnici, specialisti nelle comunicazioni e nella manutenzione di macchine ed impianti di qualsiasi genere e tipo, esperti del servizio sanitario e logistico, trovano oggi equivalenti negli impieghi civili. Queste sovrapposizioni ed integrazioni di funzioni nella sfera militare ed in quella civile hanno condotto a decisivi mutamenti nella struttura estremamente tecnicizzata, sia nella mo~erna industria sia nelle moderne forze armate. Come l'imprenditore civile ha perso il suo carattere di speculatore e di avventuriero, il professionista militare ha sfumato la sua concezione del tipo guerriero di capo eroico ed ha richiesto la definizione di nuovi r uoli come il dirigente militare ed il militare tecnologo. Con ciò, la base del comando è cambiata. La caratteristica del moderno dirigente industriale e del comandante militare è che la loro autorità è legittimata dal loro «valore funzionale». Li si accettano come gli uomini che con la loro attività hanno dimostrato e dimostrano di essere in grado di tenere il comando. Prese in questo senso, le moderne organizzazioni, militare ed industriale, caratterizzano il tipo di or-


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dine sociale nel quale la funzione non è determinata dalla nascita, dallo status o dalla classe, ma dove il contributo funzionale diventa sempre più il criterio decisivo. Per quanto riguarda l'élite manageriale, si può dire che i tecnici hannQ spodestato i vecchi tipi di direzione. L'imprenditore ed il comandante sono oggi_figure di primo piano che hanno il compito di creare e mantenere un'organizzazione operante in un determinato campo d'azione, nel modo più efficiente possibile, sia questo campo costituito da un mercato o da una guerra. I nuovi compiti affidati richiedono che l'ufficiale professionista sviluppi sempre più capacità ed orientamenti comuni agli amministratori ed ai dirigenti civili, senza, tuttavia, dimenticare la sua peculiare caratteristica che lo ha sempre distinto: quella di comandante di uomini e di responsabile delle loro vite. L'autoritarismo ha ceduto il passo alla fiducia nella persuasione e nel consenso di gruppo. La rivoluzione organizzazionale che pervade la società contemporanea e che implica la direzione per mezzo della persuasione, della spiegazione e dell'esperienza, si verifica anche nell'ambiente militare. Le carriere, percorse con alta competenza e non convenzionalmente, portano all'ingresso nell'élite professionale, il punto più alto della gerarchia, dove sono r ichieste attività innovatrici, responsabilità discrezionali ed abilità politica. Il crescente tecnicismo è completato da un'espansione notevole dei quadri intermedi e delle funzioni d'ufficio. I quartieri generali, sia nelle aziende civili che nelle forze armate, si sono ampliati simultaneamente ed il numero delle funzioni dirette si è notevolmente ridotto mentre è aumentato quello delle funzioni derivate. Nel settç>re delle mansioni esecutive, il lavoro di manovalanza nell'industria è ridotto al minimo come è quasi scomparso nella truppa il rùolo del' soldato semplice non specializzato; in questo, la meccanizzazione ha avuto una grande influenza. La vecchia relazione fra l'uomo ed il suo equipaggiamento è stata capovolta. L'uomo armato è diventato un'arma equipaggiata, l'operaio ed i suoi utensili una macchina equipaggiata, ed in ambedue i casi, gruppi, squadre ed equipaggi, sono spesso incaricati di servire le macchine e le armi. Questo cambiamento che è stato a lungo commentato per quanto riguarda l'industria, ma che è stato troppo poco studiato in relazione alle forze armate, ha portato ad un fondamentale mutamento nella disposizione e nel compito del personale esecutivo. Lo sforzo fisico è stato sostituito dalla tensione mentale attraverso


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la quale si fa appello ad altre facoltà umane. Il pilota, l'artigliere, l'equipaggio del carro armato, non devono combattere eroicamente nello stretto senso dell'espressione; nello stesso modo, l'operatore alla gru od al laminatoio non hanno come primo obbligo il lavorare duramente. In ambedue i casi è molto più necessaria una combinazione di abilità, attenzione e disponibilità. Soldati a piedi e facchini appartengono a forme obsolete di sforzo militare e produttivo ancora, e forse per sempre, indispensabili, ma spesso inefficienti e decrescenti in importanza quantitativa. L'equipaggio di un cannone, di una stazione radar, di un aereo, di un carro o di un sommergibile, è tenuto unito non soltanto da un comune comandante ma anche da un comune compito, che può essere correttamente svolto soltanto da una squadra. In questi gruppi operativi, un modello disciplinare di autorità non è soltanto meno possibile ma è anche meno necessario. Una cosa è certa: è scomparso il carattere di massa della fabbrica e del vecchio esercito; l'industria moderna, come la moderna organizzazione militare, è un sistema molto complesso ed altamente strutturato nel quale non c'è posto per concentrazioni massicce. Lo spopolamento del moderno campo di battaglia trova il suo parallelo nello spopolamento dell'industria altamente meccanizzata. La riscoperta del piccolo gruppo come unità organizzazionale e come quadro di motivazione per l'individuo è di uguale importanza per le organizzazioni militare ed industriale poiché è un fatto assodato che esso influenza notevolmente la produttività del lavoratore come lo spirito combattivo del soldato. Queste nuove caratteristiche strutturali ed operative hanno creato la tendenza generica in alcuni strati dell'opinione pubblica, ad affermare il declino degli eserciti di massa. Questo è abbastanza strano se si considera che, attualmente a livello mondiale, le forze armate del tempo di pace sono maggiori, e le spese per la difesa più alte dei tempi passati. Fonti molto attendibili stimano che, in tutto il mondo, siano in servizio militare attivo circa 25 milioni di uomini e che il totale delle spese militari sia molto vicino ai 700 miliardi di dollari. È vero che un certo numero di paesi dell'Europa occidentale hanno gradualmente ridotto il loro personale militare, ma questo orientamento non può giustificare il termine di declino dell'esercito di massa poiché non è solamente una questione di riduzione del personale. Più rispondente alla realtà è il fatto che la base dell'esercito di massa, cioè il sistema di coscrizione generale, viene


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assoggettato ad una crescente pressione per una forza di soli volontari, pressione che è riflessa, con particolare evidenza, nella reazione alla coscrizione delle generazioni più giovani che si avvicinano alla soggezione alla leva con uno stato d'animo d'incertezza che genera sovente sfiducia nelle istituzioni e, quel che più conta, la paura di essere defraudati in qualche loro diritto, paura causata dallo scarso interesse verso la esaurien te e chiara normativa s ul servizio militare a disposizione dei cittadini. Più che declino dell'esercito di massa si può parlare di scomparsa del termine nazione in armi, concetto reso obsoleto dalle armi nucleari e dai blocchi internazionali. D'altro canto (a parte la tradizione britannica), un sistema basato sui soli volontari non è consigliabile poiché comporterebbe conseguenze negative per il reclutamento e la composizione sociale delle forze armate. Passare ad un esercito volontario significa anzitutto una transizione da un arruola mento obbligatorio ad un orientamento verso il mercato del lavoro. Essendo improbabile che le motivazioni morali e la preferenza professionale possano essere trovate in sufficien te quantità, per colmare i ranghi diventeranno sempre più necessari degli incentivi economici. Paghe, condizioni di lavoro, prospettive di carriera e pensioni, diventeranno i principali punti di attrazione, dando origine ad una vivace competizione con le occupazioni civili, presumendo che le remunerazioni materiali offerte attraggano i numeri necessari: ipotesi abbastanza opinabile date le scarse e talvolta insufficienti disponibilità finanziarie stanziate nei bilanci militari delle nazioni europee. Una seconda conseguenza negativa sarebbe il declino della rappresentatività sociale delle forze annate. La coscrizione significa che una rappresentanza dell'intera popolazione serve nelle forze armate, con l'eccezione di coloro che sono fisicamente o mentalmente inabili. Una forza di tutti volontari, dipendente dal mercato del lavoro (notevolmente stratificato) significherebbe che alcuni strati sarebbero più accessibili di altri e ci si potrebbe aspettare che sarebbero le categorie sociali più misere a fornire proporzionalmente più personale, con il concomitante rischio di un esercito di individui che non hanno trovato collocazione o sono stati respinti nel mercato del lavoro, incompatibili quindi con il compito nazionale delle forze armate e con i rischi connessi alla guerra. Infine verrebbe notevolmen te a mpliato il divario fra il settore militare e quello civile: una forza militare più piccola - e di tutti volontari - avrebbe meno contatti con la comunità poiché sarebbe


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più rigidamente orientata verso il suo interno a causa del rallentamento ed anche della discontinuità del flusso del grande numero degli arruolati. Il sistema misto è quindi il più adeguato a rappresentare la continuità delle forze armate, di una macchina indispensabile per la sicurezza nazionale, anche se tutti si augurano destinata a non essere impiegata.


CAPITOLO

Il

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1. L'APPARIZIONE DEL PRETORIANISMO

Le esperienze di Roma, delle città-stato medioevali italiane, dell'Inghilterra sotto il Commonwealth ed il Protettorato, le attività di certi corpi come i Mammelucchi ed i Giannizzeri, tutto sembra attestare l'antichità e la continuità dell'intervento dei militari nella storia politica. Ciononostante, questi interventi differiscono negli aspetti essenziali dagli interventi militari di oggi che dimostrano analogie piuttosto che precedenti. L'intervento militare, come viene inteso oggi, è un fenomeno moderno, non ancora vecchio di due secoli. Roma ha trasmesso i termini dittatura, cesarismo e pretorianismo; gli ultimi due sono talvolta usati come sinonimo di «intervento militare». La guardia pretoriana romana, il prototipo del pretorianismo storico, era un piccolo contingente militare nella capitale imperiale che preservava la legittimità dell'impero difendendo il Senato contro ]e guarnigioni militari ribelli. L'influenza della guardia pretoriana era basata su tre fattori: il suo monopolio del potere militare locale, l'assenza di definite norme di successione, ed il prestigio del Senato romano. Benché non esistessero rigide e rapide regole concernenti la selezione dei principi, il decreto del Senato era accettato dagli eserciti provinciali e la guardia pretoriana, l'unica forza militare residente, era in grado di imporre al Senato il suo candidato. Perciò essa riusciva a manipolare il concetto di legittimità ed a raggiungere un grado di influenza politica sproporzionato al suo organico ed alle sue risorse militari. Soltanto quando gli eserciti provinciali scoprirono che non era necessario che gli imperatori venissero fatti a Roma, scomparvero il potere legittimante del Senato e la forza dei pretoriani, e l'impero, sulla difensiva contro i barbari, dipese interamente dagli eserciti e dai generali. Ma è difficile trovare, dietro le attività di questi eserciti, una motivazione politica - dalle guerre di Mario e Silla in poi -


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al di fuori dell'interesse individuale, del desiderio di portare al potere il loro uomo di fiducia, per ricevere migliori condizioni, paga e donazioni. I despotismi dei condottieri italiani non sono pure dei precedenti. Anche qui le forze agivano per denaro ed al di fuori della lealtà al loro capo. Le loro norme erano illegittime e venivano imposte ai cittadini che essi assoggettavano. Il Principe di Machiavelli fu un manuale per tali usurpatori. Esso insegnava come acquisire la legittimità, e se questo era impossibile, come corrompere o spezzare la resistenza dei cittadini. Gli strelizzi ed i giannizzeri erano costruttori e distruttori di re come i pretoriani, per ragioni di fedeltà personale e per assicurare il rispetto ai loro speciali privilegi. Soltanto il ruolo politico del New Model Army inglese del diciassettesimo secolo può essere giudicato un vero precursore di ciò che l'ultimo secolo ha messo in evidenza. La sua composizione sociale, la sua organizzazione politica, la sua base ideologica, la sua visuale politico-corporativa, mediante la quale il Consiglio dell'Esercito trattò come un potere indipendente con le autorità civili - tutto ciò prefigura gli eserciti rivoluzionari del ventesimo secolo. Come gli eserciti permanenti dell'era moderna, cercò di convalidare la pretesa di dominare dichiarando di essere il rappresentante del popolo, e se non del popolo, della divinità: e come loro, respinse, una dopo l'altra, le legislature che sostenevano di impersonificare la volontà popolare - sia il Long Parliament sia il Rump Parliament nominato dall'esercito, instaurando una dittatura che, fino alla fine, continuò a governare tramite i generali. Fu il primo colpo di stato militare dell'età moderna ed il compimento di una rivoluzione storica dalla quale l'Inghilterra uscì immunizzata contro l'assolutismo monarchico, ma dopo Cromwell uscì immunizzata anche contro il potere personale, i grandi condottieri e gli uomini della provvidenza. La dittatura di Cromwell fu antidemocratica, moralista e mistificatrice, ma ebbe anche molti altri aspetti. Fu l'unità della Gran Bretagna, la premessa del dominio inglese dei mari ed anche la difesa di un popolo contro la monarchia assoluta. Ma fu anche una dittatura militare, nata dalla debolezza del potere civile e parlamentare e dalla pretesa dell'esercito di dover assolvere in proprio un'alta missione nazionale. Ed in questo senso non fu soltanto la prima dittatura militare del mondo moderno, ma la prima della storia in assoluto.


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Ma sebbene si possa riconoscerlo come un precedente, fu un caso unico. La sua storia ed il suo significato furono incompresi per due secoli. Non generò nel mondo forze, né di attrazione né di repulsione, atte a stimolare altre avventure dello stesso modello. Soltanto un secolo e mezzo dopo, sarà un altro esercito, quello francese di Napoleone, ad assumere lo stesso atteggiamento di fronte al potere politico scaturito dalle vicende della rivoluzione. Gli eventi del periodo napoleonico, la creazione degli eserciti nazionali che sostituirono l'idea di nazione ai miti dinastici e l'apparire del nazionalismo, fornirono alla nuova classe militare una precisa ideologia e precise responsabilità, oltre che militari anche politiche. Prima di tutto il professionalismo aprì un vuoto fra le forze armate ed i politici poiché nei vecchi regimi il compito delle decisioni politiche e di condurre le guerre risiedeva nelle stesse mani: quelle dell'aristocrazia. Le maggiori responsabilità di funzione spinsero l'ufficiale professionista ad intromettersi nel controllo politico degli affari interni ed esteri quando questi interferivano negli affari militari. In secondo luogo, il sorgere del nazionalismo fornì ai mili tari una nuova serie di valori. Essendo stato a loro affidato il ruolo di difensori del territorio nazionale, essi si considerarono, e furono considerati, i depositari ed i custodi dei valori della nazione e principalmente il simbolo visibile e la garanzia della sicurezza e dell'indipendenza nazionali. Inoltre, mentre nei vecchi regimi la fedeltà al sovrano ed allo stato erano sinonimi, nella nazione-stato questo non fu più necessario; quando i militari si resero conto che il loro governo non era più rappresentativo della nazione, in alcuni casi non videro nessuna logica ragione perché essi non dovessero considerare un governo alternativo, ed anche loro stessi, come più rappresentativi e più degni della nazione che non il governo in carica; e poiché il loro dovere trascendente era la fedeltà alla nazione, ciò poté implicare il non essere fedeli ad un governo. Furono questi concetti che generarono quei sussulti politici nel corpo ufficiali di diverse nazioni, nel diciannovesimo secolo, e cioè la loro pretesa di far prevalere le proprie vedute generali su quelle dei governi legittimi. L'ascesa dei primi moderni militari pretoriani si verificò alla restaurazione dell'ordine in Spagna dopo il 1815, accompagnata dal ritorno dell'assolutismo monarchico. I pronunciamientos espressero la rivolta degli ufficiali contro il sistema patrimoniale, e la


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rivoluzione del 1820 introdusse le procedure politiche per la rivoluzione liberale ed il moderno pretorianismo militare. Così la Spagna divenne il modello per lo stato pretoriano nel diciannovesimo secolo. Il dominio militare fu una crescita simbiotica dove i politici si appoggiavano ai soldati ed i soldati apparivano come politici attivi 1. L'esercito in Spagna divenne potente con lo sviluppo della repubblica, particolarmente come risultato delle guerre carliste del 1834-39. Mentre i generali chiedevano supporto politico per interessi particolari (e locali), l'intervento militare fu opera dei politici civili, liberali e repubblicani che, in assenza di un efficiente potere politico, necessitavano dell'appoggio militare contro le forze carliste. Gli ufficiali, tuttavia, non si fecero coinvolgere in fazioni politiche; strettamente nazionalisti, si considerarono gli unificatori della nazione. I soldati comuni, invece, preferirono la guerriglia, il brigantaggio rurale condotto da piccole unità, che erano iniziati come una ribellione contadina contro le forze napoleoniche. L'eredità della guerriglia lasciò i suoi segni sulla Spagna del diciannovesimo secolo: divenne la caratteristica centrale del pretorianismo spagnolo. Il d isprezzo patriottico per la legge dello straniero e dei suoi collaboratori introdusse un nuovo elemento di instabilità nella società ... . Esso romanticizzò la rivoluzione e regolarizzò l'insubordinazione, santificando quella preferenza per l'azione individuale violenta che doveva incan tare i politici del diciannovesimo secolo...Sia la destra carlista che la sinistra estremista fecero più tardi appello a questa prima ribellione 2.

Le condizioni in Spagna nella seconda metà del diciannovesimo secolo furono ideali per il pretorianismo. La popolazione in periferia era in aumento mentre nelle città si assisteva al declino economico. Le classi medie mancavano di coesione, i disaccordi politici erano così' legati agli interessi per sonali che alla fine fu difficile separare gli uni dagli altri. La rivalità fra il centro e la periferia intimorì i gener ali e li incoraggiò ad entrare in politica. 1 R. CARR, Soldiers and Governments, Indiana University Press, Bloomington 1959, p. 129.

2 R.

CARR, Spain, Clarendon Press, Oxfor d 1966, p. 109.


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Da parte loro, i politici liberali e progressisti, mancando del supporto politico, cercarono il sostegno militare. L'esercito apparve come il depositario delle speranze e della liberazione, e divenne l'arbitro degli affari politici. Anche in America Latina si sviluppò un similare pretorianismo, sebbene con manifestazioni diverse e preceduto da un lungo periodo di populismo rurale conosciuto come sistema dei caudillos nato dalle guerre rivoluzionarie. Nel periodo post-indipendenza (1805-11) i militari dell'America Latina diedero vita ad eserciti di nazione in armi respingendo i modelli coloniali ispano-portoghesi, che però, nel giro di pochi anni si disintegrarono trasformandosi in eserciti del tipo caudillo-personale. Il disordine, l'amoralità e la capricciosità degli eserciti popolari dei Libertadores degenerarono in piccoli gruppi banditeschi dediti alla violenza e minarono gli orientamenti caratteristici di un apparato milit;ue regolare. Il sistema dei caudillos fu un sistema politico mancante di continuità, di sostegno politico e di organizzazione gerarchica sociale. Esso perpetuò l'eredità imperiale spagnola di relazione padrone-suddito e minò l'autorità politica del centro, il potere repubblicano, che aveva sostituito il vecchio stato patrimoniale. I caudillos della gu~rriglia si allearono con realisti o repubblicani, a seconda della situazione. Incapaci di rinunciare al personalismo ed al patrimonialismo, ed agendo come presidenti o capi nazionali, lavorarono contro l'istituzione dello stato moderno. La loro politica di inflazionare i gradi e gli incarichi sulla base di relazioni personali e patrimoniali piuttosto delle promozioni sulla base dell'esperienza e razionalità, ebbe un effetto particolarmente severo su quello che era rimasto dell'organizzazione e tradizione militare ereditate dagli spagnoli. Fu la professionalizzazione dei militari, verificatasi negli ultimi decenni dell'800, quindi con circa un secolo di ritardo rispetto all'Europa, che finalmente restaurò l'ordine e creò un sistema politico nazionale. Per vincere l'anarchia ed eliminare i caudillos, l'apparato militare intraprese un programma di professionalizzazione per realizzare il quale vennero importati istruttori dalla Francia e dalla Prussia, dove esistevano i migliori sistemi militari corporativo-professionali del tardo diciannovesimo secolo; vennero inoltre costituite scuole ed accademie militari locali; infine, l'autorità venne centralizzata nel governo e nella burocrazia. Durante questo periodo i militari latino americani divennero i sostenitori per eccellenza dei loro stati ma si prepararono anche la strada per il futuro pretorianismo attivo.


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Secondo Huntington, il pretorianismo militare nell'America Latina ebbe tre stadi: 1) pretorianismo oligarchico nel quale le forze sociali dominanti furono i grandi proprietari terrieri, il clero ed i possessori della spada (1890-1920); 2) pretorianismo radicale, nel quale la rivolta di ufficiali più progressivi, occidentalizzati o radicali, rovesciò le istituzioni politiche tradizionali o il dominio oligarchico e spianò la strada per l'entrata in politica di altri elementi di classe media (1920-1950); 3) pretorianismo di massa, nel quale i militari poterono mantenere il potere e permettere o sfruttare l 'espansione della partecipazione politica (dal 1950) 3. Un altro esempio di attività politica dei militari nel diciannovesimo secolo, che non si può definire pretorianismo classico ma bensì notevole intervento negli affari politici della nazione, è rappresentato dalla rapida ascesa del potere dello Stato Maggiore Generale Imperiale e del corpo ufficiali germanico su tutti gli organi decisionali della nazione e che durò fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Lo Stato Maggiore Generale, creato da Scharnhorst, costituiva un gruppo altamente specializzato, educato su valori conservatori ed addestrato in scienze razionali e secolari, ed era divenuto un'istituzione politica dedicata alla difesa della dinastia; le sue funzioni, i privilegi e la coesione burocratica avevano portato l'esercito prussiano ad una posizione di primato politico. Dopo il 1860, il generale von Moltke, grazie alla sua vantaggiosa posizione nei confronti del re Guglielmo I, riuscì a rendere lo Stato Maggiore Generale l'organo dominante, soppiantando il Ministero della Guerra, ed il suo capo divenne il consiglie re militare del re. Anche il potente Bismarck incontrò da questo organo seria opposizione e resistenza. Prevalse l'interesse corporativo dei militari che si ritenevano gli unici qualificati a decidere su certe materie come il reclutamento, l'addestramento, l'organico e l'equipaggiamento; ciò comportò tuttavia anche la loro pretesa di essere i giudici ultimi su tu tte le altre materie che interessavano le forze armate, comprese la politica estera, la politica economica interna, l'educazione in generale ed i mezzi di comunicazione.

3 S. HUNTINGTON, Politica[ Order in Changing Societies, Yale University Press, New Havcn 1968, pp. 208-21.


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Nazionalismo, arroganza, pregiudizio di classe, carrierismo individuale, furono le cause principali dell'atteggiamento dei militari; ma la maggior parte di quello che passò per un gratuito desiderio di potere politico, fu dovuto alla loro determinazione di conquistare, salvaguardare ed anche parzialmente estendere la loro autonoma posizione in politica e nella società. I successi militari nelle campagne austriaca e francese, la politica di unificazione ed il declino di Bismarck, portarono un incremento nell'autonomia organizzativa e politica dello Stato Maggiore Generale e dei militari. Il successo del principio militare prussiano che sfociò nell'unificazione della Germania nel 1871, fu una vittoria per l'organizzazione e la centralizzazione dell'autorità coltivate dallo Stato Maggiore prussiano, che si considerava il campione dell'unificazione tedesca, della sconfitta dei tradizionali nemici della Germania in Europa, dell'imperialismo germanico e della legittimità dinastica. L'atteggiamento dei militari fu confortato anche dalla ormai diffusa simpatia per i militari dopo l'unificazione. L'esercito apparve ai tedeschi, nell'entusiasmo per l'unità e la potenza nazionale finalmente raggiunte, come un inestimabile tesoro nazionale, ed i risentimenti così a lungo coltivati contro il militarismo prussiano e lo spirito militare si affievolirono, se non addirittura scomparvero, dentro e fuori la Prussia. Ciò, almeno, in quegli strati della popolazione che si sentivano depositari della coscienza storica nazionale, della tradizione politica nazionale, cioè in gran parte della borghesia tedesca guidata dai circoli accademici che avevano svolto una funzione tanto importante nella rivoluzione nazionale del 1848. Quanto più il liberalismo borghese si lasciò indurre da Bismarck a sacrificare i suoi antichi ideali di libertà all'unilaterale ricerca di potenza esaltata come Realpolitik, tanto maggiore divenne naturalmente la simpatia per i militari. Non cessarono mai, come è ovvio, la critica verso alcuni eccessi del sistema militare prussiano, le lagnanze per i maltrattamenti ai soldati per la brutalità dei sottufficiali, per la tracotanza e lo spirito di classe del corpo degli ufficiali, per le deficienze della giustizia militare, ecc., ma - analogamente a quel che avvenne in Francia ed in altri paesi - diventarono più o meno una prerogativa dell'opposizione liberale di sinistra 4.

4 GERHARD RITTER, J militari e la. politica nella Germania moderna - Einaudi, Torino 1967, voi. I, p. 463.


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Senza dubbio, lo Stato Maggiore Generale prussiano si considerò, e venne considerato, la quintessenza del germanesimo; le sue brillanti vittorie militari furono il prodotto dell'organizzazione nazionale e secolare, ma esse paradossalmente incrementarono l'arroganza prussiana ed estesero l'autoritarismo burocratico. Il successo dell'esercito aumentò l'egemonia prussiana sulla Germania e significò la vittoria dello lunkerismo che prevalse nella politica di reclutamento favorendo la predominanza degli ufficiali prussiani e dei membri della nobiltà prussiana. Il risultato si ebbe nella diminuita influenza del Ministero della Guerra, nell'indebolimento del controllo parlamentare sui militari e nella protezione delle strutture sociali dell'esercito dagli elementi liberali, borghesi ed ebrei. La casta degli ufficiali dovette una parte considerevole del suo prestigio sociale al fatto che essa sola, in quanto erede delle antiche tradizioni prussiane, si uniformava a costumi saldamente fissati e controllati, ad un rigoroso concetto dell'onore e ad un compatto spirito di casta, ed era così in grado di elevarsi al di sopra della generale assenza di forme e di tradizioni della moderna società democratica industriale, apparendo una vera élite. Naturalmente il numero dei nobili che facevano parte del corpo ufficiali diminuì considerevolmente dopo che l'esercito ebbe raggiunto il milione di uomini; tuttavia essi conservarono sempre una funzione importante, soprattutto nei gradi superiori del comando, nella guardia del corpo ed in certi reggimenti privilegiati .... La conseguenza diretta del prestigio sociale di cui godeva il corpo degli ufficiali fu l'afflusso crescente in esso di elementi della grande industria e dell'alta finanza, da cui derivarono altre conseguenze particolarmente negative, giacché questi giovani introdussero nei loro reggimenti (soprattutto nella cavalleria) uno stile di vita che non era più aristocratico e neppure ispirato a quello dell'antica Prussia, ma semplicemente sregolato e tale da gettare un'ombra assai spiacevole sulla 'c~rrettezza' del corpo degli ufficiali 5.

Il prestigio sociale e la potenza dei militari nel periodo guglielmino sono dimostrati da molti loro successi politici. Nel periodo 1871-1914, due ministri della guerra (Kameke e von Schellendorf), un ministro degli affari esteri (von Bieberstein), un ministro degli interni (Boetticher) e due cancellieri (il generale Caprivi ed il principe Hohenlohe) furono costretti a dimettersi da una diretta o indiS Id. id. p. 467.


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retta pressione dei militari, e tutte le volte i militari agirono per difendere la loro autonomia. Secondo la Costituzione imperiale del 1871, la posizione di responsabilità dell'esercito era chiara. Vi era, in effetti, un ministro della guerra, e l'opposizione nel Reichstag dichiarava di ritenere che ciò significasse che l'esercito, attraverso di lui, fosse responsabile al Reichstag; ma il ministro della guerra, rimasto prussiano, non era costituzionalmente responsabile verso di esso, come lo erano invece gli altri ministri, ma lo era soltanto verso l'imperatore, e l'imperatore, con il suo Gabinetto Militare era il capo delle forze armate, il Kriegsherr (Signore della Guerra). I militari (ed i partiti di destra) ne arguivano che l'esercito era autonomo dal Reichstag ed era responsabile, parallelamente con esso, direttamente all'imperatore. Le pressioni dei militari del periodo imper iale furono sempre orientate, e con successo, a realizzare e mantenere questa situazione. Il periodo della Prima Guerra Mondiale segnò l'apice della potenza dello Stato Maggiore Generale. A partire dal 1916, quando si instaurò la dittatura silenziosa di Hindenburg e Ludendorff, i militari si convinsero che il loro compito li qualificava per decidere anche la politica interna e quella estera; e tale era il prestigio di questi due generali fra i politici e la pubblica opinione che la minaccia di dimissioni e ra sufficiente per lasciarli agire come meglio ritenevano. Lo Stato Maggiore Generale quindi si interessò della stampa e della propaganda in generale, stabilì un completo controllo sull'economia; nel campo della politica estera fu l'organo responsabile della fatale decisione di creare un regno autonomo in Polonia e di introdurre la guerra sottomarina indiscriminata, non tenendo conto dell'opposizione del ministro degli esteri e provocando (con la minaccia delle dimissioni) l'allontanamento del Cancelliere Bethmann-Hollweg. Ma i militari furono meno pronti dei civili per la «guerra totale». Nominato custode della preparazione dei cittadini, lo Stato Maggiore Generale, la più efficiente organizzazione militare del diciannovesimo secolo, fallì nel mobilitare il paese per la guerra. «Mentre l'esercito fece uso delle scoperte tecnologiche della scienza moderna ed impiegò i prodotti dell'industria moderna, il corpo ufficiali non si immedesimò in questo spirito» 6. Infatti, lo Stato

6 GERALD F ELDMAN, Army, Industry and Labor in Gennany 1914-/8 Princeton University Press, Princeton, NY 1966, p. 35.


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Maggiore Generale dimostrò di essere un rifugio per i prussiani nostalgici, il cui disprezzo per la scienza e l'industria fu uguagliato soltanto dal loro rigido spirito cerimoniale e dalle loro vedute reazionarie. Quando fu evidente che la guerra sarebbe durata a lungo, la stagnazione organizzativa militare divenne più rilevante. Il militarismo fu soprattutto un fenomeno sociale le cui caratteristiche fondamentali furono la conservazione di retrograde attitudini sociali e delle istituzioni autoritarie associate al corpo ufficiali ed allo sviluppo, nel popolo, di un sentimento di rispetto ed ammirazione per quelle attitudini ed istituzioni?. La sconfitta totale della Germania sembrò un colpo di grazia per lo Stato Maggiore Generale; eppure esso emerse, nel 1918, con gli immutati pregiudizi del periodo guglielmino. A causa della incompetenza di molti burocrati civili, gli ufficiali tedeschi si trasformarono in pretoriani moderni ed il comando militare divenne la forza politica dominante nella Germania post-bellica, l'arbitro delle dispute fra le forze politiche radicali e quelle moderate.

2. IL MILITARE-POLITICO DE L VENTESIMO SECOLO

Benché, come è stato illustrato, l'ingerenza politica dei militari si fosse manifestata precedentemente in alcuni casi sporadici, fu nel ventesimo secolo che il loro intervento negli affari interni delle nazioni si diffuse in tutto il mondo, a diversi livelli, in diversi modi e con diversi risultati. I primi casi di intervento si verificarono nei primi decenni del secolo sottoforma di congiure di palazzo, come ad esempio negli stati balcanici, di rivolte vere e proprie, come in alcuni stati dell'America del sud e nella Spagna repubblicana, o ,come supremazia dei militari, palese o mascherata, come ad esempio nella repubblica di Weimar ed in Giappone. Fu tuttavia nella seconda metà del Novecento che il potere dei militari assunse il ruolo di determinante e diffuso potere politico in contrapposizione al potere dei civili. Negli anni settanta i paesi politicamente controllati dalle forze armate erano ben quarantasei; questo fenomeno, iniziato da tempo

7 WOLFGANG SAUER, Militarismus in Staat und Politik di Ernst Fraenkel une! Karl Bracher, Fischer Biicher , Frankfurt am Main 1957, pp. 190-91.


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nell'America Latina e che si è esteso ali' Asia, al mondo arabo ed all'Africa, non è più un accadimento isolato, ma una realtà storica che rientra nel gioco politico nazionale ed internazionale del mondo moderno. Realtà storica che però è sempre stata latente nella storia dei popoli e solo recentemente è venuta alla luce, favorita dal divario di potenza fra i popoli e gli eserciti; questo divario è sempre esistito, ma era relativo fino a quando era possibile opporre spada a spada o le barricate ai fucili. In seguito, il divario è diventato assoluto: non c'è difesa contro le divisioni corazzate ed i cacciabombardieri. A conferma d i quanto sopra, riteniamo opportuno riportare a grandi linee la ricerca del Finer in una sua interessantissima opera 8 dalla quale trarremo in seguito altri brani in sede di esame delle relazioni fra militari e politici. Considerando gli stati sovrani prima del 1955 e tralasciando i piccoli stati di sovranità nominale, tipo Liechtenstein o San Marino, in quel periodo esistevano 79 stati sovrani (inclusi Estonia, Lituania e Lettonia, assorbiti dall'URSS ma indipendenti dal 1918 al 1940): 15 lo sono divenuti fra il 1945 ed il 1955, e di questi 9 sono stati soggetti a colpi di stato militari (incluso il Libano). Altri 13 stati lo erano divenuti fra il 1918 ed il 1944 (inclusi i tre stati baltici ora assorbiti dall' Unione Sovietica). Di questi, 6 hanno sperimentato colpi di stato militari ed uno di essi, la Giordania, può essere definito una dittatura monarchico-militare. I tre stati creati fra il 1900 ed il 1917, Albania, Cuba e Panama, sono stati tutti testimoni di rivolte militari e dittature successivamente al 1918; e così pure i due - Bulgaria e Serbia - che divennero completamente indipendenti fra il 1861 ed il 1899. Quarantasei stati erano indipendenti da più di un secolo. Dopo il 1918, non meno di 26 di questi hanno sofferto di una forma o l'altra di intervento militare nella loro politica, solitamente di carattere violento. Quindi, i colpi di stato militari dopo il 1955 non sono stati certamente eccezionali. · Dei 51 stati esistenti fino al 1917, 19 hanno sperimentato questi colpi di stato dopo il 1917, mentre dei 28 creati fra il 1917 ed il 1955, 15 hanno subìto la stessa sorte.

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S.E.

FlNER,

USA 1976, p. 2.

Thc Man on Horseback, Penguin Books Inc., Baltimore, Maryland,


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L'EVOLUZIONE O'lOENTI'fA'

Un'attività politica indipendente delle forze armate è stata, ed è, di conseguenza, frequente, diffusa e di lunga durata. Né i suoi effetti sono transitori. Molti stati sono oggi dittatur e militari, come ad esempio l'Iraq, la Corea del Sud, la Siria, il Cile, il Sudan, ecc.; in un gran numero di altri paesi l'esercito garantisce il regime, come in Egitto, Giordania, Congo, Honduras, ecc.; in molti altri, infine, come in Indonesia, Brasile, Argentina, Venezuela, Perù, Ecuador e Guatemala, i regimi devono necessariam ente r icercare il benvolere delle forze ar mate, un favore che può essere improvvisamente tolto, come nel passato. Gli effetti dell'intervento dei militari del ventesimo secolo nella vita politica dei lor o paesi, sono stati , come abbiamo visto, numerosi, di varia natura, intensità e durata, a seconda del grado di cultura politica, di civiltà e di possibilità di intervenire. Non essendo possibile fare la stor ia di tutti gli accadimenti verificatisi, cercheremo di illustrare quelli più significativi ed emblematici, in relazione alla posizione geografica, al regime politico ed alle condizioni sociali dei paesi interessati. Secondo tale criterio, la nostra esposizione riguarderà la Germania, che dalla repubblica di Weimar, nata dalla sconfitta, si trasformò in Terzo Reich nazista, grazie anche ai militari; l'Unione Sovietica, nella quale, fin dalla sua creazione, il ruolo dei militari, sempre soggetti ai politici, assunse aspetti diversi; il Giappone, dove i militari, gradualmente, conquistarono la supremazia politica; la Francia, in cui, durante un per iodo di cr isi, i militari svolsero un'attività determinante; gli Stati Uniti, chiaro esempio di relazione fra politici e militari in una democrazia occidentale; l' Argentina, le cui vicende hanno dimostrato la dipendenza politica dalle forze armate, come del resto, in tutti i paesi dell'America Latina; l'Egitto, dove i militari, frustrati dalla sconfitta nell'unica guerra combattuta senza ritenersene responsabili, reagirono 'ed eliminarono il regime monarchico nel quale r egnavano corruzione e nepotismo; Isr aele, nuova sintesi politica nata in guerra. In Germania, con il cessate il fuoco del novembre 1918, tutte le vecchie abitudini di obbedienza politica si erano dissolte. I tradizionali punti di riferimento della legalità erano stati cancellati ed ogni gruppo politico e sociale si era sentito libero di agire autonomamente. Il Governo Provvisorio non poteva contare sull'appoggio popolare poiché l'opinione pubblica si era frazionata in raggruppamenti reciprocamente ostili, ognuno di essi pronto ad usare la violenza. Esso doveva lottare simultaneamente con le


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unità ribelli delle forze armate, con la mal repressa rabbia ed umiliazione dei gruppi monarchici e nazionalisti, con la pressione dei Socialisti Indipendenti e degli Spartachisti, e con gli imprevedibili Consigli dei Soldati e dei Lavoratori. Non possedendo autorità, poteva contare soltanto sulla forza. Da ciò il noto patto del 9 novembre fra Groner, che rappresentava l'Alto Comando dell'Esercito ed Ebert, che rappresentava il potere civile: il governo avrebbe protetto l'esercito, e l'esercito avrebbe protetto il governo. Con questo patto ebbe inizio la parabola politica del corpo ufficiali (ed in particolare dello Stato Maggiore) che portò l'esercito dalla posizione di sentinella dello stato a quella di servo impotente dei nazisti. In conseguenza del patto, la neonata repubblica fu condannata fin dalla nascita. Groner, mantenendo in vita un governo vacillante, permise al corpo ufficiali di mantenere la sua posizione di fondamento del potere mantenendo un relativo ordine nello stato, e riuscì a far ricadere sul governo di Berlino, e non sullo Stato Maggiore e sull'esercito, la responsabilità di accettare le condizioni di armistizio. Infatti, benché la guerra fosse stata chiaramente perduta dall'esercito, egli fu abbastanza scaltro da passare l'onere ai civili. Così, un politico di un partito di centro (cattolico), Mathias Erzberger, condusse le umilianti trattative per l'armistizio. Groner r icorda: L'Alto Comando deliberatamente adottò la posizione di rifiutare la responsabilità dell'armistizio e di tutti i passi successivi. Dal punto di vista strettamente legale, ciò venne fatto senza giustificazione, . ma per me e per i miei colleghi era vitale man tenere la brillantezza delle armi («die Waffe blank») e lo Stato Maggiore Generale libero da fardelli per il futuro 9.

In questo fu favorito da un errore del pur equilibrato Ebert, che l'l l dicembre ordinò una sfacciata parata a Berlino, come se l'armistizio fosse stato un mutuo accordo per la fine della guerra e non il virtuale strumento di resa, quale infatti era. Dopo la solenne marcia per l' Unter den Linden, alle truppe schierate di fronte alla Porta di Brandenburgo, Ebert fece un discor so du-

9 W!LHELM GRONER,

p. 466.

Lebenserinnerungen, Gottingen Verlag, Gottingen 1957.


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L'EVOLUZIONE D'IDENTITA'

rante il quale disse: /o saluto tutti voi che tornate invitti dal campo di battaglia 10. Ebert gettò così le basi del mito che l'esercito tedesco non era stato sconfitto dagli alleati, ma era stato tradito - pugnalato alla schiena - con una pace sfavorevole da sleali elementi in patria. Mentre Ebert, indubbiamente, riconobbe le implicazioni delle sue parole, e probabilmente si rese conto che ciò doveva essere attribuito in parte ad un perdonabile sciovinismo, ed in parte per evidenziare le responsabilità degli spartachisti e degli altri comunisti, vi furono altre implicazioni. Poiché egli era a capo del governo civile al momento in cui l'armistizio era stato accettato dalla Germania, si era assunto almeno una certa parte del peso del tradimento dell'invillo esercito ed assolveva l'Alto Comando (e lo Stato Maggiore Generale) eia qualsiasi responsabilità per la pace. Questa pugnalata alla schiena, come mito, rappresentò un grande contributo alla volontà della Germania di ritornare a combattere due decenni più tardi. La nazione tedesca vide, in quel periodo, il succedersi di avvenimenti importanti: la prima riunione, nel dicembre del 1918, del congresso dei Soviet di Germania, l'apertura, nel gennaio del 1919, dell'Assemblea Nazionale sotto la protezione delle baionette dell'esercito, le vivaci discussioni sull'accettazione prima, e sull'applicazione poi, dell'armistizio, il tentato e fallito colpo di stato di Kapp e von Luttwitz. Ma Groner mantenne la fedeltà al governo ed un'invidiabile calma, anche in momenti drammatici. A suo merito va soprattutto la saggia decisione di appoggiare la Reichswehr al governo, e non di opporla ad esso come tentò di fare von Luttwitz. Accanto a lui si trovarono però degli ufficiali, meno fedeli al governo, provenienti da un ristretto, aristocratico e reazionario stato sociale, che fecero ogni sforzo per richiamarsi all'esercito imperiale prebellico e che cercarono, più che altro, di difendere la loro casta. In effetti, l'esercito godeva ancora di notevol~ autonomia: i membri del Parlamento non erano mai messi al corrente, o a lmeno completamente, delle sue attività, gli ufficiajj istituivano in segreto le associazioni di ex-combattenti e premevano sui personaggi chiave della politica, come Ebert presidente dell'Assemblea, o Noske ministro della difesa, per salvaguardare i loro privilegi minacciati. Ma quando il timore della minaccia bolscevica si diffuse dal-

tO FRlEDRICH EBERT,

voi. II, p. 130.

Schriften, Aufzeichnungen und Reden, Drcsden 1926,


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l'Alto Comando ai subalterni, la maggioranza degli ufficiali comprese che, come aveva prospettato Groner, per proteggere il corporativismo militare era più opportuno operare mediante e non contro la repubblica ed intraprendere una certa forma di intervento politico come diceva Groner: la politica deve essere condotta solamente da pochi - tenacemente e silenziosamente 11. Alla meglio, i generali dovevano soltanto tollerare Weimar, che essi consideravano incapace di proteggere il loro corporativismo e la legittimità dall'insurrezione delle sinistre. La grande debolezza dell'autorità civile infatti, portò i militari a considerare la «Reichswehr» un'organizzazione nazionale indipendente e, nel 1918-19, si allearono con i socialisti moderati di Ebert al fine di difendere - non tanto la repubblica - ma l'organizzazione militare, da una minacciata presa di potere comunista. I governi che seguirono si trovarono circondati da oppositori. Nel 1923, il gabinetto si trovò a fronteggiare movimenti separatisti ed insurrezioni di sinistra in diverse regioni tedesche. Di fronte alla disintegrazione dello stato ed attaccato sia da destra che da sinistra, il cancelliere Streseman trovò nell'esercito il suo solo appoggio. Secondo l'art. 48 della Costituzione, fu dichiarato lo stato d'emergenza e le funzioni di governo furono trasferite al Ministro della Difesa Nazionale, in pratica al generale Hans von Seeckt, comandante della Reichswehr. Per i nove mesi seguenti la Germania fu governata dall'esercito che agiva in appoggio al potere civile. L'intenzione di von Seeckt, successore di Groner (ritiratosi a vita privata) ed al quale chiese appoggio, era quella di proseguire nella stessa direzione ma, meno fede le di Groner verso la forma di regime esistente, intendeva usare la repubblica per rafforzare il Reich tedesco e l'esercito che doveva «divenire uno Stato nello Stato, ma servendolo, deve intensificarsi con lo Stato, deve divenire, insomma, la più pura immagine dello Stato» 12 mediante l'Uberparteilichkeit (politica al di sopra dei partiti). Tramite von Seeckt, l'esercito uscì dalla sua situazione critica per raggiungere l'apice del potere. E che von Seeckt non esitò ad usare la Reichswehr apolitica per difendere lo stato, lo si vide 11 Citato in F.L. CARSTEN, The Reichswehr and Politics, 1918-1933 Clarendon Press, Oxford 1966, p. 405 12 Citato in JOHN w. WHEELER·BENNET, La nemesi del potere, Feltrinelli, Milano 1967, p. 86.


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dalle repressioni effettuate dall'esercito in tutta la Germania: Sassonia, Turingia, Baviera, Kiistrin, Amburgo, dimostrarono che van Seeckt non voleva affatto che i destini della Germania cr ollassero per meschini contrasti politici. Nel corso della crisi del 1923, durante una riunione di gabinetto, alla domanda di Ebert: L'esercito sarà fedele a noi, generale? van Seeckt rispose: L'esercito, signor Presidente, sarà fedele a me! 13. In un suo Ordine del Giorno, quando l'esercito controllava la Germania durante lo Stato d'Emergenza, disse: Il compito di un Comandante in Capo è di riconoscere i vitali interessi dello Stato e di provvedere che essi siano rispettati. Per quanto riguarda il soldato, egli non deve cercare di saperne di più o di fare meglio dei suoi comandanti, il suo dover e consiste nell'obbedire. Una Reichswehr unita nell'obbedienza sarà sempre invincibile e rimarrà il più potente fattore dello Stato. Una Reichswehr nella quale è entrato il cancro della discordia politica, sar à infranta nell'ora del pericolo. Invito tutti i generali ed i comandanti di corpo a richiamare l'attenzione dei subordinati sull'importanza di questo fatto e ad espellere dalle file qualsiasi membro della Reichswehr che sia implicato in attività politiche 14.

Quanto fosse stata nociva per la Reichswehr l'attività politica, lo avevano, del r esto, già dimostrato i fatt i accaduti in Bavi era nel periodo 1920-1924. I generali che si erano sussegui ti a Monaco, pe rmeati di politica, erano stati alla costante ricerca di un par tito che la Reichswehr avesse potuto usare come strumento per la propria politica. Van Lossow, il comandante locale, aveva indirizzato la protezione dell'esercito al partito nazionalsocialista, il cui capo era Adolf Hitler, un ex-caporale austriaco, avviato alla vita politica proprio dall'esercito. Costui aveva tentato una rivoluzione nazionale che era fallita, sia per l'improvviso dietrofront di von Lossow, sia perché la dottrina di von Seeckt si andava diffondendo nelle file dell'esercito. Comunque, quegli avvenimenti avrebbero dovuto far riflettere i generali sulla convenienza di un'alleanza politica, tanto più con il partito di un esaltato che non vedeva certo l'esercito come Stato nello Stato, ma solo come un organo sottoposto ad un'autorità personale. 13 14

Id. id. p. 102. Id. id. p. 107.


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Alla caduta di von Seeckt, nel 1926, il suo posto venne affidato al generale Wilhelm Heye, ma le fila dell'attività politica dei militari scivolarono nelle mani del colonnello (poi generale) Kurt von Schleicher, un ufficiale più politico intrigante che militare, figura di secondo piano del Ministero della Difesa, uno degli uomini di fiducia del Ministro. Sotto la sua influenza, l'esercito iniziò un progressivo decadimento. Von Schleicher fu il cattivo genio dell'ultimo periodo di Weimar, e riassunse in sé tutti i tratti peggiori del generale che fa la politica 15. Dotato di notevole intelligenza e spinto dal desiderio di potere senza responsabilità, von Schleicher dimostrò buone qualità nel mantenere i rapporti fra enti militari e governativi e, probabilmente, ebbe anche notevoli capacità di persuasione visto che, come affermano molti storici, fu grazie alle sue pressioni che von Haye divenne successore di von Seeckt e Groner, ormai sessantenne, Ministro della Difesa, nel gennaio 1928. Proprio Groner, con l'appoggio di Hindenburg, riuscì, minacciando le sue dimissioni, a far approvare il bilancio del suo ministero, che comprendeva gli investimenti per la costruzione delle famose corazzate tascabili. Come aveva fatto anni addietro con il .Cancelliere Ebert, Groner riuscì ad imporre la sua volontà, che poi era quella dell'esercito, ad un cancelliere. Non riuscì invece a svolgere i compiti di Cancelliere, che spesso si trovava a dover svolgere, in quanto membro del gabinetto; per questo, spesso, richiese l'aiuto di von Schleicher. Costui, potendo contare su Groner, suo protettore, Ministro della Difesa, su von Haye e su von Hammerstein-Equord (successore di von Haye), suoi patrocinati, capi della Reichswehr, aveva di fatto, il controllo totale sull'«apparato militare mentre, ufficialmente, il suo compito si limitava a mantenere i rapporti tra l'esercito ed il Ministero della Difesa. Per avere il controllo generale, come è intuibile, non gli mancava che un cancelliere a sua disposizione. Grazie alla debolezza delle strutture di Weimar, in vita più per i dirigenti burocrati che per i politici, dopo essere riuscito ad imporre uomini che poteva manovrare, riuscì anche in questo, facendo nominare cancelliere Heinrich Briining, ex ufficile e filo-militare. Con questa intensa attività von Schleicher intese creare in Germania un governo più autoritario e stabile; tuttavia, la sua conseguenza principale fu

15

Id. id. p. 174.


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che l'esercito, usato come arma politica, perse quel carattere di forza superiore ed apolitica impressogli da van Seeckt. E ciò fu tanto più grave per il fatto che all'orizzonte politico si profilava l'avanzata dei nazisti. Era certo che nessun partito in Germania poteva costituire un governo autoritario senza l'appoggio della Reichswehr. Anche Hitler, dopo il tentato colpo di stato, se ne era reso conto. Gli avvenimenti che seguirono, con inizio nel 1929, dimostrarono la costante azione di Hitler per guadagnarsi l'appoggio della Reichswehr. Benché i dirigenti nazisti cercassero di divulgare la loro ideologia nelle file dell'esercito, egli affermò sempre che mai avrebbe appoggiato azioni segrete contrarie alla Reichswehr. Ad esempio, nel 1930, durante il processo a due ufficiali accusati di diffondere la propaganda nazionalsocialista nell'esercito, intervenne come testimone e disse, fra l'altro: Ho sempre sostenuto che ogni tentativo di disgregare l'esercito è una pazzia. Nessuno di noi ha alcun interesse che tale disgr egazione ·avvenga. Miriamo a che dall'attuale Reichswehr, quando avremo preso il potere, sorga il grande esercito del popolo tedesco 16.

In quel periodo, i destini dell'esercito tedesco apparvero affidati a due generali, di propositi in apparenza concordi ma che, in sostanza, attuarono politiche quasi opposte. Da un lato Groner, appoggiato dal Cancelliere Brtining (entrambi sfuggiti all'influenza di van Schleicher), il quale, confermandosi ancora ottimo ufficiale, si oppose con tenacia alle pressioni dei nazionalsocialisti, ponendosi come difensore della dottrina di von Seeckt; preoccupato della loro propaganda sovversiva, nel gennaio 1930 emanò un Ordine del Giorno che, per tono e contenuto, ricordava quello che von Seeckt aveva emanato, in una situazione analoga, nel 1923: I nazisti vanno distinti dai comunisti soltanto per la base nazionale da cui partòno. Assetati di potere, corteggiano per questo la Reichswehr. Per gli scopi politici del loro partito cercano di confonderci con l'affermazione che soltanto i nazionalsocialisti rappresentano la vera idea nazionale... . In tutti i momenti di crisi della storia di un popolo vi è una roccia incrollabile in mezzo al mare in tempe-

t6 Id. id. p. 204.


IL .MILITARE NELLA STORlA POLITICA

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sta: l'idea dello Stato. La Reichswehr è la sua necessaria e più caratteristica espressione.. .. La Reichswehr tradirebbe la propria esistenza e si autodistruggerebbe se scendesse nei conflitti fra i partiti e vi prendesse parte. Servire lo Stato differenziandosi da ogni politica di partito; salvarlo e proteggerlo dalla terribile pressione proveniente dall'esterno e dalle stolte lotte intestine: questa è la nostra unica meta 17.

Dall'altro lato, van Schleicher: anch'egli cercò di operare, da buon militare, per il maggior interesse dell'esercito tedesco, ma i suoi buoni propositi crebbero all'ombra della sua naturale predisposizione agli intrighi politici. Le machiavelliche trame da lui intessute, portarono alla caduta di Groner prima e di Brlining poi. Quali che fossero i suoi piani, la sua politica, anche alla luce di quanto avvenne dopo, fu caratterizzata da due errori fondamentali : primo, l'aver impiegato la Reichswehr come arma politica, diminuendo così il prestigio e la disciplina degli ufficiali (molti dei quali, seguendo il suo esempio, sconfinarono in campo politico); secondo, l'aver usato, per la sua politica, le forze della reazione, nazisti e nazionalisti, la cui forza effettiva, nel 1932, potendo contare anche sulle SA e sulle SS; era in grado di competere con quella dell'esercito. Von Schleicher si pose come l'anello di congiunzione tra l'esercito ed il nazismo, un legame destinato ad un'evoluzione ben diversa da quella che lui aveva prospettato. Nel dicembre del 1932, con Hindenburg Presidente e von Schleicher Cancelliere circondato dai suoi fidi, sembrò che il potere fosse ormai passato completamente nelle mani dei militari: ma fu invece l'inizio della fine. li gabinetto militare fu debole e di breve durata. Gli ufficiali dimostrarono ancora una volta la loro incapacità di governare direttamente il paese. Unico risultato della loro politica fu di favorire l'ascesa di Hitler che succedette a von Schleicher nella carica di Cancelliere. Agli inizi, Hitler fece diverse concessioni agli ufficiali, anche relativamente al riarmo del Reich, questione che a loro stava molto a cuore. Evidentemente riteneva che la sua posizione non fosse ancora abbastanza solida e reputava conveniente fare qualche concessione alla Reichswehr al fine di ottenerne l'appoggio (sanziona-

17

Id. id. p. 199.


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to con il patto della Deutschland). In effetti i militari, mediante l'appoggio al partito nazista, raggiunsero obiettivi importanti: rafforzamento dei loro privilegi, completamento del riarmo, espansione delle loro str utture, rivitalizzazione dell'orgoglio per la divisa, r eintroduzione della coscrizione obbligator ia. L'Alto Comando, dopo la prima riorganizzazione di Hitler, continuò a ricercare il traguardo dei professionisti classici: la separazione dei militari dalla politica. Ciononosta nte, le quattro più importanti posizioni all'interno dell'Alto Com ando, fra il 1934 ed il 1938, furono occupate da quattro ufficiali che rappresentavano due diversi orientamenti. I tradizionalisti erano guidati da von Fritsch, capo dell'Alto Comando, e van Beck, suo Capo di Stato Maggiore. La nuova corrente era guidata dal generale von Blomberg, nuovo Ministro della Guerra, e dal generale von Reichenau. Il primo gruppo desider ava incrementare notevolmente la grandezza e lo standard di efficienza dell'esercito; il secondo gruppo si preoccupava dell'adattamento della Reichsweh r al governo nazista, al partito nazista, all'ideologia nazista, in modo da rendere le rela zioni fra politici e militari le più facili possibile 18. Alla morte di Hindenburg, nel 1934, Hitler assunse immediatamente tutte le funzioni e l'autorità della Presidenza della Repubblica e, conoscendo il mistico significato del giuramento nel tradizionalista corpo ufficiali, convinse von Blomberg a far prestare a tutti gli ufficiali delle forze armate un giuramento di fe deltà ad Hitler personalmente piuttosto che al Capo dello Stato. Ma se Hitler comprese le potenziali implicazioni del giuramento, pochi fra gli ufficiali se ne resero conto. Nel 1945, von Blomberg scrisse: Nei primi anni del suo regime, Hitler accentuò la sua adesione alla tradizione storica della quale il «Tag von Potsdam» (giorno del giuramento) aveva rappresentato, e continuava a rappresentare, per il popolo tedesco, una confessione di fedeltà. Durante questi anni noi soldati non avemmo nessuna r agione per lamentarci di Hitler. Egli soddisfece le speranze di tutti noi. Se i generali hanno deciso di non ricordarselo più, ciò è ovviamente un caso di deliberata dimenticanza ... . Fino a q ua ndo Hitler entrò nel periodo di politica aggressiva.. .il popolo tedesco non ebbe nessuna decisiva ragione di ostilità verso Hitler, noi soldati meno di tutti. Egli non solo ci aveva

t8 ROBERT O ' NETLL, The German Army and the Nazi Party 1933-1939 Casse!, London 1966, p. 30.


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restituito una posizione di rispetto nella vita del popolo tedesco ... ma con il riarmo della Germania, che soltanto Hitler poteva ottenere, egli diede ai soldati una larga sfera di influenza, promozione e maggior rispetto. Fino al 1938 non vi fu segno di ostilità... Noi soldati non avemmo nessuna ragione per lamentarci ...Per riassumere, vorrei dire che Hitler, nel primo periodo che durò fino al 1938, si impegnò per ottenere la fiducia di noi soldati con completo successo 19.

Anche quando divenne il loro Comandante Supremo, in nessuna occasione Hitler interferì negli affari interni delle Forze Armate contro il parere dei suoi subordinati militari. In effetti, dimostrò sempre una completa fiducia nei suoi generali. Il feld-mare sciallo van Manstein, più tardi, ricordò Non vi è nessun dubbio che quando giunse al potere, dimostrò verso i capi militari una chiara deferenza e rispettò le loro capacità professionali 20.

I contrasti all'interno dell'Alto Comando ed il fallimento dell'esercito di opporsi alla politica militaristica di Hitler portarono alla seconda riorganizzazione della Wehrmacht. Hitler assunse il comando diretto delle Forze Armate e purgò gli ufficiali professionisti che gli si opponevano, e prima di tutti van Blomberg e von Fritsch. Molti fattori, il ruolo dell'esercito nel formulare la politica militare, il suo desiderio di ottenere traguardi militari e di giungere ad un compromesso con il partito nell'interesse della sicurezza nazionale, il suo sfruttamento della nuova atmosfera di riarmo creata dal Fi.ihrer per i futuri scopi militari nazisti, crearono esattamente la situazione opposta alla neutralità alla quale aspiravano gli ufficiali professionisti-tradizionalisti. La mancanza di unità ridusse la loro possibilità di opporsi ad Hitler, ma così facendo, dimostrarono la loro mancanza di coscienza politica. La tradizionale sottomissione ai Signori della Guerra prussiani li tenne lontani dalla politica e dagli eventi. Così, il loro impegno professionale sotto Hitler, la loro mancanza di attività nella politica antinazista,

19 MATTHEW COOPER, don 1978,

The German Army 1933-1945, Macdonald and Jane's, Lon-

pp. 38, 39.

20 ERICH VON MANSTEIN,

Los( Victories, Methuen, London 1958, p. 77.


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costò loro le vite, la reputazione ed il loro amato Stato Maggiore prussiano. Gli ufficiali di Hitler furono nettamente diversi dai loro predecessori di Weimar, Groner, von Seeckt e von Schleicher; certamente, le ragioni per le quali questi ultimi poterono esercitare influenze politiche risiedono nella natura del regime di Weimar, politicamente precaria. Gli sforzi di von Blomberg per assicurare l'integrità della Wehrmacht attraverso la lealtà ad Hitler, e la sua attività per portare l'esercito ed il partito ad un'intima unione, produssero risultati totalmente contrari e l'esercito si trovò sottomesso ad Hitler 21. È uno dei più curiosi paradossi della storia moderna che un uomo politico come Hitler sia riuscito a soggiogare l'indipendente spirito corporativo del corpo ufficiali tedesco e ad ottenere la legittimazione politica anche senza il continuo supporto del corpo ufficiali. I militari non videro mai in Hitler un reale sostituto della legittimità monarchica dello stato, ma preferirono gli ideali della Destra a quelli deIJa Sinistra. Sostenendo i partiti moderati e conservatori nella speranza che essi potessero difendere la legittimità storica e sottomettendosi ad Hitler, l'esercito, come gruppo autonomo corporato, si disintegrò lentamente. Hitler riportò l'esercito al suo ruolo strettamente professionale come strumento di violenza. Il partito nazista, enorme macchina politica, agì come contraltare dei militari e le strutture paramilitari di Hitler ereditarono le loro funzioni politico-ideologiche. Soprattutto Hitler si avvantaggiò della debolezza, ingenuità e timidezza degli appartenenti ali' Alto Comando e pose fine ad uno dei più riusciti sistemi di professionalismo militare dei tempi moderni. L'Unione Sovietica, come sistema comunista ortodosso, iniziò abolendo l'esercito regolare. I nuovi capi fecero tentativi per sostituirlo armando il popolo che avrebbe dovuto essere ' appoggiato da notevoli forze internazionali, ma gradualmente ritornò ad un esercito regolare, alla coscrizione generale, ed infine all'assorbimento delle tradizioni militari nazionali. Ma, nonostante questo, il caso sovietico ha rappresentato, e rappresenta, un esempio estremo del modello di controllo civile. Il soggettivo controllo civile ottiene il suo fine con la civilizzazione dei militari, facendoli lo specchio dello stato ... l'essenza del soggetti-

21

R.

O'NEILL,

op.cit., p. 172.


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vo controllo civile è la negazione di una sfera militare indipendente 22 .

Un'analisi delle relazioni fra civili e militari nell'URSS, da Lenin ai giorni nostri, rivela che le principali caratteristiche dell'Armata Rossa sono: la sua permanente imbrigliatura da parte del partito; la permanente minaccia politica del partito alla sua autorità professionale; il passaggio dalla guida autonoma negli affari militari professionali alla sovranità corporativa ed il ritorno all'autonomia; la permanente insicurezza e l'ineguale rivalità (personale, professionale e politica), fra i militari ed il partito. Da una parte esso (il partito n.d.r.) persegue un'ambizione politica estera, orientata verso una larga estensione di una potente disponibilità militare, ed investe una sostanziosa quota del PNL ed un grande numero dell'insufficiente personale scientifico e tecnico nello sviluppo e nel mantenimento del potenziale militare. D'altra parte, il partito ostacola la guida militare ed opprime una moderna macchina da guerra con l'arcaico impedimento di un sistema di controllo politico 23 .

Per questa ragione, le relazioni fra i civili ed i militari in URSS non sono senza attriti, nonostante le dichiarazioni ufficiali affermino il contrario. Il manuale sovie tico L'URSS oggi e domani ci dice che l'esercito sovietico essendo l'esercito di uno stato socialista, ha delle caratteristiche distintive. Fra queste esso cita particolarmente che esso è un esercito del popolo, che non esistono contraddizioni fra ufficiali e uomini poiché essi hanno lo stesso modo di vedere e che esso è una parte integrante del popolo sovietico 24. In realtà, l'esercito sovietico non è una milizia armata, né il popolo comune in armi, né un esercito rivoluzionario, ma un'enorme forza permanente con un corpo ufficiali a ltamente professionalizzato che gode rispetto nella società e che è sottoposto ad una disciplina paragonabile a quella del vecchio esercito prussiano. Que22

S.

H UNTrNGTON,

The Soldier and the State, Vintage Books, New York 1957,

p. 83. 23 R. KOLKOWJCZ, The Soviet Milìtary and tlte Communist Party, Princeton University Press, Pr inceton NY 1967, p. 12. 24 The USSR Today and Tomorrow, Mosca 1959, p. 56.


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L'EVOLUZIONE O'IDENTlTA'

sta forza permanente è sempre stata tenuta sotto stret to controllo dal gruppo dirigente del partito: tutti i governi sovietici succedutisi fino da quando è stata costituita l'Armata Rossa hanno sempre temuto un colpo di stato bonapartista. Ed avevano le loro buone ragioni: le loro relazioni con le forze armate sono sempre s tate disturbate, in varia misura, da contrasti, come testimoniano l'ammutinamento di Kronstadt del 192 1, la grande purga del 1937 e gli interventi politici dei militari del 1953, del 1955 e del 1957, tanto per citare i più significativi. Per mantenere l'Armata Rossa sotto il controllo civile, fu necessario, fin dall'inizio, ottenerne la sua totale lealtà. Come si verifi cò, l'apparato militare non sfidò mai m assicciamente il potere civile né la legittimità del partito. L'esercito ed il partito svolsero una lotta comune ispirata agli orientamenti bolscevichi; tuttavia, benché i bolscevichi avessero bisogno di un forte esercito per perseguire i loro scopi, un apparato militare professionalizzato, gr ande e riformato, costituì sempre una minaccia al controllo del partito. Nel 1924 la percentuale degli ufficiali comunisti era del 31 per cento, nel 1927 del 56 per cento e nel 1930 del 90 per cento circa. Il problema non era quello di assicurare a lungo che l'esercito fosse comunista: per questo lo era. Il problema era quello di assicurare che il suo comunismo - come quello dei sindacati e degli stessi membri del parti to - fosse del tipo giusto ...L'istituzione del Comando Politico, sotto il controllo del Comitato Centrale del Partito, con il suo stato maggiore di zampolits (assistenti del comandante per gli affari politici) e politruks (istruttori politici) si incastrò in tutti i settori del comando dell'esercito e servì a fare, e mantenere comunista l'esercito. Fra il 1918 ed il 1920, il conflitto fra i due elementi dell'esercito, la Guardia Rossa ed i soldati professionisti (nella maggioranza ex-ufficiali zari,s ti chiamati esperti militari) fu feroce; ma sotto Trotzky l'esercito resistette alla tempesta della guerra, alla rivoluzione ed alla pace comunista. Il modello di r elazioni fra esercito e partito divenne poi pressoché fisso. Le rivalità infrapartito interessarono anche l'esercito, ma il controllo poli tico dell'esercito non trasformò gli ufficiali in interventisti politici poiché il partito, il più forte dei due, riuscì a programmarli ad un'assoluta sottomissione agli interessi del partito. Il sistema dei commissari, ufficialmente uno strumento per inc ulcare le virtù bolsceviche e la morale socialista, fu, in pratica, un'arma politica pe r sorvegliare l'esercito professionale e per eliminare i potenziali bonapartisti. Benché Trotzky venisse accusato


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di costruire un apparato militare bonapartista (professionaleconservatore), alla fine fu espulso non a causa del conflitto sulla struttura e la composizione dell'Armata Rossa e del suo Alto Comando, ma perché egli perdette la lotta per il potere, su chi avrebbe dovuto ereditare da Lenin il controllo del partito. Qui i militari, e con loro altre strutture dello stato, furono sacrificati alle macchinazioni bolsceviche per il potere. Il governo sovietico, per mantenere le sue forze armate sotto il proprio controllo, oltre ·a permearle con la sua ideologia mediante i membri del partito, questi ultimi mantenuti fedeli con la polizia segreta ed i distaccamenti 00 (Smersh), usò anche altri metodi. In primo luogo, evitando accuratamente di usare le forze armate come forza politica interna, costituendo per questo compito di repressione delle truppe scelte, i reggimendi MVD. Secondariamente, fece il possibile per eliminare quelle motivazioni che più comunemente oppongono gli eserciti ai loro capi politici: eliminò l'interesse di classe separata nel corpo ufficiali, questo è non classista come lo stesso governo; parimenti ha eliminato gli interessi regionali mediante la non discriminazione fra le nazionalità; ed infine ha eliminato gli interessi personali, riempiendo di lusinghe gli ufficiali con la restaurazione delle spalline imperiali, i titoli, i saluti, e con la concessione di buone retribuzioni e privilegi sociali. Le relazioni fra il partito e l'esercito al tempo di Stalin rifletterono l'essenziale incompatibilità ed il conflitto fra i professionisti militari e l'apparatchiks politico, e Stalin, sistematicamente, usò il terrore e ricorrenti purghe del corpo ufficiali nei suoi sforzi per eliminare tutta l'opposizione. Benché la purga dell'esercito del 1937-38 fosse stata attuata parecchi anni dopo i processi-purga del partito successivi all'espulsione di Trotzky e Bukharin, essa fu ugualmente brutale. In essa Stalin eliminò il 40 per cento dei quadri più anziani e fra la metà ed un quarto dei giovani ufficiaJi. E non si fermò agli ufficiali in armi. Al contrario, gli ufficiali politici, che erano i tutori ed i controllori del personale in armi, vennero loro stessi purgati in grado uguale agli ufficiali in armi. L'accusa principale era di tradimento. Le persone succitate erano accusate di aver mancato al loro dovere militare ed al giuramento di fedeltà, di aver tradito il loro paese, il popolo dell'URSS e l'Armata Rossa degli operai e dei contadini 25. 25 «Pravda» 11 giugno 1937 cit. in: R. Conquest «Il Grande Terrore», Mondadori, Milano 1970, p. 286.


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I militari sollecitavano l'autonomia corporativa, una naturale conseguenza della loro professionalizzazione, Questo desiderio contrastava l'azione di Stalin che dopo aver usato i militari per i suoi scopi di industrializzazione e modernizzazione, decise di limitare l'espansione del ruolo dell'esercito. Secondo Kolkowicz, le relazioni fra civili e militari sovietici furono modellate da parecchi importanti fattori sistematici, strutturali ed ideologici: 1) l'egemonia del partito; 2) l'assenza di provvedimenti formali, costituzionali e tradizionali per il trasferimento del potere; 3) la presenza di potenti organi di sicurezza all'interno ed attorno ai militari, incluse equivalenti organizzazioni paramilitari di provata fedeltà al partito; 4) la tradizione antimilitare del marxismo-leninismo. Kolkowicz ha pure diviso l'evoluzione delle relazioni fra politici e militari, in URSS, in tre fasi: 1) la sottomissione stalinista (1930-1950); 2) la cooptazione di Krusciov (1960); 3) l'accomodamento di Brezhnev (1970). La trasformazione fra la subordinazione e l'accomodamento fu accompagnata dal decadimento del modello totalitario, da un intensivo sviluppo economico, dalla sostituzione di una guida collettiva al predominio di una singola persona, dallo smantellamento della macchina del terrore, e da nuove e globali politiche estere e militari. Benché interamente quiescenti, i militari divennero una forza unificata e modernizzata, raggiungendo un'autonomia che non avevano mai posseduto sotto Stalin 26. Dopo la morte di Stalin, nell'apparato militare sovietico si verificò una notevole rivoluzione che portò alla riorganizzazione della struttura del comando. La modernizzazione, la tecnocratizzazione ed il ringiovanimento dell'intera istituzione, diede all'Armata Rossa una nuova dimensione. La politica delle nuovè prospettive di Krusciov, seguita dal globalismo cli Brezhnev, portò l'URSS ad intraprendere un corso imperialistico e coinvolse l'ufficiale sovietico in una rivoluzione tecnologico-strategica. La Weltpolitik sovietica richiese la modernizzazione e l'espansione dell'esercito ed il ringiovanimento ciel suo corpo ufficiali. Questa metamorfosi fu destinata a completare la nuova strategia mista (nucleare e convenzionale) che richiedeva un comando

26

R.

KOLKOWICZ,

op.cit., pp. 103, 173, 312, 313.


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missilistico-strategico e perciò fece immettere nel corpo ufficiali ingegneri e tecnocrati. L'espansione istituzionale delle funzioni della difesa, le rivoluzioni tecnologiche e strategiche, e la crescente autonomia politica delle più alte strutture dell'apparato militare, indicano l'enorme influenza · che i militari hanno ottenuto nella presa di decisioni politiche. Infatti, la democratizzazione della struttura organizzativa dei militari e la loro civilizzazione (che li ha resi partners dello stato anziché relegati in una sfera separata), hanno rafforzato la loro influenza politica. Dal 19 53 in poi, in condizioni di intensa competizione per la guida dello Stato e di alleanze sempre cangianti all'apice del partito, con ogni gruppo alla ricerca dell'appoggio dell'Alto Comando, i militari sono intervenuti decisivamente in diverse occasioni. La prima occasione fu l'eliminazione di Beria nel 1953; è certo che unità dell'esercito entrarono a Mosca dall'esterno durante la notte del suo arresto e si dice anche che gli stessi marescialli Zhukov e Koniev effettuarono personalmente l'arresto. La seconda volta fu la destituzione di Malenkov: qui i capi militari del Comitato Centrale gettarono i loro voti çontro di lui. La terza occasione fu nella critica lotta di Krusciov contro i suoi avversari nel Praesidium - Molotov, Bulganin, Kaganovic, Malenkov e Shepilov più tardi significativamente denominati il blocco antipartito. In questa occasione il maresciallo Zhukov sostenne Krusciov, certamente con la sua voce ed autorità, probabilmente con la forza o la minaccia della forza, contro il blocco 27. In tutti i tre casi i militari ne beneficiarono sostanzialmente. È significativo che, immediatamente dopo la caduta di Beria, l'esercito ricevette le prime promozioni ad alto livello dalla fine della guerra. Nel 1955, i m ili tari si opposero a Malenkov in due importanti argomenti: la sua apparente intenzione cli trasformare l'industria pesante in quella per beni di consumo, ed il suo pessimismo sugli effetti della guerra nucleare. Non appena Malenkov fu spazzato via, i suoi successori, Bulganin e Krusciov, anelarono incontro alle richieste dei militari per la costituzione di riserve di materiali, per l'industria bellica e per gli stanziamenti di bilancio; vennero creati sei nuovi marescialli, ed a l maresciallo Zhukov venne dato il Ministero della Difesa. Le forze armate raggiunsero il loro più

27

S.E.

FINER,

op.cit., p. 96.


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alto livello di influenza dal 1956 all'ottobre 1957 - significativamente quando la battaglia di Krusciov per la successione era al suo apice. La lotta giunse al culmine con il piano di Krusciov di decentralizzare e regionalizzare i grandi ministeri industriali, un passo diretto a portarli più strettamente sotto 1'apparatchik del partito; durante questo periodo i militari furono i suoi indispensabili alleati. Il maresciallo Zhukov venne nominato candidato al Praesidium, mentre il capo del l'Amministrazione Politica del le Forze Armate venne retrocesso; Zhukov fu in grado di estorcere al Comitato Centrale del partito il decreto che alle riunioni (militari) di partito non saranno permesse critiche agli ordini ed alle decisioni dei comandanti! In giugno, l'appoggio di Zhukov per Krusciov contro la concertata opposizione di Molotov, Kaganovic, Malenkov e Shepilov, sembra essere stato decisivo; fu certamente di . enorme importanza. La ricompensa fu la promozione di Zhukov a membro effettivo del Praesidium, caso senza precedenti per un militare. Con la vittoria di Krusciov sui suoi avversari, la spaccatura nelle alte sfere si chiuse ed i militari subirono un declino: Zhukov venne spogliato sia della sua appartenenza al Praesidium che del suo Ministero soltanto quattro mesi dopo aver aiutato Krusciov a trionfare. Sotto il maresciallo Malinowski, suo successore, il diritto ed il dovere delle cellule del partito di criticare il comando furono restaurati 28. Nel 1970, la salita al potere di Brezhnev ebbe un similare supporto, eccetto che il professionalismo giocò un ruolo chiave: gli alleati di Brezhnev furono i prodotti della rivoluzione tecnologica. In conclusione, la natura delle relazioni fra civili e militari in URSS proviene dalla complessità del sistema sovietico politico, economico e sociale: lo stato dominato dal partito. Fino a quando il partito dominerà, il suo controllo sui militari sarà assicuzato. La sicurezza istituzionale dipende da un ordine e da una legittimità stabili derivati da un consenso normativo. Fino a quando i problemi di legittimità non saranno determinati ed il trasferimento del potere non sarà istituzionalizzato, nel sistema sovietico l'autonomia istituzionale non potrà essere ottenuta né dai militari né da qualsiasi altro gruppo, ad eccezione della fonte della legittimità: il partito. Nel Giappone moderno, e cioè quello creato dalla Restaurazione Meiji (1868-1912), l'attività politica dei militari deve essere esa-

28

Id. id. pp. 96, 97.


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minata tenendo ben presente i rapporti fra le classi sociali esistenti ed emergenti e le loro tradizioni. Il programma Meiji per la modernizzazione aveva creato il migliore apparato professionista militare di tutta l'Asia. L'esercito era servito come uno dei grandi strumenti per inculcare nel popolo i valori nazionali e per raggiungere i traguardi di unificazione del Giappone. L'espansione di un moderno apparato militare incoraggiò sia lo sviluppo industriale, sia l'accrescimento degli interessi militari nel regime e preparò il Giappone ad un ruolo di grande potenza internazionale. Ma è significativo che, mentre l'educazione formale e l'esperienza del soldato professionista erano migliorati considerevolmente, i concetti politici e sociali, unitamente ai valori della classe militare, erano rimasti tradizionalisti e primitivi. Così i samurai, i più attivi partecipanti alla Restaurazione, che avevano sperato avrebbe fatto rivivere i valori marziali della loro classe, erano stati politicamente esclusi dal sistema Meiji. Anche se la maggior parte degli oligarchi Meiji erano vecchi samurai, la Restaurazione servì largamente ad incoraggiare le nascenti classi mercantili, finanziarie ed industriali. Economicamente e politicamente alienati, gli appartenenti alla vecchia casta dei samurai trasferirono nel ventesimo secolo valori antiquati e razzisti; mancando dello scopo e dell'abilità di fare del Giappone un grande paese industriale, essi optarono per la costruzione di un impero, uno spazio vitale politico, nel quale non sarebbero stati più a lungo alienati dal centro di potere. In questo furono affiancati dalle nuove e sempre crescenti organizzazioni nazionalistiche, il cui leader più popolare era Ikki Kita, un nazionalista ed al tempo stesso un fiero rivoluzionario, _c he era riuscito a formulare un programma che combinava insieme socialismo ed imperialismo. Egli chiedeva l'abolizione delle barriere che sorgevano fra la nazione e l'imperatore, vale a dire la Dieta ed il Gabinetto dei Ministri, e scriveva: I detentori del potere economico e politico si battono per difendere, sotto la protezione del potere imperiale, i loro ingiusti interessi. .. .in India ed in Cina, settecento milioni di fratelli non possono conquistare l'indipendenza senza la nostra protezione e la nostra guida 29. Nessuna meraviglia dunque che migliaia di giovani, idealisti

29 JOHN TOLAN D,

L 'eclisse del Sol Levante, Mon<ladori, Milano, 1971, pp. 16, 17.


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quanto impressionabili, ormai disgustati dalla corruzione nel governo del paese e negli affari, come dalla povertà, rimanessero affascinati. Si sentivano in grado di dar battaglia a tutte quelle forze del male ed anche al comunismo, di liberare l'Oriente dal dominio degli occidentali e di fare del Giappone il paese guida del mondo. In Occidente questi giovani avrebbero potuto dar sfogo al loro bisogno d'azione come sindacalisti o agitatori politici, m a in Giappone molti, e soprattutto quelli provenienti dalle fam iglie dei piccoli proprietari terrieri e dei bottegai, pensavano di poter meglio servire la causa come ufficiali dell'esercito e della marina. Una volta sotto le armi poi, si rendevano ancor meglio conto della miseria del paese attraverso i loro subalterni che pia ngevano sulle lettere ricevute da casa: con i figli maschi sotto le armi le famiglie erano ridotte alla fame. I 'giovani ufficiali' r iversavano così la colpa d i tutto sui diretti superiori, s ugli uomini politici e sui funzionari di corte, e aderivano ad organizzazioni segrete di cui alcune, come la 'Tenkento', propugnavano l'azione diretta e l'assassinio, ed a ltre, come la 'Sakurakai' (Società del ciliegio), oltre che alle riforme interne, m iravano anche all'espansione territoriale 30.

La sicurezza nazionale e la definizione degli obiettivi nazionali divennero gli impegni primari della politica interna ed estera giapponese degli ultimi anni venti e degli anni trenta. Le dinamiche per mettere in atto una radicale pol itica di sicurezza, divennero gradualmente il compito dei militari, che si consideravano i protettori della legittimità Meiji, della grandezza imperiale e della difesa nazionale; e poiché il tentativo del regime di un'espansione economica era falli to negli anni venti il militarismo trionfò non come meta, ma come mezzo per ottenere gli stessi fini che la diplomazia dell 'era precedente (anni venti) aveva ricercato senza successo 3 1. Per consolidare l'impero, secondo l'esercito, si doveva perseguire una politica cinese, cioè l'ottenimento della supremazia nella Cina settentrionale ed in Manciuria, e l'istituzione di un'economia pianificata all'interno. Così si sarebbe creata una forza di prosperità nell'Asia orientale, dominata dai giapponesi. Dal punto di vista degli ufficia li, il loro concetto di responsabilità corporativa non violava la regola militare professionale di non

30 Td. id. pp. 17, 18. 3 1 AKIRA IRIYE, The Failure of Mililary Expansionism

in Dilemmas of Growlh

in. Pre- War Japan, James W. Morley, Princeton Universi ty Prcss, Princeton, NY 1971, p. 107.


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intervento politico. Gli ufficiali non sfidavano la dottrina Meiji, secondo la quale la legittimità risiedeva simbolicamente nell'imperatore. Al contrario, la ragione dell'intervento dell'esercito era di sconfiggere le forze politiche che non proteggevano più l'imperatore. L'intervento perciò era visto come un dovere corporativo dei gruppi patriottici militari. Ma benché in Giappone i militari fossero potenti, essi erano soltanto un elemento del vecchio sistema tradizionale, nel quale si trovavano altri elementi altrettanto forti. I militari avevano una posizione costituzionale privilegiata: avevano robuste radici nella classe contadina e quindi una forte base sociale; controllavano anche un proprio sistema educativo. Godevano grande prestigio ed avevano alle loro spalle secoli di tradizione eroica. Nonostante tutto questo dovevano coesistere con altre ed altrettanto ben radicate istituzioni. Vi erano, prima di tutto, le istituzioni fo rmali, stabilite dalla Costituzione del 1889, e poiché questa era un documento imperiale, veniva considerata sacrosanta, come sacrosanto era il Tenno (imperatore). Queste istituzioni erano lo stesso Tenno, di cui loro erano i servitori, e la sua Casa Imperiale. Vi era il Genro, il Consiglio degli Anziani dei cinque clans che fino dagli anni venti aveva funzionato da elemento equilibratore dell'intera costituzione imperiale. Esistevano la Dieta ed il Gabinetto. Operanti attraverso queste istituzioni vi erano degli ordini politici rivali che erano emersi, come il moderno esercito e la moderna marina, alla restaurazione Meifi del 1868. I grandi clans di Chosu e Satsuma si erano impadroniti della macchina dello stato e di conseguenza gli uomini dei clans si erano suddivisi gradualmente nella burocrazia militare (la Gumbatsu) e nella burocrazia civile (la Kanbatsu). Infine, vi erano i partiti: questi, all'inizio, erano formati dai clans che erano stati lasciati in disparte quando il Chosu ed il Satsuma avevano assunto l'amministrazione dopo il 1868. In seguito avevano perduto le loro associazioni di clan ed al loro posto vi erano gli organi dei nuovi arrivati Zaibitsu, particolarmente le grandi case dei Mitsubishi e Mitsui. Commercio ed industria si erano sviluppati con velocità prodigiosa, e con essi l'urbanizzazione, le associazioni industriali ed i sindacati. Il Giappone era diventato un moderno stato industriale, ed il suo popolo si era ingrandito, istruito ed organizzato. I partiti, quindi, erano una forza reale. I militari agivano attraverso il Comando Supremo. I Zaibitsu ed i Kanbatsu rivaleggiavano l'uno contro l'altro, infiltrandosi ne-


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gli stessi organi come il Consiglio Privato, la Casa dei Pari e la Dieta. Il fatto è che lo Stato Parlamentare non esistette mai senza l'appoggio e la coesistenza degli elementi burocratici e militari, che costituivano una caratteristica di governo giapponese. La storia del Giappone moderno, dal 1890 al 1945, è stata una lotta fra i militari, i burocrati civili, i capitalisti ed i partiti politici. I caratteristici aspetti dell'intervento militare nella vita politica del paese furono l'influenza fino al 1930, e da allora in poi il ricatto, un'offensiva su larga scala contro gli elementi civili, usando l'intrigo politico costituzionale, l'ostruzionismo, la propaganda popolare, il terrorismo e l'assassinio. Ma benché piccoli gruppi di cospiratori facessero ogni tanto dei piani per eliminare il Gabinetto e prendere il potere per l'esercito (come gli incidenti del marzo e dell'ottobre 1931), soltanto una volta si misero alla prova. Questa fu l'ammutinamento del febbraio 1936, ed il suo esito provò decisamente che le tradizionali istituzioni civili del Giappone erano troppo radicate e resistenti perché un aperto intervento militare avesse successo 32. L'ammutinamento fu il punto culminante nello scontro di due fazioni dell'esercito, il Kodo-ha ed il Tosei-ha. Il Kodo-ha progettava la soppressione dei partiti e della Dieta e la violenta irreggimentazione degli elementi Zaibitsu sotto un governo militare che governasse in nome dell'imperatore; il Tosei-ha progettava un sistema a partito unico, operante nel tradizionale sistema e controllato dai militari. L'ammutinamento, all'inizio, ebbe successo. Unità militari della fazione Kodo-ha riuscirono ad uccidere un gran numero di anziani uomini politici e ad occupare un'area nel centro di Tokio - l'edificio della Dieta e tutta la zona intorno alla residenza del Primo Ministro - e distribuirono a tutti i giornali e,d a tutte le agenzie d'informazioni il loro manifesto che per gli occidentali fu un'ulteriore prova dell'incomprensibilità degli orientali: L'essenza nazionale (Kokutai) del Giappone, quale terra degli dei, consiste nel fatto che l'Imperatore regna con immutato potere da tempi immemorabili fin nel più lontano futuro al fine che la naturale bellezza del paese possa essere propagata a tutto l'universo, in modo che tutti gli uomini che vivono sotto il sole possano godersi la vita in tutta la sua pienezza.

32 F INER,

op.cit., pp. 80-83.


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Negli anni recenti, tuttavia, sono comparsi parecchi individui la cui mira principale è stata quella di ammassare una ricchezza materiale personale, ignorando il benessere e la prosperità generali del popolo giapponese tutto, col risultato che la sovranità dell'Imperatore ne è uscita molto danneggiata. Il popolo giapponese ha sofferto grandemente a causa di questa tendenza e molti dei problemi che affliggono oggi il Giappone sono ad essa attribuibili. Il 'genro', i più ill ustri statisti, le cricche militari, i plutocrati, i burocrati ed i partiti politici, sono tutti traditori che stanno distruggendo l'essenza nazionale.. . . È dunque nostro dovere allontanare i malfattori che circondano il Trono e distruggere il gruppo degli statisti anziani. È nostro dovere come sudditi di Sua Maestà l'Imperatore. Che gli dei ci aiutino e ci guidino nel nostro tentativo di salvare la terra dei nostri avi dal peggio 33.

Ma l'ammutinamento arrivò fino a qui. Nessun al to ufficiale si unì ai ribelli; nessun movimento popolare dimostrò per loro; nessun uomo politico anziano offrì il suo appoggio. Per quattro giorni i ribelli e le autorità si fronteggiarono in silenzio. L'azione decisiva fu iniziata dall'imperatore, di solito spettatore passivo della scena politica: benché i capi militari incominciassero ad irrigidirsi nei confronti dei ribelli, esasperato dalla loro incertezza, il Tenno dimenticò la propria parte e si pronunciò in tutta chiarezza: Se l'esercito non riesce a domare i ribelli, andrò a dissuaderli io di persona 34. Con questa decisione l'intera macchina dello stato si mise in moto. Fu dichiarata la legge marziale, vennero fatte affluire truppe dall'esterno e la marina si preparò ad agire. Ai ribelli venne intimato di arrendersi ed alla fine questi lo fecero. Fu loro negato il privilegio di un processo pubblico ed invece vennero giudicati da una corte marziale segreta che condannò a morte i capi dei rivoltosi. L'ignominioso collasso della ribellione non indebolì però la posizione dell'esercito nei confronti delle autorità civili. Il potere dell'esercito passò sotto il controllo del Tosei-ha che, dal 1936, realizzò con successo il suo programma così che, nel 1940, i partiti vennero sciolti, i Zaibitsu imbrigliati in un'economia d'assedio e le decisioni finali lasciate al Comitato di Collegamento, dominato op.cit., p. 39. Id. id. p. 51.

33 TOLAND, 34


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dai militari. In questo modo, gli eventi del 1936 dimostrarono la futilità di un tentativo di dominio militare palese e rivendicarono il punto di vista che in Giappone, i militari potevano assicurarsi il controllo dall'interno. Essi non avrebbero dominato direttamente, ma, invece, preferirono il metodo tradizionale della dominazione indiretta. Questi furono

i limiti del loro potere. Non poterono eliminare i politici, il ministero degli esteri, i burocrati e gli industriali. In questi gruppi avevano i loro alleati, ma anche i loro nemici 35.

Allorché i militari violarono il dettato del controllo civile, portarono al disastro sia la loro nazione che la loro stessa istituzione. Ancora una volta, il misconoscimento del principio cardinale del professionalismo - il non inten1ento politico - coincise con la fine tragica del corporativismo militare. In Francia, durante il periodo di crisi e polarizzazione che era seguito alla Prima Guerra Mondiale, i militari, seguendo la tradizione, ritornarono a sottomettersi al governo civile. Desiderosi di adattarsi alla politica di pace, aderirono alla pusillanime risposta civile alla sfida internazionale ed all'orientamento verso la difensiva del governo. Più di un decennio di debolezza diplomatica e militare, l'impotenza corporativa del corpo ufficiali, combinata con l'indolenza politica, portò all 'incredibile capitolazione del 1940, psicologicamente devastante. La sconfitta fu catastrofica sia per l'esercito che per la repubblica. È nota la storia del travaglio interno dell'esercì to francese dopo il collasso del 1940: alla base di esso, comunque, si trovava il conflitto tra coloro che, come De Gaulle, si erano ribellati ed avevano opposto resistenza al governo legalmente costituito, e coloro che, invece, avevano continuato ad eseguirne gli ordini, ad agire cioè secondo quello che, per disciplina, consideravano il loro supremo dovere. La maggioranza delle forze armate però, sostenne la repubblica fino alla fine ed accettò il governo di Vichy. Secondo la migliore tradizione professionale, l'esercito appoggiò la repubblica per difendere i suoi interessi corporativi e preservare la sua continuità 35 F.C. JON ES, The Military Domination of Japanese Policy 1931-1945 in: Soldiers and Governments: Nine Studies in Civil-Military Relations, Michael Howard Ed., London 1957, p . .125.


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professionale. L'Esercito Armistiziale francese del 1940-42, approvato da Hitler per sorvegliare la Francia, attestò il concetto che l'interesse corporativo si identificava non con i regimi politici, ma con l'eterna Francia. L'atteggiamento dei militari verso la Terza Repubblica fu indifferente come era stato il loro atteggiamento verso le precedenti repubbliche o meglio, verso i numerosi regimi che la Francia aveva conosciuto dopo la Restaurazione. Quando Petain dichiarò che i militari non erano politici, voleva dire che essi non erano i paladini della democrazia o del Fronte Popolare, ma della Francia. L'esercito di Vichy voleva essere il guardiano del travaille, famìlle e patrie e non delle liberté, egalité e fraternité. I militari non presero l'iniziativa di sostituire i valori tradizionali con quelli repubblicano-democratici. Tuttavia, quando ebbero l'opportunità di scegliere fra i regimi e rimanere intatti, optarono per collaborare con il regime che promise di proteggere il vecchio sistema di valori e che, nel 1940, era Vichy. L'Esercito Armistiziale rappresentò la corrente principale della tradizione professionale - valoroso, obbediente, politicamente docile ed orientato verso i civili - ed il nemico di questa tradizione fu De Gaulle. Il relativamente oscuro brigadiere generale, fuggito a Londra dopo la disfatta, si presentò come il difensore della libertà francese, creando un'alternativa al maresciallo Petain ed ai generali di grado più elevato nei territori d'oltremare. Nei mesi che seguirono, tuttavia, soltanto un pugno di ufficiali raggiunse De Gaulle, ed al movimento di quest'ultimo rimase un ben limitato campo di reclutamento. Anche se un ufficiale fosse stato disposto a sacrificare carriera, famiglia e sicurezza per unirsi a De Gaulle, avrebbe dovuto raggiungere il territorio britannico affrontando enormi difficoltà. La fuga in Spagna attraverso i Pirenei o l'attraversamento del Canale della Manica con una minuscola imbarcazione, erano rischi che pochi erano disposti a correre. Non fu per caso che più di un terzo della Forza Libera francese, nel Natale del 1941, fosse costituito da marinai bretoni. Il reclutamento di tale Forza fu quindi effettuato presso le unità francesi che si trovavano in Gran Bretagna al momento dell'armistizio e precisamente: gli equipaggi delle navi francesi nei porti britannici, le forze evacuate con il Corpo di Spedizione britannico da Dunkerque, ed i veterani della forza anglo-francese rientrata nel Regno Unito dopo il fallimento della difesa in Norvegia nell'aprile del 1940. Alla fine di luglio, il movimento gollista comprendeva circa settemila uomini,


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fra ufficiali, sottufficiali e truppa, e fra questi, gli ufficiali di carriera rappresentavano un'esigua minoranza. Soltanto con l'acquisizione di una parte dei territori dell'Africa Equatoriale francese, in agosto e settembre, le forze della Francia Libera poterono costituire delle unità organiche. Nell'ottobre 1940, le forze golliste avevano raggiunto la modesta cifra di 35.000 uomini, e tale rimase fino al novembre 1942. Alla fine di luglio del 1940 quindi, si decisero due questioni vitali per il corpo ufficiali francese: nonostante la disfatta, l'Esercito Francese doveva rimanere in vita e nelle forze golliste gli ufficiali di carriera rappresentarono sempre una piccola frazione dell'intero corpo ufficiali. L'Esercito Armistiziale fu perciò il solo erede dell'Esercito Francese ed il filo conduttore della continuità sociale dei militari 36. Alla fine della guerra, il conflitto fra gli uomini di Petain e quelli di De Gaulle rimase irrisolto, ma la composizione dell'esercito del 1945 fu essenzialmente quella dell'Esercito Armistiziale. Nonostante una purga di 13.000 ufficiali di Vichy, ]'esercito regolare prevalse sulla Resistenza e sulle divisioni gaulliste, dimostrando ancora una volta la superiore adattabilità dei professionisti nei riguardi dei giacobini. I settori superiori dell'esercito del 1945 erano St. Cyriani; in effetti, l'esercito di liberazione del 1944 aveva avuto numerosi ufficiali dell'esercito armistiziale. Ma la democratizzazione dell'esercito dopo il 1945 lo fece diventare insurrezionista. Il fiume 'di nuovi ufficiali provenienti dai ranghi, specialmente i figli dei sottufficiali, accelerò il declino dei St. Cyriani e dei Politecnici, i laureati delle :grandes éçples (scuole d'élite). La risultante proletarizzazione del corpo · ufficiali fu un importante fattore per i futuri orientamenti degli ' ufficiali. L'esempio de] 15 giugno 1940, la ribellione guidata da De Gaulle, fu il modello per la rivolta militare non giacobinà degli anni 'SO, tradendo la tradizionale ed orgogliosa rassegnazione dell'esercito del silenzio. Gli amari risultati dell'obbedienza, dell'isolamento corporato e della dominazione civile, sfociarono in una rivolta contro il docile professionalismo. Questo sentimento di non rassegnazione si diffuse nell'esercito che, lentamente ricostituito dopo la liberazione, era una mescolan-

36 ROBERTO. PAXTON, Parades and Politics at Vichy: The French Officers Corps under Marshal Petain, Princeton University Press, Princeton, NY 1966, pp. 28-38.


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za di concezioni e ideali profondamente diversi. Dopo il 1946, i giovani ufficiali soffrirono diverse umiliazioni ed incominciarono a sentirsi abbandonati e respinti dalla nazione. Il loro stipendio e le loro condizioni non progredirono rispetto alle professioni civili paragonabili alla loro. Invece di trascorrere la maggior parte della loro vita in servizio di guarnigione in Francia, da] 1946 gli ufficiali regolari la passavano nelle colonie, ritornando in patria soltanto per brevi intervalli. Durante i lunghi anni deJla guerra d'Indocina, questi ufficiali oltremare leggevano sui giornali francesi gli attacchi alla sale gue rre. Essi sapevano che i r inforzi arrivavano ed i feriti rimpatriavano di nascosto, e così ebbero l'impressione di portare il fardello da soli. In queste condizioni, respinti dalla società francese, si rinchiusero in lo~o stessi e svilupparono un senso di rifiuto e di corrispondente rancore contro i civili. Quando incominciarono a sperimentare una serie di di sastri per mano di un nemico numericamente infe riore ma dotato di maggiore mobilità, non ne trassero tanto insegnamento sul piano tattico quanto su quello della manipolazione politica e, nella loro umiliazione, rivolsero le loro accuse ai responsabili c ivili. Il momento critico fu la caduta di Dien Bien Phu, che portò all'abbandono dell'Indocina, dopo di che il governo fu scelto come la causa dell'umiliazione militare. Il generale Navarre, per esempio, in un suo scritto, attribuì la sconfitta al fatto «che i nostri governanti non seppero mai cosa volevano in Indocina o, se lo sapevano, mancò loro il coraggio di dirlo» e ... «permisero che l'esercito fosse pugnalato alle spa lle, lasciando a i comunisti le mani libere per il loro permanente tradimento .. . » e continuò «Le tergiversazioni, gli errori e le poltrone rie, erano troppo numerosi e continui, da non essere imputabili agli uomini ed anche ai governi che si susseguirono uno dopo l'altro; fu rono il frulto del regime. Furono causati dall'essenziale natura del sistema politico francese» 37.

Sulla scia dell'Indocina seguirono ul teriori rovesci: l'abbandono del Marocco e della Tunisia; poi venne l'intervento nel Canale di Suez. Tecnicamente fu un brillante successo, ma la grande umiliazione fu la ritirata. La delusione dell'operazione di Suez fu gran-

37

H.

NAVARRE,

L'Agonie de l'lndo·chine, Paris 1957, p. 319.


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de quanto l'entusiasmo che l'aveva preceduta; nessuno può descrivere l'amarezza dei paracadutisti che, vittoriosi, dovettero lasciare l'Egitto e tornarsene sui loro passi. Da questo momento, lo scontento si moltiplicò fra i giovani ufficiali; rabbiosi ed umiliati, non solo rivolsero il loro rancore e disprezzo contro il regime ed i politici, ma anche contro gli ufficiali dell'Alto Comando. Fu questo il clima psicologico che provocò gli eventi del 13 maggio 1958 e la caduta della Quarta Repubblica. Il Treize Mai dimostrò che l'esercito poteva costringere un governo a dimettersi purché avesse disposto di un forte appoggio civile; ma esso ricevette tale appoggio soltanto adottando come candidato un uomo che era una prestigiosa figura pubblica ed in aggiunta un politico. Nel 1958, la rivolta iniziò con i civili, e l'esercito, in Algeria, ne fu risucchiato: i generali Massu e Salan si misero a capo de i civili, prima per controllarli e poi per intimidire l'Assemblea Nazionale affinché respingesse Pflimlin come Primo Ministro. Quando la loro azione riuscì soltanto a provocare l'Assemblea che diede l'investitura a Pflimlin, Massu e Salan si afferrarono all'ispirazione di sollevarsi al grido De Gaulle au pouvoir!. Per un cambio di governo era la loro migliore, e probabilmente l'unica speranza di immunità. Ma quello che risolse la situazione fu il pubblico annuncio del generale De Gaulle che intendeva assumere il potere della Repubblica. Per l'esercito - e non soltanto per i generali - De Gaulle rappresentava un regime più congeniale della Quarta Repubblica, ·per il popolo ed i politici rappresentava una via di scampo dall'eventualità di una guerra civile. Gli ufficiali ed i soldati, dopo l'ascesa di De Gaulle, si sentirono così ancora più legati all'Algeria, convinti che l'in tegrazione - cioè la costituzione di uno stato franco-algerino - avrebbe riscattato gli errori commessi altrove nel passato. Le illusioni dei militari sull'integrazione furono bruscamente spezzate il 16 settembre 1959, quando De Gaulle propose tre diverse soluzioni della questione algerina: francesizzazione (ovvero, nel linguaggio del generale, integrazione), associazione e secessione (ovvero indipendenza). Fino a quel momento più di un ufficiale aveva avuto la certezza che De Gaulle fosse intenzionato a mantenere l'impegno assunto tanto avventatamente a Mostaganem, quando si era lasciato andare a gridare Vive l'Algerie Française!; ma ora, improvvisamente, quegli stessi ufficiali si resero conto che a Parigi l'integrazione era vista soltanto come uno dei tre rimedi possibili e non necessariamente il migliore.


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Ebbe così inizio quello che fu chiamato il grande scisma tra De Ga ulle e l'esercito francese. De Gaulle non era mai stato accettato completamente dall'esercito, del quale non era mai riuscito a conquistare fino in fondo le simpatie e la fiducia. Egli era guardato con ostilità sia dagli elementi più retrivi dell'esercito che non potevano perdonargli l'appello alla disobbedienza lanciato nel giugno del 1940, sia dalla nuova generazione di ufficiali, aperti ai problemi politici che, non riuscendo a comprenderli, guardavano con diffidenza gli obiettivi perseguiti dal generale in Algeria. Dal canto suo De Gaulle non aveva mai fatto mistero del suo disprezzo per l'esercito: la sua intolleranza per alcuni difetti tipici della mentalità dei militari, quali la lentezza e la n~ancanza di fantasia, era ben nota a tutti. Può darsi che l'antimilitarismo di De Gaulle fosse stato esagerato, ma indubbiamente egli era perfettamente consapevole dei limiti dei militari, soprattutto nel campo che lo interessava maggiormente, cioè in politica estera 38. Qui infatti la frattura era completa giacché, come scrisse un osservator e, mentre per De Gaulle la posizione occupata dalla Francia nel mondo dipendeva dal calcolo di molteplici fattori, per buona parte dei militari l'onore, il buon nome ed il successo del loro paese dipendevano dalla soluzione di un unico problema, quello algerino 39. Si giunse così alla rivolta dei Quattro Generali, del 22 aprile 1961, aperta, pubblica e diretta all'autorità dello Stato in Algeria, in flagrante sfida all'ordine legale. NeJ!e prime ore del 22 apri le 1961 , la I Divisione paracadutisti entrò nella città di Algeri e s'impossessò degli edifici pubblici senza incontrare resistenza. Il generale Maurice Challe, nuovo comandante in capo delle forze di stanza in Algeria, proclamò lo stato d'assedio ed ordinò a tutte le autorità civili di obbedire agli ordini dell'esercito, dichiarando che lui ed i suoi colleghi (i generali Zeller, Jouhaud e Salan) agivano semplicemente per mantenere il loro giuramento il giuramento dell'esercito di proteggere l'Algeria. Il grosso dell'esercito francese era in Algeria e nelle mani dei ribelli, che avrebbero potuto invadere dal cielo Parigi ed il te'rritorio metropolitano. Benché la situazione del governo centrale sembrasse disperata, esso agì con l'unica forza che gli rimaneva: la sua auto-

38 PAUL HENISSART, 39 GEORGE KELLY,

«OAS», Garzanti, Milano 1970, pp. 48, 49.

Lost Soldiers cit. in: P. Henissart op.cit., p. 49.


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L' EVOLUZIONE D'IOl:.NTITA'

rità morale. E questa era stata rafforzata dallo schiacciante voto di fiducia ricevuto dal generale De Gaulle nel refere ndum dell'8 gennaio, soltanto tre mesi prima. Il Presidente mise la Francia in stato d'emergenza secondo l'art. 16 della Costituzione e poi, parlando dagli schermi televisivi a tutta la nazione, pronunciò queste gravi parole: Io proibisco a tutti i soldati di obbedire ai ribelli.. .lo difenderò questo (mio) legittimo potere q ualunque cosa accada, fi no al termine del mio mandato, o fino a quando cesserò di avere i mezzi necessari per farlo, o cesserò di essere vivo.. .In nome della Fr ancia, io comando che tutti i mezzi - ripeto tutti i mezzi - s iano usa ti per sbarrare la strada a q uegli uomini. ..Francaises! Francais! Aidez moi!.

Il governo mobilitò le guardie r epubblica ne ed i riservisti, formando un corpo di sicurezza fo rte di 10.000 uomini, ed impose un blocco fina nziario e marittimo sull'Algeria. Come segno di solidarietà civile, dieci milioni d i lavoratori scioperarono per un'ora in tutta la Francia metropolitana. Più tardi, il generale Crépin, comandan te delle divisioni nella Germania occidentale, si dichiarò per il governo e le sue formazioni incomincia rono a marciare verso Parigi. I generali ribelli tenevano tutta l'Algeria, ma pochissimi civili si unirono a loro. Nella Fra ncia metropolitana ness uno dimos trò per loro e nessun politico si fece avanti per unirsi alla loro causa. Di fronte al loro isolamento ed alla crescente resistenza del popolo francese, le unità che erano state costrette ad unirsi ai generali, ritornarono all'obbedienza. Sfruttando l'opportunità, il governo divenne ancora più fermo. Il generale De Gaulle ordinò a tutte le forze in Algeria di u sare tutti i mezzi, incluso l'impiego, delle armi, per fermare l'insurrezione, affrontarla, ed infine liquidarla. In breve tempo la rivolta entrò in collasso. La I Divisione si ritirò da Algeri e truppe fedeli occuparono la città. I generali fuggirono tranne il generale Challe che venne catturato e trasportato in una prigione di Parigi. Nel 1958, i militari avevano avuto successo ma più per merito di De Gaull e che di Massu e Salan; nel 1961 falli rono nella sfida diretta a l potere politico: l'organizzazione e la mobi litazione dei civili furono abbastanza forti da resistere a ll'aperta assunzione di potere da parte dei mili tari.


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L'intera storia degli Stati Uniti dimostr a come i rapporti fra militari e civili siano sempre stati improntati ad una netta supremazia degli ultimi, almeno fino al 1940. Fu soltanto durante la Seconda Guerra Mondiale che le autorità civili degli Stati Uniti lasciarono le maggiori decisioni di politica e strategia ai Capi di Stato Maggiore e li ammisero a prendere parte alla mobilitazione dell'economia civile. lo me ne sono lavato le mani - disse il Segretario di Stato ai Capi di Stato Maggiore - ed ora essa (la guerra, n.d.r.) è nelle vostre mani ed in quelle di Knox 40_

La diretta influenza militare sulla politica statunitense ebbe il suo apice durante tutto il periodo bellico quando il Dipartimento di Stato era debole e nessuna autorità si intrometteva fra i Joint Chiefs of Staff-ICS ed il Presidente. Il declino iniziò sotto il Presidente Truman, e sotto Eisenhower il loro giudizio fu, di solito, subordinato ad un energico segretario di stato. La più bassa posizione dei militari fu durante l'amministrazione Kennedy, quando ebbero la minima influenza sulla politica e la strategia, e persero anche il loro tradizionale controllo sulla tattica operativa. Il potere dei militari si risollevò leggermente negli ultimi anni dell'amministrazione Johnson, ma rimase sempre più debole di quello avuto durante le amministrazioni preKennedy. Una delle ragioni della diminuzione della loro influenza politica fu che, di solito, nelle decisioni di politica estera, se impegnare le forze armate americane, i consiglieri militari furono quasi sempre divisi e le loro raccomandazioni echeggiarono i consigli dei civili più spesso di quanto ne differissero. Con l'eccezione dei capi delle operazioni navali e dei comandanti operativi, i capi militari furono sempre meno ansiosi della maggioranza dei consiglieri civili di iniziare l'impegno degli Stati Uniti. I punti di vista dei JCS sono stati, nella maggioranza dei casi, virtualmente i medesimi di quelli dei civili. In contrasto, i comandanti operativi, detentori di maggior responsabilità effettiva dei JCS, sono stati più falchi dei capi politici civili in una buona parte di occasioni. In nessun caso vi è stata una piena unanimità dei militari in opposizione ai civili . L'unica volta in cui il Presidente 40

$.

HUNTINGTON,

op.cit., p. 315-317.


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L'EVOLUZION E O'll>ENTJTA'

si è trovato di fronte ad una chiara e quasi unanime raccomandazione dei militari per un attacco armato è stata durante la crisi dei missili cubana, ma egli la respinse scegliendo una quarantena navale invece di un attacco aereo sostenuto dai Capi di Stato Maggiore. Su questa decisione, comunque, il critico più severo de.I giudizio del Presidente non fu un militare ma un falco civile: Dean Acheson . Nella maggior parte dei casi, dove alcuni militari furono, a voce, più avanti dei civili nel sollecitare l'uso della forza, vi furono altri militari che diedero consigli simili, o più prudenti, di quelJi dei civili più influenti. Il quadro cambia, tuttavia, riguardo alle decisioni sul grado di forza da usare una volta stabilito di impegnare unità militari convenzionali. I generali hanno sempre preferito usare le forza rapidamente, massicciamente e decisamente per distruggere il potenziale nemico piuttosto che razionarla gradualmente per indurre il nemico a cambiare le sue intenzioni. La diversità delle raccomandazioni dei militari e l'ampiezza della loro concordanza con le opinioni dei civili, hanno indicato che i militari professionisti raramente hanno dominato le decisioni sull'uso della forza. I militari hanno esercitato la maggior influenza sulle decisioni d'intervento nei casi dove l'hanno osteggiato. I disaccordi con i civili sono stati maggiori sull'ammontare della forza e sul modo d'impiegarla che non sulla decisione di impegnare le forze americane. In nessuna delle guerre combattute dagli Stati Uniti dal 1945, tuttavia, neanche nella crisi cH Cuba che portò la nazione sull'orlo della guerra nucleare, il governo civile cedette alle richieste dei militari. A confe rma di questo, non essendo possibile elencare i diversi episodi verificatisi nelle relazioni fra i politici ed i militari negli ultimi quarant'anni, poiché saremmo costretti a dilungarci in troppi dettagli citeremo l'esempio più famoso, quello relati;o a quanto avvenuto durante la guerra di Corea, in occasione del quale, un Comandante in Capo americano, sostenuto da molti suoi colleghi, rasentò l'aperta ribellione al Presidente degli Stati Uniti, suo Comandante Supremo, ma che segnò anche la definitiva ripresa della supremazia del potere civile su quello militare. Nel 1948, i Capi di Stato Maggiore Riuniti raccomandarono a Truman: Gli Stati Uniti non devono arrivare ad essere irrevocabilmente coinvolti nella situazione coreana, poiché un'azione intrapresa da una


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fazione o da un'altra potenza in Corea, potrebbe essere considerata un 'casus belli' per gli Stati Uniti. La maggioranza dei Capi di Slato Maggiore, asserendo che il conflilto con i comunisti avrebbe preso la fo rma di una guerra generale, slabilì che la Corea non era strategicamente importante e non poteva essere appoggiata mililarmente pe rché le forze armate americane sarebbero state necessarie in teatri dove gli interessi degli Sla ti Uniti avrebbero richiesto maggior protezione. Il Comandante in Capo in Estremo Oriente, generale Douglas Mac Arthur, fu d'accordo, e nel 1949 appoggiò la raccomandazione de i Capi di Stato Maggiore che le truppe degli Stati Uniti fossero ritirate dalla Corea del Sud. Soltanto il generale Omar Bradley dissenti, temendo che il ritiro degli Stati Uniti potesse provocare un'invasione. Le truppe americane furono così ritirate 41.

Quando la Corea del Nord irruppe attraverso il 38° parallelo, nel 1950, la raccomandazione di usare le forze americane per respingere l'attacco venne dal Segretario di Stato Dean Acheson e non da l Segretario della Difesa Louis Johnson, e nemmeno dai militari del Pentagono. La decisione di usare le forze armate sorprese i comandanti in E stremo Ori ente, Mac Arthur ed il viceammiraglio Turner, che la consideravano un poco promettente rovesciamento politico. Quello che fu singolare nella decisione di intervenire fu l'immediata presa di posizione del Presidente sul fatto che i nordcoreani dovessero essere ricacciati. Truman dichiarò che non avrebbe permesso a i comunisti di avere successo e che egli intendeva picchiarli forte. - Questa è la Grecia dell'Estremo Oriente - egli disse il giorno dopo l'attacco - se non siamo abbastanza duri ora, non vinceremo più le prossime partite 42. Nessuno dei Consiglie ri del Presidente si oppose. Inizialmente, il genera.le Hoyt Vande rberg e l'ammiraglio Forrest Sherman ritennero che forze aeree e navali sarebbero state s ufficienti a contenere l'invasione. Il 29 giugno i JCS r accomandarono l'impiego delle truppe per proteggere l'evacuazione dei civili a mericani ma non proposero il loro impegno in azione sul campo di battaglia. Dalla Corea, tuttavia, Mac Arthur concluse che soltan-

41

Gen. J.L. COLLINS, War in Peacecime, Houghton Mifflin, Boston 1969, p. 29. D. PAIGE, The Korean Decision, Free Press, New York 1968, pp. 124,

42 GLENN

148.


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to truppe di terra degli Stati Uniti avrebbero potuto fermare i nordcoreani. Il giorno seguente Truman approvò la proposta di Sherman di un blocco navale della Corea del Nord ed autorizzò Mac Arthur ad usare in combattimento due divisioni americane. I JCS furono d'accordo per questo passo, sebbene senza entusiasmo. I consiglieri civili appoggiarono la decisione e la reazione del Congresso fu predominantemente positiva. Le prime unità degli Stati Uniti in Corea vennero respinte nel perimetro di Pusan, ma dopo il successo dello sbarco anfibio d'autunno ad Inchon, sorse il problema se fermare le truppe delle Nazioni Unite al 38° parallelo o inseguire l'esercito nordcoreano e riunificare il paese. I consiglieri civili del Presidente erano meno inclini ad attraversare il parallelo di quanto lo fosse Mac Arthur, benché Acheson appoggiasse l'operazione. I JCS erano d'accordo con Mac Arthur che le esigenze militari richiedevano la distruzione dell'esercito nemico e che le operazioni non dovevano fermarsi al parallelo. Truman ed i Capi di Stato Maggiore autorizzarono Mac Arthur ad inseguire il nemico nella Corea del Nord soltanto per garantire la sicurezza del. suo comando. Mac Arthur interpretò gli ordini molto liberamente: marciò sul fiume Yalù e si ritirò lungo la penisola quando intervennero i cinesi; fu salvato dal disastro quando il generale Matthew Ridgway arrivò con l'Ottava Armata e stabilizzò le linee delle Nazioni Unite. Il problema per i tre anni seguenti della guerra fu se respingere i cinesi al confine o consolidare ciò che le forze degli Stati Uniti avevano ottenuto prima di attraversare il parallelo. Mac Arthur si irritò contro le restrizioni alla sua autorità di comando fin dall'inizio. Gli era stato negato H permesso di inseguire i velivoli nemici nello spazio aereo cinese, di bombardare gli impianti idroelettrici sullo Yalù e di bombardare Racin, nella Corea del Nord, sul confine sovietico. Il 30 dicembre 1950 egli raccomandò un blocco della Cina e la distruzione della sua potenzialità industriale mediante bombardamenti navali ed aerei, ed il rinforzo del Corpo delle Nazioni Unite con truppe nazionaliste cinesi, e la via libera a Ciang Kai-Shek per attacchi diversivi contro la Cina popolare. Il suo consiglio fu respinto, vennero poste limitazioni alla sua libertà d'azione ed egli protestò violentemente per essere stato imbrigliato 43. Quando andò troppo oltre nello sfidare le istru4 3 Gen. DOUGLAS MAC pp. 365, 379.

ARTHUR,

Reminiscences, McGraw-Hill, New York 1964,


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zioni dell'amministrazione, ignorando le direttive di Washington,

fu rilevato dal comando. Mac Arthur non dimenticò mai l'affronto subito e, nel 1952, fece una dichiarazione considerata gravissima dai politici: Io mi trovo di fronte ad un nuovo e fin'ora sconosciuto e pericoloso concetto che i m embri delle nostre forze armate devono primaria fedeltà e lealtà a coloro che temporaneamente esercitano l'autorità del ramo Esecutivo del Governo, piuttosto che al paese ed alla sua Costituzione che hanno giurato di difendere 44.

Molti militari di grado elevato appoggiarono le obiezioni di Mac Arthur agli obiettivi limitati di Truman. Durante l'udienza al Senato che seguì la sua destituzione, un certo numero di ufficiali parlò decisamente sulle restrizioni all'azione militare contro la Cina. Mark Clark, il comandante che sostituì Ridgway nel comando in capo dell'Estremo Oriente, e James Van Fleet, che comandò l'Ottava Armata sotto di lui, furono aggressivi come Mac Arthur, sebbene più obbedienti. Secondo Clark: Noi avremmo ottenuto migliori condizioni d'armistizio più rapidamente, avremmo accorciato la guerra e salvato delle vite, se fossimo stati più duri e non avessimo considerato un santuario il territorio nemico a nord dello Yalù 45_

I JCS e Ridgway, tuttavia, temendo di provocare un attacco sovietico in Europa ed in Giappone, che avrebbe potuto far scoccare la scintilla per un'altra guerra mondiale, sostennero Truman nelle due testimonianze" al Congresso, pubblica e segreta. La situazione di attrito, più o meno palese, fra militari e civili, continuò anche sotto le amministrazioni che seguirono. Nonostante la norma del controllo civile stabilisse l'ambito della politica al di fuori della responsabilità militare, i militari reclamarono costantemente, senza mai ottenerlo interamente, il diritto a che la condotta delle operazioni rientrasse nella sfera d'azione della loro esperienza e fosse al di fuori della competenza dei politici. I militari ritenevano che il contenuto politico della decisione se usare

Sword and Swastika, London 1952, p. 354. From the Danube to the Yalu, Harper, New York 1954, pp. 3,

44 TELfORD T AYLOR,

45 M. CLARK,

27, 81.


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la forza, dove e quando combattere, rientrasse nella determinazione politica, ma sostenevano che, una volta presa la decisione, la sua effettuazione, che era esclusivamente una funzione tecnica, dovesse essere lasciata ai tecnici. Si venne così a creare, paradossalmente, una combinazione di docilità sulle maggiori decisioni d'intervento, con l'indignazione verso la direzione civile delle operazioni tattiche. Il culmine venne raggiunto, come abbiamo già accennato, sotto l'amministrazione Kennedy. Fra i tanti episodi, ne citiamo uno, abbastanza significativo, che si verificò in occasione dell'invio di un gruppo da combattimento sull'autostrada fra la Germania Occidentale e Berlino, dopo la costruzione del Muro. Kennedy dedicò la sua personale attenzione alla preparazione del movimento, al punto di richiedere la biografia del comandante del convoglio e di inquietarsi perché tale comandante non aveva frequentato l'Accademia di West Point. Il Presidente violò poi la catena di comando, costituendo un collegamento telefonico diretto fra il convoglio sulla strada ed il suo assistente militare alla Casa Bianca. Tutto quanto sopra non significa che i militari siano dei succubi dei civili e siano ridiscesi al ruolo di subordinazione a loro assegnato fino al 1941, ed è fuori di dubbio che costituiscano un gruppo di pressione pari agli altri gruppi politici e sociali. L'ambiente militare americano dispone di un'enorme rete di pubbliche relazioni ed è inserito in un massiccio ed a ltamente autorevole ingranaggio di interessi industriali. Inoltre, fino dal 1945, gli eventi hanno reso sempre meno possibile separare i problemi della difesa da quelli di politica estera. Questo ruolo accresciuto è anche l'effetto del sistema politico americano che costringe i militari a lottare o colludere con altre forze politiche sotto i riflettori. di una costante pubblicità; in ciò essi non son? né meglio né peggio di qualunque altro ente governativo statunitense. I generali e gli ammiragli sono accusati di parlare a sproposito e cli esprimere sentimenti settari o contrari alla politica ufficiale e che riguardano problemi - come la politica estera - che non devono interessarli. Spesso, la pubblicità data alle loro opinioni non è da loro premeditata e riflette degli errori amministrativi in via di chiarimento. Spesso risulta dalla noncuranza della burocrazia americana o da infiltrazioni di reporters. In molti casi deriva da una caratteristica loquacità americana e dalla mancanza di un'autodisciplina amministrativa. In tutti i casi essa è, non soltanto non censurata dal pubblico americano, ma difesa positivamente


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per il fatto che il pubblico ha diritto di sapere. Non bisogna dimenticare che la panacea americana per ogni problema politico è la pubblicità. Sotto questo aspetto i militari non sono più chiacchieroni o indisciplinati degli amministratori civili. Ancora più importante, comunque, è l'effetto della separazione dei poteri. Questa crea rivalità e tensione fra i diversi enti militari. Le tre forze armate, quantunque insieme nel Comitato dei Capi di Stato Maggiore Riuniti, pensano come tre servizi separati. Esse hanno differenti concetti strategici e sono in costante competizione per la limitazione dei fondi. Così, ogni forza armata, o parte di essa, insoddisfatta, può contestare le decisioni del Segretario della Difesa di fronte ai Comitati del Congresso che, per costituzione, hanno il diritto di condurre un'inchiesta. Questo diritto di appello ha reso pubblici i contrasti privati e li ha anche moltiplicati, poiché nessun servizio si considera soddisfatto fino a quando non ha tentato l'appello al Congresso. Da qui, due risultati: in primo luogo, il pubblico viene a conoscenza dei punti di vista non ufficiali di ogni settore ·delle forze armate; questo può non essere dovuto a slealtà di un ufficiale verso il Presidente, ma al conflitto morale al quale egli è sottoposto quando un Comitato gli chiede il. suo punto di vista personale; secondariamente, uffici e servizi possono inserire nei comitati dei loro sostenitori per fare domande che a loro interessano. Tutti ques ti fatti sono interamente riportati, e spesso esagerati, dalla stampa. In conclusione, il s istema governativo americano e la sua tradizione di pubblicità, costringono i militari non solo a parlare troppo, ma anche a stabilire relazioni con le forze politiche: la stessa cosa che succede in tutti i gruppi d'interesse negli Stati Uniti, sia amministrativi che priva ti. La pressione costringe i militari ad urlare il più forte possibil e, più forte degli altri, ed ogni capo servizio, simultaneamente, deve cercare di urlare più forte dei suoi colleghi. Ciò dà un'impressione di una vasta influenza dei militari sui civili: ma q'ùesto è molto opinabile 46. In Argentina, che prendiamo come esempio, poiché l'intervento dei militari è stato una costante anche in altre repubbliche sudamericane, le forze armate hanno sempre avuto una parte determinante nella vita politica della nazione nel ventesimo secolo. In diversi paesi dell'America Latina, date anche le situazioni sociali, il corpo ufficiali, nel ventesimo secolo, si è sempre conside-

46 FINER,

op.cit., pp. 128-130.


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rato il rifugio delle idee liberali e progressiste, ma viene da domandarsi se la sua azione fu veramente liberale e progressista o se, essendo militare, non lo poté essere malgrado le buone intenzioni. Pur identificandosi con l'interesse nazionale, gli ufficiali hanno considerato il loro ruolo come un dovere di arbitrare o di proibire e si sono sentiti autorizzati ad esercitarlo quando certe attività o decisioni delle autorità civili sono sembrate a loro minacciare i supremi interessi della nazione. Ma talvolta, l'interesse nazionale è stato soltanto una giustificazione ipocrita per mascherare interessi di carattere particolare, quali la difesa dell'esercito come istituzione, della loro classe o, ancora peggio, delle loro carriere professionali. Basta ricordare quanto è accaduto ai dittatori che essi hanno portato al potere come Peron in Argentina, Vargas in Brasile e Royas Pinilla in Colombia, i quali tentarono di rendersi indipendenti dall'esercito cercando il favore dei lavoratori dove le organizzazioni sindacali erano dipendenti o addirittura organi del governo al potere. In queste circostanze, il corpo ufficiali si inasprì per due ragioni: la sua diminuita influenza sul dittatore e la sua prevenzione contro i sindacati. Settori dell'esercito argentino, per non parlare della marina, tentarono di sbarazzarsi di Peron, nel 1945 quando era vice-presidente, a causa dei suoi favori verso i sindacati. Nel 1955, settori dell'esercito, fortemente appoggiati dalla marina, lo abbatterono, e da quella data i presidenti Aramburu e Frondizi dovettero far fronte ad una continua pressione da parte delle forze armate affinché irrigidissero la loro politica sociale. In Brasile, settori dell'esercito che ne avevano avuto abbastanza della politica pro-sindacati di Vargas, nel 1945 lo costrinsero a ritirarsi; dopo la sua brillante vittoria elettorale del 1950, che non avevano potuto impedire, le loro pressioni lo costrinsero al suo ' drammatico suicidio nel 1954; quelle sezioni dell'esercito che erano state le più accanite contro di lui, tentarono, nel 1955, di impedire l'elezione del Presidente Kubitschek, che rappresentava una vittoria della vecchia alleanza di Vargas 47. Soffermandoci, in particolare, sull'Argentina, è opportuno tener presente che, nel ventesimo secolo, nel corpo ufficiali erano avvenuti dei mutamenti. Antecedentemente alla Prima Guerra Mon-

47

Id. id. pp. 37-38.


TI. MI LITARE NELLA STOR IA POLITICA

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diale, gli ufficiali provenivano, in massima parte, dalle oligarchie rurali e, quando intervenivano lo facevano per sostenere le loro posizioni economiche e politiche. In seguito, gli ufficiali vennero tratti sempre di più da lle fami glie di industriali, impiegati statali e professionisti; questo spiega, in parte, l'aumentato radicalismo delle loro rivolte. Il primo massiccio intervento si verificò nel 1930, quando il paese era oppresso dal peso della crisi economica, il seggio presidenziale era occupato dall'ottuagenario Yrigoyen e l'attività dei suoi corrotti collaboratori domina ta esclusivamente dal loro interesse personale. Il partito r adicale er a giunto al pote re, in libere elezioni, nel 1916, e lo aveva mantenuto fino al 1930. In quell'anno, ancora una volta, la sua maggioranza alla Camera escluse con successo i candidati dell'opposizione, che però si stava rafforzando. Quest i insinuarono che, per l'avvenire, il pa rtito radicale avrebbe costruito le elezioni come era avvenuto nel passato. Fu così che i militari, guidati dal gene rale Uriburu ed incoraggiati dai politici, intervennero a fianco dei conservatori contro il Presidente Yrigoyen. Quando le truppe occuparono Buenos Aires e deposero il facente funzione di presidente, Martinez, furon o accolte entusiasticamente. Il generale Uriburu dichiarò a ll'inizio c he avrebbe inde tto nuove ed oneste elezioni ma, visti poi gli a ncora numerosi suffragi ottenuti dai radicali, meditò di eliminare le elezioni presidenziali e di governare con la forz a, trasformando il regime in un'oligarchia m ilitare. Ciononostante, la resistenza civile appan ,e troppo for te per rimanere repressa per sempr e, ed il militare Uriburu dovette cedere il passo ai suoi alleati civili, i conservatori, gli aristocra tici estancie ros e si lim itò a manipolare le elezioni in modo da assicurare la loro vittoria e proteggersi così dalla vendetta dei radicali. In effetti, il regime militare di retto da Uriburu durò poco più di un a nno. I conservatori stabilirono un'alleanza con i socialisti indipendenti, mentre cresceva nel paese, ed anche nell'orientame nto politico del governo, l'ostilità verso gli Stati Uniti che minacciavano, con la loro politica economica di penetrazione, la leadership argentina nel Sud Amer ica: è soprattutto per questo motivo che, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, s i sviluppa rono nel paese tendenze filonazi ste. La seconda sostituzione dei civili da parte dei militari ebbe luogo nel gennaio del 1943, in condizioni nettamente diver se da


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quelle esistenti al tempo della prima presa di potere, tredici anni prima. Infatti, mancava l'atmosfera di malcontento generale che aveva preceduto il colpo di stato di Uriburu, un'atmosfera deliberatamente fomentata dagli oppositori di Yrigoyen. Contrariamente, la sollevazione di giugno giunse di sorpresa, sia per la pubblica opinione sia per i politici che erano al corrente della diffusa insoddisfazione all'interno del corpo ufficiali. Nello spodestare il Presidente Castillo ed il suo governo, i militari si appellarono al fatto che in Argentina non esisteva un'autorità costituzionale abbastanza forte da impedire al Presidente di imporre la sua volontà anche se questa violava la legge o la stessa costituzione. Infatti, il capo dei rivoltosi, generale Rawson, dichiarò: Quando la Nazione, come risultato dell'azione di cattivi governanti, si trova in una situazione in cui non vi sono soluzioni costituzionali, i militari hanno un dovere da compiere: mettere ordine 48.

Ma le vere motivazioni erano altre. Il GOU (Grupo de Officiales Unidos) costituito in maggioranza da ufficiali superiori con alle spalle una lunga carriera con scarse soddisfazioni, e che aveva sostenuto Rawson nella sua presa del potere nel 1943, nutriva il più grande disprezzo per i civili. I civili non capiranno mai la grandezza del nostro ideale. Perciò noi dovremo eliminarli dal governo ed imporre loro l'unico compito di cui sono degni: lavoro e obbedienza.

Così diceva un manifesto del GOU circolato un mese prima della rivolta del 1943. Il popolo argentino, tuttavia, considerava il suo esercito come una forza di occupazione. Un popolo non militarista che evitava la coscrizione come la peste; certe volte vedeva le manovre, le dispute e gli atteggiamenti dell'esercito o come un'opera buffa o come una contesa fra briganti per la divisione del bottino.

Questa opinione spiegava il tono del pamphlet del GOU. Nel 1943, tuttavia, vi erano anche altre ragioni d'offesa all'orgoglio 48

R. POTASH, The Army and Politics in Argentina 1928-1945 Yrigoyen to Pe, ron, Stanford University Press, Palo Alto 1969, p. 123.


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degli ufficiali - la ver gogna derivata dalla corruzione del governo che li umiliava agli occhi del mondo, una vergogna derivata da lJa consapevolezza che il loro paese dipendeva dagli Stati Uniti, e l'umiliazione di sapere che l'esercito era debole e male equipaggiato. Per tutte queste ragioni, i coroneles sentivano che l'eserci to aveva perso la faccia 49. Il dominio de l GOU durò circa due anni. I suoi primi provvedimenti furono quelli di raddoppiare, per il 1944, gli stanziamenti per le spese militari e di a umentare le paghe dell'esercito; nel 1945 le spese militari fu rono maggiori dell'intero resto del bilancio statale di quell'anno. Ma la disparità di orientamenti politici in seno agli ufficiali rivoluzionari p rovocò una serie di colpi militari che demolirono quasi comple tamente la struttura civile del paese. Quattro giorni dopo la sua presa di potere, il generale Rawson venne destituito dal suo ministro della guerra, generale Pedro Ramirez. Nel febbraio del 1944, i militari de l GOU, di sapprovando Ramirez quando questo ruppe con le potenze dell' Asse, decisero di rovesciarlo; un gruppo di ufficiali, con alla testa il colonnello Juan Peron (quest 'ultimo formato ideologicamente in seno alle logge militari che seguivano una linea di pensiero nazista), irruppe nella Casa Rosada e con le pistole puntate alla testa lo costrinsero a dimettersi, sostituendolo con il s uo ministro della guerra; Edelmiro Farrel. Peron dopo essere stato, a sua volta, ministro della guerra, divenne vicepresidente e diede inizio ad una politica demagogica d i nazional izzazione e di accoglimento delle rivendicazioni operaie in cui erano evidenti le sugges tioni del corporativismo fascis ta. Durante questo periodo i militari, ancora disuniti, dovettero affrontare una diffusa oppos izione e furono costretti ad aumentare la repressione. I professori, autori di un memorandum con la richiesta di restaurazione della pratica democratica in seno al governo e della solidarietà americana in politica estera, vennero destituiti dalle loro cattedre; il governo assunse il controllo delle cinque università e la federazione degli studen ti dichiarata fuori legge; infine venne imposta la censura a lla stampa. Nel giugno 1945, l'impopolarità dell'oligarchia militare era giunta a d un livello tale che gli industriali, i commercianti e gli alleva-

4 9 FlNER,

op.cit., pp. 59-60.


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L'EVOLUZIONE D'll)E NTITA'

tori di bestiame firmarono un aperto manifesto contro il vicepresidente Peron, seguiti dai partiti che organizzarono una dimostrazione nella capitale, la Marcia della Costituzione e della Libertà. I militari promisero libere elezioni a breve scadenza ma, timorosi di una distruzione politica, arrestarono Peron nel tentativo d i riguadagnare credito. Ma l'azione fallì poiché essi non avevano un'alternativa ed a nche perché i descamisados contro.dimostrarono a suo favore. A questo punto, gli ufficiali del GOU presero l'unica strada possibile: confermarono le elezioni e presentarono come loro candidato Peron adoperandosi in tutti i modi per far lo vincere. Peron vinse e, per il momento, ritennero di aver assic urato il loro fu turo politico, ma non si resero ben conto che, oltre al loro intervento, il neo-Presidente aveva avuto il determi nante a ppoggio dei suoi urlanti descamisados. Egli infatti si era abilmente inserito al vertice della CGT già nel 1943, provvedendo ad eliminare ogni esponente che dimostrava di volersi ribellare ed imponendo un segretariato di cinque elementi, tutti suoi seguaci. Sin dall 'inizio quindi, la dittatura di Peron si resse su di una alleanza soldati-lavoratori, su di una disagevole e curiosa associazione so fra le forze armate, il movimento sindacale ed il partito peronista. L'esercito era, come cita Blanksten, un indispensabile baluardo del regime di Peron 51, m a altrettanto indi spensabile era la CGT che Peron, dai 300.000 iscritti del 1942, aveva portata, nel 1953, a circa 800.000. L'altra organizzazione civile sulla quale egli contava era il Partito Peronista o Justicialista, che fondato nel 1949 era composto da nazionalisti, radicali dissidenti e, nella massima par te, dal vecchio partito del lavoro argentino, ed aveva un'organizzazione nazionale radicata in tutte le circoscrizioni elettorali. Nel primo periodo di Peron, il supporto dei civili fu abbas tanza forte da permettergli di ridurre gli stanziamenti ~ ilitari. Tra il 1945 ed il 1949 dimezzò il bilancio militare; portò la costruzione deJle caserme a zero; metà dei componenti del suo gabinetto erano civili. Nel secondo periodo però, cambiò atteggiamento. Economicamente il suo regime si era dimostrato un fa llimento; Evita Peron, un'inestimabile alleata del marito, morì nel 1952. Peron incominciò a moderare la sua politica pro-lavoratori e cercò di raffor-

so

GEOROll

51

Id. id.

I.

B LANKSTEN,

Peron.'s Argentina, Chicago 1953, p. 306.


IL MILITARE NELLA STORIA POLITICA

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zare l'appoggio -dei militari, particolarmente deJla marina che gli era sempre stata ostile 52. Ma nel giugno 1955 fu proprio la marina che cercò di abbatterlo con un'azione di forza contro la Casa Rosada, prontamente repressa da truppe fedeli e dalla milizia peronista. Nel settembre dello stesso anno, tuttavia, venne privato del potere da una rivoluzione capeggiata dai militari, con il concorso dei conservatori e dei radicali; questi ultimi salirono alla presidenza della repubblica, nel 1958, con Francesco Frondizi. Le relazioni fra militar{ e civili furono un susseguirsi di contrasti e divergenze, sia in politica interna sia estera. Mentre i militari erano decisi ad escludere i peronisti dal potere, i politici si rendevano conto che per assicurare le loro posizioni dovevano corteggiarli. La supremazia del potere militare si manifestò nuovamente nel 1962, quando le forze armate costrinsero il Presidente Frondizi a cedere su di un importante problema di politica estera. Alla Conferenza dell'Organizzazione degli Stati Americani, nel febbraio 1962, l'Argentina fu uno dei paesi che si rifiutò di votare per l'immediata esclusione di Cuba dall'Organizzazione. Ma il Presidente Frondizi si trovò costretto daJle pressioni dei militari a rompere le relazioni diplomatiche con quello Stato. Tale evento fu il prologo di quanto avvenne nel marzo-aprile 1962, quando, in occasione delle elezioni provinciali e del Congresso, venne concesso ai peronisti di scendere in lizza. Questi ultimi, contrariamente alle previsioni di Frondizi che li credeva in declino, ottennero il 35 per cento dei voti popolari. Un folto gruppo di militari, ed in particolare gli ufficiali di marina, esercitarono pressioni sui loro colleghi affinché venissero richieste le dimissioni del Presidente, quale responsabile della rinascita del peronismo. Gli avversari di Frondizi al Congresso chiesero che le elezioni venissero rispettate, mentre la marina pretese ufficialmente le dimissioni del Presidente, che vennero rifiutate. Le fazioni estremiste dell'esercito si rafforzarono e ]a marina, la più intransigente, fece muovere delle navi da guerra verso Buenos Aires. Il partito radicale di Frondizi dichiarò che avrebbe abbandonato il Congresso se il Presidente fosse stato costretto ad abbandonare la sua carica. Buenos Aires venne occupata dalle trup-

5 2 FINER,

op.cit., p. 158.


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pe, ed il 29 marzo, Frondizi venne arrestato ed imprigionato, mentre al vicepresidente Guido venne fatto prestare giuramento come Presidente Provvisorio. Ciononostante la situazione peggiorò. I militari chiesero che venissero annullate le elezioni e bandito il partito peronista; il Presidente rifiutò e l'intero gabinetto si dimise. Violenti contrasti ebbero luogo anche in seno agli ufficiali dell'esercito ed allora, ancora una volta, la marina intervenne come elemento decisivo, imponendo al Presidente Provvisorio di esaudire le richieste della maggioranza dei militari. Il 24 aprile, Guido emanò dei decreti che cancellavano i risultati delle elezioni e che indicevano una nuova consultazione popolare per il mese di giugno la quale vide l'affermazione del Presidente Illia dell'Unione Civica Radicale del Popolo. La fase acuta della crisi venne così superata e la situazione politica assunse una parvenza di stabilità, ma le forze armate rimasero sempre arbitre della conduzione generale del paese. L'Egitto, al termine della Prima Guerra Mondiale e dopo diverse agitazioni dei nazionalisti, era riuscito ad ottenere una condizione di semi-indipendenza. Nel febbraio 1922, il governo britannico aveva proclamato ulteriormente l'indipendenza del paese. In pratica si trattava di un'indipendenza limitata perché i britannici si erano riservata la decisione - fino al raggiungimento di un futuro accordo - su quattro punti: la sicurezza delle comunicazioni imperiali in Egitto, la difesa dell'Egitto, la protezione degli interessi stranieri e delle minoranze, ed il Sudan. Nonostante queste limitazioni, l'Egitto assunse le caratteristiche di uno stato indipendente con l'entrata in vigore di una costituzione parlamentare nel 1923, mentre il sultano Fuad diveniva re. Da allora, le forze politiche preponderanti furono tre: il re con considerevoli poteri, ma condizionati dalla stessa cÒstituzione. Il partito Wafd, fondato nel 1910, l'unico partito egiziano con ampio seguito popolare, del quale facevano parte gli intellettuali liberali delle città ma che aveva profonde radici anche nelle campagne; il suo ·programma consisteva nella completa liberazione dell'Egitto dall'occupazione inglese ed in una serie di riforme sociali ed economiche che però non poté o non volle realizzare poiché, in complesso, era dominato dalla classe dei proprietari terrieri. La terza forza politica era rappresentata dagli inglesi. Nel 1936, all'ascesa al trono del giovane re Faruk, l'atteggiamento del Wafd nei confronti degli inglesi si era addolcito anche


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perché i partiti egiziani si erano resi conto dell'estrema vulnerabilità dell'Egitto di fronte alle ambizioni italiane in Africa e della sua dipendenza dalla Gran Bretagna; sul piano militare, in caso di attacco. Il primo avvenimento importante del governo del nuovo monarca fu la conclusione di un trattato anglo-egiziano, firmato dopo anni di fallimenti nelle trattative, e che segnò un notevole passo avanti verso l'indipendenza. Con il nuovo accordo aveva termine formalmente l'occupazione degli inglesi senza che ciò implicasse l'immediato ritiro delle loro forze armate. Man mano fossero aumentate le capacità di autodifesa egiziane, le truppe inglesi si sarebbero ritirate nella zona del Canale e nel Sinai, dove il loro numero non avrebbe dovuto superare i diecimila uomini ed i quattrocento piloti; la Gran Bretagna si riservava il diritto, comunque, di rioccupare il territorio egiziano e di usarne liberamente i porti, gli aeroporti e le strade in caso di guerra: cosa che puntualmente fece nel 1940 mentre l'Egitto rimase neutrale. La nuova politica di riavvicinamento a Londra del Wafd lo compromise nei confronti della giovane generazione nazionalista che, sentendosi tradita, si orientò verso un movimento puritano di rinascita musulmana fondato quattordici anni prima, i Fratelli Musulmani e che diffondendosi gradualmente nel paese, accentuava il suo carattere politico. Il nuovo corso provocò anche la presa di coscienza rivoluzionaria degli ambienti militari che, fino ad allora si erano tenuti in disparte dalla politica, ma che da quando, nel 1936, il Wafd aveva aperto l'Accademia Militare ai giovani delle classi basse, avevano modificato la loro struttura sociale. L'esercito egiziano non aveva né tradizioni né prestigio; in realtà era stato descritto come un mediocre miscuglio dì unità da parata, forza di polizia per la caccia ai contrabbandieri e squadroni di cavalleria per i figli dei pascià dediti al gioco del polo 53. Con l'eccezione della decorativa cavalleria, gli ufficiali dell'esercito erano socialmente disprezzati. Dopo il 1936, i giovani che entravano in Accademia erano spesso provenienti da famiglie di piccoli proprietari terrieri; alcuni erano figli di fellahin che avevano fatto fortuna, altri di impiegati statali di basso rango (il padre di Nasser era un piccolo ufficiale postale che aveva raggiunto un grado di educazione suffi-

53 J !,AN

and

SIMONE L\COUTURE,

Egyp t in Transition, London 1958, p. 130.


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ciente a lasciare il suo ambiente di fellah nell'Alto Egitto per entrare a far parte della classe impiegatizia). Questi cadetti disprezzavano la classe degli effendi - socialmente e politicamente loro padroni - ed avevano buone ragioni per trasformare il loro disprezzo in odio. Le sofferenze dei fellahin avevano accentuato il risentimento di questa classe, e Nasser ed i suoi amici, dal giorno della loro uscita dall'Accademia, nel 1938, avevano incominciato a pensare ad una purga di stato come uno dei loro obiettivi insieme all'allontanamento dal paese delle truppe straniere ed alla riforma dell'esercito. La situazione si mantenne in un precario equilibrio fino all'entrata in guerra dell'Italia nel giugno 1940. In quell'epoca, una buona parte dei nazionalisti egiziani - fra i quali molti ufficiali (Nasser compreso) - speravano in una vittoria dell'Asse, non perché nutrissero simpatie per il fascismo od il nazismo, ma perché pensavano che quella fosse l'unica via per liberarsi dagli inglesi. Lo stesso Faruk si dimostrò riluttante ad agire contro gli italiani fra i quali contava molti amici intimi. Da parte loro gli inglesi non potevano tollerare un tale nazionalismo che urtava contro i loro interessi. Lo scontro risolutivo si ebbe agli inizi del 1942, quando le truppe dell'Asse avanzavano verso l'Egitto attraverso la Cirenaica. Gli inglesi pretesero che il re formasse un governo Wafdista (messo da parte dal 1937) al posto di quello guidato da un suo fidato consiglier-e, Ali Maher. All'irrigidimento del sovrano, il 4 febbraio 1942, truppe corazzate inglesi circondarono il palazzo reale, mentre l'ambasciatore ed il comandante militare britannici comunicavano a Faruk che poteva scegliere fra l'abdicazione e l'incarico di formare il governo a Nahas Pascià, capo del Wafd. Il re si arrese senza combattere e Nahas Pascià rimase al potere per quasi tutta la durata della guerra attuando un_a politica filo-britannica. L'umiliazione dell'Egitto provocò indignazione ed amarezza in molti giovani ufficiali che erano stati costretti a fare da testimoni alle offese al loro re ed alla loro bandiera. Il generale Moha mmed Neguib, che dieci anni dopo avrebbe guidato il Consiglio Rivoluzionario, scrisse al re chiedendogli di considerarlo dimissionario. Nasser, che era appena tornato dal Sudan, cominciò a programmare la formazione di quel movimento rivoluzionario clandesfino che sarebbe stato poi conosciuto con il nome di Ufficiali Liberi. Uno storico egiziano della rivoluzione del 1952, scrive che l'atto di forza britannico contro il re nel 1942 fu considerato dagli


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ufficiali «come un insulto al popolo egiziano» non un atto diretto al re ma un affronto alla nazione 54, Il rifiuto britannico di evacuare l'Egitto dopo il 1945 fu considerato un'ingratitudine e destò il risentimento non soltanto del popolo ma anche dell'esercito 55, L'orgoglio dei militari era già ferito quando arrivò la grande opportunità della guerra in Palestina nel 1948. Ma l'esercito subì una bruciante sconfitta ed il governo fu costretto ad accettare un armistizio: l'effetto principale fu di convincere gli ufficiali più giovani e la maggior parte degli Ufficiali Liberi, compresi i loro esponenti Gamal Abdel Nasser, Abd elHakim Amer ed Anwar al-Sadat, che i governanti egiziani erano tragicamente incapaci . I soldati avevano combattuto valorosamente ma presto fu evidente che i valorosi che avevano perso la guerra sul campo erano stati le vittime di un complotto come risultato dell'inefficienza e del tradimento. Gli alti ufficiali dello Stato Maggiore Generale, che avevano combattuto la guerra dai confortevoli quartieri del Cairo, erano i responsabili di tutto. Peggio ancora, l'esercito era stato fornito di armi obsolete e difettose, e di servizi di sussistenza assolutamente inadeguati. Esso era stato sconfitto non perché il nemico era stato migliore o più efficiente, ma perché dotato di armi migliori e di migliori equipaggiamenti, mentre i soldati egiziani, quasi disarmati, e rano · stati impegnati in una lotta ineguale ed uccisi non dal nemico ma dai traditori, truffatori e dai personaggi corrotti della corte reale e dagli alti ufficiali del Cairo.

Lo scoraggiamento dell'esercito fu completato quando, al ritorno, fu per la prima volta nella storia, accusato di codardia 56. Fu allora che il piccolo gruppo di militari cospiratori, gli Ufficiali Liberi che avevano continuato una tenue esistenza durante la guerra, decisero di trasformare il movimento in un efficace strumento rivoluzionario e di rovesciare il regime, specialmente il re che ne era a capo. Fino a quell'epoca, l'azione dei militari era sempre stata di secondaria importanza; la servitù militare non aveva dato loro la libertà di partecipare all'orientamento del movimento nazionale ed essi non avevano mai fornito al movimento teorici o quadri politici o militanti; alle iniziative ed ai sacrifici 54 RAsHID EL-BARAWY,

55 Id. id. p. l 90. 56

Td. id. p. 193.

The Military Coup in Egypl, Cairo, 1952, p. 190.


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L'EVOLUZlONE O'lDENT!TA'

che avevano costituito dei passi avanti sulla via della liberazione e della democrazia, avevano dato un contributo praticamente trascurabile e quasi ignorato dal popolo 57. Nel 1950 gli Ufficiali Liberi costituirono un Comitato esecutivo e Nasser ne assunse la presidenza ma, rendendosi conto che quando fosse giunto il momento di rovesciare la monarchia sarebbe stata necessaria la presenza di un ufficiale anziano che conferisse rispettabilità, sia in patria che all'estero, per non far apparire la rivoluzione come un putsch messo in atto da un gruppo di giovani ufficiali ambiziosi, scelse il brigadiere generale Mohammed Neguib che, dati i suoi trascorsi, era molto popolare nell'esercito. Il governo wafdista, conscio che il compito di controllare la situazione diventava sempre più difficile, lanciò una violenta campagna anti-inglese per ritrovare l'antica popolarità e per restaurare le antiche credenziali di nazionalista. Nell'ottobre del 1951 denunciò unilateralmente il trattato anglo-egiziano del 1936, mentre Faruk assumeva il titolo di re d'Egitto e del Sudan; interruppe immediatamente i rifornimenti alle truppe inglesi dislocate nella zona del Canale, ritirò la maggior parte della manodopera indigena e diede il via ad una serie cli azioni di guerriglia e sabotaggio contro la zona del Canale servendosi di squadre cli liberazione reclutate fra i Fratelli Musulmani, i comunisti, i neofascisti e tutti i gruppi con una certa esperienza terroristica. Il 25 gennaio 1952 gli inglesi reagirono con la forza e si giunse allo scontro a fuoco che provocò decine di morti fra gli egiziani. Il giorno dopo ricordato come il sabato nero - la folla del Cairo incendiò il centro della città, con particolare attenzione alle proprietà inglesi ed a tutte le aziende che avevano collegamenti all'estero. L'esercito fu fatto intervenire soltanto in seguito. Agendo così, per demagogia, il governo aveva scatenato forze rivoluzionarie che, non riusciva più a controllare. Gli Ufficiali Liberi compresero che il regime civile stava crollando e che quindi era arrivato il momento di agire, anche perché sembrava che la polizia segreta fosse prossima a scoprire la loro organizzazione clandestina. La difficoltà degli appartenenti al gruppo era che essi erano tutti ufficiali di stato maggiore e non disponevano di truppe; i tempi erano però maturi per ottenere l'adesio-

5? ANOUAR ABOEL-MALEK,

no I 967, p. 38.

Esercito e società in Egitto 1952-1967, Einaudi, Tori-


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ne di ufficiali operativi di grado elevato, infatti, Al Shafi deJla cavalleria e Shawki della fanteria si unirono ai cospiratori. La data stabilita era il 5 agosto, ma quando il 20 luglio giunsero notizie che Faruk stava per nominare suo cognato ministro della guerra, gli ufficiali decisero di intervenire immediatamente e l'operazione scattò nella notte fra il 22 ed il 23 luglio: truppe di fanteria e corazzate s'impadronirono del Quartier Generale ed arrestarono il Capo di Stato Maggiore Generale; vennero occupati . i punti strategici del centro del Cairo, la centrale telefonica, la stazione radio, quella ferroviaria e gli aeroporti. Il generale Neguib venne nominato Comandante in Capo dell'Esercito e Presidente del Consiglio Rivoluzionario. Re Faruk fu costretto ad abdicare ed a recarsi in esilio. La rivoluzione fu rapida e pacifica e costò soltanto l'uccisione di due soldati ed il ferimento di altri sette; le vite e le proprietà non furono minacciate e gli Ufficiali Liberi dimostrarono presto di essere in grado di mantenere l'ordine pubblico assai meglio del regime precedente. Essi dichiararono subito che le loro mete erano la legalità e la democrazia, la fine della monarchia, dell'occupazione inglese e della corruzione nella vita pubblica. Tuttavia, dato il poco tempo avuto a disposizione, non avevano potuto studiare la tecnica politica necessaria a trasformare i loro programmi in realtà. Neguib, lo stesso giorno del colpo di stato, aveva dichiarato che il suo primo provvedimento sarebbe stato quello di richiamare il precedente parlamento ed assicurare che i procedimenti fossero costituzionali 58. L'8 agosto posticipò le elezioni dall'ottobre 1952 al febbraio 1953; il 1O dicembre dichiarò che la costituzione er a abrogata e che il potere risiedeva in un governo di transizione. Nel gennaio 1953 il Consiglio Rivoluzionario sciolse tutti i partiti · politici e confiscò i loro fondi. Il 23 gennaio fu annunziata la fondazione della nuova organizzazione politica l'Unione della Liberazione ed il 10 febbraio entrò in vigore una costituzione provvisoria che per tre anni conferiva la suprema autorità al capo della rivoluzione; il 18 giugno venne ufficialmente proclamata la repubblica. Nel febbraio 1954 incominciò la grande battaglia Neguib-Nasser; in marzo Nasser abbatté Neguib e divenne Presidente del Consiglio e, in pratica, il solo padrone del potere politico in Egitto.

58 LACOUTURE,

op.cit., p.

.1

so.


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L'EVOLUZIONE O'lDENT!TA'

Per concludere, l'intervento politico dei militari in Egitto non si attuò per soppiantare il regime civile, gli ufficiali non erano preparati per farlo, ma volevano deporlo e sostituirlo con uno migliore. Ma una volta padroni del potere costituirono una nuova classe dominante che governò dietro uno schermo di organi civili. In questo modo essi fecero una vera rivoluzione, sia nel senso di alterare l'equilibrio delle classi sociali e del controllo dell'economia, sia perché essi misero completamente da parte, anzi distrussero la vecchia classe al potere e si misero al loro posto. Abbiamo scelto l'Egitto come modello del continente africano poiché è l'unico stato con una storia politica che risale a i primi decenni del secolo e nel quale i militari sono intervenuti dopo un lungo periodo di immobilismo, costretti da una situazione sociale e politica che non presentava altre soluzioni. Negli altri stati dell'Africa nera, all'infuori dell'Etiopia, indipendente da sempre (ad eccezione dei pochi anni di dominazione italia na), dopo la decolonizzazione, i governi non sono riusciti a realizzare i programmi di liberazione teorizzati dalla prospettiva rivoluzionaria e non hanno soddisfatto nemmeno quelle esigenze di integrazione nazionale e rapido progresso economico che, in mancanza di riforme radicali, avrebbero potuto assicur are allo stato un minimo di coesione e stabilità. Per questa ragione sono stati sconvolti da una serie di rivolte, colpi di stato, tentativi insurreziona li, portando ad una larga successione di governi nuovi ai regimi investiti del potere con la decolonizzazione. Sebbene con diverse varianti, esistono almeno due costanti: la sconfessione delle classi politiche o delle personalità protagoniste del trapasso dal colonialismo aJl'indipendenza e l'apparizione dei militari come nuova classe dirigente: in difetto di una nazione da difendere contro aggressioni o sovversio{li, si sono attribuiti il programma di costruire le loro nazioni. Il caso Israele, unico nella storia moderna, è il risultato di una filosofia che ha considerato lo sforzo militare come uno strumento di costruzione di uno stato fin dall'inizio del movimento sionista in Palestina. Dal 1948 in poi, le forze a rmate sono sempre state oggetto di una particolare attenzione da parte degli organi civili di governo ed i loro comandanti hanno sempre svolto un ruolo particolare nelle attività governative ed economiche, impegnate in una rapida modernizzazione dell'intera nazione. Israele, che si può considerare un frammento di Europa trapiantato in Medio Oriente, è uno dei più compatti sistemi politici


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e sociali dei tempi moderni ed ha delle analogie con l'antica polis greca. Per quanto riguarda l'aspetto militare, il servizio alle armi è diventato segno di virtù e di servizio pubblico, un prerequisito per la cittadinanza; il reclutamento è egalitario e le promozioni dipendono dal merito. In Israele, il cittadino non è un militare professionista (salvo una piccolissima aliquota di quadri e specialisti) ma è parte di una nazione in armi che lotta per la sopravvivenza fisica. Eccetto che per un breve periodo ogni anno, gli israeliani sono nella riserva militare fino all'età di quarantanove anni. Così il militare non è una carriera ma un sistema di riserva permanente; il cittadino coscritto israeliano è la spina dorsale dell'apparato militare e sopporta il peso della nazione in armi soltanto quando è in uniforme ed in questo caso la sua dedizione è dimostrata dall'elevato numero di volontari per incarichi pericolosi e difficili: i paracadutisti, i commandos dell'aviazione e della marina ed il Nahal sono servizi puramente volontari. La nazione in armi israeliana è una soluzione strumentale a i suoi problemi di sicurezza, un assieme di morale, dedizione ed alta professionalità, non certamente uno strumento per scopi rivoluzionari od imperialistici. Il moderno esercito israeliano è scaturito dalle strutture di sicurezza del movimento pionieristico pre-indipendenza. Queste unità di difesa furono create dai socialisti-sionisti, i più significativi e compatti elementi della colonizzazione ebraica, che trasformarono lo sforzo di colonizzazione in un programma di liberazione nazionale sviluppando strutture istituzionali molto elaborate prima della fondazione della nazione. E fu all'interno di queste strutture che .la Camera del Lavoro, il gruppo più forte deJJ'Yishuv, creò quello che poi divenne l'esercito israeliano. Il giro di boa per l'organizzazione militare della comunità ebraica in Palestina fu la rivolta araba del 1936 che diede lo spunto ai propugnatori di un sistema di difesa permanente per convincere ]e più alte autorità dell'Yishuv e sioniste che era importante formare un esercito ebraico permanente. Venne così organizzato il primo stato maggiore ed un piccolo gruppo di ufficiali professionisti. L' Haganah ed ìl Palmach (vedi prima parte) erano organizzazioni volontarie ad eccezione dei pochi ufficiali che costituivano il vertice di comando. Il sistema rimase, nel suo complesso, un nucleo militare volontario fino al 1948. Le fondamenta per la trasformazione delle forze militari volontarie in strutture permanenti, furono gettate da David Ben Gu-


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rion, Ministro della Difesa, durante il dibattito sulla legge per il servizio militare al primo Knesset (Parlamento) nel 1949, dopo la nazionalizzazione del Zahal o IDF (Israeli Defence Force). Egli propose che l'esercito avrebbe dovuto essere piccolo e professionale, con alle spalle un vasto sistema di riserve, doveva adottare le più recenti innovazioni scientifiche e tecnologiche e doveva inculcare nei nuovi coscritti lo spirito dell'Haganah e del Palmach, agendo come costruttore di cittadini come modello di fraternità, per favorire l'integrazione e l'israelizzazione dei nuovi immigranti. Queste funzioni del Zahal vennero stabilite dopo un acceso dibattito al Knesset ed all'interno dello Stato Maggiore. Fu però soltanto quando il generale Dayan assunse la carica di Capo di Stato Maggiore, nel novembre del 1953, che il Zahal combinò le tradizioni deJJ'Haganah e del Palmach con le esigenze di una forza armata altamente professionalizzata. La formalizzazione e la professionalizzazione dell'apparato militare israeliano hanno riflettuto il fatto che le istituzioni ed il comportamento di una sintesi politica colonizzatrice si sono dovuti trasformare in un sistema politico formale. La creazione del Zahal dal seme dell' Haganah illustra questo fondamentale mutamento che, da un movimento di colonizzazione e da una società con una missione sociale predominantemente costituita da gruppi sociali informali, ha dato vita a strutture burocratiche formali. Inoltre, il continuo stato di guerra, campale o di guerriglia, ha creato una speciale tensione ed una dinamica tale da inserire praticamente i militari in ogni aspetto della vita politica, culturale e sociale della nazione. L'attività militare fa parte dell'esistenza di ogni israeliano e la consapevolezza della precaria situazione della nazione fa sì che l'efficienza delle forze armate sia una questione vitale per tutti i cittadini. La maggior parte degli israelian i è direttamente coinvolta con l'IDF; o attraverso il servizio di leva e di riserva, o attraverso la famiglia ed il lavoro. La meta finale degli arabi l'eliminazione dello stato ebraico - è sempre presente nella mente di ogni israeliano ed il concetto di sicurezza militare è un elemento della vita quotidiana. Tuttavia, la supremazia civile sui militari non è mai venuta meno, sia prima sia dopo l'indipendenza, e non è mai stata contestata nonostante i decenni di insicurezza e tensione ai confini, di perpetua ed intensa preparazione militare e quattro guerre. Inoltre, non vi è mai stata nessuna grave frattura politica fra l'IDF ed i responsabili civili o i partiti. Poiché i civili ed i militari hanno


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avuto le stesse mete, è stato naturale per loro lavorare insieme. Questo non significa che non vi sia stata assenza di contrasti, al contrario; sin dalla formazione dell'Yishuv, la storia di Israele ha registrato l'espansione dei ruoli delle singole istituzioni, l'accumulo di molte funzioni per costituire uno stato indipendente. Naturalmente, con l'espansione dei ruoli, ogni gruppo h~ cercato di trarre un vantaggio politico dal suo potere, posizione ed influenza; ma con tutto questo, i civili hanno sempre rappresentato la parte predominante. Lo Stato Maggiore dell'IDF, pur avendo dimostrato che la sua influenza sulla sicurezza nazionale e sulla politica di difesa è stata d'importanza vitale per la sopravvivenza del paese, ha sempre agito con obiettività professionale e con totale lealtà verso le autorità civili ed il regime. La concezione, la programmazione e la messa in atto della politica generale seguono il criterio stabilito e sviluppato fin dal 1949 da David Ben Gurion, secondo il quale il Ministro della Difesa, di concerto con i suoi colleghi civili del governo, si occupa della grande strategia e decide quando attuare la politica di sicurezza nazionale, mentre lo Stato Maggiore esegue la politica militare. Nella determinazione della strategia militare basilare, il Ministro della Difesa esercita una grande influenza sull'attività industriale e scientifica della nazione, così come sulla sua vita fiscale. L'importanza del Ministero della Difesa, come uno dei principali elementi economici dello Stato, deriva dalla posizione preferenziale dell'IDF e dall'intima relazione fra la difesa e la ricerca scientifica; il dipartimento economico del ministero, per esempio, svolge una considerevole parte nella pianificazione dell'economia nazionale ed ha rivestito un ruolo chiave nella costruzione dei due reattori nucleari israeliani. Il bilancio del Ministero della Difesa, che sfiora il trenta per cento dell'intero bilancio nazionale, incide massicciamente sull'economia israeliana. Il Ministero della Difesa è il più consistente dei ministeri, non soltanto in termini di bilancio ma anche di personale. A parte le decine di migliaia di lavoratori delle industrie belliche, sia aeronautiche sia produttrici d'armi, in continuo sviluppo per rendere il paese sempre più indipendente dalle forniture straniere, molti di più sono direttamente impiegati dall'esercito e dal ministero: si calcola che circa un quinto delle forze di lavoro siano direttamente o indirettamente impegnate in attività connesse con la difesa. Infine, il Ministero della Difesa è profondamente coinvolto nella politica estera, e spesso interviene, talvolta in modo determinan-


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L'EVOLUZIONE O'IDENTITA'

te considerate le priorità delle esigenze della difesa, nell'attività del Ministero degli Affari Esteri, fatto che causa, in diverse occasioni, attriti fra i due ministeri. Le relazioni con l'estero del Ministero della Difesa sono costantemente svolte mediante speciali missioni di acquisto e vendita di materiale bellico in parecchi paesi dell'Occidente, dell'Asia e del Sud America. Inoltre, contatti sono mantenuti con molti paesi africani, asiatici e sudamericani con l'invio di istruttori militari o con l'addestramento in Israele di specialisti quali piloti, paracadutisti, commandos e tecnici di vario genere. Ovviamente però, il ruolo principale del Ministero della Difesa è quello di controllore dell'intero apparato militare israeliano. Questo ruolo è stato svolto, dalla fondazione dello Stato, con criteri diversi a seconda degli uomini a cui esso è stato affidato. Nei primi quindici anni di esistenza come stato indipendente, la politica e la guida militare di Israele sono sempre state saldamente tenute nelle mani di un solo uomo. Dal 1948 al 1963 (ad eccezione di due anni di intervallo dal 1953 al 1955), David Ben Gurion ha esercitato un quasi esclusivo controllo come Primo Ministro e Ministro della Difesa, risolvendo tutti i problemi direttamente con i militari senza il consiglio né il consenso del Knesset e, talvolta, neanche del Gabinetto, informando gli altri ministri ed i capi politici a cose fatte. Ben Gurion ha giustificato sempre questo suo comportamento con la ragione che tutti gli argomenti riguardanti la sicurezza nazionale dovevano rimanere segreti, limitati a pochissime persone e non certamente discussi in una sessione del Parlamento. Questa inconsueta procedura ha impedito la creazione e lo sviluppo, all'interno del Ministero della Difesa, ,di un gruppo di esperti amministratori civili, e gli affari militari sono rimasti monopolio della classe ufficiali dell'IDF che hanno esercita,io praticamente un quasi incontrastato potere sulle decisioni politiche ed economiche del Ministero. Quando, nel 1963, Levi Eshkol fu nominato Primo Ministro, tutti i membri del Gabinetto vennero tenuti costantemente al corrente dei problemi relativi alla difesa, ed il Consiglio dei Ministri ne guadagnò in autorità, ma il potere dei militari rimase sempre ad un livello molto alto ed al Capo di S.M. dell'IDF venne concessa un'autonomia maggiore di quella di cui disponeva ai tempi di Ben Gurion. Soltanto la nomina di Moshé Dayan a Ministro della Difesa, al tempo della Guerra dei Sei Giorni, introdusse un periodo di maggior controllo civile sull'apparato militare.


lL MILITARE NELL\ STORIA POLITICA

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Ma nei primi anni '60, i generali avevano incominciato ad occuparsi della politica in generale, ed i contrasti fra essi ed i politici avevano raggiunto l'apice nei mesi precedenti la Guerra dei Sei Giorni, quando i generali criticavano apertamente l'incertezza del Primo Ministro Eshkol di fronte alla minaccia araba. Si erano venute così a creare delle divergenze fra gli esitanti ed ormai anziani leaders politici ed i comandanti dell'IDF che riponevano piena fiducia nelle capacità operative delle forze armate. Dopo la brillante vittoria del 1967, l'atteggiamento degli esponenti civili nei riguardi dei militari cambiò notevolmente e quelli richiesero frequentemente l'opinione di questi nei processi decisionali più importanti, sia di politica interna sia di quella estera, quali ad esempio la sicurezza dei confini, l'amministrazione dei territori occupati, i nuovi insediamenti, le cifre del bilancio per la difesa, ed anche le relazioni con gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Diversi generali, inoltre, una volta lasciato il servizio per raggiunti limiti d'età, trovarono un facile impiego nella vita politica e taluni anche nel Gabinetto. La guerra dello Yom Kippur, nella quale Israele corse un gravissimo rischio, ma che si risolse praticamente in un'altra vittoria, ha spinto i civili ed i militari a migliorare la reciproca collaborazione: ha indotto i politici a ricercare una soluzione diplomatica per l'annoso problema della sopravvivenza, ed i m ilitari a rivedere la strategia di pianificazione ed operativa ed a sviluppare nuovi metodi per far fronte alla maggior capacità degli arabi di impiegare i sofisticati equipaggiamenti sovietici. Ma la storia del conflitto arabo-israeliano ha convinto sia i civili sia i militari che se anche verrà raggiunta una soluzione politica definitiva, Israele dovrà sempre essere in grado di difendere la propria esistenza con tutti i mezzi a sua disposizione.

3.

CONCLUSIONE

L'analisi del comportamento dei militari nella storia politica del ventesimo secolo della quale i casi sopra descritti sono soltanto, ripetiamo, esempi significativi poiché la casistica è vastissima, conduce a delle conclusioni generali. Il militare professionista moderno è un nuovo tipo sociale con ben precise caratteristiche di base. La più importante di esse è lo spirito corporativo, la coscienza di gruppo; questo comporta


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L'EVOLUZIONE D'IDENTJTA'

una particolare mentalità circoscritta all'ambiente e che, genericamente si può definire «spirito militare». Come altri gruppi organizzati nella società, differenti gruppi di ufficiali possono professare differenti idee politiche. Benché, di norma, il gruppo ufficiali, come entità corporata, sia politicamente conservatore, in maggioranza orientato verso un regime tradizionale, esso può adattarsi ad un diverso tipo di regime al fine di proteggere la sua integrità corporativa. L'instabilità politica invita i militari ad abbandonare la loro responsabilità verso il regime e ad intervenire politicamente in difesa dello stato. Tutto questo evidenzia la delicata e complessa natura delle relazioni fra regimi indipendenti ed apparati militari. Benché pochi ufficiali scelgano la politica come loro vocazione, la professione militare può servire come base in questo campo d'azione. Più alto è il grado dell'ufficiale, più egli diviene politico - particolarmente nelle situazioni instabili o rivoluzionarie che possono coinvolgere l'intero apparato militare in un'azione politica - poiché, pur dotato di un senso di dovere verso le autorità, si ritiene facente parte di un'organizzazione che rappresenta la struttura suprema, pervasa dai valori di dovere, onore e patria. L'attività del militare professionista dipende, comunque, sempre dall'organizzazione politica della moderna nazione-stato, le cui caratteristiche, o variabili, sono l'efficienza con la quale essa usa razionali procedure amministrative, ed il possesso di un'autorità legittimata e orientata verso un ordine politico burocratico e stabile. Le relazioni fra la comunità politica e l'ordine politico influenzano notevolmente quelle fra civili e militari. Una stabile interazione fra la comunità e l'ordine politico, dinamica e scomoda che possa essere, garantisce quelle che Huntington chiama le relazioni oggettive fra civili e militari. Un'instabile interazione fra la comunità e l'ordine politico produce relazioni soggettive fra lè due classi, che possono condurre all'intervento militare nelle sue molteplici manifestazioni.


CAPITOLO

III

POTERE CIVILE E POTERE MILITARE

1.

GENERALITA'

In questo ultimo capitolo della seconda parte cercheremo di dare una risposta all'interrogativo: le istituzioni militari sono uno strumento di potere o possono essere il potere? L'analisi di questo tema ha come momento fondamentale il problema dello stesso potere. Questo si presenta all'inter no di qualsiasi comunità organizzata per l'esigenza di prendere decisioni vincolanti per tutta la comunità in ordine alla sopravvivenza ed allo sviluppo della stessa. L'esercizio de] potere, in qualsiasi forma di stato, è ne lla natura stessa della politica e, più precisamente, dell'attività che mi ra ad organizzare la società. La definizione di potere, fino dall'an tichità, ha seguito il pensiero politico degli uomini che lo teorizzavano. L'autor ità appartiene a chi provvede agli altri, come al mar ito sulla moglie, ai parenti sui figli, ai padroni sugli schiavi. L'obbedienza invece è dovere proprio di color o a cui si provvede, come delle mogli verso ì mariti, dei figli verso i genitori, degli schiavi verso .i padroni. Ma nella casa del giusto, che vive secondo la fede cd è ancora pellegrino da quella celeste Città, anche quelli che comandano servono a coloro ai quali sembrano comandare. Giacché essi non comandano per cupidigia di dominare, ma per il dovere che essi sentono di giovare agli altri, non per orgoglio di primeggiare, ma per dovere cli carità I. La forza è un potere fisico ... Se un brigante mi sorprende nel fondo di un bosco, non solo sono costretto a dargli la bor sa per forza, ma, ammesso che riuscissi a nascondergliela, sarei anche obbligato a dargliela in coscienza? Giacché, in fin dei conti, anche la pistola che impugna è un potere 2.

1 SANI'AGOSTINO,

De civitate Dei 19, 14.

2 JEAN JACQUES ROUSSEAU,

/l contralto sociale Libro I, cap. III.


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L'E VOLUZIONE D'IDENTITA'

Per 'potere' si deve quindi intendere il fenomeno grazie al quale una volontà esplicita (comando) ciel detentore o dei detentori del potere, vuole influire sull'agire di altre persone (del 'dominato' o dei 'dominati'), ed influisce in effetti in una tale maniera che il loro agire procede di un grado socialmente rilevante, come se i dominati avessero per loro stessa volontà assunto il contenuto del comando come massima del loro agire ('obbedienza') 3.

Il potere civile è la responsabilità che i capi politici si assumono nel decidere il destino dei popoli in loro nome. Questo vale per gli stati in cui i capi politici pervengono alle loro cariche mediante elezioni generali, libere e segrete, o direttamente o attraverso un parlamento così eletto, il che presuppone che il maggior numero possibile di cittadini dovrebbe capire qualcosa di politica. Negli stati totalitari, gli uomini di governo ottengono di solito le loro cariche mediante una lotta interna per il potere, che passa inosservata alla maggior parte del popolo, senza che questo possa esercitarvi alcun controllo. La maniera più comune di usare il potere da parte di un sistema di governo è quella di tutelare gli interessi di tutti i componenti di una comunità e di difendere gli stessi dallo schmittiano hostis. La maniera più comune di abusarne è invece l'impiego di mezzi militari per l'oppressione politica o per la lotta: però non è assolutamente l'unica. Questo si attua molto efficacemente anche mediante l'oppressione economica e finanziaria. Inoltre, anche la religione può costituire un valido potere, ed esiste pure un potere spirituale, culturale, morale e sociale. Il controllo del potere è perciò, insieme alla tutela della dignità dell'uomo e della sua libertà personale, il fondamento più essenziale della nostra forma di vita. La forma di esercizio del potere che finora nella ,storia, almeno in apparenza, si è attuata più frequentemente, è l'impiego delle armi da parte delle forze annate di uno stato o di una lega di stati per imporre la propria volontà ad un avversario e raggiungere in tal modo i propri obiettivi politici. Tralasciando il mondo greco, la res publica e l'impero romani, da quando il mondo ha conosciuto lo stato di diritto e la democrazia, si sono sempre succeduti momenti d'impatto fra il potere civile e le forze armate, anche all'interno delle stesse sintesi politiche.

3 MAX WEBER,

Sociologia del potere, Del Bosco, Roma 1973, pp. 47, 48.


POTERE CIVILE E POTERE MILITARE

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Volendo costruire uno schema esemplificativo sulla base di regolarità storiche e tralasciando fattori non controllabili, si possono distinguere tre tipi di impatto. Nel primo tipo, l'ambiente militare si trova di fronte ad un potere civile solido, di forti tradizioni, non minato da crisi politiche strutturali, ed allora si organizza in gruppo cli pressione all'interno del regime civile. Nel secondo tipo, l'impatto è fra i militari e strutture c ivili deboli, ma non inesistenti. In questo caso il risultato può essere il regime di «tutela militare»: lo Stato Maggiore, o chi per esso, concede ai centri di potere civili una «sovranità limitata» riservandosi il diritto d'intervento. Nel terzo ed ultimo tipo, la classe militare si trova davanti ad un regime civile così carente da configurare un vero vuoto di potere o da suscitare comunque nelle forze armate la tentazione irresistibile di sostituirsi alla classe politica. Ed allora scatta la dittatura. Quest'ultimo caso è il più grave ma, apparentemente, è il più diffuso. Ha scritto il sociologo francese Maurice Duverger: L'esercito rappresenta un pericolo permanente in seno allo stato. Sostegno del potere, basta che cessi di obbedirgli per diventare esso stesso il potere 4. La storia ci insegna che in qualsiasi momento esso potrebbe uscire dal suo stato di neu tralità se una crisi imprevista portasse il sistema politico sull'orlo del collasso. In altre parole, come prima impressione, il modo caratteristico dell'intervento militare è il violento rovesciamento cli un governo e l'instaurazione di un aperto dominio militare. Tuttavia, spesso i militari agiscono sui governi da dietro le quinte; ed anche quando stabiliscono una dittatura militare, essi usualmente fabbricano una facciata semi-civile, dietro la quale si ritirano il più' presto possibile. Quindi, il dominio militare alla luce del sole è relativamente raro ed apparentemente di vita breve. È questo che dà l'impressione della transitorietà dei regimi militari. Ma i modi d'intervento militare sono talvolta diretti e talvolta indiretti. Essi, molto spesso, non soppiantano il regime civile. Spesso si limitano a sostituire un gabinetto con un altro o, più semplicemente, sottopongono un gabinetto a ricatto. Se si esamina tutto questo, il fenomeno appare nella sua vera luce: caratteristico, persistente e diffuso, particolarmente in quei

4

M.

DUVERGER,

La dittatura., Comunità. Milano 1961, p. 70.


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L'EVOLUZIONE D'IDENTITA'

paesi - e considerando la comunità mondiale sono la maggioranza - appartenenti al secondo ed al terzo tipo sopracitati. È quasi impossibile, tuttavia, nei paesi del primo tipo, con governi stabili e democratici. A questo proposito, vorremmo aprire una parentesi per fornire la r agione di questa impossibilità. Ragione ampiamente illustrata dal Finer 5 e che cercheremo di riassumere. Esiste un assunto abbastanza comune, e cioè che in un paese democratico è, in certo qual modo, naturale per le forze armate obbedire al potere civile. Ma non vi è nessuna ragione che dimostri che il controllo civile sia naturale. Anziché domandarci perché i militari si impegnano in politica, noi dovremmo certamente domandarci perché non lo fanno sempre. A prima vista, i vantaggi politici dei militari, in relazione agli altri gruppi civili, sono enormi. I militari possiedono una vasta e superiore organizzazione, inoltre, possiedono le armi, ed infine uno status simbolico altamente emozionale. Questi vantaggi, che sono la forza dei militari, si possono meglio elencare nelle seguenti caratteristiche: 1) - Comando centralizzato. Il comando militare è centralizzato. In pratica, molto è delegato ai comandanti in sottordine, ma sempre sotto le direttive del comando supremo e sempre soggetto ad essere tolto se si dovesse presentare l'occasione. 2) - Organizzazione gerarchica. L'esercito è organizzato come una piramide di autorità, una gerarchia altamente stratificata. La struttura gerarchica, come la centralizzazione, deriva dal suo imperativo basilare: operare come un tutto unico. Esso deve avere un comando supremo direttivo: di qui la centralizzazione. Il comando deve trasmettere i s uoi ordini dal più alto al più basso: di qui la gerarchia. 3) - Disciplina. Dall'alto in basso, ogni membro è ~oggetto alla disciplina; ogni gradino è soggetto agli ordini dei suoi superiori; la mancata obbedienza comporta punizioni, alcune eccessivamente · pesanti. 4) - Autosufficienza ed intercomunicazione. Il fatto che l'esercito debba rispondere nella sua totalità al comando supremo, richiede una rete di comunicazioni elaborata secondo i criteri della più moderna tecnologia (unitamente ai più antichi), che lo rende

5 FINER,

op.cit., pp. 5-19.


POTERE CIVILE E POTERE MILITARE

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indipendente dalle a u torità civili. Per questo, la dispersione territoriale dei reparti e la loro separazione geografica non offrono impedimento di decisione e di azione alle sue unità. 5) - Spirito di corpo ed un certo isolamento dalla popolazione civile. Un esercito, infine, deve essere permeato da uno spirito corpor ativo di unità e solidarietà. Ciò che Durkheim ha chiamato solidarietà organica, cioè un sistema di differenti e speciali funzioni tenute unite da definite affinità, deve essere integrata dalla sua solidarietà meccanica, cioè un più o meno organizzato assieme di opinioni e sentimenti comuni a tutti i membri del gruppo . Questo può verificars i soltanto, come dice Durkheim, in proporzione alle idee ed alle inclinazioni comuni a tutti i membri, che eccedono in numero ed intensità su quelle personali di ognuno di loro 6. Questo assieme di opinioni e sentimenti è deliberatamente inculcato negli ese rciti e costituisce il loro spirito di corpo, basato s ul servizio al la nazione. L'esercito differisce, in funzione, dalla società che lo circonda, e questa funzione r ichiede che esso s ia separato e parzialmente isolato. Esso richiede un'uniforme comune che lo distingua dalla massa dei civili. Esso richiede alloggi separati, in quartieri puramente militari, le caserme, che praticamente diventano il suo mondo. In conseguenza di t utto ciò, gli eserciti moderni sono molto più organizzati di qualsiasi altra associazione civile a ll'interno di uno stato. Questo formidabile organismo è inoltre molto più pesantemente armato di qualsiasi altra organizzazione dello stato e gode realmente de ll'effettivo monopolio delle armi. Se è così, perché l'intervento militare in politica, o il governo m ilitare, è l'eccezione e non la regola? Perché e come persistono le forme di poter e civile? Compie ndo un b reve excursus sulla storia dei popoli, si possono dare soltanto due risposte. La prima è che i m ili tari non hanno né la pr eparazione né la capacità tecnica di governare. La seconda è che a i militari mancano i titoli morali per governare. Mentre quest'u ltima non ha alternative, la p r ima non è categorica ma, in alcuni casi, può subire delle varianti. Infatti, più a rretrata e povera è l'economia di un popolo, più facile è per le forze armate amminist rarlo con uomi ni e misur e puramente militari, ed esse possono avere il sopravvento sul potere civile.

6

E.

DURKHEIM,

La Division du travail socia/, Paris 1960, p. 99.


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L'EVOLUZIONE D'IDENTITA'

Gli eserc1t1 moderni possiedono propri e separati sistemi di rifornimento, tecnici e di comunicazione. Nelle economie meno avanzate essi possono quindi essere tecnicamente più preparati del settore civile ad assumersi la responsabilità dello sviluppo economico, sociale ed educativo del paese. Nelle società economicamente più progredite, il potere civile dispone di uomini e mezzi più adatti all'amministrazione di uno stato: per questa ragione la capacità tecnica delle forze armate rimane limitata nel suo settore, ed esse sono inserite nella vita del paese come elemento importante ma non determinante. Prova di tutto ciò è il paragone fra il peso delle forze armate, ad esempio, in Perù, Bolivia e Laos, e quello negli Stati Uniti, in Gran Bretagna ed in Norvegia. In una società avanzata, quindi, l'inabilità tecnica dei militari è maggiormente evidente. Il potere, inteso soltanto come forza o minaccia di tale forza, è inammissibile. Esso deve essere conosciuto non solo come il governo, ma come il governo legittimo e di diritto. Un governo che basa il suo diritto soltanto sul fatto di essere materiaJmente più forte di qualsiasi altra forza nella società, si dimostrerà presto inefficace e di breve durata. Questo non è soltanto un problema morale ma una conclusione logica. Il diritto a governare in virtù di una forza superiore invita alla sfida; infatti è in sé stesso una tacita sfida verso qualsiasi oppositore che pensi di essere abbastanza forte per sfruttare l'occasione. Se è la forza che crea il diritto, l'effetto muta con la causa. Ogni forza che supera la precedente la sostituisce nel suo diritto. Appena si può disobbedire impunemente, si ha il diritto di farlo, e poiché il più forte ha sempre ragione si tratta soltanto di fare in modo di essere il più forte 7.

L'autorità, intesa come riconoscimento di legittimità è l'unica fonte del potere. Essa comprende una reciproca relazione. Da una parte il riconoscimento della società concede ad una persona o ad un gruppo di persone il diritto morale di domandare obbedienza; dall'altra, impone ai governati il dovere morale di obbedire a tale o tali persone. Per questa ragione, le parole di Rousseau sono così significative per gli eserciti che vogliono governare: Il più forte non è mai

7

J .J.

ROUSSEAU,

op.cit., Libro I, cap. III.


POTERE CIVILE E POTERE MILITARE

795

abbastanza forte per essere sempre il padrone, a meno che non trasformi il potere in diritto e l'obbedienza in dovere 8. Nei paesi democratici, dove l'attaccamento alle istituzioni civili, liberamente create dalla volontà popolare, è profondo e diffuso, un intervento dei militari nella politica ha avuto ed ha scarsissime possibilità; se comunque avesse successo, sarebbe considerato universalmente come un'usurpazione. È questa barriera morale che ha impedito ai militari, a tutta la loro organizzazione, prestigio e potenza, di consolidare il loro dominio su tutto il globo.

2. I

MI LITARI ED I REGIMI POLITICI CONTEMPORANEI

Allo scopo di evidenziare la posizione ed il collegamento delle istituzioni militari con le strutture politiche contemporanee, verranno esaminati qui di seguito i diversi modelli di regimi politici, e precisamente: il modello totalitario, il modello di coalizione civilimilitari, il modello cli oligarchia militare e, ultimo, ma d i trattazione più vasta, il modello democratico. In assenza d i uno sviluppo storico verso il modello democrati co, il modello totalitario è emerso nelle società moderne come una sostituzione di quello aristocratico feudale. Il modello totalitario, che apparve in Germania ed in Russia, e ad un grado minore in Italia, non sorse da un'unità naturale o sociale di gruppi dirigenti politici e militari . Al contrario, un'élite politica rivoluzionaria di una classe relativamente bassa o media, basata su di un partito politico autoritario di massa, creò un nuovo tipo di controllo sull'élite militare. Tale partito poté essere talvolta costretto ad una temporanea alleanza con i tradizionali militari di professione, ma le élites rivoluzionarie, ornate con simboli paramilitari, si dedicarono alla ricostruzione delle élites militari. Il controllo politico dello stato del modello totalitario è rinforzato dalla polizia segreta, da membri del partito infiltrati nella gerarchia militare e dal controllo del sistema di selezione degli ufficiali. Più importante, il partito sviluppa ed arma le sue proprie unità militari. L'indipendenza del militare professionista è annullata, mentre il controllo dello stato totalitario è esercitato mediante due principali azioni: indottrinamento ed organizzazione.

8

Id. id.


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L'EVOLUZIONE D'lDENTITA'

Negli stati socialisti - come in quelli fascisti - vi è un'aperta concordanza sull'evidenza della piena politicizzazione delle forze armate. Essendo sistemi monopartitici, l'appartenenza aJ partito è considerata il miglior modo di garantire l'impegno politico dell'ufficiale. L'esame della condizione dei militari nei regimi di questo genere, dimostra un graduale incremento nell'appartenenza al partito di militari professionisti. È interessante paragonare la rapida politicizzazione dei militari nei nuovi stati socialisti con il più graduale processo dell'Unione Sovietica. Un'istituzione chiave, in questo processo, è l'accademia militare, dove è dedicato molto tempo agli studi politici, in compJeto contrasto con il sistema di socializzazione professionale nelle forze armate dei paesi democratici. Il processo di indottrinamento è intensificato durante il periodo di servizio attivo, spesso mediante ulteriori e speciali corsi. L'intero programma di sistematica e costante politicizzazione è diretto a creare un ufficiale che, oltre ad essere un professionista esperto, sia anche un cittadino politicamente attivo. I due ruoli sono considerati un reciproco sostegno piuttosto che causa di tensioni personali ed istituzionali. Conseguentemente, le deviazioni ideologiche sono respinte come una minaccia al perseguimento di una omogeneità e di una coesione istituzionali. Purghe come quelle verificatesi in Unione Sovietica negli anni trenta, nella Corea del Nord negli anni cinquanta, e nella Cina Comunista negli anni sessanta, sono la drastica risposta a questa minaccia. La seconda azione di controllo viene esercitata mediante l'organizzazione. Nei paesi socialisti si distinguono due principali modelli di relazioni civili-militari. Le forze armate sono sempre subordinate al partito, ma l'interrelazione fra partito e~ élite dell'esercito differisce. In alcuni casi, il controllo combinato politico e militare è riunito in un gruppo di capi che domina sia la macchina del partito che le forze armate (Cina Comunista, Corea del Nord, Vietnam). Elites di questo genere sono il prodotto della guerra rivoluzionaria, in contrasto con il dualismo nei regimi comunisti che sono giunti al potere con una manovra inaspettata o in condizioni di relativa pace. In tali paesi, il controllo delle forze armate è molto più il risultato della penetrazione del partito nell'apparato militare (URSS ed altri paesi dell'Europa orientale). In ogni caso, in ambedue i tipi di relazioni partito-militari, tutti gli ufficiali di grado


POTERE CIVILE E POTERE MILITARE

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elevato appartengono al partito. L'integrazione fra partito ed esercito è ulteriormente garantita dalla vasta partecipazione di ufficiali ai comitati di partito. Il più fondamentale mezzo di controllo politico, tuttavia, è il duplice sistema di comando, militare e politico, che si estende fino ai reparti minori e, sviluppato per primo nell'esercito sovietico, è stato più tardi adottato da altri regimi socialisti. In questo tipo di organizzazione, l'esercito ha il suo ufficio politico che è il centro di potere del partito all'interno delle forze armate. Esso si occupa dell'indottrinamento ideologico e politico a tutti i livelli della gerarchia militare. Una figura chiave in questo sistema è il commissario politico che esercita il diretto controllo del partito sugli ufficiali in comando. La catena di comando dai più alti ai più bassi livelli consiste così di due linee di controllo: una del partito ed una del militare professionista. All'interno della più vasta struttura del sistema politico nel suo assieme, la formazione di speciali milizie di partito o di forze di polizia militare, ·introduce la stessa duplice struttura su di una scala più vasta. Non soltanto il singolo ufficiale ha al suo fianco un membro del partito come controllore, ma l'esercito regolare deve anche tollerare un'organizzazione rivale. Questa politica dualistica è particolarmente evidente in quei paesi dove il partito non è pienamente fiducioso dell'uniformante effetto del reclutamento selettivo e dell'indottrinamento del corpo ufficiali. Nel modello di coalizione civili-militari, questi ultimi si comportano come un blocco politico attivo in appoggio a partiti politici. o ad altri gruppi di potere. Il gruppo civile è al potere grazie a ll 'assistenza dei militari che possono agire come arbitri informali od espliciti fra i partiti ed i gruppi politici. I militari possono, a questo livello, costituire un governo provvisorio con la prospettiva di restituire il potere a i gruppi politici civili. Tali governi di alleanza o provvisori hanno la caratteristica dell'instabilità: essi portano frequentemente ad un ampio livello di coinvolgimento dove i militari si collocano come gruppo politico di potere; il risultato è il modello di oligarchia militare perché, almeno per un tempo limitato, l'iniziativa politica passa ai militari. Quando si verifica una tale presa di potere, l'attività politica civile viene repressa e condizionata dal gruppo dominante costituito appunto dai militari.


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L'EVOLUZIONE D'IDENTITA'

Il modello democratico è sia una realtà storica, sia un obiettivo politico. In questo modello, i gruppi dirigenti, civili e militari, sono nettamente differenziati ma con un complesso di funzioni fra loro interdipendenti: non può esistere, per le varie funzioni, e quindi anche per quella militare, un'autonomia vera e propria per quanto concerne problemi generali politici e tecnici (ad esempio la difesa nazionale) e fini, mezzi, prassi, connessi ad un'attività specifica. In tale sistema finalizzato, infatti, la definizione degli obiettivi, nonché le decisioni connesse al loro perseguimento, competon o al popolo -· teoricamente sovrano - al quale spetta di manifestare la propria volontà attraverso i partiti politici, negli istituti costituzionali. È compito infatti del Parlamento, oltre che di esprimere il Governo, di determinare la politica che quest'ultimo dovrà seguire e pertanto anche la politica specifica nel campo della difesa e ·delle forze armate. Ogni autonomia concessa in un sistema democratico promana da una delega di potere e responsabilità, che può essere conferita soltanto per provvedimenti di portata limitata e mediante una legge formale; salvo casi eccezionali - come ad esempio lo stato di guerra - non è previsto che gli organi costituzionali vengano meno alle loro prerogative. Come per tutte le istituzioni, la fonte di legittimità delle forze armate è lo stato, e tale legittimità è garantita fino a quando la funzione dei militari coincide con quelli che la comunità politica definisce i legittimi scopi, la sub-cultura m ilitare coincide con la cultura politica della comunità, e la composizione delle forze armate è sufficientemente rappresentativa della composizione della comunità politica. Naturalmente, il ruolo dei militari non è quello di meri esecutori passivi ma bensì di partecipi attivi alla vita della società democratica mediante la partecipazione dei quadri con iJ potere politico in appositi organi (quali, ad esempio, i comitati tecnici), sia per la formulazione di scelte responsabili riguardanti la gestione del sottosistema cui appartengono, sia per la programmazione di tutta l'attività statuale in vista degli obiettivi fissati a livello politico. Questa fattiva partecipazione contribuisce, fra l'altro, ad evitare che i militari possano sentirsi estraniati dal sistema, quindi spinti ad evolvere una propria vita, un proprio fine, una propria verità 9 attraverso azioni incompatibili con il sistema democratico. 9

p. 17.

J.K.

GALBRAITH,

Il potere militare negli Stati Uniti, Mondadori, Milano 1971,


POTERE OIVILE E POTE RE MILITARE

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Il vero ruolo delle forze armate in un sistema democratico è quello di rappresentare la più grande azienda industriale del

paese IO che non offre un prodotto indus tr iale od agricolo, ma un prodotto che si situa fra quelli delle attività terziarie e qua ternarie: sicurezza democratica e addestramento. Senza la presenza di efficienti forze armate che garantiscano la sicur eua, appare impossibi le realizzare il den:10cratico sviluppo di un paese. Infatti, è noto l'importante cont ributo offerto dalle for1.e armate nell'esercizio dei rapporti internazionali: finché esisterà lo sfruttamento, l'ingiustizia social e e la sperequazione economica; finché centinaia di milioni di per sone vivranno in estesissime zone arretrate al limite della sopravvivenza; in sostanza, finché l'uomo sarà, Ja lotta dell 'uomo con tro l'uomo risulterà inevitabile. In tal e stato di fatto, il problema è di mantenere adeguata e giusta la potenziale violenza dell'apparato militare per impedire la sopraffazione da parte di altri popoli più ambiziosi e stimolati dalla volontà di potenza. Quanto alla seconda funzione assegnata a lle forze armate, l'addestramento, è opportuno osservare che uno dei punti di debolezza dell'esercito degli stati in cui è in vigore il servizio militare di leva obbligatorio, è costituito dalla sensazione diffusa fra tutti i giovani e fra le rispettive famiglie, che il periodo trascor so sotto le armi sia perduto agli effetti della preparazione professionale e dell'inserimento del giovane nella struttura sociale. È vero invece che mediante una politica incentrata sul rinnovo dei rapporti di gruppo e individuali, l'azienda forze armate svolge la propria funzione contribuendo ad eliminare l'ana lfabetismo, ad inculcare l'educazione civica e democratica, e, in particolare, a conferire specializzazioni nei settori industri ali anche più avanzati. Si pensi al bagaglio di conoscenze a cquis ib ili per l'uso e la manutenzione degli apparati più moderni, e non soltanto prettamente militari, in dotazione alle forze armate. Oltre all'espletamento dei suddetti compiti, che rappresentano un notevole contr ibu to alla collettività, l'azienda fo rze a rmate contribuisce attivamente a llo svil uppo economico generale agendo posi tivam ente nei campi della produzione, della ricerca e sviluppo, con la diretta dom anda sul mercato nazionale in quasi tutti i settori indu striali qua li ad esempio, e tanto pe r citarne qualcuno: mec-

to R.

Gu1SCARDO,

Forze armate e democrazia, De Donato, Bari 1974, p. 159.


800

L'EVOl-UZIONE O'IOENT!TA'

canico, aeronautico, alimentare, elettrico ed elettronico, tessile e manifatturiero, cantieristico, petrolifero, edile, missil istico e chimico. Nonostante la vastità di interessi e funzioni, i militari professionisti dello stato del modello democratico sono incompatibili con ogni altro significativo ruolo sociale o politico. L'etica professionale, come le istituzioni parlamentari democratiche, garantiscono la supremazia politica civile. Per concludere l'esame della collocazione dei militari nei diversi regimi politici, si può riassumere brevemente che, mentre nei regimi d i coalizione militari-civili e di o ligarchia militare, la loro supremazia è evidente, e talvolta è gestita da un solo personaggio dotato di particolare abili tà, negli stati democratici, l'intervento dei milita ri è m olto limitato e la loro influen za è sentita principalmente nella condotta degli affari esteri e ne ll a poli tica di difesa; similarmente, nei regimi totalitari il loro potere politico interno è stato neutr alizzato benché rimangano un e lemento importante nelle decisioni di politica estera.

3. I MILITARI NEGLI STATI EX-COLONIALI DI NUOVA COSTITUZIONE

Quella cieli.a nazione ex-coloniale è la forma più instabile della nazione-stato moderna. Qui i poteri centr ali hanno scarsa legittimità e le strutture dell 'autorità non sono universa li. Tipicamente, il centro fa, con scarso s uccesso, degli sforzi per imporsi ai gruppi etnici ed ai pluralismi culturali periferici. L'appoggio a l regime ed alle autorità è indebolito dal conflitto e dalla separazione fra il centro e la periferia. Le fronti ere degli stati ex-coloniali sono state definite per conquista e garanti te dalla potenza colonialista secondo il concetto dell'equilibrio di potere classico del diciannovesimo secolo. Una volta scomparsi i poteri imperiali, i confini coloniali hanno dimostrato d i non essere validi. La lotta per le frontiere è stata principa lmente interna, una lotta per l'autorità centrale, per l'etnicità, per il pluralismo culturale ed il controllo dell'apparato militare. La funzione del mili tare nello stato ex-coloniale è esclusivamen te interna; la violenza diventa un surrogato per la legittimazione, ed il regime s tabilizza la popolazione con l'oppressione, il controllo della mobilità sociale, la protezione del centro dalla periferia e la riconferma delle frontiere dello stato come de lineate da i


POTERE CIVILC, E POTERE MILITARE

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colonialisti. In aggiunta, quando uno stato ex-colonia è in conflitto con un altro per le frontiere, impiega ovviamente i militari per la protezione es terna della sua sicurezza. Ma la più importante azione di sicurezza è il mantenimento del controllo interno, e qui la funzione dei militari è cruciale. Pur tenendo conto delle situazioni geografiche, sociali ed economiche che hanno avuto il loro peso nella creazione dell'assetto politico, le nuove comunità hanno seguito i modelli dei vecchi stati, ma quelle stesse situazionj hanno favorito la presa di potere dei militari e perciò i regimi più diffusi sono le oligarchie militari o addirittura quelli autoritari-personali. Fondamentalmente, questo deriva dalla debolezza, ed in certi casi, dall 'assenza di istituzioni politiche civili, ed è il risultato della maggiore quantità di mezzi e di risorse che l'apparato militare è stato in grado di accumulare in paragone alle a ltre istituzioni burocratiche ed ai gruppi professionali. Ma mentre è stato relativamente facile per i militari conquistare il potere, è stato molto più difficile governare il paese. Benché di varia legittimazione politica ed ideologica, essi hanno giustificato l'intervento con il loro ruolo di forza integrativa e con la loro capacità di costruire la nazione. Ma la loro inesperienza di governo ed a mministrativa li ha costretti a dar vita ad un ulteriore tipo di regime, diverso dai modelli dei vecchi stati. Una volta in possesso del potere, hanno riconosciuto la necessità di disporre di un aiutantato burocratico civile ed hanno sviluppato un ampio apparato politico (vedi Egitto) o con il proprio personale o attraverso un sistema di alleanze con i civili. Infine, alcune nazioni-stato ex coloniali sono nate da un movimento di liberazione nazionale costituito da un'alleanza fra un partito politico ed i m ilitari, che ha abbattuto il potere coloniale, e sono state forgiate da una gue rra di liberazione od hanno avuto luogo dopo una guerra civile. I regimi di queste nazioni (ad esempio Cina, Vietnam, Cuba) sono ideologici e propugnano la drastica eli minazione della vecchia classe dirigente. Una volta conquistato il potere, la nuova classe politica rivoluzionaria ed autoritaria ha, quasi certamente, la possibilità d i mantenerlo per un periodo indefinito.



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CAPITOLO III

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JOHNSON J.J.,


'


INDICI



INDICE DEI NOMI DI PERSONA

A

Acheson, Dean. 764, 765, 766 Achille (eroe greco). 415 Adriano, Publio E .. 25 Adrianov (generale), 193 Agostino (Santo), 789 Alberico da Barbian o. 40 Alberto Magno, 43 Alessandro Magno, 14, 15, 125, 429 Alessandro Severo, 25 Alessandro I (d i Russia), 117. 11 9, 191 Alessandro II (di Russia), 195 Alessandro III (di Russia), 205 Ali Maher, 778 Allah, 66 1 Allcnby, Edmond H .H ., 659 Allon, Yigal. 662 nt., 663, 664, 666 nt.. 669, 682 Arner, Hakim. 779 Andolenko, S., I 15 nt., l 19 rll., 193, 198, 208. 303 Anouar ;\bdel-Malck, 780 nt. Annibal'c. Barca. 12S, 266 Arakse iev, Alessio A., 117, 192 Arambunt1 Pedro E,, 770 Aritomo, Yarnagata, 277 Arrninio (principe germanico), 24 Armstrong, William G., 140, 224 Armstrong, Withwort, W .. 459, 5 16 Augerau, Pie rre, F.C., 85 August in, Jcan Baptiste. l 3:'i Augusto, Caio G.C.0., 696 B

Bacone, Ruggero, 43 Badoglio, Pietro, 374, 381, 387, 454. 455 Baistrocchi, Federico, 386 Balbo, Italo. 378

Barclay. Dc Tolly M.B .. 114, I 18 Barker, A.J .. 370 nt. Baxte r, J .P .. 285 nt. Beck, Ludwig, 400, 40 l , 403, 742 Benc ivenga. Roberto. 373 Benedetto XV, 317 Be n Gu rion, Dav icl, 659, 667, 783. 784, . 785, 786 Benne!, John W.W., 377 nt. Benvenuti, B .. 319 nt. Berchin, I., 363 nL. Beria. Lavren tij P .. 749 Be rth ic r, Louis ;\ ., 86. 87 Bertho llet. Claudc L. 81 Bethmann. Hollwcg. 731 Bcvin, Ernest, 6 18. 623 Bieberstein (Min. Esteri), 730 Bismarck, Otto vo n, 165, 169, 174, 288, 728, 729

Blankste n, Geu, ge, 774 Blaskowi t:t, .Johan von, 536 Blomberg, Werner von, 400. 402, 742, 743, 744 Blond, G., 90 nt. Boatncr. Mark M., 269 nt. Boe u.icher (Min. fntcrni). 730 Bonapa rte, Napoleo ne I. 85, 86, 87, 88, 90. 9 I , 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99, 101, 103. 104, 105. 109. 113, 116, 119, 122, 123, 124, 125. 128, 130, 135, 142, 143, 166, I 80, 2 I O, 227, 236, 259, 263, 295, 358, 359, 708, 709, 71 l Bonaparte, Luigi Napo leone III, 165, l80, 183, 190, 191, 284, 312, 711 Bonapa rte, Ge rolamo. 96 Bourmont. Louis A.V., 189 Boyen, Hc rmann von, 124, 127, 133. 158 Braccio da Montone, 40


1:>16

INDICE DEI NOMI Ol PERSONA

Bradlcy, Omar, 529, 765 Brauchitsch, Walter von, 402, 430 Brczhnev, Leoni<l I., 596 Brin, Benedet to, 286 Brown, Jacob, 259 Bri.ining, Hcinrich, 739, 740, 74 I Brunswick, Karl W.F., 123, 214 Bukharin, Nikolaj I., 747 Bulganin, Nikolaj A., 749 Busca, Gabriele, 59

c Cabanis, Pierre J.G., 81 Cadorna, Luigi, 306 Caiai, B., 380 nl. Calboun, John C., 260 Cambisc (re dei Persiani). IO, 700 Cambronne, Pier Giacomo, 96 Canevari. E., 378 nt., 383 nt. Caprivi, Georg L., 730 Cara.:ciolo, M.. 326 nt. Cardwell, Edward, 2 16 Carlo Alberto (<li Savoia), 142, 145 Carlo (arcidut:a d'Austria), 107, 108, 109, 176 Carlo Magno, 32, 33. 34, 35, 701 Carlo Martello, 33 Carlo VII, 42 Carlo XII, 70 CarnoL. La;rnre N .. 91, 708 Carr, R., 726 nl. Carsten, F.L., 737 nL Cartcr, Jimrny, 571 Castillo, Ramon, 772 Caterina di Russia, 114. 115,116 Cavagnari, Domenico. 388 Cavalli, Giovanni, 139, 285 Cecchini, E .. 38 I nl., 383 nt. Cesare, Gaio Giulio, 125 Chaffee, Adn a, 353 Challe, Maudcc, 761, 762 Chandler, D.G., 98 nt., 99 nt. Cha ppe Abraham. 81 Chappe Claude, 81 Chappc Ignace, 81 Chaptal, J ean A.. 8 I

Chassepots, An toine A., I 85, 186, 187, 204 Christ.ie, John, 353, 354 Churchill, John, 70 Churchill, Winston, 319, 446, 447, 455 nt., 462, 525, 617 Ciang-Kai-Shek, 523, 643, 644, 645, 766 Ciro il Grande, 10, 11 Clark, Mark W., 526, 527 Clausewi ti, Karl, 2, l 04, I05, 124, 128, 159, 262, 288, 330, 338, 349 Cline, Roy S., 484 nt., 500 nl. Coakley, R.W., 482 nt. Cole, D.H., 234 nt. Collier, R., 621 nt. Collins, I.L., 765 nt. Colonna, Fabri zio, 2 Colt, Samue], 138, 222, 264, 268 Congreve, William, 138, 139 Connally, Tom, 623 Connelly, O., 96 Coope1·, Matthcw, 743 Crcpin (generale), 762 Cromwell, Oliver, 724 Cuniberti, Vittorio, 287 Curzon, Georgc, 237

D

Da Fontana, Giovanni, 139 Dan Horov, iti, 665 nt, 667 nt. Dario I il Grande, 10 Darrow, Pien:e, 260 Davis, Je fferson, 269, 2,,70, 273 Dayan, Moshc, 663. 664, 784, 786 De Bono, Emi lio, 381, 382 nt. De Bourmont (generale), 189 De Cordiani, Antonio, 59 De Felice, R .. 374 nt. De Florentiis, G .. 137 nL De Gaulle, Charles, 345, 756, 757, 758, 760 Dc Gheyn, Jacob, 54 Dc Gribeauval, Jean Baplisl.e, 77 Dc Jouffrey (esperimcntatore), 284 De La None, Fran çois, 60 Delvigne, Hcnri, 136, 137, 145, 178


817

INDICE DEI NOMI DI PERSONA

Del Negro, P., 716 nt. De Maizeroy, Jo ly, 26 nt. De Marmont, A.V., 69 Dem psey, M.C., 329. 529 Denikin, Anton I., 208 Deport, Giuseppe A., 296 Der Ponen, E ., 4 19 nt., 420 nt., 423 nt. Descharges (carpe ntie re), 45 Oeutscher, I., 359 nt. Diaz, Armando, 373 Diaz de Bivar, Cid R .. 79 Di Giambe rardin o (amm iraglio), 377 Di Giorgio, Antonino, 373, 374 Dombrowsk i, Jan H., 97 Donitz. Kar t. 421, 422 nt., 423 Ooolittlc, James A., 623 Douhet. Giulio, 330, 33 1, 332, 355, 378, 41 4. 415, 493, 523, 524 Dowding, H ugh. 459 Drake, Francesco, 47 Oreyse, Joha nn, 137, 160 Duane, Williarn, 260 Duca d i York, 7 13 Duffy. C., I 13 nt. Dumoriez, Charles F .. 80 Difrer, Albrecht, 59 Durkhcim, E .. 793 Duve rger, Maur ice, 791 nt. Dwight. Davis F., 353

E

Ebert, Friedri ch, 390, 391, 735, 736, 737, 738, 739 Edwardes. M., 244 nt. Edward, Mead Ea rle , 160 rl l. Edwa rds, K., 5 1 I Eisenhower, Dwight, 527, 529, 531 nt ., 532, 537, 538 n t., 763 Eliano (scrittore greco), 58 Elisahe tta I. 235 Emanue le Fi lihe rto. 49 Enrico IV, 46 Epaminonda (generale tebano), 15, 693 Erickson. John. 361 nt. E rzbe rger, Math ias, 735

Ăˆs hko l Levi, 786, 787 Estienne, J ea n B., 330, 345, 346

F

Faldcl la, E., 143, 144 nt., 388 Falessi, P .. 353 Falkenha in, Erich, 320 Falls, Cyril , 264 nt. Fanti, Manfredo, 152, 153 Fa rrel, Edelmiro, 773 Faruk I (re d' Egi tto), 776, 778, 78 I Favagrossa, Carlo, 451 , 452, 454 Fede rico II il Grande, 58, 70, 7 1, 72, 73, 74, 75, 76, 98, 103, 120, 125, 130, 135. 149, 159. 208. 252, 3 13, 710 Federico Guglie lmo II. 120 Federico Guglie lmo III. 120, l 23, 163, 711 Feldman, Gera ld, 73 1 nt. Ferd inan do (re di Spagna), 48 Ferdi nando (re d i Napoli), 15 l Feuchte r, G.W., 33 1 nt., 492 nt.. 522 nt. F ilopcrnene (<l i Megalopoli), 15 Fi lippo il Bel lo, 40 Finer, S.E.. 7 33, 749 n t., 754 nt., 769 nt., 773 nt., 775 nt., 792 Fisher, J ac kie, 287 Fitch, John, 284 Fit.zpat rick, John C.• 254 nt. F lee t, James, . 767 Focas, Niceforo, 26 Foc h, Ferdi nand, 322, 323, 324 nt., 344, 539 Fo rtescue, J.W .. 208 nt. Fourcroy, Anto inc F .. 8 I Francesco I (di Fra ncia}, 49, 132 F rancesco II (d'Austria), 107 Francesco di Borbo ne (Napoli), 150, 152 Frauklin, Benja min, 257 Fritsch, Werne r, 400, 402, 742, 743 F romm, Friedrich, 400 Frondizi, Francesc.:o, 770, 775, 776 Fru nze, Mikailov, 360, 362 Fuad II (re d'Egitto), 776 Fullcr, J.F.C., 329, 330, 337, 338, 339, 340, 345 Fulton, Robe rt , 102, 284


818

11'DICE DEI NOMI DI PE RSO NA

G

H

Galbraith, J .K., 798 nl. Galland, A., 522 nt. Gamelin, Maur ice G., 350 Canoe, William A., 275 Garibaldi, Giuse ppe, 149, 150, 153 Genda, M., 476 Ge ngis Khan , 429 Ge nti le, R., 332 nt., 342 nt., 435 11L. Gesslcr, Ouo, 399 Geyl, P., 52 nt. Gi glio, V.. 49 Gilinskij (generale), 303 Giorgio III (Inghilterra), 252 Giovanni di Nassau, 48, 69 Gira rde t, Raou l, 712, 7 13 nt. Giulay (generale), I SO Giuseppe II (d'Austria), I 05 Glove r, M ., 93 nl. Gneisena u Ne idhardt, A.W.A., 124, 158 Gocring, Hermann, 402, 41 l, 412, 456, 462, 533, 534 Goe the, J ohann W., 85 Goldman, R., 680 n t. Gomulka, Wladysla w, 638 Gorlitz, W., 121 n t. Gorshkov, Se rgei, 609 Gra nd maison, Loyzeau, 297 Grant, Ulysses, 265, 275 Graziani, Rodolfo, 454 Greco Marco, 43 Grec nfie ld, K.R., 487 nt. Grolman, Kar l, 124, 133, 157, 158, 164 Groner Wilhelm, 390, 391, 392, 394, 399, 735 nt.., 737, 739, 740, 74 1, 744 Gudcrian, Heinz, 340, 400, 430 Guglielmo di Nassau, 52 Guglielmo d'Orange, 51, 52 Gugliel mo Fede r ico, 163, 164, 165 Gug lielmo III (Inghilterra), 210 Guglielmo II (Inghilterra), 311 Gugliel mo di Germania, 390, 728 Gugliel motti, V., 377 nt. Guido, José M., 776 Guiscardo, R., 799 nt. Gustavo Adolfo, 5, 8, 57, 6 1, 64, 66, 69, 102, 103, 124, 125, 149, 705 Gustavo, Vasa, 51, 54

Ila hlweg, W., 52, 706 nt. Haig, William D., 322, 323 Ila ldane, Rieha rd B., 23 1, 233, 234, 298 Ha lder, Franz, 403, 429 Halleck, Henry W ., 262, 263 Hamilton, William R., 66 Ha mmc rste in, Equord, 739 I-fans, Hermann C., 11 7, 164 nt., 173 nt. Ilarris, Arthur, 514 Harrison, William H., 259 Haveloc k, Hcn ry, 217 Haye, Wilhe lm, 739 Hcgcl, Georg W.F., 711, 763 nt. llcn issart, Pa ul, 761 nt. H ill- Northon, Peter, 634 nt. H indenburg, Paul L., 314, 320, 390, 394, 399, 411 , 731, 739, 74 1, 742 Hitler, Ad olf'. 372, 401, 402, 403, 406, 407, 408, 4 15, 416, 419, 420, 422, 424, 428, 430, 444, 454, 455, 456, 458, 462, 470, 500, 524, 526, 532, 533, 535, 536, 537, 660, 744, 757 Hittl c, J.D., 123 nt. Ilohcnlohe, Federico L., 730 Ilol n, Reinhard, 125 nt. Hopkins, Harry, 526 Horne, Alis ta r, 323, 348, 350, 435 Howa rd, M ., 209 nt. Hu ntington, Samucl P., 706 nt., 7 10 n t. , 714 nt., 7 15, 728, 745 nt., 788 Hurè, R., 19 1 Hussein, lla i Amin, 660, 661 Hutier, Oska1·. 322, 397, 428

lkki, Kita, 75 1 lriye, Aki ra, 752 nt.

J abot insky, Zeev, 661 J ackson , Andrew, 257, 259 .Jacobs, James R. , 254 nt. J anowi tz, M., 687 nt.


8 19

INDICE ù El NOM I DI PERSONA

Jefferson, Davis, 269, 270, 271 Jcfferson, Thomas, 255 Jensen, Merri L., 253 nt. .!offre, Cesa1· J., 299 nL, 310 J ohnson, F.A., 230 nt. Johnson, Louis, 763, 765 Jomin i, Antoi ne H., 104, 105, 114, 262, 263 Jones, F.C., 756 nt. Jones, John P., 257 J ouhaud, Leon, 761

K Kaganov ic, Laiar M., 749, 750 Kai-Fang-Fu, 139 Ka me ke (Minis t ro de lla Gue rra), 730 Kapp, Wolfgang. 396 Ke ite l, Wilhel m, 402 Kelly, George, 761 nt. Kennedy, John, 763, 768 Ki llen, J., 410 nt. Kis L, J.B., 54 nt. Ki tc he ner, Horatio H., 237 Knox, Wi lliam F., 763 Kolkowicz, R., 745 nt., 748 Konei (Mikado), 277 Koniev (generale), 749 Kosc iusko, Taddeo, 252 Kraus (cap.no di Corvetta), 629 nt. Krauseneck, 159, 161. 163, 164 Kreidberg and Henry, 259 nt. Krnkà, Silves tr, 204 Krusciov, Nikita, 638, 748, 749, 750 Kubitschek, Jusce lino, 770 Kublai, Khan, 478 Kul ish, V.M., 598 nt. Kuropatkin, Aleksiej. 192, 193 nl. Ku tuwv, Michail I., 114, ll8, 119

L Lacouture, Jean-Simone, 777 nt., 781 La Fayelte, Maric J., 252 La H itte, Jean E ., 183, 185 La Marmora, Alessandro, 145, 147 Langdon, R.M., 476 nt.

Langlois. Hippolyte, 297 Larrey, Dorninique J ., 8 1, 88 Las Cases, Emmanuel A., 88 nt. Le Boeuf (M.llo di Francia), 185 Lee, Henry, 265 Leighton, R.M., 482 nt. Le Marchant. fohn G., 213 Lenin, Nikolaj. 593. 616, 747 Leonardo da Vinc i. 59 Leone il Saggio, 26 Leopoldo di Anhalt Dessau, 7 I Le Presi. re . Sebas tiano d i Vauban, 68. 69 Le Tel lier, t\1ic he l. 66 Lewis, Mic.:hael, 706 nl. Ley, W illy, 139 Lidde ll Ha rt, B.H., 98, 298 nt., 310 n t., 313, 31 4,31 5 nt., 326,327 nt., 330, 336. 337. 33l 339, 34~ 341,345,623 Li-Hung-Ciang, 642 Li ncoln, Abraham , 266. 267, 269, 273 Lin-Piao, 646, 647, 648 Lis 1., Federico, 159 Livio, Ti to, 17 n t., 18 nt., 19 nt. Loerzer, Bruno, 409 Lossow (generale), 738 Louvois (marchese d i}, 66, 67 Lovett . Robert, 623 Lude ndorff, En r ich, 31 4, 320, 322, 323, 390. 731 Luigi, Filippo, 189 Luig i XIV (re di r rancia), 66, 67 Luraghi, Raimo ndo, 272, 273 n t. Luttwak, E., 665 nt ., 667 nt., 670 Lul.1.witz, Wal ther, 396, 736 Luvaas, Jay, 213 nt.

M

Mac Arthur, Douglas, 513, 765, 766, 767 Mac Dougal, Patrie, 217, 221 nt. Machiavelli, Nicolò, 2, 21, 59, 60, 724 Mac Mahon, Marie E. P., 312 .M ac Nafr, Lesley, 485, 489, 490 Madison , James, 258 Maerke r (gene ra le), 392 Maginot, André, 347, 348, 349, 350, 429, 444, 446


820

INDICE DEI NOMI 0 1 PERSONA

Mahan. Dennis H., 105, 262 Mahan, Tayer A., 289 Maher Alì, 778 Malenkov, Gergij M., 749, 750 Malinows ki, Radion J., 750 Ma llory, Leigh, 259 Manstein, Erich, 429, 430, 446, 743 Mao T:t.e-Tung, 644, 645, 646, 647, 648, 657, 658 Maravigna, P., 36 nL, 59, 62 nt., 73 nt., 179 nt. March, Preyton C., 352, 48 1 Maria Te resa d 'Aus t ria , 105, 106, 17ì Mario, Gaio, 23, 723 Madborough, John C., 70, 98 Marselli, Niccola, 2, 101 nt. Man,hall, George, 526, 618, 623 Martinez, de Cam pos, 77 1 Martini, F.D., 59 Martini, H .. 21 5, 220, 224 Massenbach (colonnello), 12 l Mass u, Jacques, 760, 762 Matsuhito (Mikado), 277 Maurizio di Nassau, 52, 53, 57, 149 Ma urizio d'O range, 705 Mauri zio di Sassonia, 98 Maurizio, Flavio, 26 Mauser, Willhelm. 222, 282, 294 Maxim, Hiram S .. 219, 226, 294, 303, 34 1 Maza rino, Giu.lio R., 66 Mazze tti, Massimo, 377 Meade, Georg, 265 Mecozzi, Amedeo, 332 Mellenthin, F.W., 340 nL Mclville, Hcnry, 284 Mcsserschmi tt, Willy, 410, 4 14, 679 Metternich, Wi nnerburg K., 163, 176 Milch, Erhard, 41 0, 41 1 Miljutine, Dmit rij A., I96, 198, 207 Miniè, Claude E., 137, 145, 148,183,2 14 Mitchell, Billy W.. 334, 355, 357, 492, 493, 523 M.i tchell, John, 213 Mo lotov, Vjaceslav M., 749, 750 Moltke, Helmuth K., 164, 165, 166, 167, 168, 173, 310, 311, 313, 350, 397. 426, 429, 728 Monroe, James, 260

Montecuccoli, Ra imondo, 61, Montgome ry, Bernard, 524, Morgan, F.E., 528 Morison, S.E ., 495 nt., 505 Moritz, Lacy, 106 Mo rse, Samuel, 159, 329 Muffling (gen .), 158 Mufti, Ha i-Am in e l Hussein, Mumford, L., 3 Mu ra l, Gioacchino, 94, 221 Mussolini, Be nito, 374, 375, 38 1

62. 63 n t. 529, 531 nt.

660, 66 1

378, 379,

N Nagano. Houshu, 478 Nagu mo, Chuichi, 476 Nagy. Imre, 636 Nahas Pascià, 778 Nasse r, Ja mal Abde l, 68 1, 777, 778, 779, 780, 781 Nava rrc, H., 759 Neguib, Moha med, 778, 780, 781 Ne lson, Oratio, 462 Nesselrodc, Karl, 130 Neu rath, Kostantin, 402 Ncy, Miche), 85, 87 Nicola I di Russia, 191, 192, 195, 302 Niel, Adolphe, 183, 185 Norton, John, 136 Nos ke, Gustav, 736

o Omero (poeta), 14 O'Neill, Rober t, 742 nt., 744 nt. Ottone I, 70 I

p

Paige, Glenn D., 765 nt. Paleologue, George M., 303 Palmer, John Mc.Anley, 352 n t. Pa lmer, R.R., 487 nt. Pancho Villa, 308 Pankratov, N.R .. 60 1 nt.


82 1

I NDICE DEI NOMI Ili PERSONA

Paolo I (zar), 11 5, t 17 Pariani, Alberto, 386, 387 Pat.Lon, George, 524 Paxton, Robert O., 758 n1. Peeters, Kurt G., 148 P'eng, Teh-Hu a i, 646 Percy, Matthew, 276 Percy, Pierre F., 88 Pericle (po]i tico aten iese), 695 Peron, Evita, 774 Peron, Juan, 770, 773, 774 Pershing, John J ., 309 n1. Peruc.:che tti, Giuseppe S.M., 157 Peta in, Henry, 344, 347, 349, 350, 757, 758 Petitti <li Roreto, A., 153 Pflimlin, Pierre, 760 Picard, E., 91 nt., 94 nl., 98 n t. Piccinina, Niccolò, 40 Pieri, P., 40 nt. Pietro il Grande (za r), 70, 11 4, 11 5, 192 Pimlott, J ., 335 nt. Pinilla, Royas, 770 Pipino il Breve, 33, 70 1 Pirro (re <lell'Epiro}, 358 Platone (filosofo), 12, 13 n1., 53 Polibio (di Megalopoli), 14, 21 Polmar, N., 476 nl. Poniatowski, Jozef, 97 Ponal, Charles, 517 Potash, R., 772 nt. Powers, Gary, 602 Prelat (inventore}, 135 Pricolo, F., 389 nt. Priestley, E.C., 234 nt.

R

Radetzky, Johann J ., I 76 Raeder, Erich, 421, 422, 423 Ralston, Davi<l, 712 nt. Ramirez, Pedro, 773 Ramsay, Bertram I l., 529 Rattner, Yohanan, 663 Rawson (gen.), 772, 773 Reagan, Ronald, 571 Reiche na u, Walter, 400, 742 Rcinhard, M.. 82

Rcmington. Philo, 157 Rcve lli, Beaum ont, 307 Ribbcntrop, Joachim, 402 Richardson, Jamcs D., 260 nt. Richclie u, Arman<l J. de, 66, 67, 69 Ricotti, Cesare r.M., 155, 156, 157 Ricotti, E., 42 111. Ridg way, Matthew, 766, 767 Riemersma, J .C., 52 nt. Rims ki, Korsakov. 117 Ri ttcr, Gerhard, 313 nt., 729 nt. Roau a, M. (gen.), 375, 376 nt. Robcrts, Michacl, 705 nt. Rokossovsky. K.K., 638 Rommel, Erwin, 521, 524, 533, 534, 535, 536 Rom olo (re di Roma), 695 Roon, Alb recht T., 163 Roosevelt, Franklin D., 481, 482, 495, 499, 525 Ropp, T., 134 nt. Rossi, F.. 387 nt. Rougeron, Camillo, 332, 333 Ro usseau, J .J ., 8, 789 nt., 794 Rousset, Leoncc , 173. 174 111. , 187, 188 Rou ssillon, Vigo, 267 nt. Rubinstein, M., 680 nt. Rumiancev, Alcksa ndrovi c, 115 Runc ima n, S., 37 RundstedL. Karl R., 430, 446, 533, 536

s Sada1, Anwar el, 779 Sadeh, Yitzak, 661, 662, 663 Saint Laure nt, Louis S., 623 Salan, Raoul A.L., 760, 761, 762 Sammichcli, Michele, 59 Santare lli, E .. 380 nt. Santoni, A., 369 nt. Santoro, G., 389 nt. Sarkar, Ja<luna th, 239 nt. Saucr, Wolfgang, 732 nl. Scala, Edoardo, 2 1 nt., 24 nt. Scharnhorst, Gcrard J.D., 74, 12 1, 122, 123, 124, 125, 127, 128, l29, 130, 132, 133, 134, 157, 158, 173, 397, 709, 728 Schellcndorf (Ministro della Guerra}, 730


822

IN UICE DEI NOMI DI PERSON A

Sc hioppo, E., 36 Schleiche r, Kurt, 739, 740, 741, 744 Schlieffen, Alfred, 3 10, 31 1, 312, 3 13, 3 14, 349, 397, 429 Schuben, r:.v., 117 Schwartz, Bertoldo, 42 Schwarzenberg, Carlo F., 109, 176 Scot, W infield, 259, 260, 262, 266, 273 Secckt, Hans, 394, 396, 397, 398, 399, 400, 41 o, 737, 738, 739, 740, 744 Senofonte (storico atenieswe}, 10. 11 nt. Servio, Tullio, 17, 18 Seuembrini, Luigi, J 57 Seyd litz, Friedrich W., 221 S ha fi , Al, 78 1 S hawki (gene ra le}, 78 I S hepilov, Dmitri T., 479, 750 S heridan, Philip H., 265 Sherman, Fo rest, 765, 766 S hirer, Wi lliam, 350 nt. Shrapne l, Hcnry, 77 S illa, Luc io C., 723 Skon eny, Otto, 408 S mith, Arthur L., 359 nt. S mith, W.B., 529 Socrate (filosofo), 53 Sokolosvkij, V.O., 47 1 nt., 473 nt. Solone (legisla tore ateniese), 693 Sombart, W., 3 Soult, N icolas J., 85 Spaak, Pau l H., 635 Speidel, Hans, 521 , 535 S pencer, H., 8 Spigo, U., 387 nt. S tal in, Josif' V., 361 , 366, 428, 513, 538, 555, 593, 595, 596, 597, 604, 6 18, 636, 638, 644, 747, 748 S tefanon, C., 575 Stcin, Heinrich F.K., 124, 126, 130 Steuben, Friedrick, 252, 253 S trcseman, Cus tav, 399, 737 S un Yat-Scn, 643 S un Zu, 1 Suvorov, Ale ksandr· V., 114, 115 S winton, Erncst D., 330

Teddcr, Arthur, 529 Thaycr, Silvanus, 256 Thouvcnin (colonnello), 136 Tiglatpilcser III, 9 Timoshenko, Semcn K., 464 T irpiz, Alfrcd, 288, 422, 424 Ti to, 644 Toland, John, 479 nt., 75 1 nt., 755 nt. Tolkovs ki, Dan, 679, 680 Tommaso d'Aquino, 43 Tosti, A., 146 nt., 152 nt., 157 Toynbcc, Arnold J., 69 Trencha rcl, Hugh, 342, 493, 523 Treuille, de' Beaulic u (maggiore), 140 TrÒt zky, Lcv D., 358, 360, 36 1, 706, 747 Truman, Ha rry S., 617, 763, 764, 765. 766, 767 Trumpe lclor, Jose ph, 659, 660 Tuchaccvsky (generale), 364, 366 Tucidide (storico ateniese), 12 nt. Turenne, Henry, 58, 61, 103 Turner, Richmond K.. 765 Twiggs (gene rale), 266

T

w

Tailor, Tc lford, 767 nt. Tartaglia, .t,; icolò, 59

u Udet (generale), 357 Uriburu J osè F., 77 1, 772 V

V<1cca Magg io lini, A., 80 nt. Vaillan l. J ean B., 181 Va le nt iniano II, 25 Vanderberg, Ar thur, 623 Va rgas, Cetullio D., 770 Vauban, Le Presi rt! S., 68, 69, 348 Vegezio, Flavio R., 25 nt., 58 Vet te rly, Friedrich, 157 Villencuve. Piern::, 462 Visani, P.. 590 Vi llor ia (regina), 236, 24 1 Vittor io Emanuele III. 306 Volturio, Roberto, 44

Wa~hington, Georgc, 252, 254, 259 Wa tson, S.T., 87 nt.


INDICE DEI NOMI DI PERSONA

Watson, Watt R.A., 459 Waync, Mad A., 255 Weber, Max, 790 nt. Weigley, Russe! F., 253 nt. Wellington, Ar thur W., 1 lO, l l l, l I 3, 209, 444, 518, 714 Wesemann, H.H.C., 97 nt. Wcsemann, Gunner, 97 Wesemann, Louis di Nassau, 52, 399 Weygand, Maxime, 344, 347 Wheeler-Bennet, John W., 737 nt. Whitney, Eli, 77 Wiley, B.l., 487, nt. William, Louis di Nassau, 52 William di Prussia, 399 Willmot, N., 335 nt. Wilson, R., 114 Wingate, Charles O., 662, 663 Withworlh (inventore), 140 Wolselcy, Viscount, 217, 714 nt. Wright, R., 462 Wykeham, Peter, 46 l

y Yakubovsky (generale), 637 Yamagata, Aritomo, 277 Yamamoto, Iso Roku, 475, 478 Yi Sung, Sin, 47 Yrigoyen, Hippolite, 771. 772

z Zakharov, M.V., 610 nt. ZellĂŠr (generale), 761 Zeppe)in, Ferdinand, 3 16, 317 Zhukov, Georgi K., 749, 750

823



INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI

A

Adua, 382 Afghanistan, 235, 597, 609, 615 Africa, 10, 132, 189, 190, 218, 222, 225, 230, 250, 381, 382, 386, 387, 432, 44 1, 442, 447, 452, 503, 521, 524, 527, 565, 597, 609, 623. 630, 633, 664, 733, 758, 777. 782 Agadir, 381 Alaska, 564, 579 Albania, 447, 455, 636, 733 Alemagna, 162 Alessandria (Italia), 150 Alessandria (Egitto), 504 Algeri, 762 Algeria, 132, 182, 189,190, 432, 760, 761, 762 Alpi, 149, 157, 455, 683 Amburgo, 522, 738 America, 70, 79, 136, 251, 258, 270, 272. 324, 327, 355, 357, 474, 479, 597, 6 I9, 625, 630, 633, 634. 732, 771, 786 America Latina, 619, 727, 728, 733, 734, 769 Anatolia, 27 Angola, 610 Annapolis, 256 Antigua, 495 Anz.io, 504, 526 Arabia, 10 Ardenne, 349, 430, 446, 537 Argen ti a, 495 Argentina, 495, 734, 769, 770, 772, 775 Arkansas, 494 Asia, 9, 10, 116, 196, 204, 362, 474, 539, 565, 733. 751 , 752, 786 Ass ia, 96, 165 Atene, 692, 693 At lantico, 275, 315, 423, 426, 494, 496,

502,504,527,564,581,624,625, 62~ 627. 628, 630, 633, 634, 636 Auerstiidt, 99, 123 Augusta, 4 10 Austerliz, 95, 97, 99, 1 17 Australia, 250, 441, 500, 513, 527, 569 Aust i-ia, 39, 40, 70, 7 1, 96, 106, 108, 109, 12 1, 124, 128. l32, 137, 141, 148, 150, 158, 159, 162, 163. 165, 168, 175, 176, 196. 402,403,412, 421 , 62 1. 637, 660 Aust ria-Ungheria, 207, 299, 305, 310, 659 Avana, 610 Azincourt, 40 Azov, 195 Azzorre, 503, 633

B

Bahamas, 274, 495 Balaclava, 150 Balcani, 525, 532 Baleari, 23 Baltico, 423, 469, 473, 516, 613, 631 Basilea, 347 Bastiglia, 79 Baviera , 141, 738 Belgio, 429, 430, 444, 526, 538, 619, 622, 630 Belucistan, 239 Benelux,. 622 Bengala, 244, 245, 246, 247 Berlino, l07, 127, 162, 391, 392, 395, 398, 412,444,473, SI~ 566,621, 64~ 67~ 713, 735, 768 Bermuda, 495, 579, 583, 633 Bermude, 583, 633 Bessarabia, 463


826

INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI

Bielorussia, 473 Birmania, 480, 5 13, 663 Bisanzio, 37 Boemia, 106, 175 Bolivia, 794 Bologna, 43 Bombay, 246, 247 Borneo, 474 Borodino. 94, 95, I 18 Bosnia-Erzegovina, 299 Boulogne, 138, 430 Brandeburgo, 735 Brasile, 734, 770 Braunschweig, 412 Brescia, 307 Breslavia, 127 Bressanone, 14 1 Brest, 45 Bretagna, 53 1, 532, 534 Brno, 341 Bruxelles, 521, 619, 62 1, 623 Budapesl, 177, 525, 638, 640 Buenos Aires, 77 1, 775 Bug (fiume), 285 Bulgaria, 304, 525, 621, 632, 636, 640, 641, 733 Bull Run, 264 Bunker Hills, 252 Buona Speranza, 240

c Caen, 508, 528 Cairo, 527, 779, 780, 781 Calais, 430, 458 California, 368, 495. 520 Calvados, 534 Camberley, 233 Cambrai, 319 Camp Meade, 353 Canada, 214, 224, 250, 441, 564, 623, 659 Canale della Manica. 757 Canale d'Is land.a, 533, 534 Capo di Buona Speranza, 240 Capo Grisnez, 533, 534 Capo Passero, 525 Caporetto, 322, 324, 428 Capua, 150

Caraibi, 584, 586, 6 IO Carnatico, 235 Carnia, 306 Caroline, 266, 496 Cartagine, 541 Caucaso, 118, 194, 195, 198, 201, 202, 524 Cecoslovacchia, 341,402,428, 525, 593, 600, 609, 614, 621, 635, 636, 640, 666, 679 Chan Chiang, 657 Chcrbourg, 508, 528 Cheyenne (monti), 572 Ching Kang, 644 Cile, 734 Cina, 47, 354, 368, 369, 370, 371, 372, 426, 432, 474, 480, 482, 500, 5 13, 523, 593, 617, 641, 642, 643, 644, 645, 652, 653, 657, 658, 751 , 766, 767, 796, 80 1 Cipro, 632 Cirenaica, 778 CittĂ Santa, 661 Coblcnza, l 41 Cobnia, 517 Colombia, 770 Colonia, 141, 5 17 Colorado, 494, 572 Concord, 252 Confederazione Germanica, I 62, 163 Congo, 734 Copenaghen, 138 Corea, 47, 280, 281, 568, 574, 579, 581, 586, 595, 646, 654, 656, 657, 734, 764, 765, 766, 796 Cornovaglia, 504 Cotentin, 532 Courtray, 40 Cracovia, 60 Crecy, 40 Creusot, 225 Crimea, 148, 150, 189, 195, 196,205,208, 212, 2 14, 2 15, 220, 223, 224, 227, 284, 285 Croazia, 106 Croydon, 240 Cuba, 609, 627, 733, 764, 775, 801 Custoia, 154 Cyril Falls, 264


827

IN DICE Df.l. NOMI GEOGRAFICI

D

F

Dakota, 496, 620 Danirnarca, 137, 165,167,445,456,5 19, 622, 624, 63 1 Danubio, 195 Danzica, 381 Dannsta<ll, 396, 522 Dayton, 357 Devon, 504 Dien-Bien-Phu, 759 Dnieper, 285, 469 Don, 195, 198 Dover, 456, 458, 460, 504 Dresda, 522 Dunkerque, 757 Dutsburg, 396

Faroer, 633 Fascioda, 381 Filadelfia, 252, 253, 258 Fili, 359 Filippine, 474, 483, 511 , 513, 514, 515, 590 Fi nlan dia, I 18, 194, 197, 463, 532, 631, 635 Fi renze, 43 Flamborough Head, 257 Folkestone, 456 Formosa, 280, 28 1, 645 Fort Pilt, 254 Francia, 34, 40, 42, 60, 63, 66, 68, 70, 74, 76, 79, 80, 83, 84, 85, 97, 117, 120, 121, 128, 131, 132, 141, 158, 159, 165, 172. 173, 176, 180, 181, 186, 187, 189, 208. 229, 257, 258, 270, 278, 284, 285, 286,295,297, 29~ 303, 30t 30~ 310, 311, 313, 314, 323, 324, 326, 327, 340, 344, 345, 347, 349, 350, 367, 371. 390, 397, 401, 402, 427, 428, 429, 431, 432, 435, 438, 443, 444, 445, 446, 454, 456, 458, 463, 494, 504, 508, 510, 519, 524, 52~ 52~ 527,528,529,531,532,533, 534, 535, 536, 537, 538, 544, 618, 619, 620, 621, 622, 628, 629, 630, 632, 658, 666, 677,679, 710, 712, 713, 727, 729, 734, 756, 757, 758, 759, 762 Francoforte sul Meno, 163, 396 Freiberg, 75 Friedland, 99 Fi.irth, 160

E Egeo, 422, 447, 455, 632 Egitto, 10, 232, 380, 437, 442, 455, 615, 654, 670, 674, 734, 760, 776, 777, 778, 779, 780, 781, 782, 801 El-Alamein, 524 Elba (isola), 97 Elba (fiume), 165, 166 Ellade, 693 Emilia, ISO Equador, 619, 734 Eritrea, 380 Estonia, 73, 635 Etiopia, 379, 380, 381, 385, 386, 524, 610, 663, 782 Europa, 29, 30, 33, 34, 35, 37, 38, 40, 45, 48, 60, 64, 66, 68, 69, 71, 73, 77, 86, 93, 98, 101, 117,131,135,139,160, 162, 165, 175, 180, 190, 191 , 204, 207, 220, 223, 234, 257, 272, 277, 309, 343, 354, 357, 390, 399. 416, 426, 439, 444, 481, 49~ 491 , 492,501, 511, 52~ 524,525, 526, 527, 539, 542, 561, 566, 579, 581, 593, 594, 597, 609, 617, 618. 619, 620, 622, 623, 624, 625, 626, 627, 629, 630, 631, 632, 633, 634, 635, 636, 638, 639, 640, 660, 682, 683, 698. 700, 702, 705, 706,709,710,712,720,727,767,782,796 Eylav, 94, 99

G Gaeta, 583 Galizia, 106, 175, 302, 312 Gallipoli, 659 Gand, 259 Gatcina, 1J 5 Gemers heim, 141 Genova, 183 Georgia, 266 Germa nia, 37, 59, 63, 70, 77, 124, 133, 141, 158, 160, 163, 169, 172, 174, 207,


828

INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI

288, 290, 293, 295, 305, 31 l, 312, 313, 315, 317, 327, 330, 336, 342, 347, 349, 351, 352, 357, 359, 389, 390, 393, 394, 39~ 39~ 39~ 401,402,407, 40~ 410, 420, 426, 431, 436, 437, 443, 444, 454, 455, 456, 468, 470, 474, 478, 481, 482, 491, 495, 501. 516, 517. 523, 526, 527, 528, 530, 531, 537, 538, 539, 565, 566, 590, 592, 594, 600, 602, 609, 614, 618, 62~ 621,622, 63~ 63~ 636, 64~ 65~ 65~ 66~ 669, 72~ 730,732,734, 73~ 737, 738, 739, 740, 743, 762, 768, 795 Gerusalemme, 38, 660, 661 Giappone, 276, 277, 278, 280, 281, 420, 426, 474, 477, 478, 479, 480, 494, 501, 51 I , 512, 513, 524, 539, 579, 583, 586, 590, 602, 645, 732, 734, 750, 751, 752, 753, 754, 755, 756, 767 Giava, 474 Gibi lterra, 437, 442 Ginevra, 337 Giordania, 670, 733, 734 Giordano, 659 Gold, 532 Golfo Persico, 583 Goose Berry, 530 Gossler, 42 Gottardo, 683 Gran Bretagna, 165, 21 O. 226, 230, 234, 257, 258, 284, 288, 298, 299, 308, 312, 316, 326, 327, 336. 341, 342, 344, 353, 36~ 39~ 397, 41~ 42~ 42 1,426, 43~ 436, 43~ 442,443, 44~ 44~ 451, 45~ 457, 458, 462, 474, 482, 494, 495, 498, 499, 500, 503, 519, 521, 527, 528, 529, 544, 565, 583, 590, 618, 619, 620, 621, 623, 630, 633, 658, 659, 661, 663, 665, 7 I 3, 714, 724, 757, 777, 794 Granducato di Varsavia, 96, 97 Grecia, 11, 15, 455, 574, 579, 622, 624, 632, 692, 693. 765 Groenlandia, 564, 633 Guandalcanal, 513 Guatanamo, 583, 586 Guatemala, 734 Guiana Britannica, 495

Hannover, 96, l .13, l 65 Haway, 527, 579, 586 Hesse-Kassel, 162 Himalaya, 523 Hiroshima, 481, 524, 539, 541, 545 Holyloch, 583 Honduras, 734 Hong-Kong. 437 Hu-pe, 642

Inchon, 766 India, 70, 81, 161 , 21 I, 214, 217. 223, 225, 227, 229, 232, 234, 235, 236, 237, 238, 239, 241, 243, 244, 245, 246, 247, 248, 249, 437, 440, 441. 442, 474, 523, 657, 658, 751 Indiana, 255 Indiano (Oceano), 583, 584, 586 Indie orientali, 480 Indo, 10 Indocina, 189, 432, 474, 480, 622, 759 Indonesia, 7 34 Inghil terra, 47, 62, 70, 86, 102, 128, 131, 132, 140, 175, 196, 214, 216, 242, 260, 269, 270, 278, 284, 285, 288, 290, 31 l. 316,342,367,388.401 , 402,418.419, 420. 422, 427, 428, 444, 445, 456, 457, 461, 462, 482, 50 I, 504, 566, 622, 659, 714, 723. 724 Ingolstadt, I 41 Iraq, 66 l, 666, 7 34 Irlanda, 214, 257, 336, 441, 661 Israele, 551, 658, 659, 662, 668, 671, 674. 676, 678, 680, 683, 734, 783, 785, 786, 787 Islanda, 503, 583, 624, 630, 633 Italia, 36, 37, 43, 44, 59, 60, 82, 85, 88, 96, 97, 117, 132, 142, 149, 153, 154, 155, 157, 165, 176, 182, 189, 304, 305, 307, 315, 344, 367, 373, 375, 379, 381, 384, 385, 388, 411, 419, 420, 426, 447, 452, 454, 455, 503, 504, 525, 526, 534, 579, 622, 624, 632, 665, 697, 715, 778, 795 J

H Haifa, 663 Hampton-Road, 274, 285

Jaffa, 659 Jarnaica, 495


829

lNOICE DEI NOMI GEOGRAFICI

Jemappes, 80 J ena, 99, 104, 122, 123, 709

Jonie (isole), 884 Jowa, 496 Jugoslavia, 454, 455, 525, 636 Juno, 532 .lutland, 315, 334

K Kassel, 395 Kedleston. 237 Keflavik, 583 Kenia, 442, 443 Kent, 458 Ke ntucky, 136, 255 Kharturn. 237 Kie l, 412 Kiev, 561 Kishnev, 472 Kniburn, 285 Konigsherg, 127, 410, 4 12 Krons tadt, 364, 746 KĂšnstr in, 738 Kwantung, 644 Kyoto, 276

L Laos, 794 Lazio, 18, 155 Legnica, 640 Leopoli. 177 Lepanto, 44 Lettonia, 635, 733 Leu thcn, 75 Leuttra, 693 Lexington, 252 Leyte (golfo di), 733 Libano, 581. 664, 670, 682, 687, 733 Libia, 304, 305, 455 Liechtenstein, 733 Ligny, 294 Linz, 141 Lione, 141, 182 Lipezk, 409, 410. 411 , 413 Lipsia. 94. 97, 138, 325

Lissa . 153 Lituania, 635, 733 Livorno, 183 Loira (fiume), 521 , 533, 536 Lomba rdia, 149, 715 Lombardo-Veneto, 142, 176 Londra, 342, 462, 527, 757, 777 Longwy. 347 Lussemburgo, 312, 349, 430, 538, 619, 622 Lvov, 472

M Madagascar, 432 Madras, 237, 238, 239, 244, 245, 246, 247 Magonza, 141 Malesia, 474, 480 Malo-J aroslave t.:, 98 Malta, 233, 284, 437, 442, 455, 503 Man (isola), 233 Manciuria, 368, 369, 372, 474, 648, 654, 752 Man ica (canale}. 86, 229, 344, 430, 456, 458, 504, 507, 508, 509, 524, 525, 527, 528, 533. 534, 538, 633, 634 Mar Baltico, 469 Mar dei Coralli, 51 1, 512, 513 Mare del Nord, 288, 315, 420, 469 Mare dell'Est, 657 Mare del Sud, 657 Mare Giallo, 656 Marengo, 85, 99 Marianne (isole), 523 Marna (fiume), 189, 314 Mar Nero, 195, 469, 613 Ma rocco, 190, 432, 759 Marsala, 150 Maryland, 265, 353 Matapan, 503 Medio Oriente, 190, 336, 337, 362, 527, 569, 583, 607, 627, 666, 782 Medite rraneo, I 96, 214, 227, 228, 258, 442, 503. 504, 527, 532, 533, 583, 584, 6 10, 613, 632. 634 Meer uth, 244 Meno, 165 Messico, 190, 261, 262


830

INDICE DEI NOM) GEOGRAFlCI

Metauro, 325 Metz, 141, 350 Michailow, 199 Midway, 388, 497, 511, 5 12, 513 Milovice, 640 Mincio, 153 Misso uri, 275 Modena, 152 Mogul, 235 Mongolia, 268 Monaco, 412, 7 38 Moresby Port., 513 Mo rga 1-1.en, 40, 682 Mosa (fiume), 312, 430 Mosca, 86, 98, 200, 229, 344, 359, 4 I 6, 490, 546, 603, 619, 636, 638, 639, 749 Mostaganem, 760 Mulberry, 530 Mukden, 654

N

Nagasaki, 48 l, 524, 539 Napoli, 96, 97, 142, 152 Na1.a l, 225 Nefols, 40 Nettuno, 506 New England, 258 New York, 258 Nicaragua, 619 Niemen (fiume), 70, 96 Nikolajev, 199 Ninive, 9 Norfolk, 583, 633 Norimberga, 160, 410 Normandia. 504, 506, 508, 526, 530, 531, 537, 538 Norvegia, 445, 456, 5 IO, 532, 602, 622, 624, 631 , 634, 757, 794 Nuova Guinea, 513, 514 Nuova Zelanda, 250, 441, 569 Nyassaland, 443

o Oahu, 476 Oaju, 475, 477

Occidente, 602, 621. 700, 752 Odessa, 659 Ohio, 255, 357 Okinawa, 586 Olanda, 117,165,312.429, 444,456, 525, 533, 579, 707 Omaha, 511, 532 Oregon, 266 Oremburg, 194, 195 Orieme, 37, 234, 239, 242, 336, 362, 426, 439, 500, 539, 569, 579, 583, 621, 627, 765, 767 Orleans, 521 Osaka, 370

p Pacifico, 370, 371, 388, 426, 469, 475, 476, 477, 480, 490, 491, 492, 494, 495, 496,498,500, 50 1, 5 .11, 512,513,514, 5 15, 523, 524, 527, 538, 564, 579, 581, 583, 584, 586, 613 Paesi Bassi, 58, 429, 619 Pakistan, 589 Palern~o, 524 Palestina, 437, 442, 659, 660, 661, 662, 663, 664, 665, 666, 678, 700, 779, 782, 783 Panama, 495, 579, 733 Parigi, 26, 124, 141 , 182, 185, 311, 314, 35~ 39~ 409,521,627, 62~ 636,687, 760, 761, 762 Peari Harbor, 475, 476, 477, 482, 483, 48~ 491,492, 49~ 49~ so~ s11, 583 Pekino, 642, 657 Peloponneso, 693 Penisola Iberica, 11 O Pennsylvania, 252 Perm, 206 Persia, 195 PerĂš, 734, 794 Piave (fiume), 324, 325 Piemonte, 49, 138, 142, 715 Pietroburgo, 192, 200, 303 Pinerolo. 152 Pi renei, 534, 757 Po (fiume), 153 Poitiers, 40


831

INDICE DEI NOMI G EOGRAFICI

Polonia, 195,201,312,39 1,392,396,397, 402, 407, 427, 428, 430, 431 , 443, 444, 446, 456. 463, 469, 481 , 593, 600, 609. 614, 621, 635, 638, 640, 731 Pomerania, 71, 621 Portogallo, 47, 146, 444, 624, 630. 633 Port Said, 677 Portsmouth. 504 Postdam, 113 Potomac, 265 Praga, 638, 640 Prussia. 38, 70, 71, 74, 76, 77, 96, 120, 121, 123, 125, 128, 130, 131, 132, 133, 137, 157, 158, 159, 160, 162, 163, 165, 169, 172, 173, 174, 183, 302, 303,3 11 , 312, 396, 412, 428, 473, 709, 710, 71 l, 712, 713, 727, 729. 730 Punjab, 238, 239 Pusan, 766

Q Quebec, 525

R

Racin (Corea), 766 Rapallo, 359, 409 Rastadt, 141 Renania. 347, 393, 401 Reno (fiume), 347, 531. 537 Richmond, 264 Riga, 322 Rio (trattato ùi), 569. 619 Roma, 15, 17, 18, 19, 24, 25, 30, 37, 81. 142, 154, 526, 695, 723 Roman ia. 625, 631, 635, 636, 637, 638, 640, 641 Rossbach, 75 Ruhr, 396, 53 l Russia, 70, 71 , 88, 95, 96, 97, 98, 113, 116, 121, 138, 158, 159, 165, 192, 196, 198, 201, 202, 203, 206, 208, 278, 286, 302, 31 l , 327, 330, 336, 358, 396, 402, 40~ 427, 42l 44~ 462,472,482, 52~ 617, 626, 652, 661, 710, 795

s Sadowa, 154, 180 Salamanca, 222 Salamina, 40 Salerno, 526 Salisbury, 340, 447 Samara, 359 Sandhurst, 105, 2 13. 233, 299 San Ma r ino, 733 Saùt'Elena, 88 San Diego, 495 Saratoga, 252 Sardegna, 144 Sargans, 683 Sasson ia, 71. 783 Savoia, 51 Scapa Flow, 417 Schonbrunn. l 09 Schweinfurt, 520 Schwiz. 682 Serajevo, 38 l Shangai, 657 Sheniang, 654 Shetland. 460 SeaLtle, 357 Scbastopol i, 215, 285 Scmpach, 40 Senna, 521, 534, 536 Se rbia, 304, 733 Siberia, 194, 195, 198, 201 , 469 Sicilia, 142, 504, 524, 525 Sicgen, 58 Sind, 238, 239 Singapore, 437. 477 Siracusa, 524 Siria, 615 Siza, 615, 664, 670, 674, 700. 734 Slesia, 71,159, 31 1, 312,396,428.621 S. Luc ia, 495 S. Martino, l 54 Somalilanù, 442 Somme, 318, 319, 534 Somosicrra, 94 Southampton, 460, 504, 505 Spagna, 47, 52, 70, 86, 87, 96, 97, 146, 165, 208, 275, 386, 444, 468, 590, 701, 725, 726, 732, 757 Sparta, 15, 692, 693, 695


832

INDICE DEI NOM I GEOGRAFICI

Springfield, 268 Stalingrado, 472, 524 Stati Uniti d'America, 70, 105, D8, 165, l75, 221, 251, 255, 257, 258, 262, 266, 268, 270, 271, 273, 275, 276, 277, 289, 308, 316, 327, 328, 335, 340, 351 , 352, 353, 355, 367, 388, 397, 416, 426, 444, 451, 472, 478, 479, 481. 482, 484, 487, 488, 490, 491, 492, 494, 495, 499, 512, 519, 521. 525, 528, 529, 542, 546, 564, 565, 566, 568, 569, 570, 574, 575, 577, 578, 579, 580, 581, 583, 586, 591, 592, 595, 596, 597, 609, 610, 613, 618, 619, 622, 625, 626, 627, 657, 659, 714, 715, 734,763,764, 76~ 76~ 76~ 771 , 773, 787, 794 St. Cyr, 105 St. l\italò, 534 Strasburgo, 35 Sud Africa, 2 17, 225, 230, 250, 441 Sudan, 380, 442, 734, 776, 778, 780 Suez, 442, 627 Sumatra, 474 Sussex, 458 Sverd lovsk, 589 Svezia, 622, 631, 679 Svizzera, 117, 165, 312, 682, 683, 686 Sword, 532

T

Taganrog, 191 Taiwan, 657, 658 Tanganica, 442 Tannenberg, 314 Taranto, 503 Te! Hai, 660 Terek, 200 Terni, 307 Teutoburgo. 24 Tevere (fiume), 695 Texas, 266 Tibet, 650 Tilsit, 96, 123 Tirolo, l06, 127 Tokio, 281, 371. 523, 640, 754 Tokorozawa, 371 Tolmacev, 361

Torino, 36, 59, 145 Toscana, .142, 150 Tracia, 23, 632 Trafalgar, 462 Transgiordan ia, 442 Trinidad, 495 T roia, 11 , 12, 14 Tsingtao, 656 Tsushima, 278, 287 Tunisia, 190, 304, 432, 759 Turchia, 62, 118, 165, 177, 195,196,304, 579, 602, 624, 630, 632, 659 Turingia, 738 Turkenstan, 198, 201 Tyne, 460

u Ual-Ual, 381 Uganda, 443 Ulma, 99, 141 Ungheria, 75, 106, 175, 176, 195, 207, 525, 609, 614, 621, 636,637,638,640, 641 Unterwalden, 682 Ural, 195 Urali, 469, 470 Uri, 682 U.~.S.S. (Unione Sovietica), 357, 358, 359, 364, 366, 368, 426, 427, 443, 463, 464, 469, 470, 482, 513, 542, 544, 546, 554, 555, 558, 560, 561, 568, 576, 578, 589, 593, 594, 595, 596, 597, 599, 602, 607, 609, 610, 615, 616, 617, 618, 619, 623, 624, 625, 626, 627, 630, 631, 635, 636, 637, 638, 639, 640, 641, 645, 653, 655, 657, 658, 680, 681, 733, 734, 744, 745, 747, 748, 750, 787, 796 Utah, 532

V

Valle d'Aosta, 43 Vallo Atlantico, 533, 535 Valmy, 80, 85 Varsavia, 96, 97, 325, 328, 347, 348, 350, 352, 393, 395, 397, 398, 399, 401, 409,


833

INDICE OE[ NOMI GEOGRAFICI

417, 553. 579. 593, 599, 628. 632, 634, 636, 637, 638, 639, 640, 641 Veneto, 154, 155 Venezuela. 734 Verden, 700 Verdun, 344, 350 Ve rona, 14 1. 177 Versailles, 325, 328, 347, 352, 393, 395, 397. 399,401 ,409, 4 17,4 18, 420.481 Vic hy, 756, 757. 758 Vienna, I 57, 162. 175, 176, 177, 180, 412, 525. 682 Vietnam, 574 , 581 , 610. 657, 658, 80 1 Virginia, 265. 494, 633 Vis Lo la, 97, 31 2, 3 13 Villorio Veneto, 325 Voralberg. 177 Vosgi, 3 11 , 3 12

w Wagram, 109 V·l ashington, 264, 265, 367, 377 Waterloo, 219. 229 Weimar, 392, 399, 732. 734. 737, 739. 744 Wescl, 141 West, 138 Wes tfalia, 96 Wes t Point, 105,254. 255. 256. 260, 26 1, 262, 263. 270, 714, 768 Wettcrly, 157 Wi ght, 504 Woolwich, 2 12, 213, 224, 233, 299 Woronesh, 409

y Yalù, 766, 767 Yang-Tze-Kiang, 642 Yassy-Kishnev, 472 Yedo, 276 Yemen, 610 Yenan, 645 Yokos uka, 583 Yorkshire, 257

z Zama, 325 Zanzibar, 443 Zossen-Wunsdorf, 640



INDICE GENERALE

PRESEN TAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Pag.

V

PREFAZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

»

VII

NOTE IN TRODUTTIVE DELL'AUTORE . . . . . . . . . . . . .

»

IX

I NTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

»

PARTE PRI MA

L'EVOLUZIONE ORGANI CA, TECN ICA, DOTTRINALE CAPITOLO

J

LE TRASFORMAZIONI DELLE ISTIT UZIO .I MILITARI DALL' ERA ANTICA ALL'ETA' MODERNA . . .... .. .

1. D AI PRIMORDI ALL' IMPERO ROMANO

))

. . . . . . . . . . . . .•

))

2. IL MED IOEVO ... .. . . ... . . . . . . . . . . . . ... . .. .. .

))

3.

LA RINASCENZA .... . . . • . . . . . .. . . . . . . . . . . . . ..

))

4. L 'ERA MODERNA . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . .

))

5. ORDINAMENTI GERMAN ICI . . . . . ... • . . . . . . ... .. .

))

7

7 29 38 47

63

ORDINAM ENTI SV EDES I ... .. . . . . . . . . .. . .... .. .

))

64

0RDINA."1ENTI FRANCESI

»

66

))

79

1. LE ISTITUZ IO NI M ILITARI D ELLA RIVO LUZIONE .. . . .

))

79

2.

»

85

6. 7.

CA PITOLO

II

LA RIVOLUZIONE FRANCESE E L'ER A NAPOLEONICA

L' ESERCITO IMPERIALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. .

3. GLI ESERCITI AVVERSARI DELLA RIVOLUZIONE E DELL' IM PERO

.... ... . .. .. . . . . . ... ... . . . . . .. ... . . . . . . .

»

85

a. b. c. d.

L'esercito dell'impero absburgico . .. ..... .. . L'esercito britannico ...... . ............. . L'esercito russo .... ..... .. ..... .. ...... . . Le istituzioni militari prussiane .... . . ..... .

»

»

105 109

»

11 3

»

120


836

LE ISTITUZ ION I MILITARI · S INTESI STORICA

CAPITOLO

III

DALLA RESTAURAZIONE ALLE GUE RRE MONDIALI

A.

Pag. 131

GENERALITA' . . . . . . . .... . . . . ... . . . . . . . . . . . . .

))

B . GLI ESERCITI EU ROPEI . . . . . . . . . . . . . . . . . .. ... .

))

1. L'unificazione italiana .. .. .. . .. . . ... . .. . .

))

2. L'unificazione germanica ... .. .. . . ....... . 3. L'Impero absburgico . ..... . ..... ... .. .. . 4. La Francia ........ . ...... . . . ....... . .. . 5. L'Impero russo . ...... . . . . . . . . ....... . . . 6. L'Impero britannico . . . . ........... . ... . . a) L 'Esercito britannico 1) Forze regolari . .. ... . . . . . . . ... . ... . 2) Forze ausiliarie . ...... .... .... .. .. . b) L'Esercito indiano .... .... . . .. .... . .. . e) Forze delle colonie ... . ... ..... . . ... .. . C. GLI ESERCITI EXTRAEURO PEI . .... ... . . . . . . ... .

1. La nascita della potenza militare statunitense 2. Il Giappone: dallo «shogun » all'Impero occidentalizzato ........ .. ....... . ........ . ....... . . . D. IL POTENZIALE NAVALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E. LE ISTITUZIONI MILI TARI ALL'I NIZIO DEL XX SECOLO C APITOLO

))

))

))

))

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))

13 1 142 142 157 175 180 191 208 210 226 234 250 251 25 1 276 283 289

IV

LE GUERRE MONDIALI 1. LA PRIMA GUE RRA MONDIALE . . . . . . . . .. . . . . . ... .

))

»

2.

FRA

LE DUE G UERRE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ... .

»

3.

LA SECO NDA GUERRA MO NDIALE .... .. . . ... . . . . .

»

293 293 328 425

CAPITOLO V

L'ERA NUCLEARE

))

1. GENERALITA'

))

2. LE ARMI NUCLEARI . . . . . . .... . . . . . . . . . . . . . . . . .

))

3. 4.

L E ARMI CONVE NZIONALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

))

L E SUPERPOTENZE .. . . . . .. .. . . . . . .. . . . . . . . .. .

))

a . Gli Stati Uniti d'America .... ... ... . .. .. . .

))

Le forze strategiche nucleari . . .......... .. . L'Esercito . .. ...... ... ..... . . . ....... . . . L'V.S. Navy ... ..... . .. .. ..... . .. . . ... .. .

))

))

))

541 541 543 545 561 561 570 574 580


837

IN DICE GENERALE

Il Marine Corps .. . .. .... ... . . . ... ... .. . . L'U.S. Air Force . . . ... . . . . . ........... .. . Le Forze paramilitari ... ... ......... . . ... . b. L'Unione Sovietica .............. . ... . ... . Le Forze strategiche missilistiche . . . . . . . ... . La Difesa aerea nazionale . . . . .. .......... . Le Forze di terra ............ . . .. ........ . La Marina . .... .. . . ..... . .. . .. ... ... . .. . Le Forze aeree . . . ....... . ... .. ........ . . . Le Forze paramilitari ..... . . . . ......... .. . 5. I BLOCCHI CONTRAPPOSTI . . . .. . . . . . . . .. . . . . . . . . a. Il Patto Nord-Atlantico .. ..... . ..... . . . .. . b. Il Patto di Varsavia ... ...... . .... .... .. . . 6. ORGANIZZAZIONI MILITARI ATIPICHE . . . . . . . . . . .. . a. La Cina . . . . . . ..... ......... ........ . . . . Le Forze strategiche ... . .. . ..... .. . ...... . Le Forze terrestri . . . ... ...... .. ........ . . Le Forze aeree .. ... .... .. ..... . . . . . . .. .. . Le Forze navali ....... ... ....... .. . ..... . La Milizia . .. . . . .... . ...... .. . ... ...... . b. Israele ...... . ..... . . . ................. . L'Eserci to ..... .... . . ..... . ... .. ..... . . . La Marina ........ . . . ...... . ........ . .. . L'Aviazione .... ... ..... .... .. . . ... . ... . . c. La Svizzera .... . .......... . ..... .. . .. .. . 7. CONCLUS IONI .. . . . . . . . . . . . ... ... . . . ... . . . . . .

Pag. 583 » » » »

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586 591 592 600 602 603 609 613 616 617 617 635 641 641 649 650 653 655 657 658 672 676 678 682 687

PART E SECONDA

L'EVOLUZIONE D'IDENTIT A' CAPITOLO I »

691

1. IL MILITARE DELL'ERA ANTICA .. . . . . . . . . . . . • . . . .

»

2. IL MILITARE FEUDALE-ARISTOCRATICO . . . . . . . . . .. . 3. I L MILITARE DELLA NAZIO NE-STATO . ... . . . . . . .. . . 4. IL MILITARE PROFESSIONISTA E GLI ESERCITI DI

»

691 698 702

IL MILITARE NELLA STORIA DEI POPOLI

»

. . . . . . ... . .. . ... . . . . . . . . . . . . . . .. .. .... ... .

»

5. IL MILITARE ATTUALE . . . . . . . . . . .. . . .. ·. . . . . • ...

»

MASSA

707 717


838

LE ISTITUZIONI MILITARI . SINTESI STORICA

CAPITOLO

Il

IL MILITARE NELLA STORIA POLITICA ....... . ... .

Pag. 723

l. L'APPARIZIONE DEL PRETORIANISMO . . . . . . . . . . . . .

»

2. IL MILITARE POLITICO DEL XX SECOLO .. . . . . . . . . • .

»

3. CONCLUSIONE . . .. . . . . . . . . . . .... .. • ... . .. . . .

»

723 732 787

POTERE CIVILE E POTERE MILITARE .. . ... . ... . . .

»

789

1. GENERALlTA' .... .. .... . . . . . . . . . . . . .. ..... . .

»

2. I MILITARI E I REGIMI POLITICI CONTEMPORANEI . .. . 3. I MILITARI NEGLI STATI EX-COLONIALI DI NUOVA CO-

»

789 795

.. .. .. . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . ... .

»

800

BIBLIOGRAFIA . . . . . .. .... .. . .. .. . ... ... . . ... ... .

»

803

INDICI .......... .. .......... ..... ............. .

»

813

DEI NOMI DI PERSONA . ... . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . .

»

D EI NOMI GEOGRAFICI ... .. .... . • . . . . . . . . . . . . . . . .

»

815 825

CAPITOLO

III

STITUZIONE




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